Lettere di Giacomo, Vescovo di Sarug 451- 521 a.d. 8880493361, 9788880493365

Queste lettere sono un gioiello della letteratura, dell’esegesi e della teologia. Giacomo tratta con il suo genio poetic

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Lettere di Giacomo, Vescovo di Sarug 451- 521 a.d.
 8880493361, 9788880493365

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© 2008 Guaraldi s.r.l via Grassi 13, 47900 - Rimini tel. 0541 790194 [email protected] - www.guaraldi.it ISBN - 978-88-8049-336-5 in copertina: Tela raffigurante Giacomo di Sarug In quarta: Croce marmorea del IX°-X° secolo (Chiesa di San Giovanni Busnoyo a Bagdede - Qaraqosh, Mosul). Citazione in aramaico dal Salmo 44,5. Il Crocefisso schiaccia il leone e il drago: Sal 91,13

D. Behnam Sony

LETTERE DI GIACOMO Vescovo di Sarug 451-521 a.d. @@x늍…@åäĐi…@bÏìԎÏa@lìÔÈí@ðŠß@bäÐÜß…@añˆua  Prima traduzione italiana                       Guaraldi     

Don Behnam Sony ringrazia coloro che hanno contribuito alla pubblicazione di questo libro: Don Ivan Giovanni Luisa e Daniela in ricordo di Teresa Briganti

Prefazione Nel 1995, pubblicammo per la prima volta in arabo le quarantatrè lettere di Giacomo di Sarug che scrisse in lingua aramaica1. Giacomo inviò queste lettere ai vescovi, ai presbiteri, ai monaci, ai laici, agli amici e alle donne penitenti che diventarono recluse. Nel 2008, dopo la pubblicazione dell'opera colossale dell'Esamerone a Rimini in lingua 2 italiana , ci decidemmo di intraprendere la traduzione e lo studio su queste lettere per la prima volta in lingua italiana. Queste lettere sono un gioiello della letteratura, dell ’esegesi e della teologia. La corrispondanza di Giacomo arricchirà lo studioso. Giacomo tratta con il suo genio poetico il metodo della corrispondenza per comporre un “corso” sulla cristologia e sulla vita spirituale della chiesa siriaca. La corrispondenza servirà a insegnare i cristiani per ammirare l’incarnazione del Verbo di Dio che, alla maniera della parola che si scrive nella lettera, si scrisse sé stesso nella Lettera-Maria. Maria, alla differenza della lettera di carta che si apre e si scrive poi si sigilla, rimase sempre sigillata con la verginità. Il testo dell’edizione di Olinder3 è la base della nostra pubblicazione. Noi seguimmo la descrizione dei manoscritti delle lettere, e noi ricordammo le differenze dei manoscritti per renderci conto del loro ampio uso e della molteplicità delle teorie giacobiane! Nel nostro studio, mantenemmo la “traduzione letterale” delle lettere per non tradire il pensiero dell'autore, né trascurare le espressioni colorate scritte in “prosa” aramaica, come lo dimostra il contenuto delle lettere. Aggiungemmo le note bibliche che mancano nei manoscrittti e nell’edizione di Olinder che correggemmo quando sbaglia. Le citazioni bibliche sono generalmente testuali. Le controversie cristologiche esigevano una tale citazione per vietare qualunque confusione. I testi biblici sono citati secondo la versione della Pscitto siriaca4. La citazione giacobiana è conforme quasi novanta per cento al testo dell’ attuale Pscitto. Tentammo di dare una data “approssimativa” alle lettere basandoci sui personnaggi e sugli eventi che ricordano. Questo studio propone di far conoscere il patrimonio teologico di Giacomo. Egli ci tramanda l’insegnamento di sant’Efrem e la tradizione della scuola dei Persiani di Edessa. Speriamo che questo lavoro contribuisca a riscoprire il valore di queste lettere spesso “ignorate e trascurate” a causa della posizione teologica del loro autore. D. Behnam Sony Rimini 2008

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- D. Behnam Sony, Le lettere del dottor Giacomo di Sarug, Beyrouth 1995, I-II Vol. Pubblicate in collana dei Padri Antoniani Libanesi: i grandi del cristianesimo nella storia, traduzione, 3 ‫ ﺑﲑﻭﺕ‬،‫ﻨﺎﻡ ﺳﻮﱐ‬ ‫ ﺗﻌﺮﻳﺐ ﺍﻻﺏ ﺍﻟﺪﻛﺘﻮﺭ‬،‫ ﺟﺰﺀﺍﻥ‬،‫ ﺭﺳﺎﺋﻞ ﻣﺎﺭ ﻳﻌﻘﻮﺏ ﺍﻟﺴﺮﻭﺟﻲ ﺍﳌﻠﻔﺎﻥ‬-

‫ ﺗﺮﲨﺎﺕ‬.‫ﻋﻈﻤﺎﺀ ﺍﳌﺴﻴﺤﻴﺔ ﰲ ﺍﻟﺘﺎﺭﻳﺦ‬ - D. Behnam Sony, L'omelia dell'Esamerone; i sei giorni della creazione studio sull'omelia dell'Esamerone; testo aramaico del V-VI secolo, Rimini 2008 - Jacobi Sarugensis epistulae quotquot supersunt, edit. G. Olinder, Parisiis, édit. in CSCO 110, Universitas Louvaniensis, 1965 4 - Pscitto: Biblia Sacra juxta versionem simplicem quae dicitur PSCITTA, I-III volumes, Beyrouth 1951, (Reimpr. Anast.). (La data della stampa siriaca è 1950). (Il testo fu stampato a Mossoul in caratteri siriaci orientali “caldaici” nella tipografia dei Padri Dominicani nel 1886-1891)

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Giacomo vescovo di Batnan di Sarug

I. Giacomo vescovo di Batnan di Sarug Sa’id Bar Sabuni descrive Giacomo di Sarug Giacomo di Sarug (+521 AD) è il più fecondo autore siriaco, e forse il più conosciuto nella chiesa siriaca antiochena, dopo sant' Efrem il siro che la chiesa chiama: “il flauto dello Spirito Santo”. Una delle biografie di Giacomo lo descrive come sant’Efrem il siro: "Il santo Mor Giacomo il dottore, il flauto dello Spirito Santo, e la cetra della chiesa credente".1 Il monofisita Sa'id Bar Sabuni (+ 1095 AD) compose un’ omelia "dodecasillabica" che imita il metro giacobiano. In quest'omelia panegirica, Sa'id descrive Giacomo così: - "Ascoltate o discernenti con gli orecchi dell'anima la storia del casto e del pieno di vittorie e di sublimi lodi. Venite a dilettarvi con la grande storia della "cetra degli inni". Venite a tessere una splendida corona alla fontana della vita, a Mor Giacomo il pastore vigilante di Batnan di Sarug: "l'adornamento della chiesa e il prestigio dell'insegnamento". Il nostro vecchio Padre, il casto e il pieno di vittorie esigette che io descrivessi la sua sublime storia con le deboli parole; colui che lo Spirito riempì di tutte le saggezze fin dall'infanzia, e che adornò la chiesa con il suo insegnamento, "colui che superò e vinse tutti i padri ed i dottori che erano prima di lui", colui che svelò e commentò tutte le profondità ed i segreti nei divini Libri... Egli è un alto cedro, e la chiesa, la mite colomba, fece il nido sopra di lui. Egli è il Vergine in cui si riposò lo Spirito Santo, e la vite che crebbe sul Golgota e portò i grappoli più dolci del miele, e il celebre architetto che costruì le sue fondamenta sui dodici apostoli, e il dolce fiore che il Padre piantò nella santa chiesa. Il Figlio (lo) fece crescere, e lo Spirito irrigò con le vive acque, e il glorioso ulivo che crebbe sulla fontana del battesimo, e con il suo olio si ingrassò il magro gregge, il padrino della chiesa e il ceteratore spirituale. Con il gioco delle sue parole si radunarono i lontani. Egli è l'impronta e il sigillo dell'insegnamento degli apostoli. Il metro delle sue omelie si basa sulle dodici sillabe, (egli è) il secondo aprile che irrigò l'arida terra... Egli è il dottore che fu il tempio dello Spirito; egli inondò e riempì la santa chiesa di tutte le saggezze,.... Dalla sua epoca fino ad oggi passarono cinquecentosettant’ anni2. Quanti saggi e quanti maestri fiorirono, poi si disseccarono e si resero conto che egli superò le loro lodi?... All'età di dodici anni solamente, egli aveva incominciato a scrivere le omelie meravigliose dell'insegnamento. Egli incominciò a far scorrere le omelie metriche come se fosse dalla fontana. Un nuovo metro che non fu usato prima di lui. "Egli misurò la poesia secondo le dodici sillabe che superò i metri greci e siriaci". Egli vide che la base della fede retta è costruita dai discepoli con le dodici pietre, allora misurò il metro scolpito e fabbricato dallo Spirito Santo, e costruì la sua base secondo il loro numero.... Perciò egli tessette tutto il suo insegnamento pieno di vita secondo (il metro di) dodici sillabe per non allontanarsi dal numero dei (dodici) apostoli,.. Se qualcuno dice: “come lo sappiamo: questo (fatto) non accadde né tra i primi né tra gli ultimi”?. Ascoltalo parlare, e credi alla sua testimonianza che è veritiera come testimoniarono Giovanni il figlio del tuono e l'eletto Paolo3. Ascolta Giacomo quando dice nella prima omelia sulla nascita di Mosé: "E se la tua Grazia non fu richiesta dall'infanzia, però Tu Ti inchini alla preghiera che chiede con le lacrime; quando me la diede non sapevo cosa avevo preso; adesso dopo aver imparato, aumentamela senza restituire (il debito)4...Essi (eretici) caddero dalla fede dei padri che insegnarono e confermarono per mezzo dei santi sinodi. Lo Spirito Santo e la Grazia dell'insegnamento con la quale erano molto adornati si trasferì da loro, e (lo Spirito) 1

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- Ms. Vat. Syr. 155 (1515 AD). Assemani J. S., Manuscriptorum codicum bibliothecae apostolicae vaticanae catalogus, vol. II-III, Romae 1758-1759 - La data che Sa'id Bar Sabuni ricorda indica l’epoca di Giacomo cioé il quinto secolo (451-521 AD) - Gv 19, 35. I Cor 1, 12, Rm 10, 2 - Non sappiamo se questa pericope esiste o no nella prima omelia su Mosè che Bedjan non pubblicò!

Giacomo vescovo di Batnan di Sarug

vide che l'eletto Giacomo, il puro e il candido ed i suoi partigiani non si mossero dalla dottrina, il corno dell'olio5 bollì sopra di lui senza misura, giacché esso fu sparso anche sopra i suoi partigiani, affinché tutti credessero chiaramente che egli fece sgorgare le omelie dell'insegnamento senza aver studiato. Il suo insegamento si propagò come il Ghicon e riempì la chiesa di un insegnamento che superò tutte quelle (scienze) antiche. "Come ogni dono si spostò da quel popolo che crocifisse il Figlio, e si riposò sopra i popoli per mezzo delle acque, così (lo Spirito) si trasferì dai Greci che divisero il Figlio in due nature e si riposò su Mor Giacomo”. E se qualcuno dubita di questo, (mostratemi): dove apparve un professore o un saggio tra loro?"6.

Le lettere e le omelie di Giacomo Le lettere aòhua giacobiane, insieme alle sue omelie ahàbà7, costituiscono un importantissimo e ricchissimo patrimonio di cultura patristica aramaica che la chiesa orientale in generale, e la chiesa siriaca antiochena in particolare conservano con fiertà: 5 - I Sam 16, 1, I Sam 16, 3 6 - Ms. Paris syr. 177, (1520/1 AD) fol. 146a-162a. Zotenberg H., Catalogue des manuscrits syriaques et sabéens de la bibliothèque nationale de Paris, Paris 1874 Ms. del monastero di San Marco a Gerusalemme numero 156 XII secolo fol. 69 73. Baumstark. A., Die literarischen Handschriften des jakobiten Markusklosters in Jerusalem, in OCHR 1 (1911) , p. 311 , n. 79 Giorgio di Hesna copiò questo manoscritto a Gerusalemme nell'anno 1832 dei Greci (1520/1 AD). L'omelia è composta di 1106 versetti 7 - Giacomo di Edessa (+ 708 AD) dice che le omelie di Giacomo di Sarug raggiunsero il numero di 763 omelie cioé cinquanta "profeti" bïjä. La parola "profeta" significa quì una raccolta di 15-20 omelie metriche. La prima omelia composta sul carro di Ezechiele. Sony, omelie arabe, 125, e l'ultima omelia "su Maria e Golgota" rimase incompleta dopo la morte di Giacomo nel 521 AD. Ms. Vat. Syr. 155 (1515 AD). Assemani J. S., Manuscriptorum codicum bibliothecae apostolicae vaticanae catalogus, vol. II-III, Romae 1758-1759 Nel (1520 AD) il manoscritto Paris syr 177 enumera 259 omelie citando i loro titoli e ordinandoli secondo l'Economia Divina: le prime omelie su Adamo (Vecchio Testamento), e sul Nuovo Testamento, e finalmente sui temi morali. Ms. Paris syr. 177, (1520/1 AD) fol. 146a-162a. Zotenberg H., Catalogue des manuscrits syriaques et sabéens de la bibliothèque nationale de Paris, Paris 1874 Forse oggi le omelie giacobiane non superano il numero di 259 omelie citate già dal manoscritto "Paris syr. 177" del XVI secolo. Il resto delle omelie è perduto o non pubblicato fin ora ! Bedjan pubblicò un grande numero di queste omelie@x싎†@båÑÝà@líÕÉî@ñ‹à†@bčïjª@ahàbà@ Homiliae selectae Mar Jacobi Sarugensis, edit. Paulus Bedjan, cong. Miss. Lazarista, Parisiis-Lipsiae Tom. I, 1905, pp 1- 720, (Avant-propos I-XVII), Mimro 1-33 Tom. II, 1906, pp. 1-892, (Avant-propos I-XVIII), Mimro 33-70 Tom. III, 1907, pp. 1-914, (Avant-propos I-XIV), Mimro 71-107 Tom. IV, 1908, pp. 1-916, (Avant-propos I-XIV), Mimro 108-146 Tom. V, 1910, pp. 1-905, (Avant-propos I-XIX), Mimro 147-195 S. Martyrii qui et Sahdona quae supersunt omnia, Parisiis-Lipsiae, 1897, pp. 614-865, edit. Paulus Bedjan, Mimro 196-206 bč“î‡Ô†ì@a†čüŽ†@bi‹’@@ AMS, Tom. I, 1890, pp. 131-143 AMS, Tom. III, 1892, pp. 665-679 AMS, Tom. IV, 1893, pp. 160-172, 471-499, 650-655 AMS, Tom. VI, 1896, pp. 650-689 Jacques de Saroug, Homélies contre les juifs, édit. critique du texte syriaque inédit, traduction française, introduction et notes, in PO, tom. 38, fasc. I, n. 174, Brepols, 1976-1977, édit. M. Albert

Giacomo vescovo di Batnan di Sarug

- "La forza della preghiera di questo santo, e il suo insegnamento si propagò in tutta la chiesa di Dio"8. Infatti le omelie di Giacomo: "il flauto dello Spirito Santo, e la cetra della chiesa credente", si cantano giorno e notte nella liturgia della chiesa antiochena siriaca. - " O Figlio di Dio che rassomiglia al suo Padre guardami con misericordie, e senza discutere, muovi i miei canti per la tua lode. Io sono la cetra a dieci corde che Tu costruisti, canta in me per cantare per Te come se fosse per la tua lode. Stendi il tuo dito e muovi le mie silenziose corde, affinché io canti una dolce melodia con alta voce. La corda non dà la nota senza il musicista, e la bocca non possiede la parola senza il tuo dono. La cetra non può inneggiare sola, se colui che la porta non la suona, essa rimarrà muta e silenziosa. Il musicista della cetra muove il suo dito con la sua abilità e sveglia il canto nella silenziosa corda. O Rabbuli9 canta in me perché Tu mi tieni, io Ti aspetto dunque per muovere in me la lode per la tua Manifestazione. La corda è silenziosa, il canto che la provoca non gli appartiene, ed essa attende il musicista abile per svegliare un canto in essa. L'anima è la corda, ed eccola silenziosa di lode, suona in essa per cantare gli inni di lode con grande meraviglia"10. - " Io Ti consegno la cetra delle mie parole e chiedo il tuo dito, e con i tuoi inni essa canterà una melodia per la tua lode con il movimento dello Spirito, il mio pensiero partorisce l'omelia della tua lode, io non capisco la tua omelia, parla in me Te setesso Io sono il tuo flauto, e la tua Parola è il soffio, e il tuo Evento è la melodia suonala dunque, e grazie a Te essa Ti canterà"11 - D. P. Behnam Sony, Traduzione dal siriaco in arabo e studio sulle omelie del dottor Mor Giacomo di Sarug, I-V volumi. Roma, 2000, Prima edizione 206 omelie. I-V volumi Baghdad, 2003, Seconda edizione, 219 omelie. I-V volumi Baghdad, 2005, Terza edizione, 219 omelie. I-V volumi ‫ ﺗﺮﲨﺔ ﻣﻦ ﺍﻟﺴﺮﻳﺎﻧﻴﺔ ﺍﱃ ﺍﻟﻌﺮﺑﻴﺔ ﻭﺩﺭﺍﺳﺔ ﻋﻠﻰ ﻣﻴﺎﻣﺮ ﺍﳌﻠﻔﺎﻥ ﻣﺎﺭ ﻳﻌﻘﻮﺏ ﺍﻟﺴﺮﻭﺟﻲ‬,‫ﻨﺎﻡ ﺳﻮﱐ‬ ‫ﺍﻻﺏ ﺍﻟﺪﻛﺘﻮﺭ‬ ‫ﻣﻴﻤﺮﺍ‬

‫ﻡ ﲬﺴﺔ ﺍﺟﺰﺍﺀ‬

‫ ﺭﻭﻣﺎ‬,‫ﺍﻟﻄﺒﻌﺔ ﺍﻻﻭﱃ‬

‫ﻣﻴﻤﺮﺍ‬

‫ﻡ ﲬﺴﺔ ﺍﺟﺰﺍﺀ‬

‫ ﺑﻐﺪﺍﺩ‬,‫ﺍﻟﻄﺒﻌﺔ ﺍﻟﺜﺎﻧﻴﺔ‬

‫ﻣﻴﻤﺮﺍ‬

‫ﻡ ﲬﺴﺔ ﺍﺟﺰﺍﺀ‬

‫ ﺑﻐﺪﺍﺩ‬,‫ﺍﻟﻄﺒﻌﺔ ﺍﻟﺜﺎﻟﺜﺔ‬

@@bïu싎@líÕÉî@ñ‹à@b“î‡ÕÜ@"á@bčïjª@ahàbà†@aŠûíä@âÈ@bïÔ‹Ž@bïï€@bå“ÝÜ@bïàŠa@bå“Ü@æà@b»Šìò@@ðäíŽ@&üi@båÑÝà@b“ï“Ô ahàbà@@ìŠ@@"Õčiì†@b“¼@@aóïzï“à@l@óå’@ðàìûŠ@bïà‡Ô@bàóy @@ahàbà@ÂîŠ@æčïÕiì†@b“¼@@aóïzï“à@wi@óå’@†‡¡@båîŠò@bàóy @@ahàbà@ÂîŠ@æčïÕiì†@b“¼@@aóïzï“à@ü˙i@óå’@†‡¡@bîóïÜò@bàóy 206 omelie sono pubblicate in arabo "opera omnia" per la prima volta a Roma. La seconda e la terza edizione 219 omelie in arabo a Baghdad "opera omnia". Spero nel futuro vicino tradurre in arabo e in italiano alcune omelie già pubblicate in aramaico e non apparse nella mia traduzione araba sopranominata. 8 - Chronicon anonymum pseudo-Dionysianum vulgo dictum, in CSCO, série 3, tom. 1, Paris (1927), edit. I. B. Chabot, pp. 280-281 (Trad. pp. 206-207). 9 - Gv 20, 16 10 - Sony, omelie arabe, 40 11 - Sony, omelie arabe, 201

Giacomo vescovo di Batnan di Sarug

Giacomo è il dottore della chiesa siriaca L'epitafe della tomba di Giacomo ricorda la sua missione dopo la chiusura della scuola dei Persiani nella città di Edessa nel 489 AD: "Il siriaco Mor Giacomo, conosciuto di Sarug, il “dottore” delle verità e il costruttore della fede ortodossa e non erronea. Anno 2004 dei Greci":12 aóïäíî@@‡i@óå’NaóïåÐaŒ@ýì@aòdîŠò@aòíåºû†@båáïÕà@aò‹îh’†@båÑÝà@bïu싎@ˇîóà†@ìˆ@bïîŠíŽ@ìˆ@líÕÉî@ñ‹à Nelle lettere, Giacomo è qualificato del “dottore”13. Egli però rifiuta questo titolo per umiltà14. Egli sarà l'erede di sant'Efrem il siro per insegnare nella regione di Edessa: il "terreno benedetto". Nelle omelie anche Giacomo si descrive e si riconosce come il dottore della chiesa: - " con la luce della tua parola io verrò a Te o Figlio di Dio e racconterò il tuo Evento essendo meravigliato: quanto Tu sei luminoso. mio Signore sorgi in me ed io mi illuminerò da Te come se fosse con il giorno, e che la mia parola cammini nella luce verso il tuo insegnamento La parola dell'insegnamento è disprezzata e non ascoltata perché ciascuno si ubriacò dalle vane compagnie del mondo i servi del re amarono i possedimenti e disprezzarono gli interessi e perciò l'insegnamento è trascurato. O mio Signore, che la corsa della parola non sia senza interessi, sveglia gli uomini per ascoltarla. O nostro Signore fai scendere la tua luce sopra l'oscurità del mondo per tornare a Te, e illuminarsi da Te, e diventare il tuo possedimento. Che la tua parola sia la lucerna che illumina gli uomini, e grazie ad essa cammineranno senza danno tra gli inciampi15 Nessuno vuol sentire la parola dell'insegnamento per bruciarsi e raccogliere gli interessi E la parola della vita è disprezzata e disonorata quando essa è detta, e nessuno porge il suo orecchio all'insegnamento con amore. E la pigrizia, e il dolce sonno pieno di danni caddero e si posero sopra i pensieri di tutti gli ascoltatori. Quello che parla si stanca, e combatte l'aria16 e si affatica perché il mondo dormì, e non l'ascolta più. Quello che parla, perché parlerà senza interesse? E’ meglio che taccia se non approfitta. E se egli tace, la giustizia che ogni giorno esige di porre il suo argento sulla mensa, lo flagellerà17 12

- Ms. De Charfet 6/9 (1746 AD) fol.39) ‫ﻟﺒﻨﺎﻥ‬-‫ ﺟﻮﻧﻴﺔ‬،‫ ﻓﻬﺮﺱ ﳐﻄﻮﻃﺎﺕ ﺩﻳﺮ ﺍﻟﺸﺮﻓﺔ‬،‫ﺍﻟﻘﺲ ﺍﺳﺤﻖ ﺍﺭﻣﻠﺔ‬

(‫ﻡ‬ ‫ﻨﺎﻡ ﺳﻮﱐ ﺍﺿﺎﻑ ﺍﱃ ﻓﻬﺮﺱ ﺍﺭﻣﻠﺔ ﻛﺸﺎﻓﺎ ﻋﺎﻣﺎ ﰲ ﺳﻨﺔ‬ ‫)ﺍﻻﺏ ﺍﻟﺪﻛﺘﻮﺭ‬ D. Behnam Sony aggiunse e pubblicò: Indice dettagliato del catalogo dei manoscritti di Charfet (pubblicato da Aramlet 1936), Beyrout, 1993 käce@æà@NbåÑÝà@líÕÉî@ñ‹à@b“î‡Ô†@ûòíåÑÝàì@ñûćíïy@ÞÈ@båvïÑà@a†íŽ@LíØì†ìòŠe@bïîg펆@@č‹EàLðäbjÜì†@æåyíî@‘íåïØíÝÝïÐ 13 - Sony, lettere arabe, 11, 19, 22, 23, 26, 27, 28, 43 14 - Sony, lettere arabe, 11, 27. Il titolo del dottore è riservato allo Spirito Santo: Sony, lettere arabe, 19. Al Cristo Maestro a‹ÑŽ: Sony, lettere arabe, 1. Alla Croce: Sony, lettere arabe, 39 15 - Sal 119, 105 16 - I Cor 14, 9 17 - Lc 19, 23

Giacomo vescovo di Batnan di Sarug

Quello che parla, gli chiedono di parlare con forza, se il mondo ascolta la parola o no. O servo malvagio, metti il tuo argento sulla mensa, e non ti è lecito di giudicare il tuo fratello se non ascolta. Il suo Signore è longanime con lui, e lo sopporta quando Lo rinnega, ed ecco tu ti arrabbi se ti inganna, mentre egli è il tuo compagno. Parla, parla o colui che pronuncia la parola di vita, e tu non devi tacere se ti ascolteranno o no"18. Giacomo insegna il gregge cristiano della zona di Edessa, e irriga la chiesa con le sue omelie che pronunciava: nei mercati, e nei monasteri, e nelle chiese e tra le folle. L'insegnamento è come la parola "comune" che deve essere pronunciata ad ogni momento. - " O mio Signore che soffi sopra di me lo Spirito della vita dalla tua Rivelazione affinché l'omelia della tua meravigliosa Venuta sia descritta da parte mia. Il giorno del giudizio sveglia in me i suoi inni con grande tristezza per annunziare alla terra la risurrezione dicendo: eccola è raggiunta19. O Figlio di Dio muova la mia parola per la tua gloria per dire ciò che dico per l'interesse comune. Quando io parlo, dammi la sofferenza e la paura e la meraviglia affinché la mia parola non cessi di dare i vantaggi. Se il discernimento non mi sveglia per parlare, l'abitudine danneggia la parola per diventare senza profitto. Quanti oratori parlarono senza profitti e malgrado la bellezza delle loro parole, esse furono senza vantaggio! Quanti retori e filosofi possiedono la scienza, e quando l'uomo la impara non se ne approfitta nulla! Quanti saggi ordinarono le parole contradditorie, e i loro ascoltatori non approfittarono dalle loro voci! Quanti dottori possiedono gli studi e la saggezza e nessuno approfittò dalla loro meravigliosa saggezza! O Figlio di Dio la tua parola è piena di vita, ed essa è la luce anche se la predicano gli ignoranti. O nostro Signore con la tua semplicità e la tua ignoranza e la tua debolezza dammi la parola piena di tutti gli interessi20. E come la mia parola non è bella, né retorica, né saggia, rendila utile ogni giorno per colui che l'ascolta. Se non se ne approfitta quando l'ascolta, perché egli se ne interessa? E perché anche l'omelista se ne stanca? O Figlio di Dio Tu sei interamente vantaggio, aiutami per approfittare grazie a Te colui che mi ascolta. Chi vede il grande sole e non se ne illumina? O chi trova un tesoro pieno e non se ne arricchisce? O chi mangia il tuo pane vivo e non se ne sazia? o chi beve dal tuo vivo calice e non se ne dissetta? O chi si inginocchia e beve da Te o Figlio di Dio e avrà la forza di allontanarsi dalla tua fontana? Le tue parole sono più dolci del favo del miele, e quale evento renderà il palato dolce se non il tuo Evento?

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- Sony, omelie arabe, 133 - Is 13, 6 - I Cor 1, 18-25

Giacomo vescovo di Batnan di Sarug

Il mondo è amaro e tutte le sue parole sono piene di morte, il serpente vomitò in esso e non si addolcisce se non grazie a Te21. Il tuo Evento cancella tutti i cattivi eventi perché la tua parola è la luce che scacciò le ombre del mondo. Che ciascuno abbandoni le notizie mondani e ascolti solamente la tua parola perché essa è utile"22

Giacomo descrive il Libro Giacomo passò la sua vita tra i libri. Egli ebbe la scienza come il compagno di vita. Il nostro poeta descrive il Libro della Bibbia. Questa descrizione vale anche per qualsiasi libro che illumina le anime. - " Il libro illumina gli occhi dell'anima per mezzo delle Letture, o discernente leggi e riempiti di luce da Esso con amore. Il sole sorge dalle Letture della Divinità sulle menti che Le incontrano con discernimento. Dio pose nel mondo i Libri come le lampade della luce nell'oscurità affinché esso ne fosse illuminato. Quello che ama, la sua anima si illumina dalle Letture, e cammina nei loro territori come se fosse nel grande giorno. Avvicinati dal Libro, amaLo e vedi la sua bellezza, perché Esso non ti permette di vedere il suo volto se non con amore. Se tu leggi senza amore, tu non approfitti, perché l'amore è la porta in cui entra l'uomo per (raggiungere) la comprensione. Quando tu tieni il Libro, Esso ti chiede ciò che segue: non leggere in Esso se tu non lo ami più di te stesso. Esso ti dice: se tu leggi in Me con pigrizia, anché Io mi annoio da te per rivelarti i miei sensi čðÝØíŽ O tu Mi ami, poi apri e leggi e vedi le mie bellezze, o non leggere, perché se tu non Mi ami, non approfitterai. Lo stesso pensiero che tu hai di Me quando Mi tieni, ce l'ho anché Io da te, quando Io ti incontro. Se si muove in te l'amore e il desiderio verso i miei sensi, Io muoverò verso di te tutte le mie ricchezze per acquistarle. Se io troverò la tua anima aperta verso di Me con amore, Io ti aprirò tutte le mie porte per entrarvi. Io possiedo: le misure, e le bilance, ed i pesi, e Io ricompenso ciascuno con equità. Colui che Mi ama quando Mi legge, Io lo amo, e se mi chiede, Io gli darò tutti i miei tesori ñóáčïŽ. Quando egli legge in Me senza amore, Io lo incontrerò con la stessa maniera, e Io lo manderò con le voci esterne. Colui che mi tiene con amore della sua anima, può impadronirsi di Me, e se Mi ama Io gli offrirò tutti i miei tesori čñu@ Se egli non ama, che non perda il suo tempo, perché non approfitterà, infatti Io gli offrirò solamente le parole senza sensi.

21 22

- Sony, lettere arabe, 4, 6, 11, 14, 19, 21, 31 - Sony, omelie arabe, 31

Giacomo vescovo di Batnan di Sarug

Il Libro dice queste parole a colui che Lo legge, e l'incoraggia per possedere l'amore; poi dopo incontrarLo. Colui che si avvicina dalle Letture deve dunque essere mosso dall'amore, ed ecco la sua intelligenza che si arricchirà dalla comprensione"23

Giacomo insegna anche dopo la sua morte - " Svegliati o mia cetra per lodare l'Unigenito prima che la morte sciolga le tue razionali corde aóÝčïÝà@bčåà. Dai la lode al Figlio di Dio con alta voce, Egli ti pose ⎠per la sua lode, perché tu sei fannullone? Canta a Dio tanto che tu esisti perché tu poi cantare e tacere, adesso però è meglio per te di cantare. Svegliati e parla della grandezza del Signore tuo Signore prima che il sonno della morte e il silenzio dello sceol ti faccia tacere. Nella silenziosa tomba non esistono i lodatori né gli omelisti24, tanto che tu sei quì muova molto la lode. O mio Signore io non tacerò di lodarTi anche se io muoio: non muore colui che è vivo in Te e per Te. La tua Parola è vigilante e il silenzio dello sceol non la fa tacere, che Essa parli in me affinché le generazioni future la ripetano. La tua Parola supera la morte dovunque sia, perché Essa è viva con Te e le profondità dello sceol non l' incarcereranno. Mio Signore la tua Parola non si seppellisce nella perdizione, essa Ti rassomiglia Tu che i luoghi non Ti incarcerano".25 - " Mio Signore apri le mie labbra con la tua bontà e fa sgorgare sulla mia lingua l'omelia della gloria della tua Divinità. Aiutami ad essere l'operaio coraggioso per la tua Parola e grazie ad Essa io terminerò la corsa della mia vita. Quando io morirò, mi addormenterò sul tuo insegnamento e non mi separerò da Te o buona Compagnia anche nella morte Che la tua Parola mi seppellisca come la madre seppellisce il suo unigenito, ed io mi addormenterò sopra di Essa per non essere perduto nel silenzio dello sceol. Che la tua Parola sia svegliata nei libri dopo di me per non essere estraneo a Te anche se io muoio ecco la mia bocca Ti è data per diventare una cetra di inni per il tuo Evento e che la parola entri per essere pronunciata in essa senza esserne degna con quale cosa sarà degna la bocca macchiata per raggiungerTi se non con le tue misericordie stese anche sopra i malvagi26? il tuo amore è abituato a cercare le occasioni e i motivi per versare le misericordie per ravvivere i malvagi e i cattivi"27. - " Mio Signore fai sgorgare in me la fontana dei canti per cantarTi, non è perché Tu hai bisogno ma per arricchirmi da Te. 23 24 25 26 27

- Sony, omelie arabe, 117 - Sal 6, 6 - Sony, omelie arabe, 204 - Mt 5, 45 - Sony, omelie arabe, 154

Giacomo vescovo di Batnan di Sarug

Che la mia cetra pronunci con il dito del tuo Spirito per parlare affinché io non mi affoghi nel sonno che causa i danni con la tua clemenza muovi la parola della mia bocca con discernimento e che il flusso che io ricevetti dal tuo insegmaneto non sia inutile io entrai al campo della tua Passione per mietere il raccolto della tua morte, chiama i miei pensieri per abbracciarTi con le sue mani La mia mente è l'operaio che lavora con Te perché la tua merce è doppia, ed essa odia il mondo perché il suo lavoro è vano. Sala la mia parola per essere gustata da colui che l'ascolta e quando essa si ripeterà non si imputridirà perché essa è senza ornamento. Getta sulle mie omelie il sale del tuo amore e bruciale per non imputridirsi se saranno abbandonate durante le lunghe generazioni. Che la mia parola sia gustata quando sarà ripetuta dopo di me, e quando sarà studiata dai maestri non sia biasimata. Che siano sconfitti per essa anche i saggi e che non la biasimino e che i discutenti l'accettino perché essa non è furba che la Forza del tuo amore raggiunga la semplicità per trionfare e sconfiggere coloro che l'accusano e la biasimano Quando la parola è salata, il suo gusto è sano, e se essa si ripeterà miriadi di volte non sarà biasimata che il sale di Gesù sali i miei temi con il suo gusto, e che la passione della sua morte sia lo scopo di tutte le mie parole io purifico la mia lingua con l'intercessione della semplicità e stendeo i miei canti per lodare con semplicità La Croce del Figlio fu resa l'Albero del frutto della mia parola, e da Essa io colgo la frutta affinché la sua chiesa se ne diletti"28 - "O Signore di tutto, la mia cetra si muove per tuo mezzo per la tua lode, perché colui che tenta di descriverTi si rafforza per Te. Mio Signore genera in me i canti e le parole e gli inni affinché la mia bocca parli di Te a lungo. Che la mia lingua sia la tua penna bïåÔ o Maestro pieno di saggezze e dipingi sopra di essa la tua omelia con amore"29

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- Sony, omelie arabe, 176 - Sony, omelie arabe, 198

Giacomo guida spirituale

II. Giacomo guida spirituale Giacomo visse come un monaco Giacomo sarebbe un monaco1 che "crebbe" ad Haura2. Il verbo siriaco @ð˙iŠòa "crescere"3 significa frequentare la scuola4. Esso potrebbe anche significare entrare nel monastero5 per esercitare la vita monastica6.

Giacomo conosce i dettagli della vita monastica Gli studiosi che sostengono il monachesimo di Giacomo basano la loro teoria sulla regola ecclesiastica antica che voleva che il vescovo fosse eletto tra i monaci. Così l'episcopato di Giacomo permise loro di sostenere una tale teoria7. Giacomo conosce i dettagli della vita monastica. Egli compose un'omelia intera in onore di san Simeone lo stilita8. Egli scrisse tante lettere ai monaci9. Nelle sue opere, Giacomo parla dei "figli del patto @b˙áïÔ@č?˙i, delle figlie del patto @b˙áïÔ@ó˙čåi dei solitari @bčî‡˙ï±@ degli inclusi @b“˙čïjy degli abitanti dei conventi @aòh˙î†@ñh˙áÈ degli abitanti del deserto @b˙iŠíy @a‹i‡˙à@ñh˙áÈ@ degli abitanti delle grotte @ah˙Éà@ñh˙áÈ@ degli abitanti delle spaccature della terra@ bØčí“y@ač¢ì@þčïÝy@bčÉÕåi degli altri monaci che vivevano sopra le colonne bäčí&Ža@ÞÈ:ač†íáÈ@çìüÜ@íÑÔŒ@ 10

La vita monastica è la scuola del discepolato e della perfezione - "Vendere il proprio possesso e darlo ai poveri è l'inizio del discepolato @a‡˙¾ìò. Quando (qualcuno) diventa discepolo @a‡˙ï¾ò non si gli chiede solamente questa cosa, ma altre (cose) che sono più grandi e che la superano: cioé quando si percuote la guancia, prepari l'altra a colui che la percuote11. Egli benedice colui che lo maledice12. Giacomo descrive la vita monastica come se fosse una scuola13. La vita monastica è importantissima nella missione della chiesa. Il nostro autore si lamenta quando la vita monastica si raffredda.

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- Londra 177 - Questo villaggio si chiamava nel dodicesimo secolo la cittadella di Bar Nuna bäíä@‹i†@båy@ - Seert, Turris - Sony, lettere arabe, 9 - Sony, lettere arabe, 22 6 - Dialogo. Dono. Sony, lettere arabe, 6, 7, 9, 11, 13, 14, 16, 17, 19, 21, 22, 26, 37, 38, 39, 40. Soy, omelie arabe, 137, 138, 191 7 - Londra 174. Dialogo. Dono 8 - AMS, VI 650-665. Omelia su Simeone lo stilita. Questa omelia non è tradotta nella nostra edizione in cinque volumi. Giacomo ricorda la vita degli stiliti. Sony, lettere arabe, 39 Sony, omelie arabe, 137. 138. 191. 9 - Sony, lettere arabe, 5, 6, 7, 11, 16, 17, 21, 22, 27, 38, 39, 40 10 - Sony, omelie arabe, 137, 191. Sony, lettere arabe, 39 11 - Mt 5, 39 12 - Mt 5, 39, Rm 12, 14. Sony, lettere arabe, 11 13 - Sony, lettere arabe, 11, 22, 42

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Giacomo guida spirituale

"Come abbiamo visto, la condotta del discepolato è caduta e diventata laica, ed essa ha già raggiunto la terra.."14. La vita monastica è "la vita della perfezione" @aòì7˙»@, o la via dei perfetti15 ahﻆ@byŠìa

L’unione a Dio La vita spirituale di Giacomo si riassume in questa breve e significativa frase che applica a qualsiasi uomo figurato dalla chiesa che si unisce al Cristo. La chiesa rinata dal battesimo diventa una sola cosa con lo Sposo Cristo16. - "E’ un grande mistero molto lontano dalla spiegazione: Il Cristo e la chiesa sono uno in uno Spirito come fu annunziato17 - "Dopo che egli (Elia) fu uno con Dio in uno Spirito, egli fu sovrano per intimidire le creature"18: - "Che la vedova di cui il marito è morto ami il digiuno, perché esso l'avvicina a Dio che diventerà il suo marito"19. - "Che nessuno rubi ingiustamente (il possedimento) della vedova, perché il Signore è il suo marito, e se essa accusa, Egli la esaudisce"20.

Il celibato Il candidato al clericalismo che aveva studiato nella scuola di Edessa viveva nel celibato come i monaci21. La verginità rende i monaci come gli angeli22. La vita di Giacomo era una vita monastica sull'esempio di sant' Efrem, il siro che visse nel celibato "Voi siete i discepoli di Mosè, ed i servitori dell'Antico (Testamento). Mosè si inorgoglisce a causa di voi, perché tramite voi, i suoi misteri furono rivelati apertamente, perché tramite voi si vede la bellezza della sua profezia. Voi avete bevuto l'acqua e il sangue dalla montagna del Golgota, e vi siete ubriacati dall'amore della Croce...Ma l'Unigenito del Padre al Quale appartengono le due montagne scacciò i crocifissori dalle due (montagne) e vi stabilì gli eredi del Golgota e del Sinai. Ecco che il Sinai si arricchì da voi come Eden con gli alberi del paradiso. E Oreb si rallegrò da voi come il giardino dell’Eden con l'albero della Vita23. Dai vostri monasteri @a‹àí˙È si sentono gli inni del vostro servizio @aó“˙9ò come la gloria dei santi angeli dai loro cori. E ogni giorno voi mangiate i dolci frutti dell'albero della Vita. E non si trova (tra voi) né cherubino, né lancia del fuoco che folgora24, né il serpente25 che pronuncia la menzogna, né Eva che coglie i frutti, mangia, e ve ne offre affinché mangiate e veniate ad 14

- Sony, lettere arabe, 22 - Sony, lettere arabe, 11 - Gen 2, 24, Ef 5, 32 - Ef 5, 32. Sony, omelie arabe, 79, 141 - Sony, omelie arabe, 115 19 - Sony, omelie arabe, 24, 44, 45, 152 20 - Sony, omelie arabe, 152. Sony, lettere arabe, 11 21 - Turris. Seert. Narsai viveva nel celibato come se fosse un monaco. II Narsai 353. Filosseno di Mabug, anche che aveva un carattere scontroso, viveva il celibato, come se fosse un monaco. Halleux A., Philoxène de Mabboug, sa vie, ses écrits et sa théologie, Louvain 1963. p 25 22 - Sony, omelie arabe, 137, 138, 191 23 - Gen 2, 9 24 - Gen 3, 24 25 - Gen 3, 13

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essere spogliati. Ma voi avete vestito il Figlio della santa Vergine e avete portato con verginità il suo giogo26 e l'avete conosciuto con la vostra anima che è degna di Dio"27.

Che il monaco serva Dio secondo la sua vocazione Giacomo ammonisce i monaci per resistere alle tentazioni28. Il monaco non deve cambiare la sua vocazione né il suo luogo. Il Signore è il luogo di tutti i luoghi29. - "I Libri divini sono i Maestri veritieri, e i Professori reali. Ed Essi ci insegnano così: che ognuno serva Dio con la cosa per la quale fu chiamato. Non avvicinano a Dio i cambiamenti delle altre forme @báÙ˙Ža (dell'attività), né i luoghi celebri, ma la buona volontà che serve Dio con amore dovunque uno si trovi. Quando qualcuno cambia da un posto all'altro, satana lo perturba per farlo deviare dalla via della giustificazione. E qualsiasi forma @báÙ˙Ža che qualcuno effettui, satana lo combatte per fargli cambiare la sua forma @báÙ˙Ža. Se uno viaggia verso il deserto @bïå˙Øa,30 il pensiero lo combatte per introdurlo nella pace e per restare nel suo posto. E se si trova nel convento @a‹˙î†, lo sollecita per farlo uscire. E se si trova nella clausura (carcere) @bï˙’íjy il nemico lo sollecita per uscire verso il deserto @bïå˙Øa. E qualsiasi forma @báÙ˙Ža che il solitario pratichi, il nemico lo combatte @b˙äíua@ü˙áÈ@‡˙jÈ per farlo uscire da questa forma @báÙ˙Ža, verso un'altra forma @báÙ˙Ža, e quando lo fece uscire da questa forma @báÙ˙Ža, egli incomincia a biasimarsi con i pensieri della tristezza @aó˙ÕÈ che satana getta nella sua mente @b˙åïÈŠ . Ed egli pensa di aver agito male quando cambiò la sua forma @báÙ˙Ža@ e uscì per (seguire) un' altra forma. Ed egli lo scuote in ogni occasione, in tutto ciò che fa, per condurlo verso i suoi furbi e contraddittori consigli. Perciò bisogna che il solitario resti come egli è, che la sua mente mantenga l'amore di Dio e che sappia che né il luogo né la forma báَa lo giustificherà, se non l'amore di Dio"31. - "Io ti consiglio come un fratello imperfetto: ti basta la condotta amata che tu vivi, e per la quale tu servi Dio che diede se stesso ad ognuno affinché ognuno lo servisse come vuole. Dio non è servito con le forme @báÙ˙Ža apparenti, ma Egli è conosciuto e sentito con i pensieri nascosti. Il regno di Dio è dentro di voi32. E colui che vuole il regno, che entri dentro l’ anima, e lo cerchi, ed esso si trova quì... Il tuo discernimento sa che non è possibile che l'intelligenza sia incarcerata dentro le fondamenta, le porte e le serrature, ed esso non sopporta che sia trasferito con il corpo nel carcere. E' pericoloso quando il corpo si incarcera nella piccola casa, e l'intelligenza esce ed erra nei paesi lontani, e tu vuoi raccoglierla e non puoi. Adesso mi rallegro che il corpo sia fuori il carcere, ed ecco che la tua intelligenza si sforza per entrare e incarcerarsi nel limite. Adesso tu sei già incarcerato perché la tua intelligenza ama il paese deserto.... Adesso dunque, o mio signore, occorre che io ti dica: che ognuno resti nella vocazione alla quale fu chiamato, e che serva Dio. Ti conviene anche che tu resti nella tua forma báَa esterna come tu sei, e non abbandonare il tuo pensiero interno quando tu corri"33. 26

- Mt 11, 29-30 - Sony, lettere arabe, 7 - Sony, lettere arabe, 25 - Sony, omelie arabe, 71 - Letteralmente: esilio 31 - Sony, lettere arabe, 40. Sony, lettere arabe, 5. Sony, omelie arabe, 194 32 - Lc 17, 21 33 - Sony, lettere arabe, 5, 18. Sony, omelie arabe, 194

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Il monaco è l’uomo della lettura Giacomo conosce l'astuzia del maligno che tenta il solitario e gli fece trascurare e cessare la lettura sacra, o qualsiasi studio. Giacomo consiglia il monaco di studiare senza annoiarsi. - "In tutte le occasioni il demonio cerca di vincerti, sforzati di vincerlo e di abbattere la sua tirannia,...Quando il solitario comincia a leggere nel libro, il demonio gli porta la noia e il sonno per renderlo fannullone; quando la tristezza del cuore entra nel pensiero, egli lascia la lettura ed incomincia a sfogliare le pagine; quando vede la grande quantità delle pagine del libro, diventa pigro ed incomincia a contarle per vedere quando le terminerà. Egli incomincia a mormorare a causa del proprio sconforto; allora il (demonio) comanda, porta il sonno, e lo sospende sopra i suoi occhi per appesantirli, poi versa sopra di loro un profondo sonno"34.

Non si può svuotarsi dall’amore - "Quando l'amore di Dio entra nell'anima, esso non fa uscire solamente le concupiscenze, ma le uccide e le spegne, come l'acqua (spegne) il fuoco, affinché non si mostri nemmeno il loro fumo davanti agli occhi di quello che le fa morire con il desiderio @aó˙uŠ@ di Dio. Quando però sono vinte per la condotta personale, esse stancano quello che le vinse. E quando egli le fece calmare, esse si turbano, e quando le fece addormentare, esse si risvegliano, e quando le legò, esse si sciolgono...In riassunto: L'anima non può non essere riempita da un qualunque amore. Ed essa non può contenere due (amori). Ed essa non può essere svuotata da un (amore). Dunque ciò che le è necessario è questo: che l'anima sia piena dell'amore di Dio. Ed ecco che è protetta...Quando qualcuno si innamora di una cosa, gli è difficile odiarla se vuole. Se però un altro amore superiore lo incontra, allora il primo (amore) fugge e si spegne per il secondo (amore)...E adesso tu dici: e questo amore come si acquista?, come si tocca?, come si conquista?, e con quali pensieri si apprende? Io voglio amare, e l'amore non brucia in me. Io prego, ed i miei pensieri si raffreddano. Io obbligo la mia intelligenza a salire al cielo, ed essa si precipita per scendere nell'abisso.. L'amore di Dio si acquista attraverso il pensiero forte che non vacilla. L'amore nasce dall'abitudine. Dallo sfregamento splende il fuoco. Insistendo si ottiene la richiesta. L'obbedienza deriva dal timore. L'amore nasce dall'obbedienza. L'obbedienza è l'osservanza dei comandamenti. Dai comandamenti tu impari: pregate senza stancarvi35...Dunque l'amore di Dio nell'anima vince tutte le guerre e calma tutte le tempeste"36

Lo spirito umile è il sacrificio a Dio - "O amatore dei beni, guarda la tua anima: tanti gradi si trovano al di là di essa, e la vita della perfezione è molto lontana da essa a causa della sua debolezza... L'anima discernente non può rimanere in essi se non con umiltà.. Non esiste niente così utile per l'anima come l'umiltà. E' scritto infatti: i sacrifici di Dio sono uno spirito umile37. L'umiltà è la sorella della Croce, come l'orgoglio è "l'amante" dei demoni nemici. L'umiltà non ha luogo sotto di essa per cadervi"38.

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- Sony, omelie arabe, 138 - Lc 18, 1 - Sony, lettere arabe, 38 - Sal 51, 17 - Sony, lettere arabe, 5

Giacomo guida spirituale

Invito a contemplare Dio - "Abbiamo visto che ci sono persone che, per amore di Dio, odiarono l'abitazione e la pace, e fuggirono verso il deserto @b˙iŠíy per essere nella compagnia di Dio. Abbiamo anche visto altri che costruirono i grandi monasteri, si radunarono, li riempirono di solitari da tutte le parti, aprirono le loro porte agli stranieri per piacere a Dio per mezzo dei sofferenti che vengono a loro, affinché siano dei porti @b˙čäb¾ per gli uomini per amore di Dio. Esistono anche degli uomini che, per l'amore di Dio, fuggirono il mondo, e si fecero un'abitazione nelle fosse vuote, nelle fessure oscure e nelle grotte sotto la terra. E la loro anima era illuminata. E l'amore di Dio era acceso. Altri (stiliti) però si alzarono sopra le colonne con la loro propria volontà, e lasciarono la terra, i suoi sentieri, le sue vie, gli ingressi e le uscite dei villaggi e delle città, e tolsero le loro anime dalle attività del mondo, e si tennero sulla cima dell'aria sopra le colonne perché l'amore di Dio li rapì dal mondo. Conosciamo che queste forme non rassomigliano una all'altra, ma tutte si orientano verso un unico scopo: l'amore di Dio...Io dico dunque che non esiste nessuno che sta in queste corse che non abbia fatto un combattimento nei suoi pensieri: (dicendo) occorreva cambiare.. La bellezza e la vittoria sono: costui che vive in qualsiasi condotta non la cambi...Non cambiare dunque la tua forma.. Non caricarti (di peso). Non indebolire il tuo corpo con una corsa che è più dura della tua forza. Umiliati per Cristo, e dà profitto a coloro che ti incontrano, e non privare i tuoi amici dalla tua compagnia.. In verità (ti) dico, in verità, io dico: se tu parlavi come Mor Giovanni, come Mor sant' Efrem, come il divino Mor Basilio, come Mor Gregorio, come Mor Gregorio, e il resto dei grandi dottori non avresti, con le tue parole, dato profitto a quelli che ti incontrano come il tuo silenzio dà profitto adesso ai tuoi spettatori. Perciò ti supplico, se tu consideri l'attività che tu svolgi, umile e poca, essa è utilissima per chi ti incontra. Non chiedere oggi al tuo corpo di sopportare la fatica che portavi nella tua gioventù, ma diminuisci un pò il peso che esso portava affinché non si indebolisca e cada: in questo modo tu diventerai inattivo nel tuo servizio spirituale. La conclusione delle mie parole con te è questa: che la tua attività sia rimessa alla Grazia di Dio. E la Grazia guiderà la tua vita sino alla fine. Supplico la tua carità divina di pregare per la mia imperfezione"39.

Giacomo prega e digiuna Giacomo, come i monaci, si esercitò nel digiuno, la preghiera e la mortificazione affinché la sua anima non fosse oscurata dalle concupiscenze40. Giacomo mangiava con sobrietà. Egli sviluppa il concetto del corpo magro o debole usando la figura dell'aquila che vola in alto quando mangia poco. - "L'ala dell'aquila si appesantisce con la sazietà, essa non si innalzerà alla cima dell'aria se non vuota il peso. L'anima anche si appensantisce per l'abbondanza, perciò, o discernente, rallegrati a causa della privazione"41. - "Guarda l'aquila, la più veloce degli uccelli, se essa esagera nel mangiare la carne, la sua ala si appesantisce e non raggiunge l'alta altitudine: Essa allora non può salire al luogo alto dove saliva prima. Se l'ala forte si appesantisce con gli alimenti, quanto più si appesantiscono coloro che mangiano con golosità?"42.

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- Sony, lettere arabe, 39 - Londra 174 - Sony, omelie arabe, 137 - Sony, omelie arabe, 141

Giacomo guida spirituale

La critica del monachesimo che diventò laico Giacomo soffre quando trova la vita monastica tiepida. Egli conosce bene che la vita ecclesiastica progredisce quando la vita monastica è in progresso spirituale e culturale. Egli soffre e si lamenta dello scadimento della vita sacerdotale e monastica. Il nostro autore critica43 l'ingiustizia sociale, sgrida e biasima la ricchezza clericale. Giacomo applica l'episodio di Anania e Saffira44 alla chiesa. - "O mio signore, conosco per quali ragioni abbiamo bisogno di porre interrogazioni: le soluzioni sono evidenti agli ignoranti. Perché vediamo che la condotta del discepolato @a‡˙¾ìò@ si abbassò, diventò laica45 @âyó˙’a e già da lungo tempo raggiunse la terra, come quello che scese dall'altezza di Simone e di Giovanni. Oggi non si trova fra di noi nemmeno l'immagine della condotta dei discepoli, a causa del cambiamento che introdusse l'usura (?) e ci corruppe.. Trattiamo adesso questo e seguiamo ciò che accade oggi nella chiesa per mezzo di costoro che tengono le chiavi di Simone. Ed ecco vediamo la condotta da dove cadde e dove si stabilì. Oggi vediamo che l'amore dell'argento s'impadronì dei discepoli, insegnò loro ad essere attaccati ai loro averi, a correre dietro a ciò che non è loro, a privare la bocca degli orfani, a rimepire le loro larghe bisacce, a offrire la loro moneta ai commercianti, a corrompere le loro anime per interessi immondi, usure ed investimenti. I discepoli vogliono oggi aumentare l'oro con qualsiasi mezzo, opportunità e specie. E il capitale che fu dedicato agli orfani affinché i bisognosi ne approfittassero, ecco che è perso nei banchetti, sequestrato, rubato, dato ai familiari. Tutti gli spiriti dell'iniquità ne prendono, e questi per i quali esso fu assegnato, muoiono di fame nelle piazze"46.

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- Giacomo critica i preti. Sony, omelie arabe, 26, 32, 84, 101, 102, 103 - Giacomo critica la famiglia disunita. Sony, omelie arabe, 71 - Giacomo critica i giudici. Sony, omelie arabe, - Giacomo critica i solitari. Sony, omelie arabe, 101. - Giacomo critica gli eredi. Sony, omelie arabe, - Giacomo critica quelli che trascurano di portare il pane per l'Eucaristia. Sony, omelie arabe, 22 - Giacomo critica i Caldei cioé gli astrologi. Sony, omelie arabe, 71 44 - At 5, 1-11 45 - La parola @báïz˙’ significa: semplice, ordinario, nero. Il suo verbo @âyó˙’a significa: diventare semplice, nero etc.. Qui significa il "laico", cioé la persona non consacrata. Giacomo è forse uno dei primi a usare questa parola nel linguaggio della teologia e del diritto ecclesiastico. 46 - Sony, lettere arabe, 22

I manoscritti delle lettere di Giacomo di Sarug

III. I manoscritti delle lettere di Giacomo di Sarug I manoscritti che contengono le lettere di Giacomo Noi seguiamo l'edizione di Olinder che descrive i manoscritti che contengono le quarantadue lettere inviate da Giacomo. La lettera che porta il numero 15 fu inviata a Giacomo di Sarug. Il totale delle lettere è quarantatré.

Codices in Museo Britannico asservati et a W. Wright descripti1 - A. add. 14587 (Wright, n DCLXXII), codex membranaceus haud eleganti sed accurata manu estrangela exaratus. A. Gr. 914 A: D: 603. Folia 1-104 r continent quae supersunt collectionis epistularum XLI electarum Iacobi (secundum colophon f. 104r). Initium amissum; fol 54 post fol. 78 et fol. 55 post fol. 82 ponenduma est. folia amissa sunt post folia 8, 16, 17, 44, 45, 53, 57, 58, 80, et 83. Multa folia haud facile leguntur, hic illic legi non possunt, praesertim folia 54, 55, quae insuper deleta sunt, et 58-93, quae oleo imbuta fuerunt. Ho in codice reperiuntur, partim fragmentariae, epistulae 1-37 - B. Add.17163 (Wright, DCLXXIII), codex membranaceus bona et eleganti manu estrangelo typo exaratus saeculo septimo. Initium amissum est et etiam finis. Desideratur quoque folium post fol. 40. Folia, quae supersunt, 1-48 continent alteram collectionem epistularum Iacobi, quarum dece in A reperiutur, duae vero ibi non sunt. Ordo epistularum alius est quam in A, nempe: 16-18, 2-5,1, 38, 39, 22, 23

Ceteris codicibus singulae epistulae insunt - C. Add. 14531 (Wright, DCCLXIX) ff. 118r-119r, epistula 28 - D. Add. 14577 (W. DCCXCIII) f. 98r-98v epistula 40 - E. Add. 14607 (W. DCCXLVII) ff. 98v-101v, epistula 37 - F. Add. 14612 (W. DCCLIII) ff. 8v, 87v-91r, epistula 22 - G. Add. 14623 (W. DCCLXXXI) ff. 12v-13v, epistulae 1, 41 - H. Add. 14637 (W. DCCCXVIII) ff. 37v-40v, epistula 38 - I. Add. 14726 (W. DCCCXV) ff. 4r-9r, 13r-19v, epistulae 18, 34, 19 - J. Add. 14729 (W. DCCCXXXVIII) ff. 116v-123v, epistula 22 - K. Add. 14733 (W. CMLXI) ff. 68r-70r, epistula 14 - L. Add. 17166 (W. DCCXXXVII) ff. 35r-39r, epistula 38 - M. Add. 17185 (W. DCCCXXII) ff. 58v-62r, epistula 42 - N. Add. 17193 (W. DCCCLXI) ff. 98v-99r, epistula 1 - O. Add. 17206 (W. DCCCXXXI) ff. 54r-59r, epistula 18 - P. Add. 17262 (W. DCCCXXXVII) ff. 112r-121v, epistulae 38, 28, 1, 25 - Q. Add. 18814 (W. DCCXCVII) ff. 128v-141v, epistulae 38, 22, 25 - R. Add. Rich. 7190 (W. App. A XLIX) ff. 187v-188r, epistula 40

Codices in Bibliotheca Vaticana asservati et a Assemano descripti2 - S. Cod. CVII ff. 55r-59r, epistulae 13, 1 1 2

- Catalogue of Syriac manuscripts in the British Museum; London 1870-1872 - St. Ev. Assemanus, Bibliothece Vaticanae Catalogus, Romae 1756-59

I manoscritti delle lettere di Giacomo di Sarug

- T. Cod. CIX ff. 56v-65r, epistula 22 - U. Cod. CXXVI ff. 384v-391v, epistulae 38, 25, 22, 28 - V. Cod. CXXXV ff. 93r-100r, epistula 19

Codices in Bibliotheca Berolinensi asservati et a Sachau descripti3 - W. Cod. 199 (Sachau 111) ff. 115r-122r, epistulae 43, 28 - X. Cod. 198 (Sachau 352) ff. 110r-113v, epistulae 11, 39, 27

Codex collectoris privati - Z. Codex nunc in Zentralbibliothek Zürich (or. 69) a Mettler/Speker, st. Gallen, depositus, in catalog. Hiersemann 487 sub n 255b descriptus. Gratia possessoris mihi imagines photographicae paratae sunt foliorum 17v-20r et 60r-61r, quea epistulas 38, 25 et 28 continent. Assemanus4 epistulam (19) Iacobi ad monasterium Mar Isaac Gabulae initio Cod. Or. LXVIII Bibl. Med. Laur. Florentinae reperi dicit. Imagines photographicae autem demostrant hanc epistulam cuius initium deletum est, neque eam esse, quam nominat, neque ut videtur aliam epistulam Iacobi Olinder segue generalmente il ms. A. Quando il ms. A è lacunoso, egli segue il testo del ms. B. Quando i due mss. A e B sono lacunosi, segue il testo migliore degli altri mss. Olinder rispetta la pontuazione dei manoscritti e non corregge che raramente. Noi però abbiamo corretto il testo di Olinder quando lo sbaglio del testo siriaco era evidente, mentre Olinder non poté correggerlo forse a causa della sua limitata conoscenza del siriaco e delle sua ignoranza delle altre opere giacobiane che lo avrebbero aiutato fortamente a eseguire tali correzioni.

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- Ed. Sachau, Die handschriftenverzeichnisse der K niglichen Bibliothek zu Berlin, XXIII Bd.; Berlin 1899 - St. Ev. Assemanus, Bibliothecae Medicae Laurentiae et Palatinae codicum mss. Orientalium Catalogus; Florentiae 1742, p. 123

Le lettere di Giacomo menzionate in due fonti siriache

IV. Le lettere di Giacomo menzionate in due fonti siriache La cronaca attribuita a "Giosuè lo stilita" L'autore di questa cronaca è anonimo. Egli viveva all'inizio del sesto secolo. Questa cronaca è la prima che menziona il titolo di Giacomo come il “Perieudata della chiesa”. La cronaca dice che: Giacomo è l'autore delle omelie e dei commentari biblici, e di "una lettera" scritta per incoroggiare gli abitanti delle città dell'est dell'Eufrate per non fuggire verso l'ovest durante l'invasione dell'imperatore Persiano Qawad nell'anno 502/503 AD, e la distruzione della città di Amid1

La cronaca ecclesiastica di Bar Hebreo Bar Hebreo (+1286 AD) è l’ illustre e il critico autore siriaco monofisita. La sua cronaca si basa sulle fonti precedenti antiche. Egli rapporta anche tanti fatti su Giacomo che sono l'eco delle tradizioni già perdute al suo tempo. Questi fatti acquistano un considerevole valore storico. Giacomo il Periodeuta di Haura compose 760 omelie poetiche che le dettava ai 70 copisti che le conservarono nei manoscritti. Bar Hebreo dice che Giacomo scrisse le "lettere" e gli inni b’g‡à e le melodie aóčïuíŽ".2 Bar Hebreo forse copia il contenuto della lettera 32, che dice che il sacerdote Geremia il “segretario” di Giacomo di Sarug portò la sua lettera e la presentò a Paolo il vescovo di Edessa al posto di Giacomo che si scusò di non poter visitare il vescovo Paolo a causa della sua malattia. Bar Hebreo dice che settanta copisti scrivevano le sue omelie3. Forse il copista Habib di Edessa e il solitario Daniele furono tra questi copisti. Il sacerdote Geremia anche sarebbe uno dei questi copisti delle sue lettere. "E dunque come io (mi sento) così obbligato @b˙äa@d˙ïÜö verso la tua elezione, non potei venire per adorare come volevo a causa della debolezza del corpo che infiacchì @‡yó˙’a come conosce la tua 1

- Chronicon anonymum pseudo-Dionysianum vulgo dictum, in CSCO, série 3, tom. 1, Paris (1927), edit. I. B. Chabot, pp. 280-281 (Trad. pp. 206-207) L'invasione di Qawad è forse menzionata anche nella lettera acefala 20 di Giacomo. Sony, lettere arabe, 20 Il pseudo Zacharia ricorda la famina predetta da Giacomo che fece perire molti arabi e molti abitanti della città di Amid (diar Baker) nell'anno undici del regno dell'imperatore Anastasio (491-518) cioé nell'anno 502 AD. Forse la famina dell'anno 502 coincide con l'episodio della fuga davanti all'imperatore Persiano Qawad. Historia Zachariae rhetori vulgo adescripta, in CSCO série 3, tome. 5 (87), 1924, Louvain 194, edit. E. W. Brooks, p. 20 (Trad. p. 14) L'omelia 125 sul carro di Ezechiele secondo Bar Hebreo, sarebbe la fonte che menzionò questa famina e la destrussione della città di Amid. (il testo attuale dell'omelia però non contiene nessun accenno alla destrussione di Amid). Bar Hebraeus, Gregorii Barhebraei chronicon ecclesiasticum, Louvain 1872, edit J. B. Abbeloos- Th. J. Lamy, vol. I, col.189-191 (trad. col. 190-192) Secondo un'altra fonte Giacomo avrebbe composto un' altra omelia sul carro di Ezechiele nella quale avrebbe menzionato la destrussione di Amid. Quest'omelia era già peduta all’epoca di bar Hebreo. Paris syr. 177 2 - Bar Hebraeus, Gregorii Barhebraei chronicon ecclesiasticum, Louvain 1872, edit J. B. Abbeloos- Th. J. Lamy, vol. I, col.189-191 (trad. col. 190-192) 3 - Chronicon ecclesiasticum, vol. I, col.189-191 (trad. col. 190-192). P. 8. Menzioniamo tra questi copisti il solitario Daniele. Sony, lettere arabe, 27. L’amico Habib. Sony, lettere arabe, 8. Il segretario di Giacomo il presbitero Geremia. Sony, lettere arabe, 32

Le lettere di Giacomo menzionate in due fonti siriache

santità, perciò adesso io inviai queste mie righe con il sacerdote @b“˙ï“Ô Geremia il servo della tua santità per adorare la tua santità e informarti @b˙yìí@×í˙Ñä dalla mia debolezza o grande ed eletto di Dio preghi per la mia imperfezione"4.

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- Sony, lettere arabe, 32

L’analisi delle lettere

V. L’analisi delle lettere La lettera 1 Nel mondo cristiano, la devozione portò alcuni teologi a "pensare" che il Signore, alla fine dei tempi, avrà pietà dell'umanità e la salverà definitivamente dal male, e spegnerà il fuoco dell'inferno. Così si relealizzerà la riconciliazione finale con Dio che sarà tutto in tutti. Dio essendo Buono, non dovrebbe secondo questa teoria punire un colpevole che peccò durante "dieci o venti o qualsiasi numero di anni" nell'inferno eterno. Questa teoria si basava sul principio filosofico che dice: tutto ciò che ha inizio avrà fine. Dunque le "opere" delle creature razionali, anche del demonio, hanno inizio e avranno fine. Origene insegnava che gli uomini dannati con i demoni godranno dalla "comune riconciliazione" che avverrà alla fine dei tempi, come si aspetteranno "i cieli nuovi e le terre nuove". Forse questa teoria fu conosciuta anche nella scuola di Edessa grazie alla traduzione di tante opere greche in siriaco che iniziarano verso la metà del quinto secolo in poi in questa scuola dove il nostro dottore fece i suoi studi1. Giacomo non nomina Origene che è il vero "promotore" di questa teoria, ma conosce e nomina un suo discepolo Gregorio Nisseno (394 @b˙ïäíu@aò†í˙y AD) il fratello di san Basilio2. San Gregorio insegnò la teoria dell' basandosi sul prinicipio filosofico: "tutto ciò che inizia avrà fine". La teoria di Gregorio era più moderata di quella del suo maestro Origene. Origene infatti insegnava che le pene dell'inferno sono temporali e di natura medicinale. Il devoto impaurito dall'inferno eterno era sollecitato da una tale teologia. Ma la stessa teoria impaurisce anche di più il devoto se il regno del cielo anche avrà fine. La Bibbia ed i simboli della chiesa ricordano che "il suo Regno non avrà fine". Giacomo insegnò in tutte le sue opere che la penitenza è "valida" solamente durante la vita e soltanto in questo mondo. Ma sembra che egli avrebbe insegnato nella sua gioventù, alla maniera di tanti padri della chiesa, che le misericordie divine accetterebbero la preghiera per il "cattivo ricco" che, dall'inferno pregò il padre Abramo di mandare un "morto" per informarci sull'altro mondo. La pietà di Giacomo il poeta siriaco lo spinse anche ad insegnare che l'inferno o il fiume del fuoco del testo di Daniele3 potrebbe essere spento con le lacrime e la penitenza. Giacomo dunque senza assomigliarsi a Origene, professò come Gregorio Nisseno una teoria del rinnovo escatologico. Quest’ insegnamento "erreneo" che si trova nelle opere di Giacomo, se non è l'opera "dei copisti", è una testimonianza dell'esistenza della teoria della restaurazione finale nella chiesa siriaca. Sembra che questa moderata teoria della restaurazione finale fosse "lecita", ciò che spiega che Giacomo l'avrebbe adottata accanto al suo ufficiale insegnamento dell'eternità del cielo e dell'eternità dell'inferno4. Giacomo come poeta e come credente mostra il suo amore verso il ricco nell'inferno, come il ricco5 mostrò il suo amore verso i vivi quando chiese di mandare un morto per i suoi "cinque fratelli" che stanno al mondo. - " Quel ricco, dall'inferno, mostrò il suo amore e supplicò che ci sia mandato (un insegnamento) per mezzo di un morto venite adesso supplichiamo tutti per lui, come egli aveva supplicato Abramo per noi 1 2 3 4 5

@- Sony, Esamerone, pp. 12-17 @- Sony, lettere arabe, 39 - Dn 7, 10 @- Sony, Esamerone, pp. 503-507 - Lc 16, 19-31

L’analisi delle lettere

o nostro Signore che venne e ci ricordò le sue parole, vai e dìllo: fummo informati dal tuo bruciarsi e dal tuo supplizio sapemmo che tu supplicasti affinché un morto venisse ad aiutarci e descriverci il tuo supplizio mio Signore noi non supplichiamo come lui affinché Tu mandi qualcuno, Tu vai e dìllo come venisti e ci insegnasti Tu solo, la tua strada è aperta per venire e andare facilmente, sia all'inferno sia al cielo l'abisso non Ti impedisce di passare nei luoghi per visitarli e soddisfare i loro bisogni l'abisso posto tra le due parti non Ti impaurisce di orientare il tuo cammino se Tu voi, da qui a lì mio Signore vai presso di lui come volesti venire presso di noi, e se Tu comandi fallo riposare anche con una goccia Lazzaro non poteva portare l'acqua e saltare l'abisso e camminare sulla strada che non era la sua strada per noi Tu fosti al posto di un morto che non fu mandato, sii al posto di Lazzaro per lui a proposito dell'acqua Tu non avesti pietà del tuo Sangue che versasti per purificarcene, come Tu privi dall'acqua l'assetato che soffrì molto? mio Signore come Tu venisti e portasti, vai e porta la speranza, e con le misericordie procura il Sangue a questi che sono quì, e l'acqua a quelli che sono lì Abramo ordinò che un morto non fosse mandato, e che la goccia non fosse data a colui che la chiese e come quell'ordine si realizzò, che si realizzi anche quest' ordine per tuo mezzo o Clemente sopra tutti, affinché Tu sia lodato dai due ordini qui e lì".6 Giacomo avrebbe mantenuto questa teoria durante un corto periodo della sua vita, poi corresse la sua dottrina e insegnò l'eternità della felicità beatifica cioé la visione beatifica, anche se egli aveva due teorie su questo tema7. Il nostro dottore dunque come è abituato mantiene le due teorie sulla visione beatifica, come insegna una volta la possibilità di spegnere il fuoco dell'inferno, e un'altra volta insegna con convinzione l'immortalità del verme e il fuoco inestinguibile e il castigo nell'inferno eterno. Giacomo dunque avrebbe trattato il tema della "restaurazionale finale" , vietando di basarsi sulle ragioni umane e nemmeno sulla penitenza che non fu utile per il cattivo ricco che chiese l'acqua da Abramo e nemmeno su Abramo e Lazzaro che non poterono "salvare" il ricco, ma basandosi sul nostro Signore che Giacomo prega con la sua poesia: il Cristo può andare anche all'inferno e dare l'acqua al ricco, come Egli dà il suo sangue ai vivi sulla terra. Se questa teoria sollecitava la pietà erronea e lontana dalla dottrina cristiana ortodossa, poneva anche un altro problema teologico. Infatti essa conduce a rinnegare l'eternità del cielo. L'ultimo errore è più grave del primo. Giacomo per contraddire questa teoria che si basava sul fattore del tempo, insegna che l' inizio e la fine del mondo attuale sono voluti e ordinati così dalla Saggezza divina8. La stessa Economia Divina stabilì anche che il mondo che verrà non avrà fine, perciò Gesù insegnò: l'eternità del Regno dei cieli, e l'eternità dell'inferno. Accettare l'apocatastasis significa ormai contraddire l'Economia divina che costituì il mondo attuale con inizio e con fine, e il mondo futuro con l'eternità sia del cielo e sia dell'inferno, perciò la chiesa rifiutò questa teoria con forza e la condannò. E con la chiesa Giacomo anche rifiuta l'apocatastasis e promette alla chiesa di cantare i canti che le piacciono. 6 7

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@- Sony, omelie arabe, 16 - Giacomo nega la possibilità della visione beatifica secondo il testo di Es 33, 20, ma seguendo il testo di Mt 18, 10, Giacomo crede alla visione beatifica. Sony, Esamerone, p. 522, 525-526 @- Sony, Esamerone, p. 418

L’analisi delle lettere

- " O giovane vergine finisca la tua tematica, io ti ammirai, che nessuno entri fra te e fra lo Sposo, resta dunque con il tuo marito!. Ecco la meraviglia che sta sopra le assemblee grazie alla tua logica, tu sei vittoriosa, e la tua sentenza si propaga con volto scoperto. Tu cambiasti la scofitta al campo dei discutenti, e il campo dei colti innalzò il dito silenzioso e tu vinsesti. Non mi biasima, perché io non discussi sul tuo Signore, ed Egli testimonia che io non osai (affrontare) i suoi segreti @aóčï˙Ø. Dalle mie parole, conosca quale è la mia intenzione @b˙åïÈŠ@, io canto con semplicità i canti che ti piacciono. Io non mi sforzai mai per parlare con astuzia, ed io non permisi alla discussione di abitare in me. O chiesa colui che vuole dividerti, che esca da te, e colui che s'inorgoglisce per scrutare il tuo Signore, egli non Lo adora. Colui che getta la divisione tra le tue folle che non entri in te, e colui che perturba la tua semplicità che s' inciampi. Colui che ti turba con le sue contraddizioni che non sia accettato, e colui che discute in te per danneggiare, che la sua parola sparisca. Colui che tende le sue mani per la disputa che si confonda, e colui che getta in te il danno che la sua anima si perda. Colui che risveglia in te le agitate onde, che si affoghi in esse, e colui che biasima la tua fede, che la sua vita finisca. Colui che ti cambia dalla verità che diventi la risata, e colui che rinnova9 la tua verità con i tempi che il tuo Signore lo detesti. Colui che rende la sua parola storta per piacere a qualcuno che diventi muto, e colui che schernisce la tua semplicità che diventi la risata. Colui che pretende la saggezza per consolidare la sua opinione, che il suo piede cada, e colui che ti turba che sopporti il giudizio qualunque sia. Che la parola sia tagliata dalla lingua di colui che ti rimprovera, e che la morte chiuda la bocca di colui che disputa e che ti schernisce. Colui che tira la freccia contro di te, che sia colpito per la sua freccia, e colui che ti colpisce con la lancia, che essa entri nel suo cuore. Chiunque forma un partito contro di te, che sia sbandato, e colui che ti chiama alla guerra che vada in dietro. Colui che ti perseguita con orgoglio, che la sua barca si incimapi, e per la sua caduta che il suo collo si frantumi perché egli ti minacciò. Tu calpesterai i re, e tu non sarai vinta dai sovrani, e il tuo calcagno @b˙jÕÈ si innalza più alto della spalla dei capi della terra. Che il tuo seno sia più largo dei confini delle regioni, e tu chiuderai la porta, e tutti i sovrani saranno incarcerati in te. Che le tue corde si allunghino più dei mari e dei fiumi, e i tuoi picchetti non saranno sradicati da tutti i venti10. Che il tuo muro si innalzi fino il firmamento per la sua forza, e tu sarai la cittadella e in te si protteggeranno tutti i popoli. Tu diventerai la rete11 che conterrà il mare e l'asciutto e grazie al tuo Signore, che il mondo si radnuni per vivere nel tuo seno. Che la tua testa si innalzi più (alta) dei sovrani e dei signori, e che nulla si avvicini a te con orgoglio. Tu metterai il tuo piede sopra il collo dei re per calpestare con il tuo piede tutti i confini. Il cielo è più basso dalle tue costruzioni e tu ti innalzi, e le alte montagne e le profondità saranno presso le tue dimore. Che le foreste cadano davanti al tuo germoglio e che il tuo frutto cresca, tu getterai i giardini nel fuoco e tu crescerai. Che il tuo corno @b˙ä‹Ô si innalzi sopra i giudici e i loro poteri, e tutti i corni che cozzano che si rompano per te. Che la tua bocca si apra contro i tuoi nemeci che ti circondono, e che le voci che ti combattono tacciano, e che la tua voce tuoni. Che la tua raccolta si moltiplichi e che il tuo seme dia uno per cento, e la zizzania che ti morde che il fuoco la bruci12. Che la parola si diffonda tra i popoli: la chiesa è grande, come si disprezzano tutti i poteri, che il tuo potere si consolidi. Che i malati che errarono per la scissione siano medicati in te, e che acquistino la fede sana dal tuo insegnamento. Tu stenderai la mano a coloro che caddero, e che si alzino grazie a te, e che non si vedano le brecce tra le tue schere. Tu sarai il sale13 e con te saranno salati tutti gli insipidi, e 9

- Giacomo afferma che qualsiasi rinnovo alla fede della chiesa è un' addizione inaccettabile - Is 54, 2 - Mt 13, 47 - Mt 13, 23 - Mt 5, 13

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L’analisi delle lettere

ciascuno acquisterà il gusto sano dal tuo studio. Che la tua assemblea si arricchisca dai lodatori affinché il cielo, la tua sorella si rassomigli a te... Che i saggi siano rimproverati in te affinché non si inorgogliscano, e che compongano gli inni con semplicità per rendere le tue assemblee felici.. Ed io l'imperfetto che non merito di cantare la tua storia, ti scongiuro per la vita dello Sposo di supplicare per me. La gloria al tuo Signore, a te la vittoria, e a me il perdono, o Sposo che fidanzò la chiesa col suo sangue abbi pietà di me il peccatore ñòíï y ".14 La prima lettera di Giacomo indirizzata a Stefano è una testimonianza della sua posizione teologica equlibrata corroborata dalla sua confessione solenne davanti alla chiesa secondo l'omelia 134. Non possediamo il testo della questione di Stefano. Non si sa esattamente se Stefano era o no un seguace di Origene o di Gregorio Nisseno. Il nostro dottore loda Stefano e lo qualifica dell’ "uomo di Dio, amatore di Dio, che ha un'anima discernente", però nella stessa lettera Giacomo qualifica Stefano dell’ "eretico" che professò "la restaurazione finale". La tradizione manoscritta risolve il problema quando parla di due lettere indirizzate a Stefano. I manoscritti A B tramandano la prima lettera che loda Stefano quando era "ortodosso". Il manoscritto P tramanda la "seconda lettera" come un consiglio a Stefano diventato eretico. Questa seconda lettera forse è mescolata alla prima lettera che è perduta o viceversa. Le due lettere sarebbero riunite in questa unica lettera. Dalla risposta di Giacomo si può concludere che Stefano interrogava dicendo: come Dio "castigherà eternamente" l'uomo che peccò durante un tempo limitato"? Giacomo come teologo rifiuta il principio che vorrebbe che la "retribuzione" sia meritata o misurata" esclusivamente dalla "durata del tempo" in cui si pratica la virtù, o si commette il male. La parabola dell'operaio dell'ora undicesima contaraddice questo principio15. Giacomo parte dal principio dell'uomo "immagine e rassomiglianza di Dio" cioé l'uomo munito dalla “libertà” come il frutto dell'immagine divina dipinta in lui. La volontà dell'uomo-immagine non è "ricompensata" o "punita" secondo la "durta del tempo" in cui essa operò sia il bene, sia il male; ciò che conta ormai è lo "stendere" @byó˙à della volontà e del pensiero per rimanere nel fare il bene o nel fare il male anche quando la morte mette fine alla vita dell'uomo. Questa singolarità dell'uomo è stabilità così dall' Economia Divina. Giacomo insegna che la volontà dell'uomo che vuole, e il suo pensiero che ragiona "si stendono" yó@˙àóà come se fosse verso l'indefinito o l' illimitato". Infatti la libertà umana è "la seconda Divinità"16. L'uomo creato secondo l'immagine di Dio agisce "divinamente". L'ultimo nemico cioé la morte che "fa cessare o interrompere" la sua attività sarà sconfitta17. Il nostro dottore cita il caso del buon ladro per svalorizzare il "fattore tempo" come unica "condizione" nell'opera dell'uomo. Per raffrorzzare il suo ragionamento sempre basato sulla Bibbia Giacomo trova i due modelli delle due volontà: la volonta buona di Giobbe, e la volontà cattiva del cattivo ricco. Giobbe il giusto era uno dei figli dei giusti Giudici che non si unirono alle figlie del cattivo Caino per esserene contaminato18. Il giusto Giobbe "stese la sua volontà" a fare il bene e non accettò mai di perdere la sua giustizia e la sua bontà. "finché io non muoia, la mia mitezza non mi lascerà, ed io resterò saldo nella mia giustizia, ed io non mi indebolirò, e la mia mitezza non mi lascerà per sempre". E con questo pensiero coraggioso che era così steso verso la corsa

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- Sony, omelie arabe, 134 @- Lc 20, 1-16 @- Sony, Esamerone, pp. 724-734 @- Os 13, 14, I Cor 15, 55 @- Sony, Esamerone, pp. 516-517

L’analisi delle lettere

della giustizia, quale giudice non lo giustificherà (e gli darà) il regno eterno per vivervi senza fine”? Il cattivo ricco anche "stese la sua volontà" per vivere nel male per sempre. Egli diceva alla sua anima: "mangia, bevi, godi, tu hai molti raccolti che sono conservati per molti anni". La sua vita fu "tagliata", e il suo peccato non fu tagliato. Il ricco morì, ma la sua volontà era decisa di rimanere nel male per sempre se fosse possibile, perciò egli ereditò l'inferno eterno come lo mostra il Vangelo. "E' possibile" che la volontà umana voglia per sempre? Giacomo risponde: sì. La volontà vuole "per sempre", però la sua opera si realizza nel tempo senza essere tuttavia delimitata dal tempo. Il principio del fattore tempo è vero per le cose "mute o irrazionali", ma non è vero per l'uomo immagine di Dio creato immortale. Così la teologia e l' esegesi giacobiane si conformano all'Economia divina, e si oppongono con forza al principio filosofico umano che dice: tutto ciò che inizia finsce. Allora Giacomo può rispondere a Stefano dicendo: se il castigo eterno non è giusto, la ricompensa eterna anche non è retta e nemmeno giusta. Non è giusto anche che Dio ricompensi qualcuno che praticò il bene durante un determinato tempo e introdurlo nel paradiso per sempre. Il ladro di destra in questo caso deve godere un'ora nella beatitudine perché visse nel bene durante un'ora. Giacomo, il saggio teologo e il maestro spirituale dice: "non è così, non è così" fratello Stefano. Non è solo il tempo che determina la sorte e il destino dell'uomo. La volontà o la "libertà che è la seconda Divinità" determinano la sorte dell'uomo19. Giacomo invita Stefano a credere nella parola di Gesù: il regno eterno, e l'inferno eterno. Una seconda mano intitola la lettera: delle misericrodie, o del consiglio. Bar Sudaili non deve ormai seguire le teorie degli eretici. Questa lettera fu quasi trascurata nell'antichità nel mondo siriaco, forse a causa della sensibilità del suo tema. La lettera secondo noi è un "gioiello" della teologia giacobiana che dobbiamo diffondere e ammirare.

Osservazioni Ancora la lettera a Stefano Bar Sudaili, l'eretico bÕï€gû Essa finì Ms. B In margine seconda mano: aòíå¼‹à† delle misericordie Ms. P aòíåîò‹à@ÞȆ@@líÕÉî@ñ‹à@båÑÝà†@üÝî†@æîòŠò†@aò‹ua@ @ðÝî†ìc@‹i@båÐb Ž@òí܆@líÕÉî@ñ‹à†@üÝî† Del Mor Giacomo a Stefano Bar Sudaili, la seconda lettera del dottore Giacomo sul consiglio Ms. S @ðÝî†ìc@‹i@båÑ Ž@òí܆@líÕÉî@ñ‹à†@üÝî†@‡Ø@üÝî† Del Mor Giacomo a Stefano Bar Sudaili Mss. P S om. óáÝ’

Studio - Stephen bar Sudaili, th Syriac mystic and the book of Hierotheos, Layde 1886, pp. 10 - 27 (traduction anglaise) édit. A. L. Frothingham ‫ ﺩﻣﺸﻖ‬،‫ ﻫﺒﺔ ﺍﻻﳝﺎﻥ ﺍﻭ ﺍﳌﻠﻔﺎﻥ ﻳﻌﻘﻮﺏ ﺍﻟﺴﺮﻭﺟﻲ ﺍﺳﻘﻒ ﺑﻄﻨﺎﻥ‬،‫ﺍﻏﻨﺎﻃﻴﻮﺱ ﻳﻌﻘﻮﺏ ﺍﻟﺜﺎﻟﺚ ﺑﻄﺮﻳﺮﻙ ﺍﻧﻄﺎﻛﻴﺔ ﻭﺳﺎﺋﺮ ﺍﳌﺸﺮﻕ‬ ( ‫)؟‬ - Sony, lettere arabe, 1

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@- Sony, Esamerone, p. 725

،‫ ﺍﳌﻮﺻﻞ‬،‫ ﲬﺎﺋﻞ ﺍﻟﺮﳛﺎﻥ ﺍﻭ ﺍﺭﺛﻮﺫﻛﺴﻴﺔ ﻣﺎﺭ ﻳﻌﻘﻮﺏ ﺍﻟﺴﺮﻭﺟﻲ ﺍﳌﻠﻔﺎﻥ‬،‫ﻨﺎﻡ‬ ‫ﺍﻻﺏ ﺑﻮﻟﺲ‬

L’analisi delle lettere

La lettera 2 Non sappiamo a chi Giacomo indirizzò questa bellissima lettera "teologica". Il suo stile è attraente. La lettera è una pagina di lezione accademica che Giacomo propone ai suoi lettori che chiama i "colti". Il nostro dottore invita gli ascoltatori a riconoscere il loro "limite" e, allo stesso tempo, a riconoscere che il Verbo di Dio è "Illimitato". Nella natura si trovano tante cose che superano l'intelligenza e non si riconoscono: le tracce del volo dell'uccello nell’aria, e le orme della nave nel mare. Il nostro dottore rimprovera il discutente e gli dice: come tu puoi o "così detto saggio colto" pensare e pretendere capire e spiegare" il Miracolo? Sì, la tua intelligenza si innalza e vola sopra le creature, ma essa è impedita per non oltrepassare il suo limite, come il firmamento impedisce all'ala dell'aquila di oltrepassare il suo limite20. Colui che crede nel Verbo vivrà, e colui che vuole scrutarLo sarà soffocato. La fede si diletta di Lui, e la discussione si brucia per Lui. Questa lettera è la professione di fede giacobiana proposta a chiunque si avvicina dal Signore "Miracolo" con amore e umiltà. Giacomo non si infiamma contro i diofisiti. Egli non li nomina in questa lettera, come li nomina nelle altre lettere. La lettera si leggeva durante la festa di Natale come ricorda una nota marginale del manoscritto A.

Osservazioni Ancora la lettera della fede del beato Mor Giacomo. A Lui le lodi e le benedizioni adesso anche e in tutti i tempi e per i secoli dei secoli, amen. Essa finì. Ms. A In margine seconda mano. a‡Ýî† della natività

Studio - Deuxième épitre de Jacques de Saroug sur la foi, in P O 12(1984-1985) 187-199, édit. Obeid Joseph - Sony, lettere arabe, 2

La lettera 3 Giacomo scrive al presbitero Tommaso che chiama: il fratello molto virtuoso e l'amico della verità. Alla fine della sua meravigliosa lettera, Giacomo auspica a Tommaso la salute nel nostro Signore. Questa lettera della fede che Giacomo gli invia è un discorso teologico e spirituale. Questa lettera si leggeva durante la festa dell'Epifania del Signore.

Osservazioni Ancora la lettera della fede al presbitero Mor Tommaso Al casto e al molto virtuoso, il fratello e l'amico della verità, il sacerdote Mor Tommaso. Giacomo l'imperfetto @a‹îd˙i, il tuo fratello in Gesù, la vera luce e la Vita incorruttibile e il Lievito @a7˙¼ che scese dal cielo per costituire la pasta che si corruppe per la feccia @a‹˙€ò del grande serpente. Pace. Ricordando la mia imperfezione aòì‹îdi nella tua preghiera o nostro fratello amatore di Dio. Sii sano âïÝy ed allegro nel nostro Signore in tutto tempo. Essa finì. 20

@- Sony, Esamerone, pp. 471-472

L’analisi delle lettere

Ms. A In margine seconda mano b®†† dell'Epifania

Studio - Krüger P., le caractère monophysite de la troisième lettre de Jacques de Saroug, in OS 6 (1961) , pp. 301 - 308. - Sony, lettere arabe, 3

La lettera 4 Giacomo scrive ad Antonin il vescovo di Aleppo in Siria. La lettera ci descrive come si componeva una lettera. Essa segue l'ordine della corrispondenza di quell'epoca. Questa lettera mantiene tanti legami di stile con le omelie giacobiane. Il nostro autore paragona tra la maniera di scrivere la parola nella lettera, e l'incarnazione del Verbo nella lettera: Maria. Questo paragone sarà la base che stabilisce l'importanza della lettera nella teologia giacobiana. Giacomo come teologo analizza il concetto siriaco del Verbo @aó˙Ýà e della parola @aó˙Ýà. La parola che è femminile in siriaco sarà usata sempre in maschile quando essa significa il Verbo-Logos. La parola nel senso di parola creata sarà usata sempre nel femminile. La parola umana avrà tanti sinonimi come: espressione, oracolo, frase ecc.. Il Verbo invece non ha nessun sinonimo. La parola è nascosta nell'anima, quando essa si scrive diventa visibile grazie all'impronta dei caratteri. La lettera è portata dal fattorino @b˙åÝjïà o dal messaggero @a‡˙uîa che la fa pervenire al suo destinatario. La parola creata esce dal nascondiglio dell'anima per mezzo della voce e entra nell'orecchio. L'intelligenza la capisce. La parola rimane nell'anima di colui che parla, e nelle anime o nelle intelligenze dei miriadi di persone che l'ascoltano o la leggono nella lettera senza che la parola sia "divisa". La voce si disperde nell'aria perché essa è materiale. La parola invece non si scioglie e non si disperde perché essa è spirituale. Il Padre scrisse la lettera. Gabriele, come il messaggero, la portò a Maria. Maria diventò la lettera sigillata, cioé Vergine. Il Verbo, alla differenza della parola umana scritta dallo scrittore, si scrisse sé stesso nel seno di Maria, senza svuotare il seno del Padre. Questa lettera che la liturgia leggeva per l'Economia del Signore non possiede nessun carattere di controversia. Essa è una pagina di lezione teologica. Giacomo non combatte nessun eretico. La lettera è una poesia teologica che segue "l'originale tematica giacobiana" che sfrutta i concetti: della parola, della voce, della lettera, del fattorino ecc.. Tutti questi fatti saranno i modi per spiegare poeticamente il modo dell'incarnazione del Verbo-Miracolo che diventò carne e abitò in noi.

Osservazioni Ancora la lettera a Mor Antonin vescovo d' Aleppo Al casto ed al grande santo e l' amatore di Dio, il vescovo Mor Antonin. Giacomo l'imperfetto l'adoratore della tua elezione, nel nostro Signore. Pace A Lui le lodi e le benedizioni, con il suo Padre e il suo Spirito grazie alla forza della tua preghiera, amen. Essa Finì Ms. B In margine seconda mano aòíä‹i‡à† dell'Economia

L’analisi delle lettere

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La lettera 5 Giacomo scrive al presbitero Giovanni. Egli lo consiglia di praticare le virtù e di fuggire il mondo che qualifica di "cattivo". I santi personaggi raccontarono a Giacomo che Giovanni era un uomo virtuoso. Giacomo allora lo loda e lo incoraggia a rimanere nella vita "sacerdotale" che chiama "l'aspetto esteriore" paragonata alla vita monastica dei solitari. Giovanni non deve cambiare la sua vita sacerdotale e farsi un solitario. Vivere nel sacerdozio e progredire nella vita spirituale significa vivere la vita ascetica dei solitari. La lettera si chiama: "la lettera dei monaci". Essa era dedicata ad essere letta e meditata nei monasteri siriaci. Nella lettera non troviamo nessun accenno alle controversie cristologiche dell'epoca. Giacomo si mostra un grande padre spirituale grazie alla sua profonda conoscenza della vita monastica. Il nostro autore propone un assioma spirituale: che ogni uomo serva Dio secondo la sua vocazione. La vera vita spirituale consiste a non cambiare la vocazione, o i luoghi per cercare la perfezione. Il Signore essendo presente dappertutto è il vero Luogo in cui si trova la perfezione.

Osservazioni Ancora la lettera che fu scritta al presbitero b“ï“Ô Mor Giovanni Al casto ed al virtuoso di condotta ed al saggio in tutto il presbitero Mor Giovanni. Giacomo l'imperfetto, il tuo adoratore nel nostro Signore che arricchisce il tuo discernimento con il suo amore. Pace A Lui le lodi e le benedizioni ed i ringraziamenti, con il suo Padre ed il suo Spirito, da parte di chiunque Lo ama come voi, anche adesso e per sempre e nei secoli dei secoli, amen. Essa finì Ms. B In margine seconda mano bîh dei monaci

Studio - Lettre au prêtre Jean, in Mémorial Khouri-Sarkis, Louvain 1969, pp. 115-120; édit. M. Albert. - Sony, lettere arabe, 5

La lettera 6 Giacomo si rallegrò dalla buona notizia di questi abitani dell'oriente. L’Oriente è: la "partoriente del giorno". La luce delle loro notizie illuminarono il nostro dottore. Giacomo ricorda di essere il cittadino che abita in pace nella zona di Edessa nell'impero romano dove il diofisismo fu sconfitto. Egli si sente ferito e angosciato a causa delle bugie dei diofisiti che perturbarono i cristiani ortodossi che abitavano Arzun la città situata nell'impero Persiano. Il presbitero Lazzaro, forse è lo stesso Lazaro, l'abate del monastero di Mor Bassus, rubò questa lettera scritta da questi abitanti Persiani e la portò, come un fattorino, a Giacomo per risolvere il loro attuale problema teologico: Nestorio è o non è scomunicato nell'impero Romano? Giacomo come il solidale dei cristiani Persiani risponde e dice loro che i "pochi" che seguirono Nestorio e quelli che diffondono le notizie secondo le quali Nestorio non è scomunicato nelle chiese dell'impero Romano sono persone "divise e bugiarde e lontane dalla verità" che vogliono creare una fronte contro di voi "credenti ortodossi". Dunque occorre vietarli.

L’analisi delle lettere

Giacomo si meraviglia di una tale questione illogica che rassomiglia a ciò se qualcuno chiede se il sole sorge o no in un tale paese. Nestorio e i suoi seguaci furono scomunicati con la firma dei pastori e dei re ortodossi. Giacomo professa la sua fede che è la fede della chiesa universale, basata sull'insegnamento dei "Padri" della chiesa. La fede nella Trinità, la fede nel Figlio Unigenito dal Padre e da Maria. Gesù non è l'uomo del Verbo come dicono i diofisiti. Egli è il Verbo diventato Uomo. Non si enumerano in Lui né persone, né nature. Egli è uno dalla Trinità che si incarnò. Nestorio che contò "due" in Cristo assomiglia ai Giudei che rinnegarono "Uno". I Giudei e Nestorio furono privati dal Verbo. Nestorio negò che il Cristo sia il vero Mediatore. Nestorio rinnegò che Maria fosse la Partoriente θεουτοχοσ di Dio. La chiesa lo scomunicò e non volle seguire la retorica della sua erronea dottrina propagata con la retorica greca che Giacomo disprezza. Questa lettera ricorda gli stessi eventi della lettera 26. La lettera si leggeva in occasione delle feste e delle memorie dei dottori della chiesa.

Osservazioni Ancora la lettera della fede che fu inviata da Mor Giacomo ai beati che sono in Arzun dei Persiani bïŽhІ@ç쌊a. Ai nostri fratelli credenti e amatori di Dio: la buona condotta della vera fede, i beati che abitano a Arzun la città aŒí« dei Persiani. Giacomo l' imperfetto a‹îdi il vostro fratello in Gesù, Dio da Dio. Pace A Lui le lodi e le benedizioni ed i ringraziamenti nei secoli dei secoli, amen. Essa finì. Ms. A In margine seconda mano bčåÑÝà†ì@ač†bȆ delle feste e dei dottori

Studio - Lettre aux moines d'Arzoun (contre Nestorius), in MS, pp. 605-613 ; édit . P. Bedjan. - Lettre aux moines d'Arzoun contre Nestorius, in OS 12 (1967), pp. 491-503; édit .M. Albert. - Sony, lettere arabe, 6

La lettera 7 Giacomo indirizza la sua lettera alla comunità dei monaci (siriaci) che abitano il monte Sinai. Questa lettera si leggeva durante la festa della Pasqua. Il Cristo salvò l'umanità e le aprì la strada che conduce al Regno dei cieli. Le sofferenze della Croce svegliarono questi monaci per abbandonare il mondo, le famiglie, portare la Croce e seguire Gesù. La missione di questi monaci consiste nel testimoniare che Sinai fu il luogo dove il Signore annunciò per mezzo di Mosè la "venuta del suo Figlio". Sinai e Golgota si unificarono nel Verbo di Dio che unì i due Testamenti: la Legge e la Novella. Il nostro dottore paragona tra il monte Sinai e il monte di Golgota. A Sinai fu data la legge, a Golgota sorse il Sole della giustizia. I monaci di Sinai scacciarono i Giudei crocifissori e diventarono i veri eredi di Sinai e di Golgota. Giacomo ammira le "lodi" dei monaci e chiede la loro preghiera per meritare di essere "lo sgabello sotto i loro piedi".

Osservazioni Ancora la lettera ai beati che (sono) sulla montagna di Sinai Ai santi ed agli eletti ed agli amatori di Dio, i padri beati che abitano sulla montagna di Sinai. Giacomo l' imperfetto e il debole e il bisognoso delle misericordie di Dio e dell'aiuto delle

L’analisi delle lettere

vostre preghiere in Gesù la luce e la vita e il Dio da Dio che è la speranza @a5˙Ždella vostra vita. Pace A Lui le lodi e le benedizioni con il suo Padre ed il suo Spirito, ora ed in ogni tempo e nei secoli dei secoli, amen. Essa finì Ms. A In margine seconda mano aóáïÔ† della risurrezione

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La lettera 8 Giacomo scrive a un certo signore Habib che significa "amato". La lettera è intitolata: lettera della pace. Giacomo augura a Habib di possedere un cuore puro e uno spirito rinnovato. Giacomo descrive le solennità pasquali della regione di Edessa. La lettera si leggeva durante la festa della Risurrezione.

Osservazioni Ancora la lettera della pace che fu inviata a Mor Habib A Mor Habib il meritevole delle misericordie di Dio. Da Giacomo l'imperfetto nel nostro Signore. Pace A Lui la lode e al suo Padre e al suo Spirito Santo per i secoli dei secoli. Amen. Essa finì Ms. A In margine seconda mano aóáïÔ† della risurrezione

Studio - Sony, lettere arabe, 8

La lettera 9 Giacomo scrive all'archidiacono Mor Giuliano. La lettera è chiamata la lettera del consiglio. Giacomo insegna a quest' archidiacono che tutto si muove, e che il mondo è un ponte per attraversare verso l'altro mondo dove non esiste il movimento né il tempo. Per renderci conto di questo fatto occorre possedere un occhio spiritualizzato che "vede" le cose nascoste. L'occhio spirituale vede il movimento dei tempi. Sembra che Giacomo accenni all'assioma di Eraclito di Efeso: " " "tutto scorre".

Osservazioni Ancorala lettera all'archidiacono Mor Iulina. Al virtuoso e all'amato di Dio l'archidiacono Mor Iulina. Giacomo l'imperfetto, il tuo adoratore nel nostro Signore. Pace A Lui le lodi da nostra parte, e da Lui su di noi le misericordie in ogni tempo ora anche e nei secoli dei secoli, amen. Essa finì.

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La lettera 10 Giacomo scrive a Stefano il "custode" e a i suoi compagni. Non sappiamo che cosa Giacomo intende per: il custode. Forse il custode significherebbe un membro dell'esercito o della polizia della zona di Edessa? Giacomo ricevette questa lettera nella quale trovò ironicamente: la scienza ed i sensi spirituali impastati nell'amore infinito verso lui. Questo amore infinito però significa una critica acerba. Il nostro dottore loda con ironia questi “poliziotti” e li chiama i veri "dottori". Giacomo svela il non amore di questi personaggi che non lo amarono realmente e forse gli diedero anche un schiaffo. Giacomo però come un buon cristiano, mostrò loro il suo amore e anche il suo porgere l'altra guancia. Non abbiamo il testo della lettera di Stefano21 che i manoscritti monofisiti chiamano la lettera dell'Economia. Sfortunamente questa lettera è lacunosa.

Osservazioni Ancora la lettera al custode Mor Stefano båÑ Ža Al virtuoso e amato di Dio il custode a‹€íä Mor Stefano Al virtuoso e l'amatore di Dio Mor Stefana il custode Giacomo l'imperfetto il tuo adoratore nel nostro Signore. Pace Ms. A In margine seconda mano aòíä‹i‡à† dell'Economia

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La lettera 11 Giacomo scrive al solitario Paolo una lettera sulla fuga dal mondo. Il nostro dottore dice che il nostro uomo interiore, creato secondo l'immagine di Dio, vede da lontano le cose nascoste. L'uomo interiore essendo presente dappertutto alla maniera di Dio che è dappertutto, gli è facile conoscere le cose nascoste da lontano. La visione spirituale ci risparmia lo sforzo di spostarci per vederci corporalmente. Essa provvede alla visione corporale. Giacomo dice a Paolo, essendo lontano da te, le tue notizie bastarono per rendermi allegro grazie all'ascolto della tua condotta divina. Giacomo consiglia Paolo scrivendogli: tu non diventerai discepolo di Cristo con la sola vendita dei tuoi beni, ma con il porgere la guancia e con l'amore dei nemici. Giacomo dice a Paolo: io non ti scrivo come il dottore all'alunno, ma come un membro imperfetto a un membro perfetto. Giacomo chiede a Paolo di salutare il suo monastero.

Osservazioni Ancora la lettera aò‹°a di Mor Giacomo al solitario Paola Al casto e all'amatore di Dio il solitario Mor Paolo. Giacomo l'imperfetto in Gesù la luce e la vita e l' incorruzione e il Salvatore di tutto. Pace (Io) supplico il Timore di Dio che dimora in te di pregare per la mia imperfezione e di presentare l'adorazione mia al santo monasteroa‹àíÈ in cui abita la tua castità. 21 @- Giacomo menziona lettere: 16, 21, 22, 27, 39 che gli furono scritte, però tutte queste lettere sono perdute. I manoscritti conservarono l'unica lettera che porta il numero 15 scritta da Lazzaro dal monastero di Mor Bassus a Giacomo il Periodeuta. Sony, lettere arabe, 15 Giacomo usa spesso questo stile satirico e ironico quando risponde alle persone che gli fecero il male. Sony, lettere arabe, 16

L’analisi delle lettere

Nostro fratello l'amatore di Dio sii saldo nel nostro Signore. Esso finì Ms. X om. âÝ’ Ms. X í˙˙čåïåÔ@æ˙˙à@ì@b˙˙áÝÈ@æ˙à†@b˙˙ïÔì‹È@Þ˙˙ à@ýí˙Ð@òí˙˙Ü@b˙˙åÑÝà@lí˙˙ÕÉî@ñ‹˙à@‡˙˙Ô† del santo Mor Giacomo il dottore a Paolo per la fuga dal mondo e dai suoi possedimenti

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La lettera 12 La lettera è acefala. Questa lettera è un trattato teologico. Essa descrive le tappe del'incarnazione del Verbo: le sue due nascite: la nascita spirituale dal Padre prima dei secoli, e la sua nascita nel tempo dalla Donna nella carne. Essa descrive le tappe della deportazione: la caduta di Adamo nel giardino di Eden. Il serpente fischiò nell'orecchio di Eva la prima vergine. Le tappe dell'Economia nella carne: la redenzione del genere umano. La lettera schernisce il demonio che non seppe chi fu il Verbo di Dio. Satana rinnegò la divinità e l'umanità del Verbo. I crocifissori anche tentarono il Crocifisso per farlo scendere dalla Croce. Il Verbo non scese, allora la natura si perturbò per testimoniare che il Verbo è veramente il Figlio di Dio.

Osservazioni (La lettera è acefala) A Lui e al suo Padre la gloria e allo Spirito Santo, ora e in tutti i tempi e per i secoli dei secoli, amen, amen. Essa finì

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La lettera 13 Giacomo ricorda di aver bisogno delle preghiere di Lazzaro l'amatore di Dio. Giacomo loda Lazzaro perché non descrisse il Verbo con le parole. Il Verbo è indescrivibile. La lettera è un "esposto" teologico giacobiano di carattere monofisita moderato. Giacomo critica i diofisiti che consideravano il Verbo di Dio un "uomo" perciò essi errarono. Giacomo loda i monaci del monastero di Mor Bassus che conosce bene e li qualifica di “frutti dell'albero della Croce”. La lettera si leggeva per l'Economia divina.

Osservazioni Ancora la lettera ai monaci di Bet Mor Bassus Al casto e al grande santo e all'amatore di Do, il nostro padre meritevole di Dio: Mor Lazzaro il superiore dei solitari. Giacomo l'imperfetto, il bisognoso delle misericordie di Di e dell'aiuto delle vostre preghiere nel nostro Signore. Pace Ed Egli muove in voi il canto giorno e notte affinché non cessiate di cantare questi inni dello Spirito Santo, affinché i demoni fuggano con il loro canto e si mostri la luce della verità a tutti coloro che entrano al mondo, amen. Essa finì Ms. A In margine seconda mano aòíä‹i‡à† dell'Economia

L’analisi delle lettere

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La lettera 14 Questa lettera è di carattere provocatorio. Giacomo parla dei monaci che vollero "tentarlo". I monaci di Mor Bassus che Giacomo loda erano fanatici. Essi gli chiedevano di sostenere il monofisimo rigido e di scomunicare per iscritto i diofisiti. Giacomo non si rattristò di un tale coportamento che manca di carità cristiana e di "civiltà" umana. Giacomo si umiliò e rispose loro con la pazienza di Cristo. La lettera potrebbe essere datata della fine del quinto secolo: "quaranta cinque anni fa quando studiavo nella scuola di Edessa". Giacomo i racconta la sua vita scolare nella scuola di Edessa. Questa lettera contraddice la tradizione siriaca monofisita che vorrebbe allontanare Giacomo dalla scuola di Edessa che aveva corrotto tutto l’oriente22. Giacomo racconta come si traducevano le opere degli autori diofisiti di lingua greca in siriaco proprio in questa scuola che aveva "corrotto" tutto l'Oriente. Giacomo dice di aver letto le opere di Diodoro, di Teodoro, e di Teodoreto che insegnavano le scissioni e confessavano nell'unico Cristo "due". Questi autori furono la causa della divisione nella chiesa orientale e specialmente nella chiesa di Edessa. Giacomo trovò l'insegnamento di questi autori come il "nido delle vipere". Questi autori con il loro capo Nestorio e con Eutichio ecc.. bevvero il veleno dell'antico serpente e vollero putridire il mondo intero. Giacomo li scomunica. L'attaggiamento di Giacomo fu mal visto dai Persiani della scuola di Edessa che mantenevano il diofisismo con tanta convinzione e amore. Giacomo dice che i diofisiti lo "biasimavano" per questa ragione. Giacomo provò ai monaci che egli scomunicò i diofisiti dal tempo in cui studiava nella scuola di Edessa. La sua fede ortodossa dunque non è "nuova" come pensavano i monofisiti fanatici, e anche i diofisiti che calunniavano Giacomo di cambiare la sua fede per approfittare dei privilegi del trionfo del monofisismo durante il periodo del patriarcato di Severo di Antiochia (512-518 AD).

Osservazioni Ancora la supplica bïÐ23 di Mor Giacomo ai beati di Mor Abs Al grande ed al pieno di beatitudini, ed al casto, ed all' amatore di Dio il presbitero Mor Lazzaro, ed il superiore del convento a‹î‡“îŠ. Giacomo l'imperfetto, il tuo fratello in Gesù, luce e vita di tutto e speranza e perfezione di tutto. Pace A Lui la lode, e al suo Padre con il suo Santo Spirito in tutti i tempi degli universi nei secoli dei secoli, amen. Essa finì Ms. K om. óáÝ’

Studio Sony, lettere arabe, 14

22 23

- Ispirazione e scolarità di Giacomo. Sony, Esamerone, pp.9-18 @- bïÐ Il testo non usa la parola aò‹ua. La supplica potrebbe essere una risposta alla lettera ricevuta

L’analisi delle lettere

La lettera 15 Questa lettera è l'unica lettera indirizzata a Giacomo e conservata nei manoscritti monofisiti. Tuttel le altre lettere indirizzate a Giacomo che le menziona sono perdute24. Lazzaro il superiore del monastero di Mor Bassus segue lo stesso stile della corrispondenza epistolare di Giacomo e dei suoi contemporanei. I monaci di Mor Bassus furono arrabbiati dalla lettera di Giacomo che trovarono "malata e non sana, morta e non viva" anzi dannosa e inutile perciò la mandarono a Giacomo. Essi chiesero di scrivere una lettera chiara, nella quale, deve scomunicare gli eretici come Giovanni il vescovo di Alessandria, e Filosseno di Mabbug scomunicarono i diofisiti. Se tu non sei deciso di scomunicare questi personaggi: Diodoro, Teodoro, Teodoreto, Nestorio Eutichio, il tomo di Leone, l'addizione al concilio di Calcedonia, gli oppositori ai dodici capitoli di san Cirillo e all'Enoticon di Zenone, e tutti coloro che dividono l'Unico Cristo in due, se tu non scomunichi per iscritto, ti mandiamo la tua lettera che non ci serve più e "resta in pace con il tuo insegmaneto. Attento però tu scomunicasti oralmente quando stavi da noi coloro che "dubitano dalla nostra fede". La nostra fede è dunque esposta lassù come lo vede. Ma quando riceverai la nostra lettera, scrivici che tu l'hai ricevuta.

Osservazioni

Ancora@la lettera dei beati di Bet Mor Bassus a Mor Giacomo Al santo e all'amatore di Dio Mor Giacomo il saggio Periodeuta Da parte del beato Lazzaro il capo del convento di Bet Mor Bassus nel nostro Signore la nostra speranza. Molta Pace Sii sano âïÝy@óîìû in spirito e in corpo, e prega per noi o eletto di Dio. Essa finì. Ms.@A In margine seconda mano @aòí˙åºû†@aŠŠí˙˙’@Þ˙Ȇ@aòí“˙˙ª (aòí˙˙åÑÝà) L'insegnamento sulla stabilità della fede

Studio - Sony, lettere arabe, 15

La lettera 16 Giacomo ricorda di aver ricevuto le righe del presbitero Lazzaro cioé la lettera numero 15 dell'edizione siriaca pubblicata da Olinder. Il nostro dottore dice a Lazzaro che: la lettera da lontano è come se la persona fosse presente quando si scrive e si riceve con amore. Le tue righe o Lazzaro non mi portarono amore e spirito umile, ma mi portarono il "bastone". Tu non parlavi con me come se fosse con un credente ma come un eretico di cui si dubita e come un nemico con cui sei arrabbiato. Io però mi vestì la pace della Croce e cambiai la tua ira in amore che è pronto a ricevere gli schiaffi. Se tu eri vicino a me e volevi percuotermi avrei accettato e porto l'altra guancia. Tu mi scrivesti che le mie prime righe che furono indirizzate a voi (cioé la lettera numero 15) erano "malate e morte", adesso abbiamo con noi Quello che guarì la suocera di Simone e risuscitò Lazzaro (forse Giacomo ricorda Lazzaro per schernire il presbitero Lazzaro) perciò non abbiamo paura. Lazzaro, tu non dovevi rattristarti dalle mie righe malate. Tu dovevi bruciarle nel fuoco e rallegrarti nel Signore in ogni tempo.

24

- Giacomo menziona di aver ricevuto le lettere: 16, 21, 22, 27, 39

L’analisi delle lettere

Giacomo compose una lettara di carattere teologico di tendenza monofisita. In questa lettera, Giacomo professa la sua propria fede e scomunica tutti gli scismatici che dividevano il Cristo. Questa lettera è consacrata al tema della Perla-fede che non accetta l’addizione. Giacomo tratta con i "semplici e fanatici monaci" perciò egli dice che non vuole ripetere la sua parola, quando la ripetizione non aggiunge un senso nuovo al discorso. Egli scomunicò già tutti gli eretici, allora perché deve ripetere la sua scomunicazione?. Egli non vuol seguire l'esempio dell'Ebreo che ripete la sua parola senza dare un senso nuovo. Giacomo spiega a questi monaci, che quando si accettano i dodici capitoli di Cirillo di Alessandria, quest'accettazione signifca anche scomunicare coloro che li rifiutano cioé Nestorio e i suoi seguaci. Giacomo dice anche: accettare l'Enoticon significa scomunicare l'addizione avvenuta a Calcedonia. Giacomo si rende conto della confusione delle chiese in questo periodo. Alcune accettavano il concilio di Calcedonia, altre non l'accettavano. L'imperatore Zenone pubbliccò l'Enoticon nel 482 AD per unire le chiese e rappacificare i cristiani dell'oriente. Questa lettera importantissima accenna a tutti questi eventi. Essa calma il fanatismo dei monaci di Mor Bassus, e svela il monofisismo di Giacomo che combatte senza tregua le eresie in generale e il diofisismo in particolare.

Osservazioni Ancora la lettera di Mor Giacomo ai beati di Bet Mor Bassus ÷i@ñ‹à@óïi Al casto ed al santo ed all'amatore di Dio il presbitero Mor Lazzaro ed il superiore dei solitari del santo monastero di Bet Mor Bassus. Giacomo l'imperfetto nel nostro Signore Gesù Cristo l'Insondabile, e l'Incomprensibile che è la luce e la vita di tutto. Pace. A lui le lodi e le benedizioni ed i ringraziamenti nei secoli dei secoli, amen. Essa finì.

Studio - Graffin F., Le thème de la perle in une lettre de Jacques de Saroug, in Mémorial Khouri Sarkis, Louvain 1969, pp. 355 - 370. - Sony, lettere arabe, 16

La lettera 17 Questa lettera giacobiana è privata di introduzione consueta. Essa è una critica acerba del concilio di Calcedonia. Nella lettera Giacomo si mostra il monofisita convinto. I monaci di Mor Bassus dovrebbero essere soddisfati da Giacomo che non nasconde più la sua fede, come pensavano nella loro lettera numero 16. La lettera 17 è scritta dopo 513 AD cioé dopo il sinodo di Tiro radunato dal patriarca Severo di Antiochia in cui fu scomunicato "apertamente" il concilio di Calcedonia e il Tomo di Leone. Severo commentò l'Enoticon in senso monofisita. Giacomo dirà che ciò che l'Enoticon di Zenone non diceva chiaramente, il commento di Severo lo disse chiaramente: cioé esso scomunicò il concilio di Calcedonia apertamente. Giacomo loda l'imperatore Anastasio che appoggiò i monofisiti. Il nostro dottore ricorda come il patriarca calcedonense Flaviano (senza nominarlo) fu destituito, e come Severo di Antiochia fu scelto patriaca di Antiochia al suo posto nel 512 AD. Giacomo scrive a questi monaci di Mor Bassus che egli non imparò nulla di nuovo dall'Enoticon prima e dopo del commento di Severo di Antiochia. La sua fede fu ed è la stessa fede.

L’analisi delle lettere

Osservazioni Ancora la lettera ai monaci di Mor Bassus ÷i@ñ‹à@óïi†@ Ms. B (la lettera) di Mor Giacomo Al puro ed al santo, al grande e l' amatore di Dio, al nostro padre meritevole di Dio, Mor Lazzaro il superiore del convento a‹î† dei solitari. Giacomo, l'imperfetto, il tuo fratello in Gesù la luce degli universi e la speranza dei morti e dei viventi. Pace A Lui le lodi e le benedizioni ed i ringraziamenti nei secoli dei secoli, amen e amen Essa finì.

Studio - Sony, lettere arabe, 17

La lettera 18 Questa lettera è una testimonianza dello sforzo pastorale di Giacomo che non si limitava nella zona di Edessa, ma si stendeva fino ai paesi arabi lontani: cioé fino alla città di Najran nel sud dell'Arabia Seudita attuale. Il nostro poeta dice che gli aromi della fede degli Himiariti si propagarono nell'impero Romano: “se ci mandava da Najran il paese dell'oriente l'olio, gli incensi prescelti ed i profumi non avrebbero profumato la nostra anima e il nostro udito come ci profumarono le vostre notizie”. Giacomo sentì le notizie della persecuzione contro gli Himiarit da tanti testimoni, allora egli scrisse agli Himiariti arabi cristiani per incoraggiarli a sopportare la persecuzione per il nome di Cristo. Il nostro autore paragona la loro "vita perseguitata" che è la vera "vita" alla vita tranquilla del cristiano nell'impero Romano ufficialmente cristiano dopo l'editto di Milano del 313 AD come se fosse una vita "oziosa". Giacomo ricorda la persecuzione dei Giudei contro i cristiani, senza entrare nei suoi dettagli storici. Gli studi attuali aiutano a conoscere il nome del re Giudeo "Du Nuas" o "Masruq" secondo la tradizione siriaca. Questa persecuzione ebbe luogo nel 523 AD. Giacomo avrebbe scritto questa lettera verso l'anno 519 AD durante una persecuzione giudaica. Nello stesso periodo, Filosseno di Mabbug scrisse una lettera agli Himiariti per incoraggiarli a sopportare le loro sofferenze. Questa lettera sarebbe una prova dell'espansione della lingua siriaca nel mondo arabo pagano, giudeo e cristiano. La lettera prova anche l'esistenza delle relazioni politiche e religiose dell'impero Romano con il mondo arabo lontano geograficamente, ma vicino secondo la fede. Questa lettera si leggeva il 31 dicembre per la festa dei santi martiri Himiariti

Osservazioni Ancora la lettera che Mor Giacomo inviò agli Himiariti Ms. I. Ancora del santo dottore Mor Giacomo.. Agli atleti @b˙ ïÜòa eletti amatori della vera vittoria, i mirabili ed i forti, ed i fedeli ed i veri servi di Dio, ed i nostri fratelli cristiani, ed i confessori celebri a Najran @ç‹˙− la città degli Himiariti bîhï¼. Giacomo l'imperfetto dal paese di Edessa la città credente dei Romani in Gesù la luce dei popoli e la speranza degli universi ed il Giudice dei morti e dei vivi. Pace

L’analisi delle lettere

E ricordate la mia imperfezione nelle preghiere del vostro amore spirituale, affinché io meriti con le misericordie la speranza della vostra fede. La pace del nostro Signore Gesù Cristo (sia) con tutti voi, amen. Essa finì Ms. I om. óáÝ’ Ms. A In margine seconda mano bîhï¼@ač†üŽ†@bä‹Øì† Studio ‫ﺹ‬

(‫ ﺩﻣـﺸﻖ‬.‫ﻠﺔ ﺍﻟﺒﻄﺮﻳﺮﻛﻴـﺔ‬‫ ﺗﺎﻟﻴﻒ ﺍﻏﻨﺎﻃﻴﻮﺱ ﻳﻌﻘﻮﺏ ﺍﻟﺜﺎﻟﺚ ﺑﻄﺮﻳﺮﻙ ﺍﻧﻄﺎﻛﻴﺔ ﻭﺳﺎﻳﺮ ﺍﳌﺸﺮﻕ )ﻇﻬﺮ ﺗﺒﺎﻋﺎ ﰲ ﺍ‬,‫@ﺍﻟﺸﻬﺪﺍﺀ ﺍﳊﻤﲑﻳﻮﻥ ﰲ ﺍﻟﻮﺛﺎﺋﻖ ﺍﻟﺴﺮﻳﺎﻧﻴﺔ‬‫ـ‬

- Sony, lettere arabe, 18

La lettera 19 Questa lettera è un corso esegetico-teologico che Giacomo invia ai solitari del monastero di Mor Isacco di Gabbula in Siria superiore. Una nota marginale chiama questa lettera la lettera sulla fede. Giacomo insegna a questi solitari i principi della teologia monofisita e confuta con forza il metodo teologico dei diofisiti. Giacomo, senza comporre l'introduzione alla sua lettera, analizza subito e spiega a Mor Samuele e dice: la vera causa della discussione è satana che vuole seminare il perturbamento nella chiesa la sposa del Cristo. Satana infatti desidera con le sue bugie perturbare la fede ortodossa affinché questo dica: "così" e quell'altro dica: "così". Satana si sforza di strappare la veste della fede. E così il nemico dell'umanità semina nel cuore dei fedeli l'orgoglio affinché questo dica: “così”, e quell'altro dica: “così” per spiegare il Miracolo-Cristo che è inesplicabile. Il nostro dottore insegna a questi solitari la dottrina della chiesa ortodossa sulla cristologia che vuole confutare il diofisismo e il calcedonismo in quanto insegna come i diofisiti. Egli ricorda le antiche eresie e nominò alcuni eretici, ma non nonminò tanti altri eretici perché i loro nomi e le loro teorie furono cancellati dalla chiesa. Il ricordo delle eresie antiche è voluto da Giacomo per spiegare che il diofisimo attuale deriva da queste eresie. Il diofisimo voleva rinnovare gli errori dei primi eretici che la chiesa aveva già scomunicati. Nella sua lettera, Giacomo ricorda che aveva degli avversari. Tante volte il nostro dottore si indirizza a questi avversari con queste espressioni: io rispondo a colui che mi controddice e che afferma dicendo "altro è il Verbo il Figlio del Padre, e altro è Gesù il Figlio della Vergine". Nel suo corso teologico, Giacomo chiede il parere dei lettori per emettere il loro giudizio imparziale. Egli si indirizza agli ortodossi così: “o ortodossi emanate adesso il giudizio senza ipocrisia sulle mie parole essendo lontani da ogni sensazione e pregiudizio, dobbiamo proferire queste parole umane contraddittorie per adorare "l'uomo assunto" al posto del Verbo di Dio come essi dicono?” Giacomo risponde: no. I Libri infatti non mi insegnarono così. Il nostro dottore confuta i diofisiti che si consideravano "saggi", mentre essi sono ignoranti. La vera saggezza secondo Giacomo è riconoscere i nostri limiti per riconoscere che il Verbo di Dio è Illimitato. Il Verbo di Dio si adora e non si descrive che con l'amore.

Osservazioni La lettera del dottore Mor Giacomo che inviò a Bet Mor Isacco di Gabbula Al casto ed al santo e al grande ed all'eletto di Dio Mor Samuele il superiore del convento a‹î‡“îŠ dei solitari del monastero a‹àíÈ santo del beato Mor Isacco di Gabbula ýíju 1Giacomo l'imperfetto il servo della tua santità in Gesù il Perfezionatore di tutto con il Segno della sua Croce.

L’analisi delle lettere

Pace Che Egli sia lodato e benedetto trinitariamente @ó˙îaóïÜò con il Padre e lo Spirito in tutti i tempi degli universi per sempre áÝÈ@čðáÝÈ, amen. Ms. I La lettera del santo Mor Giacomo di Sarug al monastero di Mor Isacco di Gabbula per la fede@ aòíåºû@Þ à@ýíju†@Özîbî‹à†@a‹î†@òí܆@aò‹ua@x싎†@líÕÉî‹à@b“î‡Ô†.

Studio - Sony, lettere arabe, 19

La lettera 20 Noi non sappiamo a chi Giacomo mandò questa lettera. La lettera è acefala. Essa svela l'amore di Giacomo per la sua patria: l'impero Romano in generale, e per la sua città Edessa in particolare. Edessa è la "città benedetta" dal Signore. Il nostro dottore è convinto dalla storicità della corrispondenza del re Abgar quinto, il nero (9-46 AD) con il Signore. Giacomo ricorda tutti gli eventi pertrubati che Edessa visse durante le dispute cristologiche: la chiusura della scuola di Edessa, e la fuga di tanti Edessiani a Nisibi nell'impero Persiano dopo 489 AD. Malgrado tutti questi tristi eventi, Edessa rimane la città benedetta. Il nemico sia politico, sia religioso non potrà mai impadronirsi di essa.

Osservazioni La lettera acefala E su di noi tutti le misericordie di Cristo per sempre, amen. Essa finì

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La lettera 21 Giacomo dice di aver ricevuto le righe di questi presbiteri e superiori dei monasteri dei solitari che qualifica: le colonne della verità, e la luce del mondo. Le righe di questi presbiteri sanarono il malato Giacomo come l'ombra di Simon Pietro guariva i malati. La lettera di questi presbiteri ortodossi illuminò l'anima del nostro dottore e scacciò la sua pigrizia e la sua debolezza. Infatti il nostro dottore si sente forte per confutare i diofisiti sconfitti nella regione di Edessa. Questi presbiteri sono i frutti della Croce. La loro preghiera frantumò la testa del primo serpente che vomitò il suo veleno nel mondo. Giacomo loda questi superiori affinché stabiliscano la pace nei loro monasteri e calmino il fanatismo dei loro monaci. In questo periodo i monasteri erano il "focus" di tanti disordini e di molti tumulti durante le discussioni cristologiche. Basta ricordare il contenuto della lettera 15 dei monaci di Mor Bassus. Questa lettera è un' esposizione teologica giacobiana che confuta il diofisismo nestoriano. Forse questa lettera era "un'enciclica giacobiana" indirizzata ai superiori di sei monasteri della zona di Edessa. Il monofisismo di questi superiori e quello dei loro solitari era simile al "monofisismo moderato e intelletuale" di Giacomo. La via di Cristo è "soprannaturale" e non si può percorrerla con la saggezza puramente umana. Essa fa errare e inciampare gli orgogliosi. La parola della Croce è "ignoranza" per i perduti. I diofisiti si impauriscono dalla nascita del Verbo come hanno paura dalla sua Croce. Essi non credono che Dio morì, perciò danno la Croce a un altro, a un unomo e non al Verbo.

L’analisi delle lettere

Il Cristo dei diofisiti si riconosce “due” connessi in Quello che si riconosce il Figlio di Dio: Uno al di là delle sofferenze, e uno sottomesso alla morte. I Libri non insegnano una tale cristologia. La litrugia monofisita siriaca dedicava questa lettera teologica all'Economia del Natale e alla festa della Croce.

Osservazioni Ancora la lettera che inviò Mor Giacomo ai capi dei conventi aòhî† agli uomini beati Ai casti ed i santi eletti e gli amatori di Dio, le colonne @a†čí˙áÈ della verità e la luce del mondo: Mor Antioc @Ûí˙ï äa e Mor Simone e Mor Samuele e Mor Giovanni e Mor Sargis ÷ïu‹Ž e Mor Ignat Âå°a: i presbiteri b“čï“Ô e superiori dei conventi. Giacomo l'imperfetto ed il miserabile ed il bisognoso delle misericordie di Dio ed dell'aiuto delle vostre preghiere in Gesù, la luce e la vita dell' incorruzione e la speranza ed il Savatore di tutto. Pace. Io ricevetti le righe della vostra elezione o amatori di Dio e si rallegrò e si illuminò la mia oscura anima con la vostra divina pace.. Ms. A In margine ˙jïÜc†@a‡Ýî†@aòíä‹i‡à† dell'Economia, del Natale, della Croce

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La lettera 22 Giacomo dice di aver ricevuto le righe della sua santità Mor Giacomo il superiore del convento di Edessa, chiamato il monastero delle anime. Queste righe rallegrarono l'anima del nostro dottore. Questo superiore del convento si muove nell'amore di Dio e raccoglie ogni giorno gli interessi e approfitta gli altri con la sua spiritualità. Giacomo dice che questo abate si abbassò a chiedergli la spiegazione di questi tre testi biblici. 1) I Gv 5, 16-17, 2) I Cor 16, 22 3) Gv 14, 21 Queste questioni difficili perturbarono Giacomo. Infatti la lettera che è di carattere esegetico si sforza di commentare questi testi nel senso "parenetico" paragondoli gli uni agli altri per raggiungere questo scopo: i tre testi, anche se essi sono contraddittori tra loro in apparenza, vogliono invitare alla penitenza e raggiungere lo scopo di cancellare il peccato. Giacomo allora contò sulla Grazia di Dio e sull'Aiuto della preghiera dell' interrogatore, incominciò a rispondere come un esegeta biblico e come un maestro della vita spirituale. La risposta a queste questioni "sagge" risvegliò la debolezza di Giacomo e lo incoraggiò a percorrere la strada di fare il bene. Questo è lo stile giacobiano per riconoscere la sua umiltà. Giacomo di Sarug offre la soluzione all'inizio della sua risposta a questa lettera: le tue tre questioni hanno lo stesso scopo: sradicare il peccato dall'umanità.

Osservazioni Ancora la lettera del dottore Mor Giacomo a Mor Giacomo il superiore del convento delle anime. Al grande ed al santo ed al casto ed al virtuoso di condotta Mor Giacomo il presbitero @b“˙ï“Ô ed il superiore del santo monastero di Edessa che si chiama "delle anime"

L’analisi delle lettere

Giacomo il servo della tua santità in Gesù la Luce e la Vita e l'incorruttibilià e la fierezza aŠüií’di tutto. Pace Io ricevetti le righe della tua santità o amatore di Dio, e l'anima mia si rallegrò dalla loro lettura, e per il loro senso spirituale, queste (righe) che muovono la domanda utile nel pensiero dei loro ascoltatori. A Lui la gloria, ed il ringraziamento, e la magnificenza in tutti i tempi degli universi per sempre, amen. Ms. T La lettera del dottore Mor Giacomo a Mor Giacomo delle anime aóč“Ñä†@líÕÉî@ñ‹à@òíÜ@båÑÝà@líÕÉî@ñ‹à†@aò‹ua Essa finì Ms. Q âÝ’ Ms. U om. óáÝ’

Studio - Sony, lettere arabe, 22

La lettera 23 Questa lettera che chiamiamo una "tesi esegetica", non fu indirizzata direttamente a Giacomo. Essa fu scritta in greco e tradotta dal greco in siriaco, poi fu presentata a Giacomo per rispondere alle sei questioni esegetiche di Morun di cui non si conosce nulla fin ora. L'introduzione della lettera chiarisce per quale ragione Giacomo risponde alle questioni di Morun che furono mandate agli altri: Giacomo dice che la risposta a queste questioni poteva essere data da "qualsiasi persona", però sembra che nessun altro fu capace di rispondere fuorché il nostro dottore. Alcuni studiosi che negano il monofisimo di Giacomo dicono che queste risposte alle questioni della lettera sono "attribuite" a Giacomo, forse a causa del turbamento dei manoscritti A. B che non si concordono nel trasmettere il testo attuale della lettera. Il manoscritto A non tramanda l'introduzione della lettera, dove si parla della traduzione del testo greco della lettera. Forse secondo questo manoscritto Giacomo conosceva il greco e non aveva bisogno che la lettera di Morun fosse tradotta dal greco in siriaco. Solo il mansocritto B tramanda l'introduzione di questa lettera. Forse questo manoscritto presume che Giacomo non conosceva il greco. Il manoscritto B dimostra che il contenuto della lettera fu difficile per coloro a cui la lettera fu mandata, anche se Giacomo per umiltà dice che qualsiasi persona poteva rispondere a questa lettera. Giacomo scrive a Morun dicendo: la tua lettera che fu scritta agli altri affinché mi chiedessero la risposta alle tue questioni, fu letta davanti a me, e la resero molto umile quando la tradussero da una lingua a un'altra lingua. Giacomo però trovò la lettera "molto perspicace e sublime". Quest' espressione secondo noi, è una prova che dimostra che Giacomo conobbe il greco per poter giudicare la traduzione fatta dagli altri, anche se egli non scrisse nulla in greco, a parte qualche parole greche "siriacizzate". La risposta di Giacomo l'abbiamo solamente in siriaco. Il testo greco della lettera è perduto. Infatti Giacomo aveva una conoscenza sufficiente del greco per poter leggere i libri greci, come lo dimostra nella sua lettera 14. Nella stessa lettera 23, Giacomo ricordò la differenza tra il testo biblico25 "Siriaco" e tra lo stesso testo Biblico Greco, e egli conclude: il 25

- I Sam 21, 5-6, Mt 14, 3-4. Giacomo e la lingua greca. Sony, Esamerone, pp. 888-890

L’analisi delle lettere

senso dei due testi è lo stesso malgrado le differenze del testo della Bibbia siriaca e della Bibbia greca. Secondo altri studiosi, Giacomo non conobbe il greco perché la lettera fu tradotta dal greco in siriaco, poi Giacomo rispose in siriaco alle questioni di Mor Morun26. In questa lettera secondo il manoscritto B Giacocmo è chiamato il "commentatore", mentre egli non accetta questo titolo per umiltà e dice: io non pervenni né aggiunsi il grado di essere "interrogatore colto come te". Giacomo si indirizza a Mor Morun e gli scrive: tu mi chiedi non per arricchirti, ma per svegliarmi e consigliarmi che cosa devo dire per l'interesse di molti. Il maestro Giacomo che insegna con l'aiuto della Grazia che governa tutto, usa le espressioni che seguono come se è “ispirato”: - Se tu senti..tu devi capire - Dobbiamo rispondere senza discussione - Quando tu senti che le sentenze divine si emettono.. sappia che la penitenza può rimandarle e annullarle - Dunque quando tu senti che Dio si riposò.considera il riposo di Cristo dalla fatica della Croce - Se il mio avversario mi dice: come i morti conobbero il Cristo? Io rispondo, come i feti Lo riconobbero. I morti dello sceol: Adamo e gli altri conobbero il Cristo quando li visitò. Giacomo propone il suo prinicipio teologico-esegetico: dovunque il Cristo andava prendeva la forma degli abitanti di quel luogo. Il Cristo nel feto fu festeggiato da Giovanni Battista che sussultò nel grembo di Elisabetta dinanzi a Lui. Per entrare nello sceol e essere conosciuto dai morti, il Cristo morì per rassomigliare ai morti ecc.. Giacomo come è abituato a umiliarsi scrive a Morun: questa tua lettera mi meravigliò. Io volli rispondere alle tue questioni con l'aiuto della Grazia, senza che io meriti di darti, come tu meriti di ricevere tutto ciò che chiedi. La lettera è una "tesi" esegetica di Giacomo. Essa fu una sorgente da cui attinsero tanti esegeti siriaci moderni.

Osservazioni Ancora la lettera a Mor Morun a proposito delle questioni che chiese al dottore Mor Giacomo. A Lui le glorie e gli inni e le benedizioni ed i ringraziamenti da tutte le bocche in tutte le lingue, in tutti gli spazi di tutti i tempi dei secoli dei secoli, amen Essa finì

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La lettera 24 Non sappiamo a chi fu mandata questa lettera esegetica. Giacomo chiama il suo ascoltatore una volta: "mio figlio", e un'altra volta "mio fratello". Giacomo dice: se la fede risveglia la questione, la risposta si trova velocemente. L'interrogatore deve chiedere con fede, se egli chiede con divisioni è difficile al commentatore di mostrare la luce all'occhio malato, e la risposta sarà equivoca e oscura, perché non si gettano le perle dinanzi ai porci. Perciò il nostro dottore ammonisce il suo ascoltatore dicendo: "non diventare audace" per dire che il Figlio sia più piccolo dello Spirito o del Padre. L'occhio malato fugge la luce, che il tuo occhio dunque sia sano. Se tu mi ascolti con la fede conoscerai chiaramente la mia spiegazione

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- Peeters P. , Jacques de Saroug appartient - il à la secte monophysite in AB 66 ( 1948 ) , pp. 134 - 198 ‫ﻟﺒﻨﺎﻥ‬-‫ ﺟﻮﻧﻴﺔ‬،‫ ﲝﺚ ﺍﻣﻨﺘﻘﺎﺩﻱ ﺗﺎﺭﳜﻲ ﺩﻳﲏ‬،‫ ﻣﺎﺭ ﻳﻌﻘﻮﺏ ﺍﻟﺴﺮﻭﺟﻲ ﺍﳌﻠﻔﺎﻥ‬،(‫ﺍﺳﺤﻖ ﺍﺭﻣﻠﺔ )ﺍﳋﻮﺭﻱ‬-

L’analisi delle lettere

esegetica, se però ti muove la divisione e il dubbio, mi sarà difficile di dialogare con te perché io parlo con la fede. Questa lettera potrebbe essere una lezione esgetica di Giacomo conservata nei manoscritti della chiesa siriaca. La lettera è una difesa della cristologia contro i diofisiti che non riconoscevano il Cristo come Dio, ma come un uomo "meno dello Spirito Santo". Giacomo che risponde alla questione che gli fu posta ammonisce dicendo: adesso guarda la tua lingua di bestemmiare il Figlio oggi, perché appogiandoti sulla frase "chiunque dice una parola sul Figlio dell'uomo gli sarà perdonato", oggi però, dopo “l’ascensione di Cristo”, non gli sarà più perdonato.

Osservazioni Ancora la lettera di Mor Giacomo su ciò che disse il nostro Signore: " a chiunque dice una parola contro il Figlio dell'uomo sarà perdonato, a colui però che parla contro lo Spirito Santo non sarà perdonato". A Lui le lodi e le benedizioni nei secoli dei secoli, amen. Essa finì. Ms.A In margine seconda mano @bØ‹˙˙’†ì@b“˙˙äa†@û‹˙˙i@Þ˙˙È@aó˙˙Ýà@‹àb˙˙ä†@æ˙˙à@Þ˙˙؆@aò‹˙˙ua La lettera di chiunque dice una parola contro il Figlio dell’Uomo ecc..

Studio - Sony, lettere arabe, 24

La lettera 25 La lettera non possiede la prefazione e l'introduzione come le altre lettere di Giacomo. L'indirizzo della lettera riconosce nel suo autore secondo tutti i manoscritti Mor Giacomo senza precisare e scrivere: “di Sarug". L'indirizzo potrebbe essere equivoco perché abbiamo la lettera 28 attribuita a Giacomo di Sarug, poi la stessa lettera è attribuita al solitario “Giacomo”. Solo il manoscritto Q qualifica questa lettera: come se fosse "la terza lettera". Forse questo manoscritto conta la lettera 28, e una grande parte della lettera 25 aggiunta alla lettera 38 come tre lettere inviate a un amico, o a tre amici di Giacomo La lettera è composta di "massime" filosofiche e spirituali. Questa lettera, come tante altre sue lettere mandate ai solitari, dimostra la conoscenza della vita monastica che Giacomo possedeva, e che lo rendeva una guida spirituale di tanti monaci e solitari. Infatti, la vita spirituale di Giacomo permise ad alcuni suoi biografi di considerarlo un "monaco". Una seconda mano aggiunse una nota nel manoscritto A: la lettera dei solitari. Questa lettera era dedicata alla meditazione nei monasteri dei solitari. Giacomo si qualifica di imperfetto, e chiama il suo amico: mio fratello che possiede un'anima discernente e tessuta in Dio.

Osservazioni Ancora la lettera di Mor Giacomo ad un suo amico A lui la lode e il ringraziamento da noi tutti, amen. Essa finì. Ms.Q óÜò†@aò‹ua. La terza lettera Ms. A In margine seconda mano bčî‡ï±† dei solitari

Studio - Sony, lettere arabe, 25

L’analisi delle lettere

La lettera 26 Giacomo chiama il vescovo Mara "il giusto e il grande e l'amatore di Dio. Una nota di seconda mano chiama questa lettera: " per la consolazione e la pazienza". Questa lettera è un ricordo amaro della situazione della chiesa siriaca monofisita in questo periodo. Essa era perturbata dalle dispute cristologiche durante il quinto-sesto secolo. Mara non deve far attenzione alle "notizie buone o cattive" perché sono "false" o sono "passeggeri". Questa lettera fa pensare al contenuto della lettera 6 degli abitanti di Arzun che non sapevano bene se il diofisismo era o no scomunicato nell'impero Romano. Giacomo rispose a questi abitanti: coloro che dicono che il diofisimo non è scomunicato nell'impero Romano sono "bugiardi". Dio solo non cambia, perciò dobbiamo appoggiarci sopra il Signore che ci protegge giorno e notte.

Osservazioni Ancora la lettera che inviò il dottore Mor Giacomo a Mor Mara il vescovo di Amid ‡àa Al casto e al grande santo e all' amatore di Dio Mor Mara il vescovo per la grazia di Dio. Giacomo l'imperfetto, l'adoratore della tua elezione nel nostro Signore. Pace A Lui le lodi in ogni tempo, amen. Pace e adorazione dalla mia imperfezione a tutti i tuoi seguaci @b˙čïÉi e a tutta l'assemblea salvata con il sangue di Dio. Essa finì. Ms. A seconda mano: aòíä5ïàì@bîbîíi† della consolazione e la pazienza

Studio - Sony, lettere arabe, 26

La lettera 27 Giacomo chiama Daniele "molto discernente e silenzioso nel corpo, e eloquente nello spirito". Giacomo dice: la tua lettera Daniele rallegrò la mia anima. Io l'applicai al mio corpo come se fosse una medicina. Come Giacomo che incoraggiò Giovanni Bar Qursos27 ad accettare il sacerdozio così il nostro dottore consigliò e incoraggiò anche il solitario Daniele ad accettare il sacerdozio. Daniele era perturbato e impaurito dalla notizia di ricevere il sacerdozio. Il solitario Daniele esitava di ricevere il sacerdozio (episcopato?). Il tempo era difficile per i vescovi e per i presbiteri che erano esiliati e perseguitati. Basta pensare al vescovo Paolo di Edessa che la lettera 32 descrive la sua persecuzione e il suo esilio. I due pensieri di Daniele erano giusti. Rifiutare il sacerdozio a causa dei difetti è giusto, però non è giusto rifiutarlo, come il padrone del "talento" dato per essere fruttificato non volle fruttificarlo. Giacomo consiglia Daniele non come un maestro, ma come un indegno per accettare il sacerdozio che ti raggiunse per l'Economia della Grazia. Giacomo dice a Daniele: Daniele tu sei libero, giudica le mie parole, se sono vere e giuste ascoltale, per la gloria del Signore.

27

- Sony, Esamerone, p. 28

L’analisi delle lettere

Osservazioni Ancora la lettera che inviò il dottore Mor Giacomo al solitario Mor Daniele Al casto e al ricco di discernimenti il servo di Dio e mio signore il silenzioso in corpo e l'eloquente nello spirito, Mor Daniele. Giacomo l'imperfetto il tuo fratello nel nostro Signore, la speranza e la vita di tutto. Pace Io ricevetti le tue righe amate o mio signore eletto di Dio, e la mia debole anima se ne rallegrò, e le applicò al mio corpo come una benda forte sul debole corpo, ed io pensai al "fattorino" @b˙åÝjïà delle tue righe, e la mia anima diventò grande, e ringraziai il nostro Signore che mi rese degno che mi sia mandato da parte tua un messaggero a‡uîa della pace che porta nella sua persona l'interesse per i suoi spettatori. A Lui la gloria e l'onore e l'adorazione anche adesso e in tutti i tempi per i secoli dei secoli, amen. Essa finì. Ms. X @ˆòí˙˙iŠì@aòí˙˙äüØ@Þ˙˙ à@bî‡˙˙ï±@Þ˙˙îbïä†@ñ‹˙˙à@òí˙˙Ü@@lí˙ÕÉî@ñ‹˙˙à†@di Mor Giacomo al solitario Mor Daniele sul sacerdozio e la sua grandezza Ms. A in margine seconda mano @aòí˙äü؆@aó˙’ó9ò@æ˙à@Þ˙y††@ñˆ@Þ˙È sulla sua paura dal servizio del sacerdozio

Studio - Sony, lettere arabe, 27

La lettera 28 I manoscritti non sono d'accordo sull'autore di questa lettera. I manoscritti: A. C. P attribuiscono la lettera al nostro dottore Giacomo. Il ms. U attribuisce la lettera a Giacomo. Il ms. W gli attribuisce la lettera (senza nominare Giacomo di Sarug). Il ms. O: attribuisce la lettera al santo Aksnoyo (Filosseno di Mabbug +523 AD). Il ms. Z: attribuisce la lettera al solitario Giacomo di cui non conosciamo nulla fuorché il nome. Si può pensare che questo solitario Giacomo è lo stesso nostro Giacomo di Sarug che molte fonti monofisite consideravano un "monaco"28. Il manoscritto P: non si pronuncia sull’autore della lettera. E' probabile che il copista fece un errore mescolando Giacomo di Sarug con un certo "solitario di nome Giacomo" di cui non conosciamo nulla ecceto il nome. Il copista che diede l'aggettivo di "solitario" a Giacomo non intendeva forse un altro Giacomo differente del nostro dottore. Egli considerava Giacomo un monaco solitario, perciò si può dire che il solitario Giacomo è lo stesso nostro dottore considerato anche come un "monaco e un solitario". E’ possibile pensare che il copista del manoscritto O: che attribuisce la lettera a Filosseno di Mabbug, e il copista del manoscritto Z: che l'attribuisce al solitario Giacomo che questi due copisti mescolarono nella lettera del nostro Giacomo di Sarug un "brano" di un'opera estratta dalle lettere di Filosseno di Mabbug, e un estratto delle opere di un certo "solitario Giacomo". Questa teoria è più che probabile. Infatti i copisti si permettevano di agire così senza scropolo. Non è possibile però conoscere quale è l'opera di Filosseno e quale è l'opera del solitario Giacomo. E’ difficile distinguere l'opera del nostro dottore dalle due opere sovramenzionate, perché le tre opere si rassomigliano molto29. 28 29

- Sony, Esamerone, pp. 18-23. Sony, lettere arabe, 38 - Mescolare le lettere giacobiane, e attribuire queste lettere una volta a un tale autore, e un'altra volta a un tale autore è ormai un fatto ben notato. Sony, lettere arabe, 42

L’analisi delle lettere

L'autore della lettera è senza dubbio Giacomo di Sarug secondo tutti i manoscritti antichi che la contengono. Secondo il ms. U: la lettera è inviata a un uomo virtuoso. Secondo il ms. W: la lettera è inviata al suo amico che amava. Secondo il ms. Z: la lettera è inviata a un uomo suo amico. Il titolo della lettera è differente da un manoscritto all'altro. Tutti i manoscritti le danno il titolo: sulla contrizione dell'anima. Il ms. O: sul consiglio. Il ms. P: l'obbedienza è superiore alla giustizia. Nella la lettera l'autore confessa i suoi propri difetti. L'autore mostra la sua propria abnegazione quando scrive: “io non possedei nulla come tu sai e non intendo possedere”. Egli mostra il suo desiderio di progredire nella vita spirituale, perciò chiede la preghiera della saggezza del suo amico. L'autore di questa lettera scrive due righe per il suo amico per esortarlo a rimanere tranquillo e a fuggire il mondo.

Osservazioni La lettera del dottore Mor Giacomo sulla contrizione b“Ñä@òìò Prega per la mia imperfezione affinché abbia le misericordie del Signore, amen. Essa finì óáÝ’ Ms. C âÝ’ Ms. O @aòí˙˙åîò‹à†@bïå˙˙Øa@ñ‹˙˙à@‡˙˙Ô†@aòí˙˙åîò‹à@‡˙˙Ôì@b˙˙ïy@aü˙˙Üö†@bá“˙˙i Nel nome del Dio Vivente e Santo: consiglio del santo Mor Aksnoyo del consiglio Ms. P seconda mano aòíäbØ@æà@ñû@bàŠ@aòíåÉàó“à L’obbedienza supera la giustizia Ms. U @aŠó˙ïà@”˙äa@òí˙܆@aò‹˙ua@lí˙ÕÉî@ñ‹˙à@b“˙î‡Ô†@†ü˙Ýî† La lettera del santo Mor Giacomo a un uomo virtuoso Ms. W üÜ@lb«†@ü¼Š@”äa@òí܆@üÝî†@lìò Ancora la sua (lettera) a un uomo suo amico che lo ama Ms. Z ü¼Š@”äa@òíÜ@bî‡ï±@líÕÉî†@aò‹°a La lettera del solitarion Giacomo a un uomo suo amico

Studio ‫ ﺍﳌﻴﻤـﺮ ﺍﻟﺮﺍﺑـﻊ‬،(‫ﻡ‬

) ‫ﻗﺒﻄﻴﺔ‬

‫ ﻣﻄﺒﻌﺔ ﻣﺼﺮ ﺑﺎﻟﻔﺠﺎﻟﺔ‬,‫ﻛﺘﺎﺏ ﻣﻴﺎﻣﺮ ﺃﻱ ﻣﻮﺍﻋﻆ ﺍﻟﺴﺮﻭﺟﻲ ﻃﺒﻊ ﻋﻠﻰ ﻧﻔﻘﺔ ﺍﻟﺴﻴﺪﺓ ﺭﻭﻣﺔ ﻣﻴﺨﺎﺋﻴﻞ ﺍﺛﻨﺎﺳﻴﻮﺱ‬‫ـ‬ ‫ ﻗﻮﻝ ﺗﻮﺑﻴﺦ ﻟﻨﻔﺴﻪ ﺍﱃ ﺍﺣﺪ ﺍﺣﺒﺎﺋﻪ ﺭﺟﻞ ﻗﺪﻳﺲ‬,‫ﻭﺍﻟﺜﻼﺛﻮﻥ‬

- Sony, lettere arabe, 28

La lettera 29 A questa lettera mancano la prefazione e l'introduzione. Una nota di seconda mano ricorda che questa lettera si intitola: sulla grazia contro l'eretico. In questa corta lettera Giacomo esorta il suo amico a non attribuire l'Economia del Verbo nella carne "all'uomo" come i diofisiti

Osservazioni Ancora la lettera di Mor Giacomo al suo amico A lui le lodi in tutti i tempi, amen. Essa finì. Ms. A in margine seconda mano bÕï î‹î@ÞjÔíÜ@aòíjï€@ÞȆ sulla Grazia contro l'eresia

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Studio - Sony, lettere arabe, 29

La lettera 30 Questa bellissima lettera poetica non ha né prefazione né introduzione. Una seconda mano aggiunge una nota: "per la Grande Settimana". Giacomo descrive la passione di Cristo durante il Vendredi Santo, e descrive la sua discesa nello sceol il Sabato Santo. Egli descrive la Domenica della risurrezione: la festa della Pasqua. Questa Pasqua che festeggia Giacomo forse cadde dopo l'elezione del partriarca Severo nel 512 AD. Giacomo come un pastore monofisita convinto prega come pregano tutte le chiese per il "capo dei vescovi" affinché abbia una lunga vita" perché egli fu la causa della sicurezza del nostro paese

Osservazioni Ancora la lettera di Mor Giacomo al suo amico A Lui e al suo Padre con il suo Spirito Santo, le lodi e le benedizioni, amen. Essa finì Ms. A In margine seconda mano aóiŠ@aój’† del grande Sabato

Studio - Sony, lettere arabe, 30

La lettera 31 L'inizio della lettera non si legge. Una seconda mano aggiunge: "per la festa della risurrezione". nella lettera Giacomo tratta il tema della festa delle palme, della passione e della risurrezione. Giacomo chiama il suo lettore: "amatore di Dio". Egli ricorda la povertà della società edessiana e i cattivi tempi che viveva la chiesa. Le feste però fanno dimenticare le tristezze. La risurrezione di Cristo aiuta la chiesa a considerarsi nel paradiso di Dio

Osservazioni A Lui la gloria per sempre, amen. Essa finì

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La lettera 32 Forse questa lettera è l'ultima lettera che scrisse il nostro dottore prima di morire nel 521 AD. Una seconda mano aggiunge la lettera di: “amate i vostri nemici”. La lettera 35 ricorda gli stessi eventi della lettera 32. Giacomo descrive la perscuzione dei monofisiti da parte dei "Calcedonensi" durante la riforma calcedonense sotto l'imperatore Giustino secondo (9 giugnio 518-527 AD). Quest’ imperatore prescrisse nel 20 luglio 518 AD di riconoscere il concilio di Calcedonia e di scomunicare Severo di Antiochia e il monofisismo. Paolo il vescovo di Edessa sarà esiliato la prima volta il 4 novembre 519-520 AD certamente a causa del suo monofisimo. L'imperatore Giustino secondo liberò Paolo. La

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persecuzione non era dura all'inizio della "purgazione" calcedonense. La "mansuetudine" di Giustino aveva come scopo di attirare i monofisiti ad accettare liberamente il concilio di Calcedonia. Più tardi Giustino sarà più severo contro i monofisiti. Allora il vescovo di Edessa Paolo sarà esiliato per la seconda volta e definitivamente il 27 luglio 522-526 AD. I monofisiti fanatici pensavano che Paolo di Edessa era calcedonense in segreto cioé non era molto convinto del monofisimo. Paolo era "diplomatico", ma la sua diplomazia era considerata come un compromesso teologico. Giacomo nella sua lettera non è d'accordo con queste fonti monofisite. Egli loda e ammira Paolo e lo considera il "confessore" della fede e lo paragona a Giuseppe il figlio di Giacobbe. Egli descrive la gioia di tutte le chiese dell'oriente quando Paolo fu liberato dallo stesso imperatore Giustino secondo (senza nominarlo) che Giacomo chiama il “re credente”.

Osservazioni Ancora la lettera che inviò Mor Giacomo a Mor Paolo il vescovo bÐíՏÐa di Edessa Al casto ed al santo ed all'amatore di Dio il vescovo Mor Paolo. Giacomo il servo della tua santità nel nostro Signore. Pace E dunque come io (mi sento) così obbligato @b˙äa@d˙ïÜö verso la tua elezione, non potei venire per adorare come volevo a causa della debolezza del corpo che si infiacchì @‡yó˙’a come conosce la tua santità, perciò adesso io inviai queste mie righe con il presbitero @b“˙ï“Ô Geremia il servo della tua santità affinché adori la tua santità e ti informi @×í˙Ñä byìŠ sulla mia debolezza o grande ed eletto di Dio prega per la mia imperfezione. Essa finì Ms. A In margine seconda mano aŠû쌆ì@çíÙčïji‡ÝjÉÜ@íjya†@ñˆ@ÞÈ su amate i vostri nemici

Studio - Sony, lettere arabe, 32

La lettera 33 Giacomo ricevette le righe del grande e amatore di Dio vescovo Eutochina pieno di saggezze, e si ne rallegrò molto. Il nostro dottore consiglia il vescovo di Dara di costruire un muro della fede per proteggere gli ortodossi dai discepoli di Nestorio i vicini della città di Dara, come i sovrani del mondo costruiscono le mura per proteggere gli abitanti delle città. I messaggeri inviatti da Eutochina rallegrarono Giacomo raccontandogli come il loro vescovo è vigilante sul suo gregge. Una nota chiama questa lettera: un’avvertenza sulla fede.

Osservazioni Ancora la lettera di Mor Giacomo a Mor Eutochina båïØí€ìa il vescovo di Dara aŠ† Al casto ed al grande santo ed all'amatore di Dio il vescovo Mor Eutochina Giacomo l'imperfetto tuo adoratore in Gesù luce e vita e l'incorruzione e la speranza e la perfezione di tutto. Pace Io ricevetti @Þ˙jÔ la tua lettera piena di discernimenti o grande di Dio, e la mia inferma anima si rallegrò della tua pace O grande di Dio sii sano @âï˙Ýy@ñìû nel nostro Signore in ogni tempo e prega per la mia imperfezione Essa finì

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Ms. A In margine seconda mano aòíåºû@ÞȆ@aŠûìŒ. Avvertenza sulla fede

Studio - Sony, lettere arabe, 33

La lettera 34 Giacomo ammira Simai che chiama il saggio in Dio. Il nostro dottore consola Simai in occasione del decesso del suo figlio. La vera amicizia si mostra nelle difficoltà. La morte di questo figlio perturbò il paese e la città. Molti andarono consolare Simai. Giacomo anche andò per riempire questo dovere comune delle condoglianze "innato alla natura umana".

Osservazioni Ancora la lettera di Mor Giacomo a Mor Simai ðáïŽ a proposito del decesso del suo figlio Al grande ed all'amatore di Dio Mor Simai Giacomo l'imperfetto tuo amatore nel nostro Signore. Pace A lui la gloria e l'onore e il potere con il suo Padre Benedetto e il suo Santo Spirito, adesso e in ogni tempo e per i secoli dei secoli, amen. Essa finì Ms. I om. óáÝ’ Ms. I üÝî†@‡Ø@üÝî†. ms. A in margine seconda mano a‡čïåȆ@bîbîíi† della consolazione dei defunti Ms. I líÕÉî@ñ‹à@b“î‡Ô†@bîbîíi† della consolazione del santo Mor Giacomo A lui la gloria e l'onore per il secolo dei secoli e il potere con il suo Padre Benedetto e il suo Santo Spirito, adesso e in ogni tempo e per i secoli dei secoli, amen. Essa finì

Studio - Sony, lettere arabe, 34

La lettera 35 Giacomo adora la grandezza del grande e vittorioso conte Bassa. Bassa fu perseguitato a causa della fede monofista. I suoi beni furono confiscati. Bassa fu il vero cristiano e l'erede di Abgar il Parto. Egli confessò la fede con Paolo il vescovo di Edessa, il "confessore" della fede. Bassa all'esempio del suo padre, fece il suo possibile per proteggere il gregge monofisita in Edessa, mentre i "lupi" cioé i diofisiti o i calcedonensi gli fecero male.

Osservazioni Ancora la lettera di Mor Giacomo al conte Bassa bi@ ÷áÔ Al grande e al vittorioso e al vero credente il conte ÷àíÔ Mor Bassa Giacomo adoratore della tua grandezza nel nostro Signore. Pace A lui, ed al suo Padre ed al suo Spirito Santo le lodi e le benedizioni in ogni tempo, amen. Essa finì Ms. A In margine seconda mano aŠ‹’†@aòíåºû† della vera fede

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Studio Sony, lettere arabe, 35

La lettera 36 Giacomo ammira e loda il conte Ciro il capo dei medici della città di (Edessa?) che cura non soltanto i corpi ma specialmente le anime degli ortodossi dalle malattie fisiche e specialmente dalla malattia "dell'apostasia e del rinnegamento dei diofisiti". Il conte Ciro fu l'esempio per i cristiani della regione di Edessa nel tempo dei turbamenti sollevati dai diofisiti: gli adoratori dell'uomo. Gli scismatici si opponevano a Giacomo e ai monofisiti cioé agli ortodossi. Giacomo critica il modo diofisita di fare la teologia

Osservazioni Ancora la lettera di Mor Giacomo al capo dei medici Mor Ciro aŠíÔ Al grande e al vittorioso e al vero credente Mor Ciro il capo medico ‘ì‹ ïØŠa e il conte ÷àíÔ Giacomo l'adoratore della tua grandezza nel nostro Signore. Pace A Lui le lodi in ogni tempo, amen. Essa finì. Ms. A In margine seconda mano aŠ‹’†@aòíåºû†@bÕ’íÐ La spiegazione della vera fede

Studio - Sony, lettere arabe, 36

La lettera 37 Giacomo come pastore delle anime è coraggioso quando scrive alle donne prostitute che diventarono dopo penitenti e recluse. L'umiltà di Giacomo si mostra anche quando chiede l'aiuto delle loro "preghiere". Giacomo invita queste donne a abbandonare la valle del peccato e ad andare al luogo delle visioni, cioé alla vita nuova. Il dottore di Sarug come un padre e una guida spirituale analizza la psicologia del peccatore. Egli avverte queste donne e le consiglia per vietare le tentazioni di satana che cerca di farle cadere di nuovo con i suoi storti metodi. Il nostro dottore tranquillizza queste donne quando afferma che il demonio pretende essere forte. In realtà egli non può costringere la libertà umana per seguirlo nel fare il male.

Osservazioni Ancora la lettera di Mor Giacomo alle donne prostitute aóčïäŒ@bč“ä che furono incarcerate aó“čïjy Alle caste aóÑOÙä che la Croce le rese caste ÒÙä: la signora ñò‹à Lantia bï äý e la signora Maria Giacomo l'imperfetto bisognoso delle misericordie di Dio e del soccorso @b˙䊆íÈ delle vostre preghiere in Gesù il Perfezionatore di tutto con le sofferenze della sua Croce. Pace Io il vostro debole e misero fratello vi ricordo dunque in ogni tempo nelle mie preghiere e supplico il nostro Signore affinché voi siate un odore gradevole, e un esempio buono, e che il vostro discepolato sia per la gloria di Gesù senza corruzione, amen. finì la lettera alle donne prostitute che diventarono recluse, composta dal beato Mor Giacomo il vescovo di Batnan Finì di scrivere in questa collezione @aó˙ïÕåÐ@ quarantuno lettere prescelte composte @æáčï˙Ž† dal

L’analisi delle lettere

beato Mor Giacomo il vescovo di Batnan Ms. A In margine seconda mano ñìû@aóÜčìói† che diventarono vergini

Studio - Sony, lettere arabe, 37

La lettera 38 Questa bellissima e importantissima lettera della vita spirituale è il frutto della meditazione e dell’ esperienza di Giacomo nel guidare le anime nella via della perfezione monastica, sacerdotale e laica. La lettera 38 è stata molto usata. Numerosi sono i manoscritti che la conservano. Questa lettera è attribuita: - nei manoscritti: H Q: Ancora la lettera di Mor Giacomo il vescovo di Batnan - nel manoscritto P: Ancora le lettere del santo dottore Mor Giacomo composte sul consiglio in primo luogo sulle illusioni e le visioni false dei demoni - nel manoscritto U: La lettera del santo dottore e il vescovo di Batnan di Sarug Mor Giacomo - nel manoscritto Z:@@Ancora la lettera del consiglio del solitario Giacomo - nel manoscritto B: Ancora la lettera a un solitario che vedeva chiaramente le illusioni e le visioni dei demoni - Il manoscritto B: chiama questa lettera: "dei monaci" - I manscritti P Z chiamano questa lettera: "del consiglio" Il lettore di questa lettera tramandata da questi diversi copisti di questi numerosi manoscritti si interroga sull' autenticità della lettera. Infatti i manoscritti attribuiscono la lettera ai differenti autori. Non si sa esattamente quale è il suo vero autore. Il caso di questa lettera assomiglia molto al caso della lettera 28. Forse il copista del manoscritto Z mescolò nella lettera del nostro Giacomo un "brano" di un'opera di un certo "solitario Giacomo". Questa teoria è più che probabile. I copisti si permettevano di agire così senza scropolo. Non è possibile sapere quale è l'opera del solitario Giacomo per distinguerla dell'opera del nostro dottore. In realtà le due opere, se la nostra opinione è vera, si rassomigliano molto30. L'unico manoscritto Z attribuisce la lettera 38 al "solitario Giacomo". E' probabile che il copista fece un errore mescolando Giacomo di Sarug con un certo "solitario di nome Giacomo". Il copista che diede l'aggettivo di "solitario" a Giacomo non intendeva forse un altro Giacomo differente del nostro dottore. Forse egli considerava Giacomo un monaco solitario. Si può dire che il solitario Giacomo è lo stesso nostro dottore chiamato una volta "monaco” e un’altra volta “solitario". E’ sicuro che la lettera 38 è autentica. Infatti, la maggior parte dei manoscritti antichi l'attribuiscono a Giacomo il dottore di Sarug. Inoltre, tutti i pensieri e tutti i temi che contiene questa lettera con lo stile e le espressioni sono già ricordati nelle altre lettere giacobiane.

Osservazioni Ancora la lettera a un solitario che vedeva chiaramente le illusioni e le visioni dei demoni A Lui la gloria per la ricchezza di tutti i suoi doni che sono illimitati in tutti i tempi dei secoli dei secoli, amen. Essa finì Ms. L âÝ’ Mss. P Q om.óáÝ’

30

- Sony, lettere arabe, 28. Sony, Esamerone, pp. 18-23

L’analisi delle lettere

Ms. B In margine seconda mano bîh dei monaci Mss. H Q @æå˙ i†@bÐíՏ˙ïÐa@lí˙ÕÉî@ñ‹˙à†@aò‹˙ua@lìò Ancora la lettera di Mor Giacomo il vescovo di Batnan Ms. P @b˙ čåÐaŒ@ač†b˙˙’@æ˙˙à†@b˙˙äčìyì@aóïu‹uh˙˙’@Þ˙˙Ȇ@ó˙˙îbà‡Ô@aòí˙˙åîò‹¾@ü˙˙Ü@æáčï˙ Ž†@lí˙˙ÕÉî@ñ‹˙˙à@b˙˙åÑÝàì@‡˙˙Ô†@aòh˙˙ua@lìò Ancora le lettere del santo dottore Mor Giacomo composte sul consiglio in primo luogo sulle illusioni e le visioni false dei demoni Ms. U x싎†@æå i†@íՏïÐaì@båÑÝà@líÕÉî@ñ‹à@b“î‡Ô†@aò‹ua La lettera del santo dottore e il vescovo di Batnan di Sarug Mor Giacomo Ms. Z bî‡ï±@líÕÉî†@aòíåîò‹à†@aò‹ua@lìò Ancora la lettera del consiglio del solitario Giacomo

Studio - Sony, lettere arabe, 38

La lettera 39 La lettera è indirizzata al solitario Daniele. Il nome del mittente Giacomo è menzionato solamente nell'introduzione. Questa lettera è di una grande importanza per la vita spirituale dei monaci e dei solitari che il nostro dottore conosce in dettaglio. Giacomo dedicò anche la lunga omelia 138 a questo solitario Daniele. Giacomo come pastore delle anime vuole "riformare la vita monastica" che incominciò a calare dopo la crisi teologica dell'epoca. Un serio problema doveva essere risolto: cambiare o no la forma della vita monastica?. La tentazione era comune e pericolosa. Giacomo in questa lettra risolve il problema dicendo a Daniele e agli altri monaci: non cambiate la forma di vita monastica col pretesto di servire Dio meglio: "che ognuno serva Dio secondo la chiamata a cui fu chiamato". Giacomo riceve le righe di Daniele che chiama "l'eletto di Dio". Daniele si umiliò affinché il Cristo abitasse in lui. Daniele chiede il consiglio di Giacomo: come egli deve comportarsi nella sua condotta monastica. Giacomo che si considera imperfetto dice a Daniele: il Vero Maestro che consiglia e insegna il solitario è la Croce. Il contenuto di questa lettera rassomiglia molto al contenuto della lettera 40.

Osservazioni Ancora la lettera al solitario Mor Daniele Al casto e al virtuoso di condotta, il servo di Dio altissimo, il divino Mor Daniele. Giacomo l'imperfetto il tuo fratello e il tuo adoratore nel nostro Signore Gesù la tua speranza e la tua fiducia e la vita di tutti. Pace Io ricevetti le tue righe o Mor eletto di Dio, e la mia debole anima anelò alla tua divina pace.. Io supplico il tuo amore divino di pregare per la mia imperfezione affinché io sia salvato dai mali che scendono su di me come la pioggia ogni giorno, ed io sia protetto con le misericordie di Dio. Grande di Dio sii sano âïÝy nel nostro Signore. Essa finì

Studio - Sony, lettere arabe, 39

L’analisi delle lettere

La lettera 40 Giacomo che vuole riformare la vita monastica nella sua regione, scrive questa bellissima lettera al solitario Nasceryab @lüî‹“˙ä per esortarlo a non cambiare il posto e a rimanere nella forma di vita che scelse. Il contenuto di questa lettera è simile al contenuto della lettera 39. Le due lettere ricordano i solitari di non cambiare le loro forme di vita col protesto di cercare la perfezione. L'uomo trova la perfezione dovunque vive e con qualsiasi forma di vita che sceglie. Il monaco acquista la perfezione dovunque vive e con qualsiasi forma di vita che sceglie. Cambiare il posto o la forma di vita monastica non è dunque utile né necessario per il progresso della vita spirituale. Il cambiamento delle forme di vita monastica è causato da satana che vuol perturbare la vita monastica nella chiesa.

Osservazioni Ancora la lettera di Mor Giacomo a un solitario Al santo e all'amatore di Dio al solitario Mor Nasceryab lüî‹“ä Giacomo l'imperfetto il tuo fratello nel nostro Signore. Pace E ricordati la mia imperfezione nella preghiera affinché io abbia la clemenza per le misericordie di Dio. Amatore di Dio prega per me

Studio - Sony, lettere arabe, 40

La lettera 41 Questa lettera ricorda i tempi perturbati della purgazione calcedonense sotto l'imperatore Giustino (518-527 AD). Giacomo loda il suo amico Simone che qualifica di virtuoso e amatore di Dio. Infatti Simone non credette solamente ma sopportò la risponsabilità di coloro che credevano come lui. Simone appoggiò e aiutò il gruppo ortodosso dei monofisiti contro coloro che non sanno adorare cioé contro i diofisiti e i calcedonensi. In questa lettera, Giacomo invita i diofisiti e i calcedonensi a confessare la vera fede ortodossa dei monofisiti: il Cristo è Dio da Dio. Egli morì volontariamente per la nostra salvezza. Se qualcuno non confessa che il Cristo è Di da Do e morì per noi è adepto di satana

Osservazioni Ancora la sua (lettera) al suo amico båj« Simone Al virtuoso e al grande e all'amatore di Dio Mor Simone Da Giacomo il tuo amicobåj« nel nostro Signore. Pace A lui le lodi in ogni tempo, amen. Esso finì

Studio - Sony, lettere arabe, 41

L’analisi delle lettere

La lettera 42 Questa lettera è la vetta della conoscenza spirituale di Giacomo il vescovo di Batnan. Secondo il copista del manoscritto di questa lettera Giacomo avrebbe scritto la stessa lettera una volta: a "un" povero per la salvezza della sua vita, e un'altra volta avrebbe indirizzato la stessa lettera a una donna. Questa donna di cui non si conosce il nome, forse era monaca. Infatti Giacomo ricorda a quetsa monaca di averle scritto una lettera prima di questa lettera. Questa prima lettera ricordata da Giacomo è perduta o probabilmente è stata mescolata e riunita a quest' attuale lettera. Infatti Giacomo esorta questa monaca a leggere adesso la sua prima lettera che le mandò precedentemente. L'unico manoscritto che contiene questa lettera conservò queste due o (tre?) lettere mescolate insieme per formare l'attuale lettera31. Né il copista del manoscritto e né Olinder ricrodano questo fatto. Noi però ricordiamo questa possibile “mescolanza” delle lettere giacobiane, basandoci sulla testimonianza di Giacomo che ricorda di aver scritto una prima lettera a questa donna (monaca?) e la prega di leggerla adesso. Questa lettera dimostra la virtù e il coraggio di Giacomo che, senza paura di essere criticato dal suo clero o dal suo gregge, scrive a questa donna (o a queste donne?), come egli scrisse la lettera 37 alle donne prostitute che diventarono recluse. I monaci che seguivano i consigli di Giacomo leggevano le sue lettere nei loro conventi come lo dimostra la lettera 21. Questa lettera racchiuse una collezione di "massimi" della spiritualità del quinto-sesto secolo che Giacomo scrisse ai monaci della regione di Edessa per riformare il monachismo siriaco specialmente dopo il sinodo (diofisita) lassissta che permise il matrimonio del clero. Questo sinodo fu radunato a Seleucia a cura del diofisita Barsauma di Nisibi nell'anno 486 32 AD . Giacomo però come tanti altri scrittori aveva optato per l'ascetismo e il celibato del clero all'esempio di sant'Efrem il siro33. La lettera 37 e la lettera 42 attestano che queste monache o queste donne erano colte. Esse conoscevano scrivere e leggere come i monaci i loro fratelli.

Osservazioni Ancora la lettera @aò‹˙°a del santo Mor Giacomo il vescovo di Batnan che definisce la condotta virtuosa: che è scritta a un povero per la salvezza della sua vita. A Lui la gloria con il suo Padre e il suo Spirito Santo per i secoli dei secoli, amen.

Studio - Sony, lettere arabe, 42

La lettera 43 Senza nominare il suo amico, Giacomo lo rimprovera quando si comporta male e lo incoraggia quando si comporta bene. Il tema della lettera è composto da sentenze spirituali e filosofiche. Forse Giacomo cita Eraclito di Efeso che diceva: "tutto scorre" per dire che il mondo passerà. In questa lettera Giacomo usa le immagini naturali per cosigliare il suo amico: la notte e il giorno seppelliscono e risorgono l'uomo, i giorni giocono con gli uomini come i fanciulli che giocano al pallone ecc... 31

- Mescolrae le lettere giacobiane e attribuire queste lettere una volta a un tale autore e un'altra volta a un tale autore è ormai un fatto ben notato. Sony, lettere arabe, 28 32 - Barsauma de Nisibe, Episutla de Barsauma episcopo nisibeno, dequae haeret. Nestorianorum, in BO, I , Rome 1719 , pp. 353 ss. Vööbus A. , History of the school of Nisibis, in CSCO, vol. 266 subs . 26 (1965).p. 2 33 - Sony, Esamerone, 18-23

L’analisi delle lettere

Lo stile della lettera è triste e pessimista. Giacomo come padre e guida nel cammino spirituale esorta i cristiani a non perdere la speranza. Egli li invita a guardare Colui che morì per noi per vivere per Lui, non con le parole e le promesse, ma realmente. La lettera finisce bruscamente senza la fine abituale che termina le altre lettere. Questa brusca fine della lettera indica il disordine del copista della lettera.

Osservazioni La lettera del santo dottore Mor Giacomo a un suo amico

Studio ‫ ﺍﳌﻴﻤﺮ ﺍﻟﺘﺎﺳـﻊ‬،(‫ﻡ‬

) ‫ﻗﺒﻄﻴﺔ‬

- Sony, lettere arabe, 43

‫ ﻣﻄﺒﻌﺔ ﻣﺼﺮ ﺑﺎﻟﻔﺠﺎﻟﺔ‬,‫ﻛﺘﺎﺏ ﻣﻴﺎﻣﺮ ﺃﻱ ﻣﻮﺍﻋﻆ ﺍﻟﺴﺮﻭﺟﻲ ﻃﺒﻊ ﻋﻠﻰ ﻧﻔﻘﺔ ﺍﻟﺴﻴﺪﺓ ﺭﻭﻣﺔ ﻣﻴﺨﺎﺋﻴﻞ ﺍﺛﻨﺎﺳﻴﻮﺱ‬‫ـ‬ ‫ ﺭﺳﺎﻟﺔ ﲢﺮﻳﺾ ﻋﻠﻰ ﺍﻟﺘﻮﺑﺔ ﺍﱃ ﺭﺟﻞ ﻛﺒﲑ ﻣﻌﺮﻭﻑ ﺑﺎﳋﻄﺎﻳﺎ ﻟﻴﻘﻴﻤﻪ‬,‫ﻭﺍﻟﻌﺸﺮﻭﻥ‬

Autenticità e datazione delle lettere

VI. Autenticità e datazione delle lettere L’autenticità delle lettere e delle omelie di Giacomo E’ difficile pronunciarsi con “certezza” sull’autenticità delle opere di Giacomo che ci sono tramandate nei centinaia dei manoscritti antichissimi, e qualche volta assai differenti gli uni dagli altri. Pochi lavori sono stati iniziati in questo campo, e si spera che continuino nel futuro. I lavori di ricerca in questo campo devono essere “oggettivi”. Noi abbiamo seguito l’oggettività nello studio delle lettere o delle omelie di Giacomo, per non giudicare le opere giacobiane soltanto dal punto di vista della posizione teologica del nostro dottore. Gli sforzi si sono svolti per stabilre una base solida che permette allo studioso di considerare tutte le opere insieme e di distinguere le opere “manipolate” per la liturgia sia dai calcedonensi o sia dai monofisiti. Se si raggiunge l’edizione “princeps” di tutte le opere giacobiane si potrà in questo caso pronunciare con certezza sull’autenticità delle lettere giacobiane, considerando il loro stile, le loro espressioni, e il loro cadro storico. Il critico delle opere giacobiane potrà esprimere il suo parere con oggettività e modestia quando avrà studiato tutte le opere, senza scegliere un’espressione o un brano come fecero, o fanno alcuni studiosi moderni basandosi su alcuni manoscritti e lasciando gli altri manoscritti, per giudicare Giacomo ingiustamente e dire che quest’opera o quell’altra opera non è giacobiana. Noi abbiamo seguito questo principio prudente e oggettivo nella nostra traduzione, tenendo conto di tutte le differenze dei manoscritti, come abbiamo scelto il testo migliore mettendo in nota le differenze dei manoscritti. Il lettore potrà ormai formare l’idea giusta sul pensiero e sull’espressione di Giacomo nelle sue lettere. P.Martin scrive a questo proposito: "les hymnographes postérieurs n'ont fait le plus souvent que dépecer ses Mimré pour les accomoder à l'usage liturgique, et ils ont fourni ainsi, sans s'en douter, les matériaux qu'ont mis en oeuvre les rédacteurs des offices syriens, maronites ou monophysite...Mais en découpant ainsi les oeuvres de Jacques de Sarug ne tente-t-on pas de le compléter par l'insertion de quelques morceaux rapportés d'ailleurs ou même fabriqué de toutes pièces? C'est plus que probable. Les hymnographes n'y voyaient pas grand mal, et plus d'un fut peut-être bien aisé de voir figurer quelque strophe ou quelque tropaire de son invention dans les offices de l'Eglise à faveur d'un grand nom qui couvrait cette marchandise…On conçoit dès lors qu'on ait pu facilement interpoler des pièces étrangères à celles de Jacques de Sarug dans les livres liturgiques, et les lui attribuer, plus tard, avec la meilleure foi du monde. Pour reconnaître ce qui est de lui et ce qui ne l'est pas, il faut remonter à l'edition "princeps" de ses oeuvres, nous voulons dire aux manuscrits qui les contiennent intégralement et qui n'ont jamais été affectés à des usages liturgiques. C'est là qu'on les trouve tels qu'ils sont sortis de la main de leur auteur"1. l'osservazione di Martin è giusta. Però ci chiediamo, quale opera di quale padre della chiesa non fu sottomessa all'uso liturgico? Quale opera patristica non fu trasmessa nei manoscritti con tante differenze secondo l'umore o la posizione teologica del copista e dei copisti?. La risposta è: nessuno. Dunque non è lecito di dire che le lettere di Giacomo non sono autentiche a causa del loro uso liturgico. Il modo o il criterio antico era differente del nostro criterio. L’impegno del moderno studioso consiste a scoprire e a rispettare quest’antico modo di fare.

1

- Martin P., Un évêque - poète au Vème et VI ème siècles , ou Jacques de Saroug , sa vie , son temps, ses œuvres, ses croyances, in RSE 34 (1876), pp. 309 - 352 , 358 - 419. (pp.323/324)

Autenticità e datazione delle lettere

L’edizione di Bedjan delle omelie Bedjan si rende conto del problema e della difficoltà di pronunciarsi sull'autenticità delle opere giacobiane, quando scrive. "Nous avions dejà publié en appendice à notre "Liber Superiorum", l'histoire de Joseph par Narsai d'après un manuscrit de Mésopotamie. Or il advint que les gens de ce pays nous écrivirent pour réclamer, en disant que ce poème n'était pas digne de l'écrivain nestorien. Au moyen d'une photographie des homélies de mar Jacob sur Joseph, dans le ms. 135 d'Oxford f. 395a-410b nous avons constaté que précisément c'étaient les mêmes que nous avions vues attribuées à Narsai. Puisque d'autre part, nous avons évidemment dans le ms. De Rome 117, les neuf homélies authentiques de Mar Jacob, nous devons dire que les autres ne sont qu'un apocryphe. D'ailleurs le style seul dit assez qu'elles ne sont point sorties de la plume de l'évêque de Saroug. Nous devions cette mise au point à la vérité, dans l'interêt seul de laquelle nous voulons travailler, et pour prèvenir d'autres erreurs"2 Bedjan presenta un altro esempio dell’ attribuzione della stessa omelia: sul "Pater noster" una volta a Giacomo, e un'altra volta a Simon Taibute ûòíjï€@çíÉ9 (che viveva nel 690 AD). L'omelia è di Giacomo come attesta il ms. Londonese Add 17157 datato dell'anno 565 AD riconosce Giacomo come l'autore di questa omelia. Dunque è un errore l'attribuzione di quest'omelia a Simon Taibute che non era ancora nato quando Giacomo compose quest'omelia3 Bedjan che pubblicò una grande parte delle sue omelie non si azzardò per compiere questo impegno e perciò scelse i testi dei manoscritti senza esprimere il suo giudizio sull'autenticità di tutte le omelie. Bedjan si esprime così: "Dans les homélies sur Notre-Seigneur e sur la sainte Vierge que nous publions dans ce volume, les sujets sont répétés et le style semble n'être pas toujours du mêm écrivain, nous sommes donc tenté de croire qu'il y a peut-être quelque chose d'un auteur qu'il portait le même nom".4 - "chaque collecteur e chaque copiste a suivi dans son travail, sa manière de voir e son goût personnel"5 Bedjan trascurò tanti manoscritti che conosceva e che doveva seguire, sia perché erano lacunosi o incorretti o pieni di varianti e di strofe che gli apparirono "senza valore".6 Questo modo di fare fu giustamente criticato7. Bedjan pubblicò arbitrariamente le quattro omelie su Mosè8 e le otto omelie della lode alla mensa @aŠìó˙І@aóyíj˙’ò@Þ˙È9 senza ricordare le varianti dei manoscritti almeno nella nota della

2

- Bedjan, Homiliae selectae, vol. V, prefazione p. XVIII-IX 3 - Sony, omelie arabe, 10 4 - S. Martyrii qui et Sahdona quae supersunt omnia, Parisiis-Lipsiae, 1897, pp. 614-865, edit. Paulus Bedjan (Mimro 196-206), (Prefazione p. XIX) b“ćî‡Ô†ì@ać†üŽ†@bih’ 5 - Bedjan, homiliae selectae, II (prefazione p.V) 6 - Bedjan, homiliae selectae, II (prefazione p. XIII; III, p.XIII; VI, p.XVIII) 7 -.Vosté J. M. , Paul Bedjan, le lazariste persan , dans OCP 11 ( 1945 ), pp. 45- 102. Vööbus A., Handschriftliche Überlieferung des Memre - dichtung des Jacob von Serug, in CSCO 344 - 345 / Sub.(1973 ), p. 37/9 8 - Sony, omelie arabe, 2, 3, 4. Sony, omelie arabe 79. Le ms. Paris 177 presenta 11 omelie su Mosè. Vööbus prsenta i manoscritti che contano: 7, 10, 11 omelie su Mosè. Vööbus A., Handschriftliche Überlieferung des Memre - dichtung des Jacob von Serug, in CSCO 344 - 345 / Sub.( 1973 ), Tom II, p. 188-190

Autenticità e datazione delle lettere

sua pubblicazione. Lo scopo di Bedjan fu la presentazione delle opere del quinto secolo nascoste nei manoscritti. Egli scrive: " de fournir au clergé et aux fidèles d'Orient un choix des plus belles homélies du Vème siècle, restées enfouies en lambeaux".10 Bedjan criticò Giacomo quando scrive: "Lorsqu'il (Jacques) ne saisit pas bien son sujet, il fait constamment fausse route...Pour ce même motif, j'ai du abbandonner quelques unes de ses homélies".11 Bedjan non poté dimenticare la grandezza di Giacomo e di ammirarlo anzi di preferirlo a Narsai a causa della sua pietà e della sua delicatezza e dei suoi consigli e dei suoi talenti poetici.12 Ma malgrado questi difetti, Bedjan resta fin oggi l'unico siriaco che ebbe il coraggio di pubblicare il "tesoro" dei suoi Padri siriaci 13. Basta ricordare che egli pubblicò 4547 pagine in cinque volumi in cinque anni. Questo colossale lavoro lo fece da solo. Esso fu nocivo alla sua salute. Sarebbe meglio che egli pubblicasse meno omelie ricordando tutte le differenze dei manoscritti di ogni omelia. Questo lavoro non è fatto e forse non si farà che nel fututo assai lontano, perché i manoscritti delle opere di Giacomo sono numerosissimi e sono sparsi nelle differenti biblioteche del mondo. Si spera che nel futuro un gruppo ben preparato abbia il coraggio di incominciare un tale impegno che illuminerà gli studiosi del futuro.

Giacomo difende l’autenticità delle sue opere Il consiglio di Giacomo è attuale per gli studiosi odiurni: non “sbranare” le sue opere e emettere la sentenza e dire: queste opere sono opere attribuite o falsificate. Lo studioso non ha il diritto di far dire a Giacomo ciò che non disse per stabilre la sua propria teoria al posto della teoria di Giacomo. La tendenza di alcuni studiosi moderni che non vogliono ammirare Giacomo, sia a causa della sua posizione teologica monofisita, o sia a causa della sua poesia, o sia a causa delle sue immagini colorate, o specialmente a causa della loro ignoranza dell’aramaico, si armano dal principio ingiusto e dicono: tutte le opere giacobiane sono manipolate dai copisti, e dunque tutte le sue opere sono falsificate. Quest’ asserzione è gratuita. Questi “alcuni moderni così detti studiosi” sono pigri, e conoscono male la storia di Giacomo o la lingua siriaca, perciò si proteggono sotto la tutela di questo “principio disonesto dell’inauteticità delle opere” che applicano facilmente a qualsiasi opera di qualsiasi padre antico della chiesa sia orientale sia occidentale. L’avviso di Giacomo che schernisce tali studiosi è valido oggi. Ascoltiamo Giacomo che scrive: - “Non smembrare •óä una parola dal Libro e non introdurla da sola al giudizio essendo lontana dal corpo @b˙9íu del Libro perché sta scritto: "la carne sbranata dall'animale non mangiarla. La carne sbranata non si offre per il sacrificio, e l'offerta non si completa con essa, ma si offre al sacerdote l'animale perfetto @aóáÝáÝ˙’@aòí˙ïy senza che sia in esso una macchia e così esso sarà un 9 - Sony, omelie arabe, 139, 140, 141, 142, 143, 144, 145, 146. Le ms. Paris 177 presenta il numero di 16 omelie alla mensa. I manoscritti presentano 10 omelie alla mensa come le dieci omelie di sant'Efrem il siro. Vööbus A., Handschriftliche Überlieferung des Memre - dichtung des Jacob von Serug, in CSCO 344 345 / Sub.( 1973 ), Tom II, p. 130-131 10 - Bedjan, homiliae selectae, (I prefazione XII-XIII; VI prefazione p. XX) 11 - Bedjan, homiliae selectae, (I prefazione p. XIII.XIV) 12 - Bedjan, homiliae selectae, (I prefazione p. VI-VII, p. XIV.XV) 13 - S. Martyrii qui et Sahdona quae supersunt omnia, Parisiis-Lipsiae, 1897, pp. 614-865, edit. Paulus Bedjan (Mimro 196-206), (prefazione p. XX) b“ćî‡Ô†ì@ać†üŽ†@bih’@

Autenticità e datazione delle lettere

sacrificio e si troverà grazie ad esso il perdono @bï˙Žíy" 14. Così anche, si legge tutto il Libro, e ciò che fu sentito da esso genererà tutta la spiegazione, e non è lecito a nessuno di giudicare una parola sola, come non è permesso che la "carne sbranata dall'animale"15 sia data per il cibo o sia offerta come sacrificio” 16. Giacomo stesso si rese conto dalla problematica dell’autenticità. Egli avverte gli studiosi e chiede loro di rispettare le sue opere quando le studiano: - "Mio Signore fai sgorgare in me la fontana dei canti per cantarTi, non è perché Tu hai bisogno ma per arricchirmi da Te. Che la mia cetra pronunci con il dito del tuo Spirito per parlare affinché io non mi affoghi nel sonno che causa i danni La mia mente è l'operaio che lavora con Te perché la tua merce è doppia, ed essa odia il mondo perché il suo lavoro è vano. Sala la mia parola per essere gustata da colui che l'ascolta e quando essa si ripeterà non si imputridirà perché essa è senza ornamento. Getta sulle mie omelie il sale del tuo amore e bruciale per non imputridirsi se saranno abbandonate durante le lunghe generazioni. Che la mia parola sia gustata quando sarà ripetuta dopo di me, e quando sarà studiata dai maestri non sia biasimata. Che siano sconfitti per essa anche i saggi e che non la biasimino e che i discutenti l'accettino perché essa non è furba.. Quando la parola è salata, il suo gusto è sano, e se essa si ripeterà miriadi di volte non sarà biasimata.. La Croce del Figlio fu resa l'Albero del frutto della mia parola, e da Essa io colgo la frutta affinché la sua chiesa se ne diletti tutta la chiesa è affamata al regalo della sua uccisione, e la sete del suo gregge non si disseta che con il suo sangue"17. Non bisogna esitare di criticare le opere giacobiane, quando la critica è giusta. E’ sicuro che i copisti cambiarono qui e lì una parola o un’espressione. Il vero studioso di tutte le opere giacobiane osserva e emette il suo giudizio con libertà e chiarezza. Quest’osservazione del vero studioso non gli permette però di “bruciare” tutte le omelie o tutte le lettere giacobiane e di chiamarle “false” come alcuni studiosi fecero ingiustamente. Coloro che mantengono il calcedonismo di Giacomo negano categoricamente l'autenticità delle lettere basandosi sugli errori storici della lettera 17 che ricorda il patriarca Giovanni come amico dell'imperatore Marciano che radunò il concilio di Calcedonia. Il patriarca Giovanni era morto nove anni prima del concilio di Calcedonia. Questo è un errore storico, però non permette di considerare tutta la lettera “falsa”18. Giacomo dice nella sua lettera 32 che tra i dodici grani degli apostoli crebbe una zizzania: Giuda, il campo degli apostoli non è chiamato campo di zizzania. In Edessa crebbe la zizzania diofisita, questo non significa che Edessa è diventata tutta un campo di zizzania19. Lo studioso serio sradica la zizzania dei manoscritti e troverà il campo puro delle omelie-perle e delle lettere-perle di Giacomo di Sarug. 14

@- Es 22, 31, Lv 17, 15. Giacomo usa questo testo nell'esegesi quando tratta: il contesto. Sony, Esamerone, pp. 117-119 @- Es 22, 31, Lv 17, 15. Sony, Esamerone, pp. 117-119 - Sony, lettere arabe, 24 - Sony, omelie arabe, 176 - Sony, lettere arabe, 17. Peeters P. , Jacques de Saroug appartient - il à la secte monophysite in AB 66 ( 1948 ) , pp. 134 – 198. ‫ﻟﺒﻨﺎﻥ‬-‫ ﺟﻮﻧﻴﺔ‬،‫ ﲝﺚ ﺍﻣﻨﺘﻘﺎﺩﻱ ﺗﺎﺭﳜﻲ ﺩﻳﲏ‬،‫ ﻣﺎﺭ ﻳﻌﻘﻮﺏ ﺍﻟﺴﺮﻭﺟﻲ ﺍﳌﻠﻔﺎﻥ‬،(‫ﺍﺳﺤﻖ ﺍﺭﻣﻠﺔ )ﺍﳋﻮﺭﻱ‬ 19 - Sony, lettere arabe, 32

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Non dimentichiamo che Giacomo insegna spesso due tre teorie nelle sue omelie20 e qualche volta anche nelle sue lettere. Il compito dello studioso è di notare il punto di vista del copista di tale o di tale manoscritto per poter distinguere tra ciò che è giacobiano e tra ciò che non è giacobiano. Giacomo si sente obbligato di parlare, si egli è ascoltato o no. Giacoo non è impaurito dalla critica. - “Che la tua parola sia sveglia dopo di me nei libri affinché io non sia straniero dalla tua compagnia anche se muoio"21. - “Nessuno vuole sentire la parola dell'insegnamento affinché egli si bruci per raccogliere gli interessi del mondo. E la parola della vita è disprezzata e disonorata quando essa è detta e nessuno porge il suo orecchio all'insegnamento con amore. E la pigrizia e il dolce sonno pieno di danni caddero e si posero sopra i pensieri di tutti gli ascoltatori. Quello che parla si stanca, combatte l'aria22 e si affatica perché il mondo dormì e non l'ascolta più. Quello che parla, perché parlerà senza interesse? E’ meglio che stia zitto se non gli giova. E se egli tace, la giustizia che, ogni giorno esige che ponga l'argento suo sulla mensa, lo flagellerà23. Quello che parla gli si chiede di parlare con forza, se il mondo ascolterà la parola o no. O servo malvagio, metti il tuo argento sulla mensa, e non ti è lecito di giudicare il tuo fratello se non ascolta. Il suo Signore è longanime con lui, lo sopporta quando Lo rinnega, ed ecco tu ti arrabbi se ti inganna, allora che egli è il tuo compagno. Parla, parla o colui che proferisce la parola di vita, e tu non devi tacere se ti ascolteranno o no"24. Tutte le lettere che pubblicò Olinder appartengono al dottore Giacomo. Giacomo ricorda di aver ricevuto le lettere che seguono: 5, 10, 15, 16, 21, 23, 27, 33, 39. Il nostro autore firmò il suo nome in queste lettere: 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9, 10, 11, 13, 14, 15, 16, 17, 18, 19, 21, 22, 26, 27,, 32, 33, 34, 35, 36, 37, 39, 40, 41. La lettera 15 è l’unica lettera mandata a Giacomo.

La datazione delle lettere di Giacomo Praticamente è difficile precisare la data di una lettera, o la data di un'omelia. Una tale ricerca della precisione cronologica manca sia nel testo delle omelie sia nel testo delle lettere. Tutte le date che noi presentiamo sono approssimative e possono essere cambiate o contestati. La contestazione delle nostre date sarà anche contestata perché non si trovano gli indizi storici chiari e esatti nelle lettere. Giacomo non metteva la data quando scriveva la lettera! Abbiamo notato alcuni accenni nelle lettere che permisero di datarle sempre aprrossimativamente: Giacomo nacque nel 451 AD. Egli studiò in questa scuola detta la scuola dei Persiani verosimilmente tra gli anni 465-475 AD. La chiusura della scuola di Edessa nel 489 AD sarà una memoria triste per il mondo siriaco che perse un centro culturale per sempre25. Il patriarcato di Severo nel 512 AD. E la morte del nostro autore nel 521 AD. Le discussioni cristologiche di questa epoca inpronteranno le lettere Giacomo. Il ricordo di tanti personnaggi di cui conosciamo tanti dettagli storici, ci aiutano a dare una data ipotetica alla corrispondenza di Giacomo. Tutti questi personaggi vissero come Giacomo al quinto e al sesto secolo. La lettura delle lettere giacobiane alla luce di questi eventi perturbati della chiesa siriaca nella regione di

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- Sony, Esamerone, pp. 905-910 - Sony, omelie arabe, 154 - I Cor 14, 9 - Lc 19, 23 - Sony, omelie arabe, 133 - Sony, Esamerone, p.12-18

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Edessa sarà più gradevole per lo studioso che formerà un’idea completa sulla situazione delle controversie cristologiche del dopo il concilio di Calcedonia.

Il millenarismo La teoria del millenarismo non è recente nella scienza patristica. Giacomo l'adotta, ma non le dà l'importanza cronologica o letterale. Mille anni sono come il giorno di ieri26. Questa teoria servirà di simbolo per la settimana della creazione. Sei giorni di lavoro e il settimo giorno del riposo cioé della fine del mondo. Questa teoria sarerebbe una base per datare alcune omelie giacobiane come opina Jansma27. Albert28 anche pensa che il millenarismo usato da Giacomo nelle omelie contro i Giudei potrebbe datare la quarta e la quinta omelia che risalirebbero agli anni: 490-494 e 510514 AD. Il millenarismo è un argomento debole per datare le opere giacobiane. Esso a rigore indicherebbe l’epoca in cui Giacomo visse. In questo caso si può dire che le opere di Giacomo furono composte dopo la sua scolarità cioè 460 circa fino la data della sua morte 521 AD Narsai anche usò la teoria del millenarismo. Gignoux pensa che questa teoria potrebbe essere un punto di riferimento per datare le omelie del dottore diofisita Mar Narsai29. Secondo Giacomo il millenarismo è piuttosto simbolico che cronologico. Infatti il numero “sei” significa: sei giorni della settimana in cui si lavora, e il settimo giorno sarà il giorno del riposo. Da sei mila anni Adamo è incarcerato nello sceol. Sei significa: il sabato, il venerdi cioé il sesto giorno. Il numero sette significa sette giorni della settimana, le sette gemme della corona, le sette colonne che portano l’universo, i sette pilastri che sopportano il mondo. Il mondo possiede sette corsie, sei corsie sono già percorse, la settima corsia cioè: la fine del mondo giungerà al settimo millenio 30.

I testi giacobiani sul millenarismo “Nel quarto giorno Egli li ordinò, li costituì e li legò affinché corrano rapidamente,31 quel carro legato alla luce corse per quattro, e uscì al mondo per la dodicesima ruota della corsa,32 la Forza lo legò, il Segno della Divinità lo spinse, allora esso si slanciò, uscì secondo le misure che a lui pose il Re, Egli gli diede gli appuntamenti e le uscite, lo scacciò per uscire, ed eccolo che corre seimila33 anni, e non fu fermato”34 26

- Sal 90, 4 - L'Hexaméron de Jacques de Saroug, in OS 4 ( 1959 ) pp. 277 ; édit. T. Jansma. - Albert M., Jacques de Saroug, Homélies contre les juifs, édition critique du texte syriaque inédit, traduction française, introduction et notes, in PO tom. 38, fasc. 1 n. 174, brepols 1976, pp. 23, 133, 157 29 - Gignoux pensa che il millenarismo nelle opere di Narsai potrebbe datre le sue omelie. Gignoux P., Homélies de Narsai sur la création, dans PO 34 ( 1968 ) , pp. 430 - 514 30 - Sony, Esamerone, pp. 414-415 31 - Gen 1, 14-19 32 - La frase è oscura. Forse Giacomo intende le quattro stagioni, e i dodici mesi? 33 - Oxford. @b˙čïÑÜö. Testo: @æčï˙ÑÜö. La teoria del millenarismo non è recente nella scienza patristica. Giacomo l'adotta però non le dà l'importanza letterale. Mille anni sono come il giorno di ieri (Sal 90, 4). Questa teoria è il simbolo della settimana della creazione. Sei giorni di lavoro e il settimo giorno del riposo cioé della fine del mondo. Questa teoria sarà forse come una base per datare quest'omelia approssimativamente. La sua composizione salirebbe alla fine del sesto secolo!

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- “Il Signore dei servi portò la libertà al nostro luogo e venne liberare i servi del suo Padre nel sesto millenio La legge divina comanda così: che il servo serva sei anni e poi che sia liberato35 Il sabato anche è il settimo giorno e esso è il figlio dei liberi perché l’uomo compie tutta la sua azione nel sesto giorno36 - “Il Gagaliardo sospese una grande massa e la pose nell’aria, e eccola sostenuta da sei mila anni e non la fa riposare Egli non si stanca e se vuole non la lascia riposarsi e quando la scioglierà non è perché Egli si stancò, ma perché Egli volle”37 - “Ed Egli scese, si legò e sciolse il legato Adamo, e ruppe le porte della perdizione @bä‡˙ia, e fece uscire e slegò @‹˙9 dall'oscurità quel gagliardo il capo delle tribù @b˙àčûí€@”˙îŠ che era incarcerato da seimila anni38, e non esisteva qualcuno che potesse farlo uscire da quel luogo tenebroso verso il luogo della luce”.39 - “Con le sue sofferenze Egli guarì Adamo e lo liberò dalle passioni @bč“˙y del peccato. Con il suo ingresso nello sceol Egli slegò l'incarcerato che era incarcerato da seimila anni40 e si corrompeva nella perdizione”41 - "ecco la creatura che siede sul nome suo da cinque cento anni e Dio non fu zelante e fermò il suo Servo se Egli non fosse buono" 42 - " la profezia non si disgustò dal paganesimo perché essa la supporta e l'avvicina alla fede ma essa si disgustò da te o crocifissore, e eccola arrabiata da cinque cento anni, e tu non sei riconciliato con essa se Egli (Cristo) non è sincero, vediamo perché Egli non si smaschera ? Egli trionfa da cinque cento anni su tutta la terra"43

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- Sony, omelie arabe, 71. Sony, Esamerone, p. 356 - Es 21, 6 - Es 20, 9, Lc 13, 14. Sony, omelie arabe, 53 - Sony, omelie arabe, 125 38 @- Testo @bčïå˙’. I @bčïå˙’† sic. Il millenarismo per Giacomo è simbolico. Il mondo esistette da sei mila anni, Il Cristo venne al mondo alla metà del sesto millenio. Il mondo finirà al settimo millenio. Nella lettera 23 Adamo sta nelle sceol "da sempre". Sony, lettere arabe, 23. Sony, Esamerone, p. 196 39 - Sony, lettere arabe, 19 40 @- Il Cristo liberò Adamo incarcerato nello sceol da sei mila anni, o liberò Adamo incarcerato" nello sceol da sempre". Sony, lettere arabe, 23. Sony, Esamerone, pp. 849, 855 41 - Sony, lettere arabe, 21 42 - Sony, omelie arabe, 210 43 - Sony, omelie arabe, 211

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La tabella delle date delle lettere Lettera 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22

Data approssimativa 510-511 AD Prima 512 AD Prima 512 AD Dopo 519 AD ? (gioventù) Dopo 512 AD Prima 512 AD Prima 518 AD 514-521 AD Dopo 518 AD 514-521 AD Dopo 512 AD 510-512 AD 511-512 AD 510-512 AD Periodeuta 511-512 AD 512 AD Dopo 519 AD Dopo 518 AD Dopo 502-503 514-521 AD ?

Lettera 23 24 25 26 27 28 29 30 31 32 33 34 35 36 37 38 39 40 41 42 43

Data approssimativa 480-490 AD ? ? Dopo 520 AD 514-521 AD 480-490 AD Dopo 512 AD Prima 518 AD Dopo 518 AD 519/520 AD 519-520 AD ? Dopo 519-520 AD Dopo 518 AD Dopo 519 AD ? 514-521 AD ? Dopo 518 AD Dopo 519 AD ?

Il contenuto delle lettere

VII. Il contenuto delle lettere Lo stile e la retorica delle lettere Lo stile giacobiano è attraente. Il suo lettore si sente attirato per seguirlo grazie alla sua retorica e alla sua immaginazione piena di figure e di saggezze orientali che adornano le sue opere sia le sue lettere sia le sue omelie. Infatti Giacomo è l'autore che superò con il suo stile tutti gli scrittor Siriaci e anche quelli Greci. Sa’id Bar Sabuni dirà: “lo Spirito Santo si tolse dai Greci e si pose sul capo di Giacomo"1

La lettera da lontano tiene il posto della persona "La tua santità sa che le righe da lontano sostituiscono il posto della persona del loro mittente, dove esse sono ricevute con amore"2.

Giacomo applica la lettera al suo corpo malato come se fosse una benda " Io ricevetti le tue righe amate o mio signore l'eletto di Dio e la mia debole anima si ne rallegrò, e le applicò al mio corpo come una benda forte sul debole corpo, ed io pensai al fattorino båÝjïà delle tue righe, e la mia anima diventò grande e ringrazai il nostro Signore che mi rese degno che mi sia mandato da parte tua un messaggero a‡uîa della pace che porta nella sua persona l'interesse per i suoi spettatori"3.

La lettera scaccia la pigrizia di Giacomo " Io ricevetti le righe della vostra elezione o amatori di Dio e si rallegrò e si illuminò la mia oscura anima con la vostra divina pace, e si trasportò ?’ dalle mie membra bàč†û la malattia con la visita delle vostre righe; e come l'ombra aóïå݀ di Simone donava la guarigione ai malati, così la vostra lettera adornata con l'amore divino fece fuggire dalla mia debolezza la pigrizia aòíåîbà e il peso a‹Ôíî." 4

La Croce è il vero Dottore dei monaci " Io ricevetti le tue righe o Mor eletto di Dio, e la mia debole anima anelò alla tua divina pace, e ringraziai Dio che ti diede il pensiero båïÈŠ umile, e tu ascoltasti il nostro Vivificatore Gesù che disse: "in chi Io mi riposerò e abiterò se non nel mite e nell'umile che teme la mia parola". E tu umiliasti la tua anima con molto amore e con umiltà affinché abitasse in te il Cristo. La tua umiltà dunque ti assoggettò per camminare sulla strada della Croce. E la tua umiltà ti inchinò verso la nostra imperfezione per presentarci la questione affinché noi ti consigliassimo: che

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- Paris syr. 177 - Sony, lettere arabe, 16 - Sony, lettere arabe, 27 - Sony, lettere arabe, 21

Il contenuto delle lettere

cosa tu devi fare. Il tuo Dottore dunque è la Croce che si inchinò con il suo amore per portare il peso degli uomini"5

Il malato Giacomo non poté visitare il vescovo Paolo liberato dall’esilio "Io però l'imperfetto servo della tua santità non desideravo che le mie righe si mostrassero davanti a te, ma anche cadessero æzu‹uóä sotto le piante dei tuoi piedi, questi...fatica..@ byŠì NNìy†@aìûNNìû@7u@íåàNNóî†íà† Giona quando salì dal mare, e Daniele quando salì dalla fossa dei leoni aòíîga†@ biíu e (i compagni di) Anania bïååy@ óïi quando uscirono dalla fornace del fuoco e Lazzaro il morto gonfiato |Ñä@‡Ø che uscì dalla tomba. E come io (mi sento) così obbligato @dïÜö bäa dunque verso la tua elezione, non potei venire per adorare come volevo a causa della debolezza del corpo che infiacchì ‡yó’a come conosce la tua santità, perciò adesso io inviai queste mie righe con il sacerdote b“ï“Ô Geremia il servo della tua santità per adorare la tua santità e informarti byìŠ@ ×íÑä dalla mia debolezza o grande ed eletto di Dio preghi per la mia imperfezione6.

Giacomo chiede di essere lo sgabello sotto i piedi "Io però l'imperfetto e il miserabile supplico la vostra elezione di ricordarmi nelle vostre preghiere prescelte e accettate e di pregare per la mia imperfezione affinché io meriti di essere uno sgabello sotto le piante dei vostri santi piedi e di essere salvato dal cattivo mondo come se fosse per la gloria di Gesù7.

Giacomo consola il suo amico in lutto "Esiste l'abitudine a‡ïÈ nel mondo o saggio in Dio che a chiunque accadde c‹È la sofferenza a causa della morte del suo diletto si radunano accanto a lui gli amici e gli amatori e i figli della razza per cacciare la tristezza dal suo pensiero con la partecipazione del loro amore8.

I mali scendono sopra Giacomo come la pioggia "Io supplico il tuo amore divino per pregare per la mia imperfezione affinché io sia salvato dai mali che scendono su di me come la pioggia ogni giorno, ed io sia protetto con le misericordie di Dio9.

Giacomo non guarda la pagliuzza negli occhi degli altri "Ti chiedo, prega per me affinché non sia vista da me l'iniquità che se compie nel mondo fuori della mia persona, ma io osserverò la mia (iniquità) e mi sforzerò di annularla come posso, 5 6 7 8 9

- Sony, lettere arabe, 39 - Sony, lettere arabe, 32 - Sony, lettere arabe, 7 - Sony, lettere arabe, 34 - Sony, lettere arabe, 39

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mentre io chiedo l'Aiuto della Grazia di Dio affinch'essa governi la mia vita e tutti i miei sensi e i miei pensieri come se fosse per il piacere di Gesù il Dio10

Giacomo si rallegra dalle buone notizie "Io però ebbi una grande gioia da questi fratelli, i figli del servizio che il tuo discernimento mi mandò che ripeterono davanti a me come tu sei vigilante e tu hai la cura, e tu sei disposto giorno e notte per queste opere che piacciono a Dio. O grande di Dio sii sano âïÝy@ ñìû nel nostro Signore in ogni tempo e prega per la mia imperfezione11.

Giacomo non accetta di essere considerato eretico “Le tue stesse righe però non mi portavano l'amore e lo spirito umile, ma il bastone12 a‹€íy, ed esse non parlavano con me come se fosse con un credente ma come se fosse con un uomo eretico b€íû che seguono i sospetti degli scandali þč“؆@aòíähjà. E così esse sollevavano contro di me le responsabilità aóčÉiò come se fosse contro uno che è considerato opposto þiíÕ܆. E tu, nella lettera della tua riverenza aòì7Õî, parlavi con me come uno che fosse in collera aïuŠ” 13.

Giacomo porge la guancia “Io però subito mi vestii la pace della Croce e ricevetti la tua collera con l'Amore divino quello a cui è facile e può ricevere i colpi dai suoi amici senza torti aòčíÝَ. Ed io ti dico la verità o mio signore, se la tua elezione mi era vicina nel corpo, ed avessi avuto la voglia di darmi uno schiaffo bÙÐ, avrei accettato ed avrei porto ?Ða quell'altra14 (guancia), e non avrei danneggiato l'amore con la collera, e la pace con l' inimicizia”15.

Giacomo accetta colui che è più grande di lui “Ed io dunque non pretendo 7jÈ di conoscere quale misura è grande e quale è piccola. Io dunque non erro ðɀ (seguendo) la mia anima per presumere che io sia qualche cosa, mentre io non sono che come inferiore ed imperfetto e biasimato e miserabile. Io posso accettare colui che è più grande di me grazie alla vicinanza con Dio”16.

Giacomo chiede la preghiera - "E ricordati la mia imperfezione nella preghiera, affinché io abbia la clemenza per le misericordie di Dio"17. 10

- Sony, lettere arabe, 28 - Sony, lettere arabe, 33 @- I Cor 4, 21? @- II Cor 10, 9-10?. Sony, lettere arabe, 16 @- Mt 5, 39. Sony, lettere arabe, 9 15 - Sony, lettere arabe, 16 16 - Sony, lettere arabe, 16 17 - Sony, lettere arabe, 40

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Il contenuto delle lettere

- "E ricordate la mia imperfezione nelle preghiere del vostro amore spirituale, affinché io meriti con le misericordie la speranza della vostra fede. La pace del nostro Signore Gesù Cristo (sia) con tutti voi, amen"18

Giacomo saluta l’assemblea "Pace e adorazione dalla mia imperfezione a tutti i tuoi seguaci bčïÉi e a tutta l'assemblea salvata con il sangue di Dio"19

Giacomo rifiuta il titolo del dottore per umiltà "E queste (cose) o mio signore non le scrissi come il dottore al discepolo, ma come un membro imperfetto al suo pari membro che è meglio di lui, supplicando il timore di Dio che dimora in te per pregare per la mia imperfezione e di presentare l'adorazione mia al santo monastero in cui abita la tua castità. Nostro fratello l'amatore di Dio sii saldo nel nostro Signore"20.

Giacomo consiglia di bruciare le sue lettere e di non rattristarsi "La tua paternità mi scrisse nella lettera, che dopo la mia partenza, la tua paternità si rattristò molto a causa di queste prime righe che lesse e meditò e le trovò malate e non sane e morte e non viventi. Adesso dunquee ci è necessario Quello che palpò la suocera di Simone e la febbre aó’a la lasciò, e chiamò il morto Lazzaro e lo fece uscire dalle fessure della perdizione. Tanto che noi possediamo Questo, non abbiamo paura né dalla malattia nemmeno dalla morte. E perché la tua elezione si rattristò, o uomo ti sta scritto di rallegrati nel nostro Signore in ogni tempo, e la tristezza ti vinse allora che non doveva rattristarti né la malattia e né la morte. Se queste righe dunque erano dannose come dice la tua lettera, dovevano bruciarsi nel fuoco, e tu non rattristarti, perché sta scritto di rallegrati nel nostro Signore in ogni tempo"21.

Giacomo consiglia di accettare il sacerdozio "E adesso o mio signore ti chiedo non come il dottore ma come l'imperfetto e come il biasimato che consiglia e supplica il suo fratello con l'amore di Cristo Quello che non è sottomesso al biasimo di servire il sacerdozio essendo spaventato il discernimento della tua anima che guarda la grandezza di Dio e vede le sue imperfezioni aòhîdi." 22

Giacomo prega di leggere la sua lettera “E supplica Dio di illuminare gli occhi della tua anima affinché tu sia salvata dalle furbizie del nemico come io ti scrissi nella prima lettera, io ti supplico di leggerla anche adesso” 23.

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- Sony, lettere arabe, 18 - Sony, lettere arabe, 26 - Sony, lettere arabe, 11 - Sony, lettere arabe, 16 - Sony, lettere arabe, 27 @- Sony, lettere arabe, 42

Il contenuto delle lettere

Giacomo saluta il monastero dei frati "E queste (cose) o mio signore non le scrissi come il dottore al discepolo, ma come un membro imperfetto al suo pari membro che è meglio di lui, supplicando il timore di Dio che dimora in te per pregare per la mia imperfezione e di presentare l'adorazione mia al santo monastero in cui abita la tua castità. Nostro fratello l'amatore di Dio sii saldo nel nostro Signore"24

Giacomo è il cittadino che ama la sua patria Il nostro dottore riconosce il dovere di amare la patria e la sua città: Edessa benedetta dal Signore. Edessa è la fidanzata della Croce. Il Cristo promise: Edessa non sarà consegnata ai nemici25. Giacomo è fiero di essere cittadino Romano che vive nell'Impero Romano in pace sotto la sovranità degli Imperatori Romani cristiani. Egli considera la sua pace come se fosse pigrizia in confronto alla vita perseguitata dei cristiani di Najran. La vita dei cristiani di Najran è incorporata alla vita di Cristo. Giacomo ricorda i profumi dell’oriente che profumarono Edessa la città dell’occidente. - “Giacomo l'imperfetto del paese di Edessa la città credente dei Romani in Gesù la luce dei popoli e la speranza degli universi ed il Giudice dei morti e dei vivi26. Pace. O belli amatori di Dio, le belle notizie della vostra vera fede esalarono nel nostro paese, come gli odori prescelti degli aromi principali, e come l'odore forte dell'incensiere @b˙à7Ð riconciliatore @b˙åïÈ‹à, il vostro profumo gradevole soffiò @k“˙ä nell'odorato @‰Ôí˙Ž della nostra anima e si rallegrò per le notizie della vostra perseveranza. Se dunque il buon olio @bz“˙à o i principali incensi @bčá˙i, o gli aromi prescelti del vostro paese ci fossero mandati, non ci profumerebbero così i differenti odori con la loro soavità, come le vostre belle notizie e vicine a Dio. Esse resero gradevole il nostro udito grazie al vostro coraggio @aòì5˙åu. Noi però Romani abitanti in pace dei re cristiani, diamo le beatitudini alla vostra vita perseguitata e sofferente e difficile? e tessuta sulle sofferenze della Croce. E così noi osserviamo la nostra pace come se fosse il cessare di vivere, e consideriamo la vostra persecuzione come se fosse la vera vita incorporata in Dio”27. Giacomo incoraggiò i cittadini Edessiani a non fuggire e abbandonare Edessa la città benedetta di Abgar il nero e andare altrove. Egli ricorda forse i diofisiti che lasciarono Edessa perché persero la loro fede “monofisita” e subirono le difficoltà e le angosce dell’emigrazione. - “Io conosco dunque ciò che accadde a coloro che fuggono da questa forte città @b˙ÑÔìò@ó˙åî‡à. Innanzitutto, essi persero la loro fede, e pensarono che Gesù non è Dio, ma Egli è uomo... Ma le (persone) di poca @ñgí˙ÈŒ fede dicono questo quando giustificano @b˙yìŠ@=˙ÕÑä la loro fuga @b˙ïÔì‹È, Dio disse nel profeta: "se all'improvviso parlo del popolo e del regno per sradicare e distruggere e rovesciare e far perdere, e quel popolo si pentirà della sua malizia, allontanerò da lui il male che pensai di fare contro di lui. E se all'improvviso parlo contro il popolo e contro il regno per costruire e piantare, ed esso fa il male dinanzi a Me e non ascolta la mia voce, farò allontanare da lui il bene che dissi di fargli"28. E adesso abbiamo paura forse che ci accadrà così, ed a causa della nostra iniquità, la promessa @bî†ìí˙’ di Cristo al credente Abgar si scioglierà @aŠó“˙ä, e la città sarà consegnata al nemico a causa dei suoi peccati, anche se fu ben detto al suo proposito che 24 25 26 27 28

- Sony, lettere arabe, 11 - Sony, lettere arabe, @- Simblo di Nicea - Sony, lettere arabe, 18 @- Ger 1, 10, Ger 31, 28, Ger 45, 4. Giacomo mescola questi tre testi insieme

Il contenuto delle lettere

essa non sarà consegnata @b¾ó“˙à@ý. Io però dico che la parola di Geremia non fa fuggire nessuno del suo paese, essa non lo fa fuggire che dalle sue cattive opere. Cosa è meglio che noi impariamo da questa espressione del profeta: di pentirci dalle nostre malizie, come insegna lo stesso fenomeno @þÕ“˙à, ovvero di fuggire da un paese ad un altro paese portando i carichi delle nostre malizie?.... Dunque se oggi Edessa è sottomessa, che questo non accada @aìûò@ý@÷˙y†@ñ: domani attenderemo il diluvio affluire per distruggere ogni carne dalla faccia della terra. Colui che teme i nemici essendo dentro il muro della "benedetta", che tema anche il diluvio, forse esso lo incontrerà sulla strada!. E chiunque accetta @‹“˙à che il patto con Noè non si scioglie, che creda anche che la promessa a Abgar non cambia29.

Le immagini e le figure nelle lettere Agricoltore e aia Aprile figura della risurrezione Aromi dell’oriente Cauterizzazione con il fuoco Chiusura e aperture delle porte della città Colori umani non dipingono il sole Cristo trafisse il drago Croce assomiglia all’albero Diplopia dell’occhio Drago è il tipo del serpente babilonese Drago nuota e vomita il veleno nelle acque Eretici sono i figli del serpente Evangelisti assomigliano ai fiumi di Eden Fanciullo sul petto della sua madre Filo della vita Fiore è il tipo del mondo Giorno della penitenza del pigro è zuppo Latte coagulato Legge è il tipo del Sole della Giustizia Lettera è il tipo di Maria Mare è il tipo del mondo Mattino è il tipo della risurrezione Messaggero della lettera Monaci assomigliano ai tralci della Croce Mura della città Oro è il tipo dell’amore Perla è il tipo dell’anima Perla è il tipo dell’anima 29

- Sony, lettere arabe, 20

Appendere le perle all’orecchio Arco e freccia Casa di molte spese e di pochi guadagni Cavallo dell’orgoglio Colore rosso sulle labbra come porpora Consiglio del drago Croce assomiglia alla cetra Croce assomiglia allo scafandro Drago è omicida Drago versa il suo veleno Eretici bevvero il fielo del drago Esercito e il suo ufficiale Fanciulli giocano al pallone Feto nel grembo materno Sposa velata prima delle sue nozze Erba è il tipo del mondo Specchio pulito Lavare il vaso tante volte per pulirlo Lettera è il tipo dell’incarnazione Gabriele è il messaggero di Dio a Maria Mondo è il tipo del mare Serpente di rame è il tipo di Cristo Medicina sulle piaghe Orafo lavora sull’incudine e usa il forno Nuvola ner nasconde I raggi del sole Perla è il tipo della fede Perla è il tipo di Adamo Perla è il tipo di Cristo

Il contenuto delle lettere

Perla è il tipo della parola Pioggia lava la faccia delle piante Pomate per le ferite Rugiada dipinge il grano nelle spighe Sangue scorre nelle vene Serpente consigliò Eva Serpente è il tipo del corpo Serpente fischiò negli orecchi di Eva Serpente gettò inimicizia tra Dio e Adamo Serpente mangia i morti Serpente si spoglia per ingiovanirsi Serpente vomita il veleno nelle acque Sinai è il tipo di Eden Sinai è il tipo di Golgota Spegniere il fuoco con acqua Tela del ragno Tessitura e spola Uccelle becca il suo cibo Venti dipingono il grano nelle spighe Vipera è il tipo del serpente

Perla è il tipo dell’oracolo di Dio Pioggia è il tipo della caduta delle colpe Veleno del serpente Ruota del tempo Sera è il tipo della morte Serpente fischia negli orecchi Serpente vomita il suo veleno Serpente è furbo Serpente introdusse l’errore nel mondo Serpente è mediatore del debito comune Serpente spoglia la sua pelle Sfera del sole Sole è il tipo della Trinità Sinai è il tipo del paradiso Spola e tessitura Ragnatela Trappola per cacciare Unguenti Vipera è il tipo del drago

La corrispondenza raffigura l’incarnazione del Verbo

VIII. La corrispondenza raffigura l’incarnazione del Verbo Il Re celeste mandò la lettera a Maria Il concetto della lettera nelle opere di Giacomo è importante. Esso esprime sotto tantissime immagini e sentimenti umani i concetti teologici e esegetici. Giacomo ricorda che Dio stesso scrisse una lettera, e la mandò a Maria per mezzo dell'arcangelo Gabriele il suo "messaggero". Giacomo che considera Maria-Lettera, descrive anche Elia come se fosse la “carta” sulla quale il Cristo si dipinse misticamente1. Una lettera fu emessa dalla casa del Re celeste. Gabriele portò la lettera a Maria. Gabriele diede la lettera a Maria. Egli aprì la lettera e lesse il suo contenuto: "ecco pace con te il mio Signore è con te"2. Maria anche la lesse e comprese il suo contenuto e l'accettò. Gabriele è il portatore o il fattorino della lettera. Infatti Gabriele è il "messaggero" come sono chiamati tutti gli angeli: i messaggeri. L'angelo infatti è l'obbediente servo e messaggero del Signore3. Gabriele è il messaggero sincero e veritiero paragonato al serpente che fu il messaggero bugiardo che portò l'annuncio bugiardo a Eva. Il serpente bugiardo nodò un nodo nell'orecchio di Eva, e spogliò Adamo dalla stola della gloria. L'orecchio di Maria ricevette il Verbo, quando Essa disse: eccomi la serva del Signore4. Gabriele è il veritiero messaggero che diede la stola della gloria a Maria. Maria vestirà i nudi Eva e Adamo. Il Cristo che si incarnò entrando dall'orecchio di Maria, sanò l'orecchio di Eva e risuscitò Adamo e la sua razza5.

Il Cristo scrisse la lettera e la diede al buon ladrone Il Cristo stesso scrisse6 la lettera e la consegnò al ladro della destra. Questa lettera è firmata da Cristo. La sua firma permise al ladrone di entrare nel paradiso. Essa si chiama: la lettera della vita. Essa è scritta dal Re e firmata da Cristo con la canna che Gli fecero tenere durante la passione7. Essa fu scritta con il sangue sgorgato dal suo fianco8. La canna @b˙ïåÔ sarà la "penna @b˙ïåÔ " e il sangue sarà come l'inchiostro9 @aòí˙î†. Il ladro munito da questa lettera della vita firmata da Cristo assieme alla chiave della vita aprirà il paradiso racchiuso dopo la colpa di Adamo. Il figlio del fuoco cioé il cherubino vide la lettera, la adorò e la ricevette con le ali della fiamma. Gli angeli baciano la lettera del Re. Questa lettera aprirà il paradiso e introdurrà il ladro per godere nel regno di Dio10.

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- Sony, omelie arabe, 112 - Lc 1, 28 - Sony, Esamerone, pp. 531-532 - Lc 1, 38 - Sony, omelie arabe, 201 6 - Forse Giacomo pensa anche al testo di Gv 8, 6-7 7 - Mt 27, 29 8 - Gv 19, 34 9 - l'inchiostro aòíî† è inteso nelle opere giacobiane, ma non è mai ricordato 10 - L'omelia sul cherubino e il ladro. Lc 23, 32-43. Sony, omelie arabe, 177 2 3 4 5

La corrispondenza raffigura l’incarnazione del Verbo

Adamo scrisse un biglietto contro la razza umana Giacomo usa il concetto biblico della cedola o del biglietto11 @a‹ ˙’a come sinonimo della lettera. Adamo scrisse la cedola @a‹ ˙’a e trasmise e diede la colpa ai suoi figli. Il contenuto della cedola di Adamo: "Adamo deve morire perché mangiò dall'albero della conoscenza12: "Tu sei polvere, e alla polvere tu tornerai"13. Il Cristo strappò e riscattò il debito comune @aí˙u@ó˙iíy con il battesimo14.

Eva scrisse la cedola contro le tribù Eva scrisse il debito comune @aí˙u@ó˙iíy contro le tribù. I fanciulli morti piccoli essendo belli non sono colpevoli dalla cedola che scrisse Eva. Il contenuto della cedola di Eva: "la vergine peccò”. Il Figlio dellla Vergine riscattò la colpa di Eva. Il serpente morse la giovane Eva. La giovane Maria diede la medicina per la sua guarigione. Il Cristo riscattò il debito comune15.

Eva e il serpente scrissero una cedola Il serpente e Eva presero di me la penna @b˙ïåÔ e scrissero la cedola. Il contratto della vendita che scrissero senza il consenso del Padre, e senza la sua firma @a‡˙îa@ð˙àŠ è un contratto invalido. Il Padre è chiamato per strappare il contratto della vendita che fecero Eva e il serpente. Il serpente e Eva sono gli scrittori e i venditori. Nel tribunale, il giudice non accetta il "libro" della donna, nemmeno quello del serpente. Loro cedole non sono vere, perciò occorre strapparle. Il compratore è il "peccato" per mezzo del serpente, e la vendita fu conclusa tramite la vipera. L'uomo, essendo “giovane”, fu venduto senza la volontà del suo Padre celeste al peccato, questa vendita e questo contratto sono invalidi16.

Davide nascose la morte di Uria nella lettera Uria portò la lettera con mitezza come un piccione. Con la qualità del piccione attribuita a Uria Giacomo ricorda forse il "piccione viaggiatore" che portava le lettere da un luogo a un altro. Uria sarà il fatturino della sua propria morte. La lettera essendo chiusa e sigillata, Uria non seppe che cosa conteneva. Il Verbo fu iscritto nella lettera-Maria in cui fu nascosta la Vita. Davide scavò la tomba nella lettera, e sfoderò la spada nella carta. Uria festeggiò la lettera come il messaggero della posta. Uria consegnò la lettera al capo dell'esercito. E così, Uria sarò ucciso nella guerra17.

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- Col 2, 14 - Gen 3 - Gen 3, 19 - Sony, omelie arabe, 189. Sony, Esamerone, pp. 764-814. Sony, omelie arabe, 218 - Sony, omelie arabe, 189. Sony, Esamerone, pp.764-814. Sony, omelie arabe, 218 16 - Sony, omelie arabe, 10 17 - Sony, omelie arabe, 162

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La corrispondenza raffigura l’incarnazione del Verbo

Gezabele nascose la morte di Nabot nella lettera Gezabele scrisse le righe con le sue dita e dipinse sulla la carta la morte. La regina pagana nascose la spada nella carta per uccidere Nabot. Essa scrisse e sigillò e mandò la lettera. I vecchi aprirono la lettera, la lessero e eseguirono il suo contenuto. Gezabele, senza sapere, dipinse la morte del Cristo nella figura di Nabot18.

Ninive scrisse a Dio una lettera con le lacrime Giacomo "personifica" le città e le fa scrivere le lettere. La città di Ninive userà le lacrime di penitenza, come inchiostro, per scrivere una lettera nella quale implora il perdono di Dio. la lettera è mandata al Signore tramite la penitenza. Dio accettò questa lettera e perdonò ai Niniviti19.

Edessa scrisse una lettera al Signore Gesù Giacomo è convinto che la corrispondenza tra Abgar il Parto (Abgar il quinto (9 AC46 AD che Taziano l'Assiro chiamò "il nero" @b˙áØìa) e tra il Cristo è una lettera storica. Eusebio di Cesarea (+ 339-340) la menzionò come un fatto storico. Questa storicità è contestata oggi20. Giacomo ricorda questa "tradizone" cara al cuore di Edessa21. Edessa è una celebre città dell'impero Romano che la dinastia dei Parti governava. Edessa è chiamata “Parta” @aó˙îìò‹Ð. Edessa mandò i saluti a Gesù per mezzo del suo re Abgar. Edessa scrisse all'Albero della Vita: - "mio Signore vieni e illumina i miei mercati e distrugga i miei idoli. O Bello, l'Ebrea vuole tradirTi, essa odia il tuo Padre e non Ti riceve con amore. Ecco le mie alte porte sono aperte per Te, e Ti aspettano, vieni o Sposo e io entrerò e mi rallegrerò con Te perché Ti amo. Vieni e fai cadere i miei idoli, e metti in me il tuo Segno per diventare il tuo possedimento d'ora in poi. O Sposo i miei mercati sono adornati dal tuo amore, Ti prego di venire per vedere la tua bellezza camminare sulle mie vie e rallegrarmi da Te. Io sono nera, vieni e e dammi un colore splendido dalle acque vive dalla nebbia del tuo splendido Padre. Il tuo bel nome, con il suo amaro odore mi profumò dalla pudrizia del paganesimo. Se la figlia degli Ebrei esce, io la figlia degli Aramei vorrei entrare al suo posto, le nozze sono pronte, prendi la figlia dei popoli che Ti supplica"22. Abgar non moltiplicò le parole e le discussioni come fanno i diofisiti che non credono. Abgar scrisse a Gesù: "Tu sei Dio, e Figlio di Dio". Abgar credette senza la "legge" e ebbe la fede simile a quella di Abramo, e fu giustificato alla maniera di Abramo23. Abgar ricevette la beatitudine come Simon Pietro. L'ulivo selvatico di Edessa sostituì l'ulivo Ebraico24. L'abitante della città di Abgar deve imitare il suo re e ereditare la sua fede, come ereditò la sua città25. 18

- Sony, omelie arabe, 113 - Sony, omelie arabe, 122 - I documenti occidentali la considerano apocrifa. L'elenco dei "libri accettati e dei libri rifiutati" dell'anno 494 AD del Papa Gelasio (492-496 AD) considerò questa lettera apocrifa - Segal J. B., Edesse " The Blessed city ", Oxford 1970 22 - Sony, omelie arabe, 180. Giacomo gioca sulla parola "Aramei" @b˙ïžàžŠa che significa il popolo di lingua

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aramaica cioé siriaca, e arameo bïžàŠa che significa il popolo pagano. - Gen 15, 6; Rm 4, 3 - Rm 11, 16-21 - Sony, omelie arabe, 180

La corrispondenza raffigura l’incarnazione del Verbo

Abgar ricevette la risposta di Gesù che Giacomo parafrasa nelle lettere 20 e 32 sotto la forma della promessa di Cristo: la "benedetta Edessa" non sarà mai consegnata ai nemici, ma se Edessa peccherà sarà punita per un altro castigo. - " Dal Verbo Unigenito il Figio del Padre uscì l'oracolo che il nemico non impadronirà di Edessa. E non è possibile che l'oracolo torni come la pioggia (non torna) al cielo.. Dio promise al credente re Abgar che il nemico non prenderà mai @â˙ÝÉÜ possedimento della sua città. E la promessa persiste ed essa è vera. E come la terra è protetta dal diluvio grazie alla promessa a Noè, così Edessa è impugnabile @a‡˙î‹à dal nemico a causa della promessa ad Abgar. Dunque se oggi Edessa è sottomessa, che questo non accada @aìûò@ý@÷˙y†@ñˆ, domani attenderemo il diluvio affluire per corrompere ogni carne della faccia della terra.. Quello che benedisse Edessa la credente città per Lui, la conserverà come un regalo båÝÈíu per sempre"26. - "Edessa dunque è la prima fidanzata di Cristo, e essa deve essere la figlia maggiore @aò‹˙Ùi piena di bellezze in ogni tempo. Essa è la benedetta terra che ricevette il buon seme, e fece la raccolta della benedizione grazie alla vera fede, anche se germogliarono in essa poche @Þ˙ïÝÔ zizzanie @b˙čäîŒ queste che sono poche in numero, essa non ne è disonorata, e non è chiamata: il campo @þ˙Õy delle zizzanie"27.

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- Sony, lettere arabe, 20 - Sony, lettere arabe, 32

La corrispondenza raffigura l’incarnazione del Verbo

Le tipologie della lettera Carattere della scrittura simboleggia il Verbo di Dio Contenuto della lettera: l’annuncio Contenuto della lettera: la minaccia Contenuto della lettera: la morte Contenuto della lettera: la parola Contenuto della lettera: la spada Contenuto della lettera: la tomba Contenuto della lettera: qualsiasi oggetto Contenuto della Lettera-Maria: il Verbo Cristo firmò la lettera del ladrone Firma dà la validità alla lettera Firma dà l'importanza alla lettera o al documnto Firma rende la lettera valida nel tribunale Lettera del ladro è scritta con il sangue di Cristo Lettera di Cristo fu baciata e adorata dagli angeli Lettera di Ninive è scritta con le lacrime Lettera guarisce le ferite come una medicina Lettera personificata può essere chiamata malata o sana secondo il suo contenuto Lettera procura la gioia a quello che la riceve Lettera procura la tristezza a quello che la riceve quando le notizie sono cattive Lettera risparmia la visione della persona che la manda Lettera scritta da un fanciullo senza la firma del suo padre non è valida in tribunale Lettera scritta da una donna senza la firma del padre del suo fanciullo è invalida Lettera sigillata simboleggia la Vergine Maria Lettera simboleggia Maria Lettera simboleggia l'incarnazine del Verbo nel grembo sigillato di Maria-Lettera Lettera tiene il posto della persona che la manda Messaggero o il fattorino della lettera: Gabriele Messaggero o il fattorino della lettera: il Ladrone Messaggero o il fattorino della lettera: la penitenza Messaggero o il fattorino della lettera: qualsiasi persona Messaggero o il fattorino della lettera: Uria Mittente della lettera: Abgar Mittente della lettera: Adamo Mittente della lettera: Davide Mittente della lettera: Dio Mittente della lettera: Edessa Mittente della lettera: Eva Mittente della lettera: Gezabele Mittente della lettera: Giacomo di Sarug Mittente della lettera: il Cristo Mittente della lettera: il serpente Mittente della lettera: Ninive Mittente della lettera: qualsiasi persona Parola ch è invisibile nell'anima diventa visibile quando si scrive nella lettera Parola che si legge rimane nel pensiero del mittente e degli ascoltatori senza divisione

La corrispondenza raffigura l’incarnazione del Verbo

Parola si sigilla nella lettera senza svuotare l'anima di colui che la scrive Penna della scrittura simboleggia la canna che fecero tenere a Cristo durante la passione

La parola raffigura l’incarnazione del Verbo

IX. La parola raffigura l’incarnazione del Verbo La parola è il tipo del Verbo Divino La parola @aó˙Ýà secondo la grammatica siriaca è femminile. La stessa parola @aó˙Ýà siriaca se indica la Parola divina o il Verbo di Dio sarà sempre nel maschile. Giacomo rispetta e segue tutti i Padri della chiesa siriaca che seguono questo uso nel campo teologico in conformità al testo dell'evangelista Giovanni1. Tantissime sono le omelie di Giacomo che analizzano il concetto della parola. La parola sta nell'anima dall'inizio dell'esistenza dell'anima. Essa è spirituale e si nasconde nell'anima. La parola non è né più grande né più piccola dell'anima. La parola disntigue l'uomo dall'animale. Giacomo chiama l'uomo il "razionale" þÝà cioé colui che parla e che capisce La parola quando esce dall'anima non svuota l'anima. Essa rimane nell'anima che la manda, e entra negli orecchi che la ricevono, e rimane nel pensiero di colui che l'ascoltò, senza essere divisa o moltiplicata. La parola è spirituale dunque essa è differente dalla voce. La voce è materiale perciò si sperde nell'aria, e non entra nell'orecchio. La voce trasporta la parola come il messaggero o il fattorino che porta la lettera. La parola sarà il Tipo del Verbo di Dio. il Verbo di Dio è il frutto della Vergine Maria che non conobbe l'uomo. La voce però sarà figurata da Giovanni Battista. Giovanni è la voce che grida nel deserto, preparate la strada al Verbo di Dio. Giovanni è la voce perché nacque da Zaccaria e da Elisabetta, cioé egli è il frutto del matrimonio.

Il Verbo di Dio e Giovanni Battista-la Voce - " Gli uomini sono fatti per lodare molto, e forse essi rinnegano la lode ogni giorno il luminoso sole non è luminoso per sé, o percorre per sé ma esso possiede la luce per illuminare gli uomini2. per essi esistettero i luminari nel firmamento e i giorni e le notti sono per il loro vantaggio gli uomini possiedono il discernimento, e la conoscenza, e la parola, e la voce per lodare l'Altissimo nel suo luogo la bocca dell'uomo è costituita per lodare il Signore e colui che cessa di lodare è un rinnegatore e perciò tu possiedi la bocca per lodare e ringraziare e inneggiare e benedire con essa. loda perché tu possiedi la parola che loda, e inneggia perché tu possiedi la voce piena di canti ringrazia perché tu possiedi la mente e il discernimento, e benedici perché tu diventasti un vaso razionale þïÝà@bäbà e non muto tu non eri una “cosa” e le misericordie ti resero una “grande cosa”, e come tu fosti, ringrazia con ammirazione, perché tu sei silenzioso? entra al tuo interno e guarda la tua persona, in te esistono tutti i miracoli del Potere Creatore Dove abita e si situa la parola quando tace, e da dove esce tramite la voce verso gli ascoltatori? con quale sentiero viene la voce all'udito, e chi introduce la parola per abitare nella mente? Chi getta e sperpera la voce nell'aria, e quando la parola è mandata da essa diventerà come un nulla la voce non si nasconde nel luogo della parola quando essa sta nel suo proprio luogo, e essa non entra e non abita con essa quando entra nell'orecchio 1 2

- Gv 1, 1. aóÝà è la truduzione greca del - Sony, Esamerone, pp. 474-476

il Verbo

La parola raffigura l’incarnazione del Verbo

essa cammina solamente tra la bocca e l'orecchio nel luogo vuoto in cui esiste lo spirito domestico dove non esiste lo spazio per lo spirito domestico, la voce anche non si muove lì verso gli ascoltatori l'educatore della voce à lo spirito, e Giovanni che era la voce non si muoveva che con lo Spirito e egli era inviato per andare dinanzi il Verbo il Figlio di Dio, e il suo luogo è conosciuto: quando egli incominciò e dove finì il Cristo però che è il Verbo è senza inizio e senza fine, e il suo luogo non è conosciuto come la voce la voce è delimitata e il suo luogo sta tra la bocca e l'orecchio, e si disperde perché non esiste nell'essenza della parola e così l'inizio di Giovanni e la sua fine è conosciuta, e il suo tempo non è dall'inizio del mondo il suo inizio fu da Elisabetta la figlia dei Leviti e la sua fine anche quando Erodiade ballò3 Lo Spirito Santo gli diventò l'Educatore, e egli corse, iniziò e finì la sua strada con il suo tempo e come inizia la voce dalle labbra e viene la fine dal momento del suo arrivo alla porta dell'orecchio e la voce rimane, e la parola entra nella mente e si conserva nella conoscenza e non si scioglie così anche la parola abita nella lettera, e si conserva sotto i sigilli nell'archivio nessuno può incarcerare la voce nella lettera, e Giovanni non abitò nella Vergine perché essa era sigillata il nostro Signore, il Verbo, il Figlio di Dio abitò nella Giovane e il suo Evento era conservato sotto i sigilli della verginità ed Egli prese la voce dal matrimonio cioé il figlio dei Leviti per la sua manifestazione e lo mandò al deserto dinanzi a Lui e come il luogo della voce è un luogo vuoto, così anche Giovanni sta in un luogo deserto".4

Le due omelie: 38 e 39 Presentiamo la traduzione completa di queste due omelie in cui Giacomo espone la teologia dell’incarnazione. Egli tratta i temi che seguono: - La parola umana è spirituale e invisibile. La parola rimane nell’anima di quello che parla e rimane nelle intelligenze di coloro che l’ascoltano senza che si moltiplichi. Quando la parola è scritta diventa visibile e si può trasportarla. - La parola è il tipo del Verbo di Dio. Il Verbo senza svuotare il seno del Padre si scrisse se stesso nella lettera-Maria e diventò visibile. Maria rimase sigillata con la verginità. - La voce è materiale e si sperde nell’aria e non entra nell’orecchio come la parola. La voce è il messaggero della parola. La voce è il tipo di Giovanni Battista, il frutto del matrimonio - L’orecchio di Eva in cui il serpente fischiò la bugia - L’orecchio di Maria sentì il messaggio della verità portato da Gabriele - La perla è un ornamento. La perla è il tipo della parola e del Verbo di Dio. La perla si appende negli orecchi - La lettera è il luogo in cui si scrive la parola che si incarna nei caratteri e diventa visibile. La lettera è il tipo di Maria - Il messaggero che porta la lettera è il tipo di Gabriele che portà l’annuncio a Maria. - Il messaggero è il tipo del serpente che portò la bugia a Eva

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- Mt 14, 1-12 - Mt 3, 1-12. Sony, omelie arabe, 96

La parola raffigura l’incarnazione del Verbo

L’omelia 38 sull’ “in principio era il Verbo”5 “O Verbo Generato, Indescrivibile dai mortali, grazie a Te posso lodare il tuo nascondiglio o Illimitato dai tempi e che supera i tempi aiutami per passare i giorni della mia vita nei tuoi canti dipingi i miei pensieri per meditare nella tua lettura con discernimento per istituire un'immagine per la tua gloria tramite l'insegnamento non è perché Tu hai bisogno della composizione dei canti, ma per approfittare con la tua compagnia colui che medita in Te non sono capaci nemmeno le bocce della schera di Gabriele, e con che cosa la povera polvere potrà descriverTi?.. O Verbo che era all'inizio, come io Ti descriverò, e con quali voci parlerò da Te tra i terrestri? la Fiamma non si descrive con la bocca di paglia, e la cera non mediterà mai il carbone del fuoco ardente se la paglia canterà al vento si sperpererà, e se continuerà a descriverlo si sperderà è un'audacia che la terra minacci l'onda, perché comme essa potrà parlarne? l'Evento del Figlio è nascosto nel suo luogo e non si descrive e la sua manifestazione è sublime e non si descrive che con l'amore i canti della mia omelia sono zoppi per correre velocemente verso la storia del "Signore dei tempi" e il vostro orecchio non può ricevere i segreti che superano i vigilanti io incomincerò a parlare di Dio il Verbo brevemente non come “Egli è”, ma come “Egli esiste” Giovanni entra e introduci la tua storia per dilettaraci dalle tue rivelazioni divine e incomprensibili stendi il tuo dito sulla cetra degli apostoli e che le corde dello Spirito si muovano per descrivere la chiesa cerca per conoscere il suo Evento brevemente, parla con essa nell' oggetto dei tuoi segreti alza la tua voce con forza nella tua missione per parlare affinché ciascuno senta il tuo insegnamento chi è il tu Signore? dove sta il suo luogo? e il Figlio di chi Egli è? e presso chi Egli era? e da quale tempo? chiarisci tutte queste cose Egli è il vero Figlio? o il Figlio in grazia? Egli è dall'Altissimo? e Egli entrò adesso per diventare Dio? se mi chiedono di adorare lo "scolpito" questo è una bestemmia, e se esiste un tempo prima di Lui, Egli non è Dio ascoltiamo dunque dal figlio di Zebedeo cosa dire, e che la verità cacci la divisione da tutti gli orecchi il Generato del Padre era il Verbo dall'inizio, vediamo dunque la forza della parola e dove sta il suo luogo l'Evento del Figlio superò il commento, ed eccoLo maestoso nel nascondiglio presso il suo Generatore ecco: fu sentito che il Verbo fu all'inizio, come questo fu? Che nessuno osi parlare questo è nascosto al pensiero e non si comprende e non si articula sulle rozze lingue Egli è il Verbo che non si "pronuncia", ma che "parla", Egli non è la voce, ma la "Parola" incomprensibile la parola muove tutte le voci verso gli esterni, mentre la parola esiste dentro le porte dell'anima la voce abita e viaggia e si alterna e va e viene, e per queste cose essa sta sotto il limite 5

- Gv 1, 1

La parola raffigura l’incarnazione del Verbo

l'orecchio la caccia e la attende dentro la sua porta e la contiene interamente, ed essa si limita da esso (orecchio) perché esso è più grande di essa (voce) la parola non esce dal pensiero con la voce, perciò essa con il suo nascondiglio supera il limite la parola è molto nascosta all'orecchio nel suo luogo, ed essa non si trasporta mai dall'essenza dell'anima per uscire essa è tessuta nell'intelligenza, e in essa sono intrecciati tutti i pensieri ed essa non si scioglie per camminare con la voce per uscire la parola è ben nascosta nel pensiero, e queste cose che vengono all'orecchio sono la sua voce la lingua fu resa la porta per i suoi segreti verso gli stranieri, e quando essa la comanda esce e parla per farli sentire essa segnala alla bocca per aprire le sue porte velocemente per mandare la voce come il "messaggero" per le sue attività essa abita nel regno dell'anima, e lì essa si trova maestosa, e le voci del suo Potere Operatore corrono sulla strada della bocca tutte le parole sono contenute nella parola, ed essa è nascosta, e da essa escono all'orecchio verso gli esterni nella bocca squilla la voce e la parola sensibilmente, e la sua dimora abita esattamente nel pensiero le labbra permettono con i loro movimenti che la voce si muova con forza tra la lingua e i denti la forza della parola esiste nel pensiero dell'anima, e con la lingua essa spinge e emette la parola i denti e la lingua diventano gli organi per la voce e quando essa li sbatte scolpiscono le differenti parole la parola stessa si festeggia nel nascondiglio, ed essa non si trabocca dal pensiero con la voce esterna essa abita nel seno dell'intelligenza, ed essa è pura e nascosta con essa (intelligenza), e quando essa (parola) parla sta in essa, e con essa, e presso di essa (intelligenza) quando essa (parola) si manda, il suo luogo non si svuota da essa, essa è come essa è, e dove essa è, e dal momento della sua esistenza quando essa si manda, l'intelligenza non si svuota da essa perché essa non la lascia, e non ne esce perché essa è interamente in essa (intelligenza) la nostra parola è unica e delimita tutto, e essa è senza limite e tutte le parole sono pronunciate da essa semplicemente le parole della Divinità sono improntate nel Verbo-il Signore e in Lui si riposano tutti i Segni del Potere Creatore Egli è nascosto nell'Entità del Padre, e parla senza trasportarsi, Egli (Padre) pronuncia grazie a Lui, e Egli (Verbo) sta in Lui e con Lui e presso di Lui Da sempre il Padre parla con il Verbo-il Figlio e con Lui e per mezzo suo, Egli costituì gli universi e le loro costituzioni Uno è il Verbo e tutte le parole Gli sono inferiori e anche il Padre non è sopra di Lui secondo la distanza nell'Essenza non esiste tra Lui e il Padre un Segno né un soffio né un pronunciare né un movimento dal momento della sua Esistenza Egli esiste con Lui senza inizio, e per Lui tutti i tempi furono costituiti, ed essi sono dopo di Lui il Verbo è Quello che non si pronuncia nemmeno da parte del Padre, Egli parla per Lui e non Lo pronuncia, e questa è una grande meraviglia Egli non è un'omelia, ma Egli è un Omelista dei segreti, e tutto ciò che fu detto dal Padre fu tradotto per Lui per Lui Egli è maestoso per creare gli universi dal nulla, e senza Lui nemmeno una cosa esiste da ciò che è fatto

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il Padre non Lo pronunciò affinché noi Lo chiamassimo un'omelia, per Lui Egli disse tutto ciò che pronunciò e esiste in Lui Egli non è un'espressione né una voce, ma Egli è il Verbo per Lui tutte le cose furono pronunciate e Egli è incomprensibile ogni parola che il Padre dice non è il suo Figlio, e tutte le voci non sono parole ma voci Unico è il Verbo generato dal Padre meravigliosamente e tutte le sue parole verso le sue creature si pronunciano grazie a Lui quando tu sentirai l'espressione: "il Signore dice così", ogni voce che esce da Lui non è il Figlio dell'Essenza in Isaia Egli disse: "ecco il mio oracolo che uscì dalla mia bocca"6, e quell'oracolo era un "ordine" e non il "Generato" e perciò Giovanni non Lo chiamò "oracolo", ma il Verbo grazie a Lui si cantano tutti gli oracoli gli oracoli della Divinità non sono il "Figlio" perché non esiste un fratello per il Verbo-il Figlio dell'Essenza Questo Verbo è generato come è generato, e non pensare che Egli fu "parlato" come tu parli se Egli era "detto" non sarebbe il Verbo, ma la voce, e come Egli non è la voce, Egli non si descrive e non si descriverà il Padre non Lo pronunciò per essere la voce, ma Egli Lo generò dalla sua Essenza senza inizio il Verbo è "generato" e non è "pronunciato" perché Egli è Dio come il Padre, perché Egli è dal suo seno come Egli fu generato?, questo non si dice, e non si sente perché non esiste un tempo in cui il Verbo non sia con il Padre il suo Evento non si descrive dai mortali; che si conservi il silenzio dunque sulla sua storia incomprensibile è un'audacia se il suo Evento si tratta con discussione, ma se tu parli da Lui con amore tu non sarai biasimato quando tu senti l'omelista parlare di Dio, non esigere da lui di trattare il suo Evento con limite ciascuno dirà il "poco" secondo la sua capacità, e colui che pensa limitarLo fa errare sé stesso accetta questa verità: "Egli non si delimita e non si spiega", e poi parla di Lui, e ascoltami: "tu non sarai biasimato" io non prometto di limitarLo con le mie parole, ma io dico che Dio è indescrivibile fino quì io conobbi conoscere che Egli è senza limite, e di là in poi io devo dire: "Dio è indescrivibile" fino quì io conobbi conoscere che Egli è senza limite, e di là in poi io devo dire tutto ciò che dirò se tu mi chiedi di parlare di Dio, io non conosco spiegarLo, e io non sono angosciato di non conoscere io non mi sentì angosciato perché non potèi spiegarLo "come Egli è", ed io non ho il diritoo di conoscere che solamente: "Egli esiste" colui che chiede l'impossibile soffre, e come io non chiesi di scrutare io non mi rattristo di non conoscere io sono fiero che il mio Dio non si delimiti da parte di nessuno, e tanto noi Lo cerchiamo quanto più il suo Evento si nasconde dalle spiegazioni io sarei angosciato se qualcuno Lo avrebbe scrutato e Lo scruterà, e io mi rattristerò se esisterà qualcuno che Lo delimiterebbe se io lo scruterò, Egli diventrebbe piccolo nei miei occhi per adorarLo, perciò Egli è grande per me perché quando io Lo cerco, Egli sta nel nascondiglio

6

- Is 55, 11

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a Questo è dovuta veramente l'adorazione dei popoli perché tutti i colti non Lo scrutano con le loro questioni in verità Questo è il Dio sopra le sue creature, perché la razza creata non Lo scruta e non conosce come Egli è è giusto che tutto l'universo si inchini e adori perché Egli affatica i discutenti, e il suo Evento non si spiega l'Evento del Figlio di Dio supera i scrutatori, perché stancatevi per cercare il suo nascondiglio? l'apostolo trovò che il suo Evento è lontano dalla spiegazione, allora Lo chiamò il Verbo che non comprendono i scrutatori Giovanni si svegliò nello Spirito per parlare del Verbo che non si delimita da tutte le voci egli trovò che l'Evento del Figlio è nascosto a tutte le bocche, allora egli Lo sigillò: il Verbo conservato interamente nel nascondiglio Egli è la fatica per i colti, e una grande pena per i scrutatori, tanto quanto che essi vogliono, Egli non si spiega tra le loro parole o ascoltatore anche la tua parola tu non poi scrutarla, e come ti appartiene, essa supera di essere spiegata da te tu mandi la tua parola per realizzare le tue opere, e essa non lascia il seno dell'anima e non esce da esso quando tu la mandi, essa non si strappa dalla mente, ma rimane e resta nell'intelligenza che la invia"7.

7

- Sony, omelie arabe, 38 . L’omelia 39 segue l’omelia 38

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L'omelia 39 sull'Unigenito Verbo8 “il Verbo, il nostro Signore non si descrive dai razionali perché il suo Evento è nascosto anche quando Egli venne nella carne chi può descrivere il nascondiglio della parola perché anche quando essa si descrive rimane nascosta nel suo nascondiglio? la parola non si strappa e esce da colui che la dice perché anche quando egli la manda essa rimane dove egli esiste il cuore manda la parola alla lingua, ed essa si trasporta dai pensieri per uscire verso gli esterni la lingua come il mediatore festeggia e fa uscire il mistero nascosto per essere dichiarato con la voce esterna e la voce tintanna tra i denti e la lingua e diventa come il messaggero per la parola verso l'orecchio l'orecchio apre le porte dinanzi la parola per entrare, ed essa entra senza che sia delimitata dai luoghi essa è interamente nascosta nel suo mittente e conservata in lui, e abita interamente nell'ascoltatore verso il quale essa venne ed eccola tutta che esiste nell'anima la sua mittente, ed essa tutta abita nell'anima la sua ricevitrice e la lingua non la spezzetta, nemmeno i denti, né l'aria quando essa esce dalla bocca all'orecchio la porta dell'orecchio non la distruba quando essa entra e non succede il cambiamento alla sua entità dove essa abita essa è nascosta e manifesta e quando è pronunciata il suo luogo è nascosto perché anche la voce che la trasporta non può tenerla e quando essa (voce) la porta, le è nascosta nel suo nascondiglio, e essa (voce) non può abitare nei luoghi con essa e presso di essa (parola) essa (voce) non conosce da dove uscì la parola, e non può entrare e scrutare e vedere dove essa abita il Figlio di Dio che è il Verbo che non si "pronuncia", venne al mondo e i luoghi non Lo incarcerarono il Verbo uscì dal Padre e venne e abitò nella Giovane, ed Egli era nella Giovane e nel suo Padre, e non si descrive dal momento dell'esistenza del Padre, il Verbo esiste con Lui, e non esiste un tempo in cui il Verbo non esisteva con Lui non esiste una bocca che conoscerà dire: quando Egli esistette, né una lingua che spiegherà: come Egli è senon: Egli esiste, e rimane come Egli è senza spiegazione e colui che dirà: come Egli è errerebbe e il Verbo venne dal nascondiglio della sua Essenza, e rimase nel seno del nascosto Padre come Egli era e Egli abita interamente in santità nei due seni, senza che sia diviso, ma Egli rimase senza divisione Egli sta interamente nella sua Giovane Madre che Lo porta e sta interamente nel suo Padre nascosto perché Egli è il suo Generatore Egli sta nel suo Padre, e Egli sta nella sua Madre: è una grande e meravigliosa opera che non accadde se non per l'Unigenito la lettera riceve la parola tramite i caratteri e abita lì come se fosse in un limite mentre essa è senza limite 8

- Gv 1, 1. Quest’omelia è la continuazione dell’omelia 38

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la nascosta parola si invia nella lettera, e chi dice che la parola non esiste interamente lì? tutta è posta nella lettera tramite i caratteri, e si sonda e si tocca da parte di molti senza il corpo chi poteva tenere la parola che venne e diventò carne nella lettera? essa si diede, e gli occhi la videro negli organi dei caratteri, e le mani tennero la gloriosa il Figlio diventò nella Vergine come la parola nella lettera, ed Egli si incarnò in Essa come anche la parola nei caratteri Quello che era nasosto con il suo Generatore venne alla manifestazione e si mostrò al mondo per vederLo e meditarLo Lo tennero con le mani perché Egli si incarnò dalla Figlia di Davide e videro il suo nascondoglio come la parola nei caratteri dove sei o parola? E in quale luogo ti cerca l'uomo? Sei nel tu mittente o nel tuo ricevitore? O nella lettera? tu sei nascosta e manifesta, e non sei comprensibile o scrutabile, tu hai un limite? O realmente tu sei sopra il limite? quando tu fosti mandata, il luogo non si svuotò da te, e quando tu incarnasti nei caratteri tu sei senza cambiamento le mani ti tennero nei caratteri, e tu sei nascosta, e gli occhi ti videro nella lettura e tu sei incomprensibile tu sei conservata presso colui che ti pronuncia, e il tuo evento è nascosto e tu sei interamente nascosta nel tuo ascoltatore, e chi tu scruterà? tu venisti da un luogo a un altro manifestamente, e tu sei effettivamente nei due luoghi il luogo che ti mandò è pieno di te e ti ama, e il tuo evento è dichiarato nel luogo che ti ricevette e ti onora tu sei fatta un corpo per essere usata dai luoghi, e ti è facile di abitare interamente quì e lì chi ti scrisse? E come ti scrisse il tuo scrittore? E come ti cacciò? E con che cosa ti tenne quando ti scrisse? come il tuo scrittore ti pose nella lettera, e ti incarcerò lì, e snodò e gettò i sigilli nella tua faccia? Ecco nella lettera la parola nascosta ai molti, ed essa è conservata nel segreto sotto il sigillo fino la sua apparizione e lì essa dipinge una bella immagine per l'Unigenito che è il Verbo, e abitò in Maria come se fosse nella lettera Essa era sigillita nella sua verginità come nella lettera, e Egli uscì in santità, e i sigilli esistono il Figlio di Dio è il Verbo che non si spiega, e scese dal Padre e abitò nel ventre pieno di santità bč’†íÔ ed il Verbo nascosto nella chiusa e sigillata lettera entrò dall'orecchio9 ed Egli si incarnò dal corpo della Beata negli organi cioé nei caratteri il Verbo nascosto ai veggenti venne alla visione, e chiuque Lo vide e Lo chiamò conobbe che Egli era Dio

9

- Quì, Giacomo afferma che il Verbo entrò nell'orecchio della Vergine per incarnarsi nel suo grembo. Questa teoria vuol sanare l'orecchio di Eva corrotto dal serpente in cui fischiò la bugia o in cui vomitò il veleno. Questa teoria rispetta la Verginità di Maria, e si conforma all'episodio della guarigione della figlia di Giairo (Lc 8, 41-56) che dimostra che il Cristo "non fece la retromarcia". Il Cristo fece eccezione a tutti gli uomini nel suo concipimento e nella sua nascita. Egli entrò nell'orecchio e non tornò in dietro perché Egli è diritto e retto (Sal 25, 8) e non è "storto" come gli uomini che escono dalla stessa porta in cui entrarono. Egli ci assomigliò in tutto fuorché nel peccato (Eb 4, 15). Nellla stessa omelia afferma il contrario. Il Verbo entrò dalla stessa porta che introduce gli uomini nel mondo per sottolineare la verità dell’incarnazione. Sony, Esamerone, p. 806

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e affinché coloro che entrano nel mondo capiscano l'Evento della sua strada, il figlio del tuono10 si alzò e svelò il Verbo al mondo intero ed egli provò che la parola non si tiene e non si vede e non si tocca e non si racchiude nei luoghi e subito quando essa viene e diventa corpo nei caratteri, essa si incarna e si offre per uno scopo essa viene ad essere toccata e meditata nella lettura, e tutti la vedono e tutti la leggono e tutti la tengono e diventa racchiusa, e la tengono nei luoghi e la portano e la festeggiano sulle loro mani e come essa venne e diventò carne nella lettera, il luogo la delimitò mentre essa nella sua natura è sopra il luogo se essa si scruta sarà biasimata dagli scrutatori e quando si legge essa esiste interamentee presso coloro che imparano essa sta interamente nei caratteri con i lettori, ed essa è conservata nel suo scrittore, ed essa supera i veggenti la parola sta nell'anima, ed essa esiste in essa (anima) naturalmente, e quando si manifesta essa esce dall'essenza dell'anima e dal momento dell'esistenza dell'anima, essa esiste con essa (anima), ed essa (parola) non è né più piccola né più grande dalla sua essenza come il Figlio esiste nel Padre senza inizio, così la parola esiste nell'anima dal momento della sua esistenza e perciò quel discepolo che amava e conosceva chiamò il Figlio di Dio: il Verbo11 la parola è sublime per essere dipinta dai pittori, e così essa è sublime per essere pronunciata anche dai "saggi" nessuno può dipingere la sua immagine con i colori, e non si svela il suo commento dai discutenti a proposito del Verbo, colui che parla che parli con amore perché è giusto che l'amore parli senza discutere la parola nascosta si manifesta nei caratteri e ciascuno la vede e la tiene e anche la legge l'Unigenito è nascosto nella sua Essenza ai veggenti, ed Egli venne nella carne affinché Lo vedessimo "faccia a faccia" noi Lo vedemmo con gli occhi, e con le mani Lo tenemmo perché Egli si incarnò e diventò carne e abitò tra noi, e non cambiò12 eccoLo nascosto e manifesto e umile e terribile e pieno di meraviglia e venne a manifestarsi e Egli è nascosto e non si descrive quando la fede si avvicina a Lui, Egli diventa manifesto, e quando lo scrutare entra per vederLo, Egli diventa nascosto se la ricerca tratta il suo Evento, Egli si nasconde, e se l'amore muove la sua lode, Egli si mostra eccoLo manifesto e innalzato come il luminare per i lodatori, ed Egli è lontano e nascosto come il Forte aîÈ ai scrutatori dove Tu sei o Verbo, il Figlio dell'Essenza, Tu che non si comprende e non si scruta e non si spiega e non si conosce? Tu sei Spirituale? Tu sei Corporale? Tu sei Altissimo? Tu sei Inferiore? Tu sei Nascosto e Manifesto?, e Tu non sei Scrutato? dal tuo nascondiglio le intelligenze si meravigliarono e non Ti scrutano e gli occhi guardano la tua manifestazione e Ti ammirano 10 11 12

- Mc 3, 7 - Gv 1, 1 - Gv 1, 14

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Tu venisti nel corpo, e Tu ti manifestasti a tutta la terra, e come Tu sei nascosto Tu rimanesti così nel tuo nascondiglio Tu diventasti corporale, e la tua spiritualità è rimasta in Te, Tu diventasti il Figio dell'Uomo e la tua Divinità non si sciolse Tu diventasti inferiore, e chi non confessa che Tu sei l'Altissimo? E Tu diventasti Carne e tutti Ti adorano perché Tu sei il Verbo ecco Tu sei nel tuo Padre, ed ecco Tu sei con noi, e Tu sei presso di noi, e Tu sei sopra tutto o Verbo che venne per diventare da noi nessuno Ti descrisse perché Tu sei indescrivibile, nemmeno il tuo Padre non Ti “pronunciò” mai, ma Egli Ti “generò” o Figlio di Dio Tu sei il Verbo non per pronunciarTi perché Tu sei indescrivibile dai razionali Tu sei il Generato dal Padre e Tu sei con il tuo Padre, e presso Dio e Tu sei "Dio da Dio"13 il Padre Ti “generò” e non Ti “pronunciò” o Figlio dell'Essenza, Tu sei il Verbo che non si descrive Tu sei Razionale e Tu sei Indescrivibile e Tu sei il Generato e non esiste l'occasione per essere descritto Tu non sei la voce, ma il Verbo Razionale e come il (Verbo) "pronuncia" Egli però "non è pronunciato" dai razionali il Padre "non Ti pronunciò", ma "Ti generò", e grazie a Te tutte le parole della Divinità "sono pronunciate" Tu "non fosti pronunciato" perché Tu non sei la voce "per essere parlato", ma Tu sei il Verbo che "parla e dà le voci" Tu fai sentire tutte le voci alle creature, e da Te derivano tutte le parole della Divinità Ti appartengono le voci del Potere Creatore perché Tu sei il Verbo che possiede la voce verso le creature "che la luce sia"14, "che il firmamento sia in mezzo alle acque"15 sono le voci, Tu però sei il Verbo con il tuo Generatore e da Te derivano queste voci sulle creature perché Tu sei il Verbo Razionale che non si comprende Tutto ciò che il Padre volle e lo pronunciò, lo prnunciò grazie a Te, e Tu sei indescrivibile perché Tu "parli" Tu non sei una delle voci del Potere Creatore, ma Tu sei il Verbo da cui derivano tutte le voci e le parole grazie a Te furono pronunciate tutte le parole della profezia, e tutto ciò che sta scritto: "il Signore disse" lo disse per tuo mezzo tutte le parole e tutte le voci e tutti gli oracoli e tutte le rivelazioni e tutte le omelie della Divinità derivano da Te e sono pronunciate da Te, e Ti appartengono perché Tu sei nascosto nel Padre e grazie a Te Egli parla con le creature Tu non sei un'omelia affinché il tuo Padre Ti "parli" manifestamente, ma Tu sei il Verbo per tuo mezzo "si dicono": tutte le omelie grazie a Te Egli parla quando parla con le creature, e grazie a Te Egli diede la parola agli oratori della profezia tutto ciò che fu detto: "così dice il Signore" sei Tu che l'abbia detto perché tutte le omelie appartengono al Verbo non esiste l'occasione che Tu sia descritto perché da sempre l'uomo conobbe che "Tu parli" 13 14 15

- Simbolo di Nicea - Gen 1, 3 - Gen 1, 6

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grazie a Te il carro si muove per benedire perché non esiste nessuno che parla se non per mezzo del Verbo16 grazie a Te si muove la lingua dei Serafini per far salire il sanctus al tuo Timore con le voci delle ale17 grazie a Te si muovono gli eserciti celesti per alzarsi al servizio che fu assegnato a loro il Padre non fa una cosa se non per il suo Figlio, e Egli non muove le voci verso l'orecchio se non per il suo Verbo grazie a Lui, Egli inviò le rivelazioni della profezia e tutte le visioni delle verità ai veggenti e quando la malattia della malizia corruppe gli uomini, "Egli mandò la sua “Parola” e li guarì"18 come sta scritto il Padre guarì gli uomini e li salvò dalla corruzione grazie alla sua Parola19 piena di vita e per mettere quella Parola20 sulle piaghe degli uomini, Egli abitò nella Vergine e con la sua incarnazione medicò le ferite e il Verbo che era nascosto uscì per manifestarsi e venne nella carne per guarire grazie a Lui il mondo intero e come non era facile medicare senza il corpo, allora Egli medicò corporalmente le malattie dei malati e il Verbo che venne nel corpo per medicare le ferite della terra, ecco i discutenti che tornarono le loro lingue contro di Lui Quello che si abbassò per portare l'iniquità di tutto il mondo, ecco i malvagi che si innalzarono per esaminare come Egli venne Egli venne come venne, e nessuno conosce come venne, e questi per i quali Egli venne per medicarli eccoli "impazziti" questo discute contro di Lui, e quello Lo scruta, e questo Lo divide, e (fu consegnato) a quello la ricerca, e a questo la discussione sul suo Evento e tanto essi moltiplicano il discorso, quanto Egli è indescrivibile, e tanto essi vogliono esaminare quanto Egli non si scruta e tanto essi entrano presso il suo Evento, quanto Egli anche entra all'interno: Egli è nel suo Generatore sublime e nascosto ai scrutatori che la "discussione" taccia, e che la "saggezza" chiuda la sua bocca perché la Novella @aò5˙Ž si propagò nel mondo per mezzo dei pescatori dei pesci21 Egli si descriveva dal suo discepolo di essere: il Verbo22 e si annunziava che Egli venne nella carne per portare la nostra iniquità e così quel discepolo che fu beatificato quando insegnava, portò la sua Novella al mondo il Verbo è, e il Verbo era presso Dio, e il Verbo era Dio23 che venne al mondo nella carne e come Egli venne nella carne i terreni Lo disprezzarono e pretesero e dissero: "Egli non è il Verbo"24 il Figlio di Dio è il Verbo che venne nella carne, e non si descrive dai razionali perché dunque voi errate? 16 17 18 19 20 21 22 23 24

- Ez 1, Ez 10 - Is 6, 1-6 - Sal 107, 20. Secondo il Salmo 107, 20 Parola è sinonimo del Verbo secondo Gv 1, 1 - Giacomo usa aóÝà nel femminile. Secondo il Salmo 107, 20 Parola è sinonimo del Verbo - Giacomo usa aóÝà nel femminile. Secondo il Salmo 107, 20 Parola è sinonimo del Verbo - Mt 4, 18-19 - Gv 1, 1 - Gv 1, 1 - Giacomo accenna agli eretici in generale e ai diofisiti in particolare

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eccoLo che porta l'iniquità del mondo e sta come il Gagliardo: è sufficiente che Egli porti l'iniquità e non essere scrutato che tacciano tutte le dispute e tutti le discussioni e tutti gli scandali perché il suo Evento è nascosto ai "saggi" il Verbo che volle e venne al mondo manifestamente si inchinò per noi25 non per essere esaminato Egli si scrisse nella “Lettera-la Vergine Maria” e venne alla manifestazione corporalmente per noi e come Egli è nascosto e la sua strada supera i razionali, essi moltiplicarono la parola contro di Lui e (menzionarono) miriadi di opinioni ed eccoLo con noi perché Egli volle diventare da noi, ed Egli è il nostro Dio e con noi Emmanuele26 il Verbo è con noi, e come Egli si incarnò, diventò da noi, e come venne a noi nella carne eccoLo con noi il Verbo è sublime e come Egli si scrisse27, essi Lo tennero e non si spiegò nelle loro ricerche dopo averLo tenuto la "parola" è sublime anche quando si abbassa al livello dei caratteri e quando si legge non si esamina dai "saggi" o razionale delimita la tua parola se tu poi, e guardati e quel Verbo che venne al mondo nella carne la parola esce, e se la ascoltano miriadi di orecchi, essa abita in tutti senza essere divisa in "porzioni" e tanto quanto sia il numero degli orecchi nella folla, essa entra in tutti, essa sta interamente in tutti, e sta nell'omelista che parla e quando essa sta nei luoghi, essa non si strappa perché quando essa fu mandata entrò interamente in tutti dovunque essa entrò e ogni parola che io pronuncio sta nel tuo orecchio, e tutta sta presso di me, ed ecco io la incarcero nella lettera essa sta perfetta in me, e nella lettera non è imperfetta, ed eccola che abita il tuo orecchio senza essere divisa e se io apro la lettera e leggo, essa sta lì, e se io entro dentro di me, io la troverò nei miei pensieri se io ti chiedo di farla uscire e di ripeterla come la ascoltasti, essa uscirà dai tesori del tuo cuore dove era nascosta ed eccola che si vede nei caratteri nella lettera, ed essa è incarnata nella lettura e sta senza cambiamento la parola dell'uomo che non si scruta nel suo nascondiglio è sublime da tutte le creature umane grazie al suo evento come si ricerca il Verbo il Figlio dell'Essnza, e il Figlio di Dio dai macchiati con le loro questioni? Egli è interamente nascosto e interamente manifesto, e il suo Soggetto è terribile, e il suo Esame è sublime, e la sua Omelia è lontana dagli ascoltatori Egli mostrò la sua strada nel mondo, ed Egli è Dio e compì la sua strada e rimase nella sua proprietà: senza cambiamento ed Egli venne alla nascita, e quando Egli uscì non corruppe la verginità affinché nessuno riconoscesse le sue orme quando camminerà 25 26 27

- Fil 2, 7 - Is 7, 14, Mt 1, 23 - Il Verbo di Dio “si scrisse” nella Lettera-Maria, significa la verginità di Maria

La parola raffigura l’incarnazione del Verbo

Egli entrò nella creatura dalla porta che introduce gli uomini nel mondo e non la aprì affinché il mondo sentisse che Egli era Dio28 tu devi ammirare anche la lettera-Maria la Vergine da Essa uscì il Verbo per manifestarsi, ed Essa era sigillata Essa non fu sciolta quando fu letta tra i terrestri, il Verbo uscì e il sigillo della Verginità rimase Maria rimase dopo il suo parto in due gradi: Essa diventò Madre, ed Essa rimase nella sua Verginità Essa è la Vergine e la Madre, e la Figlia degli uomini è "una" con le “due” meraviglie perché Essa era Vergine e diventò Madre senza cambiamento Egli è il Verbo e come volle e venne nella carne, la meraviglia della sua strada fece errare gli uomini la natura fu sconfitta, ed Egli non si descrive naturalmente perché la sua meraviglia vinse la natura e la spiegazione se l'omelista vuol guardare la natura: quando, e come si trovò una Vergine che partorisce? se tu voi trovare la verità non guardare la natura, perché la strada del Verbo percorre meravigliosamente e non secondo la natura la Vergine partorì: l'inizio della strada piena di meraviglia, e il Verbo venne nella carne per camminare nel mondo la sua strada supera tutte le conoscenze e tutte le intelligenze e tutte le parole e tutte le teorie dei terrestri ed Egli venne nella carne come venne senza spiegazione, e prese l'iniquità e guarì le malattie dei malati e con le sue piaghe il Figlio di Dio guarì noi tutti29, benedetto il Nascosto che venne alla manifestazione, e non si scruta"30.

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- Quì, Giacomo afferma che il Verbo entrò nel grembo di Maria dalla "porta naturale" che introduce gli uomini nel mondo. La profezia di Ezechiele (Ez 44, 2): la porta chiusa rispetterà la verginità di Maria e il testo di (Eb 4, 15). Questa teoria sottolinea la vera incarnazione del Verbo e comabtte il docetismo Nella stessa omelia Giacomo afferma il contrario di questa teoria: il Verbo entrò dall'orecchio di Maria e si incarnò. Sony, Esamerone, p. 806 29 - Is 53, 5 30 - Sony, omelie arabe, 39

La perla raffigura l’incarnazione del Verbo-Perla

X. La perla raffigura l’incarnazione del Verbo-Perla Il tema della perla Il concetto della perla1 aóïåu‹à è importante nella letteratura patristica. Giacomo gli dedica tante pagine nelle sue opere. La sua lettera 16 è dedicata allo studio del tema della perla. La perla aiuta il nostro autore a adornare la sua raffinata poesia di tante bellissime immagini. Egli si interroga sull'origine della perla e sulla sua attività nel settore filosofico e teologico. La perla servirà di tipo per il Cristo incarnato. Cerchiamo nelle opere di Giacomo come egli tratta il soggetto della perla.

Il mare è il luogo delle perle Giacomo di solito insegna che il luogo delle perle è il mare, ma non dice che la perla è un essere vivente nel mare. La perla è calpestata dagli animali quando sta nel mare. Le perle sono nascoste nelle acque. Se il Cristo vuole può fare dalle acque dei mari le perle2. Le perle esistono specialmente in India e in Kush •íØ@Nì‡äû (Etiopia)3. I commercianti comprano le perle e se ne arricchiscono4. Il Cristo offre le perle cioé il suo insegnamento ai suoi commercianti cioé ai suoi apostoli5. Giacomo dimostra la sua conoscenza marittima. Egli dice che il profeta Giona lo invitò a seguirlo nel suo viaggio nel mare. La tecnologia umana fece le navi con il legno segato e vinse le onde con i remi e con il velo. L’uomo rese il mare come il suo carro e navigò verso i paesi lontani. - " Il figlio degli Ebrei uscì dall'asciutto e entrò nel mare e fu la causa affinché io parlassi dal mare con meraviglia l'industria degli uomini vinse le onde e i navigatori calpestarono il mare con le navi essi lo resero come un carro e lo guidarono come vollero e lo presero e attraversarono verso i paesi come se fosse in sella con le molte navi essi lo calpestarono come se fosse con le scarpe e prepararono il sentiere come se fosse sull'asciutto per il loro commercio essi diventarono tuffatori e rapinarono le perle dal suo sfondo e diventarono i commercianti e lo percorsero spesso nei loro viaggi essi composero il legno segato e lavorato con mistiere e contarono le sue isole e i suoi paesi sconosciuti il vento solo era difficile a soggiogare, ma essi lo legarono con un giogo per condurre le navi verso i paesi gli uomini domarono il vento e il mare con la loro industria e entrarono e si impadronirono dei paesi difficili i viaggiatori nel mare sottomisero il difficile paese e composero i remi bÕÜ contro le onde e le vinsero".6

1

- aóïåu‹à - Sony, omelie arabe, 89 - Sony, omelie arabe, 9. Sony, omelie arabe, 10 - Sony, omelie arabe, 168. Sony, omelie arabe, 103 5 - Sony, omelie arabe, 49 6 - Sony, omelie arabe, 122 2 3 4

La perla raffigura l’incarnazione del Verbo-Perla

Il mare e le sue perle sono il tipo della Bibbia - " I Libri del Figlio rassomigliano al mare, e nel mare è gettata una perla che è nascosta ai commercianti. e colui che commenta scende come un tuffatore e sonda le profondità e fa salire la perla. e quando essa sale si espone ai commercianti, e una volta posseduta, tutti se ne arricchiscono. l'intelligenza scende come un tuffatore nella lettura per far salire con essa la perla-Parola della vita o ascoltatori accettate la Parola come i commercianti e approfittatene e arricchitevi tutti quanti spiritualmente colui che compra la perla paga i prezzi, venite e prendete gratuitamente la parola della vita piena di ricchezza il pensiero scese e si tuffò nei Libri senza essere degno e sondò e tenne la perla di Dio ecco la lingua che la porta per offrirla agli ascoltatori, appendete dunque ai vostri orecchi la figlia della luce e adornatevine.. La parola del Signore assomiglia molto alla perla, ed essa è piena di volti della luce per colui che la vede" 7

Dio e Mosè nascosero gli oracoli-perle nella Bibbia Dio e Mosè sono i due autori della Bibbia. I due autori seminarono le loro parole o i loro oracoli nella Bibbia. Il commentatore cerca queste perle grazie all’esegesi. - " il grande Mosè nascose nel suo Libro tutti i tesori e le ricchezze e i possedimenti e le preziose perle colui che legge nei Libri di Mosè con amore si ne arricchisce e si illumina per vedere chiaramente"8

La perla sta in alto e non più nel mare Giacomo trasmette un mito antico sul luogo delle perle. La perla non sarà più estratta dal mare o dalla profondità con le unghie dell'uccello. La perla ormai esiste nell'altezza "Io non salii dalla profondità grazie alle unghie dell'uccello, ma io scesi dall'altezza grazie ai soffi dei venti"9.

La collana delle perle è il tipo del filo della vita Giacomo offre un'immagine che paragona la collana delle perle al filo della vita. Quando la collana delle perle è tagliata le perle si sperdono. Il drago morse il filo dell’anima, lo tagliò e fece morire Adamo e Eva. - " (Adamo) era ordinato con il filo dell'anima al modello della collana delle perle e era fornito di belli organi era ornato di differenti bellezze e di differenti generazioni, e fu reso la grande bellezza che non si delimita il drago entrò e morse il filo della vita e la preziosa collana si sperperò, e eccola tagliata e dispersa nel seno dello sceol 7 8 9

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La perla raffigura l’incarnazione del Verbo-Perla

in lui furono incrostati i sigilli e le perle preziose e diventò la grande corona della luce e il drago soffiò e fece cadere la corona con la sua ribellione, ed ecco i suoi sigilli sperperati nella tomba, e ecco la sua bellezza disseccata Adamo era glorioso più della corona grazie alla sua bellezza e non esistette nelle creature una bellezza simile alla sua bellezza"10.

La perla è tutta volti di luce - "E forse il soggetto richiede un altro udito perché la parola del Signore è la luce da tutte le sue parti la perla non ha il dorso ady nemmeno l’ombra perché essa è piena di volti da tutte le sue parti per colui che la guarda".11 - "La parola del Signore assomiglia molto alla perla e tutta è piena di volti della luce per colui che la vede"12.

Le perle sono un ornamento Quando la perla sta nascosta nel mare, i suoi valori sono spesso sconosciuti e nascosti ai commercianti. Quando la perla sta nel mare è calpestata dagli animali. Ma quando essa è estratta dal mare diventa la corona dei re13. La moda femminile intrecciava i capelli con le perle14. La collana delle perle ornava il collo delle donne. I figli della chiesa intrecciarano le perle sulla testa di Maria per onorarla durante i suoi funerali cioè il suo decesso e la sua assunzione15. I “resti” dei santi sono conservati nei vasi d'oro e di perle, perché in essi dimora la Divinità16. Le perle si conservano nel velluto e nelle belle casse, così si deve rispettare l’Eucaristia17.

La perla orna un orecchio, la parola orna innumerabili orecchi La perla orna un orecchio, cioé essa è limitata, la parola della vita però orna innumerabili orecchi perché essa è illimitata e non è mai divisa quando la sentono gli orecchi. - " Tutte le parole che si trovano nei Libri sono piene di luce, mio Signore con esse mi illuminerò per descrivere il tuo Evento con ammirazione i misteri sono nascosti nelle Letture come i tesori, o Figlio di Dio aiuta l'intelligenza per farli salire La parola della vita è una perla per colui che l'ama, avvicinati o ascoltatore e appendila al tuo orecchio e ornati da essa

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- Sony, omelie arabe, 72 - Sony, omelie arabe, 161 - Sony, omelie arabe, 14 - Sony, omelie arabe, 191 - Sony, omelie arabe, 9 15 - Sony, omelie arabe, 200 16 - Sony, omelie arabe, 35 17 - Sony, omelie arabe, 42

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La perla raffigura l’incarnazione del Verbo-Perla

se si compra la perla con un talente d'oro, essa ornerà solamente un orecchio se si appende ad esso la parola della vita è meglio della perla, perché è sufficiente per ornare miriadi di orecchi la parola con la sua sublime e naturale bellezza orna tutti gli orecchi di tutti gli uomini guarda adesso quanto la perla è imperfetta e quanto la parola della vita è grande per colui che la possiede la parola è luce e se sorge nelle anime oscure si illumineranno da essa come se fosse dal giorno la parola è ricchezza e se essa abita presso il povero lo renderà un re che incomincia a spendere i suoi (beni) ai sui compagni con la parola solamente l’uomo è più grande dagli animali, e con essa Adamo si arricchì e regnò sulle creature il cielo e la terra esistettero dall'inizio grazie alla Parola18, e Dio con la sua Parola costituì tutte le costituzioni".19

Appendere le perle agli orecchi Appendere le perle agli orecchi era un ornamento specialmente femminile20 Giacomo pensa al serpente che nodò nell'orecchio di Eva un grande nodo. Satana seminò nell'orecchio di Eva un cattivo seme: diventare una "dea" grazie all'albero21. Il Signore entrò nell'orecchio di Maria per incarnarsi, e così Egli snodò il nodo che nodò il serpente nell'orecchio di Eva e delle donne in generale. Giacomo pensa anche all'ascoltare il testo biblico e a comprenderlo grazie all'immagine di porgere l'orecchio e di ascoltare la parola di Dio22 e gli orecchi di Dio che ascoltano il grido dell'uomo23 cioé di appendere la perla all'orecchio. - " La parola della vita non ha tempo e non ha fine e non si scioglie perché tutti i tempi sono la sua proprietà il mondo cade come il fiore al pomeriggio, e la parola della vita è una perla per colui che l'ascolta o amatore del mondo getta il fiore che non dura, e vieni appendere al tuo orecchio la perla inestimabile"24.

L’orecchio di Eva e l’orecchio di Maria - " il nostro Signore snodò tutti i nodi che il maligno aveva nodato e distrusse tutti i carichi che il male aveva legato il serpente aveva nodato all'orecchio di Eva un grande nodo, e quando Egli entrò nel ventre lo slegò e purificò il suo udito Egli distrusse la disputa che il maligno aveva gettato a Eden, e il Signore e Adamo fecero la pace perché erano arrabiati25 e Egli tagliò la catena di Adamo e lo slegò dall'oscurità e con lui Eva che era legata a causa della sua ignoranza"26. 18

- Gen 1, 1 - Sony, omelie arabe, 41, 31 - Sony, omelie arabe, 14, 31, 41, 95 - Sony, omelie arabe, 210 - Sal 31, 2 23 - Sal 18, 6 24 - Sony, omelie arabe, 31, 41 25 @- Ef 2, 14

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Estrarre le perle Giacomo usò l’immagine di estrarre le perle nella sua teologia e nella sua esegesi. Nella cristologia estrarre le perle significa la salvezza dell’uomo-perla dalla perdizione e dello sceol.

Il Cristo si tuffò nello sceol per estrarre Adamo e Eva - "con i suoi passi Egli misurò lo sceol e ne pose i miglia þčïà della sicurezza affinché nessuno impaurisse quando camminerà Egli tuffò a†íáÈ@‡áÈ nell'abisso e sondò lo sceol e salvò Adamo che fu racchiuso nel pozzo e ne fu soffocato Egli toccò il fango dei morti e cercò la perla che ne era caduta e la prese e salì presso il suo Padre la morte Lo inghiottì27 come il grande pesce (inghiottì) Giona28, e Lo fece salire e Lo diede senza corruzione nel terzo giorno il Vivente rimase nel ventre della morte tre giorni, e con la sua risurrezione la trafisse e uscì con forza"29. - " Il Padre misericordioso diede la sua immagine alla polvere che diventò grande, e il maligno la rapì e tornò e la rese polvere nello sceol e come la grande immagine era preziosa al suo Creatore, Egli pose il suo diletto Figlio una caparra @båÙ“à quando la salvò Egli pose la perla nella tomba tre giorni come caparra al posto di Adamo che era corrotto nello sceol Egli inviò il suo Figlio alla perdizione per cercare la sua immagine, e trovò l'immagine corrotta e tornò con gloria Egli scese nel lago dei morti per tuffarsi come un nuotatore e fece salire la perla sopra la quale fu dipinta la sua immagine Egli rimase tre giorni nella fossa, e lì trovò l'immagine che il serpente rubò e nascose nella profondità aóŽa dello sceol Egli la palpò nella profondità nel fango dei morti e la prese e salì e si rallegrò di averla trovato ed Egli non si macchiò nel fango".30 - " Egli venne al mondo nella strada che introduce la razza degli uomini nel mondo e volle abitare in tutti i luoghi che esistono in essa Egli abitò il ventre che era il primo luogo e uscì nella carne per via della nascita per visitare il mondo e a metà strada, il battesimo Lo incontrò e fu battezzato per santificarlo anche e abitarne La fine della strada è il luogo della morte, e in quel luogo Adamo era legato: Egli venne per slegarlo il Gagliardo entrò nel luogo dei morti divinamente, e poté entrarne perché Egli venne nella carne Egli venne nella carne perciò la tomba Lo ricevette, e sradicò lo sceol perché ne scese divinamente 26 27 28 29 30

- Sony, omelie arabe, 169 - Mt 12, 40 - Gn 2, 1 - Sony, omelie arabe, 53 - Sony, omelie arabe, 86

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il battesimo e Maria e lo sceol Gli furono come i luoghi sulla sua strada e Egli volle abitare i tre luoghi Egli venne al battesimo e scese e pose nel battesimo la stola della gloria che Adamo aveva perso per averla di nuovo il Salvatore morì e non si glorificò che per la sua morte perché quando moriva lo sceol sgridò e caddero le sue mura l'uomo non poteva uccidere la morte nel suo luogo e non poteva trafiggere quel leone che aveva ucciso Adamo la terra fece salire i morti per il suo incontro quando Egli scese nelle profondità per salvare Adamo dal ciclone l'avida morte si impadronì grazie alla sentenza del seme di Adamo e di Noè e di Abramo il Cristo che voleva salvarlo dalla perdizione venne presso di lui, e perciò Egli non prese dagli angeli Egli scese e abitò in Maria la Vergine la figlia di Abramo, e da Essa si incarnò per salvare la casa del suo Padre il nostro Signore che è il farmaco della Vita nuova, la morte Lo considerò anche come il cibo dei morti e subito quando essa Lo mangiò, la Vita sorse dal suo cibo, soffocò la morte e fece regnare la vita per la casa di Adamo il Figlio dell'Immortale si gettò nella fossa dei morti per cercare Adamo e farlo salire della perdizione Egli salì sulla Croce e gettò la paura sui sovrani, e quando Lo crocifissero essi non conobbero chi crocifissero. Egli aveva preso e bevuto il calice della morte sulla Croce, e il drago che aveva ucciso Adamo lo trafisse nel suo luogo Egli scese e sondò lo sceol e salvò Adamo dal ciclone e gli diede il suo Eden da dove era scacciato per entrarne Egli liberò l'incarcerato dall'oscurità dove sedeva e lo fece salire al luogo della luce che attendeva la sua luce sorse nelle fosse vuote del sottosuolo e prese la deportazione incarcerata e uscì Egli rimase tra i morti tre giorni e li visitò e li illuminò e li rallegrò perché essi erano tristi Egli medicò la piaga di Eva che fu morsa dal serpente a Eden e le tolse la vergogna che l'aveva ucciso31 Egli strappò la cedola a‹ ’a che scrisse Eva tra gli alberi e liberò i suoi figli di molte conseguenze32 aóÉčiò Egli si gettò nel mare dei morti come un Nuotatore e scese e fece salire la perla inestimabile l'immagine del suo Padre che cadde nella profondità e si sperse e si corruppe Egli la cercò e la prese dalla perdizione"33. - " con la sua Croce Egli aprì la porta del giardino, il talamo splendido e introdusse e pose in esso i due sposi invidiati che erano scacciati Egli accettò la lancia di quel guardiano nel suo fianco e lo slegò per allontanarsi per non scacciare la casa di Adamo34 con i suoi chiodi Egli strappò la cedola di Eva la nostra madre e riscattò il suo debito e innalzò la sua testa che aveva inchinato35 31 32 33 34 35

- Gen 3 - Col 2, 14 - Sony, omelie arabe, 94 - Gen 3, 23, Gv 19, 34 - Col 2, 14

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con la sua morte Egli scese nella fossa dei morti che inghiottì Adamo, e come il Nuotatore @bzŽ bïzŽ coraggioso fece salire la perla Egli scese e palpò le profondità e visitò i sepolti e cercò i perduti e dormì presso i morti e gettò il suo letto tra i sepolti lì Egli aveva composto l'omelia del giudizio contro l'arconte e gli chiese l'immagine corrotta di Adamo"36.

Il Cristo si tuffa per estrarre l’anima-perla dalla perdizione Il tuffatore a†íáÈ che estrae le perle dal mare è il tipo del Cristo-Tuffatore che nuota bzŽ nel mare delle sofferenze per estrarre l’anima- immagine di Dio dalla perdizione. - " Egli abbandonò gli alti arconti nelle altezze e Gli fece l'anima dell'uomo Rassomiglianza e dipinse sopra di essa la sua Immagine e le diede una bellezza per essere la sublime delle creature e con la libertà Egli ordinò in essa gli ornamenti come se fosse dall'oro e la riempì d'intelligenza e di saggezza e di illuminazione e di pensiero sublime e di sensi pieni di discernimento e di parola e di voce e di pensieri spirituali, ed essa diventò bella e si illumninò come Dio che la rese la sua immagine e la sua bellezza superò tutte le creature mute e razionali e corporali e nascoste e gli illuminari non la rassomgilano né gli angeli, e né gli alti e né i medi nelle loro creature essa è la sposa del Re e la portatrice della rassomiglianza dell'Essere-il suo Signore.. la compagna dei vigilanti e la vicina degli eserciti eccola bella, eccola più preziosa di tutte le creature e non esiste una cosa che la macchia se non il peccato essa è una perla che non fu salvata che con il sangue del Figlio di Dio quando fu rapita dai persecutori e eccola disprezzata e abbandonata e getta nell’ immondizia e noi non l'abbiamo sollevata dalla spazzatura.. il Creatore pose tutto il mondo in un piatto, e l'anima nell’ altro piatto e il piatto dell'anima prevalse a quello delle creature Egli conosce quanto la perla è preziosa, e nessuno fuorché Lui può descrivere i suoi prezzi.. per l'anima dell'uomo il nostro Signore fu schiaffeggiato affinché si liberasse dalla schiavitù e tornasse al suo luogo Egli era tuffato nel mare delle sofferenze e fece salire la perla per l'onore della grande immagine che è dipinta in essa affinché non si perdesse.. e per non abbandonare l'immagine del suo Padre nella perdizione, Egli scese e sondò lo sceol e fece salire la perla"37

Il Cristo si tuffa per estrarre la chiesa-perla la perla è il tipo della chiesa che il Cristo sposa. La chiesa è esortata a conservare la sua verginità che è anche una perla38. Il Cristo la salva dallo sceol. La chiesa nello sceolo è il tipo di Adamo e della razza umana. 36 37 38

- Sony, omelie arabe, 204 - Sony, omelie arabe, 30 - Sony, omelie arabe, 194

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- " Il Leoncino39 fu circondato dal gruppo dei cani furiosi e incominciarono a abbaiare contro il Forte con voci malate40 145 Essi Lo schernirono per slegarsi, e Egli non li ascoltò, e gridarono afficnhé scendesse ed Egli fu Gagliardo sulla sua Croce Egli cacciò il peccato e lo inchiodì con i chiodi e perciò non fece attenzione e bevve la vergogna e con la sua Croce annullò l'errore Egli poteva fare questo se voleva e non fu longanime sulla Croce perché era debole se Sansone il Nazireo ruppe le catene, come il Figlio di Dio non poteva rompere i suoi chiodi..? se Egli non fu un ospite nello sceol come Giona non tornerebbe per far tornare i popoli alla penitenza se Egli non si tuffava nello sceol e non lo perturbava e sondava le sue profondità, la chiesa perla non salirebbe con Lui se Egli non scese nelle profondità della terra per la sua uccisione non tornerebbe perché Egli venne per sondare lo sceol se Egli non entrò e visitò Adamo dove era, non salirebbe per far accomodare il suo corpo alla destra41 occorreva dunque che Egli venisse alla morte come venne alla nascita per completare tutta la strada per Adamo e come Egli visitò i feti nel ventre al momento del suo concepimento42, venne anche visitare i sepolti con la sua morte perdonatrice"43.

Il "Quarto Personaggio" si tuffò nella fornace e salvò i fanciulli Il "Quarto" personaggio del testo di Daniele salvò i tre fanciulli-perle nella fornace. Questo Quarto si tuffa nella fornace non più nel mare, o nel mare della morte o nel fango. - " I tre fiumi che scorsero tra i Caldei e il loro insegnamento traboccò al posto delle acque tra gli erranti le tre perle prescelte, e il Quarto si tuffò nel fuoco e li fece salire essendo belli i tre sigilli che la fiamma scolpì, eccoli posti nella corona vittoriosa del Re"44.

L’esegeta si tuffa nella Bibbia per estrarre le perle - " I Libri del Figlio rassomigliano al mare, e nel mare è gettata una perla che è nascosta ai commercianti. e colui che commenta scende come un tuffatore e sonda le profondità e fa salire la perla. e quando essa sale, si espone ai commercianti, e una volta posseduta tutti se ne arricchiscono"45.

L'intelligenza si tuffa nella Bibbia per estrarre le perle - "Tutte le Parole che esistono nei Libri sono piene di luce, mio Signore mi illuminerò da Esse per descrivere il tuo Evento con meraviglia 39

- Gen 49, 8 - Sal 22, 16 - Mc 16, 19, Col 3, 1 - Lc 1, 41 - Sony, omelie arabe, 176 44 - Sony, omelie arabe, 36 45 - Sony, omelie arabe, 14

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i misteri sono nascosti nelle Letture come i tesori, o Figlio di Dio aiuta l'intelligenza per farli salire"46 - " La grande immagine è dipinta nei Libri della profezia e ne è nascosta lì come la perla nel mare l'intelligenza scese come il tuffatore e sondò i Libri e Ti prese e salì affinché il mondo vedesse quanto Tu sei Bello il tuo Evento è nascosto nelle Letture come se fosse con le onde, e ecco la tua omelia veloce per nuotare nel mare per Te il tuffatore palpò la perla nella profondità dei mari, e la mia parola vuole possedere l'immagine dei tuoi Misteri mio Signore ecco la Bibbia aóîŠìa che Ti porta nella sua profezia e Ti mostra perché Tu sei come il tuo Padre nelle tue glorie ecco i profeti cantano la tua lode con la rivelazione generazione dopo generazione con i loro tempi e secondo le loro differenti forme il Giudeo si irritò perché il Figlio di Dio era nascosto, e egli non vuole vedere la sua immagine nelle Letture e eccolo che bestemmia (dicendo): se Dio ha il Figlio, perché Egli nascose il suo Evento ai primi? se Egli esisteva, perché Egli era nascosto, e il Padre perché non fece conoscere al mondo di avere il Figlio? Giudichiamo adesso quella teoria giudaica e vediamo perché il Padre nascose l'Evento del suo Figlio. Egli nascose il suo Evento agli audaci e ai rinnegatori e alla teoria che ama moltiplicare gli idoli sulla terra"47 - "Io ricevetti le tue splendide righe o mio signore, queste che sono piene di gusto e di conoscenza e di sensi spirituali e che sono impastate e mescolate con l'amore che non ha limite. E in esse si vede chiaramente il pensiero del Libro che parla con lo Spirito con i seguaci del suo pensiero. Ed io dico così, voi solamente e giustamente occorre chiamarvi i dottori, perché voi poteste comprendere cosa è l'altezza e la profondità e la lunghezza e la larghezza. La vostra intelligenza spirituale scese alla profondità del Libro, e come un nuotatore coraggioso si tuffò nelle Letture e si arricchì dalle soluzioni come se fosse dalle buone perle. Dalla forza dei santi Libri, voi trovaste questo: di non amare i vostri amici. Voi udiste dunque il nostro Dio dire nella sua Novella: "se voi amate coloro che vi amano, quale ricompensa avete, perché ecco, anche i pubblicani fanno questo".48

La mente si tuffa nella Bibbia per estrarre le perle - " la mente båïÈŠ scese come il nuotatore e si tuffò nei Libri, e lì trovò una perla piena di ricchezza e volle farla salire per il mondo bisognoso di arrcchirsine, e se la tua Grazia non l'aiuta, la sua strada è vuota mio Signore riempi il bisogno dello stanco che scese per far salire la perla piena di ricchezza gli apostoli Ti supplicarono dicendo: mio Signore spiegaci questa parabola49, e quando essi Ti supplicarono con la fede, Tu non la nascosi a loro 46 47 48 49

- Sony, omelie arabe, 41 - Sony, omelie arabe. 163. Sony, omelie arabe, 71. Sony, Esamerone, 238, 361 - Mt 5, 43-46. Sony, lettere arabe, 10. Sony, lettere arabe, 41 - Mt 13, 36

La perla raffigura l’incarnazione del Verbo-Perla

mio Signore, la chiesa e i suoi figli Ti supplica affinché la tua grande omelia sia pronunciata da me, e io confesso di essere indegno o Fontana della Vita apriTi per essa per dilettere da Te affinché il gregge assettato bevva dal tuo insegnamento.. la Parola del Figlio non si incarcera in un commento, perché Essa è interamente luce, ed è piena di volti da tutte le parti la perla è piena di luce da tutte le parti, la Parola della vita è più preziosa per colui che la ama".50

L'esegesi si tuffa nella Bibbia e svela le parole del velato Mosè Il nostro poeta dice che la Lettura di Mosè se non è spiegata pone molti problemi. Giacomo personifica il “commento” per farlo tuffare nella Bibbia per estrarre le sue perle. - " Nella corona dell'omelia pongo le pietre preziose dalla Lettura affinché la bellezza della mia parola risplenda presso gli ascoltatori che il Libro venga e aiuti il tema che tratto per percorrere con fiducia sulla via delle verità il Maestro che annunzia alle creature mi diede un flusso, e da esso e su di esso mi decisi di parlare ricordiamo dunque la parola ordinata nella Lettura poi torniamo e parliamo di essa con uno stile retorico51 il Signore vide che il male degli uomini si moltiplicò sulla terra, e il Signore si pentì di aver fatto Adamo sulla terra52 Egli era pentito e rattristato nel suo cuore e disse: “cancellerò dunque questi uomini che creai”53 o grande Mosè cosa tu dici di Dio?, attento non corrompere il tema che tu tratti con le allegorie come esiste l'occasione che il Signore si penta, perché tu Lo hai rinnegato nella tua storia, mentre Egli non si pentì? se non si spiega la tua Lettura, Essa getta la divisione, e se l'uomo non conosce la sua forza, Essa è una contraddizione la verità siede nella tua parola come il giudice, e se l'uomo non toglie il velo non la vede se il commento non toglie il velo dalla tua storia, la tua parola è nascosta con le allegorie e non si vede se i commenti non scendono nel mare del tuo soggetto, non si caccia la perla dal tuo Libro provami che il Signore si pentì, e perché si pentì?, e come è possibile che quella Conoscenza si rinnovi? io provo che non esiste l'occasione che il Signore si penta, o commenta la ragione dell'omelia e della sua importanza"54

La morte si tuffa per estrarre la monaca-perla 50

- Sony, omelie arabe, 173 - Giacomo commenta la Bibbia così: prima si legge il testo e si rispetta la lettera, la grammatica e la morfologia, poi si commenta il testo spiritulmente quando un commento allegorico o cristologico è necessario. Giacomo dialoga con Mosè e gli dice: davvero Dio si pente, come tu dici? Giacomo risponde: io provo il contrario: Dio non si pente. Mosè tu sei “velato”, e tu parli allegoricamente, perciò la tua parola chiede la spiegazione. Questa è la ligna condutrice dell’esegesi giacobiana 52 - Gen 6, 5-6 53 - Gen 6, 7 54 - Sony, omelie arabe, 108

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La perla raffigura l’incarnazione del Verbo-Perla

- " la figlia dei luminari che i vigilanti si rallegrino dalla tua perla quando sarà offerta come un regalo allo Sposo Re sta scritto di Eva: essa vivrà per sempre a causa dei suoi figli55, che la parola si riempia in me e io vivrò a causa tua quando la tua perla sarà onorata nel tesoro del Re, che Egli mi introduca anche con le misericordie con Te e a causa di Te e come io non possiedo (lo stato) della verginità piena di bellezza, io però partorii una vergine per ornarmine perché io la partorii se la perla non sale dal mare non si sa se essa sarà per il tesoro o per la corona tanto che essa è nascosta nelle onde sotto le tempeste, il suo evento è lontano dai commercianti e dai ricchi quando essa sale, tutti i commercianti corrono e la prendono e la mettono nella cassa forte delle loro case la sua bellezza è conservata nelle onde del mare, e essa non si vede fino al momento della sua salita, allora tutti l'ammirano: quanto essa è bella! la perla è disprezzata nel suo luogo e non si conosce se non sale al luogo della luce dove essa sarà richiesta essa è nascosta nel mare e tutti gli animali la calpestano, e quando sale i re l'onorano nelle loro corone la perla dipinge il tipo della verginità perché il mondo è il mare, e tanto essa sta in esso, la sua bellezza è nascosta quando essa sale a un luogo dove conoscono la sua bellezza, i vigilanti la desiderano per accoglierla con amore nel nostro cattivo mondo la bellezza della verginità è nascosta e la sua luce è riconosciuta tra gli angeli che si ne rallegrano la vergine piena di bellezza salì anche nel giorno della sua morte, salì come se fosse dal mare di cui essa fece salire la perla la morte scese dietro di essa e la fece salire al sublime luogo come il tuffatore che innalza e fa salire la perla essa (morte) la innalzò dalla profondità oscura e triste e piena di guai e la fece salire e la pose nel luogo illuminato pieno di beatitudini dalle onde e dalle profondità essa la fece salire presso Dio per essere per la corona del Re degli universi nella sua splendida luce dunque la sua morte è piena di speranza e di letizia del cuore, Benedetto Colui che la fa riposare nel suo mondo, nella sua luce con i suoi santi"56.

La perla raffigura la verginità - "la perla è disprezzata nel suo luogo e non si conosce se non sale al luogo della luce dove essa sarà richiesta essa è nascosta nel mare e tutti gli animali la calpestano, e quando essa sale i re l'onorano nelle loro corone la perla dipinge il tipo della verginità perché il mondo è il mare, e tanto essa sta in esso, la sua bellezza è nascosta quando essa sale a un luogo dove conoscono la sua bellezza, i vigilanti la desiderano per accoglierla con amore 55 56

- I Tm 2, 15 - Sony, omelie arabe, 191

La perla raffigura l’incarnazione del Verbo-Perla

nel nostro cattivo mondo la bellezza della verginità è nascosta e la sua luce è riconosciuta tra gli angeli che si ne rallegrano"57.

La perla è preziosa perciò non si getta ai porci Giacomo riconosce il valore della perla che non si getta ai porci, come non si getta anche il santo b’†íÔ ai cani58. Ogni volta che la perla rappresenta la parola di Dio o le persone umane o i temi biblici o gli inni liturgici è considerata preziosa59

La perla è relativa La perla naturale possiede un valore relativo in confronto all'anima. Le perle si corrompono, ma l'anima non si scioglie, le perle non sono una “cosa”, mentre l'anima è una "cosa"60. Quando la vita umana si trova in pericolo, le perle si sacrificano per salvare la propria vita61. La perla è un’immagine. Essa è relativa. Quando la persona si presenta l’immagine sparisce e non serve più.

Le perle spiegano la velocità del Segno escatologico Le perle poste nel palmo della mano saranno la figura della velocità dell’attività escatologica. Alla fine dei tempi le figure sparirenno come sparirà il Segno di Dio quando Dio sarà tutto in tutti. - "Mi è difficile di descrivere queste cose e non è difficile al Fattore di tutto di realizzarle come mi è difficile la mia lingua non è veloce nella sua articolazione come il suo Segno@ aàŠ nemmeno la palpebra dell'occhio è veloce come il suo Comando o discernente non ascoltare il soggetto come la mia parola, ma rendi il tuo udito veloce come i pensieri non ascoltare solamente come io parlo lentamente, ma accetta di sentire come io penso nella mia mente il Segno del Figlio è più veloce dell'intelligenza e la sua velocità non si caccia con la mente non esiste una cosa con la quale paragoniamo la sua velocità se non la palpebra dell'occhio e questa anche è lenta Egli chiude la sua mano e la terra si incarcera nel suo palmo62 e raduna le ossa da tutte le parti senza fatica e se il corpo si sperperò in tutte le parti, esso sta nel suo palmo perché non esiste nulla che sia fuori di Lui e se il corpo diventerà particelle sparse in tutti i luoghi si radunerà quando il suo Segno chiuderà il suo palmo prova ciò che dico nel tuo palmo, e la piccola prova è sufficiente per insegnarti se tu spargi le perle nella tua mano, quanto sarà lontana una (perla) dall'altra sua compagna?

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- Sony, omelie arabe, 191 - Mt 7, 6 - Sony, omelie arabe, 99. Sony, omelie arabe, 53 - Sony, omelie arabe, 122 - Sony, omelie arabe, 122 - Is 40, 12

La perla raffigura l’incarnazione del Verbo-Perla

e se una si allontana molto si porrà sul punto del tuo mignolo aŠdy poi tu tiri la tua mano verso il tuo pollice aò‹Ø e quando la tua volontà chiude il tuo palmo, tu raduni (le perle) nel mezzo del tuo palmo senza fatica e così anche il Segno radunerà da tutte le parti le ossa sparse con velocità che supera miriadi di volte"63

63

- Sony, omelie arabe, 67. Behnam Sony, la résurrection des morts chez Jacques de Saroug, Rome 1976 (commentaire du mimro 172. Licence non publiée)

La perla raffigura l’incarnazione del Verbo-Perla

Le tipologie della perla Adamo è una perla64 Anima è una perla65. Chiesa è una perla che il Cristo fece salire dallo sceol66. Commercianti delle perle-parole di Dio sono gli apostoli67 Corpo e il Sangue di Cristo sono perle. Croce è una colonna delle perle nel mondo che è il palazzo del Re68. Daniele è una perla69. Deportazione umana è una perla70. Fanciullo puro che muore è una perla che salì dal mare del mondo71. Fede è una perla72 che non accetta l'addizione Figli di Set sono perle, le figlie di Caino sono spazzatura e concime73. Giovanni Battista è una perla che cacciò e prese Erodiade quando danzò74. Gli inni b’g‡à sono perle75. Insegnamento di Cristo è una perla76 Parola della vita è una perla77 Parole di Tommaso sono perle78. Parole della profezia sono perle79. Profeta Giona è una perla che il pesce vomitò dalle onde del mare80. Qualsiasi vergine è una perla81 Righe della lettera degli abitanti di Arzun sono perle che Lazzaro rubò e portò a Giacomo82 Signore è la perla che non si ruba83 Stefano che significa "corona" è una perla che è tutta volti84. Vergine cioé la figlia del patto e la sua verginità sono perla85. 64

- Sony, omelie arabe, 53 - Sony, omelie arabe, 30. L'anima e il corpo devono essere "puliti" come si puliscono i vasi per ricevere l'Eucaristia. Sony, omelie arabe, 42. Sony, omelie arabe, 125. Sony, omelie arabe, 163. Gesù diede il "santo" b’†íÔ cioé l'Eucaristia a Simone, e diede a Giuda il pane semplice cioé bagnato bÉïic@ bád nell'acqua per togliere il suo santo. Sony, omelie arabe, 53 66 - Sony, omelie arabe, 174 67 - Sony, omelie arabe, 49 68 - Sony, omelie arabe, 86 69 - Sony, omelie arabe, 123 70 - Sony, omelie arabe, 201 71 - Sony, omelie arabe, 189 72 - Sony, omelie arabe, 48. Sony, omelie arabe, 180. Sony, lettere arabe, 16 73 - Sony, omelie arabe, 108 74 - Sony, omelie arabe, 96 75 - Sony, omelie arabe, 95 76 - Sony, omelie arabe, 49 77 - Sony, omelie arabe, 41 78 - Sony, omelie arabe, 100 79 - Sony, omelie arabe, 95 80 - Sony, omelie arabe, 97 81 - Sony, omelie arabe, 205 82 - Sony, lettere arabe, 6 83 - Sony, omelie arabe, 11 84 - Sony, omelie arabe, 98 65

La perla raffigura l’incarnazione del Verbo-Perla

Verginità di Maria è una perla86. Verginità è una perla87.

85 86 87

- Sony, omelie arabe, 191 - Sony, omelie arabe, 201 - Sony, omelie arabe, 205

L’esegeta Giacomo

XI. L’esegeta Giacomo Giacomo è l’esegeta della chiesa siriaca Sa’id Bar Sabuni che scrive la biografia di Giacomo ricorda la sua competenza nel campo esegetico. Giacomo commentò tutti i Libri Santi. - "Lo Spirito gli rivelò e insegnò tutti i misteri dei santi Libri, e questo dottore diventò il vaso dello Spirito e riempì la santa chiesa dalla sua saggezza grazie al suo commento dei santi Libri"1

Le omelie che commentano il Vecchio Testamento 2, 4, 7, 33, 34, 35, 36, 41, 71, 73, 74, 75, 76, 77, 78, 79, 80, 104, 106, 108, 109, 110, 111, 112, 113, 114, 115, 116, 117, 118, 119, 120, 121, 122, 123, 124, 125, 147, 148, 149, 150, 151, 152, 153, 154, 155, 156, 157, 158, 159, 160, 161, 162, 163, 164, 175

Le omelie che commentano il Nuovo Testamento 7, 10, 11, 12, 13, 14, 15, 16, 17, 18, 19, 20, 21, 30, 37, 38, 44, 45, 46, 47, 48, 49, 50, 51, 52, 53, 59, 82, 83, 84, 85, 86, 87, 88, 89, 90, 91, 92, 93, 96, 98, 99, 105, 126, 127, 128, 129, 130, 131, 132, 133, 136, 165, 166, 167, 168, 169, 170, 171, 172, 173, 174, 178, 179, 204

Le lettere che commentano la Sacra scrittura Le lettere: 22, 23, 24. Occorre ricordare che quasi tutte le sue lettere citano tanti versetti cristologici per confutare il diofisismo.

L’esegesi di Giacomo Abbiamo trattato in extenso l’esegesi di Mor Giacomo nello studio dell’Esamerone2. Qui, vogliamo ricordare brevemente il suo metoto esegetico che ebbe il compito di riconcilare i due metodi dell’esegesi del mondo cristiano: l’esegesi di Allessandria così detta spirituale e allegorica, e l’esegesi di Antiochia così detta letterale o corporale. Questo metodo che chiamiamo “l’esegesi giacobiana” costituisce l’eredità del metodo esegetico della scuola di Edessa che Giacomo il vecchio alunno di questa scuola tramandò nelle sue omelie poetiche o nelle sue lettere prosaiche. Questo metodo esegetico istituisce la base dell'esegesi siriaca del quinto-sesto secolo nella chiesa siriaca che risale al metodo di sant’Efrem il siro. La caratteristica di questa esegesi giacobiana siriaca è lo sforzo che svolse il nostro dottore per riunire le due forme dell'esegesi cristiana alessandrina e antiochena. Le due esegesi si opponevano quando erano usate unilateralmente e con esagerazione, ma esse si completano quando sono usate con armonia, come lo mostra sempre l’esegesi equilibrata di Giacomo. L'esegesi allegorica che considerava poco il testo, perché la lettera sola "uccide", è voluta da Dio e dall'autore umano secondo il contesto biblico. Se una tale esegesi esagera rischierà di errare, come lo mostra l’esegesi allegorica alessandrina molto esagerata. 1 2

- Paris syr. 177 - Sony, Esamerone, pp. 6-79, 80-97, 98-130

L’esegeta Giacomo

L'esegesi letterale che considerava poco il senso allegorico o spirituale è voluta da Dio e dall'autore umano. Se una tale esegesi esagera rischierà anche di errare, come lo mostra l’esegesi giudaica seguita dell’esegesi diofisita che non vuol accettare che solamente il testo. Giacomo dunque con la sua “esegesi equilibrata” ebbe il merito di riconciliare i due metodi esegetici. Occorre però ricordare che Giacomo scelse il commento di tendenza spirituale specialmente per i testi della sua cristologia. Infatti i suoi avversari diofisiti scelsero l’esegesi di tendenza letterale adottata da Teodoro di Mopsuestia. I diofisiti consideravano Giacomo molto "allegorico" e molto “spirituale” nel suo commento. Forse la teoria giacobiana che voleva vedere il Cristo “in ogni pagina e in ogni riga e in ogni carattere del Vecchio Testamento”3 era la base di questa calunnia. Giacomo dunque ha il merito di affermare che il senso spirituale è necessario nel commento del Vecchio Testamento. Il senso letterale raggiunse il suo compimento nel Nuovo Testamento. Affermare l' esistenza di Cristo nell'Antico Testamento esigeva l'esegesi spirituale che l'Ebreo non voleva ammettere nemmeno il diofisita che Giacomo assomiglia spesso all'Ebreo. Dunque il "senso o il tipo spirituale" bïåyìŠ@þØíŽ è richiesto specialmente per il Vecchio Testamento. Ma l'esegesi spirituale giacobiana non ometteva il senso letterale anche per il Vecchio Testamento. Egli analizza per esempio il testo secondo le regole della grammatica, della sintassi e della morfologia siriaca e riconocse le differenze della versione siriaca paragonata alla versione greca, e dice che il senso dei due testi è lo stesso anche se le due versioni lo citano differentemente4. E’ sicuro che l’ esegesi di Giacomo era inchinata verso il senso spirituale di Alessandria trapiantato con l'esegesi realistica di sant'Efrem cioé della scuola di Edessa5. Questa influenza è dovuta all’apertura della scuola di Edessa all’esegesi alessandrina di tendenza spirituale grazie alla traduzione delle opere greche di san Cirillo di Alessandria e degli altri padri di cultura greca. Il "senso corporale" bïå9íu@ Nbïä‹vÐ@ þØíŽ o l'esegesi letterale era generalemnte consacrato al commento del Nuovo Testamento cioé della Novella aò5Ž.6 La venuta di Cristo chiuse la bocca delle profezie. Infatti cosa dirà il profeta se il Cristo che annunziava è già incarnato?. - " La Novella aò5Ž non esige il commento “spiritualistico” per i discernenti, perché Essa è completamente luce, e il commento di tutti i misteri"7. La chiave di una tale esegesi sta nel testo d'Isaia citato dal nostro autore. Il Nuovo Testamento è la perfezione. L'ispirazione scritturistica, o la rivelazione è chiusa e sigillata. Questo testo confuta gli Ebrei che aspettano il Messia, e che commentano il testo biblico letteralmente per non trovare il Cristo “in ogni pagina e in ogni riga e in ogni carattere della Bibbia”. Il Cristo è il compimento della legge. Se si vuole profetizzare si semina la divisione. - " I misteri e le parabole e tutte le parole della profezia si realizzarono effettivamente, o tu che profetizzi sigilla la legge bŽí¹. O veggente bîy non profetizzare più, ma dipingi la testimonianza, perché la profezia si perfezionò grazie al Figlio che sorse8. 3 4 5 6 7 8

- Sony, omelie arabe, 75. Sony, Esamerone, pp. 97, 104, 127 - Sony, lettere arabe, 23 - Sony, Esamerone p 104-112 (con l'esegesi allegorica) - Sony, Esamerone, p. 112-117 (esegesi letterale e il contesto) - Sony, omelie arabe, 16 - Is 8, 16

L’esegeta Giacomo

La Vergine partorì9, e tutto ciò che fu scritto si riempì; e colui che vuole profetizzare ormai semina la divisione Una partorì Uno e non esiste un'altra madre Vergine, e non esiste un altro Unigenito fuorché il nostro Signore o figlio del popolo perché aspetti che Egli viene sulla terra?, non verrà ormai un altro perché non esiste, sii sicuro Il Padre aveva Uno e Lo mandò, ed eccoLo con noi Emmanuele10 e Unigenito La profezia che compì la sua strada, il suo olio esaurì, e quando essa vide il Figlio venire, eccola silenziosa il tuono dei profeti e dei predicatori tacque perché il Re venne, e le voci afrettate cessarono lo Sposo entrò e prese la sposa la figlia dei luminari, e la profezia non griderà più le Novelle Isaia disse: "ecco la Vergine che concepirà e partorirà"11, e come essa partorì, allora l'evento della profezia cessò quando il quadro finisce con tutti i suoi colori, il pittore cessa perché completò l'immagine e non si stanca più i profeti dipinsero il Figlio venire e eccoLo che venne, e tutte le voci della profezia si riposarono e non citano più il suo Evento il silenzio dei profeti che non profetizzano più attesta che il Padre non ha un altro Figlio per venire sulla terra"12.

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- Is 7, 14 - Is 7, 14 - Is 7, 14 - Sony, omelie arabe, 203

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101 Il teologo Giacomo

XII. Il teologo Giacomo Giacomo teologo della chiesa siriaca Giacomo è il teologo dell'unità di Cristo prima dell'incarnazione e dopo l'incarnazione. Egli si oppone al diofisimo di Nestorio che nomina e cita spesso nelle sue lettere, come egli critica il concilio di Calcedonia che seguì Nestorio quando aggiunse l’addizione alla fede dei due primi concili ecumenici. Giacomo scomunica quest’addizione alla fede-perla che non accetta l’addizione.

La Sacra Scrittura insegna un solo Figlio Il Padre ha un unico Figlio come Lui1. Se il Padre ha un altro Figlio che i Santi Libri non ricordarono, che i diofisiti Lo mostrino se loro sono sinceri2. Il Figlio è Uno e Unico dal Padre e da Maria. Il Cristo è Uno e Unico che i Sacri Libri non "strappano e non dividono"3. Il Cristo è Uno e Unico come il Padre è Uno e santo e lo Spirito Santo è santo come si canta nel Trisagion liturgico4.

L'unità di Maria Vergine e Madre raffigura l'Unicità di Cristo Giacomo presenta una prova teologica “originale”. Maria che è allo stesso tempo: “madre e vergine” non si conta “due”. Questa prova che provoca i diofisiti, il nostro dottore la presenta come una prova teologica dell'unicità del Verbo di Dio essendo Dio e Uomo senza contarlo “due”. - " Maria, in realtà, si riconosce Vergine e Madre, ed essa non è contata due anche se essa esiste in due forme báَa, essa dunque è Vergine e madre. E Maria è una e unica" persona5.

Giacomo scelse la fede dei due primi concili ecumenici Giacomo come un buon teologo e pastore delle anime scelse il ritorno agli insegnamenti dei due primi concili ecumenici: Nicea e Costantinopoli che basta per la salvezza. Il principio teologico della fede dei due primi concili ecumenici era quasi dimenticato al quintosesto secolo. Giacomo volle renderlo “attuale” per salvare la chiesa siriaca dalle opinioni degli scismatici e dalle eresie che sono “addizioni” alla fede della chiesa.

Giacomo riconosce che la sua teologia è contestata I monofisiti sia quelli "fanatici" che e quelli "semplici" lo consideravano come un "eretico" e non come un fedele6.

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- Sony, lettere arabe, 6 - Sony, lettere arabe, 19 - Sony, lettere arabe, 2 - Sony, lettere arabe, 14, 19, 21, 24, 29 - Sony, lettere arabe, 36 - Sony, lettere arabe, 16

106 Il teologo Giacomo

I diofisiti lo molestavano perché egli non seguiva la loro dottrina insegnata dall' "ignorante" Diodoro, alla quale tenevano molto. Secondo i diofisiti Giacomo professava la loro fede prima di cambiare la sua posizione per usufruire di priviligi del patriaca Severo 7. I cattolici cioè i calcedonensi, come testimonia il greco Timoteo di Costantinopoli (VII secolo), le consideravano "ortodosso cioé cattolico". Un altro personaggio di nome di Giacomo di Sarug, forse il nostro poeta, era monofisita, quest'ultimo Giacomo fu scomunicato8. Giacomo guidato dalla grazia che conserva tutto fece la sua scelta. Egli scelse il ritorno alla fede prima delle controversie del quinto secolo. Questa scelta era giusta e saggia, ma essa non fu seguita, perciò la pace non si stabilì nella chiesa siriaca. Giacomo si sforzerà per stabilire una fede che non accetti l'addizione alla fede proclamata nei due primi concili ecumenici: Nicea e Costantinopoli. Questo assioma cristiano antico e comune sarà l'arma che Giacomo userà contro i diofisiti che dividevano il Cristo. - "Io accetto il libro unificatore e conosco la sua forza, la sua ragione e mi sembra che esso tira, fa uscire dalla chiesa l'addizione aóюìò che avvenne alla fede come l'animale feroce, la lega, la getta nella perdizione fuori dell'assemblea dei fedeli, chiude la strada dinanzi affinché non sia contata con i santi sinodi. E perciò, io scomunico l'addizione, e divido colui che compone la sua porzione con gli infedeli. Come questo libro la lasciò fuori la chiesa, affinché la fede dei trecentodiciotto padri che fu promulgata a Nicea, e dei centocinquanta che fu radunato nella città dell'impero, ed essa non accetta l'addizione. E grazie ad essa si avvicinano al battesimo tutti i popoli che sono sotto il cielo"9.

L'Enoticon Nel 482 AD, uscì il libro dell'Enoticon10 Ηενητιχον ? @bä‡˙ï« per riunire l'oriente diviso. L'Enoticon fu promulgato grazie al re Zenone, e al patriarca Acacio: il suo "ductor intellectualis" ed a Ciro il vescovo di Edessa. Quest’ Editto-"unificatore" @bä‡˙ï« riconosceva i tre concili: Nicea, Costantinopoli ed Efeso. L' Enoticon invitava a professare la fede di NiceaCostantinopoli e di Efeso. Esso non scomunicò il concilio di Calcedonia11 letteralmente; ma lo considerò come un' "addizione" @aóÑ˙Žìò alla fede che non si può rinnovare. L'Enoticon invece scomunicava apertamente Nestorio ed i suoi seguaci12. “Questo evento però fu sollevato dai santi solitari Egiziani, nei giorni del beato re credente Zenone, quello che merita le misericordie di Dio e curò e fece il libro che si chiama Enoticon che significa @Ö“˙Ðóà unificatore @bä‡˙ï«@, e con saggezza perfetta tentò e cucì @Â˙y le membra le une alle altre e mescolò le giovani @aó˙áčïÝÈ, le figlie della luce, una ad una, affinché tutte lodassero unanimamente l'unico vero Sposo senza scissioni. Egli aveva scacciato quel concilio con questo libro unificatore, affinché non si citasse mai il suo evento, e non si contasse con gli ortodossi 7

- Sony, lettere arabe, 16 - Timothei presbyteri, De iis qui ad ecclesiam accedunt, sive de receptione haereticorum, in PG 86 (1865), edit. J. P. Migne, (col. 41-42) - Sony, lettere arabe, 16 - Lettera 15, 16, 17. L'Enoticon non è mai ricordato nelle omelie. Un tale caso permette agli studiosi di vedere un Giacomo monfisita secondo le lettere, e un Giacomo moderato ma avversario del diofsisimo nelle sue omelie. Alcuni studiosi che considerano Giacomo “cattolico” dubitano dell'autenticità delle sue opere specialmente delle sue lettere che sono di carattere monofisita. Altri studiosi che considerano Giacomo monofisita “severiano” moderato mantengono la loro autenticità. 11 - Il concilio ecumenico radunato a Calcedonia nel 451 AD in cui fu scomunicato il monofisismo 12 - Zaccaria. Vasiliev, 168-183. Charanis, 43/48 8

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(concili) @b¢í˙’@ñd˙îgò. E c'erano molti che accettevano il libro dell'Enoticon per necessità @b˙ÕÖäa senza che fossero lontani dalla dottrina degli scismatici. Altri però lo accettavano con vera conoscenza sapendo che esso fu fatto per l’estromissione di quel concilio. Tutta la chiesa universale però non scomunicava quel concilio chiaramente con voci udibili. Con l'esame della conoscenza spirituale però, esso era scomunicato e disprezzato dal momento che il libro dell'Enoticon fu accettato”13. Giacomo incoraggiato dall'Enoticon che considerava il concilio di Calcedonia un'addizione alla fede, accettò e professò l'insegnamento dell'Enoticon emesso nell'anno 482 AD. L'adesione di Giacomo all'Enoticon non è una novità. Egli fu sempre di parere per il ritorno all'antico assioma: la fede dei due primi concili ecumenici basta. Dall'Enoticon, Giacomo non imparò nulla di nuovo che non lo sapeva! - "Nulla si rinnovò in me, io l'indegno, e il più debole degli uomini. Ed io non imparò dal libro dell'Enoticon ciò che non sapevo. Ed io non resi la fede del santo patriarca (Severo) un'addizione alla mia fede. Adesso io sono ciò che io ero nel passato"14.

L'Enoticon commentato dal patriarca Severo rallegrò il monofisismo L'imperatore Zenone nel 482 AD contribuì a rafforzzare il monofisismo nella chiesa siriaca. Il commento dell'Enoticon per il patriarca Severo nel senso monofosita procurò la gioia ai monofisiti. Il patriarca Severo nell'anno 513 AD, commentò l'Enoticon nel sinodo di Tiro nel senso monofisita e scomunicò Calcedonia. Giacomo accettò il commento severiano. Forse Giacomo incontrò Severo dopo la sua elezione patriarcale nel 6 settembre 512 AD15. Questo commento getta fuori expressis vebis il concilio di Calcedonia e il tomo di Leone vescovo di Roma. Giacomo era convinto che Calcedonia era indotto nell'errore per i diofisiti e dunque esso divise l'Unigenito. Il monofisismo di Giacomo creò in lui l’aberrazione per il concilio di Calcedonia affinché lo considerasse adepto del diofisismo16. - “Adesso però grazie all'Economia Custode dei tempi e Profonda di pensieri, e Scioglitrice di tutti i nodi, e Perfezionatrice di tutte le azioni quando vuole, fu compiuto ciò che fu fatto per mezzo del re credente e vittorioso ed ortodosso e vero confessore Anastasio per sempre @"˙áÝÉ܆. Questo quanto poté custodì il posto dei padri nella vera fede. La stessa Economia divina però, per mezzo del credente re, allontanò e gettò il divisore di Cristo dal gruppo @b˙»ò dei pastori e costituì al suo posto il vero pastore, e il santo ed il grande e l'ortodosso, il beato Severo @aŠìb˙Ž. E questo, essendo armato dalla verità e non essendo soffocato dall'amore della superiorità aò@íÖ˙’Š e la sua dottrina @aó˙ïÈŠò non essendo attaccata al desiderio del potere, disse la verità chiaramente, nella grande assemblea @bï˙’íÖØ del sinodo orientale. E quella stessa cosa che era fatta nel libro dell'Enoticon con segni @a˙àg e parabole @aòþ˙+Ð, egli la disse con espressioni @þ˙+Ô@ó˙čÖi chiare davanti alla grande folla b“ÖØ della sposa, la figlia del giorno che Pietro fidanzò alla Croce”17. Giacomo era persguitato dai diofisiti durante la sua vita scolastica. il giovane studente nella scuola di Edessa, incontrò uno dei libri di Diodoro e lo lesse. 13

- Sony, lettere arabe, 17 - Sony, lettere arabe, 17 - Vaticano. Michele. Bar Hebraeus. Mardin. Turris. Seert I documenti: Vaticano. Michele. Bar Hebraeus. Mardin. Gerusalemme, parlano di un incontro con Severo per esaminare l'ortodossia di Giacomo accusato di non riconoscere: Maria la madre di Dio 16 - Sony, lettere arabe, 15 17 - Sony, lettere arabe, 17

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108 Il teologo Giacomo

- " Io lo trovai pieno di tutte le divisioni e le teorie ben lontane dalla verità, egli, al posto di un Cristo, annunzia due nei suoi libri, io però subito senza l'influenza degli altri, ma per la grazia di Dio che possiede tutto, per le sue misericordie presso di noi, io ebbi paura da quell'insegnamento diviso ed eretico, lo considerai come se fosse un nido pieno di vipere18, ed io dissi subito per mia iniziativa senza che nessuno me lo chiedesse: è anatematizzato questo uomo, il suo insegnamento, anche io se mi conformo a lui; ed io rimasi in questo pensiero, allora i Persiani che mantenevano molto quell'insegnamento lontano dalla verità, mi biasimavano. Dopo un certo periodo, mi incontrò il discorso di Diodoro, e di Teodoreto ed io trovai che i due bevvero da quel veleno amaro, con lo scomunicato Nestorio, Diodoro, Teodoro, e lo scomunicato Teodoreto. E come è vero che tutti gli apostoli bevvero un solo Spirito, così anche è vero19 che tutti gli eretici bevvero dal veleno del primo serpente20 per dividere l'Unigenito di Dio in due. E perciò io anche dico, come dissi nel passato: è scomunicato Nestorio, Eutichio e chiunque si conforma al loro malvagio insegnamento, Diodoro, Teodoro, Teodoreto e chiunque legge nei loro libri per conformarsi al loro insegnamento"21. - "Questo (Severo) disse la verità chiaramente nella riunione del sinodo orientale essendo armato dalla verità e non soffocato dall'amore della superiorità, e la sua intelligenza non mantiene la concupiscenza del potere. E la cosa che era fatta nel libro dell'Enoticon con simboli, parabole, la spiegò con espressioni chiare al visto (e all'udito) dell'assemblea della sposa, la figlia della grande luce che Pietro fidanzò alla Croce. E d'ora in poi è bello che ogni fedele parli pubblicamente, e senza vergogna, e accetti il libro dell'Enoticon che scomunica il concilio in segreto, e in pubblico, e che accetti adesso la confessione pubblica che dichiarò nell'assmbea orientale che fu radunata presso il grande, il santo, e il beato Severo"22. La posizione di Giacomo contro Nestorio e Eutichio si trova corraborata dall'Enoticon che scomunicava tante volte e chiaramente Nestorio, i sui seguaci ed Eutichio23. La data della pubblicazione dell'Enoticon consacrò la divisione della chiesa di Roma dalla chiesa orientale. L'impero orientale incominciò a favorire la corrente del partito monofisita per non perdere i suoi interessi in oriente. Dopo la pubblicazione dell'Enoticon, coloro che l'accettavano come "costretti" potevano non separarsi dai Calcedonensi, e coloro che lo accettavano con amore sapevano bene che l'Enoticon rigettava il concilio di Calcedonia24. Riconoscere l'insegnamento dell'Enoticon prima del suo commento per il patriarca Severo di Antiochia nell'anno 513 AD, non significava appartenere al partito calcedonense o al partito monofisita. Il "cattolico" patriarca Flaviano, prima dell’anno 512 AD, riconosceva l' Enoticon senza che sia considerato monofisita. Giacomo ricorda che l'Enoticono era accettato da molti per "costringimento" sensa separarsi dall'opinione degli scismatici (dei Calcedonensi)25. Gli altri invece accettavano l'Enoticon con convinzione sapendo bene che esso fu composto per far uscire quella assemblea (concilio di Calcedonia). Tutta la chiesa universale non scomunicava quell'assemblea

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- Is 14, 29 - Is 30, 6 - Gen 3, 1-15 - Sony, lettere arabe, 14 - Sony, lettere arabe, 17. Sony, lettere arabe, 14 23 - Zaccaria. Vasiliev A.A., Justin the first, Cambridge (Mass.) 1950, pp 163-183 . Charanis P. Church and State in the later Roman Empire, the religious policy of Anastasius the first, 491 518 . Madison 1939, pp. 43-48 24 - Sony, lettere arabe 16 25 - Sony, lettere arabe, 17

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apertamente e con voci audibili. Ma in realtà, il concilio di Calcedonia era scomunicato e rifiutato in segreto26. Ecco un estratto tradotto del testo dell'Enoticon commentato da Severo nel 513 AD. - "Nous embrassons come seule e unique foi (celle) des 318 Pères qui se réunirent à Nicée, pendant les jours du bienheureux Costantin, et (celle) des 150 Pères qui se réunirent à Constantinople, et (celle) des Pères également saints qui se réunirent à Ephèse e déposèrent l'impie Nestorius e ceux qui, dans la suite, pensèrent come lui, auxquelles (définitions) se rattache également la confession de la foi orthodoxe de l'écrit, l'Hénotique, de Zénon, de pieuse fin, que le pieux empreur Anastase a aussi sanctionné, sous l'impulsion de Dieu. E nous anathématisons tous les hérétiques, principalement les impies Nestorius et Eutichès et ceux qui ne confessent pas che notre Seigneur Jésus-Christ, qui est consubstantiel au Père dans la divinité, est consubstantiel à nous dans la chair. Nous anathématisons le concile de Chalcédoine e le tome de Léon, qui fut à la tête de l'Eglise de Rome, et ceux qui ont dit et disent qu'Il est en deux natures, notre Seigneur, notre Dieu et notre Sauveur Jésus-Christ, qui est un après l'union ineffable et incompréhensible, et (ceux) qui divisent leurs operations et leurs propriétés, et Diodore et Théodore, les maîtres de Nestorius, et Théodoret, son compagnon, qui partagea aussi sa doctrine, et Andreas, et Ibas...et Barsauma le Perse, et ses canons impurs, et nous (anathématisons) leurs idées et leurs doctrines impies et tous ceux qui ont parlé contre les douze chapitres de Cyrille, de sainte et pieuse mémoire, ou contre ses autres écrits"27.

Severo il patriarca di Antiochia e Giacomo I documenti monofisti e diofisiti mettono Giacomo in relazione diretta con il patriarca Severo28. Giacomo scrive a proposito di san Severo: - "Questo (Severo) disse la verità chiaramente nella reunione del sinodo orientale essendo armato dalla verità e non soffocato dall'amore della superiorità, e la sua intelligenza non mantiene la concupiscenza del potere"29. Questa lettera però non permette di stabilire sicuramente una relazione diretta tra Giacomo e il patriarca Severo. I documenti monofisiti30 vogliono che Giacomo fosse esaminato da Severo. I loro autori sono fanatici come i monaci del monastero di Mor Bassus31. Il documento monofisita: Mardin 256 ricorda che Giacomo fu accusato davanti a san Severo: Giacomo non cita mai l'epressione la “Partoriente di Dio aüÜö@ ò‡Ýî θεουτοχοσ ” del concilio di Efeso. Questo documento dimentica che Giacomo citò tante volte questa espressione nelle sue omelie e nelle sue lettere. Giacomo risponde con questo versetto in siriaco32: - "Maria generò Dio realmente, il Verbo del Padre si manifestò dal suo seno carnalmente".33 26

- Sony, lettere arabe, 16 - Kügener M. A,. Sévère. Patriarche d'Anthioche 512 - 518 , notices relatives à Sévère, in PO 2 (1904), Paris. pp.322-324. Jansma, credo, pp 365 ss - I documenti monofisiti: Dionisio, Michele il grande, Bar Hebraeus cronaca, Mardin 256, Gerusalemme 156. I documenti diofisiti: Turris, Seert - Sony, lettere arabe, 17 30 - Dionisio, Michele il grande, Mardin. Gerusalemme. 31 - Sony, lettere arabe, 14 32 - I documenti siriaci riportano le risposte di Giacomo in siriaco. Non si sa bene se Severo conosceva o no il siriaco. Giacomo però poteva rispondere in greco. Infatti Giacomo aveva una formazione siriaca ma doveva conoscere il greco la lingua dell’impero 33 - Sony, lettere arabe, 31, 33, 63. Sony, omelie arabe 196, 197, 198, 199, 200 ecc... Dono 27

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20‫ـ‬19‫ ﺹ‬,1971 ‫ ﺩﻣﺸﻖ‬،‫ ﻫﺒﺔ ﺍﻻﳝﺎﻥ ﺍﻭ ﺍﳌﻠﻔﺎﻥ ﻳﻌﻘﻮﺏ ﺍﻟﺴﺮﻭﺟﻲ ﺍﺳﻘﻒ ﺑﻄﻨﺎﻥ‬،‫ ﺍﻏﻨﺎﻃﻴﻮﺱ ﻳﻌﻘﻮﺏ ﺍﻟﺜﺎﻟﺚ ﺑﻄﺮﻳﺮﻙ ﺍﻧﻄﺎﻛﻴﺔ ﻭﺳﺎﺋﺮ ﺍﳌﺸﺮﻕ‬-

110 Il teologo Giacomo

San Severo esaminò Giacomo sull'ubiquità di Dio34. Giacomo risponde: - "Dio è sopra tutto alla maniera della testa, sotto tutto alla maniera dei piedi, in tutto alla maniera dell'anima spirituale che esiste nel corpo, e fuori di tutto alla maniera dell'intelligenza che non è limitata da nulla".35 San Severo chiese a Giacomo se conosce la filosofia. Giacomo subito compose quest' omelia alfabetica che incomincia: NNÚÈíjà@æà@ñ‹à@?Õ’a. abbeverami Signore dalla tua fontana.. Il patriarca Severo benedisse Giacomo e disse: "Veramente la saggezza che risiede in te viene dallo Spirito di Dio"36.

34 - Ef 4, 6 35 - Mardin. Sony, lettere arabe, 5 36 - Mardin Questa omelia è attribuita a Giacomo. Il suo autore è Giacomo di Edessa (+708 AD). Berule, p. 295 @æÖyíî@ñ‹¾@bïîŠíÜ@bïï€@æà@Ö“Ñà@Nahî†û@bïîgíŽ@bčÖÑÜíî@ò솋à@ÞȆ@ahî‡i@ ýìhi†@bióØ@NHbØ‹î‹:ÐI@bÖîŠò@ãìc‹i@âî‹Ða@‘íï:Ö°e -

@1967@bîŠíŽMðÝ“àbÔ@Na†‹à†@‹:à@ðäbjÜì†

111 Giacomo contro gli eretici

XIII. Giacomo contro gli eretici Gli eretici dicono: il corpo non è l'immagine di Dio Giacomo cita gli eretici conosciuti nel mondo siriaco. Alcuni di loro affermavano che il corpo è materia, e non è creato secondo l'immagine e la rassomiglianza di Dio. Giacomo afferma che il corpo è creato buono e ed esso è l'immagine di Dio. - "E come lo Spirito Paraclito1 guardava quelli maestri dell'errore che erano pronti a gettare fuori il corpo umano che fu creato secondo l'immagine e la rassomiglianza di Dio2, precedette e mostrò per mezzo degli Scrittori divini Matteo3, e Luca4, e manifestò le genealogie della rivelazione di Cristo e la sua nascita nella carne che fu da Davide e da Abramo che furono dalla razza di Adamo. Egli li chiamò i padri di Cristo perché Egli si incarnò dalla loro razza e diventò uomo dal loro corpo"5.

Marcione nega l'incarnazione - "Marcione çíïÔ‹à dice: il nostro Signore non nacque dalla donna, ma Egli rubò il posto del Padre e scese. Egli apparve primo tra Gerusalemme e Gerico come uomo in forma báَa, le illusioni aóîhu‹’, e in apparenza che non possiede il corpo. Nel suo insegnamento, egli non tratta mai l'oggetto della beata Maria e non confessa che Egli si incarnò da essa e apparve nella carne come insegnano i Santi Libri"6.

Mani dice che il corpo deriva dall'essere cattivo - "Mani però macchia completamente il corpo dei figli di Adamo e dice: esso è dall'essere bîóîa cattivo b“ïi: il corpo, l'oscurità e il serpente"7.

Bardaisan dice che il corpo non risorge - " E così Bardaisan çdî†@‹i anche considera che il corpo a‹vÐ è dalla materia ýìû Ηυλη . E esso fu creato dalla cattiva feccia aó“ïi@a‹€ò e esso è immondo abဠe senza risurrezione"8.

Giacomo confuta il diofisismo Giacomo è il coraggioso atleta della fede monofisita che combatté senza tregua il “diofisismo nestoriano” e lo condannò e lo scomunicò. Egli comprende il diofisismo come l'addizione alla fede cattolica e universale causata dall'orgoglio dell'uomo che tenta di spiegare 1

- Gv 14, 16 - Gen 1, 26 - Mt 1, 1-17 - Lc 3, 23-38 - Sony, lettere arabe, 23. Sony, Esamerone, pp. 629-723 6 - Sony, lettere arabe, 23 7 - Sony, lettere arabe, 23 8 - Sony, lettere arabe, 23 2 3 4 5

112 Giacomo contro gli eretici

il mistero dell'inespiegabile Signore. Il diofisismo che pretende essere “razionale” ammette due nature e due persone in Cristo. Il concetto di due nature e di una ipostasi non era accettato nella chiesa in oriente. Questo insegnamento era "nuovo" e come tale era considerato da parte di Giacomo un'addzione causata dal diofisismo. I seguaci del diofisismo erano abili per diffondere le loro teorie e arrivavano qualche volta a far capire che il diofisismo non fu scomunicato nel concilio di Efeso. La lettera 6 sulla fede inviata agli abitanti di Arzun ne fa eco. Giacomo rispose a questi monofisiti di Arzun: - “i bugiardi che dicono che Nestorio non era scomunicato sono lontani da Dio”9. Il diofisismo é paragonato al giudaismo. La discussion fu come la Croce e l'errore come la lancia, affinché siano considerati quelli che discutono come quelli che crocifiggono. I Giudei rinnegano "uno", quelli che discutono enumerano "due". Le due attitudini sono inaccettabili e disonorarono il Figlio che non ama essere rinnegato, né accetta di introdurre un "altro" con Lui. come il suo seguace10. Giacomo armato da testi biblici, combatté i diofisiti che dividevano l'Indiviso nella loro teologia. Il nostro autore riconosce: “due nascite” in Cristo: una dal Padre prima di tutti i secoli, e un' altra da Maria nel tempo. - "Unico é l'Unigenito di Dio che nacque due volte, e si contano due nascite e non si riconoscono in lui due persone bčàíåÔ...Egli nacque dal Padre senza inizio, senza corpo b9íu, e senza seme b. Egli stesso nacque nel corpo b9íu@, composto bjØ‹à dalla Vergine santa Maria la “Partoriente di Dio aüÜö@ò‡Ýî@” nella sua verginità. Gli altri scismatici bvčïÝÐ@ dicono altrimenti. Essi con la persona@bàíåÔ@ del Figlio introducono un altro numero båïåà. L'insegnamento di questi si propagò ‹Ð@ tra i molti come la ferita della cancrena aóî‡Ýy, e si diffuse @bàíä@‡ya nel corpo a tale punto che molti furono contagiati per la sua malattia. Essi non dicono che Maria è la “Partoriente di Dio”, e non proclamono che Gesù da essa é Dio su tutto. L'anatematizzato e il perduto Nestorio fu il rivelatore della loro putrida ferita quando volle contare "due", egli fu straniero al vero "uno". Questo miserabile incontrò il nostro Signore come il nemico bji‡ÝÉi, si mostrò nella chiesa come un furbo þïÙä@, rese brutto ‹Ù’@ lo Sposo e volle corrompere Âz’@ la sposa come il serpente sollecitò ߇’@ Eva la figlia della luce affinché caddesse dalla speranza di Dio e sia iscritta nel nome dell'uomo. Essa, la saggia non accettò la froda di questo, ma scacciò questo dalla sua camera nuziale nel concilio bï’íåØ@ dei padrini båčïj’í’@ veritieri, e lo sgridò con collera auìŠ@ come l'accanito b±‹Ž@ che volle corromper la libera aòŠby@, affinché sia straniero al suo sposalizio. Essa dunque vide il criminale þïÜŒ@ che volle, per la bellezza delle parole, rubare l'orecchio della semplice. Essa chiuse i suoi orecchi per non sentire l'ornamento vano delle sue parole, ed essa lo fece cadere ÒzŽ@ dalla sedia dei dottori affinché egli parlasse dal luogo della sua caduta, con quelli che caddero con lui nella trappola dei bestemmiatori @ bčåЇª. Essa lo fece uscire, chiuse la sua porta, e mandò con cura la scomunicazione alla sua faccia come le serrature di ferro ýŒ‹Ð affinché non gli sia aperto per entrare e corrompere la camera nuziale per il vomito biíîò cattivo della sua bestemmia"11.

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- Sony, lettere arabe, 6 - Sony, lettere arabe, 1 - Sony, lettere arabe, 6

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113 Giacomo contro gli eretici

Gli eretici continuano loro insegnamento perverso. Essi cominciarono male loro percorso e lo terminarono male quando camminarono sulla strada soprannaturale @b˙åïØ@æ˙à@Þ˙ÉÜ di Cristo. - "Ed anche se il primo serpente vuole spogliarsi e ringiovanirsi ð݀òa e cerca le occasioni in ogni tempo per vomitare bu il veleno e sporcare il mondo. Ma la forza delle vostre preghiere può neutralizzare ë@ñü’ il suo veleno e annientare la sua frode, perché la sua testa fu frantumata per la passione della Croce bÑïÔŒ. La strada di Cristo fece errare i saggi per il perturbato consiglio del drago12 båïäò perché essa supera la strada, essa percorre sopra la natura båïØ@æà@ÞÉÜ. Essi non sanno camminare in essa. E perciò chiunque vuole camminare in essa con furbizia, con frode, e con saggezza mondana sarà gettato lontano, e troverà l'errore pieno di inciampi. La parola della Croce presso gli ignoranti è stoltezza13 aòíï=’, essi non conoscono ascoltarla. La saggezza del mondo non permise loro di credere che quello che fu appeso alla Croce è “Dio da Dio, e luce da luce”14, per la loro debole anima si impaurirono dalla notizia dell'uccisione, ed essi diedero la Croce al figlio dell'uomo perché è sottomesso alla morte, allora che tutte le creature gridano: Colui che fu crocifisso è il Figlio di Dio15, ed i demoni non possono sfuggire da questo. Perciò essi tentarono di spiegare, e con la furbizia del serpente dicono: Egli si riconosce due, che seguono l'uno l'altro, Quello è riconosciuto: il Figlio di Dio, l'Unico che supera le sofferenze, e l'altro è sottomesso alla morte. E come la loro fede è malata, essi non vedono l'unico di Dio “uno”. Se l'occhio malato di diplopia båu† osa guardare il sole forse vedrà due soli perché la sua vista è perturbata per la malattia e non vede l'unico sole in maniera sana a causa della sua forte luce. Così la fede malata che corruppe l'insegnamento della vipera vede i gradi, i numeri nell'Unico di Dio. Il suo orecchio è chiuso per l'iniquità e non vuole ascoltare queste semplici espressioni che la sposa, la figlia del giorno, canta nella stanza nuziale dello Sposo celeste: Essa inneggia con semplicità e dice: Uno è il Padre santo, Uno è il Figlio santo, Uno è lo Spirito santo16. Se il Figlio è Uno come il Padre è Uno, chi è dunque quest'altro che introdussero i saggi in mezzo per aumentare un altro numero e corrompere il sigillo b9ìŠ della Trinità che non accetta mai l'addizione per diventare la "quaternità"17 aòíïÉiŠ al posto della Trinità? Coloro che errarono incominciarono ad errare dall'inizio della strada, e perciò non poterono camminare nella metà della strada, né poterono continuarla. Essi dicono: Maria non rimase nella sua verginità dopo il suo partorire. Essi non comprendono la rivelazione di Ezechiele che ricordò chiaramente il soggetto della Giovane quando la descrisse per la porta chiusa e dice: “questa porta sarà chiusa, e non sarà aperta, perché il Signore Dio d'Israele entrerà in essa”18. Essa sarà chiusa. Dunque è evidente che Dio non ha bisogno di aprire la porta quando esce. E perciò gli stolti non credono che la porta rimase chiusa perché non credono che Colui che ne uscì è Dio. Chiunque confessa che Egli è Dio, crede che Egli uscì nel mondo da porta chiusa che non aprì quando venne al mondo...Lo scomunicato Nestorio quell'errante e padre della menzogna19 aòíi‡Ø@, il celebre maestro in tutte le calunnie, perse la strada di Cristo dal suo inizio, e camminò nel sentiero dell'errore, pieno di luce per tutti gli amatori della verità. 12

- Is 27, 6 - Col 1, 18 - Simbolo di Nicea - Mt 27, 54 - Il Trisagion è il canto liturgico ispirato dalla visione di Isaia (Is 6) 17 - Un termine teologico nuovo usatao per la prima volta da Giacomo per svelare l’errore dei diofisiti 18 - Ez 44, 2 19 - Gv 8, 44

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114 Giacomo contro gli eretici

Egli incominciò a insultare Maria nelle sue bestemmie: Essa non é la “Partoriente di Dio”. I suoi seguaci üåïÈŠ@ č?i che non credono che Dio nacque nella carne dalla razza della figlia di Davide20, e non comprendono che Egli accettò le sofferenze della Croce nel corpo, fecero uscire l'errore della sua falsa dottrina. E perciò questi che vollero stabilire l' insegnamento di quel caduto furono furbi, a tale punto che essi fecero: gli ordini @ag‡Ž@ i calcoli bčåj’íy, ed i numeri @ @båčïåà delle nature bčåïØ@ in Cristo, ed essi insegnarono che le singolarità aóčî‡ï±a delle nature siano conservate, affinché la loro distinzione sia conosciuta, a tale punto che si attribuisca ad ogni natura la sua proprietà üÝî†. Essi fecero questo per stabilire la loro prima calunnia grazie al mistiere e alla frode del serpente21. La Vergine non é la “Partoriente di Dio”, e resero il Cristo "due" conosciuti: il Verbo aóÝà@ dal Padre, e l'uomo dalla Vergine. Ed è evidente bÉî‡î@ che se si dà ad ogni natura la sua proprietà, inanzitutto conviene bᨠdi dire che Dio non nacque dalla donna22, non ci rassimigliò23, non si svuotò ׋Ž, non prese l'immagine del servo, non esistette nella forma báَa come un uomo24, non si avvicinò dalla cima della Croce, non fu contato tra gli empi25, il Libero non entrò tra i morti, e non si rassomigliò agli addormentati nelle tombe26. Ma Egli è lontano, sublime, e supera tutte le conseguenze a‹uaò della nascita, della via della Croce. E dire che Dio consegnò il suo unico Figlio al posto del mondo27 non è vero, e non è l'Unico che fu conseganto al nostro posto. Se si conserva per la natura umana solamente la sua singolarità, occorre e conviene che Egli nasca dalla donna, si veda nel mondo come un uomo, venga alla morte della Croce perché è sottomesso alla morte come ogni uomo a causa della trasgressione al comandamento28, e tutta la strada della Croce è la sua proprietà. Ed adesso non si sa, quali dei due fu chiamato il Mediatore29 bïÈdà@, e quale fu chiamato l'Unico di Dio che fu conseganto al posto del mondo? Se egli è due, e si dà a questo il suo attribuito, e all'altro il suo attribuito, occorre un altro Mediatore per mescolare gli uomini a Dio, e dsitruggere la siepe dell’ inimicizia che costruì il serpente tra Adamo e Dio30... Dunque occorre non conoscere in Cristo dopo l'unione aòíî‡y né ordini, né numeri, né distinzione delle nature, perché Egli è uno con il suo corpo, le forze sono il suo attribuito, e il suo attribuito sono le sofferenze. Egli è il Nascituro che fu chiamato Miracolo31. Ed il Miracolo non si spiega. E come Egli supera ogni descrissione, fu chiamato Miracolo. Non si conoscono le tracce del volo dell'aquila, e la corsa della barca, e il sole non si dipinge32. I passi dell'aquila nell'aria non si conoscono, e non si vede la strada della nave sopra le onde, e il calore del sole non si dipinge con i colori dei pittori, e il soggetto di Cristo non si sottomette alla spiegazione, a meno che se l'amore Lo descrive con ammirazione piena di stupore. Se non si conosce la strada dell'uomo durante la sua

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- Sal 132, 11 - Gen 3, 1 - Gal 4, 4 - Eb 4, 15 - Fil 2, 7-8 25 - Is 53, 12 26 - Sal 88, 5 27 - I Gv 4, 9 28 - Rm 5, 19 29 - I Tm 2, 5 30 - Ef 2, 14 31 - Is 9, 6 32 - Pr 30, 19

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giovinezza33, chi oserà spiegare naturalmente l'origine di Cristo nei giorni del suo corpo? I discepoli della falsità che si inciamparono per la nascita di Cristo non conoscono camminare rettamente sulla strada della Croce. E come si perturbarono per la sua nascita invidiosa, così si inciampano per la sua ammirabile Croce, e temono di dire: l'Unico di Dio personalmente fu crocifisso, e fece la salvezza per il mondo, ma fanno entrare un altro affinché la Croce sia compiuta per mezzo di un altro, affinché l'Unico non si avvicinasse dall'opera buona per la quale si realizzò la salvezza del mondo. Il nostro Signore è il Figlio di Dio, il Verbo che diventò carne34. Ed Egli è il vero Figlio, e (Dio) non ha un altro consustanziale35 båïØ‹i@ Egli è l'Unico del Padre che il Padre consegnò alla morte della Croce per la salvezza del mondo. Egli non si impaurì dalla morte, come non si impaurì dall'incarnazione. Egli venne all'incarnazione per venire alla morte della Croce. Ed Egli morì in realtà per gli uomini. E la vita della sua natura fu conservata in Lui. Ed Egli diventò la medicina b8 contro la morte, perché la vita è la morte della morte!. E così la morte lo inghiottì come il drago di Daniele inghiottì le sfere36. Il serpente babilonese pensava quando prendeva il cibo dalle mani di Daniele che fosse un cibo, e così lo sentì e lo mangiò con appetito come se fosse un gradevole cibo. E quando quel cibo scese in quell'amaro stomaco bÙàí=Ža Στοµαχοσ che digeriva ‹“Ð con calore tutti i cibi. Lì, fu importante: un'opera nuova per uccidere il drago che lo mangiò con golosità. Così anche la morte vide il nostro Signore sulla Croce incarnato, steso nella carne tra due ladroni37 bčïu. E come Egli ci rassomigliò, (la morte) lo inghiottì come ci inghiottì. E subito dopo il suo ingresso al ventre dello sceol, esso si impaurì, tremò, si inciampò, cadde, e si innalzò lo sgrido del paese dei morti grazie al Vivente che ne scese, e la vita che era nascosta in quel Morto visse, e strappò il grosso drago che non poté digerirlo come il resto dei morti. E perciò il Lievito della vita si nascose nella nostra pasta per sanare il gusto della pasta intera"38.

Se si ammettono “due persone” in Cristo, la Trinità diventerà “Quaternità” Riconoscere in Cristo "due" numeri, o "due" bàčíåÔ persone39 é un errore grave che corrompe l'ordine della Santissima Trinita aòíîóïÜò che diventerà "quaternità"40aòíïÉïiŠ@ Il nostro autore scrive ad Eutochina il vescovo di Dara e l'incoraggia a proteggere le anime dagli scandali dei diofisiti. La chiesa disprezzò gli eretici, i loro errori, e bruciò con il fuoco i loro libri. - " Grazie alla tua conoscenza illuminata, cura di costruire un altro muro migliore di questo per mezzo della vera fede e per l'insegnamento cristiano per proteggere le anime dei fedeli dallo scandolo þ“Ø, dalla divisione b§íÐ e dal ladro bïu il peccato specialmente a causa della vicinanza dei falsi discepoli dello scomunicato Nestorio, quelli che scrutano il limite di Cristo, e lo dividono in porzioni aòčíåà, gradi bug†, e misure aóz’číà e dicono: due al posto di un Unigenito, affinché la loro fede sia conosciuta: essi introducono la quaternità al posto della Trinità, e al posto di un Figlio che é dal Padre e che é dalla Vergine, annunciano due, in tutto il 33

- Sal 118, 9 - Gv 1, 14 - Uno dei termini teologici tradotti dal greco in siriaco che Giacomo usò bïŽìbi@aí’@ - Dn 14, 1-42 - Mt 27, 38 38 - Sony, lettere arabe, 21 39 - Giacomo usa la parola bàíåÔ nella sua cristologia come sinonimo dell’ipostasis. Egli non usa che

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raramente la parola bÐìc‹Ð@ I diofisiti invece usano sempre la parola bÐìc‹Ð nella lorocristologia. - Giacomo è forse il primo teologo che usò la parola "quaternità" nel linguaggio teologico

116 Giacomo contro gli eretici

loro insegnamento straniero alla verità. La chiesa però la sposa, la figlia del giorno, la fidanzata del sole della giustizia41, fu fidanzata a Uno solo che è l'Unigenito del Padre"42.

I diofisiti malati di diplopia vedono due persone in Cristo - "Anche se l'antico serpente vuole spogliarsi e ringiovanirsi tenta in ogni momento di vomitare il suo fiele e corrompere il mondo, ma la forza delle vostre preghiere può neutralizzare ñü’ il suo fiele e inattivare la sua astuzia perché la sua testa é frantumata cŠ@ per la passione della Croce. La strada di Cristo supera le strade ed é soprannaturale b@ båïØ@ æà@ ÞÉÜ@ , fece errare i saggi con i consigli perturbati del drago e non sanno camminare.... e come la loro fede é malata @ aüî‹Ø non vedono che l'Unigenito di Dio é uno. L'occhio che é malato di diplopia båu† se osa guardare il sole, forse vedrà due soli perché la sua luce é perturbata dalla malattia, ed il sole, che è "uno" non si mostra ad esso correttamente a causa della forza della sua luce e così anche la fede malata e corrotta dall'insegnamento della vipera båà‹y. Essa vede nell'unico Unigenito di Dio gli ordini, i numeri, ed i suoi orecchi sono racchiusi dall'iniquità e non vuole sentire le sentenze semplici che la sposa, la figlia del giorno canta nella camera nuziale dello Sposo celeste quando inneggia e dice: unico é il Padre Santo, unico é il Figlio Santo, unico é lo Spirito santo. Se dunque unico è il Figlio come unico é il Padre , chi è quell’ "altro" che intrudussero i saggi in mezzo per aumentare con il numero " un altro", e corrompere il sigillo della Trinità che non accettò mai l'addizione aóюìò@ affinché diventasse quaternità al posto di Trinità?"43

Il Cristo dei diofisiti Tutti gli eretici bevvero dalla fontana dell'antico serpente, come bevvero tutti gli apostoli dalla fontana di Cristo. L'insegnamento dei nestoriani rassomiglia al nido pieno di vipere44. Gli eretici iniziarono male e per forza finiranno male. -"Questi che dall'inizio della strada errarono incominciarono con l'errore, perciò non poterono raggiungerne la metà né arrivare alla fine"45 Essi si sforzarono di propagare il loro insegnamento storto46, ma la chiesa universale degli apostoli "spazza questo insegnamento corrotto e lo getta come la mondizzia fuori di essa"47. La chiesa finalmente brucia i libri degli eretici diofisiti48. Giacomo ricorda la semplicità dei cristiani. Essi non sapevano che cosa dire o come comportarsi49. Il popolo semplice segue la fede degli altri che sono forti o saggi. Il nostro dottore ricorda e cita l'assioma: i popoli seguono la religione dei loro re!. - " Queste eresie sgorgarono con la saggezza e il veleno dei loro autori che attirarono molti dietro di loro con uno stile attraente e con saggezza"50.

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- Ml 4, 2 - Sony, lettere arabe, 33. Sony, lettere arabe, 21 - Sony, lettere arabe, 21. Sony, lettere arabe, 33 - Sony, lettere arabe, 14 - Sony, lettere arabe, 21 46 - Sony, lettere arabe, 19 47 - Sony, lettere arabe, 16 48 - Sony, lettere arabe, 19 49 - Sony, lettere arabe, 17 50 - Sony, lettere arabe, 36

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117 Giacomo contro gli eretici

Uno sforzo era necessario per avvertire i fedeli per non cadere nelle trappole dei diofisiti. Giacomo si meraviglia dagli abitanti di Arzun nell'impero Persiano che chiedevano se Nestorio era scomunicato o no nell'impero Romano. Giacomo dice loro: interrogare a proposito della scomunicazione del diofisismo, significa nell'impero Romano se qualcuno chiedesse se il sole esiste in tale terreno on no!. Egli dice loro che i diofisiti sono bugiardi. Nestorio e i suoi seguaci sono scomunicati nell'impero Romano51. Giacomo avverte i suoi vicini della città di Dara per essere attenti e non credere alle bugie dei discepoli di Nestorio52. Infatti gli errori teologici dei nestoriani e le loro espressioni verbali sono composti con la retorica dei Greci. - " E Nestorio diventò il loro traduttore e dottore, come egli le pubblicò con uno stile ornato"53.

Nestorio che contò “due Figli” fu straniero all’Unico Cristo - " Egli volle contare due, allora diventò straniero all'Unico vero"54. Il diofisismo confessa: due Figli. L'ordine della Santissima Trinità si trova corrotto. Invece di credere nella Trinità si confessa la quaternità55. La Santissimia Trinità non accetta l'addizione56, come la fede non accetta l'addizione alla maniera della perla che non accetta l’addizione57.

Il Figlio in "inabitazione" Il Cristo degli eretici non è il Cristo Unigenito dal Padre e da Maria. Essi dicono che occorre conservare le singolarità e le proprietà aóčïÝî†@Naóî‡ï± delle nature in una persona58 bÐìc‹Ð grazie ad un'unità morale dopo l'unione ipostatica con la Persona del Verbo. Quest’ unità è morale e acquistata e non è realizzata "personalmente", cioé ipostaticamente óîbàíåÔ . Essi dividono tra il Verbo-Dio e l'uomo che fu preso cioé l'uomo "assunto" käòa† da parte di Dio addottandolo. I diofisiti ravvivano l’adozionismo di Ario. Questa Cristologia guida a questa conseguenza: "Dio non è concepito, non è partorito e non muore". L'uomo invece è concepito, partorito e muore59. - "Essi furono furbi per aggiungere i gradi, i numeri e le cifre alle nature in Cristo, e insegnarono che occorre conservare le proprietà delle nature e che la loro distinzione sia ben conosciuta per applicare ad ogni natura ciò che le appartiene"60. - " Questi che, dopo l'unione dividono, confessano e contano nell' Unico Cristo due nature bčåïØ e le loro proprietà aóčïÝî† e le loro particularità aóčî‡ï±@ e le loro operazioni aòčíä‡jÉà a tale punto che si dà a Dio ciò che appartiene a Dio, e all'uomo ciò che appartiene all'uomo"61. I diofisiti forse 51

- Sony, lettere arabe, 6 - Sony, lettere arabe, 33 - Sony, lettere arabe, 16 - Sony, lettere arabe, 6 - Sony, lettere arabe, 19, 21, 33 56 - Sony, lettere arabe, 24 57 - Sony, lettere arabe, 16 58 - Giacomo vieta l'uso della parola bÐìc‹Ð o l’usa raramente nella sua cristologia. Egli usa la parola bàíåÔ

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come "ipostasis" cioé il Verbo di Dio diventato uomo. I diofisiti invece usano la parola bÐìc‹Ð. La 59 60 61

parola bÐìc‹Ð nel linguaggio giacobiano ha il senso dell' aspetto, del volto, della forma ecc - Sony, lettere arabe, 19 - Sony, lettere arabe, 21 - Sony, lettere arabe, 16

118 Giacomo contro gli eretici

pensarono al detto di Cristo: rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio62 "Si calunnia il Padre (di avere) due figli, i due sono chiamati uno. Il Dio Verbo e l'uomo assunto "assumptus" käòa†. Essi chiamano Emmanuele due persone, una passibile, e l'altra taumaturga, una Dio, e l'altra uomo, ed i due sono uno per inabitazione bîŠíáÈ e per connesione aòíÑïÕä degli uni agli altri"63. "L'uomo "assunto" dalla Vergine e seguace del Verbo di Dio64. Il Nazareno non seguì il Verbo, il Figlio del Padre affinché i due siano uno con la connessione"65. - " Il Verbo, il Figlio del Padre é un altro, e Gesù da Maria è un altro, e grazie all'inabitazione bîŠíáÈ e la connessione bÑÕä@, dicono: loro sono una persona bÐìc‹Ð@ Προσοπον "66.

I diofisiti dicono: il Cristo si adora a causa dell’Unigenito che dimora in lui - " Egli non si adora a causa di queste cose, ed Egli non è il Figlio Unigenito che apparve nella carne a‹i, ma Egli è adorato a causa dell'Unigenito che lo segue e che dimora in Lui"67.

I diofisiti dicono: “il mio figlio abita in questo e lo segue” Giacomo si arrabia e cita il testo di Matteo per confutarli: -"Questi è il mio Fglio”68 . I diofisiti corrompono il testo di Matteo e lo citano così: " Questo è per il mio Figlio, o il mio Figlio abita in Questo, o il mio Figlio segue questo"69.

I diofisiti dicono: il Figlio del Padre abita in Gesù Giacomo rifuta i diofisiti quando applicano a Gesù un nome strano " l'uomo del nostro Signore", cioé "il Figlio del Padre che abitò ‹áÈ in Gesù che partorì la Vergine" questo non è il Verbo di Dio. Gli eretici contano "due" perché aumentano le persone, i numeri e le nature70.

I diofisiti dicono: adoriamo l'uomo "assunto" a causa del Verbo che lo segue Il nostro dottore chiede che i cristiani vietino gli insegnamenti opposti alla vera fede ortodossa. Giacomo schernisce il diofisita che diceva: - " Io adoro la porpora @b˙äíuga a causa del re che l'indossa, il tempio a causa di colui che lo abita, e così l'uomo assunto a causa del Verbo che lo segue"71. - " badatevi dai dottori bugiardi che insegnano al posto di un Figlio Unico, predicano due"72 62

- Mt 22, 21 - Sony, lettere arabe, 15, 16, 19 - Sony, lettere arabe, 35 - Sony, lettere arabe, 16 - Sony, lettere arabe, 19 67 - Sony, lettere arabe, 19, 21 68 - Mt 3, 17 69 - Sony, lettere arabe, 1, 35 70 - Sony, lettere arabe, 6 71 - Sony, lettere arabe, 19

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119 Giacomo contro gli eretici

- "Adesso, o ortodessi @b¢í˙’@ñd˙îgò emanate voi stessi la sentenza imparzialmente, senza tener conto di queste parole, essendo lontani da qualsiasi sensibilità @b“˙y, e da qualsiasi pensiero anticipato che voi avete formato durante il passare del tempo @b˙åiŒ†@b˙åïåÈ, o a causa della filantropia @b˙iíy. Ci è lecito di proferire come questi discorsi opposti affinché adoriamo l'uomo assunto al posto del Verbo che lo prese come essi dicono?, e il tempio a causa della dimora in esso?, e la porpora a causa del re? Vediamo adesso se ci è permesso di adorare Gesù che partorì la Vergine in questa maniera?" 73. Forse l'esegesi diofista del testo del vangelo di Matteo74 è alla base della teologia di adorare il tempio a causa di colui che lo abita. Giacomo critica quest’ esegesi sbagliata. - "Che cosa direi adesso dopo che questi che si considerano saggi e furono sconfitti, parlano così? Io gli ripeto l'oracolo del profeta: “essi non conobbero e non compresero perché camminavano nell'oscurità”75. Se l'oscurità dell'errore non era stesa sopra le loro intelligenze non avrebbero considerato Gesù la porpora @b˙äíuga e il Verbo il re... Non si sentì, nemmeno si disse che il re diventò la porpora, né egli prese la porpora nella sua persona @b˙àíåÔ.. Allora il Libro disse: il Verbo diventò carne76.. Ed anche se si adora il tempio e gli dà l'adorazione insieme al tempio e al suo abitante, occorrerebbe in questo caso l'adorazione del cielo, di Gerusalemme. Dunque occorre adorare molte creature: il cielo perché sta scritto: “Dio lo abita”77, Gerusalemme perché sta scritto: “il Signore ti bendirà da Sion, Egli che abita Gerusalemme”78, gli uomini perché fu detto a loro proposito: “essi diventeranno dei tempi per Me, abiterò in loro, e camminerò tra loro”79, le nubi, e le arie perché sta scritto: “ecco il Signore sulla nuvola veloce e entra in Egitto”80. E l'adorazione sarà distribuita sulle creature come al tempo del paganesimo, e saranno adorate perché è detto: “Dio abita in loro”.. Ma i Libri divini ci prevedono in ogni luogo: che non si adori un'altra cosa fuori dell'adorabile Dio81. Sta scritto: “fammi un altare di terra @aó˙à†a, non costruire un altare di pietre scolpite, e non le tolga con il ferro @ýŒ‹˙Ð “82... Così Dio ci insegna quando ordinò di costruirGli un altare da pietre non scolpite e ornate affinché non si vedesse l'immagine di una cosa sulle pietre del tempio, e che si adori quella immagine con l'Unico Adorato. Sta detto nel profeta: “Io non darò la mia dignità a nessuno, né la mia gloria alle cose scolpite”83.. Sappia da questo che Egli vuole che cessi qualsiasi adorazione di qualsiasi immagine, e che l'adorazione Gli sia riservata perché essa appartiene a Lui solo ... Dunque non esiste interesse per dire si adora il tempio a causa di colui che lo abita, perché l'adorazione è orientata a Uno, e si offre a Uno. Ed essa non si dà con equità a due o a molti84, se si considera ciò che dicono questi saggi (falsi) che pretendono

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- Sony, lettere arabe, 18, 32 - Sony, lettere arabe, 19 - Mt 23, 16-21 - Sal 82, 5 - Gv 1, 14 77 - Mt 5, 34 78 - Sal 128, 5 79 - II Cor 6, 16 80 - Is 19, 1 81 - Es 34, 14 82 - Dt 27, 5 83 - Is 48, 11 84 - Mt 6, 24

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120 Giacomo contro gli eretici

descrivere Quello che è indescrivibile con queste teorie perché essi adorano l'uomo assunto a causa di Dio che lo prese"85

I diofisiti dicono: adoriamo la porpora del re a causa del re che l’indossa Vedi, Sony, lettere arabe, 19

I diofisiti dicono: adoriamo il tempio a causa del suo abitante Vedi, Sony, lettere arabe, 19

Giacomo chiede ai diofisiti: come il Verbo assunse l’ “uomo”? Giacomo discute con i diofisiti e chiede loro dicendo: come il Verbo assunse l’uomo? Se Egli lo prese come il suo possedimento: l’uomo è fuori del Verbo. Giacomo dice loro ancora: se il Verbo lo prese per sé stesso personalmente, in questo caso: il Verbo prese l’immagine del servo, e si incarnò realmente senza aggiungere nulla alla Trinità. - "come essi dicono che Egli lo prese?, lo prese personalmente? O lo prese acquistandolo? Ecco ciò che è fuori di Lui non si conta con Lui perché esso è il suo "possedimento". E questo è fuori del numero della Trinità, e non è vicino all'adorazione. Ma se Egli lo prese per se stesso, e lo prese personalmente, Egli è il Figlio che prese l'immagine del servo86, e non esiste con lui un numero, o una persona fuori di lui, e noi L'adoriamo, e non a causa sua adoriamo un altro con Lui. Egli non prese l'uomo affinché sia conosciuto in persona, in numero fuori di Lui, ma Egli è il Figlio dell'uomo perché Egli è il Figlio Unigenito che prese l'immagine del servo87, e si rassomigliò a noi in tutto fuorché nel peccato88. Sta scritto: “il Verbo diventò carne”89 per farci conoscere che Egli non si fece seguire da un' altra cosa numericamente fuori della sua Persona, ma la sua Persona stessa diventò per noi ciò che noi siamo, ed Egli rimase ciò che Egli era senza cambiare"90

I diofisiti non confessano che Maria sia la Partoriente di Dio - "Altri scismatici si differenziarono nelle loro parole quando aumentano alla persona del Figlio un altro numero. E l'insegnamento di questi si propagò come la cancrena in molti e si diffuse @‡ya bàíä nel corpo a tale punto che molti furono colpiti dalla sua malattia. Essi non dicono che Maria è la Partoriente di Dio, e non dichiarono che Gesù da Essa è Dio che è sopra tutto"91. - “Nestorio però le fu il traduttore b廊ò e il propagatore båȆíà e la mostrò con un linguaggio adornato, e Teodoreto con gli altri che furono della stessa opinione, le furono gli operai e si affannarono con essa al loro tempo quanto più poterono. Questi stessi furono la causa per cui

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- Sony, lettere arabe, 19 - Fil 2, 7 - Fil 2, 7 - Eb 4, 15 - Gv 1, 14 90 - Sony, lettere arabe, 19 91 - Sony, lettere arabe, 6

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121 Giacomo contro gli eretici

quell'addizione entrasse nella chiesa. E dunque tutte le addizioni92 che furono sull'evento della fede dovunque furono, e tutte le dispute che sgorgarono da tutti i Tomi bčàí€, con il Tomo di Leone quello che era il vescovo bÐíՏÐa di Roma che fu celebre per gli insulti aóčïyìc e le particolarità delle nature bčåï؆@aóčÉî‡î e delle loro proprietà çìûóčïÝî† e delle loro singolarità çìûóčî‡ïy@ e delle loro operazioni çìûòčíä‡jÉà, cosicché fossero descritte e ordinate le persone bàčíåÔ in Cristo, affinché il Padre sia calunniato di (avere) due figli, che i due si chiamano: "uno", e affinché il Dio-Verbo sia confessato a parte, e anche l'uomo assunto käòa†@b“äa@‹i, in un'altra persona bàíåÕi a parte, e affinché siano dette da parte dei dottori dell'iniquità: "quell'uomo assunto @ b“äa@ ‹i käòa†", e che sia anche annunciato: "quel Figlio eterno", come se essi parlassero di "due" in un unico Cristo, e affinché la Vergine sia calunniata: Essa non è la "Partoriente di Dio" aüÜö@ò‡Ýî, ma la "Partoriente di Cristo" bzï“à@ò‡Ýî, come se il Cristo non fosse Dio, e affinché le espressioni che furono pronunciate nella Novella siano separate, ed alcune di esse si danno a Quello che è dal Padre, ed alcune di esse a Quello che è da Maria, come se Quello che è dal Padre non fosse Lo stesso Quello che apparve da Maria nella carne, ed affinché siano riconosciute in Emmanuele93 "due persone" bàčíåÔ: una ricevitrice delle sofferenze, ed una operatrice aŠíɎ dei prodigi, ed affinché si diano le cose sublimi ad una, e le cose umili all'altra, ed in ogni occasione si confessino due: uno Dio, ed un altro uomo; i due però sono un Figlio per inabitazione e per connessione aòíÑïÕä gli uni verso agli altri, e affinché Gesù il Nazareno94 sia riconosciuto da Lui e su Lui ñûíÝÈì@ üåà, ed il Dio-Verbo come un altro da Lui e su lui @ üåà ñûíÝÈì, e affinché il corpo del nostro Signore sia ordinato Š†óä con Lui in numero båïåK mentre esso è conosciuto fuori di Lui come "un altro", ed altre molte (cose) che dividono wÝÐ il Cristo in "due" furono dette da parte di questi uomini erranti bčïɀ. Questa (cosa) che è quella dottrina aóïÈŠò di Simone che fu citata lassù. Ed essa si arricchì grazie a Teodoro, e si propagò grazie a Nestorio, e tutti questi che le appartengono: il loro insegnamento stesso attesta che sono d'accordo MáÝ’ con essa”95. - “Quell’ errante, il padre della menzogna, il maestro colto ÞïÝà in tutte le bestemmie, lo scomunicato Nestorio ÷î‹=ä aveva perso la strada di Cristo dal suo inizio, e percorse lo smarrimento pieno di inciampi, neanche poté camminare rettamente sulla strada del Re piena di luce per tutti gli amatori della verità. Egli incominciò dunque ad insultare bydä† Maria con le sue bestemmie: "Essa non è la Partoriente di Dio ñû@aüÜö@ò‡Ýî@íÜ". E dunque@ÞïÙàì tutta la strada del suo insegnamento fece uscire i seguaci della sua dottrina üåïÈŠ@ č?i verso lo smarrimento b’ìò. Questi dunque che non credono che Dio nacque nella carne dal seme della casa di Davide96, non sanno comprendere che Egli accettò nella carne le sofferenze della Croce. E perciò questi che vollero stabilire l'insegnamento di quel caduto þÑä furono astuti nel fare gli ordini ag‡Ž ed i 92

@- Giacomo accenna alle addizioni e a tutte le dispute che sgorgarono da tutti i Tomi che ebbero luogo prima e dopo il concilio di Calcedonia. Egli riconosce solamente la fede dei due primi concili ecumenici: Nicea e Costantinopoli. Sony, lettere arabe, 16 . Sony, Esamerone, 131-132 @- Is 7, 14, Mt 1, 23 @- Mt 2, 23 95 - Sony, lettere arabe, 16 96 @- Sal 132, 11

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122 Giacomo contro gli eretici

calcoli bčåj’íy ed i numeri delle nature in Cristo bzï“K@ bčåï؆@ bčåïåàì. Ed essi insegnarono che le singolarità delle nature fossero conservate bčåï؆@ aóčî‡ï±a@ çh=äóä† e che la loro separazione fosse conosciuta çìüå’ŠíÐ@Êî‡î@aìüäì, mentre si dà ad ogni natura la sua "proprietà üÝî†". Essi però fecero questo con il mestiere aòíåàìa e l'astuzia del serpente97, per stabilire quella prima bestemmia bІíu.: "la Vergine non è la Partoriente di Dio ñû@aüÜö@ò‡Ýî@íÜ", e rendere il Cristo "due" che si riconoscono: "il Verbo dal Padre", e "l'uomo dalla Vergine". E evidente dunque che se si dà ad ogni natura la sua proprietà üÝî†, innanzitutto conviene che Dio aüÜý@bᨠnon sia partorito dalla donna98, e non ci rassomigliò99, e "non si svuotò ü“Ñä@ ׋Ž, e non prese la rassomiglianza del servo, e non si trovò nella forma báَbi come un uomo"100, e non è vicino alla strada della Croce, e non fu contato ?àòa con gli empi101, ed il Figlio dei liberi agby@ ‹i non entrò presso i morti, e non si rassomigliò agli uccisi che giacciono nella tomba102. Ma Egli è sublime e lontano da tutta la conseguenza a‹uaò della nascita, e dalla strada della Croce e ciò che fu detto: "Dio consegnò il suo Unigenito Figlio per il mondo"103 è caduto dalla verità, e non fu l'Unigenito consegnato per noi. Se però si conservano ancora alla natura umana solamente le sue proprietà †ízÝi@üÝî†, conviene giustamente che Egli sia: partorito dalla donna, e sia mostrato nel mondo come un uomo, e venga alla morte della Croce, perché Egli è sottomesso alla sentenza della trasgressione del comandamento104 come ogni uomo alla morte e Gli appartiene tutta la via della Croce” 105. - " L'espressione della nominazione della Vergine la Partoriente di Dio aüÜö@ò‡Ýî impaurisce gli scismatici bvčïÝÐ, ma se Egli non era partorito, non sarebbe nato. Nessuno osa dire: il Padre nacque, perché Egli non è nato, Egli è il Generatore, né lo Spirito nacque perché Egli non è nato ma procede dal Padre e prende dal Figlio106. Nacque il Verbo che era nato, e Gli conviene il nome del Figlio. Isaia dice: “ci nacque un Fanciullo, e ci fu dato un Figlio107. Egli era fanciullo, ed era Figlio prima che esistette il mondo. E negli ultimi tempi ci nacque nella carne, ci fu dato per essere il secondo Adamo108 e ci partorisce spiritualmente per essere i figli del Padre, e invocare con fiducia: Padre nostro che sei in cielo"109.

I diofisiti negano la verginità di Maria - “Dunque essi dicono: "Maria non rimase nella sua verginità dopo il suo partorire". Ed essi non comprendono la rivelazione di Ezechiele che descrisse l' Evento bi‹’ della Giovane aóáïÝÈ chiaramente quando la dipinse con la porta chiusa. Dunque egli disse: "questa porta sarà chiusa, 97

@- Gen 3, 1 @- Gal 4, 4 @- Eb 4, 15 @- Fil 2, 7-8 @- Is 53, 12 102 @- Sal 88, 5 103 @- I Gv 4, 9. Sony, lettere arabe, 35 104 @- Gen 3, Rm 5, 19 105 - Sony, lettere arabe, 21 106 - Gv 15, 26 107 - Is 9, 6 108 - I Cor 15, 45-47 109 - Mt 6, 9. Sony, lettere arabe, 36

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e non sarà aperta perché il Signore Dio d'Israele entrerà in essa"110. Essa sarà chiusa, dunque è evidente ñû@bÉî‡î@æî‡à che Dio non ha bisogno di aprire la porta quando esce. Perciò ñˆ@Þ=à@ i miserabili non accertano che la porta rimase chiusa perché non credono che Quello che ne uscì è Dio. Chiunque pertanto lo credette Dio, accerta che Egli uscì al mondo attraverso la porta chiusa che non fu aperta, quando Egli venne al mondo. L'inizio della strada dell'Economia del nostro Signore è la sua nascita dalla Vergine. E chiunque, dall'inizio della strada, la percorse con rettitudine, la percorrerà fino la sua fine semplicemente óîb=ï“Ð, e non inciamperà e non si turberà e non cadrà”111.

Gli scismatici rassomigliano ai Giudei I Giudei rinnegarono: “Uno”. Coloro che discutono contarono: “due”. Dunque essi si rassomigliano nel negare la Divinità e l'umanità del Verbo di Dio. - " Egli era Dio e diventò uomo, e rimase ciò che Egli è: Dio, affinché diventasse il Mediatore tra Dio e gli uomini. L'uomo Gesù Cristo, questo è in verità il Mediatore secondo la parola del grande apostolo112. Se Egli era due, il Mediatore non esisterebbe, e se confessiamo uno dal Padre e un altro che apparve da Maria, al quale dei due covienerebbe il nome del mediatore? Uno è dal Padre, e Egli stesso è da Maria. La parola apostolica gli conviene: Egli si chiamò chiaramente e veramente il Mediatore. Egli è Dio e uomo unico, spirituale e corporale, con il suo Padre e come il suo Padre, e uomo con noi come noi e per noi. Tanto che noi lo descriviamo quanto più è indescrivibile, ed Egli è il Miracolo, e il Consigliere113 che la Vergine partorì, Dio il Prode degli universi. Egli si confessa unico in tutto l'universo. Questo che la discussione lo incontrò come la Croce, e l'errore come la lancia a tale punto furono contati coloro che discussero con quelli che crocifissero. I Giudei rinnegarono uno, e i discutenti contarono due, Ed i due casi disprezzarono il Figlio di Dio. Egli non vuole che lo rinneghino, e non accetta di unire a Lui un altro. Uno è l'Unigenito di Dio nato due volte. Si contano in Lui due “nascite” e non si riconoscono in Lui due “persone”. Il Nato dal Padre è senza inizio, senza corpo e senza seme. Ed Egli si fece nascere in un corpo composto dalla Vergine santa Maria la Partoriente di Dio nella sua verginità"114.

Giacomo critica i Pagani, i Giudei, e gli Aramei Giacomo non risparmia nella sua critica né il Giudeo né l'Arameo né il pagano, perché tutti parteciparono alle discussioni contro il Cristo. Il demonio, sotto la figura del drago, è la causa fondamentale di queste discussioni. Il Cristo essendo Dio, poté sopportare tutte queste discussioni. Le discussioni alla fine sono la prova della Divinità di Cristo che non crollò davanti ai discutenti. Se il Cristo non era Dio non potrebbe sopportare ciò che sopportò. - "Dai Giudei, Egli sopportò la Croce e ricevette la lancia, dagli Aramei degli scandali e i discorsi non belli, dai disputatori la discussione che vomita come un drago, e dai saggi tutte le questioni di disaccordo. I Giudei crocifissero e discutessero, e gli Aramei schernirono, e i pagani scrutarono. Gli scribi e le questioni si innalzarono da tutte le parti. Chi poteva sopportarle tutte (queste cose) senon il nostro Signore che é Dio, e che ha la forza di portarle? ..

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@- Ez 44, 2, Gv 20, 19 - Sony, lettere arabe, 21 - I Tm 2, 5 - Is 9, 6 - Sony, lettere arabe, 6. Sony, omelie arabe, 127

124 Giacomo contro gli eretici

L'omicida115 fece tacere il mondo per non discutere contro gli idoli quando erano adorati con malvagità, adesso é lui anche che risveglia la discussione e le questioni affinché turbi tanto quanto é possibile l'Evento del Figlio di Dio, e come esso fece errare tutti i pagani per non discutere, fa errare adesso tutti i fedeli per discutere contro di Lui. Lì, esso era armato dalla semplicità per far errare tutto il mondo, quì esso mostra la saggezza affinché tutto il mondo perisca"116:

Gli eretici bevvero il veleno del serpente antico e divisero l’Unigenito Gli eretici formano "un nido pieno di vipere". Essi bevvero dal veleno del serpente che insegnò l’errore a Eva117. Gli apostoli però bevvero lo Spirito Santo per annunziare la buona Novella della gioia e della verità. - "Io trovai che tutti (eretici) bevvero da quel vomito @b˙iíîò@ amaro, e come é vero che tutti gli apostoli bevvero l'unico Spirito, é ugualmente vero che tutti gli eretici @b€íï˙Žgû@ si ubriacharono dal veleno aò‹à@ dell'antico serpente118. affinché dividissero l'unico Unigenito di Dio in “due”"119

L'anatema di Nestorio, del diofisismo e dei diofisiti Il pacifico Giacomo non offre nessuna tregua ai diofisiti. Egli li combatte ovunque, e li anatematizza senza pietà. Egli é convinto che le loro teorie sfigurano il Cristo e dividono il cristianesimo. Giacomo nomina tante volte Nestorio, Diodoro, Teodoro, Teodoreto, Hiba ecc… Essi devono essere anatematizzati per stabilire la pace nella chiesa. Infatti egli li anatematizza tante volte nelle sue lettere. - "Nulla si rinnovò in me io il miserabile, l'indegno e il più debole di tutti gli uomini. E non imparai dal libro dell'Enoticon ciò che non sapevo. E non resi la fede del santo patriarca un'addizione alla mia fede. Adesso io sono come nel passato perché io scomunico in ogni tempo con tutta la chiesa Nestorio e il suo insegnamento e i suoi seguaci, e Eutichio e i suoi seguaci, e il concilio di Calcedonia perché anche esso usò le espressioni che si conformano al pensiero dello scomunicato Nestorio. Quando uno dice: io scomunico Nestorio, ed i suoi seguaci, egli scomunica Diodoro, Teodoro, Teodoreto, Hiba, il tomo di Leone. E come questi seguono specialmente l'opinione di Nestorio sono scomunicati con lui perché sono i suoi seguaci"120.

Il diofisismo è scomunicato nell’impero Romano - “Noi imparammo da lui e dal contenuto b“ïä delle vostre righe che: alcune persone divise, e che causano le dispute, vogliono combattere la bellezza della vostra fede ortodossa, quando dicono: Nestorio non é scomunicato nelle chiese dei Romani, né i maestri che sono unanimi con la sua fede lo accettano. Ciò che non ebbe luogo mai, eccetto forse da parte di pochi che sono inoltre scomunicati con lui da parte di tutta la chiesa cattolica@bÕïÜìóÔ@ che esiste sotto il cielo. Questi che dicono che non é scomunicato sono scomunicati loro stessi e sono caduti da tutta la verità,

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- Gv 8, 44 - Sony, omelie arabe, 127. Sony, lettere arabe, 6 - Gen 3 - Ap 20, 2 ? - Sony, lettere arabe, 14 - Sony, lettere arabe, 17

125 Giacomo contro gli eretici

e sono stranieri alla chiesa universale aóïÝiò@ diffusa nel mondo ..Non occorre considerare una cosa di valore come la verità della fede che è l'anima delle vostre anime. In verità o miei fratelli sappiate che non esiste un sacerdote121 nella terra dei Romani che siede sulla sede apostolica che non scomunica questo apertamente Παρρησσια bïŽû‹Ð. Io sono molto mervigliato che questo vi sia nascosto. Nel nostro paese però ciò che voi avete chiesto non é una questione, ma é (considerato) come se uno chiedesse se in un tale popolo esiste o no il sole! Dunque sappiate quanto sono lontani da Dio coloro che commisero questa bugia, e osarono dire: questo non é scomunicato. Non è solo lui scomunicato per la firma @ a‡îa@ ðàŠa dei pastori fedeli e dei re vittoriosi, ma anche tutti quelli che sono d'accordo con lui, o con il suo insegnamento.." 122

Giacomo scomunica Eutichio I fanatici monaci di Mor Bassus chiesero a Giacomo di scomunicare Eutichio come Filosseno di Mabbug lo scomunicò123. - "E come è vero che tutti gli apostoli bevvero un unico Spirito, così è vero anche che tutti gli eretici bevvero dal veleno dell'antico serpente per divedere l'Unigenito di Dio in due. E perciò io dico anche come dissi nel passato, scomunicato è Nestorio, Eutichio e qualunque si conforma al loro iniquo insegnamento"124. - "Se queste righe erano nocive come dice la tua lettera, bisognava bruciarle nel fuoco affinché tu non ti rattristassi perché sta scritto: rallegrati nel nosto Sigore in ogni tempo125. In queste righe malate e morte che lesseste la ta santità fu scomunicato Nestorio, Eutichio e chiunque è d'accordo con loro insegnamento... Ecco la tua paternità descrisse queste (righe) malate e morte, non so come comprese la tua saggezza? La vena di quale di loro soffre come se fosse malata? Ed anche la quale di loro è moribonda?"126.

Giacomo scomunica il Tomo di Leone e tutti i tomi Secondo Giacomo, Leone il vescovo di Roma fu un seguace di Nestorio e professò la stessa fede diofisita, perciò il papa Leone sarà colpito dalla scomunicazione. Giacomo seguì Dioscoro di Alessandria che scomunicò il papa Leone e il suo Tomo127. "E dunque tutte le addizioni128 che furono sull'evento della fede dovunque furono, e tutte le dispute che sgorgarono da tutti i Tomi bčàí€, con il Tomo di Leone quello che era il vescovo bÐíՏÐa di Roma che fu celebre per gli insulti aóčïyìc e le particolarità delle nature bčåï؆@aóčÉî‡î e delle loro proprietà çìûóčïÝî† e delle loro singolarità çìûóčî‡ïy@ e delle loro operazioni çìûòčíä‡jÉà, cosicché fossero descritte e ordinate le persone bàčíåÔ in Cristo, affinché il Padre sia calunniato di (avere) due figli, che i due si chiamano: "uno", e affinché il Dio-Verbo sia confessato a parte, 121

- Sinonimo del vescovo o del patriarca - Sony, lettere arabe, 6 - Sony, lettere arabe, 15 - Sony, lettere arabe, 15, 17 - Fil 4, 4 126 - Sony, lettere arabe, 16 127 - Sony, lettere arabe, 17 128 @- Giacomo accenna alle addizioni e a tutte le dispute che sgorgarono da tutti i Tomi che ebbero luogo prima e dopo il concilio di Calcedonia. Egli riconosce solamente la fede dei due primi concili ecumenici: Nicea e Costantinopoli. Sony, lettere arabe, 16 . Sony, Esamerone, 131-132 122 123 124 125

126 Giacomo contro gli eretici

e anche l'uomo assunto käòa†@b“äa@‹i, in un'altra persona bàíåÕi a parte, e affinché siano dette da parte dei dottori dell'iniquità: "quell'uomo assunto käòa†@ b“äa@ ‹i", e che sia anche annunciato: "quel Figlio eterno", come se essi parlassero di "due" in un unico Cristo, e affinché la Vergine sia calunniata: Essa non è la "Partoriente di Dio" aüÜö@ ò‡Ýî, ma la "Partoriente di Cristo" @ò‡Ýî bzï“à, come se il Cristo non fosse Dio, e affinché le espressioni che furono pronunciate nella Novella siano separate, ed alcune di esse si danno a Quello che è dal Padre, ed alcune di esse a Quello che è da Maria, come se Quello che è dal Padre non fosse Lo stesso Quello che apparve da Maria nella carne, ed affinché siano riconosciute in Emmanuele129 "due persone" bàčíåÔ: una ricevitrice delle sofferenze, ed una operatrice aŠíɎ dei prodigi, ed affinché si diano le cose sublimi ad una, e le cose umili all'altra, ed in ogni occasione si confessino due: uno Dio, ed un altro uomo; i due però sono un Figlio per inabitazione e per connessione aòíÑïÕä gli uni agli altri, e affinché Gesù il Nazareno130 sia riconosciuto da Lui e su Lui ñûíÝÈì@ üåà, ed il Dio-Verbo come un altro da Lui e su lui ñûíÝÈì@üåà, e affinché il corpo del nostro Signore sia ordinato Š†óä con Lui in numero båïåK mentre esso è conosciuto fuori di Lui come "un altro", ed altre molte (cose) che dividono wÝÐ il Cristo in "due" furono dette da parte di questi uomini erranti bčïɀ. Questa (cosa) che è quella dottrina aóïÈŠò di Simone che fu citata lassù. Ed essa si arricchì grazie a Teodoro, e si propagò grazie a Nestorio, e tutti questi che le appartengono: il loro insegnamento stesso attesta che sono d'accordo MáÝ’ con essa”131.

Giacomo dice che il concilio di Calcedonia adottò il diofisismo Giacomo racconta come il concilio di Calcedonia fu radunato dai “diofisiti”: l’imperatore Marciano l’amico di Nestorio e dai promotori del concilio: Hiba, Teodoreto ecc.. - “A proposito del concilio bï’íåØ Þ=à che fu a Calcedonia, non dimentichiamo che esso si radunò con la cattiva cura di Marciano ‘íåïÔ‹à@ l'amico e addetto all'insegnamento üåÑÜíî@‹i di Nestorio. Quello che era pronto a far tornare Nestorio, il lupo rapace, al pascolo aòíïÈŠ ed a dargli, se poteva ñdàòa, il potere sul gregge razionale salvato con il sangue di Dio. E per quel concilio che fu convocato e radunato da quel re eretico, furono però i suoi promotori båähÑà divisi contro la verità aŠ‹’: Hiba bjîû e Teodoreto ed Euterio ÷îŠòìa con pochi altri dediti alla loro stessa opinione çìüïåïÈg@č?i. E tutto quel concilio, essi lo avevano condotto ed attirato verso la loro falsa båÐaŒ dottrina. Ed esistono uomini che ne furono catturati a causa della loro semplicità. Altri però, a causa della loro furbizia, corruppero íáÕÈ le parole della fede, e mostrarono la prova della loro fede scismatica aóÔ‡à grazie alla cattiva azione che fecero contro il santo ed il puro e l'ortodosso b¢í’@dîŠò, il beato Mor Dioscoro capo dei vescovi bÐíÕčÐa di Alessandria132.

129 130 131 132

@- Is 7, 14, Mt 1, 23 @- Mt 2, 23 - Sony, lettere arabe, 16 - Sony, lettere arabe, 17

127 Giacomo contro gli eretici

Il concilio di Calcedonia fu contestato nelle chiese Giacomo ricorda che il concilio di Calcedonia fu accettato dalle chiese di Siria, di Costantinopoli e di Gerusalemme. I monofisiti con la chiesa dell’Egitto e altri paesi formarono il gruppo oppositore al concilio di Calcedonia. - “E da allora in poi, la situazione bä‹Èí˙˙Ž rimase perturbata perché il corpo della chiesa universale degli apostoli era diviso cosicché questo dicesse: "così" @b˙åØû@‹àb˙ä, e questo dicesse: "così133" @b˙åØû@‹àb˙ä. E come alcuni paesi lo accettarono, ed alcuni lo scomunicarono, molti si turbarono e non sapevano cosa fare.. E l'opera rimase perturbata, quì e lì, perché il corpo universale della chiesa degli apostoli fu strappato. Questo dice: "così" @b˙åØû, e quello dice: "così" b@˙åØû: Alcuni paesi l'accettarono, ed altri lo scomunicarono. Allora molti furono perturbati e non seppero cosa fare…E dall'inizio della loro cattiva azione, era mossa la vergine figlia della luce, quella che abitava nella tenda di Cam @â˙y†@båÙ“à. Essa era fidanzata alla Croce per mezzo di Luca, il Ghicon della Novella, uno dei quattro fiumi della vita che scorsero dal fianco della Croce sul Golgota, l'Eden di Dio. E quel concilio ribelle, la stessa vergine Egiziana, sin dall'inizio, lo disprezzò e lo disonorò e lo scomunicò, e lo rese anche straniero alla fede retta @aòd˙îŠò@aòí˙åºû. Fuggirono anche quel concilio altri paesi, in modo da non riconoscerlo mai @ü˙Ü@çíáÝ“˙ä@ý@Ú˙Ž†. La chiesa di Siria però lo accettò in modo particolare, e lo accreditò @óáÝ˙’ a causa di Giovanni che era ad Antiochia il capo dei vescovi dell'oriente, perché anche egli era d'accordo con la dottrina dello scomunicato Nestorio @÷î‹=˙ä… Gli abitanti @č?˙i di Costantinopoli però accettarono anche quel concilio turbato perché la sedia di Efeso, la parte @aòd˙Ð del figlio del tuono, fu rapita e fu data con ipocrisia @b˙UÐbi@k˙à alla città del Regno. I Gerusalemiti anche accettarono quel concilio perché pensarono che essi aggiungessero un onore alla città della Croce” 134.

Giacomo somunica l’addizione del concilio di Calcedonia - “Il libro dell'Enoticon però caccia l'addizione che accadde a Calcedonia. E colui che accetta questo disprezzò l'addizione, e colui che chiede la recezione del libro dell'Enoticon e (chiede) anche la scomunicazione dell'addizione ripete la sua parola senza aumentare un senso perché l'ingresso di questo libro significa l'uscità dell'addizione"135. - “E d'ora in poi è bello che chiunque è credente parli chiaramente senza vergogna, conformandosi âÝ’@‡Ø@ al libro dell'Enoticon quello che fa uscire il concilio in forma báَbi e in segno; che si conforma anche adesso alla confessione chiara che fu proclamata nel sinodo orientale aóﮇà@ ‘†üäíi che fu radunato presso il grande ed il santo ed il beato Severo aŠìbŽ, scomunicando chiaramente il concilio di Calcedonia che scomunicava gli Alessandrini ed altri paesi dall'inizio, e tutto il mondo, dal libro dell'Enoticon in poi. In me però che sono miserabile ed incapace e debole tra tutti gli uomini, nulla si rinnovò. E nulla io imparai dal libro Enoticon che non conoscevo. E dalla confessione del santo patriarca ÷ïØ‹î‹=Ð, io non feci un'addizione alla mia fede. Dunque io sono adesso ciò che io ero prima. Io scomunico in ogni momento con tutta la chiesa: Nestorio ÷îŠí=ä ed il suo insegnamento e gli adepti della sua dottrina ?ïÈŠ@č?i@, 133 134 135

@- Giacomo usa quest'espressione nel senso: del disordine nel linguaggio teologico di quel tempo - Sony, lettere arabe, 17 - Sony, lettere arabe, 16

128 Giacomo contro gli eretici

ed Eutichio e gli adepti della sua dottrina ?ïÈŠ@č?i@, ed il concilio di Calcedonia perché anche esso usò |“yòa le espressioni che si conformano alla dottrina dello scomunicato Nestorio ÷î‹=ä. Diodoro aŠì‡î† però e Teodoro aŠì†aò e Teodoreto b=îŠì†aò e Hiba bjîû ed il Tomo di Leone çìý†@bàí€ sono scomunicati quando l'uomo dice: "io scomunico Nestorio ÷î‹=ä e gli affiliati alla sua dottrina üåïÈŠ@ č?jÜì@ ÷î‹=åÜ@ bäa@ ã‹«†". E come questi si conformano specialmente alla sua dottrina, sono scomunicati con lui, perché sono gli affiliati alla sua dottrina136

Giacomo è l’atleta della Divinità e dell’umanità di Cristo Giacomo dimostra il suo monofisismo severiano e il suo cattolicesimo cirilliano. Egli professa la dottrina cattolica dei primi due concili ecumenici Nicea e Costantinopoli. Inoltre egli è convinto che il monofisismo moderato è l'unico metodo di sconfiggere e di scomunicare il diofisismo che divise le chiese affinché la chiesa universale trovi la pace. Giacomo è l’atleta della teologia cirilliana della “mia fusis”båïØ@‡y consolidata dal commento di Severo di Antiochia nel senso “monofisita” dopo il decreto del sinodo di Tiro radunato nel 513 AD. Tutto lo sforzo giacobiano ormai fu orientato per confutare il “diofisismo”. - "Il Nascosto che venne rivelarsi, il Grande che si abbassò alla piccolezza. Il Perfetto båáÝ“à nella sua Divinità e il Perfetto nella sua umanità, l'Unigenito che partorirono due seni, ed Egli è uno da due seni l'Unico. L'unica Natura che si incarnò senza che accetti l'addizione, Uno dalla Trinità che si incarnò, e la Trinità rimase come Essa è"137. - "A Lui appartiene il corpo, a Lui appartiene la morte e non morì in “apparenza?” ‘íÜb=äa, come dicono gli adoratori dell'uomo, ma Egli fece in sua Persona la purificazione dei nostri peccati”138 Se il Cristo non è morto realmente, ma soltanto in apparenza come pretendono gli eretici, questo significa che la salvezza non è realizzata, e il debito comune non è ancora riscattato. Una fonte diofisita scherniva Giacomo perché egli confessava la morte di Dio (teopascismo)139. "Tutte le sue forze sono ammirabili, tutte le sue opere sono grandi, tutte le sue azioni sono gloriose, la sua morte però è più gloriosa di tutte. La debolezza di Dio è più forte degli uomini140. Con la sua morte Egli mostrò la sua forza. Con la sua Croce distrusse il muro dell’ inimicizia141, con le sue sofferenze guarì Adamo e lo liberò dalle concupiscenze del peccato. Quando Egli entrò nello sceol sciolse il legato che era incarcerato e corrotto nella perdizione da seimila anni142 fa. Egli, nascosto come un morto, illuminò le fessure che esistono sotto la terra, e ne fece uscire la deportazione aòíÝu che fu deportata dal paradiso. Egli stese il suo giaciglio tra i morti, i gagliardi della perdizione ebbero paura di Lui e caddero dinanzi, e la terra delle ombre della morte ne fu illuminata143 e il suo grido si innalzò grazie alla risurrezione. Dunque 136

@- Sony, lettere arabe, 17 - Sony, lettere arabe, 13 - Eb 1, 3. Sony, lettere arabe, 35 - Seert - I Cor 1, 25 141 - Ef 2, 14 142 - La teoria del millenarismo è conosciuta e ricordata da Giacomo. Egli però non la ricorda come “storia”, ma come “simbolo”. Sei mila anni indicano sia l'inizio della creazione, sia la liberazione di Adamo dallo sceolo. Sony, omelie arabe, 71, 53, 83, 125, (210, 211). Sony, lettere arabe, 19, 21 143 - Lc 1, 79, Is 9, 42 137 138 139 140

129 Giacomo contro gli eretici

tu vedi che la sua morte è più gloriosa dalle forze che fece. Con le forze che il nostro Signore fece non sradicò la siepe dell’ inimicizia144, e non pagò il debito comune aíu@óiíy. Con la morte della Croce però, Egli salvò tutta la razza umana, riscattò il debito aóiíy e liberò tutti i deportati, tutti gli incarcerati uscirono alla luce, e tutta l’ inimicizia si cambiò in pace e gridò e disse questa espressione: “pace, pace ai lontani, ed ai vicini dice il Signore”145. Egli incominciò con la nascita, e finì con la morte. Ed Egli corruppe il veleno bÑ’Š del drago dalla strada del mondo, e come essa era piena di ira, la circondò e la riempì di pace come cantarono gli angeli al giorno della sua natività: “gloria a Dio nelle altezze e sulla terra la pace”146 Il diofisismo considerava la Croce di Cristo: la Croce dell'uomo147, e voleva che la chiesa sia sigillata nel nome dell'uomo e non nel nome di Dio148. Il diofisismo era d'accordo con satana per confessare che "Dio non è morto"149, era celebre in bestemmie e in insulti contro la maternità di Maria, e negava che Maria fosse la Partoriente di Dio, ma la Partoriente di Cristo come se il Cristo non fosse Dio. - " Non occorre che la Vergine Maria sia chiamata la Partoriente di Dio ma la Partoriente di Cristo. E con questa espressione egli fu smascherato di non conoscere il Cristo: Dio da Dio... E il pagano150 volle in ogni occasione introdurre e ordinare con l'Unigenito di Dio, se egli non fosse rimproverato dalla fede Πιστισ ÷ï=ïÐ ortodossa e lo confuse"151. - "Sappia o ortodosso ascoltatore che questa opinione aóïÈŠò fece crescere questo insegnamento dalla feccia a‹€ò del paganesimo perché l'Unigenito di Dio è Uno"152. "Egli non diventò uomo allegoricamente @óîþîb˙’ ma Egli ci rassomigliò in realtà in tutte le cose fuorché nel peccato "153 Giacomo segue l'Enoticon prima e dopo il suo commento per Severo di Antiochia. L'Enoticon scomunica Calcedonia. Il nostro autore professava la fede "cattolica" dei due primi concili ecumenici. Egli accettò Efeso senza nominarlo nemmeno una volta nelle sue opere, perché Efeso scomunicò Nestorio ed i suoi seguaci. Giacomo scomunica Calcedonia, perché Calcedonia secondo lui usò le stesse espressioni di Nestorio. Giacomo si rallegra con la chiesa. Egli ricorda che i libri degli eretici furono bruciati e i loro “nidi di vipere” furono distrutti. - " L'insegnamento ortodosso di Cristo si rafforzò nella chiesa la filgia della luce.. Essa disprezzò tutti gli insegnamenti della falsità e disprezzò il loro errore e derise le loro parole e consegnò i loro libri affinché le lingue del fuoco li bruciassero, e sradicò e distrusse i loro nidi"154.

144

- Ef 2, 14 - Is 57, 19 - Sony, lettere arabe, 21. Lc 2, 14 - Sony, lettere arabe, 32 - Sony, lettere arabe, 6 149 - Sony, lettere arabe, 41 150 - Nestorio è chiamato pagano a‹ØóÐ@ 151 - Sony, lettere arabe, 19 152 - Sony, lettere arabe, 19 153 - Eb 4, 15. Sony, lettere arabe, 19 154 - Sony, lettere arabe, 19 145 146 147 148

130 Giacomo contro gli eretici

Giacomo accetta i dodici capitoli di san Cirillo - "Adesso chiedo da te o mio signore perfetto in tutto, che la tua santità veda con la tua divina saggezza invincibile che ogni cosa che si dirà d'ora in poi è contenuta e delimitata in ciò che fu detto sopra. Le richieste che tu mi indirizzasti sono: la scomunicazione delle risposte che furono contro i dodici capitoli del beato Cirillo e di colui che è d'accordo con queste risposte e colui che le compose, e chiunque non accetta il libro dell'Enoticon che compose il defunto re Zenone a causa dell'addizione e del rinnovamento che accadde alla vera fede e che ebbe luogo a Calcedonia, e coloro che dividono nell'unico Cristo le nature o le loro proprietà, o le loro opere, e il tomo bàí€ di Leone il vescovo di Roma. Tutte queste (cose) che la tua paternità considerò non sgorgarono da un altro pensiero e non furono pronunciate da un'altra lingua se non da parte di Nestorio lo scomunicato, e da parte di coloro che pensarono secondo la sua opinione dopo e prima di lui, e sono le stesse persone che noi e voi abbiamo scomunicato.. Se i libri di questi saranno cancellati, e il loro insegnamento sarà trascurato, la pace si stabilirebbe nell'universo. Quest’ arma invincibile fu formata dai dodici capitoli e fu orientata da Cirillo il capo dell'accampamento della fede contro quel colpevole e miserabile Nestorio. Dunque colui che combatte questi capitoli cioé Nestorio, combatte contro il beato Cirillo. E questo combattimento apparve in tutto l'universo. Chi abbracciò la caduta, e chi si innalzò sopra la cima della vittoria. Nestorio e i suoi seguaci sono scomunicati universalmente. E sorse come la luce il pensiero del beato Cirillo che lo combatté perché egli era apostolico e sostenva la verità. Dunque colui che osò e compose queste soluzioni contro questi capitoli non significherebbe che egli vuole, se è possibile, costruire le rovine del debole Nestorio, e vuole se può sconfiggere la verità della chiesa universale degli apostoli? E come questo è scomunicato da parte della chiesa che scopa e getta Nestorio e il suo insegnamento fuori come l'immondizia þiŒ. Io però dico non sono scomunicate solamente queste risposte che furono contro questi capitoli, o coloro che compesero queste risposte, ma chiunque non accetta questi capitoli con amore, e anche coloro che li criticano. Colui che dice: io accetto i capitoli deve pensare che essi sono armati con forti scomunicazioni come le frecce sottili per colpire senza pietà chiunque è lontano dalla loro verità. La scomunicazione del beato Cirillo (non) ha bisogno del nostro aiuto per scomunicare anche noi colui che non crede come lui come se fosse non scomunicato. Colui a cui chiedono e non scomunica le risposte contro i capitoli agisce male; colui che accetta i capitoli e non conosce le risposte e i loro autori sono scomunicati dovunque sono citati questi capitoli. Io accetto con amore i capitoli pieni di verità perché essi dichiarono come io credo. Ed io scomunico le risposte che furono contro di essi, coloro che composero le risposte, colui che è obbligato di accettare questi capitoli a causa dell'insistenza umana, o temporalemnte, o per qualsiasi cosa dal cielo o da sotto, colui che li commenta con furbizia in opposizione alla volontà e allo scopo di quel santo loro scrittore. Sappia o mio signore se uno dice: io accetto i dodici capitoli che compose il beato Cirillo, essi tengono il posto di tutte queste cose se egli parla lealmente"155. Giacomo che rifiutò categoricamente tutto ciò che ebbe relazione al diofisismo, fu costretto a sottolineare l'unicità di Cristo: uno indiviso, in Lui non abita nessuno, e nessuno Lo segue. Egli fu incoraggiato dalla liturgia che inneggia ogni giorno il Trisagion: uno è il Padre santo, uno è il Figlio santo e uno è lo Spirito Santo. La teologia cirilliana: Uno dalla Trinità si incarnò, soffrì e morì fu il dogma giacobiano.óïàì@ ”yì ‹iòa@ aòíîóïÜò@ æà@ ‡y 156. Coloro che insegnano il cattolicesimo di Giacomo hanno diritto di considerarlo cattolico basandosi sulla sua fede simile alla fede di san Cirillo. 155 156

- Sony, lettere arabe, 16 - Sony, lettere arabe, 3, 6, 12, 13, 14, 19

131 Giacomo contro gli eretici

Giacomo accetta i canoni del concilio di Calcedonia " A proposito però dei comandamenti @bčä‡˙ÔíÐ e dei canoni @b˙äčíåÔ che furono a Calcedonia, e lì furono onorati coloro che furono onorati, affinché la creatura non si muovesse dall' inimicizia per questa ragione, tentò quel meritevole di buona memoria il re credente Zenone e fece uscire quella cosa che fu rinnovata ed aumentata sulla fede, senza che combattesse contro i canoni ed i decreti @bčä‡˙ÔíÐ, affinché non si rattristassero molti. E così egli la fece uscire con saggezza affinché si pensasse come se essa non esistesse e non fosse mai stata, e nessuno sentisse che essa esistette affinché non sia accettata né contata e né conosciuta nel simbolo @b˙àíyò della fede, affinché (la fede) sia conservata nei suoi canoni senza inimicizia per non perturbare questi che mantengono queste abitudini sopramenzionate”157

Giacomo è un teologo contestato I monofisiti fanatici dubitavano dalla fede di Giacomo Il tempo in cui visse Giacomo era perturbato. Questo diceva: “così” e quell’altro diceva: “così”, e il vero “fedele” non sapeva chi seguire e come agire. Come il poeta di Sarug criticò tutti gli eretici, anche gli altri cristiani dubitavano della fede di Giacomo e lo criticavano. La sfiducia era reciproca, e era il pane quotidiano nella zona di Edessa. Giacomo dunque fu criticato dai monaci "monofisiti fanatici" del monastero di Mor Bassus. Essi lo rimproverarono di non essere fermo e chiaro nella professione della fede ortodossa monofisita come Filosseno di Mabbug. Infatti essi trovarono le sue lettere nelle quali esponeva la sua posizione teologica: "deboli e malate". Ed essi lo consideravano come un eretico e non come un fedele. Questi monaci però permisero a Giacomo, certo con una certa ira teologica, di continuare il suo "insegnamento" tranquillamente, se non voleva scomunicare tutte le teorie cristiane non monofisite, non solamente oralmente come lo fece nel loro monastero quando li visitò, ma per iscrizione mettendo la sua propria firma.158 I monaci monofisiti del convento di Mor Bassus furono assai sconvolti e si misero in collera contro Giacomo che professava l'insegnamento di Cirillo, l'insegnamento dell'Enoticon prima e dopo il suo commento per Severo. Secondo loro Giacomo fu eretico, e non dava il buon esempio alla chiesa monofisita. La posizione monofista fanatica di questi monaci dimostra la moderazione e l’equilibrio teologico di Giacomo: Egli é monofisita severiano, e cattolico cirilliano, mai però monofisita eutichianista simile al monofisismo fanatico dei monaci di Mor Bassus. Il suo unico scopo consiste ad opporsi al diofisismo. - "O signore, nostro signore, noi dichiriamo alla tua paternità che siamo stati molto rattristati dopo aver meditato le tue righe che tu ci scrissisti al giorno in cui tu eri pressso di noi, perché le abbiamo trovate malate, e non sane, morte e non vive, e come noi le trovammo nocive e inutili, ti le mandammo in fretta e supplichiamo la saggezza di Dio che risiede in te, se tu hai la buona volontà in questa opera per la fede, di scriverci perfettamente e di scomunicare nelle tue righe come fece Mor Giovanni il vescovo di Alessandria, e come fece anche l'amatore di Dio Mor Filosseno vescovo di Mabbug che scomunicarono nelle loro righe Diodoro, Teodoro, Teodoreto, Nestorio, Eutichio, il Tomo di Leone il vescovo di Roma, l'addizione, il 157 158

- Sony, lettere arabe, 16 - Sony, lettere arabe, 14

132 Giacomo contro gli eretici

rinnovamento che accadde a Calcedonia, chiunque combatté i dodici capitoli aþÑÔ del beato Cirilllo e chiunque addotta la rifutazione che fu composta contro di loro, chiunque non accetta il libro unificatore dell'Enoticon del defunto re Zenone e tutti coloro che dividono in Cristo le nature, o le loro singolarità aóčî‡ï±, le loro operazioni con il resto degli eretici. Se tu non voi fare questo, scrivici e mantieni con noi la corrispondenza, prendi le tue righe che tu ci scrissisti, esse non ci servono, e scrivici che tu le ricevettisti da noi, e resta in pace ed in tranquillità nel tuo insegnamento. Guarda, tu scomunicasti con il tuo discorso davanti a tutti noi (dicendo): che sia scomunicato dalla Santissima Trinità chiunque dubita dalla vostra fede. E la nostra verità e la nostra vera fede è questa: scomunicare queste persone bàčíåÔ e questi capitoli che noi abbiamo ricordato in questa nostra lettera. Senza questa vera fede, e senza la scomunicazione degli eretici non è possibile che la tranquillità si stabilisca nella chiesa. Essi sono divisi secondo la parola del nostro Signore: tre contre due, e due contro tre159. Se essi si rappacificano per mezzo della tranquillità diventeranno uno in unica unione, se non, essi saranno sotto la collera e senza pace. Sii sano in corpo e in spirito, e prega per noi, o eletto di Dio"160.

Io diofisiti dubitavano della fede di Giacomo "Giacomo di Sarug era di retta fede. Egli crebbe con Barsuma nella scuola di Edessa. Egli confermava ciò che i padri stabilirono a Calcedonia confessando due essenze in Cristo. Quando egli osservò che il re (Anastasio) preferiva la dottrina di Severo e della sua setta, e la forza della loro influenza, abbracciò la loro dottrina, si distaccò dalla sua via, e si ribellò contro la verità. Severo e Akhsnoyo bïåØa (Filosseno) lo stabilì vescovo di Batnan"161.

I calcedonensi dubitavano della fede di Giacomo I calcedonensi di lingua greca conoscevano in Giacomo "due persone": un Giacomo "calcedonense", e un Giacomo "monofisita" cioé "eretico" "Εώτυχίανίσταί χαί ό τουτων χοίνωαί ίοσχορος, χαί λοίπον Σεβήρος, χαί Ιαχωβος, ουχ ό Βατνων ό ορθοδοζος, αλλέτερος.αιρέτιχοσ" "Eutychianistae, eorumque sodalis Disocorus, ac deinde Severus, et Jacobus, non ille Batnorum orthodoxus, sed alius hereticus"162.

I Cirilliani consideravano Giacomo cirilliano L’ insegmaneto di Giacomo sarà simile alle espressioni di san Cirillo di Alessandria. In quanto Cirillo combatte Nestorio. Cirillo sarà il campione della difesa della fede contro l'errore diofisita. In questo caso Giacomo accetta di essere considerato cirilliano cioè anche cattolico.

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- Lc 12, 25 - Sony, lettere arabe, 15 - Liber turris, Maris, Amri et Slibae, de patriarchis nestorianorum commentaria , vol. 2 , Rome1896 1899 , p. 44 ( trad . 38 ) , édit. H. Gismondi - Timothei presbyteri, De iis qui ad ecclesiam accedunt, sive de receptione haereticorum, in PG 86 (1865), edit. J. P. Migne, (col41-42)

133 Giacomo contro gli eretici

Gli studiosi moderni dubitano della fede di Giacomo Gli studiosi moderni anche sono divisi sulla posizione teologica di Giacomo, come erano divisi gli studiosi e gli storici antichi. Alcuni vedono in lui un "cattolico". Infatti tutte le espressione teologiche giacobiane sono coerenti con i decreti dei due primi concili eucumenici che bastavano per la salvezza. Le teorie ulteriori, secondo Giacomo, sono un'addizione aóюìò alla fede.

Giacomo si limita all’insegnamento dei due primi concili ecumenici Giacomo è un teologo che riconosce solamente i due primi concili ecumenici. L’insegnamento del concilio di Nicea e del primo concilio di Costantinopoli basta per la fede. Tutto ciò che venne dopo è “un’addizione”. “Io però accetto questo libro unificatore bä‡ï«, conoscendo la sua forza e la sua ragione. E mi pare che esso attira e fa uscire dalla chiesa l'addizione che fu sulla fede, come se fosse un animale feroce, ed esso la lega e la getta nella perdizione, fuori dell'assemblea bï’íåØ dei fedeli, e sbarra la strada dinanzi affinché non si conteggi con i santi sinodi a†čüäíŽ163, perciò io scomunico l'addizione e divido e pongo la sua porzione con questi che non credono, come anche questo libro la abbandonò fuori della chiesa, affinché sia protetta senza macchia la fede dei trecentodiciotto santi Padri che fu proclamata a Nicea164 bïÕïåi@óÝÝàòa, e dei centocinquanta, che fu decretata óàóyòa@nella città del Regno165, che non accetta l'addizione, quella con la quale tutti i popoli di sotto il cielo si avvicinano al battesimo166 La posizione teologica di Giacomo voleva ritornare alla teologia prima degli scismi. La teologia che non si lascia perturbarsi dalle "parole inutili" che non servono che per allontanarsi dal Signore. La fede dei due primi concicli ecumenici basta per la salvezza. Tutto ciò che avvenne dopo è un' addizione che la fede brucia e che Giacomo rifiuta.

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@- @ač†üäí˙Ž . Giacomo ci meraviglia. Di solito egli insegna che la fede dei due concili ecumenici Nicea e Costantinopoli basta per la fede e tutto ciò che venne dopo questi due concili è un'addizione che il credente deve rifiutare e gettare, qui però sembra che egli riconosce il valore di "altri sinodi" ! @- Il Concilio dei 318 Padri radunati a Nicea nel 325 AD. Esso scomunicò Ario che insegnò che il Cristo è un dio secondario creato. Egli più piccolo dal Padre. Ario il padre dell'adozionismo 165 @- Il Concilio dei 150 Padri radunato a Costantinopoli nel 381 AD. In esso fu assegnato un posto importantissimo a Costantinopoli la capitale del Regno dopo quello di Roma. Il Concilio di Calcedonia riconobbe e confermò questo cambiamento nel 451 AD. Giacomo si rattristò da questo fatto perché il posto di Efeso fu rubato e dato a Costantinopoli 166 @- Giacomo accenna alle addizioni che ebbero luogo prima e dopo il concilio di Calcedonia. Sappiamo che Giacomo riconosce solamente la fede dei due primi concili ecumenici: Nicea e Costantinopoli. Sony, lettere arabe, 16 . Sony, Esamerone, 131-132 164

134 Giacomo contro gli eretici

Giacomo crea gli inciampi agli studiosi antichi e moderni Alcuni studiosi dicono che le opere giacobiane furono manipolate. Tra questi autori citiamo Assemani167, Armalet168, e Peeters169 che, per considerare il nostro dottore “calcedonense e cattolico”, affermarono che le sue opere furono manipolate dai copisti monofisiti, basandosi senza ragione secondo noi, su qualche argomento sbagliato in tale lettera o in tale omelia. Lo studio di questi autori antichi e moderni si concludeva così: le lettere e le omelie di Giacomo furono sfigurate dai monofisiti, e per conseguenza le opere giacobiane non sono autentiche a causa della manipolazione monofisita che le sfigurò e le diedero un carattere monofisita. Giacomo era e sarà l'oggetto dell'inciampo per gli studiosi. Basta pensare alla teoria di Timoteo di Costantinopoli che girava nell’antichità cristiana e che voleva presentare due “Giacomi”: uno calcedonense e un altro ortodosso cioé monofista. - “il corpo della chiesa apostolica era strappato: questo diceva così, qull'altro diceva così. La gente era perplessa. E non si sapeva più come agire e come comportarsi”170. - “Sala la mia parola per essere gustata da colui che l'ascolta e quando essa si ripeterà non si imputridirà perché essa è senza ornamento. Getta sulle mie omelie il sale del tuo amore e bruciale per non imputridirsi se saranno abbandonate durante le lunghe generazioni. Che la mia parola sia gustata quando sarà ripetuta dopo di me, e quando sarà studiata dai maestri non sia biasimata. Che siano sconfitti per essa anche i saggi e che non la biasimino e che i discutenti l'accettino perché essa non è furba che la Forza del tuo amore raggiunga la semplicità per trionfare e sconfiggere coloro che l'accusano e la biasimano Quando la parola è salata, il suo gusto è sano, e se essa si ripeterà miriadi di volte non sarà biasimata che il sale di Gesù sali i miei temi con il suo gusto, e che la passione della sua morte sia lo scopo di tutte le mie parole io purifico la mia lingua con l'intercessione della semplicità e stendeo i miei canti per lodare con semplicità La Croce del Figlio fu resa l'Albero del frutto della mia parola, e da Essa io colgo la frutta affinché la sua chiesa se ne diletti"171 Tutti gli studiosi moderni orientali e occidentali vogliono possedere Giacomo. Tutti hanno forse le loro ragioni di considerarlo un membro dei loro gruppi. In realtà tutti gli orientali, forse eccetto i diofisiti che lo conosiderarono un giorno uno di loro, registrano Giacomo sull'elenco dei loro dottori. - "If the monophysites revere him as their saint, they do so on good grounds. And if, biginning with Timotheus Constantinopolitanus in the early seventh century, catholic autors regard him as one of their number, they too in a sense, are entitled to do so. In sense, for Jacob in his Christology has not written a single positive word that is not to be found in Cyril of Alexandria as well. But whereas Divine grace allowed the latter to die before 451, if fell to the lot of the

167 168 169 170 171

- J. S. Assemani, Bibliotheca orientalis clementino-vaticana, tom. I, Romae 1719 - 1946 ‫ﻟﺒﻨﺎﻥ‬-‫ ﺟﻮﻧﻴﺔ‬،‫ ﲝﺚ ﺍﻣﻨﺘﻘﺎﺩﻱ ﺗﺎﺭﳜﻲ ﺩﻳﲏ‬،‫ ﻣﺎﺭ ﻳﻌﻘﻮﺏ ﺍﻟﺴﺮﻭﺟﻲ ﺍﳌﻠﻔﺎﻥ‬،(‫ﺍﺳﺤﻖ ﺍﺭﻣﻠﺔ )ﺍﳋﻮﺭﻱ‬ - Peeters P. , Jacques de Saroug appartient - il à la secte monophysite, in AB 66 ( 1948 ) , pp. 134 - 198 - Sony, lettere arabe, 17 - Sony, omelie arabe, 176

135 Giacomo contro gli eretici

former to be born in the very year in which the Council met, whose formula was henceforth to be the touchstone of the orthodox creed"172. Giacomo mantiene il principio dell'amore nel campo teologico. L'amore può parlare di Dio senza delimitarLo o scrutarLo. Tutto ciò che dice l'amore non è biasimato. - "Il nostro Signore è la luce per colui che Lo ama, ma Egli è il fuoco per colui che lo scruta"173 - "Toute la thèse ingénieuse e raffinée de P: Peeters avec toutes ses insinuations, sa confiance en soi e son refus de simplemente écouter cetains témoignages, tout ce plaidoyer véhémente e pathétique se trahit lui-même dans cette malfaçon come l'essai avorté d'un auteur pour se conviancre soi-même et les autres, envers e contre tout de ce qui n'est pas vrai, mai qui, néanmoins doit être vrai"174. - "Pour lui, de même che pour l'abbé Lazare, c'est ou chalcédonien, ou monofysite, tertium non datur. Mais Jacques dont le système est composé d'une part di cristologie cyrillienne et d'autre part de convictions religieuses de tendance éphremienne, connaît lui qui vit dans deux mondes, une trisième possibilité. Quand ses contemporains inquisistoriaux limitent les possibilités a deux, la cristologie alexandrine qu'il s'est approprié le pousse naturellement à une confession de foi monophysite, mais à peine s'est-il prononcé sous une pression extérieure e non sans hésitation de sa part, aussitôt le tenant del docta ignorantia 175 se rétracte, repris per la nostalgie de l'Eglise pré-nestorienne, dans le silence devant le mystère ineffable de l'incarnation"176. Giacomo appartiene a questo gruppo di persone di mente a-dogmatica che crede all'Assoluto senza scrutare. Egli è convinto della relatività delle formule anche quelle ben pesate nel campo teologico: questo dice così, e quell'altro dice: così, alla fine tutti credono e adorano il Miracolo come lo chiamò Isaia. Giacomo si protegge nel silenzio e nell'ammirare del Mistero e nell'ironia contro i fanatici. - "Qundo Dio fa una cosa volontariamente, non dire mai: @b˙åÙîa@N@æ˙Ùîa@N@çí˙¾ perché?, come? E per quale ragione? La sua forza non è legata a un limite per indicare la maniera del suo agire. La sua forza è assoluta bî‹’@e non è limitata da nessun limite"177. Giacomo contesta la discussione e promise alla chiesa di non discutere. Egli imita la sua chiesa che dice: - "Non permetto che le questioni crescano in me né la discussione innalzare il suo capo tra i miei cori. Ogni contesa che corre in me la schiaffeggio e non permetto che il seme della scissione cresca"178.

172

- Jansma T. , the credo of Jacob of Serugh: a return to Nicea and Constantinople, in NAK 44 (1960), pp. 18 - 36 - Sony, omelie arabe, 127 - Jansma T., Encore le credo de Jacques de Saroug. Nouvelles recherches sur l'argument historique concernant son orthodoxie, in OS 10 ( 1965 ), pp.236 175 - Ephräem, des heiligen Ephream des Syrers Hymnen de Fide, Louvain 1955 (CSCO Vol. 154 - 155); édit . E. Beck. Hymne II, 5 Al seguito di sant' Efrem. Giacomo scrive: "sii ignorante per diventare saggio nel Signore" (I Cor 1, 1825). Sony, lettere arabe, 2 176 - Jansma T., Encore le credo de Jacques de Saroug. Nouvelles recherches sur l'argument historique concernent son orthodoxie, in OS 10 ( 1965 ), pp.355 177 - Sony, omelie arabe, 57 178 - Sony, omelie arabe, 134 173 174

136 Giacomo contro gli eretici

La fede di Giacomo è il frutto della grazia Giacomo cammina sulle orme dei padri della chiesa179. Ma nel campo della fede Giacomo ci meraviglia e ci sorprende. Egli professa la fede personale. Giacomo si difende e confuta coloro che lo tentavano o lo consideravano una persona che cambia facilmente la posizione e la dottrina. La sua lettera 14 chiarisce la sua stabile e la sua “standard” posizione: “l’oppositore dichiarato contro il diofisismo”. Questa posiszione è il frutto e l’opera della grazia di Dio. Dunque né l’Enoticon, né Severo, né Cirillo ebbero influenza su Giacomo. “I casti fratelli dal santo monastero della vostra paternità si avvicinarono a me tentandomi e dicendo: "noi vogliamo, o mio signore, farci conoscere con le tue righe, o signore se tu scomunichi Diodoro @aŠì†í˙î†, e Teodoro aŠì†aò: questi furono la causa dello scandalo per il vero insegnamento della fede. Io però senza rattristarmi @Ö˙ïÈòòa a causa di questa grande richiesta che mi fu rivolta, sgridai allora il mio pensiero affinché non cadessi nella trappola dell'orgoglio … Che non si pensi che io propongo queste (cose) recentemente @ó˙îaò‡y, perciò faccio sapere alla tua castità, che prima di quarantacinque anni, quando abitavo nella città di Edessa per le letture @b˙åîhÔ dei divini Libri. E in quello stesso tempo, i libri dell'empio Diodoro si traducevano dal greco in siriaco, ed esisteva nella città la scuola dei Persiani che tenevano l'insegnamento dell'ignorante Diodoro @‘Šì†b˙î† con molto amore. E con quella scuola @ýíÙ˙Ž, tutto l'oriente si corruppe @Þ˙jyòa.. io ero come un fanciullo @b˙ï݀ bisognoso dell'insegnamento. Io incontrai uno di questi libri di Diodoro@@‘Š†b˙î† e lo trovai pieno di tutte le scissioni @b˙U§íÐ e di tutti i sensi @þØčí˙Ž molto lontani dalla verità. Ed al posto di "un" Cristo, egli annunzia "due" nei suoi libri. Io però subito, senza l'influenza @aòíä‡˙jÉà degli altri, ma con la Grazia di Dio posseditrice di tutto con le sue misericordie verso di noi tutti, temetti quell'insegnamento diviso e scismatico, e lo considerai come se fosse il nidoc @b˙åÔ pieno di vipere @b˙åàhy. E subito, io dissi da me stesso, senza che nessuno mi chiedesse: è scomunicato quest' uomo, ed il suo insegnamento, ed io anche se sono d'accordo con lui. Ed io rimasi in questa opinione @aó˙ïÈŠò , mentre io ero biasimato dai Persiani che tenevano molto a tale insegnamento molto lontano dalla verità.. Perciò come dicevo prima, adesso ripeto anche che sia scomunicato: Nestorio ed Eutichio e chiunque è d'accordo con il loro insegnamento d'iniquità”180. - “Io accetto con amore i capitoli (di Cirillo) pieni di verità perché essi dichiarono come io credo”181. - "Nulla si rinnovò in me, io l'indegno, e il più debole degli uomini. Ed io non imparò dal libro dell'Enoticon ciò che non sapevo. Ed io non resi la fede del santo patriarca (Severo) un'addizione alla mia fede. Adesso io sono ciò che io ero nel passato"182. Chesnut sconvolta dalla posizione teologica di Giacomo, critica il suo sistema teologico "tradizionale" e lo trova "imperfetto": " It is unsatisfactory in many areas. Furthmore, while he actually uses the language of the monophysites side of the Cristological controversy , th monophysism to which he holds is incomplet if judged y the standards of both Severus as Philoxenus. Jesus, in his system does not seem fully human , in spite of his affirmation to the contrary..Further Jacob does not have an adequate version of the union between God and man in C, relying as he does on an unclear 179 180 181 182

- Sony, lettere arabe, 6 - Sony, lettere arabe, 14 - Sony, lettere arabe, 16 - Sony, lettere arabe, 17

137 Giacomo contro gli eretici

notion of the mixture between the two. His theory of the human schema of the Word seems to make th humanity merely modal. All in all, Jacob-position is one which, upon reflection, appears to me to have been rightfully worthy of rejection by both Calcedonians and such monophysite theologians as Severus and Philoxenus".183 Chesnut, come gli altri moderni studiosi, non vuole sapere che Giacomo è un pastore e se egli deve fare il teologo, lo farà con moderazione e forse con ironia velatosi come Mosè sotto le sue figure e immagini poetiche. Perciò occorre leggere tutte le sue omelie e tutte le sue lettere, e non scegliere una parte per giustificare o condannare il suo metodo. La carne "sbranata", come spiega Giacomo nella sua esegesi, non si offre come sacrificio. Questi studi parziali, così detti razionali non offrono alcun interesse ai lettori, quando sbranano le opere di Giacomo. Il fanatismo teologico non vuol riconoscere in Giacomo colui che ama, e porge la guancia, e accetta che le sue "opere" siano bruciate e non rattristare nessuno. Il fanatismo teologico non vuol sapere che Giacomo non è come Filosseno di Mabbug nemmeno come gli altri fanatici teologi. Giacomo è un teologo moderato che ammira il Verbo-Miracolo. La moderazione teologica giacobiana riconosce il diritto della libertà: ognuno può esprimere la sua opinione in tale o in tale maniera, a condizione di esprimerla con amore, perché tutto ciò che l'amore dice non è biasimato. Non sarebbe giusto anche che i teologi moderni riconoscano a Giacomo lo stesso diritto, come fecero i monaci del monastero di Mor Bassus che scrissero a Giacomo: - " O nostro signore, mio signore, noi dichiaramo alla tua paternità che siamo stati molto rattristati dopo aver meditato queste righe che tu ci scrivesti quando stavi presso di noi, perché noi le trovammo malate e non sane e morte e non viventi, e quando vedemmo che sono dannose e non utili, ci siamo affrettati e te le mandammo, supplicando la saggezza di Dio che sta in te, se tu hai una buona volontà in quest'opera che riguarda la fede, scrivici integralmente @óîbïÝá“˙à e scomunica con le tue righe, come fece Mor Giovanni il vescovo di Alessandria, e come fece anche l'amatore di Dio Mor Filosseno il vescovo di Mabbug che scomunicarono nelle loro righe: Diodoro ‘Šì‡î†, e Teodoro ‘Šì†aò, e Teodoreto b=îŠì†aò, e Nestorio ÷î‹=ä, ed Eutichio bØí€ìa, ed il Tomo di Leone il vescovo di Roma, e l'addizione, e il rinnovamento che fu a Calcedonia bäì‡ÕÝØ, e chiunque fece dissoluzione dei dodici capitoli del beato Cirillo, e chiunque è d'accordo con la loro dissoluzione, e chiunque non accetta il libro "unificatore @bä‡˙ï«" dell'Enoticon del re Zenone, che Dio abbia la sua anima @b“˙Ñä@|ï˙ä†, e tutti quanti che dividono nell'unico Cristo le nature o le loro singolarità @aó˙čî‡ï±a o le loro operazioni @aòčíä‡˙jÉà con il resto di tutti gli eretici í@ ˙Õï€gû. Se tu non vuoi fare queste (cose) e scriverci e mandarcele prendi le tue righe che facesti, queste che non ne abbiamo bisogno, e scrivici che tu le ricevesti da noi, e resta in tranquillità e in pace nel tuo insegnamento. Guarda però, tu scomunicasti davanti a noi con la tua parola: "che sia scomunicato dalla santissima Trinità chiunque dubita dalla vostra verità e dalla vostra fede"184. Ascoltiamo Giacomo che si qualifica dell’ ignorante che: “conosce sapere che egli non conosce”. Giacomo considera questa qualità un “dono” del Signore: - “Ed adesso dopo che tutta la creatura fu illuminata per il Figlio di Dio, i maestri che errarono introdussero e posero un altro con Lui. I pagani credettero che Egli è il Figlio di Dio appeso sul legno, ed eccoli che Lo adorano perché Egli è Dio con il suo Generatore. Ed ecco gli abitanti della casa della fede impazziti e impauriti di dire: Dio è morto affinché non sia disonorato!... O 183

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- Chesnut R.C., Three Monophisyte christologies, Severus of Antioch Philoxenus of Mabbug and Jacob of Sarug, Oxford 1976 , pp . 113 - 114. - Sony, lettere arabe, 15

138 Giacomo contro gli eretici

saggio, se Egli è uomo, non l'adora, e se Egli è Dio che venne nella carne non vergognarti da Lui...Io lo conosco sempre Dio, e credo che sia il Figlio di Dio senza discussione. Esistono i maestri, i saggi, i disputatori, ed esistono i Greci, ed esistono coloro che si confidano nella conoscenza. Io, l' indegno, non (sono) saggio, non discuto, io non conosco scrutare il Figlio di Dio, per me Egli é Dio nato nella carne dalla figlia di Davide anche se Egli sta tra le soffernze della crocifissione. Quando i saggi trattano la sua Storia, io non mi avvicino: io, l'ignorante Ιδιοτα b€íî†û cosa ho da fare con i saggi? Quando i maestri scrutano la sua storia, io conobbi tacere þ’a perché io sono straniero alla cultura e alla saggezza. Quando gli scienziati lo discutono, io non ascolto perché non mi appoggio sulla conoscenza che scruta il Figlio… Io non imparai il linguaggio di quello che dice: Dio non è appeso sulla Croce. E colui che pensa avere compreso il Figlio come limitato, mi è straniero perché non lo conosco...Io parlo del Figlio di Dio con il linguaggio della fede, e non conosco un'altra cosa. E come esistono nel mondo dei maestri, dei saggi e degli esegeti, ciascuno di loro parla secondo la sua conoscenza. La mia conoscenza salì fino a questo grado: essa comprende e conosce che il Figlio di Dio è indescrivibile. E non voglio salire un altro grado, perché conobbi se io volli non potrei. Non corro per prendere il vento con i passi aóÉčÐ, perché sono convinto che se corro, non raggiungerei. Non oso misurare il mare, e contare la sua sabbia, perché conosco con quale palma l'onda fu contata185. Non pretendo misurare il firmamento e sondare l'abisso perché non dimentico che io sono limitato in tre cubiti æčïàa@ . Non desidero toccare il fuoco e la fiamma perché ho un corpo che ha molto paura della bruciatura. Non pretendo limitare il Figlio di Dio, mi é sufficente che io l'abbia conosciuto (come) Illimitato. E grazie a questa soluzione io ebbi saputo che Egli é Illimitato, e questo mi è un dono che mi tranquillizza per non scrutare. Se io continuo a pensare che io (Lo) limito, sarei affaticato perché io voglio e non posso. Il nostro Signore mi diede un dono pieno di luce: io seppi conoscere che io non conosco scrutare il Figlio... Che i maestri cessino di scrutare il Figlio di Dio, perché la sua storia è nascosta agli oratori ed agli ascoltatori. La sua omelia supera i razionali e gli irrazionali, e scrutarLo è nascosto ai superiori e agli inferiori... Nessuno trova il Cristo fuori il suo Padre, e chi osa toccare il seno della fiamma? Colui che avanza per scrutare il Figlio, disonora il Padre perché Egli è nascosto nel suo Generatore ed è glorificato e nascosto a tutti. Chi osa legare i raggi del sole? O chi, se vuole, può cacciare il sole? Chi è quello che si impazzì così ed osò tenere corporalmente con le sue dita la luce? Il sole sta in alto e il suo sorgere scende presso di noi, non per tenerlo ma per godere della sua luce...Il Salvatore sorse nel mondo per illuminare gli uomini, e come Egli era con noi, era presso il suo Padre nel suo sublime luogo...Tu calmati come è calmo il mare di sopra186, e che le onde dei maestri non ti turbino con le loro discussioni"187.

185 186 187

- Is 40, 12-13 - Sony, omelie arabe, 71. Sony, Esamerone, p. 468 - Sony, omelie arabe, 94

Giacomo detesta la discussione

XIV. Giacomo detesta la discussione Giacomo rifiuta qualsiasi discussione sul Verbo di Dio Il Cristo è Miracolo1, se tu delimiti il Cristo diventerai miracolo2. Ciò che non accettano i Libri, né la chiesa. Secondo Giacomo, bisogna solamente ammirare il Cristo. L'ignoranza è la vera saggezza nel Signore3. Il credente è chiamato a credere non a spiegare "colui che crede in Lui vivrà.. e colui che Lo scruta si soffocherà"4. La discussione significa che l'anima perse il Cristo. Quando l’anima Lo cerca senza amore sbaglia.!. L'anima Vergine non dovrebbe permettere alla discussione di sposarla. Se essa vuole rimanere vergine, il Cristo si incarnerà in essa come si incarnò nel seno della Vergine Maria5. Il Cristo venne per salvare non per essere discusso. Egli non purifica i macchiati che aprono le loro bocche e allungano le loro lingue contro di Lui6. - "La profezia lo chiamò Miracolo7 perché non si spiega, Miracolo perché la Vergine partorì senza matrimonio, Miracolo perché Egli abitò nel seno della Madre Vergine. E non si trasportò dal seno del suo Padre Santissimo...Perciò che l'anima discernente cessi la discussione e si riempia della meraviglia di Cristo che è Miracolo. Colui che scruta il Generato inscrutabile non esiste nella sua anima il Miracolo, cioé non esiste in lui il Cristo. Se Egli esisteva in lui, egli non L'avrebbe scrutato. Se egli non Lo perse, non L'avrebbe cercato. Se egli emise una richiesta sul Miracolo, perderà il Miracolo, allora Lo cerca perché Egli non esiste in lui. Dunque o anima sforzati per ammirare, amare, adorare e resta nel Miracolo inscrutabile che è il Cristo inscrutabile.. Caccia e fai uscire da te tutte le opinioni di scandalo, apra la tua intelligenza al Miracolo per abitare in te essendo completo 7»@ ‡Ø come Egli abitò nel seno della Vergine essendo sigillato@ âîóy@ ‡Ø@ . La Vergine non fu conosciuta âÙy dall'uomo. Se l'uomo l'avesse conosciuta, il Miracolo non avrebbe abitato in Essa. E che la discussione non muova l'anima discernente. Se la discussione entra in essa, non sarà idonea bÕю per il Miracolo. L'anima che sta nell' ammirazione senza discussione è Vergine che porta il Miracolo senza matrimonio. E se essa incominciò a scrutare, si sottomise a sposarsi, e se sposa la controversia, la sua verginità è sciolta, e il Miracolo non esiste in essa. Dunque che il Cristo sia amato con la fede che la discussione non sposò ÞÉi come Egli abitò nel ventre della Giovane che non conobbe il matrimonio. La fede ama il Cristo, Lo conosce uno, e Lo ricnosce il Figlio di Dio"8.

1

- Is 9, 6 - Sony, lettere arabe, 2 - Sony, lettere arabe, 2 - Sony, lettere arabe, 2 - Sony, lettere arabe, 3 6 - Sony, lettere arabe, 26 7 - Is 6, 9 8 - Sony, lettere arabe, 3 2 3 4 5

Giacomo detesta la discussione

La "docta ignorantia" La vera saggezza è l'ignoranza della Croce, predicata e vissuta dagli apostoli che erano semplici, e "ignoranti pescatori"9. La "docta ignorantia giacobiana" è l'eredità di san Paolo10, addottata da sant' Efrem11 che Giacomo conservò come un prezioso patrimonio. - "Tu che pretendi scrutare la via dell'Economia di Cristo, metti un limite alla tua richiesta, e non deluderti per chiedere ciò che è impossibile, e non avanzare verso ciò che è irraggiungibile. La strada di Cristo supera la natura, tu invece sei incarcerato, e limitato sotto la natura. E tu non poi limitare con la tua parola la strada illimitata. Sono riconosciute le cose che sono limitate da un limite. E conosciute sono quelle che non si sottomettono al limite. Non è perché l'aquila vola che essa può volare e innalzarsi come vuole. Si trova un limite che l'impedisce, e la ferma affinché non raggiunga il luogo dove l'ala dell'uccello non può volare. Non è perché tu hai un'intelligenza che vola, ed è facile ad essa di calpestare, di innalzarsi sulla cima delle creature, e di vantarsi di avere il potere di limitare il Creatore con la funzione dei suoi deboli pensieri. L'ala dell'aquila è impedita per non superare il luogo che si trova sotto il firmamento. E la corsa dell'intelligenza si ferma, e non oltrepassa al di là dell'alta strada di Cristo..La Vergine partorì. Che cosa tu dici? Non parlare secondo la natura. Non osare spiegare. La natura fu sconfitta. Secondo la natura non esiste un figlio per una Vergine. Ammira dunque l'Economia, e non lottare con la natura...E perciò la profezia Lo chiamò: Miracolo12 perché la strada della sua Economia corporale è piena di meraviglia. Se tu limiti il Cristo come tu pensi, tu il debole, e il timoroso, bisogna che noi ti chiamiamo il miracolo. Se tu limiti il Cristo, non è più Miracolo, e tu ti avresti attribuito il suo nome. E adesso occorre ammirarti perché tu limitasti l'Illimitato, e scrutasti l'Inscrutabile e sondasti l'Insondabile...O colto a‹ÑŽ non errarti te stesso, o fango plasmato non avventurare contro la forte onda. Emmanuele si descrive con meraviglia, e non si spiega con la discussione.. E colui che crede, vivrà, e colui che vuole scrutarLo si soffoca. La fede si delleta, e la discussione si brucia... Tu adesso o saggio se tu voi parlarne, sii ignorante per diventare saggio nel Signore bî‹ @ báïÙy@ aìûò†@ þَ@ ÚÜ@ ñìû. La sagezza non ha il potere sulla strada dell'Economia dell'Unigenito. Io ti ammiro, perché tu vedi l'aquila volare e non ti è facile di scrutare la sua strada. E tu guardi la barca che cammina sulle onde dei mari, e tu non poi indicare la strada che percorre. E queste (cose) sono creature che perccorrono nelle altre creature. Esse seguono l'ordine della natura, e si muovono secondo il limite, e la strada che percorrono ti è nascosta. A proposito del Figlio che è incomprensibile, e che la sua strada supera l'intelligenza degli angeli, ecco che tu osi e pensi avere la possibilità di scrutare la sua strada che non si sottomette allo scrutare!. Che il Cristo non sia squarciato nella tua bocca, perché i Libri non Lo stracciano. Unico à l'Unigenito dal Padre e dalla Vergine"13.

Giacomo seppe conoscere: non conoscere scrutare il Verbo Giacomo non si rattrista quando non partecipa alle discussioni dei così detti teologi saggi che sono in realtà falsi perché essi discutono per discutere. Egli si allontana dalla discussione e si confida nella fede e nella saggezza dell'ignoranza. 9

- Mt 4, 19 - I Cor 1, 18-25 - Ephraëm, des heiligen Ephraëam des Syrers Hymnen de Fide, Louvain 1955 (CSCO vol. 154 - 155); édit. E. Beck. Hymne II, 5 - Is 9, 6 - Sony, lettere arabe, 2

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Giacomo detesta la discussione

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"Ed adesso dopo che tutta la creatura fu illuminata per il Figlio di Dio, i “maestri” che errarono introdussero e posero un altro con Lui. I pagani credettero che Egli è il Figlio di Dio appeso sul legno, ed eccoli che lo adorano perché Egli è Dio con il suo Generatore. Ed ecco gli abitanti della casa della fede impazziti e impauriti per dire: Dio è morto affinché non sia disonorato!... O “saggio”, se Egli è uomo, non l'adora, e se Egli è Dio che venne nella carne non vergognarti da Lui..Attenzione, per non fare una macchia nella bellezza della tua fede, perché la fede vide il Figlio di Dio sulla Croce...Io lo conosco sempre Dio, e credo che sia il Figlio di Dio senza discussione. Esistono i “maestri, i saggi, i disputatori”, ed esistono i “Greci”14, ed esistono coloro che si confidano nella conoscenza. Io, l' indegno, non (sono) saggio, e non discuto, e io non conosco scrutare il Figlio di Dio, per me Egli é Dio nato nella carne dalla Figlia di Davide anche se Egli sta tra le soffernze della crocifissione. Quando i “saggi” trattano la sua Storia, io non mi avvicino: io, l'ignorante Ιδιοτα b€íî†û cosa ho da fare con i saggi? Quando i maestri scrutano la sua Storia, io conobbi tacere þ’a perché io sono straniero alla cultura e alla saggezza. Quando gli scienziati lo discutono, io non ascolto perché non mi appoggio sulla conoscenza che scruta il Figlio. E dovunque vogliono dividere l'Unigenito, io sono molto ignorante Þ"È@; e non conosco ciò che dicono. E dovunqe negano la sua "corporalità" ûòíä‹vÐ@, io divento sordo, e non ho l'orecchio che ascolta i loro commenti. Io non imparai il linguaggio di quello che dice: “Dio non è appeso sulla Croce”. E colui che pensa avere compreso il Figlio come Limitato, mi è straniero perché non lo conosco...Io parlo del Figlio di Dio con il linguaggio della fede, e non conosco un'altra cosa. E come esistono nel mondo dei “maestri, dei saggi e degli esegeti”, ciascuno di loro parla secondo la sua conoscenza. La mia conoscenza salì fino a questo grado: essa comprende e conosce che il Figlio di Dio è indescrivibile. E non voglio salire un altro grado, perché conobbi se io volli non potrei. Non corro per prendere il vento con i passi aóÉčÐ, perché sono convinto che se corro, non raggiungerei. Non oso misurare il mare, e contare la sua sabbia, perché conosco con quale palma l'onda fu contata15. Non pretendo misurare il firmamento e sondare l'abisso perché non dimentico che io sono limitato in tre cubiti æčïàa@ . Non desidero toccare il fuoco e la fiamma perché ho un corpo che ha molto paura della bruciatura. Non pretendo limitare il Figlio di Dio, mi é sufficiente che io l'abbia conosciuto (come) Illimitato. E grazie a questa soluzione io ebbi saputo che Egli é Illimitato, e questo mi è un dono che mi tranquillizza per non scrutare. Se io continuo a pensre che io (Lo) limito, sarei affaticato perché io voglio e non posso. Il nostro Signore mi diede un dono pieno di luce: io seppi conoscere che io non conosco scrutare il Figlio. Il suo Padre Lo conosce come Egli conosce il suo Padre, gloria al Padre che conosce il Figlio che non si scruta. Che i maestri cessino di scrutare il Figlio di Dio, perché la sua Storia è nascosta agli oratori ed agli ascoltatori. La sua Omelia supera i razionali e gli irrazionali, e scrutarlo è nascosto ai superiori e agli inferiori... Nessuno trova il Cristo fuori il suo Padre, e chi osa toccare il seno della fiamma? Colui che avanza per scrutare il Figlio, disonora il Padre perché Egli è nascosto nel suo Generatore ed è glorificato e nascosto a tutti. Chi osa legare i raggi del sole? O chi, se vuole, può cacciare il sole? Chi è quello che si impazzì così ed osò tenere corporalmente con le sue dita la luce? Il sole sta in

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- Per i Greci, Giacomo intende i calcedonensi in particolare, e la cultura teologica dell'occidente in generale adottata dai diofisiti. I Greci corruppero la chiesa siriaca e causarono la chiusura della scuola di Edessa. - Is 40, 12-13

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alto e il suo sorgere scende presso di noi, non per tenerlo ma per godere della sua luce...Tu calmati come è calmo il mare di sopra16, e che le onde dei maestri non ti turbino con le loro discussioni"17.

Il Miracolo si incarna nell’anima vergine che non discute Nel suo linguaggio teologico Giacomo rifiuta l'uso dei verbi scrutare, spiegare, cercare, descrivere, discutere: âÙyòa@NÞÝà@N•Š†@NÚïŽ@NáÕÈ Il vero teologo, secondo Giacomo, deve parlare con umiltà e solamente dell'Esistenza di Dio, non della sua Essenza. Il vero teologo e il vero fedele è colui che ama e loda il Signore che Isaia chiama: il Miracolo18 a‹àì†. - "Perciò che l'anima discernente si meravigli, e smetta la discussione. Il Cristo é il Miracolo a‹àì† E che essa si riempia dal Miracolo che é il Cristo. Colui che scruta adi@ il Generato inscrutabile, il Miracolo non esiste nella sua anima, cioé il Cristo non esiste in lui. Se esisteva in lui, egli non L'avrebbe scrutato. Se egli non L'aveva perso, non L'avrebbe cercato. Se egli interroga a proposito del Miracolo, perderà il Miracolo, perciò egli Lo cerca perché non esiste in lui. Dunque o anima sforzati per meravigliarti, occupati di amare, svegliati per adorare, stai con meraviglia irremovibile cioé in Cristo che è insondabile. Non cadere dalla meraviglia affinché non ti incontrino i pensieri che diranno: “chi salì al cielo, e fece scendere il Cristo, e chi scese nello sceol e fece salire il Cristo dai morti?”19. Getta dunque da te stesso aóî tutti i pensieri turbati, caccia e fai uscire da te tutte le opinioni dello scandalo, apra la porta della tua intellgenza bäìû@ al Miracolo affinché Egli abiti in te perfettamente come abitò nel seno della Vergine essendo sigillato âîóy@ La Vergine non fu conosciuta âÙy@dall'uomo, se egli l'avrebbe conosciuta, il Miracolo non scenderebbe in Essa. Che la disputa @ båî‹y@ non muova l'anima discernente. Se la disputa entra in essa, non conterrà Öю@ più il Miracolo. L'anima che sta in ammirazione senza discussione b’Š† é una vergine che porta il Miracolo senza matrimonio. Se essa incomincia a discutere áÕÈòa@, si abbasserà al matrimonio. E se essa sposa la discussione bjÔíÈ, la sua verginità si scioglierà ñŠó’a@ , e il Miracolo non sussisterà in essa. Che il Cristo dunque sia amato con la fede che non sposa la discussione båî‹y@ , come Egli abitò nel ventre della Giovane aóï݀ che non esperimentò il matrimonio"20.

Il “saggio” orgoglioso pretende limitare l’Illimitato Miracolo Giacomo deride il "saggio" orgoglioso che, filosofando â˙˙Ùyòa, pretende limitare l'illimitato: il Cristo. La saggezza in questo caso è usata nel senso negativo. Essa é il sinonimo dell'orgoglio intelletuale. Per essere un vero saggio bisogna spogliarsi dall'orgoglio. - "E perciò la profezia lo chiamò il Miracolo, perché la via della sua Economia nel corpo é piena di meraviglia. Se tu, il debole e il perturbato limitasti il Cristo come pensasti 5Ž , dunque é necessario che tu sia chiamato miracolo, e il Cristo non é più il Miracolo, se Egli si limitò, tu 16 17 18 19 20

- Il mare di sopra il firmamento è calmo e senza pesci. Sony, Esamerone, p. 468 - Sony, omelie arabe, 94 - Is 9, 6 - Rm 10, 6, Gv 3, 13, Sal 107, 26 - Sony, lettere arabe, 3

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attribuisti il suo nome, ed adesso bisogna ammirarti perché tu limitasti Colui che é l'Illimitato e scrutasti adi@ Colui che é l'Inscrutabile e discutesti @áÕÈ@ Colui che é l'Indiscutabile. E l'illimitata via tu la posesti sotto il limite. Ed ecco che tu descrivi con la tua parola, spiegando Quello che il profeta temette e disse essendo meravigliato: “chi descriverà la sua generazione”21

Il linguaggio dell'amore non è biasimato - "Il Signore è obbligato di nutrire anche i cani bčjÝØ, e come Egli ama molto i figli, vivifica anche i cani...Io accetto di essere un cane, e Tu sarai il mio padrone, nutri dunque il tuo possedimento dalle tue briciole. I cani mangiano dalle briciole dei figli, o mio Signore bisogna nutrire l'erede e il possedimento22.. Colui che ama non è biasimato anche se osa, tutto ciò che dice l'amore al suo possedimento è accettabile. L'amore attirò la Cananea al nostro Signore, perciò la sua discussione fu accettata. Quando Egli insegnava, nessuno Gli rispondeva eccetto questa piena di amore e di fede. Con le sue parole confutava gli scribi del popolo e i disputatori, ma quando l'amore si fermò per discutere con Lui, Egli perse essendo contento"23. - "O Figlio di Dio, tutti i tuoi attribuiti aóčïÝî† sono meravigliosi, aiutami a parlare di Te con discernimento. Che il tuo amore mi muova per ammirare le tue glorie, e che la mia bocca ti lodi quando io confesso che tu sei inscrutabile...Tu sei Dio, e tu sei Figlio dell'uomo, chi Ti descrive?, Tu sei dal Padre e da Maria, e chi ti discute? Che i “maestri” tacciano, ecco i pescatori dei pesci24 che Ti presero per parlre di Te con semplicità nel mondo intero. Che la sagezza dei “filosofi” bÐíŽíÝïÐ chiuda la sua bocca, perché la Novella aò5Ž si propagò nei paesi per mezzo degli ignoranti...La grande Storia del Figlio di Dio esige l'amore perché senza l' amore non si descrive, se Egli si descrive!. Che la discussione scappi, e che l'amore entri nelle assemblee, perché (l'amore) è degno di parlare del Figlio senza disputa. Che i razionali non Lo bestemmino nei loro mercati, perché Egli volle e raggiunse il limite della piccolezza. Il nostro Signore dal Padre e da Maria è Unico e possiede la grandezza, e anche la piccolezza..Non è naturale né consueto che la Vergine partorisce, colui che ascolta ammiri senza discutere..Quello che parla, se parla a proposito del suo Evento, che parli con amore, tutto ciò che (l'amore) dice a proposito del nostro Redentore Gli è gradevole. Ma se egli pensa che Lo spiega, cade dal suo Evento, e diventa biasimato, e perturbato e non saggio"25.

L’amore-oro accetta l’addizione, la fede-perla non accetta l’addizione - "E’ bene per noi di parlare gli uni con gli altri, con lo stesso amore che vi fece uscire dal mondo, e vi incarcerò nel monastero dei solitari...Con lo stesso (amore) vorrei che ci trattassimo gli uni gli altri, e lo facessimo crescere perché esso cresce, e aumentassimolo perché è facile ad esso di aumentarsi. Noi non possiamo aumentare una cosa sulla fede, perché essa non accetta l'addizione. E qualunque addizione che si ne avvicina, la getta fuori. Aumentiamo dunque l'amore perché esso ama molto ed accetta le addizioni aó7юìò. Tre dunque dimoreranno: la fede, la speranza e l'amore. L'amore però è più grande di loro…L'amore possiede gradi, altezze e cime, ed ogni anima può secondo la leggerezza della sua ala salire e innalzarsi. Questi 21 22 23 24 25

- Is 53, 8. Sony, lettere arabe, 2 - Mt 15, 21-28 - Sony, omelie arabe, 17 - Mt 4, 19 - Sony, omelie arabe, 130

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sono i gradi dell'amore: per amore l'uomo distribuisce le elemosine ai bisognosi, se l'amore ribolle in lui, vende tutto ciò che possiede e lo dà ai poveri, se si infiamma, se si brucia in lui il fuoco dell'amore, rinnega se stesso e prende la sua Croce e segue il Cristo26. E quando egli progredisce camminando sulle altezze dell'amore, esce da se, allora il Cristo abita in lui. E quando raggiunge il luogo dell'amore scorda il suo proprio interesse e incomincia a approfittare gli altri. E quando il sublime amore s'impadronisce di lui diventa triste, soffre e prega sempre per essere scomunicato27 e disonorato affinché gli altri vengano alla via di Dio. O mio signore, o servo di Dio stanchiamoci in questo (amore) che accetta l'addizione, ma che la fede sia conservata come essa è senza molte chiacchiere. Cioé l'amore è oro, la fede però è perla"28.

Giacomo si oppone alle chiacchiere e alle ripetizioni inutili - "Adesso io e voi abbiamo la cura di approfittare, perché ordinare le parole non è utile quando si ripetono"29. - "Sappia o mio signore che se qualcuno dice: io accetto i dodici capitoli che compose il beato Cirillo, essi tengono il luogo di tutte queste cose, se parla sinceramente. La tua castità mi chiede di dire (se) io accetto il libro dell'Enoticon che compose il fedele re Zenone e scomunicò l'addizione che ebbe luogo a Calcedonia. Io vedo che la sagezza è necessaria in tutti i luoghi affinché qualcuno ripeta ciò che dice come l'abitudine dell'Ebreo che ripete la sua parola per dire: lo stesso lo stesso30 óî@óî, bene bene31 á€@á€, è figlio di educazione Giuseppe, figlio di educazione32, venisti dal Libano o sposa venisti dal Libano33. L'Ebreo è abituato a ripetere la parola senza aumentare una prova þïy. Il libro dell'Enoticon però caccia l'addizione che accadde a Calcedonia. E colui che accetta questo disprezzò l'addizione, e colui che chiede la recezione del libro dell'Enoticon e (chiede) anche la scomunicazione dell'addizione ripete la sua parola senza aumentare una cosa perché l'ingresso di questo libro significa l'uscità dell'addizione"34.

La ripetizione è utile quando chiarisce il discorso - “Io ripeto queste cose che dissi affinché il Mistero del serpente si chiarisca davanti agli ascoltatori. Io ripeto la mia parola sul soggetto con discernimento, perché la parola si chiarisce quando l’omelista la ripete. Io moltiplico le mie voci su quel serpente che Mosè innalzò perché tanto il soggetto si ripete quanto la Croce vince”35. - "Quando la parola si sala con la sofferenza, il suo gusto è sano, e se essa è ripetuta miliaia di volte non è biasimata"36

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- Mt 10, 38 - Rm 9, 3 - I Cor 13, 13. Sony, lettere arabe, 16 - Sony, omelie arabe, 131 - Gen 1, 1 31 - Gen 1, 31 32 - Gen 49, 22 33 - Ct 4, 8 34 - Sony, lettere arabe, 16 35 - Sony, omelie arabe, 4 36 - Sony, omelie arabe, 176

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Giacomo non ha nulla da fare con i “saggi” - "Ed adesso dopo che tutta la creatura fu illuminata per il Figlio di Dio, i maestri che errarono introdussero e posero un altro con Lui. I pagani credettero che Egli è il Figlio di Dio appeso sul legno, ed eccoli che Lo adorano perché Egli è Dio con il suo Generatore. Ed ecco gli abitanti della casa della fede impazziti e impauriti di dire: Dio è morto affinché non sia disonorato!... O saggio, se Egli è uomo, non l'adora, e se Egli è Dio che venne nella carne non vergognarti da Lui..Attenzione, per non fare una macchia nella bellezza della tua fede, perché la fede vide il Figlio di Dio sulla Croce...Io lo conosco sempre Dio, e credo che sia il Figlio di Dio senza discussione. Esistono i maestri, i saggi, i disputatori, ed esistono i Greci, ed esistono coloro che si confidano nella conoscenza. Io, l' indegno, non (sono) saggio, non discuto, io non conosco scrutare il Figlio di Dio, per me Egli é Dio nato nella carne dalla figlia di Davide anche se Egli sta tra le soffernze della crocifissione. Quando i saggi trattano la sua storia, io non mi avvicino: io, l'ignorante Ιδιοτα b€íî†û cosa ho da fare con i saggi? Quando i maestri scrutano la sua Storia, io conobbi tacere þ’a perché io sono straniero alla cultura e alla saggezza. Quando gli scienziati Lo discutono, io non ascolto perché non mi appoggio sulla conoscenza che scruta il Figlio. E dovunque vogliono dividere l'Unigenito, io sono molto ignorante Þ"È@; e non conosco ciò che dicono. E dovunqe negano la sua "corporalità" ûòíä‹vÐ@ , io divento sordo, e non ho l'orecchio che ascolta i loro commenti. Io non imparai il linguaggio di quello che dice: Dio non è appeso sulla Croce. E colui che pensa avere compreso il Figlio come limitato, mi è straniero perché non lo conosco...Io parlo del Figlio di Dio con il linguaggio della fede, e non conosco un'altra cosa. E come esistono nel mondo dei maestri, dei saggi e degli esegeti, ciascuno di loro parla secondo la sua conoscenza. La mia conoscenza salì fino a questo grado: essa comprende e conosce che il Figlio di Dio è indescrivibile. E non voglio salire un altro grado, perché conobbi se io volli non potrei. Non corro per prendere il vento con i passi aóÉčÐ, perché sono convinto che se corro, non raggiungerei. Non oso misurare il mare, e contare la sua sabbia, perché conosco con quale palma l'onda fu contata37. Non pretendo misurare il firmamento e sondare l'abisso perché non dimentico che io sono limitato in tre cubiti æčïàa@ . Non desidero toccare il fuoco e la fiamma perché ho un corpo che ha molto paura della bruciatura. Non pretendo limitare il Figlio di Dio, mi é sufficente che io l'abbia conosciuto (come) Illimitato. E grazie a questa soluzione io ebbi saputo che Egli é Illimitato, e questo mi è un dono che mi tranquillizza per non scrutare. Se io continuo a pensre che io (Lo) limito, sarei affaticato perché io voglio e non posso. Il nostro Signore mi diede un dono pieno di luce: io seppi conoscere che io non conosco scrutare il Figlio. Il suo Padre Lo conosce come Egli conosce il suo Padre, gloria al Padre che conosce il Figlio che non si scruta. Che i maestri cessino di scrutare il Figlio di Dio, perché la sua Storia è nascosta agli oratori ed agli ascoltatori. La sua omelia supera i razionali e gli irrazionali, e scrutarLo è nascosto ai superiori e agli inferiori... Nessuno trova il Cristo fuori il suo Padre, e chi osa toccare ils seno della fiamma? Colui che avanza per scrutare il Figlio, disonora il Padre perché Egli è nascosto nel suo Generatore ed è glorificato e nascosto a tutti. Chi osa legare i raggi del sole? O chi, se vuole, può cacciare il sole? Chi è quello che si impazzì così ed osò tenere corporalmente con le sue dita la luce? Il sole sta in alto e il suo sorgere scende presso di noi, non per tenerlo ma per godere della sua luce...Il Salvatore sorse nel mondo per illuminare gli uomini, e come Egli era con noi, era presso il suo Padre nel suo

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sublime luogo...Tu calmati come è calmo il mare di sopra38, e che le onde dei maestri non ti turbino con le loro discussioni"39.

La discussione è una pazzia - " E come la sua morte é piena di meraviglia, e non si spiega eccoli impazziti @ 8äó“à@ per spiegarlo con le loro discussioni. Uno Lo rende grande senza aumentare niente sulla sua grandezza, uno Lo rende piccolo senza che la sua Divinità diventasse piccola. Uno s'impazzisce per strappare la sua coporalità, e un altro osa mettere la sua Divinità nel limite.. Una volta essi lo divisero in “due” con malizia, altre volte non riconoscono che Egli venne nel corpo. Altri Lo resero "uno”, e un altro “un altro" allora che Egli è Unico. Ed altri rinnegano di essere incarnato nel nostro corpo. Molti dicono: l'Unigenito è “due”, e vollero attribuire all'uno i miracoli, e all'altro le sofferenze. Esistono coloro che resero un numero al suo corpo, e lo separarono da Lui, e gli diedero la persona bàíåÔ, e lo posero fuori e lontano da Lui. Tra questi che cosa fa il puro popolo?, e che cosa fa l'assemblea che ascolta molte cose? Cristo é “uno”, ed ecco che molti Lo descrivono, e strappano il suo alto Evento che non é spiegabile. Lo Sposo è unico, e la sposa fidanzata a Lui è una, ed essa non conosce in Lui: né ordini, e né numeri"40.

Guai a colui che discute - "Guai a colui che ti scruta o Figlio di Dio, perché la tua Storia è più grande dalle bocche della fiamma. E timoroso scrutarTi, e un crimine discutere la tua Storia, dacci una bocca per descriverTi con discernimento. I fanciulli con i discepoli Ti lodarono senza discussione, Tu sei Incomprensibile ai maestri, parla in me perché io non discuto.. Da Te scorre la fontana di vita per colui che Ti ama, e da Te sorge un fuoco orribile per colui che ti scruta. Tu sei molto amato per colui che Ti adora, e crede in Te, e Tu sei molto orribile per colui che si sforza per scrutarTi.. Questa discussione che sorse contro di Te è un grande disonore; magari il silenzio del tuo amore s'impadronisca dai razionali...Che i maestri tacciano, e non scrutino il Figlio di Dio, che venne per salvare e non per essere scrutato dai controversisti. La strada della fede è vuota dagli inciampi, e vede chiaramente il Figlio senza scrutare.. E come Egli venne alla piccolezza, molti errarono, chiacchierarono e corruppero la sua strada con le loro discussioni. Nessuno conosce la strada dell'uomo durante la sua gioventù41, e il Cristo non si scruta nei giorni della sua carne "42. - "Tutti i saggi furono turbati: essi volevano spiegarLo ed Egli é inespiegabile, essi tentarono di scrutarLo, ed Egli é inscrutabile, essi osarono discuterLo, ed Egli é indescrivibile. Questo parla così båØû, e questo parla così båØû, e le parole sono confuse perché, Egli é indescrivibile. Egli non é un'omelia a‹àbà@ per essere parlato, nemmeno Egli é una voce @þÔ@per essere sentito, ma Egli é il Verbo aóÝà@ che é Indescrivibile"43.

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- Sony, omelie arabe, 71. Sony, Esamerone, p. 468 - Sony, omelie arabe, 94 - Sony, omelie arabe, 94 - Pr 30, 9 - Sony, omelie arabe, 94 - Gv 1, 1. Sony, lettere arabe, 2

Giacomo detesta la discussione

Satana causa la discussione - "Satana, il nemico della nostra umanità muove questi motivi aóÝčÈ che, in ogni tempo risvegliano le dispute aògû contro il partito degli ortodossi b¢í’@ ñdîgò . Egli, dall'inizio della nostra creazione, invidiò la nostra razza. Ed egli è quello che discute, perturba e vuole distruggere la confessione (ortodossa). Quando la lode ortodossa è cantata nella cetra della fede ortodossa, essa l'impaurisce, perciò egli tenta di seminare le discussioni, di impedire la confessione ortodossa e di strappare se è possibilie il bello vestito della fede44.. Non esiste una cosa che lo attrista come la voce della confessione quando si sente dalla bocca dell'umanità, perciò egli perturba, e fa errare l'umanità, affinché dicano una cosa al posto di un'altra cosa, per impedire la gloria, e trascurare la confessione, e stabilire e rafforzare la siepe45 bvïŽ dell’ inimicizia che costruì il serpente tra gli uomini e Dio"46.

Il serpente fischia la discussione nelle chiese "La discussione è un serpente. Se esso entra nelle assemblee getterà le divisioni e danneggerà molto con il suo veleno. Tu che parli, spruzza la discussione con la fede, perché il Figlio di Dio non si descrive che grazie alla fede"47 - "Se il maledetto serpente non fischiava in me la discussione, nemmeno il sole mi rassomiglierebbe nelle assemblee dei miei figli. Se la voce delle vostre questioni non mi turbavano, il coro dei lodatori sarebbe puro come quello dei Serafini. Se non avevate creato in me queste scissioni e scandali, la schiera dei vigilanti non sarebbe più armoniosa dei miei figli. Calmatevi un po’ attualmente e lasciatemi riposare e non rinnovate la putrida malattia che passò adesso. O discutenti io sopportai molto da voi, lasciate cicatrizzarsi le vecchie piaghe che voi faceste"48.

Le discussioni fanno soffrire la chiesa - "la giovane chiesa entrò al tribunale con i disputatori, aspettate per ascoltare l'amato dialogo a†íŽ della sua saggezza. La sposa del Re ha un'omelia contro i discutenti, venite o discernenti e diventate mediatori tra essa e tra loro. La Vergine di luce fece un assalto contro i saggi, che ciascuno ascolti che cosa insegnò la sua delicatezza. O Gesù aiutaci Úïå¡ dai colti che la molestarono molto, ed essa scosse il suo seno dai dottori dicendo: che cosa ho con voi? Il suo volto é scoperto, ed essa grida nelle folle con alta voce: io sono fidanzata, non distoglietemi: io amo il mio Fidanzato. Io Lo amo senza discussione perché Egli morì per me, e Lo adoro senza scrutare perché Egli mi salvò. Non m'insegnate la ribellione con le vostre questioni perché io non discuto, poi io amerò Colui che morì per me. Non mi importunate per le controversie della furbizia perché i suoi annunziatori non mi fidanzarono a Lui con la discussione. Non mi importunate per purificare la mia lingua con le opposizioni perché non farò cessare la voce 44 45 46 47 48

- Gv 19, 23-24 - Ef 2, 14 - Sony, lettere arabe, 19 - Sony, omelie arabe, 94 - Sony, omelie arabe, 134. Giacomo ripete spesso l’immagine del serpente che fischia la bugia nell’orecchio di Eva (Gen 3). La stessa immagine è applicata alla discussione che il serpente fischia nell’orecchio del discutente

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della confessione sulle mie labbra. Non ho bisogno che voi mi mostriate la tribù del mio Fidanzato perché Lo consoco veramente: il Figlio di Dio...Non mi dite: ecco la sua natura, o eccola, perché non nego la sua Divinità, né la sua umanità...Quando Lo conobbi, io legai l'allianza báïÔ@ con Lui, perché volete mettere la scissione tra me e tra Lui?...Quando era necessario di informarmi mi sono stancata molto per scrutarLo, e quando Lo trovai, io fui fidanzata a Lui... O colti non vi interrogo perché siete orgogliosi....e non ho bisogno d'imparare da voi l'addizione aóюìò... Allontanatevi da me o colti orgogliosi e lasciatemi ringraziare perché voi impediste la voce della confessione nelle mie assemblee...Voi siete disputatori, furbi, orgogliosi, saggi e non mi avete procurato nessun interesse... Calmatevi un pò attualmente e lasciatemi riposare e non rinnovate la putrida malattia che passò adesso. O discutenti io sopportai molto da voi, lasciate cicatrizzarsi le vecchie piaghe che voi faceste"49.

Parlare con amore come un fanciullo Giacomo parla con amore come un fanciullo che all’inizio non parla correttamente, la sua parola però è gradevole ai suoi genitori. L'amore non rende piccolo anche se si esprime male. Il nostro dottore parla dell'Incarnazione non per scrutare ma per amare e meravigliarsi. Ecco il segreto della vera teologia che segue Giacomo. - "Io volli tacere e ebbi paura di essere danneggiato perché il silenzio é una perdita quando la parola è necessaria. Il fanciullo parla, e se le sue parole sono insipide esse però sono amate, e se egli tace, questo è timoroso: che egli non sia muto. I suoi parenti sono contenti quando egli balbetta, e si rallegrano, e accettano la sua vergogna e la considerano buona come se fosse una gloria. E se si interroga un uomo maturo e non risponde, (il suo silenzio) si considera un crimine perché egli nascose la verità. Il silenzio è buono quando esiste un oggetto pieno di danno, e si nascose un'interesse nell'oggetto, questo non è un trionfo"50. - "Il fanciullo parla davanti al suo generatore con amore, e il suo padre ascolta con amore tutto ciò che dice. E quando egli lo ascolta grazie alle allegorie che fa, egli le accetta come se parlasse le verità. Egli balbetta molto e non discerne ciò che dice, e si rallegra dalla sua parola più dalla parola dei filosofi. Dunque io parlo davanti a Dio con grande amore come il fanciullo davanti al suo padre. Eccomi che parlo e se anche rendo piccolo, io non rendo piccolo perché è facile all'amore di parlare molto di tutto ciò che vuole"51.

Il Cristo sopporta gli scandali della discussione "Ognuno vuole arricchirsi da Te o amatissimo Figlio, perciò si sforza di descriverTi. Quello che parla non vuole spiegare Ö“Ð il tuo Evento perché la tua omelia a‹àbà supera gli universi e le creature... Chi può, o chi é capace di descriverTi senon l'amore che, anche se Ti rende piccolo ‹Èà , non é biasimato båuóà ? Il Figlio di Dio che venne al nostro luogo che non sia disonorato perché era presso di noi prima di venire dal suo Padre, Egli venne ai suoi, e non l'accettarono52: i terrestri gli innalzarono la Croce sul Golgota affinché ne sia disonorato, Egli sopportò le sofferenze della crocifissione dai malfattori, ed adesso eccoLo che porta il peso dei maestri che si scandalizzano di Lui. Eccoli che Lo descrivono, eccoli che Lo discutono, e si inciampano per 49 50 51 52

- Sony, omelie arabe, 134 - Qo 3, 7. Sony, omelie arabe, 99 - Sony, omelie arabe, 111 - Gv 1, 11

Giacomo detesta la discussione

Lui, ed Egli sopporta i scandali, ed i discorsi di tutti i “saggi”...Nessuno può dipingere il vento, e tenere il fuoco, e sondare il mare e misurare l'altezza che sono incommensurabili, nessuno può abbracciare la fiamma, ma egli si riscalda e non si avvicina da essa, nessuno può limitare la strada del sole ma si illumina da esso, e non lo scruta, nessuno può scrutare il nascosto Figlio ma prende la vita da Lui, e non Lo disputa, Egli é nascosto bïØ@ ai “maestri, e ai saggi, e ai disputatori” e Egli é manifesto bïÝu@ai pescatori53, agli ignoranti b€číî†û, e ai miti. Gli ortodossi b¢í’@dîgò descrivono il suo Evento senza discussioni con la fede che non si abbassa al livello degli interrogatori. Il nostro Signore é la luce per colui che Lo ama, ed Egli é il fuoco che brucia per colui che discute e Lo scruta"54.

Giacomo disprezza la saggezza di Beyrouth e della Grecia “Se qualcuno si avvicina da Lui con la conoscenza, si perturberà †ì†óà@, e se invece Lo cerca con la fede Lo troverà. Le conoscenze sono sconfitte, e la saggezza diventò vana: il suo insegnamento sorse per mezzo dei pescatori di pesce55. Gli scribi persero, e gli esegeti bčåÕ“Ñà diventarono la risata þÝÔ perché la Novella aò5Ž si propagò per mezzo dei semplici b€číî†û@ I saggi scommissero e quando si inorgoglirono ñŒì†Œa per descrivere la sua venuta caddero dalla verità@ aó’íÔ e diventarono pazzi bčïå’. I filosofi meraviglarono, e diventarono ignoranti þÙčŽ quando videro i semplici insegnare la saggezza.. Questi che ieri tenevano le reti, ecco la forza del mondo inchinata per ascoltarli. L'orecchio della terra ascolta i Galilei e disprezza gli scribi delle sagge (città) di: Beyrouth ì‹i@e di Grecia çíî"56

Giacomo discusse una volta? La discussione era "il pane quotidiano" a quest’epoca. Giacomo discusse una volta nella sua vita. Se questa discussione è vera, e non di stile retorico, sarà la prima e l'ultima secondo la sua confessione personale. - "Guai a colui che Ti scruta o Figlio di Dio perché il tuo Evento è più grande dalle bocche della fiamma...Da Te scorre la fontana di vita per colui che ti ama, e da Te scorre il terribile fuoco per colui che Ti discute..Tu sei molto amabile per colui che ti adora e crede in Te, e Tu sei molto timoroso per colui che Ti scruta.... Alzatevi alzatevi o caduti e camminate sulla sua via senza discutere perché essa è piena di luce per colui che la percorre..Il nome di Cristo nella profezia é Miracolo57 @a‹àì†@ e se si trova qualcuno che Lo limita non è più Miracolo.. O nostro Signore dammi di ammirarti e di adorarti, e non discuterò, o scruterò la tua natività. Io errai quando Ti cercavo, e non Ti trovai tra i limiti, allora mi accorsi verso la fede e Ti trovai. Io uscii con i “saggi” per cercarti, io inciampai, e rientrai per camminare con i semplici b€číî†û@ senza ostacoli. Io imparai la fede dai pescatori di pesce58, e la saggezza del mondo non é

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- Mt 4, 19 - Sony, omelie arabe, 127 - Mt 4, 19 - Sony, omelie arabe, 20 - Is 9, 6 - Mt 4, 19

Giacomo detesta la discussione

necessaria nella fede. Molti caddero da questa saggezza del mondo, e a causa della loro discussione sul Figlio di Dio caddero dalla sua altezza"59.

Esiste un tempo per discutere e un tempo per tacere La discussione ha un aspetto positivo, quando essa è richiesta. Giacomo dice che Maria discusse con l’angelo e la sua discussione era positiva e lodabile. Zaccaria discusse con l’angelo e la sua discussione era negativa e non lodabile. Eva non discusse con il serpente e il suo silenzio era negativo e non lodabile. - "Io sono Gabriele che si tiene davanti a Dio, perché non mi credesti quando parlo? Dunque sarai muto e senza parole perché contrariasti le mie vere parole. Tu non parlerai finché non avrai generato il tuo figlio Giovanni che sarà la voce che aprirà la tua bocca per parlare. Il silenzio è preferito alla parola senza discernimento, sii muto e silenzioso o pieno di dubbio... Maria anche discusse con il vigilante quando gli chiese: come si compierà ciò che tu dici?60 Essa gli chiese come Zaccaria aveva chiesto al vigilante, le parole, e le voci e le questioni sono le stesse. Zaccaria disse: “come questo averrà, e io sono vecchio?”61, e Maria disse: “come questo accadrà e io sono Vergine?”62 La Giovane e il vecchio interrogarono lo stesso angelo, ma il vigilante non rispose loro ugualmente. Egli rende il vecchio silenzioso e non gli permise di parlare, e egli spiegò alla gloriosa Vergine con amore. Sappiamo adesso che esiste una parola utile e necessaria che merita di essere detta. E esiste una parola a cui il silenzio è preferito, e se si dice essa causa i danni per colui che la pronuncia... Perché Gabriele non accettò i due allora che la loro questione era uguale? E’ evidente per colui che ascolta con discernimento che quella domanda non rassomiglia a questa e non sono uguali. Fu detto, e udito, e realizzato e consueto che le sterili abbiano i figli. Non si dice, e né si sente e né accade mai che la vergine abbia un figlio... E come Zaccaria fu biasimato perché chiese con insistenza, la Vergine anche sarebbe biasimata se tacesse. Essa parlò bene quando era necessario di parlare, perché se taceva la storia del Filgio non sarebbe spiegata...O colui che parla con discernimento parla parla e lascia le parole superflue. Colui che non dice la verità nel posto necessario è biasimato da parte della giustizia.... Nel passato Eva taceva e questo era odiato, e come essa non parlò ebbe vergogna e morì a causa del suo silenzio. Il serpente la ingannò e le diede l'annuncio pieno di morte e promise la Divinità, e essa non indagò. Il serpente le disse: “se mangerete dall'albero diventerete come dei”63, e essa lo credette. In quel luogo e in quel tempo la discussione, e la parola e la domanda con il furbo erano necessarie. Era degno che Eva rispondesse al bugiardo e discutesse con esso perché se avrebbe discusso forse esso sarebbe fuggito. E così quando la verità si mostra, la menzogna sfugge subito perché essa ne ha paura. Se Eva aveva parlato contro il bugiardo, esso non potrebbe accertare l'evento che aveva incominciato. Essa osservò il silenzio quando si doveva parlare, e come essa non parlò, il serpente la fece cadere nella profondità dello sceol"64.

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- Sony, omelie arabe, 94 - Lc 1, 26-28 - Lc 1, 18 - Lc 1, 34 - Gen 3, 5 - Sony, omelie arabe, 37. Sony, omelie arabe, 196

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La discussione prova la Divinità di Cristo La discussione dimostra che il Cristo é Dio malgrado le sbagliate teorie dei "controversisti". La discussione, essendo umana, dimostra la sua relatività. Il Figlio di Dio non crollò a causa delle discussioni, perché Egli è Dio. Se Egli non era Dio crollerebbe come crollarrono gli idoli, e così gli uomini non L'avrebbero adorato. Questo discutente dice “così” e quell’altro discutente dice “così”, alla fine però tutti i discutenti adoreranno lo stesso Signore. - " Apri le mie labbra o Figlio di Dio per cantarti con l'amore dell'anima perché è bello che l'amore Ti descrive… O dilettissimo Figlio, ciascuno vuol arricchirirsi da Te, perciò ognuno si sforza per parlare di Te.. Chi Ti comprende?, chi può descriverTi se non l'amore che anche se rende piccolo non è biasimato? Egli venne ai suoi, e come i terrestri non l'accettarono65 Gli fissarono la Croce sul Golgota per essere disonorato. Ed Egli sopportò le sofferenze della Croce da parte degli empi, e adesso sopporta il peso dei maestri che dubitano di Lui. Ecco, essi Lo descrivono, Lo discutono, si incimapano ed Egli sopporta i dubbi e le parole di tutti i saggi. Egli sopportò i chiudi della crocifissione e non Gli bastarono, i saggi anche allungarono le loro lingue contro di Lui. Ed ecco essi che discutono, e scrutano, e esaminano e non sanno che Egli non si descrive che per l'amore. Nessuno può prendere il vento, tenere il fuoco, sondare il mare, e misurare le altezze incomprensibili. Nessuno può abbracciare la fiamma, ma si riscalda per essa, e non si avvicina da essa. Nessuno può delimitare la strada del sole, ma si illumina da esso, e non lo scruta. Nessuno può esaminare il nascondiglio del Figlio, ma può prendere da Lui la vita, e non discutere. Egli è nascosto ai maestri, ai saggi ed ai discutenti, ed Egli è manifesto ai pescatori, ai semplici ed ai miti66. Gli ortodossi parlano di Lui senza discussioni con la fede che non si abbassa alle questioni. Il nostro Signore é la luce per colui che Lo ama e Lo carezza, ed Egli è il fuoco che brucia per colui che discute e Lo scruta... E come i dei rapinarono il nome di Dio, Dio prese il nome dell'uomo per divulgarli67. E a causa della gravità della menzogna, Egli vestì l'umiltà per far cadere gli orgogliosi dai loro gradi per la piccolezza68. E come essi presero il nome dei dei per menzogna, Dio scese e diventò il Figlio dell'uomo in realtà... Quando la grandezza si nasconde in una cosa, quella grandezza svelerà la sua anima esistente nella sua natura. E così anche la piccola cosa che se diventa grande, il tempo svelerà la sua piccolezza se non era grande. L'errore diede agli uomini il nome dei dei, e il nome rapito69 non rimase in loro. E come la Divinità non esisteva nella loro natura, il nome dei dei che vestirono fu preso da loro. E così anche il Figlio di Dio si nascose nella piccolezza, e nella miseria che non era la sua proprietà. Ed Egli diventò il Figlio dell'uomo dal ventre della Gloriosa, e si mostrò nelle fasce agìŠÈ nella miserabile mangiatoia70 bîŠìa… E come Egli è Dio e la sua natura è grande e piena di beatitudini, la grandezza della sua natura non fu trascurata. E tanto Egli si umiliò volontariamente, quanto il mondo Lo conobbe grande e Signore perché Egli era grande. Egli si umiliò tanto, e si inchinò tanto, e fu disonorato tanto, e la sua Storia non si spinse perché Egli è Dio.. Se Egli era piccolo quando Lo discutevano, la sua Storia sarebbe terminata, il suo Evento svanito, e non potrebbe diventare grande. Dai Giudei, Egli sopportò la Croce e ricevette la lancia, e dagli Aramei, i dubbi e le parole non belle. E dai discutenti la discussione che soffia come il drago, e dai saggi tutte le questioni di contarddizione. I Giudei crocifissero, e gli Aramei discussero, e i pagani scherinirono, e i maestri scrutarono, e le interrogazioni si 65 66 67 68 69 70

- Gv 1, 11 - Mt 4, 19 - Fil 2, 6 - Lc 1, 52 - Fil 2, 6 - Lc 2, 7

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innalzarono da tutte le parti. E chi poteva sopportare tutte queste cose se non il nostro Signore che è Dio?, e chi ha la forza di portarle? Quando gli idoli entrarono nel mondo per essere adorati, la discusione era calma e nessuno li scrutò o li esaminò. L'umanità li accettò con puro amore, e i loro adoratori non li esaminarono quando li adorarono... E quando il Figlio di Dio si manifestò per salvarli, eccoli che Lo esaminano e scrutano con le loro questioni. Quando era necessario scrutare e esaminare, essi non esaminarono, e dove occorreva tacere, perché non tacquero? Se il pagano esaminava il suo idolo quando l'adorava, conoscerebbe che esso è idolo e non l'adorerebbe. E perciò il maligno accecò i pensieri di tutti i pagani per non esaminare i loro dei... E questo non disse: così båØû, e quello non disse: così båØû, ma erano unanimi per adoralo con sincero cuore. Unica era la parola di tutti i pagani, e unico il loro pensiero, e unico il loro errore per adorare i loro dei. La discussione della terra era muta per non scrutare i dei che erano adorati nei paesi. Il maligno non permise ai loro adoratori di scrutarli affinché non fossero divulgati che erano fatti dal nulla. Egli nascose la storia del paganesimo quando era adorato affinché nessuno lo scrutasse, perché se si scrutasse, il paganesimo si annienterebbe...Il maligno ostacolò e fece queste contraddizioni@ aóčïÙÐû@ lì: esisteva il silenzio, e quì: esiste la discussione da parte degli adoratori. E dove fu necessario lo scrutare, esistette il silenzio, e qui che è necessario che il mondo osservi il silenzio si moliplicarono le interrogazioni. L'omicida71 fece tacere il mondo per non esaminare questi idoli che sono adorati con iniquità. Ed adesso anche egli sveglia la discussione e le questioni per turbare la Storia del Figlio di Dio secondo la sua capacità. E come egli fece errare tutti i pagani per non esaminare, adesso egli fa errare tutti i fedeli per esaminare. Lì, egli si armò dalla semplicità per far errare ciascuno, e quì, egli mostra la saggezza per far perdere ciascuno.. I maestri dicono: con le loro questioni a proposito del nostro Salvatore: le nostre labbra ci appartengono, chi é il nostro Signore? Ognuno tese la sua lingua per parlare come volle di Quello che, se il fuoco Lo discute, si brucerà!. Il maligno gettò la discussione per distruggere la fede, e senza volere, egli aumentò la bellezza alla fede. Egli pensava che quando essi discutevano e esaminavano il Figlio di Dio, la sua predicazione si perturberebbe. E per la discussione che fu contro il Nostro Signore, Egli si mostrò capace di portare gli scandali, e i discorsi, perché Egli é Dio. Se Egli era un idolo cadrebbe e sarebbe divulgato, e se Egli era uomo L'avrebbero fuggito e schernito.. Ma adesso, come Egli é Dio, e Figlio di Dio, la sua Novella percorre anche se Lo scrutano. Ecco le scissioni, e le dispute nelle assemblee, e l'universo é perturbato per le contese al suo proposito. Questo discute, e quello si scandalizza, e il suo compagno disputa, e tutti adorano perché Egli é Dio con il suo Generatore. Secondo le parole, essi dicono: quello "così", e questo: "così", e l'adorazione é uguale bîí’@ perché il nostro Signore é uguale al suo Generatore. L'orgoglioso maestro quando Lo scruta, quando Lo discute, e quando Lo rende piccolo, egli stesso anche adora il Figlio. E anche il fedele a‹î‹’@ che Lo glorifica, e Lo onora, e Lo rende grande, egli anche Lo adora. Quando essi parlano, il discorso di questo é differente (del discorso) di quello, ma quando essi Lo adorano, il loro scopo é lo stesso verso il Salvatore. E il mondo imparò che se Egli non era veramente aó’íÕi Dio, l'adorazione Lo avrebbe lasciato, e il suo Evento cesserebbe.. Lo spirito delle scissioni soffiò dalle lingue dei maestri, e non fece nessuna macchia nella fede. E come il maligno volle turbare la predicazione, essa percorse e si impadronì delle estremità dei paesi. Se questa discussione ebbe luogo al tempo degli idoli, quale idolo non sarebbe disonorato davanti ai suoi adoratori? Se qualcuno esaminasse lo scolpito non l’ avrebbe adorato perché avrebbe conosciuto che esso è scolpito e così l'avrebbe abbandonato... Ecco i discutenti, e gli interrogatori, e gli scrutatori, e i contestatori da ogni parte presso il nostro Signore. E come essi Lo vedono come un uomo entrarono per esaminarLo e seguirLo finché imparassero che Egli è 71

- Gv 8, 44

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Dio. E come essi si scandalizzano dal legno della sua Croce, la terra si scossa e li guida verso la sua grandezza”72.

La chiesa si oppone alla discussione - " La giovane chiesa entrò al tribunale con i discutenti, aspettiamo per sentire l'amato discorso della sua saggezza. La sposa del Re ha un'omelia con gli scrutatori, o discernenti venite e siate mediatori fra essa e fra loro. La vergine della luce attaccò i saggi, che ciascuno ascolti che cosa insegnò la sua bontà. Essa gridò o Gesù aiutami dai colti che la fecero molto soffrire e spolverò il suo seno73 dai dottori dicendo: che cosa ho da fare con voi? Il suo volto è svelato e grida nelle folle, e la sua voce è alta (e dice:) io sono fidanzata, non stancatevi per me, io amo il mio Fidanzato. Io Lo amo senza scrutare, perché Egli morì per me, ed io Lo adoro senza discutere perché Egli mi salvò. Non mi insegnate le contraddizioni per le vostre questioni, io non discuto, poi amerò Colui che morì per me. Non insegnatemi le opposizioni della furbizia, perché io non fui fidanzata a Lui da parte dei suoi predicatori per scrutare. Non affaticatevi per me per purificare la mia lingua con le questioni, perché io non cesserò di cantare il ringraziamento con le mie labbra. Io non ho bisogno di mostrarmi quale è l'origine del mio Fidanzato, io so che Egli è veramente il Figlio di Dio. Io non voglio imparare da voi quale è la sua razza, io non erro, perché Egli è dalla gamba74 bÕ’ della Divinità. Io non amo che voi mi consoliate per la sua gloria, io so che Egli è dalla celebre Grandezza. Non mi dite: questa è la sua natura, o questa, io non rinnego la sua Divinità né la sua umanità. Dopo che Lo conobbi e dopo che io fui fidanzata a Lui e fui la sua, perché le questioni, non è possibile che io lo lasci? Dopo che Lo conobbi io legai con Lui il patto, perché volete gettare la scissione fra me e fra Lui? Dopo essere sigillita e nuotata nel sangue della sua crocifissione, perché si annulla il patto che fu sigillato con la sua firma? La Croce mi fu grandi nozze, ed io entrai presso di Lui, perché scrutare il Figlio del Re che è inscrutabile? Prima del banchetto, si informa sullo sposo, e quando le nozze finiscono, le informazioni cessano. Quando la sposa sarà per lo sposo, non giova lo scrutare, e colui che vuole scrutare getta la divisione. Dove avete visto la sposa che si informa essendo dentro la sua camera nuziale (e dice:) chi è lo Sposo?, quale è la sua Storia?, e quale è la sua Razza? Prima di entrare, essa conosce tutte queste cose da parte di tante persone, quando essa diventa la sua, essa svezza ޏy la sua bocca per non informarsi più. Io sono la sua, non mi informerò più dopo il mio matrimonio, non insegnatemi l'audacia che mi è lontana. Quando le questioni erano necessarie, io soffrii molto, Lo scrutai, poi Lo trovai e fui fidanzata a Lui. Finché io seppi le verità: chi Egli è?, il Figlio di chi Egli è? non feci con Lui nessun patto per diventare la sua. Quando Egli inviò i profeti e vennero presso di me per fidanzarmi, io discussi molto con loro a suo proposito. Quando essi mi portarono l'anello, io non l'accettai perché io posi la condizione: finché io sappia le verità. Io non fui in fretta per credere in loro dopo una sola voce, essi mi solleccitarono molto ma non mi attirai verso le loro parole. Lì, la discussione era necessaria, perciò io la feci con i predicatori e chiesi loro per sapere chi li mandò? I profeti mi mostrarono l'origine del mio Fidanzato, io non vi interrogo o colti perché siete orgogliosi...I nomi del mio Fidanzato li imparai da Isaia, e non ho bisogno di imparare da voi come Lo chiamo...Io non rinnego l’Emmanuele75 a cui fui fidanzata, il profeta è sincero, ed egli mi sigillò il nome dello 72 73 74

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- Mt 27, 51. Sony, omelie arabe, 127 - L'espressione significa: lavarsi le mani, cioé rinnegarli e non riconoscerli - Il testo di Pscitto ñûíÝug@óïi@æà@båÔ‡jà@ Gen 49, 10, Sal 147, 10, Ct 5, 15? L'espressione significa dalla razza divina - Is 7, 14

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Sposo... E come egli conosceva la sua Storia meravigliosa, lo chiamò “Miracolo”76, perché egli il primo Lo ammiro...Il profeta vide che io fui certa di tutta la sua storia, allora egli mi predicò dicendo: dipinga la testimonianza e termina la legge77. Non chiedere la testimonianza da nessuno dopo queste cose, e non imparare un'altra legge a proposito dello Sposo. Non scrutare anche molte cose, la verità è unica, ed io ti le dissi come essa è in realtà...Io resto ferma nella mia conoscenza del Signore che mi salvò, ed io spero in Lui perché Egli si volse il (suo) volto dai discutenti...Paolo mi fidanzò allo Sposo Gesù e non il discutente, e egli gettò nei miei orecchi i dolci canti che io imparai...La Croce del disonore78 era il suo orgoglio e per essa confutava i saggi senza discutere ...Chi mi divise e non è caduto nel gruppo dei scismatici?, e chi discusse e il mondo non sentì la sua caduta? Ecco questi luoghi dei colti sono vuoti perché il loro orgoglio li fece cadere dai loro ordini. Se la discussione non entrasse in me da parte dei saggi, non si troverebbe mai una breccia nei miei gruppi. Se la maledetta discussione-serpente non sofiasse in me, il sole non mi rassomiglierebbe nell'assemblea dei miei figli. Se la voce delle vostre questioni non mi turbasse, il tuono dei lodatori sarebbe puro come i serafini. Se essi non fecero queste divisioni e i dubbi in me, il gruppo dei vigilanti non sarebbe in concordia meglio dei miei figli. Calmatevi un pò almeno a presente e lasciatemi riposare e non rinnovate la putrida malattia che è passata adesso. O discutenti, io sopportai molto da voi, lasciate cicatrizzare le scissioni antiche che faceste in me. Non siete impauriti dalla discussione e dai suoi danni, perché dopo il suo sonno l'avete risvegliata per soffrire per essa? La strage che ebbero i vostri fratelli non vi rende frementi?, perché siete preparati per la discussione che distrugge le folle? Non avete provato che la discussione crea i danni e corrompe le cose giuste nelle assemblee? Non avete sentito che essa cambiò i pastori in lupi, e i superiori stranieri nel pascolo? Non sapete che essa turba dall'inizio, e fece cadere i capi dei sacerdoti dal grado del loro potere79? Non è essa che gettò i colti nella fossa e li rese miserabili, e gettò i scrutatori nell'abisso e li affogò in esso? Che cosa avete da fare con la discussione considerata così, sfuggitela perché colui che ne pensa trova la morte. O colti, scusatemi di non ascoltare le vostre parole, e io non ho bisogno della scienza delle vostre questioni. Andate verso la mia cognata aò‹È e essa vi riceverà con amore, ecco la figlia del popolo che ama la discussione che la danneggia. Ecco i Sadducei che moltiplicano la discussione, ecco gli scribi che mantengono le cose nascoste come voi. Ecco gli scrutatori delle cose nascoste che sono presenti lì, e se potessero misurarebbero il cielo con il palmo aòŠŒ. Io non lascio le questioni crescere in me, né la discussione innalzarsi la testa tra i miei gruppi. Ogni scrutare che si ripete in me lo schiaffeggio e non permetto al seme dello scrutare di crescere. Quella che crocifisse si inorgoglisce per i colti e per le questioni, colui che vuol discutere molto vada da essa. Io, la chiesa stesi le mie tende con semplicità, e il mio insegnamento è unico per gli ignoranti e per i saggi. Colui che è semplice è accettato in me come l'abile, ed io considero il semplice come il retore. Tutta la Novella mi fu mandata con semplicità, e l'insegnamento non mi fu inviato per i filosofi. Perché io discuto a proposito di Gesù il crocifisso per me, che la morte sia il testimone del suo amore per me: Egli mi amo tanto!. Io non rompo il patto per le contraddizioni, Egli è sincero e lungi da me di scrutarLo come gli scismatici. Se io discuto, io mostro che Egli non mi amò, ed io non scruto affinché ciascuno sappia quanto io credo in Lui. Io non rassomiglio a quella pazza che discusse e crocifisse affinché io non lasciassi lo Sposo come quella (che Lo) lasciò...La razza del suo corpo è dalla casa di Davide, e la natura della sua Divinità gloriosa è dall'Altissimo. La 76 77 78 79

- Is 9, 6 - Is 8, 16 - Gal 6, 14 - Un accenno alla caduta di Nestorio e dei suoi seguaci e alla deposizione del patriarca Flaviano e alla venuta del patriarca san Severo nel 512 AD

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razza della sua Madre è dalla catena della casa di Abramo, la sua Persona bàíåÔ-il Verbo è dalla grandezza la Signora delle razze. Egli indossò l'umanità dalla dignitosa nazione di Sem, e crebbe come il ramoscello dalla vite che fece crescere Mosè. Egli è il Verbo, Egli è Dio con il suo Generatore e come Egli non era concepito, il Padre Lo generò dalla sua Essenza aòìóîa. La nascita della sua Divinità è senza inizio, perché il Figlio è con il Padre come Lui ed Egli è nato da Lui. Come?, quando?, questo è nascosto al pensiero e non lo ricordava la lingua della fiamma!. La sua venuta avvenne per mezzo dell'angelo che portò il suo annuncio, ed Egli abitò nella Vergine che non fu conosciuta dal mortale. Egli entrò attraverso l'orecchio per corrompere il veleno del serpente, e si incarnò in un seno puro che non si sposò... Per le piccole cose che Egli sopportò, mostrò il suo corpo, e per i miracoli, provò la Forza della sua Divinità. Colui che voleva rinnegarLo e dire: Egli non è Dio, Egli lo legò per i miracoli come se fosse per i ceppi. E colui che errò per rinnegare il suo corpo (e dire:) Egli non è da noi, Egli lo rimproverava con la debolezza che si mostrò in Lui. La chiesa disse: gli apostoli mi fidanzarono all'Adorato, io Lo conosco e non ho bisogno dei discutenti. Mi rattristai per voi o discutenti per non esservi precipitati, ed io non mi impaurì da voi perciò io vi giudicai. Io sono sicura che le sbarre dello sceol non prevaranno contro di me80, come dunque sarò vinta dalle vostre parole? Ecco la promessa del mio Fidanzato con me, ed io sono sicura che le porte della morte non prevaranno contro di me, ed io non sarò sconfitta. Tanto che la mia dote aóïä‹Ð è firmata con il suo dito, chi potrà scioglierla?, e il mio regalo è lo Sposo che mi diede se stesso. E non esiste l'occasione di ripudiarmi81 se Egli vuole, perché Egli non può rinnegare se stesso82 ed eccoLo presso di me.. Io sono mescolata in Lui e non esiste la possibilità di separarmi da Lui, io sono con Lui, sia durante la vita, o sia durante la morte"83.

Giacomo promette alla chiesa di non discutere - " O giovane vergine finisca il tuo soggetto, io ti ammirai, che nessuno entri fra te e fra lo Sposo, resta dunque con il tuo Marito!. Ecco la meraviglia che sta sopra le assemblee grazie alla tua logica, tu sei vittoriosa, e la tua sentenza si propaga con il volto scoperto. Tu cambiasti la sconfitta al campo dei discutenti, e il campo dei colti innalzò il dito silenzioso e tu vincesti. Non biasimarmi, perché io non discussi il tuo Signore, ed Egli testimonia che io non osai (affrontare) i suoi segreti aóčïØ. Dalle mie parole, conosca quale è la mia intenzione båïÈŠ@, io canto con semplicità i canti che ti piacciono. Io non mi sforzai mai per parlare con astuzia, ed io non permisi alla discussione di abitare in me. O chiesa colui che vuole dividerti, che esca da te, e colui che s'inorgoglisce per scrutare il tuo Signore, egli non Lo adora. Colui che getta la divisione tra le tue folle che non entri in te, e colui che perturba la tua semplicità che s' inciampi. Colui che ti turba con le sue contraddizioni che non sia accettato, e colui che discute in te per danneggiare, che la sua parola sparisca. Colui che tende le sue mani per la disputa che si confonda, e colui che getta in te il danno che la sua anima si perda. Colui che risveglia in te le agitate onde, che si affoghi in esse, e colui che biasima la tua fede, che la sua vita finisca. Colui che ti cambia dalla verità che diventi la risata, e colui che rinnova84 la tua verità con i tempi che il tuo Signore lo detesti. Colui che rende la sua parola storta per piacere a qualcuno che diventi muto, e colui che schernisce la tua semplicità che diventi la risata. Colui che 80 81 82 83 84

- Mt 16, 18 - Nm 23, 19 - II Tm 2, 12-13 - Sony, omelie arabe, 134 - Giacomo dice che qualsiasi rinnovo alla fede della chiesa è un' addizione inaccettabile

Giacomo detesta la discussione

pretende la saggezza per consolidare la sua opinione, che il suo piede cada, e colui che ti turba che sopporti il giudizio qualunque sia. Che la parola sia tagliata dalla lingua di colui che ti rimprovera, e che la morte chiuda la bocca di colui che disputa e che ti schernisce. Colui che tira la freccia contro di te, che sia colpito per la sua freccia, e colui che ti colpisce con la lancia, che essa entri nel suo cuore. Chiunque forma un partito contro di te, che sia sbandato, e colui che ti chiama alla guerra che vada in dietro. Colui che ti perseguita con orgoglio, che la sua barca si inciamapi, e per la sua caduta che il suo collo si frantumi perché egli ti minacciò. Tu calpesterai i re, e tu non sarai vinta dai sovrani, e il tuo calcagno bjÕÈ si innalza più alto della spalla dei capi della terra. Che il tuo seno sia più largo dei confini delle regioni, e tu chiuderai la porta, e tutti i sovrani saranno incarcerati in te. Che le tue corde si allunghino più dei mari e dei fiumi, e i tuoi picchetti non saranno sradicati da tutti i venti85. Che il tuo muro si innalzi fino il firmamento per la sua forza, e tu sarai la cittadella e in te si protteggeranno tutti i popoli. Tu diventerai la rete che conterrà il mare e l'asciutto e grazie al tuo Signore, che il mondo si raduni per vivere nel tuo seno. Che la tua testa si innalzi più (alta) dei sovrani e dei signori, e che nulla si avvicini a te con orgoglio. Tu metterai il tuo piede sopra il collo dei re per calpestare con il tuo piede tutti i confini. Il cielo è più basso dalle tue costruzioni e tu ti innalzi, e le alte montagne e le profondità saranno presso le tue dimore. Che le foreste cadano davanti al tuo germoglio e che il tuo frutto cresca, e tu getterai i giardini nel fuoco e tu crescerai. Che il tuo corno bä‹Ô si innalzi sopra i giudici e i loro poteri, e tutti i corni che cozzano che si rompano per te. Che la tua bocca si apra contro i tuoi nemeci che ti circondano, e che le voci che ti combattono tacciano, e che la tua voce tuoni. Che la tua raccolta si moltiplichi e che il tuo seme dia uno per cento, e la zizzania che ti morde che il fuoco la bruci86. Che la parola si diffonda tra i popoli: la chiesa è grande, come si disprezzano tutti i poteri, che il tuo potere si consolidi. Che i malati che errarono per la scissione siano medicati in te, e che acquistino la fede sana dal tuo insegnamento. Tu stenderai la mano a coloro che caddero, e che si alzino grazie a te, e che non si vedano le brecce tra le tue schere. Tu sarai il sale e con te saranno salati tutti gli insipidi, e ciascuno acquisterà un gusto sano dal tuo studio. Che la tua assemblea si arricchisca dai lodatori affinché il cielo, la tua sorella si rassomigli a te... Che i saggi siano rimproverati in te affinché non si inorgogliscano, e che compongano gli inni con semplicità per rendere le tue assemblee felici.. Ed io l'imperfetto che non merito di cantare la tua storia, ti scongiuro per la vita dello Sposo di supplicare per me. La gloria al tuo Signore, a te la vittoria, e a me il perdono, o Sposo che fidanzò la chiesa col suo sangue abbi pietà di me il peccatore ñòíï"y "87.

Le parole di Cristo non passano, i discutenti e le loro parole passano - "O mio Signore illumina i miei pensieri con il tuo insegnamento per lodare la tua grandezza con le semplici voci piene di meraviglia. Mi illuminerò da Te perché Tu sei la luce illimitata, io parlerò grazie a Te perché tutti i razionali si arricchiscono da Te...Chi può tenere il fuoco, e incarcerare il vento e descrivere il tuo grande Evento con la sua conoscenza? Chi può misurare il mare, e incarcerare la profondità, e misurare le altezze, e scrutare gli abissi e calcolare le onde? Chi può calcolare i granelli di sabbia e limitare il numero delle gocce della pioggia? Chi ha il potere di bilanciare tutte le montagne della terra e di incarcerare e gettare le colline nella bilancia88. Chi può descrivere le omelie del Figlio o limitare l'insegnamento dell'Unigenito? Dal 85 86 87 88

- Is 54, 2 - Mt 13, 23 - Sony, omelie arabe, 134 - Is 40, 12

Giacomo detesta la discussione

momento del nostro Signore, apparvero molti dottori nel mondo, e tutti Lo descrissero, ma non Lo limitarono e non Lo limiteranno. Essi parlarono molto di lui, ed Egli è come Colui che non fu mai descritto, ed eccoLo che si descrive come se (la sua descrissione) incominciò adesso. Molti saggi esaminarono il suo Evento con le loro questioni, e nessuno Lo limitò, perché se Egli fosse limitato, il suo Evento si annienterebbe. Molti omelisti parlarono di Lui e passarono con i loro tempi, e la sua omelia sussiste affinché le generazioni future la descrissero. Le generazioni passano, e vengono le generazioni89, e l'Evento è lo stesso, e chiunque incomincia non trova la fine. L'omelia del Figlio di Dio si annunzia di giorno in giorno90, nella quale si trovano tutti gli inizi senza fine. Apparve un saggio e incominciò a parlare a lungo, e tanto che egli Lo descrive, la sua Omelia rimane senza fine. Si presentò un dottore, e la sua parola sorse sugli ascoltatori, e insegnò, e tradusse, e il suo Evento rimane tale quale"91.

La bocca di Giacomo loda il Signore come un incensiere - "Ti invoco o vero Figlio in tutte le mie omelie, tutte le mie parole danno gloria al tuo Padre. Salga a Te la voce del ringraziamento negli inni quando ripeto l'omelia della tua gloria nelle tue assemblee. O Figlio di Dio che la mia bocca Ti sia un incensiere bà7Ð di voci e al posto dell'incenso a‹"È@ accetta la gloria dal debole...Io non sono capace di salire all'altezza della tua omelia per misurarla, le è facile di scendere verso di me perché essa Ti rassomiglia ..Nemmeno quì non Ti vedemmo nei limiti o Signore dei limiti, perché Tu eri presso il tuo Padre e presso di noi, e chi ti comprende? Tutto il sentiere del Figlio di Dio è sopra il limite e quello che pensa 5Ž limitarLo non lo percorre. La sua Rivelazione é sublime, e se la fede non la cantò con semplici voci non esisterebbe una bocca che ripeterebbe la sua Storia”92.

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- Qo 1, 4 - Sal 19, 2 - Sony, omelie arabe, 89 - Sony, omelie arabe, 20

L’ecumenismo di Giacomo

XV. L’ecumenismo di Giacomo La lettera uccide, lo Spirito vivifica Dopo la sconfitta del diofisismo nella regione di Edessa, Giacomo fu assai maturo nella sua posiszione teologica. Egli diventò meno “apologetico” e più clemente e ecumenico. Egli porge la guancia e controcambia l’ira degli fanatici con l’amore di Cristo. Ormai Giacomo cerca con sincerità a cambiare l’eretico e non sradicarlo come voleva durante la sua gioventù. Molestato dai diofisiti, Giacomo si rallegrò quando la chiesa spazzava gli eretici come la mondezza, o quando sradicò la scuola dei Persiani che aveva corrotto tutto l’oriente, o quando bruciava i libri degli eretici. Il nostro dottore era contento da questo metodo poco umano e poco cristiano. Egli pensava che questo agire ecclesiastico stabiliva la pace. Quando Giacomo raggiunse la maturità teologica incominciò a affermare che: questo che dice: “così” e quell’altro che dice: “così” è naturale. L’uomo è limitato e il suo linguaggio è delimitato. Il Signore è soprannaturale. Il teologo vive sotto il limite. Se il teologo parla che non parli dell’Essenza di Dio, ma che parli della sua Esistenza. L’uomo non può descrivere il Verbo Miracolo. L’uomo deve ammirare e adorare il Miracolo. Il teologo che ama non sarà biasimato anche se si esprime male. Giacomo offre il caso del fanciullo che si esprime e che parla male, ma la sua “parola gammaticalmente sbagliata” è una filosofia per i suoi parenti. Così anche tutti i teologi che si esprimono differentemente usando un linguaggio poco chiaro o differente. Questi teologi se parlano con amore e umiltà non sono biasimati perché tutti quanti alla fine: “adorano il Signore” che resta indescrivibile. La posizione teologica sarà molto “relativa”: la lettera uccide, lo Spirito ravviva. La teologia “letterale” sulla natura, la persona, le proprietà e le singolarità della natura ecc...è importante e richiesta nella chiesa, ma non è la sola, e l’unica che conta. Ciò che conta è parlare con amore anche se il linguaggio teologico dell’uomo è assai povero e limitato. Il sincero teologo che usa questo linguaggio difettuoso non sarà mai biasimato se parla con amore e con umiltà. Il teologo riceve i “doni della grazia in przioni”, perciò se il teologo rende grande o rende piccolo il Signore, il Signore non si diminuisce nemmeno si accresce con il linguaggio del teologo. La teologia non è più l’istrumento di scomunicare. La teologia è l’istrumento di cambiare la zizzania in grano e i falconi in colombe e i lupi in agnelli. L’amore e l’umiltà hanno questo potere. - “Così sono i dottori e i poeti che ricevettero dalla grazia il dono in porzioni aòčíå . Egli (diede) poco a questo e (diede) molto a quello, ma l'insegnamento di tutti é lo stesso, da numerosi che sono. In tutte le bocche una sola lode al Signore delle lodi, e in tutte le voci un solo ringraziamento aóî†ìò all'unico Ricco.. Che ciascuno getti il suo argento sul tavolo secondo la sua capacità, e che faccia così secondo le acque che possiede per abbeverare"1.

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- Sony, omelie arabe, 89

L’ecumenismo di Giacomo

Gli eretici invitati a credere Giacomo affrontò le persecuzioni e le vessazioni da parte dei diofisiti e dei monifisiti fanatici con il suo perdono e il suo porgere la guancia2 ai fanatici monaci del monastero monofisita di Mor Bassus per non causare la tristezza o lo scandalo. L'unica arma che usa per difendersi è "l'amore" che vince l'ira di questi fanatici e semplici monaci di Mor Bassus che lo tentarono e lo considerarono non come un fedele ma come un eretico e un nemico che causa gli scandali þč“Ø e contro il quale bisognava prendere le misure delle vendette aóÉčiò 3. Il nostro autore si basa sulla parola del nostro Signore che perdonò ai crocifissori perché essi non seppero che cosa fecero. I semplici cristiani seguono gli eretici senza sapere perché li seguono, nemmeno seppero perché essi sono eretici. I cristiani erano perturbati e non sapevano come agire4. Il perdono degli eretici è la missione che Giacomo tramanda alla sua chiesa. Egli non vuol bruciare l'eretico ma vuol bruciare il suo libro cioé la sua eresia. - "Ed a causa della bellezza della tua condotta virtuosa, sei diventato la causa della gloria per molti. E ti è vicina l'espressione che dice: “beato il servo che il nome del suo signore è glorificato a causa sua”5. Ed adesso ti conviene anche perché aumentasti sopra la tua condotta virtuosa, e diventasti aiutante di coloro che sono perseguitati a causa della fede ortodossa @b¢í’ adîŠò da parte di coloro che non sanno come adorare. Se essi sapevano, non avrebbero perseguitato. E se l'occhio della loro fede era sano báïÝy per ben vedere la sublime via della Croce sarebbero messi d'accordo con gli ortodossi che confessano a alta voce: Colui che nacque senza spiegazione dalla santa Vergine e fu appeso senza comprensione sulla Croce è “Dio da Dio, e luce da luce”6. E quando Egli portava la terra per il suo Segno, il legno Lo portava sulla Croce. E come era facile che Egli chiamasse le acque del mare e versare sulla faccia di tutta la terra, disse: “Io ho sete” affinché il Libro si compisse7. La chiesa, la sposa della luce che conta sulla sua speranza è fiera dalle sue sofferenze, caressa le sue piaghe, confessa la sua morte. Essa è orgogliosa, e riconosce ad alta voce che Quello che fu crocifisso per essa è “Dio da Dio”8. Questi che non confessano che il Crocifisso è Dio, essi non Lo conobbero, e si impaurirono di confessare la sua morte. E colui che dice come Simone: "lungi ÷y da Te o mio Signore che questo Ti accada"9 cioé lungi da Te di morire, si applica a lui l'espressione che fu indirizzata a Simone: "vai dietro di me satana perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini”10, perché pensasti che Io Mi scioglierò dalla vita per la morte e Mi considerasti come un uomo che: il suo spirito esce e ritorna alla sua terra11, e in quel giorno si perdono tutti i suoi pensieri, e tu non pensi secondo Dio che può fare facilmente ogni cosa12. Mi è facile di morire senza perdere la mia Persona bàíåÔ. Io entrerò nello sceol e scioglierò i deportati incarcerati lì da 2

- Mt 5, 46 - Sony, lettere arabe, 16 - Lc 23, 24 - Pr 27, 18? - Simbolo di Nicea 7 - Sal 68, 22, Gv 19, 28 8 - Simbolo di Nicea 9 - Mt 16, 22 10 - Mt 16, 23 11 - Sal 146, 4 12 - Mt 19, 26 3 4 5 6

L’ecumenismo di Giacomo

lungo periodo a causa del debito aóiíy di Adamo. Io ho il potere sulla mia anima di consegnarla, e Io ho il potere anche di riprenderla13. Tu dovevi comprendere che Io faccio ogni cosa facilmente. Se Io non muoio, Adamo non vivrebbe, e se non sono legato sulla Croce, i deportati non sarebbero sciolti da un lungo periodo, e se Io non porto la Croce delle sofferenze e delle malattie non riscatterò il debito aóiíy di Adamo. Dunque se Io ti seguo e mi metto d'accordo con ciò che tu dici: “lungi da Te di morire”, tutta la strada della salvezza cesserà. Solo satana vuole che la razza umana non si salvi. Dunque vai dietro di Me satana, perché Io Mi orientai verso la morte. Adesso comprendi o amatore delle virtù che chiunque ti dice: il vero “Dio dal vero Dio”14 non morì, si mette d'accordo con satana secondo la parola del nostro Salvatore indirizzata a Simone. Beato te o uomo di Dio perché tu non credesti solamente che Egli è Dio, ma tu sopprtasti il peso di coloro che credono in Lui come te"15.

Lasciare crescere la zizzania e il grano fino alla mietitura Giacomo dice al suo vescovo Paolo che Edessa é stata sempre il campo del buon grano malgrado la crescità in essa della poca zizzania diofisita. Edessa però non si chiama il campo di zizzania. L'episodio della storia di Giuseppe16 mostra che Dio ricompensa una persona e la fece trionfare quando Egli la consegna inanzitutto al "male" aó“ïi affinché sia provata. La bellezza della persona si mostra dopo la prova. Quando si considera tutto il male che subì Giuseppe non si penserebbe che questo male causerebbe il bene per Giuseppe. Dio che conobbe che questo male si cambierebbe nel bene di Giuseppe non ebbe pietà di Giuseppe, ma permise Öj’ che Giuseppe fosse maltratto dai suoi fratelli. Finalmente Giuseppe fu glorificato. E Dio fu glorificato per mezzo di Giuseppe17. Giuseppe non vendicò i suoi fratelli perché il bene che ebbe fu causato dalla loro cattiveria. Giuseppe li amò18 non perché meritavano il suo amore a causa della loro cattiva volontà, ma a causa del bene che gli pervenne per loro mezzo. Giuseppe non ebbe nessun bene, da parte del suo padre Giacobbe che lo amava. Il suo bene gli fu procurato per mezzo dei suoi fratelli che l’ odiarono. Il vescovo Paolo, alla maniera di Giuseppe, fu provato nella sua fede “monofisita” in cui crebbe dalla sua infanzia e meritò il grado del "confessore" båî†íà della fede, poi fu esaltato e onorato dal re che gli diede di nuovo il suo trono vescovile di Edessa. Il re biasimò i nemici di Paolo. La liberazione di Paolo causò la gioia nel paese e in tutte le chiese della regione dell'oriente. Questo episodio permise a Giacomo di scegliere l'amore degli eretici, non dei loro errori. Perdonare gli errori degli eretici sarà la causa del trionfo della chiesa di Edessa. La chiesa sana e guarisce le malattie dei discutenti e innalza i caduti a causa delle discussioni. Giacomo commenta la parabola della zizzania e l'applica alla situazione della chiesa di Edessa. - "Adesso ecco tutte le chiese dell'oriente sono orgogliose e ringraziano Dio che ci diede un re credente19, un grande sacerdote e un confessore båî†íà il vescovo di Edessa. Egli fu degno 13

- Gv 10, 18 - Simbolo di Nicea - Sony, lettere arabe, 41 - Gen 37-50 - Pr 30, 10? 18 - Mt 5, 44 19 - Il re Giustino II

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L’ecumenismo di Giacomo

affinché la bellezza della fede del nostro re si manifesti grazie a lui. La sua fede è simile alla fede dei discepoli del Crocifisso. Se egli non era sicuro che Quello che fu appeso sulla Croce fosse Dio non avrebbe onorato la sua Croce sulla cima della sua corona, se era la Croce dell'uomo come dicono questi che vollero frodare il re e schernire Dio. Egli non avrebbe accettato di onorare la Croce dell'uomo sopra la sua corona. E perciò, era necessario che la fede del nostro re sorse nel mondo come il sole per mezzo del sacerdote bäüØ di Edessa. Edessa è la prima fidanzata di Cristo. E bisogna che essa anche sia la primogenita aò‹Ùi piena di bellezze in ogni tempo. Essa é il terreno benedetto che ricevette il buon seme e fece il raccolto della benedizione per la vera fede. E se crebbero anche in essa qualche zizzanie di poco numero, essa non é disonorata a causa di loro, e non si chiama il campo delle zizzanie. La tua paternità sa che nel campo a‹Ù’a benedetto del nostro Signore esistevano solamente dodici grani, e tra questi di poco numero, si trovò una zizzania. Ed il gruppo dei discepoli non fu disonorato da quella spina biíØ che crebbe fra loro. Il nemico che seminò la zizzania tra i grani vuole che il suo seme si moltiplichi. E quando gli agricoltori ahØa supplicarono il proprietario del campo di separare la zizzania dai grani, non permise che questo fosse. Ma egli lasciò i due semi crescere insieme a‡zØa aspettando che nel giorno della raccolta si raccogliessero i grani nel granaio aŠcìa e si legassero ç슇€dä le zizzanie fastelli aóîhŽbà per il fuoco”20

Non sradicare la zizzania ma cambiarla Un campo dove cresce una spina non è chiamato un campo spinoso. Una goccia di fango non arriva a sporcare il mare21. Con questo principio Giacomo consiglia il vescovo Paolo di essere tenero con gli eretici che rassomigliano ai lupi o ai falconi o alla zizzania o anche alle spine o al fango per guadagnarli all'ortodossia. - " E se crebbero anche in essa qualche zizzania di poco numero, essa non é disonorata a causa di loro, e non si chiama il campo delle zizzanie. La tua paternità sa che nel campo a‹Ù’a@ benedetto del nostro Signore esistevano solamente dodici grani, e tra questi di poco numero, si trovò una zizzania. Ed il gruppo dei discepoli non fu disonorato da quella spina biíØ@che crebbe fra loro....Mio signore che la tua santità adesso prenda cura non che la zizzania sia sradicata @çì‹ÕÈóä ma che sia cambiata çíÙÐûóä e diventi chicco. La tua umiltà e il tuo amore può fare da falconi a.dä@ colombe bäčíî e da lupi bčia†@ agnelli ahàa "22.

Le diverse teorie non affogano la chiesa La chiesa, alla maniera del mare che contiene tutti i fiumi e non si trabocca, contiene le differenti teorie senza esserne impaurita o soffocata. Essa schiaffeggia questo che dice: “così” e rimprovera quello che dice: “così”. Giacomo, in questi importanti testi, si mostra un teologo che ammette il progresso nel campo teologico, anche se Giacomo prima insegnava che la fede proclamata nei due primi concili ecumenici: Nicea e Costantinopoli bastava per la salvezza. 20 21 22

- Mt 13, 24-30. Sony, lettere arabe, 32 - Sony, omelie arabe, 162 - Sony, lettere arabe, 32

L’ecumenismo di Giacomo

L’insegnamento giacobiano di questo principio voleva opporsi ai diofisiti che avevano sfigurato la cristologia con le loro strane teorie lontane dalla fede di questi due concili ecumenici. - “Tutte le valle e i fiumi si versano nel mare, e il mare è vasto ogni giorno e non trabocca"23. - "Tutti i dottori vuotono i loro commenti b»gìò nella chiesa, ed essa li contiene tutti, e non arrivano a limitarla. Essa é il giardino óåu del Re, e tanto sono numerosi i fiumi quanto essa li beve tutti perché essa é la terra buona e benedetta. Tanto sono numerosi i fiumi, il liquido @bïÕ’@ é unico, e nessuno trova nei fiumi un'acqua differente di un' altra acqua. Esiste nel fiume il liquido che é più abbondante del (liquido) del suo compagno aóåØ (fiume), e esiste (un liquido) meno, ma l'umidità bj€Š delle acque é la stessa....Non é giusto biasimare la fontana di poco (liquido) perché Quello che distribuisce i fiumi la rese così. Se la fontana è grande o piccola, il liquido è lo stesso, e di molti che sono tutti si versano nello stesso mare. Il Giordano non é biasimato da parte dell'Eufrate che é più grande di esso, né Siloe deride Ghicon a causa della sua piccolezza. Il Reggente di tutto che mandò le fontane nelle valle è sovrano di renderle grandi, e di renderle piccole come vuole. Così sono i dottori e i poeti che ricevettero dalla grazia il dono in porzioni aòčíå . Egli (diede) poco a questo e (diede) molto a quello, ma l'insegnamento di tutti é lo stesso, da numerosi che sono. In tutte le bocche una sola lode al Signore delle lodi, e in tutte le voci un solo ringraziamento aóî†ìò all'unico Ricco.. Che ciascuno getti il suo argento sul tavolo secondo la sua capacità, e che faccia così secondo le acque che possiede per abbeverare"24.

L'unico linguaggio si realizzerà nel cielo Alla fine del mondo si realizzerà l'unità perfetta in una fede espressa con un unico linguaggio. - "La luce nuova per i figli della luce quando nasceranno tutti incominceranno a parlare con una sola lingua25. Lì passò una lode piena di meraviglia con un'alta voce, e con essa loro ascoltarono tutte le lingue, Isaia anche pose nel suo libro26, Babilonia cadde, nel nuovo mondo non esisterà Babilonia la figlia delle lingue. Né il cenacolo27 dove si divisero grazie alla parola, né i Romani, né i Greci né gli Alani28 bčïåÜö. Ma il linguaggio degli uomini e degli angeli sarà un unico linguaggio. La risurrezione non è vicina alla figlia dei Caldei, e le lingue non saranno divise ai popli nei paesi29. Lì, il rubare di Rachele non sarà conosciuto perché tutti gli umili erediteranno la terra piena di beatitudini30. Unico sarà il libro @ a‹ÑŽ@ , unico sarà l'insegnamento, unico sarà il linguaggio in un'unica lingua che non sarà confusaÞjÝióà@ come prima31. unico sarà il linguaggio, unico sarà il genere non molti, e unica sarà la gloria all'Unico Dio con alta voce. Lì, sono mescolate le assemblee degli uomini e degli angeli per lodare con un'unica forma.. Quando i corpi saranno risuscitati, lì la pigrizia non si avvicinerà a loro, né la fame né la sete. 23

- Sony, omelie arabe, 89. Qo 1, 7 - Sony, omelie arabe, 89 - Gv 12, 36, Lc 16, 8 - Gen 11, 1-9. Is 21, 9 - At 2, 5-12 28 - Forse i Tartari (?) che vivevano a Dailam (in Persia?). 29 - Is 47, 1 30 - Gen 31, 19, Mt 5, 14 31 - Gen 11, 1-9

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L’ecumenismo di Giacomo

Essi mangeranno spiritualmente dall'albero della vita32, essendo accomodati santamente al tavolo @aŠìóÐ@ della luce. La visione del Padre sazierà, svezzerà, ingrasserà e ungerà tutti i suoi santi come se fosse un banchetto pieno di beatitudini aóčj€.. Essi sussichieranno dolcemente lo splendore dalla sua faccia bÐìc‹Ð e vivranno con Lui nella grande luce senza corruzione33. Unica sarà la loro opera: dare la lode al Risuscitatore di tutti, benedetto Colui che venne e rinnovò la terra, a Lui la lode"34

Nel cielo questo non dirà: “così” e quell’altro: “così” - "E perciò il grande Paolo quando insegnava disse: cesserà la conoscenza e la profezia35. Quando il profeta profetizzò e mostrò un’ azione, perché occorrerebe anche profetizzare quando l'azione si realizzò? Cesseranno le corse e le stanchezze della giustizia, e non esisterà più l'occasione di chiedere né di pregare. Colui che cadde è caduto, e colui che non cadde è in piedi, e lì non esiste né combattimento, né caduta. Il nemico @ac‹˙ÕÝØa@ ed i sui eserciti cadde nel fuoco, e non esisterà né combattimento @b˙äíua Αγων, né sollecitudini @ýč‡˙’@ né concupiscenze @aó˙vïug. Lì, non esisterà la possibilità dell'errore nell' operare perché quel velo @aó˙ïÑyò sarà tolto dalle anime. Lì, gli uomini avranno: una sola conoscenza @aó˙ȇî, una sola comprensione @þØí˙Ž@, e una sola coscienza @b˙åïÈŠ@senza cambiamento @bÑÝyí˙’. Dio sarà tutto in tutti nel nuovo mondo, e lì, la fede sarà unica fede senza discussione36. Questo non dirà: così, e quest' altro: così, unica é la conosecenza della fede in tutti e in ciascuno. Dio mostrerà se stesso senza velo @aó˙ïÑyò@ e la verità sarà in tutti affinché conoscano l'Unico Dio. Dal regno e dall'inferno @b˙äüu un unico pensiero, e una lode, e un ringraziamento all'Unico Dio"37.

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- Gen 2, 9 - I Tm 6, 16 - Sony, omelie arabe, 172 - I Cor 13, 8 - I Cor 15, 21 - Sony, omelie arabe, 31

1. La lettera a Stefano Bar Sudaili l'eretico

Le quarantuno lettere scelte composte dal beato Mor Giacomo il vescovo di Batnan1 1 Ancora2 la lettera a Stefano3 Bar Sudaili, l'eretico bÕï€gû4 E' bene che tu corra nelle opere delle virtù o