Introduzione a Kierkegaard
 8842023078, 9788842023074

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Prima edizione 1983

INTRODUZIONE A

KIERKEGAARD DI

SALVATORE SPERA

EDITORI LATERZA

Proprietà letteraria riservata Gius. Laterza & Figli Spa, Roma-Bari Finito di stampare nel settembre 1983 nello stabilimento d'arti grafiche Gius. Laterza & Figli, Bari CL 20-2307-5 ISBN 88-420-2307-8

S0REN KIERKEGAARD

l. ANNI DI FORMAZIONE E

ORIENTAMENTI

DEL

PENSIERO

l. Il pensiero speculativo in Danimarca e zn Ger­ mania nella prima metà dell'800. In una esistenza molto regolare quanto alle abi­ tudini e povera di avvenimenti esteriori, l'attenzione va rivolta all'interiorità e allo sviluppo del pensiero 1• Nel caso di Kierkegaard, poi, il rapporto tra l'autore e la sua opera, oggetto privilegiato di indagine nel clima vagamente romantico e, più in particolare, in quello esistenzialistico, è semplicemente ineludibile: una psicologia complessa e complicata, un continuo riflettersi negli scritti, in modo più o meno mediato, Carte e Opere, pseudonimi molteplici e diversi che prospettano possibili rapporti diversi con l'esistenza. Abbiamo uno strumento prezioso che ci consente di conoscere la formazione e gli interessi, gli studi e le letture, lo sbocciare, lo svilupparsi, eventual­ mente il morire, dei progetti: l'Auktionsprotokol, il registro della vendita all'asta della biblioteca di Kierkegaard 2• Non esclude, certamente, ogni poss11 Cfr. la Cronologia della vita e delle opere. Auktionsprotokol over S. Kierkegaards Bogsamling, a cura di H. P. Rohde, K0benhavn 1967, comprendente 2600 2

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bile dubbio sui suoi libri e non dà conto di altre letture (in biblioteca, all'università o a quella « Rea­ le » , o al « Circolo degli Studenti »), ma ci orienta con sufficiente sicurezza, dandoci anche conto del sorgere di alcune idee e della consistenza di certi studi, potendo disporre a volte dei registri di ven­ dita degli abituali fornitori : Reitzcl, Philippsen, Sa­ lamon. I Papirer - le voluminose Carte in cui Kierke­ gaard ha riversato ininterrottamente pensieri e sen­ timenti, ha accanitamente rielaborato pensieri che hanno trovato poi forma compiuta nelle Opere, si è esaminato continuamente, si è confidato, ha pianto e pregato, ha lasciato appunti, esercizi, riassunti (ese­ gesi scritturistica, dogma e storia della Chiesa; filo­ sofia greca e moderna; tradizioni popolari e lettera­ tura romantica) - marcano fin dall'inizio l'andamento degli studi, non solo quelli « istituzionali ». È come una selva che si infittisce; difficile districarsi, non solo per il moltiplicarsi delle letture ma, soprattutto perché, per sua ammissione, Kierkegaard era un « cat­ tivo lettore », non riusciva a frenare il fiume di pen­ sieri che straripava continuamente in lui. Studia mol­ to, studia tutto; ma, subito e costantemente, u n punto d i riferimento : il cristianesimo. « Naturale » , dato l 'ambiente e l'educazione familiare, sociale e culturale ; ma problematico, non sempre chiaro e coe­ rente nei particolari che riguardano il singolo, la sua libertà e la ricerca, il peccato e la salvezza personale. Come punto -di riferimento e principio ispiratore, il cristianesimo si presenta anzitutto nella sua illu­ soria �rmonia, nel suo idilliaco rapporto che è quella costruzione ottimistica della teologia ·speculativa che pensa di salvare l 'istituzione ecclesiastica nei trionfi del pensiero idealistico . Kierkegaard riprende dall'ininumeri progressivi : Hovedsamling (coll. principale), Appen­ dix I e Il, BDger uden Auktionskatalog (libri fuori catalogo d'asta).

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zio, dai Greci, lo studio della fì.losofia e lo studio del cristianesimo dalla Sacra Scrittura. La sua libido sciendi si accompagna al dubbio faustiano che lo tormenta ed è avvivata da ironia critica e distaccata nei confronti dell'istituzione e del sistema. I grandi problemi della verità e della libertà, centrali nel sistema ma ancor più vitali nell'esistenza, si intrecciano concretamente a quelli del male e del peccato, dell'immortalità individuale, della remissio­ ne dei peccati e della Grazia; si manifesta irrequieta l'insoddisfazione per la scienza oggettiva, universale e astratta, una gnosi che riduce la fede a una forma (imperfetta) del sapere e il contenuto della Rivela­ zione cristiana a concetti nebulosi. Scatta l'esigenza di una riformulazione dei rapporti tra ragione e ri­ velazione, scienza e fede e, soprattutto, tra pensiero ed esistenza. In una situazione culturale di astrattezza insensibile alle sfumature cangianti della vita, Kier­ kegaard individua il problema di fondo e prospetta il suo cammmo : Ciò che veramente mi manca è di capire chiaramente me stesso, quello che devo fare, non quello che devo conoscere. [ . ] Trovare una verità che è verità per me, trovare l'idea per la quale devo vivere e morire. [ . . ] A cosa mi servirebbe dimostrare l'importanza del cri­ stianesimo, poter chiarire molti singoli fenomeni, se esso non avesse per me stesso e la mia vita un significato più profondo? [ .. ] A cosa mi servirebbe che la verità mi stesse dinnanzi nuda e fredda, indifferente che io la conosca o meno, capace più di provocarmi un brivido di angoscia che un abbandono fiducioso? [ . . . ] Cos'è la verità se non vivere per una idea? [ .. ] Sia nel mare senza fondo dei piaceri che nelle profondità del cono­ scere ho cercato inutilmente un ancoraggio. [ . . . ] Ho assaporato i frutti dell'albero della conoscenza e più di u�a volta ho preso gusto al loro sapore. Ma era un p1acere che durava solo il momento della conoscenza e non lasciava in me un'impronta più profonda. Mi sembra che anziché bere alla coppa della saggezza, ci sia cascato dentro. [ .. ] Cosa vi ho trovato? Non il mio io. [ .. . ] .

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La prima cosa da fare era dunque cercare e trovare il regno dei cieli. [ ... ] Bisogna anzitutto imparare a co­ noscere se stessi prima di ogni al tra cosa. [ .. . ] Gettiamo il dado, allora; io attraverso il Rubicone. [ . . ] Certo, questa via mi porta alla lotta; ma non voglio rinun­ ciarvi. E non voglio rimpiangere il passato: a che ser­ virebbe? 3 .

Abbiamo qui tutto l 'essenziale della problema­ tica kierkegaardiana sulla insufficienza del pensiero oggettivo (Hegel e la destra hegeliana, in testa) e la necessità della appropriazione soggettiva della ve­ rità, il suo carattere edificante (proprio ciò da cui la filosofia hegeliana rifugge! ) e di testimonianza contro i falsi testimoni della verità. Non si prospetta una sintesi tranquillizzante tra oggettivo e sogget­ tivo, piuttosto l 'impegno della scelta acuito dal lo­ gorio del dubbio che rende drammatica e appassio­ nata la ricerca della verità. È questo elemento faustiano che agisce, in misura maggiore o minore, in ogni crescita intellettuale. Per questo ho sempre pensato che all'idea di Faust biso­ gnava dare un significato universale. Come i nostri ante­ nati avevano la dea della nostalgia, allo stesso modo, penso, Faust rappresenta il dubbio personificato. [ .. ] Sto qui come Ercole, e non a un bivio, no, ma a un crocevia davanti al quale tanto più difficile è scegliere la via giusta. Forse è proprio questa la disgrazia della mia esistenza: mi interesso di tantissime cose senza de­ cidermi per alcuna 4. .

3 Pap I A 75, del I• ag. I835, durante un soggiorno

a Gilleleie. Per gli Scritti di Kierkegaard (cfr. Bibliografia) i riferimenti sono sempre alle edizioni nazionali danesi. L'am­

piezza del brano, qui riportato solo in parte, insolita in questo periodo, sottolinea l'importanza delle riflessioni e delle decisioni. 4 Pap I A 72, abbozzo di una lettera al naturalista P. W. Lund, fratello di due cognati di K., del I• giu. I835 (cfr. Breve nr. 3, pp . .32-7).

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Nel descrivere la sua situazione personale, Kier­ kegaard si mostra insoddisfatto anche delle scienze naturali: « Non credo che costituiranno l'oggetto principale del mio studio » , e preoccupato delle grosse difficoltà che presenta la teologia: « Nel cristiane­ simo stesso ci sono grosse contraddizioni che impe­ discono allo sguardo di spaziare liberamente. Si può dire che io sono cresciuto nell'ortodossia [ . . ] ma appena ho cominciato a riflettere io stesso, il colosso ha cominciato a poco a poco a vacillare>> 5• Inevita­ bilmente, almeno per il momento, la struttura ri­ mane in dubio ; mentre il razionalismo fa una magra figura somigliando piuttosto a un'arca di Noè, i sac­ centi teologi sembrano la calca confusa e chiassosa della passeggiata domenicale fuori porta. Intanto, agli studi obbligati per la Licenza in Teologia (pas­ seranno ancora cinque anni) preferisce quelli liberi e piuttosto disordinati, ma per i quali si appassiona. Sfogliando l'Auktionsprotokol troviamo letteratura nordica antica e letteratura europea contemporanea, tradizioni popolari, poesia, libri di preghiere e di prediche, classici greci e latini, letteratura teologica e filosofica sufficiente per ricreare il clima culturale dell'epoca. Quanto agli autori danesi, alcuni erano suoi pro­ fessori all'università: P. M. M0ller, F. C. Sibbern, H. N. Clausen, H. L. Martensen; J. L. Heiberg era l'incontrastato re della festa letteraria e J. P. Myn­ ster il venerabile pastore e guida della Chiesa danese, membro del Consiglio della Corona. La conoscenza diretta di Hegel è lenta e graduale, ma sicura, essen­ ziale; insieme all'abbondante letteratura hegeliana e hegelianeggiante. Alcuni celebrati interpreti li incon­ trerà a Berlino, mentre si preoccupa di ascoltare Schelling: Werder, Steffens, Marheineke ... Temi ri.

5 Ibidem. Qui troviamo uno dei primi accenni espliciti a Hegel: « Molto più numerosi sono quelli che nella vita si trovano a fare i conti con ciò che voglia dire veramente quella dialettica hegeliJna ».

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correnti sono: il cristianesimo ne1 suo1 aspetti più vari, all'interno e in rapporto con la filosofia e la cultura, gli sviluppi dell'idealismo nella teologia spe­ culativa, un nuovo umanesimo cristiano, una ideologia cristiana di sostegno ali'ordine costituito, alla morale borghese imperante e alle abitudini e convinzioni vigenti. Insieme a una piatta ripetizione di eterni motivi, qualche interessante spunto critico si può anche cogliere e non sarà trascurato nello sviluppo del suo pensiero. Nell'insieme, un atteggiamento vi­ gile e critico, polemico e sospettoso, diffidente, sem­ pre più radicale. In molti casi abbiamo diligenti Re­ ferater nei quali sono riportati lezioni e appunti di letture che precisano e completano il quadro dei suoi interessi, degli orientamenti di pensiero. Di P. M . Moller ( 1794-1838) segue le lezioni sul De Anima aristotelico nel semestre invernale 1835-36. Di questo poeta, pensatore e filologo Kierkegaard ha apprezzato gli Aforismi ( 1 8 19-2 1 ) , le fini osser­ vazioni psicologiche sulla Affektation e il tentativo poetico Ahasverus ( 1 836) che ispira la sua riflessione sull'Ebreo errante. Critico del nichilismo al quale contrapponeva la testimonianza vitale della sensibi­ lità umana, coi Pensieri sulle possibili dimostrazioni dell'immortalità dell'uomo ( 1 837), M0ller intervenne con intelligenza nel dibattito segulto alla morte di Hegel, in polemica col superficiale vaudeville di J. L. Heiberg: Un'anima dopo la morte. Anche l'amore per i Greci e Socrate in particolare, con la sua iro­ nia, l'avversione· al pensiero sistematico e la rivendi­ cazione, nei confronti dei pastori e della Chiesa di Stato, di una interiorità individuale, resero caro a Kierkegaard il suo professore al quale è dedicato affettuosamente il Concetto di Angoscia e di cui nella Postilla sta scritto: « Quando tutto era hegeliano, lui la pensava in modo completamente diverso » 6• 6 Di M0ller, K. possedeva gli Scritti postumi, 3 voll., K0benhavn 1839-43. 8

F. C. Sibbern ( 1785·1872) come preside della facoltà di Filosofia accettò nel 1841 la tesi di Kier­ kegaard Sul concetto di Ironia per il grado di « ma­ gister artium ». Dovette conoscere bene questo al­ lievo che continuò a frequentarlo nonostante che nelle Carte segrete lo criticasse sempre più spesso e più ferocemente. Non ebbe l 'idea che fosse un solitario e un malinconico, bensl stravagante e verboso ( « Mol­ te parole e poca chiarezza » ) , una canaglia nei con­ fronti dell'abbandonata Regine Olsen, furioso e im­ portuno agitatore nei confronti della Chiesa. Kierke­ gaard segul le sue lezioni sulla Christendomfilosofi nei semestri 1833-34 e 1 838-39, basata sulla assoluta verità del cristianesimo, capace di rispondere a qual­ siasi quesito ed esigenza dello spirito umano. Ma quando chiese al professore : « Qual è il rapporto tra filosofia e vita reale? » , gli rispose sorpreso che tutta la sua filosofia partiva dallo studio della vita e della realtà. Ma, annotò Kierkegaard, al professore hegelianeggiante sfuggl il senso della domanda. La filosofia del cristianesimo diventa la summa della spe­ culazione filosofica, il Fornunftkristen, il cristiano del libero spirito, con le caratteristiche tipiche del cristianesimo speculativo hegeliano: svuotamento del contenuto dogmatico, nebulosità della personalità di Dio, cristologia razionalista, Trinità assorbita nel processo triadico hegeliano, ecclesiologia a marcato carattere giuridico, la religiosità vista accentuata­ mente come sentimento religioso (seguendo in questo Schleiermacher). La Christendomfilosofi, che divenne la base della teologia speculativa di H. L. Martensen, pur suscitando l'opposizione di Kierkegaard, gli offrl qualche spunto critico a proposito dell'annullamento hegeliano del principio di non-contraddizione (si ve­ drà in Johannes Climacus e nell'Introduzione a Ti­ more e Tremore), sulla riduzione di tutto l'essere, che è soprattutto vita, a pensiero, sul carattere fit­ tizio della dialettica hegeliana, la mancanza di chia­ rezza nella filosofia della natura estranea all'evoluzio9

nismo biologico e psichico, l 'annullamento della li­ bertà individuale 7• Proprio l 'immediato predecessore di Sibbern sulla cattedra di Filosofia, N. Treschow ( 1751-1833), par­ tendo dallo studio delle scienze naturali in prospet­ tiva evoluzionistica, tentò di delineare un sistema di identità, che, conciliando empirico e razionale, fondasse una filosofia della personalità 8• J. L. Heiberg ( 1791-1860), astro della vita cul­ turale danese dell'epoca, brillante senza essere pro­ fondo, divulgatore né critico né originale, introdusse lo hegelismo in Danimarca dopo aver fatto conoscere l 'estetica romantica e il vaudeville. Fortunato autore di commedie e applaudito conferenziere da salotto, diede vita a numerose pubblicazioni periodiche sulle quali condusse le sue battaglie politiche e letterarie a favore del liberalesimo nazionale e dell'estetica ro­ mantica. Kierkegaard, che fu il più giovane del « Cir­ colo Heiberg », dapprima entusiasta (parla del > 11• Kier­ kegaard, che vedeva in Martensen il tipico profes­ sore speculante e aborriva le sue sicurezze specula­ tive, dedicò anche a lui molte allusioni satiriche e precisi riferimenti critici. Ormai era passato per sempre il tempo (primavera 1 834) in cui aveva preso da lui lezioni private per essere introdotto alla Dog­ matica di Schleiermacher; morto Mynster, è proprio lui a trovarsi di fronte a Kierkegaard come rappre­ sentante della Chiesa ufficiale attaccata 12• Mentre segue, piuttosto annoiato, i corsi univer­ sitari, Kierkegaard si immerge in un clima culturale che va ben oltre la Danimarca, allarga l'orizzonte agli autori che fanno testo nel dibattito teologico e filo­ sofico, esegetico e di storia della Chiesa. Negli anni 183 1-34 legge e annota, con la solita diligenza, Ph. Marheineke ( 1 780- 1 846): Geschichte der deutschen Reformation, I, Berlin 1 8 1 6 e Grundlehren der chri­ stlichen Dogmatik als Wissenschaft, ivi 1 8272, due opere essenziali per la cultura teologica dell'epoca e significative della mediazione hegeliana attuata nella interpretazione del cristianesimo. Fedele discepolo di Hegel, Marheineke si può considerare con Daub il fondatore della teologia spe­ culativa e capostipite della destra hegeliana che, nel tentativo di riconciliare ragione e rivelazione, scienza Il

Referat delle Lezioni di Martensen, Pap II C 26-7, vol. XIII, pp. 3-43, il passo citato è proprio all'inizio. Ecco, invece, da un altro Referat delle Lezioni di Martensen, Pap II C 28, vol. XIII, pp. 44-1 16, un chiaro esempio di dipen­ denza hegeliana: nel 31 Pap II A 3 1 , del 1837. Vedi anche SV VII, 289 e IV, 283. Oltre alla > 35• L'en­ tusiasmo è irrefrenabile quando la sospirata realtà sembra a portata di mano: « Sono cosl contento di aver ascoltato la seconda lezione di Schelling: in modo indescrivibile. L'ho sospirata cosl a lungo, i miei pensieri l'avevano sospirata in me. Quando ha pronunciato la parola realtà, nel rapporto della fi­ losofia con la realtà, il frutto del pensiero è balzato in me di gioia, come nel seno di Elisabetta. Mi ricordo quasi ogni parola detta a partire da quel momento. Di qui può venire, forse, la chiarezza . Proprio quella parola che mi ricordava tutte le mie sofferenze filo34 Kierkegaard che, come abbiamo visto, conosceva le vicende dell'idealismo hegeliano e seguiva con circospetto interesse la teologia speculativa, non ignorava lo sviluppo del pensiero schellinghiano. Tra gli scritti di Schelling, pre­ senti nella sua biblioteca, Philosophische Schri/ten, I, Lands­ hut 1809; Vorlesungen iiber die Methode des akademischen Studiums, Stuttgart und Ttibingen 18303; Bruno. Ueber das gottliche natiirliche Prim:ip der Dinge, Berlin 18422. Abbia­ mo detto del tramite rappresentato da Martensen per le Lezioni di Monaco. Per quelle di Berlino sulla Philosophie der Of]enbarung, acquistò l'ed. pirata di K. Rosenkranz (Dan­ ZI_ g 1843) e la Erste Vorlesung in Ber/in, Stuttgart und Tu­ _ bmgen 1841, pubblicata dallo stesso Schelling, e Marheineke, Zur Kritik der Schelling'schen Philosophie, Berlin 1843 . 35 Pap III A 34, del 1840.

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sofiche, le pene. [ ... ] Ora ho posto tutte le mie speranze in Schelling » 36• Ma, come ci documenta il minuzioso Referat 37, all'ascoltatore critico non sfugge che mentre è chiaro che la negative Philoso­ phie è la filosofia dell'identità che non supera l'am­ bito mentale, la possibilità dell'essere, la positive Philosophie, che promette la fondazione dell essere reale, rimane evanescente, non è che una specula­ zione più raffinata o forse solo più verbosa 38• Ine­ vitabile e rapido il disinteresse, la noia mortale, la fuga : « Le aspettative deluse da Schelling, la con­ fusione delle mie idee filosofiche. [ . . ] Appena Schel­ ling finisce torno a casa. [ . . ] Ho lasciato perdere completamente Schelling. [ . ] Schelling chiacchiera a ruota libera, in senso estensivo ed intensivo » 39• Al fratello Peter Christian: « Schelling ciancia in modo assolutamente insopportabile. [ ] lo sono troppo vecchio per ascoltare lezioni, ma Schelling '

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Pap III A 179, del 1841. Riguarda le lezioni dal 22 nov. 1841 al 4 feb. 1842 (Pap III C 27, vol. XIII, pp. 253-329). 38 Per le opposte tesi sull'ultima filosofia di Schelling, si può vedere W. Schulz, Die Vollendung des deutschen Idealismus in der Spiitphilosophie Schellings, Stuttgart 1955, e W. Kasper, Das Absolute in der Geschichte, Mainz 1965. Precisa la puntualizzazione critica, da parte scolastica, di A. Bausola, Metafisica e Rivelazione nella Filosofia positiva di Schelling, Milano 1955. Molto utile lo studio di A. M. Koktanek, Schellings Seinslehre und Kierkegaard, Miinchen 1962, che accompagna la trad. tedesca del Re/era/ kierkc­ gaardiano, a curà di E. Schlechta-Nordentoft. 39 Breve 68, a E. Bocscn, 6 feb. 1842. Si ricordino le non meno violente reazioni di Engels, da sponde opposte, chiare già nel titolo: Schelling und die Olfenbarung. Kritik des neuesten Reaktionsversuch gegen die freie Philosophie, Leipzig 1842 (trad. it., Anti-Schelling, Bari 1972) che fa riferimento allo Stato nazionale cristiano e all'alleanza tra Chiesa e Stato avallati da Schclling. Engels ridicolizza il suo misticismo: divina extradivinità, cosciente incoscienza, attiva inattività, involontaria volontà ... Burckhardt lo delinl: > e Schopenhauer irrise al Dio personale che Schelling si era portato in ta•r� . 37

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è troppo vecchio per darle: tutta la sua dottrina delle potenze tradisce la più alta impotenza )) 40• Ha seguito e trascritto diligentemente ciò che Schelling andava dicendo, ma non più di tanto, oc­ cupato com'era in altri problemi personali, letterari e filosofici 41 • Eppure, sensibilità teoretica e vivacità di memoria hanno fissato per sempre e con chiarezza il prospetto di storia della filosofia, l'unvordenkliches Seyn, la dottrina delle potenze, la considerazione spe­ culativa della Trinità e dell'Incarnazione, la creazione del mondo e I'Urmensch, cioè: l 'essenziale della fi­ losofia positiva e della Filosofia della Rivelazione. !vb, chiaramente, non ha ritenuto che meritasse un'at­ tenzione particolare o, come nel caso di Hegel, un confronto costante. In seguito, è nel Concetto di A11,�oscia che troviamo i riferimenti più ricchi sia alla intellektuelle Anschauunf!. che alla malinconia del creato (Melancholie) e di Dio (Tungsind), ma per differenziarsene. Mentre volutamente generico, an­ che se critico, è il riferimento alla distinzione schel­ linghiana di filosofia negativa e positiva, imprecisa sarebbe l 'attribuzione a Hegel della definizione di 40

Breve 70, feb. 1842. Anche le lezioni di Marheineke sulla Dogmatische Theologie, di Werder sulla hegeliana Logik (Kierkegaard ne ha lasciato i Re/erater), come quelle di Steffens, servono a soddisfare la curiosità intellettuale di ascoltare dalla viva voce dei protagonisti quanto già letto. In effetti, le lezioni berlinesi di Werder (« gioca con le categorie come l'uomo forzuto fa con le sfere » ) spingono Kierkegaard a studiare direttamente il testo hegeliano (di Werder aveva anche Lo· gik. Alr Commentar und Ergiinzung ;.u Hegels Wissenschaft der Logik, I, Berlin 1841). H. Steffens ( 1773-1845) aveva decisamente contribuito a far conoscere in Danimarca la filosofia e l'estetica romantica. Kierkegaard si era entusia­ smato al suo Caricaturen des Heiligsten, I-11, Leipzig 1819-21, P� rodia di Hegel, ma ora è profondamente deluso ( > . Contesta che si possa parlare di spirito riformatore 18 e si fa sarcastico contro « questi cagnoletti che gm.i­ scono sempre e al momento del pericolo si nascon­ dono >> . Evasione letteraria e inconclusività furor.o rilevate da J. Hage che nella Polemica di « Flyv!!· posten '' 19 rinfacciò a Kierkegaard: « spirito e capa­ cità dialettiche non sono uniti all'amore della verità ma servono soltanto ad esaltare il proprio piccolo io >> . Hage osserva acutamente che i conservatori non negano per principio l'opportunità delle riforme; di­ cono sempre, però, che non è ancora arrivato il tempo, che ci sono delle difficoltà, che non si sa a quali conseguenze si va incontro. La risposta di Kierkegaard, La polemica di « Fae­ drelandet " l-II 20, sostiene ancora con sufficienza, con­ tro i « cosiddetti ·giornalisti liberali >> la « visione strabica che " Kjobenhavnsposten " ha del passato >> . 18 > 25 • 4. Il caso Gremdtvig e la polemica con Nielsen e Rude/bach. La tradizione di una Ziviltheologie in Danimarca si può far risalire a L. Holberg ( 1 684-1 754), padre della letteratura danese moderna, fortunato comme­ diografo, professore di morale e diritto, storico. La sua è una variante scandinava dell'illuminismo occi­ dentale incentrata sul common sense e la sana ra­ gione, attenta ai riflessi sociali della nuova cultura, cosciente delle marcate esigenze pragmatiste dell'am­ biente, che accompagna la politica di un assolutismo illuminato che getta le basi della moderna società del benessere. N. F. S . Grundtvig ( 1 783-1 872) rappresenta il 23

Cfr. Pap XIZ A 88, del 1854. Un annuncio letterario, SV VIII, 80. 25 lvi, 97. E. Hirsch (Eine literarirche An:z:eige, S. Kier­ kegaards Gerammelte Werke, vol. XVII, Diisseldorf 1954, p. 157, n. 135) ci vede quasi un'anticipazione della radio. 24

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c.�pitolo più illustre della storia di questa Ziviltheo­ logie con il suo tentativo molteplice ma organico di tmdurre nella realtà civile, sociale e politica una concezione « umanistica >) , scaturente dal suo essere cristi�no e uomo del Nord. Passione cristiana e co­ sc:enza nordica, alimentate dagli studi molto vasti e dall'impegno infaticabile di vita, hanno costituito il principio ispiratore di una riflessione teologica e di un'azione civile e politica che lo vide protagonista di successo. Attraverso la « Nordisk Kirketidende >) ( « Gazzetta ecclesiastica del Nord >) , da lui fondata nel 1833) stimola l'applicazione dei princìpi liberali alla politica ecclesiastica, mentre lotta per la libertà di stampa e conduce la battaglia nazionalista, scan­ dinavista e antiprussiana 26• Scrive Om Nordens videnskabelige Forening (Sul­ l'unione scientifica del Nord) come contributo inau­ gurale al periodico nazionalista di F. Barfod « Brage og Idun >) ( 1 839-42) e pubblica il settimanale « Dans­ keren >) ( 1 848-55) in cui si fa interprete della preoc­ cupazione insorta contro l'espansionismo prussiano rr . Nella danità recuperata dalla mitologia e dalla storia conlluiscono sentimenti popolari e motivazioni reli­ giose: « Se non avessimo in danese le parole: uomo, padre, madre, matrimonio, figli, fratelli, Dio [ . .. ] certamente né gli dei né gli uomini potrebbero illu­ minarci su ciò e animarci con quelle realtà. E questo non valeva soltanto per i nostri antichi progenitori, 26

Cfr. B. Hcnningsen, Die Politik des Ein:r.elnen. Stu· dien ;:ur Genese der skandinavischen Ziviltheologie. Holberg, Kierkegaard, Grundtvig, Gottingen 1977. TI Grundtvig partecipò appassionatamente al problema della guerra, prodigandosi con la sua attività di scrittore e oratore; due suoi figli si arruolarono volontari. L'ironia di K. (sulla paura della Prussia, il nazionalismo danese ... cfr. per es., Pap VIII! A 531) rivela, dietro le solite preoccu­ pazioni « ideali >> , una totale insensibilità al problema. Al­ lora, come sempre, la guerra la facevano i poveri e l'unico cruccio di K. fu di non poter disporre del suo segretario, coscritto. 1 17

che dovevano essere uomini prima di poter diventare uomini cristiani, ma alla fine, anche per noi e i nostri figli )) 28• II recupero della danità diventa sostegno del Jj. beralismo di tipo inglese, contro quello naturalistico di Voltaire, Rousseau e Montesquieu che godeva piuttosto delle simpatie dei danesi 29• E cioè una mar.· 28 Paganesimo e Cristianesimo in Danimarca, in >, IV, K0benhavn 1851, p. 90. « Prima l 'uomo, poi il cristiano » canta un salmo grundtvigiano che inneggia a). l'armonico sviluppo della realtà naturale e cristiana (cfr. Sang-vaerk, I-V, K0benhavn 1944-51 , n• 156). È il leit-motiv anche della predicazione di Grundtvig (cfr. per es., Vartov· Praedikener, K0benhavn 1924, n• 62) . 29 La costituzione ecclesiastica risaliva sostanzialmente alla Danske Lov di Cristiano V, del 1683. Nel 1737 era stato istituito un Kirkekollegium con finalità disciplinari e pastorali. Una Ordinanza del 1741 imponeva che le comu· nità pietiste fossero guidate da un pastore ecclesiasticamente riconosciuto. In realtà, a mano a mano, i singoli problemi furono, soprattutto a partire dal 1855, risolti con appo�ite leggi, potendo 1l parlamento legiferare in materia ecclesia· stica come per il resto. Ormai la Costituzione liberale era interpretata in senso sempre più restrittivo, finché nel 1866 la Costituzione stessa fu rivista in senso reazionario. Allea· tosi con i > .JO. A Kierkegaard riusciva ins:Jpportabile l 'ottimismo grundtvigiano, forse era anche geloso dei suoi successi ; non condivideva il suo attivismo e condannava l'impegno in cui vedeva soltanto quel nazionalismo e culto della razza che sono l 'esatto opposto del singolo : « Dio vuole rap­ portarsi con il singolo, con ogni singolo. [ . ] Men­ tre noi viviamo (con l 'aiuto di profondi, abissalmente profondi pensatori come Hegel e non meno abissal­ mente profondi veggenti come Grundtvig) nella cri­ stianità (ad esempio, anche qui in Danimarca), sl che quando si riferisce alla nazionalità, allo Stato, al rap­ porto del singolo attraverso questi all'idea o a Dio, dev.:: essere più alto del cristianesimo del Nuovo Tes tamento. Somari! » 31• Il rapporto soggettivo alla veri tà, al cristianesimo, a Dio rischia di diventare un circolo chiuso al di fuori del quale esiste solo, per Kierkegaard, confusione e vana esaltazione. Nella politica grundtvigiana (che Kierkegaard qualifica come compromesso) si condanna il tradimento dell'ascetica cristiana, l'attaccamento alla realtà terrena e l 'avi­ dità, al pari di tutti gli altri, di ricompensa . Fare tutto questo, mentre > La differenza tra il genio e un apostolo , del 18�9.

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Cfr. Pap Xl A 56, del 1849. 120

nesimo pnml tlvo, l 'e n tusi asmo di Grundtvig è qualun­ quismo, indifferentismo 35•

L'esito polemico di Kierkegaard, estremamente consequenziario, rende impossibile la realizzazione del compito cristiano nel sociale, nel politico, nel culturale. L'attività politica di Grundtvig viene, di principio, condannata come equivoca esteriorizzazione del cristianesimo, confusione tra spirito di riforma reli­ gio::a e compromesso politico. La politica va avanti con il sistema del favore, della maggioranza, del voto; il cristianesimo è differenziazione dal mondo e s�rVIZlO della verità nella sofferenza. E poi c'è l'errore di fondo : comportarsi come se ci fosse ve­ ram.:nte il cristianesimo, come se si trattasse di cri­ stiani, solo perché c'è una Chiesa di Stato 36 • Il ri­ sult:�to è che realtà essenziali (libertà, verità . . . ) fini­ scono per avere significati diversi, addirittura opposti. Il fatto è che, sulla base di una radicale opposizione tra naturale e cristiano, non solo il grundtvigianesimo (quali che siano i suoi limiti giustamente rilevati) ma ogni impegno cristiano nel mondo è per Kierkegaard pregiudizialmente giudicato in senso negativo. Il carattere della polemica con Grundtvig si chia­ risce in direzione della non ingerenza nelle questioni riguardanti le istituzioni e della riaffermazione del carattere interiore, con Nielsen e Rudelbach. R. Niel­ sen ( 1 809-84) era apprezzato da Kierkegaard, che l'aveva influenzato nella critica dello hegelismo 37• Js

>. Seconda parte: > (SV VIII, 107-416). 29 set.: Kjerlighedens Gjerninger (Opere dell'amore). . 26 apr.: Christelige Taler (Discorsi cristiani) di S. Kierkegaard. Prima sezione: >. Seconda sezione: « Sen­ timenti nella lotta delle sofferenze. Discorsi cristia-

141

1849

ni ». Terza sezione: « Pensieri che feriscono alle spalle - per edificazione. Esposizione cristiana ». Quarta sezione: >. 1 9 mag.: Tvende ethisk-religieuse Smaa-A/hanlin1.er (Due piccole dis­ sertazioni etico-religiose), di H. H.: l . « Può un uomo farsi uccidere per la verità? », 2. « La difTe­ renza tra il genio e un apostolo >> (SV XI, 47-109). Smettere l'attività letteraria non sarebbe ascesi, ma stupida vigliaccheria (cfr. Pap X' A 413). 22 giu.: Altro inutile tentativo (presso Mynster e il mini­ stro del culto Madvig) di ottenere un impiego. 1 3 lug.: Sygdommen til Doden (La malattia mor­ tale). >, 2, 1953 . Paci E., Relazioni e significati. II. Kierkegaard e Thomas Mann, Milano 1965. Cortese A., Kierkegaard oggi: tra nichilismo e rinascita della filosofia, in « Itinerari », XIX ( 1980), pp. 45-88. Mojoli B., La critica ad Hegel in Schelling e Kierkegaard, in « Riv. di Fil. Neo Sco!. », XLVI ( 1954), pp. 222-63. Koktanek A. M., Schelling Seinslehre und Kierkegaard, Miinchen 1962. Spera S . , La philosophie de la religion de Schelling dans son développement et son rejet par Kierkegaard, in Kierkegaard and Dialectics a cura di J. K. Bukdahl, Aarhus 1979, pp. 147-92. Spera S., Il pensiero del giovane Kierkegaard, Padova 1977. Himmelstrup J., S. Kierkegaards Opfattelse af Sokrates, Kobenhavn 1924. Bejerholm L., Sokratisk metod hos S. Kierkegaard och hans Samtida [Metodo socratico in K. e nei suoi contemporanei ] , in « Kierkegaardiana », IV ( 1 962), pp. 28-44. Holm S., Schopenhauer und Kierkegaard, in « Scho­ penhauer Jahrbuch », XLIII ( 1 962), pp. 5-14. Ziifle M., Die filmische Aesthetik C. Th. Dreyers, aus dem Horizonte S. Kierkegaards betrachtet, in « Schwei­ zer Rundschau », LXIV ( 1965), pp. 494-512. Theunissen M., Die Dialektik der Offenbarung. Zur

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INDICE

I.

Anni d i pensiero

formazione

e

orientamenti

del 3

l . Il pensiero speculativo in Danimarca e in Ger­ mania nella prima metà dell'800, p. 3 - 2. Il fidanzamento con Regine Olsen e il viaggio a Berlino, p. 29 - 3. Il clima romantico, p. 36 4. Attività giornalistica e tesi di laurea, p. 45 5. « Per edificazione e risveglio >>: una missione, p. 51 6. Psicologia cristiana e patologia kierkeo gaardiana, p. 59 o

II.

L'attività letteraria al servizio del cristia­ nesimo

66

l . Una chiave di lettura, p. 66 - 2. Lo sviluppo del pensiero e l'opera letteraria, p. 77 - 3. Il caso Adler, p. 101

III.

Esito politico della vita e delle opere di Kierkegaard

104

l. Ermeneutica politica: una filosofia della con­ servazione, p. 104 - 2. La crisi europea del 1848, p. 1 10 3. Polemica giornalistica sulla libertà di stampa, p . 1 12 - 4. Il caso Grundtvig e la polemica con Nielsen e Rudelbach, p. 1 1 6 5. Politici, movimenti politici e partiti, p. 125 6. « Il Momento », p. 132 o

Cronologia della vita e delle opere

191

1 39

Storia della critica

145

2. Area tedesca, l. Area scandinava, p. 145 p. 153 - 3. Area francese, p. 159 - 4. Area an­ gloamericana, p. 162 5. Area italiana, p. 163 6. Area giapponese, p. 169 -

·

Bibliografia



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