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INTRODUZIONE
PAVEL FLORENSKIJ E IL PROGETTO DI UNO STATO FUTURO Kristina Mamayusupova
I.
Pavel Florenskij: una vita tra scienza e religione
La scienza, per secoli considerata antitetica alla religione, si unisce armoniosamente a quest'ultima nell'anima di una poliedrica figura russa del Ventesimo secolo, ben nota alla comunità scientifico-religiosa: si tratta di Pavel Aleksandrovic Florenskijl. Uomo dalla sconfinata curiosità epistemologicognoseologica e logico-linguistica verso la filosofia, la teologia, l'estetica, la poesia, le lingue straniere, la musica, la matematica, l'ingegneria, la mineralogia, la fisica e la chimica, Florenskij è per di più un autorevole educatore per i suoi figli, per sua moglie e per quella parte dell'umanità che, leggendo i suoi plurimi saggi, partecipa col maestro a un equilibrato dialogo formativo ed educativo. Nato il 9 gennaio 1882 nella piccola città di Evlach (Azerbaigian), dopo un anno e mezzo circa Florenskij è a Tbilisi (Georgia) a causa del trasferimento lavorativo del padre, ingegnere ferroviario dall'alta competenza progettuale e di coordinmnento. Crescendo con numerosi fratelli (Julija, Elizaveta, Aleksandr, Ol'ga, Raisa e Andrej), il piccolo Pavel è circondato dall'affetto della casa patema, immersa nel calore umano di una I. Per un maggior approfondimento della bibliografia di e su Pavel Florenskij vedasi la dettagliata bibliografia presente nel testo di Maria Giovanna Valenziano Flore11skij. La luce della verità (1986), pubblicato da Edizioni Stadium, Roma, e in quello di Avril Pyman Pavel Florenskij. La prima biografia di 1111grande genio cristiano del XX secolo (2010), edito da Lindau, Torino.
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famiglia unita. Alcksandr Ivanovic (1850-1908) e Ol'ga Pavlovna ( 1859-1951), genitori colti e dal temperamento sensibile, cercano di preservare l'educazione e l'istruzione culturale dei figli dalla rozzezza e dalla volgarità, da sempre perniciose per l'essere umano-in-formazione-e-educazione. Così, assumendo un atteggiamento di chiusura nei confronti della società, creano, all'interno della loro famiglia, un piccolo mondo, intriso di alta cultura classica. Proprio in questa "serra" culturale spuntano i primi "germogli scientifici" della formazione florenskijana, favorendo l'intensificarsi della sua curiosità per le leggi della natura, la cui struttura morfologica si svela durante un'accurata osservazione delle piante e dei minerali. È il padre a trasmettere a Florenskij il valore essenziale, maturato nel proprio animo durante le approfondite letture di Shakespeare, della Celovecnost' (Umanità). Tale valore primario, riposto nell'essere profondo del figlio, rappresenta il punto originario di un complesso sistema morale che l'adolescente trasformerà in maturo equilibrio filosofico-religioso. Nelle figure femminili, ovvero nella madre Ol'ga Pavlovna Saparova e nella zia Julija lvanovna Florenskaja, Florenskij riscontra una pacatezza affettuosa, contraddistinta dalla polarità di distacco e passione. È la zia Julija che, attraverso continui dialoghi concernenti il mondo, la scienza e la vita, alimenta l'autopoietica formazione del nipote, formazione vivificata dalla scienza e determinante la sua visione del mondo (mirovozzrenie). L'incessante interesse di Florenskij verso i fenomeni scientifici lo porta all'individuazione, all'interno di essi, dei nuclei noumenici, rintracciabili per mezzo di un'osservazione epistemologico-gnoseologica affiancata a una prolungata analisi logico-dialettica. Tra gli anni di studio presso il ginnasio di Tbilisi (18921900), terminati con la medaglia d'oro, spicca il 1899, quando Florenskij comprende l'incompletezza di un mondo fenomenico separato dall'universale armonia divina. A causa del possente rivolgimento spirituale provocato dalla lettura del testo di Lev Tolstoj /spoved' (La Confessione, 1879-82), Florenskij fa la rivoluzionaria scoperta di un primo formema (cfr. Gennari, 6
2015) trascendentale, nato in séguito all'embrionale interazione col Divino. /spoved' raccoglie le più intime confessioni di TolNlojsulla propria vita, sprecata nella vana ricerca di fama, succosso e autenticità, perfetta cornice esistenziale di un ragionare privo di impulso religioso. Assediato dagli interrogativi sul1'1111a{a (ossia la "sostanza") non più scientifica del mondo, delI'1101110 e di Dio, Florenskij stende, emozionato, una lettera a 'li,lstoj che non riceverà risposta. Contraddistinto da un pensiero che, digiuno di trascendenza, muove verso la religione, Flol'l'llskij apre la sua vita al rapporto dialettico scienza-religione, nd cui segno s'intesseranno la formazione e l'educazione flol'l~nskijaneagli albori del Ventesimo secolo. li Novecento irrompe nella storia, ricca di numerosi episodi che daranno vita a un insieme di avvenimenti tragici e cause1·1111110il deformarsi dell'umanità segnata dallo sradicamento dl'll'umano nell'uomo. Le Rivoluzioni russe, seguite dalle due liucrre mondiali, provocheranno il fortificarsi dei regimi totalilnri (fascismo, nazionalismo e stalinismo) con il dilagare della morie nel mondo intero, accompagnando la storia mondiale lun,-:oil secolo della violenza e dello sterminio. Nel 1900 il giovane Florenskij viene ammesso all'Universitiì di Mosca (Facoltà fisico-matematica), dove continua aedificare le basi scientifiche di una solida conoscenza pluridisciplimare.Alle lezioni di matematica in chiave filosofica del Professor N. Bugaev (1837-1903), Florenskij affianca i saperi concernenti I'aritmologia, l'astronomia, la fisica, la chimica e la geologia, percependone l'unica voce universale, verso cui tendono nnche storia e filosofia, poesia e semiotica: la Scienza. Ali' ini1.io degli studi universitari, Florenskij diviene amico dei pocli simbolisti del Serebrjannyj vek (Secolo d'argento) A. Bclyj ( 1880-1934), D. Merezhkovskij (1865-1941), Z. Gippuis ( 18(>()1945), A. Blok (1880-1921) e V. Brjusov (1873-1924), la cui poeticità del pensiero e forza sentimentale l'avevano affascinato inaspettatamente. Così, dall'animo florenskijano si sprigionano le prime liriche rivestite da simboli inconsueti: V poezdc (Sul lreno), 'Za cteniem Sellinga (Leggendo Schelling), Son (Il sogno) e V lesu (Nel bosco). Temi religiosi verranno espressi da 7
Florenskij nelle poesie Otryvok iz gimna (Un brano dell'inno) e Na motiv iz Platona (Su un tema platonico), facenti parte della raccolta V vecnoj g/azuri (Nell'eternità celeste), pubblicata nel 1907. Nondimeno, Florenskij rimane attratto dalle leggi della natura e dalle loro eccezioni: «La legge è un autentico recinto della natura; ma anche il muro più spesso ha crepe sottilissime attraverso le quali si infiltra il mistero» (Florenskij, 1917-1923: 243). Già nel 1902, coordinando all'Università il circolo matematico, Florenskij avvertiva in sé un forte impulso verso la contemplazione, quando il pensiero oltrepassava tutte le certezze scientifiche e si dirigeva verso il Divino. Educato alla dialetticità dei lavori di Platone e Kant, il pensiero florenskijano, senza l'elemento religioso, risultava fragile dinanzi alla nozione di totalità. È la lettura meditata del Nuovo Testamento e dell'opera Opravdanie dobra (La Giustificazione del Bene, 1897) di Vladimir Solov'ev (1853-1900), nonché l'incontro del 1904 con il vescovo Antonij (A. Florensov, 1847-1918) a rinvigorire in Florenskij la determinazione a intraprendere la via del monachesimo, impegnandosi quotidianamente nella ricerca di Dio, della Pace e della Verità. Gli scritti di maggior interesse scientificoreligioso in questo periodo sono alcuni tra i paragrafi del testo Mnimosti v geometrii (Immaginario in geometria), saggio che vedrà la luce nel 1922. Notevole rilevanza, agli inizi del Novecento, ha poi l'articolo O sueverii i cude (Sulla superstizione e il miracolo, 19021903), pubblicato nel terzo numero della rivista "Novyj put"' ("La via nuova"), in cui si tratta della fondatezza del miracolo religioso, contrapposto alla falsa credenza della superstizione. Dopo la fusione armonica di scienza e religione, avvertita con certezza nel proprio essere, Florenskij comunica alla madre, nella lettera del 3 marzo 1904, di essere persuaso che col tempo dovranno essere create la «scienza religiosa e la Religione scientifica» (Florenskij, 2015: 559, trad. mia). Conclusi gli studi universitari, Florenskij continua le ricerche ali' Accademia Spirituale di Mosca (con sede a Sergiev Posad), decidendo irrevocabilmente di consacrare la sua vita "al religioso". L'esito degli anni trascorsi nello studio religioso è 8
,,111111l•11snto nel capolavoro Stolp i utverzhdenie istiny (La colon110l! Il fondamento della verità, 1914). Tale saggio è strutturato -~'l'llllllo categorie filosofico-religiose, quali: istina (verità), 1.,rrk111•11ost' (essenza meditativa cristiano-ortodossa), Bog ti Ilo), lisus Christos (Gesù), Svjatoj Duch (Spirito Santo), /111rh1•,1·111e1111yj svet (luce di Dio), Troitsa (Trinità), zhiz11'i 111,,.,.,. (vita e morte), pamjat' (memoria), svjatost' (santità) e llmh• nitre. Per questo lavoro Florenskij riceverà lodi mai prima 1•~111t•sse dalle autorità religiose, ma anche critiche filosofico11•ll~l11se(la più spietata gli verrà rivolta dal filosofo N. lll'l'djnev). Parallelamente alla stesura di questo saggio, intriso 111kdc cristiana, Florenskij attraversa due eventi fondamentali 111•r 111sua formazione spirituale: nel 1910 sposa Anna Giatsin111v11 ( I 889-1973), che gli darà cinque figli, e nel 1911 entra nel 111,n•nlozioortodosso. Nonostante l'ateismo sovietico impedisse la libera espres~lolll' della vita e del pensiero religiosi nell'uomo, anche attrav1•rsoIn distruzione fisica dei luoghi di culto e l'annientamento spll·tnto del clero da parte dei bolscevichi, la vita privata di Flo11•w,kij,invece, oltre a essere contraddistinta dalla stesura dei Mll-(t,:i dedicati alla Chiesa e al suo rapporto con l'uomo e con I >io, è costantemente alimentata da preghiere e liturgie, svolte dul 1912 al 1921 nella chiesa dell'orfanotrofio delle Sorelle di Misl'ricordia della Croce Rossa, situata a Sergiev Posad. Preci•111111l'11te nel I 917, quando la Rivoluzione russa fa cadere il regillll' zarista e comincia una lotta con la religione su tutto il terrilorio, Florenskij, prevedendo la sua fine tragica, incomincia a ~ll'11derele prime righe del testamento ai suoi figli dal titolo n,·~ja111moim. Vospominanija proslych dnej (Ai miei figli. Ml•moric di giorni passati, I 917-1923). In questo breve ma den~11 lnvoro pedagogico Florenskij concentra tutte le sue idee fond11111i la formazione e l'educazione dell'uomo, cercando di rendl·rle esplicite ai figli. Successivamente, nell'atmosfera di un diffuso terrore della morte, Florenskij, addolorato per lo sradirnml'nto della spiritualità dalle anime dell'intero popolo russo, \posla la sua attenzione scientifica dall'insegnamento presso l'Accademia Spirituale (svolto tra il 1908 e il 1919 in qualità di 9
Docente di Storia della Filosofia Antica), all'attività di insegnamento presso il Vchutemas (Istituto superiore d'arte) e alla ricerca tecnico-scientifica presso la fabbrica "Karbolit". Lavora nell'amministrazione principale dell'industria elettrica (Glavelektro), impiegando un insieme di competenze fisiche, ingegneristiche ed elettrotecniche. Insistendo nell'indossare l'abito talare, simbolo della sua diretta appartenenza al mondo religioso, Florenskij verrà chiamato dall'insigne poeta futurista Majakovskij ( 1893-1930) lo «scienziato in tonaca». Proprio negli anni Venti vengono dati alle stampe i testi Dielektriki i ich techniceskoe primenenie (Dielettrici e la loro applicazione tecnica, 1924) e Karbolit. Ego proizvodstvo i svojstva (Carbolite. La sua produzione e le proprietà, 1928); più tardi Florenskij firmerà ancora lo scritto Kurs elektrotechniceskogo materialovedenija (Il corso sulla scienza dei materiali elettrotecnici, 1932) e decine di articoli della voluminosa Enciclopedia Tecnica (1927-1933). In questo periodo, il pensiero florenskijano ruota anche attorno al plesso categoriale filosofiareligione-cultura, spingendosi verso delicate riflessioni sul culto, sull'icona, sul nome. Il culto di Dio e quello dell'uomo si fondono nel saggio Filosojija kul'ta (La filosofia del culto, 1918-1922) e nel pensiero che, divenuto Divino-umano, assume una dimensione interpretativo-meditativa - esito dell'ermeneusi religiosa - , generando un discorso erotematico sul misticismo, l'esoterismo e la mitologia. Il termine "culto" deriva dal latino cultus ("coltivazione", "venerazione" e "adorazione"), ed è proprio il cultus a dare vita alla cultura (dal Jat. cultura, derivato di cultus). Dal culto sgorga la filosofia, ritornando al culto stesso dopo averlo fatto scorrere nel "setaccio" delle categorie religiose. Ed è il culto a emergere nella riflessione plurisemantica dell'uomo, desideroso di diventare xdetç, ossia "pieno di grazia". Negli anni 1918-1920 Florenskij è segretario scientifico e custode della sagrestia della "Commissione della salvaguardia delle opere d'arte e dell'antichità" presso il Monastero della Trinità di San Sergio (nelle vicinanze di Mosca), per contrastare il vandalismo bolscevico, deciso a estirpare dall'anima umana ogni germoglio di fede religiosa. Il magico, l'onirico e IO
l'invisibile, avvolti nell'estetica e nell'etica della formazione florenskijana, risplendono nei testi Chramovoe dejstvo kak sin1,·ziskusstv (Il rito ortodosso come sintesi delle arti, 1918), '/i'oitse-Sergieva lavra i Rossija (Il Monastero della Trinità di San Sergio e la Russia, 1918) e Molennye icony prepodobnogo Sa,:ija (Le icone miracolose del monaco Sergio, 1918), nati dal desiderio di proteggere la libertà ortodossa, la Chiesa e l'icona. 111Chiesa tutto si tesse in un'unica tela spirituale, dove la poesia e la musica, insieme alle coreografie religiose, contornano la messa ortodossa, e dove l'abbigliamento dei preti, gli oggetti sucri e il profumo che essi emanano si uniscono in un tutto indivisibile. Il ponte tra il mondo visibile e quello invisibile (che si riflettono, incrociati, nell'infinito) viene edificato da Florenskij allraverso l'idea di icona nel saggio /konostas (Le porte regali. Suggio sull'icona, 1922). Nella premessa al saggio L'icona 1·11111e metafisica concreta. Neoplatonismo e magia nella concedone dell'arte di Pavel Florenskij (2011), Chiara Contelli sottolinea che l'icona è un «paradigma dell'arte per annullare i confini tra sé e la realtà che si propone di rappresentare» (Conidi i, 2011: 9); essa è anche «Dio in persona» (ibid.: 10); non è quindi I' «"immagine somigliante la verità", un "come se", ma è questa stessa verità, e lo è perché la sua prospettiva (rovesciata rispetto a quella rinascimentale) è paradossalmente aderente al modo in cui le cose si offrono alla( ... ) percezione» (ibid.: 21). In seguito alla campagna bolscevica della sostituzione dei 110111i delle istituzioni religiose e del saccheggio dei luoghi di l'llllo, Florenskij stende un saggio, intitolato Imena (I nomi, 1924), per riflettere sull'essenza dell'uomo. Essenza conferita1,:lianche dal suo nome, senza il quale l'uomo non esiste né polilicamente, né economicamente, né culturalmente né socialmenle, e con il quale, invece, torna ad essere. Ogni nome è un mondo, i cui strati epistemologici riconducono l'uomo alle origini dello stesso nome: etimologiche, morfologiche e fonetiche, nond1é antropologiche. Spiritualmente unito ali' Apostolo Paolo, Florenskij avvia l'indagine sull'etimologia del nome ebreo Savi (o Saul, Saul/e, Saulo). Savi, in cui Paul è insito spiritualmente, deriva dall'aramaico Sluiul ("desiderato, richiesto, implorato"), 11
sulle parole spese dallo scienziato nelle conversazioni con i prigionieri. Nelle sue lettere (in totale circa 105) inviate alla famiglia dalle isole Solovetskie, soltanto una volta Florenskij nominerà Dio, attraverso la parafrasi «Volontà Superiore». Un'altra occasione si offrirì1 nel poema Oro, dove, rivolgendosi al figlio piccolo, scriverà affettuosamente: «Vorrei che ti coprisse il silenzio Divino» (Florenskij-Zhivolup, 2004: 429, trad. mia). Nel 1937 avviene la trasformazione del lager "Solovetskij" in prigione speciale e così, ad agosto dello stesso anno, dalla prigione circa 1200 prigionieri verrano trasferiti a 232 km di distanza da Leningrado, nel Lodejnoe Pole. Lì essi saranno successivamente fucilati tra la fine di ottobre e l'inizio di novembre. La stessa sorte toccherà a Pavel Florenskij, con altri 508 prigionieri, 1'8 dicembre 1937. Infine, a confermare la genesi scientifico-religiosa dei generatori culturali (cfr. Gennari, 2018) florenskijani, sono la storia e la cultura russa a partire dall'Ottocento, di cui la formazione, l'educazione e l'istruzione dell'insigne scienziato russo si alimenteranno quasi impercettibilmente.
2.
Dalla rinascita spirituale russa dell'Ottocento al pensiero filosofico-religioso nel periodo sovietico
Prima che il pensiero filosofico-religioso russo divenisse epicentro del Novecento, fu necessario un lungo cammino, contraddistinto dalla rinascita spirituale del popolo russo a partire dalla seconda metà del XVIII secolo. Nel 1755 l'Università di Mosca apre le porte ai primi studenti, offrendo loro l'insegnamento laico della filosofia. Sul fronte storico, invece, l'anno 1812 è segnato dalla sanguinosa sconfitta delle truppe napoleoniche per mano dell'Impero russo. Nella società si osserva una rapida diffusione di idee slavofile, espresse tramite il concetto di sobornost' (ecumenicità), coniato dal filosofo, teologo e poeta russo A. Chomjakov (1804-1860). Nel suo testo Tserkov' odna (La Chiesa è una, 1864), pubblicato postumo dalla rivista ortodossa "Pravoslavnoe obozrenie" ("La rassegna ortodossa");si 14
legge: «La Chiesa» è detta «sobornaja ( ... )e apostolica, perché essa è una sola e santa, perché essa appartiene a tutto il mondo e non ad una qualche località» particolare, «perché per suo tramite si santifica tutta l'umanità e tutta la terra» (Chomjakov, I 864: 18). L'idea chomjakoviana sull'universalità della Chiesa 11iurtianca successivamente a quella di un percorso autentico che l'Impero russo dovrà percorrere. La rinascita spirituale russa si consolida soprattutto nel XIX secolo con scrittori come F. Dostoevskij (1821-1881) e L. Tolstoj (1828-1910), nonché con il celebre filosofo V. Solov'ev ( I 853-1900) insieme ai simbolisti D. Merezhkovskij (186511)41), Z. Gippius (1869-1945) e V. Ivanov (1866-1949), grazie 111 cui operato, il pensiero filosofico-religioso si irrobustisce nellu conoscenza di Dio. Nel 1879 Tolstoj, l'autore che influenzerà lllorcnskij con le sue idee filosofico-religiose, fino ad allora ullrullo solo dall'«autoperfezionamento» (Pacini, 2000: 105) luico, cristianizza il proprio pensiero, stendendo lo scritto lspo1•,•d'(La confessione, 1879-82), in cui afferma che «tutto l'esi11llmtc- così come al principio di ogni cosa - si cela nell'infinilo» (Tolstoj, 1879-82: 96). Nel 1882, Tolstoj aggiungerà nll 'opera tre pagine conclusive, in cui racconterà del sogno deci11ivoper la sua conversione all'Ortodossia. Il protagonista, Mlrniatosu un letto posto all'altezza di una torre, è sospeso nel1'nria, trattenuto miracolosamente da una sola cinghia: ultima l1'11quelle di corda intrecciata, fissate ai lati del letto. Presenten1111la prossima caduta, il protagonista rivolge in alto uno sguardo supplichevole e sente una voce discendere su di sé: «Bada! È proprio questo!» (ibid.: 98). Il protagonista scopre nel suo inti1110 la più felice beatitudine: «E anche senza guardarmi attorno, uvvcrto con tutto il corpo la cinghia su cui mi reggo. E sento ( ... )che mi reggo saldamente» (ibid.: 99). Nel Diciannovesimo secolo l'uomo si percepisce quale essere-in-cerca-di-Dio, lacerato dal raskol (lo scisma) settecenll'SCOche divise, a causa delle riforme niconiane, la Chiesa rus1111in Chiesa ortodossa e staroobrjadtsy (movimento dei Vecchi llc,una stretta aderenza linguistico-semantica all'originale.
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Glossario Prima di entrare nell'universo semantico-linguistico dei testi florenskijani, occorrerebbe porre chiarezza sui dettagli della traduzione di alcuni termini russi. È necessario tenere presente che la morfologia di alcuni termini è rimasta invariata nella storia, non però la loro semantica. Pertanto. in seguito si propone un'analisi semantica di talune nozioni che, al momento della loro definizione (nel 1933) possedevano già un assodato significato storico-politico, adottato da Florenskij, in toto o in parte, per riflettere in solitudine sulla futura struttura statale. Bona (volja): «volontà». In russo e in italiano, con questo termine si intende una qualità umana, ovvero la capacità dell'uomo di scegliere e agire nel mondo e, gestendo le proprie emozioni e regolando il proprio comportamento, di raggiungere diversi obiettivi, concentrando tutte le forze interiori. Si tratta, più nello specifico, della facoltà o dell'atto di volere e di saper volgere le proprie energie al perseguimento di uno scopo. Secondo Florenskij, il capo dello Stato futuro è un uomo volitivo, capace di distinguersi dal popolo guidando il Paese verso un obiettivo da lui esclusivamente intuito. rocyAapCTBO (Gosudarstvo): «Stato». Florenskij costruisce il suo scritto del 1933 attorno a questo termine, concependolo quale forma politica dell'organizzazione sociale legata a un determinato territorio e offrendo al lettore una dettagliata interpretazione di esso. In lingua russa il termine Gos11darstvoderiva dalla parola Gos11dar', conte-governatore dell'Antica Russia, la quale a sua volta era legata alla parola russa antica Gospodar', proveniente da Gospod', ovvero da Bog (Dio). Risulta curioso scoprire il legame etimologico tra lo «Stato» (Gos11darstvo) e il «Dio» (Gospod'), motivo per il quale tra le forme governative dello Stato russo spicca quella con un solo uomo a comando (a eccezione del Governo provvisorio russo di Kerenskij nel 1917) . .IJ;el{eHTpaJJH381{HR (detsentralizatsija): «decentralizzazione» o «decentramento». Questo termine designa, sia in russo che in italiano, il trasferimento di funzioni e responsabilità di funzioni pubbliche, forze politiche, potere, servizi e uomini dal governo centrale ad organi periferici. In sostanza, utiliz1.ando tale nozione diffusa nell'URSS negli anni Venti dell'Ottocento, Florenskij intende nel suo progetto dello Stato delegare a organi periferici compiti prima spettanti a organi centrali (moscoviti). Ciò, secondo lui, darebbe valore al potere decisionale delle regioni, altrettanto.
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competenti, e gli permetterebbe di uguagliare il proprio grado di responsabilità politico-economica a quello moscovita, dando vita alla struttura federntiva dello Stato. HHAHBHAY3JIH33qHH (i11dividualizatsija): «individualizzazione». Una nozione equivoca, in quanto nel mondo occidentale si conosce il suo Nlgnificato"negativo", poiché essa viene concepita come l'adattamento di 11u11lcosa alle esigenze e alle volontà individuali di un singolo uomo. Il suo Nignificato"positivo", invece, è caratterizzato dall'individualizzazione, dall'evidenziazione dei caratteri propri e specifici di un qualcosa. Pensando a 11uestosecondo significato (positivo), Florenskij riflette sul futuro delle l{cpubbliche autonome in chiave "individualizzata", desiderando vederne riconosciuta la particolarità, espressa nell'unicità politica, economica, Nncialee culturale. Gli elementi-Repubbliche della futura struttura statale formeranno così ("'unità politica delle pluralità", assomigliando pertanto 111lu forma federativa per eccellenza. U11TeJIJIHrem:~HH (i11tellige11tsija): «intelligentsija». Nella lingua rusNnè un termine che indica un insieme di persone istruite, in possesso di rnnoscenze specifiche nella sfera scientifica, tecnica, artistica e culturale. In breve, si tratta degli intellettuali, uomini dalla spiccata capacità criticor'lnessiva e creativa. HapOA (11arod):«popolo». Si conoscono numerose definizioni di 11ucstotermine. Pare che Florenskij lo impegni sia per intendere il popolo di uno Stato, sottolineandone gli aspetti etno-storico-sociali, linguistici e culturali, sia per intendere con esso la popolazione. Forse, con tale termine l'lorenskij vuole nominare la massa "inattiva" e incompetente politicamenlc, in possesso però della voce decisiva nella ricerca e nella promozione di uomini creativi e volitivi. 0611.1ecTeo(obscestvo): «società». Concetto centrale nel primo dei ,luc testi tradotti. Nel mondo russo questo termine designa un gruppo di persone dagli interessi, dai valori, dagli obiettivi comuni e dai rapporti di produzione suddivisa. Si ricorda che l'umanità potrebbe essere considerata 111111 specie d'organizzazione sociale. Avendo in mente proprio l'umanità, si pensa, Florenskij parlò dell'auspicabile «società normale», realizzabile Nnlodopo l'avvenuta trasformazione della natura umana. Nella lingua rusNII(e anche in quella italiana) oltre la sopraindicata definizione della società è presente anche quella che considera la relazione gerarchica tra i membri del gruppo. Anche questo elemento è insito nel primo testo florenskijano,
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in quanto egli immaginò una possibile struttura sociale in chiave strettamente gerarchica. IlOA'IHHenne (podcinenie): «assoggettamento». In lingua russa è un'azione, un accordo o un obbligo di agire secondo la volontà di un altro. È interessante come nel testo del 1905 Florenskij utilizzi questo termine in maniera "positiva", definendo auspicabile la struttura politica dal governo teocratico, realizzabile unicamente attraverso il libero assoggettamento (nel senso di una voluta adesione o aderenza) dei cittadini alla legge assoluta: Divina. Si tratterebbe dell'accettazione interiore della suddetta legge da parte dei cittadini senza alcuna contestazione o riflessione fluttuante. Al contrario, nel testo del 1933 questa nozione assume un significato "negativo", essendo concepita in rapporto agli Stati esteri quale soggiogamento. sottomissione, ubbidienza, subordinazione, dipendenza, sudditanza. oppressione e vassallaggio. La lingua italiana conosce esclusivamente il secondo significato (quello negativo) della parola «assoggettamento» (lemma del XVIII secolo), ma Florenskij propone nelle sue opere entrambi i significati, affiancando al significato "positivo" del termine la parola "libero" e coniando la nuova nozione di "libero assoggettamento" (ovviamente alla legge assoluta).
(predstavitel'noe prav/enie): DpeACT3BHTeJlbHOe npasneune «governo rappresentativo». Si tratta di una forma di governo, detta anche democrazia rappresentativa, in cui la parte legislativa del potere e i rappresentanti del popolo (che guideranno lo Stato) vengono liberamente eletti a suffragio universale. Florenskij critica questa forma di governo, considerandola inefficace, in quanto soggetta alla corruzione, in seguito a contraddizioni interne. In più, Florcnskij contrappone tale sistema di governo a una forma da lui auspicata, in cui l'uomo volitivo, in possesso del diritto Divino al governo, guiderebbe il Paese e assumerebbe tutte le responsabilità delle decisioni prese per il bene dello Stato e dell'intero popolo. Tsop11eCTBO(tvorcestvo ): «creatività». Nell'immaginario russo la nozione di «creatività» indica un processo di creazione di oggetti nuovi e di valori culturali e spirituali, ossia di qualcosa mai esistito prima. A distinguere il processo della fabbricazione da quello della creazione è l'unicità del risultato/prodotto/valore ricevuto, dovuta anche all'unicità dell'uomo - responsabile del creato. La creatività, inoltre, è il pensiero in moto costante, unito all'immaginazione dell'autore che dà vita a un'innovazione. Pertanto, la creatività viene colta nel libero legame tra l'uomo e il mondo con la successiva trasformazione di entrambi. Nella visione italiana, inve-
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:e, per «creatività» si intende la capacità creativa dell'essere umano, la sua 'ncoltà inventiva, ovvero quella capacità di produrre nuove idee, invenzio11e/o opere d'arte. Quindi, la creatività è una virtù particolare di inventiva I di originalità umana e Florenskij utilizza questo termine assommando tute le interpretazioni qui proposte. Nella traduzione dei testi dal russo all'i111iunosi è preferito di scegliere questo termine tra molti altri (fantasia, !Miro, inventiva, poiesi), in quanto il più vicino all'idea florenskijana circa n creatività umana.
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PAVEL FLORENSKIJ SULL'OBIETTIVO E SUL SIGNIFICATO DEL PROGRESSO UNA PRESUMIBILE STRUTTURA STATALE NEL FUTURO
PAVEL FLORENSKIJ
SULL'OBIETTIVO E SUL SIGNIFICATO DEL PROGRESSO (O TSELI I SMYSLE PROGRESSA)
Prima di enunciare le tesi, devo fornire alcune chiarificazioni: in primo luogo, quanto segue dovrebbe poi rifluire in uno scritto di più ampio respiro 1, dunque l'esposizione potrebbe apparire frammentaria; in secondo luogo, mi sono valso di termini designanti categorie storiche, quali "protestantesimo" o "socialismo": ma sarebbe errato intravedervi un riferimento puntuale ad eventi storici. Con questa terminologia ho voluto piuttosto evidenziare i grandi disegni storici soggiacenti ai fenomeni di superficie: ma quand'anche nessun avvenimento reale avesse avuto luogo, la coerenza delle mie tesi non ne sarebbe intaccata. La chiave è nella lettura dialettica di quelle categorie epocali. Lo sviluppo dialettico diparte dal concetto di "dovere" (objazannost'). Mi è del tutto indifferente la composizione strutturale del concetto, come indifferente è il tempo e il modo dell'origine. Il fatto che l'esistenza si fondi su tale concetto: questo importa. I . Il dovere è concepibile laddove sia presente una pluralità (mnozhestvo) di uomini partecipe di un'unità reale (potenziale) data, così che siano numerose le interazioni tra i singoli elementi del tutto (principium relativus 2). La preesistenza di una pluralità in cui s'inveri tale coesione è il presupposto di ogni dovere d'azione. 2. Il fine dell'azione secondo dovere è l'istituzione (ustanovlenie), in questa pluralità realmente unita, di un'unità ideale (attuale), imminente perché necessaria; viceversa, ogni azione che compromette l'unione mostra, nella sua finalità, quel che non deve essere. 34
3. Questa unità effettiva (aktual'noe edinstvo) può essere pensata secondo due accezioni distinte: a) Unità conseguente all'azione aleatoria degli elementi, di cui nulla si possa controllare se non l'entità preliminare delle porti; unità dunque aconcettuale e autopoietica, scaturita dall'ai.ione dei soggetti o dalla commistione delle condotte di vita. b) Unità posta come fine indiscutibile, perimetrato solo dull'entità preliminare delle parti; quindi, unità quale compito e Idea orientativa per tutti i soggetti. a') Nel primo caso, questa unità effettiva si configura come t'IIS rationis 3 , e perciò come unità immaginata (mnimoe edinstvo), apparente (kazhusceesja); la sua causa va ricercata in quell'uzione caotica degli elementi che, una volta principiata, pro~·ede spontaneamente. L'unità qui è la nozione che il pensiero concepisce accidentalmente; in quanto tale, essa è un idolo venerato per la sua esistenza immediata. b') Nel secondo caso, l'unità effettiva prende invece le Mcmbianzedi una ratio entis4, cioè di un'unione genuina (dejstvltel'noe edinstvo), autentica (podlinnoe), capace di stabilire l'indirizzo dell'azione degli elementi senza tuttavia inficiarne la llbcrtà: ciò è possibile grazie al valore veritativo insito nell'idea regolativa dell'agire. L'unità allora è il principio causale (prici11a)sotteso alla coscienza (soznanie), è l'idea e l'ideale veneralo per la verità che proclama. 4. È innegabile la possibilità di costituire questa unità effetllvu, secondo una delle due forme discusse: la prima, in quanto unità sorta in virtù di leggi statistiche, svela la regolarità propria lici fenomeni di massa (zakonoohraznost' massovych javleniJ), mentre la seconda, in qualità di fine morale, palesa l'agire teleologico. L'affinità formale tra i princìpi regolatori dei più diversi fenomeni di massa (per esempio: l'affinità tra le leggi della teoriu cinetica dei gas e le leggi della sociologia) è indice eloquenlc di un'origine comune, la quale s'inoltra entro i teoremi fonilnmentali della teoria della relatività. Questi tematizzano la logica profonda (zakonomernost') che accomuna fenomeni di mussa apparentemente incommensurabili. 5. L'unità di legge (edinstvo zakona) che orienta l'agire (e 35
che enuclea perciò il secondo dei generi esaminati, la ratio entis) è alla base della composizione gerarchica di una societii che, in ragione delle sue tendenze globali, può definirsi divinoumana e teocratica. Nella storia si possono rintracciare le seguenti manifestazioni provvisorie di una tale unità: a) lmperium Romanum 5 : il principio è la legge esterna (vnesnij zakon), obbligatoria, la quale, dunque, determina negativamente l'azione degli elementi sociali servendosi del sistema giuridico. b) Unità cristiano-cattolica 6 : il principio è la legge interna (vnutrennij zakon), che, in quanto tale, determina positivamente l'azione degli elementi sociali per mezzo dell'autorità. c) "Cristianesimo spirituale" ("duchovnoe christianstvo") (quaccheri, ecc.)7: il principio è l'essere mistico, divino, che, allora, determina inappellabilmente (bezuslovno) l'azione degli elementi sociali tramite un'istanza assoluta. Il tratto distintivo della struttura gerarchica (obscaja certa ierarchiceskogo stroja) è l'armonia interiore (vnutrennjaja strojnost '), la molteplicità nell'unità (mnogoobraznost' v edinstve). 6. L'unità di legge successiva all'agire (riferibile al primo genere considerato, l'ens rationis) è invece all'origine della strutturazione anarchica di una società che, perciò, si potrà denominare umano-divina e antropocratica. Tra le parziali attuazioni di una tale unità si possono elencare le seguenti: a) Protestantesimo: il principio è l'assenza di gerarchie nella vita spirituale. b) Repubblica (secondo l'esempio del sistema repubblicano della prima rivoluzione francese): il principio è l'assenza di gerarchie nella vita giuridica. c) Comunità socialista: il principio è l'assenza di gerarchie nella vita economica. La caratteristica comune della struttura anarchica (obscaja certa anarchiceskogo stroja) è la dissonanza interiore (vnutrennjaja nestrojnost'), la monotonia nella frammentazione (odnoobraznost' v drobnosti). 7. La scrupolosa esecuzione della prima istanza, di matrice 36
gerarchica, conduce alla teocrazia (k feokratizmu). In presenza di questa, l'intera esistenza umana procede dall'adesione interiore alla verità assoluta; l'insieme perviene quindi a un'unità completa e organica. 8. L'attuazione coerente (posledovatel'noe provedenie) della seconda istanza, eminentemente anarchica, sfocia in effetti nella totale anarchia (vedi!t k absoljutnomu anarchizmu). Qui la vita riceve la sua legge dall'esterno, tramite l'attrito di interessi particolari; l'insieme giunge a un'unità di regola. 9. L'anarchismo, se coerente, deve rifiutare ogni norma: esso tende solo verso l'armonia naturale degli interessi egoistici e suppone sia possibile conseguire l'unità sociale attraverso le asperità dei conflitti. E tuttavia, mancando la norma, ne consegue inevitabilmente la dissolutezza generale: l'anomia equivale nlla ratifica della corruzione morale in ciascun membro della società. L'accresciuto ordine esteriore della società al prezzo di una follia collettiva montante - ecco le prospettive ultime di un anarchismo che giungesse a maturazione; infatti, quanto più spontanea e confusa è l'esistenza singola, e quanto più labile e precaria è l'integrità conseguente all'osservanza normativa, tanto più trovano conferma le leggi della teoria della relatività. li frutto dell'autoaffermazione anarchica della società è l'autosoppressione (samounictozhenie). L'uomo, parte della società anarchica, pretende per sé la totalità: e infine, per quella totalità egli perisce. IO. Delle due istanze resta quella gerarchica. li principio consiste in ciò: ciascun soggetto sociale agisce di sua volontà per tutelare una specifica legge pubblica, che è al contempo norma interiore di ciascuno, percepita per di più quale verità assoluta e bene supremo. Da tale libero assoggettamento alla legge, compiuto da ognuno secondo le sue qualità naturali, discende la differenza, liberamente concordata, nelle posizioni sociali e nei ruoli; questo perché le eterogenee inclinazioni dei membri comportano una differenza nei modi d'adempimento della legge somma. Inoltre, la natura peculiare di ciascun membro della società ne fa un insostituibile detentore della sua posizione. Di qui l'unicità coordinativa dell'insieme, che si regge sull'unità del rispetto vcr37
so la legge suprema: questa è la gerarchia. La legge assoluta (bewslovnyj zakon) (la sola a cui liberamente ci si possa sottomettere), in quanto verità suprema, può essere concepita come tale unicamente a seguito di un'ammissione: si deve cioè ammettere il fatto che il ruolo di legislatore di quella legge, poiché essente-in-sé e non esser-divenuto, spetta esclusivamente all'Essere Assoluto - Dio (Bog). Di conseguenza, è possibile descrivere la gerarchia di cui sopra come giurisdizione di Dio (Bogo-prav/enie) e dunque teocrazia. Ma il governo Divino all'insegna della Verità compiuta presuppone la libertà assoluta, da parte di ciascun membro, di decidersi per Dio come per la Verità. Se si ammette questo, traspare come la teocrazia rigetti recisamente la violenza (Jeokratija bezuslovno iskljucaet vsjakoe nasilie). Quindi, per l'avvento della teocrazia stessa, risulta imprescindibile la libera adesione alla Verità da parte di ciascuno (bewslovno neobchodimo svobodnoe podcinenie Pravde vsjakogo clena obscestva). Di qui l'inedita definizione della gerarchia quale società integralmente umana e, ancora oltre, quale società universale. 11. La teocrazia è senz'altro la struttura sociale più auspicabile (bewslovno zhelatel'nyj stroj). Esiste però una circostanza capace di invalidarla nella sua interezza: si tratta della presenza, entro l'intima costituzione umana, di una perversa propensione al male. L'attrazione verso il male (ljubov' ko zlu) che in ciascuno dimora (in proporzione variabile, ora più tenue, ora più intensa e irruente) vieta di realizzare la struttura sociale teocratica. Con "attrazione verso il male" si vuole qui intendere il desiderio di compiere il male non per profitto (stremlenie celoveka delat' zio ne iz vygody), bensì per il male in se stesso (a radi nego samogo), incondizionatamente e solo in spregio e a danno della verità e del bene. Recalcitrare al dovere perché è dovere, disdegnare il bene, la verità e la sacralità solo perché sono tali: questo è lecito ed è un fatto che la psicologia ha ben messo in evidenza. Sebbene ciò non costituisca una regola universale, certo per qualcuno è consustanziale; così questa gente, accasata nei sotterranei dell'anima, mai potrà risolversi per la struttura teocratica; e quand'anche la teocrazia dovesse compiersi, essi la minerebbero dall'interno, rendendo inevitabile il 38
ricorso alla violenza per tutelare l'ordine pubblico. Ma ecco 8mentito l'assioma fondamentale della teocrazia, che la voleva uliena a ogni costrizione e amica della libera volontà. Se anche uno solo, tra gli elementi della società, si ritrova a dover forzatumente adeguare il suo operato agli intenti della teocrazia, alloru, in verità, non esisterà alcuna struttura teocratica. Il progresso storico del bene è indubbio e sarebbe futile negarlo. Ma di qui al suo dispiegamento compiuto non è piccolo spazio, giacché il progresso del bene sottende, al controcanto, anche il progresso del male, e la crescita del grano è accompugnata dalla crescita della zizzania 8 (rost psenitsy soprovozhtlaetsja rostom plevelov). Con l'aumentare del bene si accende l'odio verso di esso; con l'evoluzione e il perfezionamento dei mezzi per fare il bene, anche il male rifinisce il suo armamentario. La cultura è una corda per trarre in salvo il naufrago come per strangolare il proprio vicino. Il progresso della cultura giovu a entrambi, bene e male: cresce la mitezza (krotost') e con ossa s'inasprisce la violenza (zhestokost'), con passo eguale si distanziano l'egoismo (egoizm) e l'altruismo (al'truivn). Il bene non sa mai disperdere il male, e così accade che, similmente alle curiche elettriche, la potenza del polo positivo implica sempre un'equivalente concentrazione di carica al polo opposto. Dun11ue,la lotta tra il bene e il male non scompare, ma si acuisce: ClMsanon può cessare e non può nemmeno durare in eterno. 12. In sintesi, se la società anarchica, pur teoricamente fatllhile, conduce nel suo sviluppo coerente all'auto-annientamento, è chiaro che, in considerazione delle esigenze ideali di una Nocietà, questa via non risulta percorribile. Si dovrebbe allora propendere per la società teocratica: e tuttavia essa, portata alle oslrcme conseguenze, va dichiarata impraticabile a motivo dellu costituzione profonda della natura umana. 13. Sono insomma concepibili due sole forme di assetto Nocietario umano, capaci di condurre a dispiegamento il principio che le ingenera: la teocrazia o l'anarchia; la natura umana Nconfessa la prima, le esigenze umane ricusano la seconda. Sebhcne lo vogliamo, realizzare la prima è impossibile; la seconda, Invece, è attuabile, ma non vogliamo realizzarla. 39
14. Le forme pensabili di una società normale si rivelano dunque inattuabili o esiziali. Se è così, pare allora probabile che l'unico esito della ricerca sia il pessimum assoluto: se non esiste né mai potrà esistere una società normale (normal'noe obscestvo), inani saranno le azioni rivolte alla costruzione di una tale società; in ultima istanza, dovrà dirsi assurda qualunque attività mossa da intenti simili. E però, così come non può mai darsi il caso di un'azione soggettivamente non finalizzata, anche oggettivamente, è chiaro, le azioni non sfuggono al senso e all'intenzionalità indirizzata - al limite, nell'eventualità peggiore, l'agire mirerà all'anarchismo più pernicioso. Di qui il verdetto definitivo che prescrive una completa astensione dall'agire. Solo I' atarassia 9 assoluta resta possibile. 16. Ciononostante, l'atarassia totale ci è per natura impossibile; essa non può coesistere con la vita. Dall'affermazione dell'atarassia si deduce conseguentemente la negazione della vita - dunque la morte: e la via della morte è il suicidio (samoubijstvo). Ma anche il suicidio è un atto rivolto a un fine: in ciò rinnega l'atarassia. Il discorso si annoda nelle aporie. 17. Ci è impossibile ammettere l'eventualità di una società normale e, al contempo, ci è impossibile negarla attraverso la vita o attraverso il congedo dalla vita - il suicidio è infatti anch'esso espressione vitale-; ci è impossibile non additare ad essa per via negativa proprio quando, con le nostre azioni, contestiamo la società normale. Vita e soppressione della vita: entrambe attestano che, nell'un caso come nell'altro, noi ammettiamo l'eventualità di una società normale. Ma, nel riconoscerne la sussistenza, invariabilmente rigettiamo ogni forma pensabile del suo apparire. Essendo con ciò nuovamente indotti a rinnegarla, nuovamente capitoliamo alla logica della realtà e così riconfermiamo la possibilità dell'impossibile. 18. Ci è impossibile, dunque, tanto riconoscere quanto disconoscere quella realtà. Se intendiamo agire - e all'azione nessuno può sottrarsi - allora adombriamo quell'ipotesi, e l'antinomia rinasce. Tuttavia, la vita si sarebbe ormai arrestata se davvero la contraddizione fosse stata insolubile: la vita procede, l'uomo40
agisce: ciò significa che in un luogo del profondo, annidato forse nello spirito, risiede quel sapere risolvibile e risolutivo. Se è così, si potrà richiamare nell'orizzonte della coscienza quella conoscenza - giacché se il nodo è districabile, la contraddizione cessa di essere tale anche agli occhi della ragione. Perciò: 19. Contempliamo la possibilità (vovnozhnost') e la necesliità(neobchodimost') della società normale: questo è un fatto e un postulato, condizione preliminare alla stessa vita. Da dove proviene tale postulato? Se entrambe le asserzioni - possibilità e impossibilità della società normale, necessità e inidoneità - sono, come si è appena appurato, corrette, allora esse saranno contrarie ma non contraddittorie; ciò si dà, tuttavia, solo nel caso in cui esse non siano assolutamente, bensì condizionalmente vere, cioè solo nel caso in cui entrambe possano all'un tempo riconoscersi vere a prezzo di una qualche limitazione. Quindi le argomentazioni precedenti soggiacciono tutte a un'ulteriore condizione, l'omissione licita quale ha comportato una serie di aporie. Per dissotterrare llUestalimitazione preventiva, occorre volgersi indietro. 20. Perché si è ritenuta non auspicabile la società anarchicn? Perché il crollo di tutte le norme prelude al disgregamento licita società; inoltre, l'ostilità alla norma cancella pure, co /pso 10, il desiderio stesso di edificare la società anarchica, in quanto il desiderio è a sua volta debitore verso la norma. Perché la società teocratica è stata dichiarata infattibile? Perché la natura umana si opporrà alla realizzazione di una sifl'nllastruttura sociale. Di conseguenza, i due estremi del dilemma potrebbero, a rigore, egualmente riferirsi alla natura e alla vita dell'uomo. 21. In tal caso, allora, riconosciuta la possibilità (vovnozh11ost')e la desiderabilità (zhe/atel'nost') di una società normale, Hnràopportuno dirigere quest'ultima non sul terreno della ormai consueta natura umana, bensì su quello proprio di un'altra vita e lii un'altra natura; in caso contrario, come visto, le aporie sono nsfissianti. Quindi, la società normale non afferisce né alla vita né alla natura umana da noi conosciute. 22. Resta il fatto che la società normale è da noi desideraIn per il giovamento dell'uomo attuale. Ci è inconcepibile l'idea 41
di disfarci di questa natura, di questa vita; non ci curiamo di una società normale estranea a coloro che la invocano e a coloro che per essa si affaccendano e patiscono. Una volta menzionati questi uomini dovremmo allora scavalcarli per prendere la rotta di una società incurante di essi. Di nuovo sorge una singolare antinomia: questo uomo o altri, sconosciuti; questa natura o un'altra ignota. La società normale si riduce ancora una volta a proposizioni con ogni probabilità contraddittorie. 23. Sulla scorta di quanto già osservato, è opportuno superare tale supposta contraddizione; a ciò si perviene grazie a una limitazione operata sopra le enunciazioni stesse: si tratta, cioè, di compiere una distinzione tra l'essenza e la forma del fenomeno. La società normale pertiene a questa vita, a questa natura, insomma a questa loro essenza, dunque a ciascuna essenza, dal momento che l'essenza coincide sempre con se stessa. Ma al contempo la società normale non inerisce né a questa vita né a questa natura, giacché esse pregiudicano la società stessa; ciò significa che la società non concerne questa forma del loro apparire, non appartiene a questa manifestazione dell'essere di quell'essenza prima menzionata. 24. Perciò, nel nostro protenderci verso la società normale, siamo tenuti a rivolgerci verso l'essenza immutabile della vita cui attraverso la natura umana è possibile accedere - e verso una seconda forma di quell'essenza: forma che, poiché qualitativamente differente, ha scalzato la sua antecedente. 25. La transizione (perechod) di un fenomeno da una forma a un'altra si denomina trasformazione (izmenenie); dunque, la trasformazione qualitativa dello stile di vita è il postulato imprescindibile atto a dirimere la contraddizione circa la società normale. 26. La trasformazione qualitativa della forma apparente di un fenomeno non può mai dirsi grnduale (ne mozhet byt' postepennym): essa è pensabile solo quale trasformazione discontinua, senza fasi intermedie. 27. Tuttavia, questa vita si estende nel tempo e nello spazio; dunque, quale che sia l'altra (inaja) forma di natura e vita umana, la svolta del mutamento sarà sempre interna al tempo,· 42
poiché quella metamorfosi recherà ineluttabilmente con sé pure la conclusione di un'apparenza temporanea, il punto d'arrivo dell'attuale forma di vita. 28. Ne consegue il compito di pensare (neobchodimost' myslit'), entro il tempo, la cessazione (konets) dell'attuale forma di vita e con essa l'epilogo della storia, allorquando, in un modo o nell'altro, si espliciterà la trasformazione qualitativa della natura e della vita dell'uomo (kacestvennoe izmenenie prirody celoveka iformy ego zhizni).
Conclusione 29. Concludendo, la collocazione temporale del termine della storia, l'inscrizione in un segmento temporale di quella modificazione della vita e della natura umana propedeutica ull'avvento di un ordine sociale normale - tutto ciò delinea il Hottintesoche ogni azione postula. Sia essa un'azione a favore o u danno del conseguimento futuro: ad ogni modo, la venuta di un inedito ordine pubblico resta sospesa a quella trasformazione radicale. 30. Si è riconosciuto quindi nella trasformazione della natura umana il criterio dirimente, prerequisito ineludibile di una società normale. Si è dimostrata l'impossibilità di aggirarne In cogenza - giacché di quella cogenza la vita stessa è la riprovu. S'insinua qui, allora, un interrogativo estremo: se la società normale è un fine necessario, che cosa, con esattezza, ne produrrà l'avvento?
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NOTE (eseguite per mano di S.L. Kravets, con un'integrazione di K. Mamayusupova) Nel testo tutte le parole in latino, invece, sono state volte in corsivo dalla traduttrice. I. Nell'archivio del sacerdote Pavel Florenskij non è stato trovato alcun saggio maggiore da lui annunciato. 2. Legge della proporzione (lat.) 3. Il nulla (lat.) 4. Il fondamento dell'essere (lat.) 5. L'impero romano (lat.) 6. Per «unità cristiano-cattolica» Florenskij intende probabilmente l'essenza profonda del cattolicesimo e la struttura dogmatica della Chiesa cattolica apostolica romana (con il Papa al suo vertice). (N.d.T.). 7. Qui Florenskij unisce, come nell'insegnamento religioso, uno dei rami del settarismo russo - "il cristianesimo spirituale", che nel Diciottesimo secolo si è diviso in varie sette, tra cui anche quella anglo-americana dei quaccheri, nata nel Diciassettesimo secolo in Inghilterra. 8. Cfr. Matt, cap. 13: 24-31. 9. L'atarassia - dal greco à.a(!açia, imperturbabilità, l'incondizionata tranquillità dello spirito. IO. Con ciò (lat.)
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PAVEL FLORENSKIJ
UNA PRESUMIBILE STRUTTURA STATALE NEL FUTURO (PREDPOLAGAEMOEGOSUDARSTVENNOE USTROJSTVO V BUDUSCEM)
I.
Disposizioni generali
La struttura di un logico ordinamento statale dipende, Innanzitutto, da una nitida comprensione delle disposizioni fondamentali alle quali la macchina di gestione si deve adeguare. Quest'ultima costituisce una tecnica messa a punto dai rispettivi specialisti [ ... ],funzionale in un preciso momento e [luogo]. Considerata questa sua plasticità, tentare di stabilirla preventivamente [ ... ] appare non solo arduo, ma persino controproducente. Al contrario, la[ ... ] formazione basilare dell'ordinamento statale dev'essere ideata in anticipo. Lo Stato (gosudarstvo) è un tutt'uno che racchiude, entro la NUa organizzazione[ ... ], l'insieme degli uomini che vi appartengono: sarebbe una [ ... ] 1 vuota, se trascurasse le esperienze vissute da uomini reali rimpiazzandole con dati astratti. Ma, d'altra pnrte, questa istituzione non esisterebbe né sarebbe attuabile nel cnso risultasse integralmente e supinamente determinata dalle contingenze fattuali degli uomini e non disponesse di alcuna for1.11in grado di guidare la società. L'assolutismo burocratico e l'annrchismo democratico, sebbene antitetici, in egual misura unnientano lo Stato. Edificare uno Stato efficiente significa conciliare la libertà di espressione di singoli uomini o gruppi con la necessità di indirizzare il tutto organico verso obiettivi irrilevanti per l'interesse individuale, altolocati, capaci di scuotere la storia. Diversi generi di governo rappresentativo (razlicnye vidy pred.~tavitel'nogopravlenija) hanno tentato di realizzare questa prio45
ritaria progettazione di un impianto statale, piegandosi però a compromessi, concessioni e rinunce; di conseguenza, sono sorte forme precarie di ordinamento statale, accompagnate da limitazioni dell'espressione singolare o associativa. Simili patteggiamenti causano sia la corruzione dell'essere umano sia quella dell'intero Stato. Per contro, la risoluzione corretta può essere raggiunta non grazie alla fusione del singolare e del collettivo - elementi peraltro egualmente decisivi - bensì grazie a una realizzazione consecutiva [... ] di ognuno di essi: ciò è possibile [solamente nel caso di] una divisione dei vari settori. Tutto quel che è direttamente correlato allo Stato come unità, come forma [ ... ], deve risultare inviolabile per i singoli uomini o gruppi, e dev'essere accettato [da essi incon]dizionatamente, quale presupposto per l'esistenza soggettiva: così è, in sostanza, la politica. Al contrario, quel che arricchisce di contenuto la vita di ogni uomo. suscitando in ciascuno interesse e volontà [... ], deve essere non solo consentito, bensì anche stimato e salvaguardato dallo Stato. [Nella propria] struttura intrinseca, lo Stato dev'essere tanto coeso quanto variegato, florido di dissimili inclinazioni, di temperamenti plurimi e inconsueti atteggiamenti da parte di gruppi o singoli soggetti. Lo Stato vive solamente in virtù di questa prosperità espressiva. L'avvedutezza della pubblica amministrazione non consiste allora nello smantellamento o nella repressione di quelle o altre realtà particolari, quanto piuttosto nel loro abile orientamento, di modo che peculiarità e contraddizioni producano, nell'insieme, l'effetto [desiderato] nella vita pubblica. Innegabilmente, non è facile aprirsi una via d'uscita razionale tra simili forze contrastanti; tuttavia, i governatori incapaci di scoprire una tale via devono in primo luogo assumersi le proprie responsabilità. In generale, può dirsi ugualmente colpevole qualsiasi amministratore che, nell'impiegare qualità connaturate alla sua organizzazione, non sa ingenerare alcun effetto utile. Il capitalismo è dopotutto un fenomeno nefasto, ma i capitalisti talentuosi costituiscono una naturale risorsa del Paese: risorsa che potrebbe essere convogliata nella giusta direzione; così, l'energia dei capitalisti potrebbe attivare forze singolari, precluse alla maggioranza in ragione delle rare abilità indispensabili per conseguirle. 46
Da una confusione ingiustificata tra la forma e il contenuto delle incombenze statali deriva[ ... ] anche il fenomeno della rappresentanza (predstavitel'stvo). Il compito dello Stato non consiste, infatti, nel proclamare la parità formale di tutti i suoi cittadini, bensì nel fornire a ciascuno di essi le condizioni più propizie alla dimostrazione delle proprie capacità. Dal momento che l'esercizio di un'occupazione in cui si esplichino le più elevate potenzialità dell'uomo rappresenta per ognuno l'unico cammino verso l'appagamento e [l'apprezzamento] della vita, ullora lo Stato, assicurando al singolo l'opportunità di realizzarsi dal punto di vista più vantaggioso anche per lo Stato stesso, provvede affinché questa attività risulti foriera della massima soddisfazione soggettiva possibile in un particolare periodo o circostanza storica. Perciò, non si vede alcun beneficio nell'orientare l'intera società verso un medesimo impegno in tutti i campi professionali - e in particolare nella politica, della quale, in verità, quasi nessuno s'intende propriamente. Negli Stati con governo rappresentativo, la libertà politica di massa è inganno e nutoinganno delle masse stesse; autoinganno tuttavia pericoloso, che le distrae da attività fruttuose per coinvolgerle invece nella politica spicciola. Lo si deve asserire con fermezza: la politica è una professione, inaccessibile alle masse tanto quanto la medicina o la matematica, e perciò deleteria nelle mani degli ignoranti tanto quanto il veleno o una sostanza esplosiva. Di qui discende la conclusione intorno alla rappresentanza: quale principio democratico essa è nociva; non procurando vantaggi a nessuno in particolare, svigorisce al contempo l'unità del tutto. E di fatto, quando si tratta di questioni cruciali, nessun governo, se non desidera il fallimento, tiene in qualche considerazione il parere della maggioranza, ed effettua piuttosto i propri disegni; in sostanza, ciò significa che esso non riconosce la rappresentanza come tale, ma la impiega quale strumento di copertura delle proprie azioni. Rinunciando però alla rappresentanza demo[cratica], il governo de[ve mostrarsi] attento alle voci di quegli uomini o di quei gruppi che possono davvero offrire upporti giovevoli al governo stesso; e tra questi figurano specialisti di vari [settori], afferenti a molteplici discipline scienti47
fiche o connotati da una peculiare indole psicologica. Saper ascoltare coloro che si dimostrano degni di essere [ascoltati], ma agire con responsabilità in accordo alle proprie deliberazioni. recando in sé il monito della potestà statale sopra ciascuna risoluzione - ecco il compito del Capo dello Stato. Egli deve disporre di un'abbondante documentazione fornitagli dai cittadini più competenti, meritevoli di [fiducia], e si consulterà poi con loro solamente qualora risulti necessario giungere a una chiarificazione definitiva intorno all'argomento; potrà certo tener presente quanto già si è fatto, ma sarà lui solo, in ultima istanza, ad addossarsi l'onere della decisione. Suo è il demerito, se il materiale che gli giunge nelle mani si rivela lacunoso o scadente: rientra nelle sue incombenze la cernita dei consiglieri.
2.
Preliminari storici
Affinché non risulti privo di fondamento, il futuro ordinamento statale deve sorreggersi sull'equilibrio di forze storiche preesistenti, regolandosi sia sul sussistente sia sull'ipotetico, sebbene il primo dei due possa rendersi sgradito ad alcuni e il secondo, all'opposto, minacci di svaporare in fantasticherie. Più precisamente, l'uomo di Stato deve valutare come positive le forze reali e come negative quelle che non Io sono più. In caso contrario, non converrà si occupi di attività organizzativa. Al momento, un bilanciamento tra le forze storiche può essere conseguito procedendo come segue: [ ... ] periodo di tempo che è iniziato approssimativamente in [ ... ] (per noi, è il periodo della Russia Moscovita-Pietroburghese2) [ ... ] verso la fine. Le forze a quel tempo capaci di ricondurre l'umanità a un qualunque accordo sono ormai spente, o si oppongono l'una all'altra, discordanti. A partire dalle sottilissime architetture delle scienze fisico-matematiche e sino ai mezzi elementari di sussistenza, si può dire che tutti i campi della vita si ritrovino infestati da prodotti tossici per le facoltà vitali. prossimi solo all'autodistruzione. La scienza insegna all'uomo non la certezza irremovibile del sapere, bensì la fallibilità e la 48
necessità della scepsi; l'automobile gli insegna il traffico, la sovrabbondanza del cibo gli insegna il digiuno, la gestione secondo rappresentanza gli insegna il dominio dei gruppi casuali e l'universale venalità; la stampa lo introduce alla menzogna; le procedure giudiziarie palesano la messinscena della legge ... L'esistenza umana è divenuta una contraddizione immanente nlla società civile, e ciò non in ragione della eccezionale malvagità di qualcuno, quanto perché sono sbiadite e decadute quelle rappresentazioni, quei principi fondamentali intorno a cui la vita stessa si plasmava. Simili evidenze circa lo stato dei fatti non possono comunque indurre a trascurare i numerosi e non di rado brillanti successi della moderna civilizzazione; per contro, un'attenta analisi dimostra sempre che proprio quelle evidenze sono, [in parti]colare, attivamente e rovinosamente ritorte contro i capisaldi su cui storicamente si reggono. Una sorte analoga investe diversi generi di strutture politiche statali. Dalla Repubblica democratica alla monarchia assoluta, attraverso svariate gradazioni intermedie, nessuna struttura giuridica attuale 1... ] esegue adeguatamente le proprie mansioni. Occorre essere onesti: non sono la guerra o la rivoluzione a destabilizzare queHteforme di governo, bensì moti intrinseci; guerra e [rivoluzione] hanno solo comportato l'aggravarsi di piaghe già presenti. Forse sarebbe possibile, grazie a qualche [artificio], galvanizzare temporaneamente il cadavere della monarchia: e tuttavia esso non saprebbe muoversi da sé, cadendo presto smembrato (così è, ad esempio, per l'Italia attuale, che ben poco conserva della monarchia) 3 • Le Repubbliche paiono versare in una condiiione più favorevole; ma ciò si deve solo alla minore rigidità strutturale: carattere, questo, che gli consente di assoggettarsi più prontamente alle forze esteriori, pur senza smarrire la loro Iorganicità]. Numerose riflessioni sono state poi svolte a proposito dell'una o dell'altra Chiesa. È una grossolana ingenuità supporre che la religione, nerbo eterno dell'uomo, possa essere mischiata con ordinamenti istituzionali originati in concomitanza ad una determinata epoca storico-culturale e con essa estinti. Entro i rivolgimenti storici attuali, sono assenti, sopra la massa, uomini dotati di coerenza. Non che l'uomo sia degrada49
to: solo, la sua volontà (volja) risulta essere bloccata dalle aporie intrinseche dell'ambiente culturale. L'uomo, in sé, non sarebbe fiacco, purché esposto a sollecitazioni capaci di scuoterlo. Nessun congresso, nessun parlamento o assemblea costituente - nulla potrà rimediare allo stallo in cui l'umanità si ritrova impigliata: poiché non si tratta qui di agire ciecamente nel presente, quanto di saper preconizzare con destrezza l'avvenire. Serve un profeta: qualcuno abile a figurarsi un futuro per la cultura e che sul filo (pur esile) della sua intuizione edifichi la nuova società. Non si esige l'eccellenza intellettiva né una moralitii svettante tra le altre, bensì [ ... ] imprescindibile il genio di una volontà che spontaneamente si protenda verso un obiettivo non ancora adombrato dalla storia. Come surrogati di una personalità tale, come tappe transitorie nel decorso storico, si presentano uomini quali Mussolini. Hitler e altri. Il loro avvellfo fa obliare la democrazia alle masse, e così le affranca dalle pastoie di partiti, parlamenti o simili. mostrando invece loro la potenza della volontà di un solo uomo. Questi caratteri, tuttavia, non possono dirsi autenticamente creativi, e in essi si deve cogliere null'altro che gli embrionali tentativi dell'umanità di generare un eroe. L'ordinamento futuro del nostro Paese attende colui che, saldo possessore di lungimiranza e volontà, senza esitazione reciderebbe i vincoli della rappresentanza, del partito, dei diritti elettorali, e si consacrerebbe all'obiettivo prescelto. Tutti i meccanismi elettorali per il cui tramite ci si insedia al potere[ ... ] ricorderebbero cenci logori da gettare alle fiamme. Soltanto dalla forza del genio può scaturire una struttura inedita, matrice a sua volta d'una nuova epoca e cultura. Ma tale diritto non pertiene alla natura umana, e merita piuttosto un appellativo divino. Qualsiasi nome si confacesse a una creatura simile - dittatore o governatore o imperatore-, il popolo lo reputerebbe un autentico ed impareggiabile monarca e si rimetterebbe a lui non per timore, quanto in virtù di un prodigioso riconoscimento dinanzi a una così compiuta manifestazione delle facoltà creative dell'umanità.
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3.
Struttura statale
Alla base della struttura statale deve situarsi la decisiva autonomia della politica (quale forma determinata dello Stato) dalle concrete [espressioni] delle sfere di [vita] che recano sostanza alla società intera. Quanto all'àmbito politico, l'accentramento ultimo (prede/'naja tsentralizatsija) prelude alla gestione somma di tutto quel che davvero ha da essere lcoesoj. Per contro, quello che può e deve in ogni caso mantenersi multiforme - poiché con tale eterogeneità giova allo Stato, armonicnmente arricchendolo - sarà sì decentrato, ma non, ad ogni modo, organizzato democraticamente, bensì in analogia alla struttura statale. L'argomento è da riferirsi in primo luogo alla questione dei popoli componenti l'URSS 4 . Nel particolarismo della lingua, dcli' economia, della vita quotidiana, dell'istruzione, dell'arte e della religione di una qualunque minoranza si dovrà intravedere un valore positivo per la vita statale e non una necessità spiacevole o un temporaneo compromesso tattico. Come una pluralità di colture agricole intensifica lo sviluppo economico, così unche la moltitudine delle culture popolari (mnogoobrazie narodnych kultur) dischiude allo Stato lo scrigno dei caratteri, degli interessi più svariati, [ ... ] dei profitti economici: tutto ciò sarebbe inimmaginabile entro una popolazione omogenea. Del resto è discretamente tedioso quando sia a Kerc, tra le rovine greche, sia a Mariupol', luogo avvolto nelle memorie di Puskin, e poi sulle coste del Mar Nero o a Tiflis, o ancora persino sul1'altopiano di Catura, ovunque si nota lo slogan: "Da nessuna parte tranne che al Mossel'prom"5. Ciò è sintomatico ancor prima che indisponente. Ogni regione deve infatti conservare i propri valori, fruttuosi per l'intero Stato: annientare tali differenze 11ignificasottrarre a quest'ultimo il senso stesso del proprio esiKlere,e con il senso l'eccellenza che avrebbe potuto soppiantare la semplice grandezza. In un prossimo futuro, la promettente Idea dell'Unione di singole Repubbliche dovrà perfezionarsi Nccondouna duplice direttiva: - una più spiccata individualizzazione di singole Repub51
bliche che 11011 scalfisca sostanzialmente l'integrità dello Stato (