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Italian Pages [277] Year 1977
STORIE E LEGGENDE DEL NORD
Rusconi
Le saghe scandinave, che tramanda no la memoria di sovrani ed eroi dell'an tico Nord, sono costituite da un sottile intreccio di storia e leggenda. Tra le due componenti prevale la seconda, che ar ricchisce i racconti di avventure straor dinarie, di credenze religiose o supersti ziose, di incontri fra i protagonisti ed esseri soprannaturali o figure tratte dal mito, come elfì, giganti, orchi, Valchi rie, uccelli parlanti o rocce che predico no il futuro. Tutto ciò non è però di sgiunto da attendibili riferimenti storici che offrono materiale a chi voglia rico struire, magari con l'aiuto dei dati of ferti dai reperti archeologici, un qua dro, il più veritiero possibile, della vita dell'antica Scandinavia. Questo volume, curato, come la Ed da di Snorri (Rusconi, 1975), da Gianna Chiesa Isnardi, filologa e scandinavista, raccoglie due saghe particolarmente si gnificative. La prima è la Saga degli Ynglingar, parte iniziale delle saghe dei re norve gesi redatte dall'islandese Snorri Stur luson (1178-1241), che raccolse e tra scrisse molte leggende e notizie riguar danti le origini e la tradizione delle po polazioni del Nord. La Saga di Hézlfr e dei Hézlfsrekkar, anonima, è invece un racconto di carat tere tipicamente leggendario. Allo stori co essa non offre che alcuni nomi di per sonaggi realmente vissuti e una buona probabilità che il nocciolo della vicenda narrata sia realmente accaduto. Esso è costituito dalla morte del celebre vichin go «re del mare» Halfr, tradito, insie me con i suoi guerrieri detti Halfsrek kar, da un infido ospite. Ma la ricchezza
e la bellezza di questa aga n s i s l mo proprio nella sua astorici tà: i n ·ssn si susseguono eventi straordinari ·d ·ss ·ri meravigliosi che intervengono n l l cende narrate come voci di un fat su periore che stabilisce il destino dcg l i uomini.
In sovraccoperta: Testa di animale intagliata sulla testiera di un letto appartenente alla nave funeraria vichinga di Gokstad, Norvegia ( slo, Mus o uni· versitario di Antichità nazionali). © Universitetets Oldsaksamling, Frederiks gate 2, si l.
Grafica di Mario Monge
Odhinn
cambiava aspetto; mentre il suo corpo giace
va come morto o addormentato egli diventava uccello o animale, pesce o serpe, portandosi in un batter d'oc
chio in terre lontane per accudire alle proprie o altrui faccende. Inoltre, con le sue parole, spegneva il fuoco,
calmava i marosi, mutava il vento a volontà. Possedeva
la nave che si chiama Skidhbladhnir, con la quale viag
giava sui grandi mari, e quella nave, poteva essere ri piegata come una tovaglia.
Odhinn
teneva presso di sé
la testa di Mimir che gli rivelava molle notizie dagli al
tri mondi. A volte resuscitava dalla terra i morti o si
sedeva sotto i corpi penzolanti dalle forche; perciò era detto signore degli spiriti dei morti o degli impiccati.
Possedeva due corvi che aveva addestrato a parlare;
essi volavano per l'ampio mondo e gli riferivano molte notizie. Perciò era divenuto straordinariamente saggio.
Tutte queste arti egli insegnava con le rune e quei canti
che son detti galdmr, perciò gli Asi sono detti fahhri di
canti magici. Òdlzinn possedeva l'arte, da cui scaturisce
un grande potere e che egli stesso esercitava, che si
chiama magia. Perciò aveva il potere di conoscere il destino degli uomini e le cose non ancora avvenute, ol
tre a quello di recare la morte o la sfortuna o la malat
tia agli uomini o anche di togliere il senno o la forza ad
uno per trasferirli ad altri. E questa magia quando è
praticata comporta una tale inverecondia che ai maschi parve che praticarla non fosse senza vergogna; e que
st'arte fu insegnata ali>, 1905, che procede a un riassestamento del testo proponendo di con siderare mancanti le strofe iniziali e aggiunte posteriormente quel le relative ad Alfr e Yngvi e a Jorundr. Queste sarebbero uni camente due doppioni rispettivamente della strofa su Alrekr ed Eirfkr e di quella relativa ad Agni. Schiick sostiene inoltre che a ogni re dovevano essere dedicate tre strofe, ognuna delle quali costituiva una frase compiuta. • Konungasogur. Die Ynglingasaga, in « Bibliotheca Arnama gnaeana », VIII ( 1950), pp. 17-1 1 1 . Beyschlag studia i rapporti tra le varie fonti che narrano le medesime vicende : Historia Norvegiae, Ynglingatal, Ynglinga saga, Ari, cercando di chiarificare le interre lazioni.
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fede in quanto « narrazione di uonum saggi » (sogn fr6db.ra manna) e ritenuti veri dagli antichi ( . . at gamlir frcedb.imenn hafa slikt fyrir satt haft) . Massima fiducia merita, secondo Snorri, quanto è scritto e tramandato dal saggio sacerdote Ari (Ari prestr inn fr6db.i), vissuto un secolo prima di lui e informato sugli antichi avvenimenti per aver avuto diretto contatto con molti di quegli « anti chi saggi » . Nell'opera di Ari, 1slendingab6k (Li bro degli Islandesi) , si trova alla fine un catalogo dei re che tuttavia differisce in parte dalla genea logia fornitaci da Snorri 7• Sono infine fonte di chiarata dell'autore i carmi composti da poeti con temporanei agli eventi, poiché essi, sebbene en comiastici di un sovrano o di un nobile, non con tengono che verità, essendo si abitudine dei poeti lodare altamente gli astanti ma non osando nes suno decantare imprese false o inventate, « perché ciò sarebbe ironia anziché lode » ( that vceri tha badh, en eigi lof) . Assai simile a quanto afferma nel Prologo della Ynglinga saga è ciò che Snorri scrive all'inizio della edizione separata della 6 !ajs saga ins belga ( Saga di 6 lajr il Santo) dove egli riprende il concetto dell'attendibilità delle poesie scaldiche. Qui Snorri sostiene che, mutando col passare degli anni, per dimenticanze, errori, ag giunte dei narratori, il contenuto delle saghe, si possono usare, per ricostruire la loro forma ori ginaria, proprio i carmi scaldici che se composti .
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Dell'opera ci è purtroppo giunta solo una breve versione.
a regola d'arte mantengono di certo la primitiva struttura, rivelata dalla persistenza delle antiche forme poetiche : « Le parole contenute nel carme sono le stesse che v'erano all'inizio, se esso è com posto secondo le regole, e sebbene l'uno l'abbia appreso dall'altro, ivi nulla può essere cambiato » . Questa annotazione, rivelatrice dell'attenzione fi lologica di Snorri, non conduce tuttavia a risul tati molto positivi nel nostro caso. Thj6dh6lfr, infatti, può aver conosciuto con certezza gli even ti verificatisi in un tempo per lui recente, ma ri percorrendo a ritroso la genealogia degli Yngling ar dovette esporre fatti risalenti anche per lui ad una tradizione assai lontana. Tuttavia quando Thj6dh6lfr componeva il carme Ynglingatal non si era ancora affermato quel fattore di disgrega zione della tradizione ricevuta che fu l'avvento del la religione cristiana 8 • Non soltanto il carme di Thj6dh6lfr è utilizzato da Snorri, egli infatti cita anche alcuni versi tratti dall'opera di un altro scal do, Eyvindr skaldaspillir, che, vissuto nel decimo secolo 9, aveva composto per Hakon jarl il poema che si intitola Haleygjatal (Enumerazione dei Ha leygir) enumerando, sul modello del carme di 8 Cfr. in proposito W. BAETKE, Yngvi und die Ynglinger, Berlino, 1964, p. 72 : « Se esso [il carme ] fosse stato composto dopo la cristianizzazione delle regioni nord-occidentali, si potrebbe contare sul fatto che il poeta - sotto l'influsso di pensieri evemeri stici- considerasse gli dèi come uomini preistorici. Se è di Thj6dh6lfr, bisogna tener conto delle rappresentazioni mitiche delle po polazioni del Nord ». • ca. 915-ca. 990. Hakon morl nel 995.
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Thj6dh6lfr, i suoi antenati ( appartenenti alla stir pe dei Haleygir, insediati nella regione detta Halo galand situata nella parte settentrionale della Nor vegia) . Anche in questo carme la schiatta dei re viene fatta risalire alla divinità : Sremingr, il ca postipite, è generato dalla gigantessa Skadhi con Odhinn ( un'altra volta però Snorri lo dice figlio di Yngvi-Freyr). Il H!zleygjatal non ci è noto che in frammenti; li troviamo, oltre che nella Heims kringla, nell'altra celebre opera di Snorri, l'Edda, e ancora nella Flateyjarb6k e nella Fagrskinna (La bella pergamena) . Come nel carme di Thj6dh61fr viene qui utilizzato il metro detto kvidhuh!zttr 10 , e la evidente analogia fra i testi spiega forse il so prannome del poeta Eyvindr detto sk!zldaspillir, « spogliatore di scaldi », cioè con molta probabi lità « plagiatore » . Snorri fa infine riferimento di retto ( c . 2 9 ) ad un'altra fonte da lui utilizzata, la Skjoldunga saga (Saga degli Skjoldungar) , che pur troppo è andata perduta. Anche questo testo rac conta le vicende di una stirpe : i discendenti di Skj oldr, capostipite divino (anch'egli è detto figlio di Odhinn ) della schiatta dei re danesi . Di questa saga ci resta una versione latina redatta dall'eru dito islandese Arngrfmur J6nsson 11 per mezzo del10 Metro poetico simile a quelli detti li6dhahittr e forn yrdhislag. Comprende una strofa di otto righe, di cui le pari sono composte da quattro sillabe e le dispari da tre. 11 Nato nel 1568 alla fattoria Audhunarstadhir in Vidhalur (nel Nord dell'Islanda) da cui trasse il soprannome di Widalinus. Fu educato dal vescovo Gudhbrandur a H6lar. Fu a Copenaghen dove studiò, e poi in patria rettore di H6lar e di Melstadhur.
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la quale si può almeno in parte ricostruire lo spi 1 rito della saga originaria 2 • Come nell'Eneide Virgilio nobilita Augusto creandogli un'origine divina, cosl Snorri fa discen dere dalla stirpe degli Asi la schiatta di sovrani che governerà la Svezia, un ramo della quale for merà la dinastia dei re di Norvegia. Anche l'igno to autore della Skioldunga saga attribuisce del re sto un'origine celeste ai signori di Danimarca. La tradizione narra che un popolo divino, gli Asi, proveniente da Asfa ( con facile nesso di etimolo gia popolare!) popolò la parte settentrionale del mondo secondo il disegno del destino : « Ma Odhinn, poiché era preveggente e conoscitore di magie, seppe che la sua discendenza avrebbe po polato la metà settentrionale del mondo [ . . . ] » e come Abramo partl obbedendo ad una necessità. Testimonianze di questa diffusa credenza si tro vano in molti testi nordici, che, seppur nei parti colari spesso contrastanti, sono tutti legati alla comune idea della migrazione dal Sud al Nord Sposò nel 1598 SOlveig Gunnarsd6ttir che gli lasciò, morendo, nel 1627, quattro figli. Conobbe Ole Worm e con lui intrattenne una interessante corrispondenza. Si spense, colpito da un'epidemia, il 26 luglio 1648 e fu sepolto a Melstadhur. Della saga originaria ci resta un frammento, il cosiddetto Sogubrot af fornkonungum (Frammento degli antichi re) , che è tuttavia rielaborato. 12 Secondo A. Olrik esistevano della saga due versioni : una più antica e particolareggiata, ed un'altra più recente e breve che sarebbe stata quella usata da Arngrfmur J6nsson. (Questa tesi viene confutata da J. Benediktson, cfr. « Bibl. Arnamag », XII ( 1957), pp. 107-1 17). S. Beyschlag ritiene tuttavia che Snorri abbia usato la Sk;oldunga saga solo come fonte secondaria. 13
della divina stirpe degli Asi. Cosi se ne trova traccia nella Heimslysing (Illustrazione del mon do) 13, dove si dice che dalla popolazione dei Tyrkir che avrebbe origine da Tiras :figlio di Jafet, figlio di Noè, fu colonizzata Svfthj6dh ( nome che indica ora la Scizia, specie quando è accompagnato dall'appellativo in mikla, « la grande » , ora la Sve zia 14 ) . Da qui la popolazione si spinse in N6regr, cioè in Norvegia, da dove parti per colonizzare l'Islanda ( fsland) da dove infine si spinse in Groenlandia ( Grrenland). Nel terzo trattato gram maticale 1 5 si fa di Odhinn e dei suoi i portatori di una tradizione poetica venuta con loro da Asfa land. Nella Sturlaugs saga ( Saga di Sturlaugr) si afferma che tutti coloro che vogliono chiamarsi saggi devono sapere che le terre del Nord furono colonizzate dagli uomini di Asfa il cui capo era Odhinn. Il Sorla thattr (Breve storia di Sorti) riporta le stesse notizie probabilmente ricavandole dalla stessa Ynglinga saga di Snorri 1 6 • Cosi in un manoscritto del quattordicesimo secolo (AM 764, 4° Kalund Katal. 2, 184 s . ) si trova il Uphaf altra frasagna (Inizio di tutte le narrazioni) , dove si 1 3 Contenuta nella Hauksb6k (manoscritto dovuto al giure consulto Haukr Erlendsson morto nel 1334), ci fornisce notizie sulla geografia della terra. 14 Cfr. su questo punto A. HEuSLER, Die gelehrte Ur geschichte im altisliindischen Schrifttum ( « Abhandlungen der kO niglich-preussischen Akademie der Wissenschaften, Phil.-Hist. Klasse » ), Berlino 1908, pp. 43-44. 15 Composto dallo scaldo 6lafr Th6rdharson ( 1210-1259) nipote di Snorri, presumibilmente tra il 1245 e il 1252 . 16 Cfr. A. Heusler, Die gelehrte . . . citato.
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ripete che : « Inizio di tutte le narrazioni in lingua norrena, quelle che seguono verità, fu che i Tyrkir e gli uomini di Asfa popolarono il Nord, ed occor re dire invero che la lingua che noi chiamiamo norrena giunse al Nord insieme con loro . Questa lingua si diffuse in Saxland (Sassonia, nome con cui si indica la parte nord-occidentale della re gione tedesca), Danmork (Danimarca), Svfthj6dh ( Svezia), N6regr ( Norvegia) e in parte di England ( Inghilterra ). Il capo di questo popolo era 6dhinn, :figlio di Th6rr; egli aveva molti figli. Molti uomi ni fanno risalire a 6dhinn la propria discendenza. Egli divise la terra fra i suoi :figli e li nominò capi. Uno dei suoi figli si chiamava Skjoldr ed è quello che si prese la terra che si chiama Danmork. Quel le terre che gli uomini di Asfa popolarono furo no dette Godhlond « terre degli dèi » e la popo lazione Godhthj6dh « popolo divino » . Tra Skjoldr e Yngvi-Freyr, suo fratello, quello che popolò il regno ora detto Svfarfki ( Svezia), furono posti confini. 6dhinn e i suoi figli erano assai saggi e conoscitori di magie, belli d'aspetto e pieni di vi gore. Molti altri nella loro stirpe erano uomini no tevoli con varie perfezioni, e gli uomini presero a sacrificare e a credere in alcuni di loro e li chia marono loro dèi [ . . ] » . Notizie di questo tipo si trovano ancora nella Bosa saga (Saga di B6si) che cita re Hringr sovrano di Gautland orientale, :fi glio di re Gauti, :figlio di 6dhinn re di Svfthj6dh venuto dall'Asia e nel Brot um fornan atrunadh, (Frammento sull'antica credenza) (AM 162 M .
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fol. Kalund Katal. l, 125). Ovviamente questo ti po di notizie è riferito anche nel Prologo dell'Ed 17 da di Snorri • Nella Skjoldunga saga si precisa an cora una volta la spartizione dei nuovi territori fra i figli del capo venuto dalle lontane terre del Sud : « Tradunt enim Odinum illum ex Asia ad ventantem, magis septentrionalis Europae ( Saxo niae, Daniae, Sueciae ), domitis incolis, adeptum esse imperium : Daniamque [ . . . ] Scioldo, Sueciam Ingoni :filio assignasse. Atque inde a Scioldo, quos hodie Danos, olim Skiolldunga fuisse appellatos : ut e t Svecos ab Ingone Inglinga. Ipsi autem Sve tiae ( sic specialius dictae) de nomine earum regio num nomen inditum, unde Odinus cum suis pri 1 mus emigravit » 8 • Il motivo per cui le genealogie degli antichi riportano con insistenza questa discendenza non è solo un pretesto per nobilitare la stirpe. Il con tinuo riferimento ad una mitica patria lontana da cui emigrarono in un tempo assai remoto divini 17 Tutte queste fonti insieme con altre minori sono raccolte e studiate da A. Heusler ( cfr. nota 1 3 ). Si veda anche ANNE HoLTSMARK, Snorres « euhemerisme », in Studier i Snorres Myto logi ( « Skrifter utgitt av Det Norske Videnskaps-Akademi i Osio, II. Hist.Filos. Klasse », Ny Serie, n. 4), Osio 1964. 18 « Si tramanda infatti che quel tale Odino, proveniente dall'Asia, ottenne il dominio sull'Europa più settentrionale (Sasso nia, Danimarca, Svezia) dopo averne sottomesso gli abitanti: as segnò la Svezia al figlio Yngvi e la Danimarca a Skjoldr. E cosi quelli che oggi [ sono detti ] Danesi furono un tempo detti Skjèild ungar da Skjoldr e allo stesso modo gli Svedesi [furono detti ] Ynglingar da Yngvi. La Svezia stessa inoltre ( chiamata cosi in particolare) prese nome traendolo da quello delle regioni dalle quali Odino per primo era emigrato con i suoi. »
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antenati e il costante oscillare di queste figure di progenitori tra l'umano e il divino mostrano la volontà non di abbassare gli dèi al livello del l'umano, ma di innalzare gli uomini, in partico lare quelH eminenti in una stirpe, i re, all'altezza del divino. Perciò Odhinn, di cui nell'Edda si erano esaltate le divine qualità, è lodato qui per le virtù nelle quali gli uomini possono imitarlo, non è più un modello irraggiungibile di celeste perfezione bensl un mago maestro di supreme umane virtù. Gli dèi sono lontani e irraggiungi bili dall'uomo, abitano la terra detta Godhheimar ( « Mondo degli dèi » ) , da identificare con un'Asia di vaga collocazione geografica. In questa patria lontana e felice vive un popolo divino il cui capo è Odhinn. Di lui vengono descritte le qualità di capo, quelle che ognuno dei suoi futuri discenden ti dovrebbe possedere. Egli è un sommo condot tiero ( hermadhr mikill) , fa lunghi viaggi ( vidh forull) conquistando vaste terre ( eignadhisk morg riki) . Fecondo di vittoria ( sigrstell) benedice i suoi imponendo loro le mani sul capo (gaf theim bjanak 1�) in un gesto ieratico veicolo di sicura protezione20• Dell'antico ordinamento di Asgardhr resta nella Svithj6dh descritta da Snorri anche il 19 Cfr . il gaelico bennact e il latino benedictio. "' Questo ricorda la str. 156 del carme Havamal (Carme dell'Alto ) « Un undicesimo [ canto] io conosco, l se devo alla bat taglia l condurre gli amici, l sotto gli scudi io canto, l ed essi vanno con potenza l sani verso la battaglia, l tornano sani da ogni dove ». 17
numero dei dodici consiglieri del re ( Heusler) 21 rifatto sul modello dei dodici capi preminenti in Asgardh r, cioè dei dodici Asi di stirpe divina ci tati nella Gylfaginning22• Essi sono diar ( cfr. an tico irlandese dia, « dio » ) cioè « dèi » 23, o dr6tnar cioè « signori » , capi di un popolo che guidano ad essere divino. Dr6tnar, plurale di dr6ttin, signifi ca « principe, guida della schiera » ( antico danese drotten, drot). Il finnico conserva ruhtinas da ger manico comune* druhtinaz, « principe »24• In que ste due parole è segnato un primo passaggio dal divino all'umano. Gli dèi diar che abitano in Godhheimar 25 diventano capi, condottieri, re. Si trasformano cioè nei modelli di perfezione umana che poi i sovrani della stirpe degli Ynglingar do vranno imitare . Importanti da questo punto di vista sono il conflitto e poi la fusione degli Asi col popolo dei Vani, che, secondo costantemente si ripete nell'Edda, non è di stirpe divina. Dai 21
Ma il dodici è numero di particolari significati simbolici in tutta la letteratura scandinava antica e soprattutto nei carmi dell'Edda poetica. Cfr. ANNE HoLTSMARK, Asgardhr og Troja, in Studier. . cit., pp. 58-59. 22 L'inganno di Gylfi, prima parte dell'Edda di Snorri. 23 La parola è infatti di origine celtica. 24 Cfr. ]. DE VRIES , Altnordisches etymologisches Wiir terbuch, Leida 1966, p. 85. 25 Heimar è plurale di heimr, « regione, mondo>>; cfr. da nese hjem, svedese hem, norvegese haim, islandese moderno heim ur, e ancora tedesco moderno Heimat « patria », Heim « casa>>, anglosassone hiim « dimora », inglese moderno home « casa > > ; godh « dio », presurnibilrnente da germanico comune *gutha- « l'invo cato >>, colui a cui si sacrifica, colui per il quale il liquido sacro si versa: sanscrito huta « invocato », havate « invoca >>, antico irlan dese guth « voce » : DE VRIES , Altnordisches cit., p. 219 e p. 1 8 1 . .
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Vani, gli Asi apprendono la magia detta seidhr, introdotta da Freyja che viene elevata al rango di sacerdotessa. Si osservi : i termini bl6tgodhi, bl6t gydhja designano il « sacerdote » e la « sacerdo tessa » sacrificanti, bl6tgudh è la « divinità » a cui il sacrificio viene innalzato . Nella lingua si rispecchia la bivalenza delle figure. Gli antichi dèi per insegnare agli uomini la vera religione offrono sacrifici . Ma a chi se non a se stessi poiché essi stessi sono i veri dèi ? È appena il caso di ram mentare la famosa strofa 1 3 8 del carme Havamal che descrive il sacrificio di Odhinn a se stesso : Io so che io pendetti all'albero spazzato dal vento per nove notti intere, da una lancia ferito e dedicato a Odhinn, io stesso a me stesso, su quell'albero che nessuno sa da quali radici cresca 26• Fino a che punto questa idea del dio che si fa uomo e si sacrifica a se stesso sia originale o mutuata dalla cristianità è difficile dire. Fattisi ma ghi, dunque, gli Asi partono dalla solare terra del ,.; Veit ek at ek hekk l vindga meidhi a l metr allar nio, l geiri undadhr l ok gefinn odhni, l s;Qlfr s;Qlfom mér, l a theim meidhi, l er mangi veit, l hvers hann af r6tom renn. 19
Sud verso le nuove patrie. Sud-Nord, solarità buio, vuoi forse indicare il passaggio dal cielo alla terra, da Godhheimar a Mannheimar ( « patria de gli uomini »)? La conquista dei nuovi territori è operata per magia. Gefjun 27 strappa a re Gylfi una terra da arare, e trasformati in buoi i quattro figli che ha generato con un gigante trascina via la terra sul mare formando Sjrelland. I buoi possono qui ricordare un mito del ciclo di Didone, relativo ad una estensione di terra compresa entro una pelle di bue28, che viene attribuita a un nuovo coloniz zatore. Anche Odhinn subito dopo diviene padro ne di molti altri territori in Svezia, facendo preva lere il suo potere di mago su quello di re Gylfi. L'asservimento delle terre non avviene con una lotta armata bensl grazie alla superiorità magica : « Odhinn [ . . . ] strinse con Gylfi un patto poiché a Gylfi sembrava di non avere forza da opporsi agli Asi » ( c . 5). « Forza » è qui kraptr, che è il potere magico contrapposto ad afl, la forza fisica . Ora che il dio-mago s'è impadronito delle nuove terre, la saga prende a descriverlo nelle sue ec celse virtù, quelle che egli insegna agli uomini e " Su di lei, cfr. un eccellente studio di A. 0LRIK, Gefion, in « Danske Studier », 1910. Olrik raccoglie racconti di analogo contenuto e trae dal folclore usanze riconducibili al mito ricono scendo in Gefjun una delle numerose divinità femminili della fer tilità, venerata particolarmente in Sjrelland, dove il suo nome è rimasto nel toponimo Gevn0 (costa orientale, di Sjrelland). Cfr. anche B. NERMAN, Hiirstamma danerna frdn Svealand?, in « Forn viinnen », XVI I ( 1 922), che dà del mito un'interpretazione storica. Se ne trarrebbe che i Danesi erano originariamente Svedesi. 28 Cfr. A. HEUSLER, Die gelehrte. cit., p. 56. ..
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che questi hanno da allora a lungo praticato (ithr6ttir tha>r, er menn hafa lengi sidhan medh farit) . Egli, mago supremo, è « l'eccellente fra tut ti » ( gofgastr af ollum) , modello a cui ogni re e condottiero deve ispirarsi. Le sue precipue qualità e le arti che egli insegna agli uomini sono quelle proprie del dio della magia e del diritto 29, che qui ha assunto la funzione di mago e giurista. Come mago egli è padrone dei canti, i canti poetici (li6dh) , nati per l'ispirazione che egli stesso largi sce e i canti magici ( galdrar) corrispettivi ad ogni entità di cui riproducono il ritmo specifico. La sua voce « incanta », il suo discorso contiene le pure verità. Ma se agli amici è fausto, tremendo diventa per i nemici, stringendoli nella morsa del terrore. Questo suo aspetto infausto è personificato e veico lato nei berserkir, guerrieri-orsi o lupi che a lui fanno omaggio. Da lui i maghi apprendono l'arte di fornire al proprio spirito l'aspetto di un altro esse re, specie di un animale- uccello, fiera, pesce o ser pe - con cui percorrere lunghe distanze in aria, terra, acqua o attorno al mondo. Egli possiede e comanda gli elementi : fuoco, mare, vento; gli so no dedicati gli impiccati, coloro cioè che per un sacrificio compensativo d'un sacrilegio furono pri vati del respiro che è vita e ispirazione, e della vo ce che ad essa dà forma tangibile 30• Odhinn è pa29 Cfr. G. DuMÉZIL, Mitra-Varuna. Essai sur deux représen tations indo-européennes de la souveraineté, ed. 2, Parigi 1 948 e altrove. :rJ Nella Gautreks saga (Saga di Gautrekr) , c. 7, si dice che
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drone del mondo e le pietre gli obbediscono schiu dendosi davanti a lui per dargli via libera ai tesori che contengono. La pietra è la fluida materia delle origini che raffreddandosi ha imprigionato le es senze pure : oro, gemme e cristalli ; in essa è im prigionata la forza feconda e creativa dell'origine e penetrare la pietra è afferrare questa forza. Odhinn è infine soprattutto maestro di quella pra tica magica oscena e misteriosa che si chiama seidhr 3 1 • Tutti questi suoi poteri sono compenStarkadhr sacrificò a Odhinn re Vfkarr impiccandolo a un albero e trafiggendolo con una lancia. 31 Cfr. D. STROMBACK, Se;d, in « Textstudier i nordisk religionshistoria » ( « Nordiska texter och unders srJyR. Cfr. J. DE VRIES, Altnordisches . .. cit., pp. 527 e pp. 575-576. 54 Riferimenti a questo mitico re si trovano tra l'altro anche in Saxo che narra su di lui un curioso aneddoto. 35
dictus est mare. Creditus post fata ut alter Nep tunus maris dominium habere. » 55 Figlio di Kare è Frosti, « alias ]0cull, à gelu sic dictus ». Van landi è dunque un re terreno, ma ha stretto un patto col mondo magico dei giganti rappresenta to dal suo matrimonio. Finnland ha precisamen te i tratti di ciò che re Sveigdhir cercava quando si era messo in cammino per trovare 6dhinn il vec chio . È ciò che si scopre nella pietra. L'allonta namento da questo mondo non può e non deve essere che temporaneo per chiunque a questo mon do appartenga, e chi se ne è troppo allontanato non può essere recuperato che per magia, unico tramite riconosciuto tra l'umano e il divino. Nelle operazioni magiche messe in atto da donne, sem pre interviene il simbolo del cavallo, animale che rappresenta il trascorrere da un mondo all'altro, da una dimensione all'altra. Cosi Vanlandi viene « cavalcato » dalla mara che lo recupera mercé una crudele morte al mondo cui egli appartiene. Con il racconto della vita e della morte di 55 « Fornj6tr re di Finlandia ebbe tre figli : Logi, fiamma, del quale si ritiene abbia il dominio sul fuoco. Costui è altrimenti det· to, per la particolare bellezza, Halogiae : eccelsa fiamma da cui Halogaland, [ . ] Kare, vento, che i ciechi abitanti del luogo riten· gono nel consesso degli dèi preposto ai venti come quel certo Eolo. Allo stesso modo il mare è detto Hlcer e anche JEgir. Si ritiene che dopo la morte abbia il dominio dei mari come un altro Net· tuno. » Sull'etimologia di Halogaland, qui fatta risalire al mitico Logi, gigante del fuoco, dr. H. KoHT, The Ethimology of Ha logaland, in « Publications of the Society for the Advancement of Scandinavian Studies and Notes », XVIII ( 1944-1945 ), pp. 249-251 . ..
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Vfsburr si passa nel campo proprio della saga clas sica in cui ricorrono gli elementi tipici del rac conto di questo genere, la vendetta in particolare. Anche qui la morte del sovrano non è eroica bensl dovuta a risentimenti familiari. V.lsburr è un re dominato dalla sfera della fecondità, perpetra i suoi « delitti » prima contro la moglie e poi con tro i figli negando loro una ricchezza cui hanno pieno diritto. Anche qui la vendetta avviene per magia e la tragica fine del sovrano come il suo comportamento servono da pretesto per lanciare una maledizione che colpirà per primo D6maldi, il figlio illegittimo dannato per stregoneria alla sfortuna, e quindi l'intera stirpe condannata alla maledizione del delitto fra consanguinei. Nei versi di Thj6dh6lfr sulla morte di Vfsburr si riconosce un accenno al tipico funerale vichingo : il re muore arso in una casa che però è metaforicamente chia mata « nave col focolare », perciò il rituale, da un punto di vista esteriore, è salvo. Il rapporto negativo fra Vfsburr e le divinità supreme preposte alla fertilità si riflette sul figlio D6maldi che alle stesse viene addirittura offerto in olocausto . L'uso di sacrificare agli dèi il proprio sovrano in periodi di grave carestia può forse tro vare lontana conferma in un passo di Ammiano Marcellino : « Apud hos [ i Burgundi ] generali no mine rex appellatur Hendinos, et ritu veteri pote state deposita removetur, si sub eo fortuna titu baverit belli, vel segetum copiam negaverit ter37
ra » 56• Nel c. 4 del libro terzo della sua Historia de gentibus septentrionalibus Olao Magno parla di sacrifici umani a Uppsala per ottenere la fecon dità. Tuttavia da tali testimonianze non si può con certezza stabilire che tali usi fossero comuni nel l'antica Svezia, né si può chiedere conferma in tal senso all'analogo episodio di re Oiafr trételgja (c. 4 3 ) . Si dubita infatti da molti che esso altro non sia che un doppione dell'episodio di D6maldi. È tuttavia evidente che questa vicenda conferma il significato dell'antico sacrificio : esso è un atto compensatorio dell'offesa inferta al dio. Se l'antico sovrano svedese è, come sostengono alcuni, una specie di dio in terra, figura sacrale e non sem plice capo umano 57, il suo sacrificio ripete ancora una volta il rito del dio immolato a se stesso. Quella fecondità che scende copiosa dal sangue di D6maldi asperso sugli altari si esprime in pienezza durante il regno di D6marr suo figlio 58 • Re Dyggvi figlio di D6marr è il terzo dei so vrani della serie che S. Beyschlag chiama D-Grup pe. Anch'egli è un re mitico e di lui non si riferi scono che i legami di parentela con i primi sovrani di Danimarca. Resta noto anche secondo la saga ,. « Presso costoro [i Burgundi ] il re è detto con generale appellativo Hendinos, e con rito antico, deposto il potere, viene rimosso se sotto il suo regno fosse mancato il successo in guerra o se la terra avesse negato abbondanza di raccolti » (Rer. Gest. XXVI II, 6). 57 Tesi respinta risolutamente da W . Baetke, Yngvi . .. citato. 58 Cfr. anche H. ScHi.iCK, Studier... cit., 1906, p. 58.
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per essere stato il primo a portare il titolo di so vrano 59. La caratteristica predominante di re Dagr è la saggezza. Egli è infatti soprannominato spaki, « saggio » . Nella sua sapienza conosce il linguag gio degli uccelli, possiede infatti un passero che gli rivela le notizie. Il richiamo a 6dhinn e ai suoi corvi Huginn ( « pensiero » ) e Muninn ( « me moria » ) è immediato. Ogni sera essi informano il dio di ciò che hanno visto e udito nel quotidiano volo intorno al mondo. Costante è il motivo del l'eroe che conosce il linguaggio degli uccelli . È prerogativa di Sigurdhr così come del giovane Konr 60• L'uccello rappresenta ciò che può con fa cilità e leggerezza trasmigrare dalla terra al cielo, l'uccello vede molti mondi e sente le voci della fama, attinge altezze inaccessibili all'uomo appren dendo le decisioni degli dèi. Così egli conosce i destini e i segreti delle cose, può riportare le voci della fama e rivelare i messaggi divini. Conoscere il linguaggio degli uccelli significa attingere quella sfera del celeste cui si giunge dopo la liberazione dai fardelli terreni. Privo del suo passero parlante, cioè del suo tramite col divino, re Dagr chiede reCfr. H. ScHI'kK, Studier . .. cit., 1906, p. 52. Cfr. Fafnismal (Carme di Fafnir) e Rigsthula (Canto di Rigr) , str. 45. Similmente Olao Magno (Historia de genti bus sep tentrionalibus, libro III, c. 14) riferisce che Erico figliastro di Craca mangiò una vivanda magica cosparsa del veleno di tre vipere legatevi sopra mediante un sottolissimo filo. Questo cibo lo rese capace di intendere il linguaggio degli animali e gli donò facoltà straordinarie di piacevolissimo oratore. "
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sponsi innalzando un sacrificio, il sonarbl6t. È questo un sacrificio di tipo particolare in cui si immolava un cinghiale, detto sonargoltr, il cui san gue era il sonardreyri 61 • Veniva prevalentemente innalzato quale rito di fecondità : lo testimoniano il legame del verro al dio Freyr e quello con le feste di metà inverno. Dalla lettura della prosa precedente la strofa 3 1 della Helgakvidha Hjor vardhssonar (Carme di Helgi figlio di Hjorvardhr) si rileva che il verro veniva sacrificato anche in oc casione di una heitstrenging, « innalzamento di un voto solenne » . Qui invece il sacrificio viene ele vato til fréttar, cioè « per conoscenza » . Dagr cer ca di riottenere mediante il sacrificio la facoltà che gli è stata tolta. Neppure la sua morte è eroica : egli viene ucciso da un forcone da fieno scaglia togli contro da uno schiavo. Strumento e simbolo di morte è ancora una volta il cavallo, rappresen tato qui da ciò che serve a nutrirlo. Sempre esso sarà collegato all'idea della morte e per antitesi della vita : la coppia cavallo bianco-cavallo nero 61 Molto discussa è l'etimologia e il rapporto fra le parole. Cfr. J. DE VRIES , Altnordisches . .. cit., p. 530. E. SIEVERS , Sonar goltr, in « Paul und Braunes Beitrage zur Geschichte der deutschen Sprache und Literatur », XVI ( 1 892), pp. 540-544, sostiene che la prima parte del nome sonar- significa « gregge di maiali » e che sonargoltr è l'eminente fra tutti, quello che verrà sacrificato, corri spettivo del sonorpair dei Longobardi (Editto di Rotari, § 351 ). Si veda l'esempio della Heidhreks saga (Saga di Heidhrekr) dove re Heidhrekr sacrificò a Freyr « il verro più grande che aveva » (than n golt, er mestan fekk, skyldi hann gefa Frey) . Su di esso si dovevano pronunciare i giuramenti solenni. Cfr. anche ANNE HoLTSMARK, Sonargoltr, in « Kulturistorisk leksikon for nordisk midclelalder », XVI ( 1971 ), p. 433.
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(riconoscibile sui frontoni delle case sassoni ) ri chiama questa dualità del destino. N ella vicenda di Agni tornano accenni alla stirpe dei giganti già citata a proposito di Van landi. Anche qui si parla di Finnland intesa come regno del freddo governato da Frosti . Già s'è det to della genealogia di questi giganti fornita nel Supplementum Historiae Norvegicae (c. 1 ) . Nella Flateyjarb6k la famiglia viene cosi descritta : Fornj6tr
l l
l
Hlér
l
Logi
Kari
l
Frosti
l
Snrer O con più precisione : Fornj6tr
� l
.---------' ---;
l
Logi
Hlér
l
Kari
l
Jokull l l
Snrer
l
Tborri
l
l
l
Fonn Mjoll Drlfa 41
Ci troviamo davanti, per usare le parole di Schiick 62, ad una specie di famiglia del freddo ( ett slags koldfamilj!) Fornj6tr è « antico gigan te », Hlér « mare », Logi « :fiamma » , Kari « ven to », Jokull ( detto altrimenti Frosti ) « ghiaccio », « ghiacciolo », Snrer « neve » , Fonn « nevischio », Thorri « mese del quarto vento » 63, Mjoll « neve fresca », Ddfa « turbine di neve » . S . Beyschlag separa la vicenda di Vanlandi e della di lui moglie Drffa da quella di Agni e Skjalf, sostenendo che nella prima si possono riscontrare i classici ele menti della Volkssaga, mentre nella seconda appa re evidente per contro il Heldenmotiv. Tale tesi mi pare poco sostenibile, né vale a suo conforto affermare che la presenza di Finnland è qui ca suale. Ciò non basta, né spiega la citazione di nomi come Frosti e Logi. Finnland è invece an cora una volta il regno del freddo e la patria di tanti esseri magici dotati di straordinari poteri. S . Lindqvist vuole riconoscere anche in Skjalf una componente della stirpe di Fornj6tr. Egli consi dera Skjalf una valchiria del fuoco loga dis {loga « della fiamma » ; dis -
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I nomi in maiuscolo ind ica no da 6DHINN fino a INGJAWR inn il/radhi, i sovrani degli �v!ar o coloro che pur non appartenendo alla stirpe degli Yngling r vinsero i so rani svedesi e si insediarono a Uppsalir per un cer o tempo. Con -++ si è indicata la lotta per la suprc· mazia tra tali re e i so rani degli Ynglingar. Da 6LAFR trételgja fino a ROGNVALDR h"eidhhunthteri sono segnati in maiuscolo i sovrani della stirpe degli Ynglingar che dominarono in NOreg r Il segno - vale a indi,are matrimonio o unione. Una riga verticale od obliqua indica Jiscedenza
SO!�i
l
Halfdan gulltonn
SOI�arr salvi 1
SO!vi imz :gamli
l
nove :figli
tLefi�
PROLOGO
Ho riportato in questo libro gli antichi rac conti sui capi che hanno esercitato il dominio nei Nordhrlond 1 e hanno parlato la lingua nordica 2, come li ho uditi narrare dai saggi; similmente [ ho elencato ] certe loro discendenze secondo quanto ho appreso. Parte [ del materiale ] è tratta dalle genealogie; i re e gli altri uomini illustri segna rono infatti le loro ascendenze; parte è scritta sul la scorta dei carmi antichi e di quelli, [ contenuti ] nelle saghe, che servirono da passatempo per gli uomini. Tuttavia, non conoscendo la verità al ri guardo, ci atteniamo alla testimonianza degli an tichi saggi che tali cose ritennero vere. Thj6dh6Ifr di Hvinir inn fr6dhi 3 era lo scal do di [ re ] Haraldr harfagr 4; egli compose anche su re Rognvaldr heidhumhteri 5 il carme che si in titola Ynglingatal. Rognvaldr era figlio di Olafr 1 Terre del Nord. Letteralmente « lingua danese » (a danska tungu hafa mtElt) ; tuttavia donsk tunga è praticamente sinonimo di norrcent mal. Entrambi indicano l'antica lingua scandinava. 3 Il Saggio. Hvfnir è ora Kvinesdal in Norvegia. • Chiomabionda. 5 Alto nell'onore. Cfr. anche E. WES SÉN, Ynglingasaga cit., p. 78. 2
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Geirstad.haalfr, fratello di Halfdan svarti 6 • In que sto poema sono elencati i suoi trenta antenati dei quali si racconta singolarmente la morte e la se poltura. Fjolnir 7 era il nome del figlio di Yngvi Freyr, quello che poi fu a lungo adorato dagli Sviar 8 e dal quale traggono origine gli Ynglingar. Eyvindr skaldaspillir 9 elencò invece gli antenati di Hakon jarl inn riki 10 in quel carme che si inti tola Haleygjatal e fu composto intorno a Hakon. In esso il figlio di Yngvi-Freyr è chiamato Sremingr; ivi si parla della morte e del luogo [ in cui si trova ] il tumulo di ciascuno di essi. Prima fu redatta la genealogia degli Ynglingar sulla base dello scritto 11 di Thj6dh61fr e poi fu completata secondo la narrazione di uomini saggi . La prima età è detta « età del rogo » [ poiché ] allora tutti i morti venivano bruciati, dopo di che si ergeva una pietra sepolcrale. Ma dopo che Freyr fu tumulato a Uppsalir 1 2 , molti capi fecero erigere in ricordo dei loro parenti oltre ai tumuli delle pietre sepolcrali. Poi, dopo che Danr inn mikil lati 1 3, re dei Danir 14, si fece preparare un tumulo 6
Nero. Vedi cc. 48-49. 7 Vedi c. 1 1 . 8 Svedesi. • Spogliatore di poeti, cioè, forse, plagiatore. Si può però anche intendere « colui che per la miglior qualità dei suoi versi è favorito da un signore a scapito degli altri ». 10 Il potente. Jarl è un titolo di nobiltà vicino a quello di re. 11 Sogn, « racconto, discorso ». Ma qui può indicare anche fonti scritte. Cfr. anche WES SÉN, Ynglingasaga cit., p. X. 12 Uppsala. 13 Il magnifico. 14 Danesi. 76
e ordinò che da morto ve lo portassero con la veste regale, l'armamento, il cavallo con tutti i finimen ti e inoltre grandi ricchezze, e molti suoi discen 15 denti fecero altrettanto, cominciò in Danmork l'« età. del tumulo » . A lungo tuttavia durò l'« età 1 del rogo » presso gli Sviar e i Nordhmenn 6 • 17 Haraldr harfagr era sovrano di N6regr quando fu colonizzato fsland 1 8 • Con Haraldr v'e rano degli scaldi, i cui carmi sono noti agli uo mini, come anche i carmi su tutti i re che si sono da allora succeduti in N6regr. Da quanto è scritto in quei poemi, [ recitati ] per i capi stessi o per i loro figli, abbiamo ricavato la maggior parte del materiale e crediamo che sia tutto vero ciò che in essi si legge a proposito delle loro spedizioni o delle loro battaglie. È [ infatti ] abitudine dei poe ti, altamente lodare gli astanti, ma nessuno ose rebbe decantare al re stesso delle imprese rico nosciute da lui stesso e dagli ascoltatori come fal se o inventate, perché ciò sarebbe ironia anzi ché lode. 19
Di Ari sacerdote inn fr6dhi Il sacerdote Ari figlio di Thorgils, figlio di 15 16 17
Danimarca. Norvegesi. Norvegia. 18 Islanda. 19 Vedi sopra, nota 3. Ari Thorgilsson ( 1067-1 148) è figura importantissima della letteratura islandese medioevale, autore della Islendingab6k, pervenutaci in una brevissima versione. A lui fu a lungo attribuita anche la Landnamab6k (Libro dell'insediamento) . 77
Gellir, in n fr6dh.i fu il primo uomo di questo Paese 20 a redigere in lingua norrena 2 1 la nuova ed antica sapienza. All 'inizio del suo libro dà rag guagli soprattutto sulla colonizzazione di fsland, sulla legislazione e sui giureconsulti assieme ai responsi di ciascuno di loro. A tal scopo calcolò gli anni in questo modo: prima per il periodo pre cedente l'introduzione del cristianesimo in fsland, poi per il periodo fino ai suoi giorni. Insieme rac colse molte altre storie sulle vite dei re sia in N6regr sia in Danmork sia in England 22 oltre agli eventi importanti accaduti in questo Paese. Tutte le sue storie mi paiono degne di nota; egli era molto saggio e vecchio essendo nato l'anno dopo la caduta di Haraldr figlio di Sigurdhr. Scrisse, co me egli stesso precisa, le vite dei re di N6regr secondo il racconto di Oddr figlio di Kolr, figlio di Hallr di Sfdha 23 • Oddr a sua volta aveva tratto [ le notizie ] da Thorgeirr afradhskollr 24, uomo as sai saggio e cosi vecchio che aveva vissuto a Nidharnes 25 al tempo in cui Hakon jarl inn riki era stato ucciso. In quello stesso luogo re Oiafr figlio 20 21
Cioè in Islanda. Vedi sopra, nota 2 . 22 Inghilterra. 25 Come nota Wessén ( Ynglingasaga cit., p. 53 ) questa in formazione non si trova nella Islendingab6k quale ci è pervenuta. 24 Termine di difficile interpretazione. Da confrontare con nefgildi, ted. Steuerkopf, ingl. poll-tax « testatico » ( imposta che grava su ciascun individuo). Composto da af-r!zdh « tributo » e kollr « testa » ; cfr. CLEASBY-VIGFUS SON, Icelandic-English Dictio nary, Oxford 1957. 25 Poi Nithar6s, oggi Trondheim. 78
di Tryggvi fece erigere il mercato che c'è tuttora 26• Ari il sacerdote giunse in Haukadalr presso Hallr figlio di Th6rarinn n quando aveva sette an ni e vi rimase quattordici anni. Hallr era sapientis simo e di buona memoria. Ricordava quando il sacerdote Thangbrandr 28 lo aveva battezzato al l'età di tre anni 29 ; era l'anno prima che il cristia nesimo fosse introdotto per legge in fsland. Ari aveva dodici anni quando il vescovo fsleifr morl 30• Hallr aveva viaggiato da un luogo all'altro ed era in società con re Olafr inn helgi 3 1 e ne aveva tratto grande profitto. Grazie a ciò sapeva [ molto ] del suo regno. Quando il vescovo fsleifr morl era no trascorsi dalla caduta di re Olafr figlio di Tryggvi circa ottanta inverni 32 • Hallr morl nove anni dopo il vescovo fsleifr, all'età di novanta quattro anni, all'età di trenta anni si era stabilito 26
Nel 995. 995-1089. 23 Giunto in Islanda nel 997 come missionario inviato da 6Iafr Tryggvason. Nel 999 fu però costretto a lasciare il Paese come bandito. 29 Cfr. 1slendingab6k, c. 9: « Hallr aveva buona memoria ed era degno di fede. Egli ricordava quando era stato battezza to. Ci disse che Thangbrandr lo aveva fatto quando [ egli] aveva tre anni ; ed era un anno prima che il cristianesimo fosse introdotto per legge ». JO Nel 1080. Era nato nel 1006. 31 Il santo. Di lui si parla nella settima parte della Heims kringla. Snorri elaborò inoltre questa saga separatamente, dandole anche un Prologo per molti aspetti simile a quello della Ynglinga saga. 32 Si legge nella 1slendingab6k, c. 9 : « Ciò avvenne nel giorno del Signore, sei notti dopo la festa dei SS. Pietro e Paolo, ottanta inverni dopo la caduta di 6lafr figlio di Tryggvi ». :n
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in Haukadalr dove aveva vissuto sessantaquattro anni, così scrisse Ari 33• Teitr, :figlio del vescovo fsleifr, era stato educato presso Hallr in Hauka dalr, dove abitò da allora in poi. Egli istruì il sa cerdote Ari comunicandogli molte informazioni che Ari in seguito mise per iscritto. Ari attinse molte notizie anche dalla :figlia del godhi Snorri 34, Thuridh r, che era saggia e intelligente. Ella ricor dava suo padre, Snorri, il quale aveva quasi tren tacinque anni quando il cristianesimo era giunto in fsland ed era morto un anno dopo la caduta di re 6lafr inn helgi. Perciò non c'è da farsi me raviglia che Ari avesse notizie veritiere intorno agli antichi avvenimenti sia di qui sia di fuori, avendone contezza da uomini vecchi e saggi, es sendo egli peraltro avido di sapere e dotato di buona memoria. E le poesie mi paiono minima mente corrotte se composte a regola d'arte e giu stamente interpretate 35• 33 lvi, c. 9 : « [ .. ] quando morl aveva novantaquattro in verni, e fu il giorno della festa del vescovo Martino, il decimo inverno dalla morte del vescovo fsleifr » . 34 Go dhi è il nome del sacerdote pagano. Questo personag gio appare nella Eyrbyggja saga (Saga degli uomini di Eyr) . Nato attorno al 964, morl nel 103 1 . Nella 1slendingab6k, c. l , s i legge: « [ . . . ] secondo l'opinione e il calcolo di Teitr mio patrigno, l'uomo più saggio che io abbia conosciuto, figlio del vescovo fsleifr, di mio zio paterno Thorkell figlio di Gellir, che aveva buona memoria, e di Thuridhr figlia del godhi Snorri, che conosceva molte cose ed era degna di fede [ .. . ] » . 35 Snorri intende dire che le poesie sono fonti fidate per la conoscenza degli avvenimenti in quanto sono ad essi contempo ranee, a condizione che siano conservate nella forma originaria e ben interpretate. Cfr. WESSÉN, Ynglingasaga cit ., pp. VIII, 53-54. .
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SAGA DEGLI YNGLINGAR
Qui si parla dell'ordinamento delle terre. L'orbe terrestre, abitato dalla popolazione umana, è assai frastagliato da insenature poiché grandi mari si protendono dall'oceano fin dentro la terra. È noto che il mare si protende da Norvasund 1 fino a Jorsalaland 2• Da questo oceano si estende verso nord-est un lungo braccio di mare che si chiama Svartahaf 3, il quale divide in due le re gioni del mondo : quella ad est si chiama Asia, quella ad ovest è detta da taluni Europa e da altri Enea. A nord di Svartahaf si estende Svithjodh in mikla o in kalda 4 • Taluni sostengono che Svi thj odh in mikla non è meno vasta di Serkland it mikla 5 ; altri la considerano pari a Blaland it mikla 6 • La parte settentrionale di Svithjodh è disa bitata a causa del gelo e del freddo, così come la parte meridionale di Blaland è deserta a causa il l.
1 Stretto di Gibilterra. 2 Terra di Gerusalemme. 3 Mar Nero. 4 Scizia vasta o fredda. Si tenga presente che vi sono due Svfthj6dh : l'una grande e fredda è regione molto vasta, l'altra di cui in seguito Snorri parlerà è la Svezia propriamente intesa. 5 La grande terra dei Saraceni. 6 La grande Etiopia.
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[ bruciante ] calore del sole. Svfthjodh comprende vaste regioni con molte razze di popoli e molte lin gue; vi abitano giganti, nani e negri e parecchie specie di popoli meravigliosi; [ infine ] vi si trova no animali e draghi straordinariamente grandi. Da nord, da quelle montagne che sono al di là di tutte le zone abitate, scorre in Svfthjodh un fiume che correttamente si chiama Tanais 7 anticamente que sto era detto Tanakvfsl o Vanakvfsl; esso sfocia in mare nello Svartahaf. Presso Vanakvfsl era la ter ra detta Vanaland 8 o Vanaheimr 9• Questo fiume divide le tre regioni del mondo : ad est c'è Asia ad ovest Europa.
2. Degli uomini di Asta. La terra ad orien te di Tanakvfsl in Asia era detta .Asaland 10 o .Asaheimr 11 , e la capitale del Paese fu detta .As gardh r 12• Nella fortezza c'era un capo che si chia mava Odhinn. Era quello luogo di solenni sacrifici . Era la regola che dodici sacerdoti del tempio fos sero i [ capi ] preminenti che prendevano le de cisioni circa i sacrifici e i giudizi fra gli uomini; essi erano detti diar o dr6tnar 13 • A loro tutto il 7 8
Don. Terra dei Vani. 9 Patria dei Vani. 10 Terra degli Asi. 11 Patria degli Asi. u Recinto degli Asi. 13 Su dr6tnar, cfr. E.S. DICK, A.E. Dryht und seine Sippe, Miinster 1965. 82
popolo doveva tributare serv1z1o e venerazione. Odhinn era un grande guerriero, faceva lunghi viaggi e conquistò molti regni. Era cosi favorito dalla vittoria che in ogni scontro aveva la meglio e cosi avvenne che i suoi uomini credettero che in ogni battaglia gli spettasse di diritto la vittoria. Aveva l'abitudine, quando mandava i suoi in bat taglia o comunque in missione, di imporre loro le mani sul capo dando la benedizione; essi crede vano cosi di garantirsi il successo . Cosi quando incappavano in difficoltà, sia in mare sia in terra, essi invocavano il suo nome e sembrava loro di attenerne sempre un sollievo. Pareva loro di go dere infine d'una protezione completa [ nei luo ghi ] dove egli si trovava. Spesso egli faceva viag gi cosi lunghi che rimaneva lontano per molti anni.
3 . Dei fratelli di 6dhinn. Odhinn aveva due fratelli ; uno si chiamava Vé, l'altro Vflir. Questi fratelli governavano il regno quando egli era lontano. Avvenne una volta che egli era par tito e aveva indugiato lontano cosi a lungo che un suo ritorno parve agli Asi assai improbabile. Al lora i fratelli presero a dividersi la sua eredità ed entrambi andarono a possedere Frigg la sposa di lui . Ma poco dopo Odhinn giunse a casa; egli ri prese la moglie [ presso ] di sé 14 • 1• Cfr. il carme Lokasenna (Invettiva di Loki) in cui ( str. 26) Loki accusa Frigg di avere giaciuto con Vé e Vilir. 83
4 . Guerra con i Vani. Odh inn parti con l'esercito per combattere i Vani, ma essi resistette ro bene e difesero la loro terra. La vittoria toccò un po' agli uni un po' agli altri; gli uni e gli altri saccheggiarono il Paese avversario arrecando dan ni. Quando ambedue furono stanchi, indissero un convegno di pace e si accordarono scambiando si ostaggi. I Vani mandarono i loro uomini più eminenti, Njordhr inn audhgi 15 e suo figlio Freyr. Gli Asi, in cambio, [ inviarono ] quello che si chia mava Hrenir dicendolo assai adatto [ a fare ] il ca po; era un uomo alto e bellissimo. Con lui gli Asi mandarono quello che si chiamava Mfmir, uomo sapientissimo. I Vani mandarono da parte loro co lui che nel loro consesso era il più saggio : si chia mava Kvasir 16 • Non appena Hrenir giunse in Vana heimr fu eletto [ dai Vani ] loro capo. Mfmir lo 15 L'opulento. Cfr. il carme Va/thrudhnismal (Carme di Vafthrudhnir) , strofe 38-39, dove si ripete che Njordhr fu man dato come ostaggio in Vanaheimr. Cfr. altresl la prima parte del l'Edda di Snorri, la Gylfaginning (c. 22). Un accenno alla guerra fra Asi e Vani si trova forse anche alle strofe 21-24 del carme Voluspa (Predizione dell'indovina) . 16 Qui Snorri smentisce quanto ha egli stesso scritto negli Skaldskaparmal (seconda parte dell 'Edda ) : « [ . . . ] gli dèi ebbero un conflitto con il popolo che si chiamava dei Vani. Quando indissero un convegno di pace, stabilirono la tregua in questo modo: en trambe [ le parti] si recarono presso una coppa e vi sputarono dentro. Quando si separarono, gli dèi presero quel simbolo di pace perché non volevano !asciarlo perire e perciò ne fecero un uomo che si chiamò Kvasir ; era cosl saggio che nessuno era capace di fargli domande alle quali non sapesse rispondere » (c. 2).
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consigliava in ogni cosa. Hrenir però, quando sta va in mezzo all'assemblea o a una riunione sen za Mimir accanto e gli veniva [ presentato ] qual che caso complicato, dava sempre la medesima ri sposta : « Decidano altri » ; così diceva. Allora i Vani sospettarono che gli Asi avessero barato nel lo scambio degli ostaggi. Perciò presero Mimir, lo decapitarono e mandarono la testa agli Asi. Odhinn prese la testa e la spalmò con [ unguenti ] d'erbe, affinché non putrefacesse, cantò su di essa degli incantesimi e le diede potere magico tale che essa parlava con lui e gli rivelava molte cose nascoste 17• Odhinn consacrò Njordhr e Freyr sacerdoti sacri ficatori ed essi furono diar con gli Asi. La figlia di Njordhr, Freyja, fu [ fatta ] sacerdotessa sacri ficale. Per prima insegnò agli Asi la magia che era comune tra i Vani. Quando Njordhr era tra i Vani egli aveva posseduto sua sorella, poiché tale era la legge laggiù. Loro figli furono Freyr e Freyja. Ma fra gli Asi era proibito il matrimonio tra pa renti cosi stretti.
5 . Di Gefjun. Una grande catena di monta gne si estende da nord-est verso sud-ovest dividen do Svithj6dh in mikla dagli altri regni. A sud delle montagne non c'è una grande distanza da Tyrk land 1 8 ; là Odhinn aveva grandi possedimenti. A 17
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Cfr. Voluspa, str. 46. Turchia.
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quel tempo i capi dei Rumverjar 19 si spinsero am piamente per il mondo sottomettendo tutti i po poli . Molti capi fuggirono dai loro domini a causa della guerra. Ma 6dhinn, poiché era preveggente e conoscitore di magie, seppe che la sua discen denza avrebbe popolato la metà settentrionale del mondo. Allora pose i suoi fratelli Vé e Vflir [ al governo di ] A.sgardhr, ed egli se ne andò e con lui tutti i diar e una folta schiera. Prima si diresse a ovest verso Gardhadki 20 e di ll a sud in Saxland 21 • Egli aveva molti figli. Divenne padrone di regni in molti luoghi in Saxland e vi pose a difesa i suoi :figli. Poi si diresse a nord verso il mare e stabill la propria residenza in un'isola; quel luogo ora si chiama 16dhinsey in Fjon 22 • Quindi mandò Gefjun a nord oltre lo stretto a cercare delle terre. Ella giunse da [ re ] Gylfì 23 il quale le donò una terra da arare. Ella andò in Jotunheimar 24 e là generò con un gigante quattro figli. Poi li trasformò in 1 9 Romani. "' Russia. 2 1 Con Sassonia si indica la zona nord-occidentale della regione tedesca. 22 Odensa in Fionia. 6dhinsey: « isola di 6dhinn ». 23 Nella Gylfaginning (c. l) Snorri racconta il mito di Gefjun in un modo poco diverso. Egli narra che re Gylfi di Svfthj6dh aveva donato ad un mendicante (Gefjun), che Io aveva intrattenuto, una terra da arare, quanta ne potessero lavorare quat tro buoi in un giorno e in una notte. Gefjun, di stirpe divina, prese da Jotunheimar quattro buoi, figli suoi e di un gigante, ag giogandoli all'aratro. Gli animali trascinarono la terra sul mare verso é>dhinsey e Gefjun diede a quell'isola il nome di Selund, stabilendovisi. " Patria dei Giganti.
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buoi e li aggiogò all'aratro trascinando la terra sul mare verso ovest proprio di fronte a Odhinsey, e quella [ terra ] fu chiamata Selund 25• Da allora ella visse colà . Fu presa in moglie da Skjoldr 26, figlio di Odhinn, ed essi abitarono a Hleidhr 27• E là [ dove la terra era stata rivoltata ] venne la distesa d'acqua di un lago detto LOgrinn 28• Ci sono tante baie in LOgrinn quanti promontori in Selund. Co sì cantò Bragi inn gamli 29 : Gefjun guidò [ l'aratro ] lontano d a Gylfì, era contenta d'ottenere il sole del mare, cosi le bestie da tiro [ muovendosi ] fumavano, e Danmork si ingrandì. Quei buoi avevano otto lune della testa, quando andarono dell'isola verso l'ampio suolo di conquista, e quattro teste 30• " Sj.elland. "' Capostipite degli Skjoldungar. 27 Lejre, città danese poco a sud-est di Roskilde. 28 Il lago. Si tratta del Malaren. 29 Il vecchio. Scaldo vissuto nel nono secolo. I versi apparten gono al carme Ragnarsdrapa. In esso Bragi descrive le figure di dèi ed eroi che erano raffigurate su di uno scudo a lui dato da un certo Ragnarr Sigurdhsson. Drapa è un tipo di poemetto (cfr. J. DE VRIES, Altn ordische Literaturgeschichte, ed. 2, Berlino 1964, I , pp . 120-129 ). 3° Cfr. E. WESSÉN, Ynglingasaga cit., p. 55. Il « sole del mare » è una kenning ( « metafora ») per « oro ». Le « lune della testa >> indicano invece gli « occhi » o forse le « corna » ; infatti si dice « bue lunato >>. Tuttavia l'interpretazione del passo è assai discussa. Cfr. anche ANNE HoLTSMARK, Gevions plog, in « Maal og Minne >> ( 1944), pp. 169-179. 87
Quando Odhinn venne a sapere che a est, da Gylfì, c'era terra di buona qualità, si recò là e strinse con Gylfì un patto poiché a Gylfì sembrava di non avere forza da opporsi agli Asi. Gyl:fì e Odhinn gareggiarono in stratagemmi e tranelli 31 e gli Asi erano sempre i più potenti. Odhinn sta bili la residenza presso LOgrinn nella località ora detta fornu Sigrunir 32, vi eresse un gran tempio e sacrificò all'uso degli Asi . S'appropriò di un ter ritorio molto vasto che chiamò Sigtunir e diede dimora ai sacerdoti del tempio : Njordhr abitò a Noatun, Freyr a Uppsalir, Heimdallr a Himin bjorg, Thorr a Thrudhvangr, Baldr a Breidhablik; a tutti egli elargf ottime dimore.
Si dice in verità che, quando Asa-Odhinn giunse nelle terre del Nord, e con lui tutti i diar, essi diedero inizio dif fondendole alle arti che in seguito gli uomini han no a lungo praticato . Odhinn era l'eccellente fra 6 . Dei talenti di Odhinn.
31 Con « tranello » s'è tradotto il nordico sj6nhverfing, ter mine quasi intraducibile composto da sj6n, « vista », e hverfing, accostabile al verbo debole hverfa, « girare una cosa, cambiarla », e al verbo forte hverfa, « avere un moto circolare o rotatorio », « sparire, svanire ». La parola indica una pratica magica mediante la quale si inganna l'occhio di chi guarda facendogli credere di vedere altra cosa. Se ne ha esempio tra l'altro nella Eyrbyggja saga e nella Gylfaginning. In italiano si potrebbe dire « inganno della vista » o forse « miraggio » o « far vedere lucciole per lanterne ». 32 Antica Sigtuna. Fra le dimore divine citate poco dopo solo Uppsalir, cioè Uppsala, è toponimo reale.
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tutti e da lui essi appresero tutte le arti, poiché egli le aveva conosciute tutte per primo e inoltre [ ne sapeva ] più di chiunque altro. Va pur detto perché egli era tanto onorato : questi motivi in ducevano [ tutti a tributargli onore ] : era cosl bel lo e nobile di aspetto, che, quando sedeva fra gli amici, a tutti rideva la gioia [ nel petto ] . Ma in guerra appariva tremendo ai nemici. Questo è do vuto al fatto che era esperto nell'arte di cambiare colore e forma a piacimento. Altra [ abilità ] era il suo [ modo di ] parlare : cosl gentilmente e pia namente che a tutti coloro che ascoltavano sem brava vero solo ciò [ che diceva lui ] . Parlava sem pre in versi cosl come ora si declama [ ciò che ] si dice poesia. Lui e i suoi sacerdoti si chiamano fab bri di canti, poiché a quest'arte diedero inizio nei Nordhrlond. Odhinn aveva in battaglia il potere di accecare, assordare o atterrire i nemici, di ren dere le loro armi inette a ferire come semplici ra moscelli 33• l suoi uomini invece avanzavano senza corazza invasi dalla furia come lupi o cani : morde vano nei loro scudi, erano forti come orsi o tori, sterminavano folle intere. Né il ferro né il fuoco li potevano [ fermare ] , e questa è detta « furia dei berserkir » 34 • 33 Cfr. il carme H!wamal (Carme dell'Alto) , str. 148 : « Un terzo [canto ] io conosco : l se grande è il mio bisogno l di frenare l'avversario l ottundo le lame [delle armi ] nemiche l così che esse non feriscano ». 34 I berserkir sono guerrieri rivestiti di pelli d'orso. Cfr. GIANNA CHIESA I sNARDI, Il lupo mannaro come superuomo, in Il Superuomo, III, a cura di E. Zolla, Firenze 1973 .
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7 . Delle arti di Odhinn. Odhinn cambiava aspetto ; mentre H suo corpo giaceva come morto o addormentato egli diventava uccello o animale, pe sce o serpe, portandosi in un batter d 'occhio in ter re lontane per [ accudire alle ] proprie o altrui fac cende. Inoltre, con le sole parole, spegneva il .fuo co, calmava i marosi, mutava il vento a volontà 35 • Possedeva la nave che si chiama Skfdhbladhnir, con la quale viaggiava sui grandi mari, e quel la [ nave ] poteva essere ripiegata come una tova glia 36• Odhinn teneva presso di sé la testa di Mi mir che gli rivelava molte notizie dagli altri mondi. A volte resuscitava dalla terra i morti o si sedeva sotto i corpi penzolanti dalle forche; perciò era detto signore degli spiriti dei morti o degli im piccati 37 • Possedeva due corvi 38 che aveva adde35 Cfr. Havpmal, str. 152 : « Un settimo [ canto ] io conosco, l se vedo una sala bruciare l con alte fiamme sui commensali, l non brucerà cosl forte l che io non possa salvarla; l io so recitare quell'incantesimo ». Cfr. anche str. 154: « Un nono [ canto] io conosco, l quando ho bisogno, l di salvare la mia nave fra i flutti, l io calmo il vento l sulle onde l e tutto il mare si placa ». 36 Cfr. Gylfaginning (c. 43 ) : « Certi nani figli di fvaldi costruirono Skfdhbladhnir e la donarono a Freyr. È cosl grande che tutti gli dèi possono navigarvi in assetto di guerra; non appena la vela è levata, un vento [la spinge] dovunque si voglia andare. Inoltre, essendo costruita con innumerevoli pezzi e grandissima maestria, quando non occorre viaggiare per mare la si piega come una stoffa per riporla in una borsa ». 37 Cfr. Havamal, str. 157 : « Un dodicesimo [ canto] io cono sco, l se vedo da un albero l penzolare il cadavere di un impic cato, l cosl io incido l e dipingo le rune, l che l'uomo si muove l e parla con me ». Nello stesso carme si racconta anche il sacrificio 90
strato a parlare; essi volavano per l'ampio mondo e gli riferivano molte notizie. Perciò era divenuto straordinariamente saggio. Tutte queste arti egli insegnava con le rune e quei canti che sono detti galdrar 39, perciò gli Asi sono detti fabbri di canti magici. Odhinn possedeva l'arte, da cui scaturisce un grande potere e che egli stesso esercitava, che si chiama magia 40 • Perciò aveva il potere di cono scere il destino degli uomini e le cose non [ ancora ] avvenute, oltre [ a quello ] di recare la morte o la sfortuna 4 1 o la malattia agli uomini o anche di to gliere il senno o la forza ad uno per trasferirli ad altri. E questa magia quando è praticata comporta una tale inverecondia 42 che ai maschi parve che di Odhinn impiccato all'Albero Cosmico per nove notti e sacrifi cato a se stesso. 38 Sono Huginn, « pensiero », e Muninn, « memoria ». Cfr . Gylfaginning, c. 38 e il carme Grimnismal (Il carme di Grimnir) , str. 20 : « Huginn e Muninn l volano ogni giorno l intorno alla terra ; l temo che Huginn l non torni indietro, l benché io tema di più per Muninn ». 3 9 Canti magici. 40 Seidh r è il nome di questa magia che è capacità di « lega re » la volontà altrui (cfr. dalla stessa radice la parola ant. alto tedesca seita, « corda, laccio » ). Era una pratica molto in uso, con probabili legami con la fecondità, tipica caratteristica dei Vani. Cfr. in proposito lo studio di D. STROMBACK, Se;d . citato, v. introduzione, nota 3 1 . " La « sfortuna » è detta 6hamingia, parola composta d a o prefisso negativo (ingl. e ted. un-) e hamingia che è « fortuna » nel senso di spirito protettore in forma femminile che segue l'uomo e lo protegge. Se ne veda un esempio nel c. 9 della Viga-Glums saga (Saga di Viga-Glumr) . " Ergi, termine che indica « impudicizia, comportamento osceno, codardia ». Il seidhr comportava queste pratiche oscene da riconoscersi soprattutto nella omosessualità. Cfr. STROMBACK, Se;d . cit., pp. 194 ss. .
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praticarla non fosse senza vergogna; e quest'arte fu insegnata alle sacerdotesse. Odhinn sapeva dove erano nascosti tutti i tesori della terra, e conosce va i canti che gli aprivano la terra e le rocce, le pietre e i tumuli; legava con le sole parole quelli che vi abitavano, poi entrava e prendeva tutto quanto gli piaceva . Per questi suoi poteri egli divenne assai famoso. I nemici lo temevano, gli amici se ne fidavano, credevano nella sua forza e in lui. Egli comunicò la maggior parte delle sue facoltà ai sacerdoti sacrifìcatori i quali gli erano vicini in tutta la saggezza e la magia. Però anche molti altri appresero parecchio e ne originò una pratica magica assai diffusa, che si mantenne a lun go. Gli uomini adoravano :Odhinn e i dodici capi, li dicevano loro dèi e credettero in loro a lungo da allora in poi. Sul nome Odhinn fu formato [ il nome proprio ] Audhun 43 e gli uomini chiamarono cosf i loro :figli. Dal nome di Th6rr derivano Thori r o Th6rarinn, o [ altri ] combinati con diversi no mi, come Steinth6rr o Hafthorr, o esso è alterato in vari modi.
8 . Legislazione di Odhinn.
Odhinn dettò le leggi nella sua terra secondo l'antico costume " Non è esatto che Audhun derivi da Odhinn. È piuttosto uno dei tanti appellativi del dio. Infatti Audhun è forma analogica ad * Audhynn che deriva dal protogermanico * Audhawiniz, antico inglese Eadwine, mentre Odhinn risale a *Wodhanaz (Cfr. DE VRIES, Altnordisches . . , ci t., p. 18, p. 416 e WES SÉN, Ynglinga saga ci t., p. 56). .
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degli Asi . Cosi stabili che tutti i morti dovessero essere bruciati e posti sul rogo con i loro averi. Disse che ognuno sarebbe giunto nella Valholl 44 con le ricchezze che aveva sulla pira e che vi avrebbe usufruito anche di ciò che personalmente aveva sotterrato. Le ceneri dovevano essere por tate via sul mare o essere sepolte nelle viscere della terra. In ricordo degli uomini eminenti si sarebbe eretto un tumulo e per tutti coloro che avessero mostrato qualità di veri uomini si sareb bero innalzate pietre sepolcrali; questo uso fu da allora conservato a lungo. Il sacrificio propiziatorio di fertilità doveva aver luogo sul far dell'inverno, quello per la cre scita a metà inverno e il terzo sacrificio, per la vittoria, in estate 45 • 44 Val-hall è l'aula (hall) dei prescelti ( valr) , cioè dei morti in battagliac Si vedano esempi di questo uso nella Gisla saga Surssonar (Saga di Gisli figlio di Surr) , c. 15: « Thorgrfmr intendeva alle stire la festa d'autunno alle vetr-nil!tr [ « notti d'inverno >>, cioè i tre giorni dopo i quali cominciava la stagione invernale, attorno al 14 ottobre] e fare la festa dell'inizio d'inverno sacrificando a Freyr [ ... ] »; e nella Ol(zfs saga ins belga (Saga di Ol(zfr il Santo) , settima parte della Heimskringla, c. 107 : « [ .. . ] c'erano stati nume rosi banchetti alle vetr-nll!tr con grandi bevute: al re era stato detto che erano brindisi tutti consacrati agli Asi secondo l'antico costu me; si diceva anche che era stato ucciso del bestiame e dei cavalli e gli altari arrossati col sangue e che il sacrificio e la formula [ di consacrazione ] erano stati compiuti in modo che fossero propizia tori di fertilità » ; c. 108 : « [ ... ] fu detto al re che gli Innthrrendir erano in molti a Mrerin dove a metà inverno c'erano stati grandi sacrifici innalzati per la pace e un buon inverno [ . .. ] »; c. 109 : « È loro abitudine fare un sacrificio in autunno per la festa del l'inizio dell'inverno, un altro a metà inverno e il terzo in estate per la festa dell'inizio dell'estate [ ... ] »; e infine c. 1 1 7 : « [ . . . ] egli
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Tutti gli uomini di Svithj6dh pagavano a Odhinn il tributo, una moneta a testa, ed egli in cambio doveva proteggere la terra dalla guerra e fare i sacrifici di fecondità a loro favore. Njordhr sposò una donna che si chiamava Skadhi 46 • Ella non voleva aver rapporti con lui e più tardi sposò Odhinn. Essi ebbero molti figli; uno si chiamava Sremingr. Su di lui Eyvindr skaldaspillir compose questi versi 47 : Stirpe degli Asi, dai poeti adorato, [ Odhinn ] , generò il raccoglitore di tributi con l'abitatrice del bosco di ferro, quando a lungo, in Mannheimar, l'amico degli uomini e Skadhi abitarono. [. . ] dell'osso del mare; e molti figli Ondurdis con Odhinn ebbe 48 • .
era abituato durante il paganesimo ad innalzare tre sacrifici ogni anno: uno alle vetr-metr, un altro a metà inverno e il terzo in estate [ ... ] ». Si confrontino anche i cc. 34 e 38 della Ynglinga saga. 46 Cfr. Gylfaginning, c. 23 : « Njordhr ha per moglie la [ donna] che si chiama Skadhi, figlia del gigante Thjazi. Skadhi vuoi [ abitare] nella dimora che possedeva suo padre, su certe mon tagne, nel luogo che si chiama Thrymheimr. Njordhr invece vuoi vivere presso il mare. Stabilirono perciò di rimanere nove notti a Thrymheimr e altre nove a N6arun ».