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Italian Pages 344 Year 1952
GIORGIOPASQUALI
Vecchie e .nuove • pag,,!!:e strav~ganti • di un filologo
FRANCESCODE SILVA EDITORE
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VECCHIE E NUOVE PAGINE STRAVAGANTI DI UN FILOLOGO di
GIORGIO PASQUALI
1952 FRANCESCO DE SILVA EDITORE
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PROPRIETÀ LETTERARIA RISERVATA
Copyright
l,y Francuco
De Sil.-a
editore
1952
Le edizioni De Silva sono pubblicate per cura editrice Firenze. de • La Nuova Italia•
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Alla memoriadegliamici Ugo Ojetti
PaoloEmilioPavolini
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Il presente volume riproduce per i primi venti capitoli il libro Pagine stravaganti di un filologo, pubblicato a Lanciano dal Carabba nel 1933 ed ora esaurito e difficile a trovarsi anche in commercio antiquario. Ho mutato senza avvertire soltanto, si può dire, per ragioni stilistiche; ma alcuni di questi scritti esigevano aggiornamento: l'ho dato secondo i casi·sia in note distinte da parentesi quadre sotto la pagina, sia in aggiunte alla fine dei singoli capitoli: ma sempre soltanto quando era indispensabile. I due ultimi capitoli sono saggi piu antichi di natura un po' diversa, piu tecnica; tuttavia non ho esitato a ristamparli qua, perché ho veduto che il carattere piu tecnico, piu filologico di alcuni capitoli delle Pagine meno stravaganti ( Firenze, Sansoni 1935) e delle Terze pagine stravaganti (Firenze, Sansoni 1942) non ha nociuto alla fortuna di quèi libri. Ho voluto che l'opera fosse dedicata alla memoria di quei due amici ai quali, quando erano vivi, era stato dedicato il primo volume: a essa rimango fedele. Mi hanno fornito notizie preziose per gli aggiornamenti Lanfranco Caretti, Enrico fahier, Renato Piatto/i. Il primo ha letto tutta una bozza del libro, aiutandomi col suo senso squisito di stile a renderlo piu chiaro, come àveva già fatto per volumi miei precedenti. Ha letto l'impaginato Manfre_doManfredi.
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PAGINE STRAVAGANTI VECCHIE E NUOVE
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I DOMENICO COMPARETII
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I.
L'antica biografia di poeti e di savi, quale in schemi sin da principio assai rigidi si fissò già nell'età ellenistica, non suole accompagnare i suoi eroi passo passo dalla culla sino all'avello; ma narra in ordine piu o meno rigorosamente cronologico i primi anni della loro vita, finch'essi divennero quello che erano destinati a essere, quello che dovevano rimanere; registra di qui in poi solo qualità di cuore e di mente, virtu e difetti, persino singolarità del tenore di vita, inserendo la menzione degli avvenimenti notevoli in quella rubrica con la quale sembrano connettersi piu strettamente. Domenico Comparetti, morto ieri, 2 si rivela uomo per molti rispetti antico anche in ciò, che la sua vita esterna e interna non rilutta a tale schema. Gli avvenimenti si stipano tutti in pochissimi anni, nei primi: dei contrasti tra la famiglia che lo voleva farmacista e il giovinetto che si sentiva nato filologo, delle difficoltà che egli dovette superare per coltivarsi e per produrre, non in tutto contrappesate dall'aiuto di amici e protettori, concittadini e stranieri, principali Don Michelangelo Caetani tra quelli, Enrico Brunn tra questi, ognuno di noi ha già letto in l
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« Aegyptus », luglio 1927. Morf a Firenze il 20 gennaio 1927; era nato a Roma il 7 luglio 1835.
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giornali e settimanali, che attingevano tutti, mi è parso, a un , noto lessico di contemporanei illustri. Ma, da quando nel '59, per designazione proprio del duca Caetani, egli a ventiquattr'anni ottenne la cattedra di Pisa, gli ostacoli scomparvero d'un tratto dalla sua strada; per la quale egli poté ormai, tra l'unanimità dei consensi, avanzare con passo sicuro e rapido di meta in meta, sino all'ultima età, sino, si può dire, a quella notte dal 19 al 20 gennaio di quest'anno, che lo addormentò altrettanto rapidamente quanto dolcemente. Ché, si direbbe, gli dèi vollero risparmiato al loro prediletto il dolore anche in morte, cosi:come gli avevano reso prima dolce, lenta, inavvertita l'inevitabile discesa per l'arco degli anni, come ancor prima, dal '59 in poi, gli avevano concesso ' condizioni di lavoro ideali, e, che piu conta, vita scevra di traversie e, direi quasi, di avvenimenti; i quali, per quanto piacevoli e onorevoli, significano pur sempre per lo studioso distrazione dal , fine supremo della sua opera, dunque vanità. Non furono per lui avvenimenti né il trasferimento in una sede maggiore, Firenze, né il breve periodo d'insegnamento universitario nella città patria, Roma, né le onorificenze accademiche; certo neppure la nomina al Senato. In Senato parlò di rado, solo quando gli parve indispensabile per il bene degli studi minacciato o da grettezze o da ,. impronta ciarlataneria; continuò del resto, senza lasciarsi deviare, in quel lavoro che la natura del suo ingegno gli aveva assegnato, nella ricerca scientifica; continuò sino all'ultimo giorno. Legittima la precocità del successo e dei consensi, e, per chi sappia guardare il Comparetti nel quadro della cultura italiana di quei tempi, non solo legittima ma necessaria. Gli anni nei quali • si preparava il Risorgimento politico, distolsero, com'è naturale, gl'ingegni piu fervidi dagli studi puri; non è per noi ragion di vanto che in quegli anni, piu ancora che il Peyron, uomo di severo abito dottrinale, fossero nel regno subalpino stimati e celebrati , Tommaso Vallauri e persino Michele Coppino. I governi dell'Italia rinata, appena ebbero sentore che cosa significasse filologia classica ed ebbero stabilito d'incoraggiare quegli studi, dovettero 4
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porsi m cerca di chi potesse degnamente rappresentarli; quando, ebbero trovato un autodidatta, che in sé li incarnava non pur principe ma solo, non gli ricusarono il meritato onore. E onore gli tributò la gioventu italiana, che in quegli studi riconosceva qualche cosa di assolutamente nuovo, che sentiva come in essi si rispecchiasse quella serietà che mancava alla vecchia scuola del , buon gusto, tra umanistica e gesuitica. Quanti in Italia sono,, quanti siamo filologi classici, ci sentiamo, direttamente o indirettamente, scolari del Comparetti, perché egli rifondò questi studi in Italia, quand'ormai era come se non ci fossero mai stati. La biografia antica, che considera e tratta la giovinezza di per sé, quasi il periodo della vita umana che solo rappresenta il divenire, si attaglia dunque all'uomo antico Comparetti, perché egli, ciò che a:pochi di noi moderni è dato, ciò ch'era piu frequente quando ancora la vita era piu semplice e non si consumava per la piu parte nella preparazione, perch'egli, dico, attinse ancora giovanissimo le piu alte vette della carriera e degli onori. Ma questa è insomma coincidenza, se non fortuita, esterna. La somiglianza tra il Comparetti e il tipo tratteggiato dalla biografia antica è molto piu profonda di questa. Il Comparetti si formò con rapidità inconsueta. Non certo a venticinqu'anni, ma forse già a, trenta, quando il Virgilio nel Medioevo era già abbozzato, di sicuro a trentasette, quando l'opera grande fu pubblicata nella forma che rimase sostanzialmente definitiva, il Comparetti aveva raggiunto la perfezione della propria natura. Non mi si fraintenda: da allora egli, uomo operosissimo, imparò ancora, e seguitò a lavorare indefessamente sino alla morte, e seppe conquistare a sé, e schiudere agli altri, campi dei quali nel '72 era o inverosimile o impossibile che fosse informato : nominerò solo i due maggiori" l'epos finnico, il cui nome qui, nell'Europa occidentale, ancor poco risonava, e le antichità cretesi, ch'erano ancora sotterra, e dovevano rimanerci finché non le sollevò alla luce proprio l'intuizione geniale e la ferrea volontà del Comparetti. Ma ciascuno scienziato di vaglia, come ogni scrittore davvero grande, ha il suo stile, 5
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cioè una sua impronta indisconoscibile, nel ragionamento e ndla , ricerca. E questo al tempo del suo Virgilio era nel Comparetti già perfetto e non mutò poi mai. Egli, a pari o a miglior diritto ' di altri dotti della sua generazione, dei grandi glottologi Ascoli e Flechia, dell'orientalista Teza, dei romanisti Monaci e D'Ancona (da quale scuola di scienza dello spirito sarebbero potuti uscire, se, prima di loro, in Italia non ce n'erano?), avrebbe potuto ripetere di sé il vanto dell'aedo omerico «ù-ro8(8ocx't'6ç dµL, « io ' sono il maestro di me stesso». Che forse non avrebbe potuto, piu tardi, ripetere la confessione modesta di Solone, ')'TJpocaxVtov, cioè nel settimo. Ma, egli argomenta, belli fe"atos postis portasque refregit si riferisce a un fatto storico ben determinato. Tra Numa cd Augusto il tempio di Giano fu chiuso una sola volta, quindi anche aperto una sola volta, nel 235, quando la ribellione in Sardegna fu repressa e la dichiarazione di guerra contro i Cartaginesi fu ritirata in seguito alle loro ferventi preghiere. Ma un paio di mesi piu tardi le porte di Giano furono di nuovo aperte. 1 Da ciò risulta che il settimo libro non trattava né esclusivamente né principalmente della 1 In connessione con questi fatti il Nordcn cerca di datare un episodio della storia greca. Trogo-Giustino racconta al principio del libro XXVIII che Demetrio Il, Macedoniae rex, avrebbe divorziato da Stratonica e avrebbe sposato Ftia, figlia di Olimpia e del defunto re Alessandro Il d'Epiro. Mediante questa unione familiare con la casa regnante di Macedonia Olimpia voleva assicurarsi l'appoggio di Demetrio contro gli Etoli. Con essi suo marito Alessandro aveva stretto un'alleanza in seguito alla quale gli era toccata una parte dcll'Acarnania. Gli Acarnani, non avendo fiducia negli Epiroti, si rivolsero ai Romani; questi mandarono agli Etoli un'ambasceria invitandoli a sgombrare le città acarnanc. Giustino prosegue: sed Aetoli legationem Romanorum superbe audi11ere;Poenos illis et Gallos, a quibus tot bellis occidione caesi sint, exprobrantes dicentesque prius illis portas ad11ersusKarthaginienses aperiendas quas c/auserit melus Punici belli, quam in Graeciam arma transferenda. Il Norden intende la risposta come uno scherno per la rinunzia dei Romani alla progettata dichiarazione •di guerra del 235, e dal fatto che le porte erano ancora chiuse trac l'illazione che la fonte di Trogo collocava nel 235 la mediazione romana, la quale tuttavia sarebbe -forse un'invenzione. Sia l'interpretazione che la combinazione sono molto attraenti; ma mi sembra che si oppongano considerazioni cronologiche. Il medesimo Demetrio ebbe da Criseide, nel 238 o forse nel 237, il figlio Filippo (CoRRADI," Atti di Torino» XLVII 19u-12, 140); dunque Stratonica deve aver divorziato o esser morta già verso il 239. Ma con la sua morte o col suo divorzio era già passata la congiuntura che, secondo la versione di Giustino, avrebbe indotto gli Acarnani a rivolgersi alla lontana Roma. Dunque Giustino ha riferito la mediazione ad una data diversa, molto anteriore. Siccome però l'interpretazione del Norden sembra giusta, dobbiamo probabilmente supporre che Trogo (o il suo epitomatore) abbia trovato nella propria fonte un'altra datazione, certo falsa, della chiusura del tempio di Giano, oppure che egli abbia inserito l'ambasceria degli Acarnani in una connessione di fatti sbagliata. In ogni caso qui c'è sotto una confusione. [Vedi ora G. DE SANCTts,Storia dei Romani, III. 1, p. 278 n. 23].
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prima guerra punica. Il grandioso episodio della Discordia doveva dunque trovarsi verso l'inizio del libro: esso doveva senza dubbio introdurre una nuova serie di avvenimenti, la quale non poteva esser costituita soltanto dalle insignificanti guerre contro Sardi, Liguri e Galli, senza che insieme con esse fosse inclusa anche la seconda guerra punica. I l c o n t e n u t o d e l l i b r o se t timo era rappresentato esse n zia l men t_e da 11a se c o n d a g u e r r a •p u n i c a . Il Norden rimanda al noto passo di Cicerone (Brut. 75 sgg.) secondo il quale Ennio aveva del tutto tralasciato la prima guerra punica, omnia bella persequens primum il/ud Punicum acerrumum bellum reliquit, e osserva giustamente che questa è, in sostanza, una testimonianza di Ennio stesso, non solo di Cicerone; giacché Cicerone cita un emistichio coniano che doveva certo introdurre la motivazione dell'omissione: sed ipse dicit cur id faciat : « scripsere» inquit « alii rem versibus >>.Quale presunzione è stata quella di quasi tutti i critici di negar fede ad una tale testimonianza! Fin qui ognuno dev'esser d'accordo con la splendida dimostrazione del Norden; anzi io considero questa come la perla di tutto il libro. In ciò che segue io mi discosto dal Norden piu spesso. I quattro frammenti 225, 226, 230, 231 sono i maggiori responsabili del fatto che si sia finora supposto, contro l'esplicita testimonianza di Cicerone, che il libro settimo trattasse della prima guerra punica; i versi 225, 230 e 231 portano l'indicazione del libro VII; il 226 è stato assegnato a questo libro già dal Merula. Eccoli : 225 226 230 231
mulserat huc navem compulsam fluctibus pontus; et melior navis quam quae stlataria portat; pos,te recumbite vestraque pectora pellite tonsis; pone 1 r:tunt; exim referunt ad pectora tonsas.
1 Il Norden intende (p. 69 n. 1) pone come sostantivato,-ro!lrna&tv e rimanda a un passo del Bucchcler, la cui indicazione esatta gli è però P,assata di mente: egli intende certo « Rhcin. Mus. » XXXV 1880, 398.
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Il Norden, come molti o forse tutti gli editori a partire dal Merula, riferisce i quattro frammenti a un avvenimento del 200, le esercitazioni rematorie che i Romani intrapresero a terra, sul modello di nave che essi avevano allestito a imitazione di una nave da guerra cartaginese arenatasi (Polyb. I 21). Il Norden considera arrischiato « indurre, da un solo episodio del 26o, la narràzione dei ventitré anni dell'intera guerra » ; io invece lo considero necessario: se Ennio avesse narrato un fatto di quella guerra cosi minutamente come in questo caso, avrebbe fatto lo stesso anche con tutti gli altri. 1 Una testimonianza di Cicerone, e una testimonianza di quella fatta, ha la precedenza su qualsiasi combinazione. Il fr. 226 et melior navis quam quae stlataria portat, citato senza indicazione di libro, difficilmente può appartenere allo stesso passo del fr. 225 mulserat huc navem compulsam fluctibus pontus. Il Norden costruisce il seguente contesto (p. 69): « Una nave si era arenata sulla nostra costa. E non era mica una delle solite navi mercantili di Tiro; no, qualcosa di molto meglio: una quinquireme cartaginese». Come può accordarsi questa ricostruzione col cambiamento di caso navem - et melior navis? Bisogna forse supporre che un comandante romano esclamasse: « Questa si che è finalmente una nave, e una nave migliore ecc. » ? A me tutto ciò sembra inverosimile. Probabilmente, dunque, il fr. 226 non appartiene nemmeno al libro settimo. Il 230 e il 231 si riferiscono certo al remare; ma chi sa se ad esercizi di rematori o a una battaglia? Alle concordanze, certo notevoli, con Polibio I 21 non è il caso di dar molto peso, poiché ogni volta, in qualsiasi circostanza, il remare consiste solo nei due movimenti qui descritti. Si potrebbe per esempio pensare alla battaglia presso la foce dell'Ebro (Polyb. III 96, Sosyl. 176 1 Piu oltre (p. 89; 94 sgg.) il Norden suppone che qud racconto appancnga a uno schizzo di storia cartaginese che egli postula nel libro settimo; ma il racconto, quale si può ricostruire in base a vari frammenti (p. 69 sg.), è troppo particolareggiato per uno « schizzo ».
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F I Jac., Liv. III 29 sg.), sulla quale Ennio aveva un duplice motivo di soffermarsi con compiacenza : essa era uno dei pochi episodi gloriosi del primo anno della seconda guerra punica, e vincitore era stato uno Scipione.1 Il Norden, seguendo il Merula, ai quattro frammenti sulle esercitazioni dei rematori aggiunge ancora il v. 227, che Nonio cita dal libro ottavo: tonsas ante tenentes parerent, observarent portisculus signum cum dare coepisset; ma i tempi e la forma indiretta del discorso sconsigliano la combinazione con 230 - 231. Qui l'azione principale è narrata per esteso al presente, H è sbrigata in poche parole, con forme verbali che rivelano la dipendenza da un verbo di tempo passato. Stando cos1 le cose, è un rischio voler correggere il numero di libro tramandato. Il v. 252 alter nare cupit, alter pugnare paratust, che Festo tramanda dal settimo libro, è riferito dal Norden allo stato d'animo delle truppe nel 26o, perché nare è citato dal grammatico in connessione con navis. Noi potremo, dal nostro punto di vista, pensare con uguale diritto alla fiducia dei marinai nel successo prima della battaglia alla foce dell'Ebro, o anche al tempo dei grandi preparativi di Tiberio Sempronio Longo per una spedizione in Africa : secondo Polibio (III 41, 2) egli avrebbe concentrato a questo scopo presso Lilibeo è1te~«t,e-ro 1to• non meno di 16o navi, otc; oG-rA,).u~oc( 1t µVl)µovcueL 1tp6Ttpov. A fabbriche d'armi spagnuole non è necessario pensare: maneggevolezza e filo tagliente sono pregi generici delle spade.
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di una grande battaglia, frazionatasi in piu combattimenti, lo dimostra il plurale pugnae: hunc inter pugnas compellat Servilius sic), nel 216 a una sola, quella di Canne. E mentre nella restante tradizione sulla battaglia di Canne Servilio è una figura del tutto secondaria, una versione conservata nella forma piu genuina in Appiano Hann. 22-23, ma che ha lasciato tracce anche in Livio XXII 48, 2-4, attribuisce a Servilio, o meglio a un suo discorso, una parte decisiva - decisiva in senso infausto - per l'esercito romano. Ma anche in Ennio egli pronunziava delle parole: haece locutus. Il Cichorius ne trae la conclusione che l'historia Servi/ii apparteneva alla narrazione della battaglia di Canne. Senonché Gellio cita i versi dal libro settimo. Il Cichorius suppone che la sua fonte, Varrone, citasse i versi senza indicazione di libro (anche nei libri de lingua latina egli tralascia per lo piu il numero del libro), e che Gellio abbia aggiunto i numeri a memoria. Tutto ciò è, se non inoppugnabile, almeno verosimile e seducente. Ma io stimo il frutto che se ne ricava per la conoscenza delle nostre fonti sulla seconda guerra punica ancor maggiore di quanto sembra facciano il Cichorius e il Norden. Generalmente si suppone che Appiano attinga esclusivamente ad annalisti recenti. Qui noi vediamo che o l'annalistica recente non aveva alterato fortemente la tradizione ereditata dall'antica, oppure le fonti di Appiano sono piu antiche di quanto si creda, o anche... gli annalisti recenti hanno attinto a Ennio. In ogni caso la versione di Appiano rimane impossibile; ma Polibio l'ha probabilmente conosciuta e scartata. Ciò ci insegna una volta di piu ad apprezzarlo altamente e depone contro l'assurda concezione della sua attività storiografica che, in epoca recente, è stata sostenuta niente meno che dal Kahrstedt. L'ultimo capitolo del libro contiene, oltre ad una sintesi dei risultati, osservazioni singole sulla dipendenza di Virgilio, specialmente nell'Eneide, da Ennio. Lo scolio di Servio ad Aen. II 486 sgg. de Albano excidio translatus.est locus merita fede; il colore stilistico e la trisillabicità di ariete al v. 492 rivelano difatti 305
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1m1tazione di poesia arcaica. Virgilio tiene presenti modelli enniani anche in narrazioni di battaglie, specialmente nel grande quadro di Aen. X 3o8 sgg., ma in modo da risalire nello stesso tempo anche al modello di Ennio, Omero. Dalla brillante scoperta del Regel, de Vergilio poetarum imitatore p. 37 n. 36, che· la serie di citazioni coniane in Macrobio VI 1, u-24 rispetta l'ordine dei versi all'interno dei singoli libri, il Norden ricava la dimostrazione che i frammenti 54 e 32 si susseguivano in Ennio in quest'ordine, e che quindi Virgilio, in una parte assai estesa del libro ottavo, segue Ennio anche nella disposizione. Virgilio prende a modello ancora una volta gli Annali nella descrizione della regata (V 114 sgg.): secondo un'ipotesi del Cichorius, che rimanda a Livio XXIX 22, 2 sgg., Ennio narrava di un simulacrum navalis pugnae che Scipione fece eseguire nel porto di Siracusa nel 204 dinanzi a una commissione d'inchiesta che doveva indagare sulla sua amministrazione. Ritengo falsa l'ipotesi del Cichorius: una regata non è affatto una finta battaglia navale. Proprio alla fine il Norden cita una nota di Servio, che attesta che nella seconda guerra punica Giunone si riconciliò coi Romani, e dimostra che il disegno complessivodella seconda metà dell'Eneide presenta grandi analogie con quello dei libri VII e VIII di Ennio. Tutte queste osservazioni sono importanti perché dimostrano che le derivazioni non sono soltanto di carattere stilistico; in singole questioni non posso piu addentrarmi. Mi ha dato grande gioia che il Norden riferisca a Virgilio il motto di Seneca il vecchio: non subripiendi causa sed palam mutuandi, ut vellet agnosci. Ovidio deve aver caratterizzato in origine con queste parole il rapporto delle sue poesie con Virgilio. In modo del tutto analogo, secondo le mie ricerche pubblicate soltanto in minima parte, 1 Orazio si comporta con Ennio: spesso egli si rifà al modello di Ennio, contamina l'uno con l'altro e vuole sempre che i lettori notino quanto superiore al modello è l'imitazione. 1
[Esse hanno costituito poi l'Orazio lirico (Firenze,
1920)).
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La prefazione del Norden, rivolta al suo amico e collaboratore Cichorius, è addirittura infarcita di brani dei piu svariati poeti greci e latini; i titoli del libro scritto in tedesco sono tutti latini. A p. 51 sgg. è inserita nel testo tedesco una 1tpoo1to1toL(0t di Virgilio in latino, tale che Virgilio ne avrebbe gioito e si sarebbe congratulato con lo studioso moderno. La mescolanza delle lingue, in questo libro che pure è scritto egregiamente, a me non piace. Ma io, straniero, non voglio trinciar giudizi su stile tedesco, e del resto sono convinto che soltanto cervelli deboli si lasceranno frastornare da simili inezie di fronte a un'opera che porta tanto di nuovo, di importante, di vero come questo del Norden. Era tempo che un po' piu di vita cominciasse a pulsare nella morta gora della letteratura latina arcaica: ciò è riuscito al Leo e al Norden. Charlottenburg, inverno 1915.
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INDICE DEI NOMI
AbO Ma' sar, 6o. Aczio, 290 n. 1. Agatocle, 299. Agostino (S.), 244. Agostino di Duccio, 52. Albricus ( = Alexander Ncckam de Sancto Albano?), 62. Akifrone, 273. Alessandro (Magno), 58, 272-284, 298. Alessandro II d'Epiro, 292 n. Alfieri, Vittorio, 200. Alfonso « cl Sabio ", 58. Amatucci, A. G., 20, 220. Amilcare Rodino (o Rodio), 298. Andreopulos, Michacl, 16 n. 2. Annibale, 298, 302. Antigono di Caristo, 93. Appiano, 305. Apulcio, 87. Arangio-Ruiz, Vincenzo, 31 n. Aristide (Elio), 92. Aristofane, 11, 30, 96, 207, 242, 273. Aristotele, 34, 35, 54, 89, 92, 127, 128, 214. Arnaldi, Francesco, 242-245. Arrigo VII, 44. Ascoli, Graziadio Isaia, 6, 16, 182. Augusto, 84, 184, 206, 290, 292.
Bacchilide, 30, 90, 245. Bach, Giovanni Sebastiano, 199. Bacone, Ruggero, 59. Baldini, Antonio, 35. Barbi, Michele, 45. Bartoli, Adolfo, 40, 41. Bartoli, Matteo, I So. Bassi, Domenico, 21, 29 n. Bcchi, 38. Becker, G., 152, 153. Beeson, Carlo Enrico, 147. Beeihoven, Ludovico, 199. Beloch, Giulio, 163, 281 n. Beltrami, Achille, 247, 251. Berve, Helmut, 272 e n. 2, 274 e n. 2, 276 e nn. 1 e 2, 277, 280, 281 e n., 282. Bignone, Ettore, 218, 287 n. Bing, Gcrtrud, 64 n. Bismarck, Ottone di, 86, 195. Boccaccio, Giovanni, 74. Bodrcro, Emilio, 256. Boeckh, Augusto, 10. Boisscbain, Orsolo Filippo, 303. Boli, Franz, 59. Borchardt, Rodolfo, rn3. Borso d'Este, 6o. Botticelli, Sandro, 51, 52 e n.
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Cosattini, Achille, 21. Cossa, Francesco, 6o. Costantino, 18, 69. Cozza-Luzzi, Giuseppe, 244. Cratino, 183, 184. Criseide, 292 n. Cristiano di Stavelot, 143, 144. Croce, Benedetto, 103. Curzio, 275, 276.
Bracciolini, Poggio, 74. Brarnbach, Guglielmo, 167. Brockhaus, F. A., 52. Brunn, Enrico, 3, IO. Biicheler, Francesco, 78, 82, 293 n. Burckhardt, Giacomo, 52, 55, 57, 63. Caetani, Michelangelo, 3, 4. Calarnandrei, Piero, 219 n. Calasanzio, Giuseppe (S.), 38. Callimaco, 90, 92, 242. Callistene, 272-28o, 282-284. Carducci, Giosue, 82. Carlo (Magno), 28, 131. Cassiodoro, 151. Castiglioni, Luigi, 218. Catullo, 86, 219, 243. Cecco d'Ascoli, 59. Ceriani, Antonio, 79 e n. Cesare, 22, 127, 181, 189, 2o6. Cesareo, G. A., 249 n. I. Cesari (Padre), 36. Chigi, Agostino, 6o. Christ, Carlo, 154 n. Cicerone, 22, 165, 166, 167, 176, 182, 183, 189, 190, 2o6, 207, 293, 294, 296. Cichorius Corrado, 304, 305, 3o6, 307. Ciriaco d'Ancona, 63. Claudius, Matthias, 117. Clemente d'Alessandria, 92. Cleopatra, 302. Cobet, Carlo Gabriele, 245. Columba (S. Colombano), 137, 151. Commodiano, 87. Compagni, Dino, 74. Comparetti, Domenico, 3-31, 41. Conti, 38. Coppino, Michele, 4. Cornelio, 2o6, 242. Corradi, Giuseppe, 292 n.
Dainelli, Giotto, 215. D'Ancona, Alessandro, 6, 14, 15, 16, 17. D'Annunzio, Gabriele, 75, 87. Dante, 18, 19, 44, 45, 47, 63, 74, 184. da Verona, Guido, 201. Debussy, Claudio, 199. De Falco, Vittorio, 21. De Francisci, Pietro, 268. De Gregori, Luigi, 258. Del Banco, 51. Delisle, Leopoldo, 132. Demetrio II, 292 n. Demostene, 15, 96, 245. De Rossi, Gian Battista, 9. De Sanctis, Gaetano, 27 n. 1, 292 n., 295 n. 2. Dcussen, Paolo, 195. Devoto, Giacomo, 169 n. Diels, Ermanno, 102. •Digenis Acritas, 126. Diodoro, 274 n. 1, 275, 276 n. 1, 284 n, l, 299, Dione, 303. Dionigi, il giovane, 252. Dionigi, il vecchio, 252. Droysen, Giovanni Gustavo. 105. Dumas, Alessandro (padre), 258. Durero, Alberto, 59. Dyroff, Adolfo, 6o.
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Eccardo IV di S. Gallo, 298. F.dipo, 13-14. Ehrenberg, Vietar, :z8o n. Elena di Montenegro, 78, 79. Eliodoro, 252 n. Emilio (Lucio), 299. Empedocle, 287, 290. Endelechio, 248. Ennio, 285-307. Epicuro, 21. Epifanio, 92. Eracle, 94. Erman, Adolfo, 281 n. Erodoto, 273 n. 1. Eschilo, 92, 9'>,97. Esiodo, 71, 92, !)6, 99· Euripide, 43, 90, 92, 94, 95, 9'>, 274 n. J. Eutropio, 207. Everardo, conte del Friuli, 152.
Fabio, 298. Fabricius, Ernesto, 25 n. Faone, 22. Farinelli, Arturo, 49. Fedele, Pietro, 240, 251. Federico (il Grande), 70, 102, 103. Fedro, :206. Festa, Nicola, 247. Festa, 295. FicÌ)lo, Marsilio, 59. Filippo di Macedonia, 292 n. Filippo (scolaro di Platone), 289 e n., 290. Filodemo, 21 n. 1, 22. Flechia, Giovanni, 6. Floro, 252 n. Fornaciari, Raffaello, 181. Foscolo, Ugo, 192. Fraenkel, F.doardo, 164, 287 n. France, Anatole, 213.
Francesco Ferdinando, arciduca, u9. Franchetti, Augusto, 11. Fregali, Leopoldo, 65. Friedrich, W. H., 291 n. Ftia, 292 n. Fulgentius Metaforalis, 62 e n. Funaioli, Gino, 250. Gabinio, 22. Galante, Luigi, 218. Galeno, 273. Gandino, Giovan Battista, 167, 189. Gellio, 304, 305· Gentile, Giovanni, (riforma scolastica), 195, 201' 204, 205, 21I' 215, 233, 234, 235, 250. George, Stefano, 84. Gesù, 144. Ghirlandaio, Do!Denico, 56, 74. Giamblico, 43. Giovanni I, vescovo di Lucca, 139. Giovenale, 16o, 243. Giuliano, 242. Giustiniano, 145. Giustino, 281 n., 292 n. Goethe, Volfango, 87, 98. Goldoni, Carlo, 200. Gonella, Guido, 270. Gottlieb, Teodoro, 152, 153, 154. Gracchi, 2o6. Granio Liciniano, 8, 10 n. Gregorio di Nissa, 244. Guarnerio, Pier Enea, 182. Guglielmo II, imperatore, 158. Guidi, Michelangelo, 193. Gundolf, Federico, 84. Halbherr, Federico, 25, 27. Hamann, Giovanni Giorgio, u3. Harnack, Adolfo, 39.
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Haupt, Maurizio, 9. Haury, J., 29 n., 30. Hcine, Enrico, 192. Hclbig, Nadine, 76, 77. Helbig, Volfango, 77. Hcnzen, Guglielmo, 76. Herder, Giovanni Goffredo, 105, 112, 205. Hermann, Goffredo, II, 7+ Hilka, Alfonso, 16 n'. 1. Hinneberg, Paolo, 101. Hohl, Ernesto, 283. Holl, Carlo, 149 n. Homollc, Teofilo, no.
Ibsen, Enrico, 87, 200. lperide, 6, 7. Ippocrate, 58. Isillo di Epidauro, 93.
Jachmann, Giinther, 243. Jacoby, Felice, 272, 274 n. 3, 278 n. 3, 279 e nn. 1, 3 e 4, 28o, 295. Jaeger, Werncr, 297 n. Jahicr, Enrico, 269. Jahn, Ottone, 74. Jensen, Cristiano, 7 e n. Jcrnstedt, Victor, 16 n. 2. Justi, Carlo, 6, 52. Kahrstedt, Ulrico, 305. Kaibel, Giorgio, 90. Kant, Emanuele, 88, u3. Kern, Ottone, 31 n. Kirchhoff, Adolfo, 98. Konow, Sten, 13. Krebs, Fritz, 167. Krohn, Kaarle, 27 e n. 2. Krohn, Julius, 28.
Lachmann, Carlo, 9, 74, 107. Lamprccht, Carlo, 195. Lattcs, Leone, 182. Lchmann, Paolo, 147, 153. Lchmann-Hartleben, Carlo, 22 n. 2. Leo, Federico, 82, 243, 250, 307. Leonardo (da Vinci), 52. Leone X, 132. Leopardi, Giacomo, 10, 16o. Levi della Vida, Giorgio, 193. Licofronc, 90. Liebeschiitz, H., 62 n. Lindsay, W. M., 147, 303 n. 2. Lippi, Filippino, 53. . Livio, 147 n. 1, 207, 210, 25~, 252 e n., 295, 300, 302, 303, 304, 305, 3o6. Lèinnrot, Elia, 29. Lorenzo il Magnifico, 74. Lowc, Edgardo, 147. Lucano, 243. Lucrezio, 242, 289. Lutero, Martino, 14, 6o e n., 67. Machiavelli, Nicolò, 74. Macrobio, 286 e n., 302, 3o6. Maffei, Scipione, 133. Manilio, 63. Mantegna, Andrea, 53, 63. Manzoni, Alessandro, 36, 38, 200. Maraini, Antonio, 192. Mario, 18o. Marziale, 7, 147. Masaccio, 75. Maspero, Gastone, 274 n. 3. Mau, Augusto, 22 n. I. Maupassant, Guy dc, 87. Mazzatinti, Giuseppe, 155. Mcillct, Antonio, 156, 159, 16o, 161, 162, 163, 164, 165. Meineke, Augusto, 244. Melanchthon, 6o.
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Menandro, 87, 95· Merlo, Clemente, 165. Merula, Giorgio, 293, 294, 295. Michelangelo, 74· Migliorini, Bruno, 182. Migne, Giacomo Paolo, 244. Milani, Adriano, 75. Mitridate, n6. Mocllendorff (maresciallo di), 102. Mommsen, Teodoro, 20, 22, 72, 81, 82-86, 92, 98, 99, 100, IOI, 102, ,05, n3, 300. Monaci, Ernesto, 6. Mandolfo, Anita, 269. Morgenstcrn, Carlo, 288. Mozart, Volfango Amedeo, 199. Miiller, Ottofredo, 10, 107, 121. Muratori, Ludovico Antonio, 151. Mussorgski, Modesto, 199. Nagelsbach, Carlo Federico, 167. Nardini, 74. Ncckam de Sancto Albano, Alexandcr, v. Albricus. Nemesio di Emcsa, 248. Neri, Filippo (S.), 38. Niccoli, Niccolò, 74. Nietsche, Federico, 52, 53, 54, 71, 91, n5, 195. Nikitin, Pietro, 16 e n. 2. Nonio, 295. Norden, Edoardo, 9, 285-307. Norsa, Medea, 138 n. Notkero III Labeone, 298. Numa, 292. Olimpia, 292 n. Olivieri, Alessandro, 21, 31 n. Olschki, Leonardo, 57. Omero, 18, 29, 93, 96, 1o6, 161, 192,
196, 201, 202, 200, 20], 225, 231, 250, [288), 301, 3o6. Orazio, 44, 73, 83, 86, 196, 197, 207, 219, 250, 3o6. Orosio, 298. Ovidio, 22, 23, 52, 3o6. Paneroni, 181. Panofsky, E., 59. Pareti, Luigi, 295 n. 2. Parini, Giuseppe, 192. Parodi, Ernesto Giacomo, 44, 45. Pascal, Biagio, 10. Pascoli, Giovanni, 33, 87. Pausania, 91. Pavolini, Paolo Emilio, :28. Pcrnicr, Luigi, 25. Peruzzi, Baldassarre, 6o. Petrarca, Francesco, 246. Petronio, 78, 83, 87, 249 n. I. Pcyron, Amedeo, 4. Pierleoni, Gino, 252. Pietro da Abano, 6o. Pietro il Grande, 126. Pietschmann, 275 n. 2. Pindaro, 92, 1o6. Pirandello, Luigi, 200, 201. Pisone, L., 22. Pistelli, Ermenegildo, 32-48 (Omero Redi, 32, 33). Pitigrilli (Dino Segre), 201. Platone, 15, 87, 91, 92, 101, 192, 207, 250, 289. Plauto, 87, 147, 161, 164, 183, 207, 243, 244, 248, 250, 251. Plutarco, 92, 273 n. 1, 274 n. I, 279 n. 1, 284 n. 1. Polibio, 294, 295 e n. 1, 299, 300 302, 303, 304 e n., 305. Poliziano, Agnolo, 53, 74. Pollaiuolo, Antonio del, 52.
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Schliemann, Enrico, 76. Schmarsow, A., 51, 52. Scipione, Cn. Cornelio, 303. Scipione maggiore, 298, 306. Segncri, Paolo, 36. Sempronio Longo (Ti.), 295. Seneca il vecchio, 3o6. Seneca il filosofo, 246, 251. Senocrate, 289. Senofonte, 252. Servilio Gemino (Cn.), 304, 305. Servio, 305, 3o6. Shakespeare, Guglielmo, 192. Shaw, Giorgio Bernardo, 200. Sileno, 302. Silla, 2o6. Simonide, 92. Sincsio, 92. Skutsch, Francesco, 297. Sorbelli, Albano, 155. Sosilo, 294, 295 n. I. Strabone, 244, 272, 273, 276 n. 277 n., 279 n. I, 282, 283. Stratonica, 292 n. Svetonio, 189, 2l!6 n. Svoronos, 27 n. I,
Ponzio Cominio, 301. Porscna, 164. Posidonio, 289. Probo, 2l!6 n. Proclo, 92. Procopio, 29 e n. Quintiliano, 176. Rabelais, Francesco, 87. Rajna, Pio, 29, 44, 45, 174, 25.3. Rand, Edward Kcnnard, 147. Ranke, 281 n. Ratti, Achille, 79 n. Regel, 3o6. Reiske, Giovanni Giacomo, 96, 245. Rembrandt (van Rijn), 67. Ristoro d'Arezzo, 7. Ritschl, Federico, Io n., 105. Ritter, Hellmut, 58 n. Rohde, Erwin, 54. Rohlfs, Gherardo, 1.3. Ronga, Luigi, 1~. Rossini, Giovacchino, 199. Rucellai, Giovanni, 56. Rydbcrg, 87. Sabbadini, Remigio, 250, 251. Saffo, 20, 22, 23, 92, Io6. Salgari, Emilio, 215. Sallustio, 207. Salvadori, Giulio, 197. Sassetti, Francesco, 56. Savoia, 62. Savonarola, Girolamo, 38. Sax!, Fritz, 50, 59, 62 n. Sbordane, Francesco, 244 n. 1. Schiaparelli, Luigi, 138 n., 140 nn. I e 2, 141 n., 142 n. 1, 141>n .. 147. Schiller, Federico, 192.
Tacito, 252 n. Temistocle, 273. Teocrito, 201, 273 n. 1. Teodorico, 151. Teofrasto, 242, 245, 249. Terenzio, 243. Tertulliano, 87. Terzaghi, Nicola, 218, 249 n. I. Tcspi, 22. Teucro il Babilonio, 6o. Tcza, Emilio, 6, 24. Tibullo, 57, 243. Timoteo, 90, 91. Timpanaro, Sebastiano (jun.), 285 n.
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1,
1.
Tiziano, 73. Tolstoi, Leone, u5. Traube, Ludovico, 142 e n. 144, 146, 147, 148. Trago, 292 n. Tucidide, 15, 91. Usener, Ermanno, 21 n. 55, 73, 82 •
2,
2,
143,
52, 54,
Vahlen, Giovanni, 109, 286, 302. Valgimigli, Manara, 196, 218. Vallauri, Tommaso, 4, 219. Varahamira, 6o. Varrone, 87, 297, 299, 305. Venturi, Lionello, 193. Verdi, Giuseppe, 101. Verne, Giulio, 191, 215. Vietar, Guglielmo, 20. Villari, Pasquale, 41, 42, 44. Villon, Francesco, 87. Virgilio, 17, 18, 19, 20, 165, 183, 206, 207, 243, 250, 251, 285 e nn., 287288, 290-291, 301 n., 305-307.
Visconti di Modrone, Guido Carlo, 198. Vitelli, Girolamo, 41, 43, 44, 45, 75, 98, r55. Vittorio Emanuele 11, 182. Vittorio Emanuele III, 78, 79. Vogliano, Achille, 21. Volcanii, 303. Volpe, Gioacchino, 155. von der Miihll, Pietro, 250 n. Wagncr, Riccardo, 12, 199. Warburg, Aby, 49-67. Weinbcrgcr, W., 153. Wilamowitz-Mocllendorff, Hugo, 112. Wilamowitz-Mocllendorff, Ulrico di, 23, 54, 68-82, 86-n6, 195. Wilcken, Ulrico, 272-279, 282-284. Winckelmann, Giovanni Gioacchino, 6, 61. Wolf, Augusto, 10.
Zeller, Edoardo, 84. Zola, Emilio, 87.
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INDICE DELLE ILLUSTRAZIONI
difron1e a pag.
1.
2.
3. 4. 5. 6.
6
Domenico Comparetti . Ermenegildo Pistelli Girolamo Vitelli nel gabinetto dei papiri Aby W arburg . Von Wilamowitz-Moellendorff . Luigi Schiaparelli
38 46 62
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l
INDICE
Dedica .
P·
Premessa
I Domenico Coinparetti . II III
IV V VI VII VIII IX X XI XII XIII XIV
Ermenegildo Pistelli Aby W arburg . Ricordi italiani di un filologo tedesco . Ulrico di Wilamowitz-Moellendorff Il ritorno a Gottinga . Visita dei colleghi giapponesi . Paleografia quale scienza dello spirito . Per una raccolta dei cataloghi medievali delle Biblioteche d'Italia Il latino in iscorcio Latino francese, latino italiano e latino latino La pronunzia del latino, ossia la voce del sangue come strumento conoscitivo Coniunctivitis professoria . Paradossi didattici
VII
))
IX
))
3
))
32
))
49
))
68
))
81
))
117
))
124
))
131
))
150
))
156
))
170
))
179
))
187
1. -
Elogio dcli' ozio scolastico
))
191
2. -
Mandare i ragazzi al teatro
))
196
3. - Prima il greco, poi il latino
))
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201
xv
La geografia trasportata al morale Esperienze di un commissario di concorsi per scuole medie XVII Cattedre archeologiche e archeologia di scavo XVIII L'edizione nazionale dei classici antichi XIX Edizioni nazionali e ristampe di stato Biblioteche Alessandro ali' oasi di Ammone e Callistene . XXI XXII Ennio e Virgilio
p.
209
XVI
xx
Indice dei nomi Indice delle illustrazioni
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216
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2 35
" " " ))
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2 53 272
28s 309 317
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Finito di sl4mpare dalla S14mperia Artistica Nazionale Torino, Via Carlo Alberto 28, 1'8 febbraio 1952
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