Togliatti e Stalin. Contributo alla biografia del segretario del PCI

L'irreversibile processo di chiarificazione sulla cosidetta « età staliniana » , pur procedendo tra contraddizioni

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Togliatti e Stalin. Contributo alla biografia del segretario del PCI

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L'irreversibile processo di chiarificazione sulla cosidetta « età staliniana » , pur procedendo tra contraddizioni e battute d'arresto, ha raggiunto dimensioni che interessano non solo il movimento comunista internazionale e i suoi diretti avversari. Eppure si è ancora molto lontani dal sapere tutta la verità su fatti e persone che tanta importanza hanno avuto nella storia del comunismo daJla Rivoluzione d'Ottobre fino ad ·oggi. L'uomo della sb·ada si pone quotidianamente interrogativi che rimangono senza risposta; gli stessi comunisti italiani, nei loro docnmenti ufficiali , chiedono di sapere di più.

Togliatti e Stalin è un contributo, oltre che alla biografia di Palmiro Togliatti, alla ricerca e allo studio sugli avvenimenti storici e politici che hanno maggiormente caratterizzato il periodo messo in discussione da Krusciov e dai comunisti. Il volume è corredato da una serie di documenti inediti o sconosciuti al pubblico e agli stessi comunisti. Gli specialisti e gli studiosi del movimento comunista troveranno interessanti materiali per lo sviluppo di una più approfondita analisi della storia del PCI. L'autore ha una conoscenza diretta del PCI e del movimenta operaio e comunista internazionale; dalla Resistenza fino al 1954 (anno della sua rottura con i capi del partito) ha svolto attività politica e organizzativa alla base e al vertice del PCI, con h1cruichi di «particolare fiducia» in Italia e all'estero. Togliatti e Stalin è la testimonianza della continuità della sua azione critica nei confronti di quello che egli definisce « fopportunismo dei dirigenti del PCI e il culto delJa personalità di Togliatti ». Lire 600.

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Togliatti e Stalin

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Cop,-right per tutto il mondo Sugar editore s. r. l. - Galleria del Corso - Milano I• Edizione Novembre 1961 2• Edizione Dicembre 1961

In copertina: Togliatti e Secchia, delegati del PCI ai festeggiamenti per il 70• compleanno di Stalin, in una sosta a Varsavia di ritorno da Mosca. Li accompagna Giulio Seniga che nella foto si vede in terzo piano dietro Togliatti.

Giulio Seniga

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Contributo alla biografia del segretario del PCI

Sugar

editores

PRESENTAZIONE

Il coraggio consiste nel ricercare la verità e nel dirla. Jean Jaurès

Le testimonianze e i documenti che Giulio Seniga pubblica in questo volume sono la verità. Essa colpisce soprattutto i dirigenti comunisti italiani, ma ad ognuno il suo compito: ai sovietici il compito di spazzar via lo stalinismo, agli italiani il compito di spazzar via la versione italiana dello stalinismo. Giulio Seniga conosce bene addentro le cose del PC! per essere stato funzionario del partito, con incarichi di particolare fiducia, a partire dalla sua esperienza partigiana in Val d'Ossola fino al momento della sua rottura con i dirigenti del partito, avvenuta nel 1954. Anche successivamente, con passio11e di mi· litanie, egli ha continualo a seguire da vicino la vita del movimento operaio e comunista internazionale giovandosi della sua larga conoscenza di uomini e di situazioni. L'insistenza polemica di Seniga contro quello che egli chiama il « togliattismo » è pienamente giustificata, perchè Togliatti è da trentacinque anni l'inamovibile capo dei comunisti italiani e perchè il suo lungo governo del partito ha generato un costu- , me, un metodo, un fenomeno non altrimenti definibile che col suo nome. L'abilità e la spregiudicatezza del segretario del PC!, la sua capacità di assorbire i contrasti interni e di dissolvere le opposizioni, la sua destrezza nell'intercambiare le mutevoli e contraddittorie « linee» della politica sovietica, la sua adattabilità - dolce come il miele e amaro come il fiele, molle come la cera e 7

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duro come il marmo - alle varie situazioni, la sua arte nel vestire di motivi teorici e culturali gli espedienti della politica, gli hanno garantito, attraverso alterne vicende, la conservazione del potere. Ma ora che lo stalinismo, in modo aperto e irreversibile, senza alcuna riserva, viene condannato e bandito, ci sembra che anche la posizione di Togliatti sia ormai scossa. Perchè in effetti il togliattismo è il sottoprodotto italiano dello stalinismo, essendo stato Togliatti per anni l'esecutore della politica staliniana, dal Comintern al Cominform, tanto per la parte politica quanto per la parte disciplinare ed epurativa, e avendo Togliatti trasferito nel Partito comunista italiano alcuni dei tratti tipici dello stalinismo come il « culto della personalità » (verso Stalin e verso se stesso), il linciaggio degli oppositori (i suoi giudizi su Bordiga e su Silone non sfigurerebbero in una requisitoria di Vyscinski), la intolleranza del dissenso e della critica, l'uso della menzogna come normale mezzo di lotta politica, il tenace attaccamento al potere. Ma il togliattismo non è solo questo, non è solo questa specie italiana dello stalinismo. C'è in esso un elemento peggiorativo, derivato dalla natura dell'uomo, particolarmente versato nella mistificazione e nel trasformismo, dal suo ruolo subalterno e servile rispetto al modello sovietico e dal contesto del tradizionale politicantismo italiano in cui esso si è inserito. Il Fouché del comunismo internazionale ha sempre avuta inesauribili risorse tattiche e sofistiche per allinearsi col vincitore di turno, per ricadere sempre al centro dello schieramento, per stare dalla parte di Trotzlci, di Bukharin, di Stalin, di Malenkov, di Krusciov. Ma ora che le scelte sembra si facciano dilemmatiche e indifferibili, l'uomo che non ha nè ha mai avuto ancoraggi di coscienza, clze non vuole nè sa perdere, si trova schiacciato fra le responsabilità del passato e le difficoltà del presente. A chiarire le ragioni lontane e prossime di questa situazione, il contributo alla biografia del segretario del PC!, pubblicato da Giulio Seniga, arriva al momento giusto. Milano - novembre 1961

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Pier Carlo Masini

Testimonianze

Gian Carlo Paietta disse tempo fa a un comune amico:

c Dì n Seniga che dica tutto quello che sa e tiri fuori i documenti che ha. E' necessario che nel partito si sappia che cosa avveniva quando noi non sapevamo e non sempre potevamo parlare». Sono contento che la pubblica· :zione di queste pagine, " Contributo alla biografia del segretario del PCI ", mi offra l'occasione di soddisfare anche il desiderio del mio ex compagno di partito Gian Carlo Paietta. G. S.

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LA SVOLTA Tre riunioni segrete ~ Cambiate anche voi - Un sasso in piccionaia « Lettere ai compagni ,. - Fermenti critici - I crociani del PCI - La piramide da rovesciare.

Dopo i lavori del XXII congresso del PCUS, conclusisi con il clamoroso seppellimento dell'opera e anche della salma di Stalin, le schegge della destalinizzazione sovietica sembra abbiano finalmente investito anche il PCI, in seno al quale dovrebbe avviarsi il processo della detogliattizzazione. Chi come noi non ha aspettato la morte del « vecchio », nè il XX nè il XXII congresso del PCUS, nè l'VIII, il IX o il X del PCI, per rivelare e condannare le colpe e il satrapismo di Togliatti, lo stalinista bianco, ha fiducia che il travaglio all'in· terno della piramide del PCI debba pure arrivare, anche se molto lentamente, a un inevitabile sbocco (1). « Cambiate anche voi il metodo di direzione, perchè, se il culto della personalità, la direzione personale e la non osservan· za 4elle regole del partito hanno provocato dannose conseguen· ze da noi nell'Unione Sovietica, ancor più gravi saranno per voi che al potere non siete ancora arrivati ».

Con questa precisa raccomandazione, Malenkov, Molotov e (l) Quale funzionarlo della direzione del PCI e nella mia qual!tà d1 v!ceresponsab11e della Commissione nazionale d! v!g!Janza, che allora taceva capo alla segreteria del partito nelle persone d! Togl!att! e Secchia (dl quest'ultimo fui 11 segretario per 8 anni), ebbi occasione d! recarm! più volte In !JRSS e ne! Paesi del campo sovietico. Da tempo avevo potuto renderm! conto di come stavano le cose In quel paesi e In particolare ero stato colpito dal fatti accaduti dopo la morte di Stal!n . Di ritorno dalla prima riunione segreta del Com!nform (Mosca 12-14 lugl!o 1953), a Praga, Secchia mi lesse 11 verbale della riunione di cui scriverò più avanti. Successivamente, al primi di gennaio 1954, prendevo visione del verbale della seconda riunione del Comlntorm svoltasl a V!enna, nella quale furono comunicate la condanna e l'el!m!nazione d! Berla. Sl noti che, per la prima volta nella storia del partiti comunisti e dell'Internazionale comunista, la riunione tu presieduta da un generale sovietico, che fu al tempo stesso l'unico relatore. Infine tu! informato sul lavori della terza riunione del Com!nform, convocata a Praga, dal 10 al 15 giugno 1954, In occasione del congresso del Partito comunista cecoslovacco. A questa riunione U relatore fu Krusclov : U PCI era rappresentato da D'Ono!r!o.

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Krusciov concludevano il loro rapporto di informazione ai rappresentanti dei partiti comunisti francese e italiano convocati a Mosca per una riunione segreta del Cominform svoltasi nei giorni 12-14 luglio 1953 in seguito alla liquidazione di Berla. A quel periodo risale pertanto la decisione del PCUS di iniziare la « svolta » della destalinizzazione.

* * * Alla esortazione dei sovietici, « cambiate anche voi, ecc. » formalmente accettata, i dirigenti del PCI non dettero alcun seguito pratico. Convinto com'ero che Togliatti e i suoi non volevano cambiare niente, decisi di andarmene dalla direzione delle Botteghe Oscure (25 luglio 1954) e di agire nel tentativo di sbloccare la situazione stagnante all'interno del partito e di esercitare dal basso una pressione sul vertice (1). Vista la possibilità di tentare un colpo di forza che avrebbe messo in difficoltà i dirigenti del partito, fuori ormai dalla pratica e dal costume del movimento operaio, avrei sentito di mancare al mio dovere di militante se non avessi adoperato tulto il mio coraggio per eseguire l'azione e portarla a buon fine. Debbo aggiungere che, sempre, nella mia vita di militante del movimento operaio, durante e dopo la lotta partigiana, ho assunto responsabilità e portato a termine incarichi e missioni di cui ho sempre risposto direttamente e personalmente. Dopo che la direzione del PCI aveva respinto la richiesta di darmi la parola davanti ad una assemblea qualificata di partito, per spiegare le ragioni del mio gesto e riferire sulle grosse questioni della svolta riguardante la destalinizzazione, la lotta al culto della personalità e i particolari sul costume di direzione person.ale di Togliatti; dopo avere io respinto un meschino compromesso propostomi da Antonio Cicalini, dirigente della Commissione centrale di controllo, a nome di Togliatti e della Direzione, passai all'azione diretta che culminò con il lancio delle « Lettere ai compagni » alla IV Conferenza nazionale del PCI (Roma, dicembre 1954 - gennaio 1955) (2). Malgrado la mia preoccupazione di evitare i clamori della pubblicità l'azione ebbe una vasta eco di stampa in Italia e al(l) I particolari dl questa azione ll riferirò in altra occasione. Spiegherò allora, lnsleme con tutto U resto, la storia del mlllonl o del mlllardl delle casse segrete del PCI. (2) Lo splrlto e l'impostazione pollttca delle « Lettere at compagni'> sl rlallacclano all'intervento crttlco che ebbl occasione dl fare all'assemblea generale dt cellula della Direzione del PCI U 5 maggio 1948, a conclusione del dibattito sul risultati delle elezioni del 18 aprlle dello stesso anno. L'intervento e le c Lettere at compagni ~ st ispirano alle posizioni classiste, 1nternazionallste e ltbertarte che sono sempre state, e sono, una tipica istanza del movimento operato ltallano. l

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l'estero. Un sasso in piccionaia comunque era andato a segno e la direzione del PCI aveva accusato il colpo. Le critiche ai capi erano formulate con questo spirito (tuttora valido) riassunto nei seguenti brani della « 3• Lettera ai compagni » diffusa nel maggio 1955. L'opposizione e la lotta politica tra opinioni diverse nascono costantemente nel Partito e sono il riflesso delle contraddizioni tra il vecchio ed il nuovo. Se nel Partito non et tosse la lotta politica, non ci fossero le contraddizioni, nè i contrasti d'opinione la vita del Partito intisichtrebbe e ces-

serebbe.

Mao Tze-dun

Compagni, Se non vogliamo che tutto il patrimonio storico e politico, fatto di resistenza, di lotte e di sacrifici dei lavoratori italimti venga completamente sprecato dagli attuali dirigenti, assisi nelle loro posizioni di comodo e di comando, è tempo che la base del partito reagisca con una scossa decisa e liberi il partito dal conformismo opportunista che ha profonde radici nella direzione. Sappiamo che la vita del partito non deve essere placida amministrazione di vertice, ma lotta di opinioni tra il nuovo che si sostituisce al vecchio dialetticamente contrastandolo e superandolo nella lotta. Esempi significativi in questo senso ci sono forniti dagli altri partiti nell'V RSS, in Ungheria, in Polonia, ecc. La liberazione dei medici sovietici, la revisione dei processi, fatti contro presunti traditori riconosciuti poi innocenti, il riavvicinamento col partito comunista e lo Stato jugoslavo, confermano la validità della revisione e della svolta politica operata nei metodi e nel costume di direzione dei partiti comunisti. Soltanto da noi, invece, non si è voluto cambiare niente, nè riconoscere errori, nè trarre insegnamento. Si è continuato sulla strada più facile della politica dello struzzo e della direzione personale. Soltanto da noi, per esempio, è ancora oggi considerata eresia o grave deviazione, giudicare i fatti storici e politici di questi ultimi dieci anni, dai loro effettivi risultati. E' eresia e deviazione dire ad esempio che alla classe operaia si è fatto « perdere tautobus >>, che è stato un errore dare l'amnistia ai fascisti, mentre i partigiani andavano in galera; è pecca· to dire che il famoso « articolo 7 » sui Patti del Latera~to è sta to votato dai nostri parlamentari in maniera irresponsabile c poi imposto alla base contro la sua convinzione, come pure 1

eresia criticare la complice passività con la quale i comunisti si sono fatti cacciare dal Governo; dire che si è fatto del nazionalismo e dello sciovinismo di bassa lega, partecipando alle manifestazioni antititine assieme ai missini per Trieste italiana; richiamare l'attenzione sulla violazione alle regole dello Statuto del partito e chiedere la regolare convocazione del Congresso nazionale del partito, che da quattro anni non si convoca. Molti dei · massimi dirigenti del partito hanno avuto un passato onorevole di sacrificio e di lotta, ma tale passato politico è per molti un lontano ricordo, una eredità e una rendita giornalmente sciupate. Tutte queste cose la base del partito le avverte, le va osservando seriamente preoccupata, anche se in buona fede ancora le tollera. I compagni più coraggiosi e senza paraocchi si vanno però sempre più persuadendo che nessun merito del passato esenta i comunisti dalla critica e dalla condanna dei loro errori. Essi vanno dicendo che è ora di parlare, di farsi sentire e discutere sul serio. E' necessario pertanto elle una svolta si verifichi nel partito, svolta nella politica, svolta nel metodo di direzione, svolta nell'applicazione dei principi ideologici e svolta nel costume. Occorre il ricupero di tutte le forze proletarie nell'unità di classe. Occorrono uomini nuovi alla direzione del partito, uomini dall'ineccepibile costume rivoluzionario, fedeli e legati alla ideologia e alla vita della classe operaia, assertori infaticabili ed organiz· zatori di lotte di massa, schivi dagli espedienti e dai compromessi ingannevoli di vertice (1).

* **

E' bene ricordare che nel periodo del primo « disgelo italiano» - 1955-1956 - sotto la spinta del rapporto Krusciov e delle insurrezioni di Polonia e di Ungheria, anche Togliatti, il microfono di Stalin, diceva: «Noi non sapevamo " oppure « Noi siamo sempre stati ostili al trasporto meccanico delle cose sovietiche nella nostra attività, anche se fra noi vi era stato chi abbia manifestato questa tendenza ». Parve in quegli anni, che gli scossoni del XX Congresso, dei fatti di Polonia e della insurrezione ungherese portassero il processo di rinnovamento e di rigenerazione molto lontano anche nel PCI. Alla base, nelle sezioni e nelle cellule, i compagni, sollecitati anche dalla nostra informazione e dalla nostra azione, arrivarono a porre e sostenere, nelle assemblee precongressuali, domande e critiche come la seguente: "Le corresponsabilità di Togliatti sui fatti accaduti nell'URSS sono gravi: il compagno Togliatti o era a conoscenza dei fatti (l) Dalla « 3• Lettera al Compagni • - l maggio 1955.

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el ses antesimo compleanno di Palmiro Togliatti (marzo 1953) vennero stampate decine di migliaia di questo volume « Vita di un Italiano » con la biografia filmata del segretario del PCI. Questo contributo al culto della personalità costò al PCI decine di milioni.

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LETTERA Al COMPAGNI

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UELEGATI ALLA

IV CONFERENZA NAZIONALE DEL P. C. I.

PER UN'AZIONE COMUNISTA

Prole,tui di luuo il mondo, unìtcllì t

AZIONE COMUNISTA 3" LETTERA AI COMPAGNI MAGG I O 1955

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Lettere ai Compagni » diffuse negli anni 1955-56 tra i militanti del Partito Comunista Italiano e del Movimento operaio italiano e internazionale, con la condanna del culto della personalità e del trasformismo imperanti nel PCI.

avvenuti e li ha taciuti davanti al partito, oppure non era a conoscenza e allora non può dirigere il partito un uomo che in vent'anni di permanenza in URSS non si accorse di niente. Nell'un caso e nell'altro ha gravemente sbagliato e va cambiato dal suo posto» (l). Nel '56 anche gli intellettuali del PCI si sentivano sollecitati a cambiare le cose. « Il Contemporaneo >>, la rivista culturale del PCI, diretta da Alicata, Salinari e Trombadori, ospitava un articolo del socialista Carlo Cassola che chiamava in causa Togliatti e i suoi crocio-marxisti, con questo acuto e centrato giudizio: « Essi (i crociani del PCI) sono diventati tutti togliattiani, vedendo nel togliattismo l'inserimento del movimento operaio nella tradizione nazionale, cioè la via italiana al socialismo, senza comprendere che il togliattismo era stalinismo puro e che, se in una tradizione psicologica si inseriva, non era certo nella migliore, ma nella deteriore, in quella che si è alimentata dei nostri difetti tradizionali, "il machiavellismo, il gesuitismo, l'ammirazione dell'abilità, della forza, del successo, e il disprezzo per le posizioni di coscienza e per i profeti disarmati>> (2). •'r * * Se si fosse continuato su questa strada, le cose sarebbero cambiate anche per il PCI, come avvenne per il PSI. Ma la piramide dell'apparato comunista non può consentire la democrazia diretta dal basso all'alto. La democrazia nel PCI, come negli altri partiti che si richiamano al cosiddetto centralismo democratico, può essere solo comandata e controllata dall'alto. Fino a quando questa piramide dell'apparato comunista non verrà capovolta, tutte le crisi e tutti gli scossoni saranno assorbiti e « digeriti>>. E i Togliatti, come i Thorez o i Longa, come i Duclos, seduti al vertice dell'apparato, potranno sempre imbrigliare e svuotare le manifestazioni critiche e le insofferenze personali che all'interno della piramide nascono, fermentano e marciscono perchè prive di quel libero sfogo dialettico, rappresentato dalle correnti di pensiero e di azione. Solo attraverso il dibattito e la dialettica delle correnti e delle opposizioni, ancora oggi vietate nel PCI, si potranno eliminare gli errori e le degenerazioni e in particolare si potranno spostare i problemi dal piano dei falsi scopi a quello della realtà che nel nostro caso riguarda gli uomini e il sistema, anzi il sistema prima degli uomini. (l) Dal verbale dell'assemblea precongressuale della Sezione di Luzzara (Reggio Emilia), 23 luglio 1956. (2) Cfr. «li Contemporaneo» del 12 maggio 1956.

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Solo attraverso un libero dibattito i comunisti potranno incominciare a discutere anche la personalità dell'« uomo Togliatti », tanto più che i testi del PCI identificano la sua biografia, con la storia del partito, del movimento operaio e perfino del Paese. D'altra parte anche Togliatti scrive di se stesso nella prefazione al suo libro «Conversando con Togliatti »: «Ho ceduto alla proposta che venisse scritta e pubblicata una mia biografia per varie ragioni. Prima di tutto perchè ha insistito e deciso così la Direzione del partito [ ... ]. Infine perchè da un racconto della mia vita e del mio lavoro risultano certamente utili elementi di giudizio esatto sulla storia del nostro partito che da più di vent'anni è tanta parte della storia del nostro Paese». Sulla politica personale di Togliatti e sul culto della sua persona citeremo fatti e vicende che dovrebbero servire a portare un contributo costruttivo al dibattito in corso nel partito e nel movimento operaio italiano, e insieme ad aiutare il faticoso lavoro degli storici e degli studiosi dell'opera e della personalità di Togliatti, così come è avvenuto per il suo maestro Jossif Vissarionovic Stalin.

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IL CULTO DELLA PERSONALITÀ DI TOGLIATTI .. Fondatore e capo amato ,. - Con i sovietici contro Gramsci - Con Stalin contro Bordiga - Dio vi perdoni, io no! - Le radici dello staUnismo italiano - I cuscini di Trotzki - Epiteti per Zinoviev, Kamenev e Bukharin. « Mazzini, Cavour, Garibaldi! Tutti li riassumi! ». Con queste parole Antonello Trombadori terminava il saluto rivolto a Togliatti in occasione del suo 60• compleanno nella sede del Comitato centrale. Con simili formule il culto della personalità e il metodo della direzione personale sono rapidamente dilagati dal piano strettamente politico a quello del costume. Il PCI è stato chiamato per anni « il partito di Togliatti », mentre tutta l'attività del partito si uniformava ai suoi criteri. Citiamo gli esempi più clamorosi: nei calendari distribuiti dal partito, il giorno della sua nascita è ricordato come una data storica per il movimento operaio italiano; nell'anniversario del suo compleanno si lancia una campagna per il « bollino Togliatti »; in dieci anni non si è trovato il tempo di scrivere una vera storia del PCI, ma in compenso si pubblicano decine di migliaia di lussuosi e costosissimi libri come « La vita di un italiano », biografia illustrata con 134 pagine di fotografie di Togliatti; come « Conversando con Togliatti », che deforma la storia del partito per adattarla alla vita dell'uomo; si coniano medaglioni di bronzo e d'argento con l'effigie di Togliatti; le villeggiature di Togliatti e della Jotti, che al partito sono costate ogni anno diversi milioni, furono oggetto di articoli degli inviati speciali de « L'Unità » e di « Vie Nuove ». Le acclamazioni ritmicamente scandite: To-glla-tti! To-glia-tti! erano accompagnate dal battere delle mani e a volte anche dei piedi. Egli è . Scavalcando gli organi del partito Togliatti, con la collaborazione di Caprara, che stilò il documento, promulga l'amnistia ai fascisti e permette, quale ministro di Grazia e Giustizia, l'arresto di migliaia di partigiani non coperti dal suo decreto di amnistia. Ha voluto c fatto votare l'articolo 7, strumento della restaurazione clericale, imponendolo alla base che istintivamente ne vedeva i pericoli e consigliò di subire passivamente l'estromissione dei ministri comunisti dal governo, senza chiamare le masse alla lotta.

* * *

Togliatti ha accettato senza riserve lo scioglimento della III Internazionale nel maggio 1943, giudicandolo come un atto di grande importanza politica. Con la stessa superficiale indifferenza si compiaceva dell'avvenuta costituzione del Cominform 28

nel 1947, salvo poi spicgarne l'inutilità e il superamento quando fu sciolto nel maggio del 1956. Naturalmente tutto questo è sempre avvenuto senza che la base venisse consultata. Con la stessa disinvoltura ha avallato la condanna di Tito, collaborando alla stesura della risoluzione di accusa. Ha resistito all'iniziativa presa dai sovietici, sin dal giugno 1954, intesa al riavvicinamento e al riconoscimento degli errori commessi verso la Jugoslavia, per poi applaudire al comunismo titino dei nostri giorni. Si comprende dunque perchè Togliatti non abbia voluto, otto anni fa, informare e preparare gli organismi dirigenti nè iniziare nel partito il dibattito sui metodi di direzione personale, perchè lo ha soffocato nelle organizzazioni di base. Ma quello che egli temeva, quello che sperava non avvenisse, è invece accaduto: il XX e il XXII Congresso del PCUS, sviluppando la linea inaugurata nel luglio 1953, hanno chiaramente ammesso gli errori e i pericoli derivanti dalla direzione personale e dall'abbandono delle norme che devono regolare l'attività del partito. E quello che vale per i sovietici vale anche per gli italiani. Tutto quello che oggi Togliatti ha ammesso e ammette a mezza voce, lo ha fatto e lo fa perchè superato e travolto dal corso degli avvenimenti. Ma tenta di mentire ancora, quando per esempio afferma nel suo rapporto fatto al Comitato centrale sul XX Congresso: « Noi non sapevamo... Noi siamo sempre stati ostili al trasporto meccanico delle cose sovietiche nella nostra attività, anche se tra noi vi è stato chi abbia manifestato .questa tendenza ». In questa affermazione vi sono due menzogne. In primo luogo, proprio per avallare col cultp di Stalin quello di se stesso, egli è stato assertore dei metodi di direzione personale. A coloro che volevano una più decisa iniziativa del partito, To· .gliatti ha fatto sempre capire che ciò non era possibile perchè contrastava con gli interessi internazionali dell'URSS. Di qui ad esempio la sua condanna della lotta dei partigiani greci, che si sono battuti per quattro anni contro l'imperialismo senza la solidarietà operante del proletariato internazionale. Così, invece di chiedere spiegazioni sulla sorte toccata a Markos (1), impacchettato dai russi nel 1949, egli praticamente ne disprezza il passato e il valore. In secondo luogo: a chi alludeva quando diceva che ci sarebbero stati tra noi quelli che volevano « il trasporto (l) Un giorno a Mosca., mentre mi recavo In macchine. dall'aeroporto di Vnukhovo alla casa del PCUS riservata al dirigenti stranieri, chiesi notizie d1 Markos a ScevUagh1n, Il responsabile della sezione 1taliana del lavoro Internazionale del CC del PCUS. Egli mi rispose molto laconi-camente che li capo partigiano greco era stato Inviato In un « campo • e .che s! trattava orma! d! un uomo f!n!to .

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meccanico di cose sovietiche»? Questa accusa-scaricabarile era stata benevolmente diretta a suo cognato Paolo Robotti, ma anche Robotti è un uomo di carne ed ossa ed oggi, dopo tanto stoicismo fisico e morale, non se la sente più di fare la testa di turco per il « bene del partito ». E poi. Chi se non Togliatti, che ha vissuto più di venti anni a Mosca, era in grado di conoscere le cose sovietiche? Chi se non lui aveva sostituito all'esperienza critica l'incondizionato consenso e l'elogio di tutto il sistema sovietico, per cui ogni critica ad esso diventava prova di tradimento? Chi se non lui ha avallato quel sistema con piaggerie e adulazioni smaccate? Solo ora che gli sviluppi della destalinizzazione lo colpiscono personalmente, Togliatti assume felpati atteggiamenti di critica e di riserva. Ma verso chi? Contro Krusciov, responsabile di tutti i suoi guai? Contro Stalin? Ma questo è morto e sepolto. Contro il sistema? Questo è il punto! Togliatti ha tutti i numeri per affrontare anchè in sede teorica il grosso problema del sistema. C'è da credere però che da quell'orecchio egli non ci senta. Ma come reagirà il vecchio leader alle bordate che gli verranno portate dai suoi critici e avversari interni ed esterni? Togliatti per sua natura è un abile, un temporeggiatore, un manovriero d'eccezione, un calcolatore freddo e spregiudicato anche se un poco fatalista (1). Non sarà facilemetterlo in minoranza. Sicuramente e comunque nei prossimi tempi lo vedremo impegnato in una non facile battaglia per la conservazione del potere (2). Lo vedremo inoltre cimentarsi in una « nuova »(l) n segretario del PCI è pure superstizioso e viaggia sempre armato di chiodo e cornetto. La conciliazione tra cabala e marx1smo é un fatto Interamente scontato negli ambienti , specialmente quell1 intellettuali, delle Botteghe Oscure. In occasione di un compleanno di Secchia ci trovavamo in tredici Intorno ad un tavolo imbandito di un noto ristorante di Trastevere. Togllattl, data un'occhiata circolare al commensali, prese posto col volto corrucciato. Soltanto una rapida «missione,. del suo secondo autista, Bistoncini (fatta su preghiera di Secchia) potè rasserenare li capo. Infatti, dopo 10 minuti di sofferente attesa, l 'autista tornava al ristorante accompagnando 11 quattordicesimo co=ensale, 11 figlio di Amadesl, segretario di Togl!attl, prelevato a casa sua mentre stava mangiando. (2) Oggi anche TogUattl afferma di essere stato un oppositore e, 1n certo qual modo, una « vittima » di Stalln. c Una vittima fortunata "· commentano i suoi compagni di partito. Egli afferma che nel 1951 si oppose alla richiesta del sovietici di « trasferlrlo » In URSS per dirigere l'Ufficio internazionale di Informazioni (Comln!orm). Questo é vero Ma la proposta sovietica, Ispirata da Rakosl e da altri dirigenti del partiti «fratelli », non aveva affatto carattere di « persecuzione ». Le cose andarono cosi.: dopo 11 grave Incidente di macchina occorso a Togl!attl nel 1950 durante le vacanze estive In Val d'Aosta, 1 sovietici credettero - e radio Praga l'affermò - che l'Incidente fosse stato provocato da un attentato. (L'automobile di Togllattl si era Invece scontrata, mentre

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messa a punto teorica: « delle ragioni storiche, obbiettive e soggettive, ricavate da una analisi marxista dei fatti, ecc. ": tutta roba, naturalmente, fatta apposta per dire tutto e niente e soprattutto per girare l'ostacolo della ricerca delle responsabilità, per spostarsi dal piano delle ragioni a quello delle giustificazioni.

viaggiava a forte velocità, con un carretto agricolo sbucato da una via laterale). I dirigenti del comunismo Internazionale si posero quindi 11 problema della sicurezza di Togllattl sostenendo che in un Paese capitalista, e per di più dominato dagli Imperialisti americani come l'Italia, 11 segretario del POI correva grossi pericoli. La decisione fu quindi quella dl dare a Togllattl la direzione del Comln!orm, come copertura del suo trasferimento. Naturalmente a Togllatt! - recatos! a Mosca nel dicembre 1950 per curare 1 postumi dell'Incidente e all'on. Jott!, sua accompagnatrice, questa c attenzione» del partiti « !ratelll » non giunse gradita. Egli, dopo aver formalmente accettato la proposta, mise In atto una serle di espedienti per impedirne l'attuazione. Anch'lo ero a Mosca In quel giorni, e posso dire che furono l pianti e gli svenimenti della Jottl, uniti alla amichevole bonomia di Stalln, a liberare 11 capo del POI dall'Impegno. Intatti quando Stalln si accorse che la proposta non era affatto gradita, disse molto francamente: «No! non vogliamo tener qui per forza 11 compagno Togliattl. Noi siamo preoccupati della sua lncolumltà, ma non possiamo tenerlo "prigioniero""· Togllattl, orma! tranquillizzato dalle parole di Stalln, promise che sarebbe venuto !n Italia soltanto per partecipare al lavori del VII Congresso del POI e che poi sarebbe tornato !n URSS, perché cosi aveva deciso, all'unanimità, anche la direzione del POI. Stalln, non meno scaltro del suo compare italiano, replicò battendogli una mano sulla spalla: «Se 11 compagno Togl!att! torna In !talla, no! qui non lo vedremo più». Infatti egl! tornò !n Russia soltanto due anni dopo, per partecipare a! funeral! di Stal!n. Comunque, Togllattl sa bene che l più Interessati al suo « trasferimento l>, erano allora 1 suo! secondi, Longo e Secchia.

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provvedimento disciplinare è stato pre"o finora contro ribelle· Un '•do!>sier., contenente dati riservali:-~imi !-lUi persoaggi del comuni.,.mo italiano !'art'hbe stato portato in Svitzera

Tutta la stampa nazionale ed internazionale diffonde notizie sulle ripercussioni della nostra azione culminata col lancio delle « Letterr:: ai compagni >>. > e per evitare gli interpreti, Krusciov incarica D'Onofrio di trasmettere direttamente l'informazione a Duclos, segretario del PC francese. L'importanza e la delicatezza della ,questione dovevano comportare questa estrema vigilanza e segretezza. Poi il colpo di scena: al brindisi di chiusura, alla presenza di tutte le delegazioni dei partiti presenti a Praga (cioè davanti a un ·numeroso uditorio che non poteva dare tutte le richieste garanzie di vigilanza e segretezza), Krusciov, tra lo sbalordimento generale e il palese disappunto della stessa delegazione sovietica, parlò chiaramente dei contatti in corso con gli jugoslavi. Krusciov parlò delle responsabilità di Stalin per la rottura avvenuta nel 1948, causata anche dal futto che già in quegli anni « il vecchio non ragionava più tanto bene >>. Prendendo quindi Io spunto da questa faccenda, Krusciov si profuse in aneddoti e storielle sulle « pazzie e sugli errori com-

messi da Stalin

>>.

D'Onofrio riferirà anche che nella sua risposta al brindisi di Krusciov, disse: «Voi, compagno Krusciov, ci avete procura-

to non poca soddisfazione coll'annuncio del riallacciamento dei 49

rapporti col partito jugoslavo; noi comprendiamo il male e il danno che possono aver procurato gli errori derivanti dalla direzione personale, ma permettete che vi dica che ci avete procurato anche un po' di dolore nel sentire queste cose su Stalin, in quanto noi volevamo bene a Stalin e avevamo imparato anche da voi compagni sovietici ad amarlo e stimarlo ». Concludendo la riunione, la Segreteria del PCI decide: l) Tenere il massimo riserbo e segretezza sulla questione dei nuovi rapporti con Tito, fino a quando la cosa non fosse stata resa pubblica da altri; 2) inviare alla Segreteria del PCUS una lettera per affermare il pieno accordo del PC! con le proposte fatte dai sovietici relativamente ai rapporti con Tito. In tal modo solo Togliatti, D'Onofrio, Longo, Secchia restavano al corrente di quanto si discuteva e si svolgeva in campo comunista, mentre la Direzione, il Comitato Centrale e i direttori dei giornali erano all'oscuro di tutto. Tanto è vero che la campagna sciovinista contro Tito proseguiva indecorosamente. E' in quel periodo che il Partito invitava i giovani alle manifestazioni per Trieste italiana, fianco a fianco coi fascisti. Gli Ispettori della Commissione Nazionale di Organizzazione, Nocchi e Di Giulio, segnalavano « allegramente » che la ripresa di un certo attivismo nelle Sezioni del Lazio era dovuta all'ondata di odio antititino, e citavano a esempio i partigiani della Garbatella e i compagni del Rietino che chiedevano le armi « per andare a mettere a posto Tito ».

* * -.·: La Segreteria del partito era restia a modificare l'atteggiamento nei confronti di Tito, in quanto il principale propugnatore di quella riUJlutioni, ortlinl drf tiu.llo,

fetcert~ - li uniiN>tto al C.C. dtl P.C.I. pu t•primue "egno Cl1ntro luuutitt trt)f~i,tl-tiru:mm,l•ti aat.~U.dni ttrr rompogno f\lrof, 1>'1/.mocratici cecoslovacchi e svizzeri, olandesi, scandinavi, ecc., ad assumersi questa poco onorevole missione unendo la loro voce a quella della stampa reazionaria e fascista di tutti i paesi. « Garanzie giuridiche »! Esiste al mondo un solo tribunale che per gli uomini che lo compongono, per la legge a cui si

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ispira e per la procedura che adotta offre piena garanzia di equità, non soltanto in ragione del suo aspetto esteriore ma soprattutto per la sua stessa essenza: è il tribunale proletario, istituzione giuridica della rivoluzione che ha eliminato le radici di ogni ingiustizia e di ogni privilegio. I dirigenti della socialdemocrazia hanno ostentato sorpresa e indignazione nel veder annientare inesorabilmente dalla giusti· zia proletaria i terroristi trotskisti-zinovievisti. Costoro tentava· no, in tal modo, di seminare il disorientamento tra le file della classe operaia. Ma il loro tentativo è fallito. Le masse operaie ed i lavoratori ancora sottoposti al giogo del capitalismo hanno capito il senso e lo scopo della falsa indignazione dei dirigenti reazionari della socialdemocrazia; hanno capito come questo altro non fosse che un espediente con cui costoro si sforzavano di screditare il potere proletario, di allentare i legami che uniscono i lavoratori dei paesi capitalisti al paese della rivoluzione proletaria trionfante. Gli operai dei paesi capitalisti si rendono conto delle necessità imposte dalla lotta rivoluzionaria del proletariato per la distruzione dei privilegi di classe della borghesia, per la totale abolizione delle classi, per l'edificazione di una società senza classi. Si rendono conto che la resistenza dei residui delle classi privilegiate, sconfitte e distrutte, va rafforzandosi ed assumendo forme particolarmente disperate proprio quando le vittorie della classe operaia e del socialismo ne rendono inevitabile la scomparsa definitiva. Bisogna tener presente, diceva il compagno Stalin nel 1933, nello storico discorso dedicato al bilancio del primo piano quinquennale, che l'accrescersi della potenza dello Stato sovietico aumenterà la resistenza degli ultimi residui delle classi che si stanno estinguendo. Appunto perchè stanno estinguendosi e sono giunte ai loro ultimi giorni, esse passeranno da una forma di attacco ad altre ancora più violente, facendo appello agli strati più arretrati della popolazione e mobilitandoli contro il potere dei Soviet. Non c'è bassezza e calunnia di cui questi " ex " non si servano contro il potere dei Soviet, attorno a cui non cerchino di mobilitare gli elementi più arretrati. Su questa base possono rivivere e riprendere un'attività i gruppi sconfitti dei vecchi partiti controrivoluzionari, socialisti rivoluzionari, menscevichi, nazionalisti borghesi del centro e della periferia, possono vivere e riprendere un'attività i residui degli elementi contro1·ivoluzionari di opposizione, trotskisti e destri. Certo, la cosa non è terribile. Bisogna però

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tener conto di tutto questo se vogliamo finirta con questi elementi rapidamente e senza grandi sacrifici (1).

Ciò che il compagno Stalin aveva previsto nel 1933 si è avverato. I relitti dei gruppi controrivoluzionari trotskisti e zinovievisti hanno dato inizio a una lotta disperata contro lo Stato sovietico, non solo appoggiandosi a residui delle classi privilegiate ma anche collegandosi direttamente alla reazione internazionale, ai fascisti, mentre il fascismo accentua in tutto il mondo i suoi feroci attacchi contro la classe operaia. I dirigenti reazionari della socialdemocrazia s'impancano ad accusatori ed esigono che la classe operaia dell'URSS giustifichi i propri atti. Non chiedono essi una giustificazione del fatto che la classe operaia dell'Unione Sovietica detiene il potere statale e se ne serve per annientare gli agenti della reazione capitalista, gli agenti del fascismo? I figli migliori della classe operaia, i combattenti per la libe1·tà e la pace, sono, in quasi tutti i paesi capitalisti d'Europa, d'Asia e d'America, perseguitati, sottoposti ad angherie, imprigionati, suppliziati. Poichè esiste un paese in cui la classe operaia ha la possibilità} di far cadere sui fascisti la spada della giustizia proletariq.,/ #ioi dovremmo sentirei a disagio per· la vigilanza, l'implacabilità con le quali gli organi di sicurezza dello Stato proletario conducono la lotta contro i nostri nemici! Non solo l'avanguardia della classe operaia non ha affatto bisogno di giustificare di fronte agli attacchi di dirigenti socialdemocratici l'azione del potere popolare nell'Unione Sovietica, ma, al contrario, sono i dirigenti reazionari della socialdemocrazia che devono rispondere di fronte ad essa, quei dirigenti che, prendendo le difese dei banditi trotskisti, si collocano di fatto dalla parte del fascismo e gli forniscono un aiuto. Se per certuni entro le nostre file l'utilizzazione del processo di Mosca da parte dei dirigenti socialdemocratici reazionari ha costituito una sorpresa,. ciò significa che non hanno capito a dovere il problema dei nostri rapporti con la socialdemocrazia e la funzione dei dirigenti socialdemocratici nella lotta condotta dalla classe operaia contro il fascismo. E' opportuno non farsi un'idea troppo semplicistica e troppo idillica di questi rapporti; è fuori dubbio che nei momenti critici di una esacerbazione acce71tuata della lotta di classe, della lotta del proletariato e delle (l) J. Stalln: Questioni del leninismo. ( Il bilancio del 1° piano quinquennale). Bureau d'édltlons, Parls, 1953, pag. 38.

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larghe masse lavoratrici contro la borghesia reazionaria, i dirigenti reazionari della socialdemocrazia si sforzano di fomentare il disorientamento nelle file della classe operaia. La posizione assunta dai dirigenti reazionari della socialdemocrazia internazionale nei riguardi del processo di Mosca non può spiegarsi che in relazione con tutta la situazione internazionale ed in particolare con lo sviluppo della politica del Fronte unico e del Fronte popolare dell'Internazionale comunista. I dirigenti reazionari della II Internazionale si sono sempre opposti al Fronte unico ed al Fronte popolare per tenta che la realizzazione dell'unità d'azione venisse a distruggere l'influenza da essi esercitata tuttora su una parte della classe operaia. Dopo il VII Congresso mondiale dell'I.C. taluni fra questi dirigenti avevano sperato che, per impedire di porre in atto il compito storico posto da noi, cioè il raggruppamento delle forze del proletariato e delle masse popolari nella lotta contro il fascismo, sarebbe loro bastato respingere sistemattcamente ogni nostra proposta di unità d'azione sul piano internazionale. Altri si consolavano all'idea che i compiti da noi fissati al VII Congresso mondiale non rappresentassero che una « temporanea svolta ». Gli unì e gli altri si sono sbagliati di grosso. La realizzazione del Fronte unico e del Fronte popolare è un compito storico della classe operaia nell'attuale periodo. L'avanguardia della classe operaia l'ha capito e ha concentrati i propri sforzi per portare a termine questo compito. D'altronde, la nostra politica di Fronte unico e di Fronte popolare ha già conseguito, malgrado la resistenza della parte reazionaria della socialdemocrazia, notevoli successi non solo in Spagna ed in Francia ma anche in altri paesi. Ora, gli avvenimenti spagnoli e francesi dimostrano altresì che il raggruppamento delle forze della classe operaia e delle masse popolari per la lotta contro il fascismo non si effettua senza determinare, in certi momenti, un'accentuazione della lotta di classe. Gli elementi più reazio nari della borghesia, costretti alla ritirata di fronte all'unità della classe operaia e delle masse popolari, conce11tra~1o le loro forze e preparano un'offensiva disperata contro i regimi democratici che la classe operaia difende. Ciò porta, in certi momenti, a conflitti armati di classe come quelli cui assistiamo oggi in Spagna, a vere e proprie battaglie quali sono state i giganteschi scioperi svoltisi in ·Francia dopo la vittoria elettorale del Fronte popola1·e. Il Partito comunista, il più logico difensore dell'unità, fissa con chiarezza e spirito d'iniziativa i compiti che si pongono at-

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tualmente alla classe operaia, dirige queste battaglie durante le quali la sua influenza aumenta, naturalmente, sempre più. E' in questa congiuntura che dobbiamo cercare le radici della campagna scatenata dai dirigenti reazionari della socialdemocrazia in occasione del processo dì Mosca. Questa campagna contro il Fronte unico è una campagna contro il Fronte popolare. Se non ci fosse stato il processo di Mosw, i dirigenti reazionari della socialdemocrazia avrebbero cercato e trovato qual· che altro pretesto per dare inizio a questa campagna. Gli attacchi della socialdemocrazia sono stati diretti in primo luogo contro l'Unione Sovietica perchè il crescente prestigio di quest'ultima, della sua edificazione socialista e della sua politica estera, è una delle principali basi dei successi della nostra politica di Fronte unico e di Fronte popolare. Ogni attacco volto ad impedire ed a rendere più difficile la realizzazione dell'unità della classe operaia e il raggruppamento delle masse popolari contro il fascismo va a solo vantaggio del fascismo. La lotta tra noi e la socialdemocrazia reazionaria a proposito del processo di Mosca è parte integrante della lotta condotta dall'avanguardia della classe operaia contro il fascismo. L'offensiva della socialdemocrazia fu scatenata in pieno dopo la riunione dei dirigenti dell'Internazionale operaia socialista e dell'Internazionale sindacale tenutasi a Parigi in agosto. Le medesime parole d'ordine appaiono sim71Ztaneamente su tutta la stampa socialdemocratica ed il vero ~copo della campagna è svelato sin dal primo momento. Si tra~{fl di muovere a compassione l'opinione pubblica, a favore {Jei miserabili banditi terroristi; si tende ad approfondire ancora una volta la scissione in seno alla classe operaia. Sin dall'inizio la stampa socialdemocratica affermò apertamente che il Fronte unico, il collegamento tra i Partiti socialista e comunista attuato in Francia ed in Spagna per la lotta contro il fascismo, erano stati posti in .questione. L'attacco è diretto apertamente contro le sempre più forti tendenze al ravvicinamento fra operai comunisti e operai socialisti in Cecoslovacchia, nel Belgio, in Inghilterra, in Svizzera e in altri paesi. Soffermiamoci, ad esempio, sulla Cecoslovacchia. Passati i primi giorni, la stampa socialdemocratica céca non spende più una parola sul processo di Mosca. L'offensiva si volge contro il Fronte unico nella stessa Cecoslovacchia, per distruggere i risultati raggiunti. I reazionari della socialdemocrazia svizzera agiscono in modo ancora più scoperto. All'Assemblea del Partito socialdemocratico di Zurigo viene approvata con 133 voti contro

n

52 una risoluzione in cui si afferma che dopo il processo di Mosca il Partito socialdemocratico si trova nell'impossibilità di mantenere l'unità d'azione già stabilita con il Partito comunista. Mentre in Francia e in Spagna, ave la gran maggioranza degli operai socialisti non avrebbe tollerato una rottura del Fronte unico da parte dei propri dirigenti, la campagna socialdemocratica è fallita, essa ha raggiunto qualche successo, peraltro insignificante, nei paesi in cui sinora i progressi dell'unità d'azione contro il fascismo sono rimasti deboli. Ora, è appunto in questi paesi che la classe operaia si trova, di fronte all'attacco del fa· scisma, in una situazione estremamente grave e che, di conseguenza, l'unità è necessaria alla classe operaia quanto il pane, l'aria e il sole. La Cecoslovacchia, il Belgio, la Svizzera, l'Olanda, sono tra i paesi che vedono direttamente minacciata la propria indipendenza nazionale dai piani di guerra del nazionalsocialismo tedesco. I fascisti tedeschi, i quali hanno organizzato l'intervento armato in Spagna per sostenere la rivolta dei generali fascisti, hanno incluso nel loro piano l'organizzazione di un intervento analogo in Cecoslovacchia ed in Belgio. Nulla di più urgente della realizzazione dell'unità della classe operaia per fronteggiare questo pericolo. L'unità della classe operaia in Cecoslovacchia è la condizione prima per la difesa vittoriosa dell'indipendenza della Aepubblica cecoslovacca contro l'attacco fascista. L'unità della classe operaia nel Belgio è una condizione indispensabile per bloccare lo slittamento del Belgio verso un regime fascista che aprirebbe la porta a un intervento straniero, che distruggerebbe le libertà e le organizzazioni della classe operaia belga. In Svizzera, i gruppi dirigenti della borghesia minacciano le libertà popolari e san già riusciti a spezzarle, mentre il prolet(Lriato e il popolo tardano ad unirsi per difenderle. Perchè, e in considerazione di quali interessi i dirigenti socialdemocratici reazionari lzanno scatenato, in questa situazione, il furibondo attacco contro il Fronte unico? Le energiche misure adottate dagli organi del potere sovietico per sopprimere i banditi terroristi agenti dei fascismo, l'unanimità con la quale le masse popolari dell'Unione Sovietica hanno appoggiato questa azione non dovrebbero piuttosto essere citate ad esempio per la classe operaia ed i popoli di tutti i paesi minacciati dal fascismo? I dirigenti reazionari della socialdemocrazia si sono ingannati con le loro speranze; non sono riusciti a provocarci, ad imbrigliare la nostra lotta per il Fronte unico e per il Fronte po-

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polare. Tale è stata la posizione, zn complesso, dei nostri Partiti comunisti. A tutte le sezioni dell'Internazionale comunista segnaliamo l'esempio dei nostri compagni spagnoli. Impegnati a fondo nella lotta diretta ed armata per schiacciare la sommossa dei generali fascisti contro la Repubblica democratica, i nostri compagni spagnoli durante questi combattimenti hanno affinato la loro sensibilità, la loro vigilanza di classe. Ecco perchè non appena ebbero ricevuto la prima comunicazione sul processo contro i banditi terroristi capirono che gli accusati tradotti dinanzi al tribunale proletario di Mosca per aver levato la loro mano contro la Repubblica dei Soviet appartenevano allo stesso campo dei banditi fascisti che si sono scagliati contro la Repubblica democratica spagnola. Ecco perchè seppero collegare immediatamente la condanna dei terroristi trotskisti-zinovievisti, operanti nell'Unione Sovietica, alla lotta contro gli elementi trotskisti che agiscono in Spagna, come in ogni altro p,aese, in qualità di agenti diretti del fascismo. l documenti pubblicati dai nostri compagni spagnoli, e nei quali risulta evidente il legame tra gli elementi trotskisti e fascisti in Spagna, le prove fornite in merito all'attività provocatrice svolta dai trotskisti spagnoli nell'intento di spezzare il Fronte unico e il Fronte popolare, costituiscono documenti preziosi che corroborano pienamente le conclusioni cui sono giunti gli organi della difesa della sicurezza dello Stato sovietico. Questi documenti devono essere largamente utilizzati in tutti i paesi per smascherare definitivamente i relitti della setta trotskista controrivoluzionaria. ~ Solo assumendo una posizione altrett nto energica e decisa si può scardinare l'offensiva condotta a f vore dei vili terrori· sti trotskisti, si può preservare il Front nico e il Fronte popolare dagli attacchi dei dirigenti socialdemocratici reazionari. Un atteggiameno altrettanto energtco e deciso è indispensabile per presentare in tutta la loro portata, alla classe operaia ed alle larghe masse dei lavoratori, tutti gli insegnamenti che si traggono dal processo di Mosca. 3. -

Il trotskismo è un'agenzia del fascismo in seno alla classe operaia.

«Mi rifiuto di credere che Trotski sia un complice diretto di Hitler»; afferma De Brouckère, presidente dell'Internazionale operaia socialista. E Otto Bauer che è sempre pronto, nelle questioni fondamentali e nei momenti decisivi, ad allinearsi con l'ala reazionaria della socialdemocrazia mimetizzandosi con una fraseologia sinistroide, chiede delle « prove "·

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Delle prove! Ma tutte le prove che il più scrupoloso dei giudici può esigere sono state fornite nell'aula del processo. Durante le sedute pubbliche del tribunale supr·emo, i capi stessi della banda terrorista hanno dovuto confessare i loro crimini ed i loro legami con il fascismo sono stati dimostrati, non soltanto in base alla comunità di programma e di scopi - l'assassinio dei massimi dirigenti dello Stato proletario, l'abolizione mediante la violenza della dittatura del proletariato, la sconfitta dell'Unione Sovietica in caso di guerra e la restaurazione del regime capitalista - ma anche in base all'appoggio concreto e diretto che la Gestapo fornì ai loschi agenti di Trotski onde consentir loro di penetrare nell'URSS per preparare e mandare ad effetto i loro attentati criminali. Chi può metter in dubbio questi fatti, confermati da una prova che è sempre stata considerata, da quando esistono al mondo una giustizia e dei giudici, la prova decisiva ed irrefutabile, cioè la confessione degli accusati? (l). Eppoi, volete altre prove? Guardatevi intorno. Osservate, analizzate l'attività che la setta controrivoluzionaria dei trotskisti va svolgendo in tutti i paesi, e non potrete non addivenire alla convinzione che tale setta altro non è che una filiale, un'agenzia del fascismo in seno alla classe operaia.

n trotskismo è un reparto d'avanguardia della borghesia controrivoluzionaria, un reparto che conduce la lotta contro il comunismo, contro i! potere sovietico, contro l'edificazione del socialismo nell'URSS. Chi ha dato alla borghesia controrivoluzionaria un'arma ideologica contro i! bolscevismo, sotto forma de!!a tesi dell'impossibilità dell'edificazione del socialismo nel nostro paese, sotto forma della tesi della inevitabilità del!a degenerazione dei bolscevichi, ecc.? Quest'arma è stata data alla borghesia dal trotskismo. Non si può considerare fortuito i! fatto che tutti i gruppi antisovietici nell'URSS, nei !oro tentativi di giustificare !'inevitabilità della lotta contro ii potere sovietico, abbiano invocato !a nota tesi del trotskismo sull'impossibilità deLl'edificazione del socialismo ne! nostro paese, su!!'inevitabi!ità de!!a degenerazione del potere sovietico, sul ritorno probabile al capitalismo, ecc. Chi ha dato alla borghesia controrivoluzionaria nell'URSS un'arma tattica, sotto forma dei tentativi di azioni aperte contro il potere sovietico? Quest'arma è stc.ta data alla bor(l) n «rapporto segreto» di Krusclov ha svelato con quall metodi venivano ottenute queste confessioni: « Stalln consigliò l metodi investlgatlvl da seguire. Tali metodi erano assai semplici: picchiare, picchiare e ancora picchiare» (Dal Rapporto segreto di Krusciov - Edizioni Avantl!, pag. 73).

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Il terrore instaurato nel regime di Tito non può essere nascosto. Le prove si accumulano. Un'impressionante documentazione è pubblicata in lingua italiana nel volume: « La Jugoslavia sotto l! terrore di Tito».

Questa immagine di Tito e questo brano sono apparsi su Vie Nuove », il settimanale di orientamento e di lotta politica del PCI (29 gennaio 1950). Sullo stesso giornale Tito è chiamato in causa con questi altri epiteti: Titler. Sig-Man-Ri dei Balcani, Cecco Beppe, ecc.

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L'APPELLO AI FASCISTI * Fascisti della vecchia guardia! Giovani fascisti! l comunisti fanno proprio il programma fascista del 1919 che è un programma di pace e di libertà - Giovinezza! Giovinezza!

A tutto il popolo italiano! Agli operai e ai contadini, Ai soldati, ai marinai, agli avieri, ai militi, Agli ex-combattenti e ai volontari della guerra abissina, Agli artigiani, ai piccoli industriali e ai piccoli esercenti, Agli impiegati e ai tecnici, Agli intellettuali, Ai giovani, Alle d011ne, ITALIANI!

L'annuncio della fine della guerra d'Africa è stato da vot salutato con gioia, perchè nel vostro cuore si è accesa la speranza di veder, finalmente, migliorare le vostre penose condizioni di esistenza. Ci fu ripetuto che i sacrifici della guerra erano necessari per assicurare il benessere al popolo italiano, per garantire il pane ed il lavoro a tutti i nostri lavoratori, per realizzare - come disse Mussolini - « quella alta giustizia sociale che, dal tempo dei tempi, è l'anelito delle moltitudini in lotta aspra e quotidiana con le più elementari necessità della vita », per dare la terra ai nostri contadini, per creare le condizioni della pace. Sono trascorsi parecchi mesi dalla fine della guerra d'Africa, e nessuna delle promesse che ci vennero fatte è stata ancora mantenuta. Anzi, le condizioni delle masse sono peggiorate con la fine della guerra africana; mentre si accresce di giorno in giorno per il nostro Paese la minaccia di esser trascinato in una guerra più grande, in una guerra mondiale. Perchè le promesse che vengono fatte al popolo non sono (•) Questo documento è stato redatto da Togllatt1 ed è apparso sul n. 8 .,.. ,......,....., etl\'nt.r~ atun~ pPJ1t~ .. ndot Ml~ AU. &w "-1 ltJl l.llflllll"l 1 &k I•PI't'' 1f"ndp la'~

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Il popolo italiano canta odi a Togliatti. (Da « Vie Nuove>> del 29-3-1953).

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> (Stalin). E non solo menzogne e calunnie si scagliarono, ma, al riparo di queste, si scatenarono provocazioni, attacchi, aggressioni vere e proprie. Due brutali aggressioni imperialistiche hanno, finora, minacciato seriamente l'esistenza stessa dell'Unione Sovietica. Due strepitose vittorie sovietiche le hanno inesorabilmente schiacciate. Stalin fu l'artefice e l'animatore di queste vittorie [ ... ]. Leningrado, Mosca, Stalingrado sono le tappe eroiche e gloriose della resistenza sovietica. Poi venne il contrattacco vittorioso, poi venne l'offensiva ininterrotta, poi vennero i trionfi finali a Budapest, a Vienna, a Berlino. Il generalissimo Stalin fu il glorioso artefice di queste travolgenti vittorie militari. La sua saggezza e la sua energia resero possibili sforzi e eroismi leggendari; il suo genio rinnovò la strategia e la tattica militare, créo una scienza militare sovietica d'avanguardia [ ...]. Stalin possedette in sommo grado la teoria marxista e leninista, la portò avanti e l'arricchì di preziosi contributi, la trasfuse a milioni e milioni di combattenti, ne fece un'arma imbattibile per la redenzione dei popoli e il progresso del socialismo. Stalin creò una teoria coerente ed adeguata dello Stato socialista. difese contro tutte le insidie e le deformazioni, la teoria leninista sulla possibilità della costruzione del socialismo in U.R.S.S., scoprì la possibilità e fissò le condizioni della edificazione del comunismo. Stalin sviluppò la teoria leninista dello sviluppo ineguale del capitalismo, della crisi generale del sistema capitalistico, scoprì e dimostrò la legge economica fondamentale del capitalismo moderno. Stalin risolse la questione nazionale, fece dell'U.R.S.S. un vasto Stato plurinazionale che ha superato brillantemente tutte le prove. Egli diede un grande contributo allo sviluppo della rivoluzione nelle colonie e semicolonie. Il pensiero e l'azione di Stalin contribuirono enormemente a far progredire le scienze, le lettere e le arti, ad orientarle in senso marxista e comunista [ ... ]. Ora Stalin non è più. Ha cessato di funzionare quella grande mente; ha cessato di battere quel cuore generoso; è cessata la sua opera vivente di guida e di maestro, di grande suscita-

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tore e organizzatore di energie creative, di geniale costruttore di una nuova società.

Ma resta il suo insegnamento immortale di scienziato e di teorico marxista e leninista, di stratega militare e politico, di realizzatore audace e capace. Resta la sua opera impentura di rivoluzionario e di statista, di capo del partito e di costruttore del socialismo, di artefice della vittoria contro il fascismo e di liberatore di popoli. Stalin è morto, ma vive la sua opera colossale e il suo insegnamento immortale; continua la sua battaglia e la marcia dell'umanità verso gli obiettivi che egli ha fissati. Immensa è la responsabilità che ricade sui suoi discepoli e sui suoi continuatori. Ma questi sono all'altezza del compito; sono stati formati alla scuola di Stalin e temprati alle sue battaglie; ereditano i mezzi e gli strumenti sufficienti per continuare vittoriosamente il cammino [ ... ]. Il nome di Stalin è stato per tanti anni, per tutti noi, nome amato di maestro, 'di educatore e di capo, è stato, per tanti anni, incitamento e conforto nella lotta, sicurezza di vittoria. Sia ancora e sempre più, per tutti noi, impegno di studio e di fedeltà al suo insegnamento, impegno di portare ancora e sempre più avanti la sua opera. Per questo è necessario rafforzare ancora e sempre più il nostro grande partito, creato ed educato da Gramsci e da Togliatti alla scuola di Lenin e di Stalin. Rafforzarlo ideologicamente, politicamente, organizzativamente. Noi abbiamo la fortuna di avere un grande capo: il compagno Togliatti, grande allievo e amico di Stalin. Sotto la sua guida, sapremo affrontare vittoriosamente i compiti che ci aspettano, sapremo adempiere a tutti i comandamenti !asciatici da Stalin. Prendiamo solenne impegno, in onore del nostro grande compagno Stalin, sotto la guida del compagno Togliatti, di portare, durante la prossima campagna elettorale, alla conoscenza di tutti gli elettori le grandiose conquiste del socialismo, la grande figura di Stalin, i suoi insegnamenti democratici e patriottici. Prendiamo solenne impegno, in onore del nostro grande compagno Stalin, sotto la guida del compagno Togliatti, di portare, nel corso dell'anno, centomila nuovi iscritti nelle file del nostro Partito, centomila nuovi combattenti per la pace, la libertà e il socialismo. Sarà questo il modo migliore di onorare il nostro grande Stalin, di farne sempre amare il ricordo da tutto il popolo e da tutte le generazioni future.

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STALIN NON È MORTO! Non è morto Stalin. Non sei morto. l Che ogni lacrima canti 1 la tua memoria. l Che ogni gemito canti l la tua memoria. l Il tuo popolo ha la tua forma, l la sua voce il tuo accento virile. l Non sei morto. l Parlano per te le sue officine, l la donna e l'uomo nuovi. l Non sei morto. l Le sue pietre portano il tuo nome, l le sue costruzioni il tuo sogno. l Non sei morto. l Non ci sono mari dove tu non sia, l fiumi dove tu non vi scorra dentro. l Non sei morto. l Campi dove le tue mani l aperte non si siano posate. l Non sei morto. l Cieli dove non passi l come un sole il tuo pensiero. l Non sei morto. l Non c'è città che non ricordi l il tuo nome quand'era fuoco. l Non sei morto. l Gli allori di Stalingrado l diranno sempre che non sei morto. l Non sei morto. l I bambini nelle loro canzoni l ti canteranno che non sei morto. l I bambini poveri del mondo, l che non sei morto. l E nelle carceri di Spagna 1 e nei suoi villaggi più sperduti 1 diranno che non sei morto. 1 E gli schiavi oppressi, 1 i gialli, i negri, l i più dimenticati e mesti, l i più disfatti e senza consolazione, l diranno che tu non sei morto. 1 E la Terra che tutta gira, l che non sei morto. l E Lenin, addormentato accanto a te, l anche lui dirà che non sei morto (1). RAFAEL

Al.BERTI

(l) Da c Rinascita :J> del febbraio 1953, p. 112.

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NOTE TROTZKY Leone. - Insieme con Lenin fu uno dei principali animatori e organizzatori della Rivoluzione d'Ottobre, fondò l'armata rossa ed ebbe importantissime cariche nel partito bolscevico, nel Comintern e nello Stato sovietico. Negli anni che seguirono la morte di Lenin, si scatenarono nel partito furibonde lotte di frazione; Trotzki tu battuto, perseguitato e costretto all'esilio. Stalin temeva la forza intellettuale, il grande prestigio e l'affascinante personalità di Trotzki, non si sentì tranquillo fino a quando un suo agente lo assassinò, nel 1940, in Messico. KIROV Serghei. - Militante nel partito bolscevico dal 1904, segretario dell'organizzazione di Leningrado dal 1926 al 1934, agl accanitamente contro gli oppositori di Stalin, di cui fu uno dei più stretti collaboratori insieme con Zdanov e Kaganovic. Fu assassinato nel 1934 da un giovane gregario della polizia politica; la sua morte diede modo a Stalin di aprire un periodo di sanguinosissime purghe. Al XXII congresso del PCUS, Krusciov ha rivelato che fu Stalin stesso a far sopprimere Kirov, per mettere in moto la macchina di repressione delle opposizioni già da tempo predisposta. TVKHACEVSKI Mikhail.- Fu uno dei capi dell'armata rossa, nel 1920 sconfisse le truppe controrivoluzionarie di Denikin. In seguito diventò capo di stato maggiore dell'armata rossa; Stalin lo fece fucilare nel 1937, sotto l'accusa di essere al servizio dei nazisti. IL