Husserl e i fondamenti della fenomenologia costruttiva

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Alexander Scl1nell

Husse,rl e i fonda1nenti della f erio1ne1iologia costruttiva IIScH1eeoLETH

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Sommario dettagliato

Premessa

Introduzione I «concetti operativi» impliciti della fenomenologia come idealismo trascendentale - La «genesi», il efactum,» e la «costruzione» fenomenologica - La fenomenologia trascendentale come sviluppo delle conseguenze derivanti da una ridefinizione dei concetti di «trascenden7,a» e «immanen7,a» - La «svolta trascendentale» o «idealista» - L'emergenza di una nuova attitudine filosofica riguardo al «reale» (reell) e alla «realtà» e le conseguenze per la nozione di «soggetto trascendentale» - Il carattere assurdo dell'ipotesi di una realtà trascendente La fenomenologia contra il relativismo e il dogmatismo - Le due trasformazioni semantiche che H usserl fa subire ai concetti di trascenden7.a e immanen7.a - I) Il duplice significato di trascenden7.a e immanen7.a - L'integrazione degli oggetti trascendenti all'interno della sfera fenomenologica (svolta trascendentale) - 2) Trascenden7.a, immanen7.a e pre-immanen7.a (svolta genetica)- Piano dell'opera.

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Capitolo I La fenomenologia come ideal,ismo trascendentale - il chiarimento delle condizioni di possibilità della conoscen:za come caratteristica fondamentale «del» trascendentale in Kant - Il trascendentalismo kantiano in quanto opera sulla fondazione di un nuovo procedimento di legittimazione della conoscen7.a - Messa in eviden7.a, da parte di Husserl, di un'«esperien7.a trascendentale». Il trascendentale in Husserl - 1) Prospettive storiche. Secondo Husserl, il trascendentalismo kantiano è stato condizionato da due esigenze: a) un'esigen7.a empirista (o oggettivista) e b) un'esigen7.a anti-psicologista- Lo statuto «mitico» del soggetto trascendentale kantiano - La «soggettività trascendentale» come campo specifico del trascendentalismo husserliano - 2) Fondamenti sistematici. Quattro detenninazioni caratteri7.7.anti il trascendentalismo husserliano: a) il trascendentale come «fonte di ogni conoscen:za» - La conoscen7.a di cui si informa il fenomenologo come «conoscen7.a assoluta della possibilità della conoscen7.a assoluta» - Definizione del trascendentale - b) L'Io trascendentale, nel suo rapporto col mondo trascendente, come fonte di ogni conoscen7.a- c) La fenomenologia trascendentale come «auto-meditazione,, della «soggettività trascendentale» - Definizione della soggettività trascendentale - Lo statuto ontologico della soggettività trascendentale - Il senso dell'idealismo trascendentale - d) La «legittimazione» come motivo fondamentale della fenomenologia trascendentale. Considerazioni metodologiche fondamentali - Eviden7.a e intuitività - Il «principio di tutti i principi» della fenomenologia - Il problema di legittimazione dell'eviden7.a intuitiva - Le due sfere della soggettività trascendentale: la sfera immanente e la sfera pre-immanente (prima approssimazione)- [;epoché e la riduzione fenomenologiche - Il significato dell'epoché - I.:epoché come conseguenza dell'idealismo derivante dalla fenomenologia trascendentale - L'attitudine naturale e l'at-

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titudine fenomenologica - La motivazione dell'epoché - La ridll7.ione fenomenologica - Differenze tra l'epoché e la riduzione - Due significati di fenomeno in Husserl. Il primo livello della legittimazione fenomenologica: la sfera immanente - Le «implicazioni intenzionali» e il «senso» delle operazioni intenzionali. Il secondo livello della legittimazione fenomenologica: la sfera pre-immanente - La costruzione fenomenologica conferisce alle analisi fenomenologiche la loro «legittimazione ultima,, Differen7.a tra la costruzione fenomenologica e le costruzioni speculative - Ciò che motiva il fatto di procedere ad una costruzione fenomenologica - Cosa la costruzione fenomenologica costruisce - I limiti dell'analisi descrittiva - «Costruzione genetica,, in Fichte e Husserl - La base su cui la costruzione fenomenologica costruisce ciò che costruisce - L'intuitività specifica che richiede la fenomenologia costruttiva - Il procedimento a «zig 7.ag,, - Costrll7.ione fenomenologica e discesa nella sfera pre-immanente della coscien7.a trascendentale.

Capitolo II L'intenzionalità - L'analisi intenzionale - Definizione dell'intenzionalità - La fenomenologia contra il realismo e il soggettivismo - La correlazione soggetto-oggetto e la sua struttura essenziale come problema fondamentale della fenomenologia - Definizione della logica come «scien7.a dei significati» (che si costituiscono nella coscien7.a intenzionale). Espressione, significato, oggetto- L'espressione e il segno- 1) Uinfonnazione dell'espressione - 2) llsignffe;ato dell'espressione - L'intenzione significante e l'intenzione di riempimento - 3) Il significato come contenuto ideale dell'espressione - 4) Uoggetto dell'espressione.

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L'analisi della coscienza intenzionale - I differenti significati del concetto di «coscien7.a» - 1) Primo significato di coscien7.a: la coscien7.a come l'unità effettiva dei vissuti dell'Io - 2) Secondo significato di coscien7.a: la coscien7.a «interna» come percezione interna - 3) Terzo significato di coscien7.a: lacoscien7.a come «atto» o «vissuto intenzionale» - Lo schema apprensione/contenuto d'apprensione - Il contenuto dell'atto intenzionale - 1) Il contenuto intenzionale come oggetto intenzionale - 2) Materia intenzionale (come «senso dell'apprensione oggettiva,,) e qualità intenzionale (come carattere generale dell'atto) - 3) a) L'essen7.a intenzionale «relativa al significato» (come unità della qualità e della materia dell'atto) - 3) b) L'essen7.a intenzionale «relativa alla conoscen7.a» - La «piene1.za» - La categorialità - Il riempimento delle componenti formali e categoriali del significato - L'intuizione categoriale. La verità - La concezione tradizionale della verità (intesa come adeguazione) - La verità intesa come eviden7.a (in quanto «sintesi perfetta di riempimento») - Eviden7.a adeguata e eviden7.a inadeguata - Altri tre concetti di verità - La verità ,,fenomenologica,, e l'abbozzo della concezione della costruzione fenomenologica - La «verità categoriale» - L'idea del riempimento delle forme categoriali come concezione che permette di superare la teoria della verità come adeguazione.

Capitolo III Coscien7.a oggettivante e coscien7.a immaginativa - La natura temporale della coscien7.a e il ruolo del tempo nella distinzione tra differenti tipi di intenzionalità - Coscien7.a immaginativa e atti significativi - Coscien7.a immaginante e coscien7.a d'immagine - La rappresentazione immaginante come rappresentazione intuitiva e sensibile - Il problema del portatore (o rappresentante) della coscien7.a immaginante.

13 Immaginazione e phantasia - I differenti tipi della coscien7.a immaginante: l'immaginazione e la phantasia. L'immaginazione - La questione dell'applicabilità dello schema apprensione/contenuto d'apprensione alla coscien7.a immaginante - Punti comuni tra l'immaginazione e la percezione - La coscien7.a di un'immagine fisica come esempio illustrante il ruolo dell'immaginazione- La cosa fisica, l'immagine-oggetto e l'immagine-soggetto - Lo statuto enigmatico dell'immagine-oggetto - Un'apprensione nel caso della percezione, due apprensioni nel caso della coscien7.a d'immagine - La temporalità dell'immaginazione - Distinzione tra manifestazioni della coscien7.a immaginante e manifestazioni della percezione - La distinzione tra percezione e immaginazione dipende da unadifferen7.a temporale. La phantasia - Distinzioni tra la rappresentazione di phantasia e la rappresentazione della percezione - 1) Conffitto di «mondi» (non dell'immagine di phantasia) - 2) Differen7.a di stabilità - 3) Differen7.a di gradwùità nell'adeguazione 4) Differen7.a riguardo alla continuità - La temporalità della phantasia - Tre determinazioni della temporalità della phantasia - 1) La discontinuità della temporalità della phantasia - Tre caratteristiche: a) Carattere proteiforme - b) Carattere intermittente - c) Variabilità dell'immagine - 2) Il carattere presentificante della temporalità della phantasia - La rappresentazione della fantasia è caratteri7.7.ata da una «coscien7.a di non-essere» - Il ruolo dei contenuti d'apprensione - 3) La virtù costituente della temporalità della phantasia - Sensazioni e phantasmata. La coscien7.a riproduttiva - Coscien7.a immaginante e ricordo - La coscien7.a interna in quanto coscien7.a pre-rillessiva Quattro caratteristiche della rappresentazione della fantasia: 1) Implicazione intenzionale - 2) Riproduzione dell'impressone di un atto possibile - 3) Non inclusione di un atto percettivo originario - 4) Neutralità ontologica - Carattere nello stesso

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tempo riproduttivo e produttivo della rappresentazione della phantasia- Lo «sdoppiamento» della coscien7.a e la «scissione dell'Io» - Il rapporto tra reale e immaginario.

CapitoloN Il tempo come forma - La struttura temporale della coscien7.a trascendentale. La temporalità immanente - La messa «fuori circuito» del tempo oggettivo - Il «tempo apparente» come oggetto della fenomenologia del tempo - L'intenzionalità ritenzionale - L'auto-differenziazione degli atti d'apprensione - L'intrecciarsi delle fasi ritenzionali - Il carattere sintetico dell'intenzionalità ritenzionale - L'intenzionalità protenzionale Simmetrie e asimmetrie tra l'intenzionalità protenzionale e l'intenzionalità ritenzionale - Il legame tra le protenzioni e le ritenzioni - Il flusso assoluto della coscien7.a - Cinque ragioni giustificanti l'introduzione della nozione di «coscien7.a assoluta» e la discesa nella «sfera pre-immanente» della coscien7.a trascendentale - I) La coscien7.a assoluta come coscien7.a dei data sensibili intesi in una temporalità fenomenologica «prima» della loro oggettivazione trascendente - 2) Il flusso assoluto come «flusso fansiologico» - 3) La coscien7.a di sé della coscien7.a assoluta - 4) La coscien7.a assoluta al di qua della differen7.a presentazione/presentificazione - 5) La coscien7.a assoluta come coscien7.a pre-immanente costitutiva della temporalità immanente. La temporalità pre-immanente - Lo statuto della «hyle» e del hiinomenologische Methode» (1921), Husserliana Xl, M. Flcischcr (cd.), 1966, p. 336. 7 Vedremo nel capitolo V che, in realtà, la no-I.ione di «eccesso» non svela il vero criterio distintivo che permette di distinguere la fenomenologia statica dalla fenomenologia genetica.

26 tutivoalla «storia» della soggettività trascendentale). Ma non è questa la sola ragione che giustifica la ripresa di questo termine. In effetti, si può mostrare che se Husserl ha fatto ricorso a questa nozione e se elabora una «fenomenologia genetica», è in realtà per dotare la fenomenologia di procedimenti metodologici che l'obbligano ad abbandonare il ristretto dominio di una fenomenologia descrittiva. Detto altrimenti, ed è la tesi che vorremmo difendere nel presente studio, la fenomenologia genetica può essere compresa sotto tutte le sue sfaccettature solo se la fenomenologia si concepisce anche - in ogni caso là dove è necessario, owero nella discesa nella sfera al di qua della sfera immanente della coscien7.a trascendentale come una fenomenologia e.ostruttiva. Ora, questa fenomenologia genetica effettua delle «genesi» che si lasciano ogni volta concepire solo rispetto a dei «fatti» ifacta). Tali facta non devono essere confusi con ciò che Husserl chiama «Urtatsachen (fatti originari)»: quest'ultimi - oggetti per eccellen7.a della metafisica - si sottraggono ad ogni geneti7.7.a7.ione, ad ogni costruzione fenomenologica possibile (la fenomenologia costruttiva «si situa» così nell'intervallo «tra» la fenomenologia descrittiva e la metafisica). Contrariamente alle Urtatsachen, i ,facta»8 - che sono precisamente quei dati della sfera immanente della coscien7.a, di cui un'analisi costitutiva descrittiva non giunge a rendere conto -sono i

8 In realtà, bisogna distinguere tre tipi di {acta» che corrispondono rispettivamente a tre regioni o domini fondamentali della fenomenologia: innanzitutto, i «fatti originari• o «assoluti• che rientrano nel campo della (fenomenologia) metafisica; quindi, i «fatti• nel senso più ampio e più generale del termine di cui si occupa la fenomenologia descrittiva; cd infine i «fatti» del tutto particolari (che costituiscono al tempo stesso un limite al procedimento descrittivo, ma sono «costruibili» geneticamente) che sono quindi l'oggetto della fonomenologiacostmttioo. La fenomenologia si lascia caratterizzare come un filosofare che rende conto - attraverso procedimenti metodologici ogni volta specifici - di questi differenti tipi di facta.

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«depositi» di un fungere genetico che la fenomenologia ha il compito di «ri»fare. Ciò che è decisivo, è che questo «fungere» della soggettività trascendentale «anonima» non è inaccessibile ad un'analisi fenomenologica - a condizione, tuttavia, di procedere effettivamente ad una costruzione fenomenologica che faccia ricorso, come sopra accennato, ad una discesa nella sfera al di qua della sfera immanente della coscien7.a trascendentale.9 Notiamo fin dall'inizio che utili7.7.iamo il termine «costruzione fenomenologica» in un senso differente da quello che si trova innanzitutto in Heidegger e Fink. Essa non designa una ricostruzione di un tutto di cui solo certe parti sarebbero attualmente date. E, in linea di massima, essa non produce affatto qualcosa. La costruzione fenomenologica non è una costruzione speculativa (che procede per semplici concetti), ma non si lascia neanche ridurre ad una «semplice» «costituzione». Non è una costruzione speculativa perché è diretta dal tenore fenomenologico deifacta e perché oscilla di conseguen7.a, in virtù di quello che si potrebbe chiamare «ziw.ag genetico», tra il factum «da costruire» e la costruzione (pre-immanente) propriamente detta1°. Ma essa non è neanche una costituzione 11 ,

9 Abbiamo già dedicato una prima riflessione sulla no-.àonc di «cost:ru:done fenomenologica» nella nostra opera La Genèse de l'appara.tre. Etudes 7,hénoménologiques sur le statut de l'intentionnalité, Beauvais, Mémoircs des Annalcs dc l'hénoménologie, 2004, pp. 33 ss. e in Temps et phénomène. La 7,hénoménolo1,,;e husserlienne du tem,is (1893-1918), op. cit., pp. 9-14, 202 ss., 250 ss., 25.5 ss. IO l'cr opposi:t.ionc al ben noto «zig-1.ag fenomenologico» che rinvia continuamente, al livello della sfera immanente della coscicn,.a trascendentale, dal costituente al costituito e viceoe=. 11 La fenomenologia trascendentale ha in effetti per contenuto un a priori «di nuovo genere» che è quello della costituzione ( Quinta Meditazione Cartesiana, § 59, Husserliana 1, p. 164; tr. it. p. 154). Che cosa significa questa costituzione? La correlazione costitutiva - la correlazione «noetico-noematica» -, messa in cvidcn,.a da Husse rl a partire dalla metà del primo

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perché la costituzione è sempre costituzione di un oggetto (nel senso di noema)- in quanto «filo conduttore» nel quadro della fenomenologia detta «statica». Nella «sfera» pre-immanente, al contrario, non vi è oggetto (costituito), di modo che è effettivamente il caso di distinguere tra il procedimento costruttivo e ogni processo costitutivo caratteri7.7.ante tanto la fenomenologia statica quanto la fenomenologia genetica nel senso ristretto che abbiamo appena tracciato. Una volta compiuta questa prima messa a punto del tutto generale, tenteremo adesso di precisare e approfondire la portata filosofica della fenomenologia costruttiva.

o

In quest'opera si tratterà per noi di investigare in maniera sistematica il senso e le implicazioni della fenomenologia com-

decennio del Novecento, implica una trasformazione radicale del tradizionale rapporto soggetto-oggetto, trasformazione che presuppone, come prerogativa assolutamente indispensabile, il metodo dcll'e,,oché e della riduzione fenomenologica (cfr. Capitolo I). Il risultato di questa trasformazione è che il soggetto non è più staticamente di fronte ad un oggetto supposto e già dato, né l'oggetto di fronte ad un soggetto (o una pluralità di soggetti) costituito(;), di modo che il loro entrare in relazione risulterebbe (ontologieamcntec cronologicamente) da una prcscnY.a preliminare degli oggetti, da un lato, e dei soggetti, dall'altro, ma che, in maniera esscmdale, il senso-e il senso d'essere - degli oggetti è per l'appuntocostiluito dal soggetto trascendentale (ogni costituzione è dunque costituzione di un oggetto!), il quale soggetto non precede, nel medesimo tempo, questo atto costitutivo: l'essere e la coscieny.a devono essere pensati assieme, o meglio: appartengono assieme all'unità concreta dell'atto intenzionale che deve essere concepito come un'•essenY.a», un «eidcs» (laddove il termine •atto» non indica quindi né un'attività, né una maniera d'agire di una qualsiasi coscienza psichica) (cfr. Capitolo Il).

29 presa come «idealismo trascendentale» 12 - progetto che non coincide, sottolineiamolo, con quell'altro compito importante consistente nel descrivere, in una prospettiva più che altro storica, la formazione della fenomenologia trascendentale 13 (e la sua elaborazione ulteriore) così come si è costituita attraverso la «svolta» trascendentale nei primi anni del Novecento. Ora, una tale investigazione non può essere reali7.7.ata sen7.a adottare innanzitutto il «punto di vista» del fenomenologo trascendentale che, lungi dal fare completamente torto in particolare a quell'opera inaugurale della fenomenologia che sono le Ricerche Logiche (1900/1901), non corrisponde in realtà a nient'altro che alla «riflessione sulla problematica14» di queste Ricerche - il che implica che la fenomenologia è presente in esse almento «poten7.ialmente» 15 (un fatto che Husserl stesso non ha mai d'altronde cessato di ripetere 16). Ma che cosa caratteri7.7.a in verità il «punto di vista» (o l'«attitudine») del fenomenologo trascendentale? E come si può allora determinare il senso fondamentale della fenomenologia trascendentale in generale? La tesi che vorremmo difendere in queste pagine è che la fenomenologia trascendentale di Husserl non è altro che lo svolgersi delle conseguenze, profonde, che derivano da una

12 E si tratterà in particolare di mostrare che la fenomenologia costruttiva fornisce delle risposte a coloro che giudicano questo idealismo •poco accettabile • . 13 Cfr.a tal proposito lo studio molto istruttivo di J.-F. Lavignc, Husserl et la naissance de la 7,hénoménolcgie ( 1900-1913), l'aris, PUF, 2005. 14 L'espressione è di EmstTugcndhat.

15 E. Tugcndhat, Der Wahrheitshegrijfbei Husserl un,l Heidegger, Bcrlin, Walter dc Gruytcr, 1970, p. 229. 16 Cfr. per esempio Formale un,l transzendentale Logik, Husserliana XVII, p. 160 et 170; Erste Philosophie (prima parte), Husserliana VII, p. 233; Krisls, Husserllana VI, p. 237; E,fahmng un,l Urteil, L. Landgrcbc (cd.), Hamburg, Mcincr, 19856, p. 78.

30 ridefinizione di principio dei concetti di «trascenden7.a» e di «immanen7.a» (senza che questa ridefinizione si restringa al. «modo di datità (Gegebenheitsweise)» dell'oggetto trascendente in una coscienza immanente!) 11• Ciò che caratteri7.7.a la svolta «trascendentale» (o «idealista,,) della fenomenologia di Husserl è l'emergcn7.a di una nuova attitudine filosofica rispetto al «reale» (reell) e alla «realtà» che contamina essenzialmente la nozione stessa di «soggetto» e di soggetto «trascendentale». Laddove le Ricerche Logiche (pubblicate quindi prima di questa «svolta,, che sembra essere intervenuta a partire dal 1906) opponevano ancora, sulla scia dello psicologismo brentaniano, una certa accezione della «coscien7.a» {immanente), suscettibile di un'analisi «descrittiva,,, da un lato, e la «realtà» degli oggetti «trascendenti» che erano esclusi da una tale analisi (e il cui statuto ontologico restava alla fine indeterminatd8), dall'altro, l'idealismo trascendentale husserliano insegna semplicemente l'assurdità dell'ipotesi di una tale realtà trascendente: «un essere reale (real.) e ideale (ideal.) che trasgredisce (uber:schreitet) la soggettività trascendentale totale è un controsenso (Wider:sinn) 10». Assolutamente essenziale è che

17 Cosa che, ben inteso, non invalida assolutamente l'idea che «(... ) il rapporto intenzionale si sottrae all'inRusso delle opposizioni così inveterate come quelle del mentale e dell'cxtramentale [... ) o dell'immanente e del trascendente», L. Tcngclyi, L'erpérience relrouoée. Essaisphilos],hiques 1, Paris, L'Hannattan, 2006, p. 55. 18 È in questo senso che J.-F. Lavigne può scrivere che «nel 1901 Husserl era b,jà idealista, sulla questione dell'essere effettivo del mondo sensibile, ma che la fenomenologia che egli pratica non lo è necessariamente», Husserl et la naissance de la 7,liénoménologie (1900-1913), "1'· cit., p. 720. I 9 Husserliana V 111, Appendice XXX (forse del I 924) alla Lezione LI II della seconda parte del corso Filosofia 7J1ima ( 1923/1924), p. 482. Vedere anche HusserlianaX.X.XV, B. Goossens (cd.), 2002, p. 271: «Un'esteriorità al di là dcll'universum del senso possibile è un nonsenso, di conscguenY.a lo sono anche un'altra verità e un altro essere vero al di là dcll'universum di quelli che possono ottenere o hanno ottenuto la loro datità di senso in mc [ ...)».

31 H usserl ne trarrà le conseguen:1.e riguardo alla sfera immanente stessa le cui analisi più correnti (e le più comunemente ammesse) si riveleranno in realtà insufficienti! D'ora in avanti ogni «trascenden7.a» e ogni «immanen7.a» dovranno essere considerate nel loro rapporto con la «soggettività trascendentale» (cosa che, lo vedremo, non risulterà semplicemente nella necessità di considerare la loro correla7.ione - lungi da ciò!); e, ali'opposto, lo statuto di questa soggettività trascendentale e il rapporto ch'essa intrattiene con ogni forma di realtà esigono una ticonsidera?:ione dei concetti di «trascenden7.a» e di «immanen7.a» (owero, lo vedremo, di «pre-immanen7.a»).

o

Che cosa bisogna intendere per «immanen7.a» e «trascenden7.a» in fenomenologia? In seguito all'appari7.ione del celebre articolo di R. Boehm sulle ambiguità dei concetti di immanen7.a e di trascenden7.aro in Husserl, gli studi husserliani hanno preso l'abitudine di collegare le differenti acce7.ioni di questi concetti alla «svolta idealista», appena evocata, della fenomenologia husserliana, svolta che è caratteti7.7.ata dall'introdu-

20 R. Bochm, «Lcs ambigu"ités dcs concepts husserlicns d"immanence' et de 'transcendance'», dans Revt1e PhilosoJ>hique de la France et de l'Étranger, voi. 84, 1959, p. 481-526. Rammentiamo, in anticipo, che l'apporto di questo studio, che ha fatto scuola. consiste nel mostrare che, dopo questa svolta, H usserl si è persuaso che l'oggetto intenzionale - dotato di una certa «trascendenza,, rispetto al soggetto che lointenziona -deve essere integrato nella sfera «effettiva [ree//]» o «immanente» dellaeoscien'l.a, dominio di studio per ececllen'.l.a, si sa, di ogni descrizione fenomenologica. Ora. in verità, l'importan'.l.a di questi concetti non si limita a quell'aspetto. Vedremo, conformemente a ciò, che queste nozioni sono ugualmente al centro di un'altra «svolta» - che data dalla fine degli anni 1910 e che si potrebbe chiamare la svolta «genetica» - dove esse non riguarderanno più soltanto lo statuto dell'oggetto, ma ugualmente quello della stessa soggettioità trascendentale.

32 zione (o rivalutazione) della nozione di «trascendentale» (e di trascendentalismo), in generale, e di quella di «costituzione», in particolare. Ora, Husserl attinge queste nozioni innanzitutto - ali'epoca della redazione delle Ricerche Logiche - all'interno del contesto della filosofia psico"logica (nella misura in cui essa tratta di problemi "logici), per disporsi subito dopo sul terreno stesso della psicologia, combattere quest'ultima con le sue stesse anni e inaugurare quindi una filosofiafenomeno"logica - combattimento che la posiziona allo stesso tempo in rapporto ad ogni forma di realismo. Di che cosa si tratta più precisamente? Il dibattito filosofico intorno al 1900 era dominato dalla questione - considerata come essenziale da secoli e posta, in questo dibattito, in termini originali e inediti - di sapere ciò su cui si fonda la validità (e anche, per utili7.7.are un tenni ne risalente alla tradizione kantiana, la legittimità) delle «idealità», in generale, e delle «idealità"logiche», in particolare. Per Husserl si tratta di lottare contro due awersari principali: lo psicologismo, da una parte, e il logicismo, owero un certo realismo delle verità «in sé», dall'altra. Se il primo conduce al relativismo e, nelle sue conseguen7.e ultime, allo scetticismo, il secondo non evita lo scoglio del dogmatismo. Ora, all'interno delle Ricerche Logiche, la confutazione dello psicologismo è stata reali7.7.ata in una maniera tanto magistrale quanto definitiva nei Prolegomeni. Ma che ne è stato del dogmatismo? La confutazione dello psicologismo veniva condotta nei Prolegomeni in nome di una «verità» in quanto correlato del genere d'atto in cui esso è dato21 • Ma questa verità (che Husserl chiama, lui stesso, una «verità in sé») in quanto trascende quell'atto e in quanto appartenente ali' «in sé», non deve integrare questo in sé all'interno della sfera fenomenologica? Ora, è precisamente una tale conseguen7.a che H usserl respin-

21 Cfr. a tal proposito infra Capitolo Il.

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ge ancora nelle Ricerche Logiche. Ed è in ragione di questo residuo dogmatico, caratteristico della posizione di Husserl nel 1900/1901, che lo Husserl fenomenol.ogo trascendentale riprende alcuni anni più tardi le nozioni di «immanen7.a» e di «trascenden7.a» in un altro senso rispetto a quello familiare agli psicologi suoi contemporanei. In effetti, se l'immanenza rinvia alla sfera della coscien7.a trascendentale e la trascenden7.a, da parte sua, all'insieme delle oggettualità a cui quella si rapporta intenzionalmente, ciò non vuol dire affatto che occorra intendere questa coscien7.a ancora in senso psicologico, owero nel senso in cui essa - considerata in termini empirici, temporali - rinvierebbe ad una realtà ontologica «all'infuori» di lei, in un rapporto partes extra partes tra due entità rende innanzitutto possibile la distinzione tra un'eviden7.a adeguata e un'eviden7.a inadeguata (che diventerà centrale nelle Meditazioni Cartesiane e nella Logica formale e trascendentale) - e anche il fatto che la verità non è altro che un'«idea regolatrice». Questo punto è centrale perché invalida evidentemente un pregiudizio corrente sulla fenomenologia husserliana (pregiudizio che riguarda l'importan7.a accordata ali'eviden7.a adeguata e apodittica nella fenomenologia in generale). In effetti, nel § 138 di ldeen I e nel § 60 di Logica formale e trascendentale, Husserl riconoscerà ali'eviden7.a inadeguata - è già stato accennato nel

42 E. Husscrl, Prolegomeni alla logica 7,ura, Husserliana XVlll, § 51, p.

193. 43 E. Husscrl, Terza Ricerca Logica, Htlsserliana XIX/I, § 1, p. 243; tr. it.

p.50s.

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capitolo precedente - uno «stile di evidenza» specifico che determina un modo di datità dell'oggetto che è carente rispetto ad una datità adeguata, ma che non la priva perciò del suo carattere originario. Anche se una tale evidenza non può mai essere convertita in un'eviden7.a adeguata, è ancora valida in quanto intende quest'ultima come «idea regolatrice» (cfr. il§ 143 di ldeen I), cioè come punto focale di evidenze inadeguate in concordanza (einstimmig) le une con le altre. E la caren7.a di questa eviden7.a inadeguata, rinviando sempre ad altre evidenze, può essere interpretata da Husserl, in modo positivo, come suscettibile di essere 0 avranno proprio come oggetto quello di svelare la temporalità costituente - ma solo quella che dipende dalla temporalità immanente (cfr. su questo punto infra il capitolo IV). Raggiungiamo veramente il livello di costituzione più fondamentale possibile? Non bisogna ancora fare la distinzione tra la temporalità costitutiva degli oggetti-tempo 71ercettioi e quella che costituisce i fenomeni presentificanti? 41 Si tratta qui del problema dello statuto temporale del presente (Jetzt) della 71hantasia . Husscrl scrive: «Possiamo compiere l'apprensione dopo: adesso mi si manifesta questo qui, adesso ho questa manifestazione del municipio, ccc., e attraverso questa mi rapporto allo stesso municipio. Ma afferrare una manifestazione presente del municipio, un oggetto-immagine che si presenta al momento, non è compiuto nel semplice vissuto di 11hantasia,,, Hu.sserliana XXIII, p. 79. Questo significa che lo «Jetzt, !'adesso, che è stato mancato (o cortocircuitato) nel vissuto semplice di phantasia, si è dunque costituito in seguito, là dove non era, attraverso la reali~,.azione di una secon,la apprensione che lo pone, o piuttosto lo mette in gioco(ansetzen), e da lì deforma in modo coerente la manifestazione di phantasia tras,,onen,/ola in un"immaginc' presente o piuttosto q uasi-presente in quanto fittizia», M. Richir, Phénoménclogie en esq11i.sses, "1'· cit., p. 82; cfr. anche ivi, p. 83. L'istituzione dell'adcsso si reali~.a •in seguito», secondo una «deformazione coerente» che fissa l'apparizione di ,,hantasia in una «immagine» (in un JJil,lobjekt» in quanto componente astratto del vissuto d'immaginazione).

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richiedono una mediazione 42• Citiamo di seguito tutto il passo decisivo del § 38: Nel vissuto stesso, preso semplicemente e senza le oggettivazioni che la rifwssione compie in seguito, )'intenzione immaginativa si compie sulla base dei phantasmata in modo tale che essa ha cosciel17.a del simile nel simile, e là dove non vi è assimilazione, è per così dire una parte vuota dell'intenzione. Qui è anche data la possibilità di cogliere il fenomeno, tale come è all'istante, come fenomeni7.7.a7.ione di un oggetto-immagine che appare nel presente e che è completamente diverso dal soggetto[-immagine]. Ma la cosciel17.a di un presente manca del tutto e di conseguen7.a anche la mediazione. I momenti immaginativi reggono (tragen) l'immaginazione, ciò che rimane sono momenti che non sono determinati e che non valgono come tali, ma (sono] «indeterminatezze», e non sempre sono in conflitto con l'intenzione e non danno pertanto una cosciel17.a di oggetto-immagine distinta. Nell'altro caso, la coscie117.a di un oggetto-immagine è effettivamente compiuta, ma l'oggetto-immagine non si manifesta come presente, essendo già dato come immagine. Un oggetto-immagine immaginativo opera qui esattamente nella stessa maniera di un oggetto-immagine percettivo nella perce:r.ione...1

Ora, in realtà, tale ipotesi non si limita alla sola immaginazione. Per comprendere questo passaggio è infatti necessario distinguere tra due mediazioni. L'una che permette una volta di più di stabilire la differen7.a fra l'apprensione di phantasia e quella dell'immaginazione44 • È di questo tipo di mediazione

42 In realtà, questa mediazione ha luogo solo nel caso dell'immagine fisica. 43 HusserlianaXXlll, p. 79 ss. (sottolincaturcnostrc). 44 Vedi infra. Per quanto concerne l'istituzione dell'immagine nell'immaginazione, cfr. l'ccccllcntcanalisi di M. Richir in Phénoménologieen esquisses,

''I'· ~it., P· 83-84.

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che il passo citato sembra trattare in maniera esclusiva. In realtà, se si mette questo passaggio in relazione con altri due'5, ci si può accorgere dell'opposizione decisiva non semplicemente tra due specie di apprensioni immaginative (la phantasia e l'immaginazione in senso ristretto), ma tra la temporalità della phantasia e la temporalità della percezione. Quest'ultima è infatti «mediata» al momento del «presente» (e in modo particolare dalla sua iscri7.ione in un concatenamento ordinato) che manca all'oggetto di phantasia. Nell'apprensione percettiva l'oggetto percepito è percepito solo se si inscrive nella forma della temporalità immanente, il cui nucleo è la triade proten7.ione-impressione-riten7.ione46 - mentre la phantasia afferra propriamente il suo oggetto sen7.a che questo possieda

45 Cfr. Husserliana XXlll, p. 81: «È solo la riflessione in,liretta che gli [ovvero al contenuto sensibile della7,hantasia) conferisce un presente acquisito»; e p. 85: «Questi modi di esprimersi (che sembrano assimilare la 7,hantasia all'apprensione d'una immagine) traggono la loro origine dalla riflessione, la q1.1ale "]>pone le manifestazioni della phantasia alle 7>ercezioni 7,ossibili di questa stessa oggettività( ... )» (sottolineature nostre). Notiamo che questa possibilità intravista qui sarà completamente abbandonata nel 1911 (cfr. Lezioni sulla coscienza interna del tem,,o, ~ 20) dove la «fissità» del rapporto globale ordinato non è più spiegata dalla riflessione, ma dal!'«affezione» (Husserl dice letteralmente: «L'apparire originario, e il Russo dei modi di scorrimento in questo apparire, è qualcosa di fìsso, qualcosa di cui abbiamo coscicnY.a attraverso l'affo;done sulla quale soltanto possiamo poggiare il nostro sguardo» (Ht1SSerliana X, p. 47 s.) -in cui dunque la riHcssione è uno sguardo riHcssivo puramente trasparente. Questo abbandono si illustra anche col fatto che Husscrl inscrive la temporalità della presentilìcazionc nella temporalità immanente: «La prcscntilìcazionc è essa stessa qui un evento della coscicnY.a interna e ha come tale il suo adesso attuale, i suoi modi di scorrimento, ccc. E nello stesso intervallo temporale immanente in cui essa si produce effettivamente (... ]noi possiamo percorrere (il processo prcscntifcato] più veloce o più lentamente» (ivi). 46 Cfr. infra il capitolo seguente.

153 questa presen7.a originaria47! È H usserl ad insistere sull'idea che proprio la riflessione accorda all'oggetto «fantasmato» la sua presen7.a48 • Cosa possiamo dire, infine, sul rapporto tra le sens37.ioni e i phantasmata? Si tratta nei due casi di contenuti sensibili identici che subiscono apprensioni differenti? Oppure dipendono da contenuti qualitativamente distinti? O c'è ancora un'altra soluzione? Nel Corso del 1904-1905, Husserl esita a lungo prima di dare una risposta definitiva. Alla fine del Corso Husserl propone (nei due ultimi paragrafi) due «approcci (Ansiitze)» diversi per chiarire il rapporto tra la percezione e la phantasia. Secondo il primo approccio (§ 51), che riassume la precedente conce7.ione sviluppata nel Corso (cfr. §§ 48-50), la distinzione tra la perce7.ione e la phantasia è fondata su una «caratteri7.7.a7.ione della coscien7.a (Bewusstseinscharakterisienmg)» che 47 Cfr. H=erliana XXIII, Nr. 8, p. 26.5 e Husserliana XXXIII, Nr. 11, p. 215. 48 Le analisi di Husserl relative alla phantasia (e alla sua temporalità specifica) comportano anche degli clementi •costruttivi• sotto due aspetti: da una parte, la 71hantasia 71ura, per il fatto che è priva di ogni «rappresentante• presente, non si attesta, contrariamente all'immaginazione, in modo diretto -quello che si lascia afferrare, sono tutt'al più, per così dire, i «movimenti• della 71hantasÙl. Ne lle parole di Richir: la tcmporali,:,.azione in prcsenY.a delle 71hantasiai procede da una costruttività iscritta nei fenomeni, nelle coordinate dell'attestabile. Lo stesso dicasi, d'altra parte, per la temporalità costituente della 7,hantasia che - contrariamente alla temporalità dell'immaginazione che dipende dalla «relazione globale ordinata» che caratteri:aa la temporalità costituita - richiede a sua volta un procedimento costruttivo poiché si attesta, anch'essa, solo in maniera indiretta. Nella misura in cui Husscrl non procede a tali costruzioni - nemmeno implicitamente - ci accontenteremo qui di questa semplice constatazione. Per quanto concerne la questione difficile della costruttività nella sfera della 71hantasia pura, cfr. M. Richir, Phénoménologie en esqui.sses (071. cit.) e Phantasia, ima1,,ination, ajfectioité. Phénomén:ione» (certo abbandonata abbastan7.a rapidamente) per rendere conto del ricordo primario consisteva nell'eviden:.>:iare un'auto-differenzia:.>:ione dell'atto percettivo54• Questo abbandono si spiega con l'elaborazione di una intenzionalità specifica - l'intenzionalità «riten:.>:ionale» (e «protenzionale»). Al contrario, per quanto riguarda la phantasia, un modello simile si rivelerà più efficace agli occhi di Husserl: quello dello sdoppiamento, in particolare, della coscien7.a immaginante. Cosa significa questo «sdoppiamento»? Si potrebbe pensare innanzitutto allo sdoppiamento riflessivo. Ma è chiaro che, nel caso della phantasia, non si tratta di una riflessone. li duomo di Orvieto immaginato in phantasia non si lascia ricondurre ad una riflessione sul duomo percepito. Come concepire dunque la relazione tra l'oggetto percepito e l'oggetto immaginato in phantasia? Husserl risponde che l'oggetto immaginato in phantasia è l'ogg~tto percepito - ma in quanto «modificato» e «riprodotto». E molto importante non fraintendere questi termini, ai quali Husserl dà un significato molto specifico5S. La percezione presenta (gegenwiirtigt) un oggetto - la phantasia, l'abbiamo visto, lo presenti fica (oergegenwiirtigt). La presentificazione che caratteri7.7.a la phantasia non è né un ricordo né una riproduzione - nel senso proprio del termine - d'immagine. Essa rende presente una rappresentazione di qualcosa di as-

54 Cfr. infra il capitolo successivo.

5.5 Cfr. in particolare Husserliana XXIll, Nr. 14 così come le AJ'pendici.

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sente ed il cui statuto d'essere è neutralizzato:16 (sospensione che evidentemente ricorda quella dell'epoché fenomenologica, ma con la quale, in quanto costitutiva di un oggetto.fittizio, non si identifica affatto). Qual è il legame tra questa presentificazione della phantasia e la coscien7.a interna? Innanzitutto, per quanto riguarda la neutralità ontologica dell'immagine di phantasia, Husserl stabilisce che è proprio grazie alla coscien7.a interna, l'abbiamo detto, che si diventa consapevoli del fatto che un oggetto è percepito, immaginato, ricordato, ecc. Ed è questa stessa coscien7.a interna - che non è, sottolineiamolo, un vissuto (Erlebnis )51 allo stesso titolo della coscien7.a percettiva! - che costituisce (ausmacht) quindi questa presentilìca7.ione (modificante e riproduttiva). Più precisamente: l'immaginato in phantasia appare «per>, la coscien7.a interna come modificazione dell'oggetto percepito, cioè come un atto che implica intenzionalmente (il che non significa «contiene effettivamente (reell)»!) l'atto percettivo possibiJeSS in cui l'oggetto può di diritto essere dato (a di!Teren7.a del ricordo che implica intenzionalmente l'atto primitivo in cui l'oggetto è stato, di fatto, inizialmente dato in maniera percettiva). E, d'altra parte, la presentificazione (in questo caso: la phantasia) non solo è coscien7.a dell'oggetto presentilìcato, ma, «nella» coscien7.a interna, coscien7.a riproduttiva di ciò che fonda impressionalmente (ma non come datum sensibile, cfr. infra) questo possibile atto percettivo di cui abbiamo appena parlato. La coscien7.a presentilìcante è così caratteti7.7.ata da una «mediazione specifica (eigentumliche Mittelharkeit)» 59 che è vei56 Cfr. ldeen 1, § 111. Vedere anche Husserliana XXlll, testi Nr. 15 e 18. 51 Husserliana XXlll, Nr. 14, p. 314. 58 Cfr. il § I («Phantasie, Bil,lbewusstsein, Erinnerong•). redatto da E. Marbach, del capitolo 5 intitolato «Phiinomenologie der anschau/;chen Vergegenwiirllgungen», in R. Bcmct, I. Kcm, E. Marbach, Edmund Husserl. Darstellung seines Denkens, Hambourg, F. Mciner, 1989, p. 135. 59 Husserliana X, Appendice XII, p. 128.

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colata attraverso la coscien1.a riproduttiva e che non ha nulla in comune con una qualsiasi forma di coscien7.a d'immagine. Vediamo così in che modo questa conce7.ione è infine determinante per l'abbandono dello schema apprensione/contenuto d'apprensione. L'«impressione» contenuta nella coscien1.a riproduttiva non è, infatti, un datum sul quale si innesterebbe un'apprensione, ma essa è già, da parte a parte, coscien7.iale60• Implicazione intenzionak, riproduzione dell'impressione di un atto possibile, il fatto di non ccntenere effettivamente un atto percettivo originario e neutralità per quanto riguarda lo statuto d'essere - tali sono, quindi, per riassumere, le quattro caratteristiche essen7.iali della rappresenta7.ione di phantasia dovute alla coscien1.a interna.

Lo «sdoppiamento» della coscienza e l.a «scissione dell'Io» I.:oggetto della phantasia è fittizio- la sua «presen1.a» è alla stregua del suo carattere riprodotto. Rispetto a un oggetto percepito è certamente assente. Ma per l.a phantasia esso possiede propriamente una forma di presen1.a sotto il modo del «quasi»: è quasi presente, ed è in questo senso, e in questo solamente, che possiamo parlare dell'oggetto immaginato in phantasia come di una «quasi percezione». RudolfBernet riassume ciò in questo modo: «Contrariamente al ricordo, si tratta[... ] di una riprodu7.ione che produce la quasi-percezione riproducendola, e di una modifica7.ione che crea, modificandola, la percezione che essa modifica in una quasi-perce7.ione»61 • In effetti, la difficoltà della rappresenta7.ionc di phantasia - come il suo interesse e la sua ricche7.7.a -, è che essa dipende nello stesso

60 È ciò che Husscrl afferma in modo molto convincente nel Nr. 8 (del 1909) di H11-SSerliana XX.111, p. 26.5 ss. 61 R. Bcmct, Conscience et existence,op. cit., p.111.

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tempo da una «riprodu7.ione» e da una «produ7.ione» (donde il senso specifico, l'abbiamo capito, del suo carattere riprodotto). Riprodotta essa lo è, perché esprime una mJJdi.ficazione (di un oggetto percettibile). Ma essa pro0 (1893-1917), a cura di Rudolf Bochm, tr. it. di A. Marini, Milano, Franco Angeli, 1985, pp. 39-122. 2 Crr. a tal proposito Edmund Husscrl, Per la fencmenologia della coscienza interna del tempo (1893-1917), cit., pp.123-368.

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di Bernau (1917/1918}1 -stabilisce che il tempo è una forma. Le analisi degli «oggetti-tempo (Zeitobjekte)»4 in Husserliana X e del ,,processo originario» (Urprozess) nei Manoscritti di Bernau hanno in effetti lo scopo di mostrare che si può rendere conto della ccstituzione del tempo solo precisando la struttura formale - che pone il problema del tempo su un piano costitutivo al di qua della scissione soggetto/oggetto5 - dell'intenzionalità percettiva degli oggetti dipendente, da un lato, dalla sfera immanente della coscien1.a e, dall'altro, dai campi «ori7.7.ontali», mediati «proten7.ionalmente» e «ritenzionalmente», che caratteri7.7.ano ciò che H usserl chiama, l'abbiamo già indicato, la sfera «pre-immanente», la quale è costitutiva contemporaneamente degli oggetti-tempo immanenti costituiti e dell'auto-manifestazione stessa del flusso (o processo) originario. Una delle scoperte fondamentali della fenomenologia del tempo è che il tempo non è semplicemente un «oggetto» della coscien7.a fra tutti gli altri, ma che la coscien7.a è essa stessa intrinsecamente strutturata in modo temporale, owero che perfino il tempo gioca un ruolo primordiale nell'auto-costitu7.ione del flusso assoluto della coscien7.a. Qual è allora questa

3 Die Bemauer Manuskripte uber das l.eitbewusmein (1917118), Husserliana XXXIII, R. Bcmct e D. Lohmar (cd.) Dordrccht, Boston, Londra, Kluwer, 2001.

4 G. Grane! ha tradotto il termine "Zeitobjekt" con •tem,>0-oggetto". Anche se questa tradu:r.ionc si è piÌI o meno imposta, noi preferiamo tuttavia tradurre questo termine con "oggettc>-tempo" (scgucndo in ciò J.-T. Dcsanti). 5 L'apporto essenziale della fenomenologia husscrliana del tempo consiste così nel mostrare che il problema del tempo non è quello di sapere se il tempo "originario" sia "oggettivo" o "soggettivo", ma che - e ciò non è nient'altro, ben inteso, che la problematica stessa dell'idealismo trasocndcntale di Husserl -il problema della costituzione ultima del tempo richiede di discendere in una sfora costitutiva che ren,le q,,esta distinZione innanzitutto 11ossihile (e vedremo quindi che il procedimento che pcnnetterà di stabilirlo non sarà costitutioo, ma costrottioo ).

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temporalità «del manifestarsi stesso»? È una sintesi passiva - che non dipende da un atto intellettuale e che struttura il campo delle potenzialità della coscienza costituente (vi torneremo più avanti) - che attraversa tutta la vita intenzionale della soggettività trascendentale. Essa non unisce dall'esterno i vissuti intenzionali gli uni con gli altri, ma in un'unità sintetica nella quale si incastrano per così dire «dall'interno,, - il che giustifica una volta di più l'appellativo di coscienza «intima (inneres )»6 • La correlazione della coscienza del tempo e della temporalità immanente forma essa stessa così l'orizzonte tempora'le1 universale in cui si organi7.7.ano successivamente tutti i vissuti intenzionali dell'ego.

La temporalità immanente Non si può rendere conto in modo esaustivo di tutte le componenti della sfera immanente della coscien7.a se, in modo generale, si fa astrazione della loro dimensione temporale. Abbiamo mostrato nel Capitolo II che l'analisi intenzionale delle Ricerche Logiche introduceva un certo numero di distinzioni che in seguito Husserl non ha più messo in discussione. In sostan7.a ciò è vero per quanto concerne il contenuto delle analisi effettivamente reali7.7.ate; ma queste sono state nondimeno incomp'lete. Come Husserl sottolinea nella Lezione XXXIX di Filosofia prima (seconda parte), l'analisi intenzionale può essere completata soltanto integrando per l'appunto la dimensione temporale. Risulterà quindi che il trascendentale è in

6 Cfr. Hu.sserliana XXlll, Appendice XXXIII, p. 316. 7 Questo ori,✓.ontc carattcrir.La, ripetiamolo, tanto la sfora immanente della coscien;,.a (al livellodell'orizzonte ontologico) che la sua sfera prc-immancntc (al livello dcll'ori,✓.ontc delle 7,oten:tialità ).

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realtà dato «in maniera duplice»: oltre le componenti effettive attuali (data sensibili, apprensioni - quali la percezione attuale, il ricordo attuale, ecc.), in effetti vi si trova ugualmente il ricordato in quanto esso è dato in una percezione passata. In altre parole, nel ricordo è dato un vissuto trascendentale presente e un vissuto trascendentale passato. Com'è possibile? È possibile dal momento che «io, l'io trascendentale, vivo una vita trascendentale che si presenta in un'esperien7.a trascendentale continua sotto una propria forma temporale trascendentale,,8 • Si tratta ora di rendere conto della costituzione di questa forma temporale. Per fare questo bisogna innanzitutto mettere fuori gioco ogni «ipotesi» (Annahme ), ogni «determinazione» (Festsetzung), ogni «convinzione» (Oberzeugung) riguardo al tempo oggettivo. Ciò non vuol dire che il tempo stesso sia messo fuori circuito, ma che lo sguardo fenomenologi7.7.ante è portato sul tempo che si manifesta (privo di qualsiasi senso d'essere oggettivo). Sembrerebbe dunque che si abbiano qui due «temporalità» differenti: il tempo oggettivo (o empirico) e il tempo immanente o pre-empirico'l. Ora, a rigore, è meglio non parlare di due temporalità differenti né di due «sfere» o «livelli» di temporalità, ma occorre limitarsi strettamente al lessico husserliano: si tratta qui di due livelli costitutivi o livelli di costituzione (K,mstitutionsstufen) differenti - terminologia che permette di rispettare la differen7.a quanto al senso d'essere di questi livelli. Cos'è allora questo tempo «che si manifesta», questa temporalità immanente? È il tempo caratteristico delle componenti della sfera immanente della coscien7.a: delle oggettività che si manifestano, in primo luogo, ma anche degli «ingredien-

8 Filosofa, 7>rima (seconda parte), Husserliana Vlll, Lc,fone XXXIX, p . 86. 9 Cfr. il § 34 delle Lezioni 7,er una fenomenologia della wscienza interna de/tempo.

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ti» noetici e iletici di tale sfera: le ritenzioni, le protenzioni, i «data iletici», ecc. A questo punto occorre essere molto prudenti: lo statuto delle ritenzioni (e delle protenzioni) evolve tra la prima introduzione di questi termini (nel 1904), la concezione della ritenzione del 1908 o 190910 e l'idea che le ritenzioni sarebbero dei momenti del flusso11 • Nell'accezione del 1904/05 (la ritenzione come «auto-differenziazione» di un atto di percezione) e nell'accezione del 1908/09 (la ritenzione come intenzionalità del tutto specifica che non si riduce ad una intenzionalità d'atto), la ritenzione e la protenzione fanno parte delle componenti della sfera effettiva (reell) o immanente della coscien7.a. In seguito affronteremo le due sfere della temporalità così come le anali7.7.a Husserl rispettivamente nei testi del 19051909 (temporalità immanente) e del 1917-1918 (temporalità pre-immanente). Per quanto concerne la prima, accenneremo brevemente alle analisi husserliane dell'intenzionalità ritenzionale (che sono relativamente conosciute 12), approfondire11w maggionnente le elaborazioni - meno conosciute - dell'intenzionalità protenzionale e giustificheremo infine l'introduzione, da parte di Husserl, del concetto di «coscien7.a assoluta». Quanto alla sfera pre-immanente, su cui ci focali7.7.eremo principalmente in questo capitolo, procederemo (seguendo fedelmente le analisi di Husserl) alla costruzione fenomenologica tanto sul versante «noetico.» quanto sul versante» noematico» del «processo originario» con la sua struttura in rima (seconda parte), Husserliana Vlll, Lezione LII, p. 168; tr. it. p. 217.

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inscriverlo nel «flusso della vita trascendentale»61 , cioè apprenderlo come monade trascendentale o come vita 1nonadica trascendentale. Ora, una tale prospettiva non ci sembra essere convincente. Non si tratta di negare l'anicchimento che ci fornisce la considerazione della psicologia intenzionale, né tantomeno contestare la critica secondo cui il fatto di situarsi sul solo piano dell'ego astratto conduce a dei vicoli ciechi che d'altronde H usserl non ha mai negato e che ha sempre considerato come provvisori. Ciò che ci sembra piuttosto problematico è che qui si abbandona un terreno che ha tuttavia costituito una delle conquiste metodologiche fondamentali di Husserl (e a cui si è tenuto fino alla fine, fino alla redazione delle Meditazioni Cartesiane e oltre) - quello dell'attestazione fenomenologica, quello della possibilità che ognuno ha di fare e rifare l'esperienza per proprio conto. Se si afferma, come lo fa ripetutamente Nam-In Lee (basandosi su K. Held e B. Waldenfels) che, superando la limitata sfera egologica e immergendosi nella vita trascendentale monadica, non ci si può più fondare su un'esperien7.adiretta, ma si è obbligati a ricorrere alle testimonianze di ten.e persone (i genitori, ecc.) per procurarsi informazioni necessarie alla spiegazione della genesi originaria di un individuo, è chiaro che abbandoniamo semplicemente il campo della fenomenologia. La via che bisogna favorire e che sola permette di mantenere entrambi i capi del problema - il fatto di tener stretto il vincolo fenomenologico dell'attestabilità e della sperimentabilità universale, da un lato, ed il fatto di superare la sfera troppo limitata della certe7.7.a reale di sé al fine di poter immergersi nelle sfere ultimamente costitutive della monade, dall'altro - è la via della wstrozione fenomenowgica. È in questo senso che intendiamo «l'astrazione specifica» qui richiesta e - soprattutto - il ruolo dell'identificazione

61 Husserliana VIII, Appendice II, p. 316.

235 «che crea a posteriori» l'oggettività di cui parla Husserl in un manoscritto risalente al 193462• Ed è anche in quel senso, ci sembra, che bisogna intendere lo statuto paradossale di una identificazione «posteriore» (come menzionato nel Manoscritto 1Cp) che rende possibile l'esplicitazione fenomenologica «a • • 6.1 prwn» . Cosa resta allora se si fa astrazione dei campi sensibili? C'è ancora qualcosa che potrebbe restare dal lato iletico? I campi iletici non rappresentavano piuttosto il momento iletico finale al di qua del quale nessuna costruzione poteva e può essere effettuata? Due esempi ci mostrano a che condizione si può effettivamente identificare una sfera originariamente iletica, priva, come era giusto che fosse, l'abbiamo visto, di ogni dimensione coscienziale: lo stato del sonno e la «sensazione» di un cambiamento dell'ambiente (sul piano tattile, olfattivo, sonoro o altro) che non è stato notato subito dall'Io poiché assorto, nel corso di questo cambiamento, in un'attività che aveva attratto tutta la sua attenzione (ad esempio il cambiamento, lento ma progressivo, della temperatura in una stan7.a mentre si è assorti in un'attività che richiede un'intensa concentrazione). Husserl chiama nel Manoscritto TCP, «l'originariamente iletico» o «ciò che è originariamente iletico» (das Urhyletische), il momento iletico geneticamente più originario, all'interno del

62 Cfr. il Manoscritto C 13 li, p. 9 (citato da Nam-In Lcc, op. cit., p. 115): !"accesso alla sfera originariamente passiva è •attestabile, per mc-a.o di un questionare a ritroso, dall'Io fenomenologi,..r.ante e ciò, in un'astrazione specifica e in un'identifìca:lione., prima di essere messa in evidcn~.a da lui, che crea (schafft) l'ogge ttività a 7,osteriori (nachkommend)». 63 Cfr. il Manoscritto A VI I 13, p. 67: «L'ilctico originario (clas Urhyletische) non può essere identificato (herousidentifi:tiert) o priori che dopa grazie all'csplicita:r.ionc fenomenologica della costitu:r.ionc delle unità ilctichc».

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flusso originariamente passivo, che è costitutivo della hyle di sensazione64• Qui è il momento iletico che risponde effettivamente di un cambiamento del campo sensibile prima che questo si manifesti coscienzialmente sotto forma di una affezione originaria. È proprio il caso di come quando "ho" freddo prima di prenderne coscien7.a. Il correlato di ciò che è in questo modo «originariamente iletico» e non è direttamente attestabile fenomenologicamente, ma che il fenomenologo deve costruire, è «il pre-egoico (das Vor-lchliche)» che richiede a sua volta una costruzione. A questo proposito citiamo l'importante Appendice XLIII al testo Nr. 34 di I-Iusserliana XV (del settembre 1933): L'analisi strutturale del presente originario (urtiimliche Gegenwart) (la corrente vivente e stans nel flusso) (das stehend lebendige Stromen) [ = il flusso originario) ci conduce alla struttura dell'Io (Ichstroktur) e allo strato inferiore e permanente che la fonda della corrente fluente (Strornen) privata dell'Io, che lo [ = lo Stromen] riconduce attraverso un conseguente questionare a ritroso [... ) al pre-egoico radicale."'

Che questa costruzione riveli tuttavia qualcosa di egoico, cioè qualcosa che è in un rapporto costitutivo con l'Io, ce lo

64 Husscrl scrive nel Manoscritto C 16 V, p. 10 (citato da Nam-ln Lce, op. cit.• p. 117): «Nell'attitudine trascendentale [ ...], sonoeondotto alla mia soggettività trascendentale e da n al mio presente originariamente modale; pertanto, [sono ricondotto] [... ] ad una sfera temp0rale (7.eitsphiire) trascendentale ultima, presupposta in ogni cambiamento dei fenomeni del mondo, in quanto tempo trascendentale con il contenuto di tcmp0 (7.eitinhalt) trascendentale, all"intemo del quale, ultimamente, il fenomeno 'mondo' perviene a mc - in quanto lo trascendentale - alla coscienY.a, (e all'interno del quale questo fenomeno] è per l'appunto il mio fenomeno, (cioè) il fenomeno dell'Io trascendentale e fenomenologico».

6.5 Husserliana XV, p. 598.

237 mostra un frammento risalente al 1931: «È già qui allora un aspirare privo dell'Io che conduce continuamente alla reali1.7.azione (Verwirklichung), che risveglia continuamente aspirazioni nuove, ecc.? Ma che ne è di questa costruzione? Ogni aspirazione non è già egoica (ichlich)»r.6? Già Ideen Il avevano sottolineato la rela7.ione tra questo «fondo dipendente dal!'anima (seelischen Untergrnnd)» e l'Io: in effetti, si tratta a proposito di questo fondo pre-egoico di una «struttura dell'Io (Ichstruktur) che per l'appunto permette ed esige di dire che l'Io allo stadio dell"'essere-incosciente" (Unbewusstsein) specilìco, [allo stadio] dell'occulta7.ione (Verborgenheit), non è un nulla o la vuota potenzialità del cambiamento di questi fenomeni in fenomeni di attualità dell'Io (Ich-Aktualitiit), ma un momento della sua struttura»1;1_ Ora, il fatto che !'«originariamente iletico» possieda uno statuto pre-conscien7.iale signific11:_ che non è il correlato «noematico» di un atto oggettivante. E piuttosto il correlato di un atto non oggettivante e non è dunque un noema nel senso stretto del termine (dato che il noema significa, per definizione, il correlato di una intenzione dossica). Husserl sviluppa allora in dettaglio che questo «originariamente iletico» è in un'inestricabile unità con una «cinestesia originaria (Urkinasthese )» 68 - intreccio della componente noematica e della componente noetica che si danno qui in una unità primitiva - manifestando l'originaria aspirazione più caratteristica di un istinto originario60 : «Questa aspirazione è istintiva [e si reali7.7.a] istintivamente, vale a dire che è 'orientata' in modo occulto verso le unità mondane che, "in futuro",

66 Manoscritto C 16 V, p. 16, citato da Nam-In Lcc, op. cit., p. 123. 67 lcleen 11, Husserliana TV, p. 275 ss. (tr. it. p. 274), p. 332 (tr. it. p. 325). 68 Cfr. il Manoscritto C 11 TV, p. 10, citato da Nam-In Lcc, "T'· cit.• p. 118.

69 lhitl.

238

si costituiranno solo in modo disocculto» 70 • E il polo «noetico» di questo istinto originario - che si colloca al di qua dell'istinto d'oggettivazione che si è ignorato a questo livello costitutivo - non è altro che il «pre-egoico», il «polo dell'Io» in quanto «polo di istinti originan,,1•. Si noti che H usserl chiama tutti i contributi dell'istinto originario (o piuttosto degli istinti originari) alla genesi ultima della hyle originaria, un «sistema pulsionale (Triebsystem)»12• Questo significa che al primo livello costitutivo Husserl utili7.7.a piuttosto la nor.ione di «pulsione», al secondo livello invece il concetto di «istinto» e al ter7.o livello i due concetti nello stesso tempo («istinti originari» e «sistema pulsionale»), dove parla inoltre anche di una «pulsione istintiva,,7-1 - ma questa scelta terminologica così fissata dalle nostre considerazioni non deve occultare , l'abbiamo già segnalato, il fatto che, sui tre piani costitutivi, Husserl impieghi entrambi i concetti. Questo cieco adempimento degli istinti originari significa allora che questi ultimi sono totalmente privi di una relazione inten7.ionale al mondo? Nient'affatto7•! Ad esempio in pagine illuminantt15 del 1923, e quindi quattro anni prima dell'appa-

10 Manoscritto A Vl 34, p. 34, citato da Nam-ln Lcc, o,>. cit. , p. 118. 71 Manoscritto E 1119, p. 18, citato da Nam-ln Lcc, o,>. cit., p. 123. 72 H=erliana XV, testo Nr. 34 (se ttembre 1933), p. 594. 73 Cfr. per esempio il Manoscritto C 16 IV, p. Il, citato da Nam-ln Lec, o,>. cit.• p. 121. 74 Husserl scrive: «In ogni istinto originario non scoperto, la dirc-.àone intenzionale è là, se è in atto, dire-.àone verso un ori;r.,onte vuoto che non è affatto formato, verso u na meta che non ha struttura nota tracciata in anticipo», Manoscritto E 111 9, p. 22, citato da Nam-ln Lcc, o,>. cit. , p. 119. Cfr. anche D. Zahavi, H=erl und die transzendentale Tntersubjektivitiit, "1'· cit., p. 95-96. 75 Cfr. ad esempio il Manoscritto M 111 3 11 I, p. 25-35 e p. 89-99 ( 19001914); il Manoscritto F 124, p . 35 (1909-1923) e il Manoscritto A VI 26, p. 3 (1921-1931).

239

rizione di Sein und :leit - in analisi filosoficamente forse meno edificanti, ma, di sicuro, fenomenologicamente più precise dei corrispondenti sviluppi heideggeriani - Husserl mostra che la «prima apertura al mondo» (l'espressione è di Landgrebe76) si effettua in una «affezione originaria (ursprungliche Ajfektion)»11 (che occorre distinguere da quella evidenziata sul piano costitutivo della hyle di sensazione), un'affezione in anticipo ovviamente sulla «disposizione emotiva (Befindlichkeit) heideggeriana - che Husserl non esita, nel febbraio del 1931, a chiamare «umore (Stimmimg)»18• Ecco un passaggio che fa intervenire i due significati di affezione originaria per distinguerli nettamente (Husserl usa qui il termine «Uraf fektion» e non ,41rsprungliche Ajfektion», ma evidentemente, dato il contesto, ciò non cambia granché): «Affezione originaria [sul piano «costitutivo» della hyle di sensazione]: l'essereattratto da qualcosa che è "messo in rilievo". L'essere-attratto esprime molte cose nella misura in cui ciò rinvia ad un più o meno, ad un essere-accanto-a più o meno prossimo. Ora,

per essere costituito esso presuppone già un'ajfezùme originaria [sull'ultimo livello costitutivo], è un essere-accanto-a, un essere-orientato-verso originario»7l>_

Notiamo d'altronde che il «pre-egoico» in quanto polo di questa affezione originaria è anche il centro di un'altra operazione funzionale (fimgierende Leistung) decisiva - benché anonima - della soggettività trascendentale: !'«associazione originaria» in quanto condizione di qualsiasi forma di sedimentazione di esperien7.e vissute che hanno avuto luogo nel passato. Que-

76 L. Landgrcbe, Faktiutiit und lndividuation, Hamburg. Mcincr, p. 83. 77 Cfr. innanzitutto il Manoscritto A VI 26, p. 29 e poi il Manoscritto C 16 IV, p. 11 (1932). 18 Manoscritto A VI 34, p. 19, citato da Nam-In Lce, op. cit., p. 122. 79 Manoscritto A VI 26, p. 29, citato da Nam-ln Lcc, o,,. cit., p. 121 (sottolineature nostre).

240

sta associazione originaria corrisponde ali'affezione originaria dell'intenzione d'istinto non oggettivante in quanto si esprime con, e dà luogo a delle abitualità80 grazie alle quali si costituiscono gli oggetti suscettibili di veicolare sedimentazioni anteriori. In virtù di una ripetizione dell'intenzione d'istinto si formano così, «noeticamente», la sfera del pre-egoico e, noematicamente, I'ori7.7.onte della hyl,e originaria. La totalità di questi ori7.7.onti costituisce il «mondo» pre-egoico. Di tutto ciò bisogna tenere a mente che al livello ultimamente costitutivo della hyl.e originaria interviene un sistema pulsionale d'istinti originari in cui i momenti egoici, non-egoici e cinestetici sono in un rapporto di unità originaria che risponde alla prima apertura al mondo della soggettività trascendentale. In virtù delle strutture pre-egoiche messe in eviden7.a in preceden7.a, è chiaro che questa soggettività non potrebbe essere compresa come coscienza costituente assolutamente trasparente, ma solo come quella dimensione o quella sfera che richiede una costruzione fenomenologica richiesta dai fenomeni stessi e che pennette in tal modo di rendere conto della «coscienza» della hyl,e originaria. Notiamo, infine, che questo approccio ci conferma ancora una volta la specificità della comprensione husserliana del trascendentale: si tratta qui di una sfera costitutiva non semplicemente logica (come per Kant), ma in quanto tale attestabil.efen01rumo'logicamente, anche se in 1rwdtJ indiretto, in un'esperienza. E ciò spiega anche perché ha un senso parlare di una dottrina trascendentale delle pulsioni e degli istinti in H usserl, espressione che, in una prospettiva kantiana, è già stato detto, risulterebbe semplicemente una contradictio in adiecto.

80 Cfr. ad esempio il Manoscritto B II I 3, p. 7.

241

La dimensione pratica della fenomenologia delle pulsioni e degli istinti Un ultimo aspetto che ci sembra essere centrale rispetto al chiarimento dello statuto della pulsione e dell'istinto in Busseri - e che è già apparso in ciò che precede - riguarda la relazione tra queste nozioni e il concetto di voùmtà. Lo sviluppo di questo punto ci permetterà infine di svelare la dimensione pratica della fenomenologia degli istinti. Questa dimensione emerge in particolare sotto due aspetti: in primo luogo, possiamo identificarla, riassumendo, nell'insieme delle tre sfere costitutive che abbiamo studiato precedentemente, e, in secondo luogo, appare ugualmente nella concezione husserliana dell'istinto come ,,proto-forma (Vorfonn)» della volontà.

La dimensione pratica nelle tre sfere costitutive della fenomenologia delle pulsioni e degli istinti La dimensione pratica appariva già sul piano della percezione esterna. Si era posta la questione della tenden7.a dell'intenzione della perce7.ione alla soddisfazione. Questo è possibile solo se l'inten7.ione di pulsione della perce7.ione passa continuamente in una cinestesia, vale a dire in un «atto» o una «praxis» - il che significa che essa si rivela come «intento pratico». E l'intenzionalità d'ori7.7.onte, sempre in gioco nella percezione trascendente, si rivela essere così una «possibilità 'attiva' (tiitig)»81 , una «possibilità pratica» 82 dell'intenzionalità di pulsione.

81 Manoscritto A Vll 13, p. 17. 82 Cfr. ldeen 11, Husser/iana IV, p. 258; Erfahnmg und Urteil, p. 89; Manoscritto A Vll 13, p. 17 ss.

242

Questa determinazione era ugualmente visibile nella dimensione cinestetica dell'affezione originaria sul piano costitutivo della hyle di sensazione e soprattutto nel suo intrecciarsi con l'istinto di oggettivazione. L'incessante passaggio, nella costituzione della hyle originaria, da una intenzione di rappresentazione passiva ad un'altra, si è ugualmente presentato sotto forma di una possibilità pratica. Il punto qui decisivo- già messo in luce da A. Montavont nel suo libro De Ùl passivité dans Ùl phénomérwwgie de Husserl83 - ci sembra essere il superamento della divergen7.a tradizionale tra attività e passività84: nella misura in cui, nella sfera passiva, la costituzione genetica appare come intenzione pratica, questa sfera «passiva» è solamente passiva (proprio come la sensibilità, secondo Kant, è solamente passiva, da cui l'introduzione, nell'Estetica trascendentale, del concetto di «ricettività») ma ingloba ugualmente intenzioni fondate nell'intenzionalità di pulsione in quanto questa ha la sua fonte nel «pre-egoico».

L'istinto come «proto1orma» della vowntà

Ancora una volta è il confronto con Kant che infine ci permetterà di evidenziare la concezione veramente husserliana dell'iscrizione della volontà nell'intenzionalità di pulsione. Se spesso si caratteri1.1.a la concezione kantiana della volontà come «formale», questo non corrisponde al fatto che l'imperativo categorico non avrebbe contenuto (poiché, al contrario, ne ha uno: la persona come fine in sé), ma alla concezione stessa della volontà che Kant ci propone. Proprio come per

83 A. Montavont. De la 7>assivité clans la phénoménologie cle Hu.sserl, l'aris, PUF, 1999, P· 10. 84 Vedi ad esempio il Manoscritto A Vll 13, p. 19, citato da Nam-In Lcc, q,. cit., p. 136.

243 Kant · posta, né creata da Dio, ma che, al contrario, le monadi sono - attivamente e passivamente-legate fra loro. Esse costituiscono cosl un'•unità dell'agire e dcll'csscrc-alTetto delle une sulle altre, per cui un prodotto comune in quanto natura - come ciò che è in sé primo- si trova là in ognuna di esse», Husserliana XIV, Nr. 13 ( 1922), p. 271. 35 Quinta Meditazione Cartesiana, § 50, Husserliana 1, p. 139; tr it. p. 129.

269

nella espressione alter ego sono proprio io stesso nel mio proprio essere.36

E Husserl prosegue con questa celebre affermazione: L'«altro», per il suo senso ). I.:«Urstiftung» si compie continuamente! Ciò significa che l'ego e l'alter ego sono sempre - e necessariamente - dati in un «appaiamento (Paarung)» originario, in quanto condizione (trascendentale) dell'apprensione analogi7.7.ante. Ma come si deve concepire questo «appaiamento»? L'appaiamento designa la forma primitiva dell'«associazione» tra due (o più) data - una delle ,~ntesi passive» studiate dalla fenomenologia genetica - in virtù della quale si costituisce una «coppia» (o una «pluralità (Mehrheit)») di data che sono certamente differenti, ma che sono riconosciuti, passivamente, come «simili (iihnlich)» (cfr. sempre il § 51). Nel caso dell'esperien1.a dell'altro, questi data simili sono quelli della manifestazione del corpo vivente dell'altro così come del corpo proprio dell'ego. L'appaiamento è allora caratteri1.1.ato da uno «sconfinamento ( Ubergreifen) intenzionale» del senso dell'uno sull'altro, e viceversa, sapendo che il senso dell'uno può «destare» quello stesso senso nell'altro (ci ritorneremo), il quale può ricoprirlo, ecc. e che, in ogni caso, ciò implica una

39 Jersona? In realtà, non è questo l'obiettivo di Husscrl: per lui, si tratta piuttosto (in maniera più «formale») della messa in cvidcn'l.a dcll'espcricn'l.a della 7,resenza di un'altTa coscicn'l.a in quanto essa è apprcsentata in un corpo vivente (verleiblicht).

272

estraneo, di cui ho esperienza, si rende noto progressivamente come vero (wirklich) corpo vivente solo nel suo comportamento esteriore (Cebaren) mutevole ma sempre concordante, che è tale da mostrar sempre il suo aspetto psichico alludente appresentativamente alla psiche che deve ora comparire nella piene7.7.a d'una espeTien7.a oTiginale.•2

Secondo un ragionamento analogo a quello della prima Deduzione trascendentale delle categorie (1781) - dove Kant aveva stabilito che il rapporto delle rappresentazioni ali'oggetto non è reso possibile solo per il fatto che, in rapporto a questo oggetto, le rappresentazioni devono accordarsi le une in relazione alle altre in virtù di una regola a priori della loro unità sintetica..~ - Husserl alTenna qui che il Leib non si manifesta veramente come Leib se non nella concordanza dei suoi aspetti, gesti e condotte (idee a cui arriverà ugualmente MerleauPonty). Detto altrimenti, vi è qualcosa- e vedremo un po' più sotto di che cosa si tratti - che pennette di riconoscere l'altro nella maniera in cui questo qualcosa indicante I'esisten7.a di un alter ego si lascia continuamente verificare in maniera conseguente. Per riassumere questi due primi punti, si può dire, con Husserl, che l'altro è fondato nell'«accessibilità verificabile [o attestabile] di ciò che è originariamente irraggiungibile»44 ,..-i.

42 Quinta Meditazione Cartesiana,§ 52, Husserliana 1, p. 144; tr. it. p. 134 43 Cfr. a questo proposito il nostro lavoro «Le problème du temps dans l'Analytique transcendanta/e,,, art. cit., pp. 114 ss. 44 Quinta Meditazione Cartesiana,§ 52, Husserllana 1, p. 144; tr. it. p. 134 (traduzione modificata, N.,L 1'. ). 45 Husscrl fa allora un'analogia- che poggia sul termine di «modificazione intenzionale» - tra l'esperienza dell'altro e la coscienza del tem,w. L'altro è una modificazione del «mio sé (mein Selhst )», cosl come la coscienza del passato è la modificazione di un presente passato - che esige quindi una modificazione intenzionale del presente. Nello stesso modo in cui il passato richiede una «sintesi concordante (Einstimmigkeitssynthese}» affinché sia

273 Ora, è soddisfacente il ricorso a questa no7.ione di «concordan1.a»46? Non implica già una regolarità che regge il corso dell'esperienza mondana e, in seguito, la reali1.1.a7.ione della costituzione del mondo oggettivo (di cui si doveva tuttavia all'inizio rendere conto )41?

Le potenzialità della sfera primordiale L'operazione (Leistung) costitutiva caratteri1.1.ante l'esperien7.a dell'altro necessita in effetti ancora di un altro elemento: ovvero la funzione costitutiva delle potenzialità della sfera primordiale nell'appercezione dell'altro. Quali sono queste potenzialità? Per rispondere a ciò è necessario ancora una volta ritornare alla corporeità vivente (Leiblichkeit ). Questa non è

verificato co111e71=ato, l'altro si verifica in delle cspericnY.c concordanti. E nella stessa maniera in cui il presene non può essere cosciente come tale che «in seguito», ossia in contrasto con il (appcna-)passato, il Sé non può essere •mio• che in contrasto -nell'accoppiamento -con l'altro (dr. per esempio H,.sserliana XITI, Appendice III ( 1908), p. 6; Appendice XXXI (intorno al 1910), p. 244 e Appendice XXXIII (intorno al 1914}, p. 247 (ma anche, in opposi:t.ionc a quello, Hu.sserliana XV, Appendice XX (1932), p. 351)). Come Husserl dice altrove - e non si potrebbe sottolinearlo abbastan~.a:

./'uomo estraneo ì, costitr,tioamente uomo in sé7>rimo», Quinta Meditazione Carte.riana, § 55, p. 153; tT. it. p. 143. Cfr. anche Hu.sserliana VIIT,Appcndicc XX {1924}. p. 438. 46 Già nel§ 84di I.A cosae lo57,azio, Husscrlavcva carattcri:r.t.atoil mondo come un «factum intenzionale» la cui fatticità dipende proprio dalla concordanY.a (Husserl dice letteralmente: «dalla fissità dei rapporti di motivazione»} (H,,sserliana XVI, p. 289 s.)-scn~.a rendere conto, là ancora, di ciò che font/a questa concordanY.a. Ringraziamo J.-F. Lavigne per aver attirato la nostra attenzione su questo passaggio. 47 Vedremo, in realtà, che questo non è affatto il caso: la costituzione del mondo oggettivo non è presupposta perché il senso del mondo oggettivo è lui stesso tributario dcll'auto-mondaniy2.a:,.ionc della soggettività trascendentale compresa come intcrsoggcttività trascendentale.

274

semplicemente caratteri7.7.ata dal fatto di avere delle sensazioni, ma anche dalla sua capacità di costituire la naturaspazial,e_ In effetti, nella misura in cui l'ego, che è innanzitutto un «qui assoluto», «può» orientarsi verso un «laggiù» - un'orientazione «che sottostà alla libera variazione in virtù delle mie cinestesie»-48 -, esso costituisce I'ori7.7.onte cinestetico di una spazialità propria sulla quale si edifica, ad un livello costitutivo superiore, una spazialità uniforme, owero ortonormata. Ma, affinché questa spazialità ccstituita attraverso cinestesie sia possibile, i punti di vista degli altri «qui assoluti» sono indispensabili: «a ogni essere estraneo, in quanto contiene entro di sé un ori7.7.onte di concrete7.7.a dato in una appresentazione che necessariamente gli appartiene, è proprio un io dato in appresentazione, che non sono però io stesso ma la mia modificazione, l'altro io»49• Ora, secondo Husserl, i punti di vista dell'altro Io (o degli altri «qui assolul'i») sono rilevatori delle potenzialità della sfera primordial,e dell'ego! Il fatto che io sia in grado di appercepire gli oggetti «come se fossi laggiù» significa che non percepisco l'altro semplicemente come un oggetto, ma come un «oggetto» percipiente - quindi precisamente come un altro soggetto. Ciò significa che la sfera primordiale è già strutturata in maniera intersoggettiva.

Numerosi testi di Husserliana XN e Husserliana XV permettono di supportare questa lettura dei paragrafi delle Meditazioni Cartesiani che abbiamo appena proposto.

48 Quinta Meditazione Carte.riana, § 53, Husserliana 1, p. 146; tr. it. p. 136. 49 Quinta Medita:tione Carte.riana, § 52, p. 145; tr. it. p. 13.5 s. Cfr. anche Husserliana XXXV, p. 282. Per quanto concerne l'«intcrsoggcttività aperta» qui in gioco, ci si può riferire con profitto alle analisi di Dan Zahavi, in Husserl urlll die transzendentate lntersuhjelctioitiit. Eine Antwort auf die s7>rachpragmatische Kritik, Pha:nomcnologica 13.5, Dordrccht/Boston/ Londrcs, Kluwcr, 1996, p. 3.5-40.

275 «Un Io è là per me, ciò vuol necessariamente anche dire che è là per me il suo [ovvero di questo altro Io) mondo circostante (Umwelt), tale come è esperito e tale come può essere esperito»50 • Cosa permette di affermare questo? [... ]ogni soggetto si costituisce con il mondo circostante che gli appartiene nei suoi modi di manifesta7.ione e con la sua corporeità vivente (Leiblichkeit) in quanto unità intersoggettiva:~1

E sono allora posti come identici: 1) il corpo fisico-vivente (Leibkvrper) estraneo che mi si manifesta esteliormente e l'auto-manifesta7.ione presentificata di questo corpo; in più [ ... ) 2) un fondo (Bestand) del corpo del mio ambiente che mi si manifesta esteliormente e un fondo di manifesta7.ioni di questo stesso corpo, le quali sopraggiungono In modo ordinato nei confronti del corpo fisico-vivente (Leibkvrper) estraneo in rapporto con l'auto-manifesta7.ione di quest'ultimo e che appartengono all'«ambiente del soggetto estraneo».52

Husserl dirà in seguito in maniera quanto mai categorica: è contenuto nella validità dell'esperienza dell'altro - grazie

alla quale ho l'altro come essente per me - la co-validità della sua esperienza per me. [. ..] Non potrei porre l'aùro senza porre nello stesso tempo (mitsetzen), con la sua vita esperiente, ciò stesso che egli esperisce, owero sen7..a porre in una co-

50 Husser/iana XIV, Nr. 7 (introno al 1921), p. 140. 51 HusserlianaXlll, Nr.8(1914-1915),p. 252. 52 lhid.

276 validità l'esperito presentificato così come quello che esperisco originariamente nel proprio.5.'

Ciò che qui è essenziale è che «la percezione che l'altro ha reali7.7.a, a partire dalla mia empatia, il medesimo modo di manifesta7ione di quello che è là anche per me, ma che non ho attualmente»54 • I:ego e l'alter ego costituiscono un solo e medesimo mondo poiché le manifesta7ioni di quest'ultimo dipendono dallo stesso insieme di manifesta7ioni possibili di quelle di cui dispone il primo- ed è necessario che sia così affinché possano fare (almeno in teoria) la stessa esperien7.a. «Vi è,tra un essere e l'altro, unacomunitàintenzionale, un legame che per principio ha carattere tutto proprio, una comunità reale (wirklich), quella appunto che rende trascendentalmente possibile l'essere di un mondo, mondo di uomini e di cose»$. Così, è proprio nella misura in cui l'esperien1.a di questo Leib implica quella dell'ambiente in cui l'altro fa lui stesso esperien1.a, che il mondo non mi è solamente dato tale e quale esso è per me, ma anche così come esso è per altri. L'esperien7.a dell'essere-in-sé del mondo è per l'appunto mediata dal!'esperien7.a dell'altro - da quella, dunque, del Leib dell'altro (cfr. supra)! Così, possiamo con vigore ripeterlo: la soggettività è effettivamente strutturata in un modo intersoggettivo.

L'associazione caratteristica della costituzione dell'altro Possiamo ormai circoscrivere con molta precisione l'associazione che interviene nell'esperien1.a dell'altro, analisi che 53 Husserliana XN, Nr. 19 (tra il 1925 e il 1928), p. 388 (la sottolineatura dell'inizio della seconda frase è nostra). 54 H,merliana XN, Appendice XXXIV (risalente probabilmente al 1922)

del Nr. 13, p. 288. 5.5 Quinta Meditazione Cartesiana, § 56, Husserliana 1, p. 157; tr. it. p. 147.

277 Husserl consegna al § 53 della Quinta Meditazione Cartesiana. Vi sono due tipi di associazioni: le associazioni immediate e le associazioni mediate. L'associazione immediata costituisce un legame diretto tra un termine dato e un altro che può essere dato o meno (per esempio questo pe7.7.o di alabastro che fa pensare alle vetrate della cattedrale di Orvieto). Per quanto concerne l'associazione mediata, il rapporto non è diretto - e questo è precisamente il caso dell'associazione costitutiva del modo (Modus) dell'«altro». Come si ottiene quindi il secondo termine dell'associazione? Su questo punto tutte le critiche di Husserl, che vi vedono solo o una descrizione psicologica o un desideratum che non troverebbe soddisfacimento che ponendo un modo di coscienza che non si attesta fenomenologicamente, mancano l'essenziale. Ci troviamo qui di fronte alla stessa ipotesi di quella per esempio della sfera ultimamente costitutiva della temporalità immanente (dove si disponeva di tutti gli elementi che dipendono dalla sfera immanente e dove la necessità si imponeva, per rendere conto precisamente della loro costituzione, di procedere ad una costruzione fenomenologica che scende nella sfera pre-immanente della coscien7.a). Qui disponiamo, grazie alle descrizioni fenomenologiche, di tutti gli intrecci, tra ciò che è «visto» e ciò che è preteso, che permettono di rendere conto del fenomeno - salvo di quello che non può quindi essere attestato nella sua validità che grazie ad unacostru7.ione fenomenologica. Ricostruiamo lacatena di questi intrecci nella costituzione dell'esperien7.a dell'altro. L'elemento mancante, che necessita dunque di una tale costruzione, è quello del modo di manifestazione del!' altro come altro soggetto (che non si riduce, certamente, ad un semplice «corpo fisico (Korper)»). Qui c'è il mio corpo vivente. Laggiù si manifesta un corpo che fa parte della mia sfera primordiale, ma che, beninteso, non è ancora «altro» nel senso proprio del termine (ma un semplice «corpo fisico», per l'appunto).

278 Ora, questa manifestazione «risveglia» (espressione56che non bisogna alTatto intendere in senso psicologico) in modo riproduttivo, quindi a partire dall'ego, un modo di manifestazione ,,simile» al mio corpo vivente che rinvia al mio corpo vivente «come se fossi laggiù», risveglio che non vivo tuttavia in un'esperien7.a concreta. Ciò però non concerne solamente l'Io altrimenti si resterebbe prigionieri della sfera dell'ego - né riguarda solamente l'altro Io - altrimenti se ne perderebbe la Leiblichkeit e non diviene fenomenologicamente comprensibile, e a ragione, che sul solo piano dei 1nodi - possibili - di manifestazione (laddove interviene la costru7.ione fenomenologica)! L'appaiamento non ha semplicemente luogo tra «me» e il corpo scorto laggiù, ma tra il mio modo d'appercezione e quello che risveglia quella manifestazione del corpo laggiù (owero tra due modificazioni)- quindi ad un livello costitutivo inferiore (la qual cosa mostra, ancora una volta, che non si tratta d'altro che di una costruzione fenomenologica)57! Certamente «vivo» la presen7.a dell'altro, ma il senso di questo «vissuto» non diviene effettivamente comprensibile che attraverso la messa in atto di una costruzione fenomenologica. Ricapitolando, si può allora ritenere che l'esperien7.a fenomenologica dell'altro è caratteri7.7.ata dalle cinque determinazioni specifiche seguenti: 1) I.:ego e l'alter ego sono istituiti originariamente in unapprensione analogizwnte - Urstiftung, quindi, in virtù della

56 li prcfìsso «ri-» insiste d'altronde su una certa mcdiaten.a (laddove si innesca precisamente una costru>:ione fenomenologica) che il verbo «wecke,., non implica e che non ha altro senso che il senso molto concreto di «svegliare qualcuno». 57 Questa si chiarisce del resto ugualmente dal fatto che l'analisi di questa associa>:ione, cosl come interviene nell'esperienza dell'altro, non dipende dalla sfera «effettiva» (reell) o immanente della coscien~.a.

279 quale l'originale dell'appaiamento è dato in maniera tanto continua quanto lo è la sua modifica:zione intenzionale stessa. 2) La Leiblichkeit dell'altro non può, in questa apprensione, essere reali7.7.ata in 1rwdo original.e - ciò che fa sì che il corpo di qualcuno si manifesta in effetti come un Leih dell'altro. 3) Eppure, è un altro ego che si manifesta - grazie alla concordanza degli «aspetti e gesti» del suo Leibkorper. 4) La Leihlichkeit, costitutiva della spazialità primordiale, implica essa stessa già una pluralità di punti di vista - quindi, nessuna soggettività sen1.a intersoggettività. 5) Infine, l'associazione - in virtù della quale si effettua il «risveglio» della manifestazione del corpo dell'altro a partire da quello dell'ego originale - mette in atto una costruzione fenomenologica. (Ciò nella misura in cui questo risveglio, pur essendo necessario affinché I'esperien1.a dell'altro sia resa possibile, non si attesti in una semplice descrizione fenomenologica ma esiga di scendere nella sfera (pre-immanente) ultimamente costitutiva dei fenomeni dell'alterità che dipendono dalla sfera immanente).

La costituzione dell'oggettività La costituzione della prima forma dell'oggettività

Quest'ultimo aspetto-di cui Husserl tratta nei§§ 53 e 54 della Quinta Meditazione Cartesiana - è assolutamente centrale per la fenomenologia husserliana dell'intersoggettività. È con esso che superiamo il limite che separa il punto di vista soggettivo dal punto di vista oggettivo della costituzione dell'intersoggettività (le due facce della stessa medaglia di cui abbiamo già parlato precedentemente), permettendoci così (girando la medaglia) di rivolgerci verso la costituzione della prima forma dell'oggettività.

280 Si potrebbe obiettare, rispetto a quello che precede, che l'ego primordiale è separato - malgrado o piuttosto, data la stessa costruzione fenomenologica- da un abisso insondabile dall'alter ego. Perché una tale critica è tuttavia ingiustificata? Proprio perché, come Husserl a giusto titolo afferma58, una tale

distinzione presuppone che l'esperienza dell'altro abbia già portato a tennine la sua opera! Il fatto di prendere il suo punto di parten7.a nell'ego primordiale è una necessità metodcl.ogica; è un'astrazione - di cui testimonia molto precisamente l'epoché corrispondente e che dà senso a quest'ultima - per l'osservatore fenomenologi7.7.ante, il quale si rende conto che ciò che è fenomenologicamente originario è una sola e medesima natura costituita nella sfera primordiale come unità identica che ingloba tanto la «mia»natura che quella dell'altro. Husserl lo conferma nel passo seguente: Non è che io abbia una seconda sfera originale appresentata, prowista di una seconda natura e di un secondo corpo Gsicovivente (Leibkorper) (quello dell'altro stesso) esistente in questa natura; in tal caso sarebbe innall7.Ìtutto da domandarsi come io faccia ad apprendere )·uno e l'altro in quanto modi di manifesta7.ione di una stessa natura oggettiva. Piuttosto è mediante l"appresentazione stessa e la sua unione, in quanto appresentll7.ione, ad una presenta7.ione (in virtù della quale c'è per me un altro e di conseguen7.a il suo ego concreto) che si è già necessariamente prodotto il senso di identità che compete alla mia natura primordinale e alla natura degli altri presentiGcata. A buon diritto si parla perciò di percezione dell'estraneo e successivamente della percezione del mondo oggettivo, percezione del fatto che l'altro mira come me allo

58 Quinta Meditazione Cartesiana,§ 5-5, H11sserliana l, p. 150; tr. it. p. 141.

281

stesso oggetto ecc., sebbene essa si fonni esclusivamente entro la mia sfera di appartenen7.a.541

Così il senso della ridll7.ione primordiale si conferma qui in modo molto chiaro: vi sono due «strati», lo strato primordiale - nel quale l'altro mi si dà solo come «corpo fisico» - al quale accediamo grazie alla messa tra parentesi dcli' esperien7.a dell'altro e lo strato che dipende da una comunità di soggetti - dove questo stesso corpo mi si manifesta come «corpo vivente» e dove si dà quindi a me pur essendo al tempo stesso dato ad altri. Si potrebbe allora formulare un'altra obiezione: cosa garantisce l'identità della mia esperien7.a del mondo e di quella dell'altro? Sapendo che vi sono «anomalie», cosa può servire da «nonna» per un'esperien7.a intersoggettiva del mondo? H usserl risponde che l'anomalia suppone una normalità e che questa normalità si verifica - come già nel caso dell'esperien7.a del Leib altrui - nella concordanza (Einstimmigkeit) delle esperienze60• La concordan7.a è il contrassegno ultimo del mondo e quindi di una comunità intersoggettiva: (li mondo] esiste in virtù della verifica concordante della costituzione appercettiva già costituita che ha luogo nel processo dell"esperien7.a vivente in conseguente unanimità ed eventualmente si può sempre stabilire attraverso correzioni. La concordan7.asi mantiene oraanche in virtù di una trasform87.ione delle appercezioni, ottenuta distinguendo le nor-

59 Quinta Meditazione Cartesiana, § 55, Hu.sserliana 1, p. 152; tr. it. p. 142 s. 60 Quinta Meditazione Cartesiana, § 55, Hr.sserliana I, p. 154; tr. it. p. 144. Husscrl insiste sul ruolo determinante di questa «Einstimmigkeit» nel riassunto dell'analisi intenzionale dell'esperienza dell'altro che troviamo nel § 62 della Quinta Meditazione Cartesiana.

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malità dalle anonnalità, siccome modificazione intenzionale delle prime, o an7.i in virtù della costituzione di nuove unità nel mutare di queste anomalie.61

Come si può precisare la natura di questa «concordan7.a»? Essa stessa è costituita - costitu7.ione che è «simile» a quella dell'identità di un ogge tto (temporale) o ancora a quella delle oggettività ideali (caratteriZ7.ate dalla loro «omni-temporalità») e che richiede in tutti i casi il «medium» delle «presentifica7.ioni rimemorative (erinnernde Vergegenwartigungen)». Un legame è effettivamente (costantemente) stabilito tra la sfera primordiale dell'ego, ovvero l'esperien7.a di sé dell'ego concreto, da un lato, e la sfera estranea presentificata in essa, dal)'altro. Questa presentifica7.ione possibile è il correlato soggettivo della concordanza dei fenomeni del mondo. L'esperien7.a dell'altro «produce ciò mediante la sintesi identificativa del Leibkorper estraneo, dato primordialmente, con se stesso, ma appresentato in altri modi di appari7.ione. A partire da qua, essasi estende alla sintesi della natura identica, data a sua volta in maniera primordiale nell'originalità della sensibilità pura e nell'appresenta7.ione verificata,, 62 • Nella misura in cui l'intersoggettività - in quanto coesisten7.a dell'ego e dell'alter ego -costituisce una forma temporale ('Zeitform) comune (dove la temporalità primordiale è un modo di manifestarsi originale della temporalità oggettiva), la costitu7.ione del flusso temporale assoluto (svelata nei Manoscritti di Bemau, laddove era fatta astrazione di questa dimensioneintersoggettiva) è eo ipso tributaria della costitu7.ione della comunità monadologicas.,_

61 Quinta Meditazione Cartes;ana, § 55, Husserliana 1, p. 154; lT. it. p. 144. 62 Quinta Meditazione Cartes;ana, § 55, Husserliana l, p. 156; lT. it. p. 146. 63 Ciò non impedisce che vi sia una tempcralità (e una spazialità) propria della sfera primordiale- e in essa costituita - a monte dell'es,ierienza dell'altro (cfr. la Quinta Meditazione Cartesiana,§ 61).

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La costituzione dei livelli più el.evati dell'oggettività mondana (l' «assimilazione oggettivante»)

Come chiarire a questo punto lo statuto dei livelli più elevati della costituzione del mondo oggettivo? I rapporti reciproci caratteri7.7.anti ciascun membro della comunità monadologica implicano una «assimilazione (Gleichstellung) oggettivante» 64 dell'esisten7.a dell'ego e di quella degli altri. Non è a partire dal!'esperien7.a empirica che accedo all'intersoggettività trascendentale, ma, all'inverso, è l'oggettivazione di quest'ultima che mi fa scoprire l'altro come colui che possiede un Leibkorper nel mio campo di percezione; che mi fa scoprire me stesso come colui che si colloca nel suo, gli altri come coloro che fanno l'esperien7.a degli altri in quanto altri, ecc. Questa oggettivazione mi mostra inoltre che il mondo trascendentalmente costituito in me è anche, nella sua essenza, un mondo di uomini. E ciò non solamente nel senso triviale secondo cui il mondo empirico è popolato da esseri umani empirici, ma nel senso - che richiama fortemente il Dasein heideggeriano - per cui il mondo dipende da parte a parte dall'esperien7.a dell'«anima (Seele)» umana (in un senso non religioso, naturalmente, ma esistenziale): «La costituzione psichica del mondo oggettivo si intende per esempio come mia reale o possibile esperien7.a mondana del mio io, il quale esperisce se stesso come uomo»65• Si comprende allora tutto il senso di questa «appercezione di sé mondani7.7.ante» di cui si è già trattato in preceden7.a. In effetti, l'«anima» o ,,:psiche» non è nient'altro che un'oggettivazione di sé (Se'fhsto~ektioierung) che si compie nella monade - essendo questo «sé (Se'fhst)» la soggettività trascendentale in quanto strutturata in maniera intersoggettiva. Il parallelismo tra queste due sfere (della

64 Quinta M,ulitaZione Cartesiana, § 56, H=erliana 1, p. 157 ss.; tr. it. p.148. 65 Quinta Meditazione Cartesiana, § 56, H=erliana 1, p. 158; tr. it. p. 149.

284

. cit., p. 61.

293

todo! Un metodo, tuttavia, che nel momento in cui si scontra con i propri limiti non potrebbe evitare, né rispanniarsi, di deliberare su ciò che lo legittima e lo fonda. E se il trascendentalismo husserliano- il cui telos è e rimane, l'abbiamo visto, una legittimazione totale, precisamente, della conoscen7.a dell'esperien1.a (e di ogni necessità, in ultima istan1.a, di sé medesima) - mette in atto concetti e strumenti che, per giungere a tale legittimazione, operano attraverso procedimenti che non si lasciano affatto ricondurre a quelli di qualsiasi disciplina positiva (e in particolare delle «scienze "esatte"»!), è assolutamente opportuno porlo allo stesso livello degli altri grandi progetti filosofici - e metafisici - con i quali ha intavolato, fin dai suoi primi ini7.i, una discussione che sarà dovere dei filosofi fenomenologici portare avanti. In questo modo, Husserl non è solamente un interlocutore pre7.ioso dei filosofi viennesi alle origini della filosofia analitica, così come non è solamente una fonte per la filosofia heideggeriana, enneneutica, decostruttivista, ecc. o per ogni fenomenologia post-husserliana in generale - anche se è evidentemente anche tutto ciò, quantunque di solito suo malgrado. H usserl è -soprattutto se si considerano gli ultimi trent'anni della sua vita e della sua produzione filosofica - un filosofo trascendentale, e ciò vuol dire che ha arricchito la tradizione della filosofia trascendentale con una concezione globale del trascendentale e con analisi specifiche che lo elevano al rango dei più eminenti rappresentanti di questa tradi7.ione.

o

Per rendere più chiaro quello che è stato appena affermato, è necessario aggiungere ancora un'ultima parola sul trascendentalismo husserliano. Abbiamo cercato di mostrare che il fatto di tenere insieme l'esigen7.a della legittimazione totale e il progetto di una filosofia puramente descrittiva non solamente

294

conduce ad un'impasse, ma finisce per contraddirsi. L'obiettivo principale di queste pagine consisteva così, positivamente, nel porre l'alternativa tra una costruzione speculativa e un'esperien7.a descrittiva su una nuova base - e ciò rispettando scrupolosamente l.e «condizioni minime» della fenmrumologia. All'inizio della Dottrina della Scienza del 18042, Fichte ha mostrato che se Kant è considerato a giusto titolo come il fondatore della fìlosofia trascendentale, la sua comprensione del trascendentale resta purtuttavia carente dal momento che non rende conto del fatto che il trascendentale dà luogo alla distinzione, «nello stesso te1npo», tra l'essere e il pensiero (o l'oggetto e il soggetto), da un lato, e il sensibile e il sovrasensibile (o ciò che dipende dal fatto (Tatsache) e dall'essen1.a (Wesen)), dall'altro - il che vuol dire (come J.-C. Goddard ha finemente sottolineato) che il trascendentale si situa, in realtà, al di là (o piuttosto: al di qua) della scissione del sensibile e del sovrasensibile6. Ora, se era certamente esagerato affermare che la fenomenologia costruttiva riprende esplicitamente l'eredità fichtiana, non è vero che un tale legame non si lasci stabilire perlomeno in maniera implicita7• Ma mentre Fichte si sfor7.a 6 J.-C. Goddard utiliz:t.a a questo proposito l'espressione di «unità prc-diffcrcmdalc del sensibile e del soprasensibile», cfr. «Ccnstmction et oio/ence transcendantale dans la Doctrine de la Science 1804», in Ètreet 7,hénomène. La Doctrine de la Sciencede 1804 de Fichte (a,,. cit.). 7 Le ricerche nel campo dell'idealismo - che, oggigiorno, vive tuttavia una sorta di «rinascimento» - non scorgono che progressivamente l'interesse che sussiste nel confrontare gli idealismi trasccndcnbtli di Husscrl e di Fichtc (sul piano dei problemi, non su quello della filiazione storica). Abbiamo tentato di contribuire all'apertura di una tale analisi nei capitolo I e IV della prima parte della nostra opera La genèse de l'apparaitre cosl come nei nostri studi «H=erl un,l Fichte. Oberleg,mgen zur transzendentals5J1ezifischen Argumentation im trans.tendentalen ldealismus», in Phénoménologie française - Phénoménologie allemande. Deutsche und Franz&ische Phiinomenologie, É. Escoubas e B. Waldcnfcls (cd.), Cahicrs de Philosophic dc l'Univcrsitédc ParisXII , n° 4, Paris, L'Harmattan, 2000, p. 129-153;«"Phénomène• nigshausen & Neumann, 1990, p. 213-247. Hegel, G. W. F.: Phiinomenologie des Geistes, Hambourg, Meiner, 1988. Heidegger, Martin: Sein und 'Zeit, Niemeyer, 1963 (l~m• éd.). Heidegger, Martin: Metaphysische Anfangsgrunde der Logik (GA 26), Francfort/Main, Klostermann, 1978. Held, Klaus: Lebendige Gegenwart, Phaenomenologica 23, La Haye, M. NijholT, 1966. Held, Klaus: «Das Problem der Intersubjektivitat und die Idee einer phanomenologischen Transzendentalphilosophie», in Perspektiven transzendental1)hiinomenologischer Forschung, Ulrich Claesges, Klaus Held (ed.),

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