Le antiche olimpiadi. Il grande sport nel mondo classico


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Le antiche olimpiadi. Il grande sport nel mondo classico

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MARIO PESCANTE· PIERO MEl

LE ANTICHE

OLIMPIADI

Il grande sport nel mondo classico

R!_zzoli

Proprietà letteraria riservata C 2003 RCS Libri S.p.A., Milano ISBN 88-17-10n9-4

Prima edizione: ottobre 2003 Terza edizione: dicembre 2003

I L'UOMO E LO SPORT

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TIGRI DI SPORT Mesopotamia, la terr a fra due fiumi: fu lì, tra le rive del Tigri e dell'Eufrate, che cominciò la storia dell'uomo e anche quella del suo essere sportivo. I suoi giochi, quelli in Egitto e nel Mediterr aneo.

Mesopotamia: non c ' è libro di storia, o quasi, che non co­ minci la sua storia, ché ogni libro in fondo racconta degli stessi fatti una propria versione giacché chi la scrive la af­ fronta dal proprio punto di vista di conoscenze e di emozio­ ni; non c ' è quasi libro che racconti delle storie il quale non parta dalla parola Mesopotamia. È come il «c'era una volta» delLe favole. Prima della Mesopotamia era la preistoria: i ghiacci, le ere, il paleozoico, i dinosauri, terribili mostri o buoni giocattoloni, prima che Jurassic Park li facesse rivive­ re . Ere e periodi: cose da domande per un quiz, prima mi­ liardari o e oggi milionario, in televisione. Venne prima il pro tozoico o il paleozoico? Boh. Tic, tac , tic , tac , tic , tac, corrono i secondi che consumano il tempo e i sogni. Uno e confermo. Quant'era lungo un allosauro? Quant'era alto un tirannosauro? Quante corna aveva un triceratopo? Quanti aculei aveva uno stegosauro? Non rispondo e non confermo. Mesopotamia è un'al tra cosa: è la terra tra i fiumi (mesos, in mezzo, potamos, fiume, parole greche del greco an tico, quando si studiava; ippopotamo, in effetti, è il cavallo del fiume, e quanto al mesos, è giusto il centro della virtù) , è la terra annacquata, e in tempi di siccità galoppante e di pre­ visioni che fanno dell'acqua l 'oggetto del desiderio e delle guerre del millennio appena cominciato, più ancora del pe­ trolio dicono i neoNostradamus, si capisce ancora di più 9

quale importanza per la vita di allora avesse l ' acqua, giac­ ché non c ' era praticamente altro . In mezzo all ' acqua, e dunque in mezzo ai fiumi, era la vita, la prima vita datata dalla storia. E quindi tra i due fiumi, il Tigri e l'Eufrate, do­ ve ora è l'Iraq, fu per prima la vita dell' uomo, intesa come ocvita civile» , secondo il senno del poi, quello comune; per­ ché magari c ' è chi può ritenere che ci fosse molta più ci­ viltà nelle caverne e a Neanderthal che non fra i due fiumi, specie oggi direbbero gli amerikani. Dunque fu lì, fra il Tigri e l 'Eufrate, in mezzo ai fiumi, in Mesopotamia appunto, che cominciò la storia dell ' uomo, l 'homo erectus. E, con la sua storia generale, anche la sua sto­ ria sportiva. Del resto sulle sponde di un altro fiume, altro continente ma lì vicino, nella valle del Nilo, si sviluppò un'altra splendida civiltà, anche sportiva. Eccoci laggiù in Mesopotamia, allora: siamo settemila anni fa, sette millenni, giacché il tempo di cui parliamo è il IV millennio avanti Cristo. C'è un popolo che vive in quei luoghi, e chissà se davvero è già un popolo, o una semplice etnia, o una tribù che più fortunata d 'ogni altra ha trovato il terreno fertile per coltivare, oltre ai prodotti agricoli, an­ che la vita. Questo popolo sono i Sumeri : inventerà la pri­ ma forma di scrittura usata dall'uomo, ma, essendo un po­ polo primigenio e protostorico, inventerà tutto quello che gli riuscirà d'inventare e che la sorte tram anderà fino al ri­ trovamento archeologico. Anche la boxe è tra queste in­ venzioni: tavolette di terracotta datate al per noi speculare III millennio prima di Cristo ci mostrano due pugili che s 'affro ntano, piede contro piede, in una posa e in un atteg­ giamento che molto assomigliano ai pugilatori dei primi dell ' O ttocento. La noble art ha attraversato i millenni e le civiltà . Il ritrovamento è avvenuto ad Ashumak, nei pressi di Baghdad. Ma non erano i soli a gareggiare, in quell'epoca, i Sume­ ri; poco più a nord, nella regione centrosettentrionale della penisola anatolica (la Turchia) vivevano e prosperavano, ai tempi, gli Ittiti, che venivano dal Caucaso. Cavalieri provet10

ti, gli Ittiti furono i primi a utilizzare i carri non soltanto per le battaglie o i trasporti, ma anche per le competizioni ago­ nistiche. Era la Formula Uno di allora, e, come sta scritto nei testi rinvenuti a Bogazkoy, il vincitore delle gare eque­ stri riceveva, come riconoscimento, la nomina ad auriga del carro reale. Come se Michael Schumacher oggi fosse nomi­ nato autista della Papa-mobile, Varenne fosse attaccato al cocchio d'oro della Regina d'Inghilterra (in cassetta il suo guidatore Giampaolo Minnucci) e via esemplificando, fino a mettere Maurice Greene o Tim Montgomery tra le stan­ ghe d'un principesco risciò.

Si accennava prima alla valle del Nilo, e dunque all'anti­ co Egitto, alla civiltà dei Faraoni, delle Piramidi e della Sfinge, dei geroglifici e dei papiri. Lì gli storici hanno assai faticato a trovare un sistema di datazione, anche dopo la stele di Rosetta che ha reso possibile la «traduzione» dei geroglifici: però sono arrivati a fissare l'inizio della Prima Dinastia al 2850 avanti Cristo. Ebbene, in quell'epoca, gli egizi praticavano sport, come la corsa, la lotta, la voga, il pugilato, la schenna nella quale l'anna era un bastone, il sollevamento pesi, l'equitazione. Di questo esistono le pro­ ve. Quindici coppie di lottatori, ad esempio, sono rappre­ sentate nella tomba di Ptahotep, un ministro del re Isesi, vissuto nel 2675 avanti Cristo; e quasi duecento anni dopo, intorno al 2500 avanti Cristo, i lottatori si sono moltiplica­ ti: nella tomba di Ti, un dignitario della Quinta Dinastia vissuto in quegli anni, le figure di lottatori sono quattro­ cento, e si seguono offrendo alla vista prese di tecnica

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sai moderna, in una raffigurazione senza intervalli, quasi una pellicola, una ripresa televisiva a scopo didattico di un match di lotta dei nostri tempi, scandito per fotogrammi. Certamente l'autore doveva essere stato un lottatore: co­ me il commento dell'esperto nell'attuale civiltà telecroni­ stica, nella quale l'esperto che segue e commenta i foto­ grammi è spesso un ex. E ancora, sempre nella zona di Sakkara: il re Zoser che corre, i ginnasti che eseguono movimenti al corpo libero, i 11

lottatori che si prendono e s'affrontano lungo i fianchi del sarcofago del re Arnenemapt. Lotta, pugilato, la scherma con il bastone al posto del fioretto, della spada o della scia­ bola: impugnano l ' arma, un bastone lungo circa un metro, con la destra, questi protoschermidori, e la mano è infilata in un'elsa di cuoio, mentre con la sinistra, protetta da un ' a­ sticella di legno, si difendono dai colpi dell'avversario. La difesa è anche in un leggero elmetto che protegge testa e orecchie, in una maschera per il volto; i giudici si individua­ no perché hanno in mano una penna, come fosse un se­ gnapunti. Non c ' è il mancino. E forse nello sport di allora non c 'erano i tiri mancini di dopo. ll Nilo, ovviamente, invitava alla voga: il Nilo era fonte di vita, e dunque bastava regatarlo per portare con sé i benefi­ ci di questo padre fiume, l ' acqua miracolosa dei creden ti d'ogni fede successiva. Ecco allora che la voga viene rappre­ sentata in maniera anche artisticamente coinvolgente nel tempio di Hatscepsut, che oggi è «visibile» al museo d 'arte egizia di Berlino. Discipline sportive, quindi, ma anche giochi di piazza , di quelli che ancora fanno la fortuna di migliaia di sagre pae­ sane in giro per il mondo, o semplicemente la felicità dei ragazzi per strada o in un parco: la corsa con il cerchio spin­ to da un bastone, il tiro alla fune, o la cavallina, che è l'arte di scavalcare i compagni che ti stanno davanti piegati e poi, scavalcatili, piegarti a tua volta e !asciarti superare da loro. Come un cavallo della ginnas tica ma senza appoggi. Come un cavallo vero ma senza sella, bensì scosso come mamma natura l'ha fatto. È l'inizio del volteggio, quello che a Roma si chiama di oggi , ma nell 'accezione della parola «agone>> , cioè lotta per la vittoria, che poteva riguardare sia i muscoli che la mente, come se le due cose fossero se­ parabili e non lo sono, giacché il solo muscolo non vince­ rebbe mai nessuna gara , perché ogni sport prevede l 'ap­ porto determinante sì delle fibre bianche e di quelle rosse, del cuore e dei tendini, ma anche del sistema nervoso e del cervello. Le gare di allora non erano soltanto la corsa, la lotta, il pugilato e quant'altro; erano anche gare di poesia e di mu­ sica, e qualcuno asserisce perfino di pittura, gare d'arte di­ remmo oggi, festival di musica colta o nazional-popolare, di versi e versetti ; e lo direbbero soprattutto quanti , a torto, non ritengono che ci siano gesti sportivi che sanno d'arte: non era • 91

( unico e primo) o come