Verso l'Oriente. La via massonica del perfezionamento

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Vincenzo Tartaglia

VERSO L'ORIENTE La via massonica del perfezionamento

Bastogi Editrice Italiana

PREFAZIONE

Ricevere la luce massonica significa essere iniziato ai misteri dell'universo. L'iniziazione stessa è un simbolico avanzare dall'Occidente all'Oriente del Tempio: è un cam­ mino che procede dalla profanità, dalle tenebre dell'igno­ ranza e dell'imperfezione, verso la luce della conoscenza e della perfezione. Perché il Fratello s'illumini realmente, nella sua profon­ da interiorità, occorre che già inizialmente abbia determi­ nati requisiti naturali , necessari per l'iniziazione; nel caso contrario egli andrà quasi certamente ad allargare la cate­ na di coloro che, impreparati e forse male informati, dopo essere stati ammessi sono ritornati al buio da dove sperava­ no di iniziare invece il cammino. In verità, le conoscenze iniziatiche, l'autosacrificio e la carità non attraggono chi insegue ed ottiene ricchezze e suc­ cesso nel mondo profano. Certamente sono possibili, per così dire, le "conversioni": è tale possibilità tuttavia sufficiente perché la Massoneria accolga la maggior parte dei bussanti? A giudicare dalla realtà che viviamo in Occidente da mol­ ti anni, e per quanto ci riguarda in Italia, sono pochissimi coloro a cui la nostra Istituzione dovrebbe aprire la porta ! Se la Massoneria rispettasse i metodi tradizionali di "am­ missione", quelli indicati dagli iniziati, allora certamente non accoglierebbe coloro che negano lo spirito; che si accon­ tentano della cultura e della mentalità materialistica; sono immersi e cercano amicizie nel mondo degli affari, dove l'ipo­ crisia è non solo tollerata ma persino raccomandata; sono manifestamente arroganti , avari e non leali . Sarebbe davvero auspicabile che costoro, una volta am­ messi, almeno limitassero al minimo la loro negativa influen­ za! Può invece verificarsi che essi restino, e con successo, 9

incoraggiati dal trovare non pochi "affini" pronti ad offrire loro un'amicizia più o meno calda, più o meno sincera. Per il Massone che frequenta il Tempio e collabora nei Lavori, l'esperienza muratoria rappresenta nondimeno un'ot­ tima scuola di vita. Se poi qualche Fratello, dotato di un'in­ tuizione particolarmente brillante, è disposto anche a sacri­ ficarsi nel difficile e lungo studio del simbolismo, allora ve­ drà schiudersi le meravigliose porte della vera, reale inizia­ zione: egli intraprenderà con profitto il cammino interiore, silenzioso, quasi invisibile, che lo condurrà all'Oriente di luce: e ciò, anche se dovesse restare Apprendista per tutto il tem­ po della vita massonica !

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CAPITOLO I

CoNosci TE STEsso

Questo, Fratello, ti viene ricordato nel Tempio. È un av­ vertimento; un severo ordine piuttosto, che nessun inizian­ do può ignorare. Anche quando tu sei distratto, o afflitto, o ancora quando nulla vorresti sapere di te, gli iniziati , tuoi maestri, ti ricor­ dano che il tuo dovere è di conoscere innanzitutto la tua nascosta entità. Per quale ragione sei altrimenti entrato in Massoneria? Credi davvero di poter accogliere la luce, sen­ za sapere chi tu sia nella vera essenza? La luce che tu cerchi è già in te stesso: ma se lo ignori e continuerai a ignorarlo, a ben poco ti varrà l'aver varcato un giorno la sacra porta del Tempio. Finché infatti tu resti un mistero per la tua intelligenza, sarai condannato a vaga­ re qua e là senza mai trovare la pace, continuando a barcol­ lare nell'oscurità a cui voresti girare le spalle. Credere che la luce sia fuori di te, è come ritenerla irrag­ giungibile: ancora una volta dovrai prima o poi rispondere alla tua coscienza, circa la tua entrata in Massoneria. Nessun individuo, ed ancor meno il Grande Architetto che perfettamente conosce la natura umana, ha il diritto di domandare all'uomo l'impossibile ! Se dunque gli iniziati, nostre guide, ci esortano all'autoconoscenza, è perché que­ sta è la tua e la nostra vocazione: in quanto esseri razionali siamo infatti nati per imparare e perfezionarci, e non pos­ siamo non iniziare da noi stessi . Ogni individuo è pertanto il primo mattone di ogni co­ struzione umana, che lo sappia oppure no. Dobbiamo sempre essere disposti a scoprire i difetti che sono entro di noi, anche quelli più nascosti, poiché soltanto conoscendoli saremo capaci di vincerli avanzando verso la 11

perfezione: la Libera Muratoria può aiutarci in questo. Tuttavia non pochi Massoni, che si esaltano in belle e dotte Tavole sulla conoscenza e l'autoconoscenza, s'irrigidi­ scono e diventano aggressivi ed irriconoscibili quando qual­ che Fratello, per di più nell'intimità del Tempio e non già in pubblica piazza, osa far loro notare qualche piccolo difetto . .. Ammettiamo fino alla noia le nostre imperfezioni e sem­ pre riconosciamo di dover migliorare; non sopportiamo però che qualcuno ci aiuti a farlo ! Desideriamo essere perfezionati d a chi vogliamo, quan­ do vogliamo, nella misura in cui non ci costa troppi sacrifici; possibilmente in quei difetti che non ci umiliano eccessiva­ mente, o che siamo per primi indotti a riconoscere, poiché macroscopici . Tutto ciò prova che, in realtà, non desideria­ mo affatto perfezionarci ed essere illuminati, e che di noi stessi ci interessano soltanto i pregi. Dovremmo sapere che il nostro avanzare, dall'oscurità verso la beatitudine della vera luce, dipende molto dall'umil­ tà, dalla sincera disposizione a valorizzare il ruolo di coloro che ci aiutano a sollevare il velo che copre la nostra vera entità, specialmente i difetti che ci affliggono e vorremmo tener nascosti. N o n conosceremo meglio noi stessi, e non avanzeremo di certo, avendo invece accanto persone troppo inclini alla lode, le quali fingono di non vedere le nostre debolezze o persino di sopportarle.

È vero che l'autoconoscenza segna l'inizio, l'albeggiare del nostro perfezionamento. E ssa non deve però causare l'isola­ mento dell'io, né gonfiare la superbia o alimentare l'egoi­ smo. Devi anzi convincerti, Fratello, che conoscendo te stesso potrai meglio capire i tuoi simili, l'umanità, addirittura le potenze che ti guidano invisibilmente dall'alto e che essen­ zialmente non sono diverse da te. Quanto più scopri dunque il tuo io, tanto più acquisti la capacità di afferrare la coes­ senzialità tra gli individui terrestri, e tra questi e le entità invisibili. È da tale rivelazione che trovi le mirabili forze e la con12

vinzione per aiutare tutti gli altri: i viventi sulla Terra e nel cielo, che coabitano in te. Lascia pure che le scienze naturali si occupino della tua mortale carcassa, che temporaneamente ti è assegnata ! In quanto iniziando hai però il dovere di scrutare nella parte invisibile della tua personalità, nell'oscurità dell'io ch e sei chiamato a portare alla luce. Dal conoscere questa entità spirituale, eterna ed immor­ tale, avrai una gran pace, per quanto sia possibile goderne nelle condizioni terrestri . E siccome nella tua essenza vive pure l'umanità, scoprirai un importante dovere, fra i tanti, che la "catena" impone: la tolleranza reciproca e sincera dei difetti, piuttosto che l'ipocrita esaltazione delle altrui virtù ! Queste non necessitano invero d'essere troppo evidenzia­ te, dal momento che la particolarità della virtù è di risplen­ dere di luce propria, persino nell'oscurità, anche se purtrop­ po lo splendore non è subito percepito da tutti e allo stesso modo. Il Fratello che si dedica a conoscere se stesso imparerà via via a tacere sugli altri; a non troppo impicciarsi degli eventi esteriori (ma non a ignorarli), che lo riguardano in fondo in fondo indirettamente; quindi a rispettare il più pos­ sibile la vita, la volontà e la libertà dei suoi simili . Influendo infatti sulla vita altrui, il singolo uomo non fa che tessere il suo stesso destino, che si muoverà contro di lui nel caso la sua influenza fosse stata negativa malgrado le migliori intenzioni . Dal concentrarti su te stesso, apprenderai a vincere l'in­ vidia: quel fuoco che tanto consuma gli impiccioni, infelici­ tandone l'esistenza. Attraverso tale vittoria ti sarà possibi­ le assaporare una certa libertà, a cui inizialmente non ave­ vi forse neppure aspirato. D'altronde tutto inizia da te e con te, perciò anche la libertà: dove penseresti altrimenti di far­ la sbocciare? Avendo la conoscenza di sé, l'uomo possiede i semi della felicità. Se del resto qualcuno avesse addirittura la chiave di tutti i misteri del creato, ma ignorasse la sua reale enti­ tà, correrebbe comunque il rischio d'ingannarsi su tutto, 13

avrebbe altresì ancora bisogno di ogni cosa e sarebbe divo­ rato da una continua angoscia. Conoscendo invece la pro­ pria interiorità, ognuno conquista l'autosufficienza e può vivere silenziosamente nell'intimo equilibrio, dal momento che all'interno di ogni individuo è l'onnipotente Grande Ar­ chitetto nella sua omogenea unità. Soltanto chi ha conosciuto essenzialmente se stesso, e trovato la pace, è in grado di aiutare effettivamente gli al­ tri , poiché si sente spinto da sincero altruismo ed è illumi­ nato da una conoscenza superiore. Egli può inoltre operare senza compromettere il proprio destino, nel rispetto delle leggi dell'armonia: dalla conoscenza dell'io ha acquisito infatti una specie di onniscienza capace di rispettare i pesi, i numeri e le misure che governano le cose, gli esseri e il divenire.

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CAPITOLO II

AFFOSSARE LA SUPERBIA

Non si avanza verso l'Oriente senza avere, prima, affos­ sato la superbia. Questa determina infatti il gonfiamento della personalità, mentre la saggezza esige dall'iniziando l'umile sacrificio di sé. Perché possa riunirsi al G.A. , nel centro dell'universo, il Massone deve diventare nel suo io il più piccolo possibile: il piccolo attira il grande, e viceversa, in virtù dell'amore che spinge gli estremi a darsi la mano per proseguire insieme il cammino senza fine verso la perfezione. Non vi è limite nel sentirsi piccolo, per il fatto stesso che non vi sono limiti per l'infinito: qualunque sarà dunque vol­ ta a volta la tua condizione, Fratello, farai bene ad affossare la superbia in nome dell'umiltà, la quale assorbe saggia­ mente tutto senza però gonfiarsi fino a scomparire. Polverizzando te stesso, conquisterai l'universo; sacrifi­ cando il tuo io, diventerai il Grande Architetto; rinunciando alla tua vita, avrai l'eternità; confessando la tua ignoranza, possederai la conoscenza. In queste conquiste dovrai essere sempre illuminato, e guidato, da una grande umiltà. La superbia non può andare lontano poiché si perde die­ tro alle cose difficili e contorte, di cui è innamorata e non sa privarsi; è sempre insoddisfatta, pronta a scattare prepoten­ temente verso tutte le direzioni , per mostrarsi ed arraffare tutto quello che può o piuttosto pretende che le appartenga. Fintanto che essa quindi vive in te, ed osa alzare la volu­ minosa testa, non sarai neppure nella condizione d'iniziare l'ascesa: se vuoi vedere la luce, è l'umiltà che ti occorre e devi invocare sempre. La saggezza mette alla prova la tua umiltà, chiedendoti addirittura la vita ! Dunque tu, Fratello, sii sempre umile e 15

pronto a morire, poiché in ogni momento la saggezza può decidere di donarsi a te. Ma se sei superbo e non ami la sconfitta, figuriamoci quanto più tu debba odiare la morte ! L'umiltà che sostiene il sapiente Hiram sostiene anche te, se sei un vero eletto. Un superbo Hiram non sceglierebbe di morire, poiché la superbia è una maschera dell'ignoran­ za, la quale teme l'oltretomba. Accetta la morte, solamente colui che intuisce una vita ultraterrena: ma tale intuizione non è certamente alla portata della superbia, che crede soltanto in ciò che tocca e può dominare! Illuminato dalla vera luce, Hiram riconosce umilmente la relatività della sua sapienza: egli sa che è necessario morire, per avvicinare la perfezione. La sua umiltà è ap­ punto premiata con la morte, la porta verso l'Oriente lumi­ noso: l'umiltà attira la saggezza; la saggezza scuta l'oltre­ tomba e scopre il volto vero della morte; la morte dona più vita . . . la vita eterna. La luce della conoscenza non ti uccide, soltanto se am­ metti la tua ignoranza e riconosci le debolezze ed i vizi che oscurano il tuo essere; se sei pronto a sacrificare la presun­ tuosa ragione, convinta padrona delle cose materiali su cui accende la sua luce; se sei pronto a chinare il capo di fronte ad ogni essere, persino al cospetto di chi ai tuoi occhi appare miserabile e idiota! La superbia è come una feroce bestia che digrigna i denti e manifesta sfrenatamente i cattivi impulsi, sbarrando pe­ ricolosamente la strada a chi è sul cammino. . . Tu, che ap­ punto sei sul sentiero, devi sapere che in te è nascosta pro­ prio quella bestia: o tu la uccidi, oppure essa ucciderà te. In ogni caso, come vedi, sei tu stesso che devi morire; da ciò deduci l'ineluttabilità della morte: nessuno muore invano. Non ha senso parlare di tolleranza e solidarietà, nel Tem­ pio, se la superbia è ancora annidata in noi . Il superbo non solo è restio a cedere qualcosa in suo possesso, ma pretende che soltanto i suoi progetti vengano presi in considerazione e realizzati. Si capisce da questo, che il destino della super­ bia è d'essere condannata alla solitudine: chi vorrebbe in effetti convivere con un individuo tutto pervaso di sé, rara16

mente servizievole, obiettivo e riconoscente, sempre a tutto disposto pur di sollevare la testa? Come una solidissima parete, la superbia respinge tutto ciò che non può subito e facilmente dominare. Quindi i sim­ boli, i quali contengono la saggezza universale e tanto am­ maestrano l'umile Fratello capace pazientemente di ascol­ tarli, rappresentano invece insormontabili ostacoli per co­ lui che, nel suo orgoglio, non li lascia parlare con il loro lin­ guaggio ed anzi pretende d'imporre ad essi il proprio. Così la superbia volge le spalle alla saggezza muratoria e, pur volendo brillare, inconsapevolmente scava per se stes­ sa una fossa sempre più oscura e profonda! Se sei superbo, come ammetterai un'intelligenza supe­ riore a quella umana, a quella tua? Quale credibilità accor­ derai alla "divina" sapienza che ha illuminato gli iniziati nel creare il simbolismo massonico, la nostra spirituale ric­ chezza oltre il tempo? Uccidendo la superbia allontanerai via via da te il desi­ derio delle cose materiali, frivole e passeggere, le quali sono come macchie oscure interposte tra la verità e la tua anima in cerca di conoscenza; smorzerai la sete di onori e gloria. Non sarai neppure tentato di mostrare ed esaltare i pro­ gressi che tu certamente farai nel dominio delle conoscenze iniziatiche. Anzi, quanto più la superbia sarà da te affossa­ ta e messa a tacere, tanto più chiaramente avrai la consa­ pevolezza della tua ignoranza: esattamente questa è la con­ dizione dell'eletto Fratello, avviato verso l'Oriente. L'umiltà assorbe la conoscenza e la custodisce con cura, rispetto e spirito di sacrificio, ma non per se stessa bensì per la collettività, almeno per gli individui meritevoli. La superbia ama invece mostrare ciò che crede di sapere, sem­ pre finendo col distruggere quel poco che (eventualmente) ha conseguito, e che mai cederebbe spontaneamente ad altri. L'umiltà ti sconsiglia di attribuire soltanto a te stesso ogni merito e conquista. La superbia disconosce l'importan­ za della catena e quindi nega l'utilità e la forza della gerar­ chia massonica, confermando la sua inattitudine per la co­ noscenza: sappiamo infatti che l'illuminazione dev'essere 17

graduale, pertanto necessita proprio della gerarchia, di una scala che permetta di salire senza strappi inopportuni e pe­ ricolosi . Proverai il tuo sincero desiderio di luce, riconoscendo ed accettando che qualcuno possa precederti o averti precedu­ to sul cammino iniziatico. Fino a quando però la superbia ti corroderà, sentirai purtroppo una certa repulsione per gli insegnamenti dei maestri e per la sacra tradizione; persino respingerai i suggerimenti dei Fratelli preposti ad illumi­ narti nel Tempio, magari anche nella vita profana. Allora nel tuo intimo probabilmente avvertirai una stra­ na solitudine, una ribellione contro i Massoni e l'Istituzio­ ne; forse mediterai di bussare a qualche altra porta, nella speranza di ottenere più consensi e stima. Ma la superbia approfitterà della tua precaria condizio­ ne, ti mostrerà tutta la sua forza e l'ostinata determinazio­ ne nell'inseguirti ! Così, nella vita massonica e profana, sa­ rai costretto ad indietreggiare tuo malgrado ed a ricomin­ ciare volta a volta il cammino, fiaccando le tue forze e sem­ pre avendo la benda nera sugli occhi ed un'invincibile irre­ quietezza dentro di te . . .

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CAPITOLO III

VINCERE OGNI SENTIMENTO DI 8EPARATIVITÀ IN NOME DELLA FRATELLANZA

È assolutamente necessario apprendere le ragioni che hanno spinto gli iniziati a pretendere dal discepolo l'autoco­ noscenza: attraverso questa egli ha la possibilità di "vede­ re" il suo vero passato. Tale conoscenza è a lui indispensabile per avviarsi sul luminoso sentiero che lo condurrà un giorno di fronte al Grande Architetto, padre di tutti i viventi, col quale si unirà in un eterno abbraccio che non ammette opposizioni , e che è per questo foriero di beatitudine. Nelle profondità dell'io troverai scritto, con lettere mi­ steriose che proprio tu dovrai interpretare, il racconto del­ l'evoluzione umana: come cioè sei disceso dal cielo sulla Ter­ ra dei dolori, delle limitazioni e delle illusioni, sul mondo della materia la quale ora acceca l'anima tua desiderosa di tornare alla culla originaria, dove riluce la verità senza ombra: la divina Unità da cui tutti proveniamo. Via via che scendi in te stesso proverai sempre più forte il sentimento di appartenere ad una collettività , all'umani­ tà, alla catena degli esseri che hanno come te percorso il cammino discendente al fine di purificarsi e poi risalire la scala gerarchica, con le proprie forze, quindi col merito de­ gno del più alto salario: l'immortalità. Non devi quindi rinchiuderti in te stesso, cedendo alle sataniche tentazioni del tuo egoismo; tale rischio è davvero molto forte ! Ma appunto questo i maestri iniziati desidera­ no da te: che tu vinca i sentimenti di separatività, dell"'io sono soltanto io", i quali t'impediscono di fraternizzare con coloro che hanno il tuo stesso padre. Il sentimento che contrasta il nostro istinto a separarci è come una luce che, ancora spenta per la maggioranza degli 19

individui, avvolge armoniosamente gli eletti e, grazie ad una spirituale illuminazione crescente, accende in questi la to­ talizzante visione dell'unità originaria, del Grande Archi­ tetto: è esattamente tale consapevolezza, di avere cioè un pa­ dre comune così come abbiamo un sole comune, che risve­ glia nel singolo la coscienza di appartenere all'umanità piut­ tosto che a se stesso. La fratellanza universale sarà per te irrealizzabile, fino a quando considererai soltanto la tua persona e sarai porta­ to ad esaltare oltre l'evidenza i presunti tuoi pregi ed a mi­ nimizzare, o fingere di non vedere, i difetti che certamente si annidano in te e sono magari tanti ! Magnificando te stesso, ti stacchi dalla radice dell'uma­ nità, dai tuoi fratelli. Per evitare tale distacco, devi impara­ re i segreti dell'umiltà: la fratellanza è come un fiore, di cui l'umiltà è il seme. È necessario che tu , per quanto possibile, ti avvalga de­ gli insegnamenti iniziatici: è da questi che trovi l'ispirazio­ ne, la convinzione e la forza che ti sospingono verso il gene­ re umano, e benevolmente . Da essi infatti apprendi che, pri­ ma di essere palesemente te stesso, in una maniera che sfug­ ge ai più sei pure famiglia . . . tribù . . . nazione . . . sottorazza . . . razza . . . umanità . . . divinità . . . Grande Architetto . . . Nulla di buono dobbiamo quindi aspettarci dal materia­ lista, che stravede per se stesso, soddisfa scriteriatamente i bisogni del corpo materiale, resta sordo agli insegnamenti spirituali che accendono la fratellanza e spengono i senti­ menti di separatività. Se le tue tendenze ti spingono verso il materialismo, fa­ talmente sarai indotto a soffermarti sulle cose passeggere, che sono innumerevoli ed apparentemente indipendenti l'una dall'altra. Ma queste stesse cose, seppure ti raggua­ gliano, com'è anche giusto, circa le condizioni e i destini del mondo palpabile circostante, ti allontanano nondimeno da quella visione d'insieme che invece accende in te la coscien­ za di essere un cittadino universale. Dovrai prima o poi convincerti che l'umanità ha sul no20

stra pianeta preceduto ogni singolo individuo, e che pertan­ to ad essa ognuno dovrà un giorno congiungersi per conti­ nuare il cammino. Non puoi prescindere dal genere umano, così come un raggio solare non può prescindere dal sole: senza di questo il raggio non esisterebbe; e neppure tu esisteresti senza l'umanità . Questa è, in rapporto al Grande Architetto, come la fiam­ ma in rapporto col fuoco, mentre ognuno di noi è singolar­ mente soltanto una scintilla: la fiamma invero precede e segue la scintilla, ed insieme hanno la possibilità di diven­ tare fuoco . . . È necessario che ogni Fratello veda se stesso quale anel­ lo necessario di una catena, da cui non deve mai staccarsi o lasciarsi staccare: al distacco seguirebbero sofferenze e soli­ tudine, follia e morte. Sorgente di grande sofferenza è quindi l'ignoranza. Que­ sta suscita nell'uomo la falsa convinzione di essere solo con il suo io, e che proprio grazie a tale condizione di separativi­ tà egli è davvero libero e padrone di se stesso! Il sentimento di separatività genera in noi una forza, che tale però non è. Ciò che infatti si allontana dall'onnipotenza del TUTTO è destinato a indebolirsi via via, e morire. Persino il tuo corpo, Fratello, è un prolungamento della materia terrestre: uno degli innumerevoli. Esso proviene, come qualsiasi altro corpo, da una polvere originaria infor­ me, suscettibile di assumere ogni forma. Non solamente dunque nello spirito siamo tutti fratelli, ma persino nel corpo ! Questo, almeno, è quanto si evidenzia alla visione spiritualistica di chi si sente ammaestrato dallo spirito e vivificato dalla sua presenza, misteriosa ed incon­ fondibile nel contempo. Se invece lo spirito è in te ancora dormente, di certo il mondo ti apparirà spezzettato, in balia della cas ualità. A nulla ti varrà allora mostrare nel Tempio un bel volto fraterno e tollerante, che però non è il tuo: resterai comun­ que un profano, sempre nascostamente innamorato della tua opaca personalità. 21

CAPITOLO IV

CoNTARE soPRATTUTTo su SE STEsso. NON LASCIARE CHE L'ENTUSIASMO INIZIALE SI SPENGA

Bisogna accettare i favori con grande umiltà e riconoscen­ za, quando arrivano, ma in nessun caso il Fratello deve aspet­ tarseli o pretenderli . In questo modo egli riesce ad evitare tante delusioni , visto che gli uomini sono soliti cambiare facilmente opinioni ed atteggiamenti, nel Tempio quanto nella vita profana. Non sono pochi i Massoni , che dopo un certo tempo sen­ tono venir meno l'entusiasmo iniziale e magari lasciano l'Isti­ tuzione. È bene subito dire che le ragioni di tali abbandoni sono sempre da ricercare in colui che abbandona piuttosto che nei Fratelli, per quante colpe possano avere questi ultimi. Occorre trovare sempre in se stessi le motivazioni per agire o non agire, comunque per migliorare, tanto più se vogliamo intraprendere il cammino della conoscenza, il quale è individuale: come sappiamo. Invero, l'iniziazione non esclude affatto il lavoro colletti­ vo, secondo la "catena": perché entreremmo altrimenti in Massoneria? Specialmente all'inizio, però, la via iniziatica esige dall'iniziando tanto coraggio, perseveranza, spirito di sacrificio, giusta e non eccessiva fiducia nei pro i?ri mezzi. Tutto quindi, Fratello, fa perno su te stesso. E anche un bene che tu lo sappia: di dover anzitutto contare sui tuoi personali requisiti, per migliorare la tua anima e raggiun­ gere con merito gli obiettivi previsti dall'iniziazione. Se un materialista perde l'iniziale fervore, una volta ammesso tra noi , è quasi sempre perché si lascia vincere dalla sensazione, peraltro molto soggettiva, di non ottenere determinati favori materiali; oppure perché non vede inco­ ronata la sua vanità: poco male, allora, se decide di rientra23

re nella vita profana ! Tale abbandono è piuttosto un bene per l'Istituzione, o almeno dovrebbe esserlo. Ma io parlo ora a quei Massoni, neofiti, sedicenti amanti dell'esoterismo, i quali, dopo un tempo relativamente bre­ ve, già sentono smorzarsi l'iniziale entusiasmo a causa, essi dicono, di una troppo scarsa conoscenza iniziatica da parte dei Fratelli, specialmente dei Maestri . E ssi ricordano, non senza ragione, d'essere entrati in Massoneria per migliorare se stessi tramite l'illuminazio­ ne; per accogliere quegli insegnamenti suscettibili di accen­ dere una certa pace interiore, e che non troppo quindi ricor­ dino le nebulose e frammentarie conoscenze che tutti nor­ malmente acquisiamo nella vita profana e dal sapere uffi­ ciale. Il fatto è però che le conoscenze esoteriche, a cui certi neofiti aspirano nel Tempio, non sono alla portata di chi non è interiormente e realmente illuminato, a prescindere dal Grado muratorio. Purtroppo, attualmente, i Massoni iniziati sono rarissi­ mi, sia in Italia che all'estero (la prova è che i libri circolanti sulla Massoneria parlano di tutto, eccetto che dell'essenza di questa Istituzione): proprio tale decadente situazione, che per più versi avvicina il Tempio massonico ad un qualsiasi altro ritrovo, può finire col deludere taluni iniziandi in cui lo spirito è ben desto, attivo, esigente e lontano dal mondo profano. Questi sono per così dire "raffreddati" dallo scarso tenore spirituale di certi temi ricorrenti nel Tempio; da ta­ lune superficiali spiegazioni dei simboli. I Fratelli, perlomeno quelli più attenti, equilibrati e tol­ leranti dovrebbero, per quanto possibile, vigilare perché nel neofita non si spenga quell'iniziale entusiasmo che ogni Massone ha provato, e che suscita la giusta e silenziosa (non sempre ! ) fierezza di appartenere ad un'Istituzione molto speciale. Non è però neppure giusto trattenere ad ogni costo chi si mostra incerto e deluso, anche considerando che, in ultima analisi, colui che lascia l'Istituzione non vi è mai re­ almente entrato: ha insomma soltanto fisicamente varcato la soglia! 24

Se però tu credi di essere un vero eletto, ed ami senza egoismo la conoscenza iniziatica, allora non devi troppo aspettarti dai Fratelli, né materialmente né spiritualmen­ te. È infatti vero che tutti sono chiamati a fare qualcosa per te, è però altrettanto vero e giusto che sia tu personalmen­ te, grazie alle interiori risorse, ad avanzare sul sentiero del­ l'iniziazione, accontentandoti umilmente di quanto ti viene offerto, nel caso ciò si verifichi . Se del resto tu non contassi su te stesso e non portassi all'evidenza ed all'attività ciò che è nascosto nel tuo profon­ do essere, come potresti conoscere tutte le tue forze? Capisco in qualche modo un materialista, che batte in ritirata quando non vede accontentato il suo corpo. Sono invece perplesso di fronte a te, che sei uno spiritualista e troppo osi aspettarti dalle conoscenze dei Fratelli ! Ignori quindi che sei tu e proprio tu, che devi personal­ mente interiorizzare i molti simboli del Tempio: nessun al­ tro può infatti farlo per te, anche se lo volesse. Perché dun­ que ti abbatti o ti irriti, per l'ignoranza di coloro che dovreb­ bero spiegarteli? Sei entrato per conoscere, motivato dalle molteplici esi­ genze dell'anima tua . Se constati che i Fratelli non sono in grado di dare risposte ai tuoi quesiti, non credi sia il caso di rivolgerti a te stesso? Un Tempio massonico è qualcosa di unico: esso mette la verità, in forma simbolica, davanti ai tuoi occhi ed alla tua intelligenza. Non è dunque la Massoneria in sé per sé che può delu­ derti, lasciando la tua mente nell'oscurità; la delusione ti viene, e sei proprio tu a confessarlo, dall'ignoranza (secondo il tuo punto di vista! ) mostrata da troppi Fratelli circa le conoscenze esoteriche. Ma rinunceresti al più grande tesoro, la saggezza, soltanto perché coloro che con te avanzano sul sentiero non sono suf­ ficientemente intuitivi, spirituali, preparati come a te pia­ cerebbe? E come peraltro puoi essere tu stesso sicuro della tua intuizione, della spiritualità e della conoscenza in tuo possesso? Non sei anzi entrato per capire qualcosa di te? 25

Se già credi di sapere tutto sulla tua reale entità, non sei un Massone vero. La Massoneria infatti ti dice che la "co­ struzione" è senza fine, anche quando a te sembra bella e perfetta ! Ti dice pure che i mattoni devi produrli da te stes­ so, dal tuo io, a cui arriderà un giorno l'immortalità.

Se non ti è possibile alimentare l'iniziale fervore, almeno cerca di evitare che esso diventi tiepido . . . prima che maga­ ri si raffreddi definitivamente ! Occorre per questo che tu, fedele ai richiami dell'anima, ti raccolga nella tua spiritualità e, poco a poco, partendo dalla "candelina" che nel Tempio tutto illumina, tragga le tue conclusioni. Prima o poi scoprirai che: ciò che è molte­ plice e complesso deriva dall'unità, da un'unica realtà. Cosa vorresti di più? Magari avevi già letto qualcosa di simile, poiché questo infatti dice l'eterna saggezza universale; ma, nel Tempio, il mistero dell'unità ti viene mostrato simbolicamente, secon­ do il desiderio e la "visione" degli iniziati ! Quando questa sintetica verità (che tutto cioè procede dall'Uno) ti avrà conquistato nel cuore, oltre che nella men­ te, allora potrai davvero aspirare alla luce ed alla pace. Ma devi sapere che il raggiungimento di tale beatitudine ti do­ manda impensabili sofferenze, di fronte alle quali è ben poca cosa il sopportare certi atteggiamenti e la ristrettezza spe­ culativa di alcuni , o troppi Fratelli nel Tempio. O vorresti essere purificato dal sacro fuoco dell'iniziazio­ ne, non volendo però sopportare alcuna traccia di fumo? Proprio tu, se lo spirito è davvero il tuo maestro, avan­ zando sul cammino dovrai ben presto ammettere che le cose di tua conoscenza sono in ogni momento pochissime, rispet­ to a quelle ancora da scoprire! Sarebbe quindi meglio che tu sorvegliassi piuttosto te stesso, doverosamente con la massima attenzione e severità! Il Grande Architetto esige che tu riconosca umilmente la tua ignoranza: perché osi allora sollevarti contro l'ignoran­ za altrui , della quale non puoi neppure esser certo? 26

Il fatto che i comportamenti e i difetti degli altri hanno potere sul tuo carattere e sulla vita che conduci, significa che nel tuo intimo sei ancora immaturo per la vera cono­ scenza; ancora troppo debole per essa, e inaffidabile. È giusto che per il materialista resti ancora chiusa la porta della saggezza superiore. Occorre però che anche tu riveda molto nella tua personalità, prima che quella stessa porta si apra e ti lasci passare senza danni . Concentrati quindi piuttosto su te stesso; alimenta nel modo giusto il fuoco che arde nel tuo spirito: è infatti questo medesimo fuoco che può spingerti lontano nella conoscenza e nell'amore. Se invece lo lascerai spegnere per una qualsi­ asi ragione, esso spegnerà irrimediabilmente l'anima tua, condannandola all'ignoranza ed alla malvagità. Se ti viene chiesta l'autoconoscenza, è perché tu possa imparare a contare sulle tue proprie forze: è per te molto più facile, nel peggiore dei casi, punire te stesso che tanti altri !

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CAPITOLO v

AscoLTARE L'INTERIORE VocE DELLO SPIRITO

Non possiamo sperare di avanzare sul sentiero lumino­ so, se ci sentiamo attratti dalle cose materiali . È vero che la materia alza sempre la voce ed ha purtroppo tante possibi­ lità di affascinare l'anima umana ; noi dobbiamo tuttavia fare in modo che essa taccia, almeno fino a quando le sue parole tradiscono la verità. Se però tu sei un vero eletto non devi troppo temere per questo, poiché lo spirito interiormente vigila su di te, ti ammaestra e ti guida. Occorre allora che tu investa sempre più il tuo tempo, per dedicarti all'ascolto dei preziosi consi­ gli e degli insegnamenti che provengono dal tuo intimo. Dovresti anzi persuaderti che non esiste per te migliore esercizio, che l'ascolto della silenziosa voce interiore. Fintanto che il Massone offre troppa attenzione al mon­ do materiale e si lascia sopraffare dalla frenetica vita quoti­ diana, deve purtroppo rassegnarsi a dover cambiare conti­ nuamente le opinioni, i sentimenti, i pensieri e la sua stessa esistenza, quindi ad agitarsi senza mai trovare un punto stabile di appoggio e di riferimento, una pace compatibile con la condizione umana sul nostro pianeta. Tu, Fratello, materialista o spiritualista che sia, sei inte­ riormente illuminato dal pensiero cosciente: ciò significa che lo spirito vive già in te, e ti dà la capacità e la forza per ottenere ogni cosa sia con esso compatibile, quindi tutto. Se dunque ascolti la voce dello spirito, certamente que­ sto ascolterà le tue richieste e ti asseconderà al di là dei tuoi stessi desideri e bisogni, poiché è il tuo maestro e non ignora quanto è necessario per il perfezionamento dell'anima tua. Tutti gli individui puoi ingannare anche facilmente e quando vuoi, ma non l'interiore maestro, il quale è anzi in 29

grado di prevedere qualsiasi inganno tu sia capace di archi­ tettare. Porti la saggezza entro di te, nel tuo spirito, al pari di ogni altro essere vivente; se tu non la lasci però parlare, a cosa ti serve? Imparando invece a dialogare con essa, ti sentirai molto protetto e forte, poiché in qualunque posto ti troverai ed in qualsiasi condizione ti toccherà vivere, avvertirai sempre l'imperiosa sensazione di essere libero ed autosufficiente; sarai consapevole di avere tu, e non altri, il dominio della tua esistenza, e questa stessa non si abbatterà su di te come un fiume che straripa incontrollabilmente. Il Fratello che ascolta e segue fedelmente gli intimi inse­ gnamenti, sarà sempre in grado di dare continuità, ordine, logica e forza ai suoi pensieri ed alle azioni : per questo avrà pure la reale possibilità di rendersi utile agli altri . Bisogna al contrario diffidare di coloro che inalberano tante buone intenzioni, ma evidenziano nel contempo uno scarso senso dell'ordine, troppo attaccamento alla materia, e si lasciano attrarre dalle cose ambigue e complicate. Come possono costoro operare per il bene comune, ammesso che lo vogliano davvero con tutto il cuore? Il bene è una voce intima, spirituale: è leggero e trasparente; ama la semplicità; esige la linearità; desidera la luce, non temendo di essere ricono­ sciuto. Gode della medesima perfezione delle figure geome­ triche. Attraverso la voce interiore puoi riconoscere le vi­ brazioni del bene, del bello e del vero. Se però essa resterà silenziosa e non ti proteggerà, fatalmente la caotica e volu­ bile materia diventerà la tua cattiva maestra ed assumerà con prepotenza il tuo comando. Il procedere verso la perfezione dipende quindi dalla ca­ pacità individuale di seguire gli insegnamenti dello spirito, grazie ai quali ci liberiamo dalla materia ed otteniamo la pace dei sensi, la beatitudine. Tale risultato domanda a te il massimo coraggio, poiché lo spirito ti mostra e propone ciò che l'intelligenza comune teme, non essendo capace di con­ cepire. 30

Il mondo spirituale è capovolto; la comprensione di esso comporta pertanto il capovolgimento di te stesso, del razio­ cinio che normalmente dirige la tua vita quotidiana e facil­ mente cede alle vanità materiali. Dunque tu, Fratello, farai in modo che la tua ragione non obbedisca a tanti padroni ma alla sola voce interiore, che non inganna e proclama il tuo e l'altrui bene. La materialità promette tanto e nulla ti dà; lo spirito non fa promesse e ti dona tutto, purché tu lo ascolti umilmente e lo segua senza esitare. La voce silenziosa parla intimamente un linguaggio che inizialmente non puoi neppure capire, poiché sei abituato ad ascoltare le parole vane del mondo materiale e le richie­ ste del tuo corpo. Lo spirito t'impone di tacere quando la carne ti sprona a parlare; ti rimprovera quando questa ti esalta; ti comanda di amare e costruire, quando il tuo istinto vorrebbe odiare e tutto abbattere; ti parla dell'eternità, e te la mostra pure in qualche eccezionale momento, mentre il tuo corpo ti dice che tutto finisce in cenere . . . Se credi negli insegnamenti dei maestri , non tarderai a scoprire che la verità è nascosta e protetta proprio nel tuo spirito, e che, almeno inizialmente, i tuoi sensi non possono materialmente mostrartela. Da qui la necessità di ascoltare l'intima voce, che risuona entro di te ma proviene da molto lontano . . . dal mondo veritiero. Grazie agli ammaestramenti interiori apprenderai che la verità è onnipresente, e che persino attraverso le cose sensibili è possibile percepirla, purché tu sia nella condizio­ ne di riconoscerne la voce. Così anche la materia, alla quale non puoi comunque impedire di parlare, diventerà la tua benigna maestra di vita e di verità, dopo che per tanto tempo aveva invece con­ fuso la tua mente ed angosciato la tua anima ! Tramite l'iniziazione i maestri risvegliano lo spirito dor­ mente nell'iniziando; grazie a questo risveglio egli riesce a captare la bella voce della saggezza, persino dalle confuse parole della madre Terra: lo spirito ascolta se stesso e si riconosce. 31

Tutto quindi dipende da te, dalla tua facoltà di percepire il linguaggio spirituale: unico, ma dalle infinite espressioni . Lo spirito non è soltanto una lanterna che t'illumina in­ teriormente, ma un intimo sole che irraggia ovunque la sua luce e dà a te la possibilità di vedere dove prima era buio.

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CAPITOLO VI

FRENARE IL DESIDERIO DELLE COSE MATERIALI ED ILLUSORIE

Nessuno dovrebbe entrare in Massoneria al solo fine di soddisfare il basso desiderio delle cose materiali. Quando questo invece purtroppo succede, senza dubbio è un male per la nostra Istituzione. Il cammino iniziatico non prefigura nulla di materiale; nulla, che tu possa percepire con i sensi comuni e raggiun­ gere con le stesse forze richieste dalla vita quotidiana. Se la Massoneria domanda fiducia e coraggio, oltre a tante altre notevoli qualità, è perché ciò che essa è in grado di darti non appartiene davvero a questo mondo terrigeno ed illusorio. Per il conseguimento della conoscenza iniziatica e dei mirabili poteri a questa connessi, ti necessita, inizialmen­ te, una forza che ti sospinga verso quei mondi misteriosi, invisibili, dove un giorno conoscerai la vera luce, se proprio questa è la tua aspirazione. Andremo lontani sul cammino della perfezione e dell'im­ mortalità, soltanto se saremo capaci di rinunciare a quanto la vita giornaliera sembra offrirei: pertanto, il tempo di av­ vicinamento all'Oriente di luce è in rapporto alla volontà ed alla risolutezza con cui ci sbarazziamo dei beni materiali, peraltro inutili nell'oltretomba. Qui non ci verrà infatti chiesto l'inventario dei nostri averi umani, se non per commisurare ad essi i nostri patimenti; invece, deposto il corpo, necessariamente dovremo rendere conto del nostro operato e persino dei pensieri più nascosti . Se così stanno le cose, credo sia proprio indispensabile che ogni Fratello moderi e poi via via annulli la smania del­ le cose sensoriali, le quali scintillano maledettamente al di sopra del loro intrinseco valore. 33

A te non è permesso, come ad un comune individuo, di Iasciarti abbagliare dall'illusorio benessere materiale o, per debolezza, di cedere agli onori , ai riconoscimenti ed alla glo­ ria passeggera. Non devi infatti neppure troppo confidare nel giudizio degli uomini, dei quali è troppo chiara la natu­ rale inclinazione a desiderare qualcosa e poi, di lì a poco, a volere con altrettanta passione il contrario! . Non ti sarà inutile ricordare che, quanto ti viene dato dall'uomo, è oltremodo temporaneo e può in ogni momento essere da questo stesso sottratto ! Se sei però un Massone vero, un eletto, allora senza sfor­ zo saprai indirizzare i tuoi desideri verso quelle ricchezze che, impalpabili normalmente sulla Terra, sono certamente più durature dei beni materiali, anzi eterne: sono le ricchezze dello spirito, le quali non ti creano conflitti con i tuoi simili e legano invece la tua anima agli esseri del cielo, più perfet­ ti di noi, rendendoti ad essi gradito. Occorre riflettere sul fatto che le ricchezze terrigene non sono affatto nostre, e che la Terra stessa non ci appartiene; siamo noi, al contrario, che apparteniamo ad essa, poiché ci ospita e ci assoggetta alla sua materialità. Nel suo egoismo, l'uomo è purtroppo indotto a ritenersi padrone di tutto ciò che gli sembra incustodito: quindi egli si proclama il signore della Terra, solamente perché questa gli appare come una realtà abbandonata a se stessa, sulla quale ognuno è libero di posare la pesante mano della pre­ potenza! Nell'iniziatico viaggio dall'Occidente all'Oriente, Fratello, apprenderai che non è così: il nostro pianeta ha un custode, un sorvegliante miste­ rioso, al quale già durante questa vita hai dovuto ed ancora dovrai rendere conto . . . I beni materiali sono come un bel corpo umano: quelli al pari di questo vengono dalla polvere, alla quale debbono fa­ talmente tornare perdendo bellezza e valore ! Se dunque in­ tendi perfezionarti ed aspiri con tutto il cuore all'immortali­ tà, sappi che dovrai sempre più rinunciare a quei tesori pas­ seggeri che tanto invece attirano, e di cui si vantano, i ma34

terialisti schiavi della corporeità. Poiché l'iniziazione t'impone di liberarti dalla materia, occorre che tu intraprenda il cammino di libertà già su que­ sta Terra, della cui sostanza è appunto rivestita la tua ani­ ma innamorata della conoscenza, della bellezza e della per­ fezione. E se tu, Fratello, sei un negatore dell'anima, dei suoi destini terreni e celesti, allora hai inutilmente varcato la soglia del Tempio! Il cammino iniziatico non assicura all'individuo altra cosa, che l'evoluzione dell'anima: ossia il suo ritorno cosciente nel cielo, una volta liberatasi del corpo, anzi dei tre corpi mor­ tali: quello fisico, l'eterico e l'animico. Se la tua anima fosse perfetta non sarebbe quaggiù, a soffrire nel mondo materiale; vivrebbe invece nella vera pace, nell'eterna beatitudine degli ideali palazzi celesti: neppure saresti un uomo ! Visto però che sei (come me) imperfetto, la tua anima dovrà ancora tanto tribolare nel tuo corpo, per rag­ giungere ciò che non ha e per divenire ciò che ancora non è. E non basta: il dolore che tu sopporti attualmente, è niente rispetto a quello che ti aspetta nell'aldilà, se sulla Terra con­ tinuerai ad amare le cose materiali. Infatti, una volta mor­ to, dovrai comunque rinunciare a tutte le cose che ora sem­ brano allietare tanto il tuo corpo. Dobbiamo pertanto credere ai maestri iniziati; questi assicurano che il ripudio delle cose terrene suscita in noi una felicità sempre crescente, la quale prefigura, malgrado le avverse condizioni terrestri, ciò che sarà la vera beatitu­ dine celeste. Tale stato, a cui l'iniziando aspira, è talmente spirituale, totalizzante, armonioso ed unitario, che non ammette con­ trapposizioni di alcun genere. Poiché invece ogni desiderio terreno è sempre suscettibi­ le di essere vanificato (dal suo contrario), l'uomo, pur men­ tre sembra godere della prosperità, della stabilità e della sicurezza nella conoscenza, è in se stesso quasi sempre infe­ lice, incerto e, come sospeso tra cielo e Terra, è costretto a vivere una penosa condizione assimilabile al purgatorio. I beni materiali ci gonfiano di superbia. Questa, vero ne­ mico della conoscenza, dorme nella nostra stessa carne nel35

l'attesa di svegliarsi al minimo rumore, per colpire in ogni direzione, indiscriminatamente e con le peggiori intenzioni. Possiamo da tutto ciò capire, quanto la brama delle cose terrene sia nociva per un Massone avviato verso l'Oriente: stranamente molti Fratelli non intuiscono o sottovaluta­ no questo pericolo, anche se ad ogni bussante, nell'iniziazio­ ne di Entrata, i metalli vengono inizialmente sottratti e sol­ tanto riconsegnati alla fine della sacra cerimonia ! Dunque l a Massoneria ben distingue ciò che è sacro dal profano, e velatamente domanda ai suoi adepti di non servi­ re due padroni: la materia e lo spirito. Se i beni terreni ci sono tuttavia destinati, non è detto che dobbiamo necessariamente privarcene ! Possiamo anche accettarli, ma al solo scopo di renderne gli altri partecipi, per quanto possibile. Quando un vero Massone vive nella prosperità, allora le sue ricchezze sono certamente nelle buone mani. Egli infat­ ti, uomo illuminato e portato all'altruismo, non considera i beni come qualcosa di "personale", ma una ricchezza comu­ ne avente similitudine con l'aria, dono per tutti i viventi. Non è quindi tanto dalla ricchezza in sé, che dobbiamo guardarci . È piuttosto necessario spegnere qualsiasi desi­ derio di conseguirla a tutti i costi, nonché l'irrazionale acca­ nimento nel volerla trattenere con ogni mezzo.

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CAPITOLO VII

METIERE

LA

CONOSCENZA AL SERVIZIO DELL'AMORE

Essere eletto non implica soltanto l'avere il possesso di determinate qualità, che ci conducono alla conoscenza. Que­ sta non deve infatti essere la massima aspirazione umana, ma solamente la solida base su cui costruire il tempio del­ l'amore e della carità. Sul nostro pianeta convivono individui particolarmente portati per il conoscere, altri votati a praticare l'altruismo. Diciamo subito, per evitare fraintendimenti, che questi ul­ timi precedono tutti gli altri, sul cammino iniziatico. È in­ fatti l'amore e non già la saggezza, l'apice della costruzione massonica nonché il fine ultimo degli iniziati: occorre dun­ que che tu, Fratello, ti adoperi perché le conoscenze da te acquisite siano messe al servizio dell'amore, della pietà, della carità verso i tuoi simili meno fortunati . Le conquiste dell'intelligenza umana debbono volgere verso lo spirito, che è eterno e dona l'eternità; se al contra­ rio prendono le vie tortuose della materia, non possono che seguirne le sorti e morire con essa. I troppi momenti di guerra, che l'umanità è da sempre costretta a vivere, si spiegano col fatto che solamente in casi eccezionali la conoscenza viene destinata al bene collettivo, a fini spirituali . A nulla quindi vale il tuo sapere, se da esso non fai scatu­ rire il fuoco che purifica il tuo istinto e nobilita le tue azioni . La saggezza è sacra e profana, luminosa ed ombrosa nel contempo; nella sua bivalenza è simile al sole, che periodi­ camente si mostra e si nasconde senza però negarsi a nes­ suno: le leggi dell'armonia stabiliscono quando essa debba essere trasmessa, a chi, in quale maniera e misura. Se dunque tu possiedi la saggezza, è come se avessi il sole entro di te ! Ma ciò significa pure che non devi piegare le 37

conoscenze al tuo egoismo, altrimenti rischi di essere bru­ ciato a morte. Quando la conoscenza è usata infatti per finalità mate­ riali e personali, ebbene allora si ritorce contro l'uomo stes­ so, procurandogli la più triste solitudine, sofferenze terribi­ li e malattie senza scampo. Una tale sapienza non può che identificarsi con l'ignoranza, poiché è proprio questa che spinge gli individui verso le tenebre dell'odio e della morte ! L'accendersi della conoscenza, nell'uomo, non suscita di per sé la forza che spinge all'altruismo e all'amore alimen­ tando il fuoco della vita. Appunto la via massonica del perfezionamento, coscien­ te, graduale, non arbitaria ma rispettosa dei metodi trdizio­ nali lungamente comprovati , ha lo scopo di indicare la stra­ da del bene e suggerisce la maniera per raggiungerlo ed i mezzi per operarlo. Attraverso la conoscenza iniziatica puoi scrutare negli oscuri mondi ultraterreni. Ma tale "visione" è passibile di trasformarsi in una trappola, per te e coloro con cui condivi­ di l'esistenza: infatti anche le potenze del male vivono in quei mondi, da dove non esitano a far sentire la loro negati­ va influenza! È dunque assolutamente necessario che tu metta la co­ noscenza al servizio dell'amore. A tal fine devi anzitutto imparare a distinguere, con elevate possibilità d'ingannar­ ti, il vero bene da ciò che invece porta la maschera del bene, e che perciò illude, confonde e uccide ! Distinguere e separare il bene dal male è il più difficile dei compiti, poiché nell'uno come nell'altro è presente il Gran­ de Architetto, il quale è unico e totalmente benigno sola­ mente in se stesso, nella quiete e non già nel divenire. Il Massone in grado di operare con amore è, nell'anima e non secondo il tempo materiale che conosciamo, più vecchio rispetto al Fratello capace d'interiorizzare e connettere i sim­ boli: significa che ha insomma "lavorato" di più, e che quin­ di è più perfetto. Chi è ispirato dall'amore spirituale ha, in altre parole, iniziato il cammino del perfezionamento prima di colui che 38

è soltanto illuminato dalla conoscenza. È dunque necessa­ rio che i Fratelli si adoperino perché la loro saggezza assu­ ma, gradualmente, le dolci sembianze dell'amore, che nel nostro universo rappresenta l'inizio e la fine del divenire. È innegabile che, malgrado vivessimo nell'oscurità del­ l'ignoranza, sono comunque più numerosi coloro che sanno rispetto a quelli che amano altruisticamente . . . Ed è proprio tale condizione che rende ancor più penoso questo nostro passaggio sulla Terra. Se dunque, Fratello, sai di dover molto aspettare per con­ seguire la conoscenza, è bene che con pazienza ti prepari a lottare ancor più lungamente, affinché il giusto spirito del­ l'amore risplenda in te. Se il nostro pianeta fosse popolato da occultisti eccellen­ ti , non è certo che avremmo la pace ! Tutt'al più vivremmo una condizione di preludio alla pace. È infatti tutt'altro che scontato, che gli occultisti siano tutti inclini al bene. Quelli non ammaestrati dallo spirito d'amore, se lasciati nella pericolosa condizione di operare liberamente, finireb­ bero anzi col produrre un male molto più invincibile rispet­ to a quello che dobbiamo attualmente sopportare da parte di individui per così dire comuni, le cui potenzialità malefi­ che sono ancora poca cosa, quindi controllabili in qualche modo. In nessun caso è però possibile agire altruisticamente, senza avere la conoscenza. Anche se gli individui aspiranti al conoscere sono, secondo la visione degli iniziati, meno evoluti rispetto a coloro che ardono dell'amore universale, sappi che comunque questi ultimi hanno essi stessi dovuto in passato attraversare la fase in cui, attualmente, si trova­ no i "conoscitori" della divina saggezza. Senza la conoscenza ogni uomo cade irrimediabilmente nella confusione, ottima alleata del male: questo, Fratello, non devi assolutamente ignorare.

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CAPITOLO VIII

SPIRITUALITÀ, SPONTANEITÀ E SEMPLICITÀ NELL'ESSERE SOLIDALI

Dobbiamo diffidare delle cose complicate, poiché la veri­ tà è semplice e geometrica. Il Grande Architetto non è il Grande Filosofo; non si attarda in acrobazie mentali ma con­ cepisce e dirige l'universo geometrizzando; tramite la luce sovrasensibile accende la chiarezza e la linearità nel pensa­ re dei veri eletti, altresì riversando nella loro anima quel sacro fuoco dell'amore che li spinge, senza sforzo ed effica­ cemente, verso gli altri . A che servono allora le belle frasi e le ariose sottigliezze sulla solidarietà, oppure i troppo ambiziosi progetti per rea­ lizzarla, se il Massone non arde già intimamente dal puro desiderio di ben operare e non è sostenuto dalla forza della convinzione? Se tu sei veramente un eletto, un uomo altamente spiri­ tuale, certamente saprai cogliere le occasioni per esternare la tua bontà d'animo: troverai sempre la maniera per aiuta­ re gli altri, "improvvisando" come un musicista che lasci li­ beramente parlare la sua calda interiorità. La spiritualità è semplice e forte in se stessa, e vede dove la mente ordinaria si perderebbe! Devi persuaderti sempre più che l'esistenza dell'indivi­ duo si estende oltre la corporeità, nelle sfere dell'anima e dello spirito; e che, di conseguenza, non di rado le angustie fisiche di lui sono l'effetto palese di un invisibile male del­ l'anima. Occorre quindi che tu, nell'operare altruisticamente, va­ luti con intelligenza e prudenza e sensibilità i sentimenti di colui a cui la solidarietà è diretta. È infatti possibile, e non è senza esempio, offendere invo­ lontariamente qualcuno che si voglia aiutare ! Questo succe41

de quando il bisognoso, particolarmente emotivo, ricettivo e suscettibile, rifiuta d'essere frainteso, considerato come un corpo senz'anima. E pertanto doveroso riconoscere l'inadeguatezza della buona intenzione, indubbiamente lodevole, quando si voglia realizzare la solidarietà: questa richiede molto di più. Il vero Massone procurerà quindi che i suoi propositi siano sempre illuminati, oltre che buoni . Ciò che infatti non è secondo ra­ gione, porta fatalmente con sé i difetti e i limiti della pietra grezza: se il grezzo fosse buono, che necessità avremmo di migliorare noi stessi? E perché esisterebbe la Massoneria? Credo sia in errore colui che, volendo aiutare qualcuno meno fortunato, pensi di cavarsela con largizioni materiali, possibilmente ingombranti e rumorose, negandogli però nel contempo la considerazione dovuta ad ogni essere vivente ! Fino a quando non riconosceranno il volto dell'amore nel pane ricevuto, gli affamati saranno condannati a restare pur sempre infelici; anche a stomaco pieno . . . soprattutto a sto­ maco pieno ! La solidarietà materiale non è da considerare un atto "massonico", nel senso più nobile: essa infatti presuppone comunque u. n a visione materialistica, nep a quale la Masso­ neria non può certamente riconoscersi . E tanto necessario donare con lo spirito, quanto è necessario ricevere con lo spirito; anche se la materia s'interpone fatalmente tra il donare e il ricevere. In quanto Massone, sei chiamato ad aiutare anche mate­ rialmente coloro che soffrono; devi tuttavia considerare che se tu fossi migliore intimamente, nello spirito, lo saresti anche esteriormente, negli atti : i tuoi doni materiali, dun­ que, risulterebbero come per magia più efficaci e confortanti. A cosa vale in fondo la tua offerta di denaro, o di qualsia­ si altra cosa palpabile, se tu poi neghi al fratello sfortunato una scintilla del tuo sorriso e della luce interiore? Ogni tanto sentiamo raccontare di qualcuno, stecchito dalla tristezza piuttosto che dalla fame! E ciò non stupisce gli spiritualisti, i quali sanno bene che si può soccombere nell'anima ancor prima che nel corpo. 42

Stai pur certo che questa nostra carcassa, ancorché mor­ tale, è forte e resistente al di là di quanto tu stesso possa supporre o constatare ! Aiutare veramente qualcuno significa metterlo nella con­ dizione di procurarsi egli stesso, liberamente e nel momen­ to da lui ritenuto opportuno, quanto è necessario alla so­ pravvivenza del corpo e specialmente dell'anima . In quanto iniziandi , amanti della libertà, dobbiamo sem­ pre energicamente reagire al pensiero che l'esistenza di un individuo dipenda dalla nostra generosità, la quale è spesso condizionata purtroppo dal nostro buon umore ! Bisogna adoperarsi affinché nessun essere sia schiavo di noi, della nostra insicura sensibilità. Quando la solidarietà non scaturisce da puri sentimenti altruistici, allora porta inevitabilmente con sé i semi del male: occorre pertanto sorvegliare perché questi ultimi non finiscano col vanificare la solidarietà stessa ! Il tuo aiuto sia anche di carattere materiale, se questo è necessario; la tua finalità, in quanto iniziando, è e deve tut­ tavia restare la felicità, il perfezionamento dell'anima tua e di tutti gli altri. Dal punto di vista iniziatico il corpo è un'illusione; di esso dovremo fatalmente liberarci al momento dell'estremo di­ stacco, attraverso cui conosceremo invece il vero mondo reale. Gli iniziati stessi si sono volontariamente imposti peri­ colosi digiuni e maltrattamenti fisici, al fine di perfezionare l'anima. E tu, che a quei maestri devi più di qualcosa , credi di assolvere pienamente il tuo dovere di Massone, offrendo pane a chi necessita solo della tua sincera considerazione !? Cosa crediamo di fare di speciale, se avendo soldi diamo soldi? Quale sacrificio è mai questo? È fin troppo facile, per un ricco rivenditore di abiti, aiutare con i vili metalli un giovane bisognoso, magari sano e forte, e poi rifarsi su qual­ che malcapitato cliente che compra vestiti . . . Molto più fruttuoso sarebbe, se quel rivenditore desse materialmente molto meno al giovane (o addirittura nul­ la!), ma gli concedesse qualcosa del suo tempo e del suo pre­ stigio, di quell'interiore calore che benignamente riscalda 43

l'animo di chi lo riceve; se gli p ortassi convincenti argomen­ ti circa la necessità ed i vantaggi della sofferenza, incitan­ dolo a sfruttare la gioventù e la forza, ad accendere l'imma­ ginazione, attivandosi per la sua stessa libertà. È vero, ammettiamolo, che un simile aiuto è all'inizio in­ visibile ! I suoi effetti sono però duraturi, non offendono la dignità, non condannano l'individuo all'inattività e alla sfi­ ducia. Secondo la visione materialistica, ciò che ho esposto non ha senso; è addirittura pericoloso: le frasi filosofiche, obiet­ ta appunto il materialista, non placano la fame! Il Massone ha nondimeno il dovere di credere nelle enor­ mi possibilità dell'uomo: egli infatti apprende dai maestri, che una mente forte, sana ed illuminata è ben capace di controllare le necessità del corpo, persino del più capriccio­ so ed esigente. Tu, che ti sei distinto entrando nell'Istituzione, dovresti capire quanto è stato appena detto. Non è infatti per avan­ zare nello spirito, che hai chiesto la luce? E come puoi avan­ zare spiritualmente, senza nel contempo controllare e poi via via dominare le necessità della tua carne? Il dominio del corpo è il fine del vero iniziando; è altresì una capacità già acquisita dagli iniziati , in virtù della loro conoscenza superiore. Occorre che tu veda nell'iniziazione la salvezza dell'uma­ nità; che consideri la saggezza al di sopra di ogni bene ma­ teriale. Dovrai convincerti che l'individuo, che abbia un po' di conoscenza, è più ricco e potente di colui che possiede tutto l'oro. Se nutrissi a tal proposito qualche dubbio, potresti co­ munque ricordare a te stesso che Hiram, sole spirituale del­ la Massoneria simbolica , si è lasciato morire affinché la sua universale sapienza non venisse acquisita dagli indegni . Ciò significa che la conoscenza è più preziosa della vita stessa: questo è il motivo per cui la sublime iniziazione fina­ le esige la morte dell'iniziando. Distribuiamo pure soldi e cose materiali , nei casi di ne­ cessità estrema; domandiamoci però le ragioni di una tale 44

necessità ! Se tu desideri sinceramente aiutare il prossimo, devi anzitutto saper prevenire le altrui miserie morali e fi­ siche, intervenendo in tempo e debellando il male al suo primo insorgere. Perché vi sono i mali estremi, a ben riflettere, se non a motivo della distrazione e dell'ignoranza dell'uomo? Sei stato disattento fino a ieri ; hai, magari involontaria­ mente, permesso che un piccolo disagio del tuo vicino s'ingi­ gantisse ai limiti dell'irrimediabile . . . Oggi però ti accorgi della sua condizione, e che fai? Ti preoccupi soltanto della sua materialità, colpevolmente ignorando che le sofferenze provengono dall'anima, che quindi i mali dell'anima prima o poi divengono quelli del corpo. Non devi pensare che gli aiuti ed i bisogni materiali deb­ bano durare per sempre: ciò incoraggerebbe il materialismo! Neppure oserai credere di poter prestare un aiuto frettolo­ so, sbadato, cieco, rischiando di indirizzare la tua compas­ sione verso falsi obiettivi : vi sono infatti i falsi bisognosi, così come vi sono i falsi altruisti . Chi lo può negare? Chi sa distinguere i veri dai falsi? Sia dunque sempre la conoscenza a guidare i Massoni inclini alla solidarietà, e che per questa decidono d'impe­ gnarsi. Quanto a te, se ti reputi eletto e sei per qualche ragione costretto ad aiutare materialmente, devi sapere che il tuo pezzo di pane, offerto all'affamato messo sulla tua strada dal destino (che ti sei costruito), può accendere in lui tanta felicità e addirittura salvargli la vita. Non otterresti, in quel­ la medesima circostanza, miglior risultato regalando inve­ ce un lussuoso palazzo ! Come vedi , è sempre la conoscenza che è preposta a gui­ dare i nostri atti . Se hai tempo a sufficienza, ricordati di risollevare l'ani­ ma di chi soffre, tramite la giusta compassione dell'anima tua. Nei casi di necessità, sappi invece regolarti diversa­ mente . Pensa però che, se veramente di necessità si tratta, non è davvero saggio agire per vie traverse, tramite terzi , allungando la via ! 45

Piuttosto, se puoi, intervieni allora in prima persona, umilmente e senza atti eroici , anzi nel rispetto delle "tue" specifiche possibilità; agisci con convinzione e slancio, ma silenziosamente e nell'ombra, in modo che una mano ignori l'operato dell'altra: è pure così che ti viene insegnato. Simil­ mente ti comporti nel Tempio, quando nel tronco della Ve­ dova introduci una sola mano, obbediente alla tua volontà e al tuo cuore.

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CAPITOLO IX

PRUDENZA E AUTOCONTROLLO

Le conoscenze esoteriche solitamente infastidiscono la gran parte dei Fratelli; ad esse viene contrapposta l'utilità dell'operare. È però assolutamente necessario che l'operosi­ tà, nella realtà della nostra Istituzione quanto nella vita profana, venga opportunamente stemperata, non lasciata a se stessa, e che sia ben rispettosa dei limiti imposti dal tem­ po e dallo spazio. Occorre che le tue azioni, notevoli o poco significanti che siano, risultino compatibili con le esigenze dei Fratelli e dei tuoi simili, nonché comprensibili alla ragione almeno dei più. Raramente l'operosità eccessiva produce frutti buoni e duraturi, poiché sottrae alla mente il prezioso tempo per pensare; inoltre è suscettibile di corrodere la libertà altrui. La necessità di dosare saggiamente l'operosità s'impone specialmente a quei Massoni che, piuttosto vanitosi, impic­ cioni e praticoni, prendono al volo qualsiasi occasione dia loro la possibilità di mostrarsi e distinguersi. Se è necessario nella vita soppesare ogni parola, e il più delle volte addirittura tacere, non si comprende perché il molto attivarsi debba andare bene per forza! È piuttosto utile invece astenersi dall'agire in certe situazioni difficili, oppu­ re quando i propositi non sono chiari o i risultati si prefigu­ rano a loro volta incerti . Vi è il fanatismo della parola, vi è parimenti quello dell'a­ zione: entrambi sono trabocchevoli e debbono essere conte­ nuti . Il Massone che avverta il desiderio di operare per il bene comune e voglia attivarsi per tale scopo, farebbe meglio a non presumere troppo da se stesso e, nel contempo, a non prendere tutto alla leggera. Egli è tenuto a riflettere, sul da farsi, molto più lunga47

mente e con più intelligenza, che se dovesse agire soltanto per finalità strettamente personali. Non deve pertanto ab­ bandonarsi frettolosamente ai primi focosi impulsi, i quali , se non pazientemente sgrezzati, finirebbero di certo con l'ab­ battersi sul prossimo. È quindi necessario che tu, Fratello, esamini con tanta prudenza persino quei sentimenti che a te sembrano ottimi e sicuri ! Non puoi ritenerti vero uomo se non dal momento in cui impari a far luce entro te stesso, dominandoti, fermamente prendendo le redini del tuo pensare ed agire.

È vero che la Massoneria ci chiama alla costruzione ed alla continua ricostruzione del Tempio ideale, a quel miglio­ ramento individuale e collettivo che tanto lavoro e sacrificio domanda ai Fratelli. L'eletto Muratore non si avventura tut­ tavia in tutto ciò che gli passa per la testa, o che gli propon­ gono, ma dirige la sua attività unicamente verso quei pro­ getti che, oltre che attuabili, risultino soprattutto utili per la comunità. È dunque meglio diffidare alquanto di coloro che troppo facilmente si esaltano nell'operosità: questa può infatti es­ sere piuttosto dovuta alla smania di apparire, oppure ad una condizione di nascosta infelicità, o insomma all'efferve­ scenza irrefrenabile di quei nostri difetti che a parole ci pro­ poniamo di vincere. Se già è tenuto a moderarsi colui che è sicuro di volere il bene, non è forse il caso che ancor più si controlli chi, nella sua coscienza, sa di voler agire a propria gloria, per gli inte­ ressi personali e contro la collettività? Ci guarderemo bene dal condannare o disapprovare a priori il Fratello troppo disinvolto nel prendere iniziative, anche di poco conto; è nondimeno necessario vigilare in qual­ che modo su di lui: gli si potrebbe, almeno, risparmiare qual­ che possibile figuraccia nella vita quotidiana o nell'ambito prettamente massonico. Occorre che nell'agire il Massone non oltrepassi le sue possibilità materiali, e che fedelmente si attenga alle cono­ scenze da lui stesso acquisite; deve inoltre seguire scrupolo48

samente le inclinazioni dell'anima sua: è per tale motivo che è tenuto a conoscere la sua vera entità. L'ignoranza di sé rappresenta pertanto una colpa non da poco, secondo la visione degli iniziati. Dalla conoscenza dell'io ognuno impara ad essere pru­ dente, poiché in verità le imperfezioni dell'anima nostra sono tali , da macchiare già sul nascere i desideri, i sentimenti, le passioni che ribollono entro di noi . Prima quindi che le azioni, è doveroso sorvegliare i moti dell'anima. Nel buio di essa è nascosta la "pietra grezza", l'aspetto primitivo, egoistico ed animalesco di ogni essere, persino di quelli che sulla Terra appaiono perfetti. La sorveglianza dell'anima sia sempre affidata allo spi­ rito, l'intimo maestro che sa tutto e giudica secondo giusti­ zia: è infatti lo spirito e non l'anima, che riceve direttamen­ te la luce dal Grande Architetto, quando è il caso. Finché il controllo delle tue azioni è blando e troppo spo­ radico, e per di più hai come unico obiettivo i tuoi interessi, dovrai prepararti ad affrontare tante e grandi difficoltà: la via scelta dalla noncuranza, dall'egoismo e dalla superficia­ lità si rivela infatti sempre la più lunga e sofferta, anche se a te sembra il contrario! Se non riusciamo a realizzare la fratellanza tra i simili, è a causa del fatto che troppi individui nascondono molti in­ teressi personali nei loro intenti apparentemente altruistici . Anche se l'egoismo è quasi invincibile, finché viviamo in un corpo, occorre tuttavia controllarne l'aggressività per­ ché almeno non invada tutta la nostra vita. E tanto più il controllo dev'essere severo, quanto più ci sentiamo spinti verso coloro che, più bisognosi di noi, molto si aspettano dalla nostra sensibilità e dalla nostra intelligenza: sappiamo infatti che l'egoismo ama nascondersi sotto la maschera dell'altruismo e del bene . . . Come fiamme, i nostri impulsi si allungano e si ritraggo­ no, compaiono e poi scompaiono; spesso cambiano impreve­ dibilmente direzione. Lasciandoli troppo liberi rischiamo perciò di dover interrompere ogni volta un'azione, oppure di 49

promuoverne continuamente altre: mai trovando soddisfa­ zione e pace, sempre invece tribolando come ubriachi che ignorano cosa vogliono e dove dirigersi ! Siccome l'imparzialità difficilmente ti appartiene, hai tutte le ragioni per essere molto cauto anche nel giudicare i fatti altrui. E , a ben riflettere, perché dovremmo usare del tempo prezioso (e molto non ne abbiamo), per emettere un giudizio che il più delle volte non è richiesto, è falsato dal nostro egocentrismo, è inoltre causa di non pochi guai? Chi è veramente impegnato nel conoscere se stesso, così com'è richiesto, non può anche avere il tempo di giudicare i comportamenti degli altri. Se dunque ti mostri troppo im­ piccione, trascurando ogni prudenza, vuol dire che nulla vuoi effettivamente sapere di te e dei tuoi difetti ! nulla della tua sorte! Il giudizio è una tua debolezza; in più, devi sapere che mentre giudichi sei pure giudicato. Non è dunque soltanto punibile colui che sbagli nell'agire, ma pure tu stesso che, giudicando a "tuo" modo, avventatamente, metti sulla bi­ lancia del destino un sassolino che pesa contro di te. Sappi inoltre che il tuo giudizio, che ieri reputavi infalli­ bile, può essere oggi da te già rivisto e corretto, e lo sarà certamente ancora domani e nel futuro lontano, se il tuo spirito non prenderà il controllo dell'anima e se questa, per contro, cederà miseramente al corpo. Riflettendo con serenità sulla tua vita, scopri quanto sia facile cadere negli stessi errori rimproverati ad altri ! In fon­ do dovresti sapere che tu sei proprio "gli altri", e non solo te stesso. Quando qualcuno compie allora un atto riprovevole, la prudenza t'impone di non scagliarti contro di lui, poiché anche tu hai sbagliato nella medesima circostanza, commet­ tendo quell'atto. La prudenza non può concedersi distrazioni; dev'essere il tuo fedele custode, sempre attivo, mai latitante. Occorre che essa ti assista quando offri o ricevi; se parli o taci; quan­ do sei convinto di sapere oppure d'ignorare; nella felicità e nella sofferenza; nel bene e nel male . . . 50

Dev'essere con te ovunque tu vada, come fosse la tua ombra . È persino necessario che qualche volta ti preceda , lasciandosi trovare nel posto verso cui vorresti dirigerti !

È anche consigliabile non credere a quanto ti venga in ogni momento raccontato o confessato: in fondo, in nessuna circostanza conosciamo sufficientemente la persona che ab­ biamo di fronte ! È necessario infine che tu veda la prudenza e l'autocon­ trollo come qualcosa di sacro, quando ti sospingono verso la luce spirituale ed hanno come fine il bene collettivo. Dunque li distinguerai dallo scetticismo, dalla diffidenza e dal timore dell'ignoto che invece caratterizzano la perso­ nalità e la vita del materialista. Se tu, Fratello, riuscirai a rispettare la prudenza con­ trollando te stesso, ammesso che non conseguirai la perfe­ zione in questa esistenza potrai, almeno, avanzare ulterior­ mente e con merito verso la luce, che ti spetta e ti aspetta.

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CAPITOLO x

SOFFRIRE PER IL PERFEZIONAMENTO DELL'ANIMA

Se sulla Terra l'uomo comune è spesso costretto a tribo­ lare persino per ottenere le cose meno preziose e durature, molto di più devi prepararti a soffrire tu, Fratello, se nel­ l'intimo tuo sinceramente aspiri alla condizione più eleva­ ta, tanto sicura che nessuna forza umana è capace di sot­ trarti : la pace e la perfezione dell'anima. La via che ti conduce a questa beatitudine inizia proprio dalla Terra, tua attuale dimora . La condizione cui accennia­ mo è come una luce contrapposta alle tenebre, nelle quali è affossata la maggior parte dei mortali . Non è pensabile che si possa pervenire alla luce senza soffrire, non dovendo affrontare i rischi dell'abbaglio, della cecità, della follia e della morte. Bisogna anzi saggiamente diffidare di tutto ciò che in questa vita otteniamo con troppa o relativa facilità ! Il fatto che tu debba tanto penare, per raggiungere la perfezione, significa non altro che questo: che la tua anima è obbligata a lottare e soffrire per salvare se stessa. Infatti dal punto di vista iniziatico non sei né il tuo occhio né tutto il corpo materiale, ma l'entità animica che non vediamo e che il tuo spirito intuisce. Poiché questo gode già della perfezione, è esattamente la tua anima che è invece chiamata a vivere il dramma del divenire, avviata com'è verso l'immortalità . Essa è obbligata a ribaltare se stessa, passando dal morti­ ficante contatto con la materia alla consolante riunione con lo spirito. Per tale ribaltamento tu (appu nto la tua anima) dovrai molto ancora penare su questa Terra , tra i tuoi simili, poiché il nuovo mondo che stai imparando a conoscere non può essere da te mostrato con i mezzi e le capacità comuni: 53

a causa di questa tua impotenza sei probabilmente già schernito dagli scettici, temuto dagli ignoranti, odiato da coloro che gioiscono nelle apparenze e con le apparenze, e che proprio su queste costruiscono il loro profano sapere, le loro fortune e la fama. Nella misura in cui l'anima tua riceve lo spirito illumi­ nante, trova pure difficoltoso vivere sul nostro pianeta: la materialità e le vicende del quale hanno purtroppo sempre il potere di turbarla, confonderla e metterla a dura prova in ogni momento. Devi nondimeno sapere che appunto un'ani­ ma illuminata trova, in sé stessa, la formidabile forza della sopp ortazione. E come dire: quanto più lo spirito arde in te, tanto più spesso e duramente sei costretto a soffrire; tanto più ag­ guerrito, e determinato, è però anche il tuo custode: lo spiri­ to medesimo. Poiché avanzi verso l'Oriente devi accettare che tanti in­ dividui, ai quali magari un tempo comandavi , passino ora velocemente avanti a te, ignorando la tua presenza . . . Devi rassegnarti a vivere nei dubbi più scoraggianti , opprimenti, aspettando la luce che desideri; a subire altresì ogni sorta d'ingiustizia, confidando nel giusto salario a cui credi per intuizione. Ma mentre tu stai soffrendo, qualcosa interiormente ti rassicura sulla necessità delle tue pene: queste allora co­ minciano a sembrarti più sopportabili, quasi gradite ! Occorre che sempre più tu ti convinca, che persino della più piccola sofferenza si nutre l'anima tua, incamminata verso la luce dell'Oriente. È bene che tu anche conosca le ragioni, che obbligano l'anima a soffrire durante il pellegrinaggio terrestre: essa deve scontare qualcosa . Devi inoltre sapere che tale sorte non è neppure la peggiore, per l'uomo! Il soffrire e l'umiliarti in questa vita, ti dà infatti la pos­ sibilità di "pagare" già adesso il prezzo delle tue colpe: que­ sto prezzo è indicibilmente meno gravoso in confronto alle pene destinate, nell'al di là, a quanti fossero invece sorpresi dalla morte ancor prima di poter rimediare ai loro dannosi 54

comportamenti e cattivi pensieri. Il fatto stesso che il processo di perfezionamento è mas­ sonicamente chiamato "lavoro", ci dice quanto la perfezione abbia relazione con la sofferenza. Ma questa non può che essere relativa: è infatti anche detto che nel Tempio, dove appunto lavoriamo e siamo illuminati, tutto deve essere "giu­ bilo", oltre che "serietà, senno, benefizio". È dunque possibile lavorare con "giubilo"? soffrire nella gioia? Per lo spiritualista lo è. È non poco evidente, al nostro livello, l'imperiosa ed ag­ gressiva presenza della materia: proprio da questa deve fa­ ticosamente liberarsi l'anima, desiderosa di afferrare l'es­ senza intima delle cose. Ma appunto tale conoscenza, che ti domanda non poche sofferenze, è nel contempo apportatrice di tanta libertà. Dunque le pene, pazientemente sopportate sulla Terra, sono fertili di molta gioia futura; non solo: è anche vero che la possibilità di gustare la beata immortalità dell'Oriente eterno è, esattamente, legata alla capacità di accettare le sofferenze nel mondo fenomenico, tanto ostile all'anima che aspira a tornare in alto: essa vorrebbe volare, ma è nel con­ tempo attirata dalla forza della materialità terrestre ! Occorre che tu rifletta su questo: che è per te largamente vantaggioso soffrire adesso, per un tempo comunque molto limitato, in cambio di una felicità ben più intensa e prolun­ gata. Sordo a questi insegnamenti , il materialista insegue in­ vece qualsiasi gioia senza neppure guardarla in faccia! Egli, negando l'oltretomba, si permette in effetti tutto quanto è nelle sue possibilità e persino di più, non preoccupandosi della futura evoluzione dell'anima. La necessità della sofferenza non deve stupirti , Fratello, poiché nessun saggio ha mai raccomandato all'uomo i godi­ menti terreni, per il perfezionamento dell'anima ! Chi allora è tanto arrogante da reputarsi più sapiente dei maestri ini­ ziati, ai quali dobbiamo la sacra tradizione che ci sostiene lungo la via dell'iniziazione? Avanzando su questo sentiero hai la possibilità , davvero 55

rara, di scoprire la potenza purificatrice del dolore. È grazie a tale scoperta che l'anima riesce in certi momenti a gusta­ re qualcosa della celeste, eterna beatitudine. Appunto questo "ciò", avente similitudine col cielo, noi chiamiamo "Tempio" ideale: non una visibile costruzione, ma una condizione spirituale-animica a portata sia dell'uo­ mo singolo che dell'umanità. Costruire il Tempio massonico significa: conquistare l'im­ mortalità, prima per la propria anima e poi per quella col­ lettiva dell'umanità. Divenendo quindi immortale, tu acqui­ sti la forza per soffiare la vita sui tuoi simili; consegui altre­ sì la sapienza per dirigere il soffio . . . Se dunque sinceramente aspiri alla perfezione, e a de­ porre per sempre il corpo materiale, non devi assolutamen­ te abbandonarti ai sollazzi; al contrario, il solo supporre che la perfezione sia alla portata dei gaudenti, già ti allontana pericolosamente dalla meta ! È bene che tu ogni tanto riviva l'esperienza della prima iniziazione, dell'Entrata in Massoneria, quando hai più o meno dubitato e temuto, sottoponendoti a prove simboliche che hanno comunque rivelato, entro certi limiti, la tua ca­ pacità di adattamento, il coraggio, la disposizione al sacrifi­ cio, l'intuizione, l'autocontrollo, la fiducia nel prossimo . . . : insomma la tua spiritualità, quella misteriosa presenza che ama l'ignoto e dà la forza per inseguirlo. Ogni Fratello, che assiste all'iniziazione di Entrata, cre­ do sia in grado di percepire il disagio, direi la sofferenza del profano durante quel percorso dall'Occidente all'Oriente, simbolizzante appunto la via dolorosa del perfezionamento. Quando nelle movenze di un profano ravvisiamo invece una certa determinazione, e nella voce una velata felicità, possiamo almeno sperare che sarà un buon Massone, un degno neofita desideroso di frequentare con entusiasmo e partecipazione i Lavori .

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CAPITOLO XI

EVITARE D'INTERVENIRE, NEL TEMPIO, AL SOLO SCOPO DI CONTESTARE UN FRATELLO

Vi sono Fratelli che nel Tempio molto raramente prendo­ no per primi la parola. Questa consuetudine non è di per sé da biasimare, se dettata da riservatezza o da una sincera disposizione all'umiltà. Non sono però pochi coloro che intervengono, con animo­ sità peraltro eccessiva e contro ogni spirito di tolleranza, al solo scopo di confutare l'opinione espressa da un Fratello o addirittura una sola parola ! Credono, questi ultimi , di costruire i l Tempio ideale limi­ tandosi a distruggere? Sono forse sicuri che le loro argomen­ tazioni, soprattutto quando si ergono sulle ceneri di qual­ che altra argomentazione, siano più vicine alla verità? È tutt'altro che facile capire come, dalle contestazioni e dall'intolleranza, possa sgorgare qualcosa di buono ! È vero che bisogna distruggere per costruire. È nondime­ no necessario che, in qualsiasi frangente, lo spirito distrut­ tivo, oppositorio, non offenda troppo il raziocinio, non sia fine a se stesso né venga suscitato ed alimentato da senti­ menti di gelosia, dalla superbia, o da quant'altro costituisce la parte grezza ed oscura dell'individuo. Il Fratello che nel Tempio interviene con il palese scopo di controbattere qualcun altro, non ama la verità ma la sua personale opinione; mostra inoltre ristrettezza di spirito, irritabilità e cocciutaggine. La sua presenza tra le Colonne è di per sé un validissimo argomento contro la Massoneria, colpevole di spalancare troppo spesso le porte ai materialisti che, già irrequieti nel­ la vita quotidiana, ostacolano e ritardano, rompendo la ca­ tena e disturbando l'armonia, il cammino iniziatico dei Fra­ telli più spirituali, avviati e ben intenzionati . 57

Certamente si può essere in disaccordo su tal uni punti di un discorso; persino su tutto il discorso. Ma ci riuniamo forse allo scopo di fare bella mostra delle nostre personali opinioni? Osiamo varcare la soglia del Tem­ pio, senza alcuna intenzione di controllare quel profano at­ taccamento all'io che tanto annebbia il nostro giudizio, smor­ za l'entusiasmo per la vera conoscenza, ci catapulta contro i nostri simili? Se desideri avanzare sul cammino, e conquistare l'im­ mortalità nell'eterna unione con il G. A. , devi sapere che la verità non ha il colore della "tua" pelle, non respira col "tuo" respiro, neppure brilla della "tua" intelligenza; anche se di tutte queste tue cose essa non può invero fare a meno ! È necessario che in ogni momento tu sia pronto a smor­ zare l'incandescenza del tuo io; che diligentemente soppesi le tue opinioni, umilmente rispettando quelle degli altri . Per il tuo vantaggio, devi altresì imparare a succhiare quanto di buono trasuda persino dalle argomentazioni che a te sembrino meno veritiere e più irritanti . Dagli insegnamenti iniziatici apprendiamo infatti che nell'oscurità di ogni menzogna o superstizione, o persino nell'ignoranza più ottusa, brilla pur sempre una vitale scin­ tilla di verità ! Appunto chi riconosce questa tenue luce può ragionevolmente aspirare al sovrabbondante splendore d'Oriente, senza doverne subire la terrificante forza. È un'indubitabile prova oltre che un validissimo eserci­ zio di tolleranza, il tacere di fronte ad affermazioni che sfi­ dano la nostra buona fede e cozzano contro i principi a noi tanto cari . Se siamo peraltro incapaci di accettare senza spazientir­ ci le opinioni degli altri (che sono e restano comunque opi­ nioni !), quali possibilità abbiamo di superare le reali avver­ sità della vita quotidiana ed i ben più impegnativi ostacoli disseminati sul cammino iniziatico? Se vuoi la luce, Fratello, devi in ogni circostanza saper sopportare: non hai altra scelta, né puoi aspirare ad un cam­ mino privilegiato . . . Siamo tutti uguali di fronte alla luce, e per te, se sei eletto, l'unico vantaggio consiste esattamente nel saper sopportare. 58

Quale beneficio avresti, del resto, per la tua anima, dal constatare che qualcuno la pensa come te su un dato argo­ mento? Sei tanto vanitoso, così poco ispirato da gioire per questo? Dobbiamo far sì che nel Tempio ogni Fratello esprima fino in fondo e pacatamente le sue idee; che manifesti senza raggiri ed impacciate titubanze la sua personalità: soltanto così possiamo conoscerlo senza troppo perdere tempo, per confortarlo ed aiutarlo qualora occorra. La Massoneria vede l'uomo come una pietra: da questa può sprigionarsi una scintilla tanto potente, da bruciare la Terra intera ! Ma ciò che uccide è anche capace di dare vita: è allora necessario che la scintilla (spirito) nell'uomo venga alimentata, specialmente nell'ambito della nostra Istituzio­ ne, ai fini della vita e del bene collettivo. La sapienza massonica insegna che la via della perfezio­ ne e dell'immortalità inizia dalla tolleranza; la quale do­ vrebbe dunque già aleggiare nel Tempio, tra Fratelli imper­ fetti ma perfettibili, coessenziali e tuttavia diversi . La diversità e l'imperfezione appunto domandano tanta tolleranza: se fossimo perfetti e del tutto simili, che necessi­ tà avremmo di tollerarci l'un l'altro? Permettere che l'intolleranza alzi l'ingombrante capo tra le Colonne e surriscaldi gli animi di noi Massoni, i quali abbiamo sottoscritto i medesimi ideali, è lo stesso che ri­ nunciare alla speranza di poter soccorrere un giorno i biso­ gnosi fuori del Tempio: i nostri fratelli affamati di compren­ sione, prima ancora che di pane.

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CAPITOLO XII

RICERCARE PER QUANTO POSSIBILE I MOMENTI DI RACCOGLIMENTO

Il raccoglimento silenzioso pone l'uomo (l'anima) di fron­ te allo spirito, dunque gli mostra la perfezione e la via del­ l'immortalità. È per questo motivo che gli iniziati hanno in ogni tempo consigliato, o meglio imposto ai discepoli la meditazione; essi stessi si sono per lo più allontanati dalla chiassosa realtà quotidiana, coscienti del fatto che la verità è silenziosa e predilige il silenzio. Questo non significa che il Massone debba fuggire dalla vita e dai simili, rinnegando ogni profana attività . Dobbia­ mo però dire che il perfezionamento dell'anima, a cui egli aspira, richiede inizialmente un impegno molto personale e solitario in attesa di un'attività collettiva, tra Fratelli che mirano alle stesse finalità ed hanno scelto di proseguire in armoma. Per tale lavoro iniziale occorre appunto che tu trovi dei momenti di silenzioso raccoglimento, rubandoli alla troppo effervescente vita quotidiana. Attraverso questa illuminata esperienza ti arricchisci di quanto occorre per aiutare l'umanità; dunque ognuno mi­ gliori se stesso interiormente, prima di dedicarsi al perfe­ zionamento degli altri: ai fini dell'evoluzione, l'uomo è chia­ mato a concentrare ed espandere le sue forze con armoniosa periodicità. Nel raccoglimento l'individuo vede e tocca immaterial­ mente il cielo. Vuoi dire che, dialogando con la tua interiorità, con lo spirito, non ti spegni in te stesso, Fratello, ma espan­ di la coscienza e diventi per questo un'entità universale. Tale espansione è possibile grazie alla forza dell'amore spirituale, la quale, quando si attiva nel singolo, lo spinge 61

verso gli infiniti esseri della Terra e del cielo, per collabora­ re con essi affinché la costruzione dell'ideale Tempio proce­ da secondo saggezza ed armonia. Quanto qui è detto si intuisce anche dall'ordine del Com­ pagno (l'uomo pensante), che significa: volgi, Fratello, il tuo cuore verso l'alto; fa' che i tuoi sentimenti siano degni delle potenze superiori, del Grande Architetto; irraggia nello spa­ zio infinito il calore del tuo essere: sia il tuo pensiero al ser­ vizio dell'amore vero . Ma tutto ciò vuole pure dire: che il fuoco celeste scenda nel tuo cuore, perché tu possa benevolmente e saggiamente riversarlo sugli altri esseri, tuoi fratelli. Nel raccoglimento l'anima si rafforza, e spiega le ali per volare verso il Grande Architetto. Più che di un volo si trat­ ta di una sovrasensibile ed eccezionale unione, oltre il tem­ po quantificabile, la quale permette all'iniziando di acco­ gliere direttamente e con il massimo profitto gli ammaestra­ menti di perfezione, accendendo nuova vita nell'anima sua. I maestri storici possono, attraverso i loro scritti, trasmet­ tere la saggezza ma non lo spirito di essa: il soffio vitale. È dunque necessario che il Massone si raccolga interiormen­ te, per cercare senza intermediari il contatto con l'origine stessa d ella saggezza e della vita. I maestri medesimi non sarebbero invero migliori degli altri uomini, se non ricevessero costantemente, tramite il raccoglimento interiore, i vitali insegnamenti divini, diret­ ti, originari , i quali permettono di distinguere il sacro dal profano, l'essenziale dall'illusorio, l'amore altruistico dal­ l'egoismo mascherato . Mentre quindi l'uomo comune è intrappolato tra le oppo­ sizioni , tu, Fratello eletto, cominci a distinguerle grazie alla luce dello spirito che accendi in te, soprattutto nella medi­ tazione. Questa suscita nella tua anima assorta il sentimento dell'unione, tramite cui tu sperimenti la magica onnipoten­ za dell'amore. È vero che l'onnipotenza ti abbandona nel momento in cui rientri doverosamente nella società; non è tuttavia con­ cepibile che essa possa davvero scomparire totalmente, nel 62

nulla, senza aver lasciato almeno un segno della sua perfe­ zione! Appartandoti e raccogliendoti nel silenzio con una certa regolarità, crei per la tua anima uno stato, molto simile al sonno, in cui essa si allontana vantaggiosamente dall'illu­ soria quotidianità. Allora l'anima tua incontra se stessa; ritrova la leggerez­ za originaria; vola oltre le cose di quaggiù; s'impregna della semplicità dello spirito; si libera inoltre dai sentimenti e dalle passioni, che normalmente turbano la sua vita terrena e ritardano la necessaria evoluzione. Ma non devi credere che l'anima, vivendo queste condi­ zioni, sperimenti qualcosa che le ricordi il terrigeno "evi­ denziarsi", oppure "separarsi" ! Avviene il contrario: che cioè essa s'immedesima nell'unità essenziale (G.A. ), senza oppo­ sizioni , e proprio in questa armonia prova una totalizzante felicità che nessun concetto potrebbe fedelmente descrivere. Nella vita quotidiana la tua mente è attratta da ogni par­ te, comandata per lo più dall'esterno; si surriscalda in un'at­ tività decisamente eccessiva, logorante e spesso inutile; nel contempo si lascia condizionare da pregiudizi di ogni natu­ ra. Nel raccoglimento senti che è invece lo spirito a domina­ re e dirigere dall'interno il tuo pensare, indicando alla men­ te una direzione precisa quanto illuminata. Secondo l'abituale modo di vedere le cose, il concentrarsi dell'individuo su qualcosa toglie alla mente la libertà di pen­ sare. Sennonché, dal punto di vista iniziatico, non può inve­ ce ritenersi libera proprio quella mente che scorrazza qua e là senza una meta, sprecando energie preziose ! Nell'attività normale, sensoriale-razionale , il pensiero corre così veloce e distratto da non poter soffermarsi sulle cose, le quali restano per l'uomo misteriose. Attraverso il raccoglimento e la meditazione invece, la mente si sposa con lo spirito, che a momenti sfolgora su di essa qualcosa della sua divina onniscienza. Devi capire che lo spirito, in te, ha la corona così come il sole nel suo sistema: entrambi sono re; ciascuno è onnipre63

sente ed onnipotente, nel suo reame. Sicché anche il tuo stomaco è a suo modo spirito; e pari­ menti lo è il tuo orecchio: stomaco e orecchio sono manife­ stazioni , mutazioni esteriori dello spirito, che è in se stesso informe. Siccome lo spirito è pensiero, devi dedurre che persino lo stomaco è atto al pensare ! Normalmente però esso non pensa, e ciò sembrerebbe un bene per l'uomo. Ma così non è, poiché tanta energia pen­ sante resta inutilizzata ! Raccogliendoti, obblighi invece il tuo corpo, con le sue particole, a collaborare con il cervello: così hai creato l'unità in basso, in te stesso, a cui corrisponde l'Unità in alto. Da questa fusione tu hai una forza incommensurabile. Attraverso il raccoglimento porti l'universo nel tuo esse­ re, lo lasci sprofondare in te. Esso allora ti appartiene, e tu ne sei cosciente; è l'incontro tra gli estremi: tra l'infinitesi­ mo, che sei tu, ed il TUTTO che potenzialmente sei ancora tu. Questo incontro non è tale da indurti all'esaltazione per­ sonale; al contrario, esso suscita in te un sentimento di in­ dicibile umiltà. Così tu sei spiritualmente immenso; nel tuo cuore devi però sentirti tanto umile da apparire a te stesso il più picco­ lo tra i viventi, quello più in basso, oscuro e difforme . . . Ma proprio dall'intima voce dello spirito, che distinta­ mente ascolti nel raccoglimento, apprendi pure che le prefe­ renze del G.A. , apice della piramide della vita e degli esseri, cadono esattamente sui punti più profondi : quanto più sei piccolo, dunque, tanto più hai la possibili­ tà di espanderti; quanto più vivi nelle tenebre, tanto più devi ricevere la luce, per donarla a tua volta.

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CAPITOLO XIII

NON TEMERE LA MORTE

Dalle scritture iniziatiche tu, che credi nello spirito, hai sufficienti e validi argomenti per non temere la morte: gli iniziati infatti insegnano che da questa si può tornare alla vita. L'esperienza umana che chiamiamo "iniziazione", presso i diversi popoli culmina nella morte del corpo fisico e nel ritorno in esso, dopo tre giorni, dello spirito e dell'anima. Si tratta dunque di una morte temporanea, durante la quale appunto l'anima e lo spirito dell'iniziando sperimen­ tano l'oltretomba e ne apprendono i misteri, mentre il corpo giace apparentemente privo di vita nel tempio prescelto per l'iniziazione. Ciò significa che il corpo fisico non è idoneo ad "entrare" nel regno immateriale, e che invece il suo compito consiste nell'ospitare l'anima e lo spirito dell'uomo su questa Terra, impura come i corpi che la abitano. Dunque il distacco dalla materialità terrestre, o la mor­ te, rappresenta per l'uomo (Ego) una purificazione che gli permette di passare a livelli superiori di vita; è l'evoluzione dal visibile all'invisibile, dal grezzo al nobile, dal materiale allo spirituale. È altresì una necessità imposta dalle leggi del divenire: il vivente deve insomma sempre evolvere, anche quando pare regredire o addirittura spegnersi e fermarsi ! Via via che la materia si nobilita, la morte cede all'eter­ nità: vi è dunque la sfera materiale della morte, e vi è quella spirituale dell'eternità ; tra le due è la sfera in cui vive l'ani­ ma, la quale è infatti mortale-immortale: mortale in quanto materia, eterna in quanto spirito.

È vero che il "testamento iniziatico" annuncia la morte 65

rituale del profano. È pure vero che infine, avendo superato le prove "mortali", costui vede e riceve la luce; è iniziato; incontra il Maestro dei maestri ; è infine costituito e creato Libero Muratore, il vero individuo: colui che rinasce sempre a nuova vita attraverso le mutazioni, ossia morendo. Visto allora che nell'individuo si nasconde qualcosa d'in­ distruttibile, che perdura, dov'è la morte? e perché la temi , se credi nello spirito immortale? Non è piuttosto il caso che tu rifletta su che cosa muore, e cosa invece è immortale? Il viaggio del profano verso l'Oriente esprime il cammino che lo spirito umano (Ego), costretto a discendere periodica­ mente sulla Terra, deve percorrere per ascendere ed infine riunirsi definitivamente all'universale spirito del Grande Architetto. Per tale riunione l'Ego è obbligato a liberarsi gradual­ mente dei corpi che, invece, aveva anteriormente assunti nella discesa. Lo spostarsi apparente del sole fisico da est ad ovest è appunto il parallelo della discesa dello spirito nella mate­ ria: rappresenta quindi il passaggio dalla luminosa sfera dell'eterno a quella tenebrosa del temporaneo. Tale oscura­ mento è di per sé una morte, però illusoria dal momento che ad ogni tramonto segue l'alba di resurrezione. L'avanzare del profano dall'Occidente all'Oriente del Tem­ pio simboleggia invece l'intero cammino iniziatico dall'om­ bra alla luce, per il quale sono pure previste le successive morti di tutte le componenti materiali dell'uomo: non si muore infatti una sola volta, in un solo modo, in un'unica corporeità; né abbiamo una sola esistenza . . . Le leggi del divenire (Compasso) esigono che gli esseri muoiano in ogni caso, sia discendendo che ascendendo. Il movimento è di per sé apportatore di vita e di morte: dov'è l'una è anche l'altra. Pertanto vita e morte sono rla vedere come due eventi in uno, e quest'unico evento è l'armonioso evolversi degli esse­ ri che aspirano alla perfezione : in cielo e sulla Terra. Siccome riguarda la nostra materialità, possiamo dire che 66

la morte esiste soltanto per i materialisti : sono infatti que­ sti che ammettono unicamente il corpo visibile, ora vivente ed improvvisamente salma, prima d'essere ridotto in cenere! Poiché appunto vedono nel corpo fisico l'unica realtà, e poiché ne constatano la nascita e l'apparizione sulla Terra, i materialisti sono anche persuasi che esso debba morire, de­ finitivamente "finire" e sparire sulla Terra, per essi l'unica patria, unica culla, unica tomba! Se credi nello spirito, Fratello, sai per certo che il corpo è invece un'illusione; che illusoria è parimenti la morte cor­ porea; che l'uomo appartiene all'universo, o piuttosto al Tutto e al Sempre. Lo spirito ti dice che le cose e gli esseri sono eterni , nella loro intima ed occulta essenza. Siccome però le leggi del di­ venire esigono la polverizzazione e l'apparente disparizione di tutto ciò che vive, ecco che molti individui sono tratti in errore e, scambiando l'illusione per realtà, vedono nella morte la "fine" della vita ! . Ricevendo l a luce puoi tuttavia apprendere che persino il corpo umano (non soltanto lo spirito e l'anima) è sempre esistito e sempre esisterà, attraverso mutazioni infinite: dunque la polvere del tuo corpo tornerà a vivere in ogni caso, in qualche modo . . . Dove altrimenti dovrebbe finire, visto che nulla finisce? Questo è l'insegnamento dei grandi iniziati che hanno già temporaneamente sperimentato la morte, l'hanno vinta e, ormai infusi di saggezza, sono poi tornati di nuovo tra i viventi: non ti basta? Se dunque temi la morte, temi soltanto un'illusione: qual­ cosa che appare e non è! Da questo timore devi però liberar­ ti, se sei un vero Massone e credi dunque nell'immortalità. Se invece la neghi, come osi nelle tue elaborate "Tavole" fare riferimenti alla favolosa fenice, ben specificando che sempre rinasce dalle sue ceneri mortali? Questo uccello è il simbolo stesso della continuità, del­ l'eternità, dell'unità che si manifesta attraverso le mutazio­ ni temporali. Ogni sua apparizione equivale pertanto al ri­ torno dell'uomo invisibile, animico-spirituale, dal regno dei morti. 67

Gli iniziati sono stati appunto scelti per morire, al fine di raccontare l'oltretomba. In quanto Massoni abbiamo volon­ tariamente e coscientemente deciso di imitarli per quanto possibile, seguendone le tracce e gli insegnamenti . Vi è forse un solo valido motivo perché tu debba ignorare la tradizione iniziatica, senza la quale la Massoneria è sol­ tanto un corpo senz'anima? Devi sapere, Fratello, che è principalmente dalla tradizio­ ne che conosci l'immortalità dello spirito (e dell'anima spiri­ tuale), oltre naturalmente che dalla tua stessa intuizione. Molti Maestri Muratori (proprio a loro mi riferisco) con­ tinuano a negare la sopravvivenza dell'anima e dello spiri­ to, dopo la morte corporea: essi non riconoscono l'entità im­ mortale nell'uomo, ignari che la saggezza, o la vera luce da essi stessi richiesta, è appunto quella dell'immortalità. Che cosa hanno domandato allora, bussando alla porta del Tempio? A quale luce aspirano: a quella fisica, che tutti già abbiamo per il solo fatto di esistere? È o non è il caso che un Massone, quando sente di poter avvicinare un profano "interessato", esplicitamente sottolinei che il perfezionamen­ to interiore consiste nella purificazione dell'anima umana? O sono banditi i termini "anima" e "spirito" dal nostro gergo, e per noi soltanto esiste il termine "corpo"? Lo scetticismo dei Maestri sull'immortalità dell'essenza umana è davvero sorprendente, dal momento che proprio ad essi è dato argomentare circa la leggenda (morte-resur­ rezione) di Hiram ! In forma rituale infatti , hanno la possi­ bilità, senza dubbio rara, di assistere al mistero dei misteri : il ritorno dalla morte ! Dal velato pensiero massonico apprendiamo che l'uomo è attualmente un quaternario. In termini nostri, egli è costi­ tuito: dal corpo mortale (Apprendista); dall'anima mortale­ immortale (Compagno); dallo spirito immortale (Maestro), che però è dal destino "costretto" a reincarnarsi periodica­ mente per aiutare la controparte mortale: ossia per illumi­ nare e perfezionare quanto dell'Apprendista e del Compa­ gno ancora persiste nella sua stessa natura; dallo spirito eterno (Venerabile), che non deve invece più scendere fino a 68

noi se non volontariamente e per fini umanitari, essendo incandescente d'amore spirituale oltre che perfetto (nel suo universo e non in senso assoluto). La paura della morte è determinata da una visione ma­ terialistica dell'universo, la quale conduce all'ignoranza: questa infatti crea il buio entro di noi ed intorno a noi; dal buio prende vita la paura. Tu, che credi fermamente nello spirito, devi però avviarti verso il trapasso con serenità e molta speranza. Infatti il passaggio nell'oltretomba permetterà, appunto a te, d'incon­ trare e conoscere finalmente gli spiriti di coloro con i quali senti di avere affinità ora che sei in vita, e dai quali hai tanto imparato e dovrai ancora apprendere circa i misteri dell'eternità, dell'anima e dello spirito. (È doveroso aggiungere che il desiderio di sperimentare il mondo spirituale non implica per nessun vivente il suici­ dio: deplorevole nella misura in cui comporta la rinuncia alla lotta, alle sofferenze purificatrici . . . ) Hai chiesto la luce, ma quella che ti è dato vedere in questo basso mondo è l'ombra della luce vera: questa risplende pro­ prio nell'oltretomba, dove l'ignoranza, almeno quella "uma­ na", non può esistere, e dove la materia non è tale da creare illusioni . È dunque tra gli spiriti ultraterreni che tu, Fratello che credi nello spirito, potrai continuare il lavoro di perfeziona­ mento, cominciato sulla Terra. Vivendo attualmente in un corpo, attraverso l'iniziazio­ ne massonica la tua anima scopre la misteriosa esistenza dei mondi spirituali : non vi è allora ragione perché tu debba temere quanto faticosamente stai imparando a conoscere, e che avrai la possibilità di vedere e sperimentare diretta­ mente una volta che il fatale evento ti avrà liberato dal corpo! Attraverso la morte di Socrate, il nostro maestro Platone intende insegnare proprio questo: che il saggio non ha pau­ ra di morire. Tutto allora dipende dal desiderio nostro di conoscere: è esso vero o falso? 69

CAPITOLO XIV

AGIRE E PENSARE AsPETTANDO L'INFALLIBILE GIUDIZIO

I materialisti vedono il mondo in balia della confusione, spezzettato, sconnesso nelle infinite particelle, affidato al caso piuttosto che ad un'intelligenza ordinatrice. Essi non riconoscono altra giustizia se non quella umana, terrestre e temporale. Se sei illuminato, ti è dato invece sperare in qualcosa che trascende il mondo in cui attualmente vivi , in una dimen­ sione oltre il tempo, quindi nell'eternità che ti aspetta nel futuro e dalla quale sei nel passato anche disceso su questa Terra, per il perfezionamento della tua anima. Non avanzerai sul cammino, se in te stesso non accendi la convinzione circa l'esistenza di una memoria cosmica, o di qualche altra cosa o entità che registri ogni tuo pensiero, azione, addirittura le intenzioni più oscure, umanamente impalpabili. Devi persuaderti che per tutto ciò che produci, pensando o agendo, tu sposti il mondo e ne perturbi l'armonia: un tuo pensiero, anche solo in fasce, raggiunge quindi tutti gli altri esseri viventi, nel bene o nel male. Come puoi dunque sperare di farla franca, se vivi senza spirito di tolleranza, di fratellanza e d'amore? Ti allontani già dalla luce, se soltanto ti sfiora il dubbio che quanto è da te causato possa perdersi nel nulla, o finire con il tuo corpo nella cenere ! Non giova alla tua anima, il fatto che un giudice umano ti abbia assolto mentre ammettevi in te stesso la tua colpe­ volezza; o che tu sia stato perdonato da colui che volevi ucci­ dere! Neppure ti renderà migliore il constatare che, comun­ que, gli uomini sono soliti dimenticare il passato. Devi piuttosto convincerti che nessun pensiero, e nessun atto, può restare isolato e senza effetto; e che dunque la sto71

vita è registrata nello spirito, l'occhio osserva senza sosta dall'interno.

r i 1 1 Ì I I Ll ' l 'i l l h d l a t u a i n l l l l l l Ll • r i : d P che ti

I l i : l tLo che persino i più malvagi spariscano prima o poi d : d l a memoria degli uomini, non deve indurci ad una vita

sola memoria possibile non è infatti quella umana. Neppure è secondo saggezza, rimettersi sempre e senza riserve al giudizio dei nostri simili . Esso è infatti troppo mutevole, poiché figlio del tempo; troppo approssimativo, poiché l'uomo stesso è imperfetto; troppo parziale, a causa della passionalità che acceca la nostra mente. Dobbiamo invece temere, e molto, l'infallibile giudizio degli invisibili esseri celesti . Questi infatti non scendono a compromessi ; non si lasciano corrompere e commuovere, né imbrogliare; non dimenticano o fingono di dimenticare. Dunque tu, se credi nella trascendenza, nell'Essere Su­ premo, non puoi non sentirti in un certo senso inseguito per tutta la vita: . . . inseguito dalle intelligenze e potenze al ser­ vizio della giustizia eterna, attive affinché l'armonia uni­ versale venga sempre ristabilita una volta perturbata. E tanto più devi temere l'infallibile giudizio, se pensi che i giudici non sono poi così lontani da te: la trascendenza non inizia e finisce del resto nel cielo, ma sonnecchia anche al­ l'interno dell'uomo. È dunque nascosto in noi stessi, il giudice infallibile. Nelle profondità dell'essere umano si cela il registro delle azioni e reazioni, da cui dipende la nostra ciclica vita: se in ogni cir­ costanza lo sfogliamo attentamente, e lo interiorizziamo, sicuramente non saremo sorpresi a nostro svantaggio! v i ziosa : la

Quanto non riusciamo a pagare già in questa esistenza, ci lascia debitori al momento del fatale trapasso: meglio, dunque, prepararsi come si conviene finché ne abbiamo il tempo. Occorre pertanto che tu, Fratello, avviato verso l'Oriente, ti senta per così dire braccato in qualsiasi momento e luogo. E c'è dell'altro: devi sapere che sei proprio tu, a braccare te stesso! È infatti la tua coscienza, fedele presenza dello spirito, che ti solleva contro la malvagità che complotta nel 72

tuo io: ad essa non puoi di certo mentire! La coscienza è qualcosa di celeste, e come vedi è dentro di te: che ti punisca o ti ricompensi benevolmente, essa è comunque sempre attiva per realizzare il tuo vero perfezio­ namento, quello interiore. Tu crei le condizioni che determineranno il salario, e tu stesso lo riceverai ; tu sbagli, o vivi secondo la luce; tu corri e tu insegni . . . Sei la tua bilancia: colui che pesa e chi è pesato; sei la giustizia di te stesso, così come sei il maestro di te stesso. Sei ciò che è superiore e ciò che è inferiore; ma vivi anche nel mezzo con la tua anima, dotata del libero arbitrio, che deve perciò decidere se scendere o salire. A te quindi la colpa del male, poiché è tua la coscienza, la volontà di compierlo. Se qualcun altro intralcerà la tua via, ebbene pagherà egli stesso per questo, e non sarà rispar­ miato nemmeno se vorrai risparmiarlo. Quando sarai convinto, Fratello, di non poterti in alcun modo sottrarre alla "pesata", all'infallibile giudizio, allora avrai tutte le ragioni per ritenerti un vero Massone: potrai anche spifferarlo ai quattro venti ! Avanzare verso la luce, significa per te vivere il presente, pensando però alla futura sorte dell'anima; avere la rara capacità di agire secondo la coscienza illuminata, ammae­ strata dall'alto; essere timorato del cielo. Non affiderai dunque al caso la tua vita, ma all'onnipre­ sente saggezza che respira in te e per tuo tramite. In cambio è la beatitudine celeste, e, sulla Terra, una pace irraggiungibile per chi invece vive nell'arbitrio e nella pre­ potenza, nell'ignoranza della vita ultraterrena. L'aspirazione del materialista è una lunga vita, piacevo­ le il più possibile. Quanto a te, Fratello, è piuttosto saggio che ascolti la tua coscienza: è infatti questa che devi accon­ tentare e convincere, visto che è pure essa che ti sorveglia notte e giorno, scegliendo il tuo cammino.

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CAPITOLO XV

EVITARE CHE

IL

MATERIALISMO ENTRI NEL TEMPIO

Il profano davanti alla porta del Tempio simbolizza il materialista, per estensione il materialismo: questo è il vero nemico, che sbarra il sentiero dell'iniziazione e deve perciò restare fuori dei recinti della sacralità. È però talmente astuto e potente, il materialismo, da riu­ scire quasi sempre a prendere posto tra le Colonne, dopo essersi camuffato fino all'irriconoscibile! Il cammino verso la luce comporta l'allontanamento dal­ la vita materialistica, nonché il rifiuto della cultura profa­ na, vuota ed illusoria, incompatibile con la conoscenza ini­ ziatica riguardante l'essenzialità delle cose. Per questa conoscenza superiore è richiesta una chiara e forte spiritualità: tanto meglio dunque si lavora nel Tempio, quanto più il materialismo resta relegato nella sala dei pas­ si perduti . Colui che, avvicinato da un Massone, confessa l'intimo desiderio di entrare nell'Istituzione, è sincero oppure no? È proprio vero che la sua anima è pronta ad accogliere i mi­ steri, oppure resta ancora attaccata alle cose materiali, e vive confusa e poco disposta al sacrificio? Dal canto tuo, Fratello, che avvicini quel profano, sei dav­ vero uno spiritualista? Credi nella trascendenza, nella sa­ cralità delle cose? Oppure sei un materialista mascherato, in procinto di agganciare un tuo affine? Fin troppo facile è nascondere ai nostri simili i veri pen­ sieri e sentimenti interiori ! Il profano che dunque bussa alla porta della Massoneria può, a parole, confessare di credere nell'Essere Supremo; invece in cuor suo Lo nega, non aven­ do nessuna prova razionale o tangibile della Sua esistenza. Una volta ammesso, questo negatore non sarà certamen75

te vero Libero Muratore, almeno per il tempo in cui il mate­ rialismo oscurerà la sua mente e indurirà il suo cuore: si camufferà quindi finché sarà lasciato in pace; non sdegnerà i riconoscimenti ; mostrerà gentilezza e si attiverà in qual­ che maniera . . . Non tarderà però a smascherarsi e reagire non appena, ferito nelle personali convinzioni materialistiche, avvertirà la sua impotenza di fronte ad argomenti di natura spirituale. Eppure anche a lui , al momento dovuto, sarà chiesto di rivolgere la punta della spada contro il petto del nemico pro­ babile: il profano, che batterà alla porta del Tempio per rice­ vere l'illuminazione. N o n è forse paradossale che ad un materialista venga affidata la custodia del nostro sacro Tempio, nei cui simboli respira lo spirito della saggezza universale? Con quale in­ tenzione può qualcuno difendere qualcosa di cui ignora l'es­ senza, e che non può quindi amare e sentire "sua"? È quanto purtroppo succede nella Massoneria, ogni volta che i Fratelli materialisti sono chiamati, in occasione di una "Entrata", ad armarsi contro i profana tori : i bussanti in cui lo spirito è ancora dormente. Certamente questi non arrive­ rebbero fino alla porta del Tempio, se i Massoni fossero più attenti e selettivi, convinti spiritualisti essi stessi ! Dal momento che i profanatori continuano però ad en­ trare, vuol dire che sono proprio i materialisti a spalancare loro le porte ! Così, una volta tra le Colonne, i negatori dello spirito persistono nel camuffarsi , facendo credere di desiderare ed aspettare l'illuminazione: in realtà, diventano nemici incon­ sapevoli della luce e della Massoneria.

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CAPITOLO XVI FAR CONOSCERE IL VERO VOLTO DELLA MASSONERIA

In quanto la Massoneria è un'Istituzione iniziatica, la saggezza universale che essa custodisce è stata per molto tempo nascosta, com'era doveroso. Nondimeno, entro certi limiti, quella esoterica saggezza può ormai essere rivelata: la razionalità umana è infatti pronta, in ben determinati casi, per capire molto di ciò che in passato era soltanto ac­ cessibile all'intuizione degli eletti. Perché gli avversari tacciano, la Massoneria è obbligata a svelare il suo vero volto, la saggezza celata nei suoi simbo­ li multiformi. Molti individui sentono del resto attualmente il bisogno di andare al di là del sensibile, e la nostra Istitu­ zione deve aiutarli in nome della fratellanza e dell'amore. Gli scritti fondamentali degli Indù sono da tempo appar­ si in Europa . La Teosofia, scienza divina, va diffondendosi ed accende sempre più le nostre menti alla comprensione dei misteri: dunque la Libera Muratoria può e deve ormai offrirsi a coloro che, capaci di pensare senza preconcetti , de­ siderano conoscerla quale essa è interiormente, e non come appare o la fanno apparire i nemici e persino i Fratelli . È soprattutto colpa di questi ultimi , se i calunniatori con­ tinuano a vedere e giudicare solamente l'aspetto profano ed esteriore della Massoneria, piuttosto che la sua spirituale e divina interiorità. Il contenuto della nostra Istituzione è infinitamente più sacro ed universale del contenente, dell'involucro esteriore che emerge in qualche modo dalla realtà temporale. Dobbiamo dire che appunto quest'ultima offre l'immagi­ ne peggiore della Libera Muratoria: il suo piegarsi cioè agli eventi, ai capricci e al fanatismo di tal uni personaggi , inter­ ni ed esterni. 77

Invece l'anima di essa è sempre stata, ed ancora resta quasi totalmente ignorata nella sua purezza e nella luce. Facendo conoscere la sapienza massonica riguardante soprattutto il mondo ultrasensibile, le sfere dello spirito, aiuteresti quindi non poco coloro che attualmente avverto­ no la necessità di sollevarsi sul materialismo diffuso ed esa­ sperato, e desiderano accendere nell'anima le forze dell'amo­ re, della benigna creatività . Siamo nell'epoca del 5° "passo", che avanza verso la spi­ ritualità; non è però detto che questa agisca nel senso giu­ sto e per il bene! Essa può condurre infatti l'uomo verso la vera o la falsa luce, la vera o la falsa scienza: deve o no intervenire la Massoneria, mostrando il cammino del perfe­ zionamento indicato dal suo simbolismo? Essendo un cittadino del cielo e della Terra, l'uomo vive per così dire sospeso. Volta a volta è costretto a capovolger­ si, ora privilegiando la testa ora i piedi, onorando o disono­ rando la virtù. La saggezza massonica è ben in grado di mostrare al­ l'umanità la via virtuosa: prima però, occorre che i Fratelli imparino essi stessi il misterioso linguaggio dei simboli. Poiché attualmente gli individui civilizzati sono Compa­ gni (esseri razionali e coscienti), la conoscenza relativa al mondo del Compagno dev'essere divulgata. Essa riguarda l'anima umana; le sue relazioni con il cor­ po (Apprendista) e con lo spirito (Maestro); il passaggio nel­ l'oltretomba. Concerne altresì l'incarnazione e la reincarna­ zione; il salario (Karma), dovuto ad ogni essere vivente; il libero arbitrio; la discesa dello spirito nella materia; la for­ mazione della Terra; l'iniziazione . . . Tutto ciò può essere soltanto rivelato in forma concettua­ le, senza cioè che il vero contenuto dei misteri venga porta­ to alla luce del giorno: non vi è pertanto alcun rischio, per il "rivelatore", di tradire il segreto iniziatico! Dunque puoi , Fratello, anzi devi osare, se, avendo fatico­ samente imparato, senti che per te è ormai arrivato il diffi­ cile momento d'insegnare qualcosa ! 78

Nessun segreto merita peraltro d'essere rispettato illi­ mitatamente: neppure quello massonico, dietro il quale trop­ po spesso nascondiamo la nostra ignoranza!

È dovere della Massoneria offrire, a coloro che special­ mente sviluppano il raziocinio e necessitano di concetti, il meglio della concettualità massonica: attraverso questa essa deve insegnare a dirigere la bivalente saggezza verso il bene, anziché verso il male. Tu, Fratello eletto, hai la possibilità di aiutare in tale delicata missione la tua Istituzione: dunque devi umilmen­ te e con determinazione accogliere la luce che a te stesso è dovuta, per proiettarla al momento opportuno e nella ma­ niera più giusta verso coloro in cui ti riconosci con più cer­ tezza.

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INDICE

PREFAZIONE CAPITOLO I Conosci te stesso CAPITOLO I I Affossare l a superbia CAPITOLO III Vincere ogni sentimento di separatività in nome della fratellanza CAPITOLO IV Contare soprattutto su se stesso Non lasciare che l'entusiasmo iniziale si spenga CAPITOLO V Ascoltare l'interiore voce dello spirito CAPITOLO VI Frenare il desiderio delle cose materiali ed illusorie CAPITOLO VII Mettere la conoscenza al servizio dell'amore CAPITOLO VIII Spiritualità, spontaneità e semplicità nell'essere solidali CAPITOLO IX Prudenza e autocontrollo

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CAPITOLO X Soffrire per il perfezionamento dell'anima CAPITOLO XI Evitare d'intervenire, nel Tempio, al solo scopo di contestare un Fratello CAPITOLO XII Ricercare per quanto possibile i momenti di raccoglimento CAPITOLO XIII N o n temere la morte CAPITOLO XIV Agire e pensare aspettando l'infallibile giudizio CAPITOLO XV Evitare che il materialismo entri nel Tempio CAPITOLO XVI Far conoscere il vero volto della massoneria

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B I BLIOTECA ESOTER ICA Abramelin il Ma g o L a m a g i a sacra G. Abramo - N. E. Crivelli Il Cantico dei Cantici e la trad izione caba l i stica

J. Anderson Le Costituzioni dei Liberi M u ratori V. An g ioli eri Alticozzi Relazione della Compa g n ia de' Liberi M u ratori Aa. Vv. (a cura di E . Bonvici ni) Lavori d i loggia. La Massoneria vissuta dai massoni Aa. Vv. (a c u ra di A . A. Mola e J. A. Ferrer Benimel i) La Massoneria oggi Aa. Vv. (a c u ra di A. A. Mola) Massoneria e q uestione sociale G. Bartolini E n i g ma Massoneria

U. Becattini Il pensiero massonico U . Becattini O peratività e ritual ità massonica A. Besant Verso i l Tempio B . Biso g n i Sette enigmi di storia massonica G. Béihme La rinascita della natura e l'esoterismo rosacruciano E . Bonvicini l gradi della Massoneria d i R ito Scozzese Antico ed Accettato E. Bonvicini Massoneria moderna E . Bonvicini R osacroce - La storia d i u n pensiero E. Bonvicini Templari - Fra storia e leggende F. Brunelli Principi e metodi d i Massoneria Operativa

C . H. Claudy I ntroduzione a l l a Massoneria Codice masson i co delle logge r i u n ite e rettificate di Francia

P. Contro Dante tempia re ed a l c h i m ista A. Corona Parliamo d i Massoneria D . Da R i n Massoneria. Confutazioni e proposte

W. De Donatis l Primi Catechismi M u ratori Discorsi massonici di Grandi Maestri vol. l - Ugo Lenzi R. Esposito Santi e massoni al servizio dell' uomo V. Feola Origini e sviluppi della massoneria i n età moderna

J. A . Ferrer Benimeli La Masso neria in Spagna J. G. Fichte Filosofia della Massoneria C. G entile Alla ricerca d i H i ram. l tre gradi della Libera M u ratoria C. G entile I l mistero d i Cagl iostro e i l sistema egiziano E . Goblet d'Aiviella I l g rado d i M aestro nella Li be ra M u ratoria

J. W. Goethe Il serpente verde F. Hartmann l simboli seg reti dei Rosa Croce A. J e rocades La l i ra focense E. Krishnam aracharya La saggezza di Pitagora

G. J. de la Morandière Ermete Trismegisto e l 'esoterismo di Omero E. Laudici na Il cappuccio e la tiara I m possibile i l dialogo tra C h iesa e Massoneria?