La Bibbia nell'epoca moderna e contemporanea [Vol. 3] 8810402553, 9788810402559


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La Bibbia nell'epoca moderna e contemporanea [Vol. 3]
 8810402553, 9788810402559

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nell'epoca moderna e contemporanea

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collana LA BIBBIA NELLA STORIA diretta da Giuseppe Barbaglio

La collana si caratterizza per una lettura rigorosamente storica delle Scritture sacre, ebraiche e cristiane. A questo scopo, i'libri biblici, oltre che come documenti di fede, saranno presentati come espressione di determinati ambienti storico-culturali, punti di arrivo di un lungo cammino di esperienze significative e di vive tradizioni, testi incessantemente riletti e reinterpretati da ebrei e da cristiani. Si presuppone che la religione biblica sia essenzialmente legata a una storia e che i suoi libri sacri ne siano, per definizione, le testimonianze scritte. Più da vicino, ci sembra fecondo criterio interpretativo la comprensione, criticamente vagliata, della Bibbia intesa come frutto della storia di Israele e delle primissime comunità cristiane suscitate dalla fede in Gesù di Nazaret e, insieme, parola sempre di nuovo ascoltata e proclamata dalle generazioni cristiane ed ebraiche dei secoli post-biblici. Il direttore della collana, i collaboratori e la casa editrice si assumono il preciso impegno di offrire volumi capaci di abbinare alla serietà scientifica un dettato piano e accessibile a un vasto pubblico. Questi i titoli programmati: ....·L L'ambiente storico-culturale delle Scritture ebraiche (A. Bonora) -~2. Da Mosè a Esdra: i libri storici dell'antico Israele (E. Cortese: 1985) 3. I profeti di Israele: voce del Dio vivente (G. Savoca: 1985) 4. I sapienti di Israele (G. Ravasi) 5. I canti di Israele (G. Ravasi: 1985) -6. La letteratura dell'epoca inter-testamentaria (A. Bonora) 7. L'ambiente storico culturale delle origini cristiane (R. Penna: 3 1991) . 8. La voce delle prime comunità cristiane (V. Fusco) 9. Il vangelo 'di Paolo: analisi storica delle sue Lettere (G. Barbaglio) ~10. Le redazioni evangeliche (G. Segalla) 11. Gesù di Nazaret, evento fondante (G. Barbaglio) 12. Gli scritti della tradizione paolina e giudeo-cristiana 13. L'apocalittica cristiana del primo secolo (U. Vanni) 14-17. L'uso della Bibbia: nell'antichità cristiana (a cura di E. Norelli: 2 voli.); nel medioevo (a cura di C. Leonardi); nell'epoca moderna -·? e_ç_Qf!!.f!!!l..P.O.!..~-rz.e_a (a cura di R. Fabris: 1992) ~----·----·-·--·-· 18. La letteratura ebraica delle Scritture

RINALDO FABRIS (a cura di)

LA BIBBIA NELL'EPOCA MODERNA E CONTEMPORANEA

EDIZIONI DEHONIANE BOLOGNA

©

1992 Centro Editoriale Dehoniano Via Nosadella, 6 - 40123 Bologna

ISBN 88-10-40255-3 Stampa: Grafiche Dehoniane, Bologna 1992

Introduzione generale di Rinaldo Fabris

Nei «Manuali dii:lltroduzione biblica», a partire dalla Bibliotheca Sacra di Sisto da Siena del 1566, alle opere di«storia critica» di Richard Simon dedicate rispettivamente -all' AT (i680) e al NT (1689/1693)~ non manca mai una rassegna storica più omenb dettagliata non solo delle edizioni e versioni della Bibbia, ma anche dei commentari dell'intera Scrìttura o dei singoli libri biblici. Anche nel1'Introduzione generai.e alla Bibbia di Gaetano Perella, che inaugura la serie dei volumi della Sacra Bibbia a cura di Salvatore Garofalo negli anni successivi alla seconda guerra mondiale, si dà una panoramica della storia dell'interpretazione dai padri fino all'epoca contemporanea.1· Una rapida sintesi della «storia dell'esegesi» si trova anche nell'opera in collaborazione Messaggio della Salvezza; nel )\_. volume di Introduzione Generale di P. Bonatti e C.M. Martini. 2 Valerio Mannucci nella sua più recente Introduzione generai.e alla Sacra Scrittura dedica un breve capitolo, il sedicesimo, a un compendio di «Storia dell'interpretazione della Bibbia dalle origini al Vaticano Il». 3 In queste opere di carattere manualistico la rassegna storica segue un modello tradizionale tracciato già nella summenzionata ope-

1 G. PERELLA, Introduzione generale alla sacra Bibbia, Marietti, Torino 21952, parte TV, «Ermeneutica»·, 306-322; questo è il primo volume .del La Sacra Bibbia volga,ta e traduzione italiana dei tesfi. originali illustrata con note critiche e commentate, sotto la direzione di Salvatore Garofalo; questo è l'unico progetto di commento completo della Bibbia a opera di esegeti italiani, rimasto però incompiuto. L'introduzione di G. Perella, terminata nel luglio del 1945, è stata pubblicata postuma sulla base del . suo manoscritto pronto per la stampa. 2 P. BoNATII-C.M. MARTINI, 11 messaggio della salvezza. Introduzione generale. Cçmo Completo di studi biblici, Torino-4:uman 1964, appendice IV, 279-290. 3 V. MANNUCCI, Bibbia come parola di Dio. Introduzione generale alla sacra Scrittura, Brescia 1981, 265-277, priVilegia la prospettiva «ermeneutica» e ne delinea le svolte decisive.

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ra di Sisto da Siena. Si fa un elenco dei vari interpreti della Bibbia in ordine cronologico a partire dai padri fino all'epoca contemporanea e attuale. Per l'epoca moderna è abbastanza comune la distinzione tra esegesi cattolica e protestante con un ruolo determinante assegnato alla Riforma e al concilio di Trento. Un'altra tappa di questo percorso storico è individuato nell'elaborazione e applicazione del metodo «storico-critico» da parte degli studiosi e commentatori del testo biblico. Un contributo notevole per lo studio e la ricostruzione della storia del metodo «storico-critico», applicato ai testi biblici, è offerto dalle monografie di N.S. Kraus (1969) per l'AT e di W.G. Kiimmel (1970) per il NT. Si tratta di due ricerche storiche che prendono come punto di riferimento la Riforma e arrivano fino ai nostri giorni. La presentazione delle varie fasi dello sviluppo storico e l'analisi dei singoli autori sono ampie e documentate. Ma sia lopera. del Kraus sia quella del Kiimmel nella loro indagine si limitano all'area di lingua tedesca, con qualche sporadico-riferimento ad altri ambienti culturali e linguistici. Inoltre la rassegna storica per una precisa scelta degli autori privilegia l'aspetto strettamente metodologico degli studi biblici sotto il profilo storico-critico. È inutile cercare in questa ricostruzione della ricerca storico-critica una documentazione circa la presenza della Bibbia al di fuori delle università e dei libri che sono il prodotto e il veicolo dello studio e del dibattito accademico attorno ai testi biblici. Di diversa impostazione è la Storia della Bibbia di Cambridge in tre volumi, di cui il terzo è dedicato all'ambiente occidental~ dalla Riforma ai nostri giorni. 4 Uno spazio notevole è riservato alla rassegna storica delle edizioni e versioni moderne e attuali della Bibbia e ai vari e diversi commentari biblici dal secolo XVII ad oggi, in.una panoramica che abbraccia l'ambiente di lingua inglese e quello continentale a tutto campo dalla Scandinavia all'Italia, dalla Francia all'Europa centrorientale. Naturalmente non manca uno studio sullo sviluppo del metodo storico-critico, applicato alla Bibbia, e al relativo dibattito sull'autorità della Bibbia. Ma oltre a questo aspetto «scientifico» sono esaminati anche la presenza e ìl ruolo della Bibbia nell'ambito della Riforma e della Chiesa cattolica e in rapporto all'attività missionaria. In forma di epilogo si presenta anche una sin-

4 S.L. GREENSLADE, a cura, The Cambridge History of the Bible. The Westfrom the Reformation to the Present Day, Cambridge 1963.1975.1978.

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tesi circa la diffusione e l'uso della Bibbia nel culto, nelle scuole e nelleletture private. È da rilevare ancora nelfa.__stessa appendice l'accenno all'influenza della Bibbia nella letteratura e nell'arte figurativa e musicale e nella prassi morale. Su questa linea della Storia della Bibbia di Cambridge, ma con una prospettiva più ampia, si colloca la collezione francese in otto volumi sotto il titòlo generale La Bible de tous !es temps, di cui sono attualmente pubblicati sette. 5 Lo scopo perseguito dai dìversi curatori dei volumi è quello di offrire una storia della Bibbia che tenga conto della presenza e uso dei testi sacri nella società occidentale dagli inizi dell'era cristiana a oggi. In altre parole si cerca di vedere come la Bibbia è stata usata e valorizzata, letta, meditata e vissuta fino al punto di diventare fermento della società e deJle•culture. La trattazfone del periodo che va dalla Riforma. aWepoca contemporanea è distribuita in quattro tomi, di cui uno dedicato alla Bibbia nel teinpo delle «Riforme», uno al secolo XVI, «Le grand siècle», e un altro al «Siècle des lumières», e infine il quarto al mondo contemporaneo. I singoli contri.buti all'interno deivari tomi, preparati da specialisti di diverse nazionalità e appartenenze confessionali, illustrano la, diffusione della Bibbia e le sue traduzionì,. le varie forme e i molteplici livellidi lettura e interpretazione del testo sacro, il rapporto tra Bibbi.a scienze e arti - teatro, musiea, iconografia - con l'aggiunta di studi più dettagliati su determinati ambienti e i personaggi di maggior spicco o più rappresentativi. Ne risulta un quadr:o di ampio respiro che però riesce a cogliere anche l'impatto che ha la Bibbia nella vita della chiesa dell'ambiente europeo, nel contesto dell'emer~ gente cultura americana e nelle chiese dell'Africa e dell'India. Ma nonostante questo grande spettro di attenzioni, il fuoco ottico o il punto prospettico di osservazione rimane l'ambito europeo e in particolare r·area francofona, Forse è da imputare a questo orientamento il fatto che nell'ultimo volume dedicato all'epoca contemporanea manca una trattazione specifica riservata al contesto italiano. Nella storia della Bibbia di Cambridge la rassegna delle versioni bibliche e degli studi-commenti

5 Bible de tous les temps, I-VIII, Beauchesne, Paris 1984-1989; per l'epoca moderna e.contemporanea: M. VENARD-B. RoussEL7 G. BEDOUELLE, Les temps desRéformes et la Bible, V; J.R. ARMOGATHE, Le grand.Siècle et la Bible, VI, 1989; Y. BEùvA.:L-B. PLONGERON-:0. BoUREL, Le Siècle des Lumières et la Bible, VII, 1986; C. SAVART-J.N. ALETTI, Le monde conteniporain et la Bible, VIII, 1985.

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per area linguistico-nazionale consente di registrare il nome di qualche autore italiano: G.B. De Rossi,. S. Ugdulemi, S. Minocchi, G. Luzzi, D. Castelli, S.D. Luzzato. Nella storia dell'esegesi contemporanea della Bible des tous les temps - ottavo volume a cura di C. Savart e J .N. Aletti - sono menzionati tre nomi di autori italiani o che operano in Italia: il barnabita P. Semeria nel contesto della crisi modernista, G. Castellino per i suoi studi sui salmi e A. Bea in relazione all'enciclica di Pio XII Divino afflante Spiritu e al suo ruolo nel concilio Vaticano Il. Le ragioni di questa specie di black-out sulla situazione biblica italiana credo che debbano essere ricercate nel ritardo degli studi biblici in Italia, più volte rimarcato nel còntributo di G. Betori. A sua volta G. Ghiberti parla di dipendenza straniera e di «provincialismo» per quanto riguarda lo stu_dio della Bibbia nel contesto italiano dell'epoca contemporanea. Ma questa situazione ha le sue radici storiche nel contesto successivo alla Riforma protestante che porta a un progressivo isolamento della cultura bibJicoteologica itali.ana rispetto al resto dell'Europa. A questo si deve aggiungere il clima di sospetto connesso con la crisi modernista nei suoi risvolti italiani e il distacco per non parlare dell'opposizione dell'ambiente cattolico nei confronti dello stato liberale. L'abolizione delle facoltà teologiche del 1873 è solo il riconoscimento o la formalizzazione di un divorzio tra cultura laica e studi biblicocteologici già consumato nella realtà. Tuttavia ritengo che una ricerca storica non solo degli studi biblici, ma anche della presenza e uso complessivo della Bibbia nel contesto italiano, permetta di temperare alcune valutazioni a prima vista troppo pessimistiche o generalizzanti. Naturalmente una seria sintesi storiografica dovrebbe essere preceduta da studi più dettagliati e da analisi particolari su singoli autori e ambiti ben definiti. Se si escludono alcuni saggi monografici per la storia più recente, mancano delle ricerche puntuali e organiche sulla presenza e l'uso della Bibbia nel •contesto della chiesa e società italiana. Questa carenza si avverte in maniera particolare per i secoli XVI-XVII, in cui si fa sentire ancora l'efficacia del patrimonio culturale maturato nel clima dell'umanesimo e rinascimento. Uno studio puntuale di questo periodo., aperto a tutti gli apporti e stimoli della ricerca storica più recente, potrebbe far rivedere alcune impostazioni storiografiche troppo semplificatorie. Per quanto riguarda le origini di quello che si è soliti chiamare «metodo storico-critico» credo che si debba risalire 8

oltre Richard Simon; considerato dagli studiosi tedeschi del secolo XVIII il «padre della critiea modema». 6 È legittimo cercare le radici di alcune ipotesi di critica letteraria dì Simon, relative ai libri biblici """" Pentateuco in particolare - negli studi e commenti biblici di autori ebrei come K.im.Q.i, Abrabanel, Jacob ben .Q.ayyim e EliyahuAshkenasi e soprattuttoAbram Ibn Ezra. Quando lo studioso oratoriano francese elabora la sua teoria degli «scribi pubblici», responsabili .delle aggiunte· e cambiamenti nel testo della Bibbia, egli può riprendere'iin'ipotesi sui ritocchi del testo biblico già presente in alcuni rabbini del Talmud e in autori ebrei del medioevo e dell'epoca moderna. 7 Ma l'impulso a un nuovo modo di accostarsi e leggere la Bibbia e che sfocia.dopo alterne vicende nell'elaborazioned.el metodo storico-critico, ritengo clie debba essere fatto risalire al contesto culturale dell'umanesimo e rinascimento. Non può essere casuale..che Erasmo di Rotterdam decida di pubblicare nel 1505 le Adnotationes al NT di Lorenzo Valla trovate nel 1504 in un manoscritto della Biblioteca nobertina di Pare vicino a Lovanio. È il lavoro filologico del V alla che ispira circa dieci anni dopo nel 1516 la prima edizione critica del NT greco e latino preparata da Erasmo per l'editore J. Froben di Basilea, Lo stesso Eràsmo l'anno successivo alla pubblicazione delle note di L. Valla scende in Italia con lo scopo non solo di visitare i suoi luoghi santi, ma anche di «profittare di ciò che. offrono le sue biblioteche e del rapporto coi suoi eruditi» (Lettera a Marco Laurin del 1518). Dunque per Erasmo il contesto italiano non è solo il paese del «principe dell'eloquenza» - Petrarca - ma il vivaio del nuovo orizzonte culturale che sta alla base del suo progetto di riforma spirituale e religiosa. 8 Un centro di prim'ordine, dove si incrociano le diverse correnti dell'umanesimo italiano è la Firenze degli eredi del Petrarca: Coluccio Salutati (1331-1406), Leonardo Bruni (1370-1444), Poggio Bracciolini (1380-1459), Niccolò Niccoli (1364-1437). Leonardo Brunì nel suo trattato in difesa degli studi umanistici sostiene la necessità

J.D. WoODBRIDGE, Richard Simon et la critique biblique, BIT, VI, 205. B.E. ScHWARZBACH, Les sources rabbiniques de la critique biblique de Richard Simon, BIT, VI, 207-231. Alle stesse fonti rabbiniche, grazie ad alcuni manoscritti della biblioteca dell'Oratorio di Parigi, San Sulpizio,, accessibili al Simon, risalirebbe anche la sua ipotesi di diversi livelli e gradi dell'ispirazione del testo' biblico. 8 L.E. HALKIN, Erasmo, Bari 1989, 75-85. 6 7

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di fondare la fede cristiana sulla conoscenza delle litterae. 9 Lo stesso autore nella Epistula che accompagna la sua versìone della Politica di Aristotele (1435-1438), dedicata al papa Eugenio IV, afferma che «anche Socrate e Platone hanno insegnato verità vicine al cristianesimo». Questa esigenza di coniugare in modo armonico l'eredità dei classici, riscoperti, ritrovati e ricopiati, con il patrimonio religioso cristiano, è tipica dell'ambiente fiorentino, dove insegnano i maestri bizantini: Giovanni Argiropulo e Manuele Crisolora. A Firenze nel 1439 si conclude il concilio, iniziato a Basilea e continuato a Ferrara, con il decreto di unione tra ortodossi e cattolici, redatto dal monaco umanista Antonio Traversari. È lo stesso Traversari che informa i suoi amici che l'imperatore bizantino Giovanni VIII Paleologo aveva portato a Firenze codici delle opere di Platone, Plutarco e Aristotele. È in questo clima di riscoperta dei classici greci che si comprende il dibattito fiorentino sul ruolo della filosofia aristotelica e platonica, che vede impegnati Marsilio Ficino e Pico della Mirandola da una parte e Angelo Poliziano dall'altra. Nello stesso contesto si colloca la personalità di Girolamo Savonarola (1452-1498). Egli attira le simpatie di GiovanniPico della Mirandola e di suo fratello Francesco. Mentre Giovanni Pico studia i codici biblici ebraici per i. suoi interessi verso la cabala giudaica, il Savonarola chiede al fratello Alberto, medico a Ferrara, di inviargli sei piccole Bibbie ebraiche. Il frate domenicano nel convento fioren, tino di San Marco, dove sarà in seguito eletto priore, favorisce lo studio dylle lingue: greco, latino, ebraico, aramaico e arabo. È in questo ambiente di studi umanistici e biblici che si forma il giovane domenicano Sante Pagnino, traduttore della Bibbia dai testi originali in latino (Lione 1527). Agli inizi del 1500 il Pagnini viene chiamàto da Leone X a insegnare a Roma nella scuola di lingue orientali fondata dallo stesso pontefice. L'iniziativa del papa si colloca nel contesto degli interèssi umanistici e filologici che danno vita ai collegi dello studio delle tre lingue - èbraico, greco e latino - in cui si coricetrano gli sforzi di umanisti come F. Melantone a Wittenberg, Erasmo a Lovanio, e di mecenati come ilvescovo Fox a Oxford,il cardinale F. Ximenes ad Alcalà e di Francesco I a Parigi. La corte pontificia romana può con-

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De studiis et litteris tractatulus ad Baptistam Malatestam, opera scritta tra il 1423

e il 1426.

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tare nei secoliXVXVlsurie e la progettazione di nuovi sistemi di valori. A questo si deve aggiungere l'innovazione di G. Gutenbergametà del XV secolo. L'introduzione dei caratteri mobili nella stampa dei testi dà un impulso eccezionale alla diffusione rapida e ampia della Bibbia. Non è casuale che il primo testo esteso stampato a Magonza con il nuovo procedimento sia proprio la Bibbia. La moltiplicazione dei testi a stampa favorisce fa diffusione della Bibbia non solo nelle varie forme ed edizioni deltesto, m;i anche la disponibilità di quegli strumenti e sussidi biblici che erano stati eia-. borati nel corso dei secoli precedenti. Nel contesto di questa più ampia e capillare diffusione del testo biblico grazie alla stampa, matura anche l'esigenza di curare un'edizione critica sia delle versioni tradizionali, latina e greca, sia dei testi originali: greco ed ebraico. In realtà questa esigenza accompagna lo studio della Bibbia fin dai tempi di Origene e sta alla base dei diversi tentativi messi in atto per controllare o correggere il testo biblico. Ma nel secolo XVI nella ricostruzione di un testo critico della Bibbia convergono due nuove motivazioni connesse con il mutato clima culturale e le controversie confessionali. Da una partel'impulso che proviene dall'umanesimo per la cura e lo studio filologico dei testi originali sta all'Origine della prima edizione critica del NT a opera di Erasmo di Rotterdam nel 1516. Dall'altra il confronto tra la chiesa cattolica e~quella nata dalla Riforma impone di fondare l'uso e lo sttidio della Bibbia su basi sicure. In questo clima si colloca il decreto del concilio di Trento del 1546 sull' «autenticità» della versione latina detta «vulgata». Nel dibattito conciliare matura l'esigenza di «correggere» sia le versioni latina e greca 'della Bibbia sia il testo ebraico dell' AT. Per iniziativa del papa vedono la luce a Roma verso la fine del XVI secolo due progetti: la revisione della vulgata e l'edizione della Bibbia greca detta dei «Settanta». Invece l'edizione a stampa del testo dell'AT ebraico risale all'iniziativa della famiglia ebraica Soncino in diverse città italiane e di Daniele Bomberg a Venezia, che si avvale della collaQorazione di maestri e. studiosi ebrei. Ambedue le iniziative - la revisiOne delle versioni e la stampa dell' A T ebraico - si inseriscono

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nel contesto culturale italiano soprattutto nel focolare di studi che si sviluppa a Venezia attorno all'editore e tipografo Aldo Manuzio, L'edizione della Bibbia poliglotta interessa altri centn europei èhe possono contare su una tradizione di studi biblici come Alcalà in Spagna e sull'appoggio finanziario di grandi personalità: il re Filippo II per la poliglotta di Anversa e Cromwel per quella di Londra. La stampa e la diffusione dei testi originali della Bibbia stimolarono la produzione di nuovi sussidi e strumenti per l'analisi del testo biblico: grammatiche, dizionari o lessici di ebraico, aramaico, siriaco egreco. La conoscenza e lo studio della lingua ebraica è favorito in Italia nel secolo XVI dall'emigrazione forzata di maestri ebrei dalla Spagna e dalla Germania. Invece la produzione di strumenti per lo studio del greco, innestato nel fervore di studi umanistici, è caratteristico di alcuni centri italiani. Altri sussidi e strumenti accessibili a un pubblico più vasto sono le concordanze, i dizionari, le enciclopedie e i vari manuali storici e geografici di carattere biblico. Si tratta per lo più di testi scritti in latino e destinati ai predicatori del clero secolare e degli ordini-e congregazioni religiosi. La stessa funzione svolgono i commentari biblici a singoli libri o a tutta la Scrittura. In questi commentari, che prolungano e in parte sostituiscono le «glossae» e le «postillae» dell'epoca medievale, confluisce da una parte l'interesse filologico maturato con l'umanesimo e dall'altra il climacontroversi-'stico innescato dalla Riforma protestante. Quando il patrimonio culturale dell'umanesimo si esaurisce ela preoccupazione apologetica o polemica prende il sopravvento, si chiude quello che è considerato il «secolo d'oro» dell'esegesi cattolica, in cui hanno una parte non secondaria: alcuni esegeti e studiosi che vivono e operano nell'ambiente italiano (1530~1630). Gli strumenti e i sussidi per la lettura e l'interpretazione della Bibbia nei secoli XV-XVII sono necessariamente riservati a una cerchia ristretta di studiosi e predicatori. Ma qual è la presenza o conoscenza della Bibbia a livello popolare e qùal è la sua iiicideiiza nella cultura in genere? I due sondaggi, rispettivamente nell'atea della Ii~ turgia e in quello dell'iconografia, consentono di intravedere alcuni effetti della presenza ed efficacia della Bibbia al di fuori della cerchia degli esperti e predicatori (R. Grégoire per la liturgia, e Th. Verdon per l'iconografia biblica). La breve indagine sull'uso della Bibbia nella liturgia non offre novità di rilievo. I modelli celebrativi di questi secoli continuano quelli precedenti. I testi biblici nella liturgia hanno un ruolo ridotto e ripetitivo. Inoltre la barriera della lingua latina: preclude al popolo l'accesso ai testi biblici. Ma anche 14

quelli che possono leggere il latino dellaliturgia cornei membri del clero ei religiosi hanno a disposizione un numero limitato di testi ..È sinfomatico il fatto che il tentativo di ampliare la lettura biblica del breviario con il progetto del cardinal Fr. Quinones (t 1540). sia fallito rapidamente. Ben diversa è l'impressione che si ricava dallo studio dell'iconografia biblica in questi secoli. La Bibbia sembra avere un impatto notevole ed efficace nella produzione artistica inserita nel contesto religioso dell'epoca. Se da una parte si avverte Ja continuità con le tematiche bibliche dell'epoéa precedente, dall'altra si rileva la novità connessa con i nuovi interessi culturali:dell'umanesimò e del rinascimento. L'icònografia intesa in senso globale e ampio, comprendente le arti figurative e l'architettura, si ispira talvolta direttamente altesto biblico per l'assunzione di alcuni temi. In a1tri casi è più ~vi­ dente la mediazione del contesto rinascimentale che fav9risce una lettura sapienziale del testo biblico. In tal modo la classicità sisposa. con la risposta alle nuove istanze spirituali. I due ambienti privilegiati nella ricerca di Th. Verdon, Firenze e Roma, sono rappresentativi anche del percorso storico dell'iconografia biblica che nel secolo XVU risente in modo più diretto del clima delle controversie confessionali. I due sondaggi di R. Fabris e C. Bissoli danno una visione inte'" grata e complementare circa lo studio e la presenza della Bibbia nei -secoli XVII ~XVIII. Questo periodo è caratterizzato da una parte dalle conseguenze della divisione religiosa in Europa con i suoi risvolti specifici neWarea cattolica.in Italia e dall'altra dai nuovi orientamenti culturali --' illuminismo e razionalismo - che hanno il loro centro di gravità nel nord Europa, in particolare in Francia e GermaniiL Il contesto religioso ed ecclesiale italiano, anche grazie all'applicazione delle misure disciplinari del concilio di Trento; èin parte sottratto al terremoto culturale e alla conflittualità interconfessionale che sconvolge l'ambiente dilinguatedesca e francese, Però questa relativa pace religiosa è accompagnata da una stagnazione degli studi biblici e teologici in genere, Le personalità più preparate e vivaci dell'ambiente italiano si rivolgono agli studi storico-letterari (LA. Muratori) o si concentrano nelle ricerche di filologia e di critica testuale (G.B. De Rossi, C.G. Vercellone). In compenso in questo stesso periodo si rivela più vivace e fecondala _mediazione della chiesa gerarchica -vescovisacerdoti secolari e religiosi '-- per la diffusione e l'amili_cazione spirituale e pratica del 15

messaggio biblico attraverso la predicazione e la catechesi. DeLresto questo orientamento corrisponde alle decisioni del eonciliotridentino, che imprime nuovo impulso allo studio e alla conoscenza della Bibbia, ma sotto il controllo e la guida della chiesa. Quello che viene a mancare per un pàio di secoli è il contatto diretto con il testo biblico, mentre si vanno moltiplicando le varie. forme di mediazione soprattutto nella catechesi che prende ancora nuovo impulso dalle iniziative nate dal concilio di Trento. La mediazione biblica ha degli ottimi risultati quando è fatta da personalità geniali e di alto profilo culturale e spirituale come don Giovanni Bosco, il vescovo Antonio Cesari di Verona, il filosofo Antonio Rosmini, Maria Alfonso De' Liguori a Napoli e in particolare il vescovo Antonio Martini a T.orino e a Firenze, con la sua traduzione dalla Volgata in italiano di tutta la Bibbia. La situazione degli studi biblici in Italia nel periodo che va dal Vaticano I al concilio Vaticano II è condizionata dalla storia successiva al concilio di Trento. La separazione dal contesto culturale europeo e la frammentazione degli interessi, nonché le tensioni tra stato e chiesa in Italia nelXIX secolo, impediscono o per lo meno frenano la formazione di una scuola italiana nel campo degli studi biblici e della teologia in genere. Il contributo di G. Ghiberti che esamina questo periodo dà la possibilità di fare un confronto con le situazioni contemporanee in Germania e in Francia. È ben documentata la ricchezza di studi e la vivacità di dibattiti che contrassegnano l'ambiente di lingua tedesca nel secolo XIX e agli inizi del XX. Qui vengono elaborate e verificate le varie ipotesi di· critica letteraria e storica relative all'AT e al NT. Meno note invece sono le diverse iniziative in campo cattolico e protestante per la diffusione e conoscenza della Bibbia a livello di grande pubblico. Sotto questo profilo l'ambiente italiano, che pure conosce associazioni e gruppi per lapostolato biblieo, sembra meno vivace e organico. Quello che caratterizza invece il contesto religioso e cultu[ale in Italia è la crisi modernista che ha avuto il suo epi~ centro in Francia, ma che provoca non pochi danni anche nel contèsto italiano. La Francia di fronte a questa crisi può contare su alcune personalità e istituzioni di grande prestigio come M.J. Lagrange e l'École biblique. Nell'Italia postmodernista si ,crea un vuoto cultura~ le che viene solo in parte compensato dal lavoroisolato di alcuni studiosi come Giuseppe Ricciotti e Antonio Maria Ceriani e di pochi altri che si riconoscono o lavorano nell'Istifoto biblico di Roma (Alberto Vaccari). Solo con il dibattito conciliare del Vaticano H si

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chiarisce in inodo equilibrato il rapporto tra Bibbia e metodo storico-critico che sta all'origine:.,4ella questione biblica prima e poi della crisi. modernista. Il nuovo clima propiziato .dall'autorevole e feconda costituzione conciliare Dei verbum è documentato nell'analisi delle tendenze attuali circa l'uso e l'interpretazione della Bibbia di G. Betori. La ricerca offre una panoramica esauriente per l'ambiente religioso ed ecclesiale italiano perché prencle in considerazione i diversi ambiti da 'quello delle traduzioni--0.ivulgazioni della Bibbia, della sua presenza e ruolo nella liturgia, teologia e magistero; fino a quello dell'incidenza .e interpretazione della Bibbia nella catechesi e nelle varie aggregazioni ecclesiali, Il punto nodale posto in evidenza d.alla ricerca di Betori è la questione del modello ermenèutiço: in base a quali criteri e con quali strumenti viene letta e interpretata)a Bibbia negli ambiti summenzionati? L'interrogativo non ha una risposta univoca. D'altra parte sitratta di «tendenze», cioè di una situazione in movimento che consiglia delle valutazioni caute e provvisorie. In ogni caso il ritardo italiano nella ricerca biblica più volte segnalato da Betori, congiunto con l'esigenza di un'alfabetizzazione di base da parte degli operatori pastorali o responsabili della catechesi e della formazione cristiana, toccano due punti cruciali dell'attuale stagione biblica italiana, ricca di fermenti e carica di potenzialità. In una ricostruzione storica circa ]'uso e l'interpretazione della Bibbia nell'epoca moderna e contemporanea non poteva mancare µncontributo sul rapporto tra Bibbia e valdesi nel contesto italiano. La ricerca di Bruno· Corsani documenta la peculiare situazione valdese, l'unica minoranza cristiano-evangelica radicata nel contesto storico italiano. Il passaggio dal periodo medievale, in cui nasce il movimento valdese, all'epoca moderna non rappresenta una discontinuità nel metodo di lettura della Bibbia essenzialmente orientata ad uno scpo pratico pastorale: sostenere la fede e l'impegno cristia~ no. Con l'adesione alla Riforma nel 1532 nasce la vera e propria chiesa valdese, che ha come punto di riferimento per la sua alimen~ tazione teologico-culturale l'ambiente ginevrino. La produzìone biblica valdese dalla metà del XIX secolo è condizionata dalla situazione di minorità religiosa costretta alla difesa o sollecitata dalla polemica con.la maggioranza cattolica. Accanto alla lettura biblica spiritual~ ed edificante, in cui prevale un;attualizzazione atemporale,. il · Corsani richiamaJ'attenzione su alcune figure di spicco che hanno

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dato un contributo alla cultura biblica oltre i confini della minoranza valdese: Giovanni Luzzi, Giovanni Mìegge e Giovanni Rostagno, oltre ai viventi Giorgio Girardet e Alberto Soggin. L'apporto più originale della minoranza valdese in Italia è quello di avere favorito e stimolato un accostamento diretto dei cristiani al testo biblico grazie a una produzione vivace e continua di sussidi per la lettura e la comprensione della Bibbia. I due capitoli finali aprono una prospettiva originale e necessaria per comprendere la presenza e l'efficacia della Bibbia nella storia dell'epoca moderna e contemporanea. Essi sono parte integrante del volume perché rappresentano l'apporto specifico degli ebrei al~ l'interpretazione della Bibbia (Sergio J. Sierra) e l'approccio musulmano ai testi della Bibbia (Maurice Borrmans). La rassegna storica di S.J. Sierra documentala vitalità e originalità della lettura e interpretazione della Bibbia fatta dai maestri ebrei nell'epoca moderna e con(emporanea. Pur nelle alterne vicende che caratterizzano la storia delle comunità ebraiche in questo pe_riodo, si può parlare di una tradizione esegetica ebraica che si pone in rapporto dialettico con le sollecitazioni culturali dell'ambiente europeo. È sintomatico il ruolo di Mosè Mendelssohn di fronte all'illuminismo (haskalàh) e le reazioni conseguenti. Tra i 24 autori che nell'epoca moderna e contemporanea hanno dato un contributo notevole all'interpretazione del testo biblico, il Sierra segnala almeno tre italiani che si sono distinti nella «scienza del giudaismo»: ISa:ak Shemuel Reggio, Samuel David Luzzato e Moshé lsaak Tedeschi. A questi si deve aggiungere M.D. Umberto Cassuto peri suoi studi sul Pentateuco e la Genesi in particolare. Larassegna storica sugli interpreti ebrei della Bibbia, .oltre a porre in evidenza l'autorevolezza e l'autonomia del primo testamento, non subordinato al NT, richiama l'attenzione su un problema vitale per tutti ilettori e interpreti della Bibbia circa il rappòrto tra l'interpretazione letterale, peshàt, del testo e quello omiletico,.morale, daràsh, e inoltre sul rapporto tra lettura tradizionale e quella moderna o storico-critica.

La questione ermeneutica si pone anche nel contributo di M. Borrmans sull'approccio musulmano ai testi della Bibbia. Anche nell'interpretazione del Corano si distinguonodue livelli di signifiC?~ to: quello «letterale», zahir, e quello «nascos.to», batin. A questo fatto di ermeneutica interna al Corano, si aggiunge il problema del 18

rapporto tra il testo coranico e quello che è chiamato il «libro», in cui convergono la «legge)> degli ebrei, Tawrlìt, e il «Vangelo» ingfl, dei cristiani. L'interpretazione del «libro» è mediata non solo dalla lettura del Corano, ma anche dalla tradizione dei «detti», hadìth, e dalla catechesi coranica. Il problema di fondo, al di là delle convergenze e divergenze, omissioni e accentuazioni, è la precomprensione musulmana riguardo alla Bibbia: essa è stata falsificata e alterata da ebrei e cristiani a livello di testo o di interpretazione. Anche se questo può sembrare un pregiudizio, non si deve dimenticare che nella storia dell'esegesi un'ipotesi analoga per spiegare le contraddizioni presenti nei testi biblici è stata fatta sia da alcuni rabbini sia da critici cristiani (Richard Simon). A conclusione della lettura di questa rassegna s'ull'uso e l'interpretazione della Bibbia nell'epoca moderna e contemporanea si può dissentire su alcune conclusioni dei singoli contributi, sul metodo seguito dai vari collaboratori, sulle omissioni, lacune e semplificazioni, ma credo che almeno su un punto si deve convenire: la Bibbia in questi cinque secoli con alterne vicende è stata presente in modo vivo e vitale nella storia religiosa europea ed è stata coinvolta nel dibattito culturale nell'accezione più ampia del termine. Il lettore che ha la pazienza di seguire passo passo la storia di questa presenza e lettura della Bibbia negli ultimi secoli forse non troverà la soluzione ai molti interrogativi che l'interpretazione del testo biblico solleva, ma si renderà conto che essi sono gli stessi che altri lettori hanno posto alla Bibbia nel corso della storia moderna fino ai nostri giorni. Questa constatazione non giustifica alcun scetticismo, ma conferma la prospettiva caratteristica della Bibbia: è parola di Dio in parole umane. Se questo vale per la Bibbia come testo sacro o ispirato, tanto più vale per i vari tentativi umani di leggerla e interpretarla.

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Parte prima

La Bibbia nei secoli XV-XVII

1 Edizioni della Bibbia versioni nelle lingue parlate con particolare riferill1ento all'Italia di Carlo Buzzetti e Giulio Orazio Bravi

i. I primi passi della nuova arte tipografica L'invenzione della stampa a caratteri mobili, introdotta nella re~one renana a metà del quattrocento e subito diffusa in molti centri

europei, modificò notevolmente le tecniche di produzione del libro, ariche se in un primo tempo le novità furono più evidenti solò negli aspetti quantitativi della produzione libraria. l contemporanei di Gii.tenberg, fossero entusiasti oppure scettici per le nuova scoperta, concordarono almeno su due fatti: ìl nuovo metodo tipografico consentiva la. diffusione di una tale quantità di copie della stessa opera .quale primanonsiera mai conosciuta; il prezzo dei libri risultava dì molto. abbassato: «nunc parvo doctUS quìlibet esse poteSt», scriveva nel 1483 p. Filippo Foresti. nel suo Supplementum Chronicarum .. Vintroduzione deHa nuova arte tipografica a metà .del quattroce_:Q.to, anche se provocò subito una maggiore circolazione di libri, non aprì tuttavia in modo altrettanto immediato una fase radicalmente. nuova nella storia del libro, e più in generale della cultura. Nella sceJta dei libri da stampare e delle modalità grafiche di presen!l#:ì0nedei testi, iprimi stampatori si adegµarono infatti alle esigenze e ai gusti del pubblico dei manoscritti, per cui i libri più diffusi in fl1~lJ:lOScritto almomento dell'invenzione della stampa furono anche i pf.J.J.IÙ à entrare nell'officina dello stampatore. Novità nella scelta e n_ella gualità dei testi stampati, nelle attese. e nei gusti dei lettori e nell'iniziativa di curatori, èditori e stampatori si verificarono solo ddpoalcuni decenni dall'introduzione della stampa, e non esclusiva·. m~ntè .i'er merito di essa, come una concezione "tecnicistica" della storia della culturabafatto credere, ma anche per il sopraggiungere ,e;gaffermarsi tra quattrocento e cinquecento di nuove i~ee ed èsigeqze:culturali,religiose e politiche, che vennero ad integrare con le 'spe.tt~colàn possibilità offerte dal nuovo metodo tipografico. 23

A partire dai secoli XII e XIII il libro aveva cominciato a diffondersi in ambiti sempre più vasti e diversificati della società; allora, alle diverse esigenze del pubblico erano venute à corrispondere diverse funzioni del libro e, su di queste, a modellarsi varie tipologie librarie. Di grande formato, massicci, in scrittura gotica su due colonne, con ampi margini per i commenti e le postille, erano i libri cosiddetti «di banco», di contenuto teologico, biblièo, giuridico, medico, destinati alla lettura specialistica dei professionisti della cultura medievale. Di medio o piccolo formato, libri «da bisaccia», poco curati nella confezione e nella scrittura, erano invece i libri di contenuto devozionale o moraleggiante, spesso scritti in volgare, destinati a un pubblico popolare composto soprattutto di laici non letterati. A partire dalla fine del trecento, l'umanesimo contribuì inoltre a diffondere, sul modello degli antichi codici della rinascita carolingia, libri scritti a tutta pagina in scrittura «antiqua» o rotonda, di una composizione semplice e insieme raffinata, espressione di sensibilità culturale e di notevole perizia tecnica. Tutti questi libri, di diverso contenuto e diversa tipologia, entrati nell'officina dello stampatore quattrocentesco, pur riprodotti m~ccanicamente in un elevato numero di copie, non vennero tuttavia modificati nelle loro peculiari caratteristiche. Tutti i primi stampatori pubblicarono, ad esempio, i testi teologici e giuridici, compresa la Bibbia, nel grande e solenne formato in-folio, in caratteri gotici e su due colonne, con le glosse distribuite lungo i margini in caratteri più piccoli, seguendo le regole che si erano osservate per secoli nel riprodurre quei testi manualmente. Nello stesso modo si operò quando gli stampatori tedeschi, scesi a lavorare in Italia, pubblicarono i testi cari agli umanisti, adeguando caratteri e grafica ai gusti di questi ultimi. Mentre i libri che già erano circolati manoscritti in formato piccolo, in volgare e di contenuto devozionale e moraleggiante, mantennero la stessa veste anche nella riproduzione a stampa. I primi tipografi si mossero dunque nella fase iniziale del loro lavoro in confÒrmità di quelle che erano le aspettative del lettore "tradizionale". Non meraviglia dunque il constatare che per tutto il secondo quattrocento la lingua latina, con il 77% dell'interaproduzione di incunaboli conosciuta, sia stata la più usata nei testi stampati, segno di come fosse ancora la lingua preferibilmente letta dei ceti colti e da coloro che avevano familiarità con il libro. La produzione in volgare è intorno al 20%. Per poco meno della metà (pari al 49%) si tratta di libri di contenuto religioso, per l'altrametàdi libri profa24

ni. La maggior parte dei librireligiosi (circa il 54 %) sono testi devo~ zionali e agiografici, laudi e poesie; per il resto si tratta di quaresimali è confessionali, di volgarizzamenti dipadri della chiesa: Agostino, Gerolamo e Bernardo; già ampìamente diffusi in manoscritto nel secolo precedente; le sacre Scritture .coprono il 4,6% della produzione volgare di testireligiosi. 1 Sino al 1500, si registrano undici edizioni dell'intera Bibbia. Contando che la prima edizione, curata dal monaco camaldolese Nicolò Malerbì, è del 1471 a Venezia, 2 vuol dire che si ebbe l'uscita di una nuova edizione all'incrrca ogni tre anni: un dato che sta a significare come in Italia il volgarizzamento dei testi biblici fosse di lunga tradizione: un fenomeno che risaliva al duecento, quando i primi volgarizzamenti di alcuni testi biblici furono composti per faici affiliati in confraternite, per uomini e donne intimamente partecipi del movimento spirituale inaugurato dai nuovi ordini mendicanti, per quanti avevano dato vita e nome a,moviineriti e sette eretìcali. Il volgarizzamento di Nicolò Malerbi segna comunque una novità rispetto alla tradizione manoscritta, dalla quale per altro il monaco camaldolese attinse nel suo lavoro di traduttore. Più che traduzioni, quelle medievali erallo delle parafrasi di aléuni testi biblici. (:on la Bibbia delMaleibi del 1471 si ha per la prima volta la diffu~ s_i non è un codice, bensì piuttosto e propriamente una predica sulla bontà di Cristo, a noi manifestata e data in dono.se crediamo. M:osè invece nei suoi libri insiste e spinge e minacCia e colpisce e punisce duramente, perché è legislatore e fustigatore». 5

Nell'edizione di settembre del 1522 il Nuovo Testamento di Lutero recava in fine, ad illustrazione dell'Apocalisse, alcune silografie di Lucas Cranach con elementi di chiara polemica antiromana, come la corona della «bestia in trono>~ a forma di tiara papale e ancora l'i-

5 La traduzione in italiano della prefazione di Lutero al Nuovo Testamento è stata pllbblicata in MARTIN LUTERO, Lieder e prose, a cura di Emilio Bonfanfr; Milano 1983, alle pp. 318-329.

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dentificazione di Babilonia .con Roma, riconoscibile dalla collocazione di CasteLSant'AngelQ al centro della città che cade in toviria. Queste illustrazioni dell'Apocalisse verranno riproposte in numerose edizioni bibliche luterane e in altre che intenderanno collocarsi all'interno del movimento della Riforma. Negli anni successivi apparvero singoliJibri o gruppi di libri veterotestamentari che Lutero andava man mano traducendo. La prima Bibbia completa venne pubblicata a Lubecca nel 1534 dall'editore Johami Bugenhagen e stampata dal tipografo Ludwig Dietz. Al frontespizio \uJ.a splendida silografia di Erhard Altdorfer visuali.Zzava, con toni drammatici, il tema luterano «Legge-Vangelo»: a sinistra, con le figure di Mosè che riceve la Legge .e dei progenitori, una tomba chiusa coii sopra tlnò scheletro; a destra, con la personificazione della grazia e l'immagine. del Crocifisso? una tomba. scoperchiata e il Cristo risorto; al centro,J'ùomo atterrito dalla morte, ma arcontempo fiducioso, volge fo sguardo, su invito del profeta isaia, verso il Crocifisso.

5. ·Traduzìoni nelle principali lingue europee Vesempio di Lutero ebbe un im1Uediato e notevole seguito. Tra~ duzioni del Nuovo Testamento, o anche solo di alcune parti di esso, furono pubblicate negli anni venti del cinquecento Iiel1e principali lingue europee. . . > Cornelis Heynrickx pubblicò nel 1524 un Nuovo Testamento in Olandese; che si basava intieramente sull'edizione greco-latina .di ~iasmo.Magiàl'aiinoprimasierano.avute, nellastessaOlanda, alcune edjzioni di testi neotestamentari tradotti in olandese direttalJl.~.nte dalla versione tede5ça di Lutero, Nel 1525, prima ad Anvers~; po~. a Deventer, uscirono d\le edizjoni del Nuovo Testamento, .re, in Bible, 3,76-93.

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"~~1.IJ.pàgnato il testo biblico nei·codicimanoscritti medievali. Gli ulti('~~ì{:tr~ \.'.qlumidella poliglotta di Anversa offrono come sussidio per JÙ:·studiodelléJmgue bibliche: le grammatiche. e i rispettivi dizionari :•q)l~ssicidi ebràico, aramaico, siriaco e greco. Nel volume sesto,·Ol" · • tfe:drlia grammatica ebraica; c'è· un riassunto del dizionario _ebraico . #-oilumèntàle Thesaurus liriguae sanctae, 'O~ar leshOri ha-qodesh di . SantefPagnino pubblicato integro a Lione nel 1529, e··a Parigi nel ;;~~48,-épòi a•Gìnevra nel 1575 é 1614. Esso è stato diffuso in varie kédizidnì come Epitome, Anversa 1616. Dello stesso Pagnino èla: ·_,~r~fuàtica ebraica pubbliCata con il titolo f[_ebraic'arurri1nstitittio;,:~'ìlfit'·Ubri quatuor; Lione 1526 e Pàrigi1549, di cui esiste anche un' e• '~. 9~t&n.e i1l·formato ridotto più volte ·pubblicata. Queste -opere del .:-ifR*tedonienicano, professore di lìngue orientali a Roma alla scuola i_:~~ndata,daLeoneX, sono ispirate e modellate sulle grammatiche e i ~,(i~i~t9i:'.'pr~parati dai- rabbi.ni a partire dal medioevo_ fino all'epoca ;i

6. Le concordanze bibliche

ragioni.pastorf!.l~~,;

La necessità di consultare il testo biblico per predicazione - e di studio suggerì fin dal medioev() la composiziol}~{; di alcuni su_ssidi per la ricerca degli argomenti o tem.i e dei relati~{~ passi biblici. Sorsero così degli elenchialfabetiei dei yarhrgoment{;'! che presero il nome. di Concordantiae . .Quelle più antiche e di~s~·; sono le concordanze reali, in cui sono disposti in ordine alfabetieo?JJ( vari argomenti di carattere morale,·teologicoo spirituale; corifin~y{:: cazione dei rispettivi te~ti biblici; che servono aillu~trarli. Accanfo'.;~& queste concordanze tematiche prendono piede neLsecolo XIII p~~:)j iniziativa dei domenicani di Saint facques di Parigi le concordatii'~'~ verbali sul testo della Bibbia latina. Oltre alle parole fatine déffA~ .. ·.;·,;.. 58

f~-~~~~a;.él~11cate in ordine alfabetico, sond. segnalati i relativi passi ~l;)ìbli~i:Ilmodello delle cortcordànze latine è fatto risalire a Ugo di i~iìùCaro. ESsofu integrato con l'aggiunta della frase contestuale in J~µ{,_ri~orre iLvocabolo in questione.· Questo modello semplificato é ;!~ei;fè'.?ipnato ulteriormente nel XIV secòlo fu stampato. a.Strasburgo '~~t:IA-70: Una nuova integrazione fu fatta nel corso del XV secolo

"·t;p~J~aggiunta delle particelle indeclinabili della Bibbia. Così _appar-

i:'*~r-c{UYConcordantiae maiores Bibliae a Basilea n~l 1496 presso Jo-

~'.11,~hJ!.fropen, riedite più volte in seguito. AU;rancescano Arlotto di

;~{àfod~l XIII secolo sono attribuite le Concordantiaeutriusque Te~~t,efm~nti; st;impate in seguito più v.olte a Norimberga 1485-1486 eJa

·;;~'èilRgnil. 1572, 1585.

. •:;,'t)..:fuytà del XVI secolo il celebre tipografo R. Est~enne di_ Parigi ;ponaquesto strumento di consultazione della Bibbia. Egli dh J}l.ltfritermim e le. particelle della Bibbia latina .1n ordine alfa.: ... ç,qye, indica i versètti ·con;-isportdenti mediante la numerazione ·•·.: ··;f~va i11tro_dotto .n,eUe sue· edizioni a parfrredal 155i. Questi cri9'r:10 s.~~iti anche dalle altre coùcordanz~ stampate nel corso :. ',Jsecolo. La.comparsa de1l'edizi0Iie clementina della Volgata :f§~:irripose negli ambienti càttolici una rpvisione· delle concor. e'iàtfoe. Il tipografo di Anversa Cristoforo Plantin sta:ii1pò una ' _è()ticordanza suHabase della Volgata clementina nel 1599. ~~9 d~l secolo seguentè' cornparverci .altre concordanze più o ··arppie, !Ila secondo. il modeHo òtnlai stabilito.; Si possono i~j}~t~ quella essenziale di Francesco Luca di Bruges, pubbli.. /.À_,riversa n:_el ·1617, e la conèordanza amplissima di Gaspare .:;~ptapubblicata a Romà·nel 16Tt. . .· · )l't''chi non poteva avere le grandi concordan~é bibliche latin~ ·)te era, sempre a disposizione la Tabula alphabeticadéi sogget~ li,'§rérefativiversetti: che còmpare nell'apparato introduttivo di ~;fsibbie Stampaté fin dal XV Secolo, come qùèllà composta da ··~1~ iB.thrio, frate minore diVertezia. Questa è preceduta· spes#iri'iiTabula super Biblia, dove con alcuni versi mnemotecnicisi me'ilcontenuto dèì capìtolidella·Bibbia secondo un modello ·· nté rieì manoscritti medievali. .;S;~sìgenza_di avere·uno strumento appropriato per consultate la :'t~\;i'ebraica nélle controversie con i ·cristiani ·spinse il mèdico 'a!td'cfoheo .Nathart di:Avìgnone a preparare verso la metà del ;l~·ùrra:concordahza. sul testo ebraico masoretico deHa Bib~ .. .• . a'fu Stampatala priina volta a.Venezia nel 1523 da Danie" :{ifg.coniltitolo Mé.'irNativ, «Luce.della via»;ripubblicataa

z>4.

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Venezia nel 1564 e a Basilea nel 1581. Giovanni Reuchlin la tradusse in latino e la fece stampare a Basilea nel 1566 con il titolo Concordantiarum hebraicarum capita quae sunt de vocum expositionibus a R. Mardocheo Nathan conscripta. Una nuova concordanza ebraica fu stampata dal frate minore Mario de Calasio. Egli prende come base quella di Mardocheo Nathan, ma dà anche la concordanza dei vocaboli aramaici di Esdra e Daniele, indicando le radici e le affinità lessicali dei termini ebraici biblici con i corrispondenti aramaici, siriaci, arabi e aggiungendovi la rispettiva traduzione latina. e le varianti della volgata e del greco dei Settanta. L'opera impegnò il de Calasio per 40 anni assieme ad altri collaboratori e fu pubblicata do~ po la sua morte per iniziativa del papa nel 1621 ~1622 a Roma èon il titolo Concordantiae sacrorum bìbliorum hebraicorum in quattro volumi. È stata riedita a Colonia nel 1646 e a. Roma nel 1657. Anch& Giovanni Buxtorf lavorò alla preparaziòne di una concordanza' ebraica che fu portata a termine e pubblicata dal figlio a Basilea nei 1632. Anche qu~sta prende come bàsel'opera di Mardocheo Nathan;'i con l'aggiunta di nuovi vocaboli. e la citazione ordinata e· sistematica. t\ del~e genealogie lessicali. Un'edizione riassuntiva della concordania''~ di Buxtorf è stata pubblicata a Wittenberg n.el 1653 con ilt~tolo M~~i;~ nuale concordantiarum hebraeo-biblicarum. i~ Sul modello della concordanza ebraica e latina Konrad Kirchet·;·j(i di Augsburg elaborò una complicata concordanza biblica sulla ver;(:" sione greca dei Settanta, dove dispose in ordine alfabetico i vocaboAA· ebraici e le rispettive varie traduzioni greche ricorrenti nella Bibb( con i passi relativi. A questo aggiunse un indice alfabetico dei voc~~ boli greci con i passi biblici corrispondenti. Il lavoro fu pubblica~o · Francoforte sul Meno in due voluminel 1607. Quasi ci!lquant'anp.; prima nel 1546 Sisto Birken, Sixtus Betulius, compaesano del . · cher, aveva dato alle stampe la sua concordanza greca nel NT,.doy( i vocaboli e alcune particelle greche, disposti in ordine alfabetic:P. sono accomRagnati dalla traduzione latina. Le referenze biblicJ:i~ limitano ai capitoli. La divisione in versetti di R. Estienne compari qualche anno dopo. Il figlio del celebre editore tipografo parigi pubblicò a Basilea n.el 1594 quello che era stato un progetto del dre, le Concordantiae Testamenti Novi graeco-latinae. Quest'()pe rimasta anonima, completa quella del Birken' Essa è stata ried· nel 1600 con un supplemento di Roberto Olivo Estienne nelJfr Erasmo Schmid; che criticò la concordanza pubblicata da E. Estf ne, preparò un'altra stampata a Wittenberg nel 1638; 60

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,,C:;.\Iisleicòdìd manoscritti il testo biblico è spesso preceduto da tavo'1èjrrneìtloI1iche e sintesi degli argomenti che preludono ai manuali di n:t(fifoi?tlii.one eai giossari o dizionari biblici. Un esempio di queste ~µìzioµi..si::ha·~ella Bibbia latina cum tabula alphabetica et concor;;~~'ii~i(l.~i~gufor~m locorum di Pierangelo di Monte Ulmo, pubblicat~é&c~~ètÌe~i~ nel 1492 e 1501. Una raccolta di spiegazioni dei singoli ~i~f#tifli:disp()sti in ordine alfabetico erano già le Ethymologiae di Isi:V~pfg,~éli·Siviglia che si trovano in tutte le biblioteche medievali e che ifp.~Q:IiQ·.'.riprodotte in seguito nell.e edizioni a stampa:. Un. vecchio ·:/'l'Osia~io bibljèo attribuito a un vescovo gotico, rimaneggiato e rin, .· _. 9#els~cofo,X:II fu stampato a Milano riel)476. Altri compen':i~~i~:~\~sé gei predicatori degli ordini inendic~nti furono composti sul .t!i,i()~~IJ.9.i;delle Derivationes.maiore.s di Uguccione del XIII secolo, f · ~µ•çptboliçon qel:domenicano Giovanni Balbi, De origine etsi, .'. tolocci (1613-1687), completata da Carlo .t:eParòJa.traduzione e il coni1I1entq a .quasi tutti i libri del'~'~pµbblicati a Romaoea Padgi trail 1527,e 1534. Il:com·~:J::aietaIJ,o, .aderente al testo biblico,. va cqntro l'indirizzo ''ili~1co.ntestoitaliano vedono la

EDOUELLE, Lefevred' Étaples et l'intelligence des Ecritures, Ginevra 1976, ·.,'.':R';'.'STAUFFER;·«Lefèvre d~Étaples, artisan ou spectateur de la Refor-

.;Jntctprètes de la Bible,

11~29.

67

prevalente nell'esegesi tradizionale del suo tempo. È comprensibile perciò la reazione critica di cui si fa portavoce il confratello Lancellotto Politi, noto con il nome di religione Ambrogio Catarino (14871553). Anche quest'ultimo preparò alcuni commenti ai testi biblici con intento teologico controversistico: le Lettere di Paolo e cattoliche, pubblicate a Venezia nel 1551. In questo contesto possono essere menzionati i commentari biblici di alcuni esegeti italiani che parteciparono ai lavori del concilio di Trento. Cornelio Musso (1510-1574), celebre e precoce predicatore, ha commentato tutte le Lettere di Paolo, pubblicate a Venezia nel 1588. L'agostiniano Girolamo Seripando (1492-1563}, accanto ai lavori teologici e controversistici, preparò un commento alle Lettere di Paolo ai Galati e ai Romani, pubblicato il primo ad Anversa nel 1567 e Venezia nel 1569, e il secondo a Napoli nel 1601. Il benedetti~ no Taddeo Cucchi da Chiari, noto come Isidoro Clario(1495-1555), esperto grecista ed ebraista, morto come vescovo di Foligno, oltre all'edizione critica della Bibbia latina, curò l'edizione del Cantico dei cantici e il NT con alcune annotazioni, pubblicate rispèttivamen~ te a Vienna riel 1544 e a Venezia nel 1541. Di carattere più teologic0 e controversistico sono i commenti biblici del vescovo di Chioggia, Giacomo.Nacchiante (1500, 1569), stampati a Venezia 1567, e del; veneziano Luigi Lippomano (1500, 1559}, il quale raccolse attorni:) ai testi biblici dell 'AT i commenti deglì autori tradizionali corredaM'. doli di osservazioni proprie sul testo ebraico. Il volume su Genesi; Esodo e Salmi del Lippomano furono pubblicati a Parigi nel 1546,.~· nel 1550 e poi a Roma nel 1585 .17 In questo contesto possono esséf,~~ ricordate altre opere di carattere biblico, in particolare i comniéiìti ai salmi di Roberto Bellarmìno (1542-1621), pubblicato aRomari~f 1611 con il titolo In omnes Psalmos dilucida explicatio, riedito ptWi volte in seguito. .. '~% Nel panorama dei contributi italiani ai commentari biblici I1èil~ seconda metà del secolo XVI e nella prima metà del seguente ~i'dt'. stinguono due nomi: quello del teatino Antonio Agelli o Agel.. (1532-1608) e quello del gesuita Giovanni Stefano Menochio (15 1655). Il primo fu membro delle varie commissioni romane che p · pararono l'edizione critica della versione greca della Bibbia,SettilIJ;l) ta, e della Volgata. Dell'Agelli è il celebre e apprezzato Comménf~ :..;~~~;

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VACCARI,

«Esegesi ed esegeti al concilio di Trento», in Bib 27(1946J~.3~I

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,;rJ#tf.t:;tin\Jts.almos et Cantica, pubblicatoaRoma nell606 e in seguito i{~~C%91oriia>t607e aPariginell61l; Il nome di Menochioèlegato alla ;"ifJ/r~vfs1explicdtio litteralis totius.·sacrae Scripturae ex optimis quibu'i.q'fi.~·,auctoribusper epitomen collecta, un vero best-seller; dell'epoca, : stampata 'dapprima a Bologna nel1630 e 1659 e poi adAnversa: 1679 ;.,eç~}lo.1òne 1683, 1697. Discepolo dell' Agelli è il teatino Michele Ghi• $1é~i·(1564~1646), che ha fatto un commento al Cantico dei cantici e :.:*l'·1ib1p:'çlelprofeta Geremia, pubblicati il primo a Roma nel 1609 e :'~gtca!•Jl;enezia nel 1613, Anversa 1614, Parigi 1618; il secondo aLio':'.ttèi:\nél 1613. •:~~'.sf,.,;rra>i commentari biblici di questo periodo hanno un posto di §lB.~.~~trgiqgliautorispagnoli rappresentanti del secolo d'oro dell'ese~{'" · .;~atfolica. 18 Apre la serie il fecondissimo ed erudito Alolls© o AlL , (j;':fostàdo (1400-1455), nominato da Nicolò V veséovo di Avila, \•yq~i~:frt'atoperciò l'Abulensis. Docente di filosofia e teologia a Sala:~:{m•f1nc~;:ib']?ostado ha coIÌlmentato quasi tutti i libri della Bibbia dal · ·.· 1·1449. La sua opera biblica è stata stampata a Venezia nel '·03inJ3volumi e poi in 16nel 1596 e in 22 nel1616.·Fanno :;fèoIIrinentari prodotti nel corso del XVI-XVII secolo dai ceJ~geti gesuiti spagnoli, tra i quali si distingue in ordine crono:':31\pòmpagno dLignazio di Loyola, Alfonso Salmeron (1514j~t;ch~·.pariecipò ai lavori del concilio di Trento einsegnò a Na. Ve ebbe tra i suoi discepoliilfuturo cardinale Carqfa; ilSal~ :.·~.r,accolto il frutto di 40 anni di predicazione nei-Commenta•; 'gelicam historiam in 16 volumi· editi a Madrid nel 1598oia•C;olònfa nel 1602-1612. Contemporaneo e confratello :~ton è Giovanni Maldoilado (1534-1583), docente di filoso·6gìa aRoma e poi a Parigi. Egli.ha lasciato i. Commentarii ai ;arigeli; editi la primà volta a Pont-à~Mousson, in Francia, -.:~)Ppi aVenezia nel 1S97 e l606e a Btescianel 1598; i Com:'àr.profeti, Geremia, Ezechiele, Baruc e Daniele e ad altri 'i~A.'.f pub_blicatia Lione nel 1609 e a Parigi nel 1643. Nello ·_:odo msegna a Roma Francesco Toledo (1532-1596), che #;,commento al Vangelo di Giovanni, pubblicato .in varie

volumi nel 1660. Una seconda edizione ìn 7 vòlumi comparve'-i>·"·· :::i_~~~~ santorale dispongono di testi propri; lo stesso si verifica nel com'Q dei santi. .·.·.· · Il concilio di ~Trento richiese un ciclo di letture più nutrito; ~. gerendo l'introduzione di brani non proclamati nella liturgia dd nicale. 4 Non si può dimenticare che vigeva l'uso di ripetere in/~ mana (quando si riprendevano i formulari eucologici dome11icàlf: :·.;·.

Cf. J.-A. JUNGMANN, Missarum s()llemnia. Explication génétique de)a.:{ romaine, Théologie 20, Paris 31964, Il, 167 {ed.it., Torino 21963, I, 326)::,: 4

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5~i~~~:gi,~lette la domenica; soltanto in alcune ricorrenze o periodi · · :\:ih:,(quaresima; quattro tempora, ecc.) si disponeva di una i~l'_èvarietà: Nell'insieme però erano pochi i testi, e la loro si;;ìz1one copriva un solo anno liturgico. Non si conosceva l'uso \~> per mezzo di buone opere. e di indulgenze; }'.J?1età e· di. riti periodici ( c:onfessione. annua al proprio jffi·A:·L'.PPLE, Breve storia

della catechesi, Brescia 1985, 81-129.

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l'antica «lectio divina» monastica (che era ed è ancora oggilettura sapienziale e COJl.templativa, ben distinta dalla meditazione e dalla:' preparazione dell'omelia o del sermone!) ha avuto coilseguen.Zefa~ cilmente immaginabili, a danno della stessa celebrazione liturgica.e La nuova cultura filosofica e teologica suscitava altre esigenze e creò un altro «tipo» di credente e di pastC1re. Rimane sempre vero, anche per il periodo qui descritto; che l'uso dei testi sacri corrisponde a una realtà spirituale, nello spirito della tradizione patristica e della successiva esperienza ecclesiale. In questo senso sono utilizzati, a vari titoli, l'Antico e il Nuovo Testa~ · mento. I canti strettamente legati allo svolgimento della celebra7 zione offrono un materiale fondamentale: antifone·(ingresso, offer" torio, comunione), salmo interlezionale, letture. del Profeta e {?;~ vi si· aggiungono canti intercalari destinati a facilitare la meditazion~.~ èa riti oscuri nel loro significato allegorico.8 .Jvarfota' dei sistemi di lettura:, à livello di campionario, è elimi:;;;~l'lende a uniformare la distribuzione dei testi, orientandosi '.(,u~'identica disposizione, che sarà poi sallZiona.tadai libri litur)!Jibb.catidopo il concilio diTrento, nella seconda metà del seQ;'~;?'Anche gli ordini religiosi, antichi e moderni, adottarono 'atàvma 22(1975), 68-95.

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Effettivamente molti avevano dimenticato l'autorità della Bibbia: esiste un ruolo liturgico della sacra Scrittura, analogo al suo ruolo teologieo. È letta e proclamata, cantata e spiegata, meditata e interpretata sulla base della tradizione e sotto l'azione dello Spirito Santo. Non esiste un incontro tra la Scrittura e la cultura profana;la «divina pagina» non entra nel patrimonio culturale quotidiano della maggioranza dei cristiani; non è un punto di riferimento. Più di un umanista ne era consapevole, e lo stesso Er::tsmo ( t 1536) criticava quella forma di religiosità attratta più dal miracoloso che fondata sul terreno solido della Bibbia e dei Padri. 12 Era il punto di conclusione logica di un'atmosfera nuova, espressa nella «devotio moclerna», che si diffonde in tutta l'Europa occidentale. 13 L'evoluzione della società e della chiesa si verificò anche a livello liturgico, con una tendenza ad accentuare l'aspetto individuale della celebrazione. I vari movimenti di riforma della chiesa, che si sviluppano nelse~ colo XVI, si esprimono anche nella riforma dei libri liturgici, .con un ritorno alla Bibbia. In particolare, lo stato di decadenza che affliggeva la preghiera .canonica, nei secoli XIV-XV, provocò un rinnovamento. Il pontefice Clemente VII ne incaricò il cardinale Francisco Qujfiones (t 1540), che pubblicò nel 1535 un Breviarium RomanurJJ ex Sacra potissimum Scriptura et probatis s.anctorum historiis collec~ tum et concinnatum. Destinato alla recita privata, questo breviarjç ;; ebbe oltre cento edizioni dal 1535 al 1556. I salmi erano distribuiti in una settimana; le letture erano, per ogni giorno, in numero di tre: Antico Testamento, Nuovo Testamento, testi patristici e agiografici. :]' Tutti i libri biblici, per lo meno le loro parti principali, erano letti neJ~ corso dell'anno. Questo breviario fu soppresso da Paolo IV ne,~/l· 1558, a richiesta d~i te~.logi delle_ u~iversità di Pa~gi, di Ro~a e del->.~ la Spagna. Il suo difetto era la sc1ss10ne tra preghiera pubblica e pre-J;~ ghiera privata, che indicava la negazione implicita del carattere uffi-Aj ciale della preghiera della chiesa. Tuttavia il breviario di Quifionè;\~ ebbe il vantaggio di stimolare il clero secolare alla recita delle Ore;;:t;.l offriva un appoggio alla formazione religiosa personale, tenepd~l,~: presente la realtà concreta del clero impegnato nell'attività minist~:[:~ riale, nello studio e in altri lavati apostolici. Nel 1568, Pio V, con.U•:/M .':\~~

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..;~;~ J. ETIENNE, «La médiation des Ecritures selon Erasme», in Scrinium Erasmiiii.'%''

num, a cura di J. Coppens, Leiden 1969, II, 3-11. di'.~~ 13 P. DEBONGNIE, «Dévotion moderne», in Dictionnaire de Spiritualité, Paris~~ 1957, III, 727-747; F. VANDENBROUCKE, La Spiritualità del Medioevo (XII-XVIsecòFJ1~~ lo). Nuovi ambienti e problemi, .nuova ed.i~ ..am~liata e aggiornata a cura di R. ~.

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(•_'6,~~:;Q.psì si può parlare dell' «iconografia biblica» anche in arti astrat-

'Ft~!~4in~tta delle fonti bibliche. C'entra anche, e talvolta in modo ,iyqi 4\ltta quella letteratura para-biblica composta di prediche ·· · 'J,11?tfattati.devoti e sacre rappresentazioni, dove gli scrittori (.i)Ìj.Csf davano il compito di esagerare l'inerente potere emotivo :·tp·sacro; Nell'ultima opera di Donatello, ad esempio-i rilievi \lgufaritLilSignore come un legislatore che trasmette il suo potere. i:fnVSi-direbbe che Leonardo abbia cercato di alludere a due del'' .,.. '·~~fiche principali del racconto evangelico della cena: il «regno» (~l~i,~.~?:nii6wrcottlandamentodell'amore». Ma la figura di Gesù, con le fr1~ì\~~c1a:··aperte,fa pensare soprattutto a un Cristo deposto dalla cro~&R~~:7{ç1&è> ,,i'tutte le .cose, contestata dalla maggiore delle sue creature, ~H~~gii)()~•Ma; ribadiamo, nella cappella papale tale iconog~afia ha · ·.opti precisissimo: laddove viene trasmesso al neo-eletto vica'Gris,to il potere di «sciogliere» o x>; ·-~()nte alla misericordia di Dio verso i peccatori, Giona, lui :iiìX'ì:ibelle•perdonato, .«fu indispettito» (Gen 4;1). Si ritira a · :· ~Iia. città· e. aspetta, sdegnoso, Dii:> intanto fa crescere· una ~·*iCin'dper dare ombra al profeta, e Giona ne prova gioia. ·~~j:ycrcl.opo,Dio manda unverme che fa seccare la pianta, e =:~~p?s~o'alvento afoso e al sole, si lamenta amaramente'. Jl ;1g~ìichiede .se gli sembra giusto essere sdegnàto per una pian,.,,, :\:e.· Giona risponde che. sì, è. giusto sdegnarsi «al punto

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Ed è qui che Dio impartisce la lezione finale sull'uso dell'autorif'. tà: «Tu ti dai pena», dice a Giona, «per quella pianta di .ricino pefJ cui non hai fatto nessuna fatica e che tu non ha:i fatto spuntare;. che'. in una notte è cresciuta e in una notte è perita: eio non dovrei a:v~t pietà di Ninive, quella grande città, nella quale sono più di wntd~i ventimila persone, che non sanno distinguere fralamano destraelif sinistra, e una grande quantità di animali?» ( Gen 4 ,10~11). Chi ha_ progettato l'iconografia della volta sistina ha voluto quindi comuniS care questo messaggio: nonostante le ripetute ribellioni - nonosta:n:"; te il peccato, in cui l'uomo cade e ricade - Dio che tutto ha creato con amorosa fatica non desidera la morte delle sue creature; è «Uri Dio misericordioso e clemente, longanime, di grande amòre»chei§~ lascia impietosire riguardo al maleminacciato (Gen 4,2), Egliha ali% torità assoluta su tutte le cose perché ne è l'Autore, ma adoperala stia autorità per salvare; e così anche Pietro e i suoi-successori, eh~ adopererannoil potere delle chiavi per salvare l'uomo dal peccato', Il «segno di Giona» che, nella cappella Sistina viene offerto a «un.ii generazione perversa e adultera» (Mtl6,4), è l'inimmaginabile pi:~.~ tà di Dio per «quella grande città» da lui creata, che è l'univers(:)P; Nell'emozione violenta_ con cui il Giona di Michelangelo si gira e~]( za gli occhi per guardare la prima delle scene della: creazione, D(à che separa la luce dalle tenebre, sentiamo infatti tutta la meravigli~ umana davanti a questa visione del potere; il proféta ~ e conJ11i;i~ visitatore della cappella pontìficia - capisce finalmente il .colleg~~ mento tra queste realtà: chihacreato.il.mondononlo vuoledistrtlg~ gere, Giona ne è il «segno», e sotto la grande figura michelangiqtefS sca il papa, successore di quel «Simone figlio diGiona» che in Cri~tgi riconobbe il Figlio del Dio vivente, diventa «segno» pure lui, qua~§ do s'avvicina all'altare. i\'di

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