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Italian Pages 218 Year 1992
Luigi Ghirri Vista con camera 200 Fotografie in Emilia Romagna romduun OI9D3IH
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FEDERICO MOTTA EDITORE
Luigi Ghirri
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Luigi Ghirri Vista con camera 200 Fotografie in Emilia Romagna a cura di Paola Ghirri e Ennery Taramelli
FEDERICO MOTTA EDITORE
Volume pubblicato in occasione della mostra “Vista con camera — 200 Fotografie in Emilia Romagna”,
promossa da Regione Emilia Romagna — Assessorato Urbanistica, Cultura e Beni Culturali. Istituto per i Beni Artistici, Culturali e Naturali Comune di Bologna — Assessorato alla Cultura Galleria d'Arte Moderna 13 dicembre 1992 — 14 febbraio 1993
La mostra e il volume sono curati da Paola Ghirri e Ennery Taramelli Allestimento Ernesto Tuliozi, Fabrizio Passarella, Daniele De Lonti
Collaborazione alle ricerche
Elena Borgonzoni Progetto grafico Paola Ghirri e Ernesto Tuliozi
Ufficio Stampa e Pubbliche Relazioni Massimo Tunzio e Georgia Cadenazzi (Federico Motta Editore) Isabella Fabbri (Istituto Beni Artistici Culturali e
Naturali, Regione Emilia Romagna) Uliana Zanetti (Galleria d'Arte Moderna di Bologna)
Realizzazione editoriale
Federico Motta Editore S.p.A. Via Branda Castiglioni, 7 - Milano Direzione editoriale: Federica Motta
Senior editor: Sandro Chierici Coedizioni: Laura Geronazzo
La collana di Fotografia è diretta da Giovanni Chiaramonte © 1992 Federico Motta Editore S.p.A., Milano © 1992 Istituto Beni Artistici, Culturali
e Naturali, Regione Emilia Romagna Ogni riproduzione, anche parziale, è vietata Tutti i testi in corsivo presenti nei capitoli
“Le tracce di Pollicino”, “Le stagioni della fotografia” e a commento delle immagini, sono di Luigi Ghirri. L’Editore ringrazia gli eredi Ghirri che hanno cortesemente fornito i testi e le immagini.
ISBN: 88-7179-045-6
“La SEAT Divisione STET rende omaggio a Luigi Ghirri, collaboratore prezioso, partecipando a questa iniziativa editoriale che ripercorre le varie tappe di un’esperienza non solo professionale ma anche poetica e umana di un artista che troppo presto ci ha lasciati”.
SOMMARIO
PRESENTAZIONE PREMESSA Paola Ghirri e Ennery Taramelli [ESIRACGGHDRPORRGINO 1. La luna nel pozzo Paola Ghirri e Ennery Taramelli 2. Identikit
LE STAGIONI DELLA FOTOGRAFIA Cronologia 1970-1991 Ennery Taramelli UN CANCELLO SUL FIUME Il Po
BOLLETTINO PERI NAVIGANTI Il mare
ASA NISI MASA Le terme
SCENOGRAFIE ESCENARI
101
Le città
DALLA STRADA La via Emilia SI CHIUDE AL TRAMONTO
25)
I giardini FABBRICANTI DI UNIVERSI I musei, le biblioteche, le case natali, i teatri
PACASASETESTAGIONI Il paesaggio
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SCRITTI PER LUIGI GHIRRI a cura di Giorgio Messori Marco Belpoliti, Quando guardo Davide Benati, Le case che noi amiamo
Carlo Bordini, La semplicità Gianni Celati, Soglia per Luigi Ghirri: come pensare per immagini Giovanni Chiaramonte, Belvedere Franco La Cecla, In un'idea di Mente Locale
Gianni Leone, Al confine con l’immateriale Giorgio Messori, Fin dove può arrivare l'infinito? Pierluigi Nicolin, Luigi Ghirri: l’atto del vedere
5
183 134 185 186 190 191 197 193 25
Beppe Sebaste, Storia con figure
Lo. 198 202 205
BIBLIOGRAFIA
201
Claude Nori, Luigi 0 l’amico italiano Arturo Carlo Quintavalle, Lo sguardo di Ghirri Vittorio Savi, Amicizia
PRESENTAZIONE
x
È stato osservato che sono sempre più rari gli artisti che riescono a superare
lacontraddizione tra liberalità e meccanicità dell’arte figurativa, acuita dall’impatto sempre più irruento di tecnologie, specialismi e mediazioni che rendono quantomai precari i nessi tra concezione, esecuzione e confezione dell’opera. Ed
è altrettanto diffusa la convinzione che spesso i nuovi mezzi non valgono a migliorarne le condizioni di fruibilità e lettura, ma anzi talvolta finiscono per inibirle o traviarle. Basta però scorrere queste 200 immagini, per accorgersi che tutto si risolve
con estrema naturalezza in Luigi Ghirri, non solo per la duttilità e la sapienza del linguaggio fotografico, ma perché ogni sua ripresa è in qualche modo un atto di conoscenza perfetto, ancorché assai complesso aldilà dell’apparente semplicità del dettato. Credo, infatti, che il fascino più segreto delle fotografie di Luigi Ghirri derivi da una sorta di polisemia, o, meglio, dall’intreccio dei molteplici testi che sempre ne arricchiscono la trama. Ciò avviene in maniera singolare ed evidente in tutta la sua produzione, fin dalle prime prove. Così nella suggestione di molte immagini della Padania si possono leggere non solo la cultura e la natura, il paesaggio agrario e quello fluviale, le stagioni e la vita, ma prima di tutto la stessa vita delle forme che modellano tutti questi rapporti nel profondo. E questo vale, in modi diversi ma pertinenti alla qualità dell’informazione che da ogni soggetto scaturisce, sia nella reinterpretazione dei beni culturali anche più noti, come nella rassegna documentaria di eventi, opere, cantieri e — addirittura — progettazioni tecniche. Ma un’altra considerazione
mi preme
fare, non
disgiunta dal discorso
sull'opera, ed è quella che riguarda la figura di Ghirri. La sua consapevolezza e generosità, ormai rara almeno quanto la sua arte, lo hanno indotto ad affidare
il suo archivio fotografico alla mano pubblica, perché lo conservi e lo valorizzi. Così, ad un anno dalla sua scomparsa improvvisa e tragica, questa mostra vuol essere non solo un omaggio, ma un primo pegno di fedeltà a quello che ormai non possiamo che rimpiangere come
un grande maestro
che ci ha
lasciato. Felicia Bottino Assessore all'Urbanistica, Cultura e Beni Culturali
della Regione Emilia Romagna
KEESIa Un uomo che coltiva il suo giardino, come voleva Voltaire. Chi è contento che sulla terra esista la musica. Chi scopre con piacere una etimologia.
Due impiegati che in un caffè del Sud giocano in silenzio agli scacchi. Il ceramista che intuisce un colore e una forma. Il tipografo che compone bene questa pagina che forse non gli piace. Una donna e un uomo che leggono le terzine finali di un certo canto. Chi accarezza un animale addormentato. Chi giustifica o vuole giustificare un male che gli hanno fatto. Chi è contento che sulla terra ci sia Stevenson. Chi preferisce che abbiano ragione gli altri. Tali persone, che si ignorano, stanno salvando il mondo. Jorge Luis Borges
PREMESSA Questo libro nasce dal desiderio e dalla volontà di far affiorare, dietro il tracciato fisico del paesaggio natale della Padania, la mappa invisibile della poetica di Luigi Ghirri come l’autore l’ha espressa e realizzata nelle sue immagini e l’ha chiarita, sul piano teorico, in scritti e interviste. Una poetica che, ancora prima di decidere la sua identità nel territorio specialistico della fotografia, o in ragioni di estetica o di letteratura, ha rivendicato, come interesse primario, la vita e
l’esistenza. Per me come per tutti quelli della mia generazione, al di là dei piccoli e dei grandi eventi che accompagnano la vita delle persone, dall’amore ai dolori più forti, ci sono state attenzioni diverse e interessi diretti più all’esistente che non alla cultura già codificata. Nessuno partiva dalla storia, ma dalla vita (Luigi Ghirri).
Inscindibile da questa fede di poetica che ha saldato, in un unico abbraccio, vita e fotografia, il libro apre con dei capitoli biografici. “Le tracce di Pollicino” vogliono essere un viaggio a ritroso nel tempo, alla riscoperta del bizzarro universo,
fisico e umano,
dove
l’autore ha vissuto
l'infanzia e l'adolescenza: un microcosmo che avrebbe legato il “magico giocattolo” fotografia allo “stupore” incantato con cui i suoi occhi di bambino avevano dischiuso lo sguardo sul mondo. Sono l’ esplorazione nella sua biblioteca ideale: una piccola Babele fatta di libri, segnati a matita, riproduzioni di quadri, dischi di musica classica e pop, atlanti e album illustrati, fotogrammi di vecchie pellicole cinematografiche, illustrazioni popolari. Le tracce di Pollicino sono un invito a varcare una soglia e credere ancora nei sogni, nell’utopia e nella verità della poesia. Paola Ghirri, Ennery Taramelli
[ERIRACCERrRORECNe 1 - La luna nel pozzo
Modena, 1971
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Bologna, 1987 Negativo 6x7
Zola Predosa (Bo), 1986, Villa Albergati Diapositiva 6x7 Sassuolo (Mo), Collegio San Carlo Foto Orlandini
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LE TRACCE DI POLLICINO 1 - La luna nel pozzo
Ritagliata nelle tenebre azzurrine d’un paesaggio notturno una calda luce dorata disegna l’architettura solenne d’una villa, affiorata dal buio misterioso.
Cancellando tutti gli elementi di disturbo il buio concentra il nostro sguardo su cose che così appaiono ritagliate, come se per incanto potessimo sfogliare, come bambini, un magico libro a rilievo (Luigi Ghirri).
Sulla traccia lieve di questo ammonimento che affianca all’artificio dell'immagine notturna la stupita meraviglia dello sguardo d’un fanciullo, perso nella magia di un album illustrato, il magico notturno della Villa Bolognese si dissolve sullo splendore illusorio del trompe l'oeil di Villa Albergati, per aprire infine sul riflesso iridato d’un vecchio dagherrotipo. Un sentiero di terra battura costeggiata da filari continui di alberi, un'elegante scalinata a traforo dove, rigidi e in posa, si offrono all’anonimo fotografo fuori campo ragazzi nell’uniforme di un collegio, una porta a vetri e un’interminabile scansione di finestre spalancate. In questo superbo edificio - nato a fine 700 come residenza estiva dei giovani rampolli del Collegio San Carlo - Luigi Ghirri avrebbe vissuto le brevi stagioni dell’infanzia e dell’adolescenza. Quell’edificio, grande come un castello, doveva suggellare il sogno fantastico della sua avventura creativa.
Nasce il 5 gennaio 1943. La sua venuta al mondo coincide con una delle peggiori esperienze della vita di un uomo. Fame, paura, la morte sempre in agguato: ragioni più che valide per iniziare l’esistenza con uno spietato senso di concretezza.
simo avrebbe ricordato
Per quanto piccolis-
alcuni istanti di quei tre anni di vita: un cappottino nero di
Astrakan, la nonna che lo trascinava in un fosso durante un bombardamento. E immense
nuvole di pane bianco che gli apparivano in sogno. Con la fine della guerra, la famiglia di Luigi lascia Fellegara, il piccolo paese natale, chiuso nell'entroterra emiliano. Un luogo che sarebbe rimasto legato nei ricordi alla quieta e pacifica dimensione di esistenza raffigurata in un dipinto dello zio pittore. Un paesaggio sfumato tra gli ocra della terra e l'azzurro del cielo con la grande piazza del paese fatta di ciottoli bruni e di terra battuta e le donne ferme sugli usci a chiacchierare. Come molte altre famiglie anche la sua seguiva la sorte di sfollare a Braida: la vasta tenuta di Sassuolo dove sorgeva la residenza estiva del Collegio San Carlo. Vi siaccedeva da un antico cancello o piuttosto da quello che ne era rimasto. Due grossi pilastri di mattoni sbreccati segnavano la soglia di un interminabile viale d’accesso, costeggiato ai lati da alberi di ciliegio che si arrestavano a pochi metri dalla scalinata cedendo il posto a siepi di bosso interrotte dalle macchie vermiglie di fiori d’ibisco. Due enormi porte-finestre, aperte l’una di fronte all’altra , e che davano su due viali quello dei ciliegi dell'entrata principale e un viale di susini sul retro dell’edificio permettevano l’ingresso al vastissimo salone che occupava tutto il primo piano.
Al centro, quattro colonne possenti sorreggevano il ballatoio del secondo piano, con una ringhiera di legno, intagliata a trafori.
Nonostante Tavola da “Guardando attorno”
W. Iotti “Veduta di Fellegara”
fosse stato abbandonato e poi occupato durante la guerra da truppe
militari, l’edificio pareva averne sofferto solo parzialmente. Sormontato da una volta a botte, col soffitto cassettonato, il salone ostentava lo splendore del pavimento di marmo dove spiccava il disegno di un otto, con linee e cifre romane. Era una meridiana, a forma di infinito, dove, una volta, un esile gnomone proiettava la sua ombra raggiunto dai fasci
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LE TRACCE DI POLLICINO 1 - La luna nel pozzo
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di luce che entravano da una piccola feritoia, aperta sul timpano esterno della facciata. Due porte a vetri, sui lati lunghi del salone, conducevano a due corridoi, sui quali si affacciavano numerose stanze. Due rampe di scale, collocate nella parte nord, salivano al
secondo piano dove altri corridoi e altri ingressi conducevano in un percorso a zig- zag alle ali est ed ovest dell’edificio. Quando la famiglia di Luigi vi fece il suo ingresso, le stanze erano state trasformate in appartamenti dove avevano preso alloggio circa cinquanta famiglie. L’ arrivo tardivo li costrinse a ricavare un appartamento sul lato esposto a Nord, dove trovarono posto una cucina occupata, quasi per intero, da una stufa a legna e con un'unica grande finestra a vetri. Altre due stanze servirono come camere da letto per i genitori e i due figli, Luigi e la sorella Roberta. Ritmi precisi, monotoni e regolari, scandivano l’esistenza di quello strano condominio.
Operai, impiegati comunali, qualche statale e infine anche un medico e alcuni studenti universitari componevano la comunità degli uomini. Sparivano alle prime luci dell’alba per recarsi in bicicletta alle fabbriche di ceramica di Sassuolo o per raggiungere la stazioncina di Quattroponti dove un treno locale li conduceva a Modena.
Durante il giorno l’edificio era il dominio delle donne affaccendate nelle fatiche domestiche mentre nugoli di bambini frignavano o scorrazzavano per il salone, giocando a pallone o utilizzandolo per i giri in bicicletta e le corse coi pattini. Degli uomini restava soltanto un pugile, aspirante professionista, che si allenava correndo per il salone o
saltellando con la corda, coi tempi scanditi da una grossa sveglia rumorosa. Col trascorrere degli anni il profondo senso di solidarietà e di condivisione dei bisogni primari dell’esistenza fece nascere nella comunità una serie di attività che le consentirono un’autonomia di sussistenza, come in un antico borgo medievale. Vi aprirono dei “negozi” una parrucchiera, un barbiere, un calzolaio, una magliaia, un’infermiera, una maestra, un venditore di tessuti, una sarta, un gestore di generi alimentari.
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Modena, 1975 Negativo a colori 24x36 Cartolina postale
LE TRACCE DI POLLICINO 1 - La luna nel pozzo
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qualche...
(pag.
55)
L’alacrità fattiva dell’“anima” emiliana non mancò di riflettersi anche all’esterno. L’enorme territorio di Braida dove all'origine sorgevano prati e boschetti coltivati “a giardino campestre”, con mormorio di acque sorgive che alimentavano piscine e vasche interrate, fu dissodato e diviso in piccoli quadrati di terreno, coltivati a orto. Anche l’insorgere del progresso, alla fine degli anni ’50, non modificò i modi di esistenza di quel microcosmo fisico e umano dove la convivenza sociale significava non abolire la problematicità della vita né il dramma dell’esistenza, ma foggiare insieme gli strumenti comuni di lotta contro il dolore, la miseria, la sofferenza.
Illustrazione da un libro per bambini Modena, 1974 Negativo 24x36 Modena, 1971 Negativo 24x36 A destra Modena, 1973 Negativo 24x36
Il cammino del progresso fu segnato dall'acquisto della televisione che entrò trionfalmente nell’appartamento di un operaio dei forni di ceramica. Muniti di sedie e di poche monetine, per anni, bambini e adulti si persero, il sabato sera, tra i bagliori azzurrini del piccolo schermo che accendeva nei loro occhi il sogno di un'Italia, prossima al “boom” economico degli anni ’60: “Il Musichiere”, “Lascia o raddoppia”, le partite di calcio e le tappe del “Giro d’Italia”. Braida segnò profondamente l’infanzia e l'adolescenza di Luigi. Per quanto angusto quel cosmo naturale sospeso fra il cielo, l’infinita distesa di prati, boschetti, ruscelli, orientò istintivamente la sua fantasia a leggere il mondo come un gran libro illustrato e allo stesso tempo come un bizzarro giocattolo da scomporre e ricomporre alla stregua dei manufatti di legno che il padre amava fabbricare. Braida significò l’immergersi nel gorgo dell’esistenza, nell’incantato stupore della
primavera dell’infanzia che dissolveva la fisicità del mondo in impressioni vive e cristalline come le gemme e la rugiada sui prati, o l'odore della menta lungo i ruscelli. Significò apprendere il mondo, imparando ad articolare il linguaggio sull’alfabeto dei sensi e
lasciandosi scivolare lungo la china della fantasia: là dove la natura si trasfigura e trascolora in immagine.
Nutrita di un vissuto calato nell'universo immaginifico di percezioni tattili, visive e
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LE TRACCE DI POLLICINO 1 - La luna nel pozzo
sonore la sua fantasia prese forma e sostanza in una nutrita e infinita costellazione di immagini legata alla costellazione di eventi che segnarono quell'età breve.
Prestarsi come aiutante di un robivecchi di Sassuolo che in cambio di piccoli servigi gli donava vecchie annate di fumetti e giornalini illustrati, da “Capitan Miki” al “Vittorioso”, a “Topolino”, al “Calcio illustrato”. Rifugiarsi nella cucina della zia Leopoldina, senza staccare gli occhi dal bizzarro universo di animali domestici dipinti a trompe l'oeil sulle pareti. Trascorrere interi pomeriggi nell’atelier dello zio Walter, pregno di un acre odore di trementina e stipato di quadri, appoggiati sui cavalletti o disposti, alla rinfusa, negli angoli più disparati. Impegnarsi in interminabili gare con la sorella sul nome dei luoghi, delle province, delle regioni, dei continenti, dei mari, degli oceani, aprendo a caso l'Atlante geografico Sonzogno. Sfogliare l’albumdi famiglia coi ritratti dei nonni, i genitori, le foto della prima infanzia: l’atlante biografico d’un tempo perduto segnato da un’impercettibile oscillazione tra sogno e realtà. L’apparizione, in una calda sera d’estate, d'un camion ambulante che accese sulle pareti esterne della casa lo splendore luminoso del film, “Muraglie”, con Stan Laurel e Oliver Hardy. Scoprire lo scenario magico della città di Firenze, dei musei e della pittura di Beato Angelico nel primo avventuroso viaggio con la famiglia in una giornata di Ferragosto, sotto una pioggia torrenziale. Affastellandosi senz’ordine nello scrigno della memoria, queste tracce di vissuto
amalgamavano
si
al gioco fantastico di storie e racconti che nutrivano i sogni d’infanzia.
Frano le filastrocche, le canzoni, i racconti con cui la nonna Iride cullava i sonni di
bambino o accendeva la sua fantasia con visioni di baite, costruite dal nonno tra montagne e foreste di abeti, erano i fatti narrati dalla zia Valentina durante le soste settimanali a Braida. Storie sorprese durante i vagabondaggi sulle strade di campagna da Scandiano a Sassuolo, spingendo un carretto carico di tessuti, corredi, ricami che vendeva ai contadini.
Erano i nostalgici ricordi dei fasti di famiglia raccontati dallo zio Emilio che aveva sperperato l’intera fortuna nel commercio dei cavalli. Un uomo robusto, con mani piccole e delicate, vestito con ricercatezza e con una grossa catena d’oro infilata nel panciottto che faceva il suo ingresso sul viale dei ciliegi con un elegante calesse trainato da due cavalli bai. Apparizioni, immagini, parole, suoni, voci, gesti. Fu questa l’infanzia e l'adolescenza della vita a Braida: il primo e potente appiglio al destarsi della vocazione di narratore per immagni.
Agli inizi degli anni ’60 la famiglia di Luigi decideva di trasferirsi a Modena. Su quell’universo multicolore si distendeva la trama del grigio velario dell'universo urbano. Una trama attraversata da ombre, apparizioni illusorie, forme fugaci cui pareva essere stata sottratta ogni evidenza dell’essere. Ma la vita a Braida sarebbe riaffiorata anni dopo: nella prima fotografia scattata a diciotto anni durante una gita a Firenze. Un’immagine che sulla scia del ricordo della prima visita alla città pare legare il teatro urbano e la raffigurazione dell’Annunciazione del Beato Angelico. Avrebbe dato forma negli anni avvenire a una scelta che esaudiva nella fotografia il
Amsterdam, 1981 Polaroid 50x70
Nella pagina di destra Amsterdam, 1980 Polaroid 50x70
Nella pagina seguente Firenze, 1961
desiderio di rinnovare lo stupore adolescenziale di uno sguardo che aveva appreso a leggere negli stagni e nei pozzi il magico riflesso del doppio del mondo.
Negativo in bianco e nero 24x36
Paola Ghirri e Ennery Taramelli
Beato Angelico, Annunciazione
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LE TRACCE DI POLLICINO 1 - La luna nel pozzo
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Ho sempre pensato al senso del fotografare fin da quando ho iniziato.
Anzi forse più indietro nel tempo, quando bambino guardavo l’Album di famiglia o l'Atlante geografico, un bellissimo atlante che intercalava, alle carte geografiche, pagine illustrate di fotografie di tutto il mondo. Forse è stato questo ilprimo incontro con l’opera fotografica. Questi due libri così diffusi, apparentemente scontati, ordinari, contengono le due categorie del mondo. O meglio come io l’intendevo era rappresentato da queste due opere. L’interno e l'esterno, il mio luogo, la mia storia e i luoghi e la storia del mondo. Una piccola bibbia
laica illustrata e una grande bibbia pubblica con la storia e i luoghi degli altri. Un libro per restare e uno per andare.
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ERIFRACCERIEOFEeINE 2 - Identikit
Da “Identikit”, Modena, 1976-1979
IS)
LE TRACCE 2 - Identikit
DI POLLICINO
Il cinema ha avuto un ruolo rilevante nel mio interesse per l’immagine. Dopo la guerra il cinema significava un camion che girava fermandosi la sera nei villaggi di campagna e proiettando i film sulle pareti esterne della casa. Il primo film che ho visto è stato “Muraglie”, con Stan Laurel e Oliver Hardy. Il muro della mia casa si era animato magicamente, dei paesaggi prendevano forma. Un muro era stato proiettato su un altro muro. (Sl
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Sassuolo (Mo), 1975
Negativo 24x36
Appennino modenese, 1985 Negativo 6x7 Fotogramma da La strada di F. Fellini
LE TRACCE DI POLLICINO 2 - Identikit
Un uomo cammina lungo una strada che costeggia il mare, una donna sta stendendo il bucato, canticchiando una canzone.
Sullo sfondo dei bambini giocano in uno spiazzo e un po’ più lontano, un tendone da circo e una giostra.
È una sequenza di pochi attimi, solo qualche fotogramma del film La strada di Federico Fellini.
Credo che quel momento
si sia fissato bene nella mia testa; la musica, il telo bianco, la giostra,
le case e, in fondo, l'apparizione del mare. In questi pochi attimi, in questo aspetto così domestico, privo di enfasi e di retorica, in questo incontro, molto dolce, mi si è rivelato tutto un modo nuovo
di guardare nel paesaggio.
ZI
LE TRACCE 2- Identikit
DI POLLICINO
Rivedendo il lavoro di Strand e Zavattini resta la constatazione dolorosa che la loro rimane una grande opera sulla coralità del mondo, della quale ci hanno dato l’ultimo realistico affresco. È certo che tutti e due sembrano essere in uno stato di grazia, toccati dal miracoloso dono della poesia delle cose semplici: ilcrepuscolarismo dei filari di pioppi, le geometrie lievi costruite nei campi lungo le anse del fiume, che alterna la serena maestosità del suo lento scorrere alla minacciosa immagine mai sopita di alluvioni e disastri, di argini divelti e mondati, di gente sui tetti delle case, in attesa di una barca di salvataggio.
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LE TRACCE
DI POLLICINO
2 - Identikit
Foci del Po (Fe), 1991 Negativo 4,5x6
Fotogramma da Paisà di R. Rossellini A sinistra Luzzara (RE), 1974
Diapositiva 24x36 Brescello (RE), 1978
Negativo 24x36 P. Strand, Luzzara (RE), 1953
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LE TRACCE 2 - Identikit
DI POLLICINO
Walker Evans è l’autore che ho amato, che amo e che sento più vicino. Tutto all’interno della sua fo fotografia Qi gr fi sembra naturale. Niente deserti o terre desolate, ma un paesaggio in singolare armonia con l’uomo.
W. Evans, Mississippi, 1936
Le sue fotografie sono «carezze fatte al mondo».
Fotogramma da Ossessione di L. Visconti
24
de
LE TRACCE DI POLLICINO 2 - Identikit
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Autoritratto, 1977 Diapositiva 24x36
P. Ghirri “Ritratto di Luigi”, 1986
Vedo come vedevo, ma dietro agli occhi mi vedo mentre vedo. ... lo sono della dimensione di quello che vedo.
Fernando Pessoa, Il libro dell’inquietudine.
19)
LE*TRACCE DI POLLICINO 2 - Identikit
Da Atlante, Modena, 1973 Negativo 24x36
A destra Lido di Spina (Fe), 1978
Negativo 24x36 Da Atlante, Modena, 1973
Negativo 24x36
Karlsruhe, 1975 Diapositiva 24x36
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LE TRACCE DI POLLICINO 2 - Identikit
In quell’Impero, l'Arte della Cartografia aveva raggiunto una tale perfezione che la Mappa di una sola Provincia occupava tutta una Città, e la Mappa dell’Impero tutta una Provincia. Col tempo, queste mappe smisurate non soddisfecero più, e i Collegi dei Cartografi tracciarono una Mappa dell'Impero che aveva la scala dell’Impero e coincideva puntual-
mente con esso. Meno dedite allo studio della Cartografia, le generazioni posteriori ritennero che quella
vasta Mappa fosse inutile, e non senza empietà, l’abbandonarono alle inclemenze del Sole e degli Inverni. Nei deserti dell’Ovest, restano sparse Rovine della Mappa, abitate da Animali e Mendicanti, in tutto il Paese non v'è altra reliquia delle Discipline Geografiche. Suarez Miranda, Viajes de Varones Prudentes, Lerida 1658. Jorge Luis Borges
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LE TRACCE DI POLLICINO 2 - Identikit
‘(ROGER CAILLO
DALLA
Un contrasto fondamentale oppone; dizioni stesse delle due avventure. digi, che violano l’ordine natural
ALLA
FANTASCIENZA
Il fantastico presuppone la solidità del mondo reale, ma per meglio distruggerla.
Al momento giusto e contro ogni possibilità o verosimiglianza, sulla parete più sicura appare, come accadde al re di Babilo-
se, costellano la delusione dei cont
racconto popolare. Nella novell
l’influenza del talismano fantastico,
FIABA
la
nia !, la scritta luminosa. Allora anche le certezze più consolidate vacillano e il terrore dilaga. L’apparizione è lo strumento essenziale del fantastico: ciò che non può accadere e che tuttavia si produce, in un
pa di scimmia che determina lo svolgimeni
dei fatti, non è comprensibile che in una co catenazione ineluttabile di cause, che tutta via restano equivoche e di conseguenza non
punto e in un istante precisi, nel cuore di un universo perfettamente sondato e dal quale si credeva bandito per sempre il mistero. Tutto appare come ogni giorno: tranquillo, banale, senza nulla di insolito, ed
meno ambigue. I tre desiderî vengono esauditi senza un’esplicita rottura dell’ordine del mondo, poiché non accade nulla che lo con.traddica apertamente. Un incidente in una fabbrica, il versamento di un’indennità, i colpi. alla porta di una casa nella notte, la scomparsa | di un improbabile visitatore: tuttosi spiega indubbiamente con il potere maletico della . - zampa di scimmia. Ma chi non fosse a conoscenza del segreto; chi trascurasse il potere della fatale reliquia scorgerebbe nel dramma s0lo coincidenze e autosuggestione. È tuttavia nelle leggi immutabili dell’universo quotidiano si è prodotta una fessura: minuscola, impercettibile, incerta eppure sufficiente per
ecco che lentamente si insinua, o all’improvviso erompe, l’inammissibile. Credo sia giunto il momento di riepi-
logare queste osservazioni, che ci consentiranno di distinguere con precisione il meraviglioso dal fantastico. La fiaba è un
racconto situato fin dal principio nel mondo fittizio degli incantatori e dei genî. Le prime parole della prima frase sono già un avvertimento: 1 quel tempo oppure C'era una volta... Per questo le fate e c eli orchi le
aprire la via allo spaventoso. 24
Roger Caillois dice che ilfiabesco èun universo meraviglioso che si affianca al mondo reale senza
sconvolgerlo e senza distruggerne la coerenza. Il fantastico rivela invece uno scandalo, una lacerazione, una irruzione insolita, quasi insopportabile, nel mondo reale. Credo che l’idea del fantastico ben si adatti alla mia idea di paesaggio. È proprio all’interno di questa mutazione, passaggio dal mondo del fiabesco a quello del fantastico, che si può spiegare l’aria di inquietante tranquillità che abita luoghi e paesaggi, che sembrano essere abitati di nuovo dal mistero e dai segreti che ancora possiedono, sapendo alla fine che quello che ci è dato conoscere, raccontare, rappresentare non è che una piccola smagliatura sulla superficie delle cose, dei paesaggi che abitiamo e viviamo.
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LE TRACCE DI POLLICINO 2 - Identikit
Non importava che sopravvivessero. Quel che contava era che mostrassero Qualche lineamento o carattere, Atelier Morandi, Grizzana (Bo), 1987 Negativo 6x7 A sinistra
P. Bruegel La torre di Babele
Qualche abbondanza, anche se appena percettibile Nella povertà delle loro parole, Del pianeta di cui erano parte.
Wallace Stevens, Il pianeta sul tavolo, da “Il mondo come meditazione”
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LE TRACCE 2 - Identikit
DI POLLICINO
La vista delle stelle mi fa sempre sognare, come pure mi fanno pensare i punti neri che rappresentano sulle carte geografiche città e villaggi. Perché, mi dico, i punti luminosi del firmamento ci dovrebbero essere meno accessibili dei
punti neri della carta di Francia? Vincent Van Gogh, Lettera a Theo, Arles, luglio 1888.
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LE TRACCE DI POLLICINO 2 - Identikit
Chiudi il tuo occhio fisico così da vedere l’immagine principalmente con l’occhio dello
spirito. Poi porta alla luce quanto hai visto nell'oscurità, affinché si rifletta sugli altri, dall'esterno verso l’interno. Caspar David Friedrich, Scritti sull'arte.
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LE TRACCE DI POLLICINO 2 - Identikit
Roma, 1978 Diapositiva 24x36
Il grande direttore d'orchestra Leonard Bernstein ricordava come da bambino fosse stato iniziato alla lettura da un’usanza ebraica, singolare e straordinaria.
Nelle pagine precedenti | Reggio Emilia, Casa Benati, 1985 Negativo 6x7 Vincent Van Gogh La camera dell'artista
L'insegnante della scuola elementare, secondo latradizione era solita scrivere le lettere dell'alfabeto con il miele su una lavagnetta che faceva poi leccare ai bambini. Così facendo essi associavano il sapere e la conoscenza a qualcosa di dolce e gradevole. L'apprendimento dell'alfabeto diventava un'attività legata indissolubilmente a una sensazione di benessere.
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Capri, 1982 Negativo 24x36 C. D. Friedrich Le bianche scogliere di Rigen
LE TRACCE DI POLLICINO 2 - Identikit
La nostalgia che mi risveglia lo stipetto che conteneva, impresse su piccoli tasselli, le lettere dell'alfabeto, mostra quanto essa sia stata tutt'uno con la mia infanzia. È questa che vi cerco in realtà: tutta la mia infanzia condensata nel gesto con cui la mano inseriva le lettere nella Cesena (Fo), 1986
scanalutara in cui esse si allineavano. La mano può ancora sognarlo, ma mai ritrovarlo, mai
Negativo 6x7
ripeterlo con la stessa verità.
Amsterdam, 1981 Polaroid 50x70
Walter Benjamin, Infanzia Berlinese.
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LE TRACCE DI POLLICINO 2 - Identikit
Ci sono sempre le nuvole che passano nel cielo nelle canzoni di Dylan, leggere, trasparenti, innoque o minacciose, di un grigio pesante, piccoli mutamenti peri suoi paesaggi dove sbatacchiano cartelli pubblicitari lungo le strade secondarie, tra campi e sobborghi, colline e luoghi diversi, dove uomini e donne, confusi e dispersi, senza punti cardinali di riferimento, sono impegnati a vivere, nella luce del mattino, che gli impedisce di vedere con chiarezza il loro destino.
Ci sono sempre le nuvole che passano nel cielo nelle canzoni di Dylan, si intravvedono appena dietro ai piani più alti dei grattacieli delle città, in fondo ai vicoli, tra gli steccati di rete metallica dei parcheggi, riflesse nelle vetrine, tra scritte ed insegne, mentre davanti passano automobili e persone; si intravvedono mentre nascondono la luna, anche quando lui guarda dalle finestre con le tendine scostate, al di là dei vetri, mentre sta parlando con la persona che ama. Ci saranno state delle nuvole che passano nel cielo anche nella vita di Mr. Jones e di Hurricane ed in quella di Pat Garret e Frankie Lee, per Renaldo e Clara, per una ragazza della terra del nord operi tre Angeli ai lati della strada, e peril cieco Willie Mac Tell, anche se luinonle poteva vedere. Ci saranno state delle nuvole che passavano nel cielo, quando Dylan aiutava la madre a togliere i pami dalla corda del bucato, 0 quando osservava le pozzanghere e vedeva la differenza con gli specchi, non so se a Durango, a Juarez, sulla statale 61, davanti al Chelsea Hotel o sullo spiazzo
polveroso della fattoria di Maggie, vicino alla stazione di Duluth 0 lungo le torri di guardia.
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Da “Infinito”, 1974 Negativi 24x36
LE TRACCE DI POLLICINO 2 - Identikit
Ci saranno state delle nuvole nel cielo quando ascoltavo le canzoni di Dylan e le sue nenie ipnotiche. Pian piano, liberavo ilmio sguardo spaurito dal timore di guardare nel mondo, e questa voce, nuova e antica, mai sentita, cantava le storie più normali e fantasiose. Luoghi imprecisati,
indecisi tra città e campagna, amori e atroci periferie, visioni e suoni lacerati che arrivavano fin dentro alle stanze con i rumori e le voci di chi le abitava. Ci sono sempre le nuvole nel cielo quando ascolto le canzoni di Dylan e si compie l'incanto di una misteriosa ricomposizione, come se la sua voce e la sua musica fossero il miracoloso segreto per guardare nel mondo che ho di fronte. Così vengono in mente tutte le cose belle e pulite della vita, e ripensi e rimpiangi quello che lascerai incompiuto, e quello che non farai, le terre che non vedrai. Ci saranno delle nuvole come quelle del cielo nella voce di Dylan, per rendere così semplici le
melodie del vivere, squarci visionari per cantare lo stupore del risveglio in ogni mattina della vita. Ci saranno ancora le nuvole nel cielo quando Dylan, in qualche parte delmondo, canterà di pioggia e vento, di terre e di amori persi, di vicoli e apparenze, di nostalgie per la neve del Nord, di smarrimenti, di peperoni rossi e finestre spalancate, e verità; ci saranno sempre le nuvole che passano nel cielo a rendere un po’ più veloci le note che escono dalla voce e che la chitarra e
l’armonica aiutano ad andare solo un po’ più lontano, anche se nessuno conosce la direzione perché “ne senti la voce, ma non sai da dove viene, né dove vada”.
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Jof tace. Abbassa la mano. Suo figlio Mikael ha ascoltato le sue parole, ora s'arrampica sulla madre, e le siede in grembo. Mia (sorridendo). Tu, con le tue visioni e i tuoi sogni!
Ingmar Bergman, Il settimo sigillo, Stoccolma, 5 giugno 1956
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PESTAGIONI DERE SFOrOG Ri: Cronologia 1970-1991
Di
LE STAGIONI DELLA FOTOGRAFIA Cronologia 1970-1991
Chi di noi non ha sognato in quest'epoca di ambizioni, una prosa poetica, musicale, senza rima e senza un ritmo costante,
abbastanza flessibile e spezzata da adattarsi ai movimenti lirici dell'anima, alle oscillazioni del fantasticare, ai soprassalti della coscienza? È soprattutto dalle frequentazioni delle città enormi che nasce questo ideale ossessivo. Voi stesso, mio caro amico, non avete forse tentato di tradurre in una canzone il grido stridulo del vetraio e di esprimere in una prosa lirica tutte le desolanti suggestioni che questo grido spedisce in alto...) Charles Baudelaire, Lo Spleen di Parigi
D. De Lonti
(Dedica a Arséne Houssaye).
Da “Kodachrome”
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LE STAGIONI DELLA FOTOGRAFIA Cronologia 1970-1991
1970
Data di inizio della ricerca che prende avvio dalla prima fotografia del Mondo. L'immagine della Terra fotografata, nel 1969, dalla navicella spaziale in viaggio per la Luna. Per me è stata un'emozione indimenticabile. L'immagine della Terra vista da lassù mi ha procurato un effetto incancellabile. Per la prima volta vedevo il nostro pianeta dall'esterno, ilduplicato della Terra, la rappresentazione della nostra storia...
L'immagine rincorsa per secoli dall'uomo si presentava allo sguardo contenendo contemporaneamente tutte le immagini precedenti, incomplete, tutti ilibri scritti, tuttii segni decifrati e non. Non era soltanto l’immagine del mondo, ma l’immagine che conteneva tutte le immagini del mondo: graffiti, affreschi, dipinti, stampe, scritture, libri, fotografie, film. Tutto era sintetizzato in quella foto, senza nulla di realmente intellegibile. A partire da questa Immagine inizia quella che definisce, la grande avventura dello sguardo e del pensiero. Il viaggio nell’inestricabile geroglifico del reale attraverso CARTE e MAPPE che contemporaneamente sono FOTOGRAFIE. All’interno di un progetto che lega in un nodo indissolubile arte e vita comincia la sua erranza nel labirinto senza pareti del paesaggio urbano. Fotografa manifesti, insegne, cartelli, oggetti e ritratti dietro le vetrine, frammenti trovati casualmente per strada. Immagini che nella loro affascinante ostentazione dichiarano lo slittamento progressivo dello spazio e del tempo dell’esistenza all’interno della dimensione artificiale d’un universo di Riproduzione. Ho scelto le immagini di pubblica fruizione e cioè nella strada, nelle vetrine, per riconoscere a queste un valore emblematico e simbolico e alla realtà una complessità non riducibile a schemi 0 formule. Il tema della realtà e della finzione, dell'essere e dell’apparire, voleva dire l'impegno a un recupero dell'esperienza a partire dall'aver coscienza dell’avvenuta distruzione. Intitola questa prima ricerca, Paesaggi di cartone.
1971/1972 Prosegue la sua ricerca d’identità, legando il gesto del fotografare all'esplorazione del microcosmo
dell’anonima periferia cittadina, dove vive e lavora.
Le case che componevano la strada che abitavo, le strade che percorrevo ogni giorno e poi le porte, i colori degli intonaci, i rivestimenti, i vasi che decoravano le finestre erano le tessere di un'architettura che indagavo con affetto. Proprio perché anonime e sperdute sembravano attendere qualcuno che conferisse loro un'identità. In un oscillante equilibrio di affetto e ripulsa, indaga lo strano connubio di natura e artificio che compone l’arredo verde dei giardini, di condomini anonimi, di villette unifamiliari. Nasce così Colazione sull'erba. L'incontro con un “outsider” della cultura fotografica come Franco Vaccari - è del 1970 l’intervento provocatorio sulla fotografia come rito di massa, presentato col titolo, “Esposizione in tempo reale”, alla Biennale di Venezia - diventa l'occasione per avviare con ironia l’ attività espositiva. A maggio presenta Paesaggi di Cartone, alla galleria “Sette Arti Club” di Modena. 1975
Ancora oggetto d'indagine è l’inesausto proliferare di immagini e di segni che compongono l’incubo ad aria condizionata dell'universo urbano: l'enorme affresco dei muri dell’autodromo, stipato di manifesti
(KM 0,250), ma anche i muri cittadini, le porte, le
serrande: l’immaginifico Catalogo d’un universo seriale, quale sterminato regno dell’analogo,
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paesaggi
di
cartone
LESTAGIONI DELLA FOTOGRAFIA Cronologia 1970-1991
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pronto a trasferirsi, come indizio di prova della modernità, su una seconda Arca di Noe. Accanto a questo lavoro che definirà un ideale album di famiglia del mio e del nostro esterno, il ’73 è l’anno di Atlante. Ancora un viaggio sulla Carta, ma compiuto, questa volta, tra le pareti di casa, sulle pagine di un Atlante geografico. Se ho voluto compiere un viaggio nel luogo che cancella il viaggio stesso dato che tutti i viaggi possibili sono già descritti e gli itinerari già tracciati è perché il solo viaggio possibile appare ormai all’interno dei segni: a partire dalla coscienza della distruzione dell'esperienza diretta... Così man mano che (fotografando e ingrandendo certi particolari n.d.r.) spariscono i nomi dei luoghi oceano, isola, vulcano - spariscono meridiani e paralleli, numeri, il paesaggio diventa naturale. Non viene più evocato ma si dispiega davanti, come se sotto i nostri occhi, una mano sostituisse
il libro con un paesaggio reale.
1974 Il successo lusinghiero di una critica attenta alla novità del suo lavoro - sempre quest'anno Massimo Mussini, critico e storico d'Arte all’Università di Parma, lo segnala in una serie di recensioni - lo convince ad abbandonare la professione di geometra per tentare la grande avventura della professione fotografo. Ma non si tratta di una scelta inconciliabile. Il lavoro di geometra m’ aveva insegnato molte cose sullo spazio, ilpaesaggio, la costruzione pietra su pietra d’un ambiente a partire da un progetto. Il progetto è un dato che permette di strutturare il lavoro d'un individuo. È necessario avere un progetto sia per la costruzione di una casa quanto e soprattutto per la realizzazione di un’opera d’arte o per l’attività di un fotografo. Soltanto all’interno di questo è consentito il rischio e la libertà del gesto. Che la fotografia possa costituire un hazard sperimentale, lo conferma il lavoro di questanno, Infinito. L'ispirazione di questo lavoro nasce dal ritrovamento casuale, in un mercatino dell’usato di Modena, d’un piccolo diario, dove una scrittura femminile aveva
appuntato per un anno intero le condizioni atmosferiche del cielo. Il risultato di questo singolare incontro è l’album autobiografico del cielo, vale a dire 365 immagini di cielo, fissate giorno dopo giorno e montate alla fine dell’anno in una suggestiva texture, fatta di sensazioni
cromatiche.
“Infinito” diventa così l'elaborazione “in vitro” di una narrazione per immagini, pensata come “ars-combinatoria” di frammenti disponibili a essere montati, aggiustati e ricomposti all'infinito. Era mia intenzione lavorare su un progetto che non restasse un rigido schema, ma che si aprisse a intuizioni, casualità che incontravo nel corso del fare l’opera. Questo lavoro d’incastro che posso definire di montaggio, assomiglia al metodo di costruzione di un mosaico 0 di un puzzle. Tenendo ben evidente che se l’immagine si completa solo alla fine, anche ogni singola immagine deve avere una sua autonomia e validità. Legata a doppiofilo a esigenze del vissuto, più che a regole di figurazione della cultura colta, la poetica d'una fotografia intesa come “ars-combinatoria” pare stabilire un preciso termine di confronto con le procedure del “pensiero selvaggio” della narrazione. Vale a dire quell’artificio, ultimo epigono del ‘meraviglioso’, intessuto alle modalità di racconto della narrazione popolare, che conservando ancora tracce della tradizione orale, consiste nell’interpolazione, variazione sul tema di materiali frammentari, attinti alle fonti più LUIGI
GHIRRI
Colazione sull’Erba
disparate. Fonti che per questo immaginifico bibliotecario di una Babele dell'Immagine, spaziano dal fantastico di Louis Borges, alla fantascienza dei romanzi di Ballard, alle poesie di Wallace Stevens, ma anche al cinema di Rossellini, Fellini, Zavattini e Visconti, alla
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LE STAGIONI DELLA FOTOGRAFIA Cronologia 1970-1991
figurazione pittorica dei quadri di Bruegel e dei colori di Van Gogh, fino, soprattutto, alla musica di Bob Dylan, l’opera che nella sua totalità mi ha più segnato negli anni e rimane parallela alla mia vita. gennaio - “Paesaggi di cartone” è presentata a Milano alla Galleria “Il Diaframma” di Lanfranco Colombo e successivamente, alla galleria “Il Gelso” di Lodi, alla galleria “L’altro Diaframma”, a Napoli, e alla galleria “Nadar”, a Pisa. dicembre - Atlante, Galleria “Neikug”, a New York.
1075 E un anno di conferme e di chiarificazione critica e teorica, a partire dalla rivelazione della
fotografia americana con la quale scopre sorprendenti punti di contatto. Trovavo che parlava delle stesse cose. L’analogia era profonda, il movente e l'ispirazione simile: comprendere, trascrivere, raccontare del nostro orizzonte visibile, parlare dell'esistente.
Per me era la sfida della contemporaneità e del presente. Accanto alla scoperta di Walker Evans (l’autore che ho amato, che amo e che sento più vicino)
entrano a far parte dell’album privato dei suoi ideali compagni di strada Lee Friedlander col suo mondo dissolto in frammenti di superfici, Robert Frank, e tra i padri della fotografia mondiale, Eugéne Atget e August Sander. Nell’ambito della fotografia italiana accoglie un solo modello: Ugo Mulas, l’unico autore, con il suo lavoro e le sue riflessioni teoriche, capace di introdurre complessità e perplessità nella fotografia italiana. Tutte scelte, destinate a condurre la fotografia verso una nuova frontiera dello sguardo. Il desiderio di un cambiamento era radicale, innanzitutto rispetto al panorama culturale della fotografia italiana, piena di stereotipi turistici, di bozzetti idilliaci e falso impegno social-folklorico. Un cambiamento che non significa il gesto semplicistico di spostare l’attenzione da una realtà a un’altra, da un modo di costruire l’immagine a un altro modo. Bensì era il segno di una continuità con esperienze anche diverse dalla fotografia, il cinema di De Sica, Rossellini, Fellini, ad esempio. Anche loro si dimenticano dei sentieri della campagna toscana, delle pietre millenarie dell’ Appia Antica e raccontano dei gasometri, delle stazioni di benzina lungo le strade della campagna, dei cartelloni pubblicitari nelle periferie. Non erano mutamenti del paesaggio quanto cambiamenti del vivere. Paradossalmente la fotografia americana non meno di “Deserto rosso” di Antonioni e de “La strada” di Fellini indicava la ricerca d'una identità, dentro e fuori di noi in una singolare sintesi
di mondo esterno e interno. È in questo statuto di necessità per l’immagine, mi sembrava di leggere anche di valori etici, di un progetto che non riguardava solamente la rappresentazione ma che
riguardava anche il vivere. Estremamente lusinghiera l’attenzione critica. Viene scelto da “Time-Life”, come “Discovery” dell’anno. Un portfolio di otto pagine è pubblicato nel prestigioso “Time-Life Photography Year”. febbraio - Colazione sull'erba, alla “Galleria d'Arte Moderna” di Modena con testi critici di Roberto Salbitani e Massimo Mussini. aprile - Atlante, alla galleria “Documenta”, a Torino.
agosto - Sistema dell'assenza, alla “Canon Gallery” di Amsterdam, con testo di Arturo Carlo Quintavalle. ottobre - Art as Photography - Photography as Art, a Kassel; a dicembre la mostra è al Chalone sur Saone. Lo stesso mese, Photo Harze-Harze, a Bruxelles.
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1976 Prosegue la lettura degli scenari e dei riti quotidiani sorpresi nel teatro d’un Italia “minore”: le periferie urbane, i margini di piccole e antiche cittadine di provincia. Luoghi e momenti di esistenza che danno vita ai racconti, Diaframma 11,1/125, luce naturale, Italia ai lati,
Vedute. Tutti lavori che paiono sempre più legare la lettura dei luoghi alla ricerca d’una identità, individuale e collettiva. Sui resti del passato più che mai testimoni teatrali, si innestano realtà storicamente escluse che sembrano apparire in maniera allucinante 0 simbolicamente aberrante. Pur tuttavia, in questa scena, luogo di coincidenze e di sconnessioni, noi possiamo leggere della nostra identità. Quello che ho fatto tra il 1970 e il 1975, fotografando imargini di città antiche, 0 prevalentemente paesi senza dignità storica e geografica, è stata una sorta di ricomposizione di album di famiglia del mio e del nostro esterno. Sempre più intensa, soprattutto all’estero, l’attività espositiva: gennaio - personale alla “Canon Gallery” di Ginevra. marzo/aprile - Vedute e Italia ai lati, alla “Fotogalerie” del “Forum Stadtpark”, in collaborazione con la Galleria “Il Diaframma”, di Milano.
settembre - Cancellature, a Roma alla Galleria “Rondanini”. E la prima importante personale. Presenta una scelta di più di duecento immagini del suo lavoro fino a questa data.
1977 Prosegue e porta a termine alcune ricerche avviate negli anni precedenti: In scala e Il Paese dei balocchi. La scoperta dell’artificio “fotografia” si lega sempre più all’artificio favolistico di mondi fiabeschi che consentono, grazie al potere di miniaturizzazione della fotografia, un viaggio a ritroso nel tempo dell'infanzia: dai “Luna Park” alle giostre, dai musei naturalistici di Salisburgo alle piazze e ai monumenti di gesso e cartapesta dell’Italia in miniatura”, di Rimini. Fin dall’inizio ho visto nella fotografia un grande giocattolo magico che riesce a coniugare ilgrande e il piccolo, le illusioni e la realtà, la nostra adulta consapevolezza ed il fiabesco mondo dell'infanzia. Su questa “utopia”, non disgiunta dal sogno di creare insieme a alcuni altri giovani fotografi italiani da Mario Cresci a Guido Guidi una comune linea di ricerca, dà vita con Paola Borgonzoni e Giovanni Chiaramonte alla casa editrice “Punto e virgola”. Il progetto ambizioso è di delineare attraverso monografie, saggi, libri di critica e storia della fotografia un nuovo paesaggio della fotografia italiana. marzo - Album, una scelta di immagini di un'Italia minore, al “Sicof” di Milano. aprile -Fotografia e natura, alla galleria “Il Milione”, a Milano. i maggio - ancora una personale alla “Photography Gallery” dell’Università di Southampton, in Inghilterra. maggio-giugno - L'occhio, la macchina, la realtà, all’“Istituto italiano di cultura” di Tokyo. La mostra che pone a confronto fotografi italiani e giapponesi, è trasferita , a giugno, al “Centro culturale italo/ giapponese”, a Kyoto. ottobre - Foto-grafia, alla galleria “Rondanini”, a Roma, una collettiva dei giovani fotografi italiani a cura di A. C. Quintavalle.
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LE STAGIONI DELLA FOTOGRAFIA Cronologia 1970-1991
1978 Pubblica nell’edizione “Punto e virgola” il suo primo libro, Kodachrome, con un testo di presentazione di Piero Berengo Gardin. Un libro, dove già il titolo allude emblematicamente aun universo fotografato e fotografabile in cui memorie, aspetti alienati 0 poetici, si mescolano e attendono una decifrazione per riconoscere l’identità precisa dell’uomo, delle cose, della vita e l’immagine dell’uomo, delle cose, della vita.
Preceduto da una lunga prefazione il libro presenta in un gioco di associazioni, mentali ancora prima che visive, un’accurata selezione dei suoi lavori, non disgiunta da una precisa dichiarazione sugli esiti e la finalità della ricerca:
KODACHROME LUIGI GHIRRI testo di
Piero Berengo Gardin
il mio impegno è vedere con chiarezza, per questo non mi interessano: le immagini e i momenti
decisivi, lo studio o l’analisi del linguaggio fine a se stesso, l'estetica, ilconcetto o l’idea totalizzante, l’emozione del poeta, la citazione colta, la ricerca di un nuovo credo estetico, l’uso di uno stile.
Pubblicato lo stesso anno in Francia, “Kodachrome” segna il debutto sulla scena della fotografia francese con una mostra alla galleria “Contrejour”, a Parigi, dove riscuote un lusinghiero successo di critica. “L’un des photographes le plus passionants d’aujourd’hui”, lo definisce, in un articolo su “Le Figaro”, Michel Nurisdany, un critico letterario che suggerisce la stretta relazione tra la sua fotografia e la narrativa di Peter Handke e il cinema di Wim Wenders.
® ® ‘punto e virgola
Biois di Fotoerafia
aprile - 3 Artistes de l’école de Modène, alla galleria “Olivetti”, a Parigi. giugno - L'immagine provocata, all’interno della Biennale di Venezia. luglio - ancora Kodachrome, in una collettiva di fotografi italiani, al “Musée Reattu” di Arles,
all’interno della nona edizione dei “Rencontres Internationales de la Photographic”. La mostra è a ottobre al “ Festival de laPhotographie” di Besangon. ottobre - Naked environment al “Salzburg College”, a Salisburgo: una mostra sulla giovane fotografia europea, presentata da R. Salbitani.
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L’evento fondamentale di quest'anno è l'importante antologica del suo lavoro presentata al Palazzo della Pilotta, a Parma, curata da Massimo Mussini e Arturo Carlo Quintavalle all’interno delle attività espositive del Centro Studi e Archivio della Comunicazione dell’Università. Col titolo, Vera fotografia la mostra presenta circa settecento immagini della sua produzione, dal 1970 al 1979, suddivise in tredici sequenze narrative: Kodachrome, Colazione sull'erba, Catalogo, KM. 0,250, Diaframma 111/125, luce naturale, Atlante , Italia ai lati, Il paese dei balocchi, Vedute, Infinito, In scala, Identikit, Still-Life. Momento importante, anche di riflessione teorica - lo testimoniano i testi di commento
che introducono le diverse narrazioni - l’antologica di Parma è la definitiva messa a fuoco
di una visione del mondo che intende conciliare un punto di vista sul mondo esterno e, nello stesso tempo, una visione su un mondo più nascosto, interiore, fatto di attenzioni e di memorie spesso trascurate: ilmondo della provincia, gli oggetti che tutti definiscono kitsch e che per me non lo sono mai stati perché oggetti carichi di desideri, di sogni, di memorie collettive. Così come i miei altri soggetti di sempre: finestre, specchi, stelle, palme e gli atlanti, imappamondi, i libri, i musei, le immagini e le persone attraverso le immagini. A costellare l’episodio importante dell’antologica di Parma sono le numerose presenze in mostre personali e collettive, in Italia e all’estero,
LUIGI GHRRI
che, al di là del successo personale,
testimoniano dell’intensa quanto effimera stagione d’oro vissuta in questi anni dalla fotografia d’autore all’interno del più vasto panorama delle arti visive.
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FELTRINELLI
LE STAGIONI DELLA FOTOGRAFIA Cronologia 1970-1991
febbraio - Luoghi comuni, alla galleria “Nuova Fotografia” a Treviso. marzo - Souvenir d’Italy : una selezione di immagini da “Italia in miniatura”, nella rassegna espositiva, “Il banale quotidiano”, al “Sicof” di Milano.
maggio - Nuova fotografia a colori, alla Galleria “Il Milione”, a Milano. giugno - Fotografia italiana contemporanea, a cura di Italo Zannier, all’interno della rassegna internazionale “Venezia Fotografia”, organizzata dall’U.N.E.S.C.0. settembre - terza edizione del “Festival Photographique” di Besancon, dove è presente con Franco Fontana e Franco Vaccari. ottobre - Symposium iiber Fotografie, al Forum Stadtpark di Graz. È l’unico autore italiano invitato a una collettiva sulla giovane fotografia mondiale. Presenta immagini di Kodachrome. dicembre - organizza per il Padiglione d'Arte Contemporanea, a Ferrara, la mostra /conicittà: una visione sul reale: un bilancio, alla svolta degli anni ‘70, della nuova linea di tendenza dei giovani fotografi della scena urbana. Il catalogo, con testi critici di Ennery Taramelli, esce nelle edizioni “Punto e virgola” e rientra nel progetto globale di un nuovo paesaggio della fotografia che annovera a questa data - oltre a Kodachrome - monografie di giovani autori, e testi storici: 70 ami difotografia in Italia, a cura di Italo Zannier e Storia della fotografia francese di Claude Nori.
1980 Con la pubblicazione del saggio di Franco Vaccari, Fotografia e Inconscio Tecnologico, si conclude il sogno della casa editrice “Punto e virgola” che cessa la sua attività autonoma e, diretta da Giovanni Chiaramonte, continua sino al 1989 come collana dell’Editoriale Jaca Book. Mentre porta a termine alcune ricerche avviate negli anni precedenti - In Scala e Still Life - avvia un lavoro, dal titolo Topografia - Iconografia. Una ricerca quest'ultima, che nella sua magica e inquietante combinazione di parola e immagine, costituisce il momento di
massima intensità poetica di tutta la sua produzione, fino a questa data. Ho dato a questo lavoro anche un secondo titolo, “alla ricerca dell'originale perduto”, ovvero un viaggio dove riemergono storia e geografia, memorie personali e collettive, dove deliberatamente vivono foto banali accanto a alcune sorprendenti, un viaggio dove il sempre mutevole è accompagnato da un forte desiderio del “meraviglioso”. In molte di queste immagini si percepisce una voluta melanconia.
Maallo stesso tempo c’è un’ironia che testimonia anche di un distacco. Le fotografie richiamano altre foto che sono state già viste e così diventano immagini fluttuanti come le immagini della nostra memoria.
Lamia ambizione è guardare ilgià visto e guardare come fosse la prima e l’ultima volta. Forse può sembrare presuntuoso 0 utopico, ma per ora questo è ciò che mi interessa.
Una dichiarazione di poetica che nel porsi come approdo d’una ricerca, prelude al lavoro degli anni successivi. Divenuto uno dei protagonisti della fotografia internazionale è invitato a esporre alla “Light Gallery” di New York dove presenta Still Life. maggio - una selezione della mostra, Vera fotografia, è presentata al “Palazzo dei Diamanti”, a Ferrara. Lo stesso mese, Contemporary European Photography , alla “Canon Gallery”, a Amsterdam, in collaborazione con la galleria “Contrejour” di Parigi. giugno - Camera Chiara, alla “Chiesa di San Fermo Maggiore”, a Verona. Presenta Still-Life, all'interno della sezione “Ricerca e fotografia”. settembre - Glanzlichter der Photographie,30 Jahre Photokina Bildershaven, Das Imaginare Photo
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LE STAGIONI Cronologia
DELLA
FOTOGRAFIA
1970-1991
Museum, alla “Photokina”, a Colonia. È presente nella sezione, Die Landschaft, dove sono esposte foto di E.Weston, O.Steinert, A.Adams, T.O.Hofme. Presenta Kodachrome.
novembre - Paris-Rome, al “Musée Carnavalet” a Parigi. Organizzata da “Paris Audiovisuel” la mostra è a Roma, a settembre, al Centre Culturel Frangais e
pone a confronto l’interpretazione delle due capitali da parte di tre autori francesi (M. Delaborde, D. Boudinet, B. Plossu) e di tre autori italiani (L. Ghirri, E. Catalano, F. Fontana)
1981 E l’anno che prelude alla svolta del suo lavoro. Senza togliere nulla alla progettualità della ricerca, ma anzi fornendo ulteriore stimolo a un progetto d’autore, inteso come work in progress, x
glianni’80 segnano l’incontro conarchitetti, urbanisti, enti pubblici, convinti dell’esigenza di creare una nuova iconografia del paesaggio italiano con un attenzione crescente rivolta ai luoghi, alle architetture, agli spazi dell’habitat contemporaneo nel suo strano coacervo di memoria e presente, tradizione e modernità. Su invito dell’architetto Vittorio Savi che lo considera “l’unico fotografo capace di assestare un obiettivo scevro da pregiudizi estetici e da inganni mitizzanti verso l’odierno ambiente artificiale”, realizza perla rassegna espositiva Paesaggio, immagine e realtà, allestita alla “Galleria Civica d'Arte Moderna” di Bologna, la sua prima ipotesi di lettura di un paesaggio urbano della valle del Po. Intitola questo lavoro, Introduzione, quasi a sottolineare l’incontro con un paesaggio biografico dove la lettura fotografica dei luoghi impone il confronto con fantasmi infantili, inevitabili réverie e momenti meno intimi, tra raffinatezze oscillanti tra rinascimenti e neorealismi strapaesani... tra le cosmogonie alchemiche di palazzo Schifanoia e i fiori di cactus davanti alle persiane della casa di fronte, bicchieri di vino e visioni metafisiche. Questi luoghi sono anche il mio luogo, la mia stanza. Alle pareti le figure: paesaggi e ritratti degli antenati mi impongono un distacco che non dimentica una sottile adesione. Ancora all’interno della sperimentazione della ricerca d’autore, la “Polaroid Intenational” lo invita
in estate nella sede di Amsterdam per realizzare alcuni “still life” nel formato 50x60. Le opere, circa 40, entrano a far parte della “Collezione Polaroid”. Viene pubblicata quest'anno una breve selezione nel volume “Blumen”, a cura di Martina Mettner. febbraio-marzo - Il giro del mondo in 80 giorni: insieme a R.Salbitani e F.Ventura, presenta una selezione dell'Atlante. La mostra, a cura di E.Taramelli è allestita al “Teatro Municipale”, a Reggio Emilia. giugno - Still Life, alla galleria “Figura”, a Biella. ottobre/novembre - partecipa contemporaneamente a tre collettive: Erweiterte Fotografie, sezione “Color Photography”, all’interno della “V Internationale Biennale”, a cura dell’associazione arti visive “Vienna Secession”. Espone Still Life; 66 Photographes actuels, organizzata dal “FNAC” al “Palais des Beaux Arts” di Bruxelles; Das immaginare Photo Museum, a cura di Beaumont Newhall, L.Fritz
Camera Austria Zeltschrift fur Fotografie 18
Gruber e Helmut Gernsheim, alla “Photokina”, a Colonia; llse disent peintres, ilse disent photographes,
al “Musée d’art Moderne”, a Parigi. La mostra è organizzata da Michel Nurisdany e Suzanne Page.
1982 Porta a termine Topografia-Iconografia e su invito della “Biennale” di Venezia conduce una ricerca sui luoghi di vacanza. Intensissima l’attività espositiva connessa al doppiofilo della sua produzione: tra autonomia progettuale e committenza. gennaio/febbraio - con
altri sei fotografi (G.Berengo Gardin, M. Cresci, F. Fontana, M.Jodice,
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Zur i Ciesaliietine dor Motoncofis in:tntorrelch* \Willaw Upetorton 7 LUIgLO pi) Yue Chiehichta
LE STAGIONI DELLA FOTOGRAFIA Cronologia 1970-1991
Symposion on Photography III RIN IONI DIN
Didier Bay Tsunco Enari Luigi Ghimi Paul de Nooijer Roger Palmer Wilhelm Schormann Heinz Cibulka Joe Deal Verena v. Gagern Alex Kayser
A.Mulas, R.Salbitani), partecipa alla mostra, 7 fotografi per una nuova Immagine, al “Palazzo Reale” di Napoli, curata da Cesare De Seta. Presenta la lettura della città partenopea, realizzata per conto del Comune di Napoli. marzo - Topografia Iconografia, alla galleria “Il Segno”, a Bergamo. Lo stesso mese presenta Tra albe e tramonti, una mostra sul paesaggio pugliese, organizzata dall’“Expo Arte” di Bari e dalla galleria “Spazio Immagine” e sponsorizzata dalla Regione Puglia. aprile - Fotografie, alla galleria “Marconi”, a Milano. maggio - Introduzione - Ipotesi di lettura di un paesaggio urbano della valle del Po, alla “Galleria Comunale”, a Cesena. Lo stesso mese, due importanti personali all’estero: Topografia - Iconografia, alla galleria “Viviane Esders”, a Parigi; Objets trouvés, alla “Pol Galerie” di Monaco, dove espone Still Life. agosto - Topografia Iconografia, all’interno della collettiva, “Portrait und milieu”, “Zeitgenossische Farbfotografie”, a Colonia.
settembre/ottobre - Photographie 1922-1982, alla Photokina di Colonia. Una mostra che lo segnala come uno dei venti autori contemporanei più importanti della fotografia mondiale. Insieme a Charles Sheeler e André Thijssen presenta immagini del paesaggio urbano, nella sezione, “Costruire la realtà”, allestita alla “Kunsthalle”. novembre - espone alla galleria “Rondanini” di Roma gli esiti di una ricerca sui Castelli Romani, commissionata dalla Regione Lazio, assieme a ]J. Fontcuberta, F. Fontana, E.Boubat, V. Castella, N.Slavin. dicembre - Photographie ouverte: ancora una collettiva, alla “Galerie du Musée de la Photographie”, a Charleroi. Presenta immagini di Topografia Iconografia.
1983 Favorita dalle occasioni, sempre più frequenti, della committenza,
la ricerca
fotografica pare orientarsi istintivamente a inventare e sperimentare un nuovo sistema
di visione. Su suggerimento di Vittorio Savi, l'équipe di architetti della rivista “Lotus International” gli affida l’incarico di fotografare il cimitero di Modena, su progetto di Aldo Rossi. È l’incontro con l’architettura. Più che autentificare la visione dell’architetto, il mio sguardo e il mio approccio volevano svelare aspetti e funzioni segreti e restituire un'immagine del vissuto dell’architettura. Il cimitero di Modena di Aldo Rossi mi ha insegnato tutto questo. Non solo perché quell’architettura mi suggeriva molte altre immagini, sfaccettature e rimandi a immagini sepolte nella memoria: un dipinto di Beato Angelico dove le anime dei morti escono da aperture cubiche del terreno, le fotografie di Matthew Brady del terremoto di San Francisco, dove appaiono illuminati i resti di case distrutte e sventrate, oppure l'architettura semplice che fa da sfondo alle storie dei Santi del Sassetta. Ma soprattutto perché tutte le volte che ho fotografato, oppure solo osservato le sue architetture, cimitero 0 scuola, casa 0 scenografia, ho scoperto in loro un'aria immediatamente familiare e insieme misteriosa, una straordinaria fusione di ritrovamento e mai visto, tra conosciuto e ignoto.
Ho visto pochi esempi così precisi di un vissuto personale dell'autore, che si moltiplica contemporaneamente nel vissuto esistenziale di tante persone. Ho così scoperto che fotografando l'architettura non dovevo mutare nulla delle mie coordinate espressive.
Il mio procedimento era analogo a quello di altri lavori su committenza o in progetti autonomi, personali, autocommissionati.
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LE STAGIONI DELLA FOTOGRAFIA Cronologia 1970-1991
Nella collana “I grandi fotografi” delle edizioni Fabbri, esce una monografia con testi di F.Vaccari e E.Taramelli. Per le edizioni ERI, pubblica, assieme
VIAGGIO N
a Mimmo Iodice, e con testi di Cesare De Seta, il volume
“Capri”, che sarà presentato all’interno del Premio Italia. Organizza e promuove una mostra sulla giovane fotografia italiana, dal titolo, Penisola, una linea della fotografia italiana a colori, allestita a marzo nella rassegna, “Symposium der Photografie” al “Phorum Stadtpark” di Graz. giugno - AldoRossi, opere recenti, alla “Palazzina Giardini”, a Modena, a cura di V. Savi e M.Lupano. luglio - Capri, un pretesto, alla Certosa di San Giacomo, a Capri: una collettiva a livello internazionale. Espongono P.Den Hollander, R.Gibson, C.Nori, W.Schurmann, F.Fontana, M. Iodice. settembre - Notte e dì. Immagini di settembre della Festa Nazionale dell'Unità”, a Reggio Emilia. dicembre - Four Italians, al “The Santa Fe Center for Photography”: presenta immagini del paesaggio italiano con F.Fontana, M.Iodice e R. Salbitani. La mostra è a cura di Bernard Plossu.
1984 Il successo lusinghiero della mostra Penisola, a Graz, è l’incentivo per organizzare un più ampio progetto espositivo sul nuovo “paesaggio” della fotografia italiana. Assieme a Gianni Leone e Enzo Velati organizza la mostra itinerante, Viaggio in Italia, che si apre a febbraio alla “Pinacoteca” di Bari. Intento della mostra che vede la partecipazione accanto a fotografi italiani (O.Barbieri, G.Basilico, G.Battistella, V.Castella, A.Cavazzuti, G.Chiaramonte, M.Cresci, P.Fossati, C.Garzia, G.Guidi, M.Iodice, G.Leone, U.Sartorello, M.Tinelli, E.Tuliozi ), anche di fotografi stranieri (C.Nori, C.White, S. Hill), è fare il punto sull’Immagine dell’Italia,
prodotta dalle protonde trasformazioni degli anni ’60 e ’70. In questo senso è un viaggio , nell’immaginario visivo del paesaggio italiano e la rivelazione allo stesso tempo di un'Italia possibile, un punto di arrivo e di partenza per una nuova rappresentazione dello sterminato paesaggio della cosiddetta Italia minore: quella che l’iconografia tradizionale, lo stereotipo turistico del Bel Paese come luogo dell’arte, le fotografie degli Alinari, il settimanale o mensile più o meno patinato, hanno rimosso o nascosto. La finalità del progetto espositivo è affermare una nuova strategia dello sguardo che, lasciato da parte il mito dei viaggi esotici, del reportage sensazionale, dell’analisi formali stica e della creatività presunta e forzata, si propone come impegno conoscitivo dell’Immagine antropologica e geografica del paesaggio quotidiano. A conferma che la fotografia entra in questa ridescrizione del paesaggio italiano a fianco di altre “scritture”, nel catalogo appare insieme al testo critico di A.C.Quintavalle il lungo testo dello scrittore Gianni Celati, “Verso la foce. Reportage per un amico fotografo”. Del resto la conferma che anche le istituzioni avvertono l’urgenza di rifare il ritratto di un Italia, ormai profondamente cambiata, è l'invito rivolto dal Touring Club Italiano di una lettura fotografica di tutto il territorio dell’Emilia Romagna.
La ricerca, che lo impegnerà per due anni interi, troverà il suo esito in due monografie della collana “Attraverso l’Italia”, pubblicate tra il 1986 e 187.
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Ancora in qualità di promotore di progetti espositivi cura per il Comune di Rimini, il ciclo di dieci mostre della rassegna Descrittiva . In occasione del “Mois de la photo” è invitato a novembre a tenere una conferenza sull’“Oeuvre photographique”, all’Università della Sorbona, a Parigi. Il testo è pubblicato in “Les Cahiers de la photographie” per le edizioni “Contrejour”.
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Colloque de la Sorbonne
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Mttmzero [Italia
Alla fine dell’anno inizia a insegnare Storia e tecnica della Fotografia, all’Università di Parma. Intensa l’attività espositiva all’estero: aprile-maggio Still Life e Topografia [Iconografia , a cura di Soel Cohen, alla Galleria “Optica” di Montréal, Québec; alla “Mercer Union”, di Toronto, Canada.
EMILIA ROMAGNA Piacenza, Parma, Reggio Emilia, Modena Primo Volume
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luglio - è ospite della XV edizione dei “Rencontres Internationales de la Photographie”, a Arles, dove tiene un “workshop” e una mostra con M.Samarughi e A.Guatti, dal titolo, Trois coloristes italiens. agosto - Linguaggio senza frontiere, con P.Gioli e L.Traverso, per la rassegna, Italia-Francia. Incontro sotto il segno della fotografia, organizzata dalla Regione Valle d'Aosta, dal “Diaframma Canon” di Milano e da “L’art de l'image” di Aosta. ottobre - Construire les paysages de la photographie - 21 auteurs et plasticiens contemporains: una rassegna internazionale, a cura di Michele Chomette, presso le “Caves Saint Croix”,
Touring Club Italiano
a Metz.
novembre - La Photographie creative, una scelta della collezione dei fotografi contemporanei, alla “Bibliothéque Nationale”, a Parigi, a cura di J.C.Lemagny. Sono esposte immagini di Kodachrome.
1985
Sempre più intensa la ricerca legata all’architettura e al paesaggio. Porta a termine un lavoro sull'opera di Paolo Portoghesi e sulla Città Universitaria di Piacentini, a Roma. Su invito di Aldo Rossi, inizia una lettura dei luoghi della “cultura veneta”, scelti come tema del concorso internazionale della III Biennale d’Architettura a Venezia e, su invito di Vittorio Savi, una ricerca sull’Edificio Viaggiatori della Stazione di Firenze. Due lavori che considera vere e proprie letture d’architettura. L'idea guida nel fotografare questi luoghi è stata infatti quella della contemporaneità tra presente e memoria.
Ho lavorato su questa sovrapposizione spaziale e temporale, affinché la suggestione, l'aspetto segreto di questi luoghi si rivelasse. Così, nel lavoro della Biennale, cercando l'aspetto segreto della piazza di Badoere, ho atteso a lungo che la qualità della luce conferisse una magia particolare a quel cerchio di architettura. Così, nell’Edificio Viaggiatori, prima ho osservato moltissimi materiali fotografici stratificatisi, di qualità incredibile. E questo mi è servito da un lato per sottrarmi al cliché, dall'altra per costringermi a lavorare nelle sottili fessure lasciate libere tra un bianco e nero e l’altro. Come in tutti i miei lavori, ho cercato “il punto d’equilibrio”. In questo lavoro credo di averlo trovato in una sorta di sospensione tra i gesti quotidiani di tutte le stazioni del mondo. Questa sospensione l’ho cercata anche sugli intonaci, sulle pietre sfiorate da una luce particolare, nell’indefinitezza del colore dei materiali, negli spazi di atrii e sale d'attesa alternativamente affollati e deserti, come i binari e i marciapiedi di arrivo e partenza. Prosegue la ricerca sul paesaggio dell'Emilia Romagna per il T.C.L. e su invito di Aldo Rossi svolge una lettura fotografica sui luoghi del Veneto che estenderà anche alla città di Trieste, a Cesena e infine alla Basilicata. i Su invito del Ministero degli Affari della cultura Francese, fotografa la Reggia e i giardini di Versailles: forse una delle più suggestive letture e interpretazioni dei luoghi dell’architettura. gennaio -The European Iceberg - Creativity in Germany and in Italy today, una manifestazione internazionale multimediale, organizzata da Germano Celant all’“Art Gallery of Ontario”, a Toronto e curata, per la sezione Fotografia, da A.C.Quintavalle. marzo - La Biblioteca Malatestiana , alla “Galleria Comunale d'Arte” di Cesena; Orvieto dentro l’immagine, “Castello sforzesco”, a Milano.
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LE STAGIONI DELLA FOTOGRAFIA Cronologia 1970-1991
aprile - Gli archividiunarivista d'architettura, collettiva organizzata dalla rivista “Lotus International”, alla “Fondazione Collegio San Carlo”, a Modena. Lo stesso mese, Antologica 1975/1985, alla galleria “Milla”, a Milano. maggio - Fortuna degli Etruschi ai “Sotterranei dell'Ospedale degli Innocenti”, a Firenze. 1935/1985 - La “Sapienza” nella città universitaria, alla “Città Universitaria”, a Roma. giugno - Paesaggi, alla galleria “Marvin”, all’interno della rassegna Biennale, “Torino Fotografia”. ottobre - Fabbricato Viaggiatori della Stazione di Firenze , mostra alla galleria “Schema”, a Firenze, con il testo, “De auctore”, a cura di V. Savi. Lo stesso mese è invitato a Graz al “VII Simposio di Fotografia”, sul tema “Europa - America e reciproche influenze”. Conosce Robert Frank e William Eggleston per il quale ha scritto nell’84 il testo, “Mondi senza fine”. Un’esperienza, quest'ultima, che prelude al sempre più frequente lavoro teorico, sulle ragioni della sua poetica. novembre - Trouver Trieste, manifestazione collettiva italo-francese, alla “Tour Eiffel”, a Parigi.
1986
Apre l’attività dell’anno un progetto di lettura fotografica del paesaggio padano: Dal fiume al mare. Esplorazioni lungo la Via Emilia. Ancora un'iniziativa di non solo fotografi, ma anche cineasti e scrittori, per la ridescrizione
di un paesaggio ordinato lungo un asse viario che attraversa per 260 km, l’Italia del Nord. Spazio d’uno scambio incessante tra antico e moderno, tra natura e artificio, un sorta di
antico cliché, attorno al quale si è costruito lo spazio della “modernità”, la Via Emilia rientra nell’album dei paesaggi dispersi. Quvero, quei luoghi, oggetti, volti che aspettano che qualcuno li guardi, li riconosca e non li disprezzi, relegandoli negli scaffali dello sterminato “supemarket dell'esterno”. Paesaggi che appartengono al nostro esistere e forse per questo chiedono di non essere confinati nella modernità, nei deserti, o nelle
terre desolate.
Semmai aspettano nuove parole o figure perché quelle che conosciamo sono troppo usurate e incapaci di comprenderlì, perché questo paesaggio, luogo del presente, si trasformi e non rimanga il luogo di nessuna storia e di nessuna geografia. Oggetto di due scritture, il progetto della Via Emilia trova la sua realizzazione in una mostra itinerante e in due volumi, editi entrambi da Feltrinelli: una raccolta di testi narrativi, “Esplorazioni
sulla Via Emilia. Scritture di un paesaggio”, con prefazione di I. Calvino e scritti di E.Cavazzoni, G.Celati, C.Costa, D.Del Giudice, A.Faeti, T.Guerra, G.Messori, G.Niccolai, B.Sebaste, A.Tabucchi; e nel catalogo della mostra “Esplorazioni sulla via Emilia. Vedute nel paesaggio” con foto di O.Barbieri, G.Chiaramonte, V.Fossati, K.Kinold, G.Guidi, M.Iodice, C.Nori, M.Wilmann, C.White. Inaugurata a gennaio, al “Palazzo dei Congressi”,
a Bologna, la mostra è, a febbraio, alla “Sala
Comunale” di Reggio Emilia; a marzo, a Ferrara, al “Chiostro San Romano”. Da aprile inizia il suo viaggio all’estero, attraverso gli “Istituti di cultura” di Utrecht, Edimburgo, Mosca, Heidelberg, Amburgo, Monaco di Baviera, Bruxelles, Strasburgo, Parigi.
marzo - Le reve du paysan: immagini di Parigi, alla “Pinacoteca Provinciale”, a Bari. Una rassegna internazionale italo-francese, curata da P.B.D'Elia, J.Digne, D.D'Oria, C.Garzia, con testi di
B.Visage, M.Sicard, C.Garzia e foto di A.Attardi, O.Barbieri, B.Del Monaco, C.Garzia, L.Mazzacane, A.Palazzolo, R.Salbitani, F.Ventura.
Presenta foto dei giardini di Parigi, introdotte dal testo, “Non c'é niente di antico sotto il sole”. aprile - Progetto domestico, fotografie sull’opera di Aldo Rossi, alla XVI Triennale di Milano. maggio - Traversate neldeserto, a cura dell’Associazione “Ifigli del Deserto”, di Fusignano (Ravenna). Una iniziativa che affianca fotografia e letteratura per raccontare “il deserto della modernità”.
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ESPLORAZIONI
SULLA VIA EMILIA
LE STAGIONI DELLA FOTOGRAFIA Cronologia 1970-1991
Ovvero, “i diversi scenari che ruotano attorno a tre aspetti ricorrenti: il deserto come luogo dove si asciugano ...immagini e desideri del nostro tempo; secondariamente, la desertificazione progressiva prodotta dall'uomo con il suo invadente e prepotente intervento sulla natura; e infine il deserto come figura tragica che la modernità sostituisce alla riflessione metafisica sul nulla”. Da una parte allora l’antologia di testi, di filosofi, antropologi, scrittori (G.Agamben, J. Baudrillard, G.Bisinger, G.Celati, J.P.Curnier, M.Frish, G.Jasipovic, G.Lipovetski, G.Scabia); dall’altra le “vedute sul
deserto” di O.Barbieri, P.D.Barkhire,].P.Curnier, V.Fossati, C.Gajani, L.Ghirri, G.Guidi, K.Kinold,
M.Willman. settembre - 50 Jahre moderne Farbfotografie: immagini di paesaggio urbano, all’interno della rassegna biennale , “Photokina”, a Colonia. ottobre - Viaggio di ritorno: personale alla “Polleria Immaginaria”, a Genova. novembre - Gli uomini, il fiume, la città, una scelta del lavoro sul paesaggio padano, a “Palazzo Frattini”, a Guastalla. Tra le pubblicazioni di quest'anno: “Paesaggio a Nord-Ovest”, “Itinerari Piemontesi”; “La ragione della natura”, sui giardini di Ravenna.
1987 Termina la monografia, “Aldo Rossi, architetture 1987/1992”, a cura di Alberto Ferlenga
e una lettura della città di Milano, pubblicata in un volume edito dall’A.E.M. Sempre in campo editoriale esce la monografia, “Magie di acque e di luoghi nei paesaggi termali dell'Emilia Romagna”, una lettura delle Terme Emiliane, preceduta da testi di A.D'Alfonso, A.C.Quintavalle, E.Cabassi.
Partecipa alla XVI edizione della Triennale di Milano dove presenta una scelta di opere su Bologna, Venezia e sul paesaggio padano. gennaio - cura la mostra, J.H.Lartigue, al “Teatro Valli”, a Reggio Emilia. Si tratta di un'importante antologica sul fotografo francese, promossa e organizzata dal “Teatro Municipale”, dall’“Association des amis de J.H.Lartigue” e dall'“Ambasciata di Francia”. Nutrita l’antologia di testi nel catalogo, firmati da P.L. Pizzi, J. Szarkowsky, R.Avedon, Anais Nin, M.Frizot, M.Nurisdany, H.Guilbert, C.Bertelli. Col titolo,“Pensieri su J.H.Lartigue”, presenta una sua riflessione sul lavoro di questo autore. luglio - Museo diffuso, ancora una mostra dedicata alla lettura della città di Cesena, alla “Galleria Comunale d'Arte”, a Cesena.
agosto - Les Imagiques: alla galleria “Beaux Arts”, all’interno della seconda edizione del “Festival de photographie”, a Aix en Provence. Espone la ricerca su “Versailles”. La critica la definisce, “esemplare e stupefacente”. 1988
Su invito della Triennale di Milano cura la sezione “Fotografia”, nell’ambito della XVII edizione della rassegna internazionale “Le città del mondo, il futuro delle metropoli.”
Col titolo “Atlante fotografico sulla metropoli”, la mostra diventa un’occasione per delineare una mappa dei fotografi più rappresentativi della scena urbana, tra passato e presente, tra Europa e America: O. Winston Link, Walker Evans, André Kertesz, Robert Doisneau, William Klein, Robert Frank, Lee Friedlander, Diane Arbus, George Tice, Nick
Nixon, Joel Meyerowitz, William Eggleston, Stephen Shore, William Clift, Joel Sternfeld, Ugo Mulas, Klaus Kinold, Giovanni Chiaramonte, Andrea Cavazzuti, Fulvio Ventura.
La mostra è anche un'occasione di riflessione teorica, ampiamente sviluppata nei testi di introduzione, dal titolo, “Lo sguardo inquieto, un'antologia di sentimenti”, dove indaga il
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LE STAGIONI DELLA FOTOGRAFIA Cronologia 1970-1991
rapporto tra la fotografia e gli scenari urbani e metropolitani che segnano lo spazio/tempo
della modernità. La città prima e la metropoli sono per la fotografia un terreno privilegiato, carico di nuovi segni che disegnano gli spazi da esplorare della modernità. In questo movimento essa incontra la grande, dolorosa consapevolezza del suo essere uno sguardo in bilico tra epoche diverse, una sottile percezione dei diversi mondi che si stanno formando. Fotografare diventa allora coscienza del trovarsi sulla linea di confine tra conosciuto e ignoto, che trasforma il guardare nell’intravedere, che non è il nobile approccio di una categoria estetica, il privilegio di uno specifico, ma diventa soprattutto il riconoscimento della fine di un sentimento di appartenenza.
Perché il percepire, come ilfare, non è più segnato e definito da solidi punti fermi o di riferimento, né dalla sola perdita della “centralità della visione”, ma dal lento formarsi di una stratificazione. Pensieri, atti, gesti, visioni, suoni, parole, oggetti, etnie e echi provenienti da ogni luogo, inmaniera evidente e massiccia, trasformano e marchiano la modernità.
Nelle nostre esistenze diventa cifra epocale questo senso di sradicamento e del ritrovarsi nei meandri dei mondi di una metropoli.
Ancora in qualità di organizzatore di rassegne espositive cura per Emilia, all’interno della rassegna estiva, Di sera in sera , di Reggio fotografiche. La prima, Strand, Luzzara ’54. Inediti, alla “Sala delle raccolta delle foto inedite di Hazel e Paul Strand, realizzate durante
il Comune di Reggio in Reggio, due mostre colonne”: una preziosa il soggiorno a Luzzara
e che non furono pubblicate, nel famoso libro “Un Paese”, del ’54, realizzato insieme a
Cesare Zavattini. La seconda mostra, dal titolo Giardini d'Europa , è una collettiva che presenta accanto alle sue
immagini una scelta di autori, italiani e stranieri: A.Abati, O.Barbieri, G.Chiaramonte, ].Fontcuberta, M.Iodice, F.Radino,O.Richon, G. Tatge, F.Ventura, V.Von Gagern, C.White.
Ancora intensa la ricerca legata alla lettura dell’architettura. Si reca a Lubiana per fotografare l’opera di Pleénik, per un monografia che esce nell’89, nelle edizioni “Electa”. Pubblica un volume sul centro commeriale “Torri”, progettato a Parma da Aldo Rossi, per le edizioni “Clup” di Milano, e un volume sull’architettura di Paolo Zermani, con la presentazione di Paolo Portoghesi, per le edizioni Kappa, di Roma. Collabora sempre più intensamente alle riviste d’architettura e di design: “Lotus international”, “Gran Bazaar”, “Domus”, “Interni”, “Ottagono”, “L'Arca”. Per le edizioni Fabbri esce quest'anno il volume, “Il Palazzo dell'Arte” che, accanto alla mostra dei “Fenici” a “Palazzo Grassi”, presenta la lettura dei Musei italiani. Un viaggio tra musei d’arte antica e moderna dove l’autore ricerca - lo scrive Quintavalle che cura la presentazione del volume - “la durata della memoria e il segno del rapporto, labile ma esistente, fra il museo e il mondo esterno.
Museo e ombre, museo e riflessi, museo e finestre spalancate, museo e immagini specchiate di
PAOLO COSTANTINI LUIGI GHIRRI
visitatori”. marzo - Tre fotografi e la città , con Gabriele Basilico e Toni Nicolini, alla “ Fondazione Corrente”, a Milano, a cura di Aurelio Natali. Lo stesso mese, Arc Lemanique, exploration poétique d’un lieu, al museo “Place de l’Ile”, a Ginevra.
STRAND.
Ancora un confronto tra letteratura e fotografia sull’interpretazione di un luogo: il lago di Ginevra.
sali di Haze} Kinpabury
Da una parte scrittori e poeti: N.Bouvier, M.Chappaz, V.Fasciani, ].M. Lovay, E. Pedretti, M.Butor,
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Strand
L.Kaplan, G.Celati, G.Messori, B.Sebaste, G.Bisinger. Dall'altra i fotografi: ].Berthet, L.Cessex,
N.Faure, A.M. Grobet, O.Richon, C.Vogt, C.Nori, G.Basilico, M.Willman. La mostra è a maggio al “Musée de l’Elysée”, a Losanna. luglio - Il paesaggio italiano, alla “Galeria de Arte Do Ibeu”, a Brasilia, in collaborazione con l’Istituto
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LUZZARA
LE STAGIONI DELLA FOTOGRAFIA Cronologia 1970-1991
Italiano di Cultura del Brasile. Espone immagini di paesaggio italiano con M.Cresci, M.Giacomelli, Luigi Ghieri
Paesaggio
Italiano
Italian
landscape
M. Grisa, C.Leidi, P.Ranzato.
1989
Col titolo,“ Paesaggio italiano”, esce nella collana dei “Quaderni di Lotus”, una monografia, pubblicata in occasione della mostra all’“Antico Foro Boario”, a Reggio Emilia. Una mostra e un libro che nel definire l’inscindibile connubio di paesaggio esterno e interno, vogliono proporsi, innanzitutto, come messa a fuoco della sue ragioni di poetica. Questo lavoro vorrei che apparisse una cartografia imprecisa, senza punti cardinali, e che abbia più a che fare con la percezione di un luogo che non la sua catalogazione o descrizione. Una geografia sentimentale dove gli itinerari non sono segnati e precisi, ma ubbidiscono agli strani grovigli del vedere. Nate per diverse ragioni e finalità, le fotografie di “paesaggio italiano” sono legate dallo stesso filo conduttore: un leit-motiv che attraversa tematiche, spazi e oggetti, come se una narrazione
casuale e sconnessa trovasse misteriosamente una sua logica. Ho preferito mescolare le carte rintracciando sguardi depositati e nascosti in qualche parte della mia mente, un carico di già vissuto e già visto che testimoni di una percezione come un sentimento semplice e stupefatto di appartenenza.
A definire questa “geografia sentimentale” ubbidisce anche la particolare impaginazione del libro che presenta testi dell'autore, accompagnati da fotografie di quadri, foto, illustrazioni: l’“album” di immagini e mitologie che costituiscono la trama invisibile dell’ avventura dello sguardo e del pensiero. Presentata anche a Mantova, la mostra inizia l’anno successivo il viaggio all’estero presso gli Istituti italiani di cultura dell'America del Sud: Rio de Janeiro, Buenos Aires, Cordoba, Montevideo, Santiago, San Paolo.
Coerentemente alle ragioni di poetica mette a punto un progetto di didattica sulla fotografia che trova il suo sbocco in corsi annuali, all’“Università del progetto”, a Reggio Emilia. L'insegnamento della fotografia significa un approccio non codificato per ricercare nuove figure, modi e metodi di rappresentazione. Al di là di intenti descrittivi e illustrativi la fotografia si configura come metodo per guardare e raffigurare i luoghi, gli oggetti, i volti del nostro tempo, non per catalogarli o definirli, ma scoprire e costruire immagini che siano anche nuove possibilità di percezione. In definitiva l'impegno è quello di cercare un'immagine in equilibrio tra rilevazione e rivelazione, tra interno e esterno.
Pubblica alcune immagini sulla città di Bologna nel volume,“La città di Morandi”, a cura di Renzo Renzi. Per le edizioni “Flammarion” di Parigi, illustra il volume “Le rouge et or”, a cura di G. Banu. Per la “Meta-Memphis”, fotografa opere di design, progettate e realizzate da artisti contemporanei, raccolte nella monografia “Ad usum dimorae”, edito dalla Fondazione Querini
Stampalia. aprile - personale, curata da Laurence Imbernon, a “L’Ecole Normale Mixte”, a Chalone sur Saone. settembre - Il paesaggio impossibile, alla “I Biennale Internationale”, a Nizza, all’interno della manifestazione, “Septembre de la photo”.
ottobre - Volet italien , al “Centre international de design”, a Montréal, Quebec. Un'esposizione, all’interno del “Mois de la photo”, cui partecipano anche G.Pozzi Bellini, M.Iodice, P.Gioli, organizzata da A.Vitturini, direttore dell’“Alitalia”. dicembre - Storie e immagini ispirate da San Casciano in Val Pesa , con Gabriele Basilico e George Tatge. Introduce le immagini , il testo “Il racconto del nostro presente” , che verrà pubblicato nel volume dell’edizioni Alinari.
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LE STAGIONI DELLA FOTOGRAFIA Cronologia 1970-1991
1990
A cavallo dell’anno esce, nelle edizioni Feltrinelli, Il profilo delle nuvole. Immagini di un paesaggio italiano. Ancora un libro, preceduto da un commento, in forma di diario, firmato da Gianni Celati che si propone come un gioco di specchi tra racconto per immagini e scrittura
letteraria. Anche se una sottile differenza di percezione segna la distanza fra le due sensibilità. Questa indagine sul nuovo paesaggio italiano era nato come progetto a due mani, anzi a quattrocchi. Poi io e Gianni, abbiamo pensato di proseguire la ricerca autonomamente. Di restituire, vale a dire, autonomialetteraria e visuale, a quanto avevamo cercato insieme. C'è stato
alla fine un piccolo scarto differenziale. Mentre nei testi Celati non rinuncia a indicare anche la degradazione ambientale che affligge il nostro paese, nelle mie foto c'è forse un tentativo di maggiore pacificazione con il mondo esterno. A maggio il libro diventa l’occasione per una mostra itinerante, con prima tappa a “Palazzo Serra Gerace”, a Genova. Su invito della Regione Valle d'Aosta inizia una lettura sui castelli. Per la SEAT di Torino realizza una ricerca su “La sacra di San Michele”, pubblicato nel volume, “Il romanzo della Sacra”, a cura di Giovanni Romano. Per le edizioni Electa pubblica una monografia sull’opera di Pleénik. marzo - personale al Museo “Nicéphore Niépce”, a Chalone sur Saone. aprile - Versailles e Caserta di Luigi Ghirri e Cuchi White, alla “Sala Efer”, a Ferrara, acura di M.Matteucci e D.Palazzoli.
giugno - La pietra e i luoghi: una lettura della città di Bitonto all’interno di una rasssegna espositiva di scultura dedicata alla città pugliese, a cura di L.Caramel, A. D'Elia, e A.C.Quintavalle.
luglio - In prospettiva. Fotografie d'architettura in Europa. Ancora una collettiva curata in collaborazione con L.Gasparini, all’“Antico Foro Boario”, a Reggio Emilia. Testi di V.Savi, L.Gasparini e una “Postfazione” realizzata dell’autore. Vi espongono G.Basilico, Enzo e Raffaello Bassotto, V.Castella, G.Chiaramonte, R.Collovà, M.Iodice, K.Kinold, P.Rosselli, R.Schezen.
1991
Cura per i “Quaderni di Lotus”, la scelta di immagini di fotografi contemporanei per il volume, “Atlante metropolitano”, a cura di Pierluigi Nicolin. Pubblica diversi volumi: “Il Real Palazzo di Caserta”, con testi di Cesare de Seta; una lettura
sulla Roma Medioevale, per l’edizione “Roma nel Duecento”, a cura di M.A. Romanini; “Viaggio dentro un antico labirinto”, a cura di A.C. Quintavalle: un volume che raccoglie una scelta di duecento immagini sul paesaggio italiano. Porta a termine un lavoro sul pittore Giorgio Morandi che lo impegna, da circa due anni: l’atelier di Via Fondazza a Bologna e lo studio della casa di Grizzana. Luoghi che trova esattamente come li aveva lasciati Morandi alla morte e che lo affascinano, per l'atmosfera straordinaria, la loro magica immobilità. Vi trascorre molte ore, attendendo che la luce, investendo gli oggetti cari all’artista - il cavalletto, le bottiglie e oggetti coperti dalla polvere del tempo - rinnovi l’incanto di luce delle nature morte morandiane. Sulla scia di questa suggestione progetta due lavori che paiono legarsi al desiderio di trovare
la strada d’una più profonda intimità. Progetta così un lavoro legato al tema delle nature morte e, allo steso tempo, inizia una ricerca sulle “case sparse”: le case isolate che costellano l’orizzonte della pianura padana.
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Se le porte della percezione fossero ripulite, tutte le cose sembrerebbero infinite W. Blake
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Roncolo (RE), gennaio 1992
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