Il pragmatismo nella filosofia contemporanea. Saggio critico. Con appendice bibliografica [First ed.]

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IL

PENSIERO

MODERNO

a cura di E. Codìgnola

V

UGO SPIRITO

IL

PRAGMATISMO

NELLA FILOSOFIA CONTEMPORANEA

UGO SPIRITO ' '

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S^#*ìWl



IL

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PRAGMATISMO

4J

NELLA

FILOSOFIA

CONTEMPORANEA

SAGGIO CRITICO CON APPENDICE BIBLIOGRAFICA

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IL

VALLECCHI EDITORE FIRENZE

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fìT-

PREFAZIONE 9

studio sul pragmatismo può parere oggi un tale ritardo, e forse anche inutile. Può parere

Uno

poco in perchè generalmente

considera il pragmatismo come e questo è vero, tramontata, una filosofia del tutto lo si ritiene da perchè e senso ma solo in un certo alcun fonsenza e cervellotica molti una costruzione

0'

si





storia damento, di quasi nessuna importanza per la

del pensiero. ^:'é

pragmatismo, Io credo invece che uno studio sul tale inrelazione in mettere da condotto in maniera storici e con antecedenti suoi i con filosofico

' I

dirizzo

ragion espressioni di pensiero affini, abbia la sua speVorrei utilità. notevole di riuscire d'essere e possa

le

rare che questa

mia convinzione potesse trovare con-

accennerò solo ferma nel lavoro che presento intanto non inuritenere a inducono m' che ad alcune ragioni i

tile -

1

un

pragmatismo è stato eccessivamente ed ingiustasono mente svalutato. Le ragioni di tale svalutazione saggio, ed stesso questo in considerate parte ’

• I

-miT

simile studio.

Il

J

yV

.

r

state in

In Italia, specialmente, è inutile quindi che qui le ripeta.

'.'i.

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s

i’"

1

'

CAPITOLO

I

Gli antecedenti storici del Pragmatismo

Prima

di

procedere

pensiero filosofico a cui

all’esame

delle

si riallaccia il

correnti

del

pragmatismo, è

bene ricordare le date precise del suo inizio e delle tappe principali del suo svolgimento. Questo servirà

non

con maggior precisione gli ma anche per sapere in quali limiti il pragmatismo ha potuto influire su quegli indirizzi filosofici affini, che si sono manifestati oltre solo per determinare

antecedenti del pragmatismo,

/

la cerchia del

È

mondo

anglo-sassone.

.

primo accenno alle teorie pragmatistiche si trova in un famoso articolo di C. S. Peirce, da lui pubblicato nel « Popular Science Monthly » del noto che

il

gennaio 1878 e intitolato How to make our ideas clear *). (Come render chiare le nostre. idee). Quest ’accenno però rimase, a detta del James ^), assolutamente trascurato per un ventennio, fino cioè al 1898, anno in cui

Trad. in francese nella Revue philosophique

(genn. 1879)

>

PP- 39-57Cfr.

W. James, Pragmatismi

p. 47.

S.lF

y?.

-

. .

J‘1'

li ‘.-fT

-

— James cominciò a svilupparlo in un discorso tenuto all’ Unione Filosofica dell’ Università di Calilo stesso

fornia col titolo

:

È

Philosophical Conceptions and

Frac-

chiaro, tuttavia, che l’affermazione,

tical Results

^).

del James,

per cui sarebbero trascorsi venti anni fra

il primo non deve essere presa alla lettera. Anche senza voler discutere fino a che punto nei Principi di Psicologia (1890) del James possano trovarsi i germi della sua filosofia, è indubitabile ad ogni modo

delinearsi delle teorie

Tarticolo del Peirce e

pragmatistiche,

che vere e proprie teorie pragmatistiche sono nel libro sulla Volontà di credere, che, pur essendo del 1879, raccoglie articoli e conferenze di anni precedenti. Il vero sviluppo e il maggior fiorire del pragma^

primo decennio del secolo in corso. Nel 1903 escono gli Studies in Logicai Theory del Dewey nel 1907 vengono fuori il Pragmatisni del James quale il e gli Studies in Huynanism dello Schiller, anno qualche di pubblicazioni già in del resto, dettami ai conformi idee sue le esposto prima, aveva tismo

si

ha

nel



15

compiutamente nel primo decennio del secolo XX. Non credo sia il caso di dare troppa importanza all’articolo del Peirce, in primo luogo perchè l’articolo non ebbe seguito immediato, ciò che fa dubitare della sua influenza sul pensiero del

stesso

non

James, e poi anche perchè

il

Peirce

ricorderà del pragmatismo che nei primi

si

anni di questo secolo e non ne accetterà che molto le conseguenze, criticandone anzi il prin-

limitatamente cipio

fondamentale

^).

Delineata così la storia o meglio la cronologia del

pragmatismo, possiamo mitandoci,

s’

risalire ai suoi antecedenti, li-

intende, a quelli prossimi. In quanto agli

antecedenti remoti non è

il

caso d’ insistere e baste-

ranno solo alcuni accenni. Cominciando dalla filosofia greca lo Schiller ha voluto trovare in Protagora l’espressione dell’esigenza spirituale che informa il pragmatismo. Il detto di Protagora, per cui l’uomo è la misura

:

abbiamo altre due opere seguente e di cui sono l’anno muore James, che

del pragmatismo. Nel 1909 del

pubblicati postumi, nel 1911 e nel 1912,

altri

volumi.

Nel 1912 infine esce il libro sulla Formai Logic dello Schiller, e con questo può dirsi quasi completamente esaurito lo sviluppo del pragmatismo, ^ Riassumendo, possiamo dire che il pragmatismo si prepara

*)

metto

Cfr. «

nell’

Append.

essere considerato

come

il

postu-

come

espressione della sintesi indissolubile di logica e

si

di

2

un certo aspetto simili pragmatismo e la filosofia Socrate. Più importante è il raffronto con lo stoici-

psicologia

).

Analogie

sotto

son volute trovare tra

il

nel

volu-

del James, edito dal Carabba,

1910*

dialogo platonico del Teeteto.

bibliog. »

può

fondamentale dei pragmatisti, almeno in quel senso in cui appunto lo interpreta lo Schiller e cioè

*) Cfr. Tarticolo del Peirce sul Pragmatismo nel « Dizionario» del Baldwin, voi. II, pp. 321-322 Cfr. Schiller, De Platon à ProtagSre in « Études sur THumanisme », cap. II. Vedi anche dello stesso Schiller il saggio Plato or Protagoras ? Oxford-London, 1908, circa il

ultimo decennio del secolo

Saggi pragmatisti

di tutte le cose,

lato

In italiano

si

XIX trova

e

si

svolge

,

msMM.

ì^ y..



i6



Ui-:,.'-.

ha voluto trovare tra pragmatismo e la scolastica, che egli chiama il pragmatismo del Medio Evo ^). Per ciò che riguarda particolarmente il problema il

un precursore

nosciuto in Pascal

^).

pragmatismo è stato

del

analogie

Altre

si

rico-

son trovate

du Vicaire Savoyard ed in generale in tutta Topera del Rousseau ^). Più interessante sarebbe fermarsi sull* influenza che ha potuto avere nella Profession de foi

.

Inghilterra principalmente nella seconda

colo

metà

del se-

XIX.

I

tutamente, ed io perciò mi limito ad accennarlo, notando solo come la tesi, che per Kant si restringe al campo dell'etica, sia divenuta invece per i pragmatisti

teoria della conoscenza.

un postulato gnoseologico

pirismo è stata quella di contrapporsi al dogmatismo

Queste sono

le

Il si

®).

principali

trovate nella

analogie

pragmatismo, e di esse credo quasi inutile discutere, soprattutto perchè Tesarne degli antecedenti di un indirizzo filosofico deve mirare in modo precipuo a mettere in luce l'esigenza che ha

*)

Cfr.

2

Cfr.

)

cap. Schinz,

il

:

V antinomia

non

risolta,

Anti-Pragmatisme

pp. 126-127.

Paris,

1909,

pp.

152

e segg. 3

Cfr.

)

W. James, La

volontà di credere,

Trad.

it.,

p.

8

q segg. 5

}

Cfr. ;

Hébert,

Schinz, op. Cfr.

Le Pragmaiisme, cit.,

p.

Paris,

1909, p.

162 e segg.

Tocco, Studi Kantiani, pp. xvi-xvii,

126 e

empirismo

lo

deve trovare nel modo in cui è stata impostata la La funzione principale delTem-

umana ed diare

il

i suoi limiti. Per far questo si dovette stuproblema delTorigine della conoscenza e si

entrò quindi nel I

'

campo

della psicologia più o

meno

empiricamente intesa. La psicologia acquista via via sempre più un* importanza decisiva in tutta la filosofia delTempirismo, specialmente dal Locke in poi piscologia di James Mill prende poi lo spunto

empirismo inglese che ha in

e segg.

carattere più importante dell*

tradizionale esaminando la validità della conoscenza

storia della filosofia rispetto al

®f;-^

l’

inglese e poi alla reazione idealistica manifestatasi in

e specialmente la Critica della ragion pratica sul pragmatismo. Su questo argomento si è discusso ripe-

Kant

r‘

*

dato origine al nuovo pensiero, consideratò come svolgimento e superamento del pensiero anteriore, Cosicché andare a trovare nella storia della filosofia dei sistemi che possano avere più o meno vaghe analogie con un nuovo sistema ha un* importanza molto limitata, mentre al contrario ha massima importanza studiare quegli antecedenti che, pur essendo magari agli antipodi della nuova affermazione, ne sono stati la ragione determinante. E sotto questo secondo punto di vista per comprendere bene il pragmatismo è necessario accennare brevemente alla storia delTempirismo

stretta analogia che lo Schinz

religioso,

*^‘‘'’*

— 17 —

smo su cui avrò occasione di ritornare ^). Tale raffronto è stato fatto in primo luogo dal Peirce. Passando a tempi meno antichi, è da notare la

W::

i'i

John Stuart

Mill.

Ma

il

il

;

il

e dalla

nuovo

suo massimo esponente

carattere di questa psicolo-

gia "Ò stato appunto quello del più puro empirismo, e cioè

si

è cercato, per

mezzo

degli studi psicologici, di

giungere cd dato primo della coscienza 2



Il

Pragmatismo,

e,

fondandosi

eco.

A*...

--:A»

-

ìkiHiMià r''"

I

— su di esso,

si

fame derivare ogni manifepiù complessa. La ricerca del dato

è stato quindi lo scopo fondamentale di tutto Tempirismo, considerato sia come psicologia che come filosofia.

primo grande filosofo che si pone chiaramente questo problema è Giovanni Locke ^). Egli si proIl

pone

di dimostrare

come

il

un derivato deir esperienza

mondo e

della coscienza sia

come

dall' esperienza

de-

rivino anche quei principi e quei ragionamenti, che

pare non abbiano a far niente con essa. Il suo compito è quello di combattere la credenza nelle idee innate.

L'anima non nasce con un patrimonio d'idee, ma, prima di ogni esperienza, essa è semplicemente una tabula rasa, un foglio assolutamente bianco. Tutto quello che riempirà questo foglio consisterà in

«

idee

»,

derivanti o dall' esperienza esterna (sensation), o dall'esperienza interna (reflection).

La

coscienza quindi

si

il

questa conclusione non è rigorosa in Locke,

quale,

pur avendo ridotto l'anima ad una tabula

o ad un foglio bianco, ha poi inteso il bisogno di dare a questa tabula una vita interiore ed una attività propria. Oltre il dato vi è quindi per Locke IMo^ il soggetto

come

attivo, contrapponentesi

passivo. L' io attivo, che è poi

fronte agli elementi

interviene

*)

rismo

Non :

insomma

M

della

con

credo necessario Bacone, Hobbes, etc.

all' io il

coscienza la

o soggetto

vero

io,

e

li

si

come

trova di

organizza,

sua attività nella passi-

risalire

alle

vità^). Ci troviamo così di fronte ad una situazione molto incerta e difficilissima a determinarsi con chiarezza. Nel Locke vi è un dualismo nella stessa sfera del soggetto. Il realismo ingenuo coi dualismo dell* io e del non io è superato, in quanto il non io è risolto

in

un

certo senso nell' io inteso

origini

dell*

empi-

come sensazione

;

ma

di fronte a questo io, che è poi soggetto solo a parole,

ma

che effettivamente è niente altro che oggetto, cioè si trova un io più profondo, originale,

semplice dato, attivo,

insomma un vero

soggetto.

Ma

r indeterminatezza del Locke non si arresta a questo soltanto. Egli non si pone deliberatamente il problema di che cosa sia e se vi sia un mondo anteriore alla sensazione, ma, incidentalmente, ed a proposito della validità della conoscenza, pare che il Locke venga a riconoscere senza alcun dubbio la corrispondenza tra ed il sensibile. Quindi entra in campo anche il problema del mondo esterno e cioè si cade di la sensazione

nuovo nel dualismo

risolverà nel dato. Il soggetto nell'oggetto.

Ma

->

— 19 —



i8

è cercato di

stazione psichica

T-'.

' le-

sti tre

in

elementi

:

del realismo dogmatico.

del dato in

quanto

Tra que-

sensibile, del

dato

quanto sensazione e del soggetto in quanto attività

rispetto agli elementi semplici della coscienza, la teoria della

si

agita

conoscenza del Locke, che non può perci^

chiamarsi puramente empirista. Però, se nel Locke l'empirismo è turbato da eleil còmpito principale della rimane sempre quello di ricondurre il fatto di coscienza all'elemento primo della sensazione.^

menti' estranei, pur tuttavia

sua

filosofia

Cfr.

Libro

Locke,

II, cap.

Essay

concernici g

human

understanding,

XI.

1

^,

1^

,





21

f

È

véro che poi, per passare dalla sensazione

coscienza più elevati,

ma

attivo,

lismo che

fa intervenire

si

questo non è che

altro fattore

residuo di quel raziona-

il

Locke combatteva e

il

un

ai fatti di

di cui

non aveva an-

cora la forza di liberarsi. Sarà poi opera dei successivi

filosofi

tentativo di eliminare completamente quel

il

residuo e di giungere così

più puro empirismo pos-

al

sibile. Il

risultato

maggiore in questo senso fu raggiunto

dal più grande filosofo inglese, da

Hume

David Hume. Anche

distingue le sensazioni propriamente dette (im-

pressions)

dalle

idee

sono che la copia

(ideas),

ma

quelle

di

*).

queste ultime non

La

pale tra impressioni e idee potrà

differenza princi-

essere

quella

della

prime rispetto alle seconde, ma le idee in ultima analisi saranno sempre riducibili a sensazioni semplici, e dalla maggiore o mi-

maggior \dvacità e precisione

nore corrispondenza con

dipenderà

il

significato.

loro

le

delle

sensazioni da cui derivano

significato

o la loro mancanza

Partendo da queste premesse,

giungere al più coraggioso ed

al

di-

Hume può

più coerente empirismo

E

così

sfuma

il

principio di sostanza

:

così soprattutto

rimane senza fondamento la nozione di causa ed effetto. Poiché Hume, dopo essere giunto alla conclusione che tutti i nostri ragionamenti ed i nostri risultati, riguardanti la relazione di causa ed effetto, si fondano sulTesperienza, si pone pei il problema di sapere quale sia il fondamento di tutte le conclusioni tratte dalTesperienza 1). Ed a tale quesito non può dare che una risposta scettica. L'esperienza non può dirci altro se non che un tale oggetto è stato sempre seguito da un tale effetto, e- da questa proposizione è impossibile passare all'altra che oggetti simili saranno accompagnati da effetti simili

Non

2).

c'è tra

Luna

e

l'altra

proposizione nessuna inferenza necessaria. Si giunge con questo alle conseguenze estreme, alla negazione stessa della certezza .scientifica

:

il

massimo

limite dell'empi-

rismo è raggiunto e d'ora in poi ogni altro tentativo porterà a risultati meno coerenti.

Ma

prima

di lasciare

Hume dobbiamo

altro carattere della sua filosofia, per cui

rilevare il

un

rigoroso

empirismo è abbandonato in seguito a delle difficoltà potevano essere superate empiristicamente.

che non ‘

possibile.

^

4, ,

. 1-,

;'>; -,

Se tutto

si

riduce alla sensazione, noi non

possiamo conoscere altro se non quello che è il contenuto delle sensazioni stesse. Ogni passo ulteriore ed ogni deduzione, per quanto non contrariati dai fatti, saranno sempre prodotti arbitrari e quindi non certi. Tutta la scienza, in conseguenza, viene a trovarsi su basi poco solide, e Hume coraggiosamente le abbatte.

Cfr.

pp.

15-20,

Hume,

Ricerche

sull* intelletto

umano,

Oltre le scienze sperimentali vi sono le scienze dimostrative

:

v' è soprattutto la

hanno

quest'altre scienze tività o

no

?

Hume

matematica.

I risultati di

lo stesso carattere di rela-

risponde che

i

risultati delle scienze

dimostrative, e specialmente della matematica, hanno carattere di assolutezza. Gli argomenti per cui giunge

Hume,

ed. Laterza, 2)

op.

cit.,

p.

38.

Ibid„ pp. 39-40.

'

"

L J p'i

-*.

5^

-*3



— 22 — a questa conclusione sono molto chiari e per

:

;

rivelarci ?

ragionamenti dimostrativi possono arrivare a con-

di cui

clusioni certe perchè, trattandosi di relazioni di idee,

relazioni possono sussistere

tali

anche se

corrisponde realmente Tesperienza. Per

morali invece non

alle idee

non

al

Poiché prima

viene

a

pericolare

fia si

si ammette invece un altro mondo, un mondo di relazioni che ha anche esso un valore, ma che non può ricondursi al puro dato.

Hume,

problema

della sensazione

come rispondente alFoggetto

sensibile,

tutti

di

i

suoi segreti, e ci

poche qualità

ci

non

solo la conoscenza :

poiché

ci

darà

il

al triangolo idea è troppo preciso rispetto

triangolo deir esperienza. Dopo Hume lo studio

punto dipende interamente V influenza di quegli oggetti tra loro. Cosa importa che i sensi ci informino del Hume,

ci

perchè

tiene celati quei poteri e quei principi dai quali ap-

*)

sèmpre maggior sviluppo q Hume,

op,

cit.»

p.

ma

trovano quei tre elementi disparati che abbiarho

e più depressioni stesse idealizzate e rese più precise l’esperienza terminate. Così, nel campo della geometria, mai l’ impressione di un vero triangolo

:

superficiali degli oggetti

.ai è l’empirista che più di tutti si attiene anche nella sua filoso-

vivacità e

« Tutti ammetha tenuti molto lontani da

ha concesso

profondo dell’empirismo, sono mai bene avveduti

immatematica, non sono semplicemente copie di non possono pressioni, che come tali, secondo Hume, di il minor grado per che impressioni dalle differire imle di precisione, ma sono al contrario

'

teranno che la natura

si

alla

problema questo che trascende il campo deirempirismo e rivela il caràttere del dualismo realistico che Tempirismo non ha mai completamente superato. E Hum infatti esce in queste considerazioni

non

relal’elemento dell’attività soggettiva che istituisce ed dimostrative scienze alle giunge e idee zioni tra matematica. Anche perchè le idee, nel caso della

col distinguere le relazioni di idee il

dissidio

nel Hume l’elenotati nel Locke. Vi è infatti anche l’elemento dato, unico come sensazione mento della conoscibile, e tutto del non e sensibile dell’oggetto

alla sensazione, ora

Inoltre

il

empiristi

postulati della sua filosofìa,

Tempirismo.

dalle questioni di fatto, viene a toccare

filosofi

Hume

era ridotto tutto airesperienza e quindi

si

questo

dato immediato.

ragionamenti

si

ma

matematica,

i

È

sensazione, illudendosi così di poter ridurre tutto alla

può giungere a nessuna previIn questo modo viene ad essere salvata

sione certa. Ja

i

la sensaparlarsi di qualche cosa che trascenda non può sensazione la che qualità di zione stessa, e

può i

babili, riguardanti questioni di fatto e di esistenza^). I



del pane, quando colore, del peso e della consistenza di quelle informarci mai possono ragione nè sensi nè come sensazione, la è dato l’unico » Se ‘) qualità...?

Hume

anche molto convincenti. Egli distingue i ragionamenti due specie ragionamenti dimostrativi, o riguare ragionamenti morali o prodanti relazioni d' idee

in

23

op,

40.

p

\

m

'

^-£1^

rgiiii ili

M

1'

cit.,

p.

38.

della e,

psicologia

acquista

specialmente in

Inghil-

terra, si inizia quella Psicologia

deW associazione che

si

si

David Hartley

è

il

primo

di questi psicologi che,

stesso,

e più

che in

ha anche

il

lui

in

altri

nella sua indipendenza,

che vennero dopo

quale poi condurrà alla caduta nel puro materialismo. In Inghilterra nella prima metà del secolo XIX la

"

-

il



bilità di sensazioni

nelle sensazioni e nelle loro associazioni. Per questo riguardo quindi, Mill fa ancora un passo avanti rispetto ad Hume, ma ne fa poi uno, e colossale, indietro, con la sua teoria delle possibilità delle sensazioni. Al MiU

una varietà

infinita* di possi-

vale a dire, tutte quelle che l'osservazione passata mi dice che io potrei, sotto certe

circostanze che

si

:

possono supporre, provare in questo

momento, insieme ad una moltitudine

indefinita ed illimitata d'altre sensazioni che io potrei forse provare in circostanze che mi sono ignote » ^).

più rigoroso di quello di Hume. Questi riduceva, sì, tutto alla sensazione e quindi negava la possibilità di giungere al principio di causa ed effetto, principio che non poteva risolversi nell'elemento primo della sen-

:

esterno



sensazioni che io provo,

a prima vista e sotto un

;

mondo

:

più rigoroso possibile, anche

sazione, ma, come abbiamo visto, ammetteva ancora, con uno strappo al rigoroso empirismo, le scienze dimostrative e specialmente la matematica. Il Mill invece non transige affatto nessun apriori è per lui ammissibile tutto, ed anche perciò la matematica, si risolve

il

l'

afferma delle sensazioni soltanto possibili. « La conoscenza del mondo che io mi faccio in un dato momento, egli dice comprende, oltre le

prattutto una logica sistematica deirempirismo. Mill,

ma

egli

psicologia associazionistica giunge alla sua maggiore affermazione con James Mill e, dopo di lui, con il figlio Stuart Mill, che riprende con paziente rigorosità la via dell’empirismo classico, cercando di dare so-

L'empirismo del

problema del

importanza di tale ammissione non appariva alle loro menti, e il problema quindi nella loro filosofia rimane quasi del tutto trascurato. A poco a poco, però, la questione si rende evidente ed un tentativo di soluzione s' impone. Il Mill compie il tentativo oltre le sensazioni in atto

carattere di psicologia fisiologica, la

certo aspetto, sembra

Hume, che sembrano ammettere

in

quasi suo contemporaneo, tenta di spiegare col principio dell'associazione tutti i fenomeni più complessi dello spirito. Questa psicologia dell'associazione, inoltre, nell’Hartley di lui,

il

esterno e della materia. Tale problema lo abbiamo visto solo accennato, e mai risolto, in Locke e

meno da Hume

influenzato da Locke e

presentava con maggiore insistenza

mondo

protrarrà poi sino a Stuart Mill.

E

continuando, finisce col riconoscere che le hanno relativamente poca importanza poiché esse sono fuggitive quello che importa Mill,

il

sensazioni presenti

:

davvero sono

4^

t

le possibilità,

permanenza e Materia.

Non

hanno anche per cui

cioè solo,

la

il

che hanno

il

carattere della

carattere della Sostanza e della

ma

queste possibilità di sensazioni

caratteristica di formare dei gruppi,

le sensazioni

non sono più

isolate

ma

costituì«

*)

p.

J.

215.

S.

Mill,

La

philosophie de

Hamilton,

Paris,

1869,



26



scono dei sistemi compatti, in -

— 27

modo

tale che,

quando

una sensazione, concepiamo contemporaneamente il resto del gruppo delle possibilità. Fondandosi poi su questa teoria il Mill può tornare alHdea di Causa noi proviamo

aveva dato tanto da fare a Hume problema del mondo esteriore viene, così, risolto affermativamente dal Mill. Dal momento che, pur cessando le sensazioni, le possibihtà permangono ed esse e di Effetto, che

.

Il

sono indipendenti dalla nostra volontà, dalla nostra presenza e da tutto quello che ci appartiene, ne viene di conseguenza che i gruppi di possibilità sono la realtà

triplice

f

dirsi

Mondo

Esteriore

^).

La

sensazione,

di

i

Dato

soggetto

come una ir

possibilità

infine coll’affermare

permanente l’

inesplicabilità delle verità

time e con la rinunzia alla relativa teoria

lo

scopo che

motivo di Hamilton

i

meno

i

lati

celati nei sistemi

ci

proponiamo non

è necessario

Egli, riprendendo in parte

e di Mansel,

afferma

l’

il

Incono-

ma al tempo scienza*). della convinto fautore un stesso si dichiara propria metae vera una velato da empirismo è Il suo d’essere ragion stessa la menomare viene a fisica, che

noscibile e la necessità della religione, ^

della filosofia empiristica.

Nel rapido esame che abbiamo compiuto dell’empirismo inglese, ci siamo limitati alla teoria della conoscenza, e quindi al problema dell’ io e del non io, e ciò perchè sotto questo aspetto principalmente dobbiamo guardare all’empirismo per intendere meglio il pragmatismo.

Il

compito deU’empirismo è stato quello

soggetto nel dato, nella sensazione, nel fatto di coscienza. La riduzione non è mai completa, perchè impossibile, e noi l’abbiamo notato ripetutadi risolvere

Il Mill cerca poi di applicare la stessa teoria delle

Termina

chiaramente tutti

così

classico.

fermarci sullo Spencer.

j

dualismo di potenza ed atto viene ripristinato nella peggiore maniera, e cioè con l’affermazione della superiorità della potenza sull’atto. il

ora coll’accentuare tale

finisce

mostrando

deU’empirismo

così,

di sentire.

Hume,

deboli che erano rimasti più o

il

possibilità al soggetto e ciò considerando

di

j

(

sensazione stessa non può cogliere^). Il puro empirismo viene in questo modo ad essere abbandonato,

ed

Locke e

distinzione,

la sua origine a delle esistenze anteriori che la

deve

da una parte, oggetto abbiamo accennato parlando

(soggetto

dall’altra, sensazione) cui

|

fondamentale della Natura, e il Mondo delle Sensazioni Possibili, avendo un’esistenza al di fuori dell’ io.

può

distinzione

mente

ul-

:

il

ad ogni modo, però,

in questa tentata ridu-

zione consiste Tempirismo, che perciò può dirsi una delle maggiori espressioni dell’ intellettualismo filoso-

^).

L’empirismo, che aveva portato sempre con sè la ,



fico.

La

conclusione ultima che caratterizza tutto il vale XIX è il determinismo



positivismo del secolo *)

3 )

*)

J. S. Mill, op. cit., pp. 216-217. Ihid., pp. 218-219. Ihxd., p. 223. Jbid.,

pp. 227-235.

*)

Cfr.

I» parte.

)

A.

Spencer,

The

first

Principles,

specialmente

la

7

—28— a dire

la

'*".-c.

v

'

r

-r

•v^'^

negazione deiruomo come volontà libera,

andata affermando specialmente nella seconda metà XIX e che, in maniera diversa ma nello stesso senso, ha contribuito a rinforzare l'esigenza di

I

come volontà semplicemente. !

fatto,

Il

sensazione sono quello che sono e

il

come

dato,

tali

la

del secolo

devono

essere assolutamente rispettati. Tutto quello che tra-,

un movimento

anti-intellettuahsta. Intendo parlare di quella filosofìa di derivazione hegeliana che si iniziò in Inghilterra principalmente con lo Stirling. Tale mo-

puro dato non può essere qualche cosa di veramente valido e non deve quindi essere preso in considerazione. La scienza, che teoricamente era stata scende

il

vimento è stato esso stesso una reazione all'empirismo come filosofia dell' immediato e cioè dell' irrelato r idealismo inglese ha fatto notare tutta la ne-

messa in pericolo da Hume, acquista poi sempre maggiore importanza ed in generale non ne sono molto discussi

La

i

inteso :

postulati fondamentali.

cessità di superare l'empirismo e di affermare

come

svalutazione continua deiruomo

attività

di relazioni,

come volontà fattiva e la conseguente imposuna vera etica dovevano far nascere a poco

libera,

come Tempirismo,

lenta.

il

bisogno della reazione e della reazione vio-

All' intellettualismo il

empirismo

dell'

smo

che ridu-

soggetto alla sensazione

teoria violentemente anti-intellettualista

masse

i

diritti

che

stata eccessiva, e,

si

riaffer-

succede così

non per questo

in tale senso,

il

:

è stata

pragmatismo, che

volontarismo e

il

ma

se

la-

meno

reazione è

di procedere oltre, sarà

nella

- ^

l'

intellettualismo

come

l'

in-

intellettuali-

dello

spirito

due maggiori rappre-

una parte o un prodotto

L'uomo, quindi, .in quanto conosce, non può essere

megho esamisi

l'

già realizzato.

essere essa stessa

tanto un essere naturale,

e,

d'altra parte,

sol-

nemmeno

natura in quanto conosciuta può essere solo natura. Tutto il mondo dell'esperienza infatti è un mondo di la

è

% ".'V.

è

mentre

della natura, intesa nel senso di oggetto della conoscenza.

storia del pensiero.

Prima però

sola diffe-

sentanti di quella tendenza, e cioè del Green prima e del Bradley dopo.

non può

dell'anti-intellet-

tualismo è uno dei più accentuati esponenti, ha avuto

nare un'altra corrente del pensiero inglese che

La

Il Green si pone anzitutto il problema della conoscenza della natura e fa rilevare che taie conoscenza

necessaria

un grandissimo merito ed una notevole funzione

idealismo

risulterà chiaro dall'esame dei •

cade nell'altro

un mondo

poi è caduto,

Non è il caso di fare qui una storia compiuta dell' idealismo inglese, perchè a noi occorre esclusivamente far notare il suo carattere intellettualistico, e questo

deir individualità, della libertà e della

All' intellettualismo

dell'

stesso considerato

volontà del soggetto.

da un eccesso

ma

nell' intellettualismo.

tellettualismo della sensazione,

meramente passiva, che riduceva cioè il soggetto ad un oggetto, sia pure posto entro l'uomo stesso, si doveva contrapporre una ceva

dello spirito,

renza è che r intellettualismo deU'empirismo è

sibilità di

a poco

un mondo

'

— 31 —

— 30 — e

come tale non può essere in nessuna altra E allora nasce parte se non nella nostra coscienza ‘). fa la natura intelletto l’ per cm il problema di Kant soddisfatto è non Green il come mondo di relazioni. Ma può sodnon Kant Kant del risultato a cui c giunto materia, la ammette disfare perchè, oltre l’ intelletto, fa un Green il riguardo sensibile. Per questo

relazioni e

mondo

sperimentato

» ‘).

mondo, quindi, es« può

Questo

insieme al progresso deir umana conoscenza, sere solo spiegato

supponendo che

nello sviluppo della

nostra esperienza, nel processo del nostro imparare a

conoscere

mondo, un organismo animale che ha

il

la

;

il

sua storia nel tempo, a grado à grado diventi di una coscienza eternamente completa ».

dato

passo oltre conoscibile,

Kant stesso. Posto un mondo esterno, da una parte, e chi conosce dall’altra, il

«

è la storia della coscienza, che in se stessa

ma una

storia del processo per

quale rorganismo animale diventa

suo

il

.

I

il

veicolo»^).

E così s’ illude d’aver risolto il problema il Green, che trascura di rispondere alFeterna domanda che si rivolge a tutti i platonici da Platone in poi dato il

fuori dello L’ intelletto però è realizzato ab aeterno data tale naturalmente, e spazio e fuori del tempo

:

mondo

tentativo di spiegare questo mondo, che si rapporto al dispiega nello spazio e nel tempo ed in portare potrà non svolge, si quale la nostra conoscenza è supenon solo non Kant qui soluzione

do

delle idee,

— dato

il

ad una vera rato, ma neppure è raggiunto. Quella che il Green chiama

non

non può avere storia,

.

premessa,

veicolo

Quello che noi chiamiamo la storia del nostro

pensiero

inspiegabile. Il dualismo fatto della conoscenza diviene essere superato con la deve di essere e di conoscere all intelletto. solo uno riduzione dei due termini ad

il

?

cosa

il

che bisogno

c’

un

è di



altro

mon-

tutto, che bisogno c* è di qualche altra

?

Il

Bradley, che è senza dubbio

il

più grande pen-

;

satore contemporaneo dell’ Inghilterra, la « vera soluzione » è

ma

quale può essere indiffeche « intelligenza eterna reaun’ come rentemente descritto

r imiverso concreto,

il

mondo e nelle loro relazioni, ovvero fatti in relazione fra di loro reso di sistema intelligenza, parzialmente e gratale una

da datamente riproduce se stesso in noi comunicando frammentariamente (piece-meal), ma. in inseparabile possibile

tutte le difficoltà di tale posizione sono da lui viva-

mente

sentite, tanto

da

fargli acquistare quel

scetticismo che caratterizza la sua opera.

lizzata nei fatti del

come un

Green,

Prolegofyieuci to Ethics,

pp.

tono di

Anche per

il problema fondamentale è quello della conoscenza. Che cosa è la verità ? Può essa consistere in una copia

lui

ii

della realtà

?

No, risponde

il

Bradley

;

perchè la verità

potesse essere la copia della' realtà bisognerebbe che

esperienza correlazione, conoscenza e fatti conosciuti, 11-15*

arriva in so-

stanza anch’egh ad una conclusione intellettualistica,

*)

Green,

*)

Ibid., p.

op. 72.

cit.,

p.

38.

i

|

^

'VF'



— 32 —

33

semplici dati sicfatti della realtà fossero puri fatti, ne viene di conassurdo, è Bradley il per come questo

potessero mutare in realtà sarebbe necess^o parziali e diveche esse cessassero di essere cognizioni inteso come cioè, assoluto, cogmzione totale 1

o la verità è impossibile, o la verità è diverso da una semplice copia ^). di qualche cosa premesse il Bradley giunge alla queste Movendo da

Allora ogni negazione di ogni processo e stasi perfetta. sigmficato nuovo un nostra affermazione riceverebbe mera apriconosciuto e il significato attuale sarebbe

renze :

seguenza che

nissero

:

j ^

V identità di seguente importantissima conclusione come ritenuta essere deve realtà e conoscenza verità, comincia qui Senonche fondamentale^). e necessaria :

t

parenza.

La

conclusione

sostanzialmente scettica

è

ed

Noi ammettiamo,

il

egli

:

difficile,

un

«

certo senso è vanità....»^). sforzo di Bradley,

Lo

come

si

vede, è potente

ma

il

identità

risultato è in fin dei conti lo stesso.

non è identità, poiché 1 identità raggiunta quando il processo solo sarebbe assoluta compiuto. Poiché solo allora fosse conoscenza della nella sua completezza « la verità sarebbe soddisfatta sarebbe stessa cercata, e questa completezza

la concezione platonica deir assoluto

il tempoimmobile, dato il quale non si comprende più di tutto fa Bradley il che vero raneo ed il mutevole. È identifisi senso certo un in perchè apparenza e realtà

la realtà»^).

una volta

realtà vera o Tassoluta verità è eterna ed irragLa conogiungibile, fuori del tempo e dello spazio.

ma

di risolvere questo

problema ed afferma che

1

di verità e di realtà è e

da



quanto conoscenza del finito, non può essere altro che uppuvcnzu. E purtroppo tra apparenza e realtà non può esservi alcuna via di mezzo umana o alcuna possibilità di passaggio. La conoscenza

non può

111

essere che conoscenza di cose finite,

darci quindi che delle apparenze

:



riore di

i

pragmatisti e specialmente lo

Oxford, •)

P-

)

Ihid.,

Bradley, perchè contemporaneo, o antepoco, del movimento pragmatista, si scagliano il

E

-

)

inspiegabile.

quello di cui appunto lo accusano è V intelSchiller. dell'emlettualismo. Intellettualismo opposto a quelb se 1 emPoiché esso. di rigoroso pirismo, ma non meno 1 idealista sensazione, nella soggetto pirista risolveva il

1914, p. 107 e segg. 3 Ihid., p. II 3 3

.

più volentieri tutti

non può

Reality,

attinto Vassoluto, realtà assoluta aiich essa ritutto ciò T apparenza, per quel che e tale,

Contro

perchè queste appa-

on Truth and q F. H. Bradley, Essays

con

mane

Rimane sempre come eterno ed

affermando che la stessa apparenza sarebbe,

chino,

La

scenza umana, invece,

1:

Bradley stesso lo riconosce tutta la conoscenza in dice, il sano scetticismo per cui

e comincia pure il debole della filosofia del la verità è la realtà, che cosa mai potrà Se Bradley. processo della verità ? Il Bradley cerca il significare

il

si

549

p.^ii?3

;

:

.'Ss

%

F. H. Bradley,



-

Il

Pragmatismo,

ecc.

Appearance and Reality, 2*

ed., 1902,

.V

---

SK.

,-i^.--!r~r

I

— 34 — sopra del soggetto un'affermazione di assoquale il soggetto stesso rimane annullato. luto, data sono presso a poco le stesse, e la conseconclusioni Le

pone

al di

la

guenza necessaria è sempre

la

negazione del valore

del soggetto.





-f-

che ogni uomo ha nel suo profondo irriducibilmente. E così si giunge alla condanna peggiore di una filosofia, poiché una filosofia che non può darci una morale, che non riesce a precisare la differenza tra, il particolare e Tuniversale, e, rinunziando a quest'ultimo, annienta V idea del dovere, sere vera filosofia.

Quando una

non

è e

filosofia,

non può

es-

che ha la sua i

ragion d'essere in un'esigenza essenzialmente anti-intellettualistica e cóme tale combatte tutto quello che di

James, cp,

cit.,

pp. 84-55 •'

®

Sì:

L >aji-

I

^

'

^

f

'/

-5^

intellettualistico è nell' empirismo,

una quenon conclusioni le valore, stione di significazione, di riuna è tuttavia Pur possono mai essere precise...»

!

105

.

questa conclusione è piuttosto incerta.

della vita



.ì' ‘-f

"•

;

“v

"

m

vii

_

107



9

svanisce nel nulla. la volontà in fin dei conti verità è fissa ab la se e realizzato mondo è già

Ma Se

il

ad un puro nome un mondo che è già

aeterno, la volontà si riduce

cosa mai

prima

nientare la volontà

stessa.

e la religione per

il

l’

il

concetto

credere

pragmatismo.

:

pensiero,

come

come

convenzionale, il

ma

ragione

pragmatista trova un tale antecedente nella volontà, perfetto contrape giunge cosi alla posizione che e il intellettuaposto di queUa dell’ intellettualismo. Per l’ per esso volontà infatti il pensiero è prima della

consistere

?

.

Da una

pra-

concetto.

del

vuole

posizione astratta

;

lista il

mondo

scerla

oib

della verità è

aeierno

;

un mondo,

la verità c è

ovvero ignorarla,

ma

:

assoluto e già rea-

noi possiamo cono-

con questo nulla

si

toglie

quella che noi alla sua vera essenza. La verità non è in quanto e, solo dobbiamo volere perchè ci sia, ma, in questo noi possiamo conoscerla. L’ intellettualista conoscibile mondo il antepone .in primo luogo

modo

alla conoscenza, cioè la verità al pensiero

tro

poi antepone alla volontà.

;

1

una e

1

si

.



li. è caduti in un altra .

astrazione del pensiero posizione egualmente astratta-: là seconda. Si faccia volontà della astrazione la

prima,

invece che

il

sia pensiero sia volontà e che la volontà astrazioni saranno risolte nella concre-

pensiero, e le

Il

lizzato

-

;

strumento per il raggiungimento antecedente gmatista deve naturalmente affermare un esse stesso sia del concetto, antecedente che non cioè

Porre

:

di certi fini,

concetto,

?

reazione pragmatista procede al contrario la sua non è ph\ estremi agli portata aU’ intellettualismo ò Senonchè volontà. la ma primato, il r intelletto che ha volontà prima del pernierò gli estremi si toccano, e la cieca, assolutamente cieca volontà non può essere che Poiché in che cosa volontà. quindi non propriamente una volontà che non sa quello che

mai può

Considerato

che

:

della volontà significa an-

Il

VII.

sofisma della volontà di

Il

può

intelletto

dunque

CAPITOLO

si

volere in

tezza della vita.

Ma

perchè questo possa ottenersi e

pensiero finisca di essere particolare necessario che finisca di essere convenzionale universale per divenire il il pragmatismo invece Per assoluto. per divenire in convenzionale ed pensiero è proprio particolare e prima di essere, deve essere voluto. Così il

;

conseguenza,

per cui la vogiunge alla formulazione del sofisma so^) pensare stesso lo anticipa lontà di pensare a quello, per cui la fisma identico sostanzialmente

si

:

volontà di credere anticipa la fede. 4

al4)

Cfr,

James, La volontà

di credere, trad.

it.,

p. I7^

®



io8



Su questa premessa si svolge tutto il libro del James sulla volontà di credere (The will io Believe), e si comprende già che tutte le sue argomentazioni poggiano suir equivoco. La tesi principale del James è

mente. Al contrario, credete, ed avrete ancora ragione, giacché vi salverete. Voi realizzate Tuno o Taltro dèi due universi possibili, per mezzo della vostra fede o

quella della fede che verifica se stessa. In molte cir-

sendo proprio

costanze della vita basta* aver fede nel successo perchè

contributo del vostro atto

cui la

fede

è

si

non

solo elemento sufficiente,

ma

ma

può

che

«

il

si

vi siate ridotti in

una posizione

Abbiate fiducia delle

dalla

di poterlo fare con successo i vostri avranno vigore per compierlo. Dubitate invece vostre forze ripensate a tutte le dolci cose che :

la con-

il

si può dedurre che L'uomo che si trova

da questo non

fiducia nella riuscita del salto alla

:

volontà quindi deve

pensiero della possibilità di ciò che

fino

La precedenza di uno stato intellettuale viene dunque ad essere ammessa solo nel caso che la ragione ci abbia già mostrato due alternative come pos-

possibili.

:

;

sibili,

state sicuri che esiterete finché, timido e tremante,

può intervenire Tatto

slanciandovi in

fede. Poiché se

col rotolare nelT abisso. In

abisso tale

partiene

^).

T interpretazione e

:

avete sentito dire agli scienziati intorno ai può-essere, e'

»

prima del

a questo punto pare che il James arrivi. Egli distingue ripetutamente la scelta viva dalla scelta morta per potersi presentare il problema della fede bisogna che la scelta sia viva, cioè che le ipotesi tra cui deve avvenire la scelta siano ritenute egualmente

quale Tunica via d'uscita è mediante un terribile salto. piedi

e Taltra es-

vuole.

E

:





ma

montagna avrà

accompagnarsi

pensiero.

Per spiegarci useremo un esempio del James stesso Supponete dice il James che inerpicandovi per

una montagna

ma

solo se lo riterrà possibile

conclusione che la fede è volontà e

volontà debba precedere

Tuno

stati soltanto dei può-essere,

essere vero,

sulla

pensiero nello stesso tempo, crede di poter dedurre che la



per avere quella fede basti volerla.

sono state male usate e male interpretate dal James, che, invece di dedurre dal fatto che la fede verifichi se stessa la

di fede

clusione ne sono sbagliate. Che la fede o la mancanza di fede in quel caso porti all'uno o all'altro risultato

addirittura

necessario. Tutte affermazioni giuste, queste,

mancanza

L'esempio è esatto,

abbia davvero. Vi sono anzi dei casi in fede è elemento essenziale, cioè casi in cui la

successo

il

della vostra

un momento di disperazione, finirete un caso siffatto (ed esso apad un* immensa famiglia di casi simili) è

un uomo

si

di volontà

a produrre

trovasse sotto di sè

la

un

da farlo essere sicuro dell'impossibilità del della volontà di credere non sorgeproblema salto, il può sorgere solo nel caso che problema rebbe. Questo

dovere di saggezza e di coraggio di credere ciò che occorre al vostro bisogno, perchè soltanto in virtù di tale fede questo sarà soddisfatto. Rifiutate di credere :

certo

m-

- -

avrete

ragione,

giacché

perirete

i)

irrimediabil-

mmì

James, op.

cit.,

pp. 80-81.

Ripetuto poi a pp.

128-129.

il

venga ritenuto

salto

bio



possibile.

Ma

tutto ciò

sibili



sia

le

alternative pos-

In questo senso quindi, mostrando il punto debole si leva a coloro che ne erano convinti un' illusione giovevole. Ma ciò non toglie che

si

produca

r

pure in

modo molto dub-

della teoria del James,

non basta ancora

sono ritenute due

:

ora perchè

:

rimanga illusione e il suo carattere deve ben notato perchè possa darsi la spiegazione dell'equivoco in cui è caduto il James. Le conseguenze dell'equivoco naturalmente si ingigantiscono quando si passa al campo della morale e della religione. Il problema anche qui è posto allo stesso modo. Il mondo è morale o non è morale ? Noi

la fede

rispetto

ad una

ritenuta

come più probabile dell'altra anzi come certa non fosse così non potrem-

di esse bisogna che quest’una

venga

:

rispetto all'altra. Perchè se

mo

avere la fede,

dubbio volontà,

si

ma

cangi in fede

ma

soltanto

il

dubbio. Perchè

il

James afferma che bastala

il

perchè la volontà sia possibile è necessario

non sappiamo

essere convinti che la volontà stessa sia giustificata.

Del resto credere

si

l'

tivamente.

illusione della teoria della volontà di

spiega facilmente, perchè in

un

il

del

mondo

due alternative come

alle

possibili

ancora che, a seconda

Da

James arguirebbe che la sua teoria non poggia su di un sofisma, ma risponde a verità. Senonchè egli continuerebbe ad illudersi nel-

nostra azione in conseguenza

r interpretazione del fatto. Se egli in qtj/sl caso fosse giunto davvero alla fede, questa sua fede non sarebbe dovuta alla sua volontà, ma alla sua teoria sulla volontà. Così chiunque legga il libro del James e ne rimanga davvero convinto si illuderà di trovare nella esperienza la verificazione della sua convinzione che,

rale

precipizio

fosse

proprio

questo naturalmente

ci

in

cui

è nota, e la

il

mondo,

del

il

il

modo

di un'altra.

E

ciderci per

una

si

finalmente implica che noi dobbiamo de-

due .possibilità

delle

non

c'

è



:

conformare

e

perchè in questo caso

la il

Tra morahtà ed immovia di mezzo, e chi non è mo-

neutralismo è impossibile. ralità, infatti,

entrambe. Implica

segua Luna o l'altra concezione d'agire sarà d'una maniera ovvero

James. Allora sarebbe possibile che il James, convinto della sua teoria sulla volontà di credere, giungesse davvero alla fede nella riuscita del salto, e che cosìT fatti gli dessero ragione. al

stato

allo

pragmatista, non

nostra ignoranza implica che noi dobbiamo guardate

Tornando al solito esempio, supponiamo che l'uomo posto sulla montagna dinanzi

deve necessariamente essere immorale. Posta così la questione cioè dato questo nostro :

stato intellettuale

— chè

di stato intellettuale si tratta



lungi dall'essere scossa, sarà alla prova rafforzata sem-

nasce il prosempre come antecedente della fede blema della decisione. E qui naturalmente interviene la volontà. Guardiamo alle due alternative. Se il mondo è di natura morale esso’ ha un significato, la nostra

pre più.

vita acquista serietà, merita di. essere

lis .

se rispondere affermativamente o nega-

La natura

siamo oggi, dice

certo senso

essa è confermata dai fatti.



illusione

essere

vissuta, noi sa-

.AfT

-

^

^

^

*r

é

— IT2 — da un dovere che sarà il nostro ideale potremo sopportare serenamente ogni avversità, potremo resistere alla tentazione, conten-

remo

legati

Da ciò risulta che la fede per il James è fede per modo di dire, il cui valore è molto discutibile se non

:

quello per cui

addirittura nullo.

tarci della povertà, giungere al martirio qualora oc-

Se

corra.

mondo

il

perde ogni serietà ed ogni finalità

la vita

E

invece non è essenzialmente morale, :

se

tutto diventa

Queste sono

le

quale sia la vera,

gliamo che

il

due prospettive noi non sappiamo sentiamo che la prima risponde

davvero

;

mondo

ci

ma

credo che egli

che di fatto ben povera cosa

potesse essere la sua religione. Perchè la religione sia

ma

più alle nostre esigenze e

fosse davvero religioso. Io

illudesse di esserlo,

si

vano, tutto annega nell’universale vanitas vanitatum.

domanda

questo fa avanzare spontaneamente la

James

il

decidiamo per essa. Voabbiamo fede in questa

non

realtà del suo oggetto. Qui

sia morale,

di

moralità.

e

non

il

davvero dubbio sulla

tale e perchè la fede possa chiamarsi

fede, è necessario che

essere papisti

;

si

vi sia nessun

non

si

tratta di essere o

tratta solo di essere credenti

;

credente deve avere fede assoluta in Dio. Se questa 9

Lo

stesso

ripete per la religione. L’alternativa

si

dell’esistenza o dell’ inesistenza di

modo, e

stesso

Dio

si

risolve allo

la fede religiosa è quindi della stessa r-:

natura delle altre

fedi.

Così

cosa sia veramente la fede per

«Fede

significa

quale teoricamente

viene a precisare che

si

il

di essere credente

James.

una fede

credenza in qualcosa rispetto alla

dubbio è ancora possibile '

il

;

può

dire che la fede è la disposizione

ad

agire in

«

in questioni

come

un

1

fede sia di qualità essenzialmente diversa dalla sud.

detta

;

egli

può sempre dubitare

del suo credo

» I

,

James, Op. *)

Ibid.,

p.

cit.,

127.

p. 12 1. .

di

James,

ma

potrà

il

dovere,

si

riconoscono

prova e la prova molte volte può essere e deve essere tremenda. Resisterà allora una fede come quella del James ? Quando egh si fosse trovato davanti al martirio ed avesse dovuto suggellare la sua fede con la sua vita, avrebbe potuto avere la forza del sacri-

talità, dell’assolutezza della trio,

modo

una fede minata nelle sue davvero alla prova ? Con la mocon la rehgione non si scherza,

alla

quella di Dio, dell’immor-

morale e del libero arbinessun credente, non papista, opina oggi che la sua

al

perchè la vera moralità e la vera religione

» ^).

Ora

con

rale,

caso del cui esito felice non siamo sicuri in prece-

denza

anche

così considerata,

fondamenta, resistere

e

siccome la prova delle credenze è la volontà di agire, si

non avesse profondamente radicata in lui, se egli non fosse convinto davvero, se nascesse in lui il dubbio, tutto sarebbe finito. Perchè si può illudersi fede egli

!

quando una fede che egli sapesse di avere come risultato di una sua decisione, di un suo atto di volontà, e che perciò ammettesse la possibilità di non essere rispondente alla realtà del mondo: quando uno si trovasse in questa fido

?

Mi pare che

uno

si

trovasse davanti all’estrema prova con

la risposta sia evidente

:

,

— precisa posizione, l’accettare

il

sacrificio

non sarebbe

vocis,

del tutto facile, e sarebbe anche illogico.

E

115



ed ogni tentativo di determinare

deve necessariamente

fallire.

sua natura

la

Ma d altra

parte

1

ipo-

non è tale da poter resistere alla prova, può dirsi veramente fede ? La verità è che il James, lungi dal giungere alla fede con un atto di volontà,

possibilità di salvezza stasi della volontà era l’unica per una filosofìa relativista.

vi giunge, e soltanto

È una più. sione porta ad inabissarsi sempre di nelragione sua la ha soluzione che illude e che pragmatismo. dal conculcata l’esigenza spirituale

se la fede

mento. Se tra religione e irreligione egli sceglie la religione è perchè questo gli pare il partito più ragionevole la religione del James quindi non è che una tendenza prevalentemente teoretica che però non giunge al grado di certezza e quindi al grado di una fede. E

Ed abbiamo

:

una tentata dimostrazione teoretica dell’esistenza Dio l’abbiamo in quel capitolo del suo libro in cui James, giunge stica

studiando alla

può

di

interessa

far

che altro

obiettivismo

questo

sociale

;

st’

ha negato

fondamenta,

tutte le

riflessa

un

si

:

fa crollare

prima

ogm

si

fede,

proprio ogni certezza, ogni coscienza del valore del salvezza la che dire di coraggio il si ha pensiero,, e poi volere. Vogliate ed agite è proprio nel credere e nel prima pragmatismo, del d’ordine questa è la parola .

ma

di essa

il

pragmatismo stesso ha fatto

rendersi conto che, affermato

«Azione

la coscienza di

e perso in vani tentativi per la

azione non può che vagare nel vuoto

scuotono

astrarre daH’unità dello

che sarebbe l’atto di volontà, ipostatizzarlo e ridurlo insomma ad altro dal pensiero e presupposto di esso ì Presupposto poi che, proprio perchè tale, finisce col diventare niente altro che un flatus

:

posi-

di

Poiché

priiis

*) Cfr. James, op. cit., cap. IV e specialmente a p. 176 e segg.

questa

supremo, e poi determinazione proprio di quel fine. È giunto in concerca clusione ad una filosofia della negazione ; e adesso queMa l’azione. ipostatizzando salvarsi proprio si

fine

volontà di pensare prima

non appunto

di

il

:

notare come

libro è proprio questa.

significa porre la

del pensiero, se spirito

il

come

pragmatismo ha negato’ ha contrapposto ad ed la definitività della ha negato la verità metodo del essa il dogmatismo affermare un dovuto ha ed assoluta ed obiettiva,

il James giunga proprio a quella divisione di facoltà che aveva negato. La conclusione di quel capitolo ed

in generale di tutto

conseguenze

filosofia,

Non è il caso di insistere su questa stramba dimostrazione che conchiude tra l’altro con argomenti estrasolo

conclu-

perchè in

nella stessa contraddizione. Il

il

essere rispondente alla nostra natura.

:

le

dire,

pragmatismo, per zione. Abbiamo sia caduto pensiero, del assoluto aver negato il valore problema, ogni di soluzione ripetutamente, e nella

il

*)

visto

di

visto infatti

fenomeno deiratti\dtà riflessa, conclusione che solo una concezione tei-

nei alle premesse

modo

Salvezza per

a metà, con un incerto ragiona-

il

il

vuoto, senza

nulla, nulla è possibile

volere.

e teismo»,

Ritornando

*

>

al

problema del valore della

-•

Tìi

nriit r

1

1

1

vita,

il

‘*'H-

J>:

come il pragmatismo non nasca per un più o meno inconscio arbitrio, non sia una fantasia irragionevole che abbia come solo motivo T aberrazione di pochi pensatori, ma sia al contrario, almeno nel fondo, Tespressione incontrastato. Si potrà perciò constatare

..;

••

V

,

1

•*

.

.

"S-

'Z's.:•»

%

.

anche molti scienziati hanno abbracciato volentieri

contemporaneo. della maggiore esigenza del pensiero del pragmatifatta è si che La svalutazione eccessiva dalla forma parte gran in e che è dipesa del resto

nuove

siano state le influenze che

scienza.



dato origine, pensiero molto

remo

pragmatismo ha avuto

ma

sarà invece soprat-

come la stessa quasi ad un tempo, ad

esigenza abbia espressioni di

affini tra di loro.

:

in seguito la filosofia della contingenza e

della scienza in Francia

significato della

(Bergson)

deir intuizione del

anti-intellettualiintesa prima della violenta reazione intellettualidell spiccata più stica, era l’espressione

Le Roy. Anche in

avuto

quella sciensmo. Nessuna altra conoscenza era quanto realta. Per della copia semplice considerata come

i

;

passeremo poi

critici

Inghilterra la critica

della

scienza

ha

suoi seguaci, e già prima del pragmatismo, si

^),

era giunti

conclusione che la verità scientifica è d’ indole

alla

poteva fino ad un certo

i

alla filosofia

e al pragmatismo rehgioso

principalmente per opera del Maxwell

tifica

punto ammettere un intervento

il

Tratteremo dell’empirio-criticismo tedesco, e per Mach che ne è Tespcnente maggiore esamine-

Poiché la scienza, nel senso in cui essa era

si

il

esso del

pragmatismo noi considereremo

qualsiasi altra conoscenza

contemporanee

tutto quello di vedere

contemporaneo che o hanno un valore ancora minore, o in sostanza non differiscono che solo in particolari dettagli dallo stesso pragmatismo. Come punto di riferimento nell esame delle correnti problema del valore e del

filosofie

sulle altre correnti filosofiche,

ha

il

le

nostro compito non sarà tanto quello di notare quali

paradossale e superficiale in cui sono stati esposti e volgarizzati molte volte i suoi principi, non ha permesso un giudizio equilibrato sul vero suo valore e fatto spesso posporre a correnti del pensiero

per lo più

J

concezioiii.

Nel dar cenno di alcune

smo,

filosofiche più affini al



— 133 —

_ 132 —

lo

'4

»,

i

esclusivamente pratica.

della soggettività nel

In Germania

essa era la procèsso della verità. Per la scienza no erano leggi sue le eccellenza, conoscenza obbiettiva per della genuina espressione eterne ed indiscutibili perchè

la

critica della scienza o si connette

;

realtà naturale

:

la scienza

ìnsomma

si

stere solo nel prender atto di ciò che è,

alla filosofia dei valori

della storia,

mento

alla concezione spiritualistica

o rimane confinata entro

semplice empirismo,

faceva considi quello che

ed

filosofico

il

ed allora abbiamo

conosciuto sotto

il

campo

del

quel movi*-

nome

di empirio-

criticismo, rappresentato principalmente dall’opera di

sarebbe anche se la scienza non ci fosse. Era naturale quindi che la reazione all intellettuascienza. La cieca lismo dovesse mirare soprattutto alla è stata scossa poco a poco a fede che in essa si riponeva e tramontairdo andato è dogmatismo scientifico

Avenarius e da quella di Mach.

:

*)

il

.

I

Cfr. J. C.

Maxwell,

Scientific Pap§rs,

1890,

2 voU>

&

— Emesto Mach vuole non un filosofo, ed

134

essere

— uno

scienziato,

un

che volessero combatterlo. Ma noi abbiamo voluto notarla per confrontarla con la critica della scienza come é compiuta dal James, il quale, dalla affermazione

fisico,

egli ripetutamente fa questa e dichiarazione pretendendo così di limitare i suoi apprezzamenti al puro campo epistemologico. Noi natu-

della relatività dei principi scientifici, passa

guale affermazione per le

ralmente prenderemo queste sue dichiarazioni solo come indice della cultura onde procede il suo pensiero il

concetto del valore della scienza

critica, restrizione

sua

il

Lo

scienziato perciò

si

sofo invece

si

esterno

nel

campo

mano

fa soltanto per mettere le

q ris,

Cfr.

mani avanti verso

Mach, La connaissance

1908, pp. 26-27.

et Verreur,

i

filosofi

trad. frane., Pa-

Mach

arriverà alla

e di proposito

si

le rappresentazioni,

mondo

interno ed

sono che diverse specie di connessioni « di numero di elementi simili, i quali si chia-

volgarmente sensazioni

» *).

Qni,

è

evidente, sia-

mo in pieno e rigoroso empirismo e le conseguenze di sviluppo tale categorica posizione si manifestano nello preso avendo Infatti, ulteriore del pensiero del Mach. mosse da queste premesse, egli deve giungere alle deve risolite conclusioni dell’ empirismo ed anzitutto le

durre r io a un mero aggregato.

suoi

il

non

Ufi ristretto

è abituato a

carattere della universalità ^). Questa distinzione è caratteristica nel Mach, ma egli la scarso valore per il suo pensiero, giacché

assiomi hanno

ha

muove

Mach

che alla sensazione. Le percezioni, il il volere, i sentimenti e tutto

considerare le sue affermazioni come semplicemente dei provvisorie, e cerca in conseguenza di raggiungere posche e principi che abbiano sempre maggior valore sano concordare sempre meglio con 1 ésperienza. Il filoi

il

propone di dismostrare come, essenzialmente, tutta la vita spirituale non si riduca ad altro

che nel pra-

deir assoluto e

anche

James invece con piena coscienza Il

^era

assoluti.

subito,

deliberato.

del filosofo, considerando la prima affatto relativistica da e la seconda invece assolutistica in quanto procede

assiomi

e-

verità filosofiche. In sostanza

che

ed era stata anzi negata deliberatamente. Infatti il Mach, a differenza dei pragmascienziato a quella tisti, contrappone la posizione dello

gmatismo non c

ad un

sarà stessa conclusione del James, e l’unica differenza inconsapevolmente e il Mach vi giungerà quasi

non può essere discusso se non da un punto di vista meramente filosofico, che trascenda quindi il campo epistemologico. Intanto, però, da questa distinzione che dalla rinunzia ad il Mach fa tra scienza e filosofia e occuparsi di problemi filosofici deriva una restrizione al significato della

vedremo

poi, e lo

;

poiché è chiaro che

—135 —

if-'-"-

«

La

coscienza

particolare

i



(psichica),

egli

dice

o una



non è una

qualità

classe di qualità che' si

neppure distinguono dalle qualità fisiche essa non é quaalle aggiungersi deve una qualità particolare che ;

lità fisiche

q

Cfr.

per rendere cosciente ciò che non lo

Mach, Analisi

Bocca, 1903, p. 26.

delle

sensazioni,

trad.

it.,

é.

L’ in-

Torino,

-

1

V 136 trospezione,

così

viventi ai quali

— 137 —



analoga alla nostra, c'insegna che la

coscienza ha

semplici

livello della

coscienza va di pari passo con

pleto. Il

ma

qualità date»

un

Mach

il

significato

teorie nell' illusione di

collegamento speciale delle

tamente

non sconfinare nel campo

Egli

filosofico.

si

contenterà

di

stret-

dire

che

Come si vede, la via per cui si mette il Mach è ben diversa da quella dei pragmatisti. Lo sforzo principale compiuto dal James, fin dai suoi Principi di Psicologia, è stato quello di confutare la teoria dell' associazionismo

potremo dare

ma

è

vero che poi

l'

io

non può

ridursi a elementi

viso,

zione di cui

e di libero c'era pur

il

Mach

invece no

:

scientifico,

le

mani-

*)

et

Verreur, pp. 56 * 57 •

La

scienza non è che uno strumento, non sono che degli schemi con cui

''

,t\.

ib
,f

-dedica tutto, per realizzare

qualche cosa di veramente superiore a lui. » si continuerà ancora a domandare « E intanto

;

che cosa tendi

ideale che

Boutroux dimostra la stessa vaghe conclusioni, medesime incertezza e giunge egli un valore vita alla conferisce «Quello che grande servire una a impiegata verità è la dice significato alla vita.

contrapposto puro e semplice dell inprima era 1 assoluta tellettuahsmo precedente. Dove divenire. Se l’ inteUettualismo stasi, ora è l’assoluto

queste

ideale così posto è

1*

non sarebbe

raggiunta è una

nulla.

Abbiamo

in

è

la religione così

:

che rimane pura morale dell’uomo. Conclusione però concretamente raggiunto. E esigenza e non risultato perchè è lo stesso già notato per

Ma

senza una fede.

anti-intellettualistica e nella afe cioè nella reazione quindi del valore fermazione della libertà umana e

il

scienziato, chè la scienza

sta, lo stesso

punto di partenza maggiore o minore identità del culminante tratto che il deUe due mentaUtà, è certo Halla

propriamente, -Vii

virtù

?

i

modi

Certamente

di attività che noi

si

chiamiamo

avrà ragione di continuare a

questioni ma non’ appartiene ad una filosoe dell'azione di cercare di rispondervi esperienza fia deir come farebbe un razionalismo scientutte per una volta

porre

tali

tifico.

La

;

essa stessa,, e che essa

solvere»

E

un problema, infinito come sola può progressivamente ri-

vita è e rimane

^).

così viene

ad

essere elusa la soluzione e la vita è

suo cieco andare. Perchè come si può abbandonata a un ideale, e fame la ragione della davvero dedicarsi al

propria vita, quando tale ideale in sostanza è inconoscibile ? I pragmatisti, e specialmente lo SchiUer, si

*)

Boutroux,

gine 127-128.

William

James, Paris,

Colin,

1912*,

pa-

t.-

erano accorti di questa enorme lacuna del loro pensiero ed erano corsi ai ripari con gli artificiosi postulati

una

di

una

verità assoluta e di

come termine

considerate

del

processo

aveva sostenuto, insistendo\d,

Schiller

realtà assoluta,

umano. Lo

la necessità della

determinatezza e della possibilità di attuazione delr ideale e cercava infatti di determinarlo come meglio poteva. Il

Boutroux invece, più consapevole

un

l'assurdo di

ideale statico

come

ma

più coerente,

Ad molto

ogni

anche più

modo

il

aspirazione della

i

?

pragmatisti sono

vicini nelle ultime conclusioni delle loro filosofie,

può spiegare il tono esageratamente apologetico del saggio del primo su William James. E quel che è più significativo è il fatto che il maggior pregio che il Boutroux trova nell'opera del James è la pere questo

coerenza di pensiero e la profonda unità dell'opera e dell'uomo, della filosofia e della vita. Egli infatti trova nel pensiero del James la stessa lacuna fetta

volontà astratta e non illuminata dal

No una :

pensiero deve necessariamente degenerare nel mutamento cieco, fortuito e materiale ragione e volontà :

devono

sola cosa senza nessuna priorità del-

una

fare

l'una rispetto all'altra e viceversa.

Con questo

il

pragmatismo

è decisamente superato

Ma

alla fine

ipostasi che

il

il

dello spirito raggiunta.

Ma

anche qui bisogna ricono-

nelle

riscontro

Boutroux.

Questa

grado superiore fede

amore

:

poiché

il

infatti

finiva

col

il

non illuminati davvero dal pensiero, non può essere mai assoluto e, come

ha bisogno di essere illuminato e riscaldato esso da una luce superiore, che abbia quel valore assolutezza che esso non può avere.

stesso

fa della volontà e della sua prio-

conchiude coH'esprimere una che dimostra la coscienza della più grande

difficoltà

Tat)) è

*)

il

Cfr.

sfuggita ai pragmatisti.

motto del James,

ma

«

Im Anfang war

che cosa

è, si

die

domanda

Schiller, Études sur VHumanisme, pp. 210-212

un

e fede

pensiero

rità rispetto al pensiero,

riserva

del

riconoscere

alla ragione proprio nell'amore e nella

tale,

di

non trova

filosofia

ultime conclusioni della

comune incoerenza gli segno della perfetta coerenza. Boutroux, di fronte alla continua

James

:

l'astrazione della volontà è negata e la concretezza

della sua filosofia, e in questa

sembra scorgere

i),

dell' intelli-

scere che l'unità è soltanto un'esigenza e

scettico.

Boutroux e

genza

del-

vita dinamica, lascia sospesa la soluzione, restando così

le cose ?

Boutroux, quest'azione, origine di tutte È soltanto amore e volontà ad esclusione

il

Boutroux, William James

p.

136

SS

-

J

^

-

>

— 155 ”

^

-

su di un sibasi poco solide, su ipotesi aprioristiche, su tutto, sempre, per volta stema da noi adottato una pensiero^). stesso dello che sulle leggi

insomma, meno trovarsi a Nessuna vera impossibilità logica potrà stegno della nostra



tesi.

Milhaud esemplifica ripetutamente. A non può medesimo tempo. Noi essere, si dice, A e non A nel un oggetto sia, per che non possiamo immaginare

E

capitolo

so-

III.

il

tempo istesso. esempio, tutto bianco e tutto nero al significa bianco tutto e Poiché dire che un oggetto e colore, di impressione sola dire che esso ci dà una

Altri critici della scienza in Francia.

un oggetto è tutto nero significa egualmente Ora che esso ci dà una sola impressione di colore.

dire che

Quegli che più di critica e per della scienza, è si

i il

avvicina al Boutroux, per il metodo

si

Milhaud. La critica

campo

restringe al solo

della scienza,

tutta quanta la logica formale. quella certezza, cioè, che traddizione, è un’utopia.

non può valere

problema del Milhaud non

risultati raggiunti circa

nel

si Il

mondo

La

il

ma

investe

certezza logica,

basa sul principio di conprincipio di contraddizione

Milhaud tiene anzitutto a fare una distinzione quanto poco rigorosa, è per lui evidente la distinzione di ciò che è dato e di ciò che è costruito nel Il

mondo

:

del pensiero

;

la

distinzione cioè deU’oggetto

quanto termini

è la negadue insieme è la negazione di uno solo : due zione di uno. Ma il Milhaud non ne è convinto. Dire che due è sulle convenzioni la negazione di uno è un giuocare

da noi

stabilite

:

dobbiamo

noi invece

risalire ai fatti

sensazioni da noi di coscienza. Allora troviamo che le non è stato bianco tutto provate sono sempre isolate dice solCi ? dice ci che questo mai tutto nero. Ma non lo perchè capire, a arriviamo tanto che noi non :

della realtà.

che, per

e del soggetto in

dire

irriducibili

Timo

al-

Taltro. Il principio di contraddizione potrà valere, o

almeno potremo illuderci che valga, nel mondo coda noi, non in quello che a noi è sempHcemente dato. Ogni qualvolta giungiamo a delle conclusioni certe in forza del principio di contraddizione, possiamo essere sicuri che il nostro ragionamento si fonda su struito

mai provato, che cosa possa essere un ogMa getto tutto bianco e tutto nero al tempo stesso.

abbia.Tno

Arrivare alla conclusione che un oggetto tutto bianco che sia anche tutto nero è ed impossibile logicamente, è una pretesa arbitraria negadella quella a simile indimostrabile, una pretesa niente più di questo.

*)

Cfr.

G. Milhaud, Essai sur

les

conditions

de la certitude logique, Paris, Alcan, 1898, p. 35

et Ics

limitss

-

A

ìTÉrÉai

— 157 — zione di un odore da parte di chi non ha odorato^). La conclusione vera è che parlare di contraddizione nel mondo dell'espeiienza è un parlare improprio ed

bisogno di dimostrazione essi si impongono spontaneamente alla nostra coscienza con una necessità su-

arbitrario.

ma

Contraddittorio sarà

il

sinonimo di incre-

dibile, di incomprensibile, di inconcepibile,

ma non

di

illogico.

La

scienza, allora, viene a perdere ogni intrinseca

certezza, la scienza

non potrà

marsi continuo alla realtà, sederla tutta.

Le

ma

un approssinon arriverà mai a posessere che

nozioni, le formule, le leggi scientifi-

che non saranno che

i

nostri

modi

di interpretare

i

e di renderli comprensibili,

fatti

sostituendo rnnità alla molteplicità, 1 ordine al disordine ed un rapporto di costanza al continuo cangiamento.

Giunto a questo punto

Boutroux

il

Milhaud

di fronte alla necessità di

trova come il un ^affermazione

dove posare i piedi, deve soprattutto trovare un fondamento di valore assoluto che gli permetta di solido

il mondo morale. Ma la cosa non è facile. La morale non può avere una certezza logica ammettere una tale certezza per il mondo morale dopo aver negato fede ad ogni certezza logica sarebbe un cadere nella più meschina incoerenza. La morale, allora, avrà un valore assoluto anche senza una certezza logica.

concepire

i

che

sentimento del dovere e per tutti quei sentimenti Taccompagnano, secondo il Milhaud, non c* è

il

Milhaud,

op.

cit,,

pp. 20-21.

periore a qualsiasi tentativo di spiegazione.

Non

solo,

valore assoluto della morale sta appunto nel

il

suo non aver bisogno di una certezza logica. Perchè se fosse altrimenti il mondo morale verrebbe a crollare

^).

Nel Milhaud, come già nel Boutroux, nei pragmatisti, ed in generale in tutti i filosofi astrattamente antiintellettualisti, troviamo lo stesso dissidio che li spinge

ad una affermazione violenta come conclusione

È

loro continua negazione.

tellettualismo che

della

la stessa esigenza delVin-

fa in essi sentire irriducibilmente,

si

benché inconsapevolmente.

Una

si

assoluta che superi la relatività della scienza. Poiché, avendo criticata la scienza e tutto il mondo della logica formale, il Milhaud deve trovare un terreno più

Per

:

consapevolezza

chiara

ranti-intellettualismo astratto tico della scienza

il

e

filosofia

Poincaré polemizza col Le di

tendenze molto

facili

E

il

affini al

Ro 3^ con un

pragmatismo e che, natural-

pragmatisti

i

Il

filosofo, cioè,

il

scoperto ai

fianco

Poincaré sottintende, senza dimostrare,

dualismo di

e natura,

e

soggetto

ha

non

coltà

implicite

invece

si

*)

anti-intel-

attacchi dei seguaci del dualismo realistico tradi-

zionale. il

puramente

della relativa critica della scienza.

mente, ha come

La

Poincaré cerca di mostrare tutta

r insostenibilità di una lettualistica

altro cri-

Poincaré. Nel suo libro su

il

:

valeur de la Science

del-

deficienze

delle

ha invece un

in

ed oggetto,

coscienza

tale

di

ammissione,

di

tutte

intelletto le

difficoltà

diffi-

che

erano presentate con bastante chiarezza alla

Milhaud,

op.

cit

pp. 20-21.

V.{

/

— mente

del

Le Roy

158

».

";

:^-



e dei pragmatisti.



gli anti-intellettualisti in

genere,

senza accorgersi che, se è illogica l’astrazione del Le Roy, è egualmente illogica la seconda astrazione, del primato deU’intelligenza, che il Le Roy si proponeva appunto di confutare ^). telligenza

Per tale ra-

il Le Roy, e non può avere

che scarsissimo valore. Gli anti-intellettualisti infatti sono spinti

al loro anti-intellettualismo

non certo effimera ed

illusoria

:

in loro è la coscienza

tinteso

vivissima delle deficienze delle filosofie intellettuali-

Ma

ciò

dei

non porta

tualismo sia

conti,

nell*

conseguenza che Tanti-intelìetsemplicemente un’aberrazione e che quindi

genza che esso esprime e

No

:

ranti-intellettualismo

una

in

il

il

l:'

non tener conto deU’ esisi

maniera

di-

:

nella critica del

perchè lascia nell’ombra

poneva e che cercava

il

scienza,

problema che

ma il

dà dXa azione rispetto

Le Roy

il

Le Roy

si

esempio primato che que-

alla intelligenza,

bruto

soltanto

trascura la

Le Roy aU’affennazione capovolge la questione dando all’m-

ragione che aveva spinto

e alle

egli

di risolvere. Così per

Poincaré, criticando nel

primato e

Le Roy,

:

il

Poincaré, non

o la scienza

proprio una conoscenza nel senso intellettualistico

l’attività

ha buon giuoco

di tale

L’argomentazione del Poincaré si fonda in principal modo sulla constatazione che le leggi scientifiche riescono a prevedere il futuro e quindi a farci regolare

Riaffermato

gliore.

sti

la

ne

della parola.

non ha coscienza di questa situazione non potrà mai fare un vero passo innanzi e non potrà mai giungere a un risultato midello stesso anti-intellettualismo. Chi

il

come quindi

è

quei problemi in cui deve trovarsi la ragion d’essere

del Poincaré è proprio questa

Poincaré

non giunge scappa da questo dilemma avere un eleta prevedere il futuro e allora non può scienza la allora tivo valore, o giunge a prevederlo ed

versa e più completa, vale a dire risolvendo davvero,

La condizione

come non

il

sia lo Scienziato a creare

fatti scientifici e le leggi naturali, e

si

può combattere che

sola maniera, e cioè risolvendo in

dualismo di intelletto e natura,

nella nostra azione. Poiché, secondo

ritornare allo statu quo ante.

non

il

fa lo scienziato.

inverso.

alla

meglio che resti da fare sia

il

astrattismo

;

verità scientifica preesista alla presa di possesso che

i

naturalistica e platonica degli intellettualisti, sia pure fin

primato

tenta di dimostrare

non riescono

a risolvere. Essi quindi cercano di superare la posizione

cadendo, in

il

Chiarita così la posizione del Poincaré, possiamo passare alla sua critica del valore della scienza. Sot-

da un’esigenza

stiche e dei problemi che queste filosofie



—159

.

gione la polemica del Poincaré contro contro

ht ,

' .

-m:

si



carattere

della

intellettualistico

tratta poi di vedere in che cosa

dello

loro

il

consista

scienziato rispetto ai fatti di natura

relazioni.

Lo

scienziato

non crea

questo lo riconosce in parte lo stesso Le

il

fatto

Roy



ma, in certo senso, non crea neppure il fatto scientifico, perchè questo è determinato dallo stesso fatto bruto, che limita perciò la libertà dello scienziato, costretto a rispettare le proprietà della materia prima su

Sm

il

‘)

Cfr.

Poincaré, La valeur de

la science, p. 217.

"mm -r-

I6I

— i6o — E allora Tattività dello

cui lavora.

più

consistere

nella

creazione

scienziato

non potrà

fatto

consisterà

del

:

invece semplicemente nella creazione del linguaggio nel quale

enuncia

egli

il

fatto

stesso*).

«

Il

fatto

non è che il fatto bruto tradotto in un linguaggio comodo » ^). Ma quar è la natura del fatto ? è ancora per il Poinscientifico

Dobbiamo finalmente parlare della critica della scienza come è compiuta da P. Duhem. Il Duhem restringe il campo delle sue ricerche alla teoria fisica, e,

possiamo aggiungere

Circa

che

il

noi,

alla scienza in generale.

contenuto della teoria

presenta è che essa abbia

si

gazione

delle

mente superato Tempirismo egli ha ben compreso che la sensazione immediata non può essere oggetto di scienza. Anche perchè egli ha bisogno di difendere

una spiegazione ? prescindere da ogni apparenza

fatto

sensazione

?

:

il

carattere d'oggettività e di universalità che la scienza

non può non avere per essere capace di previsione. Ora la sensazione non può essere obiettiva, se per obiettivo deve intendersi Tuniversale. Lo stesso oggetto può apparire in modi differenti a soggetti diversi la sensazione cioè ha carattere eminentemente soggettivo e quindi variabile. Per giungere alla scienza non ci dovremo quindi fondare sulle sensazioni, ma sulle loro relazioni. Queste sono eguali per tutti e, come tali, sono, :

la realtà nella sua essenza

è al fondo della realtà

esso ci appare.

e che

si

2)

3 )

cit.,

pp. 232-233.

Ihid,, p. 231.

p. 261 e segg.

•ì-

ci

naturale quale fisica ?

monocromatici semplici,

ma

ha spiegato la vera causa di quella

altro se

risolvere

;

somma

che risolvere un’apparenza in altre apparenze. davvero a una spiegazione bisogna scogiungere Per cosa è al di là delle apparenze, qual’ è la prire che

non si il

rivestita

da quelle apparenze

sensibili

con

presenta. Questo però, osserva molto giu-

Duhem, non può

teoria fisica che op,

insomma che cosa

mondo

chiamiamo luce del sole. Non ha fatto una sensazione complessa nella non ha fatto insensazioni più semplici

non

nozione di

stamente Poincaré,

del

giungere a questo una teoria

risolve in raggi

con questo non

cui a noi

*)

fisica,

sensibile e raggiungere

trovare

realtà fisica che

tanto,

veri rapporti tra le cose.

Può

:

Evidentemente no. Prendiamo ad esempio la sensazione che proviamo della luce del sole. La fisica potrà dirci, ed infatti ci ha detto, che questa luce è complessa

realtà

i

il

del concetto di spiegazione.

a differenza delle sensazioni, trasmissibili esse sole perciò ci permettono di giungere davvero alla scienza in quanto questa ha un valore obiettivo ^). Concludendo, si può dire che la scienza non ci fa conoscere la vera natura delle cose, ma invece, e sol:

la spie-

secondo

ad un’analisi stringente Che cosa significa infatti Spiegare non può essere altro che

clusione egli perviene in seguito

il

Questo,

Duhem, non può essere assolutamente, ed a tale ccn-

empifìcamente inteso e cioè la semplice In tale questione il Poincaré ha decisa-

caré

come oggetto

sperimentali.

leggi

prima ipotesi

fisica la

sperimentale,

ma

si

essere

il

risultato di

una

fonda sulla semplice osservazione

deye

al contrario essere l’oggetto di é

Il

— Il Pragmatismo,

ecc.

kt

,

— IÓ2 — una

metafisica.

E

sia

perchè

allora la fisica, per poter spiegare

però non può essere

alla

si

sostitituendo

metafisi-

com.pito della

il

allora ogni teoria fisica

particolare sistema metafisico che

numero

fisica,

giore

dipenderebbe dal adotta, sia anche

come

potendosi per

tali ragioni

concepire la scienza

natura, la scienza dovrà

«un sistema dì proposizioni matematiche, dedotte da un piccolo numero di principi, che hanno per scopo mente

e

il

il

più semplicemente,

più esattamente possibile,

sperimentali

»

il

altri

per

Duhem, che

il

si

Il

primo consiste nella sostituzione

delle

cede

immediatezza svaniscono in una indistinta

ùn processo

di astrazione

siamo

riusciti

listi.

poi raggruppiamo

di pensiero.

le stesse leggi

oltre, spinto

P.

*)

Op,

Duhem, La cit.,

:

comclas-

che riconoscono in questa

da un’esigenza che era rimasta

Questi infatti, nel rivendicare

a

e

nel

far

dotto del soggetto,

tra-

quindi

della

i

diritti della sog-

scienza

un suo strumento

un

pro-

pratico, ave-

sempre neU’ombra il termine opposto del In conseguenza restava sempre insoluto il problema del rapporto di soggetto ed oggetto e quindi, nel caso della scienza, il problema della

vano

lasciato

soggetto

In un secondo grado

sperimentali in teorie.

validità *)

della scienza,

critici

gettività,

mettere un po’ d’ordine nel caos primitivo. Abbiamo sostituito delle leggi ai fatti concreti, realizzando così

una grande economia

il

scurata o soffocata nelle teorie dei puri anti-intellettua-

continuità, escludendo quindi ogni possibile conoscenza.

Grazie ad

ha

;

leggi sperimentali ai fatti concreti. Questi infatti presi

nella loro

di pensiero la scienza inoltre

imperante circa la teoria della scienza, di quella reazione il che abbiamo già veduta accennata in Poincaré Duhem, dico, non si arresta a questo punto, ma pro-

questo riguardo al Mach, Veconomia del riporta di pensiero che si effettua per due Economia pensiero. per

gradi diversi.

di principi al gran

non una conoscenza, nel senso intellettualistico. Ma il Duhem, a differenza degli altri e quasi come indice di una reazione airanti-intellettiialismo ormai

di leggi

.

Fine della scienza sarà così

economia

numero

— Sempre per realizzare una mag-

più un prodotto dell’attività creatrice dell’uomo, che

più compieta-

un insieme

piccolo

grandemente nelle ricerche, permettendoci di orientarci subito c con precisione. Come si vede, anche la concezione che il Duhem ha della scienza si compendia in ultima analisi nell’affermazione (fel carattere economico delle teorie scientifiche. Sotto questo aspetto, quindi, il Duhem può essere considerato alla pari con i pragmatisti e con gli

mirare, riprendendo la sua autonomia, a risultati differenti, ma utili anch’essi. E allora la teoria fisica sarà

di rappresentare

un

delle leggi.

sificazione che ci agevola

teoria fisica.

spicgciziofic dei fatti di

'

pito di procedere alla classificazione delle leggi

perchè nessuna metafisica è sufficiente a costruire una

Non

^

,

— 163 —

davvero, dovrebbe essere subordinata ca*). Tale

....

:

di

l’oggetto.

un prodotto soggettivo rispetto all’altro Come mai infatti la scienza poteva riu-

dal soggetto.

théorie physique, p. io.

p. 26.

scire,

V

poteva trovare

la propria verificazione nel

mondo

— I&4 della natura,

come

le

Dunque scienza,

le leggi

scientifiche

prodotto arbitrario dei nostro pensiero ? mai quindi il pensiero poteva imporre le leggi era alla natura? Questo problema non

ma come Come

non

stesse leggi della natura,

una volta che

erano considerate il

un ordine

di questo

ziato

un elemento importante come

riuscire nella realtà, e tisti

doveva anche come potesse riuscirvi i pragma-

tale situazione,

quando

si

tratta poi di risolvere

1

enig-

ma non

al

fisico,

allo

scien-

il

Duhem non

si

è accorto che con questa con-

il

ma

processo scientifico non è più diventa anche conoscitivo e

conoscitivo nel senso intellettualistico della parola.

agli

il

con un prodotto umano, ha anche una rispondenza coscienza di viva ha Duhem il se Senonchè, natura.

problema non spetta

soltanto economico,

Duhem

la

?

afferma di essere profondamente con-

della scienza, poiché

ma

Duhem invece il dualismo di soggetto ed preoccupante, perchè egli sente tutta diviene oggetto per cui la scienza, pur essendo antinomia dell’ la forza

Dunque

riflesso di

clusione veniva a rinnegare la sua teoria economica

non dicevano.

Per

?

*).

Ma

che altrimenti si scienza quindi doveva

soggetto,

sarebbe mosso nel vuoto. La essere, sì, un prodotto del soggetto,

il

sa dar ragione di tale convinzione. Del resto la soluzione

gmatisti,

termine

reali

nella

immagine

l’

vinto di quest’accordo di scienza e di natura,

del dato. Il confuse per quel che riguarda la nozione era, per i praoggettivo puramente l’elemento dato, da una parte un residuo che essi si sforzavano del

ontologico

Duhem

Il

sono

Sono

?

l’ordine logico delle leggi sperimentali è

e specialmente inteso* bene dagli anti-intellettuaUsti delle teorie molto avevano quali i pragmatisti, dai

dell’attività

che

l’organizzazione

e

d’un ordine e d’una organizzazioiie

ì

scientifiche

di annullare, dall’altra

l’ordine

sono anche nella natura

perciò è in

altri

critici

una

Il

situazione singolare rispetto

della scienza, in

quanto che per un

certo verso è trascinato dalla corrente comune, e per J

'i

.i

un altro verso trova in se stesso non sa e non vuole soffocare, che

delle esigenze lo

che

fanno diventar

raccapezza più e rinunzia alla prova. ma, non attraverso il duplice processo di scienziato, Lo

puri antirintellettualisti.

teoria, astrazione dal fatto alla legge e dalla legge alla mondo costruisce un proprio schema per orizzontarsi nel

scienza in Francia, tenendo conto di quelli più significativi e tralasciando i minori, non abbiamo trovato

ci si

della natura,

uno schema

di proposizioni

matematiche

prodedotte da pochi principi. Questo schema, benché della dotto umano, corrisponde alla realtà del mondo fronte a natura. Il Duhem rimane meravigliato di

questa constatazione e se ne

domanda

J J

cauto nelle conclusioni e lo spingono a mettere in chiaro tutta l’ incongruenza latente nelle teorie dei

^ '

Nell’esame che abbiamo

sempre vere anologie con per quei

la spiegazione. *)

Duhem,

op,

cit,,

p. 38.

dei

critici

della

pragmatismo, ma, anche il Duhem, che mi-

come il Poincaré e hanno con le teorie

critici

nore affinità

il

fatto

dei pragmatisti,

è

f

^*1

^ -,

i66 stato utile

messo e

nostro

il

esame,

in

quanto

di rilevare alcuni lati deboli del

delle

ci ha perpragmatismo

astrattamente anti-iiitellettualistiche

filosofie

in genere. Il

carattere comune,

dei critici della scienza è

deir economicità

della

ad ogni modo, delle teorie sempre quello deirafferm azione scienza

stessa.

Economicità

CAPITOLO

meno largo e più o meno ammessa esplicitamente da tutti.

IV.

che ha un significato più o

ma

rigoroso,

che è

— Per queste riguardo, quindi, ha un carattere

smo

:

5

affine alla concezione del

affinità che, se si

hanno limitato

la critica della

può

scienza

le loro ricerche filosofiche al

hanno cercato

piuto di

filosofia

;

di dare

problema

che hanno cercato cioè di risolvere

gli altri non si sono occupati di Questo abbiamo già visto nel Boutroux e vedremo meglio nel Bergson.

risolvere.

Bergson e

di

i

suoi limiti.

Come

il

James, il Bergson ha iniziato la sua carcon l’approfondire in special modo

riera speculativa

filo-

anche un sistema com-

quei problemi che

pragmatismo

pragmati-

rilevare nei pensatori che

epistemologico, diviene poi più evidente per quei sofi, che

Il

i

problemi di psicologia, e dalla psicologia poi ha preso

ie mosse per giungere alla filosofia nel senso proprio E, come il . James, il Bergson ha parola. della cercato anzitutto di confutare la

comune

psicologia

meccanicistica ed associazionistica, riaffermando Suf' riginalità del soggetto. Il suo primo saggio

dimostrazione

oIcs

de la conscience è appunto una il soggetto

imniédiates

données

1

impossibilità di ridurre

dell’

ad un semplice epifenomeno ad un puro accidente della vita naturale. Riabihtando il soggetto, il Bergson riconquista la no-

all’oggetto, la coscienza

e perciò

zione di libertà, che

terminismo attraverso

fisico il

si

era annullata attraverso

il

de-

o meccanicistico o materialistico, e psicologico

determinismo

dell’associa-

*

zionismo

*).

q Circa

la critica

vedi in generale tutto

IL

';ì'P

delPassociazionismo e della il

libro

Suy

les

dofiYiccs

psico-fisica

itfwiédiutcs

de

I i68



169

Non ci fermeremo sulle argomentazioni addotte dal Bergson a sostegno della sua tesi anti-intellettualistica e non ci fermeremo neppure, almeno per ora, a rilevare tutte le teorie pragmatistiche che

si trovano in questo suo studio di psicologia, in cui si scorgono già le linee del pensiero che sarà svolto poi ampiamente nelle opere seguenti. Basta qui notare il carattere fonda-

mentale della

critica del Bergson,

che

si

poggia sulla

distinzione ritenuta essenziale, e quindi irriducibile, dei

due termini opposti che prendono volta a volta di

omogeneo ed eterogeneo, discontinuo

i

nomi

e continuo,

quantità e qualità. Col dare la prevalenza aireterogeneo, al continuo ed alla quahtà, e col riconoscere in essi i veri caratteri del reale, il Bergson pone già, in questa sua prima opera, la distinzione di intelligenza ed intuizione, che formerà poi il nucleo essenziale

sistema della natura, v' è un altro suo centro nel soggetto, e per cui il

al

sistema che ha

il

mondo

della

stesso

natura acquista una fisonomia

speciale.

%;

L' idealista al contrario parte dal soggetto e considera il mondo della natura in funzione di esso. Se-

nonchè anche

l'

ma

idealismo,

sia possibile cioè

il

riattaccare

quando tentano

nell'altro e,

i

reahsti e

ma

dello stesso genere. Il realista parte dalla natura,

dal

mondo opposto a lui e con leggi proprie ed immuda un mondo che ha la caratteristica di non

tabili,

la conscience, Paris, Alcan, cfr.

pp. 102; 109 e segg.

’'t

;

1920, 19» ediz.

;

presente al passato

costretti

a

cadere

fenomeno

e ;

finisce

nel

non

all'

ci.

realismo

infatti,

può dar ragione

della

mistero della coscienza-epi-

r idealismo non

scienza, e ricorre

di rimanere distìnti, sono

nell'assurdo. Il

e poi allo stesso

cadono in due assurdi opposti,

il

ed all'avvenire in forza del principio di causa ed effetto. Il realismo e l' idealismo sconfinano perciò l'uno

nella soluzione di questo problema, tra lui,

:

naturale, in relazione al quale sia possibile la scienza,

coscienza,

per

>

deve riconoscere

Ma, prima di giungere 'ò\V volution créatrice dobbiamo fermarci alla seconda opera del Bergson Mature et Mémoire, per vedere come da lui sia considerato il dualismo di soggetto ed oggetto, di materia e spirito, o di materia e memoria, e come egli tenti il passaggio dall'un termine all'altro. Il Bergson cerca di porsi, gli


:r'

non può rinchiudersi nel suo un sistema puramente

idealista

strettamente considerato,

idealisti che,

li

noscere che, oltre

deYi* Évolution créatrice.

:

i

avere un vero centro, la caratteristica perciò della molteplicità. Ma in fin dei conti però il realista deve rico-

ci

può dar ragione

ipotesi arbitraria di

prestabilita tra cose e spirito o,

della

un'armonia

come per Kant,

ed intelletto ^). Bergson allora, ponendosi tra

tra

sensibilità Il

modo

realisti e

idealisti,

tra materialisti e spiritualisti,

tenta di risolvere l'antinomia dimostrando il carattere, non semplicemente speculativo, ma essenzialmente pra-

ed in generale della conoscenza. la tesi pragmatistica e sviluppare a comincia E anche qui noi traMa scienza. della critica relativa la tico della percezione

qui

si

più specialmente

119 e segg.

*)

•*.-A

--

Matière

et

Mémoire pp.

12-14.

*

'

.

.V

— i;o —

— 171 —

lasceremo per ora di approfondire la questione, limitandoci a chiarire meglio la differenza tra soggetto ed

almeno in questa sua opera, non consiste nel tentativo di negare

il

oggetto.

modo da

poter concepire

Che cosa è

la

materia

Se

?

si

considera

la

ma-

come altro dalla percezione che ne abbiamo, cade nel comune realismo e si rompono i ponti di passaggio tra materia e spirito. Il Bergson perciò teria

si

ha

identificato la materia con la immagine noi appare sotto forma di immagini

;

la

materia a

e queste immagini

sua essenza. La percezione in conseguenza non sarà qualche cosa di diverso dalla

ma sarà della stessa natura, sarà cioè la stessa materia, o, per meglio dire, una parte di essa. Poiché materia,

tra la percezione della materia e la materia stessa e che una semplice differenza di grado, un rapporto identico a quello della parte al tutto ^). La

non.v

dualismo,

ma

allo spirito e viceversa.

E

soltanto di considerarlo in il il

passaggio dalla materia

modo

in cui

si

effettua

il

passaggio è già evidente. Materia e spirito hanno un punto di contatto nella percezione, la quale non può

realmente mai essere pura in quanto che per esser pura dovrebbe essere assolutamente istantanea. Sic-

come questo non può avvenire, la percezione pura rimane un semplice ideale e la percezione concreta, avendo una durata, prolunga il passato nel presente la percezione così e partecipa perciò della memoria pura e dello materia della sintesi la viene ad essere :

spirito puro,

ed in forza di tale

spiegare la concretezza

umana

della

sintesi ci è

vita

e

la

possibile

conoscenza

‘).

percezione così considerata è chiamata dal Bergson 'percezione pura, poiché essa non ha ancora acquistato

Veramente, per spiegare la conoscenza, il Bergson è costretto a fare intervenire un nuovo fattore, e cioè

carattere soggettivo che le verrà poi dato dall’ag-

la volontà. Poiché, eliminata la differenza sostanziale

un elemento nuovo costituito dalla memoLa memoria in tal modo è il termine opposto della

tra materia e percezione, la percezione, in quanto parte rispetto al tutto che è la materia, deve avere una pro-

il

giungersi di ria,

materia e quindi essenzialmente spirito, spirito irridualla materia stessa. La memoria, considerata come semplice opposto della materia, è chiamata soucibile

venir pur.

A

noi non

preme ora

Bergson giunga a dimostrare e

di

esaminare come

il

la differenza di natura,

non

di solo grado, tra percezione e ricordo e quindi tra materia e spirito. L* importante é notare che il

dualismo rimane rigoroso e che

lo sforzo del

Bergson,

pria ragion d'essere, che

non può

consistere però in

un

puro bisogno speculativo, perché in questo caso la percezione tenderebbe ad essere tutta la materia, ma deve consistere in un bisogno pratico. La conoscenza quindi finisce di essere speculativa per diventare pradivenire tica, finisce di essere contemplazione per azione. Se la percezione

non è T immagine completa com-

deU'oggetto, ciò avviene per un'opera di selezione

*)

Matière

et

Mémoire,

p.

273.







.T' ^5;.



J;

,-irv.

v-’;_

^

'

1

iiitif

1

ì

i

iTf^;lr

I

f

Ti

TirBraiwnmirmiiìr

r'^

;•>,.

— 172 —

r/r

173

genza

piuta volta a volta in vista di determinati fini, per una scelta di quei caratteri di un oggetto che rispondono

alla vita nella

Quar

direzione della nostra attività e dei nostri bi-

alla

sogni



della materia e

V intuizione

sua completezza.

infatti

la

dell* intelligenza ?

funzione

Il

Bergson distingue due facoltà per Tadattamento 1* istinto e 1* intelliesteriore o della natura

^).

psicologico per darci Il

è

iYìfn

al

mondo

Questa teoria pragmatistica si sviluppa e si determina con maggiore precisione neU’^TO/«^/o« créatrice. Qui il Bergson abbandona il campo più propriamente

mente

mondo

è diretta al

miiiniiMilliitf

mondo

una

visione metafisica del

uno

consiste in

corrente che

non ha una

e percorre vie diverse e

ricchendo sempre di più cipio del

sola direzione,

sempre più il

mentre 1* indell* imezzo Per telligenza considera i loro rapporti. inconsapevole ed s tinto si ha la conoscenza immediata che r istinto mira direttamente

mondo.

slancio vitale assoluta-

originario, spontaneo, libero e creatore

ma

in

:

si

una

Il

un determinato oggetto, per mezzo dell* intelligenza, invece, si ha una conoscenza consapevole, cioè pensata o mediatà, e che quindi spazia in un campo più largo e più complesso. Istinto ed intelligenza però non sono indipendenti Tuno dall*altra, ma si integrano a

prin-

mondo

questo non

si

alle cose,

di

scinde

differenziate, ar-

proprio contenuto.

:

genza. Tutti e due sono strumenti esclusivamente pratici e la differenza tra l*uno e Taltra consiste nel fatto

è quindi essenzialmente spirito, ma svolge del tutto liberamente, perchè nel trova il mondo inerte della materia,

suo cammino per cui avvengono delle soste nel continuo flusso della vita, ed all’eterogeneo, al continuo, allo spontaneo, si

1* intellivicenda, perchè, data la loro diversa natura, non formale, puramente carattere genza, che ha un

sostituiscono

con

l’omogeneo,

il

discontinuo,

il

può

determi-

nato. Il Bergson tenta poi di ridurre la stessa materia

a

spirito facendola consistere in punti di sosta dello

è

fare a

et

Mémoire,

la materia, con Stabilita questa differenza fra istinto e intelligenza possibile comprendere appieno la funzione di que-

st*ultima.

essa,

ci

sarà possibile comprendere

dato su cui

si

:

ciò

della

che è vivo, che è spon-

...V

-•

processo

esercita la nostra azione è costi-

tuito dalla materia bruta

I

,T-V'

il

conoscenza.

'

p. 38.

che è a contatto diretto

le cose.

Il

Matière

dell* istinto,

Qui la somiglianza col pragmatismo diventa perfetta. La conoscenza intellettuale non ha carattere di assolutezza perchè 1* intelletto non è un a priori, ma è relativo alle necessità dell*azione. Il punto di partenza deve essere dunque Fazione, e, muovendo da

ma, evidentemente, una vera ragione di questo ristagno dello slancio vitale non può essere data, e quindi la vera unità di materia e spirito non può essere raggiunta. E come rimane irriducibile il dualismo di materia e spirito, rimane anche l’altro dualismo che nella filosofia del Bersgon è ad esso collegato, e cioè quello di intelligenza ed intuizione. Poiché l’ intellispirito,

*)

meno

— 175 — taneo, che sfuggire

si

svolge e

si

muta, deve necessariamente

deir intelletto.

airattività

deve funzionare quest *atti vita ria dei pragmatisti,

è,

Il

come

un caos privo

mondo la realtà

in

cui

prima-

di qualsiasi determi-

nazione e di qualsiasi distinzione. Per mezzo deirintelligenza noi possiamo stabilire un certo ordine, introdurre una certa discontinuità nella reale continuità che troviamo, scomporre la materia in modo che essa

risponda ai nostri bisogni, e soprattutto possiamo so-

movimento Y immobilità. Tutto ciò natu-, ralmente si ha perchè il compito dell* intelligenza non è quello di giungere ad una teoria pura, cioè ad una stituire al

conoscenza in senso

mente ‘

intellettualistico,

quello di mirare

ad

ma

esclusiva-

un'utilità pratica.

E

per

raggiungere questo scopo noi non possiamo tener conto del movimento o del progresso reale del mondo nella

sua attualità,

ma dobbiamo

precedere in senso inverso,

e cioè schematizzare ed immobilizzare la realtà perfino

nella concezione del suo stesso movimento. Perchè, anche quando Y intelletto guarda al movimento, non guarda al reale passaggio da una posizione all'altra,

ma

soltanto allo scopo, al significato, al disegno d' insieme, allo schema immobile dello stesso movimen-

«

V intelligenza

secondo

^).

«

La

nostra intelligenza

non

si

rappresenta chia-

ramente che V immobilità Nella materia in quanto immobile può svolgersi la nostra azione, che trova in essa

come

ciò che

si

una

qualsiasi legge e di ricomporre

qualsiasi sistema teoria,

» ^).

che potrebbe essere considerata come

l'espressione del più genuino pragmatismo, è ria che, créatrice,

era già

delineata

Bergson. In Matière

et

nei

libri

una

teo-

Évolution

sebbene sviluppata specialmente

precedenti

del

Mémoire per esempio troviamo

definizione del fatto, di carattere decisamente pra-

una

che si chiama ordinariamente un non è la realtà tale quale Bergson apparrebbe a un' intuizione immediata, ma un adattamento del reale agli interessi della pratica ed alle

gmatistico. fatto



Ciò

«

dice



il

esigenze della vita sociale»^).

Riferendosi poi alle esigenze della vita sociale

il

Bergson giunge a una teoria dei concetti e del linguaggio che può dirsi svolta negli stessi termini di quella del ai

James

che

abbiamo esaminata. Oltre ha dei bisogni sociali.

bisogni individuali l'uomo

*)

Évol. créat., p. 170.

Mémoire,

2)

Matière

3

Si noti che

et

il

p. 201.

James nei suoi ultimi

dopo

anni,

aver^

riconosciuto raccordo che è tra le sue teorie e quelle del Bergson, è andato sempre più avvicinandosi a questi, assmulando

e facendo proprie molte sue teorie. A Pluralistic Si veda a tale proposito l’opera del James Universe, 1909, e ivi specialmente il capitolo sul Bergson ; si :

un'

immensa

stoffa in cui si

vuole, per ricucirlo

q UÉvol. 2)

un

Questa

)

to

caratterizzata dalla potenza indefinita

è

di decomporre secondo

Ihìd., p.

Cféat.,

169.

p.

i68.

come

si

può

ritagliare

vuole. In sostanza

veda poi l’opera del James pubblicata postuma Some pròhlems of philosophy, in cui si trova la teoria dei concetti e :

....

«

Un’ intelligenza ha bisogno

di associarsi

ad

altre in-

telligenze, e per far

questo deve ricorrere a dei segni,

in forza dei quali

possa addivenire ad m\*azione co-

si

mune, Il concetto, quindi, ed il linguaggio in generale devono partecipare del carattere di relatività e di subordinazione proprio della stessa intelligenza. I concetti infatti

sono esteriori

gli

uni agli

altri

come

gli

abbiamo distinti nello spazio e, degli essi hanno la stessa stabilità e la stessa disconEssi non sono perciò la percezione delle cose,

oggetti che noi oggetti, tinuità.

ma

la

«rappresentazione dell’atto

ligenza

ma

si fissa

su di esse

».

Non

per

il

quale l’intel-

sono delle immagini,

sono dei simboli

Fin qui

nel

rigoroso e teorie, cui

senso più ristretto

abbiamo accennato

pragmatismo della parola. Le

Bergson

di



:

sull’originalità del sog-

mondo esteriore prima dell’ inintelligenza umana (la realtà primaria

getto, sul carattere del

tervento dello

dell’

Schiller),

dell' intelligenza

caratte^-e

sul

e

sulla

esclusivamente pratico

conseguente dipendenza di

questa dall’azione, infine sulla relatività e sulla convenlionalità del concetto

— sono

teorie prettamente prag-

che combaciano, perfino nei particolari, La verità con quelle del James e dello Schiller. perde il suo carattere di assolutezza e il suo simatistiche,

gnificato

intellettualistico

diventare l’espressione T'r.

di

Ma

se

tutto

seconda

alla

non

il

ciò

è

pragmatismo,

puro

ad esso

potenza

:

all’

intuizione,

realtà

spontaneo e creatore: l’intelligenza mira esclusivaall’

inerte, al solido, alla materia.

Ora dal

rico-

noscimento di questa incapacità dell’ intelletto si deve forse giungere alla conseguenza dell’ impossibilità di una vera conoscenza ? Si deve forse conchiudere che la realtà, la vita

presa

?

Il

debba sempre sfuggire

Bergson, lasciandosi alle spalle

alla il

nostra

pragmati-

smo, risponde che dal fatto che l’ intelletto non può darci la vera conoscenza non si deve dedurre 1 imposvia che ci sibilità di giungere a questa per altra via ;

quale, sarà anzi spianata dalla stessa intelligenza, la ripiegandosi su se stessa e riconoscendo la propria relatività,

I

darà il modo di giungere all’ intuizione, pragmatisti avevano negato l’assolutezza della

non avevano mai compreso in modo necessità di mettere al suo posto un altro

agreement

del

chiaro la

ma

assurda e assoluto. Tale situazione era naturalmente quindi,

Y.

?

Évol. créat., p.

174.

ciare Ì2

come abbiamo

visto,

da quello del metodo.



^

i

Il Pragfnatistno, tee,

^

^

| .

j

|

L’ intelligenza

pragmatisti sono andati

cominspesso a finire nei più disparati dogmatismi, a *)



pensiero del Bergson, ed al pragmati-

può far conoscere il mondo nella sua effettiva di movimento e di progresso, di slancio vitale

ci

conoscenza,

(l’

il

;

per

dell’accordo

riduce

non smo aggiunge 1’ intuizionismo. Abbiamo visto come il Bergson passi dall’ istinto vediamo adesso perchè egli non si all’ intelligenza fermi aH’intelligenza e passi da questo ad un istinto arresta

si

copia della realtà,

James) o meglio della riuscita del concetto nella realtà. Vero e falso si identificano con buono e cattivo, o con

si

criterio della verità.

mente

pragmatismo

il

e solo all’utilità pratica

utile e disutile,

|

|

| j

|

| j



Il

-- 178





•;’:-::.^1‘

Bergson invece va in cerca deliberatamente del*

una conoscenza pura, che è

Tassoluto e crede di trovarlo nell' intuizione. Solo per

mezzo

col suo

intuizione noi possiamo conoscere davvero

dell'

quanto non

La

ci

;

non

si

riduce,

come

ma

solo per virtù di quell’

i-

chiama intuizione ‘). si accorge che, col tracnon Bergson il Senonchè ed intuizione, intelligenza tra profondo solco ciare un di materia quello a analogo duahsmo un in si pone

stinto disinteressato

mediato è nell' immediato. In un certo senso il Bergson viene a trovarsi in una posizióne analoga a quella del Mach. Per il Mach

e di spirito, che

effettivamente.

che

non

E

gli

allora

si

sarà più possibile di superare nonostante ogni ten-

si finirà,

non era che un prodotto pra-

inteltativo in contrario, nell’assurdo di trovarsi tra è non che un’azione tra cioè e intuizione, ed ligenza

che perciò non poteva rivelarci la realtà nel

conoscenza, da una parte, ed una conoscenza che non

la vera realtà era nella sensazione presa nella

mediatezza.

Il

pensiero

suo vero essere, di

intuizione immediata

conclusione è che la filosofia

in forza dell’ intelletto,

tinuo sviluppo. L'assoluto, cosi, invece di essere nel

tico e

l’

carattere estetico e mistico.

per il pragmatismo, al puro relativismo, ma, distinguendosi nettaménto dalla scienza, apre la via per giungere all’assoluto, che può essere attinto, non più

opponiamo, come nella conoscenza intellettuale, alla realtà stessa, ma, al contrario, vi ci immedesimiamo non guardiamo alla realtà mediatamente ma immediatamente, senza che essa possa sfuggirci in quello che costituisce la sua essenza e cioè nella sua spontaneità creatrice ed in conla realtà, in

179 r-

adattarci

ma

al

Bergson non è più

sua im-

serviva soltanto al nostro bisogno

mondo

L' immediato

esteriore.

la sensazione,

ma

l'intuizione

;

però

sensazione pura e intuizione pura hanno un identico carattere,

che è quello di essere

,

entrambe momenti

affatto teoretici dello spirito.

Nel carattere teoretico

dell'

intuizione

vare la differenza fondamentale tra la

si

deve tro-

filosofìa

del

Bergson e quella dei pragmatisti. Scopo del pragmatismo è quello di negare ogni valore, ed anzi ogni senso, alla pura teoria, cioè alla conoscenza completamente disinteressata. Il Bergson invece, dopo aver dimostrato con i pragmatisti che tutta la conoscenza nel senso



ordinario della parola è pratica, vale a dire essenzial-

mente azione, pone,

al

1

è azione, dall’altra.

del

di sopra di tale conoscenza,

' :

*)'

Évol, créat., p. 214

i_5>’

\

181 insensibili,

zioni

un

tutto,



4&-Ì

insomma, assolutamente

In questa realtà di immagini si interviene con un primo processo, quello della conoscenza comune, per cui si separano le. cose, si ordinano e si semplifiindistinto.

cano in vista dei nostri bisogni, e cioè col solo della comodità o

CAPITOLO

dividuale,

V.

ma

Utilità

utilità^).

collettiva

o

sociale,

non

criterio

solo

in-

per cui sentiamo

bisogno di un processo discorsivo, del linguaggio, che così viene ad avere il carattere di relatività proprio

il

Il

comune e poi anche della scienza. La scienza infatti non costituisce che un secondo grado del sapere umano, un prolungamento immediato del 'sapere comune, che si compie senza un cambiamento

pragmatismo religioso (Le Roy).

Abbiamo

della conoscenza

già accennato, parlando del Poincaré, alla

critica della scienza

come

è

compiuta dal Le Roy.

Ma

per poter comprendere bene la filosofia del Le Roy è necessario considerarla nella sua strettissima relazione

con quella del Bergson, di cui

non

il

Le Roy molto

volte

dimentale, come, per

fa che parafrasare le idee.

bergsonismo del Le

Il

accentuazione

proprio

scienza e filbsofia

V

Roy

del

La dimostrazione

rapporto della

di

natura

pratica della scienza è fatta seguendo minuziosamente la critica bergsoniana. Il dualismo del dato e del fatto

conserva quel carattere ambiguo proprio di Mature et Mémoire, Il dato, cioè la realtà nella sua immediatezza,

non è che una continuità in movimento, un si fondono insieme per grada-

turbine di immagini che

*)

Cfr.

Le Roy,

Science »,

et

1899, pp.

philosophie, 375 425

.

in

«

503-5^2,

tende ad

t?.;

logica tra-

n la

Senso comune e scienza sono strumenti pratici per giungere all'assoe quindi contingenti e relativi dobbiamo pasintegrità, sua nella reale luto, cioè al filosofia e, alla grado superiore e sare ad un terzo far quePer filosofica. intuizione all' più propriamente,

essere.

;? ì'

Si

:

‘.

dobbiamo

liberarci di tutte le astrazioni, di tutti

Revue de 708-731

ma

conoscenza comune quanto la scienza, modo, non possono darci, come già questo considerate a della realtà nel suo vero conoscenza per il Bergson, la

Tanto

;

')

1900, pp. 37-72.

senso comune,

dizionale.

sto

Métaph. et de Mor.

il

essere rigorosa e informata alle leggi della

giunge alla sua massima

nelPesame

i

nè di metodo, nè di attitudine. Soltanto il suo campo spazia più largamente, i dati su cui essa lavora sono in numero molto maggiore, e, quel che più importa, Torganizzazione dei dati stessi non è più ruradicale,

Rev. de Mét.

et

de Mor., 1899, p. |8a.

li

•i• •



w

y'



— 182 — schemi che

gli

ci

siamo creati per

183

i

nostri fini esclusiva-

mente pratici dobbiamo liberarci « del tempo, del numero e dello spazio infrangere i quadri morti d*un :

;

linguaggio brutale

;

elevarci al di sopra del discorso

per definirlo e giudicarlo

meccanismo

del

logico

;

ritrovare le sorgenti vive

nelle

mobili profondità della

compito del filosofo compito vita spirituale chiaramente determinato, essere non può che del resto per sua natura linguaggio il ciò a non prestandosi si può solo di cui ma deformatore essenzialmente Tale è

».

il



;



suggerire

il

Infine

il

sentimento.

Le Roy, dopo aver passato

senso comune, la scienza e la filosofia

mostrato

due

il

gradi e

carattere

:

in rassegna

dopo aver

meramente strumentale

il

di-

dei primi

carattere conoscitivo, unificatore ed as-

il

soluto del terzo,

rappagamento

non

riesce

a trovare in quest’ultimo

di tutte le esigenze del suo spirito,

passa risolutamente al grado

e

definitivo, alla religione,

in forza della quale soltanto è possibile giungere alla

concezione della vita morale

E

^).

quello che proprio ci importa di considerare nel

Le Roy non

è tanto la sua critica della scienza, che

sostanzialmente non porta grandi innovazioni alla tica già

cri-

compiuta dal Bergson, quanto V applicazione

del suo pragmatismo al problema religioso.

Esaminando

la concezione pragmatistica della re-

hgione abbiamo potuto rilevare tutta la sua cienza e la sua contraddittorietà. rilevato

un

insufi&-

Non abbiamo

carattere, anch’esso importantissimo

però :

ca-

ora in luce per comrattere che ci occorre di mettere di Le Roy. Il religioso il pragmatismo

prendere bene James, lo SchUler

e

in generale tutti

i

pragmatisti,

_

hanno sem-

anti-intellettualistica, nella loro esigenza possibile la realtà pre cercato di ridurre al minimo soggetto. Hanno del dell’oggetto per ingigantire quella la trascenpossibile cercato cioè di ridurre al minimo solo resta non pragmatismo denza deU’oggetto. Ma nel poi, e resta un residuo di questa trascendenza, a dire vale trascendenza, quasi non discussa, un’altra la Tutta fede. di reUgione, quella che è oggetto di a su verte religione discussione dei pragmatisti sulla intersulla stessa, religione necessità di ammettere la *ede del concetto di Dio e

ma

.

prelazione pratica questione deUa conciabilita generale, ma non tocca la verità umana e deUa ve0 almeno del rapporto della maggiore difficolta che la è rità divina. Questa, che relisua strada l’anti-inteUettualista pragmadal direttamente gioso, non è stata affrontata concezione religiosa è rimasta feta e perciò la sua

incontra

monca

sulla

e del tutto superficiale.

invece forma si

il

La

questione stessa

nucleo fondamentale intorno

affannano con tragica angoscia

i

al

cosiddetti

quale

mo

er-

conservare che, oltre a voler nisti, quei religiosi cioè profondamente, hanno auc e quella fede che sentono una potenza creatrice bisogno di riconoscere all’uomo

n

con che poi cercano di conciliare

i

limiti di

una

verità

trascendente. umana e se essa Se la verità è essenzialmente quanto damo propno può avere un valore in .

tanto

noi a farla essere

;

se la ventò non

è,

ma diviene,

in

1

\



184



185

santemente svolgendosi ed arricchendosi ; se questa è dunque la natura della verità, che cosa mai potrà essere queU’altra verità, di valore infinitamente

giore perchè oggetto di religione

Che cosa

è



:

la verità del

magdogma?

un dogma ? si domanda il Le Rov, deciGn S X se non altrettanto esaurientemente ^

risolvendo, questo problema. la

sua

verità

trascendenza

Come

si

può

conciliare

con Timmanenza della nostra

?

Le Roy comincia dairesaminare le ragioni per cui alla coscienza moderna generalmente ripugna il concetto di dogma. Un dogma è un'affermazione che non solo non è stata mai provata, ma che, per definiIl

zione stessa, esclude qualsiasi dimostrazione. Ora questo mal si concilia con le rivendicazioni anti-intellettualistiche proprie del pensiero contemporaneo. Il nostro pensiero vuole andare in fondo a tutti gli assiomi,

a tutte

vuole rivalutare tutto e dare a tutto non soffre che gli sia sbarrata la via

le verità,

nomia

e di sincerità, al suo principio generatore e fon-

mentale che è

vrebbero essere ad ogni modo perfettamente intelliingibili e non dovrebbero lasciare nessun dubbio di terpretazione e nessuna possibilità d'errore. Invece i

dogmi sono sottoposti

restare estranei alla nostra vita intellettuale effettiva. Non sono forse queste ragioni abbastanza conyincenti perchè l'uomo

deve

già fatta.



asservimento,

«

Un

come un

limite ai diritti del pensiero, -

come una minaccia di tirannia intellettuale, come un ostacolo e una restrizione imposte dal di fuori alla libertà della ricerca

:

tutte cose radicalmente contra-

rie alla vita stessa dello spirito, al

suo bisogno di auto-

più diverse interpretazioni

vece a contatto col progresso della nostra conoscenza, con lo svolgersi del nostro pensiero e non possono

rattere,

che dairesterno si pretenda con viva violenza una verità dogma qualunque appare come un soffrire

alle

a seconda della filosofia da cui si parte e del momento storico in cui sono considerati, I dogmi, che dovrebbero restare nella loro eterna immutabilità, sono in-

tere e riconoscendo la propria insufficienza.

non può

E

potessero venire accettati, sia pure passivamente, do-

egli

di introdurre in essa e

immanenza»^). :

soniano

coscienza

principio di :

nuova vita da una verità eterna e data una volta per sempre, davanti alla quale esso debba inchinarsi senza discu-

La nostra

il

questo non basta ammettiamo pure la necespassivamente al dogma sità di doverci inchinare potremo noi farlo ? Evidentemente no. Perche i dogmi

Ma

dai vincoli del

:

-

Il

moderno debba cercare di liberarsi e ad esso risolutamente opporsi ?

dogma

parlant en è profondamente convinto e « vi sottoscrive pienamente. Da buon berg-

Le Roy ne

philosophe

»

non arriva a concepire come si possano immobilità del conciliare il movimento della vita e 1 nello dogma, come si possa soffocare lo slancio vitale schema eterno di una verità trascendente. E allora il dogma, che per la fede ardente del Le Roy non può èssere annullato, deve cambiare di casignificare un'altra cosa.

————— A)

Le Roy, Dogme

¥

4

et Critique, Paris,

Bloud, 1907, p.

9*

r

— i86 -

I

La concezione comune

del

187

dogma

come un teorema di cui

considerato

tutto insignificanti. della personalità di

i

dogmi non

?

solo

Soltanto se

sono anche del

di conin relazione al suo senso pratico ed alla regola dotta in esso contenuta, noi possiamo davvero comentri a far il dogma, possiamo far sì che esso

Prendiamo ad esempio il dogma Dio. Quale può essere il suo senso

Che cosa

prendere parte della nostra vita spirituale, che abbia perciò

si

nalità di

scendente

da ogni cattolico. Si dirà allora che la persoDio è essenzialmente incomparabile e traSia pure,

?

ma

allora perchè chiamarla per-

insomma che Dio è personale non può per noi avere altro significato se non quello che « Dio è A » non può cioè avere nessun significato *). E così per il dogma della resurrezione di Gesù, per il dogma della presenza reale, e per tutti gli altri dogmi in genere. Fin qui la parte negativa della critica del Le Roy. Il dogma non può essere preso nel suo significato sonalità

dire

? Il

;

teorico, perchè tale significato, in seguito analisi, svanisce nel nulla.

Un dogma

ad im'attenta può

piuttosto

avere un significato negativo. Così la personalità di Dio deve -essere intesa anzitutto nel senso che «Dio non è impersonale », vale a dire che è escluso ogni significato panteistico del concetto di Dio.

caso di discutere quanto sia esatta la nozione di significato negativo e se una negazione, nel

Nen

è

un

valore per noi.

Dio un concetto antropomorfico. Tale concetto è

ripudiato

un signiil Le Roy il dogma, più che ha un senso prevalentemente pratico. noi consideriamo il significato di un dogma

ficato negativo,

deve intendere per personapossiamo certamente avere della personalità

intellettuale

di

ma

alla nostra coscienza,

determinata.

Del resto per

s'ignori la dimostra-

zione. Interpretati in questa maniera,

ripugnano

Non

meno

intellettualistica, poiché esso è per lo più

puramente

lità ?

sempre implicare una correlativa affermazione più o

una concezione

è

'

Siamo in pieno pragmatismo. Il Le Roy ne è coappunto sciente e non disdegna di essere chiamato pragmatista.

stesso adopera questa parola per

Egli

definire la sua filosofia

^).

con criterio pragmatistico, che ricorda quello di si James neU'esame degli attribxiti di Dio, il Le Roy dimoaveva accinge a spiegare gli stessi dogmi che « Dio è strati assurdi nel loro senso intellettualistico.

E

comportatevi nelle vostre relauna perzioni con Dio come nelle vostre relazioni con « siate dire » vuol sona umana ». « Gesù è risuscitato della prima stati in rapporto a Lui come voi sareste

personale

»

vuol dire

«

sua morte, come voi siete di fronte ad contemporaneo ». Così ancora il dogma della presenza reale vuol consacrata dire che bisogna assumere davanti all'ostia davanti avrebbe si che un'attitudine identica a quella

a Gesù divenuto

visibile*).

il

senso in cui adopera tale parola

il

Le Roy, non debba

*)

Cfr.

Dogme

et

Critique,

pragmatique des dogmes

Dogme

2)

et

Criiique, p. 17.

Ibid.,

pp. 25-26.

p.

est celle

105 : « .... V interprétation qui pennet le mieux .... ».

'-r;

'^.

i

-,

,S--vVÌ;»^'

T-^ii.-'iC

:

— i88 — Interpretati a questo

ma

perfettamente chiari, valore per chi

modo,

dogmi non solo sono acquistano anche un maggior

riconosca e

li

dogma non

189

li

i

segua. Poiché la cono-

meramente teoretica, ma invece essenzialmente pratica, e può perciò costituire una virtù. Credere e non credere non sono più degli stati intellettuali di cui non si è responsabili. Si crede non in seguito a delle prove matematiche ed alFevidenza della dimostrazione, ma solo per un atto di libera volontà che, appunto perchè Ubero, può avere un valore. L'affinità evidentissima col pragmatismo non si arscenza del

è più

resta solo a questo. Affermato

dogmi,

Le Roy

il

si

domanda

il

significato pratico dei

in che relazione tale si-

gnificato stia con quello intellettuale, ed a simile que-

maniera analoga a quella con cui lo Schiller determinava il rapporto tra pragmatismo e filosofia. Lo Schiller infatti, e con lui il James e gli altri pragmatisti, dopo aver esposto il metodo pragmatista, sito risponde in

ossia quel

metodo che insegna proprio a

della metafisica,

non

restasse

fisica.

E

un

si

chiedevano se oltre

la metafisica allora

del

sue particolari idiosincrasie Cosi, il

meno

pragmatismo

posticino anche alla povera metafi-

creazione individuale

dogma,

al

fare a

diventava un'arte, una

soggetto

in

relazione

alle

^).

Umitando il ragionamento alla critica del Le Roy. Riconosciuto il significato pratico

dogma,

del

50.

cattolico,

drone di accordare

dopo averlo accettato, conserva

la

sua preferenza alla teoria che gU

piacerà di più, alla rappresentazione intellettuale che

giudicherà migliore

egli

A

»

^).

differenza dei pragmatisti però,

fondisce di più

il

il

Le Roy appro-

rapporto tra intellettCI e fede, tra ra-

gione e volontà. Per

il

pragmatista la volontà aveva

precedenza sul pensiero e questo aveva un significato solo in relazione all'atto di volontà che lo poneva. La

la

volontà di pensare e di credere anticipava il pensiero e la fede. Una simile astrazione della volontà, se pur è in parte nello spirito della filosofia del

però da

Le Roy, non è il Le Roy

sostenuta deliberatamente. Poiché

lui

oppone decisamente agh intellettualisti solo nel senso che non pretende che la prova di una verità sia definitivamente compiuta prima che cominci l' adesione si

ad essa all'

della nostra volontà.

«

La volontà

è

immanente

intelligenza, e reciprocamente. Giudizio di fede

ed

atto di fede sono simultanei, interni l'uno all'altro»^).

E

questo è in generale

il

principio informatore di

tutta la filosofia dell'azione (Blondel) e del moderni-

smo.

Non

ci

le affinità

fermeremo perciò a rilevare ulteriormente Pragmatismo con le filosofie dell'Ollé-

del

Laprune, del Blondel, del Laberthonnière, del Loisy e degli altri rappresentanti di quello che è stato chia-

Dogme Vedi p.

il

ogni libertà di rappresentarsi intellettualmente gU oggetti corrispondenti ai dogmi stessi. « EgU. resta pa-

*)

et Critique, p.

32.

Ibid., p. 331.

-V '

'




'

1

H*'

•-

'r^'-

matft a pragmatismo rdigioso. I motivi più mente pragmatistici di queste filosofie sono quelli conpiù siderati per a Le Roy, che è certamente colui che cóme neUa si avvicina, nella concezione deUa religione quelle critica deUa scienza, alle idee del James ed a projaria-

dello SchiUer.

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APPENDICE BIBLIOGRAFICA

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'

3 -

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.

NOMI

INDICE DEI

In

quest* indice

non sono compresi

nell* Appendice

soltanto

Benthman

15,

126.

93. Bergson H., 9, 133, Berthelot R., 9. J.,

Bloch W.,

166-182.

9.

Blondel M., 189.

Bourdeau Boutroux

J.,

9.

E., 142-154, 156-157.

166.

Bradley F. H.,

9,

29,

31-33.

74-75.

Calderoni M., 116.

Croce B., 116.

Dewey

14, 41-42, 66-72. 161-165. Eraclito, 124. Green J. H. 29-31.

Duhem

J.,

8,

P.,

Hamilton W., 25, 27. Hartley D., 24. Hébert M., 9, 16, 61.

Hobbes

Hume

T.,

degli

autori citati

116, 121-122, 135-137. 145, 149, 150-153. 167, 175-176, 183, 188, 190. Kant E., 16, 30, 93, 119, 146. Laberthonnière L., 189. Le Roy E., 133, 157-159,180-190. Locke G., 17-19, 23-25, 27. Loisy A., 189. Lotze H., 66-67. Lovej^ A. O., 89. Mach E., 131, 133-142, 162, 178. Mansel H. L., 27. Masci F., 8, 83-85, 88-89, 91* Maxwell J. C., 133. Milhaud G., 154-157. Mill James, 17, 24. Mill J. S., 17, 24-26, 40.

Avenarius R., 133.

Bacone F., 18. Baldwin J. M.,

nomi

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176,

A., g, 16, 91. Socrate, 15. Spencer H., 27. Stirling J. H., 29. Tocco F., 16. Vailati G., 116.



.

188,

183, 41,

aX"

83-85,

89,

INDICE -

4^ ,

Prefazione

-

-

-

— Gli antecedenti storici e le teo-

PARTE PRIMA.

rie DEL Pragmatismo del pragmatismo — Gli antecedenti — La premessa psicologica e della scienza — Metodo e Soggetto e oggetto IV. — La verificazione .... V. — La verità e .... VI. — Alla ricerca di un ideale sofisma della volontà di credere e VII. — pragmatismo religione per Vili. — L’antinomia non PARTE SECONDA. — Correnti di pensiero affini

Cap.

I.

»

II,

»

III.

storici

.

la

critica

.*

filosofia

realtà.

»

la

»



»

»

.

la

Il

il

.

.

risolta

»

106 118

AL Pragmatismo Cap.

empirio— La scienza e criticismo in Germania (Mach) contingenza (BouIL — La pragmatismo troux) — scienza in Francia. suoi pragmatismo di Bergson IV. — (Le Roy) pragmatismo V. — critica

I.

1’

della

.

»

filosofia

e

»

-

:'M; -

'

» »

-

i

•j

-

"

V-

-

III.

Indice dei nomi f

c.--

.

..

" .



/-

il

.

.

.

^

Altri critici della

e

Il

Il

Appendice bibliografica

;|1 i

della

religioso

i

limiti

142 154 167

180

'ài