Lettera a un discepolo


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Italian Pages [83] Year 1992

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Table of contents :
Prefazione di Francesco Gabrieli
Introduzione di Sante Ciccarello
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Lettera a un discepolo
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Lettera a un discepolo

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Il divano 44

al-Ghazali

Lettera

a un

discepolo

A cura di Sante Ciccarello

Prefazione di Francesco Gabrieli

Sellerio editore Palermo

1992 © Sellerio editore via Siracusa 50 Palermo

Lettera a un discepolo l al-Ghazalt ; a cura di Sante Ciccarello ; prefazione di Francesco Ga­ brieli. Palermo : Sellerio, 1992 73 p. ; 16 cm . (Il divano ; 44) r. CICCARELLO, Sante II. al-GHAZALi CDD 297.22 ·

·

(a cura di S. & T.

·

Torino)

Titolo originale: Ayyuba 'l-walad Traduzione di Sante Ciccarello

Prefazione

di Francesco Gabrieli

La Lettera a un discepolo di al-Ghazall, che qui si presenta in veste italiana, è un gioiello della spiritualità musulmana medievale. Il grande dot­ tore, teologo, mistico e moralista ha formulato in questo breve scritto un modello di vita reli­ giosa e intellettuale che riflette la profonda ed equilibrata sua personalità: intensità di senti­ mento religioso, primato dello spirito sulla let­ tera, ma al tempo stesso non perduto contatto con la normatività della Rivelazione, e sua vo­ lenterosa applicazione. In nuce, questa piccola « Epistola » riassume il credo e la pratica di vita della Hug},at al-Islam o « Prova (vivente) del­ l'Islam », come fu soprannominato il pensatore di Tus . Un'efficace introduzione biografica e una buona scelta bibliografica completano la tra­ duzione. Il lettore anche non islamista, ma sensibile alla problematica religiosa, gusterà questo nobile do­ cumento dell'Islam medievale, che pone al cen­ tro della sua indagine i più alti motivi d'interio9

rità religiosa non inquinati dallo scontro politico dall'aberrazione nazionalistica che troppo spes­ so dominano l'integralismo dell'Islam contem­ poraneo : Ghazal1 e i suoi coetanei, pur sensibili ai problemi politici del loro tempo, avevan so­ pratutto la mira all'integrità e profondità della fede. In questo anche un « infedele » di oggi può sentirli vicini. e

F. G.

IO

Introduzione di

Sante Ciccarello

Abu ijamid Muf?ammad b. Muf?ammad at-Tusl al-Ghazalt (450/ ro58-5o5/IIII) visse in un'epo­ ca densa d'avvenimenti religiosi e politici. Con l'ascesa della dinastia turca dei Selgiuchidi, nella persona di Tughr'tl Beg, ebbe inizio una fase di restaurazione e difesa dell'ortodossia tradizionale o sunnah per tutto l'impero abbaside. La si'ah (la parte islamica che non riconosce i primi tre califfi) aveva conquistato con ogni mezzo molti territori, fino alle terre del Maghreb. Nacque al­ lora la sètta isma'ilita degli «assassini» (gli « assessini» del Milione): anche l'omicidio rien­ trava nei metodi usati da loro per diffondere il proprio credo religioso e politico. Oltre alla si'ah e ai suoi gruppi, quel che aveva portato l'Islam ad una situazione degradata e confusa era anche l'esasperazione degli studl teologici, per cui gli 'ulama' o dottori della Legge erano divenuti, co­ me i filosofi, nuovi Farisei. D'altro canto, l'azione d'impostori e falsi asceti contribuì a rendere il sufismo - la « mistica» 13

del!'Islam - inviso, se non eretico, agli occhi di giuristi e 'ulama'. Venne così a crearsi un clima d'intolleranza non troppo diverso da quello del­ l'Inquisizione cattolica. In quest'àmbito Ghazalt, attraverso le sue nu­ merosissime opere (ne sono state catalogate oltre quattrocento), svolse una duplice azione: d'im­ pulso decisivo alla dottrina sunnita e di concilia­ zione del sufismo con l'ortodossia; sicché la mi­ stica divenne materia di studio in tutte le scuole islamiche. A tal punto giunse la fama di Ghazalt da valergli l'appellativo di «Prova dell'Islam » e «Riformatore della sua epoca ». Ma per arri­ vare a questo il cammino non fu breve né facile. Era nato nel 450 dell'ègira a Ghazalah, presso Tus (Khurasan). Rimasto orfano insieme al fra­ tello Al;mad, mistico e poeta, ebbe nella città natale la prima sua educazione presso un maestro �u/2. Durante un viaggio, mentre tornava da Cur­ gan a Ttis, gli capitò un'avventura che si rivelò decisiva per la sua esistenza: come scrisse più tardi nell'autobiografia. Il gruppo di via?..?,iatori di cui faceva parte fu assalito e depredato da una banda di ladri poi dile�uatasi; Ghazalt ebbe sottratti i libri e gli appunti di studio: si decise I4

allora ad inseguire quei ladri per riottenere i suoi beni. Ma il capo dei briganti, restituendo i testi che Ghazalt aveva con fatica compilato e studiato, osservò: «Come puoi pretendere di avere imparato se, quando ti tolgo i libri, non hai più il sapere?». Rientrato a Tus, Ghazalt impiegò tre anni per mandare a memoria tutto ciò che aveva scritto in quei libri. Si recò quindi a Nzsapur, importante e famoso centro culturale del mondo islamico, dove conobbe al-Cuwaynz, celebre maestro della scuola as'arita, di cui di­ venne discepolo. Fu poi in contatto con �uft emi­ nenti, fra i quali il celebre Abu 'Alt al-Farmadl. Dopo la morte di al-Cuwaynz (478 /ro8 J), co­ nobbe Nizdm al-Mulk, abile ministro della di­ nastia selgiuchide e generoso mecenate; per le sue vastissime conoscenze e l'eleganza dell'elo­ quio seppe conquistarsi la fiducia dell'uomo, che veniva fondando scuole nei centri maggiori del­ l'impero. Ghazalt fu scelto come rettore della scuola Nizamiyyah di Baf!.hdad, la più rinomata · dell'epoca. Un incarico di prestigio che riempì d'orgof[.lio l'ancor giovane studioso (aveva circa trentadue anni). Le sue lezioni furono ben pre­ sto seguite da centinaia di alunni; divenne un maestro stimatissimo e compose molte opere I5

teologiche, giuridiche e filosofiche. Appartengono a questo periodo i primi segni di crisi intellettuale: di una ancor inappagata ricer­ ca della «conoscenza» o, più semplicemente, della Verità. Attraversò un periodo di dubbi e incertezze, che lo spinsero a indagare su tutto quanto costituiva fino ad allora il patrimonio del suo sapere. Analizzò con rigore scientifico le dottrine e i testi delle maggiori correnti filosofi­ che e teologiche; per ciascuna individuò errori e viz1 teorici, denunziati in varie sue opere con lucido e imparziale linguaggio. Restava infine da analizzare il movimento �ft/1, di cui fin da gio­ vanissimo aveva conosciuto insigni rappresentan­ ti. Misurò subito la differenza tra i filosofi e i �ft/1; mentre i primi vivevano di parole e teorie, i secondi, per esser tali, dovevano « sperimenta­ re» quanto intuivano razionalmente: « .. Quin· di osservavo che i �z?/2 erano padroni dei loro stati d'animo, non abili padroni del linguaggio, e che tale sovranità non poteva esser raggiunta attraverso la conoscenza [teorica], altrimenti l'avrei già ottem!ta. Solo l'esercizio e l'esperien­ za potevano procurarmi quel che ancora mi man­ cava» (Munqidh min a, Enc. It., XXXII (1936), pp. 964d966d ( = Raccolta di scritti editi e inediti, &c., II, 1940, pp. 181-190); A. J. Wensinck, La pen­ sée de Ghazali, Paris, Maisonneuve, 1940; M. Smith, al-Ghazall the Mystic, London, Luzac & Co., 1944; W. M. Watt, The Faith and Practice of al­ Ghazall, London & New-York, 1953; J. M. Abd­ el-Jalil, Autour de la sincerité d'al-Gazzali, in Mé­ langes L. Massignon, I, Damas, I.F.D., 1956, pp. 57-72; Id., s.v. « al-GhazaH )>, E[2 , n 16 (1959), pp. 1062-1066; Abdurrahman Badawi, Les oeuvres d'Al-Ghazall, Le Caire, 1961; V. M. Poggi, Un classico della spiritualità musulmana, Roma, Pont. Univ. Gregoriana, 1967 (Studia Missionalia - Do­ cumenta et opera, 3); H.

Laoust,

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de Ghazalì, Paris, Geuthner, 1970; L. V. Berman, s.v.

«

GhazaH

)>,

E],

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Leaman, Filosofia islamica medievale (1985), trad. it., Bologna, Il Mulino, 1991, pp. 47 sgg.; AA.VV., Ghazalt: la raison et le miracle, Table ronde UNE­ sco (9-10 déc. 1985), Paris, Maisonneuve & Larose,

1987; M. L. Siauve, L'amour de Dieu chez Ghazall, Paris, Vrin, 1986; A. M. Jay, The impact of al­ Ghazzali's work on

Sufism,

«

Islam Today », 4,

1986, pp. 35-43; H. Corbin, Storia della filosofia islamica. Dalle origini ai nostri giorni {I, 1974), trad. it., Milano, Adelphi, 1989 (Il ramo d'oro, 4), pp. 184-190, con bibliogr., pp. 377 sg.

Per la mistica e il sufismo (Corbin, op. cit., pp. 191205, pp. 378 sg.) si vedano in particolare: G. Messi­ na, Inizl di lirica ascetica e mistica persiana, Roma, P.I.B., 1938; Imam al-Haramayn (al-Jowayni), El­ !1-shad, éd. et trad. par J. Luciani, Paris, 1938; M. M. Moreno, Antologia della mistica arabo-persiana, Bari, Laterza, 1951 [1984]; A. J. Arberry, Introdu­ zione alla mistica dell'Islam (1952), trad. it., Geno­ va, Marietti, 1986; Ali Hassan Abdel-Kader, The Li/e, Personality end \Vritings of al-Junayd, Lon­ don, Luzac, 19 62 [1976] (Gibb Memoria! N. Ser., 22); Farid ud-din 'Attar, Parole di Sufi, Torino, Bo­ ringhieri, 1964;

M.

Molé, I mistici musulmani

(1 9 65), trad. it., Milano, Adelphi, 1992 (Piccola bi­ blioteca, 286); S. H. Nasr, Il sufismo (1972), trad. it., Milano, Rusconi, 1975; L. Massignon,

Eswi sur

les origines du lexique technique de la Mystique Mu­ sulmane, Paris, Vrin, 1968; Vite e detti di santi musulmani, a c. di V. Vacca, Torino, Utet, 1968 [Milano, TEA, 1988]; T. Burckhardt, Introduziotte alle dottrine esoteriche dell'Islam (1969), trad. it., Roma, Mediterranee, 1979; P. Nwyia, Exégèse co­ ranique et la11gage mystique, Beyrouth, 1970; M. Lings, Che cos'è il Sufismo (1975), trad. it., Roma, Mediterranee, 1978; E. de Vitray-Meyerovitch, I mistici dell'Islam.

Antologia del sufismo (1978),

trad. it., Parma, Guancia, 1991, con elementi bliogr., pp. 341-364, e una speciale

«

di bi­

Bibliogr. ita27

liana », pp. 364 sgg.; Kalabadhi, Traité de soufisme, Paris, Sindbad, 1978; A. Ventura, L'esoterismo isla­ mico, Roma, Atanòr, 1981; Junayd, Enseignement spirituel, Paris, Sindbad, 1983; W. C. Chittick, Thf' Sufi Path of Lave. The Spiritual Teaching of Rumi, Albany, Suny Press, 1983; Id., The Sufi Path of Knowledge. Ibn al-'Arabi's Metaphysics of Imagina­ tion, ivi, 1989; Hujwiri, Somme spirituelle, Paris, Sindbad, 1988. s. c.

Desidero esprimere un sincero ringraziamento al prof. Francesco Gabrieli, che mi ha onorato di una prefazio­ ne, e al prof. Gianfranco Fiaccadori che con profonda conoscenza e aiuto paziente ha reso possibile questo lavoro.

Lettera

a un

discepolo

Nel nome di Dio Clemente e Misericordioso Lode a Dio, Signore dei mondi,- felice esito a quanti Lo riveriscono,- benedizione e pace sul profeta Mu�ammad e su tutta la famiglia di Lui. Sappi che un antico discepolo che aveva presta­ to servizio assiduo allo saykh, l'imam, ornamento della religione, prova dell'Islam, Abu If.amid Mu�ammad al-Ghazalt (Iddio santifichi l'anima sua), che aveva studiato le scienze sacre presso questo maestro, riunito le particolarità delle scienze e spinto alla perfezione le virtù dell'ani­ ma, meditando un giorno sul proprio stato, ebbe questa intuizione: ho studiato - disse - scienze diverse, e ho speso il fiore dei miei anni a rac­ coglierle e mandarle a memoria,- ora devo sape­ re quale fra tutte mi sarà utile domani per assistermi nella tomba. Quanto a quelle che mi saranno inutili, le abbandonerò come ha detto 3I

il Messaggero di Dio (Lo benedica Iddio e Gli dia pace): «Oh Dio mi rifugio in Te da ogni scienza inutile ». Tale idea lo pervase, spingen­ do/o a scrivere a Sua Eccellenza lo saykh, prova dell'Islam, Mu�ammad al-GhazaU (Iddio l'Altis­ simo abbia misericordia di lui): gli chiese consi­ glio per esser guidato, e gli pose questioni diver­ se, supplicando/o di scriver per lui un'orazione da farsi a certe ore del giorno; e aggiunse: «Le ope­ re dello saykh, come la Rigenerazione 1 ed altre ancora contengono risposte ai miei quesiti; tut­ tavia, è mio desiderio vitale che lo saykh segni ciò di cui ho bisogno in carte che mi siano com­ pagne durante tutta la vita e delle quali possa seguire i consigli finché vivrò, se così vorrà Id­ dio l'Altissimo ». Allora lo saykh gli scrisse di rimando questa let­ tera - e Dio è più sapiente:

Sappi, o giovane che [mi ] ami e che io amo (prolunghi Iddio la tua vita con la sottomissione che a Lui testimoni e ti conduca sulla via di colo­ ro che ama) che gli insegnamenti migliori si ri­ cavano dalla Missione [ del Profeta ] . Se ne hai già ricavato un insegnamento, quale interesse avresti al mio ? Se invece non ne hai ricavato al32

cuno, dimmi : cosa dunque hai appreso in tutti questi anni? Figlio mio ! Tra i consigli dell'Inviato di Dio (Lo benedica Iddio e Gli dia pace) alla Sua comunità sono queste parole : « Ecco il segno che Iddio l'Altissimo ha abbandonato il Suo servo : un as­ siduo impegno in quel che per lui è senza valore. Quando anche un'ora della sua esistenza scorre in cosa diversa dalla devozione per cui è stato creato, merita ch'Egli prolunghi la sua infelicità. E chi oltrepassa la quarantina senza che le sue buone azioni prevalgano sulle cattive, sarà desti­ nato al Fuoco ». E ciò basterà a coloro che sanno. Figlio mio ! Facile a darsi è il consiglio, difficile metterlo in pratica; è amaro a quanti seguono i propri desideri, poiché le cose proibite son dolci ai loro cuori . Dico di quanti aspirano allo studio della scienza formale, preoccupandosi dei meriti personali e delle vie di questo mondo ; credono che la loro salvezza dipenderà dalla scienza astrat­ ta, e si ritengono perciò dispensati dall'agire . Tale l'opinione dei filosofi. Gloria a Dio Eccelso ! Essi ignorano, illusi, che quella scienza, se non pensano ad applicarla, sarà certamente una prova 33

contro di loro, come ha detto il Profeta (Lo be­ nedica Iddio e Gli dia pace) : « Il peggior tor­ mento, nel giorno della Resurrezione, sarà quel­ lo del sapiente al quale Dio non avrà permesso di approfittare della sua scienza ». Si racconta che Gunayd 2 (Iddio santifichi l'ani­ ma sua) fu veduto in sogno, dopo la sua morte, e chiesero a lui : « Quali nuove o Abù '1-Qa­ �im? ». Rispose : « Le belle frasi sono state effi­ mere, si son dissolte le oscure allusioni : nulla ci è stato utile se non qualche genuflessione fatta nel cuore della notte ». Figlio mio ! Non essere avaro di opere, né privo di forza spirituale. Sii certo che la sola scienza teorica non offre alcun aiuto . Cosl un uomo nel deserto avesse pure dieci spade indiane ed altre armi ancora e fosse coraggioso ed abile guerrie­ ro, quando lo assalga un terribile e feroce leo­ ne - cosa pensi? Che queste armi potrebbero allontanare il pericolo se non le usasse per col­ pirlo? È ovvio che le armi non allontanerebbero il pericolo se l'uomo non le afferrasse per colpi­ re. Allo stesso modo uno che pure studiasse cen­ tomila questioni di scienza imparandole a me­ moria, ma senza pratica alcuna, non ne trarrà giovamento -se non mettendole in atto . 34

Ugualmente : se un uomo fosse colpito da febbre e itterizia, la sua cura risiederebbe nell'ossimele e nell'infuso d'orzo, né la guarigione potrebbe ottenersi se non con questi rimedi : Hai mille bottiglie: ed è invano. Ebbro è soltanto chi beve del vino.3

Avessi anche studiato cent'anni e raccolto mille libri, non saresti pronto alla misericordia divina se non passando all'azione : « L'uomo non avrà di suo che il suo sforzo »;4 « Chi dunque spera d'incontrare il Signore operi opera buona »;5 « In premio delle loro azioni buone »;6 « In verità co­ loro che hanno creduto e hanno operato il bene avran per asilo i giardini del Paradiso dove rimar­ ranno in eterno, e non.desidereran mutamento »;7 « Ma altri succeddettero loro, che persero la Preghiera e seguirono le passioni e incontreran­ no perdizione. Eccetto coloro che si volgeran­ no pentiti e crederanno e opereranno il bene : questi entreranno nel Giardino e non sarà fatto loro torto alcuno » .8 E che dici di questa sentenza : 9 « L'Islam è fon­ dato su cinque [pilastri ] : attestare che non v'è dio se non Iddio e che Mu�ammad è il Messag35

gero di Dio; pregare; fare la zakah [elemosina] ; digiunare nel mese di Ramaçl.an; compiere il pel­ legrinaggio alla Mecca per chi ne abbia la pos­ sibilità»? La fede consiste nella parola, nella sincerità e nelle opere. La prova delle opere è più impor­ tante di quanto non si ritenga, se pure il servo raggiunge il Paradiso per Grazia di Dio l'Altissi­ mo e per sua Generosità; ma solo dopo essersi preparato con obbedienza e devozione, poiché « La Misericordia di Dio è vicina a chi opera il bene». 10 E se ancora si dice: « [Il servo ] raggiunge [il Paradiso ] con la sola fede», noi rispondiamo : « Sl, ma quando? ». E quanti insormontabili ostacoli deve superare prima di giungervi? Il primo è proprio quello della fede : si salverà dal perdere la fede, oppure no? E se anche arrivasse [ al Paradiso ] , non si troverà forse deluso e per­ dente? Ha detto I:Iasan al-Ba�ri : 11 « Il giorno della Resurrezione Iddio l'Altissimo dirà ai Suoi servi : " O servitori Miei, entrate in Paradiso nella Mia misericordia, e fatene parte secondo le vostre azioni "». Figlio mio! Sino a che non passerai all'azione non troverai ricompensa. Si racconta che un uo-

mo della tribù di Israele aveva adorato Iddio l'Altissimo per settant'anni; e volle Iddio l'Al­ tissimo far conoscere il suo caso agli Angeli. Poi Iddio mandò a lui un Angelo per dire che, con tutta la sua devozione, non meritava d'entrare in Paradiso. Udito che ebbe, rispose il devoto : « Quanto a noi, fummo creati per l'adorazione, dobbiamo quindi adorare». Al suo ritorno, l'An­ gelo disse: « Mio Dio, Tu meglio conosci quel­ lo che ha detto ». Rispose Iddio l'Altissimo: « Se lui non smette di adorarCi, Noi non smet­ teremo di colmarlo con la Nostra generosità. Siate testimoni, Angeli Miei : lo l'ho già per­ donato». Ha detto il Profeta di Dio (Lo benedica Iddio e Gli dia pace): « Fate i conti a voi stessi prima che vi siano fatti, e pesate le vostre azioni prima che vi siano pesate»; e 'Ali 12 ( Iddio sia soddi­ sfatto di lui) : « Chi pensa di arrivare senza sfor­ zo è un illuso; chi pensa di arrivare col solo suo sforzo è un presuntuoso». Ha detto J:Iasan [al-Ba�ri ] (Iddio l'Altissimo abbia misericordia di lui) : « Aspirare al Paradiso senza compiere buone azioni è peccato»; e ancora: « Segno del· la verità è dimenticare la ricompensa promessa alle buone azioni, senza abbandonarne la prati37

ca» . Ha detto l'Inviato di Dio (Lo benedica Iddio e Gli dia pace) : « L'uomo intelligente domina la propria anima e opera per quel che sarà dopo la morte; lo stolto segue le sue pas­ sioni e s'affida a Dio l'Altissimo per ciò che spera». Figlio mio ! Quante notti hai passato nello stu­ dio e nella lettura dei libri, privandoti del son­ no? Non so quale fosse il tuo scopo . Se per que­ sto basso mondo, i suoi beni, le sue dignità e per fartene vanto ai tuoi simili e pari, allora guai a te, sl guai a te ! Ma se tuo scopo era vivi­ ficare la legge del Profeta (Lo benedica Iddio e Gli dia pace), formare il tuo carattere e vincere l'anima che inclina al male, felicità a te, sl fe­ licità a te ! È stato sincero chi ha proclamato nei versi : Vana è la veglia per gli occhi che mirano ad altro dal Tuo volto. E vane le lacrime sparse al timore di perdere altri che Te.

Figlio mio ! Vivi come vuoi : sei destinato a mo­ rire. Ama ciò che vuoi : ne verrai separato . Fa' ciò che vuoi : ne avrai le conseguenze. Figlio mio ! A che ti gioveranno tanti studi di

teologia, logica, medicina, retorica, poesia, astro­ nomia, prosodia, sintassi e morfologia, se è solo tempo perduto in spregio al [ le disposizioni di Dio, il] Maestoso ? Ho letto nel Vangelo di Gesù (su di lui la preghiera e la pace) : « Fra l'istante in cui il morto è deposto nella bara e quello in cui vien messo sul bordo della tomba, Iddio nella Sua grandezza pone a lui quaranta domande. La prima recita : "Mio servitore ti sei purificato per anni agli occhi dell'uomo ; ma nemmeno per un istante ti sei purificato ai Miei occhi ". Ed ogni giorno che guarda nel tuo cuo­ re, dice [ l'Altissimo ] : " Quanta pena ti dai per gli altri, eppure tu sei colmato del Mio favore ! Ma sei come un sordo che non intende ! "». Figlio mio ! Conoscenza senza pratica è follia; né può esservi pratica senza conoscenza . Sappi che la scienza che non ti allontana oggi dalle cose proibite e non ti porta all'obbedienza, non ti allontanerà domani dal Fuoco dell'Infer­ no. Se non metti in pratica la tua scienza oggi e non avendo messo a frutto i giorni passati, do­ mani nel Giorno della Resurrezione dirai : « La­ sciaci tornare [ sulla Terra ] , a operare il bene » .13 Ti sarà detto : « Stolto, è da D che vieni ! ». Figlio mio ! Fortifica il tuo spirito, combatti la 39

tua anima e mortifica il tuo corpo, poiché tua dimora sarà la tomba e le genti dei cimiteri attendono con ansia che tu le raggiunga. Bada a te, bada a te dall'arrivare presso di loro senza viatico . Ha detto Abù Bakr a�-�iddìq 14 (Iddio sia soddi­ sfatto di lui) : « Questi corpi sono una gabbia per uccelli o una stalla per animali : pensa a qua­ le dei due tu appartieni. Se appartieni agli uc­ celli celesti, quando sentirai battere il tamburo: " torna dal tuo Signore ",15 volerai salendo fino alle torri più alte del Paradiso ; come ha detto il Messaggero di Dio (lo benedica Iddio e gli dia la Pace) : " Il trono del Misericordioso ha tre­ mato alla morte di Sa'd figlio di Mu'adh ".16 Ma non voglia Iddio che tu appartenga agli animali ; come ha detto Iddio l'Altissimo: " Quelli sono come le bestie, anzi son più traviati ancora " 17 ». Non crederti al sicuro nel tuo passaggio dal ri­ fugio di questa Terra all'abisso del Fuoco. Si racconta che a I:Iasan al-Ba�ri (Iddio l'Altis­ simo abbia misericordia di lui) fu data da bere dell'acqua fresca, e quando ebbe afferrato il bic­ chiere, perse conoscenza facendolo cadere. Quan­ do si riprese, fu chiesto a lui: « Cosa hai, o Abu Sa'ìd? ». Rispose: « Mi son ricordato il deside40

rio della gente del Fuoco quando grida alla gente del Paradiso : " Spargete su di noi un po' d'acqua o di quanto Dio vi ha elargito "18 ». Figlio mio ! Se la sola scienza ti bastasse e non avessi bisogno delle opere, invano la voce [ di­ vina ] griderebbe : « C'è qualcuno che chiama? Qualcuno che implora perdono? Qualcuno che si pente? ». E si racconta che un gruppo di Com­ pagni [ del Profeta] (Iddio sia soddisfatto di loro tutti) parlò di 'Abd Allah figlio di 'Ornar 19 (Id­ dio sia soddisfatto di entrambi) innanzi al Pro­ feta (Lo benedica Iddio e Gli dia Pace) , che dis­ se : « Sarebbe un uomo eccellente se pregasse di notte ». E disse (su di lui la Preghiera e la Pa­ ce) ad uno dei suoi Compagni : « Amico, non dormire troppo la notte, poiché chi troppo dor­ me la notte si troverà povero il giorno della Resurrezione ». Figlio mio ! « E parte della notte ancora veglia in orazione volontaria » : 20 è un ordine [ divino ] . « E ad ogni alba invocavano il perdono di Dio » : 21 è un atto di ringraziamento. « Chieden­ ti perdono ad ogni alba » : 22 è un'invocazione. [ Il Profeta] ha detto ( su di lui la Pace) : « Iddio l'Altissimo ama tre voci : la voce del gallo, la voce di chi legge il Corano e la voce di quanti 4I

implorano perdono all'alba » . Ha detto Sufyan ath-Thawr123 (Iddio abbia misericordia di lui) : « Iddio l'Altissimo e Benedetto fa soffiare all'al­ ba un vento che porta le invocazioni e le richie­ ste di perdono al Re Onnipotente » . Ha detto anche: « Allorché sopraggiunge la notte, un araldo grida ai piedi del trono [ divino] : " Orsù, alzatevi adoratori del Signore ! ". Quindi si al­ zano e pregano quanto Dio vuole. Poi un araldo chiama nel cuore della notte : " Orsù, alzatevi sottomessi a Dio ! ". Quindi si alzano e pregano fino all'alba. E quando l'alba giunge un araldo grida : " Orsù, alzatevi voi che implorate il per­ dono ! ". Quindi si alzano e implorano perdono . Al levarsi del sole un araldo chiama : "Orsù, al­ zatevi, incoscienti! ". Quindi si alzano dal letto come i morti quando escono dalle loro tombe». Figlio mio ! Si racconta che il saggio Luqman/4 fra i consigli che diede a suo figlio, abbia detto : « Figlio mio, che il gallo non sia migliore di te ! Chiama all'alba e tu dormi » . E ha detto bene chi ha proclamato questi versi: Su di un ramo una colomba ha alzato i suoi gemiti 25 nella notte, ed io dormivo. Quanto falso io sono, mio Dio, fossi stato un vero

amante non mi avrebbe preceduto il pianto della colomba. Pensavo di amare davvero intensamente il mio Si­ gnore, ma mentre gli animali levano i loro gemiti, io non verso una lacrima.

Figlio mio ! La quintessenza della scienza consi­ ste nel sapere cosa siano obbedienza e adorazio­ ne. Sappi che l'obbedienza e l'adorazione con­ sistono nel seguire il Legislatore nei [ Suoi ] or­ dini e nei [ Suoi ] divieti, nella parola e nell'azio­ ne. Ovvero: tutto ciò che dici , che fai e che lasci, sia nel solco della Legge . Se, per esempio, vuoi digiunare nel giorno della Festa del Sacrifi­ cio o nei tre giorni che seguono, sarai disobbe­ diente; oppure, se fai la preghiera con un abito rubato, anche se questo sembra un atto di culto, sarai un peccatore. Figlio mio ! Devi rendere la tua parola e i tuoi atti conformi alla Legge; poiché scienza ed azio­ ne al di fuori della Legge sono un errore . E non devi farti trascinare dalle stravaganze e devia­ zioni dei [ falsi ] �Ufl: per seguire questa via ci vuole lo sforzo, bisogna spezzare i desideri del­ l'anima ed annientare le sue inclinazioni con l'ar­ ma dell'esercizio, ma non con stravaganze e pa­ role futili . 43

Sappi che la lingua sciolta ed il cuore pieno di pensieri vani e brame son segni funesti. Quin­ di, se non annienti l'anima con una lotta sin­ cera, non rinascerà il tuo cuore alle luci della Conoscenza . Sappi che è impossibile rispondere, sia per iscrit­ to che verbalmente, ad alcune delle tue doman­ de. Se giungerai a questo stato, ne conoscerai la natura; altrimenti è impossibile conoscerlo, poi­ ché appartiene al dominio del gusto : tutto ciò che appartiene a questo dominio non si può de­ scrivere a parole, come non puoi conoscere il sapore dolce e quello amaro, se non gustando qualcosa di dolce o di amaro. Cosl, si racconta che un impotente scrisse ad un amico chiedendo che gli spiegasse il piacere sessuale. Quest'ultimo gli rispose scrivendo : « O Tale, ti ritenevo so­ lamente impotente, ma adesso ho capito che sei impotente e stupido; infatti questo piacere ap· partiene al dominio del gusto : se lo provi lo capisci, altrimenti è impossibile descriverlo a parole o in iscritto ». Figlio mio! Alcune tue domande somigliano a quest'ultima. Quanto a quelle cui si può rispon­ dere, le ho già menzionate nella mia Rigenera­ :t.ione delle scienze [religiose 1 ed in altre opere; 44

rinviando ad essa, ne cito qui una parte. Dico : « Chi segue la via spirituale deve osserva­ re quattro principi. « Il primo : una fede sincera, senza traccia di eresia. « Il secondo : un vero pentimento, dopo il quale non si ritorni più al peccato. « Il terzo : cercare di accontentare i nemici, finché nessuno possa reclamare qualcosa da te. « Il quarto : conoscere della Legge quanto basta per eseguire gli ordini di Dio l'Altissimo ; e delle altre scienze ciò che serve alla salvezza del­ l'anima ». Si racconta che Sibli 2 6 (Iddio abbia misericordia di lui) abbia servito quattrocento maestri, ed abbia detto : « Ho letto quattromila �ad'ìth,rT e ne ho scelto uno solo che ho messo in pratica, tralasciando gli altri : l'ho meditato e vi ho tm­ vato la mia liberazione e la mia salvezza . Esso conteneva tutta la scienza degli Antichi e dei Moderni, e questo mi è bastato . Ecco ciò che disse il Messaggero di Dio (Lo Benedica Iddio e Gli dia la Pace) ad alcuni dei suoi Compagni : « Agisci per questo mondo nella misura in cui vivrai in esso, e agisci per l'aldilà nella misura della tua permanenza in esso. Agisci per Iddio 45

tanto quanto tu hai bisogno di Lui, e agisci per l'Inferno tanto quanto potrai sopportarlo » . Figlio mio ! Se tu conoscessi questo �adith non avresti bisogno di molta scienza. Medita inoltre su quest'altra storia : I:Htim al-A�amm 28 faceva parte degli amici di Saqiq al-Balkhi 29 (su en­ trambi la misericordia di Dio l'Altissimo), che un giorno gli chiese : « Mi hai seguito per tren­ t'anni, cosa ne hai ricavato ? ». [l:Iatim ] rispose : « Ne ho ricavato otto benefici di scienza, che mi bastano per sperare nella liberazione e nella salvezza della mia anima». Allora Saqiq riprese : « Quali sono ? ». I:Iàtim al-A�amm rispose : «Ho osservato le creature, ed ho visto che ognu­ na di esse ha un essere che ama e cui è affezio­ nata . Alcuni di questi esseri amati accompagnano la persona che li ama fino alla morte ; altri fino al bordo della tomba, poi si ritirano !asciandola tutta sola, senza che nessuno di loro entri nella sua tomba . Ciò mi ha fatto riflettere, e mi sono detto : " Il miglior amico dell'uomo è chi entra con lui nella tomba per tenergli compagnia ". Ho trovato questo amico solo nelle buone azioni ; le ho quindi amate affinché siano la mia luce nella

tomba, e mi tengano compagnia senza lasciarmi mai solo . « Ho visto che la gente segue le proprie inclina­ zioni e rincorre i desideri dell'anima. Ho allora meditato la parola di [Dio ] l'Altissimo : " E chi avrà temuto di comparire davanti al suo Signore e distolto l'anima dalle passioni, il Paradiso avrà per asilo ".30 Ho avuto la certezza che il Corano è la pura verità ; quindi mi sono apprestato a contrastare la mia anima e mi sono affrettato a combatterla e a proibire i suoi desided, fino a che ha accettato l'obbedienza a Dio l'Altissimo (gloria a Lui). « Ho visto che ogni essere umano corre dietro i beni terreni, e se ne impadronisce avidamente ; ho allora meditato la parola dell'Altissimo: " Quel ch'è presso di voi rapido passa, quel ch'è presso Dio dimora in eterno ".31 Ciò che possedevo di beni terreni ho allora speso per amore di Dio e l'ho distribuito ai poveri, perché questo sia il mio tesoro presso Dio l'Altissimo . « Ho visto alcune persone credere che l'onore e la potenza risiedano nel numero degli alleati e nella 47

forza della famiglia, vantandosi per questo. Al­ tri pretendono che essi risiedano nella ricchez­ za e nel gran numero di figli e ne vanno fieri. Al­ tri ancora han creduto che la potenza e l'onore consistessero nel sottrarre con la forza i beni de­ gli altri, maltrattarli e versare il loro sangue. Un gruppo, infine, ha creduto che questa potenza risiedesse nello spreco dei beni, nello sperpero e nella dissipazione delle ricchezze; ho allora me­ ditato la parola dell'Altissimo : " Il più no­ bile fra di voi presso Dio è colui che più Lo teme ".32 Ho dunque scelto questo timore e ho fermamente creduto che il Corano è la pura ve­ rità, e che le congetture di questi gruppi e le lo­ ro considerazioni sono vane ed effimere. « Ho visto le persone denigrarsi l 'una con l'altra e riemp1rs1 di calunnie ; ne ho trovato la causa nell'invidia per le ricchezze, per il prestigio e la scienza; ho allora meditato la parola del­ l 'Altissimo: " Noi abbiam dispensato fra loro i mezzi per vivere sulla terra ".33 Ho appreso quindi che la distribuzione, all'origine, è stata fatta da Dio ; non ho allora invidiato più nessu­ no, e ho accettato la ripartizione [ delle ricchez­ ze ] fatta da Dio l'Altissimo .

Ho visto le persone litigare fra di loro per qual­ siasi motivo e ragione ; ho allora meditato la parola dell'Altissimo : " In verità Satana è vo­ stro nemico, e voi prendetelo per nemico ".34 Ho dunque appreso che non si può avere altro nemico che Satana . «

« Ho visto tutti gli uomini lavorare con tanto ardore e prodigare tanti sforzi per ottenere il loro cibo e il loro sostentamento, da diventa­ re preda del peccato e del sospetto, giungendo fino al degrado e al disonore ; ho allora medi­ tato la parola dell'Altissimo : " Non c'è ani­ male sulla terra, cui Dio non si curi di provve­ dere il cibo ".35 Ho dunque appreso che il mio sostentamento dipende da Dio l 'Altissimo, che me lo garantisce ; mi sono messo ad adorarLo, cessando di contare su chiunque altro .

« Ho visto tutti gli esseri umani fidarsi di una creatura : alcuni dei soldi, altri dei propr! si­ mili; ho allora meditato la parola dell'Altis­ simo : " Per colui che confida in Dio, Dio è aiuto bastante. In verità Iddio è Colui che la Sua mèta sempre raggiunge, e ad ogni cosa ha dato

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Iddio destinata misura ".36 Ho dunque piena fi­ ducia in Dio che mi è sufficiente e che è il mi­ gliore dei protettori » . Disse allora Saq1q: « Iddio l'Altissimo t i assi­ sta; ho esaminato la Torah, i Salmi, il Vangelo e il Corano, ed ho trovato che i quattro libri han­ no per oggetto questi otto vantaggi. Chi li mette in pratica, metterà dunque in pratica [ gli inse­ gnamenti di ] questi quattro libri » . Figlio mio! Hai appreso d a questi due racconti che tu non hai bisogno di molta scienza. Ed ora ti spiego ciò di cui ha bisogno chi vuole seguire la via della Verità. Sappi che chi segue la via ha bisogno di un mae­ stro che lo guidi e lo educhi e, con la sua buona istruzione, sostituisca in lui le cattive con le buone tendenze. L'istruzione assomiglia infat­ ti al lavoro del contadino che strappa le spine e separa il grano dal logli o, affinché cresca me­ glio e dia un abbondante raccolto . Chi segue la via deve perciò avere un maestro per educarlo e guidarlo nella via di Dio l'Altissimo, poiché Iddio ha inviato ai Suoi servi un Messaggero per guidarli nella Sua via . Quando [ il Profeta ] è morto (Lo benedica Iddio e Gli dia pace) ha lasciato in sua vece dei successori come guide 50

nella via di Dio l'Altissimo . La condizione affin­ ché un maestro possa essere un successore del Messaggero di Dio (Lo benedica Iddio e Gli dia pace) è di essere un sapiente; ma questo non significa che tutti i sapienti possono essere dei successori [ del Profeta ] . Ed ora ti indicherò alcuni segni distintivi che, in generale, lo carat­ terizzano, affinché non pretenda chiunque di es­ sere una guida. [ Il successore ] è colui che ri­ fiuta l'attaccamento al mondo e ai suoi onori; e deve aver frequentato un uomo perspicace che sia legato [ spiritualmente ] al Signore degli In­ viati ( Lo benedica Iddio e Gli dia pace). De­ ve anche praticare l'ascesi mangiando poco, par­ lando poco, dormendo poco ; ma deve pregare molto, fare molta elemosina e molto digiunare. Egli deve inoltre, grazie alla frequentazione di questo maestro perspicace, procedere nella via delle virtù come la pazienza, la preghiera, la gra­ titudine, la fiducia, la certezza, la soddisfazione, la tranquillità dell'anima, la dolcezza, l'umiltà, la scienza, la sincerità, il pudore, la fedeltà, la serietà, la calma, la riflessione ed altre virtù si­ mili. Egli sarà allora una delle luci del Profeta (Lo benedica Iddio e Gli dia pace) che si può prendere come modello ; ma trovare un uomo 5I

simile è più raro che trovare lo zolfo rosso . Chi ha avuto la fortuna di trovare un tale maestro, e di essere stato da questi accolto, deve rispet­ tarlo esteriormente e interiormente . Il rispetto esteriore consiste nell'evitare la discussione con lui e nell'astenersi dal contraddirlo in ogni cosa, anche quando sappia che [il maestro ] è in erro· re. E non deve stendere il suo tappeto della pre­ ghiera davanti a lui, se non nei momenti di preghiera ; terminata la preghiera, deve togliere il tappeto e non deve moltiplicare le preghiere supererogatorie alla sua presenza. Deve ese­ guire ciò che il maestro gli ordina, secondo le sue forze e la sua capacità. Quanto al rispetto interiore, esso comporta che tutto ciò che il discepolo abbia udito ed accettato esteriormen­ te dal maestro, non sia negato interiormente, né con l'azione né con la parola, affinché non venga tacciato d'ipocrisia. Ma se non può giungere [a questa sincerità ] , che abbandoni il suo maestro, fino a che l'adesione [interiore ] sia in armonia con quella esteriore. Deve inoltre guardarsi dalle cattive frequentazioni, affinché il potere dei dè­ moni e degli uomini perversi non abbia presa sul suo cuore : egli sarà allora protetto dall'impurità 52

satanica . In ogni caso, preferirà la povertà alla ricchezza . Sappi inoltre che il sufismo richiede due qualità: la buona condotta nei confronti di Dio l'Altissi­ mo e la docilità con gli esseri viventi . Colui che si comporta bene nei confronti di Dio Potente e Maestoso, ed agisce benevolmente con la gente e la tratta con pazienza, questi è un �Uft La buona condotta [ nei confronti di Dio ] con­ siste nel sacrificare i desideri della propria ani­ ma agli ordini di Dio l 'Altissimo . Agire benevol­ mente con la gente significa non obbligarla a seguire i tuoi desideri, ma obbligare te stesso a seguire la sua volontà, a condizione che non contrasti la Legge . Quindi mi hai interrogato sulla sottomissione a Dio . Essa riposa su tre principi : Osservare i precetti della Legge . Accettare il destino così come voluto da Dio. Abbandonare la soddisfazione personale per cer­ care la soddisfazione di Dio l'Altissimo . Mi hai interrogato anche sulla fiducia in Dio . Essa richiede che tu rinforzi la fede nelle pro­ messe di Dio l 'Altissimo, ovvero che tu creda che ciò che ti è stato destinato ti succederà sen­ za dubbio alcuno, anche se tutto il mondo si 53

sforzasse per evitartelo; e ciò che non è . stato scritto [ per te ] non ti succederà anche se tutto il mondo ti aiutasse. Mi hai interrogato sulla sincerità. Essa richiede che tutte le tue azioni siano per Dio l'Altissimo e che il tuo cuore non gioisca delle lodi della gente, né devi preoccuparti delle sue critiche. Sappi anche che l'ipocrisia nasce dall'adulazio­ ne; la guarirai osservando come [ gli uomini ] di­ pendano tutti dal potere di Dio, e considerandoli quali oggetti incapaci di procurare felicità o pena; potrai cosl liberarti dall'ipocrisia nei loro confronti. Mentre se attribuisci loro un potere e una volontà propri, non ti libererai dall'ipo­ crisia. Figlio mio ! Solo alcuni dei restanti tuoi quesiti si trovano nelle mie opere, quindi consultale ; per gli altri non si può dare risposta scritta . Metti in pratica ciò che conosci, affinché ti sia rivelato ciò che ignori . Figlio mio ! Non propormi, adesso, se non i pro­ blemi della via interiore ; secondo la parola di Dio l'Altissimo : « Se essi pazientassero fino a che tu esca a incontrarli sarebbe meglio per lo­ ro » .37 Accetta il consiglio di al-Kha