L'ambiente del Nuovo Testamento 8839404856, 9788839404855


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L'ambiente del Nuovo Testamento
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L'AMBIENTE DEL NUOVO TESTAMENTO

In questa sua nota opera, Eduard Lohse guida alla conoscenza del periodo storico e dell'ambiente sociale, culturale

e

religioso, sia giudaico

sia ellenistico-romano, in cui si vennero formando gli scritti del Nuovo Testamento. In un linguaggio del tutto piano e accessibile, in questa introduzione sono esposti e illustrati ordinatamente tutti gli elementi indispensabili a una prima comprensione storica del Nuovo Testamento.

ISBN 8839404856

NUOVO TESTAMENTO Supplementi A

cura

di GERHARD FRIEDRICH VOLUME l

L'AMBIENTE DEL NUOVO TESTAMENTO

PAIDEIA EDITRICE BRESCIA

L'AMBIENTE DEL NUOVO TESTAMENTO DI

EDUARD LOHSE

PAIDEIA EDITRICE BRESCIA

Titolo originale dell'opera:

.Eduard Lohse

Umwelt des Neuen Testaments Traduzione delle Benedettine di Civitella San Paolo © Vandenhoeck & Ruprecht, GOttingen r97 1 , 31977 © Paideia Editrice, Brescia r98o

INTRODUZIONE

«Quando venne la pienezza del tempo- scrive l'apostolo Pao· lo - Dio inviò suo Figlio , nato da una donna, fatto sotto la legge» 1• Come un otre viene riempito fino all'orlo, così era piena la misura del tempo allorché il figlio di Dio venne nel mondo. Lutero, in una lezione del I 5 I 6/ I 7 sulla Lettera ai Galati, fa notare a proposito di questo passo che non fu il tempo a provocare l'invio del Figlio, ma al contrario : l'in­ vio del Figlio portò il tempo della pienezza. Il tempo in cui Gesù di Nazaret predicò e l'evangelo fu proclamato per la pri ma volta tra Giudei e Greci non si distingueva dagli altri secoli della storia umana per una particolare preparazione de­ gli uomini di allora al messaggio evangelico. Esso piuttosto ebbe la sua caratterizzazione da quelPevento di cui i Vangeli ci danno notizia. Gli uomini che s'incontrarono con Gesù, che udirono i messaggeri di Cristo e furono i membri de�la prima comunità , erano come tutti gli altri. Avevano anch'es­ si il loro lavoro quotidiano da compiere e vivevano nella lo­ ro situazione di uomini e donne, vecchi e bambini, ricchi e poveri . Conoscevano pene e dolori , ma anche gioia e felicità, si interrogavano sul senso della vita e cercavano una risposta valida a questa domanda ultima . La risposta sarà data dall'e­ vangelo : Dio inviò suo Figlio, che nacque da una donna e visse l'esistenza umana fino alla morte, «affinché riscattasse quelli che erano soggetti alla legge, perché noi ricevessimo la figliolanza» 2• 1.Gal.

4A·

2. Gal. 4,5 .

8

Introduzione

Gesù di Nazaret nacque sotto l'impero di Cesare Augu­ sto 3• «L'anno quindicesimo dell'impero di Tiberio Cesare, quando Ponzio Pilato era governatore della Giudea, Erode tetrarca della Galilea, suo fratello Filippo tetrarca dell'ltu­ rea e del territorio della Traconitide e Lisania tetrarca del­ l'Abilene, quando Anna e Caifa erano sommi sacerdoti» 4, fe­ ce la sua comparsa nel deserto Giovanni Battista, e poco do­ po Gesù di N azaret cominciò a predicare. La sua predicazio­ ne non conteneva, come del resto quella della cristianità pri­ mitiva, la comunicazione di verità generali, che potrebbe..ro venir tramandate senza riferimento concreto alla situazione degli uditori, ma si riferiva agli uomini nella situazione della loro vita concreta. Le loro preoccupazioni venivano prese in considerazione nella lingua di ogni giorno, le loro domande ricevevano una risposta con parole familiari. Poiché !�evange­ lo è stato proclamato per la prima volta in un determinato luogo e in un determinato tempo della storia, per la retta comprensione del suo messaggio è indispensabile · studiare nel miglior modo possibile non solo le lingue usate ·allora ebraico, aramaico e greco - ma anche la situazione politica, le condizioni e i costumi degli uomini, le loro speranze e atte­ se, le loro concezioni e idee. Più sapremo come gli uomini vennero raggiunti dalla predicazione cristiana e il modo in cui l 'evangelo venne allora compreso e tramandato, meglio riusciremo a tradurre nel linguaggio del nostro tempo il con­ tenuto di questo messaggio quale emerge dalle espressioni e dalle concezioni del mondo antico. L'ambiente nel Nuovo Testamento presenta un · quadro molto variopinto . Nel periodo dell'ellenismo i Greti s'incon­ trarono con i popoli dell'antico oriente ; oriente ed occidente ebbero punti di contatto reciproci , le loro religioni e · culture si trovarono in stretto rapporto. Dell'abbondanza e varietà di questo mondo antico si tratta di esporre qui ciò che riguar3· Le. 2,1.

4· Le. J,I.

Introduzione

9

da immediatamente la comprensione del Nuovo Testamento; per cui non sarà possibile trattare distesamente la storia gre­ ca o i problemi culturali dell'antico oriente. Ci si impegna semplicemente a offrire un aiuto per l'intelligenza del Nuo­ vo Testamento . Gesù, i suoi discepoli e i primi cristiani era­ no Giudei; presto però l'evangelo oltrepassò i confini della Palestina penetrando nel mondo ellenistico-romano . Tu tti e due gli ambienti - quello giudaico da una parte e quello elle­ nistico-romano dall 'altra- non sono così chiaramente separa­ bili. Dal tempo di Alessandro Magno infatti , anche la Pale­ stina subì fortemente l'influsso dell'ellenismo , che si rifletté ovunque in modo notevole nel paese e anche a Gerusalemme. Poiché le comunità cristiane costituitesi in rapida successio­ ne attorno al Mediterraneo nascevano molte volte dall' am­ biente delle sinagoghe ellenistiche e dei loro fautori, il cri­ stianesimo primitivo ha per lo più conosciuto il patrimonio culturale greco e il suo sviluppo ellenistico attraverso la me­ diazione del giudaismo ellenistico. La tradizione di Gesù di Nazaret non è stilata in aramaico, ma con parole greche , le Lettere dell'apostolo Paolo sono state composte, come i Van­ geli, in lingua greca . Il Nuovo Testamento stesso dunque �e­ stimonia dell'importanza straordinaria e generale dell'elleni­ smo per la Palestina, l'oriente antico e l'intero mondo del Mediterraneo . Gli scritti del Nuovo Testamento sono anche le fonti più importanti per la comprensione del suo ambiente; contengono infatti dati storici abbastanza precisi sulla situa­ zione della Palestina e dell'impero romano , che può essere meglio descritta e illustrata grazie al confronto con la lette­ ratura contemporanea, con le iscrizioni e documenti non let­ terari e con le scoperte archeologiche.

PARTE PRIMA

DEL

IL GIUDAISMO ALL'EPOCA NUOVO TESTAMENTO

I LA STORIA POLITICA DEL GIUDAISMO NEL PERIODO ELLENISTICO

Il giudaismo dell'epoca del Nuovo Testamento è erede della sua mutevole e tormentata storia dei secoli precedenti. Co­ me i popoli vicini, anche gli Ebrei subirono di tempo in te�­ po la domin�ione delle grandi potenze che successivamente governarono il medio oriente, consentendo a volte alle en­ tità etniche minori di vivere in una certa indisturbata auto­ nomia , cercando a volte di condizionare con intromissioni violente le loro forme di vita. Ciascuna di queste potenze di turno influì durevolmente sulla storia della regione e dei suoi abitanti , così che i loro effetti nel periodo neotestamentario sono ben visibili. Per cui la situazione del giudaismo al tem­ po di Gesù è delineabile in termini appropriati solo sullo sfondo del passato storico dal quale fu plasmata. 1.

La

Palestina sotto la dominazione persiana

La storia del giudaismo comincia con il periodo dell'esilio babilonese. Le dieci tribù d'Israele installate al nord della Pa­ lestina scomparvero dopo la distruzione di Samaria da parte degli Assiri nel 7 2 2 a .C. La Giudea fu definitivamente con­ quistata dai Babilonesi nel 5 8 7 a.C. , quando Gerusalemme venne distrutta e lo strato più ragguardevole della popola­ zione fu deportato a Babilonia. Gli Ebrei in esilio poterono mantenersi uniti e conservare la fede nel Dio di Israele. Non potendo continuare il culto del tempio, tennero fede alla l�g­ ge del loro Dio e seguirono i comandamenti del sabato e del-

Parte 1: Il giudaismo all'epoca del N.T.

14

la circoncisione, segni permanenti della coscienza di I sraele di essere distinto da tutti gli altri popoli . Vennero così stabi­ liti i presupposti psicologici e religiosi che dovevano rendere possibile, al termine della dominazione babilonese, un nuovo inizio nella terra dei padri . La svolta venne con la campagna vittoriosa del re persiano Ciro , che infliggendo gravi sconfitte all'impero neobabilone­ se lo avviò alla fine . Nel 5 3 9 a.C . Ciro entrò vittorioso in Ba­ bilonia, diventando signore non solo della terra dei due fiu­ mi, ma anche della Siria e della Palestina . Nei confronti dei popoli stranieri che finirono sotto il loro dominio , i Persiani perseguirono una politica diversa da quella degli Assiri e dei Babilonesi. Questi dopo la conquista delle terre avevano tra­ piantato intere popolazioni o per lo meno deportato la classe dirigente ; ovunque avevano imposto il loro culto come reli­ gione di stato. I Persiani invece non costrinsero a grandi trasmigrazioni, né pretesero che venisse riconosciuta un'uni­ ca religione di stato . Essi piuttosto tennero presenti le di­ verse situazioni locali, permisero la sopravvivenza delle pe­ culiarità dei singoli popoli e lasciarono che essi continuassero a vivere secondo le loro consuetudini, cercando in que�to modo di guadagnarli alla loro causa . Per i rapporti ufficiali il governo persiano non si servì della propria lingua ma del­ l'aramaico che in Siria e Palestina era molto diffuso . Questa politica dei Persiani offrì anche agli Ebrei la possibilità di continuare a vivere il loro tipo di vita con esplicito appoggio del governo . Subito dopo la conquista di Babilonia il re Ciro dispose con un editto che il tempio di Gerusalemme venisse ricostruito e che fossero restituiti gli utensili che Nabucodo­ nosor aveva asportato dal tempio 1• Tuttavia - com'è presu­ mibile non tutti i numerosi Ebrei che vivevano in esilio usufruirono del permesso di tornare in patria. E la popolazio­ ne ebraica che era rimasta in Palestina viveva in condizioni -

I. Esdr. 6,3-5.

Il giudaismo nel periodo ellenistico

I5

così dimesse che la ricostruzione del tempio ebbe inizio solo lentamente e faticosamente. Nel quinto secolo giunsero dagli Ebrei rimasti in Mesopo­ tamia forti incoraggiamenti per la ricostruzione della comuni­ tà ebraica in Gerusalemme . Incarica ti dal Gran Re, venne­ ro in Palestina uno dopo l'altro Neemia ed Esdra , per mette­ re in ordine la situazione. Neemia si premurò di circondare Gerusalemme con mura massicce e fece giurare agli Ebrei di non stabilire nessun rapporto matrimoniale con i popoli vi­ cini. Esdra insegnò al popolo la legge e la rimise in vigore per ordine del re . Si può ritenere con grande probabilità c_he questa legge fosse costituita dai cinque libri di Mosè, il Pen­ tateuco, nei quali erano raccolte e ordinate le antiche tradi­ zioni di Israele. Con l'imposizione agli Ebrei della torà , con­ fermata da u n editto regale, la legge di Israele venne ad ave­ re il valore di diritto nazionale persiano a Gerusalemme e nella Giudea. Il culto della comunità ebraica si trovava quin­ di sotto la protezione del governo persiano , cosicché poteva vivere liberamente seguendo le prescrizioni della legge. Questo sviluppo suscitò presso le popolazioni vicine, in specie tra gli abitanti della Samaria, gelosia e invidia. Nel nord della Palestina, dopo la conquista da parte degli Assi­ ri, si erano installati stabilmente coloni stranieri che si me­ scolarono con la popolazione rimasta 2• I loro successori ve ­ neravano J ahvé come il Dio del paese , che dava al suolo fer­ tilità e prosperità, ma non vennero riconosciuti dai Giudei come veri israeliti . Per questo la comunità gerosolimitana, che da Esdra e Neemia era stata trattenuta dallo stabilire rap­ porti con gli altri popoli, si separò da loro evitando ogni con­ tatto . Questa netta separazione e la forte preferenza per Ge­ rusalemme da parte del Gran Re crearono tra la gente della Samaria un'esasperazione che portò a un crescente allonta­ namento tra nord e sud e infine alla separazione politica del2. 2 Peg.

17.

Parte l: Il giudaismo all'epoca del N.T.

16

le province di Samaria e di Giudea. Ma in quanto adoratori di Jahvé, gli abitanti della Samaria dovevano recarsi per of­ frire sacrifici e preghiere al tempio di Gerusalemme, la capi­ tale della provincia vicina, ma ostile. Questa situazione fece sorgere nei Samaritani il desiderio di costruirsi un santuario proprio per rendersi indipendenti da Gerusalemme. In un primo tempo quindi i Samaritani appartenevano alla comunità cui tuale di Gerusalemme; solo così si spiega che essi avessero in comune con i Giudei come sacra scrittura il Pentateuco, ma non le altre parti del canone veterotestamen­ tario, gli seri tti profetici e i libri poetici. La separazione tra Giudei e Samaritani dovette dunque prodursi dopo la con­ clusione del Pentateuco e. prima della definitiva fissazione del canone per le altre parti dell'Antico Testamento 2a. Anche se lo storico giudaico Flavio Giuseppe scrive che i Samaritani avrebbero ottenuto l'autorizzazione a erigere un loro tempio sul Garizim solo sotto Alessandro Magno 3, è probabile che la costruzione del loro santuario sia avvenuta qualche tempo prima. Poiché l'impero persiano prima di scomparire subì violente scosse, dev'essere stato possibile solo in quel perio­ do ottenere il consenso del Gran Re per la costruzione del luogo santo dei Samaritani. I Samaritani facevano notare con orgoglio che nella legge di Mosè veniva menzionato espressa­ mente il loro monte santo Garizim, non Gerusalemme 4• Quando i Samaritani ebbero il loro santuario, sorse tra lo­ ro e i Giudei un'amara inimicizia, che si concluse in un con­ fronto militare e i Giudei nel 1 2 8 a.C., sotto Giovanni Irca­ no, distrussero il tempio sul Garizim. Esso non venne più ricostruito, eppure i Samaritani continuarono imperturbati a ritenere il Garizim come il loro luogo santo. Ancora oggi la piccola comunità samaritana celebra ogni anno in questo luo­ go la festa di pasqua secondo l'antico rito. Al tempo di Gesù i Giudei non avevano relazioni con i 2a.

Cfr.

pp.

182

s.

Il giudo.ismo nel periodo ellenistico

17

Samaritani 5• Per i Giudei, essi erano degli stranieri 6• Sama­ ritano era un termine spregiativo e veniva usato per gente creduta pazza o stupida 7• I pellegrini ebrei che volevano passare per la Samaria nel loro viaggio a Gerusalemme, do­ vevano attendersi l'atteggiamento ostile dei Samaritani 8• Questi si rifacevano ai patriarchi come loro antenati 9, pre­ tesa che per gli Ebrei era infondata. Gesù come esempio di amore disinteressato verso il prossimo non porta il gesto di un giudeo, ma quello di un samaritano 10• E si legge che fu un san1aritano e non un giudeo a dare gloria a Dio dopo la guarigione dalla lebbra 11• Dopo esitazioni iniziali 12, anche la comunità primitiva superò presto la divisione tra Giudei e Samaritani e portò l'evangelo in Samaria 13• L'antica que­ stione se si doveva pregare sul Garizim o a Gerusalemme 14 era diventata futile: «poiché Dio è spirito e quanti lo adora­ no devono adorarlo nello spirito e nella verità» 15• 2. La e

Palestina sotto Alessandro Mag no

la dominazione egiziana

Nella battaglia di Isso ( 3 3 3 a.C.) Alessandro Mag n o scon­ fisse il re persiano Dario III e con la vittoria si aprì la via al­ l'Egitto attraverso la Siria e la Palestina. Al rapido avanzare dell'armata macedonica si poté opporre solo una debole re­ sistenza. La robusta fortezza insulare di Tiro poté resistere inizialmente, fino a che dopo un assedio di sette mesi fu co­ stretta a capitolare. Gaza resistette per due mesi, quindi cad­ de anch'essa. Superati questi ostacoli, Alessandro poté mar­ ciare lungo la costa n1editerranea diritto verso l'Egitto. Non s'attardò a conquistare e occupare l'entroterra, ma lasciò que­ sto compito ai suoi generali. La Giudea si sottomise al gene­ rale Parmenione senza resistenza; Samaria, sede del gover5· Io. 4·:9·

9· Io. 4,12. 12.

Mt.

IO,, s.

6. Le. I],r 8 . IO.

7· Io. 8A8 .

Le. 10,30-37.

1 3 . Act. 8,4-25.

14. Io. 4,20.

8. Le. 9,,5 1·,6.

I I. Le. 17 ,I 1-19.

15. Io. 4,24.

18

Parte I: Il giudaismo all'epoca del N.T.

natore persiano, fu conquistata da Perdicca e dai suoi solda­ ti. Gli Ebrei furono profondamente impressionati dalla for­ ·Za d'urto dell'esercito greco e riconobbero senza esitare la superiore potenza dei nuovi padroni. Poiché si erano sotto­ messi pacificamente, vennero loro confermati i diritti di cui già avevano goduto sotto i Persiani, e la comunità gerosoli­ mitana poté continuare indisturbata a praticare il suo culto. Se il cambiamento di potere non mutò estremamente la situazione giuridica della comunità palestinese, fu molto pro­ fonda però la trasformazione che avvenne con l'ingresso dei Greci nell'intero paese. Già in precedenza singoli Greci, com­ mercianti, negozianti e viaggiatori, erano venuti in Palestina, ma ora il commercio e le usanze greche invasero il paese. I popoli del medio oriente si aprirono all'influenza dei Greci, alle costumanze dei Greci, alla loro cultura e al loro patri­ monio spirituale, tanto che i discendenti degli antichi Fenjci e Filistei rinunciarono alle loro lingue, adottarono il greco e s'assorbirono così completamente nel mondo d eli' ellenist}lo da perdere le caratteristiche che qualificavano il loro modo di vivere. Si fondarono colonie e città greche, ma i Greci si stabilirono anche nelle città già esistenti. La fortezza di Tiro fu ripopolata con Greci; la città di Samaria, che aveva oppo­ sto resistenza, dovette accogliere abitanti macedoni. Molte città si diedero non solo un nome greco, ma anche un diritto municipale greco. Gli Ebrei in Palestina vivranno ormai in contatto immediato con i Greci che imporranno la loro lin­ gua come lingua internazionale; chi non parlava greco era ri­ tenuto un barbaro. Molti Ebrei impararono la lingua degli stranieri che venne parlata in tutte le terre che Alessandro Magno aveva conquistato nella sua campagna vittoriosa; si spiega così come nel periodo neotestamentario in Palestina molti potessero capire e parlare il greco. Quando si aveva a che fare con i rappresentanti della potenza di occupazione romana ci si intendeva in greco. Quando Paolo fu arrestato a Gerusalemme e volle- così gli Atti degli Apostoli - difen-

I9

Il giudaismo nel periodo ellenistico

dersi davanti alla folla, ci si meravigliò che egli parlasse e­ braico, o meglio aramaico, e non greco 16• Evidentemente sa­ rebbe stata compresa senza difficoltà l'una e l'altra lingua. Con la lingua penetrò in Palestina anche la cultura elleni­ stica ; i coloni greci infatti introdussero le loro forme di vita e le mantennero . Sorsero costruzioni greche, nelle città ven­ nero eretti teatri e terme, nei ginnasi si praticò lo sport. Si adottò l'uso greco di sdraiarsi a tavola nei banchetti 17• Si fece uso dell'arte medica che era notevolmente progredita presso i Greci 18• Come i Greci sviluppavano il ragiona­ mento nel dialogo e cercavano la soluzione di un problema mediante l'artificio della domanda e della risposta, così an­ che gli Ebrei impararono a discutere, e a ricercare e chiarire con un dialogo dottrinale la verità sulla volontà di Dio. Que­ sti esempi mostrano come anche gli Ebrei seppero adattarsi alla nuova situazione e in essa ritrovarsi . La simpatia che si nutrì in certi ambienti giudaici per la cultura e la civiltà su­ periore dei greci arrivò fino al punto che nel sec. II a.C. a Ge­ rusalemme ci furono Giudei che ritenevano in tutta serieta di essere imparentati con gli Spartani , di cui si vantavano le leggi irreprensibili. Nel primo Libro dei Maccabei si parla di una lettera che Areo, re di Sparta, avrebbe seritto al sommo sacerdote Onia, nella quale si dice che era stato trovato in un antico scritto che gli Ebrei. e gli Spartani sono fratelli, discendenti gli uni e gli altri dalla stirpe di Abramo 19• Que­ sta evoluzione avrebbe potuto portare alla completa elleniz­ zazione di Gerusalemme e della Giudea, come era avvenuto per il paese dei Fenici e dei Filistei. Ma la legge ricevuta dai padri, scritta in ebraico, obbligò la comunità a conservare l'antica fede, a compiere il culto secondo la legge di Mo�è e a ricordarsi che il Dio di Israele aveva separato il suo popo­ lo da tutti gli altri. Act. 22,2. 1 8 . Mc. 5,26 par. 16.

17.

cfr. Mc. 14,18

22 par. 19. I Mach. 12 ,2 1 . par.

Pllt'te I: Il giudaismo all'epoca del N.T.

20

L'improvvisa morte di Alessandro Magno, avvenuta nel 323 a.C. all'età di 33 anni, causò nel gigantesco impero, mes� so insieme rapidamente, gravi disordini politici. I generali del re lottarono tra di loro per ereditarne i territori e ne in4 fransero l'unità. Il governatore Tolomeo, che risiedeva in Egitto, fece occupare la Palestina che cadde in un primo mo� mento sotto il suo dominio. Ma Antigono, che governava la Siria , disputò con lui per la Palestina e gliela strappò nel .3 1 5 a.C. Ma poiché Antigono aveva potuto impossessarsi di qua4 si tutto l'antico impero persiano, gli altri ex-luogotenenti di Alessandro, invidiosi per il suo successo , si unirono con4 tro di lui. Ne seguì che Tolomeo prese il dominio della Pale­ stina e della parte meridionale della Siria . E così fu decisa la situazione di questo paese per i cento anni successivi. La Pa­ lestina , che tanto spesso nella sua storia era stata il pomo di discordia tra le grandi potenze d'Egitto e di Mesopotamia , si trovò sotto la dominazione dell'Egitto che era ora uno sta­ to ellenistico ; l'influsso dell'ellenismo in Palestina continuò quindi con la stessa efficacia di prima. Come i Persiani e come Alessandro Magno, anche i Tolo­ mei non si immischiarono apertamente nelle vicende interne della comunità cultuale gerosolimitana. Il vero capo dei Giu­ dei era il sommo sacerdote , che poteva ordinare e risolver> indicando così in Dio l 'essere vero e supremo, come viene concepito dal pensiero greco. Egli è creatore e signore di tut­ to l 'universo; con la sua parola annuncia la sua volontà e con la legge comunica a tutti gli uomini il suo comandamento per condurli a una condotta morale . Chi lo segue troverà la via '

264. Cfr. per esempio le narrazioni dell 'infanzia del Battista e di Gesù in Le. 1-2 . 266. Ex. 4 , 2 4 . 267. Ex. 3,14. 26.5 . Ios. 4,24.

Parte 1: Il giudaismo all'epoca del N.T.

1 44

per il conseguimento della virti.1, della felicità e della pace co� me lo mostrano più da vicino la predicazione e l'insegnamen­ ,to delle parti più recenti dei Settanta 268 • La lingua e il messaggio dei Settanta prepararono al cristia­ nesimo primitivo la via per la quale poté penetrare nel mon­ do ellenistico. L'Antico Testamento greco fu la Bibbia delle comunità cristiane che sorsero rapidamente una dopo l'altra nelle città dell 'impero romano. Il Dio unico che fa conoscere attraverso Israele la sua volontà e i suoi comandamenti a tut­ to il mondo si è manifestato come Padre in Cristo. Nella lin­ gua che prese forma con la traduzione greca dell'Antico Te­ stamento fu possibile annunciare il messaggio cristiano dap­ prima nelle sinagoghe e quindi anche tra i non Ebrei . Poiché i cristiani usavano il testo dei Settanta come loro Bibbia e con1inciarono a trarre da esso le testimonianze scritturati per dimostrare la verità dell'evangelo , gli Ebrei ne respinsero sempre più l'uso. Si corroborò allora una tendenza che già si era manifestata antecedentemente ; si cercò cioè di ottenere una traduzione greca dell'Antico Testamento che rendesse in modo ancor più preciso e letterale dei Settanta il linguaggio e il contenuto del testo biblico . I Settanta offrivano ai cristia­ ni, in molti punti, un aggancio propizio alle loro argomenta­ zioni; così ad esempio Is. 7 , 14 parla di una giovane donna che concepirà e partorirà un figlio ; nel greco viene usato il termi­ ne 'vergine', da cui i cristiani poterono trarre una prova scrit­ turistica della miracolosa origine di Gesù 269 • Per poter con­ traddire a questo tipo di interpretazione si preparò in am­ bienti ebraici una nuova traduzione che cercò di rendere pe­ di ssequamente in greco tutte le costruzioni dell'ebraico, sen­ za badare allo strano greco che da questo tipo di traduzione derivava. Il lavoro intrapreso verso il r 30 d.C. dal proselita Aquila - secondo la tradizione rabbinica questi fu un disce­ polo di R. Aqiba 270 - , incontrò l'approvazione incondizionata 268 . Cfr.

su

4 Mach. pp . 137

s.

270. Cfr. pp. '4 s.

Movimenti religiosi giudaici dell'epoca del N.T.

1 4 .5

degli scribi palestinesi . Accanto alla traduzione di Aquila , un'altra ne apparve attuata da Teodozione. Questi cercò di usare un greco comprensibile e sottopose a revisione i Settan­ ta mantenendosi più fedele al testo ebraico. La sua traduzio­ ne fu utilizzata anche dai cristiani e per il libro di Daniele la si preferì di solito a quella dei Settanta. Verso la fine del II e l'inizio del 111 secolo d.C. Simmaco intraprese un altra tra­ duzione greca dell'Antico Testamento che lascia intravedere l'influsso deli' interpretazione rabbinica della Seri t tura. La storia dell'origine di queste traduzioni mostra chiaramente che la diaspora giudaica nel mondo ellenistico, nella misura in cui non divenne cristiana, nel sec. II d.C. finì sotto l'in­ fluenza e il controllo dei rabbini, i quali d'ora in avanti de­ termineranno sia l'interpretazione della Scrittura, sia la for­ ma dell 'insegnamento nella sinagoga. '

3.

Filone di Alessandria

Le opere di Filone di Alessandria danno testimonianza del vigore intellettuale di questo studioso giudaico Poco si sa della sua vita . Nato verso il 2 5 a C visse ritirato da studioso ad Alessandria, senza tut t avia rifiutarsi quando gli Ebrei di Alessandria ebbero bisogno del suo intervento concreto . Quando in quella città il governatore romano Placco tollerò che la popolazione pagana perseguitasse gli Ebrei 271 , questi decisero di inviare una delegazione all'imperatore Caligola; ne fu capo Filone che a Roma condusse le trattative ( 3 9-40 d .C. ). Filone stesso narra di questo viaggio 272 ; però nei suoi scritti non dà altre notizie sulla sua vita. AI pari della sinagoga ellenistica, anche Filone cercava col pensiero e con l'azione di dare un fondamento razionale al giudaismo con l'ausilio di argomentazioni filosofiche. La mag­ gior parte degli scritti che di lui ci sono pervenuti riguarda .

.

271 . Cfr. p. 136.

.

272 .

Legatio ad Gaium.

Parte I: Il giudaismo all'epoca del N.T.

1 46

la spiegazione della legge, specie dei libri della Genesi e del­ l 'Esodo, per i quali dà spiegazioni e fa riflessioni abbondan­ ti . Filone non ha dato al suo pensiero uno sviluppo sistema­ tico, ma ha costantemente svolto i suoi ragionamenti in un contatto immediato con i testi dell'Antico Testamento. Nella molteplicità delle sue espressioni è comunque riconoscibile una concezione unitaria di base, i cui motivi dominanti ritor­ nano continuamente. Per Filone la legge di I sraele è un'au­ torità intoccabile ; ma egli sa anche di dover molto all'eredi­ tà e al patrimonio della filosofia greca che cerca di conciliare con la legge di Mosè . Parla del divino Platone e spesso si rifà ai suoi pensieri ; conosce i tragici greci e la filosofia popolare ellenistica e se ne serve in vari casi . Nella spiegazione del Pentateuco si attiene al testo greco e lo commenta con l 'aiu­ to del metodo allegorico coltivato soprattutto dalla filoso­ fia stoica - che era già stato usato prima di Filone nell'ese­ gesi biblica . La Stoa voleva da una parte mantenere gli anti­ chi miti e saghe degli dèi , e dall 'altra offrirne una spiegazione razionale, per dedurre dal mito - che rappresenta il corpo ­ la sua anima, cioè per mostrarne il significato etico nJ . L'in­ terpretazione allegorica parte dal presupposto che il testo si­ gnifica in realtà cosa diversa da ciò che appare a prima vista, cosi che il suo senso razionale può essere ricavato solo attra­ verso un'interpretazione che faccia risaltare il vero significato del testo. Filone vuole così distinguere l'anima del testo dalla forma esteriore del suo corpo . L'interpretazione allegorica dell 'Antico Testan1ento è sta­ ta occasionaln1ente applicata anche dagli autori del Nuovo Testamento per ottenere in questo modo un diretto riferimen.. to alla comunità cristi ana . Così Paolo si rifà a Deut. 2 5 ,4 toccava al servi tore della sinagoga e�e4 3 · Ex. 20 ,4. 45 · Cfr.

Act. 1 3 ,1 5 .

44 · Cfr.

46 . Cfr Le. 4,20. .

47·

Cfr.

2

Le.

1 3 , 14.

Cor. 1 1 ,24.

1 76

Parte 1: Il giudaismo all'epoca del N.T.

guire il castigo . Tali pene erano pronunciate da un collegio di tre giudici contro chi si fosse reso più volte colpevole in­ tenzionalmente di violazioni della torà, mancando per esem­ pi o in modo grossolano alle prescrizioni sulla purità . Il nu­ mero dei colpi non poteva essere superiore a 3 9 , per non trasgredire in nessun caso il precetto di Deut. 2 5 , 3 dove so­ no previsti 40 colpi . Le elemosine che si chiedevano ai mem­ bri della comunità 48 erano raccolte da un elemosiniere ap­ positamente designato . I sacerdoti e gli scribi non avevano all'interno della comunità nessun ufficio particolare, ma si ascoltava volentieri il discorso di un rabbi e se era presente un sacerdote veniva invitato a pronunciare la benedizione. Per poter celebrare il culto della sinagoga era richiesta la partecipazione di un minimo di dieci uomini . . Il culto nella sinagoga aveva per oggetto la professione di fede nell 'unico Dio , la preghiera, la lettura della Scrittura, e l'insegnamento della volontà di Dio. La professione di fede e la benedizione sacerdotale avevano avuto stabile posto an­ che nella liturgia del tempio . Dopo la distruzione del santua­ rio, il suo ricordo fu mantenuto vivo nelle sinagoghe. Un candelabro a sette braccia, simile a quello che era stato in origine nel tempio, fu posto nelle sinagoghe ; si pregava nelle ore in cui i sacrifici erano regolarmente offerti al tempio 49, e si implorava Dio per la restaurazione del tempio . Per que­ sto la sinagoga era chiamata anche « santuario in piccolo» 50, il luogo della preghiera che serba il posto per la ricostruzione del tempio . Gli Ebrei si trovavano insieme per l'assemblea liturgica il sabato , ma anche nei giorni feriali, specie il lunedl e il giovedl e nelle festività . L'andamento del servizio liturgico, che nei suoi tratti es­ senziali è rimasto invariato dai tempi di Gesù fino ad oggi, si divide in due parti : una a impronta liturgica più accentua­ ta, un 'altra a carattere didattico . Si pronuncia dapprima l' «A48. Cfr. Mt. 6,1 .

49· Cfr. Act. 3 ,1 .

,o. Cfr. Ezech. 1 1 ,16.

Vita

e

I 77

fede giudaica ai tempi del N.T.

scolta: Israele» , che l'Ebreo recita ogni giorno al mattino e alla sera come professione di fede nell 'unico Dio di Israele . Questa è costituita da tre brani scritturistici , fissati definiti­ vamente nella loro ampiezza dopo il 70 d .C . , dagli scribi. Essa viene chian1ata semat ( = ascolta ) dalla parola iniziale della prima frase : «Ascolta Israele, il Signore nostro Dio è un unico Signore. Ama dunque il Signore tuo Dio , con tutto il cuore, con tutta l'anima e con tutte le tue forze . E queste parole che io oggi ti raccomando siano scritte nel tuo cuore , e tu le inculcherai ai tuoi figli e ne discorrerai quando siedi nella tua casa e quando sei in cammino , quando ti corichi e quando ti alzi . Le legherai come marchio alla tua mano e le porterai per contrassegno tra i tuoi occhi ; le scriverai sugli stipiti ·della tua casa e sopra le tue porte» 51 • Si credette che questi avvertitnenti fossero da prendere alla lettera : quando si recitava lo semat e si diceva la preghiera, si legavano i co­ siddetti filatteri sulla fronte e sulle mani ; sugli stipiti delle porte si fissava una scatoletta (in ebraico : mezuza) contenen­ te un piccolo rotolo con il testo dello semat . A questi verset­ ti di D.e ut. 6 ,4-9 segue il passo di Deut. I I , I 3-2 r , che con­ tiene la promessa della benedizione divina sul paese e for­ mula 3nch'esso la richiesta di scrivere queste parole sugJ i stipiti della casa e sulle porte . Il brano di Num. I 5 , 3 7·4 I è quello conclusivo e conferma ancor più insistentemente l'or­ dine che gli Israeliti si facciano delle nappe ai bordi delle ve­ sti a ricordo dei comandamenti del Signore ; poiché : «lo �o­ no il Signore, vostro Dio, che vi ha tratto fuori dalla terra dell'Egitto, per essere vostro Dio - io, il Signore, vostro . C:"J DlO» �-. Alla recitazione dell ' «Ascolta , Israele », introdotta e con­ clusa con canti di lode, seguono le cosiddette «diciotto invo­ cazioni » , una preghiera che consiste appunto in diciotto ri­ chieste e che per una parte del suo testo doveva essere reci52.

Num.

I5A I .

1 78

Parte l: Il giudaismo all'epoca del N.T.

tata in forma stabile già ai tempi di Gesù 53 • Ci è tramandata in due stesure, una babilonese, che, usata dalle comunità giu­ daiche della Mesopotamia, divenne poi di uso generale nel guidaismo , e una più antica, palestinese, il cui testo fu ritro­ vato verso la fine del secolo scorso in una sinagoga del vec­ chio Cairo 54 • Benché le due redazioni concordino fondam�n­ talmente, divergono però in alcuni dettagli , specie per il fat­ to che nella stesura babilonese si constatano alcune amplifica­ zioni e aggiunte. La parte essenziale della preghiera è inquadrata da tre for­ mule di lode . Le tre prime e le tre ultime frasi invitano a lo­ dare Dio ( si ci ta secondo la recensione palestinese) : «Bene­ detto tu Signore Dio nostro e Dio dei nostri padri , Dio di Abramo , Dio di Isacco e Dio di Giacobbe, grande, potente e terribile Dio , sommo Dio, creatore del cielo e della terra, no­ stro scudo e scudo dei nostri padri, nostra fiducia in tutte le generazioni , benedetto tu , scudo di Abramo» (I benedi­ zione) . «Tu sei l'eroe, che abbassa ciò che è alto, il forte, colui che giudica i violenti, l 'eterno, colui che risuscita i mor­ ti, che fa soffiare il vento e scendere la rugiada , che si pren­ de cura dei vivi e fa vivere i morti . Che il soccorso ci venga all 'istante. Lodato sii tu , Signore, che ridai la vita ai morti >> (II benedizione) . « Santo sei tu , e terribile è il tuo nome, e non c'è altro Dio fuori di te. Benedetto tu, Signore, Dio san­ to» (III benedizione ). Queste frasi vengono pronunciate da colui che guida la p reghiera e la comunità risponde ogni volta : «Amen», cioè «questo è certo >> e in questo modo fa proprio ciò che è sta­ to detto 55 • Le dodici richieste che costituiscono la parte prin­ cipale della preghiera si riferiscono da un lato alle necessi­ tà di ogni giorno , dall'altro al tempo messianico : che esso sia apportatore della misericordia di Dio : «Perdonaci , Pa­ dre nostro, perché abbiamo peccato contro di te . Cancella 54· Cfr. p. 100.

55· Cfr.

I

Cor. 14,16.

Vita e fede giudaica ai tempi del N.T.

179

e allontana dai tuoi occhi le nostre mancanze, poiché grande è la tua misericordia . Benedetto tu Signore, che molto per­ doni » (VI benedizione ) . «0 Signore, nostro Dio , rendi per noi benedetta questa annata in ogni genere di raccolto e fa' venire presto il tempo della nostra redenzione e da ' rugiada e pioggia alla terra e nutri il mondo con i tesori della tua bontà . E benedici l 'opera delle nostre mani . Sii tu lodato, Signore, che benedici gli anni » (Ix benedizione) . Quando , verso la fine del primo secolo d.C. la separazione tra chiesa e sinagoga divenne definitiva, la XII benedizione fu così for" tnulata : « Per gli apostati non ci sia speranza, e possa tu pre­ sto distruggere nei nostri giorni l'impudente governo ( = Roma) . E possano scomparire in un batter d'occhio i naza­ reni ( = gli ebrei"cristiani ), e i 1ninim ( == gli ebrei eretici ) vengano cancellati dal libro della vita e non vengano ascritti tra i giusti . Lodato sii tu , Signore , che pieghi gli insolenti » . Da quando questa maledizione contro i cristiani venne pro­ nunciata nella liturgia della sinagoga, essi vennero definitiva .. tnente esclusi dalle comunità ebraiche e fu loro in terdetto l'ingresso nelle sinagoghe 56 . Alla benedizione XIII che im­ plora la misericordia di Dio sui proseliti segue la supplica perché venga il tempo della salvezza finale : « Abbi pietà, o Signore, nostro Dio, nella tua grande misericordia , di Isra�le tuo popolo, e di Gerusalemme la tua città , e di Sion l 'abita­ zione della tua gloria e del tuo tempio e della tua dimora e del regno della casa di David , tuo vero messia . Lodato sii tu , Signore, Dio di David , che riedifichi Gerusalemme » (xi v be­ nedizione) . Concludono la preghiera tre benedizioni che hanno di nuo­ vo un contenuto più generale. La benedizione sacerdot�le secondo Num. 6 ,24-2 6 trova posto tra le due ultime frasi lau­ dative. Quando all'ufficio sinagogale era presente un sacer· dote, spettaya a lui di impartire la benedizione . Ma in assen.56. ar. Le. 6,2 2 ; Io. 9,22 ; 1 2,42 ; 16,2 .

I SO

Parte I: Il giudaismo alfepoca del N.T.

za di sacerdoti la benedizione veniva pronunciata da uno dei membri della comunità sotto la forma di una preghiera ri­ volta a Dio . La comunità risponde ancora una volta : Amen. La preghiera si chiude quindi con l'ultima benedizione : «Po­ ni la tua pace su Israele tuo popolo e sulla tua città e sulla tua proprietà e benedici tutti noi insieme. Lodato sii tu, Signore, che porti la pace». La parte didattica del culto comprende le letture e la spie­ gazione della Scrittura. Per le letture della torà, cioè del Pen­ tateuco considerato come la parte più importante della Scrit­ tura, si venne formando a poco a poco per così dire una lec­ tio continua nella quale i brani della legge ( in ebraico : pa­ rasen) erano ripartiti lungo l'anno . Ogni ebreo di sesso ma­ schile poteva presentarsi nel corso dell'ufficio sinagogale .per la lettura della legge. Era proibito recitare a memoria perché il testo della legge non dqveva in nessun caso subire variazioni . Siccome la vecchia lingua ebraica non era più im­ mediatamente comprensibile al popolo, fu necessario tradur­ re il testo biblico in aramaico che era la lingua corrente. Ac­ canto al lettore stava un interprete che rendeva in aramaico versetto per versetto il tes to della torà . Queste traduzioni aramaiche, in parte letterali , in parte parafrasate, assunsero forma stabile nella tradizione orale . Alla stesura di questi co­ siddetti targumim (cioè traduzioni [ di libri biblici ] ) si giun­ se solo nel sec. v d.C . ; ma alla fissazione precedette un lup­ go processo di tradizione orale. C'è da pensare che già al tem­ po di Gesù ci fosse una redazione più o meno corrente della traduzione aramaica del testo biblico . Così, per esempio, in Mc. 4 , 1 2 si trova una citazione di Is. 6 ,9 s. il cui tenore non corrisponde al testo della Bibbia ebraica, ma al Targum . Nel­ l 'Antico Testamento si parla di un totale indurimento del popolo , «che esso con gli occhi non veda e con le orecchie non senta né con la mente intenda e ravvedendosi risani » . Invece Mc. 4, I 2 suona come l a .versione targumica deli 'e­ spressione profetica : «che essi vedano e tuttavia non vedano,

Vita e fede giudaica ai tempi del N.T.

181

ascoltino eppure non intendano , a meno che non si converta­ no e sia loro perdonato » . Qui dunque la possibilità della con­ versione che può condurre al perdono non solo non è esclu­ sa, ma rimane positivamente aperta . Da questo contatto tra Afe. 4, 1 2 e il Targum del profeta si può dedurre che la tr:a­ duzione aramaica, stesa per iscritto solo in epoca tardiva, si appoggia a una tradizione antica che, nel caso di questo pas­ so, risale sicuramente al tempo di Gesù . Alla lettura della legge segu iva una lettura tratta dai libri profetici . La successione dei testi profetici non era ancora fissata al tempo del Nuovo Testamento, per cui il lettore po­ teva scegliere il brano che voleva presentare. Questa secop­ da lettura scritturale chiudeva il servizio li_turgico, perciò era chiamata haftarah ( == congedo ). Alla lettura si poteva an­ che aggiungere una predicazione ; ogni membro maschio della comunità aveva infatti il diritto di prendere la parola . Gesù si valse di questo diritto, come ci informa Le. 4 , I 6-.3 o i n una vivace descrizione dell'ufficio divino nella sinagoga di Nazaret. Gesù si alza per leggere ; gli viene presentato il J;O­ tolo del profeta Isaia, ]o apre, ne legge un passo (cap. 6 I , I s . ) , ripiega il rotolo, lo dà al servitore e si siede. I l predicato­ re dà la sua istruzione stando seduto mentre gli occhi dei presenti sono fissi su di lui . La predica, con meraviglia di tu tti, consiste in questa provocante affermazione : «Oggi si compie questa scrittura alle vostre orecchie» 57 • Il discorso poteva consistere spesso in una semplice para­ frasi illu strativa del testo biblico nel quale venivano volentie­ ri inseriti anche altri passi biblici. Offrono esempi di questo tipo di interpretazione che procede versetto per versetto i commentari dei testi di Qumran mentre saggi di predicazio­ ne sinagogale si trovano anche nella letteratura rabbinica . Così per esempio si racconta che R. Nehorai, vissuto verso la metà del sec . 11 d.C . , tenne una volta questa predica : «Una 5 1 · Le. ·4,2 1 .

Parte 1: Il giudaismo aWepoca del N.T.

israeli ta attraversava il Mar Rosso , e teneva il suo bimbo per tnano, e questi piangeva. Allora ella allungò la mano , raccol­ se una mela o una melagrana in mezzo al mare e gliela diede » . Questo colori to abbellimento della storia del passaggio di Israele attraverso il Mar Rosso è fondato su di un riferimen­ to al versetto di un salmo : « Infatti nel Ps. 1 06 ,9 si dice : « Egli li fece passare attraverso i flutti come attraverso un pascolo » . Come in un pascolo non manca nulla, così non mancò nulla anche in mezzo ai flutti . Questo è quanto ha detto Mosè : «Durante i quarant'anni in cui il Signore tuo Dio è stato con te, non ti è mancato nulla » 58 • Poiché bastava che essi accennassero a qualcosa e questa era creata davan­ ti a loro» 59• L 'esegesi tendeva ad abbellire il testo con aned­ doti , parabole e amplificazioni pittoresche . Le spiegazioni della legge erano ricche di accostamenti ad altri passi bibli­ ci o a riferimenti a fatti della vita di scribi famosi . L'ampia tradizione dei commenti biblici che furono raccolti per i sin­ goli libri trovò la sua fissazione scritta nei cosiddetti mi­ drasim (cioè studi o commenti ). I primi midrastm furono re­ datti dai rabbini nel sec. II d.C. ; fiorì in seguito una ricca l�t­ teratura di questo genere . Nelle sinagoghe ellenistiche si te­ nevano a volte anche discorsi artisticamente elaborati , nei quali si usavano espressioni mutuate alla filosofia popol�re ellenistica 60 • La sinagoga era luogo d'insegnamento , e quindi anche se­ de di scuola ; per questo fu spesso chiamata «casa dell'inse­ gnamento» . Talvolta lo stesso locale servì sia al culto sia al­ l 'insegnamento, ma accanto alla sinagoga poteva essere anche un ambiente scolastico vero e proprio . I giovani venivano iniziati alla lettura della legge ed erano guidati alla sua com­ prensione da un maestro . Oltre all 'istruzione primaria, nella sinagoga si attendeva agli studi superiori ; lo scriba comuni,58 . Deut. 2 ,7 . 59 . Midras rabba ad Ex. 2 1 .

6o. Cfr. pp. 1 37 s .

Vita e fede giudaica ai tempi del N.T.

1 83

cava ai suoi discepoli l'arte dell 'interpretazione della legge. La sinagoga era il centro della vita della comunità, dove ci si incontrava anche per discutere gli affari della comunità ci­ vile e tutti i problemi riguardanti la vita del gruppo . 5.

Scrittura, legge, tradizione

La serie degli scritti dai quali la comunità ebraica avreb­ be appreso la volontà di Dio doveva essere delimitato con precisione . Nel sec . IV a .C . , al più tardi, fu conclusa la reda­ zione del Pentateuco ; la comunità samaritana infatti , che si staccò dalla comunità cultuale ebraica di Gerusalemme, con­ ti nuò ad avere in comune con essa, come sacra Scrittura , il Pentateuco ; la sua definitiva fissazione dovette quindi �t­ tuarsi prima della separazione dei Samaritani dagli Ebrei 61 • La torà gode nell'ebraismo di autorità indiscussa, la sua santi­ tà e dignità sono incomparabili ; secondo un 'opinione profes­ sata più tardi dai rabbini, essa è considerata come preesisten­ te, era presso Dio già prima della creazione del mondo . Gli altri libri dell'Antico Testamento si trovano a un grado in­ feriore ; mentre infatti la torà era già perfetta in cielo prima che fosse comunicata, senza alcuna collaborazione umana , a Mosè, gli altri scritti furono opera di uomini e della divina ispirazione . Alla legge spetta quindi il primo posto e tutti gli altri scritti debbono solo ad essa la loro autorità; il loro va­ lore canonico è infatti riconosciuto solo in ragione della loro conformità alla torà. Nella collezione dei libri pro/etici i rabbini distinguono tra profeti anteriori e profeti posteriori . Sono annoverati fra i profeti anteriori i libri storici di Giosuè , dei Giudici , i due li­ bri di Samuele e i due libri dei Re ; fra i profeti posteriori gli scritti dei grandi profeti Isaia, Geremia, Ezechiele e quelli dei profeti minori da Amos fino a Malachia . Il ciclo dei libri pro­ fetici era già chiuso nel sec. II a.C . ; infatti, quando sorse il 61 . Cfr. p. 16.

Parte 1: Il giudaismo all'epoca -del N.T.

1 84

libro di Daniele 62 era troppo tardi per annoverarlo fra i libri profetici, ma fu posto in fondo al canone veterotestamenta­ rio, accanto ai libri di Esdra e Neemia e all'opera storica . del­ le Cronache. Nel prologo al libro di Gesù ben Sira, che il nipote dell'autore tradusse in greco alla fine del sec. II a.C . , si parla della legge, dei Profeti e degli altri libri ricevuti in tradizione dai padri . Ciò fa supporre già completati il Pen­ tateuco e la collezione dei libri profetici, ma non ancora la terZa parte dell'Antico Testamento . Nel Nuovo Testamento si p arla spesso della Serit tura o anche della legge come della sua parte più importante ; spesso sono menzionati insien1e la legge e i Profeti 63 ; solo in Le. 24 ,44 si trova una formu­ lazione a tre membri : «la legge di Mosè, i Profeti e i Salmi >> . Anche se la delimitazione definitiva del canone ebbe luogo alla svolta dal primo al secondo secolo d.C . , tuttavia sia gii scritti della comunità di Qumran sia il Nuovo Testamento provano che al tempo di Gesù il canone era praticame11:te chiuso perché nelle citazioni si fa riferimento a tutte le parti dell'Antico Testamento . Si dovevano considerare come scritti sacri tutti i libri «che contaminano le mani» 64 • Essi infatti possiedono una intrin­ seca santità, per cui chi li tocca deve poi fare un'abluzione rituale delle mani. Gli scritti profani invece non rendono impure le mani. Data la santità delle Scritture, i rotoli che le contengono meritano particolare cura : quando un rotolo è consumato e non più servibile per il culto, non lo si può semplicemente buttar via; prima lo si ripone in un luogo spe­ ciale e in seguito lo si sotterra accuratamente assieme ad altri rotoli, per evitare che si faccia un uso cattivo e profano della seri t tura sacra . A quali libri andasse riconosciuto questo carattere di santi­ tà fu questione ancora ampiamente esaminata dai rabbini v�r62 . Cfr. p. 70. 63. Cfr . Mt _5,17; 7,1 2 ; 64. Misna ]adaim 3,5. .

\'

I I ,I J par. ;

Le. x6,29 .3 1 ; Rom. 3 ,2 1 e passim.

Vita e fede giudaica ai tempi del N.T.

r 85

so la fine del sec . 1 d.C. ; per alcuni casi infatti si discuteva an­ cora sui limiti del canone. Così si esitava sui capp . 40-48 di Ezechiele dove viene delineato un quadro del futuro della comunità di Israele ; ci si chiedeva se essi coincidessero vera­ mente con passi paralleli della torà. Questo problema fu ri­ so] to - così narra la tradizione - dallo scriba Hanania ben Hiskia. Egli si sedette, si fece portare trecento bariletti d'olio per la sua lampada da studio e rifletté tanto sulle questioni ancora insolute che infine gli riuscì di dimostrare la perfetta conformità del libro di Ezechiele alla torà 65• Oggetto di di­ scussione era anche il libro di Qohelet, il cui scetticismo nei confronti della vita suscitava perplessità ; poiché però all'ini­ zio e al termine dello scritto, che si reputava di Salomone, si invitava al timore di Dio e all'osservanza dei comandamenti , si poté vedere in esso una consonanza con la legge, e ricono­ scerlo quindi come libro canonico. Anche il Cantico dei Can­ tici presentava difficoltà; alla fine però s 'impose l'opinione che i canti d'amore del libro fossero da intendersi in senso traslato e da riferirsi al rapporto tra Dio e I sraele; si dissipa­ rono cosi i dubbi avanzati su di esso garantendone insieme la dignità canonica . Queste decisioni posero fine al lungo pro­ cesso della formazione del canone . La sinagoga ellenistica in­ vece non fece questa netta separazione tra i libri canonici e gli scritti sorti più tardi , ma utilizzò nei Settanta una colle­ zione più am/ia di seri t ti che vennero impiega ti anche ad uso liturgico . Solo quando il giudaismo rinunciò alla versio­ ne dei Settanta che nel frattempo era stata adottata dai cri­ stiani, s 'impose ovunque il canone più ristretto della sinago­ ga palestinese. Secondo l'insegnamento dei rabbini, la torà che Dio ha dato a Israele è stata trasmessa di generazione in generazio­ ne : «Mosè ricevette la torà al Sinai e la tramandò a Giosuè ; Giosuè agli anziani , gli anziani ai profeti e i profeti la tra65 . Ta/mud bah. Sabbat 1 3b.

66. Cfr. p. 141 .

x 86

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mandarono agli uomini della Grande Sinagoga)> 67 • La legge, che Mosè un tempo ricevette, comprende la torà nella sua parte scritta e in quella tramandata oralmente attraverso l'in­ interrotta catena degli scribi, in quanto essa - secondo la ter­ minologia d'uso - ogni volta veniva «ricevuta» e « trasmes­ sa » 68• La validità della torà orale doveva evidentemente ve­ nir provata caso per caso, fondando sul Pentateuco con l'e�e­ gesi, le affermazioni della tradizione; facendole cioè dedurre dalla legge scritta . La tradizione verificata in questo modo non era inferiore per dignità al testo della Scrittura, poiché sia nell 'una che nell'altra risuona l 'unica e identica volontà di Dio. Benché i sadducei contestassero questa concezione per rifarsi solo alla torà scritta 69, l'autorità della tradizione, che era difesa soprattutto dai farisei i quali la tenevano in grande stima come « tradizione degli anziani » 70, si impos� e dopo il 70 d.C . fu unanimemente riconosciuta . Lo sviluppo della tradizione si compl attraverso l 'inter­ pretazione della Scrittura . La halaka , cioè l'insegnamento del­ la via per la quale si deve camminare, fu soggetta a continua evoluzione perché sorgevano sempre nuovi problemi e que­ sti si esaminavano e risolvevano alla luce della Scrittur� . Poiché i precetti della torà contengono spesso solo prescri­ zioni di carattere generale o danno poche indicazioni con­ crete, si doveva continuamente mettere sul tappeto , in di­ scussioni dottrinali , la portata attuale della Scrittura. Là per esempio dove si dice : «Tu devi santificare il sabato» 71 , bi­ sognò fissare con più precisione ciò che era permesso e ciò che era proibito di sabato. Quali prescrizioni vanno osserva­ te per contrarre un matrimonio o per scioglierlo ? Che cosa va ritenuto puro e che cosa impuro ? Si può offrire il sacri­ ficio pasquale anche quando la pasqua cadesse in giorno di sabato, giorno in cui è proibito ogni lavoro ? Questo proble­ ma, riguardo al quale il Pentateuco nulla dice, fu risolto da 67. Misna Abot r ,I. 69. Cfr. pp. 79 s.

6 8 . Cfr.

70. Mc. 7,3 .

I

Cor. 1 1 ,23; 15 ,3 e passim. 7 1 . Ex. 20,8.

Vita e fede giudaica ai tempi del N.T.

1 87

Hillel, che ragionò in questo modo : se di sabato è permesso offrire il sacrificio sabbatico, tanto più sarà lecito offrire di sabato il sacrificio pasquale 72 • Questa risposta che sanzio­ nò la fama di Hillel , fu da lui escogitata con un ragionamen­ to a minori ad maius, applicando così uno dei principi ese­ getici che devono guidare l 'interpretazione della Scrittura . L'interpretazione della Scrittura, che era di così grande im­ portanza per mettere in rilievo la validità attuale della legge, non si faceva in modo arbitrario, ma era effettuata secondo regole precise le quali erano state per la prima volta raccol­ te e definite da Hillel . A queste regole appartiene quella men­ zionata sopra dell 'argomentazione a minori ad maius. Un altro principio base è quello del ragionamento per analogia che può essere illustrato press 'a poco così : « La porzione di pane e le offerte sono un dono per il sacerdote e l'ablazione sacerdotale è un dono per il sacerdote . Come non si porta (nel giorno festivo al sacerdote ) l 'ablazione sacerdotale, così non si portano neanche le offerte» 73 • Inol tre si può giungere a una conclusione procedendo dal generale al particolare ; op.. pure quando un termine del testo ricorre in un altro passo biblico si può usare questo passo per l 'interpretazione del primo . Era rilevante anche l'opinione secondo la quale ogni passo biblico che si trova del tutto vicino a un altro, deve es­ sere spiegato alla luce di quest'altro. Così per esempio quan­ do Num. 2 5 , 1 dice : «Allorché Israele si stabilì in Sittim, il popolo cominciò ad avere rapporti con le figlie dei Moabiti » , ci s i domanda chi possa aver condotto gli Israeliti alla prosti­ tuzione . Si trova la risposta ricorrendo al contesto : poiché Num. 2 2 - 2 4 parla di Balaam che era stato sollecitato a male­ di re gli Israeliti , si vide in lui anche il colpevole che condus­ se alla prostituzione gli Israeliti 74• Le regole dell'esegesi, che I-Iillel aveva compendiato in sette principi, vennero successi­ vamente perfezionate e nel sec . II d .C . ampliate da R. Isma' el 72.

Talmud bab. �sa�im 66a. Beza 1 ,7.

73 · Misna

74 ·

Midras Sifre Num. 1 3 1 .

Parte 1: Il giudaismo all'epoca del N.T.

t88

in tredici proposizioni . Nell'interpretazione della Scrittura si

aveva gran cura di non trascurare neanche il più piccolo particolare . Persino lo jod, la più piccola delle lettere o un apice ad ornamento di alcune lettere non potevano esser la­ sciati da parte 75 • E se una parola ebraica era scritta con l'ag­ giunta di una consonan te come portatrice di una vocale, non si doveva ometterla nella lettura . Infatti è proprio attraverso l 'osservazione delle minuzie della Scrittura che lo scriba acui­ sce il suo sguardo, per riconoscere anche il senso nascosto della torà ed avvertirne il significato per il presente. L'inter­ pretazione allegorica della Scrittura, praticata abbondante­ mente nel giudaismo ellenistico, era conosciuta anche dai rab­ bini che la usarono occasionalmente, ma molto più di rado che nella sinagoga ellenistica 76 • Esempi di interpretazione della Scrittura da parte dei rab­ bini si trovano anche nel Nuovo Testamento . Così, agli inter­ locutori sadducei che negano la resurrezione dei morti, Gesù dimostra partendo dalla torà che Dio risuscita i morti. Egli è infatti il Dio di Abramo, di !sacco e di Giacobbe e non può quindi essere un Dio dei morti ma dei vivi 77• La con­ clusione a minori ad maius viene più volte usata da Paolo ; cosi per esempio , quando in Rom. 5 , 1 5 argomenta : « Poiché se per la trasgressione di uno (cioè di Adamo) i molti (cioè tutti gli uomini) sono morti, tanto più la grazia e il dono di Dio conferito per la grazia di un solo uomo, Gesù Cristo, si sono riversati a profusione sui molti (cioè su tutti gli uomi­ ni )» . La regola per cui due diversi passi scritturistici nei qua­ li ricorre lo s tesso termine si spiegano a vicenda , sta alla base dell'argomentazione di Rom. 4 ,3-8 : ad Abramo la fede fu computata a giustizia is , il che significa appunto : «Beato l'uomo cui il Signore non imputa colpa » 79 ; la giustificazione per la fede va dunque intesa necessariamente con1e remissio­ ne dei peccati. E alla stregua dei rabbini , anche l 'Apostolo 75· Cfr. Mt. 5,18. 7 7 · Mc 1 2 ,26 s . ; dr. .

p.p. 7 9 s.

78. Gen. 1 5,6.

76.

Cfr. pp . 146

s.

79 · Ps. 32,2

Fiia e fede giudaica ai tempi del N.T.

occasionalmente conferma il principio per cui vanno tenute presen ti anche le più piccole particolarità del testo biblico ; ad esempio in Gal. 3 , 1 6 nota che non a caso nella Scrittura si parla di Abramo e del suo ' seme', con l 'uso del termine al singolare invece che al plurale ; essa vuoi significare çhe si tratta di un solo discendente , cioè del Cristo . L 'i nterpret .:Izione della Scrittura importava non solo per dar ril ievo alla validità attuale della legge, ma anche per lo sviluppo della haggada . La haggada si dist i ngu e dalla halaka ( la norma per il retto cammino secondo la legge ) in quanto rac­ coglie tutti gli scritti che non appartengono alla sfera di que­ st'ultima ; quindi narrazioni edificanti e idealizzanti dei con­ tenuti della fede e della speranza che non hanno attinenza con i comandamenti della legge . Vanno attribuite alla h�ggada le molteplici formulazioni della speranza escatologica, oltre diverse elaborazioni di storie bibliche della tradizione più re­ ce nte. Q uando, per esempio, si dice che Mosè fu educato in tutta la sapienza degli Egiziani 80, la haggada va oltre il te­ sto b iblico il quale non ne fa alcun cenno . Si riferiscono an­ che i nomi dei maghi egiziani che si opposero a Mosè sebbe­ ne l'Antico Testamento non li nomini 8 In Num . 2 0 , 7- I 3 si parla del prodigio della fonte d'acqua compiuto da Mosè nel deserto, e in Num. 2 I , I 6- 1 8 si legge che dopo una lunga pe­ regrinazione i l popolo arrivò a un pozzo di cui è detto : « È q u esto il pozzo del quale il Signore disse a Mosè : Raduna il popolo , e gli darò acqua» . Da questi scarni dati la haggada tesse una meravigliosa storia : il pozzo presso il quale Israe­ le è giunto nel deserto, lo ha seguito poi nelle sue peregrina· zioni , scendendo con lui nelle valli e salendo con lui sulle al­ ture 82• La consegna della legge a Mosè sul Sinai viene esalta­ ta nella tradizione narrativa con espressioni solenni ; si dice che la legge è giunta a Mosè attraverso il ministero di ange•

8 o. Act. 7,2 2 .

8 1 . 2 Tim. 3 , 8 ; cfr. CD ,5,18 s.

8 2 . Cfr.

r

Cor. 10,4.

1 90

Parte 1: Il giudaismo all'epoca del N.T.

li, mettendo in questo modo in rilievo la dignità della torà 83• Sulla vita e morte di uomini illustri si moltiplicano le leg­ gende; si dice, per esempio, che, dopo la morte di Mosè, Mi­ chele e Satana lottarono fra loro per averne il cadavere 84• In I Reg. 1 7, 1 si dice che l'aridità e la siccità sarebbero durate :fino a quando Dio non avesse parlato al profeta Elia ; e in I Reg. I 8 , 1 ci si rifà a questo passo : «Ma dopo lungo tem­ po, nell'anno terzo, venne a Elia la parola del Signore» . Nel­ la trasmissione più tarda delle storie di Elia si precisa questo dato cronologico affermando che al tempo di Elia la carestia durò tre anni e mezzo, la metà del numero sette 85• L'haggada offre coloriti esempi di ciò che dev'essere una vita vissuta secondo la legge ; in questo senso completa la halaka cui tocca indiscutibilmente il primo posto perché in essa sono spiegati i precetti della legge. Nel corso della vita sorgono sempre nuovi problemi, che vanno presi in con­ �iderazione ed esigono una risposta ; perciò non poteva mai interrompersi lo studio della legge e l'elaborazione di una ca­ sistica che ne dilatasse le disposizioni a tutti i casi possibili . Il materiale della tradizione nella quale era esposta e trasmes­ sa l'interpretazione della legge, crebbe sempre più e la sua e­ stensione divenne presto difficilmente calcolabile. Inizialmen­ te tutta la tradizione veniva comunicata a viva voce e gran parte degli studi degli scribi consisteva nell'imprimerla nella memoria. Mentre la comunità legalistica di Qumran si accin­ se a stendere per iscritto la halaka sorta dal suo studio del­ la Scrittura, le cerchie dei farisei si dimostrarono in un pri­ mo tempo contrarie a dare forma scritta alla torà tramanda­ ta oralmente . Nella prima metà del sec. II d.C. si iniziò tut­ tavia a raccogliere, vagliare e trascrivere l'enorme materia­ le continuamente crescente della tradizione halachica. Que­ sto processo di ordinamento richiese del tempo; solo nella seconda metà del sec . II d.C. si costituì la Misna come colle-

Vita e fede giudaica ai tempi del N.T.

zione della halaka ritenuta valida ; la sua redazione defini­ tiva fu intrapresa sotto R . Iehuda-ha-Nasi verso la fine del �e­ desimo secolo. Il termine Misna designa la dottrina da ap­ prendersi mediante ripetizione . La materia fu stesa in 63 trat­ tati riuniti in sei ordini (in ebraico sedarim), che compendia­ vano trattati affini tra loro per contenuto. Il primo ordine è detto delle « semenze » . I suoi trattati si riferiscono soprattutto all 'agricoltura, alla decima dei frutti , ecc. Di particolare importanza è il primo trattato delle Be­ rakot; vi si dice quando e in quali occasioni si devono reci­ tare le preghiere e le lodi in segno di ringraziamento a Dio. Al secondo ordine, che contiene le prescrizioni per le «festivi­ tà» , appartengono trattati importanti come quelli concernen­ ti il sabato, la festa della pasqua, le feste delle capanne. Nel terzo ordine, che raccoglie le diverse prescrizioni sulle «don­ ne» vengono trattate minuziosamente questioni matrimonia­ li : il diritto matrimoniale, il divorzio e come ci si comporta in caso di adulterio. Nelle prescrizioni di questo gruppo non si fa alcuna distinzione fra diritto religioso e profano, ma poi­ ché la legge di Dio abbraccia tutti i settori della vita umana, da essa si deducono sia istruzioni per la celebrazione delle feste e del culto, sia prescrizioni per regolare la vita di ogni giorno . Non c'è da meravigliarsi quindi che nel quarto or­ dine sui «danni » vengano trattati con ampiezza problemi che possono riguardare persone e cose, problemi di diritto civi­ le, di prassi giuridica e penale . Il quinto ordine si riferisce alle «cose sacre», cioè ai diversi tipi di sacrifici e offerte al tempio . Anche se il santuario era stato distrutto, i rabbini di­ scutevano a lungo sul culto e sul suo esercizio, per essere sempre pronti a riprendere il servizio del tempio in pieno ac­ cordo con i precetti della legge. Prescrizioni liturgiche deter­ minano anche il contenuto del sesto ordine che ha come tito­ lo il termine «purità>>. Vi si stabilisce in tutti i particolari quando un utensile è puro o impuro, che cosa sia da fare in caso di lebbra, in che modo debbano praticarsi le immersio-

Parte 1: Il giudaismo all'epoca del N.T.

ni per riacquistare la purità, quali attenzioni siano necessa­ rie per l'abluzione delle mani, ecc. La massa del materiale rac­ colto nei trattati della MiSna non è ordinato secondo una �t retta logica , ma ovunque in esso si può avvertire che trae la sua origine dalla tradizione orale. Perciò il nesso dei pen­ sieri è spesso molto labile; a volte non esiste affatto connes­ sione tra un passo e l'altro. Cotne esempio di argomentazione casistica della Misna , nel suo intento di dare esatte indicazioni per ogni caso possibile, riportiamo alcuni passi del trattato sul sabato. Il comanda­ mento biblico del riposo sabbatico richiedeva che si spiegasse con maggior precisione come si doveva osservare questo ri­ poso e quali lavori erano da emettersi in ogni caso . Così si dice : «Un sarto, all 'approssimarsi del tramonto (cioè prima dell'inizio del sabato }, deve lasciare a mezzo il lavoro con il suo ago per tema di dimenticare e di terminare la cucitura ( sarebbe un lavoro di sabato ). Uno scrivano non può termi­ nare con la sua penna ; non si possono cercare insetti nelle proprie vesti ( perché di sabato non si possono uccidere ani­ mali ) . Non è lecito leggere alla luce della lampada (accender­ la sarebbe un lavoro )» ( I , 3 ) . Non tutte le questioni trovano risposta unanime; a volte le scuole degli scribi giudicano di- · versamen te : «La scuola di Sammai dice : (la vigilia del sa­ bato ) non si possono mettere a macerare tinte e materiale co­ lorato e veccia (che serve come foraggio) , a meno che non vi sia abbastanza (tempo) perché si macerino mentre è ancora giorno. La scuola di Hillel invece afferma che questo è per­ tnesso» ( I ,5 ). Le molteplici prescrizioni di dettaglio che i rab­ bini stabilirono sulla proibizione del lavoro nel sabato furo­ no riunite in alcune liste. La più importante di queste enu­ merazioni è contenuta nel testo seguente : «l principali la­ vori proibiti sono quaranta meno uno : chi semina e ara e rac­ coglie e lega covoni ; chi trebbia e ventila e sceglie; chi maci­ na e setaccia e impasta e cuoce; chi carda la lana, la candeg­ gia, la scapecchia, la tinge, la fila ; chi tesse e tira (sul tessi-

Vita e fede giudaica ai tempi del N.T.

I

93

toio) due fili intreccia e due fili separa; chi fa un nodo e lo scioglie e cuce due punti e li scuce per cucire due punti ; chi caccia una gazzella, la sgozza e la scuoia; chi la sala e concia la sua pelle e la raschia e la taglia ; chi seri ve due lettere e le cancella per scriverne altre due ; chi edifica e demolisce ; chi spegne e accende (il fuoco) ; chi martella ; chi porta da un luogo a un altro. Sono questi i lavori principali, i quaranta meno uno» ( 7,2 ). Queste leggi hanno bisogno di precisazio­ ni ulteriori . Per esempio : riguardo al lavoro causato dall'e­ stinzione di una lampada si dice : «Chi spegne una lampada (azione che in quanto lavoro costituirebbe una trasgressio.ne del comandamento sabbatico) in quanto ha paura dei non ebrei , dei !adroni, di uno spirito cattivo (poiché gli spiriti cattivi e i !adroni sono attirati dalla luce) o se fa questo per­ ché un malato deve dormire, allora ( nonostante l 'infrazio­ ne) non è colpevole. Ma (se lo fa ) per risparmiare la lampada e per risparmiare l'olio è colpevole. Rabbi Jose però lo di­ chiara non colpevole in tutti (i casi) eccetto che non sia per lo stoppino perché (in questo caso) prepara carbone» ( 2 ,5 ) . Con l'ultima osservazione ci s i riferisce a l caso in cui egli spenga di nuovo rapidamente lo stoppino per far sì che la carbonizzazione formatasi alla sua estremità gli faciliti una nuova accensione. Accanto alla Misna, nella quale venivano raccolte le istru­ zioni che avevano valore normativa , sorse una collezione pa­ rallela che conteneva le proposizioni degli scribi che non avevano trovato posto in quella. Quest'opera fu chiamata Tosefta, cioè aggiunta o complemento. La Tosefta costitui­ sce tuttavia un'opera a sé stante, comprendente brani che non si trovano nella Misna, o anche affermazioni che divergono in modo rilevante da quelle della Misna . Nella Tosefta dun­ que è raccolto il materiale relativo alle dotte discussioni del primo e secondo secolo d .C . ; essa completa e chiarisce la Misna, a volte la contraddice o ne presenta varianti, per cui si trovano in questa raccolta un buon numero di tradizioni

1 94

Parte 1: Il giudaismo all'epoca del N.T

antiche che tuttavia non sono divenute patrimonio comune. Con la codificazione della halaka normativa, quale fu as­ sunta e accolta nella Misna, il problema dell'interpretazio­ ne degli insegnamenti della legge non era però ancora defini­ tivamente risolto. La discussione continuò ; ci si doveva oc­ cupare infatti di innumerevoli questioni di dettaglio ; questio­ ni che i rabbini - dal sec. III al sec. v d.C . - dibatterono in relazione con i principi riuniti nella Misna . Cosl, per esem­ pio, l'elenco dei 3 9 principali lavori proibiti in giorno di sa­ bato fu precisato fin nei minimi particolari aggiungendo a cia­ scuno di essi altri sei lavori secondari dello stesso tipo. In questo modo si tessé una fittissima rete di prescrizioni , in cui è difficile orientarsi. Le dotte riflessioni furono arricchite i)n­ che con materiale aggadico, che conteneva interpretazioni edi­ ficanti della Scrittura , aneddoti su circostanze della vita di scribi famosi e interessanti racconti di vario genere. Questa enorme quantità di materiale fu ordinato come gemarà (cioè complesso di conoscenze acquisite ) attorno alle singole frasi dei trattati della Misna, a commento delle stesse . Al fine di conservare queste molteplici tradizioni fu composto per ultimo nel sec. v d.C . il Talmud (cioè la dottrina) di cui si hanno due diverse redazioni . Dapprima ricevette la sua fi­ sionomia definitiva nelle scuole di Palestina il cosiddetto Tal­ mud palestinese (o anche Talmud gerosolimitano) . Esso è essenzialmente più breve della collezione che prese forma ver­ so la fine del v e l'inizio del VI d.C . , e si costitul nelle scuole della Mesopotamia. Si tratta del cosiddetto Talmud babilo­ nese, che si distingue per la ricchezza e la molteplicità delle tradizioni in esso contenute. Per questo venne riconosciuto in tutto il mondo ebraico come la redazione definitivamente valida della dottrina rabbinica. Chiamato semplicemente il Talmud, esso venne in seguito studiato, spiegato e più tardi diffuso in preziose edizioni. L'insieme dei 6 1 3 canoni, nei quali l'insegnamento rabbi­ nico ha suddiviso la torà (248 precetti e 36 5 divieti), può

Vita e fede giudaica ai tempi del N.T.

1 95

sembrare appena concepibile . Si comprende quindi come �n giorno un pagano chiedesse al famoso Shammal informazio­ ni sul numero effettivo delle leggi ebraiche. Shammai rispo­ se : «Due, la torà scritta e la torà orale>>. Ma allorché la stes­ sa domanda fu rivolta a Hillel da un pagano che gli disse di essere disposto a farsi proselita e condizione che gli venisse insegnata tutta la torà nel tempo in cui riusciva a stare su di un piede, Hillel diede questa risposta : «Non fare a nessuno ciò che dispiace a te; è questa l 'intera legge : tutto il resto è spiegazione » 86• Nella legge, quella scritta e quella orale, svi­ luppata in una casistica di innumerevoli prescrizioni e preci­ sazioni, è contenuta l'unica impegnativa volontà di Dio che si concreta nella molteplicità dei singoli comandamenti . La legge, creata da Dio prima ancora che il mondo fosse , è di validità perenne. È Dio stesso che medita quotidianamente nella torà. E quando un giorno verrà il messia, non porterà una nuova legge, ma con i suoi investigherà la legge e le darà valore e riconoscimento universale. Solo attraverso la legge l'uomo può dunque raggiungere e sperimentare la comunio­ ne con Dio. Poiché «quando due siedono insieme intenti al­ le parole della legge, in mezzo a loro abita la sekzna (cioè Dio stesso) » 87 • 6 . Dio e

l'uo1no

L'ebraismo non conosce una dogmatica elaborata , né una confessione di fede che compendi la dottrina su Dio . Per l'ebraismo parlare di Dio significa parlare della sua legge, e­ spressione della sua volontà e dei suoi comandi . Perciò Israe­ le viene a sapere chi è il suo Dio e che cosa vuole da lui non in un insegnamento sistematicamente sviluppato, ma nel­ l'interpretazione della legge. Tutto ciò che l 'ebreo esperimen­ ta nella vita quotidiana è inteso da lui come dono di Dio. 86.

Talmud bab. Sabbat 3 1a.

87. Misna Abot 3,2 .

Parte l: Il giudaismo all'epoca del N.T.

Se gli capita qualcosa di buono, se ha motivo di gioia, se prende cibo o bevanda dice una piccola preghiera di ringra­ ziamento . È fissata per i singoli casi la formula di tali pre­ ghiere. Gustando i frutti dell'albero, egli deve dire : «Bene­ detto sii tu, Signore, re dell'universo, che crei i frutti degli alberi» . Se beve più di un dito di vino, deve dire : > 29 e che da questa conoscenza si sentivano autorizzati a mangiare senza scrupoli la carne immolata agli idoli e a fornicare 30• Il pensiero gnostico è quindi associato a un'etica libertina , tratto tipico della gnosi che emerge anche nella polemica della Lettera di Giuda contro quanti contami­ nano la carne, sparlano di tutto, e vivono secondo le loro empie concupiscenze 31 • Il Vangelo di Giovanni e le lettere giovannee hanno un chiaro atteggiamento polemico di fronte a questa mistifica­ zione gnostica dell'evangelo . Poiché questi scritti sono presu­ mibilmente originari della Siria, essi attestano che verso la fine del sec. I d .C. la gnosi doveva essere molto diffusa anche in questo ambiente, tanto che le comunità cristiane dovette­ ro reagire energicamente ad essa. Contro il disprezzo gnosti­ co della creazione e della carne si afferma con forza che tut­ to è stato creato attraverso il Logos e che il Logos si è fatto carne 32• Che il cosmo giaccia nelle tenebre non è conseguenza di una caduta fatale, ma della colpa di coloro che non hanno accolto la luce 33 • Nella prima Lettera di Giovanni si insegna alla comunità che lo soirito retto confessa «che Gesù Cristo è venuto nella carne» 34• Questa espressione è diretta contro una cristologia docetista, che disprezza il mondo e non vuole quindi porre il Cristo in rapporto con lui. Contro l'idea che egli sia apparso nel mondo sotto un travestimento e non real26 .

2

Tim. 2 ,1 8 .

2. 9 . Apoc. 2 ,24 .

3 2 . !0. 1 ,1-3 . 14.

27 .r Tim. 4 ,3 . 30. Apoc. 2,14 s. .

33 ·

Io. 1 ,5 . I o .

Apoc. 2 ,6 . 1 6 . Iudae 8 . 10 . 1 8 . 34· .I ,o. 4,2 .

28 . 31.

La

gnoJi

mente in carn� umana, l'autore afferma decisamente che Cri­ sto è divenuto veramente uomo, «venuto con acqua e san­ gue» 35, e che tutti coloro che a lui appartengono sono uniti ai fratelli nell'amore. Gli. scritti neotestamentari testimoniano quindi con cer­ tezza che la gnosi nella seconda metà del sec. I d .C . entrò in più luoghi in contrasto con la predicazione cristiana. Il sor­ gere in Samaria della dottrina simoniana, che raggiunse presto anche Roma, gli inizi del movimento battista dei Mandei , le arrogan ti n1anifestazioni illuministiche nelle comunità di Co­ rinto e di Filippi , lo scontro con la dottrina gnostica in Asia Minore e in Siria, sono tutti fatti da ascrivere al sec. I d.C. Anche se non abbiamo notizie sull 'origine delle prime comu­ nità cristiane i n Egitto, si può però ritenere con grande pro­ babilità che una prima missione cristiana abbia raggiunto l'Egitto già nella seconda metà del sec . 1 d.C. Nel II secolo vi si trovava tutta una serie di gruppi cristiano-gnostici, nei qua­ li sarà molto spesso difficile distinguere tra dottrina gnostica e retta fede cristiana . Che i confini siano rimasti incerti anco­ ra per lungo tempo, lo mostra la ricca biblioteca dei testi cri­ stiano-gnostici che furono scoperti a Nag-Hammadi nel 1 94546. La tradizione cristiana primitiva, quale ci è conservata nei lo gia del Signore, si trova associata in modo sorprenden­ te nel Vangelo di Tommaso a un rifiuto manifestamente gno­ stico della creazione e nel mondo. Detti e parabole di Gesù Véngono riportati in alcuni passi in una forma molto vicina a que11a dei sinottici. Ma tutta la raccolta dei logia è posta sotto questo titolo : «Chi trova il vero senso di queste parole non gusterà la morte » . Idee gnostiche sono messe in bocca a Gesù quando parla dell'origine celeste delle anime, origine alla quale esse devono tornare : «Beati siete voi, soli ed elet­ ti, poiché troverete il regno ; voi provenite da esso (e quindi) ritornerete ad esso» (49 ) . Oppure si sottolinea in maniera 35·

I

lo. ,.5 ,6.

Parte 11: L)ambiente ellenistico-romano

del N.T.

tipicamente gnostica che la vera intelligenza permette di co­ noscere che la risurrezione dei morti è già av venuta : « I suoi discepoli gli dissero : Quando sarà la risurrezione dei mo rti e quando verrà il mondo nuovo ? Egli disse loro : ciò . che voi attendete è ( già ) avvenuto, ma voi non lo avvertite» ( 5 r ). Salvatore e salvati saranno una sola cosa : «Gesù d i ss e : Clù beve dalla mia bocca diventerà come me . E io diventerò lui ; · e a lui s i manifesterà ciò che è nascosto» ( r o8 ) . Che la pietà gnostica potesse vivere ed esprimersi in una autentica e profonda religiosità, lo mostra in modo sorpren­ dente una raccolta di inni sorta nel sec . II d.C. int i tola ta Odi di Salomone. I n uno di ques ti inni l'arante esprime la sua riconoscenza per la salvezza ottenuta , associando esp res sioni veterotestamentarie all'idea gnostica che il redento possiede un corpo di luce sul quale la tenebra non ha più alcun pote­ re, e che è trasportato nell'imperitura comunità del mondo · della luce : Le mie braccia ho innalzato verso l'alto, verso la grazia del Signore, poiché egli ha strappato via da me le mie catene e il mio soccorritore mi ha innalzato alla sua grazia e redenzione.

Mi sono spoglia to della tenebra e ho rivestito la luce. Membra ha ricevuto la mia anima nelle quali non c'è malattia né tormento o dolore. E il consiglio del Signore mi aiutò oltremodo e la sua comunione imperi tura. E io fui portato in alto nella luce e passai davanti al suo volto. E venni a lui vicino lodandolo e confessandolo. Egli fece erompere il mio cuore ed esso si trovò sulla mia bocca e sall alle mie labbra. E sul mio volto grande fu il giubilo per il Signore e la sua lode. Alleluia ! 36• 36. Ode 2 1 .

L4 gnosi

307

L'incontro con la gnosi indusse naturalmente a definire quale dovesse essere il modo appropriato di annunciare il messaggio crist iano. Per far comprendere che l 'evangelo con­ teneva la risposta alle questioni dell 'uomo sul senso della vi­ ta e sulla redenzione salvi fica , bisognava che esso foss e predi­ cato usando il 1 inguaggio e le categorie di pensiero allora cor­ renti . D'altra parte, assun1endo questo linguaggio e queste categorie di pensiero, la predicazione cristiana non doveva in alcun modo subire mutamenti nel contenuto o addirittura deformazioni . Spesso era difficile dire nei singoli casi come si potesse diventare greco con i Greci e ebreo con gli Ebrei senza toccare la verità e la libertà dell'evangelo ; e ciò pote­ va essere risolto solo dopo una lunga e a volt e faticosa rifles­ sione . La sfida portata dalla gnosi alla chiesa antica esigeva da questa un intenso sforzo per una retta comprensione e una retta spiegazione del messaggio cristiano, sforzo di cui essa è debitrice a tutti , Ebrei e Greci .

CONCLUSIONE

Gli uomini che vissero all'epoca del Nuovo Testamento erano pieni di preoccupazioni e speranze , di dubbi e aspetta­ tive, come gli uomini di ogni tempo. Gli Ebrei vivevano se­ condo la legge che gli uni cercavano di osservare con rigore inesorabile, gli altri volevano armonizzare col pensiero gre­ co . Nonostante la varietà dei gruppi e delle correnti presenti nel giudaismo della Palestina e della diaspora, tutti erano con­ cordi nella convinzione che la legge era stata affidata a Israe­ le come un dono gratuito di Dio destinato a indicargli la via della vita. La speranza} con la quale si guardava al futuro tem­ po messianico, attendeva il compimento come continuazione e superamento di ciò che già ora Israele conosceva in obbe­ dienza al comando di Dio. Anche il Messia infatti sarebbe vissuto sotto la legge e avrebbe guidato la comunità del tem­ po della salvezza secondo i precetti di essa. Dato che, in pie­ no accordo con la legge, egli doveva manifestarsi come l'Unto di Dio che avrebbe attuato il tempo della salvezza, gli Ebrei �uardavano a quei segni che lasciassero intravedere senza in­ ganno l'azione di Dio . Anche i Greci si ponevano il problema della salvezza. La molteplicità che presenta il quadro delle concezioni e dei mo­ vimenti intellettuali e religiosi nel mondo ellenistico-romano mostra come gli uomini del mondo antico cercassero il senso ultimo della loro vita . La via per la quale sperarono di tra­ vario fu la sapienza . I filosofi cercarono di penetrarla nelle loro riflessioni per adeguare la vita alle sue norme. Ma nelle comunità misteriche e negli ambienti gnostici la si intese co-

Conclusiofle

310

me un'esperienza mistico-estatica che l'uomo fa grazie a una rivelazione divina e lo trasforma per una nuova vita elevata al di sopra di ciò che è transitorio, alle altezze della luce ce­ leste. La conoscenza e l'intelligenza, che fanno comprendere Dio e il mondo, l'uomo e il suo destino, devono aprire l 'ac­ cesso alla redenzione e alla salvezza . «Gli Ebrei chiedono segni e i Greci cercano la sapienza ­ scrive l 'apostolo Paolo - noi invece predichiamo Cristo cro­ cifisso, scandalo per gli Ebrei e follia per i Greci>> 1 • Per gli uomini del mondo antico non era più facile di quanto lo sia per noi accettare come verità il messaggio del Cristo crocifis­ so . La parola della croce doveva piuttosto sembrare agli E­ brei una provocazione in contrasto totale con la legge cosl che si rifuggiva da essa sdegnosamente. E per i Greci questa predicazione doveva suonare insensatamente contraria a ogni sapienza . Ma la sapienza di Dio vede le cose in modo diver­ so dall'idea che se ne fanno gli uomini, e la sua forza non si manifesta in segni che confermino ciò che essi già sapeva­ no. Solo la parola della Croce, predicata a Ebrei e a Greci , apre la salvezza e la redenzione a tutti coloro che l'accolgono nella fede. Il Cristo crocifisso e risorto viene quindi annun­ ci ato come Potenza di Dio e Sapienza di Dio, poiché la pre­ sunta stoltezza di Dio - come dice Paolo è più sapiente de­ gli uomini e la presunta debolezza di Dio è più forte degli uomini 2 • -

1.

I

Cor. r ,22 s .

2. I Cor. 1 ,25.

BIBLIOGRAFIA

Edizioni

di testi

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IL GIUDA I S MO NEL PERIODO DEL N . T .

La storia politica del giudaismo nel periodo ellenistico

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TAVOLA CRONOLOGICA

Gli Assiri distruggono la Samaria I Babilonesi distruggono Gerusalemme

722 a .C.

-'39 333

a.C. a.C.

323 a.C. La Palestina sotto la do­

fine del

IV sec. a.C

fine del III­ inizio del II sec� a.C. · , 1 7 5- 1 64 a .C. 1 69 a.C . '

1 67 a .C.

1 60 a.C. 1 ' 3 a .C. 143

a.C.

140 a.C.

1 34 a.C. 1 34- 1 04 a .C.

128 a.C.

minazione egiziana La Palestina sotto la do­ minazione siriana Antioco IV re di Siria An tioco IV depreda il tempio di Gerusalemme Culto di Giove Olimpi­ co a Gerusalemme Giuda Maccabeo ripr isti­ na il culto del tempio Morte d i Giuda Macca­

beo

Gionata diviene sommo sacerdote Gionata viene assassinato A Simone è confermata in forma ereditaria la ca­ rica di sommo sacerdote, comandante militare e ca­ po dei Giudei Simone viene assassinato Giovanni !reano Distruzione del tempio : sarnaritano

Ciro conquista Babilonia A Isso Alessandro Ma­ gn o sconfigge Dario 111 ,

re dei Persiani di Alessandro Ma­

Morte gno

Tavola cronologica

326 107 a.C . 104-103 a.C. 103-76 a.C.

-,6-67 a.C .

40-37 a.C.

37 a .C.

37·4 a.C.

Conquista e distruzione della Samaria Aristobuln re dei Giudei Alessandro Ianneo re dei Giudei Salome Alessandra regi­ na dei Giudei ; contesa fra i suoi figli Ircano e Aristobulo Pompeo in Siria e in Pa­ lestina

48 a .C. 44 a.C . 42 a .C.

Morte di Pompeo Assassini