L'invenzione di Milano. Culto della comunicazione e politiche urbane 0815518778, 9788898367689


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L'invenzione di Milano. Culto della comunicazione e politiche urbane
 0815518778, 9788898367689

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Lucia Tozzi

L'invenzione • 1 ano Culto della comunicazione e politiche urbane

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Culto della comunicazione e politiche urbane

© 2023 Edizioni Cronopio © 2023 - I Ristampa © 2023 - II Ristampa • Via Broggia, 11 - 80135 Napoli Tel./fax 0815518778 · www.cronopio.it shopcronopio.it [email protected] ISBN 978-88-98367-68-9

A Francesco, nato a Milano

Indice Introduzione

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I. Cultura e rendita

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2. Il management della partecipazione

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3. Miseria della rigenerazione urbana

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4. Desiderio

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Bibliografia

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Introduzione

Nel disperato tentativo di cancellare la percezione di Milano come capitale europea della pandemia Covid-19, il Comune ha lanciato nel1' estate 2020 un video intitolato Milano è sempre quella, perché non è mai la stessa. Il video, un esemplare prodotto di marketing territoriale, è una sequenza di riprese fondate sul!' alternanza tra quartieri centrali e quartieri periferici, monumenti e spazi underground, persone famose e facce qualunque, vecchi e giovani, il velo islamico e l'arcobaleno Lgbtqi+, tutte però uniformate dalle stesse tonalità vivide e dalla ricorrenza del rosso e del rosa, i colori caldi della "ripartenza". Non e' è traccia di sporco, non e' è traccia di grigio. I palazzoni di Baggio sono uno sfondo incerto dietro la coolness di Ghali, il rapper buono di seconda generazione, mentre Lambrate diventa Lambrooklyn e gruppetti di writers e skaters, icone della ribellione addomesticata dai brand 9

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commerciali, posano agghindati in stucchevoli tute di colori infantili. A che serve questo ipertrofico sfoggio di vitalità? A chi è diretto? Il suo scopo è turistico, serve a rilanciare l'immagine di Milano in continuità con quella promossa nell'ultimo quinquennio: una città attrattiva, vitale, dinamica. Ma non è rivolto ai turisti in senso stretto, bensì in prima istanza ai milanesi, quelli di sempre e quelli acquisiti. Dall'Expo in poi i milanesi vengono trattati alla streguacfiTunstìcieth,~1x:em:i~-tJna-ei ttà c:l}e~de~Ol1() ~ tUt}ij_costj_Scoprire, vi~rém ogni angolo segreto, e di cui è imperativo essere orgogliosi e soddisfatti. Perché la prima regola per vendere una città sul mercato globale è restituire un'immagine di entusiasmo compatta, collettiva, in cui ogni individuo rappresenta un atomo di energia vibrante. Il buon umore dei cittadini è diyentato un elemenro-preziosissimo, cfa catturare e oggeti:ivizzare in sonaaggi"estatistiche sulla qualità della vita e sul benessere percepito. Ma in una città in cui le disuguaglianze aumentano, la giustizia educativa langue, i servizi vengono privatizzati, il lavoro è precario e l'aria pessima, diffondere una percezione positiva del benessere e della qualità della vita è un'operazione che richiede un grande dispendio di forze, un nuovo linguaggio intriso di anglismi e tecnicismi e una no10

tevole dose di violenza. La crisi strutturale dell'industria mediatica ha reso questo compito meno gravoso: i giornali in cerca di sponsor e protezioni hanno allentato spontaneamente i principi deontologici, prestandosi a una delle più grandi operazioni di propaganda nella storia italiana recente. I comunicati stampa emessi delle autorità locali sono stati sistematicamente riprodotti e amplificati, senza riguardo per la verosimiglianza. La critica politica, culturale, sociale è stata atrofizzata, censurata, gli autori allontanati dalle testate. I giornalisti inviati a cercare testimonial di storie positive, edificanti, resilienti. Un numero ristrettissimo di esperti e celebrità è stato chiamato a opinare su qualsiasi fatto capitasse sul suolo urbano. E così quella Milano che ancora negli anni 90 appariva grigia, introversa, priva di un'immagine classica («Chi cerca a Milano l'immagine, come può cercarla nelle altre città italiane, non la trova - diceva Carlo Sini in La metropoli accidentale 1 perché Milano non gliela offre, perché qui l'immagine non è dello stesso genere delle altre città italiane»), e che neppure con le atmosfere dionisiache dell'era craxiana e berlusconiana era riuscita a scrollarsi di dosso la patina di ruvidità che]' ave1

Patrizia Ranzo (a cura di), La metropoli accidentale, Cronopio 1994, p. 40.

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va nel bene e nel male sempre connotata, grazie alla campagna mediatica Expo e post-Expo ha conquistato la fama di città accogliente, vivibile e cool. Regina del greenwashing, ha scalato le classifiche delle città sostenibili mentre consumava più suolo, più ossigeno e più rifiuti di qualsiasi altro luogo. A dispetto delle politiche di privatizzazione spinta di beni e servizi, e della concentrazione degli investimenti in aree di pregio e in edifici di lusso, Milano si è autoproclamata capitale italiana della democrazia partecipata e del proc gressismo, nonché luogo ideale per i giovani nonostante i prezzi esorbitanti di alloggi e ristorazione. Qualche chilometro dipista ciclabile disseminato ·gua_~l;Cseiì.za unals'ig~aéi-minuscoli interventi di "tÌ;hanistica tatti~-;_", :un~-a-s"s~,c-cia

immissione di auto, moto e monopattini in sharing e una manciata di co;_,orkingé-Iablab son-o seryit~~~nt_a_re_la retoricaae11a·smarrcity e dell'innovazione, mentre ·1;;,··1,rol1terazione· di eventi pseudoculturali, la continua celebrazione di festival e week dedicate a moda, cinema, arte, letteratura, architettura, design ma anche a generi ali.

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mentar1, sport esoter1c1, emoz1on1 e sent1ment1,

animali domestici, ha facilitato la sua presenza egemonica sulle pagine culturali nazionali. La sostanza di questa narrazione, che all'apice del suo successo è diventata addirittura un model12

lo, è che Milano si può sviluppare secondo i prin-

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cipi del più puro neoliberismo - estrattivista, classista, globalizzato, thatcheriano - ed essere laboratorio delle forme più avanzate di socialismo, campionessa di welfare, redistribuzione, giustizia sociale, sostenibilità. A patto di abbracciare senza riserve il partito del cosmopolitismo e della lotta alle discriminazioni di genere e razza, nella Milano del Modello le contraddizioni svaniscono per miracolo, si dissolvono nell'ottimismo forzato. La distanza siderale che separa i cumulatori di cariche e stipendi dalle masse di precari e volontari, i percettori di rendite dagli inquilini, i detentori di saperi e informazioni dalle masse spaesate viene coperta da uno stato di eccitazione superflua e dal]' occultamento del dissenso. -- Il cortocircuito ha furi°zionato, almeno per qualche anno: i milanesi si sono inorgogliti, si sono convinti di vivere in una città che piace, e i visitatori sono accorsi a vedere una città abitata da persone così entusiaste di viverci. A quanto pare, Milano è sempre la città del lavoro, ma è anche un posto dove ci si diverte, come a Barcellona, Berlino o a Londra. È una capitale mondiale del lusso, ma anche dell'inclusione. Milano ama la street art, ma anche il decoro. Costruisce grattacieli a più non posso, ma annuncia an-

che un grande piano di riforestazione. «Milano è sempre quella, perché non è mai la stessa». 13

II It

Il piano delle alternative è scomparso dal discorso pubblico. Non è più tempo di scelte dolorose, di rinunce o sensi di colpa. Prosperità e libertà di arricchirsi vanno a braccetto con solidarietà ed equità. Milano è una città win-win. Sarebbe un grave erro'~~interpretarequesta eclissi della logica oppositiva come un fenomeno marginale, una banale pratica promozionale o come un normale regime menzognero operato da una classe politica scadente. Perché il marketing e la comunjc_azione, che sono ormai Ìarg~l'l~~c,_:yrapponib_j]~ hanno fagoc;;;;:o il pensiero ~Pagire ppJitico, assor5i to largnissime porzioni del sistema mediatico e del sistema culturale, fino ad assumere una posizione di egemonia. In un saggio scritto nel 2004, prima di potere assistere ali' avvento dei socia! media, Mario Perniola definiva la comunicazione come la più potente delle ideologie: un esercizio di forza volto a delegittimare la mediazione della critica, della conoscenza, dell'articolazione discorsiva attraverso la semplificazione, lo svuotamento di significato, il ricorso ali' emozionalità. L'annullamento degli opposti è una caratteristica strutturale della comunicazione, che ha lo scopo di evadere qualsiasi possibilità di verifica rispetto a ciò che asserisce. Nonostante l'aura giovanilistica, progressista, friendly da cui è connotata, la comunicazione «si sottrae a ogni determi14

nazione, come fosse la peste. Aspira a essere contemporaneamente una cosa, il suo contrario e tut-

to ciò che sta in mezzo tra i due opposti. È quindi totalitaria in una misura molto maggiore del totalitarismo politico tradizionale, perché comprende anche e soprattutto l'antitotalitarismo» 2 • ] cosiddetto Modello Milano è l'incarnazione -..... ~·di questa comunicazione ideologica a scala urbana, che ha sostituito uasi er intero 1'1ntrecci6""1"ki si. 1c1, econo_mici,_s_o.cia.li_ e cultura }_J>ree.1.ist-"11ji. Il culto del fare, che per decenni ha d;minato a Milano, si è trasformato in un affaccendamento rivolto principalmente alla rappresentazione. Questo non significa che non si lavori o non si facciano affari: come in ogni altra economia postfordista alla produzione industriale sono subentrate le industrie immateriali come quelle della formazione, del turismo, dell' entertainment, della ricerca, dei servizi, della logistica. Il Real Estate ha sempre occupato uno spazio di grande rilievo, e forse mai come nell'ultimo decennio. Tuttavia anche in questi campi il 90% del fare non è più diretto alla realizzazione di prodotti più o meno immateriali, ma alla comunicazione del proprio fare. A Milano non si costruiscono costosissimi gratta/'

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Mario Perniola, ·contro la comunicazione, Einaudi 2004, p. 9. 2

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cieli o case di lusso perché rispondono a una effettiva domanda di mercato, ma per potere dire che Milano è una città che si rinnova nel lusso. Non si organizzano quasi mai mostre ed eventi allo scopo di studiare e fare scoprire al pubblico l'opera di ar-

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t1st1, rnus1c1st1, reg1st1 passati o contemporanei, ma

per avere visibilità e fare rete. Ili~ne p_!Ì11cipale di moltissimi progetti sociali vincitori di band,;-cne c~~nvo1gono per esemp"i"o comun1ta !il aree peri±eri_ç_ne,-non"ffiinigliorare materialmente le ~~izio;:;;·cI;ql:ielle comun1la,cl11ornire·un_ servizio du!::':turo, ma di 7oÌnvolgerle in un' esp_"_ri5. Ed è sicuramente quello che è successo anche a Milano, solo che qui qualcosa è andato storto: invece di decollare come un parco a tema classico, definito da alcune varianti semplici - che so, moda+design+ricerca+ Real Estate - il gioco si è innamorato delle regole, fino a identificarsi non con l'oggetto della comunicazione, ma con l'atto stesso di comunicare. La gente non fa che comunicare, fi119 edjlllenticarè il senso stesso di quelio~cliè~fa, e persino ~-perdèrèT'aspettativa di ùncompenso. Per la gran parte della popolazione, il mezzo è diventato il fine, un miraggio che in caso un

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s_-·'Michael Sorkin-} Variations on a Theme Park: The New American City and the End of Public Space, Farrar, Space and Giroux 1992, p. 223.

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milione porterà un premio eccezionale come la grazia divina: una patente miliardaria da influencer, o più modestamente un posto in qualche università o istituzione o impresa, meglio se straniera.

Gli altri, quelli che restano fuori dal trip, appartengono prevalentemente a due tipologie: gli estrattori, cioè gli unici che raccolgono i frutti dell'altrui affanno arricchendosi soprattutto con operazioni finanziarie, immobiliari e grossi monopoli, e i perdenti radicali, quelli che non riescono a raccogliere neanche una briciola che possa illuderli sulla bontà del modello, e che vengono in genere bollati come populisti o lamentosi, in ogni caso retrogradi e reazionari, il male assoluto con cui non vale neppure la pena di confrontarsi. E questo perché la fQKE di5Eotica dell'immaginario ,Orti_pro\ prietari e a rimuovere l' ori~a funzio.ne__del ,~i '1 "'.'.èlia~~ella pi~;i~i~ne urb;~isti~; demo.;) j cra_ti,ca, -~È_i:e_dis~zioq~a riccli.ez~a-eaei \, ----,./ servizi sul territorjQ.LJ.rale..crusi. .-• --tuna--;;-olta rimossi i principi della redistribuzione e della distinzione tra pubblico e privato, la privatizzazione avanza senza ostacoli, dalla piccola alla grande dimensione. In nome di questa rigenerazione orientata al lusso e alla rendita il Comune sta perdendo, uno dopo l'altro, tutti i centri sportivi e le piscine pubbliche, le biblioteche pubbliche, i mercati comunali. La prima a cadere è stata la piscina Caimi, diventata poi Bagni Misteriosi42, emblema assoluto del radical chic. Sono seguite le partnership per il Lido di Milano, una specie di oasi popolare nel!' ovest della città, luogo di culto negli anni sessanta e settanta, e per la piscina Scarioni, a Niguarda, e molte altre, come la Cozzi 41

Manfredi Carella con Luca Doninelli, Milano si al-

za, cit., p. 27. 42

Cfr. p. 120, nota.

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e la Ponzio sono già state prese di mira come location per eventi e mostre. Il ciclo è sempre lo stesso, per le piscine come per i mercati o le biblioteche. La manutenzione ordinaria viene deliberatamente lesinata, il degrado avanza, la chiusura incombe, spunta un privato pronto a investi- i re nella riqualificazione: ma se investe, vuole farne : uno spazio di lusso, non per la gente comune, e il J Comune invariabilmente glielo concede, con tanto di interesse pubblico (vale a dire meno oneri e premialità in cubature) e lunga concessione a · prezzi stracciati. La maggioranza dei cittadini espulsi ha a tal punto assimilato questa logica da identificarsi con il privato investitore ("Eh beh, se ci mette i soldi è giusto che decida"). Il caso più grave è ovviamente la demolizione e ricostruzione dello stadio Meazza a San Siro, che però proprio per la sua totale irrazionalità ha suscitato reazioni avverse da parte degli abitanti del quartiere, dei tifosi, degli attivisti che lottano contro la gentrificazione, di studiosi e urbanisti, e persino di una certa quota di fan del modello Milano. ~Ja privatizzazione più insidiosa è quella dovuta al_proliferare -;:Iei Patti di collaboraz1one e alle sponsorizzazioni, fatti passare p ~ a generosa pratica di cura di pezzi di spazio pubblico da parte dei cittadini: in realtà si tratta di convenzioni agili tra priva ti e Comune in cui un condominio,

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un'azienda o un gruppo di abitanti può letteralmente appropriarsi del!' aiuola o del giardino di fronte al palazzo, recintarla, e in alcuni casi stravolgerla del tutto. Come nel caso di piazza Cadorna, dove con la sponsorizzazione di un noto brand sono stati eliminati gli attraversamenti tra gli alberi, i tavoli e le panchine di cemento disegnati da Gae Aulenti ed eretta una ringhiera intorno al giardinetto sulla quale è persino vietato appoggiarsi, al preciso scopo di «eliminare il bivacco di perditempo» - come racconta Urbanfile, un sito di cronaca appassionato della rigenerazione milanese.

_I ,a conf · e tra ubblico e privato, E3kubblico e __l',llbbliço, sottra~i.ill'i.S:Ìtta_di11'1_11Z'1J)_e,~2:.t:l~in~o_Ee,zzettino_s_eazi E_llhblici, Ieryi2:j~_imb li 9~~2:almen te _cas e_p11b b)i