Invito al cinema di Liliana Cavani 8842521108, 9788842521105

I testi propongono una lettura critica dei film, fornendo gli strumenti necessari per penetrare nel mondo espressivo del

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Italian Pages 184 [188] Year 1996

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Invito al cinema di Liliana Cavani
 8842521108, 9788842521105

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Francesco Buscemi

INVITO AL CINEMA DI

CAVANI

Muri

BOSTON PUBLIC UBRAftY

Copiey Squara

INVITO AL CII^J*ÌA

Liliana Cavani

Nella stessa Collana: FELLINI di R.C. Provenzano

HiTCHCOCK di G. Simonelli KUBRICK di R. Eugeni ROSSELLiNi di G. Michelone

FRANCESCO BUSCEMI

Invito al

cinema

di

Liliana Cavani

MURSIA

Questo volume è stato realizzato con di Barbara Virginia Genovesi.

Un

la

collaborazione editoriale

sincero «grazie» a Liliana Cavani e a Italo Moscati per

prezioso

il

contributo dato, pur senza entrare nel merito delle mie interpretazioni e

opinioni personali; a Tania Nucera per aver revisionato ogni pagina di

questo lavoro e a Sandra Glésaz per avermi consentito

la

visione di

molti film di Liliana Cavani.

I

traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e

diritti di

di

adattamento totale o parziale con qualsiasi mezzo (compresi

crofilm e

le

copie fotostatiche) sono riservati per

tutti

i

i

mi-

Paesi.

L'Editore potrà concedere a pagamento l'autorizzazione a riprodurre

una porzione non superiore a un decimo del presente volume e comunque non eccedente le 75 pagine. Le richieste di riproduzione vanno inoltrate all'Associazione Italiana per i Diritti di Riproduzione delle Opere dell'Ingegno (A.LD.R.O.), via delle Erbe. 2-20121 Milano - tei. e fax 02-809506.

©

Copyright 1996 Gruppo

Ugo Mursia

Proprietà letteraria riservata

4649/AC

-

Gruppo Ugo Mursia Editore

ISBN Anno 99

98

-

Editore S.p.A.

Printed

S.p.A.

-

in Italy

Via Tadino, 29

-

Milano

88-425-21 10-8 Edizione

97

96

12

3

4

CRONOLOGIA

1937

Vita di

Avvenimenti

Avvenimenti

Liliana Cavarti

culturali

storici

in

Nascono Dustin

Nell'enciclica Mit

Mo-

Hoffinan, Jane Fon-

12 gen-

da e Renzo Piano. Lumiere inventa la

brennender Sorge Pio XI afferma

Nasce a Carpi, provincia di

dena,

il

naio.

cinematografia

tri-

l'inconciliabilità tra cattolicesimo e

il

nazismo. Muore

sistema delle Lenti

Gramsci. Mussoli-

Longanesi fonda Omnibus; il primo rotocalco italiano. Guttuso dipinge il Tramon-

ni

to alle torri di Ter-

vengono

mini. Nei cinema

nati

dimensionale con bicolori.

escono La grande

compie una

sita in

vi-

Libia pro-

clamandosi difensore dell'Islam. fratelli

I

Rosselli assassi-

Francia dairOvra. Nasce in

Scipione l'africano

il Ministero della Cultura Popolare

di Gallone,

(Minculpop).

illusione di Renoir,

gnor

Max

merini con

Il si-

di

Ca-

De

Si-

ca e Fermo con le mani con Totò e Tina Pica. Moravia pubblica L'imbroglio. Viene inau-

gurata Cinecittà.

1960

Si laurea in Lette-

Escono La noia

di

Bolo-

Moravia, La forza

gna e si iscrive al Centro Sperimen-

dell'età della de Beauvoir e II guar-

re antiche a

II

governo Tam-

broni si dimette dopo i disordini a Reggio Emilia e in

CRONOLOGIA

1960

Vita di

Avvenimenti

Avvenimenti

Liliana Cavarti

culturali

storici

tale di

grafia a i

CinematoRoma. Tra

suoi com.pagni di

corso,

il

futuro re-

gista di I

pugni

in

tasca. Bellocchio.

Nasce

diano di Pinter.

Sicilia.

L'appartamento di Wilder vince l'O-

Comitato Naziona-

Rocco

scar,

e

i

le

per l'Energia

cleare,

il

il

Nu-

C.N.E.N.

suoi fratelli di Vi-

sconti

il

premio

speciale della giuria alla

Venezia,

vita di

mostra di La dolce

Fé Ili ni

la

Palma d'oro a Cannes. Godard vince

il

premio per

la miglior regia al

Festival di Berlino

per Fino

mo

all'ulti-

respiro.

In

America Marilyn è la

protagonista di

Facciamo l'amore. In Italia escono L'avventura di Antonioni, La lunga notte del '43 di Vancini da Bassani e II bell'Anto-

nio di Bolognini da Brancati. Tony Dallara, con Romantica, vince il Festival di Sanremo. In tv nascono Tribuna politica e Non è mai troppo tardi,

condotta dal

maestro Manzi.

1961

Gira il cortometraggio Incontro notturno

come

gio per

il

sag-

Centro

Escono Accattone

Tredici

di Pasolini e Gli

italiani in forza al-

spostati di

Hou-

ston sceneggiato

l'Onu

militari

vengono

massacrati nell'ex

CRONOLOGIA

1961

Vita di

Avvenimenti

Avvenimenti

Liliana Cavarti

culturali

storici

Sperimentale. Vin-

ce

il

concorso per

da Miller Sciascia

Congo

pubblica

landa,

Gran Breta-

gna

Danimarca

II

giorno

funzionario Rai,

della civetta, Pa-

ma

solini

rinuncia al po-

sto.

Comincia

in-

vece a lavorare per realizzando

la Rai,

due piccoli servizi.

e

La

vita militare

Gente di

teatro.

La

religione

mio tempo, Vonnegut Madre notte. Muore Hemingway. La Lodel

ren vince l'Oscar

per La ciociara, Bunuel la Palma d'oro a Cannes per Viridiana. La

e

belga.

chiedono

Ir-

di entra-

Nascono a Milano, Genova e Firenze le prime giunte comunali di cen-

re nella Cee.

Giovanni XXIII neltro-sinistra.

l'enciclica et

Mater

Magistra chiede

notte di Antonio-

giustizia sociale e

ni trionfa al Festi-

riconoscimento

val di Berlino. In

dei diritti dei po-

nascono L'amico del giaguaro. Chissà chi lo sa

poli

con Febo Conti,

capi di Stato della

Controfagotto

Cee.

tv

del

mondo.

A

Terzo Parigi

primo vertice dei

di Gregoretti, Stu-

dio

\.

Fo e

la

Ra-

me conducono una contestatissima Canzonissima.

1962

suo secon-

Garda Màrquez

Antonio Segni

do cortometrag-

pubblica La mala

eletto Presidente

La

della Repubblica.

Muore

Giovanni XXIII

Gira

il

gio, L'evento,

sem-

ora, Bianciardi

è

pre all'interno del

vita agra.

Centro Sperimentale. Si diploma in regia. Per la tv

Messe.

realizza la Storia

in verde.

del Terzo Reich e Età di Stalin, due lavori molto complessi che la fanno conoscere al pub-

nelle sale L'angelo

l'energia elettrica:

sterminatore di Bunuel, Il riposo del guerriero di Vadim, Jules e Jim

nasce l'Enel.

blico televisivo.

di Truffaut. Il cine-

Warhol

realizza le Bottiglie di

Coca cola Escono

inaugura lio

il

Conci-

ecumenico. In

Italia

viene deciso

di nazionalizzare

CRONOLOGIA Vita di

Avvenimenti

Avvenimenti

Liliana Cavarti

culturali

storici

ma

1962

italiano anno-

vera in quest'anno L'eclisse di Antonioni,

di

te

Loy, tati

Le 4 giornaNapoli di

I

giorni con-

Una moderna

di Petri e

storia

(L'ape regina) di

Lawrence d'Arabia di Lean

Ferreri.

vince l'Oscar, Salvatore Giuliano di

Rosi

il

premio per

la miglior regia

Berlino.

Il

a

giardi-

no dei Finzi Contini di

Bassani vince

premio Viareggio. Nascono i setil

timanali «Panora-

ma» 1963

Realizza per la Rai due servizi:

L'uomo della burocrazia e Assalto al consumatore.

e «Amica».

Nasce a Palermo il Gruppo '62>, formato da scrittori della neoavanguardia come Sanguineti, Eco, Gu-

Charles si

De

cisione all'ingresso della Gran Bretagna nella Cee.

Muore Giovanni

glielmi, Balestrini

XXIII,

e Giuliani. Lessi-

Paolo VI.

co Familiare della Ginzburg vince il

premio Strega,

mentre La tregua di Primo Levi il Campiello. Italo Calvino pubblica La giornata di uno scrutatore, Sciascia Il consiglio

Gaulle

oppone con de-

gli

succede

CRONOLOGIA Vita di

Avvenimenti

Avvenimenti

Liliana Cavarti

culturali

storici

1963

d'Egitto.

Escono

anche Le opinioni di

un clown di Pyn-

Boll, V. di

chon e Ghiaccio 9 di Vonnegut. Schi-

fano dipinge Mare. Al cinema si possono vedere II disprezzo di Godard da Moravia,

Tom

Jones di Ri-

chardson, 8 e mez-

zo di Fellini, La donna scimmia di Ferreri,

di

Il

silenzio

Bergman. Le

mani

sulla città di

Rosi vince il Leone d'oro a Venezia, Il Gattopardo di Visconti la Pal-

ma

d'oro a Can-

nes. In tv

nasce

L'approdo, settimanale di lettere e arti della Rai.

La

Philips produce la

prima audiocassetta.

1964

È

muore

l'anno della consacrazione di

Sartre rifiuta il premio Nobel per

Liliana Cavani co-

la Letteratura,

me

King jr. accetta quello per la pace. Il male

ni di

eletto Presidente

tante inchiesta gior-

oscuro di Berto vince i premi Cam-

nalistica che fa-

piello e Viareggio.

molto rumore.

Vengono pubbli-

regista televi-

siva: realizza infatti

La casa

Italia,



in

una scot-

Lu-

ther

Togliatti

a

Yalta, in Crimea.

Dopo

le

dimissio-

Antonio Se-

gni per motivi di salute, Saragat è della Repubblica.

CRONOLOGIA

10

1964

Vita di

Avvenimenti

Avvenimenti

Liliana Cavarti

culturali

storici

Sempre per la televisione dirige Gesù mio fratello, documentario andato in onda la notte di Natale.

Elementi

cati

di

semiologia di BarPoesie in for-

thes,

ma

di rosa di

Pa-

Herzog di Bellow. Warhol solini,

realizza

Brillo,

cornflakes, mott's apple-juice boxes.

A

Venezia viene il Leone d'oro a Deserto assegnato

rosso di Antonioni e

il

premio spe-

ciale a lo

Vange-

II

secondo Matteo

di Pasolini. Saro

Urzì è premiato come miglior attore a Cannes per Sedotta e abbandonata di Germi.

Appaiono cola

il

«Vogue»

in edi-

mensile e in tv

Biblioteca di Studio 1,

La

cittadella

e Specchio segreto

di Loy.

La Cin-

guetti vince

a San-

remo con Non ho l'età.

1965

Dalla sonda spaziale sovietica

Continua a girare per la Rai documentari storici e

Parise vince il premio Viareggio con II padrone.

Zond

inchieste d'attua-

Arrivano

le

in libre-

3 giungono

prime immagini

giorno del-

ria L'attenzione di

pace. La donna

Moravia, Le co-

sta della

nella resistenza,

smicomiche

quella americana

Philippe Pétain.

Calvino, Dov'è

lità: //

la

di il

della faccia nasco-

Luna

Mariner 4

e da

le pri-

CRONOLOGIA

1965

11

Vita di

Avvenimenti

Avvenimenti

Liliana Cavarti

culturali

storici

Processo a Vichy (che vince

il

Leo-

di Ferlin-

me immagini

del

ghetti ed Elogio

pianeta Marte.

L'i-

dell'ombra di Bor-

taliano e le altre

Vietnam

ne di San Marco alla Mostra del ci-

ges.

nema

sale cinematogra-

sostituiscono

fiche Giulietta de-

tino nella liturgia

di Venezia).

Escono

nelle

gli spiriti di Felli-

lingue moderne il

la-

cattolica.

pugni in tasca

ni, I

di Bellocchio, Si-

mon

del deserto di

Bunuel. Tutti insieme appassionatamente vince l Oscar e Vaghe stelle dell'orsa di Visconti il Leone d'oro a Venezia. vince Godard l'Orso d'oro a Berlino con Agente

Lemmy

Caumissione

tion,

Alphaville. Parte la trasmissione ra-

diofonica Bandie-

con ArboBoncompagni.

ra gialla re e

1966

il suo prilungometrag-

premio Cam-

Dirige

//

mo

piello è assegnato

sovietico Lunik 9

gio per il cinema, Francesco di Assisi, prodotto dalla

a Questa specie d'amore di Bevi-

Rai.

Donna

posa sul suolo Spagna un referendum ripristina la monarchia dopo la fine del regime fran-

Escono

lacqua.

Fior e

i

suoi due mariti di

Amado,

A

sangue

freddo di Capote, L'incanto del lotto

49

di

Pynchon, A il suo di

ciascuno

Sciascia e

Un 'ani-

li

veicolo spaziale

si

lunare. In

chista. Bokassa prende il potere nella Repubblica

centrafricana. In Italia

viene sco-

CRONOLOGIA

12 Vita di

A\Tenimenti

Avvenimenti

Liliana Cavani

culturali

storici

1966

ma

persa di Arpi-

perto

no.

Warhol

di

za Jackie,

realizla seri-

grafia-omaggio a Jackline Kennedy. È l 'anno di Farenheit 451 di Truffaut, Chi ha paura di Virginia Woolf? di Mchols,

Le

stagioni del no-

amore

stro

tentativo

dell'estate

del

1964, organizzato

da settori delle forze armate e del Sifar,

i

servizi se-

greti dell'epoca.

La Rai

inizia le

trasmissioni mondovisione.

in

di Van-

Bella di gior-

cini.

no

il

colpo di Stato

di Bunuel,

Uc-

cellacci uccellini

Pasolini.

di

La

battaglia di Algeri

Pontecono vinil Leone d'oro a Venezia. A Can-

di

ce

nes

il

gran premio

Un uomo una donna è assegnato a

di Lelouch e a Si-

gnore e signori di Germi.

1968

Gira Galileo, il suo secondo film prodono dalla Rai,

Escono Baci ruba-

che

2001 Odissea nello spazio di Ku-

le

procurerà

primi guai con censura.

i

la

ti

di Truffaut, Teo-

rema

brick,

di Pasolini,

Il

laureato

Mchols, Hollywood party di

di

Edwards con

Sel-

La

Sicilia è scon-

volta dal terremoto del Belice. Paolo VI, nell'encicli-

ca

Humanae

vitae,

condanna qualsiasi metodo di controllo artificiale

delle nascite.

Un

La vergogna di Bergman. A Venezia viene pre-

veicolo spaziale

miato Artisti sotto la tenda del circo:

di Venere.

lers e

sovietico, Venus 4,

scende sul suolo

CRONOLOGIA

13

Vita di

Avvenimenti

Avvenimenti

Liliana Cavarti

culturali

storici

perplessi di Kluge

1968

Nostra signora Bene con il premio spee

dei turchi di

ciale. Il festival di

Cannes viene terrotto

per

teste del

le

in-

pro-

maggio

francese. Nasce

il

quotidiano «Avvenire».

La Morante

pubblica

II

mondo

salvato dai ragazzini.

Alla radio

trionfa

La corrida

di Corrado, in tv è

l'anno dell 'Odìs-

1970

del pri-

A Cannes Gran

film prodotto

Premio a Indagine su un cittadino al di sopra di

È l'anno

mo

esclusivamente cinematografiche, senza

per

le sale

Il Parlamento approva lo Statuto

dei lavoratori.

A

Reggio Calabria

l'aiuto della Rai: /

Petri.

ogni sospetto di I miglio-

piazza contro

cannibali. Proiet-

decisione di promuovere Catanzaro

tato al Festival di

sono Mastroianni per

New York,

renderà

Dramma

celebre

suo no-

losia di

me

oltre

il

oceano.

ri

attori

della ge-

Scola e la

manifestazioni di

Capoluogo

Regione.

Il

la

di

gover-

Piccolo per Me-

no

tello di Bolognini.

sce la Repubblica

italiano ricono-

Mario

popolare cinese,

la

Soldati vince il Premio Campiello. Escono Zabriskie

Camera approva

la

L'attore di

Point di Antonioni,

clowns di Fellini, Strategia del ra-

I

gno e II conformista di Bernardo Bertolucci, La

legge sul divorzio.

CRONOLOGIA

14 Vita di

Avvenimenti

Avvenimenti

Liliana Cavarti

culturali

storici

confessione di Costa-Gavras, Love

1970

story di Miller, Fragole e san-

gue di Hangmann, Soldato blu di Nelson, Prendi

i

soldi

scappa di Alien e II giardino dei Pinzi Contini di De Sica da Bassani. Ginsberg pube

blica Diario india-

no.

Nascono Ri-

schiatutto in tv e

Alto gradimento alla radio.

1971

Realizza

il

quarto

lungometraggio, L'ospite.

Neruda vince

il

Premio Nobel per la

letteratura e

Brandt quello per la pace. Guttuso dipinge

I

funerali

di Togliatti,

che

presenterà l'anno successivo. Al Fe-

stival di

Cannes

Messaggero d'amore di Losey, a Berlino II trionfa

giardino dei Pinzi

Contini di ca.

De

Si-

Escono Pascal

Ros sellini. Le due inglesi di

di

Truffaut, Cabaret di Fosse,

Il

dittato-

re dello Stato libe-

ro di

Bananas

di

Alien, L'udienza di

Viene inventato il microprocessore. Leone è eletto Presidente della Repubblica.

I

CRONOLOGIA

15

Vita di

Avvenimenti

Avvenimenti

Liliana Cavarti

culturali

storici

Ferreri e

1971

il

Deca-

meron di Pasolini. Moravia pubblica Io e

lui,

Sciascia

II

Nada

e

contesto.

Nicola di Bari vin-

cono a Sanremo con

cuore è uno

II

zingaro.

1973

Realizza

Mila-

Muore Neruda. Sgorlon vince il Premio Campiello

repa.

con

trono di

II

le-

gno, Campanile

il

Premio Viareggio con Manuale di conversazione. La stangata vince

scar per

il

l

O-

miglior

film. Il miglior at-

tore è

Lemmon per

Salvate la tigre, la

migliore attrice la

Gran Bretagna, Danimarca e Irlanda entrano nella

Cee. All'aero-

porto di Fiumicino

un

raid di terrori-

sti

arabi contro

aereo della

un

Panam

causa una trentina di morti.

Il

Segre-

americano Kissinger vince il Premio Nobel per la pace. tario di Stato

Un

Jackson per

tocco di classe. In Italia

escono

II

delitto Matteotti di

Vancini,

Lucky

Luciano di Rosi e La grande abbuffata di Ferreri.

1974

Esce

//

notte, la fa

portiere di il

film che

conoscere

grande pubblico.

al

Indro Montanelli, fuoriuscito dal

Il

sostituto procu-

ratore di

Genova

«Corriere della

Sossi viene rapito

Sera», fonda il «Giornale nuovo».

dalle Brigate rosse

Berto vince

il

Pre-

mio Bancarella con Oh, Serafina!

dopo un mese di

e rilasciato

circa

Al referendum abrogativo

prigionia.

CRONOLOGIA

16 Vita di

Avvenimenti

Avvenimenti

Liliana Cavarti

culturali

storici

Vengono pubblica-

1974

ti

Porto dei santi di

Burroughs, Paura di volare della Jong,

Il

sul divorzio vinco-

no

i

no.

A

Piazza

Loggia a Brescia una bomdella

corpo della ragassa di Brera, Non

ba causa otto mor-

silenzio di

cus un ordigno uc-

Dolci e Pomope-

cide dodici perso-

ro di Meneghello.

ne.

esiste

il

Chiudono

Sul treno

ti.

Itali-

battenti Canzonissi-

ma

i

e Rischiatutto.

Nelle sale escono Lancillotto e Gi-

nevra di Bresson, la donna bianca di Fer-

Non toccare reri, Il

fantasma

della libertà di nuel,

Bu-

Sugarland Ex-

press di Spielberg

Prima pagina di Wilder con Lem-

e

mon

e Matthau.

padrino parte vince l'Oscar altro film di

pola,

Il

II

Un

Cop-

La conversaimpone

zione, si

al Festival di Can-

nes, dove il Premio speciale della

giuria va a

II

delle mille e

fiore

una

notte di Pasolini.

1977

Realizza Al di là del bene e del le.

ma-

Muore Campanile. Eutanasia di un amore di Giorgio Saviane vince il

per

Premio Bancarel-

Gui

II

Parlamento con-

cede l'autorizzazione a procedere gli

ex ministri

e Tanassi per

CRONOLOGIA

17

Vita di

Avvenimenti

Avvenimenti

Liliana Cavani

culturali

storici

1977

la,

La miglior

di Tomizza

vita

Pre-

il

mio Strega. Escono il libreria La lingua salvata di Canetti e II diario di Edith della

Highsmith. Io e Annie di Alien vince il Premio Oscar,

lo

scandalo Lock-

heed.

Il

criminale

nazista Kappler fugge dall'ospedale militare del Celio. Le Brigate rosse uccidono

il

giornalista della

«Stampa» Casalegno.

Padre padrone dei fratelli Taviani la

Palma d'oro a Cannes. In tv va in on-

da

la

prima punta-

ta di Portobello,

mercatino del venerdì presentato da Tortora. 1981

EscQ La pelle, tratromanzo di Curzio Ma-

Nasce

to dal noto

«Airone».

tore austriaco

Ca-

attentato a

laparte.

netti vince

No-

dal turco Ali

il

mensile

Lo

scrit-

il

bel per la letteratura.

Eco vince

il

Premio Strega per Il

nome

della rosa;

Giovanni Paolo II viene ferito in un

Non

Roma Ag-

passa referendum che ca.

proponeva

il

si

di a-

brogare l'aborto.

Bufalino, con Di-

Nasce

ceria dell'untore,

Spadolini,

// Campiello. Si pubblicano Città

non democristia-

della rossa notte di

na.

Burroughs, Tutti cattivi di

Cerami,

Congo di Crichton e Cronaca di una morte annunciata di

Garda Màr-

quez. L'Oscar va a

Momenti

di gloria

in

governo il primo Italia a guida il

Muore Parri. La Grecia entra nella Cee.

CRONOLOGIA

18 Vita di

Liliana

Cav

1981

Av\'enimenti

Avvenimenti

culturali

storici

di

Hudson. Anni

di

piombo

della

Von Trotta trionfa

a Venezia, dove

il

Premio speciale della giuria viene

dato a un giovane

regista italiano,

per il suo Sogni d'oro. A Cannes, L'uomo

Moretti,

di ferro, del polacco Wajda, vince la Palma d'oro mentre

Tognazzi è pre-

miato come miglior attore per La tragedia di un uo-

mo ridicolo di Bertolucci. In tv vengono trasmesse le prime puntate di Dallas e

su Rai

1

Quark

e Blitz di

Mina su Rai

2.

Al

Festival di Sanre-

mo

vince Alice con

Per Elisa.

1982

Alla Mostra del cinema di Venezia presenta Oltre la porta.

Gare ia Màrquez vince il Premio Nobel per la letteratura. Parise, con Sillabario N.2,

//

Premio Strega e Primo Levi, con Se non ora quando?, // Campiello e

il

Viareggio. Ven-

gono pubblicati 1934 di Moravia,

Il

generale Dalla

Chiesa viene ucciso a Palermo in-

sieme alla moglie un agente della

e a

scorta.

La Camera

approva

la

legge a

favore dei terroristi pentiti.

CRONOLOGIA

19

Vita di

Avvenimenti

Avvenimenti

Liliana Cavarti

culturali

storici

1982

Il

ritomo

litto

Bech

di

Un

di Updike,

de-

per Pepe Car-

valho di Vazquez Montalban,

Il

velo

nero di Citati e Palinsesti di Genette.

Gandhi

di

Attenborough vince l'Oscar come miglior film, a Venezia il Leone d 'oro va a Lo stato delle cose che rivela al grande pubblico un nuovo autore, Wenders.

A

Cannes

trionfa Missing di Costa-

Gavras e per questo film

Lemmon

vince anche

il

pre-

mio come migliore attore.

Gran

Il

Premio della giuria va invece a La notte di San Lorenzo dei fratelli Taviani.

A

Berlino,

Monicelli vince

il

premio quale miglior regista per II marchese del grillo. Nasce il Videotel tv,

della Sip il

e,

in

Maurizio Co-

stanzo show.

1985

Viene presentato un nuovo film, In-

CD-Rom. Modi-

terno berlinese.

gliani vince

Viene inventato

il

il

pre-

L'

economista Ta-

rantelli

viene ucci-

so dalle Brigate

20

1985

CRONOLOGIA Vita di

A\'venimenti

Avvenimenti

Liliana Cavarti

culturali

storici

mio Nobel per l'Economia. Biondi, con Gli occhi di una donna, vince

rosse. Cossiga è

Premio Campiello. Escono in il

Le regole

eletto Presidente

della Repubblica.

La nave Achille Lauro, in navigazione tra Alessan-

della casa del si-

dria e Porto Said, viene sequestrata

dro di Irving, Or-

da un

libreria

gia

a

Praga di

Roth, Occhio di capra di Sciascia, L'architetto di Soldati, Piccoli equi-

voci senza impor-

tanza di Tabucchi.

Alla serata degli Oscar viene premiato come miglior film

La mia

Africa di Pollack. Altri

no

premi vengoassegnati a

L'onore dei Prizzi di

Houston, Co-

coon

di

Howard,

Il

bacio della donna

ragno di Babenco. Papà è in viaggio d'affari di ri ca

Kus tu-

vince la Pal-

ma

d'oro a Candove il Gran Premio speciale della giuria va a nes,

Birdy,

le ali

della

Parker Alla Mostra del cinema di Venezia trionfa Senza tetto libertà, di

né legge della Var-

commando

di terroristi palestinesi.

CRONOLOGIA

21

Vita di

Avvenimenti

Avvenimenti

Liliana Cavarti

culturali

storici

da. Viene

1985

in

mandato

onda, sulla ter-

za rete Rai,

Un

giorno in pretura.

1989

Torna al mito del santo di Assisi: esce Francesco, con Mickey Rourke nei panni del

Cela vince

il

Pre-

mio Nobel per la letteratura, il Da-

Lama

Al Palazzo stizia di

di giu-

Palermo

scoppia lo scanda-

niversità di Prin-

quello per la pace. Eco vince il Premio Bancarella con II

ceton le dedica una retrospettiva

pendolo di Foucault. La grande

bunale

sera di Pontiggia

agli organi supe-

protagonista. L'U-

completa. ta

È

accol-

con festeggia-

lai

vince

Premio

il

La camera

menti e onori mai concessi prima a

Strega,

un cineasta euro-

Bertolucci

peo.

reggio.^ In

da

letto di Attilio il

Viatv

è

l'anno dei Promessi sposi nella versione di Nocita. Nascono anche Chi l'ha visto, condotto da Paolo Guzzanti e dalla Raffai e Blob, pro-

gramma

di Ghezzi

e Giusti.

A

con Daisy

spasso

di Beres-

ford vince l'Oscar

per il miglior film; premiati anche Nato il 4 luglio di Stone e II mio piede sinistro di Sheridan. Alla

Mostra

del cinema di Venezia,

Mastroianni

e Troisi vincono

il

lo del «corvo»: al-

cune

me

lettere anoni-

contro

il

giudi-

ce Falcone vengo-

no

inviate dal Tri-

riori di

di

Palermo

Roma.

22

CRONOLOGIA Vita di

Avvenimenti

Avvenimenti

Liliana Cavani

culturali

storici

premio come migliori attori per Che ora è? di Scola. Nuovo cinema Paradiso di Toma-

1989

tore, vince il Gran Premio della giu-

ria al Festival di

Cannes. Rain man,

con Hoffman

e

Cruise, vince l'Or-

so

1993

d 'oro a

Berlino.

Dopo una lunga

Muore

assenza dal cinema, dovuta anche

Chiudono il settimanale «L'Europeo» e il quotidiano «La Notte». In Rai si insidia il

un periodo

a

di

depressione, realizza

Dove

siete?

Io sono qui.

Fé Ili ni.

Consiglio d'ammi-

nistrazione detto "dei professori

".

A

Palermo viene

arrestato Riina,

reti ufficiali colle-

gate con Internet

sono 43.841, di novantuno Paesi differenti. Caglia-

Escono Schind-

ri,

ler's list di Spiel-

dell'Eni,

Una pura

berg,

formalità di Tor-

il

numero uno di Cosa nostra. Le

in

ex presidente una

si

suicida

cella di

San

Vittore.

natore. Così lonta-

no cosi vicino

di

Wenders.

1996

L'8 luglio è nomi-

nata consigliere d amministrazione '

della Rai.

Escono La mia generazione di Labate e

La Lupa

Lavia.

di

Prodi diventa presidente del Consiglio in

una coali-

zione di centro-sinistra.

I

LA VITA Premessa

La

vita dei registi di

cinema

è di solito ricca di leggende,

alimentata da aneddoti, spesso esagerati o addirittura inventati, che trasformano in veri e propri personaggi dello show-business anche quanti lavorano dietro la macchina da

presa.

Cosi, la storia del cinema annovera registi intrattabili, amanti del gioco d'azzardo, pervertiti, truffatori, in odore di santità, mafiosi e chi più ne ha più ne metta. L'alone di leggenda che ha da sempre "romanzato" la vita dei registi cinematografici, non ha mai nemmeno sfiorato Liliana Cavani. Pur essendo arrivata molto presto alla notorietà intemazionale, pur avendo diretto grosse produzioni con alcuni dei più famosi attori del mondo, la sua vita privata è stata in ogni caso separata dal suo lavoro di regista di

fama.

Liliana Cavani è una persona molto riservata e ha da sempre condotto una vita tranquilla e lontana dai riflettori della cronaca, da cui è stata illuminata solo grazie ai suoi film; inoltre va sottolineato il fatto che in tutti i suoi film è difficile ritrovare spunti autobiografici, al contrario di

quanto accade per moltissimi altri registi italiani. Le sue opere nascono tutte dalla suggestione, dalla curiosità della regista per aspetti della storia, dell'animo umano, dell'attualità; mai dal suo vissuto e da esperienze personali.

24

LA VITA Raccontare

la

sua

vita, quindi, significa soprattutto

tare le tappe della sua passione per

il

raccon-

cinema, diventata poi,

negli anni, la sua attività professionale.

Una

cavalcata avvin-

cente e inarrestabile che ha portato questa caparbia ragazza della provincia emiliana alla ribalta della cronaca mondiale.

L'infanzia e

l

'adolescenza

Liliana Cavani nasce a Carpi, in provincia di

gennaio 1937.

Il

Modena,

il

12

padre, appartenente alla ricca borghesia

mantovana tradizionalmente legata al fascismo, è un archiformatosi al Bauhaus. La madre invece, modenese, proviene da una famiglia contadina di ideali senza dubbio diversi: il nonno materno era infatti comunista e anarchico e costituirà per Liliana un punto fisso, un ideale di impegno e coerenza da perseguire a tutti i costi. I primi anni sono fortemente influenzati dalle tre donne della sua famiglia: la mamma, la nonna e la zia Libera, figura che avrà - come vedremo anche più avanti - un ruolo tetto

fondamentale fino

alla

piena maturità della regista.

La madre porta spesso al cinema la piccola Liliana, ad assistere ai classici "drammoni d'amore" degli anni '30 e '40. Pur non influenzando direttamente il futuro professionale della bambina, questi film costituiscono esperienze e

i

primi ricordi della Cavani legati

al

le

prime

cinema.

introversa, ma con un mondo inCosi si è raccontata qualche anno fa: «Facevo tanti disegni da piccola: credo che in quel modo volessi esprimermi. Se avessero visto i miei disegni mi avrebbero capito più attraverso quelli che attraverso la parola. Con il disegno comunicavo [...] I miei disegni non erano fatti per me, ma per chi li doveva guardare, per il destinatario della mia protocomunicazione visiva».'

Liliana è una

bambina

teriore ricco e vasto.

'

n. 2,

Liliana Cavarti, intervista di Paolo Bosisio in «Belfagor»,

marzo 1978.

GLI ANNI DELL'UNIVERSITÀ E DEL Il

padre, a lungo in

CENTRO SPERIMENTALE

Mesopotamia per

25

lavoro, avrà

una

uomo colto e di gusti raffinati, mondo dell'arte e dei musei (sarà egli a

sua influenza più tardi: aprirà alla figlia farle scoprire

riveleranno

il

Roma), introducendola a concetti-base che

utili in

si

seguito per la carriera cinematografica

forme e il movimento. La giovane Cavani trascorre l'infanzia e l'adolescenza a Carpi: qui frequenta le scuole commerciali verso cui l'aveva indirizzata la madre (persona dai princìpi molto concreti), fino a che un professore della commissione esaminatrice non la invita a iscriversi al liceo. Detto fatto: si iscrive a quello classico e, dietro consiglio del preside, salta un anno e prende direttamente la licenza liceale. Durante gli anni del liceo trova il modo di guadagnare i suoi primi soldi grazie al cinema: la Casa editrice il Mulino bandisce infatti un concorso che avrebbe premiato il miglior tema inerente argomenti di attualità: sceglie il «Convegno sul Neorealismo» svoltosi a Parma nel 1953, invia il componimento ed è premiata. Guadagna 100.000 lire (non poca cosa, per una liceale nel '53) e soprattutto si fa conoscere dagli uomini di cultura che gravitano attorno alla Casa editrice bolognese, con cui intratterrà a lungo rapporti amichevoli e di Liliana: l'architettura, la luce nella pittura, le

loro

professionali (le consulenze storiche dei suoi primi lavori

sono svolte appunto da alcuni

intellettuali di

quel gruppo).

Gli anni dell' Università e del Centro Sperimentale

Al termine del liceo, ottenuta la maturità classica, Liliana Cavani si trasferisce a Bologna, nella cui Università si iscrive al corso di laurea in Lettere antiche.

amici fonda un cineclub a Carpi: la in cui

vengono

si tratta

di

Con

alcuni

una piccola

sa-

proiettati soprattutto film del neoreali-

smo italiano e opere di Bergman e Dreyer; frequenta altri cineclub a Bologna, conoscendo così molto cinema del passato che non aveva avuto la possibilità di vedere nella sua cittadina.

26

LA VITA

Insomma, la passione per il cinema comincia a reclamaUmberto D. di De Sica e II posto delle fragole di Bergman sono i suoi film preferiti. Soprattutto Umberto Z)., che le suggerisce le grandi possibilità del cinema: con la cinepresa, si accorge, si può raccontare davvero qualsiare spazio:

si storia,

qualsiasi emozione.

Degli anni universitari è un suo viaggio "indagativo" a Roma, dove entra in contatto con il Centro Sperimentale di Cinematografia,

la

scuola di cinema più prestigiosa

d'Italia.

A 23

anni si laurea (1 10 e lode) con una tesi su un canzoniere del '400 del poeta carpigiano Marsilio Pio, relatore il

professore Raffaele Spongano, uno dei più temuti.

richiamo della sirena-cinema: accantoche l'avevano portata a scegliere Lettere antiche, toma a Roma per affrontare gli esami di ammissione al Centro Sperimentale di Cinematografia, presso cui vuole frequentare i corsi di regia. È il 1960. Tra le prove viene richiesto un piccolo filmato in super 8, che permetterà alla commissione esaminatrice di saggiare le effettive capacità registiche dei candidati. La giovane dottoressa arrivata da Carpi non ha mai realizzato niente con la cinepresa (e neanche con la macchina fotografica, come confesserà qualche anno dopo). Con la "faccia tosta" tipica dei debuttanti pieni di passione, si fa prestare da alcuni conoscenti un filmino amatoriale di cui ignora il contenuto e si presenta agli esami di selezione. Viene ammessa. (Per la cronaca, il filmino raccontava la storia di un uomo che, non potendo andare a mare, si costruiva una spiaggia sul balcone di casa. Una storia certamente poco "cavaniana".) Ammessa, unica donna, ai corsi di regia, conosce tra i suoi compagni Marco Bellocchio, il futuro regista di / Liliana sente

il

nati gli interessi archeologici,

pugni

in tasca.

L'anno dopo partecipa a un concorso per funzionari indetto dalla Rai: solo trenta persone - tra cui Umberto Eco, Francesca Sanvitale, Emmanuele Milano, Furio Colombo saranno ammesse. La Cavani è tra i vincitori, ma rinuncia al posto. Ha infatti cominciato in quello stesso periodo a dirigere

i

suoi primi cortometraggi; la carriera di regista la

IL

PERIODO DEI DOCUMENTARI TELEVISIVI

27

attira più di quella di dirigente. I saggi per il Centro Sperimentale sono due: Incontro notturno e L'evento. Incontro notturno racconta di un bianco che, ubriaco, incontra un nero e lo porta a casa, dimenticandosi però in fretta di lui. L'evento - il saggio che le fece vincere il premio come miglior prova finale - narra l'uccisione di un nero da parte di un gruppo di turisti del Nord Europa. L'azione si svolge ai bordi del lago di Nemi, nei pressi di un anfiteatro, nel quale il gruppo mima la lotta tra Teseo e il Mi-

notauro.

Il periodo

Conclusi

i

dei documentari televisivi corsi del Centro Sperimentale nel '62, la

Cavani

entra subito in contatto con alcuni funzionari della Rai, tra i

quali molti vincitori del concorso dell'anno precedente.

Per un giovane regista

la Rai offre certamente maggiori mentre infatti la produzione per il grande schermo è legata ai soliti nomi e alle leggi del mercato, la televisione di Stato vive un periodo di forte innovazione, grazie soprattutto al neonato secondo canale. Così, tra il '61 e il '65, la Cavani realizza documentari e servizi molto interessanti, che in poco tempo la faranno conoscere

possibilità del cinema:

a pubblico e I

critici.

primi lavori sono due brevi filmati della serie Racconti

dell Italia di ieri, a cura della scrittrice Francesca Sanvitale.

Si tratta di sceneggiati tratti

deirSOO e del primo '900.

Il

da racconti

primo.

La

di autori italiani

che

vita militare,

il-

De Amicis, anticipa la messa in onda di Carmela (dallo stesso De Amicis). Il secondo. Gente di teatro, introduce Un dramma, da un racconto di Marco Praga.

lustra tre racconti di

II

lavoro che procura alla giovane regista una certa

è però

regista

il

fama

successivo la Storia del Terzo Reich. Così la stessa

ne racconta

la genesi:

«Io proposi Storia del Terzo

Reich: proposta megalomane, lavoro mai fatto prima, difficilissimo da realizzare, in Italia neppure esistevano riali storici visivi

necessari. Proposta accettata.

Mi

i

mate-

dettero

28

LA VITA

una stanza, una moviola, passai mesi a scoprire nelle immagini la seconda guerra mondiale, della quale sapevo poco: fu bellissimo. È così, forse, che mi sono abituata a pensare che le cose impossibili sono meno impossibili di quanto si pensi. Che "si può fare", o almeno si può tentare».^ Le quattro parti del documentario storico vanno in onda il 1° e il 24 dicembre '61 e il 19 e 26 ottobre '62. L'impostazione è rigidamente cronologica: si va dalla prima puntata Hitler al

potere

ai

volta di Hitler Oberali

Fasti del Terzo Reich; quindi è la e,

discendente del nazismo, Il

programma

di pubblico.

infine, dell'analisi della parabola //

Terzo Reich brucia.

ottiene un' ottima accoglienza di critica e

Molto scalpore è anche destato dal fatto che la prima volta in Italia, le agghiaccianti im-

tv mostra, per la

magini dei lager nazisti, in tutto il loro crudo verismo. Tale ampio consenso permette alla Cavani di guardare dentro la Storia. L'attenzione per

cheologa,

mento

moho

il

passato

si

era fatta sen-

anni dell'Università (avrebbe voluto fare

tire fin dagli

come abbiamo

già ricordato),

di certi eventi a noi vicini nel

ma

l'ar-

l'approfondi-

tempo si rivelerà poi il cinema come //

importante in alcuni suoi film per

portiere di notte o Interno berlinese.

La fama meritatamente

conquistata, intanto, le consente

sempre nel '62, Età di Stalin, andato in onda 28 dicembre all'interno della serie Anni d'Euro-

di realizzare, il

14, 21 e

pa,

la stessa

La prima

che aveva ospitato

nell'aprile del '17 e

il

del Terzo Reich.

primo piano quinquennale. Vengono funerali di Lenin e l'ascesa di Stalin

il

raccontati la morte e

con

la Storia

parte ricostruisce l'arrivo in Russia di Lenin

i

conseguente allontanamento di Trotzkij. La seconda

parte analizza la fine del primo piano quinquennale e l'inizio del secondo,

il

XVIII Congresso del

to «dei vincitori») e l'inizio della

'

ma

Intervista di Lietta

Tomabuoni

di Liliana Cavani, a cura di

R

Usher, Firenze, 1990, pp. 13-14.

PCUS

(quello det-

seconda guerra mondiale

in

Lo sguardo

libero. Il cine-

Tallarigo e L. Gasparini,

La casa

IL

PERIODO DEI DOCUMENTARI TELEVISIVI

29

con l'affermazione del culto staliniano della personalità. terza parte comprende la seconda guerra mondiale e il conseguente impegno militare contro il nazismo e il processo di de-stalinizzazione da parte di Kruscev, passando per la morte di Stalin.

La

Il

programma

si

avvale della collaborazione dello storico

Giorgio Galli e ottiene un buon successo, nonostante una certa critica di sinistra più ortodossa storca un po' il naso.

La sua collaborazione con la tv di Stato continua. Nel 1963 realizza due brevi servizi per la rubrica Osservatorio: L'uomo della burocrazia e Assalto al consumatore. Sono due lavori sull'attualità molto interessanti e altrettanto innovativi.

L'uomo della burocrazia è un gustoso e ironico ritratto macchina infernale degli enti statali: impiegati che non servono a nulla, mansioni ormai obsolete che inspiedella

gabilmente restano in

un ente che

vita, uffici anacronistici (c'è

ancora

occupa della confisca dei beni degli ebrei!). Basandosi sulle tesi del brillante economista statunitense G. Northcote Parkinson, la Cavani va a caccia di burocrati nullafacenti ed enti fantasma, con l'ausilio delle animazioni di Pino Zac. «Che attività svolge il suo ente?» viene chiesto a un burocrate. «Mah... Ecco... Si occupa di cose varie... Amministra roba dello Stato...», e così via attraverso

il

si

labirinto del lavoro pubblico in Italia.

Assalto al consumatore struzione delle

campagne

è,

invece,

un servizio

sulla co-

pubblicitarie, sulle strategie di

convincimento e sui persuasori occulti. Nella Milano del '63, vera e propria capitale italiana della pubblicità, la macchina da presa della regista, sempre con l'ausilio delle animazioni di Pino Zac, segue l'itinerario del «perfetto consumatore» ma ascolta attentamente anche le inquietanti opinioni di psicologi e sociologi che mettono in guardia dai pericoli della pubblicità.

L'indagine sull'attualità da parte della regista continua l'anno successivo, con rato.

La casa

un

piglio decisamente

in Italia è infatti un'inchiesta,

meno

spensie-

ora allarmata

ora di denuncia, sulle difficoltà dell'abitare nel nostro Paese.

30

LA VITA

La prima

puntata,

Un mondo provvisorio, vede

nisti gli abitanti delle tante

Un posto per

protago-

baraccopoli esistenti in

costruire è invece

un

atto

Italia.

d'accusa contro

la

speculazione edilizia, tanto da essere tagliata di 18 minuti

per

le

denunce, all'epoca intrasmettibili in televisione.

Vi-

vere sulla terra è una ricognizione sulla civiltà contadina

ormai quasi inghiottita dalla

città e

Abitare oggi un viaggio

nei quartieri-bene contrapposti alle abitazioni dei poveri.

programma va in onda il 2, 16, 23 e 30 maggio del con il commento affidato alle voci di Alberto Lupo e Arnoldo Foà e la collaborazione di Alberto Ronchey e Fabrizio Dentice. Ottiene un notevole successo: fanno un enorme scalpore quei 18 minuti tagliati, che sollevano un Il

'64,

coro di critiche e di proteste, tutte a favore della regista. Molti quotidiani del tempo - da «La Stampa» a «L'Osservatore

Romano» -

se le censure

esaltano l'inchiesta della Cavani, anche consentono una visione parziale del pro-

gramma.

Ad

esempio, salta del tutto l'intervista

La Barbera, suoi affari

il

illeciti,

buoni rapporti con

delle agevolazioni avute grazie ai suoi i

politici, del

speculazione edilizia, ecc.

ruolo delle banche nella

La calma

e la totale assenza di

omertà da parte dell'uomo avevano colpito aveva chiesto incuriosita

alla fine, si

"palazzinaro"

al

quale, per parecchi minuti, aveva parlato dei

al

la regista, che,

come mai L'uomo aveva

faccendiere

fosse deciso a parlare con tanta chiarezza.

sorriso e risposto che niente di quanto detto sarebbe andato in onda: «quelli della televisione» avrebbero tagliato tutto.

Aveva pronunciato nomi e cognomi e detto cose che in tv proprio non potevano essere trasmesse. Cosi infatti fu. Neanche una sillaba di quell'intervista andò mai in onda: probabilmente l'esperto speculatore conosceva meglio della giovane regista certi meccanismi che regolavano l'informazione

in Italia.

Sull'onda di tale successo, sempre nel '64, realizza

Gesù mio

fratello,

un programma

Charles de Foucauld e sui «Piccoli in

onda

il

fratelli di

la

Cavani

sulla vita di

Gesù», andato

giorno di Natale dello stesso anno.

Il

lavoro vin-

IL

PERIODO DEI DOCUMENTARI TELEVISIVI

ce

il

3

premio linda per l'VIII Incontro intemazionale

un viaggio

lico della Tv. Si tratta di

catto-

in diverse cittadine

sparse per il mondo in cui vivono i «Fratelli di Gesù», uomini impegnati in lavori comuni che però scelgono di vivere in luoghi poveri e sperduti. Assumendo usi e costumi di quei luoghi, aiutano il prossimo in modo disinteressato. È lo stile di vita dettato dalla regola di de Foucauld: un cristianesimo di base non mirato a un immediato proselitismo, ma alla diflfusione silenziosa del Verbo. Il 7 maggio del '65 va in onda // giorno della pace, per celebrare la ricorrenza dei 20 anni dalla fine della guerra in Europa. Si tratta di una serie di interviste, tutte sul significato della parola «pace», rivolte a chi ha vissuto quella terribile esperienza in prima persona e ai giovani che ne

hanno solo

sentito parlare.

Dello stesso anno è La donna nella resistenza, un

no da

alla

ritor-

materia storica da parte della regista, andato in on-

9 maggio sul secondo canale per

la rubrica Prima padonne che parteciparono alla Resistenza o miracolosamente scampate ai lager nazisti. Dalla testimonianza di due di queste donne scaturirà l'idea il

gina.

Una

serie di interviste a

di II portiere di notte.

L'ultimo lavoro televisivo della Cavani, prima del suo lungometraggio d'esordio, è Philippe Pétain. Processo a Vichy, andato in onda il 4 giugno, sempre nel '65, al Festival di Venezia, vince il Leone di San Marco alla Mostra internazionale del film documentario; riconoscimento che laurea definitivamente la regista

documentariste televisive Il

come una

delle migliori

italiane.

programma consiste in una rievocazione critica, alprogramma Primo piano, della figura del ma-

l'interno del

resciallo Pétain, proprio litarlo.

mentre

in Francia

Anche questo programma

si

cerca di riabi-

ottiene consensi da parte

della stampa e qualche critico si augura che la regista, ormai matura per il grande salto, possa presto esordire in un

lungometraggio.

32

LA VITA

La

E

carriera cinematografica così che, nel '66, ha inizio la lunga carriera di Liliana

Cavani regista te Rai, le

di

cinema. Angelo Guglielmi, allora dirigeni primi due lungometraggi, France-

commissiona

sco di Assisi e Galileo. Il primo riflette l'interesse della Cavani per la religione: fin dagli anni universitari era stata

componente spirituale, mistiAveva studiato inoltre che le prime forme di pensiero umano e di cultura si dovevano proprio alla speculazione religiosa di un popolo, quello dei sumeri. Francesco di Assisi viene accolto con grande entusiacolpita dall'importanza della ca, trascendente.

ma genera che avrebbero certamente desiderato un san Francesco in linea con la tradizione. Galileo, accolto invece dalla Rai in modo negativo, non viene mai mandato in onda. Quando, dopo qualche anno, un dirigente illuminato andò a cercarlo in magazzino per trasmetterlo, il film era scomparso: era stato venduto alla smo

dai cattolici del dissenso in forza alla Rai,

qualche perplessità

tra

i

puristi

Cineriz dai vecchi dirigenti Rai, frettolosi di sbarazzarsene!

Dopo Francesco

di Assisi e Galileo, I cannibali, del

1970, rappresenta la prima avventura della regista con una

produzione interamente cinematografica. L'esito è senza dubbio positivo, almeno per quanto riguarda la critica e il pubblico degli esperti.

Andata

al festival di

New York

per presentare

del

film, la

il

come una grande

regista viene accolta al Lincoln Center

cinema e acclamata unanimemente, tanto che

le

viene

Nonomomento, in

prospettata una distribuzione del film negli States. stante questa possibilità svanisca all'ultimo

America

la

Cavani riesce comunque a

farsi apprezzare:

proiettato nel circuito d'essai, I cannibali viene elogiato soprattutto negli ambienti universitari e in quelli del neonato

cinema indipendente. Questi ultimi

prattutto per

come racconta

lo

apprezzano so-

valori, speranze e ideali dei

giovani di quegli anni.

Tornata in

Italia, la regista

dovrà fare

i

conti

con

so successo del film nei circuiti tradizionali e con

lo scar-

le

conse-

LA CARRIERA CINEMATOGRAFICA

33

guenti difficoltà a trovare fondi per le sue successive produzioni.

Nel 1972, il protagonista maschile di I cannibali, Pierre Clementi, viene arrestato per «predisposizione fisica e psichica all'uso e alla detenzione di stupefacenti». Clementi

modo molto simile al personaggio interpretato. Così lo racconta la stessa regista: «La figura di Clementi è molto importante in Italia, poiché anche lui, come Lou Castel, regala il suo denaro a tutti». In tale occasione la Cavani scrive a molti giornali italiani e stranieri una lettera alquanto polemica, che mette bene viveva in

in luce la sua visione del

mo

mondo: definisce l'attore «un uoLa sua condanna è

libero e innocente, quindi saggio».

da

ritenersi

re.

«E

una «caccia

alla gente felice» a

opera del Pote-

pertanto la violenza fascista è dappertutto. Difende-

re la libertà di Pierre significa difendere noi stessi dalla

maniera

in cui le strutture attuali pretendono, esse, di pro-

espone

teggerci. Ci si

no

in galera

gh

alla

delinquenza fascista e

si

metto-

hippies.»^

Sembra proprio che

la

polemica svolta, in tono allegoriuna coda nella cronaca: la re-

co, all'interno del film viva gista

assume,

le stesse ti

infatti,

nei confronti dell'episodio di attualità

posizioni fortemente critiche del film nei confron-

della società; opinioni, queste, però fortemente mediate

dall'impianto allegorico della storia.

A

causa dell'insuccesso economico in Italia di / Cannisuccessivamente due opere ancora "sponsoospite e Milarepa (da molti rizzate" dalla televisione: bali, realizza

U

considerato

il

film migliore della regista).

Il grande successo internazionale arriva nel 1974, con // portiere di notte, che incassa quindici milioni di dollari in

America

e tre milioni di sterline in Inghilterra. Liliana

dalo,

^

ma

Ca-

suo film-scanproprio grazie a questo successo, prende piede e

vani è acclamata nei cinque continenti per

il

Liliana Cavani, in «Politique», nuova serie, n. 24, 13 aprile

1972.

34 si

LA VITA consolida

scandalo a

il

cliché che la vuole polemica e in cerca dello

tutti

i

costi,

immagine che nuocerà

alla

sua vo-

glia "pura" di fare cinema, di raccontare.

La critica e la stampa in generale, da questo momento, daranno della regista un'immagine fredda, a volte persino nevrotica, tanto che, dopo Al di là del bene e del male, qualcuno le consiglierà addirittura di andare dallo psicanalista. Nessuno racconta Liliana Cavani per com'è; il suo ritratto deve andare di pari passo con l'immagine che si vuole dare del suo cinema: scabroso, maledetto, esagerato a tutti i costi. Pochi hanno il coraggio e l'onestà di valutare questa donna affabile e determinata, dotata di senso dell'umorismo e cultura non comuni, insospettabilmente appassionata di fumetti, al punto di chiamare la sua casa di produzione Lotar (dal nome dell'aiutante di Mandrake). Paolo Bosisio, uno dei biografi più attendibili, la descrive così: «La Cavani non è né un mostro né un angelo del male, un pericolo per le anime pure. È una donna estremamente colta, che legge e traduce Omero ad apertura di libro, che si intende di arte, di letteratura e di filosofia».^ E per Diana Palma è una «piccola donna snella e vestita semplicemente, senza ombra di trucco, [che] emana una grande energia e una determinazione nelle scelte che traspare anche dai suoi tratti somatici. Si ha subito l'idea di una persona che difende una libertà cercata, che nulla può imbrigliare, unita però a una timidezza che conserva qualcosa di fanciullesco».^

Nonostante i problemi legati alla sua immagine, la risonanza mondiale di // portiere di notte e lo "scandalo" che accompagna il film, la vita di Liliana Cavani non cambia praticamente in nulla. Mentre gli psicanalisti in Europa vivisezionano

no su

^

il

suo film scena per scena, in

Intervista di Paolo Bosisio,

La

regi-

cit.

Diana Palma, // teatro primo amore, vembre 1993, pp. 14-16. ^

Italia si scrivo-

di lei articoli spinti sino all'insulto gratuito.

in «Sipario», n. 539, no-

LA CARRIERA CINEMATOGRAFICA Sta

35

però continua a vivere tranquillamente nella sua casa di coltiva i suoi interessi, viaggia seguendo i suoi sti-

Roma,

moli culturali più che il divertimento puro. Quando inciampa in una curiosità più forte delle altre, approfondisce l'aspetto di fronte al quale

si è fermata, lo sviscera in ogni suo possibile risvolto: in poche parole, ne fa un film. Probabilmente, è proprio questo modo di procedere a

che il suo cinema non insegni mai niente, non non dica cosa è giusto e cosa sbagliato, non dia

far sì chi, zi.

Se

la

Cavani entra

passionano, nel

le

in contatto

con delle

storie

che

predigiudila

ap-

racconta, invitando lo spettatore a seguirla

mondo che ha costruito. Il

// portiere di notte, mentre una serie di iniziative e retrospettive conoscere anche i suoi film precedenti (per

successo intemazionale di

all'estero incoraggia

volte a far

esempio in Francia, a La Rochelle), in Italia accresce un'immagine della Cavani deformata dagli stereotipi. La censura

le

mette

i

bastoni tra

so con Galileo. Infatti

II

le ruote,

come

era già succes-

portiere di notte viene sequestrato

più volte per certe scene ritenute eccessive.

A questo proposito va citato un gustoso aneddoto che rende bene l'Italia di quegli anni: la Cavani fu realmente sorpresa dalla richiesta di tagli per II portiere di notte. Soprattutto, la colpì

il

fatto

che

altri

film,

molto più

passassero indenni dalle maglie della censura e

il

spinti,

suo, in-

vece, venisse minacciato di amputazioni consistenti.

La

re-

temperamento assai schietto e liberale, non arrivava a comprendere perché i funzionari volessero tagliare in particolare le scene di un amplesso tra Max e Lucia, protagonisti del film. Andata di persona a chiedere spiegazioni ai commissari della censura, si sentì rispondere che quelle gista, di

scene erano da tagliare «perché durante l'amplesso lui stava sotto e lei sopra». Evidentemente i valori tradizionali dovevano essere rispettati sempre e dovunque. Nel '77, con Al di là del bene e del male, la Cavani provoca ancora, scandalizzando molti con la messa in scena di

un rapporto a Paul Rèe.

I

tre tra

Friedrich Nietzsche,

rapporti con la critica italiana

Lou Salomé si

e

irrigidiscono

36

LA VITA

ulteriormente.

Il

film è però una grossa co-produzione eu-

ropea e consolida

fama

la

della regista in tutto

il

vecchio

continente.

Sempre pronta a nuove esperienze, regia di un'opera

lirica.

direzione musicale di

È

il

Bruno

Wozzeck

nel '79 debutta nella

di

Bartoletti,

Alban Berg, con la che inaugura il 42°

Teatro comunale. A proposiCavani ha dichiarato: «La mia decisione di cimentarmi nel teatro, in particolare nel melodramma, non è maturata dall'oggi al domani, non mi piacciono le improvvisazioni, voglio sentirmi sicura di ciò che faccio, anche se poi qualche salto nel vuoto mi procura una

maggio musicale fiorentino

al

to del suo debutto lirico, la

piacevole ebbrezza».^ Il

Wozzeck segna quindi

il

debutto nell'opera

lirica

da

un progetto in tal senso era anni '60: un Orfeo ed Euridice mai

parte della Cavani, anche se stato già avviato negli

andato in porto.

Nel 1981 realizza La pelle, tratto dal romanzo omonimo Curzio Malaparte. L'anno dopo è la volta di Oltre la porta, un film che gira su commissione. Se in Italia questi due film, soprattutto La pelle, non vengono accolti con la di

curiosità che forse meriterebbero, all'estero accrescono ul-

teriormente la popolarità della regista. Sue retrospettive so-

no organizzate negli altri

Stati Uniti, in Francia, in

Spagna

e in

Paesi.

Per la Cavani questo è il periodo delle regie liriche, che assorbono sempre più spazio nella sua attività. Nel 1984 questa passione la porta in uno dei templi europei di questo genere di spettacolo, L'Opera de Paris, dove mette in scena V Ifigenia in Tauride di Christopher W. Gluck, direttore d'orchestra Gerd Albrecht. Nel 1986 è la volta della Medea di Luigi Cherubini, con la direzione musicale di Pinchas Steinberg, ancora all'Opera de Paris. Sempre dell' 86 è la ripresa della Medea di Luigi Cherubini, con la direzione d'orchestra di Bruno Bartoletti, mes-

^

Ibidem.

LA CARRIERA CINEMATOGRAFICA sa in scena al Teatro

37

Comunale

di Firenze, in

occasione

dell'inaugurazione dell'iniziativa della Cee «Firenze capitale della cultura il

premio della

europea».

critica

Lo

spettacolo valse alla regista

musicale «Franco Abbiati», per

miglior spettacolo della stagione

il

lirica '85-86.

Neir85, intanto, la regista era tornata al cinema, realizzando Interno berlinese, un film tratto da un romanzo dello scrittore giapponese Junichiro Tanizaki. Ancora un filmscandalo: la torbida storia di un rapporto a tre nella Germania nazista; un film per cui la critica mostra una certa attenzione cominciando così quella fase di riconciliazione nei confronti della regista, dopo un lungo periodo di incomprensioni. Canada, Germania e Francia dopo questo film le dedicano retrospettive. Nel 1989 la Cavani realizza un'altra produzione di grande respiro, tornando sul mito del santo di Assisi: Francesco, con la stella del cinema americano Mickey Rourke. Il film segna un periodo estremamente attivo per la regista che incontra in cinema e teatri tutto il pubblico in generale ma soprattutto i giovani, essendo il film indirizzato a quanti non conoscono la vita e il personaggio di san Francesco.

un periodo anche di grande diCavani e le componenti cattoliche più innovative da una parte e i gruppi più tradizionalisti È, quello di Francesco,

battito dialettico, tra la

dall'altra;

oggetto del contendere,

san Francesco, tarlo, l'eterna

le possibilità e

i

il

significato del mito-

diversi

modi

di rappresen-

questione della verosimiglianza storica, che

qualcuno considera tradita all'uscita

di ogni film della

Ca-

vani ambientato nel passato.

Sempre nel 1989, a Princeton, gli americani le dedicano una retrospettiva completa dei suoi film. È la prima volta che un cineasta europeo viene invitato e celebrato dall'Università locale.

Negli anni '90,

la

passione per

la lirica

spinge

la regista

a realizzare ancora degli spettacoli d'opera: nel 1990

la-

Traviata di Verdi, con la direzione musicale di Riccardo Muti, messa in scena alla Scala di Milano. Lo spettacolo

38

LA VITA

Ottiene

un notevole successo, accreditando definitivamente

Cavani anche come ottima regista di teatro d'opera. La sua Traviata vince il premio «Amici del Loggione» e il 1° premio al Festival intemazionale «Opera Screen Imz». Le critiche segnalano lo spettacolo per una regia molto fedele; in generale, comunque, le opere liriche messe in scena dalla Cavani vengono definite curate, attente ai particolari e per nulla contestatrici delle forme del melodramma, al contrario di quanto fanno molti altri registi di cinela

ma passati

alle tavole del palcoscenico.

Nel 1991 dillac,

opere liriche prosegue con Carda una novella di HofiFmann, con Paul Hindemith. L'opera inaugura il

la serie delle

"opera nera"

l'inquietante

tratta

musica

di

54° Maggio musicale fiorentino al Teatro Comunale e si avvale della direzione musicale di Bruno Bartoletti. Nel 1993 è la volta della Jenufa di Leos Janàceck, con la direzione musicale di Semyon Bychkov, che inaugura il 56° Maggio musicale fiorentino, sempre al Teatro Comunale. Storia del nostro secolo ambientata in un piccolo paese ceco, in cui la regista «trasporta

il

dramma

della Preis-

sovà in un contesto più moderno e più reale, che ancora una volta le ha consentito di approfondire temi sociali puntando sulla conoscenza di personaggi complessi e attuando così quella sua esigenza di cercare nelle pieghe dell'Io e del Super Io, in

una ricerca che

la

pone comunque come

alter ego».'

Lo

spettacolo

si

aggiudica

cale «Franco Abbiati» per

gione

lirica

il

il

premio della

critica

musi-

miglior spettacolo della sta-

1992-93.

È

però un periodo un po' in ombra, questo, per Liliana Cavani, almeno per quanto riguarda il suo rapporto con il "fare film": afflitta da una brutta forma di depressione, causata dalla morte della zia Libera, che tanto peso aveva avuto sulla sua formazione culturale e umana,

la regista si

allontana dal cinema (l'ultimo suo film era stato

^

Ibidem.

LA CARRIERA CINEMATOGRAFICA

39

Francesco) e si chiude all'interno della sua vita privata, non trovando più stimoli nei fatti di attualità o di storia che tanto avevano contribuito alla sua ispirazione. Le regie liriche sono il solo contatto con la realtà estema, con la professione di regista.

Da

questo brutto periodo uscirà solo nel '92-93, attraver-

so la lunga e controversa preparazione e realizzazione di

ve siete? Io sono qui, significativamente aperto e ottimista, al

momento

il

Do-

suo film più

l'ultimo della sua carriera.

Venuta fuori definitivamente da quel periodo negativo, del 1993 è il ritomo all'opera lirica con la realizzazione di La vestale di Gaspare Spontini, libretto di Etienne de Jouy, con la direzione musicale di Riccardo Muti, alla Scala di Milano. Del 1995 è la Cena delle beffe, di Umberto Giordano, con la direzione musicale di Bmno Bartoletti, messa in

scena all'Operhaus di Zurigo.

Attualmente, nel 1996, la Cavani prova per il teatro lirico una Cavalleria rusticana di Mascagni che metterà in scena a Ravenna e lavora su tre progetti cinematografici che conta al più presto di realizzare. L'8 luglio 1996 è stata nominata consigliere d'amministrazione della Rai.

II

LE OPERE

Francesco di Assisi

Dopo

prime esperienze televisive Liliana Cavani non al cinema per le sale. Prima di girare / cannibali, diresse due lungometraggi pensati per la televisione, Francesco di Assisi e Galileo. Erano due progetti nati, nelle intenzioni dei dirigenti Rai, con intenti divulgativi e pedagogici, prime sperimene le

passò direttamente

tazioni di quella politica di «film d'autore per la tv», che

porterà più avanti ai film per la televisione di Rossellini {Socrate, Blaise Pascal, Cartesius) e di altri registi.

Diciamo subito che licole, si discostò

la Cavani, realizzando queste due peldecisamente dalle intenzioni educative del-

la televisione di Stato e realizzò

invece delle opere molto per-

sonali e originali, soprattutto per quanto riguarda Francesco di Assisi, trasmesso dalla Rai

il

6 e

l'S

maggio 1966.

Mostra cinema di Venezia di quell'anno, vinse il Labaro d'oro, ex aequo con Akira Kurosawa, alla Settimana Internazionale Festival di Valladolid e il premio speciale dell' linda al Il

film, presentato alla sezione informativa della

del

Festival Intemazionale della tv di Montecarlo.

Francesco, figlio del ricco commerciante Pietro Bemardone, conduce una vita spensierata e protetta. Ha degli amici, benestanti quanto

lui,

con cui

bilità e scherzi di varia natura.

si

diverte in gare d'a-

La sua passione per

elmi,

42

LE OPERE

scudi e armi e l'educazione del ruolarsi e partire la

con

le

truppe

tempo

lo

spingono ad

al servizio della

sua carriera militare dura pochissimo. Torna

Chiesa.

ar-

Ma

infatti subi-

to a casa, tra la sorpresa e la delusione del padre, che co-

mincia così a capire di avere un figlio non proprio integrato negli schemi della borghesia del tempo. Francesco, in cerca di qualcosa che neanche lui riesce a identificare con precisione, entra un giorno nella chiesa di San Damiano e legge un passo del Vangelo. «Lascia tutto e seguimi» è la frase che lo colpisce più di ogni altra. Decide di andare a Roma come pellegrino e lì, più che in una religione ufficiale e teorica, si imbatte in uomini poveri e malati. Tra i bisognosi, trova le motivazioni profonde della sua fede e intuisce l'importanza della povertà, dello

spogliarsi di tutti gli averi.

Questi princìpi non sono ovviamente condivisi, e neanche compresi, dal padre, cui anzi Francesco ruba del denaro per riparare la chiesa di San Damiano. Per il ricco mercante è veramente troppo. Dopo uno scontro che rischia di diventare un pestaggio, lo cita in giudizio per ribellione e dissipazione. Ma Francesco, ormai deciso a farsi eremita, trova rifugio nella Chiesa e nel vescovo della città. Alla fine del processo, si spoglia degli abiti e si allontana. E l'inizio della sua missione di

pace e povertà.

Lo

ritroviamo due anni dopo alla «Porziuncola» dove

vive in ristrettezza e dove viene raggiunto dai suoi due pri-

mi

proseliti.

Il

gruppo

si

allargherà sempre di più fino a

ri-

chiedere un riconoscimento ufficiale da parte di Innocen-

zo

III;

riconoscimento che arriverà in una delle scene più

belle del film.

Con l'aumento

dei seguaci, però,

problemi. Molti non approvano

il

cominceranno anche

i

radicalismo evangelico

spingono per una burocratizzazione del ancora intraprendono strade teoriche e lontane dai problemi reali; tutte tendenze poco care a Francesco, di Francesco, altri

gruppo,

altri

ligio ai valori di fedeltà, lavoro e povertà. Inoltre, fare

capo non è mestiere per

lui.

Viene contestato

e, di

il

fronte

FRANCESCO

43

DI ASSISI

cercando ancora una volta quella sosembra l'unica condizione in grado di garan-

alle difficoltà, fugge,

litudine che

serenità totale. Agli ex seguaci, adesso ribelli, dice semplicemente: «Nessuno vi ha obbligato a seguirmi». Gli ultimi anni di Francesco sono minati dalla malattia e

tirgli la

una parziale

convento di Chiara, da una bambina il Cantico delle creature. È l'ultimo episodio prima della morte, che lo coglierà al termine della lunga malattia. di

ascoltiamo da

cecità. Ospite del

lui e

Francesco di Assisi segna, per Liliana Cavani, un esordio nel lungometraggio per niente timoroso,

Anche

sonalissimo e di grande rilievo.

se

il

ma

anzi per-

progetto

fu

le

commissionato dalla Rai (e per la precisione dal futuro direttore di Rai 3 Angelo Guglielmi, noto critico letterario), la regista stravolse le intenzioni iniziali

per dar vita a un

progetto interamente suo. Il

film

sarebbe dovuto girare tutto in

si

avrebbe dovuto semplicemente

La Cavani

lo realizzò in estemi,

prio set cinematografico

e,

posa e

teatri di

illustrare la vita del santo.

montando un vero

e pro-

cosa ancora più importante,

in-

personaggio di Francesco in modo assai personale, assumendolo come proprio e dandone una visione terpretò

il

soggettiva e singolarissima.

La prima preoccupazione

della regista è quella di uscire

dalla Storia e attualizzare personaggio e vicenda.

Chi cer-

casse in Francesco di Assisi verità storica, ricerca filologi-

ca o verosimiglianza cronologica, resterebbe deluso. Quan-

do

critici fecero notare incongruenze assolutamente inesistenti nel tredicesimo secolo, approssimazioni e chiaroscuri nel trattamento della vicenda. Tutto vero, ma è ovvio anche che la Cavani il

film uscì, alcuni

palesi,

modi

di dire

era ben cosciente di tutto questo. Semplicemente, a interessava la Storia in quanto tale, lei

il

interessava la vicenda di Francesco

l'avventura umana,

golo contro

gli

come

lei

non

rispetto delle fonti.

come emblema

A

del-

prototipo della ribellione del sin-

schemi della

società,

le rivalse individuali, passate,

come metafora

presenti e future.

di tutte

44

LE OPERE

Certo, alla base di tutto sta girato nel 1966. nili di

La Cavani

quel periodo,

il

fatto

che

il

film sia stato

sintetizza tutte le istanze giova-

pre-68, gli hippies, la rivoha contro

il

borghese e trova in Francesco un catalizzatore davvero miracoloso. Francesco è uno di quei giovani contemporanei al film, in tutto e per tutto. È un mito capace di la società

assorbire e re-interpretare

tutti

valori dei giovani ribelli

i

pre-sessantottini.

Vedremo più

avanti che anche

santo di Assisi, Francesco, con

con

il

secondo film

Mickey Rourke,

realizzerà un'operazione analoga, accostando

gio al periodo in cui

il

sul

la regista

personag-

film viene prodotto.

il

Letto in una chiave di attualizzazione del personaggio e delle vicende, dunque,

Francesco di Assisi è un film

dinariamente riuscito, soprattutto per

che per

magico

straor-

equilibrio

innovazione e rispetto

la regista riesce a stabilire tra i

il

fatti.

non è una di quelle attualizzazioni radicacinema e soprattutto del teatro degli anni '60 e '70 (ma anche dei nostri anni, si veda il Riccardo III di Jarman di qualche stagione fa). Non ci sono uomini del Medioevo in blue jeans o che masticano il chewingum. Nella Assisi del tempo non passano motociclette alla Easy Rider e nessuno indossa orologi ultimo modello. Il

li,

film

infatti

tipiche del

D'altra parte, però, segnali di attualizzazione ce ne sono, eccome.

La

storia di

Francesco viene forzata, mettendo

l'accento su alcuni particolari e tacendone o smorzandone altri.

La conversione

contata in

del futuro santo, ad esempio, è rac-

modo molto

logico, razionale, senza accentuare

minimamente la componente mistica. Si potrebbe definire quasi una conversione "laica", tanto è distante da altre conversioni, raccontatoci da certo cinema "agiografico". Alcuni dialoghi tivi di

tra

Francesco e

il

padre, poi, sono esphca-

questa volontà di attualizzare

la

materia e sembrano

da molte discussioni nelle famiglie della fine degli anni '60. Il padre a un certo punto dice a Francesco:

.presi, pari pari,

«Sono stanco delle tue stranezze». E il figlio, di risposta: «VogUo cambiare vita». E poco prima, quando non ha notizie

FRANCESCO

45

DI ASSISI

del figlio, ecco il lamento del padre: «Sono tre settimane che non toma a casa... Dov'è?» Più che il genitore di un santo del '200, sembra un padre in cerca del figlio hippy... Certo, un peso importante ebbe anche la scelta di Lou

Castel

come

attore protagonista. L'interprete svedese, in-

aveva girato solo un anno prima / pugni

fatti,

in tasca di

Marco Bellocchio. I pugni in tasca liano ed ebbe, nel

fii il

vero film anticipatore del '68

momento

in cui uscì e negli anni

ita-

imme-

diatamente seguenti, una ripercussione enorme su tutta una generazione di giovani, che non si riconosceva più nella società borghese e nei valori della tradizione. E Castel diventò in breve l'attore-simbolo di quella generazione: un misto di ribellione e anarchia, di provocazione e disobbedienza, cioè di quei caratteri che furono un po' il denominatore comune della generazione sessantottina. Come poteva, un san Francesco interpretato da Lou Castel, non riflettere queste istanze, non gettare un ponte tra l'indisciplina del santo di Assisi e la contestazione dei giovani che all'uscita del film avevano vent'anni? Con il coraggio che sarà una costante di tutta la sua carriera, Liliana

Cavani non

si tira

indietro di fronte a

troppo stretta identificazione tra Francesco e

i

una

ragazzi in

attesa del '68.

Castel nel film assume spesso atteggiamenti provocatori e ride di fronte ai pruriti della borghesia

seppellirà» era

uno

(«Una

risata vi

degli slogan della contestazione giova-

Francesco è nel film un santo che ride molto, cui un certo sarcasmo, acceso dalla passione contestatrice ma anche cinico e sprezzante verso il mondo

nile...).

non

è estraneo

delle istituzioni.

Nonostante questo, mantiene anche una sua ingenuità, nell'incontro con Innocenzo III, quando il riconoscimento dell'Ordine francescano, da parte della Chiesa ufficiale, genera nel protagonista e nei suoi seguaci un momento di gioia reale, autentica quanto effimera. Non sanno ancora, infatti, che i guai per loro cominceranno adesso, con i tentativi di burocratizzazione, con le teorie filosofi-

come

46

LE OPERE

che,

richiami all'ordine, ecc. Insomma,

i

massima

il

momento

di

per Francesco anche l'inizio della cadudel declino dell'utopia che lo aveva sorretto fino ad al-

ta,

felicità è

il parallelo con i giovani rivoluzionari metà degli anni '60, questa parte del film sembra quasi una premonizione, una fosca previsione di

lora. E,

continuando

della seconda

quello che sarà

Ma

il

loro destino...

la scelta di

campo più

netta che la regista

compie

è

sicuramente quella della selezione dei contenuti. Praticamente tutta la prima metà del film è dedicata ai dissidi tra Francesco e il padre, tra l'individuo e le istituzioni, tra la volontà di andare via per vivere una vita libera e in linea

con

i

propri principi e

il

tentativo disperato sia della fami-

glia, sia della società, di trattenere, censurare,

soffocare in ogni

impedire,

modo.

Quelle dei contrasti sono anche

le

scene più riuscite. Ci

riferiamo per esempio all'intera sequenza del processo che

padre intenta contro Francesco o al bellissimo dialogo tra la madre, da sempre "volto umano" della famiglia borghese, personaggio-ammortizzatore delle ribellioni dei figli, contrapposto alla figura paterna-"muro il

quest'ultimo e

invalicabile", sordo a qualsiasi richiesta.

rara intensità, è semplice,

come

Il

dialogo, di

semplici sono

i

una

personaggi

che lo pronunciano e la situazione che fa da sfondo. La madre, tra l'altro, gli dice: «Ti comporti in un modo così strano...». E lui: «Non ti devi preoccupare per me. Sento che devo andare via». Elementare, scarno fino alla povertà,

ma tanto

intenso e vero.

Ancora da

ricordare, tra le più riuscite scene del "dis-

senso", quelle riguardanti

le

polemiche

tra

Francesco e

i

nuovi seguaci, poco inclini a seguirlo nei sacrifici più veri, ma pronti ad assumere solo una fede di facciata, un dogma di

comodo. Da un punto

di vista formale, la

prima

caratteristica

che

viene spontaneo sottolineare è che Francesco di Assisi è un film "francescano". Francescano nelle scenografie nude, nel

montaggio sobrio, nelle angolazioni, mai macchina da presa. Certo, si

superflue, della

gratuite né tratta di

un

GALILEO

47

film ancora acerbo, irrisolto in particolari tecnici so delle musiche (a volte sbilanciato),

scene (a volte slegate tra loro),

la

come

l'u-

raccordo tra le costruzione dei persoil

naggi secondari (spesso troppo in ombra rispetto

al prota-

Queste piccole mancanze vengono comunque celate dalla straordinaria passione con cui la regista racconta la vicenda di Francesco, con cui mescola innovazione e tradizione, con cui penetra nella psicologia del personaggio. Una materia che, anche se capitata sulla strada della regista gonista).

non per sua volontà, visivi,

ma

su commissione dei dirigenti tele-

viene tradotta e reinterpretata fino a diventare a

gli effetti

«un film

tutti

di Liliana Cavani».

Galileo

Sull'onda del successo di critica e del gradimento televisivo ottenuto da Francesco di Assisi, la Rai commissionò a Liliana Cavani un secondo progetto per la tv. Si trattava della vita di Galileo Galilei, di cui esisteva già una prima bozza di copione scritta da Tullio Pinelli, co-sceneggiatore di Francesco di Assisi e, soprattutto, di molti film di Federico Fellini Il

come La dolce

vita e Otto e mezzo.

Galileo della Cavani

ci

racconta

scienziato soprattutto in rapporto a

i

la vita del

grande

suoi contrasti con la

Chiesa del tempo. Fu presentato in concorso alla Mostra del cinema di Venezia del 1968 (vinse il premio «Cineforum italiani», ex aequo con John Cassavetes), e fuori concorso al Festival di Montecarlo dello stesso anno. Galileo è prima di tutto

un uomo

curioso: già all'inizio del

film lo vediamo partecipare attivamente alle discussioni sulla

nuova scienza che

sta

per prendere piede e che

ciale, quella cattolica,

Nell'ateneo che frequenta. Paolo Sarpi

uno

la cultura uffi-

cerca di tenere a freno in ogni modo. gli

consegna anche

strano strumento arrivato dall'Olanda, un'invenzione che

«mostra vicine anche

le

cose lontane». Galileo capisce subito può farci vedere da vicino an-

che, se davvero quell'oggetto

48

LE OPERE

che

i

corpi più distanti,

può essere

la

chiave per accedere

ai

misteri dell'universo, per dimostrare che è la Terra a girare

intomo

Lo

al

Sole e non viceversa.

scienziato esamina quello strano strumento, ne veri-

fica l'impossibilità di utilizzarlo

smonta

ma non

si

dà per vinto. Lo fame un vero

in mille pezzi, lo perfeziona sino a

telescopio. Intanto, Galileo

ha

fatto amicizia

con uno studioso che va

diffondendo teorie eretiche sulla natura e su Dio, Giordano

Bruno. Galileo non condivide alcune sue idee più estreme, ma rispetta il suo modo di pensare. Il loro è un confronto aperto e leale, ma le loro strade sono destinate a dividersi: Galileo cerca si

le

prove di ogni cosa; Bruno è più impulsivo e

scaglia subito contro tutto e

gnare con imbarazzo

le

tutti.

Galileo continuerà a inse-

vecchie teorie della scienza ufficiale,

non sarà in grado di provare che sono false; Giordano Bmno aggredirà la Chiesa radicabnente, atteggiamento che pagherà con la vita: verrà infatti bmciato vivo come eretico in una delle sequenze più forti del film. Scosso dalla fine di Giordano Bmno, Galileo non si tira indietro, tutt'altro. Punta il telescopio da lui costmito sulla realtà: la prima cosa che vede ravvicinata è la sua donna. Marina, che sorride a un altro uomo. Capisce a proprie spese che quello strumento può far vedere cose che a occhio nudo non si possono cogliere. La notte guarda la Luna e si accorge che su questa sorge il Sole, che Giove ha quattro lune ed è un mondo a sé, che le sue tesi sono vere. Espone a lezione i nuovi princìpi, la nuova scienza è adesso finalmente dimostrabile. Spacca in due l'uditorio e, a mano a mano che le sue tesi si diffondono, la Chiesa, gli fino a che

altri scienziati,

Galileo, in

il

mondo

intero.

una scena molto

a guardare dentro

il

telescopio,

hanno persino paura:

bella, invita gli ecclesiastici

ma

quelli

non vogliono, ne

è la paura di vedere qualcosa che az-

zererà la loro cultura, minerà alle radici

le

loro certezze e

tutta la loro vita.

Cominciano così

gli incontri di

Galileo con

i

vertici del-

49

GALILEO la

Chiesa. Prima è Paolo

V

ad accoglierio. «Siamo

voi» dice allo scienziato. «Scrutate

Chiesa

vostre scoperte.»

le

nimento:

il

Ma

il

subito

Papa esorta Galileo a

fieri di

cielo e offrite alla

dopo ecco l'ammonon cadere

vigilare e a

vittima della vanità.

Con

successore Urbano Vili,

il

Amico

poi di molto. dinale,

sue

il discorso non cambia quando era soltanto un car-

nuovo Papa sembra intenzionato ad accogliere le consigliato male dalla parte più retrogada del

il

tesi.

di Galileo

Ma

Vaticano, cardinale Borgia in testa, finirà per decretare

il

sequestro del Dialogo sui massimi sistemi (l'opera galileia-

nuovo verbo) e costringerà l'ex amico un uomo ormai vecchio e stanco, l'ombra dello scienziato combattivo di un tempo, rinnegherà na che diffondeva

il

all'abiura. Galileo,

tutto per sottrarsi alla tortura e alla morte.

Come

risulta già dal

racconto della trama, quello che in-

teressa la regista, in Galileo si,

come

già in Francesco di Assi-

è la lotta tra individuo e società, tra

un uomo

e l'istitu-

zione che lo circonda. In Galileo

l'

istituzione-Chiesa viene raccontata in tutta

l'oscurantismo che doveva avere tra '500 e '600. Le facce dei prelati, dei papi e degli uomini di

l'ottusità, la chiusura,

chiesa in genere esprimono un'irrazionalità assunta a dog-

ma, a

stile di vita.

Per contro, l'universo galileiano (e quindi non solo lo scienziato, ma anche il suo allievo Sagredo, Giordano Bru-

donna Marina) esprimono una luminosità, un ottimismo, una passionalità davvero ammirevoli anche nei momenti più difficili: si pensi ai dialoghi di Galileo con i papi oppure, sul fronte privato, alla scena in cui Marina va su tutte le furie quando apprende che Galileo sta per partire no, la sua

e allontanarsi

Insomma

nuovamente da

lei.

il calore, sono tutti dalla Di fronte a lui, dall'altra parte, è il gelo del dogma, la paura di chi non vuol vedere, come viene sottolineato nella già citata scena in cui gli uomini di chiesa mostrano paura di fronte al telescopio.

la vita, le passioni,

parte di Galileo.

50

LE OPERE Sulla contrapposizione tra questi due

tutto

il

film.

E

mondi

è incentrato

proprio questa contrapposizione è un po'

il

ponte tra Francesco di Assisi e Galileo. Lì il santo di Assisi doveva combattere contro i dogmi della società medievale, per perseguire il suo ideale di povertà e di santità. Qui Galileo deve vedersela con i non meno teneri imperativi dell'Italia dell'Inquisizione,

per poter divulgare

la verità,

quella verità che è ormai in grado di comprovare scientifi-

camente.

Aveva dato

torto a

Giordano Bruno, Galileo, quando an-

cora non esistevano verifiche scientifiche delle sue

tesi.

sua ansia di provare tutto lo aveva frenato di fronte

dore dell'eretico radicalismo dell'amico.

Ma

dal

La

all'ar-

momento

tesi, non con decisione al potere dell'epoca. segno di continuità con Francesco di Assisi è lo

in cui la scienza e l'esperienza

confermano quella

esita a contrapporsi

Un altro

sforzo della regista (costante lungo tutta la sua carriera) di servirsi della Storia

La

come mezzo, mai come

fine.

sempre

lo strumento per raccontarci qualcosa di attuale. Francesco, Galileo e più avanti i protagonisti di II portiere di notte o Al di là del bene e del male, ecc. sono personaggi del passato che ci parlano del presente, "occasioni" che la regista coglie al volo, per raccontarci il suo punto di vista sull'attualità, per suggerirci che certe pulsioni, certe manifestazioni sono di ogni tempo. E una volta finito il film, fuori dal cinema, potremmo benissimo imbatterci in un Francesco, un Galileo, un Max ex nazista, una Lou Salomè, ecc. Tornando al Galileo, diciamo però subito che l'attualizzazione non risulta calda e partecipativa come era successo per il Francesco-«padre di tutti i contestatori». Il mito di Galileo e il suo scontro con la Chiesa cattolica sono senza

Storia, nei film della Cavani, è

dubbio simboli meno

forti e

meno

attuali della protesta

"antiborghese" del santo di Assisi.

un film su commissione. Non è cioè una ispirazione e di una proposta nata dall'autrice, ma si tratta di un programma scaturito dalla volontà di alcuni dirigenti Rai e poi affidato alle sue cure. Non è un Inoltre, Galileo è

frutto di

GALILEO

51

particolare da poco. la vivacità, quella

essere

il

Ne

soffre infatti quella passione, quel-

partecipazione che avevamo riconosciuto

grande pregio di Francesco di Assisi', anche quella

era materia nata su commissione,

smata e

come abbiamo

ma

la regista l'aveva pla-

corde maggiormente sue, trasformando,

traslata su

un documentario

visto,

girato in studio, in

fiction vera e propria.

Con

Galileo tutto questo non riesce. Forse intimidita

dalla sceneggiatura già esistente di Tullio Pinelli, forse

no coinvolta

me-

prima affidatale, la Cavani affronta questo suo secondo lungometraggio con un distacco maggiore, anche se per certi versi i risultati sono del tutto degni di nota. Ne risulta un film strano, di un'autrice ancora in cerca di una propria strada.

Abbiamo

dalla materia

già visto

come

quel

modo

acerbo di girare, in

reale passione per la

secondo piano rispetto alla materia raccontata, qualità che accen-

deva magicamente

film; in Galileo invece tutto resta so-

Francesco di Assisi, passava il

in

mancanza di calore, accanto alla vita dello scienziato, evidenzia uno stile incompleto, un modo di accostarsi alla materia ancora irrisolto, non portato fino in fondo. Anche se il film, per altri versi, è sicuramente inspeso, irrisolto: la

teressante: ad

esempio nello spaccato che dà del mondo

dell'ateneo, degli ambienti della ricerca dell'epoca, nel tratto di

non

una Chiesa testardamente chiusa

in

una

ri-

verità che

esiste più.

Galileo provocò anche censura.

I

funzionari Rai

i

primi guai della Cavani con la

le

chiesero infatti di accorciare

Giordano Bruno che muore sul rogo, ritenendolo troppo lungo e lacerante per il pubblico televisivo. Anche da un punto di vista stilistico il film non scioglie certi nodi. La marca visiva principale è la contrapposizione l'urlo di

tra gli

ambienti della ricerca,

tutti

geometrici e "puliti", e

quelli della Chiesa, barocchi, gelidi e pieni di Il

taglio è senza

dubbio quello

ombre

e antri.

televisivo: molti gli intemi,

assenza quasi totale di campi lunghi, ecc. L'appiattimento della

grammatica visiva porta ad un appesantimento

dei dialoghi.

Il

di quella

fihn risulta così essere un po' verboso, soprat-

52

LE OPERE

tutto nei dibattiti tra l'ima e l'altra fazione, nelle esposizioni

delle varie teorie e nelle confutazioni di esse.

Un

taglio televisivo, c'è da aggiungere, che

La

strerà nei fatti assolutamente inutile.

aver prodotto

il

la regista e

Forse davanti a quel film

una visione privata senza non lo mandò mai in onda.

i

con la uomini della Chiesa davan-

dirigenti Rai reagirono

stessa paura e confusione degli al

dimodopo

film, organizzò

neanche invitare

ti

si

Rai, infatti,

telescopio di Galileo.

/ cannibali

Il

successo televisivo e

la

stima dei

critici

ottenuta grazie a

Francesco di Assisi e Galileo consentirono a Liliana Cavani il grande salto per la sua prima produzione interamente finalizzata alle sale cinematografiche, senza l'appoggio della televisione di Stato. Il

New

film fu presentato

Nacque

così I cannibali.

al Festival di

York e poi a San Francisco

Cannes

e a quello di

Londra, sempre nel 1970; quindi uscì nelle sale italiane senza però riscuotere il successo sperato. A Cannes e a New York, invece, aveva destato interesse

e reazioni positive.

Il

e a

distributore americano

Rugoff

(lo

stesso che lanciò Z, l'orgia del potere di Costa-Gavras),

propose alla Cavani una distribuzione capillare del film negli Usa, a patto che la regista cambiasse il finale e lo risolvesse in maniera più ottimistica. Ottenuto un rifiuto da parte dell'autrice,

film circolò

il

progetto fini in un nulla di fatto.

comunque

rio americano,

all'interno di

un

Il

circuito universita-

con notevole successo.

spiaggia, un giovane coperto da un mantello neviene risvegliato da alcuni bambini. Questi bambini verranno brutalmente uccisi e Tuomo non potrà far niente se non assistere impotente alla strage. In città, intanto, una dittatura sanguinaria elimina i ri-

Su una

ro,

belli e lascia

i

loro cadaveri in strada, per scoraggiare

i

cit-

CANNIBALI

I

53

tadini a ogni tipo di rivolta. Seppellire

i

cadaveri

come

an-

che solamente toccarli o considerarli è severamente vietato e gli eventuali trasgressori verranno puniti con la morte. In questo stato di terrore, la gente si sforza di vivere co-

me

non

se niente fosse: l'importante è

non provocare una sua reazione

irritare

violenta.

La

tv,

il

potere,

d'altronde,

continua a diffondere ripetutamente messaggi propagandistici,

i

preti

benedicono

i

cadaveri e

li

lasciano in strada,

i

continuano a esercitare le loro violenze. Solo Antigone, una coraggiosa e caparbia ragazza cui è stato ucciso il fratello, si oppone alla legge, osteggiata persino dalla sua famiglia e dal fidanzato Emone, figlio del

militari

Primo ministro. Intanto il giovane che avevamo visto all'inizio, Tiresia, giunge in città ed entra in una tavola calda. Antigone lo vede e ne è attratta. Lo segue dopo che lui è uscito dal locale e lo vede mentre presta attenzione, incurante della legge, ai

cadaveri sul selciato.

ragazzo non si esprime con una lingua compiuta, ma con Antigone una comunicazione basata sui gesti e soprattutto su una consonanza di valori. Insieme, i due seppelliscono finalmente, in una caverna poco lontana, il fratello di Antigone; quindi tornano in città per sotterrare altri cadaveri. Inseguiti dalla polizia, fuggono tra il Circolo Il

instaura

militare, la

Una

sauna degli

ufficiali, la

caserma

e la chiesa.

volta arrestati, Antigone viene interrogata e torturata

da uno spietato

ufficiale, Tiresia viene

mostrato alla tv e

poi condotto in manicomio. Il

fidanzato di Antigone, intanto, viste

dizioni in cui versa la ragazza

dopo

le

disperate con-

l'interrogatorio, chiede

padre-Primo ministro di trasferirla e farla curare. Quello ed Emone, per tutta risposta, si carica sulle spalle il cadavere di un ribelle, diventando così anche lui un conte-

al

rifiuta

statore. Finito in carcere, regredirà allo stato animale, tra-

sformandosi in cane. Tiresia intanto, liberato ma pedinato dai militari alla ricerca di un possibile complotto, ritrova Antigone; la ragaz-

za è ammanettata e circondata dai militari.

Con uno

scatto

54 si

LE OPERE libera da quella

morsa

e corre verso l'amico,

sventagliata di mitra la uccide.

ma

A Tiresia è riservata la

una stes-

sa sorte.

due giovani, comunque, non sono morti senza consei pazienti del manicomio dove era stato ricoverato Tiresia, messi in libertà, continueranno la loro opera, sepI

guenze:

pellendo e prestando attenzione

ai

cadaveri dei

ribelli.

Cavani suo film più fortemente allegorico, più carico di rimandi. Potremmo dire che, libera per la prima volta dalle finalità educative delle produzioni Rai (da lei sempre eluse, ma che comunque costituivano in ogni caso delle gabbie: la vita di san Francesco, la vita di Galileo), la regista dà libero sfogo alla sua voglia di esprimersi per schemi più liberi, dando fiato a un'anarchia creativa e irrazionale impraticabile nei suoi primi due Ispiratasi alla tragedia sofoclea di Antigone, la

con / cannibali realizza

il

film.

/ cannibali nasce già, nelle intenzioni dell'autrice, con

uno schema complesso. Pur costituendo un attacco

ma capitalistico,

il

registro a cui la

al siste-

Cavani dà vita è lontano

anni luce da quello del classico film politico all'italiana.

Vediamo con che parole ta del film:

«Come

gli slogan, gli affissi e

Cavani racconta la nascidue mesi dopo i fatti di maggio,

la stessa

si sa, il

vocabolario rivoluzionario erano

tempo ho visto alcuni ho trovati molto vecchi. Così per / cannibali ho cercato un linguaggio meno circostangià stati venduti, consumati. In quel

film sulla contestazione e

li

ziato da avvenimenti precisi, più aperto...».^

E

«Un uomo

ancora:

giorno in una sala d'attesa, mi trovavo di fronte a un

il quale, leggendo un settimanale, arrivò alle pagine che riportavano alcune foto di atrocità nel Biafra. Le saltò tutte insieme per non guardarle. Quest'uomo era già "stanco" di un avvenimento che non era più "nuovo". Ciò mi ha fatto riflettere sul fatto che le informazioni precise su tale o

Intervista a Liliana Cavani in

«Ecran '74», giugno,

n. 26.

I

CANNIBALI

55

o rivoluzione hanno un valore emozionale d'una durata di dieci o venti giorni. L'informazione - così

tal' altra atrocità

com'è

fatta

- non può

tere provvisorio di

riguardarci politicamente.

un film

dell'orrore.

Dopo

tre

Ha

il

po-

film del-

l'orrore, se ne ha abbastanza e si aspetta un anno per rivederne uno».^ Dunque nasce l'esigenza, nella regista, di allargare il discorso e gli ambiti della storia, di differenziare

fortemente

il

suo lavoro da quello del film-cronaca tanto in

voga in quegli anni. Ecco allora la ricerca resoconto fedele dei

fatti

esista ai valori etemi:

il

caso quello greco e per

di

quanto di più lontano

ci sia dal

e insieme di quanto di più vicino

mito. la

Il

ricorso al mito, in questo

precisione quello di Antigone,

consente alla regista di affrontare l'argomento "politica" da

un altro punto di vista, di fare un discorso non immediatamente "militante" ma più profondo e universale. Ricorrendo zare

il

al

mito, ovviamente,

più possibile

la

sua materia.

il

E

film deve metaforizin effetti in / canni-

rimanda a qualcos'altro: dal peSGe che Tiresia ordina al banco e poi mostra ad Antigone (segnale di un cristianesimo arcaico e perduto ma anche di una virilità reale, contrapposta a quella dei fucili e delle armi dei militari governativi), al tragitto che i due compiono fuggendo, che sintetizza i luoghi-cardine di ogni società bali tutto è metafora, tutto

moderna fortemente sa,

i

istituzionalizzata: la caserma, la chie-

circoli militaristi.

Più in generale,

il

film appare innanzitutto una metafora

più di un possibile futuro che del presente, diciamo una fosca premonizione su quello che una società

come

la nostra,

portata alle estreme conseguenze, potrebbe diventare. C'è

una

critica totale al

cittadini,

che

ma

regime militare e assoluto che offende

i

c'è anche la paura (tristemente lungimirante)

la rivolta sconfini in guerra, in terrorismo.

il film della Cavani somiglia molto a Farenheit 451 di Truffaut, per via della visione

In questa componente,

Ibidem.

56

LE OPERE

una società governata da un regime violento sordo alle più elementari richieste dei cittadini.

apocalittica di e

differenzia però dal film di Truffaut per il mito di Antigone, per il richiamo a una nobile cultura classica, punto di forza della regista laureata in lettere antiche, che contrappone la costanza e il coraggio alla rozzezza della dittatura imperante. Protagonisti di / cannibali sono due stranieri, due uomini che con il governo della città non hanno niente a che vedere: Tiresia, straniero non solo ideologicamente ma anche per provenienza, che arriva dal mare (luogo della purezza per eccellenza) e non riconosce la lingua della città; e Antigone, fortemente compromessa con il regime (il suo fidanzato è il figlio del Primo ministro) ma che, nonostante questo, persegue con una costanza inarrestabile, prima la volontà di sep-

/ cannibali

suo ricorso

pellire

Se

fratello e poi la lotta contro

il

il

si

al

i

governanti.

Tiresia interpretato da Pierre Clementi

bite distanze,

comunque

in linea

con

i

naggi dei film della Cavani, soprattutto con sco di

Lou

Castel, l'Antigone di Britt

con

è,

le

de-

precedenti persoil

san France-

Ekland è

importante personaggio femminile della regista.

il

primo,

Un

perso-

naggio sicuramente forte, caparbio, ma anche estremamente dolce e femminile, soprattutto nel rapporto che instaura con Tiresia. Poco "politico" si direbbe, e più interiore, sensibile, in linea appunto con le caratteristiche dello spirito femminile ma sicuramente lontanissimo dalle donne "maschili" e impegnate dei film politici tradizionali. Il rapporto che lega i due, poi, è molto interessante. Avevamo parlato di una certa verbosità, fin qui, del cinema della Cavani, soprattutto nel caso di Galileo. In I cannibali, invece, la regista rovescia

alle

immagini

del film. vi e

i

totalmente la situazione e affida

significati più alti e

Le parole sono strumenti

appartengono

alle

i

ai gesti e

momenti più profondi

dei militari, dei governati-

scene che riguardano e che vedono

protagonisti proprio loro. Tra Tiresia e Antigone, invece, do-

mina il silenzio, il linguaggio non verbale. Sembra quasi che la regista abbia lasciato

le

parole alla

"politica" nella sua accezione più negativa: quella che

ri-

I

CANNIBALI

guarda

i

57

governi e

che è poi quasi sempre,

le istituzioni,

nei film della regista, sopraffazione dell'individuo.

A

non servono

Tiresia e Antigone, invece,

loro basta l'intesa sotterranea che

si

crea tra

i

le parole:

loro

agire e di intendere la vita; valori che trovano

comune nella lotta contro la loro è insomma un rapporto

modi

a di

un denomi-

natore

legge, contro la dittatu-

ra. Il

"alto", purificato dalla

mondo. Spazio dunque al silenzio, ai gesti e, come dicevamo, alle immagini. E le immagini che più restano impresse sono gli inquietanti squarci di una Milano offesa ma rassegnata, addirittura abituata alla dittatura. Una Milano grigia più della già sbiadita immagine che di solito il cinema ne offre, sinistramente geometrica con il suo tappeto di cadasporcizia del

veri e soprattutto senza colori, senza tonalità (e quanto colore, invece, nei posti fuori città in cui la storia

sconfina di

tanto in tanto).

«Ho

ambientato / cannibali a Milano» dice

la stessa re-

gista «per ragioni precise. Anzitutto, più che

una rappre-

sentazione della Grecia dei colonnelli o del Portogallo fascista, lia

volevo un paese sviluppato

dove

nessere.

mato

la

popolazione

Milano è

si

come

la

Francia o

l'Ita-

contenta perfettamente del be-

la tipica città

dove l'operaio

si

è trasfor-

in piccolo-borghese...»^

Una

città-simbolo quindi, quella in cui l'industrializza-

modernizzazione del Paese sono più avanzate. sembra costituire, dunque, ancora un ulteriore ammonimento: attenzione, perché questo futuro, spingendo al massimo le potenzialità di que-

zione e

La

la

scelta di questa ambientazione

sta società, Il

potrebbe essere poi non tanto lontano...

lavoro sui colori sembra metaforizzare anche gli abiti

sempre in un candido bianun rosso che macchia il grigiore

dei due protagonisti: lei quasi co, lui invece acceso di

della città; e ancora sono da sottolineare

cui tutti e due

Ibidem.

devono

ricorrere,

i

travestimenti a

indossando divise tipiche

58

LE OPERE

dell'ordine costituito (l'abito religioso, la divisa militare): in quella

Milano

tutta livida

passaggio di questi due

folli

morte

e gelida precisione,

il

senza-regole non può certo

passare inosservato e non causare stravolgimenti. Stravol-

consumeranno solo a morte già avvegli ex ospiti del manicomio conl'opera di Antigone e Tiresia. Qualcuno, un

gimenti che, però,

si

nuta dei due protagonisti:

tinuano

infatti

giorno, renderà giustizia a quei cadaveri.

L'ospite

A causa dell'insuccesso commerciale di I cannibali, Liliana Cavani fu costretta a tornare a rivolgersi alle produzioni Rai e, con l'ausilio della tv di Stato, realizzò su sua proposta due film: ospite, che rientrava nei «Programmi sperimentali» curati da Italo Moscati, e Milarepa, che faceva parte dei «Film per la tv» a cura di Ludovico Alessandrini (la stessa formula di produzione che avrebbe prodotto / clowns di Fellini e Strategia del ragno di Bertolucci).

L

uno

In L'ospite, Piero è

scrittore

che vuole ambientare

il

suo prossimo romanzo in un ospedale psichiatrico. Per meglio conoscere i problemi dei malati di mente, chiede il per-

messo

di visitare

un manicomio. Una

sanitaria, molti suoi

schemi

volta dentro la struttura

precostituiti salteranno.

Quello che colpisce Piero sono soprattutto disfunzioni e disservizi clamorosi:

smo

i

malati imbottiti di sedativi, l'egoi-

del personale, la crudeltà fine a se stessa verso chi è

"diverso".

Le uniche

giustificazioni che Io scrittore ottiene dal di-

sono musica già

sentita: carenza di personale (sei medici per seicentocinquanta ricoverati) e soprattutto l'egoismo dei famigliari, che non vengono abbastanza spesso a trovare i propri congiunti e che prendono l'ospedale come un parcheggio per dei parenti altrimenti scomodi. Piero ha modo di imbattersi in Anna, una donna ricoverata da molti anni per una crisi causata dal dolore per la

rettore

59

L'OSPITE

perdita di

una persona

cara:

rapporto affettivo fortissimo.

un cugino con cui aveva un sfogo di Anna, per questa

Lo

situazione così compressa dentro di sé, è tutto indirizzato

verso Luciano, un altro ricoverato: un malato catatonico molto più grave di Anna. Questa lo accudisce e ha giusta-

mente l'impressione

persona che riesca a

di essere l'unica

sbloccare la difficile situazione del ragazzo.

Piero è affascinato da Anna: la conosce più a fondo e

accorge della sua enorme ricchezza interiore. Anche tri

medici se ne accorgono e poco dopo

la

si

gli al-

dimettono dal-

l'ospedale, considerandola guarita.

Anna va

a vivere con

una donna che, da spite considerato

anche

la

il

fratello e

con

subito, dimostra di

scomodo

la

moglie di

non gradire

lui,

quell'o-

e ingombrante: qualsiasi cosa,

più normale, faccia Anna, viene vista sempre in

relazione al suo passato e alla sua malattia.

La donna decide

di

scappare di casa dopo aver lasciato

alcuni pensieri a voce alta incisi su

un

zia e famigliari brancolano nel buio e varla, Piero intuisce

dove

si

Mentre polinon riescono a tro-

nastro.

sia nascosta,

anche grazie a

quelle registrazioni.

Va

alla casa degli zii defunti di

Anna

e la trova

ta a rivivere nella propria fantasia l'antico

del passato,

musica e mito

si

inten-

mescolano nella mente della

donna. In più, nelle visioni di Anna,

confonde con quella

li,

amore. Fantasmi

di Luciano,

il

la figura del

ragazzo che

lei

cugino si accudiva

in ospedale.

Rintracciata anche dalle autorità e bruscamente riportata alla realtà,

Anna

viene ricondotta in manicomio e

la

sua

esistenza sembra ritornare al punto di partenza: accudisce

Luciano, con

ma volta che

la stessa

cura che aveva colpito Piero

L'idea iniziale di L'ospite nacque in

un

quando manicomio

cineclub,

Liliana Cavani parlò con dei ricoverati in un

dopo

la pri-

l'aveva vista.

la proiezione di / cannibali. Scrive la stessa regista: voluto visitare la clinica, l'Istituto psichiatrico della provincia di Pistoia. Mi accorsi che vi erano là dentro mol-

«Ho

60 te

LE OPERE

donne

visitato

e

il

mi venne voglia

di girare subito

un

reparto femminile. Nel complesso

film.



e

no

[...] il

Ho

4-5%

erano malate per cui fosse necessario l'internamento.

[...]

Senza l'autorizzazione dei medici ho consultato gli incartamenti di alcune malate e mi sono accorta che contenevano diagnosi vaghe, come il fatto che una malata aveva la qualifica di "violenta" perché, rinchiusa da dieci anni, aveva all'inizio scagliato un bicchiere con violenza. Il medico aveva annotato questo sintomo e la donna era stata rinchiusa a vita. Prima delle riprese ho passato una settimana nel manicomio, ossia in campo di concentramento». L'ospite è chiaramente un film girato con un budget basso, un po' come Francesco di Assisi e Galileo; ma che ricorda più quest'ultimo, piuttosto che il felice debutto "^

"francescano".

A parità di "povertà", infatti, mentre

il

film su san France-

sco era intriso di una passione e una originalità notevoli, film sullo scienziato toscano e questo di cui qui

puntano

in alto, restano

cità di introspezione sui

a metà tra

il

un po'

al di sotto delle

si

il

non

grandi capa-

personaggi della regista e

documentario e

parla

si

fermano

lo slancio lirico.

Proprio questo scarto enorme tra la prima e la seconda parte del film è la caratteristica che più colpisce in

dovendo non è certo una nota stonata. E forse era anche giusto dedicare una prima parte maggiormente informativa su una questione scottante come quella trattata: i manicomi e il destino che questa società riserva a chi non ragiona come noi. Questa pri-

L'ospite. Certo,

un

taglio schizofrenico dello stile,

parlare di ricoverati in

ma

parte

si

un ospedale

psichiatrico,

avvicina, per qualche accento di troppo su dati

e questioni scientifiche, a quel

cinema formativo ed educa-

aveva fino ad ora a tutti i costi fuggito. Viste le premesse, la seconda parte del film e soprattutto le scene in cui Anna si rifugia nella casa degli zii per rivivere nella fantasia il suo antico amore, appaiono però tivo

che

la regista

Ibidem.

61

L'OSPITE

troppo fortemente in contrasto con quanto visto fino a quel Meno male che la regista ci conduce per mano in

punto.

questo salto del fosso:

il

registro, infatti,

non cambia

radi-

calmente da un momento all'altro; tra le due parti c'è tutta la sequenza di Anna in casa del fratello e i suoi difficili rapporti con la cognata: scene che hanno sicuramente il merito di rendere più morbido il passaggio verso il lirismo della conclusione, ma che lasciano lo spettatore in balia di

una domanda senza

risposta: e se fosse stata proprio quella

mezzo

maniera migliore per raccontare il il documentarismo della prima parte e il lirismo della seconda per una narrazione di fiction ma con i piedi ben saldi per terra? Il fatto è che L'ospite è un film assai diverso da tutti gli altri della Cavani. Se la povertà di mezzi ci riporta ai primi due film, analizzandola più approfonditamente ci accorgiamo di come in quest'opera manchi quella materia prima tanto cara alla regista, sulla quale può sbizzarrire il suo estro e la sua abilità: non c'è la Storia da interpretare e aggiornare, non ci sono falsi miti da sfatare, non metafore ardite con cui parlare dell'oggi, mostrando il mondo di ieri. della parte di

la

film? Se la Cavani avesse smussato

L'unico salto consentito alla regista è forse quello dell'i-

dentificazione con lo scrittore, che entra in

manicomio

perché vuole ambientare, in un luogo analogo,

il

suo pros-

simo romanzo. È un po' quello che aveva fatto la Cavani prima di girare il film e che la stessa regista ha raccontato nel brano sopra riportato. Neanche l'identificazione con lo

un pretesto che può reggere più di tanto, perché ben presto mette in secondo piano Piero ed elegge a protagonista Anna. La Anna malata in manicomio e poi "messa in libertà", ben presto cede il passo a un'altra Anna, quella della seconda parte: il motore immobile delle fantasie, delle proiezioni, della messa in scena insieme mitica e musicale del scrittore è la storia

dramma debussiano Pelléas storia, tutta

e Mélisande. Un'apertura della questa parte, uno stratagemma per scendere più

Anna; un contraltare a tutta la prima metà eccessivamente documentaristica, paragonabile nel profondo nella psiche di

62

LE OPERE

a quella dell' attore-mimo in della regista,

Dove siete?

un

altro film sull'handicap

Io sono qui.

Nel finale, comunque, ecco tornare la prima Anna che avevamo conosciuto, la remissiva ospite dell'ospedale alle prese con

il

catatonico Luciano.

Insomma, di fronte a L'ospite si ha l'impressione di non riuscire mai a risalire al bandolo della matassa. Appena si pensa di aver trovato un centro, un punto fermo, il film è pronto a sorprendere lo spettatore e a sbilanciarlo verso nuovi equilibri, nuove soluzioni. È sicuramente questa la caratteristica di un film difficile, diverso da tutti gli altri della produzione targata Cavani, ad esempio dalla semplicità del già citato Dove siete? Io sono qui. Forse volutamente difficile, visto il tema trattato, il film lascia comunque una strana inquietudine in chi lo guarda, ma anche un senso di distacco, di impossibilità a instaurare con esso un dialogo compiuto, un contatto.

Milarepa

Leo

è

un giovane che, con l'aiuto del suo professore uniha appena ultimato la traduzione del libro Re-

versitario,

chung-Milarepa, sulla vita dell'asceta dell'undicesimo secolo tanto caro ai tibetani. Leo è un ragazzo fragile, molto affezionato alla madre che lo ha mantenuto agli studi a prezzo di enormi sacrifici e legato al suo professore, Albert Bennet, da un rapporto di enorme, forse eccessivo rispetto. Bennet è in procinto di partire con la giovane moglie verso un viaggio dalla meta imprecisata e conta di portare

con sé anche Leo. Ma il ragazzo è indeciso, intuisce che la meta potrebbe essere il Tibet o in ogni caso un luogo legato al misticismo e prende tempo, non sentendosi sicuro di voler affrontare il viaggio, impegnativo, prima di tutto, per la propria sensibilità.

Mentre accompagna

il

professore e

la

moglie

in aero-

porto e questi lo invitano ancora a venire con loro, anche

senza bagagli,

la

macchina esce

di strada e

cade in un fos-

MILAREPA

63

sato, senza che i tre riescano ad uscirne prima. Leo e la moglie del professore, un po' contusi, riescono a venir fuori dalle lamiere dell'auto, Bennet rimane invece incastrato al posto di guida Mentre la moglie va a chiamare i soccorsi, Leo comin-

cia a raccontare al professore, su sua richiesta, la storia di

Milarepa: i due in breve si proiettano in un Tibet senza tempo: Leo diventa il giovane Milarepa e il professor Bennet il saggio Lama Marpa che gli insegnerà il cammino che porta alla liberazione. Marpa ha accanto la sua giovane moglie (anche lei traslazione tibetana della moglie del professore), Milarepa una madre e una sorella (le stesse di Leo nella vita reale).

È

proprio la madre a iniziare Milarepa verso l'irraziona-

le, il

che

metafisico: in lotta con

hanno

le

turamente,

la

sottratto tutti

donna spinge

il

magia, per poter colpire con sti

cugini e gli

i

altri

soldi del marito

i

il

famigliari

morto prema-

mondo

figlio verso

il

malocchio

parenti disone-

i

della

e vendicare così l'ingiustizia subita. Istruito

da un tibetano

sull'arte della

pre presto di possedere grandi poteri e

magia, Milarepa sco-

si

avvia verso la strada

della liberazione, quella che consente di «vedere senza occhi,

toccare senza mani, giungere senza camminare».

Come prima

prova delle sue straordinarie

riduce in polvere con tri, le

un solo gesto

arti

magiche,

e a distanza di chilome-

case dei parenti disonesti.

Tornato

al

proprio paese

si

accorge che

Ma

tutti lo

evitano,

giovane capisce ben presto, dopo una breve sensazione di onnipotenza, che terrorizzati dai suoi poteri magici.

quella

non

è la strada che

conduce

il

alla liberazione: anzi

probabilmente, quei poteri distolgono dalla retta via.

con un uomo che mangia i pesci e acqua («Come potrei uccidere delle creature se non sapessi resuscitarle?», gli dice con candore tutto orientale), Milarepa arriva fino al saggio Marpa, che, come già detto, ha le sembianze del professor Bennet. Conclusa la prima parte dell'esistenza di Milarepa, comincia immediatamente la seconda, quella della «Magia Ispirato dall'incontro

poi

li

rigetta in

64

LE OPERE

Marpa. Un cammino maestro sembra prendersi gioco dell'allievo e ritardare sempre più il suo accesso al segreto della liberazione. Ma Milarepa dà prova di una costanza davvero incredibile e di una volontà di ferro. Quando ormai il giovane allievo è convinto che il giorno fatidico non arriverà mai e disperato si allontana da Marpa, questi lo insegue e, sorprendendolo ormai sfiduciato, lo accoglie nel suo gruppo per insegnargli che la liberazione non può venire da fuori ma è in ogni caso un'iniziativa spontanea della natura. Entrato in una grotta a meditare, Milarepa ne esce dopo mesi. Il terzo periodo è quello legato al ritomo a casa (dove trova lo scheletro della madre morta da tempo) e al pellegrinare, finché non gli arriva il richiamo di Marpa, che lo vuole vedere prima di morire. Ma al suo arrivo, il maestro è già spirato. Milarepa lo aiuta al trapasso definitivo nella terra dei morti. Il suo cammino è già a buon punto, perché è lui adesso a condurre il tragitto dell'anziano maestro verso l'aldilà. Nel finale il film toma al presente, con un'ambulanza che porta via il professor Bennet e Leo che cammina per la sua città alla ricerca di una propria strada, esattamente come Milarepa sui sentieri del Tibet.

bianca», legata irto di spine,

al

cammino

lungo

il

dettato da

quale

il

Milarepa è un lungo racconto totalmente immaginato dal protagonista del fihn, Leo.

ma

vicenda,

tutto quello

giovane Leo che le

filtra

sue esperienze.

il

È come

di fantasia, trovasse

è

come

se

si

c'è niente di reale, in tutta la

pensiero del

il

mito tibetano attraverso

bro sulla vita di Milarepa

mondo;

Non

che noi vediamo è se e,

Leo

come

un legame

la

sua vita e

rilegesse davanti a noi

capita a tutti

costante tra quei

i

lettori fatti

e

proiettase tra le pagine del libro e

il li-

pieni il

si

suo sen-

improvvisamente il protagonista di quella storia. Si tratuna sindrome molto diffusa tra i lettori e tra gli spettatori dei film. Si legge un libro o si guarda una pellicola e ci si vede già lì, a vivere quelle esperienze. In questa sorta di Sogni proibiti in versione mistico-tibetana, Leo non può far altro che vedersi come Milarepa

tisse

ta di

MILAREPA

65

saggezza e proiettare

alla ricerca della

me madre

la

propria madre co-

come sorellina del mistico, il suo professore e la moglie come il saggio Marpa e signora. Trasporta insomma tutto il proprio mondo nella di Milarepa, la sorellina

vicenda del mistico tibetano. Di conseguenza, anche il luogo dove si svolgono i fatti non sarà più il Tibet, ma un luogo assolutamente immaginato da Leo, che tra le altre cose non è mai stato in Oriente e quindi lelo più

non ha idea immediato è

di

come

sia fatto.

Anche qui, il paralLeggendo un libro

l'atto della lettura.

che parla di mondi lontanissimi e a noi sconosciuti sarà molto facile che ognuno si faccia un'idea di quel posto sulla

base delle proprie esperienze e cultura.

Così

il

Leo sono le montagne dell'Abruzzo, i sono anonimi abiti che non connotano in

Tibet di

vestiti dei locali

minimo modo quella gente, addirittura la lingua orientale diventa un italiano pronunciato con accento straniero. Insomma, sarà bene chiarire subito che non ci troviamo in un posto fisico ma in un luogo della coscienza di Leo. Il quale, vestiti

re

il

panni di Milarepa (che significa «Mila ve-

i

tramite la vicenda del

stito di tela»),

mago

tibetano percor-

proprio io alla ricerca di una propria strada, di un sen-

so da dare alle cose.

È un

per alcuni versi accostabile a quello di Fran-

tragitto

cesco di Assisi e

il

Milarepa e

ricorso al mito del passato fa subito pensa-

Come

re a / cannibali.

san Francesco, anche

le religioni orientali in

giovani degli anni a cavallo tra

una

i

il

percorso di

genere costituiscono per

'60 e

i

'70

i

un punto fermo,

finestra per evadere dai troppo stretti ambiti della cultura

borghese. sisi, la

Anche

in questo film,

Cavani raccontandoci

il

come

già in Francesco di As-

passato aggiorna alcuni ele-

menti della Storia per trovare dei punti sente. Inoltre

i

di contatto

con

il

pre-

protagonisti dei due film tendono alla luce,

aspirano a innalzarsi verso la purezza, la santità.

come

D'altra parte,

mi

di oggi

sono

i

strada per capire sociale; qui è

in / cannibali, a parlare dei proble-

miti di i

ieri.

Lì era Antigone a spianarci

rischi e le problematiche di

Milarepa a far luce sulla strada

di

la

una rivolta un giovane

66

LE OPERE

Mentre

del nostro tempo.

con

la realtà e

con

in

Francesco di Assisi l'aggancio molto forte, era anzi

la referenzialità era

proprio l'asse portante del film

Milarepa ad avere

san Francesco),

(la vita di

meglio è

filtrato, il punmentre in quest'ultimo era il passato ad entrare prepotentemente nel presente, in Milarepa è un presente in crisi ad aver bisogno del passato, per poter spiegare se stesso: è un giovane di oggi, smarrito e in difficoltà, Leo, a dover entrare nel passato, Milarepa, per poter compiere un tragitto e spiegarsi ragioni e meccanismi che il mondo di oggi non gli permette di cogliere. Sempre rifacendoci a Francesco di Assisi poi, è molto im-

in

E

to di vista.

la

il

pensiero

rispetto a / cannibali,

portante cogliere

le

differenze tra

il

trattamento che la regi-

aveva dedicato a un santo cattolico e quello che riserva a

sta

un mito

della religione orientale.

È

Cavani a spie-

la stessa

hanno amato il loro poeta durante tutti queognuno di loro si è arricchito dell'esperienza di

garlo: «I tibetani secoli,

sti

quel ragazzo. Francesco invece è stato giubilato. Francesco diventò un personaggio della nostra "Storia della religione cattolica",

Milarepa invece una presenza costante del pensieLa diversità tra le due culture è il discorso che

ro tibetano.

andrebbe sviluppato per capire quello che sto dicendo. Posso semplificare dicendo che mentre noi occidentali abbiamo

una religione considerata come un aspetto

del pensiero,

un

aspetto della vita, distinto dall'aspetto scientifico, politico,

economico, sociale, ti

distinte categorie nei loro

esistono, nessun Aristotele ha diviso

nessun [...]

Tommaso D'Aquino ha

L'Occidente ha coltivato

tegorie separate, siero. la

compartimen-

stagni, per gli orientali queste divisioni del pensiero

Hanno

[...]

preteso di scientificizzare

la divisione del

pensiero in ca-

l'Oriente ha coltivato l'unità del pen-

le

proprie esperienze».'

Quindi Francesco e Milarepa

^

non

pensiero in categorie,

perciò un rapporto più diretto e profondo con

natura e con

Dichiarazioni raccolte da

marzo 1974.

il

R.R

uniti nella tensione verso

in

«La

Fiera letteraria», 10

MILAREPA

67

l'ascensione,

do

ma

rappresentanti

ognuno

un diverso mo-

di

di intendere la religione.

Se per

il

film sul santo cattolico

la regista

aveva scelto un

impianto di racconto lineare, «per compartimenti stagni» co-

me

che raccontava (ogni personaggio è profonda-

la cultura

mente

incasellato nel proprio ruolo,

zioni, la narrazione è cronologica e stra),

per Milarepa

Dovendo

il

discorso

si

non

ci

sono sovrapposi-

segue un'unica via mae-

fa più complesso.

una religione non avulsa da altre discipline, una cultura comprendente vari rami del sapere tra cui quello mistico, la Cavani dà a questo film un impianto molto più complesso rispetto alle sue opere precedenti: i riflettere

personaggi che

si

sdoppiano,

il

continuo ponte tra presente

un ambiente e una storia "mitizzati" attraverso lo sguardo di Leo e soprattutto una perfetta corrispondenza

e futuro,

tra

i

vari elementi del film.

Su questa

caratteristica si concentrò Pier

Paolo Pasolini,

ammiratore entusiasta del film della Cavani, che cosi scrisse: «[...] la geometria che sintetizza tutti i punti di vista possibili della vita (vissuta e vista vivere) di Milarepa, ha,

tecnicamente

i

come

caratteri della visione religiosa del reale,

appunto sempre polivalente e onnicomprensiva. L'andirivieni di Milarepa che cerca

il

[...]

sapere o

un modello

inaugurale di sapere attraverso cui interpretare la vita, stallizza nel film della

Cavani in una serie

dire,

che è

si cri-

di linee quasi rigi-

damente ritmiche: una successione di inquadrature ferme, di panoramiche per lo più irregolari (in cui si giustifica anche qualche movimento di zoom) su un mondo profilmico stranamente geometrico anch'esso: un Abruzzo brullo e azzurro [...] Anche nella parte moderna, che fa da cornice e da fondamento all'esperienza religiosa di Milarepa, e che ha la funzione di renderla esplicitamente onirica, la Geometria (ripeto, tecnicamente irregolare) è perfetta. Onirica anch'essa. Un sogno su cui si impianta un altro sogno».^

^

Pier Paolo Pasolini, in

gno 1974.

«Cinema nuovo»,

n.

229, maggio-giu-

68

LE OPERE

Anche mente

la struttura del film,

alla

materia

trattata, alla

dunque, si adatta coerentecomplessità delle religioni

orientali rispetto alla nudità e schematicità di quella cattolica.

Ne scaturisce un film composto da molti me dicevamo più ricco di tutti quelli che la

elementi, co-

Cavani aveva girato precedentemente: grande merito di Milarepa è appunto l'equilibrio che tra tutti questi elementi la regista riesce a stabilire. Persino con un tocco d'ironia (corda sicuramente non consueta nei suoi film) che pervade la storia nel comportamento, quasi sadico, che il saggio Marpa attua nei confronti del povero discepolo, prima di accettarlo nel gruppo. Gli fa costruire, sasso dopo sasso, una torre rotonda, poi gliela fa spostare in

un

altro luogo, quindi gli chie-

de di ricostruirla ma quadrata e infine lo rimprovera per via del troppo rumore che fa lavorando e per il fatto di essersi fatto aiutare per spostare un masso enorme. Qualcuno ha voluto vedere in questo rapporto una forma di sadomasochismo che preannuncia la trama di II portiere di notte, ma stemperato dall'ironia com'è (anche grazie a un bravissimo Paolo Bonacelli nella parte di Marpa),

sembra più una simpatica trovata per evidenziare tutta l'abnegazione su cui deve far leva Milarepa-Leo, per completare il suo percorso di formazione.

Il portiere di

In

notte

una Vienna fredda

me

e

anonima

del 1957,

Max

lavora co-

portiere di notte all'Hotel dell'Opera. L'albergo, fin

dall'inizio, ci

appare

gente che vive di

come un luogo che assembla ricordi e Vediamo infatti una contessa, non

essi.

più giovanissima, che approfitta dell'amicizia di farsi

lerino

po

di

Max

per

camera un giovanotto squattrinato; un balomosessuale nostalgico del tempo che fu e un grupuomini che sembrano aver condiviso con Max una

mandare

in

imprecisata esperienza passata.

Una

sera,

un gruppo

di persone,

reduce da una prima

IL

PORTIERE DI NOTTE

69 Tra esse Lucia,

la

moglie

uno sguardo misto

di sor-

teatrale, fa ingresso nell'albergo.

del direttore d'orchestra.

Max

Tra

e Lucia c'è subito

presa e insofferenza, di desiderio e paura. Evidentemente

conoscevano

si

già; in

breve veniamo anche a sapere come,

grazie a dei flash-back che ci riportano indietro nel tempo:

Max

era

campo

un nazista

delle SS, Lucia

una prigioniera

di

un

concentramento. Lui era solito spacciarsi per medico, fotografare e filmare le sue vittime e considerava Lucia la sua preferita. Tra i due, per di più, si era instaurato di

un rapporto controverso, fatto di passione e violenza. Gli altri uomini amici di Max che sono nell'albergo sono tutti degli ex nazisti. Si riuniscono periodicamente all'Hotel dell'Opera per una sorta di psicoterapia di gruppo. Tra gli altri spiccano Klaus, un avvocato duro e deciso e Hans, lo psichiatra che conduce le sedute. Il gruppo vive ancora nella nostalgia per ra

i

il

passato e ovviamente conside-

sopravvissuti dei lager degli scomodi testimoni da

eli-

Max

nasconde loro l'identità di Lucia: è fortemenattratto da quella donna, al punto di andare ad assistere Flauto magico (diretto dal marito di lei), solo per poterla

minare. te al

guardare.

Ma l'intenerimento di Max non è un pentimento generale,

infatti, uccide un itaex prigioniero, per evitare che questi lo de-

riguarda solo Lucia. Subito dopo,

liano,

anche

lui

nunci alla polizia. Lucia assiste di nascosto ad una riunione degli ex gerarchi e viene a conoscenza dei meccanismi del gruppo: ognuno di loro, a turno, si sottopone a un processo interno, nel corso del quale I

si

riesaminano

tutti

i

motivi sono due: uno terapeutico,

crimini compiuti. al

fine di rivivere

secondo pratico e sicuramente meno nobile, per rintracciare possibili prove o testimoni di quei crimini ed eliminarli. quelle esperienze liberandosene;

Dopo un il

si

turno di

il

paio di processi, già portati a termine, adesso è

Max, che però mostra una

nascondere agli ex aguzzini

la

certa ritrosia a ripulir-

Inoltre continua a presenza di Lucia, testimone

del passato e a tornare su quei

fatti.

70

LE OPERE

pericolosissima, in grado di denunciare tutto

il gruppo alla Al termine della riunione, Max va a trovare la dondopo un primo momento di imbarazzo, riesplode la

polizia.

na

e,

come

passione,

Ma

gli

e più forte di prima.

Max

ex aguzzini vegliano sulla vita di

e quella

con la cliente americana dell'albergo non passa inosservata. Lucia sconvolge la vita di Max, come lui strana relazione

aveva sconvolto quella di

lei

anni prima. Lui adesso rinun-

cia ai nostalgici spettacoli del ballerino,

gruppo e

La

loro è

presente

Max

una relazione insieme tenera

e violenta; attuale e

ma legata al passato e agli irrinunciabili ricordi. confida tutta

vicenda

la

che tradirà la ex nazipassato, condizione

alla contessa

sua fiducia e incontra, per un'ultima volta, sti

che

allontana dal

si

fa venire a casa sua Lucia.

gli

impongono

di cancellare

necessaria per non vivere più

il

come una

gli altri

Max non

talpa.

vuole più seguirli sulla strada della cancellazione dei ricordi:

a lui ormai interessa vivere quella storia che segna anzi

la continuità

Lo

con un passato impossibile da rinnegare.

psichiatra va a trovare Lucia mentre

Max

è fuori e

anche lei non ne vuole sapere di tornare sui propri passi. I due amanti decidono di barricarsi in casa per vivere gli ultimi giorni della loro passione sfrenata. Fuori, gli ex nazisti sorvegliano ogni loro movimento e preparano l'agguato finale. Quando alla fine escono stremati dalla casa, su un ponte che potrebbe portarli al di là del fiume, si compie il

destino dal quale hanno scelto di

non scappare: vengono un auto in

uccisi dagli ex soldati delle SS, appostati dentro corsa.

Max e Lucia restano a che portavano nel lager.

terra:

indossano

gli stessi abiti

Alla sua uscita, // portiere di notte ebbe un successo clamoroso: sembrò quasi che quello fosse il film giusto al

momento

giusto, capace di unire

mondo;

magicamente

i

gusti delle

persone andavano a vederlo per ridiscutere il rapporto di coppia, per riesaminare il nazismo o semplicemente per emozionarsi alla storia di Max e Lu-

platee di tutto

il

le

IL

PORTIERE DI NOTTE

eia. Il

7

film suscitò anche un vespaio di polemiche e contri-

buì a formare l'immagine della Cavani "regista scandalosa" per eccellenza.

Il

film fu bloccato dalla commissione

censura in prima istanza e poi sbloccato in seconda battuta, dopo che la regista aveva rifiutato gli inviti a compiedi

re dei tagli sulle parti considerate più "scabrose".

Ma

fu l'intera cultura italiana a scendere in

campo per

Luchino Visconti, Alberto Moravia, Renato Guttuso, Natalia Ginzburg, molti registi di cinema e persino Eduardo De Filippo, non solito a iniziative del genere, si mobilitarono con interventi e sottoscrizioni, sottolineando il valore artistico dell'opera e la sua utilità anche difendere

film.

il

educativa e sociale. Certo,

//

portiere di notte è

un film

fastidioso, nel senso

che propone alcuni temi già scomodi in una chiave nuova e temeraria: una visione della Storia che supera gli aspetti di facciata, sociali, per cercare spiegazione nella psicologia col-

nazismo e la sua persistenza nella società; l'imposun suo superamento con i tradizionali strumenti della psichiatria; l'incapacità di accettarlo pacificamente da parte da chi lo ha vissuto; il mettere sullo stesso piano vittilettiva;

il

sibilità di

me

e carnefici di quella terribile pagina di storia.

Nel 1974

il

film destò scandalo probabilmente più per

questi temi che per qualche scena erotica davvero pudica e

all'acqua di rosa, se confrontata con quello che si poteva vedere tranquillamente nelle pellicole di cassetta del periodo.

Oggi

forse è possibile guardare II portiere di notte

più serenità, dimenticare

le

polemiche

con

e analizzarlo per

quello che ha da dirci, senza l'influsso di pareri censori e

che niente hanno a che vedere con esso. sicuramente dire che Il portiere di notte è il film più maturo girato fino al '74 dalla Cavani e quello che più convince tra quelli della prima parte della sua carriera, quella che arriva fino alla fine degli anni '70. In questo film scompaiono definitivamente gli eccessi di schematicità che avevamo visto condizionare i primi film, le verbosità di Galileo o l'allegorismo troppo apocalittici,

A una visione distaccata, possiamo

marcato

di / cannibali.

72

LE OPERE

Nel Portiere di notte assistiamo a una storia equilibrata, vediamo dei personaggi ben delineati, ci immergiamo in un'ambientazione straordinariamente efficace: insomma, tutti gli ingredienti che, da sempre, fanno il buon cinema, almeno nel senso tradizionale. Ma ad arricchire un buon film nel senso professionale sono da sempre i contenuti, in questa pellicola davvero eccezionali per innovazione, coraggio, incisività.

Storia difficile da accettare, quella di

// portiere di dicevamo. Sicuramente in quanto disorienta, fin dalle prime immagini, la nostra abitudine a riconoscere "buoni e cattivi". Il film è un labirinto in cui ci troviamo a riconoscere le ragioni di un ex aguzzino nazista, addirittura a provare pietà per lui, qualche volta a prendere le sue parti. E che dire del rapporto che ha con Lucia? Rapporto controverso, misto di amore e violenza, imperniato su uno scandaloso sadomasochismo. Per le femministe dell'epoca

notte,

dovette essere da\'A ero difficile accettare un film

come

//

portiere di notte, che andava contro ogni concezione di quel tempo riguardo la coppia, parità tra tutte

i

sessi. //

il

rapporto uomo-donna, la

portiere di notte faceva un bel falò di

queste teorie, per raccontare una storia scomoda

terribilmente verosimile:

un uomo che sopraffaceva

la

ma

don-

na di cui era già stato l'aguzzino e ne riceveva in cambio amore. Lo scandalo era d'obbligo per un film che andava contro tutto e

tutti.

La componente

erotica fu certamente

una delle cause

del successo del film: finalmente una storia raccontava

i

legami sotterranei che possono intercorrere tra un uomo e una donna, i rapporti da sempre taciuti pubblicamente ma che possono accendere magicamente la scintilla della passione.

Per capire meglio

le ragioni di

questo film, sarà meglio

hanno generato. Ecco cosa scriveva la stessa Cavani sulla nascita del film: «Nel 1965 feci un sersàzio speciale per il telegiornale. La donna nella resistenza, e in quell'occasione ebbi modo di intervistare due donne sopravvissute ai lager. Una di loro, andare a vedere

le

intenzioni prime che lo

IL

PORTIERE DI NOTTE

di

73

Cuneo, aveva trascorso a Dachau

tre

anni (dai diciotto

ventuno), non era ebrea, era partigiana. Questa donna

ai

mi

fatto per me estremamente sconcertante: da quanguerra era finita e l'esistenza aveva ripreso la sua routine lei andava ogni estate a Dachau per un paio di setti-

rivelò

do

un

la

vacanze e andava a spenderle li. Le non andava invece il più lontano possibile. Non riuscì a rispondermi con abbastanza chiarezza (avrebbe forse dovuto essere Dostoevskij), ma la risposta, mi dicevo, la dava con quei suoi ritomi: la vittima, anziché il carnefice che toma sul luogo dei delitti. Perché? Occorre sondare l'inconscio per saperlo. Un'altra donna di Milano, non ebrea, partigiana, borghese, finì ad Auschwitz, sopravvisse. Quando io la incontrai viveva nella periferia milanese in una casa abbastanza miserevole. Mi stupii perché la sua famiglia era abbastanza benestante. [...] Accadeva invece che lei si vergognasse da-

mane.

Si

prendeva

le

chiesi perché ci andava, perché

vanti agli altri di essere

essere

il

una sopravvissuta

testimone vivente e quindi

qualcosa di imbarazzante che in fretta possibile di questo

modo

[...]

tutti

il

volevano scordare

a turbarla ancora

o quell'episodio,

ma

il

all'inferno, di

cocente ricordo di

fatto

non era

il

che nel lager

il

più

ricordo lei

ebbe

conoscere a fondo la propria natura, cioè quello che era capace di fare di bene e di male. Sottolineò la parola

di

male. Disse che non perdonava

ai nazisti di averle fatto

Ma non volnon aspettarmi che sempre innocente perché anche una vittima

scoprire a fondo di che cosa è capace l'uomo. le

fornirmi particolari;

una vittima sia è un uomo».^

Dunque

mi

disse solo di

l'impossibilità di sganciarsi totalmente dal pas-

sato dei lager e la scoperta, durante la prigionia, del

che c'è dentro

tutti,

iniziali del film,

nel

lui

^

i

punti base da cui partono

non voler dimenticare

Liliana Cavani,

pp. VII-VIII.

Il

male

vittime e camefici: questi gli assunti e cancellare

Max

e Lucia;

con un colpo

di

portiere di notte, Torino, Einaudi, 1974,

74

LE OPERE

spugna come invece fanno dare e rivivere

le stesse

gli altri

ex nazisti;

lei

nel ricor-

sensazioni della prigionia.

E

tutti

e

due, neir abbandonarsi a una passione, a un lungo viaggio la notte della coscienza, assumendo il male come colonna portante del loro rapporto, dando ad esso libero sfogo, briglia sciolta: unico modo, forse, per non sentirsi più legati ad esso, condizionati.

dentro

non volersi staccare dal passato di Max e Lucia, però, mai nostalgia, tutt'altro. La nostalgia, semmai, è quella degli ex camerati di lui, che non hanno mai abbandonato il sogno di un ritomo "sociale" del nazismo. Mentre la nostalgia è un abbandonarsi al ricordo del passato Il

non

è

che prende il sopravvento sul presente, i due protagonisti del film vivono fortemente e totalmente il presente, sulla base del loro passato. Ma la loro vicenda è consumata tutta "qui e ora", non traspare mai un rimpianto per quello che è stato.

L'indagine che la Cavani compie sui due protagonisti è

comunque un'indagine prima di tutto un film

sul profondo. Il portiere di notte è sulla coscienza recondita e sull'in-

conscio.

Già

il

fatto di

ambientare

la storia a

Vienna,

la città di

Sigmund Freud

e della nascita della psicoanalisi,

una

non

scelta certo

casuale.

Il

rapporto tra

Max

sembra

e Lucia è

sicuramente un rapporto alimentato dall'inconscio, da pulsioni abitualmente sopite o represse.

prima

e la casa di

di porto franco,

Max dopo

un

territorio

La

stanza dell'albergo

appaiono così come una sorta neutro dove possono essere fi-

nalmente liberate passioni e pulsioni proibite.

E parallelamente, l'albergo in cui arriva Lucia la sera che cambierà la vita di Max e dove solitamente si riuniscono gli ex gerarchi, sembra rappresentare la coscienza collettiva del nazismo, l'antro nascosto in cui si è rifugiato un germe, pronto a saltare fuori alla minima disattenzione, alla

più piccola distrazione.

Lucia entra in questo albergo-coscienza come un senso non risolto e come tutti i sensi di colpa comincerà un lavoro lento ma implacabile nella coscienza di Max e di colpa

i

NOTTE

L PORTIERE DI

degli

altri,

75

fino alla decisione da parte di questi di una sua

radicale e necessaria eliminazione.

Quando Max

si imbatte in lei e scopre di esseme ancora con tono quasi da tragedia shakespiriana dice: «I fantasmi della memoria hanno preso forma, come scacciar-

attratto,

li?

La sua voce,

il

suo corpo, fanno parte di

me

stesso».

Tutto è interiore, dunque, in questo film. Tutto succede

La scena in cui Lucia canta per le SS, in un locale fumoso e torbido (una delle sequenze più belle e visionarie del film, divenuta poi r immagine-simbolo del film stesso), sembra più una fantasia erotica che un fatto reale ricordato. E persino un fatto esteriore come l'uccisione dell'italiano da parte di Max, ci viene racontato non oggettivamente, ma dal ricordo sonoro che ne ha Max, chiuso nella sua stanza e assalito dai dubbi. A sottolineare la messa in scena di una coscienza oscura dentro la coscienza-albergo dei personaggi.

e irrisolta è

Max, quello

lavoro stesso di

il

di portiere di

come

notte, legato più di ogni altra cosa a concetti

l'ombra,

il

il

buio,

lavoro in solitudine, lo stare svegli e agire

men-

dormono. A un certo punto del film. Max dice agli ex aguzzini: «Se ho vissuto come una talpa, Bert, preferendo lavorare di notte, c'è una ragione... la luce... avevo vergogna di me soprattutto alla luce». Max è quindi la sentinella della notte, ma anche con-

tre tutti

dannato

alla notte

Anche

per suo stesso volere.

nel passato,

era in qualche

va e filmava

modo

le

il

protagonista di

//

portiere di notte

legato al gioco ombra-luce: fotografa-

sue vittime, dava loro luce e consistenza e

poi la sottraeva a suo piacimento.

Era dunque quello che dava tri.

la luce

o

la sottraeva agli al-

Sceglie poi di vivere nel buio, per la vergogna di se

stesso e quando, finalmente, ritrova la luce e

il

coraggio di

guardarsi, grazie alla passione che accende in lui Lucia, subirà

un tragico contrapasso:

i

suoi ex compagni, divenuti

acerrimi nemici, prima di eliminarlo, quando ancora è barricato in casa ci del

con Lucia, per

palazzo, lo lasciano

Quello che fa

al

stanarlo, tagliano

buio.

È

i

cavi elettri-

l'inizio della fine.

di // portiere di notte

un film

forse anti-

76

LE OPERE

patico e

scomodo per qualcuno, ma sicuramente

interes-

sante e coraggioso per chi guardi la realtà e le vicende libero, è il modo con cui la Cavani tratSe nei film precedenti come Francesco di As-

umane con occhio ta la Storia.

sisi e Galileo,

avevamo

visto lo sforzo della regista di at-

tualizzare la materia storica, pur partendo dagli intenti

propedeutici e divulgativi dei dirigenti Rai, e in / cannibali

l'attualizzazione era risultata troppo radicale per

caso di

portiere di notte

i

tem-

il

discorso è più centrato

ed equilibrato. La Cavani può ormai permettersi

di partire dalla sua con-

pi, nel

II

cezione della Storia. Gli intenti pedagogici che aveva sempre rifiutato nei film precedenti,

ma

a cui in qualche

modo

aveva dovuto sottostare, sebbene in minima parte, qui scom-

paiono definitivamente. Il nazismo che ci racconta è quello che vive lei, quello che intende lei: non un periodo storico ma l'altra faccia della condizione umana, il sottosuolo della coscienza degli uomini. Afferma la regista: «Ho cercato di spiegare che il nazismo è una malattia sottile, una di quelle malattie che possiamo portarci dentro senza sospettare nulla, senza avvedercene».^ E ancora: «Con II portiere di notte ho voluto descrivere una cellula in cui il nazismo si attua nel privato. Il nazismo non è nato come un fungo. È una premessa nostra che possiamo esercitare o non esercitare se siamo democratici e maturati, che invece qualcuno può tirare fuori in certe circostanze. Deploro il silenzio, le retorica della resistenza e il manicheismo che hanno improntato l'educazione dei giovani nel dopoguerra. Sembra che fascisti e nazisti siano scomparsi, volatilizzati. No, stanno tutti li dove stavano prima. Fatti come questo mi inquietano e ci faccio un film personalizzandoli, perché mi viene in mente una storia di persone, la storia di un rapporto».^ Dunque, il nazismo che ci racconta la Cavani non è

^

la

Dichiarazioni raccolte da Leonardo Vergani in «Corriere del-

Sera», 15 ^

maggio 1974.

Intervista di Liliana Cavani a Paolo Bosisio,

cit.

IL

PORTIERE DI NOTTE

ma

quello storico

77

quello psicologico, proprio di

pi e che solo determinate condizioni

nella

tutti

hanno reso

i

tem-

attuabile

prima metà del '900.

È un modo

di accostarsi alla Storia

teriore salto in avanti rispetto al

che consente un ul-

cinema

tradizionale.

I

film

che parlano del Terzo Reich, infatti, affrontandolo da un punto di vista storico, dovevano necessariamente prendere posizione, per non passare per filonazisti. La versione che si dà di questo fenomeno risulta così un po' appiattita, manichea, con una divisione, giusta quanto sterile, tra cattivinazisti e buoni-antinazisti.

L'accostamento psicologico della Cavani apre invece nuove possibilità. Il nazismo di // portiere di notte è, lo ripetiamo, il nazismo che è dentro ognuno di noi. Questo significa che può anche non essere condannato aprioristicamente.

Non lo è

è

il

giudizio storico che interessa alla regista. Quel-

sicuramente negativo

ma

è naturale, è sottinteso che

sia così. L'approccio interiore le

modo

consente invece di raccon-

nazismo psicologico che intercorre tra Max e Lucia. La regista non dà giudizi sulla loro relazione, si limita a raccontare un rapporto vittima-carnefice, tare in

neutro

il

cominciato per cause storiche e continuato per zioni sadomasochistiche dei due protagonisti.

le inclina-

Questo non prendere posizione è una grande lezione di cinema puro, di racconto neutro. Il nocciolo della questione è ancora quello: come già Francesco con la famiglia, Galileo Galilei con la Chiesa cattolica, gli individui (in questo caso Max e Lucia) devono sempre fare i conti con una società opprimente, pronta a condannarli, a interferire nella loro vita e nelle loro aspirazioni.

Ancora una

una grande prova di coraggio nazismo, come le altre istituzioni, limita l'uomo. E non sarà il sopravvento di un'altra istituzione a porre fine a questa tragedia, perché il nazismo convolta, quindi,

e di anticonformismo.

tinua anche

dopo

la

Il

sua caduta storica.

E come non

sibile liberarsi di tutte le malattie, delle nevrosi

contemporaneo,

di tutti

i

passati

con cui bisogna

è pos-

dell'uomo fare

i

con-

78 ti,

LE OPERE COSÌ

non

ci si

può sbarazzare di lui. Occorre semmai stunon cancellarlo come tentano di fare gli

diarlo, analizzarlo,

ex nazisti con

Max

la loro

assurda terapia.

è per l'analisi, per lo studio.

E

soprattutto è per

l'assecondare la malattia, non per opporsi a essa in netto. Forse, nella sua

sto è l'unico avanti,

Al di

modo

modo

mente tormentata, capisce che que-

per superare l'ostacolo, per andare

comunque.

là del

bene e del male

Nel 1882, per cause assolutamente fortuite, si trovano contemporaneamente a Roma Friedrich Nietzsche, Lou Salomé e Paul Rèe. Il primo - Fritz per gli amici - è il filosofo tedesco nato nel 1844, autore tra l'altro di Così parlò Zarathustra',

Lou

nata nel 1861 e

il

è

una

scrittrice

terzo. Rèe, è

tedesca di origine russa,

un

filosofo cui l'incontro

con Lou Salomè avrebbe segnato profondamente la vita. La bella Lou rimane affascinata dalla cultura e dal carisma di Nietzsche, che a sua volta non è insensibile al fascino di quella donna, in cui vede una possibile realizzazione del suo idealizzato uomo del futuro, libero da passati retaggi e padrone del proprio destino. Ma tra i due si insinua il giovane e fragile discepolo pessimista del grande filosofo: Lou e dalla sua energia e le

Paul, che resta folgorato da

chiede subito di sposarlo, pensando cosi di superare molte delle sue incertezze esistenziali.

candida spregiudicatezza che le è propria, Lou due uomini un rapporto a tre, che non intacchi la libertà di ogni singolo componente e che sia scevro da ogni gelosia. I due uomini, più per necessità che per con-

Con

la

propone

ai

vinzione, accettano la proposta.

definiscono

il

La Trinità, come essi stessi momento un dato di fat-

rapporto, è da quel

In un appartamento di Lipsia i mentano questo tipo di convivenza.

to.

Ma to

solo

- mostra

Lou - che di saper

tre

componenti

speri-

è poi quella che ha proposto il patgodere effettivamente dei benefici di

AL

DI

LÀ DEL BENE E DEL MALE

un simile rapporto: la

lei

79

è realmente libera e quei due uomini

arricchiscono di qualcosa, la completano.

Ma

per Fritz e Paul

le

cose non stanno così: consumati

dalla gelosia, incapaci di giungere alle vette di indipenden-

Lou ma

za di

anzi, dipendenti

della scostante ragazza,

si

oltremodo dalla mutabilità

rivelano incapaci di portare

avanti la relazione. La Trinità si rompe e i due uomini torneranno in breve a fare i conti con i problemi che avevano prima di conoscere Lou: Fritz toma in Italia solo e ramingo e Paul segue Lou a Berlino, dove vive con lei ma legato solo da un rapporto intellettuale. Lou a Berlino si sposa con uno spasimante, Karl Andreas, che in verità non ama. Accetta il vincolo solo perché l'uomo ha minacciato di uccidersi, in caso di un suo rifiuto. Lou cosi si nega a ogni rapporto sessuale anche con quell'uomo e conduce vita propria. Paul intanto, amareggiato dal matrimonio di Lou, accetta di fare il medico condotto in un paese di minatori, interpretando quel ruolo come una sorta di missione e annegando in quell'attività tutto il dolore per l'amore perduto. I tre componenti della Trinità sono destinati a non ritro-

mai

varsi

più: Fritz resta in Italia a scrivere

i

suoi

libri,

chiude nella sua nuova attività, Lou, unica dei tre, si apre a esperienze e amicizie nuove: verrà affascinata da Paul

si

Sigmund Freud

e dalla teoria della psicanalisi.

Paul morirà qualche tempo dopo in

modo

oscuro, Fritz

preda della follia, Lou, in virtù anche della sua giovane età, conoscerà il mondo nuovo e diventerà una delle finirà

ispiratrici di

Dopo dunque,

il

la

Freud.

successo internazionale di

Cavani non cede

alle

//

portiere di notte,

lusinghe di possibili se-

quel di quel fortunato film (che pure diede inizio a tutta serie di pellicole erotico-naziste), ma continua coeren-

una

temente

la

sua strada fatta di film ambiziosi e scomodi. si può parlare, acquisito grazie

"potere", se di potere

Il

al

successo, semmai, viene tutto investito nella qualità del film che segue II portiere di notte. Al di là del bene e del

80

LE OPERE

male,

infatti, è

un film per molti

precedentemente film che rispetto

versi in linea

girati dalla regista, ai

ma

con

quelli

è sicuramente

un

precedenti, segna anche qualche passo

in avanti.

La Cavani, anche

in questo film, continua a esplorare

temi scomodi e secondo alcuni "scandalosi", ma stavolta lo fa servendosi di una produzione dal budget elevato, con attori di richiamo intemazionale, rivelandosi una regista ca-

pace

di dirigere "grandi film" in

quanto a costo e organiz-

zazione. In più, Al di là del bene e del male conduce oltre il

traguardo che l'autrice

si

prefigge:

nua ad affrontare temi scomodi,

ma

non solo

infatti conti-

stavolta mette al centro

dell'azione personaggi storici importanti e "pesanti", da

con

trattare

i

guanti di velluto: Nietzsche,

Lou Salomé,

Paul Rèe.

Di Nietzsche

il

film diede un'immagine nuova, casalin-

ga, che affascinò qualcuno e scandalizzò molti

Al

altri.

Inoltre

bene e del male ebbe il merito di far conoscere al grande pubblico una figura come quella di Lou Salomé, fino ad allora sottovalutata dalla cultura ufficiale e nota sodi là del

lo ai germanisti.

Come

sempre, dai film della Cavani emerge un grande i personaggi storici ma mai riproduzione pedis-

rispetto per

sequa, il

semmai

interpretazione.

La

stessa regista definisce

film «una storia liberamente ispirata a

caduti». Il

film

fii

spaccò in due

realmente ac-

accolto con una violenza davvero inusitata e la critica, tra

spesso aprioristico e

A

fatti



i

i

molti che lo ofifesero in

pochi che lo difesero nonostante

modo tutto.

scandalizzarsi erano intanto alcuni studiosi di Nietz-

il loro idolo alle prese con problemi "umani" come il sesso e l'amore. Solo alcuni di loro, però, gridarono alla scandalo; altri, di vedute più aperte, difesero il film e trovarono verosimile l'immagine che la

sche, indignati nel vedere

"^

p. 83.

Dalle note di lavorazione del film, in

Lo sguardo

libero, cit.,

AL

DI

LÀ DEL BENE E DEL MALE

pellicola

8

dà del filosofo. Così

si

espresse Alfredo Fallica,

direttore dell'Istituto nietzschiano: «Nietzsche

può essere

cinematograficamente in due modi, uno storico-letterario; l'altro artistico perciò a-storico, extra-storico. Il trattato

primo è oggettivo, fedele alla fedeltà ai fatti estemi; il secondo è soggettivo, si ispira liberamente ai documenti. La regista Liliana Cavani, in questo suo film,

ma

condo modo,

senza tradire

cologica. Si tratta di

una

la realtà

[...]

sceglie

il

se-

intema, quella psi-

difficile, interessante e

profonda

operazione culturale»." Un'altra parte di critica giudicò negativamente esibito in cui parlava di

rapporto a

il

film

modo troppo un argomento scottante come il

per certe scene estremamente audaci e per

il

tre.

non un atteggiamento negativo "a

Infine quella parte di critica che aveva già mostrato di capire II portiere di notte, tenne

prescindere", anche per Al di là del bene e del male. I

giudizi e gli attacchi al film furono di

dita e toccarono

anche personalmente

la

una violenza inau-

figura della regista.

Qualcuno addirittura chiese alla Cavani perché, dopo questo film, non andasse in cura da uno psicanalista e lei candidamente così rispose: «Non mi sognerei mai di farlo. Sono felice, sto bene, dormo e, quando mi sveglio, sono contenta o scontenta

come tutti, a seconda della giornata».'^ la veemenza con cui si discusse

Tralasciando

all'epoca

mutuato da una delle più celebri opere nietzschiane, molti anni dopo è forse possibile guardarlo con occhi diversi, farsene emozionare e provocare, considerarlo semplicemente un film. In quedi

Al di

là del

bene e del male,

st'ottica, forse, la pellicola

La Cavani, non come

tutte le

può essere scoperta

in

e rivalutata.

suo discorso sui Francesco e Galileo erano già racconta-

in questo film, continua

grandi della storia: ti,

titolo

una biografia,

il

ma come

esseri

umani con

debolezze delle persone comuni. Anche qui

i

tre

Alfredo Fallica, in «Giornale di Sicilia», 4 dicembre 1977. Intervista di Liliana Cavani a Paolo Bosisio, cit.

82

LE OPERE

grandi scrittori e filosofi Nietzsche, Salomé e Rèe sono visti,

come

disse qualcuno all'epoca (e

non

era certo

un

giu-

dizio positivo) «in pantofole». Cioè nella loro vita quoti-

diana e non nelle loro vesti di filosofi e ce

li

avevano tramandati

Ma

il

i

libri e la

scrittori, così

come

cultura ufficiale.

fascino del film, forse, è proprio questo: la Cavani

sa benissimo che ogni ''grande" ha

una

vita privata

essere molto simile a quella dei "piccoli".

E

che può

allora ecco

alle prese con il sesso, con le malattie; chi l'avrebbe mai detto? Anche lui? Il discorso centrale, poi, è quello che più di ogni altro rivoluziona il modo di guardare ai grandi del pensiero. La Cavani in questo film, infatti, punta la sua macchina da presa su un rapporto a tre, già di per sé argomento non dei più bene accetti dalla nostra società. E in più i protagonisti di questo rapporto sono degli eroi del pensiero, delle primedonne delle lettere. Se un film ci raccontasse il triangolo tra un avvocato, un impiegato e una professoressa di matematica saremmo anche disposti ad accettarlo; ma tre filo-

Nietzsche

La Cavani, insomma, inserendo Rèe e Lou Salomè, va contro tutto

sofi e scrittori, proprio no.

nel triangolo Nietzsche,

compie un esercizio di provocazione verso la nostra davvero non indifferente. Proprio perchè si tratta di tre pensatori, essi non vivono questo triangolo come un rapporto a tre casuale e momentaneo, un tradimento all'interno di una coppia. Il loro è un e

tutti,

cultura,

rapporto "ragionato" stabile, pacificamente accettato: questo

ovviamente comportò l'inserimento

di

scene in cui

i

tre

parlano liberamente della Trinità, cosa che fece storcere

il

naso a molti e sorridere altri, perchè se siamo disposti a vedere tre persone che stanno insieme, non siamo certo abituati a vederle parlare liberamente del loro ménage. Un'altra caratteristica innovativa, probabilmente non capita, è l'ironia con cui la Cavani guarda ai suoi personaggi, soprattutto a Nietzsche. Erland Josephson ne dà un'interpretazione stralunata, quasi surreale. Il grande filosofo, di fronte ai sentimenti, appare spaesato, persino goffo nel venire a capo dei propri moti dell'animo.

AL

DI

LÀ DEL BENE E DEL MALE

83

L'equilibrio che il film mantiene nel trattare questo personaggio è davvero straordinario: non c'è mai presa in giro del grande filosofo, eppure viene costantemente visto come alle prese con qualcosa di più grande di lui: il teorico del superuomo si perde nel bicchiere d'acqua dei senti-

menti e dell'amore per una donna. A questo punto si potrebbe pensare che la regista sia davvero uscita dal seminato, abbia inventato dei personaggi eccentrici e particolari e abbia rich Nietzsche,

quello che

no

il

Lou Salomé

ci

loro

i

E

nomi

di Fried-

invece no, tutto

film racconta è desumibile dalle fonti cui han-

attinto la regista e

film

messo

e Paul Rèe.

i

suoi sceneggiatori: solamente che

film della cultura ufficiale non

ci

il

grande ha mai mostrato e che pu-

mostra, di questi personaggi, quello che

il

re fa parte della loro vita.

Certo,

il

registro è quello tipico del

cinema della Cava-

suo è un linguaggio crudo, come d'altronde è stato prima e continuerà ad essere dopo questo film; certe scene (la morte di Paul Rèe, ad esempio) non si dimenticano facilmente, ma come sempre bisogna riconoscere che la "crudeltà" della Cavani non è mai gratuita o immotivata. ni:

il

Insomma questo film segna, all'interno della carriera il momento più ambizioso, quello in cui

della regista, forse

avevamo trovato anche nei film prececompiono un salto in avanti. Anche formalmente, è forse uno dei film più raffinati

molti elementi che denti,

prima

ambienti sapiencostumi ricercati, movimenti di macchina lenti e plastici che indagano i volti dei protagonisti. Ma quello che potrebbe apparire come un rigore viscontia-

della regista,

temente

no

si

di Interno Berlinese:

ricostruiti,

trasforma, nel corso del film, in un

esame

delle co-

scienze, delle lacerazioni, della sconfitta dei protagonisti,

elementi

tipici del

cinema della Cavani.

Dunque un'impresa, questo sta.

in

Coraggioso, più di ogni

vena più che mai

gonisti scomodi.

Max

i

punti di vi-

opera della sua autrice, qui

di raccontare storie

E come

so ogni giudizio su

film, sotto tutti

altta

scomode con

prota-

in II portiere di notte veniva sospe-

e Lucia, qui

- ed

è

un autentico pre-

84

LE OPERE

- non c'è traccia di sguardo moralistico o agiografico su Fritz, Lou e Paul. Il cinema puro racconta e basta, non trincia giudizi. Il cinema della Cagio di Al di là del bene e del male

vani racconta re-interpretando,

mare

ma

anch'esso senza procla-

vincitori e sconfitti della battaglia delle passioni.

La pelle Nel 1943, a Napoli sbarcano gli alleati e liberano la città da un nemico che però se n'è andato da tempo. A Capri poi, giunti con tanto di contingente e fucili spianati, gli yankees trovano solo tè danzanti in piazza e attempate signore in attesa di avventure. A capo della V Armata è il generale Cork, sorta di primadonna con le stellette, che vuole arrivare a liberare Roma pri-

ma

che

rubino te,

le

i

suoi colleghi liberino le altre capitali europee e gli

la gloria.

Cork ha accanto

il

capitano Curzio Malapar-

cui l'esercito italiano ha affidato

il

compito

di affiancare

truppe alleate, per tradurre nella loro lingua quello strano

fenomeno che

Ma

è l'Italia e Napoli in particolare.

proprio all'ombra del Vesuvio, la fama di Cork va-

dagli Usa sta per arrivare una donna aviatrice, moglie un noto senatore, che potrebbe offuscare la sua nomea. E in più, un quantomeno bizzarro camorrista ha preso in cilla:

di

ostaggio dei soldati tedeschi e

vendendoli 100 Per

tutti e

li

vuole cedere agli

alleati

lire al chilo.

due questi problemi,

il

generale chiede aiuto

allo scrittore italiano, divenuto presto

suo buon amico:

al

fascinoso latin lover con villa a Capri, chiede di distrarre l'aviatrice e lasciare quindi

campo

libero alla

V

armata;

al

profondo e disincantato conoscitore di Napoli, si rivolge invece per trattare con don Eduardo la liberazione degli ostaggi.

Ma tutto

Malaparte, almeno nel film della Cavani, è prima di

un curioso

della vita,

un ex

fascista che, nella più pura

tradizione italica, accorre in aiuto del vincitore;

non

risolve

i

problemi e

un pigro che

la cui sensibilità sincera è offesa dal-

LA PELLE

85

la guerra: con la bella americana gioca a fare il play boy che non porta a termine il suo disegno, forse per pigrizia, limitandosi a fare da guida alla donna attraverso gli orrori dei bassi.

Con

il

sercito il

camorrista, cede alle sue richieste e fa sborsare all'e-

americano anche più

che avrebbe dato senza

di quello

suo intervento. Inoltre lo scrittore fa amicizia con Jimmy,

un capitano americano onesto e

Lo

la città,

to di vista e gliato

pulito.

americani che Malaparte guida nelè quello di capire Napoli, ognuno dal proprio pun-

sforzo di

com'è

tutti gli

con

i

risvolti del caso:

il

generale Cork abba-

dal suo ruolo e dalla sua ingordigia di potere,

è stravolto dalle richieste del camorrista e soprattutto dal fatto di

non poter

far niente per fermarlo perché,

come

gli

spiega Malaparte, avrebbe tutta la città contro.

Deborah,

moglie del senatore, inorridita dalla vita dei mercimonio di bambini e dalle che molti napoletani sono costretti a intraprenla

bassi, dai femminielli, dal altre attività

dere per sopravvivere alla povertà, innalza subito un tra sé e gli altri,

ma pagherà caro

muro

questo suo distacco.

Jimmy, inesperto e ingenuo rapito dal ventre di Napoli, innamora di una ragazza detta «la vergine», salvo scoprire poi che il padre la vende agli occhi affamati degli amerisi

cani.

La Napoli con aiuta: è

me

una

cui

hanno a che

città già di

non

li

la fa-

un inferno barocco e un carrarmato in cortile può significare non trovarlo più, una «coda alla vaccinara» può essere preparata con carne umana, camminando su un campo si può saltare per le mine. Ma la città e i suoi disperati abitanti possono regalare anche momenti di rara intensità e generosità: una ragazza che aiuta un soldato a morire con candida ingenuità, una passeggiata al sismografo del Vesuvio, una corsa all'ultimo istante per salvare un bambino dalle mine, una cena davanti al mare di Capri. Momenti, frazioni di secondo in un tempo scandito dalla morte, dal sangue, dalla disperazione di una città che sembra avviata sulla via della dissoluzione, e la guerra

hanno

fare, d'altra parte,

per sé particolare, unica, che

fatto diventare

cruento, stravagante e atroce: parcheggiare

86

LE OPERE

ma

che proprio sul fermarsi in questo stadio, basa

sua

la

sopravvivenza.

non

L'ottica perfezionista e razionale degli americani

può che cozzare contro

il

«tirare a

campare»,

tedio, l'abi-

il

tudine all'orrore dei napoletani. Sarà l'eruzione del Vesuvio,

con

fine di

i

mille lapilli che scarica sulla

a segnare la

città,

un rapporto che non poteva più andare

avanti.

na-

I

poletani restano nella loro terra, gli americani andranno a

«conquistare»

Roma,

cosi

poli e Capri. Malaparte dietro,

uomo

li

come hanno segue

ma

ci

già conquistato

ripensa e

Na-

toma

in-

quando un carrarmato schiaccia tremendamente un che salutava da troppo vicino l'arrivo dei

liberatori:

l'ultimo sacrificio di un'assurdità chiamata guerra, che forse

non può mai avere nessun vero

Dunque dopo nazismo e

il

il

vincitore.

cattolicesimo, la rivolta studentesca,

rapporto a

tre, la

Cavani affronta un

il

altro san-

tuario intoccabile della nostra storia e della nostra cultura,

su cui da sempre to l'hanno fatta

i

luoghi comuni e uno sguardo stereotipa-

da padrone:

la fine della

guerra e

la libera-

zione da parte degli americani.

Come punto

per

gli altri casi, la regista affronta

di vista particolare: quello

che

il

tema da un non è

le interessa

un'operazione neorealista e nemmeno un film in cui elogiare o demonizzare gli americani nel loro ruolo di liberatori

o pseudo-tali.

La Cavani, in La pelle, vuole mettere in scena un inferno, un luogo dove la vivibilità è possibile solo per chi ci è nato; poi, fare entrare in questo inferno degli estranei, degli stranieri. Il

film è tutto nella lotta tra l'urlo per

la soprav^vi-

venza dei napoletani e la vita superflua degli americani. A far da ponte, tra questi due mondi, Curzio Malaparte, con la sua ironia distaccata («Ma tu non prendi mai niente sul serio?» gli chiede a un certo punto Jimmy) e una indubbia elasticità, generata forse dalla lunga convivenza con i napoletani.

Ma

l'inferno, la discesa agli inferi che

compiono, è certamente

il

tema centrale del

i

personaggi

film,

un

eie-

LA PELLE

87

mento quasi ossessivo che

due ore

e pas-

di particolari ripugnanti,

molte

attraversa tutte le

sa della pellicola.

La

un film pieno

pelle è

scene sono ambientate in luoghi sporchi, dalla povertà

a

come

stile di vita nelle

invivibili, lacerati

bassi di Napoli: la prostituzione elevata

i

case private; la squallida abitazione di

Ma-

Concetta, «la vergine», assediata dai soldati americani; la

ria

casa d'appuntamento dove arriva un giorno a sorpresa don

Eduardo;

i

mercati della

dove

città

pur di racimolare qualche soldo;

parrucche che rendono

si

il

vende qualsiasi articolo

laboratorio di particolari

donne bionde dovunque; il parto bambini da parte punto più basso di una parabola che

le

degli omosessuali; e infine la vendita dei

veramente il il fondo e se è possibile anche di più. In altre scene è invece la guerra a farla da padrona, con tutta la sua carica di violenza assurda, di spargimento di sangue senza senso: la morte del soldato sul campo minato delle madri,

arriva a toccare

con

le

viscere al vento, la vita dei militari in alloggi ap-

prossimativi,

carrarmato che schiaccia l'uomo che era gli americani, in una delle scene più

il

andato a festeggiare cruente di tutto In entrambi

per

i

cinema

italiano.

casi, sia

le atrocità della

ni è quello di Il

il

per lo squallore dei «bassi» sia

guerra,

il

registro utilizzato dalla

un iperrealismo eccessivo,

sesso delle prostitute e

le

Cava-

talora fastidioso.

viscere dei soldati sono esibiti

senza ritegno, senza nessuna voglia, da parte della regista, di stendere un velo pietoso. La pelle non è un film che nasconde, ma anzi amplifica questi elementi, li esagera perché mostrino senza pudore, la loro assurdità, la loro estraneità a

una

vita

degna

e

umana.

La Cavani, dunque, scava

in questo inferno senza porre

dei veli davanti alla sua cinepresa. Si direbbe, anzi, che la

materia del romanzo di Malaparte sia un invito a nozze per la sua voglia di mostrare quello che di solito la nostra società nasconde, reprime, censura.

La guerra

è assurda e

violenta e va mostrata in tutta la sua assurdità e violenza.

Perché nascondere? Perché tacere? Perché raccontare lo schifo della guerra su carta patinata?

88

LE OPERE

La pelle

è

un film volutamente ripugnante, come la come tutte le guerre del mondo. Il fa-

guerra che racconta,

stidio che proviamo a guardarlo è deve provare davanti alla guerra.

il

fastidio che ogni

uomo

Di fronte all'inferno, come in un viaggio dantesco che nessuno di loro ha chiesto di fare o immaginava duro fino a questo punto, gli stranieri, i visitatori. Cork, che nasconde dietro l'ufficialità e la necessità della guerra la sua voglia di arrivare primo; Deborah, che viene all'inferno esclusivamente per procurare voti

al

marito e solo alla fine

pentirà di aver giocato sulla pelle dei napoletani; e

si

Jimmy che compirà

in questa storia forse

più «di crescita», per quel suo

ro,

altri

modo

il

tragitto più ve-

di stare vicino agli

e cercare di capirne le ragioni, anche a proprie spese:

come ad esempio

nella sua storia

sono

con Maria Concetta.

smorfie, che d'animo: colto da un'indignazione, anche un po' divertita, il generale Cork, davan-

Loro,

gli stranieri,

sintetizzano

ti

i

corrispondenti

alle folli richieste di

modo

visti in tutte le loro

straordinario da

stati

don Eduardo, personaggio reso in un fantastico Carlo GiufiFré; altera

ma

anche un po' attratta Deborah, davanti alle peripezie di Curzio Malaparte (un Mastrioianni sempre più disincantato davanti alla realtà, che fa diventare lo scrittore italiano forse troppo simpatico, almeno rispetto alla sua fama); e ancora Deborah, ma stavolta disgustata e realmente offesa di fronte allo squallore dei "bassi" e della gente che li abita; e infine, coinvolto e sinceramente partecipe, Jimmy, nella sua storia con la ragazza e soprattutto nelle scene in cui apre gli occhi e conosce la realtà delle cose. Reazioni diverse, quindi, per ognuno dei "visitatori": ora strabiliati, ora disgustati, davanti a un popolo animato da una disperata vitalità, da moti estremi dell'animo, uniche scosse capaci di tenere la città e la sua gente ancora in

vita. Il film fu accolto da critiche ora costruttive ora terribili. Alcuni critici accusarono la regista di eccessi voluti, di compiacimenti di fronte alle scene più disgustose, di ricerca dell'efifettaccio. Altri dissero che non avrebbero scam-

OLTRE LA PORTA

89

La pelle per una sola scena di Paisà, confermando con questo un errore di base e di approccio al film: La pelle è un film che non va confrontato con i capolavori del Neorealismo: alla Cavani - come abbiamo già detto - non interessa una rappresentazione cronachistica e documentaristica della guerra, che era invece alla base dei film di Rossellini e dei neorealisti; quei maestri erano autori di opere quasi contemporanee al conflitto e quindi avevano urgenza di raccontarlo come lo avevano visto accadere. Trentacinque anni dopo, invece, mentre non è più necesssario né utile un taglio neorealistico, ha invece senso pensarci su, elaborare quei fatti per trame una lettura. Su quei fatti adesso si può e si deve riflettere e La pelle si sforza di fare ciò, partendo tra l'altro da un romanzo già di per sé "maledetto", in pieno spirito malapartiano; un romanzo che a Napoli venne contestato per il ritratto, "offensivo", biato

che aveva dato della Il

città.

film è animato da uno spirito fastidioso ed esagerato,

cruento e spudorato, che lo porta a momenti forse eccessivi e

ad

davvero riusciti, anche se difficili da digerire. E il con l'uomo schiacciato dal carrarmato è un colpo

altri

finale

basso

tra

i

più riusciti alla retorica della vittoria e della

li-

berazione, la degna conclusione di uno dei film più veri e

meno

stereotipati sulla liberazione e sulla "napoletanità".

Oltre la porta

La

mentre

un

Nina e Matthew viene sconuna telefonata a cui risponde la donna, proprio

tranquilla vita coniugale di

volta da il

marito esce per andare a lavorare.

A

chiamarla è

certo Enrico, che dice di volerla vedere al più presto.

donna, in preda

al

panico, cerca di raggiungere

il

La

marito,

il suo ufficio. Intanto, rivive bruscamente che ha vissuto in Marocco qualche anno prima. Marrakech: Matthew conosce Nina quasi per caso. Lei fa uno strano lavoro: aggancia i turisti e li porta in giro per locali di dubbia moralità, cercando di far spendere loro più

dirigendosi verso la storia

90

LE OPERE

soldi possibile. Proporzionalmente alle spese che riesce a far fare agli stranieri, viene poi ripagata dai marocchini.

Matthew

è

un americano,

na conosciuta

in

Marocco per

ragazza, se ne invaghisce,

la

lavoro.

ma

lei

Appe-

sfugge e

lui a stare un po' da soli si rivela vano. Da un Matthew viene a sapere che Nina fa quel lavoro perché ha un continuo bisogno di soldi, per via del padre in galera. Sempre più attratto dalla donna e dai suoi misteri, l'uomo continua a inseguirla. E quando riesce finalmente

ogni invito di collega,

ad averla accanto a colazione, ecco spuntare a sorpresa padre, l'Enrico appunto che

avevamo

il

visto all'inizio te-

E in permesso di uscita dalla detenzione mostra geloso dell'americano. Il guaio per Matthew è che il rapporto tra Enrico e Nina va oltre quello tradizionale tra padre e figlia. Quando l'americano mette per questo motivo sotto pressione la ragazza, lei si giustifica dicendo che Enrico non è il suo vero padre, ma solo il secondo marito della madre. Barbara, morta in circostanze misteriose, per la cui uccisione è accusato Enrico. L'unica cosa che può salvare Enrico dalla galera è un perdono da parte della vecchia madre di Barbara, che però pare non ne voglia sapere di graziare l'uomo, essendo stata anzi la sua principale accusatrice. L'anlefonare a Nina.

per omicidio e

si

ziana donna vive in una stanza della casa e rifiuta di varcare quella porta.

Enrico ha intanto scoperto una scappatella di Nina con le fa una scenata. Lei scompare ed Enrico,

l'americano e disperato,

si

rivolge a

Matthew chiede di

lei,

Matthew per rintracciarla.

notizie della ragazza al padre naturale

Mutti, che però

non ne

vuole saperne di Enrico, che poi la

gli

sa niente e soprattutto

ha preso prima

la

non

moglie e

figlia.

Ritrovata la ragazza, addormentata dai barbiturici nell'agenzia di viaggio dove lavora,

zione definitiva to Mutti, la

padre.

al

Matthew cerca una

solu-

caso: ripetendo quello che gli aveva det-

informa che Enrico potrebbe essere

La ragazza fugge piangendo,

non vedere Enrico che

entra in casa.

giusto in

il

suo vero

tempo per

OLTRE LA PORTA

91

Innervosito per quel groviglio di cui non riesce a venire

a capo,

Matthew prende Enrico quasi di peso e lo porta nonna di Nina. A sorpresa, questa si mostra

dalla vecchia

il genero e gli chiede scusa se lo ha fatormai convinta, infatti, che la madre di Nina si sia suicidata e che lui non c'entri niente. La donna tempo prima aveva anche chiesto la grazia per Enrico: lo ha cercato per anni, ma Nina le ha sempre detto che ne aveva perso le tracce. Era la ragazza, quindi, a far sì che l'uomo restasse in galera. Tornati al presente, vediamo Nina che ha raggiunto il marito, Matthew, in ufficio, seguita però da Enrico, il quale riesce ad entrare e a parlare con lei. Tra i due c'è un vivace scontro e la ragazza ammette di aver tenuto Enrico in galera non per vendicarsi della morte della madre, come pensa ingenuamente Matthew, ma perché le piaceva averlo tutto

contenta di vedere

to arrestare: si è

per

sé.

la donna a lasciare Matthew e ad andare Nina senza neanche un dubbio lo segue: Enrico è vecchio e lei adesso può averlo anche senza tenerlo in pri-

Enrico invita

con

lui.

gione.

Oltre la porta è

cinema

della

un film che ha

Cavani e

altri

in sé elementi tipici del

invece abbastanza insoliti nel-

l'opera della regista carpigiana.

La prima

novità che salta agli occhi è un'inusuale atten-

zione da parte della regista per

la struttura narrativa,

per

i

colpi di scena e soprattutto per la tensione del racconto.

La trama

del film è infarcita di effetti-sorpresa preparati

a dovere, di depistaggi che portano lo spettatore verso sen-

da quello della storia, che lo ricatapultano poi, improvvisamente, per itinerari più consoni al film. Già le figure di Nino ed Enrico si prestano a questa lettura.

tieri diversi

Lei è misteriosa e sfuggente, fin dall'inizio, agli occhi la prima volta che escono insieme fa perdere

di

Matthew:

le

sue tracce e

il

povero americano

si

ritrova a letto

con una

ballerina marocchina; al secondo appuntamento, lei

un'amica in sua vece che

la sostituirà in tutto e

manda

per

tutto;

92

LE OPERE

quando accetterà

l'invito a stare con lui un po' in ecco arrivare suo padre, condannato per uxoricidio e con pretese non proprio paterne sulla figlia. Tanto sfuggente che il poveretto non può che dire a Nina, in una delle scene in cui i due si confrontano: «Sei un miraggio»; infatti appena lui ha la sensazione di poterla trattenere, lei sguscia via e scompare. Ma la inafferrabilità di Nina tocca il suo culmine nel rapporto con Enrico. L'uomo, convinto di avere avuto accanto, per tutti gli anni della galera, una donna servizievole e pronta ad aiutarlo, scopre alla fine che la vera aguzzina

infine

tranquillità,

era proprio

lei.

La piacevole

novità, per

un film

della Cavani, è che

questi misteri, questi antri nascosti nelle coscienze dei per-

sonaggi, servono la storia a meraviglia, causando improvvise inversioni di rotta della trama: per esempio,

veniamo a sapere che Enrico non è na, o quando il vero padre insinua

il il

quando

padre naturale di Nidubbio che lo sia. E

quando veniamo a sapere dalla anziana nonna di Nina, insospettabilmente gentile con il genero, che lei aveva chiesto la grazia o nel finale, quando Nina sceglie di seguire Enrico, lacolpi di scena funzionali alla tensione narrativa:

sciando Matthew.

Ma

Oltre la porta segna anche un'altra importante no-

vità: se la

Cavani aveva spesso raccontato

storie di indivi-

dui e di reciproche passioni contrastate dalla società e dall'istituzione, qui tralascia la parte "sociale" si,

ancora più che negli

sonaggi. Se in

II

altri casi,

per concentrar-

nella psicologia dei per-

portiere di notte (o,

come accadrà più

tar-

due protagonisti dovevano fare i conti, per far prevalere le loro pulsioni, con il nazismo e con la morale corrente, qui Enrico e Nina devono confrontarsi solamente con se stessi. Non esiste una morale corrente. E in questo, più di ogni di, in

Interno berlinese)

i

altra cosa, l'ambientazione in Marocco aiuta a sganciare i personaggi dall'Europa e dalle sue leggi. Si direbbe anzi che quella terra, con la sua sensualità, aiuti i personaggi a vivere i loro istinti fino in fondo. Dunque Enrico e Nina:

OLTRE LA PORTA

93

loro due da soli contro se stessi.

sono

ostacolarli, stessi

liberi: gli

Non

ci

sono

istituzioni a

unici freni, sono quelli che loro

hanno dentro.

La Cavani

lascia ancora libero sfogo alla violenza e alla

volontà di «sequestro dell'altro» che intercorre in una passione,

come

già in II portiere di notte. Solo che qui è

un

se-

questro diverso...

«In questo film esploro

il

"sequestro"» scrive

«come

la stessa

amoun sequestro psicologico (di Enrico su Nina) e uno fisico (di Nina su Enrico) che non sono però diversi fra loro in quanto il sequestro è una condizione globale. Il sequestro è una prevaricazione perché è qualcuno che invade un altro di se stesso, una ferocia perché può escludere la pietà, forse un illecito ma la cosa è difficile da dichiarare perché non è detto che la legge tenga conto della natura com'è. regista a proposito di Oltre la porta

struttura

rosa;

Un

racconto, dunque, "sul sequestrarsi". L'ho raccontato

affidandomi

alla

suspense che ho usato per penetrare in un

mistero (antropologico, quotidiano, fiction) e svelare

i

ma-

scheramenti messi in atto da quell'inattuale gioco che è

la

Seduzione da sempre nemica della cruda Realtà o della casta Verità.»'^

In Oltre la porta facce. Per

il

rapporto sadomasochistico ha due

un verso, da Enrico verso Nina,

stanza chiaramente: nelle violente la

nel

liti,

si

esplica abba-

modo

di trattare

ragazza, nella volontà di assoggettarla per guadagnare

soldi e poter così

comprare la libertà, ecc. Nina vers5 Enrico), questo tipo

In senso inverso (da

rapporto

si

attua invece per linee

tace fino agli ultimi minuti.

meno

di

chiare, che la storia

La ragazza,

infatti,

poteva an-

che liberare Enrico, ma ha preferito farlo restare in galera per averlo più suo. A lei piace che Enrico stia chiuso in carcere e decide di tenercelo. Il fatto è che Enrico (e con lui noi spettatori) non ha mai saputo niente di tutto ciò e

'^

p. 98.

Dalle note di lavorazione del film, in

Lo sguardo

libero,

cit.,

ì

94

LE OPERE

una sua opinione

in merito,

Nina

si

guarda bene dal chie-

dergliela.

Ancora una volta, dunque, la Cavani racconta una storia che tende a mostrare il "male", il "negativo" che è radicato nell'uomo e con cui, volenti o nolenti, bisogna fare i conti. Quello che c'è alla luce del sole è solo una parte della personalità umana. Sotto, covano delle pulsioni che è inutile, quanto dannoso, ignorare. È lo stesso nodo che avvolgeva i due protagonisti di // portiere di notte. In Oltre la porta, Enrico e Nina vivono un rapporto libero con le loro pulsioni: le lasciano andare, non le nascondono. La loro unione tiene conto, e anzi si basa, sui molteplici ruoli dei due. Lei, tra l'altro,

mente

in continuazione.

Mente

agli stra-

che aggancia solo per far loro spendere dei soldi. Mente a Matthew e lo coinvolge in un labirinto dove lei esce sempre un attimo prima che accada qualcosa. Mente forse a se stessa quando decide di sposare Matthew. E mente, ma per passione (e quanto può essere seducente mentire!), a Enrico, quando non gli dice che la grazia è cosa fatta e che potrebbe uscire libero. Di diverso parere appare Matthew, che ha con i suoi desideri un rapporto più tradizionale, che non vuole vedere le reali molle emotive che uniscono Enrico e Nina, per proporre alla ragazza invece un rapporto più tradizionale ma anche più freddo, fatto di approcci, inviti a colazione e gite nieri

fuoriporta.

Da un punto di vista più strettamente cinematografico, Cavani continua il suo percorso verso un cinema "ben fatto" ma con messaggi forti. Oltre la porta si avvale di bravi attori, splendidamente diretti (Marcello Mastroianni, Eleonora Giorgi e Tom Berenger nei ruoli principali e un grande Michel Piccoli nella parte del vero padre della ragazza), di una fotografia sempre al servizio della storia e di qualche momento di cinema memorabile (l'inseguimento di Nina da parte di Enrico in mezzo alla folla di Marrakech, con la macchina a spalla che segue i due personagla

gi per ritrovarli nell'abbraccio finale).

!

INTERNO BERLINESE

Cinema "ben per

le

95

ma

dicevamo,

fatto",

consuete noie con

difficile

da vedere, porta fu

la distribuzione. Oltre la

presentato al Festival di Venezia del 1982 e

i

critici gli ri-

servarono un'accoglienza quanto mai contrastante. Ma, cosa ben più grave, l'uscita del film coincise con il fallimento della distributrice Cineriz e zi,

attivissimo

manager

con

usciranno solo 7 copie e vederlo fii

morte di Fulvio FrizDi Oltre la porta cinema, per il pubblico,

la

di quella società. al

davvero un'impresa ardua.

Interno berlinese Berlino, 1938: in tutta la

Germania

è in atto

un processo

di

"nazificazione" che condiziona la vita privata e la morale di

ogni individuo. Louise von Hollendorf è una giovane

donna che racconta, a noi

spettatori e al

inviso ai nazisti per

"scabrosi" che scrive, la vicenda

i

libri

che ha segnato indelebilmente

la

sua

suo ex professore,

vita.

Tutto comincia quando Louise decide di frequentare una

scuola di disegno; lì conosce Mitsuko, una bellissima ragazza giapponese, figlia dell'ambasciatore del Sol levante in Germania. L'attrazione che Louise prova per la ragazza si trasforma presto in ossessione: alle lezioni di disegno ritrae Mitsuko, al posto delle modelle ariane, causando malumore nei docenti e pettegolezzi tra le compagne. Conosciuta meglio la ragazza, instaura con lei un rapporto passionale e trasgressivo: nasconde al marito, il quale

però sospetta qualcosa, ogni aspetto della vicenda,

non

riesce ad evitare che

ben presto Mitsuko

ma

entri di pre-

potenza nella sua vita coniugale: la ragazza giapponese chiede a Louise informazioni sui suoi rapporti sessuali col marito, telefona alle ore più impensabili, dei due,

con

la

scusa di voler essere

piomba

nella casa

da Louise. intreccia con la campacugino di Louise vuole ritratta

La relazione tra le due donne si gna moralizzatrice dei nazisti. Un incastrare un generale omosessuale e chiede l'aiuto di lei e del marito. Ma a Louise tutta la sfera sociale e pubblica

96

LE OPERE

non interessa più, tutta concentrata com'è nella passione per Mitsuko. Si vedono appena possono di nascosto dal lei, rischiando di essere scoperte, ma ancora più da quell'atmosfera di mistero e di violazione delle

marito di eccitate

norme Il

morali.

marito, intanto, non può più chiudere gli occhi di

fronte alla realtà:

«Con me non

ti

Louise. «Io non sopporto nulla che

Anche Mitsuko comincia

diverti ti

più» rinfaccia a

allontani da

me.»

a essere gelosa e ad accampa-

Irrompe nella casa della coppia, trova Louise a una scenata: «Avete fatto l'amore?» grida. «Lui fa bene l'amore? Se tu mi lasci io mi ammazzo!». Il marito dal canto suo continua a non trovare pace: «Che cosa ci vedi in quella giapponese secca e pallida?» le chiede re richieste.

letto e le fa

disperato.

E

lei,

Insomma,

in risposta:

«La

bellezza».

com'è, non può certo andare avanti. A movimentare le acque ci pensa Mitsuko, che un giorno, nel bel mezzo di una riunione con il cugino moralizzatore, telefona a Louise e le chiede di andare subito da lei, con dei vestiti del marito e qualche soldo. Louise non comprende ma obbedisce, presa ormai com'è dalla passione per la ragazza. Giunta a destinazione, avrà però una sgradita sorpresa: Mitsuko è in compagnia del loro comune professore di disegno con cui, veniamo a sapere, intrattiene una relazione da diverso tempo. Le chiacchiere e le maldicenze tra le compagne sulla relazione tra le due donne erano state messe in giro proprio da lui e da Mitsuko, per confondere le acque e nascondere la relazione alunna-professore. Ma poi Mitsuko si era innamorata davvero di Louise e aveva deciso di tenersi entramla relazione, così

bi gli amanti, lui e

lei.

Per Louise è davvero troppo:

si

sveglia da quella specie di

incantesimo che aveva esercitato su di

lei la

nese e decide di rompere definitivamente

giovane giappo-

la relazione.

Toma

a casa, pensando alle bugie subite, alle illusioni di cui è stata

preda

e, rientrata,

vede

il

marito che, aspettandola,

si

divano con un bicchiere in mano: è un

mentato

sul

sperato,

ormai

finito. Il

vedere

il

compagno

è addor-

uomo

di-

prostrato fino a

INTERNO BERLINESE

non

quel punto,

97

fa che

aumentare i suoi sensi di colpa. Gli con lui; adesso la vecchia, tran-

racconta tutto e

si

quilla esistenza,

sembra riprendere.

riconcilia

piano del cugino moralizzatore va a segno e il generale omosessuale viene incastrato proprio a casa della Intanto

coppia.

il

È un

ro choc, la

episodio che segna fortemente Louise.

donna

lo subisce

quando vede Mitsuko

Ma

il

ve-

arrivare a

casa sua in preda a un'emorragia, conseguente ad una gravi-

danza

sulla cui autenticità,

Louise nutre molti

sospetti.

In ogni caso la loro relazione riprende, stavolta tenendo

conto anche del professore di disegno. Anzi, è proprio quest'ultimo a proporre un reciproco patto di non belligeranza

ognuno dei due avrà la rispettiva parte di Mitsuko senza sconfinare negli altrui territori. Il tutto, nero su bianco e con tanto di firma. Louise, accecata ancora una volta dalla passione per Mitsuko, firma il contratto che, inutile a dirsi, qualche a Louise:

giorno dopo arriva sulla scrivania del marito.

Preoccupate dalla possibile reazione del marito, esaspeormai pronto a tutto, le due donne mettono in atto un piano ideato da Mitsuko per spaventarlo e fargli definitivarato e

mente accettare la loro storia: fingono un suicidio ingerendo una dose non eccessiva di sonnifero. Il fatto è che Mitsuko si risveglia prima di Louise e trova il modo di finire tra le braccia del marito di lei, che così finalmente può capire cosa si possa trovare in «quella giapponese secca e pallida». Louise, dal letto, vede l'amplesso tra i due ma, una volta svegliata, non riesce a capire se si è trattato di sogno o realtà. Lo capirà nei giorni a venire, vedendo il marito insolitamente soddisfatto, disertare le riunioni naziste e passare le giornate a casa della ragazza. Quest'ultima

si

è or-

due e comincia a dettar legge: somministra a entrambi del sonnifero in modo che non si tocchino neanche, in sua assenza. E, a suo piacimento, giace ora con l'uno ora con l'altra. Per la società del tempo è davvero troppo: vista la propria immagine sociale seriamente compromessa e deciso a corre-

mai insediata

tra

i

VO

LE OPERE

re ai ripari,

il

marito

Mitsuko ha

precipita dalle

si

due donne. Anche

sta-

problema. Questa volta è quella conclusiva, perché l'avvelenamento adesso è reale.

volta

Mitsuko e

il

la

soluzione

al

marito di Louise muoiono, Louise

si

salva

e potrà raccontare tutta questa storia al vecchio professore,

proprio un

momento prima che

i

nazisti lo arrestino, per le

"oscenità" contenute nei suoi romanzi.

Interno berlinese, tratto dal romanzo di Junichiro Tani-

La croce

zaki

buddhista, è un film tutto interiore, fin dal

titolo e dalla scritta

macchina da

che vediamo in apertura, battuta da una che sottolinea appunto la centralità

scrivere,

dell'individuo rispetto alla storia e al sociale.

Al suo decimo il

film, Liliana

Cavani porta ancora più in



suo discorso sulla Storia, cominciato con Francesco di As-

proseguito con Galileo, Il portiere di notte. Al di là del bene e del male. Le contingenze storiche, per lei, sono solo delle occasioni che risvegliano determinate caratteristiche dell'animo umano. E i protagonisti di Interno berlinese non sfuggono a questa legge, anzi ne sono prove eclatanti.

sisi e

Per tutto

il

film non vediamo svastiche, croci uncinate,

divise naziste o altri referenti che solitamente connotano

nazismo. naggi, è

Non

ce n'è bisogno.

un virus che

si

Il

nazismo

è dentro

portano dietro e che

la

i

il

perso-

coesistenza

di determinate condizioni fa venir fuori.

Ma

mentre ancora // portiere di notte e, in minor misuAl di là del bene e del male conservavano un aggancio con l'attualità del tempo in cui si svolgevano i fatti raccon-

ra.

tati, ti

Interno berlinese riesce a fare a

esteriori,

meno

di tutti

i

referen-

per concentrarsi invece sulla psicologia dei per-

sonaggi.

Questo non

significa, si badi bene,

che Interno berline-

se sia ambientato in un luogo senza tempo e senza spazio.

costumi e arredamenti sono curatisquanto non lo siano solitamente nei

Tutt'altro: scenografie,

simi,

anche

di più di

film della Cavani. Tutti questi elementi, però, sono sempre riferiti ai personaggi e alla loro psicologia, sottolineando magari momenti

INTERNO BERLINESE

99

ed emozioni particolari; non hanno mai una funzione di cornice ma servono la storia, che è dominio assoluto dei protagonisti, dei loro meccanismi mentali e dei loro reciproci rapporti.

Anche

prima persona, dimensione interiore. Il film, lo lungo racconto che Louise fa al suo vec-

la struttura del racconto, tutto in

aiuta a sottolineare questa

ricordiamo, è

il

quindi di una serie di flash back,

chio professore:

si tratta

intervallati dalle

immagini

di

Louise che narra

al

suo muto

ascoltatore. fatto

Il

che

la storia del

film sia quella raccontata da

Louise, ci fa capire moltissimi suoi punti di vista, ci adden-

suo mondo attraverso i suoi monologhi interiori, ci mostra i suoi pensieri e le sue reazioni interne di fronte alle vicende che vive. Aiutata da questo ulteriore passo in avanti rispetto ai film precedenti, Liliana Cavani ci racconta dunque, ancora

tra nel

una

volta, la storia di

una passione. E come

in molti altri

suoi film, a ostacolare questa passione, c'è la società, con le

sue rigide istituzioni. Ancora una volta, contro

individuo che vuole realizzare ideali di vita, c'è

il

le

il

proprie pulsioni e

singolo i

propri

gruppo, l'ideologia, l'ordine sociale.

Louise ha davanti l'idolo-Mitsuko e perde la testa per proprio perché quest'idolo è tutto quello che il nazismo non è. Parafrasando alcune dichiarazioni della stessa regista, che dice di raccontare la passione perché è molto più interessante dell'amore,'"^ potremmo sostenere che Mitsuko è la pulsione, l'istinto, appunto la passionalità, mentre il lei,

nazismo è l'amore istituzionale, freddo e noioso. Per il marito, quando anche per lui verrà il momento

di

sottostare all'idolo-Mitsuko e alle sue folli richieste, vargli stessi meccanismi. Mentre era ancora perfettamente integrato nel sistema-nazismo, l'uomo non riusciva a spiegarsi la passione della moglie per quella donna che

ranno

"*

1985.

Si

veda

l'intervista a Liliana

Cavani

in

«Oggi», 30 ottobre

100

LE OPERE

trovava persino bruttina.

non

nunioni, ra.

Ma, una

volta varcata la soglia,

riesce più a rientrare nel gioco sociale:

E

si

tutto

dorme

alle ri-

assenta improvvisamente, trascura la sua carrie-

sempre per

lei,

Mitsuko, estranea a tutta

la

co-

struzione sociale del nazismo e obbediente solo alle leggi della passione e dell'istinto. Il contrasto individuo-società è riscontrabile anche in un personaggio che è di sfondo alla vicenda ma pure protagonista di una delle scene più belle del film. Stiamo parlando del generale omosessuale Von Heiden, straordinariamente

reso, nel film, dall'interpretazione di

Von Heiden bilità di far

Massimo

Girotti.

è proprio l'esemplificazione dell'impossi-

convivere vita sociale e pulsioni private. Nazi-

smo e omosessualità sono infatti due concetti in nessun modo conciliabili. Il generale ne è cosciente e, quando capisce che ormai la resa dei conti è inevitabile, esce di scena

con un' eleganza davvero indimenticabile; ammette la proe, di fronte all'arroganza del cugino di Louise che incalza il suo amante per farlo confessare, dice con cruda semplicità: «È impossibile difendere se stessi

pria condizione

contro la volgarità».

Von Heiden ha

nella storia di Interno berlinese un' ulte-

È infatti la molla scatenante che fa sorgere un grosso complesso di colpa in Louise. Il cugino nazista, infatti, incastra il generale a casa della donna e in sua presenza. Chiaro che Louise, vista anche la storia che sta vivendo, si senta in un certo senso coinvolta e proietti se stessa, in qualche modo, nella figura del generale. Cosicché, quando molti anni dopo racconta tutta la storia al suo ex professore, non può non tacere di questo senso di frustrazione: «Era un linciaggio» dice «e per di più in casa mia». E come curare, o almeno lenire, questo bruciante complesso di colpa? Ovviamente, finendo tra le braccia di Mitsuko: «Come può immaginare la nostra relazione ricominciò,» racconta ancora al professore-scrittore «dovetti dire bugie su bugie... diventai bravissima». E ovvio che l'idolo-Mitsuko diventa, in questo momento, l'unico punto fermo della vita di Louise, visto che il riore funzione fondamentale.

INTERNO BERLINESE tradimento verso

1

generale ha messo in

il

crisi

il

1

suo rap-

porto con l'istituzione nazista.

Un film amaro, dunque, Interno berlinese. Come e più che in // portiere di notte, la regista denuncia la sopraffazione di ogni tipo di istituzione sociale sul singolo individuo. Eros e Thanatos ancora uniti, quindi; la morte come unica risposta umana possibile, come unico angolo che preservi la condizione umana. Legato alla morte è anche dubbio che assale Louise prima dell'armi sono salvata? Perché Mitsuko mi amava e mi ha regalato ancora la vita o perché voleva restare da sola con mio marito? Dicevamo della cura di particolari che Interno berlinese vanta tra i suoi meriti. E in effetti, da un punto di vista più strettamente cinematografico, potremme dire che si tratta di uno dei film più eleganti e raffinati che la Cavani abbia l'ultimo, lacerante,

resto del professore: perché

girato in tutta la sua carriera.

Film conclusivo della «trilogia germanica», dopo II porAl di là del bene e del male; arrivato dopo "choc creativo" di La pelle e la parentesi italo-africana Oltre la porta, Interno berlinese si fa notare, oltre che

tiere di notte e

lo di

per

ragioni di cui

le

si

è detto, per

il

modo

in cui è girato,

flessuoso e patinato: movimenti di macchina sinuosi inda-

gano

i

volti e

i

movimenti dei

tre protagonisti e del

vertice di questa strana relazione, (il

titolo del

sta, allude

romanzo

appunto

ai

il

quarto

professore di disegno

ispiratore del film.

La croce buddhi-

quattro bracci della croce gammata).

da Mio Takaki, interprete del personaggio di Mitsuko, sono di un notissimo stilista giapponese, Jusaburo Tsujimura, soprannominato «il Valentino del Sol levante», particolare che sottolinea ancora il registro "sofisticato" assunto dalla regista per questo film. Diciamo subito che tutte queste caratteristiche creano chiaramente un ponte tra Interno berlinese e gli altri due film della «trilogia germanica». Ancora in modo incompleInoltre gli abiti indossati

ma già pienamente in Al di là del bene e del male e più di ogni altro caso in questo film, la Cavani evidenzia l'importanza, accanto a quella delle te-

to in II portiere di notte,

102

LE OPERE

matiche a

lei

care, di

un cinema

raffinato, di ambienti ac-

curati e luci soffuse: tutti dettagli tecnici a servizio della

momenti e dei personaggi, sottolineando i valori una società con un particolare dell'arredamento; le espressioni e le emozioni dei personaggi in quel dato momento, con una luce o con un movimento di macchina. Dunque, quando la storia lo richiede, la regista dà prova storia, dei

di

di

grande raffinatezza

la

nudità dei suoi primi film o con

tre

stilistica,

sue opere degli anni '80,

totalmente in contrasto con la

voluta durezza di al-

come La pelle o Francesco.

Forse per questa sua "elasticità stilistica", qualche critico scambiò Interno berlinese per un «pomo d'autore»,'^ per una protesi di quel cinema erotico molto in voga in Italia a metà degli anni '80, sulla scia dei successi di Tinto Brass. Ma, a parte l'originalità della provocazione, bisogna riconoscere al film della Cavani uno scavo psicologico non comune nel nostro cinema e un gusto e uno stile davvero invidiabili nel trattare una materia delicata come quella dell'erotismo.

Francesco Ventitré anni

dopo

il

suo lungometraggio d'esordio, Fran-

cesco di Assisi, Liliana Cavani toma al mito del santo umbro. E lo fa con un film assai diverso rispetto a quello del suo debutto. Francesco è infatti, prima di tutto, un film ad da stelle del cinema intemazionale (Mickey Rourke, Helena Bonham Carter) e totalmente privo della dimensione "pre-sessantottina" del san Francesco del primo film. alto budget, interpretato

Anche

la

trama, pur raccontando

le

vicende dello stesso

personaggio, mette T accento su alcuni particolari ignorati dal film del '66 e ne trascura

altri

che in quel film avevano

avuto grande rilievo.

Alberto Crespi in «l'Unità», 30 novembre 1985.

FRANCESCO

103

Inoltre, è proprio la struttura narrativa ad essere diversa. Quello che nel primo film era un resoconto cronologico degli avvenimenti della vita del santo, in questo secondo si trasforma in una struttura a mosaico, in cui gli amici più vicini ricordano Francesco alcuni anni dopo la sua morte. Il racconto avanza cosi alternando momenti in cui gli amici parlano di lui e flash back in cui vediamo gli episodi cui si

fa riferimento.

Il film si apre proprio con la morte di Francesco, esattamente nel punto in cui si era chiuso Francesco di Assisi. Già nelle prime scene, vediamo le spoglie del santo accanil peso che personaggio della ragazza in tutta la vicenda: un peso senza dubbio maggiore rispetto al primo film. Il racconto si sposta subito a qualche anno dopo la morte di Francesco. Vediamo i suoi amici più fedeli, tra cui ancora

to a Chiara. Dall'inizio è quindi subito chiaro

avrà

il

Chiara, seduti all'aperto, ricordare la guerra tra Assisi e Perugia, nel quale Francesco restò coinvolto. Nel primo flash back lo vediamo proprio a Perugia, dove restò prigioniero un anno e dove, per la prima volta nella sua vita di "figlio di papà", entrò in contatto con la sofferenza e con il dolore. Il secondo episodio di rilievo è quello in cui Francesco e Chiara si conobbero. Lei fece ingresso nel negozio del padre di lui, che aveva appena respinto un mendicante. Impietosita, diede al poveraccio qualche moneta e questo gesto feri l'orgoglio di Francesco che, presa buona parte dell'incasso della giornata, la diede al pover'uomo. Poi, sempre nel periodo pre-religioso, l'incontro con un primo lebbroso: Francesco lo cacciò via, perse il controllo di se stesso. In seguito alla conversione, invece, incontrerà

un

altro

lebbroso e questa volta

gli si

accosterà aiutandolo,

addirittura abbracciandolo.

In seguito, gli amici ricordano la parte della sua vita che

vide

i

contrasti più forti

con

il

a chiedere un processo contro

padre, il

il

figlio,

quale arrivò persino

dopo che

questi gli

aveva rubato dei soldi per riparare una chiesa. Chiara torna a essere al centro del racconto, quando

gli

104

LE OPERE

amici rievocano il suo ingresso nell'ordine francescano. Alcuni dei seguaci avevano paura di quello che avrebbe potuto pensare la gente, «una donna in mezzo a tanti uomini...», ma Chiara, con la semplicità e l'innocenza che contraddistinsero ogni sua azione,

derò, già da quel

si

momento, uno

tagliò

i

capelli e

si

consi-

dei fratelli.

Segue poi l'episodio del riconoscimento dell'ordine da parte del Papa, l'unico

momento

di autentica gioia france-

scana da parte del santo e del suo gruppo.

Come

si trattò di una gioia effimegruppo cominciarono a sorgere delle polemiche: alcuni non accettarono il radicalismo di Fran-

nel film precedente,

ra: infatti in

cesco,

È

vo.

altri

al

interpretarono

il

voto di povertà in

modo

relati-

questa l'unica parte del film che, almeno nell'esposi-

zione dei

Del

seno

fatti, si

avvicina alle scene di Francesco di Assisi.

tutto diversa è invece,

come vedremo

più avanti, la rea-

zione di Francesco di fronte a questi problemi.

Dopo

lo

scoppio delle prime polemiche, Francesco, per

Regomorte del padre, al

tutta risposta, si rifugiò nella solitudine a scrivere la la dell'ordine,

dopo aver

assistito alla

quale chiese disperatamente perdono. 1 nuovi francescani, intanto, bruciarono la carta dettata da Francesco e ne inventarono un'altra. Ma il santo, testardamente, riscrisse la sua Regola e la portò di persona al Papa; in Vaticano, però, del Pontefice trovò solo il cadavere: il Papa infatti era morto da poche ore. Ormai disperato, malato, in solitudine e abbandonato da tutti fuorché dai pochissimi amici veramente fedeli (gli stessi che rievocano la sua vita attraverso i flash back), Francesco cercò disperatamente Dio, ma per lungo tempo

sembrò non ricevere risposta. Poi, un giorno, a pochi momenti dalla sua morte, le stigmate sulle mani gli dissero che Dio lo aveva ascoltato, che era con lui. Così, alla fine di una ricerca disperata e tormentata, potè spegnersi serenamente.

Già dalla semplice esposizione della trama, è chiaro che Francesco è un film assai diverso da Francesco di Assisi.

FRANCESCO

105

Del primo film avevamo messo in luce

il

personaggio

del santo di Assisi, provocatorio, allegro e disincantato, e

suo naturale richiamo

il

generazione di giovani coeva al film. Francesco era in sostanza una sorta di passionale hippy pre-sessantottino; la sua protesta si rivolgeva contro la

alle

famiglia borghese e un'idea di Chiesa ufficiale e

zionale che intesa

come

non era

In Francesco, sto

il

secondo film,

mente

il

istitu-

suo concetto di religiosità, povertà e generosità verso il prossimo. in linea col

discorso cambia radicalmente. In queinfatti, la

Cavani abbandona completa-

parallelo francescanesimo-rivolta giovanile e

il

suo secondo san Francesco perde anche quei connotati di feroce ironia e provocazione, che erano invece la forza dell'interpretazione di Il

Lou

Castel.

santo rappresentato da

Mickey Rourke ha

delle carat-

prima

di ogni co-

teristiche opposte rispetto al precedente:

un santo lacerato Mentre il nodo centrale sa, è

nella sua disperata ricerca di Dio. del

primo film era dato dallo scon-

Francesco e il padre (tema che, come abbiamo visto, occupava prepotentemente circa la metà della durata di Francesco di Assisi), qui il fulcro attorno a cui ruotano storia e personaggio, è la ricerca di Dio. Questo secondo san Francesco invoca Dio diverse volte, nel corso della sua vicenda. E non trovandolo piange, si dispera, si contorce su se stesso. Francesco piange davanti al messo del Papa, che di fronte al suo radicalismo gli dice di non chiedere l'impossibile ai suoi seguaci; piange quando entra nudo nella neve a fare i conti con la propria corporeità; piange aggrappato a una roccia, invocando una risposta di Dio, dopo aver consegnato la

tro generazionale tra

Regola al Papa ormai morto; e ancora si dispera quando gli chiedono di non scrivere delle leggi troppo dure e oppone a tutti una ragione ineluttabile: «Il Signore mi sta dicendo che la regola è sua». Insomma, il secondo Francesco della Cavani è un santo più maturo e controverso. Mentre quello del film d'esordio era infatti un po'

monocorde

facciata del "rivoluzionario a tutti

una personalità più ricca

i

e schiacciato dalla

costi", questo

ma anche più contorta e

secondo ha sfaccettata.

106

LE OPERE

Anche

il grande peso che viene dato in questo secondo personaggio di Chiara, conferisce alla figura del «poverello di Assisi» una dimensione più terrena. «Chiara è bella,» dice a un certo punto Francesco a un amico che avanzava dei dubbi sulla natura della loro relazione «ma non tentarmi con le tue parole.» Frase detta non con gioia "francescana", ma con sofferenza e con tormento. Il tormento, d'altra parte, condiziona anche la sua contestazione. La sua non è più una ribellione sociale, ma interiore,

film

al

esistenziale.

Già

fatto

il

che

il

film cominci con

la

sua morte, an-

nienta ogni possibile interpretazione "vitale" della figura

Le prime immagini con il cadavere vegliato da Chiara annunciano già una vicenda sofferta, narrata appunto in chiave esistenziale. Altri momenti che sottolineano del santo.

questo aspetto sono: l'incontro col Papa e

dubbio

sul poter

amare o meno

il

conseguente

delle persone povere; e la

bellissima scena davanti al cadavere del Pontefice,

mento più proietta,

alto e metafisico del film, nel quale

anche all'esterno,

la

sua desolazione e

il

mo-

Francesco la

sua sof-

ferenza interiore. Tutta la parte conclusiva del film, infine, con Francesco malato e solo che ha scelto di vivere lontano da tutti, ci consegna un'immagine del santo davvero opposta a quella tradizionale. Vaga cieco nel bosco alla ricerca di Dio a cui urla in continuazione «Parlami, parlami!»; la malattia e nella

sofferenza

e,

si

contorce nel-

solo davanti alle stigmate,

grande e attesissima purificazione finale del personaggio, il sorriso e la sazietà che tutta una vita non gli aveva

ritrova

saputo dare.

Un

santo sofferente, dicevamo, e anche lacerato dal

dubbio. In episodi più semplici,

come

quello dell'uccisione

un agnello; in scene più complesse, come quella della morte del padre cui chiede umilmente perdono, perdono preceduto da un tormento interiore non indifferente; o ancora nel tono con cui dice ai discepoli «Perdonate e date, di

date sempre».

Le sue

parole, adesso, pur essendo praticamente le stesse

FRANCESCO

107

non hanno più la gioiosità dell'inAnzi si ha la sensazione che, pribocca, passino dall'anima, da un'anima

di quelle del film del '66,

terpretazione di

ma

Lou

di uscire dalla

Castel.

sofferente e in forte confronto dialettico

Stessa differenza di tono vi discepoli

ad andare

approvano

suoi principi.

cazione,

i

si

con

se stessa.

avverte quando invita

altrove, a

Non

non

restare

c'è più

il

con

nuo-

i

lui se

non

gusto della provo-

suo è uno sfogo fatto soprattutto di dolore e di

il

disillusione.

Per capire meglio

ragioni di questa interiorizzazione

le

della figura di Francesco, di questo continuo sottolineare

suo tormento esistenziale, a quanto

si

parlato di

una attualizzazione del perso-

naggio di san Francesco e di un accostamento del santo giovani degli anni '60. Ebbene, re

il

sua sofferenza, sarà bene tornare

era detto a proposito di Francesco di Assisi. In

avevamo

quel caso,

la

potremmo

ai

dire senza forzatu-

che anche per Francesco Liliana Cavani non rinuncia

alla

sua personalissima interpretazione e attualizzazione della storia.

Solo che, mentre

il

primo Francesco era un

fratello dei

ragazzi degli anni '60, questo sarà invece legato ai giovani degli anni '80,

il

decennio per eccellenza legato all'evasione,

alla crisi dei valori e al

disimpegno.

secondo Francesco della Cavani sarà quindi, in qualche modo, necessariamente collegato al decennio a cui appartiene il film. La sua sarà allora la vicenda di un uomo che ha ancora passioni e valori, in un mondo che invece non ne ha più; la sua ricerca di qualcosa che vada oltre, che lo soddisfi, sarà necessariamente una ricerca disperata, laIl

cerata, destinata alla solitudine.

Mentre lori del

la

in

santo

Francesco di Assisi

umbro

Chiesa tradizionale,

che contro

le istanze di

pi e altre idee,

ma

solo

sco interpretato da

mo

che

si

si

contrapponevano

ha l'impressione

Francesco non

siano

il

nulla.

il

ci

La disperazione

Mickey Rourke

scaglia contro

dichiarati.

va-

in questo film si

altri

Il

princì-

del France-

è allora quella dell'uo-

niente, contro

il

vuoto.

Non ha

almeno nemico da sconfiggere sembra piut-

dei nemici, Francesco, in questo secondo film; o

non sono

i

a quelli della famiglia borghese e del-

108

LE OPERE

tosto l'inedia che ha colpito

i suoi contemporanei, l'assenza di valori tipica anche dei nostri anni '80.

Da un punto di vista tecnico, il film si discosta mente da Francesco di Assisi. Lì avevamo parlato

netta-

un

di

film "francescano", scarno nelle scenografie e nelle ambientazioni e forte invece di un montaggio e di riprese no-

grammatica filmica consueta in quegli anche per la presenza di attori internazionali e per il budget elevato, appiana gli scarti del film precedente e dà vita a una narrazione visiva distesa, mai tevoli, lontani dalla

anni. Francesco, forse

frastagliata.

D'altra parte, a creare tensione e contrasti, in linea con taglio "esistenziale" del fikn di cui

si

tura narrativa «a mosaico»: Francesco ria lineare, ci

più

cari,

ma una serie

il

è detto, è la stessa strut-

non racconta una

di episodi tramandatici dai suoi

sto-

ami-

senza alcuna continuità. Quelle che vediamo della

sono allora non sequenze incatenate tra loro da un rapporto strettamente cronologico o di causa-effetto, ma scaglie, frammenti esplicativi della vita di san Francesco, vita del santo,

brevi flash sulla sua tormentata esistenza.

Le tecniche sta alternanza

visuali,

ma

come dicevamo, non seguono que-

appianano, distendono

abbondano

vo. In Francesco

i

il

tessuto narrati-

campi lunghi (che scarseg-

giavano nell'altro film a causa della sua natura televisiva), gli estemi e tutti quegli ingredienti del grande cinema intemazionale: costumi e scenografie ben curate (valsero un

David

di

Donatello a Danilo Donati),

la

musica sempre

coinvolgente di Vangelis (autore della colonna sonora di kolossal del rango di

Momenti

di gloria e

Biade runner),

la

recitazione dei comprimari curata a fondo (che fmttò a Fa-

bio Bussotti, interprete di frate Leone, un Nastro d'argento

come miglior

attore non protagonista). Di fronte a questa cura dei particolari, a questo film più "hollywoodiano" che "francescano", qualcuno storse un po' il naso e molti critici esibirono una insensata nostalgia

perii film del '66.

Vale invece

la

pena notare come, ancora una volta, Liil suo scopo di modemizzare i per-

liana Cavani persegua

DOVE

SIETE? IO

SONO QUI

1

09

sonaggi del passato e dar loro delle caratteristiche vive, il tormento di Rourke-Francesco, la sua ricerca senza certezze e il suo errare inquieto, assurgono a emblema del tormento di chi conserva ancora la passione, in un periodo che invece l'ha voluta spegnere. Non a caso, l'immagine del film che forse resta con più

presenti nell'attualità. Così

forza

dopo

proprio

la visione, è

il

volto sofferto e teso di

Francesco; quelle sue ansie, dipinte sul viso, sono forse po-

co medievali e poco in vena di santità, per noi uomini della modernità.

Dove siete?

ma

tanto familiari

Io sono qui

Fausto è un ragazzo di famiglia benestante che ha tutto quello che può desiderare un giovane della sua età: un lavoro sicuro, una fidanzata carina, una famiglia accogliente e la possibilità di andare in vacanza in luoghi belli come la Scozia. C'è

un solo particolare che

stride

con

zione: è sordomuto, nonostante la madre,

la

sua condi-

donna troppo

protettiva, faccia di tutto per farlo dimenticare, sia al ra-

gazzo

sia a se stessa.

Fausto fa la vita di petitivo

come

tutti

i

suoi coetanei: al lavoro è

com-

e più degli altri e addirittura suscita le invi-

die dei colleghi, che lo

vedono pericolosamente

al

primo

posto nella graduatoria dei possibili fortunati da trasferire a Londra.

Un

giorno

e di famiglia

al

parco

meno

si

imbatte in Elena, pure sordomuta

abbiente, che ha cercato di sostenerla

negli studi tra mille sacrifici e soprattutto

mille disfunzioni cui va incontro

combattendo

un sordomuto che

le

fre-

quenti la scuola pubblica.

Fausto comunica appena con Elena, quanto basta per fare ingelosire Maria, la sua fidanzata,

che piomba su di

lui e

se lo porta via.

La madre intanto continua a organizzargli la vita: gli raccomanda sempre l'auricolare (che a lui non piace); lo rimprovera quando non toma a casa e passa le notti dalla fidanzata;

110 gli

LE OPERE

organizza delle cene insieme

ai dirigenti della

banca per

cui lavora, al fine di fargli ottenere quel posto a Londra, tra-

guardo che

la

madre ha

zione personale e che

Durante

la

un po' a simbolo di realizzaben poco. dirigenti della banca parlano

eletto

al figlio, invece, interessa

cena, però,

i

troppo in fretta e Fausto, distrattosi, preferisce fantasticare dietro alla sua passione preferita: trasformare i sogni in luce,

con

l'ausilio del

computer.

Per fortuna nella famiglia di Fausto è una zia saggia che, da sempre, ha con il ragazzo un rapporto più vero (e, proprio per questo, aspramente criticata dalla famiglia): la zia offre al ragazzo dell'affetto sincero e, di nascosto dalla madre, porta Fausto a vedere un film muto insieme ad altri ragazzi menomati dal suo stesso handicap. Neanche a dirlo, dopo la proiezione, mentre si raccolgono firme per i diritti più elementari a cui i sordomuti non possono accedere. Fausto rivede Elena. Complice la zia, i due si rincontrano a pranzo e fanno amicizia. Scopriamo così che Elena non va più a scuola, ma legge Catullo in metrica e ne penetra i significati più sottili; ha lasciato la scuola perché ha cambiato casa e nel quartiere nuovo le aule non sono attrezzate per i suoi problemi; si batte per eliminare un'ingiustizia davvero insostenibile: in molte scuole i portatori di handicap non dispongono di insegnanti di sostegno e restano quindi abbandonati a se stessi. Dopo qualche giorno la zia saggia è vittima di un attacco cardiaco e muore. L'ambiente famigliare si fa per Fausto, adesso, veramente invivibile e senza sbocchi, anche perché Maria comincia a essere gelosa di quella ragazza sordomuta che lo va a trovare un po' troppo spesso. Una sera il ragazzo resta coinvolto in una rissa: aiuta un attore a difendersi da alcuni teppisti e poi lo accompagna nel teatro in cui si deve esibire: l'uomo è un mimo e apre alla sensibilità di Fausto tutto un mondo nuovo, un universo da vedere e da sentire anche senza le orecchie. Durante lo spettacolo Fausto ascolta la musica come gli aveva insegnato la zia, accostando i palmi delle mani alle casse ste-

reofoniche.

DOVE

SONO QUI

SIETE? IO

Il

111

rapporto con Elena diventa sempre più intimo e per

Fausto

si

impone una

scelta.

Con coerenza

lascia

Maria e

va a vivere con la nuova fiamma. La aiuta a studiare e a prepararsi per gli esami di maturità perché vorrebbe che lei si iscrivesse all'università per sordi di Washington.

Questo però comporta trascurare le

il

lavoro, moltiplicare

assenze e soprattutto chiedere alla banca un prestito di

90 milioni. Per

la

madre

è troppo: va a casa dei

due giovani

e intima alla ragazza di lasciare Fausto. Elena accetta a

lincuore: d'altra parte ha già

scuola, in cui

i

sono

veri sordi

ressano alle sue necessità. straordinari,

viene

ma-

suoi problemi relativi alla

i i

professori che

Con una

non

si inte-

costanza e un impegno

impara ad esprimersi meglio, diventa brava e

ammessa

agli esami.

Vittima di un incidente in motorino, impietosisce anche la

madre

di

Fausto per

messa, affronterà

gli

la

e, una volta dicon buona pace di

sua testardaggine

esami a testa

alta,

quei professori che fino all'ultimo l'hanno ostacolata,

rite-

nendo una ragazza sordomuta assolutamente inadeguata a frequentare l'università.

Quello che fino a questo momento è l'ultimo film di Lianche quello che, più di ogni altro, esemplifica i difficili rapporti con la distribuzione che hanno caratterizzato praticamente tutta la sua carriera. liana Cavani, è

Dove siete? Io sono qui, infatti, fu ritirato dalle sale dopo pochi giorni di programmazione perché, a detta del distributore, non era quello il miglior periodo per una sua commercializzazione, visto il grande numero di film di successo presenti in quel si

momento

sul mercato.

Il

film co-

sparì dalle sale di tutta Italia e vi apparve in altri periodi,

ma

sempre per brevissimi momenti. La regista reagì con veemenza a questo ennesimo atto di "censura" ai danni di una sua opera, ma non servì a nulla: il film fu visto da pochissimi spettatori.

Vediamolo, quindi, un po' più da vicino, questo film Diciamo subito che il film richiese alla Cavani e allo sceneggiatore. Italo Moscasfortunato e "spento" sul nascere.

112 ti,

LE OPERE

due anni

di ricerche e di contatto

continuo con dei gio-

vani sordomuti. Gli autori scoprirono anche dei particolari sorprendenti: molti di quei giovani facevano dei lavori comuni, guidavano la macchina o la moto, facevano la vita dei "normali" nonostante il loro handicap. Queste scoperte e la lettura del libro di Oliver Saks Vedere voci, li indussero a raccontare il mondo dei sordomuti in modo molto spontaneo e moderno, dando per scontati alcuni episodi che possono sorprendere, forse, lo spettatore meno informato: vedere Elena in sella a una moto o Fausto che va in macchina può forse stupire, ma è assolutamente verosimile. Nel mettere in scena la vicenda ricca di problemi di Fausto ed Elena, la Cavani prosegue il suo racconto dei contrasti tra individui e società, tra singoli e istituzioni,

portato avanti,

come abbiamo

visto, fin dall'inizio della

sua carriera. In questo film l'ambito sociale

tomo

alla famiglia di

si

raccoglie in-

Fausto e poi intomo alla scuola

fre-

quentata dalla ragazza, soprattutto nelle figure, spesso ottuse e ignoranti, dei professori di Elena.

Contrariamente a quello che accadeva, praticamente, in film della regista, qui il contrasto non è portato alle estreme conseguenze, tanto che non si arriva mai a tutti gli altri

uno scontro

frontale.

All'interno della famiglia, per esempio, ci sono anche soggetti comprensivi e «dalla parte dei buoni», come la zia che morirà di infarto. E poi anche il mondo della scuola, dopo mille vicissitudini, finirà per capire le esigenze della ragazza e la ammetterà ai tanto sospirati esami di maturità. Una soluzione davvero nuova ed inedita nell'universo di una regista che aveva sempre raccontato l'inconciliabilità tra individuo e società, tra aspettative del singolo e censure delle istituzioni.

Anche quei rimandi

a quel qualcosa che va oltre la stopersonaggi immediatamente raccontati, come l'attualizzazione della Storia, la metafora, ecc., componenti da sempre presente nei film della Cavani, qui non fanno sentiria e

i

re la loro presenza

Avevamo

visto l'accostamento del

primo Francesco

alla

DOVE

SIETE? IO

SONO QUI

113

generazione pre-sessantottina e quello del secondo al torla proiezione del rapporto tra i

mento dell'uomo moderno; due protagonisti

una dimensione

di // portiere di notte in

più ampia e l'esplorazione dei ruoli vittima-carnefice; ancora in quel film, la denotazione del virus del nazismo co-

me

malattia eterna incubata nella coscienza-albergo; l'am-

pia metafora di / cannibali', la ricerca della liberazione e la

proiezione dei personaggi moderni in un

mondo immagi-

nario e immaginato in Milarepa e tantissimi

altri

casi anco-

siamo già soffermati. In Dove siete? Io sono qui, la Cavani sceglie un

ra su cui ci

non

altro re-

sofferma su rimandi, proiezioni, metafore e quant'altro. Ciò che importa in questa pellicola è il "qui e ora". E non a caso, Dove siete? Io sono qui è l'unico film della regista che si svolge insieme nell'attualità (e non nelgistro:

la storia

se, e

si

come

molti

II portiere di notte,

porta), e senza sconfinare

L'ospite o Milarepa).

tempo presente, Il

film

non

altri), in Italia (e

si

La pelle, Interno berlineall'estero come Oltre la

territori della fantasia

il

Dunque un

(come

film, interamente sul

sul nostro Paese, sulla realtà.

dipana, da una parte, attraverso

i

binari "ester-

ni" della denuncia della situazione scandalosa in cui versa-

no

i

sordi (le

le difficoltà

l'altra

immagini

delle assemblee dell'associazione,

dei professori a rapportarsi

con

loro, ecc); dal-

per sentieri più "intimi", quelli riguardanti

ta storia tra

la delica-

Fausto ed Elena, dimensione che riguarda solo

loro e dai quali sono esclusi

i

"normali": questa peculiarità

scatena la gelosia della prima fidanzata di

lui.

Maria, che

intravede la possibilità di questa ragazza di sintonizzarsi sulla sua

to a

Anche il

ti,

lunghezza d'onda più

di

quanto non

sia consenti-

lei.

le

motivazioni che hanno spinto

la regista a fare

film sono tutte inteme alle condizioni degli handicappaal contrario di

quello che

avevamo

visto in altri casi, in

cui l'ispirazione iniziale scaturiva da spunti più generali.

«Mi

trovavo a Carpi,» racconta la regista «ero molto

triste

morte di mia zia Libera. A lei è dedicato il film. Il giorno di Santo Stefano mi hanno portato a una festa di

per

la

114

LE OPERE

bambini sordi, una recita. Parlavano abbastanza bene, erano bravi, mi sono detta: che cosa curiosa, fanno divertire gli altri e loro non si sentono. Cosa hanno dentro? È nato così, da una curiosità.»'^ Insomma, il film ci racconta il sociale e il privato di una condizione difficile

come

to agli altri film, tutto

si

Ma, rispetun ambito più ristretto.

quella dei sordomuti.

risolve in

con delle immagini molavevamo visto in altri film sulma solo con dei primissimi piani

Inoltre si tratta di un'opera girata

to piane, senza le indagini che le

emozioni dei protagonisti

che inquadrano

gli

occhi del sordomuto che ascolta e la boc-

ca del "normale" che parla, ancora a sottolineare porto

difficile,

disperatamente

Non

il

si

loro appartenere a

il

loro rap-

due mondi diversi

tra cui

cerca di gettare un ponte.

nessun intento di metaforizzare che i protagonisti indossano. Insomma, la storia di Fausto ed Elena è quella che appartiene a loro due e basta. Al massimo può essere quella dei ragazzi sordomuti o, volendo generalizzare, quella di tutti c'è, lo ripetiamo,

ambienti,

gli

i

colori, gli abiti

handicappati.

gli

Non

sono immediatamente leggibili rimandi a qualcosa l'uomo o che è parte della condizione umana, come accadeva in tutti gli altri film della regista. Una scelta dettata, forse, dal fatto che l'argomento è già di per sé abbastanza scottante, al punto che non si sentiva certo il bisogno di creare metafore, di allargare i significati. I problemi degli handicappati sono già gravi e meritano che si resti in quell'ambito, senza generalizzazioni. L'unica apertura della storia a una dimensione un po' allargata è quella legata al personaggio dell 'attore-mimo. Le che

sta dentro

sue esibizioni, tutte basate sull'immagine, sul movimento e

non na

sono l'unico momento per Fausto ed Elepiano dei "normacomprendere quanto loro. sulle parole,

in cui è possibile trovarsi sullo stesso

li",

'^

Emma

1993, p. 58.

Neri, Sordo e son desto, in «Il Sabato», 21 agosto

DOVE

SIETE? IO

SONO QUI

115

prima

volta, in questo film, si nota, accan-

Inoltre per la

to al voler restare nel "qui e ora",

maggiormente anche cioè che altri

si

una volontà

di indagare

l'altra parte della barricata, quella

contrappone

ai protagonisti;

una parte che negli

film della regista aveva sempre sofferto di un eccessi-

vo schematismo (mentre invece l'ambito dei protagonisti era sviscerato e analizzato molto a fondo). La famiglia del ragazzo e i professori di Elena sono sempre considerati dei "nemici" ma vengono studiati da vicino, compresi nelle loro ragioni e motivazioni.

Insomma, guardando Dove

sono qui dopo aver ha l'impressione di un film più morbido e pieno di speranza. Dice a questo proposito la Cavani: «Il fatto è che, avvicinando la gente, non trovi solo la disperazione. Non tutte le cose sono a misura di te stesso, a volte sono diverse. Io mi assumo le mie responsabilità. Vedi, Balzac scrive spesso: "Di questi tempi corrotti,..", così anche Orazio, o Cicerone quando si ritira a Tuscolo. L'idea dei bei tempi andati è un discorso vecchio. Nella mia follia io spero. Sarà che sono nipote di un comunista rimasto anarchico, che non era molto felice nel dopoguerra e credeva veramente nel sol dell'avvenire. Questa siete? Io

visto l'intera opera della Cavani,

si

E a proposito di nostal«Non ne ho neanche una. Soffro per mali della mia epoca, ma credo che il mondo vada migliorando. Qualcosa convinzione un po' mi è rimasta». ^^ gia:

i

impareremo

pure».'^

pertura verso

il

Un

ottimismo nuovo, dunque, un'a-

mondo.

Se questo film costituisca una parentesi o segni l'inizio e di un nuovo modo di guardare alla realtà da parte della regista, ce lo diranno solo i suoi prosdi

un nuovo corso

simi film.

Ibidem, Ibidem.

p. 60.

Ili

ITEMI

Le sovrastrutture Ci siamo a lungo soffermati, nel corso dell'analisi dei vari film, sull'interessante e originale maniera,

liana Cavani, di trattare la Storia.

mentre

i

da parte

Abbiamo

di Li-

notato come,

suoi documentari storici, girati per la televisione

adottavano un ferreo rigore filologico, nei film l'aderenza

passava in secondo piano. Questo atteggiamento consente intanto una re-interpretazione della Storia (per esempio in Milarepa); poi una sua attualizzazione in riferimento a episodi contemporanei al film in questione (lo abbiamo visto a proposito di Francesco di Assisi); infine una fuoriuscita dalla fedeltà scientifica ai fatti, per consentire una loro libera lettura in chiave artistica (è il caso, tra i tanti, di Al di là del bene e del male). ai fatti storici

Quanto detto fin qui, però, è solo una parte di un discorampio che coinvolge non solo la Storia, ma tutta la realtà guardata e raccontata dalla regista carpigiana. Geneso più

potremmo aggiungere che, nel momento in cui Cavani deve affrontare un argomento, per raccontarlo da un punto di vista particolare e con maggiore profondità si serva di sovrastrutture, tali in quanto strutture che sovrastano. Si tratta, prima che di artifizi narrativi, di una tecnica di approccio agli argomenti in questione. Queste sovrastrutture si ergono sull'argomento scelto dalla regista e, di conseguenza, ce lo mostrano in modo diverso; cosicché sia ralizzando, la

118

ITEMI

l'autrice sia gli spettatori

possono cogliere particolari

di

sfumature rimaste a lungo sepolte, punti di vista inusuali. Qualche esempio, forse, chiarirà meglio quanto intendiamo dire. solito sfuggenti,

In / cannibali la problematica affrontata è quella della rivolta giovanile o, tro

il

gata è

comunque,

della rivolta in genere con-

La sovrastruttura impieAntigone, funzionale alla regista per guarquestione con occhi nuovi, con originalità. Rac-

potere costituito e violento. il

mito

dare alla

contando classica,

la il

di

rivoluzione attraverso

il

filtro della

mitologia

film dirà su quel tema cose diverse, ne eviden-

zierà particolari inediti, lo tratterà da altra angolazione.

Quello

di

Antigone

è

l'esempio più evidente di tale

«tecnica della sovrastruttura» impiegata dalla Cavani e che

ne percorre quasi l'intera produzione. Le sovrastrutture possono essere rappresentate da miti, elementi storici, atteggiamenti dell'anima, tipologie di rapporti interpersonali,

semplici registri visivi, ecc.

Vediamo

altri casi tra

i

più

esemplificativi.

In // portiere di notte il nazismo è narrato alla luce del sadomasochismo, cioè attraverso la relazione tra Max e Lucia. Da un lato, quindi, viene espressa la rinuncia alla Storia in quanto tale, cioè a comprendere il nazismo secondo i canoni tradizionali; dall'altro, però, emerge l'assunzione di questa lente, di questo occhio con cui guardare alla

materia e

ai

personaggi del film. il nazismo, lo ripetiamo, è considerato

In quest'opera

non un momento storico, ma qualcosa che è dentro l'uomo e che può esplodere quando vengono a coesistere certe condizioni.

Quando

esplode, diventa appunto

momento

storico.

nazismo è quindi solo una componente dele Lucia e si sublima, appunto, in un rapporto sadomasochistico. Il che permette alla Cavani di dirci molte cose del nazismo altrimenti inesprimibili in un

Nel film

l'anima di

il

Max

film che affronta quel periodo

Anche

come

za di una sovrastruttura; di

dato storico.

siamo davanti alla presenun elemento (il rapporto sadoma-

in questo caso, dunque,

119

LE SOVRASTRUTTURE sochistico) che, da

un

lato,

permette alla regista di allonta-

narsi dalla materia strettamente considerata

me lo

fatto storico)

ma che,

con un'ampiezza

di

dall'altro, le

(il

nazismo co-

consente di raccontar-

vedute che lo arricchisce e lo fa di-

ventare più comprensibile, più vicino al

modo

di essere de-

uomini comuni, più "nostro". Infatti ci sentiamo molto più vicini e comprendiamo molto di più Max, Lucia e il loro rapporto, piuttosto che i consueti soldati in divisa da SS, dei film che pure volevano spiegare o capire il nazismo. Altro esempio è l'assunzione del registro orrorifico e digli

sgustoso, della discesa agli inferi, quasi dantesca, in

Dovendo raccontare

degli americani a Napoli, la regista

romanzo

nel cile

di

La pelle.

la guerra, e in particolare l'arrivo

Malaparte un

filtro

assume come e più che scomodo, crudo, diffi-

da digerire: un viaggio all'inferno, dove Napoli è Sai-

gon, Beirut o qualsiasi città del

mondo

offesa dalla guerra;

su questo registro, magnificamente inserito nell'ambiente dei bassi napoletani, impronta tutto

il

film.

È

chiaro che

il

risultato finale è distante anni luce dai "classici" film di

guerra, sia neorealisti sia degli anni successivi.

Non

è

una

seconda guerra mondiale che vede i partigiani contrapposti ai fascisti, gli americani alle truppe naziste. Comunque, sul viaggio agli inferi compiuto dagli americani ci soffermere-

mo più avanti. In Francesco di Assisi la sovrastruttura è data dall'accostamento del santo ai giovani della seconda metà degli anni

con un occhio che permette alla Cavani di raccontare santo con un'accezione veramente nuova accentuando e forzando qualche particolare. Nel caso di Francesco, invece, è quella della sofferenza dell'uomo moderno. In tutti i casi analizzati e nei molti altri che si possono isolare nei film della regista, è come se la Cavani erigesse una struttura superiore a quella dei fatti da raccontare, sovrastante storia, personaggi, ambientazione. E, una volta "costruita", è come se vi salisse sopra e da lì ci raccontasse '60,

la vita del

cosa vede. In / cannibali, sale sul mito di Antigone "fatti" della rivolta giovanile

-

-

eretto sopra

e ci racconta Cosa vede:

i

una

120

ITEMI

donna che vuole che

lo

seppellire

un governo militare organizzano e che (at-

fratello,

il

impedisce, dei giovani che

si

tenzione!) potrebbero finire male...

Nel caso

di II portiere di notte, invece, sale su

tura issata sopra

il

fenomeno-nazismo. È

il

una

strut-

rapporto sado-

masochistico, meccanismo attraverso cui vede un

uomo

una donna che

aguzzi-

no,

lei

erano conosciuti in un lager

si

vittima) e

si

È

tre

i

un

personaggi interpretando

quadro storico ad aiutare

il

e

rincontrano dopo tanti anni.

In Interno berlinese spiega tra

(lui

i

nazismo come cornice.

personaggi, perni centrali

del film. Interno berlinese è infatti tutto giocato sulla psicologia.

rapporto erotico

difficile il

Ma

un film molto

interiore,

na-

la sovrastruttura del

zismo, del tipo di società in cui vivono, conferisce

al loro

rapporto una dimensione particolare.

La

In

non tradendo,

contare di Malaparte.

E

ci

degli americani a Napoli, tute,

i

È

Cavani sale sulla struttura della

pelle, invece, la

discesa agl'inferi

morti e

dice

come

tutt'altro,

come da si

vedono

il

lì i

si

modo

di rac-

vede

l'arrivo

bassi, le prosti-

gli orrori della guerra.

ovvio che facendo così, in un certo senso,

la regista tra-

disca la Storia. L'assunzione di queste sovrastrutture implica un'infedeltà alla Storia, dei

fatti.

fatti

so

e

uno

il

uno

sganciarsi dalla ferrea versione

Implica anche una mediazione a volte eccessiva loro racconto,

un

certo cerebralismo, forse

dei rischi più frequenti del

cinema

tra

non a

della Cavani.

i

ca-

Ma la

regista dimostra di essere cosciente di questi pericoli e, co-

raggiosamente, va avanti per

la

sua strada.

Sempre restando nell'esempio più esemplificativo, quello di La pelle, si potrebbe dire che la regista tradisca volentieri la cronaca, i fatti così come sono andati; ma questo tradimento le consente di mostrarci particolari della

guerra e dello sbarco degli americani, che altrimenti non

avremmo

visto.

La prova

di tutto ciò è costituita dai tanti film politici

prodotti in Italia: ebbene, questo tipo di ci

tati

cinema spesso non

problemi in profondità, ma li ha racconsuperficialmente; e questo proprio perché non erige so-

ha

fatto

vedere

i

LE SOVRASTRUTTURE

121

ma racconta tutto con un punto di vista posto piano dei fatti, dei personaggi. Non più su. Il cinema politico vede le stesse cose che vediamo in tv, al telegiornale, su quotidiani e settimanali, e le riporta fedelmente. La tecnica della Cavani, invece, porta più lontano: vrastrutture, sullo stesso

il

suo è un discorso più profondo, è un'operazione prima di invenzione e riflessione sui fatti, non di

tutto artistica, di

mera cronaca. La Cavani, insomma

(e

con

lei gli altri registi

della sua

generazione: Bertolucci, Bellocchio), capisce che non è

più

il

tempo

del neorealismo: quella era un'operazione

strettamente legata all'attualità. Nel

momento

in cui sbar-

cavano gli americani, ce li mostravano immediatamente. La Cavani adotta, invece, il registro della riflessione e della interpretazione, grazie appunto a queste sovrastrutture con cui si accosta ai contenuti che vuole raccontare. Non a caso, forse l'unico esempio in cui non adopera questi accorgimenti è il film meno mediato e più urgente: Dove siete? Io sono qui. Pur con un occhio certamente non neorealistico, ma che scava a fondo nei problemi dei sordomuti e apre loro prospettive diverse (le scene legate all'attore-mimo, per esempio), la Cavani in questo film sembra avvertire l'urgenza di raccontare i sordomuti senza alcuna mediazione né filtro, forse anche per la gravità degli argomenti (lo stato di abbandono in cui versano questi handicappati e

il

loro grido disperato, spesso inascoltato).

Quando però deve

affrontare temi

meno

caldi

ma

su cui

maggiormente, la Cavani fa un abbondante uso di punti di vista laterali, mediazioni intellettuali, ecc., quelle che abbiamo qui definito sovrastrutture. I fatti storici hanno il massimo rispetto nei documentari che la regista ha realizzato per la tv: Età di Stalin, Storia del Terzo Reich, La donna nella resistenza, ecc. Quella è vera storia, ma è anche tv, giornalismo, informazione. Il ci-

è doveroso riflettere

nema

è invece, per la regista, qualcosa di diverso: interpre-

fatti, arte e non resoconto cronachistico. Neanche la religione sfugge al trattamento riservato alla Storia. Si vedano a questo proposito i due film su san

tazione dei

122

ITEMI

Francesco e Milarepa. La religione e i personaggi religiosi raccontati con rispetto per i fatti, ma semmai con rispetto per i valori che li animarono. I due personaggi protagonisti dei film su san Francesco sono due caratteri completamente diversi; eppure sono lo stesso personaggio, tutti e due san Francesco, la versione cinematografica della medesima vicenda storica. Si potrebbe pensare che allora non hanno niente di quel santo realmente esistito, che potrebbero essere due personaggi in-

non sono

ventati ai quali la regista ha, poi,

cesco d'Assisi».

E

messo

il

nome

di

invece no, o almeno non proprio:

«Franla

Ca-

vani è bravissima a tenersi sempre in perfetto equilibrio tra la Storia e la

disce

mai

Non

sua interpretazione e attualizzazione.

la Storia

ma

tra-

ferma sempre un precipitare giù in nome di una

la interpreta, si

passo indietro prima di farla

interpretazione eccessiva, di un' attualizzazione esagerata.

Anche

in

Milarepa

la religione è

raccontata in quanto

strumento del protagonista del film. In quel film struttura è addirittura

una

dell'alunno che racconta

al

professore

il

betano. Del resto, in Milarepa, l'Oriente

l'Abruzzo suggerito

la sovra-

storia nella Storia, la

vicenda

fatto del saggio

non

è oriente,

alla regista dall'orientalista

ti-

ma

Fosco Ma-

raini.

In generale, nei film della Cavani, niente è quello che dovrebbe essere, niente è quello che a noi sembra, che a noi hanno insegnato, che siamo abituati a vedere dal punto di vista in cui ci troviamo. Perché lei, la regista, sale sulle sue sovrastrutture e ci racconta le cose che vede da lì, ora celesti ora crude e scomode ma sempre assai diverse da come noi le avevamo immaginate.

Salire in cielo o scendere agli inferi

Un'altra costante del cinema di Liliana Cavani è

che

i

il

cammino

personaggi compiono nel corso della storia di cui sono

Potremmo dire che fanno di tutto pur di non rimanerere in una «dimensione di mezzo»: o si elevano (o cer-

protagonisti.

SALIRE IN CIELO

O SCENDERE AGLI

INFERI

1

23

cano di elevarsi) verso vette spirituali, intellettuali o mistiche, oppure scendono inesorabilmente verso gli inferi della coscienza, nelle pieghe più riposte dell' animo umano. Questo dell'ascensione al cielo della purezza o della discesa agli inferi è sicuramente uno dei temi ricorrenti di molti film della regista di Carpi e anche una delle caratteristiche principali che muovono i suoi personaggi. Il loro è intanto, fin dall'inizio dei vari film di cui sono protagonisti, un non accontentarsi di stare "in mezzo", nella vita "normale": presa coscienza di questa insoddisfazione, intraprendono uno sforzo continuo e costante per superare la normale condizione quotidiana; per andare "su", se attratti

da vette

spirituali

o "giù" se coinvolti nel gorgo del-

le passioni.

In ogni caso

so

modo

i

il

"sopra" e

"sotto" attraggono nello stes-

il

personaggi dei film della Cavani.

vazione mistica o ideale,

attira in

miseria delle cose umane.

Il

si

Il

cielo, l'ele-

distacca dalla

baratro esercita invece un fa-

scino oscuro, di maledizione

mento

quanto

ma

anche

di totale

appaga-

dei sensi.

Si potrebbe, a questo proposito, pensare che l'elevazio-

ne mistica

sia

un

tentativo,

un anelare verso qualcosa

di

impossibile e che invece lo scendere agli inferi sia quasi

una disgrazia, un accadimento indipendente dalla volontà del personaggio. Invece bisogna subito chiarire che anche la discesa nel baratro, nei

film della- Cavani, è ricercata,

i personaggi che la compiono la intendano come unica possibilità di realizzare completamente le loro aspirazioni. Come esempi illuminanti di quanto detto a proposito dell'elevazione al cielo e alla purezza possono essere presi i due film su san Francesco, Milarepa e / cannibali. Il protagonista di Francesco di Assisi parte decisamente da terra, legato com'è alla condizione della sua famiglia borghese e agli ideali del padre: il commercio e il denaro.

fortemente voluta. Si direbbe che

Assistiamo poi, durante il film, alla sua costante elevazione attraverso la protesta e la ribellione. Potremmo definire la sua un'ascesa "laica" più che mistica, effettuata in nome

124

ITEMI

della protesta contro la società del tempo. Tramite questo

comunque

ideale "laico", Francesco arriva

la

bontà, la povertà,

Diverso è sto film

Ma non

la

il

il

a toccare le vet-

raggiunte tramite esperienze terrene

te dello spirito,

il

come

lavoro.

discorso inerente Francesco.

protagonista tende verso

l'alto,

Anche

verso

la

in que-

purezza.

sua è un'ascensione piena di sofferenza, di paura di

arrivare alla meta.

Mentre

il

spavaldo e contestatore, questo

primo san Francesco era

interroga continuamente ad ascoltare e, ansioso di

si

sulla possibilità che

Dio

elevarsi, riflette sul

suo destino, sul significato della sua

lo stia

azione. Un'ascesa quindi, rispetto alla prima, molto più

problematica e per questo più liberatoria, quando finalmente si concretizza con l'apparizione delle stigmate sui palmi delle mani. Milarepa segna un caso ancora diverso di percorso ascensionale: qui infatti la struttura del film.

il

discorso

si

Seguiamo da un

sdoppia,

come

lato l'itinerario

tutta

che

porta Milarepa a elevarsi, istruito da Marpa; dall'altro

percorso di Leo, lo studente che, raccontando

il

la storia del

saggio tibetano, cerca a sua volta un'elevazione dalla vita

comune

della quale,

come ben capiamo da alcune

scene, è

fortemente insoddisfatto.

Milarepa per elevarsi deve passare da diversi stadi: crede a un certo punto di non farcela più, cade nella rassegnazione e infine, quando si considera ormai sconfitto, viene preso da Marpa con sé. Il giovane Leo utilizza questa ascensione come guida per il proprio innalzamento, cresce raccontando la storia di Milarepa e il suo tragitto. È, potremmo dire, una crescita "per induzione". Un esempio di innalzamento meno mistico e più laico e terreno, è invece quello dei protagonisti di / cannibali. In questo film, Antigone e Tiresia devono passare attraverso tutta una serie di luoghi sacri del governo militare e di ogni società in generale: la chiesa, la caserma, il circolo militare; questo per poter arrivare a innalzare la loro protesta contro

il

potere,

i

propri ideali contro la violenza.

lo stesso potere a fermare

Ma

sarà

bruscamente questa ascensione e

SALIRE IN CIELO a

farli

O SCENDERE AGLI INFERI

25

1

ricadere pesantemente a terra con una raffica di mi-

Dunque un innalzamento non portato a termine, questo; un'ascensione che il potere e l'istituzione per ognuno.

tra

riescono a sconfiggere. Gli esempi di film della Cavani riguardanti le discese

sono altrettanto numerosi. Già L'ospite raccontava di una discesa infernale: quella dello scrittore che entra nel manicomio. Si tratta di un peragli inferi

corso che

il

personaggio sceglie volontariamente;

compie con una

ben

finalità

infatti lo

precisa, quella di scrivere

Ben

libro sugli ospedali psichiatrici.

un

presto, però, scoprirà

un mondo per

lui sconosciuto e assurdo, regolato da leggi sono estranee. Scoprirà appunto di essere arrivato all'inferno, o almeno a una sua succursale terrena. Anche quello di Oltre la porta, per il povero americano che si innamora di Nina, è un coinvolgimento a cui sottostare

che

gli

volontariamente; la re,

il

ma non impone di

giovane potrebbe scappare

passione per quella ragazza misteriosa

gli

lo fa:

resta-

essendo più forte di qualsiasi paura e di qualsiasi voglia di

lasciarsi dietro le spalle quella brutta storia.

due esempi appena

I

minori,

ma

fatti

potrebbero essere considerati

chiarificano già abbastanza bene

il

tema

della

discesa, della dannazione voluta e cercata dai personaggi.

L'esempio sicuramente più noto è quello di II portiere di notte: accanto alla volontarietà della discesa da parte di Max e Lucia colpisce il fatto che su di essi il film non esprime giudizi. II

loro viaggio verso

il

sottosuolo

si

visita all'inferno dei ricordi, di quello lager, attraverso

una

i

flash

visita "spudorata",

ne; spudorata perché

è successo.

La

della passione,

articola, prima, nella

che hanno vissuto nel

back riguardanti

ma non

il

passato: la loro è

nel senso censorio del termi-

compiuta senza stendere

quanto

veli su

discesa continua, poi, attraverso la scintilla

prima

in albergo e, infine, a casa di

Max.

Riflettendo su questi inferi in cui sprofondano

Max

Lucia, ci accorgiamo che non sono poi così brutti

potrebbero sembrare. In fondo no, ci

si

rifugiano

come

i

due protagonisti

li

e

come cerca-

antidoto alla vita quotidiana che

126

non

ITEMI li

soddisfa.

E

poi l'inferno della loro passione e

le pie-

ghe della loro coscienza tormentata sono sicuramente meglio degli inferi che gli ex nazisti amici di Max vanno rivisitando nelle loro sedute, intinte nella nostalgia. Si ha insomma l'impressione che i veri inferi siano quelli; Max e Lucia cercano di sfuggirne proponendo un personale itinerario "maledetto",

un viaggio

nella coscienza, forse l'unica

vera medicina alla loro malattia.

Anche Al di là del bene e del male racconta di un'immersione all'inferno. Qui è il rapporto a tre a costituire l'itinerario maledetto che, dopo aver illuso i protagonisti, scatenerà (soprattutto nei due uomini) una serie di reazioni cieche e rovinose. Bisogna dire, comunque, che in questo film tutto è più stemperato; nel caso di Fritz, talvolta, persino ironico, per via di quell'imbarazzo del personaggio di fronte alle pene d'amore. La vera discesa agli inferi è invece rappresentata dal tragitto che compie Paul, anche in virtù della fine che fa. La passione per Lou lo porta lontano, fuori dal suo mondo, e di questo morirà. La missione medica di cui si fa portatore a un certo punto della storia e la sua morte sono senza dubbio i punti più drammatici di questo lungo viaggio dentro

la

notte della propria interiorità.

Anche Interno

un viaggio dentro in ^/ di là del bene e del male, ci troviamo di fronte a un rapporto a tre, a un triangolo, almeno nella seconda parte del film. Qui però colpisce il ruolo di guida agli inferi che assume Mitberlinese racconta di

l'inferno della passione e anche qui,

come

suko, la giovane ragazza giapponese: accende la passione nei due tedeschi, per certi versi con freddezza calcolata

e,

con sensualità sfrenata e li conduce verso il baratro sociale e poi alla morte. Quello in cui scendono due coniugi in Interno berlinese è quindi un inferno di

per

altri,

i

passioni.

Ma il caso più evidente di discesa agli inferi è costituito, senza dubbio, da La pelle. Ci stiamo riferendo, ovviamente, alla discesa agl'inferi di Napoli, dei "bassi" e delle assurdità della guerra; a visitare questo inferno, gli americani.

Anche

loro

hanno una guida nel loro

itinerario:

Curzio

SALIRE IN CIELO O SCENDERE AGLI INFERI

1

27

Malaparte, meno diabolico della Mitsuko di Interno berlinese e anche lui colpito e disgustato, soprattutto nelle sce-

ne

finali, dagli orrori della guerra. I

tre

zione,

americani che il

il

generale Cork,

film racconta con maggiore atten-

Jimmy

e

Deborah, compiono

tre

viaggi agli inferi assai diversi tra loro.

Quello del generale interpretato da Burt Lancaster è sicuramente il percorso più distaccato: a lui infatti tocca la parte di inferno in fondo più pittoresca, quella del camorrista don Eduardo. La sua reazione è principalmente di stupore ma anche di velato divertimento. Il vero inferno, quello della guerra e dei "bassi" di Napoli, sembra sfiorarlo appena grazie all'alta carica che copre e alla vita tutto sommato privilegiata che fa nella città. II vero inferno della guerra coinvolge invece Jimmy. Lui entra nelle male bolge a occhi aperti: vuole vedere tutto, nonostante abbia schifo e ripugnanza di quel mondo. Nello stesso modo vive la sua storia d'amore, ideale e sublimata, con Maria Concetta: ed è emblematica a questo proposito la scena in cui, mentre tutti lo invitano ad andare via, lui incurante sale le scale del palazzo della ragazza, tra tutti i soldati americani in fila per "comprare" la ragazza. Quello di Deborah, tra tutti, è sicuramente il viaggio più sgradevole. Arrivata all'inferno con secondi fini (procurare voti per il marito), ne resta prima disgustata e indignata, poi coinvolta personalmente e dannata (finirà vittima di una violenza da parte dei soldati); infine decide di tornare sulla Terra, alla vita quotidiana, cioè in America. Dunque la discesa agli inferi è senza dubbio il tema centrale di La pelle. Lo è a tal punto da costituire una immersione nell'inferno anche per lo spettatore. Il registro utilizzato dalla regista è quello della crudezza esasperata, dell'iperrealismo ai limiti dell'eccesso: scene ripugnanti che mettono alla prova anche lo stomaco più forte, sangue e corpi dilaniati in quantità, sesso esibito senza alcuna sensualità ma anzi con voluto cattivo gusto. È chiaro che l'effetto che fa sullo spettatore è quello di tentarlo ad andare via, proprio come accade davanti a qualsiasi inferno. Il

128 film

ITEMI si

Tra

un viaggio "dannato"

rivela quindi

protagonisti sia per

i

sia

per

l'altro è interessante notare

come

si tratti

di

ferno che, nella prima scena, sembra un paradiso: arrivano in piazza a Capri timorosi di un agguato; volta capito che

i

suoi

suoi spettatori.

si tratta di

una

festa e

che

i

un

in-

soldati

ma

una

guerra è finita

la

da un pezzo, si lasciano andare felici. E invece gli inferi sono in agguato; nel film arrivano passo dopo passo per poi esplodere in tutta la loro violenza e assurdità con la prostituzione, la vita dei "bassi" e gli orrori della guerra.

Tornando al registro della crudezza, cui accennavamo si può notare che è una costante di tutte le discese agli inferi raccontate dalla Cavani nonché una delle caratteristiche tipiche del suo cinema che la rende poco simpatica a molti critici. Nei film della regista assistiamo infatti prima,

spesso a scene violente, eccessive, disgustose. Speculare registro della crudezza troviamo,

zamento

al cielo,

un

quando

si

registro della nudità.

al

parla di innal-

Pensiamo

alle

molte scene dei due film su san Francesco e di / cannibali in cui i protagonisti sono nudi; la loro nudità è una sorta di innocenza: bisogna spogliarsi delle vesti sociali, sembra dirci la regista, per poter compiere un percorso di assunzione al cielo, di purificazione. Dunque "crudezza" per quanto riguarda la discesa agli inferi e "nudità" per l'ascensione al cielo. Due registri, due modi di raccontare i viaggi che i personaggi compiono verso la santità o verso la dannazione. Viaggi per alcuni versi opposti ma che la regista riesce a raccontare con eguale intensità. Al contrario di molti registi che si "specializzano" in storie mistiche o maledette, la Cavani racconta tutti e due i percorsi con uguale partecipazione. Forse nel suo cinema cielo e inferi a volte arrivano a coincidere. È questo uno degli aspetti più belli e interessanti del suo cinema. Dunque la Cavani accompagna i suoi personaggi, a volte nell'alto dei cieli, a volte tra le

L'intento

è,

comunque, sempre

fiamme

dell'inferno.

lo stesso: essere seguita

noi spettatori, e in alto e nel sottosuolo.

Il

suo cinema,

da in-

129

L'EROS fatti,

a volte ci innalza verso le alte vette della spiritualità,

altre volte ci fa

mo

sprofondare fin nei meandri del nostro ani-

e dei nostri orrori, mostrandoci quello che di solito

non

due i casi, e con motivazioni diverse, il suo è un cinema che ci purifica: demonio e santità sono infatti due componenti di tutti gli esseri umani, da capiè manifestato. In tutti e

re e accettare I

come

nostre.

viaggi purificatori che ci propone Liliana Cavani in

ogni suo film hanno quindi ora verso l'alto ora verso

il

il

grosso merito, spingendoci

basso, di

non

farci restare

dove

siamo. Si tratta in ogni caso, perciò, di un'esperienza che ci arricchisce.

L'eros Liliana Cavani è considerata, a torto o a ragione, giste più "scandalose" del

cinema è sinonimo

cinema

italiano:

una

delle re-

da sempre,

il

suo

di passioni forti, di rapporti controversi,

Senza farci limitare dagli stereotipi ha affibbiato fin dai tempi di II portiere di notte, proveremo a dare uno sguardo, quanto più possibile disincantato e "puro", al suo modo di raccontare l'erotismo, analizzando i vari film che trattino questo tema. Diciamo subito che l'erotismo comincia a diventare fondamentale, nei film della Cavani, proprio da // portiere di notte in poi. Nei primi film, infatti, è senza dubbio presente ma un po' soffocato da altri argomenti più urgenti e di erotismo a fosche tinte.

che certa

critica le

più centrali. In Francesco di Assisi e Galileo, il rapporto erotico è quasi del tutto assente. Pensiamo, a questo proposito, quanto sia secondaria la figura di Chiara nel film (e quanto

invece sarà importante nel successivo Francesco) e quanto sia addirittura ininfluente, in Galileo, la figura della

pagna dello

com-

scienziato.

In / cannibali, che segna la nascita del

primo personag-

gio femminile "forte" nel cinema della regista, l'erotismo è

presente

ma fortemente mediato. Antigone

e Tiresia sono

si

130

ITEMI

da un rapporto erotico,

legati

film condiziona fortemente

ma

l'impianto allegorico del

modo

il

in cui lo vivono.

ro rapporto risulta più figurativo che sostanziale e siede ancora ros nel si

il

cinema

amano il

In

lo-

carattere dirompente che avrà in seguito l'e-

della Cavani.

Insomma, Antigone

e Tiresia

solo perché quel loro rapporto deve significare

qualcos'altro (l'unione nella lotta contro

per

Il

non pos-

il

non

potere) e

semplice piacere di amarsi.

Lospite,

il

rapporto erotico (e affettivo) comincia ad

acquistare una fisionomia dirompente, contrapposta alla

fredda razionalità dell'istituzione. L'eros è

causa

infatti la

scatenante della malattia della protagonista, internata in un

ospedale psichiatrico. La passione "proibita" di

Anna

per

il

cugino è, quindi, contrapposta alla geometrica realtà del manicomio: è l'isola felice in cui la donna si rifugia quando esce dall'ospedale e quando tutti la inseguono per riportarcela. È forse la prima volta in cui la Cavani racconta una storia erotica in

modo

"forte", in cui la passione acquista

questa capacità di dilaniare l'ordine sociale. Tutto

Anna

il

rap-

cugino è, però, raccontato, si riferisce al passato: essendo mediato dal ricordo è quindi meno forte, meno dirompente.

porto tra

e

il

In II portiere di notte l'erotismo è centrale.

tomo

a cui gira tutta la storia, che fa agire

i

È

il

tema

in-

protagonisti.

come una medicina. Max e due protagonisti, grazie all'attrazione, cercano di vincere il passato, anche se sanno che il vivere fino in fondo la loro storia li porterà verso la morte. Andiamo a vedere meglio come funziona questo rapporto nel film. Abbiamo visto che si tratta chiaramente di un rapporto sadomasochistico, violento, basato sulla preponderanza di uno sull'altra, preponderanza che può anche ribalQui, l'eros e la passione sono Lucia,

i

tare, a volte, le figure della vittima e del carnefice.

Uno

dei

due ruoli, cioè, può essere rivestito dall'altro e viceversa. Ci siamo spesso soffermati, parlando del cinema della Cavani, sul suo insistere nel sottolineare il rapporto tra individuo e società. Tra un individuo, cioè, che cerca in tutti i

modi

di attuare le proprie pulsioni, di vivere le proprie pas-

131

L'EROS sioni e tutti

i

i

propri ideali; e

modi cerca

Anche questo fatto di

una

società, dall'altra parte,

che in

di spegnere questi tentativi di ribellione.

tra individuo e società è

un rapporto

prepotenze da parte della società

ai

violento,

danni dell'indi-

viduo; prepotenze che, a volte, possono essere ribaltate e possono conferire all'individuo la parte dell'aguzzino e alla società il ruolo della vittima che subisce. Un rapporto controverso, quindi,

ma in cui ognuno è

Ebbene, è chiaro a questo punto

necessario il

all'altro.

parallelismo tra

i

due

rapporti: in pratica quello di violenza e di sopraffazione,

che abbiamo visto instaurarsi tra individuo e società, si ricrea, con gli stessi meccanismi, anche tra individio e individuo, nel rapporto erotico. Rapporto erotico che, da sempre, nei film della Cavani, è fatto di violenza e sopraffazio-

ne fortemente ricercate, sia da chi impone questa sopraffazione, sia da chi la subisce. Appunto il rapporto sadomasochistico teorizzato da De Sade. Questo tipo di rapporto, proprio perché ricrea i meccanismi che si instaurano tra individuo e società, appaga chi lo vive e diventa spesso una minaccia proprio per le istituzioni, che si vedono in qualche modo sostituite nel loro compito di sopraffare, di comandare. L'eros è comunque, da II portiere di notte in poi, una delle cause principali della protesta contro il potere, una delle molle scatenanti che sblocca situazioni, rivoluziona equilibri, annuncia tristi destini,

disgrazie e a volte morte.

Ecco quindi che, in II portiere di notte, il rapporto erotico funziona con lo stesso meccanismo di quello del rapporto individuo-società. Nel film, anzi, questi due rapporti coesistono e

il

rapporto erotico serve a sfuggire, a vincere

quello tra individuo e società. la

I

due protagonisti per evitare

sopraffazione da parte delle istituzioni (in questo caso

il

gruppo di ex nazisti), si rifugiano nell'eros, dove troveranno e dovranno sottostare agli stessi meccanismi. È un principio, lo ripetiamo, che vale per // portiere di

ma

che toma spesso nei film della Cavani, regista ati tipi di rapporto in qualche modo violenti, imperniati sulla prevaricazione. Rapporti forse scomodi, difnotte

tenta a tutti

132

ITEMI

da raccontare e da far digerire a una cultura molto schematica come la nostra, ma certamente presenti e vivi ficili

nella natura

Anche

in

umana. ^/ di là del bene e del male

un rapporto a

film. Si tratta di

tre,

il

rapporto erotico

il

motivo primo del primo analizzato dalla

è al centro della vicenda, anzi è proprio

il

Cavani, che continuerà l'esplorazione di questo tipo di

game con

le-

Interno berlinese, film conclusivo di quella che

abbiamo definito

la «trilogia

germanica», cominciata con

Il portiere di notte.

In Al di là del bene e del male,

il

rapporto erotico rappre-

senta una possibilità, una potenziale apertura, un'illusione: attraverso di esso

i

tre

tentano di dettarsi nuove regole, nuo-

ve forme di convivenza.

I

cercano, quindi,

tre protagonisti

di realizzare nell'erotismo l'eterna illusione di poter

non

Lou non vuole

per-

perdere nulla, di poter godere di

tutto.

dere nessuno dei due uomini, Fritz e Paul non vogliono perdere Lou. L'unica via per accontentare

nere in

tre.

Una

netto contrasto

è quella di rima-

tutti

strada difficile da percorrere, ovviamente in

con

i

dettami morali della società in cui

i

protagonisti vivono. Questo tipo di convivenza funzionerà,

ma per poco. Una scono ad

astrarsi

sorta di "periodo

magico"

realmente dalla realtà che

in cui li

i

tre rie-

circonda e a

vivere una dimensione puramente "erotica".

In

un secondo momento,

i

due uomini

soprattutto, si ri-

veleranno impreparati, incapaci di gestire una relazione cosi complessa. Lou si dimostrerà più libera, più incline a rapporti elastici: proverà, nonostante tutto, nuove strade. Fritz e Paul, più deboli, resteranno ancorati, per tutta la vita, al il

ricordo di quel periodo felice, dell'eros perduto. Paul,

più tormentato dei

una

tre, di

questo erotismo morirà, dopo

vita allo sbando.

In

La

pelle, invece, più che di rapporto erotico

si

deve

parlare di sesso. L'unico personaggio che instaura dei rapporti erotici è la figura della principessa

Consuelo Carac-

ciolo (interpretata da Claudia Cardinale):

i

suoi rapporti

sono sostanzialmente due. Il primo con Curzio Malaparte, con il quale ha una relazione appena accennata,

erotici

133

L'EROS

malinconica e avulsa dall'inferno di Napoli e della guerra; si tratta in sostanza di un "condimento" del personaggioMalaparte, di una scena in cui la donna non pare assumere

un peso

effettivo.

Più importante appare

vede coinvolta

il

secondo episodio erotico che

la principessa: nel finale,

durante l'eruzione

quando il fuoco sta per seppellire la donna seduce un ragazzino del popolo.

del Vesuvio,

città e

suoi vizi, la

Un ten-

tativo disperato di sfuggire all'inferno glia,

nonostante

tutto, di afferrare

il

i

che brucia; la voil domani; un

nuovo,

gesto in ogni caso disperato e vitalissimo. Il

Jimmy

rapporto tra

e

Maria Concetta

sfiora, invece,

l'eros

ma

amore

ideale, basato sulla conoscenza, sugli sguardi e

coinvolge

Jimmy

solo nel finale. Per tutto

le passioni.

È comunque

il

il

corso del film è un

non

veicolo che porterà

con le ossa certaminor misura rispetto a Deborah e agli altri americani. Jimmy alla fine non è proprio un vincente, perché in La pelle di vincenti non ce ne sono, ma è sicuramente l'unico che, scegliendo la strada del voler capire, del voler guardare la realtà, vive un percorso di crescita attra-

mente

fuori dall'inferno della guerra,

verso tutto

Per

ma

rotte

il

il

in

film.

resto, in

La pelle, come abbiamo

già detto,

si

può

parlare più di sesso che di eros. Infatti, tutte le altre situa-

zioni di

un certo peso

legate ai sensi sono costituite dal

sesso dei "bassi" (spesso quello professionale delle prostitute, in

ogni caso esibito e per niente erotico) e dalla vio-

lenza carnale su Deborah.

volgare ed eccessivo.

È

È

il

sesso "maledetto", disgustoso,

sesso degli inferi, estraneo ad

ogni sensualità e ad ogni piacere estetico. È, probabilmenil sesso come potrebbe essere all'inferno.

te,

Oltre la porta è invece un film tutto basato sull'erotismo, ma si tratta di un eros che corre su due binari diversi: da un lato, il rapporto tra Nina ed Enrico, rapporto in linea con quanto abbiamo detto a proposito di // portiere di notte. Esiste, cioè,

un parallelismo

tra

rapporto erotico e

quello che intercorre tra individuo e società.

co

si

prevaricano a vicenda:

lei

Nina ed Enri-

tiene lui in galera per aver-

134

ITEMI

lo più suo; lui isola la vita di lei,

za

si

pretendendo che

occupi solo ed esclusivamente di

lui.

porto erotico del cinema della Cavani:

mente,

si

il

si

la

ragaz-

classico rap-

ama

ci si

ma

vive schiavi della passione,

È

violente-

è anche

molto

felici di farlo.

L'altro binario su cui scorre l'eros del film è tra

Nina

e Matthew,

il

ragazzo americano che

il

lei

rapporto

conosce a

Marrakech. Matthew è estraneo alla sopraffazione, cerca di instaurare con Nina, da subito, un rapporto normale e paritario. Si tratta,

certamente, di un rapporto

Matthew

meno

passionale

un legame di questo tipo con Nina: la sposa e va a vivere in Italia con lei. Questa unione durerà finché non si rifarà vivo Enrico, simbolo di una passione "insana" quanto indomabile. Sensibile e più istituzionale.

all'irresistibile la

riesce a creare

richiamo della passione vissuta a pieno, del-

sopraffazione reciproca, del piacere, la ragazza tornerà

con Enrico lasciando Matthew con un palmo

È smo

interessante notare si

come entrambi

snodino, attraverso

il

i

di naso.

binari dell'eroti-

un alone

film, in

di mistero,

probabilmente il vero bandolo della matassa, il vero nucleo della storia. Misterioso è, per noi spettatori, il rapporto tra Nina ed Enrico: non capiamo se siano padre e figlia, amanti o altro. Sulla loro relazione il film disorienta lo spettatore e lo sorprende con continui colpi di scena. Anche sui ruoli all'interno del loro rapporto c'è mistero. Fino all'ultimo

pensiamo

prevaricato:

il

Di mistero

una sorpresa. anche l'altro rapporto erotico del Nina e Matthew. Mistero che avvolge lei

è pieno

film, quello tra

agli occhi di lui: la

cordate

i

di aver capito chi prevarica e chi è

finale ci riserverà però

ragazza

gli

sfugge in continuazione

(ri-

non

rie-

molti appuntamenti andati a vuoto?) e

sce a capire, è disorientato; anzi, più

non

lui

capisce, più è at-

da que^a donna. Un erotismo, dunque, quello di Oltre la porta, in linea con il tipico eros raccontato dalla Cavani, ma con in più questo alone di inquietante oscurità e di indecifrabilità che è poi uno dei punti forti di Oltre la porta. Un altro film senza dubbio molto erotico è Interno berli-

tratto

nese.

Anche

qui l'eros assume connotazioni di supremazia.

LA VOLONTÀ ASSOLUTA DEI PERSONAGGI

1

35

C'è un polo centrale, Mitsuko, la bellissie ci sono i due coniugi tedeschi che eleggono a feticcio: la venerano, ne diventano schiavi e

di sopraffazione.

ma ragazza giapponese; la

dipendenti, assolutamente asserviti ai suoi capricci.

Anche

qui è chiaro che l'eros, che anima

i due coniugi e pieno la loro tensione verso le istituzioni, soprattutto per quanto riguarda il marito, figura sociale "forte", pezzo grosso della burocra-

li

attrae verso la ragazza, sostituisce in

zia nazista.

I

due, d'altronde, sono ben felici che sia cosi.

Entrambi, prima di quella

donna

lei

e poi lui, dimostrano di avere bisogno

e di quel tipo di rapporto.

L'erotismo è ancora una volta, in Interno berlinese

come

Cavani che abbiamo già esaminato, fulcro di tutto, motore immobile che spinge a compiere azioni incredibili, in contrasto con il ruolo di cui l'ordine sociale ha investito i personaggi. La moglie, in virtù della passione, comincia a mentire al marito, dimentica gli obblighi che le competono; il marito dimentica, accecato dal in molti altri film della

feticcio-Mitsuko, ogni incarico sociale: diserta le riunioni,

dorme mentre parlano

i

suoi superiori,

si

trascura.

È

la

conferma che, quando arriva il vento delle passioni, i personaggi della Cavani sono prontissimi ad abbandonare le loro vesti sociali e gettarsi nel vortice erotico, in cui però

rivivono gli stessi meccanismi di dipendenza che avevano già instaurato

con

la società.

La volontà assoluta

dei personaggi

Altra caratteristica dei personaggi del cinema di Liliana

Cavani è quella i

di perseguire

protagonisti dei suoi film

lontà ferrea, che

li

si

con tenacia

i

propri

fini. Tutti

direbbero animati da una vo-

spinge a compiere qualcosa, a ottenere

uno scopo ben preciso. Chi conosce bene

la regista, tra

afferma che questa caparbietà e questa costanza nell'impegno le sono propri e sono, quindi, gli unici elementi autobiografici presenti nei suoi film. I personaggi della Cavani, parallelamente a quanto suel'altro,

136

ITEMI

cede nei rapporti tra individuo e società, portano avanti testardamente le loro intenzioni, nonostante ci sia sempre qualcuno che mette loro i bastoni tra le ruote: sia appunto la società con le sue leggi morali o meglio moraliste; siano le istituzioni canoniche come la Chiesa e il potere politico; siano gli avversari o la gente comune che non può comprendere le profonde motivazioni che spingono i protagonisti verso il fine che si sono imposti. I personaggi della Cavani sono spinti da una volontà a volte anche cieca, irrazionale; altre volte, invece, il loro scopo è più legato alla ragione. La differenza tra queste due diverse pulsioni può essere più chiara analizzando Galileo. Il personaggio di Giordano Bruno è quello che obbedisce a logiche più eccessive e passionali, mentre lo scienziato toscano protagonista del film è spinto dalla volontà razionale di far valere le proprie idee.

L'Antigone A\I cannibali è però di questa volontà assoluta. tello e

il

vero,

La donna vuole

considera questo desiderio

la

primo esempio, seppellire

sua missione,

il

fra-

il

suo

vero scopo. Pur di portare a compimento l'impresa è disposta a sfidare il potere e rischiare la morte. Una volontà

non più

dettata dalle idee,

come

era per Galileo,

ma

che

nasce da una necessità interiore, da un moto dell'anima. Un caso se possibile più eclatante è quello di Milarepa,

un personaggio che agisce sempre in virtù di una ferrea volontà. Nell'omonimo film, il giovane che intraprende il sentiero della conoscenza è come acceso da una volontà interiore impressionante.

Il

culmine

di questa caparbietà si

tocca certamente nella scena in cui

prove durissime, per

il

Marpa

lo sottopone a

fisico e per la pazienza.

Il

giovane

sottostà a qualsiasi capriccio del maestro, che chiede all'al-

lievo di spostare continuamente la torre che sta costruendo. Milarepa accetta tutti gli ordini di Marpa e li esegue alla perfezione e senza la minima protesta: è come se si trovasse in un'altra realtà, come se non si rendesse conto delle difficoltà; lui vuole,

fortissimamente vuole, essere accolto

nel gruppo del saggio Marpa, tanto, alla fine, da riuscirci.

Anche

in

un film del quale

si

è già

ampiamente

parlato,

LA VOLONTÀ ASSOLUTA DEI PERSONAGGI //

portiere di notte,

lontà cieca. il

i

1

37

protagonisti sono preda di questa vo-

Anche quando, a un

certo punto, capiscono che

perseguire questa volontà e andare avanti significa anda-

morire sembra ai due un elemento secondario di fronte

re incontro alla morte: quello del

protagonisti

un

dettaglio,

all'importanza del vivere, nonostante tutto, la loro passione. Interpretato re,

come una missione

loro rapporto

il

da compiere prima

di tutto per se stessi,

interio-

vanno corag-

giosamente, nel finale del film, incontro alla morte.

Francesco manifesta anche

lui

una volontà

assoluta.

La

sua è tutta un'esistenza basata sulla forza di volontà. Molto più che in Francesco di Assisi,

il cui protagonista era più che altro un giovane votato alla ribellione, il santo umbro, interpretato da Mickey Rourke, percorre un suo tragitto di sofferenza e riesce a portarlo a felice conclusione solo gra-

zie alla sua ferrea caparbietà.

guardano

tutto

il

film

ma

Sono

caratteristiche che

che trovano un

ri-

momento magico

quando la volontà di prova dalla malattia e dallo scontro con i suoi seguaci. Francesco resta solo contro tutti, la sua volontà assoluta si scontra con le regole della socialità e con il gruppo di seguaci che non intende più stargli dietro. Francesco va avanti imperterrito nonostante tutto, ciecamente: lascia la compagnia dei seguaci, in cui stanno prendendo pericolosamente piede la burocrazia e la teoria, e va per la sua strada, fatta di solitudine e sofferenza. Non è una scelta facile e lui non è neanche sicuro che Dio, un giorno, lo premierà per questo. Ma in quel momento, ciò che conta è seguire la propria volontà, a qualsiasi costo. Solo nelle ultime scene avrà la conferma che, la sua, era la scelta giusta. Seguire la propria volontà ha sisoprattutto nelle sequenze finali,

Francesco è messa seriamente

alla

gnificato entrare nella grazia di Dio.

Dove

sono qui è un altro bell'esempio di voun monumento alla costanza e alla caparbietà. I due ragazzi sono disposti a sforzi di ogni genere, pur di riuscire a fare una vita normale. Contro di loro ci sono praticamente tutti: intanto, il loro handicap, la sordità, che li esclude da una parte della vita sociale (e che devono siete? Io

lontà ferrea, quasi

138

ITEMI

imparare ad accettare come tale e non ignorare); poi la falui, la scuola di lei, la società che fa di tutto per

miglia di

vanno avanti, sficominciano con V imparare ad esprimersi; poi riescono ad instaurare un rapporto con l'arte, grazie al mimo; lei porta a termine gli studi in una scuola che si rifiuta di venirle incontro, pur di tentare, un giorno, di iscriversi all'università americana per sordi, traguardo che sta in cima al percorso che compie. Ma il vero traguardo di Fausto ed Elena, si potrebbe dire, è il semplice essere ostacolarli,

dando

i

professori. Fausto ed Elena

tutto e tutti:

accettati dalla società, dalla famiglia e dagli altri in generale

per quello che sono realmente.

finale del film

non negherà

Una meta

difficile,

che

il

del tutto ai due protagonisti.

Un caso a parte è costituito da La pelle. Qui la volontà non è dei protagonisti, storditi dalla loro discesa agli inferi e non ha come fine traguardi ideali o di affermazione individuale, interiore. La volontà che, in questo film, fa da sfondo a tutto il quadro, è quella di tutto il popolo napoleIl traguardo a cui questa caparbietà deve far giungere è lo scopo primo che ogni essere umano si prefigge, fin

tano.

dalla nascita: la sopravvivenza.

La una

volontà, ferrea quanto cieca del popolo dei "bassi", è

delle cose più belle del film:

come

i

napoletani vengono

ri-

malgrado la guerra, il degrado morale, la povertà. Nonostante tutto questo essi vivono come possono, in condizioni vergognose per noi uomini "civili". Ma intanto vivono. E l'unica strada che hanno per restare in vita e perseguono con Tistinto questo traguardo, come degli animali. Certo, i mezzi tramite cui si aggrappano disperatamente alla vita sono sicuramente ditratti

esseri attaccati alla vita,

scutibili: prostituzione,

vendita dei figli e della carne

sta in

È

forma

Ma

uma-

pogioco è troppo alta per pensare a un'etica dei mezzi. l'ultimo stadio della vita, ma è pur sempre vita.

na, calpestamento di qualsiasi

di dignità.

la

IV

LA CRITICA Fin dalle sue prime realizzazioni televisive, Liliana Cavani è stata

per

la critica, soprattutto italiana,

un argomento

da accettare e da trattare. Il suo modo di affrontare determinati argomenti ha spesso disorientato molti critici e la sua indipendenza e libertà di giudizio sono state, ostico, difficile

di sovente, interpretate

come

rapidi

cambi

di rotta e

come

tradimenti di prese di posizione ideologiche, che la regista in realtà

Già

non aveva mai

sottoscritto.

tempi delle inchieste televisive, finché si trattò di giudicare il rigore storico di Storia del Terzo Reich o il coraggio giornalistico di La casa in Italia, tutte le testate del periodo appoggiarono incondizionatamente l'operato della regista (mentre invece qualche censura fu applicata dai ai

funzionari Rai).

Età di Stalin segnò già una presa di posizione, una scelta fece storcere il naso a una certa critica televisiva di sinistra che, parlando del programma, andò a cercare il di

campo che

pelo nell'uovo sottolineando presunte forzature e superficialità

nel trattare la storia sovietica.

E

i

lavori successivi

hanno fatto altro che esasperare queste tensioni. Francesco di Assisi fu accolto molto bene, anche se

non sa-

rebbe stata preferibile un'accoglienza meno indulgente ma supportata da ragioni cinematografiche e non strettamente partitiche.

Il

film, infatti, fu apprezzato

non

tanto per la

novità che rappresentava all'interno del cinema italiano di quegli anni, o per l'originale

modo

di trattare la Storia,

ma

140

LA CRITICA

per ragioni strettamente di parte. Francesco di Assisi fii osannato dalla cultura cattolica e da quella marxista. La prima, soprattutto nelle sue componenti più progressiste, vedeva nel film una chiave per il rinnovamento del cattoli-

cesimo

in Italia.

cosiddetti «cattolici del dissenso» elessero

il film a manifesto del proprio credo, vedendo in esso (a ragione)

I

un voluto parallelismo con il momento storico della metà degli anni '60, con la ribellione e l'insofiferenza agli schematismi della gerarchia. La critica marxista elogiò il film sottolineando la ribellione di Francesco e

il

suo rifiuto di

ogni ideologia borghese: quel ragazzo che abbandonava

padre commerciante per dedicarsi

alla

povertà e

il

al prossi-

mo

era un segnale da captare. Ciascuna parte, dunque, tirava l'acqua al proprio mulino, ma nessuno giudicava il film per quello che era realmente. II film suscitò anche i primi interessamenti della critica straniera, soprattutto inglese e francese, verso la Cavani. Il

successivo Galileo non cambiò la musica: piacque a

certa critica cattolica perché considerava Galileo scienziato che, nonostante

i

contrasti,

non usciva

uno

dalla cri-

con molti «se» e «ma» dalla critica catmoderata (soprattutto per l'immagine "caricaturale" che dava di Urbano Vili); e fu apprezzato, per il suo stianità; fu accolto

tolica più

anticlericalismo, dalla critica marxista.

recensioni, ancora

una volta sembra

Ma

a rileggerne le

di assistere a

un mero

dibattito ideologico e partitico.

Con quest'opera, comunque, la Cavani comincia a esseargomento di dibattito, non solo su quotidiani e settimanali, ma anche su riviste specializzate. A causa della distribuzione limitata la critica straniera ignorò del tutto il film o meglio non fu messa in condizione di analizzarlo. / cannibali, pur registrando un modesto incasso in Italia, fu il primo film che fece conoscere la Cavani in America: otre

tenne critiche entusiaste da parte di certa critica americana progressista. Infatti le università

il

fihn registrò un grande successo presso

americane e presso

le riviste settoriali.

141

LA CRITICA

In Italia quotidiani e settimanali ne parlarono ampiamente (anche Alberto Moravia su «L'Espresso», con un illuminante articolo intitolato Antigone si arrende ai tecnocrati).

Le reazioni furono

tutte

abbastanza positive, se Romano», che definì

esclude quella dell' «Osservatore

La

si il

da sempre attenta alla sfera religiosa, considerata un elemento fondamentale della cultura umana, non riuscì a rintracciare nel proprio lavoro elementi di offesa verso alcuna fede profondamente vissuta. L'attacco era semmai rivolta alla film «licenzioso e osceno».

religione

come supporto

regista se ne dolse:

del potere,

ma

questo era

tutt' al-

tro discorso.

Le

riviste di

cinema

film e «Cinefonim»

si

occuparono dettagliatamente del

dedicò, nel

gli

numero

di agosto del

1970, un lungo studio con articoli di Italo Moscati, Attilio Guardincerri, Luigi Bardelli e Sandro Scandolara.

Anche

in Francia

il

film suscitò una grande eco e in

Gran Bretagna «Sight and Sound»

gli

dedicò un pezzo di

considerevole riguardo.

Pur essendo L'ospite un film chiaramente minore, la criapprezzò e anzi approfittò della sua uscita

tica straniera lo

per approfondire

le

tematiche ricorrenti della cineasta

liana. Si tratta di articoli

diani, settimanali e

ita-

che riguardano soprattutto quoti-

raramente riviste del settore, se

si

esclude un pezzo apparso sulla rivista inglese «Film and

Filming» del novembre 1971. In Italia

il

film fu discusso, anche stavolta, più che altro

per argomenti "estemi", ad esempio per scatenare tito sulle strutture

tito

ospedaliere per

i

il

dibat-

malati di mente, dibat-

sacrosanto ed effettivamente presente nel film della

Ma, ancora una volta, furono pochi i critici dispoad analizzarlo per il suo valore cinematografico reale. Milarepa è invece, sicuramente, il film della Cavani che, più di ogni altro, conquista il cuore della critica italiana. Quotidiani e mensili lo presentano come un capolavoro di equilibrio e capacità di sintesi. Pier Paolo Pasolini, affascinato da quel film, scrive su «Playboy» un pezzo memorabile per lucidità e profondità di analisi, La pazzesca raCavani. sti

142

LA CRITICA

zionalità della geometria religiosa, articolo che sarà poi

ri-

preso anche da «Cinema nuovo». In generale, anche quella parte di critica più ideologiz-

momento

zata, fino a quel

Cavani, sottolinea

ostile alla

riuscita del film. Solo le riviste specializzate

ignorare

il

cinema

ca» che dedica

la

continuano a

della regista, ad eccezione di «Filmcriti-

film un articolo di A. Cappabianca, dal

al

significativo titolo Prodigi e incidenti sulle vie del

cinema

italiano. Il film che, però, fece conoscere Liliana Cavani al grande pubblico e su cui si esercitò maggiormente la critica italiana e straniera, fu sicuramente II portiere di notte. Nel nostro Paese il film fu giudicato in modo abbastanza tiepido: forse quella maniera insolita di guardare e raccontare il nazismo spiazzò una critica fortemente ideologizzata come la nostra. Abituati a un approccio storico e, soprattutto, a riconoscere immediatamente i "buoni" e i "cattivi" di ogni storia, i critici giudicarono anche questo film con le categorie che usavano abitualmente. Ma II por-

una pellicola

tiere di notte è

costruita,

come abbiamo

sot-

tolineato più volte, su un'architettura complessa, che sfug-

ge agli schemi

sia del

marxismo sia del cattolicesimo. Il come chiave per spiegare il na-

rapporto sadomasochistico,

zismo, non rientrava nelle categorie critiche di questi due schieramenti e preso,

almeno

il

film finì per essere praticamente incom-

dalla critica;

il

pubblico, invece, ne decretò

un successo travolgente. Anche la stampa specializzata non potè ignorare della Cavani e lo analizzò

A

con

discolpa della critica

e,

generale, va però detto che

i

soprattutto, della

giornali,

i

il

film

limiti di cui si è detto.

almeno

stampa

in

quelli più de-

mocratici, sposarono in pieno la causa della regista nella

sua lotta contro riosi e

la censura.

celebrarono

del film a circolare. reni

A

come una

ogni sequestro insorsero fu-

vittoria

il

permesso definitivo

A conferma forse del fatto che,

puramente ideologici,

i

poggiati in tutto e per tutto; mentre quando lizzarne

i

valori più

sui ter-

film della Cavani vengono ap-

puramente

artistici, la

si tratta di

ana-

cultura italiana

143

LA CRITICA si

trova in difficoltà a compiere

una valutazione

libera e

senza schemi precostituiti.

Ovviamente,

tutta la

stampa

di destra trovò

il

film assai

discutibile e molti critici lo giudicarono inferiore al prece-

dente, Milarepa, considerato a tutt'oggi

il

miglior film del-

la regista.

In

Europa e

in

America

battito, soprattutto di

co. In Francia

due

il

film ha scatenato un vasto di-

ordine cinematografico e psicanaliti-

riviste assai prestigiose

dedicarono

al

film delle monografie molto approfondite e di tendenza opposta.

«Ecran '74», nel numero 26 del giugno 1974, pubblicò una lunga ed esaudiente intervista alla regista che ebbe così

modo

di approfondire le tematiche di II portiere di notte

e di tutto

il

suo cinema fino a quel punto.

l'intervista c'era poi

un saggio,

A

chiusura del-

sul film tanto discusso, di

Claire Cluzot, la stessa firma che aveva curato la chiacchierata con la regista.

approfondito e

si

Il

film è analizzato in

modo molto

incentra sulla bipolarità fascino-repulsio-

ne su cui farebbe perno tutta la storia. «Cahiers du Cinema», come è tradizione di questa rivista, diede un taglio più politico e ideologizzato. Da questo punto di vista il film veniva bocciato senza tema di smenti-

«Se

ta.

vuole gettare un segnale d'allarme a proposito

si

come ha preteso la Cavani,» concludeva il primo saggio di Pascal Bonitzer «quel che bisogna mostrare non è l'eccesso fastoso dell'istinto di morte trasformato del fascismo,

in scenario perverso

[...],

ma

al

contrario la normalità del

desiderio di normalità che è in esso e la sua ra-

fascismo,

il

zionalità.

[...]

scismo trova

Non il

è

muovendo

dalla perversione che

favore delle masse,

ma

il

fa-

dalla nevrosi, dalla

paura, dalla paranoia. »' Il secondo saggio, di Bernard Sichère, conclude invece con queste notazioni: «Non è il sado-masochismo in sé a

'

Pascal Bonitzer,

Cinema»,

n.

Le

secret derrière la porte, in «Cahiers du

252, agosto-settembre 1974.

LA CRITICA

144 costituire

il

segreto del fascismo,

ma

è

il

fascismo a costi-

tuire la verità storica di questa follia sinistra e arcaica che,

giunto

suo termine,

al

lo Stato

borghese produce come

la

sua ombra fondamentale».^

Quello che

un

si

rimprovera

film della Cavani è quindi

al

errore di approccio, l'aver voluto raccontare

il

nazismo

fascismo nella loro straordinarietà e non nella assoluta normalità e quotidianità in cui hanno preso forma. Anche Michel Foucault, in un'intervista, accosta II portiere di notte ad altri film "rétro", salvando peraltro il film della Cavani ed evitando di confonderlo con altri di minor valore. È da rilevare che i «Cahiers du Cinema», anche nel numero successivo, confermeranno questa linea di contestazione "ideologica" al film, con un articolo di Serge Daney.^ Nel 1975 viene pubblicata anche quella che al momento è l'unica monografia dedicata a Liliana Cavani, a opera di Ciriaco liso per i tipi della Nuova Italia. Il libro si compone di una lunga intervista alla regista e di un'analisi dei e

il

suoi film fino a II portiere di notte. Nell'intervista, la

Cavani

si

sofferma anche su una certa dedica parole non certo te-

critica ideologica italiana, a cui

«La

democratica compresa quella di sinistra è grande conforto fin dai tempi dei miei lavori a carattere sociale e politico per la tv e in seguito anche per i film. [...] Ho viceversa ottenuto molto disprezzo da giornali parrocchiali come "Cinema nuovo", "Quaderni piacentini", paragonabile a quello avuto da giornali come "Lo specchio", "Il borghese", "Il giornale d'Italia"; il caso dei primi riguarda critici che usano la parola "cattolico" come aggettivo denigrativo (e in questo caso non vale neanche la pena di contraddirli) senza avvedersi che questa maniera di esprimere giudizi è esattamente la stessa che nere:

stata per

^

ma»,

critica

me un

Bemard

Sichère,

La

bète et le militant, in «Cahiers du Cine-

cit.

^ Cfr. Serge Daney, Anti-Rétro (Suite), Fonction critique, in «Cahiers du Cinema», n. 253, ottobre-novembre 1974.

145

LA CRITICA

quando dicevano di uno: "Bolscevico"; tono e lo stesso livello d'indagine critica. D'altronde non mi sorprende mai: si tratta di quei critici "marxisti" che avendo un giorno della loro giovinezza se-

usavano avevano

i

fascisti

lo stesso

minaristico-masturbatoria e colpevolizzante avuto una "crisi" e perduto traumaticamente "Dio", si sono sentiti orfani ed hanno seminaristicamente trovato subito il culto di Sta-

sentendosi valorosi, disincantati e via dicendo.

lin

tutti

i

convertiti

E come

sono pateticamente fanatici e fatalmente

destinati alla retroguardia. Infatti, restano per tutta la vita

incapaci di essere reali materialisti tanto è vero che hanno tutti

un gran timore

gica) perché loro la tafisica.

Sono

della psicologia (della materia psicolo-

confondono perpetuamente con

la

meun

dei filosofazzi grezzi che, tanto per citare

esempio assai semplice, guardano con risolino sospetto i casi Freud, Jung e Nietzsche e coloro che li studiano con lo stesso interesse con il quale si studia Marx»."* Ce n'era davvero abbastanza per buona parte della critica italiana. Da questo momento, possiamo dire, i rapporti tra la Cavani e la critica si irrigidiscono per almeno una decina d'anni e bisognerà aspettare gli ultimi film della regista,

per tornare ad assistere a un'accoglienza dignitosa e

non prevenuta. Al di là del bene e del male non rapporti della Cavani

con

risolse certo

difficili

i

la critica italiana. Intanto

sembrava

il

fihn,

mettendo

in scena Nietzsche,

la regista

aveva dichiarato nell'intervista che abbiamo appe-

na sopra

riportato:

il

riallacciarsi a

quanto

filosofo tedesco, insieme a Freud e

Jung, era iscritto a una sorta di

lista

nera della cultura di

uno di questi personaggi, raccontare la sua vita in modo non demonizzante ma costruttivo, significava già partire con il piede sbagliato. E così infatti fu. Quello che venne maggiormente rimproverato alla regista fu di aver rappresentato un Nietzsche "in pantofole".

quegli anni; parlare di

*

Ciriaco Tiso, Liliana Cavani,

pp. 22-23.

La Nuova

Italia,

Firenze, 1975,

146

LA CRITICA

cioè in versione troppo familiare. Molta critica

cosa avessero in

comune

rich Nietzsche.

I

il

Fritz del film e

il

si

chiese

filosofo Fried-

giornali che rappresentavano la

nente più perbenista della società italiana, inoltre,

composi

disse-

ro scandalizzati per l'argomento trattato e per alcune scene

eccessivamente spinte. All'estero il film fu invece apprezzato, soprattutto in Francia dove venne presentato per la prima volta. Sempre

una mano alla Cavani nel difendere Al di bene e del male dalle accuse che riceveva in Italia, intervenne il filosofo Felix Guattari. Le sue tesi furono esposte nell'appendice del libro che raccoglie la sceneggiain Francia, a dare

là del

tura del film. In sostanza Guattari difendeva

il

film e

la

sua

bene e del male aveva sollevato tutto questo scandalo, perché la sua autrice era una donna. La cultura "maschile" europea ne usciva così un po' spiazzata, abituata com'era a relegare la donna a un ruolo di interprete "sensibile" e materna; questa regista schietta e "di impatto", insomma (così doveva apparire la Cavani a molti), aveva finito per spaesare il tranquillo panorama culturale italiano. Inoltre, sempre secondo Guattaregista e sosteneva che

ri, il

si

rapporto a tre fra

propone

i

Al di

là del

protagonisti

non

di sostituire a tutti gli effetti

è "transitorio" il

dei "santuari" intoccabili della nostra società.

nome

ma

matrimonio, uno Il

tutto nel

della più sfrenata pulsione erotica. L'istituzione

rosa passa quindi in secondo piano rispetto

al

amo-

valore delle

passioni, del desiderio. Questo costituì dunque, per Guattari, il

vero motivo di scandalo per

Con La

dell'incomprensione verso testò,

per prima cosa,

manzo il

film

di si

gli spettatori del film.-

pelle, la critica italiana toccò forse il

cinema

il

culmine

della Cavani. Si con-

prendere spunto dal roavanzarono il dubbio che tentativo, realmente in atto

la scelta di

Malaparte. Molti

critici

ascrivesse di diritto al

in quel periodo in Italia, di rivalutare Malaparte, di volerlo

' Cfr. Liliana Cavani, Franco Arcalli, bene e del male, Einaudi, Torino, 1977.

Italo

Moscati, Al di là del

147

LA CRITICA

ammetterlo nell'Olimpo dei grandi scrittori Già per la sua fonte di ispirazione, dunque, il film venne visto con sospetto. In secondo luogo, molti non perdonarono alla Cavani il ricorso alla crudezza, a scene al limite del disgustoso. Qualcuno, a questo proposito, scrisse anche che era una scelta dettata da motivi economici, perché questo registro «a tinte forti» avrebbe assicurato al film buoni incassi. riabilitare e italiani.

Il

fatto era che,

probabilmente. La pelle raccontava

guerra e l'arrivo degli americani, in

come

il

cinema

avvenimenti. vi, fascisti

italiano aveva

Mancava una

e nazisti

modo

assai diverso

la

da

sempre rappresentato questi

reale divisione tra buoni e catti-

scomparivano dal film,

i

liberatori

non

facevano, poi, la figura degli eroi. Tanto bastò a valutare

film in maniera negativa.

botteghino a decretare

Di Oltre

il

Anche

in questo caso, però, fu

il il

successo del film.

Mostra

di Venezia venne messa in luce la superficialità della storia e l'eccessivo compiacimento della regista nel dilatare le scene di maggior pathos. Il film in pratica fu considerato molto lontano dalle altre opere della Cavani e fu rimproverato anche per una certa morbosità della trama e per l'assenza di rimandi più profondi. Toccati con Al di là del bene e del male. La pelle e Oltre la porta, presentato alla

dell '82 e accolto

la porta,

i

ancora non bene dai

critici,

punti più bassi e feroci dei rapporti tra la critica

1985 si inizia a risalire. Moderatamente, con Interno berlinese che, a parte il caso già citato di un critico che lo iscrisse al filone porno soft del «dopo La chiave à\ Tinto Brass», venne accolto come un film di e la Cavani, dal intanto,

intrattenimento, però assai curato nei particolari e che rap-

presentava la passione e l'erotismo con un innegabile buon

non altro Interno berlinese segnò un'inversione tendenza nelle valutazioni della critica e non causò la vera e propria carneficina, che aveva colpito i più recenti gusto. Se di

film della Cavani.

Sicuramente meglio andò con Francesco, che rasserenò finalmente

i

rapporti tra la critica e la regista carpigiana.

Il

film fu molto dibattuto negli ambienti cattolici: anche qui

148

LA CRITICA

come accadde per Francesco

di Assisi, da una parte c'era la componente più conservatrice, che contestava il modo in

cui la Cavani aveva trattato la storia e l'altra quella

mente

personaggio; dal-

il

più progressista che appoggiò incondizionata-

film e anzi ne organizzò proiezioni di gruppo con

il

discussioni e dibattiti.

Da

ma

registrare l'intervento,

anche

non solo

di periodici specializzati di

di riviste di

cinema,

medievalismo: proprio

da «Quaderni medievali» partì una delle valutazioni più puned equilibrate di Francesco, a conferma forse che i film della Cavani vengono compresi maggiormente da studiosi e ricercatori, non strettamente specializzati in materia cinema-

tuali

tografica,

ma rappresentanti di altri

settori del sapere.^

Anche quello che al momento è l'ultimo film di Liliana Cavani, Dove siete? Io sono qui, ha registrato delle critiche positive. Forse

ha messo

anche per

come

il

delicato

tema

trattato, la critica

problemi dei sordomuti e narri in modo molto delicato e mai compiaciuto o eccessivo questo difficile handicap. Pur con i problemi di distribuzione di cui si è detto, il fihn è stato valutato in modo ragionato e ha avuto dai giornali in luce

il

film sollevi

i

reali

spazio e trattamento adeguato: è stato sottolineato lo scrupolo

con cui

la regista e lo

costati al

giovani

da loro

mondo

affetti i

reali

da

sceneggiatore Italo Moscati

dei sordomuti,

dettati dalla loro condizione.

con questi due ultimi film,

tivamente rasserenati

sono ac-

handicap e apprendendo direttamente

tale

problemi

Si spera che,

si

comunicando a lungo con

i

si

siano defini-

rapporti tra la regista e la critica

liana e che da oggi le sue opere

ita-

possano essere analizzate e

raccontate per quello che sono, senza paraocchi ideologici

né diffidenze di principio.

^

Cfr. //

secondo Francesco di Liliana Cavani, n. 28, dicembre 1989.

medievali», anno 14,

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Inoltre Liliana

Cavani ha pubblicato

la

sceneggiatura di due

film mai realizzati: Liliana Cavani, Black Jesus, in «Fiera letteraria», n. 42, 1966.

1

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«La Discussione», anno

37, n. 12, 25

marzo 1989.

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Alberto Pesce,

anno 44,

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n. 3,

glio 1989.

Giacomo Gambetti, Francesco,

in

«Rocca», anno 48,

n. 13,

1

lu-

glio 1989.

Francesco, in «Cinema nuovo», anno 38,

n. 6,

novembre-dicem-

bre 1989.

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//

liana Cavani, in «Idea», n. 2-3, febbraio-marzo 1990. Silvia Costa,

Sogno

di fare un film sulla resurrezione, in

«La Di-

giugno 1 99 1 Liliana Madeo, Liliana Cavani, comunione e provocazione, in «La Stampa», 9 novembre 1991. scussione», n. 20,

Dove siete?

1

Io sono qui

Francesco Bolzoni, Liliana Cavani: difendo venire», 18 agosto 1993.

Emma Neri, Sogno e son

i

sordomuti, in «Av-

desto, in «Il sabato», 21 agosto 1993.

Giovanna Grassi, Un amore oltre della Sera», 24 agosto 1993.

i

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vita, in

«Corriere

NOTA BIBLIOGRAFICA

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n. 36,

57

6 settem-

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La conquista

delle parole, in «Alba», n. 39,

24

settembre 1993. Tullio Kezich,

Quando

la

voce dell'amore vince

la sordità, in

«Corriere della Sera», 27 settembre 1993.

Renzo n.

Gilodi,

Dove

siete? Io

sono

qui, in

«Cinema

'60»,

anno 34,

213-214, settembre-dicembre 1993.

Dove siete? Io sono qui, in «Segnocinema», novembre-dicembre 1993. Massimo Maisetti, Dove siete? Io sono qui, in «Letture», anno 49, n. 505, marzo 1994. Giancarlo Zappoli, n. 64,

Interventi di ordine generico

E

Liliana Cavani, in Dacia Maraini,

tu chi eri?,

Bompiani, Mila-

no, 1973.

Qui

est Liliana Cavani, a cura di

De

A.

Gasperi, in

«Le Quotidien

de Paris», 4 aprile 1974.

A

colloquio con Liliana Cavani, in «Critica meridionale», 20

marzo 1975. Facciamo la psicanalisi ai Tempo», 15 aprile 1975. Liliana Cavani,

a,

registi, a

cura di

P.

Ronchetti, in «Il

cura di C. Quintavalle, in «Playboy», maggio

1975.

/ tre antenati di Liliana Cavani, a cura di N. Ruspoli, in «Libera»,

agosto 1975. Liliana Cavani, a cura di L.

Lo

Liliana Cavani, in R. Rosati,

Diana Palma, bre 1993.

// teatro

Pinto, in

Roma

«Vogue», aprile 1977.

no, in «Elle», 1977.

primo amore,

in «Sipario», n. 539,

novem-

VI

FILMOGRAFIA'

Cortometraggi realizzati presso

il

Centro Sperimentale

di Cinematografìa

1961

-

Incontro notturno

Regia Liliana Cavani, Soggetto e sceneggiatura Liliana Cavani, Fotografia Giulio Spadini, Operatore Renato Fait, Suono Domenico Curia, Scenografia Pasquale D'Alpino, Aiuto regia Marco Morelli, Assistente alla regia Roberto Triana Arenas, Segretaria di edizione Milli Grandi. Interpreti: Romano Ghini, Annabella Incontrerà, Samba Ababacan. Direttore di produzione Titano Cervone, Produzione Centro Sperimentale di Cinematografia, Distribuzione Centro Sperimentale di Cinematografia. Italia, bianco e nero, 35 mm. Durata 10'. 1962 - L'evento (titolo definitivo: La battaglia) Regia Liliana Cavani, Soggetto e sceneggiatura Liliana Cavani, Fotografìa Antonio Piazza, Operatore Cesare Fontana, Costumi Rosalba Menichelli Aiuto regia Sergio Tau, Assistenti alla regia Paolo Saraceni, Vujuklakis Panajotis, Musica Béla Bartòk. Interpreti: Antonio Menna, Daniela Igliozzi, Samba Ababacan, Rosanna Santoro, Ireneo Petruzzi, Nili Arutay, Pai Bang-Hansen. Direttore di produzione Titano Cervone, Produzione Centro Sperimentale di Cinematografia, Distribuzione Centro Sperimentale di Cinematografia. Italia, bianco e nero, 35 mm, Durata 30'. Vince il «Ciak d'oro» come miglior saggio di fine biennio al Centro Sperimentale di Cinematografia.

'

Questo capitolo

si

avvale delle preziose informazioni di Paola Tallarigo.

160

FILMCX}RAF1A

Documentari e inchieste per 1961

'La

la televisione

vita militare

Regia Liliana Cavani, Montaggio Franco Attenni, Animazioni Recta Film, Produzione Rai Radiotelevisione italiana, Italia, bianco e nero, 16 mm, Durata 11'. Messa in onda 30 novembre 1961, Rai, secondo canale, rubrica «Racconti dell'Italia di ieri». 1 96 1 - Gente di teatro Regia Liliana Cavani, Fotografia Franco De Cristofaro, Montaggio Franco Attenni, Produzione Rai Radiotelevisione italiana, Italia, bianco e nero, 16 mm. Durata 12'. Messa in onda 7 dicembre 1961, Rai, secondo canale, rubrica «Racconti dell'Italia di ieri».

1961-1962 - Storia del Terzo Reich Regia Liliana Cavani, Consulenza Mario Bendiscioli (parti 3 e Commento Giacomo Cesaro (parte 1 ), Italo A. Chiusano (parte Boris Ulianich (parti 3 e 4), Montaggio Franco Attenni (parti 2), Ettore Salvi (parti 3 e 4),

De

Musica Daniele

4), 2), 1

e

Paris, Assistente alla

Produzione Rai Radiotelevie 16 mm. Durata 203' (singole parti 49'; 46'; 55'; 53'). Messa in onda 1 e 24 dicembre 1961, 19 e 26 ottobre 1962, Rai, primo canale (parte 1), secondo

regia Filippo

sione italiana,

Luigi (parti 3 e

Italia,

4).

bianco e nero, 35

mm

canale (parti 2, 3 e 4), rubrica «Anni d'Europa: problemi, personaggi, testimonianze, ore e

momenti

della storia europea dal

1900

ad oggi».

\962 - Età di Stalin Regia Liliana Cavani, Consulenza Giorgio

Galli,

Commento

Gior-

gio Galli, Montaggio Ettore Salvi, Musica Daniele Paris. Produ-

zione Rai Radiotelevisione italiana,

Italia,

bianco e nero, 16

mm.

Durata 184' (singole parti 58'; 65'; 61'). Messa in onda 14 e 21 e 28 dicembre 1962, Rai, secondo canale, rubrica «Anni d'Europa: problemi, personaggi, testimonianze, ore e ria

momenti

della sto-

europea dal 1900 ad oggi».

1963 - L'uomo della burocrazia Regia Liliana Cavani, Collaborazione Livio Zanetti, Luigi Villa Disegni Pino Zac, Fotografia Colombo Pieraccioli Montaggio Giambattista Mussetto. Produzione Rai Radiotelevisione italiana, Italia, bianco e nero, 16 mm, Durata 16'. Messa in onda 24 maggio 1963, Rai, secondo canale rubrica «Osservatorio», n. 3.

FILMOGRAFIA

161

1963 - Assalto al consumatore Regia Liliana Cavani, Collaborazione Nello Ajello Disegni Pino Zac, Fotografia Ettore Carnevali Montaggio Franca Di Lorenzo. Produzione Rai Radiotelevisione italiana, Italia, bianco e nero, 1 mm. Durata 18'. Messa in onda 28 giugno 1963, Rai, secondo canale rubrica «Osservatorio», n.

8.

1964 - La casa in Italia Regia Liliana Cavani, Consulenza Alberto Ronchey e Filippo Ponti, Commento Fabrizio Dentice, Collaborazione Rina Macrelli, Salvatore Conoscente, Fotografia Franco Solito, Montaggio Franco Attenni, Commento Musicale a cura di Peppino De Luca, Voce Arnoldo Foà (parti 1, 2 e 3), Alberto Lupo (parte 4). Organizzazione Gianmaria Messeri, Aldo Scimonelli. Produzione Rai Radiotelevisione italiana, Italia, bianco e nero, 16 mm, Durata 165' (singole parti 47'; 36'; 42'; 40'). Messa in onda 2, 16, 23 e 30 maggio 1964, Rai, primo canale. 1964 - Gesù miofi^atello Regia Liliana Cavani, Collaborazione Rina Macrelli Fotografia Sandro Messina, Montaggio Domenico Gorgolini, Commento Musicale a cura di Peppino De Luca, Canzone: House of the rising sun eseguita dagli Animals, Voce Giancarlo Sbragia, Organizzatore Amedeo Puthod. Produzione Rai Radiotelevisione italiana, Italia, bianco e nero, 16 mm. Durata 46'. Messa in onda 25 dicembre 1964, Rai, secondo canale. Riceve il «Premio Italia» promosso dall' Unda per l'VIII incontro intemazionale cattolico di televisione.

1965 - // giorno della pace Regia Liliana Cavani, Commento Alfonso Gatto, Collaborazione Rina Macrelli Fotografia Sandro Messina e Klaus Philipp, Montaggio Franco Attenni, Commento Musicale a cura di Peppino De Luca, Voce Arnoldo Foà, Organizzazione Remo Odevaine. Produzione Rai Radiotelevisione italiana, Italia, bianco e nero, 16 mm, Durata 49'. Messa in onda 1 maggio 1965, Rai, secondo canale. 1965 - La donna nella resistenza Regia Liliana Cavani, Commento Paolo Glorioso, Collaborazione Rina Macrelli Fotografia Mario Dolci, Suono Enzo D'Alfonso, Montaggio Jener Menghi, Commento Musicale a cura di Antonio Tealdo, Voce Riccardo Cucciolla. Produzione Rai Radiotelevisione

162

FILMOGRAFIA

italiana, Italia, bianco e nero, 16 mm. Durata 48 \ Messa in onda 9 maggio 1965. Rai, secondo canale, rubrica «Prima pagina - Pro-

gramma Riceve

di attualità».

la

«Medusa d'argento»

al

VI premio

dei Colli, Este, 5-9

ottobre 1965.

1965 - Philippe Pétain. Processo a Vichy Regia Liliana Cavani, Ricerche e documentazione Franca Caprino, Fotografìa Misha Tzigoyan e Sandro Messina. Montaggio Domenico Gorgolini, Commento Musicale a cura di Peppino De Luca, Voce Giancarlo Sbragia. Organizzazione Eva De Muschietti Chiesa, Amedeo Puthod, Produzione Rai Radiotelevisione italiana, Italia, bianco e nero, 16 mm, Durata 47'. Messa in onda 4 giugno 1965, Rai, secondo canale, rubrica «Primo piano», n. 35. Riceve il premio «Leone di San Marco» (Leone d'oro) alla XVI Mostra intemazionale del film documentario al festival di Venezia, 1965 e la Targa Comune di Este al VII premio dei Colli per l'inchiesta filmata, 1966.

Film 1 966 - Francesco di Assisi Regia Liliana Cavani, Sceneggiatura Tullio Pinelh e Liliana Cavani, Consulenza storica Boris Ulianich. Fotografìa Giuseppe Ruzzolini, Suono Nino Renda, Scenografìa Ezio Frigerio. Costumi Ezio Frigerio. Trucco Raffaele Cristini. Aiuto regia Rina Macrelli, Montaggio Luciano Gigante, Musica Peppino De Luca. Personaggi e interpreti: Francesco Lou Castel. Beniardo Mino Belici, Frate Pietro di Stacia

Marco Bellocchio, Papa Innocenzo III Ken Belton, frate Silvestro Riccardo Bernardini, ^ar^ Giovanni Giuseppe Campodifiori, ^ar^ Egidio Teodoro Cicogna, frate Leone Riccardo Cucciolla, Guido Roberto Di Massimo, vescovo di Assisi Eric Domain, capitano di ventura Marcello Formica. Pietìv Cattani Giampiero Yxonàmì, frate Elia da Coìtona Gerard Herter. Chiara Ludmilla L\ova, ^ar^ Corrado Franco Marchesi. Pica, madre di Francesco Grazia Marescalchi, frate Angelo Oscar Mercurelli. Pietro Bernardone, padre di Francesco Giancarlo Sbragia, ^afe Masseo Maurizio Tocchi. Rufino

Gianni Turillazzi. Organizzazione generale Sergio lacobis. Realizzazione Clodio Cinematografica Spa. Produzione Rai Radiotelevisio-

ne

italiana.

nero, 16

Distribuzione Radiotelevisione italiana.

mm (trasferito in 35 mm), Ehirata

1

19\

Italia,

bianco e

FILMOGRAFIA

163

Trasmesso dalla Rai, primo canale,

in

due

parti,

6 e 8 maggio

1966.

Premio «Labaro d'oro»

al Festival di

Valladolid ex aequo con

Akira Kurosawa, 1967.

Premio speciale

dell' «Unda» al Festival

intemazionale della tv di

Montecarlo, 1967.

1968 - Galileo Regia Liliana Cavani, Sceneggiatura Tullio Pinelli e Liliana Cavani, con la collaborazione di Fabrizio Onofri, Consulenza storica Boris Ulianich, Fotografia Alfio Contini, Scenografia Ezio Frigerio. Architetto arredatore Carlo Tommasi, Architetto costruttore Bogoja Sapundjiev, Costumi Ezio Frigerio, Assistente costumista Franca Squarciapino, Trucco Duilio Scarozza, Aiuto regia Rina Macrelli, Montaggio Nino Baragli, Musica Ennio Morricone. Personaggi e interpreti: Galileo Galilei Cyril Cusak, Commissario domenicano Gigi Ballista, Sagredo, discepolo di Galileo Giulio Brogi. Giordano Bruno Gheorghi Kolaiancev, Marina Nevena KoranoCardinal Bellarmino Nicolai Doicev, Paolo Sarpi Gheorghi Anatomia Marcello Turilli, Urbano Vili Piero Vida, Commissario domenicano Miroslav Mindov, Lorenzo Bernini Paolo Graziosi, Figlia di Galileo Maia Dragomaska. Cardinale Giampiero Frondini, Giovane monaco del Vaticano Lou Castel. Organizzatore generale Sergio lacobis, Direttori di produzione Dimiter Gheosciev e Alfredo Di Santo, Produzione Leonardo Pescarolo per la Coproduzione Fenice Cinematografica (Venezia), Rizzoli Film (Roma), Studio per film a lungometragva.

Cerkelov, Acquapendente, professore di

gio (Sofia, Bulgaria), Distribuzione Cineriz Italia

mancolor, 35 Il

mm. Durata

film è stato realizzato con

ma non è

-

Bulgaria, East-

92' (versione originale 105'). il

contributo finanziario della Rai,

mai trasmesso. Venezia, premio «Cineforum

stato

Festival di

italiani» (ex

aequo con

John Cassavettes), 1968. 1910 - 1 cannibali Regia Liliana Cavani, Soggetto Liliana Cavani, liberamente ispirato alla tragedia Antigone di Sofocle, Sceneggiatura Italo Moscati e Liliana Cavani, Fotografia Guido Albonico, Operatore Sebastiano Celeste, Suono Raul Montesanti, Scenografia Ezio Frigerio, Costumi Ezio Frigerio, Assistente costumista Gabriella Pescucci, Trucco Franco Schioppa, Aiuto regia Gianni Amelio, Ugo Novello, Paola Tallarigo, Montaggio Nino Baragli, Musica Ennio Morricone diret-

164 ta

FILMOGRAFIA

da Bruno Nicolai. Canzoni: The cannibals di Nohra-Monicone,

cantata da trovare un

naggi e

Don Powell e mondo di Gino i

Cantori Moderni di Alessandroni; Vorrei Paoli, cantata

da Dania Colombo. Perso-

Clementi, Antigone Antigone Tomas Milian, Ismene, sorella di Antigone Delia Boccardo, Fidanzato di Ismene Marino Masé, Padre di Emone Francesco Leonetti, Commissario di sicuinterpreti: Tiresia, Io straniero Pierre

Emone, fidanzato

Britt Ekland,

di

Madre di Antigone Cora MazzoAntigone Francesco Arminio, Speaker tv Giampiero Frondini, Sergente Sergio Serafini, Papa che benedice i cadaveri Giancarlo Caio, e il gruppo attori della Comunità teatrale Emilia

rezza nazionale Alessandro Cane, ni,

Padre

di

Romagna: Carla Cassola, Massimo

Dino Renato Montanari, Giancarlo Palermo, Antonio Piovanelli, Alberto Rossati, Dania Colombo. Organizzatore generale Giuseppe Francone, Direttore di produzione Federico Tofi, Produzione Enzo Doria per la Doria (Roma), Bino Cicogna per la San Marco (Roma), Distribuzione Euro International Film, Italia, colore Techniscope, 35 mm, Durata 88'. Premio «Vili Targa Aiace» votato dal pubblico dei cinema d'esDesiata,

sai,

Castri, Giselda Castrini,

Marco Gagliardo, Graziano

Giusti,

1970.

1971 -L'ospite Regia Liliana Cavani, Soggetto Liliana Cavani, Sceneggiatura Liliana Cavani, Fotografia Guido Albonico, Operatore Sebastiano Celeste, Suono Carlo Tarchi, Scenografia Fiorella Mariani Costumi Fiorella Mariani, realizzati dalla sartoria Umberto Tirelli, Trucco Alfonso Gola, Aiuto regia Paola Tallarigo, Assistente alla regia Attilio Guardincerri, Segretaria di edizione Lidia Bednarek, Montaggio Andreina Casini, Supervisore al montaggio Giovanni Baragli, Effetti sonori Luciano Anzellotti, Musica Gioacchino Rossini. Canzoni: Venus di R.V. Leeuween; Banoyi di Miriam Makeba. Personaggi e interpreti: Anna Lucia Bosé, Luciano Peter Gonzales, Piero, lo scrittore Glauco Mauri, Medico Giancarlo Caio, Fratello di Anna Alvaro Piccardi, Maddalena Gillia, Giampiero Frondini, Maria Luisa Salmaso, Alfio Galardi, Lorenzo Piani. Organizzatore generale Sergio lacobis, Produzione Rai - Radiotelevisione italiana (programmi sperimentali, a cura di Italo Moscati), Lotar film (Roma) Distribuzione Sacis, Italia, Eastmancolor, 16 (trasferito in 35 mm). Durata 93'.

mm

«Timone d'oro» a cura del CIRU (Centro ItaUmane), 1971. Premio Targa Aiace votato dal pubblico dei cinema d'essai, 1972. Festival di Venezia,

liano Relazioni

FILMOGRAFIA

165

1973 ' Milarepa Regia Liliana Cavani, Soggetto Liliana Cavani, liberamente ispirato a Tibet s Great Yogi Milarepa, Oxford University Press, Sceneggiatura Italo Moscati e Liliana Cavani, Consulenza storica Boris Ulianich, Fotografia Armando Nannuzzi, Operatori Giuseppe Berardini e Federico Del Zoppo, Suono Roberto Moreal, Scenografia e Costumi Jean-Marie Simon, con la collaborazione di Yves Bernard, Alain Baliteau e del Teatro Stabile dell'Aquila. Bozzetti dei costumi eseguiti da Rostislav Doboujinsky e realizzati dalla sartoria Umberto Tirelli, Trucco Manlio Rocchetti, Aiuto regia Paola Tallarigo, Montaggio Franco Arcalli, Effetti sonori Riccardo Arcangeli, Musica Daniele Paris. Personaggi e interpreti: Milarepa-Leo Lajos Balazsovits, Marpa-Profess or Albert Bennet Paolo Bonacelli, Madre di Milarepa-Madre di Leo Marisa Fabbri, Damema, moglie di Marpa-Karin, moglie del professor Bennet Marcella Michelangeli, Zio di Milarepa George Wang. Organizzatore generale Sergio lacobis. Direttori di produzione Bruno Ridolfi e Nicola Venditti, Produzione Lotar Film (Roma), per la Rai, Radiotelevisione Italiana, settore Film per la tv, a cura di Ludovico Alessandrini. Distribuzione Rai, Radiotelevisione italiana. Italia, colore, 35 mm. Durata 106'. Anteprima Pistoia, 28.12.1973. Festival di Cannes, 1974, Sezione ufficiale.

1974 - Il portiere di notte Regia Liliana Cavani, Soggetto Liliana Cavani, Sceneggiatura Liliana Cavani e Italo Moscati, Fotografila Alfio Contini, Operatore Sandro Tamborra, Suono Eugenio Rondani, Decio Trani, Scenografiia Nedo Azzini, Jean Marie Simon, Arredamento Osvaldo Desideri, Costumi Piero Tosi, realizzati dalla sartoria Umberto Tirelli e Anna Mode Assistente costumista Alberto Verso, Trucco Egidio Santoli, Pettinature Jole Cecchini, Aiuto regia Franco Cirino e Paola Tallarigo, Assistente alla regia Mario Garriba C.S.C., Segretaria di edizione Maria Luisa Rosen, Montaggio Franco Arcalli, Montaggio del suono Michael Billingsley, Effetti sonori Roberto Arcangeli, Musica composta e diretta da Daniele Paris, // flauto magico di W.A. Mozart è stato registrato dal disco Deutsche Grammophon Gesellschaft 138981/83, direttore d'orchestra Karl Bohm. Personaggi e interpreti: Max Dirk Bogarde, Lucia Atherton Charlotte Rampling, Klaus Philippe Leroy, Hans Vogler Gabriele Ferzetti, Contessa Erika Stein Isa Miranda, Maestro Atherton Marino Masé Berth Amedeo Amodio, Frau Moller Nora

166 ^

FILMOGRAFIA Slum Giuseppe Addobbati, Adolph Nino Bignamini, Mario Cardea, Greta Hilde Gunther, Kurt Geoffrey Coplestone,

Ricci,

Ugo

Dobson Manfred

Freiberger, Oscar, portiere di giorno Piero

Maz-

casa di Max Carlo Mangano. Organizzatore generale Robert Gordon Edwards, Direttore di produzione Umberto Sambuco, Collaborazione alla sceneggiatura Barbara Alberti e Amedeo Pagani, Produzione Robert Gordon zinghi,

Jacob Kai

Edwards, Esa

S. Seefeld, Portiere

De Simone

per

Italnoleggio Cinematografico

la

Lotar Film (Roma), Distribuzione

Italia, colore,

35

mm. Durata

113'

(versione originale 123').

Premio «Consorzio stampa cinematografica», 1974. Premio «Riccione» al miglior regista, 1974. 1977 - Al di là del bene e del male Regia Liliana Cavani, Soggetto Liliana Cavani, Sceneggiatura Liliana Cavani, Franco Arcalli e Italo Moscati, Fotografia Armando Nannuzzi, Operatore Michele Cristiani, Suono Vittorio Massi, Emilio Verona, Scenografia Lorenzo Mongiardino con la collaborazione di Fiorenzo Cattaneo, Architetto Nedo Azzini, Costumi Piero Tosi, realizzati dalla sartoria di,

Umberto Tirelli e Pellicce FenThomas Casterline, Truc-

Assistenti costumista Alberto Verso,

co Alfonso Gola, Pettinature Maria Teresa Corridoni, Aiuto regia Paola Tallarigo e Albino Cocco, Segretaria di edizione Marisa Calia, Montaggio Franco Arcalli, Effetti sonori Roberto Arcangeli, Musica composta e diretta da Daniele Paris. Brani di Schumann, Mozart, Mahler, Gounod, R. Strauss, Coreografia del balletto Amedeo Amodio. Personaggi e interpreti: Lou Salomé Dominique Sanda, Friedrich Nietzsche Erland Josephson, Paul Rèe Robert Powell, Elizabeth, sorella di Friedrich Nietzsche Vima Lisi, Peter Gast Philippe Leroy, Franziska, madre di Friedrich Nietzsche Elisa Cegani Bernard Forster Umberto Orsini, Karl Andreas Michael Degen, Dottor Dulcamara Amedeo Amodio, Malvida von Meysemburg Carmen Scarpitta, Amanda Nicoletta Machiavelli, Certa, cantante nella birreria Elizabeth Winer, Professor Julius Langbehn Roberto Bruni, Madame Thérèse Clara Algranti, Wolf Mirsha Carven Giovane gondoliere Robert José Pomper, Dottor Bingswanger Renato Scarpa, Maria Francesca Muzio, Prostituta alla stazione Anita Hofer, Rettore dell'Università Heinz Kreuger, Professor Staudenmayer, medium Jean Dudan,

Giovane prostituta sifilitica Ritza Brown, Tenutaria del bordello Helene Beaucour, Zia Augusta Julia Sebastyan, Ammalato Enzo Fabbri, Fotografo Carlo Colombo, Cantante lirica Pa-

di Colonia

FILMOGRAFIA trizia

167

Dordi, Trud Clara Colosimo, Militante di sinistra che arrin-

produzione Sergio lacobis, Produzione Robert Gordon Edwards, Esa De Simone. Una coproduzione Clesi Cinematografica (Roma), Lotar Film (Roma), Les Artistes Associés (Parigi), Artemis Gmbh (Berlino) Distribuzione Italnoleggio Cinematografico, Italia - Francia - Germania (BD), colore, 35 mm. Durata 127'. «Palladio d'oro» al miglior regista, 1977. «Nastro d'argento» alla miglior attrice non protagonista, Virna

ga

la folla Dieter Steugel. Direttore di

Lisi,

1977.

Menzione speciale

della «Società nietzschiana», 1977.

\9^\- La pelle Regia Liliana Cavani, Sceneggiatura Robert Katz e Liliana Cavani, liberamente tratto dal romanzo La pelle di Curzio Malaparte Fotografìa Armando Nannuzzi, Operatori Nino Cristiani e Daniele Nannuzzi, Suono Mario Dallimonti e Fabio Ancillai, Scenografia Dante Ferretti Arredamento Renato Ventura e Francesca Lo Schiavo, Costumi Piero Tosi, realizzati dalla sartoria Umberto Tirelli e Anna Mode, Costumi militari Ugo Pericoli, Assistenti costumista Alberto Verso, Marcella De Marchis, Trucco Alfonso Gola, Pietro Tenoglio Pettinature Grazia De Rossi, Jole Cecchini Aiuto regia Paola Tallarigo e Lodovico Gasparini, Segretaria di edizione Maria Luisa Rosen, Montaggio Ruggero Mastroianni, Montaggio sonoro Michael Billingsley, Musica Lalo Schrifrin. Le canzoni Jesce sole cantata da Antonella D'Agostino e // canto delle lavandaie sono tratte da La gatta Cenerentola di Roberto De Simone (Disco EMI). Il brano originale La pelle, composto da Roberto De Simone, è cantato da Maria Kelly. Personaggi e interpreti: Curzio Malaparte Marcello Mastroianni, Generale Mark Cork Burt Lancaster, Principessa Consuelo Caracciolo Claudia Cardinale, Jimmy Wren Ken Marshall, Deborah Wyatt Alexandra King, Eduardo Mazzullo Carlo Giuffré Jean-Louis Yann Babilée, Generale Guillaume Jacques Semas, Principessa a Capri Jeanne Valerie, Maria Concetta Liliana Tari, Sarto Giuseppe Barra, Ragazza del circolo ufficiali Cristina Donadio, Amante di Jimmy Maria Rosaria Della Femmina Amante di Goldberg Gabriella Di Luzio, Spazzino in vicolo delle Bare Gianni Abbate Duchessa di Palazzo Candia Concetta Barra Grasso, Popolana in vicolo delle Bare Anna Maria Ackermann, Mafalda, laboratorio parrucche Giselda Castrini, Rosaria Antonella Cioli, Padre di Maria Concetta Giovanni Crosio, Direttore dell 'Osservatorio vesuviano An-

168

FILMOGRAFIA

tonio Ferrante, Maria, governante di Malaparte Nunzia

Fumo,

Contessa di Palazzo Candia Giuliana Gargiulo, Levatrice Linda Moretti, Guardia del corpo di Eduardo Elio Polimene, Capitano Palese Paolo Pieri, Cameriere a Capri Bruno Parisio, Maitresse

Bare Anna Walter, e Dan Waddle, Bob Braun, Gene Marc Dyer, Brad Nimmo, Steve Reardon del The Naples Little Theatre. Produttore esecutivo Manolo Bolognini, Produzione Renzo Rossellini per Opera Film Produzione (Roma), Gaumont (Parigi), Distribuzione Gaumont, Italia - Francia, colore, 35 mm. Durata 131'. vicolo delle

Tootle, Al Braun, Jack Flick,

Presentato

al Festival di

Cannes, Sezione

Premio «Biglietto d'oro» Anec Agis per

ufficiale, 1981.

il

film di maggiore incas-

so dell'anno, 1981.

\9^1 - Oltre la porta Regia Liliana Cavani, Soggetto Liliana Cavani ed Enrico Medioli, Sceneggiatura Liliana Cavani ed Enrico Medioli, Fotografia Luciano Tovoli, Operatore Nino Cristiani, Suono Jean Pierre Ruh, Louis Jimel, Jerome Hinstin, Scenografia Dante Ferretti Aiuto scenografo Francesca Lo Schiavo, Arredamento Verde Visconti, Costumi Piero Tosi, realizzati da Anna Mode, Aiuto costumista Alberto Verso, Trucco Nilo Jacoponi, Gino Zamprioli Pettinature Paolo Franceschi Aiuto regia Paola Tallarigo, Assistenti alla regia Alberto Acciarito, Brunello Tribbioli, di edizione ni.

Omar

El Omari, Abdelatif Selcane, Segretaria

Anna Maria Montanari, Montaggio Ruggero Mastroian-

Montaggio suono Michael Billingsley

e

Sandro Peticca, Musica

Pino Donaggio diretta da Natale Massara. Personaggi e

interpreti:

Enrico Sommi Marcello Mastroianni, Nina Eleonora Giorgi, Matthew Tom Berenger, Signor Mutti Michel Piccoli, Signora Moretti Cicely Brown, Assam Paolo Bonetti e Maria Sofia Amendola, Enrico Bergier, Marcia Briscoe, Hadija Lahnida, Leandro Marcoccio, Atik Mohamed, Abdelkader Moutaa, Mahjoub Raji, Fatima Regragui, Giuseppina Romagnoli, Gary Shebex, Hamadi Tounsi, Bill Willis. Direttore di

produzione Roberto Giussani, Produzione

Francesco Giorgi per

Futur Film '80, con

la

la

collaborazione della

Rai, Radiotelevisione italiana e della Cineriz distributori associati.

Distribuzione Cineriz, Sacis

Italia,

colore, 35

mm, Durata 108'. De Sica, 1982.

Presentato al Festival di Venezia, sezione Vittorio

1985 - Interno berlinese Regia Liliana Cavani, Soggetto Liliana Cavani, Sceneggiatura Liliana Cavani e Roberta Mazzoni, liberamente tratta dal romanzo

FILMOGRAFIA

169

La croce buddhista

di Junichiro Tanizaki, Fotografia Dante SpiOperatore Enrico Lucidi, Suono Mario Bramonti, Giuseppe Muratori, Scenografia Luciano Ricceri, Arredamento Verde Visconti, Costumi Alberto Verso, realizzati dalla sartoria Umberto

notti,

da Anna Mode, pellicce realizzate da Fendi, costumi di Mio Takaki sono di Jusaburo Tsujimura, realizzati da Oda-Sho Kimono (Kyoto), Assistente costumista Elisabetta Beraldo, Tn/cco Tirelli e

i

Giuseppe Banchelli Pettinature Adalgisa Favella e Jole Cecchini, Aiuto regia Paola Tallarigo, Assistenti alla regia Carlo Carlotto, Johannes Friesinger e Claudio Schreider, Segretaria di edizione Lucilla Clementelli, Montaggio Ruggero Mastroianni, Montaggio suono Michael Billingsley, Musica Pino Donaggio diretta da Natale Massara. Personaggi e interpreti: Louise von Hollendorf Gudrun Landgrebe, Heinz von Ho llendorf Kevin McNally, Mitsuko Matsugae Mio Takaki, Wolf von Hollendorf Hanns Zinschler, Werner von Heiden Massimo Girotti, Herbert Gessler Philippe Leroy, Professore William Berger, Joseph Benno Andrea Prodan, Edmund Meyer Pieter Daniel, lime Tomoko Tanaka, Otto Bhuler Claudio Lorimer, Bernhard Edward Farrelly, Oskar Engelhart John Steiner, Lotte Engelhart Enrica Maria Scrivano, Use Clara Algranti, Portinaia Benedetta Fantoli, Dottor Lipp James Crompton. Cuoca Sarah Blum, Modella Silke Meyer. Organizzatore generale Mario Cotone, Direttori di produzione Gino Santarelli e Dietmar Siegert, Produttore esecutivo John Thompson, Produzio-

ne Menahem Golam e Yoram Globus. Una coproduzione italo-tedesca realizzata da Cannon Productions (Roma), IIF Italian International Film (Roma), KF Kinofilm Produktions (Monaco). Distribuzione IIF Italian International Film (Roma) Italia-Germania (BD), colore, 35 mm. Durata 122'.

1989 - Francesco Regia Liliana Cavani, Soggetto Liliana Cavani, Sceneggiatura Liliana Cavani e Roberta Mazzoni, Fotografia Giuseppe Lanci (Ennio Guarnieri per le 3 settimane di Perugia), Operatori Fabio Conversi, Gianfranco Torinti e Sergio Melaranci, Suono Frank Jahn e Gunther Ruckdeschel, Scenografia Danilo Donati, Assistenti scenografo Maurizio Sabatini e Bruno Lenzi, Costumi Danilo Donati, Assistente costumista Rosanna Andreoni, Trucco Adriano Carboni, Pettinature Giuseppina Bovino, Aiuto regia Paola Tallarigo e Roberto Palmerini, Assistente alla regia Luca Gasparini, Segretaria di edizione Lucilla Clementelli, Montaggio

Gabriella Cristiani, Montaggio suono Michael Billingsley, Effetti

170

FILMOGRAFIA

Musica Vangelis. Personaggi e interFrancesco Mickey Rourke, Chiara Helena Bonham Carter, Pica, madre di Francesco Andrea Ferreol, Pietro Bernardone, padre di Francesco Paolo Bonacelli, Cardinale Ugolino di Segni Mario Adorf, Guido, vescovo di Assisi Peter Berling, Cardinale Colonna Nikolaus Dutsch, Papa Innocenzo III Hanns Zinschler. Seguaci di Francesco: Leone Fabio Bussotti, Pietro Cattani Riccardo De Torrebruna, Angelo Tancredi Alexander Dubin, Egidio Edward Farrelly, Pacifico Paolo Proietti, Rufino Paco Reconti, Bernardo di Quintavalle Diego Ribon, Masseo Maurizio Schmidt, Elia Bombarone Stanko Molnar, La tata di Chiara Maya Randolph. Nella baraccopoli: Sofia Amendolea, Nicoletta Boris, Enrica Brimelli, Memo Dini, Francesca Fenati, Monica Fiorentini, Loris Loddi, Egidio Termine. Direttore di produzione Alberto Passone, Produzione Giulio Scanni per la Karol Film. Una coproduzione Rai Radiotelevisione italiana Rai Uno, Istituto Luce Italnoleggio Cinematografico, Karol Film in collaborazione con la Royal Film (Monaco), Produttore Rai. Roberta Cadringher. DiSpeciali Adriano Pischiutta,

preti:

stribuzione Istituto Luce Italnoleggio Cinematografico, Sacis. Italia,

colore, 35

mm, Durata

Premio «David

di

155'.

Donatello» a Danilo Donati come miglior co-

stumista, 1989.

«Nastro d'argento» a Fabio Bussotti (Frate Leone) come miglior

non protagonista, 1989. «Oscar del Vaticano», stilato dalla Pontificia commissione per le comunicazioni sociali, presieduta dall'arcivescovo americano JohnFoley, 1996. attore

1993 - Dove siete? Io sono qui Regia Liliana Cavani, Soggetto e Sceneggiatura Liliana Cavani e Italo Moscati, Fotografia Armando Nannuzzi, Fonico Candido Raini, Scene Luciano Ricceri, Costumi Alberto Verso, Arredamento Egidio Spugnini, Aiuto regia Paola Tallarigo, Montaggio Angelo Nicolini, Musica Pino Donaggio, orchestra diretta da Natale Massara. Personaggi e interpreti: Elena Chiara Caselli, Fausto Gaetano Carotenuto, la madre di Fausto Anna Bonaiuto, la zia di Fausto Valeria D'Obici, Ines Nobili, Pino Micol e Marzio Onorato Direttore di produzione Tullio Lullo, Superxnsione alla produzione Claudio Mancini, Produttore Rai Roberta Cadringher, Produzione Giovanni Bertolucci per la S. Francisco Sri in collaborazione con Rai, Radiotelevisione italiana Raiuno e con la collaborazione della Sacis. Italia, colore, 35 mm. Durata 95'.

FILMOGRAFIA

171

Festival di Venezia, Sezione ufficiale, 1993: Coppa Volpi ad Anna Bonaiuto come miglior attrice non protagonista; Premio «Fedic»

(Federazione Italiana dei Cineclub). Festival di Saint Vincent, 1993: «Grolla d'oro» a Chiara Caselli

come miglior attrice (ex aequo con Valeria Cavalli) e «Targa d'argento» a Gaetano Carotenuto come attore rivelazione dell'anno. Premio «Navicella», a cura dell'Ente dello Spettacolo, a Liliana Cavani.

Regie di opere liriche

1979

-

Wozzeck, di Alban Berg

Direttore musicale

Bruno

Bartoletti

Inaugurazione del 42° Maggio musicale fiorentino Teatro

Comunale

1984

Ifigenia in Tauride, di Christopher

-

Direttore musicale

Con

W. Gluck

Gerd Albrecht

Shirley Verret

Opera de Paris 1986

-

Medea,

di Luigi

Cherubini

Direttore musicale Pinchas Steinberg

Con

Shirley Verret

Opera de Paris 1986

-

Medea,

di Luigi

Direttore musicale

Con

Cherubini

Bruno

Bartoletti

Shirley Verret

Ripresa

al

Teatro

Comunale

di Firenze,

per l'inaugurazione

dell'i-

niziativa della Cee: «Firenze capitale della cultura europea».

Premio «Franco Abbiati» per il miglior spettacolo della stagione lirica 1985-1986, premio della critica musicale. 1990

-

Traviata, di

Giuseppe Verdi

Direttore musicale Riccardo Muti

Milano, Teatro alla Scala

Premio «Amici del loggione del Teatro alla Scala» 1° Premio al Festival intemazionale «Opera Screen IMZ», per miglior ripresa televisiva in alta definizione.

la

172 1991

FILMOGRAFIA -

Cardillac, di Paul Hindemith

Direttore musicale

Bruno

Bartoletti

Inaugurazione del 54° Maggio musicale fiorentino Teatro Verdi

1993

-

Jenufa, di Leos Janàceck

Direttore musicale

Semyon Bichkov

Inaugurazione del 56° Maggio musicale fiorentino Teatro

Comunale

Premio «Franco Abbiati» per lirica

1

993

il

miglior spettacolo della stagione

1992-1993. -

La

Vestale, di

Gaspare Spontini

Direttore musicale Riccardo Muti

Inaugurazione della stagione

Milano, Teatro

1

995

-

La cena

alla

delle beffe, di

Direttore musicale

lirica

1993-1994

Scala

Bruno

Umberto Giordano

Bartoletti

Zurigo, Openhaus

Retrospettive

A

Liliana Cavani sono state dedicate parecchie retrospettive, so-

prattutto all'estero.

Ecco un elenco

delle principali.

La

Rochelle, giugno-luglio 1974: retrospettiva comprendente i film fino a II portiere di notte, organizzata nell'ambito dei Deuxièmes Rencontres Internationales d'art contemporain di La Rochelle.

Grenoble, marzo 1982: retrospettiva comprendente i film fino a pelle. Organizzata dall' Institut Culturel Italien de Grenoble e dalla Section d'Italien de l'Université des Langues et Lettres de Grenoble III. Dallas, 1983: retrospettiva comprendente i film fino a La pelle, organizzata dalla Southern Methodist University nell'ambito dell' Italian Film Festival di Dallas. Barcelona, 1983: retrospettiva comprendente i film fino a La pelle, organizzata dalla Diputaciò de Barcelona. Valence, 1986: retrospettiva comprendente i film fino a Interno

La

berlinese, organizzata nell'ambito del festival di Valence.

FILMOGRAFIA

173

Colonia, 1986: retrospettiva comprendente

i

film fino a Interno

berlinese, organizzata dall'Istituto italiano di cultura di Colonia e

dalla

Cinemateca

di Colonia.

Toronto, 1986: retrospettiva comprendente i film fino a Interno berlinese, organizzata dall' Harbour Front Center. Creteil, tari, le

marzo 1989:

inchieste e

i

retrospettiva

film fino a

comprendente

//

tutti

i

documen-

portiere di notte, organizzata

nell'ambito dell' XI Festival di Creteil.

Princeton, aprile 1989: retrospettiva comprendente

i

film fino a

Interno berlinese, organizzata dal Council of the Humanities della

Princeton University,

New

Jersey. Liliana

Cavani è stato

cineasta europeo invitato dalla Princeton University

il

primo

come «Short-

term Visiting Fellow». Cracovia, maggio 1989: retrospettiva comprendente i film fino a Francesco, organizzata dall' Associazione slesiana film in collaborazione con l'Istituto italiano di cultura. Genova, luglio 1989: retrospettiva comprendente i film fino a Francesco, organizzata da «Movie 2». Firenze, ottobre 1989: retrospettiva comprendente i film fino a Francesco, organizzata da «Spazio 1». Bologna, novembre 1989: retrospettiva comprendente i film fino a Francesco, organizzata dallo Studio teologico francescano Sant'Antonio, dall'Ordine francescano secolare e dall'Istituto di

Filmologia dell'Università di Bologna.

INDICI

INDICE DEI NOMI

Alessandrini Ludovico, 58.

De Amicis Edmondo, 26. De Filippo Eduardo, 7 1

Bartoletti Bruno, 36, 38, 39.

de Foucauld Charles, 30, 31. de Jouy Etienne, 39.

Albrecht Gerd, 36.

Bellocchio Marco,

6, 26,

45,

Berenger Tom, 94. Berg Alban, 36.

Bergman Ingmar,

Dentice Fabrizio, 30.

De De

121.

Sade, 131. Sica Vittorio, 26.

Donati Danilo, 108. Dreyer, 25.

25, 26.

Bertolucci Bernardo, 12.

Bonacelli Paolo, 68.

Eco Umberto,

Bonham

Ekland

Carter Helena, 102,

21, 26.

Britt, 56.

109.

Bosisio Paolo, 34.

Fallica Alfredo, 81.

Brass Tinto, 102, 147.

Bruno Giordano, 48-51,

136.

Bussotti Fabio, 108.

Bychkov Semyon,

38.

Foà Arnoldo, 30. Foucauh Michel, 144. Francesco, santo, 32, 37, 4147, 54, 65, 66, 77, 81, 102109, 122-124, 137, 140.

Cardinale Claudia, 132.

Freud Sigmund, 74, 79, 145.

Cassavetes John, 47.

Castel Lou, 33, 45, 56, 105,

Galilei Galileo, 47-52, 54, 77,

81, 136, 140.

107.

Cherubini Luigi, 36. Chiara, santa, 43, 103, 104, 106, 129.

Galli Giorgio, 29.

Ginzburg Natalia, 7 1 Giordano Umberto, 39.

Clementi Pierre, 33, 56.

Giorgi Eleonora, 94.

Colombo

Girotti

Furio, 26.

Costa-Gavras Costantin, 52.

Massimo, 100.

Giuffré Cario, 88.

INDICE DEI NOMI

178 Gluck Cristopher W.,

36.

Guglielmi Angelo,

Pasolini Pier Paolo, 67, 141.

Pétain Philippe, 3

Guattari Felix, 146. 8,

32, 43.

1

Piccoli Michel, 94. Pinelli Tullio, 47, 51.

Guttuso Renato, 7 1

Pio Marsilio, 26.

Hindemith Paul, 38.

Praga Marco, 26.

Innocenzo

Rèe

III,

42, 45.

Paul, 35, 78-84.

Rourke Mickey, 21, 37, 44, 102, 105, 107, 109, 137.

Janacek Leos, 38. Jarman Derek, 44.

Ronchey Alberto,

Josephson Eriand, 82.

Rossellini Roberto, 41, 89.

30.

Jung Gustav, 145. Saks Oliver, 112. Salomé Lou, 35, 50, 78-84.

Kurosawa Akira, 4 1

Sanvitale Francesca, 26, 27.

Lancaster Burt, 127.

Sarpi Paolo, 47.

Lupo Alberto,

Spongano Raffaele,

30.

26.

Spontini Gaspare, 39.

Malaparte Curzio,

17, 36, 84-

Steinberg Pynchas, 36.

89, 127, 132, 133, 146.

Marx

Kari, 145.

Mascagni

Pietro, 39.

TakakiMio, 101. Tanizaki Junikiro, 37, 98.

Mastroianni Marcello, 88, 94.

Tomabuoni

Milano Emmanuele, 26. Moravia Alberto, 71, 141.

Truffaut Frangois, 55, 56.

Lietta,

28

n,

Tsujimura Jusaburo, 101.

MoscatiItalo,58, 111, 141, 148.

Muti Riccardo, 37, 39.

Urbano

Nietzsche Friedrich, 35, 78-84,

Vangelis, 108.

145, 146.

Vili, papa, 49, 140.

Verdi Giuseppe, 37. Visconti Luchino, 9,71.

Paolo V, papa, 49.

Parkinson Northcote, G., 29.

Zac Pino, 29.

INDICE DEI FILM DI LILIANA CAVANI

Al di

là del

bene e del male,

34, 35, 50, 78-84, 98, 101, 117, 126, 132, 145-147.

Assalto al consumatore,

29.

Cannibali

32, 33, 52-58, 59, 65, 66, 71,

(i),

76, 113,

118, 119, 123, 124,

128, 129, 136, 140.

Casa

(la) in Italia,

Donna

(la)

Dove siete?

nella resistenza.

Io sono qui.

29-30, 139.

31,72, 121. 39, 62, 109-115, 121, 137, 148.

Età di

Stalin,

Evento

(l').

Francesco,

28, 121, 139. 27.

37, 44, 102-109, 119, 124, 129, 137, 147, 148.

Francesco di Assisi,

32, 41-47, 49-52, 60, 65, 66,

76, 98,

102-104, 107, 108,

117, 119, 123, 129, 137, 139, 140, 148. Galileo,

32, 35, 41, 47-52, 56, 60, 71,

76,98, 129, 136, 140.

180

INDICE DEI FILM DI LILIANA CAVANI

Gesù mio fratello.

30-31.

Giorno

31.

della pace.

(il)

Incontro notturno.

27.

Interno berlinese.

37,83,92,95-102, 113, 120, 126, 127, 134, 135, 147.

33,58,62-68, 113, 117, 122-

Milarepa,

124, 141, 143.

Oltre la porta.

36, 89-95, 101, 113, 125, 133, 134, 147.

Ospite

33, 58-62, 113, 125, 130,

(l').

141.

Pelle

36, 84-89, 101, 102, 113,

(la).

119, 120, 126, 132, 133, 138, 146, 147.

Philippe Pétain, processo a Vichy, Portiere

(il)

di notte.

31.

33-35, 50, 68-78, 79, 81, 83,

92, 94, 98, 113, 118, 120,

125, 130, 131, 133, 137, 142-144. Storia del Terzo Reich,

27-28, 121, 139.

Uomo

29.

(l) della burocrazia.

INDICE GENERALE

Cronologia I.

La VITA

23

Premessa, 23; L'infanzia e l'adolescenza, 24; Gli anni dell'Università e del Centro Sperimentale, 25; dei documentari televisivi, 27;

La

Il

periodo

carriera cinematografi-

ca, 32.

IL

Le OPERE

41

Francesco di Assisi

41

Galileo

47

I cannibali

52

L'ospite

58

Milarepa

62

II portiere di

Al di

là del

68

notte

78

bene e del male

84

Lapelle Oltre la porta

89

Interno berlinese

95 102

Francesco

Dove HI.

siete? Io

109

sono qui

117

Itemi Le

sovrastrutture,

122; L'eros, 129;

1

17; Salire in cielo

La volontà

o scendere

agli inferi,

assoluta dei personaggi, 135.

1

INDICE GENERALE

82

IV La CRITICA

139

V

149

Nota bibliografica

VI. Filmografia

159

Indice dei nomi

177

Indice dei film di Liliana Cavani

179

BOSTON PUBLIC LIBRARY

Wjf

HÈ^ti

2^ y|r|:4

NolongerKiepropsrtycfth» Sale of fn,s material bencStsd

th..

L"»-.

Stampato per conto del

Gruppo Ugo Mursia

da

«

Editore S.p.A.

La Tipografica Varese S.p.A.»

FRANCESCO BUSCEMI,

nato a Catania nel 1965, collabora con la cattedra di Teoria e tecnica dell' informazione dell'Università Cattolica di Milano, presso cui tiene anche

i

Repubblica» e

laboratori di sceneggiatura. al

mensile «Letture». Scrive

Ha

testi

collaborato

al

quotidiano «la

per la televisione e per

i

fum'cttti.

È

autore di racconti editi in antologie di giovani scrittori.



Invito al

,

cinema

La collana propone a

accostano al cinema un «invito» alla strumenti necessari per penetrare nel espressivo dei registi e coglierne i rapporti con la cultura di questo tutti

mondo

coloro che

fornendo

lettura critica dei film,

si

gli

secolo.

Ogni volume, dedicato a un singolo •

regista, è cosi articolato:

cronologie parallele, che danno

le

la biografia del regista

e

i

fatti

risalto alle

corrispondenze significative

tra

della storia politica, cinematografica e culturale;

profilo della vita del regista e della sua personalità artistica e intellettuale;

• il

opere, analizzate singolarmente in un panorama completo e inquadrato camente, con una essenziale esposizione degU argomenti;



le



i



gli



la filmografia;



la bibliografia, essenziale e ragionata;



l'indice dei



l'indice delle opere.

temi più

significativi e ricorrenti nelle

orientamenti della

criti-

opere del regista;

critica;

nomi;

ISBN 88-425-2110-8

788842"521105 Lire

16.000

1.1.

331 OA Y