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Italian Pages 117 Year 2020
Indice
Prae-limen
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1.
Il linguaggio trascendentale: "Wahr spricht, wer Schatten spricht"
2.
L'ombra al termine dell'epoché
3. "Trattando l'ombre come cosa salda". Schiascopie fenomenologiche
Indice dei nomi
Prae-limen
I tre studi che seguono intendono esaminare, attraverso tre motivi - quello del linguaggio trascendentale, quello dell'automanifestatività del fenomeno e quello del progressivo scemare in un indistinto caos fenomenico del proprio io come di ogni dimensione intersoggettiva e mondana-, l'isoformismo del fenomeno rispetto all'ombra nella quale esso, cadendo dentro di sé, parrebbe lentamente precipitare. «La biologia dell'ombra - ha scritto Andrej Belyi - non è stata ancora studiata; è difficile capirne le esigenze» e darvi perciò espressione con precisa chiarez:,,a. Secondo quanto già può leggersi nella Kritik der reinen Vernunft (495A), la filosofia invero brulica di definizioni mancanti, e particolarmente di alcune che contengono degli elementi per la loro definizione, ma non li contengono ancora in modo completo, sicché la Bestimmung, anziché iniziare l'opera, dovrebbe piuttosto concluderla. Nel caso dell'ombra, la sua inconcettualità non sarebbe però prodromica all'ottenimento d'un concetto; e ciò in ragione della necessità intrinseca che la pone là dove vi è una mancanza di distinzione in seno all'universalità della coincidenza fra linguaggio e pensiero e fra questo e ciò che si manifesta; necessità che l'analisi fenomenologica attesterebbe irrefutabilmente, volendo essa mostrare come sono veramente le percezioni degli stati di fatto e come su queste pure percezioni eidetiche si ordini un sistema di concetti. Ciò nondimeno, l'ombra, pur latitando rispetto al suo orizzonte definitorio, non è affatto ignorata dalla fenomenologia nei suoi luoghi di intenso e logorante transito, dove logorante non vale consumante, ma vale ciò che affina, assottiglia, così da risultare infine assimilabile ad un concetto che permette, all'interno del
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FENOMENOLOGIA DELL'OMBRA. TRE SAGGI
campo fenomenico, di stabilire nuovi nessi di congiunzione nei contesti di esperienza, dal momento che esso si riferisce alla paradossalità di un fenomeno nel quale l'assenza è sintomo di una presen:r.a. La vocazione dell'ombra tenderebbe allora verso una definizione che non sia ad esse, quanto piuttosto ad melius esse, implicando per ciò stesso l'insubordinazione della sua esposizione ad un raggela mento tautologico che arrivi puntualmente là dove ci si era prefissi di arrivare. In tal senso, la scelta di comporre questo studio come silloge di tre saggi distinti e pur intersecati risponde anche allo scrupolo di non cedere ad un'indifferenza stilistica che vuole il saggio un anticipo di sintesi ancora a venire, ma, all'opposto, una forma ambigua, dall'esito niente affatto garantito: si tratta propriamente di un'avventura, il cui svolgersi appare simile ad una peripezia. Il saggio infatti procede quasi sempre evitando un percorso rettilineo, preferendo vagabondare, provando e cercando il suo oggetto, per quindi girarci intorno, muovendosi a tentoni, pur di seguirne la traccia, la skia -l'ombra 1 •
' Il primo saggio è apparso con il titolo Husserl. Il linguaggio trascendentale: "Wahr spricht, wer Scharren spricht", in «Rivista di Filosofia Neo-Scolastica•, 3, 2.018, pp. 641-661; la versione tedesca dc L'ombra al urmine del/'epo,hé è srara pubblicata in «Horizon. Studics in Phenomcnology•, 9, 2.02.0, pp. 102.-12.8.
Il linguaggio trascendentale: "Wahr spricht, wer Schatten spricht"
1.
Paradossi
Nello spazio di una nota - soglia del testo deputata a far sì che il ductus dell'argomentazione si interrompa per fare luogo ad un pensiero che aspira a trovare la propria esistenza anche solo nell'elemento microscopico di una frase - Jacques Derrida osserva come Husserl, contrariamente al rigore che gli è proprio, tenda a concedersi «alle figure del linguaggio corrente» anche là dove egli parrebbe di primo acchito porle in questione, come emblematicamente accade, nelle ldeen•, con il rifiuto dello zeugma di matrice pre- e post- cartesiana secondo il quale l'occhio guarda e insieme palpa l'oggetto. Per quanto infatti Husserl affermi la «differenza [ Unterschied]» corrente fra tali due atti, la domanda che chiede se tale "differenza" si inscriva all'interno d'una semantica tradizionale, oppure «nella intuizione universalizzabile delle cose stesse, prima di qualunque discorso o esperien:r.a linguistica» non è da lui avvertita come cogente; e ciò perché, nel momento in cui si considera l'ambito proprio dell'intuizione e della riduzione, egli, pur introducendo ad una zona pre-linguistica, non sembra riuscire a prescindere «dai tagli, distinzioni, partizioni irriducibilmente marcate da cultura e linguaggio» 1 • ' E. Husscrl, ldeen zu einer reinen Phiinomenologie und pl,iinomeno/ogischen Philosopl,ie. Zweites Buch: PhiinomenologiscJ,e Untersuchungen zur Konstitution, in Husserliana, Bd. IV, M. Nijhoff, Dcn Haag 19 52, p. 147; tr. it. di E. Filippini, Idee per una fenomenologia pura e per una filosofia fenomenologica. Ubro 11. Ricerche sopra la costituzione, Einaudi, Torino 2002, p. , 50. 'J. Dcrrida, Le toucher,]ean-Luc Nancy, Galiléc, Paris 2000; tr. it. A. Calzolari, Toccare. ]ean-Luc Nancy, Marictri, Genova-Milano 2007, p. 218 e n. 27. E tuttavia,
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FENOMENOLOGIA DELL'OMBRA. TRE SACCI
Come Derrida stesso osserva, verrebbe in tal modo a conclamarsi quella serie di problemi legati al linguaggio trascendentale e, più in generale, al discorso fenomenologico nel suo complesso sui quali già Eugen Fink aveva richiamato l'attenzione, ravvisandovi un duplice paradosso. Anzitutto quello insito nella «situazione dell'enunciazione», che vede colui il quale, messo fra parentesi il mondo, debba comunicare gli esiti della riduzione trascendentale non potendosi valere di altro che di una «mediazione provvisoria» ancora radicata linguisticamente nell'ingenuità dell'atteggiamento naturale; in secondo luogo e conseguentemente, la «paradossalità della proposizione fenomenologica», consistente nel fatto che essa appare attraversata da un radicale «conflitto interno tra il significato letterale mondano e il senso trascendentale che viene alluso» 3. Proiettate da entrambe queste contraddizioni, dense «ombre operative» offuscherebbero, per Fink, il programma fenomenologico di «scuotere il mondo della vita naturale». Ci si avvarrebbe infatti ancora di «mezzi concettuali (Denkmitte/]»
nei manoscritti, Husserl non manca di rilevare che •nella riduzione primordiale del mondo[ ... ) scompare naturalmente anche il linguaggio nel suo senso [Sinn) proprio, come ogni altro elemento storico-umano [wic al/es Mensch/ich-Historische)• (Ms. C 11 ( 19a-2.6b) ( 1934), in E. Husserl, Spii/e Texte Uber Zeitkonstitution (192.9-1934). Die C-Manuskripte, in Husserliana Materialien, Bd. VIII, Springer, Dordrccht 2.006, pp. 2.04-2.15: 2.04). ' E. Fink, Dic phiinomenologische Phi/osophie EdmuruJ Husserls in der gcgenwiirtigen Kritik (1933), in Id. Studien zur Phiinomenologie 1930-1939, M. Nijhoff, Den Haag, 1966, pp. 79-156: 153-155; tr. it. di N. Zippcl, La filosofia fenomenologica di Edmund Husser/ nel/acritica contemporanea, in Studi di fenomenologia 1930-1939, Lithos, Roma 2.010, pp. 143-2.37: 2.34-2.36. Mette conto ricordare che a queste pagine j . Derrida dedicò una recensione, apparsa in • lcs Etudes philosophiques», 4, 1966, pp. 549-550, dalla cui lettura emerge raffor-,ata l'impressione che •gli aspetti irrisolti e problematici del pensiero di Husserlmcssi in luce da Fink vengano ereditati da Derrida e ulteriormente riproposti e rilanciati» (V. Perego, De"ida e la fenomenologia come epistéme, in J. Dcrrida, La fenomenologia e la chiusura della metafisica, La Scuola, Brescia 2.016, pp. 5-41: 12.). Ma al riguardo si veda pure I.. Lawlor, Derrida and Husserl: The Basi, Problom of Phenomeno/ogy, Indiana Univcrsity Press, Bloomington-Indianapolis 2.002., in part. pp. 12.-2.3. La prospettiva finkiana è stata altresì ripresa cd approfondita, benché implicitamente, da S. Cunningham in Language and the Phenomenological Reductions of EdmuruJ Husserl, M. Nijhoff, Den Haag 1976, in part. pp. 12.-13, 2.6-28, 71-74.
I. IL LINCUACCIO'l'RASCENDFNTALE: "WAHR SPRICln', WER SCHA1TEN SPRICln'"
II
tratti da quella sfera "reale" (real) che si intenderebbe invece sospendere 4. Il fatto che il "linguaggio trascendentale" non parrebbe essere, ad un primo sguardo, oggetto, nella riflessione husserliana, di specifica trattaziones, non esclude, tuttavia, ch'esso, proprio in quanto posto «sul confine d'una possibile descrizione [Beschreibung] »6, possa definirsi per denegazione, e quindi avere un significato che restituisce il senso non soltanto di un'erosione della forma della presenza, ma di un'esistenza senza essere. Da questo punto di vista, l'ambito del linguaggio trascendentale non sarebbe da ascrivere fra i presupposti impliciti della speculazione husserliana, e come tale da assumere alla stregua di un «cominciamento assoluto», di una nozione a priori necessaria, al fine di consentire l'«esposizione del pensare»1; esso, all'opposto, costi• E. Fink, Operative Begriffe in Husserls Phanomenologie ( 1957), in Id., Nahe und Distanz. Phanomenologischc Vortrage und Aufsiitze, Karl-Albcr Vertag, Freibur&-Miinchen 1976, pp. 180-2.04: 198; tr. it. di A. Lossi, Concetti operativi della fenomenologia husser/iana, in Prossimità e distanza. Sl!ggi e discorsi fenomenologici, ETS, Pisa 2.oo6, pp. 1 55•171: 167. I Cfr. ivi, p. 2.02; tr. it. p. 170. Anche G. Bcr&cr, sulla scorta delle osservazioni finkiane, osservava come per Husscrl «la realtà ultima• del campo trascendentale risulti «in una certa misura ineffabile• (Id., Le cogito dans la philosophie de Husserl, Aubier, Paris 194 1, p. 65). Nondimeno - come s'evince dal dettato del S 59 delle ldeen zu einer reincn Phanomenologie und pha11omenologiscl,en Pl,i/osopl,ie. Erstes Buch: A/1gemeine Ein[uhrung in die reine Phlinomenologie, in Husserliana, Bd. IW1 • IW2., M. Nijhoff, Den Haag 1976, pp.111-113;tr. it. di V.Costa, Idee per una fenomenologia pura e per una filosofia fenomenologica. Ubro I. lntrodu:oone generale alla fenomenologia pura, Einaudi, Torino 2.002., pp. 145-147- il fatto che la ridwjone fenomenologica, per avere senso, non possa ammettere che il proprio discorso resti frammisto ad alcuna ambiguità mondana, è questione di cui Husscrl si mostra pienamente avvertito; egli, però, ancora nella Die Krisis der europliiscl,en Wissenschaften und die transzendentale Phlinomenologie, in Husserliana, Bd. VI, M. Nijhoff, DenHaag 1959,p. 369; tr. it. di E. Filippini, La crisi delle scienze europee e la fenomenologia trascendentale, il Saggiatore, Milano 1997, p. 385, affcnna che non si può «esaminare il problema generale della lingua nella sua csisten,.a ideale nel mondo, fondata sulle sue manifestazioni•, benché esso sia senz'altro da considerare fra quelli che «a un grado più alto di riflessione, la fenomenologia stessa pone al fenomenologo• (iv~ p. 192.; tr. it. p. 2.14). • E. Husscrl, Die Bernauer Manuskripte /Jber das Zeitbewusstsein (1917/t8), in Husser/iana, Bd. XXXIII, Kluwer, Dordrccht-Boston-1.ondon 2.001, p. 2.78, n. 2.. 7 Si veda in generale al riguardo S. Borutti, Filosofia e scena primaria: figure dell'inizio, «Paradigmi•, 55, 2.001,pp. 7-2.1. Diversamente da ogni logica delcominciamento di matrice metafisica - critic:imente delucidata già da I.. Feuerbach, Zur Kritik der Hege/scl,en Pl,i/osopl,ie ( 1839), in Id., Siimt/icl,e Werke, Bd. II, Wigand,
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FF.NOMF.NOLOGIA DELL'OMBRA. TRF. SAGGI
tuirebbe quell'elemento umbratile riguardo al quale non sembra potersi porre «il dilemma della interpretazione oggettiva e di quella arbitraria»8. Il linguaggio trascendentale non può essere determinato come medium espressivo che deve restituire la presenza di un oggetto. Il linguaggio trascendentale esorbiterebbe dal te/os della logica deputata a tutelare e restituire la pienezza d'un senso dato in maniera attuale all'intuizione. Husserl stesso parrebbe del resto alludere a questa "omissione non accidentale" della funzione apofantica propria del linguaggio trascendentale, quando sostiene che lo "spettatore fenomenologico" debba tentare, per evitare qualsiasi contraddizione fra sfera mondana e sfera trascendentale, una riduzione della sua stessa lingua, in modo tale che questa, liberatasi «di ogni senso mondano», sia «pura espressione [AusdruckJ» di ciò che egli intende: mero «senso originariamente concepito del [suo] discorso»9.
2.
Del "tipo" e del "qualcosa"
Parrebbe qui trovare conferma la tesi avanzata da Hendrik Josephus Pos nel 1939, secondo la quale la fenomenologia, nel riferirsi all'elemento linguistico, non si proporrebbe di obiettivarlo nei modi di una semplice teoresi, bensì di apprezi'.are il legame immediato ch'esso ha con il soggetto parlante 10• Tuttauipzig 1846, pp. 18 5-2.3 2; tr. it. di C. Ccsa, Per la critica della filosofia hegeliana, in L. feuerbach, Scritti filosofici, Laterza, Bari-Roma 1976, pp. 47-96 -, la fenomenologia non annuncia alcun principio a priori, o "principio di rum i principi", da intendersi come una sorta di superlativo o anche come •il [non) principio che precede rum i principi e annuncia che in principio non c'è nessun principio a priori• Marion, Le Visible et le révélé, Ceri, Paris 2.005; tr. it. di C. Canullo, Il visibile e il rivelato, Jaca Book, Milano 2.007, p. 78). Essa sembra piunosto carancriuarsi per «il fano che rum i suoi scarti [écarts) finiscono in un certo modo per appartenerle• (D. franck, Dramatiquedes phénomènes, Puf,Paris 1001, p. 93). a M. Merlcau-Ponty, Le Philosophe et son ombre (1959), in Id., Signes, Gallimard, Paris 196o;tr. ir. di G. Alfieri,// filosofo e la sua ombra, in Segni, il Saggiatore, Milano 1003, pp. 111-238: 2.11. 9 F.. Husserl, Zur Phanomenologische Reduktion. Texteaus dem Na,hlaP(19261935), in Husserliana, Bd. XXXN, Kluwer, Dordrccht-Bosron-London 2.001, p. 2.93. 0 ' H.J. Pos, Phénoménologie et Linguistique, «Revue lntcmationalc dc Philosophic•, 2., 1939, pp. 354-365, in pan. pp. 356-357. «La fenomenologia- osservava a
u.-1..
!. IL LINCUI\CCIOTRASCENOF.NTALE: "WAHR SPRICIO', WF.R SCHl\1TEN SPRICIO'"
I3
via, se si vuole portare a compimento la Reduktion der Sprache, sottraendo perciò all'espressione ogni funzione enunciativa, sarebbe necessario - come precisava già il dettato delle Logische Untersuchungen• • - riconvertirla nei modi e nei tempi di un monologo interiore, così da cogliere la lingua stessa al di fuori di ogni materializzazione empirica, fonetica o grafica, e dunque là dove essa rivela il proprio significato ideale 1 2, quel significato che è sotteso a tutte le determinazioni particolari della lingua e che è costituito da oggettività ideali del tutto invarianti rispetto al modificarsi delle formazioni discorsive• J. Husserl, non sen:,.a echi hegeliani•4, sembrerebbe perciò proporre una neutralizzazione linguistica dell'esistenza che conduce a rilevare come la riduzione risulti essere implicitamente, ma effettualmente, esercitata non appena si consideri il linguaggio per sé stesso•s. Potrebsua volta, ma ancora sulla scia di Pos, M. Merlcau-Ponty in Sur la phénoménologie du langage ( 195 1), in Id., Signes cit.; tr. it. di G. Alfieri, Sulla fenomenologia del linguaggio, in Segni cit., pp. 117- 133: 119 - aggiungerebbe allaconosccn,.adella lingua l'esperienza della lingua in noi stessi•. '' E. Husserl, Logische Untersuchungen, Zweiter Band: Untersuchungen zur Phiinomenologie undTheorieder Erkenntnis. Erster Teil, in Husserliana, Bd. XIX/1, M. Nijhoff, Den Haag 1984, p. 30; tr. it. di G. Piana, Ricerche logiche, :,. voli., il Saggiatore, Milano 1.005, voi. 1, p. 1.91. 01 Cfr. R. Bemet, I. Kem e E. Marbach in Edmund Husserl. Darstellung seines Denkens, Meiner, Hamburg 1989; tr. it. di C. la Rocca, Edmund Husserl, il Mulino, Bologna 1992, p. 220. Ma al riguardo, oltre a quanto si è già argomentato in Il segno in Husserl: fra silenzio e ricordo, • aut aut•, 33 1, 2006, pp. 197-215: 204-208, si fa rimando a V. Costa, Idealità del segno e intenzione nella filosofia del linguaggio di Edmund Husserl, ,Rivista di Filosofia Neo-Scolastica•, 2, 1996, pp. 246-286, in part. pp. 252,-254. ' 1 E. Husserl, Die Krisis der europiiischen Wissenschaften und die transzendentale Phiinomenologie cit., p. 369; tr. it. p. 384. ••Cfr. ad es. G.W.F. Hegel,Jenaer Systementwurfe I (1803-1804), in Id., Gesammelta Werke, Bd. VI, Meiner, Hamburg 1971, p. 288; tr. it. part.. di G. Canti Ilo, Filosofia dello spirito jenese, later,a, Roma-Bari 2008, p. 2.5; Id., En:,;yklopiidie der phi-
losophischen Wissenschaften im Grundrisse, En:,;yklopiidie der philosophischen Wissenschaften im Grundrisse, in Id., Werke inzwanzig Biinden, Bd. 8-10, Suhrkamp, Frankfurt a. M. 1976, Bd. 10, p. 278; tr. it. di V. Cicero, Enciclopedia del/escieme filosofiche in compendio, Bompiani, Milano 2000, p. 760 (S 462). Su questo, in prima approssimazione, cfr. M. Campogiani, Hegel e il linguaggio, la Città del sole, Napoli 2.006; T. Bodammer, Hege/s Deutungder Sprache. lmerpretalionenzu Hege/s Ausserungen iiber die Sprache, Meiner, Hamburg 1969. ' 1 Cfr. E. Husscrl, ldeen zu einer reinen Phiinomenologie und phiinomanologischen Philosophie. Erstes Buch cit., pp. 12.4-12.5; tr. it. p. 162; Id., Erfahrung und
FENOMENOLOGIA DELL'OMBRA.
·raF. SAGGI
be in tal senso sostenersi che il linguaggio serbi già in sé il mondo delle "esscnze" 1 6, ossia di quelle idealità pure indipendenti dal reale, non perché ne siano al di fuori, ma perché lo precedono e gli danno il senso del suo essere 11. Per questa ragione, Husserl stesso rileva come la tematizzazione della riduzione fenomenologica non sia «illimitata» 1 s, dovendo essa comunque implicare una pratica della riduzione fenomenologica che non ponga fuori circuito il linguaggio nella sua grammatica logica 19. UrteiL Untersuchungen zur Genealogie der l.ogik, pp. 58-59; tr. it. di F.Costa, Esperienza e giudi.uo. Ricerche sulla genMlogia della logica, Bompiani, Milano 1995, p. 52.. Richiama assai giustamente l'attenzione su questa funzione eidetica immediata svolta dalle parole - come ricorda anche J. Dcrrida nella lntroduclion à l'Origine de la géométrie de Husserl, Puf, Paris 1962.; tr. it. di C. Di Manino, Introduzione a Husserl "L'origine della geometria",Jaca Book, Milano 1987, pp. 118-119-A. dc Muralt in l.'idéede la phénoménologie. L'exemplarisme husserlien, Puf, Paris 1958, p. 12.5; ma cfr. pure S. Bachclard, La logique de Husserl, Puf, Paris 1957, pp. 14-15. 1 • Cfr. M. Merlcau-Ponty, Phénoménologie de la perceplion, Gallimard, Paris 1945; tr. it. di A. Bonomi, Fenomenologia della percezione, Bompiani, Milano 2.003, p. 2.4. 17 Cfr. E. Husserl, Philosophie als strenge Wissenschaft, •Logos•, 1, 1910-1911, pp. 2.89-418: 316; tr. it. di F. Costa, La filosofia come scienza rigorosa, 1,.TS, Pisa 1990, p. 75. Per un'esaustiva disamina della no1jone di "esseni.a" nella riftessionc Husscrliana si vedano le ancora valide analisi di T. D. Thao, Phénoménologie et matérialisme dialectique, F..ditions Minh-Tàn, Paris 1951; tr. it. di R. Tomassini, Fenomenologia e materialismo dialettico, l.ampugnani Nigri, Milano 1970, pp. 172.9; nonché la disscnazionc dottorale di D. Caim, discussa ad Harvard nel 1933, The Philosophyof Edmund Husserl, ora Springcr, Dordrccht-Heidclbcrg-New York 2.013, in pan. il cap. XXI, pp. 2.39-2.5 5. 18 Cfr. E. Husscrl, Grundprobleme der Phiinomenologie ( 1910-1911), in Id., Zur Phiinomenologieder lntersubjektivitat. Texte aus dem Nachlass. Erster Teil: 19051920, in Husserliana, Bd. Xlii, M. Nijhoff, Den Haag 1973, pp. 111-194: 134; tr. it. di V. Costa, J problemi fondamenta/i della fenomenologia, Quodlibct, Macerata 2.008, pp. 2.4-2.5. Su ciò si veda S. Finetti, Riflessione e astrazione. La dottrina della ridu1;ione fenomenologica nella filosofia di Husserl, Mimcsis, Milano-Udine 2.013, pp. 2.7-30; nonché, più in generale, V. Costa, Lo sviluppo della riduvone fenomenologica dalla "Filosofia dell'Aritmetica• a "ldccn", •Rivista di Filosofia NcoScolastica•, 86, 1994, pp. 506-572; S. Luft, Von der mannig(altigen Bedeutung der Reduktion nach Husserl: Ref/exionen zur Crundbedeutung des zentralen Begriffs der transzendentalen Phiinomenologie, •Ph:inomcnologischc Forschungcn», 2.012, pp. 5-2.9. 1 ' Cfr. E. Husscrl, ldeen zu einer reinen Phiinomenologie und phiinomenologischen Philosophie. Erstes Buch cit., p. 112; tr. it. p. 146. In tal senso- ha rilevato E.W. Onh, Das Phiinomen der Sprache und die Sprachlichkeit des Phiinomens, in Studien zur Spracl,phiinomenologie, hrsg. v. E.W. Onh, Albcr, Frciburg i. Br.-Miin-
!. IL I.INGUAGGIOTRASCF.NOF.NT,\LF.: "WAHR SPRICHT, WF.R SCHAlTEN SPRICHT"
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Contrariamente alla tradizione che vuole il linguaggio esprimere sotto un profilo teorico-storico la precisione e la peculiarità d'ogni ano di ragionc>0 , la riflessione husscrliana sosterrebbe che la parola possa anche non obbedire a «regole di conoscenza», purché venga salvaguardata «la morfologia pura delle significazioni» 11 • Il dettato della Quarta delle Logische Untersuchungen conforta tale lettura, in particolare dove si precisa che occorre distinguere, nell'ambito della pura grammatica logica, fra ciò che è privo di senso (nonsenso) e l'assurdità (il controsenso), la quale - si afferma - «è eccessivo indicare, come avviene di solito, come priva di senso, in quanto essa costituisce piuttosto un settore del campo della scnsatezza»2.2.. Sebbene un'espressione come, ad esempio, "il quadrato è rotondo" possa indicare un oggetto inesistente, il significato di cui essa è latrice sussiste a tutti gli effetti. Non per questo si deve però ritenere che non vi sia alcuna restrizione alla libertà del linguaggio: il limite è infatti posto dall' «unità del giudizio», dal momento che «ogni espressione non vuol dire soltanto qualcosa, ma dice anche su qualcosa; oltre ad avere un significato, si riferisce anche ad oggetti di genere qualsiasi»,.,. Intesa sotto questa luce, la teoria linguistica husserliana non parrebbe riuscire a prescindere da un rapporto ali' oggetto, a sua volta garantito dalla forma apofantica - a è A- nella quale la copula asserisce l'esistenza o, meglio, la sussistenza della relazione fra il soggetto cd il prcdicato1.4_ chen 1979, pp. 7-30: 11 - il linguaggio sarebbe un "fenomeno limite" dell'analisi fenomenologica. 0 ' Emblematiche sono a questo riguardo le osservazioni che j.G. Herder consegnò a Eine Metakritik zur Kritik der reinen Vernun{t( 1799), in Id., Siimtliche Werke, Bd. 21, Weidmann'sche Buchhandlung, Bcrlin 1881; tr. it. par,. di I. Tani, Metacrilica. Passi scelti, F.ditori Riuniti, Roma 1993, pp. 119 sgg. "J. Derrida, Lavoix et lephénomène, Puf, Paris 1967; tr. it. di G. Dal masso, La voce e il fenomeno,Jaca Book, Milano 1984, p. 131. " E. Husserl, l.ogische Untersuchungen, Zweiter Band: Untersuchungen zur Phiinomenologie und Theorie der Erkennmis. Erster Teil cit., p. 334; tr. it. voi. 2, p. I 16. •• E. Husserl, J,ogische Untersuchungen, Zweiter Band: Untersuchungen zur Phiinomenologie und Theorie der Erkenntnis. Erster Teil cit., p. 52; tr. ir., voi. 1, p.313. ,.. J. Dcrrida, La vou e il fenomeno cir., p. 114; Id., La forme et le vouloir-dire. Note sur la phénoménologie du langage ( 1967), in Id., Marges - de la philosophie,
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FENOMENOLOGIA OF.LL'OMBRA. TRE SACCI
Questo legame, tuttavia, non parrebbe riconducibile ad una mera asserzione d'esistenza, che, attraverso la correlazione di due diversi principi d'individuazione compiuta per mezzo del giudizio, si disporrebbe a testimoniare in favore di un adeguamento della fenomenologia ai dettami della metafisica come conoscenza e come linguaggio dell'essere in quanto presenza dell'ente allo sguardo, in quanto objecto1 5. Vi osta la considerazione che il giudizio al quale Husserl vincola ogni "esprimersi" si basa su un linguaggio sviluppato secondo la dimensione del "tipico-ideale" (in senso webcrianoz6), in quanto esso -come osservato - può mancare di ogni possibile riscontro con la realtà. Il "tipo" è «una sorta di oggetto pseudo-esistente o anche del tutto inesistente formato dalla congiunzione di varie proprietà in una configurazione o Gestalt fortemente espressiva»z7, A sua volta il giudizio su di esso fondato, e che si compendia nella formazione del sostantivo a partire dall'aggettivozs, sorge dall'unione di due diversi, ancorché correlati, principi di individuazione, che, tuttavia, devono in egual misura porsi al limite dell'attestazione di esistenza. Per questa ragione la nozione fenomenologica di "linguaggio trascendentale", attraverso il suo riferimento all'ambito Minuit, Paris 1972; tr. it. di M. Iofrida, La forma e il voler-dire, in Margini - della filosofia, Einaudi, Torino 1997, pp. 211-2.31. Su queste pagine di Derrida, cfr. V. Costa, La generazione della forma,Jaca Book, Milano 1996, in part. pp. 149-154. • 1 Cfr. J. Derrida, La phénoméno/ogie et la dature de/a métaphysique. lntroduction à la pensée de Husserl (1966), •Alter•, 8, 2000, pp. 69-84; tr. it. di V. Perego, La fenomenologia e la chiusura della metafisicacit., pp. 47-65. •• Cfr. M. Webcr, Die Objektivitat sozia/wissenschaft/icher und sozia/po/itischer Erkenntnis, «Archiv fiir So,ialwissenschaft und So,ialpolitib, 19, 1904, pp. 2.2.87; tr. it. di P. Rossi, L'oggettività conoscitiva della sci= sociale e della politica sociale, in M. Webcr, Il metodo delle sciemestorico-sociali, Einaudi, Torino 1958, pp. 52.-141. •1 E. Mclandri, Appendice a / generi letterari e la loro origine ( 1980), Quodlibct, Macerata 2.014,p. 86. 1 • Sicché dire "Socrate è umano", ove di questo giudizio venga fatta prevalere l'accezione tipologica, vorrebbe di re che "Socrate è umanissimo", ossia possiede in maniera tipico-ideale la proprietà dell'essere-umano. Parimenti l'csscn1.a è la struttura nc«ssaria dell'oggetto, ciò che lo rende ciò che è: il suo principio. Circa le affinità teoriche ravvisabili fra "typos" cd "eidos" si deve comunque vedere A. Schuci>:, Type and Eidos in Husser/'s Late Phi/osophy, «Philosophy and Phcnomcnological Rcscarch•, 2.0, 1959, pp. 147-165, in part. pp. 158-161; nonché E. Mclandri, La linea e il circolo ( 1968), Quodlibct, Macerata 2.004, pp.651-652..
I. IL LINGUAGGIO'JRJISCF.NOF.NTAI.F.: "WAHR SPRICHT, WF.R SCHA1TEN SPRICHT"
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prettamente cidctico, permetterebbe di riconoscere ciò che si determina individualmente per mezzo del suo essere latore di una qualità specifica o di una specifica connessione di qualia. Come si trac soprattutto dal Il capitolo della terza sezione di Erfahrung und Urtei/2 9, una oggettività colta nell'esperienza empirica (o in una fantasia o in un ricordo) è interpretata come un esempio di universale e al contempo come un prototipo (Vorbild) della serie delle possibili varianti. Il prototipo, più esattamente, assume la funzione di perimetro delle possibili varianti. Ne segue che il riconoscimento che avviene nell'intuizione non fa premio sulla identità della cosa in senso assoluto, bensì sulla "esseni.a" (eidos) che nasce dalla apprensione attiva di quanto è passivamente già precostituito. A differenza dell'universale empirico, quello eidetico sorge perciò non già dalla contingen;r.a propria dell'esperienza fattuale, ma da uno schema ricognitivo dell'invariante di ogni contenuto reale o possibile, ossia di ciò senza di cui le varianti non sarebbero più varianti dello stesso modello. In termini linguistici, l'universale eidetico delineato da Husserl parrebbe di primo acchito mostrare più di una prossimità con quell'uso "espressivo-conciso" (pregnante) della lingua in virtù del quale, come testimonierebbero già i Presocratici, 0 , sarebbe possibile un pensiero speculativo. La lingua, ove intesa nella sua pregnanza, non supererebbe l'esperienza, ma porrebbe un postulato concettuale al dato attraverso un'idea paradigmatica dell'oggetto. Qualora tuttavia si aderisse a questa prospettiva, si mancherebbe di intendere la distinzione che Husserl espressamente pone fra "essenza vera e propria" e "significato", in quanto mera forma vuota, ovvero fra un principio categoriale per mezzo ' 9 E.
Husscrl, Er(ahrung und Urteil cit., pp. 409-443; tT. it. pp. 313-337. Ma cfr. altrcsì Id., Cartesianische Meditationen und Pariser Vortrlige, in Husserliana, Bd. I, M. Nijhoff, Dcn Haag 1950, pp. 83-91 e 103-106; tT. it. di F. Costa, Medil4J;ioni cartesiano e discorsi parigini, Bompiani, Milano 1989, in pan. pp. 75-82. e 94-98
., là dove esso lascia intravedere il primo articolarsi di quella "sintesi disgiuntiva" ,o, che permette l'instaurarsi di un nesso fra i differenti. Se si tiene fermo che, come Husserl stesso osserva in più luoghi, l'orizzonte del mondo «nella sua possibilità, è continuamente anticipato a priori» da ogni fenomeno d'esperienza di cui costituisce il «presupposto formale» 104, a porsi in primo luogo è la questione relativa al significato che occorre conferire all'estetica trascendentale fenomenologica. Questa infatti è da Husserl deputata da un lato a porre in chiaro l'a priori del mondo intuitivo e dall'altro a mostrare le condizioni trascendentali che permettono l'apparire di un oggetto attraverso una molteplicità di percezioni• 0 s; ma prima ancora essa è chiamata a verificare l'estensione del concetto di "datità", i suoi "modi" e la misura in cui è lecito richiamarsi all'evidenza dell'esperienza ed alle cose stesse. ••• Se - è stato osservato - •la fenomenologia in senso lato è la somma dell'opera husscrliana e delle eresie derivate da Husscrl• (P. Rioocur, A l'éGOle de la phénoménologie, Vrin, Paris 1998,p. 9), e serali eresie nascono a motivo del fatto che sarebbe intrinseco al pensiero husscrliano un progressivo movimento di radicalw.azionc della ricerca rispetto ai risultati da esso raggiunti (Or. I. Poma, Le eresie della fenomenologia. Itinerario tra Merleau-Ponly, RiGOeur e Lcvinas, ESI, Napoli 1996, in part. pp. 15-17), è pur vero che non si deve negare, alla stregua di quanto si constati esaminando storicamente il concetto di "eresia" (Or. L Kolakowski, Voce "Eresia", in Enciclopedia Einaudi, Torino 1978, t. V,pp.611-635),chc lale;,jonc husscrlia.na possa riuscire maggiormente istituita cd articolata ove venga riletta sullo sfondo delle sue successive rielaborazioni. ••J L'espressione è qui assunta nell'accezione datale da G. Delcu1.c in Logiquedu sens, Minuit, Paris 1969; rr. it.di M. dc Stefanis, Logica del senso, Feltrinelli, Milano 2.007, in part. pp. 153-154. La definizione di tale sintesi prende le mosse dalla critica della teoria leibniziana degli incompossibili, al fine di chiarire il significato di una disgiunzione che sia connotata non già da «una identità dei contrari, come tale ancora inseparabile dal movimento del negativo e dell'esclusione•, bensì da una distan,.a positiva dei differenti; non si tratterebbe infatti più di «identificare due contrari con lo stesso, ma di affermare la loro distan,.a come ciò che li riferisce l'uno all'altro in quanto "differenti"•· Ma su questo di veda J. Gil, O imperceptfvel Devir da lmanéncia, Rclogio d'Aqua, Lisboa 2.008; rr. it. di G. Fcrraro e M. Masini, /,'impercettibile divenire de/l'immanenza, Cronopio, Napoli 2.015, pp. 2.1-2.5. • Cfr. J. Derrida,Spectres de Mane, Galiléc, Paris 1993; tr. it. di G. Chiura1.zi, Spettri di Mane, Cortina, Milano 1994, p. 160. 110 Skia: il termine greco per "ombra" significa anche "traccia", come ricorda R. Casati in lA scoperta de/l'ombra, later,a, Roma-Bari 2.008, p. 35. 111 Come, commentando la storia di Peter Schlemihl narrata da Chamisso, ha annotato F.Jcsi, l'ombra è la «prima prerogativa del corpo• (Id., Vera storiadell'uo-
2., L'OMBRA AL 'rERMINE DELl.'El'OCHE:
che pertiene ad ogni manifestazione. «Le cose "viste" sono sempre qualcosa di più di ciò che di esse "realmente e propriamente" vediamo» 11~, nota Husserl, volendo rilevare come ogni cosa si dia non soltanto, come in precedenza osservato, in una continua evoluzione cognitiva, ma in primo luogo in un orizzonte esterno, in un «campo di cose» che rimanda al mondo nel suo complesso, «nella sua infinita totalità» 11 , .
5. L'acquiescentia in se ipso del fenomeno Alla distanza che lega il singolo fenomeno a tale tutto infinito attraverso una relazione che si compie in ragione della loro differenza Husserl parrebbe far riferimento solo implicitamente o, meglio, in modo obliquo, allorché egli mene a tema la nozione di "momento figurale", ossia di quei momenti che contraddistinguono la apprensione intuitiva immediata di ogni molteplice, contemplando anche perciò il caso dell'apprensione momentanea e immediata di insiemi illimitati. Allorché, ad esempio, si osservi la volta stellata - sostiene Husserl -, ciò che si coglie non è una semplice somma di oggetti, ma un intero che si manifesta nella intuizione unitaria di un insieme sensibile. Ciò avviene in un batter d'occhio 11 4, dovendosi constatare come per certi versi si debba avere già qualche conoscenza del fatto che l'intuizione unitaria che ci sta davanti è un insieme, poiché, in caso contrario, essa non risulterebbe comprensibile né formalmente né simbolicamente" s. I momenti figurali rispondono alla necessità di giustificare tale conoscenza, esprimendo essi «la qualità intrinseca che caratterizza l'intuizione unitaria totale dell'insieme» 11 6. Essi quindi esplicitano esclusivamente il connotato di ciò che
mo senz'ombra, in Le figure dell'ombra, a cura di S. Sinisi, Officina Edizioni, Roma 1982, pp. 73-78: 76). ' " F.. Husscrl, Die Krisis der europliischen Wissenschaften und die transzendenta/e Phlinomenologiecit., p. 51;tr. it. p. 80. "J Cfr. ivi,pp. 159-161, 165 e 173; rr. it. pp. 184-186, 189 e 196. ' ' 4 Cfr. F.. Husscrl, Philosophie der Arithmetik cit., p. 205; tr. it. p. 2.47. '' 1 lvi, p. 2.00; tr. it. p. 2.4 :i.. "' I VI, . p, 2.04; tr, .lt, p, '-4 6 .
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FENOMENOLOGIA DELL'OM BRA. TRE SACCI
appare, «il modo di organizzazione del materiale sensibile in una configurazione propria» 117: nella sua immediatezza, direttamente collegata al carattere istantaneo dell'apprensione da parte dell'osservatore, nonché nel suo carattere "quasi-qualitativo", in senso analogo all'immediatezza con cui si percepisce una qualità sensibile che si attribuisce alla intera superficie d'un oggetto sensibile. Il momento figurale sarebbe insomma una qualità che spetta all'intero fenomeno come tale e che ne qualifica l'apparizione, indipendentemente da ogni conoscenza che se ne possa avere. In esso infatti si configurerebbe quell'insieme infinito, che estende il concetto stesso d'insieme «a un punto tale che quest'ultimo riesce a superare non solo i limiti in qualche modo contingenti, ma anche quelli richiesti dall'essenza stessa del conoscere, per acquistare un contenuto essenzialmente nuovo» 11 8: quello peculiare alle "cose stesse", nel loro specifico modo d'essere. In questa prospettiva, alla scoperta dei momenti figurali dovrebbe riportarsi il dischiudersi d'un paesaggio speculativo del tutto originale, nel quale «ogni finito si presenta circondato da un ori7.zonte infinito, che per la prima volta si emancipa dalla sua tradizionale "anonimità" di presupposto ignoto», fungendo da elemento operativo puramente potenziale, e dunque, sebbene non dotato di attualità, "dato" 11 9. Ciò nondimeno, affinché tale datità risulti propriamente trascendente, non dovrebbe evocarsi il piano dell'esperienza, e quindi il presupposto che questa connota, ossia l'articolarsi dell'idealità generale di tutte le unità intenzionali rispetto alla coscienza, in quanto polo-soggettivo"""· Se si definisce la fenomenologia come una filosofia tesa a spiegare le condizioni di manifcstatività degli oggetti e insieme del soggetto stesso che li comprende, l'accezione con la quale va inteso l'orizzonte infinito che circon117
C. Cali, Percezione e qualità gestaltiche. Saggio sulla scuola di Brentano, «Ri-
vista di estetica•, 2.2., 2.003, pp. 184-2.43: 2.34; ma si veda pure G. Piana, Momento figurale e qualità ghestaltica, in Id., Strutturalismo fenomenologico e psicologia della forma, l.ulu.com, 2.013, pp. 103-117: 107-111. '•• F.. Husserl, Philosophie der Arithmetik cit., p. 2.18; tr. it. p. 2.60. '' 9 F.. Mclandri, / paradossi dell'infinito nell'orizzonte fenomenologico cit., p. 98. "° Cfr. ivi, p. 104, dove a supporto dell'argomentazione si fa menzione (nota 104) di alcuni passi contenuti nei SS 61 -62. di Formale und transzendentale Logik cit., pp. 171-175; tr. it. pp. 203-206.
2, L'OMBRA AL TERMINE DELL'El'OCHÉ
fonde ogni singola datità dovrebbe essere irrelata da qualsiasi riferimento ad una partecipazione della coscienza ali' «essere immanente» del mondo, quale «base d'ogni parvenza» ,u. Husserl stesso si riferisce all'ambito costituito dal "mondo-della-vita" (Lebenswelt) come prius rispetto ad ogni nozione ed opinione possa sorgere dal sapere teoretico 1 ». Di esso - si legge in Erfahrung und Urteil - può aversi coscienza «nel modo della certezza di fede [im Modus der Glaubensgewi/Jheit]» ,~,, intendendosi con ciò una certezza assolutamente apodittica e che come tale funge da presupposto di ogni atto gnoseologico•~. Appare pertanto errato ritenere che il movimento dell'epoché, chiamato a disvelare il mondo nella sua evidenza pre-scientifica, sfoci nella scoperta d'un postulato teoretico. I.;epoché, piuttosto, assecondando gli scopi di quella metafisica dell'esperienza con la quale la fenomenologia parrebbe potersi identificare' ~s, tenderebbe a rivelare il mondo entro una «connessione universale» 126, nella cui economia quest'ultimo si attesterebbe come «una mera "componente" nella concreta soggettività trascendentale» 117. Si esiterebbe in tal modo nella considerazione del mondo come di un mero a priori della relazione avente quale proprio fondamento un io intertemporale, apparentabile ad un essere "divino", nel suo fungere da «polo oltremondano, oltreumano [iiberweltlichen,
"' F.. Husserl, ldeen zu einer reinen Phiinomenologie und phiinomenologischen Philosophie. Ersles Buch cit., p. 601; tr. it. p. 401 (Bei/age XLV). •u Cfr. F.. Husserl, Die Krisis der europiiischen Wissenschaften und die transzendentale Phiinomenologie cit., p. 5,; tr. it. p. So. "J E. Husserl, E,fahrung und Urleil cit., p. 25; tr. it. p. 28 (tr. modifie;1ta]. ,.. R. Husserl, Ms. K lii 6,p. t37, cit. in G. Brand, Welt, lch und Zeit. Nach unveroffentlichen Manuskripten Edmund Husserls, M. Niihoff, Den Haag 19 55; tr. it. di E. Filippini, lo, Mondo e Tempo nei manoscritti inediti di Husserl, Bompiani, Milano 1960, p. 66: «L'essere del mondo non va dimostrato - qualsiasi dimostrazione lo presuppone sempre. Non va nemmeno attinto attraverso conclusioni induttive - per la stessa ragione». ns Cfr. V. Melchiorre, li mondo come idea trascendentale, in Forme di mondo, a cura di V. Melchiorre, Vita I!( Pensiero, Milano 2001, pp. 3-33, in part. pp. 1516; ma su ciò, più in generale, si veda N. Ghigi, La metafisica in Edmund Husserl, Franco Angeli, Milano 2007, in part. pp. 221 sgg. 6 " F.. Husserl, Die Krisis der europiiischen Wissenschaften und die lrans;;endentale Phiinomenologiecit., p. 150; tr. it. p. 175. 7 " lvi, p. r77; tr. it. p. 200.
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FF.NOMF.NOLOGIA DELL'OMBRA. TRF. SAGGI
iibermenschlichen Po/]»u8. Come, tuttavia, ha modo di precisare lo stesso Husserl tale «Erlebnis assoluto» non è in alcun modo apparentabile al significato proprio della «trascenden7,a nel senso del mondo» 119, quale si mostra nel momento in cui l'atteggiamento trascendentale si realiz7,a compiutamente. Ove infatti il mondo venga considerato nell'epoché, esso si converte nel «mero "fenomeno" trascendentale»•J0 , rispetto al quale non sembra poter sussistere alcuna «sintassi» 1 3 1 d'ordine gnoseologico-linguistico. Tale fenomeno non è il semplice apparire come «agire (Walten) reciprocamente teso di "verità" e mondo»,,~: in tal caso esso perterrebbe ancora ad una fenomeno-logia. Il puro fenomeno trascendentale, invece, parrebbe limitarsi ad una semplice manifestatività, non riducibile ad alcuna forma determinata del modo d'essere dell'uomo 1 JJ. Ma non per questo esso rappresenterebbe un semplice "campo di apparizione" a partire dal quale gli enti appaiono, realizzando le possibilità irreali che esso serba al proprio interno• 34. Husserl stesso offre al riguardo una puntualizza"' F.. Husserl, Ms F. 111 2 (1934-1936?), p. 54 b, cit. in S. Strasscr, Das Gottesproblem in der Spiitpbi/osopbie Edmund Husserls, «Philosophischcs Jahrbuch•, 67, 1959, pp. 130-142: 139. M. Richir (Au-de-/à du renversement copernicien. LA question de la phénoménologie et de son fondement, M. Nijhoff, Den Haag 1976, pp. 8-11) ha del resto sostenuto che l'approdo husscrliano alla trascendentalità delineerebbe il passaggio da una cosmologia ad una teologia razionale. 119 F.. Husserl, ldeen zu einer reinen Phiinomenologie und pbiinomenologiscben Philosopbie. Erstes Bucb cit.,pp. 106e 11 r;tr. it. pp. 139 e 145. '1• F.. Husserl, Die Krisis der europiiiscben Wissenscba(ten und die transzendentale Phiinomenologie cit., p. , 77; tr. it. p. 200. ' 1 ' F.. Husserl, Grundprobleme der Phiinomenologie, in Id., Zur Phiinomenologie der lntersubjektivitat. Texte aus dem Nacb/ass. Erster Teil: 1905-1920, in Husser/iana, Bd. XIII, M. Nijhoff, Dcn Haag 1973, pp. 111-194: 166; tr. it. di V. Costa, I problemi fondamentali della fenomenologia, Quodlibct, Macerata 2008, p. 55. 11 ' F.. Fink, Sein, Wabrbeit, Welt: Vor-Fragen zum Problem des Phiinomen-Begriffs, M. Nijhoff,Den Haag 1958, p. 155. 'll Come invece ritenuto da M. Heidcggcr, Grundbegriffe der Metapbysik. Welt - Endlichkeit - Einsamkeit, in Gesamtausgabe, Bd. 29-30, Klostermann, Frankfu" a. M., 1983, pp. 404-409; tr. it. di P. Coriando, Concetti fondamentali della metafisica. Mondo- finitezza - solitudine, il melangolo, Genova 1999, pp. 356-361, su cui si vedano i rilievi in senso critico di E. Fink, Spie/ als Weltsymbol, Kohlhammer, Stuttga" 1960, pp. 52-53; tr. it. di N. Antuono, Il gioco come simbolo del mondo, Lcrici, Roma 1969, pp. 59-60. '14 Cfr. j. Patocka, Telo, moinosti, svlt, pole zjevovani, in Id., Pi'iro:teny svit a polryb lidské existence, Archivnf soubor, Praha 1980, p. 2.16.9; tr. it. di G. Di Sai-
2.. L'OMBRA AL TERMINE OELL'EPOCll.f
in Heidegger's Being and Time, tesi di donorato presentata all'Università di Montreal
(https://papyrus. bib.umontrcal.ca/xmlui/handlc/1866/87 11 ). 67 ' Come, in margine a quanto sostenuto da J. Derrida in La voce e il fenomeno cit., pp. 113-114, ha chiosato M. l'erraris, «nella voce fenomenologica in opera nella predicazione S è p si compie una potente Versammlung, tale per cui io non semplicemen1e indico con un dito, che è comunque un indice, il mondo degli oggcni, ma nomino l'oggcno con una voce che è in mc e che non si distacca da mc• (M. l'crraris, Postille a Derrida, Roscnbcrg & Scllicr, Torino 1990, p. 41 ). 68 ' j. Derrida, La voce e il fenomenocit., p. 117. H. Blurncnbcrg ha a giUSt3 ragione osservato come Husscrl abbia eliminato «la separabilità di f.mo fracosciC111.a ecoscicn,.a del tempo; ogni c05Cicn1.a è, persua essenza e quindi irrimediabilmente, cosciC111.a imrna-
IIO
FENOMF.NOLOCIA DELL'OMBRA. TRE SACCI
Tale enigmatica inseparabilità della coscienza dal tempo, come Husserl stesso riconosce•69, impone di considerare quel(' «ultimo e vero assoluto» nel quale l'auto-affettività del sé, ossia la forma originariamente temporale della coscienza si rivela, come sensazione. Questa non è però da intendere come uno stato di coscienza prodotto da uno stimolo esterno, quanto come lo strato implicito alla dimensione dello psichico: sorta di segno interno da cui sorge la coscienza. Nelle lezioni sulla coscienza interna del tempo, tale dimensione resta nondimeno "indecisa" 11°. Anche ammettendo un superamento dello schema contenuto apprensionale-apprensione, e dunque una loro indifferen7.a rispetto alla sfera del vissuto di coscien7,a, la sensazione persisterebbe nella sua irriducibile originarietà, avendo quasi il significato e l'estensione paradossale di una res puramente interna o, meglio, contratta in un punto nel quale parrebbe concentrarsi non soltanto «la violenza istantanea del suono» 11 1 , ma l'intero insieme delle datità sensibili. In questa prospettiva il sentirsi parlare del bambino, in quanto «Brucke fur die lchobjektivierung» •1•, si comprende come accesso privilegiato al «problema dell'interpretazione trascendentale» •n, in ragione del suo dischiudere, al di là di qualsiasi "archeologia fenomenologica" •74, la dipenden1.a della nenie del tempo• (Id., Lebenszeit und Well:l.eil, Suhrkamp, Frankfurt a. M. 1986; tr. it. di B. Argcnton, Tempo della vitae tempo del mondo, il Mulino, Bologna 1996,p. 335). 1 '9 E. Husserl, ldeen zu einer reinen Phanomenologie und phanomeno/ogischen Philosophie. Erstes Buch cit., p. 163; tr. it. p. :1.03; ma cfr. Id., Zur Phanomeno/ogie des lnneren ZeitbewuPtseins, in Husserliana, Bd. X, M. Nijhoff, Den Haag 1966, p. 75; tr. it. di A. Marini, Per la fenomenologia della coscienza interna del tempo, Franco Angeli, Milano 1981, p. 10:1.. Opportunamente 8.M. D'Ippolito (I/ sogno del filosofo. Su Dilthey e Husserl, Morano, Napoli 1987, p. 105) ha osservato come per Husserl «il fondo del tempo resta senza nome, insondato•. 1 1• Cfr. E. Husserl, Zur Phlinomeno/ogie des lnneren ZeitbewuPtseins cit., p. 7, nota; tr. it. p. 46, nota. 171 F. Desideri, L'ascclto della coscienza, Feltrinclli, M ilano 1998, p. 70 • .,. E. Husscrl, ldeen zu einer reinen Phlinomenologie und phanomenologisd,en Philosophie. Zweites Buch cit.,p. 95, nota 1;tr. it. p. 99,nota 1. 1 " F.. Husscrl, Konstitution einer gemeinsamen Welt in einer Cemeinschaft von normalen und anomalen Menschen. Verschiedene Typen der Anomalitat, in Id., Die l.ebenswelt cit., pp. 668-67:1.: 670. 17 • Cfr. K H=r~ Splile Te:>:te uber Zeitkonstitulion (192.9-1934). Die C-Manuskripte, Springer, Dordrccht-Boston-1.ondon :i.oo6, pp. 356-357: «Archeologia fcno-
3. "TRKITANOO L'OMBRE COMF.COSA SAIJ)A". SCHIASCOPIF. FF.NOMENOLOCICHF.
III
soggettività dalla sensibilità. Ciò che rende trascendentale una soggettività è infatti il problema della trascendenza. Come è stato opportunamente affermato, «trascendentale è quella soggettività per la quale la trascendenza è un problema» 11s, non già, tuttavia, riconducibile ad una coscienza idealisticamente racchiusa in sé stessa - come pure alcune affermazioni husserliane potrebbero indurre a credere 116 -, bensì alla struttura della manifestatività in quanto tale. «Das transzendentale /eh ist weder in noch ausser der Welt, und auch die Weltist weder in ihm noch ausser ihm» 177 - si afferma in un manoscritto risalente ai primi anni Trenta, nel quale trova esplicitazione il fatto che fenomenologicamente il trascendentale non appartiene al campo della soggettività e neppure a quello dell'oggettività, ma sia da intendere come il movimento del fcnomenizzarsi in quanto tale, nel suo prevedere «che il visibile rimandi all'invisibile» 1 18. mcnologica, lo scavare le nascoste costitutive costru,joni nelle loro strutture, le costru1.ioni delle a,joni di senso appercettive, le quali stanno compiute di fronte a noi come mondo dell'cspcriel\7.a. Il domandare originario e poi il ponare alla luce dei singoli contributi che generano senso d'essere fino agli estremi, alle àQxl](ll, onde partendo da queste far risorgere ncll'inrclletto [Ceist) l'unirà aurocvidentc delle così frequentemente fondare validità d'essere con i loro relativi enti. Come nella arclicologia ordinaria: ricostruzione, comprendere nello "zig,..ag"•. Per una più minuziosa analisi della nozione di "archeologia fcnomcnologica" e per i suoi sviluppi nell'ambito dell'indagine storicogenetica di matrice husscrliana, si rinvia a A. Ales Bello, A PhenomenologicaJ Archeology o(the Sociologica/ Structurcs, «Rcchcrchcs husscrlicnncs•, 1, 1994, pp. 33-45. 71 ' V. Costa, Introduzione. La questione della cosa e il realismo, in E. Husserl, La cosa e lo spazio, Rubbcttino, Sovcria Mannelli 2.009, pp. XV-XLV: XlN. Ma su ciò si veda pure Id., I/ cerchio e l'ellisse. Husser/ e il darsi del/e cose, Rubbcttino, Soveria Mannelli 2.007, in part. pp. 12.9-152; nonché D. Zahavi, Husserl's Legacy. Phenomenology, Metaphysics and Transcendental Philosophy, Oxford Universiry Prcss, Oxford 2.017, in part. pp. 77-136. • 7• Cfr. E. Husscr~ ldcen zu einer reinen Phlinomenologie und phlinomenologischen Philosopbie. Erstes Buch cit., p. 93; n-. ir. p. 12.2.: «la coscien7..a, considerata nella sua "purezza", deve essere considerata una connessione d'essere chiusa in sé stessa, una connessione di assoluto essere,in cui niente può penetra ree da cui niente può sfuggire•. Sull'ampia e versatile accc,ione di "idealismo" in riferimento alla fenomenologia, cfr. G. Wciss, Phenomenology: An lntroduction, in The Edinburgh Encyclopedia ofO:mtinenJal Philosophy, FiruoyDcarbom, Chicago-London 1999, pp. 2.51-2.60. '"Ms A VI 2.1, p. 2.5a: «L'io trascendentale non è né nel mondo né fuori dal mondo, cd anche il mondo non è né in esso né fuori di esso•. 78 ' E. Husscrl, Ding und Raum. Vorlesungen 1907, in Husserlina, Bd. XVI, M. Nijhoff, Den Haag 1973, p. 2.45; n-. ir. di A. Caputo e M. Averclii, La cosa e lo spazio, Rubbcttino, Sovcria Mannelli 2.009, p. 2.97.
FENOMENOLOGIA DELL'OMBRA, TRE SAGGI
II:>.
Il reciproco costituirsi della coscienza e del mondo, nel quale parrebbe definirsi l'estrema situazione della riflessione fcnomenologica179, determinerebbe - secondo quanto si legge nelle pagine conclusive delle lezioni del I 907 originariamente poste sotto il titolo Hauptstucke aus der Phiinomenologie und der Kritik der Vemunft - quella riduzione della coscienza al puro sentire, ovvero ad «un puro trambusto (Gewuhl] di sensazioni senza senso» 1so, dal quale essa riuscirebbe dissolta in una pura esteriorità, perfino rispetto a sé stessa. A sua volta - puntualizza Husserl -, tale trambusto di sensazioni, sorta di «caos» che si succede nella sequenza temporale pre-empirica in modo affatto irrazionale, lungi dall'essere un nulla, sarebbe piuttosto soltanto costitutivo di un mondo di cose in sé. Si giungerebbe così alla «possibilità di un trambusto fenomenologico, (... ] talmente privo di senso da non esserci né l'io né il tu, né alcun mondo fisico, in breve, alcuna realtà in senso pregnante» ,s,. L'eventualità che questo caos possa effettivamente avere luogo parrebbe, tuttavia, da relegare fra le pure ipotesi astratte, non potendosi trascurare il suo oscillare fra l'idea che vi debba essere un principio d'ordine all'interno dei contenuti sensibili, e quella che ritiene che un tale principio sia da trovare soltanto negli
79
Cfr. F.. Husserl, Die Krisis der europiiischen Wissenscha{ten und die transzen• dentale Phiinomenologie, in Husserliana, Bd. VI, M. Nijhoff, Den Haag 19 S9, p. 184; tr. it. di E. Filippini, La crisi delle scienze europee e la fenomenologia trascen• dentale, il Saggiatore, Milano 1997, p. 2.07, dove si afferma che il problema teoretico della creazione trova espressione nella «coosisten1.3 di questi due enunciati: "la sog• gettività è un oggetto nel mondo" e insieme "è un soggetto cosden1Jale per il mondo"•. Sul punto si veda G. van Kerckhoven, Mondaniu.az;onee individuazione. l,a posta in gioco nella Sesta Medita1Jone canesiana di Husserl e l'ink cit., pp. 1s3-1s s; e, più in generale, V. Melchiorre, Id., Il mondo come idea trascendentale, in forme di mondo, a c. di V. Melchiorre, Vita & Pensiero, Milano 2.004, pp. 3-33. 80 ' 1:L Husserl, Ding und Raum cit., p. 2.88; tr. it. p. 3S3· 8 ' ' lvi, p. 2.89; tr. it. p. 3S3. Qualche prossimità si riscontra qui con quanto Husserl affermerà nelle /deen zu einer reinen Phiinomenologie und phiinomenologischen Philosophie. ErstesBuch cir., pp. 91-93; tr. it. pp. 119-12.s (S 49), dove, segnatamente, si rileva come l'annientamento del mondo implicherebbe che «da ogni corrente dei vissuti (dalla corrente complessiva dei vissuti di un io, presa nella sua 101ali1à, [... )) verrebbero es,;luse cene ordinate connessioni d'esperienza e corrispondente• mente le connessioni istiruiredalla ragione teoretizzante orientata conformemente a queste concatenazioni di esperienza• (ivi, p.92.; tr. ir. p. 12.1). '
3. "'IRA"rrANDO L'OMBRE COME COSA SAlJ)A••
SCHIASCOPIE FENOMENOLOCICHF.
113
atti della coscienza assoluta•h. Pur echeggiando, ma avendola resa più radicale, la tesi kantiana secondo cui i concetti senza le intuizioni sono vuoti 1 s,, Husserl non ritiene che la sensibilità offra all'intelletto, quale facoltà che riconduce all'unità sintetica dell'appercezione il molteplice dell'intuizione, un materiale affatto privo di forma. Pur mancando di vere e proprie forme categoriali, «la percezione - si afferma nelle Logische Untersuchungen - intende cogliere l'oggetto stesso, e questo suo "afferramento" ["Erfassen"] deve perciò cogliere in e con l'oggetto intero tutti i suoi clementi costitutivi» •84. Perché ciò accada, è necessario che l'intelletto colga ed esprima logicamente tali forme sensibili o reali di connessione, creando così quelle forme della connessione categoriale «che si costituiscono oggettivamente in atti sintetici, costruiti sulla sensibilità» ,ss. La messa in forma categoriale ,a. Lo stesso Husscrl, nel Beilage XX, Zur Auseinandersetzung meiner transzendenta/en Phanomcnologìe mii Kants Transzendenta/philosophie, redatto nel 1908, ora in Id. Erste Philosophie (r92.3-r92.4). Erster Teil cit., pp. 381-395, nota come sarebbe «assurdo• ammettere un caos generale, con il correlativo annientamento del mondo, perché andrebbe perduta non soltanto l'esperienza del mondo, ma pure la struttura essenziale della stcssacoscicni.a. Per Husscrl, dunque, il caos gcncrali1.1.ato sarebbe «sì pensabile, ma ceno non da ritenere una possibilità concreta, bensì soltanto una ipotesi controfanualc o una possibilità sostanzialmente vuota• (M. Summa, Ein sinnloses Cewuhl? Die Hypothese des Chaos und ihre lmplikationen bei Kanl und Husserl, in Asthetisches Wissen, hrsg. v. C. Asmuth, P. Rcmmcrs, Dc Gruytcr, Bcrlin 2.015, pp. 189-210: 2.04). 8 ' ' Ms. A VII 20, pp. 2.0b-2.ia: «// pensiero "puro .. è privo di valore, non soltanto privo, mondanamcntc, di oggetto, come riteneva Kant, come se esso lasciasse apenc possibilità di pensiero, che solo per il mondo esistente (il kantiano mondo dell'apparizione) non permettono un'applicazione. Per principio tutti i concetti provengono dall'inlUi:iione [" Reines" Denken isl wertlos, nicht nur wcltlich gcgcnstandslos, wic Kant mcinte, als ob es Dcnkmoglichkeitcn offon lic8c, dic nur fur dic scicndc Wclt (Kants Erschcinungs) kcinc Anwcndung gcstattctcn. Prinvpie/1 stammen alle Begri{{e aus AnschauungJ•. Cfr. I. Kcm, Husserl und Kant: Eine Untersuchung iiber Husserls Verhaltnis zu Kant und zum Neukanlismus, M. Nijhoff, Dcn Haag 1964, pp. 132.-1 33; nonché D. Lohmar, Crundz/lge eines Synthesis-Modells der Au{{assung: Kant und Husserl iiberden Ordnungsgrad sinnlicher Vorgegebenheiten und die Elemenle einer Phanomenologie der Au{{assung, «Husscrl Srudics•, 10, 1993, pp. 111-141. ' 84 E. Husscrl, Logische Untersuchungen, Zweiter Ba""' Untersuchungen zur Phlinomcnologie und Theorie der Erkenntnis. Zweiter Teil, in Husserliana, Bd. XIXh, M. Nijhoff, Dcn Haag 1984, p. 682; tr. it. di G. Piana, Ricerche logiche cit., voi. 2., p. 45 5. 8 ' ' lvi, p. 684; tr. it. p. 457.
114
FF.NOMF.NOLOCIA DELL'OMBRA. TRF. SACCI
non implica dunque alcuna trasformazione reale dell'oggetto: «le forme categoriali - scrive icasticamente Husserl - non danno una forma nel senso in cui la dà il vasaio» ,s6. Diversamente da Rickert, fautore di un «pragmatismo teoretico» teso a far sottostare l'infinità dell'esperienza alla «creazione di concetti e leggi» di stampo soggettivo, Husserl sostiene un' «epistemologia autenticamente concreta», fondata non già su un «ideale meccanicistico», bensì sul tentativo di conoscere il mondo esistente nella sua autocvidenza, «come se in generale vi fosse un mondo per noi conoscenti prima della conoscenza» che di esso si possa avere per mezzo della pura teoresi 187. L'esperienza deve in tal senso essere necessariamente presuntiva del mondo dell'esperienza: «la coscienza del generale [Oberhaupt] rivela la presunzione del mondo dell'esperienza che giace nell'esperienza» 188 . Ne segue che è muovendo dal livello della natura, «quale essere assoluto», che il pensiero speculativo acquista il proprio senso•89; e ciò in quanto - precisa Husserl - «abolire [aufheben] la sensibilità significa abolire pure l'oggettività categoriale. Affinché i pensieri categoriali si costituiscano e si possano costituire effettivamente alla maniera di intuizioni
'" lvi, p. 715; tr. it. p. 488; ma cfr. pure Id., Allgemeine Erkenntni$theorie cit., pp. 167-168. 17 ' E. Husserl, Natur und Ceisl: Vorlesungen Sommersemes/er 1927, in Husserliana, Bd. XXXII, Kluwer, Dordrccht-Boston-London 2.001, pp. 90-9 r; ma cfr. pure Id., Erste Philosophie (1923-1924). Erster Teil cit., p. 2.2.4, dove, in panicolare, si afferma che «l'"intelleno" comprendente non è propriamente produnivo lder begreifende "Verstand" i$/ nic/11 eigent/ich produktivJ, se non nella fornitura di una funzione del giudi1.io che si separa successivamente dall'intui1.ione•. Analogamente, nelle lezioni tenute nel semestre invernale del 1920-192.1, si legge: «Intelletto è un termine per operazioni costitutive di oggeni che l'io si è dato da sé con gli ani di identificazione. Questa donazione originariamente offerente è una autodonazione creatrice. Sensibilità indica il suo contrario, per le operazioni di costituzione che hanno luogo sen1.a la panecipazione aniva dell'io; l'afforramento di 1ali oggeni è cenamente un'attività, è però un mero recepire [RezipierenJ un senso già precostituito, e la successiva esplicazione - il giudicare - presuppone già questo senso• (Id., AktiveSynthesen: Aus der Vorlesung "Transzendenta/e Logik" 1920/:i.r cit., pp.40-41; tr. it. pp. 88-89). ,88 lvi, p. 2.35. 19 ' Cfr. E. Husserl, Vor/esungen 1919 /Jber Natur und Cfflt. Einleitung, in Id., Naturund Cei$tcit., pp. 170-179: 176.
3. "TRA"rTANDO L'OMBRF. COMF.COSA SAIJ>A".
SCHIASCOPIE FENOMalOLOCICHF.
II
5
categoriali, deve pre-darsi una qualche sensibilità» 1 90. Questa, pertanto, contrariamente a quanto propugnato dagli «antichi razionalisti», persuasi che la sensibilità sia «una facoltà del puro rappresentare confuso, la fonte d'ogni parvenza, inganno, di ogni errore e di ogni male» 1 9 1 , appare, nella prospettiva fenomenologica, quale assisa di ogni attività intellettuale, dal momento che consiste in un mero recepire il senso di un universo fenomenico già dato. Per Husserl, l'attività teoretica della coscienza egologica presuppone sempre «un'oggettualità [Gegenstand/ichkeit] in essa precostituita» 192 , al punto che non si potrebbe oggettivare alcunché intellettualmente ove non vi fosse un dato antecedente. Il quale, a sua volta, parrebbe destinato a rimanere sottratto ad ogni denominazione determinativa 1 93, ove si facesse astrazione dell'attività dell'io, ovvero qualora ogni operazione di tale attività sprofondasse nel dato stesso 1 94, e vi si agglutinasse, permanendo passivamente in esso. La riduzione alla sensibilità della coscienza, la quale risulterebbe perciò privata d'ogni intenzionalità - secondo quanto lo stesso Husserl sembrerebbe suggerire là dove egli afferma che, se si escludono «tutti i momenti d'apprensione (Auffassungsmomente] e di senso e tutto ciò che va al di là della sensazione», si realizza pienamente la riduzione fenomenologica, e perciò si coglie «il puro dato di sensazione così come è dato fenomenologica mente» 1 9s -, condurrebbe alla perdita di ogni senso, ovvero alla dissoluzione di ogni cosa in una indifferenza caotica. Non si tratterebbe, però, dell'esito dell'avvicinamento
' 90 E.
Husscrl, Allgemeine Erkenntnistheorie cit., p. 173. Al riguardo W. 51.ilasi (Einfiihrung indie Phiinomenologie Edmund Husser/s cit., p. 2.8) ha a giusta ragione rilevato che, in Husserl, le categorie non appartengono al puro intelletto: •CSSC non sono fonnc pure, ma contenuti». ' 9 ' E. Husserl, Al/gemeine Erkenntnistheorie cit., p. 170. ' 9 ' E. Husscrl, Aktive Synthcsan: Aus der Vorlesung "Transzendentale l.ogik" r92.oh1 cit., p. 3; tr. it. p. 49. •9J Cfr. il primo studio di questa silloge. ' 94 E. Husscrl, Aktive Synthcsan: Aus der Vor/esung "Transzendentale Logik" 192.0/u cit., p. 3; tr. it. p. 49. Cfr. il secondo studio di questa silloge. ' 91 E. Husserl, Zur Phiinomeno/ogie des lnneren Zeitbewufltseins cit., pp. 188 e 2.53; ma cfr. pure Id., Zur Phiinomenologie der lntersubjektivitiit. Texte aus dem Nachlass. Erster Teil. 1905-192.0 cit., p. 180.
116
FENOMENOLOGIA Df.LL'OMDRA, TRE SAGGI
alla e/ara et confusa perceptio. Il "trambusto" di cui scrive Husserl non concerne sensazioni consce, quasi che non dandosi più alcun io, come alcun tu e alcun mondo fisico, debba pur sempre permanere la coscienza a garantire la differen1.a fra ciò che è ad essa interno e quanto invece le sia esterno. Ad essere qui tratteggiata sarebbe piuttosto una "impressione originaria", né conscia né inconscia, di cui Husserl stenta invero a tratteggiare pienamente i contorni, descrivendola da un lato come «l'assoluto inizio», come ciò che «scaturisce in un originario improvviso», e quindi come la «fonte originaria» da cui tutto il resto costantemente si genera•96; e dall'altro come la sensazione originaria che, ove sperimentata, si rivela distruttiva per la coscien1.a 1 97. Ecco perché la «fulmineità [Blitzartige)» ,98 di ciò che si manifesta parrebbe godere del privilegio dell'ombra: il fenomeno nella sua genesis spontanea, esiste, ma non per questo è destinato ad essere oggettivato dalla coscienza: «il mondo è, secondo la propria esistenza ed il suo esser-così, un fatto [FaktumJ irrazionale», ossia indipendente dalla «progressiva razionaliz;,.azione nella forma di scienza dell'esperienza» •n; ma, se così è, nulla potrebbe confermare la necessità che il mondo esista e debba esistere: «In realtà che esso debba esistere io non riesco a vederlo; e ciò riguarda il mondo in senso più ampio, incluso l'io in quanto personalità e gli altri io» 200 • Al più, ciò che si mostrerebbe sarebbe soltanto la biologia dell'ombra, il trattenersi del fenomeno sull'ora serrata, quale puro spettro della propria invisibilità:
' 96
E. Husserl, Zur Phiinomenologie des lnneren ZeitbewuPtseins cit., p. 100; p. u4. 097 Secondo M. Somme, (Eviden.z im Augenblick. Eine Phiinomeno/ogie der reinen Empfindung, Suhrkamp, Frankfurt a. M. 1996, p. 382), a cospcno di tale Urempfindungsi dovrebbe parlare di un «vissuto che si suicida•. La sensazione ori• ginaria dovrebbe infani, per avere evidenY.a, essere concepita dalla coscienY.a; ma al contempo, se vuole conservarsi come tale, essa dovrebbe essere del tutrocstranea alla coscicn1.a. Essa, dunque, inverando il paradosso di un necessario che è impossibile, «deve venir vissut.1, senza poter c-sscrc vissuta,.. ' 91 E. Husserl, Zur Phiinomenologie des lnneren ZeitbewuPtseins cit., p. 2.55; tr. it. p. 2.64. 99 ' E. Husserl, Ding und Raum cit., pp. 2.89-2.90; tr. it. pp. 354-355. 00 ' lvi, p. 2.88; tr. it. p. 353. tr. it.
3. "TRATTANDO L'OMORE COMECOSA SALDA•.
SCHIASCOPIE FENOMl'.NOLOCICHE
I 17
[... ] l'ombra non può cadere. Si muove come l'albero e ne segue ogni scatto. Come fuoco è trascinata via nel vento e scivola con leggere-a.a sopra ogni cosa. Non c'è di che preoccuparsi. L'ombra non può cadere. Si muove soltanto. E quando si stacca un ramo dal tronco lei lo sente e lo accoglie•o•.
0
' M. Rekola, Tuulessa, in F.3d., Vedessa Pakza, WSOY, Helsinki 1954; tr. it. di A. Parente e L. Casati, A/ vento, in Poeti e a(oristi in Finlandia, a cura d.i F. Caramagna cG. Gavioli,cdizioni del Foglio Clandcsrino, Milano 201:1., p. 101. '
Indice dei nomi
Abrams, E. 61 Adorno, T.W. 12., 74 Agambcn, G. 36, 4 r, 72. Aguirre, A. 57 Albcrtauj, F. 97 Ales Bello, A. 111 Alfieri,G. 12., 13,64,104 Ameriks, K. 55 Ansaldi, S. 70 Anruono, N. 68 Argcnton, B. 108 Aristotele, 41, 49, 79 Arruz1.a, C. 42. Asmuth, C. 113 Averchi, M. 111 Bachclard, S. 14 Ballerini, A. 79 Banon, D. 36 Barcaro, M. 62. Barthcs, R. 34 Bataillc, G. 96 Bcckcn, S. 72. Bclyi, A. 7 Bcnjamin, W. 71 Bcnoist,j. 18, 19, 2.0, 50, 51 Bcnvenistc, É. 32. Bcrgcr, G. 7 Bcrgcr, H. 50 Bcrgson, H. 97 Bcrlingcr, R. 59, 89 Bcrnard, M. 59 Bcrnct, R. 13, 33,51, 109 Berti, E. 79 Bcsoli, S.31, 45, 49, 55, 64, 80, 92., 97 Bisin, L. 2.8
Blumenbcrg, H. 84, 94, 106, 109 Bodammcr, T.13 Bochm, R. 2.3,47, 75 Bonomi, A. 14, 42., 49, 62., 91,100 Bori, P.C. 33 Boruni, S. 11 Brand, G. 35, 67, 78 Brcton, A. 97 Buongiorno, F. 75, 97, 105 Byung-Chul, H. 105 Caim, D. 14 Calì, C. 66 Calzolari, A. 9, 42. Campogiani, M. 13 Canili i, A. 30 Canti Ilo, G. 13 Canullo, C. 12., 96, 103 Caputo, A. 111 Caramagna, F. 117 Carbone, M. 62. Carchia, G. 74 Cariolato, A. 38 Casati, L. 117 Casati, R. 64 Castcllcsi, A. 71 Catullo, G.V. 71 Cavallcni, A. So, 87 Caz1.anclli, S. 94 Chamisso, A. v.65, 98 Chcvallicr, M. 71 Chiura1.zi, G. 64, 93 Cho, K.K. 87 Ciccro, V. 13 Cicerone, M.T. 71 Cimino, A. 84
INDICE DEI NOMI
I:1.0
Classcn, A. 41 Colaiacomo, C. 73 Contri, G. 33, 37 Coopcr, J.E. 70 Costa, F. 14, 17, 43, 46, 53, 76, 85 Costa, V. 11, 13, 14, 16, 22, 31, 39, 44, 46, 47, 49, 54, 60, 61, 63, 68, 76, 83,91,97, lii Couttinc, J.F. :z.o, 51, 58, 91 Crcazzo, E. 98 Cristin, R. :z.o Cunningham, S. 10 D'Ippolito, B.M. 110 Dalmasso, G. 15, 37,100 Dastur, F. 20 Dc Caro, M. 75 Dc Liguori, E. 10:z. Dc Lorcnzis, A. :z.5, 89 Dc M uralt, A. 14 DcPalma, V.47,5:z. Dc Stcfanis, M. 63 Dclcuzc, G. 25, 6:z., 63, 70, 89 Dcli'Asta, A. :z.o Dcpraz, N. 34, 37 Dcrrida, J. 9, 10, 14-16, 22, 29, 35-38, 42, 64, 86, 91, 93, 94,100,109 Dcscattcs, R. 56, 6o Dcscombcs, V. 33 Desideri, F. 110 Di Mattino, C. 14, 86 Di Salvatore, G. 59, 60, 69, 89 Dil1hcy, W. 110 Diogene Laer1.io 75 Discipio, D. 79 Doni,M. 84 Durante, G. 69
Eco, U. 37 Empirico, S. 75 F..sposito, R. 6:z. Fabris, A. 74 Fcderici, R. 78 Fcrraris, M. 50, 109 Fcrraro, G. 63 Fcuerbach, L. 11, 1:z. Filippini, E. 9, 11, 35, 47, 53, 67, 77, 78, 83, I l:Z.
Finetti, S. 14, 23 Fink, F. 10, 11, :z.3, 24, :z.7, 28,29, 30, 38, 58, 59, 69,89,99, 100,104,107, 11:Z. Fin,i, S.96 Fontana, A. 7:z. Forcstier, F. 3 :z. Foucault, M . 72, 96 Franck, D. 12, 90 Freud, S. 33, 109 Fusillo, M . 96 Gadamer, H.G. 83 Gambino, R. 98 Gardini, N. 20 Gavioli, G. 117 Ghigi, N. 23, 67 Ghisalbctti, A. 36 Gigante, M. 75 Gil, J. 63 Giubilato, G.J. 39 Giuliani, M.V. 32. Goethe, L.W. 34 Goto, H. 78
Grampa, G. 33 Grassi, L. 74 Grcisch, J. 103 Guattari, F. 25, 89 Gugliclmi, G. 6:z. Guglielmo di Ockham 36, 73 Guidi, L. :z.1 Gulì, S. 95 Gurisani, G. 104 Hedwig, K. 2.7 Hcgel, G.W.F. 13, 38, 62 Heidcggcr, M. :z.o, :z.1, 39, 56, 58, 68, 74, 101, 102., 104, 109 Hcilmann, L. 74 Hcnry, M. 102 Hcrder, J. G. 15 Holenstein, E. 47, 60 Husserl, E. 8-40, 42-69, 71-75, 77, 78, 80·94, 96, 98- Il 6 lacarelli, M.L. 102 !annotta, D. 90 lngarden, R. 89, 107 lofrida, M . 16, 35, 37 Isidoro di Siviglia 73
12.1
INDICF. DF.I NOMI
Jakobson, R. 58, 74 Jamcs, H. 33 Janicaud, D. 103, 104 Jankclcvitch, V. 79 Jesi, F. 65 Joyce,]. 41, 42.
Me,.1.an1.anica, M. 2.3, 107 Misrahi, R. 70 Moran, D. 76 Moretto, G. 83 Milller, P. 73 Munier, R. 102.
Kant, I. 2.3, 46,47, 49, 74, 104,113 Kellcr, G. 105 Kem,1. 13,46,113 Kimura, B. 79 Klein, R. 77-79 Kolakowski, L. 63
Natoli, S. 51 Neri, G.D. 19,49, 52., 57 Nielcsen, C. 87
la Rocca, C. 13, 2.3 lalomia, G. 98 lanfrcdini, R. 51,97, 104 Lan,, H. 104 lauro, P. 2.2. lawlor, L. 10 l.a,.1.arin, S. 96 l.cghissa, G. 18, 64, 95 Lévinas, E. 2.0, 63, 87 ljpps, T. 81 l.isciani Petrini, E. 52. loaldi, A.C. 37 lohmar, D. 99, 11 3 lonzi, L. 34 lossi, A. 11, 104 l.ufr, S. 14
Mancini, M. 34 Manganaro, A. 98 Manganelli, G. 40 Mangini, A.M. 96 Marbach, E. 13 Marchcsoni, S. 2.3 Mariani, E. 2.7 Mariani Zini, F. 33 Marini, A. 2.0, 2.7, 109, 110 Marion, J.L. 12., 94-96, 102., 103 Masullo, A. 72. Mauricc, T. 59 McShane, M.J. 2.2. Melandri, E. 16, 30, 43, 45, 54, 64, 66, 74, 81, 96-98 Melchiorre, V. 2.7, 67,112. Merlcau-Ponty, M. 12.-14, 39, 42., 49, 52., 62.-64, 91, 100, 104
Oliva, R. 72. Paci, E. 94, 105 Pacini, G. 61 Pantano, A. 58 Paracclsus, P.A. T. 41 Parente, A. 12.0 Pastore, L. 77 Patoèka, J. 58-62., 69 Perego, V. 10, 16 Perniola, M. 96 Piana, G. 13, 2.1,42., 47, 48, 53, 66, 75, 85, 95, 113 Pietropaoli, M. 56 Piolerti, A. 98 Poiret, P. 7 r Poma, I. 63 Pos, H.J. 12., 13 Prufcr, T. 75 Puder,M. 74 Puglia, E. 96 Pugliese, A. 89 Pulvirenti, G. 98 Puppo,F.37 Reinach, A. 3 1, 49, 50, 53 Rekola, M. 117 Remmers, P. 113 Resta, C. 102. Richir, M. 32., 68, 85, 89 Rickert, H. 2.0, 114 Ricocur, P. 35, 63, 77, 88, 90,98 Rirter Santini, L. r 7 Rompp,G. 83 Rossi, P. 16 Ro1.zoni, C. 84 Russo, A. 75
12.2.
Sagittario, E. 33 Sandrin, C. 101 Schlcmihl, P. 65, 98 Schncll, A. 2.5, 2.6, 44, 93 Schuctz, A. 16 Scbald, W.G. 105 Scbbah, F.D. 58 Scmcrari, G. 69 Scnaldi, M. 70 Serra Hansbcrg, M.V. 96 Sfor1.a, B. 101 Sini, C. 64 Sinisi, S. 65 Sncll, B. r7 Solmi, A. 74 Solmi, R. 2.2. Sommcr, M. u6 Spinelli, E. 75 Spinnici, P. 19 Spinoi.a, B. 69-72. Ssalagoff, L. 104 Staiti, A. 2.6, 55, 57, 82., 106 Stcinmann, M. 87 Stimilli, D. 59 Stoichita, V.I. 101 Summa, M. 11 3 S1.ilasi, W. 78, 11 5 Tani, I. 15 Tcdcschini, M. 3 1 Tcr,i, P. 2.2. Tcscari, O. 75 Thao, T.D. 14, 19
INDICE DEI NOMI
Toadvinc, T. 64 Todcschini, M. 50 Topfcr, F. 87 Trawny, P. 39 Ugv.io, U.M. 2.0, 101 Untcrstcincr, M. 17 Urici dc Acosta 70 Valagussa, F. 38 ValaStro Canale, A. 73 Valéry, P. 74 Van Kcrckhovcn, G. 2.3, 2.9, 107, 112. Varronc, M.T. 73 Vasa, A. 53, 75 Vigliani, A. 106 Vollmcr, M. 41 Volpi, F. 102., 104 Von Ehrcnfcls, C. 101 Wahl,j. 77 Warhol, A. 10 1 Wcbcr, M. 16 Wciss, G. 111 Wolfson, E.R. 101 Wolfson, H.A. 70 Zahavi, D. 43, 81, 111 Zanardo, S. 103 Zanct, LM.51 Zippcl, N. 10, 2-4