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Italian Pages 359 [370] Year 2013
Michel Foucault
Mal fare, dir vero Funzione della confessione nella giustizia
Corso di Lovanio (1981)
Piccola Biblioteca Einaudi
Piccola Biblioteca Einaudi Filosofia
L'avventuroso ritrovamento del corso di Lovanio conferma quale sia stato il problema che ha orientato, dall'inizio alla fine, il lavoro di Mi chel Foucault: quello della verità, nei suoi rapporti con la soggettività. Una verità qui declinata nella forma peculiare ed esclusiva della sto ria dell'Occidente, quella della confessione. Il cuore di queste lezioni, infatti, è costituito dalla ricostruzione del dispositivo che va dalle pra tiche penitenziali nel cristianesimo primitivo alle procedure di veridizione di sé e sottomissione nel monachesimo cenobitico. È lì, secondo Foucault, che è stato allestito un nuovo tipo di soggettività, ormai in dissolubilmente legato all'obbligo di verbalizzazione della colpa com messa e al dovere di esplorazione degli arcana conscientiae, nucleo dell'inquadramento cristiano del resistenza individuale. Attraverso la progressiva generalizzazione ed estensione di un'ermeneutica che si mette a ricercare nel «foro interiore della coscienza» e nelle spire del la concupiscenza la verità segreta dell'anima, Foucault diagnostica la nascita di una forma di governo degli individui destinata a investi re la vita nella sua totalità, fino alle tecniche giudiziarie dell'età con temporanea e alle procedure di medicalizzazione dell'esistenza, origi ne di tutte le psicologie che pretenderanno, di Iì in avanti, di decifrare i misteri dell'anima, facendoci credere che solo così potremo accede re alla libertà e alla verità. È forse allora proprio per rimetterle in di scussione che Foucault si spingerà a formulare il solo imperativo e la sola prescrizione che abbia mai enunciato: «Non confessiamo mai!» Sommario: Nota degli editori. 一 Conferenza inaugurale (2 aprile 1981).-Lezione del 22 aprile 1981.-Lezione del 28 aprile 1981.-Lezione del 29 aprile 1981.-Le zione del 6 maggio 1981.-Lezione del 13 maggio 1981.-Lezione del 20 mag gio 1981.-Intervista di André Berten a Michel Foucault (7 maggio 1981).-In tervista di Jean Francois e John De Witt a Michel Foucault (22 maggio 1981). 一 Situazione del corso. 一 Indice dei concetti. 一 Indice dei nomi. Di Michel Foucault sono disponibili nel catalogo Einaudi: Nascita della clinica, Il di scorso, la storia, la verità, L'ordine del discorso e Sorvegliare e punire. In copertina: Beato Angelico (attribuito a), Tebaide, tempera su tavola, 1420 circa, partico lare. Firenze, Galleria degli Uffizi. (© 2013. Foto Scala, Firenze. Su concessione Ministero Beni e Attività Culturali). ISBN 978-88-06-21551-4
€ 25,00
Piccola Biblioteca Einaudi Nuova serie
Filosofia
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Titolo originale
Ma/ faire, dire vrai. Fonction de l'aveu en justice. Cours de Louvain,
Edizione francese a cura di Fabienne Brio n e Bernard E. Harcourt
© 2012 Presses Universitaires de Louvain l University of Chicago Press. Tutti i diritti riservati
© 2013 Giulio Einaudi editore s.p.a., Torino www.einaudi.it
ISBN 9 78-8!M6-21551-4
1981
Michel Foucault
Mal fare, dir vero Funzione della confessione nella giustizia Corso di Lovanio, 1981 Edizione a cura di Fabienne Brion e Bernard E. Harcourt Traduzione di Valeria Zini
Piccola Biblioteca Einaudi Filosofia
Indice
p.
VII XVI
Nota degli editori Ringroxiomenti
Mal fare, dir
vero
3 Conferenza inaugurale (2 aprile 1981) 18 Lezione del22 aprile 1981 48 Lezione del28 aprile 1981 86 Lezione del29 aprile 1981 119 Lezione del6 maggio 1981 156 Lezione del 13 maggio 1981 191 Lezione del2 o maggio 1981 227 240
Intervista di André Berten a Michel Foucault (7 maggio 1981) Intervista diJean François e John De Wit a Michel Foucault (22 maggio 1981)
259 Situazione del corso 317 Indice dei concetti 3 38 Indice dei nomi
Nota degli editori
Nel 1981, Foucault tiene all'Università cattolica di Lovanio, nell'ambito della cattedra Francqui, un corso che sceglie di inti tolare Malfare, dir vero. Funzione della confessione nella giustizia. Parallelamente, conduce un seminario di ricerca sulla genealogia della difesa sociale1• Inoltre concede tre interviste, la prima ad André Berten, filosofo; la seconda a Christian Panier, giurista, e a Pierre Watté, filosofo; la terza a Jean François e aJohn De Wit, criminologF. Il corso e il seminario sono scaturiti da un invito rivolto dalla Scuola di criminologia su iniziativa di Françoise Tulkens. Colei che diventerà vicepresidente della Corte europea dei diritti dell'uomo è allora una giovane docente della Facoltà di Diritto; in Belgio costi tuisce uno dei casi eccezionali di penalisti' il cui lavoro è orientato, teoricamente e praticamente, da una prospettiva abolizionista. Nel momento in cui sollecita Foucault, segue i lavori della Commissio ne per la revisione del codice penale4 con uno sguardo radicalmente critico'. Potenziamento del legalismo per mezzo del positivismo e del diritto per mezzo della scienza: i testi proposti non rompono né con la dottrina classica né con quella della difesa sociale6; le nozioni di colpevolezza e di pericolosità possono continuare a « fornirsi un reciproco sostegno»7• Sappiamo che, in diverse occasioni, Foucault ha stretto alleanza con giuristi radicali8: dunque accetta l'invito. Come per il convegno dal titolo La nozione di pericolosità ha ancora un senso?', organiz zato lo stesso anno dall'Unità di ricerca in criminologia dell'Uni versità, il corso che tiene e il seminario che guida contribuiscono al dibattito sulla riforma, minando le fondamenta della dottrina della difesa sociale. La lotta viene condotta su due fronti: genea logia dell'argomento presupposto dalla dottrina10, nell'ambito del corso; genealogia del dispositivo di cui tale argomento è il correla tivo11, in quello del seminario: la scelta di svolgere queste attività
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sotto l'egida della Scuola e dell'Unità di ricerca in criminologia, a prima vista paradossale, è meditata a lungo: contribuisce a ero dere il discorso criminologico che sta alla base della dottrina della difesa sociale, e assegna ai criminologi il compito di costituirsi co me «coscienza critica del diritto penale»12• Questo per quanto riguarda il contesto. Quanto al testo, il corso si compone di una conferenza inaugurale e di sei lezioni. L'intento, dice Foucault, è quello di delineare una « storia della confessione come forma di legame e di rapporto tra veridizione e giurisdizio ne»0, storia limitata «al problema della penalità»14• Le prime due lezioni vertono sul pre-diritto greco: una pone il problema dell� lotta, del vero e del giusto, l'altra quello del sapere del tiranno. E previsto che le due lezioni successive si riferiscano all'ambito me dievale e cristiano, che Foucault associa al «problema: confessio ne, ammissione, inchiesta»15, e le ultime due all'ambito moderno e contemporaneo, legato ai « problemi della confessione, dell'esame e della perizia»16• La prospettiva è quella di una « etnologia poli tica e istituzionale del dir vero, della parola vera»17: si tratta non di esaminare le condizioni che un'asserzione deve rispettare per essere accettata come vera o falsa, ma di analizzare i rapporti tra giochi di verità e giochi di potere, in quanto la verità è vista come un'arma e il discorso come un insieme di fatti polemici e strategici. Non è necessario precisare che, se il corso tenuto da Foucault è utile per la lotta condotta dai suoi ospiti, i suoi significati non si esauriscono certamente in essa. Due interrogativi delimitano il campo degli oggetti studiati: quali sono le pratiche attraverso cui la questione della verità si è formata a proposito della criminalità e del criminale, e in che modo dire la verità su di sé nella misura in cui si ha qualcosa da rimproverarsi. Accanto alla criminalità e al criminale, tali questioni fanno entrare nel gioco del vero e del falso un oggetto nuovo, che è il meccanismo dei rapporti con sé. Integrando al problema del potere della verità quello delle relazio ni dell'individuo con i propri sviamenti, il corso completa la ge nealogia dell'ambito carcerario, che si dispiega da allora lungo gli assi del sapere, del potere e della soggettivazione. Ma annuncia anche la riconfigurazione dell'opera a venire attorno alla soggetti vità, di cui sottolinea la storicità, che si tratti del soggetto, del sé, o del rapporto con sé. Considerato a parte, Malfare, dir vero ha la struttura di un anel lo di Mobius. Sin dalla conferenza inaugurale, Foucault annuncia che il problema su cui lavora ha due aspetti. Il primo è politico,
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« sapere in che modo l'individuo si trova legato, e accetta di legarsi al potere che si esercita su di lui »18• Il secondo è filosofico, « sapere in che modo i soggetti sono effettivamente legati nelle e dalle for me di veridizione in cui sono implicati »19• L'uno rinvia all'altro, e viceversa, indefinitamente: a seconda dell'aspetto che il lettore privilegia, la storia dei processi di giurisdizione e di veridizione che egli ripercorre sembra mettere in evidenza ora la contingenza del le procedure giudiziarie di produzione di un effetto di verità, ora la storicità delle filosofie che postulano che la verità sia funzione della giurisdizione di un soggetto capace di distinguere l'illusorio e il falso dal reale e dal vero. Situato nell'insieme dell'opera, il corso sembra a prima vista confermare l'ipotesi secondo cui ci sarebbe, nei testi degli ulti mi anni, «una sorta di passaggio dalla politica all'etica»20• Prati camente, l'operatore di questo passaggio sarebbe la confessione, definita come «un atto verbale attraverso cui il soggetto fa un'af fermazione su ciò che egli è, si lega a questa verità, si colloca in un rapporto di dipendenza nei confronti di altri, e modifica allo stes so tempo il rapporto che ha con se stesso»21• Teoricamente, sareb be la nozione di obbligo di verità, che ha a sua volta due aspetti: . . . da una parte, l'obbligo di credere, di ammettere, di postulare, che av venga nell'ordine della fede religiosa o nell'ordine dell'accettazione di un sa pere scientifico e, dall'altra, l'obbligo di conoscere la nostra propria verità, e insieme di dirla, di manifestarla e di autenticarla22•
Su questa ipotesi, tuttavia, ci sono alcune obiezioni. Certamen te, come peraltro i corsi affrontati nello stesso anno - About the Beginning o/the Hermeneutics ofthe SelP' negli Stati Uniti, Subjec tivité et véritéz4 a Parigi - Malfare, dir vero segna un passaggio. Pas saggio dalla versione dura alla versione morbida del governo nelle società occidentali che assumono la forma di democrazie liberali (si potrebbe anche dire: passaggio dalla genealogia del criminale alla genealogia dell'uomo di desiderion), se a richiamare l'atten zione è l'aspetto politico del problema. Passaggio dalla genealogia all'aleturgia se è invece l'aspetto filosofico. Ma dai primi scritti fino agli ultimi, Foucault oppone al potere della verità il coraggio della verità: dai primi scritti agli ultimi, la sua filosofia lega poli tica ed etica. Canguilhem ha ragione: non c'è rottura tra il Foucault del sape re-potere da un lato, e quello dell'etica dall'altroz6• Come lui stesso ha ricordato nel 1984 , presentare le sue ricerche «come tentativo di ridurre il sapere al potere - di fare del sapere la maschera del
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pot�re in strutture nelle quali non v'è posto per il soggetto - non può essere che una pura e semplice caricatura»27• Viviamo in socie tà nelle quali il governo passa certamente attraverso la repressione, ma anche, piu comunemente, attraverso la formazione degli ethoi nei quali gli individui si costituiscono come soggetti morali della loro condotta. Senza soggetto, né docilità né servitu volontaria; ma anche - e per Foucault, soprattutto - né arte della >, destinate al ministro della Giustizia, Louvain-la-Neuve I982, ripreso in sintesi in m . , La réforme du Code pénal en Belgique: question critique, in «Déviance et Société», VII ( I 98J), n. J, pp. I97·2 I8; ID., La réforme du Code pénal: vers quel!e stratégie de changement?, in RlN GELHEIM (a cura di), Punir mon beau souci cit., pp. 380-40). Su questo punto, cfr. TULKENS, Introduction au thème du séminaire cit . , p. 7; e, piu nel dettaglio, ID., La réforme du Code pénal en Belgique: question critique ci t.,
pp. I97- 2 1 8 . Anche a rischio di essere troppo tecnici, forniamo alcune indicazioni su questa causa, per la quale Foucault si mobilitò. Il Codice penale belga, all'epoca della sua promulgazione, nel I867, era «l'espressione piu compiuta del diritto pena le classico>>; sotto l'influenza dei promotori della dottrina della difesa sociale e delle nascenti > (p. 206). Nessuna discussione sul ruolo dello Stato o sulla natu ra e le funzioni del diritto penale, la cui portata, l'efficacia come modo di produzio ne della sicurezza collettiva e il posto acquisito tra i meccanismi di protezione e di controllo sembravano andare da sé (ibid.): il Rapport si limita a confermare la «so vrapposizione di razionalità » caratteristica del diritto penale belga, riaffermando l'importanza del principio di legalità dei delitti e delle pene - «che non "può esse re attenuato da incriminazioni vaghe o che abbiano di mira un semplice stato di pe ricolosità o ancora da sanzioni indeterminate"» (p. 205) - prima di orientarsi verso disposizioni «che [pongano l'accento] sul pericolo rappresentato dall' autore dell'in frazione » (Cinquième orientation, cit. a p. 207). Pertanto i membri della Commis sione, ritenendo sull' esempio di Prins che «il giudice deve giudicare un uomo che ha commesso dei fatti e non piu unicamente dei fatti commessi da un uomo» (cfr. A. PRlNS, Science pénale et droit positif, Bruylant-Marescq, Bruxelles-Paris I899, cit. a p. 2 1 0), propongono, con il pretesto di semplificare le regole del concorso materiale di infrazioni, soluzioni che pregiudicano il principio di autorità della cosa giudicata e isti tuiscono nuove «forme di incriminazione di uno stato di pericolosità incompatibili con il principio della legalità delle incrirninazioni peraltro affermato» (ibid.). Cosi racco mandano ancora «da un lato, di estendere il campo di applicazione del tentato crimine punibile a tutte le infrazioni, e, dall'altro, di prevedere una pena identica per il tenta to crimine e per l'infrazione compiuta», mostrandosi preoccupati di reprimere «piu lo stato di pericolosità manifestato dall'autore che non il disordine sociale causato dall'in frazione» (p. 2 I I). Suggerendo di abbandonare «la definizione descrittiva e limitati va degli atti di partecipazione criminale» e di incriminare la complicità per astensio ne, essi minano quel baluardo della libertà e della sicurezza dei governati che è costi tuito dal riferimento al concetto di atto nel diritto penale (p. 2 I 2), ecc . : queste pro posizioni sono solo esempi. Insomma, concludeva Françoise Tulkens, «l'orienta mento pericolosità è iscritto manifestamente nelle proposizioni della Commissione» (p. 2 I J); esso va di pari passo con la diversificazione delle pene e la loro individua lizzazione giudiziaria, che il Rapport- in contraddizione con il principio di legalità -
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proponeva di sostituire all'individualizzazione legale con il motivo di una «personaliz zazione» improntata dalle , V (1981), n. 2, p. 177. Cfr. Lezione delzz aprile 1981, infra, p. 20. Ibid. Ibid., p. 2 r. Ibid. Ibid., p. 19. Cfr. Conferenza inaugurale, infra, p. n . Ibid. M. FOUCAULT, Le souci de la vérité (intervista di F. Ewald), in «Magazine littéraire>>, 1984, n. 270; ripreso in ID., Dits et écrits cit., vol. IV, p. 676 [trad. it. La cura della ve rità, in ID., Il discorso, la storia, la verità, Einaudi, Torino 2001, p. 343]. Cfr. Conferenza inaugurale, in/ra, p. 9· Cfr. Interoista di Jean François e fohn De Wit a Miche! Foucault, infra, p. 243· M. FOUCAULT, About the Beginning of the Hermeneutics o/ the Sel/(Subjectivity and Truth e Christianity and Confession, conferenze tenute in inglese rispettivamente all'Universi tà della California, a Berkeley, il 20 e il 2 r ottobre 1980, e al Dartmouth College il 17 e il 24 novembre 1980), a cura di M. Blasius, in « Politica! Theory», XXI (1993), n. 2, pp. 198-227; anche in ID., The Politics o/Truth, a cura di S. Lotringer, Semiotext(e), Los Angeles 2oo7', pp. 147-91 [trad. i t. Soggettività e verità e Cristianesimo e confessione, in M. FOUCAULT, Sull'origine dell'ermeneutica del sé, Cronopio, Napoli 2012]. ID., Subjectivité et vérité. Cours au Collège de France, 1980-81, non ancora pubblicato. ID., Usage des plaisirs et techniques de soi, in «Le Débat>>, 1983, n. 27, pp. 46-72; ri preso in ID., Dits et écrits cit., vol. IV, n. 338, pp. 54-41; Histoire de la sexualité, alle gato all'edizione originale di ID., Histoire de la sexualité, vol. Il: L 'usage des plaisirs e vol. III: Le souci de soi, Gallimard, Paris 1984; e ID., L'usage des plaisirs cit., p. n [trad. it. Storia della sessualità, vol. Il: L'uso dei piaceri, Feltrinelli, Milano 1984, pp. Io-n].
NOTA DEGLI EDITORI "
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Sur /'Histoire de la folie en tant qu 'événement, in «Le Débat», XLI (I986), n. 4, pp. 37-40. n M. FOUCAULT, Le courage de la vérité. Le gouvernement de soi et des autres II. Coun au Col lège de France, r984, Gallimard-Seuil, Paris 2009, p. IO [trad. it. Il coraggio della verità. l/governo di sé e degli altri II. Cono al Collège de France, Feltrinelli, Milano 20I I, p. 20]. 21 ID., Qu '-est-ce que la critique? [Critique et «Au/klarung» ], riunione del 27 maggio I978, in «Bulletin de la société française de philosophie», LXXXIV (I99o), n. 2, p. 39 [trad. it. Che cos'è la critica?, in ID., Illuminismo e critica, Donzelli, Roma I997 . p. 40] . ., CANGUILHEM, Sur /'Histoire de la folie en tant qu'événement cit., p. 40. 10 FOUCAULT, La cura della verità (intervista con F. Ewald) cit., p. 34 1 . " Fabienne Brion è docente alla Facoltà d i Diritto dell'Università cattolica d i Lovanio, dove tiene in particolare un corso su « Foucault e la criminologia». Bernard Harcourt è docente di Diritto e di Scienze politiche e presiede il Dipartimento di scienze politi che dell'Università di Chicago. Fabienne Brion si è incaricata di stabilire il testo e le note delle lezioni del 28 aprile e del 6 e I 3 maggio, mentre Bernard Harcourt si è oc cupato delle lezioni del 22 e 29 aprile e del 20 maggio. ll testo e le note della conferen za inaugurale sono stati stabiliti in collaborazione. L'insieme del lavoro di edizione è stato oggetto di riletture, correzioni e integrazioni incrociate. G. CANGUILHEM,
Ringraziamenti
Oltre a Daniel Defert, François Ewald, Françoise Tulkens e Jean-Michel Chaumont, diverse persone hanno avuto la gentilezza di rileggerei, di comuni carci correzioni e commenti, o ancora di aiutarci a identificare alcune citazioni. Ringraziamo vivamente, presso l'Università cattolica di Lovanio, Bernard Coulie, professore alla Facoltà di Lettere e filosofia, allora rettore; Henri Bosly e Damien Vandermeersch, professori alla Facoltà di Diritto; Vincent Francis e Martin Moucheron, professori incaricati; Jean-Philippe de Limbourg, assisten te; numerosi studenti del secondo e terzo ciclo, tra cui Laure Kervyn de Mee rendre e Emmanuel Picardi; presso l'Università di Chicago, Arnold Davidson, professore alla Facoltà di Filosofia; molti studenti del terzo ciclo, tra cui Daniel Nichanian, Tuomo Tiisala, Lyubomir Uzunov e Daniel Wyche; oltre a Margaret Schilt e Greg Nimmo, incaricati di studi documentari alla D'Angelo Law Library; Emmanuel Francis, ricercatore presso il Centre for the Study of Manuscript Culture dell'Università di Amburgo; Elisabeth Geoffroy, dell'Università di Pa rigi Il; Claire Lechevallier, professore incaricato all'Università di Caen; Ste phen Sawyer, professore all'American University of Paris, e Claude Terreaux, professore a Parigi. Grazie a Philippe Artières, direttore di ricerca al Cnrs, che ci pa trasmesso i testi che gli avevamo richiesto, e a Michel Senellart, professore all' Ecole Normale Supérieure di Lione, che ha gentilmente accettato di mettere a nostra disposizio ne il testo del corso pronunciato da Foucault al Collège de France nel 1979-So, Du gouvemement des vivants, di cui stava preparando l'edizione. Grazie inoltre a Colin Gordon, Eric Heilmann, professore all'Università della Borgogna, e a Véronique Voruz, professore all'Università di Leicester, per aver generosamente riletto tutta o in parte la Situazione del corso.
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Conferenza inaugurale (2 aprile 1981)
Leuret, la confessione e l'intervento terapeutico. - Presunti effetti del «dir vero'> su di sé e sulla conoscenza di sé. - Caratteristiche della confessione. - Estensione nelle società cristiane occidentali: individui legati alla propria ve rità e obbligati nei loro rapporti con gli altri dalla verità detta. - Un problema storico-politico: in che modo l'individuo si lega alla propria verità e al potere che viene esercitato su di lui. - Un problema storico-filosofico: in che modo gli individui sono legati dalle forme di veridizione in cui s'impegnano. - Un contrappunto alpositivismo: la filosofia critica delle veridizioni. - Il problema del Introduciamo un'interruzione che corrisponde al cambio di nastro della registrazio ne. Questo cambio è all' origine di una lacuna che non è possibile colmare attraverso il dat tiloscritto depositato all'lmec.
•• Il corso riprende con una frase di cui si sentono solo le ultime parole: « . . . di lavoro in comune e la solennità di questa arena rendono le cose un po' piu difficili>>.
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ti. Possiamo trovare traccia dell'esistenza di questi due modi di regolazione giudiziaria in Esiodo, ai versi 3 5- 3 9 di Le opere e i giorni, là dove, rivolgendosi a Perse con il quale ha difficoltà e problemi, il poeta dice: « Regoliamo qui la nostra contesa (dia krinometha neikos) attraverso uno di quei retti giudizi che, resi in nome di Zeus, sono i migliori di tutti. Tu hai già preso e de predato abbastanza i beni altrui prodigandoti in grandi ossequi ai re divoratori di doni, sempre pronti a giudicare secondo una tale giustizia (basileas dorofagous, hoi tende diken ethelousi dikas saP6) »)1. Troviamo dunque due termini. Il termine dikassai, dika zein, in greco classico, e poi il verbo diakrinometha, la cui forma classica e attiva è krinein, giudicare. Mi sembra proprio che ci troviamo di fronte a due forme dif ferenti di giustizia. Il testo di Esiodo indica semplicemente, e op pone, la cattiva giustizia - quella dei re, che è il dikazein - e la buona giustizia, che propone a Perse come strumento, per regolare la loro controversia. Che cos'è la cattiva giustizia? E la giustizia dei re, dei capi locali, dei capi di famiglie aristocratiche, che sono sensibili ai regali e alle corruzioni, e che rendono cosi una catti va giustizia - grazie alla quale si possono depredare i beni altrui. A questa cattiva giustizia Esiodo oppone un'altra giustizia, per la quale impiega un altro termine che non è dikazein o dikassai, ma è diakrinometha (krinein, fondamentalmente, a partire dalla parola krinein) . L'espressione stessa, o il termine stesso, sembra appunto indicare che si tratta di un ricorso che verrebbe fatto di comune accordo, accordo preliminare tra coloro che decidono di regolare cosi insieme la loro controversia. Sembra inoltre, in base al testo, che questo giudizio si svolga davanti a un'autorità, un'autorità che emette le sue sentenze in nome di Zeus. E Zeus qui non è sempli cemente - com'era, ad esempio, nella frase del giuramento pro nunciata da Menelao - colui alla cui collera e alla cui vendetta ci si espone se si pronuncia un giuramento falso. Qui sembra invece che Zeus sia colui che, con la mediazione di una qualche autori tà che a lui si richiama, permetterà di emettere la sentenza ade guata in opposizione alle cattive sentenze dei re. Il testo di Esiodo sembra indicare l'esistenza di due sistemi di pratiche giudiziarie differenti, ma è abbastanza difficile ricavarne molto di piu. Per contro, la legislazione di Gortina)8 - che è una delle piu antiche di cui abbiamo testimonianza per la Grecia e che si colloca un po' dopo Esiodo, ma prima dell'epoca classica- ci dà appunto indicazioni su queste due forme giudiziarie, sul dikazein
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e sul krinein: il dikazein caratterizzato come ciò che accade nella cattiva giustizia, e poi il krinein che, al contrario, è applicato in quella che Esiodo chiama la buona giustizia'9• Cosa accade nel dikazein? Nel dikazein, i contendenti prestano anch'essi giuramento come nella contestazione tra Menelao e Anti loco, vale a dire che si espongono alle vendette che gli dèi esercitano nei confronti degli spergiuri. Ma, in questo dikazein, c'è qualcosa di piu, c'è qualcos'altro che non trovavamo nello scontro Menelao-An tiloco : i contendenti, infatti, in quella forma di pratica giudiziaria, sono accompagnati da sostenitori, da persone che giurano con loro; e che giurano non di essere stati i testimoni di un fatto, e nemmeno di detenere una certa verità, ma che prestano lo stesso giuramento di una delle parti in causa, vale a dire che s'impegnano con colui che sostengono. Si tratta in realtà non di testimoni di verità che ven gano a stabilire cos'è realmente accaduto e permettano di decidere dei contendenti e degli avversari; ma di cogiuranti che sono neces sariamente o da una parte o dall'altra; e, cogiurando con ciascuno dei contendenti, si espongono con lui all'eventuale vendetta degli dèi nei confronti degli spergiuri40• A cosa serve questo giuramento, questo cogiuramento dei soste nitori di ognuno dei due avversari, accanto a loro? Essenzialmente, sembra, a manifestare il peso sociale di ciascuno di coloro che ven gono a giurare41• E, certamente, piu cogiuranti hanno, piu manife stano la loro potenza sociale, e piu mostrano che ci sono persone che rischiano di essere coinvolte, di esporsi alla collera degli dèi se il giuramento non è un vero giuramento4Z. Per questo, poco fa, facevo allusione al libro XVIII di Omero, in cui troviamo una scena come questa, nella quale ci sono due contendenti: sullo scudo di Achil le sono rappresentati due contendenti, circondati da persone che sembrano essere a loro volta dei cogiuranti, e si affrontano gruppo contro gruppo0• In questa pratica del cogiuramento - ci troviamo sempre all'interno del giuramento, sempre nello scontro, fino a un certo punto, nella stessa situazione di gara che abbiamo visto poco fa tra Menelao e Antiloco, con la differenza che ora sono dei gruppi ad affrontarsi, c'è colui che giura e poi i suoi cogiuranti- in questa pratica, qual è il ruolo della sentenza? Di certo quello di proclamare il vincitore tra i due avversari. Ma essa lo fa da una parte autenti cando la regolarità delle procedure- affermando che le regole sono state osservate come si deve -, e dall'altra proclamando, come se si trattasse dell'esito di un rapporto di forza, da che parte si trova il buon diritto e chi ha vinto in questo scontro. La sentenza aveva
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dunque, in fondo, la funzione di registrare i risultati di tale scon tro. Nella legge di Gortina si precisava, ad esempio, che in un con flitto di proprietà la tesi confermata da nove testimoni doveva au tomaticamente avere la meglio44 - con nove testimoni dalla propria parte, si risultava vincitori. Ritroviamo quindi anche li la struttura agonistica. Si tratta sempre di uno scontro, di un rapporto di for za che decide l'esito del litigio, con la differenza che ad affrontarsi sono gruppi sociali e che - particolare che non abbiamo visto nello scontro tra Menelao e Antiloco - c'è un'istanza che interviene in qualche modo a concludere lo scontro e a proclamare al contemp� che si è svolto com� doveva e che il tale ha la meglio sul talaltro. E questo il dikazein. E proprio questo dikazein che, manifestamente, Esiodo non apprezza affatto - vi vede tutta una serie di possibili ir regolarità provenienti dai re, dai responsabili della giustizia, dai ca pifamiglia che sono inc�ricati di stabilire o di ristabilire la pace tra coloro che contestano. E dunque questo, il dikazein. Rispetto a tutto ciò, la legge di Gortina fa apparire un altro tipo di giudizio che è intervenuto, almeno all'inizio, quando non c'era no regole prestabilite per risolvere un litigio. In quest'altra forma di giurisdizione, la grande differenza sta in questo: è il giudice stesso a prestare giuramento4' e dunque avremo tre giuramenti, il giura mento di ciascuna delle due parti, e poi un altro giuramento che è il giuramento del giudice. Sul significato di questo giuramento, gli storici del diritto hanno, com'è ovvio, discusso a lungo46 • Certuni come Dareste47 - ritenevano che il significato di questo giuramento fosse il seguente: il giudice prometteva semplicemente di osservare le leggi48. A questo si potrebbe obiettare che il krinein era una forma di giustizia a cui si ricorreva quando non c'era una legge esplicita: non si vede, dunque, la ragione per cui sarebbe necessario prestare giuramento di osservare le leggi, se non esiste una legge rispetto ai casi sottoposti a quella forma di giustizia. Altri storici pensano che fosse una sorta di giuramento assertorio attraverso il quale il giudi ce avrebbe detto: «Ecco, a mio parere, cosa è vero, ecco cosa è ac caduto»4'. Ma nemmeno questa spiegazione è convincente, perché in molti casi (come per esempio le divisioni successorie), non si ve de molto bene quale sarebbe il contributo di un giuramento asser torio. Perciò un altro storico del diritto - Gernet - pensa che que sto giuramento sia un giuramento attraverso cui il giudice si espone personalmente, assume il rischio e lega il suo destino al valore della propria sentenza"'. E accosta il giuramento del giudice a quello che possiamo trovare molto piu tardi nel giuramento delle Anfizionie
MAL FARE, DIR VERO
di Delfi, ad esempio, dove a proposito di contestazioni relative ai beni e ai territori di Apollo, i giudici erano tenuti a prestare, pri ma di giudicare, un giuramento all'inizio del processo. Giuramento che è il seguente: Chiamato a deliberare sui beni e i territori di Apollo, io giudicherò tutta la questione per quanto è possibile secondo verità, senza favore e senza odio, non delibererò ingiustamente in alcun modo. Se mantengo il mio giuramento, possa io ottenere ogni sorta di prosperità. Se lo tradisco, che Temi, Apollo Pi tico, Lete, Artemide, Estia e il fuoco eterno mi facciano perire miseramente e mi rifiutino ogni salvezza".
Credo che in questo giuramento - nell'esistenza di questa pro cedura con giuramenti da parte del giudice- si trovino differenze capitali rispetto alle procedure precedenti'2• Il fatto che il giudice presti questo giuramento e si esponga di persona, se non giudica come deve, alla vendetta degli dèi, darà un senso nuovo al giura mento delle parti. I due avversari, ora, quando prestano giuramen to, non lo fanno come in una sorta di sfida agonistica del tipo: « >, ibid., p. 434). GERNET, Droit et société dans la Grèceancienne ci t., p. 99, nota s. precisa che «Nei casi di cogiuramento che ci so no attestati, sappiamo che è richiesto un numero minimo di giuramenti. In una iscrizione di Gortina concernente una contestazione di proprietà in occasione di un'espropriazione immobiliare, si credeva persino di leggere il principio [ ... ] secondo cui la parte che aves se prodotto il maggior numero di cogiuranti tra i vicini del fondo avrebbe vinto la causa: si tratta di una lettura che pare debba essere abbandonata; ma è certo che in un caso si mile si è molto vicini al principio maggioritario ... »); cfr. F. HALBHERR, Cretan Expedition III. Epigraphical Researches in Gortyna, in «American Journal of Archeology», I (1897), n. 3, pp. 159-238, in particolare pp. 192-93 («Le controversie in questi casi andran no rimesse ai neotas, e i sette neotas che sono stati eletti come agoranomoi emetteran no un giudizio sotto giuramento. E il giudizio emesso deve essere favorevole alla parte per la quale la maggioranza avrà prestato giuramento (vale a dire, il giudizio dipende rà dalla maggioranza dei voti), e questo collegio di sette, avendo incamerato I' ammen da della parte che ha perso la causa, deve darne metà alla parte che ha vinto la cau sa e metà alla città»); GERNET, Droit et société dans la Grèce ancienne cit., p. 99, nota 6 («Sulla concezione formalista della testimonianza a Gortina [esigenza di un numero fis so di testimoni]»); GLOTZ, La solidarité de la /ami/le dans le droit crimine/ en Grèce cit., p. 296 (