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Italian Pages 609 [613] Year 2007
IL VIAGGIO DELL'ANIMA A CURA DI MANLIO SIMONETTI, GIUSEPPE BONFRATE E PIERO BOITANI
FONDAZIONE LORENZO VALLA l ARNOLDO MONDADORI EDITORE
Il popolo di Israele, liberato dalla schiavitù dell'Egit to, marcia nel deserto verso la Terra Promessa. Origene, uno dei maggiori Padri della Chiesa, interpreta questo viaggio come l'itinerario dell'anima dall'idolatria e dal peccato verso la virtù, la conoscenza, la fede e Dio Ogni tappa porta con sé dolore e scoperta, in una ricerca ap .
passionata della Via, della Verità e della Vita che per corre la storia dal Principio alla Fine e ha la sua meta
nella Parola. N eli' itinerario si cela un mistero, perché alle quarantadue tappe attraverso le quali Israele «sa lì» dali 'Egitto corrispondono le quarantadue genera zioni attraverso le quali Cristo, incarnandosi, «discese
nell'Egitto di questo mondo». Salita e discesa sono il carr.unino della salvezza lungo il quale la carne e lo spi rito, l 'uo.mo e Dio si incontrano. Ogni particolare del libro biblico dei Numeri, che quel viaggio racconta, ha una spiegazione: i tempi, i nomi dei luoghi, le tende, i cibi, le bevande, la sorgente, .il pozzo. Ogni dettaglio è esaminato àlla luce di tutta la Scrittura: l'Esodo viene
letto ricordando il Cantico dei Cantici, la Genesi inter pretata per mezzo dei Vangeli. E l'esegesi si fa ti-Scrit tura, invocando per ognuno il «riversarsi» del discepolo prediletto sul petto di Gesù.
La grande suggestione che l'allegoria di Origene eser cita è testimoniata dalle riprese che ne hanno operato, con straordinarie variazioni, Girolamo, Gregorio di Nis sa, lo Pseudo-Ambrog.io, Agostino, Bruno d 'Asti, Ber nardo di Clairvaux e Pier Damiani. Ognuno amplifica
le intuizioni del maestro alessandrino per i propri sco pi, dando ad esse la propria inconfondibile impronta. Gregorio, ad esempio, immagina un progresso senza fi ne in cui l'anima . � HNum. 27, 3; ved. (n/ra, pp. 18-21, linn. 23-35.
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PIERO BOITANI
Doppia è poi l'applicazione allegorica dell'intuizione di Grige ne. L'uscita dall'Egitto significa l'itinerario dell'anima al cielo in questa vita e il mistero della risurrezione dai morti: il progresso della virtù e della fede da una parte, la crescente illuminazione di «sapienza» dall'altra, sino al raggiungimento del «padre delle lu ci» 1 . Di vita, appunto, si tratta: questa e l'altra: di nuovo in un ar co solo. La seconda grande operazione che Origene compie in queste Omelie è quella di fornire un'interpretazione etimologica integra le delle quarantadue tappe: Il terreno assai poco promettente del capitolo 3 3 dei Numeri, con la m era elencazione dei nomi di cia scuna tappa («partirono da Ramses e si accamparono a Succot: partirono da Succot e si accamparono a Etam»), diventa d'un col po fertile. Ciascun nome nasconde un significato fondamentale, che viene ricostruito attraverso l'etimologia (dal greco della ver sione dei Settanta ) . Da «Ramesse» («agitazione torbida» o «agita zione della tignola»: «tutto nel mondo è in preda ad agitazione turbamento corruzione») sino a «occidente di Moab, presso il Giordano», «si fa tutto questo viaggio, si corre tanto per arrivare al fiume di Dio, per appressarci al fluire della sapienza, per essere irrigati dalle onde della scienza divina»2• Ogni tappa, conchiusa in sé stessa ma aperta alla successiva, porta con sé dolore e scoperta, in una ricerca appassionata della via, della verità e della vita che percorre la storia dal principio alla fine e h a la sua meta nella Parola. Ogni particolare del libro bibli co dei Numeri trova una spiegazione: i tempi, i nomi dei luoghi, le tende, i cibi, le bevande, la sorgente, il pozzo. Ogni dettaglio è esaminato alla luce di tutta la Scrittura: l'Esodo viene letto ricor dando il Cantico dei cantia', la Genesi interpretata per mezzo dei vangeli. E l'esegesi si fa d-Scrittura, invocando per ognuno il «ri versarsi» del discepolo prediletto sul petto di Gesù. Se nell'Ome!ta 27 l'itinerario conosce una meta, l 'ingresso nel la terra promessa, nell'Omelia 17 il cammino non ha fine. Il punto di partenza dell'esegesi è, qui, il canto di Balaam nel capitolo 24 dei Numeri, e in particolare i versi s -6 di quel poema: «Quanto
1 2
HNum. 27, 6; ved. infra, pp. 26·9, linn. 1 -29. HNum. 27, 1 2; ved. infra, pp. 6o- 1 , linn. 2 1 2- 5 .
INTRODUZIONE GENERALE
XXIX
sono belle le tue case, Giacobbe, le tue tende, Israele ! Come bo schi ombrosi, come giardini lungo i fiumi, come le tende che il Si gnore ha piantato, come cedri presso le acque». Di questa che, se guendo i Settanta, Origene chiama «parabola», egli sceglie le tende. Giacobbe significa, infatti, «coloro che sono perfetti in at tività e opere»; Israele «quanti si sono dedicati allo studio della sapienza e délla conoscenza». La vita attiva trova il suo punto di riferimento nella casa, perché l'opera si conclude e solo nell'esser compiuta trova la sua perfezione come «una bella casa». La vita contemplativa, invece, è come una tenda, che è l'abitazione «di coloro che sono sempre in cammino, sempre in movimento e non trovano mai la fine del loro andare»1 • La Scrittura ammira e loda le tende, e del resto nulla potrebbe essere più appropriato' al po polo ebraico, se «ebreo», come voleva Filone e Origene ripete, vuoi dire «viatore», «errante», colui che è sempre in cammino. La tenda indica una ricerca perenne, un itinerario infinito: perché l'oggetto dell'indagine e della contemplazione è Dio, la sapienza del quale non ha termine: «Coloro invece che si dedicano alla sa pienza e alla conoscenza non arrivano mai alla fine - quale infatti il termine della sapienza di Dio? - e quanto più uno ci si sarà de dicato, tanto più profonde verità troverà; e quanto più avrà inda gato, tanto più ineffabili e incomprensibili comprenderà che sono quelle verità: infatti la sapienza di Dio è incomprensibile e inesti mabile»2• Allora i boschi ombrosi vorranno dire la schiera intera dei san ti e il coro tutto dei profeti, i giardini saranno simili al paradiso «nel quale c'è l'albero della vita», i fiumi significheranno gli scrit ti evangelici o apostolici, oppure l'aiuto dato alle anime contem plative dagli angeli e dalle «potenze celesti». Fiume è poi il Salva tore, fiume lo Spirito . Fiumi sgorgheranno dal ventre di coloro ai quali lo spirito sarà stato concesso . Il Padre stesso è «sorgente di acqua viva», e «da questa sorgente derivano questi fiumi». «Irri gate da questi fiumi» conclude Origene, «le tende di Israele di ventano come le tende che ha piantato il Signore3 .» In ambedue le omelie, dunque, la meta del viaggio dell'anima 1
HNum. 1 7, 4; ved. 2 HNum. 1 7, 4 ; ved. 3 HNum. 1 7, 4 ; ved.
in/ra, pp. in/ra, pp. in/ra, pp.
70· 1 , linn. z s - 3 S · 70- 1 , l inn. 3 5 - 4 0 .
72-3 , l inn.
6z-8o.
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preordinato dal Giordano della Scrittura è il fiume, l'acqua. li fiume è, eppure scorre. In entrambi i casi, quel che afferra Origene è il «fluire>> , sono le «onde». Sapienza e scienza da un lato, albero della vita dall'altro. Visione paradisiaca, e progresso senza fine. -
La grande suggestione che r allegoria di Origene· esercita è te stimoniata dalle riprese che ne hanno operato, con notevoli varia zioni, Girolamo, lo pseudo-Ambrogio, Isidoro di Siviglia, Beda, Rabano Mauro, Pier Damiani, Ruperto di Deutz e Bruno d'Asti. Quella che viene così a stabilirsi è una vera e p ropria tradizione che dura sostanzialmente per un millennio: ripresa dalla Glossa ordinaria• , essa diviene patrimonio comune di tutta la cultura ese getica medievale al punto di essere accolta dal domenicano Ugo da Santo Caro nel Duecento e dal francescano Nicola di Lyra nel Trecento2, mentre la fortuna tematica del viaggio dell'anima è te stimoniata dai brani eccentrici e geniali di Gregorio di Nissa, Agostino e Bernardo di Clairvaux. Ciascun interprete si inserisce nella tradizione con maggiore o minore adesione al modello originario e apportandovi un contri buto più o meno originale. Girolamo, che a tutti gli effetti tra smette alla patristica latina le intuizioni di Origene, consacra l'al legoria del viaggio dell'anima una volta per tutte. Poggiando anch 'egli sull'etimo dei nomi la trama dell'interpretazione spiri tuale, forte soprattutto della propria perizia nella lingua ebraica, Girolamo apre la sua competizione con il modello. Diversamente da Origene, che aveva utilizzato la traduzione greca dell'Antico Testamento, egli opera l'etimologia sui nomi letti in ebraico. Il ve-
PL CXIII 43 sa-444d: le autorità sono qui Origene e Girolamo. 2 Ugonis de S . Charo, Opera omnia in universum Vetus Testamentum, Venezia 1 6oo, l, fol. I 50 ( con richiamo esplicito a Origene) ; Bihlia Sacra cum glossis, interlineari et ordinaria, Nicolai Lyrani postilla, ac moralitatibus, Venezia 1 5 8 8, I, fol. 3 2 2a- 3 1 5b. 1
L'impianto di Nicola di Lyra, che poggia anche sulla conoscenza dell'ebraico, è fon damentalmente quello di Origene e Girolamo, ma la Postilla cita anche un Sermone (XIX, III) di et in diis eorum fecit Dominus iudicia.
Ramesse a quibusdam interpretatur commotio turbulenta aut amaritudo commotioque tineae: nos autem uerius aesti mamus exprimi tonitruum gaudii. Ad hanc urbem, quae in ex tremis Aegypti finibus erat, populus congregatus est, qui in xo
desertum exire cupiebat, eo quod tumultum saeculi derelin quens, mouebatur a uitiis pristinis et ab excomedente se prius tinea peccatorum , et omnem amaritudinem uertens in dulcedi nem , ut Dei uocem in Sina monte desuper tonantis audiret.
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Quod autem uerba diuina et eloquia Scripturarum in istius saeculi et mundi rota tonitruus appellentur, psalmista declarat, dicens: ·«Vox tonitrui tui in rota». Et Dei patris uocem in bap tismo Saluatoris audientes tonitruum putauerunt. Cumque commoti fuerimus ad euangelicam tubam et excitati tonitrui
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gaudio, eximus in mense primo, quando hiemps praeteriit et abiit sibi, quando ueris exordium est, quando terra parturit, quando cuncta renouantur, et eximus quinta decima die men sis primi, in crastinum Paschae pieno mensis lumine, post esurn agni inmaculati, et -calciatos pedes de apostolo, et accinctos pu dicitia lumbos, et baculos in manibus praeparatos. Quamuis
LETTERA ] 8 , 2 -j
8s
verà alla salvezza se non avrai _a dempiuto i precetti del creatore. Con queste due mani, quasi che siano i due serafini, prorompia mo nella proclamazione della santa Trinità: «Santo santo santo il Signore degli eserciti». ' 3 · Partirono da Ramesse nel primo mese, nel quindicesimo gior
no del primo mese; nel giorno dopo la Pasqua uscirono i figli di Israele con mano elevata al cospetto di tutti gli Egiziani. Gli Egizia ni seppellivano quelli di loro che il Signore. aveva colpito, ogni pri mogenito nella terra d'Egitto� e il Signore esercitò il suo giudizio contro i loro dèi.
Alcuni traducono Ramesse con commozione torbida ovvero amarezza e commozione della tignola: invece io ritengo che il signi
ficato più vero sia tuono di gioia. Il popolo, poiché desiderava uscire nèl deserto, si radunò presso questa città che era situata all'estremo confine d'Egitto in quanto, abbandonando la confu sione del mondo, si allontanava dai vizi di prima e dalla tignola dei peccati che prima lo consumava, volgendo tutta l'amarezza in dolcezza per poter ascoltare la voce di Dio risonante dall'alto del monte Sinai. In effetti che la voce di Dio e le parole della Scrittura nella ruota di questo mondo siano chiamate tuono, lo spiega il sal mista: «La voce del tuo tuono nella ruota» , e quanti al battesimo del Salvatore udirono la voce di Dio padre credettero che fosse un tuono. Allorché saremo stati scossi dal suono della tromba evangelica e sollecitati dalla gioia del tuono, usciamo nel primo mese, quando l'inverno è trascorso e se ne è andato, quando co mincia la primavera, quando la terra germoglia, quando tutto si rinnova; usciamo il quindici del primo mese, il giorno dopo Pa squa, sotto la luce piena del mese, dopo che è stato mangiato l'agnello immacolato, calzati i piedi, secondo quanto dice l'apo stolo , cinti i fianchi di castità e col bastone pronto nella mano. In-
2 5 . Is. 6, 3
J, I . Num. 3 3 , 3 ·4 I9. Cant. 2 , 1 1
1 6. Ps. 76, 1 9 ; Eu. Matth. 3 , 1 7 3 · Ex . 1 9, 1 sqq. 2 1 . Num. 3 3 , 3 2 2- 3 . Ex. 1 2 , 5 · 8 . 1 1 ; Ep. Eph. 6, 1 5 . 1 4 1
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GIROLAMO
enim in Aegypto quarta decima die mensis Pascha facientes, comederimus agnum, tamen tunc nobis lux piena conpletur quando in manu excelsa Ramessem dimittimus; quae excelsa dicitur, uel quod l}egyptum percusserit uel quod protexerit Israhel, uidentibus Aegyptiis, qui admirantur nos exire de sae-
Jo
culo, et torquentur inuidia, et postea tenere cupientes in per secutionibus suffocantur, quando et Aegyptii sepeliunt primo genitos suos, et patres mortui terrenis operibus opprimunt mortuos filios. Mihi uidentur Aegyptiorum primogenita dog mata esse philosophorum, quibus deceptos homines atque in-
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retitos tenebant. Quae cum Israhel uiuus effugerit, circumdant mortuis suis, ne exeuntium imitentur exemplum . Porro quod sequitur: In diis eorum /ecit iudicia, siue ut Septuaginta trans tulerunt, ultiones, illud Hebraei autumant quod nocte qua egressus est populus omnia in Aegypto tempia destructa sint,
4o
siue motu terrae siue tactu fulminum . Spiritaliter autem disci mus quod, egredientibus nobis ex Aegypto, errorum idola cor ruant et omnis peruersarum doctrinarum cultura quatiatur. 4· Et pro/iciscentes /ilii Israhel de Ramessel castra metati sunt in Sochoth .
Secunda mansio. In hac coquunt panes azymos et primum tendunt tabernacula, unde et ex re locus nomen accepit. Sos
choth quippe interpretatur in lingua nostra tabernacula siue tentoria. Et oh hoc septimo mense, quinta decima die mensis sollemnitas tabernaculorum est. Cum ergo exierimus ex Aegyp to, primum tabernacula figimus, scientes no bis ad ulteriora per gendum. Tunc -non comedimus de fermento Aegypti� de fer-
Ie
mento malitiae et nequitiae, sed «uescimur azymis sinceritatis et ueritatis», Domini praecepta opere consummantes: «Cauete
fatti, anche se abbiamo celebrato la Pasqua e mangiato l'agnello il quattordici del mese in Egitto, tuttavia per noi la luce diventa pie na
quando ci allontaniamo da Ramesse con mano elevata. La ma
no di Dio è detta elevata sia perché ha colpito l'Egitto sia perché ha protetto Israele sotto gli occhi degli Egiziani, i quali si meravi
gliano che noi usciamo dal mondo, si affliggono per l'invidia e poi, cercando di trattenerci, vengono sommersi mentre inseguo no, quando gli Egiziani seppelliscono i loro primogeniti, vale a di re
che i padri, morti a causa del loro essere dediti alla terra, oppri
mono e fanno morire i loro figli. Mi sembra che i primogeniti degli Egiziani siano le dottrine dei . filosofi, che avevano ingannato e irretito gli uomini e che, dopo che Israele è sfuggito vivo, li cir condano con i loro morti per evitare che imitino quelli che erano andati via. Quanto poi a Ha esercitato il suo giudizio (o, come han no tradotto i Settanta, la sua vendetta) contro i loro dèi, gli Ebrei affermano che, nella notte in cui il popolo uscì, tutti i templi d'Egitto furono distrutti a causa del terremoto o perché colpiti dal fulmine. Secondo l'interpretazione spirituale, apprendiamo che, quando usciamo dall'Egitto, gli idoli precipitano a terra e viene colpita a morte la pratica delle dottrine erronee. 4· Partiti da Ram esse, i figli di Israele si accamparono a Sochoth.
È la seconda tappa, durante la quale cuociono i pani azimi e per la prima volta innalzano le tende, e il luogo ha tratto nome da questo fatto: infatti Sochoth nella nostra lingua significa tende. Per questo nel settimo mese, il quindici del mese, si celebra la fe sta delle Tende. Pertanto, quando saremo usciti dall'Egitto, in primo luogo piantiamo le tende consapevoli che dobbiamo proce dere oltre: allora non mangiamo i cibi fermentati degli Egiziani, i fermenti della malvagità e dell'iniquità, ma «ci cibiamo degli azi mi della sincerità e della verità», mettendo in opera il comando
27. N um 3 3 , 3 3 7 · Num. 3 3 , 4 4, I . Num. J J , 5 3· Ex. 1 1 , 3 9 6. Leu. 1 3 , 3 4 sqq. 8 u -6. Eu. Matth. 1 6 , 1 1 � Ex. 1 2 , 4 2 sqq.; 1 3 , 1 sqq. .
10. 1 Ep. Cor. 5 ,
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GIROLAMO
a fermento Pharisaeorum». In hac nobis praecipitur mansione ut semper egressionis ex Aegypto memores simus, ut celebre� mus transitum, id est, Phase Domini, ut primogenita nostri ute1s
ri cunctarumque uirtutum, pro primogenitis Aegypti quae per� cussa sunt, Domino consecremus. 5. Et profecti de Sochoth, castra metati sun t in AethamJ quae
est in extremo solitudinis.
Tertia mansio offertur post tabernacula, in qua primum ui detur Dominus nocte in columna ignis et per diem in columna s
nubis, ut praecedat populum et dux itineris fiat. Aetham nobis cum sonat fortitudo atque perfectio, de qua et Dauid canit: «Tu disrupisti fluuios Aetham», id est, fortes. Grandis est for titudo Aegyptum dimittere et in extrema solitudine commora ri. Ex quo intellegimus locum Sochoth adhuc iuxta Aegypti
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fuisse regiones. In eo enim quod dicitur quae est in extremis /inibus solitudinis, ostenditur inter confinia esse heremi et
Aegypti. Praeparemus nobis fortitudinem, adsumamus perfec tum robur, ut inter errorum tenebras et confusionem noctis scientiae Christi lumen appareat. Dies quoque noster nubem 1s
ha beat protegentem, ut his ducibus ad sanctam terram perue nire ualeamus. 6. Pro/ectique de Aetham, reuersi sunt Phiahiroth) quod est
contra Beelsephon, et castra metati sunt e regione Magdol.
Quarta mansio est Phiahiroth, quae interpretatur os nobi lium scribiturque per litteram heth. Quidam male hiroth uillas s
putant errorque manifestus, quod pro supra dieta elemento ain litteram legant:Beelsephon in linguam nostram uertitur domi nus Aquilonis aut ascensus speculae aut habens arcana. Porro Magdol magnitudo uel turris. Adsum pta igitur fortitudine no .. bilitamur in Domino et Beelsephon idoli arcana contemnimus
del Signore: «Guardatevi dal fermento d ei Farisei». In questa tap pa ci viene prescritto di ricordare sempre l'uscita dall'Egitto, per celebrare il passaggio, cioè la Pasqua del Signore, in modo da consacrare a lui i primogeniti del nostro ventre, cioè di tutte le virtù, in luogo dei primogeniti degli Egiziani, che sono stati uccisi. 5· Partiti da Sochoth, si accamparono a Aetham, che è a/ limite
del deserto.
Dopo la tappa delle tende viene presentata la terza tappa, du rante la quale per la prima volta il Signore appare di notte nella co lonna di fuoco e di giorno nella colonna di nubi, per precedere il popolo e guidarlo nel viaggio. Aetham presso di noi significa fortez za
e perfezione, e di questa località parla anche Davide: «Tu hai pro
sciugato i fiumi di Aetham», che significa forti. È prova di · grande forza abbandonare l'Egitto e soffermarsi all'estremità del deserto, e da questa indicazione noi comprendiamo che Sochoth si trovava ancora in terra d'Egitto. Infatti la precisazione che è a/ limite del de serto indica che quel luogo si trova al limite tra il deserto e l'Egitto.
Armiamoci di coraggio e di forza il più possibile, affinché tra le te nebre dell'errore e la confusione della notte ci appaia la luce della scienza di Cristo. Quanto al nostro giorno, sia protetto dalla nube, sicché con tali guide siamo in grado di arrivare alla terra santa. 6. Partiti da Aetham, tornarono a Phiahiroth, che si trova da
vanti a Beelsephon, e si accamparono difronte a Magdol.
Quarta tappa è Phiahiroth, che significa volto di nobili, in quanto si scrive con la lettera heth. Alcuni erroneamente ritengo no che hirot siano villaggi, ma l'errore è evidente, in quanto leggo m
la lettera ain invece di heth . Beelsephon nella nostra lingua si
traduce signore di Aquilone owero salita al posto di guardia o an che che ha segreti, mentre Magdol significa grandezza owero torre. Perciò, essendoci rinforzati, siamo nobilitati nel Signore e disprez-
f, 1 . Num . 3 3 , 6 6, l . Num . 3 3 · 7
3 · Ex. I J , 2 1 - 2
7 · Ps. 73 , 1 s
I O. Num. 3 3 , 6
90 10
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illiusque magnificentiam et turritam superbiam declinamus. Non enim est ab austro un de Dominus uenit et a meridie in qua sponsus recumbit in floribus, sed possessor Aquilonis uenti fri gidissimi, a quo exardescunt mala super terram; qui cum si t fri gidissimus, nomine dexter uocatur, falso si bi adsumens uoca-
1
5
bulum uirtutis a c dextrae, cum totus si t in sinistra. 7· Et pro/ecti de Phiahiroth) transierunt per medium mare in
deserto, et ambulauerunt uiam trium dierum in solitudine Aetham� et castra metati sunt in Mara.
Quinta mansio Mara, quae interpretatur amari tu do. Non po5
terant ad Rubri Maris gurgites peruenire et Pharaonem cum suo exercitu uidere pereuntem, nisi postquam habuerunt in ore no bilitates, id est, in Domini confessione uirtutes, quando credide runt Deo et Moysi famulo eius, et audierunt ab eo: «Dominus pugnabit pro uobis, et uos tacebitis», et uictores, Maria praeci-
Io
nente, in tympanis t corporum resonarunt carmina triumphan tium: «Cantemus Domino, gloriose enjm honorificatus est, equum et ascensorem proiecit in mare». Post praedicationem euangelii, post tabernacula transmigrantium, post adsumptam fortitudinem, post confessionis nobilitatem, pericula rursus oc-
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currunt. Vnde discimus cauendas semper insidias et inuocan dam misericordiam Dei, ut insequentem Pharaonem possimus effugere, et nobis in spiritali baptisrno suffocetur. Egressis de Mari Rubro, occurrit heremus Sur, quae et solitudo Aetham di citur, in qua tribus diebus ingredientes non habuerunt aquam,
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et peruenerunt ad Mara, quae ex amaritudine nomen accepit. Habebat fans aqnam, et dulcedinem non habebat. Murmurat populus uidens aquas et potare non sustinens. Intellege Mara
LEITERA 7 8 , 6-7
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ziamo i segreti delridolo Beelsephon e ne respingiamo la magnifi cenza e la turrita superbia. Infatti non proviene dall'austro, di do \e
viene il Signore, non da mezzogiorno, dove lo sposo riposa tra i
fiori, ma è signore di Aquilone, vento freddissimo, dal quale di vampano i mali sulla terra. Q uesto vento, anche se è freddissimo, è indicato come di destra, ma è una menzogna, in quanto assume il nome di destra che designa la virtù, mentre esso è tutto di sinistra. 7· Partiti da Phiahiroth, passarono in mezzo al mare, nel deser
to, camminarono per tre giorni nel deserto di Aetham e si accampa rono a Mara. '
La quinta tappa è Mara che significa amarezza. Non sarebbero riusciti ad arrivare alle acque del Mar Rosso e veder morire il Faraone col suo esercito, se non dopo aver avuto in bocca la nobiltà, cioè la virtù derivante dalJ»aver confessato il Signore, quando cre dettero a Dio e al suo servo Mosè e si sentirono dire da lui: «Il Si gnore combatterà per voi e voi starete in silenzio». Dopo aver vinto, preceduti dal canto di Maria, fecero risuonare canti di trionfo, accompagnati dal suono dei timpani: «Cantiamo al Signore, per ché è stato gloriosamente esaltato; ha precipitato i n mare cavallo e atvaliere». Dopo aver predicato il vangelo, aver camminato sotto le tende, essersi fortificati, aver professato nobilmente la fede in
Cristo, affrontano ancora pericoli. Ne ricaviamo che dobbiamo guardarci sempre dalle insidie e invocare la misericordia di Dio, per poter sfuggire al Faraone che ci insegue e sopprimerlo dentro di noi g�azie al battesimo spirituale. Traversato il Mar Rosso, si tro varono di fronte il deserto di Sur, detto anche deserto di Aetham . Dopo che vi entrarono e marciarono per tre giorni, venne a man care J»acqua quand , ecco arrivarono a Mara, che ha preso nome , chlJ»amarezza. La sorgente era ricca d acqua, .m a questa non era dolce e il popolo comincia a mormorare, perché vede l 'acqua ma
I S . Prou. 2. 7 , I 6 I I · l . Haba c . 3 . 3 ; Cant. I , 6 7, I . Num. 3 3 , 8 4 · Ex. I S , 2. 3 8 . Ex. I 4, I 4 1 8. Ex. I S , 2.2. 2.0- 2. . Ex. I s , 2. 3 - 4
9 - 12. . Ex. I s ,
2.0 - 1 .
I