Le donne all'assemblea 9788804322009


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Le donne all'assemblea
 9788804322009

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ARISTOFANE LECOMMEDIE Piano dell'opera Gli Acarnesi a cura dί Roberto Pretagostinί traduzίone dί Darίo Del Como

Ι Cavalieri a cura dί Bernhard Zίrnmermann traduzίone di Dario Del Como

LeNuvole a cura di Giulio Guidoήzzi introduzioήe e traduzione dί Dario Del Corno

Le Vespe a cura di Massίrno Vetta traduzione dί Dario Del Corno

La Pace a cura di Dario Del Como

Gli Uccelli a cura dί Gίuseppe Zanetto introduzione e traduzione di Dario Del Corno

Le Donne alle Tesmo/orie a cura dί Carlo Prato traduzίone di Dario Del Corno

Lisistrata a cura di Franca Perusino traduzione di Darίo Del Como

LeRane a cura di Dario Del Como

Le Donne all'assemblea a cura dί Massimo Vetta traduzione dί Dario Del Corno

Pluto a cura di Giuseppe Zanetto traduzione di Daήo Del Como

ARISTOFANE

LEDONNE ALL' ASSEMBLEA a cura di Massimo Vetta Traduzione di Dario Del Corno

FONDAZIONE LORENZO VALLA ARNOLDO MONDADORI EDΠORE

Questo volume e stato pubblicato grazie alla collaborazione della Fondazione Cariplo

ISBN 978-88-04-32200-9 © Fondazione Lorenzo Valla 1989 Ι edizione ottobre 1989 Π edizione aggiornata maggio 1994 V edizione ottobre 2008 www.librimondadori.it

INTRODUZIONE

Attori, eseguite il mestiere, perchέ da una banale verita abbiano t�tti sofferenza e luce! Α. Blok

Ι Le Ecclesiazuse furono rappresentate per la prima e unica volta in un mattino tra fine gennaio e febbraio dell'anno 391 a.C. Da gran parte degli Ateniesi che quel giorno sede�ano sulle gradinate del teatro di Dioniso lo spettacolo non fu probabilmente accolto con particolare entusiasmo. La didascalia agonale non ci e giunta, ma nessun critico e incline a pensare che la commedia sia risultata vit­ toriosa in quel festivallenaico. 11 sorteggio 1' aveva designata ad es­ sere messa in scena come prima di una serie di cinque, e dunque ad essere sostituita, nella memoria del pubblico, dalle commedie rappresentate nei due giorni successivi della festa. Ε possibile che questo evento sfavorevole abbia giocato il suo ruolo. Se Aristofa­ ne, nell'esodo, fa dire al corifeo che teme un esito ingiusto proprio per la collocazione iniziale, e perche in tanti anni di mestiere di scena ne aveva fatto esperienza anche nel destino dei suoi avversa­ ri. Ma ebbe certo importanza il confronto diretto con l'opera di quei giovani poeti che avevano incominciato a trasformare il gusto del pubblico. Dopo due guerre, non dovevano essere molti in tea­ tro quelli che avevano conosciuto di persona i trionfi degli Acarne­ si e dei Cavalieri, le parabasi orgogliose e ironiche di un tempo, le liriche raffinate del momento migliore della commedia antica. Molti di coloro che, educati al gusto antico, avevano applaudito il memorabile agone fra Eschilo ed Euripide, e avevano visto Dioni­ so trascinato sulla macchina scenica attraverso la palude stigia, non erano piu presenti. Chi ricordava il non remoto successo delle Rane sapeva anche che dopo quella cornmedia, seguita da una vit­ toria in un agone demotico di Eleusi nel 403, il poeta non aveva

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pii:ι colto 1' onore del primato 1. Α partire dal 4 0 3 e fino alla rappre­ sentazione delle Ecclesiazuse, il rapporto fra Aristofane e la scena resta per noi quasi del tutto avvolto nel mistero. Fra le Rane e 1' Eo­ losicone secondo intercorrono diciotto anni, uno spazio di tempo che potrebbe significare ancora un'intera carriera teatrale. Suppo­ nendo un ritmo di produttίvita come quello degli anni giovanili, si dovrebbe pensare alla messa in scena di venti commedie. Ν οη si puo certo escludere che Aristofane abbia fatto rappresentare proprio al volgere del secolo alcunί lavori di cronologia imprecisata, ma sicura­ mente posteriori al 4 ro, come i Telmessi e l'Eolosicone primo2• Tut­ tavia, e improbabile che questi drammi siano risultati vincitori di agone. L'unica certezza e che, poco prima ο subito dopo le Ecclesia­ zuse, fu rappresentata una commedia dal titolo Le Cicogne (Πελοιρ­ γο() con la quale si riaprl un ciclo di produttivίta paragonabile a quel­ la del ν secolo. Essa fu poi coronata dal successo estremo del Coca­ lo, fatto concorrere alle Dionίsie del 387 a nome del figlio Ararote 3• Fu dunque un periodo di prolungati intervalli. Ari�toίane osser­ vava un teatro ίη evoluzione. Da sempre genere fluido, la commedia sperimentava proprio in quegli anni il suo maggiore rinnovamento. Un giorno, uno dei giovani poeti aveva stupito gli spettatori facendo eseguire dal Coro, a partire da un certo momento della rappresenta­ zione, non pii:ι un canto legato alla scena, ma una semplice canzone di intermezzo, alla maniera degli έμβόλιμοι (interludi) inventati da Agatone 4• Forse, la prima volta cio fu fatto per parodiare la tragedia in quella innovazione; forse, il commediografo tento ι· esperimento inserendolo proprio in uno di quei travestimenti comici globali di un testo tragico che erano sempre pii:ι apprezzati dal gusto del pub­ blico. Si puo supporre che quel riformatore abbia colto la vittoria agonale, segnando una svolta di grandί conseguenze per il teatro co­ mico. La storia della commedia, dalla ίine del ν secolo ίino a Me­ nandro, e anche un percorso di progressivo avvicinamento alla co­ siddetta « struttura episodica » della tragedia. L'esaurίmento della polίtica imperialistica svuotava la scena del1 Su una vittorίa aristoίanea nel 403 con commedia ignota informa un'iscrizione sincoregi· ca rinvenuta ad Eleusi,IG Il 2 3090; cfr. Russo, p. 50 sg. Α un primato dionisiaco aveva pen· satoGeissler, p. 9sg. 2 Mi riferisco alla tabella cronologica fornita da Ε. Mensching, Zu r Produ ktiviliit deralten Komδdie,«MH�XXI ι964.Ρ · 42. J La cronologia degli ultimi lavori aristofanei e ora cliscussa da Perusino, pp. 6ι·72. 4 Aristotele,Poet. ι456 a η·32.

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la sua funzione di specchio di un'affermazione comunitaria, e da un teatro di celebrazione cittadina si passava a poco a poco a un teatro di narrazione oggettiva. 11 corale svincolato dall'invenzione scenica scandisce in modo nuovo il tempo drammatico e riassegna i limiti allo spazίo teatrale, a vantaggίo della finzione e della conti­ nuita del racconto. Il fenomeno va di pari passo con l'abbandono d,.11!1. parabasi: com'e abolita l'intromissione della cavea nel luogo degli attori, cosl e tralasciato il movimento in senso inverso. Si crea una frattura con l'antica storίa della commedίa; e naturale che, delle due forme drammatίche, quella tragica e quella comίca, fosse proprio quest'ultima la piu aperta alla sperimentazione. Se cambia la po/is, cambia anche la sua immagine deformata, se si ac­ cumulano esperienze dί governo, mutano anche le visioni utopίstί­ che della vita associata. All'autoironia della citta sicura del pro­ prio assetto polίtico si sostituisce l'autoironia del genere dramma­ tico che si dichiara superato e cerca forme nuove. Le Ecc/esiazuse appartengono a quel lungo cammino di graduale sperίmentazίone che sfocera nell'equilibrio elegante della commedia di Menandro. Sebbene il periodo della �ρχοι(οι si possa considerare concluso con le Rane, i giovani commediografi erano ancora capaci dί in­ ventare stupende commedie politiche tr�dizionali, anche se meno rigide nella forma. Non molto tempo dopo il4o5, Archippo era di­ ventato famoso con i Pesci, con l'apparato fastoso del vecchio Co­ ro animalesco e il consueto tema della guerra ridisegnato nei trattί fiabeschi di un popolo di animali parlantί. Il Medo di Τ eopompo trasfigurava in meccanismi da burla le ίntricate manovre dί polίti­ ca estera degli anni della guerra di Corίnto. L'illusίone della felici­ ta primordiale, cara ai contemporanei di Cratete, ritornava nelle Sirene di Nicofonte, una commedia che, tuttavia, non fu mai rap­ presentata alle grandi feste (Ateneo, VI 269 e- 270 a). Vecchio e nuovo si mescolano in forme piu ο meno riuscite, ma ancora prima dd volgere del secolo trovavano accoglienza sempre piu favorevo­ le da parte del pubblico quella mascherata mitologica e quella pa­ rodia mitico-tragica che, gia praticate talora da Cratino (Nemesi, Odissei, ecc.), da Ermippo (La nascita di Atena) e da Aristofane stesso, appaiono ora predominanti nelle scelte di autori come Ni­ cofonte, Nicocare, Teopompo, Aristomene, Strattide e Alceo co­ mico. Ι testimoni antichi pullulano di titoli che appartengono al­ l'uno ο all'altro genere e che spesso si assegnano all'uno ο all'altro con difficolta. La parodia mitico-tragica, senza sostanziale inven-

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zione autonoma, deformava intrecci tragici gia apparsi sulla scena; qualcosa di simile alla parodia del Telefo euripideo negli Acarnesi, ma estesa ad un'intera commedia e forse senza il fitto richiamo delle citazioni del modello. La mascherata mitologica raccontava storie di vita borghese quotidiana facendole rivivere da celebri fi. gure del mito. C'e motivo di credere che, a differenza di quella praticata saltuariamente dalla commedia antica, che usava i perso­ naggi del mito come controfigure di leaders politici, questa nuova mascherata tendesse ora a liberarsi dai continui riferimenti alla citta ufficiale. Pur con le cautele imposte da una documentazione limitata, a partire dal volgere del secolo sί puo notare una predo­ minanza della mascherata mitologica sulla parodia mitico-tragica. Per fare un esempio, l'argomento al Pluto nella didascalia agonale ne menziona due titoli sίcuri, l'Adone di Nicofonte e la Pasifae di Alceo, mentre l'Admeto di Aristomene andrebbe piuttosto asse­ gnato all'altro genere. La commedia mitologica accoglie ora molti temi umoristicί che erano stati propri del dramma satiresco. La voracita di Eracle, unίta ad altri aspetti della caricatura tradizίonale dell'eroe, passa direttamente dall'uno all'altro genere, cosl come dall'uno all'altro genere passano personaggi illustri del mito inopinatamente calati in situazioni piccanti e dialoghi osceni. Nella mascherata, piu libe­ ramente che non nella commedίa tradizίonale, trovava spazio an­ che la parodia del dίtirambo nuovo, di cui Arίstofane da prova breve proprio nelle Ecclesiazuse e nel Pluto. Nicocare aveva com­ posto una Galatea, con evidente richiamo agli amori della nίnfa e del Ciclope cantati da Filosseno di Citera. Alcuni andavano oltre. Elaboravano in modo nuovo l'antica farsa di carattere, seguendo vie che troveranno affer-mazione e svi­ luppo alcuni decenni dopo e che a noi rammentano titoli della commedia latina. Ricordo, ad esempio, gli Incantatori (Γοή'tε.ς) di Aristomene, la Palaistra di Alceo; ma il genere appare soprattutto esplorato da Teopompo, con L'uomo allegro (Ήδuχοιpijι;), il Calle­ scro (Κάλλοιισχpος), e in particolare le due storie di meretrici inti­ tolate Pamphila e Nemea. Non possiamo dire se a questo genere si avvicinasse il Cinesia di Strattide, dedίcato al dileggio del ben no­ to dίtirambografo; certo vi apparteneva il Poeta di Nίcocare. Da una sorta dί fusione della mascherata mitologica coi temi di vita quotidiana della farsa di carattere e con la parodia degli ίntreccί tragίci, sempre piu ripetitivi, sorgera poi la commedia di Menan-

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dro. Ι due generi ora piu in voga favorivano le innovazioni formali e diventavano piu facilmente commedia narrata e panellenica. Poiche la grande disponibilita del mito era comune ad entrambi, si puo pensare che, essendo coevi e sempre piu apprezzati, si in­ fluenzassero e si definissero a vicenda. Dato lo stato congetturale di buona parte della cronologia, oc­ corre ammettere che alcune delle tendenze qui delineate possono aver preso voga piuttosto nel corso del secondo e del terzo decen­ nio del IV secolo. Ma l'avvio fu certamente degli anni Novanta ο di poco prima. Questo era il tipo di cultura comica cui andavano abituandosi gli Ateniesi quando furono ideate e messe in scena le Ecclesiazuse. Cio che a noi potrebbe apparire invenzione di un tar­ do stile compositivo aristofaneo era in realta qualcosa che i con­ temporanei avevano elaborato un po' prima 1•

π Chiedendo di essere ammesso all' agone con una cadenza meno serrata che negli anni giovanili, Aristofane segul dunque dapprima piu da spettatore che da autore la graduale sperimentazione del comico che si suole definire «di mezzo». Due delle sue commedie di questo periodo finale, il Pluto e l'Eolosicone, non sono originali ma revisioni di lavori gia rappresentati. Ι1 problema del rinnova­ mento di se stessi toccava chiunque fra i commediografi fosse an­ cora attivo pur avendo vissuto da protagonista il tempo degli ago­ ni dominati da Cratino, Ferecrate, Eupoli, Ermippo. Ε un vero peccato che la sorte ci abbia negato di conoscere, ad esempio, una commedia come gli Ambasciatori (Πρέσβει�) di Platone comico. Es­ sa fu rappresentata nel.39.3, ο l'anno successivo, e avrebbe costi­ tuito un prezioso termine di comparazione per valutare come fos­ se stato interpretato il rinnovamento della commedia di attualita politica da un autore la cui carriera teatrale aveva coinciso con quella aristofanea. Molti anni prima, in un passo della parabasi dei Cavalieri, Aristoίane aveva parlato del disprezzo del pubblico per i comici ormai in declino d'eta. Ι1 poeta sa bene, dice il corifeo agli spettatori, che il vostro gusto muta ad ogni volgere di anno;

1 Cfr. Ε. Segal, ΤheφVσις o/Comedy, «HSPh» LXXVII '97>• p. '}Ι·

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conosce la sorte toccata a Magnete, quando ί capellί gli dίvennero bianchί, e a Cratίno, quando ίn cίtta lo sί vίde vagabondare da vecchίo (vv. 5 1 7-36). Le Ecclesiazuse, e qualche ίnsuccesso prece­ dente, furono l'avverarsi di questo immutabile destίno teatrale anche per chi aveva dichiarato dί conoscerlo. Eppure, l'attenzione al gradimento degli spettatorί, sebbene rivelata da cenni brevί, appare mutata e accresciuta. In questa commedia c'e ancora posto per quelle ίntromίssioni di metateatro che nel Pluto risulteranno quasi abbandonate. Pιir abolίto lo spa­ zio dell' antica parabasi, Aristofane non rinuncia al legame con glί spettatori. Le ormai poche interruzioni dell'illusione scenica ser­ vono quasi soltanto a motivare e scagionare Η suo teatro, a preav­ vertire, ad attenuare reazioni. Da esperto concorrente di agoni, ίΙ poeta conosce ora in anticipo l'accoglienza di ogni battuta, di ogni gesto studiato dell'attore, sa prevedere da quali ambiti della cavea ricevera entusiasmo ο silenzi. Chi, per averla letta, avesse avuto modo di conoscere la parabasi delle Nuvole seconde, ο, per avervi assistito, avesse ricordato, per esempio, la prolungata allocuzione del servo Xantia nel prologo delle Vespe1, avrebbe potuto cogliere nel 391 un atteggiamento modificato dal tempo. Le dichiarazioni orgogliose dί volersί rivolgere solo ai piu raffinati, di curare una spettacolarita urbana e sottile abituando a una commedia sapίen­ te, non potevano persίstere in un teatro trasformato dall'esίto del­ Ia guerra2• Prίma dί lascίare !Όrchestra per l'esodo, il corifeo delle Ecclesiazuse ίnsίnua una parentesi parabatica e raccomanda al plauso di ognί categoria dί spettatori una rappresentazione che di­ chiara costruίta per compίacere le inclinazioni di tutti (vv. 1 1546): «Ma voglio dare un piccolo consiglio ai giudici. I Ι saggi si ri­ cordino delle mie sagge parole, e votino me; I quellί che ridono volentieri, per le rίsate che hanno fatto votino me ». Questί versί non sono ancora una formula per preparare l'applauso finale, co­ me quelle che conosciamo dalla commedia nuova, bensl una vera gίustificazione di un teatro che mira a costruirsi in modo eteroge­ neo, mescolando elementi della comicita tradizionale con riferi­ menti colti e allusioni da simposio intellettuale. Ε ίΙ riaffiorare 1 2

Ved . Ν11&.

518-62, Verp. 54-66.

La trasformazione e gΗι in parte nelle Rane, ved. G. Cortassa, > di Ippodamo. } Sostenuta daJ. Adam, The Republic of Plato Ι, London 1963 ', p. 355· 4 Ved. Ussher, pp. χνι·ΧΧ, e G.B. Kerferd, The Sophistic Movement, Cambridge 1981, pp. 160·2. 2

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stofane a talunί enunciati platonici, su cui tanto si e speculato, pos­ sono anche far pensare all'esistenza di un qualche scritto περi πά.�rtων χοιvωv(cχι; (Sul comunismo dei beni) ο περl χοιvοiί πaσιv βιόtοu (Sui beni di sussistenza messi in comune) che ne�suno dei due aνreb­ be potuto eνitare di echeggiare talora fedelmente. L'idea di affida­ re la gestione statale alle donne era gΗι stata sfiorata nella Lisistrata e sνiluppata da Ferecrate in una commedia intitolata La tirannide (Τuρcχννίι;); essa certo non si proponeνa a diνersi liνelli di compren­ sione; ma l'ingenuo progetto comunistico di Prassagora doνette ri­ sultare alla maggior parte degli spettatori un modo inedito di rein­ νentare immagini da Paese della Cuccagna, e a pochi quello che an­ zitutto νoleνa essere, νale a dire la parodia di riflessioni ancora quasi esoteriche sui tipi di conνiνenza possibile e l'occasione per deformare il νecchio modello della commedia utopistica. Dopo il secondo corale non organico alla rappresentazione, tra ν. 876 e ν. 877, la scena si apre su due nuoνi personaggi: una νec­ chia imbellettata come una prostituta di fronte alla porta di casa, e una bella ragazza alla finestra. L'avvio di questa sorta di quarto at­ to e un duetto lirico di scherno a contrasto, accompagnato dall'au­ leta. Ε un incalzare di strofette oscene che ritardano di nuoνo il progredire dell'azione, gia sospesa dal corale di interludio. Aristo­ fane sapeνa bene che l'accostamento delle due sezioni cantate po­ teνa rίsultare tedioso a molti. Al profilarsi del duetto, uno dei due attori si scusa col pubblico perche sta per dar νita a un espediente sul quale eνidentemente si era insistito fino all'usura, ma che tutta­ νia appartiene ancora a quel materiale tradizionale che molti gradi­ scono ritroνare sulla scena comica (νν. 887-9). Ε una νenia chiesta agli spettatori piu attratti dal nuονό corso del teatro, quelli che or­ mai cercano una drammaturgia narratiνa e odiano gli indugi e le trasposizioni, senza mediazione, della νita popolare. Ε probabile che proprio quei non molti che aνeνano compreso e apprezzato la matrice dell'utopia politica contemporanea proposta nell'agone fossero tra coloro ai quali il poeta attήbuiνa impazienza di fronte alla messa in scena dell'amebeo triνiale dei νicoli e della campagna.

ΠΙ Come altri, suppongo che le Ecclesiazuse non abbiano avuto succes­ so nell'agone. Ε facile immaginare momenti per lo piu alterni di

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ilarita scorrere tra settori dispersi delle gradinate. Sulle ragioni di un mancato primo posto non si puo andare molto oltre quelle ipo­ tesi di ordine generale con cui si e tentato di illustrare qui sopra ί tre casi di giustificazione metateatrale. Possiamo dire quanto fos­ se lontana una scena, una battuta, un'invenzione da una ο dall'al­ tra componente del pubblico, solo commisurandole a quelle due motivazioni primarie di ricerca dello spettacolo che piu tardi an­ che Aristotele utilizzera per una descrizione elementare dei con­ cittadini a teatro: la cultura e l'iperbole della grossolanita (ΡοΖ. 1342 a 18-22). ΑΙ di la di inevitabili semplificazioni, Aristofane non ignorava quanto fossero diversificate le propensioni e le com­ petenze di chi frequentava la sua scena. Quel pubblico «che muta di anno in anno» (Equ. 518) non si lasciava ridurre davvero a una divergenza tra coloro che cercavano solo di divertirsi e chi aveva cultura per capire tutto e riflettere sulle metamorfosi del genere comico. L'adesione del pubblico era una linea sinuosa che si rico­ stituiva inopinata e inafferrabile a ogni inverno e a ogni inizio di primavera. Una rappresentazione agonale aveva l'equilibrio di un castello > LXXXVII 1 967, pp. 95- 1 1 5 . Silk Μ. Silk, Interaction in Poetic Imagery, with Special Re/�eπi!e to Early Greek Poetry, Cambridge 1 974. Spyropoώos E.S. Spyropoώos, L'accumulation verbale chez Aristog/J{H.ιr:. •. cherches sur le style d'Aristophane, Paris 1973. Stevens Ρ.Τ. Stevens, Colloquial Expressions in Euripides, WieSba� 1 9']6. Strauss B.S. Strauss, Atbens after the Peloponnesian War. Class, Faction and Policy 40J·JB6 B.C. , London-Sydney 1 986. Siiss W. Siiss, Scheinbare und wirkliche Inkongruenzen bei Aristopha­ nes, «Rh. Mus. >> XCVII 1 954, pp. 1 1 5-5 9, 229-54, 289-3 16. Taillardat J. Taillardat, Les Images d'Aristophane, Paris 1 965 2• Taplin Ο. Taplin, The Stagecra/t of Aeschylus, Oxford 1 977. Thiercy Ρ. Thiercy, Aristophane: Fiction et Dramaturgie, Paris 1 986. Ussher ved. Edizioni. Ussher, Staging R.G. Ussher, The Staging of Ecclesiazusae, « Hermes >> XCVII 1969 , pp. 2 2-37 · von Velsen ved. Edizioni. Vetta Μ. Vetta, Modelli di canto e attribuzione di battute nelle Ecclesia­ zuse di Aristofane (vv. 877-Ι048), « QUCC » n.s. ΙΧ 1 98 1 , pp. 85 -1 1 1 ; Vetta, Simposio Μ. Vetta (a cura di), Poesia e simposio nella Grecia antica, Roma­ Bari 1983. Webster T.B.L. Webster, The Greek Chorus, London 1 9 7 0. White J.W. White, The Verse of Greek Comedy, London 1 9 1 2 . Wilamowitz, Verskunst U. von Wilamowitz:Moellendorff, Griechische Verskunst, Berlin 192 1 . ·

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« Classical Quarterly » « Classical Review >> « Gr�ece and Rome » « Greek Roman and Byzantine Studies » « Harvard Studies ίn Classical Philology » « Innsbruck Beitrage zur Kulturwissenschaft » «Journal of Hellenίc Studies »

«Museum Helveticum» «ΜΗ» « Museum Criticum » « MCr» «Mus. Paiav. » « Museum Patavinum » « Proceedings o f the Brίtish Academy » «ΡΒΑ» « Proceedings of the Cambrjdge Philological So­ «PCPhS » ciety» « Philologus. Zeitschrift fiir klassische Philo)ogie » « Philol. » « Quaderni di Storia» «QS >> « Quaderni Urbinati di Cultura Classica » «QUC C >>

INDICΛZIONI BffiLIOGRAFICHE

« RCCM» « REA» « REG� « RFIC » «Rh. Mus. » � RIL» « SCO » « SDAW » « SIFC » « SPhP» «TAPhA� «UCPCP» «WKPh» « ΖΡΕ »



XLm

« Rivista di Cώtura Classica e Medievale » « Revue des :έtudes Anciennes » « Revue des :έtudes Grecques » « Rivista di Filologia e lstruzione Classica >> « Rheinisches Museum >>. « Rendiconti dell'Istituto Lombardo. Classe di Let­ tere, Scienze morali e storiche » « Studi Classici e Orientali » « Sitzungsberichte der Deutschen Akademie der Wissenschaften zu Berlin » « Studi ltaliani di Filologia Classica » « Symbolae Philologorum Posnaniensium » « Transactions and Proceedings of the American Philological Association » « University of California Publications in Classical Philology» « Wochenschrift fiir klassische Philologie » « Zeitschrift fίir Papyrologie und Epigraphik »

Edizioni

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Non sono ancora arrivate alle Ecclesiαzuse le edίzioni commenta­ te dell'intero Aristofane curate da G. Mastromarco e Α. Sommer­ stein.

4· Traduzioni (complete ο delle sole Ecclesiazuse)

α) italiano Α. Franchettί, Le donne α par/amento di Aristofαne, trαdotte in versi italiαni da A.F. , Citta di Castello 1901 (con introd. e note di D. Comparettί).

ΙΝDΙCλΖΙΟΝΙ BIBUOGRAFICHE

XLV

Ε. Romagnoli, Aristofane. Le commedie, tradotte in versi italiani,

1-II, Torino 1 907 (Bologna 1 958'). R. Cantarella, ved. Edizioni. . Β. Marzullo, Aristofane. Le commedie 1-ΙΙΙ, Barί 1 968 (Barί 1 982 '). G. Paduano, Aristofane, Le donne α/ Par/amento, Milano 1984.

b) francese Α. Wίllems, Aristophane. Traduction avec notes et commentaires critiques 1-ΙΙΙ, Parίs-Bruxelles 1919. Η. Van Daele, ved. Edizioni, Coulon. M.J. Alfonsί, Theatre d'Aristophane Ι-Π, Parίs 1966. c) ίnglese Β.Β. Rogers, ved. Edizioni. W.J. Oates-E. O'Neil, The Comp/ete Greek Drama, New York 1938. Ρ. Dickinson, Aristophanes, P/ays I-II, Oxford 1957. W. Arrowsmith-D. Parker, The Comp/ete Greek Comedy, Ann Ar­ bor Mίch. 1961-7. Κ. McLeίsh, Ι (trad. di Nuvo/e, Cava/ieri, Ecc/esiazuse), Cambrίdge 1980.

d) tedesco J.H. Voss, Aristophanes, Werke Ι-ΠΙ, Braunschweίg 1821 (traduzio­ ne in versί con breνe commento). Glypheus, Aristophanes, Weibervo/ksversammlung, Stuttgart 1 836. J.G. Droysen, Des Aristophanes Werke 1-ll, Leίpzίg 187 1 2 (Berlin 1835-8). ι. Seeger, Aristophanes Ι-ηΙ, Frankfurt am Main 1 845-8. Aristophanes, Komόdien, Ubersetzung ν. ι. Seeger bearbeίtet ν. J. Werner, Ι-ΙΙ, Weimar 1 963 (con introduzίone e note di J. Wer­ ner). Antike Komδdien: Aristophanes, hrsg. u. mίt Einleίtungen u. einem Nachwort versehen ν. H.J. Newίger (rielaborazίone della versίo­ ne dί ι. Seeger, con note di H.J. Newiger e Ρ. Rau), Mίinchen 1 968.

e) spagnolo

Α. Ε. Alarcόn, Aristophanes, Mu;eres en Asamb/ea, Granada 1977 (con introduzίone e note). *



Indice, Concordanza, Scoli, Onomastico

0.]. Todd, Index Aristophaneus, Cambridge Mass. 1932.

XLVI

INDICλZIONI BIBUOGRAFICHE

Α. Dunbar, Α Compkte Concordance to the Comedies and Fragments of Aristophanes, Oxford 1 883 (New Edition Completely Revised and Enlarged by Β. Marzullo, Hildesheim-New York 1 973). F. Diibner, Scholia Graeca in Aristophanem, cum prolegomenis gram­ maticorum, Parisiis 1 842 ( 1 87 7 2). W.G. Rutherford, Scholia Aristophanica 1-Π, London 1 896 (edizio­ ne degli scoli del solo Ravennqte). Non e ancora anivata a comprendere le Eccksiazuse la nuova edizione degli scoli ad Aristofane diretta prima da W.J.W. Koster e ora da D. Holwerda.

Η.Α. Holden, Onomasticon Aristophaneum, Cambridge 1902 2 •

6 . Studi su Aristofane e sulla commedia antica (inclusi gli studi

di metrica)

F.R. Adrados, Fiesta, Comedia y Tragedia. Sobre los origines griegos del teatro, Barcelona 1972. J. Andrieu, Le dialogue antίque: structure et presentation, Paris 1 954. M.G. Bonanno, «La democrazia ateniese e lo sviluppo del dramma attico, Π. La Commedia », in Storia e Civilta dei Greci ΠΙ, Mila­ no 1 979, ΡΡ· 3 1 1 ·50. Α. Brelich, Aristofane: commedia e religione, « Acta Classica Univer­ sitatis Scientίarum Debrecensis » ν 1 969, pp. 2 I · J O (ora in Il Mito. Guida storica e critica, a cura di Μ. Detienne, Roma-Bari 1975, pp. Ι 03·Ι8) . Ι. Brooke, Costume in Greek Classic Drama, London 1962. Μ: Buccellato, La retorica sofistica, Milano-Roma 1953. Α. Burckhardt, Spuren der athenischen Volksrede in der alten attischen Kom6die, Basel 1 924. A.C. Cassio, Commedia e partecipa:ιione. La Pace di Aristofane, Na­ poli 1 985. Q. Cataudella, La poesia di Aristofane, Bari 1 934. F.M. Cornford, The Origίn of the Attic Comedy, Cambridge 1 93 4 (Edited with Foreword and Additional Notes b y Η . Gaster, Gloucester Mass. 1 968). Α. Couat, Aristophane et !Άncienne Comedie Attique, Paris 1 902 ' . Ε . D e Carli, Aristofane e /α sofistica, Firenze 1 9 7 Ι . Ε. Degani, �όμην βλέqιοισοι a : ιί τι βλέΦασοι Rac Pe1•c lπιβλέΦοι� Su. ΓΒΡeΙ : �μη R 169. &πtppt RABPeΙ : lπtppt r I χιΖθη_σ' R : χιΖθησθ' ΑΓΒ ' ΡeΙ I Lντtuν( R ι ηο. lνtxcx R : y rνιχοι reU. I rνtχοι - οοχώ om. Α abseissa charta Ι72. χοιτορθώσοισι Richards : -σοισοι 171- τονδί ΑΓΒΡeΙ : τον δή R '75· Ιiποιντοι a : σοι174. Ιίσονπtρ RΑΓΒ : Ιίσον ποιρ' Pex RBPe1 -σοι� ΑΓ πέντοι Α. Palmer I βοιρiω� πριΧγμοιτοι RPe1 Su.2 : πρ. βοι. ΑΓΒ 180. δuσοιpέ· 182. cχν· 181. οϊ a : ι[ Su.1 στο� RΑΓΒ : ·CXDέτou� Pe1 Ι νοuθtτtίν om. R τιβολtiθ' a : -pολtϊσθ' Su. χ8 � . ήν Β : fJv RΑΓ fJv Pe1 185. χρωμένων 187. dtξ(ou� RΓBPet : &ξιο� Α RΑΓΡeι : χρωμtθοι Β t88. μ.ιciθοφορείν ζητοiίντοι� RPet : μιστοφοροσντοι� ΑΓΒ

LE DONNE λLL' λSSEMBLEλ, Ι64·Ι88

1�

di avere fatto un buon esercizio, adesso: « Per me dqlΊque, donne che siete qui convenute » • pRASSAGORA Ci siamo un'altra volta, disgraziata! DοΪUι� li chiami, gli uomini? DONNA ΙΙ Ε colpa di Epigono, quello la; guardavo dalla sua < e mi e parso di parlare alle donne. parte, Ma va' alla malora anche tu! Fatti da parte e PRAS SAGORA siediti. Ηο deciso: parlero io per la vostra causa. Α me la co­ rona: «Prego gli dei di riuscire: che portino a buon fine il no- < stro pίano! Questa terra sta a cuore a me tanto quanto a voi. Soffro per tutti i guai della citta, e non so rassegnarmi. La vedo che si mette sempre in mano � governanti disonesti; se uno fa la brava persona per un giorno, poi diventa un ladro per dieci. Ne scegli un altro, e quello fara ancora peggio. Cer­ to, e difficile condurre alla ragione uomini che non sono mai contenti: voi avete paura di chi vuole farvi del bene, e ogni volta invocate quelli che vogliono il contrario. C'e stato un < tempo in cui alle assemblee non si andava per nulla, ma alme- < no potevamo pensare che Agirrio fosse un delinquente. Adesso ci vengono tutti; e chi prende i soldi lo porta alle stelle, < chi non li prende dice che sarebbero da mandare a morte tutti quelli che all' assemblea si fanno pagare ».

167-8. ( lπιβλίΦcχσcχ - λιγιιv) Su. ι 2268 (lπιβλιφcχ�, om. γdtp, om. 173-8. Su. π 2809 (175 βcχpfωι; τdt τij� πόλεω�, om. &πcxvτcx, 176 πpoCJ'totτcxις) 173·5· Su. μ 678 180-2. Su. δ 1596 (ιivτιβολεϊαθ' ) ι 8 ι -2. Su. ι 3'7 (om. ot, μιv φιλιίv, dιvτιβολείαθ') ι82. Zon. col. 68ο (dιvτιβολεtαθ' )

· π�)

32

ΕΚΚΛΗΣΙΑΖΟΤΣΑΙ

vή τήν Άφροδίτην, εδ γε τιχuτιχγt λέγεις. τά:λιχιν', Άφροδ(την ωμοσιχς. χιχρ(εντά: γ' &ν ΠΡ. έ'δριχσιχς, ει τοίίτ' ε!πιχς έν τήκχλησίqι. Γ'r.Α' &λλ' ούχ &ν ε!πον. ΠΡ. μηδ' έθ(ζοu νίίν λέγειν. (( το σuμμιχχιχον ιχδ τοίίθ' ' δτ' έσχοποόμεθιχ, ει μή γένοιτ'' &πολε'tν lφιχσχον τήν πόλιν­ δτε δή δ' έγένετ', i)χθοντο, τών δε pητόρων ό τοίίτ' &νιχπε(σιχς εύθύς &πόδpάς χετο. νιχίίς δεί χιχθέλχειν- τ(i> πένητι μεν δοχεί, τοίς πλοuσ(οις δε χιχt γεωργοίς ού δοχεί. Κορινθ(οις !χθεσθε, χ&χεϊνοί γε σοί · νίίν είσt χρηστοί, χιχt σό νuν χρηστος γενοίί. Άργείος &μιχθής, &λλ' Ίερώνuμος σοφός. σωτηρίιχ πιχρέχuΦεν, &λλ' όργίζετιχι Θριχσόβοuλος ιχύτος ούχt πιχριχχιχλοόμενος. » ΠΌΑ' ώς ξuνετος άνήρ. ΠΡ. νίίν χιχλώς έπ'{}νεσιχς. ' (( uμεϊς γά:ρ έστ'' ώ δημε, τοότων ιχί:τιοι. τά δημόσιιχ γά:ρ μισθοφοροίίντες χρήμιχτιχ ίδ(qι σχοπείσθ' �χιχστος ο τι τις χερδιχνεί· ·το δε χοινον ωσπερ Αίσιμος χuλίνδετιχι. ijν οδν έμοt πε(θησθε, σωθήσεσθ' ϊτι. Γ'r.Α'

1 95

200

20j

189. tοιutοιγί RΑΓΒ : tοιutοια( ΡeΊ 19 0. ώuοαοις Dobree : ώvόμοιαοις RAPer γ' ώνόμοιαοις ΓΒ 192. Lθ!ζοu \IU\1 RBPe1 : ιθtl;οuν οιiί ΑΓ Ι95· versum habet mg. Γ I 11' ΑΓΒ : γ' RPe1 I � χθοvtο RΓPe1 : f\αθovto ΑΒ I tών δt RAPe1 : τών Γ χοιi tώv Β 197. versum _habet mg. Γ Ι νοιiίς RAΓPer : tιΧς νοιiίς Β i 8tί R : δt ΑΓΒ δη Pe1 Ι χοιθtλχειν RΑΓΒ : -ιλχει Pe1 Ι τφ πίνητι RAΓPe1 : τοίς πlνηαι Β Ι 198. χοιi om. ΑΓΒ 199. versum habet mg. Γ Ι μ iν RBPei : μlν αοι ΑΓ !χθιαθε ΑΓΒΡeχ : !χθεσθοιι R 1\χθtαθ t Reiske Ι χόιχείνοι RABPe1 : χόιχιίνο r I τ• αο( RA: γι αοι ΓΡeΙΒ �00. αU νuν Cobet : "".νίίν a (νίίν om. Β) I χρηατος γενοίί RPet : γt. χρ. ΑΓΒ �ΟΙ. versum habet mg. r I Άργιίος Van Lceuwen : &ρ• �ο�. όργ(ζοτιχι Hermann : όριί!;'tτιχι R όρ(- Ρeι οuχ όρ(ζttιχι ΑΓ ou χρήζt R' Ι πtριηρ-yciζtτο nescio quis primus : ·tιp-y&:ζtτo a 223 a. 223 b. versum om. ΑΓΒΡeΙ 226. σιuτσιί� Β : CXU· versum mg. sup. add. R' ταιί� rell. 22 7. ιuζωpό� οΙ> φιλοiίαιv Dindorf : τοv o[vov ιilζω�v φιλοδσ' a (·cnv ΑΓΒ) o[vov φιλοδα ισζω e οv Hanow alii alia 229. παιροιδόvτ� RΑΓΒ : ·δοiίvτ� Pe1 231.. &λλ' &πλ� RPe1 : &λλ& τί!ι ΑΓΒ 232. μόvαι RAPe1 : μόνον Β δώvαι Γ

Su.

LE DONNE ALLΆSSEMBLEA, 2 I0-2JJ

35

sta: noi dobbiamo cedere il governo della citta alle donne. Nelle nostre case non ·sono 1oro a dirigere e amministrare tutto? �> τuττΕ LE DONNE

Bene, d' accordo, per Zeus, benissimo! Continua, continua_, bravo! PRASSAGORA

« Sono migliori di noi in ogni cosa che fanno: ed

eccovi 1a dimostrazione. In primo 1uogo, tingono 1a 1ana ne1- < 1'acqua calda, come si faceva una vo1ta: tutte senza eccezio­ ne, non succede mai che provino a cambiare. Invece ad Ate­ ne, anche se 1e cose vanno bene, sembra che non ci sia sal­ vezza se non s'inventa qualche novita. Friggono sedute, come una vo1ta, portano 1a roba sulla testa, come una vo1ta, fanno festa alle Tesmoforie, coφe una vo1ta,


ζειν lπιθuμήσοuσιν- εΤτα σιτία τίς της τεχοόσης θiiττον έπιπέμΦειεν &ν; χρήματα πορ(ζειν εuπορώτατον γuνή, &ρχοuσά τ' οuχ &ν ιεαπατηθείη ποτέ· αuται γάρ ε.ίσιν ιεcχπcχτCiν ε.ίθισμένcχι. τ& δ' {[λλ' έάσω. τcχίίτ' έ&ν πε.(θησθέ μοι, εuδcχιμονοίίντε.ς τον βίον δι&εε.τε.. )) ε.u γ', ω γλuχuτάτη Πρcχεcχγόρcχ, χcχί οε.ειως. πόθεν, ώ τάλcχινcχ, τcχίίτ' lμcχθε.ς οστω χαλώς; έν τcχίς φuγcχίς μετά τ&νδρος 4)χησ' έν πuχν(, tπε.ιτ' &χοόοuσ' ιειμcχθον τών pητόρων. οuχ έτος όίρ' , ω μέλ', ήσθcχ οε.ιν1ι χcχί σοφή· χcχ( σε. στρcχτηγον cχί γuνcχίχες cχuτόθε.ν cχίροόμεθ', +)ν τcχσθ' άπινοε.ίς χcχτεργάσ-a. &τάρ ήν Κέφcχλός σοι λοιδορrjτcχι προσφθcχρε(ς, πώς &ντερε.ίς προς cχuτον έν τήχχλησ(qι; φήσω πcχρcχφρονε!ν cχuτόν. άλλά τοίίτό γε. ί'σcχσι πάντες. &λλά χcxt μελcχγχολίiν . χcxt τοίίτ' tσcχσιν. &λλά χιχt τά τρόβλιcχ χcχχώς χε.ρcχμεόειν, τήν δ& πόλιν εu xcxt χcχλως.

235

245

250

234. αιίιζιιv RPeι : αώζοιιαιv ΑΓΒ Ι lπιθuμήαοuαιv R : -θuμοiίαιv rell. Ι εtτcχ ΒΡeι : t[ τ&: RΑΓ (τcχ R) Ι αιτ[cχ RABPeι : αιτ(cχ τι Γ 23�. versum om. Α abscissa char­ ta (cί. 237 , 239, 241 , 243 , 245, 247, 249) I τ!ι; om. ΓSu. I θaττοv Peιs1 Su. : μιiλλοv rell. I ιπιπίμΦιιεv RBPeι : -πίμΦtιcχ� r 2 36. εόπορώτcχτοv a : δ. tuπορώτcχτοv Velsen 237. versum om. Α abscissa charta 238. cχιίτcχt RPet : cxUτcxι ΑΓΒ 239. versum om. Α Ι τcχiίτ' ldιv Bergk : τcχiίτcχ xliv RPeι (xιiv R) x&v Γ γε x&v Β I μοι RABPeι : μοu Γ 240. δι&ςετt RΑΓΒ : διiςιτt Ρeι 2 4 1 . ver­ sum om. Α 243. versum om. Α Ι y.ετ' &:vδρο� R 1 I ωχηα' RPeι : ι;Ιχια' ΓΒ I πuxvt RPeι : πvux! ΓΒ •44 . . lπειτ a : lχεί τ' Diiιdorί 245. versum om. Α Ι δειv/ι RPeι : xcxt δειv/ι ΓΒ 246. ατρcχτηγον RPeι : ατρcχτηyιίv ΑΓΒ I γuvcxίxt� RABPeι : γuvcxtx' r 247. versum om. Α Ι τcχuθ' όιπιvοtίς RΓΒ (! 'πι· ΓΒ) : τcχiί· θοια 'πινοtί� Ρeι Ι χcχτιργ&crο ΓΒΡeι : ·tργ&cιtι R 248. Cιτιίρ RBPeι : cχuτιίρ ΑΓ I λοι.δορijτcχι ΑΓΒΡeι : λοιδορtίτcχι R I προαφθcχρt!ι; R"BPeι : προαφθσιρtίς RpcA πpoφθcxpt� r 24? · versum om. Α 2 � 0. τοίίτδ RBPeι : το!ίτδv Α xcxt τοΟ· τον Γ 252. το!ίατ rαcxαt\1 R" 253. tu xcx! om. R

LE DONNE ALLΆSSEMBLEA, 234-253

37

·soldatι Ε poi, chi meglio della madre saprebbe rifornirli di viveri? Non c'e nulla al mondo piu abile delle donne a procu­ rarsi quattrini; e una volta al potere nessuno potrebbe ingan­ narle, tanto sono abituate a ingannare gli altri. Non una pa­ rola di piu: se fate come vi dico, la vostra vita sara felice per sempre. » Bene, dolcissima Prassagora, va perfettamente! Ma DONNA ΙΙ dove hai imparato tutte queste belle cose, tesoro? .PRASSAGORA Quando si dovette scappare da casa, vivevo con mio marito nella Pnice. Ll ascoltavo gli oratori, e cosl ho im­ parato tutto per bene. DONNA Ι (:hiaro che sei cosl abile e sapiente! Ε deciso: noi donne ti eleggiamo nostro capo, cosl sarai tu a realizzare tutti i tuoi progetti. Ma se Cef�o, male.detto lui!, ti attacca con le sue ing!urie, come gli risponderai nell'assemblea? PRASSAGORA Gli diro che non ragiona. DONNA Ι Questo lo sanno tut�i. PRASSAGORA Che e completamente pazzo. DONNA Ι Sanno anche questo. PRASSAGORA Ε che i suoi vasi li impasta male, ma che la citta la sa impastare benissimo.

:34-5.

(ιtτιχ - ιiv) ·su. θ 63 (τdι pro ιt�ιχ, om. τις)

<
54 · p.n. Γu. ιχ' Brunck : par. Α γuνή Ρeι om. R I λοιδορΌ RAPeι : λοιδορεί' rB 255. τοότ� a : τοiίτον Ussher Ι εί'ποιμ' Brunck : μ/.ν ε\πον RΑΓΡeι μ/.ν είποιμ' Β εrπω Su. 256. τί δ' fιν ΑΓΒΡeι : τίν δ' ην R I όποχροόωαίν R : -χροόαωαιν retl. Su. (-αι ArSu.) 258. α' ο! R : αοι Ρeι αε ArB 261 . p.n. Γu. ιχ' Brunck : par. RA γuνή Ρeι Χο. Ussher I fιν ιχϊρωα' ΑΓΒΡeι : ήνιχ(ρως R I lίiν ΑΒ : lάν RΓΡeι 262. p.n. Γu. Β' Brunck : par. R om. Α Πρ. Ρeι Γu. ιχ' Bergk 263. τρώπω R" 264. ιχrρειν RArB : ιχ!ρείν Ρeι 265. lαμεν RArB : ε!ς μεν Ρeι Ι τ� RAr : τά ΒΡeι 266. δμως RBPeι : δμώς Ar Ι δε χειρο- RPeι : γε yειρσ· Β ·τέον . δέ Ar (Α ras.) 267. lςωμιαιΧαιχις RPeι : ιεωμιιΧαιχις ΑΓ έςωμιciαιχις &ν Β 269. δ' ΑΓΒΡeι : μ' 268. νuν Bekker : νiίν a R 270. i!νδρ' έθείiαθ' RΑΓΒ : &νδριχ θείiίαθ' Ρeι 271. μέλλοι RPeι : μέλοι Ar (Α ras.) μέλλει Β 272. ΕΧ!Ι ΑΓΒΡeι : &χει R 274 · &χριβώαητε RABPeι : -βώαειτε r 275 · θιχ!μιΧτιιχ RΡ'ΓΡeι : θοιμιΧτιιχ ΑΒ I γ' Α : τ' RΓ θ' Β τ(ιΧπερ) Ρeι

LE DONNE ALLΆSSEMBLEA, 254-275

39

se ad attaccarti e Neoclide il cisposo? Gli intimo di guardare in culo a un cane. pRASSAGORA Ε se vogliono sbatterti sotto? οΟΝΝΑ Ι Faro le mosse giuste: ho una certa esperienza pRASSAGORA sbattimenti. di C'e una cosa che non abbiamo previsto: se voglio­ οΟΝΝΑ Ι no trascinarti νίa le guardie, come te la caverai? Mani sui fianchi, cosl! In cintura non riusci­ PRASSAGORA ranno mai a prendermi. Ε poi, ci sίamo noi: se ti prendono, ordiniamo di DONNA Ι mollarti. Tutto prevίsto: benissimo! Ma c'e una cosa a cui DONNA Il non abbiamo pensato: come faremo a ricordarci di alzare le mani? La nostra abitudine e di alzare le gambe. PRASSAGORA Ε un problema: in ogni caso, bisogna votare al­ zando la mano, e si deve tirare fuori il braccio fino alla spalla. Avanti, dunque: rimboccatevi le tuniche, allacciatevi le scarpe, in fretta! Chissa quante volte 1' avete visto fare ai vostrί marίti, quando vanno , all' assemblea ο escono in citta. Quando avete sistemato tutto, legatevi le barbe. Attenzio­ ne: vanno adattate per bene al mento. Adesso buttatevi adοΟΝΝΑ

Ι

Ε

254. Su. Υ 277 ,,, (lι; - δρ«v) Su. π 3Ι Ιο; resp. Su. π 2950; (τοότω δρ«ν) Schol. Ar. Ach. 863 (πρωκτδν, βλέπε pro δρ&v); cf. Apostol. VI 84 z66-7. Su '1- z6z; (χειροτονητίοv - βρσιχ(ονα) Su. ε zs6-7. Su. u :129 269. Su. u 480 (om. δ' ώι; τΟιχιστσι) 275-6. (θσι!μ�τισι - lπσιvσι� 83 p&ληαθε) Su. ι 1953 (!μ�τισι, om. ' &περ lκλlΦα.τε, περιστολ!σεαθε pro lπ