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Italian Pages 316 [315] Year 2015
B BIBLIOTHECA IBLIOTHECA WEIDMANNIANA WEIDMANNIANA COLLECTANEAGRAMMATICA GRAMMATICALATINA, LATINA,13.2.1 11.2 COLLECTANEA COLLECTANEA GRAMMATICA LATINA, 11.2
CAESII BASSI PRISCIANI CAESARIENSIS ARS CAESII BASSI LIBER XVIII DE DE METRIS METRIS Pars altera ATILII FORTVNATIANI ATILII FORTVNATIANI 1
DE DE METRIS METRIS HORATIANIS HORATIANIS Introduzione, testo critico a cura di Giuseppe Morellie indici a cura di Giuseppe Morelli a cura di Michela Rosellini II II Note Note
WEIDMANN WEIDMANN
VI COLLECTANEA GRAMMATICA LATINA (CGL) Diretti da Giuseppe Morelli (†) e Mario De Nonno 13.2 Prisciani Ars Liber XVIII
Weidmann
PRISCIANI CAESARIENSIS ARS LIBER XVIII Pars altera 1 Introduzione, testo critico e indici a cura di Michela Rosellini
Weidmann
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ISO 9706 © Weidmannsche Verlagsbuchhandlung, Hildesheim 2015 www.olms.de E-Book Alle Rechte vorbehalten ISBN 978-3-615-40102-8
PREMESSA
È certamente singolare che il progetto di un’edizione critica prenda le mosse dalla pubblicazione della parte finale del testo. Nel caso dell’Ars di Prisciano, un’opera di così grande estensione, di cui sarebbe comunque difficile produrre con criteri moderni un’edizione integrale in unico tomo, questo procedimento inu suale ha le sue ragioni e un suo ben determinato scopo, quello di affrontare lo studio di una tradizione manoscritta di dimensioni ingenti e fortemente contaminata a partire da sezioni del testo particolarmente difficoltose per i copisti e difficili da correggere, anche per collazione, vale a dire quelle tramandate in lingua e caratteri greci, e così giungere più facilmente a decifrare i rappor ti stemmatici tra i testimoni che le conservano. Soltanto una par te infatti dei manoscritti dell’Ars è corredata di questa ecceziona le ‘appendice’. La sezione che in questo volume 13.2 dei Collectanea grammatica Latina viene edita (parte I) e verrà commentata (parte II) con siste nella seconda parte del libro XVIII (è già previsto dunque il completamento dell’edizione del libro XVIII nel volume 13.1). Essa rappresenta quantitativamente più di un decimo dell’Ars e qualitativamente una parte eterogenea che, pur essendo a tutti gli effetti integrata nel complesso dell’opera in quanto volta a documentarne i libri finali, risulta, quanto alla struttura, del tutto diversa dalle parti precedenti. Il repertorio di costruzioni di cui essa è costituita rappresenta inoltre un unicum nella letteratura grammaticale, poiché pone a confronto le due lingue sorelle dal punto di vista della sintassi, con ampio riferimento ad esempi d’autore greci e latini, mantenendo la struttura di un lessico alfa
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betico, quella che caratterizzava la sua fonte greca; è in particola re proprio quest’ultima, un’opera antica e pregiata nell’ambito della lessicografia della prima età imperiale, che riceve dagli studi più recenti e, sia pur indirettamente, da questa edizione, il giusto riconoscimento di una sua propria fisionomia. Non ci si dovrà dunque stupire del fatto che questo volume dei Collectanea grammatica Latina non possieda una struttura del tutto analoga a quella dei precedenti e soprattutto che la prefa zione che lo introduce abbia un carattere soltanto storico-critico testuale e non contenga dati, o esaustivi rimandi bibliografici, sulla personalità dell’autore, sulla cronologia, sulla struttura e il significato dell’opera in generale: tutto questo troverà posto in successivi volumi nei quali saranno via via pubblicati, per gruppi, gli altri libri dell’Ars. D’altra parte l’ampio commento che costi tuirà la seconda parte del volume conterrà una vasta bibliografia specifica sui testi lessicografici a cui questa sezione del testo pri scianeo è strettamente e significativamente collegata. L’esame dettagliato dei dati della tradizione mette in evidenza un aspetto che ulteriormente caratterizza l’Ars di Prisciano ed in particolare la sua ultima parte, vale a dire il fatto che essa, quando fu trascritta per la pubblicazione, non era finita. L’impressione di disordine e di incompiutezza che essa genera era stata da più parti e da molto tempo rilevata, ma ora viene documentata con osservazioni puntuali che concernono la struttura del testo e le sue rifiniture. Nel lessico, in particolare, molte voci appaiono chiaramente incomplete rispetto allo schema programmato, so no stati materialmente lasciati in bianco numerosi riferimenti ai luoghi d’origine delle citazioni, molti passi latini sono riferiti in modo approssimativo, alcuni ‘complementi’ al testo, non inseriti nella prima copia ma certamente derivanti dall’insegnamento dell’autore, e dunque presumibilmente aggiunti nei margini o in fogli allegati, si trovano ora piuttosto disseminati nei margini dei manoscritti che al posto pensato per essi all’interno dell’opera. Questa condizione pone all’editore una serie di problemi incon sueti e molto interessanti da risolvere, ma comporta la necessità
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di lasciare in evidenza nel testo critico alcune incongruenze ed anche di ricercare soluzioni appropriate per rappresentare, per quanto possibile con espedienti editoriali, lo stato di incomple tezza: sarà questo certamente, agli occhi dei fruitori, un ulteriore elemento di singolarità della nuova edizione. Giunta alla conclusione di questa prima tappa del lavoro edi toriale voglio ricordare che fu Scevola Mariotti, tanto tempo fa, a farmi intendere quanto sarebbe stata importante e significativa un’edizione dell’Ars che tenesse conto dei progressi compiuti nella conoscenza della tradizione manoscritta: alla sua grata me moria va il mio primo pensiero. Subito dopo, per i consigli e gli incoraggiamenti, e soprattutto per la disponibilità a condividere un argomento di ricerca che appartiene a lui come a nessun altro studioso, sono debitrice a Mario De Nonno, che spero vorrà par tecipare in prima persona alla preparazione di altri volumi dell’e dizione priscianea. Mi fa piacere ringraziare qui anche Marina Passalacqua, a cui devo il primo corso universitario di argomento grammaticale e che mi ha preceduto nell’impegno ecdotico rela tivo a Prisciano. Ho ricevuto inoltre molti utili suggerimenti, co me si potrà constatare soprattutto scorrendo gli apparati, da tutti i partecipanti al seminario Greco antico nell’Occidente carolingio, che hanno contribuito, ciascuno nel proprio campo, a mettere in luce specifiche caratteristiche di questa sezione dell’Ars, consenten domi una più consapevole costituzione del testo soprattutto per quanto riguarda le parti greche; ringrazio poi in particolare Ele onora Mazzotti per le prime trascrizioni informatiche del testo e le trascrizioni-collazioni di alcuni manoscritti, ed Elena Span genberg Yanes per l’accurata indagine compiuta riguardo alla collazione e alle congetture di G. G. Scaligero e per la preziosa revisione in fase di bozze. Infine un sentito ringraziamento va alla Direzione della collana e alla Casa editrice per l’accoglimen to e la cura dell’edizione. Nessuna delle edizioni moderne di Prisciano è stata conside rata soddisfacente nell’ambiente scientifico che si trovava a rice verla: sarebbe presuntuoso pensare di poter sovvertire questa
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costante che, a difesa degli editori, penso sia stata determinata in larga misura dalla mole e dalla considerevole difficoltà della ma teria. L’insoddisfazione che è derivata da insufficienti o malde stre operazioni editoriali è frutto anche dello straordinario inte resse dell’opera, che ha sempre generato attenzione e stimolato interventi critici da parte di studiosi di primo rango: per questo motivo, consapevole dell’impegno profuso ma anche dei limiti delle mie energie e capacità, propongo il nuovo testo del lessico sintattico di Prisciano alla comunità scientifica perché lo recepi sca e lo migliori con ulteriori contributi critici.
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INTRODUZIONE
Inizia con questo lavoro una rinnovata esplorazione a fini ec dotici della vasta tradizione dell’Ars di Prisciano1. Attraverso vari contributi assai meritori2 è stata compiuta negli anni una ricogni zione, che si può sperare ormai pressoché completa, del materia le manoscritto presente nelle biblioteche di Europa e Nord America, ed è possibile ora accingersi all’utilizzazione di questo materiale per fondare su nuove basi una, come sembra molto attesa, nuova edizione del testo. Mi è sembrato opportuno, come ho avuto modo di spiegare già qualche tempo fa3, affrontare questa complessa e certamente molto lunga operazione partendo dalla parte finale dell’opera, quella che, tramandata da un più ristretto numero di testimoni e 1 Sui dati biografici e il ruolo ufficiale svolto da Prisciano nella Costantino poli della prima metà del sec. VI, argomenti ripetutamente trattati e ora, credo, sufficientemente chiariti (cfr. la sintesi di De Nonno, Ars Prisciani, p. 249 n. 4), vd. Helm, s. v. Priscianus, coll. 2328-2330; Salamon, Priscianus; De Nonno, s. v. Prisciano; Kaster, Guardians of Language, n. 126 pp. 346-348; Ballaira, Prisciano e i suoi amici; Schmidt, s. v. Priscianus; Ballaira, La patria di Prisciano; Ballaira, Il Panegirico di Prisciano; Bonnet, La géographie de Priscien, pp. 22-28. In questo volume mi limito ad indicare, nel corso dell’introduzione, una bibliografia specifica sui problemi inerenti al lessico finale dell’Ars; non fornisco invece una bibliografia generale sull’opera del grammatico, e neanche sul processo di affermazione, iniziatosi con Prisciano, della teoria sintattica anche in campo latino; quest’ulti ma sarà più convenientemente inserita in successivi volumi dei Collectanea grammatica Latina relativi ai libri XVII e XVIII dell’Ars. 2 Passalacqua, I codici di Prisciano; Ballaira, Codici di Prisciano; Jeudy, Complé ment; Jeudy, Nouveau complément; Jeudy, Nouveau fragments; Antonets, Manuscripts of Priscian; Holtz, L’émergence, pp. 45-55; Manfredini, Un Prisciano del sec. X. 3 Rosellini, Exempla utriusque doctrinae, pp. 195-196.
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caratterizzata dalla presenza di molte parti in greco, particolar mente difficoltose per copisti occidentali, avrebbe forse permes so di comprendere più facilmente la struttura genealogica di una tradizione che si presuppone, a buon diritto, fortemente conta minata, e di giungere in un certo senso più direttamente al cuore del problema. Posso dire ora che questa impostazione del lavoro ha prodotto un buon risultato, forse addirittura insperato all’av vio della ricerca, consentendo la definizione di uno stemma codicum delle fasi alte della tradizione, in base al quale si può ricostru ire in modo piuttosto sicuro il testo dell’archetipo di questa se zione dell’Ars.4 Darò tuttavia subito conto delle modalità e dei limiti dell’analisi da me compiuta sulla tradizione. Per poter sperare di porre un termine ragionevole alla durata del lavoro5 ho scelto di limitare l’esame dettagliato dei testimoni, integri o anche decurtati delle parti greche, al secolo X6. Questa decisione è stata presa e confermata in corso d’opera, perché si sono manifestate varie circostanze che la rendono meno poten zialmente dannosa di quanto si possa temere. In primo luogo, i testimoni dell’Ars che in quest’ultima parte del testo conservano le parti greche in forma integrale sono pochissimi e appartengo 4 Quest’ultimo, è bene già qui farlo presente, non potrà coincidere con l’e semplare archetipo di tutto il resto dell’opera, che risulterà ad esso sovraordina to, perché sarà ricostruito anche con l’apporto degli esemplari italo-meridiona li che non contengono la sezione finale ma costituiscono per il resto, a quanto è emerso, una tradizione indipendente: vd. De Nonno, Le citazioni di Prisciano e Contributo alla tradizione di Prisciano; vd. anche oltre, p. xxxiii. 5 Cfr. Timpanaro, La genesi, p. 102; Mariotti, Qua ratione, p. 235. 6 Su buona parte della restante tradizione (secc. XI-XII) sono comunque stati effettuati, nell’ambito di questa ricerca, ampi sondaggi (Martorelli, Astra noctis; vd. oltre). Per motivi cronologici non sono dunque stati presi in conside razione per l’edizione i seguenti manoscritti, tutti quanti privi delle parti greche del lessico: Köln, Erzbischöfliche Diözesanbibliothek, 200, perché in esso i li bri XVII e XVIII dell’Ars sono stati aggiunti nel sec. XI (Bischoff, Katalog I, p. 404 n° 1945); Firenze, Biblioteca Medicea Laurenziana, Plut. 47, 28 e S. Croce 22 sin. 2 (ambedue dei soli libri XVII-XVIII), perché essi, ad un ulteriore esa me, per il quale sono debitrice alla collega Emma Condello, sono apparsi più tardi (X-XI e XI sec.) di quanto finora supposto.
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no quasi tutti all’età carolingia, vale a dire non scendono oltre l’i nizio del sec. X. Tra i numerosi codici di XI e XII secolo che sono stati presi in esame in questa prospettiva soltanto uno, e soltanto per una parte del testo, ha citazioni greche non abbreviate7: la norma è che, a partire dal X secolo, il greco non venga più tra scritto8. Se ciò non porta necessariamente ad escludere che questi testimoni più tardi, per le parti latine che unicamente contengo no, possano avere un’ascendenza antica e nobile9, l’utilizzazione di esemplari in questo modo decurtati è tuttavia evidentemente meno produttiva; inoltre, proprio l’assenza del greco fa sì che ri sulti molto più difficile individuare in questi manoscritti delle corruttele significative, dal momento che le parti latine di tutti i testimoni hanno subito, fin dalle prime fasi, un lavorio di corre zione (anche sulla base di confronti con i testi originali fonti degli esempi, soprattutto Virgilio e Terenzio) che ha portato ad annul lare quasi le differenze tra i codici10. In secondo luogo, si è verifi cato che i testimoni di IX e X secolo, all’esame delle loro relazio ni stemmatiche, risultassero chiaramente divisi in tre (o quattro, per una piccola parte del testo) famiglie indipendenti, il che con sente un’agevole ricostruzione del loro più prossimo antenato comune; viceversa i sondaggi operati sui testimoni dei secoli suc cessivi hanno portato a ricondurre questi ultimi ad una, in parti colare, delle famiglie già note11. Dunque non molto di interessan te, o, meglio, di direttamente utile alla ricostruzione del testo, si sarebbe probabilmente potuto ricavare da una collazione com pleta di questi manoscritti più tardi. In ogni caso, registrando in apparato le lezioni erronee proprie delle singole diverse famiglie e fornendo nel corso di questa Introduzione l’indicazione delle più significative corruttele dei singoli codici e degli ulteriori subar Cfr. Martorelli, Astra noctis, pp. 375-379. Gibson, Milestones, pp. 27; 33 n. 78. 9 Del resto, già tra gli esemplari carolingi, circa un terzo sono di questo tipo, vale a dire omettono, con tagli diversi, le parti greche: vd. oltre, p. xxxv. 10 Cfr. Rosellini, Storia del testo, p. 348. 11 Cfr. ancora Martorelli, Astra noctis, passim. 7
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chetipi ricostruibili al di sotto dei capostipiti delle famiglie prin cipali, credo di aver messo a disposizione della comunità scienti fica gli strumenti necessari per collocare nello schema della tradi zione ogni ulteriore manoscritto che si voglia indagare.
1. La tradizione della parte finale dell’Ars fino al sec. X Con l’integrazione di un vasto repertorio alfabetico di costru zioni parallele greche e latine nella parte finale della sua Ars Pri sciano intese perfezionare per i suoi allievi il percorso di appren dimento e di documentazione linguistica che aveva progettato. Il lessico greco-latino, centrato su osservazioni sintattiche, che egli concepì e realizzò12 costituisce il più avanzato strumento prodot to nell’antichità per l’apprendimento del latino da parte di stra nieri, vale a dire dei greci, in quel momento i soli depositari di una consapevolezza linguistica paragonabile, in alcuni campi certamente anche maggiore, rispetto alla tradizione grammati cale latina. L’intento da lui perseguito nella sezione lessicale dell’Ars non fu più quello di fornire le competenze necessarie, come era tradizionale nella dottrina grammaticale romana di ogni epoca, per la lettura e l’interpretazione di testi: il grammati co attivo alla corte di Costantinopoli mira qui in particolare a fornire gli strumenti per un’utilizzazione pienamente consape vole e raffinata delle strutture sintattiche latine da parte dei suoi maturi allievi grecofoni, membri, come il ben noto Flavio Teo doro, memorialis Sacri Scrinii epistularum et adiutor … quaestoris Sacri Una giusta valutazione, ma accompagnata da osservazioni piuttosto ge nerali e cursorie, in Schöpsdau, Vergleiche, pp. 132-135. Sull’origine e le caratte ristiche di questo lessico, dopo un esame iniziale svolto da me (Rosellini, Le costruzioni verbali in Prisciano, pp. 77-83; Exempla utriusque doctrinae, pp. 195-211), vd. ora soprattutto Ferri, Glossario priscianeo; Spangenberg Yanes, Greco e latino a confronto; molti ulteriori approfondimenti saranno svolti nel commento a que sta parte dell’Ars che comparirà, a cura di quest’ultima studiosa, come seconda parte di questo volume della collana Collectanea grammatica Latina. 12
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Palatii, di quella classe che doveva avere un ruolo attivo nell’am bito della politica imperiale, nonché nell’esercizio e nell’opera di riordino del diritto13: si trattava di portare l’uso attivo della lingua latina ad un livello pari a quello dell’elegante lingua atticista di cui si perseguiva l’adozione nel greco. Proprio per la forza trainante della dottrina atticista la lessico grafia costituiva un genere ben definito e ampiamente rappre sentato all’epoca di Prisciano, anche nel più ristretto campo della sintassi ed anche, ma in questo caso non ad un livello che il gram matico potesse considerare sufficiente ai suoi scopi, nella pro spettiva bilingue14. Prisciano si procurò, come punto di partenza per questa parte del suo lavoro, con una scelta del tutto conforme al suo operato nel campo latino, un repertorio di atticismi di rag guardevole antichità15, verosimilmente risalente al secondo seco lo d. C., caratterizzato da un atticismo moderato nella selezione degli autori canonici16. Per la parte latina egli certamente ebbe a Sull’uso del latino a Costantinopoli, non esclusivamente all’interno della corte, vd., tra i molti studi, almeno Hemmerdinger, Les lettres latines à Constantinople; Dagron, Langue de culture; Horsfall, Trasmissione del Latino a Costantinopoli; Rochette, Justinien; Adamik, Justinians Reform; Cavallo, Sodalizi eruditi; Schamp, Milieux latins; Cameron, Sixth-Century Constantinople; Cugusi, Carmina Constantinopolitana. Più in generale, e da ultimo, Cavallo, La cultura dello scritto. Sul signi ficato dell’opera priscianea nel suo contesto culturale vd. Pecere, La cultura greco-romana in età gota, pp. 373-375. 14 Vd. Kramer, Glossaria bilinguia I; Glossaria bilinguia II; Rochette, Utriusque sermonis cognatio. 15 Certamente materiali di questo lessico furono inseriti da Prisciano anche in altre parti dell’opera: cfr. Luscher, De Prisciani studiis Graecis, pp. 35-37; Maz zotti, Ricorrenze, pp. 157-158 e soprattutto Spangenberg Yanes, Le citazioni di autori greci, in corso di stampa. Fröhde, Die griechischen und römischen Quellen, non prendeva invece in considerazione una fonte di questo tipo per il testo di Pri sciano. 16 Molti progressi nell’indagine di questo aspetto sono stati compiuti con le ricerche nate intorno al seminario Greco antico nell’Occidente carolingio: frammenti di testi attici nell’Ars di Prisciano, che si è tenuto a Roma il 20 e 21 settembre 2012, i cui atti sono pubblicati sotto lo stesso titolo (vd. p. xv): si vedano in particolare nel volume Ferri, Glossario priscianeo, Sonnino, Lessico sintattico; Ucciardello, Il lessico sintattico-atticista fonte di Prisciano; Valente, La fonte sintattico-atticista di Priscia13
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disposizione un repertorio di costruzioni analogo (e genetica mente connesso) a quello di Arusiano Messio e fondato sui me desimi quattro autori17, che integrò in una certa misura con ma teriali da lui stesso già utilizzati nelle parti precedenti dell’opera; ma fece anche ampiamente uso delle risorse della sua memoria18. La sua prima intenzione fu quella di integrare le costruzioni ver bali greche all’interno dell’esposizione di quelle latine19, ma poi, forse effettivamente per pressanti esigenze di tempo, il lavoro prese un’altra direzione, ed il testo che Flavio Teodoro trascrisse a Costantinopoli tra la primavera e l’estate del 52720 rispecchia per il lessico una redazione, da ritenere effettivamente, sotto molti aspetti, ancora non perfezionata21, strutturata per schede incentrate su singoli lemmi greci ordinati alfabeticamente22. Tale no. Tutti gli studi finora condotti convergono nell’indicare l’origine di quest’o pera nel secondo secolo d. C., senza significativi interventi più tardi (precisazio ni ulteriori si avranno nel volume di commento al lessico). 17 Rosellini, Le citazioni latine, pp. 186-187. 18 Anche in questa sezione Prisciano opera secondo la modalità descritta da De Nonno, Le citazioni dei grammatici, pp. 645-646, unendo a quelle degli autori della quadriga scolastica anche citazioni dagli iuniores Orazio, Lucano, Stazio, Persio, Gio venale; significativamente, alcune delle citazioni da questi autori sono ora traman date esclusivamente nei margini di alcuni testimoni (aggiunte tardive rispetto alla trascrizione teodoriana: vd. oltre, pp. cxxvi-cxxvii). Manca qui completamente il contributo degli arcaici, a parte Terenzio, certo anche per carenza di fonti struttu rate in modo utile, ma soprattutto per la minore opportunità di proporre questi come modelli per la lingua da usare (cfr. Rosellini, Le citazioni latine, p. 194). 19 Rosellini, Le costruzioni verbali in Prisciano, soprattutto pp. 88-92. 20 Questo dato così preciso risulta, ovviamente, dalle sottoscrizioni che Fla vio Teodoro appose in numerosi punti della trascrizione e che sono conservate nei manoscritti (vd. le indicazioni fornite in Ammirati, Schede, e Ruzzier, Schede): cfr. Ballaira, Prisciano e i suoi amici, pp. 57-64; De Nonno, Ars Prisciani, pp. 271-273. Ho cercato di tracciare il percorso che collega questa trascrizione ini ziale ai testimoni dell’Ars oggi esistenti in Rosellini, Storia del testo; a questo studio rimando per una più dettagliata indicazione bibliografica su ambienti e personalità che possono aver avuto un ruolo nella trasmissione del testo. 21 L’osservazione è stata fatta da molti studiosi: rimando soltanto a Jeep, Geschichte der Lehre, pp. 89-90. 22 Rosellini, Le costruzioni verbali in Prisciano, pp. 83-88.
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manoscritto fu verosimilmente vergato, per il greco, in una ma iuscola influenzata da forme latine e, per il latino, in onciale del tipo BR, come il celeberrimo codice delle Pandette (Laur., s. n.)23; come ho scritto altrove, oltre a comprendere alcune parti di testo ancora imperfette24, esso dovette ulteriormente ricevere dei materiali ‘allegati’ sotto forma di ‘scheda di documentazione’ o di nota marginale25. Da questa copia prese avvio la diffusione dell’opera, a partire dall’ambito costantinopolitano. A quanti studenti e studiosi di latino, e per quanto tempo, lo strumento inventato da Prisciano sia stato effettivamente utile allo scopo preordinato non è dato sapere, almeno per il momen to26: certo l’operazione priscianea fu organica, e probabilmente Bianconi, Alle origini dei Graeca di Prisciano, p. 329; cfr. Holtz, La typologie des manuscrits grammaticaux latins, pp. 247-251; Holtz, Donat, p. 342 n. 18; De Nonno, I codici grammaticali latini, soprattutto pp. 138-139; per il manoscritto delle Pandette Ammirati, Manoscritti latini di argomento legale, pp. 86-88; Baldi, Il Codex Florentinus del Digesto. Del resto esiste anche una produzione coeva di tipo grammaticale e lessicografico che si serve, in codici di papiro o pergamena, delle medesime tipizzazioni di scrittura (onciale BR e maiuscola biblica), ad esempio nei glossari bilingui P. Oxy. VIII 1099, P. Oxy. L 3553, P. Vindob. L 24, Köln, Hist. Arc. W* 351 (folium Wallraffianum) + Göttingen, UB Apparat. di plom. 8 C-D (+ Wien, Nationalbibliothek Suppl. Gr. 43 ff. 18-45), tutti del VI sec. d.C., o nel grammaticale P. Louvre inv. 7332 (CLA V 697), V-VI sec.: cfr. Bianconi, Alle origini dei Graeca di Prisciano, pp. 325-327, con bibliografia, e da ultimo Ammirati - Fressura, Ancient Bilingual Glossaries. 24 In realtà il lessico nel suo complesso va considerato imperfetto (anche a prescindere dal sospetto di una perdita di materiali alla fine, vd. oltre, p. xciv), giacché molti dei lemmi appaiono in uno stato di elaborazione ancora parziale: cfr. Spangenberg Yanes, Greco e latino a confronto; l’ordinamento delle prime voci è inoltre perturbato, cfr. Rosellini, Le costruzioni verbali in Prisciano, p. 84; un caso di involontaria doppia trascrizione di schede è trattato in Rosellini, Nell’officina di Prisciano, pp. 451-461. 25 De Nonno, Ars Prisciani, pp. 273-278. Vd. anche oltre, pp. cxx-cxxxiii (Aggiunte). 26 La questione è stata di recente indirettamente affrontata da M. Baratin, À qui s’adresse Priscien?¸ il quale tuttavia ha proposto considerazioni non molto in novative rispetto alla soluzione di questo problema. Da indagare ulteriormente sarebbero testi in lingua latina elaborati soprattutto in ambienti di corte, secon do quanto ad esempio suggerito da De Nonno, Ars Prisciani, p. 266 n. 55. Un 23
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contribuì, alla gigantesca impresa di recupero e risistemazione del diritto voluta da Giustiniano27. Tuttavia in pochi decenni il greco sostituì il latino anche per le esigenze della corte di Costan tinopoli28 e, sia pure non necessariamente in conseguenza di questo, la grande summa priscianea prese presto la via dell’Occi dente che ne avrebbe poi, effettivamente, assicurato la sopravvi venza: almeno a partire dal 580, data approssimativa (ante quam) della presenza dell’opera al Vivarium di Cassiodoro, si deve ra gionare di una sua trasmissione (anche) in ambito latino. Viene naturale di pensare che il luogo di approdo dell’Ars in Occidente sia stata, qualche decennio prima della morte di Cassiodoro, Ra venna29, città alla quale si riconduce il transito, se non la fruizio ne, anche di altri testi grammaticali latini destinati a grecofoni poi rintracciati in esemplari bobbiesi30. Nel nuovo ambiente certamente venne a cadere la funzione che aveva stimolato l’invenzione priscianea, perché l’opera non fu più utilizzata dai greci che ne erano stati i primi destinatari; d’altra parte essa fu trascurata, per quanto sappiamo, anche dai latini, incapaci in questa fase, e sempre più nei secoli immediata mente seguenti, di interessarsi non solo al rapporto della loro lingua con il greco ma anche alla vastissima documentazione sto rico-linguistica e all’approfondimento di ordine concettuale pro posti da Prisciano. Iniziò quindi a determinarsi una speciale dif breve saggio delle prospettive di ricerca attuabili nel campo dei testi giuridici in Moroni, Lettori di Cicerone. 27 De Nonno, Ars Prisciani, pp. 260-268. 28 Vd. Hemmerdinger, Les lettres latines à Constantinople, pp. 176-177; Dagron, Langue de culture; Adamik, Justinians Reform; Perentidis, Latin à Byzance; Cameron, Sith-Century Constantinople. 29 Cfr. Cavallo, La cultura a Ravenna (in particolare p. 47 con la definizione del ruolo di Ravenna come tramite sincronico tra cultura romano-bizantina e longobarda e tramite diacronico in direzione del mondo carolingio); Brown, The Exarchate of Ravenna, pp. 138-145; Pecere, La cultura greco-romana in età gota, con ulteriore bibliografia. 30 Cfr. Pecere, La cultura greco-romana in età gota, pp. 385-386; Asperti-Passa lacqua, Appendix Probi, pp. xlv-xlvi.
la tradizione della parte finale dell’ars
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ficoltà per la trasmissione della parte finale dell’opera, la più ricca di inserti in greco, una sezione della quale non solo non si poteva più ricavare il frutto previsto dall’autore, ma in definitiva non si era in grado di comprendere il senso31: per questo motivo essa manca in moltissimi dei testimoni giunti a noi, e in particolare anche in tutti quelli prodotti nell’VIII e IX secolo in Italia cen tro-meridionale, dove si sarebbe potuto credere che una residua le familiarità con il greco ne consentisse una più facile conserva zione32. A questo punto le sorti del lessico finale, dal nostro punto di vista di osservatori della tradizione ‘a ritroso’, si dividono da quel le del resto dell’Ars, nel senso che, mentre per la prima e maggio re parte dell’opera si potrà certamente ricostruire il testo di un archetipo con il contributo della tradizione italo-meridionale e dei manoscritti più antichi tra quelli conservati, un archetipo che andrà quindi collocato certamente entro il secolo VIII, ma che potrebbe essere stato anche un prodotto orientale di epoca molto più antica, per l’ultima parte dell’opera lo stadio di tradizione per noi ricostruibile si colloca cronologicamente più in basso e, qua le che fosse precisamente il luogo e l’epoca di origine di quest’e semplare, esso fu certamente un prodotto occidentale (vd. oltre, pp. xciv-xcv); la sua prima discendenza è di media età carolingia e geograficamente limitata all’area franco-germanica. Un interesse per l’opera maggiore di Prisciano si era appena visibilmente manifestato, come è noto, in ambiente insulare a metà del sec. VII33, e si era poi largamente affermato alla fine del sec. VIII a partire dall’uso che si fece dell’Ars, nel primo circolo Per alcuni dettagli su questi determinanti passaggi e per i relativi riferi menti bibliografici rimando a Rosellini, Storia del testo, pp. 341-347. 32 Munzi, Prisciano nell’Italia meridionale, pp. 463-464; Rosellini, Storia del testo, pp. 343-344. 33 Vd. Law, The Insular Latin Grammarians, p. 21 e passim; Holtz, Pédagogie d’Alcuin, pp. 290-291; Holtz, L’emergence, pp. 37-44; Szerwiniack, L’étude de Priscien par les Irlandais et les Anglo-Saxons; Groupe Ars Grammatica, Priscien livre XVII, pp. 47-48. 31
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introduzione
carolingio, ad opera di Alcuino e Pietro da Pisa34. Tuttavia l’at tenzione dei primi commentatori del testo, benché orientata an che verso una speculazione logico-filosofica su concetti sintattici (substantia, actio, passio, transitività ecc.)35, rimase sostanzialmente limitata alle questioni sollevate dai primi sedici libri dell’Ars36: l’unico ad estendere significativamente il suo interesse anche ai libri sintattici, compresa la sezione del lessico finale, rimanendo però comunque privo di accesso alle parti greche, fu Alcuino con le sue Excerptiones37. Il manoscritto che rese possibile la trasmis sione della parte finale dell’Ars fino a noi, vale a dire l’archetipo ricostruibile per questa parte di testo (α, per la sua giustificazione stemmatica e caratterizzazione vd. oltre, pp. xciii-xcvii), passò probabilmente per le sue mani e a Tours venne precocemente trascritto38. 34 Gibson, Milestones in the Study of Priscian, pp. 17-18; Law, The Insular Latin Grammarians, pp. 21 e 103; Holtz, L’enseignement de la grammaire, pp. 157-165; Brown, Carolingian Renaissance, pp. 30-34; Law, The Study of Grammar, pp. 95-96; Holtz, Pédagogie d’Alcuin, pp. 292-294; Luhtala, Excerpta da Prisciano. 35 Cfr. Luhtala, Carolingian Commentaries on Priscian’s Institutiones; Dut ton-Luhtala, Eriugena in Priscianum; Luhtala, Carolingian Commentators, pp. 56-71. I testi dei primi commenti, inseriti nei margini di singoli manoscritti e larga mente diversificati tra di loro, restano per lo più anonimi fino all’epoca di Sedu lio Scoto: cfr. Gibson, Milestones in the Study of Priscian, pp. 20-26. 36 Vd. Holtz, L’enseignement de la grammaire, pp. 157-165. Sedulio nel suo commento a Prisciano (di cui solo una piccola parte è conservata) giunge tutta via a citare dal l. XVII, cfr. In Priscianum p. 79, ll. 6-7 Löfstedt: Unde Prescianus in primo de constructione partium orationis libro «ut singulorum» inquit, «figuratio nominum etc.». 37 Holtz, Pédagogie d’Alcuin, pp. 293-326, soprattutto p. 303. Per la mancata ricezione del greco di Prisciano nelle prime fasi carolinge vd. Rosellini, Storia del testo, p. 347 e nn. 21 e 22. 38 A Tours si riconduce infatti, insieme ad altri codici dell’Ars che non si estendono fino alla parte finale, quello che forse è il più antico degli esemplari contenenti il lessico a noi prevenuti, il palinsesto X (vd. oltre, pp. lxxxvi-lxxxix), il quale, e non sarà certo un caso, reca come testo inferiore proprio le Excerptiones. Tuttavia il testo greco contenuto in X mostra chiaramente che, tra l’esem plare α ed il codice stesso, devono essere state compiute almeno due trascrizio ni intermedie, γ e ζ. Il riconoscimento del ruolo ricoperto da Alcuino nella
la tradizione della parte finale dell’ars
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Soltanto una parte dei copisti che ricavarono il loro testo da questo esemplare si assunsero il gravoso compito di trascrivere tutte le parti greche: dobbiamo infatti la conoscenza integrale del lessico greco-latino di Prisciano, e con esso anche della sua vene rabile fonte greca, ricca di molti preziosi frammenti di autori at tici non altrimenti conservati, ad una decina di dotti e copisti at tivi nel Nord della Francia e in Germania occidentale nell’arco di poco più di un secolo (dal primo quarto del sec. IX all’inizio del X); tra questi un ruolo importante ebbe certamente Giovanni Scoto, attivo a Corbie nel periodo della trascrizione di alcuni manoscritti priscianei conservati39. Contemporaneamente, e nello stesso ambiente, altri optarono viceversa per riprodurre, del difficile testo, soltanto le parti latine, evidentemente come repertorio di costruzioni utilizzabile anche all’interno del singo lo sistema linguistico, accuratamente annotate e corrette come il resto della grande Ars; ciò a riprova del riconoscimento, da parte di molti maestri del mondo carolingio, dell’assoluto valore dell’o pera di Prisciano anche nelle parti di cui più oscuro risultava il significato e difficile la fruizione. La trascrizione del greco fu realizzata con una fatica che si avverte anche a distanza di secoli, con infiniti inciampi e con esiti molto diversificati nei diversi testimoni40. In generale il testo greco non subisce poi il lavorio di correzione che viene operato sul testo latino (eccezionale in questo è il codice W, vd. oltre, pp. valorizzazione dell’Ars non deve condurre tuttavia a dare maggior credito ad una provenienza insulare della tradizione dell’opera priscianea, dal momento che già nel 781 Alcuino era in Italia settentrionale ed ancor prima Pietro da Pisa, presso Carlo Magno da poco dopo il 774, era attivo presso la corte longo barda di Pavia: cfr. Brown, Carolingian Renaissance, pp. 28-30. 39 Per la conoscenza del greco e gli interessi grammaticali di Giovanni Sco to vd. Jeauneau, Jean Scot Erigène et le grec; Berschin, Medioevo greco-latino, pp. 152-162; Dutton-Luhtala, Eriugena in Priscianum; Luhtala, Glosses, pp. 201-203. L’attività di Giovanni Scoto è documentata nel codice L (vd. oltre, p. lviii) e da supporre in relazione ai manoscritti O e W. 40 Vd. Kaczynski, Greek in the Carolingian Age, a proposito di manoscritti di S. Gallo con parti greche vergate in forme simili a quelle dei codici di Prisciano.
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introduzione
cxi-cxii) e trattiene piuttosto efficacemente i segnali dei passaggi di copia. Lascio ai più competenti il compito di valutare gli esiti grafici degli sforzi dei copisti41: dal punto di vista della trasmissio ne testuale risulta però rilevante qualche osservazione sull’aspet to della scrittura42. La scriptio è di norma continua. Prevalentemente i caratteri greci sono maiuscoli (ω, ζ e ξ43, che sono per noi caratteri minu scoli, furono ereditati dai copisti in questa forma dal modello di maiuscola ad essi pervenuto), ma α, ε, ι prendono in molti codici forma minuscola latina; in alcuni casi la α = a è aperta (così nel codice L) e si può confondere con ω (ed effettivamente sono at testati, anche in altri testimoni oltre L, gli esiti di questa confusio ne); γ è tracciato spesso come r o come s minuscolo latino; anche all’interno dello stesso manoscritto δ maiuscolo si può alternare con quello di forma arrotondata come nell’onciale latina. Molto raramente nei codici di Prisciano si trovano il μ ed il n di forma ‘occidentale’44 (codici D, F, Q, T). In tutto l’arco della produzione dei codici priscianei qui presi in considerazione sono molto comuni gli errori derivati da scom posizione, erronea ricomposizione o interpretazione dei tratti costitutivi delle lettere (vd. oltre, p. xxxviii, l’elenco dei più fre
Questo tema piuttosto affascinante, dopo le pagine di Walter Berschin che lo hanno individuato, è ancora largamente da affrontare (cfr. Bianconi, Alle origini dei Graeca di Prisciano, pp. 319-321). Qualche prima osservazione sulle caratteristiche delle scritture greche dei manoscritti di Prisciano si può trovare in Ammirati, Schede, e Ruzzier, Schede. Le tradizioni di Prisciano e di altri testi contenenti vaste sezioni in greco come i Saturnalia di Macrobio si presterebbero ad uno studio particolareggiato che miri ad identificare caratteristiche dei di versi scriptoria nel canone, se tale si può definire, della scrittura greca. 42 Vd. anche Rosellini, Storia del testo, p. 358. 43 Vd. ad esempio la forma di queste lettere negli alfabetieri dei manoscrit ti Wien, Österreichische Nationalbibliothek, 795 (copiato per Arn, abate di St. Amand e poi vescovo di Salisburgo, nel 799), f. 19r; Laon, Bibliothèque muni cipale, 444 (scritto in gran parte da Martino di Laon), f. 309v; St. Gallen, Stifts bibliothek, 878 (detto il vademecum di Walafrido Strabone), p. 321. 44 Berschin, Medioevo greco-latino, p. 41 e n. 41. 41
la tradizione della parte finale dell’ars
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quenti errori di origine grafica). Nei codici più antichi tuttavia i copisti tendono maggiormente ad avvicinare i caratteri maiusco li del greco alle forme della minuscola latina (soprattutto ε reso con e, α con a, ι con ι, δ con δ; il codice che mostra questo proces so nello stadio più avanzato è il codice turonense X, nel quale anche il μ è sempre reso con m minuscolo latino45) e ad abbando nare lo schema bilineare; con il passare dei decenni si assiste in vece ad un recupero delle forme maiuscole (particolarmente evidente soprattutto nei codici W e UY, per i piccoli tratti di testo greco che questi due ultimi conservano)46 e ad un forte irrigidi mento dei caratteri. Nei codici della prima metà del sec. IX sono inoltre comunissimi i passaggi dai caratteri greci a quelli dei loro corrispondenti fonetici latini (α non si distingue da a, η passa ad e, ω ad o) o di fonemi simili (θ molte volte passa a t, υ a ι). Al con trario, soprattutto in coincidenza con la fase del ‘ritorno alla ma iuscola’, si determina, soltanto sporadicamente nei codici di Pri sciano, un ulteriore fenomeno, che può essere descritto come di ‘ipercorrettismo’47, per il quale si tende a sostituire il carattere più tipicamente greco (η, ω, θ, υ) a quello che si ritiene essere la sua variante grafica latina (ε = e, ο, τ, ι); questo processo è in atto già in alcuni testimoni della seconda metà del sec. IX ed è progressi vo (vd. ad esempio U, della prima metà del sec. X, per η e υ, e, ancora più tardi, nei pochi residui di greco presenti nel mano scritto, qui non utilizzato, Firenze, Biblioteca Medicea Lauren ziana, Plut. 47, 28, sec. X-XI)48. Il recupero della forma maiusco Ruzzier, Schede, p. 490. Che si tratti di un recupero e non di conservazione di caratteri maiuscoli del modello è dimostrato da quanto detto subito sotto nel testo. 47 Berschin, Medioevo greco-latino, p. 41; Rosellini, Storia del testo, pp. 354-355. Il fenomeno risulta forse più visibile in altre tradizioni, i cui testimoni contenenti il greco si estendono fino ad epoca più recente, come quella dei Saturnalia di Macrobio (vd. Kaster, Studies, pp. 3-27). 48 Ma esso è già ben visibile nel codice F del sec. IXex. ed esiti addirittura sconcertanti si notano nel molto corrotto codice W del 3/4 del sec. IX: vd. oltre, pp. lxxxiv-lxxxv. 45 46
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introduzione
la e dei caratteri ‘più greci’ porta con sé ulteriori errori, ad esem pio il fatto che ρ greco, scritto magari con l’asta che scende un po’ sotto il rigo e perciò interpretato come p latino, venga talvolta reso maiuscolo come π e, d’altra parte, il γ trascritto in forma di r o di s minuscolo venga trasformato in r o s maiuscola. In questa prospettiva la progressiva corruzione di alcuni caratteri consente di ricostruire un certo numero minimo di passaggi di copia ne cessari per giungere dalla forma ricostruibile per l’archetipo o per un subarchetipo a quella del singolo manoscritto: per esem pio γ → r → r; n → h (→ ε) → e. Può essere utile riassumere a questo punto gli errori che ricor rono più spesso in tutti i testimoni, con frequenza tuttavia molto differenziata tra di essi, nella trascrizione del greco (all’interno delle descrizioni dei singoli manoscritti si darà poi conto soltanto degli ulteriori errori caratteristici di ciascun testimone). È però da sottolineare fin da ora che la ricostruzione stemmatica con sente di verificare che alcuni di questi errori, in particolare gli scambi tra ε e η, tra θ e τ, tra ο e ω, tra γ e r/s, erano assenti o molto rari nell’archetipo (si può verificarlo esaminando le singo le lezioni di α nel secondo apparato in calce al testo). Errori di origine fonetica sono lo scambio tra ε e η, tra ι e υ, tra ο e ω, il passaggio da θ a τ; errori di origine grafica, molto più numerosi, come è naturale da parte di copisti che non conosce vano affatto la lingua e non bene i suoi caratteri, sono lo scambio tra α, δ e λ, tra γ e r/s, tra ε e θ, tra h e n, tra λλ e μ, tra ξ e ζ, tra ο e c, tra π e ιτ o τι, tra π e n, tra τ e γ49; più rare, ma pur abbastanza diffuse, sono le confusioni con lettere latine di suono analogo: k → c, ξ → χ. In tutti i testimoni, specialmente nelle parti greche, si verificano con molta facilità errori di ‘salto dallo stesso allo stesso’, con perdite di testo variabili da un gruppo di pochi carat teri a intere righe. 49 Una rassegna analoga di errori ricorrenti nelle parti greche del testo si trova nell’edizione oxoniense dei Saturnalia di Macrobio recentemente pubbli cata da R. A. Kaster (vd. Kaster, Macrobii Saturnalia, pp. xxxi-xlv).
descrizione dei testimoni
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2. Descrizione dei testimoni dei secc. IX e X
D
Bern, Bürgerbibliothek, 10950
Ff. II, 191, II’. 3/3 del IX secolo, Francia nordorientale: regione di Parigi (Ganz)? Saint Basle presso Verzy (Ammirati)? La mano responsabile della copia dei ff. 57-191 mostra, secondo Bischoff, Katalog I, nr. 536, p. 113, influssi dell’area di Reims. Minuscola carolina di tre mani (ff. 1-32; 33-56; 57-191), alle quali si deve anche la scrittura del greco. Contenuto
1r-191v: Priscianus, Ars I-XVIII (GL II 1-III 377), con lacuna tra ff. 8v e 9r (GL II 25, 24 pessimus ~ 51,1 dictione) causata dalla perdita di un fascicolo. 1r: Glossa inc. Quattuor sunt claves sapientiae expl. assiduitas legendi. 136v: escerti da s. Ambrogio, s. Agostino, Salviano (De vitiis gentium), Dicta Marci medici, Anth. Lat. 719, in note tironiane. 170v: Anth. Lat. 689 scritto in note tironiane. Sono presenti numerose glosse, marginali e interlineari, ri conducibili a mani coeve o di poco successive alla copia del testo; alcune sono in note tironiane. Peculiarità della trascrizione
Nel codice sono adottate le grafie/abbreviazioni Sallustius e Salustius, Terent̃, Vergilius, Verg ̃, Vergł. Molte volte Ter(r)enus per Terentius, corretto; due volte (34, 2 e 37, 7) terenter per Terentius. Si scrive ÷ per est; H per enim scrive il correttore a 16, 6 (enimvero). Scambio sorda/sonora t/d (inquid, adque; aliquit a 102, 11). 50 D’ora in avanti riprendo i dati sulla consistenza, il contenuto, le scritture, la datazione e la localizzazione dei manoscritti dalle schede descrittive eseguite, nell’ambito di questa ricerca, da S. Ammirati e C. Ruzzier, e pubblicate in Greco antico nell’Occidente carolingio, pp. 421-513; a queste pagine rimando anche per l’abbondante bibliografia esistente sui manoscritti. Alle due studiose sono mol to grata per l’accurato lavoro svolto. Per D vd. Ammirati, Schede, pp. 423-426.
xl
introduzione
Il codice conserva il greco del lessico in forma integrale sol tanto per un piccolo tratto (circa un ottavo del testo, pp. 28, 5-42, 12); per il resto omette le citazioni, ma spesso anche i lemmi e, soprattutto verso la fine, anche brevi tratti in latino compresi tra sequenze greche. Il copista scrive GR/GR̃ nei punti dove omet te; alcune parole greche dei lemmi sono risarcite nell’interlineo (ad es. f. 182r) o nei margini (ad es. f. 189v) da uno o più corret tori. Le forme greche trascritte dalle prime mani risultano quasi identiche a quelle di W ante corr. Errori più frequenti nel greco, oltre ai più consueti, sono: π → ρ; ν (→ η) → e; τ → θ (ipercorrettismo). Errori significativi del solo codice D, su cui non sono interve nuti correttori51: 13, 2 (forum meumne) formeum 14, 16 (Pholoe) folosomi r>e>o > 15, 9 (et illi) et similis illi et illi 17, 14 (expostulem) expostulemus 19, 10 (Phormione) phormine p(ro) uti na(m) 29, 12 (odio) odi 31, 13 (Μακεδονίᾳ) ααSακολονονια 33, 3-4 (placo illum et placor ab illo vel placor illi) placo illum vel placor illi et placor ab illo 34, 13 (ὀφθαλμόν) οφαλλαοη 36, 2 (Hieroni) hieni 37, 5 (εἰς ὅσον) ειcεον 38, 2 (σπείσαντες) cιτενεαντεc 45, 3 (ἀνάστηθι) ανα c renei 52, 16 (scies) scires 57, 3 (Λαχεῖν) αccηιη 60, 9 (Attici) Attυ 71, 11 quoque om. 76, 12 (Hic enim) hinc 79, 14 (Q.) que ̃ 82, 12 illi om. 86, 7 ποῖ ~ 8 Πυθοῖ2 om. 93, 6 (προσβάλλει μοι καὶ προσβάλλει με) ροc μεροc και εν μερει 99, 7 (τέως) theos 99, 19 In ante noctem add. 101, 1 (τιμῶ καὶ τιμῶμαι) τολλ κα πιλλωμαι 102, 4 et om. 107, 10 in1 om. 107, 13 et om. 110, 16 (ὑπὲρ τόνδε 51 Fornisco un certo numero di lectiones singulares di ciascun codice per con sentire l’eventuale collegamento di altri manoscritti a ciascun esemplare. Per i codici che per lo più sopprimono integralmente i passi greci non indico sotto questa rubrica, di norma, tale tipo di omissioni, anche se, come ho altrove chia rito (Rosellini, Storia del testo, p. 355), i confini delle lacune sono spesso diversi da codice a codice e potrebbero essere quindi in un certo senso significativi. Per le lacune comuni di XFU vd. invece oltre, pp. civ-cv.
descrizione dei testimoni
καὶ ὑπὲρ τοῦδε τοῦ τόπου) υιρ 5 (ὑφ’) υο
τουτου 111,
xli
τονδηυ και ιτερ τουδε του
Aggiunte
Il codice presenta in margine soltanto l’aggiunta, presente in altri manoscritti come testo di prima mano o come integrazione (vd. oltre, p. cxxix), di 81, 10 quando genetivo coniungitur (quando genitivo iungitur D).
E
Paris, Bibliothèque nationale de France, lat. 1029052
Ff. I, 247, I’. Bretagna (?), seconda metà del IX secolo. Minuscola carolina di più mani di cui una principale, cui si deve anche la scrittura del greco. La presenza di glosse in varie lingue celtiche e l’influenza insulare nelle abbreviazioni hanno generato l’ipotesi che il manoscritto sia stato copiato in uno scriptorium bre tone da un modello di origine insulare. In alternativa è stata però proposta un’origine da Saint-Germain-des-Prés (Vezin). Contenuto
1r: due figure e prove di penna; f. 1v: Augustinus, De doctrina christiana, estratto: inc. Signa igitur quibus expl. sentire vocem. Seguono alcune glosse. f. 2r: Accessus, inc. CAS[siodorus] de Prisciano gramatico expl. tamen productam. f. 2v: continuazione delle glosse di f. 1v e accessus a Prisciano. Prove di penna. ff. 3r-246r: Priscianus, Ars I-XVIII (GL II 1-III 377). f. 246r: nota grammaticale, inc. Gramatice artis nomina grece notata expl. arsenicon. ff. 246v-247v: Fortunatianus, De rhetorica, estratto, inc. Gramatica falsa fantasiaca et vera expl. significativa separata […]. Vi sono note marginali e interlineari latine (in minuscola ca 52
Ruzzier, Schede, pp. 500-503.
xlii
introduzione
rolina, secc. IX e X) in tutto il manoscritto e, fino a f. 43r, anche in irlandese, gallese e bretone (di almeno cinque mani, non cor rispondenti alle tre lingue). Le glosse in irlandese e gallese erano probabilmente già presenti nel modello e sono state copiate con fraintendimenti dai copisti che hanno aggiunto le più numerose glosse in bretone. Peculiarità della trascrizione
Nel codice sono adottate le grafie/abbreviazioni Salustiʔ, Terrent̃, Virgł. Il manoscritto trascrive programmaticamente il greco in for ma integrale, ma risulta molto propenso alle omissioni di parole o tratti di testo, talvolta per ‘salto dallo stesso allo stesso’, non solo nel greco: 23, 2 (ἡ)-μῶν ἐγκώμιον, ἄνδρες Ἀθη-(ναῖοι) om. 37, 1 αὐτὴν ἦγεν pro εἰς μυστήρια om.; 43, 18 τοῦτο καί om. 53, 6-7 καὶ ἐπὶ τῷδε om. 58, 6-7 νεωτέρους ἐπὶ βοήθειαν καλεῖς, οὕ-(ς) om. 62, 1 ut pronus om. 70, 12 pro εἰς ἐμέ om. 82, 11 illum casibus et circumdare om. 96, 6 id ~ 7 poteras om. 99, 13 Πλάτων ~ 14 τὸν βίον om. 110, 7-8 ποιοῦντα καὶ τοῦτο om.
Errori più frequenti nel greco, oltre ai più consueti: γ → ρ; ρ →
r; ω → cο; il copista ha un unico segno per ξ e ζ; sembra quasi non
conoscere il segno θ che passa costantemente a τ o e. Tende ad anagrammare le lettere greche; usa nessi ct e nt anche per il greco. Ha un errore di itacismo, che risulta singolare: 74, 10 μιτερα. Errori significativi del solo codice E, su cui non sono interve nuti correttori: 12, 11 (viam) via 14, 3 (causalis) casualis 14, 8 (ἤρξατο) 6 (verum) enim 17, 9 (egr. ex urbe Cat.) ex urbe Catilina egredere 18, 15 (tam ἐάν) tamen 27, 1 (με) λαε 31, 7 (πολέμων εὖ εἰδώς) ιτολεμονει 33, 13 (atque) at 34, 5 (καί) φαι 36, 9 verbum om. 37, 13 (nec) donec 40, 9 istud ~ 10 etiam om. 45, 6 (πλεῖστα) ιτει-
ερξαιδ 16,
descrizione dei testimoni
xliii
cτα
45, 10 (εὐφημεῖν) φημιν 45, 14 (Θεόπομπος) εεδι53, 10 in monte et om. 55, 4 καταρᾶται om. 57, 13 dicendum om. 66, 2 Idem om. 67, 17 potior om. 83, 6 credas2 om. 86, 10 urbium om. 86, 10 semper om. 87, 4 tibi om. 102, 1 tam om. 103, 10 Graeci om. 109, 12 Illi om. 110, 8 hoc1 om. 114, 5 σήν om. τοc
Aggiunte
Il codice presenta, integrata nel testo, l’aggiunta di 81, 10 quando genetivo coniungitur.
F
Paris, Bibliothèque nationale de France, lat. 750453
Ff. I, 188, I’. Regione della Loira, fine del IX secolo. Minuscola carolina di almeno sette mani diverse, di modulo variabile, che si alternano nel lavoro di copia non necessariamen te in corrispondenza della fine di un libro o di un fascicolo. A partire dal libro XVII dell’Ars sezioni di testo greco, che si diffe renziano per colore dell’inchiostro e spaziatura delle lettere, sono state verosimilmente aggiunte in un momento successivo in spa zi lasciati in bianco. Dal f. 172r (in corrispondenza di p. 52, 9 di questa edizione), tali spazi destinati al greco sono rimasti vuoti. Contenuto
1r-179r: Priscianus, Ars (GL II 1-III 377). 179r-182v: Priscianus, De figuris numerorum (GL III 405-417 [pp. 3-18 Passalacqua]). 182v-184v: Priscianus, De metris Terentii, mutilo alla fine (GL III 418-429, 3 apud Eupolin in fabula que [pp. 19-31, 24 Passalac qua]). 185r-188v: Priscianus, Praeexercitamina (GL III 430-440 [pp. 3349 Passalacqua]). 188v: nota sbiadita, inc. Require in principio voluminis, expl. Proveribus (sic) emendare. 53
Ruzzier, Schede, pp. 497-499.
xliv
introduzione
I fascicoli 23-25 (ff. 172-188) fanno probabilmente riferimen to ad un antigrafo diverso dalla parte precedente; in essi si trova no la parte finale dell’Ars e le tre operette a Simmaco. Solo in quest’ultima parte il manoscritto presenta infatti, inglobate nel testo, correzioni e integrazioni presenti come tali (in margine o nell’interlineo) in altri manoscritti (ad es. 55, 4 II om. α, add. s. l. TXY, in mg. R, in t. F; 66, 12 es F, e corr. TRE: est α); vd. anche oltre, pp. lxx e lxxv. A 77, 6 velle di α e della prima mano è corretto in belle come in RY (nel testo in Q). Nel manoscritto si trovano glosse marginali e interlineari co eve o di poco successive, contenenti note tironiane. A 76, 5 a communi uno dei correttori ha annotato sopra la linea αποχινυ, glossa che non sembra trovarsi altrove nella tradizione. Sporadi camente compaiono note più tarde (secc. XII-XIII). Peculiarità della trascrizione
Nel codice sono adottate le grafie/abbreviazioni Salustius, Te(r)rentius, Virgilius, Virgł. Si legge talvolta Terenter per Terentius (63, 11 e 65, 5; 65, 8 terenter)̃ . Nel lessico finale il greco viene trascritto, dall’inizio fino circa a p. 30, con tagli nel mezzo delle sequenze di caratteri (come avviene in XU), poi in forma integrale (come avviene nel solo X). Dal f. 172r (che inizia a p. 52, 9 Idem) la nuova mano (presente già nella prima parte per delle correzioni), che non trascrive in linea di massima le parti greche, lasciando al loro posto spazi vuoti, mantiene però singoli lemmi o i nomi degli autori greci, trascrit ti questi abbastanza correttamente. Errori del greco, oltre ai più ricorrenti, sono: α ↔ ω; γ → ρ; γ → r; γ → s; γ e τ → c; ξ quasi sempre → ζ; ρ → π; c → κ. Si trova talvolta μ di forma ‘occidentale’. Il copista tende ad inglobare nel testo lettere presenti nel mo dello come correzioni, evidentemente interlineari (doppioni grafici); tende a trasformare alcuni caratteri greci in latini (δ → d); legge come latine sequenze di caratteri greci (12, 13 enut
descrizione dei testimoni
xlv
πωλιτοι per ἐν Ἱππολύτῳ; 30, 1 (ἀπέχομαι) aitexomay; 32, 3 (ἐγὼ μέν) &om(en); 32, 6 (ἀπέδρα με et ἀπέδρα μου) ait edpa me ecait δpe μου; 33, 15 (κατέκλινεν αὐτόν) kate kale in eo naiτων). Si tratta di uno dei manoscritti in cui è più evidente l’irrigidimento delle forme dei caratteri, la tendenza all’ipercor rettismo e il tentativo di ‘ritorno alla maiuscola’ per le sequenze che vengono riconosciute come greche.
Errori significativi del solo codice F, su cui non sono interve nuti correttori: 9, 6(ἦρχεν) νρεεν 11, 7 τούτου om. 20, 7 (ἡ)-μερας ~ λαμπρότατα om. 20, 8 (δεινότα)-τα ~ 9 Ctesiphon-(te) om. 24, 6 (ἐν) enon 24, 8 πράξαντα ~ 9 τὸν θ-(εόν) om. 26, 4 (ἀμνημ)-ονῶν ~ 5 ἀμνημον-(εῖ) om. 27, 16 τούς om. 27, 16 θέντος ~ 28, 1 με-(γάλα) om. 33, 18 (ἐμοί) εμδιc 34, 1 (προκαθίζων) ιτροκεζο 44, 14 (quam) que(m) 47, 14 in ante litore1 add. 49, 3 τοὺς θεοὺς καὶ προσ-(εύχομαι) om. 52, 1 καί om. 56, 16 Sallustius ~ 58, 3 esse om. 60, 4 lecturus eram ~ 5 ἀναγινώσκειν om. 62, 10 quae3 om. 63, 1 (olet) olent 63, 2 Iuvenalis ~ 5 adelphis om. 63, 6 (amare) meare 64, 1 (fugae) fulge 64, 12 (paulum) paululu(m) 78, 1 ante Idem add. omnifariam repperies d(eu)m 85, 15 gero om. 88, 3-4 (homini homo) homo homini 93, 13 est om. 104, 8 (si vis gloriari) vultis gloriari enim 109, 3 (praestet) pr(a)es tret 111, 2 Idem in I om. Aggiunte
Il manoscritto presenta nel testo di prima mano, a partire dal la discontinuità segnalata sopra (p. xliv), alcune aggiunte che in altri codici sono nello stato di marginalia: che queste aggiunte fos sero tali in un precedente modello e siano state successivamente inglobate nel testo è dimostrato dal fatto che l’aggiunta omnifariam repperies deum, presente in T ad 78, 3 omnifariam come marginale, si trova in F nel testo, ma erroneamente anticipata prima di 78, 1 Idem.
xlvi
introduzione
55, 6 post Illi add. in t. κατευχεcεα τοιτον· N(ost)ri imprecor & execror illum & illi · illi 56, 12 vergo post moror add. in t. 59, 3 post omnes add. in t. pro immanissimus omnium. Nec mireris virgilium comparativo usum pro superlativo cum ho merus idem fecerit in iliados post omnes 65, 8 post scire add. in t. Horat(ius) de arte poetica qui pithihia cantabat tibicen 70, 4 post occeperim add. in t. et utor illo pro amicitia illius 76, 15 post lapsus add. in t. p(ro) neq(ue) membroru(m) videt lapsus 78, 1 ante idem add. in t. omnifariam repperies d(eu)m 79, 7 ante Latinorum add. in t. Virg(i)l(ius) in III multaq(ue) parentem (in parantem corr.) dicere 81, 10 quando genitiva (in -vo corr.) coniungitur add. in t. 83, 9 add. in t. et plus quam tres dies 114, 15-16 (humi Sallustius) humi su(m) est humi sto humo exeo humum revertor add. in t.
Come aggiunte di seconda mano invece si leggono 41, 16 post litus add. in mg. & prima q(uo)d ad troia(m) p(ro) apud troia(m) accusativi ad locu(m) abl(ativ)i in loquo (c s. l.) significavit 47, 14 et litori s. l.
Frg. Arg.
Strasbourg, Archives Départementales du Bas Rhin, 151 J 1654
Bifolio pergamenaceo proveniente da legatura, 301 × 215 (= 16//234//51 × 10//175//25), 40 righe a piena pagina. 1/4 del IX secolo, prodotto a ovest del Reno (Bischoff in Jeudy, Nouveau fragments, p. 132). Ammirati, Schede, pp. 450-451. Del frammento esiste una buona copia fotografica realizzata nel 1943: Paris, Archives Nationales, AB XIX 1736, che mi è stata cortesemente rintracciata, riprodotta e inviata da Odile Bordaz, Con servateur du patrimoine, responsable du service reprographie degli Archives Nationales, che sentitamente ringrazio. 54
descrizione dei testimoni
xlvii
Minuscola carolina di una sola mano, di modulo minuto, leg germente inclinata a destra, cui si deve anche la scrittura del greco. Contenuto
1r-2v: Priscianus, Ars (GL III 277, 21 ut facio te doctum ~ 304, 19 [36, 1] frequenter faciunt Latini). Peculiarità della trascrizione
Nel codice sono adottate le grafie/abbreviazioni Salustius, Terrentius, Virł e Virgł, aenđ = Aeneidos; alcune abbreviazioni meno usuali sono: dign; = dignus in fine di riga; -er̃ = -erunt; nesso nt maiuscolo in fine di riga con segno abbreviativo sovrapposto = -ntur; 21, 3 numq: = numquam. Il codice ometteva il greco quasi completamente, troncando le parole in punti diversi da tutti gli altri testimoni, senza indicare la mancanza; una mano correttrice, come sembra la stessa mano del copista, ha introdotto s. l. alcune parole greche (talvolta anche latine) precedentemente omesse, estraendole qualche volta, ma non sempre (vd. ad esempio 26, 4 ουκαμ s. l.), correttamente dal contesto dei caratteri (lemmi). A testimonianza del carattere precocemente manipolato del testo vd. 21, 7, dove il manoscritto presenta già inglobata nel testo l’interpolazione vel accusativo (iuxta et prope genetivo (ve)l accusativo et dativo) che si ritrova ancora nell’interlineo o nel testo di codici più tardi55. In generale si riscontrano nel codice molti errori, co me non si aspetterebbe nel più antico dei testimoni; d’altra parte questi stessi errori rimangono in massima parte singolari rispetto al resto della tradizione. Errori significativi del solo Frg. Arg., su cui non sono interve nuti correttori: 8, 5 audio ~ 6 fulmine om. 8, 6 (Δημοσθ-)ένης ~ 9 illum om. 8, 13 et ~ 14 tenerem om. 9, 5 Impero tibi cum Graec. om. 9, 6 (Ἀθηναίοις) αεηναιcαc 9, 14 (ἀ)-ποαίρεο ~ 15 55
Cfr. Rosellini, Nell’officina di Prisciano, pp. 463-464.
xlviii
introduzione
τῷδε om. 10, 3 καὶ σέ ~ 5 ἀκροώμενοι om. 11, 3 (πει)-ρώμενος ~ 7 τούτου om. 11, 8 (hanc rem) honorem 12, 3 (φα)-σίν ~ 4 τρίτην om. 12, 6 (Ἀπέδρα1) επηρα (Gr. rel. om.) 12, 13 (στε)-φανηφόρῳ ~ 16 νοῶ om. 13, 9 (gravor) grava 15, 3 (liberis) laboris 15, 13 (rumpe moras) ru(m)po maras 16, 9 (solum) sum 16, 16 a me ~ 18 ponitur om. 18, 7 (mature facto) nature facito 19, 2 μοι ~ 5 Ἀθήνη om. 20, 4 (sui) si 23, 4 (in2) an 25, 4 (significat) signifi catione 25, 6 (in quo) iniquo 26, 2 (patior) potior 27, 9 (Xenophon) nexophon 28, 3 (volunt) voluit 33, 15 (Sphinxin) sphin xiii 34, 5 Attici ~ 8 φροντίς om. 35, 1 Homerus ~ 4 δῶσιν om. 35, 11 Platon ~ 12 οὔ om.
Frg. Bern. Bern, Burgerbibliothek, A A 90 (frg. 21)56 Frammento di foglio pergamenaceo proveniente da legatura, 310 × 237 (= 25//245//40 × 14//88//13//94//28), 2 colonne di 32 righe. 2/3 del IX secolo, Francia orientale. Scrittura carolina di modulo regolare, leggermente inclinata a destra, di una sola mano, che esegue anche la copia del greco. Contenuto
1r-v: Priscianus, Ars GL III 308, 9 pro ~ 312, 3 ἕξειν (40, 7-44, 9). È presente qualche nota interlineare di una mano di poco po steriore a quella del testo. Peculiarità della trascrizione
Nel codice sono adottate le grafie/abbreviazioni Sallustius, Terrentius, Vergł. Sono usate poche abbreviazioni: si trova quasi esclusivamente l’indicazione di omissione di nasale. Anche ν greco è frequente mente reso con tilde, in fine o anche nel corpo di parola. Nelle sezioni in greco, trascritte in forma integrale ed in gene rale piuttosto corretta, si riscontrano soltanto gli errori grafici e 56
Ammirati, Schede, pp. 427-428.
descrizione dei testimoni
xlix
fonetici più banali. Le forme dei caratteri greci in questo mano scritto sono piuttosto armoniose e ben integrate con quelle latine57. Forma inconsueta di q: ρ (ρuã = quam) Sono pochissimi e quasi tutti poco significativi gli errori sin golari di Frg. Bern.: 41, 1 ferro om. 41, 6 (Ἐμβλέπω) εμβλετω 43, 4 (patran di) patradi 44, 4 (Platon) planton
Frg. Marb. Marburg, Universitätsbibliothek, 6 (olim A 6)58 Frammento quadrangolare proveniente da legatura, 212 × 168 (32 righe conservate), specchio di scrittura ricostruibile 230 × 186, con 35 righe; non sono conservati i margini. IX-X secolo, Germania occidentale (a ovest del Reno: Hoffmann). Minuscola carolina di un’unica mano, di modulo piccolo, cui si deve anche la trascrizione del greco. Contenuto
1r: Priscianus, Ars GL III 360, 9 ποιῦ]ντι ~ 362, 19 Verg(ilius)59 (96, 8-99, 10). 1v: Priscianus, Ars GL III 363, 18 nocte ~ 366, 7 βοηθῆσαι (100, 6-103, 7). Il testo delle due sezioni è interrotto da frequenti lacune ma teriali dovute alla rifilatura di ambedue i margini dello specchio scrittorio (6-10 lettere). Vi sono correzioni su rasura e interline ari della stessa mano del testo. Peculiarità della trascrizione
Nel codice sono adottate le grafie/abbreviazioni Salustius, Terrentius, Vergł Rosellini, Storia del testo, p. 358. Ammirati, Schede, pp. 434-435. 59 Le prime e le ultime parole di questa sezione sono difficilmente leggibili (solo ricostruibili da tracce residue rispetto alla rifilatura superiore e inferiore). 57 58
introduzione
l
Nel greco si riscontrano soltanto gli errori grafici e fonetici più ricorrenti. Errori significativi del solo Frg. Marb., su cui non sono interve nuti correttori: 96, 17 (τοὺς λόγους) τοι λογιc 96, 17 (Ἴωνι) ιονα 97, 4 (Ἡρόδοτος συνέγνω) ηρωδοτοcυνετνωι 97, 11 (ὅπερ) περ ut vid. 97, 12 idem1 om. 98, 10 post significatione add. ponitur 99, 1 (ἕως) εω 99, 5 superest om. 99, 8 vel2 ~ 9 μεταξύ om. 100, 5 et posteriore ~ 7 τηλι-(καύτην) post 7 τηλι-(καύτην) iterum scr. et 7 (τηλι)-καύτην ~ 8 τηλι-(καύτην) om. 100, 9 (προσεδόκησεν) τροcεδοκηcεν 101, 12 (Σωκράτους) κοκρατοιc 102, 5 a om. 103, 6 (ἢ ὥστε) ν ωc ν ω[lac.]
I
München, Bayerische Staatsbibliothek, Clm 1837560
Ff. II, 274 (di cui 140 e 140 bis), II’. Metà del IX secolo, Germania occidentale (Bischoff). Minuscola carolina della Germania occidentale con influssi francesi61. Il lavoro di copia è frutto di tre mani principali; il lessi co è trascritto interamente dalla stessa mano, la terza, cui si deve anche la copia del greco. Contenuto
I: inno liturgico con neumi (inc. Pro vobis ad dominum expl. O mulier mag[na]). II: bianco. 1r-3v: Prefatio Bibliotece exametris versibus conposita 1r-3vA l. 11: Theodulphus Aurelianensis, Carmina (MGH Poetae I 41). 3vA, l. 12-3vB, l. 5: Alcuinus, Carmina (MGH Poetae I 14).
60 61
Ammirati, Schede, pp. 440-445. Bischoff, Die Südostdeutschen Schreibschulen, pp. 160-161.
descrizione dei testimoni
li
3vB, l. 6-4r, l. 1: Accessus in Priscianum (Commentarius philosophicus? inc. Philosophus dicitur qui expl. per pedes constat). 4r-4v: Accessus in Priscianum (?), inc. Aer est inanitas expl. ut disputat philosophatur Cicero. 5r-249v: Priscianus, Ars I-XVIII (GL II 1-III 377). 91v, ll. 1-11: testo anonimo, inc. Ratio spherae Pythagorae quod Apologius descripsit (con schema) expl. fuerit morietur. 91v, ll. 12-15: Alcuinus, Carmen (MGH Poetae I 63, 5, 1-5). 91v, ll. 16-19: testo anonimo, inc. Grammatibus duplici muta expl. sydera torquet. 140v, ll. 24-30: Theodulphus Aurelianensis, Carmen (MGH Poetae I 66). 140a: Commentarius in Priscianum. 249v-251r: Carmen de ponderibus et mensuris (PLM IV pp. 442459), incompleto (fino a v. 163 aquis). 251r: Formata episcoporum (MGH Formulae I 409), inc. Greca elementa litterarum, expl. Greca elementa significant. Amen. 251r-255v: Priscianus, De figuris numerorum (GL III 405-417 [pp. 3-18 Passalacqua]). 255v-259r: Priscianus, De metris Terentii (GL III 418-429 [pp. 1932 Passalacqua]). 259r-264v: Priscianus, Praeexercitamina (GL III 430-440 [pp. 3349 Passalacqua]). 264v-273v: Rufinus, Commentaria in metra Terentiana et de compositione et de numeris oratorum (GL VI 554-578 [pp. 7-38 d’Alessandro]). I’: bianco. II’: Glossarium Monacense L-M, inc. Laetificare ludire inlicere expl. Lillibeum promontorium […]. Vi si trovano glosse di mani e epoche diverse, soprattutto di X-XI secolo, molte delle quali riferibili all’attività didattica di Froumund di Tegernsee (960-1006/1012) e analoghe a quelle presenti in altri manoscritti priscianei adoperati da Froumund o nella sua scuola: Wien, Österreichische Nationalbibliothek, 114 e München, Bayerische Staatsbibliothek, Clm 280 A (vd. oltre,
lii
introduzione
p. lix). Si vedano in particolare le glosse a ff. 115v, 188v, 197r, dove si trovano alcuni nomi di lettori e glossatori negli exempla ficta (115v: ut froumund fac pernger legat discipulus tuus), e la glossa a f. 188v (unde ibis? tegerinense). Alcuni titoli dei libri sono ripetuti nei margini in scrittura di Tegernsee. Peculiarità della trascrizione
Nel codice sono adottate le grafie/abbreviazioni Salustius, Terrent̃, Terrentius, Vergł, Virgł; si scambiano ci e ti; adque per atque. Si riscontra qualche inserzione nel testo di note esplicative interlineari: 21, 12 p(ro) co(m)parativus (sic) ei(us) e(st) add. in t. ante propiusque; 79, 16 habitatorum illius civitate (sic) add. in t. ante Numantinorum. Il greco è omesso parzialmente, con tagli nel mezzo delle se quenze di caratteri, anche in più punti (ad es. 40, 11 ἡμᾶς ~ 13 πραγμάτων: ημαc[…]ρονετι[…]ραγματαν) in modo che i li miti delle lacune sono diversi da quelli degli altri manoscritti qui considerati62. Insieme con le sequenze greche sono tagliate tal volta anche parole latine: ad esempio 46, 8 (πρά)-ξει ~ 11 Ἐπιδεί-(ξεις) om.; 46, 16 (ἐπιδε)-δίκασται ~ 47, 1 ἐπιλέ(λησμαι) om. Il greco risparmiato dai tagli è comunque spesso molto mal ridotto. Errori nella trascrizione del greco, oltre a quelli ricorrenti: γ → ρ; γ → s; γ → p; γ → r; ε → c; θ → ο; λι → μ; μ talvolta di forma onciale (→ οι, → ω); ο → δ; ρ ↔ π; c → κ; υ→ γ; υ → u; φ → ο; χ → c; ψ → υ; ω → cο; molto spesso ω → α; ω → u; γ molto spesso in forma di s minuscolo. ν finale abbreviato con tilde. Le lettere greche sono spesso anagrammate: 37, 9 (Ἑκάτεροι) εκατεριο; 37, 14 (νῆας ἕκαστοι) νναk εcαc[…]; 111, 9 (ὑφίστατο) 62 Due manoscritti studiati da L. Martorelli (Astra noctis, pp. 380-387), Bar celona, Archivo general de la Corona de Aragón, Ripoll 59 [102] (Catalogna, sec. XI) e New Haven, Connecticut, Yale University Library, Marston 67 (sec. XII-XIII), portano il greco con le identiche lacune di I, con il quale dunque hanno certamente una stretta parentela genealogica, anche se non discendono direttamente da esso (Martorelli, Astra noctis, pp. 384-385).
descrizione dei testimoni
liii
υοιcτοτα,
oppure trasformate in caratteri latini: 11, 12 (ἀπογινώσκω) atiorιναcκω; 24, 7 (ἔδοξεν) edoit[…]. Errori significativi del solo codice I, su cui non sono interve nuti correttori63: 7, 2 (ἀπο)-μνημονευμάτων ~ 6 ἐμπ-(οδίζειν) om. 12, 5 post diem add. gravor hanc rem et hac re e l. 13, 9 16, 16 non om. 19, 3 (ὅ)-λην ~ χαριεῖσ-(θαι) om. 23, 9 dicunt post Ro mani add. 24, 10-11 et ~ triumphare om. 28, 12 rem om. 29, 15 (comitiis) comiis 32, 3 (Φίλιπ)-πον ~ 6 ἀπέδρ-(α2) om. 34, 9 (morando) merendo 42, 5 Cicero om. 44, 10 (τό)-δε ~ 11 πο-(λιάν) om. 54, 16 (Ἀντ)-ιφῶν ~ 18 οἴν-(ου) om. 60, 3 futuri ante 2 Romani transp. 67, 7 (filiam) falia 70, 5 (ὡς κά)-λλιστος ~ 8 καί om. 73, 3 legitimum om. 77, 11 (καὶ πρός) κιτια νενε 81, 3 καί ~ 5 Νισαί-(ας) om. 89, 11 (καὶ α)-ὐτόν ~ 14 ὡς om. 90, 3 (te adloquor) aevallo q(uo)d 101, 12 (Σωκράτου)-ς ἀπολογίᾳ ~ 13 ἑταίρῳ om. 101, 14 (virum) vires 105, 5 (M.) nomen 107, 6 (tertio et tertium) tertius et tertiam 108, 4 ὑπήκοοι ~ 7 Attici om. 113, 3 indulsisse om. 113, 14 Δημοσθένης ~ 114, 1 πολλά om. 114, 9 (auctores) veteres 115, 4 (Χορταζό)-μενοι ~ τόδε ante 115, 5 (λευ)-κόν transp.
Aggiunte
Il codice presenta, integrata nel testo, l’aggiunta di 81, 10 quando genetivo coniungitur.
J
Oxford, Bodleyan Library, Auct. T. I. 2664
Ff. 179, I. 3/3 del IX secolo, Germania occidentale (Bischoff, Katalog II, nr. 3776). Minuscola carolina di numerose mani (cinque secondo Ammi rati, Schede, p. 447), alle quali si deve anche la trascrizione del greco. 63 Il testo di I è fortemente caratterizzato dalle lacune nei passi greci, delle quali indico soltanto una piccola serie a titolo di esempio. 64 Ammirati, Schede, pp. 446-449.
liv
introduzione
Contenuto
(I ff. 1-4, un bifolio + due fogli di formato quadrangolare di piccole dimensioni, sono stati aggiunti nel sec. X per completa re l’apparato di note marginali e interlineari che iniziano a f. 5r) 1r: materiale glossografico tratto da numerose fonti (tra cui Historia Romana e Historia Langobardorum di Paolo Diacono), inc. Simul inter parvum (?), expl. in Langobardorum gestis scripta sunt; di altra mano, ulteriori glosse, inc. Stipendium (?) expl. articulatam et inarticulatam; di altra mano mano, schema sulla voce tratto da Prisciano (GL II, 5 5), inc. Articulata expl. voci actidentis hinc (?). 1v-3r: Accessus in Priscianum: sono commentate alcune espressioni della parte iniziale dell’Ars, compresa la sottoscrizione di Flavius Theodorus e la dedica al consul Iulianus, inc. Pectore qui memori Prisciani pellegit artem / doctus erit veterumque fugit vicia omnia sollers (Walther, Initia 13911: il distico si ritrova in altri mano scritti di Prisciano). A f. 2r citazione da Lucano, 5, 395 (tonat augure surdo). 3v: bianco. 4r: glosse al testo di f. 5r (GL II, 1), introdotte da segni di richia mo ripetuti a f. 5r, della medesima mano del X secolo che appone numerose glosse in tutto il codice, a partire da f. 5r. 4v: bianco. 5r-179v: Priscianus, Ars I-XVIII (GL II 1-III 377). Sono presenti numerose glosse marginali e interlineari, so prattutto latine, per lo più databili al X e XI secolo, in scrittura di glossa. La maggior parte di esse sono attribuibili alla mano che scrive il f. 4r. Vi sono inoltre glosse in antico tedesco. Peculiarità della trascrizione
Nel codice sono adottate le grafie/abbreviazioni: Salustius, spesso e corr. da Sall-, Terentius, Terent̃ (Terenti, Terentĩ a partire da p. 87), Virgł; 54, 19 addelphis; 56, 7 hea autontimorumeno. Nella trascrizione sono omesse quasi sempre le citazioni gre che, non i lemmi, che sembra quindi siano stati correttamente
descrizione dei testimoni
lv
individuati (sono conservate però singole citazioni: Omero a 17, 1; Demostene a 30, 8; Omero a 31, 7; Demostene a 77, 11, ecc.). Facilmente vengono omesse parole e frasi latine se comprese tra passi greci (ad esempio 70, 13 huic ~ 14 in me; 94, 16 Sallustius ~ 95, 1 Attici; 95, 8 Et ~ 9 tecum). Il poco greco conservato è in uno stato relativamente buono probabilmente per derivazione da una fonte piuttosto sana, vale a dire antica. Sono correttamente interpretati s. l. a 15, 15 i numerali, come in TR, e a 94, 6 le paro le πρὸς πατρὸς καὶ πρὸς μητρός (a patre et a matre), che sono si milmente glossate in TR e Y in mg. Ricorrono prevalentemente i più comuni errori della trascri zione del greco; da segnalare in particolare: quasi sempre θ → ε, qualche volta θ → c o τ; γ → c. Sebbene il testo sia caratterizzato da ampie lacune che inte ressano anche tratti di testo latino, in generale la trascrizione è apparentemente ‘pensata’, le citazioni latine frequentemente corrette rispetto ad errori della tradizione (o anche, come sem bra, dell’originale, vd. 63, 15 II suppl. J); sono introdotti dei pun ti interrogativi conformi al senso in citazioni terenziane in corri spondenza di p. 71, 13 e 72, 7. Sono presenti nel testo (o sono introdotte da una seconda ma no) alcune delle correzioni (vd. oltre, pp. cxvii-cxx) che compaio no anche in TRF(Y), ad esempio: 59, 11 vel ante adulterii s. l. add. TR, in t. habent XFUJ 61, 3 (nocte) nocte(m) FJ, TR post corr. 76, 7 (nec) vel FJ; nec in vel corr. in TXY 77, 5 (dicere α) dicier FQJ, e corr. R 78, 5 (quo que) quoquo F, TXYJ post corr. 84, 5 (congrue) congruo FJ, RT post corr. 95, 4 mucrone(m) FJ, T post corr., R (post corr.?)
Errori significativi del solo codice J, su cui non sono interve nuti correttori: 9, 12 αὐτάρ ~ 15 τῷδε om. 13, 6 βαρύνομαι ~ 14, 1 μνησθήσομαι om. 17, 13 (καὶ τοῦδε) καυδε 36, 8 (per quae) p(er)
introduzione
lvi
que̹ s(cilicet) te(m)pora 37, 12 vero om. 39, 8 (fratre recepi) sanguine sumit 44, 11 non ~ 13 Phormione om. 50, 7 Attici ~ 13 τοὐναντίον om. 55, 1 (Καρτερεῖν) Raptepeιν 56, 17 (ultro) ultra 60, 6 (μέλλω ἀναγνώσεσθαι) μελαοcνωcεcεαι 67, 17 rei om. 68, 12 Nos longo tempore om. 70, 1 optime om. 73, 11 pro ~ 75, 2 φαγεῖν om. 85, 2 Terentius ~ 3 canis om. 85, 17 post urbe add. & in urbem 86, 7 post quo add. in loco 89, 9 nimium ~ 10 non om. 91, 13 esse amicorum om. 94, 16 πράγματι ~ 95, 1 τῷ-(δε) om. 96, 7 (debita) dubita 97, 4 (ignoscit) agnoscit 97, 11 ταὐτὸν τῷδέ ἐστιν καί om. 99,14 vitam ~ 16 Attici cum Graec. om. 103, 16 te om. 104, 5 Xenophon ~ 105, 1 λαμβάνουσιν om. 107, 10 dicere ~ 12 Novembrium om. 109, 7 illum om. 110, 9 et hoc faciente om. 112, 12 fidem om. Aggiunte
È presente, ed in forma parziale, soltanto una delle aggiunte che circolano nella tradizione (vd. oltre, pp. cxxv-cxxvi): 59, 4 Nec mireris virgiliu(m) co(m)parativo usu(m) pro sup(er)lativo cum homer(us) q(uo)q(ue) idem fecerit in hyliade.
L
Leiden, Universiteitsbibliotheek, BPL 6765
Ff. III, 218, I’. Composito. La prima e maggiore parte del codice, ff. 1-207, contenente Prisciano, fu prodotta in un centro scrittorio irlandese in Francia, e reca una sottoscrizione datata all’anno 838 (f. 7v, alla fine della Perihegesis: Dubthac hos versus transcripsit tempore parvo / Indulge lector que mala scripta vides / Tertio idus Apriles / Tertio anno decennovalis cicli / Tertio die ante pascha / Tertia decima luna incipiente / Tertia hora post meridiem / Tribus degitis (sic) / Tribus instrumentis / Penna Membrano (sic) Atramento / Trinitate auxilia (11 aprile 838). Minuscola insulare di numerose mani di copisti attivi, come sembra, sul continente (influenze continentali sulle abbreviazio 65
Ruzzier, Schede, pp. 463-468.
descrizione dei testimoni
lvii
ni). Una delle mani (ff. 5-7) è quella di Dubtach, appartenente al circolo di monaci irlandesi di Sedulio Scoto; un’altra mano, di modulo più grande rispetto a quella di Dubthac, trascrive la mag gior parte dell’Ars. Sui fogli copiati a due colonne e inseriti alla fine dell’opera si alternano almeno cinque mani, che trascrivono anche i caratteri greci, mantenendo connotazione fortemente insulare. I testi aggiunti nel margine inferiore dei ff. 1r-3r e a f. 8r-v sono invece in minuscola carolina. L’Ars è stata copiata senza soluzione di continuità. Il libro XVII è però l’unico ad iniziare su un nuovo fascicolo. Contenuto
1r-7v: Priscianus, Perihegesis (PLM V pp. 275-312). 1r: glosse latine nel margine inf. (seconda metà del sec. IX), inc. Crepito crepitas id est ardeo. 1v-2r: nel margine inf. [Carmen de peplo Nicolao I Papae a Carolo Calvo dono dato] (MGH Poetae III pp. 687-688). 2r-3r: nel margine inf. [Ludicra Scotti carmina quattuor] (MGH Poetae III p. 690). 8r: glossario greco-latino di termini grammaticali (fine secolo IX), inc. περι τρωπον de modis vel conversionibus expl. transpositio vel translatio. 8v: frammento di un commento anonimo a Prisciano (sec. X), inc. Quaeritur cur Priscianus vocem definivit expl. a corde usque ad gutur porrectum. 9r-207v: Priscianus, Ars (GL II 1-III 377). Lacune tra f. 44v e f. 46r (GL II 139, 6 Sin a ~ 142, 24 mea et), tra f. 53v e f. 55r (GL II 177, 12 magnanimitas ~ 183, 20 Casus) e tra f. 165v e f. 166r (GL III 104, 13 hic causalis ~ 105 Quoniam): sono infatti caduti, con perdita di testo, il bifoglio esterno del fascicolo 6 (sostitu ito ora da un bifoglio in pergamena più recente, ff. 45 e 54, rimasto bianco) e l’ultimo foglio del fascicolo 19 tra i ff. 165 e 166; l’ultimo fascicolo e la prima parte del penultimo sono composti da bifogli di dimensioni diverse, e a due colonne, rilegati insieme al manoscritto principale; i ff. 206-207 vanno
lviii
introduzione
letti prima dei ff. 201-205. Una grande lacuna non materiale si trova nel l. XVIII, tra GL III 282, 1 πειρώμενος e 368, 10 Cicero (in questa edizione pp. 11, 3-105, 5). Il codice appartenne probabilmente a Giovanni Scoto Eriu gena durante il terzo quarto del IX secolo e fu annotato di sua mano. Sono da attribuire a Eriugena approssimativamente 75 glosse interlineari e marginali, soprattutto integrazioni e corre zioni del testo greco fino al libro VII compreso. Vi si trovano al tre glosse marginali e interlineari di varie mani insulari, di cui 19 in irlandese, e in minuscola carolina dei secoli IX-XI. Peculiarità della trascrizione
Nel codice sono adottate le grafie/abbreviazioni: salustius, terrentius o t̃rentius, vir o ver̃ per Vergilius (talvolta bocolico). Abbrevia zione insulare per enim in forma di H, Э per eius. Ha forme delle lettere greche molto diverse dagli altri codici, specie per α e λ, quest’ultima molto somigliante alla forma che essa ha nella minuscola greca. Errori del greco, oltre ai più ricorrenti: χ → κ. Si riscontra un errore di itacismo (ma potrebbe anche trattar si di una semplice omissione) assente negli altri testimoni, 112, 5 (φαίνει) φαινι; il copista translittera talvolta in greco nomi greci già in latino nell’archetipo: 107, 16 p(ro) κτεcιφοντε. Gli errori peculiari di L sono indicati nell’apparato critico. La seconda parte del codice attuale, ff. 208-218, è riconduci bile agli Antichi Paesi Bassi, secolo XII. Contenuto
208r-214r: Priscianus, Institutio (GL III 443, 3-456 [pp. 5-41 Pas salacqua]). 214r-218v: Remigius Autissiodorensis, Commentum in Prisciani institutionem de nomine, inc. Incipit id est inchoat expl. enitimini id est elaborate.
descrizione dei testimoni
M
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München, Bayerische Staatsbibliothek, Clm 280 A66
Ff. XI, 168, II’. Prima metà del X secolo, Germania sudocciden tale (Bodensee?). Minuscola carolina di almeno tre mani che si avvicendano nel lavoro di copia. La trascrizione dei libri XVII-XVIII dell’Ars e delle opere successive è attribuibile in prevalenza alla terza ma no, che inserisce anche gli additamenta nei ff. 106v-107r. Contenuto
I-XI: note e timbri di possesso (IIIr-IXr: catalogo di opere a stampa, inc. Catalogus vis[… expl. Duaei, 1615; XIv: in fondo, a matita: Glossas thiotiscas in hoc cod. occurrentes experisti) 1-160r: Priscianus, Ars I-XVIII (GL II 1-III 377). Lacuna a segui to della caduta di un fascicolo tra 32v e 33r (GL II 186, 19 abiectione ~ GL II 221, 9 et subruit). 160r-163v: Priscianus, De figuris numerorum (GL III 405-417 [pp. 3-18 Passalacqua]). 163v-166r: Priscianus, De metris Terentii (GL III 418-429 [pp. 1932 Passalacqua]). 166r-168v: Priscianus, Praeexercitamina (GL III 430-440 [pp. 3349 Passalacqua]). 168v: Rufinus, Commentarium in metra Terentiana, mutilo (GL VI 554-556, 19 et Flavius Caper in artibus [pp. 7-10, 4 d’Alessandro]). Vi si leggono numerose glosse marginali e interlineari, per lo più di X-XI secolo, soprattutto per i libri I-XVI. Numerose glos se, di cui parte in antico tedesco, sono riconducibili all’attività di insegnamento (vd. sopra, p. li) e forse, in qualche caso, proprio alla mano di Froumund di Tegernsee. I libri XVII-XVIII sono stati glossati da una mano del s. XIV. Peculiarità della trascrizione
Nel codice sono adottate le grafie/abbreviazioni: Salustius, Salust̃, Ter(r)ent̃, Terrentius, Virgł, Virgilius. 66
Ammirati, Schede, pp. 436-439.
introduzione
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Frequente lo scambio sorda/sonora: t → d. Il codice trasmette il greco integralmente, con tendenza però alla perdita di singoli caratteri o sillabe, all’anagramma. Errori del greco, oltre ai più ricorrenti, sono: ιc → κ; μ ↔ ν (soprattutto nell’ultima parte, da p. 82 in avanti); c → κ; φ → p; ω → μ; γ molto spesso in forma di s minuscolo. ν finale è abbre viato con tilde. κ è anche abbreviazione per καί. Lettere greche si confondono con le corrispondenti latine: π → p. Porta delle correzioni nella grafia dei caratteri (p corretto in π; τι in π). Errori significativi del solo codice M, su cui non sono interve nuti correttori: 9, 5 (impero) impetro 11, 5 (ἀπολογίᾳ ~ ἀπήλαυον) απολαυον 12, 8 (te fugiunt) refugiunt 21, 12 vota mea (sic) du plicant matres ante propiusque add. 24, 6-7 (τόδ)-ε πράξαντι τόδ’ om. 24, 9 (πέ)-μψαντι ~ ἐπε-(ρέσθαι) om. 32, 12 et infidus om. 37, 5 hoc om. 41, 3-4 ἐμπέπλεγμαι τούτοις καὶ ἐν τούτοις om. 47, 13 (litus) licit(us) 50, 20 Terentius ~ 21 induit om. 50, 21 (et) ut 56, 6 (deverto) deverti 57, 11 λεκτέον ~ 12 εἶναι om. 59, 2 ante Nostri add. Similiter q(uo)q(ue) 60, 4 et 5 (lecturus) lectus 65, 3 εἰς χιλίους ~ 4 ὀλίγου2 om. 66, 7 τό om. 66, 13 καὶ πρότερον ~ οἷος καί om. 68, 12 Nos ~ 14 τὸ σόν om. 75, 4 in1 om. 81, 9 illi ~ 10 trecentos om. 85, 2 μάχην ἐμάχοντο om. 90, 10 (suffi cienter) efficienter 95, 16 τῇ1 om. 97, 11 Attici om. 98, 14 μέγα ~ τῷ om. 106, 13 (abiit) habeat 110, 1 (κατα)-καέντα om. 110, 7 ποιεῖν καὶ τοῦτο om.
O
Paris, Bibliothèque nationale de France, lat. 749967
Ff. II, 91, II’. Composito. La prima e maggiore parte del manoscritto, ff. 1-62, è attribu ibile allo scriptorium di Corbie, 3/4 del IX secolo (post 862). 67
Ruzzier, Schede, pp. 480-484.
descrizione dei testimoni
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Minuscola carolina di piccolo modulo di almeno due o tre mani coeve, che trascrivono anche il greco. La datazione dell’u nità codicologica è consentita dalla presenza, alla fine di essa, di tre poemetti di Engelmodus, monaco di Corbie e poi vescovo di Soissons (862-864/865), trascritti da mano coeva. Contenuto
1r-59r: Priscianus, Ars, XVII-XVIII (GL III 107, 23-377). 59r-62r: Engelmodus, Carmina (MGH Poetae III pp. 55-66), inc. Expeteres fidi si cartula limen amici expl. revehamur ad agros. 62v: bianco. Il manoscritto presenta nei ff. 1-40 frequenti correzioni e va rianti interlineari e marginali in scrittura coeva di piccolo modu lo. I ff. 1-26 contengono una serie di glosse interlineari, special mente in corrispondenza delle parole greche. Alcuni altri inter venti, prevalentemente marginali, sono da attribuire a mani di poco successive. Peculiarità della trascrizione
Nel codice sono adottate le grafie/abbreviazioni: Salustius, Terrentius o Terentius, Virgł o Virgł (spesso bocolico, anche per corre zione, o bołc). È spesso presente ae (= Aeneidos) prima del numero del libro, dove negli altri codici, secondo l’uso di Prisciano68, manca (così anche in Q). Abbreviazione insulare per enim in for ma di H. Il copista tende a scempiare le doppie; scrive talvolta con ca ratteri greci nomi di autori greci che nell’archetipo dovevano es sere in latino (in questo seguito in qualche caso da W, vd. oltre), anche se talvolta doveva essere chiaro che la forma originaria era in latino (7, 2 xenoπηον; 77, 12 προ cτεcιφοντε); tende a inglo bare nel testo lettere poste s. l. a correzione nell’antigrafo (dop pioni grafici). Errori del greco, oltre ai più ricorrenti, sono: α → ω; γ → ρ; γ 68
Vd. De Nonno, s. v. Priscianus, p. 280.
lxii
introduzione
→ r; γ → c; ε ↔ ο; ν → μ; π → μ; π → ρ; π → n; c → ε; χ ↔ c; τι → ν; ω → cο. ν finale viene abbreviato con tilde. Nella sezione del lessico il codice non ha quasi note margina li, ma presenta alcune correzioni. A partire da 83, 12 e fino alla fine dell’Ars (ma vd. già 80, 2 [ζητοῦν]-τες ~ 5 παντός om.) il greco viene parzialmente omes so, con tagli grossolani che frequentemente spezzano le parole: ad esempio 83, 12 πλείους2 ~ 14 πράξεως εἷ-(ς) om.; 83, 15 (Εὐ)-βουλίδην ~ πλείου-(ς) om.; ciò non sembra però significa re un cambio di antigrafo (le relazioni stemmatiche, per cui vd. oltre, p. cxiii, sembrano mantenersi le stesse); i tagli determinano lacune i cui confini non coincidono con quelli di altri codici con servati: l’unico caso di perfetta coincidenza è 115, 4 καί ~ 5 λευκόν om. OR. Errori significativi del solo codice O, su cui non sono inter venuti correttori (poiché molti di essi sono registrati nell’appa rato critico, quando O, a causa dell’omissione delle parti gre che da parte di Q, rappresenta da solo la famiglia δ, mi limito qui a segnalare lezioni che sia possibile verificare che siano singolari anche rispetto a Q, dunque esclusivamente nel testo latino): 11, 10 in om. 20, 3 pro2 om. 31, 6 carminum om. 33, 12 georgicon om. 37, 1 in I om. 47, 11 deus2 om. 48, 1 in1 om. 53, 1 Attici om. 58, 13 et te om. 60, 3 futuri om. 67, 1-2 id est illorum om. 71, 13 (Tibi ergo) ergo tibi 76, 4 (solet fieri) fieri solet 81, 10 (Ilva) alva 82, 13 Vergilius ~ 15 vestem transp. post 82, 16 induit 94, 12 nostri om.
La seconda parte del codice, ff. 63-71, è riconducibile anch’es sa a Corbie, ed è databile al secolo IX. Contenuto
63r: Capitula libri Prisciani grammatici. 63r-71v: Priscianus, Perihegesis (PLM IV, 252-407).
descrizione dei testimoni
lxiii
71v: titoli e note grammaticali barrate; inc. Incipit inchoat ars scientia…/ Incipit ars Prisciani…/ Consul de consulendo dictum est…. La terza parte, ff. 72-91, è riferibile al Nord della Francia e alla prima metà del X secolo. Contenuto
72r: Capitula libri Euticis de verbo (GL V 488, 21-489, 8). 72v: Accessus in sette questioni (GL V 445) e in margine accessus in tre questioni.
Q
Paris, Bibliothèque nationale de France, lat. 749869
Ff. III, 120, III’. Saint-Amand, seconda metà del IX secolo. Il manoscritto fu donato alla biblioteca, e probabilmente anche per essa commissionato, da Ubaldo di Saint-Amand70. Minuscola carolina di numerose mani, che copiano anche i caratteri greci, laddove conservati. Alcune pericopi di testo greco del libro XVII dell’Ars sembrerebbero opera della mano respon sabile della copia del libro XVIII (lettere di modulo maggiore e più spaziate tra loro). Contenuto
1r-v: Capitula (Ars XVII-XVIII). 2r-56v: Priscianus, Ars, XVII-XVIII (GL III 107, 23-377). 57r-80v: Priscianus, Partitiones (GL III 459-515). 81r-88r: Priscianus, Institutio (GL III 443-456). 88r-v: nota grammaticale, inc. Tres perioche id est circumstantie expl. id est in prima persona indicatum et in futuro. 89-104v: Eutyches, Ars de verbo (GL V 447-488). 105r-108v: Rufinus, Commentaria in metra Terentiana et de compositione et de numeris oratorum, mutilo (GL VI 554 ~ 573, 4 quod vers[us [pp. 7-31, 16 d’Alessandro]), con lacuna tra i ff. 106 e 107 69 70
Ruzzier, Schede, pp. 476-479. Passalacqua, Le Par. lat. 7498, p. 149.
lxiv
introduzione
(GL VI 563, 6 in ista ~ 567, 19 armat iambus [17, 9-23, 18 d’A lessandro]). 109r-110r: Carmen de ponderibus et mensuris (PLM IV pp. 442459), incompleto (fino a v. 163 aquis). 110r-113v: Priscianus, De figuris numerorum (GL III 405-417 [pp. 3-18 Passalacqua]). 113v-116r: Priscianus, De metris Terentii (GL III 418-429 [pp. 1932 Passalacqua]). 116v-120v: Priscianus, Praeexercitamina (GL III 430-440 [pp. 3349 Passalacqua]). È l’unico manoscritto carolingio che contenga tutte le opere grammaticali minori di Prisciano. Il codice appare unitario, ma è suddiviso in sette blocchi testuali calcolati in base all’estensione delle opere da copiare (fascicoli di differente numero di fogli), al termine dei quali si ha generalmente anche cambio di mano. Si ha dunque questa articolazione delle sezioni: 1. ff. 1-28: (fasc. 1-4) Ars XVII; 2. ff. 29-56 (fasc. 5-8) Ars XVIII; 3. ff. 57-80 (fasc. 9-11) Partitiones; 4. ff. 81-88 (fasc. 12) Institutio; 5. ff. 89-104 (fasc. 13-14) Eutyches; 6. ff. 105-108 (fasc. 15) Rufinus; 7. ff. 109-120 (fasc. 16-17) Carmen de ponderibus et mensuris; De figuris numerorum; De metris Terentii; Praeexercitamina. La parte contenente l’Ars (ff. 1-56) sembrerebbe essere stata inizialmente contigua a quella finale (ff. 109-120) per la presenza di segnature di fascicoli consecutive (I-VII e VIII-VIIII71) e per l’omogeneo comportamento rispetto alla trascrizione del greco, che viene per la maggior parte omesso; in questo blocco sarebbe ro stati inseriti gli attuali fascicoli 9-15 (segnature XI e XII sugli attuali fascicoli 13 e14) con le Partitiones, l’Institutio, Eutiche e Ru fino (nel quale ultimo testo il greco è invece trascritto per inte 71
Passalacqua, Le Par. lat. 7498, p. 148 n. 3.
descrizione dei testimoni
lxv
ro)72. Ciò confermerebbe la preesistente associazione dell’Ars con il trittico dedicato a Simmaco e la successiva aggregazione, in questo solo codice, delle altre opere minori. Vi si trovano in generale poche note marginali coeve; nei fogli contenenti il lessico i margini ospitano un buon numero di ‘ag giunte’ (vd. oltre, pp. cxx-cxxxiii). Il correttore che risarcisce a 37, 3-5 la lacuna in unum ~ nos quoque utilizza un codice, conte nente il greco, imparentato con XFU (vd. oltre, pp. civ-cvi). Peculiarità della trascrizione
Nel codice sono adottate le grafie/abbreviazioni: Salustius, Terentius, Terent̃, Virgł (spesso bocolico). Si trova frequentemente ag giunto Aen(a)eidos prima del numero del libro (anche georg. a p. 18, 18), dove negli altri codici manca (così anche in O); a partire da circa metà del lessico quest’aggiunta è spesso s. l. Il testo greco è prevalentemente omesso: sono conservati sol tanto alcuni lemmi e parole comprese nel contesto latino. La mancanza è segnalata con le lettere GR̃ oppure GREC̃, talvolta apposte anche in luoghi dove in realtà non ci sono parole greche nel testo integro. Brevi parole greche e nomi di autori greci ven gono a volte trascritti in caratteri latini. Gli errori ricorrenti nel greco sono soltanto i più comuni. Si trova qualche μ di forma occidentale (ad esempio nelle parole μέρος e μέρει a 93, 8). Il codice si caratterizza per innovazioni volontarie (ad esem pio a 7, 1 l’aggiunta nel testo del titoletto De exemplis prima della parola Latini; a 113, 7 e 114, 2 l’omissione del superfluo idem) più che per semplici corruttele; contiene in quantità rettifiche, o ten tativi di rettifica, rispetto alla tradizione, ad esempio a 89, 15, per l’errato in bucolico, scrive in III georg(icon); a 92, 3 omette il corrotto aspexi di α. In particolare vi si trovano corrette rispetto al testo difforme di α, già nel testo di prima mano o per opera di corret tori, molte citazioni, non solo virgiliane e terenziane, ad esempio 72
D’Alessandro, Rufini commentaria, pp. lxxxi-lxxxii.
lxvi
introduzione
a 51, 13 si trova terrae per terra di α; a 73, 2, in un passo di Cicerone, è aggiunto est dopo honestius (così anche s. l. R); a 77, 6, in una ci tazione da Persio, velle di α si trova corretto in belle (così anche RFY e corr.); a 88, 4 si trova integrato il quid omesso da α (così anche I s. l.). Moltissimi errori, anche comuni con O, sono stati corretti da una o più mani antiche. Errori significativi del solo codice Q, su cui non sono interve nuti correttori: 16, 3 (completiva) copulativa vel completiva 16, 10 (com pletivae et confirmativae) et confirmativ(a)e (ve)l completiv(a) e 17, 5 (Ἰσοκράτης) socrates 18, 16 (si) s.s.i 18, 16 (in) sin ut vid. 19, 5 (εἰ) ei(us) 28, 10 prospexit ~ venientem om. (in mg. suppl. corr.); navit aquosiam inde ut stygia prospex(it) ab unda in t. 32, 9 (Laertia) lerchia 34, 14 (genu) genua 35, 6 (Εἰπέ μοι) ειπομει 39, 11 (annos) an nis 39, 14 (maior ~ carminum) in IIII carminum dixit maior neronum 47, 5 (graios) graos 50, 9 (tempus) tym pus 52, 7 (et1) in 56, 1-2 (pro in) pro p(er) in 70, 5 (Πλάτων) Platon 85, 2-3 (Terentius ~ eandem) Terent(ius) in catilinario cantilenam eandem 99, 8 (ἐν τῷ) ε̃ν εν του 100, 2 (hostia) hostiã 101, 11 te om. 102, 13 (philippicarum) philippicorum 105, 17 praeponitur om. 106, 8 (fani) vani 106, 12 nam ~ 13 totum post 13 abiit transp. 112, 12 (inmortalium) atq(ue) hominu(m) 112, 14 (di inmortales) dũ mortales 113, 5 cum ~ 6 p. om. 114, 16 (gignuntur) iunguntur 115, 3 (locavi) recepi Aggiunte
È uno dei codici più ricchi di aggiunte (marginali o interline ari), introdotte, nella seconda metà del lessico, per lo più dal se gno ÷; non tutte le inserzioni di ulteriori citazioni risultano con divise da altri codici. 15, 11 et loco verbi in t. (ras. ?), et loco adverbii ponitur quomo do et apud nos age et agite in mg. 15, 15 δεκαπεντε καπεντεκαιδεκα; Grec̃;
descrizione dei testimoni
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23, 15 Cicero in verrinis experiens vir ante Vergilius 24, 2 voce(m) habentia s. l. add. post temporis 41, 16 post litus add. & prima a quia A troia p(ro) in troiana(m) Accusativi ad locu(m) ablativi in loco significat 44, 13 post pudet add. Ide(m) in adelphis. quem neq(ue) pudet quicq(uam) 46, 13 Statius in viii thebaid(os) Non aliter caeco nocturni turbine chori scit peritura rati (sic) p(ro) scit se perituram add. in mg. 47, 13-14 simile est huic suppl. s. l. et et litori in t. 49, 2 post avaros add. licet hoc & accusativo & ablativo c(on)iungere (in ad- corr.) & dicere animu(m) felices & animo felices GR 49, 8 post Attici grec̃ add. in mg. Virg(i)l(ius) in III georg(icon) & tocies solida(m) in glacie(m) vertere lacone; Ide(m) in bucolico: hos illi q(uia, ut vid.) non bene vertat mittimus haedos; Illi grec̃ 51, 13 post terra add. in mg. Iuvenalis fidimus eloquio 56, 12 vergo post moror s. l. 57, 1 post indigui add. in mg. p(ro) anteq(uam) te cognoscere(m): similit(er) ab urbe condita post hominu(m) memoria(m); Attici 59, 3 post omnes add. in mg. pro inmanissim(us) omniu(m); Nec mireris virgiliu(m) co(m)parativo usu(m) p(ro) sup(er)lativo cu(m) homerus quoq(ue) idem fecit in iliadas 65, 6 pro ad paucum tempus post volo add. s. l. 65, 8 post scire add. in mg. horat(ius) d. arte po&ica; qui pithia cantabat tibicen: 70, 4 post occeperim add. in mg. & utor illo p(ro) amicitia illius 70, 14 post me2 in mg. add. & virg(ilius) in I Italia(m) fato p(ro) fugus p(ro) in italia(m): Idem Scandet fatalis machina muro: Idem Ipse deu(m) manifestu(m) in lumine vidi intrante(m) muros: 71, 4 post ponunt in mg. add. terent(ius) in hechira hanc bachide(m) amabat utcu(m) maxime tu(m) pamphilus cu(m) pat(er) uxore(m) ut ducat or.are occepit: 71, 9 post Samo s. l. add. hic illius arma hic currus fuit 72, 2 post minime in mg. add. Ide(m) in haeautontimorumeno nunc ita temp(us) est mi ut cupia(m) filia(m). oli(m). nihil minus: 73, 4 post explere in mg. add. Ide(m) invectivarum(m) II & eius
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introduzione
socios invidia oppressos p(er)sequi n(on) possem rem huc de duxi ut tu(m) pala(m) pugnare poss&is cu(m) hoste(m) aperte videritis 114, 16 post arido in mg. add. humi sto humo exeo humum revertor
R
Paris, Bibliothèque nationale de France, lat. 749673
Ff. I, 239, I’. Saint-Germain d’Auxerre, seconda metà del IX se colo. Minuscola carolina di almeno due mani coeve, che trascrivo no anche il greco. La prima mano sembra aver copiato la quasi totalità del manoscritto, fino a f. 234r (p. 97, 10). La mano che porta a compimento il testo dell’Ars e trascrive le opere minori (ff. 234v-249v) ha una scrittura più piccola e tende a non rispet tare la giustificazione destra: essa può essere identificata con quella del glossatore principale di tutto il codice. Contenuto
1r-236r: Priscianus, Ars I-XVIII (GL II 1-III 377). 236r-239r: Priscianus, De figuris numerorum (GL III 405-417 [pp. 3-18 Passalacqua]). 239r-241r: Priscianus, De metris Terentii (GL III 418-429 [pp. 1932 Passalacqua]). 241r-243r, 247r-v: Priscianus, Praeexercitamina (GL III 430-440 [pp. 33-49 Passalacqua]). 243r-246v, 248r-v: Rufinus, Commentaria in metra Terentiana et de compositione et de numeris oratorum (GL VI 554-578 [pp. 7-38 d’Alessandro]). 246v, 249r-v: [Carmen de ponderibus et mensuris] (PLM IV pp. 442459), incompleto (fino a v. 163 aquis). 249v: note anonime, parzialmente sbiadite. Vi si trovano numerose note marginali e interlineari coeve di 73
Ruzzier, Schede, pp. 472-475.
descrizione dei testimoni
lxix
almeno due mani (correzioni al testo e interpretazioni). Di que ste quella prevalente è stata attribuita ad Heiric d’Auxerre (841876), un allievo di Lupo di Ferrières (Pellegrin). L’altra appartie ne probabilmente al monaco Teotbertus, che si firma nel margi ne sup. del f. 211v: Teotbertus monahcus (sic) scripsit et suscripsit non fecit bene. Alcune note presenti nel codice inducono a collocare il lavoro di revisione in un ambiente vicino a Lupo di Ferrières: il nome di Lupo si legge infatti in una nota a f. 60r, sebbene sopra una rasura (sed Lupus de suo istam glosam delevit); un’altra nota, a f. 249v, fa probabilmente riferimento ad uno scriptorium a Ferrières: Hanc Lupus struxit criptam scriptoribus aptam/ Hic certus nusquam quod locus esset eis./ Spernet hoc nullus, nisi quem sapientia spernet / Aut captum livor quem stimulavit edax. Una terza nota, apposta in margine al commentario di Rufino (f. 244r) dalla mano del secondo copi sta (Heiric?), recita hoc vetustus non habet et magister in suo inclusum habet. A f. 223r si trova la nota interlineare, non chiaramente in terpretabile, ante […?] correxi ita ιτο προcταcω, dove le parole ante […?] sono scritte su rasura, ed è possibile che occultino il nome, prima indicato, dell’autore della correzione (vd. quanto detto sopra sulla nota di f. 60r). Numerose note tironiane si trovano nelle note aggiunte a f. 249v. Il codice ha indici e note marginali e interlineari per tutta l’e stensione del lessico. Evidente è un cambio di mano alla fine del f. 234r, che si ac compagna all’utilizzazione di un diverso modello. A partire in fatti da 97, 10 id est obiit la mano del secondo scriba, che coincide con il correttore principale delle parti precedenti, introduce un testo quasi del tutto privo del greco, le cui omissioni (difficilmen te tagli operati dal copista stesso) non coincidono con quelle di alcuno degli altri testimoni conservati. Lo scriba fa di certo rife rimento ad un diverso antigrafo perché il suo testo mostra di appartenere non più alla famiglia β ma a γ (vd. oltre, p. cii)74. 74
Questo testimone risulta particolarmente vicino a XF(U), vd. ad esempio
lxx
introduzione
Peculiarità della trascrizione
Nel codice sono adottate le grafie/abbreviazioni: Sallustius, Terentius, Virgł (Virgił). Errori del Greco, oltre ai più ricorrenti, π → n; μ → ν; qualche volta φ → θ. ν finale viene abbreviato con tilde. Abbreviazione per καί: κɾ; κ. Il correttore principale usa ÷ per est. Moltissime corruttele, individuali e no, sono state corrette, dalla stessa mano che trascrive la parte finale del testo, da una fonte di tipo γ75 (che appare vicinissima, nel tipo testuale, alla fonte della seconda parte di F), in base alla quale è stato corretto anche T76. Il correttore introduce correzioni in peius sia nel greco77
(si ricordi che FU non hanno più le parti greche nella seconda parte del les sico): 100, 1 (τῇ) γνι XR; 100, 2 XII post Virgilius in add. FUR et correctores in XT; 104, 5 (καὶ νῦν) καιν XR; 105, 3 (ἐδέησεν) ενδενcεν XR; 106, 6 (VIIII) VIII XRF; 108, 10 (ἐπειδὴ δέ) επειδε οε XR. Potrebbe trattarsi dello stesso codice usato per le correzioni nel corso del testo: in particolare si noti che a 114, 15-16 R, come F, ha nel testo l’aggiunta humo exeo humu(m) revertor che altri manoscritti hanno in margine (X s. l., Q in mg.). 75 L’appartenenza dell’esemplare di collazione a questa famiglia è dimostra ta da vari errori di γ introdotti dal correttore: ad esempio, a 10, 12, il dic presente in γ dopo commoda è aggiunto dal correttore in R (su questo strano errore vd. oltre, p. cxi n. 114); vd. anche la nota seguente. 76 Vd. ad esempio i seguenti interventi, in errore: 46, 5 (Marti) martis XFU, TR post corr.; 55, 5 (precati) p(rae)catus F, TR post corr. (-atur Y); 61, 3 (nocte) nocte(m) FJ, TR post corr.; 76, 7 eodem post in add. XF, T (s. l.), R (in ras.); 83, 11 similiter cum Graec. om. F, scr. et del. in R; 84, 5 (congrue) congruo FJ; congruae R, Y ante corr., congrue T, corr. omnes in congruo; 96, 6 (solvendo) insolvendo F, TRXY post corr. 77 Vd. ad esempio: 37, 5 (εἰς ὅσον) ειc οcον corr. in ειc εcον; 38, 11 ταυτα corr. in ταιτα; 56, 4 οcιμεραι corr. in οcιμερε; 62, 3 μονονουχι corr. in μονονουνυχι; 69, 3 οταν ελθη corr. in ογαν ελεν; 70, 12 (εἰς ἐμέ) eiceme corr. in
descrizione dei testimoni
lxxi
sia, più raramente, nel latino78; in qualità di copista commette e corregge, come sembra, un errore di itacismo (107, 16 ὑπηκού σατε: επιηκουκατε); ma è l’unico testimone (sia pure con errore fonetico) della forma greca richiesta a 62, 8 πληγάς (plagas α; πλεγαc R s. l.); che non si tratti semplicemente di una riscrittura del termine latino in caratteri greci sembra assicurato dalla pre senza di ε – per η – al posto del latino a); ed è l’unico a corregge re (sia pure con errore itacistico) il nome dell’opera di Platone a 84, 11 (πολιτείας) πολιταc α; πολιτιαc R. Quest’ultima corre zione potrebbe essere anche frutto di congettura. A f. 232v alcuni termini greci sono scritti come richiami mar ginali, anche in forme sbagliate, a parole comprese nel testo, non necessariamente a dei lemmi: 89, 8 (πράως) πραοc i(d est) clem(en)t(er) (l’interpretazione latina è derivata dal contesto); 89, 18 (προσηύχοντο) προcευχον; 90, 5 (προσηνέχθησαν ὑμῖν καὶ πρὸς ὑμᾶς) προcιμαc. Sono correttamente interpretati s. l. a 15, 15 i numerali greci, come in TJ, e a 94, 6 la frase πρὸς πατρὸς καὶ πρὸς μητρὸς Ἀθηναῖός ἐστιν (ad patre(m) et ad matre(m) atheniensis est) come in T, Y in mg. e parzialmente in J (dipendenza da una fonte comune per le note). Con altri codici condivide alcune correzioni ricavate forse dal confronto con i testi d’origine delle citazioni (vd. oltre, pp. cxvii-cxx), ad esempio 57, 1 indigus (da Sallustio) è introdotto per correzione in RYJ (indigui α); 77, 5 dicier, presente nel testo in FQJ, è introdot to per correzione in R (dicere α); a 77, 6 belle, presente nel testo in
eimecο; 89, 3 (τούτων) τουτων corr. in ταυτων; 113, 1 (φθόνον) φεcorr. in φεοπον.
ονον
In diversi casi sostituisce, nel greco, a lettere vergate come minuscole latine le corrispondenti maiuscole greche, anche qui con errori. 78 Vd. ad esempio: 24, 4 (erus) erus corr. in eras; 40, 16 (verus) verus corr. in veru(m); 62, 9 gnatho corr. in nato.
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introduzione
Q, è introdotto per correzione in RFY (velle α); a 89, 15 bucolico di R è corretto in georgicon (iii georg(icon) Q, bucolico α). A 104, 8, dove il testo è tutto direttamente trascritto dal cor rettore, R ha nel testo vel presente in Cicerone dopo quidem, omesso da α, ma supplito anche in TY. Errori significativi del solo codice R, su cui non sono interve nuti correttori79: 14, 9 (nimbi) mimbi 17, 6 ἀδελφὴν ἐκ μὲν τ-(ῆς) om. 19, 4 (ὥς) ω 24, 13 (Ἀσκληπιοῦ) αcκηιτιου 25, 1 (εἰς) θ 30, 12 τοῦτο καί om. 31, 13 (Ἐκαθῆντο) εκθην το 33, 15 (αὐτόν) ατον 35, 4 (μή) μηε 38, 8 (λεών) αεω 40, 12 (σωμάτιον) ωματιον 47, 9 (Ἀθήναις) αθιc 51, 6 Φιλιππικῶν ~ 7 οὗτοι om. 52, 1 Ἰσοκράτης ~ 2 ἀγαθοῖς om. 54, 3 τούτου ~ 4 καταφρονήσας om. 57, 11 (λεκτέον2) λεκτεν 67, 12 (σοῦ) τουδε/τον 68, 2 (labore) laborare 68, 7 (Δηλια-)κῷ ~ 8 ὁσημέραι om. 74, 6 (ἀλλ’) αλλελλ 75, 7 (κήρυκι πομπήν) κηρυκ πην 83, 8 ἢ om. 84, 14 (πόλεμον) πουενε 85, 1 (πόλεμον) π 88, 5 ante ἀντί add. ο κληροc και τουτοιc 91, 5 (προσ γελᾷ μοι) προcγελα λων πολιτων μοι 93, 4 (hercle) herde 95, 12 (θαλάσσῃ) θαλαων
Segnalo inoltre alcune delle omissioni e degli errori dopo il cambio di modello a 97, 10. 98, 1 κατά ~ 2 ἡμᾶς om. 98, 13 (τεκμήριον) τεκμιο 98, 13 ἐπιταφίῳ ~ 15 προγόνους om. 99, 2 τέως ~ 3 διαρραγείς om. 99, 9 et1 ~ ἕως om. 99, 13 καὶ ἀνάγκη ~ 14 τελευτᾶν om. 99, 16 (ἡμέρᾳ) ναλερα 99, 16 ἡμέρας ~ 18 νύκτα2 om. 100, 3 (προτε)-ραίᾳ ~ προτέρᾳ om. 100, 7 (ἡλίκην) ηλκην 100, 8 (παρόντ)-ι ~ 9 προσεδόκησεν om. 103, 14 Πλαταικῷ ~ 15 δεησόμενοι om. 106, 9 (regionis) regiminis 106, 10 (περί) πεπι 106, 10 (παρά)παν ~ 11 αὐτίκα om. 109, 12 ὑπὸ σοῦ ~ 14 μνημονεύσαν 79 Sono pochissimi gli errori singolari nel testo latino, soprattutto perché su molti di essi sono intervenute delle correzioni.
descrizione dei testimoni
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τας om. 112, 9 post in loco add. vereri 112, 10 (Ἑλλάς) 2 (Illi) Attici 114, 4 (εἰς σὴν χάριν) ειc χαρον 114, 12 (πί)-τυν ~ 13 καθέλκων om. 115, 6 (III) IIII θαλαc 113,
Aggiunte
Nel margine di R, oltre alle vere e proprie aggiunte, sono anche inseriti dalla stessa mano alcuni risarcimenti 80. 15, 11 post illos add. in mg. et loco verbi et loco adverbii ponitur quomodo et apud nos 23, 15 ante Vergilius add. Cicero in verrinis experiens vir.I. igna rus (quod pertinet ad vb. expers). exp(er)tus vero peritus 24, 2 voce(m) habentia s. l. add. corr. post temporis 41, 16 post litus add. in mg. et prima q(uo)d ad troia(m) p(ro) ap(ud) troia(m). Accusativi ad locu(m) ablativi in loco signifi cavit 44, 13 post pudet add. Idem in adelphis que(m) neq(ue) pudet quicquam 46, 13 Statius in VIII thebaidos n(on) alit(er) caeco nocturni turbine chori (venti s. l.)· scit peritura ratis · p(ro) scit se peritura(m) 47, 13-14 suppl. s. l. simile est huic et et litori 48, 14 post sedecim add. s. l. deest enim p(rae)positio ante 48, 17 post recepi add. in mg. exegi hic · alias p(ro) expendi 49, 2 post avaros add. licet aut(em) & accusativo & ablativo adiungere & dicere animu(m) felices & animo felices in mg. 49, 6 post meum in mg. add. Accius · Elatis manib(us) priamus sup/licabat achille(m) 49, 8-10 Attici ειc καλον εcτρεψεν · Virg(i)l(iu)s in II geor gic(on) · Et totae solidam in glacie(m) vertere lacunae. Idem in bucolico: Hos illi, q(uo)d n(on) bene vertat, mittimus haedos 51, 13 post terra s. l. add. Iuvenalis fidimus eloquio 55, 6-8 in mg. κατευχεcθαι τουτον · N(ost)ri imp(re)cor & execror illu(m) & illi · illi 56, 12 vergo post moror s. l. add. 80 Si tratta per lo più di errori, individuali o ereditati, di salto dallo stesso allo stesso; tra questi va annoverato anche l’inserimento marginale di 16, 13 εκ cεθεν εξ εθεν εξ ουρανοθεν Homerus εξ εμεθεν (vd. oltre, p. ci).
lxxiv
introduzione
57, 1 post indigui (in indigus corr.) add. in mg. p(ro) antequa(m) te cognoscere(m) · Similit(er) ab urbe c(on)dita post hominu(m) memoria(m) 57, 9 post pauperis add. in mg. Virg(i)l(iu)s · Apparent rari nantes in gurgite vasto 59, 3 post omnes add. in mg. pro immanissimus omniu(m) Nec mireris virgiliu(m) co(m)parativo usu(m) pro sup(er)lativo cu(m) homerus q(uo)q(ue) idem fecit In iliados 65, 8 post scire in mg. add. Horattius de arte po&ica: Qui pythia cantabat tibicen 70, 4 post occeperim add. in mg. & utor illo p(ro) amicitia illius 76, 15 post lapsus in mg. add. p(ro) neq(ue) me(m)broru(m) videt lapsus 79, 6 post Virg(i)l(ius) add. in III, inde s. l. multaq(ue) parantem dicere 81, 10 post est add. in mg. quando genetivo c(on)iungitur: Na(m) participiu(m) expertus bellu(m) d(icitu)r 83, 9-10 et plus quam tres dies add. in mg. 84, 1 post dimidio add. in mg. Idem p(ro) roscio Annos matus (corr. in natus) maior 114, 15-16 (Humi Sallustius) humi sumest humi sto humi (corr. in humo) exeo humum revertor in t. add.
T
Paris, Bibliothèque nationale de France, lat. 750381
Ff. I, 240, I’. Saint-Germain-des-Prés, prima metà del IX secolo. Minuscola carolina di modulo minuto, di diverse mani molto simili tra loro, che scrivono anche il greco. Secondo Vezin82 si tratta di un’imitazione della scrittura di Tours in uso a Saint-Ger main-des-Prés e a Saint-Amand. Contenuto
f. non numerato r-v: commento a Priscianus, Ars, inc. ed expl. non leggibili. 1r-86v: Priscianus, Ars I-VII (GL II 1-368). 81 82
Ruzzier, Schede, pp. 494-496. In Gibson, RÃG. Reads Priscian, pp. 261-262.
descrizione dei testimoni
lxxv
ff. 86v-92v: Priscianus, Institutio (GL III 443-456). 92v: Capitula (Ars VIII-XVI). 93r-239r: Priscianus, Ars VIII-XVIII (GL II 369-III 377). 239r: sei versi, inc. Vult avidus lector, expl. surgere vix poterit. 239v: prove di penna. Nonostante che l’Institutio sia inserita nel mezzo dell’Ars il manoscritto si presenta unitario ed è stato copiato senza soluzio ne di continuità. Vi si trovano numerosissime note marginali e interlineari di mani diverse (secc. IX-X), una delle quali appartiene a colui che firma le sue glosse Rāg (cfr. f. 239r), forse un monaco di SaintGermain-des-Prés83. Le annotazioni sono talvolta inquadrate a penna e contengono note tironiane. Peculiarità della trascrizione
Nel codice sono adottate le grafie/abbreviazioni: Salustius e Sallustius, Terr̃ e Terrentius, Vergł, Hort̃; iđ per id est; qualche volta ÷ per est. Errori nella trascrizione del greco, oltre ai più ricorrenti, ρ → π; μ → ν; χ → κ; κ → c (occasionalmente corretto); caratteri greci passano a latini: ν→ n; ξ → x; θ → th. ν finale viene abbre viato con tilde, ma diverse volte è dimenticato. Ha qualche volta il μ di forma occidentale; abbreviazione per καί: ķ Il testo è frequentemente corretto e annotato s. l. Molte lezio ni sono state modificate, forse da una delle mani che introduco no le aggiunte nei margini, attingendo ad una fonte di tipo γ (che appare vicinissima, nel tipo testuale, alla fonte della seconda par te di F), in base alla quale è stato corretto anche R 84. Il correttore Gibson, RÃG. Reads Priscian, pp. 261-266. Il rapporto delle correzioni di T con il testo di F sembra ancor più stretto rispetto a quello che esiste tra le correzioni di R e lo stesso F. Vd. ad esempio, oltre agli interventi coincidenti con quelli segnalati a proposito di R (vd. sopra, p. lxx n. 76), anche una serie di altre coincidenze da cui R è escluso: 83
84
lxxvi
introduzione
(o almeno uno dei correttori) dimostra di non comprendere il greco, perché introduce correzioni in peius85; grazie al confronto con un modello fornito di annotazioni sono correttamente inter pretati s. l. a 15, 15 i numerali, come in RJ, e a 94, 6 la frase πρὸς πατρὸς καὶ πρὸς μητρὸς Ἀθηναῖός ἐστιν (ad patre(m) et ad matre(m) atheniensis est) come in R, Y in mg. e parzialmente J. Errori significativi del solo codice T, su cui non sono interve nuti correttori: 12, 1 (ἐναντιοῦσθαι) ενανπουcεξ 12, 9 (καὶ τῇ ὁδῷ) καπηι 7 (πράξαντι) πραξαντα 33, 18 (ἐμοί) eμογ 34, 1 (προκαθίζων) προκειζον 37, 5 (ἡλικίας) ολικιαc 42, 17 (ἐξ ὅτου τοσοῦτος) εξοc αυτοc 47, 7 (ἐπεξιέναι) επεζει θναι 50, 12 μέν ~ 13 οἷς om. 52, 5 (λόγον) α αγον 53, 17 (οὖν παρανόμων) εουν ιταραμονομ 53, 17 (τινος) τοc 57, 3 (τῶν πατρῴων) τωωι νατρωω 57, 7 (ὅδε) δε 58, 12 (ἐν τρίτῃ) η τριτε 60, 12 (παιδείας) πιαδιαc 60, 14 (οὐκ) αυκ 64, 10 (ὀλίγον) οαιγω 67, 13 (εἰ σύ, τοιοῦτος ὤν) ειc αυτο cων 81, 13 Lycurgus ~ 14 ἀνθρώποις om. (s. l. Ligurgus g) 87, 13 Πλάτων om. 90, 1 (προσφω)-νεῖν ~ 2 δέ om. 95, 4 (amens) amans 96, 14 (θεῶν) των 104, 9 Πλάτων ~ τοῦ(το) om. 104, 11 (διή)-νεγκεν1 ~ 12 Ἀξιόχῳ om. 104, 13 (ἐνόμιζον) εχον 111, 14 Aeneae ~ 112, 2 λέγων om. (enee ut vid. s. l. add. corr.) 113, 14 ἔχω ~ στεφάνου bis scr. 114, 4 (χάριν σήν) χαριcηνc οδιω 24,
76, 8 bene dixisset iam om. F, del. T; 77, 16 (Philippicorum) philippica rum F, T post corr.; 78, 1 omnifariam repperies d(eu)m F ante Idem, ad 78, 3 omnifariam s. l. omnifaria(m) repperies d(eu)m.i. in omni loco ut vid. T (a proposito di questa aggiunta vd. sopra, p. xlv); 80, 13 (I prae sequar) idem i pr(a)e sequar FYJ, T post corr.; 81, 10 sed magis hic nomen est F; sed magis nomen est, hic s. l., TY; 95, 14 (deest cum) deest enim cum F, enim s. l. T; 111, 9 (ὑφίστατο) υοιcτο XF; υουcτο U, υοιcθο T in mg.; 114, 11 (a loco Cratinos) ad locum cratinus F, T post corr. 85 Vd. ad esempio: 35, 6 (Εἰπέ μοι) ειπεμοι corr. in ειτιεμοι; 37, 1 (αὐτήν) αυτεν corr. in λη-
τεν; 37, 3 (ὁμοῦ) ομου corr. in εμου; 62, 3 (μονονουχί) μονονουνουχυ.
descrizione dei testimoni
lxxvii
Aggiunte
In questo manoscritto è molto evidente che le aggiunte non sono tutte apposte dalla medesima mano. 15, 11 et loco verbi et loco adverbii ponitur quomodo et apud nos add. in mg. 23, 15 Cicero in verrinis experiens vir ante Vergilius add. 24, 2 voce(m) habentia add. s. l. corr. post temporis 44, 13 post pudet add. Ide(m) in adelphis que(m) neq(ue) pudet quicqua(m) 46, 13 post esse in mg. sup. add. Statius in VIII tebaid(os) Non alit(er) ceco nocturni t(ur)bine chori (i. venti s. l.) scit peritura ratis p(ro) scit se perituram; in mg. sin. iterum Statius in VIII thebaidus N(on) alit(er) ceco nocti t(ur)bine chori (i. venti s. l.) Scit peritura ratis p(ro) scit se perituram esse 47, 13-14 suppl. s. l. simile est huic et et litori 48, 14 post sedecim add. in mg. Dee(st) eni(m) p(rae)positio ante 48, 17 post recepi add. s. l. p(ro) exegi hic · alias p(ro) expendi 49, 2 post avaros add. in mg. licet aut(em) & acc(usa)t(ivo) & abl(a)t(ivo) adiungere & dicere animu(m) felices & animo felices 49, 6 post meum add. in mg. Actius elatis manib(us) Priam(us) subplicabat achille(m) 49, 7 post locis add. in mg. εγιc κλλον ηcθρηψεν Virg̃ In t(er)tio georgicon Et tote solida(m) in glatie(m) vertere lacune · Ide(m) in bucolico: Hos illi q(uo)d non bene vertat…timus h.dos 51, 13 post terra add. in mg. Iuvenalis fidim(us) eloquio 55, 6-8 post Illi add. in mg. Cλτευιχεcθλυ θουθον N(ost)ri inp(rae)cor et execror illum et illi: illi 56, 12 vergo post moror s. l. add. 57, 1 post indigui (corr. in indigus) add. in mg. pro antequa(m)te cognoscere(m) · Simil(iter) ab urbe condita post hominu(m) memoriam 57, 9 post pauperis add. in mg. Virg(ilius) Apparent rari nantes in gurgite vasto 59, 3 post omnes add. in mg. pro inmanissim(us) omniu(m). Nec mireris virg(ilium) co(m)parativo usu(m) p(ro) sup(er)lativo cu(m) homerus idem fecerit in iliados
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introduzione
65, 8 post scire in mg. add. Oratius de arte poetica Qui pithihia …ntabat tibicen 70, 4 post occeperim add. s. l. et utor illo pro amicicia illius 76, 15 post lapsus add. in mg. pro neq(ue) me(m)bror(um) videt lapsus 78, 3 ad omnifariam s. l. add. omnifaria(m) repperies d(eu)m.i. in omni loco ut vid. 79, 7 ante Latinorum add. in sp. vac. Virg(ilius) in t(er)tio Multa q(ue) parantem dicere 81, 10 post est add. s. l. qua(m) participiu(m), in mg. quando gen(i) t(ivo) coniungit(ur) Na(m) participiu(m) exp(er)t(us) bellum d(icitu)r 83, 9-10 et plus quam tres dies add. in mg. 84, 1 post dimidio add. in mg. Idem p(ro) roscio Annos natus maior 114, 15-16 (Humi Sallustius) humi sume(st), s. l. Sallustius, in mg. humi sto [ ] exeo hu[ ] revertor
U
Zürich, Zentralbibliothek, C 3786
Ff. 159. Prima metà del X secolo, San Gallo (Ammirati)? Minuscola carolina di una sola mano per tutto il testo dell’Ars; la stessa mano trascrive anche il greco e note marginali e interli neari. Solo l’incipit del De figuris è di un’altra mano, coeva, che appone anche alcune glosse marginali (ff. 67v e 112v). Contenuto
1-159v: Priscianus, Ars I-XVIII (GL II 1-III 377) con lacune: tra ff. 35v e 38r (GL II 188, 3 tantum, ~ 201, 18 unde); 106v-107r (GL III, 11, 16 syllaba ~ 16, 1 quoque); 134v-135r (GL III 171, 7 commode ~ 176, 8 ad obliquos). 159v: Priscianus, De figuris numerorum (GL III 405, 2 Omni ~ celebratum [p. 3, 2 Passalacqua]).
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Ammirati, Schede, pp. 452-454.
descrizione dei testimoni
lxxix
Sono presenti alcune glosse interlineari, coeve, in antico tede sco (ff. 5v e 107r). Peculiarità della trascrizione
Nel codice sono adottate le grafie/abbreviazioni: Salust̃, Tereñ, Virg̃; sopinum (ad es. 77, 9 sopinis), genitivus; si scambiano fre quentemente ci e ti; adque per atque. Epentesi di p nella sequenza -mn-. Segno abbreviativo ÷ per est; apˆ per apud; iđ per id est. Il testo greco è, specie nel l. XVIII, per la maggior parte omes so, prima con tagli nel mezzo delle sequenze di caratteri, in per fetta coincidenza con XF (fino a circa p. 25), poi con tagli molto più decisi; i limiti delle lacune sono quasi sempre diversi da quel li degli altri codici (vd. ad esempio 26, 9 (ἐνθυμηθ)-έντες ~ 12 οὐδέν om.; 26, 16 Αἰσχίνου ~ 27, 3 ἀνάσχησθε om.; 27, 4 ξαίνειν ~ 7 ἐπεδείκνυεν om.). Il copista appone l’indicazione G-, con serva qualche volta il nome dell’autore della citazione e il lemma, ma talvolta omette anche parole di raccordo in latino insieme al greco. Nella parte senza il greco ha nel testo correzioni ‘dotte’ (per lo più condivise con altri testimoni), ad esempio 27, 11 IIII; 28, 2 patria (anche Q e TREF e corr.); 77, 2 usuram (così anche Q); 80, 13 I prae sequar (così D, ORX e corr.); 90, 3 quod te alloquor (anche OQWDJ, TRXY post corr.); 92, 8 puell(a)e (così FWDOQ) e ‘pseu do-dotte’, ad esempio 85, 2-3 Salust(ius) in catilinario eade(m) canis; 105, 14 Gaius (come Q). Tuttavia nel complesso ha molti errori. Singolarmente, scrive diverse volte adelphis al posto di Andria (52, 14; 65, 6; 70, 14; 71, 12; 80, 13; 93, 2). Inserisce nel testo delle aggiunte di tipo esegetico-grammaticale: 57, 12 Quia n(on) sunt recta ut nova sed curva et quasi sopina in forma obliquoru(m) casuu(m) post invenerunt add. 72, 12 adverbia sicut (est) inde post localia add.
A f. 153v tentativi di traduzione interlineare, ricavata dal testo latino seguente, di parole greche: εἰς ἓν pro ὁμοῦ in unum p(ro)
lxxx
introduzione
simul; εἰς ὅσον ἡλικίας ἥκει καὶ οὐδενὸς χεῖρον in tantum aetatis, minus nihil tempus (sic); ὅτι μάλιστα cum maxime; πάντα τρόπον omni modo. Errori del greco, oltre ai più ricorrenti, γ → c; π→ ρ; ipercor rettismi: τ → θ; ε → η; tende a dare o conservare alle lettere greche un aspetto maiuscolo: δ, γ. Nella sezione in cui il greco è per gran parte omesso la rela zione stemmatica del manoscritto con X(F) non sembra inter rompersi, anche se appare molto meno evidente: vd. oltre, p. cvi. Si segnalano nella parte finale alcuni errori in comune (coinci denze?) con L: 113, 5 (iura) iuro LU; 114, 2 (eadem) eodem LU; 114, 8 pro ante sedecim om. LU; 115, 2 distingentes LU.
Errori significativi del solo codice U, su cui non sono interve nuti correttori: nella parte in cui il greco è trascritto, sia pure parzialmente: 8, 10 ὑπέρ ~ 9, 4 Ἀχιλλεῦ om. 9, 8 a om. 14, 4 (οὐ μέν) 14, 5 (σχεδόν) cαον 15, 7 (αὐτῷ) υτοι 21, 11 (γένει ἐγγύτατος) ρηνηυ ηγγιτοτοc 23, 6 (Graeci) gre ce 24, 6-9 (εἰς ~ ἐπερέσθαι) ειc εn διοι μην
nella parte in cui il greco è omesso: 31, 4 apibus om. 31, 6 Chloe om. 31, 11 adiunxit om. 45, 13 (oculis) iaculis 51, 17 mirer om. 54, 12 viribus om. 55, 3 Ulixes om. 59, 15 (faciebant) confundebant 65, 1-2 Nos paulo minus mille cum Graec. om. 85, 8 (donum) dolu(m) 85, 13 καί ~ 16 πόλεως2 om. 88, 13 (Tindarita ni) tyndani 88, 14 (Segestani tum) seges t(a)m(en) 97, 11 (ταὐτόν2) ταυ και τον 99, 4 (inreparabile) increpabi le 100, 1 Attici ~ simile est om. 101, 8 (et hi boni et illi mali) &iam boni illi maligni 102, 13-14 gratia ad cuius om. 104, 9 Πλάτων ~ 10 πράξουσιν Lat. litt. scr. 105, 5-6
descrizione dei testimoni
lxxxi
(a perfectione maximorum) ad perfectione(m) p(ro)xi morum 111, 3 Attici ~ 6 ποιούμενος om. 113, 13 (curo) incurro Aggiunte
Il codice contiene, integrata nel testo, l’aggiunta di 81, 10 quando genetivo coniungitur (adiungitur U).
V
Leiden, Universiteitsbibliotheek, Vossianus lat. O 1287
Ff. IV, 74, III’. Francia, circa 900. Minuscola carolina di piccolo modulo, di più mani di cui una prevalente, che trascrivono anche il greco. Contenuto
1r-52r: Priscianus, Ars, parte del libro XVIII (GL III 245, 14 homines dicere ~ 377, 18 satur). 52r-54v: Carmen de ponderibus et mensuris (PLM IV pp. 442-459), incompleto (fino a v. 163 aquis). 54v-55r: Formata episcoporum (MGH Formulae I 409). 55r-61v: Priscianus, De figuris numerorum (GL III 405-417 [pp. 3-18 Passalacqua]). 61v-66r: Priscianus, De metris Terentii (GL III 418-429 [pp. 19-32 Passalacqua]). 66r-73r: Priscianus, Praeexercitamina (GL III 430-440 [pp. 33-49 Passalacqua]). 73r-74v: Rufinus, Commentarium in metra Terentiana, mutilo alla fine (GL VI 554-559, 10 ne forte impru[dens [pp. 7-12, 25 d’A lessandro]). La presenza delle segnature dei fascicoli (C-L) permette di verificare che sono andati perduti i primi due fascicoli e parte del terzo, del quale rimangono solo gli ultimi due fogli, mancanti del margine superiore ed esterno, con perdita di testo. 87
Ruzzier, Schede, pp. 469-471.
lxxxii
introduzione
Ha alcuni indici marginali, poche correzioni prevalentemen te della stessa mano o di mano coeva. Peculiarità della trascrizione
Nel codice sono adottate le grafie/abbreviazioni: Salustius e Sallustius, Terentius, Vergł. Ha correzioni realizzate con rasure, per cui non si può ricostruire la lezione di prima mano. Frequentemente si scambiano t e d, b e v. Segno ÷ per est. Omette spesso h. La trascrizione del greco è molto diligente, anche se capita che per alcuni tratti lo si trasformi in caratteri latini. Il copista tende a omettere singole lettere o sillabe, sia nel latino che nel greco88. Errori del Greco, oltre ai più ricorrenti, sono: δ → ο; θ → ο; μ → ν; ο → ε; ο → c; π ↔ ρ; c → ε; τ → δ (18, 9 δοδε per τόδε); φ → θ; ω → α; ω → μ; μ talvolta di forma λι; γ spesso in forma di s minuscolo o molto simile a r; ν finale abbreviato con tilde; ķ per καί; più volte κα per καί. Qualche volta si nota un apostrofo in parole tronche (114, 4 αλλ’ει). Errori significativi del solo codice V, su cui non sono interve nuti correttori: 7, 5 γὰρ τήν om. 8, 10 (Κτησιφῶν)-τος ~ 12 φων-(ήν) om. 17, 7 (ἐκπεπτωκυῖαν) εκπεπτωκ 17, 10 (vim) cum 18, 6 a ante consulto add. 18, 9-10 τῷ περί om. 23, 4 (in te) ite 24, 7 πράξαντι ~ τόδε om. 25, 11 ταύτῃ ~ 12 καταφαν-(ῆ) om. 35, 12 in Catilinario om. 38, 8 (σιτοδείην) cιτωην 45, 10 (ἡμετέροις χοροῖσιν) ημετεροιcιν 49, 3 θεούς om. 50, 2-3 quomodo ~ participium om. 53, 12 sede om. 54, 4 ἤγειρεν τρί-(την) om. 55, 12 Vd. ad esempio: 28, 2 (labore) labo; 29, 11 (Latini) lani; 38, 8 (σιτοδείην) cιτωην; 42, 17 (Ἕλλησιν) ελλη; 74, 2 (οὐκ) υκ; 80, 8 (postponitur) postnitur; 83, 14 δεμcθενηc; 98, 2 (καταπεπόνηκεν) καπενονηκεν; 102, 9 (Attici) atti; 105, 4 (Latini) lati; 105, 5 (facere) face; 112, 9 (amare) ama; 113, 2 (Iuvenalis) Iuvelis; 113, 13 (ad accusativum) adcusativum.
88
descrizione dei testimoni
lxxxiii
(κατ)-αβοήσομαι ~ 13 κατα-(κεκράξομαι) om. 62, 3 Te rentius om. 64, 10 et ὀλίγον ὕστερον om. 65, 7 Attici ~ 8 scire om. 82, 12 (volvi) volvere 86, 13 πολιτείας ~ τῶν om. 88, 14 (atque) a quo 88, 18 (Προσήκων1) προcν 98, 6 (una Eurusque) una una erusq(ue) 101, 6 (Amazones) amalones 102, 8 (actutum) actu(m) 104, 13 (ἐνόμιζον ὅσον) ενομιζοcον 110, 2 (adiungitur) adiungunt(ur) 112, 1 (γεωργ)-οῖς ~ 2 λέγ-(ων) om.
W
Paris, Bibliothèque nationale de France, lat. 750189
Ff. II, 223, II’. Corbie, 3/4 del IX secolo. Si tratta probabilmente di uno dei Prisciani tres integri citati al n. 256 nel catalogo di Corbie del secolo XII90. Minuscola carolina di più mani molto simili, che trascrivono anche il greco. Contenuto
1r-193r: Priscianus, Ars I-XVIII (GL II 1-III 377). 193v: nota, inc. Antiqui notabant suos numerous expl. linea altiore. 194r-195r: [Carmen de ponderibus et mensuris] (PLM IV pp. 442459), incompleto (fino a v. 163 aquis). 195r-199r: Priscianus, De figuris numerorum (GL III 405-417 [pp. 3-18 Passalacqua]). 197r-v: Glossa de talento. 199r-201v: Priscianus, De metris Terentii (GL III 418-429 [pp. 1932 Passalacqua]). 201v-205v: Priscianus, Praeexercitamina (GL III 430-440 [pp. 3349 Passalacqua]). 205v-210v: Rufinus, Commentaria in metra Terentiana et de compositione et de numeris oratorum (GL VI 554-578 [pp. 7-38 d’Ales Ruzzier, Schede, pp. 485-488. Vd. Delisle, Le cabinet des manuscrits, p. 432. Meno facilmente si potrà pensare che il manoscritto sia stato compreso tra i Prisciani tres imperfecti del n. 257, dal momento che il manoscritto non presenta significative lacune o perdi te di testo, anzi contiene in buona parte anche le operette minori. 89 90
lxxxiv
introduzione
sandro]); segue un alfabeto greco con interpretazione numerica. 210v-211r: interpretazione di vocaboli greci e latini, inc. Exedra locus subsellionum expl. moderamine. 212r-220v: Ex Prisciano glosae (Ars I-XIV), inc. Incipit inchoat expl. illeggibile. Il manoscritto appare unitario, benché alcuni libri dell’Ars co mincino su un nuovo fascicolo (libri III, VI, VIII, XIV, XVIII). Il codice è affollato di correzioni, note interlineari e margina li di mani diverse (secc. IX-X) che talvolta occupano l’intero spa zio dei margini (fino a f. 199r, alla fine del De figuris numerorum). Alcune glosse, collegate al testo mediante segni di rinvio, sono state trascritte su fogli aggiunti, di misure diverse, alcuni dei qua li numerati91. Il manoscritto contiene inoltre, nell’ultima parte, molte estese correzioni apportate direttamente sul codice me diante rasura (vd. oltre, pp. cxi-cxii). Peculiarità della trascrizione
Nel codice sono adottate le grafie/abbreviazioni: Salustius e Sallustius, Terrent̃, Terent̃ e Tereñt (sic), Virgilius, e Vergił, Vergł, Ver̃ (spesso cambiati in Vir-). Il greco, di diverse mani, è disegnato in modo piuttosto mal destro; è frequentemente corretto o eraso e riscritto da mano più dotta (vd. ad esempio f. 179r; 180r), che elimina corruttele eredi tate introducendo lezioni per lo più coincidenti con quelle di O, ma introduce anche errori di O, vd. ad esempio 69, 4 (παρ’ ἐμοί) παρ εκεμοι O, παρ εkeμοι W. Usa caratteri maiuscoli (anche α, δ, e, ι) più degli altri codici di Prisciano, e ciò è evidentemente do vuto non alla conservazione delle forme del modello, bensì ad un tentativo, secondario, di recuperare forme ritenute più antiche o 91 Sulla presenza di tracce dell’insegnamento di Sedulio Scoto nelle note di questo manoscritto cfr. Dionisotti, Greek Grammars, pp. 25-26; Luhtala, Carolingian Commentaries on Priscian’s Institutiones, p. 166-171.
descrizione dei testimoni
lxxxv
più proprie per il greco (vd. sopra, p. xxxvii). Il copista tende sia ad omettere singoli caratteri e sillabe, sia ad inglobare correzioni interlineari del modello (doppioni grafici di singoli caratteri). Errori del greco, oltre ai più ricorrenti, sono: γ → ρ; γ → c; γ → s; γ → κ; γ, υ e τ → r; μ → αι o λι; ν → αι o λι; cα→ κ; τ → c; ω ↔ α (evidentemente attraverso un passaggio per a minuscola aperta); α non si distingue normalmente da λ; δ del modello è resa con ο; κ del modello può diventare h; μ è talvolta di forma onciale; ν finale, evidentemente abbreviato con tilde nel model lo, viene di frequente omesso specie nell’ultima parte; κ è abbre viazione per καί. Lettere greche si confondono con le corrispondenti latine: κ e χ → c; γ → g. In generale il manoscritto mostra un livello molto avanzato di corruttela: vd. ad esempio 14, 5 (πύργοις) ιτyρcοχg; 22, 5 (ἐγγύς) errιe; vi si riconosce l’esito di corruttele doppie o triple: ν → η → e; π → γι → rι → rι. Errori significativi del solo codice W, su cui non sono interve nuti correttori92: 7, 1 ut om. 13, 7 Σοφο-(κλῆς) om. 16, 7 (frui) frugi 20, 1213 (amare inter se) inter se amare 22, 4 τῶν πολεμίων ~ 5 δαπαν-(ῶσα) om. 26, 16 ἐν τ-(ῷ) om. 33, 17 (φανεῖς) οηαειο 34, 9 (Aeneae) ēneid 52, 5 λόγου om. 52, 7 et2 om. 53, 6 καὶ ἐπὶ τοῦδε om. 54, 11 tum om. 54, 16 (μή)τε ~ 18 ἡσσώ-(μενον) om. 58, 6 ἀλλὰ τούς om. 67, 16 (octava) actava 68, 7 (Ὑπερείδης) υιδης 70, 5 pro ὡς κάλλιστος om. 76, 4 abnegatione om. (negatione suppl. in mg., abnegatione D) 76, 12 (non stare) instare 77, 7 ut ante fe 92 In questo elenco degli errori singolari di W particolarmente significativi risultano quelli, non molto numerosi, che si trovano in parole latine, perché questi si contrappongono a lezioni giuste di D (che il greco lo omette in gran parte), del quale si sarebbe potuta sospettare, data l’estrema somiglianza testua le che si verifica tra i due testimoni a parte le sezioni greche, una dipendenza da W.
lxxxvi
introduzione
lix add. in t. 79, 15 (ne) nec 80, 5 (προσσχόν)-τες τόν om. 84, 9 πολύ1 om. 85, 2 (μάχην ἐμάχοντο) λαλχη ̃ ηι 99, 3 (διαρραγείς) λαραcηc 99, 17 καὶ κατά om. 104, 11 (Τοσο)-ύτῳ διήνεγκεν ~ 12 Αἰσχίνης om. 106, 5 (nostros) nos 114, 4 χάριν2 om. Aggiunte
Il codice presenta in margine l’aggiunta di 81, 10 quando genitivo coniungitur.
X
Paris, Bibliothèque nationale de France, lat. 750293
Ff. V, 206, V’. Composito e in parte palinsesto. La prima parte del codice (che contiene i numerosi fogli pa linsesti), ff. 1-154, è attribuibile a Tours e può essere datata alla prima metà del IX secolo. Scrittura minuscola carolina di almeno cinque mani, che scri vono anche il greco. La scrittura superior dei fogli palinsesti è tal volta poco leggibile perché è stata tracciata esattamente sopra quella inferior, non sempre ben eliminata dalla raschiatura. Contenuto
1r-153v: Priscianus, Ars, II, 53-XVIII (GL II 76, 22 masculinus ~ III 377 satur), con lacuna tra f. 6v e 7r (GL II 105, 18 dulciculum ~ 109, 23 paulus). 154r-v: nota grammaticale, inc. (Con)iugationem mutant cum genere ~ discretis quibusdam finibus (estratto dal libro VIII, GL II 402, 26-406, 10: fa parte del testo della scrittura inferior del palinse sto, vd. oltre, pp. lxxxviii-lxxxix). Come è evidente dalle numerose segnature di fascicolo anco ra leggibili, il codice ha perduto i due fascicoli iniziali e il foglio esterno del terzo (lacuna tra f. 6v e 7r). Esso appare diviso in tre blocchi testuali e materiali: 93
Ruzzier, Schede, pp. 489-493. Holtz, Pédagogie d’Alcuin, pp. 311-313.
descrizione dei testimoni
lxxxvii
1. ff. 1r-71v: libri II-VII; attuali fascicoli 1-9 di cui gli ultimi due palinsesti; 2. ff. 72r-103v: libri VIII-XVI; fascicoli 10-13, in scrittura più piccola e serrata; 3. ff. 104r-153v: libri XVII-XVIII, fascicoli 14-20, tutti palinsesti tranne il primo. Il f. 154r-v è il solo foglio del codex inferior non cancellato. Il codice è stato corretto e glossato dalle stesse mani del testo, ed è stato poi ancora successivamente annotato: vi si trovano glosse di almeno due mani del secolo IX, che usano frequente mente note tironiane, e di una mano del secolo XII. Peculiarità della trascrizione
Nel codice sono adottate le grafie/abbreviazioni: Salustius, Terrentius (talvolta corretto in Tere-), Virg̃ ; è usuale l’abbreviazio ne per -ur; si scambiano ci e ti; t → d; un carattere onciale in forma di ʒ compare talvolta per g e a 105, 14 per l’abbreviazione di Gai (Caesar): cfr. f. 137r nel titoletto a metà pagina siʒnificationes; 140r, terza riga dal basso, Vir̃ʒ. Le parti greche sono abbreviate con tagli nel mezzo delle se quenze di caratteri, dall’inizio fino circa a p. 30, poi sono trascrit te in forma integrale. Nel tratto di testo da 62, 12 a 64, 14 si veri fica una serie di lacune di passi greci (segnalate con .g.); a p. 81, 3, dopo in IIII, grande vacuum senza perdita di testo; sono lasciati spesso dei vuoti di una diecina di lettere (ad esempio prima di 9, 8 similiter), forse per evitare punti della pergamena non ben ra schiati o danneggiati dalla raschiatura. Errori del greco, oltre ai più ricorrenti, α → cc; γ → ρ; γ ↔ c; δ → ο; ε → ο; θ → ο; κ → χ; μ → λι; μ → ν; c → ε; c → κ; c → ο; τ ↔ ι; ψ → υ; ω → cο. ν finale è abbreviato con tilde. In questo manoscritto si riscontra molto sensibilmente la ten denza a sostituire i caratteri greci con dei corrispondenti fonetici latini (κ → c; ξ → x; χ→ c) e in generale a tracciare le lettere greche in forme latine (a, e, τ); soprattutto notevole μ quasi sem pre di forma minuscola latina.
lxxxviii
introduzione
Errori significativi del solo codice X, su cui non sono interve nuti correttori: 9, 9 (aufer) aufert 12, 1 (συνεχῶς) cυχεcωc 24, 9 πέμψαντι om. 25, 15 (ὅταν τε εἰς τά) Otantae ειc γα 31, 11 (operi) operis 33, 17 (φανεῖς) φναεοιc 36, 2 (Xenophon) Xephon 37, 13 (Ἕκαστος) εκαcτοcροι 44, 7 (Alcmao ne) almaone 46, 1 (ἱππικῶν ἄθλων) ητιτικων ωηλον 53, 6 εἰς τόνδε καὶ ἐπὶ τοῦδε καί om. 55, 15 (καθ’ ἡμέραν καὶ καθ’ ἑκάστην τὴν ἡμέραν) κεεμεραν 57, 3 (διαλαχεῖν) διmαχειν 58, 11 (τῷδε) τονδε 58, 11 (Ἡρόδοτος α) ηροδοc am 60, 17 ἡμέραν1 ~ 61, 1 ἡμ-(έραν1) om. 64, 5 Πλάτων ~ 8 διελθεῖν om. (.g.) 64, 11 Πλάτων ~ 12 τούτω om. (.g.) 64, 14 Aristophanes ~ ἡμέρας om. (g)̃ 65, 1 (παρ’ ὀλίγον) ιταλιγον 74, 7 (ὑμᾶς) αλιαc 75, 10 (ἀλλ’ οὐδὲ τόδε) αλmουαε γοδε 80, 4 (παντὸς μᾶλλον) αντε mαλαον 84, 11 (τρίτῳ) ποτοι 84, 15 (prima) primo 85, 13 μοι καὶ πολεμεῖ om. 88, 18 Προσήκων1 ~ 89, 1 πράγματος transp. ante 89, 3 Romani 91, 17 (Προσέβλεψα αὐτόν) προcεβαεαυαιτων 111, 3 καὶ προτέραν om. 113, 15 οὐχί ~ ὑμᾶς om. Aggiunte
Questo manoscritto condivide con altri testimoni, principal mente con TRY, alcune aggiunte, di alcune delle quali però ri porta soltanto una parte: 24, 2 post temporis add. s. l. vocem habentia 48, 17 post recepi add. s. l. p(ro) exegi hic · alias p(ro) expendi 59, 3 post omnes s. l. pro immanissimus 76, 15 post lapsus s. l. add. p(ro) neq(ue) me(m)broru(m) 81, 10 add. in t. quando genetivo coniungitur 83, 9-10 et plus quam tres dies s. l. 114, 15-16 (Humi Sallustius) humi sum sal(ustius) in t., humo exeo humu(m) revertor s. l.
La scrittura inferior dei fogli palinsesti è ugualmente ricondu cibile a Tours, ca. 800-820; è una minuscola arrotondata e di
descrizione dei testimoni
lxxxix
modulo più grande rispetto alle scritture superiori, ad esse di poco anteriore. Contenuto
56r-71v (attuali fascicoli 8 e 9) e ff. 110r-154v (fascicoli 15-20): [Excerptiones super Priscianum]94, II 51-93 e I 1-II 51. Il testo inferiore risulta ben visibile (evidenti soprattutto mol te lettere iniziali di capitolo), ma non è decifrabile, poiché il testo superiore si sovrappone esattamente alle tracce di quello inferio re. Secondo Rand95 nel testo superiore ricomparirebbe la stessa mano che, non molti anni prima, aveva eseguito la scrittura infe riore. La seconda parte del manoscritto composito, ff. 155-206, è pure riconducibile a Tours ma è della fine del IX secolo. Contenuto
155r: Argumentum libri primi [Svetonius, Vita Lucani (Hosius 19133, pp. 332-333) seguita dall’argomento (Hosius, p. 339)], inc. M. Anneus Lucanus Cordubensis expl. bellorum civilium eventus; se guono sei versi: [Epitaphion Lucani] (Hosius, p. 338), inc. Corduba me genuit expl. dictio que feriaet; 155v-206v: Lucanus, Pharsalia, mutilo (fino a 10, 107 ingentibus empta).
Y
London, British Library, Harley 267496
Ff. IV, I, 188. 3/3 del IX secolo e prima metà del X secolo (Reims e Essen). Scrittura di numerose mani caroline, che trascrivono anche il greco. I primi due fascicoli sono frutto di un restauro avvenuto Holtz, Pédagogie d’Alcuin, pp. 289-310. Rand, Script of Tours, p. 121. 96 Ammirati, Schede, pp. 429-433. 94 95
introduzione
xc
probabilmente nel monastero femminile di Essen nel sec. X. Nel punto di sutura tra le due parti (tra f. 16 e f. 17) una piccola sezio ne di testo è ripetuta (GL II, 56, 21 casualibus separata ~ 57, 1 dic tum a tribuendo). Contenuto
1r: bianco in origine, reca alcuni disegni e microtesti. Si ricono scono tra gli altri: in alto, i versi di Alcuino MGH Poetae I 77, 7-8 = Anth. Lat. 737 Me legat, antiquas vult qui proferre loquelas / Me qui non sequitur, vult sine lege loqui; sotto, la nota di possesso del monastero di San Nicola presso Kues (XV sec., post 1458): Liber hospitalis sancti Nicolaj prope Cusam; l’indicazione del con tenuto (XIV sec.): Liber Prisciani artis grammaticae. 1v-187r., l. 16: Priscianus, Ars I-XVIII (GL II 1-III 377). 187r, ll. 17-39 e 188r l. 19-188v: De verbo, inc. Verbum est pars orationis. In note tironiane, contiene anche molte forme greche con traduzione latina. 187v, ll. 1-19: Ambrosiaster, Ad Corinthios prima, VII 10-12 (II 74, 15-75, 15 Vogels), inc. His autem qui in matrimonio, expl. loquitur. Vi si trovano numerose glosse e aggiunte marginali e interli neari di più mani dei secoli IX-XII, una (f. 8r) in antico sassone. Nelle glosse si riscontra una presenza significativa del commen to di Eriugena a Prisciano97. Peculiarità della trascrizione
Nel codice sono adottate le grafie/abbreviazioni: Salustius e Sallustius, Terrentius, Terr̃, T̃rent̃, t̃ r̃, Virgł, Vir̃; bucc̃ per bucolico; varie volte (a partire da 87, 5; 88, 3 e 16) eununcho; segno ÷ per est. Er rori frequenti del latino sono ti→ci, b→p, d↔t. Il greco è omesso a parte poche lettere, e queste risultano spesso molto corrotte (almeno di ‘terza mano’ rispetto ad α: in 56, 5 κατάγομαι γ → r → r; in 59, 17 γράφειν γ → s → s); λ non
97
Luhtala, Glosses, pp. 206-213.
descrizione dei testimoni
xci
si distingue assolutamente da α; nel greco residuo si tende co munque ad omettere singole lettere e sillabe. Errori della trascrizione del greco, oltre ai più ricorrenti, sono: ρ → r; π → b; π → d; γ → s. Un correttore interviene con tratto assai pesante introducen do numerosissime rettifiche di lezioni, risarcimenti di lacune, aggiunte marginali; queste ultime vengono spesso collegate al testo con i segni di rimando đ e ħ. Le correzioni sono general mente condivise con altri manoscritti e saranno per lo più vero similmente riprese da altri codici corretti (vd. ad esempio le inte grazioni incomplete di 49, 14 e 55, 8 a p. cxxiv e cxxv), ma si danno anche alcuni casi in cui Y è l’unico testimone della corre zione e per i quali dunque si potrebbe sospettare un confronto diretto con i testi degli autori citati: a 23, 5 (Persio) regum hanno nel testo QU, per correzione TY (regnum α); a 67, 16 (Giovenale) bibit per correzione Y (vivit α); a 77, 6 (Persio) belle hanno nel te sto Q, per correzione RFY (velle α); a 106, 7 (Cicerone) ut cum per correzione Y (vatum α). A 94, 6 il codice ha πρὸς πατρὸς καὶ πρὸς μητρὸς Ἀθηναῖός ἐστιν aggiunto in margine e tradotto ad patre(m) et ad matre(m) atheniensis est come in TR (vd. sopra, pp. lxxi e lxxvi). A 20, 3 τό è chiosato s. l., da altra mano antica, con hoc (nota che non compa re, a quanto vedo, in altri esemplari). Errori significativi del solo codice Y, su cui non sono interve nuti correttori: 9, 12 (αὐτάρ ~ ἦμαρ) αυτορουιc 11, 8 II om. 11, 9 III om. 12, 6-7 (Ἀπέδρα με ~ Σάτυρος ἀπέδρα) απθοραμ 14, 4-7 (Ὅμηρος ~ αἴης) omodo 14, 11 (Γελωτοποιῶ τόνδε) λοτοι 15, 4 pro2 om. 18, 17 II om. 23, 3 (elocutione) locutione 29, 6 rem om. 35, 11-12 (πολιτείας ~ οὔ) ιτουδε 35, 13 Cicero om. 42, 4 (in quo) ubi 45, 4 super om. 63, 14 Similiter nostri om. 68, 4 (legatos) legatus 76, 19 fecere om. 78, 1 (ἐκείνων) εκιναν 79, 4 (expeditos) exp(er)ditos 80, 1 (pro) ιρο 86,
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introduzione
5 (ablativo) accusativo 86, 9 sunt om. 99, 2-3 (εἰρήνῃ ~ διαρραγείς) ερη 99, 4 (capti) capiti 101, 11 (III) quar to 104, 10-105, 1(τὸ ὅσον ~ λαμβάνουσιν) idocone 108, 2 pro obaudientia om. 108, 8 Philippicorum IIII om. 111, 7 ut om. 113, 4 (φορεῖν ~ βακτηρίαν) ρερον Aggiunte
(I segni di rimando đ e ħ, con cui diverse aggiunte sono colle gate al testo, sono usati dal correttore anche per risarcire lacune del solo codice Y; non appaiono dunque far parte di un sistema di rimandi ereditato da un antico modello). 15, 11 δευρο apud illos et loco verbi et adverbii ponit(ur) q(uo) modo et apud nos in mg. (in sostituzione di δειbο apud illos presente nel testo) 15, 15 δεκαπεντε και πεντεκαιδεκα (in sostituzione delle let tere greche corrotte presenti nel testo) 23, 15 ante Vergilius add. in mg. Cicero i(n) verrinis Experiens vir 24, 2 voce(m) habentia s. l. add. corr. post temporis 41, 16 post litus add. in mg. et p.ma q(uo)d ad troia(m) p(ro) ap(ud) troia(m). Accusati(vo) ad locu(m) ablati(vo) in loco significavit 44, 13 post pudet add. Ide(m) in adelphis Q[.] neq(ue) pudet quicquam 47, 13-14 simile est huic suppl. s. l. et et litori in mg. (littori) 48, 14 post sedecim add. in mg. de(est) p(rae)positio ante 48, 17 post recepi add. s. l. p(ro) exegi hic ponit(ur) .s. alias p(ro) expendi 49, 2 post avaros add. in mg. licet aut(em) & accus(a)t(iv)o & abl(a)t(iv)o adiungere & dicere animu(m) felices. & animo felices 49, 6 post meum add. in mg. Actius. Elatis manib(us) priam(us) supplicabat achille(m) 49, 14 ante Hinc (Hunc Y) add. in mg.Virg(ilius) in II georg(icon) [mg. res.] solida(m) in glacie(m) vertere lacun(a)e. Ide(m) in bucol[ ] hos illi q(uo)d n(on) bene vertad (corr. in -tat) mittim(us) hedos. gr̃ de(est) 51, 13 post terra add. in mg. Iuven(alis) Fidim(us) eloquio
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55, 8 ante Terentius add. in mg. N(ost)ri imp(re)cor & execror illu(m) & illi. Illi. de(est) gr(aecum) 56, 12 vergo post moror s. l. add. 57, 1 post indigui add. in mg. p(ro) anteq(uam) te cognoscerem 57, 9 post pauperis add. in mg. Virg(ilius) Apparent rari nantes in gurgite vasto 59, 3 post omnes add. pro immanissimus omniu(m). Nec mire ris virgiliu(m) comparativo usu(m) pro superlativo cu(m) ho merus quoq(ue) ide(m) fecit in iliados 73, 8 s(ed) sapientissimu(m) post inertissimum add. corr. s. l. 76, 15 post lapsus add. s. l. p(ro) neq(ue) menbror(um) videt lapsus 79, 6 post Vergilius add. in mg. multaq(ue) parante(m) dicer[ 81, 10 post est add. s. l. quando genit(ivo) iungit(ur), in mg. Na(m) exp(er)t(us) bellum participiu(m) d(icitu)r 83, 9-10 in mg. Nos quoq(ue) plus III dies et plus q(uam) tres dies et plus III dieb(us) 84, 1 post dimidio add. in mg. Id(em) p(ro) roscio Annos natus maior 114, 15-16 (Humi Sallustius) Inmissum est, Salustius s. l. add., in mg. humi [ ] h[ (f. in mg. laceratum)
3. L’archetipo ricostruibile per il lessico sintattico 3.1 Caratterizzazione dell’archetipo α I codici fin qui descritti mostrano una grande quantità di erro ri e lacune comuni, non tutti però – ed è questo un aspetto pecu liare dell’oggetto di questo studio – imputabili alla tradizione manoscritta dell’opera di Prisciano. Di una parte di essi, all’inter no delle sezioni in greco, è infatti da ritenersi responsabile piut tosto la tradizione del lessico fonte di Prisciano (lacune che si ri velano per false attribuzioni di citazioni, errori materiali o inno vazioni deteriori che si manifestano per un allontanamento dalla lezione della tradizione diretta, errori nelle grafie: talvolta altri glossari greci mostrano il medesimo errore); di un’altra parte (so
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introduzione
prattutto citazioni latine imprecise, con conseguenti errori me trici) sono viceversa da ritenersi responsabili la (relativamente) cattiva memoria di Prisciano e la fretta con cui egli dovette licen ziare la sua opera; altri ancora (ripetizioni o dislocazioni di lem mi) dovranno essere attribuiti allo stato evidentemente confuso dei materiali accumulati sulle ‘schede di documentazione’ e alla conseguente difficoltà, da parte di Flavio Teodoro, di fissarne un assetto. Questi ‘errori’ caratterizzavano già l’originale dell’Ars e l’editore deve limitarsi ad indicarli per tali. Tuttavia sono presen ti in gran numero, e comuni a tutti i manoscritti, anche errori di tipologia tale che debbano necessariamente essere imputati alle fasi della trasmissione del testo a valle dell’originale teodosiano e che quindi valgono ad individuare un esemplare archetipo di tut ta la tradizione esaminata98. Della collocazione cronologica di questo esemplare si è già trattato (p. xxxiii). A questo punto è possibile definirne alcune caratteristiche esteriori. L’archetipo α era probabilmente già pri vo di qualche elemento della parte finale, non necessariamente di ulteriori lemmi greco-latini99 ma almeno dell’explicit e della sot toscrizione finale che difficilmente Flavio Teodoro avrebbe omesso di apporre al suo esemplare100. Esso portava di certo, e ovviamente data l’epoca presumibile della sua realizzazione (al più tardi, primo quarto del sec. IX), il greco in maiuscola101 e con teneva un gran numero di errori di itacismo, che sono la traccia di una serie di precedenti trascrizioni avvenute in ambito orientale o almeno in ambienti dove la lingua greca era in uso (Raven na?102); d’altra parte vi compaiono, in una certa quantità, oltre ad importanti lacune e corruttele non riconducibili alla fase redazio nale, anche errori come aplografie, dittografie, dislocazioni di 98 Gli errori riferibili ad α, anche quelli di minore momento, sono indicati nel secondo apparato dell’edizione. 99 Rosellini, Le costruzioni verbali in Prisciano, p. 81. 100 Christ, Die Leistungen, p. 151; De Nonno, Ars Prisciani, p. 271 n. 79. 101 Cfr. Rosellini, Storia del testo, p. 351. 102 Vd. sopra, p. xxxii.
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gruppi di lettere, e soprattutto scambi di caratteri graficamente simili, che producono guasti anche in parole molto semplici tra sformandole in voces nihili, tali che non possono essere immagina ti se non da parte di un copista ignaro della lingua greca; dunque, come si è già anticipato, almeno l’ultimo anello della catena di passaggi di copia ricostruibili, l’artefice stesso dell’archetipo, fu certamente un copista latino, attivo in Occidente. La tipologia della scrittura latina dell’archetipo è, al momen to, più difficilmente ricostruibile. Sebbene la quantità di errori di tipo ‘paleografico’ rilevabile nella parte latina del lessico sia esi gua, tuttavia alcuni indizi inducono a dedurre che non soltanto α, ma già un suo modello fosse in minuscola: l’archetipo porta in fatti a 20, 9 c(a)es- per ctes-; a 33, 8 ex- per et; a 39, 2 e 94, 17 et per ea103; a 41, 7 alta per alto (errore possibile anche da semionciale); a 90, 3 ae per te; a 106, 7 vatum per ut cum; la maggior parte di queste corruttele sarebbe facilmente imputabile all’erronea interpreta zione di una t occhiellata, caratteristica di non molte delle minu scole altomedievali, ma certamente, ad esempio, di quella bob biese e di alcuni tipi localizzati a Verona. Ciò darebbe adito all’at traente e non irrealistica ipotesi di uno stadio di trasmissione precarolingio in una scrittura dell’Italia settentrionale. Un ulte riore indizio in questo senso sarebbe anche il fatto che almeno in tre casi, 81, 5 e 95, 9 Cristophanes per Aristophanes (vd. anche 75, 6, dove forse Cristophanes sarà pure da considerare lezione d’arche tipo, anche se soppiantata dalla correzione Arist- in un maggior numero di testimoni), e 114, 16 crido per arido, si trova una corrut tela rappresentata da c da originario a104. Sebbene il ripetuto pas Come ho scritto altrove (Rosellini, Storia del testo, p. 351 n. 34), nonostan te la ripetizione dell’errore nello stesso passo sallustiano, sembra necessario pensare che Prisciano intendesse citare con l’accusativo del pronome – del resto il passo è citato con ea anche da Arusiano Messio GL VII 490, 5-6 (p. 63, 7-8 Di Stefano) per il nesso laetor illam rem – e che quindi durante la trasmissione si sia determinata una sorta di coincidenza in errore tra le due occorrenze. 104 L’osservazione di questa ricorrenza mi è stata suggerita da Mario De Nonno, che anche qui ringrazio. 103
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saggio da Arist- a Crist- possa essere stato facilitato da evidenti motivi culturali, penso che questo tipo di corruttela possa essere un ulteriore, sia pur minimo, indizio del fatto che la tradizione dell’ultima parte dell’Ars sia avvenuta attraverso una copia prear chetipale in una minuscola precarolina, in cui si potessero con fondere c crestata e a alta sopra il rigo. L’ipotesi andrà comunque ulteriormente corroborata con un più esteso esame del testo. Come si può osservare facilmente scorrendo il secondo appa rato, l’archetipo di questa sezione portava molti errori, anche di notevole estensione e gravità, tali da dimostrare un percorso di trasmissione, pur nella sua relativa brevità, piuttosto difficile e ricco di incidenti. Certamente le parti in greco mostravano le tracce dei maggiori danni; ma anche le parti latine in realtà non vi comparivano prive di errori, alla maggior parte dei quali però una schiera di solerti correttori si adoperò costantemente a por tare rimedio. Le corruttele più frequenti nell’archetipo, nelle sezioni gre che, sono gli errori detti di itacismo ει/ι/η; ε/αι; οι/υ/ι. Rari sono invece gli scambi di vocale lunga e breve η/ε, ω/ο (quasi sempre nella direzione da lunga a breve), che diverranno molto frequen ti in seguito. Ricorrenti sono alcune confusioni grafiche, in par ticolare tra α, δ e λ, τ e γ, θ e ο, θ e ε, η e ν, π e ιτ o τι105. All’inter no del testo greco ν finale o più raramente interno poteva essere abbreviato con tilde106: vd. ad esempio 98, 15 (τῶνδε) τωδε T, EM Frg. Marb. ut vid.; τω̃δη X; τω̃δε VW (om. OR). Non mi sof fermo ulteriormente su questi aspetti, dal momento che tutte le informazioni sulle grafie di α sono disponibili, in dettaglio, nell’apparato al testo. L’archetipo doveva presentare alcune aggiunte in margine, vale a dire almeno quella di 13, 9 gravor hanc rem et hac re, il lemma Come si vede, non sono attestati nell’archetipo tutti i tipi di scambio che ricorrono nei manoscritti successivi: cfr. sopra, p. xxxviii. 106 Questo espediente è già in uso nei papiri greci tardoantichi, dunque potrebbe essere attribuito anche all’originale dell’Ars. 105
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latino corrispondente a ‘βαρύνομαι τούτου’ καὶ ‘ὑπὸ τούτου’ καὶ ‘τούτῳ’, che risulta inserito, nei codici, in punti diversi del corpo della voce; e poi probabilmente quella di 16, 13 ἐκ σέθεν, ἐξ ἕθεν, ἐξ οὐρανόθεν, irregolarmente presente nel testo dei discendenti (forse per lo più trascurata perché in greco). Per le altre aggiunte, presenti più sporadicamente nei codici e quasi sempre rimaste nei margini, vd. oltre, pp. cxx-cxxxiii. 3.2 Errori particolari ricorrenti in α e stato del testo all’origine Come si è detto, è necessario distinguere, tra gli errori eviden ti nel testo di α, quelli che possano essere non errori di trasmis sione ma le tracce visibili di una composizione imperfetta. Tra questi ritengo possano essere annoverati i numerosi guasti ricor renti in una medesima posizione, vale a dire subito prima dell’i nizio di citazione. Si comprende infatti facilmente dallo stato della tradizione che il testo dell’archetipo doveva mancare talvol ta dell’indicazione dell’opera o del libro di provenienza di alcune delle citazioni, indicazione però certamente prevista, secondo le abitudini del grammatico, come dimostra la presenza nel testo della preposizione in; su alcune di queste evidenti lacune sono naturalmente potuti intervenire successivamente, con integra zioni ricavate dai testi d’origine delle citazioni, alcuni dei copisti più dotti, ma in numerosi casi si sono avuti invece, a partire dal testo lacunoso, ulteriori fraintendimenti e corruttele: si vedano testo e apparato ad esempio a 9, 3; 28, 10; 29, 12; 37, 7; 61, 16; 76, 7; 85, 2; 94, 15; 98, 9; ecc. La mancanza dell’indicazione, così ri corrente per citazioni quasi esclusivamente latine (passi che Pri sciano doveva quindi reperire personalmente a complemento di un lemma), risale verosimilmente alla prima fase dell’elabora zione del testo, al momento in cui Prisciano ricercava a mente (o, meno probabilmente, ricavava da una fonte priva delle indica zioni di origine107) i paralleli latini da inserire: niente di più facile 107
Osservo a questo proposito che la fonte che Prisciano ebbe in comune
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introduzione
che in molte occasioni gli sia stato impossibile ritrovare nella me moria l’esatta provenienza del passo e che egli abbia rimandato ad un secondo momento la precisazione del rimando. Come per altri aspetti, anche in questo l’opera non fu rifinita. Mi sembra ulteriormente significativo che le sole citazioni greche per cui si verifica la situazione descritta siano tre passi omerici, che Priscia no poteva senz’altro avere a mente ed aggiungere di sua iniziativa al materiale della sua fonte greca: esse si trovano tra l’altro all’in terno di due voci (8, 13-9, 4; 9, 8-14) tra le più rimaneggiate del lessico, che presentano all’inizio il lemma latino108, e nella prima di queste il testo della citazione di Il. 24, 486 differisce nella lezio ne da quello che ritorna successivamente, a proposito di un di verso lemma, a 61, 11109; inoltre la forma verbale citata (μνῆσαι) non corrisponde esattamente al verbo greco trattato (ἀναμνησ θέντες); nell’altra voce addirittura la prima delle citazioni, appar tenente all’Odissea, è attribuita all’Iliade, mentre la seconda è metricamente corretta ma è costituita da due parti non contigue dello stesso verso: ambedue le alterazioni sono attribuibili a lapsus molto facili a compiersi da parte di chi stia citando a memoria. Lo stesso tipo di alterazione, dovuta a confusione di memoria, si riscontra in un’altra delle citazioni ‘difettose’: a 37, 7 il passo te con Arusiano Messio doveva avere indicazioni precise della provenienza dei passi; ma appunto nessuna delle citazioni prive di ‘localizzazione’ è comune con Arusiano. 108 Cfr. Rosellini, Le costruzioni verbali in Prisciano, pp. 88-92. 109 Merita un’osservazione la discrepanza testuale tra le due occorrenze del la citazione. In questo primo caso la lezione è μνῆσαι, facilior rispetto alla ‘sofisticata’ variante μνήσεο, forma che possiede un certo numero di paralleli linguistici (P. Chantraine, Grammaire Homérique, I pp. 416-419), della quale l’amico A. C. Cassio, che ringrazio della sua cortesia, mi scrive: «Non so quanto possa essere antica – oppure una specie di ‘abbellimento’ di μνῆσαι creato a un certo punto … Comunque è possibile che sia una variante abbastanza antica». È verosimile che nel primo caso Prisciano abbia citato a memoria, ricordando la variante più attestata in Omero e più facile, nell’altro caso che abbia trascritto dalla sua fonte una variante sicuramente più dotta e per questo probabilmente recepita, a preferenza della più banale, in un contesto lessicografico.
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renziano è privo dell’indicazione di provenienza, ma in realtà è anche frutto dell’inserimento in un verso reale, peraltro incom pleto e alterato nell’ordine delle parole, del nome di un perso naggio bensì terenziano, ma non appartenente a quella stessa commedia. Analogamente il passo sallustiano di p. 61, 16 non corrisponde alla lettera al luogo citato. Si può ancora osservare che alcune delle citazioni per le quali manca nella tradizione il rimando preciso sono richiamate non per la presenza di una pa rola-lemma, bensì per la loro particolare costruzione sintattica (vd. ad esempio 76, 7), il che fa comprendere che il loro collega mento con il testo fu certamente opera di Prisciano, senza la me diazione di repertori latini sotto forma di lessico. Una volta che sia stato riconosciuto a queste difettose indicazioni il carattere dell’originalità, esse andavano presentate nel testo critico con un espediente che, pur rendendo evidente la lacuna, non ne impli casse la necessità di risarcimento nella maniera usuale: di conse guenza ho inserito in quei luoghi incompleti dei puntini di so spensione (e naturalmente nel primo apparato l’indicazione che Prisciano non ebbe il tempo di inserire). A questo proposito è opportuno anche chiarire che le nume rose citazioni latine non corrispondenti al dettato originale degli autori citati, e anche quelle caratterizzate da errori metrici, che molto hanno tormentato studiosi ed editori precedenti110, sono state da me sempre considerate frutto dell’alterazione determi nata da un richiamo ‘a memoria’111. La situazione è particolar
110 Come è ben noto Hertz corresse o contrassegnò addirittura con le cruces i passi che presentavano questo tipo di corruttela. 111 Sull’affidabilità in generale delle citazioni priscianee vd. Karbaum, De auctoritate et fide grammaticorum, pp. 73-110; Karbaum, De origine exemplorum, pp. 9 e 13-16; Müller, De auctoritate et origine exemplorum; Dierschke, De fide Prisciani, pp. 37-92; Perl, Die Zuverlässigkeit der Buchangaben Priscians; sulle citazioni virgi liane Ribbeck, Prolegomena, pp. 213-216; Gamberale, s. v. Eneide, pp. 298-299; De Nonno, s. v. Prisciano, p. 280; su quelle sallustiane Nitzschner, De locis Sallus tianis, pp. 94-103; su quelle terenziane Craig, Priscian’s Quotations from Terence.
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mente spinosa per quanto riguarda Terenzio112 (ma vedi, per Virgilio, il sospetto espresso in apparato a 32, 15), di cui dispiac ciono le frequenti citazioni ametriche che sfuggono alla penna di Prisciano. Ma temo che le pur dimostrate cognizioni metriche del grammatico non giungessero al punto di consentirgli di sen tire ‘ad orecchio’ che qualche parola del verso che egli intendeva citare (a memoria e per motivi sintattici) non era al suo posto: e se egli pensava di poter operare prima o poi un controllo, ciò non gli fu in realtà possibile.
4. Individuazione dei rapporti stemmatici tra i testimoni 4.1 La famiglia β La famiglia β è rappresentata dai codici T, R e V fino p. 97, 10 οἰκειοτάτων e dai soli TV nel resto del testo, dal momento che R passa in quel punto a dipendere da un testo di tipo γ (vd. oltre, p. cii): la relazione tra i tre, poi due testimoni è dimostrata da molti errori comuni che sono indicati nell’apparato dell’edizione. All’interno della famiglia una relazione più stretta di RV (fino a 97, 10 οἰκειοτάτων) sarebbe suggerita, ma non risulta propria mente dimostrata da pochissimi errori RV non presenti in T: 13, 16 (βουλομένοις) βουλομενειc RV 16, 15 (casualibus) causalibus RV (corr. in R) 19, 1 et ante optativis add. RV 22, 3 (ἐγγύς) εττυc RV 25, 16 (ἀποβλέψω) αιτοβαλεψω R; αποβαλεψω V 40, 5 (ara) arã RV 53, 17 (παραπρεσβε‹ί›ας) ιταραιτρεcβεαc RV 61, 12 (Ἀχιλλεῦ) αχιλαευ R; αχλαευ V Vd. Craig, Priscian’s Quotations from Terence; Rosellini, Le citazioni latine, pp. 190-191. Di opposto orientamento Fleckeisen, Zu Nonius, Priscianus, che tende va a ripristinare in Prisciano delle citazioni in tutto corrispondenti al dettato terenziano. 112
individuazione dei rapporti stemmatici
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76, 4 (abundante) habundantiae RV, in -te corr. in R (abundantiae T, corr. in -te) 76, 11 (spargitque) sp(er)gitque RV (corr. in R) 80, 15 (despicio) despici RV (corr. in R) 83, 13 (πλείους) παειουc RV 87, 7 (ἃ ἐγώ) δ cγω RV
Due mancati o erronei inserimenti di parti di testo verosimil mente presenti nei margini del loro modello sembrano anch’essi apparentare RV, ma è possibile che il modello a cui ambedue ri salgono sia lo stesso β (diversamente interpretato da T), recante il passo nei margini: 16, 13-14: εξ εμεθεν (εκ cεθεν εξ εθεν εξ ουρανοθεν Homerus εξ εμεθεν in mg.) γαρ φαcι κα κρεμαcαντεc R; εξ εμεθεν γα εκ σεθεν εξ εθεν εξ ουρανοθεν homerus εξ εμεθεν γαρ φαcι κα κρεμαcαντεc in t. V; homerus εξ εμεθενhomerusγαρ φαcι κα κρεμαcανιτεc T (T potrebbe aver evitato di trascrivere l’intera annotazione marginale); 54, 4:
καταφρονηcαc την τυραννιδα ηγειρεν τριτην cταcιν
R;
καταφρονηcαc τηεν τυραννιδα ηροδοτοc πρωτηι καταφρο-
νηcαc τουτου και τουτον ηροδοτοc πρωτηι καταφρονηcαc την ταcιν
V;
καταoρονεcαc τουτου και τουτων ηροδοτοc πρωτηι καταφροννcαc την τυραννιδα ηγειρεν τριτην cταcιν
T (T potrebbe aver correttamente inserito l’integrazione presente nei margini nel modello, a differenza di R, che l’ha omessa, e di V, che l’ha inserita, pasticciando, nel punto sbagliato).
Sia T che R sono stati corretti subito dopo la copia113 da una Per quanto riguarda R, addirittura in concomitanza del completamento dell’operazione di copia, dal momento che la mano di uno dei correttori coin cide con quella del copista della parte finale del testo (vd. sopra, p. lxix), ed è molto probabile che lo stesso manoscritto sia servito come fonte per la corre 113
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introduzione
stessa fonte di tipo γ (vd. sopra, pp. lxx e lxxv), che appare in particolare molto vicina al testo del più tardo F (ma solo della sua seconda parte, vale a dire da p. 52, 9): dunque verosimilmente il modello della seconda parte di F o un suo stretto parente sarà stata anche la fonte delle correzioni (e di alcune aggiunte, vd. oltre) di TR. Poiché ciascuno dei due codici ha correzioni coin cidenti con il testo di F che l’altro non ha, non è possibile che uno dei due abbia ripreso le correzioni dall’altro. Si potrà quindi sup porre che i due manoscritti si siano trovati in qualche momento in contatto con uno stesso testimone, dunque verosimilmente a breve distanza tra di loro, se non proprio sullo stesso scrittoio. Diverse correzioni ‘dotte’ e aggiunte (vd. oltre, pp. cxvii-cxxxiii) sono invece condivise anche da altri testimoni, soprattutto QY. Le correzioni si trovano prevalentemente, come è immaginabi le, nel testo latino. 4.2 La famiglia γ La famiglia γ, i cui errori particolari sono indicati nell’appara to dell’edizione, è rappresentata da numerosi manoscritti, rag gruppabili a loro volta in sottofamiglie. Di essa fanno parte i co dici XFUEIMYJWD e i frammenti Arg., Bern. e Marb., ed inoltre R dopo p. 97, 10; la sua influenza tende del resto a dilagare anche su testimoni di altre famiglie, come si può constatare dall’abbon dante introduzione in TR di lezioni proprie di γ. Dal momento che gli errori più significativi si trovano nelle sezioni in greco, la maggior parte degli errori qualificanti di γ sono in effetti individuabili in X(F)EMW, codici ai quali si uni scono di volta in volta in errore i rimanenti manoscritti completi ma privi, o quasi privi, del greco (IJYDU) o i frammenti. Va an che tenuto fin d’ora presente che M porta un testo contaminato con il ramo β e WD risentono probabilmente di qualche rima zione di quanto già scritto e come modello per il completamento della trascri zione.
individuazione dei rapporti stemmatici
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neggiamento. Mostro qui una serie di errori congiuntivi che coinvolgono anche i testimoni più ‘sfuggenti’ IJYDU e i fram menti (s’intende, per le forme greche, che i codici di cui non è data indicazione omettono il passo): 10, 6 (adiutem) adiuvem XFUEIWD Frg. Arg., corr. in XF 15, 4 (Γέ) se XUEIJMY Frg. Arg., fort. FW ante corr. 17, 11 I ante exeat add. XFUEIWD Frg. Arg. (JR s. l.), III (in om.) Y 21, 2 γον (τόν2) XUEJMW, rον F 27, 9 γάρ ~ 10 καὶ τήν om. XFEIJMW (plura om. DYU Frg. Arg.) 33, 11 (τό) ιτο XFUEM Frg. Arg.; πω Y; ττο I; πο J (το WD, fort. ex δ) 36, 16 (disseruit) deseruit XFUEIJMWDY 40, 13 (νομίζειν) νομζειν XF Frg. Bern.; νομcζειν E; νομξειν M (νομιζειν W, vd. infra, p. cxi; non habent DI) 41, 3 (ἐμπέπλεγμαι, εμπλεγμαι α) εμπλεγμοι XE Frg. Bern., εμιτλεfμοι F, εμπλετμοτ U; ενπλεσιμοι corr. in -μαι W (om. M) 44, 8 (Oedipode) eodipode X, fort. corr. e -di; oedipodi FIM; oeedipodi E; oetpodi W; edepodi Y; oedipodei Frg. Bern. 44, 11 (ἐντρέπεται) εντρειτειται EMJ Frg. Bern.; εντριτειται X; εντρειτε F; ]γρειτειται I; eueiiτιρειτειτα W (om. DUY) 57, 3 (πατρῴων) ιρρωω X; ιτρωω̃ I; ιτρωcο̃ J; ιτρωω EMW; τρωω D 58, 9 (nomine) nomini EIUMWD, XY ante corr. (nomine FJ et XY post corr.) 65, 15 Manander XEMWY, corr. in XE (om. FUJD, menander I) 69, 3 (ἔλθῃ) ελεν XUEMD, fort. et W ante corr. (ελθη W post corr.); εαεν F; ενεν I; εdεν Y 97, 15 (Τεταλαιπώρηκεν) τεταλαινωρηκεν REIJ; τεταλαινωρεκεν XM; τεταααινωρεκην Frg. Marb.; τεταλαιηωρκη W; τεγαλλαινορεκεν U 101, 12 (τιμωρήσεις) τωμρηcειc X, Frg. Marb.; τωμρεcειc E; τοιμρεcειc M; δοιμρηειc W 103, 4 (ζητῆσαί ποτε) ζετε EM, Frg. Marb.; ξετε XW (om. RFUIJYD) 105, 17 (τοιγαροῦν) τογαρουν X; tota ποιν E, tosa pοιν M; τοga pουη W; τοιαρου. in τογαρουν corr. D; τουαρουν U; τογαροιν R; toγαροον Y; τογαρονιν J; τοταγαροιν I
civ
introduzione
111, 10-11 (πολλοὶ οὖν) ποαλουν XEM; πολλουη W; ιτοααI (om. R) 113, 14 (ἔχω) χω EM; χο XW; χα I (om. R)
λουν
All’interno di questa numerosa e composita famiglia si indivi duano dei gruppi piuttosto definiti e però anche dei testimoni piuttosto ‘eclettici’ che, per l’omissione, totale o parziale, del gre co e per la diffusione da un testimone all’altro di correzioni più o meno dotte sul testo latino, perdono la loro caratterizzazione genetica e risultano perciò più difficilmente collocabili nello stemma: si tratta principalmente di F nella sua seconda parte (ma vd. oltre, p. cvi), Frg. Arg., YJ; in particolare questi tre ultimi sem brano oscillare tra ζ e η.
ζ Il gruppo in cui è presente il codice (non frammentario) più antico è ζ, caratterizzato dal comportamento incostante dei suoi membri, X, F ed U. A partire dall’inizio del glossario i tre codici condividono, insieme ad errori, la trascrizione del greco in forma abbreviata, con la soppressione della parte centrale di ogni sezione. Alcuni esempi: 7, 3 φροντίζοντας ~ 6 ἐπι-(μέλειαν) om. XFU 8, 3 (ἐ)-κείνων ~ οὐ om. XFU 11, 3 (πει)-ρώμενος ~ 5 μέντοι om. XFU 11, 12 Φιλιππικοῖς ~ 12, 1 ἐχθ-(ροῖς) om. XFU 12, 3 καί ~ 4 τ-(ρίτην) om. XFU 12, 13 ἥν ~ 16 λέ-(γεις) om. XFU 13, 7 Σοφοκλῆς ~ 9 ξυντυχίᾳ om. XFU 13, 11 ἐν τῷ ~ 12 τοῦτο om. XFU 13, 15 ὑπέρ ~ 14, 1 μνησθή-(σομαι) om. XFU 14, 5 πόλις ~ 6 ἥμε-(θα) om. XFU 14, 13 (καί) καει XFU 18, 10 (δό-)ξης ~ 12 τοῖς ἡ-(μετέροις) om. XFU 19, 4 (γλαυκῶ)-πι ~ Ζεύς om. XFU 20, 4 (tertia) terti(a)e XFU 22, 2 (το)-ίνυν ~ 6 σχε-(δόν) om. XFU 23, 7-8 (Πολυεύ)-κτου ~ μισθωτοῦ om. XFU
individuazione dei rapporti stemmatici
cv
23, 14 (ἀνή)-ρ ~ 15 συντεταγμένος om. XFU 24, 13 (Θου)-κυδίδης ~ 25, 2 εἰς τόν om. XFU 25, 10 καί2 ~ 12 κατα-(φανῆ) om. XFU
Successivamente il codice U omette il greco in modo molto più deciso, mentre XF continuano alla vecchia maniera, ad esem pio: 26, 9 (ἐνθυμηθ)-έντες ~ 12 οὐδέν om. U; 26, 10 (θ)-νητοῦ ~ ἀντι-(καταλλάξασθαι) et 11-12 καθόδου ἐπιστολῇ οὔτ’ ἐνηλ λαξά-(μην) om. XF 27, 2 (ᾐ)-τιᾶτο ~ μηδέ om. XF (plura om. U) 28, 14 (ὑ)-πῆρχεν ~ 29, 2 πρὸς τόν om. XF (plura om. U)
Da p. 29, 10 XF non abbreviano più il greco e condividono ancora errori, tra loro e con U, che però omette a questo punto la maggior parte del greco: 33, 18 (ἐμοί) εμοιc X; εμδιc F (om. U) 38, 1 (ἑλών) εων F; εον X (om. U) 41, 6 (Ἐμβλέπω) εμβλερω XFU 41, 12 (εἴσω) ειcων XF; ευcων U 42, 4 (Ariopagitico) ariopagite cο XFUJ 44, 2 (ἐλεηθείην, λενθειην α) λενεειην XF Frg. Bern. (om. U) 45, 10 (χρή) χερ XF (om. U) 45, 10 (κἀξίστασθαι) ραξιcταcεαι X; ρατιcταcεαι F (om. U) 45, 10 (ἡμετέροις) εμεcοροιc X; εμεροcοιc F (om. U) 45, 10 (ὅστις) οcτικ XF (om. U) 46, 1 (ἱππικῶν ἄθλων) ητιτικων ωηλον X; ντιωκων ωελων F (om. U) 46, 6 (ἐπιτροπεύειν) etit ρουτευειν X; etit ρουγειευν F; ettρουτειειν U 46, 11 (Ἐπιδείξεις) ειτιdιειξειc X; επιdιειζειc F; επιδιειξειc U 47, 9 (Ἀθήνας) θνναc X; εηναc FU 49, 11 (τῇ) τεc X; τηc FU 49, 12 σοφίᾳ τινὶ οὐδέ om. XF (plura om. U) 49, 12 (ἄνδρες) ανιρεc XF (om. U) 50, 7 πρὸς τοῦτον ~ 8 πόλεμον om. XF (plura om. U) 51, 2 -τοῖς ἀντί bis scr. XF (om. U)
cvi
introduzione
Poi anche F cessa di trascrivere il greco e verosimilmente cambia antigrafo (vd. sopra, p. xliv); errori comuni si trovano a questo punto molto più raramente, e tuttavia una certa relazione tra i tre codici sembra rimanere: 55, 1 ἐπί om. XU (plura om. F) 55, 12 (κατακράζομαι) κατακροζομαι XU (om. F) 59, 11 vel ante adulterii add. in t. XFUJ, s. l. TR 59, 17 γράφειν καί om. XU (plura om. F) 64, 13 (ὀλίγας) oλιcταc XU (om. F) 70, 4 (occeperim) occ(o)epero XFI (im s. l. scr. et del. in X), TR post corr. (-erim U) 76, 7 (in…) in eodem XFU, TR post corr. 90, 7 Attici om. XF (non om. U) 111, 9 (ὑφίστατο) υοιcτο XF; υουcτο U (υοιcθο T in mg.) 112, 13 (hanc) hinc XF, T in mg.; huic U
Si può debolmente documentare una più stretta relazione tra X e U: 19, 8 (iuncta) subiuncta F; coniuncta XUJ, R post corr.; coniuncta Y 23, 1 (Ἐγκώμιον) &κωμιον FY; &κομιον XU 25, 10 (αἰσθάνοιντο αὐτούς) αιcθανυοιντο αυοιντο αιτοιc X; αιcτανυοιντο αυοιντο αιτουc U; αιεθανυαιντο αιτοιc F 34, 10 (muroque) murosq(ue) XUQ 43, 11 (ἐναντίον) ειεναντιον XU; ειενανcιον F 51, 16 (primusque) primus XU (primusque F) 60, 8 (μέχρι) μεχιρι XU (μεχρι F) 69, 15 (sponda) spon/da X; sponsa U (sponda F) 77, 3 et ante nos add. XU 86, 10 in om. XU (corr. X) 91, 4 temporis om. XU (s. l. add. U)
η Un secondo gruppo, di più difficile definizione, è η, costituito dai codici EM che contengono il greco in forma integrale, dal codice I che taglia brutalmente, ma non com pletamente, le sequenze greche ed ha nel latino qualche ri
individuazione dei rapporti stemmatici
cvii
maneggiamento, e il frammento di Marburg. Su JY e Frg. Arg. vd. oltre, pp. cxiii-cxvi. Segnalo alcuni degli errori che congiungono EM e in qualche caso il lacunoso I: 16, 16 (separata) separate IJM, E post corr. (seperate E ante corr.) 29, 2 (Φίλιππον) φιλιιτιτο EM ( ]ιτο I) 45, 9 (ἐτέλουν) εεcετελοιν E, εcετελουν M; εcετελουν I 47, 5 (Graios) gragios EIM, corr. E 48, 15 (φεύγων) φεγον EM, eeγων I 51, 14 (αὐτούς) αυτου EM (αυτου[ I) 52, 2 (αλλοι α) αλλαωι EM; αμαοι I 54, 3 (καταφρονήσας) κατοφρονηcαc E; κατοιρονηcαc I; κοτοφρονηcαc M 68, 3 Idem om. EM (non om. I) 74, 7 λακεδαμενιων M, αλcεδαμενιων E (om. I) 75, 9 ut om. EIM 76, 8 (dixisset) dixisse EIMJY 80, 12 (Nomadumque) nonadumque EM (numadumque I) 83, 10 (ἐπιταφίῳ) ειπαφοωι E; ειπαφομι I; επιταφοι M 84, 14 (πόλεμον) του εμον EM, πουεμον XI 92, 11 (aut) vel EM (aut I) 95, 6 (deficit) defecit EM, (deficit I) 115, 8 (illam) illum EM (corr. al. m. in E; illam I)
Alcuni errori sembrano avvicinare maggiormente EI: 12, 4 (cατυροι α, del.) cατυριο E; cατιριο I 54, 18 (ἡσσώμενον) ηcομενον E; ηcομηνον I 62, 6 (νοῦν) nyn EI 62, 7 (πολλάς) πολλα EI 62, 12 (κραπατάλλοις) κραπτηταταλλοι E; κραπτε[ I 73, 13 (ἐλῄστευον) ελτευον E; εατευον I 74, 10 (χρημάτων) χρητω E; χρητω̃ I 75, 10 (οὐκ) υκ EI 79, 1 (παρεσκευάζοντο) παρεcκευεcζονιτο E; παρεcκεαυζονιτο I 81, 10 Ilva] ilia EI (om. M) 84, 11 (πολιτείας, sed πολιταc α) εποιταc E; ετοιταc I 84, 14-15 καὶ στρατεύσαντες τὸν πόλεμον om. EI (homoeotel.)
cviii
introduzione
90, 7 καὶ πρὸς κεφαλῆς om. EI 104, 6 (Ἀγοράτου) ογοrατοι E; ογορατοι I (αgορατου M) 108, 8 (καινοῦ) κανου EI 114, 10 (deficit) defecit EI (corr. al. m. in E)
Altri errori, tra cui un’importante omissione, non dovuta ad omeoteleuto, collegherebbero invece più strettamente IM: 11, 7 (τούτου) τοι I, του M 13, 11 (βασκαίνει αὐτόν) Bachaineias τον IM (βαcκαινει αγton E) 26, 10 (ἀντικαταλλάξασθαι) αντικαταμαξαcεαt M; ]καταμαξαcεαt I 36, 10 ut om. IMY 38, 4 (habet) habent IM 38, 8 (σιτοδείην, sed cιτωδιην α) cτωδινν M, cτωδινεν I (cιτωδιεν E) 43, 9 (natus) natos IM 44, 8 καί ~ 9 ἐντρο-(πήν) om. IM 45, 3 (ἀνάστηθι, sed αναcτηθει α) ααναcτηεει IM (ανααcτηει E) 45, 14 (ὑμῶν) γμων IM 90, 10 sub om. IM
La situazione va probabilmente spiegata osservando che M, il quale discende con certezza dalla famiglia γ (vd. anche la lista di errori di p. ciii), raccoglie nel suo testo anche consistenti tracce del ramo β; dunque gli errori che appaiono congiungere i soli EI potevano essere in realtà errori del capostipite η, evitati da M con l’introduzione di lezioni dalla fonte secondaria che senz’altro ap pare essere stata messa a frutto, soprattutto nelle parti di testo latino. Allo stesso modo possono essere stati evitati da M anche errori che sarebbero stati congiuntivi con il solo I. In effetti la contaminazione avvenuta a monte di M (e forse ancora direttamente sul codice già trascritto: vd. 27, 10 [ἐπιμέ λειαν] επιμλειαν V; ειτιμ/λειαν M) con un testimone del ramo β è dimostrata da numerose concordanze in errore (che si riscon
individuazione dei rapporti stemmatici
cix
trano prevalentemente, ma non esclusivamente, nel testo latino) con β ed in particolare con V: 13, 10 (gravaris) gravares TRVMY, corr. al. m. in TRY 20, 5 (quaeque) quoque RVM, fort. T, corr. in TR 29, 13 (cui) cu TRVM, corr. in TR 36, 13 (tenerent) terrerent RVM 40, 2 (fortior) forclor M, fordor β (corr. al. m. in T) 41, 6 (aspicio) aspicior RVM (Y et fort. J ante corr.) 49, 14 (praeficio) praecipio TRVM (corr. in p(rae)ficio T, in praeficior R) 51, 16 (Thymoetes) thimites TRVM (corr. in thimoetes T, in thy metes R) 57, 17 (poetam) petam TRVM (corr. in TR) 62, 2 (biiugos) sibi iugos RVM, corr. in R; sibi iogos T, corr.; sibi iugus Y, corr. 72, 4 (ἔφη) θφη TRV, θ/η M 77, 8 (gerundiis) generundiis VM 78, 16 (ablativo) accusativo TRVM, corr. in TR 80, 10 (pleraeque) pleraq(ue) TRVMJ, corr. in TRJ 90, 7 (nam πρός) nam pſ ̃ ροc V; Nã pγpοc M (Nam prae proc Y, prae del.) 93, 7 (impressoque) imsoque TRVM (corr. in TR) 106, 14 (vires Romana) viris roma VM, T ante corr. 111, 13 (pandit) pondit VM, TJ ante corr. 115, 8 (artus) arcus VM, fort. T ante corr.
Ad η, soprattutto a I, si avvicina il frammento di Marburg: 97, 4 (Ἡρόδοτος συνέγνω) ηροδοτοcυνεγνω I; ηρωδοτοcυFrg. Marb. 98, 14 (τούτῳ τῷ) τουτω Frg. Marb.; τουτοι E; τ[ I (om. M) 102, 15 (τοῦ1) cυτοι I; cιτου Frg. Marb.
νετνωι
θ Un ulteriore sottogruppo è quello costituito da WD, codici strettamente imparentati, legati da numerosissime concordanze in errore, soprattutto nei pochi tratti in cui anche D (pp. 28, 5-42, 12) offre la trascrizione delle citazioni in greco: qui le lezioni, per lo
cx
introduzione
più gravemente corrotte, sono spesso identiche nei due testimoni (salvo naturalmente quando il manoscritto W introduce per corre zione o su rasura lezioni di altra provenienza, vd. sopra, p. lxxxiv, e oltre, pp. cxi-cxii). Fornisco una serie di esempi, tra i moltissimi: 9, 6 (Ἀθηναίοις) ανεναιοιc WD 15, 13 idem om. WD 17, 3 (VII) VIII WD 18, 1 (αὐτοῖς) αρουc in αρπουc corr. WD 20, 9 et 21, 1 Demonestenes WD, corr. W 21, 2 (πατέρα) ιτατερ WD 24, 6 (Aristophanes) aristotohp ānēs WD 29, 15 tibi om. WD (s. l. add. al. m. in W) 30, 3 εανιν (ἐλθεῖν) WD 31, 13 (Ἐκαθῆντο) ακαενντο WD 32, 16 (ἀπελθεῖν) αpελεετιν WD 34, 1 (προκαθίζων) ιτροκαειχον WD 35, 4 (ἐὰν μὴ δῶσιν) ean μηδαe WD 36, 5 (ἀτιμάσῃς) αμαcεc WD 48, 15 (ἔτυχε τιμωρίας) ετυcετιωριαc WD 48, 18 (εὐδ)-αιμονίζω ~ εὐδαιμον-(ίζω) om.WD 55, 4 (καταρᾶται) κατοραται WD 62, 2 (telo) tela WD 68, 9 (quotidie) quotadie WD 69, 15 pro componit post sponda add. WD 76, 7 (manat) manet WD 80, 15 (περιορᾶν) περιραν WD 85, 10 (vidisse) vidisse se WD 87, 2 (forte) Sorte WD 93, 8 Attici ~ μέρει om. WD 103, 16 (supplico) supplicabo WD, corr. 104, 2 Et om. WD, suppl s. l. D 105, 15 (in hac causa) in accusa WD, corr. 109, 4 (deas) dea WD, corr. in D 114, 8 (annos) annus WD, corr.
La grande comunanza di lezioni indurrebbe il sospetto che D possa essere derivato da W, ma ciò è contraddetto da un consisten te numero di errori separativi di W (vd. sopra, pp. lxxxv-lxxxvi).
individuazione dei rapporti stemmatici
cxi
WD hanno ricevuto una tradizione già in qualche punto rie laborata (contaminazione dal ramo δ). Probabilmente da questa fonte secondaria derivano alcune lezioni corrette rispetto al testo erroneo di γ: WD infatti evitano ad esempio l’errore 10, 12 commodo dic per commoda114 caratteristico del resto della loro famiglia. Vd. anche, per il solo W (dal momento che D omette, come detto, quasi sempre il greco): 40, 11 (ἐμποδίζειν) εμιποδιζειν γ; εμποδιξειν OW 75, 7 οὕτως om. γ, non om. W 82, 10 (συμφορᾷ) υμφορα XEI; ιυμφορα M; cιμφορα βOW 82, 10 (περιβαλεῖν2) νεριβαλειν γ; περιβαλλει̃ W; περιβαλειν O (περιβαλειν β)
Ma sono penetrate, con lo stesso meccanismo, anche delle lezioni erronee, comuni in particolare con O: 13, 2 (Meumne) meum OWD 24, 8 (α) αμ OW (om. D) 37, 10 (Achillen) achillem OWD 39, 14 (IIII) III OWD 41, 12 (εἴσω) ειω OJ; ευο WD 47, 3 Menarder OWI (om. D) 76, 7 VIIII post in add. DOQ, VIII W (non s. l.) 85, 7 (VI) VII OWD115.
Il solo W subisce anche, in modo soprattutto evidente nelle sezioni in greco, una pesante operazione di correzione diretta, con rasure e integrazioni, verosimilmente ancora sulla base di un Il curioso errore di γ sarà da intendere come il fraintendimento di una correzione interlineare -da sovrapposta alla sillaba finale della lezione commodo, nella quale a aperta è stata interpretata come ic; tutta la correzione è stata poi considerata un’aggiunta e inserita nel testo. 115 Significativa può essere anche la situazione di 15, 11, dove l’integrazione et loco verbi et loco adverbii ponitur quomodo et apud nos (in varie forme introdotta in TRYMWDOQ, vd. oltre, pp. cxxiii-cxxiv) è presente nel testo di OD e nel margine di W con la variante ponunt. 114
cxii
introduzione
codice del ramo δ, che lo allontana in diversi punti dal testo pro prio di (θ)γ. Ad esempio: 34, 8 (φροντίς) φρο.ντιc (ντιc in ras.) W; φροηρc D 40, 13 (νομίζειν) νομζειν γ; νομιζειν W in ras., νομιξειν O (om. D) 41, 3 (ἐμπέπλεγμαι, sed εμπλεγμαι α) εμπλεγμοι γ; ενπλεcιμοι corr. in -μαι W (εμπαεγμα O, om. D) 43, 5 (αὖθις) αυειc γ; αυθιc W e corr. 67, 9 (τρόπον) τοπον βγ, τροπον O, τροπον W 74, 4 (Λακεδαιμονίων) λακεδαιμονιιuν γ, -ιων W (m. correc toris) 74, 10 (τῶν) του τον γ; τον W (m. correctoris) 76, 2 (ἐπειδή) εντειδη XE; νντευδε M; επειδε W (m. correctoris); επειδη βO 77, 1 (ὀφείλει1) οφιλει βO; οφιληι W (m. correctoris); οφιαει γ 78, 1 (τόδε) τοδε O; τοδ βγ; δ corr. in τοδε W 81, 13 (μῆκος) ηκος E, εκοc XM, κοc I; νμηκος W; μcυκοc O (μηκοc β)
Alcuni errori comuni tra O e le correzioni, o le parti intera mente trascritte dal correttore di W, testimoniano ancor più effi cacemente la contaminazione avvenuta, o per meglio dire in fieri: 10, 12 (patria) paria O (patria in paria corr. WQ) 12, 4 (absum) abusum OQ; absum corr. in abusum in XW 64, 7 (μεγίστων) μεγιcτοω O, μηγιcτοω W e corr. in ras. ut vid. 69, 4 (παρ’ ἐμοί) παρ εκεμοι O; παρ εkeμοι W 74, 6 (ὅπως) οπροc OW (m. correctoris) 74, 7 (Λακεδαιμονίων) πακεδαιμονιων O; πακεδαιμονιον W (m. correctoris) 74, 9 (Κλεόστρατον) κλεοτρατον O, W (m. correctoris) 76, 1 (οὐκ) οκ OW (m. correctoris) 86, 1 καὶ εἰς περίπατον om. OW (suppl. in mg. W) 94, 9 (arbitrum) arbitrum corr. in arbitrem W; arbitre(m) O (arbitrum D)116
116
Le concordanze diventano verso la fine più sporadiche perché O, l’unico
individuazione dei rapporti stemmatici
cxiii
4.3 La famiglia δ È rappresentata da QO, i due soli codici appartenenti alla fase alta della tradizione che contengano soltanto i libri sintattici. Essi sono fortemente differenziati in questa parte finale dell’Ars: il pri mo, come si è detto (pp. lxiii-lxviii), è frutto di una trascrizione ac curata ed è quasi del tutto privo del greco, ma estremamente corret to, mediante interventi di collazione o congettura, nel testo latino, mentre il secondo conserva il greco in forma integrale per buona parte del lessico e presenta un testo complessivamente piuttosto corrotto ma certamente indipendente da βγ. Gli errori congiuntivi tra i due testimoni non sono moltissimi per l’assenza del greco e il carattere estremamente sorvegliato della trascrizione in Q: essi so no comunque registrati nel secondo apparato dell’edizione come errori della famiglia δ. Alcune delle lezioni comuni sono rettifiche rispetto al testo di α, innovazioni che possono essersi diffuse da δ o essersi prodotte altrove anche indipendentemente, vd. ad esempio: 14, 16 (ubera α) ubere OQ, XF post corr. 88, 12 (commoveor, commovero α) commoveor OQUJ, RY post corr.; cummoveor F, T post corr.
Non sembra che O, a partire da p. 83, 12, quando comincia a tralasciare il greco, cambi il suo modello: continuano le concor danze in errore con Q ed appaiono trascurabili, in quanto coinci denze, i pochissimi errori comuni con uno o più testimoni di γ: 84, 11 (τρίτῳ) ριτοι OW (ριτω EM, οιτοι D; ριτωι J; ποτοι X) 99, 2 (εἰρήνῃ μή) ειρημηνη R; ειρημενε O 111, 12 (suscipit) suspicit XEIYO, corr. al. m. in OY
4.4 Codici di incerta collocazione (JLY, Frg. Arg., Frg. Bern.) I codici JY e il frammento di Strasburgo, per la sporadica pre testimone di δ per quanto riguarda il greco, nell’ultima parte lo trascrive soltanto parzialmente (vd. sopra, p. lxii).
introduzione
cxiv
senza del greco e forse un certo rimaneggiamento subito nel te sto, sono più difficilmente inquadrabili nel contesto delle fami glie individuate. Per la maggior parte i molto numerosi errori di Y sono singolari. I codici JY si mostrano estremamente eclettici nelle loro relazioni con singoli altri testimoni, ma senz’altro si collocano nell’alveo della famiglia γ, con una relativa maggiore affinità di Y con il gruppo ζ e di J con il gruppo η. Ambedue hanno risentito della circolazione di una serie di correzioni dotte (vd. oltre, pp. cxvii-cxx) e in particolare J presenta inserite nel testo, come F, alcune delle lezioni presenti come correzioni in TRY117. Qui di seguito riporto una lista di concordanze in errore, singo larmente in qualche caso significative, ma non costanti, con vari testimoni (per le concordanze che includono Frg. Arg. vd. oltre): per J: 19, 1 (tam ἐάν α) tamen εαν XUEJ; tam(en) ean TQ 19, 8 (iuncta) coniuncta XUJ, e corr. RY 37, 14 θοάς om. JY 40, 16 (γόνος) sonoc J; sonos Y 40, 16 (verus) verum WDJ; verus corr. in veru(m) R; veros corr. in veru(m) Y 54, 6 (ex se) exe JY, corr. Y 57, 3 (πατρῴων) ιρρωω X; ιτρωω̃ I; ιτρωω EMW; ιτρωcο̃ J 59, 11 vel ante adulterii add. XFUJ, s. l. add. in TR 60, 9 (σοί) κοι XUMJ; οι EY; cι I;. οι W 75, 11 (τόδε καὶ τόδε) τοde XEMJ 76, 8 (dixisset) dixisse EIMJY 80, 10 (pleraeque) pleraq(ue) TRVMJ, corr. in TRJ 82, 6 nos om. MJ 83, 3 (ad verbum) adverbium TUJ, corr. T 83, 6 (credon) credone XJ; credo nec U 83, 9 Nos ~ 10 diebus om. cum Graec. YJ 84, 11 (τρίτῳ) ριτοι OW; ριτω EM; ποτοι X; ριτωι J 91, 8 (hunc) huic UJ et s. l. X 93, 13 illud om. XJ, s. l. add. X 93, 17 (VIII) VIIII EIWDJ, corr. in D 95, 13 (saltu sese) saltus e(ss)e MV, fort. TR ante corr.; saltu e(ss)e J, corr. 102, 8 (simile) similit(er) RXJ 106, 1 (praeponuntur) p(rae)ponit(ur) LEJ, corr. in J 108, 7 (περί) nepi JI 110, 4 (postesque) potesq(ue) MJ, corr. 111, 2 (notus) 117
Ad esempio:
61, 3 (nocte) nocte(m) FJ, TR post corr.; 76, 7 (nec) vel FJ; nec in vel corr. in TXY; 84, 5 (congrue) congruo FJ, TRY e corr.; 95, 4 (mucrone) mu crone(m) FJ, T post corr., R (post corr.?).
individuazione dei rapporti stemmatici
cxv
notos EMVJ, corr. EJ 111, 3 καὶ προτεραίαν om. MJ 111, 13 (pandit) pondit TJ ante corr., MV 113, 4 (ἐσθῆτα, sed αιcθητα α) αιcεντα XMJ
per Y: 9, 5 (ἄρχω) αραχω WDY 13, 10 (gravaris) gravares TRVMY, corr. al. m. in TRY 15, 12 (iuvenes) iuvenis VMY, corr. in Y 16, 16 (separata) separat RVY, in -te corr. Y 18, 4 (pugnari) pugna re MY, fort. corr. in Y (sed e s. l.) 30, 3 (θέλοι) εδο Y; ελοι XFMI (τλοι E) 37, 14 θοάς om. JY 40, 16 (γόνος) sonoc J; sonos Y 43, 6 (δυοῖν δεόντοιν) δυον δεοντο. In Frg. Bern.; In J; το in Y, corr. in το Inde 54, 6 (ex se) exe JY, corr. Y 60, 9 (σοί) κοι XUMJD; οι EY; cι I;. οι W 61, 15 (memini si) meminissi IY, corr. in Y 68, 10 (quot dies) quoddies TJY, corr. (al. m. in TY) 68, 10 (quotannis) quotannos XY; quodannos J, corr. 70, 10 (ab ea) ab eo UOWDIJY, R e corr. 72, 9 (abducere) adducere FIY 73, 15 (nusquam) numquam XTWDY, corr. in T; nun qua(m) U 76, 8 (dixisset) dixisse EIMJY 76, 14 (fluvios) fluvius XUY 77, 13 (ἐμέ) ενε OEIMJ; η νε W; ]νε Y 77, 13 (comparo) conpara MY, corr. Y 79, 14 (Q.) quae OQY (in qui corr. Y) 80, 12 (qua de re) quam de re EMVY, corr. in MY 83, 9-10 Nos ~ 18 diebus om. cum Graec. YJ 95, 13 (saltu sese) sal tus e(ss)e MVY, fort. TR ante corr., corr. in Y; saltu e(ss)e J, corr. 98, 3 (proferunt) profertur WY, corr.; p(ro)fer t̃ D 98, 3 ro (ruo) MY, corr. (al. m.?) 100, 6 (superiore) superiora YU 113, 11 (φροντίζει τῶνδε) φronti keτῶνδε E; φροντικηι τονδη Y
Il lungo frammento di Strasburgo mostra sporadiche concor danze in errore soprattutto con (M)J, in qualche caso con Y o altri testimoni: 7, 2 (hominum) omniu(m) MJ Frg. Arg. 8, 9 patior illum cum Graec. om. J Frg. Arg. 9, 6 (ἦρχεν) νρχεν IJM Frg. Arg.; νρεεν F (ηρχεν XE) 10, 12 (patria) patriam EMUY Frg. Arg. (patria IJ) 10, 12 (commoda) commodo XUEIYJM Frg. Arg. (-do in -da corr. in XYJ) 10, 12 dic post commoda add. XUEIM Frg. Arg., al. m. add. in R, del. in X; dicit add. Y 11, 8 (hanc rem) hanorem M; honerem J, corr.; honorem Frg. Arg. 12, 9 Ἀπε-(λ-
introduzione
cxvi
θεῖν) om. W Frg. Arg. 12, 10 (Murena) munera VYJ Frg. Arg., corr. J 13, 13 (oculus) oculos EWY Frg. Arg., corr. EW 15, 3 (fortunata) fortunatu Y Frg. Arg.; fortunata corr. in -tu X 15, 7 (φίλος) φλοc I et s. l. Frg. Arg. 18, 15 (redditur) reddituri VY Frg. Arg., corr. in Y; redditur i J 24, 2 (participialia) participalia IFDJ Frg. Arg., E post corr. (corr. in DJ) 29, 3 (nec meminisse) Nememisse J, corr.; nec minisse Frg. Arg. 29, 14 (Ἀπήγγειλα) αιτεcrεια Y;…εcpεια s. l. Frg. Arg.; αιτηcrειλα J; αιτηγrειλα M; αιτνγrειαα I 34, 2 (pro) & J Frg. Arg. (& & U)
Del breve frammento di Berna non si può dire altro se non che appartiene al ramo γ (vd. sopra, pp. cii-ciii), ed appare come uno dei testimoni più corretti del gruppo. Nel codice L, per la parte di testo a disposizione, non si trova no errori congiuntivi con l’una o con l’altra famiglia. Le uniche lezioni di L superiori rispetto agli altri codici sono 10, 4 (δέ) δε L: αε βγO e 112, 4 (τούσδε1) τουcδε L; φιcδε T; τυc[rell. om.] O; τυcδε VW; τιοδε U; τιcδε XEM (om. R), certo insufficienti a di mostrare una indipendenza di L dal modello comune di βγδ. Lo schema riassuntivo delle relazioni fin qui esposte risulta essere il seguente: α
γ ζ
β κ
η T
L
X
ι
(Saint-Germaindes-Prés)
(scriptorium irlandese in Francia)
(Tours)
δ
θ I
R
(Germania occ.)
W
E
(Corbie)
(Bretagna? Saint-Germain-des-Prés?)
(Saint-Germain d’Auxerre)
D
(Francia nordor.)
V
F
Frg. Marb.
(Francia)
(Loira)
(Germania occ.)
M
(Germania sudocc.)
U
(San Gallo?)
O
Q
(Corbie) (Saint-Amand)
interventi sul testo dell’archetipo
cxvii
Il quadro generale raffigura una tradizione molto concentrata nelle zone carolinge più centrali, che si estende gradatamente ver so est e sud-est (Germania occidentale, San Gallo). In particolare sembra essersi formata e aver dato frutti in modo continuativo per quasi un secolo una ‘famiglia germanica’. Il ruolo degli ambienti irlandesi nella conservazione del testo del lessico sembrerebbe essere stato marginale, se si considerasse soltanto il contributo del manoscritto L, l’unico in scrittura irlandese; ma non si deve di menticare che anche i due codici di Corbie, O e W, sono proba bilmente stati prodotti sotto l’influenza di Giovanni Scoto118.
5. Interventi sul testo a valle dell’archetipo 5.1 Correzioni dotte In tutta la tradizione, e a partire forse di volta in volta da pun ti diversi di essa, si determina una diffusione di correzioni dotte (limitate com’era da attendersi alla parte latina del testo119) rispet to alla lezione corrotta, o ritenuta tale, dell’archetipo. Le rettifi che, necessarie o meno che siano, sono verosimilmente indotte dal confronto con il contesto stesso dell’opera o con i testi di origine delle citazioni. I casi sono piuttosto numerosi, come si 118 Su Corbie come centro in contatto con la cultura insulare prima di Gio vanni Scoto vd. McKitterick, Insular Culture in Neustria, pp. 412-418. Su alcuni aspetti della tradizione insulare di Prisciano vd. Holtz, L’Ars Bernensis; Hofman, The Irish Tradition of Priscian (ma cfr. Rosellini, Storia del testo, pp. 347-348 e nn. 20 e 21). 119 L’unica correzione di questo tipo che ho osservato nel greco, che può essere avvenuta anche indipendentemente nei due testimoni che la contengo no, è a 111, 3 nel termine ὑστεραίαν, dove rispetto al testo corrotto di α, υcτεραν, si ha υcτερεαν in R e ιcτερeαν in W, forse ricavabile dall’adiacente προτεραίαν (προτερεαν α): comunque la correzione segnalerebbe una certa comprensione del senso del lemma greco ed attenzione alla coerenza del testo, che non sorprendono almeno da parte del correttore di W. Per la correzione presente soltanto in R di una parola greca vd. sopra, p. lxxi.
cxviii
introduzione
può verificare scorrendo l’apparato dell’edizione; qui ne do un elenco, per poter mostrare in una visione sintetica la tipologia e soprattutto la diffusione delle correzioni (variabile sì, ma con al cune costanti); esse compaiono in alcuni codici come interventi dei correttori, in altri direttamente come testo di prima mano: 13, 10 si e Verg. δDU, e corr. TREWY: sit βγ; om. J 14, 16 ubera α cum Verg. codd. MPR: ubere δ cum cett. codd. Verg. 17, 3 omnia XUQ, e corr. TE: omnium α 19, 2 Gorgia correctores in TXYQ: georgia α 19, 11 perduint correctores in FI: perdunt βγQ; p(ro)diunt O ut vid., corr. in perdunt 20, 9 Ctesiphonte corrector in R: c(a)esiphonte α 20, 12 (mirantur) miratur VXEDY, ut vid. J 21, 7 genetivo et dativo VM, T ante corr. ut vid. (acusa- in ras. scr. corr.), R (genetivo del. et accusativo scr. s. l.): genetivo (ve)l accu sativo et dativo Frg. Arg.; accusativo et dativo γQ (vel genitivo s. l. WD); v(e)l accusativo & dat(ivo) O (vel del.); J non leg.120 22, 8 virtutem erat TE e corr.; virtute mereat βO; virtutem (h)(a) ereat γ, RO post corr.; virtutem mereat Q (et h(a)ereat in mg.) 22, 10 (teneret) tenerent correctores in RQ 23, 5 regum QU, TY post corr.: regnum α 23, 16 (VIIII) X Frg. Arg. e corr. 27, 11 IIII U: VIII α 28, 2 patria QU, TREF e corr.: paria α 31, 4 limite e Verg. δWFUI Frg. Arg., limitae EMJ (corr. J): litae V, lite TRXD, mi s. l. (al. m. in T); litime Y, corr. al. m. 32, 15 fidusque ad e corr. T: fidus ad α 33, 1 pro add. δθFJI: om. βγ (add. al. m. in TRXY; in U) 34, 10 (muroque) murosq(ue) XUQ e Verg. 36, 13 es δXJ, W e corr.: est vel es D; est βγ, corr. TE 41, 7 alto θFY, e corr. TRQ (vd. 28, 11; 87, 8; 109, 10): alta α 51, 16 primusque γ (primus XU): plurimusq(ue) βδM, corr. in TQ; p/ /rimusque RO; plurimiq(uae) corr. in prim(us)ve Y 55, 4 II s. l. add. in TXY, in mg. R, in t. F 120 Il tentativo di correzione insiste su un testo problematico ed è quindi in questo caso non appropriato: vd. Rosellini, Nell’officina di Prisciano, pp. 463-464.
interventi sul testo dell’archetipo
cxix
57, 1 indigui in indigus corr. RJY 59, 11 vel ante adulterii s. l. add. TR, in t. habent XFUJ 61, 3 nocte(m) FJ, TR post corr. 66, 12 es F, e corr. TRE: est α 67, 16 vivit α: bibit e corr. Y 68, 2 patria δFU (corr. in paria OQ): paria βγ (corr. in patria TRW DYJ) 69, 9 sensu δζVJ: disensu α (TREMWY, corr. in TR; //sensu D; dissensu I) 70, 9 nostrum e corr. R (nr̃m T; nrm̃ F): nostrorum α 76, 7 (nec) vel FJ; nec in vel corr. in TX 76, 19 fecere RVFDQ, e corr. TXEWO: facere α (om. Y) 77, 2 usuram QU, e corr. EWO: usurem α 77, 5 dicier FQJ, e corr. R (cf. GL III 226, 10): dicere α 77, 6 velle α: belle Q, e corr. RFY 78, 5 (quoque) quoquo F, TXYJ post corr. 80, 13 i prae sequar DU, ORX e corr.: idem in i praesequar α 81, 5 Aristophanes δDI, e corr. TREW: Crist- βγ (om. YUJ)121 82, 17 amens δθF, e corr. TRXY: mens βγ 84, 5 (congrue) congruo FJ, RT post corr. 86, 5 ablativo δζθI: dativo βEMJ, corr. in T; accusativo Y 88, 3 praestet EM, R e corr. (cf. 109, 3): praestat α 88, 12 commoveor (vel cum-) δFUJ, TRY post corr.: commovero (vel cum-) VXEIM, TRY ante corr.; commoveri W; com(m)over. D 89, 15 bucolico haud recte α: iii georg(icon) Q; bucolico R, corr. in georgicon 90, 3 te alloquor δWUJ, D ut vid., TRXY post corr.: ae alloquod βγ (α) 92, 8 puell(a)e δθFU, e corr. TXEJ: pull(a)e βγ (α) 93, 11 negotii FQ, TRY post corr., e Ter.: negotio α 94, 17 ea FQ, TRXY post corr.: et α (om. J) 95, 4 mucrone(m) FJ, T post corr., R (post corr.?)
Vd. il medesimo intervento sotto, a 95, 9 e forse anche a 75, 6, dove la correzione Aristophanes, se tale fu, avrebbe però prevalso nella maggior parte della tradizione sull’errore Cristophanes (che si trova soltanto in EMJY, corretto in TRE; om. U); vd. sopra, p. xcv. 121
introduzione
cxx
95, 9 Aristophanes XFIQ: c(h)ristophanes βθEMY (corr. in TRW); Cristhophanos O; om. UJ 100, 6 egeris RFQJ, e corr. TXYO Frg. Marb.: tegeris α 101, 15 (moriamur) moriemur sec. Verg. RFUO, TXY post corr. 103, 19 defensionis RFQ, TXY post corr.: definis O; def(o)enis VW acIMJ, TXY ante corr., efenis E, finis UDW pc (v(el) defenis s. l. in D) 104, 8 vel ante cum e Cic. depromptum habent in t. R, s. l. TY; cum mendacio RF: cum mendatio XV, TY post corr.; commendatio α (Y ut vid., s. l. Q) 106, 7 ut cum e corr.Y: vatum α 108, 5 dicto RFQ, TY post corr., sc. e GL III 261, 13: dic βγO (corr. in dictu X, in dicunt D); dicunt LU; J non leg. (om. I) 114, 16 arido RFQ: crido α122, corr. in crudo TE, in arido T (alt. m.) XWYO
5.2 Aggiunte Negli stessi manoscritti in cui maggiormente abbondano le correzioni dotte (TRFYQ), e in altri sporadicamente123, in mezzo alle tante annotazioni, per lo più individuali e di carattere mera mente esplicativo, si trovano anche delle aggiunte (marginali in alcuni, nel testo in altri codici) di vario tenore ed oggetto124, che per il loro carattere di integrazione, dottrinale o di documenta zione, talvolta del tutto pertinente rispetto al testo e alla metodo logia del grammatico, pongono il problema della loro origine, vale a dire se siano dovute ad interventi più recenti, di lettori 122
Su questo caso di scambio a/c e gli altri due di 81, 5 e 95, 9 vd. sopra, p.
xcv.
Vd. all’interno della descrizione dei singoli testimoni la parte dedicata alle ‘aggiunte’. Attente considerazioni su questo tipo di additamenta, ritenuti presenti soltanto o principalmente in R, si leggono già in Christ, Die Leistungen, pp. 144-145. Per l’introduzione di queste annotazioni nel testo di alcuni mano scritti più tardi cfr. Martorelli, Astra noctis, pp. 385-388. 124 La loro presenza non si limita naturalmente alla sezione di testo qui esaminata, ma anche nel resto dell’opera esse hanno la caratteristica della diso mogeneità che questo gruppo possiede (vd. oltre nel testo). 123
interventi sul testo dell’archetipo
cxxi
consapevoli e dotti125, o invece risalgano alla fase della stesura stessa dell’opera, e siano state per lo più trascurate dai copisti o lasciate nei margini perché non compiutamente inserite nella copia originale. Su questa caratteristica della tradizione di Pri sciano, vale a dire sul possibile riemergere, anche in fasi avanzate della trasmissione, di materiali per così dire accessori, ma senza dubbio autenticamente priscianei, ha richiamato l’attenzione in particolare Mario De Nonno126. In base ai dati ricavabili dalla tradizione altomedievale del lessico si dovrà pensare ad una tra smissione essenzialmente sporadica di queste note, collocate nei margini di alcuni testimoni e poi assorbite all’interno del testo in copie successive, piuttosto che agli effetti massicci e simultanei di quella che oggi verrebbe chiamata una ‘contaminazione extra stemmatica’, quale quella immaginata a suo tempo da Christ127 (il quale si spingeva a supporre che il manoscritto responsabile della diffusione di tutti questi materiali nei codici carolingi potesse ancora essere rintracciato). La questione dell’autenticità di que sto materiale non potrà essere forse risolta al di là di ogni dubbio sul singolo caso, ma deve essere preliminarmente affrontata e trattata anche in termini generali128. Quasi tutti questi significativi additamenta si trovano in TRYQ Sulla difficoltà di distinguere nel testo tradito, nonostante l’attenta veri fica dello stato della tradizione manoscritta, il materiale autenticamente priscia neo da eventuali apporti successivi già si esprimeva consapevolmente Hertz (GL II xxviiii); su alcuni aspetti della problematica dei supposti interventi in terpolatori e delle aggiunte marginali cfr. Benvenuti, Alcune osservazioni, pp. 327337. 126 Ars Prisciani, pp. 273-278. 127 Die Leistungen, p. 146. 128 Escludo dal novero di queste situazioni quella, in parte simile, di 16, 13, dove le parole ἐκ σέθεν, ἐξ ἕθεν, ἐξ οὐρανόθεν, variamente corrotte, com paiono solo in R in un risarcimento marginale e sono presenti in VEW (lo erano anche in ζ?) come testo di prima mano: vd. apparato ad l. Qui il ricorrente omeoteleuto può aver agito differentemente ed aver indotto omissioni di misura diversa. Tuttavia che le parole in questione possano essere state ricavate da GL II 187, 11-14 ed essere state collocate in margine da qualche dotto non ignaro di greco mi appare ancora un’ipotesi possibile. 125
cxxii
introduzione
come aggiunte marginali e in F (ma solo a partire dalla sua secon da parte: vd. sopra, p. xliv) come testo di prima mano129: l’ultima aggiunta, che ricade nella parte di testo che in R è di mano del correttore principale (vd. sopra, pp. lxviii-lxix) e dipende da un diverso antigrafo, si trova anche in R come testo di prima mano (come pure inglobate nel testo di R a partire dal medesimo pun to sono le ‘correzioni dotte’ di cui si è trattato nel paragrafo pre cedente). Ognuno dei primi quattro codici ha nei margini anche altre note e aggiunte individuali (in T anche una esplicitamente tratta da Isidoro di Siviglia, f. 227v), che appaiono però piuttosto di carattere esplicativo, chiaramente non riconducibili al dettato originale130; talvolta nei margini, dalle stesse mani, sono intro dotti anche dei risarcimenti di lacune individuali, come ad esem pio, in Q, 39, 2 Sallustius ~ 4 gaudet. Le note comuni a questi manoscritti (o, di volta in volta, solo ad alcuni di loro) non sono valutabili in modo omogeneo, vale a dire che alcune di esse appaiono a prima vista deteriori e auto schediastiche, mentre di alcune altre sembra potersi affermare con sicurezza l’ascendenza priscianea: nella fase di trasmissione in cui lo si vede comparire (dopo la metà del sec. IX), questo materiale è verosimilmente già il frutto di una sedimentazione. Per la relativa costanza della trasmissione di un certo gruppo di aggiunte attraverso i quattro, poi cinque, testimoni indicati sopra, che non possono però derivare le loro annotazioni uno dall’altro, si può supporre che esse siano state presenti, almeno in buona parte, nei margini di una sola fonte per noi perduta (che potrebbe
Analogamente nel più tardo codice di Firenze, Biblioteca Medicea Lau renziana, Plut. 47, 28, e occasionalmente in altri manoscritti studiati da Marto relli, Astra noctis, le aggiunte si presentano non più nei margini ma nel testo. 130 Soltanto Q, e soltanto a f. 52r-v (corrispondente all’incirca alle pp. 7073), contiene nei suoi margini, della stessa mano che risarcisce altrove lacune individuali e aggiunge le pericopi comuni con TRFY, una serie di ulteriori ci tazioni ad illustrazione di concetti espressi nel testo: vd. l’elenco completo del le aggiunte di Q alle pp. lxvi-lxviii. 129
interventi sul testo dell’archetipo
cxxiii
essere stata perfino lo stesso archetipo della tradizione del lessi co, o uno dei subarchetipi). Analizzando dunque questo materiale eterogeneo per indivi duare quanto di esso possa risalire ad una fase redazionale del testo, possiamo sgombrare innanzitutto il campo da un paio di inserzioni di carattere religioso-devozionale, che non hanno pertinenza diretta rispetto alla materia trattata, e sono quindi senza dubbio da considerare spurie: omnifaria(m) repperies d(eu)m .i. in omni loco (ut vid.) si trova in T come aggiunta marginale a 78, 3 omnifariam; le sole parole omnifariam repperies d(eu)m ha F nel testo, ma erroneamente anticipate davanti a 78, 1 Idem (non han no quest’aggiunta RYQ); a 114, 15-16 Humi Sallustius (ma humi sum est si legge nella maggior parte dei codici) RF nel testo, TQY131 in mg., X s.l. (soltanto humo ~ revertor) scrivono humi sto humo exeo humum revertor, variamente combinando la frase con la corruttela del passo. Funzione di glossa lessicale rispetto ad una parola della cita zione, non rispondente all’argomentazione di Prisciano, ha la nota presente in TRXY come aggiunta dopo 48, 17 recepi: exegi hic · alias p(ro) expendi (in mg. R, s. l. TX); p(ro) exegi hic ponit(ur) .s. alias p(ro) expendi Y s. l. Non correttamente collegato al contesto appare anche il rimando (indotto dalla presenza nel contesto dell’esempio experiens causarum) di TRYQ (in mg. o s. l.) prima di 23, 15 Vergilius: Cicero in verrinis experiens vir (Cic. Verr. II 4, 37 hominis … experientis), dove, per giustificare il richiamo nella pro spettiva del grammatico, sarebbe stato necessario che nel luogo citato venisse esplicitata la costruzione di experiens con il genitivo. È possibile che un dotto successivo a Prisciano, lettore delle Verrine, abbia saputo e voluto ricordare a questo punto l’uso cicero niano dell’aggettivo: la citazione, in modo difforme dall’uso pri scianeo, non è letterale. Dal lato opposto, appare come un’integrazione indispensabi 131 La lezione di Y non è in realtà sicura perché il margine è in quel punto danneggiato: vd. sopra, p. xciii.
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introduzione
le quella fornita come aggiunta, con poche varianti non significa tive, da TRYQW, e inglobata nel testo di prima mano in ODM, a 15, 11: et loco verbi et loco adverbii ponitur quomodo et apud nos132; è evidente che essa deve risalire all’originale priscianeo, giacché difficilmente dal testo corrotto dell’archetipo in quel punto (Δεῦρο apud illos age et agite, per effetto di un ‘salto dallo stesso allo stesso’) si sarebbe potuto ricavare il concetto sotteso al lem ma (espresso in vari modi negli altri lessici greci citati nel primo apparato ad l.) e di conseguenza il senso dell’accostamento di δεῦρο con le forme latine age et agite, nonostante Char. 234, 6-7 Barwick (adverbia) hortandi, heia age agite, quamvis age et agite vim obtineant verbi activi imperativi modi. Se nell’originale questa inte grazione compariva come marginale, doveva costituire però in ogni caso il risarcimento di un’omissione, vale a dire di un errore materiale di Flavio Teodoro, dal momento che la sua presenza è essenziale per la compiutezza del passo, a differenza di quanto si verifica per tutte le altre aggiunte. Viceversa è probabilmente più verosimile che nell’originale la frase si trovasse regolarmente nel testo, che sia stata omessa in qualche precoce fase della tradizione e che un testimone non affetto dall’omissione abbia potuto offri re, in qualche momento, il materiale per il risarcimento; questo ha probabilmente trovato una sua prima collocazione nei margi ni di una copia dove è stato confuso con le vere e proprie aggiun te, e da questi margini è passato, insieme alle altre annotazioni, nei margini di altri manoscritti, solo in pochi esemplari (ODM), e tardivamente, riconosciuto come parte indispensabile del det tato originale e inglobato nel testo. Difficile sarebbe anche ritenere non originali i due interi lem mi, introdotti da parole greche, che sono tramandati soltanto co me marginalia133. Dopo 49, 7 locis R ha nel margine: Attici ειc καλον εcτρεψεν · Virg(i)l(iu)s in II georgic(on) · Et totae solidam in glacie(m) vertere lacunae. Idem in bucolico: Hos illi, q(uo)d n(on) bene 132 133
Vd. per le singole lezioni l’apparato ad l. Sulla questione qualche dettaglio in Rosellini, Le citazioni latine, p. 195.
interventi sul testo dell’archetipo
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vertat, mittimus haedos; T ha (di mano visibilmente più inesperta nel greco rispetto a quella del copista ordinario): εγιc κλλον ηcθρηψεν Virg(ilius) In t(er)tio georgicon Et tote solida(m) in glatie(m) vertere lacune · Ide(m) in bucolico: Hos illi q(uo)d non bene vertat…timus h.dos; QY hanno, con poche varianti ortografiche, solo la parte latina dell’aggiunta (Virgilius ~ haedos). Dopo 55, 6 Illi R inserisce in margine: κατευχεcθαι τουτον · N(ost)ri imp(re)cor & execror illu(m) & illi · illi; nello stesso punto T ha in margine (di nuovo con il greco tracciato in modo incerto): Cλτευιχεcθλυ θουθον N(ost)ri inp(re)cor et execror illum et illi: illi; F ha nel testo κατευχεcεα τοιτον· N(ost)ri imprecor & execror illum & illi · illi; Y ha in margine soltanto la parte latina134. A proposito di questi due marginalia, gli unici che contengano del greco, va osservato che R scrive corret tamente le parole greche, e quindi sembra utilizzare più diretta mente la fonte, mentre T e nel secondo caso anche F contengono numerose corruttele ortografiche, segno probabile di vari pas saggi di copia. Mi sembrano possedere i caratteri dell’originalità anche alcu ne aggiunte non del tutto perfezionate, in accordo con la facies ‘provvisoria’ del testo originale, che contengono un rimando a testi greci. Dopo 59, 3 omnes TRQY hanno nel margine, F nel testo, pro immanissimus omnium (pro immanissimus ha s. l. anche X). Poi la nota prosegue, in margine in TRQY, cui si aggiunge a que sto punto J, e in F nel testo: Nec mireris virgilium comparativo usum pro superlativo cum homerus quoque (quoque om. TF) idem fecit (fecerit TF) in iliados (iliadas Q; hyliade J). La nota appare dotata di senso, anzi, pienamente in accordo con il tipo di osservazioni e il frasa rio priscianei, ma incompiuta, perché evidentemente non è stato introdotto il passo omerico che si intendeva citare135, con l’indi In ambedue i casi Y annota de(est) gr(aecum) dopo le parole latine integra te, dunque in riferimento al lemma seguente: evidentemente però riprendeva l’aggiunta da una fonte nella quale il greco era già stato omesso, quindi non di rettamente da TR(F). 135 Prisciano poteva avere in mente Od. 7, 156, l’esempio più evidente in 134
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cazione del libro (iliados al genitivo fa supporre che la si volesse inserire); forse dunque si può pensare ad un’inserzione tardiva (e incompleta come alcune altre presenti nel testo, vd. sopra, pp. xcvii-xcix) da parte dello stesso autore dell’opera. Dopo 70, 4 occeperim RQ hanno in margine, T s. l., F nel testo: et utor illo pro amicitia illius. La nota, che è formulata come un ‘lemma latino’, sembra a prima vista del tutto priva di collegamenti con il conte sto, ma nella citazione di Lisia che precede (a 69, 6-8, nello stesso lemma, ma ad una certa distanza), si trova l’espressione Διογένει … ἐχρώμεθα, alla quale il contenuto della nota si adatta perfetta mente: come ho altrove indicato136, Prisciano coglieva talvolta da uno stesso passo della sua fonte più spunti di interesse, e annota va sulle sue schede i diversi collegamenti. In questo passo mi pare che si possa vedere una traccia del suo modo di procedere e che si possa escludere che altri abbia potuto concepire e inserire la breve nota. All’individuazione del nuovo argomento non era evidentemente poi seguita, da parte di Prisciano, l’introduzione di citazioni, anzi non era stata nemmeno organizzata una nuova voce (da alfabetizzare sotto ἐχρώμεθα?), come avviene invece in casi simili (cfr. 31, 6-7; 100, 1-2). Alcune citazioni presenti nella tradizione soltanto come ag giunte marginali sembrano dover essere state introdotte nell’ar gomentazione dall’autore stesso, perché sono collegate al conte sto in assenza di precisi collegamenti semantici, per lo più per motivazioni sintattiche: esse sono state a suo tempo valutate da Hertz come originali e inserite nel testo dell’Ars137. Questo è il Omero (cfr. P. Chantraine, Grammaire homérique, II p. 151), e però non aver avuto immediatamente presente la collocazione del verso. 136 Rosellini, Exempla utriusque doctrinae, pp. 204-206. 137 È piuttosto significativo che due di queste citazioni aggiunte siano tratte da autori meno frequentemente citati nel lessico quali Stazio e Orazio, che so no tra quegli iuniores che Prisciano si curava di aggiungere nella sua opera, come modelli di lingua, agli autori precedentemente o più comunemente considera ti canonici: cfr. De Nonno, Le citazioni dei grammatici, pp. 645-646, con bibliogra fia, e vd. sopra, p. xxx n. 18.
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caso di 46, 13 Statius in VIII thebaidos Non aliter caeco nocturni turbine chori scit peritura ratis (rati Q) pro scit se perituram, presente soltanto in T (due volte, nel margine sinistro e superiore) e RQ come aggiunta; di 65, 8 Horatius de arte poetica: qui Pythia cantabat tibicen presente in TRQ in mg., in F nel testo138; di 84, 1 Idem pro roscio Annos natus (matus R, corr.) maior139, presente in TRY come ag giunta. Più problematica risulta invece la valutazione di altre simili integrazioni, che non furono accolte nel testo da Hertz, costitui te da confronti con passi molto noti e che, anche per questo mo tivo, possono essere considerate alla portata di qualche dotto let tore. Dopo 79, 6 Vergilius, dove il testo dell’archetipo presentava un guasto, vale a dire presumibilmente uno spazio vuoto, TRY hanno come aggiunta e F nel testo (T colloca erroneamente la nota, con segno di rimando, dopo il lemma greco seguente) in tertio (III F, in t. om. Y) Multaque parantem dicere140. Questa citazio ne (in realtà Verg. Aen. 4, 390 et multa p. d.) risulta imprecisa e metricamente scorretta, in un modo che sarebbe dovuto non Il collegamento di questa citazione, anch’essa imprecisa nel dettato (cantabat sta per cantat), è nella brachilogia dell’espressione Pythia cantat, posta in parallelo con quella insita nel lemma greco Ὀλύμπια καὶ Ὀλυμπίοις ἐνίκα: dunque chi ha introdotto la citazione doveva essere in grado di comprendere bene il senso del nesso greco. Sarebbe stata più direttamente appropriata rispetto al lemma una citazione di Ennio, ann. 522-523 Sk., introdotta da Cicerone nel suo Cato maior (§ 14): equus … qui … vicit Olympia; ma non è grande la familiarità di Prisciano con quest’opera ciceroniana (do per certo infatti che le citazioni da Ennio in Prisciano siano comunque riprese da fonti intermedie), che viene da lui citata, come sembra, soltanto una volta (GL II 242, 19-20). 139 La citazione ha perso la parola finale quadraginta, integrata da Hertz; sembra accostata a proposito, per il comparativo costruito con l’accusativo. È inoltre presente anche in Arusiano Messio (GL VII 495, 18-20 Keil, p. 71, 11-12 Di Stefano, al lemma Natus annos tot maior, con la variante deteriore LX), che come è ben noto condivide molti esempi con Prisciano. 140 Altri codici introducono nell’evidente lacuna, segnalata in molti di essi da un vacuum, un rimando riferito al passo virgiliano precedente: in VII eneid(os) al. m. in E; in VII add. Q; II add. X et I. 138
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passare inosservato a Prisciano; deve tuttavia essere stata accosta ta in questo punto da qualcuno che almeno comprendesse il lem ma greco, alla cui seconda parte (παρεσκευάζοντο … ποιῆσαι τόδε) essa corrisponde, dal momento che né come lemma né all’interno delle citazioni latine compare il verbo parare. Ancora più incerto appare un ulteriore caso: dopo 57, 9 pauperis TRY hanno in margine (in questo punto vi è lacuna in F): Virgilius Apparent rari nantes in gurgite vasto. Questa nota, benché priva, contro l’uso priscianeo, dell’indicazione dell’opera e del libro, sembra voler accostare alla costruzione impersonale di apparet con accu sativo e infinito quella personale di appareo, in corrispondenza delle due costruzioni esposte per λέγεται. Sebbene all’interprete moderno l’esempio virgiliano non sembri assolutamente appro priato per esemplificare la costruzione richiesta, vale a dire appareo con nominativo e infinito (ad appareo nel contesto va attribui to un significato più proprio, non sovrapponibile a videor, dicor), dal punto di vista sintattico l’accostamento del passo non mi sem bra insensato: non sono così frequenti gli esempi latini in cui appareo abbia costruzione personale con l’infinito141, e non si trova no nei testi abitualmente citati nel lessico (che a Prisciano non fossero immediatamente presenti degli esempi di questo nesso negli autori è anche dimostrato dal fatto che, per la stessa esem plificazione, a GL III 212, 5, creò lui stesso l’esempio fortis esse virtute appareo). Il fatto che il verbo, nella citazione, sia seguito da un participio invece che da un infinito poteva non costituire una difficoltà agli occhi di Prisciano, perché spesso egli si trova a regi strare lo scambio, nel latino rispetto al greco, delle due forme (vd. 18, 4-5; 94, 12-14; 112, 7-9); anzi, forse questa circostanza poteva costituire ai suoi occhi un motivo di interesse particolare per la costruzione. Rimanendo tuttavia, a proposito di questi due passi, un ampio margine di incertezza, ho preferito presentare le due aggiunte in apparato, esprimendo dubitativamente l’opinio ne che esse possano risalire ad un intervento dell’autore. 141
Cfr. Thes. l. L. II 267, 11-25.
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Sembrano corrispondere allo ‘stile’ espositivo di Prisciano al cune aggiunte meno significative. Dopo 24, 2 temporis XTRYQ inseriscono voce(m) habentia, espressione che si ritrova altre volte nell’Ars e sembra in questo luogo del tutto appropriata: il termi ne participialia non si accompagna infatti mai nelle opere di Pri sciano all’indicazione di un tempo verbale, anzi più volte viene ribadito che questi tipi grammaticali hanno perso la nozione temporale dei participi da cui derivano (vd. GL II 140, 22; 409, 5; 425, 20); viceversa essi vengono definiti participiis praeteriti temporis similia (GL II 138, 15-16). A 47, 13 TRQY introducono s. l. all’inizio della frase simile est huic, che fa parte del frasario specifi co del lessico142. Nella riga seguente l’inserimento di et litori da parte di TRFY s. l. (littori Y) e di Q nel testo è inteso certamente a preannunciare l’uso del dativo per il moto a luogo nel passo virgiliano (volat hasta Tago), ma trova anche una puntuale confer ma nell’uso liviano, in generale ben conosciuto da Prisciano: cf. Liv. 25, 26, 4 classis … litori adpulsa est; 28, 36, 8 naves litori adpulsae. È dunque probabile che la precisazione del costrutto risalga a Prisciano stesso. Dopo 76, 15 lapsus TRY presentano come ag giunta, F nel testo, pro neq(ue) me(m)bror(um) videt lapsus (p(ro) neq(ue) me(m)broru(m) anche in X s. l.), che è una spiegazione oppor tuna e formulata nel modo consueto di Prisciano. A 81, 10 XFUEI hanno nel testo, TRWDY in margine o s. l., quando genetivo coniungitur (adiungitur U, iungitur DY), che appare un complemento lo gicamente necessario alla spiegazione precedente sed magis nomen est143. Probabilmente va considerata parte del testo voluto dall’au tore anche l’espressione et plus quam tres dies aggiunta in margine a 83, 9-10 da TRY, s. l. in X, nel testo in F, perché corrisponde precisamente alla formulazione del lemma greco. Certamente a materiali priscianei risale l’annotazione pro antequam te cognoscerem, presente dopo 57, 1 indigui in TRQY come aggiunta (in F si ha lacuna in questo punto), cui fa seguito, solo in 142 143
Cfr. Spangenberg Yanes, Greco e latino a confronto, pp. 116-118. Per l’ulteriore aggiunta che segue in TRY vd. oltre, p. cxxxii.
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TRQ: Similiter ab urbe condita post hominum memoriam, che richia ma GL III 107, 5-8 ‘Ante te cognitum’ … ‘Ab urbe condita’, pro ‘a tempore in quo urbs est condita’, un passo compreso nell’addendum che precede il libro XVII. In questo caso l’aggiunta marginale po trebbe essere stata inserita a 57, 1 in fase redazionale, giacché il testo dell’addendum posto tra il XVI e il XVII libro è a sua volta un agglomerato di materiali destinati presumibilmente ad essere ri fusi in luoghi appropriati della trattazione: comunque l’origine priscianea dell’annotazione mi sembra assicurata. La ben nota espressione post hominum memoriam (vd. il primo apparato ad l.), che non comprende un participio e non compare nell’addendum, è accostabile ad ante te cognitum e ab urbe condita per una sorta di brachilogia che assorbe ed esprime nel sostantivo un’azione ver bale. Una serie di altri interventi integrativi, minuti e abbastanza numerosi, sembra invece rispondere all’intento di avvicinare la trattazione corrente ad altri passi della stessa Ars, il che sembra forse piuttosto attribuibile a qualche lettore, piuttosto che allo stesso Prisciano. Dopo 41, 16 litus RFQY aggiungono in margine & prima q(uo)d ad troia(m) p(ro) apud troia(m) Accusativi (Accusatĩ Y) ad locu(m) ablativi (ablatĩ Y) in loco significavit (& prima a quia A troia p(ro) in troian a(m) Accusativi ad locu(m) ablativi in loco significat Q): questa annotazione, corrotta o malamente rielaborata in Q, è ri cavata probabilmente da un altro passo del lessico, p. 94, 9-10; nella forma in cui è presente nei codici è inoltre incomprensibi le144. Dopo 44, 13 pudet TRYQ portano come aggiunta Idem in adelphis que(m) neq(ue) pudet quicquam, che proviene forse da GL III 230, 27-231, 2. Dopo 48, 14 sedecim TRY hanno come aggiun ta deest enim (enim omette Y) praepositio ante, che può risalire ad un confronto con p. 114, 8. Dopo 51, 13 terra TYQ hanno in margi ne, s. l. R: Iuvenalis fidim(us) eloquio, che può essere stato ricavato da 144 Se le forme abbreviate in Y potessero essere sciolte in Accusativo e ablativo la nota acquisterebbe maggior senso, ma è più verosimile che si debba invece interpretare -tĩ come -t(iv)i.
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p. 63, 15-16. Dopo 56, 12 moror TRQY hanno s. l., F nel testo, l’aggiunta di un ulteriore verbo vergo, che deriverà da GL II 394, 14. Alcune altre aggiunte di vario tipo mi sembrano, per motivi diversi, non dover risalire all’originale. Dopo 49, 2 avaros TRYQ aggiungono in margine licet autem (hoc Q) & accusativo & ablativo adiungere & dicere animu(m) felices & animo felices. Benché, se ci si li mita a considerare i costrutti possibili con il sostantivo animus e l’aggettivo felix, la prima delle due costruzioni non sia mai atte stata e la seconda sia presente soltanto in Marziale (4, 75, 1), un autore mai citato nel lessico, è verosimile che chi ha introdotto questa aggiunta intendesse soltanto proporre in astratto, come alternativa alla costruzione dell’aggettivo con il genitivo animi, quelle con l’ablativo di limitazione e l’accusativo di relazione (per l’accusativo animum, forse secondo l’esempio di pectus/pectora, corda: vd. gli exempla ficta introdotti a GL III 212, 3-4 bonus sum animam … bonus esse animam intellegor; 220, 14 sapiens animam). L’osservazione risulta comunque marginale, legata com’è soltan to ad un termine presente nella seconda citazione, rispetto al contenuto della voce, centrata sulla costruzione del verbo greco con accusativo e genitivo insieme. Dopo 49, 6 meum Hertz inserisce nel testo, con correzioni, l’aggiunta marginale di TRY Actius (Accius R) elatis manibus Priamus supplicabat (subplicabat T) achillem. Ho già espresso in altra se de145 le mie perplessità su questa che apparirebbe la più significa tiva (dal punto di vista delle acquisizioni filologiche) tra le ag giunte al testo del lessico. Il contenuto e la forma metrica della presunta citazione mi sembrano non consigliare l’accoglimento nel testo146. Rosellini, Le citazioni latine, pp. 193-197. Anche se un inaspettato sostegno alla correzione di supplicabat in supplicat, proposta da Fleckeisen per consentire una scansione giambica (cfr. l’appara to di Hertz a GL III 316, 22), verrebbe dal confronto con l’aggiunta oraziana di 65, 8-9, dove il cantat della tradizione diretta è cambiato in cantabat (vd. sopra, p. cxxvii n. 138). 145 146
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A 81, 11 TRY presentano come ulteriore aggiunta (rispetto al testo comunque ampliato, rispetto all’edizione di Hertz, con le parole quando genetivo coniungitur: vd. sopra, p. cxxix) Nam participium expertus bellum (expertus bellum participium Y) dicitur. Il com pletamento della spiegazione, con l’aggiunta di un esempio per la seconda costruzione proposta nel lemma, sebbene non neces sario, sarà sembrato opportuno. Il concetto è analogamente espresso in Char. 380, 12 Barwick = Diom. GL I 312, 16 expertus autem bellum per incusativum fit participium. La forma sintattica dell’aggiunta inoltre, in questo caso, fa difficoltà. Nella sezione del lessico dunque il problema del particolare tipo di recensio richiesto dalle condizioni della pubblicazione e della prima divulgazione dell’Ars147 si manifesta, a mio parere, nei termini fin qui descritti: non si riscontra nel corpo del testo dei diversi testimoni di IX e X secolo una variabilità ‘quantitati va’ (presenza incostante di determinate, anche estese sezioni, classificabili come interventi secondari dell’autore) quale quella che esiste, in altre parti dell’Ars, tra la tradizione carolingia e quel la italo-meridionale148, bensì si individua chiaramente, in pieno IX secolo, una consistente circolazione di marginalia, dei quali solo una parte può essere considerata risalente alla fase composi tiva dell’opera, e che in singoli testimoni più tardi sono stati as sunti all’interno del testo. In considerazione di ciò il testo dell’ar chetipo α va integrato con le aggiunte, tra quelle tramandate dai codici, cui è possibile riconoscere un carattere redazionale, ed in quei casi ho ritenuto di dover presentare le integrazioni, frutto di una rielaborazione dello stesso Prisciano o di qualche stretto col laboratore, senza l’uso di parentesi149; in apparato ho scritto, in relazione a quelle frasi, «om. α», ma osservo che non si può esclu 147 Benvenuti, Alcune osservazioni, soprattutto p. 333; De Nonno, Ars Prisciani, p. 276. 148 De Nonno, Ars Prisciani, pp. 273-278. 149 Di fronte allo stesso problema Hertz aveva optato (vd. GL II xxviiii) per l’introduzione nel testo tra parentesi tonde di quelle che egli definisce adnotationes, risalenti forse, a suo dire, allo stesso Prisciano o a Flavio Teodoro.
la ricostruzione filologica del lessico
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dere che negli stessi margini di α in un qualche momento le ‘ag giunte’ siano state presenti.
6. La progressiva ricostruzione filologica del lessico Il percorso della ricostruzione filologica del testo del lessico, a partire dalle prime edizioni a stampa, è stato più accidentato ri spetto a quello del resto dell’Ars, poiché il punto da cui esso prese avvio risultò assai sfavorevole rispetto a quanto l’ampiezza della tradizione manoscritta avrebbe potuto determinare. Nell’editio princeps infatti, di Vindelino da Spira, Venetiis 1470150, tutte le parti greche del testo non venero stampate ma sostituite con spa zi vuoti, e così nell’edizione romana databile al 1470-1471151; nell’edizione veneziana successiva (sempre Vindelino da Spira, 1472152) si cominciò a riempire le lacune, ma con un testo greco del tutto diverso da quello dei manoscritti: si può dedurne che era stato scelto come fondamento per l’edizione a stampa un codice153, probabilmente italiano e relativamente tardo154, in cui il greco del lessico era, se pur presente, del tutto incomprensibile. 150 Hain nr. 13355; Indice generale degli incunaboli delle biblioteche d’Italia (IV, Roma 1965), nr. 8045. Cfr. d’Alessandro, Rufini Commentaria, p. xcii n. 131. La notizia di una curatela di questa edizione da parte di Benedetto Brugnoli, che non risulta né dal frontespizio (assente) né dal colophon, è data nell’Indice senza ulteriori indicazioni e di lì probabilmente è stata ripresa da E. Mioni in Dizionario biografico degli Italiani (XIV, Roma 1972), pp. 501-503. Il Brugnoli era effetti vamente già attivo a Venezia alla data del volume. 151 Hain nr. 13353; Indice generale degli incunaboli delle biblioteche d’Italia nr. 8048. 152 Hain nr. 13356; Indice generale degli incunaboli delle biblioteche d’Italia nr. 8046. 153 Considerato nel complesso «bonus» da Hertz, GL II, p. xxiii. Tuttavia non è sicuro, e nemmeno molto probabile, che un solo manoscritto abbia for nito al primo editore le due parti di Prisciano (libri I-XVI e XVII-XVIII). 154 La tipologia prevalente dei codici contenenti il lessico finale conservati ora in Italia (o anche prodotti in Italia e conservati altrove), tutti posteriori al sec. X, è quella del Priscianus minor (libri XVII-XVIII) privo, o quasi del tutto
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Sugli incunaboli e le prime edizioni cinquecentesche dell’Ars priscianea sono stati condotti fino ad ora soltanto alcuni studi preliminari155, dai quali si evince che nelle pubblicazioni anterio ri all’Aldina del 1527156 il completamento che appariva necessa rio al confronto con il testo latino (inserimento di lemmi greci corrispondenti a quelli latini, e anche di citazioni reperite diret tamente nei testi, laddove risultava indicato il nome di un autore o di un’opera senza il passo relativo) fu per lo più introdotto ad arbitrio degli editori, che utilizzarono, per integrare gli esempi mancanti, testi di autori attici più e meno noti157. Ma sull’even tuale valore di tradizione dei materiali accumulati nelle diverse edizioni non si potrà formulare un giudizio preciso finché sul lavoro prodotto dagli editori quattro-cinquecenteschi non sarà stato condotto un complessivo e approfondito studio, che richie derà un notevole impegno ma rivestirà certo un altrettanto note vole interesse, dal momento che la complessa operazione com piuta, sebbene determinata da esigenze anche di carattere com merciale, costituisce di per se stessa una precisa testimonianza della perizia dei curatori e della estensione e profondità della conoscenza del greco, nonché della concreta disponibilità dei te sti, a quelle date. A questo proposito suscita infatti una giustifica ta meraviglia il fatto che possano essere stati addotti come esem privo, delle parti greche (su questo aspetto non attendibile Baldi, Le editiones di Prisciano, p. 397). 155 Gibson, The Printed Editions; Baldi, Le editiones di Prisciano; cfr. Hertz, GL II, pp. xxiii-xxvi e d’Alessandro, Rufini Commentaria, pp. xcii-xciv. Una valoriz zazione probabilmente eccessiva della testimonianza delle edizioni antiche in Spengel, Supplementum editionis Krehlianae, pp. 606-610. 156 Vd. Baldi, Le editiones di Prisciano, pp. 409-415. 157 L’utilizzazione di qualche ulteriore fonte manoscritta, contenente anche le parti greche, si deve però almeno supporre per l’edizione Ascensiana del 1516, che in Prisciano, come in Rufino (cfr. d’Alessandro, Rufini Commentaria, p. xciii e n. 133), introduce alcuni complementi corrispondenti al testo dei mano scritti negli spazi bianchi lasciati nelle edizioni precedenti. Non sorprende che tale integrazione sia stata possibile in Francia, dove risulta conservata più della metà dei manoscritti che tramandano il greco del lessico.
la ricostruzione filologica del lessico
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pi, nei lemmi di Prisciano, anche passi di testi che non erano an cora stati editi a stampa158. Un significativo progresso nella costituzione del testo del les sico fu compiuto da Bernardino Donato159 nell’Aldina da lui cu rata nel 1527160, per la quale egli poté ricavare il greco, per buona parte del lessico, da un esemplare acquistato in Francia161 da Aldo Manuzio162, un codice che conteneva tutti i libri dell’Ars (ma evi 158 Cfr. Hertz in GL III p. viiii e nell’apparato a GL III 304, 14; Spengel, Supplementum editionis Krehlianae, p. 610, a proposito di un passo, assente nei manoscritti (tutti quelli utilizzati da Hertz e da me), che viene introdotto ad esemplificazione del lemma εἷς ἕκαστος (35, 12). La citazione aggiunta è tratta dalle Elleniche di Senofonte (1, 7, 24), opera che anche altrove è citata nel lessico, ed è individuata da Herz nell’edizione veneziana del 1492 (Filippo Pinzi, Hain nr. 13362; Indice generale degli incunaboli delle biblioteche d’Italia nr. 8054), ma essa è già presente nella stampa di Milano del 1476 (Hain 13354*, Indice generale delle biblioteche d’Italia nr. 8047), come mi ha segnalato Elena Spangenberg Yanes. Lo stesso Hertz però introduce poi nell’apparato del passo, quasi a riprova del fatto che in questo punto alcuni dei copisti dei codici più antichi fossero consapevoli di una lacuna e tentassero di colmarla (cfr. a p. viiii: «quamquam lacunae alicuius in Prisciano nota h. l. ne nostris quidem libris omnino deest»), un’annotazione fuorviante: «Illi εἷς ἕκαστος, nos unusquisque add. D», ma né in D né in alcun manoscritto da me utilizzato si trovano queste parole, che si leggono invece, come lemma greco-latino della voce, che ne è priva, nell’edizione di Krehl. 159 Su cui vd. Dizionario biografico degli Italiani (XLI, Roma 1992), pp. 80-83 (T. Pesenti). 160 Cfr. Baldi, Le editiones di Prisciano, pp. 409-415. 161 Evidentemente la ricerca di una buona fonte non aveva portato frutti in Italia, cfr. sopra, alle note 154 e 157. 162 Al f. 2r-v (numerazione moderna, nell’originale non sono numerate le prime 14 carte) si legge: «donatus veronensis artis grammaticae studiosis. s. […] Magnam mihi exemplarium veterum, quae conferre possem, copiam fecit Andreas Asulanus […] Ita illis conferendis, nullu(m) mihi maiori adiumento fuit, quàm quod olim è Gallia Aldus Manutius magno pretio redemptu(m) at tulerat. Tanta huius codicis, tamq(ue) egregia de octo partibus oratio(n)is, de q(ue) earu(n)dem constructione duntaxat bonitas, atq(ue) integritas extitit, et alterius item vetustissimi de duodecim Aeneidos primis librorum carminibus, ut horum collatione tria haec sperem ita restituisse, ut vel ipsum Priscianum hoc tempore vix putem fuisse emendatiora daturum». Cfr. Baldi, Le editiones di Prisciano, pp. 409-411.
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dentemente non le Partitiones163, quindi forse nemmeno le altre operette) e che però si interrompeva prima della fine del lessico, circa a 69, 2 leones164; tuttavia il Donato non rinunciò a stampare, insieme con il nuovo materiale, anche i complementi greci intro dotti nelle stampe precedenti, perché la sua edizione non potesse essere in alcun modo considerata carente165; a lui si debbono tut tavia non poche correzioni, di carattere per lo più ortografico, sul testo del lessico, che sono indicate nell’apparato. Un ulteriore allargamento dell’esplorazione del dato tradi zionale a fini ecdotici fu compiuto da Giuseppe Giusto Scalige ro166 tra il 1575 e il 1586, quando lo studioso fu in grado di realiz zare una collazione di più manoscritti tra i più antichi (certamen Cfr., nel testo citato alla nota precedente, le parole «huius codicis […] de octo partibus oratio(n)is, deq(ue) earu(n)dem constructione […] bonitas, atq(ue) integritas […] et alterius item vetustissimi de duodecim Aeneidos primis librorum carminibus». 164 Alla fine di quel lemma, f. 236v, si legge: «Vsq(ue) ad hunc locum de gallico exemplari quod Aldus noster vivens magno pretio redemerat, descrip tum est». Si dovrà supporre che il testimone fosse incompleto, poiché appare decisamente improbabile che il Donato semplicemente cessasse ad un certo punto di servirsene. In base ai cataloghi oggi a disposizione questo manoscritto deve considerarsi perduto. È molto curioso che, in corrispondenza dell’interru zione del testo di questo testimone (per l’esattezza all’interno del lemma se guente, dopo ἐχρώμεθα) nel manoscritto R si trovi inopinatamente scritto finit nel corpo del testo. 165 Baldi, Le editiones di Prisciano, pp. 413-414. A quanto pare al contrario egli aggiunse, a 8, 4, in un lemma anche altrimenti rielaborato (cfr. Hertz ad l.), un passo da un’orazione perduta di Iseo (frg. 33 Thalheim): ἰσαῖος. τὰ δὲ τοιούτων δὴ μαρτυριῶν οἱ δικάζοντες. τὰ μὲν αὐτοὶ συνειδότες, ὅτι ὑγίαινεν ὁ παῖς τῶν ἑωρακότων αἰσθανόμενοι μαρτυρούντων τὰ δὲ ἀκοῇ πυνθανόμενοι, che potrebbe derivare certo (cfr. Hertz, GL III, p. viiii) da Su. s. v. αἰσθέσθαι καὶ αἰσθάνεσθαι (αι 325, II p. 180, 23-25 Adler), dal momento che le due citazio ni coincidono perfettamente sia nell’estensione sia nella lettera del testo, rite nuto fortemente corrotto dagli editori di Iseo. Il passo risultava facilmente re peribile nel lessico greco data la coincidenza della parola-lemma. 166 Sono debitrice di queste indicazioni, finora inedite, a Elena Spangenberg Yanes, che ha ricostruito con grande precisione, in uno studio ora in corso di stampa, le fasi ed i protagonisti della vicenda. 163
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te O e W, quasi sicuramente Q, sporadicamente altri testimo ni)167 con un esemplare dell’edizione di Basilea del 1545 (Oxford, Bodleian Library, Auct. S. 4. 17). Egli non si limitò naturalmente a registrare le varianti dei manoscritti che aveva a disposizione, ma ne corresse molte volte tacitamente la grafia o propose delle congetture, producendo una prima, basilare revisione critica dei dati della tradizione. Il suo materiale rimase però a lungo inuti lizzato, anche perché, fino al 1602, la sua copia di Prisciano con le annotazioni, benché ripetutamente reclamata, rimase presso François Pithou, fratello di Pierre e suo erede, essendo malaugu ratamente entrata a far parte del lascito di Jacques Cujas, che aveva ospitato in casa sua Scaligero per diversi anni ed era rimasto in possesso fino alla sua morte di alcuni materiali dell’amico. L’e semplare collazionato, tornato infine nella disponibilità di Scali gero, passò poi nelle mani del suo allievo Daniel Heinsius, e suc cessivamente raggiunse la biblioteca Bodleiana in cui ora si trova. Il primo a mettere a frutto il prezioso materiale raccolto dallo Scaligero nei margini di quella cinquecentina fu Helias van Put schen, che fu allievo di Scaligero a Leida fino a circa il 1600 e in seguito ricevette da lui una collazione, certamente una copia di quella eseguita dal maestro sull’edizione di Basilea, che gli fu utilissima per la ricostruzione delle parti greche degli ultimi due libri168. Tuttavia nell’edizione del van Putschen i materiali pro 167 Non trova riscontro l’affermazione di Hertz (GL II xxiii) secondo cui «conspirat collatio haec Scaligerana (C) plerumque cum codd. RVM lectioni bus», o meglio, gli accordi notati da Hertz si verificano in lezione giusta (o corretta da Scaligero). 168 Egli dedicò la sua poderosa edizione grammaticale (1605) allo Scaligero, cui riconosce, nell’Epistola dedicatoria premessa al volume, il merito di aver sol lecitato e sostenuto nel suo svolgersi l’arduo lavoro («foetum hunc nostrum, qui te obstetricante lucem incipit adspicere»). Nell’epistola premessa all’Ars di Prisciano, indirizzata a J. Bongars (Grammaticae latinae auctores antiqui, p. 531) così si esprime: «… Priscianum hunc, quem ad te mitto, Bongarsi nobilissime, qui ut mole reliquos superat, ita plus molestiae et taedii mihi creavit, in libris περὶ συντάξεως praesertim, ex quibus spuria infinita eieci, veteraque et ut in scriptis leguntur substitui, lacunas explevi, vitiosa correxi, ad quam rem inpri
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introduzione
venienti dallo Scaligero (trascrizioni e correzioni), che ora pos siamo distinguere in base al confronto con l’originale della colla zione, furono integrati nel testo in maniera non più riconoscibile (l’edizione è senza apparato), forse in previsione di una più accu rata disamina da compiersi in quelle Notae che il giovane studio so, scomparso prematuramente, non ebbe il tempo di scrivere169. Sottoposti alla prova di questa verifica, gli interventi significativi sul testo finora attribuiti al van Putschen vanno in gran parte ri conosciuti come risalenti al suo maestro. Molto più tardi la collazione dello Scaligero fu nuovamente utilizzata, questa volta con almeno parziale riconoscimento tri butato all’autore, da Henry Cotton, vice-bibliotecario della Bod leian Library, che pubblicò nel 1820, in forma semi-anonima, vale a dire firmandosi soltanto come «H. C.», una nuova edizio ne del Joannis Scapulae Lexicon Graeco-Latinum; ad essa egli ag giunse come appendice una vera e propria edizione del lessico di Prisciano, attribuendosi (p. ii) il merito di una revisione del testo fondata su manoscritti, ma trascrivendo in nota le letture e le congetture di Scaligero con la dovuta attribuzione al loro autore. Dall’edizione di Cotton, ritenuta per di più semi-anonima, e non direttamente dall’esemplare bodleiano, sono stati noti finora agli studiosi gli interventi dello Scaligero, molti dei quali sono degni di comparire nel testo. A partire dall’edizione del van Putschen, quindi in ultima analisi sotto la spinta dello stesso Scaligero, il tentativo degli edi tori fu quello di affrancarsi dall’arbitrio e dalla varietà delle solu mis usui fuerunt, quae ex illustrissimi Scaligeri codice transcripta ad me misit Cornelius van Dale cognatus meus carissimus, tum etiam …». Cfr., all’inizio del volume, la nota su Prisciano nell’indice dell’opera contenuto nella Praefatio ad lectorem (f. **1). È molto evidente, nei testi prefatori di van Putschen, la co scienza di uno sforzo pionieristico da lui compiuto nel ricondurre la lezione arbitraria delle edizioni precedenti («spuria infinita eieci») ad una sostanziale aderenza alle testimonianze manoscritte. 169 Vd., nello stesso indice citato alla nota precedente: «Lacunae aliquot restant, quas ut speramus … in Notis explebimus».
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zioni adottate per i passi greci nelle edizioni precedenti, median te la progressiva utilizzazione di manoscritti antichi contenenti il greco. Nell’edizione di August Krehl fu messo a frutto con van taggio, ma comunque attraverso la mediazione di una collazione fatta da altri, il codice di Monaco170. Allo stesso manoscritto, con il proposito di farne miglior uso rispetto a quanto ne aveva fatto il Krehl, si appoggiò Leonhard Spengel per il suo Index Graecorum locorum apud Priscianum quae exstant pubblicato in calce al De lingua Latina di Varrone del 1826171; il lavoro di Spengel fu assai costrut tivo, sebbene orientato piuttosto a restituire i testi d’origine delle citazioni priscianee che lo specifico dettato del grammatico. L’edizione di Martin Hertz, pur con tutti i limiti che le furono attribuiti, fece compiere alla definizione del testo un passo defi nitivo, vale a dire l’abbandono programmatico di tutti i passi che, accolti via via nelle edizioni precedenti, non avessero però ri scontro nei manoscritti, a questo punto più numerosi, che l’edi tore poteva utilizzare172. Per la ricostruzione del lessico Hertz si poté servire dei codici DLMORV (MO indirettamente)173, e fu in ciò davvero fortunato dal momento che essi gli fornirono le zioni che ora possiamo dire provenienti da tutti i rami della tra dizione (Lβγδ), tali da fondare con sufficiente sicurezza la costi tuzione del testo: l’ulteriore esplorazione della tradizione mano scritta non ha infatti portato ad un sovvertimento dell’assetto te 170 Il manoscritto è indicato da Krehl con il numero 182 A (Praemonenda del vol. II, p. iv) ma certamente è da identificare con il nostro 280 A, come notò già Spengel (vd. alla nota seguente). La collazione fu commissionata da Fr. Thiersch, che evidentemente ne era stato richiesto, ad uno studente monacense, Fr. A. Rigler. 171 Cfr. Spengel, Supplementum editionis Krehlianae, pp. 603-604. Lo Spengel aveva avuto notizia della pubblicazione del lessico priscianeo, corretto sulla base di alcuni manoscritti, nella recente edizione oxoniense dello Scapula (vd. p. 604, n. *), ma non ebbe la possibilità di esaminare quel volume. 172 Cfr. GL III viiii. 173 Consultò anche, con scarso frutto, il più tardo codice N, ora Napoli, Bi blioteca nazionale, lat. 24 (sec. XI-XII), alla sua epoca trasferito a Vienna, che non porta il greco.
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stuale stabilito per il lessico nel terzo volume dei Grammatici Latini. Un ulteriore, sostanziale progresso compiuto da Hertz fu il riconoscimento, sia pure tardivo174, dell’ordinamento alfabetico, per lemmi greci, della parte finale dell’Ars, un’osservazione che, a distanza di circa un secolo e mezzo, ha finito per aprire una diversa prospettiva di indagine sull’origine e la struttura di questa sezione: dagli approfondimenti che tale indagine ha prodotto è ora sostenuta la nuova edizione.
7. Caratteristiche della presente edizione 7.1 Modalità della costituzione del testo La costituzione del testo che viene qui proposta si fonda sull’individuazione dei rapporti genealogici esistenti tra tutti i manoscritti dell’Ars, appartenenti ai secoli IX e X, che ne tra smettono il testo fino alla fine. Se ciò non conduce, come già ac cennato, a mutamenti sostanziali rispetto alla precedente edizio ne, consente almeno di individuare con molta maggior sicurezza la paradosis e di delineare le caratteristiche anche materiali dell’ar chetipo, sul cui testo, piuttosto difettoso, si può ora più consape volmente, quando necessario, intervenire. Tuttavia, come si è detto175, sono emerse nel corso del lavoro varie circostanze che inducono piuttosto ad una particolare prudenza nel modificare il testo tradito. Un aspetto che si è venuto chiarendo con il progredire degli studi, come si è già più volte accennato, e che è costantemente tenuto presente in questa edizione, è quello dell’originaria in completezza (in alcuni casi macroscopica176) e della mancanza di Cfr. GL III viii-viiii. Vd. sopra, pp. xciii-c. 176 Spangenberg Yanes, Greco e latino a confronto, pp. 118-123. 174
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revisione che caratterizza in particolare questa parte dell’opera priscianea, una caratteristica del testo che condiziona fortemente ogni considerazione di carattere ecdotico: a questo proposito si è considerato che sarebbe una immetodica forzatura ricondurre ad un assetto ordinato, come fu proposto in passato177, ciò che manifestamente non ha mai raggiunto quella condizione nelle mani stesse dell’autore. Si sono quindi lasciati in evidenza i segni delle originali lacune e il disordine dei materiali assemblati178, non sono stati spostati i lemmi che risultano al di fuori dell’ordi ne alfabetico e non sono state eliminate le doppie redazioni di schede erroneamente trascritte. Nel costituire il testo di questa sezione dell’Ars priscianea si è inoltre tenuto attentamente conto della sua appartenenza al ge nere lessicografico, genere, come si è detto, all’epoca di Prisciano ben definito e ampiamente rappresentato in ambito greco, anche nella prospettiva bilingue. Alla ricerca di una fonte di pura lingua attica, Prisciano rivolse la sua attenzione ad un testo che risaliva alla prima età imperiale, il quale, avventurosamente conservatosi in Occidente all’interno dell’Ars, può essere ora valutato come la forma più antica, tra quelle attestate – in questo caso per via indi retta –, di lessico sintattico greco; ma non sono poche le relazioni, certamente anche genetiche, di questo lessico con altri prodotti dello stesso genere che videro la luce in epoche posteriori e do cumentano talvolta analoghe deformazioni del materiale ricava to dagli autori, in modo tale che queste non possono essere attri buite alla tradizione di Prisciano o all’operato di Prisciano stesso. Per quanto riguarda dunque i passi ricavati da Prisciano dalla sua fonte greca, si è sempre mirato a ricostruire il testo della fonte nello stato in cui essa può essere a lui pervenuta, vale a dire con tutte le corruttele che essa poteva già contenere a tre o quattro secoli di distanza dalla sua presumibile origine; talvolta in questo, 177 Vd. ad esempio Buttmann, Apollonios Dyskolos, p. 338 n. 1, che propone va il riordino totale dei lemmi in base al criterio alfabetico. 178 Cfr. Rosellini, Le costruzioni verbali in Prisciano, pp. 84-92.
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come dicevo, sono illuminanti per una valutazione generale al cune singole coincidenze in errore con altri testi della tradizione lessicografica. Non si è tentato quindi di ricostruire il testo dell’o riginale del lessico greco né, tantomeno, di divinare quello che dovette essere il dettato degli autori attici citati, quando si tratta di testi privi di tradizione diretta, o di adeguare quanto trasmesso dai codici alla tradizione diretta, per i testi che la possiedono. In questa prospettiva è però di volta in volta da stabilire fino a che punto la competenza linguistica e letteraria di Prisciano, connessa con la certamente modesta possibilità di documenta zione indipendente riguardo a testi di così grande antichità, po teva indurlo a sospettare di citazioni tramandate nel lessico in modo scorretto, vale a dire fino a quale grado di corruttela egli abbia pututo considerare accettabili i passi citati. Il caso più ecla tante, e sul quale è verosimile che la scelta editoriale da me fatta susciti preplessità, è quello delle Sfingi di Aristofane, vale a dire di una commedia inesistente, il cui titolo deriva evidentemente da una corruttela grafica del titolo σφηξίν, che nei codici di Priscia no (e in qualche caso anche in codici di altri lessici greci) compa re sempre nella forma σφιγξίν (in un caso anche translitterata nella forma sphinxin). Mi è sembrato non impossibile che Priscia no abbia creduto all’esistenza di una commedia così intitolata, sia che avesse presente quella vera, sia che non conoscesse questa affatto179. Ma sono consapevole della singolarità della situazione e dell’opinabilità della scelta. Un’altra decisione, molto più marginale ma analogamente piuttosto arrischiata, riguarda la scrittura di alcune parole che, secondo l’ortografia corrente (ora ed allora), venendo a trovarsi davanti ad una parola iniziante per vocale con spirito aspro, do 179 Anche se ai fini della costituzione del testo di Prisciano l’osservazione può risultare marginale, la Sfinge e le ‘sfingi’ (donne di malaffare) sono più volte ritratte in commedia: vd. Callia frg. 28 Kassel-Austin (cfr. Hesych. μ 486), Eubulo frg. 106 Kassel-Austin; esiste inoltre una Sphinx di Epicarmo, forse una parodia dell’omonimo dramma satiresco di Eschilo. Su tutto questo Sofia, Sfingi e Sirene, pp. 36-38.
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vrebbero subire l’aspirazione della consonante finale, se termi nanti per consonante tenue, o l’elisione della vocale finale e l’a spirazione della consonante tenue precedente la vocale elisa, se terminanti per vocale. In quest’ultimo caso (parole terminanti in vocale) nell’archetipo si trova generalmente scriptio plena (davanti a qualsiasi vocale)180, in alcuni casi la vocale finale risulta elisa e la consonante precedente è regolarmente aspirata, in alcuni altri pochi casi invece si ha l’elisione ma non l’aspirazione: 20, 7 ἡμέρας τ᾽ ὑπομιμνήσκομεν; 66, 14-15 οὗτός τ’ ὁ λόγος; 96, 9 τ’ ὅταν181. Per quanto riguarda le parole terminanti in consonante, si presentano tre casi identici di mancata aspirazione: 74, 2; 75, 14 e 76, 1 οὐκ ὅπως182; le prime due di queste occorrenze costitui scono in realtà un doppione, perché la medesima parte di uno stesso materiale preparatorio è stata trascritta nell’originale due volte, per errore183: si potrebbe dunque in questo caso far risalire l’errore ortografico addirittura alla scheda di lavoro da cui fu rica vato l’originale, se non si trattasse di fatti così labili (vd. infatti l’altro caso di 76, 1, che non ha corrispondenza in 74, 6). Che le consonanti mute non subiscano occasionalmente la prevista aspirazione davanti a vocale aspirata è un fenomeno relativa mente frequente nella grafia di codici greci tardoantichi184; inol Vd. 9, 13 τόνδε ἀποαίρεο; 61, 1 οὔτε ἡμέραν; 62, 6 νῦν δὲ ἄρτι. Si dà apparentemente il caso inverso a 20, 2 οὐχ ἐμαυτῷ, ma qui si tratterà di un’influenza del precedente οὐχ αὑτῷ. 182 Si osservi che in un altro punto del testo, in un addendum al l. XI traman dato, a quanto pare, dal solo codice beneventano Z (Vat. lat. 3313), si legge pure οὐκ davanti all’articolo ὁ: vd. De Nonno, Le citazioni di Prisciano, p. 387 n. 4. 183 Cfr. Rosellini, Nell’officina di Prisciano, pp. 454-458. 184 Me ne dà conferma l’amico e collega Giuseppe De Gregorio, che ringra zio, per litteras: «Che nelle abitudini degli scribi anche in età tardoantica (e, dunque, in maiuscola) le consonanti mute non si modifichino in mute aspirate dinanzi a parola successiva iniziante per vocale aspirata non è una rarità: cono sco ad esempio il caso del Codice Vaticano della Bibbia (Vat. gr. 1209, IV seco lo, maiuscola biblica) che in un’occorrenza esibisce ΟΥΚ ΑΨΩΝΤΑΙ, laddove l’aspirazione di ἅπτω non è più operativa (di fatti, una mano seriore corregge opportunamente kappa in chi)». 180
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tre nell’archetipo α di Prisciano l’errore di sostituzione di conso nante tenue a consonante aspirata (τ per θ185, κ per χ)186, non si verifica mai, per quanto abbia visto (tali errori sarebbero da me indicati in apparato), se si eccettuano proprio soltanto i casi sopra elencati: in base a queste osservazioni ho dunque ritenuto che questo tipo di errore, se così si può chiamare, possa risalire molto indietro, fino ai materiali di lavoro di Prisciano o forse addirittu ra alla sua fonte, ed in ultima analisi che fosse opportuno non correggere il testo, come invece avevano fatto i precedenti edito ri, né mutando la consonante né reintroducendo la vocale ogget to di elisione. Per quanto riguarda le parti latine, in considerazione dell’ac certata mancanza di finitura del testo, sono state lasciate in evi denza (come spiegato sopra, p. xcvii) le ricorrenti mancanze di indicazione di libro. Non ho però ritenuto di dovermi astenere totalmente dal correggere i pochi rimandi numerici a libri di opere latine, che invece sono presenti in tutta la tradizione, ma non risultano corrispondenti al vero (salvo naturalmente quando più di una volta, per lo stesso passo, i codici diano la stessa indica zione sbagliata187, o in altri casi particolari), perché è regola gene rale che i numeri si corrompano facilmente nel corso di qualsiasi tradizione e dunque sarebbe poco ragionevole, se non addirittu ra paradossale, che soltanto in questo testo essi siano stati traman dati tutti esattamente secondo le indicazioni (eventualmente La lettera θ si trova invece frequentemente corrotta in ε, qualche volta in ο, una sola volta in φ. 186 Su questo fenomeno, ricorrente in generale nel greco trascritto in occi dente (solo il tipo τ per θ è presente anche nei codici di Prisciano, ma soltanto al di sotto dell’archetipo), aveva giustamente richiamato la mia attenzione De Gregorio: «Piuttosto, anche nei casi di ‘copie fotografiche’ o di riproduzioni fedeli del greco in manoscritti latini altomedievali mi risulta talora una certa difficoltà a riprodurre le consonanti aspirate theta, chi, phi, che spesso sono confuse con tau, kappa e pi. Che la corruttela vada ricondotta all’ambito lati no?». 187 Questo si verifica per Verg. Aen. 11, 438, citato due volte come dal libro dodicesimo (88, 2 e 109, 2). 185
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sbagliate) dell’autore188; tuttavia la conclamata mancanza di una revisione accurata del testo da parte dell’autore potrebbe giustifi catamente indurre a ritenere che quegli errori, o almeno alcuni di essi, fossero tali già nell’originale dell’opera. Sono state considerate segno di una transizione non del tutto completata dal greco al latino alcune forme di nomi propri che mantengono una morfologia e una sintassi greca ma sono pre senti nei codici in caratteri latini: 36, 2 Hieroni; 44, 4 Critoni (dati vo in luogo di in e ablativo); in questi casi gli editori precedenti avevano generalmente adottato i caratteri greci per ovviare all’in congruenza. Tuttavia, che non si tratti in questo caso di una sem plice trasposizione dei caratteri greci in latini189 da parte di un copista a monte dell’archetipo dimostra il caso di Hieroni, con lo spirito aspro consapevolmente reso con l’aspirazione: di conse guenza mi è sembrato che simili forme ibride possano essersi create in fase redazionale ed essere poi rimaste tali nel corso del la tradizione. Nel testo sono state sempre sciolte, e sempre nello stesso mo do, le indicazioni, che normalmente nei codici si trovano abbre viate, dei nomi degli autori e delle opere citate (Aeneidos, georgicon e sim.). Riguardo all’ortografia, non mi sono sostanzialmente distac cata da quella adottata da Hertz (cfr. GL II xxxii-xxxiii), fatta 188 Ad esempio, a 93, 6 il XII che si legge in R è probabilmente una giusta rettifica dell’erroneo XI di α, frutto di aplografia rispetto alla sequenza XIIIMPRESSOQVE. Singolare poi il caso di Iuv. 14, 30, che è citato correttamente tre volte come appartenente al libro quinto (GL II 298, 15; 304, 15; III 10, 18) e due volte erroneamente dal libro secondo (GL II 590, 3, e nel lessico a 97, 13). A meno di non pensare ad un lapsus memoriae ripetuto due volte nella stessa di rezione si dovrà ammettere che due volte il numero V si sia corrotto in II. 189 Un fenomeno del genere, è vero, si verifica sporadicamente nella tradi zione (vd. quanto detto sopra, a proposito delle caratteristiche delle trascrizioni nei singoli codici, ad esempio a p. lxv), ma certo non si applica consapevolmen te a singoli titoli di opere, bensì a sequenze quasiasi di caratteri. In alcuni codici si riscontra piuttosto il contrario, che dei nomi greci scritti in latino siano tra sposti in caratteri greci (vd. sopra, pp. lviii e lxi).
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eccezione per le scritture Vergilius invece di Virgilius e littera per litera: le lezioni dei codici non offrono appoggio per la scelta del precedente editore, e le giustificazioni da lui addotte, vale a dire il rimando a GL II 135, 10-15 In ‘ius’ desinentia … servant ante ‘ius’ primitivorum suorum consonantes … ut … virgula Virgilius (ma vd. a GL II 410, 10-11 le trasposizioni in caratteri greci Βεργιλίου e Βεργίλιον), a GL II 6, 12 Dicitur autem lit(t)era vel quasi legitera, quod legendi iter praebeat e III 108, 13-14 lit(t)eras … quasi legiteras, non mi sono sembrate sufficienti. Per quanto riguarda l’interpunzione, segnalo solamente che, distaccandomi da Hertz, ho collocato tra parentesi tonde soltan to quelle considerazioni ‘aggiuntive’ che corredano alcuni lem mi come ‘note a pié di pagina’190; non necessariamente quindi tali porzioni di testo si presentano in modo irregolare nella tradi zione, o interrompono bruscamente il corso del pensiero, bensì si prestano a commentare i dati principali con osservazioni parti colari o, viceversa, generalizzanti (ad es. 44, 13 e 67, 2 Et nota…; 100, 11 Et sciendum…). In considerazione inoltre della natura lessicografica del mate riale assemblato mi è parso opportuno evidenziare i singoli lem mi, sia pure senza numerarli, bensì con la semplice separazione grafica. 7.2 Criteri della costituzione degli apparati critici L’apparato critico di questa edizione, nella parte che raccoglie le varianti attestate nella tradizione manoscritta, è sensibilmente ridotto rispetto a quello dell’edizione precedente, e di questo spero non si dispiaccia il lettore191. Il ridimensionamento è dovu to prevalentemente alla costituzione di uno schema genealogico Cfr. ancora De Nonno, Ars Prisciani, pp. 273 e 278. Osservazioni pertinenti sulla formazione e le caratteristiche, non pro priamente soddisfacenti, dell’apparato di Hertz si leggono in Benvenuti, Note critiche, pp. 49-52. 190 191
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della tradizione, che consente di eliminare tutte le lezioni singo lari, ed al fatto che, grazie ad una documentazione più completa ed esauriente (in primo luogo le immagini digitali ora a disposi zione) le molte incertezze, di cui Hertz si preoccupava di dar conto, sulle lezioni dei codici, soprattutto quelli a lui noti per via indiretta, non hanno più ragione di sussistere. Inoltre, su nume rose questioni di carattere critico testuale trattate di volta in volta da Hertz nel suo unico apparato, quando esse non fossero supe rate dalla nuova costituzione del testo o non fossero già state trattate in studi precedenti, si è preferito esporre un parere, o enunciare un qualche criterio generale, nella prefazione del vo lume, lasciando in apparato un breve rimando. Molte ulteriori osservazioni, per un sostanziale passo avanti nell’analisi del testo del lessico (genesi, significato e trasmissione) e delle sue relazio ni con le precedenti parti dell’Ars192, saranno peraltro esposte nel volume di commento che è stato già programmato ed affidato alle cure di Elena Spangenberg Yanes. Nel primo apparato, che viceversa ha assunto una dimensio ne piuttosto ampia, sono indicati i rimandi ai passi citati, greci e latini, secondo le edizioni correnti, con indicazione di eventuali divergenze del testo priscianeo rispetto alla tradizione diretta; sono inoltre inseriti dei rimandi ad altri testi grammaticali latini, ma, con pochissime dichiarate eccezioni, soltanto a quelli nei quali le medesime citazioni sono utilizzate per illustrare il mede simo vocabolo o le stesse questioni di dottrina. I testi grammati cali vengono citati secondo le edizioni e con le stesse abbrevia zioni utilizzate nel volume Collectanea grammatica Latina I, ma per i testi che sono stati editi successivamente, nella stessa collana o altrove, sono stati aggiunti i rimandi alle nuove edizioni. Sono inseriti in questo primo apparato anche i rimandi a testi gramma ticali o lessicografici greci che presentano analogie con la fonte greca di Prisciano, in passi nei quali il loro confronto risulta par 192 Esigenza quest’ultima fortemente sentita da Christ, Die Leistungen, pp. 151-152.
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ticolarmente interessante o addirittura necessario per la costitu zione stessa del testo; la loro menzione in questa sede non è tut tavia sistematica, mentre nel commento si tratterà di essi in mo do esteso ed esauriente. Il secondo apparato è espresso in forma negativa, salvo ovvia mente quando fosse da indicare l’autore di una congettura o la fonte, diversa dall’archetipo, della lezione adottata, ed anche in ogni caso in cui da quel genere di formulazione non si potesse ottenere una indicazione chiara. Nel caso in cui si rendeva neces sario distinguere, a proposito di un testimone, tra la lezione di prima mano e l’intervento di un correttore, non ho voluto ricor rere alle lettere minuscole adottate da Hertz per indicare le le zioni delle seconde mani (r correttore di R, d correttore di D, ecc.), perché questo espediente potrebbe essere anche fonte di ambiguità o generare qualche aporia193; ho invece semplicemen te utilizzato la tradizionale indicazione e corr., o simili espressioni. All’interno della trascrizione delle singole lezioni il punto in bas so rappresenta una lettera di incerta lettura, la barretta inclinata una lettera erasa. Per quanto riguarda solo il greco, le grafie dei codici sono ri portate per quanto possibile accuratamente (lezioni prive di spi riti e accenti e caratteri prevalentemente maiuscoli, per rappre sentare meglio l’aspetto grafico delle lezioni); ho però di norma interrotto, quando si trattasse di più parole, la scriptio continua dei codici, perché fosse più facile per il lettore identificare il testo in questione. L’annotazione costante delle lezioni anche solo lieve mente corrotte dell’archetipo (errori di itacismo, fraintendimen ti di lettere anche dei tipi più frequenti), che potrà essere consi derata, temo, un’ingiustificata e pedante ridondanza, mira nelle mie intenzioni a documentare almeno una fase del processo di trasmissione del greco di Prisciano in Occidente e le condizioni del testo nel suo più antico stato ricostruibile. Nel caso però di correzioni di errori derivanti da scambi grafici ricorrenti e di ita 193
Cfr. Benvenuti, Note critiche, pp. 49-50.
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cismo o di integrazioni minime rispetto al testo tradito (corre zioni di aplografie, inserimento di nasale o ι mancanti) non ho indicato in apparato l’autore o la sede della correzione. Per quanto riguarda invece sia il greco che il latino, le lezioni singolari delle tre famiglie principali e del codice L, sebbene irri levanti per la costituzione del testo, sono annotate nel secondo apparato al fine di consentire una facile individuazione delle re lazioni stemmatiche di testimoni non presi in considerazione in questa edizione: in quest’ultimo caso però ho considerato non significativi, e perciò non ho riferito, gli errori (per il greco già indicati a p. xxxviii, ma che qui riassumo) derivanti da scambi h/n, ω/ο, ε/η; ιτ/π; υ/ι; τ/γ; τ/θ; π/n; α/δ/λ; θ/ε; ο/c; ξ/ζ; λλ/μ; b/v; t/d.
testo critico
SIGLA
Codices D E F Frg. Arg.
I J L M O Q R T U V W X Y
Bern, Burgerbibliothek, 109 Paris, Bibliothèque Nationale de France, lat. 10290 Paris, Bibliothèque Nationale de France, lat. 7504 Strasbourg, Archives départementales du Bas-Rhin, 151 J 16: GL III 277, 21 ut – 304, 19 (36, 1 huius editionis) Latini Bern, Burgerbibliothek, A A 90 (21): 40, 7 pro – 44, 9 ἕξειν Marburg, Universitätsbibliothek, 6: 96, 8 ποιοῦ]ντι – 99, 10 Verg(ilius) et 100, 6 nocte – 103, 7 βοηθῆσαι München, Bayerische Staatsbibliothek, Clm 18375 Oxford, Bodleian Library, Auct. T. 1. 26 Leiden, Universiteitsbibliotheek, BPL 67 München, Bayerische Staatsbibliothek, Clm 280 A Paris, Bibliothèque Nationale de France, lat. 7499 Paris, Bibliothèque Nationale de France, lat. 7498 Paris, Bibliothèque Nationale de France, lat. 7496 Paris, Bibliothèque Nationale de France, lat. 7503 Zürich, Zentralbibliothek C 37 Leiden, Universiteitsbibliotheek, Vossianus lat. O 12 Paris, Bibliothèque Nationale de France, lat. 7501 Paris, Bibliothèque Nationale de France, lat. 7502 London, British Library, Harley 2674
β γ δ ζ
consensus codd. TRV consensus ζηθ consensus codd. OQ consensus codd. XFU
Frg. Bern. Frg. Marb.
sigla
4
η θ κ
consensus codd. EIM(J) consensus codd. WD consensus codd. XU
Editiones Ald.
Prisciani grammatici Caesariensis Libri omnes, Venetiis, in ae dibus Aldi et Andreae Asulani, 1527 (rec. B. Donatus) Hertz Prisciani grammatici Caesariensis Institutionum grammaticarum libri XVIII ex recensione Martini Hertzii, GL II, Lipsiae 1855; III, Lipsiae 1859 Prisciani Caesariensis grammatici Opera, […] recensuit […] Krehl Augustus Krehl, vol. I, Lipsiae 1819; vol. II, Lipsiae 1820 van Putschen Grammaticae latinae auctores antiqui […], opera & studio Heliae Putschii, Hanoviae 1605 x Joannis Scapulae Lexicon Graeco-Latinum […] accedunt Prisciani lib. XVIII. pars posterior, et Ammonius […], Oxonii 1820 (rec. H. Cotton) edd. vett.
editores aliqui vel plerique ante a. 1600
Libri, libelli et alia subsidia Christ Cobet De Nonno Fassino Ferri
Meineke Menchelli
W. Christ, Die Leistungen auf dem Gebiete der alten lateinischen Grammatik, «Philologus» 18, 1862, pp. 109-185 C. G. Cobet, Observationes criticae in Platonis Comici reliquias, Amstelodami 1840 coniecturae quas vir doctus mecum communicavit M. Fassino, Il testo di Isocrate in Prisciano, in Greco antico nell’Occidente carolingio (vd. p. xv), pp. 249-284 R. Ferri, Alcuni aspetti della metodologia e delle fonti del glossario priscianeo, in Greco antico nell’Occidente carolingio (vd. p. xv), pp. 85-113 A. Meineke, Fragmenta Comicorum Graecorum (ed. minor), Berolini 1847 M. Menchelli, Platone e Prisciano. Le pericopi platoniche nel
sigla
Müller
Pirrotta Rosellini1
Rosellini2
Rosellini3
Rosellini4
Scaliger
Sonnino
Spangenberg Yanes
Spengel
5
libro XVIII dell’Ars e il Platone dei grammatici, in Greco antico nell’Occidente carolingio (vd. p. xv), pp. 205-247 E. Müller, De auctoritate et origine exemplorum orationis solutae Graecorum quae Priscianus contulit capita selecta, Diss. Königs berg 1911 S. Pirrotta, Plato comicus: die fragmentarischen Komödien. Ein Kommentar, Berlin 2009 M. Rosellini, Le costruzioni verbali nel libro XVIII di Prisciano, «Materiali e Discussioni per l’analisi dei testi classici» 65, 2010, pp. 69-94 M. Rosellini, Le citazioni latine nel lessico sintattico del libro XVIII di Prisciano (GL, III, 278, 13-377, 18), «Materiali e discussioni per l’analisi dei testi classici» 67, 2011, pp. 183199 M. Rosellini, Exempla utriusque doctrinae. Analisi del testo e individuazione di criteri editoriali per il lessico sintattico del libro XVIII di Prisciano (GL III pp. 278, 13-377, 18), in L. Gam berale et al. (a c. di), Le strade della filologia. Per Scevola Ma riotti, Roma 2012, pp. 195-211 M. Rosellini, Nell’officina di Prisciano (con un omaggio a Menandro), in M. Passalacqua – M. De Nonno – A. M. Mo relli (a c. di), Venuste noster. Scritti offerti a Leopoldo Gam berale, Hildesheim-Zürich-New York 2012 (Spudasmata 147), pp. 451-470 lectiones quas vir doctus in marginibus exemplaris sui editionis Basileensis a. 1545 (Oxford, Bodleian Library, Auct. S. 4. 17) adnotavit, sc. coniectura ex collatorum co dicum scripturis excogitatae M. Sonnino, I frammenti della commedia greca citati da Prisciano e la fonte del lessico sintattico del libro XVIII dell’Ars, in Greco antico nell’Occidente carolingio (vd. p. xv), pp. 163-204 E. Spangenberg Yanes, Greco e latino a confronto: soluzioni per la presentazione del materiale linguistico nel lessico di Prisciano, in Greco antico nell’Occidente carolingio (vd. p. xv), pp. 115-143 M. Terenti Varronis De lingua latina libri qui supersunt […] recensuit Leonhardus Spengel […] Accedit Index Grae corum locorum apud Priscianum quae exstant ex codice
6
Taylor Valente1 Valente2
sigla
Monacensi, supplementum editionis Krehlianae, Beroli ni 1826 Λυσίου τὰ περιγενόμενα. Lysiae orationes et fragmenta […] recensuit […] Ioannes Taylor, Londini 1739 S. Valente, Quattro anonime citazioni greche in Prisciano, «Eikasmos» 23, 2012, pp. 317-319 S. Valente, La fonte sintattico-atticista di Prisciano e la lessicografia greca, in Greco antico nell’Occidente carolingio (vd. p. xv), pp. 61-81
278 H.
PRISCIANI CAESARIENSIS ARS LIBER XVIII pars altera
(… Non mireris tamen omnia activa ex quacumque voce actum significantia cum transitione Romanos accusativo coniungere, cum Attici quoque tam in eis quam in aliis constructionum plerisque idem servent. Quamobrem necessarium esse duximus multos et diversos usus ab auctoribus utriusque linguae colligere omnium orationis partium, quorum exemplis gaudeant confidentiusque utantur qui laudibus utriusque gloriari student doctrinae.) Latini ‘curo illam rem’, ut Vergilius georgicon I: ‘invidet atque (157) hominum queritur curare triumphos’ et Xenophon ἀπομ‹ν›η μονευμάτων primo: ‘ἀλλὰ καὶ τοὺς φροντίζοντας τὰ τοιαῦτα μωραίνοντας ἐπεδείκνυεν’. Ἐν τῷ αὐτῷ· ‘ταύτην γὰρ τὴν ἕξιν ὑγιήν τε ἱκανῶς εἶναι καὶ τὴν τῆς ψυχῆς ἐπιμέλειαν οὐκ ἐμποδίζειν ἔφη’. Lucanus in …: ‘quo tempore primas / impedit ad noctem iam lux extrema tene bras’. 1 Verg. georg. 1, 504 3 Xenoph. Mem. 1, 1, 11 (ἀπεδείκνυε); et infra 27, 6 5 Xenoph. Mem. 1, 2, 4 (ὑγιεινήν); et 27, 9 6 Luc. 4, 446-447; et 27, 11 Graeca ex EFLMORTUVWX, i. e. βγLO (singulis locis DIJQY Frg. Arg.) 1 De exemplis ante Latini scr. Q; Incip(iunt) Attacismi Y curo] u(er)o L georgicon I] in I geor(gicon) δE 2 ἀπομ‹ν›ημονευμάτων] απομημονευματων α 3 τοιαῦτα] τοιαυγα α 5 Ἐν τῷ αὐτῷ] εν του αυτωc L ταύτην γάρ] ταυγην γαρ α; ταυγαρ O ὑγιήν τε ἱκανῶς] υγιην τε ιηνκανωc α (sc. ex υγιηνην τε ικανωc, υγιην corr. in υγιηνην, i. e. υγιεινην); cf. eundem locum p. 27, 9 laud., ubi iterum υγιην 6 ἐπιμέλειαν] ειτιμελιαν α (ειτιμηλιαν W; ειτιμεναν LO; ειτιμεμαν βγ) quarto add. Spengel p. 651, sed cf. praef. p. xcvii 7 impedit] impendit LM
5
8
prisciani ars
279-280 H.
(158)
| Nos ‘sentio illam rem’; similiter illi. Vergilius in X: ‘hoc patris Anchisae manes, hoc sentit Iulus’. Isocrates παραινέσεσιν: ‘οὕτω γὰρ τὴν ἐκείνων τε διάνοιαν αἰσθήσει καὶ σαυτὸν οὐ καταφανῆ ποιήσεις’.
(159)
Nos ‘audio illum’; sic etiam illi. Vergilius in XII: ‘audiat haec ge nitor qui foedera fulmine sancit’. Δημοσθένης Φιλιππικῶν Γ: ‘ὅταν δὲ πρὸς τὰ πράγματα ἀποβλέψω καὶ ὅταν πρὸς τοὺς λόγους, οὓς ἀκούω’.
10
(160) 15
‘Patior illum’. Lucanus in I: ‘pellimur e patriis laribus patimurque volentes / exilium’. Δημοσθένης ὑπὲρ Κτησιφῶντος: ‘εἰ μὲν ἴστε με τοιοῦτον ὄντα, οἷον οὗτος ᾐτιᾶτο – οὐ γὰρ ἄλλοθι βεβίω‹κ›α ἢ παρ᾽ ὑμῖν –, μηδὲ φωνὴν ἀνάσχησθε’. | ‘Memini illam rem’ et ‘illius rei’. Vergilius in bucolico: ‘numeros memini si verba tenerem’. Idem in IIII Aeneidos: ‘nec meminis se pigebit Elissae’. Δημοσθένης ἐν τῷ κατὰ Αἰσχίνου: ‘ἵνα τὴν 1 Verg. Aen. 10, 534 2 Isocr. Ad Dem. 34 (γνώμην vel γνῶσιν codd. Isocratis pro διάνοιαν); et infra 25, 11 5 Verg. Aen. 12, 200; et infra 25, 18 6 Demosth. 3, 1 (ὅταν τ᾽ εἰς τὰ πράγματ᾽); et infra 25, 15; cf. GL III 276, 23-24; Ferri p. 92 9 Luc. 1, 278-279; et infra 27, 3 10 Demosth. 18, 10 (τοιοῦτον οἷον, ἄλλοθί που); et infra 27, 1 13 Verg. ecl. 9, 45; cf. Serv. ecl. 7, 69 haec memini et ‘memini illam rem’ dicimus et ‘memini illius rei’, ut nec veterum memini laetorve malorum, item (IX 45) numeros memini; Non. p. 524, 12-13; et infra 26, 7; 29, 4; 61, 15 14 Verg. Aen. 4, 335; cf. Serv. ad l. meminisse pigebit elissae ‘memini’ et ‘illius rei’ dicimus, ut hoc loco: et ‘memini illam rem’, ut ‘numeros memini, si verba tenerem’; et infra 26, 7; 29, 3; 61, 14 15 Demosth. 19, 27; et infra 28, 13 γάρ 1 in X] in ae X O ut vid.; in X aeneiđ Q 2 Isocrates] socrates δW 3 τὴν ἐκείνων τε διάνοιαν] γαρ τν εκειναιν διανοιᾶ L (τε om.) αἰσθήσει] αιcενcει α 4 de Isaei loco ab ed. Ald. post ποιήσεις allato cf. praef. p. cxxxvi adn. 165 5 in XII] in XII aeneidos Q; in… XII O 6 Φιλιππικῶν] φιαιππικων α 7 ἀποβλέψω] αποβλαεψο L 8 οὕς] ουκ L 10 Κτησιφῶντος] κτειcιφοντθc O (om. Q) 11 ἴστε] ειcτε α ὄντα] οντ O οὐ γάρ] ογ O ἄλλοθι] αλλοει α 12 βεβίωκα Ald.: βεβιωα α 13 rei] re L
280-281 H.
liber xviii §§ 158-162
9
ὅτε ἀδωροδόκητος ὑπῆρχε προαίρεσιν αὐτοῦ τῆς πολιτείας ἀναμνησθέντες, ὡς προβεβλημένη καὶ ἄπιστος ἦν πρὸς τὸν Φίλιππον’. Ὅμηρος in Iliados … : ‘μνῆσαι πατρὸς σεῖο, θεοῖς ἐπιείκελ᾽ Ἀχιλλεῦ’. ‘Impero tibi’; ‘ἄρχω σοί’. Vergilius in I georgicon: ‘exercetque (161) frequens tellurem atque imperat arvis’. Attici: ‘ἦρχεν Ἀθη ναίοις’. Latini ‘aufero tibi’ et ‘a te’; similiter ‘eripio, adimo, amolior, amo veo’. Terentius in Phormione: ‘aufer mihi oportet’. Lucanus in V: ‘heu quantum fortuna umeris iam pondere fessis / amolitur onus’. Vergilius in II Aeneidos: ‘teque his, ait, eripe flammis’. Ho merus in Iliadis … : ‘αὐτὰρ ὁ τοῖσιν ἀφείλετο νόστιμον ἦμαρ’, et per accusativum tamen idem in Iliadis … : ‘μήτε σὺ τόνδε ἀποαίρεο κούρην’.
10
| Illi ‘ἄχθομαι τόδε’ e‹t› ‘τῷδε’, et nos quoque ‘doleo illam rem’ (162) et ‘illa re’, similiter ‘indignor’. Sallustius in Catilinario: ‘et quasi dolens eius casum’. Vergilius in II Aeneidos: ‘et casum insontis 3 Hom. Il. 24, 486; et infra 61, 11 5 Verg. georg. 1, 99; et GL III 273, 24-26; infra 33, 13 6 an e Thuc. 1, 93, 3 ἐπὶ τῆς ἐκείνου ἀρχῆς ἧς κατ᾽ ἐνιαυτὸν Ἀθηναίοις ἦρξε? Ferri pp. 95-96 9 Ter. Phorm. 223 (mi); Don. ad l. 1 avfer mihi oportet ‘mihi’ τῷ ἀττικισμῷ addidit: et sine hoc enim sententia plena est Luc. 5, 354-355 11 Verg. Aen. 2, 289 12 immo Hom. Od. 1, 9 13 Hom. Il. 1, 275 16 Sall. Cat. 40, 2; Arus. GL VII 464, 7 (26, 20 Di Stefano); et infra 39, 4 17 Verg. Aen. 2, 93 1 ἀδωροδόκητος] λδωροδοκητηc O τῆς πολιτείας ἀναμνησθέντες] γεc ιτοντειαc αηαμνηcθεcιντεc L 3 Φίλιππον] φιδιππον β; φλιτιτον L Iliados] αλιaδoc L; λιαδoc O; aliadoc RF 5 σοί θYQ, Ald., Krehl (vd. Ferri pp. 95-96 et cf. p. 33, 10-12): cου βζηLOJ, Y post corr. (σοῦ van Putschen, ἦρχεν] ηρεχεν L 10 Hertz) 6 fortuna] furtunas L, s postea del. amolitur] amolimur L 12 ἀφείλετο] αφειλεγο α νόστιμον] νεcτιαμον δ 15 et τῷδε] eτωιδε α (eτουδε LX; e tοιδε O) 17 ca sum1] causa(m) TV, corr. al. m. in T; causum R, corr.
10
prisciani ars
281 H.
mecum indignabar amici’. Idem in I: ‘nota tibi et nostro doluisti saepe dolore’. ‘Ausculto tibi’ et ‘te’; Attici ‘ἀκροῶμαι σοῦ’ καὶ ‘σέ’. Αἰσχίνης ἐν τῷ κατὰ Κτησιφῶντος: ‘οἱ δὲ δικασταὶ ὥσπερ ἐπῳδὴν ἢ ἄλλο (163) τι ἀλλότριον πρᾶγμα ἀκροώμενοι’. Terentius in Andria: ‘Pam philumne adiutem an auscultem seni?’ In eadem: ‘ausculta pau ca, et quid ego te velim et tu quod quaeris scies’ (nec enim aliter stat iambus qui est quaternarius, quod etiam Donati commen tum approbat). ‘Potior illius rei’ et ‘illam rem’ et ‘illa re’. Cicero in II invectiva rum: ‘rerum potiri volunt’. Terentius in adelphis: ‘ille alter sine labore patria potitur commoda’. Vergilius in I: ‘egressi optata (164) potiuntur Troes harena’. Similiter Attici: ‘ἀπήλαυσα τούτου’ 10
1 Verg. Aen. 1, 669; Arus. GL VII 464, 6 (26, 19 Di Stefano); cf. Serv. ad l. 4 Aeschn. 3, 192 (ἢ ἀλλότριόν τι πρᾶγμα) 5 Ter. Andr. 209; Don. et Eu graph. ad l.; et infra 52, 14; 108, 2 6 Ter. Andr. 536 (pauca vel paucis codd.); Don. ad l. et ‘paucis’ et ‘pauca’ legitur; et infra 52, 15 11 Cic. Cat. 2, 19; Arus. GL VII 498, 3 (75, 14 Di Stefano); Diom. GL I 319, 25-26 ‘potior regni’, ut Cicero ‘rerum potiri volunt’, et ‘regnum’, ut Terentius [lac.], et ‘regno’, ut Vergi lius ‘et auro vi potitur’; GL II 503, 2-3 propter inf. quartae coniug. potiri; et infra 28, 3; 68, 1 Ter. Ad. 871; Arus. GL VII 498, 5-6 (75, 16-17 Di Stefano); Don. ad l. accusatiuo casu extulit, quod nos septimo casu dicimus, [id est patrio poti tur commodo]; Serv. Aen. 3, 278 legimus et per accusativum, sed uti non pos sumus: Terentius ‘patria potitur commoda’; et infra 28, 2; 68, 2 12 Verg. Aen. 1, 172; et infra 28, 4; 68, 5; cf. Idiomata casuum e cod. Paris. 7530, GL IV 571, 1 doluisti] doluistis LRVM, corr. in R 3 ἀκροῶμαι] ακρωμαι L; ακροωμδι O 4 δε L: αε βγO δικασταί] δικατται LW 5 πρᾶγμα] πρατμα Lγ ἀκροώμενοι] ακρομενοι L Pamphilumne] pamphiliumne L 6 adiutem] adiuvem γ, corr. in XF 11 alter LXF, alt̃ δDJ: alten TRWIY, Frg. Arg. et V ut vid., corr. VY, corr. al. m. in TRI, en add. s. l. in R; altem E; commoda] commodo γ (sed commoda D), corr. in alte M; altẽ U 12 XWYJ dic post commoda add. γ (non habent FWDJ; del. in X); add. corr. in R; dicit add. Y in I] in ae I O; in aen(a)eiđ I Q optata] optat β, corr. in TR 13 τούτου] του O (et TFM)
281-282 H.
liber xviii §§ 162-166
11
καὶ ‘ἀπὸ τούτου’ καὶ ‘τοῦτο’. Ἰσοκράτης ἐν τῷ περὶ τῆς εἰρήνης: ‘καὶ κατ᾽ ἀρχὰς μὲν ἀπολαύωσιν, ὧν ἂν λάβωσιν’. In sequentibus vero idem: ‘δέδοικα, μὴ | πειρώμενος ὑμᾶς εὐεργετεῖν αὐτὸς ἀ[υ]πολαύσω τι φλαῦρον’. Πλάτων ἐν τῇ Σωκράτους ἀπολογίᾳ: ‘καὶ εἰ μέντοι ἀπὸ τούτων ἀπή λαυον’.
5
Illi ‘ἀποστερούμενος τοῦτο’ καὶ ‘τούτου’; huic simile nos dici (165) mus ‘pascor hanc rem’ et ‘hac re’. Vergilius in II Aeneidos: ‘et miseros morsu depascitur artus’. Idem georgicon III: ‘pascuntur vero silvas et summa Lycaei’. Idem in bucolico: ‘frondibus hirsu 10 tis et carice pastus acuta’. ‘Ἀπογινώσκω τούτων’. Δημοσθένης Φιλιππικοῖς: ‘ἐγὼ μὲν (166) γὰρ ἡγοῦμαι Φίλιππον, οὔτ᾽ εἰ τὰ πρῶτα βιασθεὶς ἄκων ἔπραξεν, οὔτ᾽ ἂν εἰ νῦν ἀπεγίγνωσκε Θηβαίους, τοῖς ἐκείνων
2-3 2 Isocr. De pace 34 (ἀπολαύοντας) 3 Isocr. De pace 81; cf. Etym. Sym. 2, 100, 34-36 Lasserre-Livadaras 5 Plat. Apol. 31b5-6 (εἰ μέντοι τι vel εἰ μέν τι, ἀπέλαυον); cf. Etym. Sym. 2, 100, 34-37 Lasserre-Livadaras; vd. Menchelli pp. 219-220 8 Verg. Aen. 2, 215; et GL II 391, 20-23; infra 30, 13; 115, 7 9 Verg. georg. 3, 314; Serv. ad l. pascvntvr silvas et ‘pasco’ et ‘pascor illam rem’ dicimus; cf. Serv. Aen. 2, 471; Arus. GL VII 497, 29-30 (75, 10-11 Di Stefa no); et GL II 375, 1-8; infra 31, 1; 115, 6 10 immo Verg. georg. 3, 231; Arus. GL VII 497, 24-25 (75, 5-6 Di Stefano); GL II 164, 20-22 propter fem. carice; et infra 31, 2 12 Demosth. 6, 16 (οὐκ ἂν ἡγοῦμαι vel οὐδ’ἂν ἡγοῦμαι codd.); et infra 32, 3 1 καί2] και ατο O, και το W Ἰσοκράτης] ιcοκαρατηc O ἐν] εκι L τῆς] cεc L 2 κατ᾽ ἀρχάς] καταχραc L ἀπολαύωσιν] απολλυωcιν L λάβωσιν] λαβοcιν α 3 πειρώμενος] πειρομενοc α, πειρομανοc O in vb. πειρώμενος def. L; abhinc Graeca ex EFMORTU VWX, i. e. βγO (singulis locis DIJQY Frg. Arg.) 4 ἀπολαύσω Ald., van Putschen: αυπολαυcω α Πλάτων] παυτον O 5 μέντοι] μέντοι τι Hertz e Plat.; μέν τι van Putschen 7 καί] κα O 12 ἀπογινώσκω] ανοrινωcκω O τούτων dubit. recepi, cf. Rosellini1 p. 85 adn. 1; fort. τούτων καὶ τούτους (ταύτα et τούτων Hertz in appar.) 13 βιασθείς] βεαcεεc O
12
prisciani ars
282-283 H.
ἐχθροῖς συνεχῶς ἐναντιοῦσθαι’. Latini ‘despero illam rem’. Lu canus in V: ‘desperare viam’.
5
Euripides: ‘οὐχ ἑσπέρας φασίν, ἀλλὰ καὶ μεσημβρίας / | τού τους ἀφεστήκασιν ἡμέραν τρίτην’ [σάτυροι]. Et nos ‘absum ter tium diem’. ‘Ἀπέδρα με’ καὶ ‘ἀπέδρα μοῦ’. Πλάτων ἐν Πρωταγόρᾳ: ‘ὁ γάρ τοι παῖς με ὁ Σάτυρος ἀπέδρα’. Lucanus in II: ‘heu demens, non te fugiunt, me cuncta sequuntur’.
(167) 10
‘Ἀπελθεῖν τὴν ὁδὸν’ καὶ ‘τῇ ὁδῷ’ illi dicunt; nos quoque ‘ire viam’ et ‘via’. Cicero pro Murena: ‘hanc viam dico, ite viam’. Ver gilius in IIII Aeneidos: ‘longam incomitata videtur / ire viam’.
‘Ἀρτίως’ καὶ ‘ἄρτι’ et praeteritum paulo ante et praesens signi ficat apud illos. Euripides ἐν Ἱππολύτῳ στεφανηφόρῳ: ‘ἣν ἀρτίως ἔλειπον, ἣ φάος τόδε / οὔπω χρόνον παλαιὸν 15 εἰσεδέρκετο’. Μένανδρος ἐν ἐπιτρέπουσιν: ‘εἴσειμι πρὸς (168) ἐκείνην λέγεις, ἄρτι γὰρ νοῶ’. Romani quoque adverbium ‘mo 2 Luc. 5, 574; amplius infra 32, 1 3 Eur. frg. 1006 Kannicht (TrGF 5; φάσ᾽); Etym. Sym. 2, 100, 12-14 Lasserre-Livadaras (cf. Ferri pp. 103-105); et infra 31, 8 6 Plat. Prot. 310c3; Or. frg. A 11a Alpers ex Zonar. 274, 2 Tittmann; Lex. Vindob. p. 29, 15-16 Nauck; vd. Valente2 pp. 73-74; et infra 32, 6 7 Luc. 2, 575; et infra 32, 8 9 an e Demosth. 23, 72 ἀπελθεῖν τακτὴν ὁδόν, ut coni. Spangenberg Yanes? 10 Cic. Mur. 26 (istam); Serv. Aen. 4, 468; 5, 862; Arus. GL VII 481, 26-27 (51, 7-8 Di Stefano); et infra 33, 1 11 Verg. Aen. 4, 467468; et infra 33, 2 13 Eur. Hipp. 907-908 (χρόνος παλαιός Lehrs) 15 Men. Epitr. 515-516 Sandbach (e pap. Cair.) εἴσειμι πρὸς ἐκείνον. - λέγ’ὃ λέγεις, 1 ἐναντιοῦσθαι] εναντιουcε γ, εναντιουc. O; ενανπουcεξ T; εναντιουcθζ R; εναντιουεζ V 3 μεσημβρίας] μεcεμβριαc α 4 vb. σάτυροι deest p. 31, 8, ubi idem versus leguntur, del. Krehl absum] abusum δ (absum corr. in Πρωταγόρᾳ] πρωγαγορα β ὁ] c O 9 abusum in XW) 6 Ἀπελ θεῖν] αιτελεειν β; απελεθιν γO 14 ἀρτίως ἔλειπον ἣ] αρτιολc ελεινον O παλαιόν] παλλιον O 15 εἴσειμι] ειcιμι α 16 ἐκείνην] ἐκεῖνον Menander (pap. Cair.)
283-284 H.
liber xviii §§ 166-169
13
do’ in eadem utriusque temporis significatione ponunt. Teren tius in Phormione: ‘modo apud forum – Meumne?’, | ‘modo’ dixit pro ‘nuper’. Idem in eunucho: ‘modo ait, modo negat’, pro ‘nunc ait, nunc negat’. Donatus in secunda arte de nomine: ‘sed modo nomina generaliter dicimus’, pro ‘nunc’.
5
Illi ‘βαρύνομαι τούτου’ καὶ ‘ὑπὸ τούτου’ καὶ ‘τούτῳ’. (169) Σοφοκλῆς ἐν Φιλοκτήτῃ τῷ ἐν Τροίᾳ: ‘ὀσμῆς μου ὅπως μὴ βαρυνθήσεσθέ μου’ ἀντὶ τοῦ ‘ὑπὸ τῆς ὀσμῆς’. Κρατῖνος ἐν πλούτοις: ‘μὴ ξυντυχίᾳ βαρυνόμενοι’. ‘Gravor hanc rem’ et ‘hac re’. Vergilius in X: ‘quid, si[t] quae voce gravaris / mente dares?’ 10 Illi ‘βασκαίνει αὐτόν’. Δημοσθένης ἐν τῷ ὑπὲρ Κτησιφῶντος: ‘ὁ δὲ σιγήσας ἡνίκα ἔδει λέγειν, ἄν τι δύσκολον συμβῇ, τοῦτο βασκαίνει’. Vergilius in bucolico: ‘nescio quis teneros oculus mihi fascinat agnos’. Illi ‘βουλομένοις ἐστὶν ἡμῖν’. Δημοσθένης ὑπὲρ Κτησιφῶντος: ‘τῆς δὲ πομπείας ταυτησὶ τῆς ἀναίδην ὕστερον, ἂν βουλομέἄρτι γὰρ / νοῶ 2 Ter. Phorm. 198 (Ge.) Modo apud portum … (An.) Meumne? 3 Ter. Eun. 714; et GL III 81, 16-17 4 Don. mai. GL IV 373, 5-6 (p. 614, 5 Holtz) 7 Soph. frg. 697 Radt (TrGF 4; ὀσμῆς μόνον / ὅπως ‹…› μὴ βαρυνθήσεσθέ μου) 9 Crat. frg. 171, 5 Kassel-Austin (ξυντυχίαισι PSI 1212) 10 Verg. Aen. 10, 628-629 11 Demosth. 18, 189; cf. Ammon. gl. 98 Nickau; Or. frg. 1 Alpers (Zonar. 379, 6-9 Tittmann) 13 Verg. ecl. 3, 103 15 Demosth. 18, 11 (τῆς δὲ πομπείας ταύτης τῆς ἀνέδην γεγενημένης) 2 Meumne] -ne om. θO 3 pro2 ~ negat om. O 6 τούτῳ x: τουτο α; O 7 Τροίᾳ] τραια O μου] μόνον coni. Scaliger p. 704, Porson (sc. apud Soph.) 9 πλούτοις] πιλουτοιc O ξυντυχίᾳ] ξυντυχειαι α; ξυκεια O gravor hanc rem et hac re hic in textu habent TEFIYWDO Frg. Arg. (sed etiam post 12,5 diem scripserat I), in mg. habet V; post 10 dares scr. RXUQ, ante Vergilius transp. corr. in RX; post Vergilius in X scr. M; totum locum om. J 10 in X] in ae X O; in X aeneiđ Q (et sic saepius infra, quod notare omittam) si (e Verg.) δDU: sit βγ (corr. in TREWY); om. J gravaris] gravares βMY, corr. al. m. in TRY 12 ἡνίκα ἔδει] ενικηδηι O ἄν] om. O 16 ἀναίδην codd. plerique Demosthenis, cf. Schol. Demosth. I p. 205 Dilts (ἀνέδην) ἐὰν μὲν διὰ τῆς υτουτο
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prisciani ars
285-286 H.
|νοις ᾖ τουτοισί, μνησθήσομαι’. Sallustius in Iugurthino: ‘neque plebi militia volenti putabatur’. (170) 5
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‘Γάρ’ coniunctio causalis invenitur etiam repletiva vel confirma tiva apud Graecos, quomodo et apud nos. Ὅμηρος: ‘oὐ μέν τις σχεδόν ἐστι πόλις πύργοις ἀραρυῖα· … ἀλλ᾽ ἐν γὰρ Τρώων πεδίῳ πύκα θωρηκτάων, / πόντῳ κεκλιμένοι, ἑκὰς ἥμεθα πατρίδος αἴης’. Abundat enim ‘γάρ’. Πλάτων δὲ ἢ Κάνθαρος συμμαχίᾳ οὕτως ἤρξατο: ‘ἐγὼ γὰρ ὑμῖν ἢν φράσω’. Vergilius in V: ‘heu quianam tanti cinxerunt aethera nimbi?’ Similiter ‘enim’ Terentius in adelphis: ‘enimvero non sinam’. ‘Γελωτοποιῶ τόνδε’ Attici dicunt. Terentius in eunucho: ‘quin insuper scelus postquam ludificatus est virginem?’ Illi ‘γένει ποδαπὸς’ καὶ ‘γένος’. Ἡρόδοτος Α: ‘Κροῖσος ἦν Λυδὸς μὲν γένος, παῖς δὲ Ἀλυάττεω’. Δημοσθένης ἐν τῷ περὶ τῶν ἀτελειῶν· ‘ἔστι γὰρ γένει μὲν ὁ Λεύκων δήπου ξένος’. Ver gi|lius in V: ‘Cressa genus Pholoe geminique sub ubera nati’. 1 Sall. Iug. 84, 3 4 Hom. Il. 15, 737, 739-740 8 Plat. Com. frg. 165 Kassel-Austin 9 Verg. Aen. 5, 13; et GL III 104, 5-10 (GL III 95, 11-12 et 138, 7-8 propter coni. quia) 10 Ter. Ad. 168 enim non sinam ut GL III 104, 3-4 11 Ter. Eun. 645 quin etiam insuper scelu’, postquam ludificatust uir ginem; sic et GL II 401, 24-402, 2 13 Herod. 1, 6 15 Demosth. 20, 30 (Prisc. sicut Demosthenis cod. A; γένει μὲν δήπου ὁ Λεύκων cett.) 16 Verg. Aen. 5, 285; Serv. ad l.; Arus. GL VII 476, 24 (43, 23 Di Stefano) Cressa διφθόγγου γράφηται, ‘τῆς ἀναισχύντου’ […], ἐὰν δὲ διὰ τοῦ ‘ε’ […] ‘τῆς πολλῆς’ (vd. Goodwin ad l.): αναιδην β; αναιανν O; αναιδνε E; αναυδνπ M; αναιδνν W (om. X) 1 μνησθήσομαι] μηcεηcθcομαι O 2 militia] milia OU, corr. in militia O; militiã TRX ( ˜ supra -a al. m. in Y) 6 κε κλιμένοι] καικλιμενοι α 7 πατρίδος] παγριδοc α Κάνθαρος V: κανεαροc cett. 13 ποδαπός Ald., van Putschen: ποδαποοc α Κροῖσος Ald., van Putschen: κρυcοc α 14 Λυδός Ald., van Putschen: αυδοc α Ἀλυάττεω Ald., van Putschen: αλυαττεωι α 16 ubera α cum Verg. codd. MPR: ubere δ cum cett. codd. Verg.
286 H.
liber xviii §§ 169-172
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Idem in VIII: ‘qui genus, unde domo? Pacemne huc fertis an ar ma?’ Sallustius in Catilinario: ‘haec mulier genere atque forma, praeterea viro atque liberis satis fortunata fuit’. ‘Γέ’ coniunctionem illi et pro ‘γάρ’ et pro ‘γοῦν’ ponunt, quomo do et nos ‘at’ et ‘vel’ et ‘aut’ pro ‘et’ et pro ‘saltem’; ‘vel’ autem etiam pro ‘valde’ invenitur. Illi ‘φίλος αὐτοῦ’ καὶ ‘αὐτῷ’, ὁμοίως ‘προσήκων, ξένος, συγγενής, ἀδελφός, ἀδελφιδοῦς’ καὶ τὰ ὅμοια. Nos quoque ‘similis illius’ et ‘illi, adfinis, cognatus, hospes, necessarius, frater, fratruelis’ et similia.
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‘Δεῦρο’ apud illos et loco verbi et loco adverbii ponitur, quomo (172) do et apud nos ‘age’ et ‘agite’. Vergilius in VIII: ‘quare agite o iu venes’. Idem in IIII: ‘heia age rumpe moras, varium et mutabile semper / femina’. Similiter: ‘ehodum ad me’. ‘Δεκαπέντε’ καὶ ‘πεντεκαίδεκα’; nos contra ‘quindecim’ et ‘de
genus 1 Verg. Aen. 8, 114; Arus. GL VII 476, 24-25 (43, 23-24 Di Stefa no) Qui genus 2 Sall. Cat. 25, 2 (viro liberis) 7 cf. GL III 213, 16-18; Rosellini3 p. 208 11 cf. Synagoge δ 110 Cunningham (codd. ABC); Phot. δ 217 Theodoridis; Amphiloch. 21, 71 Westerink; Su. δ 287 Adler; Et. Gen. AB s. v. δεῦρο; Antiatt. p. 88, 19 Bekker; Ael. Dion. δ 9 Erbse; Apoll. Adv. GG II, I p. 142, 15-19 (ᾧ λόγῳ καὶ τὸ ἄγε ἄγετε); Valente2 pp. 76-77 12 Verg. Aen. 8, 273; cf. GL III 86, 17-19 13 Verg. Aen. 4, 569-570; Sacerd. GL VI 447, 11; Ad Caelest. GL IV 256, 7-10; Char. 248, 23-25 Barwick; Cledon. GL V 66, 19; Explan. in Don. GL IV 559, 1-3; et GL III 238, 2-5 14 Ter. Andr. 184 8 (συγγεν)-ής ἀδελφό-(ς) om. O 11 et loco verbi et loco adverbii ponitur quomodo et apud nos om. α, suppl. in mg. RT; et loco verbi in t. (ras.), et loco ad verbii ponitur quomodo et apud nos age et agite in mg. scr. al. m. in Q; δευρο apud illos et loco verbi et adverbii ponit(ur) q(uo)modo et apud nos in mg. Y; et loco verbi et loco adverbii ponunt quomodo et apud nos in t. OD, in mg. W; loco verbi et adverbii ponitur quomodo apud nos in t. M 14 ehodum] eodum α
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prisciani ars
286-287 H.
cem et quinque’. Livius tamen frequenter etiam sine coniunctio ne ‘septem decem’ et ‘decem septem’. ‘Δή’ coniunctio tam completiva quam confirmativa invenitur apud illos: | Θουκυδίδης: ‘κίνησις γὰρ αὕτη μεγίστη δὴ τοῖς 5 Ἕλλησιν ἐγένετο’, quomodo apud nos ‘vero’ et ‘autem’. Sallus tius in Catilinario: ‘verum enimvero is demum mihi vivere atque frui anima videtur’. Terentius in adelphis: ‘hoc autem angipor tum non est pervium’. Cicero in prognosticis: ‘ast autem tenui (173) quae candet lumine Phatne’. Similiter ‘nam, enim, ergo’ non so 10 lum causales vel rationales, sed etiam completivae et confirmati vae inveniuntur et praepositivae et subiunctivae, quomodo ‘δή’ apud Graecos.
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‘Ἐξ ἐμέθεν, ἐκ σέθεν, ἐξ ἕθεν, ἐξ οὐρανόθεν’. Homerus: ‘ἐξ ἐμέθεν γάρ φασι κά‹κ᾽ ἔμμεναι … ἐξ οὐρανόθεν› κρεμά σαντες’. Hinc Romani omnibus casualibus adsumpserunt ablati vos, quia praepositio separata adverbiis non praeponitur: ‘a me, a te, a se, a caelo’; et quia huiuscemodi casus apud Graecos in com paratione sine praepositione ponitur, hoc quoque nostri sunt 1 cf. Liv. 24, 49, 1; 25, 5, 8 et 24, 15, 2 4 Thuc. 1, 1, 2 6 Sall. Cat. 2, 9; et GL III 102, 20-23; 236, 3-8 7 Ter. Ad. 578 (id quidem a.) 8 Cic. progn. frg. 2, 1; cf. GL III 105, 6-9 13 Hom. Il. 1, 525; 5, 653; 9, 456; 21, 217 ἐξ ἐμέθεν; Od. 1, 33 ἐξ ἡμέων γάρ φασι κάκ᾽ ἔμμεναι; Il. 8, 19 ἐξ οὐρανόθεν κρεμάσαντες; cf. Antiatt. p. 93, 10-11 Bekker; GL II 187, 7-14 4 γάρ] γαν O 5 ἐγένετο] ετενετο α 13 Ἐξ ~ γάρ] εξ εμεθεν γαρ βO, εκ cεθεν εξ εθεν εξ ουρανοθεν Homerus εξ εμεθεν suppl. in mg. R, post litteras γα in textu V; Homerus scr. et del. T ante εξ εμεθεν, s. l. scr. ante γαρ; εξ εμεθθεν γαρ ζ; εξ εμεεν εξ εεν εξ ουραεεν homerus εξ εμεεν γαρ E; εξ εμεεεν homerus εξ εμεεεν γαρ M; εξ εμετεν εκ cοεονενε εξ εθην εξ ουρανοθεν ho merus εξ εμεθεν cαρ W; εζ εμετενε homerus εξ εμεεεν γαρ I; εξ εμεθην hocnumerus εξ εμεθεν γγαρ Y; homerus DQ; Homerus Frg. Arg., εξεμετεν et εξεμεθεν s. l. scr. corr.; om. J; cf. GL II 187, 11-14 et appar. ad l. 14 κάκ᾽ ~ κρεμάσαντες Hertz in appar.: κακρεμαcαντεc α 15 casualibus] causalibus ORVM (van Putschen), corr. in R; casulibus Y 16 separata δζ, T e corr., ex usu Prisciani: separat βY; separate IJM (in separatim corr. J), e corr. REY; seperate E
287-288 H.
liber xviii §§ 172-174
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imitati. Homerus: ‘οὐ γάρ ἕθεν ἐστὶ χερείων’. Praepositiones enim per compositionem antecedunt adverbia. ‘Ἐξὸν’ ἀν‹τὶ› ‘ἐξουσίας οὔσης’. Lucanus in VII: ‘omnia maio rum vertamus busta licebit’, id est ‘si licentia erit’. Duplicant illi praepositiones. Ἰσοκράτης ἐν τῷ Αἰγινητικῷ: (174) ‘ὁρῶν τὴν μητέρα τὴν ἑαυτοῦ καὶ τὴν ἀδελφὴν ἐκ μὲν τῆς πα|τρίδος ἐκπεπτωκυῖαν’. Αἰσχίνης: ‘ἐξορμήσας ἐκ τῆς πόλεως’. Terentius in Andria: ‘adeon ad eum?’ Cicero in I invectivarum: ‘egredere ex urbe, Catilina, iubet consul’. ‘Ἐξέρχεται τοῦδε’ καὶ ‘τόδε’. Vergilius in XI: ‘et vim viribus exit’. Lucanus in …: ‘exeat aula / qui vult esse pius’. Solinus: ‘postquam Tatius hominem exivit’. Illi ‘ἐξαιτούμενος τόνδε’ καὶ ‘τοῦδε’. Terentius in Andria: ‘et cum eo hanc iniuriam expostulem?’
1 Hom. Il. 1, 114 ἐπεὶ οὔ ἑθέν ἐστι χερείων 3 Luc. 7, 855; et GL III 96, 18-22 5 Isocr. Aegin. 23 (ἐμαυτοῦ Γ Λ, sed αὑτοῦ scr. Benseler; ἐκπεπτωκυίας Γ Λ) 7 Aeschn. 3, 209 (ἐξορμεῖς) 8 Ter. Andr. 315 (et 639, nisi forte h. l. potius scribendum est cum pap. et codd. plerisque adeam, ut est in Arus. GL VII et Don. ad h. l.); Don. ad l. 1 adeo n’ad eum consuetudine magis quam ratione dicitur; unum enim abundat; cf. Arus. GL VII 453, 13-14 (11, 16 Di Stefano) adeamne ad eam; et GL III 194, 8-17; et infra 89, 14 Cic. Cat. 1, 20 egrede re ex urbe, Catilina; 1, 13 exire ex urbe iubet consul hostem 10 Verg. Aen. 11, 750; Serv. Aen. 5, 438; Arus. GL VII 470, 4 (34, 17 Di Stefano); Non. p. 296, 25-26 (‘Exire’, ‘prohibere’) 11 Luc. 8, 493-494 e Sol. 1, 21 (cf. Momm sen ad l.); et infra 45, 12; GL II 22, 9-12 et 539, 16-19 propter pf. exivit 13 Ter. Andr. 639 (iniuriam hanc); Arus. GL VII 472, 19-20 (38, 3-4 Di Stefano) 3 ἀντί Ald., Krehl: αν α omnia XUQ, e corr. TE: omnium α 5 Αἰ γινητικῷ] αιγινηνκωι O 7 ἐκπεπτωκυῖαν] εκνεμδωκαιαν O πό λεως] nολωc O 11 Lucanus in βM: Lucanus in I γ (I s. l. J et R); Lucanus (in om.) δ; Lucanus III (in om.) Y
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prisciani ars
288-289 H.
Illi ‘ἐξαρκεῖ αὐτοῖς τόδε πεποιηκόσιν’ καὶ ‘πεποιηκέναι’. Nos ‘sufficit illis pransis esse’ et ‘prandisse’. Huic consimile esse vide tur ‘fieri opus est’ et ‘facto opus est, dici opus est’ et ‘dicto opus est, pugnari opus est’ et ‘pugnato opus est’. Quomodo enim illa, sic etiam ista participia pro infinitis verbis ponuntur. Sallustius in Catilinario: ‘nam et priusquam incipias, consulto, et ubi consu lueris, mature facto opus est’. Haec autem elocutio ad passivae significationis pertinet participia sive absolutae. ‘Ἐξέστην τόδε’ καὶ ‘τοῦδε’ ‹καὶ ‘τῷδε›’. Δημοσθένης ἐν τῷ περὶ τῶν ἀτελειῶν: ‘ὑπὲ‹ρ δὲ› δόξης οὐδένα ποτὲ κίνδυνον ἐξέστησαν’. Ἀριστοφάνης βατράχοις: ‘εὐφημεῖν δεῖ κἀξ ίστασθαι τοῖς ἡμετέροις χοροῖσιν’. | Huic simile est ‘propugno tibi’ et ‘te’. Statius in II Thebaidis: ‘hostili propugnans pectora parma’. Coniunctioni ei quae est ‘ἐάν’ apud illos tam ‘ἐάν’ quam ‘εἰ’ red ditur in partitione; pro utroque autem Romani ‘si’ ponunt, in red ditione tamen partitionis plerumque ‘sin’, ut Vergilius in II geor gicon: ‘sin has naturae non possim accedere partes’. Idem in I: ‘sin ortu quarto, namque is certissimus auctor / lucidus orbis erit’. 1 Demosth. 47, 52 καὶ ταῦτα ἔχουσιν οὐκ ἐξήρκεσεν αὐτοῖς et 24, 117 ἀλλ᾽ ἐξήρκει ἂν αὐτοῖς ἀπεστερηκόσι τὴν πόλιν τὰ χρήματα τῶν ἄλλων μὴ φροντίζειν contulit Ferri p. 109 adn. 46 6 Sall. Cat. 1, 6; et GL III 107, 9-11; 226, 2-5 10 Demosth. 20, 10 (οὐδένα πώποτε); et infra 45, 6 11 Aris toph. Ran. 354 (Εὐφημεῖν χρὴ κἀξίστασθαι τοῖς ἡμετέροισι χοροῖσιν); Su. ε 1772 Adler (χρή); et infra 45, 9 (χρή) 13 Stat. Theb. 2, 584 18 Verg. georg. 2, 483 sin has ne possim naturae accedere partis Verg. georg. 1, 432 sin ortu quarto (namque is certissimus auctor) et 1, 459 lucidus orbis erit 1 πεποιηκόσιν] πεποινκοcιν α (sed O non leg.); δεδειπνηκόσιν Ald. πε ποιηκέναι] πεποινκεναι α (sed O non leg.); δεδειπνηκέναι Ald. 9 ‘τοῦδε’ καὶ ‘τῷδε’ Krehl cl. 45, 5: τουδε α (sed O non leg.); τῷδε Hertz 10 ὑπὲρ δὲ δόξης Prisc. infra 45, 7 et Demosth. (Ald., van Putschen): υπεδοξηc α 11 βατράχοις] βατραχδιc β κἀξίστασθαι] καξειcταcθαι α 15 ei Christ: εἰ edd. 17 partitionis] partitiones β, corr. in TR
289-290 H.
liber xviii §§ 174-177
19
Apud illos tam ‹‘εἰ’ quam› ‘ἐάν’ quomodo et ‘ὅπως’ et ‘ἵνα’ opta tivis coniunguntur. Platon in Gorgia: ‘ὥστ᾽ εἴ μοι καὶ τὴν ἡμέραν ὅλην ἐθέλοιτε διαλέγεσθαι, χαριεῖσθαι’ et Homerus: ‘αἴ κέ μοι ὣς μεμαυῖα παρασταίης, γλαυκῶπι’; ‘αἴ κέν μοι δώῃ Ζεὺς αἰγίοχος καὶ Ἀθήνη’. Similiter Romani: ‘si’, quod tam pro ‘εἰ’ quam pro ‘ἐάν’ Graecis coniunctionibus, ut dictum est, accipitur, et ‘dum’ et ‘ut’ quando pro ‘ὅπως’ vel ‘ἵνα’ ponuntur, tam optati vo quam subiunctivo inveniuntur iuncta. Vergilius in VI: ‘si nunc se nobis ille aureus arbore ramus / ostendat’. Idem in I: ‘multa quoque et bello passus dum conderet urbem’. Terentius in Phor mione: | ‘ut illum di deaeque omnes perdu‹i›nt’, pro ‘perdant’.
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‘Ἑαυτόν’ proprie quidem tertiae est personae; invenitur tamen (177) 1 cf. GL III 241, 27-243, 26; 266, 1-8 2 Plat. Gorg. 458d3-4 ὥστ᾽ ἔμοιγε, κἂν τὴν ἡμέραν ὅλην ἐθέλητε (ἐθέλητε F; ἐθέλοιτε BTWP) διαλέγεσθαι, χαριεῖσθε (χαριεῖσθαι B); cf. Menchelli pp. 223-224; et GL III 266, 4-6 (καί, χαριεῖσθαι) 3 Hom. Od. 13, 389; et GL III 266, 6 4 Hom. Il. 8, 287 (Ζεύς τ᾽ αἰγίοχος); et GL III 266, 7 8 Verg. Aen. 6, 187-188; et GL III 86, 1-8; 240, 5-13; 243, 8-10; Claud. Don. ad l. p. 534, 17-20; Quaest. gramm. e cod. Bern. 83, GL Suppl. 181, 20-22 9 Verg. Aen. 1, 5; et GL III 95, 15-20; Char. 293, 25-29 Barwick; Diom. GL I 393, 10-13; Dosith. GL VII 420, 4-7 (§ 56, 1-6 Bonnet ); Serv. Aen. 1, 265 11 cf. Ter. Phorm. 123 qui illum di omnes perduint; 687-688 Ut tequidem omnes di deaeque, superi inferi, / malis exem plis perdant; Eun. 302 Ut illum di deaeque senium perdant; et cf. GL III 240, 15-16 ut illum di deaeque omnes, superi inferi, / malis exemplis perdant (sed perduint est lemma in appar. ad l.; perduint, perdunt, produnt vel perdant codd.); Part. GL III 496, 14-16 (102, 16-17 Passalacqua) ut illum di deaeque omnes perdant (perdunt vel perdant codd.); 512, 18-20 (124, 15-17 Passalacqua; perdunt vel perdant codd.); Char. 287, 10-12 Barwick 12 cf. (contra) GL III 180, 17-20 et Apoll. Synt. GG II, II p. 269, 8-10 1 tam] tamen TXU EJQ εἰ quam addidi (et cf. GL III 265, 17-266, 2) ὅπως] οποc α optativis] et ante o. habent RV (Hertz) aptativis β, corr. in R 2 Gorgia correctores in TXYQ: georgia α 3 διαλέγεσθαι] διαλεγεcεαι α κέ] κει O 11 perduint correctores in FI: perdunt βγQ; p(ro)diunt O ut vid., corr. in perdunt; cf. appar. ad GL III 240, 16 12 Ἑαυτόν (α, Ald.)] Ἑαυτοῦ (vel Ἑαυτοῦ et ἑαυτόν cl. Apoll. supra laud.) Hertz
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prisciani ars
290-291 H.
et primae et secundae adiunctum. Μένανδρος: ‘ἵν᾽ οὐχ αὑτῷ παρετράφην, ἀλλά σοι’, τουτέστιν ‘οὐκ ἐμαυτῷ’. Romani au tem ‘ipse’ quidem quomodo et illi τὸ ‘αὐτός’, et pro prima et pro secunda accipiunt persona: ‘sui’ vero numquam nisi tertia inveni tur. Vergilius in II Aeneidos: ‘quaeque ipse miserrima vidi’.
Illi dicunt ‘ἑαυτοὺς ἀδικοῦσι’ pro ‘ἀλλήλους’. Thucydides in III: ‘ἡμέρας τ᾽ ὑπομιμνήσκομεν ἐκείνης, ἐν ᾗ τὰ λαμπρότατα μεθ᾽ ἑαυτῶν πράξαντες, νῦν ἐν τῇδε τὰ δεινότατα κινδυνεύομεν παθεῖν’. Demosthenes pro Ctesiphonte: ‘πάντας συνέκρουεν (178) καὶ πρὸς ἑαυτοὺς ἐτάραττεν’. Romani pro hoc ‘inter se’ dicunt. Vergilius in I Aeneidos: ‘artificumque manus inter se operum que laborem / mirantur’. Terentius in adelphis: ‘video amare in ter se’. Cicero in I invectivarum: ‘nefario scelere inter se con iunctos’. 15
| ‘Ego’ adiungitur primae personae verbo significantiae causa tam 1 Men. frg. 632 Kassel-Austin; cf. Antiatt. p. 77, 8 Bekker ‘αὑτῷ’ ἀντὶ τοῦ ‘ἐμαυτῷ’; Valente2 pp. 65-66 5 Verg. Aen. 2, 5; et GL II 579, 9-14; III 191, 19-192, 7; 206, 21-207, 13; Part. GL III 500, 36-501, 4 (108, 24-28 Passalacqua) 7 Thuc. 3, 59, 2 (ἡμέρας τε ἀναμιμνῄσκομεν ἐκείνης ᾗ τὰ λαμπρότατα μετ᾽ αὐτῶν etc.) 9 Demosth. 18, 19 11 Verg. Aen. 1, 455-456 (miratur); Serv. ad l. artificvm qve manvs inter se hoc est, habebat artificum comparationem. (Dan.) ‘inter se’ autem inter se certantium, an aliquid tale; Claud. Don. ad l. (p. 92, 6-7) 12 Ter. Ad. 827-828 uideo sapere, intellegere, in loco / uereri, inter se amare; et GL III 107, 20-21; 177, 19-178, 1; propter video cum inf. GL III 225, 2; infra 63, 6; 112, 8 13 Cic. Cat. 1, 33 scelerum foedere inter se ac nefaria societate coniunctos 2 παρετράφην Scaliger p. 707, van Putschen: γαρετραφην α ἀλλά σοι] αλλο O οὐκ] ουχ α, vd. praef. p. cxliii adn. 181 5 quaeque] quoque βM, corr. in TR ipse α: ipsa VX, e corr. R, s. l. F 6 ἀδικοῦσι] αδικοιcιμ τ᾽] τ neglecta aspiratione α, vd. praef. pp. cxlii-cxliv λαμπρότατα] O 7 λαμptpotata α 8 δεινότατα] δινοτατα α κινδυνεύομεν] κυνδινευομεν α 9 Demosthenes] λεμοcθενευ O Ctesiphonte corrector in R: c(a)esiphonte α; tesiphonte WQ; thesiphonte XU πάντας συνέκρουεν] nαcταc cυνεκρουε O 10 ἑαυτούς] om. O ἐτάραττεν] εταραντεν O 12 mirantur] miratur VXEDY, ut vid. J (e Verg.) 15 verbo α, quod servavi cl. GL II 579, 13 verbum ipsum primae personae et III 151, 14 verbis cου
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liber xviii §§ 177-179
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apud Graecos quam apud nos. Demosthenes in Androtionem: ‘τὸν πατέρα, ὡς ἀπέκτονα ἐγώ, τὸν ἐμαυτοῦ’. Vergilius in IIII Aeneidos: ‘ego te, quae plurima fando / enumerare vales, num quam, regina, negabo / promeritam’. Sin autem addatur etiam ‘ipse’, discretionem et significantiam auget. Vergilius in V: ‘ipse ego paulisper pro te tua munera inibo’.
5
‘Iuxta’ et ‘prope’ ‹…› genetivo et dativo iungitur. Platon le (179) gum XII: ‘νῦν δέ τι τούτων ἐγγύτατα φιλοψυχίας ἕνεκα’. Λυσίας ἐν τῷ περὶ τοῦ Ἡγησάνδρου κλήρου: ‘τοῖς ἐγγύτατα γένους συνῴκουν’. Plato legum nono: ‘ὁ τοῦ τελευτήσαντος 10 γένει ἐγγύτατος’. Vergilius in VIII: ‘est ingens gelidum lucus prope Caeritis amnem’. Idem in eodem: ‘propiusque periclo / it metus’. Cicero pro Milone: ‘proxime deos accessit Clodius’.
1 Demosth. 22, 2 3 Verg. Aen. 4, 333-335; Don. Ter. Andr. 582, 3 ego dvsemper grauis orationis inceptio est, quae exor dium sumit a pronomine ‘ego’, ut (Verg. Aen. IV 333-34) ‘ego te quae p(luri ma) f(ando) e(numerare) u(ales)’ ‹et› (Ter. Andr. I 1, 8) ‘ego postquam te e(mi)’; et GL III 148, 25-149, 2 5 Verg. Aen. 5, 846; et GL II 579, 1-9; III 203, 11-15 8 Plat. Leg. 944e2-3 (δ’ ὅτι) 9 Lys. (or. 55) frg. 41 Thalheim (126 Carey) 10 Plat. Leg. 866a2-3 et 866a7-b1 11 Verg. Aen. 8, 597; et GL III 46, 23-24 12 Verg. Aen. 8, 556-557 propiusque periclo / it timor; Serv. Aen. 8, 556; georg. 4, 47 13 Cic. Mil. 59; Arus. GL VII 498, 19-20 (76, 14-15 Di Stefano) dvm non nihil veritvs svm
primae vel secundae personae coniungentes nomina: verbi edd. 2 ἀπέ κτονα] ανεκτονα O τόν] γον γ 7 lacunam statui (praeeunte quodammodo Hertz in appar. ad l.: «fort. locus … mancus») in qua vb. ἐγγύτατα tamquam lemma ponendum: cf. Rosellini4 pp. 461-465 et ante genetivo non habent codices, falso eis fere omnibus tribuit Hertz genetivo et dativo VM, T ante corr. ut vid. (acusa- in ras. scr. corr.), R (genetivo del. et accusativo scr. s. l.): genetivo (ve)l accusativo et dativo Frg. Arg.; accusativo et dativo γQ (vel genitivo s. l. WD); v(e)l accusativo & dat(ivo) O (vel del.); J non leg. iungitur βγO: iunguntur UMQ, TF e corr.; XII Krehl (decimo Ald., van Putschen): nono decimo //iunguntur X 8 α φιλοψυχίας] φιαψυχιαc O 9 Ἡγησάνδρου Taylor pp. 634 et 635 adn. 6 (x, Krehl): αγηcανδρου α (sed ειγηcανδρου infra 60, 1) κλήρου Taylor ibidem (x): καηρου α τοῖς] τουc OTM; τοc E
22
prisciani ars
291-292 H.
Illi dicunt ‘ἔγγιστα τόσων’ καὶ ‘τόσοις’ καὶ ‘τόσοι’. Ξενοφῶν Ἀγησιλάῳ: ‘ἐκεῖ|νος τοίνυν, ἀγγελίας μὲν ἐλθούσης αὐτῷ, ὡς ἐν τῇ ἐν Κορίνθῳ μάχῃ ὀκτὼ μὲν Λακεδαιμονίων, ἐγγὺς δὲ μυρίων τεθνᾶσι τῶν πολεμίων’, καὶ ἐν τῷ ἱππαρχικῷ: ‘καὶ ἡ 5 πόλις ἀνέχεται δὲ δαπανῶσα ἐγγὺς τετταράκοντα τάλαντα’. Ἀλκαῖος Ἐνδυμίωνι: ‘ὁτιὴ σχεδόν τι μῆνας ἐγγὺς τρεῖς ὅλους / φρουρῶ τὸν Ἐνδυμίωνα’. Sallustius in Catilinario: ‘quod ta men vitium propius virtutem er[e]at’. Idem in Iugurthino: ‘pro pius mare Africum agitabant’. Vergilius georgicon I: ‘propius 10 stabulis armenta teneret’. Idem in IIII: ‘neu propius tectis’. Idem (181) in III: ‘et faciem tauro propior’. Nam genetivo neque praepositio nec adverbium loco praepositionis positum apud Latinos bene adiungitur, excepto ‘tenus’ quod tam ablativo quam genetivo adiunxit Vergilius in III Aeneidos: ‘pube tenus, postrema imma 15 ni corpore pistrix’. Idem georgicon III: ‘et crurum tenus a mento palearia pendent’.
(180)
1 contra Or. frg. A 33 Alpers; Menchelli p. 240 2 Xenoph. Ages. 7, 5 (ἐγγὺς δὲ μύριοι τεθναῖεν) 4 Xenoph. Hipparch. 1, 19 (ἀνέχεται δαπανῶσα εἰς τὸ ἱππικὸν ἐγγύς) 6 Alc. Com. frg. 10 Kassel-Austin 7 Sall. Cat. 11, 1; Arus. GL VII 501, 10-11 (81, 1-2 Di Stefano) 8 Sall. Iug. 18, 9; Arus. GL VII 501, 11 (81, 2 Di Stefano) 9 Verg. georg. 1, 355 (tenerent); Diom. GL I 410, 12-13; Serv. Aen. 8, 556; georg. 4, 47; Arus. GL VII 501, 12 (81, 3 Di Stefa no) 10 Verg. georg. 4, 47; Serv. ad l.; Arus. GL VII 501, 13 (81, 4 Di Stefa no) 11 Verg. georg. 3, 58; Arus. GL VII 501, 14 (81, 5 Di Stefano) 14 Verg. Aen. 3, 427; Serv. ad l. et georg. 3, 53; Arus. GL VII 512, 1-2 (96, 12-13 Di Stefano); Non. p. 377, 42-44; pube tenus alii multi; et infra 78, 16; 90, 16 15 Verg. georg. 3, 53; Serv. ad l. et Aen. 3, 427; 10, 210; Audax GL VII 354, 15-17; Sacerd. GL VI 428, 35-429, 4; Ad Caelest. GL IV 255, 24-25; Diom. GL I 409, 2 Ἀγησιλάῳ] αγεcιλαωι α 4 πολεμίων] τιολεαιον O ἡ] ν α 5 τετ ταράκοντα] τεττερακοντα α 6 Ἐνδυμίωνι: ὁτιή] αναυμιονι οτηυ O 7 φρουρῶ x: φρουρα α Ἐνδυμίωνα] τοναυμιονα O, νε s. l. 8 virtutem erat TE e corr.; virtute mereat βO; virtutem (h)(a)ereat γ, RO post corr.; virtutem mereat Q (et h(a)ereat in mg.) 10 stabulis] a stabulis OW (corr. O); salustius Q, corr. in stabulis teneret] tenerent Verg., correctores in RQ 12 praepositionis δEFUWD: p(ro)positionis βMXIYJ Frg. Arg. (corr. in RYJ)
292-293 H.
liber xviii §§ 179-182
23
‘Ἐγκώμιον κατὰ τούτου’. Δημοσθένης Φιλιππικῷ: ‘ὃ καὶ μέγιστόν ἐστιν καθ’ ἡμῶν ἐγκώμιον, ἄνδρες Ἀθηναῖοι’. Ro mani | quoque frequenter huiuscemodi elocutione utuntur, ‘lau dem dico in te’. Persius: ‘sive opus in mores, in luxum, in prandia reg[n]um / dicere’.
5
‘Ἐγκύκλια’ Graeci et de probabilibus et de vilissimis rebus di (182) cunt. Δείναρχος ἐν τῷ κατὰ Πολυεύκτου: ‘ἀνθρώπου καὶ μισθωτοῦ καὶ πάντα τὰ ἐγκύκλια ἀδικήματα ἠδικηκότος’. Hinc Romani ‘in ordinem redactus est’, hoc est ‘inter viles et abiectos connumeratus’. Livius in XXV ab urbe condita: ‘tribuni 10 plebis in ordinem redacti’, pro ‘contemptissimi[s] habiti’; hinc etiam ‘extra ordinem’ pro ‘egregii’ dicuntur. Attici ‘ἐγχειρητικώτερος ἀρετῆς’. Ξενοφῶν Ἑλληνικῶν Δ: ‘ἦν δὲ οὗτος ἀνὴρ εὔχαρίς ‹τ›ε οὐδὲν ἧττον τοῦ Θίβρωνος, μᾶλλον δὲ συντεταγμένος καὶ ἐγχειρητικώτερος ἀρετῆς’. Vergilius in VIIII: ‘quem tamen haud expers Valerus virtutis avitae / 15-17; Don. mai. 391, 14-15 (651, 9 Holtz); Arus. GL VII 512, 3-4 (96, 14-15 Di Stefano); Non. p. 377, 40-41; Cledon. GL V 78, 13-15; 26; Pomp. GL V 272, 27-34; 278, 6-14; et GL III 32, 10-17; 53, 4-11; 188, 10-12; infra 78, 18; 90, 17 1 Demosth. 6, 9 (καθ’ ὑμῶν ἐγκώμιον, ὦ ἄνδρες) 4 Pers. 1, 6768 7 Din. frg. 2 p. 74 Conomis 10 cf. Liv. 25, 3, 19 Fulvius consul tri bunis ‘Nonne videtis’ inquit ‘vos in ordinem coactos esse […]?’; 25, 4, 1 Postu mium Pyrgensem […] tribunos in ordinem coegisse 12 cf. ex. gr. Liv. 7, 7, 5; 23, 47, 1; 25, 18, 11; 41, 5, 4 13 Xenoph. Hell. 4, 8, 22 (οὐχ ἧττον, μᾶλλόν τε, ἐγχειρητικώτερος στρατηγός); cf. Poll. 2, 154 (p. 130, 18 Bethe) 16 immo Verg. Aen. 10, 752-753; Serv. ad l. 1 Ἐγκώμιον] εγκωμιον O; ετκωμιον βγ Φιλιππικῷ] φιαιππικωι α 2 Ἀθηναῖοι] αεηναιοι α 5 regum QU, TY post corr.: regnum α 7 Δείναρχος] διναρχοc α 11 contemptissimi M (Krehl): -is α 13 ἐγχειρητικώτερος] εγχειριτικωτεροc ζ; ετχειριτικωτεροc cett. 14 τε Ald.: ε α 15 ἐγχειρητικώτερος] εγχειριτικωτεροc β; ετχειρ ιτικωτεροc γ (ετχειριτικωτερο ζ); ετεχειριτικωτεροc O post ἀρετῆς add. corr. in TRYQ Cicero in verrinis experiens vir (et inde .I. ignarus. exp(er)tus vero peritus in R): cf. Verr. II 4, 37 prompti hominis et experientis (Cluent. 23 A. Aurius, vir fortis et experiens; Hor. ep. 1, 17, 42 experiens vir) 16 VIIII] X Frg. Arg. e
15
24 (183)
5
10
(184)
prisciani ars
293-294 H.
deiecit’. Similiter dicimus ‘experiens causarum’. Et omnia fere participialia praesentis temporis vocem habentia genetivis solent iungi: ‘amans illius’, similiter ‘patiens, fidens, fugitans’. Terentius in Phormione: ‘erus liberalis est et fugitans litium’. Vergilius in II georgicon: ‘et patiens operum parvoque adsueta iuventus’. Illi [εἰς etiam pro ἐν ponunt. Aristophanes] ‘ἔδοξεν αὐτῷ τόδε | πράξαντι τόδ’ ἐπεξεργάσασθαι’, et rursus ‘ἔδοξεν αὐτῷ τόδε πράξαντα τόδ’ ἐπεξεργάσασθαι’. Ἡρόδοτος Α: ‘εἴτε καὶ αὐτῷ ἔδοξε πέμψα‹ντ›ι εἰς Δελφοὺς τὸν θεὸν ἐπερέσθαι’. Nostri quoque ‘placet illi vincenti triumphare’ et ‘placet illi vincentem triumphare’. Illi ‘εἰς’ etiam pro ‘ἐν’ ponunt. Aristophanes σφιγξίν: ‘νύκτωρ κατέκλινεν αὐτὸν εἰς Ἀσκληπιοῦ’, καὶ Θουκυδίδης πρώτῃ: ‘καθεζόμενοι εἰς τὸ Ἥραιον ἱκέται’, καὶ Ξενοφῶν[ο] 4 Ter. Phorm. 623; cf. Don. ad l.; Arus. GL VII 475, 6-7 (41, 16-17 Di Stefano); Prob. Inst. GL IV 142, 15-19; Char. 126, 22-26 Barwick; Diom. GL I 311, 2628; [Dosith.] exc. GL VII 426, 8-9 (p. 89, 8-10 Tolkiehn); Cledon. GL V 72, 10-12; et GL III 160, 1-3; 217, 19-22; Part. GL III 506, 19 (116, 11 Passalac qua) 5 Verg. georg. 2, 472 et patiens operum exiguoque adsueta iuventus; Aen. 9, 607 at patiens operum parvoque adsueta iuventus; Serv. ad l. et Non. p. 433, 15-17 (parvo) 8 Herod. 1, 19 (πέμψαντα [πέμψαντι var. l.] τὸν θεὸν ἐπειρέσθαι) 12 Aristoph. Vesp. 123; et infra 33, 15 13 Thuc. 1, 24, 7 ταῦτα δὲ ἱκέται καθεζόμενοι ἐς τὸ Ἥραιον ἐδέοντο; et infra 33, 16; 53, 7 corr. 2 vocem habentia s.l. XTRYQ: om. α (vd. praef. p. cxxix) 6 εἰς ~ Aristophanes del. Hertz cl. l. 12 ειc ζJY: ειcι βOEIM Frg. Arg., eci WD, om. Q etiam XFDI, J fort. in ras.: &i.am E; eti im ORV Frg. Arg. (fort. & τιm voluit corr. in R); &i/m T; eti in W; et ĩ im M; et Y; om. UQ 7 ἐπεξεργάσασθαι Ald., van Putschen: ετιεξεργαcαcεs TR; ετιεξερταιcιcευ O; ενεζεργαcαcec XF; ετιεξεργαcαcε E; […]αcαces I (om. VMUW et cett.) 8 πράξαντα] ραξαnτα O, corr. al. m. 9 πέμψαντι Ald.: πεμψαι α 12 εἰς etiam] etia(m) ειc δ cφιγξιν α ut infra, Latinis litteris, 33, 15: σφηξίν Ald., van Putschen (vd. praef. p. cxlii) 13 Ἀσκληπιοῦ] αcκαηπιου β; αcκλειτυcυ O; αcκανιτιου γ 14 καθεζόμενοι] καθεξομενοι α τὸ Ἥραιον] τονραιον α Ξενοφῶν] ξενοφωνο βγ; lac. in O
294-295 H.
liber xviii §§ 182-187
25
οἰκονομικῷ: ‘εἰ μή γε φανεῖς, ἔφη, καὶ εἰς ταὐτὸ τὰ ‹αὐτὰ› ἐμοὶ ἐπιστάμενος’, καὶ Ἡρόδοτος: ‘τὸν θρόνον, εἰς τὸν προκαθίζων ἐδίκαζεν’. Frequenter et Romani ‘in’ praepositionem, quae ‘εἰς’ (185) quidem significat accusativo praeposita, ‘ἐν’ vero ablativo, accu sativo pro ablativo iungentes hoc imitantur. Terentius in eunu 5 cho: ‘in quem exempla fient?’, pro ‘in quo’. Idem in adelphis: ‘vereor in os te laudare amplius’, | pro ‘in ore’. Cicero invectiva rum I: ‘si minus in praesens tempus, at in posteritatem impen deat’. Thucydides Ι: ‘καὶ τότε αἰσθάνοιντο αὐτοὺς μέλλοντας καὶ ταύτῃ κω‹λύσειν’. Isocrates παραινέσεσιν: ‘οὕτω γὰρ τὴν ἐκείνω›ν διάνοιαν αἰσθήσει καὶ σαυτὸν οὐ καταφανῆ ποιήσεις’. Lucanus in IIII: ‘non sentiet ictus’. Vergilius in IIII Aeneidos: ‘sensit enim simulata mente locutam’.
10
Demosthenes Philippicorum III: ‘ὅταν τε εἰς τὰ πράγματα (186) ἀποβλέψω καὶ ὅταν εἰς τοὺς λόγους, οὓς ἀκούω’. Vergilius in bucolico: ‘audiat haec tantum vel qui venit ecce Palaemon’. Idem in XII: ‘audiat haec genitor qui foedera fulmine sancit’. Nec licet (187) 1 Xenoph. Oec. 18, 1 (ἢν μή γε φανῇς; τοῦτο); et infra 33, 17 2 Herod. 1, 14 τὸν βασιλήϊον θρόνον, ἐς τὸν προκατίζων ἐδίκαζε; et infra 33, 18 6 Ter. Eun. 948; Arus. GL VII 482, 18-19 (52, 5 Di Stefano); et infra 34, 3 Ter. Ad. 269 (vereor coram in os); Arus. GL VII 482, 21-22 (52, 10-11 Di Stefano); et infra 34, 4 8 Cic. Cat. 1, 22 si minus in praesens tempus recenti memoria scelerum tuorum, at in posteritatem impendeat 10 Thuc. 1, 107, 3 (ᾐσθά νοντο) 11 Isocr. Ad Dem. 34; vd. ad 8, 2 13 Luc. 4, 277 14 Verg. Aen. 4, 105 15 Demosth. 3, 1 (πρὸς τοὺς λόγους); vd. ad 8, 6 17 Verg. ecl. 3, 50 18 Verg. Aen. 12, 200; et supra 8, 5 1 φανεῖς] φανειcc α (cf. infra 33, 17); φανῇς Krehl cum Xenoph.; φανῆς Van Putschen; φανείης Hertz τὰ αὐτά (ταὐτά) Hertz e Xenoph.: τα α, sed cf. infra 33, 17 (ταῦτα Krehl, καὶ ταῦτα van Putschen) 8 at ORXEWD: ad TVFUMQYI αἰσθάνοιντο] αιcθανυοιντο Frg. Arg., corr. in T (J non leg.) 10 α 11 -λύσειν ~ ἐκείνω- suppl. Hertz cl. p. 8, 2: om. α 14 abhinc Graeca ex EFMORTVWX, i. e. βγO (singulis locis DIJQUY Frg. Arg.) 15 Philippico rum] -arum U, R e corr., Hertz τά] γα α
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prisciani ars
295-296 H.
aliter Latinis nisi accusativo supra dicta verba coniungere, ‘sentio illum, audio illum’, quomodo et ‘curo, patior, impetro, impedio’, quae Graeci etiam genetivis solent sociare vel dativo.
5
Isocrates panegyrico: ‘οὐκ ἀμνημονῶν οὔτε ἐκείνων’. Demos thenes in Philippicis: ‘οὔτε ἀμνημ‹ον›εῖ τοὺς λόγους οὔτε τὰς ὑποσχέσεις, ἐφ’ αἷς τῆς εἰρήνης ἔτυχεν’. Vergilius in IIII Aenei dos: ‘nec meminisse pigebit Elissae’. | Idem in bucolico: ‘nume ros memini, si verba tenerem’.
Isocrates in Archidamo: ‘ἐνθυμηθέντες, ὅτι κάλλιόν ἐστιν ἀντὶ θνητοῦ σώματος ἀθάνατον δόξαν ἀντικαταλλάξασθαι’. De mosthenes ἐν τῇ περὶ τῆς ἑαυτοῦ καθόδου ἐπιστολῇ: ‘οὔτ’ (188) ἐνηλλαξάμην ἀντὶ ταύτης οὐδέν’. Sallustius in Iugurthino: ‘pro metu repente gaudium mutatur’, id est ‘metus gaudio mutatus est’. Horatius in I carminum: ‘saepe Lucretilem / mutat Lycaeo’, 15 pro ‘Lycaeum mutat Lucretili’. 10
Demosthenes ἐν τῷ κατὰ Αἰσχίνου περὶ τῆς παραπρεσβείας: ‘οὔτε τῶν τὰ τρόπαια καὶ τὰς ναυμαχίας λεγόντων ἀνέξεσθε’. 4 Isocr. Paneg. 144 (οὐδ᾿ ἐκείνων Γ ΘΠΝS; οὐδὲ ἐκείνων Λ) 5 Demosth. 6, 12 (οὔδ’ … οὐδέ); Lex. Coisl. α 7 Petrova (οὔδ’ … καί); Etym. Sym. 1, 362, 1-2 Lasserre-Livadaras (οὔδ’ … οὐδέ) 7 Verg. Aen. 4, 335; vd. ad 8, 14 Verg. ecl. 9, 45; vd. ad 8, 13 9 Isocr. Archid. 109 11 Demosth.(?) ep. 2, 6 (ἀντηλλαξάμην); cf. Etym. Sym. 2, 11, 17-18 Lasserre-Livadaras 12 Sall. Iug. 53, 8 (gaudium exortum codd. Sall.) 14 Hor. carm. 1, 17, 1-2; cf. Porph. ad l. ‘Velox amoenum saepe L(ucretilem) m(utat) L(ycaeo) F(aunus)’: Ea figura hoc dictum est, qua illud apud Vergilium: ‘Chaoniam pingui glandem mutauit arista’ 16 Demosth. 19, 16 (ἀνέχεσθαι); cf. Etym. Sym. 2, 7, 13-15 4 Isocrates] socrates δFM ἐκείνων] εκεινῶ RV; εκεινω cett. 5 ἀμνημονεῖ Ald.: αμνημει α τάς (VE)]: γαc α 9 Isocrates] socrates δY ἐνθυμηθέντες] ενευμηθεντεc α 10 ἀθάνατον] αεαναγον α 12 ἐνηλλαξάμην Hertz: ενχλλαξαμην R; ενχλλαζαμην V; ενχμαξαμην M; εηχμαξαμηη W; ενχαλλαξαμην TO; ενχαλλαξαμεην E (om. XFU) 17 τῶν] γων α τρόπαια] τρναια O
296-297 H.
liber xviii §§ 187-189
27
Idem pro Ctesiphonte: ‘εἰ μὲν ἴστε με τοιοῦτον ὄντα, οἷον οὗτος ᾐτιᾶτο – οὐ γὰρ ἄλλοθί που βεβίωκα ἢ παρ’ ὑμῖν –, μηδὲ φωνὴν ἀνάσχησθε’. Lucanus in I: ‘patimurque volentes / exi lium’. Nec aliter dicunt Latini. Homerus: ‘εἴριά τε ξαίνειν καὶ δουλοσύνην ἀνέχεσθαι’.
5
Xenophon apomnemoneumaton Ι: ‘ἀλλὰ καὶ τοὺς φροντί ζοντας τὰ τοιαῦτα μωραίνοντας ἐπεδείκνυεν’. Vergilius in bu (189) colico: | ‘Amor non talia curat’. Nec aliter dicimus. Romani ‘impedio illum’. Xenophon in eodem: ‘ταύτην γὰρ τὴν ἕξιν ὑγιήν τε ‹ἱ›κανῶς εἶναι καὶ τὴν τῆς ψυχῆς ἐπιμέλειαν οὐκ ἐμποδίζειν ἔφη’. Lucanus in VIII: ‘quo tempore primas / impe[n]dit ad noctem iam lux extrema tenebras’. Sic omnes auc tores. ‘Potior illius’ et ‘illum’ et ‘illo’. Αἰσχίνης Τηλαύγει: ‘τῆς σῆς διανοίας σπ‹ο›υδαίας γενομένης ἀγαθόν τι ἀπολαυσώμεθα’. Idem: ‘καὶ Σόλωνος, ἔφην ἐγώ, τοῦ τοὺς νόμους θέντος ὁμοίως
Lasserre-Livadaras 1 Demosth. 18, 10 (τοιοῦτον οἷον); et supra 8, 10 3 Luc. 1, 278-279; vd. ad 8, 9 4 Hom. Od. 22, 423 6 Xenoph. Mem. 1, 1, 11 (ἀπεδείκνυε); et supra 7, 3 8 Verg. ecl. 10, 28 9 Xenoph. Mem. 1, 2, 4; vd. ad 7, 5 11 immo Luc. 4, 446-447; vd. ad 7, 6 14 Aeschn. Socr. frg. 46 Dittmar [13a Krauss] 16 Aeschn. Socr. frg. 47 Dittmar [13b Krauss] 1 ἴστε] ειcτε α τοιοῦτον OF: γοιουτον βγ οἷον Ald., van Putschen: αιον α 2 ᾐτιᾶτο] ηιτιαγο α μηδέ] μητε α (cf. locum eundem supra, p. 8, εἴρια] ειρι O ξαίνειν van Putschen: ξεινειν α (ξεινα/ιν 10, laud.) 4 T) 9 γάρ ~ καὶ τήν om. γ 10 ὑγιήν] υγιην β; υτιην O (om. γ); cf. eundem locum p. 7, 5 laud., ubi iam υγιην (sed corr. ut vid.) ἱκανῶς Scaliger p. 711, van Putschen: κανωc α τῆς ψυχῆς] τηο ψχεc O 11 VIII α (VĨI V): IIII U; sed cf. supra 7, 7 12 impedit γQ: impendit βO (corr. TVO) 14 Τηλαύγει Krehl (Scaliger Τηλαυγεῖ): τηλαυγη βγ; τελαυτε O 15 σπουδαίας Spengel p. 652: cπυδαιαc α 16 θέντος β: εεντοc γO
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prisciani ars
297-298 H.
κατατεθνεῶτος ἔτι καὶ νῦν μεγάλα ἀγαθὰ ἀπολαύομεν’. Te rentius in adelphis: ‘ille alter sine labore pa‹t›ria potitur commo da’. Cicero invectivarum II: ‘rerum potiri volunt’. Vergilius in I: ‘optata potiuntur Troes harena’. (190)
10
‘Impetro illam rem’ dicimus, sicut et Attici. Eupolis ἐν δήμοις: ‘λέγε τοῦ ’πιθυμεῖς, καὶ οὐδὲν ἀτυχήσεις ἐμοῦ’. Idem Προσ παλτίοις: ‘πάντα γὰρ τυχὼν ἄπει’. ‘Prospicio’ et ‘provideo illi’ et ‘illum’. Αἰσχίνης ἐν τῷ κατὰ | Κτησιφῶντος: ‘ὁ μηδεπώποτε μήτε τοὺς πολεμίους ἀντιβλέ ψας’. Vergilius in …: ‘prospexit longe venientem’. Idem in I: ‘et alto / prospiciens’. Terentius in hecyra: ‘tibi prospexi’. ‘Memini illius rei’ et ‘illam rem’. Demosthenes ἐν τῷ κατὰ Αἰ‹σ›χίνου: ‘ἵνα τὴν ὅτε ἀδωροδόκητος ὑπῆρχεν προαίρεσιν
2 Ter. Ad. 871; vd. ad 10, 11 3 Cic. Cat. 2, 19; vd. ad 10, 11 4 Verg. Aen. 1, 172; vd. ad 10, 12 5 Eup. frg. 125 Kassel-Austin (λέγ’ ὅτου edd. e Phot.); Phot. α 3145 Theodoridis; Synagoge (cod. B) α 2383 Cunningham (λέγε ὅτου cod.) 7 Eup. frg. 265 Κassel-Austin 9 Aeschn. 3, 151 ὁ τοῖς πολεμίοις οὐδεπώποτ’ ἀντιβλέψας; cf. Etym. Sym. 2, 11, 21-22 LasserreLivadaras (μηδέποτε μηδὲ τοὺς πολεμ‹ί›ους) 10 cf. Verg. Aen. 11, 908909 fumantis pulvere campos / prospexit longe; 7, 288-289 classemque ex aethere longe / Dardaniam Siculo prospexit abusque Pachyno; 12, 595 ve nientem prospicit hostem Verg. Aen. 1, 126-127; Serv. ad l. et alto prospiciens aut e mari erigens caput, aut mari providens; et infra 41, 7; 87, 8; 109, 10 11 immo Ter. Haut. 961; et GL III 49, 5-10 (ex Haut.), infra 41, 8 et 87, 10 (ex Haut.), unde versum ex Hecyra excidisse coni. Hertz (appar.) 13 Demosth. 19, 27; et supra 8, 15 1 μεγάλα ἀγαθά] μεγαλλ αγαεα α 2 patria QU (corr. in paria Q): paria α (corr. in TREF) 6 του α (van Putschen, Hertz): ὅτου Phot. et Syn. (Krehl) ἀτυχήσεις Phot. et Syn., Krehl: ατυχηcηc α (ἀτυχήσης van Putschen) 7 ἄπει] απι α 9 Κτησιφῶντος] κτηcιφοντοc α 10 in ante prospexit βM: inv J; VI Q, cf. praef. p. xcvii 13 Αἰσχίνου Scaliger p. 712: αιχινου α ἵνα] να β προαίρεσιν] προαιρενιν O
298-299 H.
liber xviii §§ 189-191
29
αὐτοῦ τῆς πολιτείας ἀναμνησθέντες, ὡς προβεβλημένη καὶ ἄπιστος ἦν πρὸς τὸν Φίλιππον’. Homerus Iliados I: ‘μέμνημαι τόδε ἔργον ἐγὼ νέον, οὔτι πάρος γε’. Vergilius in IIII: ‘nec me minisse pigebit Elissae’. Idem in bucolico: ‘numeros memini, si verba tenerem’.
5
‘Attinet ad illam rem’, ‘ἀνήκει πρὸς τόδε’. Λυσίας ἐν τῷ κατὰ (191) Μικίνου φόνου: ‘κ‹αὶ› πρὸς ἑτέρας αἰτίας ἀνήκειν δοκοῦντα παραλελείψεται’. Terentius in eunucho: ‘scin tu turbam hanc propter te esse factam et adeo ad te attinere hanc / omnem rem?’ | ‘Ἄξιοι μισεῖσθαι τῇ πόλει’ Hyperides ἐν τῷ κατὰ Πασικλέους. Pro hoc Latini dicunt ‘dignus est odio esse urbi’ et ‘dignus est qui odio sit urbi’. Vergilius in … : ‘dignus patriis qui laetior esset / imperiis et cui pater haud Mezentius esset’. ‘Ἀπήγγειλα πρὸς τὴν βουλὴν’ καὶ ‘τῇ βουλῇ’ dicunt illi. Cicero Verrinarum II: ‘Nuntio tibi, inquit, hodiernis comitiis te esse absolutum’.
2 Hom. Il. 9, 527 (ἐγὼ πάλαι, οὔ τι νέον γε) 3 Verg. Aen. 4, 335; vd. ad 8, 14 4 Verg. ecl. 9, 45; vd. ad 8, 13 7 Lys. (or. 90) frg. 65 Thalheim (234 Carey); Etym. Sym. 2, 7, 16 Lasserre-Livadaras (τὰ μὲν πρὸς ἑτέραν αἰτίαν, παραλείψωμεν) 8 Ter. Eun. 744-745; et infra 88, 16 10 Hyperid. frg. 135 p. 137 Jensen, cf. Etym. Sym. 2, 90, 26 Lasserre-Livadaras; Ferri pp. 102105 12 Verg. Aen. 7, 653-654; et infra 79, 4 14 cf. Etym. Sym. 2, 101, 15 Lasserre-Livadaras 15 Cic. Verr. I 19 ‘renuntio’ inquit ‘tibi te hodiernis co mitiis esse absolutum’ 2 ἄπιστος Scaliger p. 712: αιπιcτοc α Φίλιππον Scaliger ibidem: φιλιππο α 7 καί] κ α 8 scin tu turbam Frg. Arg. ut vid., X post corr.: scint utur bam βJ, corr. in scio turbam in T, in scis tu turbam in R, in scin tu turbæ(m) in J; scis tu turbam FEIMWD, fort. X ante corr.; scio turbam corr. in scis tu turbam OQ; scito turba(m) U; scis tu ut uturbam Y, corr. in scis tu turbam 12 Virgilius indignus α (Virgl in VII aenȩiđ dignus Q) 13 cui] cu βM, corr. in TR 14 Ἀπήγγειλα] αιτηγγειλα βγ; ανηεγειλα O
10
15
30 (192)
5
10
(193)
prisciani ars
299-300 H.
Illi ‘ἀπέχομαι τούτου’ καὶ ‘τοῦτο’. Nos quoque ‘abstineo illius’ et ‘illum’ et ‘illo’. Platon πολιτειῶν primo: ‘οὐκ ἀπεσχόμην τὸ μὴ οὐ διὰ τούτων ἐλθεῖν’. Idem in XII: ‘καὶ θέλοι ἀπέχεσθαι τῶν ἀλλοτρίων’. Terentius in adelphis: ‘non manum abstines, mastigia?’ Horatius carminum tertio: ‘mox, ubi lusit satis, absti neto / dixit irarum calidaeque r.’. Vergilius in VII: ‘abstinuit tactu pater aversusque refugit / foeda ministeria’. Demosthenes: ‘καὶ περιῆν Θηβαίοις τεθνάναι τῷ δέει τὸν Φί|λιππον’. Huic simile est illud Vergilianum: ‘fremit arma iuventus’ et in bucolico: ‘formosum pastor Corydon ardebat Alexin’. Attici dicunt ‘ἀποστερούμενος τοῦτο’ καὶ ‘τούτου’. Huic simi le est ‘pascitur illam rem’ et ‘illa re’. Vergilius in II Aeneidos: ‘et 2 Plat. Resp. 354b8-9 (τὸ μὴ οὐκ ἐπὶ τοῦτο); cf. Etym. Sym. 2, 100, 32 Lasserre-Li vadaras (διὰ τοῦτον); Lex. Vindob. p. 15, 11-12 Nauck (τὸ μὴ διὰ τοῦτον); Menchelli p. 221 3 cf. Plat. Resp. 360b5-7 καὶ τολμήσειεν (AD; ἐθέλοι F) ἀπέχεσθαι τῶν ἀλλοτρίων et 360d4 εἴ τις τοιαύτης ἐξουσίας ἐπιλαβόμενος μηδέν ποτε ἐθέλοι ἀδικῆσαι μηδὲ ἅψαιτο τῶν ἀλλοτρίων; cf. Menchelli pp. 227229 4 Ter. Ad. 781 5 Hor. carm. 3, 27, 69-70; et GL II 374, 13-19; cf. Porph. Hor. carm. 2, 9, 17 ‘Desine querellarum’ Graeca elocutione figuratum est 6 Verg. Aen. 7, 618-619 8 cf. Demosth. 19, 81 (τοὺς Φωκέους) τεθνάναι τῷ φόβῳ Θηβαίους καὶ τοὺς Φιλίππου ξένους et 4, 45 οἱ δὲ σύμμαχοι τεθνᾶσι τῷ δέει τοὺς τοιούτους ἀποστόλους; cf. Rosellini1 p. 87 adn. 1 9 Verg. Aen. 11, 453; cf. Serv. ad l. fremit arma ivventvs [expetit: et abso lute, id est] hoc fremebant ‘arma arma’ 10 Verg. ecl. 2, 1; Arus. GL VII 449, 12-13 (6, 1-2 Di Stefano); Serv. Aen. 1, 515 ardebant cupiebant, ut ‘formosum pastor Corydon ardebat Alexim’; Schol. Hor. carm. 4, 9, 13; epod. 14, 9; et GL II 378, 13-18; III 267, 19-23; 277, 13-18 12 cf. Etym. Sym. 2, 104, 35 Lasser re-Livadaras 13 Verg. Aen. 2, 215; vd. ad 11, 8 3 XII] sc. ib' pro b' in fonte Prisciani fuit (Spangenberg Yanes); II van Putschen (legum secundo Ald.), cett. ἀπέχεσθαι] απεχεcεcαι O 5 tertio] libro III δ 6 calidaeque r., i. e. calidaeque rixae] calid(a)e qu(a)er(unt) α (sc. ex ca lidaeque r.); callide qu(a)erunt ζWDY Frg. Arg., rixae s. l. m. rec. in D 8 Θη βαίοις] εηβαιοιc α
300-301 H.
liber xviii §§ 192-194
31
miseros morsu depascitur artus’. Idem in III georgicon: ‘pascun tur vero silvas et summa Lycaei’. Idem in eodem: ‘frondibus hir sutis et carice pastus acuta’. Idem in bucolico: ‘hinc tibi, quae semper, vicino ab li‹mi›te saepes / Hyblaeis apibus florem de pasta salicti’.
5
Horatius in III carminum: ‘me nunc Thressa Chloe regit / dulces (194) docta modos et citharas sciens’. Homerus: ‘πολέμων εὖ εἰδώς’. Euripides: ‘οὐχ ἑσπέρας φασίν, ἀλλὰ καὶ μεσημβρίας / τούτους ἀφεστήκασιν ἡμέραν τρίτην’. Huic simile est illud Vergilianum in VIII: | ‘parte alia Marti[s] currumque rotasque volucres / insta bant’. Idem etiam dativo adiunxit in I Aeneidos: ‘instans operi regnisque futuris’. ‘Ἐκαθῆντο τρεῖς ὅλους μῆνας ἐν Μακεδονίᾳ’. Vergilius in I Aeneidos: ‘una cum gente tot annos / bella gero’. Idem in VIIII: ‘omne aevum ferro teritur’. 1 Verg. georg. 3, 314; vd. ad 11, 9 2 Verg. georg. 3, 231; vd. ad 11, 10 3 Verg. ecl. 1, 53-54; Serv. Aen. 1, 194 quamquam temptaverit Probus facere differentiam inter activam passivamque significationem, ut dicamus ‘tondeo alterum tonde or ab altero’; sed hoc in aliis verbis dicere non possumus, ut ‘fabrico fabricor, pasco pascor’; nam legimus ‘florem depasta salicti’ et ‘pascuntur vero du mos’ 6 Hor. carm. 3, 9, 9-10 (citharae) 7 Hom. Il. 4, 310 8 Eur. frg. 1006 Kannicht (TrGF 5); vd. ad 12, 3 10 Verg. Aen. 8, 433-434; Arus. GL VII 483, 11-13 (53, 4-5 Di Stefano) instat illam rem pro ‘festinat’, idem Aen. VIII (433) ‘parte alia Marti currumque rotasque volucres / instabant’; cf. Rosellini1 p. 87 adn. 2; et infra 46, 4 11 Verg. Aen. 1, 504; et infra 46, 3 13 De mosth. 18, 30 καθῆντο ἐν Μακεδονίᾳ τρεῖς ὅλους μῆνας 14 Verg. Aen. 1, 47-48; Porph. Hor. sat. 1, 3, 17-18; Schol. Hor. sat. 1, 3, 17; Ps. Iul. Ruf. schem. lex. 39 (p. 57, 26-29 Halm); et infra 48, 9; 61, 4; 64, 15; 85, 11 (85, 15 propter cum gente … bella gero) Verg. Aen. 9, 609; et infra 78, 7; Claud. Don. ad l. ‘omne aevum 2 vero et et summa Lycaei om. δ, suppl. corr. in Q 4 limite e Verg. δWFUI Frg. Arg., limitae EMJ (corr. J): litae V, lite TRXD, mi s. l. (al. m. in T); litime Y, corr. al. m. 7 citharas γδ, sc. gen.: -raes βJ, corr. in -ras TR, in -rae J, ubi v(el) ras s. l. πολέμων] πολεμον α 10 Marti Ald. (vd. 46, 5): martis α
10
15
32
prisciani ars
301-302 H.
5
Nos dicimus ‘despero illum’. Lucanus in V: ‘desperare viam et vetitos convertere cursus / sola salus’. Attici quoque, ut Demos thenes: ‘ἐγὼ μὲν γὰρ ἡγοῦμαι Φίλιππον, οὔτ’ εἰ τὰ πρῶτα βιασθεὶς ἄκων ἔπραξεν, οὔτ’ ἂν εἰ νῦν ἀπεγίγνωσκε Θηβαίους τοῖς ἐκείνων ἐχθροῖς συνεχῶς ἐναντιοῦσθαι’.
10
Illi ‘ἀπέδρα με’ et ‘ἀπέδρα μου’. Platon in Protagora: ‘ὁ γάρ τοι παῖς με ὁ Σάτυρος ἀπέδρα’. Similiter Romani ‘fugio illum’ et ‘ab illo’. Lucanus in II: ‘heu demens, non te fugiunt, me cuncta sequuntur’. Vergilius in III: ‘effugimus scopulos Ithacae, Laertia regna’.
(195)
(196)
15
Attici dicunt ‘ἄπιστος τούτου’ καὶ ‘πρὸς τοῦτον’. Similiter nos ‘perfidus’ et ‘infidus’ et ‘fidus isti’ et ‘ad istum’. Lucanus in VII[I]: | ‘quamque fuit laeto per tres infida triumphos / tam misero for tuna minor’. Vergilius in VIIII: ‘hic Dardanio Anchisae / armiger ante fuit fidus‹que› ad limina custos’. Illi ‘ἀπελθεῖν τὴν ὁδὸν’ καὶ ‘τῇ ‹ὁ›δῷ’. Sic etiam Latini, ut Ci
ferro teritur’: itaque fit ut vita omnis numquam deserat ferrum […] nulla aetas nostra est quae nesciat ferrum 1 Luc. 5, 574-575; vd. ad 12, 2 3 De mosth. 6, 16; et supra 11, 12 6 Plat. Prot. 310c3; et supra 12, 6 8 Luc. 2, 575; vd. ad 12, 7 9 Verg. Aen. 3, 272; Porph. Hor. carm. 1, 3, 2 Sic fratres Helenae lucida sidera: σχῆμα ἐπεξήγησις, [quia fratres Helenae lucida sidera sunt], ut Vergil(ius): ‘Effugimus scopulos Ithacae L‹a›ertia regna’ 11 lemma e Demosth. 19, 27 καὶ ἄπιστος ἦν πρὸς τὸν Φίλιππον supra 8, 15 et 28, 13 laud., quod vidit Ferri pp. 107-108 12 Luc. 7, 685-686 14 Verg. Aen. 9, 647-648 5 ἐκείνων] εκεινηνε O 7 παῖς] ιταιc α 9 ithac(a)e γ: i thac ae β; ita chi δD, W et T post corr. laertia VXFW Frg. Arg., T ante corr.: lae ertia R; ael(a)ertia T post corr. ut vid.; lertia OEJMDY; lerchia Q; lestia IU, sc. (cae)-lestia, corr. in lertia U 12 VII Krehl (II p. 634): VIII α 15 fidusque ad corrector in T: fidus ad α (nisi forte existimamus textum leviter mancum tolerare potuisse Prisc.) 16 ὁδῷ Ald.: δωι α
302-303 H.
liber xviii §§ 195-198
33
cero ‹pro› Murena: ‘hanc viam dico, ite viam’. Vergilius in IIII Aeneidos: ‘longam incomitata videtur / ire viam’. Illi ‘ἀρέσκω αὐτὸν’ καὶ ‘ἀρέσκομαι αὐτῷ’. Nos ‘placo illum’ et ‘placor ab illo’ vel ‘placor illi’ et ‘placeo illi’. Attici ‘ἄρχω τοῦδε’ καὶ ‘τόδε’ ἐπὶ τοῦ ‘κατάρχω’. Sophocles (197) Λακαίναις: ‘θεοὶ γὰρ οὔποτ’, εἴ τι χρὴ βροτὸν λέγειν, / ἄρξασι Φρυξὶ τὴν κατ’ Ἀργείους ὕβριν, / ξυναινέσοντα‹ι›· ταῦτα μὴ μάχου βιᾷ’. Nos quoque soli accusativo ‘incipio’ et ‘coepio’ verba coniungimus. Vergilius in bucolico: ‘incipe Maenalios mecum mea tibia versus’. ‘Impero’ vero, quando τὸ ‘ἄρχω’, id est 10 ‘ἡγεμονεύω’ significat, dativo coniungitur, quando vero τὸ ‘προστάσσω’, dativo simul et accusativo. Vergilius in I georgi con: ‘exercetque frequens tellurem atque imperat arvis’. Frequenter illi ‘εἰς’ praepositionem pro ‘ἐν’ ponunt. Aristopha (198) nes sphinxin: | ‘νύκτωρ κατέκλινεν αὐτὸν εἰς Ἀσκληπιοῦ’ e‹t› 15 Thucydides πρώτῃ: ‘καθεζόμενοι εἰς τὸ Ἥραιον ἱκέται’ et Xe nophon oeconomico: ‘εἰ μή γε φανεῖς, ἔφη, καὶ εἰς ταὐτὸ τὰ αὐτὰ ἐμοὶ ἐπιστάμενος’ et Herodotus: ‘τὸν θρόνον, εἰς τὸν 1 Cic. Mur. 26; vd. ad 12, 10 2 Verg. Aen. 4, 467-468; et supra 12, 11 6 Soph. frg. 368 Radt (TrGF 4) 9 Verg. ecl. 8, 21 etc.; et infra 52, 8 13 Verg. georg. 1, 99; vd. ad 9, 5 15 Aristoph. Vesp. 123; et supra 24, 12 16 Thuc. 1, 24, 7; vd. ad 24, 13 17 Xenoph. Oec. 18, 1; vd. ad 25, 1 18 Herod. 1, 14; vd. ad 25, 2 1 pro add. δθFJI: om. βγ (add. al. m. in TRXY; in U) 7 ξυναινέσονται Nauck praeeunte Madvig («Philol.» 1, 1846, pp. 671-672: συν-): ξυναινεcο̃τα α 8 et coepio correctores in TRY: excoepio β; excipio γδ 15 sphinxin, i. e. cφιγξιν ut 24, 12, α: σφηξίν Ald., van Putschen κατέκλινεν] κατεκλεινεν α et Ald.: e α 16 Ἥραιον] νραιον α ἱκέται] ικατει O; κεται βγ 17 φανεῖς (α)] φναειc γ; φανῇς Krehl ut supra 25, 1; φανείης Hertz; φανῆς van Putschen εἰς ταὐτὸ τὰ αὐτά] ειc ταυτο τα αυτα α (vd. supra 25, 1) 18 τὸν θρόνον] τον ερονον βγ; τον ορονον O; θρόνον tantum scr. edd. inde ab Ald.
34
prisciani ars
303-304 H.
προκαθίζων ἐδίκαζεν’. Frequenter et Romani ‘in’ praepositio nem accusativo pro ablativo iungentes hoc imitantur. Terentius in eunucho: ‘in quem exempla fient?’ pro ‘in quo’. Idem in adel phis: ‘a vereor in os te laudare amplius’ pro ‘in ore’. (199)
10
Attici ‘εἰσῆλθέν με τόδε τι’ καὶ ‘εἰσῆλθέν μοι’. Isocrates ἐν τῷ περὶ τῆς εἰρήνης: ‘περὶ ἧς μηδεὶς πώποτε λογισμὸς αὐτοῖς εἰσῆλθεν’. Platon πολιτείας primo: ‘εἰσέρχεται αὐτῷ δέος καὶ φροντίς’. Lucanus in X: ‘intravit Cleopatra domum’. Vergilius in X: ‘Aeneae subiit mucronem ipsumque morando / sustinu it’. Idem in VIII‹I›: ‘iamque propinquabant portis muroque subibant’. Idem in VI: ‘iam subeunt Triviae lucos atque aurea tecta’. Illi ‘ἐκκέκοπται τὸν ὀφθαλμόν’. Vergilius huic simile in I: | ‘nu da genu nodoque sinus collecta fluentes’. 3 Ter. Eun. 948; vd. ad 25, 6 4 Ter. Ad. 269; vd. ad 25, 6 6 Isocr. De pace 110 (αὐτοῖς λογισμός) 7 Plat. Resp. 330d6 8 Luc. 10, 355 (inva sit) 9 Verg. Aen. 10, 798-799; Serv. Aen. 7, 161 mvroqve svbibant alibi per accusativum, ut ‹X 798› ‘Aeneae subiit mucronem ipsum que morantem susti nuit’; sim. ad Aen. 8, 125; 10, 797; Non. p. 403, 36-38 (‘Subire’, ‘subdi, subpo ni’) 10 cf. Verg. Aen. 9, 371 iamque propinquabant castris murosque subi bant; 7, 161 muroque subibant; 11, 621 propinquabant portis; Arus. GL VII 507, 10 (89, 15-16 Di Stefano) subeo illi rei, Verg. Aen. VII (161) ‘muroque subi bant’; Serv. Aen. 10, 797 11 Verg. Aen. 6, 13 13 cf. Aristoph. Nub. 24 ἐξεκόπην … τὸν ὀφθαλμὸν λίθῳ (Sonnino per litteras); Demosth. 18, 67 τὸν ὀφθαλμὸν ἐκκεκομμένον (Müller p. 2; Ferri p. 108) Verg. Aen. 1, 320; Serv. ad l.; Claud. Don. ad l. (p. 68, 27-28) et ad 3, 594 (p. 340, 19); Schol. Hor. carm. 4, 11, 5; Ps. Iul. Ruf. schem. lex. 30 (p. 55, 22-23 Halm); nuda genu Diom. GL I 440, 16-23 (per Atticismon) et alii; et GL II 362, 12-21; III 220, 20-22; infra 86, 17 1 προκαθίζων] προκαειζον α 2 pro] om. β, add. al. m. in TR 4 a βXMQUJ (del. in R, ah Q): om. OFEIWDY Frg. Arg. (ha s. l. F) 5 εἰσῆλθεν1] ειcηλεεν α τι] τι O tantum: γι βγ Isocrates] Socrates δ et I 6 πώ ποτε Ald., van Putschen: πωιποτε α αὐτοῖς εἰσῆλθεν Ald., van Putschen ex Isocr.: αυτωι δεωc ηλθεν α, sc. αυτωι δεωc e l. seq. 7 δέος] δεωc α 10 VIIII Hertz: VIII α muroque] murosq(ue) XUQ e Verg. 13 ὀφθαλμόν] οφεαλμον α
304 H.
liber xviii §§ 198-200
35
Frequenter ‘εἰ’ pro ‘ἐάν’ ponunt auctores Graecorum. Homerus: (200) ‘εἴ τ’ ἐπὶ δεξί’ ἴωσι πρὸς ἠῶ τ’ἠέλιόν τε’, ‘εἴ τε’ pro ‘ἐάν τε’. Idem: ‘ἄρσαντες κατὰ θυμόν, ὅπως ἀντάξιον ἔσται· / εἰ δέ κε μὴ δώωσιν’, id est ‘ἐὰν μὴ δῶσιν’. Romani et pro ‘εἰ’ et pro ‘ἐάν’ 5 ‘si’ ponunt. ‘Εἰπέ μοι’ dicunt Attici etiam ad multos. Huic simile Terentius in eunucho: ‘aperite aliquis actutum’. Idem in eodem: ‘nescio quid absente aliquid nobis domi turbatum est’. Illi ‘εἰς Διονύσου’. Terentius in adelphis: ‘ubi ad Dianae per veneris’. Platon πολιτείας III: ‘ὅτι εἷς ἕκαστος ἓν μὲν ἐπιτήδευμα καλῶς ἐπιτηδεύοι, πολλὰ δὲ οὔ’. Sallustius in Catilinario: ‘unum quemque nominans laudare’. Cicero: ‘singulas uniuscuiusque domos’. 1 Hom. Il. 12, 239; et Lex. Coisl. ε 76 Petrova 3 Hom. Il. 1, 136-137; et GL III 241, 27-242, 5 7 immo Ter. Ad. 634; Don. ad l. aperite aliqvis actvtvm ostivm uim pluralem habet ‘aliquis’, quamuis singulare uideatur; non est enim aliquis nisi de multis; Don. Ter. Andr. 55, 2 Attendenda etiam locutio ‘quod plerique o(mnes) f(aciunt) a(dulescentuli)’ aut enim ‘quod’ in ‘quae’ uerten dum est, […], aut ‘quod’ ad singulare eorum studiorum adiungendum erit: […]; aut erit certe figurata locutio, ut est illud […]; et alibi (Ad. IV 4, 26) ‘aperite a(liquis) a(ctutum) o(stium)’; cf. GL III 184, 6-185, 4; et infra 102, 8 Ter. Eun. 649 n. q. profecto absente nobis turbatumst domi; Don. ad l. 1-2 nescio qvid profecto absente nobis tvrbatvm est domi aut subdistinguendum et subaudiendum ‘me’, aut ἀρχαισμός est figura ‘absente nobis’ pro ‘absentibus nobis’ […] ‘Absente nobis’ cum dicit, pro praepositione ponit ‘absente’, ut si diceret ‘coram amicis’; Eugraph. ad l.; Arus. GL VII 454, 5-6 (13, 1-2 Di Stefa no) 9 cf. Moer. ε 45 Hansen εἰς Διονυσίου Ἀττικοί· εἰς Διονύσιον Ἕλληνες; Hesych. ε 1100; Valente2 p. 63 adn. 7 Ter. Ad. 582 (veneris); Don. ad l.; Porph. Hor. sat. 1, 9, 35; Schol. Hor. sat. 1, 9, 35 11 Plat. Resp. 394e3-4 (ἓν μὲν ἂν ἐπιτήδευμα) 12 Sall. Cat. 21, 4 13 Cic. Cat. 4, 12 (u. nostrum) 4 pro2 om. δ 8 absente] abs te β, corr. in TR (absente te U) 12 de Xenophontis loco ab edd. vett. ante Sallustius allato cf. praef. p. cxxxv adn. 158
10
36 (201)
5
10
(202)
prisciani ars
304-305 H.
Participia pro verbis ponunt Attici, quod frequenter faciunt Lati ni. Xenophon Hieroni: ‘ἐπειδὴ ταῦτα ἤκουσεν, ὁ Σιμωνί|δης εἶπεν· ἔοικεν τῷ ἔργῳ μέγα τι εἶν‹αι ἡ τιμή, ἧς ὀρεγόμενοι οἱ ἄνθρωποι’› ἀντὶ τοῦ ‘ὀρέγονται’. Phroenichus: ‘ὦ φίλτατ’ ἀνδρῶν, μή μ’ ἀτιμάσας γένῃ’, pro ‘μή με ἀτιμάσῃς’. Terentius in Andria: ‘quid meritus?’ pro ‘quid meruisti?’ Hoc Romani fa ciunt in omnium passivorum, deponentium et communium praeteritis, per quae participiis utuntur pro verbo adiungentes verbum substantivum. Frequenter tamen et per ellipsin eius per se participia loco verborum funguntur, ut Vergilius in I Aenei dos: ‘certe hinc Romanos olim volventibus annis / hinc fore duc tores revocato a sanguine Teucri, / qui mare, qui terras omni di cione tenerent, / pollicitus’, deest ‘es[t]’. Cicero pro Ligario: ‘que ritur se prohibitum’, deest ‘esse’. Illi ‘εἰς ὀρθὸν φρονῶ’ et ‘εἰς ταύτην πρόθεσιν’. Sallustius: ‘in hunc modum disseruit’ pro ‘hoc modo’. 2 Xenoph. Hier. 7, 1 ἐπεὶ δὲ ταῦτα αὐτοῦ ἤκουσεν ὁ Σιμωνίδης εἶπεν· ἔοικεν, ἔφη, ὦ Ἱέρων, μέγα τι etc. 4 Phryn. Com. inc. fab. frg. 80 Kock [=Phryn. Tr. 3 F 20 Snell]; vd. Müller p. 2; Sonnino pp. 185-187 6 Ter. Andr. 621 quid meritu’s?; Claud. Don. Aen. 11, 180 (p. 433, 25-26) Terentius (Andr. 3, 5, 15) sic: ‘quid meritus?’ 11 Verg. Aen. 1, 234-237 (pollicitu’s Ribbeck); et GL III 153, 11-25; infra 69, 11 propter coni. tenerent 13 Cic. Lig. 9 prohibitum se a Ligario queritur 15 cf. Antiatt. p. 92, 1 Bekker; Phot. ε 320 Theodoridis; Ferri p. 110; Valente pp. 70-71 Sall. hist. frg. 1, 76 Maurenbrecher, sed cf. Rosellini2 pp. 192-193
1 in vb. Latini des. Frg. Arg. 2 hieroni Latinis litt. α, cf. praef. p. cxlv: Ἱέρωνι edd. 3 -αι ἡ τιμή, ἧς ὁρεγόμενοι οἱ ἄνθρωποι suppl. Ald. 4 phroeni chus βX: phroenichur EIM; phoenichur WD; phroenchur F; phroenicbuc O; cum Graec. om. UJQY 7 et post passivorum scr. Ald. et edd., non habet α 8 per quae XFUE (vel quos id est tempora s. l. E): per quos RVMYQ, T et O ut vid., corr. in per qu(a)e TYOQ, in perq(ue) R; vel q.. p(er) quos I; per W, que s. l. add.; perque e corr. ut vid. D, te(m)pora s. l. add.; p(er) quȩ s(cilicet) te(m)pora J 13 es δXJ, W e corr.: est vel es D; est βγ, corr. TE 16 disseruit] deseruit γ
305-306 H.
liber xviii §§ 201-203
37
Illi ‘μυστήρια αὐτὴν ἦγεν’ pro ‘εἰς μυστήρια’. Vergilius in I: ‘Ita liam fato profugus’ pro ‘in Italiam’. Illi ‘εἰς ἕν’ pro ‘ὁμοῦ’. Nos quoque ‘in unum’ pro ‘simul’. Sallus tius in Catilinario: ‘in unum convocat’. Illi ‘εἰς ὅσον ἡλικίας ἥκει, οὐδενὸς χείρων’. Nos quoque ‘hoc aetatis’ et ‘nihilo minus’.
5
| Illi ‘ὅτι μάλιστα’. Terentius in …: ‘cum maxime Parmenone opus est’. ‘Ἑκάτεροι’ de plebe duplici apud illos dicitur. Simile Vergilius in I: ‘et saevum ambobus Achillen’.
10
Illi ‘ἐκ παντὸς τρόπου’ et ‘παντὸς ‹τ›ρόπου’ et ‘πάντα τρόπον’ καὶ ‘κατὰ πάντα τρόπον’. Nos vero ‘omnimodo’. ‘Ἕκαστος’ et ‘ἕκαστοι’ de duobus non dicunt, quomodo nec (203) apud nos ‘quisque’. Homerus: ‘λαοὶ δὲ θοὰς ἐπὶ νῆας ἕκαστοι / 1 fort. est frg. comoediae alicuius Verg. Aen. 1, 2; Serv. Aen. 1, 52; Diom. GL I 450, 19-24; Cledon. GL V 65, 3-5; Expl. in Don. 511, 32-34; et GL III 156, 10-12; infra 114, 7 3 cf. Demosth. 19, 263 (Müller p. 2) 4 Sall. Cat. 17, 2 in unum omnis convocat 5 e Plat. Charm. 157d7-8 καὶ τἆλλα πάντα, εἰς ὅσον ἡλικίας ἥκει, οὐδενὸς χείρων ὤν; vd. Müller p. 2; Ferri p. 110 7 cf. Ter. Phorm. 204 Atqui opus est nunc quom maxume ut sis, Antipho; Parmeno ne leg. apud Ter. Eun. 698 a Prisc. laud. GL III 9, 11-12 9 cf. Etym. Sym. 1, 364, 23 Lasserre-Livadaras (ἀμφότεοι) 10 Verg. Aen. 1, 458; Serv. ad l.; Arus. GL VII 455, 10-11 (14, 14-15 Di Stefano) et s. a. Ulixem 14 Hom. Il. 24, 1-2 1 μυστήρια] μυτηρια O 5 χειρων βEMO cum Plat.: χετρων ζ; χετρον Q in mg.; cειρον θ 7 in…] in I γδ; in II β (II corr. in I T); in scr. et del. Y; om. J 10 Achillen] achillem OWD 11 τρόπου2 Ald., van Putschen: ροπου α 14 λαοί] λαcι O θοάς Ald., van Putschen: θcαc βEF; θεαc X; θεcαc OU; εcαc IMWD; om. JYQ
38
prisciani ars
306-307 H.
ἐσκίδναντ’ ἰέναι’ et: ‘οἱ δὲ ἕκαστος ἑλὼν δέπας ἀμφικύπελλον / σπείσαντες’.
5
‘Ἐκάθισεν’ pro ‘ἐκαθέσθη’ ‹καὶ ‘καθίσ›αι ἐποίησεν’ tam pas sivam quam activam habet significationem. Et nos multa habe mus variae significationis verba, ut ‘ruo, moror, propinquo’, tam absolutam quam activam habent‹ia› significationem.
10
‘Ἐλπίζω’ non solum de bono illi dicunt. Herodotus Ι: ‘ἐλπίζων | σιτοδείην τε εἶναι ἰσχυρὴν καὶ τὸν λεὼν τετρῦσθαι ἐς τοὔσχατον κακοῦ’. Vergilius in IIII Aeneidos: ‘hunc ego si potui tantum sperare dolorem’.
(204)
‘Ἐλαττοῦμαι τούτοις’ καὶ ‘ταῦτα’ Atticum est quomodo 1 Hom. Il. 9, 656-657 3 cf. Poll. 3, 89 (p. 183, 16-18 Bethe) Ξενοφῶν (An. 3, 5, 17, Cyr. 6, 1, 23) δὲ τὸ ἐκάθισεν ἐπὶ τοῦ καθίσαι ἐποίησεν; vd. Valente2 pp. 71-72 7 Herod. 1, 22 ἐλπίζων γὰρ ὁ Ἀλυάττης σιτοδείην τε εἶναι ἰσχυρὴν ἐν τῇ Μιλήτῳ καὶ τὸν λεὼν τετρῦσθαι ἐς τὸ ἔσχατον κακοῦ 9 Verg. Aen. 4, 419; Quint. inst. 8, 2, 3-4 id apud nos inproprium, ἄκυρον apud Graecos vocatur, quale est ‘tantum sperare dolorem’, aut quod in oratione Do labellae emendatum a Cicerone adnotavi, ‘mortem ferre’, aut qualia nunc lau dantur a quibusdam, quorum est ‘de cruce verba ceciderunt’; Sacerd. GL VI 453, 12-15 (De acyrologia); Char. 356, 21-24 Barwick; Diom. GL I 449, 12-17; Don. mai. 394, 29-31 (658, 8-10 Holtz); Don. Ter. Phorm. 239, 2; 250, 5; Serv. ad l. et ad Aen. 1, 543; 11, 275; ecl. 8, 26; 9, 3; Macr. Sat. 4, 6, 6; Pomp. GL V 293, 4-13; Iul. Tol. 2, 16, 1 p. 187, 2-5 Maestre Yenes 11 e Demosth. 18, 3 Πολλὰ μὲν οὖν ἔγωγ’ἐλαττοῦμαι, quod vidit Ferri p. 108
2 cπειcαντεc O: cιτειcαντεc β; cιτενcαντεc γ 3 Ἐκάθισεν] εκαθειcεν α ἐκαθέσθη καὶ καθίσαι coni. Hertz (appar.) cl. Poll. supra laud., cf. Valente2 pp. 71-72: εκαθεcενναι β; εκαθεcθενναι O; εκαθεcθηναι E; εκεεcεηνα M; εκανεcον ναι WD; εκαθεcεν ναι X; εκαθεοθεν ναι F (om. IYJUQ) 4 ha bet] habent IM (perperam «habet] R, habent (rell.)» Hertz in appar.) 5 ruo] suo β, corr. in RT propinquo] propinquor δ, corr. in Q 6 habentia scripsi cl. 56, 11 7 herodotus I OU, e corr. RXF: herodotus in I Q; heroditus I γ; heroditur I TRM (in heruditus I corr. T); herodit. I V 8 σιτοδείην] cιτωδιην α εἶναι Ald., van Putschen: ειιναι α
307 H.
liber xviii §§ 203-205
39
etiam apud nos inveniuntur ‘doleo’ et ‘gaudeo’, ‘laetor his’ et ‘haec’. Sallustius in Catilinario: ‘ea populus laetari et merito di cere fieri’. Vergilius in bucolico: ‘qui te, Pollio, amat, veniat, quo te quoque gaudet’. Sallustius in Catilinario: ‘et quasi dolens eius casum’.
5
Attici ‘ἔλαβε δίκην’ tam de accusatore quam de reo dicunt, simi liter nos. Vergilius in IIII Aeneidos: ‘ulta virum poenas inimico a fratre recepi’. Idem in XII: ‘Pallas te hoc vulnere, Pallas / immo lat et poenas inimico ex sanguine sumit’. Idem in II Aeneidos: ‘idque audire sat est, iam dudum sumite poenas’.
10
Attici ‘ἔλαττον τόσων’ καὶ ‘τόσοις’. Similiter nos ‘minor tot an (205) nos’: nam ‘minor triginta annorum’ cum dicimus, ad genetivum deest ‘illo qui est triginta annorum’, ‘ἥττων τοῦ τῶν τριάκοντα ἐτῶν’ et similia. Horatius ‘maior Neronum’ dixit in IIII carmi num: ‘deiecit acer plus vice simplici / maior Neronum’, subau 15
2 Sall. Cat. 51, 29; Arus. GL VII 490, 5-6 (63, 7-8 Di Stefano); et infra 94, 17 3 Verg. ecl. 3, 88; Serv. ad l. et ad Aen. 2, 239 4 Sall. Cat. 40, 2; vd. ad 9, 16 7 Verg. Aen. 4, 656; et infra 48, 16 propter poenas … recepi; 101, 14 propter ulta virum 8 Verg. Aen. 12, 948-949 (et poenam scelerato ex s. s.); cf. 11, 720 poenasque inimico ex s. s. 9 Verg. Aen. 2, 103 11 Plat. Leg. 829c6-7 γεγονὼς πρῶτον μὲν μὴ ἔλαττον πεντήκοντα ἐτῶν contulit Ferri p. 96 adn. 30 15 Hor. carm. 4, 14, 13-14; cf. Quaest. gramm. e cod. Bern. 83, GL Suppl. 172, 1-6 Illud quod Horatius ait ‘maior Neronum’, nullatenus est subaudien dum ‘aetate’, et ‘minor fratrum’ non ita debet exponi pro ‘unus fratrum qui minor est’ etc. 1 apud nos inveniuntur] inveniuntur apud nos δ 2 ea corrector in Q (mg.): et α, corr. al. m. in REY, hec s. l. TXF 6 reo Q s.l. (ead. m. ut vid.): ore βWY, corr. in ultore TW, in oratore RY; oratore XUEIM; aratore in oratore corr. F; ultore OD; defensore Q; J non leg. 13 τοῦ τῶν] cf. GL III 175, 5 et Christ p. 149; τούτου Ald., van Putschen 14 Horatius ‘maior Neronum’ dixit in IIII car minum] hor(atius) in III car(minum) maior neronum carm(en) dix(it) O; hor(a)t̃ in IIII carminum dixit maior neronum Q 15 maior Neronum om. δ, suppl. corr. in Q
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5
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prisciani ars
307-309 H.
diendum enim est ‘aetate’. Idem ‘minor fratrum’ dixit pro ‘unus | fratrum qui minor est’. Lucanus in IIII: ‘et reppulit aestus / for tior Oceani’, intellegitur ‘aestibus’. Idem in I: ‘et Taranis Scythi cae non mitior ara Dianae’, subaudiendus est hic quoque ablati vus ‘ara’. Δημοσθένης ἐν τῷ πρὸς Σπουδίαν ὑπὲρ προικός: ‘ἔπειτα ὡς ἔλαττον ταῖς χιλίαις ἐκομισάμην’. ‘Ἐμποδών’ pro ‘in praesenti’ dicunt. Thucydides VIII: ‘τὰς ἐμποδὼν αἰτίας μόνον ἐπισκοπεῖν’. Terentius in adelphis: ‘istud est sapere, non quod ante pedes modo est / videre, sed etiam illa quae futura sunt / prospicere’.
(206)
Attici ‘ἐμποδίζειν ἡμᾶς’ καὶ ‘ἡμῖν’. Ἰσοκράτης πρὸς Ἀντίπατρον: ‘ἔτι δὲ καὶ τὸ σωμάτιον εὐκρινὲς ὄν, ἀλλ’ ἔχον †αναcταcινη†, νομίζειν ἐμποδιεῖν αὑτὸν πρὸς πολλὰ τῶν πραγ μάτων’. Romani quoque ‘impedio illum’, ut iam ostendimus.
15
‘Iustum’ pro ‘vero’ et ‘verum’ pro ‘iusto’ frequenter tam nos quam Attici ponimus. Sophocles Αἴαντι: ‘δίκαιος γόνος’ | pro ‘verus’. Nostri quoque ‘verum’ pro ‘iusto’ et ‘iustum’ pro ‘vero’ frequen ter ponunt. Vergilius in XII: ‘quaecumque est fortuna, mea est, 1 cf. Hor. epist. 2, 2, 183 alter fratrum 2 Luc. 4, 102-103; et GL III 174, 25175, 3 3 Luc. 1, 446; et GL III 175, 3-5 5 Demosth. 41, 6 7 locus tamquam Thucydidaeus et in aliis lexicis s.v. ἐμποδών affertur: cf. Synagoge ε 349 Cun ningham (codd. ABCD), Phot. ε 758 Theodoridis, Su. ε 1032 Adler, Et. Gen. Ai Aii B; Valente2 pp. 75-76 8 Ter. Ad. 386-388 (istuc); Don. ad l. 12 Isocr. ep. 4, 11 (ubi οὐκ ante εὐκρινές habent Γ Φ, et ἄττα σίνη ΓΔac: πρόφασιν ἥν Δpc Φ; vd. Fassino p. 251 adn. 8); Lex. Coisl. ε 69 Petrova 15 cf. GL III 193, 1718 16 fort. ex Soph. Ai. 547 (cf. Soph. frg. 1119 Radt): vd. Mazzotti pp. 152155; et GL III 193, 18 18 Verg. Aen. 12, 694-695; Serv. ad l.; Porph. Hor. sat. 2, 3, 312 2 fortior] fordor β, in fortior corr. al. m. in T; forclor M 3 aestibus] r(a)es tib(us) β, corr. in TR 7 a vb. pro inc. Frg. Bern. 11 ἐμποδίζειν] εμποδιξειν O (εμποδιξειν W); εμιποδιζειν γ; εμποδιζει β 12 Ἀντί πατρον] αντεπατρον O 13 αναcταcινη] ἄττα σίνη Isocr. νομίζειν] νομζειν γ 17 Nostri ~ ponunt] verba e Prisciani scheda iterum sumpta delenda
309 H.
liber xviii §§ 205-208
41
me verius unum / pro vobis foedus luere et decernere ferro’, ‘verius’ dixit pro ‘iustius’. Attici ‘ἐμμένω τούτοις’ καὶ ‘ἐν τούτοις, ἐμ‹πέ›πλεγμαι (207) τούτοις’ καὶ ‘ἐν τούτοις’. Nos quoque ‘permaneo his’ et ‘in his, 5 implicor his’ et ‘in his’. ‘Ἐμβλέπω αὐτῷ’ καὶ ‘αὐτόν’ καὶ ‘εἰς αὐτόν’. Sic et nos ‘aspicio illi’ et ‘illum’ et ‘in illum’. Vergilius in I : ‘et alto / prospiciens’. Terentius in heautontimorumeno: ‘tibi prospexi’. Aristophanes in Babyloniis: ‘ἐννεύει με φεύγειν οἴκαδε’. Nos quoque similiter ‘adnuit me fugere domum’. Et ad dativum di cunt tam illi quam nos, ‘ἐννεύει μοι ποιεῖν’, ‘adnuit mihi facere’.
10
Attici ‘ἔνδον’ pro ‘εἴσω’ et ‘ἔνδοθεν’ pro ‘ἔνδον’ ponunt, adver bia quae sunt in loco pro ad locum et quae sunt ad locum pro in loco ponentes. Nostros quoque auctores invenimus huiuscemo (208) di figura utentes. Vergilius in IIII Aeneidos: ‘eiectum litore egen 15 tem / suscepi’, pro ‘ad litus’. Illi ‘ἐγκατέσκηψεν εἰς τόνδε τὸν τόπον’ καὶ ‘ἐν τῷδε’ καὶ 7 Verg. Aen. 1, 126-127; vd. ad 28, 10 8 Ter. Haut. 961; vd. ad 28, 11 9 Aristoph. frg. 77 Kassel-Austin 12 cf. Antiatt. p. 91, 31 Bekker; Apoll. Adv. GG II, I p. 195, 23-196, 6; contra Phryn. Ecl. 99 Fischer 15 Verg. Aen. 4, 373-374 (excepi); Serv. ad l. (excepi); et infra 47, 14; 115, 1 et 3 17 cf. Thuc. 2, 47, 3 ἐγκατασκῆψαι καὶ περὶ Λῆμνον καὶ ἐν ἄλλοις χωρίοις non puto 3 ἐμπέπλεγμαι Scaliger p. 718: εμπλεγμαι β, εμπλεγμοι γ (om. M); εμπαεγμα O; ἐνεπλέχθην Ald. 6 aspicio] aspicior VM, TRYJ ante corr.; prospicio Hertz e cod. Neap. 7 alto WDFY, e corr. TRQ (vd. 28, 11; 87, 8; 109, 10): alta α 12 εἴσω] ειω OJ; ευο WD 16 post litus add. in mg. & prima q(uo)d ad troia(m) p(ro) apud troia(m) Accusativi ad locu(m) ablativi in loco significavit RFY; & prima a quia A troia p(ro) in troian a(m) Accusativi ad lo τὸν τόπον] rο τονον cu(m) ablativi in loco significat Q; an e p. 94, 10? 17 O
42
prisciani ars
309-310 H.
‘τῷδε’ καὶ ‘περὶ τόνδε’. Nos quoque ‘adstitit illum locum’ et ‘illo’ et ‘illi’ et ‘circa illum’. Vergilius in V: | ‘olli caeruleus supra caput adstitit imber’.
5
(209) 10
Isocrates in Ariopagitico: ‘ἐν ταῖς αὐλητρίσιν’, pro ‘in loco in quo habitant tibicines’. Huic simile Cicero in I invectivarum: ‘di co te priore nocte venisse inter falcarios’, id est ‘in locum ubi sunt falcarii’. ‘Ἐνεγκὼν ὄνομα’ dicunt Attici pro ‘ἔχων’. Vergilius in IIII Ae neidos: ‘egregiam vero laudem et spolia ampla refertis / tuque puerque tuus’. Cratinus in poetina: ‘ἀτὰρ ἐννοοῦμαι δῆτα τὰς μοχθηρίας / τῆς ἠλιθιότητος τῆς ἐμῆς’. Similiter nos ‘cogito quae sunt diffi cultates stoliditatis meae’. Illi ‘ἔνιοί τινες’. Nostri quoque ‘certi quidam’.
15
Τὸ ‘ἕνεκα’ est quando praetermittunt Attici. Thucydides in principio: ‘καὶ τὰς αἰτίας προσέγραψα πρῶτον τοῦ μή τινα ζητῆσαί ποτε, ἐξ ὅτου τοσοῦτος πόλεμος τοῖς Ἕλλησιν κατέστη’. Romani quoque frequenter hac praetermissione utun 2 Verg. Aen. 5, 10 4 Isocr. Areop. 48 5 Cic. Cat. 1, 8; Serv. Aen. 12, 437 inter praemia [‘inter’ veteres pro ‘ad’ ponebant id est] ‘ad praemia’: Cicero ‘dico te priore nocte venisse inter falcarios’, id est ‘ad falcarios’ 9 Verg. Aen. 4, 93-94 11 Crat. frg. 200 Kassel-Austin 16 Thuc. 1, 23, 5 (τὰς αἰτίας προύγραψα πρῶτον καὶ τὰς διαφορὰς τοῦ μή); et infra 103, 3 5 tibicines] tibicinae Ferri p. 110 adn. 48 8 dicunt Attici α: A. d. edd. inde ab Ald. ἔχων] sic corrector in R, eχον Y ut vid.: cχων α 11 ἀτάρ ~ ἐμῆς] haec verba etsi corrupta tamquam vera poetae Priscianus e fonte suo sumpsit, ut ostendit seq. interpretatio τάς Runkel: thc α μοχθηρίας] μοχενριαc γO; μοχονριαc β 12 ἠλιθιότητος] ηλιειοτητοc α 17 ὅτου Ald.: οcου α 18 κατέστη] καγεcτη βγ; καιεcτη O
310-311 H.
liber xviii §§ 208-211
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tur in genetivo nominum quae supinorum terminationes ha bent, ut ‘populi servandi laborat, rei publicae defendendae peri clitatur’, deest ‘causa’. Sallustius in Iugurthino: ‘quae postquam gloriosa modo neque belli patrandi cognovit’. Thucydides I: ‘καὶ αὖθις ἑνὸς δέον‹τι› τριακοστῷ ἔτει’ pro 5 | ‘ἑνὸς δέοντος’. Et ‘δυοῖν δεόντοιν’ dicunt. Nostri ‘undeviginti, (210) undetriginta, duodeviginti, duodetriginta’ et similiter per ceteros denarios numeros. Horatius ‘undeoctoginta’ dixit in II sermo num: ‘unde / octoginta annos natus, cui stragula vestis’, hoc est 10 ‘octoginta annos aetatis habens, unde unum’. Attici ‘ἐναντίον τοῦδε’ pro ‘coram illo’. Terentius in Andria: ‘id que gratum fuisse adversum te habeo gratiam’. Demosthenes ἐν τῷ κατ’ Αἰσχίνου: ‘αὐτὸς ἐξηγεῖτο τὸν νόμον τῷ κήρυκι’ ἀντὶ τοῦ ‘ὑπηγόρευεν’. Romani ‘verbis praeire’ et ‘iurare in verba illius’, id est ‘quomodo ille dictaret’. Horatius in epodo: ‘in verba iurabas mea / artius atque hedera procera ad stringitur ilex’.
15
Attici ‘ἐντρέπομαι τοῦτο’ καὶ ‘τούτου’. Hinc Romani ‘pudet (211) me istius rei’ dicunt. 3 Sall. Iug. 88, 4 5 immo Thuc. 4, 102, 3 (δέοντι vel δέοντος codd.) 9 Hor. sat. 2, 3, 117-118; cf. Fig. num. GL III 416, 6-16 (11, 23-12, 7 Passalacqua) 11 Ter. Andr. 42 (et id gratum); Arus. GL VII 451, 16-17 (8, 19-20 Di Stefano) et 476, 5-6 (43, 1-2 Di Stefano); Don. Ter. Andr. 265, 3; Phorm. 54, 5; Explan. in Don. GL IV 561, 8-12; Non. p. 232, 18-20; et GL III 26, 21-22 13 De mosth. 19, 70 (τὸν νόμον τοῦτον) 16 Hor. epod. 15, 4-5; Porph. et Schol. ad l. 2 defendendae] defendendo O; defende V, Q ut vid. vel -do, corr. in -dende vel -dendo 5 I α (sed om. XF), quia α pro δ in fonte suo invenerat Priscianus: IIII Hertz δέοντι scripsi dubit. cl. Thuc. (nihil, ut opinor, ad lectionem δέον servandam affert Thuc. 8, 6, 5 ἑνὸς δέον εἰκοστὸν ἔτος): δεον VXEM (δεõ VEM ); δεο TROF; δεοδεοντο I; δõ W (om. DQUJY) 6 ἑνός] eonoc O δέον pro δυοῖν post δυοῖν add. Hertz 13 Αἰσχίνου] αιχινου O 14 κήρυκι] κηρυκει α 18 ἐντρέπομαι Ald., van Putschen: εντρειτοναι βγ; ενγροποναι O
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prisciani ars
311-312 H.
Ἀνδοκίδης ἐν τῷ περὶ μυστηρίων: ‘τῆς μὲν τύχης, ᾗ ἐχρησάμην, δικαίως ἂν ὑφ’ ὑμῶν ‹ἐ›λεηθείην’. Hinc Romani ‘misereor tui’. Platon Critoni: ‘νῦν δὲ οὔτε ἐκείνους τοὺς λόγους αἰσχύνει, οὔτε ἡμῶν οὔτε τῶν νόμων ἐντρέπει’. Idem in Phaedro: ‘οὔτε κέντρων ἡνιοχικῶν οὔτε μάστιγος ἔτι ἐντρέπεται’. Euripides in Alcmaone: ‘εἰ τοῦ τεκόντος οὐδὲν ἐντρέπῃ πατρός’. | Sopho cles in Oedipode ἐπὶ Κολωνῷ: ‘ἦ καὶ δοκεῖτε τοῦ τυφλοῦ τινα ἐντροπὴν / ἢ φροντίδα ἕξειν’. Idem in tyranno: ‘μήτε 10 παρεντραπῇς τόδε’. Alexis Ἑλένης ἁρπαγῇ: ‘ἀκόλαστός ἐστι, τὴν δὲ πολιὰν οὐκ ἐντρέπεται’. Terentius in Phormione: ‘non pudet / vanitatis?’ Idem in adelphis: ‘fratris me quidem / pudet (212) pigetque’. Idem in Phormione: ‘ut nihil pudet!’ (Et nota quod tam ad reverentiam honestae personae quam ad pudorem turpis 15 refertur supradicti constructio verbi, ut ‘pudet me patris’ pro ‘erubesco patrem’, et ‘pudet me vanitatis’ pro ‘erubesco propter vanitatem’.) 5
Attici ‘ἐνδέξια’ καὶ ‘ἐναρίστερα’ antepaenultimo acuto adver 1 And. 1, 67 (ὑπὸ πάντων ἐλεηθείην) 4 Plat. Crit. 52c8-9 (αἰσχύνῃ, ἡμῶν τῶν νόμων, ἐντρέπῃ); cf. Phot. ε 1045 Theodoridis; Menchelli p. 239 5 Plat. Phaedr. 254a3-4 7 Eur. frg. 83 Kannicht (TrGF 5) 8 Soph. OC 299300 9 Soph. OT 1056 (μηδὲν ἐντραπῇς. Τὰ δὲ / ρηθέντα etc.) 10 Alex. frg. 71 Kassel-Austin 11 Ter. Phorm. 525-526 12 Ter. Ad. 391392 13 Ter. Phorm. 644; et infra 63, 12 1 verba Ἀνδοκίδης ~ tui ad lemma ἐντρέπομαι non pertinent, sed in eadem scheda adnotata (propter vb. misereor cum genetivo sicut pudet coniunctum) perperam hoc loco transcripta puto μυστηρίων] ουcτηριων O 2 ἐλεηθείην Scaliger p. 720, van Putschen (qui Ἀνδοκίδης ~ tui post 17 vanitatem ut ed. Ald. transp.): λενθειην β; λενεειην γ; λενοειεν O 5 οὔτε τῶν νόμων] ουτε γων νομων α; οὔτε μάστιγος] μαcτιcογ α 7 del. Krehl cl. Plat. 6 εἰ] &τυ O 8 ἐπὶ Κολωνῷ] εpι cολονο α τυφλοῦ] τυφαου α 9 in vb. ἕξειν des. Frg. Bern. 13 Idem in adelphis quem neque pudet quicquam post pudet add. corr. in TRYQ, an e GL III 230, 27?
312-313 H.
liber xviii §§ 211-213
45
bialiter proferunt. Similiter nos ‘dextra illum’ et ‘sinistra illum’. Sallustius in Iugurthino: ‘dextra Adherbalem adsedit’. Home rus: ‘ἀλλ’ ἄνα’ pro ‘ἀνάστηθι’. Vergilius in III Aeneidos: | ‘o mihi sola mei super Astyanactis imago’, ‘super’ pro ‘superes’. Attici ‘ἐξέστησαν τόδε’ καὶ ‘τοῦδε’ καὶ ‘τῷδε’. Δημοσθένης (213) ἐν τῷ περὶ τῶν ἀτελειῶν: ‘χρήματα μὲν γὰρ πλεῖστά ποτε κτησάμενοι πάντα ὑπὲρ φιλοτιμίας ἀνήλωσαν, ὑπὲρ δὲ δόξης οὐδένα ποτὲ κίνδυνον ἐξέστησαν, ἀλλὰ καὶ τὰς ἰδίας οὐ σίας προσαναλίσκοντες ἐτέλουν’. Aristophanes βατράχοις: ‘εὐφημεῖν χρὴ κἀξίστασθαι τοῖς ἡμετέροις χοροῖσιν, / ὅστις 10 ἄπειρος τοιῶνδε λόγων ἢ γνώμην οὐ καθαρεύῃ’. Solinus in memorabilibus: ‘Tatius hominem exivit’. Vergilius in V: ‘corpore tela modo atque oculis vigilantibus exit’. Attici ‘ἐπιστατήσει ὑμῶν’ καὶ ‘ὑμῖν’. Θεόπ‹ομπ›ος στρατιώτισιν: ‘ἡ Θρασυμάχου, ὑμῶν γυνὴ καλῶς ἐπι στατήσει’. Πλάτων νόμων δυοδεκάτῳ: ‘γυμνικῶν τε καὶ
15
2 Sall. Iug. 11, 3; Arus. GL VII 452, 12-13 (10, 3-4 Di Stefano) Hom. Il. 6, 331 et 9, 247; cf. Mazzotti pp. 149-150; et GL III 33, 7-8 3 Verg. Aen. 3, 489; Diom. GL I 414, 1-4; Dosith. GL VII 416, 17-20 (§ 49, 21-25 Bonnet); contra Serv. ad l. et Non. p. 169, 19-24; et GL III 31, 11-15; 33, 1-4; 110, 27-111, 2 6 Demosth. 20, 10 (οὐδένα πώποτε κίνδυνον, διετέλουν); brevius supra 18, 10 9 Aristoph. Ran. 354-355 (ἡμετέροισι, καθαρεύει); brevius supra 18, 11 (εὐφημεῖν δεῖ) 12 e Sol. 1, 21; vd. ad 17, 11 Verg. Aen. 5, 438; Arus. GL VII 470, 2-3 (34, 16-17 Di Stefano); Serv. Aen. 11, 750; Non. p. 296, 20-21 (‘Exi re’, ‘vitare’); Macr. Sat. 6, 6, 5 ‘tela exit’ pro ‘vitat’ 15 Theop. frg. 57 Kas sel-Austin (‹δ’› ὑμῶν Porson) 16 Plat. Leg. 949a3 3 ἀνάστηθι] αναcτηθει α III] IIII βW 5 τοῦδε] τοτουδε O Demosthenes Lat. litt. δ 6 ἀτελειῶν] τελειων O 7 ὑπέρ] αυ. ερ O 9 Aristophanes Lat. litt. α (Graecis Krehl, Hertz) 10 εὐφημεῖν] ειφημιν α 11 γνώμην] γνομηνν α καθαρεύῃ] καθαρευν α 12 memorabilibus] memoralib(us) δRXFIJ 14 ἐπιστατήσει] επιcτατηcεα O Θεόπομπος Scaliger p. 720, van Putschen: θεοποc α 15 στρατι ώτισιν] cτρατιωτηcιν α (cτρατωτηcιν γ)
46
(214)
5
prisciani ars
313-314 H.
ἱππικῶν ἄθλων ἐπιστάτας’. Κρατῖνος Θρᾴτταις: ‘τὴν πέρυσι βουλὴν ἐφεστώς’. Romani ‘insto illi’ et ‘illum’. Vergilius in I Aeneidos: ‘instans operi regnisque futuris’. Idem in VIII: | ‘heu quantae miseris caedes Laurentibus instant’. Idem in VIII: ‘par te alia Marti currumque rotasque volucres / instabant’. Attici ‘ἐπιτροπεύειν αὐτὸν’ καὶ ‘αὐτοῦ’. Nostri accusativo soli adiungunt hoc. Vergilius in V: ‘tutatur favor Euryalum’.
10
Attici ‘ἐπεβάλοντο τῇδε τῇ πράξει’ καὶ ‘τήνδε τὴν πρᾶξιν’. Romani ‘conor illam rem’. Vergilius in VIIII: ‘ac conantem plu rima frustra’.
15
‘Ἐπιδείξεις ποιῶν καλῶς’ καὶ ‘ποιεῖν καλῶς’. Similiter Latini ‘ostendes faciens bene’ et ‘facere bene’. Vergilius in II Aeneidos: ‘sensit medios illapsus in hostes’ pro ‘se illapsum esse’. Statius in VIII Thebaidos: ‘non aliter caeco nocturni turbine Cori / scit peritura ratis’, pro ‘scit se perituram’.
(215)
(216)
Illi ‘ἐπιδεδίκασται τοῦδε’. Et nos ‘damnatus pecuniarum repe tundarum’.
1 Crat. frg. 79 Kassel-Austin 3 Verg. Aen. 1, 504; vd. ad 31, 11 Verg. Aen. 8, 537 4 Verg. Aen. 8, 433-434; vd. ad 31, 10 7 Verg. Aen. 5, 343 9 Verg. Aen. 9, 398 12 Verg. Aen. 2, 377 (delapsus); Serv. ad l.; Char. 353, 30-355,4 Barwick Accidentia partibus orationis inmutantur […] ‹per casus› [lac.] participiis, ‹ut› (A. 2, 377) ‘sensit medios dilapsus in hostis’ pro ‘sensit se dilapsum’; Verg. Aspri p. 534, 14 Thilo-Hagen Nominativum ponit pro accusativo: […] ‘Sensit medios delapsus in h(ostis)’; et infra 56, 15; 58, 2; 82, 2; 96, 13 (semper illapsus) 14 immo Stat. Theb. 7, 791-792; Schol. Stat. Theb. 7, 791793 parenthesis est: ‘non aliter scit peritura ratis’ 1 πέρυσι] ιτεριcυ βζ; ιτερcυ OEM; ιτερο W 4 in VIII] in eodem δ 13 Statius ~ perituram add. in mg. TRQ: om. α (vd. praef. p. cxxvii) 14 VIII TRQ (mg.): VII Hertz caeco TRQ (mg.): caelo typothetae errore Hertz Cori] chori TRQ (mg.) 15 ratis] rati Q (mg.)
314-315 H.
liber xviii §§ 213-217
47
Attici ‘ἐπιλέλησμαι τοῦδε’ καὶ ‘τόδε’. Homerus: ‘τοῦδε οὐκ ἐπιλήσομαι’. Ξενοφῶν παιδείας Ϛ: ‘ὅπως, εἴ τίς τι εἴη ἐπιλελησμένος, μετέλθοι’. Menander κυβερνήταις: ‘ἐπελάθετο αὑτὸν ὅστις εἴη’. Vergilius in II Aeneidos: ‘quisquis es amissos hinc iam obliviscere Graios’. | Idem in III Aeneidos: ‘oblitusve sui est Ithacus discrimine tanto’.
5
Illi ‘ἐπεξιέναι τῷ πράγματι’ κα‹ὶ› ‘τὸ πρᾶγμα’. Nos ‘exsequi rem’ solum. ‘Ἐπιχωριάζει εἰς Ἀθήνας’ καὶ ‘ἐν Ἀθήναις’. Et nos ‘habitat Romam’ et ‘Romae’. Vergilius in VIII: ‘hoc nemus, hunc, inquit, 10 frondoso vertice collem, / quis deus incertum est, habitat deus’. Idem in III Aeneidos: ‘nondum Ilium et arces / Pergameae ste terant, habitabant vallibus imis’. Simile est huic ‘eicitur in litus’ et (217) ‘litore’ et ‘litori’. Vergilius in IIII Aeneidos: ‘eiectum litore egen tem / suscepi’. Idem in VIIII: ‘volat hasta Tago per tempus utrum 15 que’, pro ‘in Tagum’. ‘Ἐπὶ τούτου ‹τοῦ› χωρίου’ καὶ ‘ἐπὶ τούτῳ ἔστησαν τροπαῖον’. Latini frequenter et maxime historici ablativis utuntur cum prae positione pro genetivis et dativis in loco significationem haben 1 Hom. Il. 22, 387 (τοῦ δ’ οὐκ) 2 Xenoph. Cyr. 6, 3, 1 (ἐπιλελησμένος εἴη) 3 Men. frg. 222 Kassel-Austin 4 Verg. Aen. 2, 148; Arus. GL VII 495, 25 (71, 17 Di Stefano); Idiomata casuum e cod. Paris. 7530, GL IV 569, 7-8 5 Verg. Aen. 3, 629; Serv. Aen. 2, 99 9 fort. e Plat. Phaed. 57a7-8; cf. Müller p. 2; Menchelli p. 211 adn. 19 10 Verg. Aen. 8, 351-352 12 Verg. Aen. 3, 109-110; Arus. GL VII 477, 5 (44, 5 Di Stefano) 14 Verg. Aen. 4, 373-374 (excepi); vd. ad 41, 15 15 Verg. Aen. 9, 418 (it hasta); et GL III 188, 12-14; infra 50, 9 (volat ubicumque); cf. Stat. Theb. 5, 570 volat hasta 2 παιδείας] παιδιαc α εἴη] ει O 4 εἴη] ειν α 7 ἐπεξιέναι] επεξειεναι βγ; επεξειναι O καί] κα α 13 Simile est huic suppl. s. l. in TRYQ: om. α (vd. praef. p. cxxix) 14 et litori suppl. s. l. in TRFY, in textu Q: om. α (vd. praef. ibidem) 17 τοῦ suppl. Ald. ἔστησαν] εοτηcαν β; ενcτηcαν O 18 utuntur cum praepositione] cum praepositione utuntur δ
48
prisciani ars
315-316 H.
tibus, ut ‘in Tyro’ pro ‘Tyri’ et ‘in Taurominio’ pro ‘Taurominii’ et ‘in sorte’ pro ‘sorti’. (218) 5
10
Ἰσοκράτης ἐν τῷ περὶ τῆς εἰρήνης: ‘‹πολλῶν ἐτῶν› οὐδὲ ἰδεῖν αὐτοῖς ἐξεγένετο τὴν ἀρχὴν αὑτῶν’. ‘Ἐτῶν τοσούτων’ dicunt et ‘ἔτεσιν τοσούτοις’. Nostri accusativo et ablativo; inveniuntur tamen et genetivo usi, ut Cicero in I invectivarum: ‘qui dies fu turus esset ante | diem sextum kalendarum Novembrium’, ‘ka lendarum’ pro ‘ante kalendas’. Cuius testes sunt commentato rum probatissimi. Vergilius in I Aeneidos: ‘una cum gente tot annos / bella gero’. Et ‘tot annis’ dicitur. ‘Ἔτη γεγονὼς τοσαῦτα’ καὶ ‘ἐτῶν τοσῶνδε’. Λυσίας ἐν τῷ περὶ τoῦ Διογένους: ‘ἦν γὰρ αὐτῇ υἱὸς ἐκ τοῦ προτέρου ἀνδρὸς ἐτῶν γεγονὼς ἑκκαίδεκα’. Terentius in eunucho: ‘at ille alter venit ad nos annos natus sedecim’.
(219)
Attici ‘ἔτυχε τιμωρίας’ ὁ διώκων καὶ ὁ φεύγων. Similiter Lati ni. Vergilius in IIII Aeneidos: ‘ulta virum poenas inimico a fratre recepi’. Illi ‘εὐδαιμονίζω σοῦ τόδε’ καὶ ‘εὐδαιμονίζω σε τοῦδε’. Nostri quoque auctores hanc saepissime imitati sunt figuram. Vergilius
3 Isocr. De pace 92, ubi τὴν αὑτῶν (sc. χώραν) trad. (sic et Ps.-Aristid. RhG II 484, 1-3 Spengel) 6 Cic. Cat. 1, 7; amplius infra 107, 8 9 Verg. Aen. 1, 47-48; vd. ad 31, 14 11 cf. Men. Heaut. frg. 77 (127) Kassel-Austin, vv. 1-2, et Rosel lini4 p. 467 12 Lys. (or. 35) frg. 30 Thalheim (86 Carey; ὑός) 13 Ter. Eun. 693 (venit annos natus); et infra 105, 10; 114, 8 16 Verg. Aen. 4, 656; vd. ad 39, 7 3 Ἰσοκράτης] ιcωκρατηc O; κωκρατηc βγ πολλῶν ἐτῶν add. Krehl; cf. Fassino pp. 266-267 ἰδεῖν] ειδειν βγ 6 futurus] futuris β 12 αὐτῇ] αυcτηι O 14 post sedecim add. TRY deest enim (enim om. Y) praepositio ante, an e p. 114, 8-10? 18 εὐδαιμονίζω] ευδαιμονιζο α
316-317 H.
liber xviii §§ 217-220
49
in XI: ‘iustitiane prius mirer belline laborum’. Iuvenalis in V: ‘et pater ergo animi felices credit avaros’. ‘Εὔχομαι τοῖς θεοῖς’ καὶ ‘πρὸς τοὺς θεοὺς’ καὶ ‘προσεύχομαι τοὺς θεούς’. Et nos ‘supplico te’ et ‘tibi’. Terentius in Andria: ‘ipsum hunc orabo, huic supplicabo, amorem huic narrabo meum’. | ‘Precor’ tamen et ‘oro’ et ‘obsecro’ et ‘quaeso’ accusativo adiunguntur in multis locis. Attici ‘εἰς καλὸν ἔστρεψεν’. Vergilius in III georgicon: ‘et totae solidam in glaciem vertere lacunae’. Idem in bucolico: ‘hos illi, quod non bene vertat, mittimus haedos’.
5
10
Attici ‘ἡγεῖσθαι τῆς πόλεως’ καὶ ‘τῇ πόλει’. Πλάτων Μένωνι: (220) ‘οὐκ ἄρα σοφ‹ί›ᾳ τινὶ οὔτε σοφοὶ ὄντες οὗτοι ἄνδρες ἡγοῦντ‹ο τ›αῖς πόλεσιν, οἱ ἀμφὶ Θεμιστοκλέα τε καὶ οὓς ἄρτι Ἄνυτος ὅδε ἔλεγεν’. Hinc nos ‘praeficio urbi’ et ‘praefectus urbi’ et ‘urbis’. 1 Verg. Aen. 11, 126 (iustitiaene); Serv. ad l. figura Graeca ‘miror illius rei’ et ‘regno illius rei’; cf. GL III 162, 24-163, 5 eandem quaestionem habet etiam il lud: ‘Iustitiane prius mirer, belline laborum’. Sed invenitur etiam: ‘Iustitiaene prius mirer’, quod est aptius; similes enim haec quoque coniunctio dubitativa vel interrogativa exigit casus […] Utrumque bene dicitur et ‘miror te iustitia’ et ‘iustitiae’; et infra 51, 16; 59, 9; Quaest. gramm. e cod. Bern. 83, GL Suppl. 173, 7-9 Iuv. 14, 119 4 Ter. Andr. 312; et GL III 276, 16-20; infra 89, 20; 103, 17 8 Verg. georg. 3, 365 9 Verg. ecl. 9, 6 (quod nec vertat be ne) 11 Plat. Men. 99b5-7 (οὐδέ, οἱ τοιοῦτοι ἄνδρες) 2 post avaros add. licet autem (hoc Q) & accusativo & ablativo adiungere & di cere animu(m) felices & animo felices in mg. TRYQ; vd. praef. p. cxxxi 3 τοὺς θεούς] του θεοcιc O 6 post meum add. in mg. Actius (Accius R) elatis manibus Priamus subplicabat (supplicabat RY) achillem TRY; vd. praef. p. cxxxi 8 Attici ~ haedos in mg. habent TRQY (Graeca om. QY): om. α (vd. praef. pp. cxxiv-cxxv) εἰς καλὸν ἔστρεψεν] εγιc κλλον ηcθρηψεν T (mg.) III Q (mg.), t(er)tio T (mg.): II RY (mg.) 12 σοφίᾳ Ald.: cοφα α οὔτε] οὐδέ Ald., edd. οὗτοι] οἱ τοιοῦτοι e Plat. edd. inde ab Ald. ἡγοῦντο ταῖς Ald.: ηγουνταιc α 13 ἀμφί] αμpι α 14 prae ficio γδ (corr. in -or FWY, vel or s. l. X, -or D): praecipio βM (Hertz), corr. in p(rae)ficio T, in praeficior R
50
5
prisciani ars
317-318 H.
Sed quando dativo adiungitur participium est, quando vero gene tivo, nomen, quomodo ‘amans illius’ nomen, ‘amans’ autem ‘il lum’ participium, et ‘natus illius’ nomen, ‘natus’ vero ‘ab illa’ vel ‘illi’ participium. Et fere omnia participiis similia nomina diversa casuum constructione discernuntur: participia enim necesse est verborum suorum servare constructiones.
10
Attici ‘ἠράμην πόλεμον πρὸς τοῦτον’ καὶ ‘τούτῳ’. Πλάτων περιάλγει: ‘ὃς πρῶτα μὲν Κλέωνι πόλεμον ἠράμην’. Tale est illud Vergilianum in VIIII: ‘volat hasta Tago per tempus utrum que’, pro ‘in Tagum’.
15
‘Ἡμερῶν τόσων τόδε ἔσται’. Δημοσθένης κατὰ Αἰσχίνου: ‘δυοῖν | ἢ τριῶν ἡμερῶν, οἷς μὲν ἐχθρὸς ἥκει, φίλον αὐτὸν γεγενημένον, οἷς δὲ φίλος, τοὐναντίον’. Similiter per ellipsin Cicero in II invectivarum: ‘sed triduo tamen audietis’ pro ‘intra triduum’.
(221)
(222)
20
‘Ἤσθηται τὴν στολὴν ταύτην’ καὶ ‘ταύτῃ’, ‘indutus vestem’ et ‘veste’. Vergilius in VII: ‘ipse pedes, tegimen torquens immane leonis / terribili impexum saeta cum dentibus albis / indutus capiti sic regia tecta subibat’. Idem in XI: ‘harum unam iuveni supremum maestus honorem / induit’. Terentius in eunucho: ‘meam ipse induit’. Idem in eadem: ‘et ea est indutus?’ 8 Plat. Com. frg. 115 Kassel-Austin 9 Verg. Aen. 9, 418; vd. ad 47, 15 cf. Ps. Iul. Ruf. schem. lex. 32 (p. 56, 9-14 Halm) figura Graeca; Ferri pp. 8990 11 immo Demosth. 18, 35 14 Cic. Cat. 2, 15 17 Verg. Aen. 7, 666-668; Arus. GL VII 479, 14-15 (47, 17 Di Stefano) 19 Verg. Aen. 11, 76-77; et infra 82, 15 20 Ter. Eun. 702 21 Ter. Eun. 708 Et east indu tu’? 2 est post nomen2 add. δ 8 περιάλγει (Porson)] περιαλγι α; de accentu cf. Cobet tempus] timpus O; tympus Q 12 pp. 166-167 (Pirrotta p. 238) 9 οἷς] ειc O φίλον αὐτόν (α cum Demosth.)] αὐτὸν φίλον Hertz 13 γεγενημένον Ald.: γεγενημερων α 19 regia] regina β, corr. in TR iuveni γQ: iuvenis corr. in inveni Y; inveni βFUO, corr. in RF
318-319 H.
liber xviii §§ 220-224
51
‘Ἢ ὡς κάλλιον αὐτοῖς’. Πλάτων πολιτείας III: ‘μαλακώ- τεροι αὖ γίνονται ἢ ὡς κάλλιον αὐτοῖς’ ἀντὶ τοῦ ‘ἢ ὡ‹ς› προσήκει’. Similiter nos: ‘molliores fiunt quam ut melius illis’. Huic simile est illud Sallustianum in Iugurthino: ‘Romanos sicut 5 plerosque remoto metu laxius licentiusque futuros’. Δημοσθένης Φιλιππικῶν III: ‘ὑπῆρχον Ὀ[ι]λύνθιοι δύναμίν (223) τινα κεκτημένοι· οὔτε Φίλιππος ἐθάρρει τούτους οὔτε οὗτοι Φίλιππον’. Statius in II Thebaidos: | ‘Martisque e semine Theron / terrigenas confisus avos’. ‘Θαρρῶ τοῦτο’ καὶ ‘τούτῳ’. Nos ‘fido huic rei’ et ‘hac re’. Ver gilius in XI: ‘dum Troia temptat / castra fugae fidens et caelum territat armis’. Idem in VII: ‘moliri iam tecta videt, iam fidere terra’.
10
Attici ‘θαυμάζειν αὐτοὺς’ καὶ ‘αὐτῶν’ καὶ ‘αὐτοῖς’. Latini (224) quoque ‘miror illum’ et ‘illius’ et ‘illo’. Vergilius in II Aeneidos: ‘et 15 molem mirantur equi, p[lu]rimusque Thymoetes’. Idem in XI: ‘iustitiane prius mirer belline laborum’. 1 Plat. Resp. 410d4-5 4 Sall. Iug. 87, 4 6 Demosth. 3, 7 (κεκτημένοι καὶ διέκειθ’οὕτω τὰ πράγματα· οὔτε); et Lex. Coisl. θ 1 Petrova 8 Stat. Theb. 2, 572-573; et infra 63, 15 sub lemmate θαρρῶ αὐτούς et αὐτοῖς 11 Verg. Aen. 11, 350-351; Arus. GL VII 473, 21-22 (39, 7 Di Stefano); et infra 64, 1 12 Verg. Aen. 7, 290 fidere terrae; Arus. GL VII 473, 23-24 (39, 11 Di Stefano) fido huic rei. Idem Aen. VII (290) iam fidere terrae; Serv. ad l. 15 Verg. Aen. 2, 32 16 Verg. Aen. 11, 126; vd. ad 49, 1 2 ὡς2 Ald.: ω α 3 προσήκει] προcηκη α 6 Ὀλύνθιοι edd. vett. (ὀλίνθιοι Ald.): οιλυ̃θιοι α (om. R) 7 post κεκτημένοι lacunam indicavit Hertz quia plura habet Demosth. 12 territat] territa β, corr. in TR 13 Iu venalis fidimus eloquio post terra add. in mg. TYQ, s. l. R, an e p. 63, 15αὐτοῖς] αυτουc α 15 16? 14 miror] miro β, corr. in TR 16 pri musque γ (primus XU): plurimusq(ue) βδM, corr. in TQ; p//rimusque RO; plurimiq(uae) corr. in prim(us)ve Y Thymoetes] thimites βM (corr. in thi moetes T, thymetes R)
52
prisciani ars
319-320 H.
‘Ἰδίοις αὑτῶν ἀγαθοῖς’. Ἰσοκράτης πανηγυρικῷ: ‘καὶ μᾶλλον χαίρουσιν ἐπὶ τοῖς †αλλοι† κακοῖς ἢ τοῖς αὑτῶν ἰδίοις ἀγαθοῖς’. Huic simile est illud Terentianum in adelphis: ‘suo sibi gladio hunc iugulo’. (225)
10
15
Attici ‘κατῆρχε τοῦ λόγου’ καὶ ‘τὸν λόγον’. Πλάτων: ‘θαυμαστὸν γάρ τινα, ὦ Κρίτων, ἁνὴρ κατῆρχε λόγον, οὗ σοι ἄξιον ἀκοῦσαι’. Latini accusativo ‘incipio’ et ‘coepio’ et ‘inchoo’ et ‘ineo’ adiungunt. Vergilius in bucolico: ‘incipe Maenalios me cum, mea tibia, versus’. Idem in VI: | ‘vix ea fatus erat, coepit cum talia virgo’. Idem in eodem: ‘nocturnas inchoat aras’. Attici ‘κατακροᾶσθαι τούτου’ καὶ ‘τοῦτον’. Εὔπολις Προσπαλτίοις: ‘τί; κατακροᾶσθέ μου τὰ μουσοδονήματα;’ Nostri ‘audio’ quidem accusativo adiungunt, ‘ausculto’ vero tam dativo quam accusativo. Terentius in Andria: ‘Pamphilumne adiutem an auscultem seni?’ Idem in eadem: ‘ausculta pauca, et quid ego te velim et tu quod quaeris scies’: sic enim habent anti qui codices teste Donato commentatore eius.
1 Isocr. Paneg. 168, ubi ἀλλήλων Γ ΛΠΝS, τῶν ἄλλων Θ; cf. Fassino p. 251 adn. 10 3 Ter. Ad. 958; cf. GL III 172, 6-12 5 Plat. Euthyd. 283b1-2 8 Verg. ecl. 8, 21 etc.; vd. ad 33, 9 9 Verg. Aen. 6, 372 talia fatus erat, coepit cum talia vates; vix ea fatus Aen. 1, 586 etc. 10 Verg. Aen. 6, 252 12 Eup. frg. 263 Kassel-Austin 14 Ter. Andr. 209; vd. ad 10, 5 15 Ter. Andr. 536; vd. ad 10, 6 17 Don. Ter. Andr. 536, 4 avscvlta pavcis et ‘paucis’ et ‘pauca’ legi tur 1 Ἰσοκράτης] κωκρατηc α, Isocrates scr. edd. 2 αλλοι α (αλλαωι EM, αμαοι I): ἀλλήλων Hertz ex Isocr.; ἄλλοις edd. vett.; cf. Fassino l. supra κατῆρχε (Ald.)] κατειρχε α (καταιρχε O) λόγου] αλcτου O, laud. 5 α- del. 6 ἁνήρ] ανηκρ O (ἀνήρ edd.) κατῆρχε (Ald.)] κατειρχε α 7 et1] (ve)l O; in Q 11 abhinc Graeca ex EMORTVWX, i. e. βγO Προσπαλτίοις] προcπαλτιοιc T (Scaliger p. (singulis locis DFIJQUY) 12 724); προcπαλτιουc γO; ιτροcιταλτιουc RV κατακροᾶσθε H. Cotton apud Scapulae Lex. § 126z: κατακροαcθαι βγ; κατακροαται O (κατακροᾶται van Putschen, Krehl)
320-321 H.
liber xviii §§ 224-228
53
Attici ‘κατακέχρη[ν]σαι ταύτῃ’ καὶ ‘ταύτην’. Cicero primo in (226) vectivarum: ‘quousque tandem abutere, Catilina, patientia nos tra?’ Sallustius in Catilinario: ‘quippe quas honeste habere lice bat, abuti per turpitudinem properabant’; sed potest subaudiri 5 ‘his’. Attici ‘καθέζεσθαι ἐν τῷδε’ καὶ ‘εἰς τόνδε’ καὶ ‘ἐπὶ τοῦδε’ καὶ ‘ἐπὶ τῷδε’. Θουκυδίδης A: ‘καθεζόμενοι δὲ ἱκέται εἰς τὸ Ἥραιον ἐδέοντο’. Αἰσχίνης: ‘ἐκαθήμεθα δὲ ἐν τῇ στοᾷ’. Nos (227) tri quoque auctores frequenter huic verbo diversos sociant casus: ‘sedeo in monte’ et ‘in montem’, et ‘monte’ et ‘montem’ sine 10 praepositionibus, ut Vergilius in VII: | ‘tali intus templo divum patriaque Latinus / sede sedens’. Idem in V: ‘summa petit scopu li siccaque in rupe resedit’. Sallustius in Iugurthino: ‘Iugurtha ex tenuata suorum acie montem insedit’. Attici ‘κατηγορῶ σοῦ τάδε’ καὶ ‘τῶνδε’. Et nos ‘accuso te furti’ (228) et ‘accuso tui furta’. Δημοσθένης ἐν τῷ κατὰ Μειδίου: ‘εἰ μὲν οὖν παρανόμων ἢ παραπρεσβε‹ί›ας ἤ τινος ἄλλης τοιαύτης αἰτίας ἤμελλον αὐτοῦ κατηγορεῖν’.
2 Cic. Cat. 1, 1; Arus. GL VII 451, 1-2 (8, 1 Di Stefano) 3 Sall. Cat. 13, 2; Arus. GL VII 451, 2-4 (8, 3-5 Di Stefano) 7 Thuc. 1, 24, 7; vd. ad 24, 13 8 Aeschn. Socr. frg. 55 Dittmar [inc. dial. 16 p. 58 Krauss, cf. Krauss p. 114] 11 Verg. Aen. 7, 192-193 12 Verg. Aen. 5, 180; Arus. GL VII 506, 10-11 (88, 7 Di Stefano) 13 Sall. Iug. 49, 1 Igitur in eo colle, quem trans vorso itinere porrectum docuimus, Iugurtha extenuata suorum acie consedit; cf. Arus. GL VII 480, 12-16 (48, 19-49, 1 Di Stefano) insido illis […] insido illos 15 cf. Serv. Aen. 11, 383; Ferri p. 89 16 Demosth. 21, 5 1 κατακέχρησαι] κατακεχρηνcαι α (κατακεχρηcαι casu quodam T) pri mo invectivarum] in I invectivarum XUQ, T post corr.; in I vectivarum Catilina] cantilena δ 7 O 2 Α] ιτα O ἱκέται EM: κεται RVXWO; καται T 8 Αἰσχίνης ante 7 ἱκέται habuit α (Ald.), transp. Krehl 16 Μειδίου] μηδιου α εἰ Ald.: η α 17 παραπρεσβείας Ald.: παραπρεcβεαc α
54
prisciani ars
321-322 H.
Attici ‘κατέαγε τοῦ δεῖνα’ καὶ ‘τῷ δεῖνι ἡ κλεῖς’. Similiter Lati ni ‘fractum illius’ et ‘illi crus’.
5
(229) 10
15
(230)
20
Attici ‘καταφρονήσας τούτου’ καὶ ‘τοῦτον’. Ἡρόδοτος πρώτῃ: ‘καταφρονήσας τὴν τυραννίδα ἤγειρεν τρίτην στάσιν’. Romani et ‘temno’ et ‘sperno’ et ‘despicio’ et omnia activa verba quae faciunt ex se passiva accusativo coniungunt. Vergilius in bu colico: ‘o digno coniuncta viro dum despicis omnes’. Illi dicunt ‘κατὰ μνήμην’ ἀντὶ τοῦ ‘ὡς μέμνημαι’ et ‘κατὰ σῶμα εἰργασμένην’. Nostri quoque ‘pro viribus’, id est ‘secun dum vires’. Sallustius in Catilinario: ‘publicam miserorum cau sam pro mea consuetudine suscepi’. Vergilius in V: ‘tum validis flexos incurvant viribus arcus / pro se quisque viri’, id est ‘secun dum suas vires’. Haec tamen eadem praepositio, id est ‘pro’, quando verbo adiungitur in supradicta significatione, adsumit ‘ut’: ‘prout possum, prout valeo, prout intellego’. Illi ‘καταμελεῖν τούτων’ καὶ ‘ταῦτα’. Ἀντιφῶν πολιτικῷ: ‘μήτε | φιλοπότην κληθῆναι καὶ δοκεῖν τὰ πράγματα καταμελεῖν ὑπὸ οἴνου ἡσσώμενον’. Sic et nostri ‘neglego illum’. Terentius in adelphis: ‘pecuniam in loco neglegere maximum interdum est lucrum’. 1 an e Demosth. 18, 67 τὴν κλεῖν κατεαγότα? Müller p. 2; Ferri p. 108 cf. ex. gr. Idiomata casuum e cod. Paris. 7530, GL IV 570, 28-30 frango servi caput […] et frango servo caput; Ferri pp. 93-94 4 Herod. 1, 59 7 Verg. ecl. 8, 32 8 cf. Plat. Alc. I 106e5-6 (Müller p. 2) κατὰ σῶμα εἰργασμένην fort. est frg. comoediae alicuius, ut admonet Sonnino per litteras 10 Sall. Cat. 35, 3 11 Verg. Aen. 5, 500-501; Serv. ad l. et Aen. 12, 552; et GL III 49, 17-21 (III 91, 15-16 propter pro); Alcuin. orth. GL VII 307, 21-22 16 Antiph. Soph. frg. 87 B 76 Diels 19 Ter. Ad. 216 (neglegere maxumum interdumst) 1 δεῖνα] δινα α δεῖνι] δινι α κλεῖς] κλιc α 8 κατὰ σῶμα] cατω
μα O 12 arcus] artus β, corr. in TR 16 Ἀντιφῶν] αντιφον γO 17
φιλοπότην] φιλιποτην O κληθῆναι]
κανεηναι γ
κλητηναι
O,
κανθηναι
β;
322 H.
liber xviii §§ 228-231
55
‘Καρτερεῖν τὰ παρόντα’ καὶ ‘ἐπὶ τοῖς παροῦσιν’. Nos ad accu sativum. Vergilius in III Aeneidos: ‘haud impune quidem nec talia passus Ulixes’. Illi ‘καταρᾶται τούτῳ’. Horatius sermonum …: ‘tibi non refe renda precati’.
5
Illi ‘κατεύχεσθαι τοῦτον’. Nostri ‘imprecor’ et ‘execror illum’ et ‘illi’. Illi ‘καταγελᾷς ἡμῶν’ καὶ ‘ἡμῖν’. Terentius in adelphis: ‘rideo hunc’. Idem in eunucho: ‘forte habui scortum: coepit ad id adlu dere / et me inridere’. Idem in eodem: ‘hisce ego non paro me ut rideant, / sed his ultro adrideo’.
10
Illi ‘κατακράζομαί σε’ καὶ ‘καταβοήσομαί σε’ καὶ ‘σοῦ’. (231) Ἀριστοφάνης ἱππεῦσιν: ‘κατακεκράξομαί σε’. Nos ‘increpo illum’. Illi ‘καθ’ ἡμέραν’ καὶ ‘καθ’ ἑκάστην τὴν ἡμέραν’. Nostri ‘in dies’ et ‘per singulos dies’ et ‘in annos’ et ‘per singulos annos’ et ‘in
2 Verg. Aen. 3, 628; cf. GL III 217, 1-12 4 Hor. sat. 2, 7, 36; cf. Serv. Aen. 8, 127 ‘cui me precari’ antiquum est […] et est Graecum, ut εὔχεο Ἀπόλλωνι; Ferri p. 89 8 Ter. Ad. 548; et infra 91, 8 9 Ter. Eun. 424-425; et infra 87, 2; 91, 10 10 Ter. Eun. 249-250 (eis u. a.); Don. ad l. (his u. a.); et infra 87, 5; 91, 7 13 Aristoph. Eq. 287 (cf. 285-286) 4 II s. l. add. in TXY, in mg. R, in textu F, sc. ex eo fonte qui iisdem codicibus additamenta suppeditavit (vd. praef. p. cii) 6 κατεύχεσθαι ~ 8 illi] κατευχεcθαι τουτον· N(ost)ri imp(re)cor & execror illu(m) & illi˙ illi in mg. habet R; Cλτευιχεcθλυ θουθον N(ost)ri inp(re)cor et execror illum et illi: illi in mg. T; N(ost)ri imp(re)cor & execror illu(m) & illi. Illi de(est) gr(aecum) in mg. Y; κατευχεcεα τοιτον N(ost)ri imprecor et execror illum et illi. Illi in textu F; om. α (cf. Rosellini2 pp. 194-196 et praef. p. cxxv) 8 ἡμῶν] ημῶ VO; ημω TRXMW; εμω E 13 Κατακεκράξομαι] κατακραξομαι OM, W in mg.
15
56
prisciani ars
322-323 H.
horas’ | et ‘per singulas horas’. Livius frequenter ‘in milites’ pro ‘in singulos milites’. Vergilius in V: ‘bina boum vobis Troia gene ratus Acestes / dat numero capita in naves, adhibete penates’. Illi ‘ὁσημέραι’. Nos ‘cotidie’ et ‘quotannis’. (232)
Illi ‘κατάγομαι’ καὶ ‘καταλύω’ καὶ ‘ὁρμίζομαι’ et ad locum et in loco ponunt. Similiter nostri ‘deverto domi’ et ‘domum’. Illi ‘κόπτειν τὰ ῥήματα’ pro ‘disserere’. Terentius in heautonti morumeno: ‘verum interea, dum sermones caedimus, / illae sunt relictae’.
10
15
Illi ‘κοπιᾷς αὐτόν’ pro ‘in lassitudinem ducis’. Huic similia sunt apud nos, tam activam quam passivam habentia significationem, ut superius ostendimus, ‘propinquo, ruo, moror’. Illi ‘κωλύει τὸν ἀδικούμενον’ καὶ ‘κωλύει τοῦτον ἀδικεῖσθαι’. Et nos ‘prohibet illum periclitantem’ et ‘prohibet illum periclita ri’. Vergilius in II Aeneidos: ‘sensit medios illapsus in hostes’, pro ‘illapsum se esse’. Sallustius in Iugurthino: ‘et hercule, Sylla, ante te cognitum multis orantibus, aliis ultro egomet opem tuli, nul
1 cf. Liv. 26, 3, 1, ubi tamen in milites non significat in singulos milites; alibi non exstat in Liv.; 40, 59, 2 in singulos milites; vd. etiam 34, 52, 11 et 35, 9, 8 in pedi tes (cf. 33, 37, 11), 35, 9, 8 et 39, 7, 2 in equites, 45, 34, 4 in equitem, quae contulit Weissenborn 2 Verg. Aen. 5, 61-62 4 cf. infra 68, 7-10, ubi secundum litterarum ordinem idem lemma inducitur 7 fort. e Men. Heaut.; cf. Rosellini4 pp. 465468 8 Ter. Haut. 242-243 15 Verg. Aen. 2, 377 (delapsus); vd. ad 46, 12 16 Sall. Iug. 110, 2 (mehercule, indigus vel indiguus edd.); cf. GL III 107, 5-7; vd. Benvenuti p. 335 1 et ζθMO, Y in mg.: pro βEIJQ (in et corr. TI, et s. l. Q) pro in βMDJ: per in OY, corr. O; proin W; pro p(er) in Q; per XUEI, pro s. l. in X; p(ro) p(er) F, T post corr. 4 ὁσημέραι] οcιμεραι α 12 vergo post moror habent F, TR QY s. l. (sc. e GL II 394, 16) 13 ἀδικεῖσθαι] αυικειθαι O 16 hercule corrector in R: hercula α (corr. in meherculae in TX, cf. GL III 107, 6)
323-324 H.
liber xviii §§ 231-234
57
lius indigui’, pro ‘antequam te cognoscerem’. Similiter ‘ab urbe condita’, ‘post hominum memoriam’. ‘Λαχεῖν τῶν πατρῴων, διαλαχεῖν τὰ πατρῷα’. Nos ‘sortior’ ad (233) accusativum. Vergilius in XII: ‘sortitus fortunam oculis’. Illi ‘λέγουσιν ὡς τόδε ἐγένετο’ καὶ ‘λέγουσιν ὡς τόδε γεγο νέναι’. Nostri ‘dicunt ut illa res facta sit’ et ‘illam rem factam esse’.
5
| ‘Λέγεται ὅδε πεποιηκέναι τόδε’ καὶ ‘λέγεται τόνδε πε ποιηκέναι τόδε’. Et nostri frequenter. Terentius in eunucho: ‘apparet hunc servum esse domini miseri et pauperis’. Illi ‘λεκτέον’ pro ‘oportet dicere’. Πλάτων πολιτείας Γ: ‘ὅτι (234) ἔφαμεν, ἃ μὲν λεκτέον, ἤδη εἰρῆσθαι, ὡς δὲ λεκτέον ἐστίν, ἐπισκεπτέον εἶναι’. Hinc Romani gerundia vel supina invene runt, ‘dicendi, dicendo, dicendum, dictum, dictu’. Proprie autem in ‘-dum’ terminatio Atticum significat adverbium, quod omni generi et numero et personae et tempori potest adiungi, ut ‘le 15 gendum est mihi, tibi, illi, nobis, vobis, illis’, et ‘legendum est, legendum fuit, legendum erit poetam, orationem, carmen’. 1 cf. GL III 107, 8 2 post hominum memoriam exstat in Cic. saepius, ex. gr. Verr. I 32; Cat. 1, 16 4 Verg. Aen. 12, 920 8 Ter. Eun. 486-487 (servom hunc esse domini pauperis / miserique); et GL III 189, 23-190, 6; 225, 1214 10 Plat. Resp. 394c7-8 (ἐτι σκεπτέον) 1 pro ~ 2 memoriam add. in mg. TRQ, pro ~ cognosceremY (inde Attici add. Q): om. α; cf. GL III 107, 5-8 et praef. pp. cxxix-cxxx 3 τῶν πατρῴων van Putschen (τῶν πατρώων Ald.): τωων πατρωῶ α (τωων ιτρωῶ γ) διαλαχεῖν] διαλαχαιν O 5 ἐγένετο] ετενετο α γεγονέναι] γεγονειναι Nostri] nos β, corr. in TR 7 O 6 ὅδε] τοδε O 9 post pauperis in mg. add. TRY Virgilius apparent rari nantes in gurgite vasto, fort. ex adnotat. ipsius Prisciani (vd. praef. p. cxxviii) 10 λεκτέον] λ. ἐστίν edd. Πλάτων] παλρω β, corr. in R πολιτείας] πολιτιαc α ἐν ante πολιτείας Hertz e β 11 ἔφαμεν Ald.: φαμεν βE; αφαμεν O; α//φαμεν X; αφεμεν W; αφαμεη M μέν] νεν β ἐστίν] εcτιιν β 17 poetam] petam βM, corr. in TR
58
prisciani ars
324-325 H.
(235)
Attici ‘λογίζεται λ´ μνᾶς ὑπὲρ ἡμῶν ἐκτετικώς’. Nos ‘confitetur osculatus virginem’ et ‘criminatus innoxium’. Vergilius in II: ‘sensit medios illapsus in hostes’ pro ‘illapsum se esse’. Statius in XII: ‘hortaris euntem, / Ornyte’, pro ‘hortaris ire’.
5
Attici ‘λοιδορεῖσθαι αὐτοῖς’ καὶ ‘αὐτούς’. Ὑπερείδης κατὰ Δημοσθένους: ‘ἀλλὰ τοὺς νεωτέρους ἐπὶ βοήθειαν καλεῖς, οὓς ὕβριζες καὶ ἐλοιδοροῦ ἀκρατοκώθωνας ἀποκαλῶν’. Et Romani | ‘maledico te’ et ‘tibi’. Cicero pro Deiotaro: ‘Blesamius, inquit, eius enim nomine optimi viri nec tibi ignoti maledicebat tibi’.
10
(236)
15
‘Λυμαίνεται τῷδε’ καὶ ‘τόνδε’. Ἡρόδοτος Α: ‘λυμαινομένη δὲ τῷ νεκρῷ ἐπέλεγε τοιάδε’, καὶ ἐν τρίτῃ: ‘λυμα‹ί›νομαι αὐτῷ’. Romani ‘laedo te’ et ‘noceo tibi’ dicunt et ‘te’. Lucanus in III: ‘insi luit solo nociturus pondere puppim’, sed magis per ellipsin ‘in’ praepositionis prolatum est ‘insiluit puppim’ pro ‘in puppim’. Isocrates Αἰγινητικῷ: ‘ἐκ τοίας δ’ ἂν οἰκίας ἄλλον ἥδιον υἱὸν 1 frg. Attici cuiusdam auctoris prosa oratione 2 Verg. Aen. 2, 377; vd. ad 46, 12 4 Stat. Theb. 12, 218-219 6 Hyperid. or. I p. 24 Jensen; cf. ἀκρατοκώθωνας apud Athen. 11, 483e et Poll. 6, 25 (p. 7, 11 Bethe) 8 Cic. Deiot. 33; et GL III 273, 19-21 11 cf. λυμαίνομαι: αἰτιατικῇ … δοτικῇ Lex. Coisl. λ 1 Petrova; Su. λ 838 Adler et al. Herod. 1, 214 (τάδε); brevius GL III 271, 26-28 12 cf. Herod. 3, 16 τῷ λυμαινόμενοι 13 Luc. 3, 626 (puppem); et GL II 541, 1-2 propter insiluit 16 Isocr. Aegin. 46 ἐκ ποίας δ’ ἂν οἰκίας ἥδιον εἶδεν υἱὸν αὑτῷ κατὰ τοὺς νόμους εἰσποιηθέντα 1 ἐκτετικώς] εκτεικοc O 4 Ornyte] ογnυte θTVF; ογnite δXEM; ορnite corrector in R; οtnite U; …υte J; ornite YI (nomen Latinum Graecis litteris perperam scr. in α) 5 Ὑπερείδης] υπερεδηc O 6 βοήθειαν (M)] βονθειαν βO; βονεειαν W; om. XE καλεῖς (O)] κααειc βγ 7 ἐλοιδοροῦ] ελοιδωρου α 9 nec γ: ne et corr. in nec δ; ne β (corr. in T) 11 Λυμαίνεται] λοιμαινεται α λυμαινομένη] λοιμαινομενη α 12 ἐν (X)] ην α λυμαίνομαι van Putschen: λοιμανομαι α (καί ~ αὐτῷ om. Ald. sp. vac. rel.) αὐτῷ] αὐτόν Hertz cl. Herod. 3, 16 Πέρσαι ἐδόκεον Ἄμασιν λυμαίνεσθαι (sed Ἀμάσι edd. cum codd. D1R, Ἄμασιν aPD2V) 16 Isocrates] Socrates δ τοίας] ποίας Ald. et edd. ex Isocr. οἰκίας] οικειαc α ἥδιον] ιδιον α; cf. Fassino l. supra laud.
325-326 H.
liber xviii §§ 235-238
59
εἶδεν αὑτῷ μᾶλλον’ [πολύ] pro ‘πολὺ μᾶλλον, μάλιστα’ καὶ ‘πολὺ μάλιστα’. Nostri ‘multo magis’ et ‘multo maxime’, ut Vergilius in I: ‘Pygmalion scelere ante alios immanior omnes’ pro ‘immanissimus omnium’. Nec mireris Vergilium comparati vo usum pro superlativo, cum Homerus quoque idem fecit in Iliados …
5
Attici ‘μανθάνω τόδε’ καὶ ‘τοῦδε’. Huic simile est illud Teren (237) tianum in eunucho: | ‘reviso quidnam Chaerea hic rerum gerat’, pro ‘quas res’, et Vergilius in XI: ‘iustitiane prius mirer belline laborum’. Similiter ‘insimulo avaritiae, accuso pecuniarum repe 10 tundarum’ vel ‘furti’, ‘adulterii’ et similia. ‘Sciens’ autem quando participium est accusativo adiungitur, quando nomen genetivo, quomodo ‘amans, diligens, patiens, neglegens’ et similia. Attici ‘μετ’ἐμοῦ ἐστι τὰ δίκαια’. Cicero in III Verrinarum: ‘heres erat filia; faciebant omnia cum puella: leges, aequitas, voluntas patris, edicta praetorum’.
15
Illi ‘μέλλω γράφειν’ καὶ ‘γράψαι’. Λυσίας ἐν τῷ περὶ τοῦ (238) μᾶλλον ἢ ταύτης, ἐξ ἧσπερ καὶ φύσει παῖδας ἐζήτησεν αὑτῷ γενέσθαι; cf. Fassino pp. 267-272 3 Verg. Aen. 1, 347; Serv. Aen. 3, 321 iungitur tamen et conparativo, ut ‹I 347› ‘scelere ante alios inmanior’, et superlativo, ut ‹IV 141› ‘ipse ante alios pulcherrimus omnes’; cf. GL II 86, 5-10; III 155, 27-156, 1 6 vd. praef. pp. cxxv-cxxvi et adn. 135 8 Ter. Eun. 923 9 Verg. Aen. 11, 126; vd. ad 49, 1 14 Cic. Verr. II 1, 104 (cum pupilla; legis aequitas codd.) (ἴδιον Ald., ἄλλον om.) 1 πολύ del. Fassino (nisi forte locus est perperam cum 84, 9 Attici ‘πολὺ μᾶλλον’ καὶ ‘πολλῷ μᾶλλον’ καὶ ‘πολὺ μάλιστα’. Nostri ad abla tivum ‘multo magis’ et ‘multo maxime’ interpol.) 4 pro ~ 6 Iliados habent in textu F, in mg. TRQY; pro immanissimus s. l. et X; Nec ~ Iliados in mg. J 5 quoque RQYJ: om. TF fecit RYQ: fecerit TFJ 6 Iliados] iliadas Q; vel post furti add. ζJ, s. l. TR 16 hyliade J 11 praetorum M: procorum γO; p(rae)corum β, Y ut vid. (in procorum corr. TRY); praeteritorum Q (corr. in procorum) 17 γράψαι] an γράψειν (Christ p. 149)? aut καὶ γράψειν addendum (vd. Krehl ad l.)
60
5
(239)
prisciani ars
326-327 H.
Ἡγησάνδρου κλήρου: ‘ὡς ἔμελλεν ἐπί τε τοὺς βωμοὺς εἶναι καὶ νομιζόμενά γε ποιήσειν’. Pro hac constructione Romani participio futuri utuntur cum omni tempore verbi substantivi, ut ‘lecturus sum’, ‘μέλλω ἀναγινώσκειν’, ‘lecturus eram’ et ‘fui’ et ‘fueram’, ‘ἤμελλον ἀναγινώσκειν’, ‘lecturus ero’ vel ‘fuero’, ‘μέλλω ἀναγνώσεσθαι’. Attici ‘μέλει μοι ταῦτα’ καὶ ‘τούτων’. Nos ‘curo has res’. Illi ‘μέχρι ἕως’. Nos ‘usque dum’.
10
15
(240)
Attici ‘μέμφεται σοὶ’ καὶ ‘σέ’. Similiter nostri ‘queror tibi’ et ‘te’. Iuvenalis in I: ‘nec quereris patri nec terram cuspide quassas’. Vergilius in bucolico: ‘dum queror et divos quamquam nil testi bus illis / profeci’. | Ξενοφῶν παιδείας Ζ: ‘τοῖς δὲ θεοῖς οὐδὲν ἂν ἔχοιμεν μέμψασθαι’. Μένανδρος: ‘μέμφομαί σοι τοῦθ’, ὅτι / χρηστά με λέγοντα οὐκ εὖ ποιήσε‹ι›ν προσδοκᾷς’. Δημοσθένης Φιλιππικοῖς, Ὀλυνθιακῷ τρίτῳ: ‘καὶ οὐχὶ μέμφομαι τὸν ποιοῦντά τι τῶν δεόντων ὑπὲρ ὑμῶν’. Attici ‘μεθ’ ἡμέραν’ καὶ ‘ἡμέραν’ ponunt per se et ‘νύκτωρ καὶ
1 Lys. (or. 55) frg. 40 Thalheim (125 Carey; ἰέναι καὶ τὰ νομιζόμενά γε) 10 Iuv. 2, 130-131 nec galeam quassas nec terram cuspide pulsas / nec quereris patri; et GL III 275, 23-276, 1 iisdem verbis 11 Verg. ecl. 8, 19-20; et GL III 275, 18-22 12 Xenoph. Cyr. 7, 5, 42 (τοῖς μὲν θεοῖς) 13 Men. frg. 633 Kassel-Austin 15 Demosth. 3, 36; Lex. Coisl. μ 1 Petrova 1 Ἡγησάνδρου] ειγηcανδρου α (ειγηcανδρουc β) κλήρου] cληρου β 2 γε Ald.: τε α 5 ἤμελλον] ημελλων α 6 ἀναγνώσεσθαι] αγνωcεcθαι O 7 Attici codd.: Illi edd. ταῦτα] ταιτα XMW; τατα EI; ταψτα β; ται O 9 queror] quaero β, corr. in TR; queror quero Y 12 παιδείας] παιδιαc α οὐδέν] υδεν O 13 ἔχοιμεν] εχοιμημ O 14 ποιήσειν Scaliger p. 729 (x): ποιηcεν α 17 καὶ ἡμέραν om. γ (s. l. corr. m. add. in W)
327-328 H.
liber xviii §§ 238-241
61
ἡμέραν’. Aristophanes: ‘οὔτε νύκτωρ παύεται / οὔτε ἡμέραν’. Nostri quoque frequenter huiuscemodi utuntur constructioni bus, ‘noctu et die’, ‘interdiu et nocte’. Vergilius in I: ‘noctem non amplius unam / falle dolo’. Idem in eodem: ‘una cum gente tot annos / bella gero’.
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‘Habere’ pro ‘esse’. Δημοσθένης κατ’ Αἰσχίνου ὑπὲρ τῆς παραπρεσβείας: ‘μηδενὶ ὑμῶν εὐσεβῶς ἔχειν ἀποψηφίσασθαι αὐτοῦ’. Terentius in Phormione: ‘bene tibi se habent principia’. Attici ‘μικρὸν ἢ μέγα[ν]’. Nos ‘plus minusve’. Et huic simile Te (241) 10 rentius in Andria: ‘quo iure quaque iniuria’. Illi ‘μνησθῆναι τοῦδε’ καὶ ‘τόδε’. Homerus: ‘μνήσεο πατρὸς σεῖο, θεοῖς ἐπιείκελ’ Ἀχιλλεῦ’. | Δημοσθένης Φιλιππικῷ: ‘καί περ ὄντες οὐ δεινοὶ τοὺς ἀδικοῦντας μεμνῆσθαι’. Similiter nos tri. Vergilius in IIII: ‘nec meminisse pigebit Elissae’. Idem in bu colico: ‘numeros memini, si verba tenerem’. ‘Admoneo te illius’ et ‘illum’. Sallustius in…: ‘sed quoniam tanti viri nos tempus ad
1 Aristoph. frg. inc. sed. 665 Kassel-Austin 3 die noctuque Sall. Iug. 70, 1; interdiu et nocte saepissime sociantur apud Liv., ex. gr. 1, 47, 1; 7, 35, 9; 8, 34, 7, singulis locis in Sen. Rhet., Sen. Verg. Aen. 1, 683-684; [Dosith.] exc. GL VII 427, 5-6; et infra 64, 16; 83, 17; 99, 19 4 Verg. Aen. 1, 47-48; vd. ad 31, 14 7 Demosth. 19, 212 (μηδενὶ νῦν ὑμῶν) 8 Ter. Phorm. 429 Bene habent tibi principia, sed cf. 479 Sic habent principia sese 10 Ter. Andr. 214; Don. ad l. 9 qvo ivre qvaqve inivria prouerbiale hoc est, qualia sunt ‘fas nefas’, ‘uelis nolis’ et Andr. 862, 1 […] ‘causam ceperit, quo iure quaque iniuria’ 11 Hom. Il. 24, 486 (μνῆσαι πατρὸς σοῖο); cf. 9, 3 (μνῆσαι) 12 Demosth. 6, 30; cf. Lex. Coisl. μ 2 Petrova 14 Verg. Aen. 4, 335; vd. ad 8, 14 15 Verg. ecl. 9, 45; vd. ad 8, 13 16 Sall. Iug. 95, 2 Sed quoniam nos tanti viri res admonuit, et cf. Cat. 5, 9 quoniam de moribus civitatis tempus admonuit 1 Aristophanes] αριcτοφανεc Graec. litt. O 3 nocte] nocte(m) FJ, TR post corr. 6 Δημοσθένης] Demosthenes Lat. litt. δ 7 ὑμῶν] υμον α 9 μέγα van Putschen, cf. Christ p. 149 11 καί] κοι O μνήσεο] ιννηcεο O 16 in VMY: // R; in I θU; om. O; in iugurthino TXFEIJQ
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prisciani ars
328 H.
monuit’. Vergilius in X: ‘Lucagus ut pronus pendens in verbera telo / admonuit biiugos’. (242)
Illi ‘μονονουχί’. Similiter Terentius in Phormione: ‘is senem per epistolam / pellexit modo non montes auri pollicens’.
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Attici multa per ellipsin proferunt vel pleonasmon. Φερεκράτης ἐν Χείρωσιν: ‘νῦν δὲ ἄρτι μοι τὸ γῆρας ἐντίθησι νοῦν’. Nostri quoque ‘nunc nuper’. ‘ξαίνει κατὰ τοῦ νώτου πολλάς’, deest ‘πληγάς’, quomodo Terentius in eunucho: ‘plurima salute Par menonem / summum suum impertit Gnatho’, deest enim ‘ami cum’. Idem in eodem: ‘egone illam, quae illum, quae me, quae non!’
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(243)
Φερεκράτης κραπατάλλοις: ‘ὥς τοι κακὸν ὄζει †ταναμηδυν†
1 Verg. Aen. 10, 586-587 3 Ter. Phorm. 67-68 (epistulas); Don. ad l.; et GL II 497, 6-9 propter pf. pellexit 6 Pherecr. frg. 156, 6 Kassel-Austin 7 Demosth. 19, 197; Thom. Mag. Ecl. vocum Att. p. 252, 18-19 Ritschl; amplius et opere laudato Lex. Coisl. ξ 1 Petrova 8 Ter. Eun. 270-271; Don. Ter. Ad. 352, 2 simvlo fvit svmmvs ‘summus’ an ad cognatum an ad amicum refertur? an absolute, ut in Eunucho (II 2, 39-40) ‘plurima salute Parmenonem summum suum impertit Gnatho’? Arus. GL VII 481, 3-5 (50, 1-3 Di Stefano), sed propter impertit 10 Ter. Eun. 65; et GL III 111, 4-8 Orationis quoque fit defectio, ut apud Terentium […] Deest enim unicuique constructio plenae orationis: ‘egone illam’ digner adventu meo, ‘quae illum’ praeposuit mihi, ‘quae me’ non suscepit heri; cf. Don. ad l. 1-2 egone illam qvae illvm familiaris ἔλλειψις ira scentibus; nam singula sic explentur: ‘egone illam’ non ulciscar, ‘quae illum’ recepit, ‘quae me’ exclusit, ‘quae non’ admisit […] Nam amat ἀποσιωπήσεις nimia indignatio; Char. 315, 7 Barwick 12 Pherecr. frg. 97 Kassel-Austin 1 Lucagus] Lucanus βO, corr. in TRO 2 biiugos] sibi iugos βM, corr. in TR; sibi iugus Y, corr. 3 μονονουχί] μονονουνουχι γ, TR post corr. 6 Χεί ρωσιν] χειροcιν α (χειρωcιν casu quodam M) δὲ ἄρτι] δ’ἄρτι edd. 7 Ξαίνει Scaliger p. 730: ξενι α πολλάς] παλλαc O 8 πληγάς Hertz: πλεγαc s. l. corrector in R; plagas α Parmenonem] parmenomen βJ, corr. in TR 12 ταναμηδυν RM; ταναμεδυν TV; ταναμηδιν EW; ταναμητυν O
328-330 H.
liber xviii §§ 241-244
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ἀλλὰ γλυκύ’. | Terentius in adelphis: ‘olet unguenta de meo’. Iuvenalis in I: ‘olebit / lanternam’. ‘Οἶδά τινας ποιοῦντας’ ἢ ‘ποιήσαντας τόδε’ καὶ ‘οἶδά τινας ποιεῖν’ ἢ ‘πεποιηκέναι τόδε’. Ξενοφῶν ἀπομνημονευμάτων Δ: ‘οἶδας δέ τινας ἄλλα ποιεῖν ἢ ἃ οἴονται δεῖν;’ Terentius in adel phis: ‘video sapere, intellegere, in loco / vereri, inter se amare’.
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Ξενοφῶν: ‘τοὺς μὲν Λακεδαιμονίους οὕτως αὖ οἱ πελτασταὶ (244) ὤκνουν’. Hinc Romani ‘piget’ accusativo et genetivo coniun gunt, ‘piget me hostium’. Eiusdem constructionis sunt ‘pudet, taedet, paenitet, miseret’. Inveniuntur tamen etiam accusativis 10 solis coniuncta. Terentius in adelphis: ‘ei mihi! / Non te haec pudent?’ Idem: ‘ut nihil pudet!’ ‘Οὐδένα κίνδυνον ‹ἴ›διον οὐδὲ ὀκνήσα[σα]ς οὐδὲ ὑπολογισάμενος’. Attici dicunt ‘θαρρῶ αὐτούς’ et ‘αὐτοῖς’. Similiter nostri. Statius in … Thebaidos: ‘terrigenas confisus avos’. Iuvenalis in III: ‘fidi mus eloquio? Ciceroni nemo ducentos / nunc dederit nummos, nisi fulserit anulus ingens’. | Vergilius etiam dativo coniunxit in
1 Ter. Ad. 117; Don. ad l.; Diom. GL I 319, 11-14; cf. Varr. Ling. 7, 5, 84 apud Terentium: ‘scortatur, potat, olet unguenta de meo’ propter scortatur 2 Iuv. 5, 87-88 4 Xenoph. Mem. 4, 6, 6 (ποιοῦντας ‹ἢ› ἃ οἴονται) 6 Ter. Ad. 827-828; vd. ad. 20, 12 7 Xenoph. Hell. 4, 4, 16 (τοὺς μέντοι, ἐδεδίε σαν codd.) 11 Ter. Ad. 753-754; Arus. GL VII 500, 7-8 (79, 9 Di Stefa no); et GL III 230, 27-231, 5 12 Ter. Phorm. 644; vd. ad 44, 13 De mosth. 18, 197 (ὀκνήσας ἴδιον) 15 Stat. Theb. 2, 573; vd. ad 51, 8 Iuv. 7, 139-140 (om. Ald., τἀμά· μή τί γ’ Scaliger p. 730, van Putschen, Krehl) 3 οἶδα2] ο δα O 4 Ξενοφῶν] ξενοφον α 5 ποιεῖν] πτιειν O 7 Ξενοφῶν] ξενοφον α Λακεδαιμονίους] δακεδαιμονcουc O πελτασταί] πελασταί edd. inde ab Ald. 12 οὐδένα] οιδενα α ἴδιον Ald.: διον α 13 ὀκνήσας Ald.: οκνηcαcαc α ὑπολογισάμενος] υπολογηcα μενοc α 14 Attici ~ αὐτοῖς om. O, suppl. in mg. ead. m. 15 II suppl. J
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prisciani ars
330-331 H.
XI: ‘dum Troia temptat / castra fugae fidens et caelum territat armis’. Idem in VIIII: ‘et fidere nocti’. (245) 5
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Attici dicunt ‘ὀλίγον πρό[σ]τερον’ et ‘ὀλίγῳ πρότερον’. Nos quoque ‘ante paulum’ et ‘paulo ante’, quomodo et ‘post paulum’ et ‘paulo post’. Πλάτων Μένωνι: ‘οὐκοῦν τούτων ἕκαστον ὀλίγον πρότερον μόριον ἀρετῆς ἔφαμεν εἶναι’. Ἰσοκράτης πανηγυρικῷ: ‘ἐπὶ δὲ τῶν μεγίστων τὸν αὐτὸν τρόπον, ὅνπερ ὀλίγῳ πρότερον, πειράσομαι καὶ περὶ τούτων διελθεῖν’. Cice ro in I invectivarum: ‘et voces paulo ante exaudire potuisti’. Simi liter Attici ‘ὀλίγῳ ὕστερον’ et ‘ὀλίγον ὕστερον’, quomodo et nos. Πλάτων ἐν Εὐθυδήμῳ: ‘ὀλίγῳ ὕστερον εἰσέρχεσθον τούτω’. Horatius: ‘illam post paulum sed multo’. Attici ‘ὀλίγας ἡμέρας’ pro ‘ἐν ὀλίγαις ἡμέραις’. Similiter nos. Aristophanes γήρᾳ: ‘σὺ δ’οὐκ †ηγηιμουηδη† ὀλίγας ἡμέρας’. Vergilius in I: ‘una cum gente tot annos / bella gero’. Idem in eodem: ‘tu faciem illius noctem non amplius unam / falle dolo’. | Idem in III Aeneidos: ‘tres adeo incertos caeca caligine soles / erramus pelago, totidem sine sidere noctes’. 1 Verg. Aen. 11, 350-351; vd. ad 51, 11 2 Verg. Aen. 9, 378; Serv. Aen. 1, 452; 7, 290 iam fidere terrae [[per dativum iungendum, aliter non procedit,]] ut ‹IX 376› ‘et fidere nocti’ 5 Plat. Men. 79a3-4 7 Isocr. Paneg. 66 9 Cic. Cat. 1, 21 11 Plat. Euthyd. 272e4-5 12 Hor. sat. 1, 2, 120 illam ‘post paulo,’ ‘sed pluris’ 14 Aristoph. frg. 133 Kassel-Austin σὺ δ’ οὐχ ἔπῃ μοι; νὴ Δί’, ὀλίγας ἡμέρας (σὺ δ’ οὐχ ἔπῃ μοι; coni. Hanow, νὴ Δί’ Scaliger) 15 Verg. Aen. 1, 47-48; vd. ad 31, 14 16 Verg. Aen. 1, 683-684; vd. ad 61, 3 17 Verg. Aen. 3, 203-204; Non. p. 502, 6-17 (Accusativus pro dativo) 1 et ~ armis om. δ, suppl. s. l. in Q 3 πρότερον Ald.: προcτερον α 6 ὀλίγον] ολιτολι O Ἰσοκράτης edd. vett. (Isocrates Ald.): κωκρατηc α (cωκρατηc WO) 7 αὐτόν] αυτων α 8 ὀλίγῳ] εολιγτωι O καί] κα O 10 et1 (α et Ald.)] καί van Putschen, Krehl, Hertz 12 post] pos V, quod maluit Hertz 14 ηγηιμουηδη] ἐγήμω coni. C. F. Hermann (vd. appar. ed. Kassel-Austin), νὴ Δί’ Scaliger p. 731 et sic scripsit Hertz; ἡγῇ μ’οὖν δή van Putschen, Krehl; vd. pr. appar. 17 soles] soltes vel solces β (sol/es TRV, sed soltes erat in T); solces corr. in soles M ut vid.; sobtes Y, corr.
331-332 H.
liber xviii §§ 244-247
65
‘Ὀλίγου εἰς χιλίους’ ἀντὶ τοῦ ‘παρ’ ὀλίγον χιλίους’. Nos ‘pau lo minus mille’. Θουκυδίδης Δ: ‘ἱππῆς δὲ οἱ πάντες ἠκολού θουν Μακεδόνων σὺν Χαλκιδεῦσιν ὀλίγου εἰς χιλίους’. ‘Ὀλίγου δεῖ’ καὶ ‘ὀλίγου δεῖν’ ἀντὶ τοῦ ‘σχεδόν’, ‘ὀλίγου (247) ἐπελαθόμην ὃ ἐβουλόμην εἰπεῖν’ ἀντὶ τοῦ ‘ὀλίγου δεῖν’. Te 5 rentius in Andria: ‘Sosia, / adesdum, paucis te volo’. Attici ‘Ὀλύμπια’ καὶ ‘Ὀλυμπίοις ἐνίκα’. Iuvenalis in II: ‘fidi bus promittere’, et Terentius in eunucho: ‘fidibus scire’. Horatius de arte poetica: ‘qui Pythia cantabat tibicen’. Attici ‘ὄμνυμι θεούς’. Vergilius in VI: ‘di cuius iurare timent et fallere numen’. Idem in eodem: ‘maria aspera iuro’, nec mirum, cum etiam passivum habeat, unde Lucanus in V: ‘et laetae iuran tur aves bubone sinistro’. Homerus: ‘ἄγρει μάν, νῦν μοι ὄμοσον Στυγὸς ἄατον ὕδωρ … ἦ μὲν ἐμοὶ δώσειν Χαρίτων μίαν ὁπλοτεράων’. Menander: ‘Γλ[α]υκέρα, τί κλάεις; ὀμνύω σοι 1 cf. Liv. 23, 49, 10; 24, 47, 8 2 Thuc. 4, 124, 1 (ξύν; ὀλίγῳ codd.; ἐς) 4-5 cf. Plat. Resp. 563b8-9, Prot. 310c4-5, Apol. 17a3 et Theaet. 180d7 6 Ter. Andr. 28-29 7 Iuv. 6, 388 8 Ter. Eun. 133; cf. Don. ad l. 1 et fidibvs scire vetusta ἔλλειψις; Arus. GL VII 510, 3-4 (93, 16-17 Di Stefano) scit his rebvs, Ter. Eun. (I 2, 52) videt honestam virginem et fidibus scire 9 Hor. ars 414-415 (cantat) 10 Verg. Aen. 6, 324 11 Verg. Aen. 6, 351; Arus. GL VII 480, 11 (48, 18 Di Stefano); Don. Ter. Hec. 771; Ps. Iul. Ruf. schem. lex. 32 (p. 56, 13-14 Halm); vd. Ferri p. 89 12 Luc. 5, 396; et GL II 566, 2-4 13 Hom. Il. 14, 271 ἄγρει νῦν μοι ὄμοσσον ἀάατον Στυγὸς ὕδωρ; ἄγρει μάν Hom. Il. 5, 765 14 Hom. Il. 14, 275 15 Men. frg. 96 Kassel-Austin, fort. ex Misogyno, cf. Krehl, p. 227 adn., et Sonnino pp. 187-189 3 Μακεδόνων] αλλακεδονων O χιλίους] χειλιουc α 5 ἐπελαθόμην] επελοθομην O εἰπεῖν] πειπειν O δεῖν] δει β 8 Horatius ~ tibi cen habent TRQ in mg., F in t.: om. α (vd. praef. p. cxxvii) 9 exempla mire inter se coniuncta, nisi cogites omnia ad ἔλλειψιν pertinentia esse 13 ἄγρει μάν] αγρι μαν βγ; λγρι μα O 14 ἐμοί] μοι O 15 ὁπλοτεράων] οπροτεραων O Menander] Manander γ, corr. in XE (om. FUJD, menander I) Γλυκέρα Ald.: γλαυκερα α κλάεις] κλειc β
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prisciani ars
332-333 H.
τὸν Δία / τὸν Ὀλύμπιον καὶ τὴν Ἀθηνᾶν, φιλτάτη, / ὀμωμοκὼς καὶ πρότερον ἤδη πολλάκις’. Idem in misogyno: ‘ὄμνυμί σοι (248) τὸν Ἥλιον, / ἦ μὴν ἀποίσειν σοι γραφὴν κακώσεως’. Terentius in Phormione: ‘en umquam iniuriarum audisti mihi scriptam 5 dicam?’ Et Lucanus in VI: ‘effera damnarat nimiae pietatis Erictho’.
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Attici ‘ὅμοια τοῖς’ et ‘ὅμοια τῶν’. Θουκυδίδης Ζ: ‘τὸ δὲ γένος τὸ τῶν Θρᾳκῶν ὅμοια τοῖς μάλιστα τοῦ βαρβαρικοῦ, ἐν ᾧ ἂν θαρσῇ, φονικώτατόν ἐστιν’. Vergilius in bucolico: ‘urbem quam dicunt Romam, Meliboee, putavi / stultus ego huic nostrae simi lem’. Terentius in eunucho: ‘quid tibi ego multa dicam? Domini similis es[t]’. Attici ‘ὅμοιός ἐστι λόγος καὶ πρότερον’ ἀντὶ τοῦ ‘οἷος καὶ πρότερον’. | Πλάτων Κρίτωνι: ‘ἀλλ’, ὦ θαυμάσιε, οὗτός τ’ὁ λόγος, ὃν διεληλύθαμεν, ἔμοιγε δοκεῖ ἔτι ὅμοιος εἶναι καὶ πρότερον’ ἀντὶ τοῦ ‘οἷος πρότερον’. Simile est illud Vergilia
2 Men. frg. 239 Kassel-Austin 4 Ter. Phorm. 329; Don. ad l. 5 Luc. 6, 508 7 Thuc. 7, 29, 4 (τὸ γὰρ γένος, θαρσήσῃ) 9 Verg. ecl. 1, 1920 11 Ter. Eun. 496; Don. ad l. 1 qvid tibi ego mvlta dicam domini similis es non habuit aliud miles stultus, sed rediit ad illa quae dixit (v. 33) ‘domini pauperis miserique’. 2 domini similis es ineptus iocus, in quo seruus iniuriae uice domino comparatur; Eugraph. Ter. Eun. 497 cum leuiter locutus miles fuisset, qui dixerat […] ‘domini similis es’; et GL III 220, 1-2 (ego plura di cam) 14 Plat. Crit. 48b2-4 (καὶ πρότερον recte Prisc.; καὶ πρότερος vel τῷ καὶ πρότερον vel τῷ πρότερον codd. Platonis; cf. Menchelli pp. 214-216) 1 Ὀλύμπιον] αυμπιων O (ααμιτιον W) φιλτάτη] φιλλαθη O 2 πρό γραφήν] τραφην α κακώσεως] κακωceuic τερον] προγον O 3 Erictho van O 5 effera damnarat] effer adam narrat β, corr. in TR 6 γένος] γονεc O 9 θαρσῇ] Putschen (Ericto Ald.): erec(h)t(h)o α 7 θαρcηι α, prob. Hertz (appar.), qui tamen θαρσήσῃ e Thuc. sumere maluit 12 es θαυμάσιε] θεαυμαcιε O τ’ὁ] το aspiraF, correctores in TRE: est α 14 διεληλύθαμεν] tione neglecta α (vd. praef. p. cxliii); τε ὁ edd. inde ab Ald. 15 διεληλχεαμεν O ὅμοιος] ομουc O 16 οἷος] οιου O
333 H.
liber xviii §§ 247-251
67
num: ‘o socii, neque enim ignari sumus ante malorum’, id est ‘illorum quae pertulimus mala’. (Et nota quod ex huiuscemodi structura Graeca frequenter Latini ‘ac’ et ‘atque’ in significatione similitudinis accipiunt, ut ‘similis est haec oratio atque ante’. Ver gilius in III Aeneidos: ‘haud secus ac iussi faciunt’. Terentius in Andria: ‘ita tunc discedo ab illo ut qui se negat filiam daturum’, id est ‘ab huiuscemodi homine qualis est qui filiam neget’. ‘Facio atque ante feci’ pro ‘sicut ante feci’.)
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Attici ‘ὃν τρόπον’ καὶ ‘ᾧ τρόπῳ’ καὶ ‘ἐξ οὗ τρόπου’ καὶ (250) 10 ‘καθ’ ὃν τ‹ρ›όπον’. Nos ‘quem ad modum’ et ‘quomodo’. ‘Ὄνασθαι τοῦδε’ καὶ ‘τόδε’ καὶ ‘ἀπὸ τοῦδε’. Πλάτων Χαρμίδῃ: ‘ὑπὲρ δὲ σοῦ, ἦν δ’ ἐγώ, ὦ Χαρμίδη, πάνυ ἀγανακτῶ, εἰ σύ, τοιοῦτος ὢν τὴν ἰδέαν καὶ πρὸς τούτῳ τὴν ψυχὴν σω[ν]φρονέστατος, μηδὲν ὀνήσει ἀπὸ ταύτης τῆς σωφροσύνης’. Vergilius in VII: ‘fruiturque deorum / colloquio’. 15 Iuvenalis in I: ‘exul ab octava Marius bibit et fruitur dis / iratis, ac tu victrix, provincia, ploras?’ Similiter ‘potior illius rei’ et ‘illa (251) 1 Verg. Aen. 1, 198 5 Verg. Aen. 3, 236; Claud. Don. ad l.; Prob. Cath. GL IV 21, 2-3; Part. GL III 500, 10-13 (107, 22-108, 1 Passalacqua); et GL III 94, 2-4; 115, 15-18; infra 73, 10 6 Ter. Andr. 148-149 ita tum discedo ab illo, ut qui se filiam / neget daturum; cf. GL III 128, 8-12 Sciendum tamen, quod per el lipsin aliorum casualium haec saepe inveniuntur relativa, ut Terentius in An dria: ‘Ita tum discedo ab illo, ut qui se filiam / neget daturum’, deest enim ‘ut ab eo, qui neget’; 128, 19 appar. (neget filiam codd.); 190, 9-11 (filiam / ne get) 12 Plat. Charm. 175d6-e1 (ὀνήσῃ) 15 Verg. Aen. 7, 90-91 16 Iuv. 1, 49-50 6 negat filiam α (filiam s. l. E; neget FJO, TY post corr.): filiam neget Ald. et edd. e Ter. 7 neget] negat edd. 8 sicut ante feci] sicut feci β 9 καὶ ᾧ τρόπῳ] (ve)l ut και ον τροωι O 10 τρόπον O, W post corr.: τοπον βγ 12 σοῦ Ald.: του α δ’ ἐγώ] δογω O 13 ἀγανακτῶ] αγανακατιο O τοιοῦτος ὤν] τουcιτωc αν O ἰδέαν] ειδεαν α 14 σωφρονέστατος Ald.: cωνφρ οε̃ cτατοc α (cωνφροεχτατοc O) μηδέν] μεδον O 16 bibit e corr. Y (edd.): vivit α
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prisciani ars
333-334 H.
re’ et ‘illam rem’. Cicero invectivarum II: ‘rerum potiri volunt’. Terentius in adelphis: | ‘ille alter sine labore pa‹t›ria potitur com moda’. Idem in eodem: ‘miseriam omnem ego capio, hic potitur gaudia’. Sallustius in Iugurthino: ‘priusquam legatos conveniret, Adherbalis potiretur’. Vergilius in I: ‘egressi optata potiuntur Troes harena’. Illi ‘ὁσημέραι’ καὶ ‘ὅσαι ἡμέραι’. Ὑπερείδης Δηλιακῷ: ‘ἐνταυθοῖ θύεται τῷ Ἀπόλλωνι ὁσημέραι καὶ μερὶς αὐτῷ καὶ δεῖπνον παρατίθεται’. Hinc Romani ‘cotidie’ vel ‘quotidie’ pro ‘quot dies’ et ‘quotannis’ pro ‘quotquot eunt anni’. Attici ‘ὅσῳ χρόνῳ’. Μένανδρος μισογύνῃ: ‘χαῖρ’, ὦ Γλυκέρα. - Καὶ σύ. - Πολλοστῷ χρόνῳ / ὁρῶ σε’. Nos ‘longo tempore’.
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‘Ὀσφρᾶται τοῦδε’ καὶ ‘τόδε’. Εὔπολις αἰξίν: ‘προσένεγκέ μοι ἐγγὺς τὸ στόμα, ὀσφραίνεσθαι τὸ σόν’. Nos quoque ‘olfacio il lam rem’. Terentius in adelphis: ‘sinerem illum? Ac non sex totis mensibus / prius olfecissem quam ille quicquam coeperit?’
1 Cic. Cat. 2, 19; vd. ad 10, 11 2 Ter. Ad. 871; vd. ad 10, 11 3 Ter. Ad. 876; Arus. GL VII 498, 7 (75, 17-18 Di Stefano) 4 Sall. Iug. 25, 10; Arus. GL VII 498, 4-5 (75, 14-15 Di Stefano); Serv. Aen. 3, 278; Non. p. 498, 18-30 (Genetivus pro ablativo) 5 Verg. Aen. 1, 172; vd. ad 10, 12 7 Hyperid. frg. 68 p. 125 Jensen 10 cf. Hor. carm. 2, 14, 5 quotquot eunt dies 11 Men. frg. 240 Kassel-Austin ὦ χαῖρε, Γλυκέρα. (Γλ.) καὶ σὺ πόλλ᾿. (A.) ὅσῳ χρόνῳ / ὁρῶ σε (e coni. C. F. Hermann); καὶ σύ. - πολλοστῷ χρόνῳ / ὁρῶ σε prob. Sonnino p. 188 adn. 66 cl. Crat. iun. frg. 9, 1 Kassel-Austin πολλοστῷ δ’ἔτει et Demosth. 24, 196; 57, 18 πολλοστῷ χρόνῳ 13 Eup. frg. 7 Kassel-Austin (ὀσφρέσθαι Elmsley) 15 Ter. Ad. 396-397 (aut non; coeperit aut coeperet codd.): cf. GL II 500, 12-16 (ac non; coeperet); Don. ad l. (coeperit) 2 patria δFU (corr. in paria OQ): paria βγ (corr. in patria TRWDYJ) 8 ἐν ταυθοῖ] ενταυθι O 9 δεῖπνον] δειπον O 10 eunt] eum β, corr. in TR 12 Πολλοστῷ] πμοcτωι O 14 ὀσφραίνεσθαι] vd. pr. appar. ad. l. 13 15 ac non om. β, suppl. s. l. in TR
334-335 H.
liber xviii §§ 251-253
69
‘Odoror’ quoque accusativo coniungitur. Lucanus in VII: | ‘mo tumque cadavere caelum odorati Pholoen liquere leones’. Attici ‘ὅταν ἔλθῃ’ de futuro dicunt. I[n]saeus etiam de praeterito: ‘ὅταν ἔλθῃ, εἰώθει παρ’ ἐμοὶ κατάγεσθαι’ et iterum: ‘ὅταν ἔλθω, παρ’ ἐκείνῳ κατηγόμην’. Antiquiores tamen ‘ὅτ’ ἔλθοι’ 5 de praeterito dicunt. Λυσίας ἐν τῷ περὶ τοῦ Διογένους κλήρου: ‘Διογένει δὲ οἰκειότατα πάντων ἀνθρώπων ἐχρώμεθα, καὶ ἕως γε ὑγίαινεν, ἐξ ἀγροῦ ὁπότε ἔλθοι, παρ’ ἡμῖν διαιτᾶτο’. In (253) huiuscemodi [di]sensu Romani solent non solum praeteritis im perfectis sed etiam perfectis uti pro praesentibus vel futuris tam 10 subiunctivis quam indicativis. Vergilius in I Aeneidos: ‘certe hinc Romanos olim volventibus annis / hinc fore ductores revocato a sanguine Teucri, / qui mare, qui terras omni dicione tenerent / pollicitus’, ‘tenerent’ ‘κατέχοιεν’. Idem in eodem: ‘cum venit, au laeis iam se regina superbis / aurea composuit sponda’. Cicero in 15 Verrinarum I: ‘non enim illud peto quod soleo, cum vehemen tius contendi, impetrare, reus ut absolvatur’. Et Terentius in eu 1 cf. Luc. 7, 827 odorati Pholoen liquere leones; 830 aera non sanum motumque cadavere sentit 3 Is. frg. 34 Thalheim [frg. 7 p. 243 Baiter-Sauppe] 4 Is. frg. 34 Thalheim [frg. 7 p. 243 Baiter-Sauppe] 6 Lys. (or. 35) frg. 29 Thalheim (85 Carey; διῃτᾶτο) 11 Verg. Aen. 1, 234-237; et GL III 257, 18-258, 1; vd. ad 36, 11 14 Verg. Aen. 1, 697-698; cf. Char. 292, 15-22 Barwick finitivis enim iungitur (sc. cum), quotiens ad id tempus quo agebam refertur […], ut apud Vergilium (A. 1, 697) ‘cum venit […]’, id est ‘tempore ipso quo venit’; sim. Dosith. GL VII 418, 26-419, 3 (§ 54, 4-9 Bonnet); Diom. GL I 392, 6-11 16 Cic. div. in Caec. 23 (enim inquit illud) 2 post leones «Vsq(ue) ad hunc locum de gallico exemplari quod Aldus noster vivens magno pretio redemerat, descriptum est» adn. ed. Ald. 3 ὅταν] ονταν O (ονταν W) Isaeus van Putschen: insaeus α (ινγαιc F, TY s. l.; ινταειc U; ινγαειc s. l. in R; ινγευc Q, X in mg.) 4 ὅταν2] οcθαν O 5 ἐκείνῳ] εκεινον O (οκεινον W) οτελθοι α: ὅτε ἔλθοι van Putschen 6 κλήρου Spengel p. 631: κληρωι α 7 Διογένει δέ] διογενετ οε O ἀνθρώπων] ανορωπων α finit post ἐχρώμεθα habet in textu R (cf. adn. ad l. 2) 8 διαιτᾶτο] διῃτᾶτο van Putschen 9 sensu facili coniectura δVXFUJ: disensu α (TREMWY, corr. in TR; //sensu D; dissensu I) 10 uti pro praesentibus] pro praesentibus uti δ, corr. Q
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prisciani ars
335-336 H.
nucho: ‘quae vera audivi taceo et contineo optime’, | ‘audivi’ pro ‘audiam’ vel ‘audiverim’. Idem in Andria: ‘sed siquid tibi narrare occepi, continuo dari / tibi verba censes’, ‘occepi’ pro ‘occipiam’ vel ‘occeperim’. Et ‘utor illo’ pro ‘amicitia illius’. (254)
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Attici ‘ὅτι κάλλιστος’ pro ‘ὡς κάλλιστος’. Πλάτων Ἀλκιβιάδῃ: ‘προστέτακται ἐπιμελεῖσθαι τοῦ γενομένου, καὶ ὅπως καὶ ὅτι κάλλιστος ἔσται μηχανᾶσθαι, ἀναπλάττοντας τὰ μέλη τοῦ παιδὸς καὶ κατορθοῦντας’. Similiter nostri. Terentius in eunu cho: ‘munus nostr[or]um ornato verbis, quod poteris, et istum aemulum, / quod poteris, ab ea pellito’, ‘quod poteris’ pro ‘ut poteris, quantum poteris’. ‘Ὁτιὴ λέγεις με’ pro ‘εἰς ἐμέ’. Aristophanes βοηθοῖς: ‘μισῶ σε, ὁτιὴ λέγεις με τὰ αἰσχρά’. Huic simile est illud Terentianum in Andria: ‘quid me fiat’ pro ‘in me’.
1 Ter. Eun. 103; et GL III 191, 6-8; 244, 4-8 cf. GL III 191, 1-8; 243, 27-244, 12 2 Ter. Andr. 504-505; cf. GL III 107, 12-14; 191, 3-6; 243, 24-244, 3 5 Plat. Alc. I 121d5-7 (ὅπως ὅτι κάλλιστος); cf. Menchelli pp. 220221 9 Ter. Eun. 214-215; cf. Char. 279, 17-19 Barwick ‘Quod poteris’ Te rentius in Eunucho […]; ubi Helenius Acron ‘pro in quantum poteris’ 12 immo Aristom. frg. 3 Kassel-Austin 14 Ter. Andr. 709 (fiet); Haut. 715 (fiat); cf. Don. Ter. Hec. 668, 1 sed qvid faciemvs pvero et ‘quid me fiet’ et ‘quid mihi fiet’ dicitur; Quaest. gramm. e cod. Bern. 83, GL Suppl. 173, 13-18; et GL III 189, 3-5? 2 audiverim] audierim Y; audivero XI (Krehl, Hertz) 4 occeperim] occepe ro XFI (im s. l. scr. et del. in X), TR post corr. (Hertz) Et utor ~ illius in textu F, s. l. T, in mg. RQ (non habet Y), quae propter Διογένει … ἐχρώμεθα addere voluit Prisc.: om. α (vd. praef. p. cxxvi) 6 ὅπως] οπρωc O 9 nostrum corrector in R (nrm Ὁτιὴ λέγεις] οτη αγειc T; οτη λγειc ̃ T; nrm̃ F): nostrorum α 12 RV (οποη λεcειc corrector in R) Aristophanes] Aristomenes Meineke, Hertz cl. 89, 16 βοηθοῖς] βονθοιc α 14 post me in mg. & virg(ilius) in I Ita lia(m) fato p(ro)fugus (Aen. 1, 2) p(ro) in italia(m): Idem Scandet fatalis machina muro (Aen. 2, 237): Idem Ipse deu(m) manifestu(m) in lumine vidi intrante(m) muros (Aen. 4, 358-359): add. Q
336-337 H.
liber xviii §§ 253-255
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Attici ‘ὅτι μάλιστα’. Πλάτων Χαρμίδῃ: ‘εἰ δ’ οὖν, ὦ φίλε, ὅτι μάλιστα μηδὲν ἐλάττους αἱ ἡσύχιοι τῶν σφοδρῶν τε καὶ ταχε‹ι›ῶν πράξεων τυγχάνουσι καλλίους οὖσαι’. Nostri ‘cum (255) maxime’ pro ‘ὅτι μάλιστα’ frequenter ponunt. Πλάτων in eo dem: ‘οὐδὲ ταύτῃ σωφροσύνης ἂν εἴη μᾶλλόν τι τὸ ἡσυχῇ 5 πράττειν ἢ τὸ σφόδρα | τε καὶ ταχέως, οὔτε ἐν βαδισμῷ οὔτε ἐν λέξει οὔτε ἄλλοθι οὐδαμοῦ’. Similiter Vergilius in I Aenei dos: ‘quam Iuno fertur terris magis omnibus unam / posthabita coluisse Samo’. Attici τὸ ‘οὖν’ παραπληρωματικόν accipiunt. Πλάτων Τιμαίῳ: ‘ὁ δὴ γέρων, σφόδρα γὰρ οὖν μέμνημαι’. Nostri quoque fre quenter ‘ergo’ repletivi loco accipiunt. Terentius in Andria: ‘mihine? Tibi ergo’. ‘Οὐδὲ τόδε ἐποίησεν’ atque ‘οὐδὲ τόδε οὐκ ἐποίησεν’ pro eo dem ponunt Attici ex supervacuo duplicantes abnegationem. Terentius in Phormione: ‘non, non sic futurum est’. Lucanus in I: 1 Plat. Charm. 160c2-4 5 Plat. Charm. 160c4-6 (σωφροσύνη; οὔτε … οὔτε recte Prisc.: οὐ τό … οὐ τό codd. Platonis; cf. Menchelli pp. 216-217) 8 Verg. Aen. 1, 15-16; cf. GL III 160, 7-11 (verbum) comparatione penitus caret, quantum in sua voce: nam adiectione adverbii possunt comparari, ut Virgilius in I: ‘quam Iuno fertur terris magis omnibus unam / posthabita coluisse Samo’, / ‘magis coluisse’; et infra 80, 6 10 Plat. Tim. 21c2-3 12 Ter. Andr. 850 (mihin’); et GL III 100, 21-22 16 Ter. Phorm. 303; cf. Don. ad l. 2 non non sic fvtv rvm est non potest moralis abnegatio frequenti repetitione firmata Luc. 1, 642-643 (nulla cum lege edd. cum codd. MVZ; nulla sine lege codd. PUG)
1 φίλε] φιοιδε O 2 μάλιστα] μαλιcα β ἐλάττους] εαττουc O τῶν] ω β 3 ταχειῶν Scaliger p. 733: ταχεων α οὖσαι] cουcαι O 4 post ponunt in mg. terent(ius) in hechira hanc bachide(m?) amabat utcu(m) maxime tu(m) pamphilus cu(m) pat(er) uxore(m) ut ducat or.are oc ταύτῃ] ταυτο O εἴη Scaliger ibidem: ειηι cepit: add. Q (Hec. 114-116) 5 TWO; ειnι RVXE; θιnι M 6 ταχέως] ταχεωνc O 7 ἄλλοθι οὐδαμοῦ] αλλοιθι ουδιμου O similiter βO: simile γQ 9 post Samo s. l. hic illius arma hic currus fuit add. Q 11 ὁ δή] αη O 14 ἐποίησεν2] αιποιηcεν α
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337-338 H.
‘aut hic errat, ait, nulla sine lege per aevum / mundus’. Terentius in eunucho: ‘nihil minus’ pro ‘minime’. ‘Oὕτως’ καὶ ‘τὸν αὐτὸν τρόπον’. Πλάτων Εὐθυδήμῳ: ‘καὶ οἵ γε στρατηγοί, ἔφη, τὸν αὐτὸν τρόπον’. Δημοσθένης ἐν τῷ 5 πρώτῳ Φιλιππικῷ: ‘μὴ τὸν αὐτὸν τρόπον, ὥσπερ οἱ δανειζόμενοι’ ἀντὶ τοῦ ‘ὅνπερ’. Terentius in Andria: ‘quid vos? Quo pacto hic? Satin recte? Nosne ? sic / | ut quimus, aiunt, quan do ut volumus non licet’. Idem in eunucho: ‘nunc ego eam, mi Phaedria, / multae sunt causae quam ob rem cupiam abducere’. (256) Frequentissimae tamen sunt huiuscemodi figurae quibus adver bia nominibus vel participiis vel pronominibus redduntur, et ma xime localia. Vergilius: ‘arma virumque cano … genus unde La tinum’, pro ‘ex quo’.
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Attici ‘οὐχ οὕτως ἦσαν ἀνόητοι ὥστε τόδε τι ποιῆσαι’ καὶ ‘ὥστε τόδε τι ἐποίησαν’. Λυσίας ἐν τῷ κατὰ Ἀγοράτου ἐνδείξεως: ‘οὐ γὰρ δήπου οὕτως ἐκεῖνοι ἀνόητοι ἦσαν καὶ ἄφιλοι, ὥστε περὶ τηλικούτων πραγμάτων πράττοντες Ἀγόρατον ὡς πιστὸν καὶ εὔνουν, δοῦλον καὶ ἐκ δούλων ὄντα, παρεκάλεσαν’, ‘ut rogaverint’. Talis iunctura frequens est apud nos quotiens ‘ut’ pro causali coniunctione positum praeterito sub iunctivi copulatur, vel etiam praesenti vel futuro, quando loco 2 Ter. Eun. 435 et 535 3 Plat. Euthyd. 290c9-10 (οὕτω τὸν αὐτὸν τρόπον) 5 Demosth. 1, 15; infra 103, 20 6 Ter. Andr. 804-805 8 Ter. Eun. 144-145 (cupio A2 E); Don. ad l. (cupio) 12 Verg. Aen. 1, 1 et 6; Porph. Hor. carm. 1, 12, 17; Schol. Hor. sat. 1, 2, 79; 1, 6, 12; Don. Ter. Eun. 11, 1; 115, 1; Serv. Aen. 1, 6; 5, 489; 6, 766; 8, 71; ecl. 1, 20; Audax GL VII 360, 16-17; et GL III 62, 23-27; 83, 18-20; 193, 8-15 16 Lys. Agorat. 18 (ἐκεῖνοι οὕτως ἀνόητοι, τηλικούτων ἂν πραγμάτων) 3 Oὕτως] ουτοc α τρόπον] ροπον O Εὐθυδήμῳ] νευθυδημοι μὴ τόν] μηρον β, corr. in V (et m. rec. in T) 12 O 5 Vergilius] Virg(i)l(ius) in I O; Virg(i)l(ius) in I aeneid(os) Q 15 ὥστε] οωτε O 16 ἐκεῖνοι] εκενοι O ἀνόητοι] ανοντοι α 17 τηλικούτων] τημκουτον O 19 παρεκάλεσαν] παρεκαλεcαμ O
338-339 H.
liber xviii §§ 255-257
73
‘ὅτι’, id est ‘quod’, ponitur. Cicero in VII Verrinarum: ‘primum ut in iudiciis, qui decem laudatores dare non potest, honestius ei nullum dare quam illum quasi legitimum numerum consuetudi nis non explere’. Attici ‘οὐχ ἥκιστα’. Romani ‘non minus, non parum, nihilo (257) minus’. Illi ‘οὐκ ἀδυνατώτατος, ἀλλὰ δυνατώτατος’. Cicero Verrina rum I: ‘ad hominem non inertissimum’. Attici ‘οὐχ ἧττον’ pro ‘similiter’ et pro ‘magis’. Nostri quoque ‘non minus, non secus’. Vergilius in III: ‘non secus ac iussi fa ciunt’. | Idem in IIII: ‘non segnior’ pro ‘similis’. Θουκυδίδης in principio: ‘καὶ οὐχ ἧττον λῃσταὶ ἦσαν οἱ νησ[σ]ιῶται’ ἀντὶ τοῦ ‘καὶ μᾶλλον ἐλῄστευον’. Terentius in eunucho: ‘hoc nemo fuit / minus ineptus’ pro ‘magis prudens’. Illi ‘οὐδαμοῦ’ τοπικόν. Nos ‘nusquam’. Attici ‘οὐχ ὅπως τόδε οὐκ ἐγένετο, ἀλλὰ τόδε καὶ τόδε’. Ἰσ‹ο›κράτη‹ς› Πλαταικῷ: ‘πολ[λ]ὺ δὲ μάλιστα ἀγανακτοῦ 1 Cic. Verr. II 5, 57 (ut del. edd. fere omnes; honestius est ei) 7 cf. Schol. Thuc. 1, 5, 1c Kleinlogel 8 Cic. div. in Caec. 67 9 cf. Hesych. ο 1561 Latte οὐδὲν ἧττον· μᾶλλον; Schol. Thuc. 1, 44, 1b Kleinlogel 10 Verg. Aen. 3, 236 (haud); vd. ad 67, 5 11 Verg. Aen. 4, 149 haud illo segnior; georg. 2, 275 non segnior, sed cf. etiam Luc. 4, 581 non segnior 12 Thuc. 1, 8, 1 (ἧσσον) 13 Ter. Eun. 226-227; Don. ad l. et ad v. 935; et GL II 94, 1-5; Ars Bern. GL Suppl. 79, 24-28 17 Isocr. Plat. 5 πολὺ δὲ μάλιστ’ ἀγανακτοῦμεν 2 honestius ei (Krehl)] est s. l. habet R, in t. Q, unde honestius est ei scr. Hertz cum Cic. (sed de subiunctivo agitur); honestius ei nullum daret, q(uam) … non expleret Ald., van Putschen 5 Attici] Attico β 7 ἀλλὰ δυνατώτατος om. νησιῶται Scaliger p. 734: νηccιωται α 16 Attici ~ 74, 8 O 12 εἰσῆλθον] cf. Rosellini4 pp. 454-461; sic locum refero, ut puto eum in scheda Prisciani fuisse, quae perperam exscripta est ὅπως] οποc α 17 Ἰσοκράτης Hertz: κκρατη βγ; ιcκρατη OW πολύ Hertz: πολλοι α, fort. e var. l. πολλῷ sec.
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339-340 H.
μεν, ὅτι †ουτων δεομενων† τῶν ἴσων ἀξιοῦσθαι τοῖς ἄλλοις Ἕλλησιν, ὥστε εἰρήνης καὶ συνθήκης γεγενημένων οὐκ ὅπως τῆς κοινῆς ἐλευθερίας οὐ μετέχομεν, ἀλλ’ οὐδὲ δουλείας μετρίας τυχεῖν ἠξιώθημεν’. Ἐν δὲ τοῖς ἑξῆς: ‘κα‹ὶ› Λακε δαιμονίων μὲν εἰς ὑμᾶς στρατευσά‹ν›των, δι’ ὑμᾶς σωθέντες, | οὐχ ὅπως τούτων χάριν ἀπέδοσαν, ἀλλ’ ἐπειδὴ διελύεσθε τὸν πόλ‹εμον, ἀπολ›είποντες ὑμᾶς εἰς τὴν Λακεδαιμονίων συμμαχίαν εἰσῆλθον’. Λυσίας ἐν τῷ πρὸς Κλεόστρατον: ‘οὐδὲ εἴ τις εἰσποιητὸς πάθοι, οὐκ ἀποστερεῖ τὴν μητέρα αὐτοῦ τῶν χρημάτων’: abundat altera abnegatio. Similiter ‘οὐ βούλ‹ο›μαι δὲ δυσχερὲς οὐδὲν εἰπεῖν’. [Πλάτων ἐν προτέρῳ Ἱππαρχικῷ] ‘Οὐδ[ε]εὶς ὅστις οὔ’. Πλά ὅτι τοσούτου δέομεν τῶν ἴσων ἀξιοῦσθαι τοῖς ἄλλοις ῞Ελλησιν, ὥστ’ εἰρήνης οὔσης καὶ συνθηκῶν γεγενημένων οὐχ ὅπως τῆς κοινῆς ἐλευθερίας μετέχομεν, ἀλλ’ οὐδὲ δουλείας μετρίας τυχεῖν ἠξιώθημεν; cf. Fassino pp. 272275; et infra 75, 12 4 Isocr. Plat. 27 καὶ Λακεδαιμονίων μὲν ἐπ᾿ αὐτοὺς στρατευσάντων, δι᾿ ὑμᾶς δὲ σωθέντες, οὐχ ὅπως τούτων χάριν ἀπέδοσαν, ἀλλ᾿ ἐπειδὴ διελέλυσθε τὸν πόλεμον, ἀπολιπόντες ὑμᾶς εἰς τὴν Λακεδαιμονίων συμμαχίαν εἰσῆλθον; cf. Fassino pp. 272-275; et infra 75, 16 9 Lys. (or. 76) frg. 55 Thalheim (200 Carey; εἰσποίητος παῖς εἴη et τὴν μητέρα τούτων τῶν χρημάτων Sauppe) 11 cf. Demosth. 18, 3 13 cf. Rosellini4 p. 453 Fassino p. 273 adn. 76; sed πολύ p. 75, 12 1 ουτων α (ut infra 75, 12) et mire
ουτωc R; τοσούτου vel τοσούτῳ Isocr. δεομενων α (-νον OW) ut infra 75,
13; δέομεν Isocr. 2 ουκ α neglecta aspiratione ut infra 75, 14: cf. praef. p. α (ut infra 75, 15, et sic fort. iam in scheda Prisciani?) 4 καί] κα α 5 ὑμᾶς1] υμαc α ut infra 76, 1; αὐτούς Isocr. στρα τευσάντων] cτρατευcατων α ὑμᾶς2] ὑμᾶς δέ Isocr. et Prisc. infra 76, 1 6 διελύεσθε] διελυεcθαι α (ut infra 76, 2, et sic fort. iam in scheda Prisciani?) 7 πόλεμον ἀπολείποντες infra 76, 2: πολειποντεc α Λα κεδαιμονίων] πακεδαιμονιων O; πακεδαιμονιον W 9 Κλεόστρατον] κλεοτρατον WO 10 τῶν] τον α (τουτον γ) 11 βούλομαι] βουλμαι α, corr. alt. m. in T (Scaliger) 13 Πλάτων ~ Ἱππαρχικῷ] cf. Rosellini4 p. 453 adn. 4 προτέρῳ] προτετω O Ἱππαρχικῷ (sc. pro Ἱππάρχῳ)] ιπαρχικωι α Οὐδείς] ουδεειc α (an e l. 9?) cxliii 3 δουλείας] δουλιαc
340-341 H.
liber xviii §§ 257-258
75
των Ἱππίᾳ: ‘ὅτι, φήσομεν, καταγελῷ ἂν ἡμῶν οὐδεὶς ὅστις οὔ, εἰ φαῖμεν μὴ ἡδὺ εἶναι φαγεῖν’. Terentius in eunucho: ‘nemo quisquam’. ‘Οὐδέποτε’ tam in praeterito quam in futuro ponunt, quomodo et nos ‘numquam’.
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Aristophanes ἐκκλησιαζούσαις: ‘τί δή ποτε ἐπὶ στοίχου ’στὶν (258) οὕτως; Οὔ τι μὴ / Ἱέρ‹ω›ν‹ι› τῷ κήρυκι πομπὴν πέμπετε;’ Nos tri quoque frequenter duplici abnegatione utuntur pro simplici, ut ‘nihilominus’ pro ‘non’, et ‘recuso ne faciam’ pro ‘recuso facere’. Attici ‘οὐχ ὅπως τόδε οὐκ ἐγένετο, ἀλλ’ οὐδὲ τόδε’ et rursus ‘οὐχ ὅπως τόδε ‹ο›ὐκ ἐγένετο, ἀλλὰ τόδ‹ε› καὶ τόδε’. Isocrates Πλαταικῷ: ‘πολὺ δὲ μάλιστα | ἀγανακτοῦμεν, ὅτι †ουτων δεομενων† τῶν ἴσων ἀξιοῦσθαι τοῖς ἄλλοις Ἕλλησιν, ὥστε εἰρήνης καὶ συνθήκης γεγενημένων οὐκ ὅπως τῆς κοινῆς ἐλευθερίας οὐ μετέχομεν, ἀλλ’ οὐδὲ δουλείας μετρίας τυχεῖν ἠξιώθημεν’. In sequentibus vero: ‘καὶ Λακεδαιμονίων μὲν εἰς 1 Plat. Hipp. Ma. 299a1-2 (καταγελώῃ cod. F Platonis recte, καταγελῶ P, καταγελῶι TW); cf. Menchelli pp. 225-226 2 Ter. Eun. 1032 nemo hercle quisquam; Don. ad l. 6 Aristoph. Eccl. 756-757 (δῆτ’ ἐπί; μή codd., μήν coni. Ussher) 12 Isocr. Plat. 5; vd. ad 73, 17 16 Isocr. Plat. 27; vd. ad 74, 4 1 καταγελῷ van Putschen: καταγεμι α ἡμῶν Scaliger p. I'r: ημον α (ημολι WO) 2 εἰ van Putschen cum Plat.: ν α (νν M), sc. ex η φαῖμεν] φαιμεμ Aristophanes] cristophanes βEMJY (corr. in TRE); om. U 7 O 6 οὕτως om. γ Ἱέρωνι van Putschen: ιερν βO; ιερη EM; υερε X; ιηρνο W 10 οὐδέ] ουαε α post τόδε codd. habent in t. hd (i. e. hic deorsum), post 76, 12 contrario in t. hs (i. e. hic sursum) et rursus οὐχ ὅπως τόδε οὐκ ἐγένετο, ἀλλὰ τόδε καὶ τόδε: cf. Rosellini4 pp. 454-461 11 οὐκ Krehl: υκ α (ικ TO); vd. Rosellini4 pp. 460-461 ἐγένετο, ἀλλά] εγετο δαλλα O τόδε καὶ τόδε] τοδ και τοδε α (τοδη και τοδη W; τοde XEMJ) Iso crates] ιcοκρατηc Graec. litt. WO 12 ἀγανακτοῦμεν] τανακτουμεν O ουτων δεομενων α (ut supra 74, 1) 13 ἀξιοῦσθαι] αξιουcοαι α 14 ουκ α ut supra 74, 2 15 δουλείας] δουλιαc α (ut supra 74, 3, et sic fort. in scheda Prisciani); δολιαc O τυχεῖν] τυχην α 16 ἠξιώθημεν] εξιωθν O
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341 H.
ὑμᾶς στρατευσάντων, δι’ ὑμᾶς δὲ σωθέντες, οὐκ ὅπως τούτων χάριν ἀπέδοσαν, ἀλλ’ ἐπειδὴ διελύεσθε τὸν πόλεμον, ἀπολείποντες ὑμᾶς εἰς τὴν Λακεδαιμονίων συμμαχίαν εἰσῆλθον’. Haec autem figura solet fieri vel abundante abnega 5 tione vel deficiente et a communi subaudienda. Vergilius in III Aeneidos: ‘non me tibi Troia / externum tulit aut cruor hic de stipite manat’, pro ‘neque cruor’. Idem in …: ‘non hic Atridae nec fandi fictor Ulixes’: bene dixisset iam pro ‘nec’ ponens ‘vel’ et (259) ‘aut’ nec non etiam ‘et’. Lucanus in IIII: ‘quippe ubi non sonipes 10 motus clangore tubarum / saxa quatit pulsu, rigidos vexantia fre nos / ora terens spargitque iubas et subrigit aures / incertoque pedum pugnat non stare tumultu’. Hic enim e contrario ‘-que’ atque ‘et’ pro ‘nec’ posuit et ad omnia ‘non’ in principio positum a communi accipitur. Idem in eodem: ‘fluvios non ille cruoris / 15 membrorumque videt lapsus’, pro ‘neque membrorum videt lapsus’. Δημοσθένης κατ’Αἰσχίνου παραπρεσβείας: ‘μηδὲν λελοιπότα μοχθηρίας’. Sallustius in Catilinario: ‘postquam victoriam adep ti sunt nihil reliqui victis fecere’. 6 Verg. Aen. 3, 42-43 7 Verg. Aen. 9, 602 9 Luc. 4, 750-753 14 Luc. 4, 785-786 (lapsum codd. plerique) 17 Demosth. 19, 178 (οὐδὲν ἐλλελοιπότα) 18 Sall. Cat. 11, 7 1 ὑμᾶς1] υμαc α ut supra 74, 5; αὐτούς Isocr. σωθέντες et α p. 74, 5 et Isocr.: cωθεντων α ουκ α (οκ WO) ut supra 74, 2; 75, 14 2 διελύεσθε] διελυεcθαι α (ut supra 74, 6, et sic fort. iam in scheda Prisciani) 3 τήν] γην α 4 abundante (vel hab-) FUQ, correctores in TRYWO: abundantiae (vel hab-) βMYDO, E ut vid.; abundanti XI; habundantae J 7 in … non] in non β; i non ut vid. Y; non J; in nono EM, in VIII W; in eodem non ζI et correctores in TR; in VIIII non δD 8 iam] etiam U et corrector in R (Hertz), tamen van Putschen, Krehl 11 terens et aures] vd. Rosellini4 p. 455 adn. 9 15 pro ~ lapsus habent TR in mg., Y s. l., F in t.; p(ro) neq(ue) me(m)broru(m) s. l. X: om. α (vd. praef. p. cxxix) 17 Δημοσθένης] Demostenes Lat. litt. δD πα ραπρεσβείας] παραπρcβειαc β; παρα (ve)l πρεcβειαc O 18 μοχθηρίας Scaliger p. 735: νοχθηριαc α 19 fecere RVFDQ, correctores in TXEWO: fa cere α (om. Y)
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liber xviii §§ 258-261
77
| Illi ‘ὀφείλει μοι τόκον ὁ δεῖνα’ καὶ ‘ὀφείλει τόδε ποιῆσαι’. Et (260) nos ‘debet mihi ille usuram’ et ‘debet illam rem facere’. Nam in finitis verborum tam illi quam nos frequenter utimur loco nomi num, et illi quidem pro omni casu, nos autem pro nominativo vel accusativo, ut Persius: ‘sed bonum est digito monstrari et dicier 5 hic est’. [Idem: ‘euge tuum et velle’.] Lucanus in IIII: ‘victurosque dei celant ut vivere durent / felix esse mori’. Loco enim genetivi vel dativi vel ablativi et accusativi cum praepositione gerundiis vel supinis utimur, de quibus de verbo tractantes sufficienter docuimus. 10 Attici ‘παραβάλλομαι τούτῳ’ καὶ ‘πρὸς τοῦτον’. Demosthe (261) nes pro Ctesiphonte: ‘πρὸς ἐκείνους ἐξετάζειν καὶ παραβάλ λειν ἐμέ’. Romani quoque ‘comparo tibi illum’ et ‘tecum’. Cicero pro Deiotaro: ‘etsi inique Castorem cum Domitio confero’. ‘Πανταχῇ’ tam in loco quam ‘per omnes partes’ significat. De mosthenes Philippicorum quarto: ‘καὶ κύκλῳ καὶ πανταχῇ μέλλοντας ἡμᾶς καὶ καθημένους περιστοιχίζεται’. ‘Πανταχοῖ’ ad locum. Demosthenes: ‘πρὸς Ἀρτάβαζον καὶ πανταχοῖ
5 Pers. 1, 28 at pulchrum est digito monstrari et dicier hic est; et GL III 226, 8-10 (sed bonum) 6 Pers. 1, 49 (belle); et GL II 552, 8-9 et infra 106, 12 (belle) Luc. 4, 519-520 9 GL II 409, 5-411, 16 12 Demosth. 18, 314; cf. ad 95, 7 14 Cic. Deiot. 31 (comparo edd., sed confero codd. plerique) 16 Demosth. 4, 9 (καὶ κύκλῳ πανταχῇ) 18 Demosth. 4, 24 1 ὀφείλει1] οφιλει α μοι] ημοι O δεῖνα] δινα α καί] κοι O ὀφείλει2] οφιλει α 2 usuram QU, correctores in EWO: usurem α 5 dicier FQJ, corrector in R (cf. GL III 226, 10): dicere α 6 idem ~ velle del. De Nonno velle α, quod servare audeo quia res est de infinitis verborum: belle Q, correctores in RFY, edd.; sed falsum exemplum ab ipso Prisc. allatum esse vix pro Ctesiphonte] προ cτεcιφοντε O (cum credam (cf. ex. gr. p. 106, 12) 12 Graec. om. Q) παραβάλλειν] παραβαλλαειν O 13 ἐμέ β: ενε γO (ε X) 14 confero α: comparo edd. 15 Πανταχῇ Scaliger p. 736: πανταχι α 16 πανταχῇ Scaliger ibidem: πανταχι α 17 ἡμᾶς] ηναc β
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prisciani ars
342-343 H.
μᾶλλον οἴχεται’. Idem in Philippicis: ‘τῆς ἐκείνων προαιρέσεως οἱ τυ|ραννίδων καὶ δυναστειῶν ἐπιχειροῦντες κεκρατήκασιν πανταχοῦ’, quod est in loco. Nos ‘omnifariam’ quidem pro ‘per omnes partes’ ponimus, ‘ubique’ autem in loco et ‘undique’ de loco et ‘quoque’ ad locum. ‘Πάντα τὸν χρόνον’ καὶ ‘παντὶ τῷ χρόνῳ’ καὶ ‘ἐν παντὶ τῷ χρόνῳ πράττει’. Similiter nos. Vergilius in VIIII: ‘omne aevum ferro teritur’. Illi ‘παύω τόνδε λυπούμενον’ καὶ ‘λυπεῖσθαι’ καὶ ‘μὴ ποιεῖν τόδε’. Et nostri ‘compesco illum insanientem’ et ‘insanire’ et ‘ne insaniat’. ‘Παρά’ apud illos et genetivo et dativo et accusativo coniungitur. Et apud nos ‘praeter’ accusativo coniungitur et ablativo tamen, quando pro ‘sine’ accipitur, ut Sallustius in Catilinario: ‘praeter rerum capitalium condemnatis’ pro ‘sine condemnatis’, et ‘tenus’ tam ablativo quam genetivo, ut ‘pube tenus’. Vergilius in III: ‘pu be tenus postrema immani corpore pistrix’. Idem in III georgi con: ‘et crurum tenus a mento palearia pendent’ secundum Graecos dixit. 1 Demosth. 10, 4 (ἐκείνου, ἐπιθυμοῦντες) 7 Verg. Aen. 9, 609; vd. ad 31, 14 9 an ex Isocr. Panath. 23 παύσειν … λυπουμένους? vd. Ferri p. 109 adn. 46 14 Sall. Cat. 36, 2; Arus. GL VII 499, 13-14 (78, 1-2 Di Stefano); Audax GL VII 354, 2-3; Prob. Inst. GL IV 149, 8-9; Cledon. GL V 76, 14-15; 78, 15-20; Pomp. GL V 278, 22-23; et GL III 188, 14-15; infra 90, 12 16 Verg. Aen. 3, 427; vd. ad 22, 14 18 Verg. georg. 3, 53; vd. ad 22, 15 1 μᾶλλον (E)] ναλλον βXM; ναλλοc O 2 καί] κ̹ V; κ TREWO; κυ X; κι M δυναστειῶν] δυναcτιων α 5 quoque α (van Putschen, Krehl; cf. GL III 138, 16): quo XUI, e corr. RWD (Hertz); quoquo FJ, TXY post corr. 9 λυ πεῖσθαι Scaliger p. 736: λυπειcοαι β; λυπειοcαι M ut vid.; λιπειοcαι O; αυπει οcαι γ 10 Et TVE, corrector in R: ε OX, fort. R; om. θM et cum Graec. FYUIJQ 15 pro sine condemnatis om. δEU 16 ablativo] accusativo βM, corr. in TR
343-344 H.
liber xviii §§ 261-264
79
Attici ‘παρεσκευάζοντο ὡς ποιήσοντες τόδε’ καὶ ‘ποιῆσαι (263) τόδε’. Similiter nostri. Sallustius in Catilinario: ‘neque tamen Antonius procul aberat, utpote qui magno exercitu locis aequio ribus expeditos in fuga sequeretur’. Hinc videtur etiam illud: ‘dignus patriis qui laetior esset / imperiis et cui pater haud Me 5 zentius esset’. Vergilius … Attici ‘παραχωρῶ σοι τοῦδε’ καὶ ‘τόδε’. Latinorum quoque auctores ‘concedo tibi illius rei’ et ‘illam rem’. Lucanus in I: ‘tibi numine ab omni / | cedetur iurisque tui natura relinquet, / quis deus esse velis’.
10
Attici ‘παραιτεῖσθαι συγγνώμην’. Xenophon ΙΙ apomnemo (264) ‹ne›umaton: ‘σὺ μὲν οὖν, ὦ[ν] παῖ, ἂν σωφρονήσῃς, τοὺς μὲν θεοὺς παραιτήσει συγγνώμονάς σοι εἶναι, εἴ τι παρημέληκας τῆς μητρός’. Livius LVII ab urbe condita: ‘Q. Pompeium mor bum excusasse ferunt ne, cum interesset deditioni, animos 15 Numantinorum irritaret’. 2 Sall. Cat. 57, 4 4 Verg. Aen. 7, 653-654; vd. ad 29, 12 8 Luc. 1, 5052 12 Xenoph. Mem. 2, 2, 14 (σὺ οὖν, σωφρονῇς) 14 Liv. frg. 15 Jal [16 Weissenborn-Müller] (libro LVI tribuunt edd.) 1 τοδε O: τοδ βγ 4 expeditos α et codd. Sall.: expeditus edd. Sall., Krehl, Hertz 6 vergilius (vel virgilius) post esset habuit α; in sp. vac. add. in t(er)tio al. m. in T, in III al. m. in R, in VII eneid(os) al. m. in E; II add. X et I; in VII add. Q; in III add. F; inde multaque parantem dicere (cf. Verg. Aen. 4, 390-391 et multa p. d.) add. F, al. m. in TR, Y in mg., fort. ex adnot. ipsius Prisc. (vd. praef. pp. cxxviicxxviii) 9 numine FQ, TRXE e corr.: numin TVEM; numen θRUJIO; num XY 11 ἀπομνημονευμάτων van Putschen: apomnemoumaton α 12 σύ van Putschen: cοι α ὦ van Putschen: ων α σωφρονήσῃς Hertz: cωφρονηcειc α, fort. non improbandum τούς] θοιc O 13 παραιτήσει] παραιτήσῃ van Putschen (παριτηcει γ) παρημέληκας van Putschen: ραρηνεληκαc α 14 μητροc O: νητροc β; νηγροc γ LVII βI, KVII O, i. e., ut puto, LVII α: LVI γQ, T e corr., felici errore ut vid. (quis credat doctum quemvis potuisse ineunte saec. IX libros Livianos nunc deperditos vel periochas conferre et numerum falso traditum emendare?); XLVI Y Q.] ·q·̃ RV; ·q(ui) T; qui γ, RY post corr.; qui corr. in que W; quae δY; q(uae) corr. in q(u)i ut vid. J; quẽ D
80
prisciani ars
344-345 H.
Attici ‘παρὰ σέ’ pro ‘παρὰ σοί’, quomodo et nos ‘apud te’. Aris tophanes ποιήσει: ‘γυναῖκα δὴ ζητοῦντες ἐνθάδε ἥκομεν / ἥν φασιν εἶναι παρὰ σέ’. (265) 5
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Illi ‘παντὸς μᾶλλον’. Πλάτων πολιτικῷ: ‘σκοπῶμεν δὴ προσσχόντες τὸν νοῦν εὖ μάλα, π[ρ]ότερον παντὸς μᾶλλον αὐτῶν ἔχει διαφοράν’. Vergilius in I: ‘quam Iuno fertur terris magis omnibus unam / posthabita coluisse Samo’. ‘Περί’ apud illos et praeponitur et postponitur, et diversas habet signi|ficationes, quomodo et apud nos ‘de’ et ‘prae’ et ‘pro’ et pleraeque praepositiones. Herodotus historiarum I: ‘παιδὸς μὲν περὶ τοῦ ἐμοῦ μὴ μνησθήσεσθαι’. Vergilius in IIII: ‘te propter Libycae gentes Nomadumque tyranni / odere’. Et ‘qua de re’ pro ‘de qua re’. Terentius in Andria [idem in]: ‘i prae, sequar’, pro ‘praei’. Attici ‘περιορᾶν αὐτὰς’ καὶ ‘αὐτῶν’. Nostri ‘despicio, contem no, sperno illum’, ad accusativum solum. 2 Aristoph. frg. 466, 4-5 Kassel-Austin 4 Plat. Pol. 306c3-5 (πότερον οὕτως ἁπλοῦν ἐστὶ τοῦτο ἢ παντός) 6 Verg. Aen. 1, 15-16; vd. ad 71, 8 10 Herod. 1, 36 (μνησθῆτε ἔτι) 11 Verg. Aen. 4, 320-321; Serv. ad l.; cf. GL II 594, 18-19 13 Ter. Andr. 171 (sequor vel sequar codd.); et GL III 29, 17-18 (sequor)
1 pro TU: προ Graecis litt. βγ (om. QDF) παρὰ σοί] παροcοι O Aris tophanes] c(h)ristophanes βEWMY (corr. TREW) 2 ποιήσει] ποιηχει O ζητοῦντες] ζηγουντεc βζ; ζεγουν O (ζητοῦν)-τες ~ 5 παντός om. O ἥκομεν] εικομην α 3 φασιν Haupt, Fritzsche: θαcιν RV; ταcιν T; εαcιν γ; om. O 5 πότερον x, Krehl: προτερον β; νροτερον γ, om. O 10 pleraeque] pleraq(ue) βMJ (corr. in TRJ) παιδός] παιδιοc μνησθήσεσθαι] μνηcθηcεcοαι α 13 idem ~ sequar] i prae se O 11 quar DU, R in ras., X e corr.; i in mg., pr(a)esequar in t. O; Idem in i praesequar ηVQ, T ante corr., fort. et R ante corr.; idem in primo (al. m. scr. in sp. vac. vel ras.) i prae sequar W; idemin I praesequar X ante corr.; idem i pr(a)e sequar FYJ, T post corr.
345-346 H.
liber xviii §§ 264-267
81
Illi ‘πεπίστευμαι σοὶ’ καὶ ‘ὑπὸ σοῦ’. Μένανδρος ἐπικλήρῳ: ‘οὔπω σοι πεπίστευμαι;’. Nos quoque ‘credor tibi’ et ‘credor a te’. Attici ‘πειρᾶσαι ταύτην’ καὶ ‘ταύτης’. Θουκυδίδης in IIII: ‘βουλόμενος τῷ μὲν λ‹ό›γῳ, καὶ ἅμα, εἰ δύναται, ἔργῳ τῆς Νισαίας πειρᾶσαι’. Aristophanes ἱππεῦσιν: ‘πολλῶν γὰρ δὴ πειρασάντων αὐτὴν ὀλίγοις χαρίσασθαι’. Latini ad accusati vum solum. Vergilius in II: ‘aut terebrare cavas uteri et temptare latebras’. ‘Expertus’ tamen et ‘illam rem’ et ‘illius rei’. Vergilius in X: ‘sescentos illi dederat Populonia mater / | expertos belli iuve nes, ast Ilva trecentos’, sed magis nomen est quando genetivo coniungitur.
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Attici ‘περὶ τόσους’ καὶ ‘περὶ τόσοις’. Theopompus Philippi (267) con VIIII: ‘τὸ μὲν μῆκος περὶ τεσσαράκοντα σταδίους’. Lycur gus ἐν τῷ περὶ τῆς ἱερείας: ‘ὡς περ‹ὶ› εἴκοσιν ἀνθρώποις’. Hi‹n›c nostri ‘viginti passus’ et ‘viginti passibus aberat’. 15 Attici ‘περὶ πολλοῦ’ καὶ ‘περὶ πλείστου ἡγεῖσθαι’. Terentius similiter in Andria: ‘sive haec te solum semper fecit maximi’. 1 Men. frg. 135 Kassel-Austin 3 Thuc. 4, 70, 2 (βουλόμενος μὲν τῷ λόγῳ; δύναιτο) 5 Aristoph. Eq. 517 7 Verg. Aen. 2, 38 9 Verg. Aen. 10, 172-173; Arus. GL VII 469, 13 (33, 17 Di Stefano) 13 Theop. frg. 79 Gren fell-Hunt [FGrHist 115 F 79] 14 Lyc. frg. VI 5 Conomis 17 Ter. Andr. 293; amplius GL III 244, 9-12 1 Μένανδρος] μηνανδροc α 4 βουλόμενος Scaliger p. 737: βουλοηενοc α λόγῳ Scaliger ibidem: λτωι β; ατωι γO ἅμα, εἰ Krehl: ανα τι βM; ανα τυ E; ανα ιτα W; να τι XO δύναται] δυνατι O 5 Νισαίας] νιcεαc α πειρᾶσαι] πιραcαι α Aristophanes δDI: Crist- βγ (corr. ὀλίγοις van Putschen: ολλγοιc RVX; TREW, om. YUJ) δή] α O 6 οωγοιc T; ομγοιc EMW; ωμγοιc O 10 quando genetivo coniungitur in t. XFUEI (adiungitur U), in mg. vel s. l. TRWDY (iungitur DY): non habent βδMJ; Nam participium expertus bellum dicitur in mg. add. TRY (vd. praef. p. cxxxii) 13 μηκοc β, W e corr.: ηκοc γ; μcυκοc O 14 ἱερείας ὡς] ιεραιαc ωμ O περί Scaliger p. 737: περ α 15 hinc QU: hic α, corr. EWO; hoc FM, TY post corr. 16 περί2 om. O
82
prisciani ars
346-347 H.
Illi ‘πεποιηκὼς δείξω’ ἀντὶ τοῦ ‘πεποιηκότα ἐμαυτὸν δείξω’. Huic simile Vergilius in II: ‘sensit medios illapsus in hostes’, pro ‘illapsum se esse’. (268) 5
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Illi ‘περίφοβός ἐστιν πρὸς τὸ ποιῆσαι’ καὶ ‘ποιῆσαι’. Δείναρχος κατὰ Τ‹ι›μάρχου: ‘περίφοβος ἦν πρὸς ὑμᾶς εἰσελθεῖν’. Simili ter nos ‘trepidus est ad faciendum’ et ‘trepidus est facere’. Vergi lius in bucolico: ‘cur non, Mopse, boni quoniam convenimus ambo, / tu calamos inflare leves, ego dicere versus’, pro ‘boni ad calamos inflandos’ et ‘ad dicendos versus’. Attici ‘περιβαλεῖν ἐκεῖνον συμφορᾷ’ καὶ ‘περιβαλεῖν ἐκείνῳ συμφοράν’. Et nostri ‘circumdare illum casibus’ et ‘circumda re illi casus’, quomodo ‘tot volvere casus’ et ‘tot volvi casibus’. Vergilius in I: ‘quidve dolens regina deum tot volvere casus’. Idem in eodem: ‘argentum Pariusve lapis circumdatur auro’. Similiter ‘induo te veste’ et ‘induo tibi vestem’. Vergilius in XI: | ‘harum unam iuveni supremum maestus honorem / induit’. Idem in X: ‘an sese mucrone ob tantum dedecus ‹a›mens / induat.’ ‘Πη’ apud Graecos infinitum gravatur, interrogativum circum flectitur. Similiter apud nos ‘qua’ et ‘quo’.
1 e Demosth. 19, 177 ὅσ᾽ ὑμῖν ὑπεσχόμην ἀρχόμενος τοῦ λόγου δείξω πεποιη κώς: vd. Ferri p. 109 adn. 46 2 Verg. Aen. 2, 377; vd. ad 46, 12 5 Din. LXXXVIII frg. p. 139 Conomis 7 Verg. ecl. 5, 1-2; et GL III 235, 10-14 (III 181, 21 propter convenimus … tu, … ego) cf. Serv. ecl. 5, 2; Ferri p. 89 10 cf. Demosth. 19, 240 (Müller p. 2) 13 Verg. Aen. 1, 9 14 Verg. Aen. 1, 593; Arus. GL VII 460, 7-9 (21, 5-6 Di Stefano) 15 Verg. Aen. 11, 76-77; vd. ad 50, 19 17 Verg. Aen. 10, 681-682 (mucroni PR); et infra 95, 4 1 ἀντὶ τοῦ ~ δείξω om. O 4 πρὸς τό] προτοc O Δείναρχος] α 5 Τιμάρχου Scaliger p. 738: τμαρχου α περίφοβος] περιφηβοc O 10 συμφορᾷ] υμφορα XEI, ιυμφορα M 17 Idem] In de βE (corr. in TR) amens δθF: mens βγ (corr. in TRXY) διναρχοc
347-348 H.
liber xviii §§ 267-270
83
Attici ‘πιστεύω ταῦτα’ καὶ ‘τούτοις’. Δημοσθένης κατὰ Αἰσχίνου: ‘οὔτε πιστεύειν ἐβούλεσθε πλὴν ἃ οὗτος ἀπήγγελλεν’. Sed haec synemptosis esse videtur: ad verbum enim sequens accusativo usus est, dativo autem et accusativo si mul frequenter iungitur ‘credo’ verbum. Terentius in adelphis: ‘quid credas aut cui credas?’ Idem in Andria: ‘credon tibi hoc nunc?’
5
Attici ‘πλείω ἡμέρας τρεῖς’ καὶ ‘πλείω ἡμέρας ἢ τρεῖς’ καὶ (270) ‘πλείω ἡ‹μερῶν› τριῶν’. Nos quoque ‘plus tres dies’ et ‘plus quam tres dies’ et ‘plus tribus diebus’. Πλάτων ἐπιταφίῳ: ‘καὶ 10 ἔτ‹ι› μοι αὕτη ἡ σεμνότης παραμένει ἡμέρας πλείω τρεῖς’. Si militer ‘πλείους ἑνὸς’ καὶ ‘πλείους εἷς’. Αἰσχίνης ἐν τῷ κατὰ Κτησιφῶντος: ‘εἴ πού εἰσι νόμοι πλεί|ους ἀναγεγραμμένοι περὶ ἑκάστης πράξεως εἷς’. Δημοσθένης quoque ἐν τῇ πρὸς Εὐβουλίδην ἐφέσει: ‘οὐ πλείους ἢ λ´’. Nostri quoque hac con 15 structione ad omnes casus utuntur. Terentius in eunucho: ‘non plus triduum’. Vergilius in I: ‘noctem non amplius unam / falle dolo’. Lucanus in VII: ‘plus est quam vita salusque / quod periit’. 2 Demosth. 19, 23 (ἄλλα πλὴν ἃ οὗτος ἀπηγγέλκει); et Lex. Coisl. π 12 Petro va 5 Ter. Ad. 330 (quid iam credas) 6 Ter. Andr. 497 9 cf. Liv. 31, 50, 6 plus quinque dies 10 Plat. Menex. 235b8-c1 (ἔτι non habet Plat.); cf. Menchelli pp. 226-227 13 Aeschn. 3, 38 (πλείους ἑνός, sc. εἷς om.; πλείους … ἢ εἷς Usener) 15 Demosth. 57, 10 16 Ter. Eun. 184 (biduom); Don. ad l.; cf. Caecil. v. 52 Ribbeck2 apud Non. p. 511, 34 non plus triduum 17 Verg. Aen. 1, 683-684; vd. ad 61, 3 18 Luc. 7, 639-640 1 κατά] κατ M tantum 8 ἡμέρας1] μεραc O καὶ πλείω ἡμέρας ἢ τρεῖς] κα πλει μεραc τρειc O (ἤ om. et R) 9 πλείω ἡμερῶν τριῶν Scaliger p. 738: πλιω η τριων βXM, τιαιω ν τριων U; πιαιω η ριων E, πλιω ν τριων W; τριον O et plus quam tres dies in t. F, suppl. in mg. TRY, s. l. X: om. α (vd. praef. p. cxxix) 10 ἐπιταφίῳ] επιταφωι γ; ηπιφι O 11 ἔτι μοι Spengel p. 657: εγμοι (XM) vel ετμοι (EW) γ; ἐμοί β (om. O) 12 πλείους2 ~ 14 πράξεως εἷ- om. O; abhinc Graeca ex EMRTVWX, i. e. βγ (singulis locis DFI JOQUY) 13 νόμοι] νονοι β ἀναγεγραμμένοι] αναγεγρανν ενοι β 18 pe riit] perit Krehl, Hertz cum Lucano
84
prisciani ars
348-349 H.
Cicero in frumentaria: ‘pluris dimidio’. Idem pro Roscio: ‘annos natus maior ‹quadraginta›’. (271) 5
‘Πλήν’. Hoc Attici construunt cum omni casu absque vocativo, quomodo et nostri ‘nisi’ et ‘dumtaxat’, ut ‘nisi ille dicat, nisi illius iussu, nisi illi congrue, nisi illum doceam, nisi illo praesente’. ‘Ποῖ’ Graeci frequenter in locum, ‘ποῦ’ in loco. Homerus tamen: ‘Αἰνεία, Τρώων βουληφόρε, ποῦ τοι ἀπειλαί;’ Romani ‘quo’ ad locum, ‘ubi’ in loco.
10
(272) 15
Attici ‘πολὺ μᾶλλον’ καὶ ‘πολλῷ μᾶλλον’ καὶ ‘πολὺ μάλιστα’. Nostri ad ablativum ‘multo magis’ et ‘multo maxime’. Πλάτων πολιτ‹εί›ας τρίτῳ: ‘πολὺ δὲ ἥδιστος παῖς’. Sallustius in Catili nario: ‘ea tempestate mihi imperium populi Romani multo ma xime miserabile visum est’. | Attici ‘πολεμήσαντες τὸν πόλεμον’ καὶ ‘στρατεύσαντες τὸν πόλεμον’. Thucydides in prima: ‘Λακεδαιμόνιοι δὲ με‹τὰ› 1 Cic. Verr. II 3, 77 dimidio fere pluris; Arus. GL VII 465, 4-10 (28, 1-10 Di Stefano) dimidi‹o› fere pluris; cf. infra 109, 1 pluris dimidio ex Iuv. 14, 201 Cic. S. Rosc. 39; Arus. GL VII 495, 18-20 (71, 11-12 Di Stefano) maior LX 6 cf. Hesych. π 2701 Hansen = Phot. π 993 et 999 Theodoridis; Phryn. Ecl. 28 et 99 Fischer; [Herodian.] Philet. 271 et 272 Dain; Moer. π 49 Hansen; Valente2 pp. 63-64 Hom. Il. 20, 83 11 Plat. Resp. 397d7 (παισί) 12 Sall. Cat. 36, 4 14 cf. Plat. Menex. 242d5 (Müller p. 2) 15 Thuc. 1, 112, 5 1 idem ~ 2 quadraginta] Idem pro roscio Annos natus (matus in R, corr.) maior in mg. habent TRY; om. α; quadraginta add. Hertz e Cic. (sed LX Arusianus); vd. praef. p. cxxvii 7 βουληφόρε ποῦ τοι ἀπειλαί] βουλεφοορε νου ανενιλαι πολλῷ] ναλλο O πολύ2] ποι O 11 O 9 πολιτείας Scaliger p. 739: πολιτιαc R; πολιταc βγ (ετοιταc I; εποιταc E); πολιcταc O τρίτῳ] ριτοι OW; ριτω EM; ποτοι X (om. I) 12 maxime] maximime TRM (corr. in maximeme TR, -me postea del. in T); maximi// W, corr. in -me; maximi V 14 πόλεμον Scaliger p. 739: πουενον β; πουεμον XI; τουεμον EM; ιτοιεμηι W (om. O) καί] κ̹ TV; κ RW; κι XM (om. EIO) 15 πόλεμον] πολενον α Λακεδαιμόνιοι] λακεδαινονιοι α μετὰ ταῦτα Hertz e
349-350 H.
liber xviii §§ 270-273
85
ταῦτα τὸν ἱερὸν καλούμενον πόλεμον ἐστράτευσαν’. Similiter ‘μάχην ἐμάχοντο’. Et nostri ‘servitutem serviunt’. Terentius in …: ‘cantilenam eandem canis’. Illi ‘πολλοῦ χρόνου’ καὶ ‘χρ‹ό›νῳ πολλῷ’ καὶ ‘χρόνον πολὺν’ καὶ ‘χρόνος πολὺς τόδε οὐκ ἐγένετο’. Πλάτων περὶ ψυχῆς: ‘οὔτε τις ξένος ἀφίχθη χρόνου ‹συχνοῦ› ἐκεῖθεν’. Romani ‘multum tempus’ et ‘multo tempore’. Vergilius in VI: ‘nec plura his. Ille admirans venerabile donum / fatalis virgae longo post tempore visum’. Terentius in eunucho: ‘illum liquet mihi deiera re his mensibus / sex septem prorsus non vidisse proximis’. Ver gilius in I: ‘Iovisque / et soror et coniunx una cum gente tot an nos / bella gero’. Illi ‘πολεμεῖ μοι’ καὶ ‘πολεμεῖ πρός με’. Nos quoque ‘pugnat mihi’ et ‘pugnat ad me’ - similiter ‘certat’ et huiuscemodi alia - et ‘mecum’. Vergilius: ‘una cum gente tot annos / bella gero’.
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15
| ‘Ποιήσασ‹θ›αι πρόνοιαν τῆς πόλεως’ καὶ ‘περὶ τῆς πόλεως’. (273) Nostri quoque ‘faciens curam urbis’ et ‘super urbe’.
3 Ter. Phorm. 495 4 vd. supra 78, 6; infra 106, 3-5; Schol. Thuc. 1, 3, 2o Kleinlogel; Valente2 p. 78 adn. 96 5 Plat. Phaed. 57a8 (ἀφῖκται); vd. Menchelli p. 219 7 Verg. Aen. 6, 408-409; Arus. GL VII 497, 19-20 (74, 20-75, 1 Di Stefano); GL III 38, 21-26 et 54, 27-29 propter post 9 Ter. Eun. 331-332 (prorsum) 11 Verg. Aen. 1, 46-48; vd. ad 31, 14 15 Verg. Aen. 1, 47-48 Thuc.: νεταυτα α (om. O); ἐνταῦθα van Putschen, Krehl 1 καλούμενον πόλεμον] καλουνενον πολενον α 2 μάχην ἐμάχοντο] μαχεν εμαχοντο O; μαχην εναχοντο γ (om. M); ναχην εναχοντο β (μαχην εν- corr. in R) in cantilenam βγ (in del. TRF): in cat(i)l(inario) O; in catilinario canti χρόνῳ Scaliger p. 739: χρνωι α (om. O) 6 lenam Q 4 ἀφίχθη] αφειχθη α (om. O) συχνοῦ suppl. van Putschen e Plat.: om. βγ (O) 16 Ποιήσασθαι Scaliger p. 739: ποιηcαcαι α (an recipiendum propter fa ciens?) πόλεως1] προλεωc O
86
prisciani ars
350-351 H.
Attici ‘πορεύομαι πρὸς περίπατον’ καὶ ‘εἰς περίπατον’. Et nos tri ‘eo ad urbem’ et ‘in urbem’. Vergilius in II: ‘Mygdonides illis ad Troiam forte diebus / venerat’. Idem in bucolico: ‘quo te Moe ri, pedes? An, quo via ducit, in urbem?’ 5
‘Πολλοῦ γε δεῖ’. Nos ‘eget’ verbum tam genetivo quam ablativo coniungimus: ‘egeo illius rei’ et ‘illa re’. Illi ‘ποῖ’ ad locum. Et nos ‘quo’.
10
15
(274)
Illi ‘Πυθοῖ, Ἰσθμοῖ, Μεγαροῖ, οἴκοι, ἐνταυθοῖ’, [ἐν Πυθοῖ] in loco. Pro his nos genetivis, si primae sunt vel secundae nomina urbium, sin tertiae ablativis utimur et in semper pluralibus, ut ‘Romae, Tyri, Carthagine, Athenis’. Attici ‘πότερα’ et singulari et plurali numero adiungunt. Πλάτων πολιτείας I: ‘πότερα ἐκεῖνο δοκεῖ σοι μιμεῖσθαι ἢ τὰ τῶν δημιουργῶν;’ Nos vero ‘utrum’ utrique numero adiungimus: ‘utrum bonae sunt hae res an illa?’ Attici ‘πονηρὸς τὴν τέχνην’. Φρύνιχος τραγῳδοῖς: | ‘αἰτίαν ἔχει / πονηρὸς εἶναι τὴν τέχνην’. Vergilius in I: ‘nuda genu no doque sinus collecta fluentes’.
1 cf. Plat. Phaedr. 227a3 et Ps. Plat. Ax. 372: Menchelli pp. 211-212 2 Verg. Aen. 2, 342-343 3 Verg. ecl. 9, 1 7 vd. ad 84, 6 13 Plat. Resp. 598a1-2 πότερα ἐκεῖνο … δοκεῖ σοι ἐπιχειρεῖν μιμεῖσθαι ἢ τὰ τῶν δημιουρ γῶν ἔργα; 16 Phryn. Com. frg. 56 Kassel-Austin 17 Verg. Aen. 1, 320; vd. ad 34, 13 1 καὶ εἰς περίπατον om. OW, suppl. in mg. W 5 ablativo δζθI: dativo βEMJ, Πυθοῖ1] ποιθοι α (ποιεαι O) Ἰσθμοῖ] corr. in T; accusativo Y 8 ειcθμοι α ἐνταυθοῖ ἐν Πυθοῖ] ενταυcαι εν πυεο O ἐν Πυθοῖ del. van Putschen 13 πολιτείας] πολιτιαc α I] ι' O; γ̃ TM; γ RE; r̃ I (om. VW, X non leg.) 16 Φρύνιχος Scaliger p. 740: θρυνιχοc β; ερυνιχοc γ (om. O)
351-352 H.
liber xviii §§ 273-275
87
Πλάτων ἐπι‹τα›φίῳ: ‘ἀεὶ σὺ προσπαίζεις, ὦ Σώκρατες, τοὺς ῥήτορας’. Terentius in eunucho: ‘forte habui scortum: coepit ad id adludere / et me inridere’. Vergilius tamen in II: ‘certantque inludere capto’. Similiter ‘adrideo tibi’ pro ‘inrideo’. Terentius in eunucho: ‘sed his ultro adrideo’. Attici ‘προορῶνται τούτων’ καὶ ‘ταῦτα’. Θου‹κυ›δίδης Δ: ‘ἀξιῶ προειδόσιν αὐτούς’. Δημοσθένης ὑπὲρ Κτησιφῶντος: ‘ἃ ἐγὼ προορώμενος’. Vergilius in I: ‘et alto / prospiciens’. Idem in VI: ‘prospexi Italiam summa sublimis ab unda’. Terentius in heautontimorumeno: ‘quicquid ego huius feci, tibi prospexi et stultitiae tuae’.
5
10
Attici ‘προέχοντες τούτων’ καὶ ‘τούτους’ καὶ ‘πολλῶν (275) πάντων’. Πλάτων περιάλγει: | ‘ἀλλ’ἡγούμεσθα οὐκ ἀνδρείως πολλῶν πάντων προέχοντες’. Terentius in Andria: ‘quod ple rique omnes faciunt adulescentuli’. Ξενοφῶν ἀναβάσεως τρίτῳ: 15 1 Plat. Menex. 235c6 2 Ter. Eun. 424-425; vd. ad 55, 9 3 Verg. Aen. 2, 64; Serv. Aen. 4, 591; Eugraph. Ter. Haut. 741 5 Ter. Eun. 250; vd. ad 55, 10 6 Thuc. 4, 64, 1 (προειδομένους αὐτῶν codd.; προ(ε)ιδόμενος αὐτῶν edd.) 7 Demosth. 18, 27 8 Verg. Aen. 1, 126-127; vd. ad 28, 10 9 Verg. Aen. 6, 357 10 Ter. Haut. 961; vd. ad 28, 11 13 Plat. Com. frg. 117 Kassel-Austin ἀλλ’ἡγούμεσθα εὖ κἀνδρείως πολλῷ πάντων προέχον τες 14 Ter. Andr. 55; Don. ad l. 3 pleriqve omnes f(acivnt) ἀρχαισμὸς est […] hoc enim pro una parte orationis dixerunt veteres eodem modo, quo Graeci ‘πάμπολλα’ et Latini ‘plus satis’; Serv. Aen. 1, 181 15 Xenoph. Anab. 3, 2, 19 (ἑνὶ δέ, προέχουσιν) 1 ἐπιταφίῳ van Putschen:
etitφιωι
βγ;
etitφιμι
O 6 Θουκυδίδης Krehl:
θουδιδηc α (om. O) 7 ἅ] α γ; δ β (om. O) 8 ἐγώ Krehl (et T ut vid.): cγω
γRV (om. O) 12 τούτους (X) Ferri p. 96 adn. 30: τουτοιc βηW (om. O) πολλῶν (α; πολλω V) propter 14 plerique omnes recipiendum: πολλῷ x, Cobet. p. 170 (Hertz); πολλῇ Krehl in t., sed πολύ in appar.; καὶ πᾶσιν ἢ Scaliger p. 740 13 περιάλγει] de accentu vd. ad 50, 8 ἡγούμεσθα] ηγουνεcθα β; ηγουνεcεδ γ (om. O) οὐκ ἀνδρείως] ουκανδριωc α (εικ- W); εὖ κἀνδρείως x (sc. in Plat. scribendum) 14 πολλῶν (β)] πολλον γ (πολλο X); πολλῷ Scaliger ibidem, van Putschen, Hertz; πολλῇ Krehl 15 Ξενοφῶν] ξενοφω̃ TV; ξενοφω γRO
88
prisciani ars
352-353 H.
‘ἑν‹ὶ› μόνῳ προέχοντες οἱ ἱππεῖς ἡμᾶς’. Nos quoque ‘praesto te’ et ‘tibi’. Vergilius in XII: ‘ibo animis contra, vel magnum praestet Achillem’. Terentius in eunucho: ‘dii immortales, ho mini homo quid praestat? Stulto intellegens / ‹quid› interest?’ 5
Illi dicunt ‘προσήκοντες τούτων’ καὶ ‘τούτοις’ ἀντὶ τοῦ ‘οἱ συγγενεῖς’. ‘Cognati’ vel ‘adfines’ vel ‘fratres’ vel ‘amici’ vel ‘ini mici horum’ et ‘his’; sic et omnia similia.
(276)
Illi ‘προσήκει τούτοις ὁ κλῆρος’ καὶ ‘τοῦ κλήρου’. Frequenter et nostri huiuscemodi utuntur figura, ut genetivos ponant pro nominativis. Cicero Verrinarum I: ‘ita mihi deos velim propitios, ut cum illius mihi temporis venit in mentem, quo die citato reo mihi dicendum sit, non solum commoveor animo, sed etiam corpore perhorresco’. Idem in VII: ‘cum mihi Tyndaritani illius venit in mentem, cum Segestani, tum iura simul civitatum atque officia considero’.
10
15
Attici ‘προσήκει με τόδε’. Terentius in eunucho: | ‘et adeo ad te attinere hanc / omnem rem’. ‘Προσήκων κατὰ γένος αὐτῷ’ καὶ ‘προσήκων αὐτῷ γένει’, 2 immo Verg. Aen. 11, 438; Serv. ad l.; Diom. GL I 313, 9-13; et infra 109, 2 3 Ter. Eun. 232-233; Don. ad l.; Arus. GL VII 498, 29-30 (77, 4-5 Di Stefa no) 10 Cic. div. in Caec. 41 (toto corpore); Quaest. gramm. e cod. Bern. 83, GL Suppl. 172, 15-17; et GL III 188, 5-8; infra 91, 3; 106, 7 13 Cic. Verr. II 5, 124; Quaest. gramm. e cod. Bern. 83, GL Suppl. 172, 15-19 16 Ter. Eun. 744-745; vd. ad 29, 8 1 ἑνί Hertz cum Xenoph.: εν α ἡμᾶς (γ)] ηναc βO 2 XII α ut infra 109, 2 (van Putschen): XI D, Krehl 3 praestet EM, R e corr. (cf. 109, 3): praestat α 4 quid suppl. Q, I s. l.: om. α 8 προσήκει] προcηκη α 12 com moveor (vel cum-) δFUJ, TRY post corr.: commovero (vel cum-) VXEIM, TRY ante corr.; commoveri W; com(m)over. D 16 με Hertz: νε α (μοι Scaliger p. 741, van Putschen, Krehl) 17 rem] in rem β
353-354 H.
liber xviii §§ 275-278
89
‘προσήκων τῷ πράγματι’ καὶ ‘τοῦ πράγματος’. Nostri fre quentius ‘attine‹n›s ad illum’ et ‘illi’. Attici ‘προιεμένους τούτων’ καὶ ‘ταῦτα’. Romani quoque ‘fu (277) gitans, amans, patiens’ et multa similia tam genetivo quam accu sativo adiungunt, sed accusativo coniuncta participia, genetivo 5 nomina sunt. Platon in Lyside: ‘ἐγὼ δὲ πρὸς μὲν ταῦτα πράως ἔχω, πρὸς δὲ τὴν φίλων κτῆσιν πάνυ ἐρωτικῶς’, ‘πράως’ dixit, id est ‘clemen ter’, pro ‘non nimium’. Hinc Sallustius in Iugurthino: ‘sed is ru mor clemens erat’, pro ‘non nimius’. Attici ‘προσέρχονται αὐτῷ’ καὶ ‘αὐτὸν’ καὶ ‘πρὸς αὐτόν’. Δημοσθένης κατ’Αἰσχίνου: ‘τοὺς μὲν οὖν ἄλλους, ὅσ‹ο›ι πρὸς τὰ κοινὰ δικαίως προσέρχονται’. Θουκυδίδης: ‘προσήρχοντο ὡς ἀθλητήν’. Terentius in Andria: ‘adeon ad eum?’ Vergilius in X: ‘regem adit et regi memorat nomenque genusque’. Idem in buco lico: ‘adit oppida pastor’. Aristomenes βοηθοῖς: ‘ἐπειδὴ τοὺς πρυ τάνεις προσήλθομεν’. | Terentius in Phormione: ‘adi magistratus’.
10
15
Attici ‘προσηύχοντο αὐτὸν’ καὶ ‘αὐτῷ’. Ἡρόδοτος α: (278) ‘προσηύχοντό τε τὴν ἄνθρωπον’. Vergilius in V: ‘superosque precati / Trinacrii Teucrique viri’. Terentius in Andria: ‘huic sup 20 plicabo, amorem huic narrabo meum’. 7 Plat. Lys. 211e2-3 (τὴν τῶν φίλων) 9 Sall. Iug. 22, 1 12 Demosth. 19, 2 13 Thuc. 4, 121, 1 (ὥσπερ ἀθλητῇ) 14 Ter. Andr. 315; vd. ad 17, 8 Verg. Aen. 10, 149; Non. p. 237, 35-36 16 immo Verg. georg. 3, 402 Aristom. frg. 4 Kassel-Austin 17 Ter. Phorm. 403 (magistratus adi) 18 Herod. 1, 60 (προσεύχοντο) 19 Verg. Aen. 5, 529530 20 Ter. Andr. 312; vd. ad 49, 4 2 attinens scripsi: attines α 3 προιεμένους (α, van Putschen)] προιέμενος Krehl, Hertz 7 ἐγώ (M)] ετω α 12 ὅσοι Krehl e Demosth.] οcι α 13 Θουκυδίδης] θουκιδιδηc V, e corr. M ; θουκιδδηc T, θουκυδδηc R; εουκαιdδηc E; εουκυδηc W; θοικιδηc X 15 in bucolico α (in georgicon corrector in R): in iii georg(icon) Q 16 Aristomenes XFI, e corr. TR: Aris tophanes Q; C(h)ristomenes cett.
90
prisciani ars
354-355 H.
Attici ‘προσφωνεῖν τούτους’ καὶ ‘τούτοις’. ‹Ἰ›σοκράτης παραινέσεσιν: ‘ἔστι δὲ φιλοπροσηγορίας μὲν τὸ προσφωνεῖν τοὺς ἀπαντῶντας’. Vergilius in VI: ‘extremum fato, quod te adlo quor, hoc est’. Idem in II: ‘adfaturque deos et sanctum sidus adorat’. 5
Attici ‘προσηνέχθησαν ὑμῖν’ καὶ ‘πρὸς ὑμᾶς’. Romani quoque ‘oblati sunt vobis’ et ‘ad vos’.
Attici ‘πρὸς ποδῶν’ καὶ ‘πρὸς κεφαλῆς’. Nam ‘πρός’ praeposi tio tam accusativo quam genetivo coniungitur, sed in diversa si gnificatione, quod nos quoque in multis facimus praepositioni 10 bus, ut ‘in, super, sub, subter’, de quibus sufficienter Donatus docet. ‘Praeter’ autem, quando loco ‘sine’ accipitur, ablativo co niungitur, ut Sallustius in Catilinario: ‘praeter rerum capitalium (279) condemnatis’. Nam alias accusativum sequitur. ‘Tenus’ quoque, quod apud Graecos adverbium est, sicut et ‘sine’ et multa alia, 15 quae a nostris inter praepositiones ponuntur, tam ablativo quam genetivo sociatur secundum Graecos. Vergilius in III: ‘pube te nus, postrema immani corpore pistrix’. | Idem georgicon III: ‘et crurum tenus a mento palearia pendent’. Idem in X: ‘cui laterum tenus hispida nanti / frons hominem praefert’. Hoc autem, ut 20 ostendimus, secundum Graecos; nam apud Latinos nulla prae positio nec adverbium praepositivum casualium nisi accusativo vel ablativo coniungitur. (280)
Attici ‘προεσκέψαντο τούτων’ καὶ ‘ταῦτα’. Ἀντιφῶ‹ν› 2 Isocr. Ad Dem. 20 3 Verg. Aen. 6, 466 4 Verg. Aen. 2, 700 10 Don. min. GL IV 365, 27-366, 7 (601, 6-16 Holtz); mai. GL IV 390, 23-391, 10 (650, 4-651, 4 Holtz) 12 Sall. Cat. 36, 2; vd. ad 78, 14 16 Verg. Aen. 3, 427; vd. ad 22, 14 17 Verg. georg. 3, 53; vd. ad 22, 15 18 Verg. Aen. 10, 210-211; Serv. ad l.; Arus. GL VII 512, 5-7 (96, 15-16 Di Stefano); Diom. GL I 409, 15-18; Non. p. 377, 35-37 1 Ἰσοκράτης Scaliger p. 741: cωκρατηc α 3 quod te alloquor δWUJ, D ut vid., TRXY post corr.: quod ae alloquod βγ (α) 16 sociatur] coniungitur δ 23 Ἀντιφῶν Scaliger p. 742: αντιφω α
355-356 H.
liber xviii §§ 278-281
91
Σαμοθρᾳκικῷ: ‘καίτοι[ς] οὐκ ἂν τῆς μὲν τῶν ἄλλων πολιτῶν ταλαιπωρίας π‹ρ›οὐσκέψαντο, τῆς δὲ σφετέρας αὐτῶν ‹σ›ωτηρίας οὐκ ἐνεθυμήθησαν’. Simile Cicero in Verrinarum I: ‘ut cum illius temporis mihi venit in mentem’. Illi ‘προσγελᾷ με’ καὶ ‘προσγελᾷ μοι’. Αἰσχίνης κατὰ Κτησιφῶντος: ‘ὁ νῦν πάντας προσγελῶν τοὺς Φωκικοὺς ξένους’. Terentius in eunucho: ‘hisce ego non paro me ut ride ant, / sed his ultro adrideo’. Idem in adelphis: ‘rideo hunc’. Idem in eadem: ‘nulli laedere os, adridere omnibus’. Idem in eunucho: ‘coepit | ad id adludere / et me inridere’.
5
10
Attici ‘προκρίνας τούτους καλλίστους εἶναι τῶν λόγων’. Nos tri quoque huiuscemodi locutionibus utuntur, ut ‘praepono hunc optimum esse amicorum’. Illi ‘προσοικοῦσι τόπους’ καὶ ‘τόποις’. Θουκυδίδης Α: ‘προσοικοῦσι δὲ αὐτὴν Ταυλάντιοι βάρβαροι, Ἰλλυρικὸν ἔθνος’. Nostri quoque ‘accolunt fluvium’ et ‘fluvio’.
15
‘Προσέβλεψα αὐτόν’. Πλάτων πολιτείας α: ‘νῦν δέ, ἡνίκα (281) ἤρξατο ἐξαγριαίνεσθαι, προσέβλεψα αὐτὸν πρότερος’. Sic 1 Antiph. (or. 15) frg. 51 Thalheim 3 Cic. div. in Caec. 41 (illius mihi tempo ris); vd. ad 88, 10 6 Aeschn. 3, 87 (ὁ νυνὶ πάντας δεξιούμενος καὶ προσγελῶν) 7 Ter. Eun. 249-250; vd. ad 55, 10 8 Ter. Ad. 548; vd. ad 55, 8 9 Ter. Ad. 864 10 Ter. Eun. 424-425; vd. ad 55, 9 11 Isocr. Paneg. 4: cf. Spangenberg Yanes pp. 132-136 14 Thuc. 1, 24, 1 17 Plat. Resp. 336d7-8 (ἡνίκα ὑπὸ τοῦ λόγου ἤρχετο ἐξαγριαίνεσθαι) 1 καίτοι Scaliger ibidem: καιτοιc α 2 προὐσκέψαντο Spengel p. 630, Hertz: α (προεσκέψαντο Scaliger ibidem) σφετέρας] φετεραc γ 3 σωτηρίας Spengel p. 630: ατηριαc α 4 ut cum (vd. supra, 88, 11, et προκρίνας τούτους] προcοικουcυ τουc infra, 106, 7)] cum edd. 11 O καλλίστους] καλλιcτοcυc O 14 τόπους Scaliger p. 742, van Putschen: τουτουc α τόποις (mire W) Scaliger, van Putschen: τουτοιc α Α] om. γ (et O) 17 πολιτείας] πολιτιαc α 18 ἤρξατο] ειρξατο α πουcκεψαντο
92
prisciani ars
356-357 H.
nostri. Cicero in Verrinis: ‘et aspexi‹t› me illis quidem oculis’. Vergilius in I: ‘aspice bis senos laetantes agmine cycnos’. †aspexi πποcονωι† πρὸς τὰ κέντρα μὴ λακτιζέτω’. Terentius in Phormione: ‘namque inscitia est / adversum stimulos calces’. 5
10
(282)
15
‘Προσκαθεζόμενοι [δὲ] τὴν πόλιν’. Θουκυδίδης: ‘προσκα θεζόμενοι δὲ τὴν πόλιν’. Iuvenalis in IIII: ‘spectent iuvenes, quos clamor et audax / sponsio, quos cultae decet adsedisse pu‹e›llae’. Illi ‘πρῶτον μέν, ἔπειτα δέ’ vel ‘δεύτερον δέ’ vel ‘τὰ νῦν’. Nostri quoque | ‘primo’ vel ‘primum quidem, deinde vero’ vel ‘post ve ro’ vel ‘nunc vero’ vel ‘secundo’ aut ‘secundum vero’. Attici ‘προσέχετε τὸν νοῦν τούτῳ’ καὶ ‘πρὸς τοῦτον’. Δημοσθένης ἐν τῷ κατὰ Τιμοκράτους: ‘προσέχετε οὖν τὸν νοῦν ἀναγινωσκομένοις τοῖς νόμοις’. Et ‘προσέσχε πρὸς τόνδε τὸν τόπον’ ἀντὶ τοῦ ‘καθωρμίσθη’. Ἡρόδοτος α: ‘καί φησι 1 immo Cic. Mil. 33; et amplius infra 109, 8 2 Verg. Aen. 1, 393 3 Iamb. adesp. frg. 13 Diehl (ἵππος ὄνῳ Bücheler); cf. Eur. frg. 604 Kannicht (TrGF 5); Aesch. Ag. 1624; Pind. Pyth. 2, 172-173; Schol. Pind. Pyth. 2, 173a et c Drach mann; Zenob. V 70 4 Ter. Phorm. 77-78 (inscitiast/aduorsu’ stimulum); Don. et Eugraph. ad l.; Sacerd. GL VI 462, 25-28 et alii (De paroemia) 5 Thuc. 1, 26, 5; cf. 1, 61, 3 προσκαθεζόμενοι δὲ καὶ αὐτοὶ τὴν Πύδναν ἐπολι όρκησαν, quod attulit Hertz 6 Iuv. 11, 201-202 13 Demosth. 24, 19 (προσέχετε οὖν, ὦ ἄνδρες δικασταί, τὸν νοῦν) 15 Herod. 1, 2 (καί non habet Herod.; φασί; προσσχόντας; βασιλέος edd.) 1 aspexit δF, aspex̃ WD: aspexi βγ, corr. TRVEY 3 aspexi α πποcονωι β (τιποcονωι corrector in R); πποcονου X; ιτποcονωι E; προcονου OM, προcονωι W; ππροc Y; τιποωνωι J μή Scaliger p. 742: μοι α 4 inscitia ζTRDYJQ: scitia E; inscientia VIM; insitientia O, corr. in instientia (in mg. inscitia imperitia scr. al. m.); inimperitiascitia W 5 δέ post προσκαθεζόμενοι1 add. α (nisi forte particula δέ in lemmate perperam accepta erat in fonte Prisciani): om. vel del. Scaliger p. 742 τήν] τιν α 8 puell(a)e δθFU: pull(a)e βγ (corr. TXEJ) 9 ἔπειτα] επιτα α 15 καθωρμίσθη] καθορμιcοη α φησι Scaliger p. 743: φιcι α (φασι van Putschen ex Herod., edd.)
357-358 H.
liber xviii §§ 281-283
93
τῆς Φοινίκης εἰς Τύρον προσχόντας ἁρπάσαι τοῦ βασιλέως τὴν θυγατέρα Εὐρώπην’. Terentius in Andria: ‘nunc quam rem vitio dent, quaeso, animum advertite’. Idem in eunucho: ‘adverti hercle animum’. Vergilius in VI: ‘caeruleam advertit puppim ri paeque propinquat’.
5
Attici ‘προσβάλλει μοι’ καὶ ‘προσβάλλει με’. Vergilius in XI‹I›: ‘impressoque genu nitens terrae applicat ipsum’. Attici ‘πρὸς μέρος’ καὶ ‘ἐν μέρει’. Nostri quoque ‘ad partem’ et ‘in parte’ et ‘ex parte’. Illi ‘πρᾶγμα ποιεῖσθαι’ ἀντὶ τοῦ ‘μέγα ἡγεῖσθαι’. Terentius in Andria: ‘id sibi negotii credidit solum dari’.
10
‘Προσπίπτει τοῖς γόνασιν αὐτοῦ’ καὶ ‘πρὸς τὰ γόνα αὐτοῦ’ (283) καὶ ‘αὐτῷ’. Huic simile est illud Vergilianum: | ‘dixerat et ge nu‹a› amplexus genibusque volutans / haerebat’. Δημοσθένης παραπρεσβείας: ‘τοῖς δὲ πρὸς ὑμᾶς ζῶσιν’. Hoc est quod nos dicimus ‘secundum voluntatem vestram’ et ‘se cundum vos’. Lucanus in VIII: ‘secundum / Emathiam lis tanta datur’. 2 Ter. Andr. 8 (animum advortite codd.); Don. ad l. (animadvertite legitur et ‘attendite’); Eugraph. ad l. (animadvertite); Arus. GL VII 456, 29 (16, 17 Di Stefano: animum attendite); Non. p. 39, 14-16 (animo adtendite) propter vitio dent 3 Ter. Eun. 397 (aduorti); Don. ad l. 4 Verg. Aen. 6, 410 6 Verg. Aen. 12, 303; Arus. GL VII 453, 6 (11, 8 Di Stefano) 10 ex Herod. 7, 150 ταῦτα ἀκούσαντας Ἀργείους λέγεται πρῆγμα ποιήσασθαι; Müller p. 2; Ferri p. 109 adn. 46 11 Ter. Andr. 2 (negoti) 13 Verg. Aen. 3, 607-608; Arus. GL VII 514, 22-23 (100, 10-11 Di Stefano) 15 Demosth. 19, 226 17 Luc. 8, 332-333; et GL III 26, 27-27, 3 2 nunc quam] numquam δθFI 6 XII R: XI α 7 impressoque] imso que βM, corr. in TR 11 negotii FQ e Ter.: negotio α, corr. in TRY (sed nego tium scr. idem Prisc. GL III 422, 25) 12 γόνα] γόνατα Krehl, cf. Demosth. 19, 198 (Müller p. 2) 13 genua amplexus δ: genu amplexus α
15
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5
prisciani ars
358 H.
Attici ‘προμηθοῦμαι τοῦδε’ καὶ ‘τόδε’. Πλάτων ἐν Κρίτωνι: ‘εἰπέ μοι, ὦ Σώκρατες· ἆρά γε μὴ ἐμοῦ προμηθῇ’. Ἡρόδοτος ἐν θ: ‘προμηθεόμενος τὸν ἀδ‹ε›λφόν’. Quomodo et apud nos ‘consulo’ et ‘provideo’ et ‘prospicio’ tam dativo quam accusativo coniunguntur, sed dativo providentiam significant. Illi ‘πρὸς πατρὸς καὶ πρὸς μητρὸς Ἀθηναῖός ἐστιν’. Nos ‘a patre et a matre Atheniensis est’.
10
Attici ‘πρὸς τῷ διαιτητῇ’ ἀντὶ τοῦ ‘παρὰ τῷ διαιτητῇ’. Romani ‘apud arbitrum’ et ‘ad Troiam’ tamen pro ‘apud Troiam’. Vergi lius in I: ‘prima quod ad Troiam pro caris gesserat Argis’.
15
Attici ‘πυνθάνομαι τετελευτηκότα’. Ξενοφῶν ἐν ζ παιδείας: ‘ὅπου ἂν αὐτὸν πυνθάνωνται ὄντα’. Frequentissime nostri quoque participia pro infinitis, ut ‘audio interfectum, mortuum, caesum’ et similia, in quibus omnibus subauditur ‘esse’. Iuvenalis in …: ‘perituros audio multos’.
(284)
Illi ‘σεμνύνεται τὸ πρᾶγμα’ καὶ ‘ἐπὶ τῷ πράγματι’. Sallustius in Catilinario: ‘ea populus laetari et merito dicere fieri’. 1 Plat. Crit. 44e1-2 (τάδε δέ, ὦ Σώκρατες, εἰπέ μοι) 3 Herod. 9, 108 (ἀδελφεόν) 6 an e Demosth. 57, 17 δεῖξαι πρὸς ὑμᾶς ἐμαυτὸν Ἀθηναῖον ὄντα καὶ τὰ πρὸς πατρὸς καὶ τὰ πρὸς μητρός? Müller p. 2; Valente1 p. 318 8 vd. Ucciardello p. 34 adn. 5 10 Verg. Aen. 1, 24; Arus. GL VII 451, 18-19 (9, 1-2 Di Stefano); Serv. in Don. 419, 6-8; Pomp. GL V 273, 16-19; Explan. in Don. GL IV 517, 19-21; et GL III 30, 13-19; 37, 7-9; Rem. Autiss. Comm. in Don. min. 92-93 p. 80, 15-21 Fox 11 Xenoph. Cyr. 7, 3, 7 (ὅποι et ὅπῃ, πυνθάνηται et πυνθάνωνται codd.) 15 Iuv. 10, 81 16 lemma e Demosth. 18, 256 οὔτ᾽ εἴ τις ἐν ἀφθόνοις τραφεὶς ἐπὶ τούτῳ σεμνύνεται et Plat. Gorg. 512b8-9 σεμνύνων τὸ πρᾶγμα; Ferri p. 109 adn. 46 17 Sall. Cat. 51, 29; vd. ad 39, 2 2 ἐμοῦ] μου β 3 ἀδελφόν Krehl: αδλφον α (ἀδελφεόν van Putschen cum Herod.) 11 παιδείας] παιδιαc α 15 inperituros RVEMJ; imperituros Q; I perituros X; in I perituros FIWDO, TR post corr. (quod fuit antea in T non leg.); perituros in Y; in I perituro in U 17 ea FQ, TRXY post corr.: et α (om. J)
359 H.
liber xviii §§ 283-285
95
| Attici ‘στέφεται τῷδε’ καὶ ‘τόδε’. Et Romani ‘coronatur illam rem’ et ‘illa re’, quomodo etiam ‘induitur’. Horatius in …: ‘coro nari Olympia’. Vergilius in VII: ‘induit albos / cum vitta crines’. Idem in X: ‘an sese mucrone ob tantum dedecus amens / in duat’.
5
‘Σύν’ praepositio apud illos frequenter et abundat et deficit. (285) Δημοσθένης ἐν τῷ ὑπὲρ Κτησιφῶντος: ‘καὶ πρὸς ἐκείνους ἐξετάζειν καὶ παρ‹α›βάλλειν τὸν συνζῶντα μεθ’ ὑμῶν’. Et nos tri ‘convenit mecum, tecum’. Aristophanes autem ἱππεῦσιν: ‘κακῶς Παφλαγόνα τὸν νεώνητον κακὸν / αὐταῖς διαβολαῖς 10 ἀπολέσειαν οἱ θεοί’, deest enim ‘σύν’. Homerus: ‘αὐτῇ κεν γαίῃ ἐρύσαιμι αὐτῇ τε θαλάσσῃ’. Nostri quoque utraque figura utun tur. Vergilius in VIIII: ‘tum demum praeceps saltu sese omnibus armis / in fluvium dedit’, deest ‘cum’. Attici ‘συγγνώμης οὐκ ἔστιν οὗτος’, id est ‘nemini dat veniam’. Δημοσθένης ἐν τῇ παρ‹α›γραφῇ τῇ πρὸς Πανταίνετον: ‘μισεῖσθαι μέντοι τινὰς ἂν εἰκότως ὑφ’ ὑμῶν, οἳ τέχνην τὸ πρᾶγμα πεποιημένοι μήτε συγγνώμης μήτε ἄλλου τινός εἰσιν 2 Hor. ep. 1, 1, 50 quis […] / magna coronari contemnat Olympia 3 Verg. Aen. 7, 417-418; Consent. GL V 370, 3-5 4 Verg. Aen. 10, 681-682; vd. ad 82, 17 7 Demosth. 18, 314 (καί1 non habet Demosth.; παραβάλλειν ἐμὲ τὸν νῦν ζῶντα); et supra 77, 12 9 cf. Cic. fam. 13, 6, 2 mihi tecum convenit; Char. 385, 6 Barwick et Diom. GL I 315, 38 convenit mihi tecum Aristoph. Eq. 2-3 (αὐταῖσι βουλαῖς) 11 Hom. Il. 8, 24; et GL III 195, 17-18 (ubi κε pro τε) 13 Verg. Aen. 9, 815-816; Serv. Aen. 9, 812; Claud. Don. ad l. (p. 287, 8) 16 Demosth. 37, 53 (μήτε ἄλλου μηδενός εἰσιν); et infra 102, 15; vd. 1 καὶ τόδε] κατοδε O 3 olympia XQ (in -phia corr. X), e corr. O: olymphia α 8 παραβάλλειν Scaliger p. 744: παρβαλλειν α 9 Aristophanes XFIQ: c(h)ristophanes βθEMY (corr. in TRW); Cristhophanos O; om. UJ autem om. O (et Q cum Graec.) 11 Homerus] homeros β (corr. τε van Putschen: γε α 13 saltu sese] saltus e(ss)e VM, fort. TR T) 12 ante corr. 15 ἔστιν] εcτεν O 16 παραγραφῇ Scaliger p. 744: παργραφηι α Πανταίνετον] παντενετον α 17 μισεῖσθαι] μηcειcθαι α τινάς] τινακ γ ὑφ’ὑμῶν Scaliger ibidem, van Putschen: υουμων α
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(286)
5
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prisciani ars
359-360 H.
ἀλλ’ ἢ τοῦ | πλείονος’. Sallustius in Iugurthino: ‘homines multa rum imaginum ac nullius stipendii’. Frequentius tamen in huius cemodi sensu Romani ablativo utuntur. Terentius in Andria: ‘ibi … unam aspicio adulescentulam / forma - bona fortassis - ac vultu, Sosia, / adeo modesto, adeo venusto ut nihil supra’. Cicero in Philippicis contra Antonium: ‘tu nec solvendo eras’, id est ‘sol vere debita non poteras’. Illi ‘σύνοιδα ἐμαυτῷ τόδε ποιοῦντι’ καὶ ‘τόδε ποιῶν’. Ἰσοκράτης Φιλιππικῷ: ‘ἄλλως τ’ ὅταν καὶ μηδὲν σαυτῷ συνειδῇς ἐξαμαρτάνω‹ν›’. Nostri quoque inveniuntur hac for ma saepe usi: ‘conscius sum mihi bene facienti’ et ‘bene faciens’, quomodo dicimus ‘nomen est mihi Iulus’ et ‘Iuli’ et ‘Iulo’ et ‘Iu lum’. Vergilius in II: ‘sensit medios illapsus in hostes’. Illi ‘συλήσας τοὺς θεοὺς τὰς δεκάτας’ καὶ ‘τῶν θεῶν τὰς δεκάτας’. Et nostri ‘depilatus deos decumas’ et ‘deorum de cumas’. Attici ‘συνίημι τῶν λόγων’ καὶ ‘τοὺς λόγ‹ο›υς’. Πλάτων Ἴωνι: Ferri p. 107 1 Sall. Iug. 85, 10 (hominem veteris prosapiae ac m. i. et n. s.); et GL III 221, 13-20; infra 103, 1 3 Ter. Andr. 118-120 (fortasse et); et GL III 214, 14-20; 221, 10-24 6 Cic. Phil. 2, 4 9 immo Isocr. Phil. 79 (cf. Fassino pp. 263-266) 13 Verg. Aen. 2, 377; vd. ad 46, 12 14 an e Demosth. 24, 182 τὴν μὲν γὰρ θεὸν τοὺς στεφάνους σεσυλήκασιν vel 24, 120 τὰς δεκάτας τῆς θεοῦ … σεσυληκότες? Müller p. 2; Ferri p. 109 17 Plat. Ion 530c1-3 (ἂν γένοιτό ποτε; ἀγαθός cum Prisc. codd. SF Platonis, om. TW); cf. Men1 πλείονος] παειονοc α 5 adeo2] adea β, corr. T 8 a vb. ποιοῦ]ντι inc. Frg. Marb. ποιοῦντι καί] πολουντι κα γ 9 Φιλιππικῷ Krehl, Hertz (sc. nomen ex opere Demosthenico fictum, re vera Φιλίππῳ, ut scr. Scaliger p. 744, van Putschen; cf. supra 74, 13 Ἱππαρχικῷ pro Ἱππάρχῳ): φιλιππικων α (cf. Fassino pp. 265-266) τ’ὅταν] τοταν neglecta aspiratione α (θ᾿ Isocr. Γ ΛΠΝ: τε Θ), cf. praef. p. cxliii; τε ὅταν Krehl καί] κι β 10 συνειδῇς Hertz cum codd. Isocr.: cυνειδειc α, vd. ad 79, 12 ἐξαμαρτάνων Scaliger ibidem cum Isocr.: εξαμαρτανω α 14 θεῶν (RW e corr.)] θων β; εων γ (om. O) 17 συνίημι Scaliger p. I'ν: cυνειημι α λόγους Scaliger ibidem: λογυc α
360-361 H.
liber xviii §§ 285-288
97
‘οὐ γὰρ ἂν γένοιτο ἀγαθὸς ῥαψῳδός, εἰ μὴ συνείη τὰ λεγό μενα ὑπὸ ‹τοῦ πο›ιητοῦ’. Nostri accusativo ‘intellego, sentio illam rem’. Ἡρόδοτος: ‘συνέγνω τὴν ἁμαρτάδα’. Similiter Latini ‘ignoscit culpam’.
5
‘Ἡ συχνὸς’ καὶ ‘ὁ συχνός’, et magis femininum ipse foetus est, | quomodo apud nos ‘hic’ et ‘haec stirps’ et ‘finis, silex’ et multa alia. Herodotus III: ‘οὗτος μὲν ἀνοσίῳ μόρῳ τετελεύτηκεν ὑπὸ τῶν ἑαυτοῦ οἰκειοτάτων’, id est ‘obiit’ vel ‘mortuus est a suis’.
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Attici ‘ταὐτὸν τῷδέ ἐστιν’ καὶ ‘ταὐτὸν ὅπερ τόδε καὶ τόδε (288) ἐστίν’. Nostri quoque ‘idem huic illud est’ et ‘idem quod hoc il lud est’. Iuvenalis in V: ‘implet et ad moechos dat eisdem ferre cinaedis’. ‘Τεταλαιπώρηκεν ἡμᾶς’. Isocrates ἐν τῷ περὶ τῆς εἰρήνης: chelli p. 226 4 Herod. 1, 91 (συνέγνω ἑωυτοῦ εἶναι τὴν ἁμαρτάδα); cf. Phot. α 1139 Theodoridis = Su. α 1497 Adler ἁμαρτίαν οἱ Ἀττικοί, ἁμαρτάδα Ἡρόδοτος καὶ οἱ ἄλλοι Ἴωνες; cf. Valente2 pp. 67-68 9 Herod. 3, 65 (τῶν ἑωυτοῦ οἰκηιοτάτων) 12 cf. Cic. Ac. 1, 105 mare illud … idem huic nostro videbitur 13 Iuv. 14, 30 (moechum PU; propter ĕ-īsdem saepius laud.) 15 Isocr. De pace 19 (καὶ πάντας τρόπους); Lex. Coisl. τ 8 Petrova (πάντα τρόπον, καί om.); Thom. Mag. Ecl. vocum Att. p. 364, 11-12 Ritschl (καὶ πάντας 1 συνείη scr. Hertz cum Platonis codd. FS: cυνειν α (συνίῃ Krehl) 2 ὑπὸ τοῦ ποιητοῦ Krehl e Plat.: υποιητου α 4 Ἡρόδοτος συνέγνω] πρωδοτοc cυνεινω O 6 Ἡ συχνὸς καὶ ὁ συχνός] η χυχηοc και ο cυχηοc O; cf. Hertz, GL III Append. p. 384 9 Herodotus] ηροδοτοc Graec. litt. O (om. QJU) III α: in III edd. 10 οἰκειοτάτων] οικιωτατων α mor tuus] mortus β 11 abhinc Graeca ex EMTVWX (Frg. Marb.), i. e. βγ (singulis locis DFIJOQRUY); usque ad finem cod. R pertinet ad fam. γ καί2 fort. delendum coll. paraphrasi idem quod hoc illud est 13 V Krehl] II α (van Putschen); vd. praef. p. cxlv adn. 188 15 Τεταλαιπώρηκεν] τεταλαινωρηκεν γ
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prisciani ars
361-362 H.
‘κατὰ πάντας τρόπους τεταλαιπώρηκεν ἡμᾶς’ ἀντὶ τοῦ ‘καταπεπόνηκεν ἡμᾶς’, quomodo et Latini saepe eadem verba diversis proferunt significationibus, ut ‘ruo’ absolutum et acti vum. Vergilius in VII: ‘ruit omnis in urbem / pastorum ex acie numerus’, hic enim absolutum est; in primo autem active protu lit: ‘incubuere mari totumque a sedibus imis / una Eurusque No tusque ruunt’. Similiter ‘moror’ tam absoluta quam activa signifi catione ponitur. Vergilius in I: ‘hunc Phoenissa tenet Dido blan disque moratur / vocibus’. Iuvenalis in …: ‘morantur / pauci ri diculum et fugientem ex urbe pudorem’, hoc in activa significa tione. Vergilius in IIII: ‘quid moror? An mea Pygmalion dum moenia frater / destruit?’ | Illi ‘τεκμήριον τόδε τοῦδε’ καὶ ‘τῷδε’. Πλάτων ‹ἐ›πιταφίῳ: ‘μέγα δὲ τεκμήρ‹ι›ον τούτῳ τῷ λόγῳ, ὅτι ἥδε ἔτεκεν ἡ γῆ τοὺς τῶνδε καὶ ἡμετέρους προγόνους’. Similiter nos dicimus ‘argu mentum huius rei’ et ‘huic rei est illud’, quomodo dicimus ‘pater huius est’ et ‘huic ille’. Vergilius in VIII: ‘huic monstro Vulcanus erat pater’.
τρόπους); cf. Fassino pp. 275-276 4 Verg. Aen. 7, 573-574 6 Verg. Aen. 1, 84-85; Serv. georg. 1, 105 et 2, 308; Non. p. 380, 10-15 (‘Ruere’, ‘eruere’, ‘leva re’); et GL II 393, 22-25 (III 31, 11-13; 110, 24-27 et 193, 2-6 ruunt pro eruunt per defectionem praepositionis explic.); Brev. expos. Verg. georg. 1, 105 p. 224, 3 Thi lo-Hagen 8 Verg. Aen. 1, 670-671 (nunc F et edd.) 9 Iuv. 11, 54-55; et GL II 389, 17-22 11 Verg. Aen. 4, 325-326 (destruat); et GL II 389, 17-28 (destruat) 13 Plat. Menex. 237e1-2; cf. Menchelli p. 227 17 Verg. Aen. 8, 198 9 in morantur VMY Frg. Marb., TQ ante corr.: morantur REIF; mo in i rantur X ante corr.; in I morantur θJUO, QX post corr.; in IIII morantur T post corr. 10 fu gientem δζREI: figientem TVJM Frg. Marb.; figentem θY, corr. 11 dum] destruit TVXEIMUYJ: destruet δ, corr. in destruat O; destruat dom β 12 RFθ, TY post corr., et Prisc. GL II 389, 28 13 τεκμήριον] τεκμιριο̃ α ἐπιταφίῳ Scaliger p. 745: πιταφιωι α 14 τεκμήριον] τεκμεριον T; τεκμηρον α (om. ROM) 15 καί] τε καί cum Plat. scr. van Putschen
362-363 H.
liber xviii §§ 288-290
99
Attici ‘τέως ἕως’ quomodo et nostri ‘interea dum’. Aristophanes εἰρήνῃ: ‘μὴ παύσαιο μηδέποτε ἐσθίων / τέως ἕως σαυτὸν διαλάθῃς διαρραγείς’. Vergilius georgicon III: ‘sed fugit interea, fugit inreparabile tempus / singula dum capti circumvectamur amore’. Idem in eodem: ‘interea superest gregibus dum laeta iu ventus’. (Notandum ergo quod, quomodo apud Graecos ‘ἕως’ coniunctum cum ‘τέως’ significat ‘μέχρι τοσούτου’, per se au tem ‘μέχρι τινός’ vel ‘ἐν τῷ μεταξύ’ vel ‘ἐν τοσούτῳ’, sic et apud nos ‘interea’ et ‘ἐν τῷ μεταξύ’ et ‘ἐν τοσούτῳ’ vel ‘ἕως’. Est etiam ubi pro ‘tamen’ invenitur positum. Vergilius in I georgicon: ‘nec nulla interea est inaratae gratia terrae’, ‘interea’ posuit pro ‘ta men’).
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| ‘Τελευτᾶν τὸν βίον’. Πλάτων ἐν Κρίτωνι: ‘καὶ ἀνάγκη ἤδη εἰς (290) αὔριον ἔσται σε, ὦ Σώκρατες, τὸν βίον τελευτᾶ‹ν›’. ‘Vitam fi 15 nire’, id est ‘mortem obire’. Attici ‘τῇδε τῇ ἡμέρᾳ’ ἢ ‘νυκτὶ τόδε ἐγένετο’, καὶ ‘τῆς ἡμέρας’ ἢ ‘νυκτός’, καὶ ‘παρὰ τήνδε τὴν ἡμέραν’ ἢ ‘νύκτα’, καὶ ‘κατὰ τήνδε τὴν ἡμέραν’ ἢ ‘νύκτα’, καὶ ‘τὴν ἡμέραν’ ἢ ‘νύκτα’. Ver gilius in I: ‘noctem non amplius unam / falle dolo’. Idem in III: ‘noctem illam tecti silvis immania monstra / perferimus’. 2 Aristoph. Pax 31-32 (λάθῃς) 3 Verg. georg. 3, 284-285 5 Verg. georg. 3, 63 (superat; iuventas codd. plerique) 10 Verg. georg. 1, 83 13 Plat. Crit. 43d5-6 (καὶ ἀνάγκη δὴ εἰς αὔριον ἔσται, ὦ Σώκρατες, τὸν βίον σε τελευτᾶν) 19 Verg. Aen. 1, 683-684; vd. ad 61, 3 Verg. Aen. 3, 583584; Serv. ad l. 1 Aristophanes θXFIRQ: c(h)ristophanes βEMO; cristhophanes Y (om. UJ; deπαύσαιο] παυcεο α 3 est Frg. Marb.) 2 διαλάθῃς] διαλαθειc α (λάθῃς Aristoph., sed fort. διαλάθῃς iam erat in fonte Prisc.); vd. ad 79, 12 διαρραγείς] διαρραγηc α georgicon III] sic codices (in III georgicor. van in vb. Verg(ilius) Putschen; in III georgicon Krehl, III georgicon Hertz) 10 def. Frg. Marb. 13 ἀνάγκη ἤδη (α, om. ERO)] ἀνάγκη δή van Putschen e Plat. 14 τελευτᾶν van Putschen e Plat.: τελευτα α 18 τὴν ἡμέραν2 (α, van Putschen)] ἡμέραν tacite Hertz, τήνδε ἡμέραν Krehl
20
100
prisciani ars
363-364 H.
Attici ‘τῇ ὑστεραίᾳ τὰ ἐπινίκια ἔθυεν’. Huic simile [est] Vergi lius in …: ‘ictum iam foedus’, pro ‘foederis hostia’.
5
Illi ‘τῇ ὑ‹σ›τεραίᾳ’ καὶ ‘τῇ προτεραίᾳ ἡμέρᾳ’ καὶ ‘τῇ προτέρᾳ’. Nos ‘pridie’ adverbialiter hoc dicimus et ‘postridie’, et ‘priore die’ tamen et ‘posteriore’ et ‘postero’ et ‘[nocte et] superiore’. Cicero in I invectivarum: ‘quid proxima, quid superiore nocte [t]egeris’.
Illi ‘τηλικαύτην, ἡλίκην’ καὶ ‘ὅσην’. Isocrates Ἀρχιδάμῳ: ‘τὴν δὲ ἐν τῷ παρόντι τηλικαύτην γεγονυῖαν, ὅσην οὐδεὶς πώποτε (291) ἔσε‹σ›θαι προσεδόκησεν’. Huic simile Iuvenalis in III: ‘hunc 10 qualem nequeo monstrare et sentio tantum’, | pro ‘talem qua lem’. (Et sciendum, quod frequenter huiuscemodi pronomina, id est demonstrativa, et infinita nomina loco infinitorum qualita tis vel quantitatis inveniuntur apud auctores.)
15
Δημοσθένης κατ’ Αἰσχίνου: ‘τὴν ἄλλως ἐνταῦθ[ε]α’. Vergilius in II: ‘dis aliter visum’. Illi ‘καλὴν τὴν ὥραν’. Sallustius in Catilinario: ‘pro deum atque hominum fidem, victoria nobis in manu est’. 1 cf. Plat. Symp. 173a6-7 2 Verg. Aen. 12, 314 (et amplius GL II 496, 18-21 propter ictum) 6 Cic. Cat. 1, 1 7 Isocr. Archid. 104 (γεγενημένην Γ ΘΛΠΝ) 9 Iuv. 7, 56 14 Demosth. 19, 181 15 Verg. Aen. 2, 428; Serv. ad l.; Don. Ter. Andr. 4, 2; 189, 2 16 frg. alicuius Attici auctoris recte trad. puto cl. seq. loco Sall. Sall. Cat. 20, 10 verum enim vero, pro deum atque 1 τῇ] τη O; ιη ̃ ι β; γηι γ (ηι M; om. W) est non habet R, del. Hertz (simile est Vir gilianum van Putschen) 2 in ictum βMJ; in XI ictum Y; in XII ictum FUR (et sic corr. in TX); ictum EIWD 3 ὑστεραίᾳ Hertz: υτεραια α (ὑστεραίας Scaliger p. 746, van Putschen, Krehl) 4 hoc supervac., fort. delendum, vel potius pro hoc scribendum 5 nocte et delevi (et nocte post 4 priore die transp. Krehl) 6 in vb. nocte rursus inc. Frg. Marb. egeris QFRJ (TXYO Frg. Marb. e corr.): tegeris α 7 Isocrates] Lat. litt. α Ἀρχιδάμῳ] αρχιδαμι β 9 ἔσεσθαι Scaliger p. I'ν: εcεθαι α 14 Δημοσθένης] Demost(h)enes Lat. litt. δR κατ’] κατ I et Frg. Marb. (van Putschen); κτ cett. ἐνταῦθα Scaliger p. 746: ενταυθεα α 16 Gr. lemma editoribus suspectum, sed sanum mihi videtur (cf. totam sententiam loci Sall.);
364-365 H.
liber xviii §§ 290-292
101
Illi ‘τιμῶ’ καὶ ‘τιμῶμαι τὸ ἀδ‹ί›κημα’. Nos ‘lis aestimat‹…› multis verbis tam activae quam passivae vocis similiter in una eademque significatione utimur, ‘mereo’ ‹et› ‘mereor’, ‘populo’ et ‘populor’, ‘nutrio’ et ‘nutrior’, ‘bello’ et ‘bellor’. Vergilius geor gicon II: ‘hoc pinguem et placitam paci nutritor olivam’, pro[ut] ‘nutrito’. Idem in undecimo: ‘bellantur Amazones armis’.
5
Illi ‘τινὲς μέν, τινὲς δέ’, pro quo nostri dicunt ‘quidam boni, qui dam mali, alii boni, alii mali’ et ‘hi boni, illi mali’. Attici ‘τί μοι τοῦτο[ν];’ καὶ ‘τί μοι ‹μέ›λει τούτων;’ Terentius in (292) adelphis: ‘sed quid ista, Aeschine, / nostra, aut quid nobis cum 10 illis?’ Iuvenalis in III: ‘quo mihi te solitum falsas signare tabellas?’ Πλάτων ἐν Σωκράτους ἀπολογίᾳ: ‘τιμωρήσεις Πατρόκλῳ τῷ ἑταίρῳ τὸν φόνον’. Nostri in utraque significatione accusativo utuntur. | Vergilius in IIII: ‘ulta virum poenas inimico a fratre recepi’. Idem in II: ‘numquam omnes hodie moriamur inulti’. hominum fidem, victoria in manu nobis est, viget aetas, animus valet; contra illis annis atque divitiis omnia consenuerunt 5 Verg. georg. 2, 425; Diom. GL I 454, 25-29; Serv. Aen. 11, 660; et GL II 390, 21-26; 393, 15-19; 432, 5-8 6 Verg. Aen. 11, 660; Sacerd. GL VI 449, 22-450, 11; Diom. GL I 382, 4-5; Serv. Aen. 1, 4; 1, 104; 1, 317; Non. p. 472, 7-8; et GL II 390, 21-24; 393, 19-21 10 Ter. Ad. 677-678 (istic A) 11 Iuv. 8, 142 12 Plat. Apol. 28c6-7 (εἰ τιμωρήσεις); Schol. Plat. Bodl. Clark. 39 ad l. (f. 13v: B1); Menchelli pp. 241-242 14 Verg. Aen. 4, 656; vd. ad 39, 7 15 Verg. Aen. 2, 670 (mori emur) Καλὴ νὴ τὴν κόραν Scaliger p. 746, van Putschen 1 τιμῶ Scaliger p. 746: τιωμ α ἀδίκημα Scaliger ibidem: αδκημα α lis aestimat α, scr. et del. in TY; lis aestimata Q, -a del. (cf. ex. gr. Cic. Verr. I 38; II 3, 184; II 4, 22); lacunam statui, qua et principium enuntiati sequentis (e. g. ‹ur. Et nota quod›) haustum est 3 et γ, s. l. in T: om. βδEJ Frg. Marb. 4 et1 om. δ 5 pro XEIYQ: prout βθOMJ (in pro τοῦτο Krehl: τουτων α μέλει Ferri p. 111: δει corr. WDO) 9 α τούτων] τουτω̃ VX; τουτω cett. 12 ἀπολογίᾳ] απρολοτια T; απρολοτια V τιμωρήσεις van Putschen: τιωμρηcειc β; τωμρηcειc γ (om. O) 15 moriamur] moriemur sec. Verg. RFUO, TXY post corr.
15
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5
prisciani ars
365 H.
‘Vindico’ quoque in utraque significatione invenitur, tam pro lae so quam contra laedentem accipiendum, unde ‘vindicta’ non so lum ‘poena’ sed etiam ‘liberatio’ accipitur. Persius: ‘vindicta post quam meus a praetore recessi’, unde et ‘adsertio’ tam a servitute in libertatem quam a libertate in servitium trahi significat, quod apud Livium in multis legimus locis.
(293)
Attici ‘τίνα ποτὲ ἦν, ἃ ἔπραξας; καὶ ‹τίνα› ποτὲ ἦν, ἃ ἔλεγες;’ Simile Terentius in adelphis: ‘aperite aliquis actutum ostium’.
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Attici ‘τι’ ex supervacuo adiciunt. Πλάτων ἐν συμποσίῳ: ‘ἐᾶτε αὐτόν· ἔθος γάρ τι τοῦτο ἔχει’. Terentius in Andria: ‘subtristis visus est esse aliquid’. Πλάτων ἐπιταφίῳ: ‘τίνος ἀγαθόν;’ pro ‘cuius causa?’ Cicero Philippicarum II: ‘illud Cassianum cui bono?’, id est ‘cuius gratia, ad cuius bonum?’
15
Attici ‘τοῦ πλείονός ἐστιν οὗτος’ ἀντὶ τοῦ ‘πρὸς μόνῳ τῷ κέρδει ἐστίν’. Frequentissime hac figura utuntur nostri. Sallus
3 Pers. 5, 88 4 voc. adsertio in Liv. non exstat, sed cf. 3, 44, 5; 3, 45, 1; 8, 5, 4; 34, 18, 1; 35, 16, 11 (adsero); 3, 44, 8; 3, 45, 1; 3, 46, 7; 3, 47, 8; 3, 58, 10 (adser tor) 7 Aeschn. 3, 165 τί ποτ’ἦν ἃ ἔπραξας καὶ τί ποτ’ἦν ἃ ἔλεγες; vd. Ferri p. 90; inepte Luscher p. 35 8 Ter. Ad. 634; vd. ad 35, 7 9 Plat. Symp. 175b1-2 10 Ter. Andr. 447 subtristi’ visus est esse aliquantum mihi 12 immo e Men. frg. 515 Kassel-Austin, a Phot. α 75 Theodoridis trad.: ‘ἀγαθὸν τίνος’· ἀντὶ τοῦ ‘τίνος ἕνεκα’. Μένανδρος· ‘τίνος τὸ ἀγαθὸν τοῦτ’ ἔστιν;’ Valente1 p. 318 13 Cic. Phil. 2, 35 = Mil. 32 15 e Demosth. 37, 53 μήτε συγγνώμης μήτ᾽ ἄλλου μηδενός εἰσιν ἀλλ᾽ ἢ τοῦ πλείονος supra 95, 16 laud.; vd. Müller p. 2; Ferri p. 107 7 ποτ’ἦν, ἃ ἔπραξας Ferri p. 90 adn. 15 ex Aeschn.: ποτενναελεγεc vel α τίνα add. Christ p. 149, Ferri l. laud. 9 τι om. ζEI (s. l. add. XF) Πλάτων] Platon Lat. litt. O 12 post ἐπιταφίῳ lacunam coni. Valente1 p. 318, fort. recte, sed locus iam mancus esse poterat in fonte Prisciani ποτεννελεγεc
365-367 H.
liber xviii §§ 292-295
103
tius in Iugur|thino: ‘homines veteris prosapiae, multarum imagi num ac nullius stipendii’. ‘Τοῦ’ ἀντὶ τοῦ ‘ἕνεκα’. Θουκυδίδης ἐν τῷ προοιμίῳ: ‘καὶ τὰς (294) αἰτίας συνέγραψα τοῦ μή τινα ζητῆσαί ποτε, ἐξ ὅτου τοσοῦτος πόλεμος τοῖς Ἕλλησι κατέστη’, ἀντὶ τοῦ ‘ἕνεκα[ν] 5 τοῦ μὴ’ ἢ ‘ὑπὲρ τοῦ μὴ’ ἢ ‘ὥστε μὴ ζη‹τῆ›σαί τινα’. Δημοσθένης ἐν τῷ ὑπὲρ Κτησιφῶντος: ‘ἆρα μικρὰ βοηθῆσαι τοῖς πένησιν ὑμῶν δοκῶ, ἢ μικρὰ ἀναλῶσαι τοῦ μὴ τὰ δίκαια ποιεῖν οἱ πλούσιοι;’ Pro hac constructione, id est articulo gene tivi quod coniungunt Graeci cum verbo infinito, nos gerundiis 10 in ‘-di’ terminantibus utimur, addentes tamen ‘causa’ vel ‘gratia’, ut ‘discendi causa lego Vergilium, accusandi gratia et defenden di in forum procedo’. Ἰσοκράτης Πλαταικῷ: ‘ἔτι δὲ τοιούτων δεησόμενοι πάρεσμεν’, καὶ ‘τοιαῦτα δεησόμενοι’. Nostri ‘egeo illius rei’ et (295) ‘illam rem’ et ‘illa re’ et ‘supplico tibi’ et ‘quaeso te’. Terentius in Andria: ‘huic supplicabo, amorem huic narrabo meum’. Cicero pro Roscio: ‘nam, per deos immortales, quid est in hac causa quod defen‹sion›is indigeat?’ Δημοσθένης Φιλιππικῶν IIII: ‘μὴ τὸν αὐτὸν τρόπον, ὅνπερ | οἱ δανειζόμενοι ῥᾳδίως ἐπὶ τοῖς μεγάλοις μικρὸν εὐπορήσαν 1 Sall. Iug. 85, 10; vd. ad 96, 1 3 cf. supra 42, 15; Phot. τ 397 Theodoridis τοῦ: τίνος ἢ ἕνεκα (= Etym. Gen. AB s. v. τοῦ) Thuc. 1, 23, 5; vd. ad 42, 16 7 Demosth. 18, 107 (ἀναλῶσαι ἄν) 14 Isocr. Plat. 2 17 Ter. Andr. 312; vd. ad 49, 4 18 Cic. S. Rosc. 34 20 Demosth. 1, 15 (ὥσπερ pro ὅνπερ, ἐπὶ 3 τοῦ post ἕνεκα suppl. Krehl, recepit Hertz, sed cf. Phot. in pr. appar. laud. προοι μίῳ] προοιμειωι α 4 ζητῆσαί ποτε] ζετε γ 5 ἕνεκα x, Krehl: ενεκαν α 6 ζητῆσαι van Putschen: ζηcαι α (ξ- TVX) 7 in vb. βοηθῆσαι def. defensionis RFQ, TXY post corr.: definis O; def(o)enis V IMJ, Frg. Marb. 19 TXYW ante corr., efenis E, finis UDWpc (vel defenis s. l. in D) 20 IIII α, quod servavi, quia in fonte Prisciani δ pro α scriptum fuisse puto 21 δανειζόμενοι] δανιζομενοι α
20
104
prisciani ars
367-368 H.
τες χρόνον, ὕστερον καὶ τῶν ἀρχαίων ἀπέστησαν, οὕτως καὶ ἡμεῖς ἂν ἐπὶ πολλῷ φανῶμεν ἐρρᾳθυμηκότες’. Et nostri fre quenter hac figura utuntur: ‘quem ad modum dicis, sic facio’, pro ‘ut dicis, sic facio’. 5
10
(296)
15
Xenophon παιδείας ΙΙΙΙ: ‘καὶ νῦν τὸ μὲν ἐπ’ ἐμοὶ οἴχομαι, τὸ δὲ ἐπὶ σοὶ σέσωσμαι’. Λυσίας ad accusativum κατὰ Ἀγοράτου ἐνδείξεως: ‘καὶ τό γε ἐπ’ ἐκεῖνον ἐσώθης’. Cicero pro Ligario: ‘atque in hoc quidem cum mendacio si vis gloriari per me licet’. Πλάτων Κρίτωνι: ‘καὶ τὸ σὸν μέρος ὅταν τύχωσι, τοῦτο πράξουσιν’, quod plerique dicunt ‘τὸ ὅσον ἐπὶ σοί’. ‘Τοσούτῳ διήνεγκεν, ὅσῳ’ καὶ ‘τοσοῦτον διήνεγκεν, ὅσον’. Αἰσχί|νης Ἀξιόχῳ: ‘καὶ τοσούτῳ ἐκεῖνο τούτου διαφέρειν ἐνόμιζον ὅσον κρείττων ἐστὶν ἀνὴρ γυναικός’. Ἰσοκράτης ἐν τῷ περὶ τῆς εἰρήνης: ‘τοσοῦτον δὲ μακαριώτατοι τυγχάνουσιν ὄντες τῶν βίᾳ τὰς τυραννίδας κατεχόντων, ὅσον οἱ μὲν τοὺς τοιούτους ἀποκτείναντες τὰς μεγί‹σ›τας δόξας παρὰ τῶν τοῖς μεγάλοις τόκοις); cf. supra 72, 5 5 immo Xenoph. Cyr. 5, 4, 11 (ὡς νῦν) 7 Lys. Agorat. 58 (εἶναι ἐσώθης) Cic. Lig. 25 atque in hoc qui dem vel cum mendacio si vultis gloriemini per me licet (vis et gloriari pars codd.) 9 Plat. Crit. 45d2-3 (ὅτι ἄν) 12 Aeschn. Socr. frg. 13 Dittmar [7 Krauss] 14 Isocr. De pace 143 (μακαριστότεροι Γ ΛΝsl, μακαριστότερον ΠΝit, μακαριστότατοι p46 θλ; δωρεάς p46 Γ ΛΠΝ λ, τιμάς θ) 1 ἀρχαίων] αρχιων γ 5 οἴχομαι x: οικωικαι vel οικοικαι α 8 vel ante cum e Cic. depromptum habent in t. R, s. l. TY cum mendacio RF: cum mendatio XV, TY post corr.; commendatio α (Y ut vid., s. l. Q) si vis gloriari α (suis gloriari VMWD, Y ut vid., suis in si vis corr. W, vel si vis s. l. in D; om. J): si vultis gloriemini e Cic. R, Y post corr.; si vultis gloriaremini T post corr.; vultis glo ὅταν (α, van Putschen)] ὅ τι ἄν Spengel p. 654 e Plat., riari enim (si om.) F 9 Hertz 10 πράξουσιν Spengel e Plat.: πραξωcιν α (van Putschen) ὅσον] οcιν O 11 Τοσούτῳ Ferri p. 96 adn. 30: τοcουτου α διήνεγκεν] διη̃εγκεν α 12 τοcουτωι V: τοcωυτωυ M; τοcουτου XE; τοcοιτου T; τουcοι W (om. cett.) 13 κρείττων] κριττον α 16 μεγίστας van Putschen: μεγιταc α δόξας] δωρεάς van Putschen ex Isocr.
368-369 H.
liber xviii §§ 295-297
105
συμπολιτευομένων λαμβάνουσιν’. Et Romani ‘tantum quan tum’ et ‘tanto quanto differt, distat, interest, praestat’. Attici ‘τοσοῦτον’ καὶ ‘τοσούτου ἐδέησεν ἀκόντων τι ποιεῖν τῶν πολιτῶν’. Similiter Latini ‘tantum’ et ‘tanto defuit invitis civibus aliquid facere’. Cicero pro M. Marcello: ‘tantum abes a perfectione maximorum operum ut fundamenta quae cogitas nondum ieceris’.
5
Illi ‘τόσων ἐτῶν’ καὶ ‘τοσοῖσδε ἔτεσιν ὁ δεῖνα’. Αἰσχίνης ἐν (297) Ἀλκιβιάδῃ: ‘ὁ δὲ ῥᾷστα ἀνθρώπων γεγονὼς ἔτη πεντήκον‹τ›ά πη’. Terentius in eunucho: ‘ille alter ad nos venit annos natus se 10 decim’. Illi ‘τότε μέν, τότε δὲ’ καὶ ‘τοῦτο μέν, τοῦτο δέ’, pro quo nos ‘cum tum’. Cicero pro Q. Ligario: ‘cum in omnibus causis gra vio|ribus, G. Caesar, initio dicendi commoveri soleam vehemen tius quam videtur vel usus vel aetas mea postulare, tum in hac causa ita multa me perturbant’. ‘Τοίνυν’ apud illos supponitur, ‘τοιγαροῦν’ praeponitur. Apud
3 ex Isocr. Hel. 36 τοσούτου δ’ἐδέησεν ἀκόντων τι ποιεῖν τῶν πολιτῶν, cf. Valente1 pp. 318-319; Fassino pp. 262-263 5 Cic. Marcell. 25 (fundamenta nondum quae cogitas ieceris) 9 Aeschn. Socr. frg. 3 Dittmar [5 Krauss] 10 Ter. Eun. 693; vd. ad 48, 13 13 immo Cic. Deiot. 1 1 λαμβάνουσιν] λαμβανοcιν γ (om. O) 5 a vb. Cicero rursus inc. L; abhinc Graeca ex ELMTVWX, i. e. βγL (singulis locis DFIJOQRUY) 8 δεῖνα] δινα α 9 γεγονώς] γεγοc L ἔτη Scaliger p. 748, πεντήκοντα x: εδη πεντηκονα α 10 ille alter ad nos venit α (venit ad nos p. 48, 14): ille alter τότε δὲ καί] τεοδε τε κα O 13 venit Hertz cum Ter. 12 Q.] .q. R; quȩ X, corr. in qui, nto s. l.; q̃ βOM; q̃. F; que E; qũ W; qu D, u del., questore s. l.; qui Y, del.; quae J; quo I; om. LQU 15 videtur α cum Cic.: videatur Hertz 17 τοι γαροῦν] τογαρουν γ
15
106
prisciani ars
369-370 H.
nos autem et ‘igitur’ et ‘ergo’ tam praeponuntur quam suppo nuntur.
5
(298)
15
Attici ‘τούτῳ τῷ χρόνῳ τόδε γίνεται’ καὶ ‘τούτου ‹τοῦ› χρόνου’ καὶ ‘ἐν τούτῳ τῷ χρόνῳ’ καὶ ‘τοῦτον τὸν χρόνον’ καὶ ‘κατὰ τοῦτον τὸν χρόνον’. Omnia haec et apud nostros invenis. Vergilius in VIIII: ‘nocte super media tuti sub ma‹t›ribus agni / balatum exercent’. Cicero Verrinarum I: ‘ut cum illius temporis mihi venit in mentem’. Idem de signis: ‘venit enim mihi fani, loci, regionis illius in mentem’. Attici ‘τὸ περὶ ὄρθρον, τὸ παράπαν, τὸ τήμερον, τ‹ὸ› παραχρῆμα, τὸ αὐτίκα’. Nostri quoque adverbiis est quando casualia adiungunt, ut Persius: ‘euge tuum et belle; nam belle hoc excute totum’. Idem: ‘hesternum cras abiit’. Vergilius: ‘mane novum’ et ‘sponte sua’, et Lucanus in I: | ‘tu satis ad vires Romana in carmina dandas’. 6 Verg. Aen. 9, 61-62; Serv. ad l.; Arus. GL VII 508, 12-13 (91, 5-6 Di Stefa no) 7 Cic. div. in Caec. 41 (illius mihi temporis); vd. ad 88, 10 8 Cic. Verr. II 4, 110 (religionis) 12 Pers. 1, 49; vd. ad 77, 6 13 Pers. 5, 68 iam cras hesternum consumpsimus; Serv. Aen. 5, 19; Rem. Autiss. Comm. in Don. min. 39 p. 31, 2-9 Fox Verg. georg. 3, 325; Serv. in Don. 416, 19-25; 428, 2031; Serv. Aen. 4, 341; 5, 19; Pomp. GL V 136, 2-6; 255, 35-256, 2; Rem. Autiss. Comm. in Don. min. 39 p. 31, 4 Fox; et GL II 552, 8; III 34, 12-15; 84, 25-85, 1; 148, 16-20 14 Verg. Aen. 7, 204, vd. GL III 84, 23-27 (et Aen. 6, 82; ecl. 4, 45; georg. 2, 11 etc.); Serv. georg. 2, 11; Brev. expos. Verg. georg. 2, 11 p. 281, 7 ThiloHagen; et GL II 552, 8-9; III 34, 12-16; 68, 5-7; 148, 20 Luc. 1, 66; et GL III 77, 18-23; 84, 25-85, 3; 193, 17-20 3 τοῦ add. Krehl 6 matribus δζθEIJRY e Verg.: maribus βLMJ (corr. in balatum] bulatum βM (corr. TM) Verrinarum] in Verrinarum T) 7 θOM (Hertz), sed cf. e. g. GL III 188, 5 ut cum Y post corr. (ex ipso Prisc., vd. ll. laud. ad 88, 10, vel e Cic.): vatum α (unde Quaest. gramm. ex cod. Bern. 83, GL Suppl. 172, 19 cum vatum illius temporis venit in mentem) 10 τό4 Scaliger p. 748: τ VXEM (eras. in V, del. in X); om. LTW (om. sc. RO) 12 casualia] causalia TM; causualia V, T post corr. 14 vires Romana] viris roma βM, corr. T 15 carmina] carmine βOMJ
370 H.
liber xviii §§ 297-299
107
Attici ‘τοῦτον τὸν τρόπον’ καὶ ‘τούτου τοῦ τρόπου ποιοῦμεν τόδε’. Sallustius in Catilinario: ‘cum domos atque villas videas in urbium modum exaedificatas’. Θουκυδίδης δευτέρᾳ: ‘ἕως μὲν τὸν τρόπον τοῦτον ἐνομοθέτουν’. Illi ‘τρίτῃ ἡμέρᾳ’ καὶ ‘τρίτην ἡμέραν τόδε ἔπραττον’, pro ‘nu dius tertius’. Hinc Romani ‘tertio’ et ‘tertium kalendas’ vel ‘nonas’ vel ‘idus’ vel ‘kalendarum, nonarum, iduum’ pro ‘in tertio ante kalendas’ vel ‘nonas’ vel ‘idus’. Cicero in I invectivarum: ‘memi nistine me in ante diem duodecimum kalendarum Novembrium dicere in senatu, fore in armis certo die, qui dies futurus esset in ante diem sextum kalendarum Novembrium’ pro ‘in diem sex tum kalendarum Novembrium ante’. Frequentius tamen accusa tivo adiunguntur et per ellipsin praepositionis.
5
10
Attici ‘ὑπακούοντες αὐτοῖς’ καὶ ‘αὐτῶν’. Δημοσθένης (299) Φιλιππικῶν III: ‘ὑπήκουε δὲ ὁ ταύτην τὴν χώραν ἔχων αὐτοῖς 15 βασιλεύς’. Et pro Ctesiphonte: ‘ἑτοίμως ὑπηκούσατε τῷ Φιλίππῳ’. Hinc Romani ‘oboedio tibi’ et ‘ausculto tibi’. Sallus
2 Sall. Cat. 12, 3 (quom domos atque villas cognoveris) 3 immo Demosth. 20, 91 (τέως τὸν τρόπον) 5 e Xenoph. Cyr. 6, 3, 11 καὶ ἐχθὲς δὲ καὶ τρίτην ἡμέραν τὸ αὐτὸ τοῦτο ἔπραττον, cf. Or. frg. A 79 Alpers (Zonar. 1744, 21 Titt mann); Valente1 p. 319 8 Cic. Cat. 1, 7 (bis ante diem pro in ante diem); vd. ad 48, 6 (ante diem) 15 Demosth. 3, 24; Lex. Coisl. υ 1 Petrova 16 Demosth. 18, 20
1 τούτου τοῦ τρόπου] τουτου τω ιροπου L; τούτῳ τῷ τρόπῳ Spengel pp. 610verba e Thuc. 2, 34, 1 (ἐποιήσαντο … τρόπῳ τοιῷδε) et nomen 611, Hertz 3 Demosthenis excidisse putabat Spengel (pp. 610-611), sed fortasse iam in fonte Prisciani totum lemma corruptum erat 5 ἔπραττον] Επρτον L 7 in tertio] t(er)tio accusativo adiunguntur] V (Krehl, Hertz) 10 esset] es s(ed) L 12 adiungitur accussativo L, corr. 15 Φιλιππικῶν] φιλιππικον α χώραν] καιραν L 16 βαcιλευc VM: βαcιλειc cett. (om. RO) Ctesiphonte] κτεcιφοντε L ὑπηκούσατε x, Krehl cum Demosth.: επηκουcατε α
108
prisciani ars
370-371 H.
tius in Catili|nario: ‘quae natura prona atque ventri oboedientia finxit’ pro ‘obaudientia’. Terentius in Andria: ‘Pamphilumne adiutem an auscultem seni?’
5
10
(300)
Attici ‘ὑπήκοοι ἦσαν αὐτοῖς’ καὶ ‘αὐτῶν’. Ξενοφῶν παιδείας Δ: ‘διὸ καὶ ὑπήκοοι τῶν Ἀσσυρίων ἦσαν’. Hinc Romani ‘dic ‹to› audiens tibi sum’. Attici ‘ὑπέρ’ etiam pro ‘περί’ accipiunt, sicut et nos ‘super’ pro ‘de’. Demosthenes Philippicorum ΙΙΙΙ: ‘εἰ μὲν περὶ καινοῦ τινὸς πράγματος προὐτίθετο, ὦ Ἀθηναῖοι, σκοπεῖν’. Et post pauca: ‘ἐπειδὴ δὲ ὑπὲρ ὧν εἰρήκασιν οὗτοι πρότερον’. Vergilius in I: ‘multa super Priamo rogitans, super Hectore multa’. Attici ‘ὑπερέχει τοῦδε’ καὶ ‘τόνδε’. Πλάτων περὶ ψυχῆς: ‘καὶ τὸ δίπηχυ τοῦ πηχυαίου μεῖζον εἶναι δ‹ι›ὰ τὸ ἥμισυ αὐτοῦ ὑπερέχειν’. Hinc Romani ‘dimidio superat’. Unde Iuvenalis in 1 Sall. Cat. 1, 1; Arus. GL VII 496, 27-28 (73, 14-15 Di Stefano) 2 Ter. Andr. 209; vd. ad 10, 5 5 Xenoph. Cyr. 4, 2, 1 (ἦσαν τῶν Ἀσσυρίων) e Cic. Verr. II 1, 114 si potest tibi dicto audiens esse quisquam; Diom. GL I 314, 8-9; [Dosith.] exc. GL VII 425, 7; Aug. app. p. 31, 12 Weber; et GL III 261, 13 8 Demosth. 4, 1 (ὦ ἄνδρες Ἀθηναῖοι, λέγειν) 9 ibid. (ὑπὲρ ὧν πολλάκις εἰρήκασιν) 10 Verg. Aen. 1, 750; Serv. ad l. et 2, 506; 10, 42; Audax GL VII 355, 20-25; Char. 299, 12-13 (e Comin.) et 303, 7-11 Barwick (e Palaem.); Diom. GL I 413, 13-14; Don. min. p. 366, 2-4 (601, 12-14 Holtz); mai. 391, 7-10 (651, 4 Holtz); Dosith. GL VII 416, 3-4 (§ 49, 1-2 Bonnet); Serv. in Don. 420, 16-17; Arus. GL VII 508, 13-14 (91, 7-8 Di Stefano); Schol. Hor. carm. 1, 9, 5; Aug. gramm. 8, 4 p. 29, 16 Weber; Cledon. GL V 26, 3-4; Pomp. GL V 277, 24-27; Beda, orth. GL VII 288, 8-9 (47, 999 J.); Iul. Tol. 1, 7, 35 p. 107, 101108 Maestre Yenes; Petri gramm. exc. GL Suppl. 170, 25-29; Rem. Autiss. Comm. in Don. min. 98 p. 88, 14-21 Fox; et GL III 45, 25-27 (e Censorino); 55, 13-15; 195, 22-196, 2 12 Plat. Phaed. 96e3-4 (ἡμίσει, sed ἥμισυ codd. aliquot); cf. Men1 oboedientia] oboedentia L 5 διό] διc̃ L dicto QFR, TY post corr., sc. e GL III 261, 13: dic βγO (corr. in dictu X, in dicunt D); dicunt LU; J non leg. (om. I) 8 Philippicorum] philippicar(um) L 9 προὐτίθετο, ὦ] προτιθετω c L Ἀθηναῖοι] αοηναιοι α 12 Πλάτων] πλαταιν L 13 διά Krehl: δα α ἥμισυ] νμιcυ α 14 dimidio] dimedio L
371-372 H.
liber xviii §§ 299-300
109
V: ‘par[t]es quod vendere possis / pluris dimidio’. Similiter ‘prae stat’ pro ‘superat’. Vergilius in XII: ‘ibo animis contra, vel mag num praestet Achillem’, pro ‘superet’. Idem in I: ‘gradiensque deas supereminet omnes’. Illi ‘ὑπερορᾷ τοῦδε’ καὶ ‘τόνδε’. Δημοσθένης κατὰ Τιμοκρά|τους: ‘τοσοῦτον ὑπερεῖδεν ἅπαντα’. Romani ad accusativum ‘despicio’ et ‘contemno’ et ‘aspernor illum’. Attici ‘ὑποβλέπει με’ καὶ ‘ὑποβλέπει μοι’. Cicero pro Milone: ‘et aspexit me illis quidem oculis quibus tum, cum omnibus om nia minabatur’. Vergilius in I: ‘et alto / prospiciens summa placi dum caput extulit unda’. Illi ‘ὑπὸ σοῦ’ καὶ ‘ὑπὸ σοὶ’ καὶ ‘ὑπὸ σέ’. Δημοσθένης Φιλιππικῶν α: ‘μικρὰ τῶν πρότερον ῥηθέντων ὑπ’ ἐμοῦ μνημονεύσαντες’. Herodotus in I: ‘ἐστρατεύοντο δὲ ὑπὸ συρίγγων τε καὶ πηκτίδων καὶ αὐλῶν’. Demosthenes Phi lippicis: ‘τῶν μὲν Ἑλλήνω‹ν› οἱ μὲν ὑφ’ ὑμῖν, οἱ δὲ ὑπὸ chelli p. 233 1 Iuv. 14, 200-201 (pares) 2 Verg. Aen. 11, 438; vd. ad 88, 2 3 Verg. Aen. 1, 501 6 Demosth. 24, 9 (τοσοῦθ’ ὑπερ- SF, τοσοῦτον ὑπερ- A); Lex. Coisl. υ 10 Petrova (τοσοῦθ’ ὑπερ-) 8 Cic. Mil. 33 (tum solebat cum); vd. ad 92, 1 10 Verg. Aen. 1, 126-127; vd. ad 28, 10 13 Demosth. 5, 4 (μνημονεύσαντας); Lex. Coisl. μ 2 Petrova (μνημονευσάντων perperam) 14 Herod. 1, 17 (ἐστρατεύετο, αὐλοῦ) 16 immo Isocr. Paneg. 16, ubi τῶν γάρ (p81 Γ ΘΛΠΝS) vel των με̣[ν γ]α̣[ρ] (p80), et ἡμῖν et 1 pares e Iuv. codd. recentiores, edd.: partes α, corr. in portes X; portes U dimi dio] dimedio L 2 XII α sicut p. 88, 2: II van Putschen; XI Krehl 3 prae stet] praestat RYWD, corr. in -stet RW (vd. supra, ad 88, 3) 6 ὑπερεῖδεν] ουπερειδεν L 12 Δημοσθένης] δημοcθηνεc X; δεμοcτενη/ L; δημεcβγ (om. O) 13 α (α̃ in α ut vid.)] δ Hertz 14 μνημονεύσαντες α (van Putschen): μνημονεύσαντας Krehl, Hertz e Demosth. 15 Demosthenes Phi lippicis] δεμοcτενηc φιλιππικιc L 16 verba e Demosthene sumpta et nomen Isocratis excidisse putabat Spengel (p. 611, cf. Hertz ad l.), sed fortasse iam in fonte Prisciani haec deerant (vd. Fassino pp. 264-266) vel confusa erant μεν VO: μην X; λιεν ζT; λεν L Ἑλλήνων van Putschen: ελληνω α οἱ1] ιο L
5
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110 (301)
5
prisciani ars
372-373 H.
Λακεδαιμονίοις ἦσαν’. Herodotus: ‘ὑπὸ τὸν νηὸν κατακαέντα’. Hinc et ‘sub’ apud nos accusativo et ablativo adiungitur; genetivo enim praepositio apud Latinos praeponi non potest separatim. Vergilius in II: ‘postesque sub ipsos / nituntur gradibus’. Idem in VIII: | ‘sub te tolerare magistro / militiam’. ‘Sub oculis’ quoque dicimus pro ‘ante oculos’. Attici ‘ὑπομένομεν τόνδε τοῦτο ποιεῖν’ καὶ ‘τοῦτο ποιοῦντα’ καὶ ‘τοῦτο ποιοῦντος’. Sic et nos ‘patimur illum hoc facere’ et ‘hoc facientem’ et ‘hoc faciente’.
10
15
(302)
Illi ‘ὑπόγυον’ dicunt quod paulo ante vel mox fit. Ex hoc Roma ni ‘e vestigio’ dixerunt vel quod stans aliquis in eodem vestigio facit – unde ‘statim’ quoque dicitur – vel quantum tempus in uno est vestigio faciendo, quod est brevissimum. Cicero in I Verrina rum: ‘e vestigio quasi quodam Circaeo poculo factus est Verres, redit ad se atque ad mores suos’. Illi ‘ὑπὲρ τόνδε[υ]’ καὶ ‘ὑπὲρ τοῦδε τοῦ τόπου ἑωρᾶτο’. Sic et similia dicuntur. Vergilius in VI: ‘gemina super arbore sidunt’ et εἰσίν 1 Herod. 1, 51 4 Verg. Aen. 2, 442-443; Serv. ad l.; Arus. GL VII 508, 28-30 (92, 1-2 Di Stefano); Don. min. 365, 32-366, 1 (601, 9-10 Holtz); mai. 390, 28-29 (650, 8-9 Holtz); Iul Tol. 1, 7, 33 p. 107, 95 Maestre Yenes; Petri gramm. exc. GL Suppl. 170, 20-22; Rem. Autiss. Comm. in Don. min. 98 p. 88, 5-10 Fox; et GL III 53, 27-30 5 Verg. Aen. 8, 515-516; Char. 307, 3-6 Barwick 14 Cic. div. in Caec. 57 (sed repente e vestigio ex homine tamquam aliquo Circaeo poculo factus est Verres eqs.) 17 Verg. Aen. 6, 203; Audax GL VII 355, 26-27; Diom. GL I 410, 22-411, 1; 413, 33-34; Don. mai. p. 391, 1-2 (650, 8-9 Holtz); Aug. Reg. GL V 523, 11-13 (137, 11-12 Marto relli); Arus. GL VII 508, 19-21 (91, 13-14 Di Stefano); Schol. Hor. carm. 1, 9, 5; 1 τον OEM (τοη W): των βLX (ταν I) νηόν (X) van Putschen ex Herod.: α 4 gradibus] grodibus β, corr. TV 10 ὑπόγυον] υπογουν O; ιπουγον Q 14 Circaeo] circa ea LUY, ea in eo corr. Y poculo] populo δ 15 ad1 δθRFUIY: at βLXEMJ (corr. in TXM) atque] et δ 16 τόνδε Scaliger p. 750: τονδευ α (om. O) νηων
373-374 H.
liber xviii §§ 300-303
111
‘fronde super viridi sunt nobis mitia poma’ idem in bucolico. Idem in I: ‘fama super aethera notus’. Attici ‘ὑστέραν’ et ‘ὑστερ‹αί›αν’ καὶ ‘προτέραν’ καὶ ‘προτε ραίαν’ non addentes ‘diem’. Hoc et nostri est quando faciunt. Demosthenes pro Ctesiphonte: ‘καὶ τὸν Ἑλλήσποντον ὑφ’ ἑαυτῷ ποιούμενος’. Idem in Philippicis: ‘ὑφ’ ἑαυτὸν ποιού μενος’. Et nostri ‘sub imperio suo’ et ‘sub imperium suum facit gentes’.
5
| Attici ‘ὑφίστατο αὐτόν’, et Latini ‘sustinebat illum’. Illi ‘ὑπολαμβάνω’ pro ‘respondeo’. Platon in Protagora: ‘πολλοὶ 10 οὖν αὐτῷ ὑπέλαβον τῶν παρακαθημένων, ὁποτέρως βού λοιτο οὕτως ἐπεξιέναι’. Hinc Vergilius in VI: ‘suscipit Anchises (303) atque ordine singula pandit’, pro ‘respondit ad interrogatio nem Aeneae’.
Cledon. GL V 24, 30-33; Explan. in Don. GL IV 518, 18-20; Rem. Autiss. Comm. in Don. mai. GL Suppl. 264, 34-265, 1; et GL III 55, 5-7 1 Verg. ecl. 1, 80; Audax GL VII 355, 26-28; Arus. GL VII 508, 19 (91, 12 Di Stefano); et GL III 55, 7-8 2 Verg. Aen. 1, 379 5 Demosth. 18, 71 (ὑφ’ αὑτῷ) 6 De mosth. 10, 10 (ὑφ’ αὑτῷ) 10 Plat. Prot. 320c5-6 (διεξιέναι) 12 Verg. Aen. 6, 723 1 idem in bucolico om. LU, transp. Q ante fronde (et om.); del. in R 3 et α: καί edd. ὑστεραίαν] υcτερεαν R; ιcτερeαν W; υcτεραν α προτεραίαν] προτερεαν α (om. IMJ; προτεραν L) 5 ctesiphonte R, E post corr.: c(a)esi phonte βMJ; cessiphonte E; tesiphonte δFW; tesifonte D; thesiphonte L; taesi phonte I; cuesiphonte X (om. UY) ὑφ’ ἑαυτῷ Krehl, Hertz cum Demosth.: υφ εαυτον α 9 ὑφίστατο Scaliger p. 750: υοιcτατο α sustinebat] subti πολλοὶ οὖν] πολλουν vel ποαλουν γ 11 nebat LY 10 οὖν αὐτῷ] ουτωι β παρακαθημένων Scaliger p. 750: παρακαφημενων α 12 οὕτως] υτοc γ ἐπεξιέναι] επεξειεναι α hinc om. L 13 pandit] pondit βMJ, corr. TJ
112
prisciani ars
374-375 H.
‘Φαθὶ λέγων’. Ἀρ‹ι›στοφάνης γεωργοῖς: ‘†ειγεκιμκιαcαιμα† ἐξολοίμην, φαθὶ λέγων’. Inveniuntur et nostri abundantia uten tes, ut ‘loquere dicens’ et ‘stude properans’ et similia.
5
10
15
Attici ‘φαίνει ζηλῶν τούσδε’ καὶ ‘ἐζηλωκέναι τούσδε’. Αἰσχίνης Ἀσπασίᾳ: ‘φαίνει γὰρ ἐζηλωκέναι τοὺς ἐν τῷ δικαστηρίῳ καὶ ὑπὲρ ἑαυτῶν καὶ ὑπὲρ ἄλλων ἀγωνιζομένους’. Hac figura frequentissime Romani quoque utuntur, ut infinita verba pro participiis ponant, ut Terentius in adelphis: | ‘video sa pere in loco, amare inter se’. ‘Φεῦ σοῦ, ὦ Ἑλλάς’ Ξενοφῶν Ἀγησιλάῳ. Latini plerumque ac cusativo utuntur in huiuscemodi interiectionibus, ‘pro deum fi dem’. Terentius in Phormione: ‘pro deum immortalium fidem, negat Phanium esse hanc sibi cognatam Demipho?’ Et ad nomi nativum tamen solet proferri, ut idem in adelphis: ‘pro di im mortales, facinus indignum, Geta, / quid narras?’ 1 Aristoph. frg. 107 Kassel-Austin 5 Aeschn. Socr. frg. 28 Dittmar [8 Krauss] 8 Ter. Ad. 827-828; vd. ad 20, 12 10 Xenoph. Ages. 7, 5 (Φεῦ, ὦ Ἑλλάς) 12 Ter. Phorm. 351-352 (pro deum inmortalium, / negat Pha nium eqs.) 14 Ter. Ad. 447-448; Sacerd. GL VI 447, 55-6 1 Φαθί ~ 2 λέγων om. T; (γεωργ)-οῖς ~ λέγ-(ων) om. V Φαθί Spengel p. 627: φαοι α (φλοι L) λέγων] αετων γL Ἀριστοφάνης (W)] αρcτοα (om. TRO) γεωργοῖς] γεοωργιοιc L ειγεκιμκιαcαιμα L; ειγεκιλι κιαcδιμα W; ειγεκιαcαικιαcαιmα X; ειγεκιαcλικιαcαιμα E; eireκιαcαιμα M (om. TVRO); εἴ γ’ ἐγκιλικίσαιμ’ Bergk (in Aristoph., fort. recte et apud Prisc.) 2 φαθί Spengel ibidem: φαει α (om. TVRO) λέγων] ληγων W; αεγων L; αγων γ 4 φαίνει] φιανει LX ζηλῶν] τελων L τουcδε L: φιcδε (sc. e τοιcδε) T; τυcδε VW; τιcδε XEM; τυc (rell. om.) O; τιοδε U (om. R) 5 Ἀσπασίᾳ x, Krehl: αcπαcιε α (αcπαcιαε T ut vid.) φαίνει] φαινι L ἐζηλωκέναι] ξηλοκεναι L 6 δικαστηρίῳ] δικαcτεριαν L καὶ ὑπέρ1 van Putschen: καυπερ βL; κιυπερε γ (om. O) καὶ ὑπέρ2] καυπερ L; κιυπερ γ (om. O) ἄλλων van Putschen: αλλμν α (αλλμε L) 8 ut (α) om. Krehl, Hertz 10 Φεῦ σοῦ] φειcου L; φουcου O ὦ] μ O Ἑλλάς Scaliger p. 751: εαλαc βγL; εαμαc O 13 ad om. L (s. l. add.)
375-376 H.
liber xviii §§ 303-305
113
Attici ‘φθόνον μοι συνάγει’. Et nos ‘invidiam mihi colligit’.
(304)
Illi ‘φιλοτιμοῦμαι τοῦτο’ καὶ ‘τούτῳ’. Iuvenalis in I: ‘ardenti sese indulsisse tribuno’. Attici ‘φορεῖν ἐσθῆτα’ καὶ ‘στέφανον’ καὶ ‘βακτηρίαν’. Vergi lius in VII de tiara et sceptro: ‘hoc Priami gestamen erat cum iura vocatis / m. d. p.’. Idem in I: ‘virginibus Tyriis mos est gestare pharetram’. Idem in eodem: ‘praeterea sceptrum, Ilione quod gesserat olim / maxima natarum Priami’. Illi ‘φρόνησις ἐστίν μοι τοῦδε’ καὶ ‘περὶ τοῦδε’. Et nos ‘est no bis prudentia illius rei’ et ‘de illa re’.
5
10
Attici ‘φροντίζει τῶνδε’ καὶ ‘τάδε’ καὶ ‘περὶ τῶνδε’. (305) Μένανδρος μισογύνῃ: | ‘ἀλ‹λ›’ οὐ τὰ βίου νῷν ἴσως δεῖ φρον τίσαι’. Sic nos ad accusativum ‘curo illam rem’. Illi ‘χάριν ἔχω σοι’ καὶ ‘οἶδά σοι’. Δημοσθένης περὶ στεφάνου τῆς τριηραρχίας: ‘οὐχὶ τοῖς ποιοῦσιν ἃ δεῖ χάριν ὑμᾶς ἔχειν, ἀλλὰ τοῖς φάσκουσιν’. Ἰσοκράτης Ἑλένης ἐγκωμίῳ: ‘πλείω[ι] 1 e Demosth. 21, 29 βουλόμενος φθόνον τιν᾽ ἐμοὶ διὰ τούτων τῶν λόγων συνάγειν, ut viderunt Müller p. 2, Ferri p. 109 adn. 46 2 Iuv. 2, 165 5 Verg. Aen. 7, 246-247; Serv. Aen. 1, 653 6 Verg. Aen. 1, 336 7 Verg. Aen. 1, 653-654 12 Men. frg. 241 Kassel-Austin (τὰ Τιβείου Headlam) 15 Demosth. 51, 2 16 Isocr. Hel. 57 (χάριν ἔχοντες); Ps. Luc. Charid. 23 p. 1 συνάγει] ζυναγει O 4 ἐσθῆτα] αιcθητα α βακτηρίαν] βακτηρω L 5 tiara] teara L (theara U) iura] iuro LU 6 m. d. p., i. e. m(ore) d(aret) p(opulis) α; cf. 30, 6 calidaeque r. 7 praeterea] praetere β (corr. T); p(rae)ter c M 8 natarum] naturam LVOMU; natorum T 11 τάδε] τοδε O 12 ἀλλ’ οὐ Scaliger p. 751: αλ ου α (ἀλλ’ οὐδέ vel ἀλλ’ οὐχί Meiἔχω] χω neke, sc. apud Men.) βίου] βιότου Bentley apud Men. 14 γ σοι1] cο L; χου O στεφάνου] cτεφατιοι ut vid. X; cτεφαφιοι EW; cτεφαριοι M (om. OR) 15 οὐχί] ουχει α 16 Ἰσοκράτης] τcοκρατηc LW πλείω] πλειωι α
15
114
prisciani ars
376-377 H.
χάριν εἰδότες τοῖς πολλὰ προστάττουσιν’. Terentius in eunu cho: ‘magnas vero agere gratias Thais mihi?’ Idem in eadem: ‘et habetur et refertur Thais tibi, ut merita es, gratia’. Attici ‘χάριν σήν’ pro ‘εἰς σὴν χάριν’. Πλάτων Φαίδρῳ: ‘ἀλλ’ εἰ δοκεῖ, συγχωρητέον χάριν σήν’. Hinc nos ‘vicem tuam doleo’ pro ‘in tuam’, et ‘septimo kalendas’ pro ‘ante kalendas’. Vergilius in I: ‘Italiam fato profugus’ pro ‘in Italiam’. Terentius in eunu cho: ‘at ille alter venit annos natus sedecim’ pro ‘ante sedecim’. (306) Frequentissima est haec figura apud auctores in qua praepositio 10 deficit. 5
15
‘Χαμάθεν’, quod est a loco, Cratinos pro in loco posuit: ‘ὅς τὴν πίτυν | ἔκαμπτεν / ἑστὼς χαμάθεν, ἄκρας / τῆς κόμης καθέλκων’. Melius tamen distinguendum ‘ἑστώς’ et iam bene a loco accipitur ‘χαμάθεν’ ‘ab humo’. Nos genetivo quidem in lo co, ablativo vero de loco et accusativo ad locum utimur. ‘Humi’ Sallustius in Iugurthino: ‘quae humi arido atque arenoso gignun
402, 16-18 Macleod (πλείω χάριν ἂν εἰδείη τῷ πολλὰ προστάττοντι); cf. Fassino pp. 276-277 2 Ter. Eun. 391 Ter. Eun. 750 (referetur Thais ita uti merita’s, sed Thais tibi ita A, tibi G s. l.; refertur Don. ad l.) 4 Plat. Phaedr. 234e8-9 (εἰ γὰρ δεῖ); cf. Menchelli p. 221 7 Verg. Aen. 1, 2; vd. ad 37, 1 8 Ter. Eun. 693; vd. ad 48, 13 11 Crat. inc. fab. 328 Kassel-Austin (p. 282) 16 Sall. Iug. 48, 3; Arus. GL VII 477, 31-33 (45, 13-14 Di Stefano) 1 προστάττουσιν] προcτωγγουcιν L 2 eadem] eodem LU, fort. et X 3 gratia] tibi gratia L 4 pro] ρ O 5 σήν] cει L 8 sede cim1] sedecem L pro ante sedecim om. LU 11 Cratinos] Cratinus XFRQ ὅς τὴν πίτυν] ὅστ’ ἐν πυτίνῃ scr. Hertz (πυτίνῃ x, Meineke) 13 καθέλκων] χαθλκων L distinguendum] distingendum LTJ 15 humi Sallustius Hertz: humi sum est LEIFRMJU, D ut vid. (sal fort. s. l. in D); humi sum sal(ustius) δXW; humi su(m) T ante corr., humi su(m) e(st) Sallustius T post corr.; humi su(est) V; Inmissum est Y, Salustius s. l. al. m. hu mo exeo humu(m) revertor add. X s. l.; humi sto humo exeo humum revertor add. in mg. T, in t. FR, post 16 arido in mg. add. Q 16 arido FRQ: crido α, corr. in crudo TE, in arido T (alt. m.) XWYO
377 H.
liber xviii §§ 305-307
115
tur’. Vergilius tamen ‘eiectum litore’ dixit, pro ‘in litus’, quamvis quidam distinguentes ‘eiectum’ ad consequens verbum dicunt ‘litore egentem / suscepi et regni demens in parte locavi’. ‘Χορταζόμενοι τοῦδε’ καὶ ‘τόδε’. Κρατῖνος Ὀδυσσεῦσιν: (307) ‘ἧσθε πανημέριοι χορταζόμενοι γάλα λ‹ε›υκόν’. Simile Vergi 5 lius in III georgicon: ‘pascuntur vero silvas et summa Lycaei’. Idem in II Aeneidos: ‘implicat et miseros morsu depascitur artus’. Sic ergo possumus dicere ‘satior illius rei’ et ‘illam rem’. Terentius in adelphis: ‘sed postquam intus sum omnium 10 rerum satur’.
1 et 3 Verg. Aen. 4, 373-374; vd. ad 41, 15 4 Crat. frg. 149, 1 Kassel-Austin, et in Athen. 3, 99f (ἧσθαι codd., ἧσθε Musurus) 6 Verg. georg. 3, 314; vd. ad 11, 9 7 Verg. Aen. 2, 215; vd. ad 11, 8 9 Ter. Ad. 765; Eugraph. ad l.; Arus. GL VII 509, 21-22 (93, 7-8 Di Stefano) 2 distinguentes] distingentes LU 3 egentem] egentente(m) L susce pi] suscipi L, fort. et Y 4 Χορταζόμενοι] χορτατομενει O 5 λευκόν Athen., van Putschen: λυκον α 8 artus] arcus VM, fort. T ante corr. 10 EXPLICIVNT LIBRI PRISCIANI GRAMMATICI T; EXPLI C(IT) PRISCIANVS DE ARTE GRA(M)MATICA R; EXPLICIT LIBER SECVNDVS PRISCIANI GRAMMATICI DE CONSTRVCTIONE NO MINIS ET VERBI AC RELIQVARVM PARTIVM ORATIONIS W; EXP̃L D; EXPLICIT LIBER OCTAVVS DECIMVS PRISCIANI GRA(M)MATI CI ID EST SECVND(VS) DE CONSTRVCTIONE PARTIV(M) ORA TIONIS INTER SE IN CONTEXTV ORAT(IONIS) EIVSDEM Q; AR TIS PRISCIANI V. D. GRAMMATICI CAESARIENSIS DOCTORIS VRBIS ROMAE CONSTANTINOPOLITANAE LIBER OCTAVVS DE CIMVS DE CONSTRVCTIONE EXPLICITVS FELICITER F; PRISCIA NI GRAMMATICI V.D. LIBRI CONSTRVCTIONVM EXPLICIVNT M; PRESCIANI GRAMMATICI XVIII LIBER DE CONSTRVCTIONE EXPLICIT FELICIT(ER). AMEN U; om. LOVXEIJY (ARTIS PRISCIANI Ṽ. D̃. GRAMAT. [ ]BIS. [ ]NOPOL.[ ] XVIII explici[ ] add. al. m. in Y)
indici
I. Indice delle voci nell’ordine del testo
L’indice è costituito dai vocaboli-lemma (non riporta quindi le costruzioni, se non nei casi in cui non si possa comprendere altrimenti il collegamento tra lemma greco e latino) ripresi nella forma che essi presentano nel testo, anche se in questo modo si determinano talvolta delle asimmetrie nella formulazione tra lemma greco e latino. Nel caso di assenza di un lemma esplicito i verbi trat tati nelle citazioni sono ricondotti alla prima persona (alla terza nelle forme impersonali) dell’indicativo presente (aoristo/perfetto nei difettivi o in casi particolari): i lemmi così ricostruiti sono inseriti nell’indice in parentesi tonde. Talvolta, quando manca un lemma latino e vi è solamente corrispondenza sin tattica tra l’espressione che funge da lemma in greco ed il parallelo latino pro posto, sono presentate nell’indice, sempre in parentesi tonde, le parole stesse delle citazioni latine portate a confronto dal grammatico. Lemmi aggiuntivi rispetto a quelli della fonte, introdotti ed elaborati da Prisciano, sono posti tra parentesi quadre. In caso di incertezza sulla individuazione di un lemma, il termine in questione è preceduto da punto interrogativo. Tra parentesi quadre e con il punto interrogativo sono anche presentate, accanto alle forme traman date in Prisciano, alcune forme ricostruibili per la sua fonte lessicografica. 7, 1 curo / (φροντίζω) 7, 5 (ἐμποδίζω) / (impedio) sentio / (αἰσθάνομαι) 8, 1 8, 5 audio / (ἀκούω) patior / (ἀνέχομαι) 8, 9 memini / (ἀναμιμνήσκομαι, μιμνήσκομαι) 8, 13 impero / ἄρχω 9, 5 aufero, sim. eripio, adimo, amolior, 9, 8 amoveo / (ἀφαιρέομαι) ἄχθομαι / doleo, indignor 9, 15 ausculto / ἀκροῶμαι 10, 3 potior / ἀπήλαυσα 10, 10 ἀποστερούμενος τοῦτο καὶ τούτου / pascor hanc rem et hac re 11, 7
ἀπογινώσκω / despero (ἀφέστηκα) / absum ἀπέδρα / (fugio) ἀπελθεῖν τὴν ὁδόν, τῇ ὁδῷ / ire viam, via ἀρτίως, ἄρτι / modo βαρύνομαι / gravor βασκαίνει / (fascino) βουλομένοις ἐστὶν ἡμῖν / (plebi volenti)
11, 12 12, 3 12, 6 12, 9 12, 12 13, 6 13, 11 13, 15
γάρ repletiva vel confirmativa 14, 3 / nam, enim γελωτοποιῶ / (ludificor) 14, 11
120
i. indice delle voci nell’ordine del testo
γένει, γένος ποδαπός / genus, genere 14, 13 γέ pro γάρ et pro γοῦν / at, vel, aut pro et, saltem (vel pro valde) 15, 4 φίλος [γείτων?], sim. προσήκων, ξένος, συγγενής, ἀδελφός, ἀδελφιδοῦς / similis, sim. adfinis, cognatus, hospes, necessarius, frater, fratruelis 15, 7 δεῦρο et loco verbi et loco adverbii / age, agite 15, 11 δεκαπέντε, πεντεκαίδεκα / quindecim, decem et quinque 15, 15 δή completiva et confirmativa / vero, autem, sim. nam, enim, ergo 16, 3 ἐξ ἐμέθεν, ἐκ σέθεν, ἐξ ἕθεν, ἐξ οὐρανόθεν / a me, a te, a se, a caelo 16, 13 ἐξόν / (licet) 17, 3 duplicant illi praepositiones (ἐκ …ἐκ-) / (ad- … ad, e- … ex) 17, 5 ἐξέρχεται / (exeo) 17, 10 ἐξαιτούμενος / (expostulo) 17, 13 ἐξαρκεῖ / sufficit 18, 1 ἐξέστην / propugno 18, 9 ἐάν … ἐάν vel εἰ / si … si vel sin 18, 15 εἰ, ἐάν / si 19, 1 ἑαυτόν primae et secundae personae adiunctum / ipse 19, 12 ἑαυτούς pro ἀλλήλους / inter se 20, 6 (ἐγώ) / ego 20, 15 iuxta, prope / ‹ἐγγύτατα?› 21, 7 ἔγγιστα (ἐγγύς) / propius, propior 22, 1 ἐγκώμιον κατὰ τούτου / laudem dico in te 23, 1 ἐγκύκλια / in ordinem (extra ordinem pro egregii) 23, 6
ἐγχειρητικώτερος ἀρετῆς / (haud expers virtutis); experiens 23, 13 causarum ἔδοξεν / placet 24, 6 εἰς pro ἐν / in 24, 12 (αἰσθάνομαι) / (sentio) 25, 10 (ἀκούω) / (audio) 25, 15 (οὐκ ἀμνημονέω) / 26, 4 (memini) (ἀντικαταλλάσσομαι, ἐναλλ-) / (mutor, -o) 26, 9 (ἀνέχομαι) / (patior) 26, 16 27, 6 (φροντίζω) / (curo) impedio / (ἐμποδίζω) 27, 9 27, 14 potior / (ἀπολαύω) impetro / (οὐκ ἀτυχέω, 28, 5 τυγχάνω) prospicio, provideo / 28, 8 (ἀντιβλέπω) memini / (ἀναμιμνήσκομαι, μιμνήσκομαι) 28, 12 attinet / ἀνήκει 29, 6 (ἄξιοι) / dignus 29, 10 ἀπήγγειλα / (nuntio) 29, 14 ἀπέχομαι / (abstineo) 30, 1 ? δέος cum acc. coni. / 30, 8 (fremit arma, ardebat Alexin) ἀποστερούμενος τοῦτο καὶ τούτου / pascitur hanc rem et hac re 30, 12 [(sciens) / (εἰδώς)] 31, 6 (ἀφέστηκα) / ? (insto) 31, 8 ἐκαθῆντο τρεῖς μῆνας / (tot annos, omne aevum) 31, 13 despero / (ἀπογιγνώσκω) 32, 1 ἀπέδρα / fugio 32, 6 ἄπιστος / perfidus, infidus, fidus 32, 11 ἀπελθεῖν τὴν ὁδόν, τῇ ὁδῷ / (ire viam, via) 32, 16 ἀρέσκω, -ομαι / placo, -or, placeo 33, 3 ἄρχω / incipio, coepio; impero 33, 5 εἰς pro ἐν / in
33, 14
i. indice delle voci nell’ordine del testo εἰσῆλθεν / (intro, subeo, ? propinquo) 34, 5 ἐκκέκοπται τὸν ὀφθαλμόν / 34, 13 (nuda genu, sinus collecta) 35, 1 εἰ pro ἐάν / si εἰπέ μοι etiam ad multos / (aperite aliquis, absente … nobis) 35, 6 εἰς Διονύσου / (ad Dianae) 35, 9 (εἷς ἕκαστος) / (unusquisque) 35, 11 ‹εἰσί om.?› / es, esse om. (participia pro verbis) 36, 1 εἰς ὀρθόν, εἰς ταύτην πρόθεσιν / (in hunc modum) 36, 15 37, 1 (εἰς om.) / (in om.) εἰς ἓν pro ὁμοῦ / in unum 37, 3 pro simul εἰς ὅσον ἡλικίας, οὐδενὸς χείρων / hoc aetatis, nihilo minus 37, 5 ὅτι μάλιστα / (cum maxime) 37, 7 37, 9 ἑκάτεροι / (ambo) ἐκ παντὸς τρόπου, παντὸς τρόπου, πάντα τρόπον, κατὰ πάντα τρόπον / omnimodo 37, 11 ἕκαστος, ἕκαστοι / quisque 37, 13 ἐκάθισεν pass. et act. sign. / ruo, moror, propinquo absol. 38, 3 et act. sign. ἐλπίζω / (spero) 38, 7 ἐλαττοῦμαι τούτοις καὶ ταῦτα / doleo, gaudeo, laetor his et haec 38, 11 ἔλαβε δίκην / (poenas recipio, sumo) 39, 6 ἔλαττον / minor 39, 11 ἐμποδών pro in praesenti / 40, 7 (ante pedes) ἐμποδίζειν / impedio 40, 11 iustum pro vero, verum pro iusto / (δίκαιος) 40, 15 ἐμμένω, ἐμπέπλεγμαι / 41, 3 permaneo, implicor ἐμβλέπω / aspicio (prospicio) 41, 6 (ἐννεύει) / adnuit 41, 9 ἔνδον pro εἴσω, ἔνδοθεν pro ἔνδον / (litore pro ad litus) 41, 12
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41, 17 ἐγκατέσκηψεν / adstitit ἐν ταῖς αὐλητρίσιν / (inter falcarios) 42, 4 ἐνεγκών pro ἔχων / (refero) 42, 8 (ἐννοοῦμαι) / cogito 42, 11 42, 14 ἔνιοί τινες / certi quidam 42, 15 ἕνεκα om. / causa om. ἑνὸς δέοντι pro ἑνὸς δέοντος, δυοῖν δεόντοιν / undeviginti, duodeviginti etc. 43, 5 ἐναντίον pro coram / (adversum) 43, 11 (ἐξηγέομαι) / verbis praeire, iurare in verba illius 43, 13 43, 18 et 44, 4 ἐντρέπομαι / pudet (ἐλεέω) / misereor 44, 1 ἐνδέξια, ἐναρίστερα / dextra, sinistra [ἄνα pro ἀνάστηθι / super pro superes] 44, 18 ἐξέστησαν / (exeo) 45, 5 ἐπιστατήσει (ἐφεστώς) / insto 45, 14 ἐπιτροπεύειν / (tutor) 46, 6 ἐπεβάλοντο / conor 46, 8 ἐπιδείξεις ποιῶν, ποιεῖν / ostendes faciens, facere 46, 11 ἐπιδεδίκασται / damnatus 46, 16 47, 1 ἐπιλέλησμαι / (obliviscor) ἐπεξιέναι / exsequi 47, 7 ἐπιχωριάζει / habitat 47, 9 ἐπὶ τούτου τοῦ χωρίου et ἐπὶ τούτῳ / in Tyro pro Tyri etc. 47, 17 ἐτῶν τοσούτων, ἔτεσι τοσούτοις / kalendarum pro ante kalendas, tot annos et tot annis 48, 3 ἔτη γεγονὼς τοσαῦτα, ἐτῶν τοσῶνδε / (annos natus sedecim) 48, 11 ἔτυχε τιμωρίας / (poenas … recepi) 48, 15 εὐδαιμονίζω / (miror, felices credo) 48, 18 εὔχομαι, προσεύχομαι / supplico (precor, oro, obsecro, quaeso) 49, 3 εἰς καλὸν ἔστρεψεν / (verto) 49, 8
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i. indice delle voci nell’ordine del testo
ἡγεῖσθαι τῆς πόλεως, τῇ πόλει / praeficio urbi, praefectus urbi, 49, 11 urbis ἠράμην πόλεμον πρὸς τοῦτον et τούτῳ / (volat hasta Tago pro in Tagum) 50, 7 ἡμερῶν τόσων / per ellipsin triduo pro intra triduum 50, 11 ἤσθηται / indutus 50, 16 ἢ ὡς κάλλιον αὐτοῖς / quam ut melius illis 51, 1 (θαρρῶ) / (confido) θαρρῶ / fido θαυμάζειν / miror ἰδίοις αὑτῶν ἀγαθοῖς / (suo sibi gladio)
51, 6 51, 10 51, 14 52, 1
κατῆρχε / incipio, coepio, inchoo, ineo 52, 5 κατακροᾶσθαι / audio, ausculto 52, 11 κατακέχρησαι / (abutor) 53, 1 καθέζεσθαι / sedeo 53, 6 κατηγορῶ / accuso 53, 15 κατέαγε τοῦ δεῖνα et τῷ δεῖνι ἡ κλεῖς / fractum illius et illi crus 54, 1 καταφρονήσας / temno, sperno, despicio 54, 3 κατὰ μνήμην pro ὡς μέμνημαι, κατὰ σῶμα / pro viribus (prout) 54, 8 καταμελεῖν / neglego 54, 16 καρτερεῖν / (patior) 55, 1 καταρᾶται / (precor) 55, 4 κατεύχεσθαι / imprecor, execror 55, 6 καταγελᾷς / (rideo, inrideo, adrideo) 55, 8 κατακράζομαι, καταβοήσομαι / increpo 55, 12 καθ’ ἡμέραν, καθ’ ἑκάστην τὴν ἡμέραν et ὁσημέραι / in dies,
per singulos dies etc. et cotidie, 55, 15 quotannis κατάγομαι, καταλύω, ὁρμίζομαι / deverto 56, 5 κόπτειν τὰ ῥήματα pro disserere / (sermones caedimus) 56, 7 κοπιᾷς αὐτόν pro in lassitudinem ducis / propinquo, ruo, moror act. et pass. sign. 56, 10 κωλύει / prohibet 56, 13 λαχεῖν, διαλαχεῖν / sortior 57, 3 λέγουσιν / dicunt 57, 5 λέγεται / (apparet) 57, 7 λεκτέον / dicendum, legendum 57, 10 (λογίζεται λ´ μνᾶς … ἐκτετικώς) / confitetur osculatus virginem, criminatus innoxium 58, 1 λοιδορεῖσθαι / maledico 58, 5 λυμαίνεται / laedo, noceo 58, 11 μᾶλλον pro πολὺ μᾶλλον, μάλιστα, πολὺ μάλιστα / multo magis, multo maxime 58, 16 μανθάνω / (reviso, miror); sim. insimulo, accuso, sciens 59, 7 μετ’ἐμοῦ ἐστι τὰ δίκαια / (faciebant omnia cum puella) 59, 14 μέλλω γράφειν, γράψαι [an γράψειν?] / lecturus sum 59, 17 μέλει μοι / curo 60, 7 μέχρι ἕως / usque dum 60, 8 μέμφεται / queror 60, 9 μεθ’ ἡμέραν, ἡμέραν, νύκτωρ καὶ ἡμέραν / noctu et die, interdiu et nocte (noctem… unam, tot annos) 60, 17 habere pro esse (μηδενὶ εὐσεβῶς ἔχειν) / (bene tibi se habent principia) 61, 6 μικρὸν ἢ μέγα / plus minusve 61, 9 μνησθῆναι / (memini); admoneo 61, 11 μονονουχί / (modo non) 62, 3
i. indice delle voci nell’ordine del testo Attici multa per ellipsin proferunt vel pleonasmon (νῦν δ’ἄρτι) / nunc nuper et ξαίνει … πολλάς, deest πληγάς / (summum suum, deest amicum) 62, 5 (ὄζει) / (oleo) 62, 12 63, 3 οἶδα / (video) (ὀκνέω) / piget, sim. pudet, taedet, paenitet, miseret 63, 7 63, 14 θαρρῶ / (confido, fido) ὀλίγον, ὀλίγῳ πρότερον, ὀλίγῳ, ὀλίγον ὕστερον / ante, post paulum, paulo ante, paulo post 64, 3 ὀλίγας ἡμέρας / (tot annos, 64, 13 noctem unam, tres soles) ὀλίγου εἰς χιλίους / paulo 65, 1 minus mille ὀλίγου δεῖ, δεῖν pro σχεδόν (ὀλίγου, δεῖν om.) / (paucis) 65, 4 Ὀλύμπια, Ὀλυμπίοις ἐνίκα (sc. per ellipsin) / (fidibus promittere, 65, 7 scire, Pythia cantabat tibicen) ὄμνυμι / (iuro) [γραφὴν κακώσεως / iniuriarum … 65, 10 scriptam dicam etc.] 66, 7 ὅμοια / (similis) ὅμοιος καὶ πρότερον pro οἷος καὶ πρότερον / (ante malorum) [ac et atque in sign. similitudinis] 66, 13 ὃν τρόπον, ᾧ τρόπῳ, ἐξ οὗ τρόπου, καθ’ ὃν τρόπον / quem ad modum, 67, 9 quomodo ὄνασθαι / (fruor); sim. potior 67, 11 ὁσημέραι, ὅσαι ἡμέραι / cotidie, 68, 7 quotannis ὅσῳ χρόνῳ / longo tempore 68, 11 68, 13 ὀσφρᾶται / olfacio, odoror ὅταν ἔλθῃ de futuro et de praeterito, ὅτ’ἔλθοι de praeterito / (imperfectum et perfectum pro praesenti vel futuro) [(Διογένει 69, 3 ἐχρώμεθα) / utor illo]
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ὅτι κάλλιστος pro ὡς κάλλιστος / quod poteris pro ut, quantum 70, 5 poteris ὁτιὴ λέγεις με / (quid me fiat) 70, 12 ὅτι μάλιστα / cum maxime [? εἴη μᾶλλόν τι … ἤ … / (terris magis 71, 1 omnibus … coluisse)] 71, 10 οὖν repletivi loco / ergo οὐδὲ τόδε ἐποίησεν idem quod οὐδὲ τόδε οὐκ ἐποίησεν / (non non, nulla sine lege, nihil 71, 14 minus) οὕτως idem quod τὸν αὐτὸν τρόπον (ὥσπερ pro ὅνπερ) / (quo pacto … sic ut, causae quam ob rem) 72, 3 οὐχ οὕτως … ὥστε … ποιῆσαι, ὥστε … ἐποίησαν / ut pro ὅτι, 72, 14 id est quod οὐχ ἥκιστα / non minus, non parum, 73, 5 nihilominus οὐκ ἀδυνατώτατος / (non 73, 7 inertissimum) οὐχ ἧττον / non minus, non secus 73, 9 οὐδαμοῦ adv. loci / nusquam 73, 15 οὐχ ὅπως τόδε οὐκ ἐγένετο, 73, 16 ἀλλὰ τόδε καὶ τόδε / … (οὐδέ … οὐκ, οὐ … οὐδέν: abundat altera abnegatio) / … 74, 9 οὐδεὶς ὅστις οὐ / (nemo quisquam) 74, 13 75, 4 οὐδέποτε / numquam (οὔ τι μή) / nihilominus, recuso 75, 6 ne faciam οὐχ ὅπως τόδε οὐκ ἐγένετο, ἀλλ’οὐδὲ τόδε et οὐχ ὅπως τόδε οὐκ ἐγένετο, ἀλλὰ τόδε καὶ τόδε / (non … aut pro non … neque, non … nec pro non … vel vel aut vel et, non … -que … et pro non … nec … nec) 75, 10 μηδέν [οὐδέν?] λελοιπότα μοχθηρίας / (nihil reliqui) 76, 17 77, 1 ὀφείλει / debet
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i. indice delle voci nell’ordine del testo
παραβάλλομαι / comparo 77, 11 πανταχῇ, πανταχοῖ (πανταχοῦ) / omnifariam, ubique, undique, quoque 77, 15 πάντα τὸν χρόνον, παντὶ τῷ χρόνῳ, ἐν παντὶ τῷ χρόνῳ / (omne aevum) 78, 6 παύω / compesco 78, 9 παρά cum gen., dat. et acc. / praeter cum acc. et abl., tenus cum abl. et gen. 78, 12 παρεσκευάζοντο ὡς ποιήσοντες τόδε, ποιῆσαι τόδε / (utpote qui … sequeretur, dignus … qui laetior esset) 79, 1 παραχωρῶ / concedo 79, 7 παραιτεῖσθαι συγγνώμην / (morbum excusasse) 79, 11 παρὰ σέ / apud te 80, 1 παντὸς μᾶλλον / (terris magis omnibus … coluisse) 80, 4 περί praeponitur et postponitur / de, prae, pro 80, 8 περιορᾶν / despicio, contemno, sperno 80, 15 πεπίστευμαι / credor 81, 1 πειρᾶσαι / (tempto); expertus 81, 3 περὶ τόσους, περὶ τόσοις / (viginti passus, passibus) 81, 12 περὶ πολλοῦ, περὶ πλείστου ἡγεῖσθαι / (maximi facio) 81, 16 πεποιηκὼς δείξω / (sensit … illapsus) 82, 1 περίφοβος / trepidus 82, 4 περιβαλεῖν / circumdare 82, 10 πη infinitum gravatur, interrogativum circumflectitur / qua, quo 82, 19 πιστεύω / credo 83, 1 πλείω ἡμέρας τρεῖς, πλείω ἡμέρας ἢ τρεῖς, πλείω ἡμερῶν τριῶν et πλείους ἑνός, πλείους εἷς (οὐ πλείους ἢ λ´) / plus tres dies,
plus quam tres dies, plus tribus diebus (non plus triduum, noctem non amplius unam, plus est quam vita, pluris dimidio, annos natus maior quadraginta) 83, 8 84, 3 πλήν / nisi, dumtaxat ποῖ ad locum, ποῦ in loco / quo, ubi 84, 6 πολὺ μᾶλλον, πολλῷ μᾶλλον, πολὺ μάλιστα / multo magis, multo maxime 84, 9 πολεμήσαντες, στρατεύσαντες τὸν πόλεμον, μάχην ἐμάχοντο / servitutem serviunt 84, 14 πολλοῦ χρόνου, χρόνῳ πολλῷ, χρόνον πολύν, χρόνος πολύς / multum tempus, multo tempore 85, 4 πολεμεῖ / pugnat, certat 85, 13 ποιήσασθαι πρόνοιαν / faciens curam 85, 16 πορεύομαι / eo 86, 1 πολλοῦ γε δεῖ / egeo illius rei, illa re 86, 5 ποῖ ad locum / quo 86, 7 Πυθοῖ, Ἰσθμοῖ, Μεγαροῖ, οἴκοι, ἐνταυθοῖ in loco / Romae, Tyri, Carthagine, Athenis 86, 8 πότερα / utrum 86, 12 πονηρὸς τὴν τέχνην / (nuda genu, sinus collecta) 86, 16 (προσπαίζω) / (inrideo, inludo); adrideo 87, 1 προορῶνται / (prospicio) 87, 6 προέχοντες τούτων, τούτοις, πολλῶν πάντων / praesto te, tibi [plerique omnes] 87, 12 προσήκοντες pro συγγενεῖς / cognati, adfines, fratres, amici, inimici 88, 5 προσήκει τούτοις ὁ κλῆρος, τοῦ κλήρου / (illius mihi temporis venit in mentem etc.) 88, 8 προσήκει με τόδε / (ad te attinet) 88, 16
i. indice delle voci nell’ordine del testo προσήκων κατὰ γένος αὐτῷ, αὐτῷ γένει, τῷ πράγματι, τοῦ πράγματος / attinens ad illum, illi 88, 18 προιεμένους τούτων καὶ ταῦτα / fugitans, amans, patiens cum gen. 89, 3 et acc. πρὸς μὲν ταῦτα πράως ἔχω, πρὸς δέ … [πράως pro non nimium / 89, 7 clemens pro non nimius] 89, 11 προσέρχονται / (adeo) προσηύχοντο / (precor, supplico) 89, 18 προσφωνεῖν / (adloquor, adfor) 90, 1 προσηνέχθησαν / oblati sunt 90, 5 πρὸς ποδῶν, πρὸς κεφαλῆς / in, super, sub, subter, praeter, tenus 90, 7 προεσκέψαντο τούτων, ταῦτα / (illius temporis mihi venit in 90, 23 mentem) προσγελᾷ / (rideo, adrideo, 91, 5 inrideo) 91, 11 προκρίνας / praepono 91, 14 προσοικοῦσι / accolunt 91, 17 προσέβλεψα / (aspicio) (πρὸς τὰ κέντρα μὴ λακτιζέτω) / (inscitia est / adversum stimulos 92, 3 calces) προσκαθεζόμενοι / (adsideo) 92, 5 πρῶτον μέν … ἔπειτα δέ, δεύτερον δέ, τὰ νῦν / primo, primum quidem … deinde, post, nunc, secundo, 92, 9 secundum vero προσέχετε τὸν νοῦν, προσέσχε πρὸς τόνδε τὸν τόπον pro καθωρμίσθη / (animum 92, 12 adverto, adverto puppim) 93, 6 προσβάλλει / (applico) πρὸς μέρος, ἐν μέρει / ad partem, 93, 8 in parte, ex parte πρᾶγμα ποιεῖσθαι pro μέγα ἡγεῖσθαι / (id sibi negotii credidit solum dari) 93, 10 προσπίπτει τοῖς γόνασιν, πρὸς
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τὰ γόνα αὐτοῦ, αὐτῷ / (genua amplexus genibusque volutans 93, 12 haerebat) (πρὸς ὑμᾶς) / secundum voluntatem 93, 15 vestram, secundum vos προμηθοῦμαι / consulo, provideo, prospicio 94, 1 πρὸς πατρός, πρὸς μητρός / 94, 6 a patre, a matre πρὸς τῷ διαιτητῇ / apud arbitrum, 94, 8 sed etiam ad pro apud πυνθάνομαι τετελευτηκότα / audio 94, 11 interfectum et sim. σεμνύνεται τὸ πρᾶγμα, ἐπὶ τῷ πράγματι / (ea … laetari) 94, 16 στέφεται / coronatur, induitur 95, 1 σύν abundans et deficiens / cum 95, 6 συγγνώμης οὐκ ἔστιν οὗτος / (homines multarum imaginum etc.) 95, 15 σύνοιδα / conscius sum 96, 8 συλήσας / depilatus 96, 14 συνίημι / intellego, sentio 96, 17 (συνέγνω τὴν ἁμαρτάδα) / 97, 4 ignoscit culpam ἡ et ὁ συχνός / hic et haec stirps, finis, silex 97, 6 (τετελεύτηκεν) / obiit, mortuus est 97, 9 ταὐτὸν τῷδε, ταὐτὸν ὅπερ τόδε / idem huic, idem quod hoc 97, 11 τεταλαιπώρηκεν pro καταπεπόνηκεν / ruo, moror absol. 97, 15 et act. sign. τεκμήριον / argumentum 98, 13 τέως ἕως / interea dum 99, 1 τελευτᾶν τὸν βίον / vitam finire 99, 13 τῇδε τῇ ἡμέρᾳ vel νυκτί, τῆς ἡμέρας vel νυκτός, παρὰ τήνδε τὴν ἡμέραν vel νύκτα, κατὰ τήνδε τὴν ἡμέραν vel νύκτα,
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i. indice delle voci nell’ordine del testo
τὴν ἡμέραν vel νύκτα / (noctem) 99, 16 [(τῇ ὑστεραίᾳ τὰ ἐπινίκια ἔθυεν) / (ictum … foedus)] 100, 1 τῇ ὑστεραίᾳ, τῇ προτεραίᾳ ἡμέρᾳ, τῇ προτέρᾳ / pridie, postridie, priore die, posteriore, postero, superiore 100, 3 τηλικαύτην … ἡλίκην vel ὅσην / (hunc qualem) 100, 7 (τὴν ἄλλως) / (aliter) 100, 14 καλὴν τὴν ὥραν / (pro deum … fidem, victoria nobis in manu est) 100, 16 τιμῶ, τιμῶμαι τὸ ἀδίκημα / ? lis aestimat‹ur›; mereo et -or, populo et -or, nutrio et -or, bello et -or in ead. sign. 101, 1 τινὲς μέν … τινὲς δέ / quidam … quidam, alii … alii, hi… illi 101, 7 τί μοι τοῦτο; τί μοι μέλει τούτων; / (quid ista … nostra? quid nobis cum illis? quo mihi?) 101, 9 (τιμωρέω) / (ulciscor); vindico 101, 12 τίνα ποτ’ἦν, ἃ / (aperite aliquis) 102, 7 τι supervac. / aliquid 102, 9 (τίνος ἀγαθόν;) / (cui bono?) 102, 12 τοῦ πλείονός ἐστιν οὗτος / (homines veteris prosapiae etc.) 102, 15 τοῦ pro ἕνεκα, τοῦ cum infin. / discendi causa, accusandi gratia etc. 103, 3 (τοιούτων, τοιαῦτα δέομαι) / egeo, supplico, quaeso 103, 14 (τὸν αὐτὸν τρόπον … οὕτως) / quem ad modum … sic 103, 20 (τὸ μὲν ἐπ’ ἐμοί, τὸ δὲ ἐπὶ σοί, τό γε ἐπ’ ἐκεῖνον, τὸ σὸν μέρος, τὸ ὅσον ἐπὶ σοί) / (per me) 104, 5 τοσούτῳ διήνεγκεν ὅσῳ, τοσοῦτον διήνεγκεν ὅσον / tantum quantum, tanto quanto differt, distat, interest, praestat 104, 11 τοσοῦτον, τοσούτου ἐδέησεν /
tantum, tanto defuit (tantum 105, 3 abes) τόσων ἐτῶν, τοσοῖσδε ἔτεσιν / (annos natus sedecim) 105, 8 τότε μέν … τότε δέ, τοῦτο μέν … τοῦτο δέ / cum… 105, 12 tum τοίνυν, τοιγαροῦν / igitur, ergo 105, 17 τούτῳ τῷ χρόνῳ, τούτου τοῦ χρόνου, ἐν τούτῳ τῷ χρόνῳ, τοῦτον τὸν χρόνον, κατὰ τοῦτον τὸν χρόνον / (nocte super media, illius temporis) 106, 3 τὸ περὶ ὄρθρον, τὸ παράπαν, τὸ τήμερον, τὸ παραχρῆμα, τὸ αὐτίκα / (euge tuum, belle hoc, hesternum cras, mane novum, 106, 10 sponte sua, tu satis) τοῦτον τὸν τρόπον, τούτου τοῦ τρόπου / (in urbium 107, 1 modum) τρίτῃ ἡμέρᾳ, τρίτην ἡμέραν / 107, 5 tertio, tertium kalendas ὑπακούοντες / oboedio, 107, 14 ausculto ὑπήκοοι ἦσαν αὐτοῖς, αὐτῶν / 108, 4 dicto audiens tibi sum ὑπέρ pro περί / super pro de 108, 7 ὑπερέχει / superat, praestat 108, 12 (supereminet) ὑπερορᾷ / despicio, contemno, 109, 5 aspernor ὑποβλέπει / (aspicio, prospicio) 109, 8 109, 12 ὑπό / sub 110, 7 ὑπομένομεν / patimur 110, 10 ὑπόγυον / e vestigio ὑπὲρ τόνδε, ὑπὲρ τοῦδε τοῦ τόπου / (super arbore, fronde super viridi, super aethera) 110, 16 ὑστέραν, ὑστεραίαν, προτέραν, προτεραίαν, om. ἡμέραν / ? 111, 3 dies om.
i. indice delle voci nell’ordine del testo (ὑφ’ ἑαυτῷ, ὑφ’ ἑαυτόν) / sub imperio suo, sub imperium suum 111, 5 111, 9 ὑφίστατο / sustinebat ὑπολαμβάνω pro respondeo / 111, 10 (suscipit pro respondit) φαθὶ λέγων / loquere dicens, stude 112, 1 properans (abundantia) φαίνει ζηλῶν, ἐζηλωκέναι / (video sapere, amare) 112, 4 (φεῦ σοῦ) / pro deum fidem 112, 10 (pro di immortales) φθόνον μοι συνάγει / invidiam 113, 1 mihi colligit 113, 2 φιλοτιμοῦμαι / (indulgeo) φορεῖν ἐσθῆτα et sim. / (gesto, gero) 113, 4
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φρόνησις ἐστίν μοι / est nobis 113, 9 prudentia 113, 11 φροντίζει / curo χάριν ἔχω, οἶδά σοι / (gratias ago, habeo, refero) 113, 14 χάριν σήν pro εἰς σὴν χάριν / vicem tuam pro in vicem tuam, kalendas pro ante kalendas, Italiam pro in Italiam, annos natus sedecim pro ante sedecim 114, 4 (praepositio deficit) χαμάθεν pro in loco / humi, litore pro in litus 114, 11 χορταζόμενοι / (pascor, 115, 4 depascor); satior
II. Indice delle voci ordinate secondo i lemmi greci
L’indice è ordinato alfabeticamente in base ai vocaboli-lemma ripresi nella forma che essi presentano nel testo. Soltanto per le forme verbali che per la presenza di aumento o raddoppiamento o per fenomeni apofonici non fossero facilmente individuabili nell’ordine alfabetico sono stati inseriti rimandi a parti re dalle relative forme dell’indicativo presente (ad es. αἴρομαι: vd. ἠράμην). Nel caso di assenza di un lemma esplicito della voce i verbi trattati nelle citazioni sono ricondotti alla prima persona (alla terza nelle forme impersonali) dell’indi cativo presente (aoristo/perfetto nei difettivi o in casi particolari): i lemmi così ricostruiti sono inseriti nell’indice in parentesi tonde. Lemmi aggiuntivi rispetto a quelli della fonte, introdotti ed elaborati da Prisciano, sono posti tra parentesi quadre. In caso di incertezza sulla individuazione di un lemma, il termine in questione è preceduto da punto interrogativo. Tra parentesi quadre e con il punto interrogativo sono anche presentate, accanto alle forme tramandate in Prisciano, alcune forme ricostruibili per la sua fonte lessicografica. ἀδελφιδοῦς, ἀδελφός: vd. φίλος αἴρομαι: vd. ἠράμην (αἰσθάνομαι) / (sentio) 8, 1; 25, 10 8, 5; 25, 15 (ἀκούω) / (audio) 10, 3 ausculto / ἀκροῶμαι (οὐκ ἀμνημονέω) / (memini) 26, 4 [ἄνα pro ἀνάστηθι / super pro superes] 45, 2 memini / (ἀναμιμνήσκομαι, μιμνήσκομαι) 8, 13; 28, 12 (ἀνέχομαι) / (patior) 8, 9; 26, 16 attinet / ἀνήκει 29, 6 prospicio, provideo / (ἀντιβλέπω) 28, 8 (ἀντικαταλλάσσομαι) / (mutor, -o) 26, 9 (ἄξιοι) / dignus 29, 10 ἀπαγγέλλω: vd. ἀπήγγειλα ἀπέδρα / fugio 12, 6; 32, 6
ἀπελθεῖν τὴν ὁδόν, τῇ ὁδῷ / ire viam, via 12, 9; 32, 16 ἀπέρχομαι: vd. ἀπελθεῖν ἀπέχομαι / (abstineo) 30, 1 ἀπήγγειλα / (nuntio) 29, 14 potior / ἀπήλαυσα, 10, 10; 27, 14 ἀπολαύω ἄπιστος / perfidus, infidus, fidus 32, 11 ἀπογινώσκω / despero 11, 12; 32, 1 ἀποδιδράσκω: vd. ἀπέδρα ἀπολαύω: vd. ἀπήλαυσα ἀποστερούμενος τοῦτο καὶ τούτου / pascor hanc rem et hac re 11, 7; 30, 12 ἀρέσκω, -ομαι / placo, -or, placeo 33, 3 12, 12 ἀρτίως, ἄρτι / modo 9, 5 impero / ἄρχω ἄρχω / incipio, coepio; impero 33, 5 impetro / (οὐκ ἀτυχέω) 28, 5
ii. indice delle voci ordinate secondo i lemmi greci aufero, sim. eripio, adimo, amolior, amoveo / (ἀφαιρέομαι) 9, 8 ἀφίστημι: 12, 3 (ἀφέστηκα) / absum (ἀφέστηκα) / ? (insto) 31, 8 9, 15 ἄχθομαι / doleo, indignor βαρύνομαι / gravor βασκαίνει / (fascino) βουλομένοις ἐστὶν ἡμῖν / (plebi volenti)
13, 6 13, 11 13, 15
γάρ repletiva vel confirmativa 14, 3 / nam, enim γέ pro γάρ et pro γοῦν / at, vel, aut pro et, saltem 15, 4 (vel pro valde) [γείτων?]: vd. φίλος 14, 11 γελωτοποιῶ / (ludificor) γένει, γένος ποδαπός 14, 13 / genus, genere [γραφὴν κακώσεως / iniuriarum … 66, 3 scriptam dicam etc.] δεκαπέντε / quindecim 15, 15 ? δέος cum acc. / (fremit arma, 30, 8 ardebat Alexin) δεῦρο et loco verbi et loco 15, 11 adverbii / age, agite δέω, δέομαι: ἑνὸς δέοντι pro ἑνὸς δέοντος, δυοῖν δεόντοιν / undeviginti, 43, 5 duodeviginti etc. ὀλίγου δεῖ, δεῖν pro σχεδόν 65, 4 / (paucis) πολλοῦ γε δεῖ / egeo illius rei, 86, 5 illa re (τοιούτων, τοιαῦτα δέομαι) 103, 14 / egeo, supplico, quaeso τοσοῦτον, τοσούτου ἐδέησεν / tantum, tanto defuit (tantum 105, 3 abes) δή completiva et confirmativa
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/ vero, autem, sim. nam, enim, 16, 3 ergo διαλαγχάνω: vd. διαλαχεῖν 57, 3 διαλαχεῖν / sortior iustum pro vero, verum pro iusto 40, 15 / (δίκαιος) δοκέω: vd. ἔδοξεν δυοῖν δεόντοιν / duodeviginti etc. 43, 5 ἐάν … ἐάν vel εἰ / si … si vel sin 18, 15 19, 1 ἐάν cum opt. / si ἑαυτόν primae et secundae personae adiunctum / ipse 19, 12 ἑαυτούς pro ἀλλήλους / 20, 6 inter se ἔγγιστα (ἐγγύς) / propius, 22, 1 propior iuxta, prope / ‹ἐγγύτατα?› 21, 7 ἐγκατασκήπτω: vd. ἐγκατέσκηψεν ἐγκατέσκηψεν / adstitit 41, 17 ἐγκύκλια / in ordinem (extra ordinem pro egregii) 23, 6 ἐγκώμιον κατὰ τούτου / laudem dico in te 23, 1 ἐγχειρητικώτερος ἀρετῆς / (haud expers virtutis); experiens causarum 23, 13 (ἐγώ) / ego 20, 15 ἔδοξεν / placet 24, 6 εἰ et ἐάν cum opt. / si 19, 1 εἰ pro ἐάν / si 35, 1 [(sciens) / (εἰδώς)] 31, 6 εἰμί: vd. εἰσί εἰπέ μοι etiam ad multos / (aperite aliquis, absente … nobis) 35, 6 εἰς: εἰς pro ἐν / in 24, 12; 33, 14 εἰς Διονύσου / (ad Dianae) 35, 9 εἰς ἓν pro ὁμοῦ / in unum pro simul 37, 3 εἰς καλὸν ἔστρεψεν / (verto) 49, 8 εἰς ὀρθόν, εἰς ταύτην πρόθεσιν / (in hunc modum) 36, 15
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(εἰς om.) / (in om.) 37, 1 εἰς ὅσον ἡλικίας / hoc aetatis 37, 5 εἷς: (εἷς ἕκαστος) / (unusquisque) 35, 11 ἑνὸς δέοντι pro ἑνὸς δέοντος, / undeviginti 43, 5 πλείους ἑνός, πλείους εἷς / (noctem non amplius unam, plus est quam vita, pluris dimidio, annos natus maior quadraginta) 83, 11 εἰσέρχομαι: vd. εἰσῆλθεν εἰσῆλθεν / (intro, subeo, ? propinquo) 34, 5 ‹εἰσί om.?› / es, esse om. (participia pro verbis) 36, 1 ἐκ, ἐξ: duplicant illi praepositiones (ἐκ … ἐκ-) / (ad- … ad, e- … ex) 17, 5 ἐκ παντὸς τρόπου, ἐξ οὗ τρόπου: vd. τρόπος ἐξ ἐμέθεν, ἐκ σέθεν, ἐξ ἕθεν, ἐξ οὐρανόθεν / a me, a te, a se, a caelo 16, 13 ἐκαθῆντο τρεῖς μῆνας / 31, 13 (tot annos, omne aevum) ἐκάθισεν pass. et act. sign. / ruo, moror, propinquo absol. 38, 3 et act. sign. ἕκαστος, ἕκαστοι / quisque 37, 13 ἑκάτεροι / (ambo) 37, 9 ἐκκέκοπται τὸν ὀφθαλμόν / (nuda genu, sinus collecta) 34, 13 ἐκκόπτω: vd. ἐκκέκοπται ἔλαβε δίκην / (poenas recipio, 39, 6 sumo) ἔλαττον / minor 39, 11 ἐλαττοῦμαι τούτοις καὶ ταῦτα / doleo, gaudeo, laetor his et haec 38, 11 (ἐλεέω) / misereor 44, 1 ἐλπίζω / (spero) 38, 7 ἐμβλέπω / aspicio (prospicio) 41, 6 ἐμμένω / permaneo 41, 3 ἐμπέπλεγμαι / implicor 41, 3
ἐμπλέκω: vd. ἐμπέπλεγμαι 7, 5; 27, 9; ἐμποδίζειν / impedio 40, 11 ἐμποδών pro in praesenti / (ante pedes) 40, 7 ἐν: ἐν μέρει / in parte, ex parte 93, 8 ἐν παντὶ τῷ χρόνῳ: vd. χρόνος ἐν ταῖς αὐλητρίσιν / (inter 42, 4 falcarios) (ἐναλλάσσομαι) / (mutor, -o) 26, 10 ἐναντίον pro coram / (adversum) 43, 11 ἐνδέξια, ἐναρίστερα / dextra, sinistra 44, 18 ἔνδον pro εἴσω, ἔνδοθεν pro ἔνδον / (litore pro ad litus) 41, 12 ἐνεγκών pro ἔχων / (refero) 42, 8 ἕνεκα om. / causa om. 42, 15 42, 14 ἔνιοί τινες / certi quidam (ἐννεύει) / adnuit 41, 9 42, 11 (ἐννοοῦμαι) / cogito ἑνὸς δέοντι pro ἑνὸς δέοντος, δυοῖν δεόντοιν / undeviginti, duodeviginti etc. 43, 5 ἐνταυθοῖ in loco / Romae, Tyri, Carthagine, Athenis 86, 8 ἐντρέπομαι / pudet 43, 18 et 44, 4 ἐξ: vd. ἐκ ἐξαιτούμενος / (expostulo) 17, 13 18, 1 ἐξαρκεῖ / sufficit ἐξέρχεται / (exeo) 17, 10 ἐξέστην / propugno 18, 9 45, 5 ἐξέστησαν / (exeo) (ἐξηγέομαι) / verbis praeire, iurare in verba illius 43, 13 ἐξίσταμαι: vd. ἐξέστην, ἐξέστησαν ἐξόν / (licet) 17, 3 46, 8 ἐπεβάλοντο / conor ἐπεξιέναι / exsequi 47, 7 ἐπὶ τούτου τοῦ χωρίου et ἐπὶ τούτῳ / in Tyro pro Tyri etc. 47, 17
ii. indice delle voci ordinate secondo i lemmi greci ἐπιβάλλομαι: vd. ἐπεβάλοντο ἐπιδεδίκασται / damnatus 46, 16 ἐπιδείξεις ποιῶν, ποιεῖν / 46, 11 ostendes faciens, facere ἐπιδικάζω: vd. ἐπιδεδίκασται ἐπιλανθάνομαι: vd. ἐπιλέλησμαι ἐπιλέλησμαι / (obliviscor) 47, 01 [(τὰ ἐπινίκια ἔθυεν) / 100, 1 (ictum … foedus)] 45, 14 ἐπιστατήσει / insto 46, 6 ἐπιτροπεύειν / (tutor) ἐπιχωριάζει / habitat 47, 9 ἐσθέω: vd. ἤσθηται ἔτος: ἔτη γεγονὼς τοσαῦτα, ἐτῶν τοσῶνδε / (annos natus sedecim) 48, 11 ἐτῶν τοσούτων, ἔτεσι τοσούτοις / kalendarum pro ante kalendas, tot annos et tot 48, 3 annis τόσων ἐτῶν, τοσοῖσδε ἔτεσιν 105, 8 / (annos natus sedecim) ἔτυχε τιμωρίας / (poenas … recepi) 48, 15 εὐδαιμονίζω / (miror, felices 48, 18 credo) εὔχομαι / supplico (precor, oro, 49, 3 obsecro, quaeso) (ἐφεστώς) / insto 45, 14 ἐφίσταμαι: vd. ἐφεστώς ἢ ὡς κάλλιον αὐτοῖς / quam ut 51, 1 melius illis ἡγεῖσθαι τῆς πόλεως, τῇ πόλει / praeficio urbi, praefectus urbi, urbis 49, 11 ἡμέρα: ἡμερῶν τόσων / per ellipsin 50, 11 triduo pro intra triduum καθ’ ἡμέραν, καθ’ ἑκάστην τὴν ἡμέραν / in dies, per 55, 15 singulos dies
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μεθ’ ἡμέραν, ἡμέραν, νύκτωρ καὶ ἡμέραν / noctu et die, interdiu et nocte (noctem… unam, tot annos) 60, 17 ὀλίγας ἡμέρας / (tot annos, 64, 13 noctem unam, tres soles) ὁσημέραι, ὅσαι ἡμέραι / 56, 4; 68, 7 cotidie, quotannis πλείω ἡμέρας τρεῖς, πλείω ἡμέρας ἢ τρεῖς, πλείω ἡμερῶν τριῶν / plus tres dies, plus quam 83, 8 tres dies, plus tribus diebus προτέραν, προτεραίαν, om. ἡμέραν / ? dies om. 111, 3 τῇδε τῇ ἡμέρᾳ vel νυκτί, τῆς ἡμέρας vel νυκτός, παρὰ τήνδε τὴν ἡμέραν vel νύκτα, κατὰ τήνδε τὴν ἡμέραν vel νύκτα, τὴν ἡμέραν vel νύκτα / 99, 16 (noctem) τῇ ὑστεραίᾳ, τῇ προτεραίᾳ ἡμέρᾳ, τῇ προτέρᾳ / pridie, postridie, priore die, posteriore, 100, 3 postero, superiore τρίτῃ ἡμέρᾳ, τρίτην ἡμέραν 107, 5 / tertio, tertium kalendas ὑστέραν, ὑστεραίαν, om. 111, 3 ἡμέραν / ? dies om. ἠράμην πόλεμον πρὸς τοῦτον et τούτῳ / (volat hasta Tago pro 50, 7 in Tagum) ἤσθηται / indutus 50, 16 θαρρῶ / fido 51, 6; 51, 10; 63, 14 (confido) 51, 14 θαυμάζειν / miror ἰδίοις αὑτῶν ἀγαθοῖς / (suo sibi gladio) Ἰσθμοῖ in loco / Romae, Tyri, Carthagine, Athenis καθέζεσθαι / sedeo
52, 1 86, 8 53, 6
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ii. indice delle voci ordinate secondo i lemmi greci
κάθημαι: vd. ἐκαθῆντο καθίζω: vd. ἐκάθισεν 55, 1 καρτερεῖν / (patior) κατά: καθ’ ἡμέραν, καθ’ ἑκάστην τὴν ἡμέραν, κατὰ τήνδε τὴν ἡμέραν: vd. ἡμέρα καθ’ ὃν τρόπον: vd. τρόπος κατὰ μνήμην pro ὡς μέμνημαι / 54, 8 pro viribus (prout) κατὰ πάντα τρόπον: vd. τρόπος κατὰ σῶμα / pro viribus 54, 8 (prout) κατὰ τοῦτον τὸν χρόνον: vd. χρόνος 55, 12 καταβοήσομαι / increpo καταγελᾷς / (rideo, inrideo, 55, 8 adrideo) κατάγνυμαι: vd. κατέαγε 56, 5 κατάγομαι / deverto κατακέχρησαι / (abutor) 53, 1 κατακράζομαι / increpo 55, 12 κατακροᾶσθαι / audio, 52, 11 ausculto 56, 5 καταλύω / deverto καταμελεῖν / neglego 54, 16 55, 4 καταρᾶται / (precor) κατάρχω: vd. κατῆρχε καταφρονήσας / temno, 54, 3 sperno, despicio καταχράομαι: vd. κατακέχρησαι κατέαγε τοῦ δεῖνα et τῷ δεῖνι ἡ κλεῖς / fractum illius et illi crus 54, 1 κατεύχεσθαι / imprecor, execror 55, 6 κατηγορῶ / accuso 53, 15 κατῆρχε / incipio, coepio, inchoo, 52, 5 ineo κοπιᾷς αὐτόν pro in lassitudinem ducis / propinquo, ruo, moror 56, 10 act. et pass. sign. κόπτειν τὰ ῥήματα pro disserere 56, 7 / (sermones caedimus) κωλύει / prohibet 56, 13
λαγχάνω: vd. λαχεῖν λαμβάνω: vd. ἔλαβε λαχεῖν / sortior 57, 3 λέγω: λέγεται / (apparet) 57, 7 λέγουσιν / dicunt 57, 5 λεκτέον / dicendum, legendum 57, 10 (λογίζεται λ´ μνᾶς … ἐκτετικώς) / confitetur osculatus virginem, 58, 1 criminatus innoxium λοιδορεῖσθαι / maledico 58, 5 λυμαίνεται / laedo, noceo 58, 11 μάλιστα: ὅτι μάλιστα / cum maxime 71, 1 πολὺ μάλιστα / multo maxime 84, 9 μᾶλλον: μᾶλλον pro πολὺ μᾶλλον, μάλιστα, πολὺ μάλιστα / multo 58, 16 magis, multo maxime [? εἴη μᾶλλόν τι … ἤ … / (terris magis omnibus … coluisse)] 71, 4 παντὸς μᾶλλον / (terris magis 80, 4 omnibus … coluisse) πολὺ μᾶλλον, πολλῷ μᾶλλον, 84, 9 / multo magis μανθάνω / (reviso, miror); sim. 59, 7 insimulo, accuso, sciens μάχην ἐμάχοντο / servitutem 85, 1 serviunt μεγαροῖ in loco / Romae, Tyri, Carthagine, Athenis 86, 8 60, 7 μέλει μοι / curo μέλλω γράφειν, γράψαι [an 59, 17 γράψειν?] / lecturus sum μέμφεται / queror 60, 9 μετά: μετ’ἐμοῦ ἐστι τὰ δίκαια / (faciebant omnia cum puella) 59, 14 μεθ’ ἡμέραν: vd. ἡμέρα μέχρι ἕως / usque dum 60, 8 μηδὲν [οὐδέν?] λελοιπότα μοχθηρίας / (nihil reliqui) 76, 17
ii. indice delle voci ordinate secondo i lemmi greci habere pro esse (μηδενὶ εὐσεβῶς ἔχειν) / (bene tibi se habent principia) μικρὸν ἢ μέγα / plus minusve μιμνήσκομαι: memini / (μιμνήσκομαι) μνησθῆναι / (memini); admoneo μονονουχί / (modo non)
61, 6 61, 9 8, 13 61, 11 62, 3
νύκτωρ, τῇδε τῇ νυκτί, τῆς νυκτός, παρὰ τήνδε τὴν νύκτα, κατὰ τήνδε τὴν νύκτα, τὴν νύκτα: vd. ἡμέρα Attici multa per ellipsin proferunt vel pleonasmon (νῦν δ’ἄρτι) 62, 5 / nunc nuper (ξαίνει … πολλάς, deest πληγάς) / (summum suum, deest amicum) 62, 7 ξένος: vd. φίλος ὁ, ἡ, τό: vd. τῇ, τήν, τῆς, τό, τόν, τοῦ 62, 12 (ὄζει) / (oleo) οἶδα: vd. εἰδώς οἶδα / (video) 63, 3 οἴκοι in loco / Romae, Tyri, 86, 8 Carthagine, Athenis (ὀκνέω) / piget, sim. pudet, taedet, paenitet, miseret 63, 7 ὀλίγος: ὀλίγας ἡμέρας: vd. ἡμέρα ὀλίγον, ὀλίγῳ πρότερον, ὀλίγῳ, ὀλίγον ὕστερον / ante, post paulum, paulo ante, paulo post 64, 3 ὀλίγου δεῖ, δεῖν pro σχεδόν (ὀλίγου, δεῖν om.) / (paucis) 65, 4 ὀλίγου εἰς χιλίους / paulo 65, 1 minus mille Ὀλύμπια, Ὀλυμπίοις ἐνίκα (sc. per ellipsin) / (fidibus
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promittere, scire, Pythia cantabat 65, 7 tibicen) 65, 10 ὄμνυμι / (iuro) 66, 7 ὅμοια / (similis) ὅμοιος καὶ πρότερον pro οἷος καὶ πρότερον / (ante malorum) [ac et atque in sign. similitudinis] 66, 13 ὃν τρόπον: vd. τρόπος ὄνασθαι / (fruor); sim. potior 67, 11 ὀνίναμαι: vd. ὄνασθαι 56, 5 ὁρμίζομαι / deverto ὁσημέραι: vd. ἡμέρα ὅσος: εἰς ὅσον ἡλικίας / hoc aetatis 37, 5 ὅσαι ἡμέραι: vd. ἡμέρα ὅσῳ χρόνῳ: vd. χρόνος ὀσφρᾶται / olfacio, odoror 68, 13 ὅταν ἔλθῃ de futuro et de praeterito, ὅτ’ἔλθοι de praeterito / (imperfectum et perfectum pro praesenti vel futuro) 69, 3 ὅτι: ὅτι κάλλιστος pro ὡς κάλλιστος / quod poteris pro ut, quantum poteris 70, 5 ὅτι μάλιστα / cum maxime 37, 7; 71, 1 ὁτιὴ λέγεις με / (quid me fiat) 70, 12 οὐ, οὐκ: (οὔ τι μή) / nihilominus, recuso ne faciam 75, 6 οὐκ ἀδυνατώτατος / (non inertissimum) 73, 7 οὐχ ἥκιστα / non minus, non parum, nihilominus 73, 5 οὐχ ἧττον / non minus, 73, 9 non secus vd. οὐχ ὅπως οὐδαμοῦ adv. loci / nusquam 73, 15 οὐδὲ τόδε ἐποίησεν idem quod οὐδὲ τόδε οὐκ ἐποίησεν / (non non, nulla sine lege, nihil minus) 71, 14
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ii. indice delle voci ordinate secondo i lemmi greci
(οὐδέ … οὐκ, οὐ … οὐδέν: abundat altera abnegatio) / … 74, 9 οὐδείς: οὐδεὶς ὅστις οὐ / (nemo quisquam) 74, 13 μηδὲν [οὐδέν?] λελοιπότα μοχθηρίας / nihil reliqui 76, 17 οὐδενὸς χείρων / nihilo minus 37, 5 οὐδέποτε / numquam 75, 4 οὖν repletivi loco / ergo 71, 10 οὕτως: οὕτως idem quod τὸν αὐτὸν τρόπον, ὥσπερ pro ὅνπερ /(quo pacto … sic ut, causae quam ob rem) 72, 3 οὐχ οὕτως … ὥστε … ποιῆσαι, ὥστε … ἐποίησαν / ut pro ὅτι, id est quod 72, 14 οὐχ ὅπως: οὐχ ὅπως τόδε οὐκ ἐγένετο, ἀλλὰ τόδε καὶ τόδε / … 73, 16 οὐχ ὅπως τόδε οὐκ ἐγένετο, ἀλλ’οὐδὲ τόδε et οὐχ ὅπως τόδε οὐκ ἐγένετο, ἀλλὰ τόδε καὶ τόδε / (non … aut pro non … neque, non … nec pro non … vel vel aut vel et, non … -que … et pro non … nec … nec) 75, 10 ὀφείλει / debet 77, 1 πανταχῇ, πανταχοῖ (πανταχοῦ) / omnifariam, ubique, undique, quoque 77, 15 παρά: παρά cum gen., dat. et acc. / praeter cum acc. et abl., tenus cum abl. et gen. 78, 12 παρὰ σέ / apud te 80, 1 παρὰ τήνδε τὴν ἡμέραν: vd. ἡμέρα παραβάλλομαι / comparo 77, 11 παραιτεῖσθαι συγγνώμην / (morbum excusasse) 79, 11
παρασκευάζομαι: vd. παρεσκευάζοντο 79, 7 παραχωρῶ / concedo παρεσκευάζοντο ὡς ποιήσοντες τόδε, ποιῆσαι τόδε / (utpote qui … sequeretur, dignus … qui laetior esset) 79, 1 πᾶς: ἐκ παντὸς τρόπου, παντὸς τρόπου, πάντα τρόπον, κατὰ πάντα τρόπον: vd. τρόπος πάντα τὸν χρόνον et παντὶ τῷ χρόνῳ: vd. χρόνος παντὸς μᾶλλον / (terris magis omnibus … coluisse) 80, 4 78, 9 παύω / compesco πειρᾶσαι / (tempto); expertus 81, 3 πεντεκαίδεκα / decem et 15, 15 quinque πεπίστευμαι / credor 81, 1 πεποιηκὼς δείξω / (sensit … illapsus) 82, 1 περί: περί praeponitur et postponitur / de, prae, pro 80, 8 περὶ πολλοῦ, περὶ πλείστου ἡγεῖσθαι / (maximi facio) 81, 16 περὶ τόσους, περὶ τόσοις / (viginti passus, passibus) 81, 12 περιβαλεῖν / circumdare 82, 10 περιορᾶν / despicio, contemno, sperno 80, 15 περίφοβος / trepidus 82, 4 πη infinitum gravatur, interrogativum circumflectitur/ qua, quo 82, 19 πιστεύω: vd. πεπίστευμαι πιστεύω / credo 83, 1 πλείων: vd. πολύς πλήν / nisi, dumtaxat 84, 3 ποδαπός: vd. γένει, γένος ποδαπός
ii. indice delle voci ordinate secondo i lemmi greci ποῖ ad locum / quo 84, 6; 86, 7 ποιέω: vd. πεποιηκώς ποιήσασθαι πρόνοιαν / 85, 16 faciens curam πολεμέω: πολεμεῖ / pugnat, certat 85, 13 πολεμήσαντες τὸν πόλεμον / servitutem serviunt 84, 14 πολύς: πλείους ἑνός, πλείους εἷς (οὐ πλείους ἢ λ´) / (non plus triduum, noctem non amplius unam, plus est quam vita, pluris dimidio, annos 83, 11 natus maior quadraginta) πλείω ἡμέρας τρεῖς, πλείω ἡμέρας ἢ τρεῖς, πλείω ἡμερῶν τριῶν: vd. ἡμέρα πολλοῦ γε δεῖ / egeo illius rei, 86, 5 illa re πολλοῦ χρόνου, χρόνῳ πολλῷ, χρόνον πολύν, χρόνος πολύς: vd. χρόνος πολὺ μᾶλλον, πολλῷ μᾶλλον, πολὺ μάλιστα / multo magis, multo 84, 9 maxime τοῦ πλείονός ἐστιν οὗτος / (homines veteris prosapiae etc.) 102, 15 πονηρὸς τὴν τέχνην / (nuda 86, 16 genu, sinus collecta) 86, 1 πορεύομαι / eo πότερα / utrum 86, 12 84, 6 ποῦ in loco / ubi πρᾶγμα ποιεῖσθαι pro μέγα ἡγεῖσθαι / (id sibi negotii 93, 10 credidit solum dari) 89, 7 ? πράως ἔχω / … [πράως pro non nimium / 89, 8 clemens pro non nimius] προεσκέψαντο τούτων, ταῦτα / (illius temporis mihi venit in mentem) 90, 23 προέχοντες τούτων, τούτοις,
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πολλῶν πάντων / praesto te, 87, 12 tibi [plerique omnes] προιεμένους τούτων καὶ ταῦτα / fugitans, amans, patiens cum 89, 3 gen. et acc. 91, 11 προκρίνας / praepono προμηθοῦμαι / consulo, provideo, 94, 1 prospicio προορῶνται / (prospicio) 87, 6 πρός: ? πρὸς μὲν ταῦτα πράως ἔχω, πρὸς δέ … 89, 7 πρὸς μέρος / ad partem, in 93, 8 parte, ex parte πρὸς πατρός, πρὸς μητρός 94, 6 / a patre, a matre πρὸς ποδῶν, πρὸς κεφαλῆς / in, super, sub, subter, praeter, 90, 7 tenus (πρὸς τὰ κέντρα μὴ λακτιζέτω) / (inscitia est / adversum stimulos calces) 92, 3 πρὸς τῷ διαιτητῇ / apud arbitrum, 94, 8 sed etiam ad pro apud (πρὸς ὑμᾶς) / secundum voluntatem 93, 15 vestram, secundum vos 93, 6 προσβάλλει / (applico) προσβλέπω: vd. προσέβλεψα προσγελᾷ / (rideo, adrideo, 91, 5 inrideo) 91, 17 προσέβλεψα / (aspicio) προσέρχονται / (adeo) 89, 11 προσεύχομαι: vd. προσηύχοντο προσεύχομαι / supplico (precor, 49, 3 oro, obsecro, quaeso) προσέχετε τὸν νοῦν, προσέσχε πρὸς τόνδε τὸν τόπον pro καθωρμίσθη / (animum adverto, adverto puppim) 92, 12 προσήκει: προσήκει με τόδε / (ad te 88, 16 attinet)
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ii. indice delle voci ordinate secondo i lemmi greci
προσήκει τούτοις ὁ κλῆρος, τοῦ κλήρου / (illius mihi temporis 88, 8 venit in mentem etc.) προσήκων: προσήκοντες pro συγγενεῖς / cognati, adfines, fratres, amici, inimici 88, 5 προσήκων κατὰ γένος αὐτῷ, αὐτῷ γένει, τῷ πράγματι, τοῦ πράγματος / attinens ad illum, illi 88, 18 vd. φίλος 90, 5 προσηνέχθησαν / oblati sunt προσηύχοντο / (precor, supplico) 89, 18 προσκαθεζόμενοι / (adsideo) 92, 5 προσκέπτομαι: vd. προεσκέψαντο προσοικοῦσι / accolunt 91, 14 (προσπαίζω) / (inrideo, inludo); adrideo 87, 1 προσπίπτει τοῖς γόνασιν, πρὸς τὰ γόνα αὐτοῦ, αὐτῷ / (genua amplexus genibusque volutans haerebat) 93, 12 προσφέρω: vd. προσηνέχθησαν προσφωνεῖν / (adloquor, adfor) 90, 1 πρότερος, πρότερον: προτέραν, προτεραίαν, om. ἡμέραν, τῇ προτεραίᾳ ἡμέρᾳ, τῇ προτέρᾳ: vd. ἡμέρα ὀλίγον, ὀλίγῳ πρότερον / ante paulum, paulo ante 64, 3 πρῶτον μέν … ἔπειτα δέ, δεύτερον δέ, τὰ νῦν / primo, primum quidem … deinde, post, nunc, secundo, secundum vero 92, 9 Πυθοῖ in loco / Romae, Tyri, Carthagine, Athenis 86, 8 πυνθάνομαι τετελευτηκότα / audio interfectum et sim. 94, 11 σεμνύνεται τὸ πρᾶγμα,
ἐπὶ τῷ πράγματι / (ea … 94, 16 laetari) στέφεται / coronatur, induitur 95, 1 στρατεύσαντες τὸν πόλεμον / servitutem serviunt 84, 14 συγγενής: vd. φίλος συγγιγνώσκω: vd. συνέγνω συγγνώμης οὐκ ἔστιν οὗτος / (homines multarum imaginum etc.) 95, 15 συλήσας / depilatus 96, 14 σύν abundans et deficiens / cum 95, 6 (συνέγνω τὴν ἁμαρτάδα) / ignoscit culpam 97, 4 συνίημι / intellego, sentio 96, 17 σύνοιδα / conscius sum 96, 8 ἡ et ὁ συχνός / hic et haec stirps, finis, silex 97, 6 ταλαιπωρέω: vd. τεταλαιπώρηκεν ταὐτὸν τῷδε, ταὐτὸν ὅπερ τόδε / idem huic, idem quod hoc 97, 11 τεκμήριον / argumentum 98, 13 τελευτάω: vd. τετελεύτηκεν τελευτᾶν τὸν βίον / vitam finire 99, 13 τεταλαιπώρηκεν pro καταπεπόνηκεν / ruo, moror absol. et act. sign. 97, 15 (τετελεύτηκεν) / obiit, mortuus est 97, 9 τέως ἕως / interea dum 99, 1 [(τῇ ὑστεραίᾳ τὰ ἐπινίκια ἔθυεν): vd. ἐπινίκια] τῇ ὑστεραίᾳ, τῇ προτεραίᾳ ἡμέρᾳ, τῇ προτέρᾳ: vd. ἡμέρα τῇδε τῇ ἡμέρᾳ vel νυκτί: vd. ἡμέρα τηλικαύτην … ἡλίκην vel ὅσην 100, 7 / (hunc qualem) (τὴν ἄλλως) / (aliter) 100, 14 τὴν ἡμέραν vel νύκτα: vd. ἡμέρα τὴν ὥραν (καλήν) / (pro deum … fidem, victoria nobis in manu est) 100, 16
ii. indice delle voci ordinate secondo i lemmi greci τῆς ἡμέρας vel νυκτός: vd. ἡμέρα τί μοι τοῦτο; τί μοι μέλει τούτων; / (quid ista … nostra? quid nobis cum illis? quo mihi?) 101, 9 102, 9 τι supervac. / aliquid τιμῶ, τιμῶμαι τὸ ἀδίκημα / ? lis aestimat‹ur›; mereo et -or, populo et -or, nutrio et -or, bello et -or in ead. sign. 101, 1 (τιμωρέω) / (ulciscor); vindico 101, 12 τίνα ποτ’ἦν, ἃ / (aperite aliquis) 102, 7 τινὲς μέν … τινὲς δέ / quidam … 101, 7 quidam, alii … alii, hi… illi (τίνος ἀγαθόν;) / (cui bono?) 102, 12 τὸ αὐτόν: vd. ταὐτόν (τὸ μὲν ἐπ’ ἐμοί, τὸ δὲ ἐπὶ σοί, τό γε ἐπ’ ἐκεῖνον, τὸ σὸν μέρος, τὸ ὅσον ἐπὶ σοί) / (per me) 104, 5 τὸ περὶ ὄρθρον, τὸ παράπαν, τὸ τήμερον, τὸ παραχρῆμα, τὸ αὐτίκα / (euge tuum, belle hoc, hesternum cras, mane novum, sponte 106, 10 sua, tu satis) τοίνυν, τοιγαροῦν / igitur, 105, 17 ergo (τοιούτων, τοιαῦτα δέομαι): vd. δέω, δέομαι (τὸν αὐτὸν τρόπον … οὕτως): vd. τρόπος τοσοῦτον, τοσούτου ἐδέησεν: vd. δέω, δέομαι τοσούτῳ διήνεγκεν ὅσῳ, τοσοῦτον διήνεγκεν ὅσον / tantum quantum, tanto quanto differt, distat, interest, 104, 11 praestat τόσων ἐτῶν, τοσοῖσδε ἔτεσιν: vd. ἔτος τότε μέν … τότε δέ, τοῦτο μέν … τοῦτο δέ / cum… tum 105, 12 τοῦ pro ἕνεκα, τοῦ cum infin. / discendi causa, accusandi gratia etc. 103, 3 τοῦ πλείονός ἐστιν οὗτος
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/ (homines veteris prosapiae 102, 15 etc.) τοῦτον τὸν τρόπον, τούτου τοῦ τρόπου: vd. τρόπος τούτῳ τῷ χρόνῳ, τούτου τοῦ χρόνου, ἐν τούτῳ τῷ χρόνῳ, τοῦτον τὸν χρόνον, κατὰ τοῦτον τὸν χρόνον: vd. χρόνος τρίτῃ ἡμέρᾳ, τρίτην ἡμέραν: vd. ἡμέρα τρόπος: ἐκ παντὸς τρόπου, παντὸς τρόπου, πάντα τρόπον, κατὰ πάντα τρόπον / omnimodo 37, 11 ὃν τρόπον, ᾧ τρόπῳ, ἐξ οὗ τρόπου, καθ’ ὃν τρόπον / 67, 9 quem ad modum, quomodo (τὸν αὐτὸν τρόπον … οὕτως) / quem ad modum … sic 103, 20 τοῦτον τὸν τρόπον, τούτου τοῦ τρόπου / (in urbium modum) 107, 1 τυγχάνω: vd. ἔτυχε impetro / (τυγχάνω) 28, 5 ὑπακούοντες / oboedio, ausculto 107, 14 ὑπέρ pro περί / super pro de 108, 7 ὑπὲρ τόνδε, ὑπὲρ τοῦδε τοῦ τόπου / (super arbore, fronde 110, 16 super viridi, super aethera) ὑπερέχει / superat, praestat (supereminet) 108, 12 ὑπερορᾷ / despicio, contemno, 109, 5 aspernor ὑπήκοοι ἦσαν αὐτοῖς, αὐτῶν 108, 4 / dicto audiens tibi sum ὑπό: ὑπό / sub 109, 12 (ὑφ’ ἑαυτῷ, ὑφ’ ἑαυτόν) / sub imperio suo, sub imperium suum 111, 5
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ii. indice delle voci ordinate secondo i lemmi greci
ὑποβλέπει / (aspicio, prospicio) 109, 8 ὑπόγυον / e vestigio 110, 10 ὑπολαμβάνω pro respondeo / (suscipit pro respondit) 111, 10 ὑπομένομεν / patimur 110, 7 ὑστέραν, ὑστεραίαν, om. ἡμέραν, τῇ ὑστεραίᾳ ἡμέρᾳ: vd. ἡμέρα ὕστερον (ὀλίγῳ, ὀλίγον ὕ.) / post paulum, paulo post 64, 10 ὑφίστατο / sustinebat 111, 9 φαθὶ λέγων / loquere dicens, stude properans (abundantia) 112, 1 φαίνει ζηλῶν, ἐζηλωκέναι / (video sapere, amare) 112, 4 φέρω: vd. ἐνεγκών (φεῦ σοῦ) / pro deum fidem (pro di immortales) 112, 10 φημί: vd. φαθί φθόνον μοι συνάγει / invidiam mihi colligit 113, 1 φίλος [γείτων?], sim. προσήκων, ξένος, συγγενής, ἀδελφός, ἀδελφιδοῦς / similis, sim. adfinis, cognatus, hospes, necessarius, frater, fratruelis 15, 7 φιλοτιμοῦμαι / (indulgeo) 113, 2 φορεῖν ἐσθῆτα et sim. / (gesto, gero) 113, 4 φρόνησις ἐστίν μοι / est nobis prudentia 113, 9
φροντίζει / curo
7, 1; 27, 6; 113, 11
χαμάθεν pro in loco / humi, litore pro in litus 114, 11 χάριν ἔχω, οἶδά σοι / (gratias ago, habeo, refero) 113, 14 χάριν σήν pro εἰς σὴν χάριν / vicem tuam pro in vicem tuam, kalendas pro ante kalendas, Italiam pro in Italiam, annos natus sedecim pro ante sedecim (praepositio deficit) 114, 4 χορταζόμενοι / (pascor, depascor); satior 115, 4 [(χράομαι) / utor] 69, 7 et 70, 4 χρόνος: ὅσῳ χρόνῳ / longo tempore 68, 11 πάντα τὸν χρόνον, παντὶ τῷ χρόνῳ, ἐν παντὶ τῷ χρόνῳ / (omne aevum) 78, 6 πολλοῦ χρόνου, χρόνῳ πολλῷ, χρόνον πολύν, χρόνος πολύς / multum tempus, multo tempore 85, 4 τούτῳ τῷ χρόνῳ, τούτου τοῦ χρόνου, ἐν τούτῳ τῷ χρόνῳ, τοῦτον τὸν χρόνον, κατὰ τοῦτον τὸν χρόνον / (nocte super media, illius temporis) 106, 3 ᾧ τρόπῳ: vd. τρόπος (ὥσπερ pro ὅνπερ) /(quo pacto … sic ut, causae quam ob rem) 72, 4
III. Indice dei termini latini
L’indice è costituito dai vocaboli-lemma indicati esplicitamente, nella for ma in cui essi compaiono nel testo, e, in assenza di questi, dai vocaboli, presen ti nelle citazioni, che corrispondono ai lemmi greci (questi ultimi in parentesi tonde); inoltre, dai vocaboli che sono citati, all’interno della voce, come analo ghi nella costruzione ai lemmi latini. Quando vi è solamente corrispondenza sintattica tra l’espressione che funge da lemma in greco ed il parallelo latino proposto, i passi sono ricondotti alla rubrica relativa al fenomeno sintattico descritto (ad es. participia pro verbis) e, all’interno di questa, sono presentate nell’indice, sempre in parentesi tonde, le parole stesse delle citazioni latine po ste a confronto dal grammatico. In caso di incertezza sulla individuazione di un lemma, il termine in questione è preceduto da punto interrogativo. Quando un vocabolo è dato come lemma e ripetuto nella stessa voce all’interno delle cita zioni, non sono aggiunti i rimandi a queste ulteriori occorrenze. a: a me, a te, a se, a caelo 16, 16 a patre, a matre 94, 6-7 ablativi casualium pro adverbiis 16, 15 ablativus mensurae (viginti passibus) 81, 15 ablativus qualitatis: (forma bona, vultu … modesto) 96, 2-5 (? nec solvendo eras) 96, 6 abnegatio abundans vel deficiens: (non non, nulla sine lege, 71, 16-72, 2 nihil minus) nihilominus pro non, 75, 7-9 recuso ne faciam (non … aut pro non … neque, non … nec pro non … vel vel aut vel et, non … -que … et pro non … nec … nec) 76, 4-16
(abstineo) 30, 1 absum 12, 4 (tantum abes) 105, 5 abundantia (loquere dicens, stude properans) 112, 2-3 (abutor) 53, 2-4 ac in sign. similitudinis 67, 3 accolunt 91, 16 accusativus in interiectionibus pro deum fidem 112, 11-13 accusativus mensurae (viginti passus) 81, 15 accusativus relationis: (fremit arma, ardebat 30, 9-11 Alexin) (docta modos) 31, 7 (nuda genu, sinus collecta) 34, 13-14; 86, 17-18 accuso 53, 15
140
iii. indice dei termini latini
accuso pecuniarum repetundarum 59, 10 ad: (ad Dianae) 35, 9 ad partem 93, 8 ad pro apud 94, 9 (adeo) 89, 14-17 15, 9; 88, 6 adfinis (adfor) 90, 4 adimo 9, 8 90, 3 (adloquor) (adludo) 87, 3 admoneo 61, 15 adnuit 41, 10-11 adrideo 55, 11; 87, 4; 91, 8; 9 adsertio 102, 4 (adsideo) 92, 7 42, 1 adstitit adverbia adiuncta casualibus (euge tuum, belle hoc, hesternum cras, mane novum, sponte sua, tu satis) 106, 11-15 adverbia nominibus vel participiis vel pronominibus reddita (quo pacto … sic ut, causae quam ob rem, virum… unde pro ex quo) 72, 7-13 (adversum pro coram) 43, 12 adversum stimulos: vd. stimulus (adverto animum, puppim) 93, 3-4 ? aestimat‹ur› lis 101, 1 age, agite 15, 12 alii … alii 101, 8 102, 11 (aliquid supervac.) (aliter) 100, 15 amans cum gen. et acc. 50, 2; 59, 13; 89, 4 amici 88, 6 (ambo) 37, 10 amolior 9, 8 amoveo 9, 8 (amplector genua) 93, 13-14 annus:
(annos natus sedecim) 48, 14; 105, 10; 114, 8 annos natus maior quadraginta 84, 1 in annos, per singulos annos 55, 16 tot annis 48, 10 (tot annos) 31, 14; 48, 9; 61, 4; 64, 15; 85, 11 ante: (ante malorum) 67, 1 ante paulum, paulo ante 64, 4 (ante pedes pro in praesenti) 40, 9 ante om. 114, 6; 8 57, 9 (apparet cum acc. et inf.) (applico) 93, 7 apud: apud arbitrum 94, 9 apud te 80, 1 98, 15 argumentum aspernor 109, 7 41, 6; 92, 1-2; 109, 9 aspicio 15, 5 at pro et, saltem atque in sign. similitudinis 67, 3 29, 6; 88, 16 attinet attinens ad illum, illi 89, 2 8, 5; 25, 17-18; 26, 2; 52, 13 audio audiens dicto 108, 5 audio interfectum, mortuum, 94, 13-15 caesum (perituros) aufero 9, 8 ausculto 10, 3; 52, 13; 107, 17 aut pro et, saltem 15, 5 autem 16, 5 (bella gero) (belle) bello et -or in ead. sign. bonus cum infin.
85, 15 106, 12 101, 4 82, 7
(caedo sermones) 56, 8 (cantilenam … canis) 85, 2-3 casualia adiuncta adverbiis (euge tuum, belle hoc, hesternum cras, mane novum, sponte sua, tu satis) 106, 11-15
iii. indice dei termini latini causa om. 42, 18-43, 4 (causae quam ob rem) 72, 9 79, 9 (cedo) 85, 14 certat 42, 14 certi quidam 82, 11 circumdare clemens pro non nimius 89, 10 33, 8; 52, 7 coepio cogito 42, 12 15, 9; 88, 6 cognatus comparativus cum gen. coni. minor triginta annorum 39, 12 (maior Neronum) 39, 14 (minor fratrum) 40, 1 (fortior Oceani) 40, 2 (mitior … Dianae) 40, 4 ? comparativus cum verbis (terris magis omnibus … coluisse) 71, 8; 80, 6 comparativus pro superlativo 59, 3 (ante alios immanior omnes) comparo 77, 13 78, 10 compesco 79, 8 concedo 51, 9; 63, 15 (confido) confitetur osculatus virginem, 58, 1-2 criminatus innoxium conor 46, 9 conscius sum mihi bene facienti 96, 11-13 et bene faciens consulo 94, 4 contemno 80, 15; 109, 7 95, 9 convenit mecum coronatur 95, 1 cotidie (vel quotidie) 56, 4; 68, 9 (cras) 106, 13 83, 5 credo credor 81, 2 102, 13 (cui bono?) cum: cum abundans et deficiens 95, 9-14 cum maxime 37, 7; 71, 3 cum… tum 105, 13
curo
141 7, 1; 26, 2; 27, 8; 60, 7; 113, 13
46, 16; 66, 5 damno cum gen. dativus in figura Graeca (plebi volenti / βουλομένοις 14, 2 ἐστὶν ἡμῖν) dativus pro in et acc. (volat hasta Tago pro in Tagum) 50, 9 de praeponitur et postponitur 80, 9 77, 2 debet cum acc. et cum infin. 105, 4 defuit (tantum, tanto) 11, 9; 115, 7 (depascor) 96, 15 depilatus despero 12, 1; 32, 1 54, 5; 80, 15; 109, 7 despicio deverto 56, 6 45, 1 dextra (dicam iniuriarum) 66, 4-5 dico: dico in aliquem, in aliquid 23, 4-5 dicunt ut, dicunt cum acc. 57, 6 et inf. dies: in dies, per singulos dies 55, 15 noctu et die, interdiu et nocte 61, 3 pridie, postridie, priore, posteriore, postero, superiore die 100, 4-5 ? dies om. 111, 4 differt (tantum quantum, tanto 105, 2 quanto) 29, 11 dignus (dignus … qui laetior esset) 79, 5 59, 13 diligens dimidio superat (pluris dimidio) 108, 14 discrepantia numeri aut personae: (aperite aliquis) 35, 7; 102, 8 (absente … nobis) 35, 8 distat (tantum quantum, tanto quanto) 105, 2 9, 15; 39, 1 doleo 86, 4 (duco in)
142 dum dumtaxat duodeviginti etc.
iii. indice dei termini latini 19, 7 84, 4 43, 7
e, ex: e vestigio 110, 11 ex parte 93, 9 32, 9 (effugio) egeo 103, 15 egeo illius rei, illa re 86, 5-6 ego 20, 15 36, 9; 50, 13; 58, 14; ellipsis 62, 5; 107, 13 amicum om. 62, 9 causa om. 42, 18-43, 4 cum om. 95, 14 ? dies om. 111, 4 (egone illam etc.) 62, 10 (fidibus promittere, scire, 65, 7-9 Pythia cantabat tibicen) super pro superes 45, 4 triduo pro intra triduum 50, 14 et vd. ‘praepositionum defectio’ 14, 10; 16, 9 enim 86, 2 eo 16, 9 ergo: ergo repletivi loco 71, 12 ergo praeponitur et postponitur 106, 1 9, 8 eripio (euge) 106, 12 exclamatio: (pro deum … fidem, victoria nobis in manu est) 100, 16 55, 6 execror (excuso) 79, 15 17, 11-12; (exeo) 45, 12-13 experiens causarum 24, 1 (expers) 23, 16 81, 8 expertus 17, 14 (expostulo) 47, 7 exsequi
facio: (faciebant omnia cum puella) 59, 15 faciens curam urbis, super urbe 85, 17 facio atque ante feci 67, 7 (facio maximi) 81, 17 13, 14 (fascino) 49, 2 (felices credo) 51, 10; 63, 15-64, 2 fido fidus 32, 12 figura etymologica (servitutem serviunt, cantilenam … canis) 85, 2-3 finire vitam 99, 14 97, 7 finis, hic et haec 70, 14 (fio) 54, 2 fractum illius et illi crus 15, 9; 88, 6 frater 15, 10 fratruelis 67, 15-16 (fruor) fugio 12, 8; 32, 7 89, 3 fugitans cum gen. et acc. gaudeo 39, 1 genetivus cum verbis: accuso pecuniarum 59, 10 repetundarum (? animi felices credit) 49, 2 (damnarat nimiae pietatis) 66, 5 damnatus pecuniarum repetundarum 46, 16 egeo illius rei 86, 5-6; 103, 15 insimulo avaritiae 59, 10 (miror laborum) 49, 1; 59, 9 misereor tui 44, 2 (reviso quidnam rerum) 59, 8 sciens cum gen. 59, 11 genetivus pro nominativo (illius mihi temporis venit in mentem 88, 8-14; 91, 4; 106, 7-9 etc.) genetivus qualitatis (homines veteris prosapiae, multarum imaginum etc.) 96, 1; 103, 1 genus: acc. genus 14, 16; 15, 1
iii. indice dei termini latini genere 15, 2 (gero) 113, 8 (bella gero) 85, 15 57, 12-17; 77, 7-10 gerundia discendi causa, accusandi 103, 9-13 gratia etc. (gestamen) 113, 5 113, 6 (gesto) (gratias ago, habeo, refero) 114, 2-3 gravor 13, 9 habere pro esse (bene tibi se 61, 6 habent principia) habitat Romam et Romae 47, 9 93, 13-14 (haereo genibus) 101, 8 hi… illi 37, 5 hoc aetatis hora: in horas, per singulas horas 55, 16 15, 9 hospes 114, 15 humi icio: (ictum … foedus) 100, 2 97, 12 idem huic, idem quod hoc igitur praeponitur et 106, 1 postponitur ignoscit culpam 97, 4 7, 7; 26, 2; 27, 9; 40, 14 impedio 9, 5; 33, 10 impero 26, 2; 28, 5 impetro implicor 41, 5 55, 6 imprecor in 90, 10 in annos 55, 16 in cum acc. pro abl. 25, 3; 34, 1 in dies 55, 15 in horas 55, 16 in milites pro in singulos milites 56, 1 in om. 37, 1; 58, 14-15; 70, 14; 114, 5; 7 in parte 93, 9 in unum pro simul 37, 3
143
52, 7 inchoo incipio 33, 8; 52, 7 55, 12 increpo 103, 19 (indigeo) 9, 16 indignor 113, 3 (indulgeo) 50, 16-21; 82, 15; induo, indutus 95, 2-4 ineo 52, 8 32, 12 infidus infinita verba loco nominum 77, 2-10 infinita verba pro participiis (video sapere, amare) 112, 4 88, 6 inimici 87, 4 (inludo) 55, 10; 87, 3; 91, 10 (inrideo) 53, 14 (insideo) 59, 10 insimulo avaritiae insto 31, 10-11; 46, 2 97, 2 intellego inter: (inter falcarios) 42, 6 inter se 20, 10 interdiu 61, 3 99, 9 interea interea dum 99, 1 interea pro tamen 99, 10-11 interest (tantum quantum, tanto quanto) 105, 2 (intro) 34, 8 (inulti) 101, 15 113, 1 invidiam mihi colligit ipse primae et secundae 20, 3 personae adiunctum ipse ego 21, 5 12, 9; 33, 1-2 ire viam, via (Italiam pro in Italiam) 114, 7 65, 10-12 (iuro) iurare in verba illius 43, 15 iustum pro vero 40, 15 21, 7 iuxta kalendae:
144
iii. indice dei termini latini
kalendarum pro ante kalendas 48, 7 kalendas pro ante kalendas 114, 6 laedo 58, 13 laetor 39, 1; 94, 17 laudem dico in te 23, 3 laxius licentiusque 51, 5 (licet) 17, 4 ? lis aestimat‹ur› 101, 1 litotes haud expers 23, 16 non minus, nihilominus 73, 5; 10 non parum 73, 5 (non inertissimum) 73, 8 non secus 73, 10 (non segnior) 73, 11 (minus ineptus) 73, 14 litus: (litore pro ad litus) 41, 15; 47, 14 (litore pro in litus) 115, 1 loci significationes: deverto domi et domum 56, 6 eicitur in litus, litore et litori 47, 13-14 habitat Romam et Romae et sim. 47, 9 humi 114, 15 in Tyro pro Tyri etc. 47, 17 (inter falcarios) 42, 6 (litore pro ad litus) 41, 15; 47, 14 litore pro in litus 115, 1 Romae, Tyri, Carthagine, Athenis in loco 86, 8 (volat Tago pro in Tagum) 47, 15 (loquere dicens) 112, 3 (ludificor) 14, 12 magis maior (annos natus maior quadraginta) maledico (mane) maxime (maximi facio)
59, 2; 84, 10 84, 1 58, 8 106, 13 59, 2; 84, 10 81, 17
8, 13; 26, 7-8; 28, 12; memini 61, 14-15 mereo et –or in ead. sign. 101, 3 metonymia (ictum … foedus) 100, 2 minor tot annos 39, 11 minus: non minus 73, 5; 10 paulo minus mille 65, 1 plus minusve 61, 9 miror 49, 1; 51, 15; 59, 9 44, 2 misereor miseret 63, 10 modo 12, 16 (modo non) 62, 4 modus: (in hunc modum) 36, 15 quem ad modum, quomodo 67, 10 (in urbium modum) 107, 2 moror absol. et act. sign. 38, 5; 98, 7 act. et pass. sign. 56, 12 mortuus est a suis 97, 10 multo magis, multo maxime 59, 2; 84, 10 (mutor, -o) 26, 13-15 nam 16, 9 (quianam) 14, 9 nascor: (annos natus sedecim) 48, 14; 105, 10 annos natus maior quadraginta 84, 1 natus illius, illi, ab illa 50, 3-4 necessarius 15, 9 neglego 54, 18 neglegens 59, 13 negotium (id sibi negotii credidit solum dari) 93, 11 (nemo quisquam) 75, 2 (nihil reliqui) 76, 17 nihilo minus 37, 6; 73, 5 nihilominus pro non 75, 9 nisi 84, 4 noceo 58, 13 nominativus in interiectionibus: (pro di immortales) 112, 14
iii. indice dei termini latini nox: noctu et die, interdiu et nocte 61, 3 (proxima, … superiore nocte) 100, 6 (nocte super media) 106, 6 (tres soles…, totidem… 64, 17-18 noctes) numquam de praeterito et futuro 75, 5 62, 7 nunc nuper (nuntio) 29, 15 73, 15 nusquam 101, 4 nutrio et –or in ead. sign. obiit a suis oblati sunt (obliviscor) oboedio obsecro odoror (oleo) olfacio omnifariam omnimodo opus est fieri, facto ordo: in ordinem redactus extra ordinem oro ostendes faciens et facere
97, 10 90, 6 47, 5 107, 17 49, 6 69, 1 63, 1-2 68, 14 78, 3 37, 12 18, 3 23, 9 23, 12 49, 6 46, 12
63, 10 paenitet pars (ad partem, in parte, 93, 8-9 ex parte) participia pro verbis: (meritus) 36, 6 (pollicitus) 36, 13 participia pro verbis infinitis vel propositionibus: caesum 94, 14 (cognitum) 56, 17 (condita) 57, 2 (euntem) 58, 4 faciens 46, 12 (facto) 18, 2-8
145
(illapsus) 46, 13; 56, 15; 58, 3; 82, 2; 96, 13 interfectum 94, 13 mortuum 94, 13 periclitantem 56, 14 (peritura) 46, 15 (perituros) 94, 15 (prohibitum) 36, 14 24, 1-5 participialia cum gen. participiis similia nomina: amans illius, illum 50, 2 natus illius, illi, ab illa 50, 3-4 sciens, amans, diligens, patiens, neglegens 59, 11-13 fugitans, amans, patiens 89, 3-6 cum gen. et acc. participium futuri (lecturus sum, eram etc.) 60, 2-6 parum (non parum) 73, 5 pascor 11, 8; 30, 13; 115, 6 patiens cum gen. et acc. 59, 13; 89, 4 patior 8, 9; 26, 2; 27, 3; 55, 3; 110, 8 65, 6 (paucis) per: (per me, i. e. τὸ μὲν ἐπ’ ἐμοί) 104, 8 per singulos dies 55, 15 per singulos annos 55, 16 per singulas horas 55, 16 32, 12 perfidus 41, 4 permaneo 63, 8 piget placeo (-et) 24, 10; 33, 4 33, 3-4 placo, -or pleonasmos (nunc nuper) 62, 5-7 convenit mecum 95, 9 plerique omnes 87, 14 plus: (pluris dimidio) 84, 1; 109, 1 (plus est quam vita) 83, 18 plus minusve 61, 9 plus tres dies, plus quam tres dies, plus tribus diebus 83, 9-10 (plus triduum) 83, 16
146
iii. indice dei termini latini
(poenas recipio, sumo) 39, 7-10; 48, 16 populo et –or in ead. sign. 101, 3-4 post: post hominum memoriam 57, 2 post paulum, paulo post 64, 4-5 100, 4 postridie potior 10, 10; 27, 14; 67, 17 prae praeponitur et postponitur 80, 9 praeficio urbi, praefectus urbi, urbis 49, 14 praeire verbis 43, 14 praepono 91, 12 praepositiones duplicatae (ad- …ad, e- … ex) 17, 8-9 praepositionum defectio: in om. 37, 1; 58, 14-15; 70, 14 (vicem tuam pro in vicem tuam, kalendas pro ante kalendas, Italiam pro in Italiam, annos natus sedecim pro ante sedecim 114, 5-10 88, 1 praesto praestat (tantum quantum, 105, 2 tanto quanto) praestat pro superat (supereminet) 109, 1-4 praeter cum acc. et abl. 78, 13; 90, 11 praeteritum imperfectum et perfectum pro praesenti vel futuro 69, 8-70, 4 praetermissio: vd. ellipsis precor 49, 6; 55, 5; 89, 20 pridie 100, 4 primo, primum quidem … deinde, post, nunc, secundo, secundum vero 92, 10-11 pro 54, 9-15 praeponitur et postponitur 80, 9 pro viribus 54, 9 prohibet illum periclitantem et periclitari 56, 14 pronomen demonstrativum pro infinito qualitatis (hunc qualem pro talem qualem) 100, 9-13
21, 7; 12 prope (propius) 21, 12; 22, 8-10 (proxime) 21, 13 propinquo: absol. et act. sign. 38, 5 act. et pass. sign. 56, 12 (? propinquo) 34, 10 (propior) 22, 11 propter praeponitur et post80, 11 ponitur propugno 18, 12 prospicio 28, 8; 41, 7-8; 87, 8-10; 94, 4; 109, 10 prout 54, 15 provideo 28, 8; 94, 4 prudentia 113, 10 pudet 43, 18 et 44, 12-17; 63, 9 pugnat 85, 13 qua infinitum gravatur, interrogativum circumflectitur 82, 20 quaeso 49, 6; 103, 16 quam ut melius illis 51, 3 quem ad modum 67, 10 quem ad modum pro ut 104, 3 queror 60, 9 (quid ista … nostra? quid nobis cum illis?) 101, 10 quidam … quidam 101, 7 quindecim et decem et quinque (septem decem et decem septem) 15, 15-16, 2 quisque 37, 14 quo infinitum gravatur, interrogativum circumflectitur 82, 20 quo ad locum 84, 7; 86, 7 (quo mihi?) 101, 11 (quo iure quaque iniuria) 61, 10 (quo pacto … sic ut) 72, 7 quod poteris pro ut, quantum poteris 70, 9-10 quomodo 67, 10 quoque ad locum 78, 5
iii. indice dei termini latini quotannis quotidie: vd. cotidie
56, 4; 68, 10 68, 9
(recipio poenas) 39, 7-8; 48, 16 75, 9 recuso ne faciam 42, 9 (refero) (resideo) 53, 13 59, 8 (reviso) (rideo) 55, 8; 91, 8 38, 5; 98, 3 ruo absol. et act. sign. act. et pass. sign. 56, 12 115, 8 satior 106, 14 (satis) 115, 10 satur sciens 31, 7; 59, 11 secundum voluntatem vestram, 93, 16 secundum vos 73, 10 secus (non secus) 53, 10 sedeo 8, 1; 25, 13-14; 26, 1; 97, 2 sentio (sensit illapsus) 46, 13; 56, 15; 58, 3; 82, 2; 96, 13 56, 8 (sermones caedimus) servitutem serviunt 85, 2-3 si 19, 5; 35, 5 si … si vel sin 18, 16-17 97, 7 silex, hic et haec 15, 9; 66, 11-12 similis sinistra 45, 1 sors (in sorte pro sorti) 48, 2 sortior 57, 3 54, 5; 80, 16 sperno 38, 10 (spero) 106, 14 (sponte) stimulus (inscitia est / adversum 92, 4 stimulos calces) stirps, hic et haec 97, 7 112, 3 (stude properans) sub 90, 10; 110, 2 sub imperio suo, sub imperium suum 111, 7 sub oculis 110, 5
147
34, 9-11 (subeo) 90, 10 subter 18, 2 sufficit sui tertiae personae adiunctum 20, 4 (sumo poenas) 39, 9-10 90, 10 super super pro de 108, 7 super pro superes 45, 4 (super arbore, fronde super viridi, super aethera) 110, 17-111, 2 108, 14 superat dimidio 109, 4 (supereminet) supina 57, 12-13; 77, 7-10 supplico 49, 4; 89, 20; 103, 16 (suscipit pro respondit) 111, 12 111, 9 sustinebat suus (suo sibi gladio) 52, 3 83, 3 synemptosis taedet 63, 10 tantum quantum, tanto quanto 105, 1 tantum, tanto defuit (tantum abes) 105, 4 54, 5 temno temporis significationes: e vestigio 110, 11 his mensibus… proximis 85, 10 (? illius temporis) 106, 7 in annos, per singulos annos 55, 16 in dies, per singulos dies 55, 15 in horas, per singulas horas 55, 16 longo tempore 68, 12 longo post tempore 85, 8 multo tempore 85, 7 multum tempus 85, 7 (nocte super media) 106, 6 (noctem illam) 99, 20 (noctem… unam) 61, 3; 64, 16; 83, 17; 99, 19 noctu et die, interdiu et nocte 61, 3 (omne aevum) 31, 15; 78, 7 plus tres dies, plus quam tres dies, plus tribus diebus (plus triduum) 83, 9-17
148
iii. indice dei termini latini
pridie, postridie, priore die, posteriore, postero, superiore (proxima, … superiore nocte) 100, 4-6 primo, primum quidem … deinde, post, nunc, secundo, 92, 10-11 secundum vero tertio, tertium kalendas et sim. 107, 6 tot annis 48, 10 (tot annos) 31, 14; 48, 9; 61, 4; 64, 15; 85, 11 (tres soles…, totidem… noctes) 64, 17-18 81, 7 (tempto) tempus: (illius temporis) 106, 7 longo tempore 68, 12 multum tempus, multo tempore 85, 7 22, 13; tenus cum abl. et gen. 78, 15; 90, 13 trepidus 82, 6 50, 14 triduo pro intra triduum (tutor) 46, 7 ubi in loco ubique in loco (ulciscor) (unde pro ex quo) undeviginti etc.
84, 8 78, 4 101, 14 72, 12-13 43, 6
undique de loco 78, 4 unus (in unum pro simul) 37, 3 (unusquisque) 35, 12-13 usque dum 60, 8 ut 19, 7 ut qui pro qualis est qui 67, 6-7 ut causalis pro ὅτι, id est quod 72, 19-73, 4 utor illo pro amicitia illius 70, 4 (utpote qui … sequeretur) 79, 3 utrum utrique numero adiunctum 86, 14 vel pro et, saltem 15, 5 (vel pro valde) 15, 5 (venio ad) 86, 3 verbum: verbis praeire 43, 14 iurare in verba illius 43, 15 vero 16, 5 (verto) 49, 9-10 verum pro iusto 40, 15 vestigium (e vestigio) 110, 11 vicem tuam pro in vicem tuam 114, 5 (video sapere etc.) 63, 6; 112, 4 vindico 102, 1 vindicta 102, 2 volvere, volvi 82, 12
IV. Indice delle citazioni presenti nel lessico
Sono indicati tra parentesi i passi che nel testo, pur citati letteralmente, non recano l’attribuzione al loro autore; sono preceduti dall’indicazione (cf.) o (cf. ex. gr.) i rimandi a passi che offrono un confronto meno puntuale. I rimandi non sicuri sono preceduti da punto interrogativo.
Aeschines 3, 38 3, 87 3, 151 3, 165 3, 192 3, 209
83, 13 91, 6 28, 9 102, 7 10, 4 17, 7
Aeschines Socraticus frg. 3 Dittmar [5 Krauss] 105, 9 frg. 13 Dittmar [7 Krauss] 104, 12 frg. 28 Dittmar [8 Krauss] 112, 5 frg. 46 Dittmar [13a Krauss] 27, 14 frg. 47 Dittmar [13b Krauss] 27, 16 frg. 55 Dittmar [inc. dial. 16 Krauss] 53, 8 Alcaeus Comicus frg. 10 Kassel-Austin
22, 6
Alexis frg. 71 Kassel-Austin
44, 10
Andocides 1, 67
44, 1
Antipho (or. 15) frg. 51 Thalheim
91, 1
Antipho Sophista frg. 87 B 76 Diels
54, 16
Aristomenes frg. 3 Kassel-Austin frg. 4 Kassel-Austin
70, 12 89, 16
Aristophanes Eccl. 756-757 75, 6 Eq. 2-3 95, 9 Eq. 287 55, 13 Eq. 517 81, 5 frg. 77 Kassel-Austin 41, 9 frg. 107 Kassel-Austin 112, 1 frg. 133 Kassel-Austin 64, 14 frg. 466, 4-5 Kassel-Austin 80, 2 frg. inc. sed. 665 KasselAustin 61, 1 (cf.) Nub. 24 34, 13 Pax 31-32 99, 2 Ran. 354 18, 11 Ran. 354-355 45, 9 Vesp. 123 24, 12; 33, 15 Cicero (cf.) Ac. 1, 105 Cat. 1, 1
97, 12 53, 2
150
iv. indice delle citazioni presenti nel lessico
Cat. 1, 1 100, 6 Cat. 1, 7 48, 6; 107, 8 Cat. 1, 8 42, 5 Cat. 1, 13 17, 8 (cf. ex. gr.) Cat. 1, 16 57, 2 Cat. 1, 20 17, 8 Cat. 1, 21 64, 9 Cat. 1, 22 25, 8 Cat. 1, 33 20, 13 Cat. 2, 15 50, 14 Cat. 2, 19 10, 11; 28, 3; 68, 1 Cat. 4, 12 35, 13 Deiot. 1 105, 13 Deiot. 31 77, 14 Deiot. 33 58, 8 div. in Caec. 23 69, 16 div. in Caec. 41 88, 10; 91, 3; 106, 7 div. in Caec. 57 110, 14 div. in Caec. 67 73, 8 (cf.) fam. 13, 6, 2 95, 9 Lig. 9 36, 13 Lig. 25 104, 7 Marcell. 25 105, 5 (cf.) Mil. 32 102, 13 Mil. 33 92, 1; 109, 8 Mil. 59 21, 13 Mur. 26 12, 10; 33, 1 Phil. 2, 4 96, 6 Phil. 2, 35 102, 13 progn. frg. 2, 1 16, 8 S. Rosc. 34 103, 18 S. Rosc. 39 84, 1 Verr. I 19 29, 15 (cf. ex. gr.) Verr. I 32 57, 2 Verr. II 1, 104 59, 14 (Verr. II 1, 114) 108, 5 Verr. II 3, 77 84, 1 Verr. II 4, 110 106, 8 Verr. II 5, 57 73, 1 Verr. II 5, 124 88, 13 Commentatores Ciceronis
48, 8
Cratinus frg. 79 Kassel-Austin 46, 1 frg. 149, 1 Kassel-Austin 115, 4 frg. 171, 5 Kassel-Austin 13, 9 frg. 200 Kassel-Austin 42, 11 inc. fab. 328 Kassel-Austin 114, 11 Demosthenes 1, 15 3, 1 3, 7 3, 24 3, 36 4, 1 4, 1 4, 9 4, 24 (cf.) 4, 45 5, 4 6, 9 6, 12 6, 16 6, 30 10, 4 10, 10 (18, 3) (cf.) 18, 3 18, 10 18, 11 18, 19 18, 20 18, 27 (18, 30) 18, 35 ? 18, 67 ? 18, 67 18, 71 18, 107 18, 189 18, 197 (18, 256) 18, 314 19, 2
72, 5; 103, 20 8, 6; 25, 15 51, 6 107, 15 60, 15 108, 8 108, 9 77, 16 77, 18 30, 8 109, 13 23, 1 26, 5 11, 12; 32, 3 61, 12 78, 1 111, 6 38, 11 74, 11 8, 10; 27, 1 13, 15 20, 9 107, 16 87, 7 31, 13 50, 11 34, 13 54, 1 111, 5 103, 7 13, 11 63, 12 94, 16 77, 12; 95, 7 89, 12
iv. indice delle citazioni presenti nel lessico
151
Eupolis frg. 7 Kassel-Austin frg. 125 Kassel-Austin frg. 263 Kassel-Austin frg. 265 Kassel-Austin
68, 13 28, 5 52, 12 28, 7
19, 16 26, 16 19, 23 83, 2 19, 27 8, 15; 28, 13 (et cf. ad 32, 11) 19, 70 43, 13 (cf.) 19, 81 30, 8 (19, 177) 82, 1 19, 178 76, 17 19, 181 100, 14 (19, 197) 62, 7 19, 212 61, 7 19, 226 93, 15 (cf.) 19, 240 82, 10 (cf.) 19, 263 37, 3 20, 10 18, 10; 45, 6 20, 30 14, 15 20, 91 107, 3 21, 5 53, 16 (cf.) 21, 29 113, 1 22, 2 21, 1 ? 23, 72 12, 9 24, 9 109, 6 24, 19 92, 13 ? 24, 117 18, 1 ? 24, 120 96, 14 ? 24, 182 96, 14 37, 53 95, 16; 102, 15 41, 6 40, 5 ? 47, 52 18, 1 51, 2 113, 15 57, 10 83, 15 ? 57, 17 94, 6 Demosth. (?) ep. 2, 6 26, 11 Dinarchus frg. 2 p. 74 Conomis 23, 7 LXXXVIII frg. p. 139 Conomis 82, 5 Donatus mai. GL IV 373, 5-6 (p. 614, 5 Holtz) 13, 4 Ter. Andr. 536, 4 52, 17 (cf. ad 10, 6)
Euripides frg. 83 Kannicht frg. 1006 Kannicht Hipp. 907-908 Herodotus 1, 2 1, 6 1, 14 1, 17 1, 19 1, 22 1, 36 1, 51 1, 59 1, 60 1, 91 1, 214 (cf.) 3, 16 3, 65 (7, 150) 9, 108 Homerus Il. 1, 114 Il. 1, 136-137 Il. 1, 275 (cf.) Il. 1, 525 Il. 4, 310 (cf.) Il. 5, 653 (cf.) Il. 5, 765 Il. 6, 331 Il. 8, 19 Il. 8, 24 Il. 8, 287 Il. 9, 247 (cf.) Il. 9, 456
44, 7 12, 3; 31, 8 12, 13 92, 15 14, 13 25, 2; 33, 18 109, 14 24, 8 38, 7 80, 10 110, 1 54, 4 89, 18 97, 4 58, 11 58, 12 97, 9 93, 10 94, 3 17, 1 35, 3 9, 13 16, 13 31, 7 16, 13 65, 13 45, 2 16, 13 95, 11 19, 4 45, 2 16, 13
152
iv. indice delle citazioni presenti nel lessico
Il. 9, 527 Il. 9, 656-657 Il. 12, 239 Il. 14, 271 Il. 14, 275 Il. 15, 737, 739-740 Il. 20, 83 (cf.) Il. 21, 217 Il. 22, 387 Il. 24, 1-2 Il. 24, 486 Od. 1, 9 Od. 1, 33 Od. 13, 389 Od. 22, 423
29, 2 38, 1 35, 1 65, 13 65, 14 14, 4 84, 6 16, 13 47, 1 37, 14 9, 3; 61, 11 9, 12 16, 13 19, 3 27, 4
Horatius ars 414-415 carm. 1, 17, 1-2 (cf.) carm. 2, 14, 5 carm. 3, 9, 9-10 carm. 3, 27, 69-70 carm. 4, 14, 13-14 ep. 1, 1, 50 (cf.) epist. 2, 2, 183 epod. 15, 4-5 sat. 1, 2, 120 sat. 2, 3, 117-118 sat. 2, 7, 36
65, 9 26, 14 68, 10 31, 6 30, 5 39, 15 95, 2 40, 1 43, 16 64, 12 43, 9 55, 4
Hyperides frg. 68 p. 125 Jensen frg. 135 p. 137 Jensen or. I p. 24 Jensen
68, 7 29, 10 58, 6
Iamb. adesp. frg. 13 Diehl Isaeus frg. 34 Thalheim [frg. 7 p. 243 BaiterSauppe]
92, 3
69, 3 et 4
Isocrates Ad Dem. 20 Ad Dem. 34 Aegin. 23 Aegin. 46 Archid. 104 Archid. 109 Areop. 48 De pace 19 De pace 34 De pace 81 De pace 92 De pace 110 De pace 143 ep. 4, 11 (Hel. 36) Hel. 57 ? Panath. 23 Paneg. 4 Paneg. 16 Paneg. 66 Paneg. 144 Paneg. 168 Phil. 79 Plat. 2 Plat. 5 Plat. 27
90, 2 8, 2; 25, 11 17, 5 58, 16 100, 7 26, 9 42, 4 97, 15 11, 2 11, 3 48, 3 34, 6 104, 14 40, 12 105, 3 113, 16 78, 9 91, 11 109, 16 64, 7 26, 4 52, 1 96, 9 103, 14 73, 17; 75, 12 74, 4; 75, 16
Iuvenalis 1, 49-50 2, 130-131 2, 165 5, 87-88 6, 388 7, 56 7, 139-140 8, 142 10, 81 11, 54-55 11, 201-202 14, 30 14, 119 14, 200-201
67, 16 60, 10 113, 2 63, 2 65, 7 100, 9 63, 15 101, 11 94, 15 98, 9 92, 6 97, 13 49, 1 109, 1
iv. indice delle citazioni presenti nel lessico Livius (cf. ex. gr.) 1, 47, 1 (cf. ex. gr.) 3, 44, 5 (cf. ex. gr.) 3, 44, 8 (cf. ex. gr.) 3, 45, 1 (cf. ex. gr.) 3, 46, 7 (cf. ex. gr.) 3, 47, 8 (cf. ex. gr.) 3, 58, 10 (cf. ex. gr.) 7, 7, 5 (cf. ex. gr.) 7, 35, 9 (cf. ex. gr.) 8, 5, 4 (cf. ex. gr.) 8, 34, 7 (cf. ex. gr.) 23, 47, 1 (cf.) 23, 49, 10 (cf.) 24, 15, 2 (cf.) 24, 47, 8 (cf.) 24, 49, 1 (cf.) 25, 3, 19 (cf.) 25, 4, 1 (cf.) 25, 5, 8 (cf. ex. gr.) 25, 18, 11 (cf.) 26, 3, 1 (cf.) 31, 50, 6 (cf. ex. gr.) 34, 18, 1 (cf.) 34, 52, 11 (cf.) 35, 9, 8 (cf. ex. gr.) 35, 16, 11 (cf.) 39, 7, 2 (cf.) 40, 59, 2 (cf. ex. gr.) 41, 5, 4 (cf.) 45, 34, 4 frg. 15 Jal [16 WeissenbornMüller] Lucanus 1, 50-52 1, 66 1, 278-279 1, 446 1, 642-643 2, 575 3, 626 4, 102-103
61, 3 102, 4 102, 4 102, 4 102, 4 102, 4 102, 4 23, 12 61, 3 102, 4 61, 3 23, 12 65, 1 16, 1 65, 1 16, 1 23, 10 23, 10 16, 1 23, 12 56, 1 83, 9 102, 4 56, 1 56, 1 102, 4 56, 1 56, 1 23, 12 56, 1 79, 14
79, 8 106, 14 8, 9; 27, 3 40, 3 71, 16 12, 7; 32, 8 58, 13 40, 2
4, 277 4, 446-447 4, 519-520 (cf.) 4, 581 4, 750-753 4, 785-786 5, 354-355 5, 396 5, 574 5, 574-575 6, 508 7, 639-640 7, 685-686 (cf.) 7, 827 (cf.) 7, 830 7, 855 (cf.) 8, 47-48 8, 332-333 8, 493-494 10, 355 Lycurgus frg. VI 5 Conomis Lysias Agorat. 18 Agorat. 58 or. 35 frg. 29 Thalheim (85 Carey) or. 35 frg. 30 Thalheim (86 Carey) or. 55 frg. 40 Thalheim (125 Carey) or. 55 frg. 41 Thalheim (126 Carey) or. 76 frg. 55 Thalheim (200 Carey) or. 90 frg. 65 Thalheim (234 Carey) Menander Epitr. 515-516 Sandbach frg. 96 Kassel-Austin
153 25, 13 7, 6; 27, 11 77, 6 73, 11 76, 9 76, 14 9, 9 65, 12 12, 2 32, 1 66, 5 83, 18 32, 12 69, 1 69, 1 17, 3 28, 10 93, 17 17, 11 34, 8 81, 14 72, 16 104, 7 69, 6 48, 12 60, 1 21, 9 74, 9 29, 7 12, 15 65, 15
154
iv. indice delle citazioni presenti nel lessico
frg. 135 Kassel-Austin frg. 222 Kassel-Austin frg. 239 Kassel-Austin frg. 240 Kassel-Austin frg. 241 Kassel-Austin (frg. 515 Kassel-Austin) frg. 632 Kassel-Austin frg. 633 Kassel-Austin (cf.) heaut. frg. 77 (127) Kassel-Austin, vv. 1-2 ? heaut. Persius 1, 28 1, 49 1, 67-68 5, 68 5, 88
81, 1 47, 3 66, 2 68, 11 113, 12 102, 12 20, 1 60, 13 48, 11 56, 7
77, 5 77, 6 (del.); 106, 12 23, 4 106, 13 102, 3
Pherecrates frg. 97 Kassel-Austin frg. 156, 6 Kassel-Austin
62, 12 62, 6
Phrynichus Comicus frg. 56 Kassel-Austin 86, 16 inc. fab. frg. 80 Kock [= Phryn. Tr. 3 F 20 Snell] 36, 4 Plato (cf.) Alc. I 106e5-6 Alc. I 121d5-7 (cf.) Apol. 17a3 Apol. 28c6-7 Apol. 31b5-6 (Charm. 157d7-8) Charm. 160c2-4 Charm. 160c4-6 Charm. 175d6-e1 Crit. 43d5-6 Crit. 44e1-2 Crit. 45d2-3 Crit. 48b2-4 Crit. 52c8-9 Euthyd. 272e4-5
54, 8 70, 5 65, 4 101, 12 11, 5 37, 5 71, 1 71, 5 67, 12 99, 13 94, 1 104, 9 66, 14 44, 4 64, 11
Euthyd. 283b1-2 Euthyd. 290c9-10 Gorg. 458d3-4 (Gorg. 512b8-9) Hipp. Ma. 299a1-2 Ion 530c1-3 (cf.) Leg. 829c6-7 Leg. 866a2-3 Leg. 944e2-3 Leg. 949a3 Lys. 211e2-3 Men. 79a3-4 Men. 99b5-7 Menex. 235b8-c1 Menex. 235c6 Menex. 237e1-2 (cf.) Menex. 242d5 ? Phaed. 57a7-8 Phaed. 57a8 Phaed. 96e3-4 (cf.) Phaedr. 227a3 Phaedr. 234e8-9 Phaedr. 254a3-4 Pol. 306c3-5 Prot. 310c3 (cf.) Prot. 310c4-5 Prot. 320c5-6 Resp. 330d6 Resp. 336d7-8 Resp. 354b8-9 (cf.) Resp. 360b5-7 (cf.) Resp. 360d4 Resp. 394c7-8 Resp. 394e3-4 Resp. 397d7 Resp. 410d4-5 (cf.) Resp. 563b8-9 Resp. 598a1-2 (Symp. 173a6-7) Symp. 175b1-2 (cf.) Theaet. 180d7 Tim. 21c2-3 (cf.) Ps. Plat. Ax. 372
52, 5 72, 3 19, 2 94, 16 75, 1 96, 17 39, 11 21, 10 21, 8 45, 16 89, 7 64, 5 49, 11 83, 10 87, 1 98, 13 84, 14 47, 9 85, 5 108, 12 86, 1 114, 4 44, 5 80, 4 12, 6; 32, 6 65, 4 111, 10 34, 7 91, 17 30, 2 30, 3 30,3 57, 10 35, 11 84, 11 51, 1 65, 4 86, 13 100, 1 102, 9 65, 4 71, 10 86, 1
iv. indice delle citazioni presenti nel lessico Plato Comicus frg. 115 Kassel-Austin frg. 117 Kassel-Austin frg. 165 Kassel-Austin Sallustius Cat. 1, 1 Cat. 1, 6 Cat. 2, 9 (cf.) Cat. 5, 9 Cat. 11, 1 Cat. 11, 7 Cat. 12, 3 Cat. 13, 2 Cat. 17, 2 Cat. 20, 10 Cat. 21, 4 Cat. 25, 2 Cat. 35, 3 Cat. 36, 2 Cat. 36, 4 Cat. 40, 2 Cat. 51, 29 Cat. 57, 4 hist. frg. 1, 76 Maurenbrecher Iug. 11, 3 Iug. 18, 9 Iug. 22, 1 Iug. 25, 10 Iug. 48, 3 Iug. 49, 1 Iug. 53, 8 (cf.) Iug. 70, 1 Iug. 84, 3 Iug. 85, 10 Iug. 87, 4 Iug. 88, 4 Iug. 95, 2 Iug. 110, 2 Solinus 1, 21
50, 8 87, 13 14, 8 108, 1 18, 6 16, 6 61, 16 22, 7 76, 18 107, 2 53, 3 37, 4 100, 16 35, 12 15, 2 54, 10 78, 14; 90, 12 84, 12 9, 16; 39, 4 39, 2; 94, 17 79, 2 36, 15 45, 2 22, 8 89, 9 68, 4 114, 16 53, 13 26, 12 61, 3 14, 1 96, 1; 103, 1 51, 4 43, 3 61, 16 56, 16 17, 11; 45, 12
155
Sophocles ? Ai. 547 (cf. frg. 1119 Radt) 40, 16 frg. 368 Radt 33, 6 frg. 697 Radt 13, 7 OC 299-300 44, 8 OT 1056 44, 9 Statius Theb. 2, 572-573 Theb. 2, 573 Theb. 2, 584 Theb. 7, 791-792 Theb. 12, 218-219
51, 8 63, 15 18, 13 46, 14 58, 4
Terentius Ad. 117 63, 1 Ad. 168 14, 10 Ad. 216 54, 19 Ad. 269 25, 6; 34, 4 Ad. 330 83, 5 Ad. 386-388 40, 8 Ad. 391-392 44, 12 Ad. 396-397 68, 15 Ad. 447-448 112, 14 Ad. 548 55, 8; 91, 8 Ad. 578 16, 7 Ad. 582 35, 9 Ad. 634 35, 7; 102, 8 Ad. 677-678 101, 10 Ad. 753-754 63, 11 Ad. 765 115, 9 Ad. 781 30, 4 Ad. 827-828 20, 12; 63, 6; 112, 8 Ad. 864 91, 9 Ad. 871 10, 11; 28, 2; 68, 2 Ad. 876 68, 3 Ad. 958 52, 3 Andr. 2 93, 11 Andr. 8 93, 2 Andr. 28-29 65, 6 Andr. 42 43, 11 Andr. 55 87, 14 Andr. 118-120 96, 3
156
iv. indice delle citazioni presenti nel lessico
Andr. 148-149 67, 6 Andr. 171 80, 13 Andr. 184 15, 14 Andr. 209 10, 5; 52, 14; 108, 2 Andr. 214 61, 10 Andr. 293 81, 17 Andr. 312 49, 4; 89, 20; 103, 17 Andr. 315 17, 8; 89, 14 Andr. 447 102, 10 Andr. 497 83, 6 Andr. 504-505 70, 2 Andr. 536 10, 6; 52, 15 Andr. 621 36, 6 Andr. 639 17, 13; et vd. ad 17, 8 Andr. 709 70, 14 Andr. 804-805 72, 6 Andr. 850 71, 12 Eun. 65 62, 10 Eun. 103 70, 1 Eun. 133 65, 8 Eun. 144-145 72, 8 Eun. 184 83, 16 Eun. 214-215 70, 9 Eun. 226-227 73, 13 Eun. 232-233 88, 3 Eun. 249-250 55, 10; 91, 7 Eun. 250 87, 5 Eun. 270-271 62, 8 (cf.) Eun. 302 19, 11 Eun. 331-332 85, 9 Eun. 391 114, 2 Eun. 397 93, 3 Eun. 424-425 55, 9; 87, 2; 91, 10 Eun. 435 72, 2 Eun. 486-487 57, 8 Eun. 496 66, 11 Eun. 535 72, 2 Eun. 645 14, 11 Eun. 649 35, 7 Eun. 693 48, 13; 105, 10; 114, 8 Eun. 702 50, 20 Eun. 708 50, 21 Eun. 714 13, 3
Eun. 744-745 29, 8; 88, 16 Eun. 750 114, 2 Eun. 923 59, 8 Eun. 948 25, 6; 34, 3 Eun. 1032 75, 2 Haut. 242-243 56, 8 (cf.) Haut. 715 70, 14 Haut. 961 28, 11; 41, 8; 87, 10 Phorm. 67-68 62, 3 Phorm. 77-78 92, 4 (cf.) Phorm. 123 19, 11 Phorm. 198 13, 2 (cf.) Phorm. 204 37, 7 Phorm. 223 9, 9 Phorm. 303 71, 16 Phorm. 329 66, 4 Phorm. 351-352 112, 12 Phorm. 403 89, 17 Phorm. 429 61, 8 (cf.) Phorm. 479 61, 8 Phorm. 495 85, 3 Phorm. 525-526 44, 11 Phorm. 623 24, 4 Phorm. 644 44, 13; 63, 12 (cf.) Phorm. 687-688 19, 11 Theopompus Comicus frg. 57 Kassel-Austin
45, 15
Theopompus Historicus frg. 79 Grenfell-Hunt [FGrHist 115 F 79]
81, 13
Thucydides 1, 1, 2 1, 8, 1 1, 23, 5 1, 24, 1 1, 24, 7 1, 26, 5 (cf.) 1, 61, 3 ? 1, 93, 3
16, 4 73, 12 42, 16; 103, 3 91, 14 24, 13; 33, 16; 53, 7 92, 5 92, 5 9, 6
iv. indice delle citazioni presenti nel lessico 1, 107, 3 1, 112, 5 (cf.) 2, 47, 3 3, 59, 2 4, 64, 1 4, 70, 2 4, 102, 3 4, 121, 1 4, 124, 1 7, 29, 4 (et vd. ad 40, 7; 107, 3)
25, 10 84, 15 41, 17 20, 7 87, 6 81, 3 43, 5 89, 13 65, 2 66, 7
Vergilius Aen. 1, 1 72, 12 Aen. 1, 2 37, 1; 114, 7 Aen. 1, 5 19, 9 Aen. 1, 6 72, 12 Aen. 1, 9 82, 13 Aen. 1, 15-16 71, 8; 80, 6 Aen. 1, 24 94, 10 (et vd. ad 41, 16) Aen. 1, 46-48 85, 11 Aen. 1, 47-48 31, 14; 48, 9; 61, 4; 64, 15; 85, 15 Aen. 1, 84-85 98, 6 Aen. 1, 126-127 28, 10; 41, 7; 87, 8; 109, 10 Aen. 1, 172 10, 12; 28, 4; 68, 5 Aen. 1, 198 67, 1 Aen. 1, 234-237 36, 11; 69, 11 Aen. 1, 320 34, 13; 86, 17 Aen. 1, 336 113, 6 Aen. 1, 347 59, 3 Aen. 1, 379 111, 2 Aen. 1, 393 92, 2 Aen. 1, 455-456 20, 11 Aen. 1, 458 37, 10 Aen. 1, 501 109, 3 Aen. 1, 504 31, 11; 46, 3 (cf. ex. gr.) Aen. 1, 586 52, 9 Aen. 1, 593 82, 14 Aen. 1, 653-654 113, 7 Aen. 1, 669 10, 1 Aen. 1, 670-671 98, 8
157
Aen. 1, 683-684 61, 3; 64, 16; 83, 17; 99, 19 Aen. 1, 697-698 69, 14 Aen. 1, 750 108, 10 Aen. 2, 5 20, 5 Aen. 2, 32 51, 15 Aen. 2, 38 81, 7 Aen. 2, 64 87, 3 Aen. 2, 93 9, 17 Aen. 2, 103 39, 9 Aen. 2, 148 47, 4 Aen. 2, 215 11, 8; 30, 13; 115, 7 Aen. 2, 289 9, 11 Aen. 2, 342-343 86, 2 Aen. 2, 377 46, 12; 56, 15; 58, 2; 82, 2; 96, 13 Aen. 2, 428 100, 15 Aen. 2, 442-443 110, 4 Aen. 2, 670 101, 15 Aen. 2, 700 90, 4 Aen. 3, 42-43 76, 6 Aen. 3, 109-110 47, 12 Aen. 3, 203-204 64, 17 Aen. 3, 236 67, 5; 73, 10 Aen. 3, 272 32, 9 Aen. 3, 427 22, 14; 78, 16; 90, 16 Aen. 3, 489 45, 3 Aen. 3, 583-584 99, 19 Aen. 3, 607-608 93, 13 Aen. 3, 628 55, 2 Aen. 3, 629 47, 5 Aen. 4, 93-94 42, 9 Aen. 4, 105 25, 14 Aen. 4, 149 73, 11 Aen. 4, 320-321 80, 11 Aen. 4, 325-326 98, 11 Aen. 4, 333-335 21, 3 Aen. 4, 335 8, 14; 26, 7; 29, 3; 61, 14 Aen. 4, 373-374 41, 15; 47, 14; 115, 1 et 3 Aen. 4, 419 38, 9 Aen. 4, 467-468 12, 11; 33, 2
158
iv. indice delle citazioni presenti nel lessico
Aen. 4, 569-570 15, 13 Aen. 4, 656 39, 7; 48, 16; 101, 14 Aen. 5, 10 42, 2 Aen. 5, 13 14, 9 Aen. 5, 61-62 56, 2 Aen. 5, 180 53, 12 Aen. 5, 285 14, 16 Aen. 5, 343 46, 7 Aen. 5, 438 45, 12 Aen. 5, 500-501 54, 11 Aen. 5, 529-530 89, 19 Aen. 5, 846 21, 5 Aen. 6, 13 34, 11 Aen. 6, 187-188 19, 8 Aen. 6, 203 110, 17 Aen. 6, 252 52, 10 Aen. 6, 324 65, 10 Aen. 6, 351 65, 11 Aen. 6, 357 87, 9 Aen. 6, 372 52, 9 Aen. 6, 408-409 85, 7 Aen. 6, 410 93, 4 Aen. 6, 466 90, 3 Aen. 6, 723 111, 12 Aen. 7, 90-91 67, 15 (cf.) 7, 161 34, 10 Aen. 7, 192-193 53, 11 Aen. 7, 204 106, 14 Aen. 7, 246-247 113, 5 (cf.) 7, 288-289 28, 10 Aen. 7, 290 51, 12 Aen. 7, 417-418 95, 3 Aen. 7, 573-574 98, 4 Aen. 7, 618-619 30, 6 Aen. 7, 653-654 29, 12; 79, 4 Aen. 7, 666-668 50, 17 Aen. 8, 114 15, 1 Aen. 8, 198 98, 17 Aen. 8, 273 15, 12 Aen. 8, 351-352 47, 10 Aen. 8, 433-434 31, 10; 46, 4 Aen. 8, 515-516 110, 5 Aen. 8, 537 46, 3
Aen. 8, 556-557 21, 12 Aen. 8, 597 21, 11 Aen. 9, 61-62 106, 6 (cf.) Aen. 9, 371 34, 10 Aen. 9, 378 64, 2 Aen. 9, 398 46, 9 Aen. 9, 418 47, 15; 50, 9 Aen. 9, 602 76, 7 (cf.) Aen. 9, 607 24, 5 Aen. 9, 609 31, 14; 78, 7 Aen. 9, 647-648 32, 14 Aen. 9, 815-816 95, 13 Aen. 10, 149 89, 14 Aen. 10, 172-173 81, 9 Aen. 10, 210-211 90, 18 Aen. 10, 534 8, 1 Aen. 10, 586-587 62, 1 Aen. 10, 628-629 13, 10 Aen. 10, 681-682 82, 17; 95, 4 Aen. 10, 752-753 23, 16 Aen. 10, 798-799 34, 9 Aen. 11, 76-77 50, 19; 82, 15 Aen. 11, 126 49, 1; 51, 16; 59, 9 Aen. 11, 350-351 51, 11; 64, 1 Aen. 11, 438 88, 2; 109, 2 Aen. 11, 453 30, 9 (cf.) Aen. 11, 621 34, 10 Aen. 11, 660 101, 6 (cf.) Aen. 11, 720 39, 8 Aen. 11, 750 17, 10 (cf.) Aen. 11, 908-909 28, 10 Aen. 12, 200 8, 5; 25, 18 Aen. 12, 303 93, 6 Aen. 12, 314 100, 2 (cf.) Aen. 12, 595 28, 10 Aen. 12, 694-695 40, 18 Aen. 12, 920 57, 4 Aen. 12, 948-949 39, 8 ecl. 1, 19-20 66, 9 ecl. 1, 53-54 31, 3 ecl. 1, 80 111, 1 ecl. 2, 1 30, 10 ecl. 3, 50 25, 17
iv. indice delle citazioni presenti nel lessico ecl. 3, 88 ecl. 3, 103 ecl. 5, 1-2 ecl. 8, 19-20 ecl. 8, 21 etc. ecl. 8, 32 ecl. 9, 1 ecl. 9, 6 ecl. 9, 45 ecl. 10, 28 georg. 1, 83 georg. 1, 99 georg. 1, 355 georg. 1, 432 georg. 1, 459 georg. 1, 504 (cf.) georg. 2, 275 georg. 2, 425 georg. 2, 472 georg. 2, 483 georg. 3, 53 georg. 3, 58 georg. 3, 63 georg. 3, 231
39, 3 13, 13 82, 7 60, 11 33, 9; 52, 8 54, 7 86, 3 49, 9 8, 13; 26, 7; 29, 4; 61, 15 27, 8 99, 10 9, 5; 33, 13 22, 9 18, 18 18, 18 7, 1 73, 11 101, 5 24, 5 18, 18 22, 15; 78, 18; 90, 17 22, 11 99, 5 11, 10; 31, 2
georg. 3, 284-285 georg. 3, 314 georg. 3, 325 georg. 3, 365 georg. 3, 402 georg. 4, 47 Xenophon Ages. 7, 5 Anab. 3, 2, 19 Cyr. 4, 2, 1 Cyr. 5, 4, 11 Cyr. 6, 3, 1 (Cyr. 6, 3, 11) Cyr. 7, 3, 7 Cyr. 7, 5, 42 Hell. 4, 4, 16 Hell. 4, 8, 22 Hier. 7, 1 Hipparch. 1, 19 Mem. 1, 1, 11 Mem. 1, 2, 4 Mem. 2, 2, 14 Mem. 4, 6, 6 Oec. 18, 1
159 99, 3 11, 9; 31, 1; 115, 6 106, 13 49, 8 89, 16 22, 10 22, 2; 112, 10 87, 15 108, 5 104, 5 47, 2 107, 5 94, 11 60, 12 63, 7 23, 13 36, 2 22, 4 7, 3; 27, 6 7, 5; 27, 9 79, 12 63, 4 25, 1; 33, 17
INDICE DEL VOLUME
Premessa Abbreviazioni bibliografiche Introduzione
V IX XXV
1. La tradizione della parte finale dell’Ars fino al sec. X
XXVIII
2. Descrizione dei testimoni dei secc. IX e X
XXXIX
3. L’archetipo ricostruibile per il lessico sintattico 3.1 Caratterizzazione dell’archetipo α XCIII 3.2 Errori particolari ricorrenti in α e stato del testo all’origine XCVII 4. Individuazione dei rapporti stemmatici tra i testimoni 4.1 La famiglia β C 4.2 La famiglia γ CII 4.3 La famiglia δ CXIII 4.4 Codici di incerta collocazione (JLY, Frg. Arg., Frg. Bern.) CXIII 5. Interventi sul testo a valle dell’archetipo 5.1 Correzioni dotte 5.2 Aggiunte
6. La progressiva ricostruzione filologica del lessico
7. Caratteristiche della presente edizione
CXVII CXX CXXXIII CXL
Testo critico Sigla Prisciani Caesariensis Ars, liber XVIII, pars altera
3 7
Indici
I. Indice delle voci nell’ordine del testo
119
162
indice del volume
II. Indice delle voci ordinate secondo i lemmi greci III. Indice dei termini latini IV. Indice delle citazioni presenti nel lessico
128 139 149
COLLECTANEA GRAMMATICA LATINA diretti da Giuseppe Morelli (†) e Mario De Nonno
Die Reihe Collectanea Grammatica Latina soll neue kritische Ausgaben grammatikalischer Werke der Antike und Spätantike aufnehmen, die auf einer dem heutigen Forschungsstand entsprechenden Sichtung der Überlieferung beruhen und durch die jeweils am besten geeigneten Interpretationshilfen ergänzt werden. Den Werken, die schon in den Grammatici Latini von H. Keil (1855 – 1880) enthalten waren, werden Texte zur Seite gestellt, die Keil nicht kannte oder nicht berücksichtigt hat. I Collectanea grammatica Latina intendono ospitare nuove edizioni critiche di opere grammaticali antiche e tardoantiche, fondate su aggiornate ricognizioni della tradizione e corredate dei più opportuni strumenti per la comprensione dei contesti dottrinali e didascalici. Ad opere già presenti nei Grammatici Latini di Heinrich Keil (1855-1880) si affiancheranno testi ignoti al Keil, o da lui trascurati. Band 1 Ps. Remmii Palaemonis Regulae Introduzione, testo critico e commento a cura di Michela Rosellini. 2001. LVIII/172 S. ISBN 978-3-487-11307-4 Band 2 Terentiani Mauri De litteris, de syllabis, de metris a cura di Chiara Cignolo. I: Introduzione, testo critico e traduzione italiana. II: Commento, appendici e indici. 2 Bände. 2002. LX/214 u. IV/434 S. ISBN 978-3-487-11630-3 Band 3 Rufini Antiochensis Commentaria in metra Terentiana et de compositione et de numeris oratorum Edizione critica a cura di Paolo d'Alessandro. 2004. CLXVI/54 S. ISBN 978-3-487-12752-1
Band 4 Malli Theodori De metris Introduzione, edizione critica e traduzione a cura di Francesca Romanini. 2007. CLXXXVIII/109 S. ISBN 978-3-487-13484-0 Band 5 Q. Terentii Scauri De orthographia Introduzione, testo critico, traduzione e commento a cura di Federico Biddau. 2008. CXIV/244 S. ISBN 978-3-615-00341-3 Band 6: Arusiani Messi Exempla elocutionum Introduzione, testo critico e note a cura di Anita Di Stefano. 2011. XCVIII/203 S. ISBN 978-3-615-00381-9 Band 7 Ps. Aurelii Augustini Regulae Introduzione, testo critico, traduzione e commento a cura di Luca Martorelli. 2011. CXVI/349 S. ISBN 978-3-615-00378-9 Band 8 Velii Longi De orthographia Introduzione, testo critico, traduzione e commento a cura di Marta Di Napoli. 2011. LXX/176 S. ISBN 978-3-615-00383-3 Band 9 Marii Servii Honorati Centimeter Introduzione, testo critico e note a cura di Martina Elice. 2012. CCLXXVI/178 S. ISBN 978-3-615-00407-6 Band 10 [Maximi Victorini] Commentarium de ratione metrorum con cinque trattati inediti sulla prosodia delle sillabe finali. Introduzione, testo critico, traduzione e commento a cura di Doriana Corazza. 2011. CXLIII/ 248 S. ISBN 978-3-615-00385-7
Band 11 Caesii Bassi De metris et Atilii Fortunatiani De metris Horatianis a cura di Giuseppe Morelli. I: Introduzione, testo critico e appendice. 2011. CCXLI/176 S. ISBN 978-3-615-00382-6 II: Note. 2012. 379 S. ISBN 978-3-615-00408-3 Band 12 [Prisciani] De accentibus Introduzione, testo critico, traduzione e commento a cura di Claudio Giammona. 2012. XCVII/219 S. ISBN 978-3-615-00404-5 Band 13 Prisciani Caesariensis Ars, Liber XVIII I: Pars prior. Introduzione, testo critico, traduzione e commento a cura di Michela Rosellini e Mario De Nonno. in Vorbereitung / in preparazione II.1: Pars altera, 1: Introduzione, testo critico e indici a cura di Michela Rosellini. 2015. CL/162 S. ISBN 978-3-615-00419-9 II.2: Pars altera, 2: Commento, a cura di Elena Spangenberg Yanes. in Vorbereitung / in preparazione
Weitere Bände in Vorbereitung! Ulteriori volumi in preparazione!