La strage di san Bartolomeo. Una notte di sangue a Parigi 8869732711, 9788869732713

Il 18 agosto 1572 si celebrò a Parigi il matrimonio tra Margherita di Valois e Enrico di Borbone, che avrebbe dovuto seg

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La strage di San Bartolomeo UNA NOTTE DI SANGUE A PARIGI

s t e fa n o

1� SALERNO EDITRICE

Tabacchi

STEFANO TABACCHI

LA S TRAGE DI SAN BARTOLOMEO UNA NOTIE DI SANGUE A PARIGI

SALERNO EDITRICE ROMA

ISBN 978-88-6973-271 -3 Tutti i diritti riservati -Ali rights reserved Copyright © 2018 by Salerno Editrice S.r.l., Roma. Sono rigorosamente vietati la riproduzione, la traduzione, l'adattamento, anche parziale o per estratti, per qualsiasi uso e con qualsiasi mezzo effettuati, senza la preven­ tiva autorizzazione scritta della Salerno Editrice S.r.l. Ogni abuso sarà perseguito a norma di legge.

PROLOGO LA NOTTE DI SAN BARTO LO MEO. UN EVENTO UNICO? Questo libro ha per oggetto un evento. Non dunque un processo storico, ma un singolo evento, che tuttavia è un prisma che consente di cogliere un'intera epoca, quella dei conflitti religiosi cinquecente­ schi, e di ragionare sulla grande tematica delle stragi per causa di reli­ gione e delle guerre civili. Si tratta di un evento che - sin dal Cinque­ cento - ha prodotto una letteratura sterminata e, come scrisse all'ini­ zio del Novecento Henri Hauser, «ha fatto scorrere appena meno inchiostro che sangue)).1 Nondimeno esso rimane per molti aspetti inafferrabile, il «grande imponderabile della storia del sedicesimo se­ colo)), come ha scritto Stuart CarrolU Si è discusso per secoli - e si discute ancora - delle responsabilità specifiche e, soprattutto, del sen­ so complessivo di un evento che colpi i contemporanei e divenne un vero e proprio "luogo della memoria" della cultura europea. Nella sua essenzialità, la strage di San Bartolomeo è un evento sem­ plice. Nella notte tra il 23 e il 24 agosto 1572, a Parigi, furono uccisi ­ per ordine o con l'avallo implicito del re Carlo IX - il leader dei calvi­ nisti francesi {ugonotti), Gaspard de Coligny, e alcuni aristocratici protestanti. Poi, il massacro si estese, in maniera largamente autono­ ma, agli altri ugonotti presenti in città, con la morte di alcune miglia­ ia di persone a Parigi e, nei giorni successivi, in altre città francesi. Ma, appena ci si stacca dalla semplice descrizione dei fatti, tutto diventa complicato. Innanzi tutto esistette una regia unica della strage o si trattò di una concatenazione di drammatici eventi? Quali ne furono le cause? Fu l'esplosione di pulsioni irrazionali o un progetto politico metodicamente costruito? La stessa qualificazione dell'evento rimane problematica. In Italia si parla di solito pudicamente della "notte di San Bartolomeo", senza attribuire all'evento qualificazioni ulteriori. In Francia l'evento è spesso definito "massacre". Qualificazione che ha un preciso fonda­ mento perché, il termine, pur essendo attestato sin dal Medioevo, si 7

PROLOGO

diffuse particolarmente proprio in questo periodo, arricchendosi di nuovi significati. Se infatti precedentemente designava soprattutto attività di macellazione di animali, nel Cinquecento divenne di uso comune proprio per definire le stragi compiute nel corso dei conflit­ ti politico-religiosi. Nello stesso periodo, inoltre, nella riflessione giu­ ridica emerse il concetto di un discrimine tra la giustizia, anche som­ maria, indirizzata contro persone specifiche e l'uccisione indiscrimi­ nata di gruppi di persone. Uno dei primi casi in cui questo tema fu posto in termini giuridicamente stringenti fu proprio un episodio delle guerre di religione francesi: la sanguinosa repressione dei valde­ si di un gruppo di villaggi della Provenza promossa nell'aprile 1545 dal Parlamento di Aix-en-Provence.3 La notte di San Bartolomeo appartiene alla storia dei massacri compiuti per ragioni religiose, ma non fu solo questo. Ogni sbrigativa assimilazione a episodi di fanatismo religioso piu o meno recenti ri­ sclùa di essere fuorviante, perché sottovaluta la complessità dell'e­ vento. La strage di San Bartolomeo fu infatti anche un grande evento politico, un improvviso cambio di politica di una monarchia che ave­ va puntato il suo prestigio e la sua autorevolezza nell'affermazione della concordia tra cattolici e calvinisti, che doveva essere consacrata proprio nel matrimonio che fu all'origine della strage. E naturalmen­ te fu anche un grande evento di politica internazionale. Il conflitto tra cattolici e ugonotti era infatti parte di un confronto politico, mili­ tare e religioso europeo, originatosi dalle guerre d'Italia del primo Cinquecento, dall'affermazione dell'Impero asburgico e dalla Rifor­ ma protestante. Proprio al momento della strage erano forti le aspet­ tative che la Francia intervenisse a fianco dei calvinisti olandesi che si erano rivoltati contro Filippo II di Spagna, per ragioni, insieme, reli­ giose e politiche. Di qui un ventaglio di reazioni, dalla costernazione dei principi protestanti tedesclù al sollievo dei consiglieri di Filippo Il, alla gioia della Santa Sede. A Roma, la vittoria contro i turchi a Lepanto dell'ot­ tobre 1571 e la strage di San Bartolomeo dell'agosto 1572 crearono, per un breve spazio di tempo, l'illusione di una ricostruzione della cristia­ nità europea sotto l'egida del papato. Non a caso, il papa Gregorio XIII non si accontentò di far cantare 8

PROLOGO

un Te Deum, ma scelse di far rappresentare pittoricamente l'evento, e non in un luogo qualunque. Il papa commissionò a Giorgio Vasari, all'epoca l'artista piu in voga per le grandi decorazioni murali, tre af­ freschi per la Sala Regia, il salone d'onore del Palazzo Vaticano desti­ nato a ricevere i sovrani in visita ufficiale. Nel 1572 il corredo artistico della Sala era stato in larga parte già realizzato e sottolineava i diversi momenti di affermazione della Chiesa sui poteri civili, dalle donazio­ ni medievali al periodo contemporaneo. Vasari vi aggiunse rapida­ mente tre composizioni. Nello spazio a destra della porta che condu­ ce alla Cappella Sistina dipinse l'episodio del ferimento del leader de­ gli ugonotti Gaspard de Coligny. Sulla parete nord, a destra del trono papale, rappresentò sia il massacro degli ugonotti sia la scena dell'uc­ cisione e defenestrazione di Coligny. Alla sinistra del trono papale, Vasari raffigurò infine il re Carlo IX nell'atto di assumersi in Parla­ mento la responsabilità del massacro degli ugonotti. Lo stile vagamente classicista degli sfondi e quello "michelangiole­ sco" delle figure riduceva il crudo realismo delle scene e tendeva quasi ad assimilare la morte di Coligny e degli ugonotti alla punizio­ ne dell'atto di superbia di chi aveva voluto sfidare il cielo. Del resto, anche in un'opera cattolica scritta a caldo, la Histoire des persécutions de l'église chrestienne et catholique di Pierre Boaistuau (Paris, 1572), gli ugo­ notti erano rappresentati, come in una gigantomachia, al pari di titani che avevano voluto scacciare il Cristo dalla destra del Padre e che, per questo motivo, erano stati precipitati nelle profondità infernali. La rappresentazione rimaneva comunque piuttosto "forte", al punto che Stendhal, in visita a Roma nel 1828, commentò: dunque c'è un luogo in Europa in cui l'assassinio è pubblicamente onorat011.4 Un famoso quadro dell'artista ugonotto François Dubois (15191584), ora conservato al Museo cantonale di Belle Arti di Losanna, si caratterizzava invece per un intento fortemente documentaristico. Con circa 150 figure il dipinto è un vero catalogo degli orrori di quel­ la giornata, una sorta di apocalisse macabra, con bambini e donne incinte massacrati a colpi di spada, di fucile o di bastone oppure im­ piccati. Come in Vasari, la topografia di Parigi è manipolata per mo­ strare insieme tutte le scene del dramma: la chiesa del convento dei Grands-Augustins con la campana che chiama al massacro, la Senna, 9

PROLOGO

al centro il Louvre, con Caterina de' Medici che guarda un cumulo di corpi, e l'abitazione in cui Coligny fu ucciso, con la scena del corpo del capo ugonotto calato dalla finestra.5 Due interpretazioni, dunque, speculari. A Roma la punizione del­ la superbia del titano che aveva osato sfidare Dio e il re. A Losanna un catalogo degli orrori con la precisa (e falsa) imputazione della respon­ sabilità alla regina madre, quasi fosse una nuovaJezebel. La notte di San Bartolomeo è, paradossalmente, un evento mal documentato. Le fonti sono numerosissime, ma spesso parziali e di dubbia affidabilità. Molte delle memorie di persone presenti alla stra­ ge apparvero a distanza di anni e ci sono spesso dubbi che siano state realmente scritte dai testimoni. Lo stesso vale per i resoconti, anche se ne esistono alcuni che appaiono ben informati: quello del medico mantovano Filippo Cavriana, ad esempio, o del fiorentino Tommaso Sassetti, che peraltro si trovava a Lione al momento della strage.6 Piuttosto frammentarie sono pure le corrispondenze diplomatiche, anche se rivestono qualche interesse quella dell'ambasciatore fioren­ tino Petrucci, quella dei residenti veneziani Cavalli e Miche! e quella del nunzio pontificio Salviati. Un discorso a parte andrebbe fatto per le memorie dei calvinisti, a partire dalla grande compilazione del pa­ store Simon Goulart (1543-1628), le Mémoires de l'Estat de France, che contengono una sorta di martirologio protestante, ricco di notizie non sempre verificabili.7 Sin dal Cinquecento c'è stata una difficoltà a scrivere la storia della notte di San Bartolomeo. I.:enormità dell'evento portò spesso a rias­ sorbirlo dentro una visione religiosa - positiva o negativa che fosse della storia. In seguito, l'evento fu spesso analizzato sulla base di pre­ giudiziali ideologiche. Sin dall'Ottocento la storiografia francese, specie quella radicale e politicamente impegnata, vide la strage di San Bartolomeo come il frutto delle politiche di un partito cattolico e "italiano", guidato dalla regina madre Caterina de' Medici, che aveva cercato di allineare la Francia alla Controriforma. Inoltre, fino agli anni '8o del Novecento ha prevalso una lettura della strage in termini di storia politica o politico-giudiziaria. Si sono cioè analizzati i com­ portamenti dei singoli attori politici (il sovrano, la regina madre, il partito cattolico, la Spagna, il papato) allo scopo di ricostruire i mo10

PROLOGO

venti e i responsabili di una sorta di "colpo di Stato". In tal modo si sono ottenute importanti acquisizioni documentali, ma i limiti delle fonti hanno dimostrato quanto fosse illusoria l'aspirazione a "trovare il colpevole", replicando i metodi delle indagini giudiziarie.8 È solo dagli anni '90 che, parafrasando un'espressione di Mack P. Holt,9 la religione è stata "rimessa dentro" le guerre di religione, af­ frontando in maniera puntuale temi di storia della mentalità sulla scorta delle pionieristiche analisi di Nathalie Zemon Davis.10 L'anali­ si della violenza e delle sue forme ha consentito di ottenere impor­ tanti risultati, ma si avverte ancora la mancanza di una sintesi che tenga conto della pluralità di approcci storiografici. Inoltre, queste raffinate analisi hanno faticato a imporsi nella divulgazione storica, ancora molto legata all'immagine decadente e crudele degli ultimi Valois espressa nel romanzo di Alexandre Dumas La reine Margot (1845). Pur nei limiti di questo piccolo libro, è oggi utile tornare a riflette­ re sulla notte di San Bartolomeo in una fase storica, in cui gli eventi del passato vengono rielaborati e consumati nel discorso pubblico, sulla base di preoccupazioni contingenti e con poco rispetto per una corretta analisi storica. Anche questo episodio non è infatti sfuggito a quella generale tendenza della classe politica e delle alte cariche degli Stati a tentare (maldestramente) di fondare una memoria pubblica sulla base di una centralità delle vittime, che si tratti delle vittime del colonialismo, della mafia, delle catastrofi naturali o del terrorismo. Una risposta debole che sta creando piti di qualche distorsione nella nostra capacità di leggere il passato e sta arrivando al paradosso di creare una competizione tra gruppi e culture che, piti o meno ragio­ nevolmente, aspirano a essere riconosciuti come vittime o piti spesso come eredi di vittime del passatoY Nel caso della notte di San Bartolomeo, l'emergere del fondamen­ talismo islamico ha riproposto il tema delle guerre e dei massacri compiuti per causa di religione nella storia europea. Tema importan­ te, purché ci si accosti con una robusta capacità di analizzare gli even­ ti, storici e contemporanei, nella loro complessità e non ricorrendo a slogan semplificatori. Non è del tutto chiaro cosa abbia indotto il sindaco di Parigi, Anne 11

PROLOGO

Hidalgo, a scoprire, il 13 aprile 2016, una targa commemorativa della strage, alla presenza dei rappresentanti delle principali religioni pre­ senti in Francia: il Presidente della Fédération protestante de France François Clavairoly; monsignor Jéròme Beau, vescovo ausiliario di Parigi; il gran rabbino di Francia HaYm Korsia, e il Presidente del Consiglio francese del culto musuhnano Anouar Kbibech. I:iniziati­ va suscita piu di qualche curiosità perché la strage di San Bartolomeo, pur essendo ampiamente presente nella memoria pubblica francese, non è mai stata oggetto di periodiche commemorazioni.12 Si può immaginare che nel difficile contesto francese si volesse dare il segno di una comune fedeltà delle religioni allo Stato laico e di un rifiuto condiviso della violenza. Certo, un evento ormai fonda­ mentalmente non divisivo come la notte di San Bartolomeo non de­ ve aver richiesto ai capi religiosi intervenuti uno sforzo sovrumano, ma è possibile che il simbolismo della cerimonia abbia una funzione positiva. Ma cosa pensare quando, rispondendo alla domanda di un giornalista sul valore attuale degli insegnamenti di Maometto, il papa Francesco ha affermato «le guerre fra religioni sempre ci sono state, nella storia, sempre. Anche noi dobbiamo chiedere perdono. Cateri­ na de' Medici non era una santa! E quella guerra dei Trent'anni, quel­ la notte di San Bartolomeo )) ?13 Per quel che si può capire da una rapida battuta, sembra che il pon­ tefice utilizzi l'evento passato per mettere in contesto gli eventi pre­ senti, assorbendo i singoli episodi di violenza in una millenaria storia dei peccati commessi per causa di religione, che dovrebbero essere oggetto di perdono reciproco. Ciò nel solco di quanto affermato nel­ l'incontro con i giornalisti nel volo per Manila (15 gennaio 2015). An­ che in quel dialogo - molto noto giornalisticamente per le considera­ zioni svolte sugli attentati a .14 Piu o meno contemporaneamente, il nunzio Salviati, in un dispac­ cio dell'11 agosto, sviluppava un ragionamento che coglieva bene le ambiguità della monarchia. Dopo aver rilevato che Caterina de' Me­ dici, , Salviati osservò che era prevedibile che la regina madre «lascerà andare de Francesi in Fiandra sotto no­ me di Ugonotti», ma allo stesso tempo - termine quanto mai significativo - degli ugonotti e