La rivelazione di Ermete Trismegisto. Le dottrine dell'anima [3] 9788857577043


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La rivelazione di Ermete Trismegisto. Le dottrine dell'anima [3]
 9788857577043

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'f@ MIMESIS

ANDRÉ-JEAN FESTUGIÈRE

LA RIVELAZIONE DI ERMETE TRISMEGISTO

VOLUME

III

LE DOTTRINE DELL'ANIMA seguito da GIAMBLICO, Trattato dell'anima traduzione e commento PoRFIRIO, Dell'animazione del!'embrione

a cura di Moreno Neri

"® MIMESIS

Titolo originale: La Révélation d'Hermès Trismégiste. 3. Les doctrine de l'iìme © Société d 'édition Les Belles Lettres, 20 1 4

M I M E S I S E D I Z I O N I (Mi lano - Udine) www.mimesisedizioni . it mimesis@mimesisedizioni . it Isbn : 9788857577043 © 202 1 - M I M E D I Z I O N I SRL Via Monfalcone, 1 7/ 1 9 - 20099 Sesto San Giovanni (MI) Phone: +39 02 2486 1 657 l 244 1 63 83

INDICE

PREFAZIONE

1 277

ABBREVIAZIONI

1 28 5

INTRODUZIONE. - IL QUADRO DEI TRATTATI DELL'ANIMA E IL QUADRO DELLA GNOSI ERMETICA I. Natura del l ' anima (1 1 2) II. Incarnazione dell ' anima (l 1 3 - 1 9) III. Destino dell'anima incarnata ( I 2 1 -25, 27-29) IV. Escatologia(§ 26)

1 289 1 3 05 1 3 05 1 3 07 1 3 09

CAPITOLO l. - L'ORIGINE CELESTE DELL'ANIMA I. Le fonti filosofiche II. La gnosi pagana l. L'ermetismo A. Pimandro e Corpus Hermeticum B . Asclepius C. Kore Kosmou 2 . Gnosi correlate all 'ermetismo A. Numenio B . Porfirio C . Giamblico D. Arnobio E. Oracoli caldaici F. Gnostici di Platino

1317 1317 1 323 1 3 24 1 3 24 1 3 26 1 3 27 1 333 1 333 1 339 1 340 1 342 1 345 1 3 52

CAPITOLO Il. - LA CADUTA DELL'ANIMA I . Il problema

1 357 1 357

Il. Ragioni della discesa l . Corrente ottimista A. Completamento del mondo B . L' anima pura rappresenta gli dei sulla terra 2. Corrente pessimista A. Peccato prima della caduta B . Peccato consistente nella caduta a) Desiderio di creare a propria volta b) Ingresso nella sfera demiurgica c ) Unione a Physis

1 3 64 1 3 68 1 3 68 1 3 72 1 3 73 1 3 78 1381 1 3 84 1 3 85 1 3 87

CAPITOLO III. - SORTE DELL'ANIMA INCARNATA l . Il problema II. La scelta di vita l . La rivelazione 2. La scelta 3. Conseguenze della scelta

1 3 95 1 3 95 1 3 96 1 403 1 407 1414

CAPITOLO IV. - L' ESCATOLOGIA l . Osservazioni preliminari II. C .H. I 24-26 l. Piano del pezzo 2. Le parti inferiori del composto umano A. L' � 0oç; B . I sensi 3 . La felicità del voùç; A. Salita del voùç; all 'Ogdoade B . Il canto dei Beati C . Accoglienza del nuovo eletto dai Beati D. Assimi lazione del nuovo eletto ai Beati E. Assimilazione alle Potenze III. Le Potenze l . L e Potenze nel C .H. C .H. I C .H. XIII 2. Le fonti A. Potenze ipostasi e ministre di Dio B. L' ingresso delle Potenze nell ' uomo

1 42 1 1 42 1 1 427 1 427 1 42 8 1 429 1 43 0 1 43 3 1 43 4 1 43 6 1 44 1 1 449 1454 1458 1458 1458 1459 1 464 1 464 1 474

APPENDICE l .

-

GIAMBLICO, TRATTATO DELL 'A NIMA

1 485

APPENDICE II. - PORFIRIO, SULL 'ANIMAZIONE DELL 'EMBRIONE

1 595

ADDENDA

1 63 5

INDEX LOCORUM

1 639

Mosaico della fenice (Dafne), Museo del Louvre

A. D. NOCK G. THEILER HERMETIS IN SCHOLA SODALIBVS AMICIS

PREFAZIONE

La gnosi ermetica è la conoscenza di Dio in quanto ipercosmi­ co, ineffabile, non suscettibile di essere conosciuto con i soli mezzi razionali, e la conoscenza di se stessi in quanto provenienti da Dio. Da qui risultano immediatamente due problem i : Qual è la natura di questo Dio Agnostos e come affrontarla? Come l ' anima è nata da esso, e come è avvenuto che, sorta da Dio, è caduta nella materia? I l secondo problema è il p i ù semplice e, poiché l ' anima umana è per noi meglio percettibile di Dio, la conoscenza che ne ricaviamo ci permette di accedere alla conoscenza di Dio. È quindi il problema dell'anima che affronto in questo III volume : il IV e ultimo tratterà del Dio ignoto e della gnosi in senso proprio. Negli ultim i cinquant'anni, si è molto insistito sull ' origine orien­ tale delle dottrine gnostiche dell'anima. Ci si è rivolti alla Caldea (Anz), all ' Iran (Reitzenstein, Bousset), o persino all 'India' . Queste influenze sono possibili, anche se non si è ancora stabilita, per quan­ to ne sappia, una parentela certa tra una certa opera orientale (sicura­ mente datata) e un certo scritto di gnosi pagana. Ma prima di cercare così lontano, forse è opportuno chiedersi se la tradizione greca e, tutto insieme, lo sviluppo di questa tradizione, i cambiamenti che nuove aspirazioni hanno introdotto in essa, non siano sufficienti per spiegare il quadro e le dottrine essenziali del l ' antropologia ermetica. Per quanto riguarda Plotino, il Philip Merlan faceva poco tempo fa questa osservazione importante2:

2

J. FILLIOZAT, Rev. Hist. Re!. , 1 945, pp. 59 ss., Rev. Histor., 1 949, pp. l ss., in particolare pp. 26 ss. Per Platino, cfr. ÉM . BRÉHIER, La philosophie de Plotin, Paris 1 928, pp. 1 07 ss. In senso contrario, A.H. AMSTRONG, Class. Quart. , XXX, 1 936, pp. 22-28. Trans. of the Am. Phil. Ass. , LXXIV, 1 943, p. 1 9 1 . Vedi anche, nello stesso senso, E. R. Dooos nella sua edizione di Proclo, The Elements of Theology, Oxford 1 933, pp. 3 1 0-3 1 3 , Class. Quart. , XXII, 1 928, pp. 1 29 ss.

1 278

La rivelazione di Ermete Trismegisto - Le dottrine dell 'anima

Nella sua biografia di Plotino, Porfirio (V Plat. 1 4) riporta come Pio­ tino prendesse come punto di partenza per le sue speculazioni i com­ menti di Severo, Cronio, Numenio, Gaio, Attico, Aspasio, Alessandro e Adrasto [ . . . ] Questo fatto ci spinge a non lasciare da parte tali filosofi [ . . . ] quando ci interroghiamo sugli antenati spirituali di Plotino. Cu­ mont guardava verso i culti dei misteri egiziani. Bréhier si è convinto che il sistema plotiniano abbia le sue radici in India; Jaeger ha rivolto la nostra attenzione verso Posidonio, Heinemann e Goodenough verso Filone. Ma sembra che Plotino abbia un grande debito con la fi losofia greca come esisteva nel II e nel III secolo.

Allo stesso modo, toccando l 'ermetismo, è lecito interrogarsi su quali fossero le dottrine dell'anima nell ' insegnamento regolare delle scuole nel II e III secolo della nostra era. Ora possediamo su questo punto una val ida testimonianza, il de anima di Tertull iano3, composto tra il 2 1 O e il 2 1 3. Se confrontia­ mo questo trattato da un lato con i Placita di Aezio, il Didaskalikos di Albino, alcuni estratti ermetici, dal l ' altro con il llcpi \j/DX�ç di Giamblico, senza dubbio più tardo, ma che riproduce palesemente uno schema tradizionale, si arriva a ricostituire il quadro dei trattati scolastici de l l ' anima nel II secolo della nostra era. Questo quadro, che in ultima analisi risale a Platone, comprende essenzialmente quattro parti : natura dell ' anima, incarnazione, destino del l ' anima incarnata, escatologia. Ora, e questo è un fatto notevole, questo medesimo quadro platon ico si ritrova nella gnosi ermetica e nei diversi sistem i di gnosi pagana che si possono assoc iare ad essa. Da entrambe le parti è la stessa avventura: l ' anima figlia d i Dio, fel ice in C ielo con Dio, cade in un dato momento nella materia, conduce un ' e­ sistenza empirica, poi, a determ inate condizioni, risale in cielo. Tra i trattati scolastici e g l i scritti della gnosi le differenze non ri­ guardano i l p iano e le dottrine, ma i metodi di insegnamento e la forma che assum e la presentazione . Queste differenze dovranno essere prese in considerazione . Ma almeno questo rimane stabili­ to : la stessa tradizione fi losofica ci fornisce un punto di partenza per la nostra ricerca.

3

Mirabilmente riedita da J.H. Waszink. Amsterdam 1 947.

Prefazione

1 279

La persuasione di questa verità, che mi ha portato, nel 1 949, a confrontare Tertulliano e G iamblico\ ha comandato il piano di que­ sto lavoro. Supponendo che al lettore sia nota la letteratura erme­ tica5, per prima cosa stabilisco il punto cruciale: l ' esistenza, nel II secolo della nostra era, di un quadro scolastico dei Trattati del! 'A ­ nima e le sostanziali somiglianze tra questo quadro e quello della gnosi ermetica nel Pimandro. Allo stesso tempo, la visione distinta di queste somiglianze consente anche di rilevare le differenze, che sono di forma e spirito6• Nei capitoli seguenti, riprendendo in detta­ glio ciascuna delle quattro parti del quadro, mostro come, in relazio­ ne a questa parte, l ' insegnamento ermetico si unisca a quello della fi losofia. Per dimostrarlo, cito o analizzo, in primo luogo, i dati dei manuali filosofici (Albino, Tertulliano, Giamblico, ecc.), in seguito i testi gnostici, com inciando con l 'ermetismo7• Nel corso di questa indagine, m i sono deliberatamente limitato alla gnosi pagana. Non si ha la possibilità di gettare qualche luce sul­ le oscurità della gnosi se non si distingue e si limita il suo oggetto. Il mio era abbastanza vasto e complesso da bastarmi . Si troverà i n appendice: (l) Una traduzione annotata degli estratti del Ilepì. o/UxfiJ.u:purov D1tUOI!ÉVaç m'lç t&v S!!�puwv Òta7tÀ.acrnKatç q>UcrEcrt) e che passano successivamente at­ traverso un gran numero di corpi sia umani che non umani pur rima­ nendo uguali in numero 1 S, o per volontà degli dei, o in ragione della 14

15

È questo cap. 2 5 che viene annunciato in 23, p. 1 76.7 H . : à9avamv où crav, roç OEi�o�EV - che non va tradotto, con P. Louis (Aibinus, Épitomé, p. Il 0), "come abbiamo mostrato", con errato riferimento al cap. 1 4 dove si tratta del l ' Anima del Mondo eterna (ÙEÌ où crav) e al cap. 1 6 dove non si parla affatto del l ' immortalità. icrapi9�ouç �cvm)craç Freudenthal : � àpt9�oùç �cvoucraç c od d. La correzione s' impone. In effetti ( l ), supponendo che l 'uso transitivo di �f:vro sia qui possi­ ble, � à. �- non è sullo stesso piano di �-·· � lhà qnì.ocrro�atiav. Questi ultimi

1 296

La rivelazione di Ermete Trismegisto - Le dottrine dell'anima

loro intemperanza o del loro amore per il corpo: d' altra parte, corpo e anima hanno in una certa maniera affinità (oÌKEtOtT]ta) l ' uno per l ' altra, come il fuoco e il bitume.

Le parole Kaì òtaJ.!Zi�EtV . . . Òlç) q>wticrw toùç év ayvoi� (accostato già da Reitzenstein Gott. Nachr. , 1 9 1 O, p. 328, ma senza spiegazione), cfr. Èq>wncraç �11àç q>&ç yvwcrewç. Monumenta Ecclesiae Liturgica 2492 (ed. Cabrol-Leclercq, Paris 1 904) = Constitutiones Apostolorum VIII 37 (PG I , 1 1 40 B ) . O anche, in entrambi i casi, genitivo partitivo. O ancora, nel caso di È�anticravro, ci si può chiedere se non vi sia qui un 'assimilazione alla costruzione classica �anmv (�antecr9ai) nvoç, sul tipo di ì,ouew (ì,ouecr9ai) tlVOç, cfr. A RATO 650/ 1 tà !lÈY . . . �QJ['[(J)V WKWVOÌO, 858 ei 8' ò llÈv avtq>eì,oç �antm p6ou ècrnepiow, 95 1 ij nou Kaì notalloìo t�aljlato, Le. 1 6, 24 i:va �aljln tò liKpov roù òaKruì,ou aùtoù Uòatoç.

1 408

La rivelazione di Ermete Trismegisto - Le dottrine dell 'anima

Quanti invece hanno trascurato di ascoltare il messaggio32, restano puri /ogikoi33 senza aver ricevuto in più l' Intelletto: non sanno perché siano nati e per quali cause.

Se si confrontano gli atti delle due c lassi , gli uni sono immor­ tal i , gli altri mortali ( à0avawt àvri 0vrrc&v dcrt IV 5 , p . 5 1 . 1 , cfr. a0avacria V. Norden mette a confron­ to Phaed. l 07 d 5 ÀÉys-rat oè oihmç, ffiç iipa -rsÀBu-ri]cravm EKacr-rov 6 ÉKucrswç; Kore Kosmou 16, l 03\ ij 'tumç; (''il mondo di quaggiù") ivi 2, 2, 5 , 27, 2, €7tiJòTJcrcv sù8ùç; =

ÈK 'tV KU'tWcpV CJ'totXf:iWV Ò 'tOU 8cou A6yoç; dç; 'tÒ Ka8apòv Tijç; q>ucrswç; ÒTJ)ltOUPYTJ)lU C . H. I l O ( l 0 . 1 s.). Per il cielo delle fisse come dimora delle anime, cfr. F. Cumont, Lux Perpetua, pp. 1 6 1 , 1 82 ss. ri]v iòiav òUVU)ltV exwv 1 6. 5/6 . Reitzenstein, Poimandres, p. 5 3 , giustamente confronta Servi o in Aen. VI 7 1 4 ( p . 98. 1 8 s s . Th.) docent autem philosophi, anima descendens quid per singulos circulos per­ dat. Unde etiam mathematici fingunt, quod singulorum numinum potestatibus corpus et anima nostra conexa sunt ea ratione, quia cum descendunt animae trahunt secum torporem Saturni. . . : quae res faciunt perturbationes animabus, ne possint uti vigore suo et viribus propriis. Si potrebbe tradurre òUva)ltç; con "forze, potere" a causa di questo testo (vigor, vires) e forse di C .H. III 3 (45 . 3 ) àvfjKB ÒÈ EKa­ cr'tOç; 8sòç; òtà Tfjç; iòiaç; òuva)lswç; 'tÒ 7tpocrmx8èv aù't0, ma "qualità essenziale" sembra migl iore, cfr. Proclo, El. Theol. 209 ( 1 83 . 1 7 ss., tradotto supra p. 1 43 4 : il veicolo astrale dell ' anima cruvavaysmt tii

\j!Uxfi òt' Ùq>atpécrswç; 1tUV'tÒç; 'tOU ÈvUÀOU KUÌ Ti'jç; dç; 'tÒ OÌKCÌOV EÌòoç;

àvaòpo)li'jç;) e L . S .J. òUva)ltç; II 2 b. Ù)lVBt crùv 'totç; oÙ m35 1 6 .6. A partire da questo punto, incontriamo tre temi tradizionali nella letteratura apocalittica: 34 35

Dove la glossa oùpavoù, passata nel testo e cancellata da Heeren, conferma il significato di "mondo superiore". wìç oùm è strano, d a qui roìç napoùm Reitzenstein (Studien, 1 59. 1 3), wìç patVO!J.EVOt ÈV ÈKEtVSuç) e non alla fine di una risalita.

L 'escatologia

1 45 1

Nel l 'Apocalisse di Pietro, v. 1 7/9, i Beati sono così raffigurati: Gli abitanti di questo luogo (il Paradiso) erano vestiti con le vesti di angeli luminosi, i loro abiti avevano lo stesso splendore del paese in cui vivevano76• Angeli, in quel luogo, si accalcavano tutt' intorno a loro77• Uguale era la gloria (M�a) di tutti coloro che vi abitavano ed è con una voce sola che cantavano le lodi del Signore Dio, tutti pieni di agio e di gioia in questo paese.

Nel suo commento a questo brano, Dieterich78 sottolinea che tutte le descrizioni pagane dell''HÀ:ucrtov 7tEÙiov offrono, a partire dall ' O­ dissea79, le stesse caratteristiche. È una terra di luce eterna, mai tur­ bata da piogge e nevicate, accarezzata da un dolce zefiro. Qui la si dice risplendente di luce e, poiché le vesti dei Beati sono simili, sono perciò bianche e luminose. Dieterich (p. 29) cita numerosi esempi tra i poeti, da Eschilo a Nonno, che raffigurano il colore bianco o rosa o dorato o lucente della veste dei Beati assimilati agli dei stessi . Avrebbe potuto aggiungere tutta la serie di epiteti formati su 1rilp o q>&ronv�v &xovm t�v Oljltv . . . , xpucroKÒJ.lUV IN xn&vt )..euKé!> Kaì xrucré!> crteq>avé!>: vedi anche 635 s. Oljl rJ eeòv verotepov . . . 1tUptvÒ'tptKa, IN l(l'tCÌlVl ).euKé!> Kaì l(Ì.UJ.lUÒl KÒKKtvn El(OVta 7tUptvov mf.q>avov.

La rivelazione di Ermete Trismegisto - Le dottrine del! 'anima

1 452

22 . 8/ 1 0 : Quando Enoch è arrivato davanti al Signore, quest' ultimo dice all ' archistratega Michele: "Spoglia Enoch delle sue vesti terre­ ne, ungilo con il m io dolce crisma, mettigli addosso la veste della mia gloria". Ora il crisma divino è più brillante di una grande luce, risplende come i l raggio del sole. Enoch, unto e vestito, guarda se stesso, "an d I was one of the glorious ones, an d there was no differ­ ence" (p. 443 Forbes-Charles). Tutti conoscono, nel Vangelo (Mt. 22, 1 1 s.), la parabola del l ' a­ bito nuziale, che deve essere messa in relazione con la dottrina di 2 Cor. 5 , l ss. : Infatti sappiamo che una volta che la nostra dimora terrena, que­ sta tenda, sarà stata distrutta, riceveremo da Dio un'altra abitazione (oiKOOOf.l�, il corpo glorioso), una casa non costruita da mani di uomo umane, eterna, nei cieli. Ed è proprio perciò81 che in realtà noi gemia­ mo, poiché desideriamo ardentemente indossare questa cotta82 celeste, per mostrarci vestiti e non nudi [ . ] Sì, vogliamo indossare questa cotta, affinché ciò che è mortale in noi sia assorbito dalla vita. .

.

Ora questa veste di gloria, come in Enoch, è quella del Signore e dei Beati, cfr. Le. 9, 29/3 0 (Trasfigurazione) KUÌ èyévc:ro èv •0 rrpocn:uxecr8at au'tòv 'tÒ dò oç; wu rrpocrffirrou aùwu ihepov Kaì 6 iJ..LancrJ..Lò ç; aùwu Àf:t>Kòç; è�acr•parrnilv. Poi appaiono Mosè ed Elia, o'ì ò : cfr. B lass-Debrunner, 2 1 9, 2 . Provo a rendere in questo modo l' È1tevlìUcracr8at di 5, 2.4. Su questa, cfr. R. M. JAMES, Apocr. N. T. , pp. 555 s. È una profezia degli ultimi tempi, non una visione del l ' aldi là.

L 'escatologia

1 45 3

Then shall their bodies be changed into the image and likeness and the honour of the holy angels and into the power of the image of mine holy Father (sci!. Dio). Then shall they be clothed with the vesture of !ife eterna!, out of the cloud of light which [ . . . ] cometh down out of the highest realm of the heaven from the power of my Father. And that cloud shall compass about with the beauty thereof ali �he spirits that have believed in me (p. 5 6 1 James).

Infine, ecco una brevissima selezione di testi paleocristiani. Mart. Perp. l O, l ( 4" visione di Perpetua). Perpetua sogna che qualcuno bussi alla porta della prigione. Apre e vede il diacono Pomponio ve­ stito con una tunica bianca senza cintura (qui erat vestitus distintam candidam, scii. tunicam) che le dice: "Perpetua, ti aspettiamo, vie­ ni". 1 2, 1 12 (visione di Saturo). Arrivati in Paradiso, Saturo e Perpe­ tua vedono un palazzo con muri costruiti di luce (cuius foci parietes tales erant, quasi de luce aedificati). Davanti alla porta stanno quat­ tro angeli che, al momento del l ' ingresso dei due martiri, li vestono di abiti bianchi (qui introeuntes vestierunt stolas candidas). Sentono un coro che canta ali ' unisono il trisagion e vedono, seduto in quel luogo, una sorta di vegliardo dai capelli lucenti come neve (quasi hominem canum, niveos habentem capillos)84. - Erma, Simil. VIII 2, 3. Tutti coloro che entrano nella torre celeste sono vestiti con una ve­ ste bianca come neve (if!U'ttì.ò� nup6ç, oi ì..Éyov. Vedi an­ che Pass. Mar. et Jac. 7, 3 (p. 70.33 Knopf-Krliger) cuius vestitus discincta erat (cfr. Mart. Perp. l O, l ) in tantum candida luce, ut oculi in eam constanter videre non possent. Femminile in ebraico: l ' autore era ebreo o era stato allevato in una casa ebrai­ ca, cfr. HARNACK nella sua edizione ( 1 877), p. XI e n. 4 (in cui cita Zahn). sù psS�vat siç (inveniri in U : venire L1 intrare v. etiop.) è decisamente diffici­ le, ma cfr. Blass-Debrunner 205 : "Haufig ist siç flir Èv bei Hermas [ . . . ] Dieser siç scheint also damals noch Provinzial ismus gewesen zu sein", e, sul greco di Erma, HARNACK nella sua edizione, p. XI e n. 3 (citazione di Zahn).

1 454

La rivelazione di Ermete Trismegisto - Le dottrine dell 'anima

tvò Ucrmcrt rò ÉVÒUJ.la aùr&v). Se, in effetti, si porta solo il nome87, senza

aver ricevuto la veste da queste vergini, ciò non serve a nulla. Infatti queste vergini sono le Potenze del Figlio di Dio (vedi infra): se quindi si porta il nome (di Dio) senza portare anche la potenza di Dio, è invano che si porta il nome.

- Exc. ex Theodoto (ap. Clemente Alessandrino, Strom. VIII), l , 1 -2 e i l mio commento a questo brano Vig. Chr. , III ( 1 949), pp. 1 93 s. (Vedi Addenda). E. ASSIMILAZIONE ALLE POTENZE Una volta assimilato agli altri Eletti, il voùç ode alcune Potenze che, installate sopra l 'Ogdoade, cantano Dio. Allora gli Eletti, in buon ordine, salgono verso il Padre, cioè sopra l 'Ogdoade; si conse­ gnano alle Potenze e, divenuti Potenze, entrano in Dio. C i sono, a quanto pare, quattro tappe: L'ascolto del canto delle Potenze La 7tUpa7tOJlml La 1tapaòocnç L'assimilazione alle Potenze. I primi tre temi sono tradizionali, e mi lim iterò su questo punto a richiamare solo alcuni testi. L'ultimo richiederà un esame più attento. a. àKmJet nÀ. ( 1 6. 8/9). Luciano, v. hist. , II 5 : man mano che ci si avvicina all ' isola dei Beati, KUÌ Jl'JÌV KUÌ �O'fÌ Cr'UjljltKTOç 'JÌKOUe'tO li8pouç . . . 'téòV J.!ÈV aÙÀOUV'tOJV, Téòv ÒÈ È1tatvouvrmv. - Mart. Perp. 1 2 . 1 : Una volta ri­ vestiti della veste bianca ed entrati in Paradiso, Saturo e Perpetua odono il canto del trisagion, et introivimus et audivimus vocem uni­ tam dicentem "Agios etc. . - Plutarco (o l ' autore anonimo del) 1t. 'l'uxfjç88 ap. Sto beo, IV 52, 49 (t. IV, p. l 089 Hense Plutarco, t. "

=

87 88

Sci!. di Dio, cfr. Apoc. 3 , 1 2; 1 4, l . Citato come di un anonimo da PFISTER, P. W., Suppl. Bd., IV 3 1 9. 1 8 ss. ScHMID-STAHLIN (Il, pp. 5 0 1 , 5 1 5, l O l i ) non sembrano mettere in discus­ sione l ' autentic ità. Traduzione di P. FouCART, Les Mystères d 'Éleusis (Paris 1 9 1 4), p. 393, che riproduco leggermente modificata.

L 'escatologia

1 455

VII, p . 23 .4 ss. Bemardakis), in un famoso raffronto tra la morte (rEÀEurnv) e l ' iniziazione ai Grandi Misteri di E leusi (rEÀEtcr8at), si esprime così : Dapprima vi sono corse a caso, penose deviazioni, cammini inquie­ tanti e senza fine attraverso le tenebre. Poi, prima della fine, la paura è al suo apice; il brivido, il tremito, il sudore freddo, il terrore. Ma poi, una luce meravigliosa si offre agli occhi, si attraversano luoghi puri e prati dove risuona il suono di voci cantanti e danze; parole sacre, appa­ rizioni divine ispirano rispetto religioso ( KUÌ. ÀEl!!ÒlVEç SÙÉSUV!O, q>ruvàç KUÌ. xopciaç KUÌ. OE!!VOtrl'raç Ò.KOUO'!!UtffiV lEpÒlV KUÌ. q>UO!!UtffiV t>Ì.UTT€\V tv TQl 7tÌ-Tt9uEcr9at xai TÒ 7tÌ-�9oç tv TQl tviçEcr9at. Sul principio di unificazione del numero, cfr. anche Pseudo ARCHITA ap. Stobeo I 4 1 . 2 (l, p. 280.3 W.) àìJ: é1tEÌ. . . Tà tvav-ria cruvapf.!oyàç nvoç ÒEÌTat xai tvwmoç, àvayx11 àpt9�t&v Òt>VUfllaç KaÌ àvaì.oyiaç KaÌ TÙ tv àpt9flOÌç KaÌ YEWfl€Tp1KOÌç Ò€\KVUf.!EVa 7tapaÌ.af.!�UVE1V, li Kaì cruvapf.!6crat Kaì ÉVyE (sci!. Platone) Ti]v IJ!t>Xi]v . . . àpxf]v T E BXEtv àpt6f.!TtnKTjv, TÒ ÒÈ crpJ.tai e o-rmxciwmç; su OU KUÌ n'jV 1tpòç n'jv U/.t']9EtaV cruJ.Iq>Wviav, . . . 7tavtaxoù oè Katà OùvaJ.ttV tii ç t&v 7tpayJ.1Otépwv e � (366. 1 6). Il rimedio di Wachsmuth (esclusione di �) è inuti le, perché è assurdo =

42

Appendice l

1 497

pure sostengono che l'aria aspirata sia l'anima43, come, su testimonian­ za di Aristotele44, è detto nei poemi 0RFICI45 che l'anima entra in noi, affermare che in entrambi i casi (''vita = ribollimento" e "anima = raffreddamen­ to"), si fa del l ' anima l ' aria aspirata: ciò è evidente che occorre solo nel secondo caso. C ' è quindi una lacuna (cfr. già omissione di lj!UXPOÙ P o di Kaì lj!UXPOÙ F in 366. 1 3), e la sequenza di idee doveva essere la seguente: "e tutte insieme, in entrambi i casi, UcrtK6ç: perché o si fa dell ' anima del fuoco>, oppure si pensa che l ' aria aspirata sia l ' anima", cfr. FILOPONO, in de an. , p. 92.2 Hayduck (= Vors. , I, p. 3 86. 1 2 D.-K.) San:pov nòv èvavrioov ri8ETat "hmoov Kaì HpaKÌ.mtoç, 6 JlÈV 1:ò 8EpJlÒV (rrùp yàp n'jv Ùp;(�V dvat), 6 lìè l:Ò lj!UXPÒV, Ulìoop n8ÉJlEVOTjdl (Aristotele), KJlOÌ..OyEÌV È'lttXElpEÌ l:Ò rijç lj!UJ(TÌTjcrt ìJ-:yecrSat 't�V lj!UX�V EÌcrtèvat ÉK l:OÙ o) ou . [Un' altra soluzione sarebbe quella di intendere liJla come 6jloiooç = "ed è allo stesso modo (secondo lo stesso procedimento) in entrambi i casi", poi punto in alto dopo ÙJlq>Ol:Époov, con i l seguito ij Kl:Ì che indica una nuova opinione dei q>UcrtKoi: ossia quindi nvèç 1ìè 'tUcrtK, Platone risponde liìJ.o liì.ì.q> ), I I 2, 4 1 3 b 2 7 tà oè ì.omà JlOpta (diverse dali ' i nte lletto) t�ç lj!UX� ç cpavEpòv ÈK 'l'OU't(I)V O'tl OUK ecrtt xooptcrtci, KaElcinEp 'l'lVÉç cpacrtv. Se l 'anima è davvero divisa, c h i manterrà la s u a unità? Non i l corpo, poiché è questo c h e mantiene l ' u n ità del corpo : bi sognerà quindi supporre u n ' altra anima, e così al l ' infin ito, cfr. 4 1 1 b 6 ti oùv ot'] 1tO'l'E cruVÉXEl 'l'JÌV lj!UXJÌV, EÌ J.!Eptcrtt'] 1tÉ oè ì.6yq> on E't'Epa,

Ora dunque, per quanto riguarda l' intelletto e tutte le potenze su­ periori del l ' anima, gli STOICI dicono che la ragione non è impiantata nel l ' anima sin dal l ' inizio, ma che è più tardi che si forma per raccol­ ta [24] a partire dal le sensazioni e dalle rappresentazioni sensibili, intorno ai quattordici anni94• 92

93

94

ou J.l�V O"UJ.l7tÌ.T)pomKaì auT�ç (609. 1 ) . Si dice delle parti costituenti di un es­ sere che esse lo 01lJ.l7tÌ.T)poùmv. Così PLATONE, Tim. 92 c 6 9vT)Tà yàp Kaì à8avara çi!Ja ).a�rov KUÌ 01lj.l7tÌ.T)pUVTUO'j.lU'tOç, roç dK6voç où Cj>UVTUO'j.lU, !:çtç) 606.3 , OtaV oùv yÉVT)TUI KUTom 7!SpÌ �V Cj>UVtaO'TI�V TOÙ Cj>UV'tUO'j.lUTOv 1tpoì,t']ljlscov pttxovm;.- OXT)Jla (3 7 1 . 1 7) ="supporto" o "veicolo", cfr. infra, p. 1 520, n. 1 30. Per il corpo i.\pyavov, cfr. ARISTOTELE, de an. II l. III i.\crat sembra riferirsi in modo del tutto naturale all'immediato antecedente KtV�O"f:tç. Ma si potrebbe anche collegarlo al collettivo� lj!UX� (soggetto di ÉXl>t), rispetto al quale segnerebbe una restrizione ("a condizione che l'ani­ ma...")- Ho tradotto ànoì�uÒJlf:Vat Heeren (ànoìJ�UÒJlf:Vat FP ànoÌ�l>Ì�UJlÉVat Meineke). - Wachsmuth esclude ànòì�mot (3 7 1 . 1 9) con Meineke. Biso­ gna leggere ÙKroì�uwt (''senza ostacoli, liberamente")? - Per il plurale a i çooai, cfr. GI AMBLICO, Comm. Math. 3, p. 1 3 . 1 1 Festa a i 'tfjç lj!UXfiç çooaì Kaì òuvaJletç e spesso. 1 1 2 tveoucrtacrJlòç in senso greco, stato in cui l'anima è posseduta da Dio. Per il seguito, cfr. GIAMBLICO, Protr. 1 0, p. 55.26 Pist. J.!Òvoç yàp npòç •�v cpumv

�)htoov çft Kaì npòç •ò 9dov, Kaì Ka9anl>p /iv Ei l(IJ�epv�•T)ç 'ttç àya9òç ss Ù'iÒ(oov KaÌ JlOVlJlOOV ÙValj!UJlf:VOç 'tOÙ �(OU 'tÙç àpxàç ÒpJ.!EÌ (Vitelli: ÒpJl� codd., mantenuto da BI GN O N E , L 'Aristotele perduto, !, p. 85, n. 2) Kaì çn Kafl' Éau•òv, su cui lo Scoliaste del MS. di Firenze (p. 1 29.8 Pist.) osserva: CJÙ •m où• oç Kaì oi Ka'tà crt, tveoumamtKrora•e 'laJl�Ì�tXl>. qro òf; Kaì i.\crot SJ.!oì •òv �iov OJ.!Otot où 'tÒ)V à'iòioov Kaì JlOVtJlOOV àv�lj!UJlf:V •où �iou •àç àpxaç, nòv ÒÈ cp9ap'tÒ)V KUÌ WJlE'tU1t'tro'tOOV. ÒIÒ KUÌ ç&Jlf:V oùx roç q>tì òcr ocp ot JlàÌJ�ov ÒÈ OÙX c:lJç /iv9poo1tot, à)J�à �lOV K'tT)Vc:lJÒT) KUÌ XOtpetoV. �

,

L a r ivelazione di Er mete Tr ismegisto - Le dottr ine dell 'anima

15 1 6

del corpo, esistente in forma di armonia1 13• Tutti questi effettivamen­ te fanno dei movimenti del l ' anima dei movimenti corporei . I 49. 3 7

. Suou ATTI DELL'ANIMA 1 14

372.3

Tutte le anime dunque compiono gli stessi atti, [5] oppure quelli del­ le anime universali115 sono più perfetti, mentre quelli delle altre anime corrispondono al rango appropriato che ciascuna di esse ha ricevuto in sorte? S econdo quanto dicono gli S TOICI 1 1 6, unica è la ragione, assolu­ tamente identica l ' intellezione, uguali le azioni rette, identiche le virtù tanto delle anime particolari quanto delle anime universali. [10] P LOTI­ NO e AME LIO sono in qualche modo dello stesso avviso (a volte infatti 1 1 3 ou81': OO'Ot �Ì-clO'tT)f.la QUT�V à1tò TÒlV O'Wf.IUTWV 1rotOÙO'tV f;v àpf.IOViaç f:l8et oi'i crav 3 7 1 .26: cfr. PLATONE, Phaed. 9 1 c 7 Ltf.lf.liaç f.ll':v yap . . . cruvicrmcr8ut à11:ò t

I 49. 40 I, 379. 1 1 w.

20 < 1 . DIVERSA SECONDO LA DIVERSITÀ DELLE ANIME>

L' UNIONE CON IL CORPO non è la stessa per tutte le anime. L'Ani­ ma Universale, secondo l ' opinione di PLOTINO, contiene in sé il cor­ po che le è attaccato, ma non si attacca [ 1 5] a questo corpo né viene avvolta da esso21; invece, le anime particolari si attaccano ai corpi, 16 17 18

19 20 21

Cfr. UEBERWEG-PRAECHTER, p . 546, Praechter, ap. P.W. V A , 58-68, èuqu'! al tempo di Antonino Pio, intorno al 1 45 d.C. Autore di un commento al Timeo. Cfr. Tim. 3 9 e 3 ss., 4 1 b 7 ss. L' idea che i l sapiente sia un ritratto di Dio è antica e banale, ma non conosco altra testimonianza del la dottrina secondo cui le anime sono inviate dagli dei sulla terra (378.26) per dare uno spettacolo della v ita divina (Eiç 9Eiaç çm� ç ènioEt�tv 3 79. 1 -2). Forse dottrina degli ANTICHI 456.24 (infra p. 1 568). Su tutto questo problema dei fini (o motivi) della discesa, cfr. i l cap. I I di questo libro, pp. 1 3 64 ss. Questo sottotitolo è di mio conio. I MSS. qui recano 1tEpì otaEp òvtroç (non tradotto da Léveque) può avere, in senso stretto, i l significato indicato da Wachsmuth ( l e incorporazioni sono diversamente malvagie: cfr. supra, p. 1 533, n. 3 ), ma sembra molto più naturale ripor­ tarlo al seguito oi nEpì Kp6v10v KtÌ". ol tE yàp VEOtEÌ-Eìç Kaì noì"u6E, Crizia 1 09 c 3 dove gli dei oiov olma rret9oì ljiUxfiç E ilmat. 53 Cfr. PLaTINO, IV 3, 2 1 . 1 1 (dopo il testo citato supra, p. 1 545, n. 47 Ì.Éye OlUKI, d E J.llj!UXOç ò o!al; �v, rome KU�EpVT]'t\K�V dvat EvOOV 't�V KIVOÙO'UV 'te;(VIKCÌ>ç. •.

•.

Appendice I

< l . SCELTA DEL GENERE DI VITA NELLA PUBERTÀ> 1

I 49. 42'

o come i m igliori, caratterizzati I, 382, 25 W. 383 w. secondo l PLATONE per la purificazione, l ' elevazione e il perfeziona­ mento dell ' anima, o come i peggiori , contrapposti ai precedenti per i caratteri contrari; sono giudicati preferibili, secondo gli STOICI per la comunione2 e il bene dipendente dalla natura, secondo i [5] PERIPATE­ TICI per la giusta proporzione conforme alla natura e la vita intellettiva superiore alla condizione umana3; possiedono il preferibile, secondo ERILL04 per la scienza, secondo ARISTONE per lo stato d ' indifferenza, secondo DEMOCRITO per il buon comportamento del l ' anima, secondo

2

3

Su questa 3' sezione e sulle due questioni che essa comporta (scelta di vita alla pubertà, morte), cfr. supra, pp. 1 29 1 ss. e 1 3 02 s. Sulla composizione di questo cap. 42°, troncato all ' inizio, ivi, pp. 1 302 s. Va sottintesa in testa, con una for­ mula di transizione, una proposizione principale come ltOÌ.ustòiòç òtmptpovmt oi �im, tutti i participi seguenti (KptVÒJ.lEVOI 3 82.25, àvnòtacm:ìJ.ÒJ.lEVOI 3 83 .2/3, 1tpOTIJ.lWJ.lEVOI 3 8 3 .6, TÒ atp!:TÒV Ì:XOVT!:.

1 5 50

La rivelazione di Ermete Trismegisto - Le dottrine dell 'anima

altri per una qualche parte del bene, o per l 'assenza di turbamento a detta [10] di IERONIMO, oppure per alcuni altri modi di comportarsi, tutti modi dai quali deriva il pullulare di vite particolari con le loro in­ finite divisioni nel mondo creato5• Non c'è alcun bisogno di occuparsi di queste ultime. Lasciamole perdersi nella loro infinità e diamo loro tanti saluti. SULLA MORTE6

l 49. 43

5

6

Ho costruito lim:tpot con lìtatpou f.Levot. Ma forse �iot lin€1pot, nepi n']v yÉVemv Otatpouf.Levot = "il pullulare infinito di vite particolari che si distribuiscono in tutto il mondo". O ancora, nepi n']v yÉVEmv = "che si attaccano al mondo sensibile". Per non parlare delle precedenti ricerche tra i Presocratici ( Vors ., In d. 202 a 34-b 20; Aezio V 24, 1 -3 ; 25, 2-4), Platone ( Tim. 8 1 d 5-e 2 : cfr. A.E. Taylor, op. cit. , pp. 586/7), Aristotele (de respir. 478 b 2 8 ss.) e i medici (nessun trattato speciale nel Corp. Hippocr., ma molti riferimenti d i passaggio: cfr. l ' indice di Littré, s. v. Mort), è chiaro che il fenomeno fisico della morte deve essere stato un problema banale nelle scuole ellenistiche poiché è sulla cono­ scenza della reale natura di questo fenomeno che Epicuro, da un lato, fonda il suo disprezzo per la morte (Ep. I I I 1 24- 1 27, K. t:.. 2, l O, I l ), che Crisippo, dal l ' altro, fonda la dottrina del la corporeità del l ' anima (S VF., Il, p. 2 1 9.20) e quella del l ' eternità del mondo (ivi, Il, p. 1 85 .43 : la morte è separazione del corpo e del l ' anima; ora, l ' anima del mondo non si separa dal corpo del mondo : dunque il mondo è eterno). Un nEpi 9avawu compare nel catalogo delle opere di Sfairo, ivi, I, p. 1 40. 1 4, ma si tratta più probabi lmente del pro­ blema morale. In ogni caso, in Cicerone, il problema fisico è alla base del di lemma su cui si basa la diatriba morale "la morte non è un male" ( Tusc. I 25 quid hoc? dasne aut manere animos post mortem aut morte ipsa interire ?), in Fi lone, appare in una serie di Oò�at puramente fi siche (Somn. I 3 1 = t. III, p. 2 1 1 . 1 6 C.- W. : Ti ÙÉ; TEÌ..SUTÉpovm (456. 1 6), cfr. PLATONE, Poi. 273 d 6 \va !lJÌ . . . EÌç 'tÒV ·�ç ÙVO!lO!O'tT]'tOç li7tE!pov OV'ta 1tOV'tOV oun. Stando ai quattro grandi miti escatologici di Platone Gorg. 522 e-527 e, Phaed. l 07 d- 1 1 5 a, Resp. X 6 1 4 a-62 1 d, Phaedrus 246 a-249 b, questo è ciò che ne risulta quanto al giudizio e alla condanna. In Gorg., tutte le anime sono giudi­ cate (524 a, e), poi le anime colpevoli sono punite secondo le loro colpe (525 a/c, 526 c 9), le altre inviate alle Isole dei Beati (526 c). In Phaed., tutte le ani­ me vengono giudicate (l 07 d 8, 1 1 3 d 3/4 ). Le anime colpevoli sono in seguito punite e purificate o nella palude infernale (ÉKeì oiKoùcri tE Kaì Ka8mp6!lEVOl nòv 'tE ÙO!KT]!l = , a cui risponde adesso Katà 8è toùç n. È1tt!lEÌ.OÙVTat tÒJV Ùlj!UXWV. Sul ruolo degli angeli nel neoplatonismo, cfr. CuMONT, Les anges du paga­ nisme, Rev. Hist. Rei. , 1 9 1 5, pp. 1 59 ss., in particolare 1 69 ss. Sugli ayyeì..ot di Tera, probabilmente pagani, cfr. da ultimo M. GUARDUCCI, Studi e Materiali di Storia delle Religioni, XV, 1 939, pp. 79 ss.

NOTE AGGIUNTIVE

(cfr. supra, p. 1 493, n. 26) PROCLO, in Tim. , I I , pp. 2 1 3 . 8-2 1 5 .29 Proclo comincia (Il, pp. 2 1 2.3-2 1 3 .7) richiamando l 'esegesi di coloro che mettono in relazione la composizione matematica del l ' Anima del Mondo con l ' ordinamento armonioso del l 'où p avò ç (cielo delle fisse e pianeti : cfr. infra, pp. 1 577 s., Nota agg. Il). Poi prosegue (Il, p. 2 1 3 .8). "Dopo questi c ' è un ' altra massa di esegeti che si concentra su teorie che esprimono meglio la realtà1 • AMELIO, senza aver rivendicato per sé una dottrina che riferisce a P L aT I ­ NO, in quanto esposta in conversazioni non regi strate per iscritto e peraltro sufficientemente confutate dai discepoli del maestro, tenta di interpretare in un' altra maniera i l testo i n questione ( Tim . 3 5 b 4 ss.). Poiché l ' Anima ri­ comprende in sé tutti g l i esseri del Cosmo, dei, demoni, uom ini, animali, è secondo la monade, sostiene, che l ' Anima contiene tutto i l genere encosmico deg l i dei (e non c'è moti vo di stupirsi del fatto che si sia detto che l ' Anima comprende gli dei - di questo in ogni caso uno dei suoi discepol i lo ha già ac­ cusato2 -; infatti , poiché la parola "dio" si dice in molteplici sensi, e non desi­ gna solo l ' Essere sovraessenziale o l ' Intel letto, bensì anche le an ime divine e i corpi divini, ammettiamo pertanto che l ' Anima del Tutto comprenda questi ultimi in quanto abbraccia il numero divino3 secondo quanto c ' è in esso di

2

3

7tPUY!J.UTEtrooEmÉprov ì.6yrov avTEX61J.EVov: i 7tp. ì.. si oppongono alle specula­ zioni formali, puramente matematiche del primo gruppo. roùro yoùv �OTJ nç aùrcp nòv IJ.ET' aùròv È7t�VEYJCE. Deve trattarsi di Plotino, per quanto detto sopra. Il numero divino sembra essere quel lo che simboleggia il mondo degli dei, cfr. PROCLO, i vi, Il, p. 1 6 1 .22 s s. ÙqlEt!J.ÉVTJ oùv r�ç VOTJT�ç ap!J.oviaç Kai rcòv apt81J.Ò>V ÙqlEÌTut TÒ>V VOTJTCÒV (sci/. � lj!UK�), KUÌ Ù1tEPÉXOUaa �ç aia8T]�ç Up!J.OV(aç Ù1tEPÉXEt KUÌ TÒ>V aia8TJTÒ>V apt81J.Ò>V, KUÌ Ei od 1tEpÌ ÉKartpou rmhrov (numero e armonia) auvr61J.roç EÌ7tEÌV, TETpaxcòç ÉKarEpov aùrcòv ÈmtV' KUÌ yàp apt81J.Òç 1tpcimaroç !J.ÉV 6 8Eìoç, OEÙTEpoç OÈ 6 OÙatWOT]ç, KUÌ rphoç OÈ 6 ljiUXtK6ç, eaxaroç OÈ 6 qlUatK6ç, o !J.ÈV ÈVOEto�ç. o OÈ UKtVT]TOç, o OÈ aÙTOKtVTJTOç, o OÈ ÈTEpOKtVTJTOç' KUÌ � ap!J.OVtU 1tpWTTJ IJ.ÈV � ÈV 8EOìç, owrtpa oè � tv roìç ovrroç où at, rphTJ oè � tv raìç ljluxaìç, éaxarTJ oÈ � tv roìç �PIJ.Ocr!J.ÉVotç ù1t' liìJ.rov.

1 576

La rivelazione di Ermete Trismegisto - Le dottrine dell 'anima

m onadico ) ; secondo la diade e la triade, l ' Anima comprende il genere dei de­ moni (in effetti, poiché i demoni sono allo stesso tempo dipendenti dagli dei e provvidenti nei nostri confronti , è secondo la diade che egl i4 risvegl i a in l oro lo zelo provvidenziale, secondo la triade che fa compiere loro la conversione verso gli dei : infatti la posizione dei demoni è doppia, come abbiamo detto, poiché sono intermediari tra g l i dei e noi); secondo la tetrade e l 'enneade, l ' Anima si prende cura di tutta la vita umana (infatti anche questa è duplice, ed è divisa in vita superiore e vita inferiore: con l' enneade l ' Anima organiz­ za la vita superiore, con l a tetrade dirige quella i nferiore); secondo l' ottade e l 'eikosiheptade, l ' Anima procede in modo generale e fino agl i esseri più bassi, e, con l ' impari, essa porta a maturità i frutti coltivati, col pari i frutti selvatici (infatti, è tram ite potenze appropriate che l ' Anima ordina ogni cosa, con le pari quelle che sono dappertutto inferiori, con quelle dispari l e cose più degne, più sovrane, più relazionate agl i esseri divini). Quanto a PoRFIRIO, nonostante la stranezza della suddetta tesi, sostiene nondimeno, in una lunga discussione, che l ' Anima è stata portata in armonia e che colma di armonia tutto i l Cosmo, traendo questa conclusione non solo del fatto che l ' Anima è moltepl icità, che, essendo tale, è o disordinata o ar­ monizzata, e che quest' ultimo caso è quello vero, non certo il primo (infatti, se l 'Anima è opera del l ' I ntel letto, come potrebbe essere senza ordine e senza armonia?), ma anche perché dirige tutte le cose nel mondo secondo rapporti armonici, sia le generazioni dei viventi sia il l oro sistema unificato in rela­ zione al Tutto. Ora, qual i siano questi rapporti che si scoprono nel l ' Anima secondo la sua stessa sostanza, egl i non l i ha né insegnati né ritenuti degni di attenzione. Ha semplicemente d ichiarato che l ' essenza del l ' Anima possiede in sé i rapporti armonici, non come immagini d i una prima serie di altre cose né come principi di una seconda serie di altre coseS, bensì in quanto legante la molteplicità del le potenze che sono in essa. E infatti, in realtà, se l ' Anima non è solo indivisibile ma anche divisibile, bisogna che l a sua essenza non sia solo unica, ma multipla e, se tale, che sia o i nnumerevole o numerata. Ma l ' i nnumerevole è impossibi le, perché l ' innumerevole è una molteplicità senza ordine. L'Anima deve quindi essere numerata. Ora, se è numerata, è costituita o da parti inarmoniche oppure da parti armonizzate. I narmoniche, è impossibi le, perché nulla rimane per natura in questo stato. L'Anima deve quindi, i n ogni caso, essere costituita da parti armonizzate. Ma, se essa è di tal i parti, lo è necessariamente secondo la m igliore armonia, poiché è la prima degli esseri armonizzati. Ora la m igl iore delle armon ie è l ' armonia secondo il genere diatonico: infatti è maestoso e potente. Quindi è secondo questo genere che, comunque, l ' Anima è armoni zzata. Cosicché l ' essenza

4 5

Ancora Plotino, secondo la testimonianza di Amelio. oux KO!Jjlql : cfr. Tim. 3 6 e 2 � o' ÈK j.!É!JOU

6 7 8

Sci!. i l sistema del mondo visibile, copia del mondo intell ig i bil e Ossia l , 2, 3 ---> 4 ClJlCV n')v q>ucrtv, �éÀ.rtov 8f: rò dvat fì rò 11� dvat . . . , roùro 8' (il fatto di esistere sempre) tv ii1tamv àòUvarov Ù1tapx�::tv òtà rò 1t6ppro r�ç àpx�ç àq>icrracr6at, réì'> À.ct1tOJléVq> rp61tq> cruVc1tÀ.� procrc rò oÀ.ov ò 6�:: 6ç, ÈVÒcÀ.cX� 1tot�craç n')v yév�::mv. Nella sua edizione (Oxford I 922), H . H . Joachim scrive ovviamente ÈVÒcÀ.cX� e Simplicio, in A r. Phys. , p. 846. 1 2 D . commenta bene: roù ÈVÒcÀ.cxoùç rò È1t' li1tctpov ÒT]À.oùvroç. Rimane solo dunque, a l l ' attivo di Aristotele, la sola invenzione della parola évr�::À.éXcta. Sul­ la formazione di questa nuova parola tecnica, cfr. W.D. Ross nel suo commento di Metaph. e 3, 1 047 a 30 (Il, pp. 245 s.; si corregga la menzione di F ilone), che richiama gli articol i di Hirzel, Rh. M, 1 884, pp. 1 69-208 e di Diels, Zeit­ schriftfiir vergleichende Sprachforschung, XLVII, pp. 200-203 .

Note aggiuntive

1 587 v

(cfr. supra, pp. 1 533 s., n. 4) PROCLO, in Tim. 41 e 3 , I I I , pp. 275 .26-278.32 Diehl "Per essenza, l e anime sono eccellenti, ipercosm iche, al di là del Fato, perché hanno avuto la l oro prima esi stenza (n']v 7tpÙ:llT] V U7tOO'taOW: cfr. Giamblico 3 7 7 . 1 6) indipendente da questo mondo visibi le. Tuttavia, a causa dei veicol i e dei l uoghi d i soggiorno O.N��:tç: cfr. G. 3 7 7 .26) che hanno avu­ to in sorte (tKÀT]pù:lcravro: cfr. auveKÀT]pW8T]crav G. 377.25, cStaKÀT]pù:lcr�:wv 3 7 7 . 27) come propri dom i c i l i (ÙtOtKeìv: cfr. Tim. 1 9 e 5), sono venute in que­ sto mondo (tyKOO'J.Uot y�:yf:vT]Vtat), ed è dal Dem iurgo che hanno ricevuto an­ che questo posto. È per questo che, dopo averle l egate ai veicoli, Dio pronun­ cia le leggi fatal i attraverso cui le anime hanno avuto per sorte di abitare nei corpi, come un uomo che si fosse l iberato dalle [276] difficoltà del la pol itica e dai fardel l i del governo mentre le sue truppe gli offrissero in tributo i mezzi appropriati per vivere. Ma non è ancora per il presente né i n questo modo che l e anime sono "sotto il Fato": infatti i veicoli, non solamente di queste an ime, ma degli stessi dei, sono mossi in circolo a causa del Fato. Affinché dunque anche le anime, congiuntamente ai loro veicoli, cadano sotto il regno del Fato, occorre che d iscendano e abbiano relazioni con la creazione, la quale viene per seconda dopo l a semina (quest' ultima infatti è precedente), essendo una sorta di distribuzione secondaria dei veicoli subordinata al le rivoluzioni divine, pur all o stesso modo in cui c ' è stata una divisione delle anime stesse da classe a classe, divisione che dipende da una parte dal la Causa Dem iurgica unica (è per questo che anch ' essa è eterna, e non può esserci cambiamento in tal i guide), che dipende dal l ' altra parte sia dal Fato (infatti è esso che dirige le rivoluzioni, che l ega insieme le rivoluzioni universal i a quelle particolari e che unisce il simile al simi le) che dal le anime stesse, tanto da quelle divine quanto da quel le particolari (a causa in effetti del fatto che si uniscono tra loro e che i loro veicoli sono naturalmente imparentati). Pertanto, quando l 'anima particolare si associa a quella universale, anche i l suo veicolo fa corteo al vei­ colo del l ' anima divina, e come tale anima im ita l ' intel lezione di tale anima, così tale corpo riproduce l ' immagine di tale corpo . Perciò la prima semina nei veicoli non manifesta solamente l ' anima come encosmica, ma pone la sua intera esistenza sotto la dipendenza di questa o quel­ la guida. Infatti una cosa è per l ' anima essere encosmica, un' altra essere Lunare o Marziana. Vi è qui in effetti una specie più particolare di vita: in quanto è sal ita su un veicolo, l ' anima diviene cittadina del l ' Universo, in quanto è stata seminata in questo o quel veicolo, diviene una cittadina del la sfera della Luna o di quella del Sole o di qualche altra. Per di più, fin quando il veicolo del l ' anima è unito al l ' Universo, essa abbonda [277] di vita ipercosm ica ed è, come alcuni

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La rivelazione di Ermete Trismegisto - Le dottrine dell 'anima

dicono, "per metà col legata"20; ma, man mano che la semina prosegue, la pone sotto la guida di un dio più particolare. Dopo la semina, una sola nascita è stata fissata per ogni anima; sono le ani­ me stesse che, del resto, compiono una seconda e una terza discesa in base alla loro propria scelta. Ne realizzano solo una che sia comune per tutte: ogni anima in effetti deve entrare nella creazione, poiché tale è i l genere delle anime par­ ticolari, i ncapaci di rimanere immutabilmente lassù. Quaggiù, oramai, l ' anima cade sotto lo scettro del Fato: infatti esse ricevono dal Tutto sia la vita propria ai mortali sia questo corpo visibi le, ed assumono per questo una condizione fisica. Tuttavia, se esse hanno vissuto bene, possono, anche quaggiù, purificarsi dagli accrescimenti del Fato, nella m isura in cui non vi è per esse necessità assoluta di essere unite ad essi a causa del corpo: cosa possono in effetti le produzioni del Fato contro il corifeo del Teeteto ( 1 73 e/e) "che astronomizza lassù nel cielo" e non si cura nemmeno di sapere in che luogo della terra si trovi? Se, vi­ ceversa, ci si volge al corpo, si è necessariamente uniti ai doni del Fato. E, una volta dominate dal la vita propria ai mortal i, le anime divengono schiave del Fato: l ' Universo le usa come esseri senza ragione. Ora questo stato, di nuovo, appartiene ad esse sia per opera loro (infatti è così che hanno scelto, e, avendo scelto, conducono fino alla fine il genere di vita che gli si addice) sia a causa del Tutto: ogni essere in effetti è spinto secondo la sua natura, e ogni modo di vivere ha la sua uti l ità per completare il Tutto, e non c ' è alcun essere che sia lasciato senza ordine o determinazione nel l ' Universo, ma sono tutti diretti in modo tale che le loro vite form ino un insieme proporzionato. È dunque così che le anime discendono, nella loro processione, dal la vita sempre ben ordinata e primissima, attraverso le vite intermedie, fino alla vita più bassa e sottomessa al Destino, e che, dopo essersi fatte strada assistite dal le Moire, cadono, dal loro antico posto al di sopra del Fato, sotto le leggi del Fato e sotto "il trono di Ananke" (Resp. X 620 e s.). Ora, questa "prima nascita" che i l F i losofo insegna al momento e che il Dem i urgo, quando proclama [278] l e l eggi fatal i , preannuncia al le anime, come dovrebbe essere spiegata? Infatti l ' interpretazione che ne viene data non è sempl ice. I l divino GIAMBLICO chiama "prima nascita" la sem ina nei veicol i , ed il seguito testimonia a suo favore (4 1 e 5): "(Dio com unicò) che le anime, una volta sem inate (negli strumenti del tempo), avrebbero dovuto [ . . . ]". Un ALTRO (Porfirio? cfr. s upra, pp. 1 3 75 s.) spiega la prim a nascita del­ le anime come l ' unica discesa: bisogna in effetti che ognuna di queste anime abbia i n ogni modo com inciato con la creazione, perché q uesta l e è propria. Questa esegesi defini sce quindi semplicemente che c'è solo una certa discesa per ogni anima. Un' altra spiegazione, più esatta del l a precedente, quella i nse­ gnata dal MIO MAESTRO (Siriano), dice che, per ogni anima particolare, è stata 20

� J.ltOXEpov�crEmç éxoucréòv. Sul l ' importanza del numero sette nel le età della vita, cfr. soprattutto F. BOLL, Die Lebensalter ap. Kl. Schriften, Leipzig 1 950, pp. 1 56 ss., in particolare pp. 1 83 ss. P. 1 3 1 7, n. 2 (citazione di Plinio). La maggior parte (così ancora J . Beau­ jeu nell 'edizione Budé, 1 950) intende adprobaverit: "ha riconosciuto" o "ha dimostrato che". Il Boyancé, Rev. Ét. Gr. , LXV ( 1 952), p. 3 1 3 , n. l , dopo K . Reinhardt, intende: "ha provato con i l suo esempio". In questo caso, come nota il Boyancé, il testo non sarebbe più valido per le credenze di Ipparco, ma per quelle di Plinio o del suo tempo . . P. 1 33 1 , fine della nota 2 1 . S u l trono nel l ' astrologia, cfr. F . B o L L, A us der Offenbarung Johannis, Berli n 1 9 1 4, p . 3 1 . P. 1 408, l . 1 5 . Cfr. PsEuoo CL EM E NT E , Homil. I 1 0, p . 3 3 . l Dressel (Gott­ ingen 1 853): dopo la predicazione di Barnaba ad A lessandria, oi éx natòd­ aç xocrjltK�ç òpjlcOjlEVOt q>tA.òcroq>m yEÀ.àv aùtòv Kaì XÀ.EuaçEtv énEPaUovto. Più avanti, Barnaba li invita alla scelta (33 . 1 4): À.mnòv t�ç Ùj.!W�paç écrtìv tçoucriaç, ùnEiKEtV � anEt8dv · mù òè À.ÉyEtv UjltV tò crujlq>épov où naucrojlat, on Éj.!OÌ j.!ÈV çlljllU tò crtmnàv (cfr. s upra, p. 1 402), UjllV òè tò èmEt8dv pì-..a P'l · P. 1 433, n. 2 7 . Tuttavia non sono p i ù così sicuro del la m i a traduzione per tàç aq>opjlàç tàç KaKàç toù nÀoutou C.H. I 25 ( 1 6.2: v. anche l 'Add. p. 28): "gl i appetiti i l l eciti che dà la ricchezza". Nei passaggi paral leli, Macrobio, in somn. Scip. I 1 2, 1 4 (p. 522.7 Eyssenh.) attribuisce a Giove la vis agendi, quod npaKnKÒV dicitur, Servi o, ad A en. VI 7 1 4 (Il l , p. 98. 23 Thilo) gli attribu­ isce regni desiderium, e Tolomeo, Tetra!. IV I O, 1 1 (p. 208.5 ss. Boli-Boer) dice che Zeus tò eOcrxll!lOV . . . àvtEtcrayEt e che ttjl�ç . . . jlUÀ.tcrta Kaì énaivou Kaì ÈÀ.Eu8Eptò'tll m ç àvnnou::icr8at napacrKcuaçEt (cfr. su questo testo F. BOLL, Kleine Schri.ften, p. 20 l ) . Ora, potere e onori sono il punto di partenza per l ' ac­ quisizione delle ricchezze, e tale è esattamente il significato proprio di àq>Opjl�, "occasione, pretesto, mezzo per intraprendere o per acquisire una cosa". Tra­ durrei quindi oggi: "nel la sesta (zona, l 'uomo abbandona) i mezzi viziosi per acquisire della ricchezza". L'autore aggiunge tàç KUKàç a causa della tradizio-

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La rivelazione di Ermete Trismegisto - Le dottrine dell 'anima

naie distinzione tra acquisizione giusta e acquisizione ingiusta della ricchezza (cfr. già So Ione, 1 3 . 7 s. Edmonds [LCL, I, p. 1 26] XP� J..l a·ra 8' tJ..ld pm J..li:v EXetV, àòiKmç 8f: m::nàcr6at ouK È6ÉÀm), e la ripetizione dell ' articolo prima del l ' agget­ tivo attributivo stabilisce precisamente questa categoria delle KaKaì àÉpE 8' oi'iv, mç !pTJO"lV 6 X pu mnn o ç , TÒ àvacrTotXEIOOO"UV

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Addenda

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