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Italian Pages 142 [135] Year 2007
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LE SCELTE DI PLUTARCO Le vile non scritte di greci illustii Chiara Colonnese L'ERMA di BRETSCHNEIDER
Ii canone di eroi antichi selezionato da Flutarco nelle Vite Parallele ha esercitato un'enorme influenza sulla formazione del patrimonio culturale delle generazioni successive, contribuendo in maniera determinante al perpetuarsi della memona di alcune figure storiche grazie alla loro presenza nella sua opera letteraria. Alle notizie di immediato interesse per le Vite dei personaggi prescelti si affiancano tuttavia nelle biografie notizie accessorie ma non prive di importanza sia sul piano della trasmissione di dati che altrimenti sarebbero andati in larga parte perduti, sia Sn quello interno delle molteplici finalità insite nell'opera plutarchea. In questo studio sono stati analizzati alcuni casi di attenzione di Plutarco verso personaggi che possono essere considerati esempi di Bioi potenziali, o 'Vite non scritte', e che ci forniscono utili suggerimenti anche in merito alla questione della scelta dei protagonisti delle sue biografie. CHIARA COLONNESE si è laureata in Lettere Classiche presso l'Università della Basilicata e ha conseguito 11 titolo di Dottore di ricerca in Stona antica presso l'Università di Perugia. Ha pubblicato Aristofane e gli alleati di Atene, in "Syggraphe. Materiali e appunti per lo studio della storia e della letteratura antica", 5, Como 2003, pp. 167-179.
In sovracopertina: Plutarco, acquerello di Michele Cancro.
CENTRO RICERCHE E DOCUMENTAZIONE SULL'ANTICHITA CLASSICA MONOGRAFIE 27
Chiara Colonnese
LE SCELTE DI PLUTARCO LE VITE NON SCRITTE DI GRECI ILLUSTRI
> di BRETSCHNEIDER Roma - Via Cassiodoro, 19 http://www.lerma.it
Colonnese, Chiara Le scelte di Plutarco: le vite non sciitte di gteci lllustii / Chiata Colonnese. - Roma: eL'ERMA>> di BRETSC}INEJDER, 2007. - 140 p. 25 cm. - (Centro sicetche e documentazione sull'antichitâ classica. Monogndle; 27) ISBN 88-8265-424-9 CDD 21. 938.007202 1. Plutaico - Vitae Patallelae 2. Stoiiografla gasca - Studi
La stainpa di questo volume è stata resapossibile da tin contributo del Miur, dell'Università della Basilicata e dell'Università Caltolica di Milano all 'interno del prin/cofin 2004 dal lilolo "La ricezione della cultura storica ellenistica in eta imperiale ".
SOMMARIO
.7 L. Prandi e G. Zecchini INTRODUZIONE ...............................9
PRESENTAZIONE di
CAPITOLO I
Un caso negative, di ricerca: Filippo II ................11 CAPITOLO II
Virtà e fortuna: ii caso di Dionisio II ................ 1 Protagonisti e antagonisti delle Vite di Dione e Timoleonte . 2 Odi et amo: Dionisio II e Platone ................ 3 L'esilio di Dionisio a Corinto .................. 4 Considerazioni conclusive ....................
19 19 24 35
41
CAPITOLO III
La Sicilia in catene: Dionisio I tra tirannide e monarchia ....... 45 Appendice: Un dono di Dionisio alle figlie di Lisandro .... . 58 CIToLo IV
"Un relitto del naufragio di Atene" (Phoc. 1, 3): Demade .....61 CAPITOLO V
Antigono Monoftalmo e ii fallimento di un sogno .........79 CAPITOLO VI
Eroi negativi e biografie mancate ................... 95 1 Il metodo di Plutarco e gli eroi esclusi ............. 95 2 Le ragioni della scelta ......................107
6
SOMMARIO
BIBLIOGRAFIA INDICE DEl PASSI DI PLUTARCO
119 .....................
127
INDICE DEl PASSI DI ALTRI AUTORI ....................
135
INDICE ANALITICO ............................
137
PRESENTAZIONE
Ii presente lavoro sulle "vite non scritte" di Plutarco nasce all'interno del Prin coordinato dal prof. Lucio Troiani dell'Università di Pavia e, piit precisamente, dell'Unità locale dell'Università della Basilicata, coordinata dalla prof Luisa Prandi; l'interesse del tema era già emerso in convegni e discussioni dell'Intemational Plutarch Society (IPS), di cui la prof Prandi è membro, e ha goduto dell'apprezzamento e dei suggerimenti del prof. Philip Stadter (Chapel Hill), già presidente dell'IPS stessa; in un Secondo tempo la ricerca ha coinvolto, per i risvolti altoimperiali della Selezione plutarchea, anche l'Unità di ricerca dell'Università Cattolica di Milano, coordinata dal prof. Giuseppe Zecchini; da ultimo ulteriori arricchimenti sono venuti dal prof Biagio Virgilio (Università di Pisa). Se pure la responsabilità della monografia è ovviamente del suo autore, essa e l'esito della feconda collaborazione di due Unitâ di ricerca del medesimo Prin e si ê avvalsa di stimolanti apporti a livello nazionale e internazionale: di qui la scelta di pubblicarla in questa collana e di proporla cosi all'attenzione degli studiosi. LUIsA PRANDI, GIUSEPPE ZECCHfNI
INTRODUZIONE
Le biografie di Plutarco sono caratterizzate dalla presenza di una straordinaria messe di informazioni di vario genere, sapientemente raccolte e composte a delineare ritratti pii o meno attendibili di grandi uomini del passato. Alle notizie di immediato interesse per la Vita del personaggio prescelto, si affiancano tuttavia notizie accessorie, che spesso esulano dalla trama principale, ma che non per questo sono prive di una loro importanza sia sul piano della trasmissione di dati che altrimenti sarebbero andati in larga parte perduti, sia su quello interno delle molteplici finalità insite nell'opera plutarchea. Questo studio è incentrato sull' accertamento deli' esistenza, all' interno delle Vite greche, di materiale biografico su alcune figure storiche cui Plutarco non ha assegnato ii ruolo di protagonisti. Ho analizzato, pertanto, alcuni casi in cui l'attenzione verso determinati personaggi si è concretizzata nell'inserimento di informazioni, aneddoti, digressioni, volti a metterne in luce l'iOoç e tali da restituirci dei ritratti omogenei. L'identificazione di figure cosi ben modellate e, per molti aspetti, degne di assurgere ad un livello piii alto all'interno dell'opera mi ha indotto a riflettere sulla loro natura di Bioi potenziali o di 'Hite non scritte', appunto, la cui mancata realizzazione perô nulla toglie alla funzione che svolgono nell'economia della serie. La ricerca ha previsto una fase iniziale, di cui è dato conto solo negli esiti, di lettura delle Vite dedicate a figure di Greci famosi e di alcuni dei Moralia di contenuto storico-politico', finalizzata all 'individuazione delle personalità storiche piii interessanti. Tale ricognizione ha permesso di restringere ii campo di indagine ad un numero limitato di personaggi che
1 Sono stati dame consultati: Praecepta gerenda reipublicae, An seni sit gerenda respublica, De se ipsum citra invidiam laudando, De unius in repubblica dominatione, populari statu et paucorum imperio. A questi Si affiancano i Regum et imperatorum apophthegmata e alcuni opuscoli di contenuto pin propriamente etico-filosofico, ma non privi di esempi storici quali De tranquillitate animi, De virtute et vitio, An virtus doceripossit, De garrulitate, De cupiditate divitiarum.
INTRODUZIONE
10
sono oggetto di un esame piü approfondito nei capitoli incentrati su ognuno di essi. Nelle prime sezioni sono pertanto analizzati i riferimenti alle figure piii rappresentative, vale a dire Filippo II, i Dionisii, Demade e Antigono Monoftalmo, in relazione al contesto in cui sono inseriti e ai meccanismi compositivi messi in atto dall'autore, per appurare che tali notizie siano classificabili come parti di 'biografie mancate'. Questo riscontro ha condotto ad un esito negativo solo nel caso di Filippo II, dal momento che le menzioni che lo riguardano non si compongono in un raffigurazione armonica del personaggio. Si vorrà perdonare l'inversione cronologica costituita dalla priorità concessa nell'ordine di esposizione a Dionisio II rispetto a Dionisio ii Vecchio, ma la ragione di tale precedenza è dovuta alla maggiore incidenza del primo nelle Fite di Dione e Timoleonte e alla presenza di un confronto tra padre e figlio, che rendeva necessaria una premessa di carattere generale sulle due biografie e sul ruolo in esse svolto dal piii giovane. Dopo questo indispensabile lavoro di analisi particolareggiata, segue una sintesi delle acquisizioni cos! ottenute e una valutazione dell'influenza delle personalità esaminate sul piano piü generale della sequenza di Vite Parallele, nella speranza di introdurre nuovi elementi utili ad una progressione nella conoscenza dell'opera plutarchea, in merito alla questione delle scelte dei protagonisti delle sue biografie. Le note parole di Ziegler, che mi place qui richiamare, sostengono ii mio tentativo di rischiarare una zona oscura e in gran parte inaccessibile dell'attività letteraria del Cheronese, rammentandoci l'inconimensurabile influsso del canone di eroi antichi da lui selezionato nella formazione del patrimonio culturale delle generazioni successive: >12
La reazione irata di Alessandro alle parole di Attalo e la furibonda lite con ii padre da essa scatenata creano un forte contrasto con ii tentativo di propagandare un'immagine di concordia nella casa reale, percepibile nelle battute con CUi si apre ii passo. La gravità dell'episodio è del resto confermata dal successivo esilio di Alessandro in Illiria, terminato solo in Seguito all'intercessione di Demarato di Corinto che indusse Filippo a richiamare ii figlio13. L'impressione finale è che tra i due non esistesse una perfetta intesa, anzi, che ii loro rapporto fosse caratterizzato in modo molto conflittuale, con momenti di aperto contrasto, non solo verbale. Questo spiegherebbe la preoccupazione di Alessandro di scagionare se stesso da ogni possibile coinvolgimento nell'assassinio del padre e la richiesta all'oracolo di Ammone volta ad accertarsi che fossero stati puniti gli uccisori di Filippo'4. La competitività tra i due e la superiorità delle doti di Alessandro sono dichiarate in 4, 9-10, in cui si afferma che la philotimia del figlio divergeva da quella del padre perché non si nutriva di qualsiasi gloria, mdipendentemente dalla sua provenienza. Se infatti Filippo si vantava dell'efficacia dei suoi discorsi come un sofista 15 e faceva incidere sulle monete ii ricordo delle sue vittorie ad Olimpia, Alessandro non avrebbe mai partecipato a quelle gare, a meno che non si fosse trovato a competere con altri re 16. Poco dopo ii confronto padre-figlio ê affidato alle parole di alcuni ambasciatori persiani che in assenza del sovrano furono intrattenuti da Alessandro, di cui elogiarono l'alto sentire ritenendolo di gran lunga superiore alla celebrata abilità' 7 di Filippo18. Con questo paragone si esaurisce la tipologia delle allusioni dedicate a
Alex. 9, 4-10. Alex. 9, 11-14, eft. Reg et imper. apophth. 179 C. 14 Alex. 10,7; 27, 6-7. 15 11 paragone con i sofisti ricorre anche a Demosth. 16, in cui perô è Demostene a sminuire l'eloquenza di Filippo e l'elogio fattone da Eschine e Filocrate, da Iui ritenuto adatto ad un sofista, non ad un sovrano. 16 L'affermazione qui contenuta secondo la quale Alessandro non aspirava a qualsiasi gloria sembra in realtà contraddetta da Per. 1, 6, in cui Filippo rimprovera ii figlio che durante un banchetto aveva suonato egregiamente la cetra, in quanto occupazione indegna di un sovrano. 17 Nel testo greco ricorre ii termine o&vótiic che 6 da intendersi verosimilmente come abilità oratoria, tanto piü che in 4, 9 è presente lo stesso lemma, in associazione perô con 267oD. 18 Alex. 5, 1-5. 12 13
CAPITOLO I
14
Filippo nella Vita di Alessandro e, volendone tracciare un bilancio, risulta evidente l'impossibilità di ricavare degli elementi utili alla sua caratterizzazione. Egli e sempre nominato in associazione con ii figlio, non è oggetto di descrizioni autonome, non gli viene attribuita nessuna qualità morale particolare. L'unico riconoscimento concessogli è forse costituito dalla sua straordinaria eloquenza, ma anche questa è perdente nel confronto con le doti di Alessandro. L'attenzione del biografo e rivolta sempre a lui, alle sue qualita e ai suoi capricci, verso cui ii padre è talora accondiscendente e tollerante, talora invece duro e severo. Non si ottengono informazioni maggiori dai passi in cui Filippo è messo a confronto con altri personaggi, dal momento che la sua valutazione non sembra univoca, ma piuttosto variabile in relazione al giudizio sull'antagonista con cui è paragonato. In Demosth. 22 Plutarco ricorda l'esultanza di Demostene alla notizia della morte di Filippo e le critiche rivoltegli da Eschine, che lo aveva biasimato perché aveva manifestato la sua gioia, a dispetto della morte della figlia avvenuta pochi giorni prima. Ii biografo prende le distanze dal giudizio di Eschine, ritenendo giusto subordinare i dolori familiari alla pubblica utilità 19, ma nello stesso tempo rimprovera l'ingratitudine degli Ateniesi per un re che, da vincitore, si era mostrato mite e benevolo verso di loro. Analogamente, in Dem. 42, 6-7 Plutarco afferma che Filippo, al contrario di Demetrio, aveva dato dimostrazione di moderazione e di umanità verso i sudditi e riporta un gustoso aneddoto in proposito: 21
Plutarco, dunque, nega decisamente qualsiasi possibilità di confronto tra le virtà di Epaminonda e queue di Filippo e contraddice se stesso nel momento in cui conclude che il Macedone non ebbe, tra le sue doti innate, alcuna forma di temperanza e di magnanimità. E noto che Epaminonda costituiva per ii biografo uno dei paradigmi piü alti di virtü ed è probabile che la svalutazione di Filippo sia in questo caso dovuta alla volontà di non offuscare l'immagine del compatriota, considerando altri personaggi alla pari con lui. Al contrario, Demetrio è un esempio negativo di comportamento, un modello da cui guardarsi, non da imitare 22, rispetto al quale evidentemente Filippo figurava come campione di modestia e di giustizia. Di conseguenza, l'aperta contraddizione in cui cade Plutarco non consente di vedere nella moderazione un tratto peculiare di Filippo, anzi, induce a credere che sia una qualità riconosciuta solo in alcune circostanze e negata su un piano piü generale di caratterizzazione del personaggio. Questa impressione è corroborata dall'accostamento di altri due passi, in cui l'atteggiamento di Filippo è oggetto di una valutazione contrastante. In Pelop. 18, 7, l'unico caso in cui Filippo non sia affiancato da altre figure storiche, si racconta che dopo la vittoria ottenuta a Cheronea ii sovrano ebbe parole di rispetto e ammirazione per i nemici caduti e che si cornmosse alla vista del battaglione sacro: 23
Ii contegno, la magnanimitâ, l'umanità qui nuovamente attribuiti a Filippo non concordano tuttavia con l'insolenza e la tracotanza testimoniata invece in Deinosth. 20, 3: >140
E questa icastica immagine di un dominio caratterizzato da autorità, severità e forza a riassumere efficacemente ii ritratto di Dionisio ii Vecchio desumibile dalle Vite plutarchee. Attraverso un consueto procedimento di comparazione-opposizione tra due personaggi, finalizzato indubbiamente alla definizione di Dionisio II come un tiranno indolente e privo di polso, ii biografo lascia affiorare contemporaneamente un ritratto netto ed incisivo di colui che era ritenuto dai suoi contemporanei ii piil grande dinasta d'Europa' 41 , Dionisio I. Plutarco dedica diversi accenni a questo personaggio nelle sue Viteparallele ed ovviamente ii nucleo pin cospicuo di riferimenti è rintracciabile nella Vita di Dione, ii cut protagonista, oltre ad essere legato alla famiglia del tiranno da vincoli di parentela, visse ed operô alla corte di Dionisio I e del suo successore. Subito dopo aver presentato la nuova coppia Dione-Bruto ed aver indicato i principali elementi di somiglianza che lo avevano indotto ad accostare i due personaggi, Plutarco dà inizio alla biografia di Dione prendendo le mosse dalla descrizione del contesto storico-politico in cui ii protagonista ebbe un ruolo di primo piano. Tale descrizione è realizzata attraverso un piccolo excursus sulla figura di Dionisio ii Vecchio, del quale il biografo ripercorre brevemente le tappe dell'ascesa al potere:
140 Dion 7, 141 Per la
6. definizione della signoria di Dionisio I come " 'in'cii uvnoaa t6v Kara Epthitiv" si veda Soiuji 1986 e 2003. L'espressione risalirebbe, secondo l'indagine condotta dalla studiosa, all'opera di Filisto e, nella sua impostazione originaria, doveva essere collegata sia con la vittoria SU Cartagine, che aveva ampliato ii dominio di Dionisio in Sicilia con la proSpettiva di un espansionismo in Italia, sia con la capacità di fondare una successione.
CAPITOLO III
46
184
La seconda parte del passo pone diversi problemi interpretativi ed è in evidente contraddizione rispetto a quanto prima affermato, sia in merito all'accusa di avidità, precedentemente negata, sia in merito al numero delle figlie di Lisandro' 85 . Inoltre l'espressione 'dalla stessa città... lo stesso tiranno' e apparsa oscura e ridondante e ha indotto a credere che si tratti di due racconti differenti, di cui ii secondo avrebbe come protagonista non Lisandro ma un altro spartano'86. Un tentativo di mantenimento del teSto tradito è stato invece avanzato da P. Ane11o 187, secondo la quale saremmo di fronte a due aneddoti riferibili a momenti cronologici distinti, ma aventi come protagonista lo stesso Lisandro. Ii primo aneddoto dovrebbe essere fatto risalire al 405 ca., quando la posizione politica di Dionisio non era ancora pienamente consolidata ed egli era alla ricerca di prestigio internazionale, mentre Lisandro era al vertice del suo potere; ii secondo invece rispecchierebbe ii capovolgimento delle posizioni di forza, con un Dionisio vincitore dei Cartaginesi e riconosciuto tiranno di Siracusa e un Lisandro ormai in declino.
184 Per la traduzione dei passi relativi alla Fita di Lisandro mi sono avvalsa di quella di F. MucCIOLI (a cura di), Plutarco. Ju te Parallele. Lisandro, Milano 2001. 185 BOMMELAER 1981, 57 ritiene pi6 probabile che le figlie di Lisandro siano state due, come risulterebbe anche dal confronto con Lys. 30, 6. In realtà ii numero delle figlie oscilla anche in altri luoghi delle opere plutarchee, come evidenziato da PICCIRILL1 2001, in part. 1038 nota 3-4. 186 Si tratterebbe di un certo Aristas secondo SANSONE 1981, 202-6, oppure di un anonimo presbeutes secondo RENEHAN 1981, 206-7, seguito di recente da PIccIIULLI 2001, 1037-1044. DUFF 1999, 182-4 ritiene invece possibili entrambe le soluzioni purché si individui in Lys. 2, 8 un aneddoto differente rispetto a 2, 7. 187 ANELLO 1998, 111-130.
LA SICILIA IN CATENE: DioNislo I TRA TIRANNIDE B MONARCHIA
59
La datazione piü probabile per ii secondo aneddoto sarebbe dunque ii 398/7 e ii differente atteggiamento dello Spartano sarebbe spiegabile con la volontà di farsi in qualche modo perdonare per l'atteggiamento sprezzante avuto precedentemente nei confronti di Dionisio e con ii tentativo di riequilibrare l'avvicinamento tra la Persia e Atene, rafforzando la tradizionale alleanza con Siracusa. Senza voler pronunciare un giudizio in merito all'annosa questione, mi chiedo se l'aneddoto non possa celare una proposta di matrimonio di Dionisio ad una della figlie di Lisandro. Infatti, sia che ii passo si riferisca a due aneddoti aventi come protagonista Lisandro, ma collocati in due momenti distinti, sia che si accetti l'ipotesi di Sansone, per cui solo ii primo sarebbe riferibile allo Spartano, mi sembra indubbio che ii periodo cronologico di riferimento sia ii 405/4-395, aimo di morte di Lisandro, 10 stesso periodo in cui, dopo la morte della prima moglie, Dionisio cercô vantaggiose alleanze matrimoniali, guardando anche ad altre città greche fuori della Sicilia. Queste sue intenzioni dovevano essere ben note agli altri Greci se gli Ateniesi nel 393 gli offrirono in moglie la sorella di Evagora. Perciô cronologia, interessi matrimoniali di Dionisio e le tradizionali relazioni tra Siracusa e Sparta sono elementi che concorrono a far ritenere verosimile l'ipotesi di un tentativo di allacciare pii stretti legami con Lisandro da parte del tiranno. Classificazione dci riferimenti a Dionisio I nelle Vite Parallele: Funzionali a
Dionisio II:
Dion 7, 6 Tim. 15, 7 Dione:
Dion 4, 1-2, 6-7 Dion 5, 8-10 Dion 6, 1-3 Filisto:
Dion 11,5-7 Lisandro:
Lys. 2, 7-8 Timoleonte:
Tim. 6, 6-7
Rilevanti per la caratterizzazione di Dionisio I
Dion 9, 2-8 Dion 21, 6-9 Dion 5, 1-7 Solon 20, 7 Dion 3
Neutri
Dion 53, 2 Brut. 55, 3 Pelop. 31, 6 Pelop. 34, 1
CAPITOLO TV "UN RELITTO DEL NAUFRAGTO DI ATENE" DEMADE
(Phoc. 1, 3):
La battaglia di Cheronea segna, insieme al declino di ardenti capi democratici quali Demostene, la rapida ascesa di politici meno legati alle tradizioni e al giorioso passato di Atene e piii favorevoli aila Macedonia e al nuovi orizzonti delineati dalle velleità del successori di Filippo. Le possibilità aperte dal rivoluzionario esito della battaglia sono evidenti nella vicenda di Demade: distintosi fra i prigionieri di Cheronea grazie ad alcune brillanti e audaci battute rivoite al vincitore, fu scelto da Filippo come suo interlocutore e mediatore delle proposte di pace ad Atene'88. L'evento rappresentô una svo!ta nella carriera politica deil'oratore: ii suo ruolo ad Atene crebbe notevolmente, nell'immediato come intermediario della pace che porta ii suo nome, quindi come uno dei politici pii in vista della città durante ii regno di Alessandro, periodo nel quale godette di maggior prestigio, fino al termine della carriera, realizzatasi nel periodo successivo alia guerra lamiaca, e alla morte avvenuta per volontà di Cassandro nel 319. Neile Vite di Demostene e Focione, trovandosi a trattare di questo turbinoso momento della storia di Atene, Plutarco non manca di far riferimento al nostro personaggio' 89, offrendone una lettura fortemente negativa e unitaria, pur essendo le due biografie scritte, molto probabilmente, a grande distanza l'una dali' altra' 90•
188 Demade avrebbe infatti risposto a Filippo, che con atteggiarnento tracotante sfilava tra i prigionieri prendendosi gioco della loro sventura, esortandolo a non recitare la parte di Tersite nel momento in cui la sorte gli aveva affidato ii ruolo di Agamennone, cfr. Diod. XVI, 87, 1-2. Un aneddoto simile su uno scambio di battute tra Filippo e Demade si trova in Stob. IV, 13, 47. 189 L'importanza di Plutarco come fonte delle principali notizie in nostro possesso su Demade e come base del giudizio, pressoché unanimemente negativo, dei moderni sull'oratore è stata ben messa in luce da BRUN 2000, in part. 22-31. Si tratta di informazioni di carattere per lo phI aneddotico e di apoftegmi di dubbia autenticità, che Plutarco, come lo stesso studioso ammette, non ha certamente inventato di sana pianta ma che ha accolto nella sua opera, fungendo per noi da preziosa "chambre d'enregistrement de siècles de tradition historique". 190 Secondo la ricostruzione di JONES 1966, 68 la Vita di Demostene occuperebbe il quinto posto dell'intera serie, come affermato dallo stesso Plutarco in Demosth. 3, 1, e sarebbe perciô stata scritta e pubblicata molto prima di quella di Focione, che occuperebbe invece un posto imprecisato fra la sedicesirna e la ventitreesima posizione. Analogamente DELVAUX 1995, 105 fermo restan-
CAPITOLO IV
62
Nella Vita di Demostene Demade ê chiamato in causa da Plutarco, spesso come termine di confronto su cui misurare virti e vizi del protagonista, in presenza di ben distinti nuclei tematici, in prime, luogo in merito all'abilità oratoria. E noto che uno dei difetti che ii biografo, sulla scia della tradizione precedente, riconosce a Demostene è costituito proprio dalla mancanza di predisposizione naturale all'oratoria e dalla sua incapacità di improvvisare, lacune compensate dall'esercizio e da uno studio rigoroso e attento del suoi discorsi' 91 . A dimostrazione di quanto affermato sulle capacità oratorie di Demostene Plutarco ricorda che 192. Opinione analoga è espressa poco oltre, quando Plutarco non solo ribadisce ii confronto e la superiorità di Demade per quanto riguarda l'abilità di improvvisare, ma riporta anche un giudizio di Teofrasto altamente elogiativo nei suoi confronti. Afferma infatti Plutarco: 193
Una valutazione cosI apertamente poSitiva nei confronti di Demade, che il biografo fa risalire all'ambiente peripatetico ma che egli certamente condivide, rappresenta un'eccezione nel panorama delle menzioni dell'oratore comprese nelle Fite e contrasta fortemente con l'interpretazione del suo operato che Plutarco ci offre' 94. Già al capitolo 11, a conclusione
do la collocazione della coppia Demostene-Cicerone alla quinta posizione, attribuisce alla Vita di Focione ii diciassettesimo posto, mentre NIK0LAmIs 2005, 318 la anticipa alla sedicesima posizione. 191 Cfr. Demosth. 6-12.
Demosth. 8, 7. Demosth. 10, 1-2.
192 193 194 L'unico
altro caso in cui Plutarco offre un giudizio positivo di Demade si trova in Praec. ger. reip. 818E, con riferimento all'episodio in cui l'oratore, che allora amministrava le finanze del-
la città, evitO che ii popolo sostenesse la rivolta di Agide contro Alessandro (331 a. C.), allettandolo con la promessa di una somma da distribuire in occasione della Festa dei Boccali. Mi sembra enmunque significativo che tale valutazione positiva sia espressa in relazione ad un aneddoto in cui la
"UN RELITTO DEL NAUFRAGIO DI ATENE"
(PHoc. 1, 3): DEMADE
63
della lunga sezione della Vita di Demostene dedicata alla sua figura di oratore, ii biografo cita un altro aneddoto che vede contrapposti i due retori in uno scontro verbale, da cui questa volta è Demostene ad uscire yincente. Si racconta infatti: 195
L'episodio, insieme ad altri non riguardanti Demade di seguito esposti, serve a Plutarco per illustrare ii sapiente uso dell'ironia da parte di Demostene in alcune risposte improvvisate e vorrebbe pertanto correggere almeno parzialmente il giudizio precedentemente fornito sulle sue capacità oratorie. Nello stesso tempo ii metro di valutazione di Demade si sposta da un piano propriamente tecnico e limitato alla sfera delle doti di retore, ad un giudizio che prescinde dalle sue qualità oratorie e si allarga alla sfera morale, con una conseguente condanna dci suoi costumi. B proprio la riprovazione della sua condotta ad improntare i successivi riferimenti a Demade contenuti in questa e nelle altre Fite, in cui ogni azione del politico è sistematicamente resa oggetto di biasimo. Un chiaro esempio di questa operazione è costituito dal modo in cui Plutarco raeconta la vicenda degli oratori democratici di cui Alessandro aveva chiesto la consegna dopo la distruzione di Tebe. Ii biografo descrive il clima di agitazione e di timore diffuso ad Atene alla notizia della distruzione della città alleata e lo smarrimento del popolo che, di fronte alla richiesta avanzata dal sovrano, oscillava ed era incerto sulla posizione da prendere. Di fronte a questa esitazione sembra che sia stato proprio Demade a farsi promotore di un intervento risolutore, dal momento che Plutarco riferisce: >251
La rappresentazione di Antigono come un uomo arrogante e superbo va di pari passo con la denuncia delle smisurate ambizioni da lui nutrite, che nel racconto di Plutarco si manifestano per la prima volta dopo la morte di Antipatro del 319: