Famiglia e istituzioni nel medioevo italiano. Dal tardo antico al rinascimento 884303331X, 9788843033317

Nel corso del Medioevo le vicende politiche, le strutture economiche, gli assetti del potere e l'intervento della C

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Italian Pages 189/190 [190] Year 2005

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Famiglia e istituzioni nel medioevo italiano. Dal tardo antico al rinascimento
 884303331X, 9788843033317

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UNIVERSITÀ/ 648 STUDI STORICI

A Cinzia Violante nel ricordo del suo insegnamento per una lontana promessa

I lettori che desiderano informazioni sui volumi pubblicati dalla casa editrice possono rivolgersi direttamente a: Carocci editore Corso Vittorio Emanuele n, 2.2.9 oo186Roma telefono o6 42. 81 84 17 fax o6 42. 74 79 31

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Franca Leve rotti

Famiglia e istituzioni nel Medioevo italiano Dal tardo antico al rinascimento

Carocci editore

ristampa, ottobre 2005 edizione, marzo 2005 © copyright 2005 by Carocci editore S.p.A., Roma 1a

1a

Realizzazione editoriale: Omnibook, Bari ISBN

978-88-430-3331-7

Riproduzione vietata ai sensi di legge (art. 171 della legge 22 aprile 1941, n. 633) Senza regolare autorizzazione,

è vietato riprodurre questo volume

anche parzialmente e con qualsiasi mezzo, compresa la fotocopia, anche per uso interno o didattico.

Indice

Alcune riflessioni introduttive

9

I.

Dalla famiglia romana alla famiglia longobarda

21

I. I.

1.2.

n fluido agnatismo romano n paritetico maschilismo longobardo

21 26

2.

L'età carolingia: una realtà cognatica?

39



Dalla stirpe al lignaggio (secoli X-XI)

47



Le dinastie signorili tra x e XI secolo

57



Le aggregazioni familiari-patrimoniali del XII secolo: alle origini dei consorzi

73

6.

Istituti familiari del XIII secolo

85

6.1. 6.2. 6.3. 6.4.

La domus L' hospitium

85 87 92 95

L'albergo L'altra Italia 6-4-1. Famiglie dell'Italia centrale l 6.4.2. Famiglie dell'Italia re-

gnicola 7



Il consociativismo politico del XIII secolo

101

7·1. 7.2.

n consociativismo nelle città n consociativismo nei borghi e nei contadi

101 IlO

8.

Magnati e popolani: famiglie e fazioni

119



La crisi demografica del XIV secolo

135

9·1. 9.2. 9·3·

La caduta della popolazione Dalla famiglia stretta alla famiglia larga Alle origini del cambiamento

135 137 139

9 . 3 .1. 9·3-3-

L'età al matrimonio l 9 . 3 . 2 . La condizione economica Terra e diritti l 9·3·4· Famigli e reali o famiglie fiscali?

l

IO.

Modelli familiari e potere nel tardo Medioevo

149

10.1. 10.2. 10.3.

N elle oligarchie Nei principati Conservare e trasmettere: verso il fedecommesso e il maggiorascato

149 158

Bibliografia

169

8

162

Alcune riflessioni introduttive

«Un documento - scriveva Mare Bloch nel 19281 - è come un testimone: non parla che quando lo si interroghi. E la difficoltà consiste nello stabili­ re il questionario». Nel caso della famiglia in particolare fanno difetto in primo luogo le fonti e, quando esse ci sono (frammenti sfilacciati, veri e propri brandelli prodotti con finalità diverse da quelle per cui le adope­ riamo) e cerchiamo di farle combaciare, o di interrogarle, danno risposte non solo parziali, ma spesso non generalizzabili. È ovvio che la tomba di un guerriero longobardo della fine del VI secolo getta luce sugli usi e sulla mentalità della popolazione longobarda prima dell'integrazione con i Ro­ mani, in particolare sul culto dei morti, sull'abbigliamento, sulle tecniche di combattimento, ma appare arbitrario estrapolare da quel singolo corre­ do funebre un costume di sepoltura comune a tutti i combattenti, dal mo­ mento che quel corredo rispecchia il ceto sociale di quel guerriero. Ugual­ mente il diario di un mercante del xv secolo ci introduce nella famiglia di quel mercante, una famiglia più o meno numerosa, più o meno ricca, più o meno politicamente potente, inserita in una particolare realtà urbana, ma quanto esemplificativa della classe mercantile di quella città, e quanto estensibile e generalizzabile a famiglie mercantili di altre città italiane? Una storia della famiglia medievale sembrerebbe possibile attraver­ so lo studio e la descrizione di singoli casi; ma questi medaglioni, per quanto ben documentati e ricchi di particolari, non necessariamente ri­ flettono la struttura familiare più diffusa, anche se possono rappresen­ tare un piacevole e virtuoso case study; basta ricordare Marziale (Epi­ grammata, I, Io) : Petit Gemullus nuptias Maronillae et cupit et instat et precatur et donat. Adeone pulchra est? Immo foedius nil est. Quid ergo in illa petitur et placet? Tussit.

1.

M. Bloch, Lavoro e tecnica, p. 35· 9

FAM IGLIA E ISTITU Z I O N I NEL MEDIOEVO ITALIA:\'0

Infatti , la singola famiglia , dal momento in cui si forma fino a quando si scioglie, conosce cicli di sviluppo quanto mai vari e articolati: può na­ scere come nucleare semplice, può avere o non avere figli, può diventa­ re una nucleare allargata verso l'alto, lateralmente, verso il basso , e an­ che una multipla a più nuclei; può ritornare una nucleare semplice, e concludere il suo ciclo vitale nel gruppo degli isolati. Ebbene, proprio per l'imprevedibilità e per la casualità di questo processo la storia di una singola famiglia non è estensibile banalmente a famiglie della stessa fa­ scia sociale, residenti nello stesso luogo, con una base economica simile. Tuttavia, al di là dell'individualità e dell'unicità delle esperienze fa­ miliari 2, una riflessione che incroci la struttura dei nuclei familiari con la condizione economica, politica, culturale e sociale di quelle famiglie, li­ mitatamente a una certa epoca, e a una certa zona, potrebbe portare al­ la luce alcuni elementi di fondo che sembrano incanalare e condiziona­ re i modelli di famiglia. La struttura familiare, infatti, appare influenza­ ta da una pluralità di elementi sia demografici sia economico-politico­ culturali, quali per esempio il tasso di mascolinità, l'età al matrimonio, sistemi di successione e di emancipazione, la professione, la consuetudi­ ne al servizio domestico, i rapporti con il potere . . . , i quali, opportuna­ mente richiamati, consentono di evidenziare le trasformazioni degli ag­ gregati domestici. Ma ogni classificazione, per quanto articolata, si rive­ lerà sempre insufficiente e insoddisfacente, non riuscendo a compren­ dere le numerose e singole varianti, a meno che partiamo dal presuppo­ sto che le risposte alle nostre domande sulle strutture familiari potranno essere accolte solo a condizione di parlare di modelli flessibili, pluralità di modi diformazione, tendenze. E questo vale non solo per l'età medie­ vale, ma anche per secoli più vicini a noi. Marzio Barbagli, per esempio, ha individuato almeno tre modelli familiari nell'Italia fra Settecento e Ottocento, dimostrando anche che nell'area italiana non c'è relazione, a differenza di altre aree europee, tra formazione delle strutture familiari ed età al matrimonio, tra servizio domestico in età prematrimoniale e re­ sidenza neolocale, tra età al matrimonio e residenza neolocale 3• Lo stes­ so autore mostra come l'età al matrimonio vari in ragione delle respon­ sabilità attribuite alla donna nella formazione della base economica del­ la nuova famiglia; e già Yver, Flandrin, Segalen, Radcliffe-Brown hanno considerato la diversa posizione della donna per spiegare le differenze tra Francia del Nord , dove prevale un diritto egualitario tra i figli, e Fran­ cia del Sud, dove il regime dotale si accompagna al lignaggio. Anche le

2. Cfr. R. Bizzocchi, In famiglia; C. Casanova, La famiglia in età moderna. 3- Cfr. M. Barbagli, Tre modi diformazione; Id. , Sotto lo stesso tetto.

IO

ALCUNE RIFLES S I O N I INTROD UTTIVE

più recenti tipologie classificatorie della famiglia, elaborate dal Cam ­ bridge Group for Population Studies , sembrano insufficienti a inqua­ drare le diverse forme di famiglia, eppure a queste bisogna continuare a riferirsi per avere una base di dati comuni su cui confrontarsi 4• "Famiglia " , inoltre, è un termine generico; infatti, il soggetto "fami­ glia " preso in esame dal punto di vista demografico è in genere la coppia, mentre quando consideriamo gli aspetti sociale ed economico della stes­ sa "famiglia " , il punto di osservazione si allarga dalla coppia alla famiglia, dal parentado alla parentela. Se consideriamo però il contesto politico, il soggetto "famiglia " si dilata necessariamente a comprendere la consor­ teria, ovvero il gruppo di consorti, imparentati fra loro in maniera più o meno stretta, grazie in genere ai rapporti di sangue e di affinità, e la fa­ zione: un corpo ancora più numeroso che coagula famiglie di ceti diver­ si, collegate da rapporti di patronato , di padrinato, o semplicemente di vicinia, di parrocchia. Tracciare una storia della famiglia medievale, allora, significa non li­ mitarsi a ricercarla nelle pagine dei testi agiografici, nel marmo delle la­ pidi sepolcrali, nei dipinti conservati nei musei, nei ricchi catasti quat­ trocenteschi che la fissano in un particolare momento del suo ciclo di vi­ ta, ma cercare di capire di volta in volta gli elementi che più l'hanno con­ dizionata e indirizzata, e soprattutto capire "come" e "perché " . L a famiglia è cambiata nei dieci secoli di Medioevo perché si è dovu­ ta adattare a particolari situazioni: ad esempio , le dominazioni stranie­ re hanno prodotto notevoli alterazioni nel tessuto economico e sociale; e, se le guerre hanno svuotato, anche se solo temporaneamente e per brevi periodi, le famiglie, le pestilenze hanno spinto a nozze precoci i soprav­ vissuti di entrambi i sessi, mentre le carestie hanno costituito un freno al matrimonio 5• La famiglia, infatti, non è un soggetto passivo ma, per usa­ re un'espressione di Giovanni Levi, «risponde» alle pressioni dell'am­ biente, attua una strategia per adattarsi alle nuove situazioni. E questo adattamento non è solo contingente e temporaneo, perché fra crescita de­ mografica e situazione economica c'è un'interdipendenza tale - basti pensare al peso della contrattualistica agraria - da condizionare non solo certe scelte, quali la residenza dopo le nozze, il numero dei figli, l'età al matrimonio, il celibato, ma da provocare anche adattamenti a livello fisi­ co (è provato che le età del menarca e della menopausa sono legate alle

4· Sono stati proposti quattro tipi: nord-occidentale, caratterizzato da residenza neo­ locale e alta età al matrimonio; occidentale-centrale ove predomina la famiglia-ceppo; me­ diterraneo: al neolocalismo si accompagna la bassa età al matrimonio della donna; orien­ tale: grandi famiglie congiunte di servi della gleba. 5· Cfr. L. Tittarelli, La scelta del coniuge, p. 306.

II

FAM IGLIA E ISTITU Z I O N I NEL MEDIOEVO ITALIA:\'0

condizioni di benessere della popolazione) e mentali (come mostra il lun­ go intervallo di tempo fra le nascite delle popolazioni nomadi) 6• Ma la famiglia è cambiata anche per scelte interne, volute e consa­ pevolmente indirizzate dagli stessi membri allo scopo di tutelarne, at­ traverso la protezione economica, la stessa esistenza; pensiamo a come si sono modificate le regole di emancipazione fra Tre e Quattrocento (e ciò si era già verificato nel tardo impero, da Costantino a Giustiniano) ; pensiamo alla scomparsa del dono maritale, alla monetizzazione ed alla riduzione della dote, attuate nel XII secolo per avere mano libera sul pa­ trimonio e sul capitale, o alla diffusione del fedecommesso tra le fami­ glie aristocratiche del XVI secolo : strumenti rivolti all'irrobustimento economico della famiglia in vista anche del suo potenziamento politico. Owiamente, quando si parla di famiglie bisognerebbe da subito distin­ guere le poche ricche famiglie dalla folla delle famiglie miserabili; anche a livello di struttura i cambiamenti sono più sensibili e macroscopici nel­ le poche famiglie del ceto dirigente, per le quali anche disponiamo di più fonti, mentre per le altre sembra di poter individuare un lungo monoto­ no percorso entro i binari di una struttura rigidamente nucleare, con po­ chi, pochissimi figli conviventi. Sarebbe errato estendere i numerosi fi­ gli dei mercanti fiorentini alle classi sociali inferiori, dove la precocità al­ le nozze non sembra accompagnarsi ad un numero alto di figli, anche perché le cattive condizioni alimentari favoriscono l'anticipazione della menopausa, l'allattamento prolungato combinato con la malnutrizione funziona da contraccettivo e l'intensità delle gravidanze è comunque bi­ lanciata da un'alta mortalità infantile 7• «Se le variazioni di popolazione possono essere considerate il più im­ portante fattore di mutamento sociale, purché si distinguano sempre le si­ tuazioni in cui i fattori demografici sono determinanti da quelle in cui non lo sono» 8, per questo stesso motivo non sembrano particolarmente perti­ nenti alla storia della famiglia il metodo regressivo-comparativo brillante­ mente inaugurato da Frazer alla fine del secolo scorso e neppure i più re­ centi confronti astorici prodotti dall'antropologia 9, in quanto non danno informazioni utili per scoprire le sollecitazioni che hanno provocato i mu-

6. Cfr. P. G. Solinas, Popolazioni e sistemi sociali, pp. 86, 105. M. W. Flinn, Il sistema demografico, sottolinea il breve periodo fertile della don­ na: circa 15 anni. 8. L'osservazione di Le Roy Ladurie è citata da P. Burke, Sociologia e storia, p. 143. 9 · Osserva giustamente Clavero a proposito di diritto e religione nel contesto del li­ gnaggio: «Oggi la storiografia preferisce ricorrere ad antropologie estranee non solo a noi, ma anche all 'umanità di quell'epoca. Da una identificazione dello storico col suo ogget­ to, in seguito all a quale questo perdeva la sua identità, siamo passati a una proiezione di 7·

12

ALCUNE RIFLES S I O N I INTROD UTTIVE

tamenti delle strutture familiari, ma permettono di conoscere solo alcune sopravvivenze. Pochi esempi: regime della proprietà e norme di trasmis­ sione della terra sono stati assunti come elementi determinanti nell'indi­ viduazione dei modelli demografici per l'età medievale e moderna, ma un confronto recente tra famiglie di boari, mezzadri e braccianti nel contado bolognese, nell'Ottocento, ha mostrato come la struttura familiare non fosse condizionata, almeno in quel periodo e in quella zona, dalla pro­ prietà dei mezzi di produzione 10• Non la quantità di terra in proprietà, ma il numero degli animali posseduti, come già aveva rimarcato Giorgio Giorgetti, sembra segnare uno spartiacque nel mondo contadino 11• E tali differenze sono state rilevate anche per i contadini di città della Pisa del primo Quattrocento; mentre Delille, esaminando le famiglie di massari lo­ catari e piccoli proprietari nella Puglia del XVI secolo, conclude: