Utopie. Eterotopie 888944617X, 9788889446171

Il volume presenta la traduzione italiana di due conferenze di Michel Foucault tenute alla radio nel dicembre del 1966 e

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Italian Pages 60 [66] Year 2006

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rasoi

NOME DEL PROPRIETARIO

Cronopio

Miche! Foucault

Utopie Eterotopie a cura di

Antonella Moscati

titolo originale Les hétérotopz'es Les corps utopique

© 2004 Francine Fruchaud e Denys Foucault "'.. I~~titut National de l'audiovisuel, Paris © 2006 Edizioni Cronopio © 2008 - I Ristampa © 2011 - II Ristampa © 2014 - III Ristampa Via Broggia, 11 - 80135 Napoli Tel./fax 0815518778 www.cronopio.it shop.cronopio.it e-mail: [email protected]

ISBN 978-88-89446-17-1

Indice Avvertenza

7

I ,e eterotopie

11

11 corpo utopico

31

l>{)stfazione: Spazi senza luogo

49

Avvertenza Le due conferenze radiofoniche che pubblichiamo furono tenute da Foucault su !•rance Culture rispettivamente il 7 e il 21 dicembre 1966, nell'ambito di un programma dedicato all'utopia e alla letteratura, presentato da Robert Valette. Una successiva versione della prima conferenza, dal titolo /)es espaces autres, fu tenuta al Centre d'étudcs architecturales il 14 marzo 1967, ma rimessa a posto e pubblicata solo nel 1984 in "/\rchitecture, Mouvement, Continuité", n. , ottobre 1984, ora in Dits et écrits, vol. IV, 11. 360, Gallimard, Paris 1994. Di questa se'(lnda versione è stata pubblicata una tradu/,Ìonc italiana in Spazi altri: I luoghi delle ,·tcrotopie, a cura di S. Vaccaro, Mimesis, Mi hno 2002. 7

La presente traduzione è stata condotta sulla trascrizione delle conferenze fatta da François Rey, e contenuta in M. Foucault,

Die Heterotopien/Der utopische Kiirper, Suhrkamp, Frankfurt a.M. 2005, con alcune modifiche da parte della curatrice, per rispettare ancora maggiormente l'aderenza al testo parlato. Si ringrazia per la gentile concessione dei diritti Francine Fruchaud Foucault, Denys Foucault, nonché l'INA (lnstitut national de l'audiovisuel) che ha pubblicato il Cd con le due conferenze nel 2004, nella collana " .,,. . . ,, memoirevtve.

8

Le eterotopie

Ci sono dunque paesi senza luogo e storie senza cronologia; città, pianeti, continenti, universi, di cui sarebbe certo impossibile trovare traccia in qualche carta geografica o in qualche cielo, semplicemente perché non ,q partengono a nessuno spazio. Probabil1n 'nte queste città, questi continenti, questi pianeti sono nati, come si suol dire, nella tes t.1 degli uomini o, a dire il vero, negli inter-: t izi delle loro parole, nello spessore dei lo, o racconti o anche nel luogo senza luogo dt'i loro sogni, nel vuoto dei loro cuori; in•,n mma è la dolcezza delle utopie. Credo 1ut1avia che ci siano - e questo in ogni so1 ictà - delle utopie che hanno un luogo pre1• 1, ·o e reale, un luogo che si può localizzare •,1 1 11 na carta; utopie che hanno un tempo de11·1 minato, un tempo che si può fissare e mi•,1 1r.1r • secondo il calendario di tutti i giorni. I·: rnolco probabile che ogni gruppo umano, 11

quale che sia, si ritagli dei luoghi utopici nello spazio che occupa, in cui vive realmente, in cui lavora, e dei momenti ucronici nel tempo in cui si affaccenda e si agita. Ecco che cosa voglio dire. Non si vive in uno spazio neutro e bianco; non si vive, non si muore, non si ama nel rettangolo di un foglio di carta. Si vive, si muore, si ama in uno spazio quadrettato, ritagliato, variegato, con zone luminose e zone buie, dislivelli, scalini, avvallamenti e gibbosità, con alcune regioni dure e altre friabili, penetrabili, porose. Ci sono le regioni di passaggio, le strade, i treni, le metropolitane; ci sono le regioni aperte della sosta transitoria, i caffé, i cinema, le spiagge, gli alberghi, e poi ci sono le regioni chiuse del riposo e della casa. Ora, fra tutti questi luoghi che si distinguono gli uni dagli altri, ce ne sono alcuni che sono in qualche modo assolutamente differenti; luoghi che si oppongono a tutti gli altri e sono destinati a cancellarli, a compensarli, a neutralizzarli o a purificarli. Si tratta in qualche modo di contro-spazi. I bambini conoscono benissimo questi contro-spazi, queste utopie loca12

lizzate. L'angolo remoto del giardino, la soffitta o, meglio ancora, la tenda degli indiani n10ntata al centro della soffitta, e infine - il giovedì pomeriggio - il grande letto dei geni ori. È in quel letto che si scopre l'oceano, perché tra le sue coperte si può nuotare; ma q ucl letto è anche il cielo, perché sulle sue molle si può saltare; è il bosco perché ci si può nascondere; è la notte, perché fra le sue I ·nzuola si diventa fantasmi; ed è il piacere, 1H·1" hé al ritorno dei genitori si verrà puniti. Questi contro-spazi non sono, in verità, ·olt.nnto l'invenzione dei bambini; semplice,n ·ntc perché i bambini non inventano mai tll{'ntc; sono gli adulti, invece, che hanno inv ·11tato i bambini e sussurrato loro mirabili wgr ·ti, anche se poi restano sorpresi quand n i bambini glieli urlano a loro volta nelle 111 L· • ·bie. La società adulta ha organizzato ,111rh' ·ssa, e ben prima dei bambini, i suoi 111 11tro-spazi, le sue utopie situate, i suoi l1111ghi reali fuori da tutti i luoghi. Ci sono i 1•,1.1,dini, i cimiteri, i manicomi, le case chiu.,., le prigioni, i villaggi del club Méditer1,111t'l' e molti altri. 13

Sì, sogno una scienza - dico proprio una scienza - che abbia come oggetto questi spazi diversi, questi altri luoghi, queste contestazioni mitiche e reali dello spazio in cui viviamo. Questa scienza non avrebbe il compito di studiare le utopie, perché bisogna riservare questo nome a ciò che veramente non ha nessun luogo, ma le etero-topie, gli spazi assolutamente altri; la scienza in questione dovrebbe necessariamente chiamarsi, anzi si chiamerà, si chiama già, etero-topologia. Ebbene di questa scienza nascente occorre dare i primissimi rudimenti. Primo principio: probabilmente non esiste alcuna società che non si faccia la sua eterotopia o le sue eterotopie. Questa è forse una costante di ogni gruppo umano. Ma queste eterotopie possono, in verità, prendere - e prendono sempre - forme straordinariamente varie, e forse non c'è, su tutta la superficie del globo o in tutta la storia del mondo, una sola forma di eterotopia che sia rimasta costante. Si potrebbero forse classificare le società secondo le eterotopie che preferiscono, secondo le eterotopie che 14

·rcano. Le società cosiddette primitive, per ·scmpio, hanno, come anche noi d'altronde, d ·i luoghi privilegiati, sacri o interdetti; ma q ucsti luoghi privilegiati o sacri sono in ge11 ·raie riservati agli individui in crisi biologil .1. Ci sono case speciali per gli adolescenti .1 I momento della pubertà; case riservate alle donne al momento delle mestruazioni, altre per le partorienti. Nella nostra società que1l' ·terotopie per gli individui in crisi biolo1•,ir .1 sono più o meno scomparse. Conside1,ll • ·he ancora nel XIX secolo c'erano i collq•i per ragazzi e il servizio militare che •,vnlgcvano questo ruolo: era necessario che I,· prime manifestazioni della sessualità virile 1v1·ss ·ro luogo altrove. E in effetti mi chiec I, 1 s · per le ragazze il viaggio di nozze non I, ,,. ._ e una sorta di etero-topia ed etero-cro11 ; ,, insieme: la deflorazione della fanciulla 111111 doveva aver luogo nella casa in cui era 11 .11.1 • in un certo senso non doveva aver l11ngo la nessuna parte. ( )u ·ste eterotopie biologiche, queste ete, e 11 e I pi l' di crisi stanno scomparendo sempre .I, p1ì1, · sono sostituite da eterototopie di 15

deviazione; i luoghi, cioè, che la società organizza ai suoi margini, nelle spiagge vuote che la circondano, sono riservati piuttosto agli individui il cui comportamento è deviante rispetto alla media o alla norma richiesta. Di qui le case di cura, di qui le cliniche psichiatriche, di qui inoltre, certamente, le prigioni. Bisognerebbe forse aggiungere anche gli ospizi per anziani, perché, in fin dei conti, in una società così affaccendata come la nostra, l'ozio è una specie di deviazione; deviazione che, peraltro, è biologica, quando è legata alla vecchiaia, e in verità costante, se non altro per tutti coloro che non hanno la discrezione di morire di infarto nelle tre settimane successive al pensionamento. Secondo principio della scienza eterotopologica: nel corso della sua storia, ogni società può perfettamente riassorbire e far scomparire un'eterotopia che aveva creato in precedenza o organizzarne altre che non esistevano ancora. Da una ventina d'anni, per esempio, la maggior parte dei paesi europei ha cercato di eliminare le case di pro16

stituzione, con successo relativo, come si sa, I 'rché il telefono ha sostituito alla vecchia ·,1sa chiusa dei nostri avi una rete ben più Ii t ta e sottile. Il cimitero, invece, che per noi, 11cll a nostra esperienza attuale, è l'esempio pili evidente dell'eterotopia (il cimitero è asso lutamente l'altro luogo), non ha sempre ,1vuto questo ruolo nella civiltà occidentale. lii 11 > al XVIII secolo, il cimitero era nel 1 11or della città, messo là in pieno centro, ,li', tn a che ha la proprietà di farvi resta23

re fuori. In America del Sud, per esempio, nelle case del XVIII secolo, accanto alla porta d'entrata, ma prima della porta d'entrata, c'era sempre una stanzetta che dava direttamente sul mondo esterno ed era destinata ai visitatori di passaggio; chiunque, cioè, a qualunque ora del giorno o della notte, poteva entrare in questa stanza, riposarvi, fare quel che voleva, ripartire l'indomani mattina senza essere né visto né riconosciuto da nessuno; poiché, però, la camera non si apriva in nessun modo sulla casa, chi vi era ricevuto non poteva mai penetrare all'interno della dimora familiare. Questa stanza era una sorta di eterotopia interamente esterna. Si potrebbe paragonare questa stanza a quelle dei motel americani, nei quali si entra con la macchina e con l'amante, e la sessualità illegale si trova protetta e nascosta, tenuta in disparte, senza per questo essere lasciata all'aria aperta. Ci sono infine delle eterotopie che sembrano aperte, ma nelle quali entrano veramente solo gli iniziati. Si ha l'impressione di accedere a quanto c'è di più semplice, di più offerto, e in effetti si è al cuore del mistero; 24

, 1 .1

cos t, almeno, che Aragon entrava un

n Jl c case chiuse: "Ancora oggi, non una certa emozione da liceale che ol11 ·11.1ssn queste soglie di eccitabilità particol 1"'- I 11 s ·guo il grande desiderio astratto che 1 • p1 iriona talvolta da alcune figure che ho 1111,110. Emana un fervore. Neanche per un 11111111 •1110 penso alla componente sociale dei 111111 1,lti. I .' ·spressione casa di tolleranza non 1 l'Ilo I ronunciare seriamente". 1C 111po 1

,

1· 11 za

l'i .1 11 iva così a ciò che c'è di più esseni il, 11rll • cterotopie. Esse sono la contestadi LL1tti gli altri spazi, e questa conteI 1. 11111t· si può esercitare in due modi: o 1 11 •,111d1, un'illusione che denuncia tutto il 11 111 d