Note agiografiche [Vol.8]
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STUDI E TESTI 65

PIO FRANCHI DE’ CAVALIERI SCRITTORE ONORARIO DELLA BIBLIOTECA VATICANA

NOTE AGIOGRAFICHE

FASCICOLO 8°

CITTÀ DEL VATICANO B IB L IO TB C A A PO S TO LIC A VATICAN A

MDCCCCXXXV

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STUDI E TESTI 65

PIO FRANCHI DE’ CAVALIERI SCRITTORE ONORARIO DELLA BIBLIOTECA VATICANA

NOTE AGIOGRAFICHE

FASCICOLO 8°

CITTÀ DEL VATICANO B IB L IO TE C A APO STO LIC A VATICANA MDCCCCXXXV

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IMPRIMATUR: E Civitate Vaticana, die 25 mensis Iulii an. 1935 f Auo. Z ampini, Ep. Porphyreonen., Vie. Gen. Civitatis Vaticanae.

Ristampa anastatica - Dini - Modena 1981

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PIAE - MEMORIAE

FRANCISCI · CARDINALIS · EHRLE S

· R . E · BYBLIOTHECARII

TABVLARIO · V A TIC A N O · PRAEFECTI HAEC · MEA · Q V A LIA C V M Q V E · OPVSCVLA PEREXIGVVM · SVMMAE · ADMIRATIONIS · INDICIVM G R A TO · ANIM O · DEDICO

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INDICE GENERALE

PAG .

I.

La passio dei martiri A b it in e n s i...........................................................

3

II.

Delia passio sanctarum. Maximae, Donatillae et Secundae

III. IV. V.

S. Fabio vessillifero.......................................................................................101 A proposito della passio s. Vincentii lenitae . . . .............................117 Gli Atti di s. Fruttuoso di T a r r a g o n a ..................................................... 129 Passio ss. Fructuosi episcopi, Augurii et Eulogii diaconorum . . 183

VI.

S. Genesio di Arelate, s. Ferreolo di Vienna, s. Giuliano di Brivas . 203

VII.

Intorno alla passio di Teodora e D i d i m o ................................................233

Passio ss. Dativi, Saturnini presb. et aliorum.................................. 49 . . . .

75

V ili. La homilia I I in s. Pelagiam è veramente di s. Giovanni Crisostomo? 281 ’ €γνώμior eìs την àylav μάρτυρα Πελαγίαν . ...............................................301 IX.

Intorno alla passio ss. Marcelli tribuni et Petri m i l i t i s ....................... 307 Μαρτύριον èv ονντόιιωι των άγιων κα\ ένδοξων του Χριστόν μαρτύρων Με­ λετίου τού στρατηλάτου, Ιωάνναν καί Στεφάνου των κομητών κτλ. . . 327

X.

Dove furono sepolti i ss. Cipriano, Giuslina e Teoctisto? . . . .

XI.

Sopra alcuni passi del De corona di T e r t u ll ia n o .............................357

335

Indices vocabulorum et locutionum: I. Passio ss. Dativi, Saturnini etc.....................................................387 II. Passio ss. Fructuosi, Augurii et E u l o g i i ........................ ■. . 402 III. Homilia in s. P e l a g i a m ............................................................... 407 Aggiunte e correzioni al fase. 7°

............................................................... ....

Aggiunte e correzioni al fase. 8 ° ............................................

. . . .

410 411

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I

LA “ PASSIO ” DEI MARTIRI ABITINENSI

1

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LA “ PASSIO ” DEI MARTIRI ABITINENSI

Nella collatio inter catholicos episcopos et partis Donati, l’anno 411 in Cartagine, furono prodotti dai donatisti alcuni gesta martyrum (così c’ informa s. A gostino),1 ubi auditi et pro confessione passi sunt..., facta... consulibus Diocletiano novies et M aximiano octies, pridie idus februarias (12 febbraio 304). Con queste parole, a giudizio unanime dei dotti, si designano gli actus et confessiones dei mar­ tiri di Abitinae. 1 2 Ma il testo messo sotto gli occhi dei vescovi che parteciparono a quella celebre conferenza, è perduto, com’è pure perduta, fra altre, la passio — indubbiamente dello stesso tempo e similissima alla nostra3 — dei martiri Primo, Vittoria, Perpetua e consoci. Mentre però di quest’ultima non ci sono pervenuti se non alcuni cenni e due o tre espressioni in un discorso del grande vescovo d’ Ippona, 4 dei martiri Abitinensi, invece, abbiamo una lunga passio redatta in favore della sua setta da un letterato donatista, il quale utilizzò largamente e, quanto all’interrogatorio dei martiri, con molto rispetto, un testo anteriore, quello appunto, come si crede da molti e crediamo anche noi, presentato nella collatio cartaginese del 411. 1 Previe. noli. 3, 17, 32 (M. 43, 643; ed. Petschenig in CSEL 53, p. 81, 9 ss.; 27 ss.). 2 Così va scritto (v. Pauly-YVissowa RE s. v., col. 101 ; Thesaur. linguae Lai. ed. auct. Acad. quinque Germanicar. s. v., col. 100, 33) e non Abitina, Abitinorum (come p. es. in De-Vit Onom. s. v.). Negli scrittori antichi (se si eccettui la nostra passio c. 7, 3 ad Abitinas veni) occorre soltanto, che io sappia, Tabi. Abitinis (Sententiae episcopor. in S. Cypriani opp. p. 456, 5 Hartel; August, de bapt. 7, 28, 54, ap. M. 23, 232; ed. Petschenig in CSEL 51, p. 359), perchè di solito si diceva civitas Abitinensis, colonia Abitimnsis, ecclesia Abitinensis, episcopus Abitinensis. Su i vescovi di Abitine v. Géographie de l’Afrique chrétienne, Proconsulaire, Rennes-Paris 1892, p. 107 ss. 3 Tanto che perfino Dom G. Morin inclinava a identificare il gruppo PrimoVittoria-Perpetua col gruppo Abitinense (Miscellanea Agostiniana vol. I, Roma 1930, pp. 219. 220 nota a 1. 1 ss.). Egli però si ricredette non appena ebbe presa cognizione di F. Cavallera Notes... sur quelques sermons de saint Augustin (Bull, de lût. eccl. de Toulouse 1930 p. 21 ss.) : v. Un groupe de martyrs africains in Revue bénéd. 43, 1931, p. 9 ss. * Sermo 6 Frangipane (M. 46, 988) ripubblicato magistralmente dal Morin nel vol. cit. della Miscellanea Agostiniana p. 219 ss.

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LA « PA SSIO » DEI M A R TIR I AB1TINENS1

Sicché codesta passio donatistica, quantunque non compensi certo la perdita del testo originale, deve essere stimata, come di fatto è stimata universalmente; un documento storico dei più preziosi.1 Ho detto compilata la passio da u n donatista, perchè non trovo invero ragioni abbastanza convincenti per distinguere, con P. Mon­ ceaux, * due redazioni donatistiche successive. L’autore della prima, secondo il Monceaux ‘ un sectaire intelligent, presque modéré, un homme de bon sens si sarebbe limitato a premettere una breve prefazione (il c. 1) ed una notizia storica (i cc. 2-4), riportando quindi gl’interrogatort di Cartagine (cioè i veri e propri aota pro­ consularia, il protocollo ufficiale). ‘ tantôt... textuellement, tantôt abrégés, souvent encadrés de narrations et presque toujours coupés de commentaires’ (i cc. ô -18). Il secondo redattore, 4 un énergumène, un pamphlétaire haineux et brutal; un demi-lettré’, 1 *3 oltre qualche lieve ritocco all’introduzione,4 avrebbe accodata al testo la furibonda appendice (i cc. 19-23), perdendosi ‘ en déclamations verbeuses, en phrases embrouillées, obscures, interminables ’. 5* A mio avviso la storia del documento è più semplice. Il testo originario portato alla conferenza di Cartagine non fu, credo io® e cercherò di dimostrarlo, il protocollo ufficiale, bensì una relazione scritta da un cristiano contemporaneo, su note prese da lui du­ rante il processo. Tale relazione, che comprendeva i capi 4-18 in una forma alquanto più asciutta e più vicina a quella del proto­ collo ufficiale,7 verso il sec. V venne alle mani di un donatista di 1 V. Delehaye in Anal. Bolland. 39, 1921, p. 180. 3 Histoire littéraire de l’Afrique chrétienne 3, Paris 1905, p. 145 ss.; Les martyrs donatistes in Revue de l’ hist. des religions 68. 1913, p. 168 ss. (studio incorporato poi nel quinto vol. dell’flïsi. litt., Paris 1920). 3 Les martyrs donatistes p. 173. 4 Ibid. p. 172. 5 Chi percorra la nostra edizione della passio troverà forse qualche piccolo grano di esagerazione nelle citate parole del Monceaùx. Retorico, gonfio, lo scrittore donatista lo è innegabilmente, imbrogliato ed oscuro non lo direi. • D’accordo cou il P. Delehaye Les passions des martyrs et les genres litté­ raires, Bruxelles 1921, p. 115. 7 Quindi è naturale che il rimaneggiatore vi abbia riconosciuto un sem­ plice estratto degli acta proconsolari (c. 1, 2 caelestes pugnas... adgredior... ex actis publicis scribere). Che, come scrive il Monceaux (Les martyrs donatistes p. 169). 4à plusieurs réprises, au cours du procès le proconsul lui-même ordonne aux greffiers de bien noter les réponses et tous les incidents d ’audience ’ , non mi pare esatto. Una sola volta, in tutto il processo non breve, l’ a g i o g r a f o nota di passaggio avere il giudice ordinato di porre in Atti le confessioni degli imputati (c 12, eiusque [Saturnini] professionem in memoriam una cum ceterorum confessionibus redigens... ‘ Omnes’ ... inquit... 4poenas meritas persolvetis ’).

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L A « PASSIO » DEI M A R TIR I AB1TINENSI

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Abitine,1 il quale pensò di farne un libello in pro del suo partito. A questo fine egli l’arricchì del preambolo e della violenta appen­ dice, ne mutò il principio, con dargli la forma di una narrazione slorica, e nell’interrogatorio introdusse la maggior parte di quei commenti e di quei particolari, che il Monceaux ascrive al primo dei due redattori donatisti. Ciò che, giusta ogni apparenza, venne aggiunto più tardi è soltanto l’ ultimo capoverso dell’ultimo capo, come si vedrà a suo luogo. Ove le cose stiano effettivamente così, che diremo della riso­ luzione presa dal Ruinart di ripubblicare negli Acta martyrum, sin­ cera la passio Abitinense senza nè il proemio nè l’appendice?2 Che per tal modo egli non rese al documento la sua forma originaria cattolica, ma ce lo diede tal quale era uscito dalla mano del rie­ laboratore donatista, mutilo bensì di due parti: parti affatto inu­ tili (chi vorrà negarlo?) per la conoscenza della vera storia dei martiri Abitinensi, legate però letterariamente con stretto vincolo al corpo della narrazione.3

1 Dove nel 411, di fronte al vescovo cattolico Vittore, troviamo un vescovo donatista, Massimo (v. (Toulotte) Géographie etc., Proconsulaire p. 109). 2 L’appendice era già stata soppressa dal Surio (ediz. del 1576) e dallo Henschen negli Acta SS. Bolland. 3 Che la prefazione (c. 1) sia dello stesso autore dell’appendice (cc. 19-23) mi par confermato dalle coincidenze verbali seguenti : fide praeditus (cc. 1.22) ; religionis sanctissimae (cc. 1. 23); sanctam communionem a profana discernat (c. 1), ab traditorum communione secerneret (c. 21), ab errore discernat (c. 22); necessario breviter... discurrere... (c. 1), necessario breviter discurram (c. 19). Notare anche l ’opposizione di martyres a traditores (c. 1 gloria martyrum et damnatio traditorum; — praemia mart, et poenae trad.; c.21 ecclesia sequitur martyres et detestatur... perfidiam traditoris; c. 22 ecclesia martyrum et conventi­ cula traditorum). Che la notizia storica premessa all’ interrogatorio (cc. 2-3) sia della mede­ sima mano che compose la prefazione e ,1’appendice, appare da coincidenze ancora più numerose: isto modo, ut (c. 2), duplici modo, ut (c. 1); — constanter et fortiter (c. 3), constanter et fortiter (c. 1); — ritus sacros (c. 3), sacrorum ritus (c. 22); — exoptata vincula (c. 3), exoptatus career (c. 19); — conservando eas (scripturas) (c. 2), scripturas... de incendio conservantes (c. 19); — victricem (o victoriae) palmam (c. 2), victricibus palmis (c. 19); — civitatis quondam epi­ scopus (c. 3), Kartaginis quondam episcopus (c. 10); — proprio sanguine consigna­ bant (c. 2), proprio cruore consignabant (c. 21) ; — tradendo... scripturas dominicas et testamenta divina profanis ignibus comburenda (c. 2), profanis ignibus testa­ menta divina legesque venerandas... tradiderunt exurendas (c. 20); — celebran­ tes... divina sacramenta (c. 2), celebrat sacramenta (c. 22). È inutile rilevare i molti riscontri verbali fra il corpo degli Atti, la pre­ fazione e l’ appendice. Nel solo c. 17 (breve notizia storica di Vittoria detta sanctissima feminarum, come a c. 22 Aggeo si qualifica clarissimus prophe-

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LA « PA SSIO » DEI M A R T IR I ABITINENSI

E veniamo all’analisi minuta del testo, onde emergerà innega­ bile, spero, almeno la verisimiglianza della tesi sopra enunziata. 11 redattore donatista manda innanzi al processo dei martiri Abitinensi alcuni cenni sull’origine della persecuzione Dioclezianea, non tanto per ambientare — mi si passi il brutto verbo — quell’eroico episodio, quanto perchè, agnita veritate, et praemia mar­ tyrum et poenas guis noverit traditorum. Nelle quali parole è evi­ dente l’allusione alla scomunica lanciata contro i traditores dai martiri riuniti in concilio nelle carceri di Cartagine; concilio e scomunica di cui tratta la malignosa appendice. Al tempo di Diocleziano e Massimiano 1 — così l’agiografo — il diavolo mosse guerra ai cristiani, * ordinando di requisire ovunque, perchè pubblicamente fossero date alle fiamme, le divine scritture; di radere le chiese al su olo,3 di vietare tutte le sacre adunanze. Purtroppo alcuni (nonnuUt),4 eccitati dalla paura a consegnare al nemico i libri santi, a fidei cardine cecidere, moltissimi però (quam plurimi) operarono da forti ; 5 perchè al primo squillo di trom ba,6 scesero in campo, non tam contra homines quami contra diabo-

tarum) troviamo religione sanctissima, come a c. 22 religione sanctissimus; in­ tegritas sanctitatis, come a c. 22 integra sanctitate; triumphali dextera, come a c. 19 triumphales dexteras; divinae legis auctoritate, come a c. 19 ex aucto­ ritate legis divinae: dominicum celebravi, come a c. 19 dominicum celebrabant. 1 Temporibus namque Diocletiani et Maximiani: parole che denotano forse una certa distanza dello scrittore dagli avvenimenti di cui prende a discorrere. 2 Bellum christianis indixit. Così Opt. 3, 8 (ed. Ziwsa in CSEL 26 p. 90, 17) bellum christianis indictum. 3 Basilicas dominicas subvertere. Questo è il verbo adoperato anche da Opt. 3, 8 (ed. cit. p. 91, 2) cogebatur templa Dei vivi subvertere (ci. 3, 1, p. 68, 9 nulli dictum est: aut tus pone aut b a s i l i c a s dirue). * Quel che asserisce il nostro autore circa il limitato numero dei lapsi nella persecuzione di Diocleziano corrisponde a quanto si legge in Opt. 1, 13 (ed. cit. p. 15, 15) che cioè la detta persecuzione fece alios... martyres, alios con­ fessores, e solo n o n n u llo s funestam prostravit in mortem. 3 Fortiter f e c e r e quam plurimi: lezione che io non dubito di preferire a quella accolta dal Ruinart: fortiter f i n i e r e . 6 Bellica cum caneret tuba. Ai luoghi in cui l’ apertura delle ostilità contro la chiesa viene designata col suono di tromba, quo miles ad belli munia cietur (Tac. Hist. 2, 29), raccolti da me (S. Agnese nella tradizione e nella leggenda. Roma 1900, p. 12) e da C. Weyman (Fier Epigramme des hi. Papstes Damasus I, München 1905, p. 35), aggiungi Tertull. de fuga 10 tuba persecutionis audita; Gaudent, sermo 17 (M. 20, 966 B 2) ubi tuba persecutimiis increpuit, fortissimos Christi milites amor fidei praecinxit ad bellum; Euseb. Emes. De m a t r e et d u a b u s f i l i a b u s 14 (Anal. Bolland. 38, 1920, p. 274, 30) quiatubae cecine­ runt, certe parata quidem erat mater, paratae filiae.

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LA

« PA SSIO »

DEI M A R TIR I ABITINENSI

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lum pugnaturi,1 e, pur di mettere le divine scritture in salvo, profusero il sangue e la vita, sigillando così s e n t e n t i a m in tra­ ditores atque eorum consortes, qua illos ab ecclesiae communione reiecerant. Nuovo e più esplicito accenno all’appendice, là dove si riporta nei propri termini la s e n t e n z a pronunciata dai martiri contro i traditori: Interea m artyres... Christiani nominis progeniem... ab om ni... communione traditorum secernendam esse tali sub com­ minatione censebant: 1Si quis traditoribus communicaverit, nobiscum partem... non habebit’, et hanc s e n t e n t i a m ... tali de compara­ tione firmabant etc. (c. 21). Donde par lecito raccogliere che la redazione dei primi capitoli della passio non va attribuila a un autore diverso da quello che dettò gli ultimi. Riferiti per summa capita gl’indizi della persecuzione, l’agiografo entra nella storia dei martiri suoi compatrioti. In Abitinae, città dell’Africa proconsolare, si erano adunati, per celebrare secondo il solito i dominica sacramenta, quarantanove cristiani, e cioè il prete Saturnino con quattro figliuoli: Saturnino iunior e Felice lectores, Maria sanctim onialis,2 Ilariano 3 fanciullo ; inoltre Dativo, qui et Senator,4 due altri Felici, Emerito, Ampelio, Rogaziano, Quinto, Massimiano, Telica,5 un secondo Rogaziano, Rogato, Ianuario, Cassiano, Vittoriano, Vincenzo, Ceciliano, Restituta, Prima, Èva,6 un terzo Rogaziano, Givalius (o Guinalius), un secondo 1 Cf. pass. s. Perp. 10, 14 (ap. Gebhardt p. 78) intellexi me non ad bestias, sed contra diabolum esse pugnaturam. 2 È poco credibile che nel testo primitivo dei gesta Maria fosse qualificata sanctimonialis. Questa voce infatti, nell’ epigrafia dell’ Africa e delle Gallie, oc­ corre soltanto a cominciare dal sec. IV volgente al V (v. F. Grossi Gondi Ma­ nuale di epigrafia, Roma 1925, pp. 158. 159; E. Diehl Inscr. lat. christ, vett. 16771684). Dei Padri il primo ad usarla è, ch’io sappia, s. Agostino (epist. 35, 4; 111, 7; 254 [ed. Goldbacher 2, pp. 30, 8 al.; 654, 4; 4 p. 601, 22]; de cio. 1, 16 init. ; Retract. 2, 48, 1), il quale usa anche castimonialis {in ps. 75, 16, M. 36, 967, 25), come Opt. 2, 19 (ed. Ziwsa p. 54, 15). Cf. Diehl 1686a (iscr. di Theveste). 3 Non c ’ è motivo di mantenere, col Ruinart, la lezione Hilarione, che qui è data soltanto dai mss. meno autorevoli e nel seguito da nessuno di quelli a me noti. 4 Su questo soprannome ritorneremo fra breve. 5 I codici da me collazionati hanno qui, tutti senza eccezione, Telica, o Thelica, nel seguito però, tutti senza eccezione, leggono Taselita, forma Che (ar­ bitrariamente, forse) gli editori mutarono in Thelica.—-V er errore di stampa, in Ruinart (ed. di Verona, p. 339 col. I) Thelica divenne Thecla, e l’errore passò inavvertitamente in altre opere, e. g. in Morcelli Africa Christiana 2 p. 188; Delehaye Origines,1 23 4Bruxelles 1933, pp. 386. 433. 6 11 codice più antico fa di Prima e di Èva un’ unica persona, Primeva. Ma Èva (come nota il Ruinart p. 339 nota 9 ed. Veron.) occorre già nel Marti­ rologio di Cartagine III kal. Sept.

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LA « PASSIO » DEI M A R TIR I AB1TINENS1

Rogato, Pomponia, Seconda, Ianuaria, Saturnina, Martino, C'iautus (al. Elautus, al. Dantus),1 un quarto Felice, Margarita, Maior, Onorata, Regioia (al. Regula),2 Vittorino (o Vittoriano), Pelusio, Fausto, Daciano, Matrona, Cecilia, Vittoria, Berectina,3 Seconda, un’altra Matrona, un’altra Ianuaria. Poiché le chiese erano demolite o ad ogni modo occupate dal fisco (il fatto accade circa un anno dopo la pubblicazione del primo editto, 23 febbraio 303),4 i quarantanove cristiani avevano dovuto adunarsi in una casa privata, in domo Octavii F elicis.5 Non era quella la prima volta che i cristiani di Abitine si riunivano in 1 Di Glautus, Elautus (non Clantus, Elantus, come si legge in Tkes. linguae Lat., Onomast. s. v. Dantus, col. 36, 1) ignoro se vi siano esempi, fuori della nostra passio ; di Dantus VOnomasticoh del De Vit e il Thesaurus linguae Lat. non citano che una iscrizione infimae notae, presso Muratori 1856, 8. 2 Male, giacché Regioia è comprovato dal Martirol. di Cartagine l. e. 3 I codici hanno Berecdina, Becrectina, Herectina, Hecrectina. Del nome se­ mitico Berectina non mancano esempi nell’epigrafia africana (CIL 8, 3680 [prov. Numid.], 15*05 [prov. proc.]; 15972; cf. Thesaur. linguae Lat. s. v., col. 1922), come non ne mancano di Berect (CIL 8, 8732, 8746, 15774). La lezione Heredina (presso Henschen) non offrirebbe difficoltà (v. Luciani epist. ap. Cyprian. 22, 2, 2, ed. Bayard p. 60), ma manca di ogni appoggio nei codici, almeno in tutti quelli da me collazionati. 4 Questo editto, come abbiamo veduto, ordinava la demolizione di tutte le chiese (ai Juoghi sopra citati aggiungi Euseb. HE 8, 2, 4; MP prohoem: Gesta purg. Felicis ep. 4, 6-7, ap. Gebhardt p. 207, 21 ss. ; cf. Lact. de mort. 15, 7). Non solo, ma pare ordinasse di abbattere altresì le case private in ciii si trovas­ sero nascosti codici della sacra scrittura (Gesta purg. Fel. 4, 17, ap. Gebb. p. 208, 23 ubi scripturae inveniuntur, ipsa domus eruitur). Tuttavia gli ordini non furono eseguiti sempre nè ovunque con pari rigore. La basilica di Eraclea p. es. venne semplicemente scoperchiata (pass. s. Philippi Heracl. 5, ap. Ruin, p. 366 ed. Veron.): alcuni oratori presso Aucira ebbero soltanto murati gli ac­ cessi (martyr, s. Theodoti 16, ed. Franchi de’ Cavalieri p, 71,25. 28). Qualche volta le autorità si contentarono d’incendiare le porte e la mobilia (Gestapurg. 4, 9, p. 207, 30). Quel che importava era insomma di rendere l ’ edificio inservibile. Naturalmente codeste distruzioni punitive venivano compiute dai soldati vuoi dell’ esercito (Lact. de mort. 12. 5), vuoi degli officia dei praesides provinciarum. Già Svetonio narra come Domiziano, volendo punire un suo liberto per aver costruito un monumento con pietre destinate al tempio di Giove, ordinò che il detto monumento fosse diroccato dai soldati, diruit per m i l i t e s (Domit, 8). 3 Anche il concilio Cirtense del 305 fu dovuto tenere in una casa privala; in domum Urbani Carisi (Opt. 1, 14, ed. Ziwsa p. 16, 11) o, secondo s. Agostino (c. Crescon. 3, 27, ap. M. 43, 510; epist. 53, 2, 4, ed. Goldbacber in CSEL 34, p. 155) Urbani Donati-, perchè basilicae necdum fuerant restitutae, dice Optato. Il concilio del papa Milziade, del 2 ott. 313, si dice celebralo in domo Faustae in Laterano (Opt. 1, 23, p. 26, 12 s.), benché quella domus fosse già in possesso della chiesa romana (v. de dossi Hull, crist. 1, 1863, p. 52; Duchesne Hist. anc. de l’ Église 2, Paris 1907, p. 110).

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LA « PASSIO » DEI M A R T IR I ABITINENSI

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barba alla legge, per compiere i loro doveri religiosi. Apprende­ remo dall’interrogatorio, che quegl’intrepidi avevano celebrato in ogni dì festivo il dominicum, convenendo ora in una, ora in un’al­ tra casa privata, senza dubbio per deviare l’occhiuta polizia im­ periale. Ma l’adunanza in domo Octavii Felicis fu l’ultima; poiché, colti sul fatto a coloniae magistratibus atque ab ipso stationario milite, vale a dire dai duoviri e dal comandante del locale posto di polizia,1 i pii ribelli vennero tratti al foro e interrogati dai magistrati. I quali, compilato il regolare rapporto, li inviarono a Cartagine, onde consegnarli all’officium del proconsole. Tutto ciò è narrato dall’agiografo con pochi particolari, alcuni dei quali, secondo ogni verisimiglianza, egli trovò nella tradizione di Abitine sua patria, altri nei gesta da lui rielaborati, altri sup­ pose come ordinari. Dovette trovare nella tradizione il fatto dell’essere Dativo com ­ parso nel foro numerosa vallatus propagine liberorum, cuius partus partem sibi sociam ad martyrium destinavit, partem sui nominis pignus ecclesiae relinquebat. Giusta la spiegazione comune, queste parole significherebbero che dei quattro figli di Saturnino arrestati con lui una parte colse la palma del martirio, una parte, o non foss’altri Saturnino (sui nominis pignus), sopravvisse alla persecu­ zione (ecclesiae relinquebat). Ma, in prima, non so se quattro figli co­ stituiscano una progenie a rigor di termine numerosa. Poi mi sembra troppo improprio il dire che di quei quattro figli Saturnino ne d e s t i n ò una parte al martirio, un’altra ne l a s c i ò alla chiesa, perchè se essi non perdettero tutti e quattro la vita in tempestate 1 Dove le condizioni del luogo lo richiedevano, il comando del posto (statio) era affidato ad un centurione, come a Bisanzio, secondo Plinio (ad Traian. epist. 77), il quale chiese invano all’imperatore di fare altrettanto a Iuliopolis (epist. 78). Quindi non è meraviglia che le operazioni per la ricerca dei libri sacri sieno dirètte talvolta da un centurióne (v. Augustin. Brente, coll. 3, 13, 25, ap. M. 43, 639; ed. Petschenig p. 75, 5). Di solito bastava un semplice sot­ tufficiale, uno stationarius, un decanus o un beneficiarius (Mommsen Strafrecht p. 312 nola I). Nei documenti agiografie'! gli stationarii cominciano a compa­ rire al tempo della persecuzione di Valeriano, quando i’ a. della passio ss. Ma­ riani et Ia-.obi ricorda che nella Numidia la ricerca dei cristiani era diretta da centurioni c non, come altrove, da uno o due stationarii (c. 4, 3, ap. Gebh. р. 136), e che in Cirta 1 martiri furono interrogati per stationarium· militem,, adhibitis in auxilium... centurione et Cirtensium magistratibus (c. 5, 1, p. 137). Nella persecuzione di Diocleziano gli stationarii occorrono più spesso (v. pass, s. Philippi Heracl. 3, ap. Ruin, p, 334 Veron.; martyr, ss. Agapes et Chiones с. 4, ap. Knopf-Kriiger p. 97, 29; cf. c. 3, p. 96, 15; Opt. 1, 14, ed. Ziwsa p. 16, 18). Il pap. Lips. 40 col. 3, 7, 13 (sec. IV) menziona un Senecion surpestat(ionarius?).

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EA « PASSIO »

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pressurae, 1 ciò accadde indipendentemente dalia volontà del padre loro. Al mio modo di vedere, il rimaneggiatore della passio ritenne coronati del martirio tutti e quattro i figli catturati con Saturnino, specie Saturnino giuniore, il solo di essi sottoposto a crudele tor­ tura. Quindi l’espressione pignus sui nominis non allude a un figlio omonimo del prete.2 Probabilmente era noto in Abitine che Satur­ nino aveva avuto numerosi figli, quattro dei quali egli volle con­ durre seco alla riunione in domo Octavii Felicis, destinandoli così indirettamente al martirio; gli altri non condusse con sè lascian­ doli, come sui nominis pignus, alla chiesa. 1 discendenti di questi ultimi erano forse ancora in vita, o morti da poco, quando l’agiografo ritoccava il testo. Ma costui dovette supporre che tanto i quattro figli sorpresi nell’adunanza, quanto gli altri accompagnas­ sero il padre all’udienza nel foro.3 È pure fondata, a mio avviso, sulla tradizione locale la notizia, che l’interrogatorio dei cristiani per magistratus coloniae Abitinensis ebbe luogo nel foro (cosa del resto ordinaria4), in quel foro dove 1 Come si potrebbe credere del fanciullo llariano, che la passio dice in car­ cerem receptus, ma non martyrio reservatus. 2 Cf. Tillemont Mém. eccl. 5, p. 239. 3 Non era raro il caso che i parenti, gli amici, i fratelli di fede accompa­ gnassero i confessori alla pubblica udienza e al supplizio. Basti rimandare alle Passioni, non eccellenti ma antiche, di s. Ireneo vescovo di Sirmio (c. 2, ap. Knopf-Krtiger p. 103), di Nicandro e Marciano (ap. Ruin. p. 484 s. ed. Vero».). Tutta la popolazione cristiana di Roma seguì il papa Cornelio in tribunale (v. Note agiografiche fase. 6, Roma 1920, p. 186), tutta la popolazione cristiana di Carta­ gine accompagnò s. Cipriano ad Sexti (Acta proc. 2-3, ap. Reitzenstein pp. 15 s., 22-37). Al martirio dei ss. Montano, Lucio etc. in Cartagine concursus fit... omnium fratrum, dice l ’agiografo contemporaneo (pass. 13, 1, ap. Gebhardt p. 153), dal quale sappiamo pure che Flaviano fu a tot sacerdotibus comitatus (ib. 22, 1, p. 160). * I martiri di Lione subiscono il primo interrogatorio nel foro (epist. ap. Eus. HE 5, 1, 8 άναχθέντεε els την àyopàv ϋπό re του χιλίαρχου καί των προεατηκότων Ttjs πόλεως εξουσιών). Le ss. Perpetua e Felicita sono condannate dal procurator nel foro di Cartagine (pass. 6,1, ap. Gebhardt p. 70, 12). S. Pionio subito dopo arrestato viene condotto els την àyopàv (martyr 3, 6, ap. Gebh. p. 97). Lucio, Montano e soci narrano di essere stati circumducti huc atque illuc per totum forum a militibus incertis ubinam nos praeses audire vellet (pass. 6, 3, ap. Gebh. p. 148). S. Cipriano scrive di Aurelio: meruit et in foro congredi... ut post ma­ gistratus et proconsulem vinceret (epist. 38, 1, 2, ed. Bayard p. 96). In foro sie­ dono i magistrati di Cartagine per i preliminari dei grandi sacrifizi ordinati da Decio e che devono compiersi nel capitolo (Cyprian, de laps. 8, ed. Hartel p. 242, 12; cf. Gregg The Dedan persecution p. 130). S. Massimiliano è proces­ sato nel foro di Theveste (pass. 1, ap. Knopf-Krueger p. 89) e via dicendo. V. an­ che, più avanti, Nota V p. 135 s.

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poco prima le divine scxitture gettate ad ardere nel fu o co 1 erano state salvate miracolosamente da Un improvviso diluvio che aveva portato la desolazione non solo nella città, ma in tutta la regione circostante. Si tradisce però il donatista nella premura di trasmet­ tere ai lontani e ai posteri il nome del vescovo traditor (sarà stato veramente tale, o una vittima anch’egli della calunnia settaria, come Mensurio e Ceciliano?), nome che un agiografo cattolico avrebbe probabilmente lasciato cadere. Supposti dal redattore mi paiono invece questi particolari: 1» che Dativo precedeva gli altri fedeli andando al foro; 2° che essi furono incatenati prima di lasciare Abitine {exoptata prim a vincula susceperunt)·, 3° che compirono il viaggio a Cartagine can tando inni e salmi (directique2 ad Kartaginem... per totum iter hymnos Domino canticaque psallebant) . 1 3 2 11 particolare delVelogium con cui i magistrati Abitinensi accom­ pagnarono il folto gruppo di confessori al tribunale del preside, dovette essere suggerito all’agiografo donatista dagli actus et con­ fessiones originali.4 Queste, d’ accordo con la maggior parte dei documenti analoghi, 1 i libri che l’autorità condannava al fuoco venivano arsi ordinariamente nei fori. Già nell’anno 181 a. G. i libri che si pretendevano rinvenuti insieme con la tomba di Numa a Roma, in comitio igni a victimariis facto in conspectu populi cremati sunt (Liv. 40, 29 ; cf. Plin. HN 13, 44, 87 ; Plut. Num. 22 ; Val. Max. 1, 1, 12). E gli scritti di Ennio Senecione e di Aruleno Rustico, al tempo di Domiziano, furono similmente bruciati in comitio ac foro (Tac. Agric. 2; ef. Cass. Dio 67, 13; Plin. epist. 7, 19). Un abbruciamento di libri nel foro è rappresentato in uno dei notissimi plutei Traianei (v. E. De Ruggiero II foro Uomano, Roma 1913, p. 368 s.); dove i codici sono portati al rogo da soldati, appunto come la pass. s. Phil. Heracl. c. 5 (ap. Ruin. p. 366 Veron.) dice delle divine scritture arse in Eraclea al tempo di Diocleziano: praeses scripturas omnes imposuit militibus... adstantibus etiam civibus peregrinisgue collectis... in medium misit incendium. 2 Verbo del linguaggio giuridico: vedi p. e. cod. Theod. 1,5, 13 ad audien­ tium o. i. comitis sacri aerarii ferro obrutus derigatur; 1, 15, 6 ad exhibitionem eius dirigatur; 6, 29, 12 ferro vinctus dirigatur ad sacratissimum comitatum; 9, 2, 5 sub idotiea prosecutione ad indicium dirigant, etc. 3 Un contemporaneo, toccando della traduzione dei martiri Mariauo, Gia­ como ed altri da Cirta ad praesidem in Lambese, dice semplicemente negotio­ sum ac difficile iter cum voluntate properabant (pass. 9, 4, ap. Gebh. p. 142). Infatti non pare molto probabile che la scorta militare permettesse ai prigioni di pregare e cantare per totum iter. 4 Le parole usate dal nostro agiografo, confessionis palmam m a g i s t r a t u s e l o g i o sustulerunt (c. 3), ricordano pass. ss. Mariani etIacobi9, 1 (ap. Gebhardt p. 142) ut eos Cirtensium m a g i s t r a t u s e l o g i o fortissimae confessionis honoratos transmitterent... ad praesidem.

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L A « PA SSIO » DEI M A R T IR I A RITIN ENSI

portavano in testa, secondo ogni verisimiglianza, la data che lessero nel 411 i vescovi adunati in Cartagine: Diocletiano IX et Maximiano V ili consulibus pr. id. fébr.; data che il rimaneggiatore soppresse, come cosa per lui meno importante. All’indicazione del tempo seguiva certo quella del luogo: Karthagine, in foro (v. A da s. M axim iliani, ap. Knopf-Krüger, p. 86) o in secretario (Acta mart. Scilitanor., s. Cypriani, s. Crispinae, ap. Kn.-Kr., pp. 28. 62. 109) ; 1 poi il nome del giudice: pro tribunali adsidente Anullino 1 23 4proconsule. Come continuasse il testo primitivo ci permettono di conget­ turarlo altri Atti di quel tempo, confrontati con quel che dice la passio attuale dei nostri martiri. Dice questa che, giunti i qua­ rantanove Abitinensi a Cartagine, ab'officio proconsuli offeruntur,* suggeriturque * quod a magistratibus Abitinensium transmissi essent Christiani qu i... dominicum célébrassent. Congetturiamo, dunque, e diamo qui, soltanto exempli causa, s’intende, la restituzione se­

guente: E x officio dictum est: ‘Adstant Christiani quos magistratus coloniae Abitinensis transm iserunt5 ad potestatem tuam, eorum notoriam (ovvero epistulam), si iusseris (o si praecipis), recitabo ’. Anullinus proconsul dixit : 1Recitetur ’ (ovvero legatur o lege). Ex officio lectum est: ‘ Tibi, domine, stationarius’ etc.6 La lettera avrà portato (in calce, 1 V. anche pap. Lips. 38 col. 1, 1 DD. NN. Flavio Valentiniano iunior e quartum et FI. Neoterio v. c. consulibus ante diem X II hai. oetobr. Hermupoli in secretario. 2 Così la passio s. Crispinae. La grafia Anullinus, senza dubbio la più cor­ retta (v. Pallu de Lessert Fastes des provinces africaines 2, Paris 1901, p. 12 ss. ; cf. Thesaur. linguae Lat. s. v. Anullus, col. 193,611, occorre due volte nel cod. Remense 296 (ol. E. 381) della pass. Crispinae, a principio (dove una l fu poi erasa) e a c. 3, 1 (ap. Knopf-Krüger p. 110, 25). Anullinus va pure restituito, sull'au­ torità dei codici, in Optato 3, 8 (p. 90,16 Ziwsa). 1 codici della passio mart. Abiinensium, almeno tutti quelli che io conosco, hanno Anulinus o (grafia pes­ sima di tutte) Anolinus. 3 Su questo verbo v. E. Le Blant Les Actes des martyrs p. 150, paragr. 59. 4 Anche per questo verbo v. Le Blant op. cit. p. 125, paragr. 53. 5 Per questo verbo giuridico, v., oltre la n o ta i della p. 11, la nota seguente e cod. Theod. 1, 10, 4 ab eo... ad indicium tuum... transmitti; 1, 12, 3 ad proconsules eos transmittere non onerentur; 9, 2 tit. de... transmittendis reis; 9, 16, 10 ad comitatum... transmitti praecipimus etc. Macer lib. II Publicor... de his, qui Romam transmissi ante sententiam decessissent (Haenel Corpus legum p. 164 coi. 2). 6 Cf. pass. s. Marcelli cent. 3 (ap. Knopf-Kr. p. 88, 14) ex officio dictum est : ‘ Marcellum ex centurionibus Fortunatus praeses ad potestatem tuam transmisit : praesto est epistula super nomine eius, quam, si praecipis, recito'. Agricolanus dixit: ‘ Recitetur ’ . ex officio lectum est: ‘ Tibi, domine, Fortunatus’ etc. - Pass.

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LA ninus presbyter cura filiis quattuor, id est Saturnino iuniore et Felice lectoribus, Maria sanctimoniali, Hilariano infante, itemque Dativus, qui et Senator, Felix, alius Felix, Emeritus, Ampelius, Rogatianus, Quintus, Maximianus, Telica, Rogatianus, Rogatus, Ianuarius, Cassianus, Victorianus, Vincentius, Caecilianus, Restituta, 10 Prima, Eva, Rogatianus, Givalius, Rogatus, Pomponia, Secunda, lanuaria, Saturnina, Martinus, Clautus, Felix, Margarita, Maior, Honorata, Regiola, Victorianus, Pelusius, Faustus, Dacianus, Ma­ trona, Caecilia, Victoria, Berectina, Secunda, item Matrona, la­ nuaria. 15 3. Qui adprehensi producebantur alacres ad forum. 2adhuc in primum certaminis campum prior Dativus ibat, quem sancti pa­ rentes candidum senatorem caelesti curiae genuerunt. 3ibat etiam presbyter Saturninus numerosa vallatus propagine liberorum, cuius partus partem sibi sociam ad martyrium destinavit, partem sui no- 20 minis pignus ecclesiae relinquebat. 4hos agmen dominicum seque­ batur, in quo fulgebat caelestium splendor armorum, scutum fidei, lorica iustitiae, salvationis galea et gladius bifrons, sermo Dei*: quorum praesidio fulti spem victoriae fratribus promittebant. 5sed * ef. ad Hebr. 4. 12. 1. reppererat BCEF; repereratD; reperiebat A |2 abitinensi DE.(ea: alit.); alitinensi A; alutinense BCF I octavii A ; octavi BCDEF; Occani Sur. Baluz. Hensch. | 3 felicis eas feli. E | bellica cum caneret tuba ADE; cum b. c. t. BCF. i 4 dominicum ADE ; dominica sacramenta BCF | 5 adprehenduntur A; appr. BCDEF I 6 quattuor A ; quatuor BCDEF | 7 hilariano (hyl. DE) ADE; hilarione (vel hyl.) BCF | itemque: itaque F | 8 om. Dativus — alius A I alius felix F, om. felix |8 - 9 rogatianus ex rogation. E | 9 telica ADE; thelica BCF j rogatimnus DE j II prima eva BCF; primeva A ; prineva D (ex prim.)E; Prima Fua Sur. | givalius ACDEF; glualius B; Guinalius Sur. \ 12 clautus ABÛDEF; Elautus Baluz.: Dantus Sur.; Datus Baron, ex coni. | margarita ABCDEF; Margareta Sur. ( 13 regiola ABCF; regula DE | victo­ rianus AB ;. victorinus CDEF | 14 Berectina scripsi: becrectina A ; beretdina DE; hecrectina BCF; Herectina Sur.; Heredina Hensch. | secunda item ma­ trona DE; secunda, matrona A ; secunda Matrona BCF | 16 Qui: Hi Sur. | adprehensi A ; appr. BCDEF |adhuc BCF ; ad hoc DE (ex adhuc),; qui adhuc A | 18 candidum: candidatum coni. Baron. 1 19 presb. sat. ABCF; sat. presb. DE I 20 ad om. DE | martyrium: martyrio F | 21 ecclesiastice A | 23 bi­ frons C (ex bicrons); bicrons F ; vibrans ADE; spiritus qui est B | 24 fulti ADEF (F ex fultum); fultum BC | spem: sp(iritu)s D.

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PASSIO SS. D A T IV I, SATVRNIN I PRESB. ET A U O R V M

iam ad supra dictae civitatis pervenerunt forum, ibique primo con­ gressi confessionis palmam magistratus elogio sustulerunt. 5in isto namque foro iam pro dominicis scripturis dimicaverat caelum, cum Fundanus, ipsius civitatis quondam episcopus, scripturas dominicas a traderet exurendas: quibus cum magistratus sacrilegos ignes adponerent, subito imber sereno caelo diffunditur, ignis scripturis sanctis admotus extinguitur, grandines adhibentur omnisque ipsa regio, pro scripturis dominicis elementis furentibus, devastatur. 4. De hac igitur civitate martyres Christi exoptata prima vin10 cula susceperunt, directique ad Kartaginem, alacres ac laeti per totum iter hymnos Domino canticaque psallebant. 2quique cum ad officium Anulini tunc proconsulis pervenirent starentque in acie constanter ac fortiter, saevientis impetus diaboli dominica con­ stantia retundebant. 3sed cum non contra omnes simul milites i5 Christi diabolica rabies praevaleret, singulos in certamina postu­ lavit. 4quorum certaminum pugnas non tam meis exequar quam martyrum dictis, ut et saevientis hostis audacia in tormentis atque in ipsa sacrilega invectione noscatur et Christi domini praepo­ tentis virtus in tolerantia martyrum atque in ipsa confessione lau20 detur. 5. Cum igitur ab officio proconsuli offerrentur suggeriturque quod a magistratibus Abitinensium transmissi essent Christiani, qui contra interdictum imperatorum et caesarum collectam sive domi­ nicum célébrassent, primum proconsul Dativum interrogat cuius 25 esset condicionis et utrum collectam fecisset. 2qui cum se christia-1

1 ibique primo ADE; ibi (ubi P) primum BCF | 1-9 congressi ABGDEF; aggressi Sur. | 3 om. iam DE | 4 ipsius ADE ; omm. BCF [ quondam add. in mg. D I 5 quibus cum magistratus sacrilegos ignes adponerent (app. DE) ADE; quas cum magistratus sacrilegus igni apponeret BCF | 6 ymber DE | diffun­ ditur ACDE]; defunditur BF | a scripturis A | 7 admotus ABCDF; amotus E add. tamen d supra l. |10 kartaginem E; cartag. ACD; carthag. BF 111 ymnos (h supra add. F) BDEF | quique ABCDEF; qui ed. | 12 anulini DE; anolini ABCF I 13 constanter ac fortiter, saevientis ( -e s C F ; ex - e3 E) impetus dia­ boli ABCDEF; imperterriti (constanter Hensoh.), fortiter saevientes imp. Sur. Hensch. | 14 retondebant A | 18 invectione: inventione A | christi do­ mini BCDE; christi A |21 cum ABCF.; tum DE | proconsuli BCDF; ea: pro­ consulis E ; proconsulis A | offerrentur BCF; offererentur A ; offeruntur DE (Eex offerentur, corr. supra l.) | suggeriturque ADE; suggerereturque (suger. B) BCF |22 abitinensium D; abstinentium AE; alutinensium BCF | 23 col­ lectam (-a s D ; - as ex â E) sive (supra l. D) dominicum ADE; collectum do­ minicum BCF; collectam dominicam Sur. ; coll, et dominicum Bu in. | 24 caelebrassent AE | proconsul: consulem BCF | 25 condicionis D; conditionis ABCEF I collectam ABCF; collectas DE | fecisset: fuisset A.

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1PSPICT11.ϋΚ"

PA SSIO SS. D A T IV I, SATVRN IN I PR ESB . ET ALIORVM

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nani et in collecta fuisse profiteretur, auctor ab ipso collectionis sanctissimae postulatur: statimque iubetur officium eundem in eculeum sublevare extensumque ungulis praeparare. 3sed cum carni­ fices iussa crudelia truci velocitate complerent starentque saevientes in dictis et denudatis ad vulnera martyris lateribus erectis ungulis 5 imminerent, subito sese in medium Tazelita fortissimus martyr tormentis obiecit exclamavitque: ‘ Christiani sumus nos, n o s ’ inquid ‘ collegimus.’ 4statim proconsulis furor exatsit, et ingemiscens, spiritali gladio graviter vulneratus, martyrem Christi gravissimis ictibus tutudit, in eculeum suspensum extendit, ungulis perstri- 10 dentibus laniavit. 5at contra gloriosissimus Tazelita martyr media de ipsa carnificum rabie huius modi preces Domino cum gratia­ rum actione effundebat: ‘ Deo gratias, in nomine tuo, Christe Dei filius, libera servos tuos.’ 6. Talia precanti proconsul ‘ Quis est auctor tecum ’ inquit ‘ congregationis vestrae?’ ®qui crudelius saeviente carnifice clara voce respondit: ‘ Saturninus presbyter et om nes’ , o martyrem pri­ matum omnibus dantem! non enim presbyterum fratribus praetulit, sed presbytero fratres confessionis consortio copulavit. 3quae­ renti igitur proconsuli Saturninum ostendit; non quod illum pro- «o didit, quem seciim adversus diabolum pariter dimicare cernebat, sed ut illi pandebet integre se celebrasse collectam, quando cum ipsis etiam presbyter fuerat. 4 manabat igitur cum voce sanguis Dominum deprecantis, et praeceptorum evangelii * memor inimicis suis veniam martyr in ipsa corporis sui laniamenta poscebat. 5inter 25 ipsos namque vulnerum gravissimos cruciatus tortores pariter et

ib

* cf. Matth. 5, 44. 2 postulatur ex postulabatur E | 3 sublevare: sublevari A | praeparare BCDEF; praecidi A | 4 iussa crudelia truci (atroci BGF) velocitate BCDEF; iussi crudeli ac trici vel. A | δ in dictis BCDEF; in dignitis A ; invictis Baron.; equidem coniecerim in digitis (cf. p. 14) | ad vuln. mart.: ad mar­ tyris vuln. A I 6 sese: esse A | in medium A ; per m. BCF; per medios illos D ; per medias E, sed a corr. o supral. | tazelita ABCEF: talezita cod. Pratell. ap. Ruin. ; Thelica edd. ; om. D |7 obiecit ADE : subieeit BCF |excla­ mavitque ADE; ët clamavit quia BCF; etcì. om. quia Hensch. | 7-8 inquid A ; inquit BCDEF | 8 colligimus E | statim: statimque ed. | 9 spiritali A ; spi­ rituali BCDEF I glado A | 10 tutudit B F; tutundit C; percussit DE; om. A| suspensus A | extendit ABCDEF; tetendit Sur. | 11 tazelita ABCDEF; The­ lica ed. I 12 precem Λ | 13 effundebat: malim clausulae causa fundebat) 14 filius ABCF; fili {ex filius E) DE. ) 15 proconsul: p. inquit DE | quis est, inquit, auctor tecum BCF |om. inquit D |16 sevienli carnifici ABCF j 19-20 que­ reliti... proconsuli ADE; quaerente... proconsule BCF |22 ut: ut et E, sed et del. I integre ADE; integro BCF |collectas DE |25 in ipsa ABCF; inter ipsa DE; in ipsis Sur. |laniamentis Sur.

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PASSIO SS. D A T IV I, SATVRNIN I PR ESB . ET ALIORVM

proconsulem his vocibus exprobrabat: ‘ Iniuste facitis, infelices; contra Deum facitis. Deus altissime, noli illis consentire ad haec peccata, peccatis additis, infelices, contra Deum facitis, infelices, custodimus praecepta Dei altissimi, iniuste agitis, infelices; inno­ centes laniatis, non sumus homicidae, non fraudem fecimus. Deus miserere: gratias tibi ago: pro nomine tuo, Domine, da sufferen­ tiam. libera servos tuos de captivitate huius saeculi; gratias tibi ago, nec sufficio tibi gratias agere’ . 6et cum ictibus ungularum concussa fortius latera sulcarentur profluensque sanguinis unda violentis tractibus emanaret, proconsulem sibi dicentem audivit: ‘ Incipies sentire quae vos pati oporteat, ’ et adiecit: ‘ Ad gloriam, gratias ago Deo regnorum, apparet regnum aeternum, regnum in­ corruptum. domine Iesu, Christiani sumus, tibi servimus, tu es spes nostra, tu es spes Christianorum. Deus sanctissime, Deus altissime, Deus omnipotens, tibi laudes, pro nomine tuo, domine Deus omnipotens.’ 7cui talibus oranti cum a diabolo per iudicem diceretur: ‘ Custodire te oportuit iussionem imperatorum et cae­ sarum ’ , defatigato iam corpore, forti atque constanti sermone victrix anima proclamavit: ‘ Non curo nisi legem Dei, quam didici; ipsam custodio, pro ipsa morior, in ipsa consumor; in lege Dei, praeter quam non est alia’ . 8talibus itaque dictis Anulinum glo­ riosissimus martyr in suis tormentis magis ipse torquebat. 9cuius tandem rabies ferocitate saginata ‘ Parce ’ inquid, reclusumque in carcerem passioni condignae martyrem destinavit. 7. Post hunc Dativus a Domino in certamen erigitur, qui Tazelitae fortissimum proelium de proximo comminus, cum penderet1 1 omm. infelices DE | 3 peccatis additis A; peccatis BCDEF j contra A ; adversus BCDEF | omm. infelices DE | 4 custodimus BCF; custodite ADE | 6 ago tibi D I pro nomine tuo domine ABCDE; d. p. nom. t. Hensch.; om. domine Snr. | da: da mihi Sur. | 7 de capt.: in c. Sur. | 9 concussa: con­ cessa A. I 11 incipies BCF; incipiens A ; incipe DE (ex incipiens) | quae: quem D |et adiecit: et a die hac sit A |12 gratias ex gratia F J 13 Iesu: Iesu Christe ed. 1 15 pro nomine tuo AE; pro nom. t. agimus BCF; p. n. t. red­ dimus D I 15-16 om. domine Deus omnipotens Sur. | 16 talibus ADE; talia BCF I 17 cum... diceretur: dictum est Sur. | 19 victrix anima ADE; victor animo BCF ; victor Sur. |20 morior ADE ; moriar BCF |consumor ABCDEF ; consummor ed. | in lege dei ADE ; omm. BCF | 21 alia ADE ; aliud BCF j 21-22 anulinum (anol. A) gloriosissimus martyr ADE; gloriosissimi martyris BG I 22 magis ipse torquebat ADE | ; magis ipse anolinus torquebatur BC ! 23 parce A D E ; postea BCF | inquid A ; inquit DE; omm. BCF | 25 dativus ex datianus E |certamen ADE; 'certamine BCF j qui: quod A |25-26 tazelite (tazelete CF) BCDEF; tazelita A ; Thelicae edd. |26 fortissimum ADE; ad f. BCF I comminus (cumminus A ; cominus D) ADE ; coniunctus est BCF |cum penderet eculeo ADE ; qui cum pendendo eculeo BCF.

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PA SSIO SS. D A T IV I, S A T V R N W I PRHSB. BT A U O R V M

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eculeo, spectarat extensus, idemque cum se voce saepius repetita christianurn esse et collectam fecisse fortiter proclamaret, emersit Fortunatianus sanctissimae Victoriae martyris frater, vir sane toga­ tus, sed a religionis Christianae sanctissimo cultu ipsis temporibus alienus. 2qui suspensum in eculeo martyrem profanis vocibus r» hactenus arguebat: ‘ Hic est ’ ait, ‘ domine, qui per absentiam patris nostri, nobis hic studentibus, sororem nostram Victoriam seducens, hinc de splendidissima Kartaginis civitate una cum Se­ cunda et Restituta ad Abitinensem coloniam secum usque perduxit, quique numquam domum nostram ingressus est, nisi tunc, quando 10 quibusdam persuasionibus puellares animos illiciebat’ . 3sed enim non tulit Victoria, clarissima martyr Domini, collegam et conmartyrem suum falso adpeti Senatorem; statiraque Christiana libertate prorumpens, ‘ Nullius ’ inquid ‘ persuasionibus profecta sum, nec cum ipso ad Abitinas veni, hoc possum per cives pro- 15 bare, omnia mea sponte atquè voluntate perfeci; nam et in col­ lecta fui et dominicum cum fratribus celebravi, quia Christiana sum’ . *tunc impudens advocatus maledicta exaggerabat in mar­ tyrem: e contra martyr gloriosus de eculeo cuncta vera respon­ sione solvebat. *o 8. Inter haec Anulinus ardescens premi ungulas in martyrem iubet. 2statim carnifices in nuda praeparataque ictibus latera cruentis vulneribus venerunt. 3advolabant truces manus iussis ve­ locibus leviores secretaque pectoris disruptis cutibus visceribusque divulsis nefandis aspectibus profanorum adnexa crudelitate pan- ae debant. 4inter haec martyris mens inmobilis perstat et licet mem­ bra rumpantur, divellantur viscera, latera dissipentur, animus tamen martyris integer in concussusque perdurat. 5denique dignitatis1 1 spectarat A ; spectaverat DE ; omm. BCF |expensus DE |idemque cum ADE; omm. BCF | se esse B | 3 omm. Fortunatianus (fortunacius D) BCF Sur. I 3-4 tegatus A ; rogatus C |8 hinc: hunc D |kartaginis A B ; cartaginis DE; Carthaginis CF | 9 abitinensem D ; abalutinensem A ; ababitinensem E; alutinensem (-sum F) CF; lutinensem B | i l illicebat ACEF (i tamen add. EF supra l.) j 11-12 sed enim ADE; sed BCF | 13 conmartyrem (D ex conm. do­ mini) BCED; comm. AE (ex comm.) | adpeti A ; app. BCDEF | senatore A| 14 inquid A; inquit BCDEF |persuasionibus A ; persuasione BCDE | 15 ad abi­ tinas DE; ad abihtinas A ; ad alutinensem (lutin. B) BCF; ad Alutinensem co­ loniam Sur. I 19 e contra A ; et contra BCDEF |22 in nuda ADE ; nuda BCF | 23 venerunt DE (e* invener.); invenerunt ABCF; expectaverim inruerunt |tru­ ces (ex cruces E) manus ADE; cruces in manus BCF | 24 leviores omm. BCF I disruptis AD; diruptis BCEF |25 om. profanorum Sur. | adnexa ADE; annixa BCF |26 inmobilis D ; imm. ABCEF |perstat: prestat A |26-27 mem­ bra rumpantur: membrarum patitur A.

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PA SS IO SS. D A T IV I, SAT V R N IN I P R E 8B . ET A LIORVM

suae memor Dativus, qui et Senator, tali voce preces Domino sub carnifice rabiante fundebat: ‘ 0 Christe domine, non confundar’ , «his dictis beatissimus martyr quod a Domino poposcerat tam facile meruit quam breviter postulavit, ’ denique mox proconsul, mente concussa, lingua nolenti ‘ Parce’ prosilivit, «cessavere car­ nifices: fas enim non erat martyrem Christi in conmartyris suae Victoriae causa torqueri. 9. Namque cum contra eum etiam Pompeianus suspicionis indignae saevus accusator accederet calumniosamque coniungeret actionem, despectus a martyre est et retusus: * Quid agis hoc in loco, diabole? quid contra martyres Christi adhuc usque conaris?’ a Senatore Domini martyre et potestas simul et forensis rabies superata est. * sed quoniam debuerat clarissimus martyr etiam pro Christo torqueri, cum interrogatus utrum in collecta fuisset et profiteretur constanter et diceret ad collectam se supervenisse et dominicum cum fratribus congrua religionis devotione celebrasse auctoremque eiusdem collectionis sanctissimae non unum fuisse, in sese rursus proconsulem acrius excitavit, «cuius recrudescente saevitia geminata martyris dignitas iterato ungulis sulcantibus exaratur. 4at martyr inter vulnerum .cruciatus gravissimos pristi­ nam suam repetens orationem, ‘ Rogo te ’ ait, ‘ Christe, non con­ fundar. quid feci? Saturninus est presbyter noster’ . 10. Huius cum latera duri trucesque carnifices magistra crude­ litate monstrante aduncis ungulis raderent, Saturninus presbyter ad proelium postulatur, «quique caelestis regni contemplatione considerans parva admodum ac levia suos conmartyres sustinere, congredi etiam ipse taliter coepit. 3nam dicente proconsule: ‘ Tu 1

1 et: e(st) F |2 rabiante ABCF; rabiente DE (ex rabiante) |3 quod ABGF; actibus quod DE 1 a Domino: ad domino A | 4 proconsul BGF; proconsulis ADE I 5 lingua nolenti E; linguae nolenti ABCF; lingua volente Sur.; lin­ gua D I parce ADE; parcere BCF |8 Pompeianus: peianus DE 19 accussator A | calumpniosamque DE |10 despectus BGDEF; dispectus A |retusus Hensch.; recusus DE; recisus A ; percussus BCF | 10-11 in loco hoc A 1112 martyre ADE; ac martyre BCF |forensis: florensis F 1 13 omni, quoniam debuerat BCF | 14 torqueri ADE; tortus BCF |interrogatus erat A |omm. et BCDEF | 15 ad collectam (-as DE) ADE; cum collecta fuisset BCF 1 17 eiusdemque DE |omm. non BCF | 18 rursus (rursum D) proconsulem ABCDEF; proc. rursus ed. |re­ crudescente ex reclud. E |19 iterato E |20 inter: ad Sur. |gravissimos ADE; sevissimos BCF |21 repetens (reppetens B) bis scrips. E, semel tamen del. |te A ; omm. BCDEF |23 huius ABCF; eius DE |duri truciesque carnifices A ; duri (omm. duri BF) trucisque carnificis BCF; dura truces (ex trucesque E; om. dura D) DF I 24 raderent ADE; raderentur BCF |25 contemplatione ex -em E | 26 commartyres F ex conm. |27 taliter ipse A |omm. tu DE.

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PA SSIO SS. D A T IV I, SATVRN1NI PR E 8B . ET A L IO R VM

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contra iussionera imperatorum et caesarum fecisti ut hos omnes colligeres? ’ respondit presbyter Saturninus Domini spiritu sugge­ rente: ‘ Securi dominicum celebravimus ’ ^proconsul ait: ‘ Q uare?’ respondit Saturninus: 4 Quia non potest intermitti dom inicum ’ , qui mox ut haec dixit, contra Dativum statim iubetur aptari, s 5spectabat interea Dativus lanienam corporis sui potius quam dolebat, et cuius ad Deum mens animusque pendebat, nihil dolorem corporis aestimabat, sed tantum ad Dominum precabatur dicens: ‘ Subveni, rogo, Christe, habe pietatem; serva animam meam, cu­ stodi spiritum meum ut non confundar, rogo, Christe, da suffe- 10 rentiam’. 6cui cum a proconsule diceretur ‘ Ex hac splendidissima civitate magis debueras alios ad bonam mentem vocare et non contra praeceptum imperatorum et caesarum facere ’, fortius atque constantius adclamat: ‘ Christianus sum.’ 7qua voce diabolus su­ peratus, ‘ Parce ’ inquit, simulque illum in carcerem tradens, pas- 15 sioni condignae martyrem reservabat. 11. At vero presbyter Saturninus recenti martyrum sanguine delibutus cum penderet eculeo, admonebatur in eorum fide per­ sistere, in quorum cruore perstabat. 2hic cum interrogaretur utrum auctor ipse esset et omnes ipse adunasset et diceret 4 Eliam, ego 20 praesens in collecta fui ’, Emeritus lector ad certamen exiliens congrediente presbytero, 4 Ego sum auctor’ inquit,‘ in cuius domo collectae factae sunt’ . 3at proconsul, qui iam totiens victus fuerat, impetus Emeriti perhorrebat; et tamen in presbyterum versus, 4 Quare contra praeceptum faciebas ’ inquit, 4 secundum quod pro- 25 fiteris, Saturnine? ’ 4cui Saturninus 4 Intermitti dominicum non potest ’ a it,4lex sic iubet ’ . 5tunc proconsul: 4Non tamen debuisti prohibita contempnere, sed observare potius et non facere contra praeceptum imperatorum’ . 6et meditata iam diu in martyribus i coesarum A |2 Saturninus presb. D j 3 Securi Hensch.·, securus ABCDEF ait ont. A ; supra l. add. E |omm. Saturninus BCDEF |5 iubetur ADE; iubet BGF I aptari: apatri A |6 spectabat ADE; expect. BCF |lanienam DE; lineam A ; laniamenta BCF | 7 ad deum A ; ad dominum BCDEF | nihil E; nichil ABCDF I 8 omm. sed ADE |ad omm. BCF | 10 ut {supra l. E) non ADE; non BCF I 13 praeceptum ADE; precepta BCF | 14 adclamat AE; exclamat D; acclamabat BCF | 15 inquit ea; inquid A |carcarcerem A | tradens ABCDEF ; trudens Buia. | 16 reservabat A ; reservavit BCDEF |18»delibutus (ea; -to E)DE, delibuto ABCF | eculeo (aec. Ç : ac.E, corr. tamen in ec.) ABCDEF; in ec. ed. j 20 auctor éx actor E |20 omm.. Etiam DE | 23 collectae factae ( -a -a C) sunt ACDEF ; collecta facta est (fuit Sur. Balus.) B Sur. Balus. |23 totiens : toties ed. I 24 presbiterum AF |25-26 secundum quod profiteris (proteras A). ADE; omm. BCF | 26 o saturnine BCF | 27 tamen: tam F | 28 contempnere ADE; contemn. BCF |facere ADE ; rem f. BCF |29 meditatis A.

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PASSIO S S . D A T IV I, SATVRN IN I PR ESB . BT ALIORVM

voce tortores saevire commonuit. 7cui non pigro paretur obsequio; nam carnifices in senile corpus presbyteri ruunt et grassante rabie ruptam nervorum connexionem discerpunt. 8ingemiscenda suppli­ cia et novi generis in sacerdotem Dei exquisita tormenta ! videbas, 5 quasi in pabulum vulnerum, fame rabida saevire carnifices, aper­ tisque visceribus ad horrorem videntium, inter ruborem sanguinis ossa nudata pallere, et ne inter moras torquentium exclusa anima corpus subplicio pendente desereret, tali voce Deum presbyter precabatur: ‘ Rogo, Christe, exaudi, gratias tibi ago, Deus, iube me io decollari, rogo, Christe, miserere Dei filius, subveni’ . 9cui pro­ consul ‘ Quare contra praeceptum faciebas ? ’ et presbyter ‘ Lex sic iubet, lex sic docet’,.inquit. 10o admiranda satis ac praedicanda presbyteri doctoris divina responsio! legem sanctissimam etiam in tormentis presbyter praedicat, pro qua libenter supplicia sustiu> nebat. 11legis denique voce deterritus Anulinus, ‘ P a rce’ inquit, eumque in custodiam carceris redigens exoptato subplicio desti­ navit. 12. At vero Emerito applicito, ‘ In tua ’ inquit proconsul *domo collectae factae sunt contra praeceptum imperatorum?’ cui Eme­ si ritus sancto Spiritu inundatus, * In domo mea ’ inquit ‘ egimus dom inicum ’. · at ille, ‘ Quare permittebas ’ ait ‘ illos ingredi’ ? re­ spondit Emeritiis: ‘ Quoniam fratres mei sunt et non poteram illos prohibere’ . 3‘ Sed prohibere’ in qu it‘ illos debuisti’, ait ille: ‘ Non poteram, quoniam sine dominico non possum us'. 4statini se etiam ipse in eculeo iubetur extendi extensusque vexari. 5qui cum validos ictus innovato carnifice pateretur, ‘ Rogo, Christe’, ait,

1 tortores ( -eiu DE) saevire commonuit ADE ; terrorem suae irae com­ movit BCF I 2 presbiteri A |3 rubtam nervorum connexionem A ; rupta nervor, conexione (conn. D) BCDEF | discerpunt illud ed. | 4 et exquisita DE | vide­ bas A ; videres BCDEF |5 quasi in : quem A |pabulum ADE: pabulo BCF | fame rabida ADE; fame rabie BCF; famis rabie Sur. |7 palluere A |et ne: et nec BCF | exclusa anima ADE ; exclusam animam BCF | 8 subplitio A ; suppi. BCDEF i desereret (E esc deseret) ADE; deserere BCF |tali: at tali BCF I deum A : dominum BCDEF |9 exaudi ABC; ex. me DE | me me E | 10 de­ collari: decollare AB | filius A ; fili (ex filius E) BCDE | 11 faciebas: facis AF I 12 om. o A | admiranda ex amm. E ; amm. ex adm. F | praedicanda: praedicandi Ruin | 15 anulinus DE; anolinus A BCF | Parce: parcam BCF[ 16 redigens: redeuntem A j subplitio A ; suppi. BCDEF | 18 A t: ut ADE Ì 19 collectae factae sunt ADE; collecta facta est (sunt CF) BCF | praeceptum ADE ; precepta BCF |cui omm. DE, sed in E exstat rasura 3 liti. |22 omm. Eme­ ritus BCDEF 123 omm. Sed DE |prohibere supra add. E |post inquit deside­ rari vid. proconsul I 23-24 ait ille non poteram ADE; at ille non potui ait BCF ! 26 innovato ABCF ; invocato DE | christe ait ADEF ; ait Christe B C .

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PASSIO SS. D A T IV I, 8ATVHN IN I ΡΗΕΘΒ. BT A L IO R V H

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‘ subveni, contra praeceptum Dei facitis, infelices’ , 6et interloquenti proconsuli ‘ Non oportuerat te eos suscipere’ respondit: ‘ Non po­ teram nisi suscipere fratres meos ’. 7at proconsul sacrilegus, ‘ Sed prior ’ inquit ‘ erat iussio imperatorum et caesarum contra reli­ giosissimus martyr, ‘ Deus ’ inquit ‘ maior est, non imperatores. rogo, Christe; tibi laudes; Christe Domine, da sufferentiam’. 8cui talia precanti haec proconsul iniecit: ‘ Habes ergo scripturas ali­ quas in domo tua?’ et respondit: ‘ Habeo, sed in corde m eo’ . 9et proconsul, ‘ In domo tu a ’ inquit ‘ habes an n on ’ ? Emeritus martyr ait: ‘ In corde meo illas habeo, rogo, Christe, tibi laudes, libera me, Christe: patior in nomine tuo: breviter patior, libenter patior. Christe domine, non confundar’. 10o martyrem apostoli me­ morem *, qui legem Domini conscriptam habuit, non atramento sed spiritu Dei vivi, non in tabulis lapideis sed in tabulis cordis carnali­ bus! o martyrem legis sacrae idoneum diligentissimumque custodem! qui traditorum facinus perhorrescens, scripturas dominicas ne perderet, intra secreta sui pectoris collocavit, “ quo cognito pro­ consul, * Parce ’ inquit, eiusque professionem in memoriam una cum ceterorum confessionibus redigens, ‘ Pro meritis vestris omnes’, inquit, ‘ secundum confessionem vestram poenas meritas persolvetis ’. 13. Sed iam ferina rabies ore cruento tormentis martyrum ginata languebat. 2 sed cum Felix nomine et passione processisset in proelium aciesque Domini omnis incorrupta invictaque persta­ ret, tyrannus mente prostrata, voce dimissa, animo et corpore dissolutus, ‘ Spero v o s ’ inquit ‘ hanc partem potius eligere, quo possitis vivere, ut iussiones conservetis ’ . 3quae contra confessores Domini, invicti martyres Christi, tamquam ex uno ore dixerunt:

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* 2 Cor. 3, 3 1 subveni ABCEF ; s. mihi D |o infelices BGF | interloquenti ( -endi A) proconsuli ABCF; interloquendo proconsul DE |2 te: te inquit DE | 2-3 pote­ ram ADE; potueram BCF | 3 nisi suscipere A ; nisi susciperem DE; quin susciperem BCF | 4 erat inquit E | coesarum A | 5 non ADE; quam BCF| 6 laudes ABCE; 1. refero D | om. D Christe domine | 7-8 scripturam aliquam BCF I 9 in domo tua habes inquit DE |10 laudes : 1. effero Ü; 1. refero Ruin. | 11 christe ABCE; christe domine D; tibi chrisle F | 12 om. domine F |11-12 om. A breviter — non confundar |14 lapidei A | 15 ydoneum 'D |diligentissimum F| 17 intra DE; inter ABCF |quo: qui A |20-21 persolvetis (ex -itis E) BCDE; persolvitis A | 22 iam: etiam A | cruento BCDE (post rasuram 2 UH.) F ; converso A | 24 aciesque domini ABCF; a. dei DE | 25 prostrata ADE; pro stratus BCF | dimissa ADE; dimissus BCF; demissus edd. | animo A ; anima BCDEF I 26 quo ADE; qua BCF j 27 quae contra ADE; contra que BF; contraque C.

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PASSIO SS. D A T IV I, SATVRNIN I PR ESB . ET ALIORVM

‘ Christiani sumus: non possumus nisi legem Domini sanctam usque ad effusionem sanguinis custodire 4qua voce percussus inimicus Felici dicebat: ‘ Non quaero utrum Christianus sis, sed an collectam feceris vel scripturas aliquas habeas’. 5o stulta iudicis et ridenda interrogatio! Christianus, inquit, utrum sis tace; et addidit: si in collecta fuisti responde, quasi Christianus sine dominico possit, aut dominicum sine Christiano celebrari, an nescis, satanas, in do­ minico Christianum et in christiano dominicum constitutum, nec alterum sine altero valere aut esse? cum nomen audieris, frequen­ tiam Domini disce, et cum collectam audieris, nomen agnosce. 6 denique cognosceris a martyre et rideris; tali responsione confun­ deris: ‘ Collectam ’ inquit ‘ gloriosissimam celebravimus, ad scriptu­ ras dominicas legendas in dominicum convenimus semper’. 7qua professione concussus graviter Anulinus, fustibus caesum, exanimera caelesti consilio martyrem, prope ante ipsa tribunalia expleta passione consociat. 14. Sed Felicem alius sequitur Felix nomine pariter et confes­ sione adque ipsa passione consimilis. 2pari etenim virtute congres­ sus, etiam ipse fustium illisione quassatus, animam in tormenta car­ ceris ponens, superioris Felicis est martyrio copulatus. 3post hos suscepit certamen Ampelius, custos legis scripturarumque divina­ rum fidelissimus conservator. 4 hic quaerente proconsule an in col­ lecta fuisset, hilaris atque securus alacri voce respondit: ‘ Cum fra­ tribus ’ inquit ‘ feci collectam, dominicum celebravi et scripturas dominicas habeo mecum, sed in corde meo conscriptas. Christe, tibi laudes, exaudi, Christe’ . 5qui cum haec dixisset, cervice con­ tusus, in carcerem, quasi lumen in dominicum tabernaculum, lae-1 1 nisi legem domini sanctam A ; d. 1. s. nisi D; nisi d. 1. s. BCEF |4 fe­ ceris BCF ; fatearis {ex fateris E) DE ; fateris A | 6 responde : respondit F | dominico (ex -a E) ABCEF; dominica D |possit ABCDEF; esse possit Hensch \ 7 celebrari (e* celebrare E) BCDEF; celebrare A |satanas ACEF; sathanas BD; Satana corr. Baron, sine causa |8 nec ABODE ; ut nec ecl. |9 alterum : alter A I valere aut esse ADE; valere esse BC; valeat esse F edd. | 10 domino A | collectam BCF; collecta A ; collectas DE | 11 tali: et tali DE (et supra l.) | 12 gloriosissimam ADE; gloriosissime BCF |12-13 omm. scripturas DE | 14 pro­ fessione ADE; confessione BCF |concussus ADE; confusus BCF |14-15 exani­ mem ex exanimen F |15 consilio A ; concilio BCDEF |prope ante ipsa tribu­ nalia {om. ipsa D) ADE; properantem ad syderea tribunalia BCF |18 adque A ; atque BCDEF |pari etenim ex pariet enim E | 19 illisione ADE; lesione (Içs. C) BCF I 22 quaerente proconsule ABC; querenti proconsuli DEF |23 hylaris BCF I 21 omm. inquit edd. |26 laudes AE; 1. refero BCF; refero 1. D i 26 cer­ vice A ; cervicibus BCF; cervicatis DE |27 lumen ADE; iam BCF |in domi­ nicum tabernaculum ABCF; dominici tabernaculi DE.

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PASSIO SS. D A T IV I, SATVHNINI Ρ Β Ε θΒ . ET ALÎOHVM

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tus eum fratribus religatur. 6hunc sequitur Rogatianus, qui con­ fessus Domini nomen supra dictis fratribus iungebatur illaesus. 7 verum Quintus applicitus, nomen Domini egregie magnificeque confessus, caesus fustibus in carcerem truditur, digno martyrio reservatus. 8hunc sequebatur et Maximus in confessione par, in r> congressione similis, in victoriae triumphis aequalis. 9post quem iunior Felix, spem salutemque Christianorum dominicum esse pro­ clamans, cum similiter etiam ipse fustibus caederetur, ‘ E go’ inquit ‘ devota mente celebravi dominicum, colleclam ”cum fratribus feci, quia Christianus sum ’. 10qua confessione supra dictis fratribus io meruit etiam ipse sociari. 15. At iunior Saturninus, martyris Saturnini presbyteri sancta progenies, in certamen optatum festinus accessit, adproperans patris virtutibus gloriosissimis adaequari. ®cui cum proconsul furibundus diabolo suggerente dixisset ‘ Et tu, Saturnine, interfuisti’ ? respon- 15 ditque Saturninus ‘ Christianus sum ’, ‘ Non a te quaero’ inquit ‘ hoc, sed utrum egeris dominicum’ . 3cui Saturninus respondit: ‘ Egi dominicum, quia salvator est Christus’ . 4quo nomine salvato­ ris audito Anulinus exarsit et in filium patrium instaurat eculeum; extensoque Saturnino, ‘ Q u id ’ inquit, Saturnine, profiteris? vide 20 ubi positus sis. habes scripturas aliquas’ ? respondit: ‘ Christianus sum ’ . ( 5proconsul: ‘ Ego quaero an conveneris et an scripturas ha­ b e a s ’ . respondit: ‘ Christianus sum: aliud non est nomen, quod post Christum oportet nos sanctum observare’. 6qua confessione diabolus inflammatus, * Quoniam permanes ’ inquit ‘ in obstinatione sr> tua, etiam tormentis oportet te fateri an aliquas scripturas habeas ’ . et ad officium dixit: ‘ Yexa. illum ’. 7ibant in adolescentis latera paternis vulneribus lassati tortores et adhuc humentem in ungulis1

1 religatur ABCF; relegatur (ex relig. E) DE |2 nomen domini D |unge­ batur A I 3 verum quintus ADE ; vero q. BCF; quintus vero ed. |aplicitus DE | 4 in carcere BCF |5 omm. et ed. |maximus ADE; maximianus BCF |6 similis ADE; consimilis BCF |9 mente devota F |collecta A 112 martyris Saturnini presbyteri ed. (scripserim presb. mart. Saturnini); omm. presb. ABCDEF | sancta ADE; aucta BCF | 13 obtatum A | adproperans ADE; appr. BF; ac prop. C; prop. Sur. | 15 tu supra lin. E | 15-16 responditque A ; respondit BCDEF | 16 non a te quero inquit hoc ABC; non a te (ex nate) inquit quero hoc E; n. a te q. hoc ait ed. | 16-17 om. D Christianus sum — respondit |18 salvator BCF ; maior ADE |19 instaurat ex instauerat B |eculeum ex ac. E ; çcul. F | extenso B | vide A ; vides BCDEF |21 aliquas script. BCF |22 proconsul. A E ; et p. D; p. vero ait BCF |conveneris: convenires C |et an: sive B |23 omm. nomen quod ADE |oportet ADE; oporteat BCF |26 fateri an D ; facere an E; affligere an A ; affici, dic an BCF |28 humentem ADE; humectantem BCF,

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PASSIO SS. D A T IV I, 8 A T V R N IN I PRBSB. BT A U O R V M

patrium sanguinem cognato filii cruori miscebant. 8 videbas per hiantium vulnerum sulcos de lateribus nati genitoris sanguinem fluere et cruorem filii paterno permixtum ungulis rorantibus ema­ nare. 9at iuvenis genuini sanguinis admixtione recreatus medelam potius quam tormenta sentiebat, et decepto in tormenta tortore fortissimis vocibus exclamabat: ‘ Scripturas dominicas habeo, sed in corde meo. rogo, Christe, da sufferentiam, spes est in te ’ . 10ait Anulinus: ‘ Quare contra praeceptum faciebas?’ respondit: ‘ Quia Christianus sum ’. 11quo audito, ‘ Parce’ inquit, et statim cessante tormento in patrium consortium religatur. 16. Interea mergebat in noctem horis labentibus dies, et con­ sumptis cum sole tormentis, defatigata tortorum rabies cum sui iudicis crudelitate languebat. 1 2*sed legiones dominicae, in quibus Christus perpetuum lumen, armorum caelestium corusco splen­ dore fulgebat, fortius atque constantius in certamina prosilibanl. 3 cumque adversarius Domini tot martyrum proeliis gloriosissimis victus tantisque ac talibus congressionibus superatus, desertus a die, comprehensus a nocte, deficiente iam carnificum rabie profli­ gatus, cum singulis congredi ulterius non valeret, totius exercitus Domini animos percunctatur devotasque confessorum mentes tali interrogatione propulsat: ‘ Vidistis ’ inquit, ‘ eos qui perseverave­ runt quid sustinuerunt, vel quid in sua confessione perstantes adhuc habeant sustinere, et ideo qui vult vestrum ad indulgentiam pervenire, ut salvus esse possit, profiteatur ’ . *ad haec confessores Domini, gloriosi martyres Christi, laeti ac triumphantes simul, non ex proconsulis dictis, sed ex victoria passionis, Spiritu sancto ferventes, fortius clariusque, tamquam ex uno ore dixerunt: ‘ Chri­ stiani sumus’. 5qua voce prostratus est diabolus et concidit Anu1 cruori : scripseris clausulae'causa cruore | videbas ADE; videres BliF| 2 hiantium BCDEF; manantium A |nati ADE; antea BCF; nati, antea Ruin. sanguine A | 3 fluere ABC; fluentem DE | rorantibus BCDE; roborantibus A ; rotantibus Sur. | 4 genuini ABCDE F Ruin. ; gemini véli. ecld. j decepto in tormenta tortori (sic) DE; mittente eum in tormenta tortore A ; recepta in tormentis fortitudine BCF |7 in te ABCDEF; vitae Sur. \7-8 ait Anui, scripsi; et anui. (anol. A) ADE; anol. inquit BCF | 10 religatur ABCF; releg. (ex relig.) DE I tl mergebat ABC; mergebatur DE; vergebat coni. Ruin, nulla causai horis: oris A |12 defatigata ADE; defecit atra BCF |cum ADE; et cum BCF | 14 chorusco BCDE | 15 prosilibanl BCF; prosiliebant ADE | 16 cumque A; cum DE; cum vero BCF | 18-19 profligatus ADE; profligaturus BCF |20 per­ cunctatur ABDEF; percontatur C |devotasque (ex devotaque E) eonf. mentes (ex mentis E) BCDEF; devotamque conf. mentem A | 21 vidistis ABCF; au­ distis DE I 27 ex uno ore A B ; uno ex ore CDEF | 28 concidit ADE; concus­ sus BCF.

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PASSIO SS. D A T IV I, SATV R N IN I PRE8B. BT ALIORVM

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linus, confususque omnes in carcerem trudens, sanctos illos marty­ rio destinavit. 17. Et ne devotissimus feminarum sexus florentissimusque sa­ crarum virginum chorus certaminis tanti gloria privaretur, omnes feminae Christo domino auxiliante in Victoria congressae sunt et δ coronatae. 4etenim Victoria, sanctissima feminarum, flos virginum, decus et dignitas confessorum, honesta natalibus, religione sanctis sima, moribus temperata, in qua naturae bonum candida pudicitia relucebat respondebatque pulchritudini corporis fides pulchrior mentis et integritas sanctitatis, ad secundam palmam restitutam io sibi in Domini martyrio laetabatur. 3huic namque ab infantia iam clara pudicitiae signa fulgebant et in rudibus adhuc annis appa­ rebat rigor castissimus mentis et quaedam dignitas futurae pas­ sionis. 4denique, postquam plena virginitas adultum aetatis tempus explevit, cum puella nolens et reluctans in nubtias a parentibus ir> cogeretur invitaeque sibi traderent sponsum parentes, ut praedo­ nem oris urgeret, clam sese per praeceps puella dimittit, au­ risque famulantibus subportata, incolumis gremio terrae suscipi­ tur. 5neque fuerat postmodum etiam pro Christo domino passura, si pro sola tunc pudicitia moreretur. 6liberata igitur nubtialibus *> taedis illusoque simul cum parentibus sponso, media, paene de ipsa nubtiarum frequentia prosiliens, ad aedem pudicitiae por­ tumque pudoris ecclesiam intacta virgo confugit; i bique consecrati Deo dicatique capitis in perpetuam virginitatem sacratissimum crinem inconcusso pudore servavit. 7haec ergo ad martyrium pro- «, perans, florentem pudicitiae palmam triumphali dextera praeferebat.1

1 in carcerem omnes trudens BCF | S candide A | 9 respondebatque ADE; resplendebatque BCF | pulchritudini ADE; pulchritudine BCF | 11 sibi ABCDEG; se ed. \ in domino BCF; in domini ADE | îianque F | 12 om. signa A I adhuc ABCF; iam DE | 14 adultum (ex ad adult. B) ABDE; ad ultimum CF | 15 nubtias A ; nuptias BCDE |a om. A ; add. supra l. E |16 in­ vitaeque (E ex invitamque) BCDEF; invitamque Λ | traderent (E e* tradere) BCDEF; tradere A |sponso Halus. | 16-17 ut praedonem pudoris urgeret scripsi; ut predo oris urgeret A ; ut predo ori suggereret CF; ut predo nem fugeret DE (ex predo.. [?] suggeret); velut predari se crederet B; praedo suggereret Halus. I 17 clam sese ex clamasse se E ; clamans sese A | dimittit ABCDE; dimitti F ; demittit ed. i 17-18 aurisque: a virisque DE (ex aurisque) | 18 subporlata ABCDEF; supp. ed. | incolomis D | 20 omm. si ADE i moriretur AË (corr. morer.) | nubtialibus A ; nupt. BCDEF |21 taedis: tediis A ; ex tediis E | poene A |de : se de B |23 nuptiar. BCDEF |edern E ex sedem |23 aeeclesiam (çccl. F) CEF; ecclesia A 1 24 perpetuam virginitatem ABCF; perpetua virgi­ nitate DE I 25 crimen A I 26 florentem ABCE; florentemque D; florem Huin.\ dextçra BCF; dextere ADE.

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PASSIO SS. DATITI, SATVRNINI PR ESB. ST ALIORVM

8 namque interrogante proconsule quid profiteretur, clara voce re­ spondit: ‘ Gfirisliana sum ’. 9et cum a Fortunatiano fratre togato eiusque detensore vanis argumentationibus mente capta esse di­ ceretur, Victoria respondit: ‘ Mens mea est ’ inquit, ‘ numquam 5 mutata sum ’ . 10ad haec proconsul, ‘ Vis ir e ’ inquit ‘ cum Fortu­ natiano fratre tuo’ ? respondit: ‘ Nolo, quia Christiana sum et illi sunt fratres mei, qui Dei praecepta custodiunt’. 11o puellam divi­ nae legis auctoritate fundatam ! o virginem gloriosam aeterno Regi merito consecratam! o beatissimam martyram evangelica profes­ to sione clarissimam! quae dominica voce respondit: hii sunt fratres mei, qui Dei praecepta custodiunt. * 12quibus auditis Anulinus, de­ posita iudicis auctoritate, ad persuasionem puellae descendit. ‘ Con­ sule tibi ’ inquit, ‘ vides enim fratrem tuum providere cupientem saluti tuae’. 13cui martyra Christi, ‘ Mens mea est’ inquit, ‘ numio quam mutata sum; nam et in collecta fui et dominicum cum fra­ tribus celebravi, quia Christiana sum ’. 14 m ox cum haec Anulinus audisset, furiis agitatus exarsit et puellam sacratissimam martyrem Christi in carcerem una cum ceteris religans, passioni omnes do­ minicae reservavit. «o 18. Sed Hilarianus adhuc supererat, unus de natis presbyteri martyris Saturnini, qui aetatem parvulam suam ingenti devotione vincebat. 2hic patris fratrumque triumphis adproperans iungi, diras tyranni minas non tam exhorruit quam in nihilum duxit. 3huic cum diceretur: ‘ Patrem tuum aut fratres tuos secutus e s ? ’, as subito brevi de corpore vox iuvenalis auditur et angustum pueri pectus ad confessionem Domini totum aperitur in voce respon­ dentis: ‘ Christianus sum et mea sponte atque voluntate cum patre meo et cum fratribus feci collectam.’ 4audiebas patris Saturnini martyris vocem per dulces filii meatus exire et confitentem Chri30 stum dominum linguam de fratris exemplo securam. 5sed pro­ consul stultus non intelligens contra se non homines sed Deum * Cf. Matth. 12,50; Mare. 3,35. 1 namque (nanque F) DGF; nam ABC |interrogante proconsule A ; -ti -li BCDEF I 2 Fortunatiano (ex fortunationo E): fortunacio D | togati F |3 esse: ex est E ; est A J 4 nunquam F | 7 praecepta Dei Buin. | 9 martyram A ; martyrem BCDEF | 10 hii AC; hi BDEF | 11 Dei: dominica C | custodiunt ex custodivi E 112 persuasionem puellàe ABCDE; puellae pers. ed. | 14 mar­ tyra A ; martyr BCDEF 118 religans /B C D F ; relegans F ex relig. |18-19 om. dominicae Sur. | 20 Hilarianus AEF; ylarianus BCD hic et deinceps | adhuc ex ad hec E |21 aetate AC |parvulam suam ABCDEF; s.* p. ed. \22 appropeans BCF |23 nam tam exorruit A |nihilum E ; nichilum ABCDF |25 iuvena­ lis A; iuyenilis CDEF; iuvenis B |29 dulces ADE; dulcis BCF |30 securam DE; secuturam ABCF.

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PASSIO

SS. D A T IV I, SATVRNINI PBESB. BT ALIORVM

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martyribus dimicare nec quia iu puerilibus annis ingentes animos sentiebat, putabat puerum tormentis infantiae posse terreri. 6deni­ que, ‘ Amputabo’ inquit ‘ et comam tibi et nasum et auriculas, et sic te dimittam’ . 7ad haec Hilarianus puer, patris fratrumque virtutibus gloriosus, qui iam didicerat a maioribus suis tormenta b contemnere, clara voce respondit: ‘ Quicquid facere volueris fac; Christianus sum ’. 8 mox in carcerem recipi etiam ipse iubetur, ingentique cum gaudio vox Hilariani auditur dicentis: ‘ Deo gra­ tias’. 9hic certaminis magni pugna perficitur, hic diabolus supe­ ratur et vincitur, hic martyres Christi de passionis futurae gloria m aeterna cum gratulatione laetantur. 19. Verum, quoniam nos, ut supra diximus, scismatis tempus admonuit confessionibus tantis ac talibus martyrum decreta coniungere, constitutionesque sanctissimas amicorum Dei gestis su­ perioribus catenare, necessario breviter cuncta quae martyres in ie carcere ex auctoritate legis divinae sanxerunt servandaque posteris reliquerunt discurram, nec lapsorum superbiam atque^audaciam traditorum in hac ipsa mea festinatione praeteream. 4cogit enim me transcendere nihil gestorum fides, amor legis, ecclesiae status, salus publica, vita communis. 3his enim de rebus catholica ecclesia an quae sit poterit recognosci, si labes pestifera traditorum nefandis actibus suis sententiaque martyrum omnibus saeculis declaretur. 4 postquam igitur supra dictos martyres Christi exoptatus career excepit, confessores, qui priores illuc detrusi fuerant victricibus palmis, triumphales dexteras venientibus adiungebant. 5veniebant. » praeterea ad eundem locum et ex diversis provinciae partibus alii quoque quam plurimi confessores, inter quos erant episcopi, pre­ sbyteri, diaconi ceterique clericae dignitatis praepositi; qui legemI I ingentes’ ex -is E |2-3 denique BCDE ; dixit A |3 amputabo inquii, et comam tibi et nasum et auriculas BC; amputabo tibi nasum et auriculas A : ambulabis iuquit et tollo tibi nasum et auric. DE | 4 te dimittam A ; te di­ mitto BCF; dimitto te D | hilarianus ex -hilarius E; hilarius F j 6 contempnere CDE | quicquid: quidquid Ruin. | 10 passionis ABCF; passionibus DE 1 gloria ABCF; glorie DE |11 cum gratulatione A ; congrat. BCDEF |12 scis­ matis ABCDEF; schismatis ed. | 13 admonuit j ABCF (ex amm.)'; 'am monuit DF (ex adm.) |13-14 coniungere BCD; colligere A ; conlugere E |14 consti­ tutionesque sanctissimas BD; -isque -ma CF; -emque -mam A | 15 cathenare BD I 17 reliquerunt (relinquerunt E): videtur scribend. reliquere ] 18 cogit (cogit I git E) ADE; coegit BCF |19 nihil E; nichil ABCDF |aecclesiae (vel qccl.) CEF, sic et lin. 20 |21 sit BCDEF; sunt A |poterit: posteris C |24 excepit (D ex suscepit) DE ; recepit ABCF |23-24 christus in optato carcere eçpit A |24 con­ fessoris A I illuc ADE; illic BCF | 25 adiungebant ex adiug. E | 26 et ex BCEF; ex AD |28 ceterique clerice (ex clerici D : clerici ABCF) dignitatis prae5

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PASSIO SS. D A T IV I, SATVRNIN1 PRKSB. B T A L IO R V M

Domini asserentes, collectam dominicum que constanter et fortiter celebrabant, quique scripturas dominicas divinaque testamenta de flamma atque de incendio conservantes, se ipsos diris ignibus cru­ ciatibusque diversis machabeico more pro divinis legibus obtule5 runt. 20. Ea igitur tempestate cum horridus career intra se elusos retineret testes fidelissimos Dei crassisque tenebris et ingenti cate­ narum pondere devota membra vinciret, cum debilitaret fames, fa­ tigaret sitis, frigus quateret, turba comprimeret, latera denique ipsa io recenti ungularum laceratione disrupta ferverent, inter catenas et ferrum instrumentaque omnia tormentorum ex auctoritate legis di­ vinae, quam sibimet posterisque martyres conservaient, celebrantes concilium, caelestia decreta condebant. 2vivit enim, vivit sanctus ille spiritus confessorum, qui aeternis auris et divino colloquio pa­ ie scebantur post crudelem ac saevam sui temporis tempestatem ac persecutoris horribiles minas. 3qui, d christianam religionem tyrannica rabies infestabat, fore quondam sanctissimum diem scie­ bant, quo se iterum purior ac serenior ab iacturis extollens Chri­ stiani nominis pax aeterna lucesceret, nec defuturam traditorum 20 omnium callidissimam fraudem conspirationemque pestiferam nau­ fragorum diabolica arte compositam, quae sub praetextu religionis impugnaret fidem, everteret legem divinaque iitra turbaret, maxime positi ABGDEP; ceterique clerici edd., om. dignit. praep. ; fors. u. scripsit cet. clerici dignitate praep. | 2 celebrabant ABCEF; celebrant D; an celebra­ rent? I divinaque: dominicaque E | 3 de omm. CD | 3-4 cruciati busqué div. BCDE (que add.)·, cruciatibus F ; et cruciatibus A | machabeico BCDE (ex machabei de); macchab. A |4-5 obtulerunt ADEF; optul. BC 1 6 career ADE; carcer erassaeque tenebrae BCF |elusos AE ; clausos BCDF i 7 retineret ADE ; -ent BCF | crassisque tenebris omm. BCF | 7 -8 ingenti catenarum (cathen. BDF) pondere ABCDEF; ingentia c. pondera ed. | 8 vinceret ADE; vinci­ rent BCF ; correxi I fames ex -is E | 9 sitis om. E | turba -{- et (add. supra l.) E 1 omm. denique BCF | ipsa ADE; ipsi BCF | 10 disrupta ADE; dirupti BCF I cathenas BD |, 11 omm. omnia BCF |12 quam ADE; quod BCF |mar­ tyres ADE; martyribus BCF | conservarunt DE; -ent ABCF | 13 concilium ex cons. E |13-14 vivit enim vivit sanctus ille spiritus ADE; vere enim vivus sanctus ille spir. BCF |14-15 qui aeternis auris et (et supra l. E) divino col­ loquio pascebantur ADE; mentes aeternis aspirando et divinis colloquiis ex­ ercebat BCF I 15 post A D ; Sed post BCF |ac sevam sui temporis temp. ADE; temp. BCF | 16 qui d(um) scripsi; quid ADE; quibus BCF | 17 infestabat ADE; infestaverat BCF I 17-18 fore (ex forte E) quondam (ex quodam E) sanctissimum diem sciebant (add. in mg. E) ADE; omm. BC 1 18 quo se iterum E; quo se AD; quo iterum BCF | omm. ab iacturis extollens BCF | 19 defuturam ADE; defuit BCF I 20 callidissima fraus conspiratioque BCF | pestiferam ADE; pestiferorum BGH’ |21 composita BCF |sub praetextu BDEF: s. - to C; supra textu1A I religionis: religionis religionem edd.

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PASSIO S S . D A T IV I, SATVBN IN I PRBSB. ET AI.IOHVfo

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cum iam Mensurius, Kartaginis quondam episcopus, recenti scriptu­ rarum traditione pollutus, post paenitendam sui sceleris amentiam peiora coepisset facinora publicare; quippe qui ambustorum ve­ niam librorum a martyribus poscere atque implorare debuerat; ut delicta sua flagitiis maioribus cumularet, eo animo saeviebat in r> martyres, quo divinas tradiderat leges. 4etenim hic tyranno saevior, carnifice crudelior, idoneum sceleris ministrum diaconum suum elegit Caecilianum, eundemque loris ac flagris armatum ante fores carceris ponit, ut ab ingressu atque aditu cunctos qui victum po­ tumque in carcere martyribus afferebant, gravi affectos iniuria «> propulsaret. 5et caedebantur a Caeciliano passim qui ad alendos martyres veniebant,-sitientibus intus in vinculis confessoribus po­ cula frangebantur ante carceris limina, cibus passim lacerandus ca­ nibus spargebatur. 6iacebant martyrum patres ante carceris fores matresque sanctissimae, et ab extremo conspectu liberorum exclusi, in­ graves noctu dieque vigilias ad ostium carceris exercebant. 7erat fletus horribilis et acerba omnium qui aderant lamentatio, prohi­ beri a complexu martyrum pios et divelli a pietatis officio Chri­ stianos, Caeciliano saeviente tyranno et crudeli carnifice. 21. Interea martyres Christi non carceris squalor, non viscerum dolor, non denique ulla rerum penuria commovebat, sed mentis [iut a consilia ipsi iam Deo de confessione sua vicini dirigebant in p o s t e r o s salutemque communem e t C h r is t ia n i nominis p r o g e n i e m I I iam ADE; etiain BC |Mensurius: mensorius A |kartaginis ADE; curthnginensis (cartag. B) BCF i quondam: quidem BCF |2 post supra l. add·. E| post paenitendam omm. BCF j sceleris sui BCEF |3 peiora ADE; peiore BCF I facinora ADE; ferocia BCF | omm. quippe DE | ambustorum A ; combusto­ rum BCDEF I 3-4 com(add.) bustorum veniam librorum in ras. E |4 implorare ABCF ; supplicare (sup in ras. E) DE |5 flagitiis maioribus ABCDEF; m. f. odd. I 6 quo: qui A | 7 sceleris ADE; se. sui BCF 1 8 cilianum E, ce supra add.·, cecilium BF | eundemque (que ins. E) loris ac flagris armatum ADE; idemque lora ac flagra cum armatis BCF | 9 aditu: auditu F |9 -1 0 potumque ABCEF; atque p. D | 10 carcere ADE; carcerem BCF | 12 intus in'vinculis ABCF; vinctis (ex vinculis E) DE | 12-13 pocula bis scrips. E. sed semel dei. j 13 cibus (cyb. A) passim lacerandus (ex - os E) ADE; cibi p. lacerandis BCF; c. p. lacerandi (devorandi Sur.) edd. | 14 spargebatur ADE; expargehantur BCF ; spargebantur edd. | verba ante carceris fores verbis matresque sanctissi­ mae (l. 15) subiciunt edd. | 15 exelusi DE; excussi ABCF | 16 noctu A ; nocte BCDEF t 17-18 prohiberi DE; prohibere ABCF |18 om. a pr. A ; add. supra l. E J complexu (ex -u n i E) martyrum pios ADE; complexus m . p . BCE; p . m . complexus ed. |18-19 Christianos ex -is E |20 dolor add. supra l. E |21-22 sed mentis pura consiilia ipsi iam deo de confessione sua vicini ADE; sed meritis iam domino et confessione vicini BCF |22 dirigebant ADE; direxerunt BCF | 23 salutemque A D E ; salutem quae BCF j om. et post communem BCF.

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PASSIO SS. IJATIVI, SATVHNINI PRKSB. KT ALIOBVM

redivivam ab omni faece et communione traditorum secernendam esse tali sub comminatione censebant: ‘ Si quis traditoribus com­ municaverit, nobiscum partem in regnis caelestibus non habebit’ . 2 et hanc sententiam suam sancti Spiritus auctoritate conscriptam tali de comparatione firmabant: ‘ Scriptum est’ inquiunt ‘ in Apoca­ lypsi: q u i c u m q u e a d i e c e r i t ad l i b r u m i s t u m a p i c e m u n u m aut l i t t e r a m u n a m, a d i c i e t D o m i n u s s u p e r i l l u m i n n u m e r a b i l e s p l a g a s ; et q u i c u m q u e d e l e v e ­ ri t , d e l e b i t D o m i n u s p a r t e m e i u s de l i b r o v i t a e . * 3 si ergo additus apex unus aut littera una, vel adempta de libro sancto, radicitus amputat et sacrilegi facti subvertit auctorem, necesse est omnes eos, qui testamenta divina legesque venerandas omnipotentis Dei et domini nostri Iesu Christi profanis ignibus tradiderunt exurendas, aeternis gehennae ardoribus atque inextinguibili igne torqueri. 4et ideo, ut supra diximus, si quis tradito­ ribus communicaverit, nobiscum partem in regnis caelestibus non habebit’ , haec comminantes singuli ad passionis gloriam festina­ bant, supremamque testationem ita unusquisque martyrum cruore proprio consignabat, exinde ecclesia sancta sequitur martyres et detestatur Mensurii perfidiam traditoris. 22. Igitur cum haec ita sint, quisnam est divini iuris peritia pollens, fide praeditus, devotione praeclarus, religione sanctissimus, qui iudicis Dei memor veritatem ab errore discernat, a fide per­ fidiam disiungat simulationemque fictam a certa et integra sancti­ tate secludat, separet ab stante lapsum, ab integro vulneratum, ab iusto reum, ab innocente dampnatum, a eustode legis prodi* Apoc. 22, 18 s. 1 redivivam ab omni fece et communione ADE; ab omni recidiva (residua noni. Baron.) communione BCF | secernendam (ex secernand. E) esse. ADE; secerneret BCF j 2 omm. censebant BCF |δ tali de A ; tali BCDEF i 7 adiciet E: aditiet illi A ; adiciat illi BCF eri!.; adiecit D | 7 dominus ABCDEF; Deus ed. I 7-8 super ilium DE (add. supra ?.); omm. ABCF |9 delebit (ex delet E) ADE: deleat BCF | 10 additus (ea? aditus E) BDËF; aditus C; addicitur A| adempta ADE; dempta BCF | 11 amputat BCDE; amputatur A | sacrilegi (-egii A) facti ADE; sacrilegum facit et BCF | subvertit auctorem BCDEF; subvertitur auctor A | 12 eos om. A |13 om. nostri A |prophanis A ! 14 tradi­ derunt (ea? -erant E) BCDEF; tradiderant A |14 gehennae; iehenne D | 15 igne BCDF; igni AE |17 comminantes D E ; communicantes ABCF i 18 supremainque testationem scripsi; primamque testationem A ; suppremaque testatione BCDEF 1 19 consignabat scripsi; se cons. A D ; consignabatur BGEF |19 sequi­ tur: sequebatur A |20 omm. detestatur ADE | mensurii (mensoris A) perfidia traditoris ADE ; exeeratae perfidiae traditores BCF \22 sanctissimus ABCDEF; sanctus ed. 124 fictam ex factam A |25 secludat ADE; reel. BCF |25 ab pr. : a edd. |ab iusto ADE; a iusto BCF ; 26 dampnatum ADE; damn. BCF.

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PA SSIO SS. D A T IV I, SATVRN IN I P R E 8B . E t ALIORVM

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tore ni, a confessore Christi nominis negatorem, a martyre Domini persecutorem, et unum atque idem esse existimet et ecclesiam mar­ tyrum et conventicula traditorum? 4nemo scilicet, quoniam haec inter se ita repugnant contrariaque sunt sibi, ut lux tenebris, vita morti, sanctus angelus diabolo, Christus antichristo, Paulo apostolo 5 dicente: Q u a s i f i l i i s d i c o , d i l a t a m i n i et v o s et n o l i t e c o ni ungi cum i n f i d e l i b u s , q u a e est e n i m p a r t i c i ­ p a t i o i u s t i t i a e et i n i q u i t a t i ? a u t q u a e c o m m u n i c a ­ t i o e s t l u m i n i ad t e n e b r a s ? q u i s a u t e m c o n s e n s u s e s t C h r i s t o ad B e l i a l ? q u a e p a r t i c u l a e s t f i d e l i c u m 10 i n f i d e l e ? q u a e e s t a u t e m c o n v e n t i o t e m p l o De i c u m s i m u l a c r i s ? v o s a u t e m t e m p l u m De i v i v i e s t i s ; d i c i t eni i n q u i a ‘ I n h a b i t a b o in e i s et in e i s a m b u l a b o et e r o i l l o r u m D e u s et ij si e r u n t m i h i p o p u l u s , p r o p ­ t er q u o d d i s c e d i t e de m e d i o e o r u m et s e p a r a m i n i , 15 d i c i t D o m i n u s o m n i p o t e n s , et i n m u n d u m ne t e t i ­ g e r i t i s et e g o r e c i p i a m v o s et e r o v o b i s i n p a t r e m, et v o s e r i t i s mi h i in f i l i o s , d i c i t D o m i n u s o m n i p o ­ tens 3quam ob rem fugienda bonis et vitanda semper est reli­ giosis conspiratio traditorum, hypocritarum domus pharisaeorumque 20 sententia. 4utiqam in adoptionem filiorum filiarumque Dei in sancta ecclesia spiritaliter nati digne succedant et non alienis facinoribus mersi, pro luce tenebras, pro vita mortem, interitum sibi pro sa­ lute adquiraut. 5hanc etenim non dico partem, quia ecclesia Domini, quae una semper singularis est, contra sese scindi et in partes 25 (luas dividi non potest, sed potius curiam naufragorum, post teterrimam persecutionis noctem turbinesque pestiferos tyrannorum ad* * 2 Cor. 6, 13-18 1 confessore: confessione A |3 conventicula ( - o A) A liC F; conventiculum DE I 5 anticristo DE |8 et iniquitati A ; ad iniquitatem (-te B) BCDEF |9 om. est 1) ! lumini ADE; luminis BCF ! 10 christo ADE; christi BCF |9-10 om. quis autem — Belial tìaluz. | 10 omm. est DE | 11 infidele ABCDEF; infideli edd. \ templo ADE: templi BCF | 12 simulacris A F; -chris BCDE |13 in eis ambulabo ABCDEF; inambulabo ed. ] 13-14 et eorum ero deus D | 14 inihi : michi ADj 15 discedite ex discite E | 10 inmundum ABE; imm. CDF | n e: non DE | 18 michi filios A, om. in |semper est libri; est s. edd. |20 hypocritarum (hypochr. A) ADE; ypocr. BCF | 21 utinam: ut viam Sur. | in (add. supra l. K; om. A) adoptionem ADE;, adoptione BCF; adoptiones Balus.; -o n is Sur. \ 22 aecclesia («ei qccl.) CEF |spiritaliter A D ; spiritual. BCEF |23 mersi ADE; omm. BCF |23-24 salute ex luce I) ] 24 adquirant AE; acq. BCDF |banc (hoc DE) etenim non dico partem, quia ADE ; talis est enim BCF ed. |2 5 singularis est ADE; singularisque BCF |2 5 sese: esse A |omm. scindi BCF edd. \2 6 om. non D I sed potius curiam ( - a A) naufragorum omm. BCF edd.

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PASSIO SS. DA TIV I, SATVRN1NI PRESB. ET ALIORVM

deceptionem innocentium praedamque populorum diabolus sibi versutia callidissimae fraudis invenit, ut quos aperta persecutionis clade transvorare non valuit, nec in saeculo sacrilego idolorum servitio mancipatos delictorum nexibus in perpetuam perniciem potuit retinere, eos pollutis traditoribus iungens, sub praetextu sanctissimae religionis extiugual. “ denique illic falsi sacrorum ritus fictaque mysteria non tam in salutem quam in perniciem miserorum celebrantur, cum erigit altare sacrilegus, celebrat sacramenta pro­ fanus, baptizat reus, curat vulneratus, nominat martyres persecutor, legit, evangelia traditor, hereditatem caeli promittit divinorum testa­ mentorum exustor, quos increpat Dominus et obiurgat in evan­ gelio dicens: V a e v o b i s , s c r i b a e et p h a r i s a e i h y p o ­ c r i t a e , q u o n i a m c i r c u i t i s m a r e et a r i d a m f a c e r e u n u m p r o s e l y t u m , et c u m f a c t u s f u e r i t , f a c i t i s e u m filium g e h e n n a e d up l i c i t e r plus quam estis v o s . * 7et per prophetam polluta eorum sacrificia respuens ait,: S a c r i f i ­ c i a e o r u m t a m q u a m p a n i s l u c t u s : o m n i s q ui t e t i g e ­ ri t i l l u m i n q u i n a b i t u r . *** 8 sed et per Aggeum clarissimum prophetarum, I n t e r r o g a , i n q u i t D o m i n u s , s a c e r d o t e s l e g e m : si a c c e p e r i t h o m o c a r n e m s a n c t a m i n s u m m o v e s t i m e n t i s u i et t e t i g e r i t s u m m i t a s v e s t i m e n t i e i u s a l i q u a m c r e a t u r a m ' p a n i s , v i ni a u t o l e i , si s a n c t i f i c a b i t u r ? et d i x e r u n t s a c e r d o t e s : ‘ N o n ’ et d i x i t D o m i n u s : ‘ Si t e t i g e r i t i n q u i n a t u s in a n i m a h o r u m a l i q u i d , si i n q u i n a b i t u r ? ’ et d i x e r u n t s a ­ c e r d o t e s : ‘ I n q u i n a b i t u r ' , et d i x i t D o m i n u s : ‘ S i c et p o p u l u s h i c et s i c g e n s h a e c c o r a m me , d i c i t D o ­ m i n u s ; et o m n i s q u i c u m q u e a c c e s s e r i t i l l u c i n q u i ­ n a b i t u r ’ . *** * Mattii. 23, 15.

** Osee 9, 4.

*** Agg. % 12 s.

t omm. sibi BCF | 2 persequutionis D | invenit ADE; ad in ven it BCF j 3 valuit: voluit A | saeculo ex sac. E | ydolorum D | 4 mancipatos ADE; mancipandos BGF | 5 traditoribus ADE; traditionibus BCF | iungens ADE; king, sibi BCF | praetextu: praetexto DE | 6 illic ADE; illi BCF | 9 no­ minat ADE: veneratur BGF | persequutor D . 12-13 hypocritae ADE; yp. BCF j 13 facere BCDEF; fatientes A | 14 proselytum C; proselitum ABDEF | fue­ ris A 1 15 gehennae: iehenne D |duppliciter BC.F |17 panis luctus ADE; pan­ nus lotus C F ; pannus illotus B | 18 sed et: sed E |19 prophetarum BCF; prophetam (ex prophetarum E) ADE | interroga BCF; interrogans A ; iuterrogat DE | 20 legem BCDEF: legis A | 21 sumitas A | 22 creaturam ADE; partem BCF | aut ABCF; et DE| omm. si BCF |24 dixit Dominus; d. Aggae us ed. I 25-26 omm. DE et dixerunt — inquinabitur | 26 Dominus: Aggaeus edd. I 27 et sic gens haec DE; et g. h. BCF; om. A |28 illuc eodd.; illic edd.

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PA SSIO SS. D A T IV I, SATURNINI PR ESB . ET ALEORVM

43. Fugienda est ergo et esecranda pollutorum omnium con­ gregatio vitiosa et adpetenda omnibus beatissimorum martyrum successio gloriosa, quae est ecclesia,, una, sancta et vera catholica, ex qua martyres profecti sunt et cui martyres testamenta divina servarunt. 2haec etenim sola persecutionis infestae impetus fregit, » haec legem Domini usque ad effusionem sanguinis conservavit, in hac virtutes apostolioae sancti Spiritus praesentia frequentantur, baptisma salutare perficitur, vita perpetua reparatur. 11semper enim illi propitius insidet Deus, adest dominus Christus, collaetatur et gaudet Spiritus sanctus, in confessoribus victor, in martyribus io triumphator. 4 Postremo, cum nec Mensurius nec minister eius Caecilianus ah hac inmani crudelitate cessare vellent, Auulino proconsule aliisque persecutoribus interim circa alia negotia occupatis, beati martyres isti corporeis alimentis destituti, paulatim et per inter- is valla dierum naturali conditioni, famis atrocitate cogente, cesse­ runt et ad siderea regna cum palma martyrii migraverunt, prae­ stante domino nostro lesu Christo, qui cum Patre regnat in saecula saeculorum, amen. 1 est ergo ABC; ergo esi DE |om. et A |2 adpetenda A ; app. BCDEF j 3 vera: vere Baron, sine necessitate |4-5 cui martyres testamenta divina (divina mysteria DE jmyst. add. in marg. E]) servarunt ADE; a quibus divina testa­ menta servata sunt BCF i 5 etenim ADEF; enim BC |persequutionis D |impe­ tus ADE; impetum BCF j 7 hac {ex hanc E) ADE; hanc BCF | apostolicae ADE; populi BCF |8 salutare ADE; a salvatore BCF |9 ilii ADE; iJlis BCF i insidet ADE; omm. BCF |colletator E; collectatur F, sed c see. puncto dei. Versus 12-19, qui in omnibus codicibus a nobis conlati desiderantur, ex ed. Baluz. descripsimus. Subscriptio: e x p l i c i t d e o g r a t i a s , c h r i s t o l a u d e s A ; e x p l i c i t p a s s i o SANCTORUM E X P L IC IT

S A T U R N IN I P R E S B .

DEO

D A T IV I

G R A T I A S . C H R IS T O

ET A L IO R U M

E;

ET C O M ITU M

E IU S

E X P L IC 1U N T

P E L IC IS

LAUDES.

AM PLE1

E X P L IC IT

CONI E 8S IO N E S ET A C T U S

ET

A L IO R U M

M A R T Y R IU M M ARTYRUM

M ULTORUM

D;

S A N C T I S A T U R N IN I S A T U R N IN I

PRESB.

BCF.

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DELLA “ PASSIO SANCTARVM MAXIMAE, DONA'PILLA li ET SECVNDAE ”

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Λ

PASSIO SANCTARVM

ΜΑΧΙΛΙΑK, DONATILLAE ί ί ϊ SEOVNDAK ”

Fra le Passioni di martiri africani rielaborate o per lo meno ritoccate dai donatisti (la passio s. Cypriani,1 la passio s. Grispinae, la passio ss. Datim, Saturnini etc.) P. Monceaux 1 2 connumera quella delle giovinette tuburbitane Massima, Donatilla e Seconda;3 forse senza, ragioni sufficienti.4 Ma che essa sia interpolata mise­ rissimamente, niuno può negare. Quindi, se non bene si apposero quegli studiosi che, mossi dai grossolani anacronismi, dalle paten­ tissime ineongruenze, non esitarono a gettare la passio Maximae, Donatilla,e et Secundae nel mucchio delle leggende inutilizzabili dallo storico, maggior torto ebbero coloro che la giudicarono su per giù autentica e se ne valsero confidentemente. A mio avviso la passio ss. Maximae, Donatillae et Secundae non può essere valutata come si conviene senza un’analisi più minuta 1 La redazione donatistica dellaposs-io s. Cypriani fu pubblicata, ma a bella prima non riconosciuta, da R. Reitzenstein Die Nachrichten fiber den Tod Cy­ prians, Heidelberg 1913, p. 35 ss. (v. Delehave Les Passions des martyrs et les Heures littéraires μ. 93; Reitzenstein tìemerleungen sur MdrtyrerUteratur in Xachrichten cou der kônigl. Cesellschaft der Wissensch. su (rôttingen 1919, p. 179 nota 3). Essa non potè venire a notizia det Monceaux in tempo utile per esser citata nel suo importante articolo Les martyrs dnnatisfes in Revue de l’hist. des religions 08, 1913. pp. 146 ss. ; 310 ss. - Loc. cit. p. 164. Cf. Histoire littéraire de l'Afrique chrétienne. 3, Paris 190ό, p. 150. " Edita in Anal. Bollami. 9, 1890. p. 110 ss. 4 Vedi Anal. Rolland. 39, 1921, p. 180. Se il redattore del testo trasmes­ soci fosse stalo un donatista, molto probabilmente avrebbe fatto dire alle mar­ tiri condannate a morte Beo laudes, anziché Deo gratias (c. 6, p. 116, l ed. cit. Gf. le relazioni donatisticlie delle Passioni di s. Cipriano e di s. Crispina). È vero che anche nella passio ss. Dativi, Saturnini etc., rimaneggiata da un donatista, occorre ripetutamente l ’acclamazioue Deo gratias (cc. 5, 5; 18, 8); ma, come vedemmo piii sopra, l’ autore di codesto rimaneggiamento ebbe uno stra­ ordinario riguardo per le parole pronunciate dai martiri, ciò che non può direi dell’autore della redazione della passio Maximae, Donatillae et Secundae a noi pervenuta.

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DELLA « PASSIO SANCTARVM

e penetrante di quelle fattene dall’editore, dal Harnack,1 dal Mon­ ceaux. E ciò che tenteremo nelle pagine seguenti. Oltre il testo della passio pubblicato dai Bollandisti di sul co­ dice 5306 della Bibl. Nazionale di Parigi, ne esistette un altro, di cui si legge un compendio non troppo magro nel Martirologio di Adone. Tale testo, benché più coerente, come osservò il P. Quentin,2 poco differiva in complesso del Bollandiano, contenendone le prin­ cipali interpolazioni: quindi sarà da me esaminato insieme col primo. La passio comincia col racconto di un episodio che più di un dotto ritiene storico, e forse sostanzialmente Io è. Peraltro nella redazione trasmessaci dal codice Parigino (il compendio presso Adone lo salta di piè pari) esso si raccomanda alla misericordia dei lettori. In quei giorni, così l’agiografo, gl’imperatori Massimiano e Ga­ lerio spedirono lettere per omnem illam provinciam (senza dubbio la provincia proconsolare d’Africa), ut christiani sacrificarent in possessione Cephalitana. Ciò non può volere dir altro se non che, per disposizione dei due Augusti, era fatto obbligo a tutti i cristiani della provincia di sacrificare agli dèi nella possessio Cepha­ litana. In ossequio a tale disposizione il proconsole Anolino si reca colà, e all’ora sesta di notte fa chiamare uno dei decurioni. Decurioni una possessio non ne poteva avere; si tratta dunque di un decurione o senatore, o membro dell’or(Zo della prossima città, Thuburbo.3 A costui il proconsole impone di chiamare Modaticium et Archadium magistratus, i duoviri, suppongo, della stessa Thu­ burbo, ai quali viene ingiunto di convocare immediatamente tutti i cristiani (ut universos adscirent christianos). Di questa operazione i magistrati incaricano privatos officiales. Nelle passiones e in altri testi relativi alle persecuzioni occorrono non di rado gli officiales, gli officiales publici, gli officia publica; un officialis publicus appare nella stessa passio Maximae, Donatillae et Secundae, al capo se' Greschichte iter altchristl■ Literntur i, μ. 831; Die Chronologie der aUckristl. Lit. 2, p. 478. i Les martyrologes historiques du moyen âge, Paris 1908, p. 559. 3 Non si sa se Thuburbo maius o Thuburbo mimis. Nel Martirologio Geronimiano e in quello di Adone, che ne dipende, è detto Tuburbo lucernariae (v. Delehaye Commentarius perp. in mart. Hieron. p. 405 n. 17). P. Monceaux (Hist. litt. de l’Afrique chrét. 3 p. 148) osserva che Tichilla, dove fu trovata l’ iscrizione delle tre martiri : Maxima et Donatilla, Secunda, bona puella (CIL 8, 1392. 14902 add. p. 2558; Diehl Inscript, lat. christ, veti. 2042), è situata nella valle del Bagrada, al pari di Thuburbo minus.

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MAXIM AK,

DONATITELA K ET SKCVNDAE »

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guente.1 Mai ci siamo imbattuti in officiales privati, i quali del resto non farebbero punto al ca so.1 *3 Comunque, costoro danno tal prova di attività, che il giorno dopo, circa horam tertiam (l’ora in cui si aprivano i tribunali)3 omnes christiani in eadem possessione congregati sunt al cospetto di Anolino seduto pro tribunali. Avendo questi domandato: Christiani estis an pagani?, rispondono a coro: Christiani sumus. Non insisto su quell’®» pagani rilevato già dal­ l’editore Rollandista.45 Assai peggio è la comunicazione del pro­ console: Maximianus et Gallienus, pii et augusti imperatores l i t ­ t e r a s ad me d a r e d i g n a t i s u n t , ut christiani omnes veniant et sacrificent; qui autem noluerint... diversis tormentis et cruciatibus puniantur. Donde si raccoglie che l’anacronismo Maximianus et Gallienus non va messo in conto a qualche amanuense, ma all’ in­ terpolatore del testo originario; il quale interpolatore desunse il nome di Massimiano probabilmente dal titolo (...quae passae sunt sub Maximiano imperatore),3 quello di Gallieno sicuramente dagli Acta s. Cypriani (dei quali si valse anche in altri luoghi) e per l’appunto da c. 1, 1 sacratissimi imperatores Valerianus et Gallie­ nus l i t t e r a s ad me d a r e d i g n a t i sunt. 3 Basta la minacciosa comunicazione di Anolino per invilire quella povera comunità, compreso il clero (cum ovini clero), e indurla a fare atto di obbedienza: qui omnes prostrati adoraverunt execrabilia idola. Come i populi congregati da Nabuchodonosor in campo 1 P. 112, 5 Anolinus proc. o/ìiciali publico dixit. Cf. A c t u p u r g a t i o n i s P e l i c i s ep. 4, 10 (p. 208, ! Gebhardt) et cum ad domum eiusdem FeMcis epi­ scopi mitteremus (narra Aldus Caecilianus tunc temporis magistratus, cioè duo­ vir), renuntiaverunt officiales publici illum absentem· esse, il medesimo Ceciliano duovir dice più sotto (19, p. 208, 26) ego renio cmn officiales et tollo (scripturas). Optat. 1, 27'(p. 29, 19 Ziwsa) Solonis officia lis publici·, Ge st a ap. Z e n o p h i l u m 2, 5 (p. 189, 14 Gebh.) novit eos officium publicum, id est Kdusius et Junius ex­ ceptores. Cf. Le Blatit Les Actes des martyrs nn. 54. 58. - V. i testi citati nella, nota precedente. :1 Martial. 4, 8, 2, * Paganus in senso di ethnicus, gentilis s’ineontra già al tempo di Costan­ tino M. nella celebre iscrizione CIL 10, 2 n. 7112, incisa fra l’a. 300 e il 330 (v. J. Zeilier Paganus, Fribourg-Paris 1917, p. 10 s.). Quindi non può stupire in un testo coinè la passio Maximae et Donat illae, la quale, anche nella sua forma originaria da ine supposta, non risaliva di certo oltre la metà del IV se­ colo. Così come noi l’abbiamo, è certo posteriore agl’ inizì del secolo V. 5 Non fa'(meraviglia che sia nominato il solo Massimiano, ritenuto, e non a torto, il precipuo autore della persecuzione. Maximianus qui persecutionis fuerat princeps, si legge nell’africana passio s. Typasii e. 8 (Anal. Bolland. 9, 1890, p. 123, 10). 0 Cf. 4, 1 p i i et sacratissimi principes Valerianus et Gallienus A u g u s t i .

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ΟΕΙ,Ι,Α

« P A S S I O SANCTARVM

Dura, che cadentes omnes adoraverunt statuam auream ! 1 Mu, pre­ scindendo da questo e da altri particolari, che cosa pensare del fatto stesso di codesta aposlasia generale? Certo non si tratta dei cri­ stiani di tutta la provincia proeonsolare di Africa e neppure di quelli della città di Thuburbo (come il testo quale a noi pervenne potrebbe insinuare), bensì unicamente della comunità rurale della possessio Cephalitana, piccola comunità, di cui vediamo alla testa non un vescovo, ina solo preti e diaconi.1 2 Anche però ridotto a così modeste proporzioni, il fatto non appariva abbastanza proba­ bile a Mons. Duchesne, causa l’autorità del documento, a suo avviso, scarsissima.3 Io confesso di essere meno scettico, perchè la passio, per quanto interpolata e malconcia, contiene un buon nucleo storico, e perchè un’apostasia in massa del popolo e del clero non è di quei fatti che gli agiografi dei bassi tempi immagi­ nano volentieri, tornando in troppo disdoro del popolo, per la cui edificazione essi scrivono, e del clero, al quale essi di solito appar­ tengono. Questa seconda ragione perde valore, ove nel racconto si debba riconoscere col Monceaux4 la mano di un donatista bra­ moso di opporre alla pretesa viltà del clero cattolico l’eroismo di tre semplici fanciulle. Ma se l’apostasia, della possessio Cephalitana non fosse stata notòria, il cattolico che rimaneggiò il testo così liberamente, come vedremo, l’avrebbe senza dubbio soppressa o modificata. Insomma, secondo il mio qualsiasi giudizio, il fatto dell’a­ postasia dei cristiani di quella possessio è sostanzialmente storico,5* e nella redazione primitiva della passio suonò (s’intende che la mia è soltanto una restituzione exempti causa) a un dipresso così: In illis diebuse Anulitms proconsul ingressus est φ ι civitatem 'flmburhitanani) 7 hora scilicet vespertina. Qui sexta noctis hora snr1 Dan. 3, 7. Cf. ibid. 6 si quis autem non p r o s t r a t u s a d o r a v e r i t etc.; ibid. 15 prosternite vos et adorate statuam. 2 Osservazione, del Duchesne Bull. erit. 1890, p. 278. 3 Bull. erit. 1800, p. 278. 4 L:s martyrs donatistes in Revue de I’hist. des religions 68, p. 167. 3 Tale lo giudicano P. Allard La persécution de Dioclétien î, Paris 1«08, p. 465; A Ehrhard Die Kirche der M&rtyrer. München 1932, p. 102, d’accordo con Monceaux Hist. litt. de l'Afrique ch rèi. 3, p. 149 s. A. J. Mason The historic martyrs o f the primitive Church, London 1905, p. 390 traduce il passo come assolutamente degno di fede. l! Si accenna al titolo... quae passae sunt sub Maximiano imperatore et Ane­ lino proconsule. 7 In ciò. Thuburb. è un supplemento tutt’altro che audace, se non erro. Infatti il seguito... decurionem vocavit, ut... magistratus adduceret suppone che sia stata nominata la città, della quale il proconsole chiama a sè un de­ curione e i duoviri.

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M A XIM AB, DON ATTI. I, Λ E ET SECVNDAE »

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gens, quendam decurionem1 vocavit, ut Modaticìum et Arcadium magistratus adduceret. Qui eum venissent, lussimi est eis a procon suie ut universos adscirent Christianos ,4 Qui statini miserant officiales3 ad exhibitionem Christianorum. Et cum circa horam diei tertiam proconsul pro tribunali sedisset, omnes christiani in eadem possessione congregati sunt. Et adstantibns uni­ versis Anulinus proconsul dixit: ‘ Christiani estis?’ 1 Qui5 omnes dixerunt: ‘ Christiani sumus '. Anulinus proconsul dixit: Imperatores pii Augustid ,7 ut christiani omnes veniant et sacri­ ficent; qui autem noluerint et eorum praecepta non audierint di­ versis tormentis et cruciatibus puniantur. 8 Tunc timuerunt valde universi sibi et uxoribus sais et etiam iuvenes et virgines, inter quos etiam fuerunt presbyteri et diacones cum universo clero. Non dirò che questo racconto riveli la matto di un testimone oculare o di un contemporaneo, ma è difficile non sentirci l’eco fedele di una tradizione recente e incontaminata. E il medesimo può ripetersi per il resto della passio, spogliato delle deformazioni

1 Non sembrerà strano che l’agiografo abbia conosciuto (o voluto far cre­ dere di conoscere) i nomi dei duoviri e non quello del decurione. I duoviri agirono tutti e due; dei molti senatori, uno solo, del quale il nome potè re­ stare ignoto assai facilmente, essendosi limitata la sua parte a chiamare i ma­ gistrati. ~ Inciso supposto dall’*» eadem possessione a lin. 6. :l Ho soppresso l’ erroneo aggettivo privatos. Anche i magistrati municipali si servivano degli officiales publici (v. sopra p. 77 nota L), dei servi publici (desta ap. Zenoph. 2, 24, ap. Gebhardt p. 192, 1 s.) per eseguire gli ordini su­ periori. 1 Ho lasciato da parte le parole uh pagani, non perchè inammissibili sulle labbra del proconsole Anulino in uno scritto redatto intorno alla metà del secolo 1V, ma perchè, avendo costui fatto venire alla sua presenza espres­ samente e l esclusivamente i cristiani, non può avere alcun dubbio che siano invece pagani. Del resto quasi sempre, nelle Passioni e negli Atti dei martiri, la domanda del giudice è: Cristianus es? Christiani estis? senz’altro (vedi p. es. Acta Apollonii 1 ; Acta s. Iustini 3, 4 ; pass. s. Perp. 6, 4 ; pass. s. Maximi 1, 7 etc., ap. Knopf. Krüger pp. 16. 30. 38. 61). 5 îl cod. di Parigi e l’edizione hanno Quod. “ Se il testo originario avesse portato i nomi degl’ imperatori, cioè Diocle­ tianus et Maximianus, difficilmente avremmo ora il mostruoso Maximianus et Gallienus. D'altra parte nei testi agiografici anche ottimi i giudici omettono spesso i nomi degl’imperatori regnanti, dicendo semplicemente domnus noster imperator, domini metri imperatores, clementissimi principes, imperatores et (Me­ sures e così via. 7 Verbo suggerito da quel che segue: qui praecepta eorum non audierint. 9 Gf. Elise!) HE 9, 2, 2 TOUS Sè αντιλέγοντας rois π ροστάγμ ασι /ter' αΐκισμων και βασάνω ν ποικίλων ... άναφείσθαι (editto di Massimmo Daza).

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DEI.LA « PASSIO SAN CTARVM

posteriori e delle aggiunte, quasi dovunque riconoscibili con cer­ tezza, o con grande probabilità. Ma prima di procedere nell’esame del testo, è opportuno libe­ rarci da una difficoltà che, se fosse insormontabile, ci obblighe­ rebbe ad abbandonare senz’altro ogni difesa della passio ss. Maxi­ mae, Donatillae et Secundae. Mons. Duchesne di eh. ra. rilevò fra questa passio e la passio s. Mammarii1 coincidenze tali da costringerlo ad attribuire ambedue gli scritti ad un unico autore. E poiché la passio s. Mammarii consiste in un tardo e disgraziato ammasso di anacronismi e di fandonie, parrebbe seguirne la passio ss. Maximae etc. non poter essere nulla di meglio. Difficoltà grave soltanto in apparenza. Per­ chè niente vieta di credere che il compilatore della passio Mam­ marii abbia avuto sott’occhio l’attuale passio s. Maximae, com’ebiie sott’occhio, fra altro, gli Acta s. Cypriani, a quanto pare nella loro redazione meno antica. Infatti dove Anulino domanda a Mam­ mario: Tu es malorum... a u c t o r , qui h o m i n e s tibi a g g r e g a s t i et a sacrificio deorum prohibuisti (c. 1, Bolland. p. 268)? è impos­ sibile non ricordare Acta Cypr. 4,1 plures... tib i... h o m i n e s adgregasi i, nequissimorum criminum a u c t o r . 2 E dove all’ingiunzione del giudice: lubeo ut nomina eorum mihi dicas, Mammario risponde: In domibus suis eos invenies (ibid.), ogni lettore corre col pensiero ad Ackt Cypr. 1, 5 proconsul dixit:... ‘ volo scire... qui sint presby­ teri’ ... Cyprianus ep. d ix it:... ‘ in civitatibus s u i s i n v e n i u n t u r ... a te... invenientur’ . E l’espressione religionem colere, che ii compi­ latore della passio Mammarii predilige (v. segnatamente c. 8, p. 270 col. 1 eo quod religionem eorum [al. suam\ non colerent) non gli sarà stata suggerita da Acia Cypr. 1, 1 imperatores... praeceperunt eos qui Romanam r e l i g i o n e m n o n c o l u n t ? 3 Lasciamo la ri­ sposta: Domino lesu Christo sacrificamus, qui fecit caelum et terram,1 2 1 Edita dei Mabillon Vetera Analecta, Parisiis 1733, p. 178 ss,, poi dat Papebroch in Acta Ss. Bolland. voi. 2 di giugno, p. 268 ss. 2 Così leggeva l’a. della pass. Mamtnarii, non nequissimi criminis, che è la lezione indiscutibilmente migliore (v. Reitzenstein Pie Nachrichtm iiber den Tod Cyprians pp. 16, 11 ; 21, 19 s. ; cf. p. 86, 23). 2 V. anche passio s. Grispinae 2, 4 (Enopf-Krttger p. 110) cole religionem Bomanam. Questa passio certamente non fu ignota all'a. della passio s. Mam­ marii, quantunque egli se ne sia valso poco. V. tuttavia c. 9., p. 270 col. 2 p a r a t i s u m u s s u s t i n e r e poenas q u a m sacrificare idolis (pass. s. Or isp. 2, i, p. JIO p a r a t a s u m s u s t i n e r e [tormenta) q u a m anima mea pol­ luatur in idolis); c. 9 p. 270 eoi. 2 numquam. Ubi bene sit (pass. Crisp. 1, 7, p. 110 numquam bene sit illis); e. 10, p. 271 col. 1 in poenis deficerent (pass. Crisp. 3, 2 p. 110 mori in poenis). V. anche il passo che citiamo nel testo.

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M A X IM A E , DONATILLAE ET SECVNDAE »

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mare et omnia quae in eis sunt (c. 5, p. 269 coi. 2), perchè, se ri­ chiama la professione del gran vescovo di Cartagine: Nullos alios deos novi, nisi unum et verum Oeum, qui fecit caelum et terram, mare et omnia quae in eis sunt (Ada, Cypr. 1, 2), più ancora ri­ chiama quella di s. Crispina: S a c r i f i c o Domino, qui fecit caelum et terram etc. (pass. 1, 7, ap. Knopf-Krfiger p. 110, 5 ).1 Ma quando Mammario e i suoi commartiri dicono: Numquam tibi sit bene, qui putas quod mens nostra inmutari possit (c. 9, p. 270 coi. 2), trovo assai probabile che il verbo inmutari sia statò suggerito da Acta Gypr. 1, 3 bona voluntas inmutari non potest. E così pure, quando i martiri replicano al giudice: Fac quod tibi praeceptum est (c. 9, p. 270 col. 1) usano le stesse parole di s. Cipriano nel processo dell’anno 257.1 2 To credo pertanto che non ci allontaneremo molto dal vero am­ mettendo che il compilatore della passio Mammarii (di molto infe­ riore alla passio Maximae etc., poiché non offre il minimo indizio di basarsi, come quest’ ultima, su un testo di buona nota)3 co­ nobbe, fra l’altro, ed utilizzò la passio Maximae quale noi l’ab­ biamo, ovvero che il compilatore della passio Mammarii non sia diverso dal rielaboratore della passio Maximae, o per lo meno 1 Pass. s. FrUctuosi 2, 2 (v. sotto Nota V ): Ego unum Deum colo, qui fecit caelum et terram et mare et omnia quae in eis sunt. 2 Secondo i codici meno buoni (i migliori hanno praecepisti) ; e di nuovo nell’interrogatorio del 258, giusta la redazione interpolala (v. Delehaye Les Pas­ sions des martyrs et les genres littéraires p. 87 ss.). Non sarebbe forse diffìcile pescare nella pass. s. Mammarii qualche altra reminiscenza degli Acta s. Cypr. A me basti richiamare l’attenzione del lettore sui due priores officiorum (c. 7, p. 270 col. 1) che introducono Mammario nel bagno mortale, e che probabilmente sono un ricordo dei due principes officii, dai quali è tratto in arresto s. Ci­ priano (Acta 2, 3). Nota che l’ a. della pass. s. Mammarii dice anche prior civi­ tatis (c. 1, p. 269 col. 1) invece di princeps civitatis. 11 principatus civitatis era una dignità municipale, spesso ricordala nelle iscrizioni africane (vedi CIL 8 ind. XI ; St. Gsell Inscriptions latines de l'Algérie, Paris 1922, ind. VII s. v. ; cf. Daremberg-Saglio Dictionnaire des ant. s. v. princeps. s P. Monceaux Hist. liti, de l'Afrique chrét. 2, Paris 1905, p. 150 ss. rias­ sume egregiamente la passio s. Mammarii, segnalandone gli anacronismi e gli altri errori. Ma egli crede a torto che lo scrittore abbia inteso assegnare il martire alla persecuzione di Valeriano e di Gallieno. Quest’ ultimo è nomi­ nato, insieme con Massimiano, soltanto al principio, per influenza dell’ attuale passio ss. Maximae et Donatillae. Nel seguito compare unicamente Massimiano: è egli che nomina il successore di Anolino, morto all’improvviso (c. 9, p. 270 col 1). Sembra sia sfuggito al Monceaux che qui i codici Sangallense e Coloniense leggono entrambi Maximianus e che Valerianus è una congettura del Papebroch (Acta SS. Bolland. voi. 2 di giugno, pp. 268, comm. praev. n. 4; 271 col. 2 nota -y). 6

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D E LLA « PA SSIO SANCTARVM

abbia lavorato nella medesima officina agiografica. Del resto le espressioni comuni ai due documenti saranno da me rilevate e, ove occorra, illustrate, di mano in mano che me ne offrirà il de­ stro l’esame della passio Maximae et Donatillae, alla quale è tempo che ritorniamo. Il c. 2 si apre con una denuncia: campitana... clamare coepit dicens : ‘ Omnes venimus deos adorare, et ecce sunt hic duae virgines, quae neque praecepto imperatorum obedierunt1 nec sacrificare vo­ lunt ’. Che cosa significhi la voce campitana, di cui finora, per quanto io sappia, non si conoscono altri esempi, è difficile dire. Dal fatto che in Africa alcuni eretici soliti adunarsi nei campi erano chiamati Oampitae 2 l’editore Bollandista congetturava — del resto con estrema riservatezza — campitana essere la plebs rusticana, la popolazione campagnuola della possessio. 3 P. Allard intendeva una contadina (‘ une paysanne’) 1 4 e più vagamente A. J. Mason, sal­ *3 tando la difficoltà, ‘ one wom an’. 5 A me parrebbe che, sano o guasto, il vocabolo designi, più che una donna qualunque, una per­ sona rivestita di una certa autorità tra gli abitanti della possessio Cephalitana. 67 Sta di fatto che Anolino chiede alla campitana i nomi delle ribelli e ordina agli officiales publici7 di procedere al loro arresto.

1 Pass. s. Mammarii 10, p. 271 col. 1 praeceptis imperatorum obedirent. * Cf. Thesaurus linguae Latinae ed. auctoritate Academiar. quinque Ger­ manica)·., Onom. s. V . Campitae, col. 1 2 8 , 2 6 . Per il sinonimo Campenses (vo­ cabolo che propriamente valeva ‘ campagnuoli ’ ; Gesta ap. Zenoph. 1 6 , 6, ap. Gebh. p. 2 0 3 campeses et harenarii) v. op. cit., Lexicon s. v., col. 2 0 1 , 1 . 3 Anal. Bolland. 9, p. I l i nota 8. 4 La persécution de Dioclétien8 1, p. 466. 5 The historic martyrs p. 391. e Sarebbe mai lecito riconoscere in campitana una lieve alterazione di com­ pitana (come campagus si trova spesso scritto compagus) e in compitana un agget­ tivo di compitimi Si sa che nei compita (o crocicchi) i rustici delle terre confinanti solevano convenire per celebrarvi le loro feste comuni e trattarvi i comuni affari (v. gli articoli Compitalia e Compitum sia in Daremberg-Saglio Diet, des ant., sia in Pauly-Wissowa RE; v. anche Notizie degli scavi 1911, p. 417. ss.; 1913, p. 478). Potrebbe sembrare ovvio che i contadini della possessio Cephalitana fossero stati convocati nel compitum per ascoltare l’ editto e fare atto di obbe­ dienza. Sicché compitana sarebbe la folla adunata nel compitum. Ma la passio dice che i cristiani furono adunati nella possessio e non allude in alcun modo al compitum. D’ altronde compitana è un vocabolo più ignoto ancora di campitana che ha almeno un esempio nella nostra passio. E dal contesto sembra chiaro trattarsi di un individuo, anzi che di una moltitudine. 7 La passio ha officiali publico. Ma agli arresti non procedeva di regola un solo poliziotto, un solo officialis.

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M A XIM AE , D 0N AT1LLAE ET SEC V N D A E »

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Massima e Donatilla, che pare si trovassero in mezzo alla folla,1 sono presentate, seduta stante, al proconsole, e prima che questi domandi loro le generalità, Massima lo investe arditamente: Ecce praesto sumus: quam interrogationem nobis cogitas facere? Anolino: Cuius auctoritatis es, quae imperatores pios et augustos (leggi Pios Augustos) contemnis? — Ego sum auctoritatis fidei Christianae, quam colo, è la risposta di Massima. Fin qui nulla che repugni a un testo agiografico redatto nei primi decenni dopo la pace costantiniana. Ma tutt’altro deve dirsi di quel che segue immediatamente. Perchè alla semplice richiesta: Quot annorum es? la giovinetta risponde con arroganza e del tutto fuori di proposito: Numquid filia magi sum, quomodo tu magus es? A cui Anolino stupito: Unde scis quia magus sum? E l’altra: Quo­ niam in nobis Spiritus sanctus est, in te vero daemonium se de­ monstrat. — Per Deum vivum te adiuro (ripiglia il proconsole, usando le parole di Gaifa), * ut dicas mihi quot annorum es. Ma non la spunta neppure questa volta; chè la giovane risponde: Nonne Ubi dixi quoniam tu magus es? Per un giudice romano ci sarebbe ve­ ramente da montare su tutte le furie. Anolino invece, recuperata intiera la calma, rinnova la domanda, sulla quale non vedo perchè tanto insista: Ìndica mihi quot annorum es, si tibi constat. E riesce infine a sapere l’età di Massima, che tuttavia, per non decampare dalla sua maniera insolente, accompagna l’indicazione con una im­ precazione poco cristiana: Costae membrorum tuorum confringantur! nam ego annorum sum quattuordecim. Questa parte dell’interrogatorio sta in stridente contrasto con quella che vien dopo, nella quale non mancano verisimiglianza, semplicità e decoro. Dice Anolino: ‘ Oggi li terminerai, i tuoi anni, se non sacrifichi agli dèi’. 3 E Massima: ‘ Sacrificherai tu, che ad essi sei sim ile’. Anolino: ‘ Ti sovrasta una sentenza (di morte)’. Mas­ sima: ‘ È ciò che desidero e voglio’ . Anolino: ‘ Preparati dunque ad ascoltare la sentenza’. Massima: ‘ Meglio per me essere con­ dannata (a morte) che disprezzare l’ unico e vero D io ’. Anolino: ‘ Perchè disperi? Sacrificherai o no? ’ Massima: ‘ Persevero nel mio Dio; non adorerò dèi stranieri’ . Anolino: ‘ lo continuerò a pazientare

' P. I t i, 19 erant autem ibi virgines... duae... Campitana vero clamare coe­ p it:... ‘ et ecce sunt hic duae virgines' etc. 2 Matth. 26, 63 princeps sacerdotum ait illi: ‘ Adiuro te per Deum vivum, ut dicas' etc. 3 A Mammario, che dichiara di avere 93 anni, Anolino dà la stessa risposta: Hodie complebuntur, nisi sacrificaveris (c. 5, p. 269 coi. 2).

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D I L L A « P A S S I O SANCTARVM

finché tu non abbia ritrovato il senno Massima : ‘ Ma io l’ho, il senno;1 chè anche Iddio mi conforta a resisterti; onde tu sarai il debole, io la più forte’ . Anolino: ‘ Orsù, chi è te c o ? ’ 1 2 Massima: ‘ Donatilla, sorella mia Comincia (c. 3) l’interrogatorio di Donatilla, non meno inter­ polato di quello di Massima. Donatilla, domanda il proconsole, Christiana es an pagana? Forse an pagana è un’aggiunta dell’in­ terpolatore, al quale va ascritta senza esitazione la risposta: Adhuc daemon perseverat in te. Tu ab illo tentaris, sed alios tentare non poteris. La quale, a parte il tono irrispettoso, non calza alla domanda: Sei o no cristiana? In origine la donzella dovette dichia­ rarsi seguace del Cristo puramente e semplicemente. Una profes­ sione cosiffatta è invero presupposta dalla interrogazione susse­ guente: Adhuc in eadem voluntate perseveratis? Interrogazione che negli Acta Cypriani t, 1 tiene dietro appunto alla dichiarazione del santo vescovo: Christianus sum et episcopus. 3 Anche alla domanda: Adhuc in hac voluntate perseveratis? Donatilla trova modo di rispon­ dere fuori di proposito: Auctoritas nostra Christus est, auctoritas tua diabolus est. Inter Deum et diabolum magna distantia est. Per nos Deus benedicitur, per te vero diabolus maledicitur. L’ ultimo periodetto ritorna nella passio Mammarii,4 ma il tutto, dalla prima all’ ultima parola, è, al sentir mio, una interpolazione sostituita alla risposta originaria, oggi impossibile a restituirsi. Gli Acta Cypriani 1, 3 dànno una qualche idea di quel che potè essere: Bona voluntas, quae Deum novit, non potest inmutari. La fine dell’interrogatorio di Donatilla non sembra rimaneg­ giata. Anolino esorta ambedue le donzelle: Sacrificate vos, quo­ niam bonum est timere et praeceptum dominorum servare (dove, se 1 Mens mea mecum est. Che ricorda la risposta di Vittoria ad Anulino nella passio ss. Saturnini, Dativi etc. 17, 9 (v. sopra p. 64) : Meus mea est, numquam mutata sum. 2 Una simile domanda rivolge il comes a Mammario: Habes tecum alios (c. 1, p. 268 col. 1)? * Cito questi Atti perchè utilizzati in più di un luogo nella passio ss. Maxi­ mae, Douatillae et Secundae, come già notammo. * C. 9, p. 170, 2 nullo modo nos seducere poteris:per nos enim Deus bene­ dicitur, per te autem et ministros tuos diabolus colitur. Osservava it Duchesne (Bull. erit. 1890 p. 278) che diabolus colitur è la lezione giusta, diabolus male­ dicitur, come ha la passio Maximae, ‘ une faute évidente ’ . Secondo me, la lezione diabolus maledicitur non è più intollerabile di diabolus colitur. La martire vuol dire: per noi, per cagion nostra, Iddio è benedetto, per cagion vostra il diavolo è (più che mai) maledetto. Grande è la distanza fra Dio e il diavolo, l’ uno benedetto, l ’altro maledetto.

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M A XIM A E , D O NATILLAE ET SECVNDAE »

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non erro, c’è soltanto da supplire deos dopo timere·, — nostrorum dopo dominorum non par necessario). Donalilla ribatte: Praece­ ptum imperatorum cadet, praeceptum autem Domini manet in aeter­ num. Anolino: Considera tecum,puella, ne tormenta patiaris. Donatilla: Tormenta tua proderunt multum animae meae. Si chiude così il primo interrogatorio. Anolino rinvia la causa ad un altro giorno 1 e intanto ordina che le due giovani siano tra­ dotte digiune ad deitatem Tu(bu)rbitanam. 11 rimaneggiatore, con­ siderando quest’ordine come parie dell’interrogatorio,1 2 pose sulle labbra delle martiri una replica (responderunt), aspra al solito: Nos cibum habemus Altissimi, tu autem diaboli. Replica che stiz­ zisce Anolino a tal segno, da fargli mutare l’ordine dato in un altro tanto più crudele, quanto inverosimile: Date eis fel et ace­ tum34et haec edant et bibant. Ma neppure così gli riesce d’imporre silenzio a Massima e a Donatilla, che lo rimbeccano: Acetum et fel valde serva tibi, et acetum confirmetur in te semper. Sicché il pro­ console, altro non sovvenendogli sul momento, a Turbo eas pro­ cedere iussit. Queste parole, su cui mi riservo di tornare fra poco, non vanno corrette, come proponeva Mons. Duchesne,4 at (cioè ad) Turbo procedere iussit, giacché la lezione a Turbo è confermata da quel che si legge qualche rigo appresso (c. 4, p. 113, 35) ergo p r o f i c i s c e n t i b u s Maxima et Donatilla a Turbo. Prima di passare al c. 4 credo utile porre dinanzi al lettore l’interrogatorio di Massima e Donatilla, tutto di seguito, sfrondato soltanto delle aggiunte posteriori.

1 Anolinus vero... distulit. Sottintendi, o meglio, supplisci eas (le due gio­ vinette), se non preferisci sententiam (come a c. 5, p. 114, 21 et proconsul iterum ... distulit sententiam). Meno felicemente Adone supplì audientiam (Qui, in­ terrogatione facta, distulit audientiam). 2 Terminato l ’interrogatorio, il giudice soleva impartire degli ordini &Ά’of­ ficium, come: ‘ Riconducete l’ imputato in carcere, gli siano messi i piedi nel ceppo; nessuno sia ammesso a visitarlo; resti per tanti giorni digiuno’, e si­ mili. Su tali disposizioni l ’imputato non poteva aprire bocca. 3 L’agiografo sembra aver pensato a Matth. 27, 34. 38, ritenendo, con molti altri del resto, che il vinum cum felle mixtum (cioè il myrrhatum vinum di Marco 15, 23) fosse dato a N. S. dai carnefici come tormento, e non già come conforto da persone compassionevoli, e che similmente l ’aceto (la posca dei soldati romani) gli venisse pòrto con l’intenzione d’ incrudelire su di lui, anziché di temperarne la sete (v. Matth. 27, 49; Marc. 15, 36 e spec. Ioh. 19, 28 s. con le note del P. Lagrange). L ’ordine di Anolino: Date eis fel et acetum si trova nell’ evangelo dello ps. Pietro 16: ποτίσατε αύτόν χολήν μετά ôjfovs (cf. la nota di L. Vaganay ad loc·). 4 Bull. prit. 1890, p. 278.

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DELLA. « PA SSIO SANCTARVM

Anolinus dixit : 4Cuius auctoritatis es, quae imperatores Pios Au­ gustos contemnis?' Maxima respondit: 4Ego sum auctoritatis fidei Christianae, quam colo'. Anolinus proconsul dixit: 4Indica mihi quot annorum es, si tibi constat Ά Maxima respondit : ‘ Ego anno­ rum sum quattuordecim'. Anolinus proconsul dixit: 4Hodie illos complebis, si non sacrificaveris diis'. Maxima respondit: 4Tu illis sacrifices, qui similis es illis'. Anolinus dixit: 4Imminet tibi sen­ tentia'. Maxima respondit: 4 Utique et ego hoc cupio et volo'. Ano­ linus dixit: 4Ergo praepara animam tuam ad sententiam '. Maxima respondit : 4Melius mihi a te sententiam sumere, quam unum et ve­ rum Deum contemnere '. Anolinus d ixit: 4 Quid desperas? Sacrificabis an n o n ?' Maxima respondit: 4 In Deo meo persevero; deos vero alienos non adorabo '. Anolinus dixit : 4 Ego adhuc patiens sum, donec invenias mentem tuam'. Maxima respondit: 4Mens mea mecum est; nam et Dominus confortat me adversum te; unde tu eris infirmus, ego vero fortior'. Anolinus dixit: 4Qui ergo sunt tecum?' Maxima respondit: 4Donatilla soror mea '. Anolinus dixit: 4Dona­ tala, Christiana e s ? ’ ® Donatilla respondit ...3 Anolinus dixit: 4Adhuc in eadem voluntate perseveratis?' Donatilla respondit... Anolinus dixit: 4Sacrificate vos; quia bonum est timere

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Non lacunosa, ma corrotta dovremmo invece stimare la lezione dei codici Parigini 5301, 2179, se concordasse, giusta l’avviso dei Dufourcq, con quella dei Vat. 1196, 5696, là dove riferiscono come Daciano, prima di seppellire vivo Vincenzo nell’ergastolo ‘ d’ogni luce m uto’, fecit eum ad arborem... tendi, ut dum circumplexa ca­ cumina ramorum ipsum remissa distendunt, patefactis mediis pan­ deretur (Anal. Bolland. 1, 1882, p. 267, 23 ss.). È manifesto però che l’autore della redazione Vaticana (chiamiamola così per bre­ vità) ha franteso grossamente, come forse anche il Dufourcq, il testo dei codici Parigini, a tenore dei quali il preside comanda: Divaricate praeterea distentum robore corpus, quousque discerpi paene (cod. 5301 poena) artus possint.1 Ciò significa : ‘ Stringetegli i piedi nel robur (vale a dire nel lignum, nel cep po)2 divarican­ dogli le gambe fin q u a s i a squartarlo’, 3 secondo che intese l’autore della redazione Ruin., esagerando peraltro la conclusione : Divaricatis praeterea et distentis cruribus ligno pedes eius stringite, quatenus discissis p o e n a artibus rebellis principum exspiret (c. 8, p. 327). Più brevemente e senza esagerazioni Prudenzio (v. 251 s.) lignoque plantas inserit |divaricatis cruribus. 4 scende constratum rogum, | decumbe digno lectulo (dove lectulus potrebbe in­ tendersi dello strato di carboni) etc. (v. 353 ss.). Postquam vapor diutinus | decoxit exustum latus, \ultro e catasta (sul valore di questo vocabolo v. il mio articolo flevreavpiyyov ξ ΰ λ ο ν , in Studi it. di filai, class. 8 p. 110 nota 2) iudicem | conpellat etc. (v. 396 ss.). S. Lorenzo deve dunque morire arrostito a fuoco len­ tissimo. Nel martirio di s. Vincenzo, al contrario, il grabato è una feroce ag­ giunta alle laminae. 1 Narbey p 226 col. 1 iu fine; Dufourcq p. 144 nota 3 (testo del cod. 5301), dove a robore si nota: ‘ je comprends arbore'. Il supplizio, a cui pensò il re­ dattore della recensione Vaticana (forse ricordando la passio dei ss. Vittore e Corona), *fu in realtà sofferto dai martiri delia Tebaide neU’uItima persecuzione come sappiamo da Eusebio {HE 8, 9, 2). Prima ancora l’ imperatore Aureliano — se è da prestar fede a Vopisco — l’aveva inflitto ai soldati colpevoli di adulterio cum hospitis uxore (SHA 26, 7, 4). 2 Lucret. 3, 1017 verbera, carnifices, robur, pix, lammina, taedae. Cf. pass, s. Vincentii 8 (ap. Ruin. p. 327) ligni robur dissiluit. 3 II lignum o nervus (in gr. ξ ΰ λ ο ν ) era un grosso ceppo con dei buchi (chia­ mati nelle passiones greche dirai, τρυπήματα, κεντήματα, da Prudenzio cavernae, da. Rufino puncta [HE 5, 1, 27], nell’ antica versione degli Atti di s. Taraco etc., loca, c. 2, ap. Ruin. p. 378), nei quali venivano imprigionati, inseriti i piedi del paziente. Questi, per introdurre entrambi i piedi in quei fori, doveva divaricare le gambe più o meno fortemente, secondo che essi piedi erano confitti nel primo e terzo foro, nel primo e quarto, nel primo e quinto. V. il citato mio articolo f l e v T e a i p i y y o v ξ ΰ λ ο ν , p. 101 S S . 4 Cf. s. Augustini serm. 1, 47 Caillau (ed. Morin in Misceli. Agostin. 1 p. 243, 13) quem cernere libeat divaricatos artus machinatione tormenti? (Allude appunto aïs. Vincenzo).

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DELLA «P A S S I O S. VINCENTII L EVITAE »

Prudenzio a v. 181 ss. pone in bocca al giudice questa esor­ tazione: Saltim latentes paginas I librosque opertos detege, |quo secta pravum seminans |iustis cremetur ignibus. Il de Lacger vi rico­ nosce un tratto ‘ emprunté aux circonstances historiques’. Ma, aggiunge subito, *elle est ici saugrenue; car elle est formulée, non à Saragosse mais à Valence, où Vincent... n’a évidemment pas emportée avec lui la bibliothèque de son église ’ (p. 316). Questa è una difficoltà ben lieve. Se Vincenzo fu tradotto da Saragozza a Valenza e quivi processato, è naturale che quivi il giudice gli abbia chiesto i libri di cui era ritenuto detentore, gli abbia cioè ordinato di dire dove aveva nascosto le sacre scritture o a chi affidatele. Anulino proconsole domanda in Cartagine le Scritture a Felice, inviatogli da Thibiuca di cui è vescovo,1 e Felice gli ri­ sponde: non sum ea daturus. E d’altronde conviene riflettere che nei processi intentati, specie contro membri del clero, negli anni 303-304 (Felice vescovo di Thibiuca, Saturnino prete di Abitine, Dioscoro figlio di un lettore di Cinopoli, Filippo vescovo di Eraclea, Euplo diacono di Catania)1 2 non manca mai la richiesta dei libri sacri, di cui l’editto imperiale ordinava la distruzione. È difficile che codesta richiesta mancasse nella Passione primitiva di s. Vin­ cenzo diacono, assai antica, benché non storica. Quindi il vederla omessa in tutti i testi che noi abbiamo, compreso il Parigino, conferma la sentenza del de Lacger, che nessuno di essi può pre­ tendere di essere considerato, nello stato presente, come il testo che Prudenzio conobbe ed utilizzò. Alla stessa conclusione sembra portarci il racconto del mira­ coloso ritorno della salma del martire sommersa in alto mare. Se­ condo il de Lacger (pp. 315. 324. 328) Prudenzio narrerebbe il fatto a questo modo: I marinai, dopo aver compiuta la loro opera ne­ fanda, volgono la prora verso terra, quand’ecco la salma del mar­ tire, tornata a galla insieme con la grossa pietra cui era stata assicurata, correre velocissima dinanzi alla nave. Arrancando a tutta forza, coloro cercano di raggiungerla, ma invano. Sicché molto prima di essi, il sacco 3 col prezioso carico approda felice1 E le domanda ai lectores inviati a Cartagine da Abitine (pass. ss. Dativi, Saturnini etc. 12, 8; 15, 4. 5 ; v. sopra pp. 59. 61). 2 Ma nella migliore recensione degli Atti Euplo non è qualificato diacono. Probabilmente fu un lettore, o meglio, un semplice fedele (v. Note agiografiche fase. 7 pp. 11. 29; Delehaye Commentarius perp. in mart. Hieron. p. 436 n. 1, a dì 12 ag.). 3 Prudenzio lo chiama sparteus culleus (v. 457 s.), funale textum (v. 469), fiscella (v. 493): la passio Ruin. c. 11, p. 328 culleus parricidae, fiscella; la

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DELLA « PA SSIO S . VINCENTtI LE VIT A E »

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mente, sotto gli occhi dei fedeli assembrati sulla spiaggia,1 e quivi l’arena lo ricopre, improvvisando un tumulo, che i fedeli si con­ tentano di ornare come meglio possono. Ma non è così che canta il poeta. Come mai egli avrebbe potuto pensare che i cristiani, vedendo approdare le gloriose reliquie, le lasciassero colà, inter soli aquarumque commercia, turpemente costipate nel culleo dei parricidi, e segnalassero il mucchio di arena che le copriva, con ornati che inevitabilmente avrebbero richiamata l’attenzione dell’implacabile nemico? No, non è questo che dice il poeta. Riferito l’approdo (prius relatos [artus] denique \ humus quieta suscipit, I quam... \ carina portum tangeret), egli prosegue: ‘ Oh felice quel riposto angolo (secessus) dell’ameno lido, che, avvolgendo di arena la santa spoglia, le tenne luogo di sepolcro (v i c e m sepulcri praebuit) infino a quando (dum) la pia cura dei fedeli non le ebbe composto il sepolcro (adornat aggerem),2 conservandola così

passio Paris. (Narbey p. 227 col. 1) ha: insuitur fiscinulae, quasi in culleum parricidae... in eronis angustiis constipatur... insuitur trunculo (leg. erunculo, diminutivo di ero, non registrato nei lessici); la pass. Vat. fiscina... pero (18 р. 269). Insomma vanno lutti d’accordo. 11 culleus, che era propriamente un sacco di pelle (Gloss. 2, 118, 41 culleus àmcòs Pieios; 2, 248, 1 àmcòs Tavpeios; 4, 326, 31 folle bubulum; 5, 283, 21 saccum ex corto crudo; cf. 5, 60,1 ufer ex corio factus, in quo parricidae) poteva anche essere tessuto di sparto (Corpus gloss, δ. 187, 5 c. tunica ex sparto in modum eronis facta, quae liniebatur... pice et bitu­ mine, in quo eludebantur parricidae). 1 P. 324: ‘ Il raconte... que le miracle du retour au rivage eut la foule des fidèles pour témoin, et qu’aussitôt le cadavre recouvert par les sables, les frères décorèrent le tertre ’ . P. 328 ‘ ...les sables formèrent d ’eux-mêmes un tertre (agger, tumulus) au corps rejeté par le flot sur la plage et que les chrétiens ornèrent de leur mieux cette première façon d’ un m ausolée’ . Pru­ denzio dunque descriverebbe un miracolo simile a quello che Eusebio narra avvenuto ai suoi giorni in Cesarea di Palestina, dove la salma del martire Apfiano, sommersa in alto mare, venne subitamente deposta a terra dinanzi alle porte della città (MP 4, 15), o meglio, come quello verificatosi a Cartagine durante la persecuzione vandalica, quando i corpi di sette monaci affondati in alto mare, tornarono illesi alla riva eadem hora, sicché gaudens quae aderat multitudo corpora sanctorum martyrum diligenti tradidit sepulturae (p a s s i o с. 15, ap. Viet. Vit. ed. Petschenig p. 113). * Per adornare in senso di preparare, approntare, v. E. Diehl Inscript, lat. christ, vet. η . 3332 ( = de Rossi Inscr. chr. 1, 5, dell’a. 217) patrono piissimo liberti benemerenti sarcophagum de suo adornaverunt; n. 3539 (titolo spagnuolo) Rufo... Viventìus sepulcrum adornavit; η . 1788 α ( = CIL 14,1937) satietis marty­ ribus... Donatus episcopus tumulum adornavit. Cf. Thesaurus l. L. s. v. adorno, coi. 818, 35 ss. — Per agger = sepulcrum v. per es. Arnob. adv. nat. 1, 46 qui... praecipiebat... prodire ab aggeribus conditos; Paulin, carm. 19, 146u»«s... 6ene-

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DELLA « PA SSIO S . VINCENTII L E V IT A » »

a beneficio dei posteri’ (o piuttosto, ‘ per il giorno della resur­ rezione’). 1 Al dire di Prudenzio, dunque, il sacco con le reliquie del mar­ tire — perduto di vista dai persecutori — giunge quietamente in un riposto angolo (secessm) del lido, e quivi le onde ed il vento accumulano sopra di esse una quantità di arena. È luce clarius che ciò non avvenne sotto gli occhi della folla dei fedeli. Poco di poi però, conosciuta la presenza del corpo sul lido (il poeta non sa o non si cura di narrarci il come), essi gli diedero sepoltura; una umile sepoltura, s’intende, come si poteva sotto il fuoco della persecuzione, ma decorosa e, sopra tutto, sicura. La supponiamo in aperta campagna, simile a quella di s. Saturnino di Tolosa, 2 non in una basilicula, come vuole la passio, benché codesta basilicula possa non essere una immaginazione dell’agiografo. Sembra infatti assai verisimile che nei primissimi tempi della pace, senza rimuovere il corpo dal suo sepolcro originario, gli sia stata fab­ bricata sopra una piccola cappella, o cella memoriae, che, traslate più tardi le reliquie in una grandiosa basilica, potè essere ritenuta contemporanea, o anteriore, al sepolcro primitivo. dicti caespitis agger corpora multa tegens; c o d . T h eo d . 9, 17, h busta diem fun­ ctorum et aggeres consecratos. Cf. Thés. I. L. s. v., coi. 1309, 3 ss. In origine, e piti propriamente, agger significava, come tumulus, il monte di terra innalzato sul corpo o sulle ceneri del defunto. 1 La prima spiegazione trova un appoggio, ad avviso dell’Arevalo, nel v. 343 s. tutamen ut sacrum suis | domi reservent posteris (il sangue del mar­ tire). La seconda spiegazione proposta da Nebrissa, confirmari potest, nota l’ Arevalo (al v. 512, M. 60, 406), hymn. s. Fructuosi vers. 136 ‘ sed ne reliquias resuscitandas | et mox cum Domino simul futuras | discretis loca dividant se­ pulcris ’. 2 La storia della tomba di s. Saturnino, che si legge nella passio ce. 5. 6 (Ruin. p. I ll), fu dottamente commentata dal de Rossi Bull, crisi. 1878p. 128 ss. Saturnino, subito dopo il martirio, è sepolto quam maxime iti proximo loco, quasi a fior di terra, coactis apte scrobibus, ne forte sacrilegae mentis homines, si aliquid... tumulo viderent honoris adhiberi, effossum statim corpus discerpe­ rent et eriperent ipsam tenuem sepulturam. Poi, sempre nell’ èra delle persecuzioni, il vescovo Ilario assicura.le reliquie, circondandole di un’opera laterizia ed erigendovi sopra basiliculam admodum parvam. In fine, nell’età della pace, il vescovo Silvio fabbrica in onore del santo pulchram et speciosam basilicam, in cui Esuperio trasferisce le reliquie. Simile è la storia della sepoltura di s. Giu­ liano di Brivas (v. Nota VI). Cosi pure s. Sinforiano di Autun (se ascoltiamo la passio c. 8, ap. Ruin. p. 71) appena decollato venne sepolto ad fontem qui extra publicum campum est, in parva cellula, non longe a basilica quae summo studio antistitis nostrae ecclesiae (Eufronio; v. Greg. Tur. Hist. Francor. 2, 15; cf. Delehaye Origines p. 401) celsum protulit aedificata fastigium; fulget non uno mu­ neris sui ornata privilegio, patroni nostri Symphoriani martyris referta virtuti­ bus. Queste parole ricorrono nella passio s, Iuliani.

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DE LLA « PA SS IO S. VINCENTII LEVITAË »

In conclusione, il racconto di Prudenzio non diversifica sostan­ zialmente da quello della passio. Le reliquie di Vincenzo, portate a riva e nascoste sotto l’arena, furono presto ritrovate dai fedeli e onorate di un’umile sepoltura. Sopravvenuta la pace (subactis hostibus I iam pace iustis reddita, v. 51B s.), da quella tomba, che forse nel frattempo era stata coperta con una basilichetta o una cella, il santo corpo fu traslato solennemente in una basilica prossima alle mura di Valenza e deposto sotto l’altare. Prudenzio e la passio diversificano solo in questo, che il primo tace del modo onde i fedeli ebbero conoscenza del luogo in cui il corpo del martire aveva approdato, la seconda mostra sapere che ciò avvenne per rivelazione.

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V

GLI A TTI DI S. FRUTTUOSO DI TARRAGONA

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GLI ATTI DI S. FRUTTUOSO DI TARRAGONA

Gli Atti dei ss. Fruttuoso, Augurio ed Eulogio non sono nè pretendono di essere un semplice estratto del protocollo ufficiale, seguito dai cenni più indispensabili sull’esecuzione della sentenza (come per es. gli Atti dei martiri Scilitani, di s. Massimiliano il coscritto, di s. Grispina di Thagora); essi sono altresì diversi da quelle narrazioni diffuse e un po’ retoriche, ma schiette e com mo­ ventissime, le quali, sorvolando sugl’interrogatorì, si propongono in primo luogo di divulgare i giocondi colloqui, le visioni edifi­ canti dei confessori constituti sub ictu gladii (come le Passioni di Perpetua, di Mariano e Giacomo, di Montano e Lucio). Cos’è dunque la passio s. Fructuosi? A mio vedere è, e più dovette essere in origine, un magro racconto, direi quasi una cro­ naca degli ultimi giorni dell’eroico vescovo di Tarragona; una cro­ naca non tanto dei fatti, quanto delle parole memorabili che egli pronunciò nel momento della cattura, dinanzi al giudice e sulla via del supplizio, dopo la condanna. Gronaca redatta, a breve di­ stanza dagli avvenimenti, da persona non letterata, nè apparte­ nente al clero, nè vissuta nella intimità del martire, ma che, se­ condo ogni verisimiglianza, assistette al processo e che di quanto non vide con i propri occhi nè udì con le proprie orecchie, ebbe diretta notizia da testimoni degni di fede. Gli studiosi notarono, è già gran tempo, che la passio s. Fru­ ctuosi fu conosciuta e fedelmente seguita da Prudenzio nell’inno sesto del irepì στεφάνων, in honorem beatissimor. mart. Fructuosi ep. et Augurii et Eulogii diaconum.1 E notarono pure che la passio medesima era letta pubblicamente nelle chiese d’Africa al tempo di s. Agostino, il quale ne riporta ad verbum alcuni luoghi.2 Da questi due soli fatti però non segue die la passio s. Fru­ ctuosi sia un testo storico e, meno ancora, che sia un testo immune 1 Così alcuni codici di Prudenzio, fra cui l’ Ambrosiano D 36 sup. del see. VII; così pure l ’antico calendario di Carmona edito da F. Fita (Boletin de la Beai Academia de la Historia 55, 1909, p. 279). Ma gli editori di Prudenzio, com­ preso l ’ultimo, J. Bergman (Vindobonae-Lipsiae 1926), preferirono la forma più comune diaconorum. 2 V. serm. 373, ap. M. 38, 1249.* *

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GLI A T T I DI S. FRUTTUOSO DI TA RR A G O N A

da interpolazioni. Prudenzio versificò testi agiografici spesso gra­ vemente alterati, e non tutte le Passioni che s. Agostino sentì leg­ gere e su cui predicò, meritano cieca fede. Perfino degli Atti di s. Cipriano di Cartagine egli conobbe e citò una recensione inter­ polata, 1 se vanno accolte in proposito — come ritengo — le con­ clusioni di R. Reitzenstein.1 2*4 Occorre pertanto analizzare coscienziosamente la passio s. Fru­ ctuosi e vedere se non contenga elementi inammissibili in uno scritto del secolo III volgente ormai al IV. Essa comincia, senza alcun preambolo, con la cattura di Frut­ tuoso in Tarragona,3 Valeriano et Gallieno imperatoribus (dice l’edi­ zione Bollandiana seguita dal Ruinart), Aemiliano et Basso con­ sulibus, X V II Kal. Febr., die dominica. In questa data, del resto esattissima, colpisce a bella prima la menzione degli imperatori regnanti. Per tutto alirove infatti tro­ viamo datati gli anni con i soli nomi dei consoli: per es. Prae­ sente bis et Claudiano conss., X V I Kal. Aug. ; 1 Id. Sept., Tusco et Basso conss. ; 5 X Kal. Sept., Augusto et Aristobulo coss. ; 67 Tusco et Anulino coss., IV id. Mart. ; 1 Fausto et Gallo coss., I l i Kal. Nov. ; 89 < Volusianoy et Anniano coss., XIII Kal. Sept. 9 Se non che le pa1 Sermo 27 Guelferb., ap. Morin S. Augustini sermones post Maurinos re­ perti, Romae 1930, p. 532 ss. ; sermo 309 Maurin., ap. M. 38, 1410 ss. a In Die Nachrichten iiber rlen Tod Cyprians, Heidelberg 1913, p. 23 ss. A me, confesso, le interpolazioni segnalate dal Reitzenstein non sembrarono in­ discutibili (v. Di un nuovo studio sugli Acta proc. s. Cypriani, in Studi Romani 2, 1914, p. 202 ss.): non posso però non rimettermi al giudizio dei più com­ petenti (v. Reitzenstein Bemerkungen sur Martyrerliteratur, in Nachrichten von kon. Gesellsch. d. Wissensch. su Gottingen 1919 p. 177 ss.; H. Delebaye Les Pas­ sions et les genres littéraires, Bruxelles 1921, p. 87 ss.). * La passio, nei codici che ho potuto collazionare, non dà la forma Tarraco, bensì Tarracona, anzi Tharacona (nel solo Montepessulano 55) e Terracona. Tarracona occorre in CIL 2, 6239, in Orosio adv. pag. 1, 2, 104 (accanto a Tarraco 7, 2, 8), nel Martirologio Geronimiano a dì XII kal. Febr., p. 52 ed. DelehayeQuentin ( Tai-acona), in Sozomeno HE 9, 13, ap. M. 67, 1621 ( Ταρρακόνη) e già in Cassio Dione 41, 24, 3 (Ταρρακώνη). Terracona è la forma invalsa nel Me­ dioevo (v. Schulten in Pauly-Wissowa RE s. v. Hispania, col. 1976), Cf. Tar­ racina e, forma corrotta, Terracina (Philipp in Pauly-Wissowa RE s. v. Tar­ racina, col. 2395). 4 Passio sanctor. Scilitanor. 1 (ap. Gebhardt p. 22). 5 Acta s. Cypriani ep. 2, 3 (ap. Reitzenstein p. 20, 6: cf. p. 35, 8). 6 Acta ss. mart. Claudii, Asterii etc., 6 (ap. Knopf-Kriiger p. 109). 7 Acta s. Maximiliani 1, 1 (ap, Knopf-Kr. p. 86). 8 Pass. s. Marcelli 4 (ed. Delehaye in Anal. Rolland. 41 p. 265). 9 Acta purgationis Felicis etc. 4, 1 (ap. Gebhardt p. 206). — Chi datava (come spesso in Egitto) con gli anni di regno degl’imperatori, senza tenere

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GLI A T T I DI 8 . FRUTTUOSO DI TA R R A G O N A

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role Valeriano et Gallieno imperatoribus, ovvero (come legge la maggioranza dei codici) sub Valeriano et Gallieno impp., origina­ riamente facevano parte, io ritengo, non della data con cui si apre il racconto, bensì del titolo.1 A ogni modo è certo che codeste parole, o nella data o nel titolo, figuravano in testa alla passio già al tempo di Prudenzio, il quale altrimenti non avrebbe forse pen­ sato di attribuire la persecuzione, di cui fu vittima s. Fruttuoso, per l’appunto a Gallieno.2 Che dei due Augusti egli nomini uno solo e, per giunta, quello che si dimostrò meno ostile al cristia­ nesimo, che anzi, dopo la fine tristissima del padre, si affrettò a pubblicare un editto di tolleranza, ordinando di restituire alla Chiesa i cimiteri e i luoghi di culto, che erano stati posti sotto sequestro e poi confiscati,3 non può meravigliare alcuno: gli editti del 257 e del 258 avevano portato i nomi di entrambi gl’imperatori, e conto dei consoli, scriveva per esempio έτους ζ ( = 2 5 9 -2 6 0 ) αύτοκρατόρων καισάρων Πουπλίου Λικιννίου Ούαλεριανοΰ κα'ι Πουπλίου Λικιννίου Ούαλεριανοΰ Γάλλιηνοΰ (Ο χ. ρ α ρ . 1 2 7 3 , 4 2 ), έπ'ι τ ο ΰ e έτους Ούαλεριανοΰ κα'ι Γάλλιηνοΰ κα'ι Κορνη\ίου Ούαλεριανοΰ σεβαστών (Οχ. ρ α ρ . 16 4 9, 3 ), e così via. Anche a Dura Oropos gli Atti notarili si datarono con gli anni di regno degli imperatori, premettendo però la data consolare. Così per es. la pergamena 2 3 del gennaio ISO d . C . : ( ’ Giri ύττ]άτωι> Βρουντίου Πραΐσεντι το δεύτερον καί ’Ιουλίου Ούήρου το δεύτερον, €tov[ s] [βί]κοστοΰ της αύτοκράτορος καίσαρος Μάρκου Αύρηλίου Άντωνείνου, τετά ρτου δε έτους της αύτοκράτορος καίσαρος Λουκίου Αύρηλίου Κομόδου υ'ιοΰ αύτοΰ σεβαστών ηγεμονίας (V. C. Brad­

ford Welles Die sivilen Archive in Dura, ap. Wenger-Otto Münchener Beitrdge sur Papyrusforschung 1 9 , München 1 9 3 4 , pp. 3 8 2 -3 8 9 ). 1 Cf. per es. passio... Maximae et Donatillae et Secundae, quae passae sunt sub Maximiano imperatore etc.; passio beatissimi Fabii... qui passus est in civi­ tate Caesarea sub Diocletiano et Maximiano consulibus etc. (Anal. Bolland. 9, 1890, pp. 110. 123). Altre volte gl’imperatori sono nominati, invece, alla fine. Cosi una recensione degli Acta s. Cypriani termina : Passus est autem, beatissi­ mus Cyprianus... sub Valeriano et Gallieno impp. (Reitzenstein Bemerkungen etc. p. 217; Knopf-Kr. p. 64, 5). In modo simile termina tutta una serie di passiones (pass. ss. Carpi, Papyli et Agathonices; pass. s. Maximi; passio ss. Petri, Andrene etc.; Acta disput. s. Acacii; pass. ss. Luciani et Marciani; passio s. Irenaei etc., ap. Knopf-Kr. pp. 10-11; 60. 61. 104-105; Ruin. p. 143 Veron.). 2 Περί στεφάνων 6 , 41 iussum est Caesaris ore Gallieni, | quod princeps colit, ut colamus omnes. — 4 1 aeternum colo principem dierum, | factorem dominumque Gallieni. Gallieno da solo non s’ incontra, quale persecutore dei cristiani, se non in testi agiografici rimaneggiati, o destituiti di ogni valore storico: vedi sopra Nota li pp. 77. 81 nota 3. 3 Vedi P. Allard Les dernières persécutions du IIIe siècle, Paris 1907, p· 175 ss. ; cf. Duchesne Histoire ancienne de l’Église 1, Paris 1906, p. 380; A. Ehrhard Die Kirche der Mdrtyrer, München 1932, p. 79 ss. Per le eminenti qualità di Gallieno come imperatore v. anche M. Rostovzev Storia economica e sociale delVI. B., Firenze (1933), p. 515 ss.

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O LI A T T I S I S. FRUTTUOSO S I T A R R A O O N A

d’altra parte mentre Gallienus si prestava bene al metro, Valerianus non si prestava. La data, ripetiamolo, è esatta. Nell’anno in cui furono consoli Emiliano e Basso (259 d. C., terzo della persecuzione di Valeriano) il giorno 16 gennaio, X V II K al, Febr., cadde precisamente di do­ menica. Vero è che dei codici potuti collazionare da me nessuno ha X V U Kal. Febr., bensì XV1I1 Kal. Febr. (il cod. Monac. 3514) ο X V Kal. Febr. (il cod. di S. Pietro in Vat.). Ma poiché la passio, d’accordo con gli antichi Calendari, vuole condannato a morte Fruttuoso il venerdì 21 gennaio, sei giorni dopo la cattura, la correzione di XVIII ο XV, in XVII — eseguita già dal Bollando — non ammette alcun dubbio. Il 16 gennaio 259, dunque, si presentano all’ uscio di casa del vescovo Fruttuoso sei beneficiarii addetti ali'officium del governa­ tore della Hispania citerior: 1 Aurelius, Festucius (o Festutius) , 2 Aelius, Pollentius, 3 Donatus, Maximus. Non hanno bisogno di pic­ chiare, perchè il santo, appena ne ode il rumore dei passi (pedibulum) , 4 esce loro incontro, certo immaginando di che cosa si 1 Dei beneficiarii addetti al legatus Aug. governatore della Hispania cit. (chiamati beneficiarii consularis, perchè quel legatus era vir consularis: iWriiròs ιίγβ/ιώκ, Strab. 3, 4, 20) non poche iscrizioni si rinvennero a Tarragona (CIL 2, 4144. 4148. 4149. 4153. 4154. 4100. 4163. 4164. 4167. 4624). Tutti i redores pro­ vinciarum solevano avere al proprio servizio come poliziotti alcuni beneficiarii: così pure i prefetti del pretorio, i tribuni, i procuratores. V. De Ruggiero Di­ zionario epigr. s. v. beneficiarius, p. 993; Doinaszewski in Pauly-Wissowa RE s. v., col. 271 s.; Rostovzev op. cit. p. 551 s. 2 Per i nomi propri desinenti in utius v. A. Zimmermann Die Personennatnen auf-atu s -Utius, in Wolfflin’ s Archiυ 13, 1904, p. 130 ss. Egli non conosce alcun Festutius; nome raro, senza dubbio, peraltro non ignoto (v. St. Gsell Inscriptions latines de l’Algérie, Paris 1922, n. 1241). 2 Un codice ha Pulentinus (corr. Pilent.), in origine forse Pollentinus, che occorre anche in qualche iscrizione di Spagna (CIL 2, 6177; cf. 1242. 5498 Pol­ lentina; 3. Serra-Vilaró Excavaciones en la necrópolis romano-cristiana de Tar­ ragona [Junta superior de Excavaciones, Mem. 104] p. 93 iscr. η. 4 Lueius Rufidius Pollentinus). 1 Vorrei che non venisse più neppure ricordata dagli studiosi la spiega­ zione del vocabolo pedibulum proposta dal Baronie ad an. 262, 61, secondo la quale pedibulum significherebbe un piccolo pedum con cui i littori solevano percuotere gli usci. Ma in prima, i littori percotevano gli usci per annunciare agli abitanti l’ arrivo del magistrato che veniva a visitarli (Liv. 6, 34, 6; Petron. Sai. 65; Plin. H7V 7, 30, 112), non percotevano, o almeno non consta che percotessero a quel modo, gli usci di coloro ch’essi avevano l’ ordine di trarre in arresto. In secondo luogo i beneficiarii sono altra cosa dai littori e noi igno­ riamo se avessero o no una verga per insegna. In ogni caso sarebbe stata, la loro, una virga simile alla vitis che eui monumenti figurati impugnano i cen­

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tratti.1 Gli dicono: ‘ Vieni, il preside ti vuole insieme con i tuoi diaconi’. Ed egli: ‘ Andiamo; ma se permettete,2 mi ca lzo’. Chè era in soleis o, come si direbbe oggi, in pianelle.3 ‘ Calzati a piacer t u o ’, replicano i beneficiarii. Il breve dialogo pone mirabilmente in rilievo la intrepidezza del martire, la imperturbabile serenità del suo spirito. Dire a un ve­ scovo nel 259 ‘ Il preside ti vuole ’ era il medesimo che annun­ ziargli l’estremo supplizio. Eppure Fruttuoso non solo si dichiara pronto a partire immediatamente, ma riflette anche alla conve­ nienza di mettere i calcei, 4 per comparire vestito come si deve in turioni e talvolta gli equites singulares, e che sappiamo essere stata portata anche dagli evocati (Cass. D. 55, 24, 8) ; non mai un pedum, cioè la virga in­ curva (Serv. ad Verg. ecl. 5, 88; cf. Fest. pp. 258, 24 ; 324, 24 Thewrewk de Ponor,) propria dei pastori. Nè del resto pedibulum è diminutivo di pedum, nè il suo significato dà luogo al minimo dubbio (v. Greg. Tur. Hist. Francar. 3, 15, ed. Arndt-Krusch p. 124, 19 audiunt pedibulum equitum currentium). 1 II passo pesante di sei uomini dalle grosse caligae abbondantemente guernite di chiodi (v. per es. Cagnat-Chapot Manuel d'arch. rom. 2, Paris 1920, p. 320; E. Saglio Dictionnaire des antiquités s. v. caliga, p. 849) si dovette sen­ tire a distanza e riconoscere facilmente. Aggiungi che Fruttuoso, in un anno come quello, di spietata persecuzione dell’alto clero, non poteva non stare sempre all’erta. * Il codice Monacense (V), il più antico di tutti, legge aut vultis, il Montepessulano 55, prossimo per età al Monac., aveva anch’ esso aut vultis, ma fu corretto in ut vultis, negli altri sta o ut vultis o aut si vultis o quo vultis, tutte correzioni ex ingenio di aut vultis. La più probabile di queste emendazioni mi sembra aut si. In V si vedono omesse parecchie particelle e parecchie paro­ lette, p. es. et avanti a Maximus (1, 1), avanti a fraternitas (1, 3), avanti a Fructuosum (2, 2), die avanti a X II kal. (2. 1), nec avanti a imperatorum vultus (2, 3), esse dopo debere (3, 1), post innanzi a haec (c. 5). 3 In casa o si stava addirittura scalzi, «ttdis pediàws (Sueton. Nero 68; Plin. epist. 6, 16, 5; cf. Asin. Poli., ap. Cic. ad fam. 10, 32, 3) o con le semplici so­ leae (S. Fulgentii vita c. 18, 37, ap. M. 65, 136 intra monasterium sane interdum soleas accipiebat, frequenter nudis pedibus ambulabat) ; alie quali soleae, dovendo escire in città, si sostituivano i calcei (Cic. de rep. 1, 12 ; Sueton. Octav. 73; Plin. epist. 3, 1, 4; 9, 17, 3); poiché per urbis vias soleatos ingredi era ritenuto nequa­ quam decorum (v. Geli. 13, 22 [21], 1 e gli altri autori citati da V. Chapot ap. Daremberg-Saglio Dictionn. s. v. solea, p. 1389 col. 2). Gl’ invitati a pranzo, appena posto piede nella casa ospitale, deponevano i calcei con cui erano venuti, per farsi allacciare invece dal proprio servo le soleae. A mensa erano deposte anche le soleae che venivano riprese alla fine, onde soleas poscere valeva quanto al­ zarsi da tavola e andarsene. __ 1 Era un’operazione di pochi istanti e da compiersi li stesso, sotto gli occhi dei beneficiarii; perchè Fruttuoso avrà tenuto i suoi calcei appesi vicino all’ in­ gresso, come sembra fosse uso (loh. Chrysost. de virg. subintrod. 9, ap. M. 47, 508, 21 S. oiòv yàp βστιν βίσελθόντα els... οικίαν àpâv υποδήματα... κρβμάμενα). Non parlo delle persone d’alto rango,^che naturalmente si calzavano nel proprio

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città e dinanzi al governatore.1 Sarebbe puerile valersi delle po­ chissime e insignificanti somiglianze della cattura di Fruttuoso con altre catture di martiri (sopra tutte con quella di s. Policarpo)2 per screditare una scena che nella sua semplicità e naturalezza offre un sorprendente sigillo di verità. Per me, il dialogo venne riferito senza dubbio all’agiografo da persona che fu presente, forse dai beneficiarii stessi a lui ben noti. Nè meno puerile sarebbe il voler sostenere che nel testo della passio adoperato da Prudenzio non si leggesse il dialogo fra poli­ ziotti e vescovo. Mentre infatti da una parte si comprende facil­ mente come le poche e prosastiche parole scambiate dal santo con le guardie male avrebbero potuto trovar luogo in una narrazione lirica, specie al principio; dall’altra sembra evidente che i versi 13-15 Fructuosus ibat, |accitus quia praesidis repetite |iussu vene­ rat... I levitis comitantibus duobus sono una metafrasi dell’inizio della passio com’è attualmente. A c c i t u s praesidis iussu allude all’intimo dei beneficiarii: Praeses te a r c e s s i t 3 (al. accersit, al. accercubiculum (Cie. de rep. 1, 12 calceis... sumptis e cubiculo est egressus. Sueton. Oct. 37 calceos numquam non intra cubiculum habuit [Augustus]). 1 La calma stupenda del vescovo di Tarracona richiama alla mente, per contrapposto, il fatto di Salia thesaurorum, per Thracias comes al tempo di Va­ lentiniano I, narrato da Ammiano Marcellino 29, 1, 26. Salia, al comparire delle guardie venute per tradurlo alla udienza, quasi ruina incidentis inmensi terroris repente perculsus, mentre appunto calceo inserit pedem, cade morio inter relinentium manus. 2 Quando arrivano i Λωγμίται e gli l-mreîs, Policarpo sta riposando êv nu αωματίωι... èv ύπερώnot, come Fruttuoso in cubiculo (per il valore di δωμάτιον, V . Grégoire-Kugener, Marc le Diacre, Vie de Porphyre évêque de Gasa, Paris 1930, p. 139 s., nota a c. 97, 16). Ma avvertito (άκούσαε), scende subito a basso a parlare con essi (καταβάε διελεχθη aèroîs, martyr. 7, 1-2), come Fruttuoso, ut sensit pedibulum ipsorum, prodiit foras ad eos. Ben più significante è la somi­ glianza della cattura di s. Policarpo per es. con quella di s. Nestore, vescovo di Magydus, e più ancora sarebbe, se della passio di quest’ ultimo avessimo l’ori­ ginale greco. L’ antica versione suona: Cum venissent igitur ad domum episcopi Nestoris persecutores (certo il gr. Λωγ/ιΐται) atque alii ex civibus (forse gli Imreìs, volontari, secondo il Mommsen, di classe più elevata dei Smypirm a piedi. Strafr. p. 308 nota 4)... circumcinxerunt demum eius, et accedens unus ad ianuam coepit clamare. Beatus autem martyr erat in oratione et unus de pueris suis nuntiavit ei dicens quia For is quaerunt te. Cum ergo complesset orationem.., exiit... habens mafortiolum super caput suum (come costumavano i vecchi egli infermi, v. Nuovo Bull. 1904 p. 11). Ille autem dixit: Filioli, quae est causa qua venistis ad me? Dixerunt illi: Vocat te irenarchus et omnis curia etc. (pass. 1, 3, ap. Acta SS. Bolland. voi. 3 di febbr., p. 629; cf. Nuovo Bull. 1904 p. 9 ss.). 3 Leggo così con i due codici più antichi: è la forma che danno anche i mi­ gliori codici d is. Cipriano de mort. 18 (p. 308, 15 Hartel) ; epist. 66, 5,2 (p. 224, 3 Bayard).

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siri iussit) cum diaconibus tuis. E 1’avverbio repente ha ben l’aria di essere stato suggerito dalla circostanza delle soleae. Prudenzio in quel presentarsi di Fruttuoso sull’uscio di casa in semplici san­ dali vide un segno del repentino comparire dei poliziotti; e — parmi — non senza ragione. Perchè, se quel giorno il santo avesse avuto sentore della chiamata del preside, non si sarebbe lasciato sor­ prendere così, in abito da casa.1 Dove menarono le guardie i tre prigioni? La passio dice sol­ tanto: qui mox uV1 venerunt (o mox advenerunt) ,3 confestim rece­ pti sunt in carcerem.4 Dove non si esiterebbe a supplire, o a sot" tintendere, le parole ad praetorium (poiché dal praetorium era partito l’ordine; praeses te arcessit etc.), se Prudenzio non mostrasse aver letto invece ad forum (v. 14 venerat ad forum sacerdos).5 E veramente i cri­ stiani appena catturati solevano essere condotti nei fori, o per subire ivi un primo interrogatorio da parte dei magistrati muriicipali (che 1 Gli arresti si solevano fare per sorpresa, allora come sempre. Ma non di rado accadeva che gl’imputati venissero avvertiti in tempo da qualche amico. Nel Martirio di s. Policarpo si dice che egli avrebbe potuto sottrarsi ancora alle ricerche della polizia, ma che non volle (7,1, ap. Knopf-Kriiger p. 3). Pionio, Sabina e Asclepiade si fecero trovare con catene intorno al collo, Tra είδωσι navres ότι κβκρίκασιν eis φυλακήν evOéoos άηαχθηναι (martyr. 2, 3-4,. ap. Knopf-Kr. p. 46). S. Cipriano, informato che dei frumentarii avevano ricevuto l ’ ordine di tradurlo ad Utica, ebbe agio di abbandonare nascostamente i suoi giardini (epist. 81, 1, ed. Bayard p. 321). 2 Mox ut frequente p. es. in Orosio 1, 19, 6; 2, 4, 6; 5, 24, 6 (cf. Vindex verborum nella ediz. Zangemeister). 3 Così uno dei codici più antichi; altri mox venerunt. Mom} = simulae, non offre alcuna difficoltà (Actapurg. Felicis 1, 3, ap. Gebh. p. 205 mox... epistolam... pertulistis, statim ad scribam... misi: Commodian. 1, 24, 19 mox moreris, du­ ceris in loco maligno·, cf. 1, 29,16; apoi. 979; Lucif. de non cono. 1, p. 3, 23 Hartel; Ennod. epist. 8, 4 p. 203 Hartel. Altri esempi presso J. C. Jones Simul, simulae und Synonima, in Wolfflin’s Àrchiv 14, 1906, p. 529 ss.). * Espressione giuridica (Ulp. de custod. reor., Big. 48, 3, 1, procos, aesti­ mare solet utrum in carcerem recipienda sit persona ; cf. Dig. 28, 3, 6, 7 ; 48, 3, 13) frequente nelle passiones, a cominciare da pass. s. Perp. 3, 5 recipimur in carcerem. Si diceva anche semplicemente recipi (pass. ss. Montani,Ludi etc. 12, 3; gesta ap. Zenoph. 2, 15, pp. 152, 30; 191, 1 Gebhardt). Quindi personae receptae erano i detenuti (cod. Theod. 9, 3, 5). 5 Sul forum di Tarragona, menzionato in due iscrizioni (CIL 2, 4275. 4278) vedi J. Puig y Gadafalch L 'arquitectura romànica a Catalunya 1, Barcelona 1909, pp. 133. 170. 173; Schulten in Pauly-Wissowa BE s. v. Tarraco, col. 2402, e sopra tutto J. Serra Vilaró, Junta superior de Excavaciones y Antigüedades, Mem. 116, Madrid 1932, p. 40 ss. Cf. G. Heuten L'histoire ancienne de la pé­ ninsule ibérique in Antiquité classique 3, 1 (Bruxelles 1934) p. 278 s. Per l ’espres­ sione advenerunt ad forum, v. Plaut. Capi. 786 quom extemplo ad forum adve­ nero.

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non è il caso nostro) o per esser fatti spettacolo in exemplum al popolo ivi sempre numeroso.1 Nei fori tenevano anche udienza co­ munemente i praesides provinciarum, sicché il governatore della Hispania cit. avrebbe potuto benissimo giudicare e condannare quel giorno stesso,2 nel foro di Tarraco, Fruttuoso e i suoi dia­ coni. Ma o che egli fosse impedito all’ultimo momento, o che avesse deciso così in precedenza, sta di fatto che i martiri, giunti al foro o al pretorio, invece di essere presentati al governatore, come certo si attendevano, vennero tratti immantinente nel car­ cere. Yi vennero tratti, come s’ha a credere, dagli stessi beneficiarii, che ne avranno fatta regolare consegna ai custodi,3 o al direttore delle carceri; 4 non al carnefice, al carnifex pastus sanguine, come immagina, per licenza poetica, Prudenzio. Il quale, parimente per licenza poetica, immagina che il vescovo, presso la tetra soglia del I Vedi sopra Nota I p. 10. 3 Policarpo è processato e arso il giorno stesso della cattura. Cipriano, arre­ stato il 13 sett. 258, dovrebbe essere interrogato immediatamente, ma per le cattive condizioni di salute del proconsole è dilatus in crastinum (vita 15, 3, p. 25 Harnack; cf. Ada proc. 2, 5, ap. Reitzenstein pp. 14, 12; 20, 14; 36, 2). 3 S. Paolo è consegnato dai magistrati (στρατηγοί) di Filippi rwi δεσμοφύ\ακι (Act. ap. 16, 23); Pionio in Smirne viene rimesso dal neocoro Polemone t o îs δεσμοφΰλαξιν (martyr. 11, 1, ap. Knopf-Kr. p. 51 ; il δεσμόφύλαξ occorre spesso anche nei papiri ; v. Preisigke Wòrterbuch, Abschn. 8 s. v.), Il carcere di Car­ tagine aveva i cataractarii (pass. s. Perp. 15, 5 ; pass. ss. Montani Lucii etc. 17, 1, ap. Gebhardt pp. 85. 156 ; cf. Franchi Gli Atti dei ss. Montano etc. p,15ss.) sinonimo, almeno in sostanza, di clavicularii (CIL 13, 1780 cl[avicularius] care. p[ublici] Lug[dun.y. cf. Thesaurus l. L. s. v., col. 1316, 32 ss.), in greco κΧαβικουλάριοι (Lyd. de mag. 3, 8. 16, ed. Bonn. pp. 201, 4; 210, 8 ;c f. Preisigke Sammelbuch 2254, 3 κλαουικουλάριοε]) ο καπικλάριοε (martyr. XL mart. 3, ap. Gebh. p. 173, 24 ; cf. Krumbacher Ber hi. Georg in d. griech. Ueberlieferung, München 1911, p. 48, 14). Con perifrasi retorica Libanio dice ó -rijs θΰραε κΰριοε (or. 33, 30; 45,10, ed. Foerster 3 pp. 180. 363). 1 cataractarii (e quindi anche i clavicu­ larii, se erano tutt’ uno) avevano i loro ministri (pass. s. Perp. ; pass. ss. Mon­ tani, Lucii etc. 11. cc.). 4 Direllor e del carcere militare (career castrensis) era un ufficiale detto optio carceris (v. pass. s. Perp. 16, 4, ap. Gebhardt p. 86, 8 ; De Ruggiero Ois. epigr. s. v. career), optio praepositus carceri (pass. s. Perp. 9 ,1, ap. Gebh. p. 75), che però non di rado era sostituito da un sottufficiale dell’o/)Îctwm, un beneficiarius, un frumentarius (v. Cagnat L'armée romaine d’Afrique p. 130), talvolta da un semplice legionario (CIL 3, 433). II direttore delle carceri che i LXX (Gerì. 39, 21 ; cf. Philo Quod Deus sit inm. 112. 116) denominano άρχιδεσμοφΰΧαζ e άρχιδεσμώτηε (Gen. 40, 4), Filone ròv èyepòva τοίί δεσμωτηρίου (op. cit. 113), si trova reso in lat. princeps carceris. Altra cosa pare il princeps a custodiis (o a custodibus), di cui fanno menzione gli Acta Cypriani 2 (ap. Reitzenstein pp. 14, 7-8; 20, 9-10; 45, 10-13).

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carcere rivolga un breve fervorino ad Augurio ed Eulogio: Mecum state, viri, vocat cruentus I ad poenam coluber Dei ministros; \ ne mors terreat, est parata palma etc. (v. 22 ss.). Colà non tardarono ad accorrere numerosi i fedeli (fraternitas), portando al recluso rinfreschi e chiedendo preghiere (refrigerans et rogans ut eos in mente haberet).1 Con le quali parole è adom­ brato per sommi capi uno di quei convegni edificanti, che si ripe­ tettero in tutte le carceri dell’Impero, in tutte, le persecuzioni.1 2 Giova soltanto notare, quel che già altri, del resto, ha rilevato da tempo, le espressioni adoperate dal nostro agiografo avere tutto il sapore del secolo III.3 La passio non ci dà (e neppure Prudenzio) ulteriori notizie sulla prigionia del vescovo tarraconense, tranne l’avere egli ammi­ nistrato nel carcere il santo battesimo a un catecumeno di nome Rogaziano, battesimo cui accenna altresì Prudenzio in termini ge­ nerici (v. 29 exercent ibi mysticum lavacrum). È lecito pensare che Rogaziano fosse un detenuto vicino a morte. Comunque l’ammi­ nistrazione del sacramento in carcere non è un fatto senza esempi. Durante la stessa persecuzione di Valeriano, le prigioni di Carta­ gine videro il battesimo di un Donatianus catecuminus.4· Altri esempi attesta di averne rilevati s. Agostino in Atti di martiri dell’ultima persecuzione, oggi perduti.5 Durò la prigionia di Fruttuoso e dei suoi diaconi appena sei giorni, dalla domenica cioè alla mattina del venerdì, quando, me­ 1 11 V . refrigerare piace a a . Perpetua, che l ’ usa spesso (pass. 3, 4, 7 ; 8, 1 ; 9, 1; 16, 3). Fa specialmente al caso nostro 9, 1 praepositus carceris... multos ad nos admittebat, ut nos et illi invicem refrigeraremus. Così pure 16, 4, dove Io storico narra come, in seguito alle proteste della martire, tribunus iussit illos humanius haberi, ut et fratribus eius et ceteris facultas fieret introeundi et refrigerandi cum eis. Cf. passio s. Montani, Lucii etc. 4, 7; 9, 2, ap. Gebh. pp. 148. 150. Per f r a t e r n i t a s ... rogans ut e o s (i. e. fratres), cf. e x .g r. epist. cleri Bom. ap. Cyprian. 8, 2, 2 (ed. Bayard p. 20) non deserentes f r a t e r n i t a t e m et orantes e o s stare in fide. 2 V. pass. Perp. 11. cc. nella nota prec. ; martyr, s. Pionii 11, 3 (ap. Gebh. p. 104); pass. ss. Montani, Lucii etc. 11. cc., nonché i luoghi notissimi di Ter­ tulliano (de ieiun. 12, ed. Reiiïerscheid p. 290) e di Luciano (de morte Peregr. 12). 3 V. Allard Les dernières pers. du IIP siècle, Paris 1907, p. 106 nota. Per la forinola in mente habere v. specialmente de Rossi Borna sott. 2 p. 17 ss. 4 P a s s . ss . M o n t a n i, L u c i i etc. 2, 1, ap. Gebh. p. 146 Donatianus ca­ tecuminus, qui baptisatus in carcere statim spiritum reddidit, ab aquae baptismo ad martyrii coronam immaculato itinere festinans. Kvidentemente egli fu battez­ zato perchè moribondo. 5 Augustin. Brevic. coll. 3, 17, 33; contra part. Don. 14, 18, ed. Petschenig pp. 83, 22 ss. ; 116, 11 ss. ; cf. sopra p. 40.

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nati ai tribunale (producti),1 e interrogati (auditi) 2 dal governa­ tore delia provincia Emiliano, si sentirono condannare a morte. A Emiliano il redattore della passio non dà il suo titolo ufficiale di legatus Augustorum propraetore, ma unicamente quello, più breve e generico, di praeses. Tale titolo i governatori della Hispania ci­ terior cominciarono a portare, u ffic ia lm e n t e , solo dopo la rior­ ganizzazione amministrativa dell’Impero, verso la fine del secolo III.3 Nell’uso comune però esso era dato ai governatori delle provincie già molto prima.4 Tertulliano per es. nel libro ad Scapu­ lam, che è dell’anno 212, chiama praeses quel'Hilarianus procu­ rator, che la pass. s. Perpetuae c’insegna aver ricevuto interinalmente il gladii ius alla morte del proconsole d’Africa Minicio Timiniano.5 Parimente il martire Flaviano chiama praeses il pro­ curator qui defuncti proconsulis partes administrabat nel 258-259.6 Nè altro titolo dà la passio ss. Mariani et lacóbi7 al legatus Augg. pro praetore,8 che governava la Numidia intorno al 260.

1 Termine giuridico, frequente nei testi agiografici del IJI secolo: per es. vita Cypriani 15, 3 (p. 25 Harnack) rumor increbuit productum esse iatn Thascium; p a s s . M o n t a n i, L u d i etc. 12, 2 produci iubentur et ad praeto­ rium praesidis admoveri·, 15, 4 productus gloriam suam passione perfecit: 18, 1 produci iussus est; 21, 7 productus post confessiones duas, tertiam passione per­ fecit (così va letto col cod. N, non tertia passionem)·, p a s s . ss. M a r ia n i et l a c o b i 9, 1 producuntur in publicum etc. (Gebhardt pp. 152. 155. 156. 159. 142). 2 Verbo anche questo giuridico, usitatissimo dagli agiografi del III secolo. Pass. Perp. 5, 1 rumor cucurrit ut audiremur ; 6,1 rapti sumus ut audiremur·, p a s s . ss. M a r i a n i et l a c o b i 9, 11 factum est ut audirentur aliae classes me quoque assidente; p a s s . ss. M o n ta n i, L u d i etc. 6, 3 incertis tibinam nos praeses audire vellet etc. (Gebh. pp. 69. 70. 139. 148). Cf. Vocabularium iurisprudentiae romanae iussu instituti Savignani compositum 1, Beroliui 1903, s. v. audio, spec. lett. d . 3 Peraltro già nell’anno 283 troviamo vir clarissimus praeses provinciae Hispaniae cit. legatus Augusti pro praetore (CIL 2, 4101. 4103). 4 Aemil. Macer sotto il regno di Alessandro Severo (222-235) scrive va : |»-aesidis nomen generale est... omnes provincias regentes praesides appellantur (Dig. 1 de off. praes. 1, 18). Sueton. A u g . 23 praesidibus provinciarum imperium pro­ pagavit. Cyprian, epist. 80, 1, 3, ed. Bayard p. 320 exemplum litterarum quas ad praesides provinciarum de nobis fecit. 5 Tertull. ad Scap. 3; pass. s. Perp. 6, 3 (ap. Gebhardt p. 71). 6 Pass. ss. Montani Lucii etc. 9. 1 (ap. Gebh. p. 148). 7 Capp. 2, 4. 5; 3, 1. 4 e passim (ap. Gebh. pp. 135, 17. 24. 26; 136, 8). 3 Probabilmente C. Macrinius Decianus; v. Pallu de Dessert Fastes des pro­ vinces africaines 1, Paris 1896, p. 450 s. Aggiungiamo, ad abundantiam, che Pirmiliano (ap. Cyprian, epist. 75, 10,1, ed. Bayard p. 296) dà il titolo di prae­ ses al legato della Cappadocia Sereniano, e che Nemesiano, Felice, Lucio ed altri vescovi, scrivendo a s. Cipriano dalle miniere di Numidia, così si espri-

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Nessuna meraviglia, quindi, che nella passio s. Fructuosi, con­ temporanea di quelle di s. Mariano e Giacomo, di s. Montano è Lucio, il legatus Augg. pro praetore sia appellato genericamente praeses. Siccome peraltro egli appare con tale qualifica generica anche nell’interrogatorio dei martiri, sembra potersene dedurre che quest’ultimo non è un vero e proprio excerptum del protocollo ufficiale, un ά ντίγρ α φ ο ν τω ν ύιτομνηματισμων, giacché nel protocollo al nome del giudice si soleva apporre il suo titolo ufficiale. Da ciò non consegue che l’interrogatorio di s. Fruttuoso meriti meno fede; perchè, a ogni modo, esso va tenuto per l’opera di un con­ temporaneo, il quale si valse di note prese da lui stesso, o da altri, durante, o subito dopo l’udienza. Secco, freddo, rapido, per­ fettamente intonato al momento storico, il dialogo fra il giudice e gl’ imputati spira la verità, si può dire, in ogni parola. Alienissimo dai particolari superflui, o che tali gli sembrino, lo scrittore si dispensa perfino dall’indicare il luogo in cui si svolge il processo.1 Emiliano ordina d’introdurre i tre cristiani: Fruc­ tuosum inpone, Augurium inpone et Eulogium inpone. Questa è, secondo me, la lezione sicuramente originaria. Ognuno comprende invero come il verbo inpone possa a qualcheduno essere sembrato oscuro od improprio, ad altri irragionevole' la sua triplice ripeti­ zione, mentre non si vede il motivo per cui le lezioni facili e, nei testi agiografici, così frequenti introducite, intromittite, meis con­ spectibus praesentate 2 si sarebbero mutate nell’altra molto più dif­ ficile e quasi priva di esempi. Inducti i martiri, pronunciato ex officio il rituale adstant,3 Emi­ liano si rivolge subito al vescovo : 4 ‘ Sai che cosa hanno ordinato m ono: quid nos... apud praesident (il legato della Numidia) dicere deberemus, prior apud acta proconsulis (della prov. d ’Africa) pronuntiasti ( e p i s t . 77, 2, 1, ed. cit. p. 316). 1 Indicazione che molto difficilmente mancava nel processo verbale uffi­ ciale (v. Studi Romani 2, 1914, p. 21ó, ma v. anche R. Reitzenstein Bemerkungen sur Mdrtyrerliteratur, in Nachrichten v. d. konigl. Gesellsch. d. Wissensch. su Gottingen 1919 p. 198 s.). 2 Vedi E. Le Blant Les Actes des martyrs p. 147 dove, fra tanti esempi di inducite, introducite, intromittite, praesentate, vocate, neppure uno di imponite o impone. Occorre però questo verbo in pass. ss. mart. Scilitan. 1 (ap. Gebhardt p. 22) in secretario inpositis Sperato, Nartsalo etc., nonché in pass. s. Phileae 1 (ap. Knopf-Kriiger p. 113) imposito Philea super ambonem. 8 Cf. Le Blant Les Actes des martyrs p. 163 s. Accenna iûVadstant, se non erro, anche Prudenzio v. 32 s t a n t trucis ad tribunal hostis. * I tre personaggi sono entrati nell’ aula l’ uno dopo l’ altro, di mano in mano che il giudice li ha nominati ( Fructuosum inpone — Augurium inpone —

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gl’im peratori?’ 1 Risponde: ‘ Non so che cosa hanno ordinato: io sono cristiano. ’ Senza badare a quest’ultimja dichiarazione, il go­ vernatore ripiglia: 4Ordinarono di adorare gli dèi ’ (deos coli). E Fruttuoso:4Io adoro un solo Iddio, creatore del cielo e della terra e del mare e di tutto ciò che essi contengono’ . 2 Emiliano: 4Sai tu che gli dèi esistono?’ ‘ N o’, è la risposta. E qu eg li:4Lo saprai d o p o ’. Il vescovo, alzati gli occhi al cielo, comincia a pregare in silenzio. Particolare, questo, che gli exceptores dell’offlcium non notarono di certo, ma che non potè sfuggire ai cristiani presenti nell’aula. Intanto il preside fa a voce alta una riflessione : 4Questi (dimostrativo da riferirsi a Fruttuoso e ai suoi pari), questi qui vengono ascoltati, questi temuti, questi venerati, quando non si venerano gli dèi e non si adorano le immagini degli imperatori’ . Le edizioni anteriori alla nostra, in luogo di Hii audiuntur, hii timentur etc. hanno: Qui audiuntur? qui timentur? qui coluntur? Ma questa lezione che, per quanto abbiamo potuto vedere, è data da un solo codice nè dei più antichi (il Bruxell. 207), soddisfa meno dell’altra.3 Chi debba essere adorato invece degli dèi, Frut­ tuoso l’ha detto a ben chiare note: è l’Iddio unico, onnipotente, creatore dell’universo. Come dunque può chiedergli il preside: ‘ Chi et Eulogium inpone). Perciò, prima d’ interrogar li, Emiliano sa già benissimo quale sia Fruttuoso, quale Augurio e quale Eulogio. 1 Emiliano avrà detto, suppongo, sacratissimi imperatores, come Paterno e Galerio Massimo negli asta s. Cypriani 1, 1 [3, 5]; 4, 1 ap. Reitzenstein pp. 12. 15. 16. 21), ovvero imperatores domini nostri, come Anullino nella pass. s. Crispinae 1, 7 (ap. Knopf-Kr. p. 110; cf. Euseb. HE 7, 11, 6, dove il prefetto Emiliano chiama Valeriano e Gallieno robs κυρίους ημών, robs σεβαστούς ημών) ο per lo meno imperatores nostri (come fa per es. A. Vilius Kadus leg. Aug. p. p. della prov. di Giudea: vos a me iussu imperatoris n[ostri] solutos. Pap. d. Soc. It, 9, 1929, n. 1026 A 23; b 15; c 32). 3 È la risposta che danno parecchi martiri in testi storici del tutto indipendenti, e i termini della quale sono suggeriti da Exod. 20, 11; Act. Ap. 4, 24 etc. Giustino filosofo dice: etύσεβοΰμεν eis ròv τω ν χριστιανών θεόν, δν ήγοΰμεθα èνα τοΰτον έ ξ αρχής ποιητήν κα'ι δημιουργόν της πόσης κτίσεως etc. (Act. 2, 5, ap. Knopf-Kr. p. 15). Apollonio: τον θ ε ό ν τ ο ν ποιήσαντα τ ο ν ουρανόν κα'ι την γην κα'ι την θάλασσαν καί πάντα τα έν αύτοΐς σέβομαι καί φοβούμαι (Act. 1, 2, lb. p. 30). Pionio : τ ο ν θ ε ό ν ( σέβομαι) τ ο ν παντοκράτορα τον ποιήσαντα τ ο ν ουρανόν κα'ι την γην κα'ι την θάλασσαν κα'ι πάντα τ ά έν αύτοΐς (martyr. 8, 3 , ib. p. 4 9 ). Cipriano: Nullos alios deos novi,

nisi unum et verum Deum, qui fecit caelum et terram, mare et quae in eis omnia sunt (Act. 1, 2, ap. Reitzenstein p. 12). Dionisio di Alessandria: ήμεΐς... τον ένα θεόν, τ ο ν δημιουργόν τ ω ν απάντων... σέβομεν και προσκυνοΰμεν (ap. Eus. HE 7, 11, 8). Crispina: Ego sacrifico Deo aeterno... qui fecit mare et herbas virides et aridam terram etc. (pass. 2, 3, ap. Kiiopf.Kr. p. 110). 3 Ciò mi accadde di notare, or sono molti anni, in Note agiografiche 4,1912, p. 128.

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si temerà, chi si ascolterà, chi si adorerà?’ No, egli non domanda, ma constata un fatto, a suo giudizio, incontrovertibile : che coloro i quali rifiutano di adorare gli dèi immortali di Rom a1 e gli im­ peratori, augusti signori del mondo, si abbassano ad ascoltare e a venerare degli omuncoli, come quello che gli sta dinanzi. In­ vero, passando al diacono Augurio, il preside lo esorta a non la­ sciarsi ingannare da Fruttuoso, a non ascoltarne le vane parole; e all’altro diacono chiede: ‘ Tu pure adori Fruttuoso?’ Evidente­ mente egli insiste nella sua idea che i cristiani ascoltano e vene­ rano i vescovi, quasi altrettanti dèi.1 2*4 Ma l’interrogatorio ha durato già troppo. Deciso di finirla, Emi­ liano piomba sulla vittima principale: Episcopus es? Fruttuoso confessa intrepidamente: ‘ Sì, lo sono’. ‘ Lo fosti’, corregge il pre­ side, e pronuncia la sentenza di morte contro tutti tFe. Questo epilogo fulmineo offre una affinità sorprendente col processo di s. Cipriano di Cartagine, anteriore solo di quattro mesi e pochi giorni. Galerio Massimo, constatata l’identità della persona, si limita a domandare: Tu papatem sacrilegae mentis homi­ nibus exhibuisti? E udito che sì (Cyprianus dixit: Ego), si ritira per deliberare col consilium e redigere la sentenza. Nulla di più naturale. Emiliano e Galerio Massimo devono applicare la mede­ sima disposizione di legge: episcopi, presbyteri et diacones in con1 Emiliano, secondo il testo della passio, dice deos senza alcun aggiunto, e può darsi che, uomo di poche parole come si dimostra in questo interroga­ torio, si sia espresso appunto così. Ma riflettendo ai probabili termini del­ l ’editto del 257 da lui richiamato {Act. s. Cypr. 1, ap. Reitzenst. p. 12, 5 qui non Romanam religionem colunt debere Romanas caeremonias recognoscere [lezione che, malgrado le osservazioni del Reitz., Bemerkungen, p. 205 s., mi sembra ancora preferibile a ogni altra, se non del tutto certa], cf. 2 p. 46, 7 inimi­ cum te dits Romanis... constituisti; .Eus. HE 7, 11, 7 tous Oeobs rovs σώιζοντas αύτων [i. e. τω ν κυρίων ήμων] την βασιλείαν), viene da pensare ch’egli in realtà abbia specificato gli dèi da venerarsi, dicendo deos Romanos (o Romanorum) coli. Se ciò fosse e l’omissione dovesse ascriversi al redattore, avremmo un in­ dizio, o meglio, un ulteriore indizio delle ipotesi del P. Delehaye, seguita da me, che la passio non ci dia un estratto del processo verbale ufficiale, bensì una epitome dell’interrogatorio, compilata da un testimone. 2 Dalle parole di Emiliano non è lecito arguire che egli aggiustasse fede alla voce calunniosa di un vero culto prestato dai cristiani ai loro sacerdoti (l’osceno culto, di cui Minuc. Octav. 28, 10; cf. Punk ap. Kraus RE s. v. 4Verleumdungeu ’ , p. 940 col. 1; H. Leclercq Dictionn. des ant. chrét. s. v. ‘ accusations’ , col. 274s.). Emiliano allude forse soltanto alle grandi dimo­ strazioni di rispetto e di ossequio, delle quali il vescovo era oggetto da parte dei fedeli, e all’obbedienza prestatagli da coloro che ricusavano d’ inchinarsi agli dèi di Roma e agli Augusti.

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Unenti animadvertantur.1 Una volta posta in chiaro la dignità epi­ scopale dell’imputato, così al legato della Spagna citeriore come al proconsole d’ Africa non resta che emettere la sentenza. Ma mentre questi condanna dopo sentito il parere del consilium,2 e applica la pena capitale più umana, la decollatio, il primo, senza consultare nessuno e forse anche con quel sorriso ironico, che Prudenzio credette vedergli errare sul labbro,3 sceglie una delle forme di esecuzione più rigorose, 4 il vivicomburium, non vietato, certo, ma neppure imposto dall’editto imperiale.5 In qualcuno potrebbe nascere il sospetto che l’attuale passio s. Fructuosi ci presenti fusi in uno due interrogatori, cioè la prima parte di un interrogatorio svoltosi nel 257 o 258 e la fine di quello del 21 gennaio 259. Perchè, se la chiusa dell’interrogatorio, che oggi leggiamo nella passio, rispecchia fedelmente la situazione del 259, tutto ciò che precede ricorda piuttosto i processi anteriori 1 Cyprian, epist. 80, 2 (ed. Bayard p. 320). 2 E forse a malincuore, come sembra voler dire il passo: Galerius Maxi­ mus... locutus cum consilio sententiam vix et aegre verbis huiusmodi dixit. 3 Subridens ait ille: ‘ iam fuisti ’ (v. 48). * Se non la pib rigorosa. Paul. s e n t . 5,23 magicae artis conscios supplicio affici placuit, id est bestiis obici aut cruci suffigi, ipsi autem magi vivi exuruntur. Onde Oehler giustamente raccoglieva (ad Tertull. apoi. 50 nota c) il supplizio del fuoco essere stato ritenuto più grave ancora della crocifissione e della datio ad bestias. Cf. Tertull. ad m a r t . 4 timebit forsitan caro... su m m am ignium poenam; ad S c a p . 4 pro Beo vivo cremamur, quod nec sacrilegi nec ho­ stes publici veri nec tot maiestatis rei pati solent. Clem. Alex. Strom. 4, 7, 50, 1 (vol. 2 p. 271 Stahlin) ‘ πυρ ανθρώπου μέγιστον κολαστήριου’ (’Ινδών ο ! φ ι λ ό σ ο φ ο ι Ά λ ε ξ ά ν δ ρ ω ι λ όγ ου σι τώι Μακβδόνι). Per i cristiani poi, che esecravano fin la cre­ mazione dei cadaveri, la pena del rogo aveva qualelie cosa di più repugnante (v. pass. ss. Montani, Lucii etc. 3, ap. Gebhardt p. 140 s., e Le Blant Les persé­ cuteurs et les martyrs, Paris 1892, p. 265). 5 Episcopi... animadvertantur. Benché il v. animadvertere significhi, a tutto rigore, supplicio afficere, senza riguardo al modo, non può negarsi che per eccellenza esso valeva decollare. In effetto la grandissima maggioranza delle vittime del secondo editto di Valeriano, delle quali abbiamo notizie attendibili, cadde appunto di spada. Così il papa Sisto li e i diaconi uccisi con lui (v. sul loro martirio H. Delehaye Recherches sur le légendier romain, in Anal. Bolland. 51, 1933, p. 43 ss.) in Roma; a Cartagine s. Cipriano, Montano, Lucio etc., a Lambese Mariano, Giacomo e uno stuolo numeroso di ecclesiastici e di laici. Le eccezioni tuttavia non mancarono. Oltre i martiri di Tarragona, pare che sia stato arso, in Roma, s. Lorenzo (non diciamo arrostito sulla graticola, v. Delehaye loc. cit. p. 50 s.), in Egitto parecchi (poiché s. Dionisio di Al., accennando alle vittime della persecuzione di Valeriano, scrive che riportarono la vittoria o? μεν διά μαστίγων καί ircpós, οϊ δε διά σιδήρου, ap. Euseb. HE 7, 11, 20). A Cesarea di Palestina Prisco, Malco e Alessandro furono gettati in pasto alle belve (Euseb. HE 7, 12).

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e il primo editto di Valeriano. Quando infatti, ai 30 di agosto 257, s. Cipriano è dilaniato nel secretarium di Cartagine, il proconsole gli notifica, come Emiliano a Fruttuoso, il praeceptum imperiale di sacrificare1 agli dèi, e Cipriano risponde in termini identici a quelli adoperati da Fruttuoso. Nè diversamente replica s. Dionisio al pre­ fetto di Alessandria, che in quello stesso torno di tempo gl’imponeva di venerare gli dèi. Dopo la pubblicazione del nuovo editto, ai governatori non incombeva più d’indurre i vescovi a sacrificare, ma di sopprimerli immediatamente. Aggiungi che la passio s. Fru­ ctuosi fa l’impressione di un testo acefalo, in quanto le sue prime parole reposito Fructuoso in cubiculo paiono accennare a un ritorno del vescovo nelle sue stanze,2 ciò che naturalmente richiama al pensiero il fatto di s. Cipriano rimenato dall’esilio di Curubi a Cartagine e quivi internato nei propri giardini, donde poco appresso gli agenti deü’oflicium lo tradussero al tribunale di Galerio Mas­ simo e alla morte. 3 Ma, benché forse non priva di speciosità, l’ipotesi di un doppio processo subito dal vescovo di Tarragona e di un doppio verbale, fuso poi in uno dall’agiografo, manca' di solida base. In primo 1 Soltanto, il proconsole parla meno asciutto e in tono più solenne : sacra­ tissimi imperatores Valerianus et Gallienus litteras ad me dare dignati sunt, quibus praeceperunt eos qui non Romanam religionem colunt, debere Romanas caeremonias recognoscere (Act. 1, 1). Non ostanti le acute osservazioni di Reitzenstein (Bemerkungen p. 205 s.), la lezione di questo luogo mi sembra sicura, almeno in sostanza. Per l’espressione qui non R. religionem colunt cf. Tertullian. A p o i . 24 nec Romani habemur qui non Romanorum Deum colimus. L’espressione Romanas caeremonias recognoscere equivale a caeremonias populi R. colere (c. 2, ap. Reitzenst. pp. 21, 18; 36, 1). Anullino, in puss. s. Crispinae 1, 4 (ap. Knopf-Kriiger p. 109) dice : subiuga caput tuum ad sacra deorum Romanorum. 2 Come intese per es. E. Ermini Studi Prudeneiani, Roma 1914, p. 121, traducendo: ‘ Appena egli era tornato in casa’ . Ma veramente cubiculum non è la casa, bensì la camera, e di chi torna da fuori non si suol dire che è rien­ trato in camera. H. Florez aveva pensato a un arresto a domicilio (Espana sagrada 25, Madrid 1770, p. 17 n. 24). 5 A tenore degli Acta, restituiti qui alla vera lezione dal Reitzenstèin, s. Cipriano ebbe commutata la relegazione in Curubis con l ’ internamento nella propria villa presso Cartagine in virtù di un rescritto imperiale, ex sacro re­ scripto, specialiter hoc et personaliter remisso (p. 20, 3; cf. vita a. Pontio c. 13, 12; Franchi de’ Cavalieri Di un nuovo studio sugli Acta proc. s. Cypriani, in Studi Rom. 2 p. 195 s.). Anche s. Dionisio di Al., dopo qualche tempo, da Kephro fu fatto avvicinare alia metropoli, ma per tutt’ altro motivo che una mitiga­ zione di pena (Euseb, HE.7,· 11, 14: ώικονόμειqàp δηΧονότι icai παρβσκεύαζεν,'να όπόταν βουληθείη σνλλαβεΐν, iràvras eèaXtarovs ίχοι, sell. AlpiXiavós). Ai -vescovi Agapio e Secondino, tradotti addirittura dal luogo di esilio a Lambese per esservi giudicati dal legatus ed uccisi, fu concesso, durante il viaggio, di alloggiare in una casa privata (pass. ss. Mariani et Iacobi 3, ap. Gebh. p. 135 s.).

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luogo le parole reposito Fructuoso in cubimlo, se possono accennare a un suo ritorno in casa, possono pure significare soltanto che egli se ne stava ritirato in camera quando giunsero i beneficiarii per prenderlo.1 E se si accetta questa spiegazione (che è di gran lunga la più naturale),1 2 cade ogni motivo di supporre acefalo il testo. L’interrogatorio di Fruttuoso, dal canto suo, identico in tutti i codici della passio a noi pervenuti, nè diverso — possiamo te­ nerlo per certo — da quelli che leggevano Agostino e Prudenzio,3 è, nella sua rudezza, coerentissimo, nè offre il minimo richiamo a una udienza e a una condanna anteriore. E non conviene affrettarsi ad asserire che la prima parte di codesto interrogatorio non cor­ risponde alla situazione. Di sicuro l’editto del 258, il cui scopo era di decapitare, per dir così, di un colpo, le comunità cristiane, ordinava lo sterminio immediato, inesorabile di tutto l’alto clero Ma con ciò non si vietava ai giudici di sondare l’animo di coloro che comparivano in giudizio per la prima volta e dei quali non era notoria e provata la fermezza. È quindi ovvio che, interrogando Fruttuoso per la prima volta (ove così non fosse, sarebbe ridicolo domandargli se conosce l’editto del 257), 45 Emiliano non venga subito Μ ’episcopus es? D’altra parte, ch’egli conosca e intenda ap­ plicare il rescritto del 258, appare fino all’evidenza dal suo non cu­ rarsi affatto di persuadere gl’imputati a ceremoniari6 e dal minac­ cioso Scies postea, con cui replica al Nescio (esse deos) di Fruttuoso. 1 Come intese Orsi Storia ecclesiastica 3, Roma 1835, p. 410: ‘ S’era il santo, quando vennero i solda ti per prenderlo, ritirato nella sua camera ’ . Abbiamo ricordato più sopra come anche il martyrium Polyc. riferisce il santo vescovo di Smirne essere stato sorpreso dai διωγμΐται e dagli altri poliziotti κατακαίμενον év rivi δωματίωι èv inτερώιωι. 3 11 lettore sa che spesso repositus vale quanto posiius (v. Diehl Inscr. Christ, lat. vet. 846, 5 ; 1314 etc.), come ha il codice di S. Pietro in Vaticano. Avver­ tendo che il vescovo stava ritirato nella sua camera (un gruppo di codici, meno autichi però e meno autorevoli, legge adhuc reposito), l’agiografo volle forse rilevare che la cattura avvenne di buon mattino, quando il santo non aveva ancora lasciata la camera da letto. 3 S. Agostino riporta verbalmente la risposta di Eulogio al preside: Pru­ denzio, lasciati da parte i diaconi, condensa l’ interrogatorio in una esortazione del preside e nella relativa risposta di Fruttuoso, seguita dall’ironico lam fuisti. Del dialogo della passio rimane così (e solo in parte) la sostanza, a male pena riconoscibile sotto le pieghe sgargianti della veste poetica. Ma chi può mai du­ bitare che. i vv. 41-42 iussum est Caesaris ore Gallieni |quod princeps colit, ut colamus omnes sieno una parafrasi delle parole di Emiliano: (imperatores)prae­ ceperunt deos coli? * Quell’editto al quale avrebbe già rifiutato obbedienza, subendo per ciò la condanna all’esilio. 5 V. Tillemont Mém. eccl. 4 p. 7.

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Secondo ogni verisimiglianza, pertanto, l’interrogatorio di Frut­ tuoso è quel che pretende di essere, vale a dire l’unico interro­ gatorio subito dal santo vescovo il 21 gennaio 259 e raccolto, con grande fedeltà sebbene non integralmente, da un cristiano trovatosi nell’aula. Non integralmente, dico; poiché, al modo mio di vedere, è innegabile che più di una domanda del preside e, per conse­ guenza, più di una risposta sono state om esse.1 Così pure furono tralasciati tutti i particolari della sentenza, e cioè la motivazione solita premettersi alla lettura ex tabella e il testo della sentenza stessa, riassunto nella proposizione iussit eos (praeses) vivos ar­ dere.* Nell’espressione vivos ardere peraltro, piuttosto rara,3 incli­ nerei a riconoscere quella che in realtà fu adoperata nella sentenza. Come il processo, così pure la succinta narrazione del mar­ tirio si rivela opera di un contemporaneo, a parte le interpolazioni, di cui in seguito. Fra il compianto non solo del popolo cristiano, ma del pagano altresì, che aveva esperimentata la straordinaria carità del vescovo Fruttuoso, i tre condannati si avviano al luogo dell’esecuzione. Gum ducerentur... populus Fructuosum episcopum4 dolere coepit, quia talem amorem habebat non tantum a fratribus, sed etiam ab ethnicis... propter quod etiam milites, qui sciebant illum ad tantam gloriam pergere, desiderabant potius quam dolebant (c. B, l). invece 1 Exempli gratia è poco credibile che EiDiliano abbia condannati al rogo Au­ gurio ed Eulogio senza aver loro rivolta ben esplicita la domanda : ‘ Siete dia­ coni? ’ e avutane risposta affermativa. 2 Una parte dei codici (non dei più antichi e migliori) aggiunge sua sen­ tentia, parole che, per sè, potrebbero risalire alla prima redazione della passio, m âche più probabilmente furono aggiunte dopo; certo non sono punto neces­ sarie. Cf. martyr. Carpi, Papyli et Agathonices 36 ó ανθύπατος... neXevei airovs ζώντας καίίναι (ap. Knopf-Krüger p. 12); pass. s. Felicis Thib. 5, 2 tunc iussit illum Anullinus proconsul gladio animadverti (Knopf-Kr. p. 91). 3 Occorre in pass. s. Perp. 11, 9 (ap. Gebhardt p. 80) Saturninum et Artaxium, qui eadem persecutione vivi arserunt; in Rufino HE 4, 15, 27 (ed. Mommsen p. 347) conclamarunt ut Polycarpus vivus arderei; Lactant, de mort. 14, 7 (ed. Brandt p. 188) tunc Caesar... prorupit... contestons fugere se, ne vivus arderei; Ammian. 31. 1, 2 vivus ardeat Valens. Incomparabilmente più usitate erano le espressioni vivus exuri, incendi, cremari, incendio cremari, flammis ultricibus concremari. 4 Esito fra la lezione Fructuosum ep. dolere e Fructuoso ep. dolere. Il leg­ gersi a c. 6, 1 non quod dolerent Fructuosum, sed potius desiderarent fa pro­ pendere per la prima. La seconda è avvalorata dalla sua stessa rarità e dalle correzioni pro Fructuoso dolere, de F. d., Fructuoso condolere. Dolere alicui occorre p. es. in Commodiano apoi. 908 (ed. Dombart p. 173); in Lucifero Cai. d es. Athan 2, 32, (ed. Hartel p. 204, 26); nella passio s. Psotii c. 25 (ed. Delehaye, in Les martyrs d’Égypte, p. 208, 13).

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GLI A T T I D I B. FRUTTUOSO DI TA RR A G O N A

di milites le edizioni e la maggioranza dei codici hanno fratres. Ma se in realtà fosse questa la lezione originaria, a nessuno sa­ rebbe potuto venire in mente di mutarla in milites. Laddove si comprende facilmente come qualche lettore (cui certo sfuggì quella specie di crescendo fratribus... ethnicis... milites) abbia trovato assurdo che proprio dei rudi soldati pagani invidiassero al mar­ tire la sua gloria. Il vero è che i militari, per la loro stessa pro­ fessione, dovevano essere disposti meglio di altri ad apprezzare l’incrollabile fermezza dei martiri, il loro sereno coraggio1 dinanzi alla morte più crudele, dovevano esser portati più che altri a sen­ tire per essi viva simpatia, -ad augurare loro quella gloria, di cui li vedevano così bramosi e così certi.1 2 Del resto fra i soldati, nu­ merosi in Tarragona,3 cristiani non ne saranno mancati; sappiamo positivamente che non mancavano fra i militi dell'officium del le­ gatus Augustorum pro praetore. 4 Per dimostrare al vescovo la loro pietà, i fedeli, accorsi in folto gruppo,5 gli offrono una bevanda confortante, poculum perm ixti conditi. Era il conditum una miscela per lo più di vino, miele e pepe, talora di vino, mirra e altri arom i.6*8II vino poteva essere puro, merum, come quello che Tertulliano deplora essere stato somministrato a un confessore con tanta profusione da renderlo in1 Uno dei primi a magnificare Perpetua e i suoi compagni di martirio è l’ ufficiale Pudente, direttore del carcere militare di Cartagine (pass. c. 9, l,a p . Gebhardt p. 75). Quegli che difende dagli insulti della razzumaglia la giovine Potamiena sulla via del supplizio, πλεΐστον ελεον καί φιλανθρωπίαν eis αυτήν èvSetκνύμενοε, è Basilide, eìs των èv στρατείαιε άναφερομένων (Euseb. H E . 6, 5, 3). 3 Questa fede dei cristiani era generalmente nota fra i gentili. Il prae­ fectus urbi Rustico dice al filosofo Giuslino: èà v... άποκεφαΚισθηιε, πέπεισαι ότι μεΚΚ,ειε άναβαίνβιν eis tous ούρανούε ; E poco appresso: συ ovv ìmovoets ότι άναβήσηι eis tous oùpavoûs; (Acta, 5, 1. 3, ap. Knopf-Krüger p. 17). Ai ss. Nicandro e Mar­ ciano il preside Massimo, condannandoli a morte, dichiara, sembra senza iro­ nia, ei οϊδατε ότι kcìKùs άπερχεσθε, συγχαίρω ύμΐν, πληρούσθω υμών ή επιθυμία (pass. 5 in Act. SS. Bolland. voi. 3 di giugno p. 274). 8 Vedi C1L 2 p. 540; Schuiten in Pauly-Wissowa RE s. v. Tarraco, col. 2400. 4 V. più avanti. 5 Multi ex fraterna caritate, o m. ex fraternitate (i. e. de populo christiano), come leggono" due antichi codici (in uno dei più antichi l ’amanuense corresse, inter scribendum, fraterna car. da fraternit., come aveva cominciato a scrivere). Prudenzio sembra leggesse ex fraternitate, dicendo: quosdam, de p o p u lo vi­ det sacerdos |libandum sibi poculum offerentes (v. 52 s.). 8 V. Marquardt Vie privée des Romains tr. V. Henry 2 p. 90; A. Jardé in Daremberg-Saglio Diet, des ant. s. v. vinum, p. 921 col. 1. Il vino di Tarragona era rinomato (Martial. 13, 118 Tarraco Campano tantum cessura Liaeo |haec genuit Tuscis aemula vina cadis).

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OLI ATTI DI 8. FRUTTUOSO DI TARRAGONA

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capace di rispondere interroganti praesidi quem Dominum confite­ retur, 1 ovvero temperato con acqua, permixtum, come quello pre­ sentato a Fruttuoso.2 Ma questi non lo volle accettare, dicendo con una semplicità che commuove: Non est hora solvendi ieiunium .3 Alla quale risposta lo storico fa seguire un breve commento: Frut­ tuoso, egli dice, che nel carcere aveva osservato regolarmente il digiuno stazionale del mercoledì (quarta feria stationem sollemniter celebraverat) volle, sulla via del martirio, osservare anche quello del venerdì. * Si era nell’ora quarta, quando gli venne offerto il vino aromatico; mancava dunque parecchio alla fine del digiuno, cioè all’ora nona.5 Ebbene il santo vescovo scioglierà la stazione6 in * De ieiun. 13 (ed. Reifferscheid 1, 290). Cf. Dessau Inscr. lait. sel. 8609h reple me, copo, conditi |reple me, copo, meri. - lo non valgo però ad allontanare da me il dubbio che permixti sia, nella passio Fructuosi, una glossa di conditi e valga mescolato, non con acqua, ma con droghe (cf.. Isidor. Orig. 29, 3, 9 conditum, commixtione pigmentorum conpositum). Così in greco κέρασμα vale a volte, non vino adacquato, sì vino aromatato (LXX ps. 74, 9 ποτήριον ... οίνον άκρατου πλήρες κεράσματος', cf. Prov. 9, 5; cant. 8, 2). Comunque, sarebbe un errore credere che i fedeli con quella be­ vanda volessero ottundere i sentimenti del martire, ut cruciatus et tormenta minime sentiret (Rigaltius ap. F. Oehler Tertull. opp. 1 p. 871 nota m). L’of­ ferta di vino e, a volte, anche di cibi (pass. s. Psotii 23, ed. Delehaye, in Les martyrs d'Égypte, p. 207 a plebis vocibus rogabatur, ut cibi aliquid, unde detu­ lerant, dignaretur accipere). Essi intendevano soltanto rinvigorire le forze fisiche del condannato per l’ ultimo combattimento. Gioverà ricordare come nelle storie dei martiri immolati nell’estremo Oriente in tempi meno lontani dai nostri, ricorre spesso l ’ offerta di vino o di cibi. Così vediamo fare per es. i cristiani annamiti al b. Giovanni Dat, ucciso il 28 ott. 1798; così i cristiani cinesi al b. Gioacchino Ho, messo a morte a Koui-Yang il 29 luglio 1839 (v. I martiri annamiti e cinesi, 1798-1856, solennemente beatificati dalla Santità di papa Leone X III il 27 maggio 1900, Roma 1900, pp. 42. 49. 416). Perfino ai giovani arsi vivi nell’Uganda (Africa cenlr.) nel maggio e giugno 1886, vediamo som­ ministrato del vino di banani, prima dell’orrendo vivicomburio (Salotti I mar­ tiri dell' Uganda, Roma 1921, p. 165). 3 Cf. la risposta di Psotius (pass. 1. c.): Dimittite me, obsecro filioli, apud dominum meum lesum Christum solvere tam devotum ieiunium (era stato tenuto digiuno 21 giorno). 4 Sul digiuno delle stazioni il mercoledì e il venerdì, del quale si parla già nella Doctrina apostolorum 8, 1 ùpeîs Se νηστεύσατε τετpàSa καί παρασκευήν, puoi vedere, fra altri, Duchesne Christian Worship, London 1903, p, 229 s. 5 V. Tertull. de ieiun. 2. 10 (ed. Reiffersch. 1 pp. 275. 286, 287); Prudent. περί στεφ. 6, 54-56 (luogo che citiamo nel testo) ; Cathem. 8, 9. 8 Le espressioni stationem celebrare, stationem solvere, usate dalla maggio­ ranza dei codici della nostra passio, equivalgono a ieiunium celebrare (vedi p. es. Tertull. de ieiun. 16 p. 296, 4 Reiffersch.), ieiunium solvere (v. sopra nota 1 Cassian. Inst. 5, 26, p. 102 Petschenig, solvere cotidiana ieiunia). Cosi Tertulliano de or. 19 dice quod statio solvenda sit accepto corpore Domini ; Cas-

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GLI A T T I D I S. FRUTTUOSO D I T A R R A G O N A

paradiso, assidendosi, con gli altri beati dell’antico e del nuovo Testamento, al banchetto ineffabile della vita eterna. Prudenzio, che di solito si attiene fedelmente al racconto della passio, riporta l’episodio del poculum, ma sciupa il modesto diniego di Fruttuoso, allungandolo così: ‘ Ieiunamus ’, ait, ‘ recuso potum. Nondum nona diem resignat hora, | numquam conviolabo ius dica­ tum, I nec mors ipsa meum sacrum resolvet ’ (v. 54 ss.). Anzi, se dovessimo seguire gli editori del irepì στβφ., non escluso l’ ultimo, la risposta del santo comprenderebbe ancora i tre versi successivi: sic Christus sitiens crucis sub hora |oblatum sibi poculum recusans | wec libare volens sitim peregit. Ma pare probabile che questa sia piuttosto una comparazione del poeta. Giunto il corteo all’anfiteatro, nella cui arena presto divam­ perà il gran ro g o ,1 un certo Augustalis, lettore di Fruttuoso, gli si getta ai piedi tutto in lacrime, supplicandolo a volergli per­ mettere di levargli le scarpe. Fruttuoso però, pieno di energia e di letizia, sicuro com’è della promessa divina, risponde: Missum fac, fili, ego me excalcio.2 Risposta diluita dall’innografo in cinque versi con scapito della naturalezza e della verità: iFacessite,l inquit, |‘ wec nostram gravel obsequella mortem; |atquin ipse meos pedes resol­ vam, I we vestigia praepedita vinclis ] tardis gressibus inruant in ignem ’ (v. 77 ss.). siati. Inet. 5, 24 p. 102 u t... absque legitimis quartae sextaeque feriae... quoti­ diana statio solveretur·, Coni. 2, 25 p. 63 hora nona soluta tant statione ieiunii. Statio dunque valeva talvolta quanto ieiunium stationis o ieiuniunt senz’altro (cf. Isidor. Orig. 6, IS , 66 ieiunium autem et statio dicitur; Du Cange Gloss, mod. et inf. lot. s. v. statio 1). 1 SuU’anfiteatro di Tarragona v. A. Florez Espaiia sagrada 24, Madrid 1769, p. 228 con tav. annessa; J. Puig y Cadafalch L’arquitectura romànica a Catalunya t. 1, Barcelona 1909, pp. 108 ss. (6gg. 109-111), 176. 178; cf. Scliulten in Pauly-Wissowa It. E. s. v. Tarraco, col. 2402. — Per la grafia, rai sono atte­ nuto alla più corretta amphitheatrum, data solo da un paio di codici, non sa­ pendo quale scegliere fra le altre che tutte, o quasi tutte, ritornano nelle iscri­ zioni ; anphitheatrum. amphithiatrum (tab. defix. Audollent 250 b, 16 ampitiatri), amphiteatrum (CIL 6, 1763 2059. 6228. 6565), ampitheatrum (CIL 4, 1421; 6, 6226 ; 8, 6995; ampit. 8, 7983; 10, 3792; 11, 3112. 3938); anfitheatrum (CIL 8, 8482). Uno dei codici più antichi, di cui ho accolto spesso la grafia, ha amfitheatrum e una volta amphitetrum. 2 Cui ita b. martyr resp. ‘ Missum fac fili, ego me excalcio ’, fortis et gau­ dens, certus dominicae repromissionisk Le parole fortis etc. sono incorporate dagli editori nella risposta del vescovo. A me sembrano, per contro, dell’agiografo, a cui preme rilevare il modo onde fu pronunciata la risposta per sè così semplice: ‘ Lascia, figliuolo; io mi scalzo da m e’ . L’ agiografo ha già fatta una osservazione simile e in termini poco diversi a c. 1, 3 (Fructuosus certus et gaudens de corona Domini ad quam invocatus erat).

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G LI A T T I DI S . FRUTTUO SO DI T A R R A G O N A

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A proposito infatti dello scalzarsi del martire, P. Allard do­ mandava: ‘ Quelle était la signification de cet acte? Considérant sa mort comme un sacrifice, le martyr avait-il manifesté l’ intention de monter sur le bûcher pieds nus, en signe de respect?... Pru­ dence le donne à entendre, car Fructueux marchant, dépouillé de ses sandales, vers le bûcher embrasé, lui rappelle Moïse s’appro­ chant déchaussé du buisson ardent’. 1 Ma a prendere per guida un poeta, in certe cose, si corre il rischio di escir fuori di strada. Come nel caso presente. Non per la ragione immaginata dallo storico francese, nè per altra ragione mistica Fruttuoso si tolse i calcei, ma semplicemente perchè per i condannati alla pena del fuoco, non m eno. che per i crucifigendi, era prescritta la nudità assoluta. Onde già di s. Policarpo leggiamo che dinanzi al rogo άποθέμβνος έαυτώι π ά ντα τα ίμ ά τια ... έπ β φ ά το καί ύπολΰβιν έα υτόν. *

È vero, il nostro agiografo, delle vesti non parla. Ma egli ri­ fugge da tutti i mesti particolari del supplizio e dei preparatividei supplizio:1 3 che se qualcuno ne tocca, lo fa di volo e perchè co­ 2 strettovi. Da quel silenzio perciò non sembra potersi raccogliere se non che Fruttuoso si trasse le vesti di propria m ano,4 senza dar luogo a incidenti di sorta. E si può stare sicuri che l’agiografo avrebbe passato sotto silenzio anche la excaldatio, ove questa non 1 Les dernières persécutions du IIIe siècle p. 111. 2 Martyr, s. Polyc. 13, 2 (ap. Knopf-Krüger p. 5). Per il denudamento dei condannati al vivicomburium v. ancora martyr, ss. Carpi, Papyli et Agathonices 44 άττοδυσαμένη τα Ιμάτια aèrtjs ά'γάλλιωμένη έφήπλωσεν έαυτην έπί το ξύ\ον \ vers. lat. 6 expoliavit vestimenta sua et tradidit ministris (cf. 4 expoliantes primo Pamfilum ligno crucifixerunt); martyr, s. Pionii 21, 1 èmoravros τοΰ κομενταρησίου έκων άπεδύσατο (ap. Knopf-Kr. ρρ. 10. 13. 56); pass. s. Afrae 2 eam expoliantes ad stipitem ligaverunt (MGH, Script. Merov. 3 p. 63). Cf. Mommsen Brim. Strafr. p. 923. 3 Proprio all’opposto dei compilatore degli Acta s. Cypriani, il quale non tralascia nessun benché minimo particolare della funebre toletta del martire, tanto da metterci la scena dinanzi agli occhi. Cipriano si libera del mantello (il lacernobirrus) che piega e stende a terra per inginocchiarvisi sopra: poi si trae la dalmatica che consegna agli assistenti. Rimasto così in semplice tunica (lìnea), attende tranquillo l ’ esecutore. All’ ariivo di questo, si benda gli occhi di propria mano e porge i polsi al prete Giuliano e al suddiacono Giuliano, perchè glieli leghino; mentre il popolo getta davanti a lui fazzoletti e panni­ lini, per poi ritrarli inzuppati del suo sangue, 4 Com’era l’uso; a differenza delle calzature che — specie le persone an­ ziane — si lasciavano mettere e cavare dai servi. L ’autore del martirio di Po­ licarpo nota che il santo vecchio penò a sciogliersi i sandali (έπειράτο ύπολύειν έαυτόν), non essendovi abituato, μη ττρότερον τούτο ποιων διά το dei έκαστον των πιστών σπουδάζειν, Saris τάχιον του χρωτόβ αΰτοΰ άψητοι (c. 13, 2, ap. Knopf-Krü­ ger p. 5).

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avesse provocato la calda istanza di Augustale e la negativa del santo. Appena Fruttuoso si è tolte le scarpe, ecco farsi avanti un altro cristiano di nome Felice, che, presagli la m ano,1 lo prega a volersi ricordare di lui nella gloria.2 In mentem me habere necesse est ecclesiam catholicam ab oriente usque ad occidentem, 3 fu la risposta, pronun­ ziata con voce così forte da essere udita da tutti. Felice è qualificato dallo scrittore conmilito frater noster. * Erano dunque entrambi militi, Felice e l’agiografo : circostanza degna di nota, in quanto spiega la. premura che lo scrittore si diede di trasmetterci i nomi dei beneficiarii, dai quali Fruttuoso fu catturato e d ie presiedettero al suo sup­ plizio; spiega l’ accenno ai sentimenti di ammirazione e di dolore insieme, manifestati per l’eroica vittima dai soldati della scorta. Ma la professione militare dello scrittore non spiega come il vescovo di una grande città non sia assistito che da laici nella sua passione e morte, tranne un solo chierico d’ordine inferiore. Pare questo un fatto strano, a prima fronte, mentre in realtà è un in­ dizio, e non l’ ultimo, della fedeltà storica della narrazione che an­ diamo esaminando. Correvano i più foschi giorni della persecu-1 *4 1 Diresti, con soldatesca famigliarità. Ai vescovi infatti non si stringeva la mane dai semplici fedeli, ma si baciava, almeno a cominciare dal IV secolo (V. M. Rampolla 8. Melania, Roma 1905, p. 258). La mano si baciava perfino a qualche prete (Hieron. epist. 45, 2, ed. Hilberg 1 p. 324). * È la preghiera, suggerita da quella del buon ladro a N. S. (Lue. 23,42), che i superstiti solevano e sogliono rivolgere ai morenti, specie ai martiri. Gf. pese. ss. Montani, L udi etc. 13, 5 (Knopt-Krüger p. 78) cui (Lucio mart.) cum dicerent fratres: ‘ Memento n ostri’ , ' V os’ , inquit, ‘ mei mementote', quanta m artyris humilitas, de gloria sua nec sub ipsa passione praesum ere! La stessa preghiera, espressa molte volte nei medesimi termini adoperati nella nostra passio, ritorna negli antichi epitafì. * Alcuni codici, non peraltro dei più antichi e migliori, hanno usque ad occi­ dentem d i f f u s a m , d'accordo con s. Agostino che cita questo passo in serm. 273,2, ap. M. 38,1219. Ma chi riflette come il vescovo d’Ippona badi più al senso che alla lettera (tanto che a in mente habere ecclesiam, sostituisce orare pro ecclesia) e come, parlando della Chiesa cattolica, quasi costantemente aggiunga per totum orbem, o toto orbe, diffusa, ovvero quae per totum orbem terrarum dif­ funditur, nasce il sospetto che l’ aggettivo diffusam sia passato dalla citazione di s. Agostino nel testo della passio (v. de Gen. ad litt. 1, 4; serm. 46, 33; con­ tra litt. Petti, i, 13; 2, 14 [M. 34, 221; 38, 289: 43, 252. 269]; Retract. 2, 43, i (ed. ΚηΰΙΙ p. 151]; — epist. 62. 1; 140, 43 [ed. Goldbacher 2 p. 150,2; 3 p. 192, 1]; de bapt. 1. 4 [M. 43, 112J; brevic. coll. 3, 8, 10 [M. 43, 628]). 4 Tertull. de cor. 1, 2 solus fortis (il soldato che non volle mettersi la co­ rona in capo) inter tot fratres commilitones. Che l’a. della passio s. Fructuosi abbia adoperato la voce commilito figuratamente, come p. es. s. Paolo ad Philem. 1, mi sembra da escludersi.

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zione Va,lerianea; i preti e parte dei diaconi, certo per disposizione del vescovo, si dovevano tenere nascosti, a Tarragona, come a Car­ tagine e per tutto altrove,1 perchè il gregge cristiano non avesse di colpo a trovarsi senza guida. Questo è, crediamo noi, il motivo per cui Fruttuoso e i due diaconi catturati con esso verisimilmente nella stessa casa, non si videro intorno, durante la breve prigionia e il giorno del trionfo, se non i laici (la plebs Christiana) e un lettore, * cioè un chierico degli Ordini minori, non contemplati dall’editto.. È assai verisimile che rincontro col soldato cristiano abbia avuto luogo non lungi da quell’ingresso dell’anfiteatro in cui poco dopo ci si informa che Fruttuoso pronunciò le ultime parole di vescovo. Sappiamo che in porta amphitheatri i condannati a com­ battere con le fiere, i noxii, indossavano le sfarzose vesti con cui sfilavano solennemente nell’arena al principio dei ludi, e che quivi, dopo la parata, si spogliavano per affrontare nudi, o quasi nudi, il supplizio.3 Pare ovvio che similmente in porta si denudassero i condannati al vivicomburium. Ma il codice della passio Fructuosi 1 A Cartagine i presbiteri vivevano nascosti fin già dal 257, come appare dall’ interrogatorio subito da s. Cipriano in quell’anno (Acta proc. 1, ap. Reitzenst. p. 13, 6 ss.). Perciò non fa meraviglia che il prete Luciano nel 259, anzi che portare personalmente la Eucaristia ai confessori prigioni, si valesse di un suddiacono e di un catecumeno (pass. Montani, Ludi etc. 9, 2, ap. Gebhardt p. 150). È, al contrario, un mistero per noi, così lontani di tempo e informati tanto imperfettamente, come un prete (Giuliano) abbia potuto assistere s. Ci­ priano nell 'ager Sexti (Acta proc. 3, ap. Reitz, pp. 17, 7; 37, 10; cf. Delehaye Les passions des martyrs et les genres littéraires p. 92). Se a Roma, dove in­ sieme Col papa Sisto II fu immolato forse l ’intiero collegio diaconale, nessun prete trovò allora la morte, ciò si dovette probabilmente all’avere essi potuto eludere la polizia imperiale. 3 Anche Psotius vescovo di Psoi in Egitto, decapitato, pare, nella perse­ cuzione di Diocleziano, si recò al luogo della corona, accompagnato solo da un lettore giovinetto, nam omnis reliquus clerus eius (spiega la passio c. 22) occultus ipso iubente latebat (ap. Delehaye Les martyrs d'Égypte p. 207). 3 Perpetua e i suoi commartiri, giunti all’anfiteatro di Cartagine, sono de­ ducti in portam e ivi costretti habitum induere, viri quidem sacerdotum Sa­ turni, feminae vero sacratarum Cereris (c. 18, 4), dovendo così travestiti sfilare in parata davanti al procurator liariano (su tali pompae, διέξοδοι, v. G. Lafaye in Daremberg-Saglio s. v. gladiator, p. 1593 n. 15). Più tardi, quando all’ apparire di Perpetua e Felicita nude e ravvolte in reticula, il popolo esclama inorridito, le due giovani vengono revocatae (sottint. in portam) e discinctis indutae (c. 20, 2-3, p. 90 s. Gebh.). A combattimento terminato, infine, esse di nuovo revocatae sunt in portam Sanavivariam (c. 20, 7, p. 91). Di fronte alia porta Sanavivaria, di cui la pass. s. Perp. fa anche menzione a c. 10,13, p. 78, stava la porta Libitinensis (SHA 7,16, 7), così chiamata, perchè da essa erano fatti uscire i corpi degli uccisi (Dio Case. 72, 21, 3).

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più antico e autorevole, a differenza di tutti gli altri,1 non ha in porta, sì bene in f o r e ; 2 lectio difflcilior a cui già il Bollando ed il Ruinart, non senza ragione, diedero la preferenza. Vero è che, mentre nei testi e nelle epigrafi si ricordano non di rado le portae degli anfiteatri,3 mai, a quanto io sappia, si parla di fores e men che mai di una foris al singolare. Ma chi sa che con questa voce lo scrittore non abbia voluto intendere un ingresso secondario, come ce n’erano in tutti gli anfiteatri, una porticina a un solo battente (foris), una postica.1 In fore amphitheatri constitutus, ma già sul punto di entrare a ricevere la corona immarcescibile,5 Fruttuoso rivolge al desolato gregge un’ultima esortazione, gli ultima verba, religiosamente rac­ colti dall’agiografo. Molti codici, tra gli altri qualcuno dei più an­ tichi, introducono qui un nuovo personaggio, un cristiano (forse un miles anch’esso) a nome Marziale; ma le cattive condizioni del testo non ci permettono di vedere il perchè dell’intervento di costui

1 1 quali hanno in porta, tranne il Lateranense che legge, d ’accordo coll’ed. Mombriziana, in portu, e i due Trevirensi, che leggono in poste: corruzioni, l’ una e l ’altra, di in porta, come ognuno vede. 2 Cf. Ovid. Fast. 4, 378 nullus in fore custos. 8 Ai luoghi sopra citati aggiungi Dessau Inscriptiones latinae selectas η. 5632 ( = CIL 10, 6565) amphitheatrum eum portis, posticiis et omnem fabricam arene (cf. nn. 5340. 5633). * Delie posticae o postica o posticia (v. nota preced.) è menzione in SHA 28, 19, 6 qui omnes e posticis interempti sunt; in Amniian. 28, 1, 10 ut saepefaciunt amphitheatralis feras, diffractis tandem solutae posticis; nella versione lat. degli Acta Tarachic. 10 (ap. Ruin, p, 392 ed. .Veron.) leaena... cum magno rugitu posticam confregit (il gr. τώκ σ α ν ί δ ω ν ά ψ α μ έ ν η δ ια ρ ρ η ξ α ι T a i r a s έ β ι ά ζ β τ ο ) . Per codeste postierle i gladiatori e le belve si facevano entrare ed uscire dall’arena durante l’ azione. Può darsi che in una di esse Fruttuoso,· Augurio ed Eulogio fossero denudati e trattenuti, mentre si preparava il rogo. R. Cagnat e V. Chapot Manuel d’archéologie romaine 1, Paris 1917, p. 196 notano che al piano terreno dell’anfiteatro Flavio corre una galleria, le cui pa­ reti rivestite di marmo e l ’ impiantito a musaico 1 indiquent qu’elle servait de promenoir aux autorités, ou, suivant d ’autres, que les gladiateurs s’y réunis­ saient, comme en un foyer, avant de paraître devant le public; des portes s’ ouvraient de cette galerie dans l ’ arène’ . Dell’anfiteatro di Tarragona resta pochissimo; siccome però esso era sca­ vato in parte nella roccia, vi si entrava dall’ alto (v, J. Puig y Cadafalch L ’arquitectura romànica a Catalunya 1 p. 109). 3 Prope iam cum (o ut) ingrederetur ad coronam immarcescibilem (da Petri epist. 1, 5, 4 κ ο μ ιέ ίσ θ ε τ ο ν ά μ α ρ ά ν τ ιν ο ν t i j s δ ό ξ η ς σ τ έ φ α ν ο ν . Ma il nostro, invece di ut acciperet coronam, ha scritto ut ingrederetur ad coronam, per accennare, io penso, al passaggio del martire dalla porta dell’anfiteatro ά \Υarena, dove sor­ geva la pira, ovvero al suo ingresso nel cerchio delle legna già accatastate).

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nè il come per l’appunto. Meno improbabile e meno ardita di altre mi sembrerebbe la restituzione seguente: observantibus licet ex officio beneficiariis, quorum nomina supra memoravimus (ita ut et ipsi audivimus a fratre nostro Martiale), monente pariter ac loquente Spiritu sancto Fructuosus episcopus ait. 1 L’autore non trovatosi presente al fatto, citerebbe la sua fonte: Marziale. Credo che il testo, in questo luogo, fosse corrotto già al tempo di Prudenzio:2 poiché, invece di far parlare il vescovo monente pariter ac loquente Spiritu sancto,3 egli introduce addirittura uno spirito celeste : resultat ecce |caelo spiritus et serit loquellam, \quae cunctos tremefecit audientes: | ‘ Non est, credite, poena, quam vi­ detis, I quae -puncto tenui citata transit, \nec vitam rapit illa, sed reformat. |Felices animae, quibus per ignem j celsa scandere contigit Tonantis, |quas olim fugiet perennis ignis ’ (v. 91 ss.). Dove è parafrasata solo la seconda parte dell’allocuzione bre­ vissima di Fruttuoso: Non deerit vobis pastor, nec deficere poterit caritas et repromissio Domini tam in hoc saeculo quam in futuro.i*3 hoc enim quod cernitis unius horae videtur infirmitas. Affinchè i fedeli non si lascino abbattere da quella sua fine, agli occhi carùali così miseranda, egli li assicura che non resteranno privi di pastore e che Iddio manterrà infallibilmente la sua promessa e che ora non si tratta se non di una sconfìtta momentanea. Questa pre­ mura di rassicurare i pusilli sotto la raffica della persecuzione è 1 Per le varie lezioni e restituzioni di questo luogo, vedi la nostra anno­ tazione critica. - Dal solo silenzio' del poeta circa. Marziale non sarebbe lecito raccogliere che nel testo della passio da lui adoperato quel personaggio non figurasse. Nell’ inno sono taciuti a bello studio i nomi di tutti i personaggi secondari: quelli delle guardie (Aurelius, Festutius eie.), quello del catecumeno battezzato in carcere (Oonatianus), quello del lettore (Augustalis), quello del miles (Felix). quelli dei servi del preside (Babylon e Migdonius). 3 Con questa espressione, che occorre già per es. in s. Cipriano epist. 10, 3 (ed. Bayard p. 24) Spiritu sancto loquente ad nos pariter et monente, si vuol intendere che Fruttuoso parlò per afflato divino, in altri termini, che per bocca di Fruttuoso parlò lo Spirito santo. È superfluo notare l ’allusione a Matth. 10, 19 s., luogo spesso e volentieri citato dai Padri. * Così il più antico e migliore dei codici ; la maggioranza ha tam hic quant in futuro, che potrebbe anche essere la lezione originaria (cf. Matth. 12, 32 ap. Lucif Cai. de non pare 26 ed. Hartel p. 265, 14 neque hic nec in futuro; Augustin, serm. 225, 2 (M. 38, 1448) et hic et in futuro invenies poenam). Va esclusa la lezione in futurum, seguita dal Bollando e dal Ruin., perchè non abbastanza autorizzata dai codici: va esclusa altresì, anzi vie maggiormente, la lezione in futuro iudicio (suggerita forse da Act. Ap. 24, 25). Quel che si sot­ tintende a futuro è evidentemente saeculo o aevo.

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ovvia sulle labbra dei confessori, vicini a spiegare il volo verso i cieli. Così, per non citare che un esempio celeberrimo, Saturo, boccheggiante in un lago di sangue nell’anfiteatro di Cartagine, accomiatandosi dall’opiio Pudente, convertito al cristianesimo da pochi giorni, Vale, gli dice, memor fidei et mei, et haec te non con­ turbent, sed confirment. 1 Il vivicomburium è narrato dal nostro agiografo con pochissimi tratti, benché non senza efficacia. Omettendo (già l’abbiamo avver­ tito) tutti i precedenti, e cioè senza informarci da chi nè come le vittime furono assicurate in mezzo al rogo, nè in quale ordine di­ sposte, nè in quale forma bruciate (se a fuoco vivo o a fuoco lento), egli si limita a dire che ingressi sunt ad salutem. Proposizione, questa, che fu intesa da Prudenzio come se il vescovo e i suoi diaconi fossero entrati da sè nella pira già divampante. Sta invece che tutti tre ebbero le mani assicurate ad altrettanti stipiti, non con chiodi, peraltro, secondo l’uso più comune, sì bene a mezzo di semplici fascette.1 2 Perchè, consumate dal fuoco le fasciolae, quibus eorum fuerant manus conligatae, i martiri (o, secondo il più antico codice della passio, il solo Fruttuoso), aperte le braccia in atto di preghiera,3 caddero ginocchioni. Ecco gli unici particolari che 1 Pass. s. Perp. 21, 4 (ap. Gebhardt p. 93). Perpetua stessa, dopo vessata dalla vacca furiosa, fatto venire a sè il fratello ancora catecumeno, lo inco­ raggia : In fide state et invicem omnes diligite et passionibus nostris ne scanda­ lizemini (20, 10, ap. Gebh. p. 92). 2 Così, annuendo alla richiesta di s. Policarpo, i ministri ού καθήλωσαν μεν αυτόν, προσέδησαν Sé (martyr. 14, t, ap. Knopf-Krüger p. 5). S. Carpo è inchiodato {martyr. 37 προσηλωθεί eis το ξύλον ; vers. lat. Ugno crucifigitur, ap. Kn.-Kr. pp. 10. 12), corne anche s. Pionio (martyr. 21, 2-4, ap. Kn.-Kr. p. 56). Filippo di Eraclea ed Ermete, invece, per quanto è permesso giudicare dalla traduzione latina, vennero soltanto legati con funi, queste però assicurate ai pali con chiodi (pass. 13, ap. Ruin. p. 372 Veron.; cf. i miei Hagiographica p. 129). Il palo è ricordato altresì da Tertulliano (apoi. 50 ad stipitem... revincti sarmen­ torum ambitu exurimur; de p u d . 22 in axe iam incendio adstructo), da Eusebio (M P 2, 2 τω i ίκρίωι π ρ ο σ δ ε ΐ τ α ι 11, 19 err’ αύτώί re Ικρίωι το πρόσωπον eri φαιδρόν διατηρούντο ) e da altri. 3 In signo trophaei constituti legge il Surio con la maggioranza dei più an­ tichi codici e col gruppo dei codd. interpolati. Tale lezione (supposta da quella del cod. di S. Pietro di Carderia e di altri, insigni tropheo c.) si può forse difendere, a tutto rigore, per quanto non mi sembri di aver trovato mai usata la semplice voce trophaeum come sinonimo di crux, bensì tropaeum crucis (Tertull. ado Marc. 4,20; Cyprian, ad Demetr. 26, ed. Hartel p. 370,16; pass. ss. Mon­ tani, L u d i etc. 4, 5, ap. Gebhardt p. 147 etc.), in gr. tò τοΰ σταυρού τρόπαιον (cf. Franchi de’ Cav. in Studi Romani 2, 1914, p. 220 s.), ovvero trophaeum do­ minicum, triumphum d. (lib. mirae, s. Fidis 3, 17, ed. A. Bouillet p. 157), trium­ phum Christi (Damas, epigr. 8 , 7; 23, 7). Perciò ben fece il Bollando, prefe-

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l’agiografo ha segnalato alFammirazione dei posteri, pur non giudi­ candolo — come effettivamente non era — un fatto prodigioso. Prodigioso sarebbe stato se il fuoco, distruggendo i vincoli, avesse lasciate assolatamente illese le vittime, conforme asserisce l’inno (v. 103) nexus... intacta cute decidunt adusti. Ma a questo asserto del poeta non dà il minimo appiglio il testo della passio: anzi esso permette di pensare che Fruttuoso, o forse tutti tre i martiri, ca­ dessero sulle ginocchia, perchè già cominciavano a mancare loro le forze. Dalla distruzione delle fasciolae parrebbe doversi dedurre altresì che la pira era stata disposta intorno alle vittime a brevissima distanza e non, per valerci delle parole di Eusebio,1 άττο μακροϋ άποστηματοε κνκλωι xepì avrovs, come quando il supplizio si voleva far durare a lungo. In fatti, senza escludere l’ ipotesi di un tem­ poraneo investimento dei tre martiri da parte delle fiamme spinte loro addosso da una accidentale folata di vento, trovo più ovvio pensare accumulato il combustibile a breve distanza dalle vittime, anche perchè le colonne di legno, a cui esse erano state legate, non durarono integre, ma caddero arse quasi ad un tempo con loro, e perchè i corpi escirono dall’ incendio più malconci che non so­ levano quelli degli uccisi μακρωι πυρΐ. 2 rendo la lezione trophaeì Domini di due codici di Parigi, antichi, e che anche in altri luoghi mostrano aver conservato la lezione originaria. Nella passio s. Phil. Heracl. 14, ap. Ruin. p. 372, si dice che, spento il rogo, extensa« beali Philippi manus, ut in oratione fuerant, inveniuntur. Onde si raccoglie che a lui, come a Fruttuoso, il fuoco consunse i vincoli, permettendogli di aprire le braccia. Il medesimo viene riferito di parecchi dei martiri arsi vivi in Giap­ pone nel see. xvn. Così al fratello gesuita Leonardo Chimura (+ Nangasaki 1618) ‘ si bruciaron le funi con che era legato al palo, ed egli libero delle mani le metteva dentro le flamme ’ (D. Bartoli II Giappone 4, Torino 1925, p. 74). Il p. De Angelis ( f Zendo 1623) ‘ abbruciate le funi c già mancando, inginocchiossi, spirò e così ginocchioni rimase ’ (ih. p. 298). Gaio Coici (| Nangasaki 1624) * nel meglio dell’ardore s’ inginocchiò e in voce alta rendè infinite grazie a Dio ’ (ih. p. 365). ' MP 11, 19. 3 MP 11, 2 6 . Il corpo di S. Policarpo ijv μέσον ούχ tbs σ α ρ ξ καιομένη, ά λ λ ’ tbs âpros όπτώμβνοε κτλ. (martyr. 15, 2 , ap. Kn.-Kr. p. 5 ). Nel martyr, s. Pionii 2 2 , 2 (Kn.-Kr. p. 5 7 ) leggiamo αυτόν εΐδομεν... οπ οίον r e το σώμα ακμάζοντας άθλητον κεκοσμημένου. κα\ yàp τ α ωτα αύτοΰ ζο ύ ) μυλλά έγένοντο καί al τρίχες έν χρωι τ îjs κεφαλής προσεκάθηντο, το Sè yéveiov αύτοΰ tbs lovKots έπανθων έκεκόσμητο. E nella pass. S. Phi­ lippi Heracl. 14, ap. Ruin. p. 3 7 2 (Philippus) ex sene invents reparatus... repente conspicitur, similiter et beatus Hermes facie florens et colore pretiosus, lividis paullisper auriculis... post illud omnibus monstratur incendium. Al p Sebastiano Chimura, bruciato insieme col P. Carlo Spinola a Nangasaki l’a. 1 622 ‘ nè si abbruciò filo dell’abito nè il toccò mai scintilla, e morì senza neppure abbru-

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Quanto al miracolo raccontato da Prudenzio a versi 115 e se­ guenti (Hos cum defugeret vaporus ardor, ) orant, ut celer ignis advolaret | et finem daret anxiis periclis etc.), non crederei di sba­ gliare giudicandolo una immaginazione del poeta. È, dirò così, la conseguenza del preteso bruciare delle fasciolae senza alcun danno delle carni, intacta cute. Se Fruttuoso invero e i due diaconi erano stati sciolti, non danneggiati dal fuoco, proprio al modo dei tre giovani di Babilonia Anania,1 Azaria e Misaele, ì com’è che poco appresso vennero arsi ed uccisi? Gli è che il fuoco, dice Prudenzio (prevenendo quasi la obiezione), divenuto miracolosamente inno­ cuo, solo in seguito alle preghiere dei martiri riprese la sua natu­ rale forza divoratrice. Ma l’agiografo, che ignora il supposto prodigio, se la sbriga in poche parole: Fruttuoso, Augurio ed Eulogio, positis genibus Do­ minum deprecabantur, donec simul animas effuderunt.3 Così i co­ dici seguiti dal Bollando e dal Ruinart, nè sarebbe strano che, cireiarglisi il volto nè cambiar di colore, nonché trasfigurarsi : disseccato dentro e soffogato dal bogliente vapor del fuoco ’ . Ad alcuni dei 32 cristiani marti­ rizzati tutti insieme nel 1623 a Cabota ‘ non s’abbruciarono neppure i capegli, talché piuttosto morirono soffogati dalla vampa che arsi dalla fiamma ’ (Bartoli H Giappone 4 pp. 197. 317). 1 Annania leggono alcuni dei codici piti autorevoli e cosi scriverei anch’ io senza esitare, se il codice relativamente migliore di tutti non avesse Anania. Annania è difatti in Ban. 3, 88, secondo la versione antica presso Sabatier Biblior. sacror, lai. versiones ani.; in Cassiano Inst. 7, 14, 2; 25, 1, 30, pp. 138. 146. 148 e passim; Annania hanno i codd. di Rufino HE 1,13, 5. 9 (ed- Mom­ msen pp. 87. 89); Annania, s. Gregorio Dial. 2, 30 (p. 121, 20 Moricca) e via dicendo. 2 Ai quali le fiamme consunsero i vincoli, rispettando, non pure le per­ sone, ma finanche gli abiti (Dan. 3. 24. 92). Il nostro autore però paragona i martiri tarragonesi ai tres pueri per tutt’altro motivo. Egli scrive: similes Annaniae, Asariae et Misaheli extiterunt, ut etiam in illis Trinitas divina comple­ retur; siquidem in ignem saeculi constitutis... et Pater non deesset, sed et Filius subveniret et Spiritus sanctus in medio ignis ambularet. Dove due dei più an­ tichi mss., invece di ambularet, dànno animaret, alludendo a Dan. 3, 49 s. awgelus autem Domini... fecit medium fornacis quasi ventum roris flantem etc. (cf. Cyprian de cath. eccl. un. 12, ed. Hartel p. 221, 8 flammis ambientibus medios spiritus roris animavit). Ma la lezione ambularet è, sotto ogni riguardo, da preferire (cf. Dan. 3, 92 vers. ant. video quattuor viros solutos et deambu­ lantes in medio ignis). 3 L’espressione classica animam effundere (v. Thesaur. I. L. s. v. effundo, coi. 223, 35 ss.) accenna, sembra, a una fine violenta (pass. ss. Epipodii et Alex. 11, ap. Ruin. p. 66 Veron. animam, sicut meretur, effundat; c o n d ì . E i t h e r it. can. 5 animam cum cruciatu effundat). Nel martyr, s. Pionii 21, 9 (ap. Kn.-Kr. p. 56) την ψυχήν, ds èpevyópevos, ήσύχως κα'ι ànôvws àtréirvevaev (ô μάρ-rvs) : la vers, lat. ap. Ruin. p. 128 animam, quasi eructaret, evomuit.

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condati da quel gran rogo, i tre spirassero più o meno ad un tempo. Ma poiché le ultime quattro parole mancano in tutti i mss. più antichi e quindi s’hanno a giudicare, secondo ogni verisimiglianza, interpolate, tanto meglio! Effettivamente tutto induce a credere che gli spettatori del supplizio non possano essere stati in grado di seguire con gli occhi l’ultima agonia dei martiri ingi­ nocchiati e poi forse abbattuti entro il cerchio dell’immane bra­ ciere. Comunque il silenzio dell’autore è indizio della sua sin­ cerità. Segue la parte (ce. 5-7) che, per i fatti prodigiosi di cui è ricca, e per altri motivi ancora, ha suscitato, non irragionevolmente, la diffidenza dei critici. Per conto mio, confesso di non essere riescito a trovare argo­ menti abbastanza solidi per ritenere il c. 5 di una mano diversa da quella che dettò quanto precede. Vi riscontro la stessa maniera di narrare, succinta, incurante dei particolari, eppure efficace; la stessa forma popolare, la stessa premura di fare i nomi dei testi­ moni. Gli stipites, ai quali erano stati avvinti i martiri, si ergevano tuttora in mezzo al r o g o 1 (così lagiografo),1 23quando Babylon e Migdonius, 3 due cristiani della familia del governatore, videro, e fecero vedere anche alla figliuola di lui, loro signora,4 Fruttuoso, Augurio ed Eulogio, che ‘ con segno di vittoria incoronati ’ sali­ vano verso il cielo, aperto a riceverli. Rapiti dalla meravigliosa apparizione, corsero a chiamare il preside; ma questi, venuto, vi­ dere eos non fuit dignus. 5 1 Stipitibus (uno dei codici più antichi ha stipibus, che potrebbe essere la lezione originaria) adhuc permanentibus. 3 Che introduce la narrazione con le parole: Post haec solita Domini non defuere magnalia. Magnalia Domini è espressione biblica, usata più volte da s. Cipriano: de hab. virg. 10; de zelo et lio. 5 (ed. Hartel pp. 194, 28; 422,18); epist. 11,8 (dioinae Maiestatis s o l i t a magnalia); 59, 7, 2; 61, 2, 1 (ed. Bavard pp. 501, 23 ; 674, 9 ; 696, 4). 3 Secondo alcuni codd. Mygdon (cf. Notizie degli scavi 1887 p. 255; CIL 9, 6078; De-Vit Onomastico» s. v.). Per Babylon (meglio sarebbe Babylo; il cod. più antico ha Babillam) v. Solin. 12,10 Babylonem puerum; CIL 6,26753 a T. Sta­ tilio Babyloni (26753b Babylioni filio); Thesaur. I. Lat. s. v. Babylo, coi. 1655, 77 ss. ; cf. v. Babylas, coi. 1653, 10 s. 4 Dominae suae carnali. Cf. Cornelii epist. inter Cyprian. 50, 2 (ed. Bayard p. 123) patronae suae carnali, cuius rationes gessit, Che Emiliano avesse al suo servizio alcuni cristiani e fosse loro affezionato, quale meraviglia? Firmiliano governatore della Palestina al tempo di Diocleziano e ostilissimo ai cristiani aveva un vecchio servo σεμνός καί θεοσεβής da lui τετιμημένος ... πλέον των κατά τον οίκον απάντων (Euseb. ΜΡ 11, 24). 5 Cum Aemilianus vocarent dicentes: Venie tc., i g i t u r cum Aemilianus ve-

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Ora è certo, in prima, che i due famigliari del preside, insieme con la loro giovine domina, sono supposti dallo scrittore in un luogo onde si scorgevano i pali eretti nell’anfiteatro (pali, si noti, di cui dianzi non è stata fatta menzione). Certo è altresì che tale luogo non è l’anfiteatro, poiché di là Babylon e Migdonius non avrebbero mai pensato di andare a chiamare il preside che non assisteva alla esecuzione. Anzi codesta chiamata e il venire di Emi­ liano lasciano intendere chiaramente che siamo nel palazzo di lui, nel ‘praetorium. Ma lo stare in palazzo non esclude che Babylon e Mygdonius potessero scorgere il rogo dei martiri. Perchè a Tarra­ gona il praetorium, 1 che gli archeologi, per considerazioni del tutto estranee alla passio s. Fructuosi, propendono a identificare con l’an­ tico edifizio oggi chiamato ‘ el Palau d’August ’, dominava l’arena dell’anfiteatro, permettendo ai suoi abitanti di godere gli spet­ tacoli gladiatori senza muoversi da casa. 2 L’episodio narrato nel c. 5 offre dunque un colore locale spiccatissimo: esso offre pure, nella sua disadorna semplicità, una singolare attrattiva. Sembra, direi quasi, di vedere i due servi cristiani, che in una alla do­ mina giovinetta (certo simpatizzante con loro) da una finestra del pretorio seguono ansiosi il lento struggersi della pira giù in fondo all’anfiteatro. Con l’occhio limpido della Fede essi scorgono il ve­ scovo e i diaconi apprestarsi al gran volo dal tempo alla eternità beata. A un certo punto li scorgono anche con gli òcchi mortali salire festanti, con le corone in capo,3 verso il cielo. Gridano al preside: ‘ Vieni a vedere quelli che oggi hai condannato’ ... E il preside viene e si affaccia, ma non vede.

η isset etc. Cf. Dessau Insci·, lat. selectus 7221, 5 ss. ( = GIL 11, 5749) cum sit oportunum... adfectionem amoris erga η. n. exibentibus adsistere. . . , i g i t u r si cuiictis videtur etc. 1 Ricordato in una iscrizione (C1L 2, 4076). 2 J. Puig y Cadafaich L ’arquitectma romànica a Catalunya 1, p. 110: ‘ y es principalment digne de notarse que la situaciò del edifici era tal, que tots aquells que habitaven el Palau d’August ’ (cf. pp. 113-116 e i luoghi citati nel­ l ’indice a p. 455 s. V . Tarragona; cf. anche Schulten ap. Pauly-Wissowa RE s. V . Tarraco, coll. 2400-2402) ‘ y’ is que circulaven per la muralia podien presenciar a la vegada els jochs de l ’amiiteatre y del circh 3 Dunque morti : perchè la corona non si riceve se non consummato cursu et agone perfecto {pas's, ss. M o n t a n i , L u d i etc. 20, 6 , ap. Ktiopf-Kr. p. 81). Quindi coronari valeva quanto morire martire (e. gr. pass. ss. Montani etc. 21, 8 , ap. Kn.-Kr. 1. c. cum iam Successus et Paulus... coronati fuissent). Nella celebre medaglia l ’ anima di s. Lorenzo si leva diritta dal corpo disteso sulla graticola, mentre dall’alto la Mano divina le posa la caelestis corona sul capo (v. de Rossi Bull, crisi. 1867 p. 85).

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Nulla è in questo racconto che vieti di ritenerlo contemporaneo degli avvenimenti, redatto cioè nel volgere del secolo III a Tarra­ gona. Lo storico e il filologo parmi non possano dire di più .1 Passiamo al capitolo susseguente. Scesa la notte, i fedeli si re­ cano all’anfiteatro, e cospersi di vino i corpi male bruciati (semiusla corpora) 1 23 e raccolte le ceneri, ognuno se ne appropria quanto più può. Ma Fruttuoso appare in sogno agl’indiscreti, in­ giungendo loro di r e s t i t u i r e subito (sine mora) quel che inde­ bitamente hanno sottratto. Non sorprende che il legato accordi ai cristiani per la sepol­ tura le spoglie dei rei. Tale concessione (supposta dal concorso del popolo, sia pur notturno, nel luogo del supplizio) era nelle sue facoltà; nè si opponeva il genere di morte sofferto dai nostri santi, poiché (osserva Ulpiano) eorum quoque corpora, qui exurendi dam­ nantur peti possunt, scilicet ut ossa et cineres collecta sepulturae tradi possint. 3 Ed è permesso credere che ad ottenere quella con­ cessione si siano adoperati i famigliari cristiani e, più ancora, la figliuola del preside. D’altra parte, non solo non risulta che la per­ secuzione di Valeriano si sia estesa alle salme dei giustiziati, ma piuttosto risulta il contrario. Pòchi mesi prima del martirio di Fruttuoso, il proconsole Galerio Massimo permette, o per lo meno non vieta, che la spoglia del vescovo Cipriano sia accompagnata all’estrema dimora, di notte sì, ma solennemente, ad cereos et sco­ laces, cum voto et triumpho magno.1 La sepoltura è parimente accordata a Lucio, Montano e compagni messi a morte in Carta1 Merita di essere riferito il giudizio che dà delFultima parte della passio Z. G. Viilada Historia eclesiàstica de Espatia 1,1. Madrid 1939, p. 358: ‘ Como el fin que el hagiógrafo se propuso al reeogerlas fué el proporcionar a los cristianos uh ejemplo edificante que imitar, nada tiene de extrano que en los demâs pàrrafos se hayan escurrido algunas noticias puramente subjetivas. ’ Cf. p. 362. * Per il valore di queste espressioni e simili, v. Sueton. C a l i g . 59 cadaver eius... tumultuario rogo semiambustum... postea erutum et crematum sepultumque; D o m i t i a n . 15 evenit ut... repentina tempestate deiecto funere, semiustum ca­ daver discerperent canes. Lucan. P h a r s . 8 , 786 semusta rapit resolutaque non­ dum I ossa satis nervis et inusta plena medullis. Il tronco naturalmente resi­ steva più delle estremità alla vampa distruggitrice. Svetonio riferisce che il cuore di Germanico fu trovato, dopo la cremazione, intatto (Cal. 1): lo stesso vien riferito di s. Giovanna d ’ Arco. 3 Dig. 48, 24, 1. * Acta s. Gypr. 3, 6 , ap. Reitzenstein pp. 17. 22. 37. Il corteo, come si è cercato di dimostrare, sembra non percorresse se non un tratto di campagna ombreggiato da alberi: ciò spiegherebbe la tolleranza dell’ autorità (v. Note agio­ grafiche 4, 1912, p. 136).

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gine qualche tempo appresso a s. Cipriano, poiché uno di loro sul luogo del supplizio, cum gladius super cervices eius libratus pen­ deret, ne parla come di cosa fuori dubbio.1 Nulla sappiamo degli onori resi in Roma alla salma del papa Sisto II e a quelle dei suoi diaconi, ma sta di fatto che esse vennero deposte nel cimitero me­ desimo, dove aveva avuto luogo l’esecuzione. Nè i pleni mortis honores sembrano mancati a s. Lorenzo, sepolto il 10 agosto 258, presso la via Tiburtina.1 2 Molto difficile, per contro, mi sembra ad ammettersi che nel secolo ni i membri di una comunità cristiana organizzata si siano spartite tra loro le reliquie, t u t t e le reliquie di tre martiri — i loro protomartiri, forse — così da rendere impossibile la cerimonia della sepoltura. Un tale procedimento troppo si oppone a quanto sap­ piamo della pia sollecitudine con cui i fedeli di quella età cura­ vano la deposizione dei resti gloriosi nei cimiteri, o almeno in luoghi che potessero accogliere i superstiti, finché durava la per­ secuzione, a segrete adunanze e, una volta dileguata la tempesta, a sinassi solenni. So che si è voluta spiegare la male intesa de­ vozione dei Tarragonesi col testamento dei quaranta martiri di Sebastia. Ma l’Armenia del sec. IV, dopo la pace Costantiniana, è ben altra cosa dalla Spagna intorno alla metà del III secolo. Inoltre quello che, con la nota disposizione testamentaria, i quaranta mar­ tiri tendono ad impedire, non è il frazionamento dei singoli corpi; quello di cui temono non è per l’appunto che le loro salme ven­ gano divise in cento pezzi e venerate in cento luoghi; essi temono soltanto di venire separati, post mortem, gli uni dagli altri. Prove­ nendo tutti da paesi diversi (όκ διαφόρων χωρίων ττ ά ν τ βs), essi sospettano, con qualche ragione, che i parenti e i compatrioti di ciascuno bramino di appropriarsene i resti per seppellirli presso di sé, nel natio villaggio. Ciò i quaranta non vogliono: coloro che soffersero insieme il martirio (κοινόν έθέμβθα τον τον άθλου άγωνα) 1 Pass. ss. Montani, Lucii etc. 15, 2 (ap. Knopf-Kr. p. 79) : iussit ( Monta­ nus) alteram (manualis partem) reservari, qua Flaviano oculi post crastinum liga­ rentur. sed et in medio eorum solum servari iussit, ut nec sepulturae consortio separaretur. 2 Non bo fatto cenno del martire Giacinto, le cui ossa, in gran parte com­ buste, furono ritrovate — avvolte in un drappo d’oro e cosparse di aromi — nel sepolcro primitivo, l’anno 1815 (v. Marchi Monumenti primitivi delle arti cristiane. L ’Architettura, Roma 1815, p. 238 ss. ; de Rossi Bull, crist. 1880 p. 123; 1894 p. 28). Perchè, quantunque ascritto alla persecuzione di Valeriano dalla passio (del resto leggendaria in sommo grado), sembra doversi assegnare piuttosto al tempo di Diocleziano (Wilpert Die Papstgràber, Freiburg i. B. 1909 p. 36 s.; cf. Franchi de’ Cavalieri Note agiografiche 6 , 1920, p. 206).

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d e v o n o a v e re u n ’ u n ica to m b a (κοινήν... καί την κατάττανσιν). Q u e sto è il se n s o d e lle p a ro le άζιοϋμεν 7ra'vTas, μηδενα των εκ τ fjs καμίνου àve-

λομενων λειψάνων ήμών er (ί=ν των λειψάνων, u n o dei n o stri co rp i, u n o di n o i, n on u n a p a rtice lla di n o i) έαυτωι περιποιησασθαι, άλλα τ fjs év ταύτώι συναθροΐσεωε φροντίσαντα άποδονναι τ oîs προειρημένοι. L a m in a ccia c o n t r o gli ev en tu a li tra sg ress ori se m b ra d issip a re o g n i in c e rte z z a : et Sé tis τώι βουλήμάτι ήμών εναντιωθηι, τον μεν θείου κερδουε

άλλότριοε έστω... τ ε μ ν ε ι ν ήpas άπ’ ά λ λ η λ ω ν ... βιαζόμενοε. 1 Ma to r n a n d o ai m artiri di T a rra g o n a , la

d ifficoltà è

forse, in

so s ta n za , m e n o g ra v e d i e n o n p a ia a p rim a v is t a .2 I c o r p i d e l sa n to v e s c o v o e d e i d ia c o n i, c o m e s p e sso q u elli d eg li arsi vivi c o n i m o d i a llo ra u sitati, e ra n o u sciti d a ll’ in c e n d io , n on rid o tti in ce n ere, m a im p e rfe tta m en te ca rb o n iz z a ti (semiusta).3 T u tto p e r c iò in v ita a cre ­ d ere c h e i fe d e li, riserva te alla se p o ltu ra le parti p rin cip a li di c ia ­ s cu n c ò r p o (la testa, il torso, le o s s a m a g g iori), si d isp u ta sse ro le e stre m ità in tiera m en te ca rb o n izz a te e le cen eri (collectos cineres) 4 e m agari a n ch e gli a v a n zi d el r o g o . 5 In q u e s to c a s o p e r ò b is o g n a r ic o n o s c e r e ch e il te s to d ella passio, q u a le o g g i è e q u a le era al te m p o di P ru d en zio, tra visa a lq u a n to la realtà, p o ich é effettiva ­ m en te la s c ia s u p p o r r e ch e i cristia n i a c c o r s i a ll’ an fiteatro p er r e n ­ d e re ai m artiri gli estrem i o n o r i , 6 fa c e s s e ro ad d irittu ra p iazza pu1

Testam. XL mart. 1, 1. 3. 4, ap. Knopf-Krüger p. 116 s.

2 Si deve forse anche tener conto della circostanza, che al popolo cristiano

mancava quel giorno la direzione del clero, disperso e nascosto, che certo avrebbe impedito il diseerpamento delle reliquie, frenando l ’incomposta devo­ zione dei fedeli. 3 La lettera del clero di Lione ap. Euseb. HE 5, 1, 59 λείψανα... ήνθρακευμένα. Cf. sopra p. 159 nota 2. * Ridotto in questi termini l’atto dei Tarraconesi non offre difficoltà. Il desiderio di tenere presso di sè qualche reliquia, voglio dire qualche reliquia ex ossibus, pare assai antico nel popolo cristiano (v. Fr. J. Dôlger Bas Kultvergehen der Donatistin Lucilla con Karthago, in Antike und Christentum 3, Mün­ ster i. W. 1932, p. 250 ss.). 5 Una scena simile avvenne, secondo che narra D. Bartoli, dopo il vivicomburium di una giovinetta giapponese, a nome Maddalena, nel 1613. ‘ Alcuni ’ (così il Bartoli) ‘ le troncarono le mani, mentre il corpo fu preso dalla comu­ nità di Conzura e deposto nella sua chiesa. Poi del rimanente di quell’in­ cendio non vi fu neppur fanciullo che non ne volesse reliquia; se non altro, un pizzico di cenere, uno stecco, un carbone : così più che fosse un tesoro dato a ruba, ogni cosa in un attimo dispari ’ (Il Giappone ,3 p. 367). Così si divi­ sero i Sebasteni i miseri avanzi del rogo dei 40 martiri, dopo che le venerande ossa ne erano state tolte, per ordine del giudice, e gettate a perdersi nel fiume (v. Note agiografiche fase. 7, 1928, p. 179). 0 Primo dei quali lavare le ossa con vino, come costumavano i pagani con i resti dei cadaveri cremati (Vergil. Aen. 6 , 226 s. ; Tibull. 3, 2, 19; Prop. 4, 7, il

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GLI A T T I DI S . FRUTTUOSO DI T A R R A G O N A

lita e che alle reliquie non si sia data sepoltura, se non dopo che esse furono restituite dai pii saccheggiatori. Prudenzio aggiunge di suo che Fruttuoso ordinò di riunire le ceneri in un sarcofago di marmo (cavo claudi marmare, v. 140 s.), quel sarcofago — imma­ gino — che le racchiudeva al suo tem po.1 La passio direbbe tutt’al più, genericamente, unoque in loco2 simul condendos mirarent. Tult’al più, ripeto; perchè questa proposizione, omessa nei codici migliori, è quasi certamente interpolata. Dell’apparizione e dei comando del santo pastore alle sue pe­ corelle l’agiografo dà questa ragione: oportebat enim martyrem quod in saeculo docendo promiserat, in sua postea passione et resurrec­ tione carnis conprobare. Ragione che, confessiamolo francamente, non pecca per eccessiva chiarezza. Io intendo così: quel che Fruttuoso aveva promesso in vita, nel suo insegnamento, conveniva fosse da lui comprovato in pas­ sione et resurrectione carnis. E così egli fece effettivamente in pas­ sione, affrontando la morte con serenità gioiosa; in resurrectione carnis, mostrandosi dopo il martirio ai suoi discepoli, vivo e glo­ rioso. Lo scrittore considera il santo come già risorto a mezzo, avendo indossala quella stola promissionis di cui l’evangelista Gio34; Stat. Silv. 2, 6 , 90 etc.) e talvolta forse gl’ Israeli ti nell ’ossilegium (S. Krauss La double inhumation ches les Juifs, in Revue des Études juives 97, 1934, p. 9). 1 Come notò già Florez Espana sagrada 25 p. 27. Vero è che la deposi­ zione in sarcofagi fu usitatissima a Tarragona (come del resto anche altrove) specie nell’età della pace (v. J. Serra Vilaró Excavaciones en la necròpoli ro­ mano-cristiana de Tarragona, Junta superior de excavaciones y antigüedades, Mem. 104, Madrid 1929, p. 34 ss. ; cf. E. Junyent I monumenti cristiani di Spagna studiati in questi ultimi anni, in Atti del I I I Congresso internazionale di archeo­ logia cristiana, Roma 1934, p. 268). Parecchi sarcofagi cristiani di Tarragona puoi ammirare in Wilpert I sarcofagi cristiani antichi tavv. 7, 2; 36,.2. 3; 61, 1; 194, 8 ; 230, 3 ; 246, 13; pp. 41. 55 s., 58. 80. 96. 232. 294. 311. 337). 2 Locus pare qui sinonimo di sepulcrum, come spesso negli epitafì (basti rimandare a E. Diehl Inscr. lat. christ, vet. ind. 12, s. v. locus Jett, d) e tal­ volta anche negli scrittori (p. es. Augustin, de civ. Lei 1, 1, p. 4, 23 Hoffmann testantur hoc martyrum loca et apostolorum basilicae). Per designare partico­ larmente un conditorium, un 'arca o sarcofago, si usava di preferenza loculus (Plin. HN 7, 16, 16 vidimus in loculis asservatos [cf. 2, 2, 20]; Ammian. 21, 16, 20 pollinctum... corpus defuncti conditumque in loculis). Non è raro trovare loculus o locellus argenteus (Iustin. 39, 1, 6 ), plumbeus (Lib. pont. pp. 143, 13; 158, 12 Mommsen), ligneus (Beda HE 4,19, ed. Plummer p. 244), meno frequente forse l. marmoreus o lapideus (v. tuttavia Beda op. cit. 4, 17, p. 245 locellum de marmore albo). Quello di cui si fa menzione nell’epitafio di Iulia Fiorentina, cuius corpus pro foribus martyrorum cum loculo suo humatum est (CIL 10, 7112; Diehl Inscr. lat. christ, veti. 1549) era una cassa di pietra o di piombo o di legno, onde non bene tradusse il Garrucci ‘ un sepolcretto’ , in Civiltà cattolica

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vanni nell’Apocalisse dice rivestiti i martiri, nell’attesa appunto della risurrezione.1 Tutto considerato, l’episodio di cui stiamo trattando, può giu­ dicarsi storico, almeno sostanzialmente. Ma il racconto che ne leg­ giamo nella passio, generico, scolorito, senza nomi di persone, senza precise indicazioni di tem po,2 senza alcun accenno al luogo in cui furono deposte le reliquie, fa pensare a, una mano diversa da quella del primo redattore e non così vicina agli avvenimenti. E tale impressione è avvalorata dal fatto che Prudenzio ebbe sott’occhio un testo alquanto diverso, a tenore del quale impartivano l’ordine di restituire le reliquie niveis stolis amicti, 3 o fossero essi degli angeli, come congetturò qualche studioso,4 o fossero i martiri stessi, come vogliono altri, più rettamente, a mio avviso. Qualche secolo dopo, l’episodio del c. 6, come spesso accade ai racconti del genere, venne ampliato per opera di un interpola­ tore, il quale si permise d’immaginare il breve discorso con cui Fruttuoso (il solo Fruttuoso, si badi, non i viri candidati) avrebbe eccitato i Tarragonesi a restituire le mal tolte reliquie. Non sap­ piamo quando per l’appunto sia vissuto costui; di sicuro prima del sec. IX, poiché la sua aggiunta, ignota a Prudenzio, compare già in un codice della passio, che i competenti attribuiscono al sec. VIII-IX. Non dovremmo allontanarci troppo dal vero, propo­ nendo il sec. VI-VIT. 78, 1868, p. 219. Di legno s’ha da intendere il loculus in cui viene deposta la salma imbalsamata di Giuseppe in Egitto, Gen. 50, 25. Il loculus di s. Pietro che Costantino M. avrebbe rivestito ex aere cypro (Lib. pout. p. 57, 1-2 Momm­ sen) deve esser supposto marmoreo o fittile. 1 V. sotto nota 3. - L ’autore dice Igitur post passionem apparuit. Questa, a bella prima, sem­ bra un’indicazione di tempo, non che vaga, addirittura ridicola. Chi potrebbe mai pensare che Fruttuoso fosse apparso ante passionem ai suoi Tarraconesi per rimproverarli di essersi appropriate le sue reliquie? Ma le parole Igitur post passionem non sono che un richiamo a quel che precede: oportebat Fruc­ tuosum quod promiserat... in s u a postea p a s s i o n e et resurrectione carnis comprobare, e vogliono dire: ‘ D u n q u e , a passioue com piuta’ . 8 Si allude alla stola immortalitatis (Zeno tract. 1, 16, 14, ap. M. 11, 385; cf. de Rossi Inscr. christ. 2, 65, 16; 107, 53 redimiva stola perenni), alla λευκή στολή, di cui l ’Apocalisse 6 , l i (v. E. B. Allo L ’Apocalypse nota al luogo cit. e l’ excurs. 12). Accenni a codesta candida stola occorrono nei testi del III secolo (lasciando gli scrittori più tardi): per es. de laude mart. 30 (ap. Cyprian, voi. 3 p. 5t, 19 Hartel) quos merito splendor iste nivei amictus induerit et candor stolae ambientis ornar it; Cyprian, de mortal. 20, p. 309, 23; pass. s. Perp. 4 ,8 ; 12, 1. Cf. Wilpert Le pitture delle catacombe romane p. 90 s. 4 Forse pensando agli àvSpes Sio èv έσθήσβσι XevKdìs di Act. Ap. 1, 10, o anche a Matth. 28, 3; Marc. 16, 5; Lue. 24, 4 ; Ioh. 20, 12.

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L’interpolatore narra come all’annottare del settimo giorno (post passionem septimi diei nocte adveniente) 1 il vescovo martire apparve a tutti coloro che si erano appropriate delle ceneri dei sacri corpi combusti,dicendo in sostanza così (se capisco b en e):4Codesto vostro amore verso di noi non è lodevole, in quanto, abitatori di una sola città, voi volete tener divise in tante dimore private le nostre reliquie. Non è secondo carità tale divozione, ma causa funesta di discordia. Fa dunque mestieri ohe voi, riunite le nostre ceneri in un luogo, lodiate unanimemente il Signore, come poi faranno i vostri posteri ’ . Belle parole,2 ma non consone a quel che precede e che l’interpolatore, non uso a guardare tanto nel sottile, stimò di poter mantenere immutato. La mattina veniente, prosegue egli, i pii trafugatori corrono a riportare le reliquie, narrandosi a vicenda la visione avuta. Con i 1 Non è difficile immaginare il motivo per cui l’ interpolatore pensò al giorno settimo. Nel settimo giorno dalla depositio di un defunto i cristiani, specie in Occidente, ma in Oriente altresì (v. Usener Der heilige Theodosios, Bonn 1 8 9 0 , pp. 2 2 , 2 4 ; 1 3 6 ), solevano recarsi a pregare sul sepolcro (Ambros. de ob. Theod. 3 ; de fide reswrr. 2 , 2 , ap. M. 16, 1 4 4 8 ; 1 372 s. Cf. Liber sacramentor. Rom. eccl. 3 , 105, ed. H. A. Wilson p. 3 1 2 ). In alcuni luoghi ciò si fa­ ceva invece il giorno nono, seguendo l ’ uso antico tanto dei greci (Isaei or. 8 , 3 9 ; Aeschin. or. 3 , 2 2 5 τ η έν α τ α , sottint. ε ν τ ά φ ια : cf. Schol. ad Aeschin. 1. c .; Poli. 3 , 1 0 2 ; Corp. gloss, lat. 2 p. 1 3 4 , 4 5 εννατα éirì νεκρόν α γ όμ εν α ), quanto dei romani (Apul. Met. 9 , 3 1 , ed. Helm p. 2 2 6 , 2 0 , nono die rite completis apud tu­ mulum sollemnibus, cf. Becker-Goll Gallus 3, Berlin 1 8 8 2, p. 5 3 5 ), uso, questo meno approvato da s. Agostino (Quaest. in Heptat. 1 , 1 7 2 , ap. M. 3 4 , 5 9 6 ), non trovandone esempi nelle divine Scritture, come per il giorno settimo (Gen. 50, 1 0 ; Ecclesiastic. 2 2 , 1 2 ). Non è impossibile che in qualche luogo anche i pa­ gani terminassero il lutto il settimo giorno, come si sa che in nuptiis septimus dies instaurationem voti habebat (Donat, ad Terent. Phorm. 1, 1 , 5 ). Testi an­ tichi iu proposito io non conosco, nè so veramente se ne esistano. Si può bensì ricordare che nel Philops. di Luciano 2 7 (5 4 ) Eucrate narra έβδόμηι μετά την τελευτήν ημήραι essergli apparsa la defunta consorte onde avvertirlo che per inavvertenza, uno dei suoi sandali d ’oro non era stato dato al fuoco il giorno della cremazione. Si può anche ricordare Aeschin. or. 3 , 77 (in Gtesiph.) εβδόμην δ' ημέραν της θυγατροε αύτωι (sc. Δεμοσβε'νει) τ ε τ ε λ ε υ τ ηκυΐαε, πριν πενθησαι καί τ α ν ο μ ι ζ ό μ ε ν α ποιησαι, ατεφανωσάμενοε κα\ λευκήν έσθήτα λαβών έβουθύτει. Ma questi luoghi parlano entrambi di fatti avvenuti entro il periodo del lutto, prima cioè degli ένατα, che lo scoliaste spiega τ α ν ο μ ι ζ ό μ ε ν α τώι νεκρωι, τηι έννάτηι ημέραι γινόμενα. Per l ’uso di rinnovare le esequie nei giorni terzo settimo trigesimo, ovvero terzo quadragesimo, basti rimandare a H. Delehaye Origines du culte des martyrs2, Bruxelles 1 9 3 2 , p. 32. 2 Scrive il Tillemont Mém. eccl. 4, 202: ‘ Il y a quelques exemplaires qui rapportent... un discours de saint Fructueux, qui est assez considérable. Nous l’omettons néanmoins, parcequ’en ces sortes de pièces... le plus court est ordi­ nairement le plus véritable

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debiti onori quei sacri rèsti sono deposti in modesta sub altario. 1 Inutile noLarlo, una mano del secolo III o degli inizi del IV non avrebbe mai supposto la sepoltura immediata delle vittime di Va­ leriano nella c h ie s a e sotto l ’ a lt a r e , anzi che in un coemete­ rium, o, poiché i cimiteri erano allora sotto sequestro e confiscati, in un sepolcro privato.1 2 Segue in tutti i codici a me noti (tranne quello di S. Pietro in Vaticano, trascritto da un esemplare mancante della fine) 34un’altra apparizione, e questa niente meno che a Emiliano preside, del quale pur leggemmo pocanzi che non fu degno di vedere le sue vittime ascendere coronate verso il cielo. Fruttuoso gli si presenta, fiancheggiato da Augurio ed Eulogio, in stola repromissionis, insul­ tandolo e beffeggiandolo, giacché coloro ch’egli spogliò dei propri corpi, credendo così di cacciarli sotto terra, * ecco gli stanno da­ vanti ammantati di gloria immortale. Ma che questa visione ri­ salga alla prima redazione, non solo è dubbio, come non mancò di rilevare il Tillemont,5 ma, a mio senso, è addirittura inammissi­ bile. Di essa in vero non fa cenno Prudenzio, che non so imma­ ginare per qual motivo si sarebbe astenuto dal riportarla, se ne 1 Si allude forse alla ecclesia eretta (non sappiamo quando, probabilmente nell’ età visigotica) in onore dei martiri nel foro, tra le rovine della curia, e tornata in luce recentemente (vedi J. Serra Vilaró Excavaciones en Tarragona, Junta superior de excavaciones y antigüedad, Mem. 116, Madrid 1932, p. 54 ss.). 2 Quali si è supposto che fossero le areae Macrobii Candidiani procura­ toris, dove fu portato a seppellire il corpo di s. Cipriano (Act. 3, ap. Reitzenstein pp. 17. 22. 37). S. Fruttuoso e i due diaconi secondo ogni verisimiglianza ebbero sepoltura nel cimitero di Tarragona ritrovato pochi anni fa, nel quale sono visibili gli avanzi di una basilica cimiteriale del sec. IV-V (v. J. Serra y Vilaró Memoria n. 104 de la Junta superior de Excavaciones, Madrid 1929, p. 62 s. ; H. Laag Die Coemeterialbasilika von Tarragona in Von der Antike sum Christentum, Festgabe V. Schultze, Stettin 1931, p. 125 ss. ; E. Junyent in Atti del I I I Congr. di Archeol. crist. p. 281 s.) e di un battistero (v. J. Serra y Vilaró, Baptisteri romà de Tarragona, in Anal, sacra Tarr. 7, 1931, p. 351 ss.; E. Junyent loc. cit. p. 272 ss.). Si sono rinvenute colà iscrizioni con laform ola in sanctorum sede quiescis alludente, come tutto induce a credere, al sepolcro dei tre martiri (v. J. Vives De arqueologia cristiana, in Anal. Tarrac. 4, 1928, p. 268; Una imcripció històrica dels màrtyrs de Tarragona, in Anal. cit. 9, 1933, p. 247 s.) e un frammento con le lettere CTVOSI A| cioè FVuCTVOSI. Augurii et Eulogii (v. Vives Una inscripció etc., con tavola annessa). 3 Non parliamo del cod. Monac. 3514 e del Montepessulano 154, mancanti deU’ ultima parte per la caduta di un foglio. 4 Lo scrittore par supporre che il preside fosse di coloro i quali in terram cadentibus corporibus Usque humo tectis (come leggiamo in Cicerone Tuscul. 1, 16, 36), sub terram censebant reliquam vitam agi mortuorum (cf. 1, 12, 27). 5 Mém. ecclés. 4 p. 202.

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avesse avuto contezza. Non certo perchè sembratagli forse ‘ un’ag­ giunta inutile alla trama della sua lirica’, come congetturò timi­ damente F. Ermini.1 Nella sua lirica il poeta trasfuse t u t t o quel che trovò nella passio, tranne a principio il particolare delle soleae che Fruttuoso volle mutare nei calcei; particolare evidentemente troppo prosaico e inadatto a una narrazione lirica. Ma cosa di più poetico, cosa di più conforme al genio di Prudenzio che quel ma­ nifestarsi delle vittime gloriose al loro allibito carnefice per rin­ facciargli la stoltezza del suo giudizio, l’inanità dei suoi sforzi? È dunque assai giustificato il ritenere codesta apparizione a Emiliano per l’opera di un interpolatore, del primo interpolatore, forse, della passio s. Fructuosi.2 Nè mi sembra faccia grave diffi­ coltà il non esserci pervenuto alcun ras. immune da tale interpo­ lazione, una volta che i codici della passio finora conosciuti deri­ vano tutti da un testo posteriore a quello di cui si servì Prudenzio, da un testo, in cui compariva ai fedeli già il solo fluttuoso, non più l’intiero gruppo dei tre martiri. Tale mutazione può essere ascritta, se non erro, precisamente all’interpolatore che ideò l’ap­ parizione a Emiliano. Egli avrebbe arricchito la sua ben magra aggiunta con l’intervento dei due diaconi e col particolare delle stolae promissionis (— stolae albae), privandone l’apparizione agl’in­ discreti devoti. Più tardi la passio ebbe a caricarsi di una ulteriore aggiunta quanto più estesa, tanto più infelice; la translatio dei sacri corpi da Tarragona a Capo di Monte, tra Genova e Portofino. Basta una rapidissima scorsa a questa storia che il Mombrizio pubblicò da *3 un codice della passio il più malconcio di quanti se ne conoscono,1 ma che si legge anche nel Lateranense A. 79, migliore, benché, com’è ovvio, della stessa famiglia, per convincersi che si tratta di una fiaba composta allo scopo di spiegare la presenza del culto dei martiri tarragonesi nella Liguria. La traslazione sarebbe stata effettuata non post multos dies pas­ sionis, per espressa volontà del santo vescovo, il quale dopo avere esortato i suoi concittadini, senza però rimproverarli, a restituire le reliquie, avrebbe parlato loro iu questi termini: ‘ Tarragona non Peristephànon, Studi Prudenziani, Roma 1914, p. 120. Se cioè non si ritenga anche interpolata la spartizione delle reliquie tra i fedeli nell’ anfiteatro; episodio non interpolato, secondo me, ma soltanto ri­ toccato. 3 II codice di cui si valse il Mombrizio non è stato ritrovato ancora. Vedi G. Eie Die Quellen für das Sanctuarium des Meilânder Humanisten B. MombrUius, Berlin 1933, p. 26. 1

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merita di possedere le nostre spoglie, perchè, tra brevissimo tempo (in proximo), sarà distrutta dai barbari a segno da non risorgere inai più. C’è però nella provincia d’Italia, presso Genova, un luogo solitario e sicuro, chiamato Capo di Monte: quivi trasferite le no­ stre ceneri ’. Il disastro che Fruttuoso preannuncia nel 259 come imminente, non potrebbe essere se non l’espugnazione di Tarra­ gona operata dai Franchi nel 264 sotto l’impero di Gallieno.1 Ma allora le reliquie dei martiri non furono rimosse dalla loro sede, nella quale continuavano ad essere venerate ai giorni di Prudenzio (irepl στβφ. 4, 21 ss.; 6, 1 ss.), anzi molto tempo dopo, quando nel testo della passio fu inserita quella interpolazione che, come ve­ demmo dianzi, suppone poste le reliquie stesse in aecclesia sub sa­ crosancto altario, cioè sotto l’ altare della basilica tarraconense.1 2 D’altra parte la metropoli della Hispania citerior poco tardò a risor­ gere dalla devastazione del 264: Ausonio nel IV secolo la nòmina fra le città principali accanto a Emerita (Hispalis) e a Corduba;34 Prudenzio sulla soglia del V la chiama arcem Hiberam4 e ricorda i tecta aurata della basilica del santo (irepi στεφ. 4, 5; 6, 154),5* la grande divozione del popolo. Non è impossibile che il santuario di Capo di Monte,3 anteriore, per lo meno, agli ultimi decenni del secolo X, debba la sua origine, come opinava il ^lorez,7 a una traslazione di reliquie effettuata al tempo dell’invasione saracena, quando la città di Tarragona restò deserta di cristiani. Nè stupisce che il redattore della translatio, vis1 V. Eùtrop. 9, 8 , 2 (ed. H. Droysen p. 154); Hierou. Chron. p.. 202, 25 ed. •1. Fotheringham, London 1923; Aur. Vict. Caes. 33, 3. Cf. Oros. adv. pag. 7, 22, 8 (ed. C. Zangemeister p. 483) nos quoque in Hispania Tarraconem nostram ad consolationem miseriae recentis ostendimus. 2 Sia essa la basilica cimiteriale, sia quella del foro, che allora forse già esisteva. 2 Auson. 19, 84 (orda urb. nob. 9, 293). Cf. Schulten in Pauly-Wissowa HE s. V. Tarraco, col. 2403. 4 Come Auson. 1. c. arce potens.. Tarraco e già Marziale 10, 104, 4 Tarra­ conis arces. 5 Come altrove celebra gli aurei lacunari della basilica di s. Eulalia in Emerita (πβρ'ι στβφ. 3, 196 tecta corusca super rutilant |de laquearibus aureolis), l’ aureo soffitto della basilica di S. Paolo in Roma (ib. 12, i l princeps bonus has sacravit arces... bratteolas trabibus sublevit, ut omnis aurulenta \lux esset intus, ceu tubar sub ortu etc.). “ V. l’atto di donazione dell’imperatrice Adelaide, figlia di Rodolfo l i re di Borgogna e moglie di Ottone I, dell’anno 986, Monasterio S. Fructuosi quod est constructum in comitatu Ianuensi, prope littus maris, locus qui dicitur Caput Montis (ap. Ughelli Italia sacra 4 p. 843). 7 Esporla sagrada 25 p. 28 s.

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suto presso il santuario ligure, probabilmente nell’ottocento, con­ fonda l’invasione saracena del secolo V ili con quella dei Franchi del III secolo, o con quelle barbariche del V. Del rimanente codesta translatio, se ne togliamo l’accenno, pur così vago, alla caduta di Tarragona e, forse, i nomi, i nudi nomi dei profughi (Giustino e Procopio preti, Pantaleone e Marziale diaconi), 1 appare destituita affatto di elementi storici, Giustino e Procopio (tale in breve il racconto) avendo caricato il prezioso tesoro su di una piccola nave, veleggiano per due giorni alla ventura, finché un angelo precisa loro la spiaggia, alla quale devono appro­ dare la mattina appresso. È vero che ivi in un antro cova pau­ rosamente un immane dragone, che tende continue insidie ai na­ viganti, menandone strage. Ma poco importa, perchè, dice l’angelo, io lo incatenerò e, sotto i vostri occhi, lo relegherò negli abissi. Così avviene, e i due sacerdoti, appena posto il piede nel lido de­ serto, vedono lì sotto il monte, in un piccolo spazio, dove la roccia rimpiana e sgorga una limpida fonte, due meravigliosi leoni,1 2 in­ tenti a tracciare con le zampe il perimetro dell’erigendo santuario. Questo, tirato su con ogni sollecitudine, viene dedicato il dì delle calende di maggio, non si dice di quale anno, onde dovremmo intendere dell’anno stesso in cui Fruttuoso, Augurio ed Eulogio soffersero il martirio.3 Restano a dire alquante parole sulla nostra edizione della passio s. Fructuosi. Questa ci è stata trasmessa da un buon numero di codici, nessuno dei quali purtroppo di ottima nota. Io ne conosco quattro in Roma: (A) il cod. A. 2 dell’Archivio di S. Pietro in Vaticano (ff. 25v-26v), del sec. X-XI, scritto a 2 colonne di 39 linee (cf. Poncelet p. 2 ) ;4 1 Questi diaconi non hanno alcuna parte nell’azione e non vengono nep­ pure più nominati. Alla fine il testo ed. dal Mombrizio legge: Eo in loco Iustinus et Procopius presbyteri seu praefati diacones domino militantes vitam finierunt. Ma le parole seu p. d., omesse nel cod. Lateranense, sono probabil­ mente interpolate. 2 Copia, sbiadita quanto fuori luogo, dei due superbi leoni che scavano la fossa per la salma del primo eremita [nel deserto della Tebaide (Hieron. vita s. Pauti 16, ap. M. 23, 28). 2 Non ardirei escludere in modo assoluto che le ossa vedute nel santuario ligure da Juan de Marieta velati ab igne intacta, secondo riporta il Bollando {Acta SS. voi. 2 di genn. p. 339 n. 6 ), provenissero da Tarragona: certo però non erano di Fruttuoso, Augurio ed Eulogio, resultando dalla passio che i corpi dei tre martiri escirono dal rogo carbonizzati e parzialmente inceneriti, come vedemmo sopra. * Catalogus codicum hagiograpMcorum latinorum bibliothecarum Romanorum praeterquam Vaticanae, Bruxelles 1909.

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(B) il cod. A. 79 dell’Archivio di S. Giovanni in Laterano (ff. 92v-94r), del sec. XI-XII, a 2 colonne di linee 45 (cf. Poncelet p. 56); (G) il cod. Vat. Ottob. lat. 120 (già P. Petavii X. 53, poi della regina Cristina di Svezia 108), ff. 147-148, del sec. XI, a 2 colonne di linee 44 (cf. Poncelet p. 4 1 7 );1 (D) il cod. Farfense 29 (già 341), ora nella biblioteca Nazionale Vittorio Emanuele (ff. 129v-131v), del sec. IX-X, a 2 colonne di linee 28 (cf. Poncelet p. 120).2 A Bruxelles due codici della biblioteca Reale: (E) il cod. 207-8 (f. 73), del sec. XII, a 2 colonne di linee 47 (cf. Hagiographi Bolland. 1 p. 139);3 (F) il cod. 18108, già LavMensis (f. 64), del sec. XII, a 2 colonne di linee 45 (cf. Hagiogr. Bolland. 2 p. 415). Tre codici nella biblioteca della Scuola di Medicina a Montpellier: (X) il cod. 22, già dell’abazia Cisterciense S. Mariae de Ripatorio, Larivour presso Troyes (ff. non num .),4 del see. XI-XII, a 2 colonne di linee 4 2 ;5 (G) il cod. 55, già di S. Stefano di Autun (ff. 152v-153v), del sec. V1II-1X, a linee piene, 33 per pagina, di mano visigotica (cf. Gat. gén. 1 p. 307; Pertz Archiv 7 p. 197); (H) il cod. 154 (f. 44), del sec. IX, 29 linee per pagina, di mano visigotica (cf. Cat. gén. 1 p. 346; Pertz Archiv 7 p. 200). Per la perdita di un foglio, il testo viene a mancare con le parole dolebant. cumque (c. 3, 1-2). Della biblioteca Nazionale di Parigi ho collazionato quattordici codici : (L) il cod. Par. lat. 1764, già S. Martialis Lemovicensis (?) col­ legii Glaromontani Paris., poi Colbertino 1031 (f. 2), del sec. X, a 2 colonne di linee 46 (cf. Hagiogr. Bolland. 1 p. 6 7 );6 Catalogus codicum hagiographicoì·. latinor, bibl. Vat., Bruxelles 1910. Catal. codd. hagiographicor latinor, bibl. Bomanar. 3 Catalogus codicum hagiographicorum bibi. Regiae Bruxellensis, Bruxelles 1886. 1889. 4 II primo foglio recto nell’angolo sup. d. porta XX \IX IIJ; il seguente, 1

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x(x) ! lx... 5 V. Catalogue général des bibliothèques publiques des Départements 1, Paris 1848, p. 292 s. Questo cod. fu conosciuto e coliazionato dal Bollando. 6 Catalogus codicum hagiographicorum latinorum antiquiorum saeculo X V I qui asservantur in bibl. Nationali Parisiensi, Bruxelles 1889-1893. Quale sia il cod. Colbertino in cui, secondo Rumavi, eadem fere omnino ac in editis habentur (Acta mart. sine. ed. Veron. p. 190, adn. praev.) non sappiamo: quelli coliazio­ nati da noi offrono tutti la redazione interpolata, di cui appresso.

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(M) il cod. Par. lat. 5291, già Fulcardimontensis, poi Colbert. 515, del sec. XIII, a 2 colonne di linee 46 (cf. Hagiogr. Bollami. 1 p. 540); (Δ) il cod- Par. lat. 5292, già Colbert. 401 (ff. 71r-72v), del sec. XIII, a 2 colonne di linee 34 (cf. Hagiogr. Bolland. 1 p. 577); (Θ) il cod. Par. lat. 5300, già di A. Faure 49 (ff. 44v-45v), del sec. XIII, a 2 colonne di linee 43 (cf. Hagiogr. Bolland. 2 p. 22); (N) il Par. lat. 5306, già Colbert. 775 (f. 54), del sec. XIV a 2 colonne di linee 52 (cf. Hagiogr. Bolland. 2 p. 46); (O) il cod. Par. lat. 5318, già Bigottianus 171 (ff. 117v-118v), del sec. XIJ, a 2 colonne di linee 52 (cf. Hagiogr. Bolland. 2 p. 177); (Ω) il cod. Par. lat. 5319, già Colbert. 846 (ff. 187M88*), del sec. XIV, a 2 colonne di linee 45 (cf. Hagiogr. Bolland. 2 p. 195); (P) il cod. Par. lat. 5341, già Colbert. 59 (ff. 124^125*), del sec. XIII, a 2 colonne di linee 50 (cf. Hagiogr. Bolland. 2 p. 266); (Γ) il cod. Par. 9741, già imperialis monasterii Sancti Maximini in Treviri (pp. 289-291), del sec. X III1 a 2 colonne di linee 40 (cf. Hagiog. Bolland. 2 p. 587); (Q) il cod. Par. lat. 13761, già Sancti Germani a Pratis 475 2 (ff. 55r-57v), del sec. IX-X, a linee piene, 29 per pagina (cf. Hagiogr. Bolland. 3 p. 198); (R) il cod. Par. lat. 16736, già S. Martini a Campis 1.δ (ff. 128Γ129Γ), del sec. XII, a 2 colonne di linee 48 (cf. Hagiogr. Bolland. 3 p. 198); (S) il cod. Par. lat. 17003, già Fuliensium 58.3 (ff. 155v-156v), del sec. XII, a due colonne di linee 45 (cf. Hagiogr. Bolland. 3 p. 388); (T) il cod. Par. lat. 17625, già Compendiensis 4 0 4 (ff. 189r-190v) del sec. X, a linee piene, 25 per pagina (cf. Hagiogr. Bolland. 3 p. 406). Il testo di questo codice fu pubblicato da C. Narbey Sup­ plément aux Acta Sanctorum 2, Paris 1900, p. 48 s. (U) il cod. Par. lat. nouv. acquis. 2179, già S. Dominici de Si­ los (ff. 90r-91v), scrittura visigotica del sec. XI, ‘ ut vid. L oew ’, a 2 colonne di linee 32 (cf. Hagiogr. Bolland. 3 p. 478. V. anche De­ lisle Mélanges de paléographie et de bibl., Paris 1880, p. 96 ss.; Cl. U. Clark Collectanea hispaniea, Paris 1919, p. 55 n. 675).5 ' Fu collazionato dal Bollando (v. Acta Sanctor, vol. 2 di genn. p. 339 n. 3). - Collazionato già dal Ruinart (Acta mart. sine. p. 191 nota 2 ; ib. nota 6 ). L’altro cod. San-Germ. veduto dal Ruin, è il Par. lat. 11756 (v. sotto noia 5). 3 Collazionato dal Ruin. (v. op. cit. p. 190, adm. praev. 1). 4 Veduto dal Ruin. (op. cit, p. 192 nota 19). 5 Ho ritenuto inutile collazionare il codice Par. lat. 11756, già San-Germ. 465, ff. 139r-140r, del sec. XIV, e il 14650, già San-Vict. 84, ff. 109v- l l l r, del

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GLI A T T I DI S. FRUTTUOSO DI TA RRAGON A

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In Inghilterra: (I) il cod. add. 25600 del Museo Britannico (ff. 131Γ-133Γ). È il celebre passionano di S. Pietro di Carderia, scritto a 2 colonne di linee 29 agli inizi, come sembra, del sec. X. Vedi H. Quentin Les martyrologes historiques du moyen âge, Paris 1908, p. 140 ss.; Cl. U. Clark Collectanea hispanica p. 37 n. 557.1 A Monaco di Baviera due codici: (V) il Monac. lat. 3514 (Aug.civ. 14) già di Marx Welser (pp. 145148), scritto nel sec. VII, o piuttosto neH’VIII,2 in carattere on­ ciale, a linee piene, 25 per pagina. Il testo viene a mancare dopo le parole igitur cum Aemilianus (c. 5), causa la perdita di un foglio. Su questo insigne ms., coliazionato dal Bollando, v. B. Krusch in Monum. Germ., Scriptores rev. Meroving. 1,1884, p. 878 s. ; in Venantii Fortunati opp., Mon. Germ., Auct. antiquiss. 4, 2, 1885, p. xxvi ; Gâ­ tât. codd. lat. bibi. Regiae Monac. 32, 2, 1894, p. 99; M. Huber Zur Georglegende in Festschrift sum XII. allgemeinen deutschen Neuphilologentage in München, Erlangen 1906, p. 175-235; L. Traube Vorlesungen und Abhandlungen herausg. von F. Boll, 1, München 1909, p. 203; (W) il Monac. lat. 19164, già Tegerns. 1164 (ff. 63* 65*), del sec. XII, scritto a linee piene, 27 per pagina (v. Catal. cit. 2, 3, 1878, p. 237). Finalmente nella Biblioteca civica di Treviri: (Z) il cod. 423 (1152), già S. Matthiae (ff. 215*-216v), del sec. XII, a due colonne di linee 37 (cf. M. Keuffer Beschreibendes Verseichnis der Handschriften der Stadtbibliothek su Trier, 'Prier 1914, p. 225; M. Coens Catalogus codd. hagiographicor. lat. bibi, civitatis Treverensis, in Anal. Bolland. 52, 1934, p. 208 ss.).3 sec. XV ; poiché dal Catalogo dei Bollandisti (3 pp. 64. 256) resulta che essi appartengono alla famiglia dei codd. interpolati e modificati, e che il secondo concorda specialmente col cod. S. Mariae de Ripatorio (X). 1 Questo codice ha in margine alcune glosse, se dello scriba stesso o di altra mano coeva, non so: a f. 131v propalauit nel publicauit (gl. di prodiit, c. 1, 1); sernitio (gl. di ex officio, c. 2, 1); — a f. 132r gentilis (gl. di ethnicis, c. 3, 1); magis (gl. di potius, ib.); maior (gl. di Augustalis, c. 3, 3); socio (gl. di conmilito, ib.); locus gladiatorum cum corona (gl. di anfìtheatri, c. 4, 1); preclaris (gl. di insignis, c. 4, 4) ; nomina fratrum propria (gl. di Babilone et Migdonio, c. 5) ; fasciolis uilibus, corr. da uicibus (gl. di stipitibus, ib.). 2 Al VII era assegnato generalmente ; il Traube lo fa però discendere all’ V ili (v. Vorlesungen und Abhandlungen p. 203). 3 Devo le fotografie di questo manoscritto alla somma cortesia del prof. G. Montebaur, bibliotecario della Deutsche Bucherei in Lipsia, al quale mi è grato esprimere qui la mia più viva riconoscenza. Chi desideri notizie sulla biblioteca del monastero trevirense di S. Mattia veda il lavoro del Montebaur Studien sur Geschichte der Abtei St. Eucharius-Matthias sur Trier (26 Supplementheft d. Ròm. Quartalschrift, Freiburg i. B. 1931).

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G LI A TTI DI 8 . FRUTTUOSO DI T A R R A G O N A

Dei ventiiiove codici sopra indicati undici soltanto ci danno il testo della passio immune dall’esortazione che Fruttuoso avrebbe rivolta ai rapitori delle sue reliquie, e cioè ADEFILNTUrZ (ai quali dovremmo aggiungere H ‘ e V, se questi codici non ci fos­ sero pervenuti mancanti, come si è avvertito, della seconda parte). Donde però non segue che il testo da essi tramandato sia più vi­ cino in tutto e per tutto all’originale. Tanto più che fra i codici interpolati con la esortazione di s. Fruttuoso si trova il codice della passio più antico di tutti, dopo il Monac. 3514 (V), e quindi assai degno di considerazione. È questo il codice Montepessulano 55, designato da me con la sigla G; il quale, contenendo bensì l’accennata interpolazione, ma quella sola (senza contare l’apparizione a Emiliano, interpolata, se interpolata fu, in un tempo anteriore a quello cui va ascritto l’ar­ chetipo di tutti i codici della passio a me noti), rappresenta il primo passo nella via delle modificazioni arbitrarie del testo originario. Peccato che all’antichità di G non corrisponda l’integrità. Di­ fatti offendono in G parecchie e non sempre lievi omissioni, parte delle quali non è certo imputabile all’amanuense di esso. A prin­ cipio, dopo le parole die dominica, è omesso il giorno del mese (XVII kal. Febr.); a c. 2, 1, baptizavit nostrum Rogatianum, manca fratrem; ivi stesso furono saltate le parole feria sexta, nonché la prep. ex avanti a officio. A c. 2, 2, della risposta di Fruttuoso: Nescio quid praeceperunt: ego christianus sum, non c’è che il verbo Nescio, e poco dopo, a c. 2, 3, manca il tratto: Aemilianus dixit: Scis — orare coepit intra se. Sono parimente tralasciate le parole dixit: Fuisti, et (c. 2,4). Non basta : il passo : quia talem amorem habebat non tantum a fratribus, sed etiam ab ethnicis: talis enim erat, qualem etc. è così compendiato: quia talem amorem habebat ab omnibus fra­ tribus, qualis etc. E a c. 4, 1, quia prope iam marcescibilem potius quam ad poenam, lo scriba non pare essersi accorto che l’omissione di alcune parole rendeva il luogo inintelligibile. A c. 4, 3, in medio ambulavit, si desidera la voce ignis; a c. 6, 1 manca fidei avanti a et agoniae (così, per agonis)·, mancano a c. 6, 2 le parole in do­ mino et salvatore nostro, nonché et resurrectione carnis. Alle om issioni1 2 si aggiungono, in gran numero, gli errori di scrittura, indizio d’ignoranza e di trascuratezza: nel titolo Euloci per Eulogi o Eulogii, consolisbus (cori·, da consolis) per consulibus 1 Che sembra della famiglia di LT. 2 Che qui non abbiamo enumerate tutte, avendole notate diligentemente

nell’apparato critico.

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o consolibus;1 a c . 1, 1 Augorias per Augurius o Augorius;* dixe­ runt (da dxerunt) per direxerunt; Ytotius per Festutius; pedivolum pei- pedibulum, o pedibolum; a c. 2, 3 natidiuntur per hi dii au­ diuntur; a c. 3, 2 semerent per sumerent; a c. 4, 1 constituit per constitutus, hac loquente per ac l., poi corr. ex ingenio in et hacc l.; sanctorum per sanctarum; a c. 4, 4 exute per exustae; orationis divinae (corr. in -onibus -is) et solita consuetudine, per et solitae consuetudinis; a c. 5 stipibus per stipitibus, 1 3 Magdonius per Mig2 donius, carnale (corr. is) per carnali, filii per filiae; Fructuoso per Fructuosum; ostendere per ascendere ; a c. 6, 2 ageretur per au­ geretur; quos in saeculum per quod in saeculo; nell’ interpolazione hospites per hospitii etc. Tali ed altri errori devono renderci cauti nell’ara mettere alcune forme volgari e alcune costruzioni, che altrimenti si ascriverebbero se non al primo redattore della passio, certo all’archetipo dei co­ dici giunti sino a noi. Per esempio, l’ablativo diae (invece di die)4 che ricorre in G tre volte (cioè nel titolo e due volte a c. 2, 1) potrebbe essere accolto nel testo senza alcuna difficoltà, se non fosse che lo scriba di G mostra una spiccata tendenza a mettere il dittongo ae fuori luogo (c. 1, 1 comprehaensi; 2, 2 precaeperunt, due volte; ib. aestatio; 3, 2 caelébraverant; nell’interp. urbae). Per questa tendenza è anche lecito esitare dinanzi alla grafìa aecclesia (c. 3, 3 e nell’interpolazione) benché non eccessivamente rara.5 Lecito è altresì dubitare se convenga, o meno, di mantenere la e prostetica nel vocabolo estatio, come scrive sempre G (c. 3, 2 tre 1 Consolibus forma arcaica (v . Dessau Inscr. lot. sel. 38 col. 4 ,16 ; et. ind. 16 p. 828) tornata in uso nei bassi tempi (v. Thesaurus l. L. s. v. consul, col. 562, 36 ss.). 2 Aurilius, invece di Aurelius, non è impossibile che sia la lezione origi­ naria. Aurilius ritorna nel cod. Farfense D, indipendente da G, e non è raro nelle iscrizioni (v. Thesaurus L. L. s. v. Aurelius, col. 1482, 68 ss. e, per citare un esempio spagnuolo, Huebner Inscr. Hisp. christ, n. 27). 3 Benché stips per stipes non manchi forse di qualche esempio (v. ForcelIini-Corradini s. v. stips). 4 Per Tabi, diae v. Thesaurus l. L. s. v. dies, col. 1022, 39 ss. 5 Aeclesia, ma con un solo c, è scrittura caratteristica delle epigrafi me­ triche dei sec. IV e V (v. de Rossi Bull, crist. 1887 p. 147). E. Diehl ne dà esempi di Roma e del resto d’Italia, della Gallia cisalpina, dell’Africa, della Dalmazia e Macedonia (v. Inscript. lot. christ, cet. ind. vu s. v. ecclesia), di aeclisia esempi di Spoleto e di Myrtili in Spagna (nn. 1300.1315 = CIL11, 4950; Huebner Inscr. Hisp. christ. 304), di accletia uno di Brindisi (n. 1026 = CIL 9, 6150). Nei Dialoghi di s. Gregorio M. aecclesia con doppio c è, si può dire, la grafia ordinaria (v. lib. 3, 24. 30; lib. 4, 52. 53. 56, ed. Morieca pp. 206, 6 ; 203, 6 . 13. 22; 311, 8 . 13. 20; 314, 10 e passim).

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volte).1 Quando però una forma o una costruzione volgare ritorna in uno o più altri codici della passio da G indipendenti, se­ condo ogni verisimiglianza essa è genuina. Io scrivo perciò direxerunt se in domo con G e parecchi altri dei migliori codici, anzi che d. se (o direxerunt) in domum; in soleas con G ed L (avvalorati da più altri che leggono in solias), anzi che in soleis.2 Per contro, alla forma Aemelianus, quantunque ricorra pure in T, preferiamo Aemilianus, perchè questa grafia, che dei rimanente è la più corretta, si trova in tutti gli altri mss. antichi indipendenti da G. Un codice della passio contenente il preteso testo dell’ammoni­ zione di Fruttuoso ai fedeli impossessatisi delle sue reliquie, cadde (forse in Francia al tempo di Carlo M.) nelle mani di un letterato poco scrupoloso, il quale non si peritò d’introdurre nella preziosa narrazione, credendo certo di abbellirla, ulteriori aggiunte. Ciò vediamo nel cod. Parigino 13761 (Q). Esso deriva dallo stesso archetipo onde discende G, conforme dimostrano, oltre l’ammoni­ zione di Fruttuoso, altre coincidenze parecchie. Infatti il nome del preside vi è scritto ovunque Emelianus; vi si nota la stessa tendenza a porre, nelle desinenze dei nomi e dei verbi, es per is: e. g. 2, 4 coles (come G e V); 4, 4 orationes, consuetudines; vi ritornano offe­ rent (3, 2 per offerrent, poi corretto, come in G), Annaniae (4, 3 per Ananiae), exute (4, 4 per exustae). Il c. 5 in Q comincia Haec (come V, invece di Post haec solita Domini) avvicinandosi a G che legge Et solita Domini. 3 Ivi stesso Q ha domine suae carnale, al pari di G domne suae carnale. Finalmente si noti come la lezione di Q a c. 6, 1, fratres ad amphitheatrum cum gaudio4 festinaverunt, ut si ' Ronsch Itala und Vulgata p. 467 cita ‘ Gen. 49, 13 et estatione Tolet.’ (nell’apparato critico del P. Quentin trovo 1in istatione G [a v e n sis]D e l resto è frequentissima la e od i prostetica, almeno nelle iscrizioni, dove, lasciando i nomi propri, come Estephanus, Estercoria (Diehl Insci·, lat. chr. vet. 1817 b: 2110; Vulgdrlat. Inschr. 64), troviamo p. es. esponsa, explendido, isplendido, escole secundae, iscola aequitum, ispeculator, {stipendia, artis ispeclararie (GIL 3,13124 ; Diehl Vulgarlat. Inschr. 1562. 213. 215. 216. 217. 209 etc. etc. 2 Ü senso è il medesimo. Nel basso latino occorre spesso in con l’accusa­ tivo, dove si richiederebbe l’ablativo e, viceversa, in con l’ablativo, dove ci vor­ rebbe l’ accusativo. 3 II passaggio da haec a et nei codici è più facile che a prima giunta non sembri. Per es. nella passio s. Perpetuae 10, 9 (ap. Gebhardt p. 79), dove alcuni codici leggono rettamente: hic... si hanc vicerit occidet illam gladio; haec si hunc vicerit accipiet ramum istum, altri hanno e t si hune etc. 4 Gum gaudio è stato sostituito a cum vino da chi ignorava l’ uso antico di lavare con vino le ossa dei cremati. In G si ha ancora la lezione originaria cum vino, corretta però da altra mano in cum igne (intese ‘ con lume ’ , perchè era notte).

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conbusta corpora invenissent, extinguerent, è una correzione conget­ turale del testo di G ad anf. cum vino festinaverunt, ut simiusta etc. Pare che si... usta abbia suggerito si combusta... invenissent. Ma se Q fa capo allo stesso archetipo di G, è copia di un co­ dice più integro di quello da cui fu copiato G ,1 poiché non pre­ senta alcuna delle non poche lacune rilevate da noi in G. Copia di un codice più integro, ma disgraziatamente anche più interpo­ lato al principio e, per conseguenza, più lontano dalla redazione primitiva della passio. Questa cominciava (e comincia ancora in G) quasi ex abrupto, con la cattura dei tre martiri. Si stimò quindi opportuno premet­ tere un breve esordio che, come si direbbe oggi poco elegante­ mente, ambientasse il fatto. E l’esordio, suggerito dalla letteratura agiografica di bassa lega, suona così: Bum a Valeriano et Gallieno impp. data esset iussio per universum orbem, ut vehementer imple­ retur, ut Christiani sacrificarent, Emelianus praeses adveniens in civ. Terragonensium immolavit diis. Et surgens de nocte alia die inlucescente dominica, misit beneficiarios ad domum Fructuosi episcopi, id est Aurelium Festucium Aelium Pollentium Donatum et M axi­ mum ad perducendos ad se sanctos Dei. Et adhuc reposito Fruc­ tuoso ep. in cubiculo suo, direxerunt se in domum eius. Qui cum sen­ sisset pediculum eorum etc. L’audacia dell’interpolatore non si arrestò qui: perchè, giudi­ cando troppo magro e forse anche poco intelligibile per i lettori del tempo suo, il periodetto: erat autem cum ipso et fraternitas re­ frigerans et rogans ut illos in mente haberet, mutò il periodo pre­ cedente, inox advenerunt, confestim recepti sunt in carcerem, in et ut venerunt, mox iussit eos praeses recipi in carcerem, continuando: Quod ut audivit populus Christianus, multi venerunt ad carcerem et excubantes ad ostium die noctu que, rogabant sanctum Fructuosum dicentes: ‘ Precamur te, adiuva nos in orationibus tuis’. E un quadro più pa rticolareggiato, ma meno esatto dell’originario : poiché non si capisce come i fedeli excubantes ad ostium (cioè fuori della pri­ gione) potessero discorrere col vescovo che stava dentro, e manca il particolare caratteristico del refrigerare·, laddove fraternitas erat cum ipso refrigerans ci mostra i cristiani ammessi a tener com­ pagnia ai reclusi, ad eos admissi, ut invicem refrigerent, 1 2 1 La grafia antica peraltro è meglio conservata in G dall’amanuense più indotto e quindi più fedele. 2 V. pass. s. Perp. 9, 1 (ap. Gebh. p. 75). Cf. p a s s . s s . M o n t a n i , L u d i etc. 4, 5 (ib. p. 148) visitatione fratrum refrigeravimus ; turni omnem noctis laborem diei solatium laetitiaque abstulit.

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Della duplice interpolazione Q è il codice più antico che io cono­ sco; esso tuttavia contiene ulteriori ritocchi, dai quali vanno immuni alcuni esemplari meno vetusti; ritocchi lievi, del resto. Così, mentre Q, seguito dai codd. Ottoboniano (C) e Monacense (W), legge a c. 2. 2 quid de vobis imperatores praeceperunt, MOPRSXAGD omet­ tono giustamente de vobis, e mentre a c. 6, 1 Q, d’accordo con CV, legge cum gaudio festinaverunt, ut, si combusta corpora invenissent, extinguerent, MOPRSXAGD conservano la buona lezione cum vino fest., ut semiusta corpora extinguerent. In generale QGMOPRSVXA0D, provenendo dal medesimo ar­ chetipo interpolato due volte, concordano tra loro. Questo consenso è indicato nel mio apparato critico dalla sigla c. Passando al gruppo dei codici non deturpati dalle interpola­ zioni e modificazioni di cui sopra, vale a dire ai codici ADEFH ILNTUVZr, notiamo anzi tutto che I ed U, cioè il codice di S. Pietro di Cardenas e quello di S. Domenico di Silos, sono copie diligentissime di un unico codice, seppure U non è copia di I, concordando, si può quasi dire, in tutto e per tutto: ragione per cui sotto la sigla a ho indicato nell’annotazione critica la lezione concorde dei due mss. Dallo stesso archetipo mostra discendere il codice Parigino 5306 (N), nel quale riappaiono le principali lezioni proprie di IU, insieme peraltro con diverse lacune che IU non presentano, e sono forse imputabili, per la massima parte, alla negligenza dello scriba: nel titolo sub Valeriano et Emiliano (ora. et Tusco Bassoque consulibus) : a c. 1, 1 Helius et Pollendus (come IU, gli altri codd. omm. et),1 om. Donatus et Maximus; a c. 1, 3 refrigerantes, om. et rogantes. A c. 2; 2 si passa da praeceperunt deos coli a Fructuosus ep. dixit : Nescio (c. 2, 3); a c. 2, 3 si, om. dii non; a c. 2, 4 non colo, om. sed ipsum colo; a c. 3, 3 aut cum Augustalis invece di ad eum accessit Augustalis; a c. 5 om, igitur cum Aemilianus venisset. Quanto alle lezioni proprie dì N, esse si riducono a errori di let­ tura o a lapsus calami (p. es. mentes per mente, o mentem, c. 1, 3; Rogacionum per Rogatianum c. 2, 1, dolore per dolere c. 3, 1 e si­ mili). A c. 5 qui erant filii eiusdem Emiliani domini eorum car­ nalis è correzione, quanto arbitraria altrettanto falsa, della lezione erronea di IU qui erant filiae eiusdem Emiliani dominae eorum carnalis. 1 Tranne it Lateranense, che, facendo capo, come avvertiamo poco sotto, al medesimo archetipo di IU, legge qui Helius et Pollicentius, omettendo Do­ natus et Maximus.

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Ancora dallo stesso archetipo proviene il codice Lateranense (B) — salva la translatio ivi inserita — dove tuttavia occorre un maggior numero di errori e di modificazioni arbitrarie,1 errori e modificazioni che raggiungevano il colmo nel codice edito da Bo­ nino Mombrizio. Il codice Montepessulano 154 (H) e i due Parigini 1764 (L), 17625 (T) formano un gruppo che si distingue per certe lezioni, dovute, le più, a un revisore studioso di sostituire alle voci e alle espressioni meno usitate, o meno comprensibili dal pubblico dèi tempo suo, altre espressioni più comuni. Difatti a reposito Fruc­ tuoso in cubiculo (c. 1, 1) sostituì cum esset (o cum venisset) Fluc­ tuosus in cubiculo; a direxerunt se, il più semplice ierunt; al nome Festucius, raro benché non senza esempi, il più noto Festus; a pedibulum, pedum incessum; a arcessit, vocat, e così via. Una volta gli accadde di prendere un abbaglio colossale, là dove dal sar­ casmo di Emiliano: Fuisti, che egli non capì, trasse l’ordine: Fu­ stibus eos caedite.2 Sbagliò anche, mutando il praeses in praefectus. Ma quando la lezione di HLT o (mancando H) di LT appare più diffìcile di quella degli altri codici, merita tutta l’altenzione, avendo molte probabilità di essere l’originaria.1 3 2 Il codice Trevirense di S. Mattia (Z), di cui quello di S. Massiinino, ora Paris. 9741 (Γ), può considerarsi un apografo, tanto concorda con esso in tutto,4 partecipa di IU e di LHT. Nel titolo ha, più o meno come IU%qui passi sunt Terracona sub Valenti­ niano et Emiliano, Tusso Bassoque consulibus, e nel corpo della narrazione quasi tutte le lezioni di IU: Elius et Pollentius, Dona­ tus et Maximus (c. 1, 1), pedum ipsorum ingressum (ib.), te accersire iussit (c. 1, 2); auditi sunt eadem die (c. 2, 1); gerebatur hora (c. 3, 2); dimitte fili (e. 3, 3); qui erant filiae eiusdem Aemiliani domine eorum carnalis (c. 5; poi le parole qui erant e la s finale 1 Per es. a c. % 1, in luogo di et auditi sunt, dà in praesentia Emiliani; a c. 2, 3, invece di Scis esse deosP ha Sais excolere deos? Ivi stesso, alle parole del preside: Scies postea fa seguire (d’accordo col Mombrizio): si autem con­ temneris sacrificare eis, gravissima te faciam tormenta puniri (sic). 2 Su questo qui pro quo v. Delehaye Les légendes hagiographiques 3, Bru­ xelles 1927, p. 74 s. Potrebbe darsi che il correttore non leggesse fuisti, ma fusti (ef. Diehl Vulgdrlateinische Inschriften 1194,8 non fustis). 8 Per es. a c. 3, 1 milites (HLT), invece di fratres. V. sopra p. 145 s. 4 Salvo il titolo, che Γ compendia ( Passio s(an)c(t)i Fructuosi ep(iscop)i et mar­ tyris), e poche sviste senza importanza (ingrederetur coronam invece di i. ad c.; mysaelis, poi corr. misaeli ; potestate in luogo di passione ; nichil per nihil, exutos a corpore, dove Z ha scorrettamente exustos a c.). — Nella nostra annotazione critica la sigla γ designa il consenso di ΖΓ. 12

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au

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di carnalis furono cancellate). Ma la narrazione, mentre comincia In diebus illis cum esset (d’accordo con HLT Cum esset), continua Fructuosus ep. et Augurius et Eiilogius diacones die dominica com­ prehensi sunt (d’accordò con INU). E a c. 2, 1 Emiliano dice; Fructuosum impone, Augurium impone et Eulogium introducite; dove la lezione di H, Fr. inpone, Aug. inpone et Eul. inpone, è contaminata con quella di 1NU, Fr. Aug. et Eul. introducite. A c. 2, 4, invece di Fuisti, 7i legge Fustibus eos sternite con HLT. Sembra dunque imporsi la conclusione dianzi accennata, che in Z si ha da rico­ noscere un codice della famiglia IUN, corretto (ci si passi questo participio, assai improprio nel caso presente) su un codice della famiglia HLT. Il codice Bruxellense 207-8 (E) segue il Farfense (D) fin dalle prime parole Die dominica comprehensus est Fructuosus ep., Augu­ rius et Eulogius diacones. In entrain!» i codici troviamo a c. 1, 1 Velius (non Aelius, nè Helius); ib. 2 eamus quo vultis (non aut si, o aut, o ut) ; a c. 2, 1 Fructuosum... meis conspectibm praesentate (in­ vece di impone, o intromittite, o introducite) ; a c. 8, 2 condimentum (D conditum) uti permixtum poculum sumerent; ib. non est hora sol­ vendi ieiunium (non solvendae stationis); a c. 8, 3 ut sui memi­ nisset, cunctis audientibus clara voce; a c. 4, 1 monente pariter ac loquente Sp. s., Fructuosus martyr ait (senza alcun ricordo di Mar­ zia le);^ . in futurum (non in futuro); quod videtis (non cernitis); a c. 4, 2 digni ipsi martyrio felices; a c. 4, 3 steteruntque (que om. D) ut etiam in illis t r i b u s divina miracula (miracula om. D) cernerentur (cerneretur D); a c. 4, 4 Fructuosus... memor... po­ sitis genibus orabat... in signoque trophei constitutus (signo... con­ stituti D), Dominum precabantur; a c. 5 filia eius domine sue carnali ostendebat, in caelum ascendentes coronatos. È notevole infine la chiusa: suscepit autem tom. autem D) Dominus martyres suos in pace per bonam confessionem. Gui etc. Sulla quale vedi H. Quentin Les martyrologes historiques p. 144 s. Ma E non ci offre una semplice replica del testo D, bensì una replica corretta ex ingenio e, in più di un luogo, a sproposito. Così dove D legge ut etiam in illis tribus (errore per Trinitas) divina cerneretur, e ci dà una emendazione del tutto sbagliata, supplendo il sostantivo miracula e, per conseguenza, trasportando al plurale il verbo cerneretur. A c. 2, 3 il correttore non afferrò, sembra, il senso delle parole di Emiliano: Rii audiuntur, hii timentur, hit ado­ rantur; quindi si permise di convertire queste tre proposizioncelle affermative nelle interrogative: Qui audiuntur? qui timentur? qui adorantur? E poiché non potè non accorgersi che la proposizione

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GLI A T T I DI S . FRUTTUOSO DI T A R R A G O N A

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Nec solita Domini defuere magnalia legava male con il periodo pre­ cedente, scrisse: Hic solita Domini non defuere magnalia. L’altro codice Bruxellense, il 18108 (F), non consente con D quanto piuttosto con G, fra i codici più antichi. Per es. a c. 1, 1 legge comprehensi con G e non conpréhensus con D, pedibolum (G pedivolum) e non pedibulum; a c. 1, 2 ut vultis (con G, dove però è correzione di aut v.) e non quo v.; a c. 2, 4 verba auscultare e non, con D, v. imitari; a c. 8,2 solvendae stationis e non solvendi ìeiunium ; a c. 4, 2 in futuro e non in futurum, cernitis e non videtis ; a c. 4, 3 extiterunt e non steterunt, trinitas e non tribus, e così via. Offre poi varianti che non ricorrono altrove, ma che sono emendazioni arbitrarie, prive di valore, quasi tutte o tutte: proce­ dens in solio (c. 1, 1), erat autem ei fraternitas con refrigerantis et rogantis (1, 8); Augustalis lictor (invece di lector eius, o eim dem );1 fortis et gaudens erat et de dominica promissione certus (c. 3,3); ita ut et ipsi audirent et fratres nostri (omesso ogni ricordo di Marziale, come in GDE); videtur infirmitas i s t i s (4,2); u t in illis trinitas di­ vina decerneretur (4, 3); 2 consolata fraternitate (ib. 5, 3 ) ; 3 mm insignibus et ipso martyrio (ib.); apertoque caelo (c. 5); non quod dolerent d e e s s e Fructuosum (6,1); memores fuerunt. Nocte vero ad amphitheatrum cum amicis festinantes pervenerunt (ib.) etc. Il codice A. 2 dell’Archivio Capitolare di S. Pietro in Vaticano, copiato da una mano scorretta di su un esemplare mutilo dell’ul­ tima parte (cioè da c. 6, 2 in poi), gravemente corrotto * in più di1 3 2 1 Lictor per lector non è raro, almeno nelle iscrizioni (v. Diehl lnscript. christ, lat. vet. ind. vi, s. v. lector). Ma la mancanza di eius o eiusdem indur­ rebbe a sospettare che, nel caso nostro, il vocabolo sia stato preso proprio nel senso di littore. 2 Decerneretur per cerneretur, coipe in Greg. Tur. H F 6 , 13 (ed. Krusch р. 257, 25) Lupus... se in sanguinem volutari decernens. 3 Cf. B consolatis fratribus. * Nel titolo Accurius et Eulogius diaconus (invece di Augurii et Eulogii diaconor., o diaconum)·, a c. 1 , 1 cum . . . acurius et eulogius (corretto, forse dallo scriba stesso, in ... acurio.. eulogio); perrexerunt corr. da direxerunt; Pulentinus (invece di Pollentius), poi corr. P ii.; adeernit (per accersit, come poi corr.); с. 2, 1 om. et auditi sunt. Aemil. dixit: Fructuosum — dictum est: Adstant; c. 2, 2 Emil, dixit audientur; c. 2, 4 uolo per colo; c. 3,1-2 invenit populum ibi­ dem stantem et mirantem fidei fortitudinem eius, erant autem inter illos multi gaudentes propter quod sciebant desiderium eius pertingentis ad palmam : unde conati sunt solvere eum a vinculis quibus adstrictus erat (luogo interamente e bizzarramente rifatto); ib. non est hora (da horam) rationem (per stationem.) sol­ vendi; c. 3, 3 vocem magna; ab orientem; c. 4, 1 in portam ampitheatri const, pompeiam (per prope iam) ut ingrederetur ; ib. monentem pariter ac loquentem spi­ ritum sanctum (corr. dallo scriba da spiritu sancto); c. 4, 2 hic per hoc; sen-

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un luogo e male rabberciato, è, tutto ciò non ostante, assai degno di nota, perchè esso ci ha conservato a principio, se non proprio la lezione primitiva, quale si trova nel Monac. 3514, certo la più pros­ sima alla primitiva. Dei codici a me accessibili, infatti, A è il solo (tranne il Monac. 3514) che legga correttamente Aemiliano et Basso consulibus e ci dia, quasi esattamente, il giorno della cattura di Fruttuoso: X P (per XVII) kl. Febr. A c. 2, 4 ego Fructuosum non timeo (per colo), sed ipsum volo (per colo) quem et Fructuosus colit, quest’ ultimo verbo, letto da s. Agostino,1 non si trova oggi che in A. Il codice Monacense 3514 (V) finalmente, il più antico di tutti (poiché, se non della fine del secolo V II,2 certo non posteriore all’ VI 11),3 immune da omissioni notevoli4 e da interpolazioni (par­ liamo, s’ intende, della parte superstite, i cc. 1-5) è anche di solito il più corretto, benché non quanto ci saremmo aspettati. Vi occor­ rono infatti abbastanza numerosi gli errori di scrittura, quali Gal­ lino per Gallieno (nel titolo), die domino per d. dominico, Fructuosu(m) episcóbo per Fructuoso episcopo (c. 1, 1; sim. c. 2, 4 ; 3, 1 Fructuosu(m) ep(iscop)o), dirixerunt per direx., adstante per adstant (2.1), praeciperent per praeceperint, di per Deos, colo per coli (2, 2), die per dii, imperatorem per nec imperatorum (2, 3), ep(iscop)o per spi­ ritu (4, 1), tropeae per tropaei dominici (4, 4), fratres nati per fr. nostri, ascendente{m) coronatus per asc. coronatum, o ascendentes coronatos (5), e simili. Nè vi mancano correzioni erronee, quan­ tunque rare e di pochissimo momento. Così a c. 1, 1 insoletus, emendazione di in soleas, letto insolem ; a c. 3, 3 eclesia mea chatolica correzione, come ognuno vede, di eclesiam ca |catholicam letto eclesiamea \cath.; a c. 5 episcopum meum, corredi un epi­ scopum cum, Ietto male episcopumeum. Lasciamo certe forme che nulla vieta di far risalire almeno all’archetipo di tutti i codici ora esistenti, e. g. consolibus,5 Augorius, Eologius etc., alcune delle

serint (per senserunt, corr, da sentierint) ; c. 5 non deferet per non defuere, vidisset per venisset: c. (i, 1 deleret per dolerent, agoni sue per agonis sui, sem­ per iusta per semiusta, profecti per collecti, potus per potuit e via dicendo. 1 Sernt. 273, 3, ap. M. 38, 1249. a Vanno notate Le abbreviature diacon. = diaconorum o diaconum (nel titolo), épis. = episcopus (cc. 1, 1. 3; 2, 2); ff — fratres c. 3, 1; cf. c. 5 f‘f‘ ), tutte tre assai antiche. Vedi W. M Lindsay Notae latinae, Cambridge 1915, pp. 81 ss. ; 423 s. ; 424 ss. 3 V. sopra p. 171. * Piccole omissioni, naturalmente, non mancano. 5 V. sopra p. 173.

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G U A TTI DI S . F B U T T U 0 8 0 DI TA R R A G O N A

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quali ritornano in G, il codice più vicino, per l’età, al Monacense.1 Ma non so se V ci abbia conservato la lezione più antica dove ha fratres invece di milites (c. 3,1 ; cf. p. 145 s.), nè dove ha ieiuninm in luogo di stationis, stationem (c. 3, 2; cf. p. 147), nè dove a in porta amphitheatri sostituisce in fore a. (c. 4, 1 ; cf. p. 151 s.). Comunque, dei codici di cui mi è stato possibile prendere co­ noscenza, il Monacense 3514 (V) è senza dubbio quello che ci offre la tradizione del testo relativamente più genuina. Quindi per i primi cinque capitoli l’ ho posto a base della nuova edizione, sco­ standomene solo quelle poche volte che ADGHLT, tutti o parte, mi parvero offrire, con certezza o secondo ogni probabilità, la le­ zione originaria. In questo lavoro di selezione ho coscienza di esser proceduto con estrema cautela, ciò che purtroppo non signi­ fica aver sempre scelto bene. Per l’esortazione di Fruttuoso ai ra­ pitori delle reliquie, interpolata nel c. 6 in età abbastanza antica, ho seguito principalmente il cod. Montepessulano 55 (G) collazionato col Parigino 13761 (Q) e col Yat. Ottoboniano 120 (G). La trans­ latio è edita sul codice Lateranense A. 79 (B) confrontato con la stampa Mombriziana. 1 C. 1, 1 Polentius invece di Pollentius; c. 2, 4 coles invece di colis ; c. 3, 2 offereni per offerrent ; c. 4, 4 conlegate per conligatae, consuetudines per consuetu­ dinis; c. 5 legati per ligati.

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CONSPECTUS SIGLORUM

1 - L ib r i

manu e x a r a t i

A = S. Petri Vat. A. 2 saec. x-xi B = S. lohannis Lat. A. 79 saec. xi - xii C = Vat. Ottob. 120 saec. xi D = Farfensis 29 saec. ix-x E = Bruxellensis 207-208 saec. xii F = Bruxell. 18108 saec. x ii G = Montepessulanus 55 saec. vm -ix H = Montepessul. 154 saec. ix L = Parisinus lat. 1764 saec. x N = Paris. 5306 saec. xiv Q => Paris. 13761 saec. ix-x T = Paris. 17625 saec. x V = Monae. 3514 saec. vii-vin a = consensus codd. I = Mus. Brit. 2 5 6 0 0 saec. x in. et U = Paris, n. a. 2179 saec. xi 7 = consensus codd. Z = Trevirensis 4 2 3 saec. x i i et Γ = Paris. 9741 saec. xm c = consensus codd. interpolatorum G (vide supra) M = Paris 5291 saec. xm O = Paris. 5318 saec. xii P = Paris 5341 saec. xm Q (vide supra) R = Paris 16736 saec. x ii S = Paris. 17003 saec. xii W = Monae. 19164 saec. xn X = Montepessul. 22 s a e c . x ii Δ = Paris. 5292 saec. xm Θ = Paris. 5300 saec. xm Ω = Paris. 5319 saec. xm , omnium, aut omnium praeter illos qui separalim laudantur. 2 -

E d it i

Mombr. = BoninusMombritius, Sanctuarium vol. 1, ed. Solesm. 1910, p. 551 ss. Sur. = Surius, Vitae Sanctorum 1, Augustae Taurinorum 1875, p. 538 ss. Bolland. = Ioh. Bollandus, Acta Sanctor, voi. 2 ian. p. 341. Ruin. — Theodoricus Ruinart, Acta martyrum sincera, Parisiis 1689, p. 220 ss. ; Veronae 1731, p. 191 s.

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P

a s s io s a n c t o r u m m a r t y r u m

F ructuosi

DIACONORUM, QUI PASSI SUNT T RIAS

V a l e r ia n o

sub

et

e p is c o p i,

a RACONA

G a l l ie n o

A uguri

e t e u i .o g i

DIE XII KALENDAS FEBRUA­

im p e r a t o r ib u s .

1. Aemiliano et Basso consolibus, XVII kalendas Februarias, die dominica, conpraehensi sunt Fructuosus episcopus, Augurius et Eulogius diacones, reposito Fructuoso in cubiculo, direxerunt se beneficiarii in domo eiusdem, id est Aurelius, Festucius, Aelius, Tit.

m a r t y r u m (omm. m a r t . QVZ a) B T Z a ; A C C U R IU S A) ET E U L O G I (HT; e o l o g i V ; e u l o c i G ; e u l o g i i B Z o ) d i a c o n o r u m (ABEFHZ a; d i a c o n u s A; nile. G; d i a c o n . V ; scribend. fors, d i a c o n u m ) q u i p a s s i s u n t (BGNQZa: q u o d e s t H: q u a e c o l i t u r G; q u e e s t T ; om. V) t h a r a c o n a (G; t e r r a c o n a B Z a; te r r a g o n a c iv it a t é N; i n c i v i t a t e t e r r a c o n e n s e Q in fine tit.; omm. ACTV) d i e (G [ d i a e ] Q Va; omm. AGHNT) x ï î k l s f e b r u a r i a s (GQa; f e b r u a r i i CZ; F E B R . HNTV; M EN. IA N U A R I O D Ë T E R T I A A ; om. B) S U B V A L E R I A N O ( o m . S u b V) e t G a l l i e n o (G; G a l l i n o V ; o a l i e n o A; om. e t g a l l i e n o B: e t e m i l i a n o N Za; SUB E M IL IA N O P R A E S ID E Q) IM P E R A T O R I B U S (AV ; IM P E R A T O R E G) ABCGHNTVZa; P A S S IO S A N C T O R U M F R U C T U O S I E P IS C O P I A U G U R I I E T E U L O G II D IA C O N O R U M (add. ET

In

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p a s s io

FRUCTU OSI

E P IS C O P I.

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A R I A S . P A S S I O S A N C T I F R U C T U O S I E P IS C O P I P A S S IO

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P A S S IO FR U C TU O SI M A R T .

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E P IS C O P I E T M A R T Y R I S Γ .

4 Aemiliano et Basso consolibus (consulibus A) xvm (xv A, corr. xvn Bolland.) kls februarias AV ; tusco (tusso Z) et (omm. et BZ a) basso (bassoque BZ a) consulibus (consolisbus G ex consolis) BGZ a | 3-4 vv. Valeriano — conso­ libus BG a. titulo, AV Bollandtis, Buinart, narrationis initio adglutinant; nos sub Val. et Gall. impp. titulo, Aemiliano etc. narrationis principio coiiiunximus \ δ die dominica (domino V) conpraehensi (comprehaensi G) sunt. fructuosus episcopus augorias (augurio V) et eulogius (eoi. V) diacones GV ; In diebus illis (add. cum esset 7 ; In temporibus illis BN a) fr. ep. augur, et eulog. d. (diachones N) die d. comprehensi (conpreensi a) sunt Βαγ; fr. ep. aug. et eul. diaconi d. d. compreh. sunt F ; d. d. (dominico DF) conprehensus (D; compreh. AE) est fr. ep. cum duobus diaconibus acurio et eulogio (A ex... acurius et eulogius m. fors. 1; augurius et eulogius diacones [diaconus D]) ADE; omm. die dom. — diacones LT | 5-6. vv. conpraehensi — diacones expungenda suspi­ cor I 6 reposito (-um V) fructuoso (fr. episcobo V) in cubiculo BFGNVay; rep. fr. ep. in c. suo DE; posito autem fr. in c. A ; et adhuc rep. fr. epb in c. s u o c ; rep. deinde fr. in c. cum suis diaconibus Mombr. ; cum esset fructuosus in c. suo T ; (spatium 7 litt.) fructuosus eps (spatium 11 litt.) H; cum uenisset fr. eps in cubiculum suum (ex -lo - 0) L 1 direxerunt (dirix. V) se BCDFG [dix.se] (1 NV 7 C; direxerunt om. se A (correct, postea in perrexerunt) E edd. ; ierunt H (ut vid.) T ; duxerunt Mombr. | 7. beneficiarii: benefltii T ; om. c j in domo B (postea corr. domum) DFGH(?)Va; in domum A (ex domu) ;· | eiusdem BNVay; eius ACDEFGH(?) LTc [ Aurelius; Aurilius DG | Festucius (festutius EF) ABDEFaN V; festus L T y ; phestus H (?); ytotius G | Aelius (ex alius G) GV; elius αΙ/Γγ; helius (helriis N) ABFHN; uelius DE.

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5

PASSIO SS. PR VC TV O SI, A V G V R II BT EVL0G1I

Pollentius, Donatus et Maximus, et cum sensisset pedibulum ipso­ rum, confestim surrexit et prodivit foras ad eos in soleas. 2 cui milites dixerunt: ‘ Veni, praeses te arcessit cum diaconibus tuis \ quibus Fructuosus dixit: ‘ Eamus; aut, si vultis, calcio me cui milites dixerunt: ‘ Calcia te ad animum tuum 3 et mox adve­ nerunt, confestim recepti sunt in carcerem. Fructuosus autem 1 Pollentius DEFH ;et pollentius (pollendus N) aN; pollensius LT ; polentius GV; et pollicentius B; pulentinus A (corr. supra Un. in pii.); Polleneus Sur. I et pr. omm. AV 1 omm. Donatus et Max. BN. Pag. 183,4-184,1 Aemiliano - et Maximus: Cum (Dum OQXD) a Valeriano et Gallieno (Galieno MOQ [ex Gall. Q] RSXAQG) imperatoribus data esset iussio per uniuersum orbem (add. ut uehementer impleretur OQWA) ut (quatinus W) Christiani sacrificarent, emilianus (emelianus QV) praeses adueniens in d u i­ tatem (ciuitate C) terraconensium (terragon. CQV; -entium R) immoiauit diis. Et surgens de nocte alia die illucescente (vel. ini.) dominica misit beneficiarios (beneficarioe W) ad domum fructuosi episcopi, id est aurelium (aurelianum C) festucium aelium donatum et maximum (om. id est - maximum W) ad perdu­ cendos ad se sanctos dei. Tunc comprehensi sunt augurius et eulogius diaconi die dominica (Tunc etc. omm. CQW) c. 1 et sec. ABDFGHLTViry; qui E c |cum (quum a) sensisset (sensissent B) A B D G V ayc; ut sensit FHLT; cum surrexit sensisset N |pedibulum (pedibolum A ; pediuolum G) ipsorum ADEGV; pedibolum illorum F; pediculum eorum QV; incessum pedum eorum (om. eorum T)H LT; pedum ingressum ipsorum (eor. B)Ba; ped. ipsor. ingr. γ ; ingressum illorum N; sonitum (supra lin. C) ped. eor. c; cumque pedum ipsor. sensissent ingressum Mombr. 1 2 surrexit: surrexerunt Mombr.·, om. G |et prodiuit (prodiit BDEay) foras (omm. foras AG BDEiry) ad eos AGBDEVay; ad eos et prodiuit HLT; procedens F ; et exiuit ad eos foras (omm. foras QW) c; sed prodidit eos Mombrit. |in soleas GLW; in solias AH(?)NTa; in soleis (ex soliis Z)y CMOPQ (ex solias)RSX; in soliis D ; insoletus V ; ubi sedebant in soliis E Sur. ; in solio F ; in solium B Mombr. | 2-3 cui milites dixerunt: quem ut uiderunt milites, dixerunt e ie ; tunc mil. dix. ad sanctum Fruct. Mombr. | 3 arcessit GV; accersit (ex adeernit A)AEF ; accersiit D; accersiri (accersire CQW) iubet (iussit B Mombr.) B c ; iussit .accersire (acc. [accecers. N] iussit Νγ)«Νγ; uocat HLT |cum : una cum A | 4 quibus Fr. AGHLVy; quibus fr. eps BDEFaNT; ses fr. eps (omm. epsM PRS9D )c |eam(us) //// G I aut si ABayL (si L supra add.)c ; aut HV ; ut FG (ex aut) T ; quo DE Sur. ; conieceris at si | calcio (caltio HNT): calcia V (qui coep. scribere calciamen[ta]); calceo Sur. Bolland. Ruin.; calciabo Mombr. | 5 cui milites dixerunt: at illi dix. c ; cui responderunt F | calcia (caltia HT): calcea Sur. Bolland. Ruin. |. om. te Mombr. |ad: et CMPST | et mox aduenerunt G; et mox uenerunt. Da; et mox ut uen. (ut supra add. A) ABEFHLNSTV y ; et ut uenerunt mox c; moxque ut peruenerunt Mombr. |5 6 post aduenerunt Prudentius legisse vid. ad forum, quod fors, reponend. |6 confestim recepti (suscepti HL) AGHLZ: et r. a; recepti BDEFNVTI in carcerem (carcere F Mombr.) ABDEFGHLNTVory; iussit eos preses recipi in carcerem, quod ut audiuit populus Christianus multi uenerunt ad carcerem et (omm. et CQRW) excubantes ad ostium (hostium WA) die noctuque rogabant sem fructuosum dicentes: precamurjte adiuua nos in omm. in MOPRSXAGG) orationibus tuis c |autem: autem éps c ; uero ëps V.

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PA SSIO SS. FR VC TV O SI, A V G V R II ET EVLOGII

18Ó

certus et gaudens de corona Domini, ad quam invocatus erat, ora­ bat sine cessatione, erat et fraternitas cum ipso, refrigerans et rogans ut eos in mentem haberet. 2. Alia die baptizavit in carcere fratrem nostrum nomine Rogatianum. et fecerunt in carcere dies sex, et producti sunt die XII kalendas Februarias, sexta feria, et auditi sunt. Aemilianus praeses dixit: ‘ Fructuosum in pone, Augurium inpone et Eulogium in p on e’ . ex officio dictum est: ‘ Adstant \ 2 Aemilianus praeses Fructuoso dixit: ‘ Audisti quid imperatores praeceperunt?’ Fruc-

i om. et gaudens G i ad: at G |quam: quem Q | invocatus erat V ; vo­ catus erat cett., praeter T erat uocatus; Mombr. uocatus fuerat |orabat: ado­ rabat L, sed. litt. ad punctis dei. | 2 cessatione/// G | erat et ADG ; et erat H LT; erat V ; erat autem e t(e iF ) BFayc |om. cum ipso F |2-3 refrigerans et rogans HLTV; refrigerans et (et eras.) rogantes A ; refrigerans, om. et rog., DE Sur., deprecane et rogans G; refrigerantes (con |refrigerantis F) et rogan­ tes (-is F) BFay I eos V ; illos cett. \ in mentem GV: in mentes N; in mente cett. libri | 2-3 erat — haberet: Et socii eius ad fraternitatem cum ipso nequa­ quam refrigerantes rogabant: ut illos in m. h. Mombr. |om. refrig. - haberet c | .4 alia die ATVc; et alia diae G; ai. autem d. ΒΝαγ; al. (alio F) uero d. (d. uero L) DEFHL |baptizauit in carcere (carcerem A [litt. m postea erasa] HRS [litt. m puncto dei.] ΤαΩ): in carcerem b. G |om. fratrem G| omm. nomine ABDEGVStn·. f Rogatianum: rogantium L ; rogationum (rogacion. N)MNQ (ubi tamen o in a eorr.) \ 5 fecerunt; steterunt Mombr. | in carcere: in car­ cerem A (m tamen eras.) CHQT; om. F |om. sunt N |diae G; die CLTy; omm. ABDEFHVcic |xn (v el duodecimo): duodecim Δ ; xi F | 6 kT. (klds a) februa­ rias (fêbrs Ga) DGVa; kis. februarii AEMPRSdOf); kalendaruin febroariarum (febroarii T) HLT; kl. vel kls febr. ceteri codd. | sexta (vel. vi) feria BDFayc Mombr. ; et sexta f. HL ; f. sexta EN Bolland. Buin. ; omm. ACGQVW | post feria B add. in presentia emiliani; Mombr. potentiae Hemyliani | et (om. N) auditi sunt eadem die FNayc (praeter Q); et auditi — die omm. A Mombr. \ 6-7 Aemilianus (emil. BFNa: emel. T) preses BFLNTa; aemilianus prefectus H ; emiliani]s autem A ; emilianus itaque E Sur.; 'l une Hemylianus praeses Mombr.; aemilianus (emiL DC; emelianus GQ) DGQVc | 7 om. dixit V |fructuosum inpone. augurium inpone et eulogium inpone H ; fr. impone, aug. appone et eul impone T ; fr. imp. aug. imp. et eul. introducite γ; fr. inp. aug. et eul. inpone L ; fr. aug. (augor. V) et eul. (eolog. V) imp. (inp. V) F V ; fr. (add. e"pm c). augurium (agur. G) et eul. intromittite (corr. ex intromitte G) Gc: fr. aug. et eul. introducite BNa; fr. epm aug. (agor. D) et eul. meis conspectibus presen­ tate DE Sur.; om. Mombr. \ 8 ex om. G |adstant (-te V) BGDGHLNQVa; stant (asst. T) EFTc; astat y \6-8 aemilianus — Adstant omm. A Mombr. j Aemilianus (vel emil. vel. emel.) preses BHLNTa?; omm. preses A (qui add. autem) DEFGVc | 9 Fructuoso dixit CGHLQTV; fr. epo d. DEFVayc; d. fr. epo B ; d. eis A ; d. ad Fructuosum et ad Augurium Eulogiumque Mombr. \ Audisti ABDEFGLTV y Sur.; audistis H a c ; nescitis Mombr. \quid: quid (ex quod Q) de uobis CQW ; quod BH | praeceperunt (precaep. G ): preceperint PRSTXeO .

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186

PA SSIO S S . PR VC TV O SI, A V G V R II BT EVLOGII

tuosus dixit: ‘ Nescio quid praeceperunt; ego Christianus sum ’. Aemilianus praeses dixit: ‘ Praeceperunt deos coli Fructuosus dixit: 4 Ego unum Deum colo, qui fecit caelum et terram et mare et omnia quae in eis sunt ’. 3 Aemilianus dixit: 4 Scis esse deos? ’ s Fructuosus dixit: 4 N escio’ . Aemilianus d ix it:4Scies postea’. Fruc­ tuosus respexit ad Dominum et orare coepit intra se. Aemilianus praeses dixit: 4 Hii audiuntur, hii timentur, hii adorantur, si dii non coluntur nec imperatorum vultus adorantur ’. 4 Aemilianus praeses Augurio d ix it:4 Noli verba Fructuosi auscultare ’. Augurius dixit: 1 Fr. dixit AGH; fr. eps d. BCDEFLVayc: cui Fr. respondit Mombr. | Nescio quid praeceperunt (preceperint ADEM) ACDENc; praeciperent V ; n. q. imperatores uestri (om. uestri Z) preceperunt; nescio GHLT; nesci­ mus Mombr. | ego DEFHTV Sur ; sed ego L ; ego uero B a y c; nos enim Mombr. |Christiani sumus Mombr. | υν. ego uero xplanus sum Q in rasura; scriptum erat, ut vid., emeiianus dixit | 2 emilianus preses Βαγ; aemilianus (aemel. G; emel. Q) AGDEFGVc; preses HLT | emeiianus dixit Q in ras. | precaeperuntG |coli ea; colo V |Fructuosus AG HLT Mombr. ; tr. eps BDEFVcuvy j 3 et m areH L; ceteri libri mare | 4 in eis: in eo Ruin. ed. 1731 et Florez | 4 sunt D in ras. \ Aemilianus: preses HLT J esse deos (di V ): excolere deos (d. exc. Mombr.) B | Aemilianus d. — deos omm. GH | 2 -4 Fructuosus d. — esse deos om. N \ 5 Fructuosus LT Mombr. ; fr. eps cett. libri |scies: scias V | postea ADENVy; autem postea a c; post hçc FLT; postea haec H ; postea (om. scies postea Mombr.) si autem (om. aut. Mombr.) contemneris (ex contempn. B; contempseris Mombr.) sacrificare eis (o»t. eis Mombr.) grauissima te faciam tormenta puniri (grauissimis te puniri tormentis faciam Mombr.) B Mombr. | 5 6 Fructuosus HLT; fr. autem A ; fr. eps DEFV; fr. autem ep. ΒΝαγ; tunc fr. ep. (om. ep. Mombr.) c \6 respexit addïïm (dm HLT) DEFHLNy; resp. (respiciens Mombr.) in celum ad dnrn Ba Mombr.·, omm. AVc I et orare coepit intra se (omm. intra se HLT) BDEFHLNayT; coepit dnm rogare (r. c. d. V) intra se A V ; dhm r. c. intra se c |6-7 Aemilianus praeses (presene Ν)Νγ Bolland. Ruin.·, aemilianus (aemel., emel) ABDEFGVac; preses HLT | 7 hii audiuntur D F V ; hi (hii ay) dii (supra lin. B) audiuntur ΒΗαΝγ; natidiuntur G; audiun­ tur hi CLQTW; audientur hii A ; audiuntur dii c; qui audiuntur E Sur. Bol­ lanti. Ruin. I hii timentur, hii coluntur (adorantur D)DV ; qui timentur, qui adorantur E Sur. Bolland. Ruin. ; qui timentur hii et coluntur A ; hi (hii a) timentur, hi (hii a; et hi F) coluntur B¥ay; timentur hi. coluntur hi CQTW ; dii timentur dii coluntur di (dii OP) GOP; hi timentur et coluntur N; hii. hii coluntur, hii H ; hi coluntur, hi L ; coluntur dii M; timentur dii. coluntur dii RSXdGiî I si dii (ex die V ): aut dii G ; dii T, om. si; Fructuosus dixit: Hii dii A I 8 nec om. 0 |imperatorum: imperatorem V | adorantur; adoratur BCDayc (praeter Θ) |6-8 Aemil. - adorantur: Eulogius autem diaconus Haemyliano dixit: hi dii audiuntur, hi timentur et coluntur? Absit. Et si dii non colun­ tur, nec imperatorem tuum adorabimus Mombr. |Aemilianus (vel. emil. vel. emel.) praeses BCHaLNc; emel. prefectusT; aemil. (aemel., emil.) ADEFGV | 9 Au­ gurio dixit AGV; d. (om. L) aug. (add. diacono N) FHLNT; aug. (augorio D) diacono d. BCDEs

èv

■παραδείσιοι δ ρ ο σ ιζό μ εν ο ι. μ ε τ ά Se τ α ΰ τ α π ά λ ιν èK xèova iv ύδωρ κύκλωι τ ή ε καμίνου, δ π ω ε δια τ fjs ά ν α θ υ μ ιά σ εω ε τ ο υ κ α π ν ο ύ π ν ί ξ ω σ ι ν α ύ τ ο ν ε ' καί ούκ

5

ίσ χ υ σ α ν .

12 Τ ό τ ε

ά γ ο υ σ ιν α ύ τ ο υ ε eis τ ο ν

ναόν

του

Α σ κ λ η π ιο ύ ' τ ω ν

δε

ε ίσ ελ -

θ ό ν τ ω ν καί ευ χόμ ενω ν, ά γγελ ικ ή ι δυνάμει έ σ ε ί σ θ η ό va òs και λ α β ό μ εν ο ι οί

7ra|[f. 515ν,

ά γ ιο ι τ ο ΰ ειδώ λου τ ο ά γ α λ μ α , σ υ ν ε τ ρ ε ψ α ν α υ τ ό , ε ί τ α έν δ ύ ο υ σ ι

2]λιν

τ ο ν ά γ ιο ν Μ ε λ ε τ ώ ν θώ ρ α κ α καί π ερ ικ εφ α λ α ία ν

ό δε ο ύ δ

’ ôXoïs

ή ισ θ ά ν ε τ ο τ ο ΰ π υ ρ ό ε , ό γ ά ρ

έκ π υ ρ ω θ εΐσ α ε π υ ρ ί.

13ίδών

δ ε τ α ΰ τ α Σ α ρ α π ίω ν ό έ π ί σ κ ο π ο ε εύ φ ρ ά ν θ η π ά ν υ καί ε ο ό ξ α σ ε

θεόν,

π ά λ ιν οΰν τ ύ π τ ε τ α ι ό ά γ ιο ε

Μ ε λ έ τ ιο ε

eis

τ

às

τον

σ ι α γ ό ν α ε καί λ έ γ ε ι

τώ ι ή γ εμ ό ν ι' Φ έ ρ ε , α ν ό η τε , π α ιδία ά φ θ ο ρ α καί ε ϊπ ω σ ιν π o î o s

έ σ τ ιν

9 eò s

α λ η θή s. καί έ ν ε χ θ έ ν τ ω ν δύο π α ιδιώ ν Χ ρ ισ τ ίν ο υ και Κ υριακοΰ ο νο μ α ζό μ ενω ν, έπ η ρώ τη σεν

αύτά

ό

ή γεμ ω ν

λ έγω ν'

θ ’ί π α τ ε ,

A î o s ή ό Χ ρ ι σ τ ό ε . καί ά π ο κ ρ ιθ έ ν τ α

10

σ ίδ η ρ ο ε eis κ ρύον μ ε τ ε β λ ή θ η .

π α ιδ ία , π o î o s

μ εγά λ η ι τή ι φωνήι

15

Oeòs μ ειζω ν,

ε ιπ ο ν '

Ίη σ ο ΰ 5

ό

Χ ρ ι σ τ ό s έ σ τ ί ν ά λ η θή ε 9 e ó s, ό σ υ ν Π α τ ρ ί καί Π νεύμ ατι τ α π ά ν τ α δη μ ιο υ ρ -

14και

γήσα ε.

ύ β ρ ίσ α ν [ΐ.

316, 1]τα τον

η γ εμ ό ν α

τώ ι α υ τ ώ ν διδασκάλω ι, καί ε ι θ ’ ο ύ τ ω ε σ υ ν α ύτώ ι èv

τώ ι

δρ ει τώ ι

καλουμένωι

Μ η νάει,

τύπ τοντα ι έτμ ή θη σα ν

Σ ε π τ ε μ β ρ ίω ι

ιδ',

ρ ά β δ ο ιε άμα

tÙs κ εφ α λ ά ε 20

φ ω νή ε

ε ν ε χ θ ε ίσ η ε

aÔTOÎs ο ύ ρ α ν ό θ ε ν ' θ ί σ έ λ θ ε τ ε ά κ ω λ ύτω ε, οί ά γ α π η τ ο ί μ ου, eis τ η ν καί μακ αρίαν τ ρ υ φ ή ν , έ τ ά φ η σ α ν δε

συν

τώ ι

μακαρίωι

Ζ ω ήλω ι.

αιώνιον

15μέλλω ν

δε τ ε λ ε ιο ύ σ θ α ι ό à y io s Σ α ρ α π ίω ν , π ρ ο τ ο ΰ κ ρ ο υ σ θ ή ν α ι τώ ι ξ ίφ ε ι ε ύ ξά μ ε ν ο ε π α ρ έδ ω κ εν τ ο

16

25

π ν εΰ η α , καί έ τ ά φ η èv τώ ι δρ ει Κ α δα κ ορ έω ν.

Π άλιν ο ύ ν ό π α ρ ά ν ο μ ο ε ή γεμ ω ν φ ά ρ μ α κ α

υπό

μ ά γ ο υ tivòs όνό μ α τι

Κ αλλινίκου σ κ ε υ α σ θ έ ν τ α δίδω σι τώ ι άγίω ι Μ ελ ετίω ι π ι ε ίν ' ό δε π ιώ ν εμεινεν ά β λ α β ή ε τή ι τ ο ΰ Κ υρίου χ ά ρ ιτ ι. έλ λ η ν

δ έ τ is ίδών

τον

ά γ ιο ν

μηδέν

π al

[f. 316, 2]0ο'ντα κακόν, κ α τ α θ ρ α σ υ ν ό μ ε ν ο ε τ ο ΰ τ α ΰ τ α κ α τ α σ κ ε υ ά σ α ν τ ο ε ώ$ οι5 δοκίμου Ôvtos τ ο ΰ έ κ π ό μ α τ ο ε , π ιώ ν των αυτών φ αρμ άκω ν,

μ άγου, αύτίκα

τώ ι

θα ν ά τω ι

π α ρεδόθη.

1Ί τ ό τ ε

έκκεκαυμένωι π ί σ σ η ι καί κηρώι και

βάλ λ ονται

θ εά φ ω ι, καί

ύπήρχον

π α ρ α δ ε ίσ ω ι δ ρ ό σ ο ν ά ν α π α υ ό μ εν ο ι καί υμνούν Tes τ ο ν

18 Ό δέ μάγοε ίδών το παράδοξον θαΰμα,

οί ά γ ιο ι èv

èv

30

τηγά νω ι

α ύτώ ι, ώε èv

θεόν.

χάρταε αύτοΰ των μα­ γειών τώι πυρί παρέδωκεν, καί τώι ήγεμόνι θαρσαλέωι φρονήματι έπέπληξε tovs

ή γεμ ώ ν, β ά λ λ ε τ α ι καί ό μ ά γ ο ε έν τή ι φ ρ ο υ ρ ά ι μ ε τ ά

35

των ά γ ιω ν των λ ο ιπ ώ ν καί

15 Χριστίνου: Pass. long. 32 Χριστιανού |17 Aios scripsi ; Sias cod. I 21 Μηνόε1 pro τοΰ Μη vos, V . Pass. long. 37 I 23 Ζωήλωι sic pro Ζωΐλωι \25 Καδακο­ ρέων: Pass. long, êv KavSampois |28 τη supra lin. add. |32 θεάφωι: Pass. long. θειάφωι \35 θαρσαλα'ιω. sic

CO d.

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330

INTORNO A L L A « P A S S I O SS. M ARCELLI TRIBVN I

|[f. 316v, 1]

δ ε σ μ ο ϋ ν τ α ι oi ά μ φ ό τ ε ρ ο ι χ ε ΐ ρ α ε

19p e r a

καί π ό δ α ε .

δέ τα ϋ τα

β ά λ λ ε τ α ι α ΰθιε ό μ ά γ ο ε εν τ ώ ι β ρ α σ μ ώ ι τ ο ν τ η γ ά ν ο υ , και κ ρ ά ξ α ν τ ο ε α ύ τ ο ϋ φω νηι μ ε γ ά λ η ι'

Ο

θεοε

Μ ε λ ε τ ίο υ καί Σ τ ε φ ά ν ο υ

καί

Ίω άννου τ ω ν ά γιω ν

σ ο υ , β ο η θ ε ι μοι τω ι δούλωι σ ο υ , εύ θέω ε έ φ υ χ ρ ά ν θ η τ ο υ λ έ β η τ ο ε ό β ρ α σ μ ό ε , 5 καί ην εν ά ν α π α ύ σ ε ι δ ο ξ ο λ ο γ ώ ν τ ο ν Κ αλλίνικοε ό -πρώην

μ ά γ ο ε , έφ η

20τότε

θεόν.

πράε τον

ά-γιον

λαβώ ν τη ν ά π ό φ α σ ιν

Μ ελ έτιο ν'

Δούλε

Χ ρ ι­

σ τ ο ύ , δόε κάμοί τ η ν τ ο ύ Κ υρίου σ φ ρ α γ ί δ α , και λ έγ ει α ύτώ ι ò ά γ ιο ε Μ έ λ έ τ ιο ε ' Α ν ά β λ ε φ ο ν είε τ ο ν ο υ ρ α ν ό ν , α δ ελ φ έ, καί ά ν α β λ έ φ α ε ειδ εν φ ω τ ο ε έ π ά ν ω τ η ε κ εφ αλ η ε α ύ τ ο ϋ . καί κλίναε τ ο ν

α υ χ έν α

στέφ α νον

έτμ ή θ η τ η ν

/ce­

lo φ α λ η ν. καί έ τ ά φ η ύ π ο χ ρ ισ τ ια ν ώ ν μ ε τ ά Σ α ρ α π ίω ν ο ε τ ο ύ ε π ι σ κ ό π ο υ .

21Π άλιν

ο ΰ ν μ ε τ ά τ α ΰ τ α β ά λ λ ο ν τ α ι οί ά γιο ι εν καμίνωι π υ ρ ό ε , καί η σ α ν

έν αύτη ι ώ ε έν δ ρ ό σ ω ι καί α ίνο ϋ ντεε τ ο ν

|[f. 316ν, 2] άγάλ λ ιώ μ ενοι

θ ε ό ν , ίδ ό ν τεε δε

οί

χρημα το ύ φ ω τοε έσ τερ η θη σ α ν . ε ΐτα

lò λ έ τ ιο ε,

ά ν έ β λ ε φ α ν π α ρ α υ τίκ α

καί

έλ λ η νεε ε ύ ζά μ ε ν ο ε

έδω καν

φ ά ν τ ε s καί τ α ά ρ μ α τ α α υ τ ώ ν είε τ ο

μ ετά ά γγέλ ω ν , δ ο ξά ζρ ν τ ε ε

την

δ ό ξα ν

εκείνην, π α ρ α -

Me­

υ π έ ρ α υ τ ώ ν ό ά γ ιο ε

α ίν ο ν

καί δ ό ξ α ν

τώ ι θ ε ώ ι , ρ ί -

Μ α ξ ίμ ο υ .

22ά γ ε ι

πρόσω πον

π α ρ ά ν ο μ ο ε η γεμ ώ ν έ π ί τ ο ύ β η μ α τ ο ε τ ά ε γ υ ν α ίκ α ε τ ώ ν ά γιω ν

οΰν

Φ η στου

ό καί

Φ α ύ σ τ ο υ καί Μ α ρ κ ελ λ ίνο υ καί Α ίδ εσ ίο υ , Σ ω σ ά ν ν α ν καί Μ αρκ ια νη ν καί Π ά λ λαδίαν καί Γ ρ η γ ο ρ ία ν καί ό μ ο λ ο γ η σ ά σ α ε τ ο όνομ α Κ υρίου ξ ύ λ ο is κ τανθη να ι 20 έκ έλ ευ σ εν μ ε τ ά τ ώ ν νη π ίω ν α ύ τώ ν . οί δε δήμιοι τ ο ύ τ ο π ο ι η σ α ν τ ε ε π ε σ ό ν τ ε ε ά π έ θ α ν ο ν . οί δε σ τ ρ α τ ι ώ τ α ι τ ο ύ α ύ τ ώ ν χ α ί ρ ο ν |[f.

23Π άλιν

οΰν

317, l]res, καί φ ούρνου

ά γ ιο υ Μ ε λ ε τίο υ εύθέω ε τ ά

έκ κ α υ θέντοε

έτμ η θη σ α ν

σ ώ μ α τ α α ύ τ ώ ν ά φ α νη έ γ έ ν ο ν τ ο .

ε ίσ φ έ ρ ο υ σ ι

τοΰε

ά γ ίο υ ε

Ίω ά ννη ν καί Σ τ έ φ α ν ο ν , καί π α ρ ε υ θ ΰ έ γ έ ν ε τ ο α ύ τ ο ΐε ή τ ο ύ

25 είε

νοϋντεε τ ο ν

φ ούρ νω ι

καί

ύπήρχον

ά δικ η θέντω ν,

έν

Μ ελ έ τ ιο ν ,

φ ούρνου

άλλα

τώ ν

δημίων

α ύτώ ι

30 θ ε ώ ι , ώ σ τ ε καί ό χ λ ο ν π ο λ ΰ ν ξίφ ο υ ε ά π ό φ α σ ιν

οί

μ ό λ ιβ δ ο ν

π α ρα λ υθέντω ν, π ισ τεΰ σ α ι

ά γιο ι

Ίωάννηε

πυρά

ά ρ χ ισ τρ ά τη γ ο ε σ υ ν εισ φ ά λ λ οντεε

θ ε ό ν , ώ σ τ ε τ έ σ σ α ρ α ε ά ν δ ρ α ε ό ρ ά σ θ α ι έν τη ι καμίνωι.

ο υ ν έμ β ά λ λ ο υ σ ιν έν τώ ι σ τ ό μ α τ ι α ύ τ ώ ν

διά

ό

δ ρ ό σ ο ν ' ό γ ά ρ τ η ε διαθήκηε Κ υρ ίου Μ ιχ α ή λ

η λ θ εν α ύ τ ο ΐ ε έν τώ ι

τ ά ε κ εφ α λ ά ε

λ ελ υμ ένον.

οί

ά γιο ι

καί

αί­

24π ά λ ιν

α ύ τ ώ ν δ ε μη

η ύ χ α ρ ίσ τ ο υ ν

τώ ι

τώ ι Χ ρ ισ τ ώ ι. τ ό τ ε λ α β ό ν τ ε ε τ η ν καί Σ τ έ φ α ν ο ε

ά π οτέμ νοντα ι

κ εφ α λ ά ε φ ω νη ε ο ύ ρ α ν ό θ ε ν ε ν ε χ θ ε ίσ η ε α ύ τ ο ΐ ε ' Κ α λ ώ ε ηλθα\[ΐ.

τάε

317, 2Jre υ π έ ρ

τ ο ύ ό ν ό μ α τ ό ε μ ου ά θ λ ή σ α ν τ ε ε , ά π ο λ α β ό ν τ ε ε τ ο ν σ τ έ φ α ν ο ν τ η ε ά θ α ν α σ ία ε .

25

Α γ ε τ α ι οΰ ν π ά λ ιν ό ά γ ιο ε Μ ε λ έ τ ιο ε

35 καί π α ρ α υ τ ά ό μ έν ν α ο ε

έσ ε ίσ θ η , τ α

δέ είδω λα

είε τ ο ν ν α ό ν

τού

Α π όλλω νοε,

σ υ ν ετρ ίβ η σ α ν

τού

ά γ ιο υ

εύ χ ο μ έν ο υ διά φ ω νη ε Κ υρίου, διό μανείε έ π ί τ ο ύ τ ο ιε

ό

η γεμ ώ ν κελεύει τ ο ΐ ε

δημίοιε, καί σ τ α υ ρ ο ϋ σ ι τ ο ν ά γ ιο ν Μ ε λ έ τ ιο ν έν πεύκηι, η λ ουε τ ρ ε ΐ ε έ μ π είρ α ν τε ε' ένα κ α τ ά τ ο ύ μ ε τ ώ π ο υ , έν ώι τ ο ν σ τ α υ ρ ό ν έ τ ύ π ο ι, καί ένα είε τ ο

στηθοε

8 îSev I 16 άρματα cod. cum sp. asp. | 17 φ ίστου |18 AiSéaios Pass. long, ignotus | 19 Γρηγορία Pass. long, ignota |25 αρχιστράτηγος : Pass. long. âyyeKos I 37 îjX o i s I èpireipavres scripsi; èptvapels cod.

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331

ET PE TRI M ILITIS »

καί êva ε π ί τ η ε κοιλίαε. καί μηδέν εκ τ ο ύ τ ω ν β λ α β έ ν τ ο ε , π ά λ ιν κ α τε ν ε χ θ ε ίε καί εύ χό;uevos ειδ ε ν τ ο ν ο υ ρ α ν ό ν ά νεω ιγμ ένον καί τ ο ν σ τ έ φ α ν ο ν α υ τ ο ύ έ τ ο ι μ α ζό μ εν ο ν π α ρ ά κυρίου τ ο ύ ναικείωι σ χ η μ α τ ι καί

26Π άλιν

θ ε ο ύ , έφ ά νη δε καί ό δ ιά β ο λ ο ε κ α θή μ ενοε γ υ -

|[f. 317'', 1] ό

π ε ν θ ώ ν ' ώιτινι καί έ π ε τ ίμ η σ ε ν

ο ύ ν κ ρ ε μ α σ θ έ ν τ ο ε τ ο ύ ά γ ιο υ

Μ ε λ ε τ ίο υ

εν τ η ι πεύκηι,

ά γ ιο ε .

ηγαγον

Κ α ρ τ έ ρ ιο ν τ ο ν χ α λ κ έ α μ ε τ ά τ ω ν ιβ ' μ α θ η τ ώ ν α υ τ ο ύ , καί η λ α υνον tous η λ ού ε π ε π υ ρ ω μ ε ν ο υ ε κ α τ ά τ ο ύ σ ώ μ α τ ο ε τ ο ύ ά γ ιο υ , οι δε σ υ ν τ ρ ιβ ό μ ε ν ο ι ό π ε π ι π τ ο ν κ α τά

πρόσω πον

χ α λ κ εΐε τ α

τώ ν

ή λ ο ύ ν τω ν

θ α υ μ ά σ ια τ ο ύ

θεού,

έ τ μ ή θ η σ α ν τ ά ε κ εφ α λ ά ε π ρ ο

τη ε

καί

έτ ύ φ λ ο υ ν

επ ίσ τευ σ α ν ϋληε

α ύτούε.

ίδ ό ν τε ε

κα'ι α υ το ί

Κ αδα κ ορ έω ν,

τώ ι

τού

δε

καί οί

Χ ρ ισ τ ώ ι

ά γ ιο υ

καί

Μ ε λ ε τ ίο υ

ευ χ ό μ εν ο υ υ π έ ρ α υ τώ ν.

27Α ιο φ ά ν η ε

δε ό σ υ γ κ ά θ ε δ ρ ο ε Μ α ξ ίμ ο υ λ α β ώ ν π ε π υ ρ ω μ έ ν ο ν ή λ ον, θέλ ω ν

τ ο ύ ά γ ιο υ τ η ν χ ε ΐ ρ α π ρ ο σ η λ ώ σ α ι , κ α τά τ η ε

καρδίαε έν έ β α λ ε ν

ίδίαε καί αύτίκα ά π έ ψ υ ξ ε ν , ώ σ α ύ τ ω ε καί μ ιερεύε Ιδίαν χ ε ΐ ρ α καθηλω\[ϊ.

317ν, 2]σεν

τ ιε τ ο ύ

α υτόν

τη ε

Α π όλλω νοε

τη ν

εν τη ι πεύκηι κακώε ο ίμ ώ ξα ε,

- 8 Έ τ ι δε κρεμ αμ ενου τ ο ύ ά γ ιο υ η λ θ εν φωνή ο ύ ρ α ν ό θ ε ν λ έ γ ο υ σ α ' Δ ε ύ ρ ο , ά θ λ η τ ά μ ου Μ ε λ έ τ ιε , ά ν ά β α ιν ε εϊε τ ά τ α μ ε ία τ ο ύ π α ρ α δ ε ί σ ο υ καί χ ο ρ ό ν τ ώ ν εκλεκ τώ ν μ ου ά γ γ έ λ ω ν καί είε τ η ν σ υ ν δ ρ ο μ ή ν καίων μ ο υ . ιδού γ ά ρ

είε τ ο ν

πά ντω ν τώ ν

δι­

ϊ σ τ α ν τ α ι π ά ν τ ε ε οί ά γιοι π ρ ο σ δ ο κ ώ ν τ έ ε σ ε καί κ ρ α -

τ ο ΰ ν τ ε ε τ α β ρ α β ε ί α , ώε γ ά ρ

συ

έ π ο ίη σ α ε

το θέλ η μ ά μ ου ε π ί τ η ε γ η ε ,

ο ύ τ ω ε κ ά γ ώ δ ώ σ ω σ ο ι εν τ ο ΐ ε ο ύ ρ α ν ο ιε π ά ν τ α τ α α ιτή μ α τα σ ο υ , καί δ σ τ ι ε ( α ν } μ ν η σ θ η ι τ η ε δυνάμεω ε τ ο ύ

θ ε ο ύ καί τ η ε δ ό ξ η ε καί τ ο ύ ό ν ό μ α τ ο ε Μ ε λ ε τίο υ

ρ υ σ θ ή σ ε τ α ι ά π ο π ά σ η ε ά νά γκ η ε καί κινδύνων

μ εγ ά λ ω ν , μ ε τ ά

σ α σ θ α ι τ ο ν Κ ύρ ιον λ α λ ο ϋ ν τ α κ α τ η λ θ ο ν ά γ γ ε λ ο ι εκ τ ώ ν φ έλ η ε

καί

ύμνων

μ εγ ά λ ω ν

καί π α ρ ε λ α β ο ν

τη ν

δε

το

παύ-

ου ρα νώ ν μ ε τ ά

| [f. 318, 1]

νε-

ψ υχήν

τού

ά θ λ η τ ο ϋ καί θ ε ρ ά π ο ν τ ο ε τ ο ύ Χ ρ ι σ τ ο ύ Μ ε λ ε τ ίο υ καί ά ν έ φ ε ρ ο ν είε τ ο ν

ου ­

ρ α ν ό ν , ώ σ ε ί π ε ρ ι σ τ ε ρ ά ν λευκήν ά σ τ ρ ά π τ ο υ σ α ν . καί τ ο ύ ά γ ιο υ έ δ ό ξ α σ α ν τ ο ν Π α τ έ ρ α

καί

τον

Υιόν

οί

καί τ ο

ίδ ό ν τεε ά γ ιο ν

την

δ ό ξα ν

Π νεύμα, καί

ο ύ τ ω ε έτελ ειώ θ η ό ά γ ιο ε Μ ε λ έ τ ιο ε μηνί Μ α ΐω ι κ δ , ημέραι σ α β β ά τ ω ι .

29

Τ ό τ ε ά γ γ ε λ ο ε Κ υρ ίου κ α τ ε λ θ ώ ν φ α νερ ώ ε ο ύ ρ α ν ό θ ε ν ηρεν τ ο λ είψ α νου

τ ο ύ ά γ ιο υ Μ ε λ ε τ ίο υ καί ά π η γ α γ ε ν α ύ τ ο έν τώ ι δρει, έ ν θ α ετελ ειώ θ η καί τ δ σ τ ρ ά τ ε υ μ α α ύ τ ο ΰ , καί ο ύ τω ε ά π ε κ ά λ υ ψ ε ν καί τ ο ΐ ε έν τη ι π ό λ ε ι χ ρ ισ τ ι α ν ο ΐε , μηνύω ν α ύ τ ο ΐ ε τ η ν τ ο ύ ά γ ιο υ λ ειψ ά ν ο υ ά π ό θ ε σ ι ν . οί δε λ α β ό ν τ ε ε γ λ ω σ σ ό κ ο μ ο ν έ λ ε φ α ν τ ο υ ρ γ η μ έ ν ο ν καί ιμ α τισ μ ό ν π ο λ υ τ ε λ ή , η λ θ ο ν έ π ί τ ο ν τ ό π ο ν καί εύ ρ ο ν νεφ έλ η ν,

έ ν θ α τ ο λ ε ίψ α ν ο ν ά π έ κ ε ιτ ο

τού

ά γ ιο υ , καί

ην

αύ|[ί. 218,

2 ]τό ά σ τ ρ ά π τ ο ν , ώ σ π ε ρ μ α ρ γ α ρ ίτ η ε π ο λ ύ τ ιμ ο ε , καί τ ρ ε ΐ ε λ έ ο ν τ ε ε π α ρ α φ υ λ ά τ τ ο ν τ ε ε α υ τ ό , λ α β ό ν τ ε ε ού ν

το

κ α υ θεν μ έρ ο ε

τού

σώ μ ατοε

έθα ψ α ν

2 ìSev I 3-4 γνναικίω \10 ÛXiis: αύλης cod. |Κανδακορέων Pass. long. |12 Διοφάνης : Μαδιοφάντης Pass. long. n. 73 |vv. 16 ss. descripti sunt fere ad verbum e Pass, long. n. 75 | 20 συ: σοί cod. | 21 . Dativus, senator 51, 18. sententia martyrum 6î, 22 (cf. 50, 24); s. Spiritus Sancti auctoritate coiiscripta 68, 4 (cf. firmare); — s. pharisaeorum 69, 20-21. sentire quae pati oporteat 54, 11 ; s. in­ gentes animos 65, 1-2; s. medelam potius quam tormenta 62, 4-5. separare lapsum ab stante 68, 25. sermo Dei gladius bifrons 51, 23; sermo constans atque fortis 54, 18. servare crinem sacratissimum pudore in­ concusso 63, 24-25. Cf. conservare, servitium, v. idolorum, sexus devotissimus feminarum 63, 3. sidereus, a, um, v, regnum, tribunalia, signa dominica 51, 3. simulatio ficta 68, 24. singularis, v. ecclesia, sitis fatigat 66, 8-9. sociari fratribus 61,10-11. Cf. consociare, solvere ( = explicare, explanare); omnia vera responsione solvebat 55, 19-20. spargere (v. I. exparg.) cibum laceran­ dum canibus 67, 13-14. spectare 55, 1; 57, 6 (e. I. expectare). spes: spes Christianorum, spes nostra Iesus 54, 13-14; spes est in te (Chri­ ste) 62, 7; — spem victoriae promit­ tere 51, 24. Spiritus Domini, t>. suggerere; Spiritus sanctus in confessoribus victor, in martyribus triumphator 71, 10-11; Spiritus sancti praesentia in ecclesia 71, 7 ; Spiritu salicto fervere 62, 26-27 ; S. s. inundari 58, 20. splendidissimus, a, um, v. Kartagiuis. splendor armorum caelestium 51, 22; a. c. spi. coruscus 62, 14-15. sponsum tradere invitae 63, 16; sponso illuso 63, 21. sponte mea atque voluntate 55,16; 64, 27. squalor, v. career. stantes (christiani qui persecutionis tem­ pore in fide permanserunt), opp. lapsi 68, 25. stare in acie 52, 12; st. in digitis legen­ dum puto 53, 4-5 (ubi codd. in dictis).

stationarius miles 50, 5. studere (= operam dare litteris) 55, 7. stultus, a, um 60, 4. subportari auris famulantibus 63, 18 (cf. p. 33). subvenire 57, 9; 58, 11; 59, 1. subvertere basilicas 50, 14-15 (cf. Opt. 3, 8, p. 91, 2 Ziwsa, templa Dei vivi subvertere); s. auctorem sacrilegi facti 68, 11. succedere in adoptionem filiorum Dei 69,

21- 22. successio martyrum 71, 2-3. sufferentia 54, 6-7; 57, 10; 59, 6; 62, 7. sufficere, nec sufficio libi gratias agere 54, 8. suggerere: suggeritur proconsuli ab of­ ficio 52, 21; spiritu Domini sugge­ rente 57, 2-3; suggerente diabolo 61, 15. sulcare latera ictibus ungularum 54, 8-9. sulci hiantium (v. I. manantium) vulne­ rum 62, 2. superare 57, 14-15; 62, 17; s. et vincere 65, 9-10. supervenire ad collectam 56, 15. supplicia libenter sustinere 58, 14-15. supra dictus 61, 2; 65, 23; ut supra di­ ximus 65, 12; 68, 15. supremus, a, um, v. testatio, suscipere certamen 60, 21 ; s. fratres 59, 3 ; s. vincula 52, 9-10; career mar­ tyres suscepit 65, 23-24 (v. I. ; cf. ex­ cipere); suscipi gremio terrae 63, 18. suspicio, v. accusator, sustinere ( = pati) 62, 22-23; s. supplicia 58, 14-15. V. parva. Tabernaculum dominicum 60, 27. tabulae cordis carnales 59, 14-15; t. la­ pideae 59, 14. taedis nubtialibus liberari 63, 20-21. talis: talia precanti 53, 15; 59, 7; tali­ bus oranti 54, 16; tali voce precaba­ tur 58, 8-9. V. etiam tantis, tam — quam : non tam ingenio praeditus quam civico amore coniunctus 49, 15-16; non tam exhorruit quam in nihilum duxit 64, 23; non tam in sa­ lutem quam in perniciem 70, 7.

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I - PASSIO SS. DATIVI, SATURNINI ETC.

tantis ac talibus congressionibus 62, 17; t. ac t. confessionibus 65, 13. Tazelita m. 53, 6. 11; 54, 25-26. Telica (vel Thel.) m., idem ac Tazelita 51, 9 (cf: p. 7 n. 5). temperatus, a, um : moribus temperata 63, 8. tempestas 66, 6; t. crudelis ac saeva 66, 15. tenebrae crassae 66, 7. tenere ecclesiam catholicam 49, 9. terrae gremium 63, 18. terreri tormentis 65, 2. testamenta divina 50, 20 ; 66, 2 ; 68, 12; 70, 10-11; 71, 4; t. Domini sacro­ sancta 50, 13-14. testationem supremam cruore proprio consignare 68, 18-19. testes fidelissimi Dei 66, 7. teterrimus, a, um, v. persecutionis, togatus 64, 2; vir sane togatus 55, 3-4. tolerantia martyrum 52, 19. Cf. suffe­ rentia. tormenta 52, 17; t. carceris 60, 19-20; t. infantiae 65,\ 2; t. exquisita novi generis 58, 4; —vtormentorum instru­ menta 66, 11 ; — tormentis se obicere 53, 7; — tormenta contemnere 65, 5-6 ; t. sentire 62, 5 ; — tormentis fa­ teri (v. I. affici) 61, 26; — t. cum sole consumptis 62, 11-12; tormento ces­ sante 62, 9-10. torquentes ( = tortores) 58, 7. torquere 54, 22 ; 56, 7 ; torqueri pro Chri­ sto 56, 14; torqueri gehennae aeter­ nis ardoribus 68, 14-15. tortor 53, 26 ; 58, 1; 62, 5. tractare (i. e. scribere) belli causam 50,8. tractus violenti 54, 10. tradere alqm in carcerem 57, 15; tr. di­ vinas leges 67, 6; tr. exurendas leges venerandas 68, 12-14; scripturas com­ burendas 50, 19-21. traditio scripturarum 67, 1-2. traditores et eorum consortes 50, 24-25 ; opp. martyres 50, 10-11. 27 ; — tradi­ torum audacia 65, 17-18; communio 68,1 ; conspiratio 69, 20; conventicula 69, 3; damnatio 49, 12; facinus 59, 16; faex 68, 1; fraus callidissima 66, 19-20 ; perfidia traditoris Mensurii 68,

401

20; traditorum poenae 50, 10-11. Cf. communicare, evangelia. transmittere (ad proconsulem) 52, 22. transcendere nihil 65, 19. transvorare 70, 3. tribunalia, ante, 60,15 (υ. I. siderea tr.). triumphalis dextera 63, 26; 65, 25. triumphare 62, 25. triumphator Spiritus sanctus in mar­ tyribus 71, 10-11. triumphus 61, 6; 64, 22. trudere in carcerem 61, 4; 63, 1. trux carnifex 56, 23; trux (υ. I. atrox) velocitas (carnificum) 53, 4; truces manus 55, 23. tuba, v. canere, tundere ictibus 53, 9-10. turba comprimit 66, 9. turbare divina iura 66, 22. turbines pestiferi tyrannorum 69, 27. tyrannicus, a, um, v. rabies, tyrannus 59, 24; 64, 23; t. saeviens 67, 19; tyranno saevior 67, 6. Cf. minae, turbines. Unda, v. sanguis, undique versum 50, 28. ungulae aduncae 56, 24; erectae 53, 5; perstridentes 53, 10-11 ; rorantes 62, 3; sulcantes 56, 19; — ungularum ictus 54, 8; — ungulas premere in alqm 55, 21 ; — ungulis ales lateribus imminere 53, 5-6; u. alqm exarare 56, 19-20. Cf. laniare, latera, praeparare, unum atque idem 69, 2. urgere praedonem pudoris (ex coni) 63,17. Valere 60, 9; 62, 19; 70, 3. vallatus propagine liberorum 51, 19. vanus, a, um: v. argumentationes, velocitas: truci velocitate iussa complere 53, 4. veniam ambustorum librorum a marty­ ribus poscere atque implorare 67, 3-4 ; v. poscere inimicis 53, 24-25. venire in latera (υ. I. invenire latera), vul­ neribus (de tortoribus exungulantibus victimam) 55, 22-23. veritas dominica 49, 8; — veritatem agnoscere 50, 10; — veritate gaudere 49, 8. 26

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402

INDICES VOCABVLORVM ET LOCVTIONVM

versutia callidissimae fraudis 70, 2. verti in alqm 57, 24. vexare in eculeo extensum 58, 25; vexa illum 61, 27. vicinus, a, um, v. de. Victoria m. 51, 14; 55, 3. 7. 12; 56, 7; 63, 5. 6; 64, 4. victoria passionis 62, 26; v. in passione 50, 6 ; — victoriae triumphi 61, 6. Cf. palma, spes. Victorianus m. 51, 10. Viclorianus al. vel Victorinus m. 51, 13. victrix anima (v. I. victor animo) 54, 19. Cf. palma. victum potumque afferre alci in carcere 67, 9-10. vigilias exercere 67, 16. Vincentius m. 51, 10. vincere aetatem parvulam devotione 64, 21-22. Cf. diabolus, proelium, vincire : career catenarum pondere mem­ bra vincit 66, 6-8. vincula, v. suscipere, confessor, violentus, a, um, v. tractus.

virginitas perpetua 63, 24; v. plena 63, 14. virgo consecrata aeterno Regi 64, 8-9; v. gloriosa 64, 8, intacta 63, 23; vir­ ginum flos 63, 6; v. sacrarum florentissimus chorus 63, 3-4. virtus, v. adaequari, frequentare, prae­ potentis. viscera aperta ad horrorem videntium 58, 5-6; — viscerum dolor 67, 20-21. Cf. divellere. vita communis 65, 20; v. perpetua repa­ ratur in ecclesia catholica 71, 8. vocare alqm ad bonam mentem 57, 12. vox alacris 60, 23; clara 53, 16-17; 64, 7; 65, 6; iuvenalis 64, 25; profana 55, 5; v. diu meditata in martyribus 57, 29 s. ; v. dimissa 59, 25; v. legis 58, 15; tali voce 56, 1. V. etiam cla­ rus, exclamare, exprobrare, meatus, quo. vulneratus, opp. integer 68, 25; vulnera­ tus curat 70, 9. vulnus, v. cruciatus, cruentum, hiantia, latera, pabulum, sulcus, venire.

II - PASSIO SS. FRVCTVOSI, AVGVRII ET EVLOGII ATQVE EORVMDEM TRANSLATIO (p. 183-199) Accedere ad alqm 189, 1. 5. accus, absol. apertumque caelum 191,7; reliquias in unum positas 195, 10. adorare 186, 7; a. imperatorum vultus 186, 8. adpr[a]ehendere dextram 189, 6. adstare 185, 8. advenire (ad forum?) 184, 5-6; adve­ niente nocte septimi diei 195, 1. Cf. supervenire. adverbium pro adiectivo, v. parum. Aelius beneficiarius 183, 7. Aemiliano et Basso coss. 183, 4. Aemilianus praeses 185, 6 et passim ; Ae­ miliani pr. familia 191, 8; lilia 192, 1. agi: agebatur hora diei quarta 188, 4-5. agon 192, 9.

altarium 195, 19. amorem habere ab alqo 187, 8. amphitheatrum 187, 6-7; 189, 1. 10; 193, 1. Cf. foris. Ananias (v. I. Annanias), Azarias et Misahel 190, 9-10. animam effundere 191, 6 in app. animus: ad animum tuum (— ut libet) 184, 5. aperio: apertum caelum 191, 7. apparere 193, 7; a. per visum 195, 2. arcessere 184, 3. ardere vivus 187, 5. ascendere ad caelum 192, 3. audire 186, 7; 189, 7; 190, 3; audiri (a praeside) 185, 6. auferre, v. reliquias.

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II - PASSIO SS. ERVCTVOSI, AVGVRII BT EVLOQII

Augurius diaconus 183, 1. 5; 186, 96*s; 197, 10. 19; 199, 2. Augustalis lector 189, 1-2. Aurelius beneficiarius 183, 7. aurum pretiosum 194, 3. auscultare verba («. I. verbis) 186, 9. Babylon ex familia Aemiliani praesidis 191, 8. baptizare 185, 4. Bassus, V. Aemiliano, beatus, v. martyr, beneficiarius 183, 7 ; 190, 2. Caelum apertum 191, 7-8; caelo et spei suae restitui 192, 5 ; ad caelum ascen­ dere 192, 3; habitationem in caelis merere 194, 6. calcare caput diaboli 191, 5. calciare se 184, 4. 5. Caput montis in finibus Genuensis urbis 196, 7. career 184, 6; 185, 4. caritas et repromissio Domini 190, 5; ex fraterna caritate 188, 2-3 (υ. i.); per caritatem 193,8; 195,3; pro caritate 196, 2. Cf. tenere, carnalis, υ. domina, cernere 190, 6; 191, 1 (υ. I.); 194, 2. certus et gaudens de corona 185, 1; c. dominicae repromissionis 189, 4. cessatione, sine, v. orare, cinis, cineres 193, 2. 9; 196, 2. Cf. col­ ligere, condere, usurpare, colere unum Deum 186,3; Deum omni­ potentem 187, 1 ; deos 186, 2. 7-8 ; numquid Fructuosum colis? 187, 2. colligere: cineres collecti 193, 2. commonere 195, 18. concludere: reliquias hospitiis privatis habere conclusas 195, 6. concors 195, 11. condere: cineres condendos curare 193, 10 v. I. conditum permixtum 188, 3. Cf. p. 146. confestim 184, 2. 6. conlaudare 195, 11; cf. deprecare, conligare (υ. I. conlegare) manus fascio­ lis 191, 3. conmilito frater noster 189, 5. conplere 191, 1.

403

conpr[a]ehendi 183, 5. conprobare 193, 8. consol (consul) 183, 4. consolari 190, 7. constitutus, a, um : c. in fore (in porta υ. I.) amphitheatri 189,10; in ignem saeculi 191, 1 ; in signo trophaei Do­ mini 191, 6: in una urbe 195, 5-6. consuetudo solita 191, 4-5. corona Domini 185, 1; c. inmarcescibi­ lis 190, 1; 194, 5; 197, 23. coronatus 192,3; c. diademate et corona 194, 4-5. corpus, v. extinguere, partes, coruscus subst. 198, 7. credentes subst. usurp. 193, 4. cubiculum 183, 6. curare, v. cineres. Damnare 192, 4; 193, 11. de: de cineribus usurpare 193, 9-10(196, 2); de sub uno saxo manare 197, 17. decernere (— cernere) 191, 1 υ. I. declarare 187, 10. deferre reliquias cum metu et laetitia 195, 16-17. demergere ( = mergi) 198, 20 υ. I. derelinquere 192, 7. deprecare alqm cum fletibus 189, 2; deprecantes conlaudare Deum 195, 11. desiderare alqm 192, 8-9; 188, 2 υ. I. devotio mentis 195, 8. dextram adpr[a]ehendere 189, 6; stare ad dexteram Christi 194, 6-7. diaconus: diacones 183, 6; 196, 4 in f ; diaconorum (vel diaconum) 183, 2; diaconibus 184, 3; 187, 6; 192, 2. diadema 194, 4. diffusus, a, um, v. ecclesia, digni et felices qui cum coniunct. 190, 8 ; dignus non fuit videre 192, 6; digna habitatio in caelis 194, 6. dirigere se (dirigere υ. 1.) in domo 183,6-7. discalciare se 189, 5. dissensio, v. error, docere 193, 6. dolere alqm 187, 7 (v. I. alci) ; 192, 8. V. etiam gaudere, domina carnalis 192, 1. dominica dies 183, 5; d. repromissio 189, 4.

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404

INDICES VOCABVLORVM ET LOCVTIONVM

Dominus et salvator noster 193, 37. domus 183, 7. Donatus beneficiarius 184, 1. duci ad amphitheatrum 187, 6. Ecclesia catholica 189, 8 ; ab oriente usque ad occidentem (diffusa) »6.; — aecclesia (i. e. basilica) sacrosancta 195, 18-19; ecclesiam dedicare 199, 2. 6-7. eicere ( = erumpere) 198, 9. episcopus 183, 1. 5; 187, 4. 7. error dissensionis 195, 9. estatio 188, 4. 5. 8 (a. 1.). Cf. p. 173. ethnicus ( = gentilis) 187, 8. etiam et 194, 10. Eulogius diae. 183, I. 6; 187, 1. 2; 197, 10. 19; 199, 2. excalciare alqm 189,2-3; exc. se 189, 4. exemplum monstrari parvolis 193, 4-5. exsistere; similes ex(s)titerunt Ananiae 190, 10. ex(s)ultare in Domino 195, 19. extiuguere corpora semiusta 193, 1-2. exutus a corpore (ex. corpore, exustus c. «a. II.) 194, 1-2. Facere (—agere, vivere); fecerunt in car­ cere dies sex 185, 5. familia, e. Aemiiianus pr. fasciola, v. conligare. Felix conmilito frater noster 189, 5-6. felix in ipso martyrio 190, 8. feria quarta 188, 5 ; f. sexta 185, 6; 188, 6. festinare (a. I. festinanter pervenerunt) ad amphitheatrum 193, 1; festinare ut 188, .7. Festucius sioe Festutius (ea. U. Festus, Ytotius) beneficiarius 183, 7. Festus, v. Festutius. fides: ut fides credentibus augeretur 193, 4. V. etiam memor, fletus 189, 2. foras, a. prodire. foris (e. I. porta) amphitheatri 189, 10. fortis et gaudens 189, 4. frater noster 185, 4; 189, 5; fratres 187, 8 ; 190, 3 ; 191, 8. fraternitas (= fratres) 185, 2; 190, 7;

multi ex fraternitate (a. I. ex fraterna charitate) 188, 2-3. Fructuosus episc. 183, 1. 5. 6; 184, 4 et passim. fructus, a. sentire. frustra 194, 1. fuisti 187, 5. fulgur: fulgora 197, 13. futuro, in, 196, 5; cf. saeculum. Galea salutis 194, 4. Gallienus imp., a. Valeriano, gaudere potius quam dolere 188, 2; gau­ dens 191, 5; cf. certus, fortis, genu: positis genibus 191, 5. Genuensis urbs 196, 6. Heremus ailiect. : h. locus 196, 6. hic ( = in hoc saeculo) 190, 6 (e. i.), honorifice sepelire 195, 19-20. hora diei quarta 188, 5; h. solvendae stationis 188, 4 ; horae unius infir­ mitas 190, 7. hospitium privatum 195, 6. leiunium solvere, v. statio, igitur 189, 10; 190, 7; 192, 5; 193, 8; 196, 1. 12 ab i. ignis saeculi 191, 1 ; in igne probari 194, 3. Cf. Spiritus S. imperatores 183, 3; 185, 9; 186, 8. in cum accus, pro abi.: celebrare in car­ cerem 188, 5 ; in ignem constituti 191, 1; in mentem habere 185,3; prodire in soleas 184,2; — cum abi. pro aecus.: se direxerunt in domo 183, 7; amor vester in nobis 195, 3-4 (a. etiam in­ gredi); — in quo = έν ωι 195, 4. increpans et insultans 193, 12 s. infirmitas, a. hora. ingredi ad coronam 189, 10 s. ; i. ad poenam 190, 1; ad salutem 190, 7-8; in navicula 1%, 5 inf. inpone ( = intromitte) 185, 7-8 ter. insultare, a. increpare, interire activ.: naves interiit 197, 7-8. invocare ( = vocare) 185, 1 (vocare a. I.). Italia provincia 196, 6. inhere 187, 5. Iustinus presbyter 196, 1. 7. 9. 12 etc.

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Il -

PASSIO SS. FRVCTVOSI, AVGVRII ET EVLOGII

Laetus atque securus 188, 6. lector 189, 2. lorica fidei 194, 4. magnalia Domini 191, 7; m. Domini et Salvatoris nostri 193, 3-4. mane facto 195, 15. Martialis 194, 3-1 in npp. Martialis diaconus-196, 4 inf. martyr 189, 3; 193, 5; 194, 3. 5-6. martyrium, v. digni. Maximus beneficiarius 181, 1. memor orationis divinae et consuetudi­ nis 191, 4-5; m. unusquisque fidei et agonis sui 192, 9; m. esse ales 189, 6-7. memorare 190, 3. mentem, habere in, 185, 3 ; 189, 8. merere habitationem in caelis 194, 6. mergi 198, 20. Migdonius ex familia Aemiliani praes. 191, 8. miles 184, 3; 188, 1. missum facere 189, 3. monere 195, 3; 196, I ; monente pariter ac loquente Sp. s. 190, 3-4. V. etiam obtemperare, monstrari, v. exemplum, mora, v. restituere. mox 195, 15; mox (= si mulae) 184, 5 (v. I. mox ut). mugire: tonitrua mugire coeperunt 198, 7-8. Navigare, a prosperis ventis 196, 7 inf. nox, v. superveniente, nutrire errorem 195, 9. Observare: observantibus ex officio be­ neficiariis 190, 2. obtemperaro monita et iussa 196, 3 inf. offerre, ut 188, 3. officium (praesidis): ex officio dictum est 185, 8. V". etiam observare, oportere cum inf. 193, 5-8; 196, 8. orare intra se 186, 6; o. sine cessatione 1&5, 1-2. oratio divina 191,4; preces et orationes fundere 1%, 11-12; ab oratione se eri­ gere 198, 23; in o. se prosternere 198, 17. ostendere 192, 1 ; ostendere se — appa­ rere 193, 12.

405

Pantaleo diae. 196, 4 inf. paradisus 188, 7. pariter 193, 11; p. ac, p. et 190, 4; 191, I. partes ex corporibus factae 195, 4. parum spatium 197, 18 (sic f. debebam edere; cf. Optat. Mi lev. 1, 20, p. 22, 12 Ziwsa, parum facinus), parvolus subst. usurp. 193, 4. passio 193, 7. 8. pastor (». q. episcopus) 190, 4-5; 192, 7. pali pro nomine Christi 195, 12-13. Paulus ap. vas electionis, doctor gen­ tium 187, 9-10. pedibulum 181, 1. per: per caritatem 193, 9; per miseri­ cordiam 193, 6. pergere ad gloriam 188, 1-2. permanere 192, 2. pervenire ad amphitheatrum 189, 1; 193, 1

v.

I.

pestifer (pestiferus v. I.) 197, 7. poculum conditi permixti 188, 3. Cf. su­ mere et p. 146 s. Pollentius beneficiarius 184, 1. populus 187, 7. posteri 195, 11. praecipere 185, 9; 186, 1. 2. praeses 181, 3 ; 185, 7. 8; 186, 2. 7. 8; 187, 1. 4; praesidis familia 191, 8; p. filia 192, 1. praevalere 195, 5. probari in igne 194, 3. Procopius presb. 196,1. 7 inf. ; 197,1 etc. prodesse: nihil profuit quod 194, 1. prodire foras ad alqm 184, 2. produci 185, 5. promittere docendo 193, 6. prope cum (v. I. ut) ingrederetur 189, 10. propter quod 188, 1. propheta: cum martyribus ct prophetis stationem solvere in paradiso 188, 7-8. proximo, in, 196, 4; in p. est ut 196, 10 inf. Recipi in carcerem 184, 6. refrigerare 185, 2. religare = relegare 197, 12; 198, 9. reliquias auferre 195, 16; condere 197, 10-11; 199, 3; deferre 195, 16; 196, 8 ;

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406

INDICES VOCABVLORVM ET LOCVTIONVM

ferre 196, 3 inf. ; recondere 197, 20; sepelire 195, 20; tollere 195, 3. repositus ( = positus) in cubiculo 183, 6. repromissio 189, 4; 190, 5; 193, 12. resurrectio 191, 5; r. carnis 193, 7-8. respicere ad Dominum 186, 6. restituere 193, 10; 196, 2-3; restitui (= tradi) caelo et spei suae 192, 5. rogare ut 185, 3; 189, 6. llogatianus quidam Christianus 185, 4-5. Saeculum: tam iu hoc saeculo (v. I. tam hic) quam in futuro 190, 6. salus, o. galea, scripturae sanctae 190, 8-9. securus de resurrectione 191, 5. semiustas, a, um, u. extinguere. sententia (praesidia) 187, 5 o. i. sentire fructum sanctarum scripturar. 190, 8-9; — (— audire) : cum sensisset pedibulum (militum) 184, 1. sepelire reliquias 195, 19-20. signum trophaei Domini 191, 6. siquidem 188, 5; 191, 1. solea: prodivit foras in soleas (pro in soleis) 184, 2. solita consuetudo 191, 4-5; solita ma­ gnalia Domini 191, 7. Spiritus Sanctus 187, 9; S. ambulans in medio ignis 191, 2-3; S. S. monente pariter ac loquente 190, 3-4. stationem sollemniter celebrare 188, 56; solvere 188, 4-8. stipes, itis; stipitibus adhuc permanen­ tibus (in pyra) 192, 2-3. stola repromissionis 193, 12. subvenire 191, 2. sumere poculum conditi 188, 3; s. secum alqm 196, 4 inf.

summergere 197, 8. superveniente nocte 192, 9 s. supra cum abi. 197, 17-18. surgere 184, 2. suscipere: suscepit Dominus martyres suos in pace 194, 8 in app. (cf. p. 178). sustinere sollicitudinem 192, 7-8. suus, a, um, pro eius: Deum patrem et Iesum Chr. (ilium suum 195, 11-12. Talis — qualis 187, 9. tam — quam: lam in hoc saeculo quam in futuro 190, 6. Taracona 183, 2; Terracona 196, 3. tenere caritatem 195, 8-9. timere: hi timentur, hi adorantur 186, 7. tollere ( = auferre) : reliquias sustulerunt 195, 2-3. tonitrua 197, 13. Cf. mugire. Trinitas divina 190, 10. tristis 192, 7. Unianimis 195, 10. unum, ponere in, 195, 10; reliquiae in unum collectae 195,18; — cineres uno in loco condendi 193, 10 v. I. usurpare alqd de cineribus 193, 9-10; 196, 2. Valeriano et Gallieno imperatoribus (e. I. sub V. et G.) 183, 3. vindicare 195, 5 ; v. sibi 193, 3. vino extinguere corpora semiusta 193, 1- 2. visio 195, 17; 198, 3. visum, v. apparere, vivus ardere 187, 5. voce clara 189, 7. vultus imperatorum 186, 8.

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III. - HOMILIA IN S. PELAGIAM

III - HOMILIA IN

S.

407

PELAGIAM

(pp. 301-303) *

Ά γ γ ε λ ο ί , V . χορόε. άγέλη, V . παρθένοε. άδειαν δίδωμι ( = potestatem facio) 23. αίτέομαι 2 3 . άκέραιοε 16 ; το ακέραιον 15. ακολασία, V . ρήγνυμι. άκόλαστοε, V . δ ι κ α σ τ ή ε . άκονάω πανουργίαν 52. ακοντίζω έμαυτόν 4 5 . άλίσκομαι 4 2 . άμφιέννυμαι κόσμον 26. άναιρέομαι ( = reporto, aufero) : άνελώμεθα τρόπαια 6 4 . άνακινέω κατ' έμαυτόν 32. άνάστασιε, V . έλπίδεε. άνθρωποκτόνοε, V . άντιτυπία. άντάξιοε ( = άξιοε) 2 , 11. άντεκπλήττω 19. άντιτυπία άνθρωποκτύνοε 5 3 -5 4 . άντρον ( = βάραθρον ? ) 5 5 . άπάγω 2 5 . άπαιτέω (-— expostulo) τ ό ν θ ε ό ν τ ό γεγραμμένον 5 6 . άπάλόε 5 5 . ά π ογ ι γνιόσκω 17. ά π όλα υ σ ιε, V. παρέχω, απολύω 3 8 . άρκέω αντί τινοε 2. άρρεν φρονήματι 5 9 -6 0 . άσώματοε, ό , 6 . άτιμοε 38.

Βάσανοε 5 . βεβαιόω: εί βεβαιωθείη το πτώμα θανάτωι 31. βιάζομαι: βεβιασμένη 3 2 -33. βλάπτομαι, V . χρεία. Γ ελάω

η

8.

γελοΐοε 1 1 -1 2 . γέλωε 11.

γένοε του θήλεοε 59. γνωρίζω 46. γράφ ω : τ ο γεγραμμένον 56. Δείδω: δέδοικα 36. δείκνυμ ι 5; — αι 60. δελεάζομαι τώι πλάσματι 21. Δεσπότηε, ό, 43. δέχομαι, V . μάχην διάβολοε 6, 9, 12, 29-30, 42. δικαστήε 24. 36-37. 46. 65 ; άκόλαστοε δ. 61 ; cf. προσάγομαι. δίκτυον 13. Dittos , ή, όν 38. δούλη 44. δράσσομαί τινοε 14. δυσπραγία διττή 38. έγγυητηε το υ τέλουε 41. εκβάλλω ( = prosterno) 48. έκδημέω τηε σαρκόε 58-59. έκδίδωμι έμαυτόν προε κατάπτωσιν 32. εκπίπτω τηε θήραε 13; έκπίπτομαι 51. εκπλήττομαι τι 31. έλπίδεε τηε άναστάσεωε 27. εμβάλλω έκ του στέγουε 50. εμμένω 35. ενδύομαι τάε έλπίδαε 27.

εΐΊΌΐα 47. εντέλλομαι 58. έξορμάω 42. έπιδείκνυμαι 66. ερίζω προε σίδηρον διά σαρκόε 7. ετοιμάζω 54. εύθύε adv. 26. εΰκαιροε 6 6 . εύτολμία 31. 42. Ζώννυμαι τολμάν 26-27. Ήδοναί 64.

Numeri lineas indicant.

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408

INDEX VERBORVM ET LOCVTIONVM

θ ά ν α τ ο ς 53.

θαρρέω, V . πίστις. θεατρισμοί 6. θέατρου ( = multitudo circumstantium) 1. θεωρία πολυάνθρωπος 2 . θήλυ, V . yévos. Θήρα, V . εκπίπτω. θράσος 9, 19. θραύω 3 5 ; τεθραυσμένη το σώμα 37. ’Ιδέα πάλης ( — genus pugnae) 28-29. ιλαρότης 2 2 . Καθάπερ 14. καθίημι έμαυτάν 28. καίρια (subaud. μέ\η) τοΰ σώματος 35. καλέομαι διά δικ αστοΰ 4 5 ; καλέω πράε δικα­ στείς 4 7 -4 8 ; κ. π. παράταξιν 4 9 . καλλωπίζομαι 25. καταπη'/νυμι το ξίφος έν τήι yiji 53. κατάπτωσις ( = κατάπτωμα) 32. κατασκευάζω 6 . κάτειμι: κατιοΰσα 54. κεράννυμαι 16. κλέπτομαι ( = fallor, decipior) 22. κολυμβήθρα (— piscina ubi natare possu­ mus), opp. άντρον 55. κόρη 1, 7, 15, 22, 25, 31, 40, 42, 44, 50, 63. κόσμος ( = mundus) 3. κόσμος ( = ornatus) : ò ούτως κ. 26. κρατέομαι 48-49. κρείττων 25. κτίζομαι: κτισθεΐσα εις το τοΰ θήλεος yévos 59. κυβιστάω (— κολυμβώ): καθ’ ό λ ω ν τ ω ν άντρων κυβιστήσει 55. Κύριος, ό, 29. 67. Λαμβάνομαί T tvos 13-14. λώβη τοΰ σώματος 36. Μαντείου 9. μαντεύομαι 10. μάρτυς 5 ; cf. χορός, μάστιχες (== βάσανοι) 48. μάχην, δέχομαι την παρένθετον, 4 6 ; άνευ μάχης 4 8 ; εκ μ. i b . μέλλον, το, προμηνύω 10. μέλος. V . ψυχή, νεκρόω. μεταδιώκω το σώφρον 6 2 . μεταλλεύω τινά έκ πειρασμών 6 5 -6 6 . μεταμέλεια = μετάνοια 2 0 . μεταστέλλομαί τι να προς σκάμματα 50.

μεταχωνεύω: Γνα μεταχωνεύσηι ò Κύριος το σώμα τής ταπεινώσεων ημών εις το γενέσθαι σύμμορφον τοΰ σώματος αύτοΰ 6 7 -69. μηχανή, V. σκοπέομαι. Ναυαχείν χειμώνι 20. νεκρός 34. νεκρόω: νεκρώσωμεν τ ά μέλη (Col. 3 , 5 ). ν ι κ ά ω 42; ν. etiam πάλης ιδέαν, νυμφικός, V. σχήμα: —ίφος τοΰ θανάτου 5 3 ; σώμα ξιφών φιλονεικότερον 5 -6 . ’ Οδύρομαι 36. οΤδα : όταν ίδω 7 ; είσομαι 34. οφις φρόνιμος 17 ; c f . φρόνιμον. cίψις : μηδε μέχρις όψεως 6 1 . fiais, ή, 13. πάλαισμα 5 1 -5 2 . πάλης ιδέαν νικάν 2 8 -2 9 . πάμπολνς 9. πανήγυρις 3. πανουρχία (τοΰ διαβόλου) 4 7 . 52. παραχχέλλω τ ώ ι προσώπωι φαιδρότητα 2 0 -2 1 . παραδίδωμι το σώμα πορνείαι 3 7 -3 8 . παράταξ i s , V . καλέομαι. παραταράσσω 40. πάρειμι 3 , 4 . παρένθετος μάχη 46. παρέχω άπόλαυσιν 6 1 -6 2 . παρθενία συληθεισα άπό τι vos 3 9 -4 0 . παρθένος 3 . 2 4 . 4 2 -4 3 . 4 7 ; παρθένων άχέλαι 6 0 . παροινεΐν τινι 3 4 . πάσχω : επαθόν τι προς αύτην φιλάνθρωπον 2 2 ; ά δέδοικα πείσομαι 36. πειράομαι τοΰ καλαΐσματος 5 1 -5 2 . πειρασμός, V . μεταλλεύω. περιμάχητος μαρτύρων χορός 6 0 -6 1 . περιστερά άκέραιος 16 ; τ ο τής περιστεράς άκέραιον 15. περιτίθεμαι, V . σχήμα. πικρότερου u d v . 49. πίστις 31 ; τήι πίστει θαρρήσασα 4 1 . πλάσμα 2 1 . πλάττομαι 9 . πλατύς : πλατύτερου a d v . 8 πολυάνθρωπος, V. θεωρία. πορνεύω 33. πρό ( — potius); προ τής ψυχής την εύσέ-

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Ill -

H OM ILIA IN S . PELAG IAM

βειαν σφίγγωμεν 64-65 ; ιερό τής πίστεως τήν εύτολμίαν · εκπλήττομαι 31. προκάΚοΰμαι 44. προμηνύω 10. προσάγομαι τώι δικαστήι 3 6 -3 7 . προσρήγνυμαι τήι γήι ( = allidor, illidor)

34-35. πρόσωπον 21. προτείνω 2 9 , 43. πτερύγων τοΰ στέγους 27-28. 44-45. πτώμα 34, 39, 41-42, 58. Ρήγνυμι : ρηγνύω μεν ακολασίαν 64. Σάρξ 7, 18, 59. σήμερον 1 0 -1 2 . σίδηρος 7, V . ερίζω. σκάμμα 2. 50. 52 ; cf. μεταστέλλομαι. σκιά 9. σκοπέομαι μηχανήν 18-19. σκοπός 33. Σταυρωθείς, ό, 8 . στέγος 27-28. 44-45. 50; cf. πτερύγων. συγκατέχομαι: συγκατεσχέθη την σύνεσιν 18. συλάω 40. συλλαμβάνω: ο! συλλαβάντες 19; συλλαμβάνεσθαι 16, 17. συμπλέκομαι τινι ( = manus consero, COH-

luctor) 40-51. σύνεσις 18. συντριβή ( = contritio) : συντριβήν ετοιμάζω κατιούσηι 54. σφ ίγγω 65. σχήμα νυμφικόν περιθέσθαι 23. σώμα·, το σ. τοΰ Κυρίου 6 9 ( P h i l . 3 , 21) ; σ . φιλονεικότερον τών ξιφών 6 ; cf. καίρια, θραύω, λώβη, παραδίδωμι, ταπείνωσις,χρεία, σώφρον, το (== σωφροσύνη) 6 3 .

409

Ταπείνωσις: τ ο σώμα τής ταπεινώσεως ημών (P h il. 3, 21). τελευτή 8. τέχνη (— δόλος) : τής τέχνης τυχοΰσα 25-26. τόλμα 26-27 ; 66. τολμάω 29. τόλμημα 43. τρέχω 28, 41-45. τρόπαια κατά τών ηδονών άνελώμεθα 63-64. τυγχάνω, V . τέχνη. Υπακούω 45. ύπεκκλίνω 17. υποκρίνομαι 2 0 . υπομένω 12, 51. ύποστρώννυμι 54. Φαιδρότης, V . παραγγέλλω, φαίνομαι 24. φιλάνθρωπος, V . πάσχω, φίλόνεικος, V . ξίφος. φοβούμαι 33. φρόνημα, V . άρρεν. φρόνιμον, το, τοΰ όφεως 15-16. Χαρίζομαι: χαριούμεvoi 24. χειμών, V . ναυαγείν. χλεύη 1 1 , 1 2 . χορός, ο , πάντων τω ν άγγέλων 4 ; χορός μαρ­ τύρων 60. χρεία, ή, το ΰ σώματος βλαβεΐσα τώι πτώματι 39. Ψυχή 58; ή φ . εμμένει τοίς μέλεσιν 35-36. ’Ωδίνω actiV. (= gestio): την τελευτήν ώδινοΰσαι 8 .

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CORREZIONI ED AGGIUNTE AL FASCICOLO 7'

Pag. 8 nota 3. A conferma delia mia congettura che έμοΰ παρόντος, κατενώπιον μου sia il latino coram me praesente, può anche citarsi Wilcken Chrestomathie 1 n. 463, col. 3, 1 coram ac praesentibus eis. » 102, 9 Severiano corr. Sereniano. » 106, 22 χρήσαστε Corr. χρήσασθε. » 132 nota 2. A dimostrare che l’ espressione ποίμνη πνευματική non ha nulla di meno ortodosso, avrei dovuto citare particolarmente Ioh. Chrysost. d e S. DrOS. 1, 1 (M. 50, 683): Ο! φιλόπονοι τω ν ποιμένων.., έξαγαγόντες τα πρόβατα προς

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συνήθεις άγουσι νομός, τούτους καί ò καλός ποιμήν οντος

(Flaviano di Antiochia) μιμούμενος... την π ν ε υ μ α τ ι κ ή ν του Χρίστου π ο ί ­ μ ν η ν προς τά ς τω ν άγιων νομός ήγαγε ταύτας -ras π ν ε υ μ α τ ι κ ό ς .

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150. Fra i personaggi sepolti nel μαρτύρων di s. Giuliano deve annove­ rarsi s. Marino, la cui spoglia venne trasportata da Gindara ad Antio­ chia verso il 529 e deposta appunto èv τωι άγίωι Ίούλιανωι (secondo Malal. Ghrojn. 18, ed. Bonn. p. 45, 4 ss.). Cf. Delehaye Origines2, Bruxelles 1933, pp. 86. 194. 200. 157, 24 èv τηι προσβολής COrr. èv τηι προσβοληι. 6 6 3 , 11 σατερχομένους corr. κατερχομένους. 164 nota 4. Fra i testi che ricordano il gesto dell’ uomo perplesso e ango­ sciato non si suole citare Ioh. Chrysost. epist. 1 ,1 ,1 8 (M. 52, 549) τους

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κυβερνητας... επί τω ν καταστρωμάτων καθημένους τάς χεΐρας τ oîs γόνασι περι­ πλέκοντας κα'ι προς την αμηχανίαν των γινομένων κωκύοντας κτλ. 167, 18 τον στάδιον corr. τ ο στάδιον, 167, 20 δεμοσίοις corr. δημοσίοιε. 174, 17 τον vèov corr. το νέον.

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178, 15 ma arsi corr. non solo, ma che saranno arsi. 192 nota 2, 6 Cesario corr. Ciriaco.

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CORREZIONI ED AGGIUNTE AL FASCICOLO 8' Pag. » » » » » » » » » »

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53 app. crit. Un. 6; supral. corr. supra 1. 58, 10 miserere Dei filius cori·, misere. Dei filius 62 app. crit. Un. 4 : decepto corr. 5 decepto 64 app. crit. Un. 8-9 apprope|ans corr. apprope|rans. 65, 1 martyribus dimicare corr. in martyribus dimicare. 68 app. crit. Un. 11-12 suprema|mque corr. supremam|que. 70, 25 in quinabitur corr. inquinabitur. 71 app. crit. lin. 8 coniati corr. conlatis. 79, 9 pii Augusti corr. Pii Augusti. 79 nota 4 Un. 6 Cristianus corr. Christianus. 105 nota 3 Un. 3: p. 387). Nabucodonosor corr. p. 387), Nabuchodonosor. . In fine aggiungi: Di solito nei sarcofagi la statua aurea di Nabucho­ donosor si riduce a una semplice erma su una colonnina o una slele (v. Wilpert Sarcofagi 2 tavv. 199, 1; 200, 1, 5, 7 ; 201, 1; 202, 3) e tale per solito dovette essere l’ immagine dell’ imperatore nei tribunali ro­ mani dei primi secoli. Nei dittici del sec. V però, come pure nella Notitia dignitatum, i ritratti imperiali occupano la zona superiore cen­ tinata di una stela che va rastremandosi verso il basso e che nel mezzo porta il calamaio aureo del giudice (vedi R. Delbrueck Die Gonsulardiptychen und verrvandte Denkmdler, Berlin-Leipzig 1929, nn. 4. 65, pp. 98, 254). 193 app. crit. Un. 6 dal basso: 10 Eliam corr. 11 Etiam. 194 app. crit. Un. 7 dal basso : 6 les. Chr. corr. 8 les. Chr. 198, 2 sommo corr. somno. 224 tit. corr. Giuliana corr. Giuliano. 301, 31 πιστεωε corr. πίστεωε, 302, 32-33 dividi βεβια\