Teoria e tecniche della catalogazione e delle classificazioni 9788893570565


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Teoria e tecniche della catalogazione e delle classificazioni
 9788893570565

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Carlo Bianchini è professore di Biblioteconomia all’Università di Pavia e ha un incarico di insegnamento all’Università di Udine. Ha pubblicato I fondamenti della biblioteconomia (2015), Book Number: uno strumento per l’organizzazione delle collezioni (2016), Come riconoscere il falso in rete (2017) e, in collaborazione con Mauro Guerrini, due monografie e diversi saggi su RDA (Resource Description and Access).

EURO 30,00

9 788870 759723

(21) C. BIANCHINI TEORIA E TECNICHE DELLA CATALOGAZIONE E DELLE CLASSIFICAZIONI

Catalogazione e classificazione sono due processi diversi ma convergenti, che hanno come scopo identificare e collegare – mediante diverse caratteristiche – le risorse bibliografiche, intese come strumenti per la soddisfazione di specifici bisogni informativi o ludici dei lettori. Catalogazione descrittiva, catalogazione per autori e titoli e classificazione bibliografica si distinguono principalmente per le caratteristiche delle risorse bibliografiche a cui ricorrono per rispondere alle differenti domande che è possibile porre a un sistema di recupero delle informazioni, ma condividono anche molti aspetti, tra i quali i principi, i modelli, le funzioni e il formato di registrazione dei dati su cui si basano. Il volume offre al lettore un percorso teorico e pratico completo di avvicinamento alla catalogazione e alla classificazione come discipline affini e di presentare, oltre a strumenti già noti in ambito nazionale come la Classificazione decimale Dewey e il Nuovo Soggettario, anche la Classificazione Colon. Si rivolge agli studiosi e ai professionisti dell’informazione come strumento di guida alla soluzione dei principali problemi di organizzazione delle risorse bibliografiche e agli studenti dei corsi superiori di biblioteconomia come base per le letture sulla catalogazione, sulla classificazione e sull’organizzazione delle raccolte ad accesso aperto.

Biblioteconomia e scienza dell’informazione

CARLO BIANCHINI

TEORIA E TECNICHE DELLA CATALOGAZIONE E DELLE CLASSIFICAZIONI

BIBLIOTECONOMIA E SCIENZA DELL’INFORMAZIONE 21.

Carlo Bianchini

Teoria e tecniche della catalogazione e delle classificazioni

EDITRICE BIBLIOGRAFICA

Copertina: MoskitoDesign - Varese Impaginazione: Marco Agnisetta ISBN: 9788893570565 Copyright © 2018 Editrice Bibliografica Via F. De Sanctis, 33/35 - 20141 Milano Proprietà letteraria riservata - Printed in Italy

SOMMARIO

Presentazione 9 1.–Introduzione 15 PARTE 1 - TEORIE E TECNICHE DELLA CATALOGAZIONE

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2.–Il catalogo e le sue funzioni 2.1–Il concetto di indice 2.2–I lettori 2.3–Le cose 2.4–I nomi 2.5–Le funzioni del catalogo

31 31 33 35 39 42

3.–Descrizione e accesso alle risorse 3.1–Mostrare i dati: le registrazioni 3.2–Dati e metadati 3.3–I linked data –3.3.1–I principi dei linked data –3.3.2–Primo e secondo principio dei LD. HTTP e URI 69–3.3.3–Terzo principio dei LD. Il modello RDF –3.3.4–Tipi di tripla –3.3.5–Il quarto principio dei LD

49 53 56 67 69 71 75 79

4.–I modelli logici dell’IFLA 85 4.1–IFLA LRM 87 4.2–Funzioni utente 89 4.3–Entità 90 4.4–Attributi 93 4.5–Relazioni e gerarchia 99 4.6–Il Nomen 103 4.7–Dichiarazione di manifestazione 105

PARTE 2 - INDICIZZAZIONE PER SOGGETTO

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5.–I linguaggi d’indicizzazione 111 5.1–Linguaggi d’indicizzazione semiotici e per soggetto 114 5.2–Le fasi dell’indicizzazione per soggetto 117 5.3–I concetti. Tipi, funzioni, categorie e relazioni 120 –5.3.1 Tipi di concetti 121 –5.3.2 Analisi concettuale 124 –5.3.3 Categorie di concetti 127 5.4–Relazioni tra concetti 130 –5.4.1 Relazioni sintattiche 132 –5.4.2 Relazioni semantiche 134 –5.4.3 Relazioni di equivalenza 135 –5.4.4 Relazioni gerarchiche 136 –5.4.5 Relazioni associative 138 5.5–Vocabolario, semantica e sintassi nei linguaggi –d’indicizzazione 140 –5.5.1 Il vocabolario dei linguaggi d’indicizzazione ––per soggetto 141 –5.5.2 La sintassi nei linguaggi d’indicizzazione 149 –5.5.3 La semantica nei linguaggi d’indicizzazione 156 5.6–Linguaggi d’indicizzazione alfabetica e sistematica 160 5.7–I principi d’indicizzazione 162 6.–Le classificazioni bibliografiche 168 6.1–Introduzione 168 6.2–Classe e classificazione 169 6.3–Le classificazioni bibliografiche. Caratteristiche e scopi 172 6.4–Ospitalità della notazione 175 6.5–Classificazioni enumerative e classificazioni –analitico-sintetiche 179 –6.5.1–Un esempio di classificazione con la DDC 184 6.6–Le classificazioni analitico-sintetiche 185 –6.6.1–Un esempio di classificazione con la CC 187

7.–La Classificazione decimale Dewey 192 7.1–La notazione decimale 197 7.2–Il principio gerarchico 199 7.3–Il processo di classificazione con la DDC 203 7.4–Voci e note 207 7.5–Manuale e indice relativo 212 7.6–Le tavole ausiliarie 214 7.7–Le dieci classi 221 8.–La Classificazione Colon 237 8.1–Numero di chiamata, numero di classe, –numero di libro, numero di collana 240 8.2–Il processo di classificazione con la CC 244 8.3–Il dispositivo di soggetto 250 8.4–Gli isolati comuni 252 8.5–Isolato di spazio 254 8.6–Isolato di tempo 258 –8.6.1 Spazio e tempo negli isolati comuni 259 8.7–Isolato di lingua 260 8.8–Il numero di libro 262 8.9–La classe O Letteratura 266 8.10–Isolato di lingua preferita 273 8.11–Isolato di spazio preferito 276 8.12–Un esempio conclusivo 279 9.–Il nuovo soggettario 283 9.1–Il processo di indicizzazione 286 9.2–Analisi dei ruoli 288 9.3–Ordine di citazione 294 9.4–Esempi di analisi dei ruoli e di costruzione della stringa 297 10.–Verso un approccio unitario alla catalogazione? 303 Indice delle esercitazioni e soluzioni Elenco delle opere citate Indice delle figure

310 316 324

PARTE 3 - TAVOLE

327

Le 10 classi principali 329 Tavola delle 100 sezioni 330 Tavola delle 1000 sezioni della DDC 23. edizione 332 Estratto dalle Tavole dalla CC 6. edizione 343 T.0–Schema generale delle classi di base 345 T.1–Tavola del numero di libro 346 T.2–Isolati comuni 347 T.3a–Tavola degli isolati del tempo 348 T.3b–Tavola cronologica del numero di libro 349 T.4–Tavola degli isolati dello spazio 350 T.5–Tavola degli isolati di lingua 353 a–Bibliografia 355 2–Biblioteconomia 357 O–Letteratura 359 S–Psicologia 360

PRESENTAZIONE

Questo lavoro ha come oggetto la teoria e le tecniche della catalogazione e delle classificazioni e come ambito l’indicizzazione, intesa come un processo di creazione di indici che consentono di identificare le entità di interesse bibliografico e registrare le relazioni che intercorrono tra di esse. Nel panorama editoriale italiano non mancano testi di catalogazione o di classificazione di carattere generale, cioè non dedicati a specifiche applicazioni o contesti (come SBN, il CNR, la biblioteca scolastica ecc.) o a specifiche tipologie bibliografiche (libri antichi, libri per bambini, manoscritti, musica, risorse elettroniche, tesi ecc.).1 1   Per rimanere soltanto in Italia e limitandosi agli ultimi venti anni – senza pretesa di essere esaustivi – si possono citare, per la catalogazione Il catalogo di Carlo Revelli (1996, 2004, 2008), Catalogazione di Mauro Guerrini (1999), il Manuale pratico di catalogazione: casi e problemi di Alberto Petrucciani e Simona Turbanti (2008) e La catalogazione: storia, tendenze, problemi aperti di Lucia Sardo (2017). Nell’ambito della catalogazione per autori e titoli, c’è un’ampia gamma di testi di riferimento: il più importante per il contesto italiano è certamente Regole Italiane di catalogazione. REICAT, a cura della Commissione permanente per la revisione delle regole italiane di catalogazione (2009), il primo codice a livello internazionale che recepisce parte del modello FRBR dell’IFLA pubblicato nel 1998 (De Pinedo e Petrucciani 2002). Sulle regole italiane si può leggere anche REICAT di Simona Turbanti (2016), la voce della collana Enciclopedia Tascabile dell’AIB. Per il panorama internazionale, lo standard di riferimento è Resource Description and Access, RDA (2010), pubblicato a stampa ma aggiornato in linea (http://rdatoolkit.org), per il quale in italiano si possono leggere Introduzione a RDA (Bianchini e Guerrini, 2014), Manuale RDA (Guerrini e Bianchini, 2016) e RDA (Guerrini 2017), anch’esso nella collana Enciclopedia Tascabile dell’AIB. Sul versante della catalogazione per soggetto ha avuto una recente riedizione Il catalogo per soggetto di Revelli (1970, 2011) ed è disponibile il fondamentale saggio Il soggetto di Antony C. Foskett (2001) tradotto in Italia da Leda Bultrini lo stesso anno di pubblicazione di Soggettazione di Maria Chiara Giunti (2001) e della ristampa con correzioni della Guida all’indicizzazione per soggetto del GRIS (2001). L’avvenimento più importante degli ultimi venti anni in Italia in questo ambito rimane comunque la pubblicazione del Nuovo Soggettario (Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze, 2006), uno strumento d’indicizzazione avanzato e potente e disponibile gratuitamente (http://thes.bncf.firenze.sbn.it). Nell’ambito della classificazione infine sono disponibili numerose edizioni italiane della Classificazione decimale Dewey (21a ed. nel 2000, 14a ed. ridotta nel 2006, 22a ed. nel 2009 a stampa e 23a ed. online nel 2013) con diversi manuali di supporto come l’edizione aggiornata di Crocetti e Fagiolini (2001) e le traduzioni di due fortunati testi inglesi per le edizioni cartacee (Chan et al. 2001, Chan e Mitchell 2009) e di due lavori di Piero Cavaleri per la WebDewey (Cavaleri 2014, 2016).

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Tuttavia il settore della catalogazione è in permanente aggiornamento perché le tecnologie per la creazione e la registrazione dei dati – che costituiscono le cellule di qualsiasi catalogo – sono in continua evoluzione e questo processo non è gestito dalle biblioteche, quanto piuttosto subito e rincorso. Non tutto il male viene per nuocere: la riflessione teorica che ne deriva ha permesso di cercare le radici più profonde del processo di creazione del catalogo, attraverso lo sviluppo di modelli funzionali impensabili fino a due decenni fa e l’analisi profonda della natura dei dati che utilizziamo per creare i cataloghi; per citare solo un esempio, della natura dei nomi delle cose, che costituiscono la materia prima di un indice. Oltre a offrire uno strumento aggiornato, lo scopo principale di questo manuale è di mostrare come, attraverso questi nuovi modelli funzionali, sia possibile intravedere una lettura sempre più unitaria dei fenomeni della catalogazione nei suoi diversi ambiti, che sono stati fino a oggi sempre separati, nella letteratura e nella professione: quello della descrizione bibliografica, quello semiotico, cioè della catalogazione per autori e titoli, e quello della catalogazione per soggetto, alfabetica e classificata. Il punto di vista che consente questa visione unitaria è la prospettiva funzionale, ovvero il riconoscimento che le funzioni essenziali della catalogazione sono riconducibili a due soltanto: identificare e collegare. Esse esprimono in realtà l’essenza degli indici, che sono considerati qui come l’archetipo di qualsiasi realizzazione catalografica. L’idea di ricercare un approccio unitario alla catalogazione (e alla classificazione) nasce da due stimoli: il primo, di carattere personale, è stato lo studio del numero di chiamata all’interno della Classificazione Colon. Esso – costituito del numero di classe, del numero di libro e del numero di collezione – è un argomento difficile da classificare rispetto alla divisione tradizionale tra catalogazione descrittiva, catalogazione per autori e titoli e catalogazione per soggetto, perché utilizza e unisce elementi essenziali di tutti e tre questi ambiti. Nel numero di chiamata si fondono le tre distinte tradizioni catalografiche allo scopo di consentire il raggiungimento dei due obiettivi fondamentali di 10

qualsiasi organizzazione bibliografica: l’identificazione della risorsa e la sua collocazione esplicita in un contesto di relazioni significative. Il secondo stimolo è venuto da un tema considerato tradizionalmente esterno all’ambito proprio degli studi di catalogazione ma che vi sta progressivamente e inesorabilmente prendendo piede: il web semantico. Suo obiettivo è sovrapporre alla struttura ipertestuale che caratterizza oggi il web (dei documenti) un’ulteriore struttura che trasformi il web in un’unica grande banca dati. Il web semantico non nasce in biblioteca, né per le biblioteche, ma l’uno e le altre possono trarre enormi vantaggi da una reciproca collaborazione. L’integrazione delle biblioteche come produttrici di dati bibliografici nell’ecosistema dell’informazione di oggi passa necessariamente per il web semantico. Questa affermazione diventa evidente se si esaminano da un lato la profondità e la portata dell’ultimo modello logico sviluppato dall’IFLA per i dati bibliografici, ovvero l’IFLA Library Reference Model,2 e dall’altro la versione beta3 di RDA, Resource Description and Access, lo standard internazionale che ha recepito il nuovo modello dell’IFLA. Non è possibile comprendere appieno i due ultimi prodotti della riflessione teorica e normativa internazionale in ambito bibliografico senza avere presente il funzionamento del modello RDF (Resource Description Framework) che è alla base del web semantico e dei linked data, perché quelli si propongono di essere l’anello di congiunzione tra questi e l’universo bibliografico. Il modello IFLA LRM descrive l’intero universo bibliografico cercando di semplificare al massimo le modalità di definizione dei dati necessari per identificare e collegare le risorse. È proprio la semplicità di questo modello logico che costituisce il presupposto per una visione unificata della catalogazione descrittiva, semiotica e per soggetto. Questi tre ambiti sono stati tradizionalmente tenuti distinti perché il tipo di informazione veicolata era di natura diversa: formale, letteraria e concettuale. 2   https://www.ifla.org/files/assets/cataloguing/frbr-lrm/ifla-lrm-august-2017_ rev201712.pdf. 3   Pubblicata il 13 giugno 2018, http://beta.rdatoolkit.org.

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Tuttavia, nel modello IFLA LRM, in RDA e nel web semantico il modello logico per veicolare l’informazione, come complesso di dati di qualunque natura, è il medesimo. Medesime sono anche le funzioni che si possono ottenere: identificare un’entità attraverso la dichiarazione di tutte le sue caratteristiche specifiche, cioè i suoi attributi, e collegarla con altre entità, attraverso la dichiarazione delle sue relazioni. La teoria e la tecnica dell’indicizzazione vengono presentate qui in una prospettiva diversa da quella tradizionale: un esame dei cataloghi come indici, come sistemi di rappresentazione e relazione tra entità (bibliografiche, reali e concettuali), con un’attenzione rivolta a ciò che accomuna tutti i cataloghi piuttosto che a ciò che ne segna la diversità. Il testo si articola lungo un percorso che mira a fornire progressivamente gli elementi necessari per riconoscere l’unità di approccio che si propone ed è organizzato in due parti distinte: la prima dedicata alla teoria dell’indicizzazione, la seconda ai linguaggi d’indicizzazione per soggetto. Prima di tutto i problemi della catalogazione: quali sono i suoi scopi e quali sono le difficoltà che tradizionalmente ha dovuto e oggi continua ad affrontare. Il secondo capitolo tratta del catalogo e delle sue funzioni. Mette in evidenza che la funzione dei cataloghi è essenzialmente quella di essere indici, cioè di rappresentare oggetti di interesse del lettore rilevandone le peculiarità (identificare) e le relazioni reciproche (collegare). L’esame degli indici parte dai lettori, per poi ragionare sulle “cose” di interesse dei lettori e sui molti possibili nomi delle cose. A conclusione del capitolo, è possibile comprendere quali siano state le funzioni storicamente attribuite al catalogo e il perché siano rimaste sostanzialmente le stesse per oltre un secolo e mezzo (malgrado i mezzi e le tecnologie per accedervi siano stati nel frattempo letteralmente rivoluzionati). Gli indici sono, in ultima istanza, costituiti di unità elementari rappresentate dai dati: è di questo che si occupa il terzo capitolo, che tratta dei dati e dei metadati necessari per costruire insiemi più complessi di informazioni come le registrazioni bibliografiche e per consentire ai cataloghi di svolgere funzioni 12

sempre più ricche e articolate. Infatti, ogni volta che nuove tecnologie (le schede rispetto al volume, il catalogo elettronico rispetto alle schede) hanno reso possibile arricchire il catalogo di nuove funzioni, è diventato sempre più chiaro il ruolo e la funzione di ciascun dato, cioè ciascuna unità informativa elementare. Il passaggio dal catalogo elettronico alle tecnologie del web semantico apre la possibilità di compiere un altro passo avanti nell’evoluzione funzionale dei cataloghi. Per questo motivo si è ritenuto necessario inserire il tema del web semantico nel testo e trattarlo in modo esteso. Proprio le opportunità aperte dal web semantico che sono alla base della recente revisione dei modelli concettuali dell’IFLA, costituiscono l’oggetto del quarto capitolo; i tre modelli sviluppati a partire dal 1998 hanno trovato la loro versione integrata, aggiornata e orientata al web semantico nel modello IFLA LRM. Mentre sono previste per il 2018 la pubblicazione della traduzione italiana del testo (IFLA LRM 2018) e di un volume monografico sul nuovo modello (Guerrini e Sardo 2018), è sembrato necessario inserire comunque una presentazione generale del modello concettuale per evidenziarne il collegamento con il web semantico e per completezza del discorso. Con il capitolo quinto inizia la seconda parte del testo; dopo la distinzione tradizionale tra linguaggi d’indicizzazione semiotici e per soggetto, per l’approfondimento dei primi si rinvia ad altri testi normativi (come REICAT e RDA) e alla relativa diffusa manualistica (che si è ritenuto inutile riprendere qui, anche soltanto in sintesi); i linguaggi d’indicizzazione per soggetto diventano invece il focus della seconda parte del volume. Il capitolo quinto presenta i concetti teorici essenziali per la comprensione e la classificazione dei linguaggi d’indicizzazione per soggetto: i concetti e le loro diverse categorizzazioni e le relazioni tra concetti. Anche in questo caso, si tratta di identificare i concetti e di collegarli tra loro, attraverso le possibilità sintattiche e semantiche che ci sono offerte. Il capitolo sesto presenta, con un approccio comparativo, le classificazioni enumerative e le classificazioni analitico-sintetiche e si avvale di due schemi di classificazione in particolare, perché 13

ritenuti i più rappresentativi rispetto all’argomento: la Classificazione decimale Dewey (DDC), alla quale è dedicato il capitolo settimo, e la Classificazione Colon (CC), trattata nel capitolo ottavo. Mentre sulla DDC gli studi di ogni genere e livello non mancano in italiano, è la prima volta che la CC viene presentata in Italia. Per questa ragione, entrambi i capitoli sono stati sviluppati in modo da fornire gli elementi essenziali per acquisire competenze di base nell’utilizzo dei due schemi, ma in appendice è stato dedicato uno spazio maggiore alle tavole della CC. Il capitolo nono tratta del Nuovo Soggettario, l’unico linguaggio di indicizzazione semantica alfabetica trattato in questo lavoro perché è uno strumento tecnicamente molto avanzato e che mostra molte affinità con la CC. L’ultimo capitolo offre una sintesi rispetto al tema conduttore dell’intero testo, ovvero una riflessione sulla domanda se si stia andando verso una visione unitaria della catalogazione; un approccio che suggerisce di cambiare prospettiva e di spostare l’attenzione dall’oggetto al processo della catalogazione porta a rispondere affermativamente, anche se certo il percorso è ancora agli inizi.

Ringraziamenti Ringrazio per la lettura di una bozza iniziale del testo Giorgia Lottici. Claudio Gnoli ha dato molti utili suggerimenti per migliorare diversi punti della seconda parte del volume. Silvia Di Santolo, Mauro Guerrini, Laura Manzoni, Sandro Themel e Elisa Zilli mi hanno dato preziosi consigli sul contenuto, segnalato alcuni errori e aiutato a integrare e riorganizzare alcune parti del testo. A tutti un sincero e caloroso ringraziamento.

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1. INTRODUZIONE

Secondo Marco Santoro il catalogo, in quanto strumento di comunicazione, “è uno strumento storicamente determinato: legato quindi ai bisogni di chi lo usa da una parte, ai modi in cui si organizza e si manifesta il processo informativo dall’altra” (Santoro 1988, 59). L’avverbio storicamente fa riferimento al contesto nel quale il catalogo funge da strumento di intermediazione. Il contesto può variare in termini cronologici e spaziali e più in generale esso è determinato dalla cultura in cui si situa il catalogo come strumento di indice. Per avere un esempio di come il quadro culturale incide sulla realizzazione del catalogo si può confrontare il modo con il quale due cataloghi prodotti in contesti cronologici molto diversi tra loro si riferiscono allo stesso oggetto di interesse: la voce relativa a Guglielmo d’Alvernia (1180?-1249), un filosofo e teologo medievale che è stato vescovo di Parigi, realizzata da Johannes Tritemius (1462-1516) nel suo De scriptoribus ecclesiasticis del 1494 (Figura 1) e la voce prodotta dalla Bibliothèque nationale de France (Figura 2).

Figura 1 - Voce su Guglielmo d’Alvernia nel De scriptoribus ecclesiasticis

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Figura 2 - Voce su Guglielmo d’Alvernia tratta da data.bnf.fr (http://data.bnf.fr/12339509/guillaume_d_auvergne)

Johannes Tritemius realizza una descrizione comprensibile nel contesto storico-culturale in cui opera: pur essendo abate del monastero di Spannheim, scrive in latino, una lingua che a quel tempo raggiunge un ampio pubblico tra chi sapeva leggere e scrivere; inoltre, dal momento che le persone di nome Guglielmo e provenienti dall’Alvernia erano molte, fornisce altri elementi di identificazione per Guglielmo: lo qualifica come natione Gallus e monaco benedettino del cenobio di san Dionigi martire di Parigi. La stessa persona è descritta in un moderno strumento di ricerca prodotto in Francia con il nome in lingua francese moderna (Guillaume d’Auvergne), accompagnato dalle date di nascita e di morte, dalla forma latina del nome (Guilhelmus Parisiensis) – quella che compare probabilmente in origine nelle sue opere, per mostrare al lettore di oggi che si tratta della stessa persona – e da una breve descrizione in francese. Che il catalogo sia uno strumento storicamente determinato ha quindi un risvolto pratico rilevante: a seconda del contesto in cui viene prodotto, utilizza un linguaggio e un insieme di dati descrittivi diversi; perciò il primo e infungibile compito del catalogatore è stabilire quali siano, di volta in volta, le scelte funzionali corrette in relazione al pubblico a cui si rivolge e allo strumento che vuole produrre. 16

Un secondo problema disciplinare rilevante è messo in evidenza da S. R. Ranganathan (1892–1972), uno dei più grandi bibliotecari di tutti i tempi; il catalogo è un linguaggio che dev’essere appreso dal lettore, con l’esperienza ma anche con l’aiuto del bibliotecario durante il processo di reference. Ranganathan a proposito del catalogo scrive: Il catalogo della biblioteca è un intrico di convenzioni. È addirittura sleale, perché sembra scritto in una lingua familiare, naturale, mentre invece il linguaggio del catalogo è artificiale. La slealtà è data dal ricorso a parole ordinarie: le parole non sono morfologicamente o radicalmente artificiali, ma la sintassi sì. Anche la semantica è artificiale. L’uso dei segni di punteggiatura non è del tutto ortodosso. Gli elementi del nome di una persona sono invertiti. Tutto questo disorienta il principiante (Ranganathan 2009, 81).

È capitato molto probabilmente a diversi lettori che in qualche catalogo cartaceo, a schede e talvolta elettronico, la ricerca con il nome completo di un autore non abbia dato nessun risultato non tanto perché nel catalogo non fossero presenti opere a lui collegate, ma perché il dato è stato inserito nella forma nome cognome invece che cognome, nome Il caso segnalato da Ranganathan (Ranganathan 2009, 90-91) è un classico esempio di convenzione del catalogo. Chi realizza un catalogo deve tenere conto che ci sono utenti che ne conoscono le convenzioni e altri che le ignorano e deve fare in modo che il catalogo fornisca la risposta giusta a tutti. Ci sono altri esempi di convenzioni del catalogo più difficili da imparare: qual è la forma giusta del nome dell’autore cinese del “Libro rosso”? Qual è la forma corretta del nome dell’autore de “Il lago dei cigni”? 17

Supponiamo che l’utente conosca queste due forme: Mao TzeTung (come per esempio compare nell’Enciclopedia Italiana della Treccani fino al 1979 o su Wikiquote) e P. I. Ciaikovski (come compare nell’Enciclopedia Dantesca della Treccani). Se si inseriscono queste forme come chiave di ricerca nella lista degli autori, si ottengono dal catalogo rispettivamente le risposte: Mao Tze-Tung p Mao, Zedong Ciaikovski, Petr Il’ic p Cajkovskij, Petr Il’ic La freccia p è un suggerimento: indica di non usare per la ricerca la forma impostata ma un’altra, quella che compare a destra, che è quella corretta secondo la convenzione adottata nel catalogo. In passato, nel catalogo cartaceo a volume o a schede, si doveva rifare la ricerca secondo la forma corretta (con un certo dispendio di tempo da parte del lettore). Oggi, invece, in sempre più cataloghi elettronici almeno questa difficoltà è stata risolta, perché un lettore ignaro della forma corretta può inserire la forma che conosce e ottenere i risultati voluti come se avesse inserito la forma che il catalogo considera corretta, come nel catalogo accessibile in linea del Servizio bibliotecario nazionale (OPAC SBN; Figura 3). Questi casi di convenzioni sono relativamente semplici, perché negli esempi possiamo immaginare che il lettore che si accinge a interrogare il catalogo sappia esattamente ciò che vuole: le Citazioni del presidente Mao1 (più noto con il titolo di Libretto rosso) o Il lago dei cigni di Čajkovskij. Sa anche che ciò che gli interessa esiste realmente e, quindi, se l’interrogazione a catalogo fornisse una risposta nulla, saprebbe che qualcosa non ha funzionato. In casi come questi, il lettore si può facilmente rendere conto che ci può essere stato un problema di comunicazione con il catalogo e provare con stringhe di ricerca diverse fino a ottenere una risposta soddisfacente. Può anche decidere di chiedere aiuto e spiegazioni al bibliotecario naturalmente. La risposta soddisfacente potrebbe anche essere che nella raccolta descritta dal catalogo quelle opere non ci sono. In ogni caso, applicando un certo 1

  Il titolo originale traslitterato di quest’opera è in realtà Mao zhu xi yu lu.

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Figura 3 - Risultati dell’interrogazione per autore con la stringa “mao tze tung” su http://opac.sbn.it

procedimento (algoritmo) in modo corretto, l’utente avrà la certezza di avere effettuato tutte le operazioni necessarie e sufficienti per ottenere la risposta completa del sistema. Un caso più complesso, in cui le convenzioni del catalogo diventano più difficili e l’esito dell’interrogazione più incerto, è invece quando il lettore non conosce a priori che cosa sta cercando esattamente, ma ha un bisogno informativo da soddisfare. Per esempio, cerca informazioni sulla storia delle crociate, ma non conosce in particolare – e quindi non è in grado di cercare – nessun libro o altro tipo di risorsa su questo argomento. Questo secondo caso implica bisogni di natura profondamente diversa e che possono portare a risultati pratici molto differenti tra loro. Nel caso di una ricerca relativa a oggetti sconosciuti, il lettore non conosce esattamente quello che sta cercando e quindi non è mai in grado di dire se l’ha trovato effettivamente oppure no. In partenza, egli non è in grado di dire né quante (una, nessuna, centomila) né quali risorse specifiche soddisfano il suo bisogno informativo. A fronte di un primo tentativo (per esempio, inserendo la stringa “storia crociate” nel campo del titolo o nel campo della ricerca libera), otterrà quasi certamente qualche risposta. 19

Ma ottenere una risposta, non significa affatto ottenere una buona risposta. Non potrà dire né che percentuale di risposte effettive ha ottenuto rispetto a quelle potenziali, né se le risorse elencate nella pagina dei risultati sono le migliori o meno. Per inciso, questa è la tipica situazione che sperimentiamo su un motore di ricerca e l’esito più comune in questa situazione è accontentarsi delle prime risposte. Rispetto al tema del catalogo e delle sue convenzioni, in questi due tipi di interrogazione le convenzioni sono di natura diversa; nel caso di Mao Zedong e di Petr I. Čajkovskij, la convenzione da conoscere è quella relativa alla traslitterazione di nomi originariamente in caratteri non latini. Nel secondo caso, la convenzione utilizzata è il ricorso ai linguaggi d’indicizzazione per soggetto (cioè che consentono di cercare risorse in base alla rappresentazione sintetica del loro contenuto intellettuale o artistico). Un soggetto è “ogni concetto o combinazione di concetti che rappresentino un tema all’interno di un documento” (UNI ISO 5963/1985). A questo punto si apre un problema che ha molti aspetti: una voce d’indice per soggetto è sempre una riduzione del messaggio originario; se così non fosse, se l’indice dovesse fornire tutte le informazioni contenute nel testo da indicizzare, per essere completo dovrebbe ripetere il testo stesso. Quando l’intero contenuto di un testo viene ridotto a una riga (come avviene per esempio quando si assegna un titolo a un paragrafo o a un capitolo di libro) è evidente che una parte consistente del messaggio non è contenuta nel titolo stesso ed è piuttosto alto il rischio il lettore non si renda conto che il paragrafo o il capitolo che ha davanti contengono le informazioni che sta cercando e di cui ha bisogno. Prima di tutto il messaggio viene ridotto quando da un testo viene estrapolata la descrizione del suo contenuto intellettuale, sotto forma di “enunciato di soggetto” (cioè una frase che identifica un tema all’interno del testo); per esempio, il contenuto del libro Le meraviglie del mondo2 (Figura 4) può essere espresso 2

  Identificativo SBN: IT\ICCU\TO0\1981505; Le meraviglie del mondo : le collezioni di Carlo Emanuele 1. di Savoia / a cura di Anna Maria Bava, Enrica Pagella ;

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sommariamente con l’enunciato di soggetto: “Catalogo di una mostra sulle collezioni di Carlo Emanuele I di Savoia tenuta ai Musei Reali di Torino nel 2016-2017”.

Figura 4 - Copertina del libro Le meraviglie del mondo

Una prima riduzione del messaggio si ha perché il soggetto individuato con l’enunciato di soggetto può essere solo uno dei possibili temi all’interno del documento. Una seconda limitazione si ha perché, al fine di contenere tutte le informazioni essenziali per esprimere il contenuto ed essere allo stesso tempo sintetico, l’enunciato di soggetto non può essere troppo specifico e indicare, per esempio, che il catalogo parla delle collezioni artistiche e anche delle collezioni d’armi e delle collezioni di libri possedute da Carlo Emanuele I, ma non di un’eventuale collezione di porcellane. Questa sintesi crea un possibile problema di interpretazione e di ricerca da parte del lettore. Infatti, per cercare una collezione d’armi (che è un argomento più specifico) deve affidarsi al termine “collezioni” che è più generico. Un terzo passaggio di riduzione del messaggio avviene quando si passa dall’enunciato di soggetto, che è una frase nella nostra lingua naturale, a uno specifico linguaggio d’indicizzazione che con la collaborazione di Gabriella Pantò, Giovanni Saccani. - Genova : Sagep, 2016. - 407 p. : ill. ; 28 cm. - Catalogo della Mostra tenuta a Torino nel 2016-2017. - [ISBN] 978-88-6373-469-0

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si può e si deve usare nel catalogo. Talvolta, per convenzione, per scelta o anche per limiti tecnici, un particolare linguaggio d’indicizzazione non consente di esprimere tutti i concetti contenuti nell’enunciato di soggetto, ma solo i principali. Per esempio, l’enunciato di soggetto contiene molti concetti, precisamente sei: Catalogo, Mostra, Collezioni, Carlo Emanuele I di Savoia, Musei Reali di Torino, 2016-2017. Non tutti verranno necessariamente rappresentati nei diversi linguaggi d’indicizzazione. Ecco tre esempi relativi alle differenti possibilità di rappresentazione dei concetti da parte di tre linguaggi diversi. Se come linguaggio d’indicizzazione si usa la Classificazione decimale Dewey (Dewey Decimal Classification, d’ora in poi DDC), a questo libro viene assegnata come voce d’indice la notazione: 709.031 che corrisponde, nella 23a edizione della DDC, ai concetti di “Belle arti e arti decorative” (rappresentate con i simboli ‘709’) e “1500-1599” (periodo rappresentato con i simboli ‘031’). In conclusione, i concetti rappresentati nella voce d’indice 709.031 sono le collezioni (artistiche) e Carlo Emanuele di Savoia, espresso piuttosto genericamente mediante il secolo in cui è vissuto. L’approssimazione della voce d’indice è certamente un limite (per esempio, non si può usare questo strumento per cercare le mostre in modo distinto dalle collezioni, o le mostre tenute a Torino o altrove, o le mostre tenute nel 2016 o nel 2017) né distinguere eventualmente le collezioni di Carlo Emanuele di Savoia da quelle di altri regnanti – o altri collezionisti – dello stesso secolo. D’altra parte, si tratta di un approccio anche vantaggioso perché, con la stessa voce d’indice si possono trovare anche risorse su collezioni di altri regnanti e collezionisti di quel secolo e decidere di metterle a confronto, per scoprire qualche cosa a cui prima di iniziare la ricerca non si era pensato. Esiste un linguaggio d’indicizzazione che indica in modo più preciso il soggetto di una risorsa, utilizzando un vocabolario di termini presi dalla lingua naturale e adattati alle esigenze di un 22

linguaggio d’indicizzazione: è il Nuovo Soggettario di Firenze (d’ora in poi NS).3 Se si crea una voce d’indice in base a esso, si ottiene Carlo Emanuele – Collezioni – Cataloghi di esposizioni La voce d’indice ottenuta consente di esprimere più concetti e di farlo con maggiore precisione che nel caso precedente (per esempio, indicando Carlo Emanuele di Savoia rispetto a un secolo intero). Nella voce ottenuta, comunque, i concetti specificati sono quattro su sei; sono senza dubbio i concetti più importanti ma la sede e gli estremi cronologici della mostra vengono omessi nella voce d’indice. L’ultimo esempio è offerto dalla voce d’indice che si ottiene con la Classificazione Colon (Colon Classification; d’ora in poi CC): V43585,1y7J62(6)q5211’P16 La voce include i concetti di Carlo Emanuele I (V34585,1yJ62), Musei e collezioni ( (6) ), Cataloghi di esposizioni (q), Torino (5211) e 2016 (P16), e quindi esprime anche i concetti relativi allo spazio e al tempo della mostra (ma il concetto “musei e collezioni” è più generico del concetto “collezioni”). Da questi tre esempi si può concludere che nel momento in cui si crea una voce d’indice, si assiste sempre a un processo di forte riduzione: in una prima fase i molti concetti contenuti nell’opera vengono selezionati e inclusi o esclusi dall’enunciato di soggetto in base all’analisi che il catalogatore svolge sul documento (e agli obiettivi che si propone nei confronti dei suoi lettori); nella seconda fase invece i concetti vengono inclusi o esclusi, rappresentati o meno nella voce d’indice, in relazione alla potenzialità espressiva del particolare linguaggio d’indicizzazione adottato. Perciò, nel processo di indicizzazione, è necessario individuare e seguire dei principi guida che aiutino il catalogatore a svolgere correttamente il duplice processo di selezione e a ottenere indici 3

  http://thes.bncf.firenze.sbn.it.

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coerenti. L’obiettivo è tanto più importante se si considera che a parità di condizioni, almeno in teoria, allo stesso risultato – cioè alla stessa voce d’indice – dovrebbero giungere anche catalogatori di agenzie bibliografiche diverse e distanti tra loro; ma anche che l’indice deve essere costruito con coerenza e sistematicità soprattutto all’interno della medesima agenzia catalografica, cioè una biblioteca o un sistema di biblioteche. Un altro importante problema da tenere sempre presente in questo ambito disciplinare è che la creazione di una voce d’indice è efficace soltanto se il creatore e il destinatario del messaggio sono in grado di attribuire lo stesso significato al segno con cui è costruita la voce stessa. Per esempio, la voce “759” è certamente molto sintetica e comoda da utilizzare per chi crea un indice classificato secondo la DDC. Questa classificazione bibliografica è la più diffusa al mondo e ogni bibliotecario che la usa conosce il significato di “759”. Per molti lettori invece la stringa di caratteri “759” può essere totalmente priva di significato. Si rischia spesso che il destinatario non capisca che la voce d’indice viene utilizzata per rappresentare il concetto di “Pittura italiana”. Un altro esempio di slealtà (apparente) del catalogo – che viene segnalata da Ranganathan – è che il problema di interpretazione del significato corretto si presenta anche con voci d’indice di tipo alfabetico, come per esempio la voce “Gemme”. Nella lingua italiana, il termine gemme è ambiguo perché si può riferire tanto come termine generico a qualsiasi pietra preziosa quanto, in botanica, all’insieme costituito dall’apice vegetativo in una pianta e dagli abbozzi fogliari da esso formati. Quando però si crea un indice, si deve costruire un linguaggio preciso che, per potere funzionare correttamente, deve rispettare molte regole, tra cui quella che una qualsiasi voce dell’indice non può avere più di un significato. Anche il termine gemme quindi deve diventare una voce artificiale, perché non può più essere usata in modo ambiguo, ma solo in uno dei due significati che le sono di norma attribuiti; se il significato attribuito dall’indice è lo stesso desiderato dal lettore, non c’è problema; ma se il lettore usa quel termine nel senso scartato dall’indice, c’è il rischio che l’indice non svolga la sua funzione. 24

In effetti, due regole sono particolarmente importanti nella costruzione di un indice: il principio di univocità e il principio di uniformità. Il principio di univocità stabilisce che una voce può rappresentare uno e un solo concetto; il principio di uniformità stabilisce che un concetto deve essere rappresentato da una e una sola voce e forma. Perciò, nel momento in cui si crea una voce d’indice nel catalogo, applicando per esempio un linguaggio artificiale come il NS, la voce “Gemme” potrà riferirsi sempre e soltanto a uno dei due possibili valori di significato e inoltre il valore scelto dovrà essere rappresentato sempre e soltanto con la forma “Gemme”. In questo caso particolare, la scelta del NS è che la voce “Gemme” possa essere utilizzata sempre e soltanto per indicare il concetto di ambito botanico e che, per rappresentare l’altro concetto, si utilizzi la voce “Pietre preziose”. Il lettore che non conosce il linguaggio d’indicizzazione e la sua artificiosità, cercherà la voce “Gemme” e otterrà prima di tutto le risorse di botanica, e poi anche l’indicazione che per le gemme intese come pietre preziose deve cercare alla voce “Pietre preziose”. Ai problemi della selezione dei concetti e della loro rappresentazione univoca e uniforme, noti ai bibliotecari da molto tempo, si sono più di recente affiancate altre due difficoltà che sono emerse con maggiore chiarezza grazie alla larga diffusione delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione e che incidono sulla possibilità di realizzare una mediazione efficace tra le risorse e gli utenti. La prima è quella dell’information overload, cioè l’offerta di informazione sovrabbondante che si ha a fronte di un’interrogazione in uno strumento di ricerca online. Quando utilizziamo un sistema di recupero dell’informazione (come un catalogo, una banca dati o un motore di ricerca) siamo abituati a risposte che contengono centinaia, migliaia o addirittura milioni di risposte che non saremo mai in grado di controllare tutte. L’informazione disponibile a fronte di una qualsiasi interrogazione è ormai sempre di gran lunga superiore alle nostre capacità di elaborazione (anche quando questa elaborazione consista semplicemente nella lettura, o perfino solo nella scansione delle schede). 25

Il secondo problema – la cosiddetta disintermediazione – nasce dal primo: come ha notato William Katz, un autore che si è occupato di reference, l’information overload ci costringe a un’alternativa: operare una selezione drastica o lasciare che qualcun altro lo faccia per noi (Katz 2002, 49). Ciò consente di mettere in evidenza un’enorme differenza tra il processo con cui ci informiamo in rete e in biblioteca. In rete la selezione avviene con i motori di ricerca e con i social network e risponde a logiche di mercato, di pubblicità e di business; in questo contesto, il pubblico che usa i motori di ricerca o i social per informarsi in realtà è il “prodotto” da vendere al pubblicitario, che usa gli strumenti della rete per fare arrivare la propria pubblicità in modo più mirato. Come osserva McNamee (2018) gli algoritmi possono sembrare neutrali, ma gli algoritmi delle piattaforme sono in effetti progettati con uno specifico obiettivo: il massimo share di attenzione, perché questo ottimizza i profitti.

In biblioteca la selezione è sempre stata un’attività di vitale importanza e, per la sua delicatezza, avviene sulla base dei valori che fondano la biblioteca come istituzione: l’equità di accesso alla conoscenza e all’informazione – imparziale e pluralistica –, lo spirito di servizio, la libertà intellettuale, il razionalismo, la tutela della privacy, la promozione e la tutela della democrazia, dell’alfabetizzazione e dell’apprendimento (Gorman 2015a, 3537). La differenza tra il servizio offerto dalle biblioteche e quello offerto dagli strumenti commerciali è quindi fondamentale non in quanto esiste una selezione, ma per la sua qualità; ma la maggior parte dei lettori ne è inconsapevole. Infine, qualunque sia il percorso che ci porta a individuare alcune risorse tra le moltissime disponibili e rilevanti, ci si trova di fronte al problema di stabilire se sono di qualità: la valutazione delle risorse richiede all’utente l’information literacy, cioè una sempre maggiore attitudine critica nei confronti delle informazioni e delle risorse disponibili e in particolare

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l’insieme di capacità integrate che comprende la scoperta consapevole delle informazioni, la comprensione di come le informazioni vengono prodotte e valutate e l’uso delle informazioni per creare nuova conoscenza e prendere parte in modo eticamente corretto alle comunità di apprendimento (Association of College & Research Libraries (ACRL) 2015).

Non c’è dubbio che in un’epoca di disintermediazione e di information overload, la responsabilità, l’onere e la fatica dell’analisi della qualità delle informazioni contenuti nelle fonti ricada sull’utente finale. Nuovi principi, che tengono conto delle trasformazioni tecnologiche avvenute e in corso e del modello FRBR, sono stati pubblicati da un apposito gruppo di lavoro dell’IFLA (International Federation of Library Associations and Institutions; https:// www.ifla.org) nel 2009, con il nome di International Cataloguing Principles; nel 2016 hanno avuto anche una nuova edizione con alcuni aggiornamenti. Nuove regole sono state pubblicate a livello nazionale e internazionale. In Italia le Regole Italiane di Catalogazione per Autori, prodotte nel 1979 (RICA), in un contesto culturale e tecnologico completamente diverso e ormai obsoleto, sono state rinnovate nel 2009, grazie al lavoro della Commissione permanente per la revisione delle regole italiane di catalogazione e sono diventate le Regole italiane di catalogazione. REICAT,4 ispirate contemporaneamente ai Principi di Parigi del 1961 e ai nuovi International Cataloguing Principles dell’IFLA (IFLA 2009). A livello internazionale è nato lo standard RDA, Resource Description and Access, come evoluzione di un precedente codice di ambito angloamericano (AACR2 – Anglo American Cataloguing Rules, 2nd Edition). Esso è caratterizzato da molti elementi di novità fin dal titolo, tra i quali si segnalano in particolare che: 1) non compare più il termine catalogazione ma vengono evidenziate le funzioni che ogni strumento d’indice svolge (la descrizione e l’accesso), a prescindere che la forma definitiva assunta dai dati visualizzati sia quella di un catalogo bibliografico o meno; 2) vie4

  Cfr. capitolo 5.

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ne adottato il termine risorsa, per indicare qualsiasi oggetto che, veicolando informazioni, sia utile per soddisfare il bisogno informativo del lettore; 3) viene abbandonato il termine “anglo americano” per indicare un’aspirazione veramente globale di questo standard (Bianchini e Guerrini 2014, 31-33). Il nuovo codice è in corso di revisione e una nuova edizione completamente ristrutturata, sulla base delle novità portate dal modello concettuale IFLA LRM, è stata pubblicata in giugno 2018 in versione beta, segno che l’evoluzione è ancora in corso. Il mondo delle biblioteche è in pieno movimento per rispondere alle esigenze e ai problemi dei lettori in un contesto in piena evoluzione. Ma i problemi disciplinari a cui si è accennato in questi paragrafi sono aperti; in effetti, non esiste una soluzione preconfezionata: questo volume ha proprio lo scopo di presentare una panoramica delle soluzioni oggi disponibili sul piano dell’indicizzazione, in particolare per soggetto, e di fornire le conoscenze necessarie per prendere le decisioni migliori a seconda delle necessità dei lettori che ci si propone di servire.

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PARTE 1

TEORIE E TECNICHE DELLA CATALOGAZIONE

2. IL CATALOGO E LE SUE FUNZIONI

2.1 Il concetto di indice Che cos’è e come funziona un indice? Che cosa ha a che fare con la biblioteca? La risposta a queste due domande è essenziale per comprendere a che scopo vengono costruiti i cataloghi delle biblioteche (che sono la forma d’indice storicamente più diffusa in queste istituzioni), quali sono le loro funzioni e anche quali sono i loro limiti. Ranganathan osserva che l’idea anacronistica che una biblioteca sia un’istituzione che ha il compito di conservare una raccolta di libri sembra prevalere; per il pubblico, infatti, una biblioteca è semplicemente una raccolta di libri (Ranganathan 1963b, 45).

Ciò che realmente qualifica l’essenza della biblioteca è invece la mediazione: una raccolta di libri diventa una biblioteca se, e solo se, esiste del personale che aiuti i lettori a trovare e usare i libri (Ranganathan 1963b, 45).

La biblioteca quindi è una triade, un’entità unica e indivisibile composta da lettori, libri (nel senso di risorse) e da strumenti e personale, in particolare il personale del reference, e consiste precisamente nell’interazione tra queste tre componenti. Se le componenti non interagiscono, non c’è biblioteca, anche se abbiamo un gruppo di lettori, un insieme di libri1 e il personale. La natura della biblioteca è quindi la mediazione, intesa come un’azione, un processo, che si inserisce rispettivamente e reciprocamente tra libri e lettori, libri e personale e personale e lettori. 1   Come si è visto nel capitolo precedente, un mero insieme di libri diventa una vera collezione soltanto se è intervenuta una selezione di qualità; è una distinzione ricca di conseguenze perché, per esempio, è sufficiente a eliminare ogni possibilità che Google Books si possa considerare una “biblioteca digitale”.

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La mediazione avviene in modo indiretto quando il lettore si avvale degli strumenti appositamente predisposti, ovvero dei cataloghi bibliografici e di tutti gli altri sistemi di intermediazione allestiti dal personale, come la selezione delle risorse migliori per i propri lettori e la loro acquisizione, la catalogazione, l’organizzazione e l’allestimento degli spazi e della segnaletica, i servizi di consultazione generali e di materiali antichi, rari e di pregio, i servizi di prestito locale e interbibliotecario, il servizio di fornitura di copie di documenti, i servizi di promozione della lettura e di formazione degli utenti in generale o rivolti a specifiche categorie ecc. Naturalmente questi indici saranno disponibili sia fisicamente in biblioteca che in tutte le immaginabili forme virtuali e remote che è possibile realizzare grazie alle tecnologie digitali; per esempio, il catalogo è di norma accessibile sia attraverso le postazioni della biblioteca che attraverso la rete internet, e tramite il catalogo spesso è possibile accedere ad altri servizi come la consultazione, lo scarico (se la risorsa è full-text), la prenotazione online delle risorse, il prestito (se per esempio la biblioteca fornisce il prestito di ebook), la fornitura di copie di documenti, le novità nelle acquisizioni, i materiali introduttivi ai servizi e quelli didattici per l’autoformazione, le visite virtuali ecc. Tutti gli strumenti sistematicamente allestiti dai bibliotecari hanno lo scopo di indicare al lettore dove trovare le informazioni che cerca, di volta in volta spiegando come si fa (per esempio, per mezzo di materiali introduttivi e didattici), procurando la risorsa specifica (per esempio, nel document delivery o nel prestito locale e interbibliotecario), fornendo i dati della risorsa (con il catalogo), selezionando tra l’enorme quantità di risorse esistenti in commercio o gratuite quelle più adatte ai lettori che frequentano la biblioteca stessa, oppure organizzando gli spazi in modo da indicare progressivamente il percorso corretto ecc. Tutti questi strumenti servono a indicare, cioè sono indici. A volte gli “indici” della biblioteca sono complessi da utilizzare per un lettore, anche se sono stati progettati su misura per la categoria particolare alla quale il lettore appartiene (i pensionati, i ragazzi, i bambini, i ricercatori, gli studenti ecc.). Quando gli indici sono troppo complessi o non svolgono con 32

successo la loro funzione perché il percorso di ricerca è troppo difficile, la mediazione tra libri e lettori deve avvenire direttamente per mezzo del bibliotecario, che ha come specifica competenza la conoscenza dell’universo documentario e del funzionamento di tutti gli indici che ha allestito per navigarlo e si affianca quindi a quel particolare lettore per assisterlo fino a che questi non trovi l’informazione che cerca e non sia messo nelle condizioni di utilizzarla al meglio. In questi casi quindi, quando il complesso dei servizi predisposti in generale per le diverse categorie è insufficiente, si interviene con un servizio su misura, personalizzato, che è il servizio di reference e che Ranganathan definisce “il vero lavoro del bibliotecario”. Un indice è quindi qualsiasi cosa che, in senso generico ed etimologico, serve a indicare. Da questo punto di vista le due dita indice che abbiamo sulle mani sono pienamente indici, come lo sono i cataloghi e gli altri strumenti allestiti dalla biblioteca; ciò che differisce nei vari tipi di indici è che cosa viene indicato, per chi viene indicato e come viene indicato. È indispensabile riflettere su queste caratteristiche essenziali degli indici per capire le specificità degli indici bibliografici.

2.2 I lettori Gli indici bibliografici si rivolgono in prima istanza a un lettore, ovvero una persona che vuole o ha bisogno di leggere. Uno scopo della lettura è apprendere, ovvero riempire una mancanza, un vuoto tra ciò che si vuole fare e le conoscenze lacunose che abbiamo per farlo. L’apprendimento avviene tramite tre possibili percorsi in tre distinti luoghi: l’esperienza diretta (nella vita), l’insegnamento da parte di altre persone (nella scuola) e, da quando esiste la scrittura, attraverso i testi (in biblioteca) (Gorman 1998, 96; Gorman 2015a, 146). Un lettore è una persona che vuole apprendere qualcosa e che ha scelto la terza soluzione per farlo. Ma perché ha fatto questa scelta? Il modo più semplice per apprendere è l’educazione, ovvero 33

il processo di trasmissione culturale, diverso per ogni situazione storicamente e culturalmente determinata, mediante il quale, all’interno di determinate istituzioni sociali (famiglia, scuola ecc.) viene strutturata la personalità umana e integrata nella società (Vocabolario Treccani, II, sub voce, “Educazione”).

Il processo educativo è sempre esposto al rischio di un insegnamento orientato o caratterizzato da visioni di parte. L’esperienza, ovvero la conoscenza diretta, personalmente acquisita con l’osservazione, l’uso o la pratica, di una determinata sfera della realtà (Vocabolario Treccani, II, sub voce “Esperienza”)

è senz’altro un approccio più neutrale e decisamente più efficace (dato che l’esperienza è sempre una conseguenza diretta del proprio vissuto e non di quello altrui), ma richiede molto più tempo. I testi, cioè le registrazioni delle esperienze intellettuali e artistiche degli uomini che li hanno prodotti, offrono una soluzione intermedia, perché consentono di confrontare tra loro informazioni, conoscenze e opinioni di molti autori, oltre alle proprie, ma non sono un canale rapido quanto l’insegnamento diretto. Il lettore è quindi una persona che vuole soddisfare il proprio bisogno informativo tramite un oggetto, di qualunque forma e materiale, sul quale sono registrate le informazioni di cui necessita; cioè tramite un supporto informativo. A questa espressione potrebbero corrispondere in egual misura un insieme di carte manoscritte, un libro, il fascicolo di una rivista, un file, un sito web, un video online, una stampa fotografica o una foto digitale, un blog, un’audiocassetta, un disco ottico con una registrazione visiva e sonora ecc. Questi oggetti hanno tutti le stesse caratteristiche: –– –– –– ––

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un supporto; un mezzo di registrazione; un codice linguistico o espressivo; un contenuto intellettuale o artistico (che è molto spesso il vero oggetto di interesse del lettore).

Per esempio, un libro ha come supporto i fogli rilegati in forma di codice, come mezzo di registrazione l’inchiostro (trasferibile con sistemi manuali, artigianali o industriali), un codice espressivo linguistico-testuale e un contenuto (l’insieme delle idee che costituiscono il messaggio dell’autore). Se prendiamo un disco musicale, abbiamo un supporto (il vinile), un mezzo di registrazione (le tracce nel solco), un codice espressivo costituito dal testo musicale e il contenuto. Le quattro caratteristiche evidenziate si applicano facilmente ai materiali documentari più vari: un manifesto, un quadro, un film, un video, una pagina web, un quotidiano, un file audio ecc. Tutti questi veicoli d’informazione rivestono il medesimo interesse dal punto di vista del lettore: sono risorse per il suo bisogno informativo. Una risorsa infatti è “qualsiasi fonte o mezzo che valga a fornire aiuto, soccorso, appoggio, sostegno, specialmente in situazioni di necessità”; essendo la necessità del lettore di natura informativa, le risorse delle quali ha bisogno sono quelle bibliografiche (non minerali, idriche, alimentari, energetiche ecc.). L’insieme di tutte le risorse bibliografiche, cioè delle registrazioni mediante le quali viene tramandata e fruita la conoscenza umana in forma indiretta, costituisce l’universo bibliografico. L’universo bibliografico è quindi l’insieme delle conoscenze registrate su qualsiasi supporto, trasmesse nel tempo e nello spazio dalla comunità umana. L’universo bibliografico è composto dalle tracce permanenti della sconfinata conversazione che l’umanità intrattiene con sé stessa per scambiare le conoscenze che ha acquisito e per promuovere il proprio progresso.

2.3 Le cose Il lettore è quindi interessato a una o più risorse dell’universo bibliografico. Le risorse però, come si è visto, possono differire moltissimo tra loro ed è indispensabile capire quali sono – tra le tante possibili – le caratteristiche prioritarie da indicare al lettore per aiutarlo a trovare, identificare, selezionare e ottenere la risorsa che gli interessa. Infatti, non possiamo indicare tutte le carat35

teristiche perché l’indice che dobbiamo costruire è un insieme di voci che rappresentano sinteticamente le risorse dell’universo bibliografico. Dunque, la voce di un indice è una rappresentazione selettiva e ordinata di alcune caratteristiche dell’oggetto indicato allo scopo di consentire una rapida identificazione degli oggetti di interesse che fanno parte di una determinata classe. Una risorsa ha in sé molti aspetti che possono essere rilevanti per il lettore: il contenuto intellettuale o artistico, la forma espressiva del contenuto, l’oggetto materiale (costituito dal supporto e dal mezzo di registrazione), l’oggetto materiale in quanto prodotto economico e quindi bene di mercato, di consumo e d’uso, l’oggetto materiale in quanto prodotto artistico o in quanto oggetto simbolico culturale. Ciascuno di questi aspetti è rilevante, ma per la maggior parte dei lettori le caratteristiche rilevanti sono quelle relative soprattutto ad alcuni aspetti della risorsa: –– –– –– ––

il contenuto intellettuale o artistico; la forma con la quale il contenuto è espresso; le qualità del supporto; le circostanze di produzione e di circolazione del contenuto, della sua forma e del suo supporto.

Il contenuto intellettuale o artistico – l’opera – è di solito l’aspetto più importante, perché è direttamente connesso con il bisogno informativo di partenza. Se non conosco un particolare fenomeno di matematica, cercherò una risorsa che parla di matematica. Se voglio trovare svago o ispirazione, cercherò un romanzo, un racconto, una poesia. Il contenuto intellettuale o artistico è anche il motivo per cui una certa risorsa è nata: rispondere a un desiderio di informazione o di piacere intellettuale o di godimento estetico. Come lettori, privilegiamo certe forme di trasmissione dei contenuti: per esempio, per Il nome della rosa o per La ragazza di fuoco, alcuni di noi preferiscono leggere il libro, altri vedere il film. Alcuni di noi leggono la letteratura inglese nel testo ori36

ginale, altri in traduzione. La forma con la quale il contenuto è espresso – l’espressione – è un importante elemento di scelta di una risorsa. A volte ciò che ci interessa, oltre al contenuto e alla sua forma espressiva, è un certo tipo di supporto. Non c’è dubbio, per esempio, che qualche lettore preferisca avere il Don Chisciotte in formato elettronico (un pdf o un epub) invece che in formato cartaceo. A qualcuno potrebbe piacere di più l’edizione nella collana “ET Biblioteca” dell’Einaudi (Figura 5A), piuttosto che ne “I Meridiani” di Mondadori (Figura 5B). A parità di contenuto e di forma, anche le caratteristiche del supporto con il quale si manifestano – cioè le caratteristiche della manifestazione – contano per il lettore.

Figura 5 - Copertine del Don Chisciotte nell’edizione Einaudi (A) e Mondadori (B)

Un altro aspetto che interessa il lettore è quello relativo alle possibilità di reperimento dell’oggetto fisico che ha tutte le caratteristiche prese in esame finora. Per esempio, una biblioteca potrebbe avere due copie del Don Chisciotte: una copia a scaffale aperto, che si può prendere autonomamente, e una a magazzino, che si deve chiedere al personale. Il lettore potrebbe anche scoprire, dalla consultazione di un OPAC (Online Public Access Catalog), che la copia a scaffale è già a prestito mentre quella a magazzino è ancora disponibile e orientarsi a chiedere direttamente la seconda. Lo stesso avviene nei sistemi bibliotecari a cui 37

partecipano molte biblioteche e dove può verificarsi che la copia della biblioteca fisica nella quale è entrato il lettore sia temporaneamente indisponibile ma ce ne sia qualcuna disponibile in un’altra biblioteca dalla quale si può fare arrivare gratuitamente con il servizio prestito interbibliotecario. I motivi per scegliere una copia o un’altra possono essere davvero molti: una copia può essere riservata per la sola consultazione, una copia può essere rilegata in cartonato o in brossura, può avere annotazioni manoscritte, note di possesso ecc. Un insieme di elementi di grande interesse per il lettore è anche quello che descrive il contesto in cui un determinato oggetto è stato prodotto. L’aspetto più importante del contesto è senza dubbio l’autore di un certo contenuto intellettuale o artistico, oppure il responsabile di una particolare forma, supporto o copia mediante i quali il contenuto viene veicolato (per esempio, un traduttore, un curatore, un editore o una biblioteca). Un lettore può cercare l’opera di un particolare autore perché conosce quella specifica opera, oppure perché ha letto un’altra opera di quell’autore e gli è piaciuto il modo in cui è stata prodotta. Può cercare una particolare espressione perché è tradotta da un particolare letterato (per esempio, sono famose le traduzioni di Cesare Pavese, o la traduzione dell’Eneide di Annibale Caro) o perché vuole leggere le note critiche di un particolare curatore (per esempio, la Divina Commedia curata da Natalino Sapegno). Il supporto preferito dal lettore può essere stato prodotto e pubblicato da un certo editore oppure una copia viene cercata perché contiene le annotazioni autografe di qualche personaggio di interesse. Quindi l’interesse non si concentra soltanto su un particolare oggetto, ma anche sull’agente che l’ha prodotto o modificato. Nell’universo bibliografico le forme assunte dai responsabili degli oggetti di interesse del lettore – gli agenti – sono varie: può essere una singola persona o un agente collettivo, in particolare una famiglia o un ente (formale o informale). Il contesto si può definire anche mediante altre due importanti categorie, che sono naturali per il nostro modo conoscere e analizzare l’universo bibliografico: lo spazio e il tempo. È importante sapere quando un’opera è stata creata, ma anche quando è 38

stata tradotta o quando è stata pubblicata; è altrettanto importante collocare tutti questi eventi nello spazio, naturalmente.

2.4 I nomi Per la costruzione degli indici è necessario anche stabilire come le cose possono essere indicate: il modo più comune e più semplice che abbiamo per indicare una cosa è il suo nome. Il nome, contrariamente alle apparenze e all’uso quotidiano che se ne fa, è un oggetto complesso. Un nome è una designazione, cioè un segno o un insieme di segni linguistici (nome, appellativo, epiteto o altra specificazione), talora anche non linguistici; e il segno stesso, o i segni, con cui l’oggetto, la persona, il concetto vengono designati (Vocabolario Treccani, sub voce “Designazione”).

C’è una netta separazione tra il modo nel quale i nomi funzionano nella nostra vita quotidiana e in un indice. Nella lingua naturale se diciamo “il presidente della Repubblica” o “Sergio Mattarella” o semplicemente “Mattarella”, siamo piuttosto sicuri che il nostro interlocutore sia in grado di individuare con certezza la persona di cui stiamo parlando. Il nome ci consente, tramite una o più formulazioni (“il presidente della Repubblica”, “Sergio Mattarella” o “Mattarella”) di indicare una stessa persona. Nella vita di tutti i giorni però, non ci rendiamo conto che il contesto in cui usiamo i nomi è estremamente importante per la loro esatta e univoca comprensione: l’espressione “il presidente della Repubblica” potrebbe non essere più così chiara se il nostro interlocutore fosse un francese, per esempio, o se questa espressione l’avessimo pronunciata prima dell’elezione di Sergio Mattarella. Il linguaggio naturale consente questa elasticità perché si ipotizza che tra chi parla e chi ascolta ci sia un insieme di presupposti condivisi (la lingua, lo spazio, il tempo ecc.), che consentono di rendere chiara e ‘precisa’ anche un’espressione che in realtà non lo è. L’interlocutore può pensare infatti che non specificare 39

il nome, il tempo e lo spazio e dire semplicemente “Mattarella” significhi già quel “Mattarella”. Queste osservazioni portano a concludere che il nome nel linguaggio comune è diverso dal nome in un indice, nel quale è indispensabile chiarire esplicitamente il contesto interpretativo, perché nel momento e nel luogo in cui si crea l’indice non si conosce quale sarà il momento e il luogo in cui sarà letto! Il nome di un indice potremmo definirlo con il termine Nomen, indicando con questo un’accoppiata tra un’entità rappresentata da una stringa e un oggetto di riferimento – una Res – in base a una certa regola o a un determinato contesto; anzi, se il contesto non è stato precisato, il Nomen non funziona affatto perché, come nel caso di “il presidente della Repubblica” in una frase scambiata tra un italiano e un francese, non è assolutamente preciso e certo. Non solo, ma il contesto diverso consente anche che alla stessa Res sia possibile accoppiare più Nomen che possiedono stringhe diverse e ugualmente valide (per esempio, “ACI”, “Automobile Club d’Italia” ecc.). Un altro esempio dell’importanza estrema del contesto per il funzionamento del Nomen sono queste due stringhe di caratteri, la prima composta da “D”, “A”, “R” e “E” e la seconda da “L”, “I”, “M” e “E”. Se mettiamo vicini in sequenza i simboli alfabetici otteniamo

DARE (1) LIME (2)

cioè due stringhe del nomen, cioè due insiemi di simboli alfanumerici che consentono di rappresentare un Nomen. Altre stringhe di esempio sono: 759 (3) 20bT4 (4) Dal momento che questo libro è scritto in lingua italiana, il lettore tende a leggere e interpretare le stringhe (1) e (2) adottando il contesto “italiano”; perciò è portato naturalmente a pensare che la prima stringa indichi un verbo che significa cedere o resti40

tuire e il secondo gli strumenti per limare. Nei casi (3) e (4) invece non è in grado di assegnare alcun significato: siamo di fronte a due nomi che sembrano non appartenere a nessun linguaggio naturale (anche se 759 potrebbe avere un significato nel contesto del linguaggio simbolico della matematica). In realtà tutte e quattro le stringhe, da sole, non significano nulla in un indice e non sono un Nomen fino a che non viene chiarito qual è il contesto corretto in cui leggerle e interpretarle. Infatti, in un indice deve essere dichiarata anche la regola interpretativa (la lingua italiana per esempio); in realtà i primi due Nomen cambierebbero completamente di significato se si avvisasse il lettore che il contesto corretto per interpretarle è la lingua inglese, nel qual caso il significato delle stringhe diventerebbe rispettivamente osare (1) e calce viva (2); similmente, anche i Nomen (3) e (4) assumerebbero il significato di Pittura italiana (3) e Biblioteconomia per studenti universitari (4) se solo si chiarisse che la regola interpretativa è rispettivamente la Classificazione decimale Dewey e la Classificazione Colon. Questi esempi mostrano che le stringhe (le sequenze di simboli alfanumerici) associabili a un Nomen non hanno alcun significato (o hanno un significato quantomeno ambiguo, e quindi inaccettabile in un indice) se non viene indicato anche il contesto, la regola, il linguaggio in base ai quali esse devono essere interpretate, cioè la regola di associazione tra il Nomen e la sua stringa. Di conseguenza, è necessario distinguere il Nomen, cioè l’associazione di una designazione e una cosa in base a una certa regola, dalla stringa del nomen. La stringa del nomen è una delle caratteristiche del Nomen, ma non è l’unica. Nella lingua naturale, la regola interpretativa è sempre sottointesa. Un indice però è un sistema che lavora “in differita”, cioè si rivolge a un interlocutore che è distante nello spazio e nel tempo e non può stabilire a priori se il contesto sarà condiviso, in tutto o in parte. Un indice non può contare sulla condivisione del contesto quanto lo può fare il linguaggio naturale. Per avere nomi che siano quindi chiari e precisi, deve darsi regole più stringenti e diventare un linguaggio artificiale, dotato di un proprio specifico, univoco e uniforme contesto interpretativo. 41

2.5 Le funzioni del catalogo Il catalogo è uno strumento bibliografico, in particolare un sistema di rappresentazione organizzata di una porzione dell’universo bibliografico. Ha lo scopo di mettere in relazione le esigenze del lettore con gli oggetti di un insieme selettivo di risorse che possono interessarlo, mediante un indice costituito da nomi di diversa natura e dall’identificazione degli oggetti d’interesse (agenti, opere, manifestazioni, ecc.) mediante alcune loro caratteristiche peculiari. La rappresentazione organizzata che costituisce il catalogo quindi è orientata alla finalità per la quale esso viene allestito, ovvero la soddisfazione del lettore. La circostanza che il catalogo sia orientato a uno scopo è di fondamentale importanza perché consente di operare scelte precise riguardo a quali informazioni in particolare fornire su una determinata risorsa tra le moltissime informazioni che sono disponibili. Per esempio, ogni libro ha un peso; quest’informazione è essenziale in un sistema che ha come scopo la spedizione di libri a domicilio (come una libreria di vendita online) ma è molto meno importante per un sistema bibliografico di una biblioteca o di un gruppo di biblioteche. Le difficoltà di costruzione di un catalogo sono legate da un lato alla natura dei nomi (ci possono essere più nomi per la stessa cosa), dall’altro alla natura delle risorse informative: in un “libro” ci sono molti possibili diversi oggetti di interesse da parte di un lettore (opera, espressione, manifestazione, item). Gli obiettivi del catalogo in questi termini sono stati definiti da Charles Ammi Cutter (1837-1903), nel 1876, nelle sue Rules for a dictionary catalog, un catalogo che fornisce accesso tramite indici relativi alle persone, ai titoli, ai soggetti e alla forma letteraria (Cutter 1904, 12). Gli obiettivi rimangono tuttora validi e oggi si possono esprimere in questa forma; un sistema bibliografico deve: 1. mettere in grado una persona di trovare una risorsa della quale conosca: a. un responsabile 42

b. il titolo c. il soggetto 2. mostrare che cosa è accessibile: a. di un determinato autore b. su un determinato soggetto c. di un determinato genere letterario 3. facilitare la scelta di una risorsa a. relativamente alla sua edizione (in senso bibliografico) b. relativamente al suo carattere (in senso letterario o topico) I tre punti principali evidenziano tre diverse funzioni logiche del catalogo; la prima è quella di identificazione, di reperimento. A fronte di un dato conosciuto con precisione (in particolare il nome di una persona responsabile per quella risorsa, per esempio, un curatore o un autore, il titolo, il soggetto) il sistema deve consentire di trovare quello specifico oggetto. In questa funzione, lo scopo della ricerca è un oggetto ben preciso e ben conosciuto. Un esempio di questa ricerca è I promessi sposi di Alessandro Manzoni. La seconda è la funzione di raggruppamento o di collegamento; anche se il lettore non ha in mente una risorsa ben precisa, ne conosce almeno una proprietà, cioè l’autore, il soggetto o il genere letterario. Il lettore è in grado di esprimere un’esigenza, ma non conosce a priori la specifica risorsa che fa al caso suo: perciò vuole tutte le risorse che hanno quella particolare proprietà per poterne scegliere con comodo una in particolare. Un esempio di questa ricerca è la richiesta di un’opera di Alessandro Manzoni, che magari il lettore cerca dopo avere letto e apprezzato I promessi sposi. Perciò il catalogo deve essere in grado di presentare al lettore tutte le opere accessibili di Alessandro Manzoni (il che significa una classe di opere con la proprietà condivisa di essere state create da Alessandro Manzoni). Il risultato di questa funzione è quindi un insieme, una classe di oggetti collegati tra loro; e questo è il motivo per cui la funzione si chiama di raggruppamento o di collegamento. 43

La terza funzione si chiama di caratterizzazione; un lettore, sia che cerchi un oggetto preciso che ha in mente che un oggetto con una certa proprietà, può desiderare di scegliere anche altre caratteristiche bibliografiche (come una particolare edizione con la copertina rigida, su supporto elettronico, accessibile online ecc.) o letterarie (come libri particolarmente riusciti) o topiche (quando il resto della descrizione non sia sufficientemente completa rispetto alle caratteristiche dell’oggetto) (Cutter 1904, 12). È un grado diverso della funzione di identificazione. Le funzioni di identificazione, di collegamento e di caratterizzazione richiedono approcci diversi nella registrazione dei dati; nel primo caso (identificazione) è indispensabile che il lettore possa cercare l’oggetto che ha in mente mediante i dati presenti sull’oggetto; nel secondo caso (collegamento) è indispensabile che tutti gli oggetti che possiedono la proprietà che il lettore chiede siano collegati a un solo nome che indica quella proprietà; nel terzo caso (caratterizzazione), devono essere indicate le qualità dell’oggetto (senza che queste siano strettamente necessarie né per l’identificazione né per il raggruppamento di quell’oggetto). Per chiarire la distinzione tra funzione di identificazione e di collegamento – che sono le funzioni chiave di un catalogo – è opportuno controllare come ogni singolo oggetto in Figura 6A6D presenta le informazioni relative alla persona responsabile e al titolo dell’opera contenuta nella risorsa: Se il lettore ha in mente la risorsa 6A, la cercherà con il titolo “Tao Te King”; perciò, per garantire la funzione di identificazione, questo titolo deve essere inserito nel catalogo proprio nella stessa forma in cui compare sulla risorsa. Dal momento che il titolo viene registrato esattamente nella forma in cui si trova nella risorsa, appartiene a un tipo di dati che si chiamano trascritti. Però è anche evidente, confrontando il titolo della risorsa 6A con quello delle altre, che lo stesso titolo non può servire per realizzare la seconda funzione, quella di collegamento; infatti, le risorse 6B-6D hanno un titolo diverso e non verrebbero recuperate se la ricerca avvenisse con il titolo “Tao Te King”. Ciò potrebbe avvenire soltanto se i titoli diversi fossero stati collegati tra loro, in modo da creare un raggruppamento. 44

Figura 6A

Figura 6B

Figura 6C

Figura 6D

Figure 6A-6D - Copertine di edizioni diverse di Tao tê ching

Perciò per realizzare la prima e la seconda funzione, il sistema deve trascrivere e registrare tutti i titoli che compaiono sulle diverse risorse ma anche collegarli tra loro, scegliendo una forma del titolo in particolare, che rappresenti tutte le altre e dia il nome al raggruppamento: la forma preferita.2 Essa funziona come un Nomen: la forma preferita rispetto alle 2

  Il concetto di titolo preferito è stato recentemente introdotto nei Principi di catalogazione internazionali (ICP) del 2016 (ICP 2016, par. 6.3.3.2). Cfr. capitolo 3.

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altre è stabilita mediante il riferimento a una regola precisa, a una convenzione specifica e questa viene decisa in base al contesto storico-culturale di riferimento, come si è visto nell’esempio di Guglielmo d’Alvernia (cap. 1). La forma preferita per l’opera sarà Tao te ching in un catalogo italiano o inglese e Dao de jing in un catalogo australiano, cileno o irlandese, o perfino http://viaf.org/viaf/953149068437265730004 nel contesto del web semantico. Le stesse considerazioni svolte sul titolo si possono applicare al nome dell’autore, che compare in molte forme (nella Figura 6A-6D “Lao Tse”, “Lao-Tzu” “Laozi” e “Lao Tzu”). Ciascuna di queste forme del nome dell’autore garantisce la funzione di identificazione di ciascuna singola manifestazione; la scelta di una di queste forme come preferita e delle altre come varianti consente invece la funzione di collegamento di tutte le opere di questo autore sotto un’unica forma. In passato, con il catalogo su supporto cartaceo, il collegamento tra forme diverse avveniva in forma di rinvio; per esempio, in un indice a stampa o in un catalogo a schede, si rinviava il lettore a cercare sotto una particolare forma del nome (in un’altra pagina o in un altro cassetto di schede). Oggi, nei cataloghi elettronici più sviluppati, tutte le forme trascritte del titolo e quella preferita costituiscono un insieme, un raggruppamento, un cluster. L’insieme delle forme varianti e della forma preferita è registrata oggi in una registrazione di autorità (authority record); nelle Figure 7 e 8 si vede rispettivamente una registrazione bibliografica (bibliographic record) relativa a un’edizione (nella quale l’autore compare nella forma “Lao-Tse”) e la registrazione di autorità nella quale sono registrate la forma preferita e le forme varianti del nome della persona. Si può notare che la forma preferita è indicata con la formulazione “Nome Autore: Lao Tzu” e che le forme varianti sono molte di più di quelle che compaiono nelle risorse della Figura 6A-6D. Un altro elemento importante da sottolineare è che questa registrazione è relativa a un Nomen, perché oltre alla stringa del nome (“Lao Tzu”) è indicato lo schema in base al quale deve esse46

Figura 7 - OPAC SBN - Registrazione bibliografica di una manifestazione del Tao tê ching, Firenze, Sansoni, 1954

re interpretato il suo significato (“Regole di catalogazione: REICAT”). È opportuno che il sistema d’indicizzazione consenta di mantenere sempre disponibile per il lettore la possibilità di svolgere le due funzioni di identificazione e di collegamento qualunque sia la “cosa” oggetto di interesse: un’opera, un’espressione, una manifestazione, una copia, un agente, un luogo, un tempo o un concetto semplice o composto. Nei cataloghi moderni esiste per esempio la possibilità di raggruppare anche le opere grazie a un elemento apposito, un Nomen chiamato in vario modo a seconda della tradizione culturale. In RDA si chiama punto d’accesso autorizzato per l’opera (Guerrini e Bianchini 2016, 173-194); nell’OPAC SBN viene chiamato titolo uniforme (in Figura 7, il titolo uniforme è “Tao tê ching | Lao Tzu”). Il Nomen di un’opera è uno strumento identificativo composto in genere dalla associazione di due elementi: titolo preferito dell’opera e nome preferito dell’autore. Questa soluzione è particolarmente conveniente quando il titolo preferito dell’opera è un titolo frequente, come potrebbero esserlo i titoli Storia medievale o Poesie, e quindi poco identificativo se presentato da solo. 47

Figura 8 - OPAC SBN - Registrazione di autorità per la Persona “Lao Tzu”

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3. DESCRIZIONE E ACCESSO ALLE RISORSE

Una registrazione bibliografica (Figura 7) è il risultato della selezione e della registrazione di un insieme potenzialmente molto ampio di dati relativi alla risorsa che si descrive. I dati che vengono scelti per essere registrati mirano a evidenziare le caratteristiche relative ai principali aspetti della risorsa da molti punti di vista: il suo contenuto intellettuale o artistico, le modalità di produzione del contenuto, il tipo di supporto e, nel caso di registrazioni prodotte da biblioteche, gli aspetti relativi alla risorsa come bene pubblico. La scelta e il numero delle caratteristiche rappresentative di ciascuno di questi aspetti dipendono dal lettore per il quale l’indice viene costruito. Inoltre alcuni elementi, come quelli che forniscono informazioni sul contenuto intellettuale o artistico (un’etichetta che lo descrive sinteticamente, una data di creazione ecc.) saranno sempre uguali per la stessa opera, mentre quelli relativi alle modalità di produzione/distribuzione del contenuto o al tipo di supporto, varieranno in base al tipo di risorsa che veicola quell’opera: potremo avere dati che forniscono un’indicazione del tipo di espressione (testo, immagine fissa, immagine in movimento, oggetto tridimensionale ecc.) oppure dati che si riferiscono al materiale del quale è costituito il supporto (carta, carta fotografica, pellicola fotosensibile, legno ecc.) e così via. Alcuni elementi della registrazione risultano utilizzati più di frequente dal lettore per trovare una risorsa (per esempio, il titolo della risorsa oppure l’autore), mentre altri sono più collegati alla scelta della risorsa (per esempio, il formato cartaceo o il formato elettronico, il testo o il film ecc.). Gli elementi della registrazione utilizzati più spesso di altri come chiavi di ricerca delle risorse si chiamano punti d’accesso, per evidenziarne la funzione.1 I punti d’accesso però non sono 1

  Il punto d’accesso è un “Nome, termine, codice ecc. mediante il quale i dati

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in grado di fornire al lettore informazioni sufficienti per identificare, selezionare e ottenere la risorsa migliore per sé e devono essere affiancati sia da altri elementi che contengono dati utili per caratterizzare la risorsa (il numero delle pagine, le dimensioni della risorsa, la presenza di illustrazioni, l’indicazione di edizione, la posizione della risorsa in una determinata collezione, la disponibilità per la consultazione e/o per il prestito ecc.), sia da collegamenti con altre risorse simili, ma diverse (come nel caso della Figura 5 a p. 36 oppure della Figura 6A-6D a p. 44). Il processo di raccolta e registrazione dei dati relativi agli accessi e alla descrizione di una singola risorsa e di rappresentazione delle relazioni tra tutte le risorse registrate è chiamato catalogazione, perché il risultato finale dell’intero processo è stato tradizionalmente il catalogo. Il termine esprime bene questo processo ma è in parte obsoleto perché non viene messo l’accento sulla produzione dei dati alla base delle registrazioni bibliografiche e sul loro potenziale riutilizzo in contesti differenti dal catalogo. Il processo catalografico si fonda sull’analisi bibliografica, che si articola quindi in tre operazioni logicamente distinte: la descrizione della risorsa, la creazione dei punti d’accesso e la registrazione delle relazioni tra le risorse e le voci d’indice del catalogo stesso (per esempio, la creazione del collegamento tra le forme varianti di un titolo o di un autore). La descrizione della risorsa si basa sull’analisi dei suoi aspetti formali; la creazione dei dati relativi agli accessi e alle relazioni tra risorse simili richiede invece un’analisi letteraria e un’analisi concettuale; sono attività intellettuali che hanno le loro radici culturali nell’ambito filologico-letterario e filosofico. Per esempio, nel caso delle risorse in Figura 9, i processi di analisi formale, letteraria e concettuale (Guerrini 1999, 22-25) porteranno a individuare molti dati diversi, tutti necessari per raggiungere l’obiettivo di identificare e collegare le risorse.

bibliografici o d’autorità sono ricercati e identificati. I punti d’accesso permettono anche la funzione d’aggregazione del catalogo” (ICP 2016, Glossario, sub voce “Punto d’accesso”).

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Figura 9 - Copertine di La bambina che salvava i libri e di Storia di una ladra di libri

Prima di tutto l’analisi formale consente di notare che il titolo con il quale si presentano le manifestazioni delle due risorse è diverso, mentre l’autore (Markus Zusak) e l’editore (Frassinelli) sono gli stessi e sono presentati nello stesso modo. L’analisi letteraria, che si può condurre sfogliando le pagine iniziali di queste due risorse, porta a scoprire che il titolo originale dell’opera creata da Markus Zusak e contenuta in queste due manifestazioni è lo stesso, ovvero The book thief, e che anche il traduttore è lo stesso. Ne possiamo dedurre, con un certo margine di sicurezza, che l’editore Frassinelli ha pubblicato due volte la traduzione della stessa opera con due titoli italiani diversi, prima nella forma 9A e poi nella forma 9B. Un indizio del perché lo abbia fatto compare in alto a destra in una delle copertine (Figura 9B), sulla quale si legge “Un grande film Twentieth Century Fox”. Tra le due pubblicazioni è uscito nei cinema italiani un film intitolato Storia di una ladra di libri tratto dal libro The book thief di Markus Zusak. L’editore Frassinelli, per sfruttare l’effetto pubblicitario che il film poteva avere sulla vendita del libro, ha deciso di ripubblicarlo con il titolo più noto, ovvero quello del film. L’analisi concettuale che possiamo condurre sfogliando il libro nel suo complesso porta a concludere che si tratta di un romanzo in lingua inglese di un autore contemporaneo. 51

L’esempio è utile per distinguere i possibili dati che si possono raccogliere con l’analisi formale, l’analisi letteraria e l’analisi concettuale. L’analisi formale, che mira a raccogliere i dati in base a come i singoli oggetti si presentano, come sono stati distribuiti e la forma in cui si possono ottenere, porterebbe a concludere che si tratta di due risorse diverse. L’analisi letteraria, che mira a raccogliere i dati in base all’origine intellettuale e artistica dell’oggetto e ai suoi legami con altri oggetti simili, porta invece a scoprire che il contenuto è il medesimo, prodotto dal medesimo autore e dal medesimo traduttore e che i due oggetti sono fortemente collegati tra loro. L’analisi concettuale mira a definire questo oggetto bibliografico con una caratteristica che lo possa inserire e mettere in relazione con un insieme di risorse che condividono lo stesso contenuto, in questo caso di natura artistica, dal momento che la risorsa appartiene alla classe dei romanzi inglesi di autori contemporanei: le due risorse finiranno molto probabilmente entrambe sullo scaffale della narrativa inglese contemporanea. La descrizione della risorsa che risulta dall’analisi formale tende a basarsi sulla riproduzione dei dati forniti dalla risorsa stessa, secondo un principio stabilito all’interno degli ICP: il principio di rappresentazione. Secondo il principio di rappresentazione una “descrizione dovrebbe rappresentare una risorsa così come appare” (ICP 2016, par. 2.3), cioè avvalersi della trascrizione dei suoi dati. È un principio molto utile, soprattutto in relazione alla funzione di identificazione. Un lettore potrebbe avere visto una (soltanto) di queste due manifestazioni e ricordare il titolo particolare che appare su una delle due, ma non sapere nulla dell’altra. D’altra parte, l’analisi letteraria conferma che se un lettore che ha visto e apprezzato il film vuole leggere la traduzione italiana (una particolare espressione) dell’opera di Zusak, può trovarla ugualmente in entrambi gli oggetti, cioè anche nell’oggetto (manifestazione) che si presenta con un titolo diverso da quello del film. L’analisi letteraria spinge quindi a creare accessi sia per la forma che compare sulla manifestazione che a creare collegamenti tra le due forme, indicando che contengono la stessa espressione 52

della stessa opera (The book thief in italiano). In generale, il risultato dell’analisi letteraria è la creazione di forme controllate dei dati che possono costituire i punti d’accesso (cioè le chiavi di ricerca utilizzate dal lettore) e il collegamento tra le forme controllate che si riferiscono allo stesso oggetto. Anche il principio di rappresentazione lo conferma, perché prosegue così: “Le forme controllate di nomi di persone, enti e famiglie dovrebbero basarsi sul modo in cui un’entità descrive sé stessa” (ICP 2016, par. 2.3). Tra le varie forme controllate, ce ne sarà almeno una preferita o autorizzata, cioè basata “sul nome che identifica l’entità in modo coerente o perché si trova più frequentemente sulle manifestazioni o perché è un nome accolto e adatto agli utenti del catalogo” (ICP, par. 5.3.3) mentre tutte le altre saranno forme controllate e varianti.2 L’analisi concettuale porta a creare accessi secondo linguaggi d’indicizzazione per soggetto, il cui scopo è la rappresentazione dei soggetti, semplici o complessi, di cui tratta la risorsa (cfr. capitolo 5 e seguenti).

3.1 Mostrare i dati: le registrazioni Una registrazione bibliografica è la visualizzazione del complesso dei dati relativi agli elementi descrittivi e d’accesso relativi a ciascuna entità di interesse di un lettore che consentono di svolgere le funzioni fondamentali di identificazione e di collegamento per quella entità (Coyle 2017). Ogni singolo elemento di una registrazione viene registrato – in modo più o meno trasparente – nella forma metadato + dato. La definizione più comune di metadato è “dato su un dato”; per esempio, nella Figura 8 abbiamo visto l’elemento: Nome autore: Lao Tzu 2   Una forma variante del nome (variant form of name) è la “forma del nome non scelta come punto d’accesso autorizzato per un’entità”, ovvero un’opera, un’espressione, una persona, un ente ecc. (ICP 2016, Glossario, sub voce “Forma variante del nome”).

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registrato nella forma metadato: dato, in cui “Lao Tzu” è il dato fornito (il valore da confrontare nell’indice), mentre “Nome autore” indica il significato con il quale si deve interpretare la stringa “Lao Tzu” nel contesto delle REICAT, le norme che vengono presentate nella registrazione – a loro volta espresse in forma metadato: dato – per indicare quali regole sono state applicate per creare i metadati e i dati. L’elemento nucleare di una registrazione è una coppia metadato + dato; in ogni registrazione dello stesso tipo, ma riferita a risorse diverse, gli elementi si ripetono per quanto riguarda i metadati (per esempio “Nome autore”), mentre cambiano i dati dell’entità rappresentata (per esempio “Lao Tzu”, “Zusak, Marcus” ecc.). Un insieme caratteristico di elementi costituisce lo schema di una registrazione (o scheda) per specifiche entità. Una registrazione contiene i dati necessari per identificare e caratterizzare l’entità a cui i dati inseriti in essa si riferiscono. Nella Figura 10A-10C vengono illustrate tre registrazioni rispettivamente per un’opera, un’espressione testuale e una manifestazione:

Figura 10A - Esempio di registrazione RDA per una manifestazione di un’espressione di un’opera

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Figura 10B - Esempio di registrazione RDA per un’espressione di un’opera

Figura 10C - Esempio di registrazione RDA per un’opera

Nel caso della Figura 10A-10C, le registrazioni sono presentate in forma di tabella, con un formato “a bandiera”; lo stesso formato si può trovare anche in altri cataloghi, come l’OPAC SBN (Figura 11). 55

Figura 11 - Esempio di una registrazione bibliografica in SBN (IT\ICCU\CFI\0174314)

Le registrazioni bibliografiche costituiscono una componente materiale del catalogo e possono assumere forme molto differenti a seconda della tecnologia adottata per la realizzazione del catalogo stesso (a volume, a schede, elettronico ecc.).

3.2 Dati e metadati3 La forma tecnologica per la registrazione degli elementi (metadati e dati) è legata alle funzioni che il catalogo deve svolgere. Le trasformazioni tecnologiche del catalogo sono state determinate in passato dalla necessità di svolgere nuove funzioni; in particolare, nei diversi passaggi dal catalogo da manoscritto e a stampa a quello a schede, e poi da questo a quello elettronico, le funzioni richieste alle registrazioni catalografiche sono gradualmente aumentate. Per realizzare nuove funzioni, si è progressivamente modificata la struttura del catalogo e, di conseguenza, è stato necessario rendere sempre più espliciti i metadati. L’espressione metadati nasce e diventa di uso comune in biblioteca quando si passa dal loro uso implicito alla loro formalizzazione logica, per disporre di un modello concettuale necessario 3

  Questo paragrafo si basa parzialmente su (Bianchini 2015).

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alla realizzazione di programmi di automazione per la gestione dei dati bibliografici (cfr. capitolo 4). Nel catalogo a libro (manoscritto o a stampa) i metadati erano di norma impliciti: in quel contesto tecnologico semplice, i dati svolgono una funzione di base, ovvero rappresentare, surrogare, i documenti. Nel catalogo manoscritto e nel catalogo a stampa non c’è alcun bisogno di rendere espliciti i metadati; il riconoscimento degli elementi che compongono la registrazione avviene mediante accorgimenti – di natura grafica e tipografica – che facilitano la scansione delle schede e delle loro componenti da parte del lettore. In questo momento storico la scheda coincide perfettamente con la registrazione. Negli esempi in Figura 12A-12B, la tecnologia utilizzata per esplicitare gli elementi della registrazione, ovvero il tipo e la funzione dei dati in essa contenuta, consiste nella sequenza ordinata degli elementi e nella presentazione tipografica utilizzate.

Figura 12A - Catalogo per autori e titoli del fondo antico a stampa. Biblioteca Angelica. Roma

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Figura 12B - J. Ch. Brunet, Manuel du libraire et de l’Amateur de Livres, 4. Ed., Bruxelles, Société Belges de Librarie, 1838, t. 1, A-C, p. 1 (particolare)

In entrambi gli esempi, il nome dell’autore compare con caratteri diversi (per corpo o per stile) e questa variazione è un metadato sufficiente affinché il lettore interpreti correttamente le diverse parti della descrizione (cioè possa individuare gli elementi). I metadati sono impliciti quindi nello stile di citazione, ovvero la soluzione fornita da un autore [in questo caso, il catalogatore] all’insieme dei problemi costituiti dalla scelta e dalla forma della formula citazionale, dall’organizzazione dei dati descrittivi, della fisionomia o presentazione finale della notizia bibliografica (Santoro e Crupi 2012, 178).

La forma e l’ordine di presentazione dei dati costituiscono la modalità di registrazione dei metadati nei cataloghi a libro e a schede. La particolare presentazione di un dato è un metadato importante perché consente al lettore di ricostruire le relazioni tra i vari elementi; per esempio, le relazioni del primo elemento (di norma l’autore, nella Figura 12A e 12B segnalato rispettivamente in corpo più grande o in maiuscoletto) con il secondo elemento (di norma il titolo dell’opera) e di questi con gli elementi successivi. In questa prospettiva, la definizione di metadati proposta da Coyle – secondo la quale i metadati sono “dati costruiti per risol58

vere un problema o per svolgere una funzione” (Coyle 2010) – è molto più suggestiva: nelle due descrizioni bibliografiche della Figura 12B, il carattere tipografico e la sequenza ordinata dei dati sono lo strumento che svolge la funzione di indicare, per esempio, che l’espressione “Abano” si riferisce all’autore (e non a un luogo) e che le espressioni “Conciliator differentiarum philosophor. et praecipue medicorum” e “Tractatus de venenis” sono i rispettivi titoli. La struttura stessa è significativa, perché fornisce informazioni, ovvero dati sui dati. Ciò è possibile soltanto perché chi interpreta il contesto, cioè il lettore, è in grado di: 1. distinguere tra un tipo di dato e l’altro; per esempio, tra il titolo e il luogo o tra il titolo e l’edizione; 2. assegnare a ciascun dato il corretto valore specifico, a prescindere dalla forma con la quale si presenta; 3. ricostruire esattamente le relazioni tra i dati e tra le entità che esse rappresentano. Nei cataloghi a libro anche la posizione relativa di una descrizione è un metadato: per esempio, nella Figura 12B, la seconda descrizione (Tractatus) si avvale di parte dei dati della descrizione precedente (Conciliator) per economizzare la registrazione. Infatti, la lineetta lunga che apre la seconda descrizione (e tutte le descrizioni bibliografiche relative a Pietro d’Abano delle pagine seguenti) sostituisce il nome dell’autore (e tutte le forme varianti citate) e indica che l’autore non cambia dalla registrazione precedente alla registrazione successiva. In alcuni cataloghi a stampa l’espediente della lineetta lunga si adotta per economizzare sia sul nome dell’autore sia sul titolo (se vengono elencate in successione due o più edizioni della stessa opera dello stesso autore). Questa tecnica è possibile perché l’indice che informa sull’universo bibliografico costituisce un’unità indivisibile, atomica: il catalogo a libro. Ogni pagina dev’essere letta nel suo contesto generale e l’ordine delle pagine e la legatura dei fogli a volume garantiscono l’integrità e la correttezza della sequenza del testo e delle informazioni presentate. È opportuno 59

sottolineare infine che, in questa fase del catalogo manoscritto e a stampa, in ogni singola scheda la forma in cui i dati sono registrati e sono presentati coincide completamente: i dati sono presentati e letti esattamente nel modo in cui sono stati registrati, e ordine e forma di presentazione dei dati costituiscono i metadati necessari per la comprensione della scheda. Nel passaggio tecnologico che porta dal catalogo a volume al catalogo a schede mobili c’è un primo importante cambiamento, che riguarda il contesto della singola scheda. Dal momento che la posizione di ciascuna scheda non è più fissa ma mobile, quindi relativa (cioè possono cambiare le schede che precedono e che seguono), non è più possibile economizzare nella registrazione dei dati e fare riferimento a quanto precede (perché il contesto può cambiare, appunto). Perciò, in questo passaggio tecnologico dalla sequenza testuale unica a una sequenza costituita di una serie di schede interpolabili – che è vantaggioso perché consente di non dover più riscrivere tutto il catalogo per mantenerne l’ordine generale anche rispetto alle nuove accessioni – tutte le schede devono essere autonome dal punto informativo, anche a costo di essere ridondanti. Quindi, da un lato la tecnologia del catalogo a schede consente di svolgere una funzione aggiuntiva rispetto a quella base di rappresentazione degli oggetti bibliografici: l’interpolazione delle schede e la correzione e sostituzione di dati nel catalogo senza compromettere l’ordinamento e l’integrità del catalogo stesso; dall’altro la maggiore granularità dei dati garantita dalla nuova tecnologia richiede una compensazione nella creazione dei dati, che consiste in una ridondanza di dati all’inizio di ciascuna registrazione, come, per esempio, la ripetizione di tutti i dati (anche autori e titoli) in ogni singola scheda. La creazione di unità informative più piccole ha comunque un altro vantaggio, ovvero la possibilità di scomporsi più facilmente in sequenze diverse: sequenza con accesso per autori e titoli, sequenza con accesso per soggetto, sequenza con accesso per classificazione ecc. In questo tipo di catalogo le descrizioni sono sufficienti a svolgere le funzioni richieste: la funzione tradizionale di rappresentazione delle risorse secondo uno stile di citazione (funzione indi60

cale) e una più efficiente funzione di aggiornamento e correzione dei dati tramite la nuova suddivisione delle informazioni in unità informative minime e interpolabili. La prima apparizione esplicita dei metadati avviene nel passaggio tecnologico successivo, quando si adotta la descrizione bibliografica standardizzata secondo lo standard ISBD (International Standard Bibliographic Description), uno “stile di citazione” nuovo che facilita e rende possibile una nuova funzione: “favorire lo scambio internazionale dei dati bibliografici”, ovvero: a) rendere possibile lo scambio di registrazioni provenienti da fonti diverse, in modo che le registrazioni prodotte in un paese possano essere facilmente accettate in cataloghi di biblioteca o in altri elenchi bibliografici di ogni paese; b) favorire l’interpretazione delle registrazioni oltre le barriere linguistiche, in modo che registrazioni prodotte per gli utenti di una lingua possano essere interpretate dagli utenti di altre lingue; c) favorire la conversione delle registrazioni bibliografiche in forma elettronica (IFLA. ISBD Review Group, and IFLA Section on Cataloguing. 2011, IX e 1).

In particolare, l’esigenza di soddisfare le due nuove funzioni b) e c) – l’interpretazione delle registrazioni oltre le barriere linguistiche e la conversione delle registrazioni in forma elettronica – richiede lo sviluppo di appositi metadati, per indicare come devono essere separati i vari elementi dei dati (per esempio, luogo vs editore vs anno) e per indicare le reciproche relazioni tra i dati (responsabilità principale vs altre responsabilità). La descrizione bibliografica – la parte della registrazione che contiene i dati utili per caratterizzare una manifestazione – assume la forma di una serie di dati raggruppati in aree:4 4

  Le aree previste dall’ISBD edizione consolidata sono 9 e sono numerate da 0 a 8: 0. Area della forma del contenuto e del tipo di supporto; 1. Area del titolo e della formulazione di responsabilità; 2. Area dell’edizione; 3. Area specifica del materiale o del tipo di risorsa, 4. Area della pubblicazione, produzione, distribuzione, etc.; 5. Area della descrizione materiale; 6. Area della serie e delle risorse monografiche multiparte; 7. Area delle note; 8 Area dell’identificatore della risorsa e delle condizioni di disponibilità (IFLA. ISBD Review Group, and IFLA Section on Cataloguing. 2011, A.3).

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Testo (visivo) : senza mediazione Conciliator / Pietro d’Abano ; a cura di Ezio Riondato e Luigi Olivieri. – Rist. fotomeccanica dell’ed. Venetiis, apud Iuntas, 1565. – Padova : Antenore, 1985. – XI, 275 p. ; 32 cm. – (I filosofi veneti. Sezione 2, Ristampe ; 1). Figura 13 - Descrizione bibliografica in formato ISBD (International Standard Bibliographic Description)

I metadati sono in forma codificata, distinguibili mediante la sequenza ordinata delle aree e degli elementi nelle aree; inoltre aree ed elementi nelle aree si distinguono tra loro per mezzo della punteggiatura, che si specializza e diventa più complessa che in precedenza. Alla granularità dei dati d’autorità e gestionali, rappresentati nei diversi cataloghi (per autore e titoli, per soggetto, topografico ecc.), si aggiunge un altro livello di granularità, presente nella nuova organizzazione dei dati descrittivi – che si strutturano in aree ed elementi funzionali, necessari per svolgere le nuove funzioni (comprensione interlinguistica e conversione elettronica). A ciò corrisponde una maggiore complessità dei metadati: nella forma della Figura 13, i metadati in forma di punteggiatura sono necessari per distinguere tra loro le aree e gli elementi all’interno di ciascuna area. Un effetto collaterale negativo di questo passaggio è che il linguaggio di registrazione degli elementi si complica e ciò incide sulla rappresentazione delle risorse, che inizia a essere meno trasparente per il lettore comune. Il passaggio successivo è quello in cui in una biblioteca si passa da più cataloghi a schede realizzate con lo standard ISBD e accessi per autori e titoli, per soggetto, per classificazione ecc. al catalogo elettronico, che consente di integrare in un unico strumento tutti gli accessi. Anche in questo passaggio tecnologico, si aggiungono nuove funzioni: per esempio, per evitare la ridondanza nell’inserimento dei dati e per ottenere un maggiore controllo delle forme dei nomi, le intestazioni per autore vengono sostituite da un’unica registrazione d’autorità, posta in un archivio separato; per evitare 62

la ripetizione dell’intera descrizione bibliografica, questa viene associata ai dati gestionali di una o più copie, registrati anch’essi in un archivio dedicato. In questi passaggi, nei quali aumenta la granularità dei cataloghi, aumenta in proporzione la necessità di esplicitare i metadati, per consentire allo strumento tecnologico in uso di riconoscere e ricostruire correttamente l’unità di ciascuna registrazione bibliografica (ormai divisa in molte registrazioni separate in base ai tipi di elemento registrati nei diversi archivi). La separazione fisica e logica tra i dati utilizzati per i punti d’accesso e i dati usati per la descrizione bibliografica e i dati gestionali comporta che anche le relazioni tra tutti questi dati siano rese esplicite (Figura 14).

Figura 14 - Schema logico del catalogo elettronico

Con il passaggio dal catalogo a schede al catalogo elettronico alla fine del secolo scorso si realizza quindi la distinzione funzionale tra dati relativi alla descrizione bibliografica (cioè destinati alla rappresentazione sintetica di una risorsa bibliografica nei suoi aspetti materiali tramite lo standard ISBD) e dati relativi all’accesso. L’obiettivo è aumentare la qualità complessiva dei dati ed evitare ridondanze nell’inserimento, oltre che favorire lo scambio dei dati. Dal punto di vista tecnologico, questa nuova funzione si è espressa con il passaggio da un archivio unico a più archivi 63

(Figura 14): l’archivio delle registrazioni e gli archivi d’autorità, che registrano le forme controllate e preferite e forme controllate e varianti dei nomi delle entità in base alle quali si può effettuare la ricerca. L’aumento della granularità del catalogo senza la distinzione tra le modalità di registrazione e quelle di presentazione dei dati ha comportato ridondanza, cioè una ripetizione della registrazione di alcuni dati in più punti del record.

Figura 15 - Visualizzazione di una registrazione nell’OPAC OpenWeb (http://openweb.unipv.it/openweb)

Per esempio, in Figura 15, le due relazioni tra la descrizione bibliografica e le registrazioni dell’archivio d’autorità (Livius, Titus e Pellegrino, Vincenzo) che portano all’inserimento del nome dell’autore in testa alla descrizione bibliografica e del nome del curatore dopo il metadato “Altri autori” non sono sufficienti a eliminare la ripetizione di questo dato all’interno della descrizione bibliografica (“ / Tito Livio” e “ ; a cura di V. Pellegrino”). L’apparente duplicazione c’è per un motivo importante: nella descrizione le forme “Tito Livio” e “V. Pellegrino” rispecchiano il modo in cui questi dati sono presenti sulla risorsa: cioè sono dati trascritti. Da questo punto di vista sono molto importanti per garantire la funzione di identificazione. Invece i dati Livius, Titus e Pellegrino, Vincenzo sono presenti per potere svolgere la funzione di raggruppamento (cliccando sopra di essi, il lettore può ottenere tutte le risorse collegate all’uno o all’altro). 64

Tale modello logico di metadati è rimasto invariato nella creazione del formato MARC (MAchine-Readable Cataloging; https://www.loc.gov/marc) e dei diversi formati da esso derivati5. Anche nel MARC, per esempio, il dato relativo al nome dell’autore dev’essere ripetuto in più punti. Il formato è orientato alla ricostruzione della corretta visualizzazione dei dati e la maggior parte dei dati sono registrati in forma testuale; per esempio, la sequenza delle aree descrittive in molti sistemi è una sequenza di testo “naturale” (Library Linked Data Incubator Group, 2011, para. 3.1.3). Un altro aspetto critico dei dati bibliografici creati oggi è l’uso ridotto degli identificativi universali delle entità registrate negli archivi d’autorità. In questi archivi, cioè, ciascuna entità è identificata mediante l’assegnazione di un codice unico, univoco; tuttavia questi codici sono assegnati localmente (cioè in ogni sistema) e non sono sistematicamente trascritti nelle registrazioni destinate allo scambio. Perciò di norma i software di gestione e di scambio non riescono a gestirli correttamente e a trarne vantaggio (Library Linked Data Incubator Group, 2011, para. 3.1.3). A questo problema, ormai noto da tempo, si sta cercando di rispondere attraverso la creazione di identificatori unici a livello del web (URI). Un ultimo problema cruciale da sottolineare è che i dati pregevoli e accurati delle biblioteche non sono visibili direttamente nel web dai motori di ricerca: la loro invisibilità comporta non soltanto che un lettore che interroga un motore non veda i dati prodotti dalla biblioteca, ma anche che non accedendo a essi, non si avvalga nemmeno di tutti i preziosi servizi che una biblioteca gli può fornire. Il modello logico di catalogo elettronico rappresentato in Figura 14 corrisponde – nel complesso – agli attuali cataloghi della realtà italiana e di gran parte di quella mondiale. Ci sono due tendenze di un certo interesse in questo quadro: 1. la sempre più netta separazione degli archivi d’autorità, al punto che nei cataloghi si ricorre all’uso di archivi 5   Gli standard MARC sono un insieme di formati digitali per la descrizione di oggetti catalogati dalle biblioteche, come per esempio i libri (https://en.wikipedia.org/ wiki/MARC_standards).

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d’autorità “esterni”, ovvero creati e mantenuti al di fuori dell’istituzione che produce il catalogo: per esempio, a livello nazionale il Nuovo Soggettario della BNCF e a livello internazionale il VIAF (Virtual International Authority File) e le LCSH (Library of Congress Subject Headings); 2. la necessità di qualificare le relazioni tra gli elementi che nel loro insieme sono necessari per la rappresentazione completa di un’unica risorsa. Per questo motivo, devono essere mantenute e qualificate le relazioni tra i dati dell’archivio delle descrizioni e i dati dell’archivio d’autorità e, se ne esiste uno distinto, con l’archivio dei dati di collezione. Per esempio, dev’essere creata una relazione tra i dati della descrizione bibliografica (come quella in Figura 13) e i punti d’accesso per Pietro d’Abano, Ezio Riondato e Luigi Olivieri e tali relazioni devono essere qualificate, ovvero specificare che Pietro d’Abano è l’autore del testo veicolato con l’oggetto rappresentato nella descrizione bibliografica ed Ezio Riondato e Luigi Olivieri ne sono i curatori. Molti cataloghi sono attualmente fermi a questo stato di cose per una ragione pratica: il formato di scambio dei dati, il MARC, è stato progettato per riprodurre e scambiare in forma elettronica i dati bibliografici secondo il modello del catalogo a schede e la descrizione bibliografica secondo lo standard ISBD. Il MARC non è in grado di rappresentare un complesso di relazioni molto più articolato, perché non è la finalità per la quale è stato progettato. Per questa ragione, da anni la Library of Congress studia la sua evoluzione in BIBFRAME (http://www.loc.gov/bibframe/). I cataloghi elettronici così costituiti sono, tuttavia, entrati in crisi per due ragioni fondamentali, legati a una struttura logica insoddisfacente: 1. perché poco efficienti, rispetto a costi di produzione troppo alti e rispetto alle tecnologie a disposizione; 2. perché poco efficaci rispetto alle aspettative dei lettori, 66

abituati sempre di più a percorsi di ricerca basati sulla navigazione, ovvero sulla scoperta di relazioni tra entità.

3.3 I linked data Un possibile percorso per facilitare il lavoro di scoperta di relazioni tra entità da parte del lettore è rappresentato dalla nuova tecnologia che caratterizza il web semantico: i linked data. Il web semantico non è un web separato o estraneo al web che conosciamo come lettori, che è fatto di pagine, di documenti. Il web semantico fa parte dello stesso web ma è diverso per la modalità con la quale in esso sono registrati i dati. La tecnologia dei linked data è stata creata in risposta a un’esigenza nata nel mondo stesso del web: c’era bisogno di collegare le informazioni del web in modo più stretto e di riuscire a raggiungere l’obiettivo di creare servizi di informazione, simili a pagine web, che fossero in grado di aggiornarsi da soli in modo automatico. Un esempio comune di applicazione dei linked data è il box informativo che compare nella parte destra delle pagine dei risultati di Google quando facciamo una ricerca su un’entità per la quale nel web sono presenti dati di tipo semantico. Il box è creato in modo dinamico da Google, che usa dati non suoi ma prodotti – e aggiornati di continuo – da altri (per esempio, Wikidata). Affinché ciò sia possibile, è necessaria un’infrastruttura adatta a costruire una rete di dati (anziché di documenti), nella quale essi siano accessibili sul web tramite tecnologie web standard e siano interconnessi tra loro, ovvero possano essere completamente integrati nel web (e non in silos “impermeabili” come sono, per esempio, gli OPAC attuali). Qui entrano in gioco i linked data. I linked data sono un insieme di principi e di tecnologie elaborati per consentire la pubblicazione di dati modulari, condivisibili e riutilizzabili (nel web). L’espressione linked data si riferisce a dati pubblicati sul web in una modalità leggibile, interpretabile e, soprattutto, utilizzabile da un elaboratore; ciò significa che i dati pubblicati devono essere resi disponibili insieme al loro contesto 67

semantico, cioè a tutte le informazioni necessarie per la loro interpretazione chiara e corretta (proprio come avviene negli indici bibliografici). Infine, per garantire la possibilità di navigare e scoprire nuove relazioni tra i dati, ogni insieme di dati deve essere sempre collegato (linked) ad altri insiemi di dati esterni (prodotti da altre agenzie). Il World Wide Web oggi disponibile, inteso come spazio unico di pubblicazione di documenti, è cresciuto e si è sviluppato grazie a tre strumenti fondamentali: –– l’URI - Uniform Resource Identifier, uno strumento di identificazione globale, che consentiva a ogni “documento” di avere un “nome”, cioè un indirizzo univoco; –– l’HTTP - HyperText Transfer Protocol, uno strumento che consentiva il trasferimento delle informazioni a livello globale; –– l’HTML - HyperText Markup Language, uno strumento di formattazione dei contenuti che consentiva di “leggere” le informazioni. Lo sviluppo e l’uso di standard (HTTP e HTML) consente ancora oggi di superare le differenze tra le architetture tecnologiche – hardware e software – con le quali vengono registrate le informazioni e prodotti i documenti. Grazie a questi standard, è possibile ottenere le informazioni disponibili a qualunque URI del web e leggerle correttamente a prescindere dal fatto che stiamo usando un pc, un tablet o uno smartphone, o un sistema operativo proprietario o open, o un browser di una ditta piuttosto che di un’altra. Tutto ciò è possibile soltanto grazie a URI, HTTP e HTML. Un elemento fondamentale della “ragnatela” sono i collegamenti (gli hyperlink) che s’intrecciano tra i diversi documenti e consentono agli utenti di navigare nella rete; i link sono determinanti per la creazione e il mantenimento di un unico spazio di informazioni globale: il docuverso.

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3.3.1 I principi dei linked data Tim Berners Lee, l’inventore del web, ha pensato che si potessero applicare ai dati gli stessi principi che, applicati ai documenti, avevano portato a sviluppare il World Wide Web, allo scopo di rendere disponibili, condividere e riusare su scala globale i dati prodotti e resi fruibili da chiunque sul web semantico. Perseguendo questo obiettivo, Berners-Lee (2007) ha definito quali devono essere i requisiti dei linked data; questi sono noti come Principi dei linked data: 1. 2. 3. 4.

usare gli URI come nome per le cose; usare degli URI HTTP, in modo che i nomi delle cose si possano cercare; fornire informazioni utili in forma standard (RDF) in risposta alle richieste HTTP; inserire collegamenti ad altri URI, in modo che si possano scoprire cose collegate tra loro.

3.3.2 Primo e secondo principio dei LD. HTTP e URI Come già anticipato, l’acronimo URI sta per Uniform Resource Identifier e indica una sequenza sintetica di caratteri che identifica una risorsa fisica o astratta. Per esempio: mailto:[email protected] news:comp.infosystems.www.servers.unix tel:+1-816-5551212 http://dbpedia.org/resource/Karlsruhe Nel primo principio – usare gli URI come nome per le cose – l’accento è posto sul termine cose, per indicare che è necessario identificare non solo documenti o contenuti digitali, ma anche oggetti del mondo reale e concetti astratti. Nel web semantico, le “cose” sono qualsiasi oggetto di interesse da parte di chi crea i dati. Sono tutte “cose” del web semantico: 69

–– le persone (per esempio, Leonardo da Vinci, Virgilio); –– i luoghi (per esempio, Venezia, Genova, Monte Bianco, Italia, Asia); –– gli oggetti (per esempio, il film Casablanca, una Ditta); –– le relazioni (per esempio, “èRegistaDi”, “RisiedeA”, “èAmicoDi”); –– i concetti astratti (la libertà, la bontà, la paternità intellettuale). Mentre nel web dei documenti gli indirizzi HTTP (per esempio http://www.iccu.sbn.it/opencms/opencms/it) identificano una pagina web, con un testo ed eventualmente l’accesso a servizi in linea, con questo approccio l’ambito del web si allarga per includere, per “significare” anche oggetti, persone, relazioni o concetti, non solo documenti. Vale la pena di notare che nel web semantico esistono due termini per indicare l’oggetto di interesse: cose, usato da Tim Berners-Lee, e risorse, che si è diffuso successivamente (e che è presente per esempio nell’acronimo URI). Gli URI funzionano quindi come un “nome per le cose”; esempi di URI reali sono questi: http://dbpedia.org/page/Daniel_Defoe

per significare Daniel Defoe

http://it.dbpedia.org/resource/Berlino

per significare Berlino

http://dbpedia.org/resource/Los_ Angeles_Lakers

per significare i Los Angeles Lakers

http://xmlns.com/foaf/0.1/Person

per significare il concetto di persona

http://xmlns.com/foaf/0.1/gender

per significare la proprietà di avere



un genere

http://data.bnf.fr/date/1836/

per significare il 1836

Si può notare che gli URI che indicano tipi di risorse o proprietà, quando sono interpretabili, sono comunque espressi di norma in lingua inglese. Il secondo principio di Berners-Lee prevede che si usino “URI HTTP, in modo che quei nomi si possano cercare” (Berners-Lee 2007). Il protocollo HTTP, come si è visto, è il meccanismo d’ac70

cesso universale del web; gli URI HTTP garantiscono nel web un meccanismo di recupero semplice, trasparente e universale delle risorse che hanno un URI. Un’altra caratteristica fondamentale degli URI HTTP è quella di fare in modo che attraverso un software in grado di interrogarli, sia possibile ottenere la descrizione della risorsa identificata tramite l’URI. Ciò significa che se utilizzo un software che è in grado di leggere i dati del web semantico, inserendo un URI HTTP ottengo i dati associati alla “cosa nominata” dall’URI. Questo processo si chiama, tecnicamente, dereferenziazione.6 La creazione di URI HTTP garantisce due vantaggi notevoli: 1) è un modo semplice per creare nomi univoci (su scala globale) in modo decentralizzato, dato che qualsiasi proprietario di un sito web può creare nuovi riferimenti URI; 2) gli URI non forniscono solo il nome di un oggetto; se sono di tipo HTTP costituiscono anche un punto d’accesso alla risorsa e ai relativi dati.

3.3.3 Terzo principio dei LD. Il modello RDF Se un URI HTTP fornisce i dati di una risorsa, per garantire che una vasta gamma di applicazioni (cioè architetture hardware e software molto diverse tra loro) sia in grado di utilizzare quei dati, è necessario utilizzare formati di contenuto che siano standard. Perciò, il terzo principio dei LD richiede l’uso di un unico modello di dati per pubblicare sul web dati strutturati in modo standard: il modello scelto dal World Wide Web Consortium (W3C; https:// www.w3.org) è stato Resource Description Framework (RDF), un modello di dati estremamente semplice e fortemente orientato al web. L’essenza di RDF è registrare dati e definire relazioni tra gli oggetti sotto forma di triple, cioè affermazioni semplici. Per esempio:

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  Dereferenziare è “l’azione di recuperare la rappresentazione di una risorsa identificata da un URI” (Guerrini e Possemato 2015, 225).

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Un Maglione – èDiColore – Rosso Una Persona – LavoraPresso – una Ditta I promessi sposi – èCreatoDa – Alessandro Manzoni La Gioconda – èConservataDa – Museo del Louvre Il modo più semplice e intuitivo per rappresentare graficamente una tripla è un grafo (Figura 16):

Figura 16 - Esempio di grafo di una tripla RDF

Nei linked data si usa lo stesso modello che è alla base della logica aristotelica; l’interpretazione logica di una tripla RDF consiste nel considerarla una frase del tipo: Soggetto – Predicato – Oggetto In altre parole, una tripla è una dichiarazione nella quale si asserisce che una risorsa (o classe) possiede un certo attributo (o proprietà).7 Si tratta di un modo avanzato di dichiarare dati e metadati. Per esempio, la tripla: Un’opera – HaPerAutore– Caio Giulio Cesare è concettualmente molto simile alla coppia metadato e dato “Nome autore: Lao Tzu” (vista nella Figura 8, a p. 46) ma è più completa, perché esplicita anche il soggetto. L’espressione delle triple è una soluzione apparentemente molto semplice: a che cosa servono le triple sulle quali si basa il modello RDF? Mediante una concatenazione di triple è possibile esprimere 7

  I termini attributo e proprietà vengono utilizzati come sinonimi per indicare una caratteristica di un’entità.

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insiemi di dati molto complessi (come quelli di una registrazione bibliografica) ma in modo che siano leggibili, modulari e riutilizzabili da una macchina. Si tratta di riuscire a fare “interpretare” correttamente anche a un elaboratore un’informazione complessa come questa, per esempio: Robinson Crusoe / Daniel Defoe (1) Le informazioni che si trovano comunemente in una registrazione bibliografica richiedono una certa quantità di “conoscenze” per essere interpretate correttamente da una persona. Ci si può aspettare però che un lettore con un minimo di cultura conosca l’autore, Defoe, e possa supporre – se non lo sa già – che Robinson Crusoe sia il titolo di un’opera scritta dal grande romanziere inglese. Per un elaboratore, decodificare questa informazione richiede molti più dati che chiariscano il contesto in dettaglio, espressi in modo semplice e chiaro, in forma di triple, che gli consentano di “ricostruire” il senso complessivo dell’informazione. Prima di tutto, avrà bisogno di una “spiegazione generale” di che cosa sia un autore (una persona reale o fittizia, con certe caratteristiche come uno o più nomi con cui è conosciuto, la data di nascita, il luogo di nascita ecc. e la caratteristica di essere creativo), di che cosa sia un’opera (un oggetto intellettuale o artistico, di vario tipo, come un testo, un quadro, una fotografia ecc.), di quali relazioni possano sussistere tra l’autore e l’opera ecc. Ma avrà bisogno anche di una “spiegazione” di che cosa sia una persona, una data, sia di nascita che di morte, un luogo ecc. Questo “quadro” generale definisce l’ontologia, cioè il modo di essere e di relazionarsi di tutte le “cose” di cui vengono forniti i dati. Si chiama ontologia l’insieme delle triple, e il relativo grafo RDF, che descrive a livello generale lo schema dei metadati; essa fornisce una rappresentazione formale della struttura dei dati in termini di entità e attributi. In secondo luogo, un elaboratore avrà bisogno di capire che dati e metadati gli vengono forniti a proposito di quelle “cose”. 73

L’informazione (1) avrà bisogno di essere suddivisa in molte triple, tra le quali, per esempio: «Risorsa1» «èUn» «Persona» «Risorsa1» «èConosciutoCome» «Daniel Defoe» «Risorsa1» «èCreatoreDi» «Risorsa2» «Risorsa2» «èUn» «Opera» «Risorsa2» «èConosciutoCome» «Robinson Crusoe» «Risorsa2» «haData» «1719» … Le triple sono materialmente composte di URI, cioè di “nomi per le cose”; nelle triple RDF il soggetto della tripla è l’URI che identifica la risorsa che si vuole identificare o caratterizzare; il predicato, al centro, è l’URI che indica un tipo di relazione, la proprietà, la caratteristica, l’attributo del soggetto che si vuole registrare; l’oggetto indica il valore che si registra per identificare o caratterizzare la risorsa e può essere un URI che corrisponde a un’altra “cosa” in relazione con il soggetto (un concetto, una qualità, un’altra entità in relazione con la prima ecc.), oppure è un semplice dato, espresso come una stringa letterale, che esprime il valore dell’attributo. Il terzo principio dei linked data stabilisce che i dati devono essere pubblicati in un formato standard. RDF è un modello di dati per descrivere le risorse nella forma soggetto-predicatooggetto, rappresentata da un grafo, ma non è un formato di dati. Il processo di trasformazione dei dati in triple prende il nome di serializzazione8 e il W3C ha creato due formati standard per la serializzazione: RDF/XML e RDFa (ma esistono molti altri formati).

8   “Processo di traduzione di strutture di dati o stato di un oggetto in un formato che può essere memorizzato (in un file o trasmesso in rete) e ricostruito più tardi (deserializzazione), nello stesso computer o in un ambiente diverso” (Guerrini e Possemato 2015, 235).

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3.3.4 Tipi di tripla Per comprendere meglio il modello logico espresso da RDF è opportuno distinguere i diversi tipi di tripla in base alle caratteristiche riscontrabili rispettivamente nel loro soggetto, oggetto e URI. La distinzione delle triple in base al soggetto consente di rappresentare un insieme di triple con due grafi (rappresentazioni) diversi. Un insieme di triple che hanno il medesimo soggetto si può rappresentare con un grafo a grappolo, o cluster (Figura 17). Un grappolo è un insieme di affermazioni sulla stessa risorsa, ovvero nel quale ogni tripla ha per soggetto lo stesso URI.

Figura 17 - Grafo di triple a grappolo

L’altro modo per collegare le triple tra loro è la catena (Figura 18): una catena di triple si può sviluppare se l’URI oggetto della prima tripla diventa soggetto della seconda tripla. La catena di triple è lo strumento che consente la navigazione, cioè la possibilità di passare da un oggetto a un altro a esso collegato.

Figura 18 - Grafo di triple a catena

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La struttura a grappolo e la struttura a catena consentono in sostanza di realizzare due diverse funzioni; nella prima un oggetto viene descritto e identificato attraverso un insieme di affermazioni sulle sue caratteristiche (cioè attributi); nella seconda, una serie di oggetti vengono collegati tra loro attraverso una o più affermazioni riguardo alle reciproche relazioni (e si rende possibile la navigazione tra i dati). La seconda distinzione che si può applicare alle triple è in base al loro oggetto: l’oggetto di una tripla può essere costituito da un URI di un’altra risorsa collegata in qualche modo al soggetto, oppure da un valore letterale (una stringa alfanumerica, un numero o una data ecc.). Nel primo caso, gli URI del soggetto e dell’oggetto della tripla identificano due risorse che sono in relazione e l’URI in posizione di predicato definisce il tipo di relazione che sussiste tra le risorse; va notato che, in questo caso, tutti e tre gli elementi sono identificati da un URI univoco; per esempio, la tripla che esprime che Julia Roberts ha recitato in Pretty Woman: Le triple letterali invece sono utilizzate per descrivere le risorse, per esempio per indicare il nome, il cognome, o una descrizione (un breve testo), o talvolta anche la data di nascita di una persona o un numero; in questo caso solo i primi due elementi della tripla sono identificati da un URI univoco; per esempio, la tripla che esprime che Julia Roberts ha come stringa del nome “Julia”: < http://dbpedia.org/page/Julia_Roberts> < http://xmlns.com/foaf/spec/#term_givenName> “Julia” Perciò se l’oggetto di una tripla è un valore letterale (literal) 9 9

  Un literal è un “simbolo che rappresenta sé stesso, una notazione usata per rappresentare una costante, il cui valore può essere un numero, un carattere, una sequenza di

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la tripla farà parte di un grappolo; se l’oggetto di una tripla è un URI, la tripla farà parte di una catena. Infatti, il primo principio dei linked data afferma che si deve assegnare un URI a ogni cosa. I valori letterali non hanno un URI; perciò non rispettano un principio dei LD e non possono essere in posizione di soggetto o di predicato di una tripla. Quindi se una tripla contiene un valore letterale (una stringa alfanumerica, un numero o una data), la catena si interrompe e la tripla fa parte di un grappolo. Questa limitazione garantisce la coerenza del web semantico; è necessario un URI, un identificativo, per ogni risorsa, perché una semplice stringa (un literal) non è sufficiente. Per esempio, la stringa “Chicago” è ambigua (come nell’esempio del controllo terminologico sul termine gemme, cfr. cap. 1), perché si può riferire sia a una città che a una band musicale; nel web semantico quindi esistono (almeno) due URI distinti, uno per ciascuna distinta risorsa:

In ultimo, le triple si possono raggruppare anche in base alla provenienza degli URI che ne fanno parte (soggetto, predicato e oggetto); gli URI utilizzati in una tripla infatti possono essere stati definiti all’interno di un unico dominio, cioè un’unica fonte di dati, e in questo caso si parla di link RDF interni; oppure possono essere stati definiti all’interno di domini diversi, per esempio da diversi produttori di dati o mediante ontologie diverse, e quindi si definiscono link RDF esterni. I Link RDF interni servono per connettere risorse all’interno di un’unica fonte di linked data (per esempio, il medesimo silos, l’equivalente di un catalogo elettronico chiuso). Le risorse identificate tramite URI definiti nello stesso dominio si trovano caratteri (stringa) o un booleano (0 o 1). In RDF i literal sono usati per rappresentare valori come stringhe, numeri e date. Un literal può essere l’oggetto di una tripla e può essere usato per descrivere le proprietà delle risorse, per esempio, il nome di una persona, il titolo di un’opera, la data di nascita di un autore” (Guerrini e Possemato 2015, 229).

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all’interno dello stesso namespace; per esempio, in questa tripla: tutti gli URI provengono da un unico “indirizzo” (http:// dbpedia.org), cioè dallo stesso dominio, e quindi sono stati prodotti tutti da dbpedia, e tutte le risorse citate nella tripla sono all’interno del namespace di dbpedia. Per namespace si intende un insieme di URI assegnati a specifiche risorse RDF che usano lo stesso dominio (la stessa infrastruttura di gestione, cioè l’“editore” dei dati). Per esempio:





Figura 19 - URI dell’entità “Resource” definito nel namespace dell’IFLA, accessibile su OMR

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I namespace raccolgono i modelli descrittivi (le ontologie) e i dati. Anche l’IFLA ha provveduto alla creazione di namespace per i propri standard, come ISBD, FRBR, FRAD, FRSAD10 ecc. per la descrizione dei dati bibliografici: http://iflastandards.info/ ns (Figura 19).

3.3.5 Il quarto principio dei LD La distinzione tra URI che fanno parte o no dello stesso namespace è importante per capire il quarto e ultimo principio dei linked data: creare link RDF che colleghino tra loro dati di natura e provenienza diversa. Infatti i namespace non sono solo di ambito bibliografico; in altre comunità del web semantico sono nate ontologie specifiche e anche generiche, come FOAF (http:// xmlns.com/foaf/spec) o GeoNames (http://www.geonames.org). Un Link RDF esterno connette risorse fornite da fonti di linked data diverse; in altre parole è una tripla nella quale il soggetto ha un URI all’interno di un certo namespace mentre gli URI del predicato e/o dell’oggetto della tripla derivano da namespace diversi. Per esempio, in questa tripla gli URI del soggetto, del predicato e dell’oggetto provengono da namespace diversi: Lo scopo della creazione di triple con link RDF esterno è triplice; esistono infatti link esterni relazionali, di identità e di vocabolario. I link relazionali mettono in relazione risorse registrate in fonti di dati diverse e che hanno qualche aspetto in comune. La tripla appena vista, che dichiara che l’entità Nastassia Kinski definita in DBpedia è l’argomento principale della pagina intitolata “Nastassja Kinski” della versione inglese di Wikipedia, è un esempio di link relazionale. 10   È probabile che l’IFLA provveda prossimamente alla creazione di un namespace anche per IFLA LRM.

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In particolare, i link RDF relazionali consentono di creare rinvii da risorse descritte in un namespace a risorse descritte in un altro namespace. Queste ultime, a loro volta, hanno link RDF che si riferiscono a risorse presenti in un terzo insieme di dati, e così via (come in Figura 18). Attraverso questi collegamenti senza fine, i link relazionali costituiscono la struttura reticolare attraverso la quale il web dei dati può diventare un unico gigantesco grafo globale (Berners-Lee 2007). I link di identità mostrano che due link hanno lo stesso significato, cioè sono sinonimi. Nell’ambiente del web aperto è probabile che per oggetti famosi (per esempio, un luogo o una persona) ci siano tanti produttori di informazioni. Se ciascuno usa un proprio URI per fare riferimento a quella persona o quel luogo, possono esistere molti URI per identificare la stessa risorsa: sarebbe un problema enorme, perché i dati provenienti da fonti diverse sarebbero dispersi nel web. I link di identità hanno proprio la funzione di collegare URI utilizzati da produttori diversi di dati per identificare la stessa “cosa” del mondo reale. Per esempio, per Berlino esistono molti URI, probabilmente uno per ciascuna versione nazionale di Wikipedia, e URI definiti in altri namespace ancora:







Tutti gli URI che identificano la stessa “cosa” si indicano con il termine alias; un alias è una forma diversa del nome di una risorsa. La coerenza logica del web semantico si fonda sul corretto collegamento tra tutti gli alias (proprio come nel catalogo la coerenza si basa sull’uso di forme controllate preferite e varianti; cfr. paragrafo 2.5). 80

Nel formato standard RDF/XML esiste una proprietà particolarmente utilizzata per collegare due alias, anch’essa identificata tramite un URI naturalmente: . Per esempio: I link di identità rispondono a diverse esigenze: 1. garantiscono la possibilità di esprimere sul web dei dati “opinioni diverse”, cioè pubblicare dati di proprio interesse su ciascuna entità. Gli URI alias sono molto importanti per il web dei dati sociale perché dereferenziano (rinviano a) descrizioni della stessa risorsa fornite da editori di dati diversi; 2. consentono la tracciabilità dei dati, perché utilizzare diversi URI consente ai consumatori dei linked data di sapere quello che un particolare editore di dati ha da dire su una specifica entità; 3. garantiscono l’assenza di punti centralizzati critici. Se si dovesse usare un unico URI in tutto il web per tutti gli oggetti del mondo, sarebbe necessario creare e gestire un’autorità centrale che assegna i nomi. La complessità del compito creerebbe problemi tali da costituire una barriera più che un aiuto per lo sviluppo del web dei dati. Nel web semantico quindi il problema dell’identificazione delle identità è stato risolto in modo evolutivo e distribuito. Evolutivo, perché i link del tipo possono essere aggiunti progressivamente nel tempo; distribuito, perché molti editori diversi possono pubblicare dati con un proprio URI e aggiungere un link a URI già esistenti, cosicché lo sforzo complessivo per creare i dati risulta distribuito tra i diversi editori. 81

Oltre a consentire a un client di scoprire nuove fonti di dati seguendo i link tra i dati e a dichiarare l’equivalenza tra URI che identificano la stessa risorsa, i linked data devono permettere di integrare dati provenienti da fonti diverse. L’integrazione piena è possibile se si creano collegamenti tra i diversi schemi o ontologie usati per pubblicare i dati sul web. Un esempio famoso di schema di metadati è il Dublin Core Metadata Element Set, creato da OCLC (Online Computer Library Center; https://www.oclc.org/en/home.html) per la descrizione delle risorse bibliografiche disponibili in rete. Nello schema base di DC sono compresi quindici elementi: Title, Creator, Subject, Description, Publisher, Contributor, Date, Type, Format, Identifier, Source, Language, Relation, Coverage, Rights; l’insieme degli elementi di metadati individuati da DC è stato anche tradotto in italiano dall’ICCU (Istituto Centrale per il Catalogo Unico delle biblioteche italiane e per le informazioni bibliografiche; http:// www.iccu.sbn.it/opencms/opencms/en). Tra gli elementi dello schema DC c’è il titolo; ma l’attributo titolo è presente anche nello schema creato dall’IFLA per ISBD. Se due agenzie utilizzano i due schemi diversi, si rischia che i titoli creati da un’agenzia, anche se messi a disposizione sul web, non siano utilizzabili perché non riconosciuti come titoli dall’altra agenzia. Perciò è necessario creare dei link di vocabolario (cioè un rinvio, una mappatura che collega la definizione di un elemento in un certo vocabolario con la definizione dell’elemento corrispondente in un altro vocabolario). Per esempio, una serie di triple del tipo “l’elemento Titolo proprio di ISBD è l’equivalente dell’elemento Titolo di DC”: «ISBD:TitleProper» «owl:equivalentClass» «DC:title» Il modello RDF per il web semantico garantisce quindi numerosi vantaggi: 1. 2. 82

RDF può essere usato su scala globale e consente a chiunque di creare un legame con qualsiasi oggetto; qualsiasi URI consente di ottenere ulteriori informazioni (catene) e quindi qualsiasi tripla RDF costituisce un pun-

to di partenza per navigare; 3. il modello di dati consente di creare e utilizzare in un unico grafo link RDF provenienti da fonti diverse; 4. RDF consente di rappresentare in un unico grafo informazioni in origine espresse mediante diversi modelli, mescolando termini da vocabolari diversi; 5. in combinazione con linguaggi per la modellazione degli schemi (per esempio, RDF-Schema, OWL e SKOS) il modello di dati lascia liberi di impiegare a preferenza molti o pochi dati. In futuro ci potranno essere altri vantaggi di estrema importanza per il mondo dei dati e delle informazioni. Per esempio, in contesti molto ben definiti e in base alle triple esistenti, un elaboratore potrebbe “dedurre” molti dati, cioè inferire nuove triple corrette in base all’elaborazione di triple esistenti. Per esempio, se mediante una serie di triple definiamo con la logica descrittiva l’ontologia di una famiglia e poi aggiungiamo queste due triple: «Alberto» «èFiglioDi» «Andrea» «Agata» «èFigliaDi» «Andrea» un elaboratore potrebbe essere in grado di inferire e creare anche la tripla: «Alberto» «èFratelloDi» «Agata» Il processo di pubblicazione dei linked data deve rispettare i quattro principi richiesti da Tim Berners-Lee. Perciò, è necessario definire alcune componenti fondamentali del processo di creazione dei metadati: 1.

un modello concettuale – il modello implicito che descrive tutte le risorse, tutte le loro proprietà e tutte le possibili relazioni tra di esse che si ritiene rilevante rappresentare; un esempio di modello concettuale è quello proposto 83

dall’IFLA, o il modello BIBFRAME della Library of Congress; 2. uno schema o element set (la definizione di tutti gli elementi che si vogliono registrare); 3. uno standard di contenuto – un codice che descrive come le singole informazioni devono essere inserite negli elementi dello schema di metadati, per esempio in ambito bibliografico le Regole italiane di catalogazione, REICAT, o lo standard Resource Description and Access, RDA; 4. un formato di codifica, che si occupa del modo nel quale i metadati vengono pubblicati e presentati (per esempio, RDF/XML, JSON, N-Triples, Turtle) o uno SPARQL endpoint (un servizio per interrogare i dati pubblicati; per esempio, quello della Camera dei Deputati all’indirizzo http://dati.camera.it/sparql). Nel pubblicare i propri dati, un’agenzia deve tenere conto e privilegiare l’identificazione e la scelta di risorse e proprietà definite negli schemi già esistenti. Nell’ambito dei beni culturali, esistono innumerevoli schemi di metadati già disponibili e mappati con altri schemi ed esistono strumenti appositi per scoprire e conoscere questi schemi (per esempio, Linked Open Vocabularies (LOV), http://lov.okfn.org/dataset/lov) e i loro rapporti (mappature) reciproci (per esempio, la Linked Open Data Cloud, http:// lod-cloud.net/clouds/lod-cloud.svg). Tra gli schemi più famosi e frequenti si possono ricordare: RDF/s, FOAF, Schema.org, OWL, Relationship per risorse e proprietà di carattere generale e DMCI (Dublin Core Metadata Initiative), bibo, bf (BIBFRAME) e SKOS Core Vocabulary per risorse, attributi e relazioni di natura bibliografica. Le agenzie bibliografiche possono però contare soprattutto sul lavoro svolto dall’IFLA, che mette a disposizione i modelli concettuali, gli element set e alcuni standard di contenuto (per esempio ISBD). In particolare, l’ultimo modello logico creato dall’IFLA – IFLA LRM – è fortemente orientato al web semantico.

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4. I MODELLI LOGICI DELL’IFLA

La panoramica dei fenomeni bibliografici e delle finalità dei sistemi di organizzazione e recupero dell’informazione e dei problemi connessi con il loro funzionamento suggerisce due domande: esistono dei principi in base ai quali i cataloghi devono essere creati e funzionare? Esiste un modello logico che individua i fenomeni bibliografici più importanti per un lettore e le relazioni tra di essi e che spiega il funzionamento ideale di un sistema di organizzazione e di recupero bibliografico? In altre parole, esiste uno schema logico che consenta di identificare e collegare tra loro le “cose” di interesse del lettore analizzate più sopra (par. 2.3 e 2.4): opera, espressione, manifestazione, copia, agente (persona, famiglia o ente), spazio, tempo e nomi? Un modello concettuale per il mondo delle biblioteche quindi “fornisce la visione di che cosa l’universo bibliografico contiene, com’è organizzato e quali informazioni usiamo per identificare tutte le entità e le relazioni in questo universo” (Tillett 2008, 23). Modelli di questo tipo esistono da molto tempo e sono stati elaborati in passato principalmente attraverso le riflessioni teoriche degli studiosi che si sono occupati di teoria della catalogazione. In età contemporanea, si fa riferimento prima di tutto ad Antonio Panizzi (1797-1879), Charles Ammi Cutter e alla cosiddetta Great Tradition, fino a giungere alle idee che si sono espresse nei Principi di Parigi del 1961 (Chaplin e Anderson, 1963). Più di recente, grazie alla diffusione di programmi per la gestione dei dati bibliografici, anche l’IFLA si è occupata di elaborare dei modelli logici che definissero i requisiti funzionali per le registrazioni bibliografiche. L’opera che ha avuto il maggiore impatto sulla catalogazione e sui cataloghi è stato il Rapporto FRBR (IFLA Study Group on the Functional Requirements for Bibliographic Records 1998; 2000), uno studio che ha proposto un modello logico innovativo per interpretare i fenomeni bibliografici (per esempio, la creazione, o la traduzione o la pubblicazione di un’opera, le funzioni tradizionali come autore e curatore, ma an85

che relativamente nuove in ambito bibliografico come scultore, disegnatore, regista ecc.). Lo studio si era basato su un processo di modellizzazione del tipo entità-relazione: aveva individuato le entità (cioè gli oggetti di interesse di un lettore), i loro attributi (ovvero le caratteristiche rilevanti di ciascuna entità agli occhi del lettore) e le loro relazioni (i rapporti tra le entità). Secondo un percorso che verrà mantenuto nei rapporti successivi, anche nel più recente IFLA Library Reference Model (IFLA LRM 2017), lo studio parte dalle definizioni delle funzioni che il lettore vuole fare dei dati, individua le entità e i loro attributi e ne evidenzia le possibili relazioni. Il rapporto FRBR aveva sviluppato un modello per la creazione dei dati relativi alla sola descrizione bibliografica (Figura 13); quindi era insufficiente, da solo, per rappresentare l’interezza dei dati bibliografici inclusi nelle registrazioni da inserire nel catalogo (vedi Figure 11 a p. 55 e 14 a p. 62). A questo proposito, lo stesso rapporto FRBR segnalava: Il modello sviluppato in questo studio rappresenta un tentativo iniziale di stabilire uno schema logico che possa essere d’aiuto nella comprensione e nel futuro sviluppo di convenzioni per la descrizione bibliografica. […] Il modello potrebbe essere ampliato al fine di includere dati aggiuntivi che vengono di norma registrati in [registrazioni] di autorità. In particolare sarà necessaria una analisi estesa alle entità che costituiscono il nucleo delle autorità di soggetto, dei thesauri, degli schemi di classificazione e delle relazioni tra quelle entità (FRBR ITA, p. 13-14).

Per questo motivo, all’indomani della pubblicazione del rapporto FRBR, l’IFLA costituisce due nuovi gruppi di studio per realizzare: 1. un modello per i dati di autorità, completato nel 2008 e approvato dall’IFLA nel 2009 conosciuto come FRAD, Functional Requirements for Authority Data. A conceptual model, tradotto in italiano dall’ICCU nel 2010 (IFLA Working Group on Functional Requirements and Numbering of Authority Records (FRANAR) 2009); 86

2. un modello per i dati di autorità per soggetto, noto come FRSAD, Functional Requirements for Subject Authority Data (FRSAD). A conceptual model (Zeng, Zumer, e Salaba 2011). Il modello logico delineato nel Rapporto FRBR da un lato ha reso più semplice creare programmi di catalogazione (stabilendo quali dovessero essere le entità, i loro attributi e le relazioni tra le entità), dall’altro ha mostrato che le regole e i principi su cui esse si erano basate fino a quel momento (i Principi di Parigi del 1961), avevano bisogno di un profondo rinnovamento, realizzato in seguito con ICP ovvero la Dichiarazione di Principi internazionali di catalogazione dell’IFLA (IFLA Section on Cataloguing e IFLA Meeting of Experts on an International Cataloguing Code, 2016).

4.1 IFLA LRM Tra l’avvio del processo di elaborazione e pubblicazione del primo rapporto FRBR e dei rapporti della sua famiglia e oggi non è passato molto tempo, ma le novità nell’ambito delle tecnologie della comunicazione e dell’informazioni avvengono nel giro di pochi anni e, a volte, di pochi mesi. Pur se con una rapidità inferiore alle tecnologie, anche i modelli concettuali infatti invecchiano: sono passati poco meno di venti anni dalla pubblicazione di FRBR e già l’architettura logica che ha cambiato la catalogazione nei suoi principi e nelle sue regole mostra evidenti segni di obsolescenza. Come osserva Pat Riva, che ha partecipato al processo di revisione dei modelli dei requisiti funzionali (FR) dell’IFLA che ha portato alla realizzazione di un nuovo modello IFLA LRM (Library Reference Model), i linked data, diventati parte del panorama bibliografico, richiedono maggiore organizzazione e chiarezza ai modelli, in cambio dei vantaggi offerti dalle tecniche del web semantico per consentire la navigazione tra i dati (Riva 2016, 266).

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Il modello IFLA LRM (IFLA LRM 2017)1 è stato sviluppato dal gruppo di lavoro dell’IFLA che aveva il compito di assicurare il mantenimento dei tre modelli concettuali FR – ovvero FRBR per i dati bibliografici, FRAD per i dati di autorità e FRSAD per i dati d’autorità per soggetto – allo scopo di facilitare l’utilizzo congiunto dei tre modelli ma anche di risolvere alcune incoerenze tra di essi (Riva, Le Boeuf, e Žumer 2016). I motivi che hanno portato alla creazione del nuovo modello concettuale entità-relazione sono anche altri: inevitabilmente i tre modelli FR, pur se creati tutti in un medesimo contesto di modellizzazione entità-relazione, hanno adottato punti di vista e soluzioni diverse per problemi comuni. Anche se i tre modelli sono tutti necessari per un sistema bibliografico completo, cercare di adottarli tutti e tre in un sistema solo comporterebbe la soluzione ad hoc di problemi complessi senza molte indicazioni da parte dei modelli stessi. Già mentre FRAD e FRSAD erano in corso di stesura definitiva nel 2009 e nel 2010 era chiaro che sarebbe stato necessario combinare o riunificare la famiglia FR in un unico modello coerente per chiarire la comprensibilità del modello generale ed eliminare gli ostacoli per la sua adozione (IFLA LRM 2017, 5).

L’ultima versione del modello, approvata ufficialmente dall’IFLA, definisce i propri obiettivi: Il modello IFLA LRM aspira a chiarire i principi generali che governano la struttura logica dell’informazione bibliografica, senza presupporre come quei dati potrebbero essere immagazzinati in un sistema o in un’applicazione particolare (Riva, Le Boeuf, e Žumer 2017, 7).

Il passaggio dai tre modelli concettuali dei requisiti funzionali dei record e dei dati bibliografici a un unico modello consolidato di riferimento per tutti i dati relativi agli oggetti è più che una 1   La traduzione proposta è di chi scrive. Al momento (agosto 2018), la traduzione italiana del modello da parte del gruppo di lavoro dell’ICCU non è ancora stata pubblicata (IFLA LRM 2018).

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semplice sintesi. È una trasformazione più profonda, che ha le sue basi in un contesto mutato (sia per le tecnologie in uso che per le aspettative degli utenti) e, di conseguenza, trova attuazione nello scopo, diverso e più alto, che l’IFLA si propone.

4.2 Funzioni utente Nel modello LRM le funzioni utente sono cinque: trovare, identificare, selezionare, ottenere ed esplorare. Le prime quattro funzioni sono quindi “generalizzazioni delle quattro funzioni di FRBR che si chiamavano allo stesso modo” (IFLA 2016, 1); sono generalizzazioni nel senso che, per esempio, trovare comprende la rispettiva funzione di FRBR, di FRAD e di FRSAD e selezionare comprende la relativa funzione di FRBR e di FRSAD. Le definizioni delle funzioni sono le seguenti: –– Trovare: raccogliere informazioni su una o più risorse d’interesse attraverso un’interrogazione in base a qualsiasi criterio rilevante; –– Identificare: comprendere chiaramente la natura delle risorse trovate e distinguere risorse simili; –– Selezionare: stabilire l’idoneità delle risorse trovate ed essere in grado di accettare o scartare risorse specifiche; –– Ottenere: accedere al contenuto della risorsa; –– Esplorare: scoprire risorse utilizzando le relazioni che sussistono tra di esse e dunque collocarle in un contesto. La funzione esplorare è ripresa dalla funzione navigare, che ha la sua prima formulazione esplicita nel lavoro di Elaine Svenonius (Svenonius 2000; 2008) e viene poi riconosciuta e inclusa a livello internazionale nella Dichiarazione di Principi di catalogazione internazionali dell’IFLA (IFLA Section on Cataloguing e IFLA Meeting of Experts on an International Cataloguing Code, 2016). L’ultima funzione di IFLA LRM riconosce l’importanza della serendipity nella ricerca dell’informazione da parte dell’utente e 89

la realizza stabilendo che devono essere rese esplicite le relazioni tra le entità, devono essere fornite informazioni contestuali su di esse e deve essere garantita la navigazione tra i dati. La riduzione dell’importanza delle funzioni contestualizzare e giustificare – che erano presenti in FRAD – ha lo scopo di riportare l’attenzione sulla categoria reale degli utenti a cui il modello si rivolge, cioè gli utenti finali del sistema e non gli intermediari (ovvero le agenzie che creano i dati e, di conseguenza, i catalogatori).

4.3 Entità Il nuovo modello “consolidato” risultante dal processo di analisi e semplificazione dei modelli FR precedenti prevede in totale 11 entità: Res, Opera (Work), Espressione (Expression), Manifestazione (Manifestation), Item, Agente (Agent), Persona (Person), Agente collettivo (Collective Agent), Nomen, Luogo (Place) e Arco di tempo (Time-span). Molte di queste entità esistevano nei modelli FR precedenti, altre sono state modificate, altre ancora sono completamente nuove. La scelta di aggiungere nuove entità è stata determinata dalla convinzione che fossero utili a ottenere un modello più semplice, a evidenziare caratteristiche che riguardavano contemporaneamente più entità (generalizzazioni implicite) e a eliminare le numerose ripetizioni (ridondanza) nell’elencazione delle relazioni e degli attributi tra le entità. Nel testo di IFLA LRM ogni entità, attributo e relazione del modello viene indicato mediante un identificatore specifico: per esempio l’entità Res è identificata con LRM-E1, il suo attributo nota è identificato con LRM-E1-A2 e la sua relazione “è associata a” è identificata con LRM-R1.2 Nella tabella seguente (Figura 20) sono elencate le entità e per ciascuna di esse vengono forniti una traduzione del termine in italiano, il termine originale inglese tra parentesi se diverso, la definizione in IFLA LRM e l’origine 2   Per facilitare la comprensione, in questo capitolo si è adottata la seguente convenzione: un’entità di LRM è indicata in tondo con la maiuscola (per esempio, Res), un attributo è indicato in corsivo (per esempio, nota) e una relazione è indicata tra apici (per esempio, “è associata a”).

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dell’entità stessa (in particolare se è nuova o se deriva dal mantenimento o dalla trasformazione di un’entità preesistente nei modelli precedenti). Entità

Definizione

Origine

Res

Qualsiasi entità nell’universo del discorso

Rinominata/ridefinita da FRSAD: Thema

Opera (Work)

Il contenuto intellettuale o artistico di una creazione distinta

Mantenuta da FRBR

Espressione (Expression)

Una determinata combinazione di segni che veicola contenuto intellettuale o artistico

Mantenuta da FRBR

Manifestazione (Manifestation)

Un insieme di tutti i supporti che si presume condividano le stesse caratteristiche per quanto riguarda contenuto intellettuale o artistico e aspetti di forma fisica. L’insieme è definito sia dal contenuto complessivo sia dal piano di produzione del supporto o dei supporti

Mantenuta da FRBR

Item (Item)

Un oggetto od oggetti che recano segni destinati a veicolare contenuto intellettuale o artistico

Mantenuta da FRBR

Agente (Agent)

Un’entità capace di azioni intenzionali, di godere di diritti e di essere responsabile delle proprie azioni

Nuova: superclasse di Persona e Agente collettivo

Persona (Person)

Un singolo essere umano

Mantenuta da FRBR

Agente collettivo (Collective Agent)

Un gruppo od organizzazione di persone con un nome particolare e capace di agire come un’unità

Nuova: comprende i tipi Famiglia e Ente

Nomen (Nomen)

Un’associazione tra un’entità e una designazione che si riferisce a essa

Fusione di FRSAD: Nomen e FRAD: Nome e di Punto d’accesso controllato (comprende la specie Identificatore)

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Entità

Definizione

Origine

Luogo (Place)

Una determinata estensione di spazio

Ripresa da FRBR: Luogo

Arco di tempo (Time-span)

Un’estensione temporale con un inizio, una fine e una durata

Nuova

Figura 20 - Entità di IFLA LRM (IFLA LRM 2017)

Il modello IFLA LRM prevede quindi nella loro forma originale tutte le entità del Gruppo 1 del modello FRBR (Opera, Espressione, Manifestazione e Item), ovvero le entità che rappresentano i diversi aspetti degli interessi degli utenti verso i prodotti di un’attività intellettuale o artistica (cfr. paragrafo 2.3). Come mostrato in Figura 20, le entità del Gruppo 2 di FRBR – ovvero Persona, Famiglia ed Ente, responsabili del contenuto intellettuale o artistico, della produzione fisica e della disseminazione o conservazione delle entità del Gruppo 1 di FRBR – sono state invece leggermente modificate: mentre Persona rimane – e ne viene mantenuta la definizione fornita in FRBR – le due entità Famiglia e Ente vengono abbandonate come tali e diventano tipi, o categorie, della nuova entità Agente collettivo. A loro volta, le entità Persona e Agente collettivo sono tipi dell’entità Agente. Le entità del Gruppo 3 di FRBR (Concetto, Oggetto, Evento e Luogo) (IFLA Study Group on the Functional Requirements for Bibliographic Records 1998, par. 3.1.3) sono state abbandonate (deprecated) e Luogo (Place) è stato riutilizzato per introdurre una nuova entità più generale, insieme alla nuova entità Arco di tempo (Time-span). Le entità Luogo e Arco di tempo sono state definite come entità che possono essere associate a qualsiasi altra entità, permettendo così di sostituire certi attributi (per esempio, luogo di pubblicazione, luogo di nascita, data di nascita ecc.) con una relazione, secondo la logica del web semantico (per esempio, una Manifestazione “è associata a” un Luogo; una Persona “è associata a” un Arco di tempo ecc.). Le entità del Gruppo 3 che sono state dichiarate superate (Concetto, Oggetto e Evento) sono state fatte confluire nell’en92

tità Res con i suoi attributi e relazioni, un’entità molto più ampia che comprende tutte le altre – una top entity, un’entità che ha l’ordine gerarchico più alto – e che include sia cose materiali o fisiche che concetti. Qualsiasi “cosa” ritenuta rilevante per l’universo bibliografico è rappresentabile tramite l’entità Res (o, se più adatta, tramite una delle sue specie). La scelta del nome Res è forse da mettersi in relazione con il termine inglese thing, che indica qualsiasi entità definita nel web semantico (Heath e Bizer 2011, vol. 1, par. 2.2). Le entità Nome di FRAD e Nomen di FRSAD sono state fuse in una singola entità Nomen, che è stata nettamente distinta dall’entità Res. Una novità rilevante è che nel modello vengono abbandonate le entità Identificatore e Punto d’accesso controllato precedentemente introdotte in FRAD (IFLA Working Group on Functional Requirements and Numbering of Authority Records (FRANAR) 2009, 13-14), ovvero due concetti fondamentali in ICP (IFLA Cataloguing Section e IFLA Meeting of Experts on an International Cataloguing Code 2016) e in RDA (Joint Steering Committee for Development of RDA 2013), che diventano tipi di Nomen nel nuovo modello IFLA LRM, cioè rispettivamente un Nomen nella forma di un identificatore e un Nomen per un’opera (o per un’espressione o per un agente ecc.). Le ultime due entità Agenzia e Regole di FRAD che erano state utilizzate per l’assegnazione dei punti d’accesso controllati nei processi interni di produzione dei dati, sono state abbandonate perché ritenute estranee agli scopi del modello in quanto entità (IFLA LRM 2018, par. 1).

4.4 Attributi Un concetto essenziale per la comprensione del nuovo modello è relativo alle modalità di definizione degli attributi (o proprietà) di un’entità. In IFLA LRM sono previste due modalità per la rappresentazione di un attributo – che rispecchiano il modo con il quale 93

sono rappresentati gli attributi nelle implementazioni attuali; un attributo può essere rappresentato come: –– una sequenza di simboli (una stringa o un numero ecc. come per esempio “I promessi sposi”, “Bollettino”, “Italia – Storia”, “Londra”, “823.9”); –– un URI (Uniform Resource Identifier) che punta a una fonte esterna, cioè un documento normativo o di riferimento di qualsiasi tipo, come un archivio di autorità (authority file), o un vocabolario di valori codificati (per esempio http://viaf.org/viaf/14356) (Riva, Le Boeuf e Zumer 2017). Il riferimento è diretto e chiaro alla differenza tra triple a grappolo (basate sui literal) e triple a catena (basate su URI) che è propria del web semantico (cfr. paragrafo 3.3.4). Questa stessa distinzione è così importante da essere stata ripresa nella nuova versione beta di RDA sviluppata dopo il progetto 3R, ovvero processo di Revisione e Ristrutturazione di RDA. Nel testo del nuovo standard, i possibili attributi di un’entità sono distinti in due grandi categorie: la descrizione non strutturata da un lato (che corrisponde alla funzione di caratterizzazione) e gli identificatori dall’altro (che svolgono la funzione di identificazione) (Dunsire 2017). La descrizione non strutturata è un testo che, mediante l’evidenziazione di una serie di attributi, è in grado di fornire la caratterizzazione di un’entità. Un esempio di descrizione non strutturata è riportato di seguito ed è la descrizione che si trova in oggetto alla tripla che ha come soggetto Julia Roberts (http:// dbpedia.org/page/Julia_Roberts) e come predicato la proprietà ‘abstract’ (http://dbpedia.org/ontology/abstract): Julia Fiona Roberts (born October 28, 1967) is an American actress and producer. She became a Hollywood star after headlining the romantic comedy Pretty Woman (1990), which grossed US $464 million worldwide. She has won three Golden Globe Awards (out of eight nominations), and has been nominated for four Academy

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Awards for her film acting, winning the Academy Award for Best Actress for her performance in Erin Brockovich (2000) […].

In RDA, gli identificatori possono essere di tre tipi: descrizioni strutturate, identificatori locali o identificatori universali. Una descrizione strutturata è una stringa alfanumerica costruita in base a regole semantiche e sintattiche. Esempi di descrizione strutturate sono il punto di accesso autorizzato per un’Opera, il punto d’accesso controllato per una Persona (cioè la stringa che serve per identificare una persona in un catalogo mediante il cognome, il nome, la data di nascita e la data di morte o altri attributi identificativi), una descrizione secondo uno standard internazionale (come ISBD) oppure una voce di soggetto o un numero di classe per un soggetto; per esempio: Tao tê ching. Lao Tzu Dickens, Charles, 1812-1870 Eco, Umberto, 1932-2016 Bianchi, Alberto, 1967La regolazione dei prezzi in Italia tra le due guerre : tanto rumore per poco? / Alberto Bianchi. - Pisa : Pisa University Press, 2016. - 197 p. ; 21 cm. - (Saggi e studi). - [ISBN] 97888-6741-735-3. Prezzi – Controllo – Italia – 1920-1940 853.9 La descrizione non strutturata è paragonabile a un testo scritto in una lingua naturale; la descrizione strutturata invece implica l’uso di un linguaggio di indicizzazione (cfr. capitolo 5). Un identificatore locale è una stringa alfanumerica associata univocamente a un’entità all’interno di una banca dati, una bi95

bliografia, un catalogo ecc. Ne sono esempio in SBN l’identificativo di record bibliografico (BID) e l’identificativo di record di autorità (VID, oppure LID, MID ecc.), o il numero di BNI, o qualsiasi ID creato in un repository locale ecc.:

IT\ICCU\CFI\0948487 (BID per La regolazione dei prezzi in Italia tra le due guerre”) IT\ICCU\CFIV\268898 (VID per Bianchi, Alberto, 1967- ) [BNI] 2017-294 (Numero BNI per La regolazione dei prezzi in Italia tra le due guerre). Gli identificatori universali sono stringhe alfanumeriche attribuite a un’entità e costruite per essere valide nel web, a livello globale (quindi nel rispetto dei principi dei linked data); per esempio, gli URI visti a pag. 67. Se a livello locale è possibile stabilire una sola forma preferita tra i molti possibili punti d’accesso controllati disponibili per un’entità, a livello globale esistono molte forme create da diverse agenzie, tutte preferite da ciascuna delle agenzie che le ha create; per esempio, le diverse forme del nome di Fëdor Mihajlovič Dostoevskij, create non solo in Italia, ma nei vari paesi europei che usano l’alfabeto latino, ma anche naturalmente nella scrittura in uso in Russia, o in caratteri e nella forma araba, ebraica ecc. L’identità della persona è la stessa ma, a livello globale, è conosciuta con molti Nomen, cioè stringhe alfanumeriche associate all’entità e costruite in base a regole differenti; in pratica, dal punto di vista del web semantico, si tratta di un grappolo di nomi associati a un’entità. Gli identificatori universali identificano l’entità che possiede quel grappolo di nomi. Per trovare esempi di identificatori universali si può guardare in calce a qualche pagina di Wikipedia dedicata a personaggi noti, alla sezione “Controllo di autorità”. Per esempio, per Leonardo da Vinci (https://it.wikipedia.org/wiki/Leonardo_da_ Vinci; 30 giugno 2018) si trovano i seguenti URI: 96

VIAF (EN) 24604287 · ISNI (EN) 0000 0001 2124 423X · SBN IT\ICCU\CFIV\016816 · LCCN (EN) n79034525 · GND (DE) 118640445 · BNF (FR) cb11912491s (data) · ULAN (EN) 500010879 · NLA (EN) 35964654 · BAV ADV12105659 · CERL cnp01259588 Nell’esempio, il secondo identificatore universale per le persone utilizzato è l’ISNI, International Standard Name Identifier (definito dallo standard ISO 27729). Lo scopo dell’ISNI International Authority (ISNI-IA) è assegnare al nome o ai nomi pubblici di un ricercatore, inventore, scrittore, artista, esecutore, editore ecc. un numero identificativo univoco e persistente per risolvere i problemi dell’ambiguità dei nomi nella ricerca e nella scoperta, e diffondere ciascun ISNI assegnato attraverso i repertori nella catena della fornitura a livello globale, in modo che ogni opera pubblicata possa essere attribuita univocamente al suo creatore, in qualsiasi luogo sia descritta (http://www.isni.org).

Come si è visto (cfr. paragrafo 3.3.2), esistono URI HTTP – ovvero identificatori universali – per qualsiasi tipo di “cosa” nel web semantico: per le persone, ma anche per i concetti, i luoghi o il tempo e le sue frazioni. Nella definizione di un modello, si deve stabilire come rappresentare un certo attributo di un’entità, cioè se usare il metodo della descrizione non strutturata o l’altro approccio. Alcuni attributi possono essere rappresentati in entrambi i modi, ovvero come descrizioni non strutturate o come identificatori (per esempio, un luogo, una data), altri solo come sequenze di simboli; una novità del modello LRM è che per tutti gli attributi che possono essere rappresentati come URI si è sempre preferito stabilire una relazione (invece che definire un attributo). Il numero di attributi nel nuovo modello è drasticamente diminuito (sono 37 in tutto), perché gli attributi di una certa entità vengono dichiarati come tali soltanto se non sono un’istanza – cioè una ricorrenza, un caso particolare – di un’altra entità, cioè soltanto se non sono esprimibili mediante una relazione con una 97

qualsiasi altra entità del modello (IFLA 2016, 2). Per esempio, la proprietà “data di nascita” di una Persona può essere un’istanza dell’entità Arco di tempo; perciò non viene definito un attributo “data di nascita” per la persona ma si crea una relazione del tipo “Persona – Ha per data di nascita – Arco di tempo”. In questo modo, tutti gli attributi/proprietà che possono essere riformulati come relazioni tra entità del modello, come le relazioni di un’entità con le entità Luogo e Arco di tempo (per esempio, luogo di nascita, di morte, di lavoro, di residenza, di fondazione… o data di fondazione, di nascita, di morte, di assunzione, di trasloco…), vengono sostituiti con un meccanismo che, a partire da un’unica definizione di relazione generale tra quell’entità e l’entità Luogo o tra quell’entità e l’entità Arco di tempo, come in questi esempi: Res – “è associata a” – Luogo

(LRM-R33)

oppure Res – “è associata a” – Arco di tempo (LRM-R35) è in grado di derivare tutti i possibili tipi di relazioni specifiche tra Persona e Luogo (“ha per luogo di nascita”, “ha per luogo di residenza”, “ha per luogo di lavoro” ecc.) o tra Persona e Arco di tempo (“ha per data di nascita”, “ha per data di trasferimento”, “ha per data di assunzione”, “ha per data di pubblicazione”, “ha per data di creazione” ecc.). Per esempio, la tripla: Persona – “ha per data di nascita” – Arco di tempo è un caso particolare di applicazione della relazione LRMR35. Altri esempi di casi particolari di applicazione della relazione LRM-R35 sono le triple: Opera – “ha per data di creazione” – Arco di tempo Manifestazione – “ha data di pubblicazione” – Arco di tempo. 98

La relazione LRM-R35 è quindi in grado di “contenere” molti altri casi particolari; prevedere una relazione così generale consente di semplificare molto il modello e di ridurre al minimo gli attributi delle sue entità. Il risultato è che attributi di FRBR come titolo dell’opera, identificatore della manifestazione, nome della persona e termine (per il concetto) e gli attributi di FRAD nome dell’agenzia e identificatore dell’agenzia sono tutti rappresentabili – e rappresentati – nel modello come istanze della relazione di appellazione: Res – “ha come appellativo” – Nomen (LRM-R13) Anche in questo caso, la relazione LRM-R13 definita per l’entità Res si estende, in virtù della struttura gerarchica che caratterizza il nuovo modello, a qualsiasi entità del modello stesso, come si vedrà anche al prossimo paragrafo. Lo stesso vale quando per l’entità Res si definiscono gli attributi, come categoria (LRM-E1-A1) e nota (LRM-E1-A2), perché questi vengono così estesi anche a qualsiasi altra entità.

4.5 Relazioni e gerarchia Le relazioni previste da IFLA LRM sono complessivamente 36 e vengono definite mediante una forma diretta e una inversa, per consentire di leggere la relazione in entrambe le direzioni. Per esempio, la relazione tra una Res e un Nomen, vista al paragrafo precedente, assume le due forme Res – “ha come appellativo” – Nomen (LRM-R13) Nomen – “è appellativo di” – Res (LRM-R13i) Esiste una relazione top che associa una Res a un’altra Res Res – “è associata a” – Res

(LRM-R1)

È identica anche nella forma inversa ed è la madre di tutte le 99

relazioni, sia perché una relazione è proprio un’associazione tra due entità, sia perché tutte le altre relazioni del modello sono considerate un affinamento di questa relazione generale (e quindi sono a essa gerarchicamente subordinate) (Riva, Le Boeuf e Zumer 2017). Le relazioni di base di FRBR sono sostanzialmente mantenute, comprese le relazioni primarie del Gruppo 1, rappresentate nelle relazioni da LRM-R2 a LRM-R4: Opera – “è realizzata mediante” – Espressione Espressione – “realizza” – Opera

(LRM-R2) (LRM-R2i)

Espressione – “è materializzata da” – Manifestazione (LRM-R3) Manifestazione – “materializza” – Espressione (LRM-R3i) Manifestazione – “è esemplificata da” – Item Item – “esemplifica” – Manifestazione

(LRM-R4) (LRM-R4i)

le relazioni del Gruppo 2 relative all’entità Agente Opera – “è stata creata da” – Agente Agente – “ha creato” – Opera

(LRM-R5) (LRM-R5i)

Espressione – “è stata creata da” – Agente Agente – “ha creato” – Espressione

(LRM-R6) (LRM-R6i)

Manifestazione – “è stata creata da” – Agente Agente – “ha creato” – Manifestazione

(LRM-R7) (LRM-R7i)

Manifestazione – “è stata fabbricata da” – Agente Agente – “ha fabbricato” – Manifestazione

(LRM-R8) (LRM-R8i)

Manifestazione – “è distribuita da” – Agente Agente – “distribuisce” – Manifestazione

(LRM-R9) (LRM-R9i)

Item – “è posseduto da” – Agente Agente – “possiede” – Item

(LRM-R10) (LRM-R10i)

100

Item – “è stato modificato da” – Agente Agente – “ha modificato” – Item

(LRM-R11) (LRM-R11i)

e infine la relazione di soggetto di un’opera: Opera – “ha per soggetto” – Res Res – “è soggetto di” – Opera

(LRM-R12) (LRM-R12i)

Un’importante novità che consente di differenziare immediatamente il nuovo modello concettuale da tutti i precedenti è che la sua struttura logica prevede relazioni gerarchiche tra le entità (Figura 21).

Gerarchia delle entità Livello apicale

Secondo livello

Terzo livello

LRM-E1 Res --

LRM-E2 Opera

--

LRM-E3 Espressione

--

LRM-E4 Manifestazione

--

LRM-E5 Item

--

LRM-E6 Agente

--

--

LRM-E7 Persona

--

--

LRM-E8 Agente collettivo

--

LRM-E9 Nomen

--

LRM-E10 Luogo

--

LRM-E11 Arco di tempo Figura 21 - Tabella 4.1 di IFLA LRM

Ciò significa che alcune entità sono definite come superclassi di altre entità che viceversa hanno una relazione di sottoclasse con essa. Si tratta di relazioni generiche o genere/specie, molto note 101

nell’ambito degli studi sulle classificazioni; il designatore che esprime questa relazione è “è un” (IsA) (Riva, Le Boeuf e Zumer 2017). Per esempio: Persona – “è un” – Agente. Grazie all’organizzazione di entità in classi sovraordinate e subordinate un attributo definito per un’entità di una classe sovraordinata (come Agente) può automaticamente essere applicato alle entità di una classe subordinata (in questo caso Persona, Agente collettivo) senza richiedere una dichiarazione distinta nel modello. Questo consente la fusione degli attributi FRAD informazioni di contatto, lingua, campo di attività per una Persona, Famiglia ed Ente in attributi definiti per la sola entità Agente (da LRM-E6-A1 a LRM-E6A3) (IFLA 2016, 3).

Queste relazioni sono vantaggiose perché evitano ridondanze che erano presenti nei modelli dei requisiti funzionali (FR). Questa proprietà non si applica invece nella direzione contraria, ovvero le relazioni e gli attributi definiti per una classe subordinata non si applicano in modo automatico alla classe sovraordinata (Riva e Žumer 2015, 4). Per esempio, la professione/occupazione rimane definita per l’entità Persona dato che non si può applicare agli Agenti collettivi. Come si è accennato al paragrafo precedente, il modello IFLA LRM va nella direzione di favorire un approccio per entità e relazioni tra entità, piuttosto che in quella della definizione di molti attributi per descrivere i diversi aspetti di una risorsa. Pat Riva ha notato che: la preferenza per l’uso di relazioni rispetto a attributi, insieme con la definizione delle entità Luogo e Intervallo di tempo, ha notevolmente ridotto il numero di attributi in [IFLA]-LRM (Riva 2016, 271).

102

Quindi, come si è visto negli esempi, attributi di FRBR come luogo di pubblicazione, data di nascita ecc. – si sono trasformati in una relazione tra un’entità e un Luogo o tra un’entità e un Arco di tempo; queste relazioni sono definite al livello gerarchico più alto nella forma: Res – “è associata a” – Luogo (LRM-R33) Res – “è associata a” – Arco di tempo (LRM-R35) Come indica la nota d’ambito, nella maggior parte delle applicazioni queste relazioni dovranno essere rese più specifiche per rispecchiare l’esatta natura della relazione di associazione; per esempio, nel caso della relazione tra Res e Luogo (LRM-R33), il luogo in cui un’opera è stata concepita o creata, o il luogo dove è avvenuta l’espressione (per esempio, il luogo di un’interpretazione musicale), il luogo di pubblicazione di una manifestazione ecc. (Riva, Le Boeuf e Zumer 2017).

4.6 Il Nomen Il processo generale di sostituzione degli attributi con le relazioni ha notevoli ricadute in particolare nell’ambito dell’identificazione delle entità. Infatti la nuova entità Nomen, definita dal modello IFLA LRM, corrisponde nei modelli precedenti o nella tradizionale terminologia professionale, a diversi oggetti: –– –– –– ––

Nome per persone, per famiglie e per enti; Titolo per opere, espressioni e manifestazioni; Segnatura per item; Termine, descrittore, intestazione per soggetto e notazione classificata per i concetti espressi mediante i linguaggi d’indicizzazione per soggetto.

Tutti questi attributi, sono rappresentati mediante l’unica relazione: Res – “ha come appellativo” – Nomen (LRM-R13) 103

Tutti gli oggetti elencati condividono, in contesti bibliografici diversi, la medesima funzione: l’identificazione dell’entità di cui sono attributo. L’individuazione di un’unica entità Nomen consente di definire in modo più generale a livello della superclasse Res (e, quindi, di estendere automaticamente a qualsiasi entità del modello) una relazione di appellazione (ogni cosa ha un nome) e di specificare inoltre una volta sola tutti gli attributi di questa entità Nomen (LRM-A25-LRM-A33) come la categoria,3 la stringa del nomen,4 lo schema,5 i destinatari presunti,6 il contesto d’uso,7 la fonte d’informazione,8 la lingua,9 la scrittura10 e il sistema di traslitterazione.11 Altre relazioni importanti che riguardano il Nomen sono: Agente – “assegna” – Nomen (LRM-R14) Nomen – “è equivalente a” – Nomen (LRM-R15) Nomen – “ha parte” – Nomen (LRM-R16) Nomen – “è derivazione di” – Nomen (LRM-R17) La differenza tra l’entità Nomen e il suo attributo stringa del nomen è stata messa in evidenza più sopra (cfr. paragrafo 2.4). È comunque utile approfondire questa entità, che è nuova nel panorama dei modelli logici dell’IFLA. Il Nomen è molto di più che una semplice stringa di caratteri che ha la funzione di rappresentarlo; si tratta di una distinzione che si applica quotidianamente in ambito bibliografico quando si svolge attività di controllo di autorità (authority control).

3

  “Un tipo a cui appartiene il nome” (LRM-E9-A1; per esempio, titolo del dorso).   “La combinazione di segni che formano un appellativo associato con un’entità attraverso il Nomen” (LRM-E9-A2). 5   “Lo schema in cui il Nomen è stabilito” (LRM-E9-A3). 6   “Una classe di utenti per cui il Nomen è considerato appropriato” (LMR-E9-A4). 7   “Informazione relativa al/i contesto/i d’uso del Nomen di un Agente a cui ci si riferisce anche attraverso di esso” (LMR-E9-A5). 8   “La fonte in cui c’è traccia dell’uso del Nomen” (LMR-E9-A6). 9   “La lingua in cui il Nomen è attestato” (LMR-E9-A7). 10   “La scrittura in cui il Nomen è annotato” (LMR-E9-A8). 11   “La norma, sistema o standard che è stato usato per creare un Nomen che è derivato da un altro Nomen diverso annotato in un’altra scrittura diversa” (LMR-E9-A9). 4

104

Sono infatti tre operazioni concettualmente diverse: 1. definire un’entità (per esempio, una persona); 2. associare a quell’entità una o più stringhe che la rappresentano; 3. assegnare un valore ai contesti d’uso, allo schema, alla fonte d’informazione ecc. utilizzati per associare quelle stringhe con quel Nomen. Come mostrano le interrogazioni svolte sui motori di ricerca, se non si distingue tra questi aspetti il recupero delle informazioni si basa esclusivamente sul riconoscimento di identità (matching) tra stringhe di caratteri alfanumerici, senza alcuna possibilità di assegnare alla stringa un valore semantico (cioè un’associazione univoca e uniforme con una specifica entità). La stringa del nomen che rappresenta un Nomen, è quindi diversa dal Nomen, che è definito dall’associazione tra una stringa e un’entità in base a una specifica regola e in un particolare contesto culturale. Inoltre, se non si distinguesse tra Nomen e stringa del nomen, non sarebbe neppure possibile creare relazioni tra due o più stringhe del nomen che sono associate alla stessa Res. Gli attributi definiti a livello di Nomen si applicano a tutte le specie di Nomen, quindi al nome delle persone, delle famiglie e degli enti, ai titoli delle opere, delle espressioni, delle manifestazioni e degli item, ai nomi di luogo e di tempo e alle stringhe di qualunque natura che fungono da accessi semantici (termini, descrittori, intestazioni per soggetto, notazioni classificate ecc.).

4.7 Dichiarazione di manifestazione Una segnalazione a parte merita un particolare attributo della manifestazione definito all’interno del modello IFLA LRM: la dichiarazione di manifestazione (LMR-E4-A4). Secondo la definizione fornita, esso è Una dichiarazione compare su esemplari della Manifestazione e ritenuta significativa per gli utenti per capire come la risorsa rappresenta sé stessa (Riva, Le Boeuf e Zumer 2017).

105

Le Manifestazioni hanno la caratteristica di contenere molti tipi di formulazioni che, di norma, vengono trascritte – secondo convenzioni codificate in ogni distinta implementazione – e utilizzate per identificare le manifestazioni stesse. Per esempio, una dichiarazione della manifestazione può includere elementi trascritti come un’unica formulazione di pubblicazione (Milano : Feltrinelli, 2017) oppure come tre distinte formulazioni, ovvero una dichiarazione del luogo di pubblicazione (Milano), una dichiarazione del nome dell’editore (Feltrinelli) e infine una dichiarazione della data di pubblicazione (2017). La grande maggioranza degli attributi di una Manifestazione FRBR consiste di dati trascritti – cioè literal – un esemplare che si ritiene rappresentativo di tutta la manifestazione; nel modello IFLA LRM, per rappresentare qualsiasi dato trascritto dalla manifestazione viene creato un solo, unico attributo della manifestazione: dichiarazione di manifestazione (LRM-E4-A4).12 Secondo le note che spiegano l’ambito d’uso di questo particolare attributo della manifestazione, l’attributo dichiarazione di manifestazione è una formulazione che di solito si trascrive da una o più fonti presenti negli esemplari di una manifestazione. Le convenzioni della trascrizione sono codificate da ciascuna implementazione. È probabile che una manifestazione sia caratterizzata da molteplici formulazioni di diverso tipo. Nella maggior parte delle implementazioni, queste formulazioni saranno probabilmente digitate al livello di granularità considerata appropriata per le necessità degli utenti (IFLA 2017, p. 49).

Perciò in IFLA LRM si dichiara soltanto l’attributo dichiarazione di manifestazione e tutti gli attributi precedentemente previsti in FRBR per la Manifestazione sono definiti come sottotipi di questo attributo. 12   Per esempio, l’ISBD prevede che i dati di 5 aree su 9 siano trascritti: “Gli elementi nelle aree 1, 2, 3, 4 e 6 si trascrivono normalmente dalla risorsa; di conseguenza sono, ove è possibile, nelle lingue e/o scritture in cui vi compaiono.” (ISBD edizione consolidata, par. A.5). La definizione di un unico attributo dichiarazione di manifestazione consente di raggruppare in un unico attributo qualsiasi elemento trascritto previsto da ISBD.

106

Altri attributi della Manifestazione sono stati inseriti nel modello per categorizzarla sotto altri punti di vista; per esempio, in IFLA LRM l’attributo categoria del supporto (LRM-E4-A1)13 incorpora gli attributi forma del supporto, mezzo fisico e modo di cattura della manifestazione FRBR. L’attributo dichiarazione di manifestazione è interessante anche perché, oltre a essere un’evidente applicazione del principio di rappresentazione sancito in ICP (IFLA 2016, 2), consente di registrare (e qualificare) i dati trascritti, che sono quindi distinti per la prima volta esplicitamente nel modello logico dai dati registrati (ovvero come quelli che caratterizzano i Nomen) e di realizzare una separazione netta a livello di dati tra quelli destinati alla funzione di caratterizzazione e quelli destinati alla funzione d’accesso, ovvero tra descrizione informativa e descrizione iconica – che ha una lunga storia nella teoria della catalogazione, anche italiana.14 Le novità di questo modello concettuale sono in realtà molte ed elencarle tutte richiederebbe molto più spazio. Per riepilogare, qui è stato evidenziato che: 1. 2. 3. 4. 5.

IFLA LRM è un modello unico per i dati bibliografici e di autorità, anche per soggetto; prevede relazioni gerarchiche tra entità, il che assicura che le entità di classi subordinate ereditino le relazioni e gli attributi definiti nell’entità di classe sovraordinata; privilegia la definizione di relazioni tra entità piuttosto che attributi di entità; distingue tra dati trascritti dalle risorse e dati assegnati alle entità; avrà un rilevante impatto sulle linee guida per la registrazione delle informazioni e dei dati bibliografici e sui codici che hanno implementato il modello FRBR in qualche sua funzione.

13   “Un tipo di materiale al quale si suppone appartengano tutti i supporti fisici della manifestazione” (LRM-E4-A1). 14   Per approfondire: (Lubetzky 1985, 106; Serrai 1994, 173-176; Bianchini e Willer 2014).

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PARTE 2

INDICIZZAZIONE PER SOGGETTO

5. I LINGUAGGI D’INDICIZZAZIONE

Un catalogo è uno strumento bibliografico che fornisce informazioni utili a mettere in evidenza molte caratteristiche delle risorse bibliografiche relative per esempio alla loro identificazione (il titolo), alla loro creazione (l’autore), la loro diffusione (luogo di pubblicazione, editore, anno), alla loro forma materiale (supporto cartaceo, elettronico ecc.), alla loro disponibilità (gratuite o a pagamento, accessibili in linea), al loro contenuto (soggetto) e forma intellettuale (bibliografia, atlante, atlante illustrato, catalogo di mostra, biografia ecc.) e alle relazioni che sussistono tra di esse. Il processo per la creazione del catalogo è l’indicizzazione applicata ai documenti gestiti da una biblioteca; per indicizzazione si intende la “denotazione del contenuto o della forma di un documento per mezzo di parole, frasi o notazioni secondo le regole di un linguaggio d’indicizzazione” (ISO 5127, par. 4.2.2.7.01). Considerato che gli aspetti di una risorsa che si desiderano mettere in evidenza sono diversi (cfr. capitolo 3), nel corso del tempo si sono sviluppati linguaggi d’indicizzazione differenti, utili per evidenziare particolari aspetti delle risorse bibliografiche. Per esempio, l’ISBD – International Standard Bibliographic Description (Figura 13 a p. 61) – è stato sviluppato per standardizzare la descrizione materiale delle risorse; dato che però il nome di uno stesso autore può comparire sulle risorse bibliografiche in molte forme (“Miguel de Cervantes”, “Cervantes” ecc. o “Lao Tse”, “Lao-Tzu” “Laozi” e “Lao Tzu”; Figura 5 a p. 36 e Figure 6A-6D a p. 44), l’ISBD non è efficace nel trovare con un’interrogazione unica tutte le risorse bibliografiche riferibili a quell’autore. Per questa ragione sono nati codici di regole di catalogazione nazionali (per esempio, per l’Italia le REICAT) che istruiscono sulla creazione di dati utili per svolgere al meglio proprio questa funzione. In alcuni casi, tuttavia, un lettore potrebbe non conoscere il nome di un autore che ha trattato di un certo argomento, né un libro in particolare che ne tratta; perciò sono stati sviluppati lin111

guaggi d’indicizzazione per soggetto, cioè che mirano a indicizzare una risorsa in base a ciò di cui tratta, ovvero in base al suo contenuto intellettuale o artistico.1 Anche se in passato i diversi linguaggi hanno portato a elaborare prodotti catalografici diversi, come il catalogo per autori e titoli, il catalogo classificato, il catalogo per soggetto, in ciascuno di essi sono sempre state riconoscibili due funzioni: l’identificazione delle risorse mediante la presentazione delle loro caratteristiche di volta in volta rilevanti e la presentazione del loro contesto, mediante l’evidenziazione dei collegamenti tra di esse. La diversità dei linguaggi d’indicizzazione e dei prodotti tecnologici che li implementano ha sempre trovato giustificazione nei due possibili approcci di ricerca in un indice: le ricerche algoritmiche e le ricerche euristiche. Nel primo caso, la ricerca ha lo scopo di rispondere a una domanda relativa a un oggetto preciso e noto; per esempio, rispondere a una domanda del tipo: (1) Avete La storia degli ebrei d’Italia sotto il fascismo di Renzo De Felice? Nel secondo caso, il tipo di domanda a cui si cerca di trovare risposta è: (2) Avete qualcosa su la storia degli ebrei italiani nel periodo fascista? In domande del tipo (1), se l’indice è stato costruito correttamente, è possibile giungere a una risposta certa, affermativa o negativa, a condizione che si eseguano le operazioni corrette nell’uso dell’indice. Per esempio, facendo un’interrogazione in base all’indice degli autori, trovando (o meno) la forma con cui è stato registrato l’autore cercato e poi identificando e selezionando (o meno) tra le risorse collegate all’autore quella che fa al caso specifico. In ogni caso, la procedura chiara e definita consente al 1   È opportuno richiamare la definizione di soggetto fornita al capitolo 1: un soggetto è “ogni concetto o combinazione di concetti che rappresentino un tema all’interno di un documento” (UNI ISO 5963/1985, p. 3).

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lettore di stabilire che, se non trova la voce d’indice per l’autore, o quella del titolo della risorsa, significa che non c’è alcuna risorsa collegata a quella persona o che, tra le risorse collegate a quella persona non c’è la specifica risorsa che cercava. Nel caso di una ricerca euristica (2), invece, il processo di ricerca ha aspetti aleatori connessi con il fatto che, per avere successo, l’indice impone che il lettore utilizzi la stessa voce d’indice utilizzata dall’indicizzatore per rappresentare ciò di cui la risorsa tratta. Questa corrispondenza può non verificarsi per diversi motivi indipendenti dall’esistenza della risorsa e dalla sua presenza nell’indice; per esempio un errore commesso dal catalogatore nel processo di sintesi del contenuto intellettuale del documento, o un errore o una limitazione nella rappresentazione di quel contenuto intellettuale dovuto all’uso di un particolare linguaggio d’indicizzazione o a un errore nell’uso del linguaggio da parte del lettore. Queste circostanze creano una situazione di incertezza rispetto all’eventuale esito negativo dell’interrogazione, che potrebbe dipendere da diverse circostanze: a) una risorsa su quel determinato argomento non esiste in assoluto (non è mai stata creata); b) una o più risorse esistono, ma non sono presenti nella raccolta indicizzata; c) una o più risorse esistono ma non sono state indicizzate correttamente; d) una o più risorse esistono e sono indicizzate senza errori ma non sono state cercate correttamente. Nel primo tipo di interrogazione, il successo è garantito dalla circostanza che l’indice è stato costruito in base ai segni presenti sulla risorsa (il nome dell’autore, il titolo e molte altre informazioni); nel secondo caso, l’incertezza è causata dall’assegnazione da parte dell’indicizzatore di una voce d’indice basata su un particolare linguaggio artificiale e destinata a rappresentarne il contenuto intellettuale o artistico.

113

5.1 Linguaggi d’indicizzazione semiotici e per soggetto È quindi possibile fare una prima generale distinzione tra i linguaggi d’indicizzazione: semiotici e per soggetto (o semantici). I linguaggi d’indicizzazione semiotici costruiscono gli indici in base ai segni che una risorsa presenta su di sé; si parla d’indicizzazione semiotica perché è basata sui segni, sulle “dichiarazioni” che una risorsa presenta: un aspetto così importante da essere stato messo in evidenza particolare in IFLA LRM con l’attributo dichiarazione di manifestazione (cfr. paragrafo 4.7). Gli esempi di linguaggi d’indicizzazione di questo tipo sono numerosi: in generale, sono davvero i tanti codici di catalogazione per autori e titoli che sono stati pubblicati in tutto il mondo; nel censimento svolto in occasione degli International Meeting of Experts on an International Cataloguing Code (IME ICC), solo a livello europeo ne sono stati individuati 18 (Guerrini 2012, 24). In Italia si possono ricordare le RICA. Regole italiane di catalogazione per autore (1979) e le attuali Regole italiane di catalogazione. REICAT (2009) (scaricabili gratuitamente a http:// www.iccu.sbn.it/opencms/export/sites/iccu/documenti/2015/ REICAT-giugno2009.pdf); a livello internazionale, e in parte anche in Italia, hanno avuto notevole successo le AACR. Angloamerican Cataloguing Rules, e oggi, lo standard più diffuso a livello internazionale è RDA. Resource Description and Access. Un altro importante standard di descrizione, perché creato dall’IFLA e perché è lo standard più diffuso a livello globale è l’ISBD, International Standard Bibliographic Description, la cui ultima edizione – lavoro di sintesi di otto precedenti standard diversi – è del 2011.2 In questo saggio, per ragioni di spazio e per non duplicare inutilmente le fonti, non verranno approfonditi i linguaggi d’indicizzazione semiotica, per i quali invece si rinvia il lettore a specifici lavori (oltre ai testi delle norme). 2   È scaricabile gratuitamente in versione elettronica, in inglese e nella traduzione italiana del 2012: https://www.ifla.org/publications/international-standard-bibliographic-description.

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In particolare, a livello italiano e come monografie si segnalano, per i diversi codici: ISBD International standard bibliographic description (ISBD) : edizione consolidata / raccomandata dall’ISBD Review Group ; approvata dallo Standing committee dell’IFLA Cataloguing section. – Edizione italiana a cura dell’Istituto centrale per il catalogo unico delle biblioteche italiane e per le informazioni bibliografiche. – Roma : ICCU, 2012. – XV, 266 p. ; 30 cm REICAT Regole italiane di catalogazione : REICAT / a cura della Commissione permanente per la revisione delle regole italiane di catalogazione. – Roma : ICCU, 2009. – XXXIX, 632 p. ; 25 cm REICAT / Simona Turbanti. – Roma : Associazione italiana biblioteche, 2016. – 76 p. ; 17 cm. – (ET: Enciclopedia tascabile ; 35) RDA RDA. Resource description and Access, accessibile su abbonamento a: https://access.rdatoolkit.org Introduzione a RDA : linee guida per rappresentare e scoprire le risorse / Carlo Bianchini, Mauro Guerrini ; prefazione di Barbara B. Tillett ; postfazione di Gordon Dunsire. – Milano : Bibliografica, 2014. – 246 p. ; 21 cm. – (Biblioteconomia e scienza dell’informazione ; 3) Manuale RDA : lo standard di metadatazione per l’era digitale / Mauro Guerrini, Carlo Bianchini ; presentazione di Michele Casalini ; in appendice: AACR2 vs RDA, di Tiziana Possemato. – Milano : Bibliografica, 2016. - 479 p. ; 21 cm. – (Biblioteconomia e scienza dell’informazione ; 11) 115

RDA / Mauro Guerrini. – Roma : Associazione italiana biblioteche, 2016. – 47 p. ; 17 cm. – (ET: Enciclopedia tascabile ; 36) I linguaggi d’indicizzazione per soggetto – o indicizzazione semantica – costruiscono le voci d’indice in base al valore di contenuto, intellettuale o artistico, attribuito alla risorsa dall’indicizzatore in base a un particolare schema astratto per rappresentarne il soggetto; si parla d’indicizzazione semantica perché è basata sul significato della risorsa (interpretato dal catalogatore e non derivato direttamente dai segni che la risorsa presenta). Gli schemi astratti che si possono utilizzare per creare le voci d’indice da assegnare alle risorse – che oggi in genere vengono chiamati Knowledge Organization System (o KOS) – sono molti; tra le categorie più conosciute ci sono le classificazioni bibliografiche e, per gli indici di tipo alfabetico, i soggettari e i tesauri. L’indicizzazione per soggetto è “l’azione di descrivere o identificare un documento nei termini del suo contenuto concettuale” (UNI ISO 5963/1985, 3.8); essa facilita il recupero dei documenti che possono interessare a chi cerca informazioni su un dato argomento. Va sottolineato che affinché la procedura di ricerca e recupero sia efficace è indispensabile che chi cerca conosca (al meglio) il linguaggio d’indicizzazione per soggetto utilizzato. I linguaggi d’indicizzazione per soggetto hanno quindi lo scopo di consentire di esprimere in modo sintetico il soggetto di una risorsa, cioè ciò di cui parla la risorsa, al fine di renderlo ricercabile. Per potere comprendere le distinzioni di funzioni e di approccio che esistono tra i diversi linguaggi d’indicizzazione per soggetto è necessario conoscere alcuni aspetti importanti del soggetto di una risorsa e in particolare qual è il processo con il quale può essere individuato (analisi del documento), può essere scomposto (analisi concettuale) e può essere tradotto in un particolare linguaggio d’indicizzazione per soggetto (traduzione).

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5.2 Le fasi dell’indicizzazione per soggetto Il processo del passaggio da una risorsa bibliografica nella sua totalità a una voce d’indice che ne rappresenta il contenuto intellettuale o artistico in una forma estremamente abbreviata (a volte nello spazio di pochi caratteri) è piuttosto complesso ed è opportuno scandirlo in alcune fasi fondamentali. Nella prima fase, l’indicizzatore deve analizzare il documento per riuscire a esprimere, in una sola frase, tutti i concetti rappresentati nel documento. Nella seconda fase, si procede ad analizzare i concetti che compongono il soggetto ed eventualmente a selezionare quelli utili ai fini della sua indicizzazione. Nella terza fase, l’indicizzatore confronta i concetti individuati con le opportunità che un particolare linguaggio d’indicizzazione offre per esprimerli, preferibilmente tutti e con la massima precisione. A loro volta, le fasi principali prevedono alcuni sottopassaggi, sicché, nel complesso, il processo d’indicizzazione per soggetto si può articolare nelle seguenti operazioni: 1. Analisi del documento; 2. Analisi concettuale; 2.1 Individuazione dei concetti; 2.2 Selezione dei concetti; 3. Traduzione nel linguaggio d’indicizzazione; 3.1 Rappresentazione dei concetti; 3.2 Creazione della voce d’indice. Il primo problema dell’indicizzatore è quindi stabilire, tramite l’analisi del documento, di che cosa parla esattamente un documento; si tratta cioè di individuare il soggetto del documento. È un processo di analisi delle informazioni disponibili all’interno della risorsa, a partire dal titolo, dal sottotitolo, dall’introduzione o presentazione, dall’indice ecc. Talvolta, se la risorsa non è stata progettata correttamente, è particolarmente difficile estrapolarne il soggetto. Nella seconda fase, all’interno della frase in linguaggio naturale che rappresenta il tema di un documento – l’enunciato di 117

soggetto – l’indicizzatore deve stabilire se il concetto che racchiude il soggetto (o concetto soggetto) è costituito di un solo concetto o di più concetti in relazione tra loro. Nel primo caso, il soggetto si definisce semplice. Per esempio: Dipinti Cellule staminali Friuli Venezia Giulia sono tre soggetti che contengono un solo concetto ciascuno. Esprimono quindi soggetti semplici. Nel secondo caso, se cioè un concetto soggetto è costituito da più concetti in stretta relazione tra loro, si ha un soggetto composto. Per esempio: Malattie infettive del cuore Conservazione dei manoscritti Sicilia nel XVI secolo sono soggetti che contengono più concetti, tutti necessari per esprimere correttamente il soggetto. Infatti i concetti “malattie infettive”, “conservazione” o “Sicilia” da soli non esprimerebbero correttamente il soggetto del documento, che è più specifico. Devono perciò essere affiancati da un altro concetto (rispettivamente “Cuore”, “Manoscritti” e “XVI secolo”) e insieme costituiscono un soggetto composto. L’individuazione dei concetti in questa fase si riferisce all’esame del contenuto concettuale di singoli documenti e agli scopi e al grado di profondità che l’indicizzatore si propone di raggiungere con la creazione dell’indice rispetto ai lettori. Il terzo passaggio problematico nell’indicizzazione di un documento è il processo di traduzione dei concetti individuati durante la fase precedente (ed espressi sotto forma di enunciato di soggetto) nella forma corretta prevista da un particolare linguaggio d’indicizzazione. La rappresentazione dei concetti nella voce d’indice finale è strettamente dipendente dallo specifico linguaggio d’indicizzazione adottato dall’agenzia. 118

Un esempio può aiutare a distinguere le diverse fasi del processo d’indicizzazione per soggetto. Si consideri il volume in Figura 22:

Figura 22 - Copertina de Il dilemma dell’onnivoro

Il titolo Il dilemma dell’onnivoro non è particolarmente suggestivo, anche se il riferimento all’onnivoro suggerisce che il libro tratti del tema dell’alimentazione o di uno dei suoi aspetti. Se si prosegue l’esame della risorsa – cioè la fase di analisi del documento – si trovano altre informazioni sul titolo: “cosa si nasconde dietro quello che mangiamo”. Queste informazioni confermano che il tema è l’alimentazione, ma suggeriscono anche che questo tema venga trattato da un particolare punto di vista (“ciò che si nasconde”). Continuando l’esame della risorsa alla ricerca del tema (o dei temi), si può giungere a formulare un enunciato di soggetto più preciso e fondato: il libro in esame parla di “aspetti sociali e culturali dell’alimentazione”. A questo punto, si può procedere con l’analisi concettuale dell’enunciato di soggetto individuato in base all’analisi del documento che consente di stabilire che si è di fronte a un soggetto composto, nel quale si possono individuare due concetti: “alimentazione” e “aspetti sociali e culturali”. Come si crea una voce d’indice a partire da questo soggetto composto? La voce e la sua forma – nonché la sua efficacia ed ef119

ficienza – dipenderanno direttamente dal linguaggio d’indicizzazione applicato; nel caso d’esempio, possiamo avere queste forme di voci d’indice in questi linguaggi d’indicizzazione: Nuovo Soggettario DDC

p Alimentazione – Sociologia p 394.12

dove l’equivalente verbale di 394.12 è “Usi e costumi generali. Mangiare e bere” e “Sociologia” è la forma da usare per “aspetti sociali e culturali”. Come si vede dall’esempio, il risultato della traduzione del medesimo soggetto composto (ottenuto nelle prime due fasi) con linguaggi d’indicizzazione diversi può portare a produrre voci d’indice completamente diverse tra loro.

5.3 I concetti. Tipi, funzioni, categorie e relazioni Se si prendono in considerazione alcuni esempi di enunciati di soggetto risultanti dall’analisi del documento di alcune risorse, si può notare che i concetti possono essere analizzati da diversi punti di vista durante la seconda fase del processo; in particolare possono essere classificati per tipologia, per la loro funzione logica all’interno della frase che descrive il soggetto composto o possono essere assegnati a categorie di concetti. Inoltre, un altro aspetto essenziale da osservare rispetto ai concetti è quello delle relazioni che si possono instaurare tra di essi: in generale, per esempio tra due soggetti semplici come “Friuli” e “Friuli Venezia Giulia”, oppure nello specifico anche tra concetti all’interno di un soggetto composto (per esempio, tra “Alimentazione” e “Sociologia”).

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5.3.1 Tipi di concetti I concetti possono essere classificati in alcune tipologie ricorrenti. Per esempio, nei soggetti complessi (Maltese 1982, p. 1520): Dizionario medico delle malattie Storia dei comuni medievali Enciclopedia della matematica si trovano alcuni concetti che appartengono a una delle seguenti tipologie: Discipline Sottodiscipline Fenomeni Concetti formali Concetti intellettuali Il primo concetto da prendere in considerazione è la disciplina, che è un settore o branca dello scibile, cioè una suddivisione primaria del sapere. Nel primo concetto soggetto (Dizionario medico delle malattie) la disciplina è la medicina. Altri esempi di discipline sono la Zoologia, la Botanica, la Matematica, la Fisica, la Chimica ecc. Nell’analisi concettuale del soggetto di una risorsa che si vedrà in seguito, la prima operazione è quella di stabilire a quale disciplina appartiene, perché questa informazione può assumere un ruolo molto importante nella voce d’indice che verrà creata per descrivere il soggetto (soprattutto nelle classificazioni come la DDC e la CC). Nel primo caso avremo quindi i concetti ordinati come segue: Medicina/Malattie/Dizionario. Non c’è un accordo generale e diffuso sulle dimensioni e l’estensione di una disciplina. In alcuni schemi di classificazione, per esempio, anche le etichette “Scienze naturali” o “Scienze umane” sono considerate discipline. A loro volta, altre branche del sapere possono essere distinte al loro interno, ottenendo così 121

sottodiscipline. Una sottodisciplina è un settore di specializzazione all’interno del sapere. Rispetto alle Scienze naturali sono quindi sottodiscipline la Fisica, l’Astronomia, la Geologia, la Biologia, la Botanica, la Zoologia ecc. All’interno delle Scienze umane si possono riconoscere la Letteratura, la Filosofia, la Psicologia ecc. Ma anche all’interno della Medicina si possono includere sottodiscipline come Pneumologia, Cardiologia, Medicina legale, Fisiologia, Anatomia ecc. Le sottodiscipline sono naturalmente più numerose delle discipline e, considerata la specializzazione del sapere che caratterizza la ricerca oggi, sono anche molto più frequenti nell’analisi per soggetto delle risorse bibliografiche. Un altro tipo di concetto molto importante nell’analisi è il fenomeno (o cosa), che rappresenta l’oggetto studiato dalla disciplina. Negli esempi riportati sopra, le malattie e i comuni medievali sono due fenomeni studiati rispettivamente dalle discipline della Medicina e della Storia. I fenomeni possono essere oggetti concreti (gli adolescenti, le rocce) o astratti (la libertà, l’inflazione). Il concetto formale è un elemento del soggetto che fornisce informazioni sulle modalità con le quali è trattato l’argomento rappresentato dal soggetto. Nel primo esempio, il soggetto rappresentato dalle malattie in medicina viene trattato in forma di dizionario, nel terzo esempio, il soggetto rappresentato dalla matematica è trattato in forma enciclopedica. Il dizionario e l’enciclopedia sono un modo per organizzare e presentare le informazioni al lettore. Altri soggetti che contengono concetti formali sono, per esempio: Documentario sulla psicologia degli adolescenti Audio di una conferenza sulla psicologia degli adolescenti Poster sulla psicologia degli adolescenti Ma i concetti formali possono anche riferirsi alla forma letteraria (saggi, atti di convegni, syllabus, casi di studio, regole o leggi ecc.), indicare strumenti d’indicizzazione (bibliografie, concordanze, chiavi dicotomiche ecc.) o segnalare il tipo di contenuto (testo, musica, immagini fisse, immagini in movimento, dati, par122

lato, suono, musica, musica notata ecc.) oppure il tipo di media, cioè il tipo di strumento eventualmente necessario per fruire del contenuto di una risorsa (per esempio, audio, elettronico, microforma, microscopico, stereografico ecc.). I concetti formali come quelli presi in esame non modificano il soggetto in modo sostanziale: se una risorsa tratta dei cani, il suo contenuto intellettuale non cambia se i cani vengono trattati in forma di dizionario, di documentario o di fotografia; cambia semmai l’uso che il lettore può fare di quel contenuto in relazione al suo particolare bisogno (per esempio, se ciò che cerca è una fotografia di un cane e non una sua descrizione testuale). Tra i concetti formali, talvolta si trovano anche le discipline: una disciplina può essere considerata come la forma intellettuale con la quale viene trattato un soggetto; per esempio, nei soggetti Storia dell’Inghilterra Filosofia delle scienze Diritto del commercio internazionale la trattazione dell’Inghilterra viene affrontata con un approccio storico, quella delle scienze con un approccio filosofico, quella del commercio internazionale dal punto di vista del diritto. I concetti formali intellettuali in un soggetto indicano quindi che il soggetto è trattato con un particolare approccio disciplinare. Un’ultima forma di presentazione è la presentazione per particolari categorie di lettori, in concetti soggetti come “Statistica per ragazzi” o “Inglese per biologi”; i soggetti delle risorse in questione sono rispettivamente la statistica e l’inglese, ma la loro trattazione tiene conto di una particolare categoria di lettori.

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Esercitazione 1. Concetti formali Stabilire quale espressione indica il concetto formale in queste formulazioni Enciclopedia di informatica Atlante del corpo umano Annuario italiano 2008 Catalogo degli Oscar Mondadori Saggi sulla povertà nel medioevo I promessi sposi in 100 pagine Bibliografia geologica delle Tre Venezie Guida a Wikipedia Orienteering per guide e rover Regole italiane di catalogazione Codice della strada

5.3.2 Analisi concettuale Un modo diverso per analizzare i concetti che si trovano in un soggetto composto è definire la funzione di ciascun concetto all’interno della frase soggetto. Si tratta di svolgere un’analisi logica dei concetti al fine di riconoscerne la funzione sintattica. È una parte importante del processo d’indicizzazione perché il riconoscimento della funzione sintattica di ciascun concetto consente di costruire in modo sistematico e coerente la struttura delle voci d’indice che si vanno creando secondo un determinato linguaggio d’indicizzazione. All’interno di un soggetto composto come: La conservazione dei manoscritti in Italia nel XIX secolo si possono riconoscere ruoli specifici dei vari concetti; in particolare un’azione, un oggetto dell’azione, uno spazio e un tempo che costituiscono una definizione dell’ambito di trattazione del soggetto (cioè l’opera con questo soggetto non tratta dei mano124

scritti in assoluto, ma limitatamente alla loro conservazione e a quanto è avvenuto in Italia nel XIX secolo). La norma internazionale (UNI ISO 5963/1985) presenta i Metodi per l’analisi dei documenti, la determinazione del loro soggetto e la selezione dei termini d’indicizzazione e fornisce istruzioni semplici per l’analisi funzionale dei concetti “che possono essere utilizzate da una qualsiasi organizzazione in cui indicizzatori umani analizzino il contenuto dei documenti e lo esprimano mediante termini d’indicizzazione” (UNI ISO 5963/1985, p. 2). Un altro strumento utile a questo scopo è la Guida all’indicizzazione per soggetto del Gruppo di ricerca sull’indicizzazione per soggetto (GRIS) dell’Associazione italiana biblioteche (AIB GRIS 2001). Queste guide stabiliscono che, dopo avere esaminato il documento, l’indicizzatore dovrebbe seguire un approccio sistematico per identificare i concetti che costituiscono gli elementi essenziali nella descrizione del suo soggetto (Norma UNI ISO 5963/1985, p. 4; AIB GRIS 2001, p. 16), tramite una lista di controllo che dovrebbe facilitare il processo per stabilire se: 1. il soggetto contiene un concetto che indica attività (per esempio, un’azione, un’operazione, un processo ecc.); 2. l’attività trattata dal documento è esercitata su di un oggetto particolare o se l’oggetto subisce l’attività identificata; 3. il soggetto descrive l’agente di questa azione; 4. il soggetto si riferisce a mezzi particolari per compiere l’azione (per esempio, strumenti, tecniche o metodi speciali); 5. questi elementi sono stati considerati nel contesto di una particolare situazione o di un particolare ambiente; 6. il soggetto è stato considerato da un punto di vista particolare normalmente non associato a quel campo di studio (per esempio, uno studio sociologico sulla religione); 7. il soggetto contiene un caso particolare tramite il quale viene esemplificato e discusso; 8. nel soggetto è segnalata una particolare forma bibliografica, intellettuale e/o destinazione del documento. 125

L’analisi funzionale proposta tramite queste domande-guida mira quindi a individuare i concetti che indicano l’attività, l’oggetto dell’attività, l’agente, lo strumento/mezzo/modo, lo spazio, il tempo, il caso/esempio, il destinatario, la forma di trattazione. Questa griglia di analisi è applicabile a qualsiasi ambito disciplinare, anche se in qualche caso potrebbe essere necessario inserire delle domande guida aggiuntive. Alcuni esempi possono aiutare a capire come funzionano queste domande guida. A questi soggetti: Coltivazione della barbabietola Prevenzione delle malattie infettive si possono applicare le domande 1 e 2 e notare che si possono identificare alcuni concetti che indicano attività (“Coltivazione” e “Prevenzione”) e altri concetti che indicano gli oggetti di tali attività (“Barbabietola” e “Malattie infettive”). Nei seguenti soggetti: Invasione tedesca della Polonia Effetti nocivi degli insetti sull’olivo Aiuti economici della UE ai paesi emergenti esiste anche un concetto che risponde alla domanda 3 (rispettivamente: “Germania”, “Insetti”, “UE”). Nel soggetto: Diagnosi della polmonite con i raggi X sono presenti concetti che svolgono vari ruoli: attività (“Diagnosi”), oggetto dell’attività (“Polmonite”), strumento (“Raggi X”), ma non viene citato un agente particolare. Infatti le domande elencate in precedenza sono strumenti di controllo per verificare se esiste un concetto che riveste un particolare ruolo, ma non implicano che tutti i ruoli siano presenti in ogni soggetto composto. Per esempio, nel soggetto composto visto più sopra “La conservazione dei manoscritti in Italia nel XIX secolo” non 126

c’è riferimento a un agente o a uno strumento, ma c’è un riferimento a un contesto specifico (uno spazio e un tempo).

Esercitazione 2. Analisi concettuale Con l’aiuto delle domande guida, individuare le funzioni di tutti i concetti che compongono i seguenti soggetti composti Tesi di laurea sulla presenza di ungulati in Valle d’Aosta Catalogazione dei materiali musicali a stampa con il software Catalog 2.0 Diffusione della malaria nell’Agro pontino nel XIX secolo Storia della povertà nella Francia medievale La zecca veneta nel XVI secolo Bibliografia speleologica italiana Fotografia per dentisti Enciclopedia di storia dell’economia Prove di carico per la misurazione della resistenza dei ponti in cemento armato Chirurgia per infermieri Didattica con sistemi multimediali Catalogo dei periodici di matematica Il marketing nell’agricoltura biologica: il caso delle Marche

5.3.3 Categorie di concetti Un altro approccio dell’analisi concettuale mira a stabilire la categoria di appartenenza dei concetti. I numerosissimi fenomeni studiati da ogni singola disciplina possono essere ricondotti ad alcune categorie fondamentali, cioè raggruppati perché omogenei tra loro rispetto a una o più caratteristiche; per esempio, “Esofago”, “Stomaco”, “Bocca”, “Intestino”, “Cuore”, “Polmone” ecc. sono tutti oggetti di studio della Medicina e in particolare possono essere raggruppati in una categoria definita come “organi del corpo umano”; allo stesso modo, anche “Gravidanza”, 127

“Aborto”, “Parto”, sono tutti oggetti di studio dell’Ostetricia e possono essere raggruppati in una categoria definita come “attività in ostetricia”; a loro volta, “Infezioni”, “Parassiti”, “Veleni”, “Disfunzioni” sono tutti fenomeni raggruppabili in una categoria “causa di malattie”. Questo procedimento di analisi delle caratteristiche dei fenomeni allo scopo di raggrupparli in classi omogenee è applicabile a tutte le discipline. Se si procede in questo modo, a lungo andare si può notare che emergono alcune categorie ricorrenti: Personalità (una categoria che raccoglie, grossolanamente e in genere, i principali oggetti di studio di una disciplina; per esempio, le biblioteche in biblioteconomia); Materia (che indica una parte, una proprietà o una materia di P), Energia (che raggruppa le attività, i processi ecc.), Spazio e Tempo. Le cinque categorie fondamentali – chiamate anche faccette – sono rappresentate dalla formula mnemonica PMEST e sono state individuate da S.R. Ranganathan durante la progettazione della Classificazione Colon, la prima classificazione pura a faccette. Ranganathan nota che le cinque categorie sono relativamente semplici da identificare ma piuttosto difficili da definire formalmente; ovvero se ne può facilmente cogliere il significato in modo intuitivo, ma riesce difficile definirle con precisione. Può essere utile a chiarire le idee espresse da queste categorie la precisazione che il Classification Research Group, un gruppo di studio che ha proseguito e approfondito le indagini teoriche di Ranganathan, utilizza i termini Entità, Proprietà e Attività per riferirsi rispettivamente a Personalità, Materia e Energia. Come ha osservato Diego Maltese (1982, p. 22) sono state suggerite altre serie di categorie, che ne contengono anche più di cinque. Per esempio, una serie di categorie potrebbe essere Cosa, Specie (di una cosa), Parti (di una cosa), Materiali, Proprietà, Processi, Operazioni, Agenti, Spazio, Tempo. Queste serie più dettagliate di categorie non contrastano con l’enumerazione più essenziale. Esse rappresentano soltanto perfezionamenti nella definizione di categorie di fenomeni, che hanno come

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risultato un numero maggiore di categorie elencate. La categoria Entità, per esempio, può essere ulteriormente distinta in categorie come Cosa – Specie di cosa – Parti di cosa. Queste serie più dettagliate sono spesso più appropriate, in particolare, ai settori delle scienze pure e della tecnologia.

In effetti, le cinque categorie PMEST sono postulate da Ranganathan; un postulato è un’asserzione non dimostrata, un principio – o preposizione, o direttiva – usata come base per lo sviluppo di un sistema di pensiero. I postulati non ammettono di essere discussi come veri o falsi, ma possono essere semplicemente ritenuti utili o meno in relazione allo scopo che ci si prefigge nell’elaborazione del sistema. Perciò, nel soggetto che segue: Prove di carico per la misurazione della resistenza dei ponti in cemento armato si può individuare per esempio la “Resistenza” come una Proprietà dei “Ponti in cemento armato” e “Cemento armato” come il materiale che costituisce i ponti. Nelle categorie PMEST si ha quindi: [P] Ponti [M] Cemento armato [M] Resistenza mentre, nell’elenco più esteso di categorie si ha: [Entità] Ponti [Materiale] Cemento armato [Proprietà] Resistenza. L’utilizzo delle faccette per classificare i concetti di un soggetto composto è piuttosto simile al processo di analisi funzionale dei concetti appena visto, ma l’individuazione corretta della categoria di appartenenza dipende – in misura altrettanto importante 129

– sia dall’analisi logica che dallo schema di classificazione che si adotta (in questo caso la CC). Per esempio, nel soggetto: Diagnosi ai raggi X della polmonite sia la “Diagnosi ai raggi X” che la “Polmonite” sono due processi, due attività, studiate nell’ambito della Medicina. Nelle tavole della classe L Medicina all’interno della Classificazione Colon, sia la diagnosi a raggi X (assieme ad altre diagnosi effettuate con strumenti diversi) che la polmonite (assieme ad altre malattie che riguardano i polmoni o altri organi) sono elencate sotto la categoria E (Energia). Perciò, anche se può capitare che spesso funzione e categoria di un concetto coincidano, la categoria PMEST non indica necessariamente la funzione del concetto nella stringa di soggetto, ma la sua appartenenza a una categoria (o faccetta) individuata nelle tavole della specifica disciplina che lo studia.

5.4 Relazioni tra concetti Se l’enumerazione di tutte le possibili unità della conoscenza – sotto forma di concetti elementari, come “Algebra”, “Respirazione”, “Ossidazione”, “Ferro” ecc. – è almeno teoricamente possibile, l’elencazione di tutte le loro possibili combinazioni non è realizzabile, perché esse tendono all’infinito. È evidente che i concetti di base possono combinarsi tra loro per creare concetti derivati composti; anche i concetti composti, come “Ossidazione del ferro” possono essere oggetto di interesse di un lettore e quindi è indispensabile che, nella creazione di indici per soggetto, sia possibile esprimerli o esprimere le relazioni tra i diversi concetti. Anche le relazioni tra concetti possono essere classificate. Una classificazione molto diffusa distingue tra: 1. le relazioni interne alle stringhe che rappresentano il soggetto di un documento, per esempio le relazioni che 130

intercorrono tra “Gioco”, “Primati” e “Sviluppo” nella stringa del soggetto “Il ruolo del gioco nello sviluppo dei primati”; 2. le relazioni tra stringhe di soggetto diverse. Per esempio, se si considera la stringa “Il comportamento delle scimmie”, si nota che contiene evidentemente una relazione interna (tra le scimmie e il comportamento), ma implicitamente anche una relazione “esterna” con la stringa di soggetto “il ruolo del gioco nello sviluppo dei primati”, dal momento che le scimmie appartengono ai primati e che il gioco è un tipo di comportamento. Dal momento che un potenziale utente potrebbe essere interessato a entrambi i documenti, è necessario che il linguaggio d’indicizzazione lo informi anche delle relazioni che sussistono tra i concetti e le stringhe di soggetto (e non solo all’interno delle stringhe di soggetto). Quest’ultimo tipo di relazione si può definire gerarchica, perché implica il riconoscimento di una subordinazione, come quella che sussiste tra una cosa e un’altra che ne è una specie (per esempio, tra i primati e le scimmie), tra una cosa e i suoi processi (per esempio, tra gli uccelli e la respirazione degli uccelli), tra una cosa e le sue parti (per esempio, il camaleonte e gli occhi del camaleonte) e così via; il secondo tipo di relazione si può definire sintattica, perché riguarda i legami grammaticali che intercorrono tra i concetti di un soggetto composto (Buchanan 1979, 17). Secondo Antony C. Foskett, le relazioni sintattiche e le relazioni gerarchiche si distinguono anche per un’altra importante caratteristica. Nel caso della relazione tra i concetti “alluminio” e “metalli non ferrosi”, per esempio, la relazione è permanente, perché esiste oggettivamente e perciò si dice gerarchica. Nel caso invece di un concetto come “trattamento a caldo dei metalli”, la relazione tra il “trattamento a caldo” e i “metalli” esiste e ha rilevanza per noi in quanto esiste una risorsa che ne parla e dobbiamo indicizzarla: si tratta di una relazione sintattica.

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5.4.1 Relazioni sintattiche Se si conta anche il caso “nessuna relazione”, esistono quattro tipi di relazione sintattica che producono quattro tipi di concetto, divisi in due classi. Concetti semplici Concetti elementari Concetti sovrapposti Concetti composti Concetti complessi Concetti compositi I concetti semplici sono quelli nei quali si definisce solamente un tipo di cosa. I concetti elementari sono quelli nei quali la cosa è definita mediante una sola caratteristica: sono concetti che non contengono relazioni sintattiche, ma che costituiscono anche gli elementi di base mediante i quali possono essere costituite tali relazioni. Esempi di concetti elementari sono: “respirazione” (un processo fisiologico), “primati” (un tipo di animali), “foreste” (un tipo di habitat), “motocicli” (un tipo di motoveicoli). I concetti sovrapposti sono concetti semplici definiti mediante più caratteristiche;3 per esempio, il concetto “foreste tropicali” è un tipo di habitat definito dal tipo di copertura del terreno e dalla latitudine. Il concetto “mammiferi marini” raggruppa un tipo di animali definiti sia mediante la tassonomia zoologica che mediante l’habitat. 3   I concetti sovrapposti sono definiti in questo modo da Buchanan. Buchanan, a sua volta, dichiara di avere tratto il concetto da Ranganathan. Tuttavia, secondo Ranganathan l’isolato di una idea sovrapposta è più propriamente una parte di un isolato, cioè un concetto, che ricade all’interno dell’ambito di un altro concetto coordinato, ovvero di un altro concetto dello stesso elenco di concetti (array) ottenuti mediante la stessa caratteristica di suddivisione. Per esempio, le “vene del piede destro” nella faccetta “organi del corpo” della classe Medicina, sovrappongono la parte “vene”, che è un concetto dell’elenco “organo”, a un altro concetto dello stesso elenco, ovvero il piede. Ranganathan definisce “spogliazione reciproca” (mutual denudation) l’azione di creazione di un concetto sovrapposto (CC, 0586). Per rendere le classi sovrapposte, nella 6a edizione della CC è previsto un dispositivo apposito, che è rappresentato dal trattino ( - ). (Venkatappaiah e Kumar 1994, 104).

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È bene notare subito che è facile confondere i concetti sovrapposti e i concetti composti, perché entrambi contengono più di una classe elementare: però si deve sempre fare attenzione a distinguerli perché altrimenti non è più possibile rendere la differenza tra, per esempio, il concetto sovrapposto “uccelli migratori” e il concetto composto “migrazione degli uccelli” o tra il concetto sovrapposto “kayak in legno” e il concetto composto “legno per kayak”. La distinzione non è sempre indispensabile, ma può essere necessario saperla riconoscere per poterla rendere nel linguaggio d’indicizzazione quando richiesto. Un facile espediente per distinguere tra i due tipi di concetto è che nei concetti sovrapposti è possibile inserire le parole “che sono anche” mantenendone corretto il significato: per esempio “animali che sono migratori che sono anche uccelli” oppure “tipi di imbarcazioni che sono kayak che sono anche in legno” (Buchanan 1979, 18-19). Nei concetti composti, sussiste una relazione di interazione tra tipi diversi di cose (Legno che serve per costruire i kayak) e quindi la relazione non definisce un aspetto essenziale (essere in legno) di un certo concetto come avviene nella relazione semantica (kayak che sono anche in legno), ma la funzione svolta da un concetto rispetto all’altro (essere una materia per la costruzione). Inoltre, se si confrontano i due concetti “uccelli dei boschi” (sovrapposto) e “respirazione degli uccelli” (composto) si nota che, grazie alla relazione, nel primo caso ogni concetto elementare diventa un tipo dell’altro (gli “uccelli dei boschi” sono un tipo di “uccelli” e anche un tipo di “animali dei boschi”); nel secondo caso la relazione non rende il concetto “uccelli” un tipo della classe elementare “respirazione”, né il concetto “respirazione” un tipo di “uccelli”. I concetti complessi e compositi servono a rappresentare le relazioni tra più tipi di cose che li compongono; la differenza tra le due categorie (complessi e compositi) dipende dalla misura in cui le componenti mantengono la propria identità nella relazione. Si tratta di una distinzione paragonabile a quella che esiste in chimica tra un composto e una miscela. Se si mescolano limatura di ferro e sale, per quanto si possa mescolare, si otterrà sempre 133

una miscela, ovvero due componenti nettamente distinti, che si possono facilmente separare (per esempio, sciogliendo il sale in acqua o estraendo la limatura con l’aiuto di un magnete). Se si uniscono idrogeno e ossigeno nel giusto rapporto si ottiene un composto, ovvero l’acqua, una sostanza completamente diversa dai due elementi di partenza.4

5.4.2 Relazioni semantiche Le relazioni semantiche, che sono relazioni di natura permanente tra i concetti, sono di norma distinte in tre diverse classi: relazioni di equivalenza (o sinonimiche), relazioni gerarchiche e relazioni di affinità o associative (Foskett 1996, 80-87). Le specifiche relazioni appartenenti alle tre diverse categorie di relazioni semantiche sono rappresentate qui di seguito: Relazioni di equivalenza Sinonimi e antonimi Quasi sinonimi Del medesimo continuum Parzialmente sovrapposte Grafia preferita Acronimi, abbreviazioni Termini correnti e affermati Traduzioni Relazioni gerarchiche Genere – specie Intero – parte Classe – individuo o Esemplificativa

4   Ciascuno dei due elementi componenti delle classi composte, nella terminologia della classificazione Colon, si chiama “fase” e la relazione che intercorre tra esse si chiama “relazione di fase”. Per un approfondimento sulle relazioni nella Classificazione Colon (per esempio, relazione di comparazione, relazione di influenza e relazione di differenza ecc.) (Bianchini 2017b).

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Relazioni di affinità o associative Coordinazione Relazioni genetiche Concorrenza Causa ed effetto Strumenti Materiali Somiglianza

5.4.3 Relazioni di equivalenza In tutte le lingue, in grado diverso, esistono sinonimi per indicare lo stesso concetto: le relazioni semantiche di equivalenza si costituiscono tra più termini che sono sinonimi o quasi sinonimi. In alcuni casi, le relazioni di equivalenza sono di immediata comprensione, come quelle dovute a diversa grafia (per esempio, obiettivo rispetto a obbiettivo), ad acronimi e forme sciolte (per esempio, AIB invece che Associazione italiana biblioteche),5 a termini correnti e affermati rispetto a forme obsolete (bambini rispetto a fanciulli), a forme in lingue diverse (per esempio, European Union rispetto a Unione Europea) ecc. Secondo il GRIS si possono distinguere due classi di relazioni sinonimiche: a) la relazione di sinonimia propriamente detta, che sussiste tra termini che sono sinonimi anche nel linguaggio naturale; per esempio, Farfalle e Lepidotteri, oppure Pentiti e Collaboratori di giustizia; b) la relazione di quasi sinonimia, che sussiste tra termini che nel linguaggio naturale hanno significato diverso ma che, dal punto di vista dell’indicizzazione, sono trattati come se fossero sinonimi (AIB GRIS 2001, 85); per esempio, Falsificazione e Contraffazione.

5

  Associazione italiana biblioteche, http://www.aib.it.

135

5.4.4 Relazioni gerarchiche Le relazioni di tipo gerarchico si basano sul principio della subordinazione o dell’inclusione: se un concetto o una classe ne contiene interamente un’altra, o se due concetti o due classi sono interamente incluse in una terza, allora questi concetti o queste classi hanno una relazione significativa (per l’utente finale) che deve essere espressa nel linguaggio o nello schema. Per esempio, la classe “farfalle diurne” è interamente inclusa nella classe “lepidotteri”, poiché le farfalle diurne sono un tipo di lepidotteri. Questa relazione è rilevante, significativa, ai fini della organizzazione semantica della conoscenza perché l’utente che cercasse risorse sui lepidotteri, dovrebbe essere indirizzato anche alle farfalle diurne, che fanno parte dei lepidotteri (e sono quindi trattate in risorse che si occupano di una parte dei lepidotteri). Similmente, l’utente che cerca informazioni sulle farfalle diurne, troverà utili informazioni anche nelle opere sui lepidotteri (per la parte in cui trattano delle farfalle diurne). Infine, negli strumenti d’indicizzazione dovrebbe essere sempre evidenziata anche la relazione tra “farfalle diurne” e “farfalle notturne”, perché entrambe le classi rientrano nella (e completano la) classe “lepidotteri”. Il tipo di relazione appena esaminata si chiama relazione generica (o genere-specie), perché si istituisce tra un genere e le sue specie. Si tratta di una relazione di tipo assoluto, che sussiste nella realtà (o nel nostro modo di conoscere la realtà) a prescindere dall’esistenza di risorse bibliografiche sull’argomento. In uno strumento d’indicizzazione non è economico rappresentare tutte le relazioni esistenti nella realtà; è opportuno farlo invece soltanto per le relazioni che corrispondono a un numero ragionevole di risorse e sono quindi rilevanti in termini funzionali per l’indicizzazione e il recupero delle risorse stesse. In realtà, si distinguono tre tipi di relazioni gerarchiche: –– la relazione generica (genere-specie), che è quella usata nelle tassonomie, sussiste tra un genere e le sue specie (per esempio tra il genere “felini” e la specie “gatti”); –– la relazione partitiva o tutto-parte, individua una relazione tra la parte e il tutto ed è necessario che la parte impli136

chi l’intero (per esempio, tra la parte “Toscana” e il tutto “Italia”); 6 –– la relazione classe-individuo o esemplificativa, che è il legame che esiste tra una classe espressa da un nome comune e un esempio individuabile di questa classe (“Regioni Paludose : Camargue”) (Franchini 2007, 647; AIB GRIS 2001, 88). Sempre secondo Foskett, tra le relazioni gerarchiche devono essere rappresentate anche quelle tra: –– un’entità e le operazioni su di essa (per esempio, “respirazione” e “esperimenti sulla respirazione”); –– un’entità e le sue proprietà (per esempio, “topi” e “intelligenza dei topi”). Oltre a queste relazioni, Foskett segnala anche la relazione quasi-generica, distinta dalla relazione propriamente generica perché quest’ultima è costante nel tempo, mentre la relazione quasi generica si verifica in particolari condizioni (Foskett 1996, 83). Per esempio, una farfalla è sempre un insetto della classe dei Lepidotteri, ma talvolta è anche un infestante delle piante da frutto, un oggetto da collezione o un tema letterario. Perciò apparirà sempre nei legami gerarchici basati sulla tassonomia zoologica, ma potrà apparire anche in altre strutture gerarchiche. Le relazioni gerarchiche consentono di adottare una terminologia precisa per riferirsi al rapporto tra i concetti e le classi, che sarà utile anche nell’analisi e nella descrizione delle classificazioni. Perciò è utile distinguere: a. una classe che contiene un’altra classe si dice sovraordinata a quella classe; b. la classe contenuta si dice subordinata alla classe che la contiene; c. classi che non sono né più ampie né più ristrette l’una dell’altra, e che condividono la stessa classe immediata6   In questa relazione è necessario che la parte implichi l’intero (Franchini 2007, 645-649). Foskett spiega: la relazione tutto-parte è diversa dalla relazione generica. Una ruota non è una specie di bicicletta, né una porta è una specie di casa. Tuttavia, è utile considerare gerarchiche le relazioni tutto-parte, ed è stato proposto che i due tipi si distinguano come generiche e partitive.

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mente sovraordinata, si dicono coordinate. d. classi che non sono né più ampie né più ristrette l’una dell’altra e che non condividono la stessa classe immediatamente sovraordinata e sono nella stessa struttura gerarchica si dicono collaterali. Per esempio, nel diagramma rappresentato in Figura 23 la classe “vertebrati” è subordinata alla classe “animali”, sovraordinata a ciascuna delle classi “pesci”, “anfibi”, “rettili”, “uccelli” e “mammiferi” e coordinata alla classe “invertebrati”. Le classi “pesci”, “anfibi”, “rettili”, “uccelli” e “mammiferi” sono coordinate tra loro, collaterali alle classi “vermi”, “aracnidi” e “insetti” e subordinate alla classe “vertebrati”.

ANIMALI

INVERTEBRATI Vermi

Aracnidi

VERTEBRATI Insetti Pesci Anfibi

Rettili Uccelli Mammiferi

Figura 23 - Rapporti gerarchici e coordinati tra classi

5.4.5 Relazioni associative Le relazioni associative sono senza dubbio quelle meno definite e spesso sono di non immediata comprensione; perciò sono anche quelle che possono presentare le maggiori difficoltà in un sistema d’indicizzazione. Per superare qualsiasi difficoltà, si deve prima di tutto riconoscerne l’esistenza e poi cercare di definirle nel modo più sistematico possibile. 138

Alcune relazioni di questa classe sono più semplici: per esempio, la coordinazione è un derivato della relazione generica: le specie dello stesso genere sono coordinate. Sicché, per esempio, lepre africana, lepre bianca, lepre artica e lepre dalla coda nera sono tutte specie coordinate del genere Leporidae. Il protone, il neutrone e l’elettrone sono tutte specie coordinate di particelle subatomiche. La coordinazione può ovviamente sorgere anche dalla relazione parte-tutto: le porte, le finestre e i pavimenti sono parti coordinate dell’intero casa, e la radice, il fusto, la foglia e il fiore sono parti coordinate dell’intero pianta. Vale la pena di notare che se una divisione di questo tipo è dicotomica, ovvero consente di dividere un intero in due parti complementari, come A e A’, il risultato è di dare due concetti che sono antonimi, (per esempio maschio e femmina, poesia e prosa). Per questo motivo talvolta la relazione tra gli antonimi viene classificata tra le relazioni associative anziché di equivalenza. Anche le relazioni genetiche sono abbastanza chiare, per esempio madre – figlio; in questo caso è evidente che il primo livello di divisione genetica darà concetti coordinati, per esempio figlio e figlia. La relazione di causa ed effetto è piuttosto semplice, anche se è stata oggetto di un ampio dibattito filosofico; un esempio di concetti in relazione di causa effetto sono “insegnamento” e “apprendimento”. La relazione di concorrenza si riferisce a due attività che si svolgono contemporaneamente e in modo associato, anche se questa definizione può dar luogo a esiti interpretativi diversi: per esempio l’educazione e l’insegnamento. Forse la più difficile tra le relazioni di affinità è la somiglianza, in quanto implica necessariamente un giudizio soggettivo: quanto devono essere simili due concetti per includerne la relazione nei linguaggi d’indicizzazione? Al momento, l’unica scelta si basa sul giudizio del compilatore del linguaggio e non c’è motivo per ritenere che tutti i linguaggi d’indicizzazione debbano fare la stessa scelta.

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A conclusione di questa rassegna, è possibile definire un parallelismo tra queste classi di relazioni semantiche e le funzioni svolte dai link RDF esterni nel web semantico esaminate al paragrafo 3.3, secondo il seguente schema: Relazioni di equivalenza fp Link RDF esterni di identità Relazioni associative fp Link RDF esterni relazionali Relazioni gerarchiche fp Link RDF di vocabolario Le relazioni di equivalenza potrebbero corrispondere ai link RDF esterni di identità; le relazioni associative corrisponderebbero ai link RDF esterni di tipo relazionale e le relazioni gerarchiche ai link RDF di vocabolario, quando questi servono per definire relazioni gerarchiche tra le entità e tra le loro proprietà all’interno di un medesimo schema (per esempio, in triple del tipo ISBD:CollectiveTitle rdfs:subClassOf ISBD:TitleProper oppure NS:Spade skos:broadMatch NS:Katane).

5.5 Vocabolario, semantica e sintassi nei linguaggi d’indicizzazione Dopo avere individuato, scelto e analizzato i concetti che costituiscono l’enunciato semplice o composto che sintetizza il contenuto intellettuale dell’opera, dobbiamo cercare di creare una voce d’indice mediante la loro traduzione in uno specifico linguaggio d’indicizzazione. Un linguaggio d’indicizzazione per soggetto è un insieme di: –– Termini ammessi per descrivere i concetti relativi al contenuto intellettuale o artistico dei documenti. I termini costituiscono il vocabolario del linguaggio; –– Regole che stabiliscono come i termini del vocabolario devono essere usati ed eventualmente collegati tra loro in una voce d’indice (sintassi del linguaggio); –– Regole che stabiliscono le modalità di rappresentazione delle relazioni di significato tra i termini per favorire la navigazione (semantica del linguaggio). 140

Se un soggetto è semplice, il linguaggio d’indicizzazione deve rappresentarlo – se possibile – mediante un termine che indichi con la massima precisione la sua esatta estensione semantica: questa proprietà si chiama specificità. Se un soggetto è composto, è necessario esprimere mediante il linguaggio d’indicizzazione tutti i (o il massimo numero di) concetti che lo compongono e la loro relazione reciproca: questa proprietà si chiama coestensione. Non è sempre possibile raggiungere la massima specificità e coestensione nei linguaggi d’indicizzazione; per esempio, nelle classificazioni enumerative talvolta non è possibile esprimere tutti i concetti presenti nel soggetto (cfr. Introduzione). Perciò, anche se il concetto o i concetti individuati nelle fasi di analisi del documento e analisi concettuale sono gli stessi, gli esiti della traduzione e la qualità della voce d’indice che si può ottenere dipendono molto dai termini e dalle regole del linguaggio d’indicizzazione scelto dal catalogatore. Per esempio, si potrebbe ottenere alla fine della traduzione una sola voce d’indice che esprime il soggetto nel suo complesso, oppure molte voci d’indice che si riferiscono ai diversi concetti (non necessariamente legati tra loro). Oppure, uno o più termini disponibili e inseriti nella voce d’indice potrebbero rappresentare concetti non coestesi (o non conspecifici) con quelli espressi nel soggetto. In conclusione, non tutti i linguaggi d’indicizzazione consentono di ottenere gli stessi risultati in termini di coestensione e specificità della voce d’indice rispetto a un certo enunciato di soggetto e non tutti garantiscono la stessa efficacia ed efficienza in fase di ricerca e ricupero delle informazioni da parte degli utenti. Le differenze tra i linguaggi d’indicizzazione per soggetto dipendono dai tre elementi che li costituiscono: il vocabolario o lessico, la semantica e la sintassi.

5.5.1 Il vocabolario dei linguaggi d’indicizzazione per soggetto I termini che si usano per costruire il vocabolario di un linguaggio e dei quali l’indicizzatore si deve servire per costruire le voci d’indice possono (1) derivare dal linguaggio naturale (per 141

esempio, italiano, inglese, francese ecc.) nella forma (completa, abbreviata ecc.) in cui si trovano sul documento, oppure possono (2) essere creati e assegnati ai concetti e ai soggetti mediante linguaggi artificiali a) non controllati o b) controllati, nei quali a loro volta i termini possono comparire in forma verbale oppure essere ottenuti con una notazione alfabetica, numerica o alfanumerica. Dal punto di vista logico i dati utilizzati per l’indicizzazione semantica possono quindi essere trascritti oppure assegnati. 1. Nel primo caso si parla di linguaggi d’indicizzazione con termini derivati. L’indicizzazione con termini derivati (o indicizzazione derivata) è la forma d’indicizzazione più semplice da realizzare. Infatti, non richiede l’analisi del documento e l’analisi concettuale (viste nei paragrafi precedenti) perché si utilizzano come termini d’indice le stringhe presenti sul documento stesso (parole del titolo, parole chiave, dell’abstract o del testo) ed estratte automaticamente mediante l’impiego di programmi d’indicizzazione. Per esempio, se vengono indicizzate due risorse che hanno per autore Buzzati, e in un caso l’autore compare nella forma “Buzzati” e nell’altro “D. Buzzati”, vengono indicizzate entrambe le forme come se fossero due termini diversi. Un motore di ricerca funziona esattamente in questo modo: estrae e indicizza le “stringhe” alfanumeriche che costituiscono il contenuto delle pagine web. Questi linguaggi d’indicizzazione sono molto semplici perché non prevedono il collegamento tra le diverse voci d’indice che si vanno formando – cioè non creano né le relazioni semantiche né quelle sintattiche – e, in fase di ricerca, prevedono che l’utente possa cercare un singolo termine o più termini associati tra loro a proprio piacimento mediante la maschera di ricerca (per esempio con l’uso degli operatori booleani come AND, OR e NOT). Per esempio, se si hanno tre risorse che parlano dello stesso argomento (le gemme) e presentano come titolo: 1. Guida alle gemme del mondo 2. Questo è ‘l libro lapidario 3. Il libro delle pietre preziose 142

il linguaggio d’indicizzazione basato sul linguaggio naturale crea le voci d’indice utilizzando i termini significativi presenti nei titoli (cioè escludendo articoli, preposizioni ecc.). Quindi si ottengono come termini del vocabolario e come voci d’indice (tra parentesi il documento dal quale il termine deriva): «Guida» (1) «Gemme» (1) «Mondo» (1) «Libro» (2 e 3) «Lapidario» (2) «Pietre» (3) «Preziose» (3) L’utente potrà cercare le risorse tramite uno dei termini (per esempio, “gemme”) o una loro combinazione (per esempio, “gemme” OR “pietre”, oppure “pietre” AND “preziose”). I vantaggi offerti dall’indicizzazione derivata sono che la procedura di estrazione e indicizzazione dei termini è completamente automatizzabile e che, dato che l’intervento umano è minimo, i costi di produzione dell’indice sono molto bassi. All’avvio del world wide web, a fronte di quantità sempre più crescenti di pagine online, questa caratteristica dei sistemi d’indicizzazione derivata li ha resi più competitivi degli ormai dimenticati sistemi basati sull’indicizzazione umana (come le Web Directory; cfr. Ridi 1996, 149-151). Un altro importante vantaggio è che i linguaggi con termini derivati possono indicizzare termini molto recenti, che i linguaggi controllati non hanno avuto modo di accogliere (per esempio, in ambito informatico, in ambito medico ecc.). Questi linguaggi presentano però anche diversi svantaggi sul piano della ricerca e del recupero delle informazioni: prima di tutto i termini per indicare il medesimo concetto (per esempio le “gemme preziose”) non sono sempre gli stessi, ma dipendono dalla forma del singolo documento: nel caso degli esempi, lo stesso concetto è rappresentato da stringhe diverse (“pietre” “preziose”, “gemme” e “lapidario”). Viene meno il rispetto dei principi 143

di univocità e di uniformità, che sono particolarmente importanti per garantire ai sistemi d’indicizzazione la massima efficienza e la massima efficacia, in termini di richiamo e di precisione. In secondo luogo, i termini vengono creati in modo automatico ma, essendo inseriti nell’indice come stringhe alfanumeriche (e non come nomi con un significato; cfr. paragrafo 2.4), non vengono collegati tra loro neanche quando i concetti rappresentati dalle stringhe avrebbero importanti legami semantici. Per esempio la combinazione delle stringhe “pietre” + “preziose” potrebbe essere considerato un equivalente della stringa “gemme”, e un utente interessato al concetto rappresentato da queste stringhe potrebbe desiderare anche risorse sulle pietre preziose incise, sui diamanti, sui turchesi ecc. Queste relazioni semantiche (cioè relazioni oggettive tra i concetti) non vengono registrate né rappresentate dal sistema d’indicizzazione e quindi all’utente non viene garantita nemmeno la possibilità di navigare tra i termini semanticamente collegati. Un ultimo svantaggio dei linguaggi con termini derivati è che – dal momento che non rispettano i principi di uniformità e di univocità – non è mai possibile sapere con certezza se un eventuale risultato è effettivamente completo o meno, cioè se con ripetute ricerche (per esempio attraverso tutti i termini di ricerca che sembrano plausibili) si è effettivamente riusciti a individuare tutti i documenti rilevanti. 2. Nel secondo caso si parla di linguaggi d’indicizzazione con termini assegnati. I termini assegnati possono essere attribuiti in forma non controllata o controllata. 2a. I termini d’indicizzazione vengono assegnati in base al contenuto della risorsa ma senza che sia effettuato un controllo sul loro uso coerente nell’indice. Per esempio, due risorse che parlano dell’Unione Europea potrebbero ricevere anche dallo stesso indicizzatore una volta il termine “UE” e una volta il termine “Unione Europea”; oppure due risorse sul web potrebbero essere indicizzate sia con “Web” che con il termine “World Wide Web”, perché ciascun termine viene assegnato senza effettuare un controllo sulla lista delle forme già utilizzate in precedenza. 144

È un sistema migliore del precedente, perché i termini vengono attribuiti in base a un’analisi del contenuto della risorsa (e non soltanto sulla base di ciò che compare scritto sulla risorsa stessa), ma manca di coerenza nella scelta e nell’uso dei termini (cfr. paragrafo 5.7). Un esempio di applicazione di linguaggio di indicizzazione con termini assegnati non controllati è Wikidata; gli autori di letteratura vengono di norma classificati, ma a un poeta possono essere assegnati i termini “scrittore”, “autore” o “poeta” senza coerenza e costanza nell’uso. 2b. Nel secondo caso, l’applicazione dei linguaggi d’indicizzazione con termini assegnati e controllati prevede che il catalogatore assegni a un documento i termini in base a un particolare linguaggio d’indicizzazione, che possiede un vocabolario creato artificialmente allo scopo di garantire uniformità e univocità ai termini. Il vocabolario di questi linguaggi è costruito in modo che qualsiasi termine, prima di essere inserito tra le voci d’indice, venga controllato, cioè sottoposto a una verifica per stabilire la forma migliore da adottare nell’indice per rappresentare l’entità a cui il termine si riferisce (un concetto, nel nostro caso, o un altro tipo di entità nella catalogazione descrittiva e per autori e titoli). Il controllo sul termine da adottare – e su eventuali termini simili da usare come forme varianti – è duplice; mira infatti ha stabilire se: 1. il concetto che si deve rappresentare (per esempio, il concetto di gemme o pietre preziose) sia o meno già rappresentato nel vocabolario; 2. il termine che si vuole inserire (per esempio, la stringa “gemme”) non sia già stato utilizzato per rappresentare un altro concetto. Infatti in un sistema d’indicizzazione un medesimo concetto, un’entità, una persona ecc. deve essere sempre rappresentato con una sola forma verbale e ogni forma verbale deve rappresentare solo e sempre un concetto, semplice o complesso. Concetto fp voce d’indice (Nomen)

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Per esempio: i termini “gemme” e “pietre preziose” nel linguaggio naturale sono sinonimi per lo stesso concetto; i termini “Italo Svevo” e “Ettore Schmitz” sono il nome e lo pseudonimo della stessa persona, che potrebbe essere il soggetto di una risorsa. Per questa persona inoltre esistono anche altre forme del nome: “Ettore Samigli” e “Aron Hector Schmitz”. Per costruire un linguaggio d’indicizzazione con termini assegnati è necessario scegliere soltanto una delle forme, che sarà inserita nel vocabolario come voce controllata e preferita, mentre l’altra o le altre saranno inserite nel vocabolario come voce controllata e variante e tra le voci verranno create relazioni di equivalenza e un rinvio (per esempio con il termine vedi), per indirizzare il lettore nell’uso corretto dell’indice. Nel caso della persona, la forma “Italo Svevo” è più conosciuta e quindi è plausibile sceglierla come preferita. Forma controllata e preferita: “Svevo, Italo” Forma controllata e variante: “Schmidt, Ettore” vedi “Svevo, Italo” [per indirizzare il lettore] Forma controllata e variante: “Samigli, Ettore” vedi “Svevo, Italo” [per indirizzare il lettore] Forma controllata e variante: “Schmitz, Aron Hector” vedi “Svevo, Italo” [per indirizzare il lettore] La lista di controllo è stata quindi costruita; se un indicizzatore si trova a dovere assegnare una voce d’indice a una risorsa che tratta di Italo Svevo, assegna il termine “Svevo, Italo” a prescindere dalla forma in cui il nome della persona compare sulla risorsa (“Svevo”, “I. Svevo”, “Italo Svevo”, “E. Schmidt” ecc.). Nel caso dell’assegnazione di un termine per rappresentare il concetto di gemme, i termini “Gemme” e “Pietre preziose” sembrano equivalenti e sembrerebbe anche indifferente scegliere l’una o l’altra forma come preferita e la rimanente come variante. 146

La scelta di una delle due forme però diventa obbligata durante la seconda parte della verifica: controllando i termini del vocabolario già costruito infatti si scopre che il termine “Gemme” esiste già ed è stato associato a un concetto diverso, di ambito botanico, e si usa nel linguaggio d’indicizzazione per indicare gli abbozzi di germoglio delle piante. Dal momento che il termine “Gemme” non può rappresentare due concetti distinti – altrimenti un lettore che usasse questo termine come chiave d’interrogazione otterrebbe risorse su soggetti diversi – nel costruire il vocabolario si potrà stabilire di creare la voce “Gemme” per il concetto di ambito botanico e la voce “Pietre preziose” per il concetto di ambito mineralogico. Si otterranno così due voci controllate (riguardo al loro significato univoco) e preferite per i due concetti distinti: “Gemme” in botanica e “Pietre preziose” in mineralogia. Inoltre, per evitare che un lettore ignaro di questa convenzione venga fuorviato dalla voce “Gemme” e intenda erroneamente utilizzarla per cercare risorse sulle pietre preziose, sarà opportuno inserire anche una voce controllata e variante “Gemme ”. Essa risulterà diversa dalla voce “Gemme”, che vale solo per il concetto di ambito botanico e potrà contenere il suggerimento al lettore di utilizzare per il concetto di ambito mineralogico la voce controllata e preferita “Pietre preziose”. In conclusione, nell’indice si avranno quindi questi Nomen: Forma controllata e preferita: “Gemme” [per indicare il concetto della botanica] Forma controllata e variante: “Gemme ” vedi “Pietre preziose” [per indirizzare il lettore] Forma controllata e preferita: “Pietre preziose” [per indicare il concetto della mineralogia] La procedura di controllo esercitata su tutti i termini e su tutti i concetti consente progressivamente di costruire un vocabolario 147

di termini da assegnare ai documenti che rispettano due importanti principi: il principio di univocità e il principio di uniformità. Tale vocabolario di termini è la base dell’archivio di autorità per soggetto che un’agenzia bibliografica crea mediante il linguaggio d’indicizzazione con termini controllati e assegnati. Il principio di univocità indica che una voce di un linguaggio d’indicizzazione può rappresentare solo un’entità (una sola persona, una sola opera, un solo concetto, un solo tema ecc., come nel caso appena visto del termine “Gemme”); il principio di uniformità stabilisce che una stessa entità (una persona, un’opera, un concetto, un tema ecc.) deve essere sempre rappresentata nella medesima forma (AIB GRIS 2001, 9). Nell’indicizzazione con termini assegnati, i termini per la rappresentazione dei concetti possono essere presi dal linguaggio naturale (come nell’esempio appena discusso) oppure creati sulla base di notazioni alfabetiche, numeriche o alfanumeriche. Nel primo caso si parla di linguaggi d’indicizzazione alfabetica (o verbale); nel secondo caso, si parla di linguaggi d’indicizzazione classificata. Per esempio, a seconda del linguaggio d’indicizzazione scelto (indicato tra parentesi tonde), il concetto pietre preziose potrà essere espresso con queste voci d’indice: Pietre preziose 553.8 H19

(Nuovo Soggettario) (DDC) (CC)

La procedura d’indicizzazione con termini assegnati e controllati richiede l’intervento di personale specializzato, in grado di fare il lavoro di controllo (authority control) e di creazione dei vocabolari costituiti dalle forme controllate preferite e varianti (authority file) ed è perciò più lenta e più costosa dell’indicizzazione con termini derivati. Tuttavia offre importanti vantaggi: 1. l’applicazione di linguaggi con termini assegnati consente di rispettare i principi d’indicizzazione; 2. la procedura di assegnazione di termini controllati garantisce una maggiore affidabilità del sistema in fase di 148

ricupero delle informazioni (assicurando un maggiore richiamo e una maggiore precisione nei risultati delle interrogazioni); 3. le voci d’indice sono navigabili secondo relazioni gerarchiche e associative (cfr. paragrafi precedenti). Va sottolineato che è proprio l’esistenza nelle biblioteche di questi authority file, che sono costati un enorme sforzo e hanno un grande valore informativo, che rende il lavoro delle biblioteche così importante dal punto di vista del web semantico (Library Linked Data Incubator Group 2011).

5.5.2 La sintassi nei linguaggi d’indicizzazione Se durante il processo d’indicizzazione si stabilisce che la risorsa tratta di un soggetto composto (ovvero che si esprime tramite due o più concetti), per garantire al linguaggio la capacità di recuperare tutti e soltanto i documenti rilevanti rispetto al soggetto cercato, è auspicabile esprimere tutti i concetti nella voce d’indice. La sintassi dei linguaggi riguarda la possibilità e le modalità di espressione delle relazioni che sussistono tra i concetti contenuti in un soggetto composto. I linguaggi d’indicizzazione possono differire tra loro rispetto alla capacità di esprimere o meno le relazioni tra i concetti in generale e, in particolare, tra i concetti di un soggetto composto. Quando i termini che rappresentano i diversi concetti non vengono concatenati tra loro in un’unica voce d’indice che rappresenta il soggetto composto, ma vengono solo inseriti nelle voci d’indice come singoli termini, il linguaggio d’indicizzazione si dice post-coordinato. Quando invece i termini che rappresentano i concetti sono concatenati tra loro per formare un’unica voce d’indice specifica e secondo precise regole che ne definiscono l’ordine di citazione, il linguaggio d’indicizzazione si dice pre-coordinato. Se il linguaggio è pre-coordinato, le voci dell’indice vengono costruite cercando di esprimere tutti o, se non è possibile, il maggior numero di concetti coinvolti. 149

La sintassi di un linguaggio d’indicizzazione ha lo scopo di stabilire in che ordine esprimere i concetti che costituiscono un soggetto composto. Per esempio, una risorsa che tratta dell’educazione dei bambini ha un soggetto composto dai concetti educazione e bambini. I possibili ordini tra i rispettivi concetti – che si possono separare con un trattino lungo ( – ) sono: Educazione – Bambini Bambini – Educazione Se la risorsa tratta però dell’educazione dei bambini in Italia, i concetti diventano tre e le possibilità di ordinamento aumentano: Educazione – Bambini – Italia Educazione – Italia – Bambini Bambini – Educazione – Italia Bambini – Italia – Educazione Italia – Bambini – Educazione Italia – Educazione – Bambini Sono apparentemente tutte valide; il problema è che, per rispettare i principi di uniformità e univocità, il soggetto composto educazione dei bambini in Italia dev’essere rappresentato da una sola voce d’indice e che i concetti devono essere ordinati sempre nello stesso modo e secondo regole fisse, in modo da ottenere voci d’indice coerenti anche per soggetti diversi ma simili (per esempio: educazione dei bambini in Spagna o educazione degli adolescenti in Italia). L’ordine nel quale devono essere presentati i concetti di un soggetto composto può essere stabilito mediante regole che facciano riferimento al ruolo, cioè alla funzione dei diversi concetti all’interno di un soggetto composto (un predicato, un complemento oggetto, un soggetto, un luogo, un tempo, una forma bibliografica ecc.). I linguaggi che a questo scopo definiscono una sintassi si chiamano pre-coordinati, perché le voci d’indice che vengono create prevedono che, prima dell’inserimento nell’indice dei termini relativi ai concetti, questi vengano coordinati in 150

una voce d’indice costruita sintatticamente. Per esempio, il Nuovo Soggettario prevede che i concetti dell’esempio precedente – un’azione, un oggetto su cui ricade l’azione e un luogo che indica il contesto di questo processo (cfr. paragrafo 5.3.2) – siano citati sempre secondo il principio della costruzione passiva, ovvero in questo modo: Oggetto dell’azione – Azione – Luogo Di conseguenza, si avrebbe: Bambini – Educazione – Italia e, rispettando la stessa sintassi, anche: Bambini – Educazione – Spagna Adolescenti – Educazione – Italia e analogamente, eventuali altri soggetti complessi simili per struttura come Bambini – Alimentazione – Italia Bambini – Apprendimento – Italia Bambini – Assistenza – Africa Questo procedimento consente di produrre voci che rappresentano soggetti composti in modo sempre coerente e perciò anche prevedibile in fase di ricerca: questa caratteristica dei linguaggi d’indicizzazione pre-coordinati si chiama predittività delle voci d’indice. Essa è fondamentale nei sistemi di recupero dell’informazioni, perché in fase di interrogazione garantisce di sapere in quale ordine elencare i concetti che compongono la voce di un soggetto composto. Un esempio dei risultati che si ottengono applicando la sintassi nella creazione delle voci d’indice per soggetto è rappresentato dall’applicazione del Nuovo Soggettario nel catalogo SBN (Figura 24). 151

Figura 24 - Estratto dell’archivio di autorità per soggetti dell’OPAC SBN (http://opac.sbn.it)

L’ordine di presentazione dei concetti si dice ordine di citazione ed è quindi l’ordine costante secondo il quale, nelle formulazioni delle voci di soggetto da inserire negli indici, devono essere presentati i diversi ruoli ed espresse le distinte categorie di concetti; esso dunque regola la sequenza dei singoli termini nelle formulazioni di soggetto e delle singole notazioni negli indici. L’ordine di citazione può essere basato sull’individuazione delle funzioni logiche (ruoli) e delle categorie dei singoli concetti in alcuni linguaggi alfabetici o in altre classificazioni oppure sulla rappresentazione delle relazioni gerarchiche tra i concetti, come in alcune classificazioni (per esempio, la Classificazione decimale Dewey; Figura 25).

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Figura 25 - Visualizzazione dei rapporti gerarchici tra voci d’indice della DDC (http://opac.bncf.firenze.sbn.it)

Anche la CC prevede un preciso e regolare ordine di citazione dei concetti. Essi devono essere presentati secondo la formula delle faccette specificata nelle Tavole di classificazione all’inizio di ogni classe principale (per esempio, le tavole di Biblioteconomia; cfr. paragrafo 8.2 e Tavola 2 Biblioteconomia). In entrambi i casi, il processo di analisi dei concetti e di creazione della sintassi non è semplice, o almeno non lo è abbastanza da essere automatizzabile; dev’essere effettuato da personale qualificato e quindi diventa un processo relativamente lento e costoso. A questo punto è possibile comprendere meglio le principali differenze tra i linguaggi d’indicizzazione; quelli che fanno affidamento sull’elaborazione automatica dei termini spesso sono anche post-coordinati: registrano nell’indice solo i termini che rappresentano i singoli concetti (per esempio educazione, bambini, Italia) e non creano voci d’indice specifiche per la rappresentazione del soggetto composto. Prevedono invece che l’abbinamento tra i concetti desiderati venga fatto in seguito dall’utente in fase di ricerca (per esempio con una stringa di interrogazione come “educazione AND bambini AND Italia”, oppure, indifferentemente, “Italia AND bambini AND educazione” ecc.). 153

Gli indici basati sui linguaggi d’indicizzazione privi di sintassi e post-coordinati sono più semplici da produrre, ma sono meno precisi nell’indicizzazione e nel recupero delle informazioni rispetto ai linguaggi sintattici e pre-coordinati. È possibile notare e apprezzare la differenza tra i due approcci con due esempi. Supponiamo di avere due documenti da indicizzare: il primo parla degli influssi degli Arabi sull’arte spagnola e il secondo parla di filosofia della storia. Nel Nuovo Soggettario (un linguaggio sintattico e pre-coordinato), la relazione tra i concetti verrebbe espressa con la sintassi e si otterrebbe: Arte spagnola – Influssi – Arabi

(ovvero Arte Spagnola – Influssi [da parte degli] Arabi)

nella quale si rispetta l’ordine dell’oggetto dell’azione, l’azione e, in questo caso, dell’agente dell’azione. Nel caso di filosofia della storia si avrebbe: Storia – Filosofia che indica che il tema, la Storia, viene trattato da un punto di vista filosofico (approccio, o forma intellettuale). Nell’indice basato su un linguaggio post-coordinato, verrebbero registrati i termini relativi ai singoli concetti (Arte spagnola, influssi, Arabi, storia, filosofia) e potrebbero essere ricercati con queste possibili stringhe di interrogazione, rispettivamente: Arabi AND Arte spagnola AND Influssi Arte spagnola AND Arabi AND Influssi Influssi AND Arabi AND Arte spagnola

oppure oppure ecc.

Storia AND Filosofia Filosofia AND Storia

oppure oppure

Queste chiavi di interrogazione non sono precise come le voci d’indice del Nuovo soggettario; anzi sono molto ambigue perché 154

si può usare il primo insieme di combinazioni sia per cercare documenti sugli influssi degli Arabi sull’arte spagnola che documenti relativi agli influssi dell’arte spagnola sugli Arabi! Lo stesso vale per le combinazioni successive: la ricerca si può interpretare come relativa sia alla filosofia della storia che a documenti sulla storia della filosofia (due temi completamente diversi!). In fase di risposta, gli strumenti d’indicizzazione post-coordinati non sono in grado di distinguere tra i due concetti complessi e restituiscono documenti relativi sia all’uno che all’altro. In Figura 26 si può notare che le stringhe di interrogazione “filosofia AND storia” e “storia AND filosofia” inserite in Scopus – una banca dati che usa un linguaggio d’indicizzazione post-coordinato – restituiscono gli stessi documenti e nello stesso numero. Tuttavia alcuni risultati saranno rilevanti per il lettore interessato alla filosofia della storia e altri per un lettore interessato alla storia della filosofia e tutte le risposte che si riferiscono al concetto non desiderato non sono rilevanti, sono di disturbo per il lettore e gli fanno perdere tempo (producono rumore).

Figura 26 - Comparazione dei risultati delle interrogazioni con stringhe post-coordinate

155

5.5.3 La semantica nei linguaggi d’indicizzazione L’inserimento delle voci d’indice nell’archivio di autorità che costituisce il lessico di un linguaggio d’indicizzazione con termini controllati avviene a partire dall’analisi dei concetti presenti nei documenti che vengono progressivamente indicizzati. Tuttavia tra i concetti rappresentati nell’indice esistono relazioni di significato (semantiche) che possono essere molto utili per l’utente. Per esempio, un lettore interessato alle pietre preziose può essere interessato anche a un libro sui diamanti, o sui gioielli (e viceversa). È importante che un sistema d’indicizzazione non solo consenta il recupero delle risorse pienamente rilevanti, ma che consenta anche al lettore di navigare nell’universo delle risorse che possono essere rilevanti in misura differente (cfr. paragrafo 4.2). Da questo punto di vista, possiamo osservare che l’indicizzazione verbale alfabetica è molto semplice e intuitiva come approccio, ma ha lo svantaggio di disperdere concetti affini. Per esempio, i termini “Avena”, “Grano”, “Mais”, “Riso” e “Segale” rappresentano concetti diversi ma collegati tra loro e riconducibili tutti al concetto e al termine “Cereali”. La ricerca in un indice verbale alfabetico però richiede l’impostazione di (almeno) sei interrogazioni differenti per recuperare tutti i documenti rilevanti per un lettore che è interessato ai cereali (e sempre a condizione che al lettore venga in mente di effettuare tutte queste interrogazioni). Per guidare il lettore è quindi necessario creare le relazioni tra i vari concetti (la struttura semantica), per esempio suggerendo sotto il termine “Cereali” di vedere anche “Grano”, “Mais”, “Riso” ecc. (Figura 27A e 27B). La struttura semantica creata varia molto a seconda del tipo di linguaggio d’indicizzazione alfabetica utilizzato. In particolare, c’è una progressione nella complessità della struttura semantica di questi tipi di linguaggio: Indici per parole chiave (keywords); Soggettari; Tesauri. 156

Figura 27 - Relazioni semantiche della voce “Cereali” nel Nuovo Soggettario

L’indicizzazione per parole chiave si basa su termini verbali che spesso vengono individuati e assegnati dall’autore del saggio (e quindi in modo non sempre coerente e sistematico). Le parole chiave vengono spesso utilizzate come strumenti d’indicizzazione e di recupero nelle riviste specializzate e nei sistemi open archive (per esempio, la rivista “Jlis.it”). In genere, se la rivista è indicizzata, le parole chiave aggiunte a ogni singolo articolo vengono poi indicizzate nelle banche dati (come il relativo abstract). Anche alcuni strumenti del web – come i tag dei social e le folksonomie – si basano su questo approccio (Gnoli 2007, 16-17). L’uso dei termini che costituiscono le parole chiave in genere è privo di caratteristiche essenziali per un buon indice: uniformità, univocità, coerenza e predittività. Inoltre, tra i termini verbali non vengono evidenziate le relazioni semantiche: il lettore deve conoscere e utilizzare autonomamente i termini che sono in relazione con gli altri. In Italia spesso si ricorre all’uso delle parole chiave per assegnare voci d’indice per soggetto alla letteratura (che di norma non è indicizzata con il Nuovo Soggettario). I soggettari si basano su un vocabolario controllato e sono liste di termini che possono essere usati da soli o in combinazione con altri termini per formare le stringhe di soggetto composto da associare a ciascuna risorsa. Un esempio di soggettario – di interesse 157

storico e didattico, perché ormai abbandonato – è il Soggettario di Firenze (1956), creato dalla Biblioteca nazionale centrale di Firenze (BNCF), con successivi aggiornamenti. Di seguito, per esempio, una parte della voce “Archivi” tratta dal Soggettario di Firenze: Archivi v.a. Archivisti; Archivistica; Biblioteche; Documenti; Manoscritti; Scuole per archivisti paleografi; anche suddivisione dei nomi degli enti es. Istituti di assistenza e di beneficenza-Archivi ; Prefettura-Archivi ; anche suddivisione dei nomi delle città es. Firenze-Archivi ** Archivistica; Biblioteche; Diritto-Storia; Documenti; Manoscritti; Musei; Storia-Fonti ** es. Edifici di cultura - Classificazione - Impiegati - Legislazione - Ordinamento ____ v.a. Archivistica - Scarto - Storia

Il Soggettario di Firenze contiene una ricca varietà di collegamenti tra le voci, sia di natura formale (da una voce vedi un’altra) che di natura semantica. Per esempio, dopo la voce “Archivi”, che è quindi utilizzabile per il concetto a cui si riferisce, il Soggettario di Firenze suggerisce, con l’indicazione “v.a.” (cioè vedi anche), una serie di termini che sono semanticamente collegati, come “Archivisti; Archivistica; Biblioteche; Documenti; Manoscritti; Scuole per archivisti paleografi” ecc. Il Soggettario di Firenze prevede anche alcune suddivisioni rappresentate dai termini preceduti dalla lineetta; queste sono indicazioni di possibili combinazioni valide di concetti per esprimere soggetti complessi, come “Archivi – Classificazione”, “Archivi – Impiegati” ecc. Infine, con due asterischi (**) sono segnalati richiami da altre voci alla voce presente. Gli strumenti d’indicizzazione alfabetica più avanzati sono però i tesauri: si basano su un vocabolario controllato e sono liste 158

di termini correlati che possono essere usati da soli o in combinazione con altri termini per formare le stringhe di soggetto da associare a ciascuna risorsa. Oltre a fornire indicazioni sulle forme da utilizzare, rinvii (relazioni di equivalenza) e istruzioni e note applicative, contengono anche informazioni sulle categorie dei termini, sulle loro relazioni gerarchiche e sulle loro relazioni associative e sono in grado di rappresentare attraverso una mappatura il relativo campo del sapere con un reticolo completo di relazioni (struttura sindetica). Un ottimo tesauro è – malgrado il nome leggermente fuorviante – il Nuovo Soggettario (Biblioteca nazionale centrale di Firenze 2006; Figura 27), prodotto dalla Biblioteca nazionale centrale di Firenze anche grazie agli studi del GRIS – Gruppo di indicizzazione per soggetto dell’Associazione italiana biblioteche (disponibile gratuitamente all’indirizzo http://thes.bncf.firenze. sbn.it, con un’interfaccia interattiva). Rossella Caffo (Caffo 1988, 71), riprendendo il pensiero di Frederick W. Lancaster, sintetizza le principali differenze e analogie tra liste di soggetti e tesauri (per esempio tra il Soggettario di Firenze e il Nuovo Soggettario), riconducibili a tre aree distinte: 1. 2. 3.

Il tipo di termini; Il tipo di relazioni espresse; Il modo in cui vengono espresse le relazioni (più specifico nel tesauro).

I termini contenuti in un tesauro sono generalmente più specifici di quelli delle liste di soggetti; questa differenza è più evidente se il tesauro riguarda una particolare area disciplinare. Le relazioni semantiche espresse in un tesauro sono molto più estese e sono anche distinte tra loro a seconda del tipo di relazione rappresentata (relazione di equivalenza, relazione gerarchica o relazione associativa). Infine le relazioni sono espresse in maniera diversa: nelle liste di soggetti le relazioni di equivalenza sono indicate con il vedi mentre per le relazioni associative o gerarchiche si usa il

159

generico vedi anche; il tesauro adotta invece il termine usa per le relazioni di equivalenza e gli indicatori specifici BT, NT e RT per le altre (Caffo 1988, 71).

5.6 Linguaggi d’indicizzazione alfabetica e sistematica Un’ultima importante distinzione nei linguaggi d’indicizzazione è quella relativa alle modalità di notazione dei termini nelle voci d’indice, che può essere in forma alfabetica e basata su termini del linguaggio naturale (opportunamente sottoposti al controllo di autorità se previsto) o basarsi su un sistema di notazione numerica, alfabetica o alfanumerica, tipicamente utilizzata negli schemi di classificazione bibliografica. In questi ultimi, la notazione è progettata di solito per mostrare le relazioni semantiche tra i concetti e per raggruppare i concetti in relazione gerarchica o associativa (Figura 28, con le relazioni generiche e coordinate tra la medicina e le sue suddivisioni disciplinari).

Figura 28 - Relazioni gerarchiche e coordinate nelle classificazioni

160

L’indicizzazione sistematica classificata si avvale di schemi di classificazione, nei quali è possibile distinguere tre livelli d’indicizzazione: il piano delle idee, cioè quello dei concetti, il piano verbale, quello dei termini che utilizziamo per indicare un concetto (abbiamo visto per esempio che uno stesso concetto può avere diversi termini) e il piano della notazione, cioè un simbolo alfanumerico che rappresenta un determinato concetto (o una combinazione di concetti) (cfr. paragrafo 6.3). Per esempio, per il concetto Medicina abbiamo: Medicina e salute = 610 Medicine = L

(DDC) (CC)

Come si è visto, l’indicizzazione alfabetica è apparentemente semplice da usare per il lettore, ma ha la caratteristica di disperdere concetti semanticamente legati tra loro (come quelli in Figura 27). Al contrario, l’indicizzazione sistematica classificata si avvale di una notazione che è in grado generalmente di rappresentare i concetti rendendone esplicite le eventuali relazioni gerarchiche o associative. Per esempio, nella Classificazione decimale Dewey la subordinazione (relazione genere-specie) o la coordinazione delle classi che rappresentano i concetti si può riconoscere dal numero maggiore/minore o uguale di cifre significative (evidenziate in neretto per chiarezza) che vengono utilizzate per un concetto: 3

800 Letteratura 3 840 Letteratura francese 3 850 Letteratura italiana 3 853 Narrativa italiana

Per contro, l’indicizzazione classificata o sistematica – soprattutto quando è enumerativa – può presentare lo svantaggio di raggruppare in una medesima classe oggetti che hanno soggetti simili ma non identici. Per esempio, la Classificazione decimale Dewey raggruppa sotto il numero 770 diversi soggetti: fotografia, computer art, cinematografia e videografia. Inoltre, lo stesso sog161

getto viene disperso in diversi punti dello schema di classificazione in base all’approccio disciplinare con il quale viene trattato.

5.7 I principi d’indicizzazione Nei paragrafi precedenti si è visto che certi linguaggi d’indicizzazione richiedono il rispetto di alcuni principi nella loro costruzione. Un principio è una indicazione generale per stabilire la costruzione e l’uso dei linguaggi d’indicizzazione per soggetto. […] Per principio si intende un postulato generale che può guidare la costruzione e l’uso di qualsiasi linguaggio d’indicizzazione per soggetto (Working Group on Principles Underlying Subject Heading Languages 1999).

Nella presentazione dei diversi linguaggi sono emersi molti principi che è opportuno riprendere e presentare in un quadro complessivo, per maggiore chiarezza e completezza. Tra i diversi principi già richiamati, i principi di uniformità e univocità meritano una posizione privilegiata perché si applicano a qualsiasi sistema d’indicizzazione e recupero delle informazioni e trovano validità anche nel modello IFLA LRM e conferma nei principi dei linked data. L’IFLA ha stabilito anche principi specifici per i linguaggi d’indicizzazione per soggetto (Working Group on Principles Underlying Subject Heading Languages 1999), distinguendo tra principi di costruzione e principi applicativi. Il primo principio di costruzione è il principio dell’intestazione uniforme: per facilitare il controllo dei sinonimi e per raggruppare soggetti nella visualizzazione delle registrazioni bibliografiche, ciascun concetto o entità nominata indicizzata dal linguaggio deve essere rappresentata con una sola intestazione autorizzata (cioè controllata e preferita). I principi di uniformità e univocità ricordati nei paragrafi precedenti implicano il rispetto anche dei principi di sinonimia e di omonimia: 162

–– principio di sinonimia: per raccogliere insieme tutti i materiali su un dato soggetto e per aumentare il richiamo di un linguaggio, in esso i sinonimi devono essere controllati (Working Group on Principles Underlying Subject Heading Languages 1999, 2) –– principio di omonimia: per evitare il recupero di materiali irrilevanti e per aumentare la precisione di un linguaggio, in esso gli omonimi devono essere controllati (Working Group on Principles Underlying Subject Heading Languages 1999, 2). Gli altri principi previsti dal gruppo di lavoro dell’IFLA sono: –– principio semantico o della correlazione semantica: per esprimere la struttura semantica di un linguaggio, le voci di soggetto devono essere collegate mediante relazioni di equivalenza, gerarchiche e coordinate. Il principio della correlazione semantica prevede che per ogni singola voce devono essere espresse, nel vocabolario, le relazioni con le voci di significato più generico, più specifico, o altrimenti strettamente associato (come si è visto nel Nuovo Soggettario). Questo principio ha lo scopo di favorire il processo di scoperta delle risorse da parte del lettore. Infatti, un lettore interessato al soggetto delle sedie, potrebbe essere interessato anche alla lettura e all’approfondimento di risorse che trattano di soggetti più generali, come i sedili (dei quali fanno parte anche le poltrone, le panchine, i divani ecc.), di soggetti più specifici, come le sedie a dondolo, le sedie francesi, le sedie viennesi, e di soggetti associati di norma alla sedia come i mobili e i seggiolai. Un buon indice semantico deve prevedere queste possibili associazioni, come mostra l’esempio della Figura 29. –– principio sintattico o della correlazione sintattica: per esprimere i soggetti composti, la sintassi di un linguaggio deve collegare le parti componenti di un soggetto con relazioni sintattiche piuttosto che semantiche. Il principio della correlazione sintattica stabilisce che l’in163

Figura 29 - Voce “Sedie” nel Nuovo Soggettario

sieme dei concetti che definiscono un soggetto composto devono essere correttamente correlati nella forma assunta dal soggetto nell’indice; questo significa che la posizione dei termini deve essere stabilita secondo regole sintattiche. Per esempio, la risorsa con il titolo: Semaine d’étude sur le thème Produits naturels et la protection des plantes [1976] ha come soggetto composto “Settimana di studio sull’uso dei prodotti naturali per la protezione delle piante dalle malattie”, che contiene i seguenti concetti: settimana di studio – malattie – piante – protezione – prodotti naturali. I concetti devono essere presentati in un ordine prestabilito e applicato con coerenza e sistematicità nell’indice, secondo le regole sintattiche previste dal linguaggio. Per esempio, la voce d’indice per il soggetto complesso potrà assumere la forma: Piante - Malattie - Trattamento [con] prodotti naturali Atti di convegni I:4:6p’N76 164

––

––

––

––

rispettivamente per il Nuovo Soggettario e per la CC (ove la notazione ha come equivalente verbale: Botany : Disease: Therapeutics Conference proceedings ‘1976). principio di coerenza: per ottenere e mantenere coerenza, ciascuna nuova voce per soggetto inclusa in un linguaggio deve essere simile per forma e struttura ad analoghe voci già presenti nel linguaggio. principio di designazione: per facilitare il recupero integrato, i nomi di persona, di luogo, di famiglia, di enti e di opere utilizzati in un linguaggio d’indicizzazione per soggetto di un dato catalogo, bibliografia o indice devono essere stabiliti secondo le regole utilizzate nel medesimo catalogo, bibliografia o indice per le voci d’autore e di titolo. principio della garanzia bibliografica: per rispecchiare il contenuto delle risorse, il vocabolario del linguaggio deve essere sviluppato in modo dinamico, sulla base della garanzia bibliografica e integrato sistematicamente nel vocabolario esistente. principio dell’utente: per soddisfare i bisogni dell’utente, il vocabolario di un linguaggio deve essere scelto in modo da rispecchiare l’uso corrente del pubblico a cui si rivolge, qualunque esso sia, per esempio il pubblico generale o i lettori di uno specifico tipo di biblioteca. Questo principio è strettamente connesso al principio di intellegibilità, che stabilisce che le forme che esprimono il soggetto debbono poter essere correttamente interpretate dagli utenti, direttamente oppure, quando costituite da simboli, mediante dispositivi di equivalenza verbale. Inoltre i termini impiegati devono corrispondere all’uso linguistico degli utenti. Per esempio, le voci d’indice: 632.96 I:4:6p’N76 sono davvero poco intellegibili per un lettore. Devono essere accompagnate da termini che ne spiegano il significato, come si vede in Figura 30: 165

Figura 30 - Voci d’indice classificate ed equivalenti verbali della CC (http://scigator.unipv.it/cc/)

Il GRIS evidenzia anche altri principi importanti e validi per tutti i linguaggi d’indicizzazione per soggetto. Il principio di coestensione richiede che il termine d’indice rappresenti il soggetto semplice o composto nel modo più completo, esprimendo i concetti che compongono un soggetto composto nella loro totalità, senza ometterne alcuno (AIB GRIS 2001, 10). Per esempio, due risorse che hanno il titolo: Breve storia della Gran Bretagna I mammiferi del Veneto danno l’impressione di avere un soggetto composto di due concetti ciascuno, ma l’analisi del contenuto del documento potrebbe invece portare a scoprire che nel primo caso il soggetto è trattato nel periodo compreso tra il XVI secolo e il XIX secolo e nel secondo caso che si tratta di un elenco delle specie presenti e rilevate nel periodo 1996-2006. Il principio di coestensione richiede che, nel primo caso, la voce d’indice rappresenti tre concetti e non due soltanto (“Storia”, “Gran Bretagna”, “Sec. XVI-Sec. XIX”) e, nel secondo caso, quattro concetti e non due soltanto (Mammiferi”, “Veneto”, 166

“Elenchi”, “1996-2006”). Un altro importante principio evidenziato dal GRIS è la specificità, che indica “la precisione con cui un particolare concetto identificato nel soggetto del documento è specificato dal linguaggio di indicizzazione” (AIB GRIS 2001, 10). Si ha perdita di specificità se un concetto è rappresentato da un termine di significato più ampio, come avviene per esempio se per indicare i gatti siamesi utilizzo il termine gatti. Ciò capita talvolta con le tavole degli schemi di classificazione che, per non creare liste eccessivamente lunghe di notazioni, preferiscono raccogliere sotto la medesima notazione concetti simili ma non identici (cfr. capitolo 7). Nel documento dell’IFLA sono indicati anche due principi applicativi, ovvero indicazioni che si devono seguire quando il linguaggio d’indicizzazione, costruito secondo i principi appena esaminati, viene applicato a una specifica raccolta, quindi a una specifica utenza. I principi applicativi sono due: –– Il principio della politica d’indicizzazione per soggetto stabilisce che per soddisfare i bisogni dell’utente e garantire coerenza al trattamento dei documenti, si devono stabilire precise politiche d’indicizzazione, di analisi e di rappresentazione; –– Il principio dell’intestazione specifica prevede che per aumentare la precisione di un linguaggio d’indicizzazione per soggetto, un’intestazione o un gruppo di intestazioni per soggetto deve essere coestesa al contenuto di soggetto al quale si applica. Tuttavia, per evitare che le risposte a un’interrogazione siano troppe o troppo poche, il livello di coestensione delle intestazioni assegnate dovrebbe essere adattato per tenere conto delle dimensioni dell’indice e della tendenza di sviluppo delle collezioni in base al soggetto.

167

6. LE CLASSIFICAZIONI BIBLIOGRAFICHE

6.1 Introduzione I prossimi tre capitoli hanno lo scopo di presentare le classificazioni bibliografiche come strumento di indicizzazione per soggetto e di confrontare le principali caratteristiche della Classificazione decimale Dewey, 23a edizione (capitolo 7), e della Colon Classification, 6a edizione (capitolo 8), fornendo le conoscenze di base per l’utilizzo di entrambi i sistemi ed evidenziando i vantaggi che derivano al sistema di classificazione e al classificatore dal ricorso al meccanismo delle faccette. Con la lettura di questi capitoli, il lettore potrà acquisire le conoscenze elementari per iniziare a utilizzare entrambe le classificazioni bibliografiche e comprenderne i rispettivi vantaggi nella loro applicazione a tutte o a parte delle raccolte (a magazzino e a scaffale aperto). La DDC — pubblicata da Melvil Dewey (1851-1931) nel 1876 — è la classificazione bibliografica più diffusa al mondo ed è utilizzata in più di 138 paesi e in oltre 60 bibliografie nazionali (compresa la Bibliografia nazionale italiana). Una ragione considerevole del suo successo è l’adozione della notazione decimale (da cui prende parte del nome), in quanto strumento capace di rendere ospitale il sistema di classificazione, ovvero in grado di inserire nuovi soggetti senza modificare la posizione dei soggetti prossimi (cfr. paragrafo 6.4). La notazione decimale ha anche consentito di trasformare la DDC in un ottimo sistema di collocazione relativa delle risorse sugli scaffali della biblioteca (cfr. paragrafo 7.1). La CC è stata la prima classificazione analitico-sintetica a faccette, ideata da Ranganathan nel 1933 per superare alcuni limiti che caratterizzavano le classificazioni enumerative, in particolare la mancanza di coestensione e di specificità nella rappresentazione di soggetti di risorse specialistiche pubblicate agli inizi del XX secolo. Il suo interesse non è di carattere storico: la sua concezione 168

la rende uno strumento utile anche oggi, in particolare (ma non solo) in due ambiti: da un lato per l’organizzazione efficace delle risorse a scaffale di biblioteche di piccole dimensioni, in cui sia difficile reperire le forze necessarie per l’allestimento di un moderno catalogo elettronico (one-person library); dall’altro per la formazione e l’aggiornamento del bibliotecario che si occupa di catalogazione per soggetto, perché l’uso della CC stimola e facilita l’analisi concettuale. Il presente capitolo è dedicato però alla presentazione delle classificazioni bibliografiche in generale e introduce concetti utili all’approfondimento di entrambi gli schemi di classificazione che saranno oggetto dei capitoli successivi.

6.2 Classe e classificazione Una classe è un insieme di entità che hanno una o più caratteristiche in comune, raccolte sotto una denominazione comune (il nome della classe) e separate dalle altre entità che non hanno tutte le stesse caratteristiche. Il concetto e l’uso delle classi è molto comune anche nel linguaggio quotidiano e nella vita di tutti i giorni; l’espressione “gli italiani” è un esempio di classe, nella quale ritroviamo le caratteristiche della definizione appena data: esiste una proprietà comune a tutte le entità che fanno parte di questa classe, che è la nazionalità italiana. Inoltre questa classe ha anche un nome: “gli italiani”. Spesso nel linguaggio quotidiano capita che alcune caratteristiche che consentono di definire una classe rimangano implicite; per esempio, le entità che fanno parte della classe “gli italiani” devono essere anche persone; se fosse stato diversamente, avremmo avuto un nome di classe diverso, come per esempio “gli animali italiani” o “i palazzi italiani”. È molto importante che, nel definire una classe, oltre a stabilirne il nome si rendano esplicite, per quanto possibile, tutte le caratteristiche necessarie per farne parte. Il termine classe si usa poi per indicare una delle suddivisioni, generali o specifiche, previste da uno schema di classificazione, 169

che a sua volta è uno strumento per ordinare un insieme di oggetti raggruppandoli in classi. Una prima importante distinzione tra le diverse classificazioni è tra classificazioni scientifiche e classificazioni bibliografiche e si basa sul tipo di oggetti che trattano. Le classificazioni scientifiche organizzano i fenomeni del mondo naturale (realia) per fornire un supporto al loro studio sistematico. Ne sono esempi la Classificazione sistematica botanica, la Classificazione sistematica zoologica, la Tavola periodica degli elementi e la Classificazione delle rocce e dei minerali. Le classificazioni bibliografiche, pur avendo classi che portano il nome di discipline, di sottodiscipline, di concetti e di fenomeni e pur ispirandosi ai sistemi di organizzazione del sapere (di natura filosofica) sono profondamente diverse nell’approccio, perché non si occupano del mondo e della conoscenza in modo astratto, ma dei documenti che ne trattano. Si occupano in particolare dell’organizzazione utile di tutte le risorse che incorporano lo stesso identico soggetto (unità di idee e di conoscenze). Gli schemi delle classificazioni bibliografiche rispondono quindi a principi pratici legati all’organizzazione concettuale e fisica delle risorse. Tale approccio viene spesso espresso con l’affermazione che le classificazioni bibliografiche rispettano – in quanto linguaggi d’indicizzazione per soggetto – il principio della garanzia bibliografica: un soggetto della classificazione viene proposto e accettato sulla base di un insieme (minimo) di documenti che ne trattano (Crocetti e Fagiolini 2001, 9). Una classe di entità viene costituita mediante una o più caratteristiche di suddivisione, cioè criteri di appartenenza (o di esclusione) dall’insieme delle entità che fanno parte della classe (o di una sua sottoclasse). Come si è visto nel caso de “gli italiani”, la caratteristica di suddivisione fornisce il nome della classe; per esempio: la classe Edifici contiene Scuole, Case, Chiese, Caserme ecc.; la classe Lavori edili contiene Falegnameria, Idraulica ecc. e la classe Stili architettonici contiene Romanico, Gotico, Rinascimentale, Neogotico, Liberty ecc. Va notato che una stessa classe può essere suddivisa secondo diverse caratteristiche, ottenendo classi più piccole (sottoclassi) 170

che contengono le stesse entità della classe principale ma organizzate in modo diverso. Prendiamo per esempio la classe persone residenti in provincia di Ravenna, oggetto di studio della Sociologia: le persone possono essere divise in base all’età, all’occupazione, alla residenza, allo status sociale ecc. Di volta in volta si ottengono raggruppamenti diversi delle stesse persone (come si vede negli esempi, non esaustivi, nella tabella di Figura 31): Età

Occupazione

Residenza

Status sociale

Bambini (Neonati, Lattanti, …)

Liberi Professionisti

Rurale

Reale

Preadolescenti

Commercianti

Urbana

Aristocratico

Adolescenti

Artigiani

Cittadina

Classe media

Giovani

Industriali

Montana

Militare

Adulti

Dipendenti

Nazionale

Straniero

Anziani

Dirigenti

Richiedenti asilo

Minoranza









Figura 31 - Tabella esemplificativa di raggruppamenti per faccetta

La stessa classe può essere vista da differenti approcci, che costituiscono le possibili faccette della classe; per esempio, la classe persone presenta le faccette età, occupazione, residenza, status sociale ecc. e le risorse possono trattare anche di concetti che combinano più faccette (per esempio i dirigenti militari, o addirittura i dirigenti militari giovani). Dal momento che ogni classe, di norma, può essere suddivisa in classi più piccole (sottoclassi) mediante il ricorso ad altre caratteristiche di divisione (o faccette), nelle classificazioni si attua un processo che permette di ottenere una struttura gerarchica, perché ogni livello di divisione è suddiviso in sottolivelli (come nel caso della classe Persone, divise per Età, nella quale la sottoclasse Bambini a sua volta può essere suddivisa per fasi dello sviluppo).

171

6.3 Le classificazioni bibliografiche. Caratteristiche e scopi L’aspetto sotto il quale un’entità o un fenomeno è osservato è un elemento molto importante negli schemi di classificazione: infatti gli schemi di classificazione generali più diffusi funzionano per aspetto, nel senso che assegnano a un concetto semplice posizioni diverse nello schema in base al particolare aspetto messo in rilievo. Per esempio, il cavallo può essere visto in relazione alla sua classificazione zoologica, al suo allevamento, al suo uso come forza motrice, come arma bellica, per lo sport o per lo svago ecc. Similmente, la patata può essere vista in relazione alla sua classificazione in botanica, alla sua funzione in agricoltura, all’uso in cucina, al suo ruolo nella storia (origine dalle Americhe, carestia in Irlanda ecc.). Di conseguenza, una risorsa sul cavallo o sulla patata troverà posizioni diverse nello schema (cioè verrà classificata in classi diverse e riceverà una notazione differente) a seconda dell’aspetto che viene preso in considerazione in una specifica risorsa. Rispetto all’ambito disciplinare di copertura, gli schemi di classificazione possono essere distinti in speciali, ovvero limitati a un soggetto specifico (per esempio, nell’ambito della biblioteconomia lo schema adottato dalla rivista AIB Studi per la letteratura professionale italiana e per BIB. Bibliografia italiana delle biblioteche, del libro e dell’informazione; http://www.aib.it/aib/ bib/classif.htm), oppure generali, quando aspirano a coprire nella stessa misura tutti i soggetti che esistono nell’universo della conoscenza. Questi ultimi schemi sono i più diffusi e i più noti; per esempio: Classificazione decimale Dewey Classificazione Decimale Universale Library of Congress Classification Classificazione Colon Classificazione bibliografica Bliss, 2a edizione Tra le molte caratteristiche degli schemi di classificazione, due in particolare sono importanti e collegate tra loro: la notazione e l’ospitalità. 172

Merita di essere approfondita la distinzione introdotta da Ranganathan (qui anticipata al paragrafo 5.6) secondo cui nelle classificazioni – e più in generale nei linguaggi d’indicizzazione – è molto utile adottare e tenere sempre presente tre diversi piani logici: il piano delle idee (Ideal plane), il piano verbale (Verbal plane) e il piano della notazione (Notational plane) (Ranganathan 1967, 327-328). Il piano delle idee è quello dei concetti visti nella loro essenza, cioè a prescindere dai termini che li denotano e dai numeri che li rappresentano; in altre parole a prescindere dalla loro espressione in un linguaggio naturale o dalla loro rappresentazione in un linguaggio artificiale di stringhe alfanumeriche. Il piano verbale è quello dell’espressione di un concetto in una lingua naturale; in altre parole il piano delle parole, dei gruppi di parole, espressioni, periodi, frasi e paragrafi di una lingua naturale, con tutti i limiti di ambiguità che si sono visti. Il piano notazionale è infine il piano dei simboli – alfabetici, numerici, alfanumerici ecc. – che rappresentano i concetti e i termini.

Piano delle idee

Piano verbale Piano della notazione

Patate, Kartoffeln, Papas, Pommes, Potatoes 635.21 [DDC, 23] J341 [CC, 6]

Figura 32 - I tre livelli logici delle classificazioni bibliografiche

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Anche se non è affatto facile sapere se nella nostra mente nasce prima l’idea o la parola che la denota, è utile separare concettualmente il piano delle idee dalla loro forma espressiva verbale; se si riesce a farlo, si ottiene uno schema che lavora su tre livelli (Figura 32, piano delle idee, rappresentato con una immagine, piano verbale, rappresentato dai termini nelle diverse lingue, e il piano della notazione). Come si vede anche dalla figura, la notazione è un sistema di simboli (numeri, lettere e/o altri simboli) adoperati da un particolare schema di classificazione per rappresentare le divisioni principali e subordinate. Può essere alfabetica (se composta solo da lettere), numerica (se composta solo da numeri) o alfanumerica (se costituita sia da lettere che da numeri). Per esempio, la DDC è un sistema con notazione numerica, la CC con notazione alfanumerica. Il piano delle idee e il piano verbale sono particolarmente importanti nella fase dell’analisi del documento e della successiva analisi concettuale. Queste fasi sono comuni e spesso identiche nell’indicizzazione con qualsiasi linguaggio per soggetto, a prescindere dallo specifico sistema d’indicizzazione che si andrà ad applicare. Ciò significa, per esempio, che sia per un indicizzatore che usa il Nuovo Soggettario che la DDC o la CC, il processo intellettuale che porta all’individuazione del contenuto del documento è sostanzialmente sempre il medesimo. L’analisi funzionale dei concetti all’interno dell’enunciato di soggetto ottenuto durante la prima fase (cfr. paragrafo 5.3.2) presenta molti aspetti in comune in diversi sistemi d’indicizzazione. In particolare l’analisi dei ruoli prevista dal Nuovo Soggettario (AIB GRIS 2001, 14-17) e l’analisi per categorie richiesta dalla CC (PMEST) hanno forti elementi di similitudine, tanto che i due processi sono direttamente paragonabili e mutuamente vantaggiosi se svolti contemporaneamente. Da questo punto in poi, tuttavia, la forma e la qualità della voce d’indice dipenderanno dagli strumenti disponibili nel piano notazionale (cioè dalla disponibilità delle notazioni necessarie per i concetti da esprimere). Non è detto che esistano tutte le notazioni necessarie per 174

esprimere i concetti; succede spesso anche tra le lingue che esistano concetti intraducibili, come nel caso dei termini saudade (portoghese) e serendipity (inglese). Se capita per le lingue naturali, può succedere a maggior ragione per le lingue artificiali come i linguaggi d’indicizzazione. Perciò sul piano notazionale sarà possibile rappresentare diversamente sia i concetti, in modo più o meno specifico, che le loro relazioni sintattiche e semantiche. La notazione è l’espressione più diretta ed evidente di un linguaggio d’indicizzazione e delle sue caratteristiche.

6.4 Ospitalità della notazione Una caratteristica molto importante degli schemi di classificazione – richiesta soprattutto dalla quinta legge della biblioteconomia di Ranganathan (Ranganathan 2010) – è l’ospitalità della notazione. L’ospitalità è la capacità di un sistema di ordinamento di permettere l’inserimento di elementi nuovi e coordinati all’interno o agli estremi di una struttura ordinata (una lista, un testo, una classificazione ecc.);1 l’ospitalità è molto importante perché l’universo del sapere è un continuum dinamico e inafferrabile, che crea incessantemente nuove unità di conoscenza (per esempio le cellule staminali, i bosoni, il web semantico, le fake news ecc.). A tale proposito, Ranganathan scrive “l’ospitalità dipende da e denota un dispositivo notazionale che consente l’interpolazione e l’estrapolazione di nuovi numeri di ordinamento all’interno e all’esterno della sequenza già creata” (Ranganathan 1973, 19). Per capire quanto essa sia importante, è opportuno prendere in esame un caso di notazione inospitale (o rigida), come quella della seguente lista:

1 Belluno 2 Padova 3 Rovigo

1   L’ospitalità può essere definita anche espandibilità; questo è il termine utilizzato da Cutter nella sua Expansive Classification. Un sistema che non consente l’interpolazione è detto inospitale o rigido (Ranganathan 1973, 19; Gnoli 2018).

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4 Treviso 5 Venezia 6 Verona 7 Vicenza

La notazione è inospitale perché nel momento in cui fosse costituita – per ipotesi – una nuova provincia veneta, il cui nome inizia per una lettera intermedia o iniziale (per esempio, Legnago o Abano), non sarebbe disponibile un numero intero intermedio o iniziale da assegnare alla nuova provincia. Come cifre di notazione in forma di numeri interi sarebbero disponibili le cifre “8” o “9”, ma utilizzandole verrebbe meno il rispetto del criterio di ordinamento (alfabetico, nell’esempio) adottato nella lista. Il problema dell’ospitalità della notazione è centrale ed è opportuno approfondirlo perché è certamente alla base del successo mondiale ottenuto dalla DDC. Infatti, prima del suo avvento nel tardo XIX secolo: la posizione di un libro in una biblioteca era fissa o assoluta. I sistemi utilizzati per determinare quella collocazione sono conosciuti come sistemi a collocazione fissa. Dal punto di vista strutturale, questi numeri usati per definire una posizione consistevano di due parti: (1) parte di soggetto e (2) parte della posizione. Prendiamo, per esempio, un numero inventato R. 7.15. Qui R indica un soggetto, diciamo Matematica; 7.15 indica il quindicesimo libro sul settimo scaffale della libreria che contiene i libri di matematica. […] Il problema era che, mano a mano che le biblioteche crescevano, i sistemi di collocazione fissa non consentivano di mantenere il raggruppamento per soggetto, per quanto fosse ampio e grossolano. Quando lo spazio già assegnato a un soggetto si riempiva, per sistemare nuovi libri o si doveva abbandonare il raggruppamento per soggetto o una parte della collezione doveva essere rinumerata completamente […] Per evitare questo fastidioso problema, alcuni bibliotecari si rivolsero ad altre caratteristiche intrinseche o estrinseche per classificare i documenti, come il formato, il colore della legatura, la lingua, il luogo di pubblicazione oppure, soprattutto, il numero di accessione. Anche se questi metodi non richiedevano mai

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un lavoro di ricollocazione per sistemare un nuovo libro nella sua “classe”, non garantivano i buoni risultati offerti dalla collocazione classificata. Fu proprio questo conflitto di base tra l’ospitalità e il raggruppamento per soggetto che Melvil Dewey riuscì a comporre molto ingegnosamente e con grande successo in un momento d’ispirazione di un bel mattino del maggio 1873. Il numero di Dewey rappresenta non la posizione fisica del libro, ma il soggetto del suo contenuto; e il problema dell’ospitalità fu risolto utilizzando la notazione decimale che può essere estesa senza fine senza disturbare le altre classi. La soluzione era precisa e brillante (Satija 1990a, 18).

Anche se in effetti Dewey – diversamente da quanto si crede comunemente e sostiene Satija nel brano riportato – non ha inventato ma semplicemente reintrodotto l’ospitalità della notazione (Gnoli 2018, par. 3.1), oggi il sistema maggiormente diffuso in Italia anche per la collocazione dei libri per discipline è la Classificazione decimale Dewey. Melvil Dewey era perfettamente consapevole della novità e dell’importanza dell’introduzione della notazione decimale nell’organizzazione delle raccolte a scaffale aperto, soprattutto di biblioteche in rapida crescita e nelle quali si desiderava che l’utente si potesse orientare in base alla disposizione dei volumi e senza ricorrere ai cataloghi. Nell’Introduzione alla 2a edizione della sua classificazione scrive infatti: [L’autore, cioè Dewey stesso] trovava impossibile procurarsi più d’una piccola parte dei vantaggi che si possono ottenere da una biblioteca se questa è priva di cataloghi, indici e assistenza che indichino a bibliotecarî e lettori ciò che la raccolta contiene su ogni dato soggetto. Coi metodi allora in uso questo era possibile solo a un costo così alto da essere proibitivo per chiunque, tranne che per poche biblioteche ricche. A parte qualche rara eccezione, le biblioteche erano tutte in rapida crescita. I cataloghi, etc., allestiti ad alto prezzo, diventavano antiquati quasi appena fatti. Tutti i metodi implicavano frequenti ricollocazioni, riordinamenti e rifacimenti di cataloghi e indici: solo rimedio a una confusione che paralizzava la biblioteca. In questo lavoro ripetitivo andavano in gran parte perdute l’esperienza e la perizia dei bibliotecarî precedenti.

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Si trattava d’inventare un sistema che permettesse a ogni bibliotecario di reggersi sulle spalle dei proprî predecessori e di sfruttare a fondo le loro fatiche; un sistema che rendesse permanente il lavoro fatto oggi, invece di farne qualcosa da rimpiazzare entro pochi anni e perciò non meritevole di essere ben condotto; che fornisse gli strumenti più perfetti per tutto questo, invece di lasciare il bibliotecario giovane solo nell’apprendimento del suo lavoro e addirittura nella costruzione di tutti i suoi proprî strumenti. Tre anni di sperimentazione portano l’autore a ritenere che il sistema qui esposto realizzi questo risultato; poiché con esso i cataloghi, gl’inventarî, gl’indici e i rinvii, essenziali per questa migliore utilità, possono farsi meglio, più rapidamente e più a buon mercato che con qualsiasi altro metodo ch’egli conosca; e, una volta fatti, essere enormemente più duraturi. Il sistema è stato ideato ai fini della catalogazione e dell’indicizzazione ma, sperimentandolo, lo si è trovato altrettanto valido per numerazione e ordinamento di libri e opuscoli negli scaffali. Dodici anni di pratica hanno condotto a un gran numero d’altri usi (Dewey 2002, 66).

Secondo Ranganathan, le classificazioni bibliografiche svolgono molteplici scopi; sono utili per: 1. ordinare le informazioni in una sequenza utile; 2. individuare tutte le faccette del soggetto di una risorsa in modo rapido, esatto, sistematico e strutturato durante la classificazione; 3. selezionare le risorse di una biblioteca in modo equilibrato per ogni settore disciplinare, in rapporto agli interessi degli utenti; 4. consentire la produzione periodica di elenchi e liste per soggetti specifici per rispondere in modo esatto, esauriente e rapido al lettore e alle esigenze di particolari tipi di lettori; 5. individuare rapidamente, nell’interazione empatica con il lettore, la formulazione esatta ed esauriente del suo bisogno (tramite l’analisi per faccette del suo quesito); 6. recuperare l’informazione, su richiesta o in anticipo, in 178

modo rapido, esauriente, puntuale e senza informazioni irrilevanti; 7. individuare e aiutare a scoprire i campi ancora inesplorati dell’universo della conoscenza – ovvero i soggetti che non hanno sufficiente garanzia bibliografica. Inoltre, rispetto ad altri linguaggi d’indicizzazione per soggetto, le classificazioni bibliografiche sono utili per: 1. consentire un approccio indipendente dalla lingua del documento (o della ricerca) dal momento che il soggetto è rappresentato da un numero di classe; 2 2. favorire il superamento dell’ambiguità del linguaggio naturale, perché il concetto è contestualizzato (per esempio, “uovo” in Biologia o in Agricoltura; oppure “gemme” in Geologia economica oppure in Biologia). Le ragioni per un’organizzazione semantica della biblioteca nel suo complesso sono state esaminate da Claudio Gnoli nel suo La biblioteca semantica, che offre un ottimo approfondimento anche se non è limitato alle funzioni delle sole classificazioni bibliografiche (Gnoli 2007).

6.5 Classificazioni enumerative e classificazioni analiticosintetiche I più diffusi schemi di classificazione utili per la rappresentazione di tutti i soggetti (semplici e composti) si possono suddividere in due grandi categorie: gli schemi enumerativi e gli schemi analitico-sintetici. 2

  La caratteristica di un indice di rappresentare la “cosa” senza lasciar trasparire la “cosa” rappresentata si chiama opacità (la notazione non contiene alcun riferimento al piano verbale); anche l’IFLA, nell’assegnazione degli URI delle entità e attributi dei modelli FR ha scelto di creare URI opachi; per esempio, la proprietà “ha per titolo proprio” è rappresentata dall’URI http://iflastandards.info/ns/isbd/elements/P1004. Ciò garantisce la neutralità linguistica e il riconoscimento e la promozione del multilinguismo (in linea con i piani strategici dell’IFLA).

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Le classificazioni enumerative sono il tipo di schema storicamente più antico tra i due: prendono in esame l’universo della conoscenza (o una sua parte) e lo suddividono in classi sempre più piccole in base alle caratteristiche di suddivisione progressivamente individuate. Ogni classe ottenuta viene suddivisa in sottoclassi, mediante l’individuazione di una o più caratteristiche e, in generale, le classi e le sottoclassi così ottenute contribuiscono a formare lo schema di classificazione, cioè l’elenco delle classi alle quali possono essere assegnate le risorse da classificare. In queste classificazioni è molto evidente il rapporto tra ciascuna classe e le sue sottoclassi: si tratta di una relazione generica (genere-specie) e per questo motivo questi schemi di classificazione sono stati chiamati anche gerarchico-enumerativi. Per esempio, la DDC suddivide tutto il sapere in 10 classi principali, in 100 divisioni e in 1000 sezioni ed è evidente la struttura della conoscenza gerarchica, o ad albero, che ne deriva (vedi Tavola delle 1000 sezioni della DDC). Gli schemi di classificazione enumerativi sono relativamente semplici da utilizzare; una volta individuata la classe principale che esprime l’aspetto sotto il quale il fenomeno è trattato, attraverso le caratteristiche del soggetto che si vogliono esprimere si effettuano le scelte lungo l’albero gerarchico e si arriva alla classe più specifica disponibile. Per lo stesso motivo, le classificazioni enumerative devono prevedere tutti i soggetti semplici e le loro possibili combinazioni in soggetti composti. La combinazione di un concetto con altri concetti a esso subordinati consente la costruzione progressiva di catene di classi che esprimono soggetti semplici e soggetti composti. Nei casi più difficili, per potere esprimere effettivamente tutte le combinazioni tra i concetti di un soggetto complesso, le catene di classi che si formano possono essere molte (cioè con molte diramazioni) e molto lunghe. Un esempio può aiutare a capire come si formano le catene di classi e perché tendono a essere lunghe quando il soggetto è composto. Supponiamo di volere creare l’elenco completo delle classi per il concetto di agricoltura e per i suoi possibili soggetti 180

composti. Una volta assegnata al concetto una classe tra le scienze applicate, si può notare che il soggetto di base si può combinare con concetti relativi al luogo, o al tempo, o allo scopo della coltivazione o a processi che riguardano l’agricoltura, o alle cause dei processi ecc., come nei seguenti esempi di soggetti composti: Agricoltura in Italia Agricoltura negli anni ’50 Agricoltura per la produzione di tessuti Malattie in agricoltura Malattie da parassiti in Agricoltura A partire dalla classe Agricoltura, che è la prima nell’ordine di citazione e rappresenta un solo concetto – si dice perciò classe di Ordine 1 – è possibile perciò creare un elenco di sottoclassi (o classi di Ordine 2) per contenere la combinazione del concetto Agricoltura con un secondo concetto che proviene da una qualsiasi caratteristica di suddivisione presa in esame (luogo, tempo, funzione, processi ecc.); senza produrre un elenco davvero completo, l’elenco delle sottoclassi di ordine 2 potrebbe assomigliare a questo: Agricoltura Suddivisione per area geografica Agricoltura in Africa Agricoltura in America Agricoltura in Asia Agricoltura in Europa Agricoltura in Oceania … Suddivisione per utilità Agricoltura [per la produzione] di bevande Agricoltura [per la produzione] di cibo Agricoltura [per la produzione] di coloranti Agricoltura [per la produzione] di olio

(ordine 1) (ordine 2) (ordine 2) (ordine 2) (ordine 2) (ordine 2)

(ordine 2) (ordine 2) (ordine 2) (ordine 2) 181

Agricoltura [per la produzione] di tessuti … Suddivisione per attività Diffusione dell’agricoltura Sviluppo dell’agricoltura Sovvenzioni all’agricoltura Malattie in agricoltura …

(ordine 2)

(ordine 2) (ordine 2) (ordine 2) (ordine 2)

Ciascuna caratteristica di suddivisione produce quindi una lista di classi di ordine 2 che rappresentano un soggetto composto da due concetti. I soggetti composti possono naturalmente contenere anche 3 o 4 concetti; per esempio “diffusione dell’agricoltura [per la produzione] di cibo” o “diffusione dell’agricoltura [per la produzione] di cibo in America”; ciascuno di questi tipi di concetti richiede la creazione di elenchi di classi di ordine 3 ed eventualmente di ordine 4; per esempio: Agricoltura Suddivisione per area geografica … Suddivisione per utilità … Suddivisione per attività Diffusione dell’agricoltura

(ordine 1)

(ordine 2)

Suddivisione per utilità Diffusione dell’agricoltura per produzione di bevande

(ordine 3)

Suddivisione per area Diffusione dell’agricoltura per produzione di bevande in Africa

(ordine 4)

182

Diffusione dell’agricoltura per produzione di bevande in America … Diffusione dell’agricoltura per produzione di cibo Suddivisione per area Diffusione dell’agricoltura per produzione di cibo in Africa Diffusione dell’agricoltura per produzione di cibo in America …

(ordine 4) (ordine 3)

(ordine 4) (ordine 4)

La lista è stata lasciata incompleta, per ragioni di brevità, ma è chiaro che se dovesse essere completa e rappresentare tutte le possibili combinazioni di ordine 3 e 4 diventerebbe molto lunga. Lo sviluppo della catena per classi dovrebbe essere fatto per tutti i possibili soggetti che lo richiedano – in base al principio della garanzia bibliografica – ma a volte questo non si verifica, per motivi di economia, ovvero di semplificazione e di brevità dello schema di classificazione; da ciò derivano alcuni limiti delle classificazioni enumerative: a) tendono a essere molto estese; b) non sempre possono o riescono a essere complete, nel senso di elencare tutte le combinazioni possibili, perché non possono prevedere a priori tutti i concetti presenti in un soggetto; c) non sempre possono o riescono a essere specifiche, nel senso di esprimere con esattezza ogni soggetto composto, perché per brevità o per mancanza di garanzia bibliografica non gli assegnano una posizione distinta; d) hanno bisogno di aggiornamento continuo (non solo per l’inevitabile progresso della conoscenza e la nascita di 183

nuovi concetti, ma anche per il loro inserimento come soggetti semplici e/o all’interno di soggetti composti).

6.5.1 Un esempio di classificazione con la DDC Prima di concludere l’esame delle classificazioni enumerative, vediamo un esempio di classificazione di una risorsa con la Classificazione decimale Dewey. Dato che il processo di classificazione con la DDC è descritto nel capitolo 7, lo scopo di questo paragrafo è soltanto capire il meccanismo di classificazione con la DDC per poterlo poi raffrontare a quello della CC. L’enunciato di soggetto da tradurre è: Cooperazione dei Musei in Italia Con la DDC, si procede a individuare prima di tutto l’aspetto, ovvero la disciplina che dovrebbe comprendere questo soggetto. Seguendo la gerarchia disciplinare predisposta dalla DDC, si ottiene: 000 Informatica, informazione e opere generali 060 Associazioni, organizzazioni, musei 069 Museologia 069.6 Gestione del personale, regolamenti per il pubblico, rapporti con altre organizzazioni 069.68 Rapporti [dei musei] con altre organizzazioni Rispetto al numero e alla qualità dei concetti che costituiscono il soggetto composto dell’esempio, si nota che: –– per ora, manca il concetto «Italia»;3 –– il concetto «Rapporti» è più generico di «cooperazione»; 3   La DDC consente facilmente di specificare ulteriormente la notazione e aggiungere il concetto “Italia”; tuttavia il meccanismo con il quale avviene questo processo non è quello della classificazione enumerativa pura e quindi, in questo esempio, si è scelto di non procedere oltre.

184

–– il concetto «Altre organizzazioni» è più generico di «Musei». Perciò la notazione 069.68 non è del tutto soddisfacente, perché esprime un soggetto non coesteso e non conspecifico rispetto al soggetto del documento. Essa consente comunque di raggruppare in modo utile documenti che condividono un medesimo soggetto o soggetti simili (per esempio anche risorse sulle cooperazioni tra musei e scuole, tra musei e biblioteche ecc., favorendone forse la scoperta da parte del lettore). Questa soluzione è tipica delle classificazioni enumerative, le cui classi raggruppano non solo risorse simili ma anche soggetti affini tra loro.

6.6 Le classificazioni analitico-sintetiche Gli schemi di classificazione analitico-sintetici non sono costruiti mediante la creazione delle catene delle classi, ma adottano un approccio diverso. Individuano le classi base, o classi principali (che corrispondono a discipline e gruppi di discipline) e i fenomeni che afferiscono a esse, suddividendoli per categorie e per faccette, come si è visto nella tabella in Figura 31. Fino a questo punto, gli schemi di classificazione analiticosintetici sembrano simili alle classificazioni enumerative: si differenziano però perché non elencano a priori tutte le possibili combinazioni sintattiche dei concetti che possono costituire un soggetto, cioè non creano tutte le possibili catene di classi. Nel caso di Agricoltura avremmo tavole simili a queste: Agricoltura Suddivisione per parti delle piante Radici Tuberi Foglie Fiori Frutti Semi 185

Suddivisione per utilità Bevande Cibo Coloranti Olio Tessuti Suddivisione per attività Gestione del suolo Coltivazione Diffusione Sviluppo Malattie in agricoltura Allevamento Raccolta … Se si procede in questo modo, le tavole diventano quindi molto meno estese che nelle classificazioni enumerative; tuttavia, apparentemente, non sono disponibili le voci per i soggetti composti. Gli schemi di classificazione analitico-sintetici non creano catene di classi ma forniscono la possibilità di combinare, secondo una regola precisa ed esplicita (sintassi), i concetti tra loro e di creare una catena di concetti e la relativa notazione in base alle necessità. Ogni tavola di una classe principale o base prevede la possibilità di creare qualsiasi soggetto composto che contenga i concetti semplici elencati nelle tavole, stabilendo un ordine di citazione dei concetti di una disciplina basato sulle loro categorie di appartenenza ed espresso mediante la formula delle faccette. Nell’esempio più sopra, la formula delle faccette potrebbe stabilire un ordine di citazione di questo tipo: [Parte] [Utilità] [Attività] che implicherebbe che le notazioni associate a ogni concetto verrebbero citate sempre in questo ordine. 186

Dal momento che le classificazioni analitico-sintetiche non forniscono un numero pronto per ogni soggetto, richiedono un lavoro aggiuntivo da parte del classificatore in caso di un soggetto composto; infatti si deve procedere all’individuazione delle notazioni di tutti i concetti componenti nelle tavole e alla sintesi delle notazioni in base alla formula delle faccette, che ne stabilisce l’ordine di citazione.

6.6.1 Un esempio di classificazione con la CC Per esempio, si deve creare la notazione per una risorsa il cui enunciato di soggetto è “le emozioni nelle ragazze”. L’analisi concettuale ci mostra due concetti in relazione sintattica tra loro: ragazze e emozioni. Le ragazze sono l’oggetto di interesse e la specifica caratteristica per la quale sono studiate sono le loro emozioni. Il soggetto appartiene certamente a quelli studiati dalla Psicologia; in questo modo, sappiamo che la Tavola della classe base da esaminare sarà appunto S Psicologia, della quale riportiamo in appendice un breve estratto (vedi Tavola S Psicologia). Se si osserva la Tavola S Psicologia, si nota che come ogni Tavola di base inizia con la notazione che rappresenta la classe base (in questo caso “S”) e con la formula delle faccette, S [P] : [E] [2P] che stabilisce il corretto ordine di citazione per i concetti e la necessaria punteggiatura. Contiene poi i fenomeni suddivisi per caratteristica (prima i concetti che fanno parte della categoria P, elencati sotto la dicitura Foci in [P], poi i concetti che fanno parte della categoria E con la dicitura Foci in [E] ecc.). La formula delle faccette indica che il concetto che si troverà nella lista dei Foci in [P] andrà citato per primo, mediante la notazione a esso associata, e la sua notazione seguirà direttamente la S senza punteggiatura. Indica inoltre che un eventuale concetto presente nella lista dei Foci in [E] dovrebbe seguire la notazione del concetto in [P] ed essere separato con il segno di punteggiatura “:”. 187

Scorrendo le tavole, si osserva che nell’elenco dei Foci in [P] è presente uno dei due concetti che compongono il soggetto composto, ovvero “Ragazze”, al quale corrisponde la notazione “25”. Nell’elenco dei Foci in [E] è presente l’altro concetto, “Emozioni”, al quale corrisponde la notazione “52”; quindi la notazione della classe per il soggetto sarà composto dai seguenti elementi: Faccetta Base: S Faccetta dalla categoria [P]: 25 Faccetta dalla categoria [E] 52 Ponendo le notazioni corrispondenti ai concetti e la punteggiatura nell’ordine previsto dalla formula delle faccette si ottiene quindi: S

+

25

+

:

+

52

e infine S25:52 La procedura descritta consente di creare, nello stesso modo, qualsiasi soggetto composto che abbia un concetto elencato in [P] e un concetto elencato in [E] (per esempio, “Attenzione negli anziani” = S38:31, “Gioia negli infanti” = S13:523); non è necessario quindi rendere esplicita l’intera catena di classi per la classe base S Psicologia, perché è lasciato al classificatore il compito di costruire di volta in volta il numero opportuno. La semplicità logica di questo processo è sottolineata da Michael Gorman in un passo di un breve testo dedicato a un problema specifico che riguarda le classificazioni analitico-sintetiche; vale la pena di leggerlo perché è illuminante (Lettura 1; Gorman 2015b, 9-10). L’obbligo di costruire il numero sembra un piccolo svantaggio rispetto al notevole vantaggio in termini di coestensione e specificità che gli schemi di classificazione analitico-sintetici possono garantire, ma pare che fino a oggi sia bastato a impedirne, 188

di fatto, la diffusione, assieme ad alcuni giudizi non sufficientemente giustificati (Serrai 1977, 291-292). Si tratta però di un vero e proprio paradosso; il meccanismo di faccettazione, cioè quello in base al quale è possibile creare soggetti composti non elencati in una catena di classi è il procedimento normale per creare voci del Nuovo Soggettario ed è ormai presente in modo sistematico e pervasivo anche nella DDC (in particolare con l’uso delle Tavole ausiliarie). Quindi anch’essa richiede spesso che il numero sia costruito, ma lo fa a partire da un sistema che è nato in modo strutturalmente diverso e nel quale il meccanismo delle faccette nella Classificazione non è applicato con regolarità e uniformità sintattica in tutto lo schema ma solo in alcune sue parti. Nell’esempio del paragrafo 6.5.1 sulla DDC, il concetto Italia si può aggiungere al numero base 069.68 proprio utilizzando il meccanismo a faccette. Di fatto la DDC è più complessa della CC perché richiede al classificatore di conoscere e utilizzare due processi di classificazione diversi tra loro (compreso il solo che si utilizza nella CC). Purtroppo tanti, troppi, bibliotecari e studiosi hanno perpetuato e continuano a tramandare un giudizio negativo sulla CC senza evidentemente averla mai studiata, approfondita o utilizzata a sufficienza! Per concludere, per la faccettazione nella DDC e soprattutto per un confronto approfondito tra le caratteristiche delle classificazioni enumerative e quelle analitico-sintetiche si rinvia alla lettura di alcune pagine di Stefano Tartaglia, tra le più chiare e complete scritte sull’argomento (Tartaglia 1998, 9-15). Lettura Michael Gorman, Invertendo il ‘principio di inversione’ Cinquant’anni fa ho avuto l’enorme fortuna di frequentare la Scuola di biblioteconomia, all’Ealing Technical College (oggi Università della Thames Valley) e di seguire le lezioni di due ispirati insegnanti di catalogazione – Eric Stone e Alan Thomas. Mi ero iscritto alla Scuola di biblioteconomia con l’intenzione di diventare un bibliotecario di reference in una public library (dopo avere lavorato

189

come giovane assistente nelle biblioteche pubbliche di Hampstead e di Ealing), ma il contatto con le idee e gli studi di catalogazione e classificazione sotto la guida di Thomas e Stone mi fece cambiare programma e determinò il corso successivo della mia vita professionale. I due luminari le cui opere mi avevano ispirato in modo più profondo erano Seymour Lubetzky, un genio della catalogazione, e S.R. Ranganathan, un classificazionista. Lo studio di quest’ultimo – il più grande bibliotecario del XX secolo – a quei tempi era piuttosto frequente nella formazione biblioteconomica e nella vita professionale. Per farla breve, dopo il corso il mio lavoro è si è sviluppato nell’ambito della catalogazione descrittiva e ho avuto l’onore di conoscere e confrontarmi con Lubetzky in molte occasioni fino alla fine della sua vita. […] Quindi, anche se io ero impegnato nella parte di progetto dedicata alla catalogazione descrittiva, lavoravo in un’istituzione pervasa delle idee di Ranganathan e ispirata ai suoi ideali. Ho ricordato tutte queste cose per fornire il quadro di un episodio centrato su un piccolo, ma significativo, aspetto della teoria della classificazione nata dalle idee di Ranganathan – il principio di inversione4 – nella speranza che possa interessare alle (probabilmente poche) persone che si occupano ancora di questi problemi. Potrebbe essere utile riprendere a questo punto l’idea fondamentale della teoria di Ranganathan sulla “classificazione a faccette”. L’approccio classico alla classificazione dei soggetti da Aristotele a Dewey è stato di ordinare i soggetti complessi in un ordine che esprime le relazioni tra di essi e assegnare a ciascun soggetto complesso un’espressione di un linguaggio artificiale (numeri e/o lettere). Ranganathan ebbe un’idea rivoluzionaria: dato che i soggetti complessi avevano un certo numero di quelle che egli chiamava “faccette”, si potevano creare designatori di classificazione collegando quelle faccette in un ordine prestabilito e aggiungendo la punteggiatura per separare le faccette. Al tempo di cui scrivo le sue faccette – Personalità, Materia, Energia, Spazio e Tempo (PMEST) più le 4   “Mano a mano che ci si sposta dalla Faccetta Base, l’ordinamento delle faccette isolate è in base alla loro decrescente concretezza. Questo principio serve per determinare la sequenza delle faccette [in un soggetto composto]” (Ranganathan 1967, 421).

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designazioni di forma (per esempio per enciclopedie, dizionari ecc.) – erano ben note anche al più sbadato studente di classificazione. Supponiamo che dobbiate classificare un libro sulla progettazione di barche in legno nel XIX secolo. Invece che cercare nelle tavole della classificazione Decimale o della Library of Congress una designazione adatta a esprimere tutto il soggetto (buona fortuna a chi ci prova!), il classificatore che usasse un ipotetico schema di classificazione a faccette individuerebbe la designazione per barche nelle tavole della Personalità, e attaccherebbe la designazione per legno nelle tavole del Materiale, per progettazione nella tavola dell’Energia, e per XIX secolo nella tavola del Tempo – costruendo così ciò che risulterebbe essere una designazione completamente nuova (se quello fosse il primo libro pubblicato su quel soggetto). La bellezza dell’approccio consisteva nella flessibilità, che permette la costruzione di designazioni per soggetti ancora privi di garanzia bibliografica, mentre le classificazioni tradizionali (DC, LC ecc.) consistevano, essenzialmente, di problemi risolti ed erano poco aperte nei confronti di soggetti nuovi. […]

191

7. LA CLASSIFICAZIONE DECIMALE DEWEY

La Classificazione decimale Dewey fu ideata dal bibliotecario statunitense Melvil Dewey nel 1873 e pubblicata autonomamente per la prima volta nel 1876. È attualmente il sistema di classificazione più diffuso a livello internazionale e certamente anche italiano, grazie al suo impiego da parte della Biblioteca nazionale centrale di Firenze (http://www.bncf.firenze.sbn.it) per la Bibliografia nazionale italiana e alla sua presenza anche nel maggiore e più importante progetto catalografico cooperativo italiano, il Servizio bibliotecario nazionale (http://opac.sbn.it). Dalla sua prima edizione, la Classificazione decimale Dewey è stata costantemente e periodicamente aggiornata, sotto la guida della Dewey Section della Library of Congress e il consiglio del Decimal Classification Editorial Policy Committee (EPC). In questo modo, dal 1876 a oggi si sono succedute 23 edizioni integrali a stampa e 15 edizioni ridotte; in italiano sono state tradotte e pubblicate a stampa fino alla 22a edizione integrale – nel 2009 – e alla 14a edizione ridotta, nel 2006. Le edizioni ridotte consistono in una versione semplificata rispetto all’edizione integrale, sono pubblicate in un solo volume (la traduzione della 14a edizione ridotta è di circa 1200 pagine) e presentano notazioni abbreviate e meno specifiche rispetto all’edizione integrale. La 22a edizione italiana integrale a stampa della Classificazione decimale Dewey (22a ed.) è organizzata in 4 volumi (di oltre 4300 pagine complessive) così articolati: –– Vol. 1: comprende l’Introduzione, il Glossario, il Manuale, le sei Tavole ausiliarie, gli elenchi di confronto con l’edizione precedente (21a ed.); –– Vol. 2: comprende i tre Sommari della DDC, ovvero le 10 classi principali, le 100 divisioni e le 1000 sezioni, nonché le Tavole di classificazione per le classi da 000 a 500; –– Vol. 3: comprende le Tavole di classificazione per le classi 192

da 600 a 900; –– Vol. 4: comprende l’Indice relativo. A partire dalla 23a edizione, la Classificazione decimale Dewey in inglese è stata pubblicata sia a stampa che come risorsa integrativa in linea, con il nome di WebDewey. La traduzione italiana dell’ultima edizione è stata realizzata – solo per la versione in linea – da un gruppo di lavoro dell’AIB (Associazione italiana biblioteche) ed è stata pubblicata in linea nel 2014; l’AIB gestisce anche il sistema degli abbonamenti e degli accessi alla WebDewey in Italia. Sul sito predisposto dall’AIB (http://www.aib.it/pubblicazioni/webdewey-italiana) sono gratuitamente disponibili un’introduzione alla DDC, il Glossario, l’elenco delle Dislocazioni e soppressioni, la newsletter della WebDewey Italiana (che segnala anche la guida italiana a stampa all’uso della WebDewey; Cavaleri 2014, 2016), le attività formative e le informazioni sulle tariffe e le licenze. La WebDewey è una base di dati a pagamento che costituisce la versione elettronica della DDC, navigabile e interattiva (anche nella costruzione di nuovi numeri di classificazione) ed è aggiornata con cadenza trimestrale (Figura 33).

Figura 33 - Schermata iniziale dell’edizione italiana della Web Dewey (https://deweyit.pansoft.de/webdewey/standardSearch.html)

Per utilizzare al meglio lo schema della DDC è utile conoscerne la struttura organizzativa generale, che si articola su più 193

livelli e ricordare che, come tutte le classificazioni bibliografiche, rispetta il principio della garanzia bibliografica e non si occupa del mondo e della conoscenza in modo astratto, ma delle risorse che trattano della conoscenza e delle sue parti più o meno estese. Il primo principio organizzativo utile per orientarsi tra le classi della DDC è la cosiddetta triade baconiana, ovvero l’idea di Francis Bacon – che riprende però a sua volta Avicenna e Huarte (Serrai 1977, 88) – che il sapere potesse progredire ed essere organizzato secondo la tripartizione dell’anima umana: la storia che si riferisce alla memoria, la poesia alla fantasia e la filosofia alla ragione. Il sistema baconiano aveva avuto largo successo, al punto da essere stato ripreso anche da Diderot e d’Alembert nel loro Système figuré des connaissances humaines all’interno dell’Encyclopédie. Dewey perciò riprende e organizza quel modello e ordina la conoscenza disponendo le discipline secondo la sequenza ragione, fantasia e memoria; questa struttura, assieme alla notazione decimale, consente di individuare le seguenti dieci classi principali: 000 Informatica, informazione e opere generali 100 Filosofia e psicologia 200 Religione 300 Scienze sociali 400 Linguaggio 500 Scienza 600 Tecnologia 700 Arti e arti ricreative 800 Letteratura 900 Storia e Geografia. A dimostrazione di come molti schemi di classificazione bibliografica siano la materializzazione di un sistema di pensiero che organizza la conoscenza e che fa parte della cultura che lo produce (Bethery 1979, 15), anche dietro allo schema generale proposto da Melvil Dewey è possibile cogliere una particolare visione del mondo. Luigi Crocetti racconta, in un piccolo libro di grande successo in Italia sulla DDC, di come John Comaromi gli aveva spiegato personalmente le idee alla base del piano originario di Dewey: 194

La ragione si articola nella filosofia, fonte del pensiero sistematico in tutti gli altri campi ed essa stessa campo di studio più generale di tutti. La segue la teologia, scienza dell’assoluto, e stadio supremo della filosofia (la religione, che non è una scienza, ma è tributaria della teologia, è inclusa in quest’ultima). Poiché l’uomo realizza la sua più alta funzione intellettuale dentro la società e in rapporto con lo stato, le scienze sociali e politiche sono logicamente le discipline successive. Le scienze politiche sono il diritto (con cui la società pone limiti all’individuo) e la politica (con cui l’individuo reagisce ai limiti postigli dal diritto allo scopo di trasformare la volontà sociale). Le scienze sociali sono l’economia politica (con cui l’uomo ottiene la supremazia sulla natura e insieme la usa per i di lui fini) e l’educazione (mediante la quale l’uomo s’inizia alla cultura e alle istituzioni della società). In fondo alle scienze sociali e politiche è collocata la filologia, essa stessa risultato del pensiero, miglior documento che la società offra di sé stessa, connettivo tra l’intellettuale e il naturale. Seguono le scienze naturali; a queste le arti utili. Le prime si articolano nelle leggi di natura; le seconde applicano queste a usi sociali. Punto di transizione tra prime e seconde è la medicina, scienza e arte insieme. Infine vengono le belle arti, i cui prodotti, comunque si voglia considerarli, sono foggiati dalla tecnica, e la cui forma è determinata dalla ragione. La ragione termina qui. La seconda forma del discorso è la fantastica [the imaginative], cioè quella della letteratura, che segue. Infine viene la storia, che non è né poesia né ragione, ma la documentazione di tempi, luoghi e fatti (Crocetti e Fagiolini 2001, 14-15).

Le classi 100 Filosofia, 200 Religione, 300 Scienze sociali, 400 Linguaggio, 500 Scienza, 600 Tecnologia e Arti e 700 Arti ricreative raccolgono la conoscenza umana che deriva dalla ragione, la 800 Letteratura quella che deriva dalla fantasia e la Classe 900 Storia e Geografia quella che deriva dalla memoria. La classe 000 Informatica, informazione e opere generali raggruppa tutte le discipline e le opere che trattano soggetti che non hanno uno specifico punto di vista disciplinare ma sono per natura interdisciplinari (per esempio i libri, la stampa, le enciclopedie, le riviste se considerate da un punto di vista generale). 195

Come si può osservare nei sommari della DDC inseriti in fondo al volume, ogni classe principale si divide in dieci divisioni, e ogni divisione in dieci sezioni (anche se non tutti i numeri delle sezioni sono stati assegnati). Il secondo principio organizzativo della DDC è dato dalla disciplina. La disciplina è “un campo di studio, generalmente dotato anche di un’organizzazione pratica (facoltà universitarie, riviste ecc.)” (Crocetti e Fagiolini 2001, 10). Quindi, per esempio, secondo la definizione l’astronomia è una disciplina, mentre l’astrologia non lo è. Ogni disciplina può contenere altre discipline minori: per esempio l’Agricoltura fa parte delle Scienze applicate e la Orticoltura e la Viticoltura sono sottodiscipline dell’Agricoltura. Le 10 classi principali della DDC sono coordinate, ovvero si escludono mutuamente, e non sono membri di una classe. Il terzo livello di organizzazione della DDC è costituito dai fenomeni, che sono oggetti concreti, concetti astratti, attività o processi (che non siano necessariamente limitati a un determinato campo di studio). Come Crocetti riporta da Benjamin Custer (curatore della 19a edizione della DDC): Nessun soggetto di per sé stesso vi [nella DDC] ha un suo proprio luogo: esso può comparire in qualsiasi disciplina o in tutte le discipline. Di nessuna classe si può dire che copra l’intero ambito del matrimonio, o dell’acqua, o del rame o del Brasile; in altre parole, per questi concetti o soggetti non c’è alcun numero che sia il loro unico numero. Un’opera sul matrimonio sta in 306 se tratta questo soggetto dal punto di vista sociologico, in 155 se da un punto di vista psicologico, in 173 se da un punto di vista etico, in 392 se dal punto di vista dei costumi, in 613 se dal punto di vista dell’igiene. Allo stesso modo un’opera sull’acqua può essere classificata in molte discipline, quali metafisica, religione, economia, commercio, fisica, chimica, geologia, oceanografia, meteorologia e storia (Crocetti e Fagiolini 2001, 11).

Il sistema comporta una dispersione dei libri che hanno lo 196

stesso soggetto: così i lettori che sono interessati a un campo di studio sono avvantaggiati; invece i lettori che vogliono conoscere tutto su un dato soggetto, da ogni punto di vista disciplinare, trovano la letteratura dispersa nelle varie classi. Questi due approcci, per disciplina e per fenomeno, sono inconciliabili; per questo motivo, spesso nelle biblioteche italiane viene garantito sia l’accesso attraverso gli indici classificati che attraverso gli indici alfabetici (di norma oggi costruiti per mezzo del Nuovo Soggettario).

Esercitazione 3. Classificazione 1000 sezioni DDC Individuare i numeri di classe per i seguenti soggetti o discipline con l’aiuto della Tavola delle 1000 sezioni della DDC in fondo al volume: Filosofia aristotelica; Lingue africane; Storia della Francia; Mollusca e Molluscoidea; Magnetismo; Economia del lavoro; Educazione degli adulti; Ebraismo; Strumenti a fiato; Ingegneria ferroviaria e stradale; Etimologia dell’inglese standard; Arte vetraria.

7.1 La notazione decimale Come osserva Annie Bethery, se la Classificazione di Dewey ha ottenuto un così grande successo, negli Stati Uniti prima e poi in altri paesi, si può dire che ciò dipende dalla sua notazione. Questa ha innanzitutto il pregio della chiarezza e leggibilità: un gruppo di cifre che si legge in blocco si ricorda più facilmente che un gruppo di lettere. In più le cifre sono usate universalmente (Bethery 1979, 21).

Per rappresentare ogni classe della DDC vengono utilizzate le cifre arabe. La prima cifra rappresenta la classe principale; per esempio 600 rappresenta le Scienze applicate. La seconda cifra nei numeri a tre cifre indica la divisione. Per esempio, 610 Me197

dicina e salute, 620 Ingegneria e attività affini, 630 Agricoltura e tecnologie connesse ecc. La terza cifra nei numeri a tre cifre rappresenta la sezione; per esempio 611 rappresenta l’Anatomia, citologia, istologia umana, 612 la Fisiologia umana ecc. La convenzione in uso nell’impiego della DDC è che nessun numero abbia meno di tre cifre; perciò, in mancanza di cifre significative, i posti fino alla terza cifra compresa sono riempiti con lo 0, per esempio: 800 Letteratura (non 8) 320 Scienza politica (non 32) Inoltre, sempre per convenzione, nella notazione la terza cifra è sempre seguita da un punto di separazione, che rappresenta una “pausa psicologica per rompere la monotonia delle cifre e facilitare la trascrizione del numero di classe” (DDC, 14a ed. rid., xxx); per esempio: 808.5 Retorica del discorso 621.005 Periodici di fisiologia umana La notazione della DDC è quindi di tipo numerico; tuttavia, per assicurare ospitalità alla notazione, i numeri sono a struttura decimale, cioè non rappresentano cifre intere, ma frazioni. Questo comporta che ogni numero, per essere ordinato correttamente, deve essere letto come preceduto dalla virgola. Per esempio, se si dovessero ordinare i numeri 85391, 854, 8539 e 851, considerandoli interi, si otterrebbe questo ordine: 851, 854, 8539 e 85391 Se invece si leggono come numeri decimali, si ottiene: [0,]851, [0,]8539, [0,]85391, [0,]854 e, scrivendoli correttamente secondo lo stile della DDC (senza lo zero davanti e con il punto dopo la terza cifra), si ha la 198

sequenza: 851 853.9 853.91 854

Esercitazione 4. Ordinamento di numeri della DDC Ordinare le seguenti notazioni della DDC nella sequenza corretta tenendo conto del loro valore decimale. 853.91099287 850.09 853.14 850.351 853.9108 853 851.1 808 850.2092 853.1

853.208 853.91 853.2 850.285 853.9 850.14 850 850.07 823 851.5

7.2 Il principio gerarchico Nella DDC esistono due forme di espressione dei rapporti gerarchici tra i soggetti rappresentati dalle classi: la gerarchia notazionale e la gerarchia strutturale. Dal momento che la notazione è in forma decimale, il numero delle frazioni (numeri) che possono cadere tra un intero e un altro è infinito. Come si è visto per classi principali, divisioni e sezioni, ogni notazione con una cifra in più rispetto a un’altra è una sua suddivisione. Per esempio, in questa serie di notazioni, che crescono progressivamente di una cifra ciascuna – tranne l’ultima – ogni classe che si ottiene è una suddivisione della precedente: 199

600 Tecnologia (scienze applicate) 630 Agricoltura 636 Allevamento di animali 636.6 Uccelli [allevamento] 636.68 Uccelli canori e ornamentali 636.686 Fringillidi, pappagalli, falchi 636.6862 Fringuelli 636.6865 Pappagalli Perciò la DDC può esprime con la notazione la gerarchia, ma anche la coordinazione tra le classi;1 per esempio, la classe 636.6862 Fringuelli e la classe 636.6865 Pappagalli hanno lo stesso numero di cifre; nessuna delle due è subordinata all’altra, ma sono coordinate, ovvero sono “un numero o un soggetto di livello eguale a quello di un altro numero o soggetto nella stessa gerarchia” (DDC 14a ed. rid., Glossario, sub voce “Coordinato”). Si deve notare che la gerarchia notazionale non funziona sempre correttamente nella DDC, per due motivi: da un lato, c’è il limite delle 9 suddivisioni massime possibili determinato dalla scelta della notazione (ma non sempre è così nel mondo reale); dall’altro, non sempre la DDC rispetta la gerarchia dei soggetti e, per ragioni di garanzia bibliografica, preferisce collocare in posizione coordinata soggetti particolarmente ricchi di letteratura che invece altrimenti sarebbero logicamente subordinati. Un esempio del primo caso è dato dalla notazione delle province della Lombardia, che sono più di 9 (cioè più delle cifre disponibili per le notazioni di classi tra loro coordinate). La DDC suddivide le province in questo modo (Figura 34):

1

  Cfr. Figura 28.

200

Figura 34 - Notazioni della DDC per le province della Lombardia

Si può notare che nelle notazioni da T2—4521 a T2—4523 sono presenti due province alla volta (rispettivamente Milano e Lodi, Varese e Monza-Brianza e Como e Lecco), mentre nelle notazioni successive a ogni notazione è assegnata una sola provincia. In questo caso, per esempio, la notazione T2—45237 Lecco (non in Figura 34) contravviene al principio gerarchico, perché Lecco è logicamente coordinata alle altre province, ma dal punto notazionale ottiene una cifra in più. Un esempio del secondo caso è rappresentato da queste classi: 388 Trasporti 383 Comunicazioni postali 385 Trasporti ferroviari Dal punto di vista logico, le Comunicazioni postali e i Trasporti ferroviari sono concetti più specifici di Trasporti, e quindi dovrebbero essere gerarchicamente subordinati (lo sono sul piano delle idee e dovrebbero esserlo anche su quello notazionale). Tuttavia, considerata l’importanza di Comunicazioni postali e Trasporti ferroviari sul piano della garanzia bibliografica, questi concetti ottengono una notazione più corta, facendo apparire coordinati i concetti rappresentati dalle classi 388, 383 e 385. 201

Quando non è possibile indicare una relazione gerarchica mediante la notazione, la DDC adotta altri accorgimenti, come intestazioni, note e voci speciali. Un esempio è rappresentato dall’intestazione sdoppiata, che presenta due termini separati, il primo dei quali è il soggetto principale e il secondo un grande soggetto subordinato, p.e. 570 Scienze della vita Biologia. Si usa quando l’intero soggetto e l’intero soggetto subordinato condividono lo stesso numero e gran parte delle sue suddivisioni. Nell’intestazione sdoppiata le suddivisioni standard si possono aggiungere sia all’insieme dei soggetti sia all’uno o all’altro dei due (DDC, 14a ed. rid., Glossario, sub voce “Intestazione sdoppiata”).

Un altro accorgimento in questo senso è la nota “Vedi” che guida il classificatore a suddivisioni di un soggetto collocate fuori dalla gerarchia notazionale (per un esempio, cfr. paragrafo 7.4). Il secondo principio gerarchico della DDC è nella struttura. La gerarchia nella struttura significa che tutti i soggetti, a partire da ciascuna delle dieci classi principali, sono parte di soggetti più ampi che sono loro sovraordinati. I soggetti delle cento divisioni, delle mille sezioni e così via sempre più nello specifico sono gerarchicamente subordinati ai soggetti che li precedono in questo albero gerarchico. Dal momento che ciò che è vero per il tutto si deve applicare anche a tutte le sue parti, la conseguenza è che regole definite per le classi più ampie si applicano anche a tutte le classi a esse subordinate.2 Quindi, quando si classifica, si devono applicare tutte le istruzioni relative ai soggetti più ampi anche a tutti i soggetti specifici ivi contenuti. Per esempio, nel caso della classe 200 Religione, la nota di definizione: “Credenze atteggiamenti, pratiche personali e di gruppo riguardo la natura ultima degli esseri e ai loro rapporti, nel contesto di una rivelazione, della divinità, di un culto” si applica non solo al numero 200, ma a tutti i numeri da 200 a 299 e a tutte le loro suddivisioni. 2

  È una situazione già vista nel modello IFLA LRM, laddove un attributo o una relazione stabilita per l’entità Res si applica senz’altro a tutte le entità subordinate.

202

7.3 Il processo di classificazione con la DDC Il processo di classificazione con la DDC segue le fasi dell’indicizzazione per soggetto presentate al paragrafo 5.2: l’analisi del documento porta alla formulazione di un enunciato di soggetto; l’analisi concettuale porta alla definizione del soggetto, del suo focus disciplinare e, se presente, l’approccio o la forma di trattazione; le tavole di classificazione guidano nella traduzione dell’enunciato di soggetto nella notazione classificata. Per la determinazione del soggetto dell’opera, la DDC suggerisce di prendere in considerazione come primo indizio il titolo, che però non deve essere mai l’unica fonte di analisi. Questa deve proseguire considerando l’indice o il sommario (che può elencare i principali oggetti trattati) e la prefazione o l’introduzione (che di solito definisce le intenzioni dell’autore). Si continua poi scorrendo il testo, esaminando la bibliografia e le voci di un eventuale titolo analitico, comparando la scheda di catalogazione fornita all’interno del volume se disponibile (CIP – Cataloguing In Publication) e infine, talvolta, consultando repertori, recensioni ed esperti (DDC, 14a ed. rid., xxxi). La fase successiva del processo di classificazione è la determinazione dell’aspetto trattato, ovvero la disciplina alla quale assegnare il soggetto individuato; si tratta di un passaggio fondamentale perché soltanto così è possibile accedere alle tavole di classificazione corrette. La regola generale da applicare è di classificare nella disciplina a cui l’opera è rivolta e non in quella da cui deriva, per consentire “che le opere da usare insieme si trovino insieme” (DDC, 14a ed. rid., xxxii). Un esempio è uno studio di uno zoologo sulle infestazioni agrarie; l’opera è scritta per avvantaggiare chi si occupa di agricoltura e per aiutarlo a risolvere il problema delle infestazioni. Perciò essa deve essere classificata in agricoltura per essere posta vicino alle altre opere per il controllo delle infestazioni agrarie. Sono diversi i casi in cui non è semplice stabilire la disciplina corretta per il soggetto di un determinato documento. In presenza di un documento che tratta di più soggetti nella stessa disci203

plina o di un soggetto interdisciplinare (cioè che è trattato da diversi approcci disciplinari), per compiere la scelta corretta si deve ricorrere al Manuale. Esso aiuta a scegliere, tra i diversi soggetti o le diverse discipline possibili, quello più adatto ad accogliere il contenuto del documento che si sta indicizzando. Nel caso di opere che trattano più di un soggetto nella stessa disciplina, le casistiche più frequenti sono: A) Un’opera che riguarda l’applicazione o l’influenza di un soggetto su un altro, si classifica con il secondo soggetto, cioè il soggetto influenzato (regola dell’applicazione). Per esempio, per un’opera sugli Influssi di Dante sull’opera di Montale i due possibili soggetti sarebbero: 851.1 Dante 851.912 Eugenio Montale Qui si applica la regola dell’applicazione e la scelta ricade su 851.912 Eugenio Montale. B) nel caso di opere che trattano due soggetti, si classifica la risorsa con il soggetto trattato più ampiamente. Per esempio, per un’opera che è una Guida di Lazio e Umbria, se anche i due soggetti sono trattati allo stesso livello, la maggiore ampiezza del Lazio porta a destinare una parte maggiore del testo al Lazio. Quindi tra i due possibili soggetti: 914.562 Lazio 914.565 Umbria si sceglie il soggetto trattato più ampiamente 914.562 Lazio. C) Se due soggetti sono trattati con la medesima ampiezza, si classifica con il soggetto che viene per primo nelle tavole (regola 204

del primo dei due). Per esempio, un’opera che tratta dei rapporti reciproci tra Letteratura francese e Letteratura italiana, tra le due possibili classi: 840 Letteratura francese 850 Letteratura italiana si applica la regola del primo dei due e la scelta ricade su 840 Letteratura francese perché è la prima nell’ordine delle tavole e della notazione. D) Se l’opera tratta tre o più soggetti che siano tutti suddivisioni di un soggetto più ampio, si classifica con il soggetto immediatamente più ampio che li comprende tutti (regola del tre). Per esempio, per un’opera che tratta di Algebra, Aritmetica e Geometria, tra i possibili casi: 512 Algebra 513 Aritmetica 516 Geometria si applica la regola del tre e si classifica con 510 Matematica. La scelta della classe sovraordinata si compie anche quando i soggetti sono due soltanto, ma sono anche le suddivisioni più importanti di un altro soggetto. Per esempio, le forme primarie di energia (333.792) e le forme secondarie di energia (333.793), prese insieme, “costituiscono la maggior parte di 333.79 Energia. Le opere su entrambi questi soggetti si classificano in 333.79 (non 333.792).” (DDC, 14a ed. rid., xxxii-xxxiii). E) In caso di dubbio tra due possibili soggetti, si devono evitare le suddivisioni che iniziano per 0 se c’è scelta tra 0 e 1-9 205

nello stesso punto della gerarchia notazionale. In modo analogo, si devono preferire quelle che iniziano per 0 invece che per 00 se c’è scelta tra 00 e 0 (regola dello zero). Per esempio, un’opera che tratti delle qualifiche professionali degli insegnanti delle scuole private conduce, nella gerarchia notazionale, a dovere scegliere tra “371.01-371.07 Specifici tipi di scuola” per indicare i due concetti insegnanti e scuole private, oppure “371.1-371.8 Scuole e loro attività” per indicare i due concetti insegnanti e qualifiche professionali (Figura 35).

Figura 35 - Gerarchia notazionale alla classe 371 della DDC

L’applicazione della regola dello zero indica di scegliere i soggetti che si sviluppano lungo la gerarchia di 371.1 (e non quella 371.01-371.07) e classificare in 371.12 Qualifiche professionali degli insegnanti. Nel caso in cui il soggetto sia trattato dal punto di vista di più discipline, si procede secondo queste alternative: Si utilizza il numero interdisciplinare, se le tavole o l’Indice lo forniscono, mediante una specifica nota (Figura 36). 206

Figura 36 - Nota “Classificare qui le opere interdisciplinari”

Se non c’è un numero interdisciplinare, si classifica l’opera nella disciplina che tratta il soggetto in modo più ampio. Per esempio, “un’opera che verta sugli aspetti scientifici dell’elettrodinamica come su quelli tecnologici si classifica in 537.6 se i secondi vi sono presentati soprattutto a fini illustrativi, ma in 621.31 se le teorie scientifiche fondamentali sono solo preliminari all’esposizione dei principi e delle pratiche tecnologiche” (DDC, 14a ed. rid., xxxiii); Se manca il numero interdisciplinare e non c’è un approccio disciplinare più ampio, si classifica possibilmente nella classe 000 Informatica, informazione e opere generali.

7.4 Voci e note3 Le voci delle Tavole e delle Tavole ausiliarie sono composte di un numero DDC nella prima colonna a sinistra, un’intesta3   La piena comprensione di questo paragrafo richiede una lettura preliminare della restante parte del capitolo, in particolare in relazione alle Tavole e alle Tavole ausiliarie.

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zione che descrive la classe rappresentata dal numero e da una o più note. È importante tenere sempre presente il principio gerarchico nella lettura di una voce, perché esso implica che non tutte le informazioni e istruzioni necessarie per l’uso corretto della voce sono presenti lì, ma possono trovarsi anche nelle voci sovraordinate. Esistono anche le voci centrate, che indicano un soggetto rappresentato da un arco di numeri tra loro coordinati ma non in relazione gerarchica. Per esempio: 294.592 12 – 294.592 15 I Veda 302 – 307 Soggetti specifici in sociologia e antropologia 321.3 – 321.9 Sistemi di governo definiti secondo la fonte o l’esercizio dell’autorità 321.3 Feudalesimo 321.6 Monarchia assoluta 321.8 Governo democratico 321.9 Governo autoritario Alcuni numeri della DDC sono forniti entro parentesi tonde o quadre; nel primo caso forniscono soluzioni opzionali, diversificazioni dalla regola principale (come nel caso del trattamento delle biografie; Figura 37).

Figura 37 - Esempi di numeri tra parentesi tonde per indicare un trattamento opzionale

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Nel secondo, rappresentano soggetti che sono stati dislocati (ovvero il cui soggetto è stato spostato da un numero a un altro, diverso dal precedente non o non soltanto per lunghezza) o non sono stati assegnati ad alcun soggetto. I numeri tra parentesi quadre possono indicare anche le suddivisioni standard i cui concetti figurano in una collocazione diversa da quella che ci si potrebbe aspettare. Per esempio: 005[.369] Specifici programmi per personal computer spostati; classificare in 005.36 2003, Edizione 22 040 [Non assegnato] 200[.6] Organizzazioni e gestione.  sservazioni: questo numero sarebbe il risultato di 2 Religione + O T1—06 Organizzazioni e gestione, ma in Nota si legge: Da non usare; classificare in 206

Le note sono strumenti molto importanti per il corretto utilizzo delle tavole della DDC perché forniscono informazioni e istruzioni che non sono deducibili direttamente dalla struttura gerarchica o dall’intestazione dei numeri e che riguardano l’ordine, la struttura, la subordinazione dei numeri ecc. Le note possono comparire all’interno di un singolo numero, in un arco di numeri, all’inizio di una tavola ausiliaria. Quando le note sono più di una, compaiono secondo un ordine di presentazione regolare in base alla loro tipologia: –– –– –– –– –– –– –– ––

Intestazione precedente Definizione Numero costruito Aggiunta delle suddivisioni standard Altro nome Ambito Include Classificare qui 209

–– –– –– –– –– –– –– –– ––

Ordina Aggiungi Preferenza Numero soppresso o dislocato Classificare altrove Vedi Vedi anche Vedi il Manuale Opzione

Le note possono essere raggruppate in alcune categorie principali: a) note che descrivono ciò che si trova in una classe e nelle sue suddivisioni; b) note che identificano soggetti posti in piedi, cioè soggetti che mancano ancora di sufficiente garanzia bibliografica per la creazione di una notazione specifica; c) note che descrivono ciò che si trova in altre classi (e guidano nella scelta tra le diverse opzioni); d) note che spiegano i cambiamenti avvenuti nelle tavole e nelle tavole ausiliarie (DDC, 14a ed. rid., xxxvi). Le note della categoria b) e d) non hanno forza gerarchica; ma quelle della categoria a) e c) la possiedono e quindi si applicano al numero in cui si trovano e anche a tutte le sue suddivisioni. Tra le note che descrivono ciò che si trova in una classe, si segnalano (DDC, 14a ed. rid., xxxvi-xxxviii): –– Note di definizione; indicano il significato di un termine nell’intestazione; –– Note d’ambito; indicano come il significato di un numero sia stato esteso o ristretto rispetto alla definizione dell’intestazione. Per esempio, in 700 Belle arti e arti decorative la nota d’ambito segnala che la classe contiene “Descrizione, studio critico, tecniche, procedure, apparecchi, attrezzature, materiali delle belle arti, delle arti decorative, delle arti letterarie, delle arti dell’esecuzione e dello spettacolo, delle arti ricreative”; –– Note di numero costruito; indicano e spiegano come sono stati costruiti i numeri inclusi nelle tavole e nelle tavole ausiliarie; –– Note d’intestazione precedente; segnalano se l’intestazione 210

è stata modificata, soprattutto quando le modifiche dell’intestazione sono state rilevanti; per esempio, al numero 133.539 Nettuno, Plutone, asteroidi, corpi vicini si legge la nota “Intestazione precedente: Pianeti transuraniani e asteroidi”; –– Note di altro nome; indicano sinonimi o quasi sinonimi; per esempio: alla classe 146.4 Positivismo e sistemi affini si legge la nota “Altro nome del positivismo: comtismo”; –– Note “qui”; segnalano i soggetti importanti che sono inclusi in quella classe; per esempio, al numero 130 parapsicologia e occultismo, si legge la nota “Classificare qui i fenomeni paranormali, le frodi nell’occultismo”. Si tratta di un tipo di nota piuttosto importante perché indica soggetti più generali o più specifici dell’intestazione, o che si sovrappongono a essa e che per la loro importanza si approssimano all’intero della classe, il che comporta che per essi si possono aggiungere anche standard tratte dalle Tavole Ausiliarie (cfr. paragrafo 7.6); Le Note di inclusione, sono del tipo b), perché indicano soggetti posti in piedi; dal punto di vista funzionale indicano comunque ciò che la classe contiene; per esempio: al numero 578.68 Specie rare e in pericolo di estinzione si legge la nota “Include le specie estinte in età recente”. Le note che descrivono ciò che si trova in un’altra classe sono molto utili per evidenziare le relazioni tra gli aspetti del soggetto e tra le diverse classi dello schema; per esempio: –– Note “altrove”; guidano il classificatore a soggetti in relazione, o che si usano per mostrare l’ordine di preferenza o per indirizzare il classificatore a un numero d’insieme o a un numero interdisciplinare. Per esempio, alla voce 370.15 Psicologia educativa si trova la nota “Classificare le opere interdisciplinari sulla psicologia in 150. Classificare la psicologia di un soggetto specifico nell’educazione con questo soggetto, più la notazione T1–019 dalla Tavola 1, p.e., psicologia dell’educazione speciale 371.9019”; –– Note “vedi”; guidano dal numero d’insieme a parti subordinate; hanno una forma costante del tipo “per …, vedi 211

…”; per esempio, alla voce 791.43 Cinema si legge in nota “Per i film di notizie cinematografiche, i documentari, vedi 070.18”; –– Note “vedi anche”; hanno lo scopo di evidenziare al classificatore soggetti differenti ma in relazione con quello della classe; per esempio a 668.33 Colla vegetale la nota “Vedi anche 668.37 per la gomma”. L’ultima categoria di note, che comprende le note di revisione, note di soppressione, note di dislocazione e note di non uso, serve per spiegare cambiamenti avvenuti nel tempo o irregolarità nelle Tavole e nelle Tavole ausiliarie.

7.5 Manuale e indice relativo Il Manuale è la parte della DDC progettata come strumento di aiuto al classificatore nei numeri più complessi e di guida nella scelta tra numeri simili ma non uguali. Inizialmente era pubblicato come volume a parte, ma è stato integrato nel testo della DDC a partire dalla 20 edizione (Crocetti 2001, 52). Lo scopo del manuale è offrire soluzioni in tre casi tipici di possibile dubbio: la scelta della disciplina, i problemi relativi ai criteri di preferenza tra numeri simili e all’ordine di citazione dei concetti e infine il trattamento di soggetti specifici che sono spesso oggetto di discussione. Nella versione WebDewey il manuale non è accessibile come testo autonomo; esso fornisce informazioni contestuali – direttamente nel testo delle Tavole in forma di note, se brevi, altrimenti con appositi link – riguardo a un dato numero, all’ambito dei numeri e ai criteri di scelta, come per esempio nella voce “300 vs. 600 Scienze sociali vs. Tecnologia” che in caso di dubbio aiuta a scegliere se inserire un’opera nella classe 300 o nella classe 600 (Figura 38).

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Figura 38 - Manuale WebDewey, sub voce “300 vs 600 Scienze sociali vs. Tecnologia” (particolare)

Nel complesso la lettura della versione a stampa e quella della versione in linea sono diverse: attraverso la prima è più semplice avere una visione d’insieme della classificazione ed è certamente più utile per chi non conosce già lo schema; nella seconda è molto più semplice navigare e individuare i numeri che si cercano, a condizione di conoscere già lo schema e soprattutto di rispettare i suoi principi gerarchici. Nelle versioni a stampa il manuale procede nell’ordine dei numeri di classificazione e, quando tratta di un arco di numeri, fa precedere quelli più ampi a quelli più specifici. L’indice relativo mette in relazione i soggetti con le diverse possibili discipline in cui possono essere trattati; la funzione principale di questo strumento è riunire, attraverso un unico accesso alfabetico, i soggetti distribuiti nelle varie discipline, che compaiono anch’esse in ordine alfabetico sotto il termine che identifica il soggetto (Figura 39). 213

Noci 581.4 Botanica descrittiva 581.4 Cibi 641.3 coltivazione 634 cucina 641.6 fisiologia 575.6 Figura 39 - Voce “Noci” dell’Indice relativo della DDC, 14. ed. ridotta

In questo caso, 581.4 è il numero interdisciplinare per le noci. Infatti, nell’indice relativo della versione a stampa il primo numero fornito è quello per le opere interdisciplinari e si trova in corrispondenza del lemma non indentato (cfr. Introduzione della WebDewey e Glossario della 14a ed. rid., sub voce “Indice relativo” e “Numero interdisciplinare”).

7.6 Le tavole ausiliarie Anche se è nata come classificazione enumerativa, la DDC prevede la possibilità di costruire notazioni per soggetti composti non già elencati, avvalendosi di fatto del procedimento tipico delle classificazioni analitico-sintetiche (cfr. paragrafo 6.6): dopo avere individuato attraverso l’analisi concettuale i diversi concetti presenti in un soggetto composto, si cerca nelle Tavole di classificazione il relativo numero per l’argomento principale; se il numero disponibile nelle Tavole non è coesteso, la DDC consente di costruirne uno più specifico mediante l’aggiunta di un altro numero che rappresenta il concetto mancante, in genere prendendolo dalle altre tavole. I numeri da aggiungere al numero di base possono essere presi da 4 fonti: 1. La Tavola T1 Suddivisioni standard, 2. Le Tavole ausiliarie T2-T6, 3. Altre parti delle tavole, 4. Tavole di addizione contenute nel testo. Un’avvertenza molto importante è che i numeri delle Tavole ausiliarie T1–T6 non si utilizzano mai da soli; per questo motivo sono sempre scritti con l’indicazione della specifica tavola ausi214

liaria da cui sono presi e preceduti da una lineetta lunga: per esempio, T1—08 Gruppi di persone. Per costruire un numero di classificazione che richiede le tavole ausiliarie si inserisce la cifra 0 tra le cifre significative del numero di base e le cifre significative del numero ausiliario. Di norma è sufficiente una sola cifra 0, ma le tavole prevedono eccezioni. Numerosi esempi sono forniti di seguito. Tavola T1 Suddivisioni standard. La Tavola T1 Suddivisioni standard contiene i numeri per forme bibliografiche ricorrenti (come dizionari, enciclopedie, periodici, indici) o approcci disciplinari ricorrenti (storia o ricerca) ed è quindi applicabile, senza ulteriori specificazioni, a qualsiasi soggetto o disciplina che copra (o si approssimi a) l’intero significato del numero. Le principali suddivisioni della Tavola T1 sono: T1—01 Filosofia e teoria T1—02 Miscellanea T1—03 Dizionari, enciclopedie, concordanze T1—04 Soggetti speciali T1—05 Seriali T1—06 Organizzazioni e gestione T1—07 Educazione, ricerca, soggetti connessi T1—08 Gruppi di persone T1—09 Storia, geografia, biografia Alcuni esempi di numeri costruiti con l’applicazione della T1 Suddivisioni standard sono: 510 Matematica + T1—03 Dizionari, enciclopedie, concordanze p 510.3 Dizionari di matematica 720 Architettura + T1—03 Dizionari, enciclopedie, concordanze p 720.3 Dizionari di Architettura

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150 Psicologia + T1—05 Periodici p 150.5 Periodici di psicologia 510 Matematica + T1—05 Periodici p 510.5 Periodici di matematica 378 Educazione superiore + T1—08 Gruppi di persone p 378.008 Gruppi di persone in Educazione superiore

Va notato che la notazione per esprimere la faccettazione con la Tavola T1 Suddivisioni standard non segue una norma regolare per tutta la DDC. In genere infatti l’aggiunta di un numero dalla Tavola T1 Suddivisioni standard prevede la presenza di uno 0 (come nei primi quattro esempi appena visti); in alcuni casi però, le tavole possono indicare che è necessario più di uno 0 e, in questo caso, prescrivono anche quanti 0 sono necessari (come nell’ultimo esempio). In generale quindi si utilizza uno 0 soltanto, ma “se per scopi speciali le tavole già usano per una suddivisione una notazione che comincia con 0, allora per le suddivisioni standard si usano T1—001-T1—009; se già usano per scopi speciali una notazione che comincia con 00, per le suddivisioni standard si usano T1—0001-T1—0009” (WebDewey, ed. it.).4 In alcuni casi, le notazioni della Tavola T1 introducono l’uso di altre tavole ausiliarie, e indicano quando c’è la necessità di creare un numero di base preso dalle tavole generali con una faccetta presa dalla Tavola T1 e una faccetta presa dalla tavola ulteriormente indicata. Per esempio: –– T1—089 indica un soggetto trattato in riferimento a particolari gruppi etnici e nazionali. Implica l’uso ulteriore di T5 Gruppi etnici e nazionali per indicare lo specifico grup4   L’uso irregolare di uno o più 0 per indicare la faccetta rappresenta una notevole differenza tra la DDC e la CC; nella DDC infatti non si può applicare con sistematicità la faccettazione, nemmeno della Tavola T1, perché è sempre indispensabile controllare le tavola per verificare se c’è una eccezione sintattica. Per la faccettazione nella CC, invece, la regolarità è la norma e il classificatore con un minimo di esperienza può costruire numeri corretti anche senza consultare sempre le tavole.

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po etnico presente nell’enunciato di soggetto; –– T1—09 indica un soggetto trattato in riferimento alla sua storia, geografia, persone. Quando si riferisce a concetti geografici specifici, implica l’uso ulteriore di T2 Aree geografiche, periodi storici, biografia per indicare lo specifico concetto presente nell’enunciato di soggetto. Esistono due casi in cui non si devono usare le suddivisioni standard. Prima di tutto, esse non devono essere aggiunte se sono superflue, ovvero se la specificazione del soggetto che si andrebbe ad aggiungere con la notazione dalla Tavola T1 è già contenuta nel soggetto di base. In secondo luogo – in base al principio di approssimazione all’intero – non si può aggiungere una suddivisione standard per opere che non coprono interamente il soggetto del numero o non si approssimano all’intero. Per esempio, un’enciclopedia sui pigmenti pittorici si deve classificare in 751.2 Materiali [per la pittura], non in 751.203, malgrado esista la notazione (T1—03 Dizionari, Enciclopedie, concordanze); infatti essa non può essere aggiunta perché il concetto pigmenti è segnalato in una nota d’inclusione di 751.2 e perciò non si approssima all’intero del soggetto del numero 751.2 (che comprende anche fissativi, solventi, superfici, vernici ecc.). Tavola T2 Aree geografiche, periodi storici, biografie. Le principali voci della Tavola 2 sono le seguenti: T2—001-T2—008 Suddivisioni standard T2—009 Storia T2—/01-T2—/05 Periodi storici T2—1 Aree, regioni, luoghi in generale; oceani e mari T2—2 Biografia T2—3-T2—9 Specifici continenti, paesi, località; mondi extraterrestri La ricerca del numero appropriato in T2 può avvenire in modo gerarchico oppure tramite l’indice relativo; per le aree 217

geografiche le suddivisioni generali sono le seguenti: –1 Mondo e le regioni in generale; per esempio, le zone glaciali, le zone temperate ecc. in quanto spazi non limitati a un continente, a un paese o a una località; è tuttavia possibile raffinare ulteriormente il numero, aggiungendo un altro numero preso sempre dalla Tavola T2 e interponendo uno 0; per esempio, T2—1692045 indica i laghi (T2—1692) dell’Italia (T2—45). –3 Mondo antico (per esempio T2—31 Cina fino al 420, T2— 32 Egitto, fino al 640, T2—33 Palestina, fino al 70 ecc. –4—9 il mondo moderno diviso in continenti, paesi, provincie, stati (contee e grandi città); per esempio: T2—4 Europa T2—41 Isole Britanniche T2—42 Inghilterra e Galles T2—43 Germania e paesi vicini dell’Europa centrale T2—44 Francia e Principato di Monaco T2—45 Italia, San Marino, Città del Vaticano, Malta T2—46 Spagna, Andorra, Gibilterra, Portogallo T2—47 Russia e paesi limitrofi dell’Europa orientale T2—48 Scandinavia e Finlandia T2—49 Altre parti d’Europa T2—5 Asia T2—6 Africa T2—7 Nordamerica T2—8 Sudamerica T2—9 Australasia, isole dell’oceano Pacifico, isole dell’oceano Atlantico, isole artiche, Antartide, mondi extraterrestri Le notazioni prese da questa tavola non possono essere utilizzate da sole, ma sempre soltanto aggiunte al numero base e possono essere aggiunte a qualsiasi numero delle tavole.

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Nella maggior parte dei casi, l’aggiunta avviene mediante l’interposizione del numero T1—09; per esempio: Islamismo in Italia 297 Islamismo + T1—09 Storia, geografia, persone + T2—45 Italia p 297.0945 Trasporto ferroviario in Brasile 385 Trasporto ferroviario + T1—09 Storia, geografia, persone + T2—81 Brasile p 385.0981 Come si è visto nella Tavola T1 Suddivisioni standard, anche per la Tavola T2 la sintassi della DDC non è regolare. Infatti, i numeri di T2 possono essere aggiunti direttamente al numero base, senza l’uso dell’indicatore di faccetta (T1—09), quando questa possibilità viene indicata nelle Tavole di classificazione; per esempio, nel numero di classe 331.29 Retribuzioni, si legge la nota “Aggiungere al numero base 331.29 la notazione T2—1-T2—9 dalla Tavola 2, p.e., retribuzioni in Australia 331.2994”, perciò: Retribuzioni (331.29) in Giappone (T2—52) 331.29 Retribuzioni + 52 Giappone p 331.2952 Le notazioni dalla Tavola T2 possono infine essere utilizzate in tutti i casi in cui è esplicitamente previsto da altre tavole ausiliarie; per esempio la notazione T1—025 Repertori di persone e organizzazioni prevede la suddivisione con i numeri da T2; quindi: 219

Repertorio di organizzazioni commerciali italiane 380 Commercio, comunicazioni, trasporto + T1—025 Repertori di persone e organizzazioni + T2—45 Italia p 380.2545 Tavola 3. Suddivisioni per le arti, le singole letterature, le specifiche forme letterarie. Questa tavola si utilizza, se necessario, quando è previsto dalle note di addizione nelle suddivisioni per le singole letterature o con i numeri base per le singole letterature contrassegnate da un asterisco (*) nell’arco di numeri da 810 Letteratura americana a 890 Altre letterature. Queste suddivisioni però non si applicano alle singole letterature in cui manchino le istruzioni di aggiungere suddivisioni dalla Tavola 3; in questi casi il numero termina con la notazione della lingua (WebDewey, ed. it.). La Tavola 3 è divisa in tre sottotavole: –– La Tavola 3A per la descrizione, lo studio critico, la biografia, le opere singole o raccolte di un autore singolo; indica le specifiche forme della letteratura, ovvero:

T3A—1 Poesia T3A—2 Letteratura drammatica T3A—3 Narrativa T3A—4 Saggistica T3A—5 Discorsi T3A—6 Lettere T3A—8 Miscellanea

–– La Tavola 3B per la descrizione, lo studio critico, la biografia, le raccolte di opere di due o più autori; e inoltre per la retorica delle specifiche forme letterarie; –– La Tavola 3C per elementi aggiuntivi usati nella costruzione del numero all’interno della Tavola 3B e secondo le istruzioni in 398.2-398.3, 659.1, 700.4, 741.5, 791.4, 794.84, 220

808-809 (WebDewey, ed. it). Tavola 4. Suddivisioni delle singole lingue e famiglie linguistiche. Questa tavola fornisce le suddivisioni che si possono aggiungere, se necessario, ai numeri per le specifiche lingue o famiglie linguistiche. La Tavola T4 è progettata per essere usata solo con altri numeri base, in particolare dalla classe 400 Linguaggio, che si limita a elencare alcune lingue maggiormente diffuse e a rimandare per la loro suddivisione a T4. Tavola 5. Gruppi etnici e nazionali e Tavola 6 Lingue. Secondo il Manuale (WebDewey, ed. it.) “La Tavola 5 Gruppi etnici e nazionali e la Tavola 6 Lingue sono ambedue basate sulla tradizionale sequenza delle lingue in 420-490, e quindi molti numeri sono sviluppati in parallelo. Tuttavia sono necessarie tavole separate, perché non sempre c’è corrispondenza tra lingua e nazionalità, p.e., ci sono i Canadesi (T5—11 nella Tavola 5), ma non esiste una lingua canadese; esiste una lingua yiddish (T6—391 nella Tavola 6), ma non c’è una etnia yiddish”. La Tavola 6 Lingue si può usare soltanto con i numeri base che lo prevedono esplicitamente e, di fatto, s’impiega soprattutto per costruire i numeri della classe 400 Linguaggio e quelli delle specifiche letterature nella classe 890 Altre letterature.

7.7 Le dieci classi Classe 000 Informatica, informazione e opere generali. La classe 000 Informatica, informazione e opere generali è la più generale e si usa per le opere che non abbiano un numero interdisciplinare adeguato o che non siano limitate a nessuna disciplina specifica, come per esempio le enciclopedie generali, i giornali generali o i periodici generali. Si usa anche per le discipline che si occupano della conoscenza e dell’informazione e comunicazione in generale, come l’informatica, la bibliografia, la biblioteconomia, il giornalismo o la museologia (DDC 14a ed. rid., xxix). Le voci principali di questa classe sono: 221

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004-006 Elaborazione dei dati 010 Bibliografia 020 Biblioteconomia 030 Opere enciclopediche generali 050 Seriali (periodici) 060 Organizzazioni generali e museologia 070 Media, giornalismo, editoria 080 Raccolte generali 090 Manoscritti e rari

Classe 100 Filosofia Psicologia La classe 100 riguarda filosofia, psicologia e parapsicologia e occultismo (DDC 14a ed. rid., xxix). Il nome di questa classe è un esempio di intestazione doppia (cioè che comprende soggetti diversi, come Filosofia e Psicologia). Le classi 110 Metafisica, 120 Gnoseologia, 160 Logica e 170 Etica si utilizzano quando le opere da classificare trattano specifici argomenti di quelle discipline. In 140 Scuole di pensiero filosofico si classificano le scuole di pensiero e le correnti della filosofia moderna occidentale; in 180 Filosofia antica, medievale e orientale la storia, la critica, le scuole di pensiero e le correnti della filosofia antica e orientale; in 190 Filosofia occidentale moderna la storia, la critica, la vita e le opere complete, le antologie dei filosofi moderni. I filosofi moderni si classificano con la filosofia del relativo paese. All’interno della classe, sono presenti anche 130 Parapsicologia, 150 Psicologia e 150.19 Psicoanalisi; nel numero per la psicanalisi vanno classificate solo le opere dei padri fondatori, mentre l’uso terapeutico della psicanalisi va nella classe 600 Tecnologia, in particolare sotto la voce 616.89 Disturbi mentali. Per quanto riguarda la psicologia si classificano in 150 Psicologia le opere relative alle sensazioni e alle emozioni, mentre i meccanismi fisiologici e le reazioni fisiche vanno in classe 600 Tecnologia, in particolare sotto la voce 612.8 Sistema nervoso. In caso di dubbio, in entrambi gli ambiti disciplinari, si preferisce la collocazione in classe 600 Tecnologia.

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Classe 200 Religione La classe 200 Religione è dedicata alla religione. Sia la filosofia che la religione si occupano della natura ultima degli esseri e dei loro rapporti, ma la religione tratta questi soggetti nel contesto di una rivelazione, della divinità, di un culto (DDC 14a ed. rid., xxix). La classe assegna la maggior parte delle divisioni alla Bibbia (220 Bibbia) e alla religione cristiana, e quella protestante in particolare, (230-280 Cristianesimo) a eccezione di 200.1-200.9 Religione in generale con le suddivisioni dalla Tavola T1, 210 Teologia naturale e 290 Altre religioni e religione comparata. Per le vite dei religiosi che possono essere classificati in più classi, esiste una tavola di preferenza. L’Antico Testamento e il Nuovo Testamento hanno un’ampia gamma di numeri di classificazione, rispettivamente 221-224 e 225-228, e nell’edizione italiana ci sono alcuni adattamenti per la religione cattolica rispetto a quella protestante. Classe 300 Scienze sociali La classe 300 Scienze sociali include la sociologia, l’antropologia, la statistica, la scienza politica, l’economia, il diritto, l’amministrazione pubblica, i problemi e i servizi sociali, l’educazione, il commercio, le comunicazioni, i trasporti e i costumi (DDC 14a ed. rid., xxix). È certamente una delle classi più ricche e complesse della DDC, perché sono moltissimi gli argomenti che si possono trattare dal punto di vista sociale. Inoltre, anche uno stesso argomento può essere trattato, nel contesto sociale, da molti punti di vista. Per esempio, il lavoro, dal punto di vista sociale, può essere assegnato alle classi: –– –– –– ––

305.5 Persone secondo il livello sociale ed economico 306.36 Sistemi di lavoro 331 Economia del lavoro 344 Diritto del lavoro, diritto in materia di servizio sociale, di educazione, di cultura –– 353.83 Ministero del lavoro del governo italiano –– 362.85 [Assistenza alle] classi lavoratrici 223

–– 363.11 Rischi professionali e industriali [Sicurezza del lavoro] –– 365.65 Lavoro dei detenuti –– 374.113 Educazione professionale Le classi 301-307 Sociologia raccolgono le suddivisioni della Tavola T1 per la Sociologia. Per l’uso corretto della classe 310 Statistica generale si deve distinguere a seconda dell’aspetto prevalente. Per esempio, una risorsa con i dati statistici generali (come i dati raccolti e pubblicati dall’ISTAT) deve essere classificata qui; tuttavia una risorsa sulla statistica come disciplina va in 001.422 Metodi statistici, mentre se tratta di matematica statistica si classifica in 519.5 Statistica matematica; infine, la statistica applicata a una disciplina (quindi intesa come concetto formale-intellettuale) va nel numero della singola disciplina, senza l’aggiunta di ulteriori divisioni. Per la classe 320 Scienza politica, si può segnalare la classe 324.2 Partiti politici, che poi può essere suddivisa per paese e per orientamento (324.241 Partiti del Regno Unito, 324.243 Partiti tedeschi, 324.247075 Partito comunista sovietico ecc.). Le biografie degli uomini politici vengono assegnate al governo relativo oppure al partito di appartenenza con l’aggiunta di T1—092 Biografia. I pensatori politici in generale si classificano in 320.092 Scienza politica. Biografia, cioè nella suddivisione standard di 320 Scienza politica, mentre quelli associabili a una ideologia specifica vengono classificati in 320.5 Ideologie politiche. Per la classe 330 Economia va segnalato per la sua importanza l’arco dei numeri destinati alle opere che trattano dell’uso e della conservazione delle risorse naturali: 333.7-9 Risorse naturali ed energia. Inoltre va notato che 335.4 Sistemi marxisti è il numero per classificare tutte le opere di Marx e sul marxismo. Per le altre classi di 300 si segnalano: –– 340 Diritto, che comprende: –– 342-347 Rami del diritto –– 348 Leggi, regolamenti, giurisprudenza –– 349 Diritto di specifiche giurisdizioni, aree, regioni so224

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cioeconomiche, organizzazioni intergovernative regionali 350 Amministrazione pubblica, che comprende: –– 353 Specifiche materie di amministrazione pubblica, adattato alla situazione italiana 360 Problemi e servizi sociali 370 Educazione, che raccoglie i temi dell’educazione in generale, mentre la didattica delle discipline va classificata con le singole discipline e l’aggiunta T1—07 380 Commercio, Comunicazioni, Trasporti, che ha una stretta connessione con i numeri della classe 600 Tecnologia 390 Usi e costumi, galateo, folclore, che comprende: –– 398.2 Letteratura popolare

Classe 400 Linguistica La classe 400 Linguistica comprende il linguaggio, la linguistica e le specifiche lingue e riguarda le lingue e il loro studio. Le classi 401-409 sono riservate al linguaggio in generale; le classi 410-419 si utilizzano per la linguistica come disciplina e l’arco dei numeri 420-490 Specifiche lingue si utilizza per la linguistica applicata a specifiche lingue. In questa classe troviamo l’elenco dei numeri di classificazione ma anche la formula per costruirli, ovvero la spiegazione dell’ordine di citazione dei concetti di un soggetto composto, secondo una formula delle faccette che si estende con una certa regolarità a quasi tutta la classe. La formula per la costruzione a faccetta dei numeri della classe 400 Linguistica è la seguente: 4 + Lingua + Tavola 4 In questa formula la prima faccetta è il numero significativo della classe 400 Linguistica, la seconda faccetta esprime il numero della specifica lingua (preso dalla Tavola T6 Lingue) e la terza faccetta esprime ulteriori concetti elencati nella Tavola T4 Suddivisioni delle singole lingue e famiglie linguistiche; le principali notazioni per la Tavola T6 e la Tavola T4 sono: 225

–– –– –– –– –– –– –– ––

T6—2 Inglese e antico inglese (Anglosassone) T6—3 Lingue germaniche T6—4 Lingue romanze (Lingue neolatine) T6—5 Italiano, dalmatico, romeno, retico, sardo, corso T6—6 Spagnolo, portoghese, gallego T6—7 Lingue italiche T6—8 Lingue elleniche T6—9 Altre lingue

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T4—01 Filosofia e teoria T4—02 Miscellanea T4—03 Enciclopedie e concordanze T4--/04 Soggetti speciali delle suddivisioni delle singole lingue e famiglie linguistiche T4—05-T4—06 Suddivisioni standard T4—07 Educazione, ricerca, soggetti connessi T4—08 Gruppi di persone T4—09 Storia, geografia, biografia T4—1 Sistemi di scrittura, fonologia, fonetica della forma standard della lingua T4—2 Etimologia della forma standard della lingua T4—3 Dizionari della forma standard della lingua T4—5 Grammatica della forma standard della lingua T4—7 Varianti storiche e geografiche, varianti non geografiche moderne T4—8 Linguistica prescrittiva

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Quindi, per esempio, per un’opera di grammatica della lingua latina si applica la formula: 4 + Lingua + notazione per Grammatica da T4 4 + T6—7 Lingua latina + T4—5 Grammatica 475 Grammatica del latino classico

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Classe 500 Scienza La classe 500 Scienza è dedicata alle scienze naturali e alla matematica (DDC 14a ed. rid., xxix). La classe si suddivide in modo regolare per accogliere le diverse discipline delle scienze pure: 510 Matematica, 520 Astronomia, 530 Fisica e 540 Chimica (che si differenziano rispettivamente da 620 Ingegneria e 660 Ingegneria chimica per la prevalenza degli aspetti teorici rispetto agli aspetti pratici, trattati invece nelle discipline della classe 600 Tecnologia), 550 Scienze della terra e geologia, 560 Fossili e vita preistorica, 570 Biologia e 580-590 Storia naturale di piante e animali. Classe 600 Tecnologia La tecnologia consiste nell’uso delle scienze per sfruttare la natura a beneficio dell’umanità (DDC 14a ed. rid., xxix). Questa classe presenta suddivisioni regolari che non mostrano particolari difficoltà di classificazione. La struttura generale è 600 Tecnologia, 610 Medicina e salute, 620 Ingegneria, 630 Agricoltura, 640 Gestione della casa e della famiglia, 650 Gestione e relazioni pubbliche, 660 Ingegneria chimica, 670 Manifattura, 680 Manifattura per specifici usi e 690 Costruzione di edifici. Assegnare correttamente una risorsa a una delle due classi 670 e 680 non è semplice però; anzi, è un esempio di quanto sia indispensabile la lettura del manuale: “In generale, usate 671-679 per i prodotti primari e usate 680 per i prodotti finali da un certo materiale, p.e., tessili 677, abbigliamento 687. Non si può distinguere tra 671-679 e 680 in modo coerente perché alcuni prodotti secondo il materiale compaiono in 680, p.e., articoli in cuoio e in pelliccia 685; alcuni prodotti per specifici usi compaiono in 671-679, p.e., piatti e bicchieri di carta 676.34. In caso di dubbio, preferite 671-679”. Classe 700 Arti e arti ricreative La classe 700 contiene tutte le arti: l’arte in generale, le belle arti e le arti decorative, la musica e le arti dell’esecuzione (DDC 14a ed. rid., xxix). La classe 700 è organizzata su base disciplinare, in relazione a diversi raggruppamenti di arti. L’arte in generale è trattata in 700 Arti e attività ricreative; da 710 a 760 sono clas227

sificate le singole discipline che corrispondono alle arti classiche: Urbanistica, Architettura, Scultura, ceramica e lavoro in metallo, Grafica e arti decorative, Pittura e Incisione e stampe. In 770, 780 e 790 ci sono altre attività artistiche e ricreative specifiche che non sono contenute nell’arco 710-760. La classificazione corretta nella classe 700 richiede di stabilire prima di tutto se l’opera tratta di una sola arte (e in questo caso va nel numero specifico), due o più arti (“Belle arti” da 710 a 760) o infine se tratta di tutte le arti (per esempio includendo anche cinema, fotografia ecc. cioè arti non comprese nella definizione tradizionale di belle arti) oppure di un’arte classica e un’altra arte non ricompresa in 710-760. Nel primo caso si utilizzano i numeri dell’arte specifica; nel secondo i numeri da 700 a 709 (ovvero i numeri per la suddivisione standard delle Belle arti), nell’ultimo caso i numeri da 700.1 a 700.9 (Suddivisioni standard di tutte le arti). Per esempio, per aggiungere la suddivisione standard T1—03 Enciclopedie, in base al numero di arti, si procederà nel seguente modo: Enciclopedia di pittura p 750.3

(Una sola arte “classica”)

Enciclopedia di Belle arti (Più di una arte “classica”) p 703 Enciclopedia di tutte le arti (Arti “classiche” e altre, incluse Teatro, Cinema ecc.) p 700.3 Nella classe 700 Arti e arti ricreative, le opere di e su singoli artisti ricevono lo stesso numero (come di norma avviene in altre classi, per esempio 800 Letteratura). Inoltre, in questa classe la suddivisione T1—09 non significa solo Storia, geografia, biografia ma Storia, descrizione, studio e critica (WebDewey, ed. it., Nota a 709). Una regola importante da ricordare in questa classe è che la trattazione storica e geografica di un’arte è classificata sempre nello stesso modo: l’aspetto geografico prevale su quello storico. 228

Per esempio: Storia dell’arte italiana del XX secolo p 709.45 Arte italiana non 709.04 Arte del XX secolo Il periodo storico si può specificare in realtà con l’ulteriore aggiunta di T1–0904 XX secolo, 1900-1999 da T1—0901-T1—0905 Periodi storici, ottenendo: 709.450904 Arte italiana. XX secolo, 1900-1999 ma è importante ricordare che l’ordine di citazione prevede che la trattazione geografica prevalga su quella cronologica. Per quanto riguarda il trattamento dei musei, si può notare che il numero per i musei di belle arti è il 708, mentre le esposizioni e collezioni temporanee di belle arti si collocano in 707.4. I musei di una specifica disciplina o soggetto prendono come numero base il numero specifico della disciplina o soggetto, al quale si aggiunge la notazione T1—074 Musei, collezioni, esposizioni (per esempio, per un museo numismatico 737.4074). La disciplina che si occupa dei musei, dato che non è limitata a nessun ambito disciplinare (esistono musei d’arte, ma anche di scienze, di tecnica, di storia naturale, di archeologia ecc.), si colloca in 069 Museologia. Per quanto riguarda il trattamento dei musei in base al paese si usa come numero base 708 Gallerie, musei, collezioni private di belle arti e arti decorative e si aggiungono i numeri che seguono T2—4 nella notazione T2—43-T2—48 dalla Tavola 2; quindi, per esempio: 708.1 Gallerie, musei, collezioni private in Nordamerica 708.2 Gallerie, musei, collezioni private nel Regno Unito … 708.5 Gallerie, musei, collezioni private in Italia 708.9 musei di altri paesi per ottenere il numero di ogni singolo paese si aggiunge 229

al numero base 708.9 la notazione T2—1-T2—9 dalla Tavola T2; per esempio, essendo T2—493 Belgio, le opere d’insieme su gallerie, musei, collezioni private in Belgio prendono il numero 708.9493. Le biografie dei pittori si classificano con il paese di appartenenza senza ulteriori specificazioni. In particolare, non si usa l’espansione dalla T1—092 Biografie; la classe 759 quindi fa eccezione all’uso di T1—092 (come le classi 180-190, 809 e 810-890). Classe 800 Letteratura La classe 800 Letteratura include la retorica, la prosa, la poesia, la letteratura drammatica ecc. La letteratura popolare è classificata con i costumi in 390 Usi e costumi, galateo e folclore (DDC 14a ed. rid., xxix). La letteratura come disciplina si restringe a: “(1) le opere di fantasia scritte nelle varie forme letterarie, p.e., narrativa, poesia; (2) la critica e l’analisi letteraria; (3) la storia e la biografia letteraria.” (WebDewey, ed. it., Manuale, sub voce “800 Letteratura (Belle lettere)”). La classe è organizzata secondo due ripartizioni generali: 800 Letteratura, retorica e critica e 810-890 Letterature di specifiche lingue e famiglie linguistiche. La costruzione del numero di classe avviene secondo una formula delle faccette che consente una sintassi regolare, in modo simile a quanto visto in 400 Lingue, e prevede il seguente ordine di citazione: 8 + Lingua + Forma [letteraria; T3] In questa formula la prima faccetta è il numero della classe 800 Letteratura, la seconda è il numero della specifica lingua (preso dalla Tavola T6 Lingue) e la terza è la forma letteraria presa dalla Tavola T3, in particolare nelle tre sottotavole T3A, T3B e T3C (cfr. paragrafo 7.6). Il processo di classificazione nella classe 800 Letteratura dipende da una vasta casistica, che comprende alcune situazioni ricorrenti: 230

1.

Pubblicazioni con più autori e a. Opere da più lingue; b. Opere in due lingue; c. Opere in una lingua. 2. Pubblicazioni con un singolo autore. Nel caso di pubblicazioni in più di due lingue, si utilizzano i numeri da 801 a 809; per esempio 801 Filosofia e teoria, estetica e critica letteraria, 808 Retorica e raccolte di testi letterari tratti da più di due letterature (suddivisibile per generi, come 808.1 per la poesia, 808.2 per il teatro ecc.) e 809 Storia, descrizione, studio critico di più di due letterature. Nel caso di pubblicazioni in due lingue, se non c’è una lingua preponderante, si applica la regola del primo dei due, ovvero si assegna come numero di classe quello corrispondente alla lingua che viene per prima nell’ordine delle Tavole della sequenza 820-890. Fanno eccezione le pubblicazioni in greco e latino, per le quali è da preferire 880 Letteratura greca classica e moderna (WebDewey, ed. it., Manuale, sub voce “800 Letteratura (Belle lettere)”). Per esempio, un’opera di letteratura inglese e spagnola si classifica in 820 Letteratura inglese e in antico inglese. Se le lingue interessate sono più di due, ma appartengono tutte a una particolare famiglia linguistica, il manuale richiede di usare “il numero più specifico che le includa tutte. Per esempio, usate 830 per un’opera che comprende inglese, tedesco e olandese, poiché sono tutte lingue germaniche” (WebDewey, Manuale, sub voce “800 Letteratura (Belle lettere)”). Non si usano però i numeri da 820 a 890 per un gruppo di lingue ampio come la letteratura indoeuropea. Per esempio, si usa “808 per le raccolte che coprono inglese, francese e russo (tutte lingue indoeuropee), 809 per la critica, 800 se l’opera è un insieme di testi letterari e critica” (WebDewey, Manuale, sub voce “800 Letteratura (Belle lettere)”). Per pubblicazioni in una sola lingua si usa come base il numero della classe, si aggiunge il numero della lingua specifica e si aggiunge la forma dalla Tavola T3 secondo la formula delle faccette vista più sopra. Per esempio, per la poesia in lingua inglese 231

8 + 2 (lingua inglese) + 1 (poesia) 821 Per la narrativa in lingua tedesca: 8 + 3 (lingua tedesca) + 3 (narrativa) 833 Per quanto riguarda l’indicazione di un periodo letterario per una determinata letteratura, si usano le tavole dei periodi fornite sotto la letteratura di ciascuna lingua. Le tavole di periodizzazione si applicano alla letteratura di una lingua composta in qualsiasi parte del mondo e alla letteratura di singoli paesi. Per esempio, si usa il numero 843.912 per la narrativa in lingua francese della prima metà del XX secolo di qualsiasi parte del mondo, e anche per la narrativa della Francia nello stesso periodo e nella stessa lingua (WebDewey, Manuale sub voce “800 Letteratura (Belle lettere)”). Le opere di e su un singolo autore di letteratura si classificano con il numero base della letteratura della lingua originale e l’aggiunta del numero di periodo. Per esempio: La coscienza di Zeno di Italo Svevo (1861-1928), si classifica in: 8 + 5 (lingua italiana) + 3 (narrativa) 853 e per l’individuazione della tavola dei periodi si usa la nota di 851-858 e si prende il numero 912 (1900-1945): 853 + 912 853.912 Le raccolte di opere di un singolo autore in più di una forma (per esempio sia in prosa che in poesia) si classificano con la notazione T3A—8 Miscellanea e si aggiunge la notazione dalla tavola dei periodi nella letteratura relativa, se disponibili. La lingua da prendere in considerazione è quella che rappre232

senta la letteratura di riferimento. Per esempio, Franz Kafka pur essendo un autore di origine ceca va classificato con la letteratura tedesca perché scrive in lingua tedesca. Nel caso un autore utilizzi più lingue, si considera quella utilizzata in modo prevalente oppure l’ultima utilizzata. Classe 900 Geografia e storia È dedicata alla storia e alla geografia. Quando un’opera è la narrazione di eventi accaduti o un resoconto di situazioni esistenti in un luogo o in un territorio, si classifica in 900 Geografia e storia. La storia di un soggetto specifico, si classifica con il soggetto più la suddivisione T1—09 Storia, geografia, biografia (DDC 14a ed. rid., xxix); per esempio, la storia delle biblioteche si classifica in 027.009. La classe 900 Geografia e storia contiene due discipline distinte ed è organizzata in 900 Storia in generale, 910 Geografia e viaggi, 920 Biografia e genealogia e 930-990 Storia di specifici continenti, paesi, località e dei mondi extraterrestri. Per classificare le opere di Storia, si formano i numeri con la seguente formula delle faccette: 9 + Area da T2 + Periodi In questa formula la prima faccetta è il numero della classe 900 Storia e Geografia, la seconda è il numero dell’area geografica preso dalla Tavola T2 e la terza indica il periodo, con una notazione tratta dalle tavole di periodizzazione dei singoli paesi. Quindi, l’organizzazione generale della classe si basa sulla Tavola 2, che determina il numero assegnato alla storia di un luogo particolare [... ed] è geografica più che politica, dato che l’affiliazione politica può mutare, mentre non può mutare la posizione sulla superficie terrestre; per esempio, la storia delle Hawaii si classifica in 996.9 sotto l’Oceania (non sotto la storia degli Stati Uniti) (WebDewey, Manuale sub voce “900 Storia”).

Ci sono comunque eccezioni da tenere presente: per esempio, 233

la storia dell’Impero Bizantino non si classifica in 956.101 Turchia. Primo periodo fino al 1918, ma in 949.502 Grecia. Periodo medio bizantino, 717-1081. In 904 Raccolte di narrazioni di avvenimenti si classificano le raccolte di narrazioni di avvenimenti senza un focus disciplinare specifico e in 909 Storia mondiale si classificano civiltà e avvenimenti non limitati a un continente, un paese o una località. Per 910 Geografia, al numero base 91 si aggiungono le suddivisioni dalla Tavola T2; in particolare si classifica in 911-912 Geografia del mondo in generale, in 913 Geografia del mondo antico (con suddivisioni T2—3) e in 914-919 Geografia del mondo moderno. Le narrazioni di viaggio non limitate a paesi e località e di viaggi per mare in generale si classificano in 910.4 Narrazioni di viaggi e strutture per viaggiatori; gli atlanti si classificano in 911 Geografia storica se storici e in 912 Carte geografiche, mappe e piante della superficie della Terra e dei mondi extraterrestri se moderni. Le opere di storia e geografia di uno specifico paese, trattate con uguale importanza, si classificano con il numero per la storia del relativo paese. La classe 920 Biografia e genealogia è destinata alle Biografie. Questo numero raccoglie le biografie generali di persone non associate con un soggetto particolare; le biografie di personaggi collegati a un argomento si classificano con: 001-999 + T1—092 Biografia cioè con il numero del soggetto preso dalle tavole generali da 001 a 999 più la suddivisione T1—092. Per esempio: 629.13 Aviazione + T1—092 Biografia 629.13092 Biografie di aviatori e piloti Per le biografie sono previste due ulteriori opzioni, cioè metodi di classificazione da usare in alternativa a quello appena visto. La prima si applica a biografie di personaggi collegati a uno 234

specifico argomento e consiste nel classificare le biografie usando il numero base 92 e aggiungendo il numero del soggetto preso nell’arco delle tavole 001-999. Nel caso delle biografie di aviatori e piloti si avrebbe quindi: 92 (biografie) + 629.13 (aeronautica) 926.2913 Aeronautica. Biografie La seconda opzione non è un trattamento standard né classificato e consiste in un’indicazione di natura più gestionale che classificatoria o catalografica: si assegna a tutte le biografie la lettera B e poi si aggiungono le lettere tratte dal nome del biografato, in modo da ottenere una sezione con tutte le biografie in ordine alfabetico del biografato (Figura 40). Per esempio, una biografia di Dante otterrebbe come numero di chiamata “B Dante”.

Figura 40 - Applicazione dell’opzione B per le Biografie, Public Library di Corfù

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Esercitazione 5. Esercizio finale DDC Con l’aiuto delle Tavole di classificazione a stampa (DDC, 22a ed.) o della WebDewey se disponibile, individuare i numeri di classificazione per i seguenti soggetti. Bibliografia nazionale italiana; Manoscritti miniati; Enciclopedia Treccani; Vichipedie. La enciclopedie libare (in lingua friulana); Enciclopedia del cinema Vita e opere di Sigmund Freud; Storia della Filosofia; Storia della filosofia antica; Filosofia delle scienze Didattica della religione; Periodici di Cristianesimo; Biografia di S. Francesco d’Assisi; Religione Islamica; Commento al Libro di Qohelet Funzione e status sociale delle donne; Storia dei partiti politici italiani; Controllo della Criminalità; Draghi nella letteratura popolare Filosofia del Linguaggio; Dizionario poliglotta; Dizionario della lingua spagnola Calcoli rapidi a mente; Orchidee; La cometa di Halley; Dinosauri; Coccodrilli. Malattie del cuore; Riscaldamento a caminetto; Preparazione dei pasti scolastici; Manifattura delle sedie in metallo Musei di belle arti in Cina; Vita e opere di Rembrandt; Scultura romanica; Architettura bizantina a Ravenna Narrativa italiana dal 1900 al 1945; Antologia di poesia contemporanea; Teatro del Siglo de oro; Rime di Vittorio Alfieri; Poesie di Rainer Maria Rilke Storia delle Crociate; Storia e civiltà della Germania nel XX secolo; Storia e civiltà del Portogallo nel periodo dell’esilio monarchico (1807-1820); Civiltà Maya; Guida turistica della Grecia; Alberghi dell’Umbria

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8. LA CLASSIFICAZIONE COLON

Il significato di termini come faccette, formula delle faccette e classificazione analitico-sintetica è stato chiarito nei capitoli precedenti; si è visto che sono concetti ricorrenti e non riguardano una classificazione in particolare. Tuttavia è nella CC che questi concetti hanno trovato per la prima volta pieno sviluppo e applicazione. Il testo della 6. edizione ristampata e corretta (Ranganathan 1963a) della CC è organizzato in tre parti separate (più una aggiunta in seguito): –– Aggiornamenti (1963), comprende l’Introduzione (p. 1-16), con l’Indice generale, la Prefazione alla 6. Edizione, l’Introduzione originale e un allegato (Annexure, p. 19-28), che contiene la presentazione di alcune importanti modifiche introdotte tra il 1960 e il 1963; –– Parte 1: Regole di classificazione, generali e per ogni classe principale (o classe base) (p. 1.1-1.124); –– Parte 2: contiene le Tavole per classificare, organizzate secondo la successione delle classi principali (p. 2.1-2.172); –– Parte 3: contiene le Tavole di classificazione dei classici indiani e dei libri sacri con nomi particolari (p. 3.1-3.126). Come evidenziato tra parentesi tonde, la numerazione delle pagine delle parti 1-3 ha tre sequenze, contraddistinte dal numero della sequenza e numero della pagina (per esempio, la quattordicesima pagina della prima parte è numerata 1.14); la parte degli aggiornamenti è invece priva del numero di sequenza. Lo scopo della separazione delle sequenze è di facilitare l’individuazione di punti specifici del manuale.1 Si deve notare che, nei titoli della parte 2 e della parte 3, 1   La precisazione è utile per ritrovare più facilmente nella CC le citazioni inserite in questo capitolo. I rinvii al testo della 6a edizione della CC sono nella forma (Ranganathan 1963a).

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Ranganathan fa differenza tra Tavole per classificare e Tavole di classificazione. Nel momento in cui decise di ideare una nuova classificazione bibliografica, Ranganathan si pose come obiettivo la creazione di un sistema da usare nelle attività di classificazione bibliografica che fosse più flessibile e ospitale rispetto a quelli allora esistenti (DDC e Library of Congress Classification). Per ottenere questa flessibilità, creò un sistema per classificare e non uno schema di classificazione; ciò significa che la CC non fornisce numeri di classificazione già pronti (catene di classi), ma offre tavole di notazioni di concetti da utilizzare per costruire il numero desiderato (singoli concetti e notazioni e formula delle faccette); in questo senso, secondo Ranganathan, la CC è un sistema per classificare ed è diversa dagli schemi di classificazione che l’hanno preceduta (cfr. paragrafi 6.5 e 6.6). Lo schema generale delle classi di base della CC è inserito nelle Tavole di questo volume (Tavola 0. Schema generale delle classi di base); a un primo sguardo si possono riconoscere raggruppamenti generali (per esempio A Scienze naturali, AZ Scienze matematiche, MZ scienze umane e sociali, MZA Scienze umane ecc.) e discipline specifiche (B Matematica, C Fisica ecc.). Nella CC esiste un primo criterio organizzativo che ha guidato Ranganathan nell’ordinamento di tutto il sapere attraverso le classi base; in A descriptive account of Colon Classification spiega: La sequenza delle Scienze naturali si apre con la Matematica; segue poi la Fisica, che si occupa della materia in quanto tale e di tutte le forme di energia eccetto quella chimica. La disciplina successiva è la Chimica, che tratta delle sostanze (ovvero della materia specifica e dell’energia chimica). Si prosegue con le discipline nelle quali si intensificano progressivamente i principi della vita. In altre parole, la progressione si sviluppa dall’astratto al concreto e da livelli elementari a livelli integrati. L’apice si raggiunge con la disciplina dell’Esperienza spirituale, che si occupa della concretezza e dell’integrazione per eccellenza. La disciplina dell’Esperienza Spirituale costituisce, si può dire, un picco, al quale segue un percorso discendente dall’altro

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lato. Prima ci sono le Belle arti, che comprendono la Letteratura – l’arte bella per eccellenza. Queste discipline sono immerse nell’Esperienza spirituale ed emanano dall’intuizione. Dopodiché si ritorna nell’area di maggiore intelletto e minore intuizione, cioè la Religione, in quanto distinta dall’esperienza religiosa, e la Filosofia e la Psicologia. Tutte queste discipline riguardano prevalentemente l’uomo o emanano da esso. Perciò vengono chiamate Discipline Umanistiche. Poi seguono le discipline che si occupano di gruppi di uomini e di comunità, che vengono definite nel loro insieme Scienze Sociali. La vita nella società è molto complessa. Il solo modo di vivere il presente in maniera ordinata è regolare la vita con le leggi. La varietà di sistemi giuridici esistenti al mondo – che quasi si contraddicono l’uno con l’altro in parecchi aspetti – indicano che nella disciplina giuridica l’artificiosità o l’arbitrarietà e la deviazione dalla naturalezza raggiungono l’apice. Nell’Esperienza spirituale si trova anche il massimo della naturalezza; mano a mano che ci spostiamo da questa disciplina verso la disciplina giuridica, si registra un progressivo allontanamento dalla naturalezza e un avvicinamento all’arbitrarietà o all’artificiosità. (Ranganathan 1965, 39-41)

La 6a edizione della CC ha come titolo completo Colon Classification: Basic Classification. Il riferimento al termine basic potrebbe fare immaginare di essere di fronte a un’edizione ridotta della CC (come ne esistono per la DDC). In realtà non è così: la 6a edizione della CC consente di classificare con agilità e un grado di “risoluzione” (coestensione e specificità) più che soddisfacente tutte le “normali” risorse di una biblioteca, ovvero le risorse pubblicate in forma autonoma. Nel linguaggio di Ranganathan basic classification indica una versione della classificazione adatta alle “monografie” in contrapposizione alle tavole della CC dedicate a singole discipline e alla loro classificazione dettagliata, che aveva pubblicato in modo parziale su varie riviste di settore e che servivano per la classificazione di micro-documenti (cioè 239

pubblicazioni bibliograficamente non autonome, come gli articoli di riviste scientifiche, e su argomenti specialistici e circoscritti). La 6a edizione della CC corrisponde quindi, per ambito di applicazione, alla versione integrale della DDC. Dopo la morte di Ranganathan è stata pubblicata la 7a edizione della CC, una nuova versione piuttosto cambiata rispetto alla precedente; contiene molti più numeri di classificazione ma nel complesso è meno soddisfacente della 6a edizione della CC.2 Nella parte 3 di questo volume sono fornite alcune tavole della CC; per una comprensione più completa degli esempi è consigliabile avere a disposizione la 6a edizione della CC a stampa.3

8.1 Numero di chiamata, numero di classe, numero di libro, numero di collana Una particolarità della CC, che la contraddistingue dalla maggior parte delle classificazioni in uso, è l’avere come scopo non quello di determinare “semplicemente” il numero di classe di una risorsa, ma il suo numero di chiamata. Il numero di chiamata è un simbolo alfanumerico usato per identificare un documento mediante il suo soggetto di una raccolta e per fissarne univocamente la posizione rispetto ad altri documenti col medesimo soggetto. Esso consiste di tre parti componenti: numero di classe, numero di libro e numero di collezione. Il numero di classe di un libro è una traduzione del nome del suo soggetto specifico nel linguaggio artificiale rappresentato dalla CC (Ranganathan 1963a, 1.5). È il risultato del processo di classificazione secondo i più diffusi schemi di classificazione bibliografica (come quello descritto per la DDC nel capitolo precedente). Il numero di classe di un libro è quindi uno strumento per fissare la posizione del soggetto specifico di un libro rispetto ai soggetti specifici di altri libri. Per esempio, un numero di classe 2

  Per un confronto tra le due, cfr. Satija 1990b, 1997.   Il costo di una copia anastatica della 6a edizione della CC è di circa 10 euro (luglio 2018). 3

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serve per posizionare un libro di algebra tra i libri di matematica, prima di quelli di trigonometria e dopo quelli di aritmetica. Dal punto di vista della notazione, il numero di classe consiste in una concatenazione intellegibile di simboli alfanumerici, segni di punteggiatura e altri segni previsti dalla notazione in uso. Per esempio: 2;46:61 (1) che significa “consultazione dei periodici in biblioteca”. Il numero di classe è costituito di diversi tipi di simboli; per esempio, le nove cifre arabe (1-9), le 26 lettere maiuscole dell’alfabeto romano, 24 lettere minuscole dell’alfabeto romano (sono escluse le lettere “i” e “o” per evitare che si confondano con altri simboli), alcune lettere dell’alfabeto greco, segni di punteggiatura ecc. I simboli possono avere un significato semantico, cioè rappresentare un concetto (in questo caso sono detti sostantivi) oppure indicare una relazione tra concetti (e in questo caso sono detti connettivi). Per esempio, nel numero di classe (1), 2, 46 e 61 indicano rispettivamente il concetto di Biblioteconomia, di Periodici e di Consultazione, e sono simboli sostantivi; i segni “;” e “ : ” indicano che inizia una nuova faccetta, ne mostrano la natura e sono simboli connettivi. Il numero di libro di una risorsa è un simbolo usato per stabilire la posizione relativa di un libro rispetto ad altri libri che hanno lo stesso numero di classe (Ranganathan 1963a, 1.9), cioè che trattano dello stesso soggetto. Si tratta di uno strumento interessante anche per le biblioteche di oggi. Un caso frequente infatti è che in classi molto affollate sia difficile mantenere un vero ordine dei libri sullo scaffale. Nel caso illustrato in Figura 41, si vede come gli autori di narrativa contemporanea americana ricevono tutti lo stesso numero di DDC (813.5), e vanno a costituire una classe molto ampia. Le prime tre lettere del cognome dell’autore aggiunte al numero di classe non consentono comunque di mantenere l’ordine sullo scaffale, perché anche se l’ordine è corretto rispetto alla comune 241

collocazione (813.5 CLA), l’ordinamento ottenuto mostra che i libri di due autori diversi (Clancy e Clark) sono interpolati tra loro.

Figura 41 - Libri a scaffale assegnati alla classe 813.5 della DDC

Le regole per il numero di libro inserite nella CC – che sono esportabili anche ad altre situazioni, in realtà – consentono proprio di ovviare a questi problemi e garantiscono un ordine molto efficace dei libri nella stessa classe (per esempio, raggruppando e ordinando le eventuali espressioni e manifestazioni di un’opera e le copie di una manifestazione). Il numero di collezione di un libro indica la collezione alla quale esso appartiene (Ranganathan 1963a, 1.18); è un simbolo opportuno adottato da qualsiasi biblioteca per indicare la collezione in base alle proprie esigenze; per esempio:

SL = Sala Lettura Vid = Collezione video Mag = Magazzino centrale UC = Ufficio catalogazione

Il numero di chiamata è quindi strutturato, e trascritto sull’etichetta che si pone sul dorso del libro, in questo modo: 242

2:51 [numero di classe] qN69 [numero di libro] UC [numero di collezione] In sintesi, il numero di chiamata identifica ogni singolo libro su un determinato soggetto in ciascuna collezione della biblioteca. Ranganathan è consapevole di introdurre una novità nel proprio sistema di classificazione quando include norme per il numero di libro; scrive infatti: molti schemi di classificazione non forniscono il numero di libro. Accade perciò che per i numeri di libro siano stati creati alcuni schemi indipendenti. Nella Classificazione Colon, comunque, il numero di libro è stato progettato per integrarsi organicamente con il numero di classe (Ranganathan 1963a, 1.9-10).

Ranganathan afferma che uno schema di classificazione bibliografica deve essere completo sia rispetto all’organizzazione delle risorse in base al loro soggetto, sia riguardo all’ordinamento univoco di tutte le risorse che appartengono alla stessa classe, perché diversamente non soddisferebbe appieno le cinque leggi della biblioteconomia. Si deve sottolineare che la disposizione delle parti che costituiscono la sequenza del numero di chiamata nella CC è molto significativa: il numero di classe è una rappresentazione del contenuto intellettuale dell’opera, il numero di libro è una rappresentazione del fenomeno editoriale (cioè dell’espressione e della manifestazione) e il numero di collezione è una rappresentazione dell’organizzazione biblioteconomica (cioè l’uso o la gestione di un determinato libro, un item, in un particolare contesto). Perciò i dati che costituiscono la sequenza del numero di chiamata partono dalla registrazione di attributi intrinseci del testo e proseguono con caratteristiche proprie del libro per finire col registrarne elementi estrinseci (cioè legati non alla risorsa in quanto prodotto, ma in relazione al suo contesto d’uso). La relazione tra gli elementi che costituiscono il numero di chiamata e i più significativi attributi delle prime entità di IFLA LRM (Opera, Espressione, Manifestazione e Item) è evidente (cfr. paragrafo 8.12). 243

8.2 Il processo di classificazione con la CC Nella CC le operazioni logiche da fare per tradurre un enunciato di soggetto nella relativa notazione sono tre: a) individuare la categoria di appartenenza dei concetti (che sono anche detti faccette); b) individuare la “traduzione” (notazione) dei singoli concetti nelle tavole della classe base che li contiene; c) procedere alla sintesi, ovvero combinare i singoli concetti secondo la formula delle faccette che si trova all’inizio delle tavole della classe base. Le fasi corrispondono ai tre piani ideali di una classificazione: piano delle idee, piano verbale e piano notazionale (cfr. paragrafo 6.3). Nella CC, quando si analizzano i concetti che fanno parte di un enunciato di soggetto, si possono identificare cinque categorie fondamentali di appartenenza (cfr. paragrafo 5.3.3), o faccette (che traggono le loro radici nella cultura filosofica indiana; Freschi 1989; Serrai 1997, 17-18; Mazzocchi e Gnoli 2006). Esse suggeriscono il ruolo svolto da ciascun concetto e sono rappresentati nella formula mnemonica: PMEST nella quale ogni lettera maiuscola rappresenta una categoria e il suo ordine di citazione; in particolare, P indica la Personalità, M la Materia (ma anche una Parte o una Proprietà, di P), E l’Energia (ovvero l’azione), S lo Spazio e T il Tempo. Il Tempo [T] è la faccetta più concreta e meno astratta delle cinque categorie; è una componente molto importante in soggetti come “Condizioni economiche nel XIX secolo” o “Elezioni USA del 2016” o “Piogge in Marocco nel 1997”. È una categoria fondamentale comune, nel senso che è applicabile in molte classi principali, e quindi ha una specifica tavola (Ranganathan 1963a, 2.7; Tavola 3a di questo volume). Dopo l’aggiornamento del 1963, il simbolo connettivo che precede [T] è “ ‘ ”. In fase di analisi concettuale, la faccetta dello Spazio [S] è semplice da individuare. È una componente molto importante in soggetti come “Condizioni economiche in Italia” o “Agricoltura 244

in Francia” o “Fiumi dell’Europa”. Anche [S] è una categoria fondamentale comune, nel senso che si presenta ed è applicabile in molte classi principali e quindi ha una specifica tavola (Ranganathan 1963a, 2.8-2.25; Tavola 4 di questo volume). Il simbolo connettivo che precede [S] è “ . ”. L’Energia [E] è una faccetta che indica in genere un’azione, una reazione, un’attività, un problema, un processo, un’operazione, una funzione, una produzione ecc. È la prima faccetta fondamentale individuata da Ranganathan nella CC e ha dato il nome alla Classificazione Colon grazie al suo simbolo connettivo; infatti il simbolo connettivo che precede [E] è “ : ”, che in inglese si chiama “colon”. La Materia [M] è una faccetta che indica in genere un fenomeno inanimato e si manifesta come un materiale, una parte o una proprietà di qualcosa (in genere di ciò che viene individuato in P). Per esempio, le sostanze come legno, carta, ferro, sale, argento, oro, cotone, iuta, valuta, sono manifestazioni di [M]. La categoria [M] non è frequente nelle tavole della CC (si trova nella formula delle faccette delle classi base 2 Biblioteconomia e N Belle arti). Il simbolo connettivo che precede [M] è “ ; ”. La Personalità è la faccetta che indica il vero oggetto di interesse di un soggetto. Se il soggetto è semplice, il concetto può appartenere a una delle cinque categorie fondamentali PMEST; se invece è composto, la [P] si individua in genere con ciò che non è [T], [S], [E] né [M], cioè con un metodo residuale. La notazione della categoria [P] non è preceduta da simbolo connettivo ma dalla notazione della Classe Principale senza ulteriori segni di interpunzione. La CC inserisce nelle Tavole di ogni classe principale la formula delle faccette specifica per quella classe; in questo modo, il classificatore può conoscere quali sono le categorie ammesse in quella classe e l’ordine di citazione dei concetti in base alla categoria di appartenenza.

245

Per esempio, ecco alcune formule delle faccette per classi base: Classe base Formula delle faccette 2 Biblioteconomia G Biologia J Agricoltura S Psicologia

2 [P] ; [M] : [E] [2P] G [P] : [E] [2P] J [P] : [E] [2P] : [2E] S [P] : [E] [2P]

Un aspetto fondamentale per la creazione delle voci di indice in tutti i linguaggi d’indicizzazione per soggetto è la corretta identificazione dell’enunciato di soggetto, alla quale si arriva attraverso l’analisi del documento (cfr. paragrafi 5.2 e 7.3). Nei Prolegomena to library classification (Ranganathan, 1967, 439-449) Ranganathan include anche questa fase nel processo di classificazione, che rende esplicito scandendolo – per ragioni didattiche e scientifiche – in otto fasi distinte e concatenate, nel quale ogni fase fa riferimento a ciò che si è ottenuto nel passaggio precedente. Ecco alcuni esempi di applicazione delle otto fasi del processo di classificazione a risorse che appartengono alla classe 2 Biblioteconomia, che ha come formula delle faccette: 2 [P] ; [M] : [E] [2P] e della quale sono disponibili le tavole in questo volume (Tavola 2 Biblioteconomia). Si può osservare che nell’analisi delle faccette destinata a individuare le categorie a cui appartengono i concetti non è indispensabile che siano presenti tutte le categorie PMEST, né tutte le categorie eventualmente previste dalla formula delle faccette. In questo caso specifico, [P] e [M] non sono presenti e quindi si ignorano.

246

Esempio 1 Fase 0

Titolo naturale

È il titolo trovato sul documento

Guida al sistema bibliotecario e documentario della Provincia di Prato

Fase 1

Titolo completo

È il titolo che esprime tutte le idee e i concetti rilevanti per il soggetto del documento; il titolo si ottiene anche colmando tutte le eventuali omissioni del titolo naturale

Cooperazione tra biblioteche di enti locali in Provincia di Prato

Fase 2

Titolo nucleare

È il titolo completo privato delle parole ausiliarie o complementari, e che contiene tutti i termini composti sostituiti con i rispettivi termini che denotano le sue idee costituenti fondamentali

Cooperazione. Biblioteche di enti locali. Provincia di Prato

Fase 3

Titolo analizzato

Si forma con l’associazione della categoria fondamentale (PMEST) a ciascun termine del titolo nucleare e l’aggiunta della classe base (BF)

Cooperazione [E]. Biblioteche di enti locali [P]. Provincia di Prato [S]. Biblioteconomia [BF]

Fase 4

Titolo riordinato

Si ottiene dal titolo analizzato riordinando la classe di base e i termini nucleari in base alla formula delle faccette e/o alla formula PMEST

Biblioteconomia [BF]. Biblioteche di enti locali [P]. Cooperazione [E]. Provincia di Prato [S].

Fase 5

Titolo in termini standard

Si ottiene dal titolo trasformato sostituendo i termini nucleari con gli equivalenti verbali presenti nelle Tavole di classificazione (nell’esempio, con la traduzione dei termini dall’italiano all’inglese)

Library Science [BF]. Local Libraries [P]. Cooperation [E]. Provincia di Prato [S]

247

Fase 6

Titolo in numeri di faccetta

Si ottiene sostituendo i termini nucleari nel titolo in termini standard, con la notazione alfanumerica presente nelle Tavole di classificazione

2 [BF]. 2 [P]. 4 [E]. 52 [S]

Fase 7

Numero di classe

Si ottiene dal titolo in numeri di faccetta rimuovendo i simboli di analisi (P, E ecc.) e inserendo i simboli connettivi appropriati indicati dalla formula delle faccette della BF

22:4.52

Fase 8

Verifica (facoltativa)

Consiste nel tradurre il numero di classe sintetizzato nel linguaggio naturale a scopo di verifica

Cooperazione delle biblioteche di enti locali in Italia (=Prato)

Esempio 2 Fase 0

Titolo naturale

The future of classification

Fase 1

Titolo completo

Le classificazioni bibliografiche

Fase 2

Titolo nucleare

Classificazione

Fase 3

Titolo analizzato

Classificazione [E]. Biblioteconomia [BF]

Fase 4

Titolo riordinato

Biblioteconomia [BF]. Classificazione [E]

Fase 5

Titolo in termini standard

Library science [BF]. Classification [E]

Fase 6

Titolo in numeri di faccetta

2 [BF] 51 [E]

Fase 7

Numero di classe

2:51

Fase 8

Verifica (facoltativa)

Classificazione (bibliografica)

248

Esempio 3 Fase 0

Titolo naturale

Gestire una piccola biblioteca. Manuale della One Person Library

Fase 1

Titolo completo

La gestione di una biblioteca di ente locale

Fase 2

Titolo nucleare

Gestione. Biblioteche di enti locali.

Fase 3

Titolo analizzato

Gestione [E]. Biblioteche di enti locali [P]. Biblioteconomia [BF]

Fase 4

Titolo riordinato

Biblioteconomia [BF]. Biblioteche di enti locali [P]. Gestione [E].

Fase 5

Titolo in termini standard

Library science [BF]. Local [P]. Organization [E]

Fase 6

Titolo in numeri di faccetta

2 [BF] 2 [P] 2 [E]

Fase 7

Numero di classe

22:2

Fase 8

Verifica (facoltativa)

Gestione delle biblioteche di enti locali

Esempio 4 Fase 0

Titolo naturale

I periodici nel catalogo

Fase 1

Titolo completo

Catalogazione dei periodici nelle biblioteche di ricerca

Fase 2

Titolo nucleare

Catalogazione. Periodici. Biblioteche di ricerca.

Fase 3

Titolo analizzato

Catalogazione [E]. Periodici [M]. Biblioteche di ricerca [P]. Biblioteconomia [BF].

Fase 4

Titolo riordinato

Biblioteconomia [BF]. Biblioteche di ricerca [P]. Periodici [M]. Catalogazione [E].

Fase 5

Titolo in termini standard

Library science [BF]. Research [P]. Periodical [M]. Cataloguing [E].

Fase 6

Titolo in numeri di faccetta

2 [BF] / 36 [P] / ; / 46 [M] / : / 55 [E]

Fase 7

Numero di classe

236;46:55

Fase 8

Verifica (facoltativa)

Catalogazione dei periodici nelle biblioteche di ricerca

249

8.3 Il dispositivo di soggetto Il dispositivo di soggetto (o SD, Subject Device) è uno strumento che consente di limitare il concetto rappresentato da una faccetta a un particolare significato. Per esempio, può essere necessario limitare il concetto “biblioteche” per indicare le sole “biblioteche di medicina”, o le “biblioteche di religione”, o le “biblioteche di filosofia”, o le “biblioteche di lingue” ecc. Oppure il concetto di “etica” può essere esaminato in relazione a specifici soggetti (“etica dell’economia”, “etica dell’arte”, “etica dell’informazione” ecc.). Il dispositivo di soggetto (SD) consente di utilizzare la notazione della classe appropriata (medicina, religione, filosofia, lingue, economia, arte ecc.) per la formazione o la suddivisione di un isolato che accetta tale suddivisione (Ranganathan 1963a, 1.31-1.32). I casi in cui questo dispositivo può essere applicato sono indicati generalmente nelle Tavole (parte 2 della CC) oppure nelle Regole (parte 1 della CC). Dal punto di vista della notazione, il dispositivo di soggetto si costruisce racchiudendo la notazione del concetto appropriato tra le parentesi tonde ( e ) . Per esempio, La classe 2 Biblioteconomia ammette il dispositivo di soggetto (SD); nelle tavole per classificare (Tavola 2 Biblioteconomia) vengono forniti sotto la dicitura “Altre in base al (SD)”4 due esempi di biblioteche suddivise per soggetto: 4(Q) Religious 4(X81) Insurance Se si osserva il prospetto generale delle classi base (Schema generale delle classi di base), si vede che Q è la notazione della classe base Q Religione. Perciò 4(Q) indica le biblioteche che trattano di religione. Analogamente si ha X81 Assicurazioni e 4(X81) indica le biblioteche che trattano di assicurazione. Da questi esempi, si possono ricavare per analogia altre no4

  Nell’originale inglese la dicitura è “Others by SD (Illustrative)”.

250

tazioni, anche semplicemente utilizzando lo schema con le classi principali; per esempio: 4(MZA) Biblioteche di scienze umanistiche 4(N) Biblioteche di belle arti È possibile a questo punto provare a classificare un’opera che abbia per soggetto il “reference nelle biblioteche di religione” Esempio 5 Fase 0

Titolo naturale

Il reference nelle biblioteche di religione

Fase 1

Titolo completo

Il servizio di reference nelle biblioteche di religione

Fase 2

Titolo nucleare

Servizio di reference. Biblioteche di religione

Fase 3

Titolo analizzato

Servizio di reference [E]. Biblioteche di religione [P]. Biblioteconomia [BF]

Fase 4

Titolo riordinato

Biblioteconomia [BF]. Biblioteche di religione [P]. Servizio di reference [E].

Fase 5

Titolo in termini standard

Library science [BF]. Religious [P]. Reference service [E]

Fase 6

Titolo in numeri di faccetta

2 [BF]. 4(Q) [P]. 7 [E]

Fase 7

Numero di classe

24(Q):7

Fase 8

Verifica (facoltativa)

Il servizio di reference nelle biblioteche di religione

Esercitazione 6. Numero di CC per una monografia Con l’aiuto del processo di classificazione, dello Schema generale delle classi di base e delle Tavole di 2 Biblioteconomia, trovare il numero di classificazione per un’opera che abbia come soggetto “Il prestito nelle biblioteche di medicina”.

251

8.4 Gli isolati comuni Gli isolati comuni (CI) sono isolati5 – cioè idee, termini, notazioni isolate – che sono presenti di frequente in un soggetto composto (per esempio, le forme bibliografiche o le forme intellettuali). Sono esempi di concetti compresi negli isolati comuni quelli presenti in questi soggetti: Storia della macchina da scrivere, Bibliografia delle opere di Dino Buzzati, Atlante istologico, Atti del Congresso di Cardiologia, Biografia di Gandhi (cfr. paragrafo 5.3.1). Gli isolati comuni e le loro notazioni sono elencati nel capitolo 2 delle Tavole (Ranganathan 1963a, 2.5; T2. Tavola degli isolati comuni di questo volume) e si possono aggiungere, in generale, a classi di qualsiasi estensione (cioè con qualsiasi numero di concetti nel soggetto composto). Per esempio, con l’isolato comune a Bibliografia è possibile creare correttamente tutte queste classi, dalla più generica alla più specifica: 2a = Bibliografia di biblioteconomia 234a = Bibliografia sulle biblioteche universitarie 234:51a = Bibliografia sulla classificazione nelle biblioteche universitarie Si può notare che l’isolato comune si aggiunge senza alcuna punteggiatura e alla fine della notazione che rappresenta il soggetto (a meno di casi esplicitamente previsti dalle regole, come per l’isolato v Storia; cfr. paragrafo 8.6.1). La seconda importante proprietà di una larga parte degli isolati comuni è che le opere ai quali si applicano sono di natura introduttiva oppure non si prestano a una lettura continuativa. Questo tipo di documenti sono consultati cioè per ottenere qualche informazione specifica, o per avere un orientamento o un’introduzione all’argomento prima di affrontare la lettura di manuali e monografie della stessa classe. Da questo punto di vista, gli isolati comuni individuano una 5

  Isolato è un termine generico per denotare un’idea isolata o un termine isolato o un numero isolato.

252

tipologia di risorse che normalmente vengono definiti “di approccio” a un determinato argomento; di conseguenza, dal punto di vista del lettore, è più comodo se i materiali che ricevono un numero di classe che include questi isolati comuni precedono fisicamente sullo scaffale i libri di carattere più specifico appartenenti alla classe relativa. Quindi, la funzione dell’isolato comune in questo caso dovrebbe essere quella di anticipare la posizione delle risorse alle quali si applica rispetto alla posizione dei libri di carattere generale appartenenti alla stessa classe. Perciò, gli isolati comuni che svolgono tale funzione si definiscono isolati comuni anticipanti (anteriorising common isolate o ACI). La distinzione logica tra le opere su uno stesso argomento ha molta rilevanza sul piano delle idee (idea plane) e il compito di tradurla in pratica spetta alla notazione adottata dallo schema di classificazione, che agisce sul piano notazionale (notational plane); per questo motivo nella CC gli isolati comuni anticipanti sono denotati con lettere minuscole dell’alfabeto latino e la CC prevede che qualsiasi numero di classe seguito da una lettera minuscola direttamente attaccata a esso (ovvero senza simbolo connettivo) deve avere la precedenza sul numero di classe ospite. Per esempio, con l’applicazione degli isolati comuni anticipanti, le opere della classe B Matematica, ottengono sullo scaffale il seguente ordine: Ba Bibliografie di matematica Bk Enciclopedie di matematica Bv Storia della matematica B Matematica che rispecchia la gradualità di approccio a una disciplina richiesta da un lettore principiante; tale sequenza è anche notevolmente vantaggiosa nel corso del servizio di reference.

253

È possibile a questo punto provare a classificare un’opera che abbia per soggetto “Storia della cooperazione tra biblioteche nazionali”, utilizzando il processo in otto fasi descritto da Ranganathan: Fase 0

Titolo naturale

Storia della cooperazione tra biblioteche nazionali

Fase 1

Titolo completo

Storia della cooperazione tra biblioteche nazionali

Fase 2

Titolo nucleare

Storia. Cooperazione. Biblioteche nazionali

Fase 3

Titolo analizzato

Storia (ACI). Cooperazione [E]. Biblioteche nazionali [P]. Biblioteconomia [BF]

Fase 4

Titolo riordinato

Biblioteconomia [BF]. Biblioteche nazionali [P]. Cooperazione [E]. Storia (ACI)

Fase 5

Titolo in termini standard

Library science [BF]. National [P]. Cooperation [E] History (ACI)

Fase 6

Titolo in numeri di faccetta

2 [BF]. 13 [P]. 4 [E] v (ACI)

Fase 7

Numero di classe

213:4v

Fase 8

Verifica (facoltativa)

Consiste nel tradurre il numero di classe sintetizzato nel linguaggio naturale a scopo di verifica

Esercitazione 7. Numero di CC per un periodico Con l’aiuto del processo di classificazione, delle tavole di 2 Biblioteconomia e degli Isolati comuni, trovare il numero di classificazione per “Knowledge Organization” (un periodico di classificazione bibliografica), per “JLIS.it, Rivista italiana di biblioteconomia, archivistica e scienza dell’informazione” (un periodico di biblioteconomia) e per ISKO Encyclopedia of Knowledge Organization (un’enciclopedia di classificazione bibliografica).

8.5 Isolato di spazio Le categorie [S] Spazio e [T] Tempo sono manifestazioni delle categorie fondamentali; esse sono presenti e applicabili in molti soggetti composti e sono molto comuni, perciò hanno tavole specifiche. 254

Le notazioni per l’isolato dello spazio si trovano nella sezione 41 del Capitolo 4 delle Tavole (Ranganathan 1963a, 2.8-2.17; T4. Tavola degli isolati dello spazio di questo volume). Per esempio: Mondo = 1 Madrepatria = 2 Paese preferito = 3 Asia = 4 India = 44 Europa = 5 Italia = 52 Francia = 53 Penisola iberica = 54 Spagna = 541 Portogallo = 542 Il simbolo connettivo che precede [S] è il “ . ”. Quindi, per esempio, il servizio di reference nelle biblioteche religiose6 in Spagna ha come notazione: 24(Q):7.541 Lo stesso soggetto considerato in Francia diventa: 24(Q):7.53 Esistono anche isolati per gli ambienti naturali, come montagne, foreste, fiumi ecc., elencati in fondo alla tavola degli isolati dello spazio, con il simbolo di faccetta [S2]. Per esempio: 2 Montagna 54 Lago 6 Fiume 6

  Cfr. paragrafo 8.3.

255

Per riuscire a collegare uno spazio geo-politico (elencato in [S]) con uno spazio naturale (elencato in [S2]) è prevista un’apposita formula delle faccette: [S].[S2]; perciò anche [S2] ha come simbolo connettivo il “ . ”. Per esempio, le montagne italiane si ottengono unendo la notazione dell’Italia (52) con la notazione delle montagne (2); rispettando la punteggiatura richiesta si ottiene: 52.2 Montagne italiane Oppure, per esempio: 53.54 Laghi francesi E infine, il servizio di prestito nei luoghi di montagna (considerati in tutto il mondo o in almeno due continenti): 2.62.1.2

Esercitazione 8. Numero di CC per isolati dello spazio Con l’aiuto di T.4 Tavola degli isolati dello spazio trovare gli isolati di: Scandinavia, Perù, Scozia, Pakistan, Inghilterra, Uganda, Olanda, Montagne dell’Australia, Città italiane. L’isolato dello spazio consente l’utilizzo del dispositivo di soggetto (SD; cfr. paragrafo 8.3) per indicare aree con caratteristiche di soggetto. Il dispositivo di soggetto si può applicare a isolati dello spazio di qualsiasi ampiezza (una città, una regione, uno stato, un continente o l’intero globo). È possibile ottenere il numero per la notazione di un’area costituita da paesi distribuiti in più continenti ma aventi una caratteristica comune, aggiungendo all’isolato 1, che rappresenta il mondo, il dispositivo di soggetto della caratteristica comune a tutte le aree. Per esempio, per esprimere tutte le aree del mondo in cui ci sono miniere d’oro, dato che il numero di isolato per 256

l’oro è H7118, si potrà scrivere: 1(H7118) Paesi con miniere d’oro Analogamente, se il numero di isolato per la religione cristiana cattolica è Q62, i paesi cattolici nel mondo si possono indicare con: 1(Q62) Paesi di religione cattolica oppure, essendo P113 il numero di isolato per la lingua tedesca, i paesi germanofoni sono rappresentati con la notazione 1(P113) Paesi germanofoni Analogamente è possibile rappresentare le aree delle minoranze di lingua tedesca in Italia con 52(P113). Con l’aiuto delle tavole complete della CC, è possibile creare anche questi numeri: Paesi con la malaria 1(L35:4261) Fiumi del mondo navigabili 1.6(D423) Paesi buddisti 4(Q4)

Esercitazione 9. Numero di CC contenenti l’isolato dello spazio Trovare il numero di classificazione delle opere con i seguenti soggetti: Biblioteche universitarie in Italia; Prestito nelle biblioteche di medicina in Francia; Cooperazione delle biblioteche nazionali in Italia; Organizzazione delle biblioteche carcerarie in Europa; Bibliografia delle biblioteche private in Portogallo.

257

8.6 Isolato di tempo L’isolato del tempo è una manifestazione della categoria fondamentale [T]. Il simbolo connettivo che precede [T] è “ ’ ”.7 In molte classi principali, si rivela utile l’affinamento dei soggetti composti mediante il dispositivo cronologico (CD). La facceta [T] è poi essenziale nella classe base V Storia, e si ritrova anche molti isolati comuni (ACI). Gli isolati del tempo (TI) e le relative notazioni si trovano nella sezione 31 del capitolo 3 delle Tavole (Ranganathan 1963a, 2.7 T3a Tavola degli isolati del Tempo di questo volume); per esempio: Isolati in [T]

Isolati in [T2]: Tempo

E 1000-1099 F 1100-1199 ... N 1900-1999 P 2000-2099 Q 2100-2199 ... X 2800-2899

c: giorno d: notte e: crepuscolo ... n1 Primavera n2 Estate …

Gli isolati del tempo possono essere rappresentati con una, due o tre cifre. Una sola lettera maiuscola indica il secolo (come negli esempi sopra riportati); una lettera maiuscola e un solo numero arabo (da 1 a 9) indica una decade del secolo e, infine, una lettera maiuscola e due numeri arabi indicano l’anno di quel secolo. Per esempio: N N5 N57

= XX Secolo (1900-1999) = Anni ’50 del XX secolo (1950-59) = 1957

7   Questo simbolo connettivo è una novità tra le più importanti introdotte nell’Annexure (cioè tra il 1960 e il 1963), allo scopo di distinguere più chiaramente la faccetta [S] dalla faccetta [T]. Il cambiamento va segnalato perché, dato che nelle edizioni precedenti il simbolo connettivo di [T] era un punto “ . ”, nel testo della 6a edizione della CC rimangono ancora esempi in cui per [T] viene usato il punto.

258

La formula delle faccette per gli isolati del tempo è [T]’[T2] (Ranganathan 1963a, 1.50). Per esempio: N57’n2 = Estate del ’57

8.6.1 Spazio e tempo negli isolati comuni Alcuni isolati comuni anticipanti (ACI) possono essere raffinati con l’aggiunta di faccette di uso frequente e adatte a quel concetto, in particolare [S] e [T]. Per esempio, all’ACI p Atti di un convegno può essere utile aggiungere l’indicazione della portata del convegno (per esempio, è possibile specificare se è stato di ambito regionale, nazionale o internazionale) e la data in cui si è tenuto; oppure, all’ACI a Bibliografia può essere utile aggiungere la data di aggiornamento della bibliografia stessa o all’ACI w Biografia può essere utile aggiungere la data di nascita del biografato. Gli isolati di spazio e tempo sono naturalmente molto utili per raffinare l’ACI v Storia. Quando è previsto che un ACI possa essere raffinato con gli isolati di spazio e di tempo le regole forniscono una formula delle faccette (compresa l’indicazione dell’uso del simbolo connettivo), per consentire di sintetizzare correttamente il numero di classificazione. Per esempio, la formula per l’ACI v Storia (Ranganathan 1963a, 2.5 e 19) è: v[S]’[T] nella quale l’isolato [S] indica l’area geografica scelta come ambito di studio e l’isolato in [T] deve indicare, se disponibile, l’ultima decade effettiva (LED, Last effective decade) coperta dalla storia del soggetto. Per esempio, “Storia della matematica in India fino agli anni ’50 del XX secolo” (con B Matematica come faccetta base) ha come notazione: Bv44’N5

259

Altri esempi di soggetti con isolati comuni anticipanti nei quali si applica la faccetta [T] sono: Bibliografia di Biblioteconomia fino al 1997 Bibliografia (a) di Biblioteconomia (2) fino al 1997 (N97) 2aN97 Bibliografia italiana di Biblioteconomia fino al 2004 Bibliografia (a) italiana (52) di Biblioteconomia (2) fino al 2004 (P04) 2.52aP04 Atlante degli uccelli in Italia fino al 2000 Atlante (f) degli uccelli (K96) in Italia (52) fino al 2000 (P00) K96.52fP00 Biografia (w) di S.R. Ranganathan (nato nel 1892) 2wM92

Esercitazione 10. Numero di CC per monografia con isolato comune, spazio e tempo Trovare il numero di classificazione dei seguenti soggetti: Storia delle biblioteche in Italia fino al XX secolo; Biografia di Charles Ammi Cutter (nato nel 1837); Bibliografia italiana di catalogazione fino al 2016.

8.7 Isolato di lingua Il concetto di lingua è rilevante e ricorrente in molte classi principali, tra le quali O Letteratura, P Linguistica e a Bibliografia e soprattutto è indispensabile nella formula delle faccette per il numero di libro (cfr. paragrafo 8.8). Gli isolati della lingua e le loro notazioni si trovano nel capitolo 5 delle Tavole (Ranganathan 1963a, 2.26-2.27; T5. Tavole degli isolati della lingua di questo volume). Le tavole individuano tre 260

raggruppamenti principali per le lingue mondiali: Lingue indoeuropee Lingue semitiche Lingue dravidiche

p La notazione inizia con la cifra 1 p La notazione inizia con la cifra 2 p La notazione inizia con la cifra 3

Per esempio: 1 Lingue indoeuropee 11 Germanico 111 Inglese 113 Tedesco ... 12 Latino 121 Italiano 122 Francese 123 Spagnolo ... 14 Slavo 142 Russo 143 Bulgaro 145 Polacco ... Alcune lingue di questi tre raggruppamenti ritenute più frequenti nell’uso – secondo il principio della garanzia bibliografica – sono privilegiate e ottengono un numero specifico ed esplicito. Tutte le lingue non espressamente elencate nelle tavole si ottengono con il dispositivo geografico (cioè utilizzando le tavole dell’isolato dello spazio). Per esempio, la lingua sarda e la lingua friulana non sono elencate tra le lingue neolatine. Il loro numero si ottiene ricorrendo all’isolato dello spazio 52 Italia (nel caso specifico si deve usare 52 Italia perché le tavole degli isolati dello spazio non entrano più in dettaglio per il territorio italiano) 8 che indica le lingue parlate in Italia diverse dall’italiano. 8

  Per una proposta per la loro estensione, cfr. paragrafo 8.11.

261

L’isolato della lingua si utilizza dove è previsto dalla formula delle faccette, come nella classe P Linguistica. La formula delle faccette di P Linguistica è (Ranganathan 1963a, 2.95): P [P], [P2] [P3] : [E] [2P] dove [P] è l’indicazione della lingua e [P2] indica il secolo di origine della lingua (o il livello), [P3] l’elemento linguistico (per esempio 1 Fonemi e suoni isolati, 2 Sillabe, 3 Parole, 31 Nomi, 32 Aggettivi, 36 Avverbi ecc.) ed [E] [2P] il problema (per esempio: 1 Fonetica, 2 Morfologia, 3 Sintassi, 4 Significato ecc.). Ecco alcuni esempi di numeri di classe che richiedono l’uso dell’isolato della lingua: Storia della Linguistica Storia della linguistica dell’italiano Storia della linguistica in Italia Storia della linguistica tedesca in Italia Morfologia dell’italiano

Pv P121v Pv52 P113v52 P121:2

Esercitazione 11. Numero di CC per due monografie di linguistica Con l’aiuto degli isolati elencati nel paragrafo precedente, trovare il numero di classificazione dei seguenti soggetti: Avverbi della lingua latina; Sintassi della lingua russa.

8.8 Il numero di libro Nella CC il numero di libro è parte integrante dello schema generale della classificazione ed è indispensabile per completare il numero di chiamata. Per il numero di libro, Ranganathan (1963a, 2.3; T1. Tavola del numero di libro di questo volume) fornisce la seguente formula delle faccette: 262

[L] [F] [Y] [A]. [V] – [S] ; [C] : [Cr] Nella formula, [L] rappresenta la Lingua, [F] la forma, [Y] l’anno (di pubblicazione), [A] l’ordine di arrivo della risorsa nella raccolta, [V] e [S] rispettivamente il numero di volume e di supplemento di una risorsa in più volumi e/o supplementi, [C] il numero della copia (se esistono più copie di una risorsa in una raccolta) e [Cr] il numero del lavoro critico. La necessità del lettore alla quale risponde questa formula delle faccette è organizzare le risorse – sullo stesso soggetto – in modo da facilitargli la scelta della risorsa più adatta (si tratta di un’applicazione ante litteram della funzione selezionare prevista da IFLA LRM). Come primo dato fondamentale, il numero di libro adotta la lingua del testo [L]; il numero di lingua è quello in cui è scritto il testo (espressione); perciò, per esempio, in una traduzione [L] indica la lingua di arrivo, ma in un testo bilingue la faccetta segnala, tra le due, la lingua che viene per prima nell’ordine di preferenza delle lingue stabilito dalla singola biblioteca (proprio in base alle esigenze dei lettori; cfr. paragrafo 8.10). La posizione di questa prima faccetta è giustificata perché sembra essere più vantaggioso per i lettori che i libri che appartengono alla stessa classe siano prima di tutto raggruppati e ordinati per lingua. La conoscenza o meno della lingua del testo è in effetti un requisito fondamentale per l’accesso al contenuto intellettuale da parte del lettore: i libri di una classe particolare non sono accessibili al lettore se sono in una lingua a lui sconosciuta. Ma questo meccanismo risulta particolarmente utile anche nella classe O Letteratura, dal momento che consente di distinguere fin da subito le edizioni con il testo originale da quelle con il testo tradotto. Come secondo criterio, viene adottata la forma espressiva [F], in modo che particolari forme di esposizione (alfabetica, dialogica, grafica, codici ecc.) siano raggruppate insieme. Anche la forma espressiva rappresenta un importante aspetto dell’accessibilità e della leggibilità: non tutti i lettori sono in grado di leggere e interpretare tabelle e statistiche, o grafici, mentre la maggior parte dei lettori apprezza con facilità le illustrazioni e la presen263

tazione di un tema in modo enciclopedico o secondo un ordinamento alfabetico. Perciò anche la forma di esposizione diventa una componente fondamentale del numero di libro. I criteri per la scelta delle prime due caratteristiche da inserire nella formula del numero di libro si basano sulla seconda e sulla terza legge della biblioteconomia. Il terzo criterio proposto da Ranganathan è quello cronologico [Y]. È una scelta che trova fondamento nella quinta legge: la biblioteca è un organismo che cresce e, con tutta probabilità, a eccezione di alcuni ambiti disciplinari, i lettori saranno interessati ai libri più recenti di una data classe. Si deve segnalare un’opzione introdotta dalla CC per la tavola cronologica del numero di libro (Ranganathan 1963a, 1.12-1.13). Questa opzione ha lo scopo di abbreviare la notazione della faccetta del numero di anno, ed è particolarmente utile nelle biblioteche che hanno prevalentemente collezioni moderne (vedi T.3b Tavola cronologica del numero di libro di questo volume). In effetti, è esperienza comune che lo svecchiamento delle raccolte riguarda la parte delle opere di una biblioteca che cessano di avere valore dopo una decina o, al massimo, una ventina di anni; mentre in ambito scientifico si presume che ogni opera di valore venga ripubblicata dopo un certo numero di anni. Per queste ragioni, Ranganathan ritiene che l’ordinamento cronologico sia più adatto e soddisfi la maggior parte dei lettori. Di norma, le faccette più ricorrenti nel numero di libro sono quelle della lingua e quella dell’anno. Per costruire i numeri di libro quindi è molto utile tenere a portata di mano la formula delle faccette, le tavole dell’isolato della lingua e la tavola cronologica del numero di libro (oppure dell’isolato del tempo). Esempio 1. Indicare il numero di chiamata per la seguente risorsa, il cui numero di classe è 2:51: Essential classification / Vanda Broughton. - London : Facet Publishing, 2004. - X, 324 p. : ill. ; 24 cm L’analisi formale, che in questo caso ha lo scopo di identifica264

re i dati necessari per la costruzione del numero di libro, mostra che il libro è in lingua inglese, non ha una forma testuale particolare ed è pubblicato nel 2004. Le faccette della formula del numero di libro interessate sono quindi: [L] = 111 [Isolato della lingua] [F] = --- [Isolato di F nelle tavole del numero di libro] [Y] = P04 [Isolato del tempo; o P4 con la Tavola cronologica per il numero di libro.] Il numero di chiamata è quindi: 2:51 oppure 2:51 111P04 111P4 Esempio 2. Indicare il numero di chiamata per la seguente risorsa, il cui numero di classe è 2:55.52’P09: Regole italiane di catalogazione REICAT / a cura della Commissione permanente per la revisione delle regole italiane di catalogazione. - Roma : Istituto centrale per il catalogo unico delle biblioteche italiane e per le informazioni bibliografiche, 2009. L’analisi formale mostra che il libro è in lingua italiana, è in forma di codice di regole ed è pubblicato nel 2009. Le faccette della formula del numero di libro interessate sono quindi: [L] = 121 [F] = q [Y] = P09

[Isolato della lingua] [Isolato di F nelle tavole del numero di libro] [Isolato del tempo; oppure P9]

Il numero di chiamata è quindi: 2:55.52’P09 oppure 2:55.52’P09 121qP09 121qP9 La faccetta [A] dell’accessione è necessaria soltanto quando nella raccolta di una biblioteca giungono due (o più) risorse distinte tra loro che hanno lo stesso numero di classe e lo stesso nu265

mero di libro (fino alla faccetta [A]). La prima risorsa giunta nella raccolta non necessita della faccetta dell’accessione [A]; nel momento in cui giunge la seconda risorsa, che avrebbe lo stesso numero di chiamata della prima, diventa necessario attivare la faccetta [A], per distinguere la nuova risorsa dalla quella arrivata in precedenza. Per esempio, in una raccolta si devono registrare le seguenti pubblicazioni, arrivate in quest’ordine: Manuale di biblioteconomia / Giorgio Montecchi, Fabio Venuda. - 4. ed. - Milano : Editrice Bibliografica, 2006 Dottrina biblioteconomica / Adolf von Harnack ; a cura di Roberto Alciati ; con uno scritto di Mario Piantoni. - Milano : Sylvestre Bonnard, [2006]. I due libri, che trattano entrambi di Biblioteconomia, hanno il medesimo numero di classe: 2. Inoltre essendo entrambi in italiano ed entrambi pubblicati nel 2006, e non presentando una forma particolare, avrebbero entrambi lo stesso numero di libro: 121P06. In questo caso si attiva la faccetta dell’accessione per il secondo libro arrivato. Perciò il primo libro avrà il numero di libro composto dalle seguenti faccette: [L] = 121 [Y] = P06 e quindi come numero di chiamata: 2 121P06 Il secondo libro arrivato avrà il numero di libro composto dalle seguenti faccette: [L] = 121 [Y] = P06 [A] = 1 266

e come numero di chiamata: 2 121P061

8.9 La classe O Letteratura La classe O Letteratura è particolarmente interessante non solo perché ha tavole estremamente ridotte, ma anche perché le faccette della sua formula si possono ricavare da isolati comuni, come lingua e tempo. Inoltre offre la possibilità di presentare alcuni strumenti inseriti nella CC che la rendono specialmente potente ed espressiva. La classe O Letteratura ha come formula delle faccette (Ranganathan 1963a, 2.94; Tavola O Letteratura di questo volume): O [P], [P2] [P3], [P4] nella quale [P] corrisponde alla lingua della letteratura, [P2] corrisponde alla forma letteraria, [P3] corrisponde all’autore e [P4] corrisponde all’Opera (Ranganathan 1963a, 1.101-102). Come avviene per altre classificazioni, la CC raccoglie nella classe O letteratura sia le opere letterarie che gli studi che ne trattano. La faccetta [P] si determina con la tavola dell’isolato di lingua e fa riferimento alla lingua dell’opera (mentre la lingua dell’espressione, come si è visto, è rappresentata nel numero di libro). Le forme letterarie previste dalla faccetta [P2] della classe O Letteratura sono: 1 Poesia 2 Teatro 3 Narrativa (compresi i racconti brevi) 4 Lettere (come forma letteraria) 5 Discorsi 6 Altre forme di prosa 7 Campu 267

La faccetta [P2] rappresenta la forma di letteratura contenuta nel libro o quella di cui il libro tratta; il Campu è una forma letteraria indiana (delle lingue Kannada e Telogu) mista di prosa e di poesia. La faccetta [P3] fa riferimento all’autore dell’opera letteraria oppure all’autore dell’opera della quale il libro tratta. Per esempio, per l’opera Vita di Dante di G. Petrocchi, la faccetta rappresenta l’autore soggetto (Dante) e non l’autore del testo (Petrocchi). Se un autore è associato a più forme letterarie, si usa la forma prevalente, cioè quella per la quale è maggiormente conosciuto o quella citata per prima nei repertori di riferimento dell’agenzia catalografica (cioè della biblioteca, che utilizzerà per il lavoro d’indicizzazione gli strumenti di reference che ritiene più adatti e che ha a disposizione). La faccetta dell’autore si forma con il dispositivo cronologico (CD) basato sulla data di nascita dell’autore; ciò significa che ogni autore è identificato con il proprio anno di nascita. Per classificare le opere di letteratura è quindi sufficiente avere a disposizione la tavola delle lingue, la tavola delle forme (riportata più sopra) e la tavola del tempo e conoscere eventualmente la data di nascita degli autori da classificare.9 Studi sul teatro francese O + [P] lingua + , + [P2] forma O122,2 Poesia spagnola O123,1 Shakespeare Ovvero un drammaturgo inglese nato nel 1564 O111,2J64 9

  Per le date di nascita degli autori ci si può avvalere di molti strumenti in linea gratuiti, come il VIAF (http://viaf.org).

268

Camilleri Ovvero un romanziere italiano nato nel 1925 O121,3N25 La faccetta dell’opera [P4] fa riferimento all’opera contenuta, oppure di cui si tratta, nella risorsa. Per esempio: L’Orlando Furioso di Ludovico Ariosto e Interpretazione dell’Orlando furioso di Renzo Negri riceveranno lo stesso numero di opera. L’isolato della faccetta Opera [P4] è un numero progressivo assegnato dal classificatore, in ordine cronologico di pubblicazione dell’opera o, se non è possibile accertarlo, in modo arbitrario. Il numero di cifre che compongono il numero progressivo da assegnare si determina in base alle opere scritte dall’autore: 1. se l’autore non ha scritto più di 8 opere, si dispongono in ordine cronologico (o arbitrario), numerandole da 1 a 8; 2. se il numero di opere è compreso tra 9 e 64 (8< x < 64), in ordine cronologico (o arbitrario) dividendole in gruppi numerati da 1 a 8, e numerando da 1 a 8 ciascuna opera all’interno di ciascun gruppo; 3. se il numero di opere è superiore a 64 (64 < x < 512), in ordine cronologico (o arbitrario) secondo lo stesso sistema Per esempio, consideriamo due narratrici, ipotizzando che la prima abbia scritto 8 opere, e la seconda un numero di opere comprese tra 9 e 64. Si otterrebbe: Maria Pia Veladiano, 1960-

- Fino a 8 opere di narrativa

O121,3N60,1 (1° opera) … O121,3N60,8 (8° opera) J.K. Rowling, 1965-

- Più di 8 e meno di 65

269

O111,3N65,11 1° opera; la notazione indica la 1° opera del 1° gruppo di 8 opere O111,3N65,12 2° opera; la notazione indica la 2° opera del 1° gruppo di 8 opere … O111,3N65,18 8° opera; la notazione indica la 8° opera del 1° gruppo di 8 opere O111,3N65,21 9° opera; la notazione indica la 1° opera del 2° gruppo di 8 opere O111,3N65,22 10° opera; la notazione indica la 2° opera del 2° gruppo di 8 opere … O111,3N65,88 64° opera; la notazione indica la 8° opera dell’8° gruppo di opere Esempi10 Ariosto, Orlando furioso. Garzanti, 1978 Per convenzione, prima opera di un poeta italiano nato nel 1574 O121,1I74,1 N7811 L’Orlando furioso di Ludovico Ariosto raccontato da Italo Calvino, 1970 O121,1I74,1 N70

10   Negli esempi che seguono si applica come numero di opera sempre 1, attribuendo per convenzione una sola opera a ciascun autore esemplificato. 11 Per la classe O Letteratura, se la faccetta di lingua del numero di libro coincide con la faccetta di lingua del numero di classe si omette.

270

Interpretazione dell’Orlando furioso / Franco Pool. - Firenze : La nuova Italia, 1968 Per la critica di un autore o un’opera si aggiunge l’isolato comune posticipante “:g” O121,1I74,1:g N68 Raccolte di opere. Nel caso di raccolte di opere letterarie, si determinano se necessarie le faccette della lingua e/o della forma della letteratura. Poi si aggiunge l’ACI x Opere, seguito dal dispositivo di soggetto (SD), se applicabile, e dal dispositivo cronologico (CD) calcolato con riferimento alla data di nascita dell’autore più giovane tra quelli della raccolta. La formula delle faccette per le raccolte di opere diventa quindi: O [P], [P2] x(SD)CD Esempio 1. Antologia della letteratura friulana, in italiano, pubblicata nel 1927 (con l’autore più giovane rappresentato nella raccolta nato nel 1901). Si applica la faccetta O, poi la faccetta della lingua [P] calcolata mediante il dispositivo geografico (52 Italia perché non è disponibile un numero più specifico per il Friuli Venezia Giulia) e non si applica la faccetta della forma [P2] in quanto nell’antologia è rappresentata più di una forma letteraria. A questo punto si aggiunge l’isolato comune anticipante x Opere, seguito dal dispositivo cronologico calcolato sulla data di nascita dell’autore più giovane nella raccolta (N01); con l’aggiunta del numero di libro, il numero di chiamata diventa: O52xN01 121N27 Esempio 2. Quatri fuês di argjelut, 1998 (autore più giovane nato nel 1973) e testi in lingua friulana. 271

Si ha come numero di chiamata: O52xN73 N98 Raccolte di opere su un soggetto. Un’antologia su un tema particolare, che richiede quindi l’uso del dispositivo di soggetto (che s’inserisce direttamente dopo l’isolato comune x Opere preceduto e seguito da parentesi tonda e senza punteggiatura). Esempio 3. Poesie sull’amicizia (autore più giovane n. 1987), pubblicato in italiano nel 2000. Le poesie della raccolta sono tratte da tutte le letterature del mondo, quindi non si applica la faccetta della lingua. La notazione di amicizia presa dalla Tavola S Psicologia è S:55. Quindi il numero di chiamata è O,1x(S:55)N87 121P00 L’indicazione del soggetto dell’antologia, e in generale il dispositivo di soggetto (SD), è particolarmente interessante dal punto di vista pratico se considerato nel contesto del catalogo elettronico. Mediante questo dispositivo, il concetto di amicizia è rappresentato in modo univoco (sempre con la notazione S:55) in tutti i numeri di classe e di chiamata della CC. Ciò significa che è possibile effettuare una ricerca sul concetto ‘amicizia’ sia quando compare in prima posizione, o nella sua posizione normale (all’interno quindi dei numeri della classe base S Psicologia) sia quando compare altrove, perché inserito mediante il dispositivo di soggetto (per esempio, per indicare una biblioteca sul tema dell’amicizia, o un’antologia sul tema dell’amicizia ecc.). Mentre questa funzione di ricerca è normale in un linguaggio d’indicizzazione alfabetica (come il Nuovo Soggettario) sembra essere un’eccezione nel panorama delle classificazioni con notazione alfanumerica. 272

Esercitazione 12. Numeri di chiamata CC per la classe O Letteratura Creare i numeri di chiamata per le seguenti risorse Fred Vargas, Chi è morto alzi la mano, in italiano, 2006; Osvaldo Soriano, L’occhio della patria, in italiano, 1993; Kazuo Ishiguro, Un artista del mondo effimero, in italiano, 1994; J. L. Borges, L’invenzione della poesia. Le lezioni americane, in italiano, 2001 [opera di critica sulla poesia]; Osvaldo Soriano. Fútbol. Storie di calcio, in italiano, 1998 [raccolta di scritti; notazione del calcio: MY2121]; 24 racconti di caccia, in italiano, 1977 (autore più giovane n. 1940) [notazione della caccia: MY6].

8.10 Isolato di lingua preferita La notazione di un sistema di classificazione bibliografica deve essere non solo ospitale ma anche quanto più possibile breve. Alcune opzioni introdotte nella CC hanno lo scopo di rendere più breve la notazione: in particolare, l’isolato di lingua preferita e l’isolato di spazio preferito (cfr. paragrafo 8.11). La lingua preferita di una biblioteca è la lingua nella quale sono scritti la maggior parte dei libri posseduti nelle raccolte della biblioteca (Ranganathan 1963a, 1.10). Di norma, essa coincide con la lingua del paese nel quale la biblioteca si trova, ma non mancano eccezioni. Può essere normale infatti che la biblioteca di un istituto di ricerca scientifico scelga come lingua preferita l’inglese o che una biblioteca di archeologia scelga il tedesco o una di slavistica il russo ecc. Anche le biblioteche che si rivolgono a un’utenza che appartiene a una minoranza linguistica potrebbero ragionevolmente adottare una lingua preferita diversa da quella ufficiale del paese. Nella CC è comunque previsto che ciascuna biblioteca stabilisca un ordine di preferenza delle lingue in base alla loro importanza decrescente dal punto di vista degli utenti che la frequentano, assegnando alla lingua preferita il primo posto; in tale contesto, si può definire se una lingua è “più familiare” di un’altra, inten273

dendo quella che precede l’altra nell’ordine di preferenza. Per esempio, per una biblioteca che adotta il seguente ordine di preferenza delle lingue: Italiano Inglese Tedesco Sloveno Spagnolo Francese Croato … la lingua preferita è l’italiano e una pubblicazione bilingue sloveno-croata potrebbe essere trattata considerando come lingua “più familiare” lo sloveno; analogamente, un dizionario trilingue inglese-tedesco-spagnolo avrebbe come lingua più familiare l’inglese ecc. Non è sempre facile stabilire l’ordine esatto nel quale porre le varie lingue e soprattutto non è affatto necessario che l’ordine sia lo stesso per tutte le biblioteche. Anzi, è proprio il contrario.12 L’importante è che ogni biblioteca adotti un ordine di preferenza, da stabilire prima di tutto in base alle esigenze dei propri utenti, e vi si attenga con coerenza.13 Nel trattamento delle risorse scritte in più di una lingua, secondo Ranganathan si possono dare tre casi fondamentali, ai quali tutti gli altri casi possono essere ricondotti: 1. la risorsa può trattare lo stesso contenuto in più di una lingua; 12

  Ciò è possibile perché la faccetta [L] lingua è relativa alla pubblicazione ed è parte del numero di libro e non del numero di classificazione; sicché il numero di classificazione sarà uguale in tutte le biblioteche (e ciò garantisce l’interscambio dei dati bibliografici) e ciò che varia invece è relativo ai dati di collezione – tra i quali anche la collocazione fisica o segnatura – che di norma non vengono scambiati tra biblioteche. 13   L’ordine di preferenza delle lingue trova applicazione nella CC, ma potrebbe essere utilmente adottato anche a fini catalografici, non solo classificatori, per esempio come criterio di scelta extra-bibliografico per l’ordine di trascrizione dei titoli paralleli di una pubblicazione plurilingue (proprio come avviene nelle Regole italiane di catalogazione. REICAT, par. 0.5.2.)

274

2.

la risorsa contiene un’opera classica con commenti in una o più lingue; 3. la risorsa raccoglie commenti di un’opera classica in più di una lingua. Nel primo caso, per costruire il numero di libro relativo alla lingua si adotta come faccetta quella corrispondente alla lingua più familiare. Nel secondo caso, si deve distinguere tra due possibilità; se l’opera classica ha maggiore importanza dei commenti, per costruire il numero di libro si usa la notazione della lingua dell’opera classica; se l’opera classica ha minore importanza dei commenti, allora il numero di libro viene costruito ricorrendo alle lingue del commento e seguendo l’ordine di preferenza. Nel terzo caso, ovvero la presenza di più commenti a un classico, ma senza il testo del classico, si usa per la costruzione del numero di libro la faccetta corrispondente alla lingua più familiare. Per il numero di libro è prevista anche una semplificazione generale, valida per tutte le classi principali della CC, a eccezione di O Letteratura: quando il numero di lingua corrisponde a quello della lingua preferita della biblioteca, si omette. Lo scopo di questa regola è ottenere la maggiore economia possibile nella notazione. Per definizione infatti la maggioranza dei libri di una biblioteca sono nella lingua preferita e, per economia quindi, è meglio omettere il numero di lingua. Ciò non impedisce di ottenere ugualmente la sistemazione ordinata dei documenti anche in base alla loro lingua, e allo stesso tempo consente di “anticipare” la posizione dei libri nella lingua preferita rispetto a tutti gli altri (il cui ordinamento è basato invece sul valore della relativa faccetta). Si devono notare ancora due aspetti importanti relativi all’uso del numero di lingua. Per la classe O Letteratura la faccetta della lingua nel numero di libro si omette se è identica alla faccetta lingua nel numero di classe, cioè se si ha l’edizione in lingua originale (per esempio, un libro di letteratura italiana in italiano). In questo modo, nell’ordinamento a scaffale la posizione dei libri 275

di letteratura in lingua originale viene sistematicamente “anticipata”, e a seguire si troveranno i documenti con le traduzioni, le biografie e la critica in altre lingue (per i quali resta obbligatorio indicare il numero di lingua). Nel caso infine dei periodici, il numero di lingua non deve essere indicato. La ragione è evidente: di norma la lingua del periodico coincide con quella del paese di pubblicazione (che peraltro è già contenuto nel numero di classe assegnato al periodico). Nel caso di atti di convegni, probabilmente il numero di lingua da adottare sarà quello corrispondente alla lingua preferita; i casi diversi saranno invece statisticamente irrilevanti e quindi trascurabili.

8.11 Isolato di spazio preferito Le tavole dello spazio prevedono due interessanti strumenti, che meritano di essere approfonditi per la loro applicabilità generale (cioè anche al di fuori dello stretto uso della CC): le notazioni per 2 Madrepatria e 3 Paese preferito. L’isolato 2 Madrepatria può essere utilizzato per rappresentare il paese della biblioteca, ovvero la madrepatria. Per esempio, una biblioteca possiede diverse risorse sugli uccelli (K96) in diversi paesi: Uccelli in Europa, in Francia, in Spagna, in Italia ecc. L’ordinamento delle risorse avverrebbe secondo l’isolato dello spazio, nel seguente modo: K96.1 K96.5 K96.52 K96.53 K96.541 K96.542

[Uccelli. Mondo] [Uccelli. Europa] [Uccelli. Italia] [Uccelli. Francia] [Uccelli. Spagna] [Uccelli. Portogallo]

Se si considera come madrepatria la Spagna invece, si consegue l’ordinamento seguente:

276

K96.1 K96.2 K96.5 K96.52 K96.53 K96.542

[Uccelli. Mondo] [Uccelli. Spagna] [Uccelli. Europa] [Uccelli. Italia] [Uccelli. Francia] [Uccelli. Portogallo]

ottenendo un duplice vantaggio. Prima di tutto la notazione relativa alla Spagna è più breve e rende più economica sia la registrazione dell’isolato per la Spagna sia di tutte le sue eventuali suddivisioni (sulle quali sono risparmiate 2 cifre). In secondo luogo, la cifra 2 consente di anticipare la posizione dei libri nazionali rispetto a quella di qualsiasi altro continente e paese; perciò questo meccanismo consentirà di posizionare per primi i libri “locali” ogni volta che il numero di classe contiene la faccetta dello spazio. È un esempio chiaro di applicazione di un principio molto caro a Ranganathan: il canone della variazione locale (Ranganathan 1955, 78-87; Ranganathan 1967, 129-135; Gatto 2005; Bianchini 2016, 201-202). Per ragioni analoghe, nelle tavole dello spazio della CC si trova anche l’isolato 3 Paese preferito. Il paese preferito è il paese sul quale, dopo la madrepatria, esiste la maggiore quantità di documenti nella biblioteca. Un esempio di paese preferito potrebbe essere l’Austria per una biblioteca friulana o del Trentino Alto Adige, la Slovenia per una biblioteca italiana di Gorizia o di Trieste, la Francia per una biblioteca italiana di Aosta, l’Italia per una comunità di emigrati italiani in Argentina ecc. Per esempio, in una biblioteca italiana di Gorizia, l’applicazione della notazione per la madrepatria e del paese preferito potrebbe consentire di collocare – in caso di ordinamento geografico – in prima posizione le risorse su Gorizia, o sul Friuli, e in seconda posizione quelle su Nova Gorica o la Slovenia; a seguire, tutte le altre. A volte i numeri forniti nelle tavole dell’isolato dello spazio sono insufficienti; per esempio, per l’Italia esiste la notazione 52 e una sola suddivisione (la Sicilia, 5291). 277

Quando una qualsiasi area definita nelle tavole richiede un’ulteriore suddivisione, si possono adottare diversi espedienti: un primo espediente è suddividere e numerare l’area nelle otto parti seguenti: 1. Est 2. Sud-est 3. Sud 4. Sud-ovest 5. Ovest 6. Nord-ovest 7. Nord 8. Nord-est

6

7

5 4

8 1

3

2

Ciascun nuovo settore così individuato può a sua volta essere suddiviso in ulteriori otto settori, in base allo stesso principio. La cifra 9 può essere riservata ad aree esterne alla suddivisione, come eventuali isole o le zone limitrofe all’area (per esempio, l’uso del 9 è stato applicato alla 5291 Sicilia rispetto a 52 Italia). La suddivisione geografica ulteriore è solo suggerita e non obbligatoria nella CC. Un secondo espediente, utilizzato con un ottimo riscontro nella Biblioteca del Museo Friulano di Storia Naturale di Udine, è stato il parziale riutilizzo delle suddivisioni esistenti nella Tavola T2 della DDC. L’esempio relativo all’Italia può chiarire i vantaggi offerti da questa soluzione. Mentre nella DDC l’Italia ha il numero base –45 e ha centinaia di suddivisioni, la notazione 52 Italia della CC in una biblioteca italiana sarebbe del tutto insufficiente e, per rappresentare le molte suddivisioni italiane, sarebbe necessario strutturare com278

pletamente i numeri per l’Italia. Invece di procedere in questo modo, si è stabilito di sostituire il numero base T2—45 Italia della DDC con il numero base 52 Italia della CC, e applicare in toto le suddivisioni dettagliate della DDC nello sviluppo di numeri dell’isolato dello spazio per l’Italia della CC. Nell’esempio qui sotto si elenca nella colonna di sinistra il numero della DDC di partenza, in quella centrale l’area rappresentata e nella colonna di destra il numero della CC ottenuto: Notazione DDC

Area

Notazione CC

T2—45

Italia

52

T2—453

Italia nordorientale

523

T2—4539

Regione del Friuli Venezia Giulia

5239

T2—45391

Provincia di Udine

52391

T2—453914

Nordovest della provincia di Udine

523914

T2—4539143

Tolmezzo

5239143

Se in termini di economia di notazione non si ottiene alcun vantaggio rispetto alla DDC, in quanto la lunghezza è la medesima, ci si garantisce in compenso una classificazione dettagliata, già nota nell’ambiente della biblioteca e continuamente aggiornata. Lo stesso meccanismo è applicabile naturalmente anche ad altre aree; nel caso della Biblioteca del Museo Friulano di Storia Naturale si è rivelato estremamente utile anche per ottenere una maggiore definizione degli isolati dello spazio di tutta Italia e anche di Austria, Slovenia e Croazia.

8.12 Un esempio conclusivo L’affermazione che il numero di chiamata contiene dati che corrispondono agli attributi principali delle entità del modello FRBR e di IFLA LRM può essere dimostrata con maggiore chiarezza e dettaglio al termine di questa presentazione della CC. Si propone quindi di seguito la sequenza che ottengono alcune 279

risorse (identificate con una descrizione strutturata ISBD tratta da OPAC SBN)14 in base al loro numero di chiamata assegnato secondo la CC. Nella sequenza si può apprezzare l’organizzazione per opera, per espressione, per manifestazione e per item, confrontando le descrizioni e i corrispondenti numeri di chiamata tra loro. Non vengono applicati gli isolati di spazio e di lingua preferiti. 2 111P0

The intellectual foundation of information organization / Elaine Svenonius. - Cambridge, Mass. ; London : The MIT press, 2000. XIV, 255 p. ; 24 cm. - (Digital libraries and electronic publishing). - [ISBN] 0262194333 alk. paper.

2 121P8

Il fondamento intellettuale dell’organizzazione dell’informazione / Elaine Svenonius ; traduzione di Maria Letizia Fabbrini ; introduzione di Mauro Guerrini. - Firenze : Le lettere, [2008]. - XXIII, 298 p. ; 25 cm. - (Pinakes ; 4). - [ISBN] 88-6087-134-4. - [ISBN] 978-88-6087-134-3

M144 113M5

Buchmalerei des Mittelalters : eine Einfuhrung / Otto Pacht ; [herausgegeben von Dagmar Thoss und Ulrike Jenni]. - 2. korrigierte Auflage. - Munchen : Prestel, 1985. - 221 p. : ill. ; 29 cm.. - [ISBN] 3791306685

M144 121M7

La miniatura medievale : una introduzione / Otto Pächt. - Torino : Bollati Boringhieri, ©1987. - 222 p. : ill. ; 29 cm. - (Nuova cultura ; 4). - Trad. di Flavio Cuniberto, Christa Pardatscher. - [ISBN] 88339-0409-1. - [BNI] 88-10624

M144 121N4

La miniatura medievale : una introduzione / Otto Pächt. - 2. ed. - Torino : Bollati Boringhieri, 1994. - 222 p. : ill. ; 29 cm. - (Nuova cultura ; 4). Trad. di Flavio Cuniberto e Christa Pardatscher. - [ISBN] 88-339-0409-1.

M144 121P3

La miniatura medievale : una introduzione / Otto Pächt ; a cura di Dagmar Thoss e Ulrike Jenni ; presentazione di Jonathan J. G. Alexander ; postfazione di Fabrizio Crivello. - Nuova ed. - Torino : Bollati Boringhieri, 2013. - 270 p., XXXII p. di tav. : ill. ; 22 cm. - (Nuova cultura ; 293). - Traduzione di Flavio Cuniberto, Christa Pardatscher, revisione di F. Crivello. - [ISBN] 978-88-339-2504-2. - [BNI] 2013-6515.

14   Le descrizioni ISBD sono tratte da OPAC SBN, se disponibili, o da altre fonti in subordine, e non rappresentano un esempio di applicazione dello standard internazionale.

280

M144 123M

La miniatura medieval / Otto Pächt. - [S.l.] : Alianza, [198.]. - 221 p. : ill., 32 p. di tav. : ill. ; 29 cm. - (Alianza forma. Serie especial ; 7). - Trad. di Pablo Diener Ojeda.

La sequenza organizzata delle risorse che si ottiene con l’applicazione della CC si può vedere anche su SciGator Facets (http:// scigator.unipv.it/cc/), un sito creato dal Dipartimento di Musicologia e beni culturali e dalla Biblioteca della scienza e della tecnica dell’Università di Pavia per lo studio delle potenzialità della navigazione nell’universo bibliografico per mezzo di una classificazione a faccette (Figura 42 e Figura 30 a p. 163).

Figura 42 – Homepage del sito SciGator Facets (http://scigator.unipv.it/cc/)

SciGator Facets contiene circa 2.500 risorse classificate con la CC, ma è nato in settembre 2018 ed è in via di sviluppo. Esso basa il suo impianto sulla CC, ma introduce modifiche, aggiornamenti e varianti alla notazione classica basata sulla 6° edizione della CC, allo scopo di migliorare coestensione, specificità e navigabilità dei soggetti composti e delle loro parti componenti. È possibile navigare attraverso l’esplorazione della notazione – come si potrebbe trovare a scaffale – oppure fare ricerche su isolati specifici (sia con l’equivalente verbale, come potrebbe fare 281

un utente, sia tramite le notazioni, come potrebbe fare un bibliotecario). Una volta individuato il numero di classe di interesse, è possibile cliccare sul pulsante “scaffale” e ottenere una lista delle risorse corrispondenti strutturata su più colonne (numero di classe, equivalente verbale, descrizione ISBD e numero di libro). Per utilizzare a fini didattici SciGator Facets è stata inserita anche la possibilità di cercare le risorse mediante la loro descrizione ISBD, per controllare il loro numero di classe e di libro.

282

9. IL NUOVO SOGGETTARIO

Dall’esame della semantica dei linguaggi di indicizzazione emerge che il lessico di un linguaggio di indicizzazione può essere costruito a partire dall’analisi e dalla registrazione dei concetti presenti nei documenti che progressivamente si indicizzano. Mentre negli schemi di classificazione (DDC) e per classificare (CC) il lessico è di fatto già pronto e disponibile nelle Tavole, nel caso dell’indicizzazione semantica alfabetica esso può e deve essere costruito in fase di indicizzazione: ciò avviene per esempio con il Nuovo Soggettario, uno strumento di indicizzazione semantica alfabetica che si può considerare un lavoro in continuo aggiornamento e sviluppo. Come si legge sul sito ufficiale: Il Nuovo Soggettario è lo strumento impiegabile nell’indicizzazione per soggetto di risorse di varia natura, realizzato a cura della Biblioteca nazionale centrale di Firenze. È aderente ai principi stabiliti dall’International Federation of Library Associations and Institutions (IFLA) e alle indicazioni degli standard internazionali. Lo strumento è rivolto a biblioteche italiane (generali, specializzate, specialistiche) e, in particolare, a quelle che operano nell’ambito del Servizio bibliotecario nazionale (SBN), così come a musei, mediateche, archivi, centri di documentazione. Il sistema Nuovo soggettario è in continua evoluzione e accrescimento. La Bibliografia nazionale italiana lo impiega dal 2007.

Si compone di una Guida, del Thesaurus multidisciplinare, del Manuale applicativo1 e dei soggetti associati alle notizie bibliografiche nell’OPAC della Biblioteca nazionale centrale di Firenze e vidimati dalla Bibliografia Nazionale Italiana. L’indicizzatore ha quindi un insieme completo e gratuito di strumenti per imparare a usare questo linguaggio e a confrontare il proprio lavoro con 1   Manuale applicativo, a cura di Maria Chiara Giunti e Anna Lucarelli. Ultima versione: marzo 2018. Disponibile a: http://thes.bncf.firenze.sbn.it/Manuale_applicativo.pdf.

283

quello ufficiale della BNCF. I termini del tesauro e i loro legami sono integralmente importabili negli odierni software di catalogazione, grazie alla disponibilità in formato SKOS RDF; ciò costituisce un enorme vantaggio in termini di efficienza ed efficacia nel processo di indicizzazione per soggetto con questo strumento, ma anche per l’utente che può visualizzare e navigare tra i collegamenti dei termini (Figura 43).

Figura 43 - Relazioni semantiche della voce “Cereali” nell’OPAC Biblioest (http://www.biblioest.it/SebinaOpac/.do)

Il tesauro, grazie a una larga schiera di collaborazioni attivate dalla BNCF, è in costante crescita dal 2007, anno della sua pubblicazione, a oggi, passando dai circa 13.000 termini iniziali agli attuali 60.000 (Figura 44). Nuovo Soggettario BNCF

Numero di termini

70’000 60’000 50’000 40’000 30’000 20’000 10’000 giu.17

nov.17

ago.16

gen.17

ott.15

mar.16

dic.14

mag.15

lug.14

set.13

feb.14

apr.13

giu.12

nov.12

ago.11

gen.12

ott.10

mar.11

dic.09

mag.10

lug.09

set.08

feb.09

apr.08

giu.07

nov.07

gen.07

0

Figura 44 - Crescita del numero di termini del Nuovo soggettario dal 2007 al 2018

284

È possibile effettuare una ricerca sui termini con varie opzioni (“comincia per”, “termine esatto” o “contiene”) oppure scorrere la lista delle voci in ordine alfabetico. La voce “Cereali” del Nuovo Soggettario (Figura 27 a p. 154) consente di evidenziare alcune importanti informazioni descrittive inserite nella registrazione di autorità: per ogni termine dell’archivio vengono registrate: –– la categoria/faccetta di appartenenza; –– la nota d’ambito (che indica il significato preciso del termine e il caso in cui si può applicare); –– le eventuali forme varianti di rinvio, da non utilizzare (indicate con la sigla UF, Used For, cioè usato al posto di); –– il termine che si trova in cima alla catena gerarchica a cui appartiene il termine esaminato (indicato con TT, Top Term, cioè termine apicale); –– il termine gerarchicamente sovraordinato (indicato con BT, Broader Term, cioè termine più ampio); –– il termine o i termini più specifici (indicati con NT, Narrower Term, cioè termine più specifico); –– i termini collegati (indicati con RT, Related Term, cioè termine collegato). Nella parte bassa della registrazione di autorità ci sono altre informazioni utili, come la fonte bibliografica dalla quale sono state tratte le informazioni presenti (è la parte della scheda che mostra come è stato svolto il lavoro di ricerca per effettuare il controllo della voce e la scelta della forma preferita) e la voce d’indice equivalente nella Classificazione decimale Dewey e in altri strumenti d’indicizzazione, come LCSH – ovvero Library of Congress Subject Heading, il linguaggio di indicizzazione semantica verbale utilizzato dalla Library of Congress – e RAMEAU – ovvero Répertoire d’autorité-matière encyclopédique et alphabétique unifié, il sistema utilizzato dalla Bibliothèque nationale de France –, l’agenzia che ha proposto il termine, il livello del record e il suo identificativo. Il tesauro deve la sua importanza in particolare al fatto che fornisce non solo i termini utili – che possono assumere qualsiasi posizione nella stringa se ne rispettano la sintassi – ma anche i 285

legami che si creano tra i termini. Si deve segnalare infine che nel Nuovo Soggettario non si trovano nomi propri o geografici, che devono invece essere composti sulla base delle norme della Guida e del Manuale.

9.1 Il processo di indicizzazione Il processo di indicizzazione previsto dall’uso del Nuovo Soggettario segue le fasi fondamentali di ogni flusso di indicizzazione semantica: l’analisi del documento per individuare il soggetto, l’analisi dell’enunciato di soggetto ottenuto nelle sue componenti elementari al duplice scopo di individuare la categoria dei termini e il loro ruolo sintattico nell’enunciato (cfr. paragrafo 5.2) e la traduzione in una notazione che esprime la voce d’indice, che in questo caso consiste in una stringa di soggetto controllata dal punto di vista semantico e sintattico. La traduzione dell’enunciato di soggetto in una voce di soggetto deve avvenire nel rispetto dei principi di indicizzazione, in particolare di uniformità, univocità, specificità, esaustività e coestensione. Per questo motivo, nel Nuovo soggettario la traduzione avviene mediante l’individuazione e la scelta dei termini per esprimere un concetto – controllo terminologico e semantico – e attraverso la costruzione delle stringhe di soggetto nella forma corretta – controllo sintattico. Il controllo dei termini per rappresentare un determinato concetto avviene rispetto al loro numero (forma plurale o singolare), alla loro scomposizione (concetto semplice o concetto composto) e alla disambiguazione (uniformità e univocità). Il lessico del Nuovo Soggettario ammette la presenza di termini in forma singolare e in forma plurale: secondo il principio della numerabilità, nel Nuovo Soggettario si usa il plurale per termini che rappresentano concetti numerabili (rispondono alla domanda “Quanti?”; per esempio “Bambini”, “Aquiloni”) e il singolare per concetti che non sono numerabili (rispondono alla domanda “Quanto?”; per esempio, “Ferro”, “Trementina”); inoltre esistono termini che possono comparire sia alla forma singolare che alla forma plurale, perché indicano concetti che appartengono rispet286

tivamente a categorie diverse (per esempio “Legno”, che indica un materiale, e “Legni” che indica una categoria di strumenti a fiato, oppure “Bibliografia”, che indica una disciplina, e “Bibliografie”, che indica una forma di pubblicazione). Un secondo passaggio nell’analisi dell’enunciato di soggetto è stabilire se si tratta di un soggetto semplice o un soggetto composto; in questo secondo caso infatti dovrà essere costruita una stringa di citazione dei termini corretti per ciascun concetto componente e secondo un ordine preciso, la sintassi. Se il soggetto è composto quindi, dev’essere prima di tutto scomposto nei suoi concetti essenziali. Per esempio, l’enunciato “Musei degli enti locali” deve essere scomposto in un concetto “Musei” e in un concetto “Enti locali”, in quanto il documento non tratta di tutti i Musei, ma soltanto di quelli di proprietà degli enti locali. Altri casi di scomposizione si verificano quando l’enunciato descrive un’azione transitiva e il suo oggetto (per esempio, “Conservazione dei manoscritti”) oppure un’azione intransitiva e il suo agente (per esempio, “Delinquenza minorile”). In alcuni casi la scomposizione non deve essere fatta; con termini che sono entrati nel lessico corrente (“Qualità della vita”) o che contengono nomi propri ma sono considerati nomi comuni (“Arca di Noè”, “Malattia di Crohn”), termini che non possono essere considerati un tipo del genere che indicano (per esempio, “Fiori di carta” non indica un tipo di fiori o “Uova di cioccolato” non indica un tipo di uova). I termini che non devono essere scomposti di norma si trovano già nel tesauro del Nuovo Soggettario. Come si è visto nel processo di classificazione con la CC, che utilizzava le categorie fondamentali PMEST, anche nell’uso del Nuovo Soggettario la scomposizione è facilitata dall’analisi categoriale, cioè l’assegnazione dei concetti e dei termini a particolari categorie. Nel Nuovo Soggettario l’analisi categoriale comprende le seguenti categorie (e sottocategorie): agenti (Organismi, Organizzazioni, Persone e Gruppi), azioni (Attività, Discipline, Processi), cose (Forme, Materia, Oggetti, Spazio, Strumenti, Strutture) e tempo. 287

Gli agenti sono entità che possono essere agenti di azioni, singolarmente o collettivamente e possono essere organismi (cioè animali e vegetali e loro parti, esclusi gli esseri umani), organizzazioni e loro parti o persone e gruppi che non sono formalmente organizzati. La categoria azioni raggruppa diverse modalità di agire: le attività, che sono azioni dotate di un agente diretto individuabile, le discipline (che sono azioni finalizzate all’accumulo e alla diffusione delle conoscenze) e i processi, azioni prive di un agente diretto, ma provocate da una causa naturale o sociale. La categoria più ampia è quella delle cose, ovvero entità concrete, tangibili (come gli oggetti o la materia) ma anche astratte (come strumenti o forme). La categoria cose comprende anche le strutture, cioè manufatti che occupano uno spazio in maniera stabile (anche se può essere temporanea); le forme, che indicano l’aspetto esteriore, la rappresentazione, la manifestazione di entità oggettuali o astratte o frutto della creatività o della fantasia comprese le forme della comunicazione (per esempio, letterarie, musicali, ecc.) che possono avere anche una componente documentale; gli strumenti, ovvero entità, elementi, cose, situazioni o strumenti astratti (concetti, ecc.) che costituiscono mezzi o modalità per realizzare o caratterizzare qualcosa; lo spazio, che è un’ “entità illimitata, indefinita, o variamente limitata nella quale sono situati corpi o oggetti della realtà dotati di dimensioni ed eventualmente capaci di spostamenti”. Un’ultima categoria è il tempo, che comprende i concetti per i quali l’elemento principale o esclusivo è uno svolgimento cronologico. È opportuno notare che tre categorie generali del Nuovo Soggettario coincidono con tre categorie fondamentali della CC: azioni (che corrisponde all’Energia), spazio e tempo e sottolineare che non c’è un modo più o meno corretto di creare queste categorizzazioni, ma solo più utile, secondo l’approccio postulazionale di Ranganathan (cfr. Bianchini 2015, 251-253). L’ultimo genere di controllo sui termini è relativo all’esistenza di termini omografi (che si scrivono nello stesso modo; cfr. 288

“Gemme” al paragrafo 5.5), che devono essere disambiguati, cioè distinti mediante l’aggiunta di qualche caratteristica che consenta di farlo. Nel Nuovo Soggettario il ricorso alla disambiguazione è ridotto il più possibile; quando è necessario, è possibile disambiguare indicando tra uncinate una caratteristica che qualifica il termine, come la disciplina (come in “Crittografia ” per distinguerla da “Crittografia ”), o con il termine sovraordinato (come in “Madrigali ” per distinguerla da “Madrigali” come forma poetica).

9.2 Analisi dei ruoli Il passaggio successivo del processo di indicizzazione consiste nell’individuazione dei ruoli svolti dai concetti (cfr. paragrafo 5.3). Come si è visto, ciò avviene con l’aiuto di una serie di domande di controllo che aiutano nel lavoro: l’enunciato di soggetto include un termine/concetto che indica un’attività? È espresso l’oggetto dell’attività? È presente un agente? Ci sono termini/ concetti che indicano gli strumenti, le tecniche, i metodi per svolgere l’attività? È presente un beneficiario? L’azione o il fenomeno sono presentati in un particolare contesto spazio-temporale? L’oggetto di studio è presentato mediante un caso particolare o una forma bibliografica o per un particolare destinatario? Per esempio, nell’enunciato di soggetto: Inchiesta sulla formazione professionale del personale degli enti locali in Italia è identificata un’azione? È identificabile un oggetto dell’azione? Un agente? Un luogo? Una forma di presentazione dei contenuti? Una relazione parte/tutto? L’azione è la formazione professionale, che ha come oggetto il personale degli enti locali; non è identificato un agente, ma un luogo (Italia) e una forma di presentazione dei contenuti (Inchiesta). 289

Tutti i concetti individuati sono semplici, tranne il concetto “personale degli enti locali”, che è composto dai due concetti “personale” ed “enti locali”. In che rapporto sono questi due concetti? Nell’espressione “personale degli enti locali” il “personale” è un aspetto, una parte, degli “enti locali”. L’analisi dell’enunciato porta quindi a identificare i seguenti ruoli per ciascun concetto: Concetto Ruolo Inchiesta Forma Formazione professionale Attività Personale Oggetto/Parte Enti locali Oggetto/Tutto L’analisi dei ruoli sintattici dei concetti che compongono l’enunciato di soggetto è un procedimento preliminare e indispensabile per l’ordinamento dei termini nella stringa di soggetto che si dovrà formulare. Per proseguire con l’esempio precedente, si procede a ordinare gli elementi della stringa, in base alle seguenti regole: 1. l’oggetto dell’azione rappresenta il concetto chiave e va posto in prima posizione; se presente, la parte segue l’intero a cui si riferisce; 2. l’azione segue il concetto su cui è diretta; 3. il luogo segue i termini che formano il nucleo del soggetto; 4. la forma di presentazione dei contenuti si colloca alla fine della stringa Se si procede applicando le regole da 1 a 4 si ottiene, progressivamente: Enti locali – Personale Enti locali – Personale – Formazione professionale Enti locali – Personale – Formazione professionale – Italia Enti locali – Personale – Formazione professionale – Italia – Inchieste

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Il meccanismo dell’ordine di citazione è fondamentale per mantenere la coerenza nel sistema delle voci d’indice (cfr. paragrafo 5.5.2). Perciò un enunciato di soggetto diverso, ma con la stessa struttura rispetto ai ruoli dei concetti che lo compongono, porterà sempre a costruire una voce d’indice con il medesimo ordine di citazione dei concetti nella stringa che costituisce la voce d’indice. Per esempio, una statistica sulla retribuzione dei dirigenti degli enti locali in Italia porterà, attraverso passaggi progressivi, alla seguente stringa: Enti locali – Dirigenti Enti locali – Dirigenti – Retribuzioni Enti locali – Dirigenti – Retribuzioni – Italia Enti locali – Dirigenti – Retribuzioni – Italia – Statistiche

L’analisi dei ruoli dei concetti implica una conoscenza dei possibili ruoli da individuare; i ruoli sono raggruppati in classi e sottoclassi in base alle loro proprietà sintattiche, ovvero alla funzione svolta all’interno dell’enunciato; i ruoli primari identificano funzioni sintattiche (come azione, oggetto, agente ecc.); i ruoli secondari esprimono relazioni di dipendenza o di coordinazione tra concetti che svolgono la medesima funzione (primaria). Nei due esempi, i ruoli primari sono forma, attività e oggetto; i ruoli secondari sono quelli presenti nella relazione parte/tutto tra “personale” ed “enti locali” o tra “dirigenti” ed “enti locali”. Gli elementi dipendenti e quelli coordinati hanno la caratteristica di essere correlati direttamente a un altro concetto del quale condividono il ruolo primario. Gli elementi dipendenti rappresentano nozioni (parte, proprietà, membro) non a priori, ma espresse direttamente nella stringa. Per esempio, il “personale” non è sempre e soltanto una parte o una proprietà degli enti locali: si tratta di una relazione sintattica, quindi, e non semantica (a priori) (AIB GRIS 2001, 25). Gli elementi dipendenti sono importanti perché sono frequenti, in particolare quando indicano una parte o una proprietà di un concetto; per esempio (Bonfietti 2011): Incunaboli [parte] della Biblioteca Statale di Cremona [possessore]

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Cardini [parte] delle porte blindate [intero] Resistenza [proprietà] delle porte blindate [possessore]

Gli elementi coordinati ricorrono quando due o più concetti svolgono indipendentemente il medesimo ruolo nella definizione del soggetto. Per esempio, nell’enunciato di soggetto: Processi innovativi nelle piccole e medie imprese i processi innovativi sono un’azione che si applica a due oggetti: le piccole imprese e le medie imprese. Perciò piccole imprese e medie imprese svolgono lo stesso ruolo nell’enunciato e per questo motivo si dicono coordinati. Nei seguenti esempi, ci sono coppie di elementi che svolgono lo stesso ruolo sintattico e che devono essere coordinati nella stringa: Valorizzazione [azione] di Biblioteche [oggetto] e Musei [oggetto] Coltivazione [azione] del grano [oggetto] in Puglia [luogo] e in Sicilia [luogo] Coltivazione [azione] e commercio [azione] delle arance [oggetto]

Un’importante regola sintattica prevede che i concetti tra i quali esistono relazioni di dipendenza o di coordinazione devono sempre essere mantenuti vicini tra loro nella sintassi della stringa. Una seconda distinzione importante perché particolarmente utile per la sintassi della stringa è tra elementi nucleari ed elementi extranucleari. Sono elementi nucleari quelli che costituiscono il nucleo del soggetto e ne rappresentano i concetti essenziali ovvero l’azione e i suoi argomenti, come l’oggetto, il beneficiario e l’agente (AIB GRIS 2001, 28). Sono elementi extranucleari quelli che interessano il nucleo del soggetto nel suo insieme e che, ampliando le informazioni, svolgono una funzione di completamento, come quelli che indicano il contesto dell’idea espressa dal nucleo, quelli che chiariscono che il soggetto viene trattato secondo specifici casi o aspetti disciplinari e quelli che si riferiscono a particolari forme 292

e destinazioni della trattazione. Ruoli primari e secondari si intrecciano con gli elementi nucleari ed extranucleari, in modo da avere questo schema generale e riassuntivo (AIB GRIS 2001, 24): Ruoli primari – Elementi nucleari Concetto chiave - Entità senza l’azione - Azione senza l’entità verso cui è diretta - Oggetto di azione transitiva - Agente di azione intransitiva Azione - Azione, processo - Effetti dell’azione Beneficiario Agente (Agente, Strumento, Fattori) – Elementi extranucleari Luogo Tempo Aspetti disciplinari Caso, esempio, area di studio Destinazione Forma Ruoli secondari – Elementi dipendenti Parte e proprietà Membro di una classe quasi generica – Elementi coordinati Ecco alcuni esempi di enunciati di soggetto che possiedono una parte nucleare [nucleo] e una parte extranucleare [complemento] (Bonfietti 2011): Incursione dei pirati [nucleo] nel Mare Adriatico [complemento] Restauro dei manoscritti [nucleo] del 16.-17. Secolo [complemento] Bibliografia [complemento] delle opere di Dino Buzzati [nucleo] Atti di un convegno [complemento] sulla protezione delle api [nucleo]

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Altri ruoli importanti da riconoscere sono quelli che legano due concetti secondo una relazione quasi generica. La relazione quasi generica si instaura tra due concetti secondo un meccanismo ‘a posteriori’; il gioco del calcio è un concetto che non ha una relazione generica (cioè di genere/specie) con la letteratura, ma talvolta può diventare un tema e una risorsa può avere come soggetto il tema del gioco del calcio nelle opere di Osvaldo Soriano. In tale enunciato di soggetto il legame tra il gioco del calcio e le opere di Osvaldo Soriano si dice quasi generico. Analogamente si può avere un soggetto come l’amicizia nella Bibbia o l’amore nella poesia indiana. Si ha quindi un concetto che viene contestualizzato in un particolare ambito; per esempio: Il gioco del calcio [elemento contestualizzato] nelle Opere di Osvaldo Soriano [contesto] L’amicizia [elemento contestualizzato] nella Bibbia [contesto] L’amore [elemento contestualizzato] nella poesia indiana [contesto]

9.3 Ordine di citazione La stringa deve essere costruita seguendo un ordine logico costante; la distinzione tra ruoli primari e ruoli secondari e tra elementi nucleari, extranucleari e dipendenti consente di definire un insieme di regole per garantire coerenza nell’ordine di citazione (AIB GRIS 2001, 19). La prima regola riguarda la distinzione tra elementi nucleari ed extranucleari: gli elementi extranucleari, quelli che si riferiscono al complesso del nucleo con funzione di completamento, seguono nella stringa gli elementi nucleari. La stringa inizia sempre quindi con uno o più elementi nucleari. Come si ordinano questi tra loro? Secondo tre principi: la relazione uno a uno, il principio della costruzione passiva e il principio della dipendenza dal contesto. Il principio della relazione uno a uno prevede che i concetti legati da un più stretto nesso logico siano citati in successione immediata, in modo tale da preservare le relazioni dirette (uno 294

a uno) che esistono tra loro; per esempio, tra l’azione e il suo oggetto, tra l’azione e l’agente, tra una parte e l’intero o tra una proprietà e il possessore; per esempio: Turismo – Gestione Aziende vinicole – Imprenditori – Formazione Internet – Diffusione – Effetti dannosi – Casi

Il principio della costruzione passiva stabilisce che quando nel soggetto è presente un concetto di attività transitiva, il concetto che esprime l’oggetto diretto va citato per primo, mentre i concetti che esprimono il beneficiario e/o l’agente vanno citati dopo l’attività; per esempio: Droghe – Consumo [da parte degli] Adolescenti

Qualora l’attività abbia valenza intransitiva, il concetto che esprime l’agente va citato prima dell’attività; per esempio: Animali – Comportamento

Il principio della dipendenza dal contesto richiede che quando nel soggetto sono presenti concetti tra i quali esiste una relazione di dipendenza, i concetti interrelati vanno generalmente citati in modo tale che il concetto precedente definisca l’ambito di appartenenza o di riferimento del concetto successivo, come nel caso in cui il tutto precede la parte che a esso si riferisce; per esempio: Immobili ad uso commerciale – Locazione – Legislazione Soriano, Osvaldo – Opere – Temi [:] Gioco del calcio Conversione religiosa – Casi [:] Islamismo Arte – Collezionismo – Perugia – Sec. 17.-18.

Nel caso di elementi coordinati, essi sono strettamente connessi dalla circostanza di svolgere lo stesso ruolo nella stringa; devono quindi essere messi vicini, rispettando il principio del rapporto uno a uno; per esempio: Biblioteche [e] Musei – Valorizzazione

295

Grano – Coltivazione – Puglia [e] Sicilia Grano – Coltivazione [e] Commercio

In alcune stringhe degli esempi precedenti sono presenti alcuni elementi inseriti tra parentesi quadre ([da parte di], [:], [e] ecc.); sono detti connettivi e sono elementi verbali come preposizioni, locuzioni, congiunzioni che vengono inseriti talvolta nelle stringhe e che accompagnano i termini del tesauro per chiarire la relazione e facilitare la comprensione della stringa. Ecco alcuni altri esempi tratti dal Manuale applicativo (paragrafo B.1): Edifici – Danni [da] Umidità Guerra civile spagnola – Partecipazione [delle] Donne Energia – Produzione – Impiego [dei] Sottoprodotti agricoli

La successione dei ruoli nella costruzione della stringa del Nuovo Soggettario ricorda in molti aspetti l’ordine di citazione generale delle categorie previsto dalla Classificazione Colon; è possibile fare una comparazione diretta per alcuni elementi: Classificazione Colon

Nuovo Soggettario

Personalità Oggetto meta Materia Parte/proprietà Energia Azione Personalità Agente Personalità Beneficiario Spazio Spazio Tempo Tempo Isolato comune Forma bibliografica Isolato comune Forma intellettuale

L’analisi concettuale che mira a stabilire la categoria di appartenenza dei concetti e il loro ruolo all’interno dell’enunciato di soggetto mostra molte affinità nell’ambito della CC e del Nuovo Soggettario e l’indicizzatore che utilizza entrambi i linguaggi ne trae certamente vantaggio. 296

9.4 Esempi di analisi dei ruoli e di costruzione della stringa Esempio 1. Enunciato di soggetto: Uso di questionari per la valutazione dell’utenza delle biblioteche Se si applica l’analisi dei ruoli svolti dai concetti nell’enunciato di soggetto si ottiene: uso di questionari valutazione utenza delle biblioteche

= strumento = azione = oggetto meta

Lo strumento “uso di questionari” e l’oggetto meta “utenza delle biblioteche” sono concetti composti e si possono scomporre in “uso + questionari” e in “utenza + biblioteche”. Il rapporto tra i concetti utenza e biblioteche è simile a quello che sussiste tra personale ed enti locali visto negli esempi precedenti. L’utenza è la parte delle biblioteche che viene presa in considerazione in relazione al soggetto trattato. “Utenza” è un elemento dipendente da “biblioteche”; la parte segue il tutto e i due concetti devono essere sempre mantenuti vicini. Perciò l’oggetto meta avrà la forma: Biblioteche – Utenza

Per comprendere come tradurre nella stringa il concetto complesso “uso di questionari” è necessario procedere al controllo terminologico nel tesauro del Nuovo soggettario. Se si cerca il termine “Uso” si trova l’indicazione di utilizzare il termine “Impiego”; l’espressione “impiego di questionari” è assolutamente equivalente dal punto di vista del significato. Inoltre, se si legge la voce “Impiego”, si trova un’altra utile indicazione nella “Nota sintattica”, ovvero una nota che spiega quale sintassi applicare quando si trova questo concetto. La nota sintattica è questa:

297

Nota sintattica: ELEM. TRANS. [Il termine Impiego] Segue il termine che indica il fine o l’ambito dell’attività e precede il termine che indica lo strumento impiegato e/o l’agente, p.e. §Linguistica - Impiego [degli] Elaboratori; Sistemi multimediali - Impiego [da parte delle] Donne§

Il Nuovo Soggettario spiega quindi che il concetto “Impiego” è un elemento transitivo, ovvero che ammette un oggetto; di norma precede l’oggetto impiegato; se però è presente sia un oggetto che un agente, precede l’agente, come illustrato nei due esempi della nota sintattica. Nel caso in esame, esiste un oggetto impiegato (i questionari) ma non un agente. La costruzione della parte della stringa relativa allo strumento è quindi Impiego [dei] Questionari

Ora che il controllo terminologico è concluso, si può procedere alla costruzione completa della stringa, ricordando che va applicato il principio della costruzione passiva. Si ottiene: Biblioteche – Utenza – Valutazione – Impiego [dei] Questionari

Esempio 2. Attualità del pensiero di Antonio Gramsci : convegno : (Roma, 30-31 gennaio 2014). – Roma : Bardi, 2016. – 252 p. ; 26 cm. – (Atti dei convegni lincei / Accademia nazionale dei Lincei ; 292). – In testa al frontespizio: Accademia nazionale dei Lincei  Enunciato di soggetto: Atti di un convegno tenutosi a Roma nel 2014 su Antonio Gramsci In base all’analisi dei ruoli si stabilisce che Antonio Gramsci è l’oggetto meta e che l’indicazione relativa agli atti del convegno indica il contesto, ed è quindi un elemento extranucleare. Nel Manuale applicativo (paragrafo C.1) si legge che in caso di “atti di congressi e cataloghi di esposizioni, si omette l’informa298

zione relativa all’anno dell’evento o al luogo. Questo genere di informazioni sono peraltro esplicitate [sic] in altre aree del record bibliografico”; 2 il controllo terminologico consente di stabilire inoltre che la forma corretta per gli atti di convegni, congressi, simposi, seminari ecc. è “Atti di congressi”; perciò la stringa di soggetto è: Gramsci, Antonio – Atti di congressi

Esempio 3. Vincere facendo rete : realtà e prospettive della cooperazione tra le biblioteche toscane / a cura di Maria Stella Rasetti. – Milano : Bibliografica, [2007]. – 129 p. ; 24 cm. – (Il cantiere biblioteca ; 17 ). – ISBN 9788870756470.     Enunciato di soggetto: Saggi sulla cooperazione delle biblioteche pubbliche italiane In base all’analisi dei ruoli è possibile identificare una attività intransitiva (Cooperazione), e un agente di tale attività (Biblioteche pubbliche) in un dato contesto (Italia). È presente anche una forma (Saggi). Nel caso di attività intransitive l’agente si colloca prima dell’attività; i concetti di contesto si collocano dopo quelli nucleari e la forma si colloca in ultima posizione. Il controllo terminologico sul tesauro indica, grazie alla nota d’ambito,3 che il termine che indica la forma bibliografica “saggi” non è corretta e si deve usare “Raccolte di saggi”. Perciò si ottiene 2   L’effetto di questa scelta è quella di creare una classe (che contiene tutti gli atti di convegni o tutti i cataloghi di esposizioni sullo stesso soggetto) e non di assegnare il soggetto specifico; si contravviene così ai principi di esaustività e coestensione. La ragione fornita per l’omissione – che tali informazioni sono presenti in altri luoghi della registrazione – non significa che esse non siano rilevanti nel soggetto; piuttosto potrebbe essere il presupposto per la creazione di collegamenti, relazioni, tra il soggetto e la sua forma, il luogo e l’arco di tempo considerati come entità separate, sulla scia delle scelte attuate in questa direzione da IFLA LRM. 3   NS, voce Saggi, Nota d’ambito “Opere brevi e sintetiche in prosa, di genere saggistico, su un argomento scientifico, filosofico, politico, letterario o di costume. Per il significato di insieme di scritti di uno o più autori su uno o più argomenti, appositamente raccolti per una pubblicazione, usare Raccolte di saggi”.

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Biblioteche pubbliche – Cooperazione – Italia – Raccolte di saggi

Esempio 4. Contadini per scelta : esperienze e racconti di nuova agricoltura / Giuseppe Canale, Massimo Ceriani ; prefazione di Pier Paolo Poggio. – Milano : Jaca book, 2013. – 302 p. ; 23 cm. – (Ecologica). – ISBN 9788816412118. Enunciato di soggetto: Interviste degli anni 2010 e 2011 sulle condizioni sociali ed economiche dei contadini italiani L’oggetto meta sono i contadini, considerati rispetto a un particolare processo (condizioni sociali ed economiche), in un determinato contesto (Italia) e con uno specifico strumento (interviste degli anni 2010 e 2011). Il controllo terminologico sul termine “Condizioni sociali” rinvia all’uso di “Condizioni socioeconomiche”, che è adatto a esprimere il concetto cercato nella sua interezza. Va notato che il riferimento cronologico è da associare allo strumento (interviste) e non al contesto (condizioni socioeconomiche in Italia); l’osservazione consente di collocare l’indicazione cronologica nella giusta posizione all’interno della stringa, ovvero direttamente connessa con il concetto da cui dipende: Contadini – Condizioni socioeconomiche – Italia – Interviste – 20102011

Esempio 5. Simbologia delle gemme imperiali bizantine nella tradizione simbolica mediterranea delle pietre preziose (secoli 1.-15. d. C.) / Eleutheria Avgoloupi. – Spoleto : Fondazione Centro italiano di studi sull’Alto Medioevo, 2013. – XIX, 335 p., XXXII p. di tav. : ill. ; 24 cm. – (Quaderni della Rivista di bizantinistica ; 16 ). – Titolo sul dorso: Simbologia delle gemme imperiali bizantine. – ISBN 9788868090265. Enunciato di soggetto: Simbologia delle gemme nei paesi me300

diterranei dal 1. al 15. secolo d.C. I termini “paesi mediterranei” e i secoli servono per definire rispettivamente lo spazio e il tempo di trattazione del soggetto, che è la simbologia delle gemme. Il controllo terminologico sul tesauro mostra che non esiste il termine “Simbologia”, mentre è previsto “Simbolismo” (che indica, secondo la nota d’ambito, “il significato, la qualità simbolica di oggetti, animali, ecc.”). Il termine “Gemme” esiste, ma non si può utilizzare perché indica una parte di un organismo, ovvero “abbozzi di germoglio ricoperti di brattee da cui si svilupperanno nuovi germogli, fiori o foglie”. Nel tesauro è elencata anche la voce “Gemme ”, che è un termine non preferito e che rinvia a “Pietre preziose” (che appartiene alla categoria Cose:Materia), che rappresenta esattamente il concetto cercato. Per rispettare le regole sintattiche, si pone prima di tutto l’oggetto meta o concetto soggetto, poi l’aspetto sotto cui è considerato e poi i due concetti extranucleari (spazio e tempo) e si ottiene la seguente stringa: Pietre preziose – Simbolismo – Paesi mediterranei – Sec. 1.-15.

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Esercitazione 13. Dagli enunciati alle stringhe di soggetto Produrre le stringhe di soggetto a partire dai seguenti enunciati di soggetto, avvalendosi delle regole sintattiche presentate in questo capitolo e del tesauro del Nuovo Soggettario (http://thes. bncf.firenze.sbn.it/ricerca.php), compresi in particolare i rinvii, le note d’ambito e le note sintattiche ivi contenute. 1. Storia del calcio 2. La salute degli atleti 3. Amido di frumento 4. Il vaccino per la TBC 5. Strage di Marzabotto 6. Caccia alla lepre 7. E-Learning 8. Il ritocco in fotografia 9. La vita di John Coltrane 10. Storia del tabacco da naso 11. Ricette di cucina per le tortillas messicane 12. Bibliografia di ricette di cucina 13. Catalogo di una mostra di mobili antichi a Roma nel 2010 14. Le opere di Andrea Camilleri 15. La metrica nelle opere di Ugo Foscolo 16. Opere di matematica di Karl Marx 17. La cura delle patologie del sistema respiratorio 18. L’amicizia nella Divina Commedia 19. Il labirinto in Architettura 20. Influsso di Cicerone su Dante 21. Riferimenti alle montagne nell’opera di Buzzati 22. Raccolte di fotografie di montagna

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10. VERSO UN APPROCCIO UNITARIO ALLA CATALOGAZIONE?

La separazione tra i diversi ambiti disciplinari della catalogazione – la descrizione bibliografica, la catalogazione per autori e titoli e la catalogazione per soggetto – ha sempre trovato fondata ragione nel tradizionale punto di partenza adottato: l’intrinseca complessità degli oggetti da trattare e la diversità degli aspetti da mettere in evidenza. Da un lato l’organizzazione degli oggetti materiali (come i libri), dall’altro il censimento delle persone e degli enti responsabili e dei loro prodotti e in ultimo l’ordinamento delle idee, dei fatti e delle emozioni che i primi e i secondi veicolano sembravano imporre approcci necessariamente differenti e per certi versi inconciliabili. Lo sguardo è sempre stato puntato su ciò che è oggetto della descrizione – una pubblicazione, una persona, un tema – e sulle caratteristiche, spesso molto diverse, che ciascuna entità richiedeva fossero di volta in volta evidenziate (un titolo, una data, un nome, un significato). Al termine di questa panoramica sugli indici bibliografici è però anche possibile riconoscere l’emergere di un filo conduttore che consente una lettura unitaria dei fenomeni della catalogazione nei suoi diversi ambiti, se solo si sposta l’attenzione dall’oggetto descritto al processo – unico in tutti e tre gli ambiti – con cui è possibile attuare la rappresentazione di qualsiasi entità e la registrazione di qualsiasi sua caratteristica. Porre l’accento sul processo consente di riconoscere una dopo l’altra l’identità di principi, modelli e modalità e tecniche di descrizione che caratterizzano i tre ambiti tradizionalmente distinti della catalogazione. Prima di tutto i “dati bibliografici e di autorità [semiotici e semantici]” costituiscono un ambito unico già in ICP, la Dichiarazione di principi internazionali di catalogazione; in secondo luogo, in essa troviamo anche la formulazione di principi (da 2.1 a 2.9)

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che sono tutti1 riconducibili ai principi che governano l’indicizzazione semantica (cfr. paragrafo 5.7). Oltre a identità di ambito e di principi, esiste identità anche di modello concettuale: il modello entità relazione unificato adottato dall’IFLA con la pubblicazione di IFLA LRM ha proprio lo scopo di unificare i modelli nati per ambiti tradizionalmente separati in un modello unico, la cui essenza fondamentale consiste nell’individuazione delle entità, dei loro attributi e delle relazioni tra le entità. Il modello IFLA LRM è ancora orientato maggiormente verso le entità derivate della descrizione bibliografica e dalla catalogazione per autori e titoli e la modellizzazione relativa a soggetti semplici e complessi è piuttosto ridotta (vedi la relazione LRMR12), ma iniziano a intravvedersi due notevoli novità sul piano dell’unificazione dei tre ambiti. La prima di esse è il riconoscimento della funzione unica del nomen negli indici: Nel contesto biblioteconomico, i nomen per le persone, per gli agenti collettivi (come le famiglie e enti) o per i luoghi sono stati tradizionalmente indicati come nomi, i nomen per opere, le espressioni e le manifestazioni come titoli e i nomen per le res usati in un contesto di soggetto sono stati variamente indicati come termini, descrittori, intestazioni di soggetto e notazione di classificazione. All’elenco di dispositivi catalografici unificati dall’entità nomen proposto dall’IFLA va aggiunto a parere di chi scrive anche la segnatura per l’item, perché il numero di chiamata – se creato a regola d’arte – è un sistema identificativo oltre che ordinativo per l’item (Bianchini 2017a, 12). La seconda è la comparsa – in quanto entità – di spazio e tempo, una volta rilevanti soltanto nel processo di analisi concettuale degli enunciati di soggetto (per esempio, nelle categorie PMEST della CC) e oggi dotate invece di piena autonomia. L’importanza di spazio e tempo è stata evidenziata con la creazione di due entità autonome e separate, dotati della capacità di creare relazioni con le altre entità dell’universo bibliografico in sostituzione di 1

  A eccezione del principio di economia (2.7), che tuttavia è un principio applicabile a qualsiasi processo, all’interno e all’esterno della biblioteca.

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attributi dichiarati di conseguenza obsoleti (cfr. paragrafi 4.4 e 4.5) 2. L’unificazione del modello concettuale è la premessa per il riconoscimento di altre convergenze nei tre ambiti, in particolare nelle funzioni e nel formato logico dei dati (triple). Anche se le funzioni che l’utente può svolgere con i dati sono molte, ciascun singolo dato di un sistema di indice può e deve svolgere soltanto due funzioni: identificare l’entità o collegarla con altre entità. Queste funzioni sono valide e identiche in tutti e tre gli ambiti tradizionali della catalogazione. L’unificazione della funzione identificativa nei tre ambiti tradizionalmente distinti della catalogazione è già inclusa nel modello IFLA LRM ed è rappresentata dall’entità nomen: ogni entità che dev’essere identificata possiede un nomen, nel pieno rispetto dei principi di uniformità e univocità. La funzione di collegamento tra le entità avviene mediante due tipi generali di relazione (semantica e sintattica), anch’essi riconoscibili in tutti e tre gli ambiti tradizionali della catalogazione. Nell’ambito della catalogazione per soggetto si è visto che – nei sistemi che garantiscono al meglio la navigazione e il recupero di informazioni di contesto – ogni concetto dev’essere messo in relazione semantica (ovvero gerarchica, associativa o di equivalenza) con gli altri concetti e dev’essere possibile registrare relazioni sintattiche (che si creano sulla base dei fenomeni dell’universo bibliografico). È possibile riconoscere facilmente le relazioni di natura semantica anche all’interno del dominio della catalogazione semiotica: per esempio le relazioni di sangue che legano i membri di una famiglia o di un’associazione con le rispettive famiglie o associazioni, o che legano tra loro le persone che si identificano con uno pseudonimo collettivo, o che collegano due pseudonimi della stessa persona. In questo dominio esistono comunque anche le 2    Una futura possibile evoluzione nel modello sarà il riconoscimento che gli agenti (persona e agente collettivo) non devono essere entità distinte, ma entità che hanno particolari relazioni con altre entità (che possono essere di ‘responsabilità’ intellettuale, ma anche di altra natura, come quella che si verifica per l’agente all’interno di una stringa di soggetto)

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relazioni sintattiche, che si creano per esempio tra un curatore di un classico e l’autore del classico, o tra gli autori (e le opere) di una miscellanea o di un fascicolo di un periodico. La modellazione degli aggregati in IFLA LRM (IFLA LRM 2017, 93-69) si sforza di rendere conto proprio di questo tipo di relazione. Il riconoscimento di relazioni semantiche e sintattiche in una descrizione bibliografica – basata per esempio su ISBD – è solo apparentemente più complessa: l’insieme dei dati che costituisce una registrazione bibliografica fa riferimento a entità diverse: opera, espressione, manifestazione e item. Le relazioni tra queste entità sono di natura stabile, semantica; è particolarmente evidente se si considera una manifestazione singoletto o una manifestazione originale (quando è disponibile). Altrettanto si può affermare per le relazioni tra queste entità e gli agenti responsabili per ciascuna di esse. Dal momento che l’obiettivo di una descrizione bibliografica è descrivere una particolare manifestazione dell’espressione di un’opera, anche tra la risorsa e i dati con i quali essa si presenta c’è una relazione intrinseca, semantica nel senso di relativa al rapporto tra significante (i dati con cui la risorsa si presenta) e significato (la risorsa stessa). Questo rapporto semantico è espresso nel principio di presentazione (ICP, paragrafo 2.3), che prevede che si registrino i dati con i quali un’entità presenta sé stessa. A questo scopo ci si avvale principalmente di dati trascritti; infatti ISBD prevede l’uso di dati trascritti nella maggioranza delle sue aree (Aree 1, 2, 3, 5 e 6; ISBD edizione consolidata, paragrafo A.5). L’identificazione, la comprensione del significato della descrizione da parte dell’utente si basa sulla relazione semantica tra i dati trascritti e la risorsa che il lettore ricorda o che deve fisicamente ritrovare. Le relazioni sintattiche nella descrizione bibliografica che descrive, per esempio, una manifestazione emergono quando si riflette sul fatto che il titolo di una manifestazione di norma non è, da solo, identificativo di quella specifica manifestazione. Può esserlo in un contesto limitato (per esempio una raccolta di qualche decina di risorse). Con l’aumentare del contesto, per garantire la funzione identificativa svolta dal nomen (il titolo in questo caso 306

specifico) è indispensabile aggiungere e giustapporre al nomen altri dati. La quantità e la qualità dei dati aggiuntivi cresce in relazione diretta con l’aumento dell’universo del discorso: più saranno le manifestazioni, maggiore dovrà essere la quantità e la qualità dei dati giustapposti al nomen della manifestazione per renderla identificabile. I dati giustapposti al nomen sono espressione di relazioni sintattiche tra dati di entità diverse e collegate tra loro, che vengono presentati insieme per rendere possibile la funzione identificativa. Per esempio, in RDA per identificare una manifestazione si utilizza una chiave composta (composite key) che giustappone il titolo della manifestazione, il nomen dell’editore, il nomen del luogo e il nomen della data (vedi Figura 10A a p. 53). Questa osservazione si può estendere in realtà a qualsiasi entità: ogni entità dell’universo bibliografico è rappresentata (cioè è descritta fino a essere identificata) mediante la giustapposizione di uno o più attributi che riproducono caratteristiche salienti dell’entità descritta e/o di altre entità a essa collegate. Per esempio, un’opera è identificata mediante il ricorso a una caratteristica dell’entità autore (di solito il nomen) e di altri attributi o entità a esso associate (di solito la data di nascita o la data di morte). Per esempio, il titolo uniforme o il punto d’accesso autorizzato e controllato previsti rispettivamente da REICAT e da RDA per l’opera Il tempo è un dio breve di Mariapia Veladiano: Il tempo è un dio breve | Veladiano, Mariapia (REICAT) Il tempo è un dio breve. Veladiano, Mariapia, 1960- (RDA) contengono rispettivamente attributi di due e di tre entità distinte del modello IFLA LRM (il nomen dell’opera, il nomen della persona e il nomen della data di nascita a essa associata). L’ultimo elemento che fornisce appoggio a una visione unitaria dei tre ambiti della catalogazione è il formato logico dei dati, che si basa sempre sulla logica aristotelica, che esprime la modalità unica con la quale è possibile fare una dichiarazione di una caratteristica di una entità, ovvero nella forma: soggetto – predicato – oggetto 307

La struttura logica di qualsiasi dato minimo espresso nei tre ambiti della catalogazione è questa; ed è la medesima prevista dal modello Resource Description Framework (RDF) che è alla base del web semantico: quella di una tripla (cfr. paragrafo 3.3). Indicizzare significa creare innumerevoli triple con funzioni di identificazione o di collegamento nelle quali il soggetto è l’entità descritta, il predicato è l’indicazione di quale proprietà o attributo dell’entità si vuole esprimere e l’oggetto è il valore assunto da quell’attributo o proprietà per l’entità soggetto della tripla (per esempio: Manifestazione – HaPerTitolo – “La ragazza di fuoco” oppure Manifestazione – HaPerEditore – Agente Collettivo). Gli enunciati semplici sono i mattoncini per la costruzione di qualsiasi edificio catalografico: la descrizione bibliografica consiste nella qualificazione di un’entità tramite la registrazione e la presentazione – sintatticamente strutturata – di una serie di enunciati di questo tipo, che esplicitano gli attributi di quell’entità e/o le entità a essa collegate (per esempio: Opera – ha come creatore – Persona) Coerentemente con la visione unitaria di tutti gli ambiti della catalogazione, anche le triple sono orientate alle due funzioni fondamentali dell’indicizzazione: identificare e collegare creando rispettivamente un grappolo o una catena di triple (cfr. paragrafo 3.3.4). L’identificazione può avvenire mediante un’unica tripla che associa un’entità a un identificatore, come un ISBN oppure altri identificatori strutturati (una registrazione ISBD, un punto d’accesso controllato, una notazione classificata, una stringa di soggetto ecc.). Oppure può avvenire tramite un approccio sintattico, ovvero un insieme di triple che esprimono un numero sufficiente di caratteristiche tale da garantire l’identificazione dell’entità anche in un contesto molto vasto: il grappolo di triple da utilizzare ne contiene un numero variabile a seconda dello scopo che la voce d’indice si propone di raggiungere. Il collegamento tra le entità si esprime quando il predicato della tripla registra e qualifica una relazione tra l’entità soggetto e l’entità oggetto. Mediante questa sola modalità è possibile espri308

mere qualsiasi relazione di rilevanza bibliografica: la responsabilità intellettuale non è altro che la relazione qualificata tra una persona e l’opera che ha creato; la data di fondazione di un ente non è altro che la relazione qualificata tra l’ente e una data; l’equivalenza tra due nomen di un’entità non è altro che una catena di relazioni tra il primo nomen e l’entità e la stessa entità e il secondo nomen. Un soggetto complesso non è altro che la definizione di tutte le relazioni sintattiche tra il concetto di base e gli altri concetti che servono per definirlo con maggiore coestensione. In tutti questi esempi, cambiano le entità e i tipi di relazione, ma il modello logico con il quale si esprimono rimane il medesimo. Principi, modelli logici, funzioni e formato di registrazione dei dati convergono tutti verso una visione unica e unificante degli ambiti tradizionalmente separati della catalogazione descrittiva, per autori e titoli e semantica. La possibilità di osservare i fenomeni dei diversi ambiti della catalogazione da un punto di vista differente non è un approccio in conflitto con la tradizione. La tradizione ha definito nel tempo quali sono di volta in volta e nei diversi campi le entità e gli attributi che è necessario, possibile o facoltativo annotare in una certa registrazione in relazione a determinati obiettivi e all’uso di specifici linguaggi. La visione unitaria basata su identità di funzioni, di relazioni e di formato nei tre ambiti della catalogazione suggerisce piuttosto un modo alternativo di osservare i fenomeni che può portare a migliorare l’approccio tradizionale in quegli aspetti che sono meno coerenti con il modello logico di base e alla creazione di dati che siano più condivisibili, modulari e riutilizzabili a livello globale.

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INDICE DELLE ESERCITAZIONI E SOLUZIONI

Esercitazione 1. Concetti formali Enciclopedia di informatica; Atlante del corpo umano; Annuario italiano 2008; Catalogo degli Oscar Mondadori; Saggi sulla povertà nel medioevo; I promessi sposi in 100 pagine; Bibliografia geologica delle Tre Venezie; Guida a Wikipedia; Orienteering per guide e rover; Regole italiane di catalogazione; Codice della strada

Esercitazione 2. Analisi concettuale Tesi di laurea [forma] sulla presenza [attività] di ungulati [oggetto] in Valle d’Aosta [spazio] Catalogazione [attività] dei materiali musicali a stampa [oggetto] con il software Catalog 2.0 [strumento] Diffusione [attività] della malaria [oggetto] nell’Agro pontino [spazio] nel XIX secolo [tempo] Storia [forma intellettuale] della povertà [oggetto] nella Francia [spazio] medievale [tempo] La zecca veneta [oggetto] nel XVI secolo [tempo] Bibliografia [forma bibliografica] speleologica [oggetto] italiana [spazio] Fotografia [oggetto] per dentisti [destinatario] Enciclopedia [forma bibliografica] di storia [forma intellettuale] dell’economia [oggetto] Prove di carico [strumento] per la misurazione [attività] della resistenza dei ponti in cemento armato [oggetto]1 Chirurgia [oggetto] per infermieri [destinatario] Didattica [oggetto] con sistemi multimediali [strumento] Catalogo [forma bibliografica] dei periodici [forma bibliografica] di matematica [oggetto] 1

   Oggetto scomponibile a sua volta in ponti [oggetto] per cemento armato [materia] e resistenza [proprietà dell’oggetto].

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Il marketing [attività] nell’agricoltura biologica [oggetto]: il caso delle Marche [caso]

Esercitazione 3. Classificazione 1000 sezioni DDC Filosofia aristotelica 185; Lingue africane 496; Storia della Francia 944; Mollusca e Molluscoidea 594; Magnetismo 538; Economia del lavoro 331; Educazione degli adulti 374; Ebraismo 296; Strumenti a fiato 788; Ingegneria ferroviaria e stradale 625; Etimologia dell’inglese standard 422; Arte vetraria 748.

Esercitazione 4. Ordinamento dei numeri decimali 808; 823; 850; 850.07; 850.09; 850.14; 850.2092; 850.285; 850.351; 851.1; 851.5; 853; 853.1; 853.14; 853.2; 853.208; 853.9; 853.91; 853.9108; 853.91099287

Esercitazione 5. Esercizio finale DDC Bibliografia nazionale italiana 015.45; Manoscritti miniati 091 (vedi nota a 096.1); Enciclopedia Treccani 035.1; Vichipedie. La enciclopedie libare (in lingua friulana) 035.991; Enciclopedia del cinema 791.4303 (è una risorsa in forma enciclopedica su una singola disciplina). Vita e opere di Sigmund Freud 150.1952092; Storia della Filosofia 109; Storia della filosofia antica 180.9; Filosofia delle scienze 501. Didattica della religione 200.71; Periodici di Cristianesimo 230.005; Biografia di S. Francesco d’Assisi 271.302; Religione Islamica 297; Commento al Libro di Qohelet 223.807. Funzione e status sociale delle donne 305.42; Storia dei partiti politici italiani 324.245009; Controllo della Criminalità 364.4; Draghi nella letteratura popolare 398.245 4; Filosofia del Linguaggio 401; Dizionario poliglotta 413; Dizionario della lingua spagnola 463 311

Calcoli rapidi a mente 513.9; Orchidee 584.72; La cometa di Halley 523.642; Dinosauri 567.9; Coccodrilli 597.98. Malattie del cuore 616.12; Riscaldamento a caminetto 697.1; Preparazione dei pasti scolastici 641.571; Manifattura delle sedie in metallo 684.132 (anziché 684.09 per la regola dello zero). Musei di belle arti in Cina 708.951 (Vedere nota a 708.9); Rembrandt. Vita e opere 759.949 2; Scultura romanica 734.24; Architettura bizantina a Ravenna 720.945 47 Narrativa italiana dal 1900 al 1945 853.912; Antologia di poesia contemporanea 808.810512; Teatro del Siglo de oro 862.3; Rime di Vittorio Alfieri 851.6; Poesie di Rainer Maria Rilke 831.912 Storia delle Crociate 909.07; Storia e civiltà della Germania nel XX secolo 943.08; Storia e civiltà del Portogallo nel periodo dell’esilio monarchico (1807-1820) 946.9034; Civiltà Maya 972.81016 Guida turistica della Grecia 914.9504; Alberghi dell’Umbria 914.56506

Esercitazione 6. Numero di CC per una monografia Con l’aiuto del processo di classificazione e delle tavole della classe base 2, trovare il numero di classificazione per un’opera che abbia come soggetto “Il prestito nelle biblioteche di medicina” Fase 0

Titolo naturale

Il prestito nelle biblioteche di medicina

Fase 1

Titolo completo

Il servizio di prestito nelle biblioteche di medicina

Fase 2

Titolo nucleare

Servizio di prestito. Biblioteche di medicina

Fase 3

Titolo analizzato

Servizio di prestito [E]. Biblioteche di medicina [P]. Biblioteconomia [BF]

Fase 4

Titolo riordinato

Biblioteconomia [BF]. Biblioteche di medicina [P]. Servizio di prestito [E].

Fase 5

Titolo in termini standard

Library science [BF]. Medicine libraries [P]. Lending [E]

Fase 6

Titolo in numeri di faccetta

2 [BF] 4(L) [P] 62 [E]

Fase 7

Numero di classe

24(L):62

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Esercitazione 7. Numero di CC per un periodico Con l’aiuto del processo di classificazione e delle tavole della classe base 2 Biblioteconomia, trovare il numero di classificazione per Knowledge Organization (un periodico di classificazione bibliografica). Fase 0

Titolo naturale

Knowledge Organization

Fase 1

Titolo completo

Periodico di classificazione bibliografica

Fase 2

Titolo nucleare

Periodico. Classificazione bibliografica.

Fase 3

Titolo analizzato

Periodico [ACI]. Classificazione bibliografica [E]. Biblioteconomia [BF].

Fase 4

Titolo riordinato

Biblioteconomia [BF]. Classificazione bibliografica [E]. Periodico [ACI].

Fase 5

Titolo in termini standard

Library science [BF]. Classification [E]. Periodical [ACI]

Fase 6

Titolo in numeri di faccetta

2 [BF] 51 [E] m [ACI]

Fase 7

Numero di classe

2:51m

JLIS.it, Rivista italiana di biblioteconomia, archivistica e scienza dell’informazione: 2m ISKO Encyclopedia of Knowledge Organization 2:51k

Esercitazione 8. Numero di CC per isolati dello spazio Scandinavia 57; Perù 79162; Scozia 563; Pakistan 44Q7; Inghilterra 561; Uganda 688; Olanda 5962; Montagne dell’Australia 8.2; Città italiane 52.3.

Esercitazione 9. Numero di CC contenenti l’isolato dello spazio Biblioteche universitarie in Italia 234.52; Prestito nelle biblioteche di medicina in Francia 24(L):62.53; Cooperazione delle biblioteche nazionali in Italia 213:4.52; Organizzazione delle biblioteche carcerarie in Europa 263:2.5; Bibliografia delle biblioteche private in Portogallo 297.542a 313

Esercitazione 10. Numero di CC per monografia con isolato comune, spazio e tempo Storia delle biblioteche in Italia fino al XX secolo 2v52’P; Biografia di Charles Ammi Cutter (nato nel 1837) 2wM37; Bibliografia italiana di catalogazione fino al 2016 2:55.52aP16

Esercitazione 11. Numero di CC per due monografie di linguistica Avverbi della lingua latina P12,36; Sintassi della Lingua russa P142:3

Esercitazione 12. Numeri di chiamata CC per la classe O Letteratura Fred Vargas, Chi è morto alzi la mano, in italiano, 2006. O122,3N57,1 121P06 Osvaldo Soriano, L’occhio della patria, in italiano, 1993. O7923,3N43,1 121N93 Kazuo Ishiguro, Un artista del mondo effimero, in italiano, 1994. O42,3N54,1 121N94 Osvaldo Soriano. Fútbol. Storie di calcio, in italiano, 1998. O7923,3N43x(MY2121) 121N98 J. L. Borges, L’invenzione della poesia. Le lezioni americane, in italiano, 2001. O,1 121P01 24 racconti di caccia, in italiano, 1977. O,3x(MY6)N40 121N77 314

Esercitazione 13. Dagli enunciati alle stringhe di soggetto 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8. 9. 10. 11. 12. 13. 14. 15. 16. 17. 18. 19. 20. 21. 22.

Calcio – Storia Atleti – Salute Amido di grano Vaccini antitubercolari Eccidio di Marzabotto Caccia alla lepre Apprendimento – Impiego [di] Internet [vedi indicazione di scomposizione in più termini USE+ alla voce “ELearning” e nota sintattica sotto la voce “Impiego”] Ritocco fotografico Coltrane, John – Biografie Tabacco da fiuto – Storia [rinvio da “Tabacco da naso”] Tacos – Ricette [rinvii da “Ricette di cucina” e rinvio da “Tortillas messicane”] Ricette – Bibliografie [attenzione all’uso del termine “Bibliografie” al plurale] Mobili d’antiquariato – Cataloghi di esposizioni [vedere nota sintattica di “Cataloghi di esposizioni”] Camilleri, Andrea – Opere [vedi nota sintattica sotto “Opere”] Foscolo, Ugo – Opere – Metrica Marx, Karl – Opere [di] Matematica [vedi nota sintattica sotto “Opere”] Apparato respiratorio – Malattie – Terapia Alighieri, Dante . Divina Commedia – Temi [:] Amicizia [Per un’opera specifica di un artista, vedi Manuale applicativo, paragrafo C.4.1.] Architettura – Temi [:] Labirinto Alighieri, Dante – Opere – Influssi [di] Cicerone, Marco Tullio [vedi nota sintattica alla voce “Influssi”] Buzzati, Dino – Opere – Riferimenti [:] Montagne [vedi nota sintattica alla voce “Riferimenti”] Montagne – Fotografie – Collezioni [vedi note sintattiche alle voci “Fotografie” e “Collezioni”]

315

ELENCO DELLE OPERE CITATE

Association of College & Research Libraries (ACRL). 2015. Framework for Information Literacy for Higher Education, adopted by Association of College & Research Libraries (ACRL). http://www.ala.org/acrl/standards/ilframework (Consultato: 15. settembre 2018) AIB GRIS. Associazione italiana biblioteche. Gruppo di ricerca sull’indicizzazione per soggetto. 2001. Guida all’indicizzazione per soggetto. Ristampa con correzioni. Roma: Associazione italiana biblioteche (disponibile gratuitamente a: http://www. aib.it/aib/commiss/gris/guida.htm) Berners-Lee, Tim (2007), Giant Global Graph, disponibile a: http://dig.csail.mit.edu/breadcrumbs/node/215 Bianchini, Carlo. 2010. “Futuri scenari: RDA, REICAT e la granularità dei cataloghi.” Bollettino AIB 50 (3): 219-238 ---. 2013. Dai metadati bibliografici ai linked data: un’introduzione. Corso di aggiornamento professionale AIB Friuli Venezia Giulia, Udine 30 maggio 2013, Palazzo Antonini. Udine. http:// eprints.rclis.org/20654 ---. 2015. “Dai cataloghi alla navigazione semantica.” In: Mauro Guerrini e Tiziana Possemato, Linked data per biblioteche, archivi e musei, 173-209. Milano: Editrice Bibliografica ---. 2016. I fondamenti della biblioteconomia. Attualità del pensiero di S.R. Ranganathan. Milano: Editrice Bibliografica ---. 2017a. Book number: uno strumento per l’organizzazione delle collezioni. Milano: Editrice Bibliografica. ---. 2017b. “Il trattamento delle relazioni nella classificazione Colon.” Jlis.it 8 (2): 52-68 Bianchini, Carlo e Mauro Guerini. 2014. Introduzione a RDA. Linee guida per rappresentare e scoprire le risorse. Milano: Editrice Bibliografica Bianchini, Carlo e Mirna Willer. 2014. “ISBD Resource and Its Description in the Context of the Semantic Web.” Cataloging & Classification Quarterly 52 (8): 869-887 316

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Boston: De Gruyter Saur Zeng, Marcia Lei, Maja Žumer e Athena Salaba. 2011. Functional Requirements for Subject Authority Data (FRSAD): a conceptual model. Berlin: De Gruiter Saur

323

INDICE DELLE FIGURE

Figura 1 - Voce su Guglielmo d’Alvernia nel De scriptoribus ecclesiasticis Figura 2 - Voce su Guglielmo d’Alvernia tratta da data.bnf.fr (http://data.bnf.fr/12339509/guillaume_d_auvergne) Figura 3 - Risultati dell’interrogazione per autore con la stringa “mao tze tung” su http://opac.sbn.it Figura 4 - Copertina del libro Le meraviglie del mondo Figura 5 - Copertine del Don Chisciotte nell’edizione Einaudi (A) e Mondadori (B) Figure 6A-6D - Copertine di edizioni diverse di Tao tê ching Figura 7 - OPAC SBN - Registrazione bibliografica di una manifestazione del Tao tê ching, Firenze, Sansoni, 1954 Figura 8 - OPAC SBN - Registrazione di autorità per la Persona “Lao Tzu” Figura 9 - Copertine di La bambina che salvava i libri e di Storia di una ladra di libri Figura 10A - Esempio di registrazione RDA per una manifestazione di un’espressione di un’opera Figura 10B - Esempio di registrazione RDA per un’espressione di un’opera Figura 10C - Esempio di registrazione RDA per un’opera Figura 11 - Esempio di una registrazione bibliografica in SBN (IT\ICCU\CFI\0174314) Figura 12A - Catalogo per autori e titoli del fondo antico a stampa. Biblioteca Angelica. Roma Figura 12B - J. Ch. Brunet, Manuel du libraire et de l’Amateur de Livres, 4. Ed., Bruxelles, Société Belges de Librairie, 1838, t. 1, A-C, p. 1 (particolare) Figura 13 - Descrizione bibliografica in formato ISBD (International Standard Bibliographic Description) Figura 14 - Schema logico del catalogo elettronico Figura 15 - Visualizzazione di una registrazione nell’OPAC OpenWeb (http://openweb.unipv.it/openweb) 324

Figura 16 - Esempio di grafo di una tripla RDF Figura 17 - Grafo di triple a grappolo Figura 18 - Grafo di tripla a catena Figura 19 - URI dell’entità “Resource” definito nel namespace dell’IFLA, accessibile su OMR Figura 20 - Entità di IFLA LRM Figura 21 - Tabella 4.1 del modello IFLA LRM Figura 22 - Copertina de Il dilemma dell’onnivoro Figura 23 - Rapporti gerarchici e coordinati tra classi Figura 24 - Estratto dell’archivio di autorità per soggetti dell’OPAC SBN (http://opac.sbn.it) Figura 25 - Visualizzazione dei rapporti gerarchici tra voci d’indice della DDC (http://opac.bncf.firenze.sbn.it) Figura 26 - Comparazione dei risultati delle interrogazioni con stringhe post-coordinate Figura 27 - Relazioni semantiche della voce “Cereali” nel Nuovo Soggettario Figura 28 - Relazioni gerarchiche e coordinate nelle classificazioni Figura 29 - Voce “Sedie” nel Nuovo Soggettario Figura 30 - Voci d’indice classificate ed equivalenti verbali della CC (http://scigator.unipv.it/cc/) Figura 31 - Tabella esemplificativa di raggruppamenti per faccetta Figura 32 - I tre livelli logici delle classificazioni bibliografiche Figura 33 - Schermata iniziale dell’edizione italiana della Web Dewey (https://deweyit.pansoft.de/webdewey/standardSearch.html) Figura 34 - Notazioni della DDC per le province della Lombardia Figura 35 - Gerarchia notazionale alla classe 371 della DDC Figura 36 - Nota “Classificare qui le opere interdisciplinari” Figura 37 - Esempi di numeri tra parentesi tonde per indicare un trattamento opzionale Figura 38 - Manuale WebDewey, sub voce “300 vs 600 Scienze sociali vs. Tecnologia” (particolare) Figura 39 - Voce “Noci” dell’Indice relativo della DDC, 14. ed. ridotta

Figura 40 - Applicazione dell’opzione B per le Biografie, Public Library di Corfù Figura 41 - Libri a scaffale appartenenti alla classe 813.5 della DDC Figura 42 - Homepage del sito SciGator Facets (http://scigator. unipv.it/cc/) Figura 43 - Relazioni semantiche della voce “Cereali” nell’OPAC Biblioest (http://www.biblioest.it/SebinaOpac/.do) Figura 44 - Crescita del numero di termini del Nuovo soggettario dal 2007 al 2018

326

PARTE 3

TAVOLE

LE 10 CLASSI PRINCIPALI

000

Informatica, informazione e opere generali

100

Filosofia e psicologia

200 Religione 300

Scienze sociali

400 Linguaggio 500 Scienza 600 Tecnologia 700

Arti e attività ricreative

800 Letteratura 900

Storia e geografia

329

TAVOLA DELLE 100 SEZIONI

000 Informatica, informazione e opere generali 000 Informatica, conoscenza e sistemi 010 Bibliografia 020 Biblioteconomia e scienza dell’informazione 030 Opere enciclopediche generali 040 [Non assegnato] 050 Riviste, giornali e seriali 060 Organizzazioni generali e museologia 070 Media di notizie, giornalismo ed editoria 080 Citazioni 090 Manoscritti e libri rari 100 Filosofia e psicologia 100 Filosofia 110 Metafisica 120 Gnoseologia 130 Parapsicologia e occultismo 140 Scuole di pensiero filosofico 150 Psicologia 160 Logica 170 Etica 180 Filosofia antica, medievale e orientale 190 Filosofia occidentale moderna 200 Religione 200 Religione 210 Filosofia e teoria della religione 220 Bibbia 230 Cristianesimo 240 Pratica e osservanza cristiana

330

250 Pratica pastorale cristiana e ordini religiosi 260 Organizzazione cristiana, servizio sociale e culto 270 Storia del cristianesimo 280 Denominazioni cristiane 290 Altre religioni 300 Scienze sociali 300 Scienze sociali, sociologia e antropologia 310 Statistica 320 Scienza politica 330 Economia 340 Diritto 350 Amministrazione pubblica e scienza militare 360 Problemi e servizi sociali 370 Educazione 380 Commercio, comunicazioni, trasporto 390 Usi e costumi, galateo e folclore 400 Linguaggio 400 Linguaggio 410 Linguistica 420 Lingue inglese e antico inglese 430 Tedesco e lingue affini 440 Francese e lingue affini 450 Italiano, romeno e lingue affini 460 Spagnolo, portoghese, gallego 470 Latino e lingue italiche 480 Lingue greche classica e moderna 490 Altre lingue

500 Scienza 500 Scienza 510 Matematica 520 Astronomia 530 Fisica 540 Chimica 550 Scienze della Terra e geologia 560 Fossili e vita preistorica 570 Biologia 580 Piante (Botanica) 590 Animali (Zoologia) 600 Tecnologia 600 Tecnologia 610 Medicina e salute 620 Ingegneria 630 Agricoltura 640 Gestione della casa e della famiglia 650 Gestione e relazioni pubbliche 660 Ingegneria chimica 670 Manifattura 680 Manifattura per specifici usi 690 Costruzione di edifici 700 Arti e attività ricreative 700 Arti 710 Urbanistica e architettura del paesaggio 720 Architettura 730 Scultura, ceramica e lavoro in metallo 740 Grafica e arti decorative 750 Pittura 760 Incisione e stampe 770 Fotografia, computer art, film, video 780 Musica 790 Sport, giochi e intrattenimenti

800 Letteratura 800 Letteratura, retorica e critica 810 Letteratura americana in inglese 820 Letteratura inglese e in antico inglese 830 Letteratura tedesca e letterature affini 840 Letteratura francese e letterature affini 850 Letteratura italiana, letteratura romena e letterature affini 860 Letteratura spagnola, portoghese, gallega 870 Letteratura latina e letterature italiche 880 Letteratura greca classica e moderna 890 Altre letterature 900 Storia e geografia 900 Storia 910 Geografia e viaggi 920 Biografia e genealogia 930 Storia del mondo antico (fino al 499 ca.) 940 Storia d'Europa 950 Storia dell'Asia 960 Storia dell'Africa 970 Storia del Nordamerica 980 Storia del Sudamerica 990 Storia di altre aree

331

TAVOLE DELLE 1000 SEZIONI DELLA DDC 23. EDIZIONE

332

000 Informatica, informazione e opere generali 000 Informatica, informazione, opere generali 001 Conoscenza 002 Il libro 003 Sistemi 004 Informatica 005 Programmazione, programmi, dati di computer, sicurezza 006 Metodi speciali di elaborazione [007] [Non assegnato] [008] [Mai assegnato] [009] [Mai assegnato] 010 Bibliografia 011 Bibliografie e cataloghi 012 Bibliografie e cataloghi personali [013] [Non assegnato] 014 Bibliografie e cataloghi di opere anonime e pseudonime 015 Bibliografie e cataloghi di opere per luogo di pubblicazione 016 Bibliografie e cataloghi di opere su soggetti specifici 017 Bibliografie generali e cataloghi di opere appartenenti a specifiche collezioni o offerte in vendita [018] Non assegnato [019] Non assegnato 020 Biblioteconomia e scienza dell’informazione 021 Relazioni delle biblioteche e degli archivi 022 Amministrazione degli edifici e degli impianti 023  Gestione del personale (Gestione delle risorse umane) [024] [Non assegnato] 025 Attività delle biblioteche e degli archivi 026 Biblioteche e archivi dedicati a soggetti specifici 027 Biblioteche e archivi generali 028 Lettura e uso di altri media [029] [Non assegnato] 030 Opere enciclopediche generali 031 Opere enciclopediche generali americane in inglese 032 Opere enciclopediche generali in inglese 033 Opere enciclopediche generali in altre lingue germaniche 034 Opere enciclopediche generali in francese, occitanico, catalano 035 Opere enciclopediche generali in italiano, dalmatico, romeno, retico, sardo, corso 036 Opere enciclopediche generali in spagnolo, portoghese, gallego 037 Opere enciclopediche generali in lingue slave 038 Opere enciclopediche generali in lingue scandinave 039 Opere enciclopediche generali in altre lingue [040] [041] [042] [043] [044] [045] [046] [047] [048] [049]

[Non assegnato] [Non assegnato] [Non assegnato] [Non assegnato] [Non assegnato] [Non assegnato] [Non assegnato] [Non assegnato] [Non assegnato] [Non assegnato]

050 Riviste, giornali e seriali 051 Seriali generali americani in inglese 052 Seriali generali in inglese 053 Seriali generali in altre lingue germaniche 054 Seriali generali in francese, occitanico, catalano 055  Seriali generali in italiano, dalmatico, romeno, retico, sardo, corso 056 Seriali generali in spagnolo, portoghese, gallego 057 Seriali generali in lingue slave 058 Seriali generali in lingue scandinave 059 Seriali generali in altre lingue 060 Organizzazioni generali e museologia 061 Organizzazioni generali in Nordamerica 062 Organizzazioni generali nelle Isole Britanniche 063 Organizzazioni generali in Germania e nei paesi limitrofi dell’Europa centrale 064 Organizzazioni generali in Francia e Principato di Monaco 065 Organizzazioni generali in Italia, San Marino, Città del Vaticano, Malta 066 Organizzazioni generali in Spagna, Andorra, Gibilterra, Portogallo 067 Organizzazioni generali in Russia e nei paesi vicini dell’Europa orientale 068 Organizzazioni generali in altre aree geografiche 069 Museologia 070 Media di notizie, giornalismo ed editoria 070 Media documentari, didattici, di notizie; giornalismo; editoria 071 Giornalismo e giornali in Nordamerica 072 Giornalismo e giornali nelle Isole Britanniche 073 Giornalismo e giornali in Germania e nei paesi limitrofi dell’Europa centrale 074 Giornalismo e giornali in Francia e Principato di Monaco 075 Giornalismo e giornali in Italia, San Marino, Città del Vaticano, Malta 076 Giornalismo e giornali in Spagna, Andorra, Gibilterra, Portogallo 077 Giornalismo e giornali in Russia e nei paesi limitrofi dell’Europa orientale 078 Giornalismo e giornali in Scandinavia 079 Giornalismo e giornali in altre aree geografiche 080 Raccolte generali 081 Raccolte generali americane in inglese 082 Raccolte generali in inglese 083 Raccolte generali in altre lingue germaniche 084 Raccolte generali in francese, occitanico, catalano 085 Raccolte generali in italiano, dalmatico, romeno, retico, sardo, corso 086 Raccolte generali in spagnolo, portoghese, gallego 087 Raccolte generali in lingue slave 088 Raccolte generali in lingue scandinave 089 Raccolte generali in altre lingue 090 Manoscritti, libri rari, altri materiali rari a stampa 091 Manoscritti 092 Libri silografici 093 Incunaboli 094 Libri a stampa 095 Libri notevoli per la rilegatura 096 Libri notevoli per le illustrazioni e per i materiali impiegati 097 Libri notevoli per i loro possessori o per l’origine 098 Opere proibite (Libri proibiti), falsificazioni, beffe letterarie 099 Libri notevoli per il formato

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100 Filosofia e psicologia 100 Filosofia, parapsicologia e occultismo, psicologia 101 Teoria della filosofia 102 Miscellanea di filosofia 103 Dizionari, enciclopedie, concordanze di filosofia [104] [Non assegnato] 105 Seriali di filosofia 106 Organizzazioni e gestione della filosofia 107 Educazione, ricerca, soggetti connessi della filosofia 108 Gruppi di persone 109 Storia e biografia collettiva

150 Psicologia [151] [Non assegnato] 152 Percezione sensoria, movimento, emozioni, pulsioni fisiologiche 153 Processi mentali consci e intelligenza 154 Stati e processi subconsci e alterati 155 Psicologia differenziale e dello sviluppo 156 Psicologia comparata [157] [Non assegnato] 158 Psicologia applicata [159] [Non assegnato]

110 Metafisica 111 Ontologia [112] [Non assegnato] 113 Cosmologia (Filosofia della natura) 114 Spazio 115 Tempo 116 Mutamento 117 Struttura 118 Forza ed energia 119 Numero e quantità

160 Logica 160 Logica filosofica 161 Induzione 162 Deduzione [163] [Non assegnato] [164] [Non assegnato] 165 Sofismi e fonti d’errore 166 Sillogismi 167 Ipotesi 168 Argomentazione e persuasione 169 Analogia

120 Gnoseologia, causalità, genere umano 121 Gnoseologia (Teoria della conoscenza) 122 Causalità 123 Determinismo e indeterminismo 124 Teleologia [125] [Non assegnato] 126 L’io 127 L’inconscio e il subconscio 128 Il genere umano 129 Origine e destino delle anime individuali 130 Parapsicologia e occultismo 131 Metodi parapsicologici e occultistici per il conseguimento del benessere, della felicità, del successo [132] [Non assegnato] 133 Soggetti specifici di parapsicologia e occultismo [134] [Non assegnato] 135 Sogni e misteri [136] [Non assegnato] 137 Grafologia divinatoria 138 Fisiognomica 139 Frenologia 140 Scuole di pensiero filosofico 141 Idealismo, sistemi e dottrine affini 142 Filosofia critica 143 Bergsonismo e intuizionismo 144 Umanismo, sistemi e dottrine affini 145 Sensismo 146 Naturalismo, sistemi e dottrine affini 147 Panteismo, sistemi e dottrine affini 148  Dogmatismo, eclettismo, liberalismo, sincretismo, tradizionalismo 149 Altri sistemi e dottrine filosofiche

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170 Etica 170 Etica (Filosofia morale) 171 Sistemi etici 172 Etica politica 173 Etica delle relazioni familiari 174 Etica delle attività 175 Etica delle attività ricreative, del tempo libero, degli spettacoli, della comunicazione 176 Etica sessuale e della riproduzione 177 Etica delle relazioni sociali 178 Etica dei consumi 179 Altre norme etiche 180 Filosofia antica, medievale e orientale 181 Filosofia orientale 182 Filosofie greche presocratiche 183 Filosofia sofistica, socratica e filosofie greche connesse 184 Filosofia platonica 185 Filosofia aristotelica 186 Filosofia scettica e filosofia neoplatonica 187 Filosofia epicurea 188 Filosofia stoica 189 Filosofia occidentale medievale 190 Filosofia occidentale moderna 191 Filosofia degli Stati Uniti e del Canada 192 Filosofia delle Isole Britanniche 193 Filosofia di Germania e Austria 194 Filosofia della Francia 195 Filosofia dell’Italia 196 Filosofia della Spagna e del Portogallo 197 Filosofia della Russia 198 Filosofia della Scandinavia e della Finlandia 199 Filosofia in altre aree geografiche

200 Religione 200 Religione 200 Religione 201 Mitologia religiosa, tipi generali di religione, relazioni e atteggiamenti delle religioni, teologia sociale 202 Dottrine 203 Culto pubblico e altre pratiche 204 Esperienza, vita, pratica religiosa 205 Etica religiosa 206 Capi e organizzazione 207 Missioni e educazione religiosa 208 Fonti 209 Sette e movimenti di riforma 210 Filosofia e teoria della religione 210 Filosofia e teoria della religione 211 Concezioni di Dio 212 Esistenza di Dio, modi della conoscenza di Dio, attributi di Dio 213 Creazione 214 Teodicea 215 Scienza e religione [216] [Non assegnato] [217] [Non assegnato] 218 Il genere umano [219] [Non assegnato] 220 Bibbia 221 Antico Testamento (Tanakh) 222 Libri storici dell’Antico Testamento 223 Libri sapienziali dell’Antico Testamento 224 Libri profetici dell’Antico Testamento 225 Nuovo Testamento 226 Vangeli e Atti degli Apostoli 227 Lettere 228 Apocalisse di Giovanni 229 Opere apocrife, pseudepigrafi, opere intertestamentarie 230 Cristianesimo 231 Dio 232 Gesù Cristo e la sua famiglia 233 Il genere umano 234 Salvezza e grazia 235 Esseri spirituali 236 Escatologia [237] [Non assegnato] 238 Credi, confessioni di fede, patti, catechismi 239 Apologetica e polemica 240 Pratica e osservanza cristiana 240 Morale cristiana e teologia devozionale 241 Etica cristiana 242 Letteratura devota 243 Scritti di evangelizzazione per i singoli e le famiglie [244] [Non assegnato] [245] [Non assegnato] 246 Uso dell’arte nel cristianesimo 247 Arredamento sacro e oggetti connessi 248 Esperienza, pratica, vita cristiana 249 Pratiche cristiane nella vita della famiglia

250 Pratica pastorale cristiana e ordini religiosi 250 Chiesa cristiana locale e ordini religiosi cristiani 251 Predicazione (Omiletica) 252 Testi di sermoni 253 Lavoro pastorale (Teologia pastorale) 254 Amministrazione della chiesa locale 255 Congregazioni e ordini religiosi [256] [Non assegnato] [257] [Non assegnato] [258] [Non assegnato] 259 Cura pastorale delle famiglie, di specifici gruppi di persone 260 Organizzazione cristiana, servizio sociale e culto 260 Teologia sociale ed ecclesiastica cristiana 261 Teologia sociale, relazioni e atteggiamenti interreligiosi 262 Ecclesiologia 263 Giorni, tempi, luoghi di osservanza religiosa 264 Culto pubblico 265 Sacramenti, altri riti e atti 266 Missioni 267 Associazioni per attività religiose 268 Educazione religiosa 269 Rinnovamento spirituale 270 Storia del cristianesimo 271 Congregazioni e ordini religiosi nella storia della chiesa 272 Persecuzioni nella storia generale della chiesa 273 Controversie dottrinali ed eresie nella storia generale della chiesa 274 Cristianesimo in Europa 275 Cristianesimo in Asia 276 Cristianesimo in Africa 277 Cristianesimo in Nordamerica 278 Cristianesimo in Sudamerica 279 Cristianesimo in Australasia, nelle isole del Pacifico, nelle isole dell’Atlantico, nelle isole dell’Artico, nell’Antartico 280 Denominazioni cristiane 281 Chiesa primitiva e chiese d’Oriente 282 Chiesa cattolica 283 Chiese anglicane 284 Denominazioni protestanti originarie dell’Europa continentale e istituti loro connessi 285 Chiese presbiteriane, chiese riformate con centro in America, chiese congregazionaliste, puritanesimo 286  Chiese battiste, Movimento di Restaurazione, chiese avventiste 287 Chiese metodiste; chiese connesse al metodismo [288] [Non assegnato] 289 Altre denominazioni e sette 290 Altre religioni [291] [Non assegnato] 292 Religione classica (Religione greca e romana) 293 Religione germanica 294 Religioni di origine indiana 295 Zoroastrismo (Mazdaismo, Parsismo) 296 Ebraismo 297 Islamismo, Babismo, fede Bahai (298) (Permanentemente non assegnato) 299 Religioni non enunciate altrove

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300 Scienze sociali 300 Scienze sociali, sociologia e antropologia 301 Sociologia e antropologia 302 Interazione sociale 303 Processi sociali 304 Fattori influenzanti il comportamento sociale 305 Gruppi di persone 306 Cultura e istituzioni 307 Comunità [308] [Non assegnato] [309] [Non assegnato] 310 Statistica 310 Raccolte di statistiche generali [311] [Non assegnato] [312] [Non assegnato] [313] [Non assegnato] 314 Statistiche generali dell’Europa 315 Statistiche generali dell’Asia 316 Statistiche generali dell’Africa 317 Statistiche generali del Nordamerica 318 Statistiche generali del Sudamerica 319  Statistiche generali dell’Australasia, delle isole del Pacifico, delle isole dell’Atlantico, delle isole dell’Artico, dell’Antartico 320 Scienza politica 320 Scienza politica (Politica e governo) 321 Forme di governo e di stato 322 Relazioni dello stato coi gruppi organizzati e i loro membri 323 Diritti civili e politici 324 La vita politica 325 Migrazioni internazionali e colonizzazione 326 Schiavitù ed emancipazione 327 Relazioni internazionali 328 Il processo legislativo [329] [Non assegnato] 330 Economia 330 Economia 331 Economia del lavoro 332 Economia finanziaria 333 Economia della terra e dell’energia 334 Cooperative 335 Socialismo e sistemi affini 336 Finanza pubblica 337 Economia internazionale 338 Produzione 339 Macroeconomia e soggetti connessi 340 Diritto 341 Diritto delle nazioni (Diritto internazionale) 342 Diritto costituzionale e diritto amministrativo 343 Diritto in materia militare, di difesa, di patrimonio pubblico, di finanza pubblica, tributario, in materia di commercio, in materia industriale 344 Diritto del lavoro, diritto in materia di servizio sociale, di educazione, di cultura 345 Diritto penale 346 Diritto privato 347 Diritto processuale e tribunali 348 Leggi, regolamenti, giurisprudenza 349 Diritto di specifiche giurisdizioni, aree, regioni socioeconomiche, organizzazioni intergovernative regionali

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350 Amministrazione pubblica e scienza militare 351 Amministrazione pubblica 352 Considerazioni generali di amministrazione pubblica 353 Specifiche materie di amministrazione pubblica 354  Amministrazione pubblica dell’economia e dell’ambiente 355 Scienza militare 356 Forze e operazioni a piedi 357 Forze e operazioni montate 358 Forze e operazioni aeree, altre forze e operazioni specializzate; genio militare e servizi connessi 359 Forze e operazioni di mare 360 Problemi e servizi sociali 360 Problemi e servizi sociali; associazioni 361 Problemi e servizi sociali 362 Problemi sociali di e servizi a gruppi di persone 363 Altri problemi e servizi sociali 364 Criminologia 365 Istituti di pena e affini 366 Associazioni e società segrete 367 Circoli di carattere generale 368 Assicurazione 369 Associazioni 370 Educazione 371 Scuole e loro attività; educazione speciale 372 Educazione primaria (Educazione elementare) 373 Educazione secondaria 374 Educazione degli adulti 375 Curricoli [376] [Non assegnato] [377] [Non assegnato] 378 Educazione superiore 379 Questioni di politica pubblica nell’educazione 380 Commercio, comunicazioni, trasporto 381 Commercio 382 Commercio internazionale (Commercio estero) 383 Comunicazioni postali 384 Comunicazioni 385 Trasporto ferroviario 386 Trasporto per vie d’acqua interne e su traghetti 387 Trasporto per via d’acqua, aerei, spaziali 388 Trasporto 389 Metrologia e standardizzazione 390 Usi e costumi, galateo e folclore 391 Costume e tenuta personale 392 Usi e costumi del ciclo della vita e della vita familiare 393 Usi e costumi funebri 394 Usi e costumi generali 395 Galateo (Etichetta) [396] [Non assegnato] [397] [Non assegnato] 398 Folclore 399 Usi e costumi della guerra e della diplomazia

400 Linguaggio 400 Linguaggio 400 Linguaggio 401 Filosofia e teoria; lingue internazionali 402 Miscellanea 403 Dizionari, enciclopedie, concordanze 404 Soggetti speciali del linguaggio 405 Seriali 406 Organizzazioni e gestione 407 Educazione, ricerca, soggetti connessi 408 Gruppi di persone 409 Geografia e biografia 410 Linguistica 411 Sistemi di scrittura delle forme standard delle lingue 412 Etimologia delle forme standard delle lingue 413 Dizionari delle forme standard delle lingue 414 Fonologia e fonetica delle forme standard delle lingue 415 Grammatica delle forme standard delle lingue [416] [Non assegnato] 417 Dialettologia e linguistica storica 418 Linguistica applicata 419 Lingue dei segni 420 Lingue inglese e antico inglese 421 Sistemi di scrittura, fonologia, fonetica dell’inglese standard 422 Etimologia dell’inglese standard 423 Dizionari dell’inglese standard [424] [Non assegnato] 425 Grammatica dell’inglese standard [426] [Non assegnato] 427 Varianti storiche e geografiche, varianti non geografiche moderne 428 Uso inglese standard (Linguistica prescrittiva) 429 Antico inglese (Anglosassone) 430 Tedesco e lingue affini 431 Sistemi di scrittura, fonologia, fonetica del tedesco standard 432 Etimologia del tedesco standard 433 Dizionari del tedesco standard [434] [Non assegnato] 435 Grammatica del tedesco standard [436] [Non assegnato] 437 Varianti storiche e geografiche, varianti non geografiche moderne del tedesco 438 Uso tedesco standard (Linguistica prescrittiva) 439 Altre lingue germaniche 440 Francese e lingue affini 441 Sistemi di scrittura, fonologia, fonetica del francese standard 442 Etimologia del francese standard 443 Dizionari del francese standard [444] [Non assegnato] 445 Grammatica del francese standard [446] [Non assegnato] 447 Varianti storiche e geografiche, varianti non geografiche moderne 448 Uso francese standard (Linguistica prescrittiva) 449 Occitanico, catalano, franco-provenzale

450 Italiano, romeno e lingue affini 451 Sistemi di scrittura, fonologia, fonetica dell’italiano standard 452 Etimologia dell’italiano standard 453 Dizionari dell’italiano standard [454] [Non assegnato] 455 Grammatica dell’italiano standard [456] [Non assegnato] 457 Varianti storiche e geografiche, varianti non geografiche moderne dell’italiano 458 Uso italiano standard (Linguistica prescrittiva) 459 Romeno, retico, sardo, corso 460 Spagnolo, portoghese, gallego 461 Sistemi di scrittura, fonologia, fonetica dello spagnolo standard 462 Etimologia dello spagnolo standard 463 Dizionari dello spagnolo standard [464] [Non assegnato] 465 Grammatica dello spagnolo standard [466] [Non assegnato] 467 Varianti storiche e geografiche, varianti non geografiche moderne dello spagnolo 468 Uso spagnolo standard (Linguistica prescrittiva) 469 Portoghese 470 Latino e lingue italiche 471 Sistemi di scrittura, fonologia, fonetica del latino classico 472 Etimologia del latino classico 473 Dizionari del latino classico [474] [Non assegnato] 475 Grammatica del latino classico [476] [Non assegnato] 477 Latino arcaico, postclassico, volgare 478 Uso latino classico (Linguistica prescrittiva) 479 Altre lingue italiche 480 Lingue greche classica e moderna 481 Sistemi di scrittura, fonologia, fonetica del greco classico 482 Etimologia del greco classico 483 Dizionari del greco classico [484] [Non assegnato] 485 Grammatica del greco classico [486] [Non assegnato] 487 Greco preclassico e postclassico 488 Uso greco classico (Linguistica prescrittiva) 489 Altre lingue elleniche 490 Altre lingue 491 Lingue indoeuropee orientali e lingue celtiche 492 Lingue afroasiatiche 493 Lingue afroasiatiche non semitiche 494 Lingue altaiche, lingue uraliche, lingue iperboreane, lingue dravidiche, lingue varie dell’Asia Meridionale 495 Lingue dell’Asia orientale e sudorientale 496 Lingue africane 497 Lingue indigene nordamericane 498 Lingue indigene sudamericane 499  Lingue non austronesiane dell’Oceania, lingue austronesiane, lingue varie

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500 Scienza 500 Scienze naturali e matematica 501 Filosofia e teoria 502 Miscellanea 503 Dizionari, enciclopedie, concordanze [504] [Non assegnato] 505 Seriali 506 Organizzazioni e gestione 507 Educazione, ricerca, soggetti collegati 508 Storia naturale 509 Storia, geografia, biografia 510 Matematica 511 Principî generali della matematica 512 Algebra 513 Aritmetica 514 Topologia 515 Analisi 516 Geometria [517] [Non assegnato] 518 Analisi numerica 519 Probabilità e matematica applicata 520 Astronomia 521 Meccanica celeste 522  Tecniche, procedure, apparecchi, attrezzature, materiali 523 Specifici corpi e fenomeni celesti [524] [Non assegnato] 525 Terra (Geografia astronomica) 526 Geografia matematica 527 Navigazione astronomica 528 Effemeridi 529 Cronologia 530 Fisica 531 Meccanica classica 532 Meccanica dei fluidi 533 Meccanica dei gas 534 Suono e oscillazioni connesse 535 Luce e radiazione affine 536 Calore 537 Elettricità ed elettronica 538 Magnetismo 539 Fisica moderna 540 Chimica e scienze connesse 541 Chimica fisica 542  Tecniche, procedure, apparecchi, attrezzature, materiali 543 Chimica analitica [544] [Non assegnato] [545] [Non assegnato] 546 Chimica inorganica 547 Chimica organica 548 Cristallografia 549 Mineralogia

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550 Scienze della Terra e geologia 551 Geologia, idrologia, meteorologia 552 Petrologia 553 Geologia economica 554 Scienze della Terra dell’Europa 555 Scienze della Terra dell’Asia 556 Scienze della Terra dell’Africa 557 Scienze della Terra del Nordamerica 558 Scienze della Terra del Sudamerica 559  Scienze della Terra dell’Australasia, delle isole del Pacifico, delle isole dell’Atlantico, delle isole dell’Artico, dell’Antartico 560 Fossili e vita preistorica 560 Paleontologia 561 Paleobotanica; microrganismi fossili 562 Invertebrati fossili 563 Invertebrati fossili marini e costieri vari 564 Mollusca e Molluscoidea fossili 565 Arthropoda fossili 566 Chordata fossili 567 Vertebrati a sangue freddo fossili 568 Aves (Uccelli) fossili 569 Mammalia fossili 570 Biologia 571 Fisiologia e soggetti connessi 572 Biochimica 573 Specifici sistemi fisiologici negli animali, fisiologia e istologia regionale negli animali [574] [Non assegnato] 575 Specifiche parti e sistemi fisiologici nelle piante 576 Genetica ed evoluzione 577 Ecologia 578 Storia naturale degli organismi e soggetti connessi 579 Storia naturale di microrganismi, funghi, alghe 580 Piante (Botanica) 581 Soggetti specifici nella storia naturale delle piante 582 Piante note per specifiche caratteristiche vegetative e per i fiori 583 Eudicotiledoni e Ceratophyllales 584  Monocotiledoni, angiosperme basali, Chloranthales, Magnoliidae 585 Pinophyta 586 Cryptogamia 587 Pteridophyta 588 Bryophyta [589] [Non assegnato] 590 Animali 591 Soggetti specifici nella storia naturale degli animali 592 Invertebrati 593 Invertebrati vari marini e costieri 594 Mollusca e Molluscoidea 595 Arthropoda 596 Chordata 597 Vertebrati a sangue freddo 598 Aves 599 Mammalia

600 Tecnologia 600 Tecnologia (Scienze applicate) 601 Filosofia e teoria 602 Miscellanea 603 Dizionari, enciclopedie, concordanze 604 Disegno tecnico, tecnologia dei materiali pericolosi; gruppi di persone 605 Seriali 606 Organizzazioni 607 Educazione, ricerca, soggetti connessi 608 Brevetti 609 Storia, geografia, biografia 610 Medicina e salute 611 Anatomia, citologia, istologia umana 612 Fisiologia umana 613 Salute e sicurezza personale 614  Medicina legale; incidenza delle lesioni, ferite, malattie; medicina preventiva pubblica 615 Farmacologia e terapeutica 616 Malattie 617 Chirurgia, medicina regionale, odontoiatria, oftalmologia, otologia, audiologia 618 Ginecologia, ostetricia, pediatria, geriatria [619] [Non assegnato] 620 Ingegneria e attività affini 621 Fisica applicata 622 Arte mineraria e attività connesse 623 Ingegneria militare e navale 624 Ingegneria civile 625 Ingegneria ferroviaria e stradale [626] [Non assegnato] 627 Ingegneria idraulica 628 Ingegneria sanitaria 629 Altri rami dell’ingegneria 630 Agricoltura e tecnologie connesse 631 Specifiche tecniche; apparecchi, attrezzature, materiali 632 Danni, infestazioni, malattie delle piante 633 Colture da pieno campo e da piantagione 634  Piante da frutto (Frutticoltura), frutta, scienze forestali 635 Ortaggi (Orticoltura) 636 Allevamento di animali 637 Tecnologia dei latticini e dei prodotti connessi 638 Coltura d’insetti 639 Caccia, pesca, tutela delle risorse biologiche, tecnologie connesse 640 Gestione della casa e della famiglia 641 Cibi e bevande 642 Pasti e servizio di tavola 643 Alloggi e loro attrezzature 644 Impianti domestici 645 Arredamento della casa 646 Cucito, vestiario, cura della vita personale e familiare 647 Gestione di collettività 648 Tenuta della casa 649 Allevamento dei bambini; cura domestica di persone con menomazioni e malattie

650 Gestione e servizi ausiliari 651 Servizi d’ufficio 652 Processi della comunicazione scritta 653 Stenografia [654] [Non assegnato] [655] [Non assegnato] [656] [Non assegnato] 657 Contabilità 658 Gestione generale 659 Pubblicità e relazioni pubbliche 660 Ingegneria chimica e tecnologie connesse 661 Tecnologia delle sostanze chimiche 662 Tecnologia degli esplosivi, dei combustibili, dei prodotti connessi 663 Tecnologia delle bevande 664 Tecnologia alimentare 665 Tecnologia degli oli, dei grassi, delle cere, dei gas industriali 666 Tecnologia ceramica e tecnologie affini 667 Pulitura, colore, rivestitura, tecnologie connesse 668 Tecnologia di altri prodotti organici 669 Metallurgia 670 Manifattura 671 Lavorazione dei metalli e prodotti metallici primari 672 Ferro, acciaio, altre leghe del ferro 673 Metalli non ferrosi 674 Lavorazione del legname, prodotti di legno, sughero 675 Lavorazione delle pelli e delle pellicce 676 Tecnologia cartaria (Tecnologia della pasta per carta e della carta) 677 Tessili 678 Elastomeri e loro prodotti 679 Altri prodotti di specifici tipi di materiale 680 Manifattura di prodotti per specifici usi 681 Strumenti di precisione e altre apparecchiature 682 Piccola fucinatura 683 Ferramenta, armi da fuoco leggere e apparecchi domestici 684 Arredamento e lavori in casa 685 Articoli in pelle e in pelliccia, e prodotti affini 686 Stampa e attività connesse 687 Abbigliamento e accessori 688 Altri prodotti finiti e tecnologia della confezione e dell’imballaggio [689] [Non assegnato] 690 Costruzione di edifici 691 Materiali da costruzione 692 Pratiche edilizie ausiliarie 693 Costruzione in specifici tipi di materiale e per specifici scopi 694 Costruzione in legno 695 Coperture 696 Impianti 697 Ingegneria del riscaldamento, dell’aerazione, del condizionamento d’aria 698 Finiture [699] [Non assegnato]

339

700 Arti e attività ricreative 700 Arti e attività ricreative 700 Le arti 701 Filosofia e teoria delle belle arti e arti decorative 702 Miscellanea di belle arti e arti decorative 703 Dizionari, enciclopedie, concordanze di belle arti e arti decorative 704 Soggetti speciali nelle belle arti e arti decorative 705 Seriali di belle arti e arti decorative 706 Organizzazioni e gestione delle belle arti e arti decorative 707 Educazione, ricerca, soggetti connessi nelle belle arti e arti decorative 708 Gallerie, musei, collezioni private di belle arti e arti decorative 709 Storia, geografia, biografia 710 Urbanistica e architettura del paesaggio 711 Urbanistica (Pianificazione territoriale) 712 Architettura del paesaggio (Progettazione del paesaggio) 713 Architettura del paesaggio delle vie di comunicazione 714 Acque nell’architettura del paesaggio 715 Piante legnose nell’architettura del paesaggio 716 Piante erbacee nell’architettura del paesaggio 717 Strutture nell’architettura del paesaggio 718 Progettazione del paesaggio dei cimiteri 719 Paesaggi di ambienti naturali 721 Materiali architettonici e elementi strutturali 722 Architettura dalle origini al 300 ca. 723 Architettura dal 300 ca. al 1399 724 Architettura dopo il 1400 725 Strutture pubbliche 726 Edifici per usi religiosi e connessi alla religione 727 Edifici per l’educazione e la ricerca 728 Edifici residenziali e affini 729 Progettazione e decorazione di strutture e di accessori 730 Scultura e arti affini 731 Procedimenti, forme, soggetti della scultura 732 Scultura dalle origini al 500 ca., scultura dei popoli senza scrittura 733 Scultura greca, etrusca, romana 734 Scultura dal 500 ca. al 1399 735 Scultura dopo il 1400 736 Intaglio e intagli 737 Numismatica e sigillografia 738 Arti della ceramica 739 Arti dei metalli 740 Grafica e arti decorative 741 Disegno e disegni 742 Prospettiva nel disegno 743 Disegno e disegni secondo il soggetto [744] [Non assegnato] 745 Arti decorative 746 Arti tessili 747 Decorazione d’interni 748 Vetro 749 Mobili e accessori

340

750 Pittura e dipinti 751  Tecniche, procedure, apparecchi, attrezzature, materiali, forme 752 Colore 753 Simbolismo, allegoria, mitologia, leggenda 754 Pittura di genere 755 Religione [756] [Non assegnato] 757 Figure umane 758 Natura, soggetti architettonici e vedute urbane, altri soggetti specifici 759 Storia, geografia, biografia 760 Incisione e stampe 761 Procedimenti a rilievo [762] [Non assegnato] 763 Procedimenti litografici (Procedimenti planografici) 764 Cromolitografia e serigrafia 765 Incisione in metallo 766 Maniera nera (Mezzatinta), acquatinta, procedimenti affini 767 Acquaforte e punta secca [768] [Non assegnato] 769 Stampe 770  Fotografia, computer art, cinematografia, videografia 771  Tecniche, procedure, apparecchi, attrezzature, materiali 772 Procedimenti ai sali metallici 773 Procedimenti di stampa con pigmenti 774 Olografia [775] [Non assegnato] 776 Computer art (Arte digitale) 777 Cinematografia e videografia 778 Specifici campi e tipi speciali di fotografia 779 Fotografie 780 Musica 781 Principî generali e forme musicali 782 Musica vocale 783 Musica per voci singole 784 Strumenti, complessi strumentali e loro musica 785 Complessi con un solo strumento per parte 786 Strumenti a tastiera, meccanici, elettrofoni, a percussione 787 Strumenti a corda (Cordofoni) 788 Strumenti a fiato (Aerofoni) (789) Compositori e tradizioni musicali 790 Arti ricreative e arti dell’esecuzione e dello spettacolo 791 Spettacoli pubblici 792 Rappresentazioni sceniche 793 Giochi e divertimenti al chiuso 794 Giochi d’abilità al chiuso 795 Giochi d’azzardo 796 Sport e giochi atletici e all’aperto 797 Sport dell’acqua e dell’aria 798 Sport equestri e corse di animali 799 Pesca, caccia, tiro

800 Letteratura 800 Letteratura (Belle lettere) e retorica 801 Filosofia e teoria 802 Miscellanea 803 Dizionari, enciclopedie, concordanze [804] [Non assegnato] 805 Seriali 806 Organizzazioni e gestione 807 Educazione, ricerca, soggetti connessi 808 Retorica e raccolte di testi letterari tratti da più di due letterature 809 Storia, descrizione, studio critico di più di due letterature

850 Letteratura italiana, letteratura romena e letterature affini 851 Poesia italiana 852 Letteratura drammatica italiana 853 Narrativa italiana 854 Saggistica italiana 855 Discorsi italiani 856 Epistolografia italiana 857 Satira e umorismo italiano 858 Miscellanea italiana 859 Letteratura romena, letteratura retica, letteratura sarda, letteratura corsa

810 Letteratura americana in inglese 811 Poesia americana in inglese 812 Letteratura drammatica americana in inglese 813 Narrativa americana in inglese 814 Saggistica americana in inglese 815 Discorsi americani in inglese 816 Epistolografia americana in inglese 817 Satira e umorismo americano in inglese 818 Miscellanea americana in inglese (819) Letterature americane in inglese cui non occorre dare risalto

860 Letteratura spagnola, portoghese, gallega 861 Poesia spagnola 862 Letteratura drammatica spagnola 863 Narrativa spagnola 864 Saggistica spagnola 865 Discorsi spagnoli 866 Epistolografia spagnola 867 Satira e umorismo spagnolo 868 Miscellanea spagnola 869 Letteratura portoghese e letteratura gallega

820 Letteratura inglese e in antico inglese 821 Poesia inglese 822 Letteratura drammatica inglese 823 Narrativa inglese 824 Saggistica inglese 825 Discorsi inglesi 826 Epistolografia inglese 827 Satira e umorismo inglese 828 Miscellanea inglese 829 Letteratura in antico inglese (Letteratura anglosassone) 830 Letteratura tedesca e letterature affini 831 Poesia tedesca 832 Letteratura drammatica tedesca 833 Narrativa tedesca 834 Saggistica tedesca 835 Discorsi tedeschi 836 Epistolografia tedesca 837 Satira e umorismo tedesco 838 Miscellanea tedesca 839 Altre letterature germaniche 840 Letteratura francese e letterature affini 841 Poesia francese 842 Letteratura drammatica francese 843 Narrativa francese 844 Saggistica francese 845 Discorsi francesi 846 Epistolografia francese 847 Satira e umorismo francese 848 Miscellanea francese 849 Letteratura occitanica, letteratura catalana, letteratura franco-provenzale

870 Letteratura latina e letterature italiche 871 Poesia latina 872 Poesia drammatica e letteratura drammatica latina 873 Poesia epica e narrativa latina 874 Poesia lirica latina 875 Discorsi latini 876 Epistolografia latina 877 Satira e umorismo latino 878 Miscellanea latina 879 Altre letterature italiche 880 Letteratura greca classica e moderna 881 Poesia greca classica 882 Poesia drammatica e letteratura drammatica greca classica 883 Poesia epica e narrativa greca classica 884 Poesia lirica greca classica 885 Discorsi greci classici 886 Epistolografia greca classica 887 Satira e umorismo greco classico 888 Miscellanea greca classica 889 Letteratura greca moderna 890 Letterature di altre specifiche lingue e famiglie linguistiche 891 Letterature indeuropee orientali e letterature celtiche 892 Letterature afroasiatiche 893 Letterature afroasiatiche non semitiche 894 Letterature altaiche, letterature uraliche, letterature siberiane e artiche, letterature dravidiche; letterature di lingue varie dell’Asia Sud-orientale 895 Letterature dell’Asia orientale e sudorientale 896 Letterature africane 897 Letterature indigene nordamericane 898 Letterature indigene sudamericane 899  Letterature delle lingue non austronesiane dell’Oceania, letterature austronesiane, letterature di lingue varie

341

900 Storia e geografia 900 Storia, geografia e discipline ausiliarie 901 Filosofia e teoria della storia 902 Miscellanea di storia 903 Dizionari, enciclopedie, concordanze di storia 904 Raccolte di narrazioni di avvenimenti 905 Seriali di storia 906 Organizzazioni e gestione della storia 907 Educazione, ricerca, soggetti connessi in storia 908 Storia in riferimento a gruppi di persone 909 Storia mondiale

950 Storia dell’Asia 951 Cina e aree limitrofe 952 Giappone 953 Penisola araba e aree limitrofe 954 India e paesi vicini dell’Asia meridionale 955 Iran 956 Medio Oriente (Vicino Oriente) 957 Siberia (Russia asiatica) 958 Asia centrale 959 Asia sudorientale

910 Geografia e viaggi 911 Geografia storica 912 Carte geografiche, mappe e piante della superficie della Terra e dei mondi extraterrestri 913 Geografia e viaggi relativi al mondo antico 914 Geografia e viaggi relativi all’Europa 915 Geografia e viaggi relativi all’Asia 916 Geografia e viaggi relativi all’Africa 917 Geografia e viaggi relativi al Nordamerica 918 Geografia e viaggi relativi al Sudamerica 919 Geografia e viaggi in Australasia, nelle isole del Pacifico, nelle isole dell’Atlantico, nelle isole dell’Artico, nell’Antartico, nei mondi extraterrestri

960 Storia dell’Africa 961 Tunisia e Libia 962 Egitto, Sudan, Sud Sudan 963 Etiopia ed Eritrea 964 Marocco, Ceuta, Melilla, Sahara occidentale, Isole Canarie 965 Algeria 966 Africa occidentale e isole al largo 967 Africa centrale e isole al largo 968 Repubblica Sudafricana e paesi vicini dell’Africa meridionale 969 Isole dell’oceano Indiano meridionale

920 Biografia, genealogia, insegne (921) Filosofi e psicologi (922) Capi religiosi, pensatori religiosi, altre persone operanti nel campo della religione (923) Persone operanti nel campo delle scienze sociali (924) Filologi e lessicografi (925) Scienziati (926) Persone operanti nel campo della tecnologia (927) Persone operanti nel campo delle arti e delle attività ricreative (928) Persone operanti nel campo della letteratura, della storia, della biografia, della genealogia 929 Genealogia, nomi, insegne 930 Storia del mondo antico (fino al 499 ca.) 931 Cina, fino al 420 932 Egitto, fino al 640 933 Palestina, fino al 70 934 Asia meridionale, fino al 647 935 Mesopotamia e altopiano iranico, fino al 637 936 Europa a nord e a ovest della penisola italiana, fino al 499 ca. 937 Penisola italiana, fino al 476 e territori limitrofi, fino al 476 938 Grecia, fino al 323 939 Altre parti del mondo antico 940 Storia d’Europa 941 Isole Britanniche 942 Inghilterra e Galles 943 Germania e paesi vicini dell’Europa centrale 944 Francia e Principato di Monaco 945 Italia, San Marino, Città del Vaticano, Malta 946 Spagna, Andorra, Gibilterra, Portogallo 947 Russia e paesi vicini dell’Europa orientale 948 Scandinavia e Finlandia 949 Altre parti d’Europa

342

970 Storia del Nordamerica 971 Canada 972  Messico, America Centrale, Indie occidentali, Bermude 973 Stati Uniti 974 Stati Uniti nordorientali (Nuova Inghilterra e stati atlantici centrali) 975 Stati Uniti sudorientali (Stati atlantici meridionali) 976 Stati Uniti centromeridionali 977 Stati Uniti centrosettentrionali 978 Stati Uniti occidentali 979 Regione del Gran Bacino e del versante del Pacifico degli Stati Uniti 980 Storia del Sudamerica 981 Brasile 982 Argentina 983 Cile 984 Bolivia 985 Perù 986 Colombia ed Ecuador 987 Venezuela 988 Guiana 989 Paraguay e Uruguay 990  Storia dell’Australasia, delle isole del Pacifico, delle isole dell’Atlantico, delle isole dell’Artico, dell’Antartico, dei mondi extraterrestri [991] [Non assegnato] [992] [Non assegnato] 993 Nuova Zelanda 994 Australia 995 Nuova Guinea e paesi vicini della Melanesia 996 Polinesia e altre isole del Pacifico 997 Isole dell’oceano Atlantico 998 Isole artiche e Antartide 999 Mondi extraterrestri

ESTRATTO DALLE TAVOLE DELLA CC 6. EDIZIONE1 Avvertenza sulla struttura del testo della CC Il testo della 6. edizione ristampata e corretta (1963) della Classificazione Colon è organizzato in tre parti La prima parte contiene le Regole di classificazione, generali e per ogni classe principale (o classe base) (CC, 1.1-1.124); la seconda parte contiene le Tavole per classificare, organizzate secondo la successione delle classi principali (CC, 2.1-2.172); la terza e ultima parte contiene le tavole di classificazione dei classici [indiani] e dei libri sacri con nomi particolari (CC, 3.1-3.126). Al termine di ciascuna sequenza è inserito un indice alfabetico specifico, che facilita rispettivamente l’individuazione delle regole, l’individuazione dei soggetti e delle discipline e infine l’individuazione delle opere classiche indiane per titolo e per autore. L’ultima edizione della CC pubblicata sotto il controllo di S.R. Ranganathan è la 6a edizione; uscita a stampa nel 1960, dopo tre anni ha avuto alcuni importanti aggiornamenti. Nell’edizione rivista e ampliata, le pagine contenenti gli aggiornamenti sono state pubblicate in posizione anticipata rispetto alle tre parti originali e hanno una sequenza di pagine numerate da 1 a 28 (ma senza prefisso). Gli aggiornamenti includono: l’Introduzione (Cap. 00, p. 1-16), che comprende l’Indice generale, la Prefazione alla 6. edizione e l’Introduzione vera e propria; un Allegato (Annexure, p. 19-28), che contiene la presentazione di alcune importanti modifiche introdotte tra il 1960 e il 1963. La Parte 1, Regole, è così organizzata in modo tale da introdurre subito i concetti fondamentali della CC in quanto classificazione analitico-sintetica, perciò diversa dalle classificazioni precedenti (per esempio, il numero di libro è una novità assoluta 1

 Le tavole sono liberamente tradotte, abbreviate o estese

343

all’interno di una classificazione bibliografica). I capitoli 01-04 trattano Numero di chiamata, Numero di classe, Numero di libro e Numero di collana. Il capitolo 05 introduce il concetto di focus e di faccetta e i simboli connettivi utilizzati nella costruzione dei numeri di chiamata. Il capitolo 06 offre una lista di abbreviazioni usate (per esempio, AD ovvero Alphabetical Device e CD Chronological Device); i capitoli 07-08 presentano rispettivamente i canoni di classificazione (già descritti nei Prolegomena to library classification, ai quali le regole fanno esplicito rinvio; Ranganathan 1967) e i principi e i postulati per una corretta sequenza nel processo di classificazione. I capitoli successivi sono dedicati alle regole per la costruzione di numeri specifici: il capitolo 1 presenta una panoramica generale delle classi principali. I capitoli 2-5 introducono tavole che contengono i concetti più comuni e ricorrenti nei soggetti composti, ovvero rispettivamente gli isolati comuni, isolati di tempo, isolati di spazio e isolati di lingua; come si può notare, si tratta di tavole che contengono concetti in parte corrispondenti a quelli contenuti nelle Tavole ausiliarie della DDC. Il capitolo 6 è dedicato alla rappresentazione delle relazioni sintattiche tra concetti che appartengono alla stessa disciplina o alla stessa faccetta di un soggetto. Il capitolo 7 è dedicato al concetto di classico e alla costruzione del relativo numero per i classici.

344

T.0 SCHEMA GENERALE DELLE CLASSI DI BASE1 z Generalia

M

1

∆ Esperienza spirituale

Universo della conoscenza

2 Biblioteconomia

Arti pratiche e misticismo

3

Scienze del libro

MZ

Scienze sociali e umane

4

Comunicazioni di massa

MZA Scienze umane

6 Museologia

N

Belle Arti

8 Gestione

O Letteratura

A

Scienze naturali

P Linguistica

AZ

Scienze matematiche

Q Religione

B Matematica

R Filosofia

BYC Astrofisica

S Psicologia

BZ

SY

Psicologia sociale

C Fisica



Scienze sociali

D Ingegneria

T Pedagogia

E Chimica

TUS

F Tecnologia

U Geografia

G Biologia

V Storia

H Geologia

W

Scienze politiche

HX

X

Scienze economiche

I Botanica

XX

Economia industriale

J Agricoltura

Y Sociologia

JX

YX

Scienze fisiche

Geologia applicata

Scienze forestali

K Zoologia

Psicologia educativa

Assistenza sociale

Z Legge

KX Zootecnia L Medicina 1  Lo schema generale è ottenuto a partire dalla 6a edizione rivista e aggiornata, integrata con alcune classi base della 7a edizione.

345

T.1 TAVOLA DEL NUMERO DI LIBRO [L] [F] [Y] [A]. [V] – [S] ; [C] : [Cr] Foci in F a1 Sistematica

g Progetto

a5 Alfabetica

h Grafico

a6 Cronologica





j Parodia

b Indice

k Adattamento

b1 Sistematico



b5 Alfabetico

p2 Dialogo

b51 Titolo



b52 Soggetto

q Codice

b53 Autore





w1 Versi

d

Dati



w2 Dramma w3

Narrativa

f

Immagine

w4 Lettere

f2

Scultura

x Citazioni

f3

Incisione

x4

f4

Grafica

f5

Pittura

f95 Film f9533 Film sonoro f954 Negativo f955 Trasparenti …

346

Ritagli di giornale

T.2 ISOLATI COMUNI Isolati Comuni Anticipanti a Bibliografie

w Biografie

c

Concordanze

w1 Autobiografie

d

Tavole

w4 Lettere

e

Formule

x Opere (raccolte

f

Atlanti

k

Enciclopedie e dizionari

y1

m

Periodici

y2 Sillabi

n

Seriali

y3 Sinossi

p

Atti di congressi

y7

q

Codici

y8 Digesti

v

Storia

o antologie) Programmi didattici

Studi di casi

Isolati Comuni Posticipanti b1

Calcoli

f3

Sperimentazioni

b2

Progettazione

f4

Discussioni

b6

Misurazione

c1

Pesatura

g

Critica

p

Bozze

r

Rapporti

u

Indagini

f f2

Ricerche Osservazioni

347

T.3a TAVOLA DEGLI ISOLATI DEL TEMPO [T]’[T2] Isolati in [T]: Suddivisioni cronologiche A Prima del 9999 a.C. A1 Eozoico A2 Paleozoico A3 Mesozoico A4 Cenozoico A5 Quaternario B C D

9999 a.C. fino al 1000 a.C. 999 a.C. fino al 1 a.C. 1 d.C. fino al 999 d.C.

E F G H I

1000 fino al 1099 d.C. 1100 fino al 1199 d.C. 1200 fino al 1299 d.C. 1300 fino al 1399 d.C. 1400 fino al 1499 d.C.

J K L M N P Q R S T U V W X YA YB

1500 fino al 1599 d.C. 1600 fino al 1699 d.C. 1700 fino al 1799 d.C. 1800 fino al 1899 d.C. 1900 fino al 1999 d.C. 2000 fino al 2099 d.C. 2100 fino al 2199 d.C. 2200 fino al 2299 d.C. 2300 fino al 2399 d.C. 2400 fino al 2499 d.C. 2500 fino al 2599 d.C. 2600 fino al 2699 d.C. 2700 fino al 2799 d.C. 2800 fino al 2899 d.C. 2900 fino al 2999 d.C. 3000 fino al 3099 d.C.

Isolati in [T2]: Tempi particolari c Giorno d Notte e Crepuscolo n Stagioni n1 Primavera n2 Estate

348

n3 Autunno n4 Inverno p p1 p2 p3

Periodi meteorologici Periodo della siccità Periodo delle piogge Periodo della neve

T.3b TAVOLA CRONOLOGICA DEL NUMERO DI LIBRO2 A B C D E F G H J K L M N P

Prima del 1880 A.D. dal 1880 al 1890 dal 1890 al 1899 dal 1900 al 1909 dal 1910 al 1919 dal 1920 al 1929 dal 1930 al 1939 dal 1940 al 1949 dal 1950 al 1959 dal 1960 al 1969 dal 1970 al 1979 dal 1980 al 1989 dal 1990 al 1999 dal 2000 al 2009

Q R S T U V W X Y ZA ZB ZC ZD

dal 2010 al 2019 dal 2020 al 2029 dal 2030 al 2039 dal 2040 al 2049 dal 2050 al 2059 dal 2060 al 2069 dal 2070 al 2079 dal 2080 al 2089 dal 2090 al 2099 dal 2100 al 2109 dal 2110 al 2119 dal 2120 al 2129 dal 2130 al 2139

Un esempio di applicazione delle due tavole cronologiche generale e di numero di libro, permette di apprezzarne le differenze in termini di precisione e di lunghezza della notazione: Anno Tavola generale

Tavola cronologica numero di libro

1751 L51 A 1830 M30 A 1891 M91 C1 1985 N85 M5 1993 N93 N3 2001 P01 P1 2017 P17 Q7 2   Applicabile come variante della Tavola cronologica generale nelle biblioteche con collezioni moderne

349

T.4 TAVOLA DEGLI ISOLATI DELLO SPAZIO [S].[S2] Isolati in [S]: aree geografiche 1 Globo 1-52 Impero romano 1-56 Impero britannico 19 Per zona 191 Equatoriale 192 Tropicale 192 Sud 1927 Nord 193 Sub-tropicale 195 Temperata 197 Sub-artica 198 Artica 1A 1N

Formazioni sovra-nazionali Nazioni Unite

Suddivisioni per soggetto (es.) 1(P111) Paesi di lingua inglese 1(Q7) Paesi musulmani 2 Madrepatria 3 Paese preferito 4 Asia 41 Cina 42 Giappone 43 Sudest asiatico 431 Indocina 433 Tailandia 436 Indonesia 438 Burma

350

44 India 4497 Stati himalaiani 44Q7 Pakistan 45 Iran 46 Penisola araba 47 Asia Minore 48 Siberia 49 Altri paesi asiatici 491 Afghanistan 495 Corea 496 Mongolia 5 Europa 51 Grecia 52 Italia 53 Francia 54 Spagna e Portogallo 541 Spagna 542 Portogallo 55 Germania 56 Gran Bretagna e Irlanda 561 Inghilterra 562 Galles 563 Scozia 564 Irlanda 57 Scandinavia 571 Svezia 572 Danimarca 573 Norvegia 58 Russia 591 Turchia 592 Stati balcanici 5921 Romania 5922 Jugoslavia

59251 Repubblica ceca 59252 Slovacchia 5927 Albania 5931 Austria 5932 Ungheria 594 Svizzera 595 Polonia 596 Benelux 5961 Belgio 5962 Olanda 5966 Lussemburgo 5971 Lituania 5973 Lettonia 5975 Estonia 6 Africa 611 Tanganica e Tanzania 612 Mozambico 613 Rodesia 6133 Rodesia del sud 615 Malawi 63 Sud Africa 641 Congo Belga 642 Africa sudoccidentale 643 Angola 65 Africa occidentale 654 Nigeria 657 Ghana 6591 Sierra Leone 671 Algeria 673 Tunisia 674 Libia 677 Egitto 678 Sudan 681 Eritrea 682 Etiopia 685 Somalia 687 Kenia 688 Uganda

7 America 71 America del Nord 7191 Groenlandia 72 Canada 73 Stati Uniti d’America 74 Messico 75 America centrale 751 Guatemala 752 Honduras 753 Salvador 755 Nicaragua 758 Costa Rica 76 Alaska 77 Panama 791 America del sud 7911 Uruguay 7913 Argentina 7914 Cile 7915 Paraguay 79161 Bolivia 79162 Perù 79163 Ecuador 79164 Colombia 79171 Venezuela 7918 Brasile 7926 Giamaica 7927 Cuba 8 Australia 81 Queensland 82 Nuovo Galles del Sud 83 Victoria 85 Australia occid.le 86 Australia settentr.le 93 Terre nell’Oceano pacifico 931 Filippine 933 Nuova Guinea 934 Melanesia

351

935 Micronesia 936 Polinesia 937 Nuova Zelanda 9392 Hawai Oceani 95 Indiano 96 Atlantico 961 Mare mediterraneo 97 Pacifico 983 Antartico 987 Artico

352

Isolati in [S2] 124 Foresta 137 Delta 14 Isola 16 Valle 2 Montagna 3 Città 5 Idrosfera 54 Lago 6 Fiume

T.5 TAVOLA DEGLI ISOLATI DI LINGUA 1 Indoeuropee 11 Germaniche 111 Inglese 11173 Inglese americano 112 Olandese 113 Tedesco 114 Svedese 115 Norvegese 116 Danese 117 Islandese 12 Latino 121 Italiano 122 Francese 123 Spagnolo 124 Portoghese 128 Celtico 1283 Gallese 1285 Gaelico d’Irlanda 1285 Gaelico di Scozia 13 Greco 14 Slave 141 Lettone 142 Russo 143 Bulgaro 144 Slavo meridionale 1441 Slavo 1442 Serbo 145 Polacco 146 Boemo

15 Sanscrito 151 Pracrito 1511 Pali 1512 Maharastri 152 Hindi 154 Marathi 16 Iraniano 164 Persiano 165 Afgano (Pashtum) 168 Urdu 17 Armeno 18 Albanese 191 Tocarico 197 Ittita 2 Semitico 21 Babilonese (incluso il siriaco) 22 Assiro 24 Aramaico 25 Ebraico 26 Fenicio 28 Arabo 3 Dravidiche 31 Tamil 32 Malayalam 33 Kanarese 34 Tulu 35 Telugu 36 Kui

353

4 5 6 7 8 9

Altre lingue asiatiche Altre lingue europee Altre lingue africane Altre lingue americane Altre lingue australiane Altre lingue oceaniche

99 Lingue artificiali 99M Solresol 99M8 Volapük 99M87 Esperanto

Come opzione preferibile, si possono utilizzare – senza difficoltà di applicazione rispetto alla notazione – i codici previsti dallo Standard internazionale di notazione abbreviata delle lingue (ISO 639-2 /B per le lingue) basata sulle prime 3 lettere del nome della lingua in inglese; per esempio DUC Olandese ENG Inglese FIN Finlandese FRE Francese GER Tedesco

ITA Italiano RUS Russo SPA Spagnolo Ecc.

Se tali codici si applicassero alla faccetta [P] della classe O Letteratura, si otterrebbe per esempio Letteratura inglese O111 oppure OENG Letteratura italiana O121 oppure OITA ecc.

354

a BIBLIOGRAFIA a [P], [P2] [P3],[P4]

Foci in [P] 1 Per modalità di produzione 11 Tavolette d’argilla 12 Manoscritti 128 Archivi 13 Libri audio 14 Libri a stampa 15 Fotoriproduzioni 151 Microfilms 1511 Strisce di pellicola 1512 Rotoli di pellicola 152 Photostat 17 Mappe 18 A rilievo 2 Per scrittura (da dividere come le lingue) 3 Per lingua (da dividere come le lingue) 4 Per natura della pubblicazione 43 Monografia (convenzionale) 44 Quotidiano 45 Ricreative 46 Riviste 47 Libri di reference 48 Patenti 494 Tesi e letteratura grigia 4994 Libri privi di testo 4995 Libri scritti ma non conservati

5 Per agenzia di produzione 54 Università 55 Amministrazione pubblica 58 Privati 6 Per epoca di pubblicazione 61 Antico 66 Corrente 7 Per edizione 71 Prima edizione 74 Proscritti 75 Di lusso 77 Autografi 8

Per gruppi sociali di lettori (da dividere come in Y Sociologia)

95 Traduzioni (da dividere prima per lingua dell’originale e poi per lingua di traduzione. Tra i due numeri della lingua si inserisce un trattino) 991 Per dimensioni 9911 Fuori formato 9912 Miniature 9917 Opuscoli

Foci in [P2] 1 Lista di pubblicazioni in un’area geografica

355

2 3 4 5 7

Catalogo di biblioteca Catalogo di editore Catalogo di libraio Cataloghi di mostre Elenchi di lettura

[P3] e [P4] Si riferiscono alle categorie di Spazio e di Tempo, da applicare secondo le modalità previste dalle Regole (p. 1.62-1.63).

356

2 BIBLIOTECONOMIA 2 [P] ; [M] : [E] [2P]

Foci in [P] 1 Internazionali 11 Mondiali 12 Nazionali 14 Regionali 15 Statali 16 Provinciali 2 Locali 21 Metropolitane 22 Civiche 3 Scolastiche e accademiche 31 Scuole elementari 32 Scuole medie 33 Scuole superiori 34 Università 36 Enti di ricerca 4 D’impresa 42 Industriali 44 Giornalistiche 45 Commerciali 48 Agenzie governative Altre in base al (SD) Esempi 4(Q) di Religione 4(X81) di Assicurazione

5

Club di lettura

6 Speciali 61 per ragazzi 63 Carcerarie 64 Ospedali 65 Per donne 68 Per ipovedenti 695 per marinai 95 Contatto 97 Private

Foci in [M] Usare gli stessi Foci in [P] della classe base a Bibliografia

Foci in [E] con [2P] 1 Selezione 2 Organizzazione 3 Funzionamento 4 Cooperazione 5 Trattamento tecnico 51 Classificazione 511 Collocazione a scaffale 512 Analisi e controllo per soggetto 55 Catalogazione

357

551 Catalogazione descrittiva 5511 Controllo d’autorità 5512 Descrizione bibliografica 6 Circolazione 61 Consultazione 62 Prestito 621 Prestito locale 624 Prestito interbibliotecario 63 Document Delivery 7 71 72 73 74 752 7521

358

Servizio di reference Reference immediato Reference ad ampio raggio Reference in presenza Reference a distanza Reference asincrono Per corrispondenza

75211 Posta tradizionale 75212 Posta elettronica 754 Reference sincrono 7542 Per telefono 7544 Per chat 7546 VoIP 8 Amministrazione 81 Acquisizione 811 Bilanci 815 Elenchi d’ordine 82 Ordini 84 Accessioni 85 Preparazione 88 Gestione e mantenimento 91 Restauro 97 Documentazione

O LETTERATURA O [P], [P2] [P3], [P4]

Foci in [P]

Come le suddivisioni per lingua

Foci in [P2] 1 Poesia 2 Teatro 3 Narrativa (compresi i racconti brevi) 4 Lettere (come forma letteraria) 5 Discorsi 6 Altre forme di prosa 7 Campu

Foci in [P3] 1. Da ottenere con il dispositivo cronologico (CD). 2. Per autori nati dopo il 1800, se l’anno di nascita non può essere accertato in alcun modo, il dispositivo cronologico deve essere creato con una sola cifra. Dopodiché si può aggiungere il dispositivo alfabetico (AD).

Foci in [P4]

Vedi Regole del Capitolo O della parte 1 della CC

359

S PSICOLOGIA S [P] : [E] [2P] Foci in [P] 1 Bambino 1 Neonato 12 Lattante 13 Infante 15 Preadolescente 2 Adolescente 21 Ragazzo 25 Ragazza 3 Post-adolescente 35 Mezza età 38 Anziano 4 Vocazionale 5 Sesso 51 Maschio 55 Femmina 58 Eunuco 6 Anormale 61 Genio 6916 Mancino …

360

Foci in [E] 1 Reazioni nervose 21 Sensi statici 22 Gusto 23 Udito 24 Olfatto 25 Vista 255 Percezione del colore 27 Tatto 28 Percezione cutanea 29 Altri sensi 3 Caratteri della coscienza 31 Attenzione 311 Appercezione 315 Selezione 318 Astrazione 32 Associazione 4 Cognizione. Concezione 41 Concezione di idee 42 Concezione dello spazio, del tempo e del movimento … 5 Sentimenti. Emozioni. Affetti 51 Piacevolezza. Spiacevolezza 52 Emozioni 521 Riso 523 Gioia 524 Rabbia 526 Paura …