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Greek Pages 112 [119] Year 2011
Fozio
Dalla Bisanzio del IX secolo ci giungono queste Sentenze, per la prima volta raccolte e pubblicate con il corredo del testo greco a fronte. Fozio, discusso, controverso e coltissimo ecclesiastico, suggerisce un insegnamento morale ancora valido, senza sovrastrutture e infingimenti, estremamente realistico e pratico, facendoci riflettere sull’oggi perenne dell’uomo, compreso nel gioco delle passioni e nel bisogno di vincerle per realizzare pienamente la propria umanità. Un’angolazione differente per la comprensione di un’epoca, uno strumento per avvicinarci alla conoscenza di noi stessi.
Sentenze morali
Fozio - SENTENZE MORALI
Introduzione, traduzione e note a cura di Lucio Coco
Lucio Coco, studioso di letteratura cristiana antica, è autore di importanti lavori sulla tradizione patristica. Ha curato tra l’altro l’edizione integrale dei Detti dei Padri del deserto (Piemme, 1997) e del Meterikon. Detti delle Madri del deserto (Mondadori, 2002). Si è dedicato con particolare attenzione allo studio di Evagrio Pontico, pubblicando i testi A Eulogio: sulla confessione dei pensieri e consigli di vita e I vizi opposti alle virtù (Edizioni San Paolo, 2006). Di recente dello stesso padre del deserto ha curato l’edizione completa delle Sentenze e del trattato Gli otto spiriti della malvagità (Città Nuova, 2010).
«Chi sa comandare bene a se stesso, è adatto a reggere anche gli altri. Chi è schiavo delle passioni come potrebbe essere giudicato degno del comando? Prendendo il potere rende costoro suoi compagni di prigionia più che sudditi»
Leo S. Olschki 2011 isbn 978 88 222 6106 9
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FOZIO
SENTENZE MORALI Introduzione, traduzione e note a cura di
LUCIO COCO
LEO S. OLSCHKI EDITORE 2011
Tutti i diritti riservati
CASA EDITRICE LEO S. OLSCHKI Viuzzo del Pozzetto, 8 50126 Firenze www.olschki.it
Titolo originale dell’opera: Gno´mai Edizione cartacea ISBN 978 88 222 6106 9 Edizione digitale pdf ISBN 978 88 222 7905 7
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Le parole dei saggi sono come pungoli, e come chiodi piantati sono i detti delle collezioni. Qoe`let 12,11
1. L’attivita` di erudito di Fozio (820-893), per due volte patriarca di Costantinopoli, e` a tutti nota attraverso la sua Bibliotheca o Myriobiblon, un’opera che raccoglie le schede di lettura (che egli chiama codici, quasi si trattasse di testi di una collezione privata) di 279 libri per alcuni dei quali questo resoconto rappresenta tutto cio` che oggi sappiamo di essi. Molto meno nota e` la sua attivita` di autore e raccoglitore di sentenze senz’altro collegabile al grande amore per la lettura, alla vasta cultura – veniva considerato come «l’uomo piu` colto del suo tempo» (cfr. J.J. Norwich, Bisanzio, Milano, Mondadori, 2001, p. 159) – e all’impegno religioso e politico che lo ha condotto a esperienze di vita non sempre facili e di cui le Sentenze (e` questo il loro titolo originale, Sentenze morali e` il titolo editoriale scelto per questa edizione) sembrano riflettere situazioni e circostanze come a volere fissare cio` che stava vivendo e a volerne trarre un insegnamento, un motivo per parlare della natura umana, degli artifici e degli inganni del potere, delle difficolta` esistenziali incontrate e costruire con le sue rapide intuizioni un manuale di morale e di vita spirituale.
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2. L’esperienza personale di Fozio e` sicuramente all’origine delle riflessioni, dei pensieri e piu` in generale della sapienza che egli fissa in queste Sentenze. Appartenente a un nobile casato con legami di parentela con la famiglia imperiale, egli presto era giunto ad occupare alte cariche dello stato diventando capo della cancelleria imperiale. Fu chiamato per la prima volta alla cattedra patriarcale di Costantinopoli nell’858 con un atto che non fu accettato ne´ dal patriarca Ignazio I ne´, piu` tardi, dal papa Niccolo` I che convoco` un sinodo in Laterano (863) in cui non veniva riconosciuta la nomina di Fozio e si attribuiva ad Ignazio la legittimita` dell’elezione. Lo scontro fu molto duro tanto che nell’867 Fozio convoco` un concilio ecumenico in cui si giunse alla rottura con la Chiesa di Roma e una sentenza di deposizione fu emessa contro Niccolo` I. In questo stesso anno l’assassinio di Michele III, che aveva sostenuto le posizioni di Fozio, porto` al potere Basilio I, il quale si libero` presto di tutti funzionari al servizio del suo predecessore. Cosı` anche Fozio fu deposto e venne richiamato a Costantinopoli Ignazio I. Il nuovo corso di Basilio prevedeva anche il riavvicinamento con Roma e la condanna di Fozio all’esilio (Concilio di Costantinopoli, 869) fu una conseguenza di questa politica. A tale atto, negli anni successivi, seguı` la sua riabilitazione con la nomina a rettore dell’Universita` della Magnaura e a precettore dei figli dell’imperatore. Quindi alla morte di Ignazio, venne nominato per la seconda volta patriarca di Costantinopoli (877). Durante il secondo mandato Fozio riaprı` la questione con Roma (Concilio di Costantinopoli, 879-880) e vieto` la costituzione di un patriarcato autonomo della Bulgaria che nell’865 con il re Boris aveva accettato il cristianesimo come religione di stato. Nell’886 Fozio venne nuovamente deposto da Leone VI, che gli preferı` il fratello minore, Stefano I. Il vecchio patriarca fu esiliato in un monastero in Armenia, dove sarebbe morto qualche anno piu` tardi (893).
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3. Le linee di sviluppo biografico che si sono tracciate trovano continuamente un eco intellettuale e un risvolto didascalico nel libro. Molte sentenze sulla guida dello stato, sulla gestione del potere, sul rapporto con il popolo (cfr. nn. 19, 21, 34, 63, 82, 83) sembrano derivare direttamente dai contatti che aveva con principi e regnanti e dalla riflessione che egli poteva fare su stesso in quanto patriarca di Costantinopoli: «Quanto maggiore – puo` annotare a tal proposito – e` la dimensione di potere che ha raggiunto colui a cui e` toccato la dignita` episcopale, tanto piu` dovra` renderne maggiormente conto» (n. 168). L’attenzione all’interiorita`, la lotta alle passioni e al vizio, lo smascheramento della malvagita`, la ricerca della purezza del cuore, il rilievo dato ai moti dell’anima e il riferimento costante alla propria coscienza, che costituiscono il contenuto di ogni cammino spirituale di purificazione e di elevazione a Dio sono l’oggetto di numerose sue sentenze. Tuttavia questi temi si intrecciano costantemente con la ricerca di un ideale di virtu`, di una moralita` su cui costruire ed edificare non solo il carattere della persona ma su cui centrare ed organizzare anche i rapporti tra gli uomini e la vita civile. La ricerca di Fozio ha un fine prevalentemente pratico, attento ai legami e alle relazioni, la dimensione orizzontale prevale su quella verticale. Non e` un caso che molte sue sentenze sono dedicate all’amicizia, alla schiettezza, alla lealta` (cfr. nn. 6, 16, 47, 156, 165, 166, 194, 237, 238, 240, 250). Attraverso questi pensieri, che si inseriscono pienamente nella tradizione della teologia morale cristiana, a Fozio preme arrivare a un concetto di sapienza e di saggezza non avulsa, non disincarnata ma da spendere e da utilizzare tra gli uomini: «Il consiglio di un uomo saggio e` piu` potente di molte ricchezze e un parere dato al momento opportuno si rivela spesso piu` valido di molte forti mani» (n. 72). Le sue massime non sono per il solitario che cerca Dio nel deserto, ma sono per l’uomo che si fa esploratore dell’anima umana, ne riconosce le
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miserie, le bassezze, il limite e proprio in questo senso, conoscendo e approfondendo la sua umanita` e la sua natura, arriva ad esercitare la virtu`, investigata e ricercata in questi testi secondo un ideale laico di ricerca del bene sulla scorta della formazione classica che aveva ricevuto in eta` giovanile (cfr. Stephanou, Photius, DiSp col. 1397). 4. Spiritualita` e moralita`: questa potrebbe essere la sintesi sotto la quale rubricare e raccogliere le Sentenze. Anche la tradizione bibliografica conserva una traccia del percorso intellettuale seguito da Fozio. J. Hergenroether, il primo editore delle Sentenze, che egli attinge da un manoscritto del XIV sec. (Vaticano gr. 742 = V), sotto il titolo di Paraı´nesis dia´ gnomologı´as Photı´ou (letteralmente: Esortazione mediante una raccolta di sentenze di Fozio) riporta 214 gno´mai ovvero brevi sentenze morali, come egli stesso esplicita nell’intestazione latina dell’opera: Gnomologia sive admonitio per breves morales sententias (J. Hergenroether, Monumenta graeca ad Photium pertinentia, Ratisbonae, 1869, pp. 20-52). Un altro editore del libro, di qualche decennio posteriore, L. Sternbach, attribuisce alla raccolta il titolo latino, ricavato dal greco, di Opusculum paraeneticum (Cracoviae, 1893, pp. 2-27). In tal modo in entrambe le edizioni si viene ad insistere sulla natura di esortazione (paraı´nesis) di questi materiali, volendo assegnare ad essi una funzione che, al di la` della forma breve e rapida che assumono, ne fa, seppure in una maniera non sistematica e organica, dei veri e propri testi di istruzione morale e un’autentica guida spirituale. 5. A sottolineare tale finalita` il titolo «Esortazione» ricorre gia` in alcune raccolte di sentenze di Evagrio Pontico (cfr. Capita paraenetica – CPG 2443; Paraenesis ad monachos – CPG 2454), il padre del deserto egiziano vissuto nel IV sec. che e` considerato l’iniziatore della tradizione gnomica cristiana. Questo riferimento rende ancora piu` evidente l’appartenenza delle
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Sentenze di Fozio a un genere che attraversa non solo la tradizione cristiana, ma che ha anche una storia importante nella filosofia e nella letteratura pagane. In ambiente greco e` questo il caso dei proverbi degli Erga di Esiodo, delle massime di Solone e dei distici elegiaci di Teognide. Questa forma espressiva aurorale si propaga anche alla filosofia presocratica, se si accoglie la tesi di W. Jaeger che vede nei frammenti di Eraclito una raccolta di sentenze (cfr. W. Jaeger, La teologia dei primi pensatori greci, Firenze, La Nuova Italia, 1982, pp. 175-177). Il genere gnomico inoltre si estende anche ad altri linguaggi, come quello della medicina, per esempio gli Aforismi di Ippocrate sono la piu` nota raccolta di sentenze mediche conosciuta nell’antichita` classica (cfr. Ippocrate, Aforismi, a cura di L. Coco, Palermo, Sellerio, 1999). 6. Senza voler essere esaustivi e orientando piuttosto questo excursus allo scopo di presentare le Sentenze di Fozio e` opportuno ricordare almeno altre due raccolte di gno´mai dell’area dello stoicismo nuovo di eta` imperiale, i Pensieri di Marco Aurelio e il Manuale di Epitteto, le cui parafrasi in particolare – se ne elencano tre: quella anonima, quella dello pseudo-Nilo e quella presente solo nel codice Vaticano gr. 2335 (cfr. A. Carlini, Rifacimenti cristiani di opere pagane, in Aspetti di letteratura gnomica nel mondo antico II, a cura di M.S. Funghi, Firenze, Olschki, 2004, p. 100) – ebbero delle implicazioni importanti per lo sviluppo del genere nella tradizione cristiana. Accanto ad esse e` opportuno ricordare le 170 sentenze della Paraı´nesis del trattato stoico cristianizzato attribuito ad Antonio con il quale comincia la Filocalia, una raccolta di testi ascetici e mistici di padri greci apparsa a Venezia nel 1782 a cura del monaco Nicodemo l’Agiorita e Macario di Corinto (ed. Philokalı´a to´n hiero´n neptiko´n..., Athenai, Aster, 1957, t. I, pp. 4-27). Una sorte simile a quella delle sentenze dello pseudo-Antonio e` toc-
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cata anche alle Sentenze di Sesto Pitagorico, una compilazione che attraverso aggiunte e interpolazioni diventa cristiana tanto che gia` Origene ne parlava come di «un libro apprezzato da molti» (In Matthaeum 15,3), mentre Rufino nella sua traduzione latina di Sesto arriva ad attribuire la paternita` dell’opera a un certo Xistus, glorioso vescovo e martire romano (cfr. Praefatio di Rufino alle sentenze di Sesto, in H. Chadwick, The sentences of Sextus, Cambridge, University Press, 1959, p. 9, r. 8). 7. Le raccolte che si sono citate fin qui sono il frutto di contaminazioni, di riadattamenti e di interventi su qualcosa che gia` esisteva. Nel IV secolo tuttavia si assiste anche alla produzione di testi gnomici cristiani originali. Il primo autore, come gia` si e` accennato, fu Evagrio Pontico (cfr. A. Guillaumont, introduzione al Traite´ pratique, SC 170, p. 114, n. 1), monaco del deserto egiziano piu` aspro, prima quello di Nitria e poi alle Celle. A lui vengono attribuite numerose raccolte di sentenze, in particolare le Sentenze ai monaci (CPG 2435) e le Sentenze a una vergine (CPG 2436), che sono anche quelle piu` note e a cui tradizionalmente si pensa quando si parla delle sentenze di Evagrio (cfr. san Gerolamo, Epistola 133,3 [a Ctesifonte]; PL 22,1151: «Edidit librum et sententias...»; oppure lo storico Gennadio di Marsiglia (V sec.), De scriptoribus ecclesiasticis 11; PL 58,1067: «[Evagrius] edidit et paucas sententiolas valde obscuras...»). Ed e` ancora Rufino, nella sua infaticabile e talora contestata (da san Gerolamo, per esempio, perche´ non sempre traduceva testi dal carattere propriamente cristiano, cfr. Epistola 133,3 [a Ctesifonte]; PL 22,1152) opera di interprete che si incarica di tradurle nell’occidente latino cosı` come aveva fatto per Sesto. Evagrio e` tuttavia autore anche di altri gruppi minori di testi gnomici: l’Esortazione ai monaci, le Sentenze parenetiche, le Sentenze spirituali e le Altre sentenze (rispettivamente CPG 2454, 2443, 2444, 2445; per lo studio di questi testi cfr. il mio Evagrio, Sentenze, TP 215).
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8. La feconda attivita` di Evagrio si pone all’inizio e all’origine di una tradizione che avra` importanti imitatori soprattutto in ambiente monastico nell’oriente cristiano. E` il caso di ricordare le sentenze dell’Asceticon di Isaia vissuto verso la fine del IV sec. a Scete, anche questa una localita` remotissima del deserto egiziano, le 153 sentenze di Iperechio (fine V secolo) che vanno sotto il titolo di Esortazione ai Monaci e i 201 testi della Legge spirituale di Marco l’Eremita, attivo in Asia Minore tra V e VI secolo. Nell’occidente latino invece, parallelamente alla diffusione delle traduzioni rufiniane, non secondari per la storia del genere sono i Monita dell’abate Porcario (cfr. A. Wilmart, «Les Monita de l’abbe´ Porcaire», in «Revue Be´ne´dictine», 26 [1909], pp. 475-480) e anche il capitolo 4 della Regula Benedicti, quello degli Instrumenta bonorum operum, che viene ripreso da una tradizione sapienziale gia` da lungo tempo acquisita e consolidata e che e` stata considerata dagli studiosi come il sostituto di una «regola» «anteriormente alla definitiva riforma di san Benedetto» (A. Wilmart, «Les versions latines des Sentences d’E´vagre pour les vierges», in «Revue Be´ne´dictine», 28 [1911], p. 153). Parallelamente alla produzione di testi gnomici originali si assiste anche alla formazione di compilazioni di natura perlopiu` pseudoepigrafa costituite da materiali di provenienza varia e attribuiti falsamente a Padri importanti e molto noti. E` il caso per esempio dei Dicta sancti Effrem (in Opera omnia S.P.N. Ephraem Syri, opera et studio Josephi Assemani, vol. III, Romae, Ex Typographiae Pontificia Vaticana 1746, pp. 581-585) o della Norma vivendi (PL 83,1247-1252) assegnati rispettivamente a sant’Efrem e a Isidoro di Siviglia. Si tratta di una modificazione del genere che si associa in epoca piu` tarda, a partire soprattutto dal X e XI sec., alla formazione di florilegi spirituali sacro-profani. 9. A questa tendenza appartengono i Loci communes dello pseudo-Massimo, compilazione bizantina del IX-X sec., una
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collezione di brevi sentenze comprendente autori cristiani (Basilio, Gregorio Nazianzeno, Giovanni Crisostomo, Gregorio di Nissa, Nilo, Evagrio, Clemente Alessandrino, Dionigi l’Areopagita, Giovanni Climaco, etc...), testi delle Sacre Scritture, tratti soprattutto dai libri sapienziali (Siracide, Giobbe, Sapienza...) e una serie di sentenze profane pure per autore e altri materiali gnomici. Questa collezione ebbe una seconda edizione tra X e XI secolo che aggiunge anche sentenze di Fozio tra gli autori cristiani e accresce la parte profana del florilegio. Strettamente imparentata con i Loci communes e` la raccolta delle Sententiae di Antonio Melissa, che piu` che il nome di un autore e` il termine sotto il quale copisti, lettori, possessori di manoscritti rubricavano le compilazioni anonime e principalmente i florilegi, tanto che oggi si preferisce attribuire la compilazione a uno pseudo-Antonio (X-XI sec.), che ovviamente nulla ha in comune con quello di cui si e` detto al precedente § 6 (per queste notizie cfr. la voce di M. Richard, Florile`ges spirituels grecs, DiSp coll. 475-512). Il confronto di queste raccolte con le Sentenze di Fozio mette in evidenza una caratteristica importante del testo foziano. Questo riscontro permette infatti di individuare un certo numero di massime all’interno di esso la cui attribuzione e` da riferire ad autori pagani (30), ai Padri della Chiesa (24) oppure da far risalire a fonti bibliche (24), il che lascia pensare che Fozio avesse redatto una raccolta mista, come un diario o un quaderno personale di appunti, in cui aveva inserito anche pensieri non suoi, perche´ li riteneva utili per quello scopo di ammaestramento e di esortazione morale che, come si e` detto, rappresenta la destinazione finale dell’opera. 10. In un simile contesto e in una storia del genere cosı` articolata e strutturata nel tempo si inseriscono dunque le Sentenze di Fozio. Attraverso questa collezione, per entrare piu` nel dettaglio dei suoi contenuti, Fozio ci rende manifesto un pae-
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saggio interiore assai contrastato dove la virtu` rischia continuamente di essere offuscata dal vizio (n. 59), dove l’autenticita` dei rapporti personali puo` rimanere invischiata nell’opportunismo (nn. 50, 67, 94), nell’interesse personale di chi adula e cerca il proprio tornaconto (nn. 122, 127, 129) oppure ricevere il pregiudizio della calunnia (nn. 17, 51, 57, 73). La verita`, la sincerita`, la lealta` sono spesso oscurate dalla menzogna e dalla falsita` (nn. 55, 78). L’animo umano ripreso in questi detti e` come attraversato da una linea di discrimine: al di qua la triste realta` del peccato (nn. 58, 74, 90, 103, 172), dell’iniquita` (n. 68), delle passioni (nn. 5, 8, 32, 39, 43, 56, 61) e dei pensieri (nn. 36, 39, 46), al di la` il richiamo e l’appello alla sapienza e alla saggezza (nn. 3, 34, 71, 72, 84, 87), alla vigilanza (nn. 30, 61), alla moderazione, al badare a se stessi (nn. 4, 64, 75, 130). Fozio e` un testimone disincantato dell’umano. Egli non si fa nessuna illusione sulla sua natura, la stessa umilta` deve nascere dalla consapevolezza di questa limitazione, la grandezza sta nel riconoscere la propria piccolezza, la propria pochezza (n. 10). Su questa consapevolezza e` possibile fondare la virtu` e la stessa sapienza e` formata e costruita sulla coscienza del proprio limite (n. 41). 11. Da una parte percio` ci viene descritto un uomo vittima della vanita`, dell’ambizione, voce del coro degli adulatori, di chi cerca il proprio interesse e fa di tutto per perseguirlo, mentendo, macchinando trame e raggirando il suo simile. Dall’altro il richiamo di Fozio al disinteresse, alla nobilta` d’animo, alla generosita`, alla gratuita`, a formarsi sul modello di Cristo, mai citato in questa collezione eppure sempre presente a ispirare la capacita` di amare, di donarsi, di aprirsi ai fratelli nella verita`, nella lealta`, nella schiettezza e nella disponibilita`. Cio` che Fozio propone e` la purezza del cuore contro ogni doppiezza (n. 23), la poverta` evangelica contro l’avidita` (nn. 37, 111, 141, 225), la fiducia nel prossimo contro l’egoismo (n. 239), la mitezza con-
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tro l’ira e la collera (nn. 11, 25, 88), la carita` e la gratuita` contro il calcolo (nn. 50, 67), la serieta` contro il conformismo e l’omologazione (n. 133). Come si e` gia` accennato in precedenza egli intreccia il discorso etico con la riflessione spirituale. La lotta contro le passioni rende pronto l’uomo non solo ad ascoltare la voce di Dio e ad alimentarne il desiderio (n. 23) ma anche a stabilire migliori rapporti fra le persone. La ricerca interiore ha sempre una ricaduta nelle relazioni, non c’e` l’isolamento dell’asceta ma la vita sociale e civile dell’uomo di fede. Non a caso egli insiste molto sulle virtu` pubbliche come la disponibilita` (n. 7), la credibilita` (nn. 22, 54, 117), la capacita` di gestire le relazioni e di esercitare con autorevolezza il comando (cfr. nn. 82, 83). Piu` volte egli torna sul tema della felicita`, non intesa come una condizione solo privata e personale, ma sempre ricercata nel rapporto con gli altri nella consapevolezza che non si puo` essere felici da soli (cfr. nn. 191, 232, 234, S4). 12. Dalla Bisanzio del IX secolo, epoca in cui e` vissuto questo discusso, controverso e coltissimo ecclesiastico, ci giunge cosı` un insegnamento morale valido ancora oggi, senza sovrastrutture e senza infingimenti, estremamente realistico e pratico, che ci da` uno squarcio sulla mentalita` del suo tempo. Possiamo pensare agli intrighi di corte in cui lo stesso Fozio e` rimasto coinvolto. E allo steso tempo ci fa riflettere sull’oggi perenne dell’uomo, compreso nel gioco delle passioni e nel bisogno di vincerle per realizzare pienamente la propria umanita` e raggiungere la propria dignita` di uomo. Per questo motivo si traducono le sue Sentenze, che insieme alla novita` di una prima edizione, possono portare anche la novita` di un punto di vista non ancora conosciuto ed esplorato, di un’angolazione differente per la comprensione di un’epoca e, al contempo, per avvicinarci di piu` alla conoscenza di noi stessi. 13. Attraverso il riferimento bibliografico che si e` fatto nei paragrafi iniziali di questa introduzione si sono gia` citati anche i
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nomi dei due studiosi che hanno legato i loro interessi scientifici alle Sentenze di Fozio. Joseph Hergenroether, che e` il primo a pubblicarle, per approntare la sua recensione (cfr. Monumenta, Prolegomena, 5) si serve di un apografo del codice vaticano (V) conservato nella Biblioteca marciana di Venezia e di un altro codice, il Monacensis 429 del sec. XIV. Leo Sternbach, il secondo editore dei testi gnomici foziani, attinge direttamente a V e lo collaziona con il codice Parisinus gr. n. 690 del XII sec. (= M) (cfr. Opusculum, 1). Sulle differenze di queste due edizioni, a parte le singole varianti dei due mss. principali di cui si da` conto in nota limitatamente a quelle piu` importanti, e` necessario segnalare che in M sono presenti 39 sentenze che mancano in V, mentre in V sono presenti 54 sentenze che mancano in M per cui il totale rispetto alla prima edizione di Hergenroether (= 218 sentenze) nella seconda edizione di Sternbach risulta aumentato di 38 unita` (= 252 sentenze). Per cio` che concerne le omissioni di M, a parte i nn. 1-4, dovuti a una lacuna iniziale del manoscritto, 27 sentenze, ovvero la meta` esatta dell’insieme risulta formato da sentenze riconducibili a detti dei Padri della Chiesa e di autori pagani (17), oppure formate da citazioni scritturistiche (12), il che lascia supporre che M sia un manoscritto ritagliato maggiormente su testi propriamente foziani. Inoltre con il titolo Altre sentenze di Fozio Hergenroether (Gnomologia, 52) riporta altri quattro detti del patriarca di Costantinopoli, uno ricavato da un manoscritto (Mon. 429 f. 79 = S2) e altri tre provenienti dallo pseudo-Antonio, Sententiae, PG 136,988(I,72); 945(I,53); 981(I,70) rispettivamente S1, S3, S4 che si traducono facendoli precedere dalla lettera S (= Supplemento). LUCIO COCO
NOTA BIBLIOGRAFICA
1. AVVERTENZE Il testo della Bibbia adottato e` quello della CEI-UELCI (= BCU). In certi casi, sempre segnalati in nota, per rendere con maggiore aderenza la traduzione si e` presa come riferimento la versione greca dei Settanta (= LXX), di cui si e` seguita anche la numerazione dei Salmi e che rappresenta il riferimento per il testo greco a fronte. Laddove l’interpretazione lo richiedeva ho fatto anche ricorso al confronto con la Vulgata di san Girolamo (= Volg). Per i testi di cui non si fa esplicita menzione in questa bibliografia si rinvia al riferimento contenuto nelle note ad essi inerenti. I titoli delle opere patristiche sono indicati in latino cosı` come sono classificate in CPG e in CPL.
2. ABBREVIAZIONI/BIBLIOGRAFIA A. Edizioni delle Sentenze di Fozio Hergenroether JOSEPH HERGENROETHER, Gnomologia sive admonitio per breves morales sententias, in Monumenta graeca ad Photium pertinentia, Ratisbonae, 1869, pp. 20-52. Sternbach LEO STERNBACH, Opusculum paraeneticum, Cracoviae, 1893, pp. 2-27. 2
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NOTA BIBLIOGRAFICA
B. Altre fonti, traduzioni, articoli Canfora LUCIANO CANFORA – NIGEL G. WILSON – CLAUDIO BEVEGNI, Fozio. Tra crisi ecclesiale e magistero letterario, Brescia, Morcelliana, 2000. DK H. DIELS – W. KRANZ, Die Fragmente der Vorsokratiker, ed. it. con testo integrale a fronte a cura di G. Reale, Milano, Bompiani, 20083. Elter ANTONIO ELTER, Gnomica I, Sexti Pythagorici, Clitarchi, Evagrii Pontici Sententiae, Lipsiae, in aedibus B.G. Teubneri, 1892. — Gnomica II, Epicteti et Moschionis quae feruntur Sententiae, Lipsiae, in aedibus B.G. Teubneri, 1892. Fozio FOZIO, Biblioteca, a cura di N.G. Wilson, tr. it. C. Bevegni, Milano, Adelphi, 1992. Georgide GEORGIDES MONACHUM, Gnomologium, PG 117,1057-1064; testo critico a cura di Paolo Odorico, Il prato e l’ape: il sapere sentenzioso del monaco Giovanni, Wien, Verlag der Osterreichischen Akademie der Wissenschaften, 1986. Hergenroether, Photius JOSEPH HERGENROETHER, Photius, Patriarch von Constantinopel. Sein Leben, seine Schriften und das griechische Schisma, Regensburg, G.J. Manz, I (1867); II (1867); III (1869). Norwich JOHN JULIUS NORWICH, Bisanzio, tr. it. C. Lazzari, Milano, Mondadori, 2001.
NOTA BIBLIOGRAFICA
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Odorico P. ODORICO, «‘‘...Alia nullius momenti’’. A proposito della letteratura dei Marginalia», in «Byzantinische Zeitschrift», 78, 1985 (1), pp. 23-36. Orelli JOHANNES CONRADUS ORELLIUS, Opuscula graecorum veterum sententiosa et moralia graece et latine, tomus primus Lipsiae, In libraria weidmannia 1819; tomus secundus, ib. 1821. pseudo-Massimo MASSIMO IL CONFESSORE, Loci communes, PG 91,721-1017. pseudo-Antonio ANTONIO MELISSA, Sententiae sive loci communes; PG 136,765-1244. Richard M. RICHARD, Florile`ges spirituels grecs, in Dictionnaire de Spiritualite´, V, 1964, coll. 475-512. Sodano ANGELO RAFFAELE SODANO, Le sentenze «pitagoriche» dello pseudo-Demofilo, supplemento n. 12 al «Bollettino dei classici», Roma, Accademia Nazionale dei Lincei, 1991. Stephanou PE´LOPIDAS STEPHANOU, Photius, in Dictionnaire de Spiritualite´, XII, 1 1984, coll. 1397-1406.
3. SIGLE BCU CCG
La Sacra Bibbia, ed. CEI-UELCI, 1a ed. ottobre 2008, Roma. Corpus christianorum, series graeca, Brepols, Turnhout.
20 CCL CPG CPG CSCO DiSp LLM LXX NT PG PGL PL SC TP Volg
NOTA BIBLIOGRAFICA
Corpus christianorum, series latina, Brepols, Turnhout. Clavis Patrum Graecorum, Brepols, Turnhout. Clavis Patrum Latinorum, Brepols, Turnhout. Corpus Scriptroum Christianorum Orientalium. Dictionnaire de Spiritualite´, Paris, Beauchesne, 1932-1995. BLAISE ALBERT, Lexikon Latinitatis Medii Aevi, Brepols, Turnhout, 1975. Septuaginta. Vetus Testamentum graece iuxta 70 interpretes, edidit A. Rahlfs, Stuttgart, DeutscheBibelgesellschaft, 19658. Novum Testamentum Graece cum apparatu critico, curavit Eb. Nestle, Er. Nestle, K. Aland, Stuttgart, 196325. Patrologiae cursus completus. Series graeca, Paris, Edizione Jacques-Paul Migne, 1857-1866. LAMPE G.W.H, A Patristic Greek Lexicon, Oxford, Clarendon Press, 1961-1968. Patrologiae cursus completus. Series latina, Paris, Edizione Jacques-Paul Migne, 1844-1864. Sources Chre´tiennes, Paris, Les e´ditions du Cerf. Testi patristici. Roma, Citta` Nuova Editrice. Biblia sacra. Vulgatae editionis. Sixti V Pontificis Maximi iussu recognita et Clementis VIII auctoritate edita, Cinisello Balsamo, Edizioni San Paolo, 20032.
4. CODICI Per comodita` si riportano di seguito le sigle dei codici citati all’occorrenza in nota secondo gli studi critici di Hergenroether e Sternbach, di cui ho mantenuto le abbreviazioni e ho adottato il testo segnalando in nota le varianti principali. M Parisinus graecus 690 (membranaceus, XII sec. ff. 20r -25r). V Vaticanus graecus 742 (chartaceus, XIV sec. ff. 27r-49r): con H in-
NOTA BIBLIOGRAFICA
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dico l’apografo di V conservato nella Biblioteca Marciana su cui si fonda il testo greco di Hergenroether (cfr. HERGENROETHER, Prolegomena, 5; STERNBACH, Opusculum, 1). Inoltre Hergenroether si serve di altri codici che presentano raccolte di sentenze e inseriscono testi di Fozio, il Monacensis 429 (XIV sec.), il Monacensis 506 (XV sec.) e il Monacensis 551 (sec. XIV); per una loro descrizione cfr. HERGENROETHER, Photius, III pp. 242-243, n. 22.
FOZIO SENTENZE
FWTIOU
GNWMAI 1
1. Qeio" = fovbo" kai; qerapeiva tekovntwn kai; timh; presbutevrwn kai; aijdw;" hJlivkwn swfronouvntwn ajperivtrepta th"= ajreth"= ta; qemevlia katabavlletai.2 2. Bivo" a[pai" ajmeivnwn kakovpaido": oJ me;n ga;r ojxu; to; kevntron diapanto;" kai; ajfovrhton th"= ajlghdovno" ejnivhsin, oJ de; crovnw/ sunaporjrJevon e[cei to; lupouvmenon. 3. Glw=ssa sofw=n polla;" oi\de phgavzein oujk ajcarivstou" hJdona;", twn= de; ajpaideuvtwn u{brew" mallov n ejstin o[rganon h] fwnh"= . = 4. jEmpeswvn ti" ijdivoi" kakoi"= pro;" th;n tw=n ajllotrivwn ojknhrovtero" givnetai polupragmosuvnhn. 5. JO me;n kata; paqw=n povlemo" ajristevw", aiJ de; pro;" aujta; spondai; aujtomovlou kai; prodovtou kai; pro; twn= a[llwn eJauto;n aijcmalwtivzonto": wJsauvtw" kai; hJ me;n pro;" ta;" aiJrevsei" e[cqra fivlon Qew=/, hJ de; eijrhvnh bdevlugma Qew=/.3
1
Paraivnesi" dia; gnwmologiva": titolo in V.
2
In M per una lacuna iniziale mancano le sentenze nn. 1-4. La sentenza manca in V.
3
FOZIO SENTENZE 1
1. Il timore di Dio, la cura dei genitori, il rispetto degli anziani, la stima dei coetanei che si dimostrano saggi pongono le basi salde della virtu`.2 2. Meglio una vita senza figli che con figli cattivi; questa infatti lascia sempre un’acuta e insopportabile puntura di dolore, quella invece conserva un’afflizione che va via col tempo. 3. La lingua dei sapienti lascia sgorgare molti non sgraditi piaceri; quella degli ignoranti e` piuttosto uno strumento di violenza che un organo della voce. 4. Chi e` incappato in mali personali e` meno motivato a interessarsi e a curiosare negli altrui. 5. La guerra contro le passioni del valoroso, i patti con esse di chi diserta e si consegna e prima degli altri fa prigioniero se stesso, come pure l’odio per le eresie dell’amico di Dio, la pace invece [con esse] che Dio ha in abominio.3
1 2 3
Esortazione mediante una raccolta di sentenze: titolo in V. In M per una lacuna iniziale mancano le sentenze nn. 1-4. La sentenza manca in V.
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FWTIOU – GNWMAI
6. Provdhlon ejcqro;n kai; to;n u{falon th/= filiva/ oujc oJmoivw" ejsti; fulavxasqai kalepovn: oJ me;n ga;r ejn th/= tou= fivlou dora/= lanqavnwn fevrei to; xivfo", oJ de; gumno;" ejpiw;n twn= i[swn h] kai; meizovnwn traumavtwn uJfivstatai th;n plhghvn. 7. JO pro;" kakivan ajrgo;" oujde; uJpovlhyin labein= toiauvthn peri; twn= plhsivon uJpavrcei tacuv". 8. Sfalero;n krithvriovn ejsti tou= plhsivon hJ dia; tw=n oijkeivwn krivsi" ejpiyovgwn paqw=n.4 9. JO luphsai to;n katavrxanta kairo;n labwn= kai; th;n a[munan = mh; ejpagagwvn, ou|to" e[deixe perifanw=", kai; tou= kairou= mh; parovntw" oujk ajporiva/ tou= dra=n, ajll j ajpaqeiva/ yuch=" th;n gnwvmhn kaqara;n ajntiluphvsew" sunthrwn= .5 10. JO me;n megalovfrwn ajnh;r oujk ejqevlei toi"= tucou=si tw=n e[rgwn sunanastrevfesqai, zhtei = de; ejpivdeixin mh; ejlattopoiei-= sqai tou= fronhvmato": ajreth; de; o{mw" kai; tw/= pro;" to; mevtron ejkeivnou mh; fqavsanti to; mh; ajmelein= twn= kata; duvnamin.6 11. O J pra=o" eJautw=/ kai; toi "= plhsivon galhvnh kaqevsthke bivou: uJpobrucivou" de; pollou;" ejpoivhsen hJ ojrgh; kai; pro; twn= a[llwn tou;" ojrgizomevnou". 12. Eujch=", ka]n mhde;n e{teron ejx aujth=" ejpisth/=, ajllav ge to; prosomilein= kai; sunavptesqai tw/= Qew/=7 mevgiston kai; makariwvtaton kevrdo".
4
La sentenza manca in V. Seguo V; sunthrei=n M. 6 [kai; mh; ejn tw/ zhtein ta; uJpe;r duvnamin ajnti; tou katorqwsai prosqeinai kai; = = = = = gevlwta] aggiunge M. 7 M aggiunge ; kai; ejcouvsh/ daivmona kubernhvthn. 115. Basilikh=" yuch=" ajreth; megaloyuciva kai; filanqrwpiva kai; dikaiokrisiva kai; ejpieivkeia. 116. Ou[te i{ppo" ejpi; favtnh/ gauria/= ou[te ajeto;" ejpi; kalia/,= ajll j ajmfovteroi ejpi; tacuvteti, oJ me;n podw=n, oJ de; pterw=n: kai; su; toivnun mh; ejn trapevzh/ kai; peribolaivoi" kai; eujporiva/ mevga fronhvsh/", ajll j ejpi; crhstovthti kai; eujpoii?a/. 117. To;n polla; ojmnuvonta wJ" to;n ejpiorkou=nta feu=ge: ejn ga;r polloi"= o{rkoi" pleistai aiJ ejpiorkivai. = 118. JO travpezan aujtavrkh poiwn= swfrosuvnhn parativqhsi.50 119. Kata; to;n krith;n tou= laou= aujtou= ou{tw kai; oiJ leitourgoi; aujtou,= kai; kata; to;n hJgouvmenon th"= povlew" pavnte" oiJ katoikoun= te" ejn aujth/=.51 120. Ta;" twn= ajrcovntwn eujpragiva" mallon h] tou;" a[rconta" = aujtou;" eijwvqasin oiJ pleistoi qerapeuv e in . =
50 51
La sentenza manca in M. Sir 10,2; la sentenza manca in M.
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lo strepito di un altro, anche la voce di quello eccita l’ira in te che ne frattempo te ne stavi tranquillo a dormire e insieme avete cominciato ad abbaiare. 114. Non accogliere la continenza che esclude la mitezza. Chi infatti si astiene da cibi e bevande ed e` agitato immotivatamente dall’ira, questi e` simile a una nave che va per mare ed ha per pilota un demone. 115. Virtu` di un’anima regale: generosita`, umanita`, giustizia ed equita`. 116. Ne´ il cavallo puo` gloriarsi della stalla, ne´ l’aquila del nido, ma entrambi per la velocita`, l’uno delle zampe l’altra delle ali. Tu dunque non ti gloriare della tavola, degli indumenti e dell’agiatezza ma della bonta` d’animo e del fare bene.73 117. Fuggi chi giura e scongiura molto, infatti in molti giuramenti moltissimi sono gli spergiuri. 118. Chi prepara una tavola frugale si procura la temperanza.74 119. Come il giudice del suo popolo cosı` i suoi ministri, come il capo della citta` cosı` i suoi abitanti.75 120. I piu` sono soliti rendere ossequio ai successi dei principi e non ai principi stessi.76
73 La sentenza e ` inserita tra quelle di Moschione (che A. Elter considera un autore pitagorico spesso assimilato a uno pseudo-Epitteto) in ELTER, Gnomica II, n. 32, p. 15; stessa attribuzione nello pseudo-Massimo, Loci communes XII: PG 91,797. 74 La sentenza e ` attribuita da Stobeo (Sermo V, De temperantia) a Democrito, cfr. ORELLI I, p. 96, n. 22; questa sentenza manca in M. 75 Cfr. Sir 10,2 (LXX); la sentenza manca in M. 76 La sentenza e ` attribuita a Clemente Alessandrino nello pseudo-Antonio, Sententiae I,52: PG 136,941.
5
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121. Prohgoumevnw" me;n aiJ ajretai; toi"= a[rcousi prevpousi kaiv aJrmovzousi: to; sumpaqhtiko;n kai; filavnqrwpon, ta; kai; Qew=/ uJpavrconta: ei\ta to; ajmnhsivkakon kai; ajovrghton, to; ajproswpovlhpton, to; ajdwrodovkhton, kai; pro; pavntwn to; mh; eujcerw=" mhde; ajnexetavstw" diabolai"= kai; loidorivai" peivqesqai: ajpo; ga;r logopeiqeiva" polloi; peripivptousi fovnoi" ajdivkoi", wJsauvtw" kai; ejx ajsplagcniva" kai; mnhsikakiva" kai; qumou= kai; dwrodokiva": ejkeino" = toivnun eujavrestov" ejstin a[rcwn Qew/,= oJ mhde;n twn= toiouvtwn paqwn= ejn eJautw/= ktwvmeno".52 122. Pavnte" oiJ kai; proskunounte" kai; twn= legomevnwn kai; = prattomevnwn e{kasta ejpainounte" h] fov b w/ h] ejlpivsi tauta = = drwsi, = th"= arch"= o[nte" fivloi kai; pro;" to;n kairo;n ajpoblevponte".53 123. JH pro;" tou;" fauvlou" tw=n lovgwn sunhvqeia oJdov" ejstin ejpi; ta; pravgmata. 124. AiJ megavlai kai; ejpifanei"= dovxai kaqavper oiJ sfodroi; twn= ajnevmwn megavla poiousi = nauavgia. 125. Mh; pa=sin u{pece ta; w\tav sou lovgoi": lovgo" ga;r kako;" kakw=n e[rgwn hJgemwvn.54 126. OiJ ajkovlastoi th;n gnwvmhn, mevcri me;n aujtwn= tw/= stovmati ta; sitiva tugcavnei, eujfhmousi, = kolakeuvousin, uJperqaumavzousin: ojlivgon de; th"= trapevzh" uJperteqeivsh", w{sper tisi; livqoi" tai"= loidorivai" bavllousin, ou}" pro; bracevo" dia; th;n hJdonh;n prosekuvnoun.55
52 53 54 55
La La La La
sentenza sentenza sentenza sentenza
manca manca manca manca
in in in in
M. V. V. V.
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121. In modo particolare ai principi si addicono e convengono le virtu`: la compassione, l’umanita`, che sono anche in Dio, quindi il non serbar rancore e il non essere irascibili, non fare preferenze, non accettare doni e soprattutto non lasciarsi facilmente e senza un riscontro convincere da calunnie e maldicenze. Infatti per la credulita` molti sono incappati in crimini iniqui come pure per la crudelta`, il rancore, l’ira e la corruzione. E` dunque gradito a Dio quel principe che non possiede in se´ nessuna di queste passioni.77 122. Tutti coloro che si inchinano e lodano ogni cosa detta e operata lo fanno per paura o per speranza; essi sono amici del capo e all’occasione voltano la faccia.78 123. L’abitudine ai cattivi discorsi e` la via per azioni [simili].79 124. I grandi e manifesti onori come i venti violenti producono grandi naufragi.80 125. Non prestare le tue orecchie a tutti i discorsi; un discorso cattivo infatti e` guida di azioni cattive.81 126. Gli insensati, fin tanto che i cibi capitano nella loro bocca, parlano bene, adulano, si dicono ammirati, ma se la tavola e` differita di un po’ colpiscono con ingiurie simili a pietre quelli che riverivano poco prima per compiacenza.82
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La sentenza manca in M. La sentenza manca in V. 79 Cfr. BASILIO , Ad adolescentes 4: PG 31,576. 80 La sentenza e ` attribuita a Plutarco nello pseudo-Massimo, Loci communes XVIII: PG 91,832. 81 La sentenza manca in V. 82 La sentenza manca in V. 78
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127. JO ejlevgcwn ajnqrwvpou oJdou;" cavrita" ma=llon e{xei tou= 56 glwssocaritounto". = 128. Anaide; j " blevmma kai; metevwro" aujch;n kai; sunech;" kivnhsi" ojfruvwn kai; bavdisma sesobhmevnon kai; to; ejpi; mhdeni; tw=n fauvlwn ejruqria=n shmeia= yuch=" ejstin aijscivsth", tou;" ajfanei"= tuvpou" twn= oijkeivwn kakwn= ejggrafouvsh" tw/= fanerw/= swvmati. 129. To; eij" kakivan oujc e{toimon oujde; eij" uJpovnoian eujcerev", kai; bradu; pro;" uJpovnoian kakou= to; pro;" kakivan duskivnhton. eJkavstw/ hJmwn= ta; ajllovtria polupragmonein= h] ta; 130. JRa/dion = oijkeia= eJautou= diaskevptesqai: i{na ou\n mh; tou=to pavscwmen, pau=sai, fhsiv, ta; tou= deino" kaka; periergazovmeno", mh; divdou scolh;n = tw/= logismw/= to; ajllovtrion ejxetavzein ajrjrJwvsthma, ajlla; sautw/= provsece, toutevstin ejpi; th;n oijkeivan e[reunan ajnavstrefe to; o[mma th"= yuch"= sou: oujdamovqen ga;r hjmevletai ta; hJmevtera h] ejk tou= a[llou" polupragmonein= kai; periergavzesqai: ouj ga;r ejstin ajnqrwvpinon tou;" ajllotrivou" polupragmonounta bivou" th"= oijkeiva" = ejpimelhqhnaiv pote zwh"= .57 =
131. Anqrwpav j reskov" ejstin oJ pro;" qevlhma ajnqrwvpou tino;" eij" ajreskeivan aujtou= poiw=n ti, ka]n ajtimiva" a[xion h/\ to; ginovmenon.
56 57
La sentenza manca in V. La sentenza manca in V.
FOZIO – SENTENZE
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127. Chi riprende i modi di fare di un uomo ricevera` piu` riconoscenza di chi adula.83 128. Uno sguardo impudente, il collo sollevato, il continuo movimento delle sopracciglia, l’andatura frettolosa e il non arrossire per nessuna cosa cattiva sono segni di un’anima assai turpe che reca inscritti manifestamente sul corpo i segni invisibili dei propri vizi.84 129. Chi non e` incline al male neppure e` facile al sospetto ed e` lento a pensar male chi e` tardo a compierlo.85 130. Facile per ciascuno di noi interessarsi delle cose altrui piu` che badare alla proprie. Per non trovarci in questa condizione occorre smettere, si dice, di occuparsi dei difetti di un tale per non dare tempo alla mente di approfondire l’altrui debolezza e badare a se stessi, ovvero volgere l’occhio dell’anima all’esame di se´. In nessun modo si trascurino le proprie cose tanto piu` per badare e occuparsi degli altri: non e` umano infatti interessarsi alle esistenze altrui e non prestare mai attenzione alla propria vita.86 131. Vuol farsi bello agli occhi degli uomini chi fa qualcosa per compiacere qualcuno anche se cio` e` degno di disonore.
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La sentenza manca in V. Nello pseudo-Antonio la sentenza e` attribuita a Gregorio Nazianzeno, Sententiae II,92: PG 136,1225; nello pseudo-Massimo la stessa sentenza e` attribuita a Filone oppure a Gregorio di Nissa, Loci communes XL: PG 91,916 e nota n. 84. 85 La sentenza, che termina a «sospetto», e ` attribuita a Gregorio Nazianzeno nello pseudo-Antonio, Sententiae II,85: PG 136,1205. 86 La sentenza manca in V. 84
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132. JO diabavllwn to;n plhsivon aujtou= ajdelfika; kreva e[fagen, uJpovlhyin trwvsa" kai; muriva e{tera ejrgasavmeno" dia; tou= lovgou. j stw soi ta; polla; schvmata kai; to; gevlwta kinein: 133. Apev = ejk ga;r tw=n toiouvtwn kai; hJ pro;" se; tw=n plhsivon aijdw;" periaireitai = kai; pro;" ijdiwtismo;n kata; bracu; katabaivnei".58
134. jEa;n kalo;n e[ch/" sw=ma kai; yuch;n kakhvn, kalh;n e[cei" nau=n kai; kako;n kubernhvthn.59 135. Oujk e[sti kefalh; uJpe;r kefalh;n o[few": 60 oujk e[sti kakiva uJpe;r kakivan gunaiko;" ponera=".61 136. Oujc ou{tw pneuvmato" lavbrou kataspilavsanto" ajgriaivnetai qavlassa kai; ajforhvtoi" kumavtwn oJrmai"= cevrsw/ te kai; pevtrai" rJhvgnutai, wJ" ajndro;" yuch; paqou=sa to; duvsorgon kai; to; ajcavlinon eij" qumo;n.62 137. Anaiscuntiv j a mevn ejstin i[dion ajndro;" fauvlou, aijdw;" de; spoudaivou: to; de; mhvte aijscuvnesqai mhvte ajnaiscuntein= tou= ajkatalhvptw" e[conto".63 138. JO aJplou"= kai; a[dolo" eujkovlw" ejxagoreuvei th"= yuch"= ta; ajpovrjrJhta.64
58 59 60 61 62 63 64
La sentenza La sentenza Sir 25,15. La sentenza La sentenza La sentenza La sentenza
manca in M. manca in M. manca manca manca manca
in in in in
M. M. M. M.
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132. Chi calunnia il prossimo suo mangia carni di un fratello, ne rovina la fama, compiendo altri innumerevoli mali con la parola.87 133. Sta’ lontano dalle molte gesticolazioni e dal suscitare il riso; per simili atti cade infatti la stima del prossimo nei tuoi confronti e a poco a poco finisci per essere uno come gli altri.88 134. Se hai un bel corpo e una brutta anima, hai una bella nave e un cattivo pilota.89 135. Non c’e` testa peggiore della testa del serpente,90 non c’e` malvagita` peggiore di quella di una donna cattiva.91 136. Soffiando un vento impetuoso, il mare e` agitato e si infrange con un insostenibile fragore di flutti sulla spiaggia e sugli scogli, cosı` come un’anima d’uomo che attraversa un accesso d’ira e che non sa porre freno alla collera.92 137. L’impudenza e` propria dello stolto, il pudore del virtuoso; non vergognarsi ne´ essere senza pudore e` di chi e` stupido.93 138. La semplicita` e la lealta` confessano i segreti dell’anima.94 87 La sentenza e ` attribuita al Crisostomo nello pseudo-Antonio, Sententiae II,69: PG 136,1165. 88 La sentenza manca in M. 89 La sentenza e ` attribuita a Isocrate nello pseudo-Antonio, Sententiae I,60: PG 136,961; questa sentenza manca in M. 90 Sir 25,15 (LXX; BC: «Non c’e ` veleno peggiore del veleno del serpente»). 91 La sentenza manca in M. 92 La sentenza manca in M. 93 La sentenza e ` attribuita a Filone nello pseudo-Massimo, Loci communes XL: PG 91,916; questa sentenza manca in M. 94 La sentenza e ` attribuita a Basilio nello pseudo-Antonio, Sententiae II,85: PG 136,1205; questa sentenza manca in M.
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139. Cleuvh ta; me;n th=" paidopoi?a" o[rgana parqevna threin, = th;n de; glw=ssan mh; threin, = h] tauvthn me;n parqevnon threin, = th;n de; o{rasin h] th;n ajkoh;n h] ta;" ceira" mh; threin, = = h] tauta = me;n kaqareuvein, th;n de; kardivan mh; threi n, aj l l j eJ t airiv z esqai tuvfw/ = kai; qumw/=.65 140. An ] mhde;n e[ch/" ejnegkein= tw/= ajsqenounti = dia; penivan, sauto;n eijsavgage kai; th;n ajpo; twn= rJhmavtwn aujtw/= paramuqivan prosevnegke. 141. Oujk eu[comai ploutein: = oujde; ga;r touvtou ejrw:= ajllav moi ei[h zhn= ajpo; twn= ojlivgwn mhde;n e[conti kakovn.66 142. E{ w" kairou= ajnqevxetai makrovqumo", kai; u{steron ajnadwvsei aujtw/= eujfrosuvnh,67 kai; ceivlh pollwn= ejkdihghvsetai suvnesin aujtou=.68 143. JO th/= tapeinofrosuvnh/ tou;" eJautou= kataskw;n logismou;" pasan ajtimivan ejlavttona euJrhvsei th"= ajlhqeiva".69 = 144. Kai; hJ tou= loidoreisqai kai; uJbrivzein ajkolouqiva dia; = makroqumiva" i{statai th=" ejpi; ta; provsw fora=": wJ" ei[ gev ti" u{brei th;n u{brin kai; loidoriva/ th;n loidorivan ajmuvnoito, pleonavsei pavntw" diapanto;" trevfwn dia; twn= oJmoivwn ta; a[topa.70
65 66 67 68 69 70
La sentenza La sentenza Sir 1,23. La sentenza La sentenza La sentenza
manca in M. manca in V. manca in M. manca in M. manca in M.
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139. Fa ridere serbare casti gli organi genitali e non la lingua, oppure serbare casta questa e non la vista, l’udito e le mani, oppure serbare puri questi sensi ma non il cuore e prostituirsi con la vanita` e con l’irascibilita`.95 140. Se non hai niente da dare a chi sta male per la poverta`, porta te stesso e offrigli la consolazione che proviene dalle parole. 141. Non chiedo di diventare ricco ne´ lo desidero, ma volesse il cielo che io viva con poco senza avere nessun male.96 142. Il paziente sopportera` fino al momento giusto ma dopo sgorghera` la sua gioia 97 e le labbra di molti narreranno la sua prudenza.98 143. Chi ha mantenuto nell’umilta` i suoi pensieri trovera` ogni forma di disprezzo inferiore alla verita`.99 144. Mediante la pazienza la sequela di ingiurie e di insulti cessa di andare avanti; se invece uno volesse combattere l’insulto con l’insulto e l’ingiuria con l’ingiuria, accrescerebbe completamente il vizio alimentandolo in continuazione con comportamenti simili.100
95 La sentenza e ` attribuita al Crisostomo nello pseudo-Massimo, Loci communes III: PG 91,737 e nello pseudo-Antonio, Sententiae I,14; PG 136,812; questa sentenza manca in M. 96 La sentenza manca in V. 97 Sir 1,23 (LXX); questa sentenza manca in M. 98 La sentenza manca in M. 99 La sentenza e ` attribuita a Basilio nello pseudo-Antonio, Sententiae II,89: PG 136,1216; questa sentenza manca in M. 100 La sentenza e ` attribuita a Gregorio di Nissa nello pseudo-Massimo, Loci communes XLII: PG 91,921; questa sentenza manca in M.
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145. OiJ ojfqalmoiv sou ojrqa; blepevtwsan kai; ta; blevfarav sou neuevtw divkaia.71 146. }O" ajnastrevfetai a[mwmo" ejn dikaiosuvnh/, ou|to" kata72 leivyei makarivou" tou;" eJautou= paida" = . 147. Poreuovmeno" ejn dikaiosuvnh/, patw=n eujqei an = oJdovn, miswn= ajnomivan kai; ajdikivan, kai; ta;" ceira" aj p oseiov m eno" ajpo; = dwvrwn, baruvnwn ta; w\ta, i{na mh; ajkouvsh/ krivsin ai{mato", kammuvwn tou;" ojfqalmouv", i{na mh; i[dh/ ajdikivan, kai; ou|to" oijkhvsei ejn uJyhlw=/ sphlaivw/ pevtra" ijscuvo".73 148. Bivo" lovgou dunatwvtero" kai; trovpoi rJhmavtwn kai; hJ dia; tw=n e[rgwn ejpivdeixi" th=" dia; tw=n lovgwn didaskaliva". 149. Mh; celidovna" oijkivai" devcesqe, toutevsti lavlou" ajnqrwv74 pou" kai; peri; glwssan ajkratei"= oJmwrovfou" poieisqe = = . 150. }O" ajpokrivnetai lovgon, pri;n ajkousai, ajfrosuvnh aujtw/= = ejsti kai; o[neido".75 151. [Olisqo" ajnqrwvpoi" glwssa mh; lovgw/ kubernwmevnoi".76 =
71
Pro 4,25. Cfr. Pro 20,7; la sentenza manca in M. 73 La sentenza manca in M. 74 La sentenza manca in V; e ` una integrazione di Sternbach che manca in M. 75 Pro 18,13; la sentenza manca in M. 76 Seguo H; kubernwmevnh V; questa sentenza manca in M. 72
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145. I tuoi occhi guardino cio` che e` retto e le tue pupille si indirizzino alle cose giuste.101 146. Chi si muove in maniera irreprensibile nella giustizia, costui lascera` beati i suoi figli.102 147. Chi cammina nella giustizia, percorre la retta strada, ha in odio l’iniquita` e l’ingiustizia, scuote i doni dalle mani, si tura le orecchie per non sentire un giudizio di sangue, chiude gli occhi per non vedere l’ingiustizia, costui abitera` in un’alta spelonca di roccia resistente.103 148. La vita e` piu` forte dei discorsi e i modi delle parole, l’esempio dei fatti piu` dell’insegnamento verbale.104 149. Non accogliere rondini sotto casa,105 cioe` non accettate la convivenza con uomini ciarlieri e che non sanno controllare la lingua.106 150. Chi da` una risposta prima di avere ascoltato, si rivela insensato e sara` biasimato.107 151. La lingua e` sdrucciolevole per gli uomini che non sono guidati 108 dalla ragione.109 101
Pro 4,25 (LXX). Cfr. Pro 20,7 (LXX); questa sentenza manca in M. 103 La sentenza manca in M. 104 La sentenza e ` attribuita al Crisostomo nello pseudo-Antonio, Sententiae II,91: PG 136,1224. 105 Si tratta di un simbolo pitagorico (DK 58,C6 p. 964), che viene commentato successivamente nel detto. 106 La sentenza manca in V; «non» e ` una integrazione di Sternbach. 107 Pro 18,13 (LXX); questa sentenza manca in M. 108 Seguo H; in V il participio e ` accordato con lingua: «Per gli uomini e` sdrucciolevole la lingua che non e` governata dalla ragione». 109 La sentenza e ` attribuita a Gregorio Nazianzeno nello pseudo-Massimo, Loci communes XLVII: PG 91,940; questa sentenza manca in M. 102
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152. Apov j krisi" uJpopivptousa ajpostrevfei qumovn.77 78 153. }O" feivdetai rJhma = proevsqai sklhrovn, ejpignwvmwn.
154. Glw=ssa malakh; suntrivbei ojsta=.79 155. Tiv" dwvsei ejpi; tou= stovmatov" mou fulakh;n kai; ejpi; twn= ceilevwn mou sfragida = panou=rgon, i{na mh; pevsw kai; hJ glw=ssav mou ajpolevsh/ me; 80 156. Ta; para; twn= fivlwn legovmena, ka]n u{bri" h/\, foretav.81 157. [Esti fivlo" ejn kairw=/ aujtou=, kai; ouj mh; parameivnh/ ejn 82 kairw/= qlivyew", kai; ejan; tapeinwqh/", = e[stai kata; sou=. 158. JO ponero;" eJautw=/ tivni ajgaqo;" e[stai; 83 159. Xeniei"= kai; potiei"= eij" ajcavrista, kai; ajnti; touvtou pikra; ajkouvsh/.84 160. Ouj prevpei ejn th/= kathgoriva/ tou= lovgou to;n ejlevgconta sthsai to;n lovgon: touto = = ga;r h{misu ijatreiva" ejstiv: to; ga;r deixai = tw/= kavmnonti th"= novsou to; mevgeqo", w{ste eJautw/= ejmpoihsai tou= = kakou= th;n frontivda, crhvsimon mevn ejsti, to; de; a[cri touvtou sthnai = kai; mh; pro;" th;n uJgeivan ceiragwgh=sai, oujde;n e{terovn ejstin h] ejnafeinai e[kdoton th/= ajrjrJwstiva/ to;n a[nqrwpon.85 = 77 78 79 80 81 82 83 84 85
Pro 15,1; V unisce questa sentenza alla precedente. Pro 17,27; la sentenza manca in M. Pro 25,15; V unisce questa sentenza alla precedente. Sir 22,27; la sentenza manca in M. La sentenza manca in V. Cfr. Sir 6,8. Sir 14,5. Cfr. Sir 29,25; la sentenza manca in M. La sentenza manca in M.
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152. Una risposta umile respinge l’ira.110 153. Chi e` attento nel proferire parole dure e` prudente.111 154. La lingua molle spezza le ossa.112 155. Chi porra` una guardia alla mia bocca e alle mie labbra un sigillo guardingo perche´ io non cada e la mia lingua mi perda? 113 156. Le cose dette dagli amici, anche se sono oltraggiose, devono essere sopportate.114 157. E` amico per utile suo ma non resiste nel tempo della sventura.115 158. Chi e` cattivo verso se stesso, con chi sara` buono? 116 159. Darai ospitalita` e verserai da bere senza un grazie e al suo posto dovrai ascoltare parole amare.117 160. Non conviene che chi procede a un discorso di accusa si fermi alle parole; questo infatti e` la meta` della cura. Il mostrare al malato la gravita` del morbo, in modo da ingenerargli il pensiero del male, e` utile. Tuttavia arrestarsi a cio` senza additargli la via per guarire non fa altro che esporre l’uomo alla malattia.118 110 111 112 113 114 115 116 117 118
Pro 15,1 (LXX); V unisce questa sentenza alla precedente. Pro 17,27 (LXX); questa sentenza manca in M. Pro 25,15 (LXX); V unisce questa sentenza alla precedente. Sir 22,27 (LXX); questa sentenza manca in M. La sentenza manca in V. Cfr. Sir 6,8 (LXX). Sir 14,5 (LXX). Cfr. Sir 29,25 (LXX); questa sentenza manca in M. Questa sentenza manca in M.
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161. Asumbouv j leuto" ajnh;r ploiov= n ejsti ajkubevrnhton. 162. jEpi; gunaiki; ponhra/= kalo;n sfragiv", kaiv, o{pou ceire" = 86 pollaiv, kleison = . 163. Asebw j n= luvcno" sbesqhvsetai: ejleuvsetai de; aujtwn= hJ katastrofhv, w{sper a[cura ajpo; ajnevmou.87 164. jEa;n i[dh/" suneto;n a[ndra, o[rqrize pro;" aujto;n kai; baqmou;" thrwn= aujtou= ejktribevtw oJ pouv" sou.88 165. [Elegco" ajndro;" h[qou" hJ meta; tw=n toiw=nde sunousiva: o{te ga;r fau=lo", ejx ajnavgkh" toi "= oJmoivoi" sunevstai: o{te d j 89 au\ pavlin swvfrwn kai; sofov", toi"= ta; toiauta = aujtw/= metiousin = . 166. jExh=lqen eij" ajpavnthsin jIwsafa;t Ananiv j a" oJ profhvth" kai; ei\pen aujtw=/: ‘‘Basileu= jIwsafavt! eij aJmartwlw/= su; bohqei", = eij misoumevnw/ uJpo; Kurivou su; filiavzei", kai; dia; touto = ejgevneto ejpi; se; ojrgh; para; Kurivou’’. 167. OiJ dia; spoudh=" ajnqrwpivnh" proselqovnte" ejpi; to; a[rcein, ejn aujtw/= touvtw/ th"= spoudh"= th;n cavrin ajntanaplhrousi, = tw/= pavnta pro;" hJdonh;n ejndidovnai toi"= aJmartavnousi: douloi twn= = dedwkovtwn th;n cavrin eijsi;n oiJ di j ajnqrwvpwn eJautoi"= th;n dunasteivan kthsavmenoi.
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Sir 42,6. Cfr. Gb 21,17.18; la sentenza manca in M; e` una integrazione di Sternbach. 88 Cfr. Sir 6,36; la sentenza manca in M. 89 La sentenza manca in M. 87
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161. Un uomo sconsiderato e` una imbarcazione senza pilota.119 162. Con una cattiva moglie buono [e`] il sigillo; dove ci sono molte mani, chiudi.120 163. La lucerna degli empi si spegnera`; 121 verra` la loro fine, [saranno]122 come paglia [portata] dal vento. 164. Se vedi una persona saggia, va’ da lei di buon mattino; rimani di guardia e consuma i gradini del suo [ingresso].123 165. Prova dei costumi di un uomo quelli con cui si accompagna: lo stolto infatti va necessariamente con i suoi simili, la persona assennata e saggia a sua volta con quelli che hanno la sua natura.124 166. Il profeta Anania ando` incontro a Gio`safat e gli disse: «Re Gio`safat, se tu aiuti un peccatore, se ti fai amico di chi e` odiato da Dio, su di te si abbattera` l’ira di Dio». 167. Quelli che sono giunti al potere per interessamento umano, in cio` stesso ricambiano il beneficio, permettendo, per piacere, tutto a chi sbaglia: sono schiavi di chi ha fatto loro il favore coloro che si sono procurati il potere per mezzo di uomini.
119 La sentenza nello pseudo-Antonio e ` attribuita al Siracide senza altra indicazione per la sua identificazione, Sententiae II,40: PG 136,1152. 120 Sir 42,6 (LXX). 121 Cfr. Gb 21,17.18; la sentenza e ` presente nello pseudo-Antonio, Sententiae II,94: PG 136,1228; essa manca in M. 122 «saranno» e ` una integrazione di Sternbach. 123 Cfr. Sir 6,36; questa sentenza manca in M. 124 La sentenza manca in M.
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168. [Arconto" mhde;n tou;" ajrcomevnou" wjfelou=nto" oujde;n ajqliwvteron: o{sw/ ga;r eij" meivzona o[gkon th=" arch=" ajnabevbhken oJ th;n ejpiskoph;n lacwvn, tosouvtw/ kai; pleivona ajpaithqhvsetai lovgon.90 169. Pri;n ejxetavsh/", mh; mevmyh/.91 170. Lambavnonto" dwra = ejn kovlpw/ ajdivkw" ouj kateuodountai = aiJ oJdoiv.92 171. To; genevsqai kako;n ejn tw/= proelevsqai movnon ajpovkeitai: kai; h[rkese pollavki" eij" teleivwsin kakiva" oJ logismov".93 172. Tw/= me;n ajgnoiva/, tou= kreivttono" diamartavnonti suggnwvmh pareisevrcetai, oJ d j ejxepivthde" ajdikwn= ajpologivan oujk e[cei.94 173. {Wsper quvra strevfetai ejpi; th=" strovfiggo", ou{tw" ojknhro;" ejpi; th"= koivth" aujtou.= 95 174. Mh; givnou tacu;" toi"= lovgoi" sou kai; ajsqenh;" kai; pareimevno" ejn toi"= e[rgoi" sou.96 175. Agaqo; j n crhstovthti nika=n qrasuvthta, kai; beltivou" poiein= tou;" ajdikou=nta", oi|" karterou=men pavsconte".97
90 91 92 93 94 95 96 97
La sentenza manca in M. Sir 11,7; la sentenza manca in M. Pro 17,23; la sentenza manca in M. La sentenza manca in M. La sentenza manca in M. Pro 26,14; la sentenza manca in M. Cfr. Sir 4,29; la sentenza manca in M. La sentenza manca in M.
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168. Niente di piu` infelice di un principe che non viene in nessun modo in aiuto dei sudditi; quanto maggiore e` la dimensione di potere che ha raggiunto colui a cui e` toccato la dignita` episcopale, tanto piu` dovra` renderne maggiormente conto.125 169. Prima di aver indagato, non biasimare.126 170. Non prosperano le vie di chi ingiustamente accoglie in seno doni.127 171. Il male e` posto nella sola volonta` e spesso e` sufficiente il pensiero a dare compimento ad esso.128 172. Chi pecca per ignoranza del meglio merita il perdono, chi invece fa un torto a bella posta non ha scuse. 173. Come la porta sui cardini cosı` un pigro gira sul suo letto.129 174. Non essere rapido nei discorsi e lento e dimesso nei fatti.130 175. Bene e` vincere l’arroganza con la dolcezza e rendere migliore chi reca un’offesa riuscendolo a sopportare.131 125 La sentenza anonima e con una diversa disposizione e` riportata anche nello pseudo-Antonio, Sententiae II,4: PG 136,1028; questa sentenza manca in M. 126 Sir 11,7 (LXX); la sentenza e ` inserita anche nello pseudo-Massimo, Loci communes X: PG 91,784 e manca in M. 127 Pro 17,23 (LXX); questa sentenza manca in M. 128 La sentenza e ` attribuita a Gregorio di Nissa nello pseudo-Antonio, Sententiae II,88: PG 136,1212; questa sentenza manca in M. 129 Pro 26,14 (LXX); questa sentenza manca in M. 130 Cfr. Sir 4,29; questa sentenza manca in M. 131 La sentenza e ` attribuita a Gregorio Nazianzeno nello pseudo-Massimo, Loci communes XLII: PG 91,921 e LVII: PG 91,972; questa sentenza manca in M.
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176. {Otan ejnnohvswmen a{per ejpavqomen para; tw=n sundouvlwn, logiswvmeqa kai; a{per ejpoihvsamen eij" to;n Despovthn, kai; tw=/ fovbw/ twn= oijkeivwn aJmarthmavtwn to;n qumo;n to;n ejpi; toi"= ajllotrivoi" plhmmelhvmasi tacevw" ajpwvsasqai dunhsovmeqa.98 177. JO daivmoni mnhsikakw=n ajnqrwvpoi" ouj mnhsikakei:= eijrhneuvei de; meta; daimovnwn oJ tw/= ajdelfw/= mhniwn= .99 178. Ouj to; pesein= calepovn, ajlla; to; pesovnta keisqai kai; mh; = ajnivstasqai.100 179. Taravssetai uJperairovmeno" wJ" quvella kai; wJ" kovni" ejxafanivzetai: wJ" pomfovlux ojgkou=tai kai; wJ" spinqh;r ajposbevnnutai to; uJpevrogkon pneu=ma, to; megalovrjrJhmon qravso", oJ phlo;" oJ aujqavdh", hJ kovni" hJ megalovfrwn, hJ spodo;" hJ pefusiwmevnh, oJ spinqh;r oJ eujkatavsbesto", oJ eujrivpisto" luvcno", hJ eujmavranto" clovh, oJ fuvsei qnhto;" kai; th/= ejpavrsei, wJ" nomivzei, aijwvnio".101 180. Dikmhvtwr ajreth"= logismo;" uJperhvfano".102 181. Calepo;n ejmfugein= to;n th=" kenodoxiva" daivmona: o} ga;r poihvsei" kaqairhvsein aujthvn, tou=to ajrchv soi kenodoxiva" eJtevra" genhvsetai.103
98
La sentenza manca in M. La sentenza manca in M. 100 La sentenza manca in M. 101 La sentenza manca in M. 102 La sentenza manca in M. 103 La sentenza manca in M. 99
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176. Quando pensiamo alle cose che abbiamo patito dai nostri servi, riflettiamo anche su cio` che abbiamo fatto nei confronti del Signore e, per il timore dei nostri peccati, potremo rapidamente allontanare l’ira nei riguardi degli errori altrui.132 177.Chi se la prende con il demone non se la prende con gli uomini, chi e` in pace con i demoni e` in conflitto con gli uomini.133 178. Non e` penoso cadere ma, una volta caduto, giacere e non rialzarsi.134 179. Il superbo e` turbato come una tempesta e scompare come polvere; si gonfia come una bolla e lo spirito tumido si spegne come una scintilla, coraggio che viene millantato, fango che fa l’ostinato, polvere che si insuperbisce, cenere che si gonfia, scintilla che si spegne facilmente, lucerna tremolante, erba che appassisce presto, natura mortale che, per boria, si crede eterna.135 180. Distruttore di virtu` un pensiero orgoglioso.136 181. Difficile sfuggire al demone della vanagloria: quello che avrai fatto per annientarlo sara` per te l’inizio di un’altra vanita`.137
132 La sentenza e ` attribuita al Crisostomo nello pseudo-Massimo, Loci communes LXVI: PG 91,1001; questa sentenza manca in M. 133 La sentenza e ` attribuita a Martino l’Eremita nello pseudo-Massimo, Loci communes LXVI: PG 91,1004; questa sentenza manca in M. 134 La sentenza e ` attribuita al Crisostomo nello pseudo-Antonio, Sententiae I,16: PG 136,821; questa sentenza manca in M. 135 La sentenza manca in M. 136 La sentenza e ` di Evagrio Pontico, Aliae sententiae 3: PG 40,1269; questa sentenza manca in M. 137 La sentenza manca in M.
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182. Ej nqumei sqai crh; ajnqrwvpou" o[nta" aujto; tou=to, o{ti = a[nqrwpoiv ejsmen: tou=to ga;r ajnh;r ejnqumouvmeno" polu; genhvsetai swfronevstero" kai; h|tton a]n megalofronoivh.104 183. JO crovno" kai; hJ ejmpeiriva ta; kalw=" e[conta didavskei tou;" ajnqrwvpou".105 184. Povlemo" e[ndoxo" eijrhvnh" aijscra"= aiJretwvtero".106 185. Sumfevron hJgoumai ouj movnon tou;" hJdei"= lovgou" ajkouvein, = ajlla; kai; tou;" parautivka me;n pikrouv", eij" u{steron de; th;n wjfevleian ajpodidovnta".107 186. {Wsper toi"= ajrjrJwstousin a[llo ti ajkouvein h] pravttein aJ= mavrthmav ejstin h] ajf j w|n mevllousin wjfeleisqai ta; pro;" uJgeivan, = ou{tw kai; toi"= a[lloi" ajnqrwvpoi" aJmavrthmav ejstin a[llo ti levgein h] pravttein h] ajf j w|n mevllousin wjfeleisqai .108 = 187. jWfelimwvteron a[nqrwpo" crhsto;" h] pragma ajgaqovn: ta; = me;n ga;r e[rgw/ movnw/ wjfelein= pevfuken, oJ de; a[nqrwpo" pro;" toi"= e[rgoi" kai; toi"= lovgoi" wjfelein= dunhvsetai: kai; to; me;n pra=gma peivqein ouj pevfuke tou;" aJmartavnonta", oJ de; spoudaio" = a[nqrwpo" polla; metapeivsei kai; didavxei tou;" ta; bevltista ajgnoounta" .109 =
104 105 106 107 108 109
La La La La La La
sentenza sentenza sentenza sentenza sentenza sentenza
manca manca manca manca manca manca
in in in in in in
M. M. M. M. M. M.
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182. Bisogna pensare che, in quanto uomini, siamo uomini; un uomo infatti che riflette su questo diventera` molto piu` saggio e si esaltera` di meno. 183. Il tempo e l’esperienza insegnano agli uomini le cose che vanno bene.138 184. Una guerra gloriosa e` preferibile a una pace vergognosa.139 185. Credo sia utile non solo ascoltare i discorsi piacevoli ma anche quelli che al momento sono pungenti e che in seguito si rivelano vantaggiosi.140 186. Come ai malati non va bene ascoltare o fare nient’altro che quello che puo` servire alla salute, cosı` anche per gli altri uomini non va bene ascoltare o fare nient’altro che quello da cui possono trarre giovamento.141 187. E` piu` utile un uomo bravo che una cosa buona; di questa infatti e` possibile servirsi solo nell’operare, dell’uomo invece ci si potra` avvalere nelle opere e nei discorsi; una cosa non puo` persuadere quelli che peccano, l’uomo virtuoso invece potra` spiegare e insegnare molto a coloro che ignorano quello che e` il meglio.142
138
La sentenza manca in M. La sentenza viene attribuita a Demostene nello pseudo-Massimo, Loci communes XXXVII: PG 91,965 e a Gregorio di Nissa nello pseudo-Antonio, Sententiae I,26: PG 136,861; questa sentenza manca in M. 140 La sentenza manca in M. 141 La sentenza manca in M. 142 La sentenza manca in M. 139
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188. {Wsper despovthn mhdeno;" a[xion nomivzomen, o{tan aujtou= tou;" oijkevta" beltivou" ojrw=men, o{utw" oujde; a[nqrwpon kalo;n kai; ajgaqovn, o{tan to; sw=ma th=" yuch=" a[meinon diakeivmenon i[domen: kai; ga;r tw=n e[ndoqen me;n sapra;n ejcovntwn oijkivan, e[xwqen 110 de; zwgrafouvntwn a[noian kathgoroumen = . 189. Polumaqiva livan me;n wjfelei,= livan de; kai; blavptei: wjfelei = me;n to;n dexio;n a[ndra, blavptei de; to;n rJa/divw" fwnou=nta pa=n e[po" kai; ejn a{panti dhvmw/: crh; de; kairw=n mevtra eijdevnai: sofiva" ga;r o{ro" ou|to".111 190. JW" e[stin ajnqpwvpw/ doulwvsasqai qumo;n calepo;n ajgrivwn qhrivwn: qh=re" me;n ga;r a} fronou=sin ejdivdaxan [...] 112 191. Kreitton pro;" eujdaimonivan ejlavttw kekthsqai h] polla; = = meta; fqovnou kai; kinduvnou: kai; ga;r kallivwn kai; hJdivwn oJ bivo" ou|to": novmize de; th;n eujdaimonivan oujk ejn tw/= polla; kekthsqai, ajll j = ejn tw=/ th;n yuch;n eu\ diakeisqai: kai; ga;r sw=ma ouj to; lamprai"= = ejsqhvsesi kekosmhmevnon kalo;n faivh ti" a]n ei\nai kai; makavrion, ajlla; to; th;n uJgeivan e[con kai; spoudaivw" diakeivmenon, ka]n mhde;n tw=n proeirhmevnwn aujtw=/ parh/=: to; aujto;n de; trovpon kai; yuch; eja;n h/\ pepaideumevnh, th;n toiauvthn kai; to;n toiouton a[nqrwpon eujdaiv= mona prosagoreutevon, ka]n mh; toi"= ejkto;" h/\ lamprov": oujde; ga;r i{ppon, eja;n yevllia crusa= kai; skeuh;n e[ch/ polutelh= faulo" w[n, = a[xiovn tino" nomivzomen, ajll j o}" a]n diakeivmeno" h/\ spoudaivw", tou=ton mallon ejpainoumen: toi"= ga;r diakeimevnoi, ta; peri; th;n yuch;n = = kakw"= ou[te plouto" ou[ t e ijscu;" ou[te kavllo" twn= ajgaqwn= ejstin, = ajll j o{sw/ per a]n au|tai ma=llon aiJ diaqevsei" kaq j uJperbolh;n uJ-
110
La sentenza manca in M. [crh;... ou\to"] manca in M. 112 la sentenza manca in M. V a questo punto presenta una lacuna; e ` una integrazione di Sternbach. 111
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188. Come giudichiamo il padrone di nessun valore, quando vediamo quelli della casa migliori di lui, cosı` neppure giudichiamo perbene un uomo se vediamo che il suo corpo e` meglio messo dell’anima; infatti siamo soliti riprendere l’insipienza di quelli che dentro hanno le case sporche e da fuori le dipingono.143 189. Il tanto sapere giova molto ed e` molto d’impaccio. Giova all’uomo accorto ed e` d’impaccio all’uomo che pronuncia facilmente ogni parola anche davanti al popolo. Bisogna conoscere i tempi giusti, questo e` infatti il limite della sapienza.144 190. In tal modo per un uomo e` piu` difficile domare l’ira che bestie feroci, le bestie infatti [...].145 191. Per la felicita` meglio possedere poco che molto con invidia e pericolo. E` infatti piu` bella e gradevole questa vita; pensa che la felicita` risiede non nell’avere molto ma nello star bene con l’anima.146 Non il corpo abbigliato di splendide vesti uno direbbe che e` bello e beato ma quello che e` in salute e sta bene anche senza nessuna delle cose dette in precedenza. Allo stesso modo bisogna dire beati e l’anima che sia stata formata correttamente e un uomo simile, anche se da fuori non si vede. Infatti, pur avendo ornamenti e finimenti d’oro, non abbiamo stima di un cavallo mediocre, ma lodiamo in particolare quello che si mostra valente.147 Pertanto per quelli che hanno l’animo cor143
La sentenza manca in M. Questa sentenza e` attribuita da Stobeo (Sermo XXXIII, De tempestiva oratione) a Democrito, cfr. ORELLI I, p. 102, n. 60; «bisogna conoscere... sapienza» manca in M. 145 La sentenza manca in M.V a questo punto presenta una lacuna; «che» e` una integrazione di Sternbach. 146 Cfr. DEMOFILO , Similitudines n. 86: ORELLI I, p. 28. 147 Cfr. un passaggio simile attribuito ad Aristotele nello pseudo-Massimo, Loci communes XVII: PG 91,824. 144
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pavrxwsi, tosouvtw/ pleivw kai; meivzw to;n kekthmevnon blavptousi cwri;" fronhvsew" paraginovmenai.113 Tiv gavr ejstin a[nqrwpo" h] ajsqeneiva" uJpovdeigma, kairou= lavfuron, tuvch" paivgnion, metaptwvsew" eijkwvn, fqovnou kai; sumfora=" plavstigx, pro;" de; touvtoi" flevgma kai; colhv;
192. Th;n cavrin dei = ajmetavblhton ei\nai kai; kalo;n karpo;n fevrein, to;n para; twn= eu\ pascovntwn e[painon.114 193. Tw=n ejn ojrgh/= diaprattomevnwn aJpavntwn oJ logismo;" ajpodhmei,= feuvgwn to;n qumo;n wJ" pikro;n tuvrannon.115 194. {Wsper oi\no" krivnetai toi"= tw=n pinovntwn trovpoi", ou{tw kai; hJ filiva toi"= tw=n crwmevnwn h[qesin. 195. {Wsper oJ kapno;" ejpidavknwn ta;" o[yei" oujk eja/= prosblevpein to; keivmenon ejn posivn, ou{tw" oJ qumo;" ejpairovmeno" tw=/ logismw=/ ejpiskotei = kai; to; sumbhsovmenon ejx aujtou= a[topon oujk ejfivhsi th/= dianoiva/ prokatidein= .
113 114 115
In V la frase che segue viene riportata come una sentenza a se´ stante. La sentenza manca in V. La sentenza manca in V.
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rotto non c’e` ne´ ricchezza ne´ forza ne´ bellezza di beni, ma quanto piu` queste condizioni si trovano in eccesso tanto piu` nuocciono a chi le possiede, essendo separate dalla saggezza.148 Che cos’e` un uomo se non un esempio di debolezza, una preda del tempo, un balocco della sorte, un’immagine del mutamento, una bilancia di invidia e di sventura e innanzitutto flegma e bile? 149 192. Il favore deve essere non ricambiabile e portare un frutto buono, la lode da parte di coloro che ricevono il beneficio.150 193. Il raziocinio, evitando la collera come crudele tiranno, e` estraneo a tutto cio` che e` fatto nell’ira.151 194. Come il vino viene giudicato dai modi dei bevitori, cosı` l’amicizia dai modi di chi la pratica. 195. Come il fumo, disturbando gli occhi, non permette di vedere cio` che si trova davanti ai piedi, cosı` la collera, quando si leva, ottenebra il raziocinio e non consente all’intelletto di prevedere il male che da essa potrebbe derivare.152
148 In V il detto termina qui e la frase che segue viene riportata come una sentenza a se´ stante. 149 Vedi nota precedente: un pensiero simile e ` attribuito al filosofo SECONDO , Sententiae n. 7: ORELLI I, p. 218; flegma e bile sono due dei quattro (con sangue ed atrabile) costituenti degli organismi secondo la teoria umorale ippocratica. 150 La sentenza manca in V. 151 La sentenza manca in V. 152 Questa sentenza e ` attribuita ad Aristotele nello pseudo-Massimo, Loci communes XIX: PG 91,840.
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196. JO th;n dikaiosuvnhn e[cwn ejn th/= yuch/= ouj movnon toi"= a[lloi" wjfevlimov" ejstin, ajlla; kai; aujto;" eJautw=/: ouj ga;r peiravsetai eJauto;n ajdikein= oujde; kaq j e}n mevro", ajlla; dikaivw" crhvsetai toi"= th"= fuvsew" aijsqhthrivoi". 197. Oujde;n a]n gevnoito kalovn, o} mh; meta; novmou te kai; nou= gev-
noito.
198. Tiv" a]n h\tton foboitov = ti h] qarsoivh mavlista, h] o{sti" eJautw=/ mhde;n suneideivh kakovn; 116 199. Aujtarkeivh/ trofh"= makrh; nu;x oujdevpote givnetai. 200. Bivo" ajneovrtasto" makrh; oJdo;" ajpandovkeuto". 201. [Ergon paravbolon qauvmaze mevn, mh; mimou= dev. 202. jEpiqumiva kevrdou" zhmiva" ajrchv. 203. jEarinh;n ojpwvran ceimw=no" kairo;" ouj threi,= oujde; newterikh;n ajsevlgeian oJ tou= ghvrw" ejpidevcetai crovno": i[dion ga;r touvtwn eJkatevrw/ to; e{teron. 204. jEn i[sw/ nomistevon eujergesiva" tovn te carizovmenovn ti tw=n ijdivwn kai; to;n dunavmenon me;n blavptein, ajpecovmenon dev. 205. Tw=n fauvlwn e[rgwn kai; tou;" lovgou" paraithtevon kaiv, a} oujk a]n pravxai" pollw=n parovntwn, tau=ta mhde; levxh/" pollw=n ajkouovntwn.
116
Sternbach omette il punto interrogativo (p. 22, n. 198).
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196. Chi ha la giustizia nell’anima non solo e` utile agli altri ma anche a se stesso; infatti non sara` tentato di fare un torto a nessuna parte di se´ ma si servira` rettamente delle naturali facolta` percettive. 197. Niente potrebbe esserci di buono che non sia con la legge e la ragione. 198. Chi potrebbe avere minor timore ed essere piu` insolente di chi non e` cosciente di alcun male? 153 199. Con cibo a sufficienza la notte non e` mai lunga.154 200. Una vita senza festivita` e` una via lunga senza alberghi.155 201. Ammira l’opera audace, ma non imitarla. 202. Il desiderio di guadagno e` all’origine del danno.156 203. La stagione invernale non conserva il seme primaverile ne´ l’eta` senile ammette la lascivia giovanile; e` proprio di questi essere opposti uno all’altro. 204. Bisogna considerare che fa ugualmente della beneficenza chi dona del proprio e chi si astiene dal farlo se puo` recare un danno. 205. Delle cattive azioni bisogna evitare anche di parlare 157 e cio` che non faresti alla presenza di molti neppure devi dirlo, se sono in molti ad ascoltare.
153 Questa sentenza e ` attribuita da Stobeo a Diogene (Sermo XXIV, De conscientia), cfr. ORELLI II, p. 68, n. 47. 154 Cfr. DEMOCRITO , Fragmenta n. 67: DK 68,B209. 155 Cfr. ivi n. 229: DK 68,B230. 156 Cfr. ivi n. 77: DK 68,B221. 157 Per questa prima parte di sentenza cfr. DEMOCRITO , Fragmenta n. 107: DK 68,B190.
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206. Timh; pa=sa hJ spaniwtevra plousiwtevra.117 207. JIgeivan me;n eu[contai para; Qeou= a[nqrwpoi, aujth;n de; tauvthn ejn aujtoi "= e[conte" oujk i[sasin, ajkrasiva/ de; kai; plhsmonh/= ta; ejnantiva poiou=nte" aujtoi; prodovtai th=" uJgeiva" kaqivstantai. 208. Fovbo" kolakeivan me;n ejrgavzetai, eu[noian de; ouj kevkthtai.
209. Filoneikiva pasa = ajnovhto": to; ga;r kata; tou= dusmenou"= blabero;n qewrousa to; i[dion sumfevron ouj blevpei. = 210. Frovnimo" oJ di j eJauto;n ta; kala; pravsswn, oJ de; dia; tuvchn makavrio". 211. Ou[te lovgo" ajgaqo;" fauvlhn pra=xin ajmauroi,= ou[te pra=xin ajgaqh;n lovgou blasfhmiva lumaivnetai. 212. Calepo;n davneion cavri": aijscro;n ga;r to; ojfeivlein mevnonta th;n ajpaivthsin.118 213. Ouj porfuvra/ kai; diadhvmati to; makavrion dioikeitai, lo= gismw=/ de; eijdovti kalw=" porfuvran kai; diavdhma fulavxai.
117 118
Questa sentenza manca in H ed e` presente in MV. La sentenza manca in V.
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206. Ogni onore che sia alquanto raro e` piu` fecondo.158 207. Gli uomini pregano Dio per la salute, tuttavia quando ce l’hanno non ci badano; facendo il contrario per intemperanza e ingordigia, essi tradiscono il loro essere sani.159 208. Il timore produce l’adulazione ma non si guadagna la benevolenza.160 209. Ogni contesa e` una cosa insensata; considerando infatti il danno che si puo` fare al nemico non si vede cio` che e` utile per se´.161 210. Prudente e` chi fa cose buone per se´, felice chi le fa per fortuna.162 211. Un discorso buono non oscura una cattiva azione ne´ un discorso ingiurioso danneggia una buona azione.163 212. Un favore reso e` un credito difficile; e` sconveniente infatti l’avere un debito con chi lo esige.164 213. La beatitudine non risiede ne´ nella porpora ne´ nel diadema, ma nel pensiero che sa ben custodire la porpora e il diadema.
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Questa sentenza manca in H ed e` presente in MV. Cfr. DEMOCRITO, Fragmenta n. 21: DK 68,B234. 160 Cfr. ivi n. 222: DK 68,B268. 161 Cfr. ivi n. 221: DK 68,B237. 162 Una sentenza simile e ` attribuita ad Epandride da Stobeo (Eclogae II,8) in ORELLI II, p. 390, n. 1. 163 Cfr. DEMOCRITO , Fragmenta n. 124: DK 68,B177; questa sentenza e ` presente anche nello pseudo-Antonio, Sententiae I,47: PG 136,928. 164 La sentenza manca in V. 159
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214. JO me;n novmo" th;n ajxivan twn= ajdikhmavtwn eJkavstw/ timwrivan oJrivzei kai; tou;" e[xw th=" ojrgh=" e[cei kritav", ajnabolhvn te tou= mevllonto" kakou= kai; boulh;n pro;" to; diafugein= to;n kivndunon divdwsi, hJ de; ajnomiva to;n parautivka qumo;n brabeuth;n ejfivsthsi th"= kolavsew". 215. Kalo;n me;n pavnta oJmovfula ei\nai, eij de; mhv, ge mhde; ajllovfula: oujde; ga;r hJ th"= fuvsew" hJdonh; th;n ajdikivan poiein= ei[wqen, ajll j hJ peri; ta;" kena;" dovxa" 119 o[rexi". 216. Twn= ejpiqumiwn= aiJ mevn eijsi fusikai; kai; ajnagkaiai, = aiJ de; fusikai; mevn, oujk ajnagkaiai dev , aiJ de; ou[ t e fusikai; ou[ t e aj nag= 120 kaiai, para; de; ta; " kena; " dov x a" ginov m enai . = 217. To; a[doxon mhde;n lupeivtw, o{tan to; kata; to;n bivon ajsfale;" a[meinon e[ch/ twn= ejn dovxh/. 218. Ou[te fivlippov" ejstin oJ trufw=nta" trevfwn i{ppou" kai; pro;" hJdonh;n pwvloi" calinou;" ajrgurou"= parevcwn kai; ta;" caivta" porfuroi"= ajnaplevkwn desmoi", = ajll j oJ ejx w|n a[ristoi kata; fuvsin genhvsontai spoudavzwn, ou[te filovtekno" oJ polla;" hJdona;" tou= swvmato" toi"= uiJoi"= parevcwn kai; pollh;n oujsivan ajpolimpavnwn kai; paraskeuh;n ejpi; ta;" hJdonav": deilw=n ga;r uiJw=n a[qlioi patevre", oi|" pasa = spoudh; kai; fronti;" oujc uJpe;r tou= ajreth;n e[conta" ajpolipein= tou;" uiJouv", avll j a[rguron kai; crusovn, a{per wJ" ejpivpan oJrmhthvriav ejsti toi"= nevoi" kai; ajpaideuvtoi" pro;" aJmartiva".
119 120
H corregge: para; ta;" koina;" dovxa". H corregge: para; ta;" koina;" dovxa".
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214. La legge fissa la giusta pena per ogni delitto, ha giudici estranei all’ira, trattiene dal male futuro e da` consigli per scampare al pericolo; l’iniquita` invece mette l’improvvisa collera come arbitro del castigo. 215. E` bello che tutte le cose siano omogenee o almeno che non siano disomogenee; non il piacere naturale infatti ma il desiderio relativo a futili opinioni 165 suole recar danno. 216. Dei desideri alcuni sono naturali e necessari, altri naturali e non necessari, altri ne´ naturali ne´ necessari relativi a futili opinioni.166 217. Il non aver un nome non ti turbi, dal momento che offre una maggiore sicurezza di vita rispetto a chi ha un nome. 218. Non e` un amante dei cavalli chi li alleva mollemente, mettendo ai puledri per piacere briglia argentate e legando la criniera con lacci purpurei, ma [lo e`] chi si impegna a farli diventare i migliori secondo la loro natura. Non ama i figli chi offre loro molto benessere del corpo, lasciando tante sostanze e cose finalizzate ai piaceri. Miseri padri di figli infelici, i quali mettono ogni studio e cura non per istruire i figli nella virtu` ma per lasciare loro oro e argento che per lo piu` sono, per chi e` giovane e inesperto, stimoli al peccato.167
165
H corregge con «contrario al senso comune». Cfr. CICERONE, De finibus bonorum et malorum I,45 in cui un passaggio simile e` attribuito ad Epicuro; anche in questo caso come per il n. 215 H corregge con «contrari al senso comune». 167 Questa sentenza, leggermente modificata, e` attribuita a Plutarco (De educatione liberorum 7) dallo pseudo-Massimo, Loci communes XII: PG 91,796. 166
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219. Dei = filavnqrwpon ei\nai to;n mevllonta a[rxein ajnqrwvpon, w{sper fivlippon to;n i{ppwn kai; filovkuna to;n kunw=n. to; 220. Dei = to;n mevllonta swfroniko;n ei\nai dieulabeisqai = mevga kai; to; tacevw" lalei n: = ajmfovtera gavr ejsti qrasuvthto" shmeia: = o{qen kai; manikou;" eijwvqamen kalein= tou;" touvtwn eJkavteron pravssonta".
221. Eujlabhtevon peri; pragmavtwn aijscrw=n kai; dialevgesqai: dokei = ga;r oJ lovgo" eJkavstou ejntau=qa phda=n, o{pou oJ nou=" tugcavnei. J tw=n gegenhmevnwn pragmavtwn metavnoia tw=n mel222. H lovntwn pevfuke givnesqai provnoia.
223. Kaqavper uJpovdhma to; aJrmovzon tw/= podi; eu[crhston, ouj to; kavlliston, kai; iJmavtion to; suvmmetron, ouj to; mevgiston, o{utw kai; pra=gma 121 kai; bivon e{kaston aiJretevon to;n peri; th;n fuvsin. 224. Ouj to;n bivon ejk th"= lovgou deinovthto" pisteuvomen, ajlla; to;n lovgon ejk th=" peri; to;n bivon eujtaxiva".122 225. {Wsw/ a[n ti" pleiovnwn ejpideovmeno" tugcavnh/, tosouvtw/ ceivrwn kai; ejpiponwvtero" oJ bivo": ajnavgkh ga;r peri; tauta = ajnastrefovmenon ajmelein= tw=n kallivstwn kai; w{sper qhtikhvn tina diagogh;n e[cein ajnt j ejleuqeriva".123
121 122 123
Seguo l’interpunzione di H; o{utw kai; pra=gma: kai; bivon MV. eujpraxiva" V. La sentenza manca in V.
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219. Come chi deve essere la loro guida bisogna che ami i cavalli e i cani cosı` bisogna che ami gli uomini chi deve comandare su di loro. 220. Bisogna che chi vuole essere temperante si guardi dal parlare ad alta voce e rapidamente; entrambi infatti sono segni di arroganza; per questa ragione siamo soliti chiamare furiosi coloro che praticano entrambi i comportamenti. 221. Bisogna stare attenti anche a parlare di cose turpi; sembra infatti che il discorso di ciascuno balzi la` dove si trova la mente. 222. Il pentimento per i fatti accaduti produce riflessione per le cose future.168 223. Come e` ottimo il calzare che si adatta al piede non quello bellissimo, e la veste della misura giusta non quella grandissima, cosı` anche ogni cosa 169 e vita devono essere prese per il loro verso naturale.170 224. Noi non riteniamo credibile una vita a partire da un discorso abile, ma prestiamo fede a un discorso a partire da una vita ordinata.171 225. Quanto piu` uno ha bisogno di maggiori cose, tanto peggiore e faticosa la vita; e` destino infatti che chi si rivolge a cio` trascuri il meglio, come pure fare una vita da servo invece che essere libero.172 168 Cfr. FOZIO , Epistola I, VIII, 54: PG 102,673. Una sentenza simile anche in Democrito, Sententiae n. 31: DK 68,B66. 169 Seguo l’interpunzione di H. 170 Cfr. DEMOFILO , Similitudines n. 20: ORELLI I, p. 7. 171 V «da una buona condotta di vita»; cfr. DEMOFILO , Sententiae pythagoricae n. 36: ORELLI I, p. 40. 172 La sentenza manca in V.
7
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226. Ouj mh;n oujde; met j ojrgh=" praktevon toi"= fronivmoi" oujdevn: ajlovgiston ga;r oJ qumo;" kai; meta; pronoiva" oujde;n a[n pote poihvseien, ajlla; mequvwn tai"= filoneikivai" ouj kevcrhtai tai"= oJrmai"= wJ" dei:= crh; ou\n mh; ejx uJpoguvou twn= aJmarthmavtwn ta;" timwriva" mhvte para; twn= oijketwn= mhvte para; twn= a[llwn lambavnein, i{na to; tw=/ logismw=/ kravtiston, ajlla; mh; to; tw=/ qumw=/ fivlon pravtth/": to; ga;r timwreisqaiv tina kakw=" eJauto;n poiou=nta divkhn didovnai = oujc h|tton h] lambavnein ejstivn: w{ste dei = scolh/= mallon ajmuvnasqai = zhtein= h] tacevw" kai; ajlusitelw"= kolavsai to;n ejcqrovn.124 227. To;n swfroniko;n oi\mai dein= diwqeisqai ta;" tw=n oujc oJ= moivwn oJmiliva", i{na mh; to; kaqaro;n h\qo" ajpo; tou= rJupwnto" th/= dovxh/ = rJupwqh/=. 228. JO ejk diabolh=" kai; yeuvdou" yovgo" ejp j ojlivgon ijscuvsa" oujde;n lupei:= ajpemaravnqh gavr. kai; to; eJlevsqai to;n a[riston 229. Calepo;n kai; to; kri nai = bivon, pollw=/ de; meizon kai; calepwvteron to; krivnanta kai; proelov= 125 menon ejmmeinai = .
230. Ama { th;n ejpaggelivan poihtevon kai; th;n dovsin sunaptevon: ejpaggelivan ga;r ajnateinomevnhn oujk ejpisfragivzetai cavri". 231. jEn povlei mhvte wJ" levwn ajnastrevfou mhvte wJ" kwvnwy: to; 126 me;n ga;r ejkpateitai, to; de; kairofulakeitai = = .
124 125 126
La sentenza manca in V. La sentenza manca in V. La sentenza manca in V.
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226. Quando sono adirati nemmeno ai sensati e` possibile fare niente; e` inconcepibile infatti che la collera anche unita alla ragione possa mai realizzare alcunche´; essa pero` inebriandosi dei conflitti non si serve dei moti [dell’anima] come bisogna; e` dunque necessario essere castigati per i peccati non repentinamente ne´ da familiari ne´ da altri affinche´ tu faccia cio` che consideri sia meglio e non cio` che e` funzionale alla collera; infatti punire uno che fa male a se stesso e` uno scontare la pena non meno che un essere castigato, per cui bisogna cercare di vendicarsi col tempo piuttosto che rapidamente e svantaggiosamente punire il nemico.173 227. Il temperante, credo, deve respingere i contatti con chi non gli e` simile perche´ la sua natura pura non venga macchiata dal parere di chi e` sordido. 228. Il rimprovero che proviene dalla calunnia e dalla menzogna che per poco ha preso vigore non rattrista, infatti svanisce subito. 229. Difficile e` scegliere e preferire una vita ottima ma molto piu` importante e difficile perseverare nella scelta e nel proposito.174 230. Bisogna al contempo fare la promessa e mantenerla; una promessa differita non e` contrassegnata dalla grazia. 231. Non ti aggirare per la citta` ne´ come un leone ne´ come una zanzara: uno infatti se ne sta da parte e l’altra invece cerca l’occasione.175
173 174 175
Questa sentenza manca in V. Questa sentenza manca in V. Questa sentenza manca in V.
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232. Makarivzousiv tine" basilei"= kai; dunavsta" ouj dia; to; ejkeivnwn eu[daimon, dia; de; to; aujtw=n talaivpwron. 233. AiJ filovtimoi twn= fuvsewn kai; tw/= ejpaivnw/ paroxuvnontai: peinw=si ga;r ejpaivnou tine;" tw=n fuvsewn oujc h|tton h] a[llai sivtwn kai; potw=n. e[conta" kai; fulavssonta" pleista 234. jEgw; ouj tou;" pleista = = eujdaimonestavtou" hJgou=mai ajll j o}" a]n kta=sqai ta; pleista duvnh= tai su;n tw=/ dikaivw/ kai; crh=sqai touvtoi" su;n tw=/ kalw=/.
235. Oi\no" a[rdwn ta;" yuca;" ta;" mevn luvpa", w{sper mandragovra",127 koimivzei, ta; de; pavqh, w{sper e[laion flovga, ejgeivrei. eu\ i[sqi kai; da236. {Osti" ijscurw"= crhvmasin h{detai, touton = panwnta ij s curw " aj n ia sqai . = = =
237. To; me;n tou;" polemivou" doloun= kai; ejxapatan= wJ" divkaion, pro;" de; tou;" fivlou" to; aJplouvstaton ei\nai wJ" kavlliston. 238. Mh; ejgguw= mocqero;n mhdevna mhde; ejn crhstai"= aijtivai": polloi "= ga;r tw=n toiouvtwn metemevlhse: mhde; ojrgh=" a[rce 128 pro;" tou;" fivlou", ajlla; diallagh": = touto = ga;r ajndro;" ajgaqou:= mhde; sumbivou diabeblhmevnoi" kai; kakoi": = dovxei" ga;r toiouto" = ei\nai.129 239. Mhvte ajpivstei a[gan mhvte rJa/divw" ajpodevcou: to; me;n ga;r kakovhqe", to; de; eujexapavthton.
127
aggiunge Sternbach (p. 25, nota 235). H stacca [mhde; ojrgh"= ... ajgaqou]= e ne fa una sentenza a parte (n. 200 della serie). 129 V ed H staccano [mhde; sumbivou... ei\nai] e ne fanno una sentenza a parte (n. 201 della serie). 128
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232. Alcuni dicono beati i re e i principi, non per la felicita` di questi ma per la loro [propria] infelicita`. 233. Le nature ambiziose sono eccitate dalla lode; alcune di esse infatti hanno fame di approvazione non meno di altre che sono affamate di cibi e di bevande. 234. Io non credo che siano i piu` felici quelli che hanno e custodiscono tantissimo ma chi puo` procurarsi molto nel modo giusto e servirsene in maniera conveniente. 235. Il vino, bagnando le anime, seda la tristezza come fa la mandragola,176 e suscita le passioni come l’olio la fiamma. 236. Sappi che chi troppo si diletta delle ricchezze, soffre anche troppo quando le spende. 237. Asservire e prendersi gioco dei nemici e` giusto; l’essere schietti con gli amici e` la cosa migliore. 238. Non fornire garanzia per nessun malvagio neanche per buone ragioni, perche´ per molti di loro te ne pentiresti; non mostrarti adirato con gli amici, ma cerca la riconciliazione: questo e` infatti dell’uomo buono.177 Non vivere insieme ai calunniatori e ai cattivi, sembreresti infatti essere simile a loro.178 239. Non essere troppo incredulo e non credere facilmente: nel primo caso si tratta di malignita`, nel secondo ci si dispone ad essere ingannati.179 176 «con gli uomini» aggiunge Sternbach (p. 25, nota 235); la mandragola e` un pianta con proprieta` narcotiche. 177 H stacca questo periodo e ne fa una sentenza singola (n. 200 della serie): «Peculiarem sectionem efficit» (STERNBACH, p. 25, nota 238). 178 V ed H staccano quest’ultimo periodo e ne fanno un detto a parte (n. 201 della serie di H). 179 Cfr. DEMOCRITO , Sententiae n. 32: DK 68,B67.
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240. {O ti a]n uJpovsch/, poivei tacuv, i{na dovxh/" eJkw;n carivzesqai: o{sw/ ga;r a]n plevon eujergethvsh/" to;n fivlon, tosouvtw/ ma=llon to; sautw=/ sumfevron poihvsei": ajntistrevfei ga;r pavlin hJ ejx ejkeivnwn eu[noia.130 241. Peivqein zhvtei, biavzesqai de; mhv: oiJ me;n ga;r biasqevnte" ejcqro;n hJgountai, oiJ de; peisqevnte" sofovn. = 242. JH tw=n swmavtwn e{xi" uJpo; hJsuciva" me;n kai; ajrgiva" ajpovllutai, uJpo; gumnasivwn de; kai; kinhvsewn ejpi; to; polu; swvzetai, kai; hJ ejn th/= yuch/= e{xi" uJpo; maqhvsew" me;n kai; melevth" kinhvsewn o[ntwn swvzetai kai; givnetai beltivwn, uJpo; de; hJsuciva" kai; ajmelethsiva" kai; ajmaqiva" ou[te ti manqavnei, a{ te a]n mavqh/ ejpilanqavnetai. 243. Qeo;" oujdamh/= oujdamw"= a[diko", ajll j wJ" oi|ovn te dikaiovtato", kai; oujk e[stin aujtw/= o{moion oujde;n h] o}" a]n hJmwn= gevnetai dikaiovtato". kreitton ejan= th;n touv244. |Wi tiniv ti" mh; ejpivstatai crhsqai, = = tou crhsin . =
245. Pa=sa ejpisthvmh cwrizomevnh dikaiosuvnh" kai; th=" a[llh" ajreth"= panourgiva, ajll j ouj sofiva faivnetai. kavkiovn ejsti kai; to; mh; didov246. To; ajdikein= tou= ajdikeisqai = nai divkhn tou= didovnai.
247. Tavxew" kai; kovsmou tucousa = oijkiva crhsth; a]n ei[h, ajtaxiva" de; mocqhrav.131
130 131
La sentenza manca in V. La sentenza manca in V.
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240. Quanto prometti, fallo rapidamente perche´ sembri che tu renda il favore spontaneamente; quanto piu` rechi un beneficio all’amico tanto piu` fai cio` che e` utile a te stesso: ne ricevi infatti in cambio la sua benevolenza.180 241. Cerca di persuadere non di costringere: quelli che sono stati costretti ti considerano infatti un nemico, quelli che sono stati persuasi un saggio. 242. La costituzione corporea viene rovinata dal riposo e dall’ozio e viene conservata piu` a lungo dall’esercizio e dal moto. Anche la condizione dell’anima viene mantenuta e diventa migliore con l’apprendimento e la meditazione, che sono dei movimenti, mentre nel riposo, nel disinteresse e nella mancanza di studio non si apprende e si dimentica cio` che si e` imparato. 243. In nessun luogo Dio e` in alcun modo ingiusto ma il piu` giusto in assoluto e non c’e` niente simile a lui neppure quello di noi che e` giustissimo. 244. E` meglio non servirsi di quello che non si sa usare. 245. Ogni sapere separato dalla giustizia e dalle altre virtu` sembra malizia e non sapienza.181 246. Fare un torto e` peggio che riceverlo e non scontare una pena peggio che scontarla. 247. Una casa che si trova in ordine e sistemata e` buona, in disordine cattiva.182
180
La sentenza manca in V. La sentenza e` attribuita a Platone nello pseudo-Massimo, Loci communes XVII: PG 91,821.824 e nello pseudo-Antonio, Sententiae I,50: PG 139,933. 182 La sentenza manca in V. 181
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FWTIOU – GNWMAI
248. OiJ Puqagovreioi uJpotivqentai mh; provteron kaqeuvdein h] ajnalogivsasqai ta; pracqevnta aujtoi"= th;n hJmevran: oJ de; JHsivodo" ajnastavnta" fhsi; dein= ajnalogivsasqai, tivna aujtoi"= ejsti ta; ejpibavllonta pracqhnai = . 249. Ku=ro" oJ Persw=n basileu;" katanohvsa" tina; tw=n uJf j auJto;n strathgw=n ejpimelw=" proavgonta tou;" kakou;": ‘‘w\ makavrie – fhsivn – eja;n oiJ swvfrone" tou;" fauvlou" i[dwsin ajtimazomevnou", polu; proqumovteron th"= ajreth"= ajnqevxontai’’. 250. JO aujto;" ejrwthqeiv", tivni mavlista filiva diaswvzetai: ‘‘oJmonoiva/ – ei\pe – kai; pivstei fivlwn bebaivwn’’. e[fh 132 de; dein= ejcqrou;" ajgaqou;" kai; fivlou" bebaivou" kata; th;n ajxivan twn= e[rgwn protima/=n: ejcqrou;" me;n ga;r ajgaqou;" fivlou" genomevnou" megavlhn wjfevleian a[rconti givnesqai, timwriva de; kakw=n kai; crhstw=n ejpimevleia oJmovnoian kai; eu[noian toi"= ajrcomevnoi" pro;" tou;" a[rconta" ejmpoiei.= a[topon, ajlla; to; loidoriva" ei\nai 251. Ouj to; loidoreisqai =
a[xion.
252. JIevrwn oJ Sikeliva" tuvranno" e[lege mhdevna tw=n parjrJesiazomevnwn pro;" aujto;n a[kakon ei\nai: tou;" de; ajpovrjrJhton lovgon ejkfevronta" ajdikein= w/[eto kai; pro;" ou}" ejkfevrousi: ‘‘misoumen = ga;r ouj movnon tou;" ejklalhvsanta", ajlla; kai; tou;" ajkouvsanta" a} mh; boulovmeqa’’.
132
Da e[fh H ricava una nuova sentenza (n. 212 della serie).
FOZIO – SENTENZE
105
248. I pitagorici consigliavano di non andare a dormire prima di aver pensato alle cose fatte da loro durante il giorno.183 Esiodo dice che quando ci alziamo bisogna pensare alle cose da fare nel tempo che viene. 249. Ciro, il re dei persiani, scorgendo che uno dei suoi generali promuoveva sollecitamente i cattivi, disse: «O beato, se le persone oneste vedono che i cattivi sono trattati con disonore, perseguiranno la virtu` con piu` impegno».184 250. Lo stesso, interrogato su che cosa conservi massimamente l’amicizia, rispose: «La concordia e la fede di amici sicuri».185 Disse che bisogna onorare i nemici buoni e gli amici sicuri con la giusta e concreta ricompensa. I nemici che sono divenuti buoni amici sono di una grande utilita` per il principe, mentre la punizione dei cattivi e l’attenzione per i bravi ispira nei sudditi consenso e benevolenza verso il principe. 251. Non e` sconveniente l’essere biasimato, ma l’essere degno di biasimo. 252. Gerone, il tiranno di Sicilia, diceva che nessuno di quelli che parlavano apertamente con lui era senza peccato. Egli pensava che quelli che rivelano un segreto fanno torto anche a quelli a cui lo rivelano. Abbiamo in odio infatti non solo quelli che dicono ma anche quelli che ascoltano cio` che non vogliamo.
183
Cfr. GIAMBLICO, Vita pythagorica 166; DK 58,D1. Il virgolettato e` attribuito a Basilio nello pseudo-Massimo, Loci communes LXVIII: PG 91,1009. 185 Il soggetto di questo detto e ` probabilmente lo stesso della sentenza n. 249 che precede. A questo punto H separa quello che segue del detto e ne crea uno nuovo (n. 212 della serie). 184
106
FWTIOU – GNWMAI
{Eterai Fotivou gnw=mai 133
S1. Movnai tw=n oJmoiopaqw=n oJmilivai toi=" ajqumou=sin euJrivskontai parhgorivai. S2. {Wsper de; tw=n xuvlwn ta; mana; kai; glukeva th;n qrivpa kai; th;n terhdovna trevfei kovptousan aujta; kai; diesqivousan, ou{tw" kai; toi"= ajpektikoi=" kai; filanqrwvpoi" oujk ojlivgh" blavbh" oiJ kovlake" peraivtioi givnontai. S3. {Osti" eujcerw"= ta;" ajllotriva" diabola;" ajpodevcetai, oujde;n twn= oJmoivwn ou|to" ajpevcetai pravxewn: hJ ga;r ejrgasiva tou= ejpithdeuvmato" eij" koinwnivan filei= kaqevlkein kai; to;n ajnaivtion. S4. Eujdaimonivan kthvsasqai me;n oujk eujcere;", kthqei=san de; mevcri tevlou" diaswvsasqai pollw/= duscerevsteron: oijcomevnhn de; ajnakalevsasqai tw=/ tauvth" ajp j ajrch=" tucei=n paraplhvsion.
133
Titolo di Hergenroether (Gnomologia, p. 52).
107
FOZIO – SENTENZE
APPENDICE 186 Altre sentenze di Fozio S1. Solo gli incontri con quelli che soffrono pene simili possono recare conforto a chi e` afflitto. S2. Come la legna molle e tenera nutre vermi e tarli che la rodono e divorano, cosı` gli adulatori sono causa di non piccola rovina per le persone sobrie e buone. S3. Chi facilmente accoglie le altrui calunnie, non si discosta da un modo di fare simile. Infatti l’accettazione di quella condotta finisce con il coinvolgere anche l’innocente. S4. Raggiungere la felicita` non e` facile, una volta che la si e` raggiunta conservarla fino alla fine e` molto piu` difficile.187 Quando la si e` perduta recuperarla e` come riaverla da capo.
186 Sotto il titolo Altre sentenze di Fozio Hergenroether (Gnomologia, p. 52) riporta altri quattro detti del patriarca di Costantinopoli, uno ricavato da un manoscritto (Mon. 429 f.79 = S2) e altri tre provenienti dallo pseudo-Antonio, Sententiae, PG 136,988(I,72); 945(I,53); 981(I,70) rispettivamente S1, S3, S4 che si traducono facendoli precedere dalla lettera S (= Supplemento). Inoltre a partire da alcuni manoscritti egli ricava altre sentenze di Fozio (cfr. Photius, III, p. 240): Mon. 429 aggiunge un’altra sentenza che attribuisce a Fozio (la stessa attribuzione anche nello pseudo-Antonio, Sententiae, PG 136,849.860 (I,24.26): «Amare chi ci odia e` della virtu` ed e` cosa divina, amare chi ci ama e` umano ed e` una una cosa comune, odiare chi ci ama penso che non si addica neppure alle belve»; il manoscritto Mon. 506 aggiunge un altro pensiero di Fozio estratto, in questo caso, da una sua lettera (cfr. FOZIO, Epistola III, 20: PG 102,941): «Se ami sbagli, se non ami sbagli di piu`: nel primo caso perche´ trascuri le persone che ami che si trovano in disgrazia, nel secondo caso perche´ non ami chi ti ama». 187 Fin qui il testo dello pseudo-Antonio, Sententiae I,70: PG 136,981.
INDICE SCRITTURISTICO (Il riferimento e` al numero progressivo di ogni sentenza)
Genesi Gn 18,1-15: 93 Gn 39,7-23: 85 Giobbe Gb 21,17.18: 163 Proverbi Pro Pro Pro Pro Pro Pro Pro Pro Pro Pro
4,25: 145 11,25 (LXX): 113 15,1: 152 17,23 (LXX): 170 17,27: 153 18,13: 150 20,7: 146 22,1: 79 25,15: 154 26,14: 173
Qoe`let Qo 7,7: 68 Siracide Sir 1,23: 142
Sir Sir Sir Sir Sir Sir Sir Sir Sir Sir Sir
4,29: 174 6,8: 157 6,36: 164 6,10.12: 106 10,2: 119 11,7: 169 14,5: 158 22,27: 155 25,15: 135 29,25: 159 42,6: 162
Matteo Mt 18,6: 45 Luca Lc 6,35: 67 Prima lettera ai Corinzi 1Cor 15,33: 80 Lettera ai Galati Gal 6, 2: 47
INDICE ANALITICO (Il riferimento e` al numero progressivo di ogni sentenza)
Adulazione: 21, 95, 122, 126, 127, 131, 167, S2. Ambizione: 233. Amicizia: 6, 16, 47, 106, 108, 156, 159, 166, 194, 237-238, 240, 250. Ammirazione: 201. Amore: 107. Avidita`: 15, 44, 52, 111, 236. Badare a se stessi: 4, 13, 64, 75, 130. Calunnia: 17, 51, 57, 73, 125, 139, 252, S3. Carita`: 67, 94, 116, 140. Compassione: 75. Correzione: 45, 109, 160, 185-187. Corruzione: 68. Credibilita`: 224. Demone: 177. Dio – desiderio di, 23; – giustizia di, 243; – misericordia di, 96. Discernimento: 40. Disponibilita`: 7.
Equilibrio: 84, 87-88. Esperienza: 183. Fama: 79, 217. Fatuita`: 27. Felicita`: 191, 232, 234, S4. Fiducia: 239. Figli: 2, 218. Giudizio: 8-9, 32. Giuramento: 22, 54, 117. Giustizia: 147, 196. Gratitudine: 50. Gratuita`: 192. Impassibilita`: 9, 48. Incontinenza: 76. Intemperanza: 14, 30, 76-77. Invidia: 85, 191. Ira: 11, 25, 113-114, 136, 176, 193, 195, 214, 226. Legge: 197. Lingua: 38, 91-92, 149. Lussuria: 89. Malvagita`: 7, 27, 53, 59, 69. Mandragola: 235.
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INDICE ANALITICO
Memoria: 31. Menzogna: 55, 78. Mitezza: 11, 25, 114.
Purita` di cuore: 23.
Ospitalita`: 93.
Sapienza: 3, 34, 71-72, 87, 164-165, 189, 241. Serieta`: 133. Sopportazione: 51, 81. Superbia: 179.
Parole: 18, 140. Passioni: 5, 8, 32, 39, 43, 56, 66. Pazienza: 142. Peccato: 58, 74, 90, 105,172. Pena: 246. Pensieri: 36, 39, 46. Pentimento: 90, 105, 222. Persuasione: 241. Piacere naturale: 215. Poverta`: 37, 76, 111, 141, 225. Preghiera: 12, 30. Presunzione: 33. Promessa: 70, 230. Principe: 19, 21, 34, 63, 82-83, 119121, 167-168, 219. Prudenza: 65.
Ragione: 197.
Temperanza: 227. Tempo: 183, 203. Umilta`: 41. Vanagloria: 20, 181. Vigilanza: 30, 61. Vino: 194, 235. Virtu`: 1, 10, 26-28, 41-42, 59, 80, 86, 97, 104, 115, 122, 188, 296, 226, 249. Vizio: 28.
INDICE
Introduzione
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Pag.
5
Nota bibliografica . . . . . . . . . . . . . . . . . .
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17
FOZIO – Sentenze . . . . . . . . . . . . . . . . . .
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23
Indice scritturistico . . . . . . . . . . . . . . . . .
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109
Indice analitico . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
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111
CITTA` DI CASTELLO
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PG
FINITO DI STAMPARE NEL MESE DI SETTEMBRE 2011
Lucio Coco, studioso di letteratura cristiana antica, è autore di importanti lavori sulla tradizione patristica. Ha curato tra l’altro l’edizione integrale dei Detti dei Padri del deserto (Piemme, 1997) e del Meterikon. Detti delle Madri del deserto (Mondadori, 2002). Si è dedicato con particolare attenzione allo studio di Evagrio Pontico, pubblicando i testi A Eulogio: sulla confessione dei pensieri e consigli di vita e I vizi opposti alle virtù (Edizioni San Paolo, 2006). Di recente dello stesso padre del deserto ha curato l’edizione completa delle Sentenze e del trattato Gli otto spiriti della malvagità (Città Nuova, 2010).
Fozio Sentenze morali Introduzione, traduzione e note a cura di Lucio Coco
Fozio - SENTENZE MORALI
Dalla Bisanzio del IX secolo ci giungono queste Sentenze, per la prima volta raccolte e pubblicate con il corredo del testo greco a fronte. Fozio, discusso, controverso e coltissimo ecclesiastico, suggerisce un insegnamento morale ancora valido, senza sovrastrutture e infingimenti, estremamente realistico e pratico, facendoci riflettere sull’oggi perenne dell’uomo, compreso nel gioco delle passioni e nel bisogno di vincerle per realizzare pienamente la propria umanità. Un’angolazione differente per la comprensione di un’epoca, uno strumento per avvicinarci alla conoscenza di noi stessi.
«Chi sa comandare bene a se stesso, è adatto a reggere anche gli altri. Chi è schiavo delle passioni come potrebbe essere giudicato degno del comando? Prendendo il potere rende costoro suoi compagni di prigionia più che sudditi»
Leo S. Olschki 2011 ISBN 978 88 222 7905 7