La quarta teoria politica
 9788885242050, 8885242057

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A l e k s a n d r D u g in

Quarta Teoria Politica A

cura di

T r a d u z io n e

A n d r e a V ir g a

di

C a m il l a Sc a r p a

N ovaEu ro pa M il a n o , 2,017

NOVAEUROPA

EDIZIONI

Copyright © NovaEuropa, 2017. In base alle leggi sull’editoria, ogni riproduzione di quest’opera anche parziale e con qualsiasi mezzo realizzata è illegale e vietata. Titolo originale: The Fourth Politicai Theory, Arktos, London 2012; tra­ duzione di Camilla Scarpa. The Fourth Politicai Theory, International Eurasian Movement, Moscow 2012; traduzione di Camilla Scarpa (cap. 14, app. E) e Andrea Virga (app. B, C). ISB N 978-88-85242-00-5. Prima edizione: maggio 2017. NovaEuropa Edizioni, www. n o v a e u r o p a . i t in fo O n o v a e u r o p a .it

INDICE

Indice

v

N o ta alla Traduzione

v ii

d i A n d re a Virga C om prendere D u g in

XV

d i A n d re a Virga Introd uzion e: essere o n on essere?

i

i

L a nascita del concetto

7

z

II D asein (e sse re-n el-m o n d o ) com e attore

33

3

L a critica dei processi m o n o to n i

67

4

L a reversibilità del tem po

85

5

L a transizione globale e i suoi nem ici

91

6

C onservatorism o e p ostm od ern ità

109

7

L a “ civiltà” com e concetto ideologico

139

8

L a trasform azione della sinistra nel X X I secolo

169

v

Indice

9

II liberalism o e le sue m etam orfosi

195

10

L on tologia del fu tu ro

221

11

L a n uova an trop ologia politica

241

12

Prassi politica della Q u arta Teoria

253

13

II genere nella Q u arta Teoria Politica

263

14

L a possibilità di u n a R iv o lu zio n e nella Postm odernità

277

15

C o n tro il m on d o postm od ern o

289

A

P ost-antropologia politica

297

B

II genere nelle tre teorie politiche della m odernità

307

C

Q uarta Teoria Politica e Prassi

319

D

L a m etafisica del Caos

329

E

II P rogetto G ran d e E u ro p a

341

vi

NOTA ALLA TRADUZIONE d i A ndrea Virga

Questa breve avvertenza intende presentare al lettore il lavoro di tradu­ zione e cura del testo originale compiuto, con particolare attenzione alla storia del testo e agli apparati critici forniti. Seguendo, infatti, la lezio­ ne di Giambattista Vico, lo studio dellafilosofia non può essere davvero disgiunto dalla pratica à d h filologia. N on è possibile, cioè, affrontare la lettura di un testo o di un autore, prescindendo da una comprensione profonda degli stessi, in termini di contesto e significato. Nel segno di questa precisazione fondamentale, vorremmo inscrive­ re tutto il lavoro editoriale aperto appunto da questo volume, con l’am­ bizione non solo di fornire ai lettori contenuti adatti ad elaborare e svi­ luppare una prospettiva realmente comunitarista, ma di ottemperare a questo compito senza facili scorciatoie, bensì rispettando i testi e gli au­ tori proposti, vale a dire evitando di strapparli al contesto originario, po­ nendo loro in bocca parole estranee. A questo proposito, non si può dimenticare la bimillenaria tradizio­ ne italiana che, dall’erudizione di Varrone, attraverso l’opera filologica di Petrarca e Valla, giunge fino a luminosi esempi contemporanei, come la monumentale edizione di Nietzsche per mano di Colli e Montinari, alla cui fonte chi scrive è fiero di essersi abbeverato. N é d’altra parte è possibile, se si vuole essere fedeli allo spirito dell’o­ pera presente, trascurare le radici autentiche - il D asein, se vogliamo di uno scrittore e delle sue opere. L a filologia, come amore per la parola, come ritorno alle fonti, costituisce pertanto un efficace antidoto al vele­ no postmoderno dell’infotainm ent e dellejkke news, un atto di resistenza contro la disinformazione liberale.

VII

N ota alla T raduzio ne L’E D IZ IO N E R U SS A L’edizione originale de “ La Quarta Teoria Politica” ( Cetvertaja politiceskaja teorija) è stata pubblicata a San Pietroburgo dalla Amphora nell’a­ gosto 2009, con una tiratura iniziale di 1000 copie e il sottotitolo: “ La Russia e le idee politiche del X X I secolo” (Rossija i politiceskie idei X X I veka). Consta di quindici capitoli, divisi in cinque parti, e di un’introdu­ zione, per un totale di 351 pagine. Come si può vedere dall’indice, riportato qui di seguito, una parte predominante dell’opera riguarda da vicino il ruolo della Russia dal pun­ to di vista sia geopolitico che ideologico. In particolare, il capitolo finale individua la battaglia di Cchinvali tra Russia e Georgia (8-11 agosto 2008) come punto di svolta. Secondo Dugin, l’intervento russo a difesa di Abcasia e Ossezia del Sud avrebbe sancito una rottura su entrambi i fronti. La Russia avrebbe compreso finalmente la propria natura di civiltà eu­ rasiatica distinta dalle nazioni europee e quindi dotata di valori propri, differenti da quelli “ universali” imposti dall’Occidente. Pertanto, mentre le prime due parti discutono la natura ideologica della Quarta Teoria Politica, in relazione alle altre ideologie, le successi­ ve due ne discutono l’applicazione al caso specifico russo, e specialmente rispetto ai concetti chiave di Impero ed Eurasia. Tutta l’ultima parte è, infine, dedicata ad un’analisi delle prospettive politiche russe negli anni a venire, specie di fronte all’Occidente, a guida statunitense. E quindi evidente come quest’opera sia stata destinata al pubblico russo (russkij) - o, meglio, russofono (rossijskij) - concentrandosi sul principale problema della Russia, già affrontato dai più grandi pensatori russi: il rapporto con la modernità, identificata a sua volta con l’Occi­ dente di matrice europea. Il crollo dell’U R SS e la difficile ripresa di una Russia mutilata e indebolita hanno riproposto questo problema con gra­ ve urgenza, ed è in questo contesto storico che Aleksandr Dugin si trova a scrivere e agire. Vili

L’edizione russa Indice Introduzione. Essere o non essere? Parte I : Introduzione alla Quarta Teoria Politica

Cap. x: La Quarta Teoria Politica Parte II: L a fin e delle ideologie classiche e la loro metamorfosi Cap. z: Il liberalismo e la sua metamorfosi Cap. 3: Democrazia: sacro o laico? Cap. 4: Trasformazioni delle ideologie di Sinistra nel X X I secolo Cap. 5: Che cos’è il conservatorismo?

Cap. 6: Il conservatorismo come progetto ed episteme Parte I I I: I l contesto geopolitico d el X X I secolo: civiltà e impero Cap. 7: L ’Occidente e la sua sfida Cap. 8: “ Civiltà” come un concetto ideologico Cap. 9: Il principio delP” Im pero” di Cari Schmitt e la Quarta Teoria Politica Cap. io: Progetto “ Impero” Parte IV : L ’eurasiatismo come una versione della Q uarta Teoria Politica Cap. 11: Eurasiatismo (poema politico) Parte V: Profili ideologici della politica russa fu tu ra Cap. iz: La struttura della sociogenesi in Russia Cap. 13: Il Leviatano russo (tempesta)

Cap. 14: Modernizzazione sotto il punto di domanda Cap. 15: Interessi e valori dopo Cchinvali

IX

N ota alla T rad uzio ne L E E D IZ IO N I EU R O PEE Benché la Quarta Teoria Politica nasca in Russia, essa è esplicitamente ri­ volta potenzialmente a tutti i popoli, dal momento che si propone come metodo piuttosto che come contenuti valoriali. Nello specifico, è parti­ colarmente interessante per i popoli europei e di discendenza europea, sia perchè l’Europa è il primo e naturale interlocutore del mondo eura­ siatico sia perché lo stesso Autore è ampiamente debitore verso pensato­ ri europei, e in particolare tutto il filone di pensiero della Konservative Revolution, come Heidegger e Schmitt. Tuttavia, occorre attendere il zon, con le rivolte arabe, e la creazio­ ne da parte di Dugin della rete politico-culturale Global Revolutionary Alliance, insieme con la conferenza “Against Postmodern World” (15-16 ottobre zon). Come parte di questa offensiva politica, viene approntata la prima traduzione in lingua straniera de “ La Quarta Teoria Politica” . Il libro è pubblicato nel 2012 a Mosca a nome dell’Eurasian Movement, ad opera di una squadra di traduttori (Nina Kuprianova, Maria Tokmakova, Olga Schief, Vaan Maas, Valentin Cerednikov, Zirajr Ananjan, Fédor Smirnov, Kirill Lazarev, Ivan Fédorov) coordinati dal giorna­ lista statunitense pro-russo Mark Sleboda. Già quest’edizione presenta delle notevoli differenze rispetto all’originale. Successivamente, una seconda edizione, riveduta, più curata, è stata pubblicata da Arktos a Londra nell’estate 2012, a cura di John B. Morgan, caporedattore di Arktos, con il concorso di Michael J. Brooks, Natella Speranskaja e Michael Millerman. A detta del curatore: Il testo è stato rivisto dall’autore, e ulteriori capitoli sono stati aggiunti a questa edizione da altri scrìtti del Prof. D u­ gin, pubblicati più tardi, che trattano lo stesso tema. La prefazione è quella scritta da Alain Sorai per l’edizione francese, tra­ dotta da Sergio Knipe.

x

Le edizioni europee

Quest’edizione riveduta - d’ora in poi definita come europea - com­ prende un apparato di note piuttosto ampio, ma presenta un diverso or­ dine dei capitoli. Dopo l’introduzione non numerata, prosegue con i ca­ pitoli 2-5,7, n -14 ,6,8-10,16. Manca il penultimo capitolo “ La possibilità di una Rivoluzione nella Postmodernità. Morfologia e semantica della Rivoluzione” , e le uniche appendici incluse sono la I e la IV. Si può parlare di edizione europea, dunque, perché questa costitui­ sce essenzialmente la versione della Quarta Teoria Politica che Dugin of­ fre al pubblico europeo (e occidentale). Questa divergenza sorge essen­ zialmente dalla consapevolezza, coerente con le sue stesse posizioni antiuniversaliste, delle profonde differenze tra Occidente ed Eurasia, anche in termini di forma mentis, oltre che di prospettive politiche. Lungi dun­ que dal proporre un discorso identico a realtà geopolitiche e geoculturali diverse, l’A utore ha volutamente rielaborato la sua opera, per un pubbli­ co ben distinto da quello originario.

Differenze con l’edizione originale Per questo motivo, le differenze effettive con il testo originale, sono mol­ to rilevanti. Infatti, appena sei capitoli su sedici dell’edizione russa sono parte anche dell’edizione europea. N on a caso, si tratta proprio di quelli maggiormente teorici, in cui si discutono e approfondiscono le differen­ ti teorie politiche. Inoltre, l’edizione europea tiene conto anche di ul­ teriori sviluppi della teoria duginiana, emersi nei tre anni successivi alla pubblicazione dell’opera originale, e quindi vi attinge ampiamente. In ogni caso, il loro ordine e la loro collocazione cambia. Resta­ no invariati i primi due capitoli introduttivi (1-2), mentre i capitoli 2, 4, 5 e 8 dell’edizione russa vanno a costituire il blocco centrale dell’opera (rispettivamente capitoli 14 ,13 ,11,12 ). Quattro altri capitoli, 8-10 e 15, sono parte degli atti del convegno organizzato nel 2011 dal Centro di Studi Conservatori della Facoltà di So-

XI

N ota alla T rad uzio ne

criologia dell’Università di Stato di Mosca, di ivi io .i|i| Minimi.! I higin, per approfondire il tema della Quarta Teoria l'olii ii .1'. I capitoli 3 e 4 sono stati pubblicati sul silo " Evi .i/.ij.i ", i r.| « 11 i v.unen­ te, il 25 maggio 2011 e il 23 marzo 2010. II capitolo 6 (“ Ontologia del futuro” ) era già si.im pubi ili* aio nel 2011, in volume collettaneo di futurologia Il capitolo 7 (“ La transizione g l o b a l e e i suoi nemii i") e il 1 a p i i o l o 1 6 (“ Contro il mondo postmoderno” ) d e r i v a n o dal d i l u i t i l o u à I bi gi ù e il filosofo conservatore brasiliano O l a v o d e C a r v a l l m a v v e n u i o ira il 7 marzo e il 9 maggio 20ii3. Delle Appendici, la IV (“ Il Progetto Grande l'',uropa")era apparsa sul sito Open Revolt il 24 dicembre 2011, preceduta dalla V (“ La meialisica del Caos” ) il 19 dicembre.

Traduzioni Detto questo, le altre edizioni in lingua straniera seguono, a gi à lidi linee, uno di questi due modelli: quello russo e quello europeo. Prevedibilmente, nel primo rientrano le edizioni dei Paesi non oc­ cidentali, le quali condividono la stessa grafica di copertina dell’edizione Amphora. L ’edizione in lingua persiana è a cura del centro studi International Peace Studies Center. 'A . Dugin (ed.), Sbornik Cetvertaja Politiceskaja Teorija, Centr Konservativnych Issledovanij, Moskva 2011.

ZA . Dugin, The Ontology o f Future , in Vladimir I. Yakunin (ed.), Problem i o f Contem porary W orld Futurologi, Cambridge Scholars Publishing, Newcastle upon Tyne 2011, pp. 23-34.

5The U S A a n d thè N ew W orld O rder. A D ebate Between Olavo de Carvalho an d A lek san dr D ugin, The Inter-American Institute for Philosophy, Government and Social Thought, 2012.

XII

Le edizioni europee

In Serbia, è stato pubblicato nel 2013 da M ir (Belgrado), con il titolo Cetvrta Politicità Teorija. U n ’edizione in lingua romena (A Patra Teorie Politicò. Rusia si Id e i­ le Politice ale Secolului X X I) è stata curata dal politico moldavo lune R ojca (Partito Popolare Cristiano Democratico) nel gennaio 2014 per la editrice Universitatea Popularà di Chisinau. Tuttavia anche, l’edizione francese, a cura della Ars Magna Editions di Nantes, fondata dall’eurasiatista bretone Christian Bouchet, mantiene il titolo originale - L a Quatrièm e Théorie Politique. L a Russie et les idées politiques du X X Ie siede. È introdotta dalla succitata prefazione di Sorai e dal 2012 a oggi ha conosciuto varie ristampe. La maggior parte, però, segue l’edizione europea. Vale per l’edizio­ ne tedesca (settembre 2013) - D ie viene politische Theorie - che è stata anch’essa curata dalla Arktos e presenta lo stesso identico testo. In Grecia, è stato pubblicato da Esoptron nel 2013, come I tetani politiki theoria, con la stessa copertina Arktos. L o stesso per l’edizione spagnola (2013), tradotta da Alexandre Villacian e Fernando Rivero e pubblicata dalle Ediciones Nueva Republica, con un’introduzione appositamente scritta dall’A utore per il pubblico spagnolo A la Espafia negra” ). Rispetto all’edizione riveduta ingle­ se, mancano le due appendici, sostituite dal saggio “ The Greater Europe Project” (tradotto dall’edizione brasiliana). Questa, la sola in lingua portoghese, è stata pubblicata nel settembre 2012 ad opera della Editora Austral di Curitiba, con traduzione di G u­ stavo Bodaneze, Fernando Fidalgo e Raphael Machado condotta a par­ tire dalla prima edizione inglese. Quest’ultimo, autore della prefazione, ha poi fondato (2014) il movimento politico N ova Resistencia, ispirato proprio alla Quarta Teoria Politica.

XIII

N ota alla T rad uzio ne L’E D IZ IO N E IT A L IA N A Questa edizione italiana è stata perciò realizzata a partire dall’edizione europea (Arktos 2012), alla quale sono state aggiunte il capitolo 15 e le appendici II, III e V dall’edizione originale in lingua inglese. Contestualmente, si ringraziano Antonio Branca per l’aiuto nella tra­ duzione dei termini heideggeriani, e Raphael Machado e Santiago Gon­ za! ez per il sostegno riguardo alle edizioni in lingua straniera. N ote L ’edizione europea includeva un apparato di note ampiamente superiore rispetto all’originale. Queste note sono state mantenute laddove utili alla comprensione del testo, tagliando invece quelle superflue - vogliamo, in­ fatti, auspicare che il lettore italiano già conosca, almeno sommariamen­ te, Schmitt e Nietzsche, tanto quanto Eraclito e Parmenide - e in parti­ colare adattando i riferimenti bibliografici ai testi in lingua italiana, cor­ reggendo alcune imprecisioni e sintetizzando dove necessario. Ulteriori note sono state aggiunte là dove ritenuto opportuno. Nello specifico: • le note originali dell’Autore sono indicate con la sigla [N d A ]. ■ • le note aggiunte dal traduttore italiano sono indicate con la sigla [N d T ], ’ le note aggiunte dal curatore italiano sono indicate con la sigla [N dC ]. • le note prive di indicazioni sono quelle del curatore anglofono. Infine, si è seguita la traslitterazione scientifica italiana per nomi e termini russi.

XIV

COMPRENDERE DUGIN d i A n d re a Virga

Q uesta “ prem essa nella prem essa” serve a chiarire il senso di questa corposa introduzione, in controtendenza rispetto alle edizioni che hanno, legittim am ente, preferito lasciar parlare l’A u to re. Tuttavia, l’esperienza della ricezione di quello che è il princip a­ le m aestro italiano di D u gin , Ju liu s Evola, am m onisce ad operare altrim enti. O ltre mezzo secolo di letture frettolose e frain tend i­ m enti p iù o m eno in b u o n a fede, di evolom ani ed evoloidi di ogni genere, dovrebbe m ettere in gu ard ia dal considerare l’opera del fi­ losofo eurasiatista quale u n sem plice «m an u ale p er la guerriglia cu ltu rale», com e suggerisce A lain Sorai4, con il rischio di ridurlo a ricettario di slogan politici. D ’altra parte, lo stesso Evola, senza cedere a tentazioni tecno­ cratiche né a sem plificazioni anti-intellettualistiche, auspicava che i tem i della sua o p era divenissero oggetto n on tanto di chiacchie­ re da bar o da sezione, q u an to di discussione nelle op p o rtu n e sedi accadem iche e scientifiche. Q u esto è altrettanto vero nel caso di A leksand r D u g in , che all’u n iform e del soldato politico unisce la toga del docente universitario. T u ttavia, p rop rio q uesto approc­ cio ragionato consente di evitare u n ’adesione acritica e m od aiola al pensiero dugin ian o, m agari m alm asticato e rigurgitato in un p a­ stone ideologico che, n on solo n o n rende giustizia al su o percor- * *Foreword by A la in Sorai: W hy We Should R ead A lexan der D ugin, in A . Dugin, The Fourth Politicai Theory, Arktos, London 2012, pp. 9-10.

XV

C omprendere D u# in

so politico, m a rischia di favorirne il frain tend im ento e il rigetto aprioristico e im m otivato. D i quest’u ltim o , la Q u a rta Teoria Politica, nello specifico, rap­ presenta il culm ine, sia tem poralm ente che relativam ente al suo interesse intrinseco. Sarebbe però in gen u o elevarla a m anuale d’i­ struzioni o, peggio, a testo sacro. Si tratta, piuttosto, d i u n pre­ zioso con tribu to all’elaborazione del pensiero p olitico com unitarista, della pietra d ’an golo di u n edificio ancora d a costruire, com e lo stesso A u to re riconosce, nell"In troduzione’’ : « Q u e sto libro è dedicato p ro p rio a questa questione: u n p rin cip io d i elaborazione di un a Q u arta Teoria Politica [ ...] . N o n è u n d ogm a, né un sistem a com ­ pleto, né u n p rogetto term inato. E u n in vito alla crea­ tività in politica, l’afferm azione di in tuizioni e conget­ ture, u n ’analisi di condizioni nuove, e u n ten tativo di riflettere sul passato. Eventuali pose duginiste e sfoggi d ’eurasiatism o (m alcom preso) al- ■ l’ italiana, sono d u n q u e del tutto fu o ri luogo. D ’altra parte, a differenza del succitato Evola, il lettore deve te­ nere presente che l’A u to re, benché enorm em ente debitore alla fi­ losofia europea, ha una fo rm a m entis differente dalla nostra, e scri­ ve tenendo presente un contesto diverso. Q uesto fattore im pone d u nq ue, ad ancor m aggior ragione, di aiutare il lettore, n on attra­ verso u n ’interpretazione calata dall’alto, bensì fo rn en d o un q u a­ dro orientativo che fornisca le coordinate di base del pensiero dugin iano, e con sen ta così di elaborare un a p rop ria lettura critica de “ L a Q u arta T eo ria Politica” , in u n a p rospettiva com unitarista. 5Ivi, p. 4.

XVI

Vita V IT A L a m ancanza di u n a biografia scientifica e la presenza di u n a ricca aneddotica, n on di rado ostile, fan n o sì che le in form azion i d isp o­ n ibili sulla vita dell’A u to re siano scarse e contraddittorie, e spesso n on conferm ate - cosa della quale occorre tenere co n to , p er trac­ ciare u n p rofilo di questo autore6. E p p u re, ciò risulta fon d am en ­ tale p er com prenderne il pensiero.

Il periodo sovietico A leksan d r G e l’evic D u g in nasce a M o sca il 7 gennaio 19 62 in u n a fa­ m iglia della classe m edio-alta. Il padre, G elij A leksan d rovic D u g in (1935-1998), C and id ato7 in Scienze Legali, aveva raggiunto il grado di tenente generale del G R U , il servizio d ’ intelligenza m ilitare. L a m adre, G aiin a V ik to ro va D u gin a, nata O n u frien k o (1937-2000), C andidata in Scienze M ediche, era m edico. Il padre lasciò la m a­ dre q uan d o aveva tre anni, e pare sia stato battezzato nella fede rus­ so ortodossa all’età di sei anni, dalla b isn on n a Elena M ih ailovn a Kargalceva, a M icurin sk. 6In ambito accademico, il saggio del giornalista Charles d o v e r, Black W ind, W hite Snout: The R ise o f R ussia’s N ew N ationalism (Yale Universi­ ty Press, N e w Haven 2016) e lo studio sul tradizionalismo di M ark Sedgwick

(A gainst thè M o d em W orld. Traditionalism a n d thè Secret Intellectual History o f thè Twentieth Century) sembrano essere relativamente equilibrati e offrire una ricostruzione convincente. D ’altra parte, i numerosi scritti degli studiosi Marlene Lamelle, A n to n Shechovcov e Andreas Umland, ancorché ben docu­ mentati - come ogni dossier che si rispetti - sono caratterizzati da un forte bias liberale e russofobo.

7Titolo di studio sovietico, successivo alla laurea, e spesso considerato equivalente al Dottorato.

XVII

C omprendere D i/gin

N e l 1979, è am m esso al prestigioso Istitu to (l’Aviazione di M o ­ sca, da cui è p erò espulso d urante il terzo an n o, ufficialm ente per scarso rendim ento, m a p iù p robabilm ente p er aver espresso posi­ zioni antisovietiche, attraverso le sue poesie (scritte sotto lo pseu­ d o n im o di H a n s Sievers8) o il suo g ru p p o m usicale rock. In fat­ ti, com e m olti altri esponenti della sua generazione - in contrasto coi p rop ri genitori, che avevano vissuto la crescita econom ica del secondo d opogu erra - , il giovane D u g in considerava la vita nel­ la società tardo-sovietica com e piatta e soffocante, il che spiega le sue tendenze anticon form iste e la sua attrazione.verso le idee p iù distanti e scioccanti rispetto all’ortodossia m arxista e m aterialista: l’occultism o e il nazifascism o. In to rn o al 1980, d u nq ue, inizia a frequentare il clandestino C ircolo Ju zin skij, originariam ente fo n d ato dal brillante scrittore e filosofo Ju riij M am leev (1931-2015), esponente del realism o m eta­ fisico, p oi em igrato nel 19 74. Il suo successore, lo scrittore e oc­ cultista Evgenij G o lo v in (1938-2010), aveva fon d ato im a setta chia­ m ata “ O rdine N e ro delle S S ” . L a terza figura di rilievo nella sua form azione giovanile è stata lo scrittore e attivista islam ico russo­ azero G ejdar D zem al (1947-2016). Q u esto m ilieu era del tu tto ir­ riducibile agli altri am bienti dissidenti, che erano di tip o nazionalconservatore ortod osso o liberal-dem ocratico occidentalista. Secondo num erose testim onianze, infatti, le attività clandesti­ ne presiedute da M am leev e G o lo v in in appartam enti e dacie su­ bu rban e si basavano n on solo sul rifiu to delle convenzioni sociali sovietiche e russe, m a anche sull’uscita dalla norm alità, al fine di raggiungere u n o stato di coscienza superiore. Esse includevano il 8Da Wolfram Sievers (1905-1948), segretario generale della Ahnenerbe l’istituto culturale delle SS.

XVIII

. Vita consum o m assiccio di alcoolici, la sperim entazione con le droghe e con il sesso tan to q u an to con l’arte e la poesia, la lettura di au tori “ m aledetti” (com e G u én o n ), lo studio e il d ibattito di testi religiosi ed esoterici e la pratica di rituali occulti di o gn i tipo. In questo am biente, D u gin entra in con tatto co n gli au to ri perennialisti e rivoluzionario-conservatori che avrebbero avu to u n ruolo cruciale nello svilu p po del suo pensiero, e svilu p p a u n ap­ proccio intellettuale radicalm ente p ostm od ern o. C o m in cia a stu­ diare le lingue, al fine di leggere e tradurre au tori stranieri, com e nel caso di “ Im p eria lism o pagano” di Evola, p u bb licato nel 198Z in form a di sam izdat. U n anno d op o, è arrestato dal K G B , in q u an to trovato in possesso di letteratura sovversiva, e sotto po sto ad esame psichiatrico. Conseguenze p iù gravi sono evitate dall’in tervento del padre, che però si trova trasferito all’am m inistrazione dogana­ le. A d ogni m odo, essendo escluso da ogni possibilità d i carrie­ ra, D u gin si m antiene con lavori u m ili e lezioni private di lingue straniere. Q uesto n on gli im pedisce di m ettere su fam iglia. N e l circo­ lo di G o lo vin , in con tra Evgenija D ebrjanskaja (1953), la sua prim a m oglie, dalla quale nel 1985 h a u n figlio, A rtu r, p iù tardi battez­ zato com e D m itrij. Verso la fine degli anni c8o, Evgenija si separa dal m arito e fon d a il Partito U n io n e D em ocratica, insiem e all’atti­ vista liberale Valeria N ovod vorskaja, anch’essa u n a conoscente di D u g in 9. N egli anni successivi, diviene la p iù im portan te attivista lesbica della Federazione R u ssa. D u g in sposa invece, in seconde nozze, N atalija M elen t’eva, docente di filosofia all’U n iversità Sta­ 9É interessante notare come, nell’intervista di Vladimir Posner del 21 aprile 2014, Dugin neghi che la Novodvorskaja sia pagata dall’ Occidente, sostenendo che la sua difesa del liberalismo sia dovuta a un genuino idealismo.

XIX

C omprendere DubiN

tale di M osca, che con divide le sue attività culturali. D a questa unione, nasce nel 1992, un a figlia, D a r’ja. P R IM E A T T IV IT À P O L IT IC H E

N e l frattem po, nel 1986, insiem e con D zem al, inizia a frequentare l’associazione nazionalista P a m ja t’ (“ m em oria” ), gu idata da D m itrij Vasil’ev (1945-2003), ed evolutasi dall’associazione storica e cul­ turale V itjaz’ (“ cavaliere” ). N el 1987, d op o aver organizzato con successo u n a m anifestazione n on autorizzata a M o sca - fatto sen­ za precedenti in ep oca sovietica - V asil’ev dà v ita al Fron te N azion al Patriottico, in vocan do una rinascita spirituale e nazionale del p o ­ p o lo russo. N e l 1988, D u g in e D zem al entrano a far parte del C o ­ m itato Centrale, finché n on sono espulsi l’an n o successivo su pres­ sione di A leksan d r Barkasov (1953), con l’accusa di aver «co n tatti con circoli dissidenti em igrati di persuasione satanico-occultista e in particolare con u n certo scrittore M am le e v » . N on ostan te all’epoca le posizioni di D u g in fossero nettam en­ te anti-sovietiche e anticomuniste, n on vi son o p rove del sostegno statunitense a un gruppo come Pamjat’ . A n z i, la tolleranza di cui ha go duto quest’associazione, all’ep oca l’un ico m ovim en to politi­ co indipendente dal PCUS, così com e la d isp on ibilità d i fo n d i per pubblicare riviste e libri in am pie tirature, con tribuiscon o a con­

fermare quan to afferm ato da A leksan d r N . Jakovlev, l’ ideologo di G orbacév, in u n ’ intervista del 1997. Pam jat’ sarebbe stato n o n solo tollerato, m a anche sostenuto (o ad d irittura fon d ato) dal K G B . Il suo fine n on era solo incanalare e controllare u n a parte del dissen­ so o creare agenti provocatori, d a utilizzare p er criticare l’ala rifor­ m ista “ dal basso” , m a anche esplorare n uove possibilità politiche (di tip o n azionalcom unista o nazionalista) in vista del plausibile declino o crollo del com uniSm o.

xx

. Vita Sempre secondo Jakovlev, questa tendenza si sarebbe inten­ sificata nel periodo 1988-1991, sotto la direzione di Vladimir Krjuckov (1924-2007). A questo periodo risale il primo vero Partito postsovietico: il Partito Liberal Democratico deirU nione Sovie­ tica (LD PSS) di Vladimir Zirinovskij, registrato nel 1991 e appa­ rentemente finanziato dal K G B con fondi del PCU S, nel contesto della gestione dell’imminente transizione a un nuovo sistema poli­ tico. In questo contesto, un Partito nazionalista e militarista, oltre a convogliare i sentimenti di una crescente parte dell’elettorato (co­ me la N D P D tedesco-orientale), difendeva gli interessi delle Forze Armate e dei servizi di sicurezza. L ’appoggio dì settori della classe dirigente alle organizzazioni nazionaliste consentiva n on solo un a certa libertà d’azione, m a an­ che un a cam pagna culturale e propagandistica ad am p io raggio, in un periodo in cui esplodevano n uove pubblicazion i e mezzi d’ in ­ form azioni precedentem ente confinati alla clandestinità. N e l 1988 D u gin fon d a il centro studi storico-filosofico “ E on ” . L ’an n o suc­ cessivo, p u b b lica il suo p rim o libro, P u tì A b so lju ta (“ L e vie del­ l’A sso lu to ” ), in u n a tiratu ra di 10 0 .0 0 0 copie. Finalm ente, ha la possibilità legale ed econom ica di lasciare il Paese e visitare l’E u ro p a occidentale.

Il periodo el’ciniano Il convulso periodo coincidente con la fine dell’Unione Sovietica, seguito dalla Presidenza di Boris El’cin, segna una svolta im por­ tante nella vita di Dugin, coincidente con l’esplosione della sua attività pubblicistica e l’approfondim ento della sua militanza po­ litica, insieme ad una conoscenza diretta dell’Occidente e ad un mutamento delle sue posizioni relativamente al comuniSmo.

XXI

C omprendere D ugin

L a transizione im m ediata da u n ’econom ia collettivista ad u n ’e­ con om ia di m ercato, attraverso u n a ricetta neoliberista di privatiz­ zazioni e tagli allo Stato sociale, segnò u n disastro epocale per i p o ­ poli dello spazio post-sovietico, per tacere delle ripercussioni geo­ politiche sul resto del m on d o. In R u ssia, l’opposizione alla nuova classe dirigente, com p osta dagli ex-burocrati com unisti riciclatisi com e oligarchi, e alle sue politiche fu p ortata avanti principalm en ­ te da due forze, di p er sé contrapposte, i nazionalisti (di matrice religiosa ortodossa, fascista, ecc.) e i com unisti, che si erano o p ­ posti, già nel decennio precedente, al processo di sm antellam ento dell’U R S S avviato da G orbacév. L ’attività duginiana in questa fase m ira a un a sintesi tra questi due am bienti politici. IL N A Z IO N A L B O L S C E V IS M O

N e l bienno tra il 1989 e il 1991, viaggia in E u ro p a occidentale, e nel­ lo specifico in Francia, Italia e Spagna, dove - grazie ai suoi con­ tatti all’estero, per lo p iù afferenti al circolo di M am leev - , entra in con tatto con num erosi elem enti della galassia della D estra R a d i­ cale, partecipando anche a convegni. L e relazioni p iù im portanti son o quelle che allaccia con A la in de B en o ist (1943), capofila della N u o v a D estra francese ed europea, lo scrittore tradizionalista d’o­ rigine rom ena Je a n Parvulesco (1929-2010), e i nazionalisti europei Je a n T h iriart (1922-1992) e R o b e rt Steuckers (1956), en tram bi belgi e con forti sim patie nazionalcom uniste. In Italia, stringe rapporti con il g ru p p o di O rio n , in particolare C lau d io M u tti (1946) e C arlo Terracciano (1948-2005); in Spagn a in con tra m em bri della C E D A D E (C ù cù lo E spanol de A m ig o s de E urop a). L ’an n o successivo, m olti di questi personaggi sono invitati a M osca, p er rinsaldare i rap p orti tra intellettuali e m ilitanti p olitici russi ed europei, che si m uovevano in u n a p rospettiva nazionalrivoluzionaria ed eura-

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.Vita siatista, rigettando l’anticomunismo e l’occidentalismo tipici della maggior parte dei movimenti neofascisti. Dal punto di vista politico, egli partecipa attivamente all’oppo­ sizione anti-liberale, appoggiando sia il tentato colpo di stato dell’a­ gosto 1991 contro Gorbacèv, sia la rivolta del Parlamento russo del settembre-ottobre 1993, militando all’interno del Fronte di Salvez­ za Nazionale. In particolare, scrive sul giornale “ Den” (“ G iorno” ), diretto dallo scrittore comunista Aleksandr Prokhanov (1938), e poi su “ Zavtrd ’ (“ D om ani”), erede dello stesso, dopo la sua chiu­ sura forzata. Nel 1998 si riavvicina al cristianesimo, aderendo agli Edinovercy, una parte dei Vecchi Credenti in comunione con il Patriarcato di Mosca. T uttavia, la sua esperienza p iù im p ortan te in q uesto p eriodo è la sua collaborazione con lo scrittore E d u ard Savenko (1943), in ar­ te Lim on ov, per fondare il Fronte N azional-B olscevico (i° m aggio 1993), evolutosi in Partito N azional-B olscevico (P N B ) l’an n o suc­ cessivo. Per D u gin , il nazionalbolscevism o eurasiatista costituisce la possibilità di creare u n fascism o russo, scevro dagli errori e dai limiti dei fascismi italiano e tedesco. L a sua partecipazione alle ele­ zioni legislative del 1995, in un distretto di San P ietroburgo, con l’appoggio in cam pagna elettorale del m usicista Sergej K uréch in, non ottiene p iù di u n a m anciata di v o ti (0,87% ). N e l m aggio 1998, rom pe con L im o n o v e lascia definitivam ente il P N B , accusandone lo scarso livello u m an o e la m ancanza di preparazione ideologica.

Il periodo putiniano L ’ascesa al potere di V lad im ir P utin , nel 1999, non ostan te la sua provenienza dai ranghi el’ciniani, segna in realtà un a netta discon­ tinu ità con il p eriod o precedente, n on solo in term ini di politica

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C omprendere D ugin interna e, soprattutto, esterna, m a anche dal punto di vista ideo­ logico. Gli oligarchi che sfidano il suo potere cadono in disgrazia (come Chodorkovskij), mentre i cekisti, uomini dei servizi di si­ curezza, arrivano presto a dominare gli apparati statali. La con­ seguenza è il passaggio a una politica nazionalista e protezionista, con l’accentramento statale dei settori strategici. O ggi, il m in im o co m u n den om in atore delle forze politiche e della società russa è d u n q u e il nazionalism o, declinato in varia m a­ niera, dalle concezioni liberali e conservatrici prevalenti nel parti­ to di governo (R u ssia U n ita), alle sue varianti sciovinista (Partito L iberal D em ocratico di R u ssia) e com u n ista (Partito C o m u n ista della Federazione R u ssa). I cittadini russi, coerentem ente con la storia del loro Paese, restano ben p o co perm eabili al liberalism o occidentale, che identificano con il disastro degli anni ‘ 90, e suscet­ tibili invece al m iglioram ento delle condizioni di vita e alla retorica sull’orgoglio nazionale proprie dell’am m inistrazione P u tin .

I L M O V IM E N T O E U R A S L A T IS T A

In oltre, c’è u n d iffuso consenso a u n a visione di tip o neo-eurasiatista, che acquista m aggiore forza nei m om en ti d i crisi con l’ O c­ cidente, ovvero d o p o il conflitto co n la G eo rgia del 2008 e, so­ prattu tto, d op o il con flitto con l’U crain a del 20 14 . L ’eurasiatism o, fau tore di u n nazionalism o plu rietn ico ed esteso all’in tero spazio post-sovietico, favorisce n on solo l’u n ità in terna del Paese e il recu­ pero dell’egem onia russa sui Paesi con fin an ti, m a anche i rapporti econom ici e diplom atici con le potenze asiatiche (T urch ia, Iran, Pakistan, In dia, V ietn am , C in a, G iap p o n e).

In questo contesto, Dugin ha avuto m odo di stringere lega­ mi e stabilire la propria influenza, se non direttamente sul Cremli­

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Vita n o10, su vari settori della classe dirigente russa. Il suo lib ro O snovy G eo p o litiki (“ Fondam enti di geopolitica” ), del 1997, che h a avu ­ to u n ’am pia diffusione, anche all’estero, è stato ad ottato in alcune scuole m ilitari russe, p er iniziativa del M in istro della D ifesa R o dionov. D u gin diventa così, nel 1998, consigliere del Presidente del Parlam ento, il com unista G ennadij Seleznev (1947-2015). N eg li anni 20 0 0 , egli dà vita ad u n effettivo m ovim en to p o li­ tico eurasiatista, fon d an d o nell’aprile 2 0 0 1 il M o v im en to P olitico­ sociale Panrusso “ Eurasia” , con l’ap p oggio di esponenti del gover­ no e di rappresentanti delle principali religioni eurasiatiche: cri­ stianesim o ortodosso, islam (il m u ftì Talgat T adzuddin ), b u d d i­ sm o e giudaism o (il rab bin o A b raam Sm ulevic). L ’an n o succes­ sivo diventa u n Partito a tutti gli effetti, m a nel novem bre 2003 è espulso dal co-fondatore, l’ufficiale dei servizi m ilitari P ètr Suslov. Fon d a così il M o vim en to Eurasiatista Intem azionale, che nel febbraio 2005, in reazione alla R iv o lu zio n e A ran cion e in U craina, si dota di u n ram o giovanile, attivo in en tram bi i Paesi: l’ U n ion e della G io v e n tù Eurasiatista. In questo decennio, D u g in riprende a viaggiare, visitand o n u ­ m erosi Paesi. O ltre a tornare in Francia, Italia, Spagna, estende le proprie visite a Paesi asiatici com e K azakistan, T u rch ia (2004) e Iran (2005) o balcanici, com e Serbia (2008), G recia, M o ld avia (2013), m a anche oltreoceano, negli Stati U n iti (2006) - dove in ­ contra em inenti teorici atlantisti com e Z b ig n ie w Brzezinki - e in 10Contrariamente a quanto vantano certi suoi tifosi, Dugin non è affatto “l’ideologo di Putin”, e le sue idee restano poco conosciute alle masse russe, ancorché sicuramente godano di buona circolazione in ambienti politici e mi­ litari. Anzi, ritrarlo come “il Rasputin di Putin” è un’astuzia propagandistica dei media liberali per demonizzare il governo russo, attribuendogli falsamente posizioni totalitarie e radicali.

XXV

C omprendere D ugin

Brasile (2012), dove dialoga col filosofo conservatore atlantista Olavo de Carvalho. Q ueste visite, generalm ente, nel quad ro di conve­ gni e conferenze, gli p erm etton o di costruire una rete di contatti p olitici e culturali, che va ben oltre i lim iti della D estra tradizionali­ sta 0 radicale. È n om in ato Professore a d honorem presso l’U n iver­ sità di Tehran e l’U n iversità N azion ale Eurasiatica “ L e v G u m ilév” (2004). L A Q U A R T A T E O R IA P O L IT IC A

In oltre, in questo period o, com pie u n a rapida carriera accadem i­ ca11. N e l 1999, ottiene u n a laurea p er corrispondenza in ingegne­ ria am bientale dall’Istitu to Statale p er le B onifiche di N ovocerkassk, che gli consente di proseguire gli studi. N e l 20 0 1, è C andidato in Filosofia della Scienza e della Tecnica al C en tro Scientifico d i ­ struzione Superiore del Caucaso Settentrionale di R o sto v, con la tesi “ Evoluzione dei fon dam en ti paradigm atici della scienza (ana­ lisi filosofica e m etodologica)” . N e l 20 0 4 , Ottiene il D o tto rato in Scienze Politiche presso l’ Istitu to G iu rid ico di R o sto v, gestito dal M in istero degli In tern i, con la tesi “ Trasform azione delle strutture e delle istituzioni politiche nel processo di m odernizzazione delle società tradizionali” . N e l 2011, infine, all’U n iversità Federale M eri­ dionale (R o sto v), ottiene un secondo D o tto rato in Scienze Socio­ logiche, con la tesi “ Strutture sociali della com un ità nel contesto teoretico e m etodologico della sociologia dell’im m aginazione” . In am bito universitario, d op o aver tenuto un corso in “ Post­ filosofia” alla Facoltà di Filosofia dell’ U niversità di Stato di M osca “ M ichail L o m o n o so v ” nella prim avera 20 0 6, è assunto nel settem ­ bre 2008 alla Facoltà di Sociologia, dove tiene corsi d’argom ento ” Cfr. la pagina profilo sul sito dell’Università di Stato di Mosca: h ttp : / / i s t i n a .msu. r u / p r o f ile / d u g in a g / .

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Vita

sociologico e geopolitico, e ricopre, dal settem bre 2009, i ruoli di D irettore del D ip artim en to di Sociologia delle R elazion i In tern a­ zionali e del C en tro di Studi Conservatori. F in o al 20 14 , svolge un im portante lavoro di studio sulla Q u arta Teoria Politica e su altri tem i correlati (tradizionalism o, m ultip olarism o, ecc.), attraverso convegni, articoli, sem inari, ecc. In oltre, redige vari libri di testo per l’università. N e ll’estate 2008, nell’ im m inenza della guerra con la G eorgia, visita l’O ssezia M eridionale, solidarizzando con le forze m ilitari lo ­ cali. Il conflitto segna la fine della distensione tra R u ssia e O cci­ dente, e spinge D u g in a elaborare la Q u a rta Teoria Politica. N el 2011, sulla scia delle rivolte arabe, prom u o ve netw orks internazio­ nali com e la G lo b a l R cv o lu tio n ary A llian ce e N e w R esistance, con gru p p i negli Stati U n iti, in Brasile e in Europa. N e l 20 14, con la crisi ucraina, collabora con l’im pren ditore e filantropo K on stan tin M alofeev (1974), il quale investe nella crea­ zione di legam i tra i conservatori russi ed europei (es. l’in con tro di V ie n n a del m aggio 20 14 ), e sostiene le repubbliche insorte del D onbass. D o p o che il contratto di D u g in presso l’ U n iversità di Stato di M osca n on è rin n ovato per m otivi politici12, ha lavorato com e caporedattore nel canale televisivo Tsargrad, finanziato da M alofeev. Benché le sue recenti p rop oste politiche - l’ invasione dell’U crain a e u n accordo con la T u rch ia sulla questione siriana siano state accolte solo in parte, resta d u n q u e u n a figu ra prem i­ nente della vita intellettuale e politica russa.

I2,N el giugno 2014, era stato fatto oggetto di una campagna stampa, con la falsa accusa di aver incitato allo sterminio del popolo ucraino - in realtà si riferi­ va unicamente agli ultranazionalisti ucraini colpevoli di crimini come quello di Odessa.

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C omprendere D u g in B IB L IO G R A F IA Aleksandr D ugin vanta una ricca bibliografia, anche se parte del materiale è stato ristampato o ripubblicato con nuovi titoli. Quasi tutte queste opere, tranne le più recenti, sono state messe integral­ mente a disposizione in rete dallo stesso Autore13. Sfortunatamen­ te, per il lettore medio, quasi tutte sono disponibili solo in lingua russa. O pere in lin gu a originale

Data la m ole di opere pubblicate d a D u gin , questo elenco com ­ prende le sole m on ografie, anche se va ten uto con to che m olte di queste sono in realtà state scritte a partire d a articoli e saggi già editi su riviste o in rete. •



Putì. Absoljuta (“ Le vie dell’Assoluto” ), Eon, Moskva 1989; in A bsoljutnaja Rodina (“ La Patria assoluta” ), Arktogeia, Moskva 1998. M isterij E vrazij (“ Misteri dell’Eurasia” ), Eon, Moskva 1989; Ark­ togeia, Moskva 1996.



Giperborejskaja Teorija (“ La teoria iperborea” ), Arktogeia, Mosk­ va 1990; Z n a k i velikogo norda. (“ Segni del grande N ord” ), Vece, Moskva, 2008.

• Konspirologija (“ Cospirologia” ) Arktogeia, Moskva 1992; 2005. • M etafisika Blagoj Vestì (“ Metafisica della Buona Novella”), Ark­ togeia, Moskva 1994; in Absoljutnaja Rodina (“ La Patria assolu­ ta” ), Arktogeia 1998. I3Cfr. i siti: w w w .a r c t o .r u ,h t tp :/ / m e d .o r g .r u , h t tp : //k o n z erv atizm . o rg e www. 4p t . su.

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Bibliografia

• Konservativnaja Revoljucija (“ Rivoluzione Conservatrice” ), Arktogeia, Moskva 1994. • Tampliery proletariato. (“ Templari del proletariato” ), Arktogeia, Moskva 1996. • Osnovy Geopolitiki (“ Fondamenti della geopolitica” ), Arktogeia, Moskva 1997. • N as Put\ Strategiceskieperspektivy razvitija Rossii v X X I veke145 (“ La nostra via. Prospettive strategiche per lo sviluppo della Rus­ sia nel X X I secolo” ), Arktogeia, Moskva 1999; Evrazijskij P u t’ (“ La via eurasiatista” ), M E D '5, Mosvka zooz. • Russkaja Vesc’. Ocerki nacional’nojfilosofili (“ La cosa russa. Saggi sulla filosofìa nazionale” ), Arktogeia, Mosvka zooi, z voli. • Evoljucijaparadigm al’nych osnovanij nauki (“ Evoluzione dei fon­ damenti paradigmatici della scienza” ), Arktogeia, Moskva zooz. • Filosofija tradicionalism a (“ Filosofia del tradizionalismo” ), Ark­ togeia, Moskva zooz. • Osnovy Evrazijstva (“ Fondamenti dell’eurasiatismo” ), M ED , M o­ skva Z002. • Evrazijskaja missija Nursultana N azarbaeva (“ La missione eura­ siatica di Nursultan Nazarbaev” ), M ED , Moskva Z004. 14Lo stesso nome dell’organo ufficiale del Partito Fascista Russo, stampato tra 1933 e 1943, a Harbin e Shanghai. I5Mezdunarodnoe Evrazijskoe Druzenie (“Movimento Eurasiatista Inter­ nazionale”).

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C omprendere D ugin

• Proekt Evrazija. D oktrinal’nye m aterialy sovremennogo evrazijstva (“ Progetto Eurasia. Materiali dottrinali dell’eurasiatismo mo­ derno” ), M ED , Moskva 2004. • Filosofija p o litik i (“ Filosofia politica” ), Arktogeia, Moskva 2004. • Filosofija vojny (“ Filosofia della guerra” ), Yauza, Moskva 2004. • Pop-kul’tura i zanki vrem eni (“ Cultura pop e segni dei tempi” ), Amphora, Sankt-Peterburg 2005. • Geopolitika postmoderna (“ Geopolitica del postmoderno”), A m ­ phora, Sankt-Peterburg 2007. • Buduscee rossijskoj gosudarstvennosti: Suverennaja dem okratija? D iktatura? Im perija? (“ Il futuro dello Stato russo: democrazia sovrana? dittatura? impero?” ), M ED , Moskva 2007. • Obscestvovedenie dlja grazdan novoj Rossii (“ Studi sociali per i cittadini della nuova Russia” ), M ED , Moskva 2007. • Postfilosojìja, Tri paradigm y v istorii mysli (“ Post-filosofia. Tre paradigmi nella storia del pensiero” ), M ED , Moskva 2009. • RadikaVnyj sub ”ekt i ego dubV (“ Il soggetto radicale e il suo dop­ pio” ), M ED , Moskva 2009. • Getvertajapoliticeskaja teorija (“ La Quarta Teoria Politica” ), A m ­ phora, Sankt-Peterburg 2009. • Strukturnaja sociologija (“ Sociologia strutturale” ), Akademiceskij Proekt, Moskva 2010.• • Logos i mifos. Glubinnoe regionovedenie (“ Logos e Mythos. Studi regionali approfonditi” ), Akademiceskij Proekt, Moskva 2010.

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Bibliografia

• Krisis. Konec ékonomiceskoj teorii (“ Crisi. La fine della teoria economica” ), Amphora, Sankt-Peterburg 2010. • M artin Chajdegger: filosofija drugogo N atala (“Martin Heideg­

ger: filosofia di un altro Inizio”), Akademiceskij Proekt, Moskva 2010. • Sociologija russkogo obscestva. Rossija mezdu Chaosom i Logosom (“ Sociologia della società russa. La Russia tra Chaos e L o ­ gos” ), Akademiceskij Proekt, Moskva 2010; Russkij Logos - Russkij Chaos. (“ Logos russo - Caos russo), Akademiceskij Proekt, Moskva 2015. • Sociologija Voobrazenija (“ Sociologia dell’immaginazione” ), Aka­ demiceskij Proekt, Moskva 2010; Voobrazenie. Filosojìja, sociologi­ ja , struktury (“ Immaginazione. Filosofia, sociologia, strutture” ), Akademiceskij Proekt, Moskva 2015. • M artin Chajdegger: vozmoznost’ russkoj filosofii (“ La possibilità di una filosofia russa” ), Akademiceskij Proekt, Moskva 2011. • Archeomodern (“Archeologia” ), M ED , Moskva 20x1. • Geopolitika (“ Geopolitica” ), Akademiceskij Proekt, Moskva 2011. • Ètnosociologija (“ Etnosociologia” ), Akademiceskij Proekt, Mosk­ va 2011. • Sociologija geopoliticeskich processov (“ Sociologia dei processi geo­ politici” ), M ED , Moskva 2011. • Geopolitika Rossii (“ La geopolitica della Russia” ), Akademiceskij Proekt, Moskva 2012; 2015.• • Teorija Mnogopoljarnogo M ira (“ Teoria del mondo multipola­ re” ), M ED , Moskva 2012; Akademiceskij Proekt, Moskva 2015.

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C omprendere D ugin

• Putin protiv Putina (“ Putin contro Putin” ), Yauza, Moskva 20x2.. • (con Olavo de Carvalho, Os E U A e a N ova Ordem A fu n dial (“ Gli U S A e il N uovo Ordine Mondiale” ), Vide Editorial, Cana­ pina (SP) 20X2. • V poiskach temnogo Logosa (fìlosojìsko-bogoslobskie ocerki) (“Alla ricerca del Logos oscuro (saggi filosofico-teologici)” ), Akademiceskij Proekt, Moskva 2013. • M ezdunarodnye otnoknija. Paradigm y, teorii, sociologija (“ Rela­ zioni Internazionali. Paradigmi, teoria, sociologia” ), Akademiceskij Proekt, Moskva 2014. • Noomachija. Vojny urna (“Noomachia. Guerra delle menti” ), Akademiceskij Proekt, Moskva 2014-2017,14 voli: -

Tri Logosa: Apollon, Dionis, K ibela (“Tre Logos. Apollo, Dioniso, Cibele”), 2014.

-

Civilizaciigranic: Rossija, am erikanskaja civilizacija, semity i ich civilizacija, arabskij Logos, turanskij Logos (“ Le ci­ viltà di confine: Russia, la civiltà americana, i Semiti e la loro civiltà, il Logos arabico, il Logos turanico” ), 2014.

- Logos Evropy: sredizemnomorskaja civilizacija vo vrem eni i prostranstve. (“ Il Logos dell’Europa: una civiltà mediterra­ nea nel tempo e nello spazio” ), 2014. -

-

XXXII

Po tu storonu Zapada. Indoevropejskie civilizacii: Iran, In dija (“ Sull’altro lato dell’Occidente. Le civiltà indoeuropee: Iran, India” ), 2014. Po tu storonu Zapada. K itaj, Japonija, A frik a , Okeanija (“ Sull’altro lato dell’Occidente. Cina, Giappone, Africa, Oceania” ), 2014.

Bibliografìa -

Germ anskij Logos. Celovek apofaticeskij (“ Il Logos germa­ nico. L’uomo apofatico” ), Z015.

- Francuzskij Logos. O rfej i M eljuzin a (“ Il Logos francese. Orfeo e Melusina” ), 2.015. - A nglija ili Britanija? M orskaja missija i pozitivnyj sub "ekt (“ Inghilterra o Britannia? Missione marittima e soggetto positivo” ), 2015. - Latinskij Logos. Solnce i krest (“ Il Logos latino. Il sole e la Croce” ), 2016. - E llin skij Logos. D olina istiny. (“ Il Logos ellenico. La valle della Verità” ), 2.016. -

Vizantijskij Logos. Ellin izm i im perija. (“ Il Logos bizanti­ no. Ellenismo e Im pero” ), 2016.

- Im nskij Logos. Svetovaja vojna i k u l’tura ozidanija (“ Il L o ­ gos iranico. Guerra della Luce e cultura dell’aspettativa” ), 2016. - Semity, monoteizm Luny i GestaVt Va’a la (“ I Semiti, mo­ noteismo lunare e forma di Ba’al” ), 2017. -

Geosofija: gorizonty i civilizacii (“ Geosofia: orizzonti e ci­ viltà” ), 2017.

• Cetvertyj P u t’. Vvedenie v Cetvertuju politiceskuju teoriju (“ La Quarta Via. Introduzione alla Quarta Teoria Politica” ), Akademiceskij Proekt, Moskva 2014. • M a rtin Chajdegger. Poslednij Bog (“ Martin Heidegger. L ’ultimo dio” ), Akademiceskij Proekt, Moskva 2014.• • Evrazijskij revans Rossii (“ La rivincita eurasiatica della Russia” ), Algoritm, Moskva 2014.

XXXIII

C omprendere D ugin • Ukraina. M oja vojna. Geopoliticeskij dnevnik (“ Ucraina. La mia guerra. Diario geopolitico.” ), Kentrpoligraf, Moskva 2015. • Russkaja vojna (“ La guerra russa” ), Algoritm, Moskva 2015. • M artin Chajelegger. M etapolitika. Éschatologìja Bytija (“ Martin Heidegger. Metapolitica. Escatologia dell’Essere” ), Akademiceskij Proekt, Moskva 2016. O pere in traduzione italiana Per contrasto, il p an oram a italiano è desolante, e consiste in poche opere pubblicate, p erlo p iù brevi saggi, a volte decontestualizzati, al p u n to da essere fu o rviam i. • Continente Russia, A ll’Insegna del Veltro, Parma 1992. • Eurasia. L a Rivoluzione Conservatrice in Russia, Nuove Idee,

Roma 2004; Il Borghese, Rom a 2015. • M etafisica d el Nazionalbolscevismo, in Nazionalcomunismo. E u ­ rasia: Prospettive p er un blocco continentale, con E. Miiller, M. Murelli, C. Terracciano, SEB, Milano 2006.• • L a missione eurasiatica d i N ursultan N azarbaev, A ll’Insegna del Veltro, Parma 20x2. • Russia segreta, A ll’Insegna del Veltro, Parma 2013. • (con A . de Benoist) Eurasia, V ladim ir Putin e la Grande Politica, trad. di G . Giaccio, Controcorrente, Napoli 2014. Il presente libro si p ro p o n e invece com e il p rim o di varie pubb lica­ zioni, che possano contribuire a far conoscere il pensiero di A leksandr D u g in nel nostro Paese.

XXXIV

Coordinate filosofiche e politiche

C O O R D I N A T E F IL O S O F IC H E E P O L I T I C H E II pensiero dugin ian o appare incoerente o addirittura co n fu so , se n on si tiene con to delle correnti filosofiche che lo attraversano e ispirano, e le cui contraddizioni interagiscono in m aniera dialetti­ ca. Si p u ò dire che le q u attro coordinate q u i prese in esam e (tra­ dizionalism o, fascism o, R iv o lu zio n e Conservatrice, eurasiatism o) siano state presenti fin dal princip io dell’elaborazione dugin ian a e perm angano tuttora com e principali coordinate del su o pensie­ ro. Tuttavia, nel corso degli anni c’è stato u n ap p rofon d im en to sia analitico che dialettico di queste linee filosofico-politiche, cu lm i­ nato nell’elaborazione della Q u arta Teoria Politica, tale che, anche se n on avesse determ inato u n autentico distacco, qu an tom en o ha posto le basi epistem ologiche per un a rottu ra con la Terza Posizio­ ne, da cui egli proviene. D ’altra parte, n on è possibile discutere gli sviluppi p iù recenti, senza esam inare p rim a le basi di partenza.

Tradizionalism o e perennialism o 11 tradizionalism o sta alla Tradizione, com e il m onarchism o al R e . A tutti gli effetti, infatti, è u n p ro d o tto della m odernità, dato che, in senso am pio, è un fen om en o che sorge laddove i contenuti e le form e definite tradizionali sono a rischio o, addirittura, in estin­ zione. G iustam ente afferm a D u g in al rigu ard o'6: « [ ...] I tradizionalisti p rop ugn avan o u n program m a di conservatorism o fondam entale p rop rio q u an d o la Tradizione stava sfioran do il suo n a d ir.» 16 16Ivi, p. 115.

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C omprendere D ugin

C osì, è in reazione alla R iv o lu zio n e Francese, e al conseguente svi­ lu p p o della m od ern ità politica, che i conservatori in O ccidente in particolare cattolici - , elaborano d ottrin e d i tipo tradizionali­ sta, com e quelle d i Jo se p h de M aistre (1753-1821) e L o u is de B o n ald (1754-1840) in Francia, M o n ald o L eo p ard i (1776-1847) e Clem ente Solato della M argherita (1792-1869) in Italia, Ju a n D o n o so Cortés (1809-1853) e Ju a n V àzquez de M ella (1861-1928) in Spagna. In R u ssia, u n parallelo p u ò essere tracciato con il m ovim en to slavofilo, a cu i p osson o essere ascritti, tra gli altri, au tori com e Fèdor D ostoevskij (1821-1881), K o n stan tin L eo n tiev (1831-1891), V la­ dim ir S olov’ év (1853-1900), N iko laj Berdjaev (1874-1948) e Pavel Florenskij (1882-1937). Q uesta tendenza, stroncata bruscam ente dalla R ivo lu zio n e d ’ O ttobre, riem erge solo d o p o il 1989, con l’e­ tichetta di “ C onservatorism o Fon dam en tale” 17, caratterizzandosi p er u n a fedeltà ai p rin cip i pre-rivoluzionari: lo Z ar, la Chiesa O r­ todossa, il p o p o lo russo18. Tuttavia, n o n è a questo tip o di tradi­ zionalism o che fa riferim ento D u g in , al di là dei suoi tentativi di cooptarne gli espon en ti alla p rop ria causa. T R A GU ÉN O N ED EVO LA

In fatti, in E u rop a, nella p rim a m età del X X secolo, in p ien a ep o­ ca fordista, u n n u o vo tradizionalism o em erge, elaborato da R en é G u é n o n (1886-1951), A n a n d a C o om arasw am y (1877-19 47), Frithj o f Schuon (1907-1998) ed altri esoteristi e intellettuali, basato su u n a filosofia perennialista, secondo la quale - in estrem a sintesi esisterebbe u n ’un ica Verità sapienziale e religiosa, prim ordiale e pe­ renne, che si m anifesterebbe attraverso le varie tradizioni religiose I7Cfr. nota a p. 114. ,sNeIle parole dello Zar Nicola I (1825-1855): Pmvoslavie, Samoderzavie, N arodnost’ (“ Ortodossia, autocrazia, nazionalità” ).

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ed esoteriche. L a loro filosofia della storia descrive u n ciclo cosm ico di decadenza dall’Età dell’O ro all’Età O scura (K a li Yuga), di cui la m odernità, in tutte le sue form e, rappresenta la m anifestazione p iù evidente. Coerentem ente alla lo ro afferm azione del p rim ato della contem plazione sull’azione, dello spirito sulla m ateria e della q u a­ lità sulla quantità, i perennialisti con dann ano il m on d o m oderno, e sostengono la necessità p er chi ne sia consapevole di m antene­ re i legam i con il m o n d o della Tradizione e perseguire la p rop ria realizzazione spirituale19. C o m e è stato detto, il giovane D u g in è stato am piam ente in ­ fluenzato da G u én o n , m a l’autore tradizionalista che ha esercita­ to su di lui il m aggiore ascendente è Ju liu s E vola (1898-1974). L a divergenza essenziale tra gli altri perennialisti, in particolare G u é ­ non, ed Evola - la quale colloca quest’u ltim o p iù propriam ente nell’am bito della R iv o lu zio n e Conservatrice - sta nell’attribuzio­ ne del prim ato gerarchico alla casta guerriera, anziché a q u ella sa­ cerdotale*10 *. D a ciò deriva l’ interesse di E vola per la sfera politica, che spiega i suoi tentativi di influire fattivam ente sul fascism o e sul neofascism o italiano. Secondo quan to descritto da Evola, nei suoi scritti postbellici, all’u o m o differenziato, ossia estraneo al m on do m oderno, si p on gon o due vie: per i p iù , continuare a testim oniare indefessam ente i principi tradizionali, m antenendosi « in piedi tra le ro v in e » 21, ovvero abban donare la politica, e «cavalcare la tigre» della m odernità senza farsene travolgere, p raticando un a sorta di nichilism o attivo22.

I9René Guénon, L a crisi del mondo moderno, Mediterranee, R om a 1994. i0J. Evola, Rivolta contro il mondo moderno, Mediterranee, R om a 2006. “ J. Evola, G li uom ini e le rovine. Orientamenti, Mediterranee, Rom a 2001. “ J. Evola, Cavalcare la tigre, Mediterranee, R om a 2009.

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C omprendere D ugin Q u esta dicotom ia rim an d a al dualism o presente nell’esoterism o occidentale, a sua volta m utuato dalla filosofia indiana, tra “ V ia della M an o D estra” e “ V ia della M an o Sinistra” . Il seguace della p rim a aderisce a u n a confessione religiosa, con dividen done il teism o, la coscienza dell’im perfezione um an a rispetto alla D ivin i­ tà, la separazione tra m ente, corpo e spirito, l’osservanza di conven­ zioni sociali e norm e etiche ben precise. Il seguace della seconda, invece, rigetta l’ortodossia religiosa e i suoi precetti in favore di una concezione olistica, relativista e panenteistica della realtà, all’ inter­ no della quale l’ Io , anziché negare se stesso in favore di u n ’Enti­ tà Suprem a, persegue liberam ente (ossia pienam ente responsabile delle proprie azioni) il p ro p rio cam m ino di crescita verso l’autodivinizzazione. U N E V O L IA N O D I S IN IS T R A

L a prospettiva della V ia della M an o Sinistra era abbracciata da G o lovin e dai suoi seguaci, incluso D u g in . Il filosofo russo, in fat­ ti, h a sem pre pensato all’interno di u n ’ottica tradizionalista, com e enunciato a chiare lettere, anche nelle sue opere recenti13: « C o n d iv id o la prospettiva di R e n e G u é n o n e Ju liu s Evola, che consideravano la m odernità e i suoi fo n ­ dam enti ideologici (individualism o, liberaldem ocrazia, capitalism o, consum ism o, e così via) la causa della fu tu ra catastrofe dell’um an ità [ ...] » L a sua m aggiore divergenza con lo ro 14 riguarda l’ identificazione della degenerazione ultim a della società n on con il com uniSm o (ri­ ten uto il dom in io del Q u arto Stato), bensì con il post-liberalism o 13Ivi, p. Z87.

14Ivi, p. né.

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p ostm odern o. A n ch e la critica che egli m u o ve al fascism o, corretta­ m ente giudicato u n ’ideologia essenzialm ente m oderna25, riecheg­ gia il giu dizio espresso d a E vola in m erito26. Pertanto, la sua p rosp ettiva politica è palesem ente di m atrice evoliana, p iu tto sto che guénoniana, dato l’evidente p rim ato dell’a­ zione sulla contem plazione. P iù nello specifico, però, corrisponde alla scelta descritta nel succitato C avalcare la tigre, ovvero alla co­ siddetta V ia della M an o Sinistra. Q uesta v ia è sottesa a tu tto il suo agire politico. L a stessa id eologia del P N B 2728 , del resto, si fon dava sull’abbraccio tra ideologie radicali e apparentem ente con traddit­ torie, com e il fascism o e il bolscevism o, col fine dichiarato di creare un fascism o “ p u ro ” russo. E in questo senso che D u gin p ro p o n e di «leggere Evola da sin istra » 2,8, stravolgendo l’anticom un ism o del filosofo italiano. C o n la Q uarta Teoria Politica, invece, il fascism o-ideologia è ab bandonato in favore di u n a prospettiva ancora p iù radicalm ente postm oderna. «C avalcare la tigre» n on si risolve p iù nella sem pli­ ce apolitia, nel n on lasciarsi travolgere dai processi di sovversione, bensì nell’accelerarne attivam ente il decorso, nella consapevolezza che29: « I tem pi della fine e il significato escatologico della politica n on si realizzeranno da soli [...] Se la Prassi 15Ivi, pp. 115-116. l6J. Evola, Fascismo e Terzo Reich, Mediterranee, R om a 2001. 2/U n esempio illuminante è il concerto rock sperimentale di Kurehin, du­ rante la campagna elettorale del 1995, con la lettura di brani dell’esoterista della Mano Sinistra Aleister Crowley da parte di Dugin e Limonov. 28Ivi, p. né. 29Ivi, p. 260.

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della Q u arta T eoria Politica n on è in grado di realiz­ zare la fine dei tem pi, allora sarebbe in u tile.»

È solo con la fine dell’ E tà O scura che si p u ò tornare all’E tà dell’O ­ ro. T u ttavia, contrariam ente alla visione perennialista, p er D u g in , questa Fin e va perseguita attivam ente, p en a l’in fin ito prolungarsi del T em p o e della Sto ria30. N aturalm en te, agli occhi dei tradizionalisti, siagu én on ian i che confessionali, queste posizioni sono erronee e pericolose. A d ogni m o d o , se è innegabile la presenza di im p ortan ti divergenze, d’altro canto è altrettanto indiscutibile che la sua concezione m etafisica e m etapolitica appartenga a questa W èltanschauung, al di là delle de­ viazioni. L a stessa n atu ra paradossale del su o pensiero corrisponde ad u n a vera e p ro p ria m etafisica del C aos (da lu i rivendicata), che appartiene alla tradizione dell’esoterism o della M an o Sinistra31, e concord a con la Postm odernità, caratterizzata da pensiero debole e società liquida.

Fascism o e nazionalsocialism o L ’accusa p iù prom in en te rivolta a D u g in da liberali e m arxisti è quella di essere « fa sc ista » o « n e o fa sc ista » . Senza adottare p er for­ za u n a definizione stretta di “ fascism o” - com e quella di D e Felice, secondo cui solo nel caso italiano si poteva parlare p ropriam ente 30Ibidem. 3IL a stella a otto punte adottata dai Neo-Eurasiatisti è un simbolo del Caos. Inoltre, nella lingua proto-turca, la stessa parola ok, significa sia “ nazione” che “ freccia” , per cui le otto frecce in posizione radiale rimandano alla pluralità di popoli in espansione propria degli Imperi eurasiatici.

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di fascism o32 - , è orm ai pacifico33 che il term ine fascism o in cluda una serie di m ovim enti p olitici del X X secolo - tra cui il fascism o italiano, il nazionalsocialism o tedesco, Y A ction Fran$aise, il falan­ gism o spagnolo, ecc. - caratterizzati da coordinate ideologiche co­ m un i: u n nazionalism o rivoluzionario, antiliberale, antim arxista, spiritualista, organicista, totalitario, gerarchico, interclassista. L e sopravvivenze dei fascism i dopo il 1945 sono definite “ n eo­ fascism o” . Tuttavia, assum endo il term ine in u n a definizione an­ cora p iù am pia, coincidente con un a Terza Posizione (0 Terza T eo­ ria Politica), nazional-rivoluzionaria, antiliberale e antim arxista, si p uò constatare com e Tinfluenza m aggiore del fascism o ab bia ri­ guardato le nazioni in via di svilu p po del Terzo M o n d o (com e ri­ conosciuto da H o b sb a w m 34). L ’esem pio p iù prem inente è quello del peron ism o e di altri regim i pop ulisti in A m eric a L atin a, nonché dei socialism i arabi (N asser, il B a ’ath, ecc.). D u g in , nel suo scritto “ Il fascism o im m en so e rosso” 35, in vo­ cava effettivam ente u n fascism o p roletario, avverso al «n azion alcap italism o », u n autentico socialism o russo36:

« . . . p iù con tad in o che proletario, p iù com unale e cooperativo che statale, p iù regionalista che centrali­ sta. .. » ,2K . D e Felice, Intervista sul Fascismo, a cura di M . Ledeen, Laterza, Rom aBari 1975. 33Si vedano le opere degli storici Emilio Gentile, James A . Gregor, Roger Griffin, George L. Mosse, Ernst Nolte, Stanley Payne, Zeev Sternhell.

34E. Hobsbawm, I l secolo breve.

1914-1991, Rizzoli, Milano 2.014.

35A. Dugin, Tampliery proletariata, Arktogeia, M oskvai997. 3fiIbidem

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A l tem po stesso, già criticava i regim i fascisti storici, in particolare q u ello tedesco e italian o, in q u an to com prom essi con il capitali­ sm o nazionale, u n a fo rm a sp uria di fascism o che previene raffer­ m arsi della su a fo rm a p iù pura. Si riallacciava, qu in d i, apertam ente al fascism o d i sinistra. Successivam ente, egli ab ban d o n a il fascism o: u n a scelta che n o n ha solo m otivazioni contingenti d i op p o rtu n ità politica - il fascism o, identificato co n la genocida invasione tedesca, n o n è ben visto in R u ssia - , m a è coerente con lo svilu p p o del su o pensiero, così com e il fatto che con tin u i a frequentare gru p p i di estrem a de­ stra, inclusi neofascisti e neonazisti, in q u an to potenziali alleati in chiave antiliberale e antiglobalista37. A l riguardo, va ten uto conto che lo stesso giu d izio tattico si riferisce tutte le forze, potenzialm en­ te o attualm ente contrarie allo status q u o liberale, appartenenti ad ogni parte dello spettro politico, d a Syriza al sionism o antiam eri­ cano, da Black Lives M atters alla R e p u b b lic a P opolare Cinese.38. Il filosofo russo, tra l’altro, non si fa neanche scrupoli ad afferm are apertam ente che, d o p o aver saldato i conti con liberali e m arxisti, «sterm inerem o gli sciocchi n eo n azisti»39. L A C R IT IC A A L FA SC ISM O

I m otivi ideologici di questo distacco consistono però nel fatto che il fascism o, in senso p rop rio, resta u n ’ideologia prettam ente m o­ derna e m odernista tan to q u an to il com uniSm o, n onostante la pre­ senza di tendenze tradizionaliste40. In fatti, le ragioni teoriche per 37Es. gli incontri con David Duke e Richard Spencer. 38A . Dugin, A lexan der D ugin on “W hite N ationalism ” & O ther Potential A llies in thè Global Revolution, cit. 39A . Dugin, W hy fascista was (is) wrong?.

4°Ivi, pp. 115-116.

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Coordinate filosofiche e politiche cui con d ann a il fascism o storico sono: m od ernism o, eurocen tri­ sm o razzista e piccolo nazionalism o (sciovinism o)41*. D u g in rifiuta pertanto il razzismo scientifico ottocentesco, che divide le razze in superiori e in feriori42, e lo Stato-nazione, soggetto politico della Terza Teoria Politica43: « . . . sono un anti-razzista coerente e radicale, e sono avversario del p rogetto dello stato-nazione (cioè sono anti-nazionalista). » D el resto, p rop rio lo sciovinism o e il razzism o, a suo parere, in ­ sieme con la pretesa di com battere liberalism o e com uniSm o in ­ sieme44, hann o causato la distruzione e la dem onizzazione del fa­ scismo e del nazionalsocialism o45. L ’eurasiatism o dugin ian o, in ­ vece, p rom uo ve la form azione di grandi spazi politici (“ Im p e ri” ) etnopluralisti. A n c o ra p iù radicale è la sua posizione relativa al nazionalism o m oderno, u n elem ento essenziale e in eludibile dell’ ideologia fasci­ sta46: « N o n posso difendere la N azion e, perché laN az io n e è u n concetto borghese im m aginato dalla M od ern ità per distruggere le società tradizionali (Im peri) e le re­ ligioni e installare p seud o-com un ità artificiali basate sull’identità in d ivid u ale.» 41A . Dugin, W hyfascbm was (is) wrongì.

41Ivi, pp. 71-71. 43 Intervista di M . Millerman, Theory Talks, n. 6 6 ,7 dicembre 1014. 44A . Dugin, W hyjàscism was (is) wrongì. 45Ivi, p. 48. 46A . Dugin, A lexan der D ugin on ‘W h ite Nationalism ” & Other Potential A llies in thè Global Revolution, 3rdjune 2013.

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L a Q u a rta Teoria Politica, d u nq ue, p u r rifiutando l’antifascism o (e l’anticom un ism o) di m aniera47, è inevitabilm ente opposta al fa­ scism o48 (e al com uniSm o). N o n a caso, se si prende in considerazione la pubblicistica n eo­ fascista e neonazista49, ci si rende presto con to di com e D u g in sia spesso considerato u n nem ico politico. L e principali accuse50 si concentrano sulla sua vision e pluralista dell’ Eurasia, inclusiva ver­ so E brei, M u su lm an i, T u rch i, M o n go li, e il suo am p io ricorso ad autori « a n ti-B ia n c h i» della Sinistra vecchia e n u o va (da M arx a Foucault, d a Lévi-Strauss) p er decostruire e delegittim are l’O cci­ dente51. A ciò si aggiunge il suo sostegno alla R u ssia di P u tin sem m ai criticata per essere tro p p o m oderata e liberale - di contro ai nazionalism i ru ssofo b i e anticom unisti dell’U crain a e dei Paesi Baltici.

R iv o lu zio n e Conservatrice e N u o v a D estra U n altro p u n to im portan tè che si va ad esam inare gli au tori di ri­ ferim en to di D u g in , em erge che questi n o n sono affini ai fascism i veri e propri. Egli n o n cita M u ssolin i, P rim o de R ivera, R o se n ­ berg, R o c c o , M aurras, ecc., bensì gli au tori appartenenti al feno47Ivi, p. 2.91. 48Ivi, p. 37; intervista di M . Millerman, cit. 49Con questo termine, s’intendono quelle tendenze d’orientamento esplici­ tamente razzista e/o nazionalsocialista, come il W hite Nationalism statunitense. 5° L ’articoIo di Kevin MacDonald A lexa n der D u gin ’s 4 Politicai Theory is fo r thè Russian Em pire, not fo r European Ethno-Nationalists, 18 maggio 2014, fornisce un esempio chiaro della critica mossa a Dugin dai cosiddetti “ Identitari” . s'N e l gergo White Nationalist, il «m arxismo culturale».

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Coordinate filosofiche e politiche meno denominato Rivoluzione Conservatrice ( K on servative R e ­ vo lu tio n yz. Q u est’ultim a è stata u n fen om en o p rincipalm ente tedesco, m a con equivalenti nel resto d ’E u ro p a (es. i N o n C o n fo rm isti fran ce­ si), caratterizzata da un rinnovam ento radicale del vecchio nazio­ nalism o e conservatorism o precedente la G ra n d e G u erra, in o p ­ posizione al liberalism o e al m arxism o, m a senza la dim ensione di massa p rop ria dei fascism i. A n z i, i tentativi politici, vicini alla R i ­ voluzione Conservatrice (es. il N eu e S ta a t di Papen e il Q u erfro n t di Schleicher), di instaurare nel 1932 u n a rivoluzione nazionale al­ ternativa al nazionalsocialism o hitleriano, erano falliti. I suoi suc­ cessivi rapporti con il nazionalsocialism o van n o dall’adesione con ­ vinta, all’adesione critica, n on di rad o tram utatasi in sfiducia e de­ lusione, fino all’opposizione silenziosa (“ em igrazione in teriore” ), al l’em igrazione, alla resistenza aperta.

All’interno di questo fenomeno, si possono - a grandi linee individuare tre grandi correnti: • a destra, l’ala volkisch, di orientamento primordialista e razzialista, attiva fin dal X I X secolo; • al centro, i Giovani Conservatori (Jun gkon servativen ), d’am ­ bito nordico-prussiano (es. Moeller van den Bruck, Spen­ gler, i circoli Herrenklub e Juniklub, l’editrice Hanseatische Verlagsanstalt) ovvero romano-cattolico (es. Schmitt, Pa­ pen, Spann, il George-Kreis, la “ Europaìsche R evu e ” di Rohan.);* ,xL a definizione, in questo senso, risale a Maurras, ma è impiegata in que­ sto contesto, per la prima volta, da H ugo von Hofmannsthal {L a Rivoluzione Conservatrice Europea, Marsilio, Venezia 2003).

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C omprendere D ugin

• a sinistra, i N azion alrivo lu zion ari (N ation alrevolu tion àren ), con posizioni radicali in am bito socioeconom ico e geop o­ litico (es. Salom on , Jiin ger, il “ 72zf-Kreis), culm inanti nei N azionalbolscevichi (es. N iekisch, O tto Strasser). P iù trasversali son o esperienze com e le leghe giovanili, eredi dei W hndervògel (la B iin d isch e Ju g e n d ) e il m ovim en to insurrezionale contadino (Lan dvolkbeu fegu n g)^ . L ’erede diretto della R iv o lu zio n e Conservatrice, nell’ E u ro p a post-bellica, p u ò essere a ragione in dividuato nella N u o v a D estra, corrente culturale an im ata in Francia da A la in de B enoist (1943), con il centro studi G R E C E , e p o i ripresa in Italia da M arco Tarchi (1952) e in G erm an ia da A rm in M o h ler (1920-2003), segretario di Jù n g er, studioso della R iv o lu zio n e Conservatrice, e tra it d ’union tra le due realtà. A partire dagli an n i cj o , la N u o v a D estra, che in ­ trattiene con il neofascism o u n rap p orto am b iguo e sim ilare a q uel­ lo intercorso tra fascism i e R ivo lu zio n e Conservatrice, ha in tro d ot­ to e svilu ppato u n a serie di tem atiche passate in secondo pian o nel­ la Vecchia D estra, conservatrice o neofascista (ecologism o, paga­ nesim o, localism o, anti-globalism o, anti-am ericanism o, ecc), svol­ gendo un percorso n o n dissim ile da q u ello com p iu to dalla N u o v a Sinistra negli anni im m ediatam ente precedenti. E p ro p rio a queste due correnti che D u g in è essenzialm ente debitore sul p ian o teorico. D alla prim a, ha ripreso, in particola­ re, C ari Schm itt (1888-1985) e M artin H eidegger (1889-1976), il p ri­ m o sul p ian o giu rid ico e geopolitico e il secondo su quello filo- 53 53A . Mohler, L a

Rivoluzione

Conservatrice in

Germ ania

1$ 18-1932,

Akropolis-La Roccia di Erec, Napoli-Firenze 1990; J.-P. Faye, Langages Totalitaires. 2004.

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Critique de la raison/l’économie narrative, Hermann, Paris

Coordinate filosofiche e politiche sofico teoretico, ai quali, in m isura m inore, van n o aggiunti Ern­ st Jù n g e r (1895-1998), O sw ald Spengler (1880-1936), K arl H aush o -

fer (1869-1946), A rth u r M oeller van den B ru ck (1876-19x5), Ernst N iekisch (1889-1967). L o stesso Evola, inoltre, per la sua con tigu i­

tà a questa corrente, p u ò esservi ascritto. In u n certo senso, così com e i rivoluzionari conservatori avevano vo lu to coniugare T ra­ dizione e M odernità, D u g in p rop on e un a sintesi fra Tradizione e Postm odernità.

Riguardo alla seconda, invece, egli ha legato principalmente con Alain de Benoist, condividendone una serie di posizioni, come l’antirazzismo, l’etnopluralismo, la critica all’universalismo, in con­ trasto con l’ala destra del G RECE, più legata al neofascismo clas­ sico, cui fanno riferimento autori come Guillaume Faye (1949) e Pierre Vial (1942.)- Inoltre, egli riprende tutto il filone (neo-)nazionalbolscevico da Robert Steuckers (1956), allievo del nazionalismo europeo di Jean Thiriart (1922-1992), che a sua volta aveva assun­ to nel corso dei decenni posizioni filosovietiche. Anche in Italia, i suoi rapporti hanno riguardato i veterani della Giovane Euro­ pa (ramo italiano della Jeune Europe thiriartiana), come Claudio Mutti (1946) e Carlo Terracciano (1948-2005), più che la Nuova Destra di Tarchi - ancorché Terracciano provenisse da quell’espe­ rienza. Solo in epoca recente, parallelamente all’ascesa dei nazionalpopulismi europei, D ugin ha incontrato spazio e accoglienza an­ che in ambienti nazionalconservatori, inclusi partiti di massa co­ me il Front National e la Lega N ord. Tuttavia, il suo legame con il neofascismo non ha mai riguardato i movimenti di massa (es. il M SI italiano o la N P D tedesca), né quelli minoritari che si ri­ chiamano esplicitamente alla questione razziale - specie in relazio­ ne ai problemi dell’immigrazione di massa e del sionismo - e al

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C omprendere D ugin nazionalsocialismo (es. Freda, Vial), bensì gli ambienti eterodos­ si del fascismo di Sinistra - declinati in direzione para-bolscevica (es. Niekisch, Thiriart) o postmoderna (es. Heidegger, De Benoist) - , definiti appropriatamente da Mohler «trotzkisti del na­ zionalsocialism o»54. E solo sulla base di questa critica al fascismo, del tutto interna alla Terza Teoria Politica, che è possibile un suo superamento, come quello delineato nella precedente sezione. Eurasiatismo e ortodossia Infine, non si può tralasciare di discutere l’eurasiatismo, etichetta che D ugin continua ad accettare e far propria, sia pure in un sen­ so differente rispetto a quelli assunti storicamente. L ’e urasiatismo nasce all’interno della corrente di pensiero slavofila, in un conte­ sto però del tutto analogo a quello della Rivoluzione Conservatrice europea, cioè tra gli emigrés russi presenti in Europa tra le due guer­ re. In questo ambiente, tendenzialmente conservatore e anticomu­ nista, nascono alcune correnti di pensiero peculiari, che ripensano criticamente il rapporto tra Conservazione e Rivoluzione: • i Mladorossy (“ Giovani R ussi” ) sostenevano un ibrido tra monarchia zarista e socialismo sovietico. • gli Smenovechovcy (“Mutaverso”), interpretavano l’U R SS in chiave nazionalista (similmente ai nazionalbolscevichi tede­ schi), appoggiando politiche come la NEP. • gli Evrazijstvy (“ Eurasiatisti” ), ritenevano che l’U R SS si sa­ rebbe evoluta ritornando su posizioni imperiali, ortodos­ 54A . Mohler, L a Rivoluzione Conservatrice in Germ ania

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op. cit.

Coordinate filosofiche e politiche se, autocratiche, ben più ostili all’Occidente liberale rispetto allo zarismo storico. Questi gruppi, non di rado infiltrati dagli stessi servizi sovietici e tendenzialmente malvisti dai Russi Bianchi, si sono estinti con la Seconda Guerra Mondiale, durante la quale avevano appoggiato gli Alleati. Il Vecchio Eurasiatismo, i cui esponenti più importanti furono Nikolaj Alekseev (1879- 1964), Nikolaj Trubeckoj (1890-1938), Pétr Savickij (1895-1968), R om an Jakobson (1896-1982), è stato determi­ nante perché attraverso i suoi studi storici, linguistici ed etnologi­ ci, è stato messo in dubbio il paradigma panslavista, sottolineando l’importanza delle popolazioni turche e mongoliche per lo svilup­ po della civiltà russa, rovesciando quindi il giudizio storiografico sulla dominazione tartara. Q u esto filone è stato ap p rofon d ito, sebbene sul p ian o teori­ co e n o n politico, dallo studioso L e v G u m ilè v (1912-1992), che ha con tribuito con tre aspetti fondam entali:

• la relazione tra spazi geografici e com unità etniche; • la passionarietà com e elem ento fon d an te dell’etnogenesi;

• la concezione del popolo russo come super-ethnos, più affine ai popoli turanici che a quelli europei; Egli costituisce il punto di contatto tra il Vecchio Eurasiatismo e il Neo-Eurasiatismo diffuso oggi in Russia e in Asia Centrale. I L N E O -E U R A S IA T IS M O

In ambito politico, il principale fautore è il Presidente del Kazaki­ stan Nursultan Nazarbaev, che ha intitolato a Gumilèv l’Univer­

XLIX

C omprendere D ugin

sità N azion ale Eurasiatica di A stan a e ha prom osso fin dagli an­ ni ‘ 90 u n ’U n io n e E con om ica Eurasiatica, nata il 1 gennaio 2015, a seguito di un ultradecennale processo d’ integrazione politica tra R u ssia, Bielorussia e K azakistan, cui si son o aggiunti K irghizistan e A rm enia. Benché D u g in abbia elogiato N azarbaev55, quest’u lti­ m o intende p iutto sto l’eurasiatism o com e eq uilibrio tra i due ne­ cessari m a in gom b ran ti vicini, R u ssia e C in a. A llo stesso tem po, anche l’eurasiatism o p ro p o sto dal Presidente russo V lad im ir P u ­ tin - d op o il fallim en to dei tentativi di avvicinam ento alla N A T O nei p rim i anni 2 0 0 0 - presenta m aggiori som iglianze con gli orga­ nism i sovranazionali, q u ali l’U n io n e Europea, p iutto sto che con un a rifondazione dell’ Im p ero R u sso (sia esso zarista o sovietico). Il N eo-E urasiatism o d uginiano, d u n q u e, è u n o dei diversi ap­ procci a questa concezione, estrem am ente popolare, em ersi nel­ l’am bito post-sovietico. P iù specificam ente, questa concezione di eurasiatism o ru o ta attorn o a due concetti, così com e spiegato dal suo A u to re 56: « I l pensiero principale dell’Eurasiatism o è in u n ’an­ trop ologia pluralista, che rifiuta l’universalism o. Il si­ gnificato dell’ im pero per me è che esiste n on u n im pe­ ro, m a com e m in im o due, e anche di p iù . A llo stesso m od o, la civiltà n on è m ai singolare; c’è sem pre qual­ che altra civiltà che ne determ ina i confini [ ...] L ’im ­ pero eurasiatico è l’unificazione p olitica e strategica di T u ran , u n a direttrice geografica della storia in o p p o ­ sizione alla civiltà del M are o im pero atlan tista.» 55A . Dugin, L a missione eurasiatica d i Nursultan Nazarbaev, A ll’ Insegna del Veltro, Parma 2012. s6Intervista di M . Millerman, cit.

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Coordinate filosofiche e politiche Più prosaicamente, si può dire che l’eurasiatismo - negando l’u ­ niversalità dei valori occidentali e promuovendo un equilibrio tra le grandi potenze - giustifica filosoficamente il diritto della R ussia a scegliere il proprio ordinamento politico e mantenere l’egemo­ nia sulla propria sfera d’influenza, senza intrusioni o pressioni nel­ la propria sfera strategica e nella propria politica interna, da parte statunitense, europea o cinese. U n altro concetto geofilosofico legato a quello di eurasiatismo è quello di turanismo o panturanismo, originario della Finlandia, e ripreso poi in Ungheria, Giappone e, soprattutto, Turchia. I panturanisti, in opposizione a pangermanisti e panslavisti, sostengono l’alleanza tra tutti i popoli turanici, definizione che comprende le popolazioni di lingua uralica e altaica, estendendosi talvolta a in­ cludere anche Coreani e Giapponesi. U na definizione più ristret­ ta, quella di panturchismo, si limita alle sole popolazioni turche diffuse nell’A sia Occidentale e Centrale. U n caso evidente è quello del p artito nazional-rivoluzionario ungherese Jo b b ik , la cui ideologia pan tu ran ista lo con traddistin ­ gue rispetto agli altri m ovim en ti analoghi, per u n approccio p osi­ tivo verso la R u ssia i Paesi T u rch i e l’Islam 57. N o n a caso, il leader, G a b o r V o n a (1978), ha incon trato p iù volte D u g in .

In Turchia, poi, il Panturchismo (o Panturanismo) - storica­ mente associato a tendenze fasciste, come quelle di Nihal Atsiz (1905-1975) ed Alparslan Tùrke§ (1917-1997) - e l’Eurasiatismo so­ no ormai strettamente legati, e diffusi sia in ambito kemalista che tra le fila dell’A K P di Erdogan. Questo spiega le relazioni allaccia­ 57Uno dei principali esponenti, M àrton Gyòngyòsi (1977), guida il grup­ po d’amicizia inter-parlamentare azero-ungherese e in un’intervista del febbra­ io 20:14 Fa ammonito gli altri parati nazionalisti europei ad abbandonare la retorica islamofoba e ricordare che i veri nemici sono il liberalismo e il sionismo.

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C omprendere D ugin te dal filosofo russo in questo Paese, così come la sua tiepidezza di fronte all’intervento russo in Siria. Pur sostenendo la necessità del­ la lotta alI’ISIS e all’atlantismo, non fa infatti riferimento alle gravi responsabilità turche58. Pare, inoltre, che abbia giocato un certo ruolo nella mediazione e distensione tra Turchia e Russia proprio relativamente al teatro siriano. D U G IN E L A R E L IG IO N E

Infine, anche il trattamento duginiano della questione religiosa re­ sta fortemente condizionato, non solo dal perennialismo, m a an­ che dall’eurasiatismo, che ammette una pluralità di religioni nel­ lo spazio eurasiatico: cristianesimo ortodosso, islam, buddismo, giudaismo, sciamanesimo siberiano, in contrasto con l’esclusivi­ smo “ romano-germanico” . Anzi, dall’elemento religioso abramitico, deriva che la sua escatologia è primariamente messianica e apo­ calittica, piuttosto che ciclica. Tuttavia, lo studio comparato delle religioni non è una parte rilevante della sua opera, diversamente da autori come Guénon (o lo stesso Evola). D ’altro canto, le sue posizioni filosofiche contrastano con una sincera adesione religiosa, ma non impediscono di riconoscere il ruolo sociale e politico delle religioni organizzati, in linea con il cesaropapismo ortodosso. Questo spiega la sua opzione per l’ala moderata dei Vecchi Credenti, la quale consente di tenere insieme il tradizionalismo liturgico con la fedeltà politica al Patriarcato di Mosca. Allo stesso modo, la sua opposizione al cattolicesimo nello spazio eurasiatico convive con il dialogo coi conservatori cattoli­ ci in Europa. Tuttavia, anche a un’analisi superficiale è evidente l’incompatibilità tra l’ortodossia cristiana e la sua Wèltanschauung. 58A . Dugin, Why wefig h i in Syria, 12 novembre 2015. L II

Coordinate filosofiche e politiche Riguardo alla questione ebraica, non stupisce che D ugin sia ac­ cusato contemporaneamente di antisemitismo, da un lato, e di sio­ nismo o criptogiudaismo, dalFaltro. In realtà, il suo discorso sugli Ebrei rifiuta una categorizzazione univoca, e ha cura di distinguere le differenti tendenze religiose e filosofiche all’interno del giudai­ smo, ammettendo l’esistenza di un giudaismo tradizionale, anti­ talmudico, eurasiatico e di un giudaismo secolarizzato, cosm opo­ lita, atlantismo. In parole sue59: «Contrariam ente agli antisemiti, il male non sono gli Ebrei, il male è l’atlantismo. E al suo interno, quegli Ebrei che lavorano per l’atlantismo, m a non solo loro. O ggi gli Ebrei sono p ortati com e vittim a dall’atlanti­ smo.» La sua opposizione a Israele è pertanto di tip o geopolitico, e n on tocca il fon dam en talism o ebraico, né contesta l’oppressione pale­ stinese in q uan to tale. In fatti, h a sostenuto il p artito B e ’ad A rtzeinu fon d ato dal rab bin o A b raam Sm ulevic (1965) e dal p o liti­ co A vig d o r Eskin (i960), ebrei ortodossi nati in U R S S , che criti­ cano il sionism o israeliano d a destra (ipersionism o) e sostengono u n ’alleanza tra Israele e R u ssia , di contro agli Stati U n iti liberaldem ocratici60.

U n analogo approccio dicotomico è quello concernente la re­ ligione islamica. D ugin riconosce l’esistenza di quattro tipi princi­ pali nell’Islam contemporaneo: il wahabismo saudita, il tradizio­ nalismo sciita di Iran e Hezbollah, l’islam secolarizzato del Ba’ath S9A . Dugin, Poljam yj Izrail (“ Israele polare” ), in “ Evrazijskoe Oborzenie, n. 1. (2002,) é°S u scala più ampia, è un p o’ la afra del rapporto tra la destra sionista laica di Yìsrael Beiteinu, formata da Ebrei di origine sovietica, e Russia Unita.

LU I

C omprendere D ugin

e l’islam occidentalizzato dei m usu lm ani liberali61. Il suo giudizio, coerentem ente con la rin un cia a u n ’etica universale, non guarda ai contenuti, né la distinzione è tra “ islam m oderato” e islam “ radica­ le” . L ’” islam b u o n o ” , p ertanto, è quello com patibile con i proget­ ti di tipo eurasiatico. A l riguardo, D u g in ha interagito q u in d i con esponenti m olto diversi tra loro, dal m afioso ceceno C h oz A ch m et N u ch aev (1954) al M u ftì C apo di R u ssia Talgat Tadzuddin (1948), dall’Iran khom einista alla Tu rchia di Erdogan. Viceversa, T ISIS e l’A ra b ia Saudita, sono condannati n on tanto da u n p u n to di vista religioso, m a in q u an to forze atlantiste.

61A . Dugin, Islam, protiv Islam a (“ Islam contro Islam” ), 15 febbraio zooo.

L IV

Il pensiero di Dugin e il comunitarismo IL PEN SIERO D I D U G IN E IL C O M U N IT A R ISM O Date queste premesse, è possibile non solo tracciare un quadro complessivo ed esprimere un giudizio ben meditato sulla figura di Aleksandr Dugin, ma metterlo anche in relazione con la teoria comunitaria in corso di costruzione? Prima di tutto, l’onestà intellettuale imporrebbe di ammette­ re l’utilità del suo contributo. Infatti, anche tenendo presente i suoi limiti, resta uno dei più importanti pensatori contemporanei emersi dalla galassia neofascista, probabilmente secondo solo ad Alain De Benoist. Giocano a suo favore una cultura eclettica e una serie di intuizioni brillanti, che gli hanno consentito di esprimere giudizi articolati e (ri)elaborare nuove tesi, in grado di stimolare il dialogo, anche al di fuori del suo ambito politico. Inoltre, grazie alle particolarità della realtà russa, si può dire che egli abbia giocato un ruolo, plausibilmente non centrale in termi­ ni politici - contrariamente a quanto gli viene attribuito da alcuni media, distorcendo la realtà - , ma sicuramente rilevante sul pia­ no metapolitico. In particolare, la sua formazione sincretica, parte russa e parte europea, contribuisce ad attestare la sua importanza come comunicatore e mediatore tra gli ambiti nazionalisti russi e quelli europei. N é d’altra parte è un semplice portavoce delle auto­ rità russe, ma persegue una sua visione del m ondo indipendente. Questi fattori concorrono a rendere interessante il confronto con la sua visione. Per rispondere alla dom anda iniziale, pertanto, è opportuno non limitarsi a singole questioni, ma tentare di affrontare il suo pensiero alla radice, in un’ottica filosofica e metapolitica. D i segui­ to, saranno valutati prima gli aspetti problematici, e poi gli spunti utili forniti all’elaborazione di una teoria politica comunitarista. LV

C omprendere D ugin Problematiche della filosofia di Dugin N on si può negare che Aleksandr D ugin sia un autore complesso e contraddittorio, a volte apparentemente folle, se si manca delle corrette chiavi di lettura. Tende ad adattare i propri discorsi a se­ conda del mezzo e dell’uditorioéz, al punto che non è sempre chia­ ro quanto certe semplificazioni, perfino grossolane (ad esempio, l’infatuazione per Trum p), siano pronunciate solo a fini retorici o denotino un’effettiva superficialità nell’analisi. Certo è che - come tutti gli autori - non va scambiato per un testo sacro, ma giudica­ to criticamente, volta per volta, in base alle sue prese di posizione, cercando di capirne le ragioni. Perciò la presenza di vari punti pro­ blematici, che, alla luce di una prospettiva comunitarista, devono essere affrontati e disinnescati, non com porta necessariamente un giudizio negativo su questo autore. l ’id e a l is m o g n o s t ic o d i d u g in

La prima problematica concerne la visione metafisica di Dugin, che è essenzialmente gnostica, ossia persegue la salvezza dal mondo materiale attraverso una conoscenza superiore e illuminata (gnosis), frutto di un percorso personale, elitario, in quanto svincolato da fedi e morali. Il filosofo russo ha, da tempo, proclamato la sua adesione allo gnosticismo, identificato con la Via della M ano Si­ nistra63. Q uest’ultima - a differenza della Via della M ano Destra, considerata alloppiarne, falsa e incapacitante - , attraverso la soffe­ 6“ D ’altro canto, occorre ammettere che ampia parte dei suoi scritti, com­ presi i più problematici, sono liberamente messi a disposizione del lettore, che voglia informarsi in maniera più approfondita, segno che l’A utore non teme di confondere o scandalizzare chi gli si approcci. 6,A . Dugin, Gnostik, in “ Lim onka” , 1995.

LVI

Il pensiero di Dugin e il comunitarismo renza e le esperienze più radicali e terribili, porta alla conoscenza e alla liberazione autentica dalla materia: « Colui che segue la Via della M ano Sinistra sa che un giorno l’imprigionamento finirà. La prigione della sostanza collasserà, essendosi trasformata in una città celestiale. La catena degli iniziati prepara appassiona­ tamente un momento desiderato, il momento della Fine, trionfo della liberazione totale» Secondo la sua reinterpretazione della storia, anche comunisti e fa­ scisti, dietro la facciata della lotta di classe e delle dottrine razziali, seguivano questa via64. Questa prospettiva è ribadita nel saggio, qui contenuto, “M e­ tafisica del Caos”6s. Richiamandosi a Heidegger, il filosofo russo individua il logos come la cifra del pensiero occidentale - dai Greci al cristianesimo alla modernità, responsabile quindi della sua crisi - , e, al tempo stesso, come una parentesi tra il Caos pre-ontologico e il Caos post-moderno. Egli individua tre risposte alla crisi del logos: • la Rivoluzione Conservatrice - la restaurazione del logos, in accordo con il progresso tecnico; • il nichilismo moderno proprio della Sinistra e del liberali­ smo - accettare e seguire fino in fondo la disgregazione del

logos-, ^ Q u e s t’interpretazione coincide, tra l’altro, con quella dei conservatori (cs. Voegelin, Corréa de Oliveira) che accusavano di gnosticismo le filosofie totalitarie, salvo poi abbracciare il liberalismo come male minore. 6,Ivi, pp. 327-338.

LYII

C omprendere D ugin • l’appello al Caos pre-ontologico, che ne è origine e principio complementare, al fine di trascendere il logos morente. Egli sceglie la terza via, attraverso il ricorso a una filosofia inclusiva non-occidentale, considerandola l’unico m odo di salvare il logos, vittima del suo stesso esclusivismo. In altre parole66: Solo il caos e la filosofia alternativa basata sull’inclusività può salvare l’umanità e il mondo dalle conse­ guenze del degrado e del decadimento del principio esclusivistico che è il logos. Il logos è ormai giunto a scadenza, e resteremo tutti seppelliti tra le sue rovi­ ne se non facciamo appello al caos e ai suoi princi­ pi metafisici, e li usiamo come base per qualcosa di nuovo.» E una posizione perfettamente consona alla Via della M ano Sini­ stra, m a del tutto impolitica. Se si esaminano, infatti, le conseguenze filosofiche dello gnosti­ cismo duginiano, si possono individuare tre aspetti fondamentali: • Idealismo, sul piano teoretico, che si esplica nella coinciden­ za ultima tra soggetto e oggetto, e tra teoria e prassi67, ben­ ché, a differenza dell’idealismo moderno, questa coinciden­ za sia individuata nella radice preesistente alla dialettica tra queste coppie oppositive. • Escatologismo, sul piano storico, che implica una visione di tipo messianico-apocalittica, per cui la Storia si avvia neces­ sariamente in direzione della Fine dei Tempi, al di là della é6Ivi,p . 338. 6?Ivi, pp. 256-259

LVIII

Il pensiero di Dugin e il comunitarismo quale però non si intravede né un Paradiso ultraterreno né un ritorno ciclico all’Età dell’Oro. • Volontarismo, sul piano pratico, che non solo subordina la stessa Fine alla volontà umana di portarla fino in fondo e realizzarla, m a segna tutta la pratica della Q uarta Teoria Po­ litica, il cui processo di autocoscienza non è necessario m a dipendente dalla volontà di chi la segue. In un certo senso, non è errato affermare che ciò costituisce un rovesciamento dell’hegelo-marxismo: l’idealismo della ragione {lo­ gos) creatrice, la progressività della Storia verso il comuniSmo, lo sviluppo dovuto alla dialettica delle contraddizioni materiali. Se però il materialismo storico rischia di sfociare nel determinismo progressista, che nega la libertà del soggetto, il “ contro-idealismo” duginiano, negando la libertà dell’oggetto, cade in un solipsismo, ancora più illusorio e incapacitante, sul piano antropologico, del­ l’individualismo liberale. IL R E A L IS M O C O M U N IT A R IS T A

Invece, il comunitarismo, proprio in virtù del suo essere fondato sulla relazione tra persona e comunità, richiede una filosofia reali­ sta, che riconosca l’esistenza di una realtà esteriore e indipendente rispetto al soggetto. Il riferimento più immediato a livello storicofilosofico è qui Aristotele, con i suoi eredi antichi e moderni - dal tomismo fino ai C om m unitarian s. Tuttavia, anche l’idealismo pla­ tonico, contrariamente all’idealismo moderno, si colloca nel cam­ po del realismo filosofico, dal momento in cui il m ondo delle idee esiste a prescindere dal pensiero soggettivo. Viceversa, è proprio l’idealismo gnoseologico, sia esso razionalista (Cartesio, Leibniz), L IX

C omi5rendere D u g in empirista (Locke, H um e) o trascendentale (Kant), che pone le basi filosofiche per il liberalismo. A i tre aspetti fondamentali individuati precedentemente, è co­ sì possibile contrapporre tre aspetti chiave del realism o comunitarista. • R ealism o m etafisico, che ammette appunto l’esistenza di una

pluralità di soggetti (persone) all’interno di una realtà pree­ sistente, conditio sin e qua non per il riconoscimento intercomunitario e intra-comunitario tra soggetti. * R ealism o storico, che rifiuta le filosofie della storia teleologi­

che e preorientate, siano esse nel segno del Progresso ovvero della Decadenza. ’ R ealism o politico, che non prescinde dalla realtà dei dati ma­

teriali, in prim o luogo socioeconomici, e dei rapporti di for­ za tra soggetti, a livello tattico e strategico. Seguendo la terminologia della Q uarta Teoria Politica, peraltro, all’idealismo gnoseologico che fonda la prima teoria politica (libe­ ralismo), segue l’idealismo assoluto (Fichte-Schelling-Hegel), che fonda, rispettivamente nelle sue due tradizioni di sinistra (Feuerbach-Marx-Lenin-Gramsci) e di destra (Stirner-Nietzsche-Heidegger/Gentile), la seconda (comuniSmo) e la terza (fascismo). E d’al­ tro canto, proprio Martin Heidegger - il cui concetto di D asein è elevato a soggetto della Q uarta Teoria Politica - ripensando la metafisica occidentale, ritorna ad una posizione chiaramente reali-68

68M . Heidegger, Essere e tempo, trad. di P. Chiodi e F. Volpi, Longanesi, Milano 2005, § 8.

LX

Il pensiero di Dugin e il comunitarismo « È l’ente in questione a manifestarsi così come esso è in sé stesso, vale a dire che esso in sé stesso è pro­ prio come viene scoperto essere indicato dall’asserzio­ ne. N o n c’è alcun raffronto di rappresentazioni né fra di loro né rispetto alla cosa reale.» Il Dasein, a differenza del Soggetto idealista nella sua libertà asso­ luta, è ontologicamente limitato dalla sua esistenza nel m ondo - il che non può che mettere in discussione l’interpretazione duginiana di Heidegger. L ’altra sua assunzione teorica da porre in discussione è quella di matrice tradizionalista, consistente nella dicotomia tra “Via del­ la M ano Destra” e “Via della M ano Sinistra”, propria del tantrismo indiano, ed estesa dagli esoteristi occidentali a dicotomia universa­ le. Esattamente come nel caso del perennialismo, si tratta dunque di un prodotto della modernità occidentale, che attribuisce un’im ­ portanza globale ad alcuni filoni estremamente specifici di una sin­ gola tradizione. Tra l’altro, se consideriamo le differenti civiltà esi­ stenti in una prospettiva multipolare, si deve ammettere che tutte, fuorché due, sono fondate dal logos ellenico mediato dal cristiane­ simo o dall’islam. Nelle due restanti, la Grande India e la Sinosfera, sono comunque egemoni le cosiddette vie della M ano Destra l’induismo vaishnava, il buddism o theravada, il confucianesimo, lo scintoismo - , mentre shivaismo, taoismo, buddism o vajrayana, zen, sono minoritari in termini demografici e storici (salvo alcune aree periferiche, come il Tamil N adu, il Tibet, la Mongolia). Infine, D ugin stesso ammette che una delle possibilità, di fron­ te alla crisi del logos, è proprio la sua restaurazione - non già, ov­ viamente, come nostalgismo o ricostruzionismo storico, sia esso moderno o premoderno - in sintesi con i nuovi sviluppi della Tec­ LXI

C omprendere D ugin

nica. E proprio questa è la via da seguire, sul piano teoretico, in op­ posizione al nichilismo passivo liberale, piuttosto che ingannevoli tentativi di nichilismo attivo, in ultima analisi (auto)distruttivi e d’ispirazione contro-iniziatica69. L A R O T T U R A N E C E S S A R IA C O L FA SC ISM O

La seconda problematica assume rilevanza dal momento in cui D u ­ gin proviene da questa ideologia, come pure una parte importan­ te dei suoi interlocutori e lettori, mentre invece il comunitarismo autentico richiede una vera e propria rottura con le ideologie del X X secolo, fascismo compreso. Questo non dipende tanto da un problema di moralismo storico, quanto dalla consapevolezza della sconfitta di queste ideologie, a sua volta legata a delle problemati­ cità insite nella loro stessa radice. Va riconosciuto che il filosofo russo ha com piuto dei passi mol­ to importanti in questa direzione, ma la sua posizione resta ambi­ gua, nel momento in cui considera il nazionalbolscevismo, che sto­ ricamente è a tutti gli effetti parte della terza teoria politica, quale una «declinazione» della Q uarta Teoria Politica70. D ’altra parte, sarebbe ingenuo (e forse neanche auspicabile) pretendere un totale rinnegamento del proprio percorso politico. L’ambiguità più importante però riguarda altri scritti, come “Fondamenti della geopolitica”, in cui propone per l’Impero russo una politica di potenza francamente contraddittoria con il mutuo rispetto tra i popoli e le civiltà che è alla base di un multipolarismo autentico. Ciò non costituisce un pericolo, beninteso, dal momen-*7 69Esemplari al riguardo due narrazioni fantastiche novecentesche: E. Jiinger, Sulle scogliere d i marmo, Guanda, A n elli, Bompiani, Milano 2002. 7°Ivi, p. 293.

LXII

Parma 200 1; J.R .R . Tolkien, I l Signore degli

Il pensiero di Dugin e il comunitarismo to che la Federazione R ussa non ha, e non avrà in futuro - stante la situazione socioeconomica e demografica - , i mezzi e le basi per una politica imperialista. Tuttavia, rivela im a concezione bellici­ sta e “geopoliticista” delle relazioni internazionali, consonante con fultranazionalismo fascista - sia pure trasponendolo dal piano del­ lo Stato-nazione a quello delfini pero-civiltà (civilizational empire) - che contribuisce a rendere ambivalente la posizione duginiana in materia. A d ogni modo, è già stata descritta la critica di D ugin al fa­ scismo, ma analizzandola, emerge che egli ha pienamente ragione quando individua la modernità come radice dei mali del fascismo. In termini più chiari, esaminando limiti ed errori attribuiti al fasci­ smo - autoritarismo, capitalismo, centralismo, sciovinismo, im­ perialismo, razzismo - diviene palese che non uno di questi non apparteneva già al liberalismo ottocentesco. Le libertà e i diritti borghesi sono sempre stati limitati ad uno spazio ben circoscritto, descritto magistralmente nell’appendice B7': « l ’uom o borghese adulto benestante bianco raziona­ le cittadino.» Ci sono le eccezioni, ma il “ totalitarismo”*72, è supremo scandalo per il liberalismo proprio perché eleva le eccezioni a norma, rimuo­ vendo apertamente questo spazio protetto, e mettendo a nudo la faccia oscura della Modernità. Relativamente alla rottura con il liberalismo, la natura di classe dei fenomeni politici è importante, ma fino a un certo punto. I ceti medi borghesi costituenti la spina dorsale dei fascismi erano riusciti 7IIvi, p. 309. 72,Cfr. Hannah Arendt, L e origini del totalitarismo, Enaudi, Torino 2009.

LXIII

C omprendere D ugin a superare alcuni punti del liberalismo, come l’individualismo. N el comuniSmo, la coscienza di classe del proletariato era emersa con la mediazione della coscienza infelice della stessa borghesia progressi­ sta (Marx ed Engels non erano operai!), e nondimeno erano rimasti alcuni aspetti del liberalismo, come il progressismo, appunto. Questo fu il paradosso del fascismo: la rivolta dei figli dei ce­ ti medi (studenti e ufficiali inferiori, in primis), per superare e di­ struggere (come un drago che esca da un uovo) quella stessa bor­ ghesia liberalconservatrice che ne costituiva il milieu di partenza. Questo spiega la mancata rottura da parte dei fascismi con tutti i paradigmi del liberalismo, e soprattutto quello economico, il ca­ pitalismo, nonostante i tentativi di risolvere il conflitto tra classi alfinterno dello Stato, senza però riuscire davvero a porre questo al di sopra di quelle. Se però il fascismo storico aveva saputo almeno in parte sfrut­ tare le circostanze ad esso favorevoli, il neofascismo (così come il tradizionalismo e altri fenomeni analoghi) si è in ampia parte ar­ roccato suH’estrema destra del liberalismo. Pare non avere altro orizzonte, salvo lodevoli eccezioni, che la difesa dell’uom o bian­ co occidentale maschio etero cristiano borghese consumatore au­ toctono. Il suo è un gioco delle parti con l’estrema sinistra (post­ comunista) del liberalismo, la quale solo apparentemente propu­ gna la decostruzione della stessa identità. In realtà, essa non mette in discussione questo modello, come descrive D ugin73, ma ne pre­ dica semplicemente l’estensione a tutti (anzi, tutt*), incluse le altre specie (antispecismo). Questo modello, però, per come è inteso, ha ben poco a che fa­ re con una presunta tradizione premoderna, ed è piuttosto un pro­ 73pp. 261-274,305-316.

LXIV

Il pensiero di Dugin e il comunitarismo dotto della modernità liberale, di cui costituisce il soggetto (indivi­ duo) storico. La pars destruens del comunitarismo deve fare i conti con esso, decostruendolo in favore di un nuovo soggetto: la per­ sona, in relazione con le comunità (la comunità famigliare, la co­ munità ecclesiale, la comunità di lavoro, la comunità ecologica, la comunità etnica). Questo processo, naturalmente, prende spunto da una pluralità di autori e correnti di pensiero di tipo comunita­ rio o proto-comunitario. La rottura con le ideologie e i modelli del passato, però, deve essere conseguente, priva di esitazioni. Contributi della Quarta Teoria Politica alla discussione sul comunitarismo Le problematiche testé individuate in Dugin come autore, soprat­ tutto sul piano teoretico, non invalidano però la sua opera. Così come la lettura di Marx, si parva licet componere magnis, ha tro­ vato terreno fertile anche tra chi rifiutava im a concezione atea e materialista dell’esistenza (es. la teologia della liberazione, lo scii­ smo rosso di Ali Shariati, ecc.), allo stesso m odo il presente libro costituisce un contributo molto importante allo sviluppo di una teoria politica comunitaria. Nelle parole dell’A utore74: « [...] La Quarta Teoria Politica non è il lavoro di un singolo autore, ma comprende piuttosto uno spet­ tro am pio di idee, ricerche, analisi, prognosi e proget­ ti. Chiunque aderisca a questa tendenza può contri­ buirvi con le sue idee. Sempre più intellettuali, filo­ sofi, storici, scienziati, accademici e pensatori rispon­ deranno a questa chiam ata.» 74Ivi, p. 4.

LXV

C omprendere D ugin

E in m aniera del tu tto sim ile, C ostanzo Preve afferm ava, pochi an ­ ni prim a75: « Q u e sto elogio del com unitarism o intende con tri­ buire ad u n a discussione che è appena agli inizi. A l­ tri verranno d op o di n oi e faranno certam ente m eglio di noi, perché m en o invischiati in contenziosi con il recente passato n ovecentesco.» A queste prem esse, la Q u arta Teoria Politica n on p u ò essere d u n ­ que presa ad orientam ento di per sé, m a è da considerarsi un a p ro ­ posta interpretativa finalizzata a u n n u o vo com unitarism o p ost­ m oderno. Per questo m otivo, tra le altre cose, chi legge questo libro “ da sinistra” troverà u n a grave lacuna la m ancanza di riferi­ m enti all’econom ia, così com e chi lo legge “ d a destra” , lam enterà che la questione etno-identitaria n o n sia stata presa in esame. A s ­ solutam ente n ulla, però, vieta ai lettori di riem pire queste lacune, costruendo n uove ipotesi grazie agli elem enti messi a disposizio­ ne da D u g in . D i seguito, vale la pena di accennare alcuni tem i di discussione, sorti da essa. T E O R IE E S O G G E T T I P O L IT IC I

L ’interpretazione delle ideologie storiche, a partire dai soggetti p o ­ litici, ovvero del protagonista di queste ideologie, è certo un a p ro ­ spettiva interessante, benché sicuram ente n o n l’unica. Essa richie­ de p erò alcune precisazioni. In p rim o lu ogo, è pacifico che Y in d ivid u o e la classe siano i sogget­ ti, rispettivam ente della p rim a e della seconda teoria politi75Costanzo Preve, Elogio del comunitarismo, Controcorrente, Napoli 2.006, p. io.

LXVI

Il pensiero di Dugin e il comunitarismo

ca. T uttavia, m entre la differenza tra il com uniSm o storico novecentesco e il liberism o è sem pre stata evidente, n ell’am ­ b ito del centrosinistra si è assistito a u n a serie di contiguità e incon tri tra queste due teorie. C ’è p erò u n a linea di fo n ­ do chiara, che spacca in due la stessa socialdem ocrazia, sul p ian o teorico: • Il m arxism o riform ista, o revisionista, p u ò rifiutare o posporre la via rivoluzionaria in favore di altre stra­ tegie, m a resta sem pre la lotta di classe il suo ob ietti­ vo, alm eno dichiarato, e appartiene alla seconda teoria politica. • Il socialism o liberale, o il liberal socialism o, ritiene che solo attraverso l’uguaglianza garantita dallo Legge del­ le condizioni di partenza, vi possa essere autentica li­ bertà per l’in d ivid uo, m a il suo orizzonte resta co m u n ­ que quest’ultim o, e q u in d i rientra nella p rim a teoria politica. In epoca postm oderna, il neoliberalism o h a orm ai superato, nella pratica (m a n on com e m od ello!), l’in dividuo - p ro ­ prietario, arm ato, im prenditore, responsabile, patriarcale, radicato - in favore di u n p o st-in d ivid u o (o d ivid u o76) che, al contrario, è m eticcio, g e n d erflu id , eterno adolescente, azio­ nista, pacifista, parte della share econom y. Il neocom unism o (della N e w L eft) condivide orm ai questo soggetto ( « l ’in di­ vid u o è diven uto il soggetto norm ativo di riferim ento per tu tta l’u m a n ità » 77), però declinato in m aniera collettiva ed 7SIVÌ, p. 212.

77Ivi, p. II. L X V II

C omprendere D ugin egualitarista, com e u n a m oltitu din e78, concetto che h a sosti­ tuito quello m od ern o di classe, allo stesso m odo in cui il ca li center ha sostituito la catena di m ontaggio. In secondo luogo, alla terza teoria politica, D u gin attribuisce u n duplice soggetto - lo Stato o la R azza, a seconda che si trat­ ti del fascism o italiano o del nazionalsocialism o tedesco - , il che d en ota u n approccio superficiale. A m aggior ragione risulta tale, se si am m ette che la terza teoria politica inclu­ de n o n solo il fascism o storico, m a tutte le terze posizioni anticom uniste e antiliberali della M od ern ità (neofascism o, peron ism o, socialism o arabo, ecc.). Il vero soggetto, d u n ­ que, è la nazione, a prescindere d a com e p oi venga declina­ ta all’interno delle singole applicazioni particolari di questa teoria politica. C osì, la nazione sarà u n p ro d o tto dello Stato per G en tile o della Razza per R osen b erg, u n fatto spirituale per C od rean u , culturale per Ledesm a R am o s, sociale p er Perón, m a resta sem pre lo stesso concetto m oderno di nazione, afferm atosi con la R iv o lu zio n e Francese e il rom anticism o. In terzo lu ogo, sem pre riguardo alla terza teoria politica - la cui definizione è sem pre stata p iù ostica, rispetto alle altre due, per storici, filosofi e p olitologi - , occorre precisarne i con fi­ ni, sia verso destra che verso sinistra. C o n la seconda teoria politica, condivide la m atrice collettiva del soggetto, si tratti di nazione inter-classista ovvero di classe inter-nazionalista, e la sua suprem azia rispetto all’in dividuo. L a distinzione tra i due collettivi, che spacca a m età il cosiddetto “ rossobru78M. Hardt - Antonio Negri, M oltitudine. Guerra e dem ocrazia nel nuovo ordine im periale, Rizzoli, Milano 2,004.

LXVIII

II pensiero di Dugin e il comunitarismo

n ism o ” , sta nella risposta alla dom an da se sia la nazione ad essere definita in term ini di classe (« d itta tu ra del proleta­ ria to » ) o viceversa. Q uesta m atrice collettiva consente, al tem po stesso di marcare la differenza rispetto alla prim a teo­ ria politica, con la quale le contiguità sono m olte, e in p ar­ ticolare in quella zona ibrid a costituita dalla D estra, dove sono andati ad accum ularsi m an m ano i conservatori - fau ­ tori di rivoluzioni precedenti, scavalcati a sinistra dai n uovi arrivati. L a suprem azia così della nazione ovvero dell’individuo, costituisce il discrim ine determ inante tra “ veri fascisti” e “ falsi fascisti” . C H E C O s ’ È IL D A S E I N

Il soggetto designato per la Q u arta Teoria Politica, il D asein hei­ deggeriano, ovvero, in italiano, l’“ Esserci” o “ Esistenza” ,richiede una discussione a parte - dal m om en to che D u g in lo cita senza spiegarlo. M artin H eidegger usa questo term ine per risolvere Paporia che si presenta all’u o m o - che è il soggetto che si p on e la do­ m anda sull’Essere - di fron te alla definizione in term ini di soggetto e oggetto. Q ueste coordinate son o, secondo lu i, insufficienti per­ ché descrivono la m era presenza di fron te al soggetto degli enti reali che sono Poggetto della sua conoscenza trascendentale. M a p ro p rio perché l’u o m o trascende la sem plice esistenza, n o n p u ò ridursi a presenza, m a è necessariam ente progetto. E il p rogetto dell’u o m o è la preoccupazione, la cura verso gli oggetti della sua conoscenza. Q u in d i l’esistenza um an a è un “ esser-ci” {D a sein ), ossia u n es­ sere strettam ente circostanziato: essere com e cura, essere-per-lam orte, essere con gli altri, essere-nel-m ondo, essere-nel-tem po, ecc. Q uesto è il p roblem a fondam entale che disconnette il D a sein hei­ deggeriano dalla filosofia duginiana, com e anticipato nella sezione

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C omprendere D ugin

precedente. L ’u o m o è p rogetto (essere per), m a a sua volta n o n è u n soggetto assoluto, esterno al m on d o, m a ne fa parte, indipen­ dentem ente dalle sue decisioni, v i si trova gettato ( G ew orfen h eit) e destinato a m orire. P ro p rio q uesto essere-per-la-m orte (S ein Z u m Tode) costituisce il senso u ltim o dell’esistenza um ana, che connette l’u o m o alla sua condizione di essere gettato e di essere trascenden­ tale (in q u an to soggetto). L ’angoscia (nel senso di consapevolezza) della m orte, fine delle possibilità di scelta, ricorda all’u o m o la tra­ scendenza e la libertà nelle p rop rie scelte, am m o n en do lo rispetto a u n ’esistenza inautentica, com e quelle cristallizzate in un a singola possibilità79. L a filosofia heideggeriana, però, n on è solo realista, m a h a an ­ che u n a d im ensione com unitaria, dal m om en to che l’u o m o con ­ divide con gli altri u o m in i la stessa natura esistenziale, e q u in d i tra le categorie esistenziali h a anche il con-esserci (essere con gli altri), per cui « l ’u o m o è esistenzialm ente con gli altri anche q u an d o è s o lo » . A l tem po stesso, il D asein è costitutivam ente nel tem po e nel m on d o (cioè nello spazio). Pertanto, l’u o m o com e D asein , pensato da H eidegger, è totalm ente diverso rispetto all’in dividuo di m atrice idealista (cartesiana, lockiana, kantiana, hegeliana, ecc.), che è il soggetto fondam entale del liberalism o. IL D A S E I N CO M E P E R S O N A , C O M U N IT À , A M B IE N T E

L ’in d ivid uo e il collettivo - definito attraverso l’essere (nazione) o attraverso la prassi (classe), sono i soggetti p olitici delle teorie p o ­ litiche dell’Epoca M oderna, unificate nell’Epoca Postm oderna nel 79 Costanzo Preve ha interpretato in maniera simile la lettura di Marx del­ l’uomo come Gattungswesen (“ ente naturale generico”), la quale genericità per­ mette all’uomo un’infinità di opportunità e di scelte, all’interno del contesto storico e sociale.

LXX

Il pensiero di Dugin e il comunitarismo

sinolo tra (in )d ivid uo e m oltitud in e (collettiva). Il com unitarism o vi op p o n e u n altro sinolo, quello speculare tra person a e co m u n i­ tà. U n con tributo fondam entale deriva, a questo fine, dalla filo­ sofia del Personalism o (es. Em m an uel M ou n ier, Jacqu es M aritain, ecc.), che pon eva al centro il concetto di persona, libera e creatrice. N o n è un caso che: • sia stato parte dei N o n -C o n fo rm isti francesi80, analoghi alla R ivo lu zio n e Conservatrice tedesca. • abbia attinto dall’esistenzialism o, e in particolare quello hei­ deggeriano. • si m uovesse nella prospettiva di opporsi sia all’individuali­ sm o liberale sia ai totalitarism i fascista e com unista. E possibile leggere pertanto l’u o m o heideggeriano, nelle sue cate­ gorie esistenziali, in un a sim ile prospettiva, com e u n a

perso n a

,

costruendo u n soggetto an tropologico speculare e op p o sto all’in ­ dividuo liberale. Il personalism o, però, resta u n a “ filosofia a m età” se svincolato dal com unitarism o, ovvero dal concetto di com unità. Il D asein , tra i suoi esistenziali, h a anche le categorie di esserenel-tem po (tem poralità) ed essere-nel-m ondo (spazialità). L a per­ son a è-nel-tem po attraverso la

c o m u n it à

, la quale, da im a parte

consiste nella condivisione del tem po, ossia la vita in com une, dal­ l’altra, assicura con tinu ità nel tem po anche oltre la vita della per­ sona, dal m om en to che la com u n ità p u ò esistere prim a e dop o i suoi singoli m em bri. Q u esto è vero sia per le com u n ità elettive, che la person a sceglie (es. com u n ità di lavoro), sia per le com unità, 8oJ.-L . Loubet del Bayle, Les non-conformistes des années 30 : une tentative de renouveìlement de la penséepolitique frangaise, Éditions du Seuil, Paris 2001.

LXXI

C omprendere D ugin

in cui è gettata (es. fam iglia di nascita, p o p o lo d’appartenenza). L a com u n ità è u n soggetto sociale speculare e op p osto al collettivo. D ’altra parte, la person a è-nel-m ondo attraverso I’ a m

b ie n t e

( o i-

kos), che essa abita, sia singolarm ente che attraverso la com unità, stabilendo q u in d i u n ulteriore legam e tra spazio e u o m o, Terra e città, G a ia e.polis (geopolitica). Il D asein - felice intuizione di D u ­ gin ! - del com un itarism o è p rop rio questa triplice relazione tra persona, com u n ità, am biente. IL M U L T IP O L A R IS M O C O M E G E O P O L IT IC A C O M U N IT A R IS T A

Il rapporto tra la com u n ità e il p rop rio spazio varia in relazione alla prim a. C osì, per la fam iglia, sarà la casa; p er la com u n ità di lavora­ tori, i p rop ri mezzi di p roduzione; p er il p o p o lo , il p rop rio territo­ rio; per la civiltà, il grande spazio. D al filosofo Spengler (K u ltu ren ) e il giurista Schm itt ( G roftrdum e), fino al p olitologo H u n tin gto n ( Clash o f C iviliza tio n s), la teoria geopolitica che divide il m o n d o in un a serie di poli di dim ensioni continentali o subcontinentali, ca­ ratterizzati dall’appartenenza a u n a stessa civiltà, ossia a u n com une com plesso storico-culturale, e contenenti differenti p o p o li e Stati, è orm ai u n a realtà assodata. O gn i “ civiltà” h a u n su o p rop rio logos, nella triplice accezione greca di “ pensiero” , “ ragione” e “ discorso” , legato al suo svilu p p o storico, culturale, religioso, filosofico. L a critica anti-universalista di D u g in (e di A la in de B enoist), parte da q uesto presupposto per rifiutare ogni im posizione u n i­ versale, ovvero uni-polare, cioè la pretesa del logos occidentale di essere l’un ico corretto e di dover essere im p osto a tu tta l’um an i­ tà, anche con mezzi violenti. In questo senso, egem onia m ilita­ re e geopolitica statunitense, egem onia culturale e m orale dell’O c­ cidente, egem onia ideologica del liberal-capitalism o, della liberaldem ocrazia e dei d iritti um ani, van n o a form are u n u n ico sistem a

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Il pensiero di Dugin e il comunitarismo

di dom in io globale, che le altre civiltà e gli altri p o p o li debbon o rifiutare, per rim anere se stessi. D u g in vi oppon e il m ultipolarism o, ossia l’equilibrio e il m u ­ tuo rispetto tra le varie civiltà, u n « d ia lo g o di c iv iltà» (per citare K hatam i) senza la pretesa di im porre a ciascuno il p rop rio logos, e al tem po stesso caldeggia l’un ità politica di ciascuno di questi poli, superando lo Stato-nazione, form a politica p ro p ria della m od ern i­ tà, in favore dell’integrazione delle varie com u n ità che abitano u n grande spazio in u n ’unica form a politica im periale, plurietnica e rispettosa delle particolarità di ciascuna sua com ponente. Il m u l­ tipolarism o com unitario, d u n q ue, si estrinseca sia nei rap p orti tra grandi spazi, sia nei rap p orti interni ai grandi spazi, replicando su scala m ondiale, le stesse relazioni che in tercorrono tra le com u n ità e le persone che ne fan n o parte. Q uesta visione, p rofon d am en te pluralista e anti-razzista, dal m om en to che nega le pretese di superiorità di singoli p op oli, raz­ ze, civiltà, religioni, ideologie, classi sociali, ecc. p u ò apparire, per altri versi, eccessivam ente relativista, e sussiste u n rischio effetti­ vo di derive di questo tip o . U n a delle question i p iù im portan ti riguarda q u in d i la possibilità di trovare u n a m orale com une, rico­ nosciuta spontaneam ente dai differenti p op oli e civiltà. A questo fine, potrebbe con tribuire il trad izio n a lism o , com e accennato da D u gin , ossia il riferim ento perennialista a u n a Tradizione, trascen­ dente, com une a tutte le civiltà, da assum ere quale “ religione n a­ turale” . In oltre, anche l’an trop ologia delineata nei paragrafi p re­ cedenti consente di discernere tra le possibilità e le scelte storiche delle com un ità, da u n a parte, e un a natura com u n e a tutti gli u o ­ m ini, sulla quale è possibile fon d are un a legge naturale che fu n ga da iu sg en tiu m . In conclusione, il m u ltip olarism o (geopolitico e geofìlosofico),

l x x iii

C omprendere D ugin insieme all’invito a rompere con la Modernità e i suoi modelli, or­ mai esauriti, rappresenta uno dei maggiori contributi di Dugin al­ la teoria comunitarista, senza dimenticare gli spunti perennialisti, heideggeriani e postmodernisti. Nelle pagine a seguire, saranno quindi molti gli elementi per costruire un altro inizio.

LXXIV

INTRODUZIONE: ESSERE O NON ESSERE?

N e l m o n d o di oggi, la politica sem bra essere vestigia del passato, alm eno p er com e eravam o abituati a concepirla. Il liberalism o ha sem pre com b attu to con tro q uelli che, tra gli avversari politici, o f­ frivan o sistem i alternativi; ossia il conservatorism o, la m onarchia, il tradizionalism o, il fascism o, il socialism o e il com uniSm o, e in fi­ ne, alla fine del ventesim o secolo, li h a sconfitti tutti. Sarebbe logico q u in d i presum ere che la p olitica sarebbe diven­ tata liberale, m entre tu tti i suoi avversari, m arginalizzati, sopravvi­ vendo ai m argini della società globale, avrebbero riconsiderato le loro strategie e form ulato u n n u o vo fron te u n itario, com e teoriz­ zato da A la in de B enoist nel suo p e rife ria contro centro81. Invece, all’inizio del ven tun esim o secolo, il copion e è stato tu tt’altro. Il liberalism o orm ai trionfante, che aveva sem pre insistito sul­ la riduzione dell’im p ortanza della politica, ha preso la decisione di abolirla com pletam ente. Forse p er prevenire l’ascesa di alternati­ 8lN el suo discorso pronunciato in Francia il 12 maggio 1993, de Benoist ha invocato il rifiuto della dicotomia destra/sinistra, preferendo piuttosto i con­ cetti di “ centro” e “ periferia” . H a definito il centro come le varie fazioni com­ ponenti l’ideologia dominante del paese (senza distinzione tra i due poli), men­ tre la periferia è stata definita come «tutte quelle forze che rigettano la suddet­ ta ideologia». Così, dal suo punto di vista, la destra e la sinistra estrema do­ vrebbero allearsi naturalmente tra loro, piuttosto che allearsi con altri gruppi (come i conservatori o i liberali) che accettano l’ordine prevalente, e perciò si compromettono.

I

Intro d uzio ne : essere o non e sser e ?

ve politiche e per assicurare il su o d om in io eterno, o perchè la sua agenda politica era sem plicem ente giu n ta al suo term ine naturale con l’assenza di rivali ideologici, l’esistenza dei quali era considerata da Cari Schm itt indispensabile per la costruzione di un a posizione politica81*. A prescindere dalla ragione, il liberalism o h a fatto tu tto il p os­ sibile per assicurare il collasso della politica. A llo stesso tem po, il liberalism o stesso è cam biato, m igrand o dal p ian o delle idee, dei program m i politici e delle dichiarazioni a q uello della realtà, pe­ netrando nel p ro fo n d o del tessuto sociale, che è diventato pervaso di liberalism o e, conseguentem ente, il liberalism o ha com inciato ad apparire com e l’ord in e naturale delle cose. C iò è stato presen­ tato n on com e u n processo p olitico, m a naturale ed organico. L a conseguenza di u n a sim ile trasform azione storica è stata la perdita di valore di tutte le altre ideologie p olitiche che neU’u ltim o seco­ lo si erano scontrate appassionatam ente. C onservatorism o, fasci­ sm o e com uniSm o, con le loro m olte declinazioni, avevano perso la battaglia, e il liberalism o trionfante è diventato u n o stile di vita: la logica del con sum o, l’in d ividualism o e la m anifestazione post­ m oderna di u n um an ità atom istica e subpolitica. I politici sono diventati b io p o litici83, m igrand o al livello individuale e sub indivi­ 81 Cari Schmitt ha scritto che il nemico è « la forma o la manifestazione del nostro stesso problema» in Teoria del partigiano, Adelphi, Milano 2005. Il sen­ so di tale affermazione è spiegato nei quaderni postbellici di Schmitt: « Historia in nuce\ Am ico e Nemico. L ’amico è colui che mi afferma e mi conferma. Il nemico è colui che mi sfida (Norimberga, 1947). Chi può sfidarmi? Sostan­ zialmente, solo me stesso. Il nemico è colui che mi definisce. Ciò significa, in concreto, che solo mio fratello mi può sfidare, e solo mio fratello può essere mio nem ico», da Glossarium: Aufzeichnungen der Ja h re 1947-51, Duncker & Hum blot, Berlino 1991, p. 117 .

83La biopolitica, così com’è stata definita da Michel Foucault nel suo libro

2

duale. N e emerge che n on solo le ideologie politiche sconfitte sono uscite di scena, m a la Politica stessa e perfino il liberalism o nelle sue form e ideologiche. Per questo è diventato praticarfiente im possi­ bile im m aginare una form a alternativa di politica. C o lo ro che n on aderiscono al liberalism o si trovano in un a situazione difficile - il nem ico trionfante si è dissolto, scom parendo; lo ro son o rim asti a com battere contro i m ulin i a vento. C o m e si p u ò far politica, se n on c’è politica? C ’ è u n a sola via d’uscita: rifiutare le teorie politiche classiche, vincenti e perdenti, usare l’ im m aginazione, cogliere la realtà di un m on do n u o vo , decifrare correttam ente le sfide della p ostm o der­ nità e creare qualcosa di n u o vo , al di là degli scontri p olitici del diciannovesim o e ventesim o secolo. U n sim ile approccio è un in ­ vito a sviluppare la Q u arta T eoria Politica - oltre il com uniSm o, il fascism o e il liberalism o. Per procedere verso l’elaborazione di u n a Q u a rta teoria p oliti­ ca, è necessario: • riconsiderare la storia p olitica degli ultim i secoli da nuove posizioni, oltre gli schem atism i e i cliché delle vecchie ideo­ logie • realizzare e divenire consci della stru ttura fondam entale del­ la società globale che viene em ergendo di fron te ai nostri occhi • decifrare correttam ente il paradigm a della postm odern ità L a volontà d i sapere (Feltrinelli, Milano 1978), oltre che nelle sue lezioni, è il mez­ zo con cui un sistema politico regola perfino la vita fisica e biologica del popolo che governa, ad esempio attraverso salute e medicina, sessualità e riproduzione, e vita familiare.

3

Intro d uzio ne : essere o non e sser e ?

• im parare a n o n com battere l’idea politica, il p rogram m a o la strategia, m a la realtà oggettiva dello status quo, l’aspetto p iù sociologico della (post)società apolitica e fram m entata. • e, infine, costruire u n m odello politico au to n o m o che offra un a prospettiva n u o va e un progetto per questo m on d o di vicoli ciechi, per superare lo stallo in cui si riciclano le solite “ vecchie cose” (il dopo-storia, secondo B audrillard84). Q u esto libro è dedicato prop rio a questa questione: u n principio di elaborazione di u n a Q u arta Teoria Politica, attraverso u n esa­ m e critico delle prim e tre teorie politiche e delle ideologie, strettam ente connesse, del nazionalbolscevism o e dell’eurasiatism o, che n on sono p o i così distanti dalla Q u a rta Teoria Politica. N o n è un dogm a, né u n sistem a com pleto, né u n progetto term inato. È un

invito alla creatività in politica, l’afferm azione di in tuizioni e con­ getture, u n ’analisi d i con dizion i n uove, e un tentativo di riflettere sul passato. L a Q u a rta T eoria Politica n o n è il lavoro di u n singolo au to­ re, m a com prende p iu tto sto u n o spettro am p io di idee, ricerche, analisi, p rogn osi e progetti. C h iu n q u e aderisca a questa tendenza p u ò con tribu irvi con le sue idee. Sem pre p iù intellettuali, filosofi, storici, scienziati, accadem ici e pensatori rispon deran n o a questa chiam ata. S4Jean Baudrillard (192.9-2007), un filosofo francese considerato uno dei più rilevanti pensatori postmoderni. In varie opere, come L ’illusione della fin e o lo sciopero degli eventi (Anabasi, M ilano 1993), postulava che la civilizzazione sta vivendo un’epoca in cui la nozione di storia stessa, e del “ progresso” come de­ scritto da M arx, non ha più alcun senso. Quindi la storia sta finendo non perchè si è raggiunto qualche sorta di obiettivo, ma perchè è diventata irrilevante.

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É significativo che Contro i l liberalism o, op era - pu b b licata an ­ che in russo d a A m p h o ra - del fam oso intellettuale francese A lain de B en o ist, ab bia un sotto titolo che recita: “ Verso la Q u a rta Teoria P o litica” 8s. Senza d u b b io , m olte cose posson o essere dette sul te­ m a dai rappresentanti tan to della vecchia sinistra q u an to della vec­ chia destra e, p robabilm ente, p erfin o dai liberali stessi, che stanno elaboran do m odifiche alla lo ro p iattaform a politica, n onostante il processo in corso di scom parsa della politica. Per il m io paese, la R u ssia, la Q u arta Teoria P olitica h a u n enor­ m e significato pratico. L a m aggior parte del p o p o lo russo perce­ pisce con sofferenza l’integrazione nella società globale com e un a perdita d ’identità. Il p o p o lo russo ha quasi del tu tto respinto l’ i­ deologia liberale negli anni ’ 90, m a è anche evidente che u n ritor­ no alle ideologie politiche illiberali del ventesim o secolo, com e il com uniSm o o il fascism o, n o n è im a prospettiva p robabile, dacché queste ideologie hann o già fallito e si son o provate indegne del­ la sfida che è opporsi al liberalism o, per tacere dei costi m orali del totalitarism o. Q u in d i, per riem pire la lacuna politica e ideologica di cui si è detto, alla R u ssia serve u n a n u o va idea politica. Per la R u ssia il libe­ ralism o n on fun ziona, m a, nel contem po, n on son o p iù accettabili neanche il com uniSm o e il fascism o. D i conseguenza, ab biam o b i­ sogno di u n a Q u arta Teoria Politica. E se, per alcuni lettori, è un a questione di libero arbitrio e di realizzare u n a vo lo n tà politica (che p u ò sem pre essere vista in u n ’ottica positiva o negativa), per la R u s ­ sia è questione di vita o di m orte - “ essere o n o n essere” , l’eterno 8 5 85In russo Protiv liberalizm a: K cetvertoi politiceskoi teorii. É una raccolta di saggi curata da Dugin per il pubblico russo, consultandosi con Alain de Benoist. Non c’è traduzione in inglese o in francese.

5

Intro d uzio n e : essere o non e sser e ? interrogativo di Amleto. Se la Russia decide di “ essere”, ciò implicherà automaticamen­ te la creazione di una Quarta Teoria Politica. Altrimenti, per la Russia non resterà che “ non essere” , ossia lasciare in silenzio la sce­ na, sciogliendosi in un ordine globale che non è creato o governato da noi.

6

C A P IT O L O I

LA NASCITA DEL CONCETTO

li

L A F IN E D E L V E N T E S IM O S E C O L O - L A F IN E D E L L A M O D E R N IT À

Il ventesim o secolo è finito, m a è solo ora che iniziam o davvero a capirlo e a realizzarlo. Il ventesim o secolo è stato i l secolo delle ideologie. Se nei secoli precedenti la religione, le dinastie, la p ro ­ prietà, le classi sociali e gli stati nazionali giocavano u n ru o lo di p rim o p ian o nelle vite delle persone e nello svilu p p o della società, nel ventesim o secolo la politica ha fatto il suo ingresso in u n p ian o puram ente ideologico, ridisegnando in m od o radicalm ente n u o vo la m appa delle appartenenze etniche, delle civiltà, e del m o n d o in ­ tero. D a u n lato, le ideologie politiche rappresentavano le prim e e p iù p rofon d am en te radicate tendenze delle società. D ’altro canto, erano del tu tto innovative. T u tte le ideologie politiche, raggiunto il p ro p rio picco di do­ m in io ed influenza nel ventesim o secolo, erano il p ro d o tto dell’era m oderna, incarnandone lo spirito, seppur con m odalità differenti e sim bolism i differenti. O ggi stiam o rapidam ente lasciandoci in­ dietro quell’era, e si parla, sem pre p iù frequentem ente, della “ crisi delle ideologie” , se n on della “ fine dell’ideologia” 86 to u t court. A d esem pio, l’esistenza di u n ’ideologia di stato è esplicitam ente nega86Daniel Bell, L a fin e d ell’ideologia. I l declino delle idee politiche dagli anni Cinquanta a oggi, SugarCo, Milano 1991. [N d A ]

7

i. La n a sc it a del co n cetto ta nella C ostitu zione d ella Federazione R u ssa. Esam iniam o questo aspetto p iù d a vicino. i.z

L E T R E ID E O L O G IE P R IN C IP A L I E I L L O R O D E S T IN O N E L V E N T E S IM O S E C O L O

L e tre ideologie princip ali del ventesim o secolo erano: * liberalism o (Sin istra e D estra); *

comuniSmo (ivi com presi m arxism o e socialism o, così com e la socialdem ocrazia);

* fascism o (com presi il nazionalsocialism o e altre declinazioni

della “Terza V ia ” - il nazionalsindacalism o di Franco*7, il “ giustizialismo” di Perón, il regim e di Salazar, ecc.). ,(

Esse hann o co m b attu to tra loro fino alla m orte, dan do vita alla sanguinosa storia p olitica del ventesim o secolo. È logico n om i­ nare queste ideologie (o teorie politiche) in ordine di rilevanza e n ell’ordine in cu i si son o sviluppate, com ’ è stato fatto p o co sopra. L a prim a teoria politica è il liberalism o. È n ato p er p rim o, già nel diciottesim o secolo, e si è dim ostrato l’id eologia p iù stabile e vittoriosa, giacché ha prevalso su tutti i suoi rivali, dim ostrando con questa vittoria, tra le altre cose, di aver a b u o n d iritto riven­ dicato l’eredità intera dell’Illu m inism o. O ggi è palese che il libe­ ralism o fosse l’ ideologia p iù adatta alla m odernità. C o m u n q u e, *7Si intende qui che Franco fece proprio il nazionalsindacalismo quale ideo­ logia politica a sostegno del proprio regime, ma si ricorda che le sue autenti­ che origini, nel contesto spagnolo, si devono alle Juntas de Gfensiva NacionalSindicalista di Ram iro Ledesma Ramos, fondate nel 1931 e integrate con la Falange Espanola di José Antonio Primo de Rivera nel 1934.

8

\Nd.C]

i.z. L e tre ideologie principali e il loro destino

la su n n om in ata eredità è stata contestata attivam ente, dram m ati­ cam ente e talora in m o d o persuasivo da u n ’altra teoria politica, il com uniSm o. E sensato definire comuniSmo., com e socialism o in tutte le sue declinazioni, la seconda teoria politica. Il com uniSm o è scaturito dop o il liberalism o, com e risposta critica all’em ergere del sistem a capitalistico borghese, espressione ideologica del liberalism o. E, infine, il fascism o è la terza teoria politica. In q u an to in com ­ petizione p er la com prensione dello spirito della m odernità, m olti autori, in particolare H an n ah A re n d t88, considerano il totalitari­ sm o u n a delle form e politiche della m odernità. Il fascism o, tu t­ tavia, guardava alle idee e ai sim boli della società tradizionale. In alcuni casi, ciò h a dato v ita a u n eclettism o, in altri al desiderio dei conservatori di m ettersi a capo della lo ro rivoluzion e p iu tto sto che op p orsi a quella di q u alcu n ’altro - rischiando di spingere la socie­ tà in opposta direzione - , com e A rth u r M oeller van den B ru ck 89, D m itrij M erezkovskij90, e così via. 88Cfr. Hannah Arende, L e origin i d e l totalitarism o, Einaudi, Torino 2004. 89Arthur Moeller van den Bruck (1876-1925) fu uno dei principali autori del­ la Rivoluzione Conservatrice tedesca, noto per il suo saggio del 1923, D os D ritte

R eich (tradotto con il titolo II terzo R eich, Settimo Sigillo, R o m a 2000). Segua­ ce di Nietzsche, propugnava l’idea di un terzo Reich tedesco che rimpiazzasse la repubblica di Weimar, incarnando una sintesi di socialismo e nazionalismo, e rispondendo ai bisogni di tutti i cittadini, ma in un’architettura gerarchica ba­ sata sui valori tradizionali. Nonostante Hitler avesse fatto proprio il titolo del libro, egli ricusò il nazionalsocialismo per la sua natura anti-intellettuale in un biglietto, scritto poco prima di suicidarsi. 9°Dmitrij Sergeevic Merezkovskij (1865-1941), romanziere russo con una for­ te deriva mistica, influenzato dal simbolismo e dall’età d’argento della letteratu­ ra russa. Alcune delle sue opere sono disponibili in italiano, compreso M orte

degli D ei. G iuliano l A ’ postata (Castelvecchi, R om a 2014) e Resurrezione degli

9

i. L a n asc ita del co ncetto

Il fascism o è nato d o p o le altre principali teorie politiche, e si è dissolto prim a. L ’alleanza della p rim a teoria politica con la secon­ da, com binata agli errori di calcolo di H itle r in m ateria di geop o­ litica, hanno causato la dipartita p rem atura del fascism o. L a terza teoria politica è stata vittim a di u n “ om icid io” - o di u n “ suicidio” - , n on sopravviven do abbastanza a lu n go per invecchiare e sub i­ re il decadim ento naturale, al contrario dell’ideologia dell’U R S S . Perciò questo fantasm a sanguinario, tinto di u n ’aura di “ m ale as­ solu to” , è attraente p er il gusto decadente della postm odern ità, ed è

tuttora usato com e u n o spaventapasseri per intim idire l’um anità. C o n la sua scom parsa, il fascism o h a liberato il cam po p er la

battaglia tra la p rim a e la seconda teoria politica, battaglia che h a preso la form a della G u erra Fredda, e ha inaugurato la geom etria strategica del m o n d o bip olare che è durata per quasi m ezzo secolo. E n tro il 1991, la p rim a teoria politica, il liberalism o, aveva sconfit­ to la seconda, il socialism o, segnando il declino del com uniSm o a livello globale. D i conseguenza, alla fine del ventesim o secolo la teoria libera­ le è l’un ica delle tre teorie che rim ane in grado di m obilitare vaste masse in tu tto il m on d o. E ppure, ora che è rim asta sola e p adro­ na del cam po, tu tti parlano all’un ison o de “ la fine dell’ideologia” . Perchè? *IO

D ei. Leonardo D a Vinci (Castelvecchi, R om a 2.015). Fuggì dalla Russia dopo la Rivoluzione di Ottobre e divenne un anticomunista viscerale, appoggiando Mussolini e Hitler.

IO

i.3. L a fine del liberalism o e l’avvento del postliberalism o

1.3

L A F IN E D E L L I B E R A L I S M O E L ’A V V E N T O D E L P O S T L IB E R A L IS M O

Il trio n fo della p rim a teoria politica, il liberalism o, q u in d i, sem bra coincidere con la sua fine. Q u esto è un paradosso solo apparente. N o n o stan te n on fosse dogm atico com e il m arxism o, il liberali­ sm o era stato fin dagli albori u n ’ideologia, n on m en o raffinata e ce­ sellata filosoficam ente rispetto alle altre. Ideologicam ente si o p p o ­ neva a m arxism o e fascism o n on solo intraprend endo u n a “ guerra tecnologica” per la sopravvivenza, m a anche difen d en do il p rop rio diritto a m onopolizzare la p rop ria im m agine del fu tu ro . A n ch e d op o che le altre ideologie configgenti erano ven ute ad esistenza, il liberalism o con tinuava a rafforzarsi p rop rio in q u an to ideologia, ossia com e insiem e di idee, prospettive e progetti che son o tipici di

un nucleo storico. O gn u n a delle tre teorie politiche aveva il suo n u ­ cleo tem atico storico, infatti: quello del com uniSm o era la classe,

quello del fascism o lo Stato (nel fascism o italiano m ussoliniano) o la razza (nel nazionalsocialismo di H itler). N e l liberalism o, il sog­ getto era l’ in d ivid u o, libero da o gn i fo rm a di id en tità collettiva e di “ appartenenza” (làp p arten an ce). Finché lo scontro era tra p iù rivali, nazioni e società, alm eno teoricam ente, p otevan o scegliere il lo ro soggetto elettivo - la classe, il razzism o o l’ideologia statocentrica, o l’in dividualism o. L a vitto ­ ria del liberalism o h a risolto la questione: l’in d ivid u o è diven uto il soggetto n orm ativo di riferim ento p er tu tta l’um anità. Q uesto è il m o m en to in cu i en tra in scena il fen om en o della globalizzazio­ ne, si m anifesta com piutam ente il m odello di im a società p ostin ­ dustriale, e com incia l’era p ostm oderna. D ’o ra in p oi, il soggetto­ in d ivid u o n o n è p iù u n param etro che risulta d a im a scelta m a è u n datu m im prescindibile e indiscutibile. L ’u o m o è liberato dalla

XI

I. La N A S C I T A

D EL C ONCETTO

sua appartenenza a u n a com u n ità e da da ogni identità collettiva, e l’ideologia dei diritti um an i si d iffonde e riscuote am pio consenso, qu an tom en o in teoria, e diventa praticam ente obbligatoria9'. L ’um anità, costituita interam ente di individui, sotto l’egida del liberalism o è naturalm ente attratta verso l’universalità e m ira a di­ venire globale e unificata. C o sì nascono i disegni della dom inazio­ ne m ondiale e del globalism o. U n n uo vo livello di svilu p p o tecnologico rende possibile l’e­ m ancipazione dalla stru ttura di classe delle società industriali: è il post-industrialism o. I valori del razionalism o scientista e del positivism o sono rico­ nosciuti com e “ velate form e di politiche repressive totalitarie” , e sono criticati. N e l contem po, ciò si accom pagna alla glorificazione della libertà assoluta e all’indipendenza dell’ in d ividuo dai lim iti di ogni tipo, ivi com presi ragione, m orale, iden tità (sociale, etnica, o p erfino di genere), disciplina, e così via. Tale è la condizione della postm odernità. A questo p u n to , il liberalism o sm ette di essere la p rim a teoria politica e diviene l’un ica prassi post-politica. L a “ fine della storia” di Fu kuyam a*92 è alle porte, l’econom ia, nella sua d orm a del m erca­ 9’ Cfr. Alain de Benoist, Oltre i d iritti d e ll’uomo. P er difendere le libertà, Settimo Sigillo, Rom a 2004. 92Francis Fukuyama (1952), filosofo della politica americano noto soprattut­ to per la sua opera, risalente al 1992, L a fin e della storia e l ’ultim o uomo (Rizzoli, Milano 1992), che teorizzava che con il trionfo della liberaldemocrazia al termi­ ne della guerra fredda l’umanità aveva raggiunto la forma perfetta dei governo e le vestigia di altre ideologie sarebbero presto deperite, scomparendo. Tale era considerato da molti il credo della superiorità politica ed economica americana degli anni '90. Nonostante Fukuyama sia stato vicino al neoconservatorismo americano, di recente ne ha preso le distanze.

12

1.4* La Quarta Teoria Politica come resistenza

to globale capitalista, sostituisce la politica, e gli stati e le nazioni si dissolvon o nel m eltin g p o t della globalizzazione m ondiale. T rion fatore, il liberalism o scom pare e si tram uta in u n ’altra en­ tità, il postliberalism o. N o n ha p iù dim ensione politica, né rappre­ senta u n a scelta liberam ente presa, m a diventa p iu tto sto u n a sorta di “ destino storicam ente determ inistico” . Q u esto è il nucleo della tesi sulla società post-industriale: « l ’econom ia com e d e s tin o » . C osì, l’inizio del ven tunesim o secolo coincide con la fine dell’i­ deologia, o m eglio, delle tre ideologie. C iascuna è andata incon tro a u n destino diverso: la terza teoria politica è stata distrutta nella sua giovinezza, la seconda è m orta di vecchiaia, la p rim a è rinata in u n ’altra form a, cioè com e postliberalism o e società del m ercato globale. A d ogni m od o , la form a che le tre teorie h an n o assunto nel ventesim o secolo n o n è p iù utile, efficiente o rilevante. M an ca loro la capacità di interpretare la realtà contem poranea, e quella di aiu ­ tarci a com prendere gli eventi dell’attualità, e son o orm ai incapaci di rispondere alle n uove sfide globali. L ’esigenza della Q u a rta Teoria Politica germ oglia da queste va­ lutazioni.

1.4

L A Q U A R T A T E O R IA P O L IT IC A C O M E

R E S IS T E N Z A N E I C O N F R O N T I D E L L O

STATUS

QUO L a Q u a rta Teoria Politica n o n ci sarà sem plicem ente consegnata senza alcun o sforzo d a parte nostra. P otrebbe com parire o m e­ n o. Il prerequisito perchè com paia è il dissenso, dissenso contro il postliberalism o com e pratica universale, con tro la globalizzazio­ ne, con tro la postm odern ità, con tro la fine della storia, con tro lo

13

i. La n asc ita del co ncetto status q u o e contro l’inerzia dei processi di civilizzazione all’alba del ventunesim o secolo. L o status quo e l’inerzia n on p resu p p on gon o alcuna teoria p o li­ tica. U n m on d o globale p u ò essere governato solo dalle leggi dell’e­ con om ia e dalla m oralità universale dei “ d iritti dell’u o m o ” . Tu tte le decisioni politiche sono sostituite d a decisioni tecniche, i m ac­ chinari e la tecnologia suppliscono ogni altra cosa. 11 filosofo fran ­ cese A lain de B en o ist la definisce la gouvern ance {governarne), o “ m icrom anagem ent” . I m anager e i tecnocrati p ren d on o il posto del p olitico che prende decisioni storiche, ottim izzando la logistica del m anagem ent. M asse di persone son o parificate a masse di og­ getti identici. Perciò, la realtà postliberale, o p iutto sto la virtu alità che sem pre p iù allon tan a la realtà d a se stessa, conduce direttam en­ te all’abolizione com p leta della politica. A lcu n i p otreb b ero obiettare che i liberali ci m en ton o q u an d o parlano di “ fine dell’ ideologia” (su q uesto verteva la m ia discussio­ ne con il filosofo A leksan d r Z in o v ’ev9 3*95), restando in realtà fedeli alla p rop ria id eologia e negan do il d iritto di esistere a tutte le altre. N o n è p rop rio così: q u an d o il liberalism o si trasform a da u n ’ im ­ postazione ideologica all’un ico con ten uto della n ostra attuale esi­ stenza sociale e tecnologica, allora n o n è p iù u n ’ ideologia m a un 93Aleksandr Aleksandrovìc Zinov’ev (1922-2006), studioso di logica, servì con merito nellArmata rossa durante la Seconda Guerra Mondiale. All’epoca di Breznev era ormai uno dei più noti esperti di logica dell’URSS, nonostante un certo dissenso nei confronti del regime politico. Dopo aver scritto varie no­ velle critiche, negli anni ‘70 fu privato degli onori e gli fu concesso di emigrare nella Repubblica Federale Tedesca nel 1978, dove continuò a scrivere criticando i sovietici fino alla metà degli anni ’8o. Con l’ascesa di Gorbacev e laperestrojka, tuttavia, iniziò a difendere il comuniSmo, considerando il regime postsovietico di El’cin come parte di una cospirazione occidentale per distruggere la Russia. Tornato in Russia nel 1999, è diventato un critico radicale della globalizzazione.

14

1.4. La Quarta Teoria Politica come resistenza

fatto esistenziale, u n ordin e oggettivo delle cose. In oltre, ciò fa sì che o gn i tentativo di m ettere in d u b b io la sua suprem azia sia n o n solo difficile, m a anche sciocco. N e ll’era p ostm od ern a, il liberali­ sm o si sposta dalla sfera del soggetto a q u ella dell’oggetto. P oten­ zialm ente, ciò con du rrà alla com p leta sostituzione della realtà con la virtualità. L a Q u arta Teoria P olitica è concepita com e u n ’alternativa al postliberalism o, m a n o n com e u n a sistem azione ideologica in rela­ zione a u n ’altra. P iu tto sto, è u n ’ idea in corp orea che si co n trap p o ­ ne a u n a questione corporea; im a possibilità che en tra in con flitto con l’attualità; quello che deve ancora essere che confligge con ciò che è già esistente. A l tem po stesso, la Q u arta T eoria P olitica n on p u ò essere il p rosieguo della seconda o della terza teoria politica. L a fine del fa­ scism o, com e quella del com uniSm o, n on è stato u n ’ in com pren ­ sione accidentale, m a la chiara espressione di u n a logica storica. Essi infatti sfidavano lo spirito della m od ernità (il fascism o lo fa­ ceva quasi apertam ente, il com uniSm o p iù discretam ente: vedi la reinterpretazione dell’epoca sovietica com e u n a peculiare versio­ ne “ escatologica” della società tradizionale operata da M ichail S. A g u rsk ij94 o Sergej K ara-M u rza95. [N d A \ ) , e han n o perso96. 94Michail Samuilovic Agurskij (1933-1991), sovietologo e informatico ebreo russo emigrato in Israele nel 1977. Cfr.

Ideologija nacional-bol’sevizma [L ’ideo­

logia del nazionalbolscevismo], Algoritm, Mosca 2.003 [originariamente pub­ blicata a Parigi nel 1980] e

The Third Rome. National-Bobhevism in thè USSR,

Westview Press, Boulder 1987. 95Sergej Georgievic Kara-Murza (1939), chimico e storico russo, noto dopo la caduta dell’U R S S , per le sue posizioni anti-liberali e anti-occidentaliste, da nazionalista di sinistra. Cfr.

Sovetskaja civilizacija: ot natala do nasich dnej [La

civiltà sovietica: dai primordi ad oggi], Algoritm, Mosca 2008 9o dim ostra che H u n tin g ­ ton si è dim ostrato in questo p iù vicino alla verità e Io stesso Fu­ kuyam a è costretto a riconsiderare, alm eno in parte, le sue teo­ rie, am m ettendo di aver parlato tro p p o presto. M a anche q u e­ sto ripensam ento di Fu kuyam a rigu ardo alla teoria della “ fine della storia” necessita essere riconsiderato p iù profon dam en te.

7 .10

U N PA SSO IN D IE T R O D E G L I U T O P IS T I L I B E R A L I : L O S T A T E -B U IL D IN G

Il p roblem a è che Fukuyam a,'A nalizzando la discrepanza dal rea­ le delle sue predizioni riguardo alla “ fine della storia” attraverso il p rism a del trio n fo globale del liberalism o, m anteneva ferm a la cornice d i quell’im postazion e da cui era originariam ente partito. A vrebbe dovu to fare u n a verifica pratica e rinnegarla, per am m et­ tere che il suo avversario, H u n tin g to n , aveva ragione (le sue pre­ visioni si erano in fatti dim ostrate in ogni aspetto p iù realistiche). Fukuyam a invece ha fatto, concettualm ente, u n ’altra m ossa: ha

155

7. La “ c i v i l t à ”

c o m e c o n c e t t o id e o l o g ic o

avanzato la p ro p o sta di deferire la fine della storia a data da de­ stinarsi, e nel frattem p o di im pegnarsi nel rafforzam ento di quel­ le strutture sociopolitiche che costituivano il nucleo dell’ideologia liberale, nei suoi stadi precedenti. Fukuyam a avanzò u n a n uova tesi: lo “ sta te-b u ild in g 1’ . C o m e stadio interm edio della transizio­ ne verso il govern o globale e la leadership m ondiale, prescriveva il rafforzam ento dei governi nazionali con u n ’econom ia liberale e u n sistem a di govern o dem ocratico, p er preparare p iù p ro fo n d a­ m ente il terreno per la vittoria finale del liberalism o m ondiale e della globalizzazione. Q u esto n on è u n disconoscim ento della sua originaria prospettiva, è solo la sua posposizione a u n fu tu ro in ­ definito, infram m ezzata da u n ’osservazione riguardante lo stadio interm edio. Fu kuyam a n o n dice quasi nulla del concetto di civiltà, m a tiene conto delle tesi di H u n tin gton , rispon den dogli indirettam ente: il potenziam ento dei governi nazionali, che si è d im ostrato faticoso tanto nell’epoca della colonizzazione, q uan to nell’epoca dei m ovi­ m enti di liberazione nazionale e nell’epoca della contrapposizione ideologica tra i due cam pi, deve procedere a tem po debito. E ’ q u e­ sto infatti che con d u rrà gradualm ente all’adozione, da parte di di­ verse società, del m ercato, della dem ocrazia e dei diritti um ani, sra­ dicando ciò che rim aneva dell’ inconscio e preparan do u n terreno p iù sicuro (di ora) p er la globalizzazione.

7 .11

“IL M O N D O C O M E R E T E ’ D I TH O M A S BARNETT

N e lla scienza p olitica am ericana e negli studi di p olitica estera esi­ ste anche u n a n u o va form ulazione di u n a teoria p u ram en te globa­

7-i2. La visione americana del sistema mondiale

le, stavolta estesa nel saggio di T h o m as B arn ett180. Il significato di questo concetto si riduce a questo: lo svilu p p o tecnologico stabi­ lisce u n a divisione p er aree dei territori del pianeta in tre regioni: il nucleo, la zona della “ connessione” e quella della “ disconnessio­ ne” . B arn ett pensa che i processi di rete attraversino liberam ente confini, governi e civiltà, e stru tturin o, a m o d o loro, lo spazio stra­ tegico del m on do. G li U S A e l’U n io n e E urop ea son o il nucleo, vi si concentrano tutti i codici delle n uove tecnologie e i centri di “ decision -m akin g” . L a m aggior parte degli altri paesi, destinati a una relazione di “ u tilità” con la rete, costituiscono la “ zona di con ­ nessione” (sono costretti ad usare mezzi tecnologici standardizzati e ad adattarsi alle regole dettate dal nucleo). A lla “ zo n a della disconnessione” apparten gon o le n azioni e le forze politiche che si sono opposte agli U S A , all’ O ccidente e alla globalizzazione. Per T h o m as Barn ett (com e p er D an iel Bell) la tecnologia è de­ stino: in essa si incarna la quintessenza della civiltà, concepita in una chiave puram ente tecnologica, quasi com e in Spengler, m a con un segno positivo.

7.12

L A V IS IO N E A M E R I C A N A D E L S I S T E M A M O N D IA L E (T R E V E R S IO N I)

N e ll’analisi politologica am ericana - e d ob biam o riconoscere che sono prop rio gli am ericani a dettare la linea in questa m ateria tutti e tre le concezioni della (divisione degli attori della geografia m ondiale coesistono. G lobalism o e civiltà (in un senso esclusi­ vo), nello spirito delle prim e elaborazioni di Fukuyam a, si riflet^ “ Thomas P.M. Barnett (1962), geostratega statunitense che ha lavorato per la Marina e il Dipartimento della Difesa. L ’A utore si riferisce qui al suo libro The Pentagoni N ew A tap (Putnam Publishing Group, N e w York 2004)

157

7-

La “ c i v i l t à ”

c o m e c o n c e t t o id e o l o g ic o

ton o nelle teorie di Barnett. Q u i, solo il nucleo è riconosciuto com e attore, il resto è soggetto a u n a direzione esterna, ossia alla de-soggettivizzazione e alla de-sovranizzazione. L o stesso Fukuyam a, esam inando criticam ente le sue origina­ rie, ottim istiche afferm azioni, ad otta p o i un a posizione interm e­ dia, insistendo sulla necessità di riconoscere, ancora per u n p o ’, i govern i nazionali com e soggetti il cui svilu p po deve preparare un terreno p iù sicuro p er l’incipiente globalism o. E alla fine, H u n tin g to n e i suoi sostenitori riten gon o che le ci­ viltà siano realtà enorm em ente vaste e stabili, che p osson o bene avanzare pretese rispetto allo status di soggetti globali della politica m ondiale. Q u a n d o i precedenti m od elli ideologici son o collassati, i governi nazionali han n o com inciato a perdere, a spizzichi e boc­ coni, la reale sostanza della sovranità, sotto l’ influenza delle con­ seguenze pratiche, disgreganti della globalizzazione, m a è la stessa globalizzazione che, p u r in fran gen d o le vecchie frontiere, era ed è / incapace di penetrare concretam ente nelle p rofon d ità delle società con com pon en ti tradizionali radicati. È significativo che le forze nel m on d o che sp ingon o per em an­ ciparsi dalla globalizzazione, dall’occidentalizzazione e dall’egem o­ nia am ericana, allo scopo di preservare e rafforzare nuovam ente la loro identità tradizionale, si appellin o prop rio alle tesi di H u n tin g ­ ton. Solo che in luogo del catastrofico, sinistro discorso di H u n ­ tington sulla “ collisione” e il “ con flitto” , hanno iniziato a parlare di “ dialogo” , m a questa sfum atura propagandistica, m oralistica, n on deve in durci all’errore sul com p ito p iù im p ortan te di coloro che in linea di m assim a accettano il m odello di H u n tin gto n . In p rim o luogo, il Presidente iraniano K hatam i: giustapporre “ col­ lisione” o “ d ialogo” - la questione è secondaria e triviale, m olto p iù rilevante è l’accordo di p rin cip io sul fatto che p ro p rio la civil-

158

7.1%. La visione americana del sistema mondiale

tà diviene oggi il soggetto analitico concettuale fon dam en tale della politica internazionale.

In altre parole, contrariam ente sia ai globalisti m assim alisti (co­ m e B a m ett), sia agli statisti liberali m oderati, i sostenitori del m e­ to d o della civiltà p ren d o n o posizione, esplicitam ente o im plici­ tam ente, nel q u ad ro d i u n approccio filosofico strutturalista alla com prensione dei processi m ondiali.

Il delinearsi della civiltà com e il soggetto fondam entale, p o lo centrale e attore della p olitica m ondiale con tem poran ea è 1 approcciò ideologico p iù prom ettente, sia p er coloro che vog lio n o ogget­ tivam ente valutare il reale stato dei fatti della p olitica m ondiale, sia per coloro che tentano di trovare u n o stru m en to adeguato per le costruzioni della scienza politica delPepoca nuova, q u ella della

postmodernità, sia per coloro che si sforzano di difendere la p ro ­ pria singolare identità in un quadro caratterizzato da un a progres­ siva confusione e dagli attacchi q uan tom ai reali della globalizzazio­ ne a rete. In altre parole, l’appello alle civiltà consente di riem pire organicamente il vuoto ideologico che si è creato d o p o la crisi “ sto­ rica” di tutte le teorie che si sono opposte al liberalism o, e d o p o la crisi interna del liberalismo stesso, che è stato incapace di gestire la custodia dello spazio del m on d o contem poraneo, com e conferm a la sfortun ata esperienza dell’u top ia di Fukuyam a.

L a civiltà com e concetto costruito nel contesto filosofico con ­ tem poraneo si dim ostra il centro di u n a n uova ideologia, che p u ò essere definita “ m u ltip olarism o” . 159

7. La “ c i v i l t à ” 7.13

c o m e c o n c e t t o id e o l o g ic o

L A S C A R S I T À D E L L A R S E N A L E ID E O L O G IC O D E G L I A V V E R S A R I D E L G L O B A L IS M O E I L M O N D O U N IP O L A R E

L ’opposizione al globalism o, che si annuncia con grandi fanfare su tu tti i livelli e ad o gn i an golo del pianeta, non si è ancora consolida­ ta in un sistem a organico di teorie. È in ciò che sta la debolezza del m ovim en to anti-globalista, n on è sistem atico ed è, ideologicam en­ te, privo di ordine; in esso prevalgono elem enti caotici e lacunosi, che spesso rappresentano un coacervo inarticolato di anarchism o, sinistra m arginale, ecologism o e posizioni ancora p iù stravaganti e ininfluenti. In questo m ovim en to, gli sconfìtti di tcrz’ordine della sinistra occidentale2®1 avanzano la pretesa di rivestire i ruoli di pun ta. In al­ tre occorrenze, la globalizzazione si scontra con la resistenza dei gov ep ii nazionali, che n on desiderano cedere a u n con trollo esterno parte della p ro p ria autorità sovrana. E infine, i rappresentanti della religione tradizionale, com e i sostenitori dell’indipendenza etnica e religiosa, resistono attivam ente alla globalizzazione e al suo lessico atlantista-occidentale liberal-dem ocratico, alla sua n atu ra reticola­ re e al suo sistem a di valori (individualism o, edonism o, lassismo), e lo vediam o p iù chiaram ente nel m on d o islam ico. Q uesti tre livelli di opposizione alla globalizzazione e all’ege­ m on ia am ericana son o incapaci di condurre all’elaborazione di una strategia generale e di u n ’ ideologia ben definita, che p otrebbero unire forze diverse e separate, talora n on paragonabili in p ro p o r­ zione e orientate su posizioni op p oste riguardo a question i loca­ li. Il m ovim en to anti-globalista soffre della “ m alattia dell’ infan­ 2:81Cfr. il prossimo capitolo.

160

7-i4- Il significato del concetto di “ Civiltà” tilism o sinistroide” ed è ostacolato dafl’esperienza di u n a serie di sconfitte subite nell’ultim o secolo dal m ovim en to globale delle si­ nistre. I governi nazionali, di regola, n o n h ann o abbastanza p o ­ tere per lanciare un a sfida alla potenza tecnologica altam ente svi­ lup pata dell’ O ccidente; inoltre, le loro elite politiche e, sop rattu t­ to, econom iche sono im m erse fin o al collo in progetti transnazio­ nali, che sono legati a d o p p io filo p ro p rio con l’O ccidente, m en­ tre i m ovim enti locali etnici e religiosi e le com un ità, p u r p oten ­ do in certi m om enti dim ostrarsi u n ’opposizione efficace alla g lo ­ balizzazione, sono tro p p o scoordinati p er avere u n ’influenza reale sul cam biam ento (o perfino su u n ripensam ento) delle tendenze fondam entali in atto nel m on do.

7.14

I L S IG N IF IC A T O D E L C O N C E T T O D I “ C IV IL T À ” (C O N T R A P P O S T O A L L A G L O B A L IZ Z A Z IO N E )

I n u n a situazione sim ile, il concetto di civiltà ci viene in aiu to co­ me categoria fon dam en tale p er organizzare u n disegno to u t court alternativo su scala m ondiale. Se p o n iam o al centro della nostra at­ tenzione p rop rio q uesto concetto, possiam o trovare u n a solida ba­ se per u n allineam ento arm onico delle forze lato sensu di governo, pubbliche, sociali e politiche in u n q u ad ro generale. Si p otrebbero unire sotto lo stendardo di un a m olteplicità di civiltà, p o p o li e co­ m un ità religiose ed etniche che v ivo n o sotto l’influenza di diversi governi, offren do lo ro u n ideale colm in e, centralizzato (nella p iù am pia cornice di u n a civiltà esistente) e lasciando loro m o lti sentie­ ri per la ricerca della lo ro identità, perm etten do così la coesistenza, nella loro differenza, di diverse civiltà. E u n a simile p rosp ettiva n on conduce necessariam ente a u n o “ scontro di civiltà” , checché ne p ensi H u n tin gto n . S on o possibi­

li

7. La “ c i v i l t à ”

c o m e c o n c e t t o id e o l o g ic o

li tan to conflitti q u an to alleanze. L a cosa p iù im portan te è che il m on d o m ultip olare, che dovesse em ergere in sim ili circostan­ ze, creerà le precon d izion i per la continuazione della storia politi­ ca dell’um anità, dacché afferm erà norm ativam ente u n a varietà di sistem i sociopolitici, religiosi, m orali, econom ici e culturali. A ltri­ m enti, u n ’opp osizione sporadica e fram m en tata al globalism o su u n pian o locale o p er con to di u n a m assa ideologicam ente am orfa d i antiglobalisti (nella m igliore delle ipotesi) si lim iterà a rim an­ dare questa “ fin e” e a frenare la su a avanzata, m a n o n diverrà mai u n ’alternativa reale.

7.15

V E R S O I “ G R A N D I S P A Z I”

L a scelta della civiltà com e soggetto della politica m ondiale nel ven­ tunesim o secolo ci perm etterà di operare una “ globalizzazione re­ gionale” , u n ’unificazione reciproca tra paesi e p o p o li di u n a stessa civiltà, d io consentirà di beneficiare dell’apertura sociale, n on ri­ spetto a tutti contem poraneam ente, m a p iutto sto in p rim o luogo rispetto a coloro che apparten gon o a u n tip o com u n e di civiltà. U n esem pio di questa integrazione secondo criteri che atten­ go n o alla civiltà è dato dalla “ n u o va” organizzazione politica sovranazionale dell’U n io n e Europea: essa è un p ro to tip o di “ globa­ lizzazione regionale” , che com prende nei suoi con fin i q u ei paesi e quelle culture che h an n o u n retroterra culturale com u n e, u n a sto­ ria com un e e u n sistem a di valori com u n i. M a, concedendo l’in ­ discutibile d iritto degli europei a costituire u n n u o vo soggetto p o ­ litico sulla base delle loro p rop rie differenze di civiltà, è piuttosto naturale am m ettere processi analoghi nelle civiltà islam ica, cinese, eurasiatica, latinoam ericana e africana.

162

7.15. Verso i “grandi spazi” D o p o Cari Schm itt, è invalso nella scienza p olitica chiam are disegni analoghi di integrazione “ grandi spazi” 282. In am b ito eco­ n om ico quest’intuizione era stata teoricam ente com presa e im p ie­ gata nella pratica con successo universale p erfin o p rim a di Schm itt, dal creatore del m odello delFunione doganale tedesca, Friedrich L i­ st283. “ G ra n d i spazi” è u n altro n om e p er definire quella stessa real­ tà che chiam iam o “ civiltà” nella sua accezione geopolitica, spaziale e culturale. Il “ grande spazio” differisce dai governi nazionali per il fatto che è basato sulle fon d am en ta di u n sistem a di valori com u n i e sulla com unanza dell’esperienza storica, e un ifica alcuni o addirit­ tura m olti diversi governi, riun iti da u n a “ com unanza di destini” . N ei “ grandi spazi” il fattore d’integrazione p u ò variare: talora sa­ rà la religione, talora l’origine etnica, talora il m odello culturale, talora il tipo sociopolitico, altrove la posizione geografica. U n precedente im portante: la creazione di u n ’u n io n e euro­ pea dim ostra che l’incarnazione nel concreto dei “ grandi spazi” e la transizione dai governi nazionali a un a struttura sovranazionale costruita sulle fon dam en ta della com un an za di civiltà sono possi­ bili e, nonostante tu tti i p roblem i interni, si m anifestano positivam ente nella realtà.

\

2il2C . Schm itt,

Il concetto d ’impero nel diritto intemazionale, Settim o Sigillo,

R o m a 1966. Friedrich List,

Dos nationale System derpolitischen Ókonomie (“ Il sistema [N dT ]

nazionale di economiapolitica” ), Hobbing, Berlin 1931.

( icorge Friedrich List (1789-1846), economista tedesco, naturalizzato statuniu n.se, fu il fondatore della scuola economica tedesca, fondata sulle nazioni, piuttosto che gli individui, come unità economiche.

[N dC ]

7. La “ c i v i l t à ” 7.16

c o m e c o n c e t t o id e o l o g ic o

U N R E G I S T R O D E L L E C IV IL T À

A l contrario dei govern i nazionali, si p u ò discutere rigu ardo al n u ­ m ero e ai con fin i tra le civiltà. H u n tin g to n delinea le seguenti: 1. O ccidentale z. C o n fu cian a (cinese) 3. G iap p on ese 4. Islam ica 5. In dian a 6. Slavo-ortodossa 7. Latin oam erican a 8. C iviltà africane (?). A d ogni m od o, alcune considerazioni sono d ’uo p o . H u n tin gto n com prende nella civiltà occidentale anche U S A e C anada, e sto­ ricam ente n oh sbaglia, m a oggi, d a u n p u n to di vista geopolitico, costituiscono du e “ grandi spazi” differenti, i cui interessi strategici, econom ici e p erfin o geopolitici divergon o sem pre p iù . L ’ E urop a ha due identità: quella “ atlantica” (che accom una, in effetti, E u ­ ropa e N ord am erica) e quella “ continentale” (che, al contrario, è fortem ente attratta dalla prospettiva di politiche in dip en den ti e di tornare ad essere u n attore indipendente, e n on u n a m era testa di p on te m ilitare p er il “ fratello m in ore” am ericano). L ’ E uratlantism o ha il suo quartier generale in In gh ilterra e nel­ le nazioni dell’Est E u rop a (che son o m osse per forza d’inerzia dalla

7-i6. Un registro delle civiltà

russofobia), m entre l’ Eurocontin en talism o h a il suo quartier ge­ nerale in Francia e G erm ania, con il su p p o rto di Spagn a e Italia (la tradizionale “ vecchia E u ro p a” ). L a civiltà è, ad ogni m o d o , una, occidentale, m a i suoi “ grandi spazi” sem bra che saranno disposti diversam ente. Per civiltà slavo-ortodossa è p iù preciso intendere la civiltà eu­ rasiatica, a cui ap p arten gon o storicam ente, organicam ente e cu ltu ­

ralmente non solo gli slavi e n on solo gli ortodossi m a anche altre etnicità (tra cui i turchi, i siberiani, i caucasici, eccetera) e u n a parte significativa dei popoli che professano l’ Islam . Lo stesso mondo islam ico, senza d u b b io un ito dal p u n to di vista religioso dalla sempre crescente consapevolezza della p rop ria identità, è a sua volta diviso in alcuni “ grandi spazi” : “ il m on d o arabo” , “ la zona dell’Islam continentale” (Iran, A fgh an istan , Paki­ stan) e la diffusione dell’ Islam nella regione del Pacifico. U n a spe­ ciale posizione in q uesto quad ro è ricoperta dai m usu lm ani d’A frica, m a anche dalle com u n ità in costante au m en to in E u ro p a e in A m erica. E, ciononostante, l’Islam è certam ente u n a civiltà, che riconosce sem pre m aggiorm ente la p ro p ria peculiarità e lo scarto che la divide dalle altre civiltà, in p rim o lu o g o dalla civiltà liberaleoccidentale, che ha attivam ente calpestato il m on d o islam ico nel corso del processo di globalizzazione. È p o i difficile stabilire confini tra le zone d ’influenza delle ci­ viltà cinese e giapponese nella regione pacifica, la cui iden tità resta ancora notevolm ente indefinita. E , ovviam ente, è difficile p er ora parlare di im a coscienza com u ­ ne degli abitanti del con tinente africano, anche se in fu tu ro questa situazione p otrebbe m utare, anche in v irtù del fatto che c’è u n pre-

7. L a “ c i v i l t à ”

c o m e c o n c e t t o id e o l o g ic o

cedente storico di q uesto processo, com e l’U n ion e A frican a2,84, m a anche l’esistenza stessa di u n ’ idea panafricana. L a crescente vicinanza tra le nazioni dell’A m erica L atin a negli ultim i anni è evidente, specialm ente considerando le pressioni n or­ dam ericane, anche se p er ora è tro p p o presto per parlare di processi d’ integrazione. N o n ci sono barriere di nessun tip o all’ integrazione dello spa­ zio eurasiatico che circonda la R u ssia, giacché queste zone sono state unite politicam ente, culturalm ente, econom icam ente, social­ m ente e nella percezione dei lo ro abitanti per m olti secoli. Il confi­ ne occidentale della civiltà eurasiatica si spinge, in qualche m odo, p iù ad est del confine occidentale dell’U craina, rendendo a fo rtio ri il n u o vo govern o fragile e irresoluto. In sostanza, l’elenco delle civiltà ci d à u n ’idea della q uan tità di poli del m on d o m ultipolare. T u tti - a parte l’ O ccidente - si tro­ vano in una fase potenziale, per ora, m a allo stesso tem po ognu n a di queste civiltà ha considerevoli possibilità di avviarsi verso l’inte­ grazione e di diventare un vero e p rop rio soggetto della storia del ventunesim o secolo.

7 .17

L ’ ID E A L E M U L T I P O L A R E

L ’ idea di un m o n d o m ultipolare, in cui i poli saranno tanti quanti le civiltà, consente di proporre all’u m an ità u n ’am p ia scelta di pa­ radigm i alternativi culturali, sociali e spirituali. A vrem o u n m o­ dello che garantirà concretam ente l’“ universalism o regionale” nei18 4 184L ’Unione Africana è stata fondata nel 2.001, sostituendo la precedente Or­ ganizzazione per l’Unità Africana, e comprende tutte le 55 nazioni africane. E un tentativo di organizzare un fronte comune per trattare questioni specifiche riguardanti il continente africano.

16 6

7-i7- L’ideale multipolare “ grandi spazi” , cosa che attribuirà a gran di aree e a rilevanti seg­ m enti dell’um anità u n a dinam ica sociale che n on si p u ò ign ora­ re, caratteristica della globalizzazione e dell’apertura, m a p riva di quelle conseguenze negative e di quei fallim enti che la globalizza­ zione h a trasposto su scala m ondiale. In oltre, in u n sistem a sim ile, il regionalism o e l’elaborazione au to n o m a e in dipendente di co m u ­ nità locali, etniche e religiose possono svilupparsi a tutta velocità, dal m om en to che la pressione caratteristica dei governi nazionali si indebolisce notevolm ente (lo vediam o nell’ U n io n e E urop ea, dove l’integrazione facilita considerevolm ente lo svilu p p o di com u n ità locali e delle cosiddette “ euroregioni” 2,85). In o ltre potrem o alm eno risolvere la contraddizione fondam entale tra esclusivism o e inclusivism o dell’identità “ im periale” : il pian eta si presenterà n on co­ me u n ’un ica oecum entr286 (con il “ razzism o culturale” , con n atura­ to a questa unicità, che si m anifesta nella distribuzione dei titoli di “ nazioni civilizzate” , contrapposte ai “ b arbari” e ai “ selvaggi” ) m a com e alcune “ oecum eni” , alcuni “ paradisi” dove vivran n o fianco a fianco al loro ritm o, nel loro contesto, al loro tem po, con la lo ro coscienza e con il loro inconscio, n on u n a sola, m a varie um anità. E im possibile prevedere com e si svilu p peran no le relazioni tra loro. D i certo ci saranno tanto dialoghi q u an to conflitti, m a qual­ cos'altro sarà p iù im portan te: la storia continuerà, e uscirem o da quel cul-de-sac storico in cui ci ha incastrato la fede acritica nel ________________________ 2SsLe Euroregioni sono strutture di cooperazione locale tra territori confi­ nanti appartenenti a nazioni europee differenti. Esse consentono ai loro cittadi­ ni di trattare problemi comuni, anche se il loro potere è limitato al livello locale c non nazionale. l8éIl termine, utilizzato per la prima volta nella sua accezione moderna da l.cwis M um ford nel suo “ Tecnica e cultura” , si riferisce a un’unica nazione (ipotetica) comprendente tutti i paesi del mondo.

16 7

7. La “ c i v i l t à ”

c o m e c o n c e t t o id e o l o g ic o

progresso, nella razionalità e nel graduale svilu p po dell’um anità. Q ualcosa nell’u o m o cam bia, co n il tem po, m a q ualcosa rim a­ ne eterno e invariabile. L a civiltà consente di sviluppare ogni cosa al p rop rio p osto . L a ragione e i sistem i filosofici, sociali, politici ed econom ici da essa creati saranno in grado di svilupparsi secon­ d o le loro p rop rie tendenze, m entre l’inconscio collettivo m anterrà liberam ente i p ro p ri archetipi, le p rop rie basi e resterà inviolabile. Inoltre, in o gn i civiltà tan to la razionalità q u an to l’inconscio p otran n o afferm are i p rop ri standard, assicurarne la correttezza e rafforzarli o cam biarli a p rop ria discrezione. N o n ci sarà alcun o stan da rd universale, né m ateriale né spi­ rituale. O gn i civiltà avrà alm eno il d iritto di proclam are libera­ m ente quella che è la m isura delle cose, secondo i p ro p ri desideri. In u n p osto p o trà essere l’u o m o , altrove la religione, o l’etica, o il m aterialism o. M a perchè il disegno del m ultipolarism o possa realizzarsi, d o b ­ biam o ancora sopportare parecchie rappresaglie. E in p rim o luogo è necessario avere la m eglio sul nem ico principale: la globalizzazio­ ne, il tentativo del p olo atlantico occidentale di im porre la p rop ria egem onia un ipolare su tutte le nazioni e i paesi del m on d o. N o n o ­ stante le p rofon d e osservazioni delle m igliori m enti intellettuali, m olti rappresentanti dell’establishm ent politico degli U S A conti­ nuano ad usare, com e prim a, il term ine “ civiltà” al singolare, in ­ tendendo con esso la civiltà am ericana. Q uesta è la vera sfida a cui tutte le nazioni della Terra - e soprattu tto i R u ssi - devono dare u n a risposta adeguata. /

168

C A P IT O L O 8

LA TRASFORMAZIONE DELLA SINISTRA NEL XXI SECOLO

8.1

L A C R I S I D E L L A F IL O S O F IA D I S I N I S T R A

A l contrario di u n centinaio di anni fa, oggi parlare dell’esistenza di u n o spazio chiaram ente determ inato nella sfera delle idee e de­ gli ideali politici per u n disegno di sinistra (socialisti e com unisti) è im possibile. Il p roblem a è che, alla fine del ventesim o secolo, c’è stata un a sostanziale crisi delle aspettative riguardanti i m ovim en ti di sinistra, i valori di sinistra, la filosofia di sinistra e le politiche di sinistra. C iò è prim a di tu tto connesso al collasso dell’U n io n e S o ­ vietica e alla dispersione del blocco socialista, e anche alla perdita d ’influenza e prestigio del m arxism o europeo, che a u n certo m o ­ m ento è divenuto, in pratica, “ l’ideologia di riserva” dell’E u ro p a occidentale. Inoltre, anche ai tem pi d’oro, il disegno di sinistra n o n era u n qualcosa di uniform e e universale, e il destino delle idee di sini­ stra nella pratica politica concreta di vari p o p o li h a dim ostrato che, perfino d a u n p u n to di vista puram ente teorico, entro la stessa filo­ sofia politica di sinistra esistono varie tendenze fondam entali, che andrebbero studiate separatam ente. F in dall’origine la filosofia politica di sinistra era pensata com e un a critica radicale, generale e sistem atica del capitalism o libera­ le. A m età del ventesim o secolo è sorto il fen om en o delle critiche sistem atiche del disegno di sinistra (p rovenienti sia dal cam p o li-

8.

L a t r a s f o r m a z io n e d e l l a s in is t r a n e l X X I se c o lo

berale - H ayek, P op per, A ro n 287, e così via - m a anche dal cam ­ p o dei neom arxisti e dei m arxisti-freudiani); queste scuole filosofiche hann o fatto con l’id eologia di sinistra quello che l’ ideologia di sinistra aveva fatto, io o o 150 anni fa, con il capitalism o liberale.

8.2

T R E V A R I E T À D E L L ’I D E O L O G I A D I S I N I S T R A

O sservando, in retrospettiva, l’esperienza storica, si posson o iden­ tificare tre direttrici fondam entali nella filosofia politica di sinistra. Esse sviluppano nuclei di pensiero ideologico già esistenti, riconsi­ derano il passato o offron o qualcosa di radicalm ente n uovo. Sono: • la Vecchia Sinistra (francese: vetero-gauché) • i nazionalisti di sinistra (nazionalcom unisti, nazionalbolsevichi o n azion al-gau ch isti) • la N u o v a Sin istra (neo-gauchisti, postm oderni) L e prim e due tendenze esistevano già alla fine del diciannovesim o secolo, han n o con tin u ato ad esistere p er tu tto il ven tesim o secolo, e in qualche m isura esistono ancor oggi. L a terza è apparsa negli anni ’ $o e ’ 6o del ‘ 900 e si è svilu p pata da un a critica alla Vecchia Sinistra, che ha iniziato ad em ergere, gradualm ente, nel corso del­ la p ostm od ern ità e h a notevolm ente influenzato l’estetica, lo stile letterario e la filosofia-delia società occidentale m oderna. 287 Raym ond A ron (1905-1983), filosofo e sociologo ebreo francese di orien­ tamento liberale, criticò fortemente il marxismo e la sua influenza sugli intellettuali. [N d C ]

170

8.3. La Vecchia Sinistra oggi 8.3

L A V E C C H IA S IN IS T R A O G G I

IL VICO LO C IECO D ELL’O RTO D O SSIA; P R O SP ET T IV E DI ST R A T E G IA D E LL’ EV O LU ZIO N E E R EV ISIO N ISM O p r o -l i b e r a l e )

L a Vecchia Sinistra si divide oggi in vari orientam enti: • m arxisti ortodossi • socialdem ocratici • p ost-sociald em ocratici (accoliti della Terza V ia, sulla linea di G id d en s2,88) • m arxisti ortodossi europei Per inerzia, esistono nei paesi europei e anche negli Stati U n iti e nei paesi del terzo m o n d o , e con tinu an o a difendere le prem esse fon dam en tali del p ensiero m arxista. S o n o spesso riuniti in partiti com unisti, che p rofessan o l’ideologia corrispondente. N e lla m ag­ gior parte dei casi, i m arxisti ortodossi am m orbid iscon o (nello spi­ rito dell eu rocom u n ism o189) la portata radicale delPinsegnam ento di M arx , rifiutando la chiam ata a una sollevazione rivoluzionaria e z88Anthony Giddens (1938), sociologo inglese, che considera la Terza Via Ifózy) come un fenomeno post-marxista che affronterà gli effetti della

( Third

globalizzazione, i cambiamenti nella vita delle persone che sono il portato della modernità e della postmodernità e la connessione dell’umanità alla natura. Egli delinea queste idee in parecchi saggi, specialmente “ L a terza via” (Il Saggiatore,

zooi). z89“ Eurocomunismo” è un termine coniato negli anni 70 per descrivere un tentativo di sviluppare una forma di comuniSmo plasmato specificamente per le nazioni occidentali europee, e non dipendente dalla linea dell’Unione Sovietica.

Milano

8.

La t r a s f o r m a z i o n e

d e l l a s in is t r a n e l

X X I seco lo

l’ istituzione di u n a dittatu ra del proletariato. L a form a p iù dura­ tura di m arxism o ortod o sso si è dim ostrata quella del m ovim ento trotzkista (la Q u arta internazionale), che è rim asta praticam ente illesa nonostante il collasso dell’ U R S S e il crollo del sistem a sovie­ tico, dal m om en to che p ro p rio da u n a du ra critica di quel sistem a h a preso le m osse, alm en o inizialm ente. È singolare che i seguaci p iù ortodossi di M arx si siano riuniti p ro p rio in quei paesi in cui n o n son o accadute rivoluzioni p roleta­ rie e socialiste, benché M arx avesse al con trario previsto che queste rivoluzioni sarebbero state destinate ad avvenire p ro p rio nei paesi industriali p iù svilu p pati con u n ’econom ia di lavoro capitalista. Il m arxism o europeo in u n certo senso h a accettato il fatto che le pre­ dizioni di M arx ed Engels si sono realizzate n o n laddove avrebbe­ ro d ovu to logicam ente realizzarsi, m a al contrario dove si riteneva che n on avrebbero m ai p o tu to realizzarsi, com e in R u ssia. R ifiu ­ tando l’esperienza sovietica com e u n a forzatura storica, questa va­ riante della Vecchia Sinistra n on crede nel concreto successo delle profezie m arxiane, m a continua a difenderne la prospettiva: una sorta di “ fedeltà m orale” nei con fron ti di un a tradizione ideologi­ ca, piuttosto che fiducia concreta in un a sollevazione rivoluzion a­ ria del proletariato (che nel m on d o occidentale m oderno sem bra n on esistere p iù com e classe, a tal p u n to da essersi m escolato con la piccola borghesia). L ’errore p iù rilevante dei m arxisti ortodossi occidentali consi­ ste nel fatto che con tinuan o ad utilizzare il lessico p ro p rio della so­ cietà industriale in u n ’epoca in cui la società occidentale europea ed am ericana h ann o raggiunto un n u o vo stadio, qualitativam en­ te differente: la società p o st-in d u striale (dell’inform azione), della quale nulla si dice nel m arxism o tradizionale, eccettuate le soffer­ te in tuizioni del giovane M arx sul “ vero d om inio del capitale” . In

172

8.4. La socialdemocrazia europea assenza o in caso di fallim ento delle rivoluzion i socialiste, questo p u ò rim piazzare il “ d om in io form ale del capitale” , caratteristico della società industriale. M a anche queste osservazioni fram m en ta­ rie dei m arxisti ortodossi, di regola, n on suscitano grande interesse e n on son o al centro dell’attenzione. G radualm en te, il significato p rogn ostico e politico del discor­ so m arxista ortodosso va scem andp, e ciò significa che parlarne co­ me di u n “ p rogetto” politico - un progetto politico di sinistra - è im possibile. A llo stesso tem po, però, le lo ro considerazioni criti­ che sul sistem a capitalista, le prospettive m orali, la solidarietà nei con fron ti dei m eno fortu n ati e l’atteggiam ento critico nei co n fro n ­ ti del liberalism o p osson o suscitare un certo interesse e sim patia. C o loro che aderiscono a questo orientam ento quasi sem pre son o diffidenti nei con fron ti di altri m ovim en ti anti-liberali e son o tipi­ cam ente per nulla aperti al dialogo e stan no degenerando in u n a setta.

8.4

L A S O C IA L D E M O C R A Z IA E U R O P E A

I socialdem ocratici europei sono leggerm ente differenti dai co m u ­ nisti ortodossi. Q u esta corrente deriva anch’essa dal m arxism o, m a già all’epoca di K au tsk y290 ha scelto un a via n on rivoluzionaria m a di evoluzione graduale, rifiutan d o il radicalism o con l’obiettivo di influenzare la politica da sinistra (giustizia sociale, “ w elfare State” , ecc.) con mezzi parlam entari e attraverso le organizzazioni dei lavoZ9°Karl Kautsky (1854-1938), filosofo marxista ceco-tedesco, fu il principale teorico del marxismo europeo tra la morte di Engels e la rivoluzione russa. Si oppose alla rivoluzione bolscevica, sostenendo che Lenin stava tentando di im­ porre alla Russia riforme per cui mancavano le necessarie basi economiche e sociali.

173

8.

L a t r a s f o r m a z io n e d e l l a s in is t r a n e l X X I se c o lo

ratori. Q uesta versione della Vecchia Sinistra ha ottenuto risultati considerevoli nei paesi europei, predeterm inando in larga m isura l’im postazione sociopolitica della società europea, in netto contra­ sto con gli Stati U n iti dove, al contrario, prevale senza alcun d u b ­ b io la dottrina liberale di destra. L o scopo deirorientam ento so­ cialdem ocratico della Vecchia Sinistra nel nostro tem po si riduce alla teoria econom ica, che si con trap pon e alle tendenze liberali. I socialdem ocratici si p ron u n cian o in favore di: i. Progressività in m ateria fiscale - i liberali sono per u n a tassa uniform e. z. N azionalizzazione di vasti m o n o p o li - i liberali son o p er la privatizzazione. 3. A m p liam en to della responsabilità del governo in am b ito so­ ciale. 4. Sanità, istruzione, pian i pensionistici garantiti - i liberali so­ n o p er la riduzione dell’influenza del p u b b lico in econom ia, e per sanità e istruzione e p ian i pensionistici privati. I socialdem ocratici ten tan o di dare risposte a queste esigenze at­ traverso i m eccanism i elettorali p arlam entari e, nelle situazioni p iù critiche, attraverso la m obilitazione dei sindacati e delle organiz­ zazioni della “ società civile” , fin o al caso lim ite dello sciopero. È significativo che p e r i socialdem ocratici gli slogan peculiari siano libertari (da n o n con fon d ere con liberali!): • Legalizzazione delle droghe leggere; • Tu tela delle m inoranze sessuali ed etniche e m atrim on i tra om osessuali;

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8-4- La socialdemocrazia europea • A m p liam en to dei diritti in dividuali e delle libertà civili; • Svilu p p o delle istituzioni della società civile; • Ecologia; • M itigare le rigidità del codice penale (rifiuto della pen a di m orte), e così via. I socialdem ocratici tradizionali assom m ano i p u n ti chiave dell’econ om ia di sinistra (giustizia sociale, rafforzam ento del ruolo del g o ­ verno) con l’am pliam ento dei diritti individuali e delle libertà civili (“ i diritti u m an i” ), lo svilu p p o della dem ocrazia e l’ internazionali­ sm o (oggi è com unem ente accettato il riferim ento al “ m ulticu ltu ­ ralism o” e alla “ globalizzazione” ). Il p ian o per il fu tu ro dei socialdem ocratici tradizionali è quello della continuazione di u n a politica d i passi concreti verso u n ’evo­ luzione sociopolitica, in p olem ica con la destra - con i liberali in econom ia e con i nazional-conservatori in politica. M o lto spesso, i socialdem ocratici tradizionali son o anche: • favorevoli al progresso; • p er la scienza e la cultura; • con tro i pregiudizi arcaici e religiosi. A llo stesso tem po, p erò, n o n ci son o svilu p p i teorici apprezzabi­ li concernenti le n uove condizioni della società p o st-in d u striale, e sia la critica del m arxism o classico che la contestualizzazione del ca­ p italism o nella n uo vo scenario storico (al con trario dei p ostm oder­ nisti e della “ N u o v a Sin istra” ) son o quasi com pletam ente assenti in q uesto orientam ento.

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8.

L a t r a s f o r m a z io n e d e l l a s in is t r a n e l X X I sec o lo

8.5

I S O C IA L IS T I D E L L A “ T E R Z A V IA ”

U n ’altra versione d ella Vecchia Sinistra è u n ram o dei socialdem o­ cratici, che, d i fro n te all’ im pen nata evidente delle idee liberali negli anni ‘ 9 0-2000, h a deciso di giungere a u n com prom esso prop rio con i liberali. I teorici di q uesto orientam ento (in particolare, l’ in­ glese A n th o n y G id d en s) l’han n o chiam ato “ la terza via” , qualcosa che sta a m età tra la classica socialdem ocrazia europea e il libera­ lism o am ericano (o, p iù in generale, anglosassone). G li estensori della Terza via p ro p o n g o n o di trovare u n com prom esso tra socialdem ocratici e liberal-dem ocratici sulla base delle loro com u n i ra­ dici ideologiche illum inistiche, e della com une diffidenza nei con­ fro n ti tanto del conservatorism o q u an to dell’estrem ism o di sini­ stra. Il p u n to d’ in con tro è form u lato in term ini di dare e avere per q u an to rigu ard agli accordi concreti concernenti le reciproche con­ cessioni di socialdem ocratici e liberal-dem ocratici, in particolare la

mediazione tra tassa un iform e e progressività sull’aliq u o ta fiscale. Per quan to riguarda i diritti dell’u o m o , n o n ci sono gran di dissen­ si tra i due schieram enti sulla garanzia dei diritti delle m inoranze o sul m ulticulturalism o (eccetto i liberal-conservatori, che com bi­ n an o l’idea di un a tassa un iform e forfettaria, con i p rin cip i conser­ vatori della fam iglia, della m orale e della religione, considerandoli “ diritti am ericani” , p.e. i repubblican i e i “ neocon” ). L ’obiettivo del disegno della Terza via, secondo G id d e n s, con­ siste nella cooperazione tra socialdem ocratici e liberali p er edifi­ care u n a società europea, basata sull’am pliam en to dei diritti indi­ vidu ali, sulla tutela delle istituzioni della p rop rietà privata, e sul­ la m odifica della capacità del potere p u b b lico d i in tervenire e del m eccanism o d i ridistribuzione nei singoli casi concreti, en tro lim i­ ti chiaram ente definiti. A l contrario dei socialdem ocratici tradizio­

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8.6. Nazionalcomunismo nali e dei com unisti europei, gli appartenenti alla Terza via vedono di b u o n occhio gli Stati U n iti e insistono p er rafforzare l’alleanza atlantica (m entre la sinistra tradizionale - vecchia e n uova - critica aspram ente l’A m erica e la società am ericana p er il suo liberalism o sfrenato, la diseguaglianza e Tim perialism o). Se ci sono dei veri e p ro p ri “ rinnegati” tra i m ovim en ti di si­ nistra, son o prop rio i seguaci della Terza via. Poi ven gono i vecchi trotzkisti (com e alcuni am ericani - i p rim i teorici del neoconserva­ torism o - o europei, ad esem pio il Presidente della C om m ission e europea, il portoghese B arroso191), che h an n o ab ban do n ato le loro posizioni originarie (com uniSm o p iù estrem ista o socialism o rivo ­ luzionario) per una n on m en o radicale difesa del liberalism o, del m ercato e della diseguaglianza econom ica. Il progetto di sinistra, nel caso dei socialisti della Terza via, è quello di preservare lo status quo.

8.6

N A Z IO N A L C O M U N IS M O

P A R A D O S S I C O N C E T T U A L I, D IS E Q U IL IB R I ID E O L O G IC I, E N E R G IE S O T T E R R A N E E

Il “ gauchism o nazionale” va considerato com e u n fen om en o u n i­ co. A contrario del m arxism o ortodosso e della socialdem ocrazia, questo orientam ento è m olto m en o percorso, e però la sua corret­ ta interpretazione è im p ortan te per il fu tu ro . Il p roblem a è che il “ gauchism o nazionale” n o n esibisce quasi m ai la sua com ponente 2?IJosè Manuel Durao Barroso (1956), Primo Ministro del Portogallo tra il zooz e il Z004, poi diventato Presidente della Commissione europea dal Z004 al

Z014. Negli anni ’/o , Barroso era apertamente maoista, m a già negli anni ’8o si era spostato a destra.

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L a t r a s f o r m a z io n e d e l l a s in is t r a n e l X X I se c o l o

nazionale, celandola o p erfin o rifiutan dola. D i conseguenza, l’ana­ lisi del vero discorso dei m ovim enti, partiti o regim i nazionalcom unisti diventa spesso p iù difficoltosa, a causa del fatto che le teorie che sostengono co rrisp on d on o solo in parte alla realtà, o addirit­ tura p ro p rio per niente. C i troviam o di fro n te a u n sincero, aperto e organico discorso nazional-gauchista solo ai m argini di q u ei regi­ m i e p artiti p olitici che in concreto p rofessan o e realizzano questo m odello ideologico, rifiu tan d o, com u n qu e, di am m etterlo. Perciò il nazionalism o di sinistra evita le analisi scoperte, razionali, prefe­ ren do salvaguardare u n a m età del fen om en o che rappresenta; ciò che è connesso al p ro filo “ nazionale” resta nell’om bra. G li stessi n azionalcom unisti si d efiniscono sem plicem ente “ co­ m u n isti” e “ m arxisti ortodossi” , che aderiscono pedissequam ente agli insegnam enti dei classici del com uniSm o. Per com prendere esattam ente di cosa si parla, in realtà, è sufficiente p rop orre il se­ guente criterio: le rivoluzioni socialiste (proletarie) son o state vit­ toriose solo nei paesi che M arx riteneva com pletam ente im p rep a­ rati in virtù: • del loro carattere agricolo; • del sottosvilup p o, o della m ancanza di svilu ppo, dei rap p or­ ti capitalisti; • della pen uria di proletariato urban o; • della scarsa industrializzazione; • del m anten im ento delle condizioni sociali essenziali delle so­ cietà tradizionali - in virtù della loro appartenenza allo sta­ dio prem oderno.

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-

8.6. Nazionalcomunismo

E d è p ro p rio questo il paradosso fondam entale del m arxism o: do­ ve il socialism o si presum eva destinato al trio n fo , e dove c’erano tutte le condizioni richieste, il socialism o n o n h a affatto trion fato, anche se, in linea puram ente teorica, partiti e m ovim enti m arxi­ sti ortodossi esistevano ed esistono ancora, alm eno in parte. M a in quei paesi in cui, secondo M arx, la rivoluzione socialista n on avrebbe m ai p otuto risultare vittoriosa, h a invece trionfato. I co­ m unisti vittoriosi, per p rim i i bolscevichi russi, hann o p rovato e ri­ p rovato a m ascherare e ritoccare questa evidente m ancanza di cor­ rispondenza della realtà rispetto alle p revisioni del loro m aestro, n on sotto po n en d o la m ai a u n ’attenta analisi e preferendo plasm a­ re arbitrariam ente la realtà sotto l’influenza delle loro costruzioni speculative - riconducendo la società, la politica e l’econom ia sotto criteri astratti, ad arte q u an to m eccanicam ente. E solo gli osserva­ tori esterni (sim patizzanti o critici) han n o n otato questo caratte­ re nazionalcom unista delle rivoluzioni m arxiste vittoriose, rico n o ­ scendo in alcuni elem enti nazionalisti la forza m otrice e la virtù che hann o garan tito il successo di queste rivoluzioni e la loro stabilità, e ciò attraverso interpretazioni nazionali arcaizzanti della m o b ili­ tazione m arxista (u n vero e p rop rio m ito escatologico interpretato in chiave nazionale). Sorel è stato u n o dei p rim i a notarlo; U strialov lo ha n otato poco d o p o . (S a v ic k if91, i tedeschi N iekisch, Paetel, L au ffen b u rg, W olffheim 193 e altri - dal lato dei sim patizzanti; *19 5 292Pétr Nikolaevic Savickij (1895-1968), filosofo e geopolitico russo eurasiatista.

[N dC ]

195 Ernst Niekisch e Karl Otto Paetel (1906-1975) erano militanti nazionalbolscevichi anti-hitleriani, mentre Heinrich Laufenberg (1872-1932) e Fritz Wolffheim (1888-1942) venivano dal Partito Comunista Tedesco, prima di esserne espulsi all’inizio degli anni ‘20, per le loro posizioni considerate nazionalbolsceviche. [N d C ]

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P op per, H ayek, C o h n 294, A r o n - dal Iato dei critici). Il nazionalcom unism o è stato p reponderante in U R S S , nel­ la C in a com unista, in C o rea del N o rd , V ietn am , A lb an ia, C am ­ bogia, e anche in m o lti m ovim en ti com u n isti del terzo m on do, dal C hiapas m essicano al p eruviano Sendero L u m in o so (“ Sentie­ ro lu m in oso” ) al partito dei lavoratori cu rd o e al socialism o isla­ m ico. Elem enti socialisti erano peraltro presenti nel fascism o di M u ssolin i e nel nazional-socialism o di H itler, m a in questi casi i suddetti elem enti erano fram m entari, n on sistematizzati e super­ ficiali, ed em ergevano in fenom eni m arginali o sporadici: il “ fasci­ sm o di sinistra” italiano esisteva solo nella sua p rim a fase fu tu ri­ sta295*e nella R e p u b b lic a Sociale Italiana; e il nazionalsocialism o di sinistra, anti-hitleriano, dei fratelli Strasser, o F u n dergrou n d anti­ hitleriano del g ru p p o nazionalbolscevico degli Schulze-Boysen e così via, gru p p i che n on hann o avuto alcun o spazio nel regim e del Terzo R eich . Benché, valutan do solo il tito lo e gli aspetti form a­ li, possa sem brare che il nazionalsocialism o appartenga a questa categoria, n on era vero socialism o, p iu tto sto esaltazione dello sta­ to, elevata all’ennesim a potenza dall’invocazione delle energie ar­ caiche deìYethnos e della “ razza” . M a nel Bolscevism o sovietico, de­ lineato con m olta precisione dall’autore della Sm en a vech%s>6, N ik o -

294 Probabilmente Norm an Cohn (1915-2007), storico britannico di origini ebraiche, studioso dei totalitarismi.

[N dC J

295L ’A utore intende dire “ sansepolcrista” , visto che il fenomeno artistico del futurismo non coincide con la corrente politica del fascismo di sinistra, il quale peraltro rimase presente, sia pure in forma minoritaria e opposizionista, anche durante il Ventennio.

[N dC ]

29é“ Smena vectì” (Cambiamento dei punti di riferimento, o anche voltafac­ cia) è una collezione di articoli pubblicata da Ustrialov nel 1921, in cui enuncia i principi fondanientali del nazional-bolscevismo.

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8.6. Nazionalcomunismo

laj U strjalov, com e nazional-bolscevism o, son o evidentem ente p re­ senti en tram bi i principi: quello sociale/socialista e quello nazio­ nale, anche se questa volta l’elem ento “ nazionale” n on ha ricevuto una form ulazion e concettuale. F in o ad oggi, m olti m ovim en ti politici, ad esem pio nell’A m e ri­ ca latina, s’ ispirano a questo com plesso di idee, m entre i regim i p o ­ litici di C u b a, del Venezuela o della B o livia (Evo M orales è il p rim o leader sudam ericano di origine indigena), o di O llanta H u m ala, i cui sostenitori sono a un passo dal prendere il potere in Perù297, ed altri m ovim en ti nazionalcom unisti sono orm ai realtà politiche in piena regola. O un sistem a di governo si fo n d a già su di esse, op p ure ciò potrebbe accadere nel prossim o fu tu ro . E ovu n q u e il com uniSm o ha una chance realistica, ci troviam o di fron te ad idee di sinistra che sono state rafforzate da forze nazionali (etniche, ar­ caiche) e sono im plem entate nel quad ro della società tradizionale. Sostanzialm ente, questo è m arxism o neo-ortodosso, u n m arxism o nazionale su i g en eris (co m u n q u e esso si voglia definire). M a dove sono p resenti tu tti i p rerequisiti classici, secondo M arx, per la sua realizzazione (società industriale, svilu p p o dell’industria pesante, proletariato urban o, eccetera), le rivoluzioni socialiste n on ci so­

297OHanta Hum ala Tasso (1961), militare peruviano etnocacerista, si è distin­ to per la repressione della guerriglia maoista di Sendero Luminoso e per il tenta­ tivo di insurrezione contro la dittatura di Fujimori, prima di fondare il Partido Nadonalista Peruano. È stato effettivamente eletto Presidente del.Perù nel zo ii , alla guida di una coalizione composta da nazionalisti, comunisti e socialisti. T u t­ tavia, non avendo ottenuto la maggioranza assoluta in Parlamento (4 7 seggi su 130), ha instaurato un esecutivo di stampo moderato che ha tradito ampia parte delle promesse compiute in campagna elettorale. Conseguentemente, il suo par­ tito non è stato in grado di ripresentarsi alle elezioni del 2016, vinte dal liberale Pedro Pablo Kuczynski.

[M dC]

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X X I seco lo

no state (con l’eccezione dell’effim era R ep u b b lic a bavarese298), n on sono in vista e con tu tta p robabilità n on accadranno mai. Il significato del nazionalism o di sinistra (nazional-gauchism o) sta nella liberazione di forze arcaiche - locali, di regola - , che em er­ go n o in superficie e si m anifestano in u n a certa creatività sociopo­ litica. Q u i entra in gio co la teoria socialista, che serve da “ inter­ faccia” per queste energie, che senza di essa sarebbero costrette a rim anere u n fen om en o strettam ente locale, m a grazie al m arxism o - co m u n q u e lo si consideri e lo si interpreti - queste forze naziona­ li son o messe in con dizion e di com unicare con altre energie, ana­ loghe p er n atu ra m a strutturalm ente diverse, e posson o perfino pretendersi universali e d i diffusion e planetaria; trasform andosi, grazie alla razionalità socialista, riscaldata dal nazionalism o, in u n p rogetto m essianico. L a grandiosa esperienza dell’ U R S S dim ostra q u an to l’inizia­ tiva n azionalcom unista p u ò essere su larga scala, avendo rappre­ sentato per tutti i sistem i capitalisti del m on d o una quasi secolare spina nel fianco. N e l frattem po la C in a, perfino nel n u o vo conte­ sto odierno, che accentua sem pre di p iù la com ponente nazionale del m odello sociopolitico, dim ostra che questa base, a suo tem po e se elaborata con u n p o ’ di raffinatezza, p u ò rim anere com p etiti­ va perfino dop o il trion fo globale del liberal-capitalism o. L ’espe­ rienza del Venezuela e della Bolivia, per parte loro, dim ostrano che regim i nazionalcom unisti sorgono anche al giorno d’oggi, e sono capaci di sopravvivere anche in condizioni di forte pressione ester­ na. L a C orea del N o rd , il V ietnam e C u b a m an ten gon o tu tt’ora i19 8 198L a Repubblica Sovietica - il termine R a t (consiglio) corrisponde al russo soviet - Bavarese è stato un breve tentativo (6 aprile - 3 maggio 1919) di stabilire uno stato sovietico in Baviera, stroncato dall’Esercito tedesco con l’appoggio dei Freikorps.

l8 z

8.6. Nazionalcomunismo

loro sistem i politici dell’epoca socialista, n o n avendo adottato le ri­ form e econom iche che la C in a ha ad ottato, e n o n ab ban d o n an d o le loro posizioni, com e h a fatto l’ U R S S . D a u n p u n to di vista teorico, nel fen om en o del nazionalgauchism o ci troviam o di fro n te a u n m arxism o interpretato nello sp i­ rito delle aspettative escatologiche arcaiche e delle m itologie n a­ zionali p iù profon de, connesse all’attesa della “ fine dei tem pi” e al ritorno della “ Età dell’ O ro ” (culti del cargo, m illennarism o). L e teoria della giustizia e dei “ diritti dei govern i” su cui si basa l’u ­ topia socialista è riconosciuta com e religiosa, cosa che risveglia le fon dam entali forze tettoniche dell’ ethnos. Il nazional-gauchism o ha u n disegno p er il fu tu ro ? N o n in form a com pleta, è ostacolato da un a serie di fattori: • lo shock persistente della dissoluzione del com uniSm o nazio­ nale sovietico (gli eurasiatisti russi già negli anni ’20 predice­ van o questa caduta, se la leadership sovietica n on avesse sa­ p u to riconoscere direttam ente, faccia a faccia, l’im p ortanza dei m iti nazionali e religiosi; • la m ancanza di concettualizzazione e razionalizzazione del­ l’elem ento nazionale nel com plesso ideologico generale dei m ovim enti e delle ideologie nazionalcom uniste (la m aggio­ ranza assoluta dei sostenitori di q uesto orientam ento ideo­ logico si considera sem plicem ente m arxista o socialista);• • la scarsa com unicazione istituzionale tra i vari circoli nazionalbolscevichi su scala globale (n on ci son o vere e proprie “ conferenze” sul tem a, n on esistono giornali di teoria p o li­ tica, o, se esistono, restano m arginali, e n o n ci sono svilu p p i filosofici).

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C iononostan te, a m io parere, il nazionalgauchism o potrebbe cer­ tam ente avere un fu tu ro globale, dal m om en to che le forze arcai­ che, etniche e religiose, sono ben lontane dall’essere esaurite per m olti settori dell’um an ità, checché si possa dire dei cittadini del m oderno, illum inato e razionale occidente. 8.7

L A N U O V A S IN IS T R A

A N T I-G L O B A L ISM O , SE N T IE R I P O STM O D ER N I, L A B IR IN T I DI LIB ER TÀ , VERSO L’A V V E N TO D EL PO ST-U M AN O

P iù di ogni altro orientam ento, oggi, quella che viene defin ita la “ N u o v a Sinistra” (neogauchism o) o “ p ostm od ern ism o” si attaglia alla fo rm u la “ disegno politico di sinistra” . In tutto lo spettro di idee di sinistra all’ inizio del ventunesim o secolo, p ro p rio quest’o ­ rientam ento è n on solo il p iù brillante, m a anche il p iù raffinato, intellettualm ente rifinito e sistem atizzato. L a N u o v a Sinistra è com parsa negli an n i '50 e ’ 6o del ‘ 9 0 0 in E u rop a, ai m argini delle fran ge di sinistra del m arxism o (trotzkisti e anarchici). M arx era im prescindibile per loro, m a utilizzavano at­ tivam ente anche altre fo n ti teoriche e filosofiche, al contrario della “ V ecchia Sinistra” , in tegrando elem enti estranei nella lo ro teoria senza trop pe interferenze. Per questa ragione, il m arxism o in tale form a si è am pliato attivam ente, m ediante la con tinu a giu stap p o­ sizione con altre concezioni filosofiche, si è svilu p pato, ripensato e m esso sotto esam e - in breve, è diventato oggetto di riflessio­ ne critica. U n a sim ile relazione “ libera” tra la N u o v a Sin istra e il m arxism o h a p ro d o tto du e risultati: d a im a parte, si è d ilu ito, m a dall’altra si è m odernizzato nella sua essenza. I cosiddetti “ filosofi del sospetto” h an n o esercitato u n a grande influenza sulla filosofia della N u o v a Sinistra, che trae sp u n to n on

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8 .7 . L a N u o v a S in is t r a

solo da M arx, m a anche da Freud e N ietzsche. A ttraverso Sartre, u n o dei classici teorici della N u o v a Sinistra, la p ro fo n d a in fluen ­ za di M artin H eidegger e della questione esistenziale è penetrata nel m ovim en to di sinistra. L o strutturalism o h a avu to u n signifi­ cato enorm e, dai teorici p iù im portan ti dello strutturalism o, Fer­ dinand de Saussure, a Lévi-Strauss. In senso filosofico, la N u o v a Sinistra era di per sè strutturalista, m entre nella seconda m età de­ gli anni ’8o, sviluppand o ulteriorm ente q uesto im p ulso filosofico, è diventata “ post-strutturalista” , avendo so tto p o sto a u n a riflessio­ ne critica sistem atica le p ro p rie stesse teorie risalenti agli anni ’ 6 o e

57° . L a N u o v a Sinistra h a approcciato il m arxism o da u n a posizio­ ne strutturalista - credevano che la p iù im p ortan te idea di M a rx concernesse l’ influenza fondam entale delle sottostrutture (di soli­ to la società borghese, attentam ente protetta dalla coscienza id eo­ logica) in relazione a un a sovrastruttura. L ’analisi m arxista dell’ i­ deologia com e “ falsa coscienza” è diventata, p er la N u o v a Sinistra, la chiave per l’interpetrazione della società, della filosofia, dell’u o ­ m o e dell’econom ia. M a q uesto stesso tem a l’avevano tratto da N ie ­ tzsche, che aveva elevato tu tto lo spettro dei concetti filosofici alla p rim ordiale “ vo lo n tà di p oten za” (questa era la base, secondo N ie ­ tzsche), e da Freud, secondo il quale la base erano gli im pulsi su b ­ consci e inconsci, radicati nelle fon dam en ta terragne della sessua­ lità dell’u o m o e nelle stru tture abituali che si form an o nella p rim a infanzia. A ciò si è aggiunto il m odello heideggeriano, in cui la base è la stessa esistenza pura, D asein . T u tti i vari tentativi di decifrare la “ base” son o stati inseriti dalla N u o v a Sinistra in u n o schema gene­ rale, in cui il ruolo della “ base” - a prescindere dalla corrisponden­ za con u n ’orientam ento filosofico - era integrato nella nozione di struttura. Stru ttura - che è, contem poraneam ente, le forze in d u ­ 185

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striali che si rip rod u con o nelle relazioni industriali, il subconscio, la “ vo lo n tà di p oten za” e il D asein. L ’idea centrale della N u o v a Sinistra è che la società borghese è u n risultato della m u ltiform e violenza e oppressione da parte del­ le “ sovrastrutture” - del sistem a politico borghese, della coscien­ za ordinaria, del d om in io delle élite, dei sistem i filosofici un iver­ salm ente accettati, dell’econom ia di m ercato, ecc. - , delle “ basi” e “ strutture” - interpretate in senso m olto lato, com pren den do­ vi l’“ inconscio” , il proletariato, la corporeità, la massa, l’esperien­ za dell’esistenza autentica, della libertà e della giustizia. C o n q u e­ sti strum en ti la N u o v a Sinistra, al con trario della Vecchia Sinistra, costruiscono u n attacco critico sistem atico alla società capitalista da ogni direzione: dal cam po politico (gli eventi del M aggio ’68 nelle capitali europee) a quello culturale, filosofico, artistico, al­ la stessa rappresentazione dell’u o m o , della ragione, della scienza e della realtà. N e l corso di questo m astodon tico lavoro intellettuale (a cui, incidentalm ente, n on hann o prestato la m in im a attenzione né la Vecchia Sinistra né i nazional-gauchisti), la N u o v a Sin istra è giu n ta alla conclusione che il capitalism o n on è solo u n m ale dal p u n to di vista sociopolitico, m a l’espressione fondam entale di una m enzogna globale sull’uom o, sulla realtà, sulla ragione e sulla so­ cietà, e, di conseguenza, nella società capitalista si concentra l’inte­ ra storia dell’alienazione. L a N u o v a Sinistra ha rivitalizzato l’idea del “ b u o n selvaggio” di R ousseau, e ha p rop osto u n am pio scena­ rio di un a società ideale senza sfruttam ento, alienazione, m enzo­ gne, soppressione o esclusione, analoga ai gru p p i dell’antichità che erano m otivati dall’“ econom ia del d o n o ” (M . M auss)2" . 9 i99Il sociologo Marcel Mauss, in “ Saggio sul dono” , sostiene che le econo­ mie delle società arcaiche erano basate su un principio di scambio reciproco,

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8 .7 . L a N u o v a S in is t r a

L ’analisi della N u o v a Sin istra ha dim ostrato che la m odernità n on solo n o n h a realizzato i suoi slogan “ di liberazione” , m a ha re­ so la d ittatu ra dell’alienazione p erfino p iù rigida e repellente, seb­ bene celata dietro u n a facciata dem ocratica e liberale. C osì è stata com posta la teoria del postm odern ism o, basata sul fatto che, al­ le stesse radici dell’affresco che è il m on d o, la scienza, la filosofia e le ideologie politiche (assem blate all’alba dell’epoca m oderna o durante il su o svilu ppo) son o interpretazioni forzate, infelici, il­ lusion i e presupposti “ razzisti” , che anche teoricam ente son o di ostacolo alla possibilità di liberare “ la stru ttura” (“ la base” ) dalle “ sovrastrutture” . C iò h a co n d o tto al ripensam ento della tradizio­ ne filosofica della m odernità, sm ascherando q u ei m eccanism i che concentrano in sé i nodi dell’alienazione. Q u esta pratica h a ricevu­ to il n om e di “ decostruzione” , che p rop on e u n ’attenta e on n icom ­ prensiva analisi strutturale del contesto da cui u n ’idea o u n ’altra m uove, con u n a dettagliata disarticolazione del nucleo sostanziale dalle pieghe del pathos, del m oralism o, delle figure retoriche e dei giochi di prestigio intenzionali. Foucault, nella sua “ S to ria d e lla fo llia ”300 e in “ N ascita d e lla clin ica” ’’0', ha dim ostrato che la visio­ ne contem poranea dei disordin i psicologici e, p iù in generale, della m alattia, ha in sè tutti i segni del razzism o intellettuale, dell’apar­ theid e di altri pregiudizi totalitari, che si m anifestano chiaram ente nell’equazione tra m alato e crim inale, e nell’identità strutturale de­ gli stabilim enti penitenziari e terapeutici, che nelle prim e fasi della m odernità coincidevano del tutto. p iu ttosto che sull’accum ulo della ricchezza, com e in quelle m oderne. ,0° M . Foucault,

Storia della follia nell’età classica, trad. di F. Ferrucci, E.

R e n z i e V. Vezzoli, R izzoli, M ila n o 1963. JOIM . Foucau lt, Nascita della clinica: il ruolo della medicina nella costituzione delle scienze umane, trad. di A . Fontana, E in au d i, T o rin o 1969.

18 7

8.

La t r a s f o r m a z i o n e

d e l l a s in is t r a n e l

XXI

seco lo

L a società borghese, non ostan te le finzioni e la sua facciata de­ m ocratica, si dim ostra u n a società totalitaria e im positiva. E c’è di p iù : al centro di questa dittatu ra liberale, la N u o v a Sinistra ricon o­ sce le nozioni norm ative, p rofon d e e quasi m ai messe in d u b b io , di ragione, scienza, realtà, società e così via, e n on solo u n o tra i m olti m eccanism i politici ed econom ici, che son o essi stessi conseguenze dei m eccanism i p iù p ro fo n d i dell’alienazione. In ciò consiste la differenza principale tra la N u o v a Sinistra e la Vecchia Sinistra: la N u o v a Sinistra m ette in d u bbio la stru ttu­ ra stessa della ragione, contestano le stesse basi della nostra con­ cezione della realtà, sm ascherano la scienza positiva com e m istifi­ cazione e dittatura dei circoli accadem ici (Feyerabend, K u h n 30 1302), e criticano aspram ente l’ idea dell’uom o com e astrazione totalitaria. Essi n on credono possibile cam biare qualcosa del sentiero dell’evo­ luzione interpretando da sinistra il sistem a esistente, e contestano anche l’efficacia del m arxism o radicale, osservando che n on ha so­ praffatto il nem ico che avrebbe d ovu to sopraffare, e dove lo h a fat­ to, n o n era m arxism o ortod osso (essi in fatti m u tu an o da T ro tsky la critica dello stalinism o e dell’esperienza sovietica). E così la N u o v a Sin istra ha fo rm u lato u n am pio disegno del “ fu tu ro giu sto” , in cu i ricop ron o u n a posizione centrale: ♦ il rifiuto della ragione (l’in vito ad ad abbracciare consape­ volm ente la schizofrenia di D eleuze e G u attari); * la rinuncia dell’u o m o com e m isura di tutte le cose (“ L a m or­ te dell’u o m o ” d i L evi, “ la m orte dell’autore” di Barthes); 301I filosofi della scienza Paul K. Feyerabend (1924-1994), austriaco, e Thomas S. K uhn (1922-1996), statunitense, si opponevano all’idea che la scienza moderna rappresentasse una forma di verità oggettiva, libera da pregiudizi ideologici.

188

8 .7 . L a N u o v a S in is t r a

• il superam ento di tu tti i tabù sessuali (libertà di scegliere il p ro p rio orientam ento sessuale, rinuncia a proibire l’ incesto, rifiu to di riconoscere la perversione com e tale, e così via); * la legalizzazione di ogni genere di droga, com prese quelle “ pesanti” ; * il passaggio a nuove form e spontanee e sporadiche dell’essere (il “ rizom a” di D eleuze); • la distruzione della società strutturata e del governo al servi­ zio di nuove, libere e anarchiche form e di com unità. “ Im pero” , di N egri e H ard t, p u ò essere letto com e u n m anifesto politico di queste tendenze, in cui si sintetizzano le tesi d e lla N u o v a Sinistra, sem plificate al m assim o. N egri e H a rd t chiam ano il siste­ ma capitalistico globale “ Im p ero ” e lo identificano con il glob ali­ smo e il d om in io m ondiale am ericano. Secon d o loro, il globalism o crea le condizioni p er u n a rivoluzione universale, planetaria delle masse, che, sfruttand o il carattere, ap p u n to, “ globale” del glob ali­ smo e le sue chance di com unicazione e di am p ia diffusione della conoscenza, creano u n netw ork per u n sabotaggio m ondiale, per una transizione dall’um an ità (che spicca com e soggetto e oggetto di oppressione, relazioni gerarchiche, sfruttam ento e strategie im ­ positive) alla post-um anità (m utanti, cyborg, cloni e virtualità) e la libera scelta del genere, dell’aspetto e del raziocinio individuale, a seconda della decisione arbitraria di ciascuno e per un periodo di tem po indeterm inato. N eg ri e H ard t riten gon o che ciò co n d u r­ rà alla liberazione del potenziale creativo delle masse e allo stesso tem po alla distruzione del potere globale dell’ “ Im p ero” . Q u esto 18 9

8. L a

t r a s f o r m a z io n e d e l l a s in is t r a n e l

XXI

seco lo

tem a è rip etu to con tin u am en te dalla cinem atografia in film com e “ M a tr ix ” , “ T h e B o ys’ C lu b ” , eccetera. L ’ intero m ovim en to anti-globalizzazione ha prop rio u n sim ile disegno per il fu tu ro . Eventi com e la “ C onferen za di San P aolo” 503, dove gli anti-globalisti h an n o per la p rim a volta tentato d i elabo­ rare u n a strategia com u n e, attestano che il disegno della N u o v a Si­ nistra sta sperim entand o form e di concreta realizzazione politica. M o lte azioni concrete - g a y p rìd e , proteste anti-globalizzazione, O ccu p y W all Street, le d im ostrazioni “ di d istu rb o ” degli im m igra­ ti nelle periferie delle città europee, i m oti di ribellione degli “ au­ ton om isti” in difesa dei diritti degli occupatori abusivi, le diffuse proteste sociali dei n u o vi sindacati (che ricordan o un carnevale), il m ovim en to per la legalizzazione delle droghe, i b litz ecologisti e le proteste e così via - fan n o parte di q uesto orientam ento. In oltre, il p ostm od ern ism o è u n o stile artistico, che è diventato m aìnstream nell’arte occidentale con tem poran ea ed esprim e p ro ­ prio questa filosofia p olitica della N u o v a Sinistra, en tran do nella n ostra v ita attraverso le fotografie, il design o i film di T aran tin o e R o d rigu ez, senza u n a prelim inare analisi politico-filosofica, bypassando la n ostra scelta consapevole e facendo breccia nelle nostre m en ti senza il n ostro ap p o rto di conoscenza o di volon tà. Q u esto ob iettivo è raggiunto m ediante u n generale am pliam ento delle tec­ n ologie di com unicazione virtuale, che p er loro stessa n atu ra im ­ p lican o un in vito im p licito alla postm odernità, e la dispersione in \ fram m en ti edonistici, post-um ani. S M S e M M S , blog e vid eo ,fla s h 3° 3Q u i l’A u to re con fon de il Foro de Sao P aulo, conferenza dei p artiti e m ovi­ m enti politici di sinistra dell’A m erica L atin a, fon d ato nel 1990 a San Paolo, con il W orld Social Fo ru m , fo n d ato nel z o o i a Porto A iegre, entram bi dal Partido dos Trabalhadores. D secondo costituisce u n a conferenza m ondiale dei m ovim enti civili, in aperta op posizione al W orld E conom ie F o ru m di D avos. / ~NdC]

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8 .8 . L a s in is t r a n e lla R u s s i a c o n t e m p o r a n e a

m ob e altri passatem pi abituali della gio ven tù con tem poran ea rap ­ presentano la realizzazione “ rovesciata” del disegno della N u o v a Sinistra, seppur controllato dal sistem a borghese, che si ap p rofitta di un a m od a che stavolta n o n è la sua, m a q uella del suo nem ico nascosto. Q u i dovrem m o dire qualche p arola sulle relazioni tra la N u o v a Sinistra e gli anti-globalisti e i liberali e i globalisti contem poranei. C om e M arx pensava, a su o tem po, che il capitalism o, n on ostan ­ te i suoi orrori, fosse u n o stadio p iù progred ito rispetto al feud a­ lesim o e al M ed ioevo (dal m om en to che avvicina all’avvento del socialism o), così i postm odern isti contem poranei e la N u o v a Sin i­ stra, p u r criticando aspram ente l’ “ Im p ero” , solidarizzano con esso, in un a certa m isura, dacché, secondo loro, p u r aggravando l’alie­ nazione e rafforzando la sua dittatu ra planetaria, esso com u n qu ee prepara, latentem ente, la rivoluzion e m ondiale delle masse. 8.8

L A S IN IS T R A N E L L A R U S S IA C O N T E M P O R A N E A

In conclusione, direm o qualcosa sullo stato dei fatti delle forze di sinistra nella R u ssia contem poranea. In pratica, n on abbiam o u n a “ Vecchia Sinistra” nel senso p ro p rio del term ine, com e n on ne ave­ vam o ai tem pi dei Soviet. U n g ru p p o di dissidenti m arxisti (Z inov’ev, Scedrovickij, M ed ved ev}° 4) n on h a avu to nessun peso, dal m om en to che n o n sono stati capaci di avviare alcuna scuola di p en ­ siero. D ’altro canto i nazional-com unisti costituiscon o di p er sé so­ li u n ’am p ia form azione - socialm ente, p oliticam ente e nella per­ cezione psicologica - i cui leader, ad oggi, son o rappresentati dal 3° 4Si riferisce al logico A lek san d r Z in o v ’ev (1922-2006), al pedagogo G eorgij Scedrovickij (1929-1994) e allo scrittore R o j M edvedev (1925).

[N dC ]

8. L a

t r a s f o r m a z io n e d e l l a s in is t r a n e l

XXI

seco lo

Partito C o m u n ista della Federazione R u ssa. D al m om en to che tu tta la storia sovietica, segnata dalla vittoria del socialism o (il ve­ ro segno di u n lavoro che h a fon dam en ta antichissim e), è la storia u n nazional-gauchism o inconscio, u n a sim ile tendenza discernibi­ le n o n è p o i sorprendente. A i p rim i stadi della creazione, d a parte d i Z ju gan o v305, del Par­ tito C o m u n ista della Federazione R u ssa (n o n senza un a certa p ar­ tecipazione d a parte m ia e di P rokh an ov3*°6, che era espressa nel­ le pagine del giornale Z a v tra agli inizi degli anni '90), son o stat co m p iu ti sforzi p er interpretare e valorizzare concettualm ente la presenza della com p on en te nazionale nella visione del m on d o so­ vietica (nazionalbolscevism o), m a quest’ iniziativa fu ab ban do n a­ ta dalla dirigenza del C P R F , che si era occupata di altre q u estio­ ni, che parevano p iù im p ortan ti. A d o gn i m od o , sul p ian o del­ la retorica e delle prim e reazioni, i com u n isti russi si presentano com e conservatori nazionali - talora perfino com e “ m onarchici ortodossi” . In realtà, in media i russi - soprattu tto quelli di mezza età, o gli appartenenti alle precedenti generazioni - sono in larga parte nazional-gauchisti senza saperlo. Essi infatti, ogni volta che ne han­ 3° 5Gennadij Andrejevic Zjuganov (1944), già membro del P C U S, è il fonda­ tore e primo segretario del Partito Comunista della Federazione Russa (C P R F), ^ che, al momento, è il secondo più grande partito in Russia. Fondato nel 1993, ha tentato di elaborare una nuova forma di comuniSmo con una piega nazionalista, dichiarandosi successore del Partito Comunista della R S F S R , che era stato isti­ tuito nel 1990 per offrire un ramo a livello “ repubblicano” del P C U S, per essere poi abolito nel 1991 a seguito del colpo di stato ai danni di Gorbaciov. 3oéA lek san d r A n d rejevic P rochan ov (1938), scrittore e rom anziere russo, organico all’U R S S , è diventato negli anni ‘90 u n a figura fondam entale del Fronte di Salvezza N azionale antiliberale, fon d an d o e dirigendo il q u otid ian o nazionalista Zavtra (D om ani).

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8 .8 . L a s in is t r a n e lla R u s s i a c o n t e m p o r a n e a

n o l’occasione, su p p ortan o q uesto com plesso di idee (vedi il p arti­ to R o d in a *3*” 7), e fon d an o su questa tendenza m o lti disegni che n o n h ann o alcun a connessione con questo com plesso di idee (il co n ­ servatorism o sociale d i R u ssia U n ita, e p erfin o lo stesso P u tin ). Q uesti stessi gru p p i m arginalizzati che, im itan d o il neonazism o europeo, tentano di far em ergere u n coacervo che si possa chia­ m are “ nazional-socialism o” n o n son o m ai stati nazional-gauchisti, dal m o m en to che im itano (d i regola p er idiozia) i gadget del re­ gim e di H itler, com e se stessero giocando con i soldatini o gu ar­ dando il p rogram m a “ D iciassette m om enti d i p rim a vera ” *0* e deli­ ziandosi d i fro n te all’u n ifo rm e n era corvin a di Bron evoj, q u an d o interpretava M u ller3° 9. Il disegno del p artito nazionalbolscevico che io, all’epoca, stavo p rep aran d om i a trasform are in un auten ­ tico, consapevole nazional-gauchism o russo sulla base delle teorie di U strialov, N iekisch e degli eurasiatisti di sinistra, è p u rtro p p o degenerato, sul finire degli anni ’90, in u n ’organizzazione insensa­ ta di hooligans, e poi ha iniziato a servire le forze arancioni310 an ti­ russe e ultra-liberali, foraggiate dall’ O ccidente (cosa che con traddi­ ce com pletam ente le prem esse fondam entali del nazionalbolscevi3° 7Rodina, o Unione Nazional Patriottica “ Madrepatria” , è una coalizione di gruppi nazionalisti e di sinistra, creata nel 2003 da Dmitrij Rogozin, Sergej Baburin, Sergej Glaz’ev, e poi confluita nel 2006 nel partito socialdemocratico Russia Giusta, prima di essere rifondata nel 2012. 508“ Di ci asse tee momenti di primavera” , miniserie televisiva sovietica del 1973, riguardante una spia sovietica, infiltrata nel Terzo R e ich , al fine di sabotare i negoziati in corso durante la Seconda Guerra M on d iale tra la Germania e gli Alleati per una pace separata e un’alleanza contro l’U n io n e Sovietica. 3° 9L ’attore russo Leonid Bronevoj (1928) interpretava nella serie l’ufficiale della Gestapo Heinrich Miiller. 3IOL ’arancione è il colore della Rivoluzione colorata proliberale, occidentali­ sta e russofoba avvenuta in Ucraina nel 2004.

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8.

La t r a s f o r m a z i o n e

d e l l a s in is t r a n e l

XXI

seco lo

sm o, che rappresenta, in teoria e in pratica, la sinistra consapevole - q u in d i rigidam ente antiliberale e patriottica, e conseguentem en­ te anti-occidentale). L a N u o v a Sinistra e i postm odern isti nello scacchiere politico russo praticam ente n o n son o rappresentati: il discorso filosofico del postm od ern ism o è tro p p o com plesso. U n piccolo gru p p o di anti-globalisti consapevoli esiste, m a è p iù n o to in O ccidente e n on ha u n peso rilevante, né in senso organizzativo né teorico. A l con ­ trario, nell’arte russa - in particolare alla galleria G u elm an a W in zavod3" , e anche nel cinem a russo - tendenze postm oderne son o p iu tto sto chiaram ente evidenti, e le loro espressioni artistiche rag­ giu n gon o picchi a volte notevoli. I libri di Sorok in 3'1 o Pelevin3*313 son o u n ottim o esem pio di postm od ern ism o in letteratura. In oltre, il p ro d o tto m ed io (artistico o tecnologico, che è p iù im p ortan te!) dell’ O ccidente h a in sè u n a carica n o n trascurabile di postm od ern ità latente, che occupa Io spazio culturale russo con in p u t attivi, che sono plasm ati nelle fucin e creative della N u o v a Sinistra e p o i sono lanciati sulla linea di p roduzione dell’industria globale, cosa che im p orta u n beneficio di breve periodo (e gradual­ m ente ne affina le fondam enta). L a R u ssia q ui ha il ruolo di con su­ m atore inerte, n on com pren den do il significato politico ed id eo lo­ gico di ciò che sta com p ran d o com e per u n riflesso condizionato, seguendo le m ode o le tendenze globali, e dim enticando che ogni m oda ha, com e dicono i postm odernisti, qualcuno che la lancia: coloro che stabiliscono un a certa tendenza per u n fine specifico. 3III 1Centro di Arte Contemporanea di Mosca. 3QV lad im ir G eorgievic Sorokin (1955), scrittore e dram m aturgo russo postm odernista. ?I3Viktor Olegovic Pelevin (1962), scrittore russo di letteratura fantastica, anch’egli di stile postmodernista.

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CAPITOLO

9

IL LIBERALISMO E LE SUE METAMORFOSI

N el 1932,, Ernst N iekisch, il nazionalbolscevico tedesco le cui idee erano notevolm ente sim ili tan to a quelle dei nazionalbolscevichi russi (U strialov), quan to a quelle degli eurasiatisti, scrisse un li­ bro dal tito lo profetico: “ H itle r: u n a fa ta lità tedesca” ^ , che passò quasi inosservato, m a d o p o qualche anno lo spedì dritto ai cam pi di concentram ento. Egli si era dim ostrato q u an tom ai nel giu sto H itler, in effetti, si era dim ostrato p rop rio u n a figu ra fatidica per la G erm ania. E con fatidica in ten d o per nulla accidentale, anzi, p ro ­ fondam ente ingranata nel corso delle cose, in tim am ente connessa con la logica del D estin o, m a latrice del su o lato p iù oscuro. E nel libro citato, N iekisch ripete: « N e lla società u m an a n on ci son o fa­ talità com e nella natura - l’avvicendarsi delle stagioni, le catastrofi naturali. L a dignità dell’u o m o consiste nel fatto di poter sem pre dire “ n o ” , di poter sem pre ribellarsi, di potersi sem pre alzare in p ie­ di e com battere, p erfino con tro ciò che sem bra inevitabile, assoluto e invincibile. E anche nel caso di un a sconfitta, egli dà u n esem pio agli altri, e altri prenderanno il suo posto, e d iran n o “ n o ” . Q uesta è la ragione per cui gli eventi p iù fatidici p osson o essere vin ti con la forza dell’a n im a » . N iekisch ha com battu to con tro il nazism o e i nazisti, e ha pre- 3 3'4E. Niekisch, Hitler. E in deutsches Verhàngnis. Zeichnungen von A . Pau l Wéber, Widerstands-Verlag, Berlin 1932. È in via di pubblicazione ad opera della presente editrice.

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9. Il l i b e r a l i s m o

e

le su e m etam o r fo si

detto in an ticipo e con p iù precisione di m olti altri quelle che sa­ rebbero state le conseguenze per la G erm an ia e p er l’um an ità del loro sanguinoso d om in io. E gli n on ha ceduto, h a lanciato u n a sfi­ da al “ destino cinico” , senza abbassare m ai la guardia, e, cosa an­ cora p iù im portante, ha resistito a u n im peto che sem brava in vin ­ cibile con u n p u gn o di anti-nazisti che condividevano le sue idee. U n gru p p o dei seguaci di N iekisch - tra cui il nazionalbolscevico H arro Schulze-Boysen3’5 - divenne il nucleo dell’” O rchestra ros­ sa” 315316. O rm ai praticam ente cieco, nel 1945 fu liberato da un cam po di concentram ento dalle tru p p e sovietiche. N o n fece in tem po a vedere realizzare le vittorie p er cui ha dato la vita, m a fino alla fine dei suoi gio rn i rim ase con vin to che è necessario opporsi strenua­ m ente al cinico destino d ella storia dell’um anità, p erfino se questo destino proviene dal suo p iù p ro fo n d o volano. O ggi si p otrebbe dire lo stesso del liberalism o com e ideologia, che ha trion fato in O ccidente e che sparge la propria influenza con in n um erevoli m etodi vecchi e n u o vi - su tu tto il m on d o, sup ­ portata dalla superpotenza n um ero 1, gli Stati U n iti. Sem bra, an­ cora u n a volta, che ciò possa essere inevitabile, n on accidentale, e che segua la stessa legge fondam entale del destino che sem bra sug­ gerire che discutere e o p p orsi a questa potenza sia inutile. M a u n ’al­ 315Harro Schulze-Boysen (1909-1942), nazionalista con tendenze di sinistra che combattè contro l’occupazione francese della Ruhr, e poi divenne mem­ bro della Volksnationale Reìchsvereinìgung (Unione imperiale nazionalpopola­ re). Era in buoni rapporti sia con i nazionalisti che con i comunisti, e fu uno dei primi a dare origine alle attività anti-naziste del gruppo “ L ’orchestra rossa” .

Si uni alla LuftwafFe come pilota e poi divenne ufficiale. Fu arrestato e messo a morte nel 1942. 3lé“ L ’orchestra rossa” {dìe Rote Kapelle) era il nome dato dalla Gestapo a un circolo di spie berlinesi che passava informazioni agli Stati Uniti e all’Unione Sovietica. Esso iniziò le sue attività nel 1936 e fu sciolto dalla Gestapo nel 1942.

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9-i.

I l lib e r a lis m o c o m e sin te s i d e lla c iv ilt à o c c id e n ta le

tra volta, com e nel caso di E rnst N iekisch, ci son o u o m in i p ron ti a p ortare avanti questa stessa agenda, solo questa volta n on lim i­ tandosi a u n singolo paese m a piuttosto a tu tta l’um anità: « I l li­ beralism o è il destino cinico della civiltà degli u o m in i» . C o m b at­ terlo, op p orvisi, e rifiutare i suoi dogm i velenosi, questo è l’im p e­ rativo m orale di ogni onest’u o m o sul pianeta. A d ogni costo d o b ­ biam o, negli argom enti e in ogni am bito, ancora e ancora ripetere questa verità, perfino q u an d o farlo sem bra inutile, in o p p o rtu n o , politicam ente scorretto e talvolta perfino pericoloso.

9.1

I L L I B E R A L I S M O C O M E S IN T E S I D E L L A C IV IL T À O C C ID E N T A L E E L A S U A D E F IN IZ IO N E

Per com prendere bene l’essenza del liberalism o dobbiam o ricon o­ scere che n on è un fen om en o accidentale, che la sua com parsa nella storia delle ideologie politiche ed econom iche è radicata in u n a ca­ tena di processi fon dam en tali che perm ea tu tta la civiltà occiden­ tale. Il liberalism o n on è solo u n a parte di questa storia, m a la sua espressione p iù p u ra e raffinata, il suo risultato. Q u esta im p ortan ­ te osservazione ci richiede u n a definizione p iù precisa di “ liberali­ sm o” . Il liberalism o è una filosofia politica ed econom ica e u n ’ideo­ logia, che incarna le p iù rilevanti linee di forza della m odernità e della sua epoca: • la concezione dell’in d ivid u o com e un ità di m isura delle co­ se;• • la fiducia nel carattere sacro della prop rietà privata; 19 7

9- Il l i b e r a l i s m o

e le su e m etam o rfo si

• l’afferm azione delle pari o p p o rtu n ità com e legge m orale del­ la società; • la fiducia nella base “ contrattuale” di tutte le istituzioni so­ ciopolitiche, com prese quelle governative; • l’abolizione di o gn i autorità di governo, religiosa e sociale che avanzi un a pretesa sulla “ verità com u n e” ; • la separazione dei poteri e la costituzione di sistemi sociali che con trollin o qualsiasi istituzione di governo; • la creazione di u n a società civile senza razze, p op oli e religio­ n i al p osto dei govern i tradizionali; • il d om in io dei rap p orti econom ici di m ercato su ogni altra form a di politica (la teoria per cui “ l’econom ia è il destino” ); • la certezza che, storicam ente, la v ia seguita dai p op oli e delle nazioni occidentali sia u n m odello universale di svilu p p o e di progresso per tu tto il m on d o, che deve essere im perativa­ m ente assunto com e standard. So n o p ro p rio questi p rin cip i che stanno alla base del liberalism o storico, svilu p pato dai filosofi Locke, M ill, K a n t e p oi Ben th am e C o n stan t, fin o alla scuola neo-liberale del ven tesim o secolo, com e Friedrich H ayek517 e K arl Popper. A d a m Sm ith , seguace di L ocke, " 7 Friedrich A u g u st von H ayek (1899-1992.), econom ista austriaco naturaliz­ zato britan n ico, il cui app orto fu cruciale p er lo svilu p p o della scuola austriaca di econom ia. Egli si op p on eva al collettivism o e al con trollo statale d ellecon om ia, preferendo la teoria liberale classica, e sostenendo che solo il libero m ercato e governi il p iù p ossibile lim itati fossero m etodi efficaci d i organizzazione delle società.

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9-z. “ L ib e r t à d a ”

basandosi sulle idee del suo m aestro, ha analizzato l’attività eco n o­ m ica e ha gettato le basi per l’econom ia politica, scrivendo la b ib b ia politica ed econom ica dell’epoca m oderna.

9.2

“ L IB E R T À D A ”

I principi della filosofia del liberalism o e lo stesso nom e, “ liberali­ sm o” , son o basati sulla tesi p er cui “freed o m ” equivale a “ lib erty ” . A llo stesso tem po i filosofi liberali, soprattu tto M ill, sottolineano che la libertà che essi d ifen d on o è u n a libertà strettam ente nega­ tiva. In oltre, essi d ividono “ libertà d a” e “ libertà di” , suggerendo di usare p er i due concetti due term ini inglesi diversi: “ lib erty ” e “free d o m ” . “ L ib e rty ” im plica la libertà da qualcosa. E ’ da q u i che deriva il n om e liberalism o. I liberali si batto n o p er questa libertà e insistono m olto su questa libertà. Per q u an to riguarda la “ libertà di” - cioè il vero significato e il vero obiettivo della libertà - i libe­ rali tacciono, sostenendo che ogni in d ivid uo p u ò trovare da sè il m od o di fare u so della p rop ria libertà, o n on farlo affatto. Sarebbe q u in d i question e di scelta privata, che n o n h a u n valore politico o ideologico e n o n è oggetto di dibattito. D ’altro canto, la “ libertà da” è precisam ente definita e ha carat­ tere dogm atico. I liberali professano di essere liberi da:• • dai governi e dal loro con trollo sull’econom ica, sulla politica e sulla società civile; • dalle chiese e dai loro dogm i; • dai sistem i di classe; • da o gn i form a di responsabilità com une p er l’econom ia;

19 9 *

9. Il l i b e r a l i s m o

e le su e m etam o rfo si

• da ogni tentativo di ridistribuire, m ediante le istituzioni go ­ vernative o sociali, i risultati del lavoro m ateriale e im m ate­ riale (la form u la del filosofo liberale P h ilip p e N e m o 31839 , un seguace di H ayek: « L a giustizia sociale è p rofondam ente im m o rale» ); • dai legam i etnici; • da qualsiasi iden tità collettiva. Si p u ò pensare che questa sia u n a form a di anarchia, m a n on è p ro ­ p rio così. G li anarchici - q u an tom en o q uelli com e P ro u d h o n 3'9 - considerano alternativo al govern o il lavoro libero, com une, e la collettivizzazione di tu tti i su o i p rod otti. Essi si esprim ono con vee­ m enza con tro la p rop rietà privata, m entre i liberali, al contrario, vedono nel m ercato e nella sacertà della prop rietà privata u n pre­ supposto per la realizzazione del loro m odello socio-econom ico o t­ tim ale. In oltre, dal m om en to che teorizzano che il governo debba, p rim a o p o i, estinguersi, aprendo un varco per il m ercato globale e per la società civile m ondiale, i liberali, per ragioni pragm atiche, su p p ortan o il governo se è borghese-dem ocratico, facilita lo svi­ lu p p o del m ercato, garantisce alla “ società civile” sicurezza e prote­ zione con tro eventuali vicin i aggressivi e tenere sotto con trollo la “ guerra di tutti contro tu tti” (H obbes). 3l8Philippe Nemo (1949), filosofo politico francese, occidentalista e criti­ co del giacobinismo, si è adoperato ampiamente per diffondere e difendere il pensiero di Hayek. 3I9Pierre-Joseph Proudhon (1809-1865), politico e filosofo francese che si op­ poneva al capitalismo e non credeva nella proprietà statale dei beni, sostenendo, al contrario, che la proprietà dei beni dovesse appartenere a gruppi di lavoratori.

200

9.3- Liberalismo e nazione In tutti gli altri cam pi, i liberali si sp ingon o parecchio avanti, rip udiand o praticam ente tutte le istituzioni sociopolitiche, p erfi­ n o la fam iglia e la differenziazione sessuale. In casi estrem i, i liberali difen don o n on solo la libertà di abortire, m a p erfin o la libertà dal­ la differenziazione sessuale (tutelando i diritti degli om osessuali, dei transessuali, eccetera). L a fam iglia, com e fo rm a della società, è considerata u n affare puram ente contrattuale, che, com e ogni altra “ im presa” è condizionata da accordi giuridici. Com plessivam ente, i liberali insistono n on solo sulla libertà dalla tradizione e da ogni fo rm a di sacralità (per n o n parlare del­ le precedenti form e di società tradizionale), m a p erfin o sulla liber­ tà dalla socializzazione e dalla redistribuzione, tem i su cui, al co n ­ trario, le ideologie politiche di sinistra - socialiste e com uniste insistono (per fare u n paragone tra form e p olitiche che son o con ­ tem poranee al liberalism o, o ad dirittura pretend en ti al su o trono).

9.3

L IB E R A L IS M O E N A Z IO N E

Il liberalism o è nato in E u ro p a occidentale e in A m erica all’ep o­ ca delle rivoluzioni borghesi e si è rafforzato con il graduale inde­ bolim en to delle istituzioni politiche, religiose e sociali occidentali precedenti ai periodi im periale e feudale: la m onarchia, la chiesa, gli ordini. N elle sue prim e fasi, il liberalism o aveva a che fare con l’idea della creazione delle nazioni cosi com e le intendiam o nella contem poraneità, com e form azion i politiche u n ifo rm i fondate su basi contrattuali, che si con trap po n gon o alle precedenti form e im ­ periali e feudali. “ L a nazione” era concepita com e la totalità dei cittadini di u n o stato, u n a totalità in cui s’incarna la relazione di u n a popolazione di in d ivid ui, legati dalla com u n e residenza in u n territorio e da u n livello com u n e di svilu p po econom ico. N o n avezo i

9-

Il l ib e r a l is m o e l e s u e m e t a m o r f o s i

vano alcuna rilevanza né fattori etnici, né religiosi, né di classe. L o “ Stato-nazione” (E ta t-n a tio n ) n o n aveva alcuna m issione determ i­ nata né u n obiettivo specifico nella storia, e pensava a se stesso com e u n ’ im presa o u n a società fon d ata su u n accordo reciproco dei partecipanti, che, teoricam ente, p u ò essere dissolta prop rio su queste stesse basi. L e nazioni europee han n o m esso all’angolo la religione, l’ iden­ tità etnica e le classi sociali, ritenendole residuati delle epoche p iù buie. Q u esta è la differenza tra il nazionalism o liberale e le altre sue versioni: q u i, n o n son o ten uti in considerazione valori di co m u ­ nità etnico-religiose o storiche, l’accento è p osto solo sui benefici e i vantaggi dell’accordo collettivo tra gli in d ivid ui coinvolti, che hann o istituito u n govern o p er ragioni pragm atiche, concrete.

9.4

L A S F ID A D E L M A R X I S M O

Se, con lo sm antellam ento degli assetti feudali-m onarchici e dei re­ gim i clericali, tutto filava liscio com e l’olio p er il liberalism o, e nes­ suna alternativa ideologica proveniente dal M ed ioevo eu ropeo fu in grado di opporsi all’ascesa dei liberali, nei recessi della filosofia dell’epoca m oderna è em erso un m ovim en to a contendersi con i liberali il prim ato nel processo di m odernizzazione. Q uesto m o vi­ m ento, che ha elaborato un a critica del liberalism o concettualm en­ te potente, n on era fru tto delle posizioni del passato (la D estra), m a di quelle del fu tu ro (la Sinistra). Stiam o parlando delle idee so­ cialiste e com uniste, che h ann o trovato la loro m assim a espressione nel m arxism o. M arx ha analizzato attentam ente l’econom ia politica di A d a m Sm ith, e, p iù in generale, della scuola liberale, m a ne ha tratto una conclusione del tutto originale. Egli ne riconosceva la parziale cor­

202

9.4- La sfida del marxismo

rettezza - rispetto ai m odelli feudali o alle società tradizionali - m a voleva andare oltre, e, nel n om e del fu tu ro d eiru m an ità, p ropose di rifiutare quelli che p er i liberali sono i postu lati fondam entali. Il m arxism o: • negava l’ identificazione del soggetto con l’in dividuo (rite­ n en d o invece che il soggetto abbia u n a n atura collettiva di classe); • riconosceva - e denunciava - l’ingiusto m eccanism o di ap ­ propriazione del plusvalore da parte dei capitalisti nell’eco­ n om ia di mercato; • riteneva la “ libertà” della società borghese un a velata form a di suprem azia di classe, che m ascherava sotto nuove vesti i m eccanism i di sfruttam ento, alienazione e oppressione; • incitava a un a rivoluzione proletaria e all’ab olizione del m er­ cato e della proprietà privata; • ap p un tava le sue speranze sulla collettivizzazione e la socia­ lizzazione della p rop rietà (espropriazione di chi espropria); • definiva il lavoro creativo com e libertà sociale del fu tu ro co­ m un ista (realizzazione della “ libertà d i” dell’uom o); • criticava il nazionalism o borghese com e form a di violenza collettiva sugli strati p iù poveri delle società, e com e stru­ m en to di aggressione internazionale nel n om e degli egoistici interessi della borghesia nazionale. C osì, in du e secoli, il m arxism o è diventato il p iù rilevante avver­ sario ideologico e il p iù im p ortan te concorrente del liberalism o,

203

9. Il l i b e r a l i s m o

e le su e m etam o rfo si

attaccandone il sistem a, talo ra ottenendo successi significativi, so­ prattu tto nel ventesim o secolo, con la com parsa effettiva di u n si­ stem a socialista nel m on d o. A u n certo p u n to , è parso che p rop rio queste forze di sinistra avrebbero vin to la d isp uta sull’eredità della m odernità e per l’ “ ortodossia” dell’epoca che le sarebbe seguita, e m olti liberali hann o iniziato credere che il socialism o fosse il fu tu ­ ro inevitabile, cosa che avrebbe stravolto, e forse com pletam ente distrutto, il sistem a p olitico liberale. D a q u i h ann o preso le m osse le tendenze del “ liberal-socialism o” , che, p u r riconoscendo alcuni dei principi “ m orali” del m arxism o, m irano ad addolcirne il p oten ­ ziale rivoluzionario e a com binare due ideologie fon dam entali per la contem poraneità, ovviam ente a patto di m ettere da parte le loro afferm azioni p iù radicali. I revisionisti del m arxism o, soprattu tto i socialdem ocratici di destra, sono giu n ti a un a conclusione sim ile, seppur m uoven d o da u n p u n to di partenza speculare. Il p roblem a del rap p orto co n i socialisti e la sinistra h a raggiu n ­ to l’apice della sua difficoltà p er i liberali negli an n i ’zo e '30 del ‘ 900, q u an d o i com u n isti h an n o d im ostrato il vero peso storico dei loro ob iettivi e la concretezza delle loro chance di prendere il potere e m antenerlo. In q uesto p eriod o è nata la scuola neoliberale (von M ises, H ayek e, p o co d o p o , P op per e A ro n ), che h a fo rm u la­ to un a tesi ideologicam ente significativa: il liberalism o n o n è u n o stato di transizione tra il feudalesim o e il m arxism o/socialism o, m a p iu tto sto u n id eologia che è d i per sé com pleta e p ad ro n a del m o­ n op olio esclusivo sull’eredità dell’ Illu m in ism o e della m odernità. In questa prospettiva, lo stesso m arxism o n o n è im o svilu p p o del pensiero occidentale, m a p iu tto sto u n su o rito rn o regressivo, p u r con slogan m od erni, all’epoca feudale delle sollevazioni escatolo­ giche e dei cu lti m illennaristici. I neoliberali h an n o com p rovato questa tesi con la critica sistem atica di H egel, il filo so fo conserva­ 204

9.5. L a d e fin it iv a v it t o r ia d e i lib e r a li

tore tedesco, oltre che facendo riferim ento all’esperienza totalitaria sovietica, e invocavano u n rito rn o alle radici, a L o ck e e Sm ith, re­ stando ben ferm i sui loro p rincip i, e criticando i liberal-socialisti p er la lo ro propen sion e alle concessioni e ai com prom essi. Il neoliberalism o com e teoria è stato form u lato in E u ro p a (A u ­ stria, G erm an ia e G ra n Bretagna), m a la sua realizzazione su larga scala è avven uta negli Stati U n iti, dove il liberalism o h a im perato nella prassi politica, ideologica ed econom ica. E sebbene al tem po di R o o sevelt fossero in atto fo rti tendenze liberal-socialiste perfino negli U S A (l’epoca del N e w D eal, l’influenza di K eynes, e così via), è indiscutibile che il prim ato restasse in m an o alla scuola liberale. A livello teorico, questa tendenza h a raggiunto la sua elaborazione p iù com p iu ta con la scuola di C hicago (M . Friedm an, F. K n igh t, G . Sim ons, J . Stigler, e altri)320. D o p o la seconda guerra m ondiale è iniziata la fase decisiva della battaglia p er l’eredità dell’Illu m in ism o: i liberali, sostenuti dagli U S A , com b atterono la battaglia finale con il m arxism o, incarnato dall’U R S S e dai suoi alleati. L ’ E u ro p a occupava il terzo p osto in questa gu erra ideologica: vi prevalevano tendenze liberal-socialiste e socialdem ocratiche.

9.5

L A D E F IN IT IV A V I T T O R I A D E I L I B E R A L I N E G L I

ANNI’9o L a caduta dell’U R S S e la nostra sconfitta nella G u erra Fredda ha significato, da u n p u n to di vista ideologico, la definitiva distribu­ zione dei ruoli nella battaglia p er l’eredità dell’Illu m in ism o e per la 320La scuola di Chicago, così chiamata perchè molti di coloro che la ani­ marono lavoravano presso l’Università di Chicago, auspicava una completa deregolamentazione dell’economia a favore dei mercati.

205

9. Il l i b e r a l i s m o

e le su e m eta m o r fo si

definizione della direzione del fu tu ro . P rop rio sulla base del fatto che l’U R S S ha perso ed è collassata, è parso evidente che la storia aveva dato ragione ai liberali, e soprattutto ai neoliberali, che ave­ vano im pedito al socialism o e al com uniSm o di m ettere u n ’ipoteca sul fu tu ro . L a società sovietica e gli altri regim i com unisti si sono dim ostrati versioni larvate di strutture arcaiche, che avevano inter­ pretato a loro m odo il m arxism o concependolo “ m isticam ente” , com e un a religione. Q uesto m om en to fondam entale per la storia politica dell’u ­ m anità ha p rim a di tutto m esso i p u n tin i sulle i riguardo alla q u e­ stione p iù significativa del m om en to: quale delle due ideologie del yentesim o secolo avrebbe arm onicam ente dato seguito al passato (lo spirito dell’Illu m in ism o) e autom aticam ente avrebbe avu to tra le m ani il fu tu ro (il diritto di dom inare, ideologicam ente, i gior­ ni a venire). L a questione dell’obiettivo del processo storico era sostanzialm ente risolta. A m età del ventesim o secolo, il filo so fo francese (u n hegelia­ no di origini russe) A lexan d re K ojève h a suggerito che la “ fine del­ la storia” hegeliana avrebbe segnato u n a rivoluzione com un ista su scala m ondiale. I tradizionalisti (R en e G u é n o n , Ju liu s Evola), che rifiutavano l’Illu m inism o, difen d en d o la tradizione e predicendo la “ fine della storia” in seguito alla vittoria del “ q u arto stato” (gli shudra?2'1, o proletari), pensavano lo stesso. M a nel 1991, con la dissoluzione dell’U R S S , è diven uto chiaro che “ la fine della sto­ ria” n on avrebbe assunto u n a form a m arxista m a liberale, su cui il filosofo am ericano Francis Fu kuyam a si è affrettato ad inform are l’um anità, p roclam ando la “ fine della storia” com e la vittoria pla3“ N el sistema castale vedico e induista gli shudra son o la classe p iù bassa, composta dai servi e dai lavoratori di fatica.

206

9.6. Sulla soglia del secolo americano

netaria del m ercato, del liberalism o, degli U S A e della dem ocrazia borghese. Il m arxism o com e alternativa concreta e com e disegno politico p er il fu tu ro è d iven uto u n episodio p rivo di significato p er la storia politica ed ideologica. D a q uesto m om ento, n on solo è iniziato il decollo del liberali­ sm o nelle sue form e p iù ortodosse, fondam entaliste (anglosassoni) e antisocialiste, m a anche il disvelam ento della verità fon dam en ta­ le della storia ideologica dell’um anità: il liberalism o è destino. M a ciò significa che le sue teorie - i suoi principi filosofici, politici, so­ ciali ed econom ici e i suoi dogm i - d ovrebbero essere considerati universali e assoluti, privi di alternative.

9.6

S U L L A S O G L IA D E L S E C O L O A M E R IC A N O

C o m e risultato della storia politica del ven tesim o secolo, si è sco­ perto che il liberalism o ha v in to la guerra per la contem poranei­ tà, avendo sconfitto tutti i suoi avversari sia a destra che a sinistra. L ’enorm e ciclo della m od ernità si è concluso con il trion fo dell’i­ deologia liberale, che da allora in p o i ha go d u to del m o n o p o lio sul controllo e l’orientam ento dello svilu p po storico. Il liberalism o era rim asto orfan o di un degno avversario. N o n c’era p iù u n soggetto su larga scale con un a sufficiente percezione di sé sul p iano storico, u n ’ideologia convincente e strutturata, risorse m ilitari e m ateriali decenti e forze paragonabili dal p u n to di vista tecnologico, eco n o­ m ico e m ilitare. T u tto ciò che era rim asto a o p p orsi all’ideologia liberale era u n coacervo caotico di banali inconvenienti ed errori, in un a parola, “ interferenze” che per m era inerzia ostacolavano i costruttori del “ n u o vo ordine liberale” . N o n era p iù il rivaleggia­ re di soggetti geopolitici alternativi che si disputavan o il fu tu ro di un a civiltà, m a la resistenza passiva, reattiva, di u n cam po disor­

207

9. Il l i b e r a l i s m o

e le su e m etam o rfo si

ganizzato. C o sì il terreno, la pioggia, depressioni carsiche e paludi ostacolano i costruttori di strade: la questione n on riguarda p iù la scelta di u n itinerario differente, m a la resistenza dell’am biente esterno. In questa situazione gli U S A , cittadella m ondiale del liberali­ sm o, hann o assunto un a qualità differente. D ’ora in p o i saranno n on solo u n a superpotenza (u n a di due), m a l’u n ico eroe del piane­ ta, che d ’im provviso distacca i rivali. Il critico francese degli U S A H u b ert V edrine311 ha suggerito che gli U S A d a q uesto m om en to n on dovrebbero essere definiti superpotenza m a iperpotenza, ter­ m ine che ne sottolinea la singolarità e 1asim m etrica superiorità. D a un p u n to di vista ideologico, la vittoria del liberalism o e l’ascesa degli U S A n on sono coincidenze accidentali, m a du e facce di una stessa m edaglia. G li U S A h an n o v in to la “ G u e rra Fredda” n o n per­ ché avessero accum ulato un m aggiore potenziale o avessero stacca­ to gli avversari nella com petizione tecnologica, m a perché erano ra­ dicati nell’ ideologia liberale, e perciò h ann o dim ostrato la p rop ria prodezza tecnologica e il p ro p rio essere, storicam ente, “ nel posto giusto al m om en to giu sto” nella guerra ideologica, convalidando l’equilibrio della m odernità. E p ro p rio q u an d o il liberalism o ha sfoderato la sua dim ensione di predestinazione, gli U S A hann o ri­ cevuto la concreta conferm a del p rop rio m essianism o, che, nell’ i­ deologia del D estin o M an ifesto, era u n d ogm a per l’ élite politica am ericana fin dal diciannovesim o secolo. I neoconservatori am ericani h ann o riconosciuto quest’ im p o ­ stazione p iù apertam ente di chiu n qu e altro. N elle p arole di u n o 311 Hubert Vedrine (1947), Ministro degli Esteri della prima amministrazione socialista di Jospin, tra il 1997 e il 2.002, noto per la sua opposizione all’egemonia americana, ha reso popolare il termine “ iperpotenza” per descrivere la posizione americana nello scacchiere polidco-economico mondiale.

208

9.6. Sulla soglia del secolo americano

dei loro p iù im portan ti ideologi, W illiam K risto l323, « il ventesim o secolo era il secolo dell’ascesa am ericana, m a il ven tunesim o seco­ lo sarà il secolo am erican o». A n alizziam o q u est’afferm azione: che differenza c’è tra “ il secolo dell’A m erica” e “ il secolo am ericano” ? “ Il secolo dell’A m erica” significa che, in quel periodo, l’ideologia del liberalism o ha com battuto con i suoi rivali (quel che restava del tradizionalism o, fascism o, socialism o e com uniSm o) e li h a fat­ ti a pezzi. L ’A m erica, che era u n a delle poche potenze m ondiali, è diventata l’un ica potenza m ondiale. E ora, secondo i neoconser­ vatori, è destinata a im porre il m odello am ericano, lo stile di vita am ericano, com e ordine m ondiale obbligatorio per tutti. D avan ­ ti agli occhi di tutti, gli U S A han n o smesso di essere un sem plice governo nazionale e sono diventati u n sin on im o di governo m o n ­ diale. T u tto il pianeta è destinato allora a diventare u n a “ G ran de A m erica” , u n “ G o vern o m on d iale” o u n o “ Stato m on diale” . Q u e ­ sto è quello che chiam ano “ il secolo am ericano” , il progetto di globalizzare il m odello am ericano su p rop orzioni, ap p u n to , globali. Q uesta n on è solo colonizzazione, o u n a n u o va form a di im peria­ lism o, questo è un p rogram m a di im plem entazione totale dell’u n i­ co e solo sistem a ideologico, m odellato sull’ id eologia liberale am e­ ricana. L ’A m erica avanza u n a pretesa sulla diffusion e universale di un codice unitario, che penetra nella vita delle persone e dei gover­ ni in m ille m o d i differenti - com e u n a rete globale - , attraverso la tecnologia, l’econom ia di m ercato, il m odello p olitico della liberaldem ocrazia, i sistem i d’ inform azione, il m odello della cultura di 313William Kristol (1951), uno dei più famosi pensatori neoconservatori del­ l’A merica di oggi, fu tra i fondatori del Project for thè N e w American Century, ed è fondatore e caporedattore di “ The weekly standard” , il giornale neoconservatore. Inoltre, contribuisce regolarmente al canale televisivo Fox News.

209

9. Il lib er a lism o

e le sue m etam o rfo si

m assa e i suoi prod otti m ediatici e l’ istituzione di un controllo stra­ tegico diretto sui processi geopolitici da parte degli am ericani e dei loro paesi-satellite. Il secolo am ericano è considerato com e u n a rifusione dell’or­ dine m ondiale esistente in u n o n uovo, costruito su schemi strettam ente am ericani. Q u esto processo è chiam ato, strum entalm ente, “ dem ocratizzazione” , ed è diretto verso alcune enclaves geop oliti­ che che sono “ problem atiche” , nella prospettiva liberale. In q u e­ sto m od o, sono ven uti ad esistenza i disegni del “ G rande M ed io O rien te” , della “ G ran d e A sia C entrale” , e così via. Il lo ro significa­ to consiste nello sradicam ento degli inerti m odelli nazionali p o li­ tici, econom ici, sociali, religiosi e culturali e della lo ro sostituzione con il sistem a operativo del liberalism o am ericano. M a n on è p o i così im portan te se la discussione riguarda gli am ici degli U S A o i loro alleati: tan to gli am ici q u an to i nem ici son o soggetti a u n a “ form attazione” , così com e lo son o coloro che voglion o rim anere neutrali. Q u esto è il significato del “ secolo am ericano” : il liberali­ sm o, d o p o aver sconfitto i su o i nem ici riconosciuti, irrom pe com ­ pletam ente. E ora n on è abbastanza essere dalla parte degli U S A nei conflitti locali (com e avevano fatto m olti paesi n on liberali com e il Pakistan, l’A ra b ia Saudita e la Turchia). O ra il liberalism o deve penetrare nei recessi di tutte le società e i paesi, senza eccezio­ ne, com e prefigurano i neoconservatori, e la m in im a resistenza sarà spezzata - co m ’è successo in Serbia, Iraq e A fghan istan . I critici am ericani di u n simile approccio - ad esem pio, il p a­ leoconservatore Patrick B u ch an an 324 - gridano a gran voce che l’A ­ 3l4Patrick Buchanan (1938), principale esponente dei Paleocon statuniten­ si, esponente dell’opposizione nell’ambito del Republican Party, criticando l’espansione dell’apparato statale e la politica imperialista degli Stati Uniti.

210

9-7- Liberalismo e postmodernità

m erica ha con quistato tu tto il m on d o, m a ha perso se stessa. T u t­ tavia, ciò n on basta per ferm are i neoconservatori, che considera­ no gli U S A n on solo com e u n govern o nazionale, m a anche co­ m e l’avanguardia dell’ ideologia liberale. E n on è u n caso che i neo­ conservatori derivino dal trotzkism o. C osì com e i trotzkisti predi­ cavano un a rivoluzione com un ista globale, criticando im pietosa­ m ente Stalin e l’idea del socialism o in un solo paese, i neoconser­ vatori con tem poran ei in vocan o u n a rivoluzione liberale globale, rifiutan do categoricam ente l’in vito degli “ isolazionisti” a lim itar­ si ai con fin i am ericani e a q uelli dei lo ro alleati storici. P rop rio i neoconservatori, dettando la linea della politica am ericana di oggi, com p ren d on o p iù p rofon d am en te il significato ideologico del de­ stino di questi insegnam enti politici all’alba del ven tunesim o seco­ lo. I circoli neoconservatori am ericani percepiscono m olto bene il significato dei m utam en ti su larga scala che h an n o lu ogo nel m o n ­ do. Per loro l’ ideologia resta il p rincipale soggetto di attenzione, anche se oggi si declina com e “ ideologia m orb id a” , o “ so ftp o w er” .

9 .7

L IB E R A L IS M O E P O S T M O D E R N IT À

Passando dallo stadio di opposizione conflittuale con ideologie al­ ternative alla n uova fase dell’introduzion e su scala m ondiale, l’i­ deologia liberale m uta di status. N ella m odernità, il liberalism o coesisteva con il non-liberalism o, e quin d i era oggetto di un a scelta, com e avviene con la tecnologia m oderna dei com puter, dove esiste la scelta tra sistem i operativi diversi (M icrosoft, M ac O S o L in u x). D o p o aver sconfitto i suoi rivali, il liberalism o ha (re)im posto un m on op olio nel pensiero ideologico: è divenuto l’unica ideologica, che n on consente nem m eno l’esistenza di alcuna ideologia rivale. Si potrebbe dire che è passato da u n program m a a un sistem a ope­

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9. Il liberalism o e le sue metamorfosi

rativo com u n e. Si n oti che, q u an d o andiam o in u n negozio a com ­ prare u n com puter, il p iù delle volte n o n diciam o « V o rrei u n com ­ p u te r con M ic r o s o ft» , m a sem plicem ente « V o rre i u n com puter» , e ci viene ven d u to u n com puter con u n sistem a operativo M icro ­ soft. L o stesso accade con il liberalism o: ci vien e im p iantato com e qualcosa d i standard, che sarebbe assurdo e in utile contestare. Il con ten u to del liberalism o cam bia, passando dal livello del1espressione a q u ello del discorso. Il liberalism o n o n è p iù libera­ lism o m a so tto fo n d o , tacito accordo, consenso. C iò corrisponde alla transizione dall’epoca della m od ernità a q u ella postm oderna. N ella p ostm o d ern ità il liberalism o, m an ten en do e perfino au m en ­ tando la sua influenza, sem pre p iù raram ente rappresenta u n a fi­ losofia p olitica liberam ente scelta e com presa, diviene inconscio, istintivo e n o n del tutto consapevole. Q u esto liberalism o istin­ tivo ha la pretesa di trasform arsi nella “ m atrice” universale, n o n ­ conscia, della contem poraneità, e assum e m an o a m an o caratte­ ristiche grottesche. D ai principi classici del liberalism o, che sono diventati inconsci (“ l’inconscio di riserva del m o n d o ” , in analo­ gia al dollaro com e “ valuta di riserva del m o n d o ” ), son o nate le pose grottesche della cultura postm oderna. Q u esto è già un p ost­ liberalism o su i gen eris, che segue la vittoria totale del liberalism o classico e lo conduce alle sue estrem e conclusioni. C osì si presenta il p an oram a degli orrori post-liberali: • la m isura delle cose d iventa n on l’ in d ivid uo m a il post-individ u o , il “ d ivid u o” , che m ette in scena u n ’iron ica com bina­ zione di parti di persone diverse (organi, cloni, rappresenta­ zioni, fin o ad arrivare ai cyborg e ai m utan ti); • • la p ro p rietà privata è idolatrata, “ trascendentalizzata” e tra­ sform a ciò che u n u o m o possiede in ciò che possiede l’u o m o ;

212

9-7- Liberalismo e postmodernità • la p arità delle o p p ortu n ità diviene la parità nella riflessione astratta sulle o p p ortu n ità (la società dello spettacolo di G u y D eb ord ); • la proclam azione del carattere contrattuale di tutte le istitu­ zioni politiche e sociali d iven ta vera e p ro p ria equiparazione del virtuale al reale, e il m o n d o diventa u n m odello tecnico; • ogni form a di autorità n o n in dividuale scom pare com pietam ente, e ogni in d ivid u o è libero di pensare al m o n d o com e m eglio gli pare - e gli appare (la crisi della com u n e raziona­ lità); • il p rin cip io della separazione dei poteri si trasform a nell’idea di un co n tin u o referendum virtuale (u n a sorta di parlam en­ to elettronico) in cui o gn i utente esprim e il suo vo to conti­ n uam ente su ogni decisione, dando la p ro p ria op in ion e in un a serie di fo ru m , che a lo ro volta cedono potere a ogni sin­ golo cittadino, che diventa, in effetti, u n ram o au to n o m o di governo; • la “ società civile” sop p ian ta com pletam ente il governo e si converte in u n m eltin g p o t globale, cosm opolita; • dalla tesi dell’ “ econom ia com e destino” deriva la tesi che il destino sia u n codice num erico, al p u n to che il lavoro, il de­ naro, il m ercato, la prod u zion e, il c o n su m o ... tu tto diventa virtuale. A lcu n i liberali e neoconservatori erano terrorizzati da questa p ro ­ spettiva che si è aperta in seguito alla vittoria ideologica del libera­ lism o, p rim a della transizione al post-liberalism o e alla postm oder­

9. Il l i b e r a l i s m o

e le su e m etam o rfo si

nità. C osì Fukuyam a, l’autore della teoria della “ fine della storia” liberale, nell’u ltim o decennio h a am m o n ito gli U S A e l’ O ccidente di “ fare u n passo in d ietro” e perpetuare la fase precedente del li­ beralism o classico, “ vintage” , caratterizzato dal m ercato, dagli stati nazionali e dal razionalism o scientifico tradizionale, p er evitare di scivolare nel baratro post-liberale. M a in questo si contraddice: la logica della trasform azione dal liberalism o standard a quello del­ la p ostm od ern ità n on è né arbitraria né volontaria, è scritta nella stessa stru ttura dell’ ideologia liberale: nel corso della graduale libe­ razione dell’u o m o da tu tto ciò che n on è se stesso (da tu tti i valori e gli ideali n o n um an i e sup erindividuali), è inevitabile p rim a o poi liberare l’u o m o dal suo sé. E la crisi p iù terribile dell’in d ivid u o n on inizia q u an d o egli com batte con tro ideologie alternative che nega­ n o che l’u o m o sia il valore suprem o, m a q u an d o egli ottiene una vittoria d efinitiva e irreversibile.

9.8

IL L IB E R A L IS M O N E L L A R U S S IA CO N TEM PO RAN EA

Se dovessim o giustapporre tutte le assunzioni sopra m enzionate sul liberalism o con ciò che è considerato liberalism o in R u ssia, sa­ rem m o costretti ad am m ettere che qui n on esiste liberalism o. C i sono liberali, m a n on c’è liberalism o. F in o all’in izio degli anni ’ 90, l’ ideologia m arxista era al govern o in R u ssia, alm eno form alm en ­ te, e ha perm eato l’ istruzione della m aggioranza assoluta di colo­ ro che, in u n m od o o in u n altro, influenzano le attuali decisioni di governo. I principi del liberalism o, in p rim o luogo, sono estra­ nei alle fon d am en ta istintive della società russa, fu ro n o sanzionati severam ente dagli organi ideologici dell’U R S S ed erano quasi del tu tto sconosciuti o d ipinti in m od o caricaturale e fram m entario.

214

9.8. Il liberalismo nella Russia contemporanea

L ’un ico significato del term ine “ liberalism o” nella R u ssia degli an ­ ni ’ 90 era libertà dalle tradizioni politico-econom iche sovietiche e im itazione acritica, ignorante e parodistica dell’ O ccidente. Praticam ente nessuno, tra l’ élite post-sovietica, ha scelto consapevolm en­ te e deliberatam ente il liberalism o: fino all’u ltim o m om en to della caduta dell’U R S S , i leader del liberalism o russo avevano cantato i peana al p artito com unista, alle idee di M arx, alla pianificazione econom ica e al socialism o, m entre gli oligarchi si guadagn avano da vivere nel C o m itato del K o m so m o P 25 o servendo nel K G B . Il li­ beralism o com e ideologia politica n on interessava a nessuno, n on valeva u n soldo. U n liberalism o così rid otto e d istorto fu m ante­ n uto in vita negli anni ’ ^o com e surrogato ideologico p er la R u ssia post-sovietica. M a invece di padroneggiare i p rin cip i liberali, i suoi seguaci e predicatori si sono bu ttati nel carrierism o, nella privatiz­ zazione e nel sistemare i p rop ri affari, nella m igliore delle ipotesi seguendo le linee guida dei p ad rin i occidentali del crollo del socia­ lism o e dello stato russo. Si trattava di im a disintegrazione ideolo­ gica della stru ttura precedente senza costruire al suo p osto niente di n uovo. N essu n o ha davvero scelto la fu m o sa “ libertà da” . Q u a n d o P u tin è salito al potere, e h a tentato di ferm are il p ro ­ cesso di disintegrazione della R u ssia, n o n h a trovato praticam ente nessuna opposizione ideologica. È stato sfidato da lobbies e clan econom ici, tra i cui interessi h a operato delle distinzioni, e dal­ la p iù attiva agenzia d ’influenza, p rofon d am en te coinvolta nello spionaggio a favore dell’ O ccidente. L a m aggioranza assoluta dei liberali si è rapidam ente trasform ata in “ fiancheggiatori di P u tin ” , adattandosi alle sim patie patriottiche del n u o vo leader. Perfino fi-325 325Komsomol era l’abbreviazione per indicare l’Unione Comunista della Gioventù, che era il ramo giovanile del Partito Comunista dell’Unione Sovietica.

2-15

9. Il l i b e r a l i s m o

e le su e m etam o r fo si

gure di spicco del liberalism o russo - G ajd ar3*6, C h ubajs327, ecc. - si sono com p ortate com e m eri op p ortu n isti: n on gliene p ote­ va im portare di m en o del con ten u to ideologico delle riform e di Putin. In R u ssia, in d ipendentem ente dall’intero periodo degli anni ’ 90, il liberalism o n o n è m ai realm ente penetrato nel p rofon d o, e n on h a dato vita a u n a generazione di p o litici liberali autentici, convinti. H a operato in R u ssia principalm ente dall’esterno, cosa che ha con d o tto a u n inasprim ento delle relazioni con gli U S A , all’opposizione a P u tin e al suo operato in O ccidente e, di rim ando, al suo discorso di M o n aco 328. M a dal m om en to che il n u m ero di liberali consapevoli presen­ ti in R u ssia nella fase critica del cam biam ento si è dim ostrato n o n m aggiore del n um ero dei com u n isti consapevoli alla fine degli an n i ’ 8o, P u tin n on ha insistito p er perseguitarli ideologicam ente, o p ­ tando per controllare solo i p iù scatenati degli oligarchi liberali e i diretti agenti d’influenza, che erano diventati im p uden ti, agendo 32éEgor Tim urovic Gajdar (1956-2009), economista russo che fu brevemente Primo Ministro della Federazione Russanel 1992. Sviluppò la “ shock therapy” , il metodo di transizione dell’economia russa dal controllo statale al libero mercato, che comprendeva la rimozione improvvisa della regolazione statale e l’introdu­ zione di riforme liberali. L a sua è stata una mossa controversa, dal momento che ha comportato notevoli sofferenze per un enorme numero di russi. ?27Anatolij Borisovic Chubajs (1955), politico russo che ha ricoperto il ruolo di Vice Primo Ministro durante l’amministrazione El’cin. G li fu assegnato il compito di privatizzare l’industria russa dopo il collasso dell’U R S S . 32,8Alla Conferenza di Monaco sulla Politica di Sicurezza del io febbraio 20 0 7 il Presidente Putin ha criticato l’egemonia americana e quello che ha defini­ to l’illimitato uso della forza da parte dell’A m erica per risolvere i conflitti in­ ternazionali, come in Iraq. Simili politiche dequalificano il valore del diritto internazionale e rischiano di condurre a una corsa agli armamenti.

2 16

9-9- La crociata contro l’Occidente da fuorilegge. Sforzandosi, intuitivam ente, di preservare e consoli­ dare la sovranità russa, P u tin è entrato in conflitto con l’ O ccidente liberale e i suoi piani di globalizzazione, m a senza dar form a alle sue azioni secondo un disegno ideologico alternativo. Q uesto perché c’erano così pochi liberali convinti in R u ssia, principalm ente. Il vero liberale è quello che agisce in ottem peranza ai principi fondam entali del liberalism o, anche qu an d o farlo potrebbe con ­ durlo a conseguenze gravi, repressioni e perfino alla privazione del­ la vita. Se le persone si scoprono liberali solo q u an d o il liberalism o è consentito, di m od a o ad dirittura doveroso, p ron te alla prim a difficoltà a ripudiare questi principi, u n sim ile “ liberalism o” non ha alcun rapporto con quello vero. Sem bra che C h o d o rk o v sk if29, l’ icona dei liberali russi d ’oggi, l’abbia capito, avendo trascorso u n p o ’ di tem po in prigione. M a in questo m i pare u n ’eccezione, ri­ spetto ai liberali che rim angono liberi.

9.9

L A CR O C IA T A C O N T R O L ’ O C C I D E N T E

Per q uan to il liberalism o oggi afferm i che n on esistono alternati­ ve, c’è sem pre u n a scelta, nella storia dell’um anità. Finché l’u o m o esiste è libero di scegliere, sia ciò che tutti scelgono che ciò che nes­ sun o sceglie. Il liberalism o (e, peraltro, gli U S A e l’ O ccidente) oggi 319Michail Borisovic Chodorkovskij (1963), oligarca russo arricchitosi con i giacimenti petroliferi siberiani dopo il collasso dell’Unione Sovietica, fino a di­ ventare l’uomo più ricco di Russia. Difensore delle politiche liberali e critico nei confronti di Putin, fu accusato di frode e condannato alla prigione nel ZO03, e il suo impero è crollato. Alcuni hanno sostenuto che il suo arresto fosse stato architettato per eliminare uno dei rivali di Putin. È stato amnistiato da que­ st’ultimo nel 2013, e da allora vive in Svizzera, dove ha fondato la ONG Open Russia. Z 17

9. Il liberalism o

e le

sue metamorfosi

n on si presenta com e u n ’opzione tra m olte, m a si definisce l’unica scelta possibile. E questa n o n è la solita arbitrarietà, la logica della storia politica della m odernità avalla un sim ile approccio. O vviam en te, si p u ò im m aginare che m olte persone al m on do siano arrivate tardi alla coscienza di cosa è accaduto alla fine del ven ­ tesim o e all’ inizio del ven tun esim o secolo, e per inerzia credano nel socialism o, nel com uniSm o e perfino nella religione. O forse che q ualcu no n on accetti il liberalism o p er qualche altra considerazio­ ne, di carattere individuale o locale - per esem pio, avendo realiz­ zato che, in un sim ile sistem a, egli si troverebbe tra i “ perden ti” . M a ciò n on im p orta p o i m olto , tutte le alternative sistematiche e di principio sono state schiantate e l’insoddisfazione periferica, travagliata, ottusa di qualcuno, in term ini politico-ideologici, n on cam bia nulla. C iononostan te, perfino in questa n u o va fase “ autoevidente” della sua im posizione, il liberalism o (e il post-liberalism o) p u ò (e deve, io credo!) essere rifiutato. E se alle sue spalle c’è tutta la p o ­ tenza dell’ inerzia della m odernità, dello spirito dell’Illu m in ism o e della logica della storia politica ed econom ica dell’um an ità eu ro­ pea degli u ltim i secoli, dev’essere ripudiato insiem e alla m oderni­ tà, all’Illu m in ism o, e all’u m an ità europea tutta. In oltre, solo il ri­ conoscim ento del liberalism o com e destino, com e influenza fo n ­ dam entale, che com prende in sé la m arcia della storia occidentale europea, ci perm etterà realm ente di dire « n o » al liberalism o. D o ­ vrem m o rip ud iarlo nella sua qualità di fattore m etafisico globale, e n o n com e sem plice eresia particolare, accidentale, o com e un a m e­ ra distorsione dello svilu p po norm ale. Il sentiero che l’um an ità ha inaugurato nell’era m oderna l’ h a con dotta p ro p rio al liberalism o e al rifiuto di D io , della tradizione, della com un ità, dell’etnicità, de­ gli im peri e dei regni. U n sim ile sentiero è com pletam ente segnato,

218

9-9- La crociata contro l’Occidente

dal p u n to di vista logico: u iia v o lta deciso di liberarsi da tu tto ciò che tiene l’u o m o in vincoli, l’u o m o m oderno h a raggiunto il suo apogeo: davanti ai nostri stessi occhi si è liberato d a se stesso. L a logica del liberalism o m ondiale e della globalizzazione ci getta nell’abisso della dissoluzione postm od ern a e della virtualità. L a nostra gio ven tù ha già u n piede in questo baratro: i codici del globalism o liberale son o in tro d otti con efficenza a livello in con ­ scio - attraverso abitu din i, p ubb licità, m oda, tecnologia, i m edia, le star. Il fen om en o p iù com u n e è oggi la perdita d ’ identità, e n o n solo dell’ identità nazionale o culturale, m a p erfin o sessuale, e p re­ sto perfino um ana. E i difensori dei diritti um an i, n on rendendosi con to della tragedia di interi p o p o li che son o sacrificati sull’altare del crudele disegno di u n “ N u o v o O rd in e M o n d ia le” , dom ani si lam enteranno a gran voce delle violazioni dei diritti dei cyborg o dei cloni. Il rifiuto nei con fron ti del liberalism o è del tu tto com prensi­ bile, e si in con tra ovu n q u e, m a rim arrà im potente e inefficace fino a che n on riconoscerem o che n on abbiam o a che fare con u n acci­ dente m a con qualcosa di sistem ico; n on ab biam o a che fare con una deroga tem poranea a una regola, m a con un a m alattia fata­ le, incurabile, le cui origini d o b b iam o ricercare in quelle fasi in cui tutto, a m olti, sem brava chiaro, e l’um anità sem brava fare il suo in ­ gresso nell’epoca del progresso, dello svilu ppo, della libertà e della parità di diritti. M a q uesto era sem plicem ente u n segno di u n ’a­ gonia incom bente: il liberalism o è un m ale assoluto, n on solo nel­ la sua incarnazione pratica, fattuale, m a anche nei suoi p resuppo­ sti teorici fondam entali. E la sua vittoria, il suo trion fo m ondiale, sottolinea solam ente e disvela quei caratteri p iù sinistri che prim a erano celati. L a “ libertà da” è la p iù disgustosa form a di schiavitù, perché

9- Il l i b e r a l i s m o

e le su e m eta m o r fo si

tenta l’u o m o e lo spinge a ribellarsi a D io , ai valori della tradizio­ ne, alle fon d am en ta m orali e spirituali della p rop ria gente e della p rop ria cultura. E anche se il liberalism o h a v in to tutte le battaglie e ci h a p o r­ tati all’apice di u n “ secolo am ericano” , la vera battaglia ci aspetta, m a avrà lu o g o solo d o p o che l’autentico significato del passato sarà com preso, q u an d o il significato m etafisico del liberalism o e della sua fatidica v itto ria d iverranno noti nella giusta m isura e nelle g iu ­ ste p rop orzion i. Solo sradicandolo com pletam ente questo male p o trà essere sconfitto, e n on escludo che u n a sim ile vittoria p os­ sa im plicare la rim ozione dalla faccia della terra di quell’aura spiri­ tuale e fisica da cui h a avuto origine l’eresia globale, che insiste sul fatto che « l ’u o m o è m isura di tutte le c o se » 330. Solo u n a crocia­ ta globale con tro gli U S A , l’O ccidente, la globalizzazione e la loro p iù com pleta espressione politico-ideologica, il liberalism o, p otrà essere un a risposta adeguata. L ’elaborazione dell’ideologia di questa crociata è senza d u b b io cosa che n o n riguarda solo la R u ssia, m a tutte le potenze m ondiali che, in u n m o d o o in u n altro, si o p p o n go n o al “ secolo am ericano” . C ion on ostan te, quest’id eologia deve necessariam ente iniziare dal riconoscim ento del ruolo “ fatale” del liberalism o, che ha caratte­ rizzato il cam m in o dell’O ccidente dal m om en to in cui ha rifiutato i valori di D io e della Tradizione.

5J0Quest afferm azione risale al sofista greco Protagora (ca 490 -420 a.C.). Dal momento che la citazione sopravvive solo come frammento, il suo contesto originario - e quindi il suo significato nell’intenzione dell’autore - è discusso.

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C A P IT O L O IO

L’ONTOLOGIA DEL FUTURO

Esiste u n fu tu ro ? L a dom an da è legittim a, perché stim ola la rifles­ sione sull’on tologia del tem po. C h e cosa è, o alm eno, esiste adesso? P roprio per il fatto che esiste ora, è considerato esistente secondo la m oltitudine delle nostre percezioni em piriche dirette. C iò che era, o i fatti, ciò che era precedentem ente esistito, è certificato dalla registrazione storica e da altre vestigia. M a in en tram bi i casi sono possibili la falsificazione e l’incom prensione. Q u in d i, l’esistenza di ciò che deve ancora essere è, nella m igliore ipotesi, discutibile. M artin H eidegger h a parlato di tre “ estasi” del tem po331: il pas­ sato, il presente e il fu tu ro . A p p aren tem en te, ci son o tre argom enti ontologici relativi a queste tre estasi: l’ im m ediatezza (c’è/n o n c’è) è collegata al presente; l’argom en to della docum entazione (c’è stato /n o n c’ è stato) è collegato al passato; e q uello probabilistico (ci sarà/non ci sarà) è collegato al fu tu ro . Sem bra che possiam o isti­ tuire u n a gerarchia basata sull’evidenza: c’è, c’è stato, ci sarà. “ C ’è” è il p iù evidente. “ C i sarà” è il p iù d u b b io . “ C ’è stato” sta nel m ez­ zo. Il fu tu ro è la p iù inaffidabile tra le tre estasi del tem po. Il fu tu ro n on p u ò essere preso in considerazione allo stesso livello di ciò che è o di ciò che è stato. “ C iò che è stato” è stato, ap p u n to , o q u an to ­ m eno così crediam o basandoci sull’evidenza a nostra disposizione. Per q u an to rigu ard a il fu tu ro , n o n p u o i conoscerlo con certezza. U n dato evento p u ò avvenire, m a p iù probabilm ente n on aw er33IIn “Essere e tempo”, op. dt.. [N dA ] ZZI

io . L ’ o n t o l o g i a d e l f u t u r o

rà. Così, il fu tu ro m anca di “ essenza” rispetto alle altre estasi del tem po. D a q uesto p u n to possiam o procedere in diverse direzioni. A d esem pio, p o trem m o m ettere in d u b b io la fondatezza degli argo­ m enti on tolo gici riguardanti il m om en to p iù evidente - il presen­ te. Q u esto ci ricorda K a n t e i suoi d u b b i a p ro p o sito dell’essenza intrinseca dell’oggetto. L a sem plice percezione di qualcosa n o n è sufficiente p er afferm are definitivam ente la sua esistenza. Q uesto è il D in g a n sich (la Cosa-in-sè), l’enigm a della filosofia kantiana. N o n la ragion p u ra m a solo la ragion p ratica dà realtà ad u n og­ getto, fon d ata sull’im perativo m orale. U n oggetto dovrebbe avere realtà, sarebbe giu sto per esso averla. Q u in d i, deve averla. Se l’“ essere” del presente, che è il p iù evidente di tu tti i m om en ­ ti del tem po, p u ò seriam ente essere messo in d u b b io , allora arrivia­ m o a un passaggio interessante: tutti e tre i m om en ti del tem po so­ n o ontologicam ente in dim ostrabili e n on verificabili e riguardano solo il pian o gnoseologico, connesso alla filosofia della conoscen­ za e all’ inclinazione um ana ad apprendere. C iò è pessim istico per quan to riguarda il presente, la cui realtà tendiam o a dare per scon­ tata, m a è ottim istico per q uan to riguarda gli altri due m om enti, il passato e il fu tu ro . Il passato e il fu tu ro , q u in d i, acquisiscono pari considerazione rispetto al presente. D alla prospettiva della ragion pura, il presente, il passato e il fu tu ro hanno tu tti uguale valore fenom enologico. Il fu tu ro , in questo caso, è il fen om en o, e di con­ seguenza, fenom enologicam ente parlando, è. Essendo esso stesso il fen om en o, il fu tu ro è ed è reale. Il fu tu ro q u in d i è attuale. K an t, analizzando le form e a p r io r i della sensibilità, situa il tem po p iù vicin o al soggetto, e lo spazio p iù vicin o all’oggetto. C iò allude al fatto che il tem po appartiene m aggiorm ente all’orbita del soggetto, e, di conseguenza, il tem po è soggettivo. E ’ il soggetto

222

trascendentale che inserisce il tem po nella percezione dell’oggetto. O ra cam biam o p rospettiva e consideriam o il tem po dal p u n ­ to di vista fenom enologico. H u sserl h a p ro p o sto di analizzare il tem po attraverso la m usica. L a consapevolezza di sentire la m usi­ ca n o n è basata sull’ identificazione delle singole note che suonan o in u n preciso m om ento. Sentire la m usica è q ualcosa di diverso ri­ spetto a sentire ora u n a singola nota, nel presente, e anche rispetto al ram m entare le ore passate che si stanno lentam ente dissolven­ do nel n ulla. A d ogni m od o , la loro eco sopravvive nella coscien­ za e conferisce alla m usica il suo senso estetico. H u sserl lo chiam a “ la questione del co n tin u o ” . Il passato è presente in presenza. Il presente così diventa con tin u o e com prende il passato in q uan to presenza che svanisce. Q u esta è la chiave m etodologica per com prendere la storia. L a storia è consapevolezza della presenza del passato nel presente. G li eventi che van n o svanendo con tin u an o a “ suonare” nell’atto di ri­ cordarli. C lio e Polim nia, rispettivam ente le M u se della Storia e del Tem po nella m itologia greca, son o sorelle. R ico rd are è necessario per darci il senso del presente. L ’anam nesis^1 di P laton e ha la stes­ sa funzione. L ’anim a dovrebbe richiam are il passato, velato, delle sue vite precedenti per ristabilire la com pletezza della m elodia del destino. Solo così p u ò essere suonato arm oniosam ente. Il fu tu ro dovrebbe quin d i essere com preso in questo contesto. Il fu tu ro è con tin u o nel presente. N o n il m om en to del novum , m a il processo di dissoluzione del presente nel passato. Il fu tu ro è la H1Secondo Platone, che ne discute nei dialoghi socratici M enone e Fedone, |>oiché l’anima si incarna ripetutamente in una serie di corpi e ogni nascita causa la completa dimenticanza di tutto ciò che si conosceva nelle vite precedenti, im­ parare è un processo (anamnesis) che consiste nel richiamare alla mente ciò che si sapeva in precedenza, anziché acquisire nuove conoscenze.

22 3

io . L ’ o n t o l o g i a d e l f u t u r o

coda del presente, la sua eco. V iviam o il fu tu ro p rop rio ora, e già ora, quando suoniam o la nota della m elodia della vita. Il fu tu ro è

il processo della m orte del presente, è attenzione p er il dissolversi della melodia n ella totalità dell’arm onia. Il n ovu m appare nel fu tu ­ ro solo quando l’arm onia è perduta, q u an d o la nostra attenzione n on è desta, e p o i im provvisam ente ci svegliam o e n on riusciam o a distinguere i suoni che ud iam o. Per u n m om en to, sem plicem en­ te n on hanno senso. Q u esto è il novum : un a spontanea in com ­ prensione di ciò che accade nell’estasi del tem po. È la natura degli eventi estem poranei, discontinui. E quel m om en to sospeso di es­ sere senza storia, e di conseguenza senza u n senso di coscienza e consapevolezza. E d m u n d H usserl ha scavato p iù p rofon d am en te nella fenom e­ nologia del tem po. H a scoperto la n u o va questione della coscienza che scorre so tto il p ian o in cui si percepisce la natura del tem po, co­ sì com e è illu m in ata dalla m usica. Secondo H u sserl, al di sotto di questo livello ce n ’è u n altro, l’u ltim o , che è responsabile della n o ­ stra percezione di ciò che è o ra con la forza dell’evidenza, e ha u n sentore di realtà m olto p iù intenso, che ricorda il passato che con­ tin u a a m orire. L a questione è la coscienza stessa, che precede l’in ­ tenzionalità e la natura dualistica dell’apprensione, necessariam en­ te divisa in du e p arti - il percepito e il percipiente. N e l presente, la coscienza percepisce se stessa e niente altro. Q u esta è l’esperienza definitiva dell’u ltim a fon te della realtà. Secondo H usserl, la base di ogni coscienza è la soggettività trascendentale, da cui deriva la sua concezione di u n a sorta di corto circuito. L ’esperienza è au to­ referenziale. In essa c’è la percezione del p u ro essere com e presenza della soggettività della coscienza. Q u esto corto circuito h a dato vita a ogni genere di dualità quelle logiche e quelle tem porali. L a necessità di ferm are questo

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traum a è m anifesta nella creazione del tem po, nell’articolazione dei tre m om en ti del tem po. L a coscienza del tem po è necessaria per nascondere il presente, che è l’esperienza traum atica della natura autoreferenziale della coscienza pura. T an to l’intenzionalità q u an ­ to i giudizi logici sono radicati in questa evasione della percezione del dolore del vu o to laddove la coscienza diventa cosciente di se stessa. U n a simile attitud ine rispetto ai livelli di coscienza spiega l’ori­ gine del tem po com e evasione del presente, e com e tensione in sop­ portabile della p u ra presenza dello stesso. Q uesta tensione è subito alleviata dall’espansione di ogni tip o im m aginabile di dualità, che costituiscono la tram a del processo con tinu o del tem po. Il m odel­ lo di questo processo è la creazione dei tre m om en ti del tem po. Le sim m etrie logiche e spaziali ven gon o di conseguenza - dualità com e sì/no, vero/falso, alto/basso, destra/sinistra, q u i/lì, eccetera. P rim a/d op o appartiene alla stessa sequenza. Il tem po costituisce la coscienza che sfugge dall’in sop portabile co n fro n to con se stesso. M a questo co n fro n to è inevitabile, e così e n ato il presente, e la sua precisa percezione esistenziale. Q u a l è l’aspetto p iù im portan te d i quest’ interpretazione della m orfologia del tem po ? L ’ idea che il tem po precede l’oggetto, e che nella costruzione del tem po d o b b iam o cercare u n a p ro fo n d ità di coscienza in teriore, p iutto sto che u n a coscienza radicata nei fen o­ m eni estern i costituita dal processo soggettivo dell’autocoscienza traum atica. Il m o n d o atto rn o a n oi d iven ta quello che è p er m ez­ zo dell’azione fondam entale di fa rs i presenza co m p iu ta dalla m en­ te. Q u a n d o la m ente dorm e, la realtà m anca del senso dell’esisten­ za presente. E com pletam ente im m ersa in un sogno continuato. Il m o n d o è creato, form ato dal tem po, e il tem po, a sua volta, è la m anifestazione della soggettività che è consapevole di se stessa,

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u n ’ intrasoggettività. Q ueste osservazioni ci p ortan o ad alcune considerazioni sul fu tu ro - p rogn osi, proiezione e analisi del fu tu ro . Spostandoci dall’u o m o alla società, e dall’an trop ologia alla so­ ciologia, possiam o definire il fu tu ro com e qualcosa che ha u n a na­ tura assolutam ente soggettiva e così, in questo contesto, è u n p ro ­ dotto sociale. Il fu tu ro è sociale perchè è u n a caratteristica storica e n on è im m anente alla natura di u n oggetto. L ’oggetto n on ha fu tu ro . L a Terra, gli anim ali, le pietre, le m acchine - n o n han­ n o fu tu ro . Solo ciò che fa parte del contesto sociale u m an o p u ò prendere parte al fu tu ro , e co m u n q u e solo indirettam ente. Senza coscienza autoreferenziale n on ci p u ò essere tem po. Il tem po è ciò che è dentro di n oi e ci rende ciò che siam o, chi siam o. Il tem po è l’identità u ltim a dell’uom o. Q uesta soggettività del tem po n on im plica che la p rognosi sia un a profezia che si autoadem pie, com e per R o b e rt K . M erto n 335, né che ogni evento sia realizzabile a p rio ri. Il fu tu ro è u n qualcosa di rigidam ente determ inato, n o n qualcosa di volon tario. Il tem ­ po, essendo storico, è predefinito dal suo p ro p riu m , dal suo conte­ n uto storico. Il soggetto n on è libero dalla sua struttura, e anco­ ra di più, è assolutam ente assoggettato da essa. Il tem po necessita del fu tu ro com e spazio vu o to per la con tinu a dissoluzione del pre­ sente e, in parte, del passato. Senza il fu tu ro , il soggetto n on avrà 3* 333Robert K. Merton (1910-2003) era un sociologo americano. Tra i molti concetti che ha elaborato c’è quello della “profezia che si autoadempie” nel suo libro “Teoria e struttura sociale” (1949), per cui una credenza o un’aspettativa di un gruppo sociale influisce sul comportamento del gruppo stesso. Un esempio che Merton offre è quello di una donna che si sposa ma è sicura che finirà per divorziare; le sue aspettative influenzeranno le sue azioni e con tutta probabilità lo faranno avvenire. 226

10 spazio necessario p er evadere, fu ggen d o dall’in con tro im possi­ bile con se stesso, dal cortocircuito sum m enzionato. Il m om en to cristallizzato del presente senza il fu tu ro è la m orte. L a società ha bisogn o del fu tu ro p er fuggire continuam ente da se stessa. L a cronaca di questa fu g a è il senso della storia. L a socie­ tà necessita di un a narrazione del passato. H fu tu ro è predefinito dalla stru ttura del soggetto. Ecco perchè il fu tu ro è rigidam ente determ inato. Il soggetto n on p u ò precludersi dal m ettere in cam ­ po le catene di ragioni, n on p u ò non pensare, e n o n p u ò plasm are le cadenze del tem po. Il fu tu ro è nella stessa m isura del presente e del passato. D o ve è il tem po, esiste anche il fu tu ro . Il fu tu ro ha senso, ha senso an cora p rim a di avvenire. A n c o ­ ra di p iù , ha senso p erfin o se n o n avverrà m ai. In ciò sta il valore sem antico della profezia e della p rogn osi: anche se n o n avviene,

è com u n qu e p ien o di significato e aiu ta a decodificare i presente. Le profezie e la prognosi, inoltre, ci aiutano a discernere il senso del futuro. Quando il futuro delude le aspettative della profezia e della prognosi, lo stesso fatto di questo rifiuto dà senso al fu tu ro , perché la nostra comprensione di esso consiste, in parte, in ciò che non si è realizzato. Una profezia n o n realizzata ha la stessa identica importanza di una profezia realizzata. Il futuro può essere analizzato con la stessa precisione del pre­ sente e del passato. L e sole caratteristiche peculiari del fu tu ro sono 11 lam po dell’in con tro della p iù p ro fo n d a coscienza con se stessa, e lo shock che consegue a u n a com prensione consapevole del presen­ te per ciò che è. C iò che il presente è - è la n ota che su o n a ora. M a non è m usica, e p u ò essere analizzato. L a singola n o ta n on dice nulla, n on ci com u n ica nulla. D iv en ta decifrabile solo prenden­ do in considerazione le altre n ote di u n certo b ran o m usicale, nel contesto di quella com posizione. Il contesto attribuisce il senso.

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C osì, nel con ten u to del tem po, è qualcosa di integro, di com pleto che è d isp osto a p rio ri nei tre m om en ti del tem po. N o i facciam o esperienza del tem po nella sua totalità. Q u in d i, il fu tu ro è già trat­ teggiato, p ro p rio com e il senso della m usica. L a storia n on è solo la nostra m em oria del passato, è anche la spiegazione del presen­ te e l’esperienza del fu tu ro . Q u a n d o com pren diam o la storia e la sua logica, possiam o facilm ente indovinare cosa verrà in seguito, cosa accadrà, e che n ota sta p er risuonare. C onoscen do la società, possiam o in d ivid uare nella sua storia l’arm onia, i periodi, le pause, e la stru ttu ra della com posizione. C ertam ente p otrem m o trovar­ ci di fro n te a delle sorprese, m a la sorpresa p iù sorprendente sarà la possibilità di u n m om en to autentico di esperienza dell’autoco­ scienza della coscienza pura. E possibile essere destati dalla forza di questa luce intrinseca di riflesso d i sé. In questa situazione traum a­ tica, scopriam o la nostra id en tità tra il livello p iù in terno e quelli esterni della n ostra coscienza. V iv iam o nella creazione del m o n d o esterno da parte dell’io interno. M a questa n on è p iù storia, sta o l­ trepassando la storia, è u n ’incursione nel centro del tem po, dove il tem po viene eternam ente generato. Il tem po ha origine da questo centro. L ì esiste nell’unità indifferenziata di tutte e tre le estasi passato, presente e futuro. Il tem po p u ò essere costruito e organizzato in m od i differenti. Il passato p u ò essere collegato al presente e al fu tu ro per vie diverse. Q uesto, il tem po circolare è basato su una tram a di eterna ripetizio­ ne. A l centro del tem po circolare c’ è l’esperienza della coscienza che si riconnette a se stessa in u n corto circuito. Il potere di q u e­ sto traum a respinge la nostra coscienza della vita e la confina alla periferia, dove diviene tem po circolare, laddove il fu tu ro diventa passato, e così via, per l’eternità. È l’eterno ritorn o dell’uguale. Il tem po p u ò essere stru tturato com e una linea regressiva, ed 228

è il tem po tradizion ale. Q u i, l’esperienza del corto circuito è si­ tuata nel passato. L ’orecchio p rova a percepire i su o n i distanti del passato e li rip rod u ce veram ente. N e lla società tradizione, il tem ­ p o è fon d ato sull’eterno sforzo àt\Y anam nesis p latonica. L a co­ sa p iù im portan te q u i è la m em oria e la trasm issione di essa. In questa concezione del tem po, il fu tu ro e il presente son o costrui­ ti dal passato. L a realtà e l’attualità regrediscono al passato e sono consegnati alla m em oria. Il tem po p u ò essere anche stru tturato com e p erp etu o stato di attesa del fu tu ro , e q uesto è il tem po chiliastico o m essianico. Q u i, l’esperienza del corto circuito è p roiettata nel fu tu ro . L a storia è destinata a realizzarsi nel fu tu ro , laddove si trova la n atu ra ultim a della realtà. Q u esta stru ttura del tem p o è im p ern iata su quello che deve accadere. Il dom ani è il focus del senso storico. L ’essere è orientato verso la vita futura. C ’ è u n ’altra stru ttura del tem po im p iantato nell’oggetto, che è spostato all’estrem a periferia del soggetto, là dove il m on d o ogget­ tivo è ferm ato. Q u esta struttura del tem po è il tem po m ateriale, il tem po in tro d otto nella sostanza del m on d o fisico. Q uesto è il tem po del m assacro, della m orte del soggetto. L a coscienza p u ò plasm are il tem po in varie form e, che si com ­ binano diversam ente. P rim a di creare il m on d o pien o di queste form e, il soggetto crea la form a del tem po in cui il m on d o deve incardinarsi. L a storie delle società sono differenti, e differenti sono i brani, i m usicisti, i com positori, gli strum enti, i generi m usicali e i tipi di annotazioni. Ecco perché l’um anità, in toto, n on p u ò avere un futuro . N o n ha fu tu ro . Parlare del fu tu ro dell’um anità è p iu tto ­ sto insensato, perché è com pletam ente p rivo di valore sem antico, nonché del senso di questi costrutti sociali di storia e tem po. O gni

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società è u n separato atto di coscienza, che si espande nei suoi oriz­ zonti razionali e tem porali. S o n o tutti unici e aperti. M a prim a di arrivare a com prendere la storia di u n a determ inata società, do­ vrem m o im m ergerci nelle p ro fo n d ità della sua identità. Il fatto che ogni p o p o lo , o gn i cultura, o gn i società abbia la sua storia rende il tem po u n fen om en o locale, radicato nella geografia. O gni socie­ tà h a la sua tem poralità. Per u n a data società, tu tti i m om en ti del tem po sono differenti - passato, presente e fu tu ro . L e società p os­ son o incrociare i loro cam m ini e interagire, essere soggette a im p ol­ linazione crociata e intersecarsi. Il loro senso della storia, ad ogni m od o , n o n p u ò . L a storia è locale. U n senso della storia com un e è possibile solo sulla base della dom inazione di u n a società sull’altra, im p on en d o la p ro p ria storia e, così, la p rop ria iden tità sulla società asservita. C iò significa che se im a d ata società vu o le avere u n fu tu ro , de­ v ’essere il suo fu tu ro . Il suo fu tu ro coniato attraverso l’apparte­ nenza alle forze espansive del soggetto costituente. U n a società è un ita dalle strutture della coscienza collettiva degli in d ivid u i che la com p on gon o. Significa che d ovrem m o unire gli am b iti sem antici dei nostri rispettivi passati. In oltre, significa che, p er dim ostrare le corrispondenze arm oniche delle note e delle m elodie della nostra particolare com posizione, dev’essere realizzata e riconosciuta la na­ tura sinfonica di un a data società. Il passato sta svanendo, m a non si estingue m ai. Se il passato fosse estinto, il presente perderebbe di significato e il fu tu ro perderebbe la possibilità di venire ad esi­ stenza. Il dissolversi del passato è un a caratteristica essenziale del tem po, è necessario per la m orfologia del tem po tanto quan to il lam po del presente e la vaghezza del futuro. Q u in d i, i m em bri di un a società dovrebbero interrogarsi oggi riguardo al lo ro futuro . Se han n o una una storia, possono avere 230

un fu tu ro . Se han n o un a storia e u n fu tu ro , esistono. Se esistono, il fu tu ro è im plicito, ora, nel presente. Il fu tu ro lo si sta facendo ora. Su queste basi, possiam o stabilire sia la p rogn osi che la p ro ­ iezione. Secondo H eidegger, la “ gettatezza” ( G ew orfen h eit) è un concetto che descrive le interazioni del soggetto con ciò che lo cir­ conda nella vita quotidiana, che lo p orta ad agire secondo ristin to, a reagire im m ediatam ente alle parole e alle azioni degli altri, a “ se­ guire la corrente” e a interpretare nelfim m ediatezza. Essere “ get­ tati in un a certa situazione” senza potervi riflettere p rim a e quindi non agire è com u n qu e u n ’azione, perchè la riflessione sulla situa­ zione (ossia, non agire) p u ò essere an ch’essa interpretata com e azio­ ne. Bisogn a di conseguenza affidarsi alle interpretazioni istintive, e seguire la corrente. L a gettatezza del soggetto (D a sein ) lo costrin­ ge a proiettarsi nel fu tu ro . Etim ologicam ente, è chiaro: il soggetto è com posto da sub-iectum (.sub-iacere), la proiezione d a pro-iectum {pro-iaceré). In entram bi i casi ritroviam o il verbo latin o “ gettare” . L ’analisi del fu tu ro è radicata in questo: appren den do il fu tu ro , lo stiam o costruendo. Q u in d i, ogni considerazione del fu tu ro lavora sulla storia e sulla coscienza del tem po com e tale. È d u b b io che u n a società sia in grad o di com prenderne u n ’al­ tra sullo stesso livello a cu i è com presa dai suoi p ro p ri m em bri. U n a sim ile possibilità p resu p p on e l’esistenza della m eta-società, la società-D io, che p otreb b e operare nei co n fro n ti delle p rofon d ità ultim e della coscienza cosi com e la coscienza opera nei con fron ti di consapevolezza, noesis334, intenzionalità, logica, tem po, e, in fi­ ne, del m on d o. O vviam en te, la società occidentale è particolar™ N o esis, o notes, è un termine greco che si riferisce alla mente, o all’intel­ letto. I neoplatonici concepivano il notes come processo attraverso cui la men­ te trasmuta la materia in forma, forma che era identificata con la bellezza. Essi

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m ente soggetta a q u est’ap p roccio etnocentrico e alle pretese u n i­ versalistiche radicate nel su o passato razzista e colonialista. M a nel X X secolo ciò si è dim ostrato com pletam ente in fon dato e falso. G li strutturalisti, i sociologi, gli studiosi di an trop ologia cultura­ le, i postm odern isti, i fen om en ologi, i linguisti, gli esistenzialisti, e così via, h an n o m esso in cam p o argom enti convincenti che dim o­ strano che la n atura di u n a sim ile attitud ine è radicata nella vo lo n ­ tà di p oten za e nell’im posizione ossessiva della p ro p ria identità a scapito di q u ella dell’A ltro . Q u esta m alattia è chiam ata razzismo occidentale. L ’ O ccidente è u n fen om en o locale e storico. È u n a civiltà pene­ trante, m olto particolaristica, m o lto arrogante e intelligente. Però è solo una civiltà tra tante. L ’ O ccidente h a u n a storia, ed è in ragio­ ne della sua storia. Il tentativo di abdicarvi in favore di u n univer­ salism o p u ro e in favore della m eta-cultura e del m eta-linguaggio è destinato a fallire. C i sono due possibili risultati: 1. o l’O ccidente perderà la p rop ria identità e diventerà un au­ tom a; 2. o proverà a im porre la p ro p ria storia, concependola com e universale, a tutte le altre civiltà esistenti, distruggendole nel tentativo e creando u n a sorta di cam po di concentram ento globale p er le loro culture. Il p rim o risultato im plica u n o scon tro tra gli au tom i e l’um anità. Il secondo im plica un inevitabile m ovim en to di liberazione globale che si ribelli a q uesto neo-im perialism o. Sta all’ O ccidente decidere credevano anche che gli oggetti potessero così essere trasformati dalla ragione e dall’anima (sebbene la ragione fosse considerata il metodo più perfetto).

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com e affrontare le conseguenze della p rop ria storia e le sue im p li­ cazioni. L ’O ccidente p u ò tentare di “ chiudere” la sua storia, m a è im probabile che possa avere successo nella chiusura della storia di tutti gli altri. O ra è il m om en to di com inciare a com battere per l’essenza sto­ rica delle società, che è il tem po, il cui senso è costituito soggettiva­ m ente. Q uesto senso p u ò risiedere solo nella stessa, singola società. Il tem po è socialm ente e soggettivam ente costruito. L ’ O ccidente n on p u ò incontrarsi con il senso del tem po delle società n on oc­ cidentali. L e società n on occidentali, ossia “ il resto del m o n d o ” , n on possono com prendere l’O ccidente e i suoi valori. Essi sono sem pre in errore se pensano di poterlo fare. È falso, n on possono. M a allo stesso m odo, gli occidentali n on possono capire il resto del m on do. L e strutture dei loro soggetti, il senso del tem po e le loro arm onie sono com pletam ente differenti. Il passato, il presente e il fu tu ro delle società storiche n o n p o sso n o essere svelati da alcu­ na m eta-cultura: son o tro p p o in p ro fo n d ità e ven gon o difesi dagli occhi degli estranei dalla d istruttiva p oten za del lo ro m om en to au­ toreferenziale, dallo shock di questa im m ensa tensione. C iò che è per l’ O ccidente, n o n è p er le altre culture. C osì, ab biam o a che fare con concezioni diverse del tem po e co n fu tu ri diversi. A lla fine, siam o giu n ti alla “ fin e della storia” e alla globalizza­ zione. L a fine della storia è la logica conclusione dell’universali­ sm o. L a fine della storia è l’abolizione del fu tu ro . L a sto ria proce­ de e raggiunge il su o stadio finale. N o n c’ è p iù spazio p e r avanzare. A b o le n d o il fu tu ro , anche l’ intera stru ttu ra del tem po, il passato e il presente, ven gon o aboliti. C o m ’ è possibile? P otrem m o com p a­ rarlo al suonare sim ultaneo d i tutte le n ote esistenti, d i tu tti i suoni e di tutte le m elodie di im a com posizione, che risultano in un a ca­ cofonia, in u n o strid ore d i denti. A llo stesso tem po, sarà causa di

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u n silenzio assoluto, di sordità e amarezza. D i conseguenza n on ci sarà p iù spazio per la tem poralizzazione della tensione interna della soggettività trascendentale; il corto circuito crescerà esponen­ zialm ente senza la possibilità d i essere dissolto. C iò si traduce nel divam pare di u n a conflagrazione di quel fu oco che solitam ente va di pari passo co n il ferro. Per prevenire l’esplosione e lo scontro che risulteranno com e conseguenza della chiusura della valvola di sfogo tem porale e logi­ ca, il m on d o si sforzerà di in trappolare la coscienza in netw orks e virtualità, dove p u ò fuggire senza p roblem i dalla pressione interna dell’autocoscienza. Se ha successo, nascerà il n u o vo m on do, d om i­ n ato dalle m acchine. I netw ork glob ali e il ciberspazio sono adatti solo per l’esistenza di post-um an i, post-società e post-culture. In ­ vece del fu o c o avrem o il fu lm in e e l’elettricità. A lcu n i credono che Fu kuyam a sia già u n robot. L a globalizzazione equivale alla fine della storia. V an n o di pari passo. Sono sem anticam ente interconnesse. Società diverse hanno storie diverse, e ciò im plica fu tu ri diversi. Se vogliam o rendere p os­ sibile u n dom ani com une a tutte le società che esistono sul pianeta, se p rop on iam o u n fu tu ro globale, allora d ob biam o prim a distrug­ gere la storia delle altre società, cancellare il loro passato, annichilire il m om en to con tin u o del loro presente, rendendo virtuali le realtà che sono costruite sulle fon d am en ta del tem po storico. U n “ fu ­ turo com u n e” significa la cancellazione delle storie particolari, m a ciò significa che nessuna storia, e nessun fu tu ro , esisterà. Il fu tu ro com une vu o l dire nessun fu tu ro . L a globalizzazione è la m orte del tem po. L a globalizzazione cancella la soggettività trascendentale di H usserl e il D asein di H eidegger. N o n ci sarà p iù alcun tem po, né Essere. D o b b iam o trattare la bipartizione delle costruzioni del tem po.

2-34

E ’ tem po di affrontare la questione con tu tto il suo peso. O ra, alla vigilia della fine della storia, sull’orlo della discesa nella post-storia, p otrem m o decidere di dare diverse risposte ontologiche. Q u a n d o diam o form a al fu tu ro , n o n dovrebbe essere di p o r­ tata globale. N o n p u ò esserci u n un ico fu tu ro , d o b b iam o avere diversi fu tu ri. L e soggettività trascendentali, le culture, le società possono m antenere cam po libero p er il dispendio di energie che nasce dall’incon tro con se stesse, e il corto circuito in question e si m anifesta attraverso la sua tem poralizzazione: ciò assicurerà resi­ stenza del m on d o esterno e la continuazione di quelle che sono, sem pre e necessariam ente, storie locali. Il tem po continuerà, e il m on do, com e esperienza di un vero fa rs i presenza, sarà sostenuto dalla stru ttura della soggettività p rofon d a. L a storia rim arrà loca­ le. L a storia com un e dev’essere un a sin fonia delle diverse m usiche delle storie locali, create dagli speciali ritm i cronologici dei diver­ si tem pi, senza che un a parte tenti di soffocare e sopraffare le altre fino a che il p rop rio sia l’unico suono udibile. L a prossim a questione è: la form alizzazione dello stato-nazio­ ne riflette in m od o corretto ed esaustivo la struttura del soggetto trascendentale com e creatore della storia? Il fu tu ro tem po storico sarà necessariam ente nazionale (com e nella m odernità) o si espri­ m erà diversam ente? R ito rn erà forse a form e della prem odernità? Q u an d o H u n tin g to n evoca le civiltà, am m ette la possibilità del­ l’em ersione di localism i e identità locali diversi da quelli esistenti, degli “ artefatti” stati-nazione. L e civiltà sono com u n ità religiose e culturali - n o n co m u n ità etnico-nazionali. Possiam o im m agi­ nare di fare u n passo indietro, nella direzione pre-nazionale (in ­ tegrazione islam ica); o di fare u n passo avanti nella direzione p ost­ nazionale (l’U n io n e E u ro p ea o quella Eurasiatica); o possiam o tol­ lerare le altre civiltà nella form a di stati-nazione. L e narrazioni sto­

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io.

L ’ o n t o l o g i a d el futuro

riche e il m od o in cui la politica “ m ette in form a” il tem po p os­ sono essere m utate. Significa che c’ è un bel p o ’ di lavoro da fare, storicam ente parlan do. Finché qualcosa, o qualcuno, è vivo, p u ò cam biare n on solo il fu tu ro , m a anche il passato. Il gesto o l’azione significativa com p iu ta nel presente aggiungerà u n a n uova sfum a­ tura di senso al passato. Solo d op o la m orte il passato del singolo diventa prop rietà di qualcun altro. D i conseguenza, la storia dei popoli, delle società e delle culture è aperta. H a n n o la possibilità di fare la grande svolta necessaria per vedere il p ro p rio passato da una n uova prospettiva. C osì, la storia è m usica e opera delle M use. L e civiltà sono destinate a scontrarsi le une con le altre? N o n è scritto nella pietra: la storia m anca di regole lineari. L a differenza n on im plica necessariam ente lo scontro e il conflitto. O vviam en ­ te, la storia conosce la guerra. M a la storia conosce anche la pace. G u erra e pace sono sem pre esistite, ed esisteranno sem pre. Servo­ no a m antenere in vita la tensione e lo stress del presente. A l tem ­ p o stesso liberano e soggiogano l’orrore e la m orte. G u erra totale e pace totale sono ugualm ente ferali. L a continuazione della storia delle società locali p iu tto sto che un a singola narrazione storica p orterà alla conservazione dell’Es­ sere, e di conseguenza alla possibilità, per il fu tu ro , di venire ad esistenza. L a seconda opzione è la globalizzazione. Essa cancella il fu tu ro . N ecessita dell’avvento della post-um anità. Plasm a il post-m ondo, che è com posto da sim ulacri e strutture virtuali. A l p osto del sog­ getto trascendentale, il D asein , la società diviene u n enorm e cen­ trale com puterizzata, u n a m atrice, u n supercom puter. A l posto del tem po, crea sim ulacri del passato, del presente e del fu tu ro . Il sim ulacro del passato è la m em oria falsificata, il p ro d o tto dell’in ­ fluenza artificiale che riscrive la m em oria storica. C h iudere fu o ri il Z36

soggetto trascendentale perm ette al passato di essere cam biato co­ me u n D V D pirata. U n a versione m utata della società p u ò essere caricata com ep re q u e l. U n a sim ile sostituzione del passato è tecni­ cam ente possibile. U n controllo sufficiente sul presente consente u n a facile riscrittura del passato. L a sostituzione del fu tu ro segue questa m anipolazione. D u e diversi brani, m escolati e suonati l’u n o insiem e all’altro p ro d u co n o ripercussioni cacofoniche nel fu tu ro . Il fu tu ro è pietrificato, e la sem antica del tem po si sfoca, si b iforca e si m oltiplica. M an ip olare il presente è u n p o ’ p iù com plicato e necessita di un livello di sofisticazione p iù elevato. Per rim uovere il presente, la soggettività trascendentale deve n on solo essere confinata ai m ar­ gini, m a sradicata. C iò presuppon e la transizione dall’u m an o al post-um ano. G li sviluppi nel progetto del gen o m a u m an o, le clonazioni, gli esperim enti con i ro b o t e le n uove generazioni di cyborg ci porta­ no tutti p iù vicino all’avvento della post-um anità. L ’obiettivo di questo processo è di prod u rre creature che m ancheranno di un a dim ensione esistenziale, con soggettività pari a zero. I sim ulacri posson o essere p rod otti non solo dalla ragione, m a anche dall’in ­ coscienza. L ’aspetto p iù im portan te di questo processo è l’aboli­ zione del presente. Q ueste creature post-um ane e questi oggetti inanim ati - anim ali, veicoli, piante, pietre, eccetera - n o n hanno alcun senso del presente. Se la globalizzazione continua, q u al è il destino della soggetti­ vità? Q u al è l’o n tologia del fu tu ro che - probabilm ente - n o n verrà mai ad esistenza? Si p otrebbe suggerire u n a risposta alq uan to poco ortodossa. D iam o per scontato che il m ultipolarism o sia nato m or­ to, che la storia sia finita e che il disegno della globalizzazione sia diventato realtà. C o m e sarà portato ad esecuzione l’esorcism o u lti­

237

io . L ’ o n t o l o g i a d e l f u t u r o

m o della soggettività trascendentale? C om e sarà realizzata la “ deci­ sione finale” riguardante l’abolizione del D a sein ì D o p o tu tto , fin o a che esistono l’u m an ità e le società, dovrebbero prendere questa decisione per se stessi. E ’ im possibile fare appello all’A ltro , q uan do p otrebbe essere incolpato o lodato p er la decisione e le sue conse­ guenze. U n sim ile riferim ento all’A ltro è accettabile solo quan do il Sè e l’A ltro son o u n o e lo stesso. Se perdiam o la nostra identità, perderem o anche Va lterità , la capacità di essere altro, e così la capa­ cità di distinguere tra il sé e ciò che è altro-da-sè, e di conseguenza di presum ere l’esistenza di un altro p u n to di vista. C osì, siam o noi gli autori della fine della storia, che riguarda noi e nessun altro. C osì, avendo esclusa la presenza dell’ A ltro , resta necessaria una spiegazione su com e l’u o m o possa com piere l’u ltim o gesto di autodistruzione. C o m e p u ò trasferire le iniziative dell’esistenza al m on ­ do post-u m an o, u n m on d o che scom parirà im m ediatam ente alla scadenza dell’u ltim o u o m o - perchè n on ci sarà nessuno rim asto per testim oniarlo? Q u esto è u n grosso problem a, e necessita di u n a visione ancor p iù p ro fo n d a rispetto alla stru ttura del soggetto trascendentale che dà vita al tem po e alle sue form ulazioni. N essun altro p u ò prende­ re decisioni su com e “ resettare” il tem po o finirlo, u n a fine che p u ò essere determ inata solo da n oi stessi, m ediante u n sacrificio finale suicida, attraverso l’esaltazione del corto circuito. D a q u i, il sogget­ to h a in sé la possibilità di u n sim ile “ cron ocid io” . L a globalizza­ zione e la fine della storia n on p osson o essere ridotte alla volon tà d i qualcu no che n o n sia la fon te della creazione del tem po, alm eno n o n nei lim iti della filosofia im m anentistica. D i conseguenza, ciò p u ò significare solo u n a cosa: che nelle p ro fo n d ità della soggettivi­ tà trascendentale sta u n altro livello che H usserl n o n h a scoperto. H u sserl era con vin to che il livello da lui scoperto fosse l’ultim o, 2,38

m a si scopre che n o n è così. C i dev’essere u n ’altra dim ensione che dev’essere ancora scoperta - la p iù nascosta. Possiam o designarla com e Soggetto R adicale. Se la soggettività trascendentale di H usserl dà form a alla real­ tà attraverso l’esperienza di un a m anifestazione di autocoscienza, il Soggetto R adicale deve trovarsi n on sulla via d’uscita, m a su quella dell’entrata. Si m anifesta solo nel m om en to della catastrofe stori­ ca finale, nell’esperienza traum atica del “ corto circuito” che è p iù forte e dura per u n m om en to p iù a lu n go di q uan to sia possibile sopportare. L a stessa esperienza che fa sì che la soggettività trascendenta­ le si m anifesti e palesi il suo contenuto, così dando vita al tem po con la sua m usica intrinseca, è considerata dal Soggetto R adicale com e u n invito a rivelarsi in u n ’altra m aniera - dall’altro lato del tem po. Per il Soggetto R adicale, il tem po - in tutte le sue form e e configurazioni - n on è niente p iù che u n a trappola, u n trucco, u n ’esca che fa procrastinare, in attesa della vera decisione. Per il Soggetto R adicale, n o n son o solo la virtu alità e i netw ork elettro­ nici la prigione, m a la stessa realtà lo è g ià diventata: un cam p o di concentram ento, u n ’agonia, e un a tortu ra. Il son n o della storia è il contrario della condizione in cui il Soggetto R ad icale p u ò esistere, com pletarsi e divenire. L a creazione della soggettività, la seconda form azione della tem poralità, è u n ostacolo alla sua realizzazione. Se accettiam o l’ipotesi del Soggetto R adicale, ci troviam o im ­ m ediatam ente di fro n te a u n ’ istanza che spiega chi h a preso la deci­ sione a favore della globalizzazione, del suicidio dell’um anità, e del­ la fine della storia; chi ha concepito q uesto pian o e lo ha realizzato. P u ò essere solo il gesto drastico del Soggetto R ad icale, che cerca la liberazione dal tem p o attraverso la costruzione di un a (im possibi­ le) realtà non-tem porale. Il Soggetto R ad icale è incom patibile con

2-39

io. L’o n to lo gia d el futuro qualsiasi struttura del tempo. Domanda con forza un anti-tempo, basato sul potente fuoco dell’eternità, trasfigurato alla luce della radicalità. Quando tutto e tutti sono svaniti, l’unica cosa che rimane è colui che non può svanire. Forse questa è la ragione per questa prova regina di tutte le prove.

240

C A P IT O L O II

LA NUOVA ANTROPOLOGIA POLITICA: L’UOMO POLITICO E LE SUE MUTAZIONI

il i

L ’U O M O C O M E F U N Z IO N E D E L L A P O L IT IC A

C iò che l’u o m o è deriva n on da se stesso com e in d ivid u o , m a dal­ la politica. E la politica, in q u an to regolatrice della violenza e del potere legittim o, che definisce l’u o m o . È il sistem a politico che ci dà form a. Inoltre, il sistem a p olitico h a u n potere intellettuale e concettuale, n onché u n potenziale trasform ativo senza lim iti. L a risposta alla dom an da an trop ologica si trova nella configurazione che il potere assum e nella società. Il p otere stesso consiste di due elem enti: il prim o è il potere di dar fo rm a al paradigm a, integrato nella società attraverso le istituzioni statali, e il secondo è il potere com e dispositivo della violenza, che serve com e strum ento p er in ­ tegrare il paradigm a nella società. D i conseguenza, l’unica suprem a autorità del potere e la sua struttura con trolla la nostra concezio­ ne politica di “ u o m o ” in un a determ inata società. Em erge qui la sfera dell’antropologia politica, lo studio del concetto politico di “ u o m o ” . M a c’ è anche il concetto dell’u o m o politico. L a differen­ za tra queste due categorie è che il concetto politico di u o m o è il concetto dell’u o m o com e tale, che ci è inculcato dallo stato o dal sistem a politico. L ’u o m o politico è u n o specifico strum ento che rapporta l’uom o al singolo stato e al sistem a politico. Inizialm ente lo stato o il sistem a politico instillano in n oi questo concetto, poi esso al tem po stesso garantisce e ci priva dei nostri diritti.

241

ii. L a n u o v a a n t r o p o l o g i a p o l i t i c a

A d ogni m od o , ad u n livello preconcetto, il livello dell’antro­ p ologia politica, sta a n oi darci (o privarci dei) i nostri diritti e as­ sum ere (o rim uovere) u n o status politico. N o i riteniam o di essere “'causa s u i”, causa di n oi stessi, e solo allora ci troviam o nella sfe­ ra della politica. In realtà è la politica che ci dà form a. Se siam o nati nel reparto m aternità di un ospedale o in u n cam po, se siam o p ortati in u n quartiere dotato di elettricità o in u n a lurida capan­ n a oscura, dipende dalla politica. L a politica ci attribuisce il n o ­ stro status p olitico, il nostro n om e e la nostra stru ttura antropologica. L a stru ttura an tropologica dell’u o m o m u ta al m utare dei sistem i politici. D i conseguenza, l’u o m o politico e la n ostra antro­ p ologia politica stessa assum ono form e differenti d o p o la transi­ zione dalla società m oderna a quella tradizionale. Se rim aniam o nei confini delle strutture convenzionali dell’an trop ologia politi­ ca, descritte dettagliatam ente nel m io lib ro “ L a filo so fia d e lla p o ­ litica ” ™ , possiam o sottolineare due nozioni. In prim is possiam o dire: « C h e terribile cam biam ento nell’antropologia politica, quel­ lo che è seguito alla conversione d ello stato tradizionale nello stato m o d e rn o !» . Possiam o esserne stupiti, am m irati di fro n te al fatto che n on solo le istituzioni politiche m a anche l’u o m o stesso al suo livello fondam entale si sia trasform ato. M a p oi ci troviam o inevi­ tabilm ente di fron te al fatto che, o ra com e ora, siam o in u n a fase di passaggio dalla m odalità politica della m od ern ità a quella della postm odern ità, e realizziam o che atto rn o a noi il p an o ram a è com ­ pletam ente n u o vo . D iven ta evidente, dalla nostra prospettiva, che i param etri tan to della società tradizionale q u an to di quella m oder­ n a si com pen etran o. D ifatti, l’hom o p oliticu s era u n p resup p osto di entram bi i paradigm i. Sicuram ente la m odernità h a u n p o lo che è35 335A . Dugin, Filosofija politiki, Moskva 2004. [N d C J

n .2. I confini della post-antropologia

quello dell’in d ivid uo razionale, au to n o m o, m entre l’altro suo p o lo è caratterizzato da un certo ensem ble olistico. Per q u an to riguar­ da la postm odern ità, essa nega l’esistenza di differenze tra queste due concezioni di società, della politica e dell’u o m o . N o n h a im ­ p ortan za che questo stesso u o m o sia costituito secondo l’ap p roc­ cio liberale individualista o secondo l’ eidos336 olistico, il risultato è com u n qu e l’U om o.

11.2

I C O N F IN I D E L L A P O S T - A N T R O P O L O G I A E L ’O R I G I N E D E L L A P O S T - P O L I T I C A

A questo stadio siam o in grado di enucleare alcuni sin tom i com ­ pletam ente n u o vi dell’u o m o che nasce dalla politica della p o stm o ­ dernità: depoliticizzazione, autonom izzazione, m icroscopizzazione e sub- e transum anizzazione. L ’uom o di oggi, insom m a, n o n è con ­ siderato u n tutto - le sue com p on en ti son o ritenute indipendenti. Im p ortan o i suoi desideri, le sue em ozioni, i suoi u m o ri e le sue in ­ clinazioni. A llo stesso tem po, m entre da u n lato l’attenzione si spo­ sta dal livello individuale a quello sub-individuale, dall’altro il li­ vello sub-individuale si con fon d e con altre sub-individualità, ossia entra nel regno del trans-individuale. L a con fusion e di u n a disco­ teca m oderna è una b u o n a m etafora p er questa trans-individualità. È possibile distinguere coppie, figure, m odalità espressive e tra i sessi in un a quadriglia, o p erfino nel rock, che è la tarda m od ern i­ tà, m a in u n a discoteca oggi ci sono creature di sesso incerto, ap ­ parenza indefinita e identità vaga, che si m u o von o al ritm o della m usica. In oltre, anche il ballo ha u n a n atu ra iper-individualistica: * 33éNella teoria delle idee platonica, Veidos designa la forma essenziale di qualcosa, prima che venga astrattamente rappresentata in un pensiero, o dal linguaggio.

M3

ii. L a n u o v a a n t r o p o l o g i a p o l i t i c a

i ballerini n on si m u o vo n o , ven go n o m ossi. Q u ello che m uove u n ballerino m u o ve anche gli altri. Si m u o von o separatam ente? N o , i loro corp i si m u o v o n o sim ultaneam ente, cedendo a u n ’on ­ da com une. Q ualco sa di sim ile sta accadendo nella politica: la deindividualizzazione dell’ in d ivid u o o e la sub- e transindividualizza­ zione delle istituzioni e delle stru tture politiche. C osì, ci troviam o di fron te a u n a politica com pletam ente n u o­ va, la cui essenza è il diniego della p olitica stessa com e linea di ten­ denza riconoscibile che si im pon e. A prescindere da com e risolvia­ m o la questione del potere (a chi appartiene - all’élite, alla casta, ai p reti, ai guerrieri o al parlam ento dem ocratico), sarà sem pre la cri­ stallizzazione delle relazioni politiche. Interessi, posizioni, livelli, status e ru o li son o sem pre visibili. A b b ia m o a che fare con un a so­ cietà p o litic a , m o d ern a o tradizionale che sia. M a se ci si propon e di espungere la stessa questione del potere, di sostenere che un a si­ m ile nozione n o n esiste, se siam o spinti a ritrattare la dom anda, se ci

è

vietata la stessa nozione di soggetto del processo politico, sarà

spodestata da u n ’entità rizom atica (G illes Deleuze e Felix G u attari usano i term ini “ rizom a” e “ rizom atico” per descrivere la teoria e la ricerca che consente p un ti di entrata e di uscita m ultipli, n on ­ gerarchici, nella rappresentazione e nell’interpretazione dei dati), che H ard t e N e g ri chiam ano “ m oltitu d in e” 337. Q ueste “ m oltitu ­ dini” rappresentano sia il soggetto che l’autorità. D i conseguenza, il concetto di Stato è sostituito da quello di post-Stato. C os’ è il post-Stato? È l’idea dell’abolizione dello Stato. Il processo di de­ m onizzazione dello Stato inizia con la tesi che lo Stato interferisca

337Secondo Hardt e Negri la “ moltitudine” è un soggetto sociale collettivo che mantiene in vita l’impero globale di oggi, ma che lo condurrà anche alla sua distruzione.

2-44

ix.2. I confini della post-antropologia

con la proprietà privata. L a stessa parola, “ lo Stato” , diventa u n ’in ­ vettiva, e la sua abolizione sem bra la soluzione p iù ovvia. D o p o ciò, va abolita ogni cosa che interferisca con la libertà assoluta. A lla fine, tutte le form e di sim m etria verticale (asse di u n a ge­ rarchia atop-to-bottom ” ) son o soggette alla distruzione, e tu tto di­ viene orizzontale. A llo stesso m od o, le linee di tendenza verticali del potere e dello stato diven gono orizzontali, e così va in fu m o l’an trop ologia politica, che im plica un a determ inata costruzione dell’in d ivid u o , e si dissipa nello spazio della polvere rizom atica. Si p otreb b e chiam arla apoliteU F* , m a se lo fosse davvero osserve­ rem o u n graduale dissolversi del politico verso l’entropia. Invece n on stiam o discutendo di ap o liteia o di indifferenza nei co n fro n ti della p olitica, al contrario andiam o in con tro a u n trend pianifica­ to, assiologico. È la liquidazione delle strutture politiche, o della struttura del Politico, se vi ricom p ren d iam o le strutture della m o ­ dernità e della p ostm od ern ità politica. In som m a, di fro n te alla postm odernità, entram be sono rifiutate. A llo stesso tem po, per denunciare attivam ente il Politico, è necessaria una volon tà p o li­ tica. Em erge così che la postm od ern ità è carica di significato p o li­ tico, e in particolare di un significato im perioso, epistem ologicam ente ossessivo ed obbligatorio di apoliticizzazione. N o n è m era entropia della stru ttura politica, è un contro-progetto rivoluzion a­ rio, u n o schem a teorico, quello della post-antropologia politica. E il nucleo di questa post-antropologia è, ovviam ente, questa re­ te rizom atica sub e transindividuale. È questa nebulosa caotica di m oltitud in i che sta deliberatam ente distruggendo le strutture del-

,,8ln latino “ apoliticità” . Sia Julius Evola che Ernst Jiinger hanno usato il termine per descrivere la propria tardiva indifferenza nei confronti della politica attiva.

24 5

IX. L a N U O V A A N T R O P O L O G IA P O L IT IC A

la vo lo n tà che ap p arten gon o al P olitico (das Politische), nella loro classica accezione schm ittiana.

11.3

I S O G G E T T I C E N T R A L I D E L L A P O S T P O L IT IC A

O ggi possiam o riassum ere la situazione cosi: aggiungiam o la stra­ tegia corrosiva, d istruttiva della p ostm od ern ità p olitica (che p os­ siede lo stesso disp ositivo autoritativo offensivo) alla sfera del Poli­ tico (che, nella classica vision e p olitica schettinai com prende la pre­ m od erni e la m odernità), e otteniam o la politica nel su o significato p iù am pio, assoluto. Q u esto è il P olitico A sso lu to (absolut P o liti­ sche), e nei suoi con fin i possiam o situare due m odelli an trop olo­ gici di base. S u o n a naturale: il p rim o è l’“ u o m o con tem poran eo” , costrutto del P olitico, che si ribella contro la politica. È com e un ballerino in discoteca, h a il suo blog, vede la T V , vota p er l’opposizione (q u in d i si identifica, a u n livello latente, con la tendenza p oli­ tica anti-statale, distruttiva, anche se m anca di u n a visione politica coerente e ragionata). D i fron te a qualsiasi concetto politico inte­ grale dice subito “ n o ” , la sua attitud ine nei suoi con fron ti è m ol­ to aggressiva e crea u n ’influenza m irata. L ’altra figu ra è il soldato politico (D a s p olitisch e S o ld at). “ Il soldato p olitico” è u n concet­ to diverso, svilu p p ato negli anni ’ 30, ed è im a figura che riassum e q u ello che ab biam o definito l’approccio classico a das Politische. L a sua definizione è pittoresca: il soldato politico differisce dall’u o m o com u n e perchè uccide e m uore p er la politica. Il suo uccidere e la sua m orte diventano u n elem ento esistenziale della m anifestazione del Politico e così il Politico per lui assum e un a dim ensione esisten­ ziale. Il politicante, a differenza del soldato politico, h a a che fare con il Politico, m a n on uccide m ai, né m uore p er esso. Q u an to il 246

ii-3- I soggetti centrali della postpolitica politicante si trova di fron te alla m orte e all’om icidio, dice: “ N o , m eglio rivedere le m ie convin zion i.” . Q u esta è un a splendida im m agine rom antica, utilizzata du ran ­ te parte della m odernità e del X X secolo, dove possiam o am m irare questi m eravigliosi soldati politici. L e parole di N ietzsche illustra­ no il loro ruolo nella storia del X X secolo. Sebbene le guerre nel X I X secolo fossero com battute per scopi m ateriali, « u n ’età gu er­ riera si avvicina, che ristorerà l’onore del coraggio ! E indicherà la via per u n ’era ancora p iù gloriosa e raccoglierà le forze che in seguito saranno necessarie - l’età che con d u rrà l’eroism o nella conoscen­ za, e in cui si m uoveran n o guerre per am ore delle idee e delle loro con segu en ze»339. Q u a n d o sarà, questo tem po? Era il X X secolo. L ’ intero X X secolo p ullu lava di soldati p olitici che si uccidevano a vicenda per le loro convinzioni. U ccidevano ed erano uccisi. In o l­ tre, ogni sòcietà tradizionale (ad esem pio quella di G en gh is K h an ) era fon d ata da soldati politici. A n ch e l’im p ero russo era stato fo n ­ dato da soldati politici. L a m odernità era m olto sensibile a questa figura. D ico n o che il soldato politico com batte solo per idee spi­ rituali, “ alte” , m a n o n è q uesto il caso. Perfino u n liberale p u ò di­ ventare u n soldato p o litico (sebbene n o n ci sia nulla di spirituale o d i n obile nelle idee liberali). P u ò m orire per ideali p iu tto sto in ­ sensati, m a rim ane u n soldato politico, e ciò è m olto im portante. Il soldato politico è u n a nozione strum entale, e n on dovrebbe diven­ tare u n ’ iperbole. È u n ’affascinante - m a m eram ente utilitaristico - elem ento della m odernità. N o i crediam o che, a livello di an trop ologia politica, q uesto sol­ dato p olitico si trovi a fronteggiare l’an d roid e decom posto, rizo339F. Nietzsche, L a gaia scienza: e Id illi d i M essina, trad. di F. Masini, Adelphi, Milano 1977.

247

ii. L a n u o v a a n t r o p o l o g i a p o l i t i c a

m atico, p ost-um ano. Potrebbe sem brare che fossim o p ro n ti a m et­ tere da parte le nostre differenze ideologiche e ad affrontare il m o n ­ do postm od ern o con il soldato p olitico. M a la m ia tesi è che, dalla p rospettiva del m om en to in cui ci troviam o, viviam o in u n a società dove questo con flitto è possibile, m a al tem po stesso il suo risulta­ to è predeterm inato. In realtà la figu ra dell’u o m o politico viene rim ossa, e il suo spazio an tropologico viene occupato da un a n u o ­ va figura, m olto acuta e sospetta, che n on è p iù quella del soldato politico m a, allo stesso tem po n on è parente del sibilante, cinguet­ tante sub -in d ivid u o rizom aticò, Q u esta figura è u n sim ulacro del­ l’u o m o politico. È u n a figura che im ita il soldato politico così co­ m e la p ostm od ern ità im ita la m odernità. In ultim a analisi, n on si prevede u n o scenario di scontro “ u m an o vs. p ost-u m an o” . A l con­ trario, ciò che ci troviam o davanti è il m arcio post-u m an o liberale in tutta la sua gloria e lo p seudo-um an o, lo pseudo-soldato, in cui l’essenza generale di questa fase storica si è condensata. Ecco perchè abbiam o il fen om en o del fascism o contem poraneo, che è u n ’illu­ strazione perfetta di questa condizione. O gn i vestigia di fascism o incarnato da soldati politici si è esaurita nel 1945. O gn i fascista di­ chiarato d op o il 1945 è u n sim ulacro. L e paure dei liberali nella form a di fascisti son o un a parodia. Essi n on sono tro p p o diversi dalle masse decom poste che si van n o dissolvendo. Il com uniSm o, che h a retto p iù a lu n go del fascism o, h a creato il suo sim ulacro in se stesso. G li u ltim i com unisti erano già soldati pseudo-politici. O ggi il com uniSm o n on ha chances di risorgere, e lo stesso vale per il fascism o. Presto ci renderem o con to che il liberalism o è giun to allo stesso p u n to . A lm en o i nostri liberali, che n o n son o davvero liberali, ci dim ostran o che, per soldi direbbero tu tto e il contrario di tutto. A b b ia m o a che fare con entità che m ancano di qualsiasi som iglianza con l’antropologia p olitica classica. 2 ,4 8

II.4 -

ii.4

U fatalismo della post-antropologia e la Città degli angeli

I L F A T A L IS M O D E L L A P O S T - A N T R O P O L O G I A E L A C IT T À D E G L I A N G E L I

Per q u an to siam o in grado di discernere, abbiam o a che fare con la “ piega” di Deleuze (il concetto perm ette u n pensiero creativo sul­ la p rodu zion e della soggettività, e in definitiva sulle possibilità di produrre form e n on um ane di soggettività): abbiam o il con fron to tra l’an trop ologia post-politica e il soldato pseudo-politico. In q u e­ sto caso, l’antitesi del post-um an o è il n on -um an o. Se lo affron tia­ mo, acquisiam o un a prospettiva com plessa e intrigante. E u n a d i­ sperazione fantasm agorica, a cui h a ceduto Baudrillard340, descri­ vendo il m on d o attraverso categorie radicali post-storiche, op p u re la sensazione di insoddisfazione verso la “ piega” , verso questa p ro ­ spettiva post-antropologica. A d ogni m o d o , se cogliam o l’inevitabilità, la fatalità di queste due visioni alternative, possiam o fare u n passo indietro e valutare la situazione. C i siam o posti la questione dell’an trop ologia e d o b b iam o cer­ care u n a risposta, e allo stesso tem po d ob b iam o riconoscere questa post-antropologia, cioè n o n aspettarla com e qualcosa che arrive­ rà m a renderci conto che è già qui. C h e vantaggi ha questa p ro ­ spettiva? Io ritengo che Schm itt, che ha dato form a all’approccio più tradizionale del Politico, potrebbe darci qualche indicazione. Egli h a scritto di teologia politica, sostenendo che tutte le id eo lo­ gie politiche e i sistemi p olitici sono m odelli teologici com pleti con proprie religioni, dogm i, istituzioni e riti. Ecco perchè, per com ­ prendere la politica, bisogn a considerarla com e u n fen om en o reli-

34°Una delle principali idee di Baudrillard è che la realtà contemporanea è fat­ ta di concetti esimboli che non hanno un significato corrispondente nel mondo reale: tale condizione è stata da lui definita “iper-reale”.

249

ii. L a n u o v a a n t r o p o l o g i a p o l i t i c a

gioso. M a la teologia politica p resup p on e l’esistenza di u n telosw politico, che p u ò essere u n costrutto dell’u o m o , com e il Leviatano di H o b b es542, o p p u re p u ò essere u n a costruzione n on um ana, co­ m e il m odello cattolico di im p eriu m , tanto caro a Schm itt. N a tu ­ ralm ente, nella stru ttura post-antropologica, nella postm odernità, questo appello al telos com e fattore politico che plasm a il sistema in form a di teologia integrale n on ci aiuta m olto, dal m om en to che ab biam o travalicato i confini della teologia politica. È im possibile parlare di an trop ologia politica in relazione al m odello post-antropologico della p olitica odierna. È a n oi vieta­ to parlare di u n a teologia politica integrale perchè siam o testim oni di questa trasform azione fondam entale della “ piega” . D i cosa p os­ siam o parlare, allora? A b b ia m o processi politici, fon ti di potere e dispositivi di influenza, possiam o osservare epistem ologie paradig­ m atiche, che son o prom osse così com e lo erano nel q u ad ro della politica tradizionale. Esse rim an gon o con noi, il che significa che il Politico, nel suo senso p iù lato, è qui, m a n on lo sono p iù né l’u o ­ m o né D io . C h i è l’attore della post-politica? C ’ è u n ’ ipotesi che io chiam o A ngelopolis, “ la città degli A n g e li” , o “ A n g elo p o liteia” (p o­ litica angelica), che costituisce l’anello di congiunzione tra la teolo­ gia politica e l’angelologia politica. C iò significa che la sfera del p o ­ litico sta com inciando ad essere con trollata da (e sta com inciando a radicarsi su) u n con fron to tra entità superum ane. Q ueste enti­ tà n on sono né um ane né divine. A A ngelopolis ha u n potenziale enorm e di assegnare ruoli politici senza tener conto degli um an oi­ di e dei post-um anoidi. A d esem pio, si potrebbe pensare che sia un *34 1

34IIn greco: “scopo”, “fine”. 341Ne “Il Leviatano” Hobbes propugna l’idea di una monarchia assoluta sulla base dei principi del contratto sociale (un accordo tra il monarca ei sudditi). 250

n-4- Il fatalismo della post-antropologia e la Città degli angeli u o m o a inviare u n S M S , m a in realtà è F S M S che si invia da solo. C onsideran d o il grado crescente di standardizzazione e la m ancan­ za di originalità in questi m essaggi, la lo ro essenza ultra-individuale si fa sem pre p iù evidente. N ella post-politica, in realtà, c ’è u n centro di com ando. C i so­ no attori e decisioni, m a son o com pletam ente de-um anizzate, nella postm odernità. S on o oltre gli schem i dell’antropologia. Possiam o trovare conferm e a questa ipotesi negli insegnam enti e nelle esca­ tologie tradizionali, che afferm ano che la Fin e dei T em pi n on sarà innescata da m an o um an a, m a si ferm erà ap p en a prim a dell’ora fi­ nale. L a tto finale n o n dipenderà dall’u o m o. Sarà un a guerra di angeli, un a guerra di dei, u n co n fro n to tra entità n o n vincolate da leggi o regole econom iche, e che n on si identificano con alcu­ na religione o élite politica. E questa gu erra angelica p u ò essere considerata politicam ente. O ssia l’A n gelopolis, o la P olitisch e A n ­ gelologie, a cui m i riferisco, depu ran don e il concetto da ogni m isti­ cism o o esoterism o, h a lo stesso senso e la stessa natura della m e­ tafora schm ittiana della “ teologia politica” . L ’angelologia politica dev’essere considerata u n a m etafora che è al tem po stesso scientifi­ ca e razionale. V A n gelop olis è u n m etod o p er com prendere, p er in ­ terpretare e decifrare erm eneuticam ente i processi contem poranei che ci circondano e son o considerati alieni all’an trop ologia politica, alienati dall’um an ità com e specie e com e nozione politicam entee istituzionalizzata e costruita343.

,4,SuIlo stesso tema, cfr. l’appendice A . [N d C ]

Z51

C A P IT O L O 12

PRASSI POLITICA DELLA QUARTA TEORIA

G li aderenti alla Q u arta Teoria Politica h an n o b isogn o di u n pia­ no. Il p ian o è basato sulla seguente idea: se la Q u arta Teoria P oliti­ ca è un insiem e di concetti e un a definizione teorica, allora questa teoria d eve essere realizzata, perché ogni costruzione teorica p u ò alternativam ente essere m essa in pratica e vivere o m eno, a causa delle circostanze. Q u in d i, se teorizziam o e dibattiam o della Q uarta Teoria Po­ litica, dovrem m o anche pensare a com e p otreb b e essere realizzata nella pratica. A d ogni m o d o questo d ovrebbe farci riflettere, per­ chè la Q u arta Teoria Politica m ira a concludere la top ografia p o ­ litica della m odernità, con tutti i suoi intrinseci m odelli dualistici nascosti. Possiam o elaborare u n o schem a che rappresenti la cor­ relazione tra la teoria e la sua applicazione in diversi am biti di co­ noscenza: scienza, m etafisica, religione, filosofia, tecnica, e nell’uso com une. Am bito Scienza

I

2

Teoria

Pratica (cose)

(contemplazione) Metafisica

Principio

Religione

M ito

Rituale

Filosofia

Mentalità

Attività

Tecnica

Idea (Progetto)

Manifestazione

Realizzazione (implementazione)

U so comune

Pensiero

253

Azione

iz. P r a s s i p o l i t i c a d e l l a Q u a r t a T e o r i a

In calce .c’è u n a tabella con questi diversi am biti di conoscenza sull’asse orizzontale, e con due colonne sull’asse verticale, “ i ” e “ z ” : la p rim a colonna riguarda la teoria in m ateria, e la seconda invece la sua applicazione pratica. L ’osservazione di queste colonne p u ò condurci a conclusioni interessanti, a com inciare dalla d om an d a su cosa sia la teoria in ter­ m in i di scienza (in altre parole contem plazione, visione) e cosa sia la prassi (il term ine deriva dal greco “p ragm a” , cioè oggetto, reifi­ cazione, azione). Q u a n d o , anni fa, è sorto il p roblem a di definire cosa sia u n a “ cosa” (“ res” , da cui “ realtà” ), i tentativi di rinveni­ re u n term ine corrispondente nella filosofia contem poranea han­ n o con d o tto alla rivelazione che in greco n on c’è nessun term ine equivalente accettabile p er questa p arola latina. “ P ragm a” è l’azio­ ne e l’“ atto” al tem po stesso. E ’ u n oggetto attivo, m a n on nel sen­ so di “ com p im en to” . E c’è in A ristotele u n “ esistente” che nelle traduzioni latine successive è reso con “ res” . Q u in d i in greco n on c’è il term ine “ cosa” , e ciò è m o lto signi­ ficativo, perché significa che è lo stesso concetto di realtà che n on esiste. L a realtà è costituita sulla base della res, la realtà è un a p ro ­ prietà della res, la realtà

è

(di chi? cosa?) - è qualcosa che si riferisce

alla “ cosa” , la “ cosalità” . C ’è q u in d i la p arola “p ragm a” , “ esisten­ te” e “ prassi” che ren d on o il latino res. P ragm a è allo stesso tem po l’azione e l’oggetto. È m olto interessante: tutta la m etafisica greca si evolve tra la “ teoria” com e contem plazione e l’ “ azione” (p raxis), b en lun gi dalla rigida soggettività latina, la “ cosalità” celata nel term ine res. Se am pliam o il succitato dualism o della tabella, ci im battiam o nel m odello di G u é n o n del “ p rin cip io del m anifestato” 344; nello 544R . Guénon, “ L ’uomo e il suo divenire secondo il Vedanta” , Adelphi,

specifico, notiam o che q u i la m anifestazione è p iù vicina alla pras­ si, m a n o n a ciò che è m anifestato; possiam o vedere l’attività corri­ spondente nella seconda colonna, che riguarda la prassi. Se faccia­ m o qualche ulteriore osservazione sulla storia e la sociologia della religione, incontriam o il fun zionalism o e la “ sociologia um an a” di M alin ow ski345, che esam ina questa divisione tra m ito e rituale. L a definizione originale greca di m ito m erita di essere ram m en ­ tata: il m ito è un a storia che viene narrata durante u n rituale. L a dualità di m ito e rituale è u n o degli argom enti principali trattati am piam ente tanto nella storia della religione q u an to dell’an tro p o ­ logia sociale. N ella filosofia si p u ò osservare la “ m entalità-attività” , o C a tt iv ità m entale” (questo ab bin am en to e dualità di parole è si­ mile al b in om io “ teoria-prassi” ). E, infine, l’aspetto tecnico è p iu t­ tosto sem plice - è il dualism o di un progetto e della sua realizza­ zione. C o sì ab biam o due colon n e. Se aggiungiam o la Q u arta T eo ­ ria Politica alla p rim a colon n a, p robabilm en te possiam o trovare un concetto specifico nella Q u arta T eoria Politica da farle corri­ spondere nella seconda colon n a. Se la Q u a rta Teoria Politica fosse un a variante ideologica o u n a qualche com binazione degli elem en­ ti delle teorie politiche della m odernità, la corrispondenza sarebbe rigida. Cioè a dire, se creiam o u n ulteriore concetto, costruito sugli stessi elem enti e basato sulla stessa topografia delle ideologie p o li­ tiche della m odernità, d ovrem m o parlarne n on solo in teoria, m a anche in pratica, nella seconda colonna.

M ila n o 19 9 2 .

3+5Bronislaw Malinowski (1884-1942), antropologo polacco, i cui studi etno­ grafici, basati su una notevole esperienza sul campo delle popolazioni tribali, erano pionieristici nelPapproccio.

2-55

i2 . P r a s s i p o l it ic a d e l l a Q u a r t a T e o r ia

E in generale sarebbe interessante farlo, perché parlare dei cam ­ p i sem antici associati con la Q u arta Teoria Politica avvicinandoli alla seconda colon n a potrebbe essere davvero utile, m a lascio que­ sto p roblem a ad altri, e p ro p o n go u n ’altra strada. Il p u n to è che se parliam o del nucleo p iù interno della Q u a r­ ta Teoria Politica e delle sue questioni fondam entali, capiam o che l’idea centrale della Q u arta Teoria Politica è allontanarsi dal dua­ lism o tra soggetto e oggetto, tra intenzione e realizzazione e dalla topografia duale su cui sono basate la filosofia della m odernità, la scienza della m odernità e la p olitologia della m odernità. N o n è u n caso che parliam o del D a sein com e soggetto di una teoria politica. Il D a sein , com e p rop osto da H eidegger, è u n m o ­ do di superare la dualità soggetto-oggetto, ossia u n ’aspirazione a trovare la radice dell’ontologia. H eidegger cita Vinzwischen, il “ fram m ezzo” , p rop rio parlando dell’esistenza del D a sein , la principale n atura del D a sein essendo p rop rio il “ fram m ezzo” . D a sein è inzw ischen. Q u a n d o parliam o della Q u arta T eoria Politica n o n d ovrem m o utilizzare il sistema del del dualism o p olitico classico, che è la sistem azione topografica tanto della m odernità q u an to dei tem p i di A ristotele, e presum ere che il suo soggetto e il suo cuore, la base del p o lo che è la Q u arta T eoria Politica, sia il D asein. È necessario invece esam inare la prassi della Q u arta Teoria P o­ litica in u n altro m od o, p rendendo in considerazione le critiche di H eidegger alla costruzione di u n ’on tolo gia non-fondam entale. H eidegger scrisse che, se vogliam o com prendere il D asein, dovrem ­ m o realizzare e costruire u n ’o n tologia fondam entale che n on per­ da il contatto con le radici ontiche (ciò che esiste; realtà) del D a ­ sein , e n on risalga idealm ente m ai a nulla di simile alle costruzio­ ni filosofiche generali degli ultim i 2 0 0 0 anni (da Platon e, o perfi­

no dall’ultim o dei presocratici, fin o a N ietzsche) su cui è basata la m odernità. D o vrem m o m ettere il D asein al centro, deve costituire il n u ­ cleo polarizzatore della Q u a rta Teoria Politica. C o sa significa q u e­ sto, nella prassi? Significa che il D a sein n o n d ovrebbe essere q u ali­ ficato né com e u n costrutto teorico né com e u n p rincip io. D o vre b ­ be fun gere da m ito, com e u n a narrazione? Q u esto ci si avvicin a di p iù , m a d ovrebbe essere considerato con p iù attenzione. N o n d o ­ vrebbe essere usato com e spiritualità, q u an to m en o n on com e spi­ ritualità ontologica. A llo stesso m odo, n o n d ovrebbe essere usato com e u n ’ idea, né com e n u lla che riguardi il soggetto. T en en d o in m ente questo status universale e pre-dualistico del D asein nella filosofia di H eidegger, voglio suggerire u n riferim ento a q ualcosa d i radicale, a qualcosa che preesiste a q uesto dualism o, per definire la prassi della Q u a rta Teoria Politica. In altre parole, qual è il centro della prassi della Q u arta Teoria Politica? Q u esto centro è qualcosa che sta tra le due colon n e della tabella, tra la teo­ ria e la pratica. M a ciò n on significa affatto che sia la lo ro com b i­ nazione, o un giusto m ezzo. U n “ giusto m ezzo” è u n ’insensatezza da cui dob biam o prendere le distanze. N o n dovrem m o cercare un giusto m ezzo o un com prom esso tra le due colonne, tra le polarità di teoria e pratica, m a d ovrem m o trovare la radice da cui germ oglia­ no entram be, la loro radice com une. D alla p rospettiva dell’analiti­ ca del D asein , sia il soggetto che l’oggetto sono costrutti ontologici che derivano dal “ fram m ezzo” (inzw ischen). Siam o interessati all’istanza che ha dato origine sia alla teoria che alla prassi, alla situazione in cui la teoria e la prassi n on sono ancora separati e, a fo rtio ri, opposti. Siam o interessati a quel gene­ re di situazione in cui tan to il princip io q u an to la m anifestazione hann o u n a radice com une (n on possono m ai avere un a radice co­

2 -5 7

iz. P r a s s i p o l i t i c a d e l l a Q u a r t a T e o r i a

m une, nem m en o per u n m om en to, e ciò è particolarm ente inte­ ressante p er n oi), q uel genere di situazione in cui m ito e rito n on son o ancora separati, a quella situazione in cui m entalità e attività son o u n iti, dove idea significa realizzazione e realizzazione idea, e dove pensiero e azione han n o u n ’u n ica sorgente. Siam o interessati p ro p rio a questo livello interm edio che non è raggiunto da u n a considerazione orizzontale di queste coppie, m a solo da u n a dim ensione nuova, non-orizzontale. A differenza dell’hegelism o, del m arxism o, della teoria della com unicazione e dell’intera stru ttura della m odernità, n on siam o interessati a nulla che si situi sul con fin e tra teoria e prassi. Stiam o cercando qualcosa che n on appartiene al subspazio orizzontale, o a un a configurazio­ ne razionale delle colon n e, o al confine tra teoria e prassi. Siam o interessati a qualcosa di celato sotto la teoria e la prassi, da q u al­ che parte nella com u n e radice da cui entram be germ ogliano. D a questo p u n to di vista, la questione dell’assegnazione delle priori­ tà tra coscienza e m ateria nel p eriod o sovietico è com pletam ente sbagliata. L a p rio rità p er n o i è il p roblem a della radice com u n e, e dovrem m o crescere d a questa radice la Q u arta Teoria Politica e la sua Prassi. R ico n o sciu to il carattere basilare di questa nozione, possiam o dire che la Q u arta Teoria Politica è Teoria tan to q u an to è Prassi, ed è Prassi tan to q u an to è Teoria. In altre parole, se possiam o percepire il “ fram m ezzo” tra que­ ste due colonne, di cui abbiam o am piam ente parlato, se possiam o cogliere la geom etria di questo vettore p olitico (ossia del suo reale vettore filosofico e m etafisico), ci renderem o con to che questi due alberi crescono dalla stessa radice. Se ci concentriam o sul soggetto della Q u arta T eoria Politica, cioè sul D asein o su ll’ inzw ischen, capirem o che n on appartiene al­

la sistem azione orizzontale tra queste due colonne. Perchè parlia­ m o di radici e n on della testa? Q uesto è u n passaggio m olto serio e p ro fo n d o , perchè d ovrem m o accorgerci della riduzione in corso. Se realizziam o per p rim a questa riduzione orizzontale, e otteniam o

un risultato insoddisfacente, concluderem o che si doveva realizza­ re la riduzione verticale, m uoven d o verso le radici ontiche m a n on verso le altezze ontologiche. Quindi, dovrem m o trascurare n ozio­ ni come la dimensione dello spirito e del divin o e avvicinarci al caos e ad altri concetti verticali e orientati alla p rofon d ità. Nietzsche ha detto «N o n già quando la verità è sudicia, m a quan do è poco profonda colui che ricerca la conoscenza esita a tuffarsi nella sua acqua»346. Come possiam o form arci, di conse­ guenza, un a visione chiara di cosa sia la Prassi della Q u arta Teoria Politica? Prima di tutto rovesciando l’ordin e di queste due colon ­ ne. D ovrem m o considerare la prassi com e teoria, il p rin cip io com e m anifestazione, l’essenza m entale com e attività e il pensiero com e azione. C h e cos’è la Prassi della Q u arta T eoria Politica? E ’ con tem ­ plazione. Q u a l è la m anifestazione della Prassi d ella Q u a rta Teoria Politica? E ’ u n p rin cip io che dev’essere rivelato. S o tto che aspetto il m ito si realizza com e rito? D ivien e fatto teurgico (riconosciam o che la teurgia neoplaton ica è la rianim azione di statue). C h e cos’è l’attività com e m entalità? E ’ l’ idea che i pensieri siano m agici, che possano cam biare la realtà; è il suggerim ento che i pensieri possan o sostituire la realtà fattuale. L a Prassi della Q u a rta Teoria Politica ci conduce alla natura del m o n d o soprannaturale, all’antitesi del­ la m etafora d i W eber347 sulla realizzazione dell’aspetto tecnico del

346F. Nietzsche, Cosi parlò Zarathustra, op. cit. 347M ax Weber credeva che scienza e tecnica avessero reso impossibile, per l’uomo moderno, credere nel soprannaturale (“ disincanto del mondo” ).

259

iz. P r a s s i p o l i t i c a d e l l a Q u a r t a T e o r i a

progetto. C o s’ è il m o n d o soprannaturale? E ’ u n m on do dove non c’ è barriera tra l’ idea e la sua realizzazione. E ’ il principio di adot­ tare un a visione m agica del m on d o basata sull’ idea che il pensiero è l’unica cosa che attraversa i m on d i, e tutto ciò che ci consente di attraversarli n o n è p iù di u n pensiero. C h e tipo di pensiero? Pen­ siero p uro. Il veicolo della Q u arta T eoria Politica e della sua Prassi vive in u n m on d o soprannaturale. C h e cos’ è la “ m entattività” ? E ’ u n a transustanza, u n a trasform azione dello spirito nel corpo e del corp o in spirito, ed è la questione principale delferm etism o. Siam o giun ti a realizzare che la Prassi della Q uarta Teoria P o­ litica n o n è u n a rozza realizzazione della Q u arta Teoria Politica in u n o spazio in cui la teoria è ipoteticam ente diversa dalla sua prassi. N o n c’è, nella Prassi della Q u arta T eoria Politica, u n o spazio ulte­ riore, u n altro topos, u n ’altra to p o lo gia rispetto alla teoria; abbia­ m o an nullato tu tti gli altri spazi p rim a d i com inciare, n o n durante il com pim en to m a p ro p rio all’inizio, p rim a di com inciare, in u n contesto pre-ontologico. In altre parole, n on dovrem m o guarda­ re avanti (n on sarà m ai cam biato) o indietro se davvero vogliam o cam biare lo squallore in cui viviam o, perchè è lì che son o state am ­ m assate le vestigia di ciò che ha reso possibile e reale questa form a definitiva di degenerazione. Q ueste radici n on sono u n m ero caso, l’ im m ondizia in cui viviam o n on è accidentale e ha u n a logica p ro­ fonda. Q u i, la m etafisica p rim ordiale si esprim e in tecniche m o­ derne e postm oderne. D i conseguenza, l’un ico sentiero del vero im pegn o politico è fare appello alle radici della Prassi della Q u a r­ ta Teoria Politica, libere dal processo evoluzionistico e dallo stesso concetto di evoluzione che ci ha con d otti qui dove ci troviam o ora, perché o il nostro im pegno politico è soteriologico ed escatologico, o n on ha ragione di esistere. E qui arriviam o all’ultim o p u n to . Che aspetto ha. un m ondo

che evita qualsiasi dualità? H a l’aspetto della postm odern ità, della virtualità. Il m on d o contem poraneo, sem pre connesso e virtuale, dice sem plicem ente: « q u e sta n on è teoria né prassi, n on è p rin ­ cipio né m anifestazione, né m ito né rito, né pensiero né a z io n e» . L a virtu alità è solo u n a caricatura della Q u arta Teoria Politica e della sua Prassi. E abbastanza paradossale, m a questa realtà p o st­ m oderna è più vicina al m odello unico della Q u a rta Teoria Politica e della sua Prassi di ogni altro elem ento delle precedenti topologie, com prese quella teologica e proto-teologica. C osì possiam o sollevare la dom anda: com e si relaziona il n o ­ stro tradizionalism o, o la n u o va metafìsica, con la p ostm odernità? 10 li considero m olto sim ili. L a virtualità cerca di confondere i cam ­ pi sem antici delle colonne su u n livello orizzontale, così da renderli indistinguibili. Possiam o dire che il rizom a di D eleuze è un a carica­ tura p ostm od ern a e post-strutturale del D a sein heideggeriano. Si assom igliano, e spesso son o descritti negli stessi term ini, m a p re­ state attenzione a com e il postm od ern ism o risolve il p roblem a del rovesciam ento dell’ordin e della colonna: lo risolve facendo ap p el­ lo alla superficie, e questa è l’ idea centrale in D eleuze. R ico rd ia ­ m o la sua interpretazione del “ corpo senza organ i” 348 di A rta u d , la sua interpretazione della necessità di distruzione, del livellam ento della struttura, e la sua interpretazione dell’epiderm ide dell’u o m o, 11 suo strato esterno, com e base per lo scherm o su cui viene p ro ­ iettata la sua im m agine. È nella caricatura che la Q u arta Teoria Politica e il postm od ern ism o si incontrano. Se le colonne si m e­ scolano orizzontalm ente, com pare un a qualche follia. Possiam o

348Antonin Artaud (1896-1948), artista e drammaturgo francese che sviluppò il concetto di “ teatro della crudeltà” , con cui non indicava il sadismo ma un metodo per distruggere le falsità e svelare la verità sottostante.

zél

i2 . P r a s s i p o l i t i c a d e l l a Q u a r t a T e o r ia

adottare la tesi per cu i VH om o integros-, l’u o m o com pleto, integro, ap p u n to, consiste dell "H om o sapiens e dell’ H om o dem ensw . D e ­ leuze dice: « L ib e r a Yhom o d e m e n sl» . D ice che la follia dovreb­ be liberarsi dal giogo d e li’ H om o sapiens e realizzare la trasgressione tra le due colonne nella sfera politica. E q u i subentra il processo rizom atico, ionico e le concezioni cronologiche della tem poralità. Q u esta dem enza p ostm od ern a è sim ile alla Q uarta Teoria Politi­ ca, e ne differisce solo p er la sua orizzontalità, per la piattezza. Il p roblem a principale della p ostm od ern ità è l’elim inazione di ogni orientam ento verticale in term ini di altezza e profon dità. I tem pi della fine e il significato escatologico della politica non si realizzeranno da soli. A sp etterem o invano la fine. L a fine non verrà m ai se l’aspettiam o, e n on verrà m ai se n on l’aspettiam o. Q u e ­ sto è essenziale perché la storia, il tem po e la realtà h ann o strate­ gie particolari p er scam pare il G io rn o del G iu d izio, o m eglio, han­ no u n a strategia speciale consistente in im a m an ovra regressiva che crei l’im pressione che tutti siano giu n ti a u n a conclusione, e a u n accordo. Q u esto è l’arsenale poderoso del “ noch n ich t” heidegge­ riano, o dell’eterno “ n on ancora” . Se la Prassi della Q u a rta Teoria Politica n o n è in grado di realizzare la fine dei tem pi, allora sarebbe inutile. L a fine dei gio rn i dovrebbe venire, m a n o n verrà da sola. Q u esto è u n com p ito, n on è un a certezza. È m etafisica attiva. È u n a pratica. E p u ò essere u n a soluzione potenziale e razionale per quelle enigm atiche stratificazioni che si scopron o q u an d o si parla di Prassi della Q u arta Teoria Politica34 350. 9 349NeUopera di Artaud “ Per farla finita

con il giudizio di Dio ” (1947) egli

scrisse: «Q u an d o l’avrai reso un corpo senza organi, allora lo avrai salvato da tutte le sue reazioni automatiche e restituito alla sua vera libertà. » (A . Artaud,

Perfarla finita colgiudizio di dio, N uovi equilibri, Rom a xooo). [N dA \ 550Sullo stesso tema, cfr. l’appendice C. [N dC J

C A P IT O L O 13

IL GENERE NELLA QUARTA TEORIA POLITICA

Per com inciare, analizziam o quali principi riguardanti il genere sia­ no caratteristici delle teorie politiche della m odernità. Se esam i­ niam o con cura la prospettiva da cui socialism o, liberalism o, na­ zionalism o, fascism o e nazionalsocialism o operano, ci renderem o conto che alcuni aspetti sono com uni alla concezione classica del genere in tutte le teorie politiche della m odernità. D ’u n canto, d ò non è originale, perché la m od ernità q u i segue la società europea tradizionale (e p erfino la cristianità prem od em a), che era prevalen­ tem ente patriarcale. P erfino p rim a della cristianità era patriarcale, risalendo fin o ai tem pi im m em ori del M ed iterran eo che B achofen indaga nel suo libro, “ M u tterrech t” ™ . In altre parole, dietro alla m odernità, e dietro alla concezione m oderna di genere, c’è il p a­ triarcato occidentale, o globale. Q u esto patriarcato ha influenza­ to notevolm ente la stru ttu ra e la concezione m oderna, del genere. A d ogni m od o , il patriarcato ha sub ito alcune m odifiche p rim a di giungere alla form ulazion e definitiva delle regole di genere nelle teorie p olitiche della m odernità. 35 35IJohann Jakob Bachofen (1815-1887) era un antropologo svizzero che, nel

(Il matriarcato. Ricerca sulla ginecocrazia nel mondo antico nei suoi aspetti religiosi e giuridici, 2 voli., 2. ed., Einaudi, Torino 2016), suo libro, “ Mutterrecht”

sosteneva che il matriarcato “ lunare” - dove la luna rappresenta il femminino fosse la condizione primordiale della società umana, e che il patriarcato “ solare” sia emerso in seguito, contrapponendovisi.

263

i3 - I l g e n e r e n e l l a Q u a r t a T e o r ia P o l i t i c a

È accettabile considerare il genere in term ini sociologici: in al­ tre parole, il genere com e costrutto sociale. C iò è in contrasto con il “ sesso” anatom ico, concepito in term ini biologici. Il genere è una convenzione sociale che p u ò cam biare da u n a società a u n ’altra. A l­ lo stesso tem po, la form ulazion e politica del genere è la regola so­ ciale, che è considerata im perativa sulla base del potere politico. C osì le società tradizionali praticavano riti di passaggio o iniziazio­ ni, in seguito alle q u ali u n ragazzo diventava “ u o m o ” . Senza di esse n on aveva sesso né genere, dal p u n to di vista della società, ed era p rivato delle fu n zio n i sociali dell’u o m o (m atrim on io, partecipa­ zione alla caccia, e ai rituali). A seconda dei requisiti della società, i p rin cip i di genere p osson o cam biare. A d esem pio, nelle società che riconoscevano la schiavitù, gli schiavi m aschi n o n erano con­ siderati u o m in i, ed erano costretti ad indossare vestiti da donna. G li schiavi erano considerati donne e usati com e tali perché n on avevano lo status sociale degli u om ini. D i q u i la castrazione, la pri­ vazione degli attributi fisici m aschili di pari passo con il loro status sociale. Q u in d i, il genere è tanto u n fen om en o sociale q u an to p o ­ litico. Politico, perché abbiam o a che fare con la gestione di regole sociali regolate da un a società: com unità, polizia, e così via. Voltare le spalle a queste regole conduce a u n a varietà di sanzioni. L e tre teorie politiche della m odernità p o n gon o tutte le stesse dom ande: “ C hi è la persona, il soggetto politico? E cos’è il genere, politicam ente p arlan d o?” . O riginariam ente, la persona è l’uom o. D al p u n to di vista sociologico le donne sono diventate “ persone” solo recentem ente, e ciò solleva il p roblem a dei diritti p olitici delle donne. N ella p rospettiva m oderna, u n a d on n a n on è u n a persona. Persona p u ò essere solo l’uom o, e com u n qu e n on ogni u o m o , so­ lo m i tipo particolare di u o m o. L e caratteristiche di u n vero uom o in clu d on o la ricchezza (fino alla fine del X I X secolo in E u ro p a la 264

p rop rietà era attrib uto necessario della cittad in a n za , ossia del “ ge­ nere p o litico ” ), la razionalità, l’econom ia e vivere in città (il con ta­ dino n o n era considerato pari al cittadino p er peso sociopolitico). Così, nelle elezioni della p rim a D u m a di Stato russa, nel 1905351352, la voce di u n cittadino valeva quella di cento contadini. N ella m o ­ dernità u n contadino n o n è ancora u n a “ p erson a” . A ltri requisiti dell’essere “ u o m o ” sono la m aturità e l’età. Q u este categorie socio­ professionali e l’elem ento dell’età sono integrati nei concetti di ge­ nere e di “ fu n zio n i di genere” . L ’ultim a caratteristica è che l’u o m o deve appartenere alla civiltà europea e avere la pelle bianca. Q u a n ­ do si trattano congiuntam ente le questioni di superiorità culturale e razzismo, ecco l’ ” u o m o p olitico” , o 1’ “ hom m e p o litiq u e ” , da un p u n to di vista antropologico. I suddetti principi di genere sono l’asse p ortan te di tutte e tre le principali ideologie politiche della m odernità e delle loro deri­ vazioni. C o m u n q u e, all’in terno di queste ideologie ci sono diffe­ renze che investono la figu ra dell’u o m o . L a p iù “ uom o-centrica” è la teoria liberale, dal m om en to che considera la figura dell’u o m o adulto, bianco, ricco e razionale com e la regola, e com e u n fen om e­ no naturale. Il liberalism o canonizza questa concezione del genere e la generalizza, tentando di perpetuare in eterno il sistem a sociale borghese, tipico dell’ E u ro p a del X V I I I - X I X secolo. Il liberalism o afferm a la datità, la fattu alità di questa n ozione di genere, e la p ro ­ ietta nel fu tu ro : “ Il m o n d o m od erno è costruito da uom ini, co n ­ cepito e prefigurato da u o m in i, e apparterrà agli u om ini: H om o 351Dopo la rivoluzione russa del 1905 fu convocata la Duma di Stato, in teoria con l’intenzione di svolgere una funzione consultiva rispetto alla monarchia co­ me la camera bassa di un Parlamento. Ad ogni modo, le leggi emanate nel 1906 hanno limitato enormemente l’influenza della Duma sullo zar e i suoi ministri, che hanno mantenuto saldamente in mano il potere supremo.

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oeconom icus e h o m o jk b erm ” . U n a sim ile concezione del genere sta sub en d o alcuni cam biam en ti con il passare del tem po: l’area del genere che è coperta dall’ “ u o m o ” si fa p iù am pia: l’archetipo stan­ dard com incia a includere i contadini, i poveri, le don n e e le “ raz­ ze” n on bianche. C o m e si applica q uesto m eccanism o p er q uan to riguarda le donne? Si com inciano ad attribuire alle don n e caratte­ ristiche “ m aschili” : u n a d on n a d ’affari m anifesta qualità m aschili, le d on n e bianche diven tan o “ cittadine” . C o sì si com incia a pensare “ la d o n n a” com e “ u o m o ” . Il fem m in ism o liberale, q u in d i, aspirando a liberare le donne, in realtà m ira ad identificare la d o n n a com e u o m o e così m etterli sullo stesso p ian o dal p u n to di vista socio-politico, ossia a rappre­ sentare socialm ente la d o n n a com e u o m o . L o stesso m eccanism o si applica nel rappresentare il con tad in o delle cam pagne com e u n cit­ tadino, le “ razze” non bianche com e bianchi, i poveri com e ricchi, gli “ sciocchi” com e raziocinanti. U n a d on n a che siede al volante di una m acchina è u n u o m o o u n a caricatura dell’uom o. C o m u n ­ que, nella visione liberale, restano ferme le divisioni dei costrutti sociali di genere. L e d on n e posson o acquisire gli stessi diritti degli uomini, tecnicam ente, e così, facendo le fu n zio n i di u n u o m o , p os­ sono essere considerate uguali agli u o m in i, m a il costrutto sociale dell’“ uomo” e della “ d o n n a” è im m utato.

La seconda teoria politica, il m arxism o, parte da u n a posizio­ ne sim ile: il genere è u n a costruzione p olitica borghese, m a questa situazione è oggetto di critiche, e l’esigenza di cam biarla è espres­ sa. D a q u i nasce u n ’idea di uguaglianza assoluta, anche in term ini di genere. Il concetto di eguaglianza di genere nella seconda teoria p olitica differisce qualitativam ente rispetto alla concezione dell’e-35 353In latino “ uomo economico” e “ uomo artefice” .

266

guaglianza nella prim a teoria politica. Il fem m in ism o o l’egualitari­ sm o m arxista sostiene che sia gli uom ini che le donne, esistenti nel contesto dell’ideologia m arxista, cessano di essere u o m in i e d o n ­ ne che incarnano il genere standardizzato, im perativo dello sche­ ma liberale. Insom m a, assistiam o a u n desiderio di andare oltre al genere nella sua interpretazione borghese. L ’“ u o m o ” q u i perde il m o n o p o lio della razionalità. Il filosofo neom arxista ungherese G eo rg L u kacs354 sostiene che « il m etodo dialettico com e m etodo storico era riservato alla classe che fosse in grad o di scoprire in se stessa, sulla base della sua esperienza di vita, l’ identità d i sogget­ to e oggetto, il soggetto dell’azione; il “ n o i” della genesi: ossia, il p ro leta riato » 355. Partendo d a u n sim ile assunto, i m arxisti tradi­ zionali fan n o costantem ente appello alla follia, alla schizofrenia, agli schizo-rivoluzionari (D eleuze). Si affidano al proletariato u r­ bano che n on potrà m ai diventare com piutam ente borghesia, si rivolgono agli abitanti delle città che n on son o bianchi, m a ign o­ rano i con tadin i e gli abitanti di zone rurali, veden doli attraverso il prism a della p rospettiva borghese. M a com plessivam ente si p u ò ri­ levare u n a n uova tendenza nelle politiche di genere dei com unisti: riconoscono lo status q u o del genere e offron o la possibilità di cam ­ biarlo all’insegna del m aterialism o storico. Q uesto si traduce nella trasgressione dell’u o m o borghese in una direzione discendente, e l’appello al substrato m ateriale (letteralm ente, “ ciò che sta so tto ” ), al regno indifferenziato del lavoro, dove n o n c’ è differenza q u ali­ M4Gyorgy Lukacs (1885-1971), filosofo marxista e critico ungherese di origi­ ne ebraica, ricercava una prospettiva alternativa rispetto all’ortodossia sovietica. Le sue opere restano a tutt’oggi significative, soprattutto nel campo della teo­ ria della letteratura. Egli ha anche ricoperto, per un breve periodo, la carica di

della Cultura della Repubblica sovietica ungherese del 1919. 3S5G. Lukacs, Storia e coscienza d ì classe, SugarCo, Milano 1967.

Ministro

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i3 - I l g e n e r e n e l l a Q u a r t a T e o r i a P o l i t i c a

tativa tra la “ brava cu oca” 356, il m arinaio o l’eroe virile. I m arxisti si avventurano p erfin o oltre, dove n on resta nulla delle gerarchie e delle regole di genere. C osì, le idee m arxiste p iù radicali m iran o a distruggere l’archetipo borghese. L a realtà della prassi, ad o gn i m o ­ do, differiva dalla teoria: nella R u ssia di Stalin l’archetipo m aschi­ le deU’“ u o m o razionale, dom in atore” ha prevalso sem pre, n o n o ­ stante i tentativi di ricreare l’uguaglianza m arxista di genere seguiti alla rivoluzione del 1917. A d ogni m od o , l’idea di superare il co­ stru tto sociale dell’ “ u o m o ” m ediante il riferim ento all’anatom ia, alla “ m acchina desiderante” 357, è tipica del m arxism o. Il fascism o, la terza teoria politica, accetta il m odello delP“ uom o ” cittadino, bianco, europeo, razionalista, ricco, e v i si crogiola. Se il liberalism o accetta questo m odello com e n orm a, il fascism o inizia a riconoscere all’“ u o m o ” prop rietà addizionali. N e l nazio­ nalsocialism o, n o n basta che sia bianco, m a bianco nordico; n on basta che sia razionale, m a in possesso di quella specifica e unica form a di razionalità che solo la razza ariana germ anica possiede. Q u esta posizione è sim ile a quella di L évy-B ru h l, che sosteneva che solo gli europei avessero u n logos, e che invece gli altri p o p o li fosse­ ro guidati d a strutture sociali pre-logiche, pre-civilizzate. L a virili­ tà era ulteriorm ente esaltata, m entre le don n e erano incoraggiate a im pegnarsi son o in K in d e r, K irch en u n d K uch en (bam bini, chiesa e cucina). In seconda battuta erano afferm ati altri principi riguar­ danti il genere: ad esem pio da Ju liu s E vola nella sua “ M etafisica 356Vladimir Lenin disse, una volta, che nello stato socialista ogni brava cuoca avrebbe potuto, con la stessa facilità con cui lavora, governare uno stato. 357Deleuze e Guattari usano il termine “ macchina desiderante” per descrivere quella che appare loro come la natura sostanzialmente meccanicistica del desi­ derio, rappresentata come una sorta di macchinario inserito in una rete di altri macchinari biologici.

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d e l sesso” 3sS, in cui si sostiene la superiorità del m ascolino rispetto al fem m in in o, e che gli u o m in i sono potenziali dei latenti, e le d o n ­ ne son o potenziali dee latenti, m a posizionate u n p o ’ p iù in basso nella gerarchia dei sessi. A n alizzan do la terza teoria politica m e­ rita di essere m enzionata anche la concezione, p u r m arginale, del “ m atriarcato n ordico” , che costituiva u n ’o n tolo gia del fem m in i­ no. H erm an W irth *35936 , u n discepolo di Bachofen, afferm ò che l’Es­ 0 sere Sup rem o è una donna, m a che le donne son o com pletam ente differenti dagli uom ini. U n a d on n a che, p er la sua natura o n to lo ­ gica, fosse un a sorta di w eijle Frau ì&° . C o m u n q u e, nella terza teo­ ria politica, l’im m agine creata dal liberalism o e p o i ulteriorm ente ingrandita e m agnificata rim aneva la norm a. L a Q u arta Teoria Politica rappresenta l’aspirazione di superare la concezione del genere delle tre teorie politiche della m odernità. E allora qual è la strategia, qual è l’im perativo ? Prim a di tu tto, la Q uarta Teoria Politica fa uscire dalle parentesi l’“ u o m o ” , o, in altre parole, quell’ “ u o m o ” inteso com e u n genere costitu ito di costrut­ ti sociali, caratteristici della m odernità. L a Q u a rta Teoria P oliti­ ca n on si rivolge a quell’ “ ultim o u o m o ” , che rappresenta l’arche­ tipo chiuso, rigido, della m odernità. Fu ori dalla sfera del genere, la Q u arta Teoria Politica cerca i con torn i del suo “ u o m o ” . C i ri­ 3?8J. Evola, M etafisica d el sesso, 4. ed. corretta, Mediterranee, Roma 1996. 359Herman Wirth (1885-1981), tedesco di origini olandesi che riteneva esistesse un’antica cultura nordica universale, ormai dimenticata eccettuate alcune tracce che rimangono negli antichi miti e nella simbologia tradizionale. Dedicò la sua vita a lavorare per comprovare la sua tesi. Fu brevemente coinvolto nelle attività delle SS Ahnenerbe (“ Società di ricerca dell’eredità ancestrale”) negli anni '30, ma quando rifiutò di adeguare le sue teorie a quelle dei nazisti fu ripudiato e costretto all’esilio. 360Le weifie Frauen sono spiriti, elfi della luce della mitologia germanica. L’associazione con il colore bianco sembra risalire a Jacob Grimm. [N .d .T .]

i3 - I l g e n e r e n e l l a Q u a r t a T e o r ia P o l i t i c a

belliam o di fron te a questa costruzione farraginosa di “ u o m o ” co­ me possessore della ragione, della ricchezza, responsabile, abitatore delle città, bianco, e così via. Q u est’im m agine dell’uom o deve m o­ rire. N o n ha chance di sopravvivere, dal m om en to che è bloccato nella strada senza uscita della m odernità. R ip ro d u ce pedissequa­ m ente le piccole gerarchie ed è incapace di superare i p rop ri lim iti. U n u o m o del genere si crede im m ortale. N e l suo riflesso costrui­ sce realtà perm anenti, riflessi che negli specchi contem plano altri riflessi. L o stesso si p u ò dire di tutte quelle im m agini che hann o am pliato quella dell’u o m o m oderno: la d on n a d’affari, gli uom in i non-bianchi che rico p ro n o m ansioni “ rispettabili” , e così via. L ’attrib uto p o sitivo dell’u o m o , al di là del paradigm a della m o ­ dernità, è il n on -adulto. Il soggetto della Q u arta Teoria Politica è un m aschio n on -ad u lto. A d esem pio, “ L e g ra n d je u ” di G ilbertLeco m te e R e n é D au m aP 61, che suggerivano l’o p p o rtu n ità di vive­ re la vita senza m aturare, con tin u an d o a recitare la parte dei bam ­ bin i. Q uesto p u ò essere considerato u n in vito a sviluppare p rin ­ cipi di genere p er la Q u a rta Teoria Politica, che costituiscano un sistem a filosofico estetico e politico. S o tto il concetto di “ u o m o ” n on -bian co si nasconde il sistem a universale pre-logico di LévyB ru h l, in cui il logos n o n è il solo m ezzo di organizzazione sociale. Q u i traiam o da Lévi-Strauss u n a teoria dell’an trop ologia sociale e dell’etno-sociologia a sua volta ispirata all’analisi dell’esperienza di m olte società non-bianche. E, andand o oltre, c’è la follia: tutte le form e di trasgressione intellettuale, la pratica della pazzia vo lo n ­ taria, da Friedrich H o ld erlin e N ietzsche a Bataille e A rtau d . L a ì6l“Le grandjeu ” (Il grande gioco) era il giornale dei cosiddetti “Simplistes” un piccolo gruppo che si riuniva attorno a Daumal a Parigi tra il 1928 e il 1932. Essi tentarono di coniugare l’arte delle avanguardie con la loro passione per le tradizioni orientali.

270

follia è parte dell’arsenale di genere della Q u arta Teoria Politica. A grandi linee: non-bianchi/europei, folli, n on -urbani né definiti da un am biente precostituito e precostruito. Per esem pio, l’eco­ logista, o l’aborigeno, ossia la persona che n on h a spezzato i suoi legami con la natura, com e ha tratteggiato R e d fie ld nel suo “ T h e folk society” 3é\ C osì, creiam o u n algoritm o costitu ito da tutti q u e­ gli elem enti che sono ignorati o rifiutati della m odernità. Q uesti clem enti costituiscono u n cam po di esistenza enorm e e u n a vera e propria m etafisica, u n cam p o che è di quell’essere potenziato p ro ­ prio della Q u arta Teoria Politica. C o m p letan d o la Q u arta Teoria Politica, dovrem m o rifiutare tu tti quei p rin cip i riguardanti il gene­ re che son o il portato del liberalism o. D alla concezione del genere della seconda teoria politica, sarebbe accettabile prendere a prestito l’idea della “ m acchina desiderante” , l’idea di sconfiggere l’ “ u o m o ” attraverso l’egùalitarism o globale, entro i lim iti del possibile. D al m odello di genere tradizionale fascista della terza teoria politica, com e da quello liberale, n o n c’è niente da im parare, m entre p o s­ sono essere notevolm ente interessanti le concezioni sviluppate ai loro m argini, ossia l’ontologizzazione del sesso (tratta da Evola) e l’idea del m atriarcato nordico. Q u al è il soggetto della Q u a rta Teoria Politica? Il soggetto del­ la Q u arta Teoria Politica è il D asein o Z w isch en , il “ fram m ezzo” che separa il soggetto e l’oggetto, che si p u ò identificare con la tra­ iettoria an tropologica di G ilb ert D u ran d . A ll’ interno del D asein , della traiettoria303, de l ’im a g in a ire ^ , c’ è un a concezione sociale del*36 4 3É1Robert Redfield, L a piccola comunità. L a società e la cultura contadina, Rosenberg & Sellier, Torino 1976. 363“Traiettoria antropologica” è il termine coniato da Durand per descrivere la relazione tra fisiologia e società. 364Qui l’ im aginaire, o l’immaginazione, è usato nel senso di uno strumento

271

i3.

Il g e n e r e

n ella

Q u a r t a T e o r ia Po l it ic a

sesso? E che cos’è il genere del D a seiriì E ’ necessario form ulare il genere norm ativo e im perativo della Q u arta Teoria Politica. Il ge­ nere nella Q u a rta T eoria Politica è lo stesso del sesso nel D asein , os­ sia ab biam o spiegato u n oggetto sconosciuto con un altro oggetto sconosciuto. Il D asein p u ò , in qualche m o d o , essere sessualizzato, m a il suo sesso n on p u ò essere né m aschile né fem m inile. P otreb­ be aver senso parlarne in term ini di “ an d rogin o” . D o vrem m o dire che la Q u a rta Teoria Politica si rivolge all’essere androgino, e il suo genere è l’an d rogin o? Forse, m a solo se è possibile n o n proiettare sull’an d rogin o l’ovvio schem a dei du e sessi com e m età d i u n tu t­ to. Il sesso, secondo P laton e, è u n ’u n ità che è stata divisa. C o sì la tra iettoria è quella che, secondo D u ran d , c’ è tra il soggetto e l’og­ getto, ed è definita in relazione ad essi, com e nel D asein che, secon­ do H eidegger, è nello Z w isch en , al lim itare tra Fin terno e l’esterno, costituentesi sul lim ite esistenziale che separa l’unità. E il concetto delFìm aginaire contiene in sé la divisione (in greco, dia iresis) com e u n o dei suoi regim i possibili. C osì, se concepiam o l’an drogin o in tal senso, n on com e qualcosa che è com p osito m a com e q ualcosa di radicato o radicale, allora possiam o parlarne in u n senso radicale, che n on è il sesso nel senso di qualcosa che è m età di qualcos’altro. Ossia, il genere della Q u arta Teoria Politica è quella metà, quel ses­ so che è al tem po stesso l’ intero e n on ha bisogn o della sua antitesi, e perciò basta a se stesso, è autosufficiente. Possiam o teorizzare che questa nozione del genere n on deriva tan to da u n ’analisi degli ar­ chetipi sessuali o di genere, m a p iutto sto dalla riflessione filosofica e politica sul soggetto della Q u arta Teoria Politica. C osì, rifo rm u ­ liam o la dom anda: n on (ci) chiediam o quale dia il sesso del D asein , che consente agli uomini di riscoprire la relazione tra il mondo materiale e quello delle forme ideali, altrimenti detto mondo spirituale.

272

m a rispon diam o che il genere del soggetto della Q u a rta Teoria P o­ litica è lo stesso di quello del D asein . In q uesto caso, possiam o an ­ che parlare delFandrogino radicale (“ radice” , dal latino ra d icu la ), che esiste n o n com e risultato della com binazione dell’u o m o e della don n a, m a rappresenta invece l’u n ità prim ordiale, p ura, illibata. C o m e cam bia il genere di fron te alle con dizion i della p o stm o ­ dernità? Il p ostm od ern o rappresenta u n a com binazione di tutte e tre le teorie politiche. D a u n lato è un a m od ernità realizzata che ha raggiunto la sua com piuta, logica conclusione com e ip erm od ern ità (o “ ultram odernità” ). C osì, tutte e tre le teorie politiche p ro ­ iettano sulla postm od ern ità i loro archetipi di genere, che rappre­ sentavano i lim iti delle loro stesse strutture. Q uesti lim iti si m an i­ festano attraverso l’istituzionalizzazione del genere nella p o stm o ­ dernità. C h e cos’è il genere p ostm od ern o? E u n a m assim izzazione dell’ “ u o m o liberale” , il cui archetipo si applica a tutte le sue antite­ si: lo sciocco, il povero, il n on -bian co, il debole, e così via. E anche il genere della globalizzazione, che estende le p ro p rietà di u n certo tipo a tutti gli altri nella form a di standard sociali, d i universalism o. D a q u i l’ idea che i proletari son o solo la borghesia che n o n è anco­ ra riuscita ad arricchirsi, i neri son o bianchi che n o n si sono ancora evoluti, e le donne uom in i n o n ancora pienam ente liberati. C i ren­ diam o allora conto che q uesto archetipo on n icom pren sivo diven­ ta privo di significato. L ’estensione di m odelli di genere esistenti p u ò condurre all’esplosione dell’iperm oderno com e u n fu n go p u ­ trescente, e i suoi archetipi di genere falliranno. O ra ci troviam o in un m om en to di ri-estensione postm odern a, e siam o vicini alla ro t­ tura finale del genere. L e fasi di questa rottu ra son o fem m inism o, om osessualità, operazioni per cam biare sesso e transum anità. In O ccidente, la seconda teoria politica h a avu to notevole in ­ fluenza sulle élite, sop rattu tto p er q u an to riguarda i m estieri crea­

2-73

i3 . I l g e n e r e n e l l a Q u a r t a T e o r l a P o l i t i c a

tivi (attori, scrittori, filosofi, ecc.). Q u esta è la “ m acchina deside­ rante” , che in globa il fem m in ism o di sinistra con i suoi proclam i di libertà dal sesso. D o n n a H araw ay365 è im a fem m inista o p iu tto ­ sto, in senso lato, u n a neo-m arxista e postm odernista, che sostiene che la d o n n a m atura possa sentire l’esigenza di essere “ liberata” , e la liberazione nella n ostra cu ltura im plica im a definizione del contra­ rio. Q u in d i è necessario andare oltre l’u o m o e la don n a, diventan­ do cyborg. Secondo lei, il sesso p u ò essere superato solo superando l’essere um an o. S u u n a linea sim ile si colloca la concezione della ses­

sualità di Foucault com e dispositivo neutrale precedente al sesso: la sessualità che si d iffonde sulla superficie dello scherm o, il “ corpo senza organi” . Q u esta pan-sessualità, che è u n a superficie liscia di eccitazione sessuale, rim ane poco chiara nei term ini della sua o ri­ gine, della sua ragione e soprattutto della sua direzione, del suo orientamento. In generale, in termini di erosione e distruzione dei costrutti di genere della m odernità, il pensiero m arxista introduce il contributo più significativo. Elem enti di fascism o nella p o stm o ­ dernità sono rappresentati dalla pratica del B D S M 366. Il fascism o contemporaneo contiene forti elem enti di sadom asochism o, e il fascism o pervertito è u n attrib uto essenziale del postm odernism o, insiem e al fem m inism o, ai cyborg, al “ corp o senza organ i” , ecc. In fin e ci troviam o in un a situazione interessante: il genere pre­ dom in an te della m od ernità è p rop osto com e u n a ri-estensione del­ la sua originaria concezione, si sta rapidam ente con sum an do e, in 365Donna Haraway (1944), docente all’Università della California a Santa Cruz, ha sviluppato quello che definisce “ ryèot^-femminismo” . La sua teoria è complessa, ma sostanzialmente ipotizza che i concetti dei ruoli di genere siano artificialmente costruiti piuttosto che radicati nella realtà biologica. 366L a sigla sta per “ Bondage e disciplina, dominazione e sottomissione, sadismo e masochismo” e designa un’ampia gamma di pratiche e feticci sessuali.

2 -74

certe circostanze, è sul p u n to di esplodere, o forse lo ha già fatto. Ci troviam o nella transizione tra l’iperm oderno e il postm oderno, e n on sappiam o dove stiano la verità e la realtà. C osì, in un a co n ­ cezione postm od ern a del genere, n on ci saranno u om ini. Im m agi­ niam o questa situazione: l’archetipo deH’c‘ u o m o ” cade a pezzi, che n on costituiscono nem m eno p iù parte del tutto, m a rappresenta­ no solo loro stessi. Le forze conservatrici p osson o difendere q u e­ st’archetipo, chiedendo a gran voce il ritorno della virilità - questa persona/m aschera ragionevole, ricca, bianca - m a n on farebbero altro che dare un seguito alla m odernità p u n tellan d o il vecchio ge­ nere. Q uesta posizione ci sem bra senza speranza, e anche q u i la Q uarta Teoria Politica, secondo noi, com pie u n passo avanti. S u g­ geriam o di fare un passo verso il genere com e D a sein , n on ostan ­ te le note caricature e l’o b b ro b rio che ciò causerà inevitabilm ente. Superando i lim iti a n o i noti del genere, ap p rod iam o al d om in io dell’incertezza, dell’androginia, e del sesso degli angeli. E ’ in questa sfera che è necessario cercare u n genere per la Q u a rta Teoria Politi­ ca, accettando il rischio di guardare oltre ai lim iti di quella chim era orm ai al collasso che è la m odernità. Per ora possiam o offrire solo delle linee gu id a: sappiam o che è al genere del D a sein e alla traiet­ toria che d ob biam o ispirarci, che questo genere rappresenta u n a realtà radicale, che appartiene a l ’im a gin a ire. A m p lia n d o il nostro cam po d ’indagine, possiam o porci il p roblem a del genere del Sè radicale, che è al di là dei m odelli essenziali367.

3é7Su questo stesso tema, cfr. l’appendice B. [N d C ]

Z 75

CAPITOLO

14

LA POSSIBILITÀ DI UNA RIVOLUZIONE NELLA POSTMODERNITÀ

14 .1

M O R F O L O G IA E S E M A N T IC A D E L L A R IV O L U Z IO N E

C ’ è u n ’ im portan te aggiunta al concetto di R ivo lu zio n e. È p rop rio questo che ci dovrebbe im m ediatam ente condurre al nucleo dei sopracitati problem i. L a R ivo lu zio n e è u n fatto em pirico: ciò si­ gnifica che la R ivo lu zio n e è, e sarà. D ata questa realizzazione, ec­ coci al cuore dell’argom ento, dal m om en to che discutiam o di q u al­ cosa che n on è astratto, m a affatto specifico e concreto. R ecen te­ m ente si è m olto diffusa u n a vulgata sociologica che sostiene che la R u ssia ab bia esaurito il suo ab brivio rivoluzionario. È u n ’afferm a­ zione assolutam ente banale e infondata, che equivale ad afferm are che la R u ssia abbia esaurito il suo spazio storico, la sua esistenza storica e il suo pensiero, e che dovrebbe accontentarsi dei risultati che ha raggiunto. In realtà la R iv o lu zio n e n o n è u n qualcosa che p u ò essere, m a è qualcosa che in qualche m o d o è sem pre, qualcosa che avviene storicam ente, e q ualcosa che si tro va nel nucleo stesso dell’esistenza um ana. Secondo A rn o ld G eh len 368, l’u o m o è u n “ M àn gelw esen ” , u n 3É8Arnold Gehlen (1904-1976), sociologo e antropologo filosofico tedesco, si formò nella Scuola di Lipsia sotto Hans Freyer, e influenzò il conservatismo tedesco contemporaneo.

2-77

i4 - L a p o s s ib il it à d i u n a R iv o l u z io n e

“ essere insufficiente” , a cui m anca qualcosa di essenziale. Inoltre, ciò che definisce l’u o m o n on sta nella sua identità, m a nella sua contro-identità, in ciò che è l’op p osto all’identità. N essu n o si de­ finisce m ai com e “ q u esto” , m a com e “ n on questo” , che è sostan­ ziale. D u n q u e , ciascuno sa solo quello che n on è, e ciò perché nel nucleo intim o di ogni essere u m an o c’è il “ M à n g e l” (m ancanza, carenza); è per questo che l’u o m o è u n essere che m anca di eq u i­ librio, perché p orta sulle spalle il vu o to del nulla. Per queste ra­ gio n i G eh len è consapevolm ente concentrato su u n concetto di R ivo lu zio n e com e afferm arsi di qualcosa “ che n on è” . Secondo T h o m as K u h n (“ T h e structure o fs c ie n tifk revolutions” )i(,C), la R i­ voluzione è sm antellam ento dell’ordine pregresso per afferm are un ordine n uovo. D a u n a p rospettiva rivoluzionaria, n on im p orta la questione riguardo all’afferm azione del n u o vo ordine; l’elem ento sostanziale della R iv o lu zio n e è ciò che sarà negato dalla successiva R iv o lu z io ­ ne. Il n u o vo ordine nato dalla R iv o lu zio n e n o n è fondam entale, è necessario solo per essere sopraffatto. A d ogni m odo, il senso pre­ cipuo della R iv o lu zio n e n o n è rim uovere ciò che è cattivo e sosti­ tuirlo con ciò che è b u o n o , e n em m eno rim uovere il vecchio ordine rim piazzandolo con u n o n uovo. Il senso precip uo della R iv o lu z io ­ ne sta nell’ insoddisfazione rispetto a ciò che è, e nell’afferm azione che deve essere qualcosa d ’altro. L a R iv o lu zio n e è u n tentativo di superare ciò che è il presente. E questo è p iù im portan te di ciò che i rivoluzionari p ro p o n go n o di sostituire al vecchio ordine. A questo p rop osito , la forza distruttiva della R iv o lu zio n e diviene la sua for­ za costruttiva. E perché? L a risposta, l’essenza, sta nel concetto di ,&9T h . S. Kuhn, L a struttura delle rivoluzioni scientifiche, Einaudi, Torino 1979. [N d C ]

I4-I- Morfologia e semantica della Rivoluzione

“ M àn geh vesen ” , la cui caratteristica principale è la carenza, l’in su f­ ficienza. Se l’u o m o n o n fosse u n essere sim ile, la su a R ivo lu zio n e m irerebbe a sostituire u n regim e con u n altro. Per essere se stesso, l’u o m o dev’essere R ivo lu zio n e. L a sua stessa esistenza è u n proces­ so rivoluzion ario, che in carna la m ancanza d i identità, p iu tto sto che la ricerca di u n ’iden tità n uo va. C osi, le rivolu zion i rappresen­ tano l’esistenza um an a m o lto m eglio delle p ause tra le rivoluzioni. Si vive solo d urante la R iv o lu zio n e , altrim enti si attende, deliran­ ti, sognanti, la prossim a R ivo lu zio n e. È p er q u esto che essere in R ivo lu zio n e è un a condizione dell’essere um an o. C osì la R ivo lu zio n e d ’u n can to è u n fatto em pirico, m a dall’al­ tro è u n a caratteristica an trop ologica che riflette l’essenza dell’u o ­ m o. D i conseguenza, è al tem po stesso possibile e reale, potenziale e attuale. Se parlassim o di R iv o lu zio n e com e fosse un qualcosa di im possibile, che n on ha m ai avu to lu ogo in passato, com e di u n qualcosa che potrebbe accadere, parlerem m o di u n a sua idealizza­ zione. M a parliam o di R ivo lu zio n e com e di u n fatto em pirico, e di certo è palese lo sia, alm eno per il nostro paese, che h a vissuto l’esperienza di un a grande R iv o lu zio n e nel X X secolo. P rovan o a convincerci che n on è esistita nessuna R iv o lu zio n e di O ttobre, de­ finita talora com e u n gesto di sopraffazione, u n a cospirazione, av­ ven uta grazie a mezzi cospiratori, un a m anifestazione dell’in fluen ­ za di “ forze oscure” , con l’aggravante della traslazione del tu tto sul piano dei m odelli econom ici. P rovan o a dirci che n on c’è stata nes­ suna R ivo lu zio n e, che era u n m ero accordo com m erciale. N atu ra l­ m ente, la R iv o lu zio n e in R u ssia c’ è stata, e la m ancanza si è m anife­ stata com e coessenziale all’u o m o . O gn iq u alvolta qualcu no inizi a vivere la sua essenza, cioè l’insufficienza, q u an d o l’identità si ritira e avviene la dis-identificazione, solo allora quell’u o m o com incia a vivere in u n tem po genuinam ente um ano. Solo i tem pi rivoluzio-

27 9

14. L a po ssibilità di una R ivoluzione

nari sono davvero tem po, perché n on ha durata, dal m om en to che è un salto tem porale, u n inciso, u n m om en to di m anifestazione del n u o vo , u n tem po di E reìgn is. Secondo H eidegger, la nozione di “ E vento” (E reig n is) è quella di un a rottu ra della routine, di un incontro con qualcosa che prim a n on era. Q uesta è l’essenza an tro­ pologica, on tologica e tem porale della R ivolu zio n e. E per questo che il tem po della R iv o lu zio n e si contrappone ad ogni altro tem ­ po, perché l’u o m o diventa se stesso in q uesto tem po. Per il resto del tem po si è sostanzialm ente addorm entati, in attesa della R i ­ voluzione. Il resto del tem po è anti-tem po, pausa che separa due rivoluzioni. E questo anti-tem po è quan to di p iù distante dall’u o ­ m o. D u ran te questo periodo di sogno tra due rivoluzioni l’u o m o considera la sua identità com e un che di positivo, ossia com incia ad associare se stesso n on con l’assenza, m a con qualcosa di presente (il cibo, il benessere, gli agi, i dettagli p iù gradevoli dell’esistenza). Secondo H eidegger, questa condizione è q u ella che definisce l’esi­ stenza inautentica. In questa condizione la vera esistenza um ana, il D asein , è assente, sostituita dalla non-esistenza, da quello che “ si fa” . Il D asein si rivela solo nelle rivoluzioni, il resto del tem po è il tem po n o n del vivere m a dell’esser vissuti370, entro i lim iti del q ua­ le ci si identifica con u n a finzione, u n feticcio. M a q uesto n on è u n u o m o , n o n nel suo senso p ro p rio e p iù pien o. i 4 .z

T E C N O L O G IA D E L L A R IV O L U Z IO N E

L a R iv o lu zio n e è q u in d i p er sua n atura em pirica, ontologica, e concettuale. O ra possiam o occuparci della p rosp ettiva rivoluzio­ naria nei suoi aspetti tecnici. C i spostiam o nel cam p o della socio­ logia, e concentriam o la n ostra attenzione sulla figura d i V ilfre d o 37°C fr. la nota a p. 63.

280

I4-2-. Tecnologia della Rivoluzione Pareto371*, che scrisse di m eccanica delle rivoluzioni. Egli la descris­ se con m olto cinism o seguendo la linea neom achiavellica di L e o n Walras571, R o b e rt M ichels373 e G aetan o M osca374. Ereditan do la prospettiva di M achiavelli, Pareto afferm a che l’istituzione p oliti­ ca in se stessa e la sua stru ttura è questione p rim aria, m entre l’i­ deologia è secondaria. Pareto incita a lasciare d a parte i dibattiti riguardanti l’aspetto teleologico della R iv o lu zio n e , concentrando piuttosto l’attenzione su u n a fo rm u la secondo la quale ci son o due insiem i di persone: coloro che com and an o e coloro che obbedisco­ no (uno schem a simile a quello hegeliano del “ servo e del pad ro­ ne” ). Seguendo le sue tesi, l’élite è sociologicam ente dom inante, un tipo sociale che p u ò solo com andare, e n o n p u ò rifiutarsi di farlo. E la m assa è un insiem e i cui m em bri p o sso n o solo obbedire, e n on p otran n o m ai com andare. Pareto insiste sul fatto che ogni società è fon d ata su questo m od ello, e gran parte della sua opera è dedicata a descrivere com e le élite liberali ten tan o di cam uffare i loro veri ob iettivi (com andare e controllare) sotto le sem bianze

37IVilfredo Pareto (1848-1923), economista e sociologo italiano, è principal­ mente conosciuto per la sua teoria della circolazione delle élite, oltre ai suoi contributi all’economia neoclassica. / N dC J 371Léon Walras (1834-1910), economista matematico francese, conosciuto come uno dei fondatori del marginalismo e il teorico dell’equilibrio econo­ mico generale, sosteneva che il concetto economico di utilità fosse del tutto indipendente da considerazioni morali. / N dC J 373Robert Michels (1876-1936), sociologo tedesco di orientamento socialde­ mocratico, allievo di Weber, noto per i suoi studi sulle élite, in particolare in­ tellettuali, si trasferì in Italia dove aderì al partito socialista e poi al fascismo.

[N dC J 37+Gaetano Mosca (1858-1941), giurista e sociologo italiano, studioso delle éli­ te politiche, fu deputato con la Destra storica e poi senatore del Regno, non aderendo al fascismo,

f N dC J

z8l

i4-

La po ssibilità di u n a R ivoluzione

nom inalistiche della dem ocrazia, dei diritti um an i e della libertà econom ica. M a q u i sorge la dom an da: se la situazione è questa, la società dovrebbe essere com pletam ente stabile, dal m om en to che il verti­ ce è forte e la base è debole. In un a simile situazione, la R iv o lu ­ zione dovrebbe essere im possibile, m a storicam ente invece accade, e Pareto deve spiegare com ’ è possibile. A tal scopo, introduce il concetto di contro-élite: parte deH’élite, infatti, n on ha il potere, e sostituisce quella che ce l’ha, seppure illegittim am ente. E secon­ do Pareto questa élite, privata dell’accesso al potere, n on è co m u n ­ que parte della massa. In u n o scenario in cui u n a parte dell’élite è gettata nella m assa (per esem pio, storicam ente, i figli p iù giovani dei nobili, che n o n ricevevano alcuna eredità), essa diventa la fon te da cui scaturisce la R ivo lu zio n e. Q uesta élite si sente sem pre fu o ­ ri posto. Successivam ente, l’attenzione della contro-élite nascen­ te passa a concentrarsi sull’élite appen a insediatasi. Si presentano diverse op zioni per uscire dall’im passe: la p rim a è l’ integrazione della contro-élite in un a piram ide di im plem entazione del p ote­ re, rim uoven d o così le fo n ti di instabilità sociale. Secon do Pareto u n sim ile m eccanism o caratterizzala dem ocrazia: in u n tale conte­ sto essa agisce com e stru m en to di selezione di q uegli appartenenti alla contro-elite che son o p iù attivi, appassionati, e m en o conci­ lianti, elevandoli ai ranghi di classe dom inante. Il riconoscim ento di questi personaggi è quasi im m ediato: son o coloro che son o p iù prossim i alla categoria del M àngelw esen, coloro che son o p iù u m a­ ni. C o storo voglion o dom inare sugli altri perché si disgustano di se stessi, si percepiscono carenti, hanno b isogn o di esprim ersi in qualche m od o , di elevarsi rispetto alla società, altrim enti la loro vi­ ta sarebbe com pletam ente insoddisfacente. G li appartenenti alla m assa, al contrario, barattano la loro vita tran qu illa e relativam en­

282

14-3- Rivoluzione e Modernità te sicura con il p rop rio status di sottoposti. E l’ élite è u n padrone che si trova di fron te la scelta tra m orte e potere: o l’u n o o l’altro. D alla m assa n on si pretende n u lla del genere! L a seconda opzione per affrontare la contro-élite, secondo Pa­ reto, è ignorarla com pletam ente, facendo attenzione solo alla m as­ sa. C iò conduce al suicidio dell’élite d om inante, perché la controélite, con fu sa nella massa, com in cia a trasform arla, e accresce at­ traverso l’anti-élite. Q u est’ultim a, che è u n coacervo di perverti­ ti e deviati, com incia a corrom pere le masse. L o stadio successivo dell’azione delle contro-élite è q u ello di radunarsi sulla base di ciò che disapprova dell’élite d o m in ante. L e conseguenti pretese p os­ sono essere fon date o m en o, n o n è cosi im p ortan te, fin o a che la pretesa è com une. Il passo successivo p er la contro-élite è separa­ re com pletam ente le m asse dall’élite, con l’aiu to di alcuni elem enti dell’anti-élite, e prendere il p o sto dell’élite.

14.3

R I V O L U Z I O N E E M O D E R N I T À . L A S F ID A D E L L A R I V O L U Z I O N E C O N S E R V A T R IC E

Q u i è o p p o rtu n o notare che, nella cornice dem ocratica, la m oder­ nità ha am ato le rivoluzioni. L a m odernità è u n regim e che ha det­ to si alla R ivo lu zio n e, ren dendola accettabile, casuale. In prece­ denza, i governi n on guardavan o affatto di b u o n occhio le rivo­ luzioni, e hann o cercato di prevenirle. P ro p rio in virtù di questa apertura nei con fron ti della R ivo lu zio n e, la m odernità trascura un p u n to im portante: l’em ergere dell’ idea delle rivoluzion i conserva­ trici. Contrariam ente al conservatorism o, che difende il passato, la R ivo lu zio n e Conservatrice ne m ostra la fon te viva, creativa. P o­ trem m o dire che questo sia il m om en to esatto in cui la m odernità finisce, l’idea della R iv o lu zio n e si deteriora e si rivela il potenzia­

283

i4.

La po ssibilità di u n a R ivoluzione

le che p u ò raggiungere la R iv o lu zio n e Conservatrice. U n quad ro del tu tto n u o vo si delina, q u ello della postm odernità, in cu i p u ò trovare p osto u n “ pensiero d op o A u sch w itz” 375.

14 .4

L A P O S S IB IL IT À D I U N A R I V O L U Z I O N E N E L L A P O S T M O D E R N IT À

L a R ivo lu zio n e n o n è stata m eram ente sancita dalla m odernità, era p iu tto sto il suo scopo precip uo. A nalogam en te, il riconoscim ento dell’insufficienza di u o m o , così com e di u n determ inato princip io an trop ologico o d on tolo gico, è stato considerato un vantaggio e dichiarato tale, com e u n ritorn o all’iden tità negativa delle au tori­ tà d o p o tante favole piccolo-borghesi sull’iden tità p ositiva dell’u o ­ m o. C osì, la m od ernità si è esaurita d a se stessa, ed è rinata com e p ostm od ern ità alla fine del X X secolo. Conseguentem ente, tu tto ciò che era em pirico, adeguato, ovvio per i m oderni, h a cessato di esserlo nella postm odernità. M a se la R ivo lu zio n e era u n passag­ gio della m odernità, diviene im possibile nella postm odern ità, dal m om en to che la m odernità diventa essa stessa im possibile. In o l­ tre, uscendo dalla m odernità ed entrando nella postm odernità, su­ periam o la possibilità della R ivo lu zio n e, escludendola dal quadro. Q u in d i la p ostm od ern ità n on nega la m odernità, n on dice « n o » alla m od ernità e alla R ivolu zio n e, m a dice « s ì » ai loro sim ulacri, ben com pren den do che per evitare la R ivo lu zio n e, essa dev’essere sim ulata. C osì, il senso in tim o della p ostm od ern ità è una sim ula­ 375II riferimento è alla famosa frase di Theodor Adorno: «Dopo Auschwitz, nessuna poesia, nessuna forma d’arte, nessuna affermazione creatrice è più pos­ sibile. Il rapporto delle cose non può stabilirsi che in un terreno vago, in una specie di no m an’s land filosofica» (Dialettica negativa, Einaudi, Torino 1004, p. 326). [ N d T J

I4-S- La Rivoluzione nella Russia moderna

zione perm anente della R ivo lu zio n e. Il suo b ra n d e il su o vo lto p u ò rinvenirsi in quello di C h e G uevara, che occhieggia dai tele­ fo n i cellulari. Se nella m od ern ità C h e G u evara chiam a a raccolta per un a lo tta arm ata contro il capitalism o, d urante la quale m et­ te davvero a rischio la p rop ria vita, oggi u n u o m o che indossa un a m aglietta con la sua effigie n o n fa nulla, tranne sim ulare la R iv o lu ­ zione. E questa è la strategia p iù efficace per com battere la R iv o lu ­ zione e la m odernità. N elle presenti condizioni è difficile arrivare alla conclusione che l’u o m o è u n M angelw esen, perché il confine tra ciò che è v u o to e ciò che n o n Io è, tra presenza e assenza, oggi è diluito. Oggi esiste un a sorta di “ m orte viven te” in cui tale sfac­ cettatura è assente. L ’u o m o m oderno, im plicato nelle dinam iche di internet e televisione, n on sa p iù se vive an cora o già n on vive più. L ’ intera cultura della società postm od ern a lo p o rta p rop rio a questo.

14.5

L A R IV O L U Z IO N E N E L L A R U S S IA M O D E R N A

L ’élite russa am m ette nei su o i ranghi coloro che desiderano co­ m andare? A ssolutam en te n o. In linea di m assim a l’avvicendarsi tra élite e controelite è avven u to solo im a volta, nel 1991, q u an d o Boris El’cin è salito al potere. A llo ra “ la p o rta si è chiusa” (possiam o annoverare solo A b ram o v ic e M a m u t tra le eccezioni)}7é. Q uelli, che oggi chiam iam o “ celtisti ortodossi” n on vi erano stati am m essi, perché al p otere c’erano i “ n o n ortodossi n on cekisti” , la com pa37éGli oligarchi Rom an Arkadevic Abram ovic (1966) e Aleksandr Leonido-

(i960), entrarono a far parte a tutti gli effetti dell’élite dominante solo a partire dal 1996, nel secondo mandato del Presidente El’cin. [N d C ] vic M am ut

285

14.

La po ssibilità d i u n a R ivoluzione

gnia di San Pietroburgo, che passavano da un governo all’altro377; nella Russia moderna ci sono quindi tutti i prerequisiti (che Pareto elencava) per la Rivoluzione, dal momento che l’élite dominante non lascia entrare nei propri ranghi i giovani appassionati che si vanno man mano accumulando, e cominciano a prendere coscien­ za di sé come forza sociale. Così, nei termini dell’analisi classica, in Russia si sviluppa una condizione rivoluzionaria. Così, i presupposti strutturali “ statici” della Rivoluzione so­ no presenti in Russia. E come potrebbe essere questa Rivoluzio­ ne? Probabilmente sarà posto in essere un modello unico, che la­ sci annichilire l’attuale élite politica in m odo semplice ed efficace. Questo è il controliberalismo. Quale che sia l’élite attuale, nelle sue manifestazioni particolari, l’aggettivo “ liberale” si adatterà ad essa come definizione appropriata. La rappresentazione collettiva dell’élite russa è del tutto limitata al liberalismo. Se noi vogliamo approfondire l’ideologia di questa Rivoluzio­ ne, dobbiam o opporci non solo al liberalismo, ma soprattutto al­ le sue origini e ai suoi paradigmi, che sono l’individualismo e la filosofia individualista. E se l’élite dominante si pone come libe­ rale, allora la controelite dovrà essere anti-liberale. Q ui, il punto di partenza più adatto ci pare l’opera di Louis D um ont, “ Saggio sull’individualismo”378, in cui l’autore insiste sul fatto che la prin77Qui l’Autore si riferisce al contrasto, all’intemo della classe dirigente russa, tra i miliardari arricchitisi alla caduta dell’URSS, schierati a sostegno di El’cin e delle sue politiche economiche liberiste e occidentaliste, e i cosiddetti cekisti (da Ceka), ovvero i dirigenti dei servizi di sicurezza, che si sono imposti nel decennio successivo, attraverso l’ex-KGB Vladimir Putin, promuovendo una politica più nazionalista [ N d C J 3/8Louis Dumont (1911-1998), antropologo francese, noto per i suoi studi sul­ le caste indiane e sulla società occidentale, tra cui il summenzionato “ Essai sur 286

14-5-

La Rivoluzione n e lla Russia moderna

cipale forza che si oppone all’individualismo non è il marxismo ma la sociologia (olistica) come disciplina scientifica. Nel quadro deh la sociologia (olistica) una tesi sulla primazia della società rispetto all’individuo ha un potenziale veramente rivoluzionario. L’olismo, pur nella sua form a più grezza, si contrappone da un canto all’individualismo delle élite, dall’altro potrebbe attrarre le masse sonnolente, che vi si riconosceranno. Solo la postmodernità può impedirlo, cambiando tendenzialmente di posto le élite e le masse. A questo proposito merita di essere considerata l’opera di Christopher Lasch, “La ribellione delle élite”*379. Se la precedente versione del modello sociologico di Ortega y Gasset era incentrata sul fatto che alla ribalta della società appaiono nuovi tipi sociali, incapaci di fare la storia, Lasch sottolinea che le nuove élite in real­ tà riflettono le principali caratteristiche della massa. In pratica, le masse e le élite si sono scambiate di posto. Le nostre nuove éli­ te sono composte da gente ordinaria, appartenente alla classe me­ dia dei piccolo-borghesi, gente con una visione del mondo medio­ cre. Inoltre, le élite moderne evitano i propri doveri, diventando un doppio simulacro. Così, la postmodernità eviterà la Rivoluzio­ ne, e già ciò avviene. Il nostro compito è comprendere e svilup­ pare una narrazione possibile della postmodernità in relazione alla possibilità di una Rivoluzione.

l ’individualism e” (1983). [N d C ] 379Christopher Lasch (1932-1994), storico e sociologo statunitense, di forma­ zione neo-marxista, è noto per la sua dura critica sociale al liberalismo e al pro­ gressismo, espressa in libri come “ L a ribellione delle élite” (Feltrinelli, 2001) e “ La cultura del narcisismo” (Bompiani, 2001). [N d C ]

287

C A P I T O L O 15

CONTRO IL MONDO POSTMODERNO

15.1

I L M A L E D E L L ’U N I P O L A R I T À

A ttu alm en te, il m o n d o è im ipolare, con l’O ccidente globale com e suo centro e gli Stati U n iti com e nucleo p iù interno. Q u esto genere di u n ip olarità h a caratteristiche specifiche geo­ politiche e ideologiche. D a l p u n to di vista geopolitico, la caratte­ ristica principale è il d om in io strategico sulla Terra dell’ iperpotenza am ericana e lo sforzo di W ashington di organizzare l’equilibrio delle forze sul pianeta in m o d o da essere in grado di governare il m on d o intero assecondando i p ro p ri interessi nazionali im periali­ stici. C iò è u n male perché d ep riva gli altri stati e le altre nazioni della loro sovranità. Q u an d o c’è un solo potere che decide chi ha ragione e chi ha torto e chi dovrebbe essere p u n ito e chi no, ab biam o un a form a di dittatura globale. Q u esto n o n è accettabile. Q u in d i, d ob biam o com battere contro questa situazione. Se q u alcu n o ci priva della nostra libertà d ob biam o reagire, e reagirem o. L ’Im p ero am ericano dev’essere d istrutto, e a u n certo m om en to lo sarà. D al p u n to di vista ideologico l’un ip olarità si basa sui valori m o ­ derni e p ostm od ern i che son o apertam ente op p osti a quelli tradi­ zionali. C o n d ivid o la prosp ettiva di R en e G u é n o n e Ju liu s Evola, che consideravano la m od ernità e i suoi fon d am en ti ideologici (in ­ dividualism o, liberaldem ocrazia, capitalism o, consum ism o, e così via) la causa della fu tu ra catastrofe dell’um anità, e il dom in io glo-

i5 - C o n t r o i l m o n d o p o s t m o d e r n o

baie dello stile di vita occidentale come la ragione della decadenza definitiva del pianeta. L’Occidente sta giungendo alla sua fine, e non dovremmo permettergli di trascinarci tutti nell’abisso insieme a lui. Dal punto di vista spirituale, la globalizzazione è la creazione di un’immensa parodia, il regno delPAnticristo. E gli Stati Uniti sono il centro da cui esso si espande. I valori americani si preten­ dono universali, ma in realtà sono una nuova forma di aggressio­ ne ideologica contro la molteplicità delle culture e delle tradizioni che ancora esistono nel resto del mondo. Io m i oppongo strenua­ mente a quei valori occidentali moderni e postmoderni che sono propugnati dagli Stati Uniti con la forza delle armi o attraverso l’invasione (Afghanistan, Iraq, Libia, e forse presto anche Siria e Iran). Quindi tutti i tradizionalisti dovrebbero essere contro l’Occi­ dente e la globalizzazione, nonché contro le politiche imperialiste degli Stati Uniti. E’ l’unica posizione logica e ragionevole. I tradi­ zionalisti e i difensori dei principi e dei valori tradizionali dovreb­ bero opporsi all’Occidente e difendere il resto del m ondo, se esso mostra segni di conservare la Tradizione, in tutto o in parte. Possono esistere ed esistono davvero uomini, in Occidente e perfino negli Stati Uniti d’A merica, che non sono d’accordo con 10 stato attuale dei fatti e non approvano affatto la modernità e la postmodernità. Essi sono i guardiani delle tradizioni spirituali del­ l’Occidente pre-moderno, e dovrebbero unirsi a noi in uno sforzo comune. Dovrebbero prendere parte alla nostra rivolta contro il m ondo m oderno e postmoderno. Combatteremo insieme contro 11 nemico comune. U n ’altra questione è quella della struttura di un ipotetico, pos­ sibile fronte anti-globalista e anti-imperialista e dell’organizzazione

290

i5-z. Verso la Quarta Teoria Politica

dei suoi partecipanti. Io ritengo che dovrem m o includervi tutte le forze che resistono e com batton o contro l’ O ccidente, gli Stati U n i­ ti, contro la liberal-dem ocrazia e contro la m od ernità e la p ostm o­ dernità. Il nem ico com une è l’istanza necessaria per ogni genere di alleanza politica, e ciò p u ò avvenire tra m usu lm ani e cristiani, russi e cinesi, u o m in i di sinistra e di destra, in d ù ed ebrei che sfidano fa t ­ tuale stato dei fatti, la globalizzazione e l’im perialism o am ericano. Essi sono infatti tutti am ici e alleati, virtualm ente. I nostri idea­ li possono essere differenti, m a abbiam o in com u n e u n elem ento m olto forte: l’odio per l’attuale realtà sociale. I nostri ideali diffe­ renti sono ideali potenziali (in p o ten tia ), m a la sfida che ci troviam o di fron te è attuale {in actu). Q u esta è la base p er u n a n uova al­ leanza. T u tti coloro che con d ivid o n o u n ’analisi negativa della g lo ­ balizzazione, dell’occidentalizzazione e della postm odernizzazione dovrebbero unire i loro sforzi per creare u n a n u o va strategia di re­ sistenza contro u n m ale che è onnipresente. E possiam o trovare alleati perfino all’ interno degli Stati U n iti, tra co lo ro che scelgono la via della Tradizione p iu tto sto che quella della decadenza.

15.Z

V E R S O L A Q U A R T A T E O R IA P O L IT IC A

A questo p u n to dovrem m o sollevare u n interrogativo im portan ­ te: che tipo di ideologia d ovrem m o adottare nella nostra op p osi­ zione alla globalizzazione e ai suoi principi liberaldem ocratici, ca­ pitalisti e p ostm oderni? Io credo che tutte le precedenti ideologie anti-liberali (com uniSm o, socialism o e fascism o) ab bian o perso di rilevanza. H a n n o p rovato a op p orsi al liberal-capitalism o e hann o fallito. In parte perché, alla fine dei tem pi, è il m ale che prevale; e in parte per le loro contraddizioni interne e i loro lim iti. Q u in d i è tem po di com inciare un a revisione radicale delle ideologie illibera­ l i

15. C ontro il mondo

po stm o derno

li del passato. Q u ali sono i loro lati positivi? Il loro lato positivo è il fatto stesso che fossero anti-capitalisti e anti-liberali, oltre che anti-cosm opolite e anti-individualiste. Q ueste caratteristiche d o­ vrebbero essere riconosciute e integrate nell’ideologia del fu tu ro , m a la d ottrin a com un ista in sé è m oderna, ateista, m aterialista e cosm opolita. C iò dev’essere espunto. D ’altra pare, la solidarietà sociale, la giustizia sociale, il socialism o e la generale attitudine d i ­ stica nei con fron ti della società del com uniSm o son o b u o n i di per sé. Q u in d i d ob biam o separare gli aspetti m aterialisti e m oderni­ sti del com uniSm o e rifiutarli, preservando ed abbracciando i suoi aspetti sociali e olistici. Per q uan to riguarda le teorie della Terza V ia - che erano ca­ re, alm eno fino a u n certo m om en to, ad alcuni tradizionalisti co­ me Ju liu s E vola - , avevano m o lti elem enti inaccettabili, p rim o fra tutti il razzism o, la xen o fo b ia e lo sciovinism o, che n o n son o so­ lo errori m orali m a anche posizioni teoricam ente e an tropologica­ m ente insostenibili. L e differenze tra etnie diverse n on si traduco­ n o in relazioni di superiorità e inferiorità. L e differenze dovreb­ bero essere accettate e afferm ate senza sentim enti o considerazio­ ni razziste. N o n c’ è un a m isura com une o universale p er giudica­ re gru p pi etnici differenti. Q u a n d o un a società tenta di giudicar­ ne u n ’altra, le applica i suoi criteri, e cosi facendo com m ette una violenza intellettuale. Q u est’attitudine “ etnocentrica” è il crim i­ ne com m esso dalla globalizzazione e dall’occidentalizzazione, oltre che dall’im perialism o am ericano. Se svincoliam o il socialism o dai suoi p rofili m aterialisti, atei­ sti e m odernisti, e ripudiam o gli aspetti razzisti e di nazionalism o oscurantista delle dottrine della Terza V ia, arriviam o a u n tipo radi­ calm ente n u o vo di ideologia politica, che definiam o Q uarta Teoria Politica, o 4 T P . L a prim a infatti è stata il liberalism o, che sfidiam o;

15-2. Verso la Quarta Teoria Politica la seconda la forma più tradizionale di comuniSmo; e la terza il na­ zionalsocialismo e il fascismo. La sua elaborazione comincia all’in­ tersezione tra diverse teorie politiche anti-liberali del passato (ossia il comuniSmo e le teorie della Terza Via). Così arriviamo al Nazionalbolscevismo, che rappresenta il socialismo senza materialismo, ateismo, modernismo e progressivismo, combinato alle teorie della Terza Via, opportunamente modificate. M a questo è solo il primo passo. L a meccanica giustapposizio­ ne di versioni ampiamente revisionate delle ideologie anti-liberali del passato non ci darà un risultato soddisfacente. E solo una prima approssimazione e un approccio preliminare. D obbiam o scavare più a fondo e fare appello alla Tradizione e a fonti pre-moderne di ispirazione. Q ui si collocano lo stato ideale platonico, la socie­ tà gerarchica medievale e le visioni teologiche del sistema normati­ vo sociale e politico (cristiana, islamica, buddista, ebraica o indù). Queste fonti premoderne sono uno sviluppo molto importate per la sintesi nazionalbolscevica. D obbiam o quindi trovare un nuovo nome per questo tipo di ideologia, e la Quarta Teoria Politica è un nome appropriato. N on ci dice che cosa questa teoria sia, ma piut­ tosto ciò che non è. È una sorta di invito ed appello, piuttosto che un dogma. Dal punto di vista politico, abbiamo un fondamento interes­ sante per una cooperazione consapevole tra sinistra radicale e N u o ­ va Destra, oltre che con altri movimenti religiosi e anti-moderni, come gli ecologisti e i “Verdi”, ad esempio. L’unica cosa su cui è opportuno insistere nel tracciare un simile sentiero di coopera­ zione è la dismissione dei pregiudizi anti-comunisti e anti-fascisti. Questi pregiudizi sono gli strumenti per mezzo dei quali liberali e globalisti tengono divisi i loro nemici. Perciò dobbiam o ripudiare con forza tanto l’anticomunismo quanto l’antifascismo. Entram­

293

i5 - C o n t r o i l m o n d o p o s t m o d e r n o

bi sono strumenti controrivoluzionari nelle mani dell’élite globale liberale. Allo stesso tempo, dobbiam o opporci a ogni genere di conflitto tra le varie credenze religiose - musulmani contro cristia­ ni, ebrei contro musulmani, musulmani contro indù, e cosi via. Le guerre e le tensioni interconfessionali fanno il gioco del reame del­ l’A nticristo, che mira a separare le religioni tradizionali allo scopo di imporre la sua pseudo-religione, la sua parodia escatologica. D i conseguenza, dobbiam o unire la Destra, la Sinistra e le reli­ gioni tradizionali di tutto il m ondo in uno sforzo comune contro il nemico comune. La giustizia sociale, la sovranità nazionale e i valo­ ri tradizionali sono i tre principi fondamentali della Q uarta Teoria Politica. N o n è facile riunire sotto un unico stendardo un’allean­ za così composita, m a dobbiam o provare se vogliamo sopraffare il nostro nemico. In Francia c’è un detto di Alain Sorai: « la droite des valeurs et la gauche d u tro v a li » , che in italiano suona come: « L a destra sociale e la sinistra id e n tita ria » .

Potremmo proseguire e tentare di definire il soggetto, l’attore della Quarta Teoria Politica. N el caso del comuniSmo, il soggetto principale era la classe (sociale). Nel caso dei movimenti che pro­ pugnano la Terza Via, il soggetto principale era la razza o la nazio­ ne. Nel caso delle religioni, è la comunità dei fedeli. Come può la Quarta Teoria Politica affrontare questa diversità e divergenza di soggetti? N o i proponiamo, come suggerimento, che il soggetto principale della Quarta Teoria Politica potrebbe essere individua­ to nel concetto heideggeriano di D asein. E’ un’istanza conreta ma estremamente profonda, che potrebbe rappresentare il denomina­ tore comune per un’elaborazione ontologica ulteriore della Quarta Teoria Politica. Ciò che è cruciale è la riflessione sull’autenticità o la non-autenticità dell’esistenza del D asein. La Q uarta Teoria Politi­ 2-94

15.2. Verso la Quarta Teoria Politica ca insiste sull’autenticità della sua esistenza. Così rappresenta l’an­ titesi ad ogni genere di alienazione - sociale, economica, nazionale, religiosa o metafisica. M a il Dasein è un’istanza concreta. Ogni individuo e ogni cul­ tura ha il suo Dasein. Essi differiscono tra loro, ma sono sempre presenti. Accettando il Dasein come soggetto della Q uarta Teoria Poli­ tica, siamo pronti a progredire verso l’elaborazione di una strate­ gia comune nel processo di creazione di un futuro che si attagli alle nostre esigenze e alle nostre visioni. Valori come la giustizia sociale, la sovranità nazionale e la spiritualità tradizionale possono servirci come fondamenta. 10 credo sinceramente che la Q uarta Teoria Politica e le sue de­ clinazioni, il Nazionalbolscevismo e l’Eurasiatismo, possano essere molto utili per i nostri popoli, le nostre nazioni e le nostre civiltà. La chiave per far convivere le differenze è il multipolarismo in ogni ambito - geopolitico, culturale, assiologico, economico, e così via. 11 fondamentale concetto di nous (intelletto), sviluppato dal filosofo greco Plotino, corrisponde al nostro ideale. L’intelletto è uno e molteplice allo stesso tempo, perché ha in sé molteplici dif­ ferenze - non è uniforme o un’amalgama, ma com posto da molte parti, ciascuna con le sue peculiarità. Il mondo del futuro dovreb­ be essere noetico in qualche m odo - caratterizzato dalla moltepli­ cità; la diversità dovrebbe essere percepita come la sua ricchezza e il suo tesoro, e non come causa di inevitabile conflittualità: molte civiltà, molti poli, molti centri, molti sistemi di valori sullo stesso pianeta e all’interno della stessa umanità. M olti mondi. M a ci sono alcuni che la pensano diversamente. Chi si schie­ ra contro un simile disegno? Coloro che vogliono imporre l’uni­ formità, l’unica visione (americana) della vita, l’Unico M ondo. E

295

i 5- C o n t r o i l m o n d o p o s t m o d e r n o

i loro metodi sono la forza, la tentazione e la persuasione. Sono avversari della multipolarità, quindi sono nostri avversari.

296

A P P E N D IC E A

POST-ANTROPOLOGIA POLITICA

A.i

L A P O ST -A N T R O P O L O G IA P O L IT IC A

1. Ogni tipo di sistema politico e ogni stadio della storia politi­ ca opera in accordo con il tipo umano normativo e politico. N o i diciamo “ uom o medievale”, “uom o moderno”, e così via, descrivendo specifici costrutti storici e politici. Questi costrutti sono direttamente dipendenti dall’organizzazione e dalla formalizzazione delle relazioni di potere in una data società, e sono correlati al centro del potere, che è l’essenza del politico, e con la designazione degli amici e dei nemici (C. Schmitt), che rappresenta anch’essa l’essenza del politi­ co. Il politico è potere, e identificazione politica (sè/l’altro). Ogni forma politica offre un diverso modello di potere e di identificazione. Tuttavia, esistono molti sistemi politici, e ognuno ha la sua antropologia politica. L a teologia politica (C. Schmitt?8°) suggerisce che le politiche concrete e i sistemi politici riflettono, e in certi casi costituiscono, uno standard di antropologia politica. 2. L ’uom o politico cambia (ed è cambiato) da una configura­

zione del politico all’altra. Ciò è delineato a sufficienza nel38oC. Schmitt, Teologiapolitica: quattro capitoli sulla dottrina della sovranità, in L e categorie d el “politico ”, a cura di G. M iglio e P. Schiera, II Mulino, Bologna 2013.

297

A. Post -antro po lo gia po litica

la “ filosofia della p olitica” e nella “ post-filosofia” . O ra ci focalizzerem o su quale form a di an trop ologia politica vada in con tro alla postm odern ità. 3. L a p ostm o d ern ità è q ualcosa che si instaura e calpesta - ci calpesta. M a n o n lo h a ancora fatto. D i conseguenza, lo stu­ dio della p ostm od ern ità soffre di u n a lacuna creativa assur­ da. Sebbene possa calpestarci, potrebbe anche n on farlo e noi possiam o (o n on possiam o, n on è ancora chiaro) svin ­ colarcene. Così, parlare della postm odern ità è interessan­ te, eccitante, e allo stesso tem po rischioso. E ’ un processo la cui conclusione è sconosciuta e il cui significato è scono­ sciuto. E ’ ancora possibile influenzare questa conclusione e questo significato. L a storia sem bra finita, e la post-storia è solo all’inizio, e bisogna cercare al suo interno u n o spazio di m anovra, per ricon quistarlo ed espanderlo. 4. L a p ost-an trop ologia politica riguarda la previsione e la co­ struzione dell’u o m o p olitico nella postm odernità. E ’ un ti­ p o n orm ativo. N o n studiam o sem plicem ente ciò che esiste, seguiam o il processo e cerchiam o di m odificarlo. Il “ w ish fu l th in k in g ” e le profezie che si realizzano da sè son o legitti­ m i e benvenuti. E splorando la post-antropologia politica, rip ortiam o in vita il politico.

A .z

L A P O S T - U M A N I T À P O L I T I C A E I L P O S T -S T A T O

1. L e caratteristiche fon dam entali della post-u m an ità relativa alla postm odern ità sono: • • spoliticizzazione;

Z98

A.2. La post-umanità politica e il post-Stato

• autonom izzazione; • m icroscopizzazione; • sub e transum anizzazione (com e form a particolare di disum anizzazione); • D ivid u a lizza zio n e (fram m entazione); 2. Il rifiuto e il diniego di qualcosa che nelle fasi precedenti del­ la storia era politico diventa la form a dom in an te di politica. L a politicizzazione in con tra la depoliticizzazione. L a p oli­ tica del post-u m an o della p ostm od ern ità risiede nel tenta­ tivo di sfuggirvi, e nel proiettare il politico in questa n uova sfera. Il post-um an o della p ostm od ern ità dichiara guerra al politico: in prim is sulla base dell’econom ia (hom o oeconom icus con tro hom o p o litic a i), poi contro la classica stru ttu­ ra econom ica di soggetto-oggetto nel n om e della dinam ica reticolare del gioco libero, creativo, d i singole “ p artite” (N e ­ gri e H ard t). L ’ industria della m od a, della celebrità, d t\g la ­ m ou r e lo show business p ro p u g n a l’idea che per ottenere il benessere m ateriale n o n serva guadagnare lavorando, m a bi­ sogna invece entrare ed essere riconosciuti da u n certo “ gi­ ro ” di persone, e diventare m em bro del m utevole netw ork delle m ode. L e pagine patinate, su cui scivolano corpi senza organi, son o sim ili a u n ’incarnazione concreta dell,ccespace lisse” ì&1 di D eleuze - u n ’im m agine della post-econom ia. Il vero lavoro n on è necessario, è u n optional.38 38lIn francese “ spazio liscio” . In “ Millepiani” (G. Deleuze - F. Guattari, M il­ lepiani, op. cit.), Deleuze e Guattari distinguono tra lo spazio liscio e lo spazio striato: il primo era sinonimo dell’oceano e del deserto, aree abitate da nomadi, e quindi un luogo di costante cambiamento.

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A. Po st -antropolo gia po litica

3. Il post-u m an o post-politico sop raffa il potere e il colletti­ vo, e p o i la sua stessa identità dividualizzata. N o n ricon o­ sce le relazioni di potere sopra o sotto di lui, n on conosce il Sè e l’A ltro , e n o n accetta 0 capisce nulla che risieda oltre il confine del suo m icrocosm o. L a sua politica è espressa nel­ la form a di desideri e im p ulsi vegetativi inconsci di possesso e m ire. Forse è “ desiderio” , m a questo desiderio n on è di nessuno, e n on è diretto verso niente nello specifico. 4. È da u n gio co casuale di sub -individualità e trans-individua­ lità che il post-um an o crea u n m odello di post-Stato. Il postStato è u n a p arod ia ironica dello Stato. È lo Stato rovescia­ to, com e fantasm a, com e contraffazione. N e l post-stato le istituzioni son o m obili ed effim ere, le politiche e i princi­ pi giu ridici son o in co n tin u o e rapido m utam en to. N o n ha sim m etria verticale né orizzontale, m iran d o invece a con­ fondersi con la rete. È u n a sorta di repubblica pirata situa­ ta nel ciberspazio, o u n carnevale di R io che sostituisce la routine con un a routine dello spettacolo. N e l post-stato ciò che è serio e ciò che è frivolo s’ invertono, ed è un a sorta di Saturn ali381*resi perm anenti. N ella post-politica la p o st­ u m an ità raggiunge q uesto stato attraverso l’estasi di questo gioco m ortale, allucinatorio. 5. N ella post-antrop ologia politica, tutto è rovesciato: il rip o­ so e il lavoro (l’occupazione p iù seria, il vero lavoro, è guarda­ re show televisivi)), la conoscenza e l’ignoranza (gli idioti p iù 3811saturnali (satum alia) erano una festività romana dedicata al dio Satur­ no. Essa constava di un carnevale di una settimana, durante la quale i padroni servivano i loro schiavi.

300

A .z . La post-umanità politica e il post-Stato

completi ricevono scranni nell’accademia), pubblico e priva­ to. I più piccoli e insignificanti dettagli della vita di ciascu­ no diventano il centro di attenzione in questo reality show, perfino nel dibattito politico. I ruoli tradizionali maschili e femminili sono rovesciati. Invece di essere anziani stimati e pieni di esperienza, i politici sono scelti per la loro bella pre­ senza, per l’età, per il fascino giovanile e l’inesperienza. Le vittime diventano criminali, e vice versa... 6 . Perchè parliamo di post-politica quando si tratta di qualco­

sa che è proprio l’opposto della politica? Perché questo tipo antropologico della postmodernità, in teoria e nella pratica, calpesta, cioè va all’attacco, s’impone con pervicacia, si insi­ nua e poco a poco diventa la norma. Agisce come una “ per­ sonalità di base” (A. Kardiner383384). E, per un simile attacco e una simile ascesa, un simile “ d i s p o s i t i di potere e di identificazione collettiva è necessario, e quindi, ancora ima volta, serve il politico. M a in questo caso modelli di con­ tropotere tendono ad affermare il proprio potere, e proprio quei modelli che negano ogni forma di tipo in sè insistono sull’universalizzazione del loro tipo (tipo qui è un sinonimo di eidos, o universalità). Singolarità apolitiche e divisioni com pongono quello che è una sorta di partito di governo 383Abram Kardiner (1891-1981), antropologo e psicologo statunitense di ori­ gine ebraica, sosteneva che la cultura fosse un prodotto delle personalità degli individui che la costituiscono, che a sua volta è il prodotto dei condizionamenti sociali risultanti dalle istituzioni sociali. 384Dispositi/, talora tradotto com e “ app arato” , è u n term ine usato da F o u ­ cault p er riferirsi ai m etod i - fìsici, ideologici e burocratici - che u n a società usa per im porre la p ro p ria vo lo n tà ai suoi m em bri.

301

A . P o s t -a n t r o p o l o g i a p o l i t i c a

della postm odern ità, e coloro che sono vicino a queste realtà p ren d on o il potere o son o già al potere. 7. Q uesto “ p artito ” ha u n arsenale stilistico e strategico, cioè la m od a e le tecnologie che consentono l’inform azione interat­ tiva (T w itter, i cellulari, i social netw ork, i blog). In francese “ alla m o d a” , “ up-to-date” spesso è reso con la parola collo­ quiale “ branche” , che letteralm ente significa “ connesso” . L a m od a e la tecnologia cam bian o rapidam ente, e chi è “ con­ nesso” cam bia con loro, q u i ed ora, rapidam ente e in m odo dinam ico. N o n c’è né ieri né dom ani, e nem m eno oggi. C ’ è solo Yadesso. O ra è G o o g le e T w itter, m a in u n attim o saran­ n o eventi preistorici, com e le m acchine da scrivere o A tari. In ciò c’ è u n aspetto “ drom ocratico” ^ (Paul V irilio 5*6). 8. L e rivolu zion i di T w itter del m on d o arabo o i “ presidenti dell’ iPad” com e D m itrij M edved ev3*7 son o chiari segni del­ la post-antrop ologia p olitica e del fen om en o del post-Stato. L a ribellione delle élite e il livello d’ intensità della coscienza dei g ru p p i di potere oscillano in to rn o allo zero. U n esem pio di scuola è un drogato com e stratega p olitico. 38 7 56 385Virilio ha coniato il termine “ dromocratico” per descrivere quello che gli appariva la caratteristica più saliente della modernità, ossia 1 accelerazione con­ tinua, perseguita attraverso lo sviluppo tecnico e scientifico. Virgilio riteneva che noi stessimo raggiungendo il limite di questa velocità, e che raggiungerlo significherà la fine della modernità. 386Paul Virilio (1932), filosofo francese di origine italiana, scrive soprattutto di tecnologia, e di quello che l’uso dello spazio fisico ci dice a proposito delle istituzioni e dei soggetti che lo utilizzano. 387N ell’aprile zoio, è stato notato dai media che il Presidente russo Medvedev porta regolarmente il proprio iPad alle riunioni di Stato a cui partecipa. [N d C ]

302.

A-3- Il soldato politico e la sua rappresentazione

A .3

I L S O L D A T O P O L I T IC O E L A S U A R A P P R E S E N T A Z IO N E

1. C om e ogni m odello politico, la post-antrop ologia politica p u ò essere accettata o rifiutata, a prescindere da q uan to in ­ sista sulla p rop ria “ necessarietà” e “ naturalità” . U n uom o p u ò scegliere la struttura del potere e la sua identità. Il postfi tato, le rivoluzioni di Tw itter, e i presidenti dell’iPad sono tutti parte di un unica tendenza, che s’introm ette, giocando contro questa scelta. Possono essere generalizzati, m a n on sono unici. Possono esserci delle alternative. 2. L a prim a alternativa è l’an trop ologia politica delle form e an­ teriori, che, di fron te alla post-antrop ologia politica, p u ò es­ sere generalizzata nella figura del “ soldato p olitico” . Q uesto è un concetto an trop ologico, che n on dà alcun indizio su che ideologia il “ soldato p olitico” segua, m a q uesto concetto contiene u n ’im plicita opzione per l’esistenza di u n ’o n to lo ­ gia politica: il soldato politico si batte per u n m odello di re­ lazioni di potere, e si identifica direttam ente e apertam ente con u n g ru p p o particolare (“ i nostri” ). U n a caratteristica di­ stintiva del soldato politico è che è p ro n to e capace di m orire per la sua idea politica, e ciò lo differenzia tanto da u n n o r­ m ale soldato, q u an to da u n norm ale politico. U n soldato m uore, m a n o n p er u n ’ idea politica. U n politico com batte per u n ’idea politica, m a n on è p ron to a m orire per essa.3 3. Il soldato politico p u ò essere com unista, nazionalista o per­ fino liberale, m a in ogni caso personifica la m odernità nel­ le sue form e politiche specifiche. Il soldato politico è un

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A . P o s t -a n t r o p o l o g i a p o l i t i c a

m ediastin u m 388 dell’an trop ologia politica della m odernità, e com e tale, in teoria, p u ò opporsi alla post-antropologia p o ­ litica. Q u esta è un a risposta conservatrice: u n in dividuo si op p on e a un in dividuo. U n a “ fine” presente rifiuta u n “ fu ­ tu ro” atem porale, post-storico. Il dram m a degli “ ultim i u o ­ m in i” che si scontrano con i post-um ani in u n conflitto p o ­ litico è ad u n tem po m olto eroica, tragica, p oetica e ... senza speranza. 4. M a: la post-antrop ologia politica rende quasi im possibile un a sim ile posizione. Il soldato politico, nelle peculiari, un i­ che condizioni delle acque tum ultose della postm odern ità diventa subito u n sim ulacro. Q uesto è il passaggio p iù deli­ cato della postm odernità: p orta con sè u n a m utazione p a­ radossale che riguarda tu tti gli aspetti della m odernità, in p rim o lu o g o l’an tropologia. O ggi già n o n è p iù possibile incontrare il soldato politico, m a solo il su o doppio, il suo sim ulacro, che è u n infingim ento. 5. N elle concatenazioni antropologiche di form e politiche e antropologiche, la p ostm o d ern ità inserisce un anello difet­ toso. T u tti i fili che collegano l’arena p olitica della p ostm o­ dernità con la m odernità e che sono p iù p ro fo n d i nella sto­ ria p olitica si spezzano con l’avvento della postm odern ità, e appare un n od o. D o p o q uesto n o d o si installa u n segm ento di filo falso, senza soluzione di continuità. 6. O ggi n o n ci sono p iù soldati politici, tu tto ciò che resta sono le lo ro spoglie.

388Gli organi che sono contenuti nel torace, compresi il cuore, l’esofago e i linfonodi.

304

A-4- Le alternative interne alla post-antropologia

a

.4

L E A L T E R N A T IV E IN T E R N E A L L A

P O S T - A N T R O P O L O G IA : P R E - U M A N O E P C i. L a m ia tesi si riduce alla seguente afferm azione: nel conte­ sto della post-antropologia politica, p ostm o dern ità e p ost­ u m an o (dividuo) n on posson o essere con trap po sti alla m o ­ dernità e all’um ano (individuo). L e dualità contrapposte n on saranno d ividuo contro in d ivid uo e p ost-u m an o con ­ tro um ano, m a p iutto sto divid u o contro pseudo-in dividu o e post-um an o contro pseudo-um ano. Il filone an trop olo­ gico (D eleuze) dell’an trop ologia p ostm od ern a è questo: u n sim ulacro in con tra u n sim ulacro. z. N ella postm odern ità è im possibile l’esistenza di u n soldato politico, p u ò esistere solo un sim ulacro. 3. C onseguentem ente, anche l’o pposizione deve essere diver­ sa. N o n è u n collegam ento an tropologico preesistente che è destinato a collidere con u n segm ento post-antropologico di un a concatenazione antropologica, che è situata dopo l’e­ lem ento sostituito (n od o), m a un a figura com pletam ente diversa. O ssia, si dovrebbe parlare dell’espressione politica del Soggetto R adicale. 4. Q uesto tem a dovrebbe essere integrato nella Q u arta Teoria Politica, m a descriverlo va oltre l’ intento di q uesto libro. In generale possiam o dire che u n ’alternativa alla post-antrop o­ logia p olitica è u n ’altra post-antropologia, m a diversa. 5. I sentieri della trasgressione dei confini e dei lim iti dell’u ­ m anità potrebbe n on essere tale nel caso del dividuo. N o n

305

A.

P o s t -a n t r o p o l o g i a p o l i t i c a

è p ro p rio l’u m an o che in con tra (e si scontra) con il post­ u m an o nella p ost-an trop ologia politica, m a u n pre-um ano, il pre-concetto dell’u m an o. Il p u n to d’origine che è ven uto p rim a dell’u m an o gli è parallelo e rim arrà d o p o di lui. 6. Q u i possiam o anche accennare al delicato tem a dell’angelom orfosi. N o n è u n caso che nell’escatologia della m ag­ gior parte delle religioni e delle tradizioni si parli della visio­ ne d e ìY E n d k a m p f (“ battaglia finale” ), che necessariam ente coinvolge gli angeli. N e i blockbuster di H o lly w o o d anche questo è oggetto di sim ulazione, m a è inevitabile. L ’espressione p olitica del Soggetto R ad icale p u ò essere q u in d i defi­ nita n on com e l’area della teologia politica (C ari Schm itt) m a com e l’area dellyangelologia politica. Q u est’argom ento richiede u n ’ulte­ riore elaborazione.

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A P P E N D IC E B

IL GENERE NELLE TRE TEORIE POLITICHE DELLA MODERNITÀ

B.i INTRODUZIONE 1. Prim a di iniziare a studiare la Q u a rta T eoria Politica, vale la pen a di dare u n o sguardo alla questione delle problem atiche di genere in E po ca M od erna, che significa trovare il m od o in cui i tem i di genere dell’E poca M o d ern a influenzano le tre teorie politiche classiche. 2. I l concetto d i un uom o benestante razionale e ad u lto, p e r lo p iù cittadin o (borghese - il Terzo Stato) è collocato alla base del paradigm a di genere dell’E po ca M oderna. Pone l’i­ nizio da questa particolare figu ra n orm ativa di u o m o. L a tesi antropologica di base è “ un uom o politico = un uomo borghese” . 3. Inoltre, ciascuna delle tre teorie politiche dell’E po ca M o d e r­ na fu n zio n a diversam ente con questa tesi, m a com e? 4. L a prim a teoria politica assorbe la figura n orm ativa com e una m isura g en era le e con cord a con essa com e con un opti­ m um . U n cittadino intelligente (borghese), ad ulto e bene­ stante (culturalm ente “ b ian co ” ) è la m isura d e lle cose (poli­ tiche). M a in p iù il liberalism o avanza a proiettare l’idea su aree antropologiche p iù am p ie che sono strutturate in torno

307

B . I l g e n e r e n e l l e t r e t e o r ie p o l it ic h e

alla figura. C o sì il p rim o m ovim en to per il suffragio fem ­ m inile p rop on eva di includere nell’area politica di tale figu­ ra n orm ativa “ m ascolino-borghese” - le donne borghigiane (cittadini fem m ina) benestanti, adulte e intelligenti - , e più tardi i dem ocratici sostennere l’inclusione anche di conta­ dini, im m igrati, am pliando m an m ano u n ’area di localizza­ zione (dalla città al villaggio), genere, tassi di sopravviven­ za, richieste di razionalità, caratteristiche etniche (il sem i­ negro O bam a è un passo in questa direzione). M a è im ­ portante per noi che i n on uom in i n on adulti e n on bian­ chi, n on benestanti (non m olto razionali) siano pensati nella prim a teoria politica com e “ u o m in i” (potenziali) “ adulti” , “ benestanti” , “ razionali” . 5. D a qui - ilfem m in ism o lib era le (della p rim a teoria politica): dare alle d on n e una form a sociopolitica pienam ente eguale a quella dell’u o m o borghese cittadino liberale stan dard. Il concetto di “ un cittadino fe m m in a ” . U n cittadino fem m ina è u n cittadino con peculiarità anatom iche distinte che sono soggette a u n a m in im izzazione socio-politica. U n egualita­ rism o liberale dei sessi è com u n q u e im a tendenza, m a non un a condizione del business nella pratica, benché in teoria norm ativam ente - questo è lo scopo di base della prim a teo­ ria p olitica e dei regim i basati su essa. M a insiem e con essa, la m ascolinità di questo scopo sta nell’idea che una donna q u i si approssim a a ll’uom o, pensando com e u n u o m o p o ­ tenziale (virtuale); l’equalizzazione è la stilizzazione com e un u o m o . C i sono q u in d i “ calze b lu ” e “ signore in affari” 589.

^Riferimento, mutato di genere, a “tute blu” {blue collari) e “gentiluomini d’affari” (business gentlemeri). [N dC ]

308

B.i. Introduzione

(T u tti sanno che le donne gu id an o u n ’au to in m aniera inso­ lita; sem brerebbe in qualche m od o in m aniera fem m inile; no, esse guid an o in m aniera m ascolina, m a esageratam ente, che è il perché gli u o m in i son o arrabbiati con lo ro - ricon o­ scono, m a n o n riflettono coscientem ente che u n a do n n a che g u id a sem plicem ente im ita la m an iera in cui g u id a n o g li uo­ m ini-, lei copia lu i - da q ui la sua irritazione; al tem po stesso soldati, Caucasici e p rovinciali gu id an o u n auto in m aniera sim ilm ente im itativa). 6. Il com uniSm o (la seconda teoria politica) ha origine dalla stessa posizione della p rim a teoria politica, m a insiste sulla ltra a ttitu d in e verso la figura n orm ativa m ascolina b o r­ ghese. Il com uniSm o p ro p o n e di n o n lasciare la figura n or­ m ativa così com ’è (contrariam ente alla p rim a teoria politica), m a di trasform arla in m an iera post-borghese (proletaria). É u n ’operazione sociopolitica e antropologica abbastanza d if­ ficile. N e l senso del genere, esso assum e l’instaurazione di u n ’ uguaglianza radicale d e i sessi (in m aniera p iù rigorosa rispetto ai liberali) - cosa im portan te - organizzata in m a­ n iera differen te. E u n u o m o borghese e una d on n a borghe­ se, in q u an to i l costrutto subordinato di u n u o m o borghe­ se deve essrre trasform ata in qualcos’a ltro. L ’egualitarism o dei sessi q u i è l’espressione delle egualitarism o delle persone nella società e rappresenta la m isura d i liq u id a z io n e d ella lin ea d i com ando. Se la linea di com and o è liquidata nella pratica, anche la sim m etria verticale u o m o /d o n n a è liq u i­ data. U n u o m o p ro letario è non p iù u n u o m o borghese, co­ me pure u n a donna. L a relazione di genere nel contesto del proletario em ancipato am m ette n on la liberazione del­ 30 9

I l g e n e r e n e l l e t r e t e o r ie p o l it ic h e

l’essenza di u o m o /d o n n a, m a per esem pio, secondo B o u r­

la lliberazione del proletario dal genere come convenzione sociale. C h e cos’è il proletario co­ munista post-genereì M o lti au to ri postm odern i risp on don o dieu390 o N e g ri e H ard t,

alla d om an d a nella m aniera seguente - questo è il “ mecca­ nism o dei desideri” (D eleuze e G uattari), “ dispositi/de la sexualité non-polaire” (Foucault), “ reti di rizom i” (D eleuze), “ m utan ti sessualm ente n on utilizzati” (N egri e H ardt), “ cyborgs” (D o n n a H araw ay). Il femminismo dell’ultra sinistra (del gauchismo) è un programma di liberazione dal sesso co­ me da un construtto sociale gerarchico. E n oi stiam o parlan­ d o q u i n o n della liberazione dell’essenza della don n a, ma di superare il sesso così come. Se si fissa l’attenzione ai partico­ lari di u n altro sesso (di S im on e de Beau voir, Ju lia K risteva o L u ce Irigaray391), m a solo per la relativizzazione della

ma­

scolinità sulla via della liberazione. Il desiderio è senza sesso. L a lib ertà è una lib ertà d a l sesso.

7. La terza teoria politica ha avuto poche opzioni riguardo al genere. Prima di tutto, è un eroism o dell’ultra-mascolinità. L’esaltazione del patriarcato. C’è anche un uomo bianco b e­ nestante cittadino adulto razionale che era come la figura normativa, ma era ulteriormente esaltato ed espanso a pro­ porzioni esagerate. Questo è un ip er borghese mascolino. La m ascolinità aristocratica d i E vo la è posta a distanza dagli al­ 390Pierre Bourdieu (1930-2001), filosofo e sociologo strutturalista france­ se, noto per il concetto di campo, nel quale sono collocati gli agenti e le loro posizioni sociali. [N d C ] 3S” Simone de Beauvoir (1908-1986), Julia Kristeva (1941) e Luce Irigaray (1930) sono state tre filosofe francesi, teoriche del femminismo.

310

[N dC ]

B.i. Introduzione tri, lo Juni-Klub (G leichen, van den B ra d e392) e la R iv o lu ­ zione Conservatrice. Q u i abbiam o u n p atto con

il sensopre­

moderno dell’essenzialismo mascolino (un u o m o nella T radi­ yang, C ielo, real­ tà oggettiva in contrasto con yin, Terra, non-esistenza). In

zione com e p ortatore di u n a superiorità -

secondo luogo, sim ultaneam ente c’erano nella terza teoria politica strati di

matriarcato nordico (H erm an n W irth , se­

guaci di Bachofen, M athilde L u d en d o rff, M arth e K un zel,

Il matriarcato nordico è simmetrico alla mascolinità ontologica di Evola e della R iv o lu zio n e Conservatrice. Q u i stiam o parlando della liberazione dell’essenza della donna. etc.393).

U n a d on n a è u n tipo on tologico così particolare con la sua particolare sostanza; teurgia fem m inista, paganesim o fino all’escatologia m atriarcale (“ avvento della M o g lie” ). C iò si­ gnifica che nella terza teoria politica c’erano alcune versioni della politica di genere: dall’ip ertrofia della m ascolinità bor­ ghese (che anche i liberali hann o, m a in q uesto caso esaltata) fino all’ultraeroism o aristocratico e al fem m in ism o nordico m arginale.

’92Lo Juniklub era un circolo intellettuale berlinese attivo negli anni ‘20 al­ l’interno dell’alajungkonservativ della Rivoluzione Conservatrice, gestito dal Ba­ rone Heinrich von Gleichen-Russwurm (1882-1959) e frequentato, tra gli altri, da Arthur Moeller van den Bruck. [N d C ] m Ln psichiatra volkisch Mathilde Spiess (1877-1966), moglie del Generale Erich von Ludendorff, e la scrittrice teosofica Marthe Kunzel (1857-1932), tra­ duttrice di Crowley, erano due autrici attive nei circoli esoterici tedeschi vicini al nazionalsocialismo, che hanno scritto sulla questione femminile. [N d C ]

B. Il g e n e r e B .z

n e l l e t r e t e o r ie p o l it ic h e

L ’A P P R O C C I O A L S E S S O N E L L A Q U A R T A T E O R I A P O L IT IC A . IL G E N E R E R A D IC A L E 1. Per creare u n ’ idea sullo status sociopolitico del genere nel­ la Q u arta T eoria Politica d ob biam o im m ediatam ente rifiu­ tare u n a n orm ativa di base dell’ Epoca M o d ern a - l’u o m o borghese ad ulto benestante bianco razionale cittadino. L a Q u arta T eoria Politica n on conosce un tip o sim ile e non vuole conoscerlo. Q uesto è perché otteniam o il cam po di

un principio residuale. Il cam po è u n n o n -u o m o n on adulto e n on bianco contadino (n o n urb an o) e n on razionale (spe­ ricolato). Q u esto è tu tto ciò che è stato p osto

dietro il confi­

ne concentrico vicino o anche distante dell’an trop ologia di genere dell’E po ca M oderna. 2.

Non adulto (per esem pio il concetto di “ G ra n d e G io c o ” di R . D au m al, R . G ilbert-L ecom te, R . V aillant, ecc.). Q uesto è il concetto dei “ Fratelli Sem plicisti” 394.

3.

Non bianco (il concetto di policentrism o etnico esam ina il m on d o bianco com e u n a possibilità tra u n in fin ito num ero di altre - l’antropologia culturale e strutturale d i F. Boas, C . Lévi-Strauss, etnosociologia).

4.

Contadino (per esem pio u n idea di ethnos com e un a socie­ tà popolare di R ed field , di n u o vo l’etnosociologia, il m ovi­ m ento

narodnik (populista) russo, i socialisti rivoluzionari).

“ Fratelli Semplicisti” - semplicista è il coltivatore e venditore di sempli­ ci, ossia erbe medicinali - (Phrères simplistes) era un quartetto di intellettuali surrealisti fondato a Reims da René Daumal, insieme a Roger Vaillant, Roger Gilbert-Lecomte e Robert Meyrat. [N d C ]

B.2. L ’approccio al sesso nella Q u arta Teoria Politica

5.

Spericolato (un concetto di trasgressione intellettuale, una opposizione tra l’ intuizione intellettuale secondo G u én o n , e la m ente, anche G eorges Bataille con il suo “A ce fa lo ” , e la pratica dell’irrazionale filosofico e poetico - da H ò ld erlin e N ietzsche ad A rtau d ).

6 . E finalm ente - non~”u o m o N o n -” u o m o ” , nel senso socio­ politico nel quale l’Epoca M o d ern a solitam ente intende u n “ u o m o ” . L e caratteristiche precedenti ci avvicinano alla col­ tivazione del cam po della tesi principale su u n archetipo di genere della Q u arta Teoria Politica - al n on -” u o m o ” . Speci­ ficano il suo senso. Puerilità, non-bianchezza (o selvaticità), étnicism o e irrazionalità (o assenza della classica razionali­ tà europea) preparano una piattaform a per il n on -” u o m o ” della Q uarta Teoria Politica. C o m e p u ò essere definito p iù concretam ente?

capitalizzare in questo campo un vettore dei modelli di genere anti-borgbesi della seconda e terza teoria politica. P u ò essere considera­ ta com e u n a fase preparatoria. Q u esto è p iu tto sto possi­

7. P rim a di tu tto, la Q u arta Teoria Politica p u ò

bile. L ’idea proletaria di identità post-genere è interessante com e progetto im m ediatam ente critico; nel contesto p ost­ m odernista p u ò essere aggiunto all’arsenale (m a solo senza la sua connotazione m aterialistica) nello spirito del prim o D adaism o (anti-arte), M arin etti o il “ fu rfan te” nietzschea­ no. Sono interessanti anche gli estrem i dei p rogetti di ge­ nere della terza teoria politica - l’ultraeroism o dell’evolism o con la sua o n tolo gia superu m an a del guerriero e sim ulta­ neam ente il fem m in ism o n ordico. T u tte queste tendenze

313

B. Il g e n e r e

n elle tre

t eo r ie p o lit ic h e

erano m arginali nella seconda e terza teoria politica essen­ do in opposizione interna all’Epoca M oderna. Tu tte que­ ste p osson o essere incorporate nella Q uarta Teoria Politi­ ca com e u n piacevole sfon d o estetico. Il proletariato p ost­ genere sta apren do un cittadino borghese da sotto; o n to­ logia del sesso - “ m etafisica del sesso” di Evola fa lo stes­ so m a d a sopra, ontologizzando il sesso nel superu m an o e nel super borghese, prospettiva super civile delle realizzazio­ n i teurgiche-tantriche delle essenze extra um ane m aschile e fem m inile (possessione provocata, M u se e m usicalità della cultura di A . B lo k 395. 8. M a tutte queste son o solo operazioni prelim inari, ancorché di p er sé p iu tto sto intensive e accattivanti. L ’essenza del non-

”uomo ” della Q u arta T eoria Politica è ancora m esso da par­ a parte è del Soggetto R adicale. E n on -” u o m o ”

te. Q u esto

perchè è n on -um an o ed essendo al di fu o ri dei paradigm i che definiscono regole e fila, incluse le fila delle ontologie

il Soggetto Radicale presuppone nulla all’esterno, ecco perché non è simmetrico a nulla. divine. U n u o m o sicuram ente presuppon e u n a donna, e

9. È un an d rogin o o no? M a perché n o ... U n androgin o è un essere u m an o alla radice, p rim a dell’essere u m an o sessuato e il suo

radicalismo è in esso, significando il suo appartenere

alle radici. Stavam o parlando di ciò a un sem inario che ri­ guardava la Q uarta Teoria Politica. E ci siam o approcciati al tem a della zona unusuale dove pratica e teoria coincido395Aleksandr Aleksandrovic Blok (1880-19x1) è stato il massimo poeta simbolista russo. [N d C J

3H

B.3- Il genere radicale e le trasformazioni di genere

addirittura senza distinguersi. I l Caos precede le strut­ ture duali dell’ordine allo stesso modo. Il Soggetto R adicale

no

nel senso del genere precede la differenziazione tra m aschio e fem m in a m a n o n esiste u n p ro d o tto del loro congiungersi.

Li precede m a n o n seguono. Possiam o definire il sesso del

Soggetto R ad icale - genere radicale. io . N e llo spirito dell’angelom orfism o dell’an trop ologia p oliti­ ca della Q u arta Teoria Politica possiam o describere il ses­ so del soggetto di questa com e il sesso degli angeli. Il ses­ so p u ò a tem po debito stabilirsi nel desiderio (di m ascolini­ tà) dei Bene E lo h im sedotti dalla bellezza delle figlie dell’u o ­ m o 596 o p u ò essere presentato com e u n ’androide fem m ina - “ n in fa della stella p olare” da C ylian i,

Atalanta Fugiens o

Beatrice*397. xi. E in più: la d om an d a che H eidegger n o n ha sollevato - se il

Dasein abbia un sesso? C he sesso h a il Daseinì D eve essere u n o fon d am en tale...

B.3

IL G E N E R E R A D IC A L E E L E T R A S F O R M A Z IO N I D I G E N E R E D E L L ’E P O C A P O S T M O D E R N A . E N T R O P I A D E L L ’E R O S

i. O ra possiam o esam inare il p roblem a:

come (approssim ati­

vam ente e p rovvisoriam ente descritto d a noi) il genere ra596G n 6 ,1-4 . [N d C ] 397Cyliani era lo pseudonimo di un ignoto alchimista francese del X I X seco­ lo, autore dell’opera D évoile Hermes. Gli altri due sono riferimenti al mito greco di Atalanta e alla Beatrice dantesca. [N d C ]

315

B. Il g e n e r e

n e l l e t r e t e o r ie p o l it ic h e

con le trasformazioni di genere l ’età dell’Epoca Postmoderna? dicale della Q u a rta Teoria Politica pon e in relazione

z. N e ll’ E p o ca P ostm oderna,

la convergenza delle tre tenden­

ze di genere - neoliberale, neom arxista e neonazista (assai fram m entaria) - esiste.

lafigura nor­ mativa di un cittadino-borghese trasferendola a tutta la po­ polazione della Terra-, questa è la teoria dei diritti um ani.

3. L a tendenza neoliberale aspira a massimizzare

U n cittadino razionale m ascolino è concettualizzato com e un “ u m a n o ” o “ in d iv id u o ” che perde il con tatto con il ses­ so an atom ico e sociale e lo trasform a in im a figu ra norm a­ tiva im p erativa globale. Sta arrivando u n borghese-uom o così totale e universale da sostituire tutti gli altri tipi: da cui l’ industria per i giovani e i bam b in i e la m od a p er cani e gatti.

convenzionalismo socia­ le del sesso e diventa attivam ente apparente nella prolifera­

4. L a tendenza neom arxista insiste sul

zione e legittim azione dei codici om osessuale e transgene­

La libertà dal sesso è realizzata attraverso il suo carat­ tere ludico e permanente. E ntram be le tendenze si unisco­ no nel liberalismo di sinistra con la sua sessualità trasgres­ siva {gauchisme, in francese, o ultra-sinistra), m oltiplicata

re.

dall’in d ividualism o (liberalism o classico). 5. L ’altra direzione delFultraliberalism o è il

nazi-satanismo sa­

dom aso schizzoide; l’esaltazione della m ascolinità borghese in u n a sovranità sessuale in d ividualista dell’ in d ivid u o ato­ mizzato. Q uesti sono il “ Fa’ ciò che v u o i” e “ co n chi v u o i” di C row ley, cui sono aggiunti u n com penso finanziario e un

316

B-3- Il genere radicale e le trasformazioni di genere principio di volontarietà. O ggi i “ neonazi” sono u n a p a­ rodia patologica uscita dalla grezza pasquin ata di V iscon ti (“ L a caduta degli dei” ) o un

exploitation trash dalla m ente

debole nello stile de “ Il portiere di n o tte” 398. N e ll’area del “ neonazism o” di genere, c’ è un attrib uto di in trattenim en­ to sem pre presente - i club gay e le classiche decorazioni dei

sexy shop. 6. Q uesto significa che il pan oram a di genere che si espande di fronte alla faccia del custode della Q u arta Teoria Politi­ ca rappresenta u n esplosione d e ll’uom o borghese, che vola in pezzi salvando solo la visibilità virtuale del suo dom in io. Il sesso dell’ Epoca M o d ern a sta giu n gen d o

alla fin e di fro n ­

te a noi. Il centro si sta disperdendo; le aree concentriche perdon o le loro orbite. Il sesso eccentrico della dispersione scoordinata della rete esiste.

La rapida entropia dell’Eros sta

avvenendo. 7. M a il soggetto della Q u arta T eoria Politica (Dasein) n on è conservatore. N o n insiste sul rito rn o (im possibile) a u n u o ­ m o borghese cittadino bianco ad ulto intelligente benestan­ te, che p rop rio sul p u n to si nasconderà nell’orizzonte sto­ rico, facendo strada a u n carnevale di m utanti nello spiri­ to dell’ H o w a rd Stern Sh ow 399 o di figuranti da “ Apocalypse ,9SI film “ L a caduta degli dei” (1969) di Luchino Visconti e “ Il portiere di not­ te” (1974) di Liliana Cavani associano estetica nazionalsocialista e perversione sessuale. [N d C ] 399 The H ow ard Stern Show è una trasmissione radiofonica di intratte­ nimento, trasmessa negli Stati Uniti dal 1979 e diretta da H oward Stern.

[N d C ]

3 17

B. Il g e n e r e

n e l l e t r e t e o r ie p o l it ic h e

Culture” di A dam Parfrey400; ma anche figure più attraenti sono affondate già molto tem po fa in archetipi obliati (per esempio cavalieri medievali e bellissime Dame erudite con eleganti libri filosofici tra le palme pallide e teneri unicor­ ni in grembo). La Quarta Teoria Politica qui come al solito suggerisce di fare un passo a van ti. 8 . L’oscurantismo di genere dell’Epoca Postmoderna e l’entro­

pia globale dell’Eros devono essere riconosciuti nello spiri­ to dell’ escatologia non duale dello scenario escatologico (per esempio presentati in maniera così elegante e convincente nel campo escatologico “Finis M undi” come nel “ K a lk i Fu­ rano,” indiano401) in quanto anticipano una nuova trasfor­ mazione del genere, una parodia brusca e p reven tiva , come la smorfia d’addio del seguito dell’A nticristo nell’ultima ago­ nia mortale del m ondo che infine si raffredda. Il genere spa­ risce velocemente, le differenze sono rese eguali, la dinamica delle opposizioni è cancellata, trasformandosi nel nulla. Il Soggetto Radicale guarda con attenzione a queste trasfor­ mazioni individuando facilmente in loro il fatto che stanno diventando im a parodia e che il punto in cui diventano una parodia è una parodia di Per Sé.

400Adam Parfrey (1957), giornalista statunitense, è noto per aver pubblicato numerosi libri su aspetti marginali della cultura popolare. fN d C J 401 II K alki Purana è un antico testo sanscrito d’argomento escatologico, che descrive l’Età Oscura e la sua fine ad opera di Kalki, decimo avatara di Vishnu, sceso a distruggere il male e riportare l’Età dell’Oro. [N d C ]

318

A P P E N D IC E C

QUARTA TEORIA POLITICA E PRASSI

C .i

IL T E R M IN E “ P R A S S I” E I S U O I S IG N IF IC A T I

A ve n d o dichiarato il tem a del sem inario, n on sapevo com e sarebbe stato svolto. E ra con fusam ente previsto che nell essere realizzata, la Q u arta Teoria Politica dovesse portare ad u n a sua pratica. Q u esto è il p u n to di partenza. O ltre, inizia il libero svilu p p o del pensiero. L a separazione di teoretica (contem plazione) e pratica (opera­ zioni sugli oggetti - “p ragm ata” ), o p ensiero e azione, o idea e im ­ plem entazione, o principio e m anifestazione, o intellezione e azio­ ne, o m ito e rituale - è il soggetto delle tem atiche duali di m olte discipline. Tu tte queste coppie hann o un a differente geom etria se­ m antica, m a sono tutte costitutive.

A m b ito

1

2

Scienza

Teoria

Pratica (cose)

(contem plazione) M etafìsica

P rincipio

M anifestazione

R eligion e

M ito

R itu ale

Filosofìa

M en talità

A ttività

Tecnica

Id ea (Progetto)

Realizzazione

U so com une

Pensiero

(im plem entazione)

319

A zion e

C. Q

uarta

T e o r ia P o l it ic a e P r a s s i

Ora discutiamo la seconda colonna di termini. Poiché la Q uar­ ta Teoria Politica non è qualcosa di dividuale, ma proclama di es­ sere allo stesso tem po “scienza politica”, “ metafisica politica” ( Angelopoli), “ teologia politica” (escatologia politica), “ filosofia poli­ tica”, e tecnologia politica (l’area finora meno sviluppata), dovrem­ mo riflettere totalmente sulla seconda colonna di termini. Allo stesso tem po l’obiezione. Come abbiamo trovato, ma non ancora decrittato, l’attore della Q uarta Teoria Politica è il Dasein. Il Dasein è stato allineato da Heidegger come uscita radicale da ogni simile dualità. L o stesso qui vale per ciò che abbiamo detto in un’al­ tra occasione in seminari relativi all’olismo dell’immaginario. Cosa sono queste due colonne? - questo è il tipico differenzialismo on­ tologico o l’opera del logos. Nella Q uarta Teoria Politica, il diurno e il logos non sono esclusi, però, entrambi sono privati di esclusività. Il Dasein richiede un richiamo al “ nuovo logos” - all’ontologia fon­ damentale. Significa che per la soluzione (o meglio, formulazione) del problema della pratica della Q uarta Teoria Politica, abbiamo prima bisogno di calarci nell’area, dove la teoretica (contemplazio­ ne) e pratica (operazioni sugli oggetti - pragmata), pensiero e atti­ vità, idea e realizzazione, principio e manifestazione, intellezione e azione, mito e rituale - concordano. È importante. La pratica della Quarta Teoria Politica non è semplicemente la sua applicazione alla “realtà”, come nel caso del­ le tre precedenti teorie politiche. Essa stessa non è il diretto analogo delle altre tre teorie politiche. La differenza radicale è che essa cerca di superare la tematica duale della modernità. La teoretica stes­ sa nella Quarta Teoria Politica - è qualcosa di differente. E non è null’altro che la pratica. Per comprendere la pratica della Quarta Teoria Politica è necessario andare alle sue radici. E toccare quelle radici, dove la divisione in due colonne ancora non esiste. Q ue­

C.2. Le teorie politiche della Modernità e le loro pratiche sto è l’appello al “preconcetto”, alla “ preontologia” o all’“ essere preum ano” (relativamente all’antropologia). C.2

L E T E O R IE P O L IT IC H E D E L L A M O D E R N IT À E LE L O R O P R A T IC H E P O L IT IC H E

Nelle tre teorie politiche classiche della modernità teoria e pratica sono identificate piuttosto chiaramente. Il liberalismo come prima teoria politica ha l’economia e il mer­ cato come pratica politica appropriata. N el suo quadro, il mercato è la politica. D a qui appare Vhomo oeconom icus di Weber. Realizza­ re il ciclo del mercato, rappresentativo della prima teoria politica, implementa la sua teoria. Il marxismo fornisce alla prassi un grande valore: questa è la ri­ voluzione, la lotta di classe e (sotto il socialismo) la teoria dell’attivi­ tà (il lavoro che riproduce un essere um ano continuamente)402. Se­ condo Heidegger, la prima e la seconda teoria politica sono mani­ festazioni del fenomeno della “Afachenschaft” (“ macchinazione” ). Si presti attenzione a “ Afachen” - “fare” . Cioè, secondo Heideg­ ger, la prassi è il nucleo della prima e seconda teoria poliitca. D a qui appare la “ techne” come destino e metafisica. Cioè, secondo Heidegger, generalmente, la pratica politica è l’essenza delle prime due politiche. Nella terza teoria politica, la prassi è più complessa. Prima di tutto: la prassi più brillante e mostruosa è stata la prassi dell’olo­ causto e la realizzazione della politica razziale da parte del nazismo. 402La “teoria dell’attività” è stata una scuola eclettica nell’ambito delle scienze sociali, fondata dallo psicologo sovietico Alexej Leont’ev, a partire dalla psicolo­ gia storico-culturale di Lev Vygotskij, e interessata a studiare le attività umane come fenomeni sistemici e socialmente collocati. [N d C J

321

C.

Q u a r t a T e o r ia Po l it ic a e P r a s s i

In secondo luogo, la “ prassi” italiana o spagnola nel contesto della terza teoria politica era relativa allo “ Stato” ed era ridotta alla “co­ struzione dello Stato corporativo” (non troppo lungi dal classico, ancorché raffinato e modificato, nazionalismo borghese). Heideg­ ger, che era egli stesso nel contesto della terza teoria politica, ma rappresentava piuttosto un lancio nella Quarta Teoria Politica, av­ vistò la “M ach en sch aft ” anche nella terza teoria politica. E tentò di sorpassarla e rifiutarla. Ci sono passaggi espressivi a riguardo nella “ Geschichte des Seyns” m .

Queste prassi della prima, seconda, e in parte terza teoria po­ litica rappresentano incarnazioni dei progetti di per sé. Ciò è più una sezione tecnologica delle concordanze tra termini, a cui noi sia­ mo interessati. Tuttavia, ci sono tentativi di un’interpretazione più ampia. L’idea di Marx di “cambiare il m ondo” è prossima alla comprensione di Heidegger del concetto marxista della sua essen­ za tecnologica. D ’altra parte, l’analisi di Louis D um ont del marxi­ smo come teoria, che è basata sull’individualismo metodologico, quindi, sulla tecnica, è dimostrativa. In ogni caso, la “ M ach en sch aft ” è un punto comune delle tre teorie politiche della modernità. E questa “ M ach en sch aft ” assio­ maticamente postula la tematica duale soggetto-oggetto. Il sogget­ to concepisce (pesniero) e realizza nell’oggetto (azione e realtà). La prassi - come produzione, H erstellu n g (“atto di produrre” ). “ Techne” e “ A dachenschaft” - è un modello della ratio di sog­

getto e oggetto, di teoria e pratica nelle tre teorie politiche della modernità. E sono basate sulla rigida differenziazione. Il differen­ ziale tra teoria e pratica, che riflette il differenziale tra soggetto e 4S3M. Heidegger, L a storia d e ll’Essere, trad. di A. Cimino, Marinoni, Milano 1012. [N dCJ

322

C-3- Geometria del D asein e realtà virtuale (ad profundum) oggetto, è l’essenza di tutte e tre le teorie politiche della modernità. Si presti attenzione al fatto che la geometria di questo differenziale nella modernità è orizzontale. C-3

G E O M E T R IA D E L D A S E IN E R EA LTÀ V IR T U A L E (A D P R O F U N D U M )

Il Dasein è un soggetto (attore) della Q uarta Teoria Politica. Il Da­ sein precede il costituirsi del tema soggetto-oggetto (che è il punto della modernità). Il Dasein precede la divisione in teoretica e pra­ tica. L a teoretica del Dasein è im a pratica del Dasein. L a pratica del Dasein è la teoretica del Dasein. Com e può essere compreso? Ci sono diversi modi. Per esem­ pio, semplicemente risistemando le colonne della nostra tabella. Come pratica, prendiamo la serie seguente:

Teoria (contemplazione) Principio M ito Mentalità Idea (Progetto) Pensiero

È ciò che è pratica, che non ha bisogno di operazioni sugli og­ getti. A prima vista, sembra essere solipsismo e idealismo soggetti­ vo. M a .

32-3

C . Q u a r t a T e o r ia Po l it ic a e P r a s s i

L o chiamiamo esattamente P r a s s i . E questo significa che per­ cepiamo la pratica come teoretica, in altre parole, enfatizziamo ciò che è comune nella loro radice: • principio come manifestazione; ■ mito come rituale effettivo; • intellezione come azione; • idea come realizzazione; • pensiero come attività; Abbiam o una serie di pre-concetti (non post-concetti!): Pratica teoretica (teoria pratica) — non dualità? Principio manifesto (manifestazione di principio) — avatar? Rituale mitologico (mito rituale, sacrale) — teurgia? Attività intellettiva (intellezione attiva) — intuizione intellettua­ le (secondo René Guénon)? Idea reale (realtà ideale) — mondo incantato? Pensiero-azione (azione-pensiero) — transustanziazione? Oltre le tematiche duali del soggetto-oggetto solo queste serie pre­ dualistiche funzionano. State guardando attentamente? N o n ricorda qualcosa? Sì, la realtà virtuale. L a stessa in cui la postmodernità ci coin­ volge rapidamente. 324

C .4 - I l p ia n o tra n s -s o g g e tto -o g g e tto

C.4

IL PIA N O T R A N S -S O G G E T T O -O G G E T T O , T R A SG R E S SIO N E , D IM E N SIO N E D E L L A P R O FO N D IT À

Il postmodernismo e il post-strutturalismo definiscono l’orizzon­ te della virtualità in superficie. Questa stratificazione e fusione di soggetto-oggetto, coscienza/corporeità in superficie è uno scher­ mo, una pelle, un manto epidermico, una vetrina, una copertina patinata, un set televisivo, un sensore, un iPad. Qui la trasgressio­ ne implementa al costo della perdita dell’asse verticale. Il senso del rizoma è nella sua orizzontalità assoluta (come prima la modernità insisteva sulla rigida orizzontalità dei temi soggetto-oggetto). La pratica della Quarta Teoria Politica sta venendo costruita in un altro modo: è uri unione di due abissi - alto e basso, assolutizzazione della simmetria verticale, m a senza un varco che dia vita al logos e alla razionalità. Questa è una matrice prelogica dello spirito eroico, che salva in se stesso l’alito del libero caos, che unisce il do­ lore della terra e la fredda ironia del blu celeste. Abyssus abyssum invocat. Questa è l’ontologia fondamentale e la sua implementa­ zione (non duale). La pratica della Quarta Teoria Politica dispiega una nuova disposizione ontologicofondamentale. E la trasgressione dell’uscita più in alto del sopra e più in basso del sotto. Dove sono nascosti il dietro del cielo e la faccia della terra. Questa è la pratica del corto circuito dell’ontologia. Se la postmodernità è immanentizzazione e superficie, allora la prassi della Quarta Teoria Politica si richiama aiVintegrazione delle ultime due profondità. Q ui la convergenza di tutte le for­ me del massimale ha luogo. Questa è l’invocazione ( clamatio) de

Profundis et ad Profundum. Il partito della Q uarta Teoria Politica non cambia il m ondo esi3 2-5

C.

Q u a r t a T e o r ia Po l it ic a e P r a s s i

stente e non ne edifica uno nuovo. Esso rifiuta il mondo in essere, l’esistenza, riconoscendolo come un costrutto chimerico, tremante e infruttuoso. Con la prima azione la pratica della Q uarta Teo­ ria Politica lascia il m ondo da parte, lo abolisce. Heidegger ha ri­ flettuto molto sul problem a del noch nicht, “ non ancora” . « S ia ­ m o vicini al punto della grande mezzanotte. O meglio, non anco­ ra. .. (in essa). Sempre questo eterno “ non ancora... ” » scriveva in “ Holzwege”*04. Se noi poniam o la pratica della Q uarta Teoria Politica a supera­ re una distanza insormontabile (il paradosso di Zenone su Achille e la tartaruga - vedi “/ principi del calcolo infinitesimale” di G ué­ non) del “ non ancora” , resteremo per sempre nel labirinto dell’“ infinito finire dei tempi” . La pratica della Quarta Teoria Politica non

finisce affrontando il problema del anon ancora”, col quale affronta solo il proprio inizio. L a partenza della pratica della Q uarta Teoria Politica è una tesi sul levare il mondo, e coloro che lo testimoniano. Videlicet il cogito cartesiano e la sua conclusione sul sum. C.s

P R A T IC H E D I D E M E N Z A V E R TIC A LE (.AN O IA,

AN O ESIA) Ricordate Edgar M orin con il suo “ homo demens” . M orin chie­ de modestamente di non essere dimenticato. Ci sono quelli (Bataille, Artaud e dopo di loro Foucault, Barthes, Deleuze, Sollers, Blanchot e molti altri)404405, che parlano di valore della demenza in 404M . Heidegger, Holzwege, op. cìt. [N d C J 405 Lo scrittore Philippe Sollers (1936) e il teorico letterario Maurice Blanchot (1907-2003), entrambi francesi, parteciparono alla discussione filosofica sul lin­ guaggio condotta dai filosofi strutturalisti e postmodemisti francesi succitati.

[N d C ]

C.6. Pratica della Quarta Teoria Politica ed Escatologia

maniera più aperta e convessa. M a soprattutto i postmodernisti vedono la demenza nellageometria orizzontale. Secondo Durand, significa che la vedono in una sezione notturna. Q uesta è demenza femminoide puramente passiva, che gode dell’esenzione dalla verticale repressiva del logos. La pratica della Quarta Teoria Politica suggerisce un altro m o­ dello di demenza verticale. Questa è la demenza pre-logica eroicodiurna. Questa forma di demenza liberativa implica il totale con­ trollo. M a non dal lato della coscienza, m a dal lato dell’Angelo quello al quale il mercante dà una blanda nelle Elegie Duinesi di Rilke4oé. ' La demenza verticale è integrale, fintanto che è basata sulla co­ pertura completa dell’intero immaginario. L a N otte e il Giorno sono in contatto tra loro in altro modo, che nella cultura, la quale conduce a sistemi logocentrici. Questo è un corto circuito dei modi d’immaginare. L’estensione dell’asse verticale della dieresi eroica a entrambi i lati - è sopra la cima e sotto il fondo.

C.6

P R A T IC A D E L L A Q U A R T A T E O R IA P O L IT IC A ED E SC A T O LO G IA

Il tempofinale non accadrà mai, se qualcuno non lo implementerà. Sebbene tutto conduca ad esso, ciò non significa nulla. Può con­ durre alla fine infinitamente. Perché la fine avvenga, la finitezza deve essere.406 4061versi del poeta austriaco Rainer Maria Rilke (1875-1926) recitano «Q u a n ­ do dalle mani del mercante / la bilancia passa / all’A ngelo che in cielo / la placa

e pareggia con lo spazio... » (R . M . Rilke, E legie D uinesi, Feltrinelli, Milano 2014. / N d C J

327

C.

Q u a r t a T e o r ia Po l it ic a e P r a s s i

Secondo Heidegger, l’esistenza è finita. Il suo mistero ultimo e più alto è in questa finitezza. La finitezza si manifesta nell’E reign is. U E reig n is è esattamente la fattività della prassi. E E re ig n is è l’escatologia. In “ Elolzw ege ”^ 7, Heidegger scrive così correttamente - “ escatologia dell’esistenza” . La pratica della Q uarta Teoria Politica è la pratica escatologica p a r excellence.*

4°7M. Heidegger, Holzwege, o p . cit. [N dC ]

328

A P P E N D IC E D

LA METAFISICA DEL CAOS

L a filosofia europea m oderna h a avuto inizio con il concetto di lo­ gos e l’ordin e logico dell’essere. Per oltre d uem ila anni, questo con ­ cetto è stato esaurito com pletam ente: tutte le potenzialità e i p rin ­ cipi insiti in questo m od o di pensare logocentrico sono state orm ai esplorate in ogni aspetto, sviscerate e p o i abban donate dai filosofi. Il p roblem a del caos e della natura del caos è stato trascura­ to e m esso da parte fin dall’inizio. L ’un ica filosofia che p er ora conosciam o è la filosofia del logos. M a il caos è qualcosa che si con trappon e al logos, la sua alternativa assoluta. D al diciannovesim o secolo fin o ad oggi, i p iù brillanti filosofi europei (com e Friedrich N ietzsche e M artin H eidegger) han n o in i­ ziato a sospettare che il logos stesse rapidam ente andando incon tro alla sua fine. A lcu n i di loro hann o osato suggerire che, d’ora in poi, sarem m o vissuti nell’epoca della fine della filosofia logocentrica, e dell’avvento d i... qualcos’altro. L a filosofia europea era fon d ata sul p rin cip io logocentrico di esclusione e differenziazione, la diaeresis greca408. T u tto ciò corri­ sponde all’im p ron ta rigidam ente maschile e riflette un ordine del­ le cose e un a disposizione della conoscenza patriarcale, autoritaria, verticale e gerarchica. 4o8U term ine

diaeresis è stato usato originariam ente d a Platone nei su oi “ D ia­

loghi” , riferito a u n insiem e di concetti o d oggetti che son o divisi e suddivisi fino a che n o n si trovi un a definizione dell’oggetto in questione.

32-9

D . L a m e t a f is ic a d e l C a o s

Q uesto approccio m aschile im p on e ovu n q u e u n certo ordine e il principio di esclusione. L a m anifestazione p iù perfetta di questa im postazione è la “ L o g ica” di A ristotele, in cui i principi di identità ed esclusione sono al centro di un a riflessione che ha un carattere norm ativo. A è uguale ad A , n on uguale a n on -A . Q u est’identità esclude la non-id en tità (alterità409) e viceversa. Q uesto è l’uom o che parla, pensa, agisce, com batte, divide, ordina, e così via. O ggi tu tta la filosofia logocentrica è giu n ta alla fine, e d ob biam o considerare u n altro percorso di riflessione, che n on sia iogocentrico, fallocentrico, gerarchico ed esclusivista. Se il logos n on ci soddisfa p iù , n o n ci affascina p iù , n o n ci m o­ b ilità p iù allora siam o portati a provare qualcos’altro, e alm eno ad approcciarci al p rob lem a del caos. Per com inciare: ci son o du e diversi concetti di caos. L a fisica e la filosofia m od erna si riferiscono a sistem i com plessi, biforcazioni, equazioni n on integranti e processi, e usano la nozione di “ caos” per designare questi fenom eni. D efin iscon o così n on l’assènza di ordine, m a u n a fo rm a p iù com plessa di ordine che è difficile da percepire com e tale, ed è, in realtà, la sua essenza. U n sim ile caos e u n a simile turbolen za è m isurabile, in natura, m a con strum enti teorici e m atem atici e procedure p iù sofisticati rispetto a quelli con cui operano le scienze naturali tradizionali. Il term ine “ caos” è usato qui in senso m etaforico. N ella scienza m oderna abbiam o ancora a che fare con un a visione logocentrica della realtà. Q u in d i il caos, in questa accezione, n on è altro che un a struttura dissipativa del logos, l’ultim a propaggine della sua 4 4° 9Term ine che ha assunto la sua conform azione e il suo significato m oderno grazie ad Em m anuel Lévinas. Esso si riferisce all’ “ essere altro” , in particolare all’atto di u n soggetto che scam bia la p rop ria prospettiva con quella di un A ltro astratto, teorico.

330

decadenza, del suo crollo e della sua decom posizione. L a scienza m odern a a che fare n on con qualcosa di diverso dal logos, m a con un a sorta di post -logos, o di ex-logos: il logos nel su o stadio u ltim o di dissoluzione e regressione. Il processo di distruzione e dissipazione finale del logos è q u i scam biato p er “ caos” . In realtà, com un que, n o n h a niente d a spartire con il caos nel senso originale, greco, del term ine. E ’ p iutto sto un a sorta di estre­ m a con fusion e. R en é G u é n o n ha definito la nostra epoca com e u n ’ “ epoca della con fu sion e” . “ C o n fu sio n e” significa u n o stato di cose che allo stesso tem po è parallelo all’ordin e e lo precede. Per­ ciò dovrem m o fare u n a distinzione chiara tra due concetti diffe­ renti: da u n a parte abbiam o il concetto m o d ern o di caos che rap­ presenta il post-ordine, o u n insiem e di con traddittori fram m en ­ ti di essere privi di u n ità e di ordine e collegati tra loro da corri­ spondenze e conflitti post-logici m olto sofisticati. G illes D eleuze ha definito questo fen om en o com e u n “ sistem a n on com p ossibi­ le composto da un a m oltitu d in e di m on ad i” (usando i concetti di

monadi e com possibilità in tro d otti da L eib n iz410), che per D eleuze diventano “ nom ad i” 4" . D eleuze descrive la p ostm od ern ità com e la som m a di di fram m en ti n o n com possibili che posson o coesiste­ re. C iò n on era possibile nella visione leibniziana della realtà, basa­ ta sul p rin cip io di com possibilità, m a nella postm odern ità possia­ m o assistere alla coesistenza di elem enti che si escludono vicende- *4 4IOG o ttfrie d W ilhelm L e ib n iz (1646-1716), filo so fo e m atem atico tedesco, nella cui opera “ M o n ad o lo gia” afferm ava che le sostanze potevano essere divise in m onadi (un concetto che gli preesisteva) e che ogni m onade era p redisposta ad agire in un certo m od o nell’interazione con gli altri tipi di m onadi. 4“ Per D eleuze, il “ n om ad e” è u n o stato dell’essere che esiste tra due p u n ti ferm i, p rop rio com e i n o m ad i del deserto son o in con tin u o m ovim en to da un luogo all’altro lungo sentieri predefìniti.

331

D.

L a m e t a f is ic a d e l C ao s

volm ente. L e m on ad i non-ordinate non-com possibili, o nom adi, che flu ttu an o in giro p otrebbero sem brare caotiche, e in questo senso di solito usiam o la parola caos nei nostri discorsi q u otid ia­ ni, m a, parlando in m aniera p iù tecnica, d ob biam o delineare un a distinzione. D o b b iam o distinguere tra due tipi di caos, il caos postm oder­ n o, che equivale alla con fusion e, u n a sorta di post-ordine, e il caos greco com e situazione preesistente allo rd in e, com e qualcosa che esiste prim a che la realtà ordinata sia ven uta ad esistenza. Solo q u e­ st’u ltim o p u ò essere considerato caos nel senso prop rio del term i­ ne, e quest’u ltim o - in realtà l’originale - concetto di caos dev’essere oggetto di u n ’attento esam e dal p u n to di vista m etafisico. L a visione epica dell’ascesa e della cad uta del logos nel corso del­ l’evoluzione della storia e della filosofia occidentale è stata sposata da M artin H eidegger, che sosteneva che nel contesto della cultura europea o occidentale il logos n on è solo principio filosofico prim a­ rio, m a anche la base dell’ im postazione religiosa che costituisce il nucleo della cristianità. Possiam o anche notare che il concetto di kalam , o intelletto, è al centro della filosofia e della teologica islam i­ ca. L o stesso si p u ò dire per l’ebraism o (quan tom eno nella visione di Filon e di A lessan dria4'2 e soprattutto nell’ebraism o m edievale e nella K a bb alah ). C osì nella m od ernità al suo apice, in cui viviam o, assistiam o alla caduta del logos e al corrispondente declino della cultura classica greco-rom ana e delle religioni m onoteiste. Q uesti processi di decadenza sono paralleli a quella che M artin H eideg­ ger considera la condizione attuale della cultura occidentale. Egli4 4IiFilone di A lessandria (20 A .C .-50 D .C .), filosofo ebreo ellenistico, credeva che il logos fosse il m ezzo che D io usava per esercitare la p rop ria influenza sul m o n d o materiale.

identifica l’origine di questa condizione di declino in alcuni degli errori, p u r difficilm ente discernibili, com m essi durante le fasi m e­ no recenti del pensiero greco. Q ualcosa è an d ato storto p ro p rio all’inizio della storia occidentale, e M artin H eidegger vede l’errore p ro p rio nell’afferm arsi della posizione esclusivista di un logos esclu­ sivo ed escludente. Q u esto passaggio è stato p ropiziato da Eracli­ to e Parm enide, m a sop rattu tto da P latone con l’elaborazione del pensiero filosofico che prosp etta due m on d i - due livelli - di real­ tà, in cui l’esistenza era percepita com e m anifestazione di ciò che è nascosto. In seguito q uesto elem ento nascosto sarà riconosciu­ to nel logos, nell’idea, il paradigm a, l’esem pio. D a questo m om en ­ to in p o i prende form a la teoria referenziale della verità. L a verità sta nell’ im m ediata corrispondenza di ciò che è dato all’essenza in ­ visibile che è presupposta, o a quella « n a tu ra che am a ce la rsi» 4'3, secondo Eraclito. I presocratici erano le avanguardie di questa teo­ ria. L ’esplosione senza lim iti della tecnica m oderna ne è la logica conseguenza. H eidegger la chiam a G e-stell e la ritiene la causa del­ la catastrofe e dell’annichilim en to dell’um an ità che inevitabilm en­ te si avvicina. Secon do lu i il concetto stesso di logos era errato, e infatti p rop ose di ripensare radicalm ente la n ostra p rosp ettiva ri­ gu ard o all’essenza stessa della filosofia e allo svilu p p o del pensiero, e di trovare u n ’altra via, che chiam ava “ l’altro inizio del pensiero” . Il logos è apparso p er la p rim a volta con la nascita della filosofia occidentale. L a p iù em brionale filosofia greca è nata com e qualcosa che già di per sé escludeva il caos. P rop rio nello stesso m om en to il logos h a iniziato a fiorire, rivelando un a sorta di indom abile volon tà

4'5U n o dei fram m enti di Eraclito (D K , 22 B 123) recita « L a n atu ra am a na­ scon d ersi» ; cfr.

I presocratici. Testimonianze e frammenti, a cura di G . R eale,

B om pian i, M ilan o 2006.

333

D. L a m e t a f is ic a d e l C a o s

di p oten za e l’assolutizzazione dell’ap p roccio m aschile nei co n fro n ­ ti della realtà. Il divenire della cu ltura logocentrica ha annichilito ontologicam ente l’altro p olo, speculare, del logos - il caos fem m i­ n in o. C o sì il caos com e qualcosa che precede il logos è stato abolito dal logos stesso, e la sua esclusività è stata allo stesso tem po m anife­ stata e dismessa. Il logos m ascolino h a ostacolato il caos fem m in in o. L ’esclusività e l’esclusione hann o sottom esso l’ inclusività e l’ inclu­ sione. C osì è nato il m o n d o classico, che h a esteso i su o i confini p er 2500 anni - fin o alla m odernità e all’era razionalista scientifica. Q u esto m on d o è g iu n to alla fine, m a ciononostante stiam o anco­ ra viven d o nella sua scia. A llo stesso tem po, nel dissipativo m on d o p ostm od ern o, tutte le strutture ord inatrici si stanno disperdendo, p erdon o di significato e diventano sem pre p iù confuse. Q u esto è il tram on to del logos, la fine dell’ordine, l’u ltim o soffio di vita del dom in io esclusivista m aschile. M a siam o ancora all’ interno della stru ttura logica, p iu tto sto che al suo esterno. D icen d o questo, abbiam o anche evocato alcune soluzioni es­ senziali per il fu tu ro . L a p rim a soluzione possibile è il ritorn o del regno del logos, la R ivo lu zio n e Conservatrice, l’ insediam ento defi­ n itivo del dom in io del m ascolino su tu tti gli am biti dell’esistenza nella filosofia, nella religione, e nella vita quotidiana. C iò p otreb­ be avvenire spiritualm ente, socialm ente o tecnicam ente. Q uesta via, in cui la tecnica in contra l’ordine spirituale è stata esplorata e studiata dall’am ico di H eidegger, E rn st Jù n g er. E ’ un ritorn o alla tradizione, accom pagnato da u n appello al progresso tecnologico. È l’u ltim o sforzo p er salvare il logos che crolla, la restaurazione della società tradizionale, e l’eterno n u o vo ordine. L a seconda soluzione possibile è accettare le tendenze in atto e seguire il verso della confusione, d iventando progressivam ente p iù coinvolti nel dissiparsi delle strutture, nel post-strutturalism o,

334

p rovan d o a trovare soddisfazione nello scivolare com odam ente nel nulla. Q u esta è la scelta della Sinistra e dei rappresentanti libe­ rali della postm odernità. È il nichilism o m od ern o al suo apice identificato in prim is da N ietzsche ed esplorato in ogni dettaglio da H eidegger. Il concetto di n ulla com e presenza potenziale nel p rin cip io d ’identità, p ro p rio del logos stesso, n on è il lim ite estre­ m o del processo di disgregazione dell’ordine logico, m a p iu tto sto la costruzione di u n regno razionale deH’illim itata espansione del de­ perim en to orizzontale, le m oltitu d in i innum erevoli dei germ ogli della putrefazione. A d ogni m odo, potrem m o scegliere u n a terza via, e cercare di trascendere i confini del logos e uscire fu o ri, oltre la crisi del m o n ­ do postm od ern o, che è letteralm ente p ost-m od erno (cioè si trova al di là della m odernità), dove la dissipazione del logos raggiunge il suo confine estrem o. Q u in d i il p roblem a di q uesto lim ite è crucia­ le. N e ll’ottica del logos in generale, ivi com presi i suoi aspetti p iù decaduti, oltre il d om in io dell’ordine esiste solo il nulla, e di conse­ guenza attraversare il con fin e dell’essere è ontologicam ente im p os­ sibile. Il n u lla non è, così si esprim e tu tta l’on tolo gia occidentale logocentrica d o p o Parm enide. Q u est’im possibilità afferm a l’in fin i­ tà delle propaggin i del logos e garantisce al declino u n a con tinu ità eterna, interna al regno dell’ordine. O ltre il con fin e dell’essere c’è il nulla, e il m ovim en to verso questo lim ite è analiticam ente in fin ito e senza fine (le ap o rie di Z e n o n e di Elea414 son o q u i pienam ente va­ lide). N essu n o p u ò attraversare quella fron tiera verso il non-essere che n o n esiste, perchè sem plicem ente non è. Se ciononostante insistessim o nel tentare, dovrem m o fare ap ­ 4HZ e n o n e era u n filoso fo greco presocratico allievo di Parm enide. E ’ noto p rop rio p er le sue aporie, o paradossi, relative al m ovim ento.

335

D.

L a m e t a f is ic a d e l C a o s

pello al caos nel su o senso originario, greco, com e a qualcosa che precede l’essere e l’o rdine, qualcosa di pre-ontologico. C i troviam o di fro n te a un p roblem a davvero cruciale. M o l­ te persone oggi son o insoddisfatte rispetto a ciò che ci circonda, alla crisi dei valori, delle religioni, della filosofia, dell’ordine p o ­ litico e sociale, rispetto alle condizioni che ci im pone la p o stm o ­ dernità, alla co n fu sion e e al pervertim ento, e in generale rispetto a quest’epoca della decadenza p iù assoluta. M a considerando l’essenza del declino della nostra civiltà, nel su o stato presente, n o n possiam o volgere gli occhi alle fasi prece­ denti dell’ordine logocentrico e alle sue strutture im plicite, perché è stato p ro p rio il logos a condurci allo stato attuale dei fatti, alber­ gan d o in sè i germ i dell’attuale decadim ento. H eidegger identifica­ va, m olto plausibilm ente, le radici della tecnica nella risposta che i presocratici davano al p roblem a dell’essere attraverso il logos. Il lo­ gos n on ci p u ò salvare da quella situazione che egli stesso origina. Il logos n on ci serve p iù , ora. Solo il caos pre-ontologico p u ò darci u n indizio su com e su­ perare la trappola della postm odernità. Esso è stato m esso da parte alla vigilia della creazione della struttura logica dell’essere com e pie­ tra angolare. O ra è il suo turno di entrare in cam po, altrim enti sa­ rem o destinati ad accettare la postm od ern ità post-logica dissipata che si pretende eterna perché, in qualche m od o , nullifica il tem po. L a m odernità ha ucciso l’eternità e la postm od ern ità sta uccidendo il tem po. L ’architettura del m on d o postm od ern o è del tu tto fram ­ m entata, pervertita e confusa. È u n labirin to senza uscita, così at­ torcigliato e in volu to com e u n nastro di M oeb iu s415. Il logos, che era garante della rigidità dell’ordine, qui invece si presta a garantire 4I5U n nastro di M oeb iu s è una struttura che ha u n solo lato e u n solo bordo.

336

la curvatura, servendo a preservare l’ insuperabilità del confine o n ­ tologico con il nulla rispetto agli eventuali, inevitabili sconfinatoti che cerchino di rifugiarsi nell’oltre. C o sì l’un ico m odo di salvarci, di salvare l’um an ità e la cultura da questo incanto è fare u n passo oltre la cu ltura logocentrica, verso il caos. N o n possiam o restaurare il logos e l’ordine, perché p ortan o in sé la ragione della loro stessa eterna distruzione. In altre parole, per salvare il logos esclusivo d ovrem m o fare ap p ello all’ istanza alterna­ tiva inclusiva che è il caos. M a com e p otrem m o usare il concetto di caos e fondarci la n o ­ stra filosofia se, fino ad ora, la filosofia per n o i è sem pre stata q u al­ cosa di logico p er definizione? Per risolvere questa com plicazione d ovrem m o approcciarci al caos n on dalla posizione del logos m a da q uella dello stesso caos. Es­ so p u ò essere paragonato alla visione fem m inile, alla com pren sio­ ne fem m inile dell’A ltro che n o n è escluso m a, al contrario, incluso nell’identità. Il logos si percepisce com e ciò che è e com e ciò che è uguale a se stesso. P u ò accettare le differenze al suo interno perché esclude l’A ltro che resta all’esterno. C o sì fu n zio n a la volon tà di potenza, la legge della sovranità. O ltre il logos, afferm a il logos, c’è il nulla, n on qualcosa. C osì il logos, escludendo tu tto ciò che non è logos, esclude il caos. Il caos invece usa u n a strategia diversa: esso include in sé tu tto ciò che è, m a al tem po stesso tu tto ciò che n on è. C o sì il caos onni-inclusivo in clude anche ciò che n on è inclusivo, ossia ciò che esclude il caos. Q u in d i il caos n o n percepisce il logos com e 1A ltro , m a com e se stesso, o com e qualcosa che n o n esiste. Il logos com e principio esclusivo prim ario è com preso nel caos, presente al suo interno, avviluppato in esso, e h a u n p o sto garantito al suo

337

D. La m e t a f i s i c a

d el

Caos

interno, com e la m adre che ha in grem b o il bam bin o p o rta in sé quella che è u n a parte di lei e n on lo è, al tem po stesso. L ’uom o concepisce la d o n n a com e u n essere estraneo, e cerca di entrare in lei, la d on n a considera l’u o m o com e qualcosa di a lei interno e cerca di dargli un a nascita, e di generarlo. Il caos è l’eterna natività dell’A ltro , ossia del logos. R iassu m en d o , u n a filosofia del caos è possibile perchè il caos stesso im plica il logos com e un a possibilità intrinseca. P u ò libera­ m ente identificarlo, averne cura e riconoscerne l’esclusività com e parte della sua vita eterna. C o sì giu n giam o a quella figu ra p arti­ colare che è il logos caotico, ossia u n logos com pletam ente n u o vo che è continuam ente ravvivato dagli zam pilli del caos. Q u esto lo­ gos caotico è al tem po stesso esclusivo (ed è p er q uesto che è vero e p rop rio logos) e inclusivo (e q ui sta la com ponente caotica). Si rap p orta diversam ente con l’identità e l’alterità.

Il caos può pensare. Dovremmo chiederle com e fa. L ’abbiam o già chiesto al logos, ora è il turno del caos. D o b b iam o im parare a pensare con il caos e dentro il caos. Potrei suggerire come esempio la filosofia del pensatore giap­ ponese Kitaro Nishida4'6, che ha costruito la “ logica del basho” o la “ logica dei luoghi” , al posto della logica aristotelica. Dovremmo esplorare altre culture, piuttosto che quella occi­ dentale, per cercare di trovare esempi diversi di filosofie inclusive, di religioni inclusive, e così via. Il logos caotico non è solo un co­ strutto astratto. Se cerchiamo con attenzione, possiamo trovare le forme concrete di una simile tradizione intellettuale in alcune so4IÉ K ita r o N is h id a (18 7 0 -19 4 5 ) era u n filo s o fo g ia p p o n e se che fo n d ò la scu o la

filosofica di K y o t o . E gli c o n c e p ì la lo g ica d el “ basho” (tra d u c ib ile c o n “ lu o g o ” o “ topos” ) cp m e u n m o d o di su p erare la d u a lità so g g e tto -o g g e tto .

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cietà arcaiche, oltre che nella teologia orientale e in alcune correnti m istiche. A p p ellarsi al caos è Punico m od o di salvare il logos. Il logos ha bisogn o d i u n salvatore, n o n p u ò salvarsi d a sé. N ecessita di q u al­ cosa che gli si con trap po n ga per essere restituito al suo ru o lo nella situazione critica della postm odernità. N o n possiam o trascende­ re la postm odernità, essa n on p u ò essere vin ta senza fare ap p el­ lo a q ualcosa che preesista alla causa della sua decadenza. Perciò d ob biam o rivolgerci a filosofie diverse da q u ella occidentale. In conclusione, n on è corretto concepire il caos com e qualcosa che appartiene al passato. Il caos è eterno, m a coesiste eternam ente con il tem po. Q u in d i il caos è sem pre radicalm ente n uovo, fresco e spontaneo. Potrebbe essere considerato com e la sorgente di ogni genere di invenzione e di spontaneità perché la sua eternità ha in sé sem pre qualcosa di p iù rispetto a quello che era o sarà nel tem po. Il logos stesso n o n p u ò esistere senza caos, com e il pesce n o n p u ò vivere senz’acqua. Q u a n d o togliam o il pesce dall’acqua, m uore. Q u a n d o il pesce com in cia a credere con tro p p a insistenza che ci sia qualcosa che lo circonda oltre l’acqua, anche se ciò è vero, arriva sulla costa e v i m uore. È u n a sorta di follia. Q u a n d o lo rim ettiam o nell’acqu a, n o n fa altro che saltarne fu o ri u n ’altra volta. E allora lasciam olo m orire cosi, se è q uesto che vuole. C i sono altri pesci nelle acqu e profon d e, seguiam o loro! L ’era astronom ica che sta giu n gen d o al term ine è l’era dei Pesci, della costellazione dei Pesci. Il pesce sulla sponda. Il pesce m orente, che h a u n bisogn o disperato dell’acqua. Solo u n a p rospettiva di pensiero com pletam ente nuova, un a n u o va o n tolo gia e im a n u o va gnoseologia p osson o salvare il logos che è sulla costa, fu o ri dall’acqua, nel deserto che allarga continuam ente i suoi confini, com e ha predetto N ietzsche.

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D. La m e t a f i s i c a

d el

C aos

S o lo il caos e la filosofia alternativa basata sulPinclusività p u ò salvare l’u m an ità e il m on d o dalle conseguenze del degrado e del decadim ento del p rin c ip io esclusivistico che è il logos. Il logos è or­ m ai giu n to a scadenza, e resterem o tutti seppelliti tra le sue rovine se n o n facciam o ap p ello al caos e ai suoi principi m etafisici, e li usia­ m o com e base p er qualcosa di n uovo. Forse questo è l’waltro inizio del p ensiero” a cui si riferiva H eidegger.

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A P P E N D IC E E

IL PROGETTO GRANDE EUROPA

U N A B B O Z Z O G E O P O L IT IC O P E R U N F U T U R O M O N D O M U L T IP O L A R E 1

D o p o il declino e la scom parsa del blocco socialista dell’E u ro p a dell’Est, alla fine del secolo scorso, si è resa necessaria u n a n uova p rospettiva geopolitica globale, radicata su u n approccio com p le­ tam ente n uovo. M a l’inerzia del pensiero p olitico e la m ancanza di im m aginazione storica delle élite politiche dell’O ccidente vitto rio ­ so ha con d otto a un a scelta di com odo: il fon d am en to concettua­ le della liberal-dem ocrazia occidentale, con tan to di econom ia di m ercato, e la preponderanza strategica degli U S A su scala m on dia­ le è diven uta l’unica soluzione per ogni sfida em ergente e il m odello universale che tutta l’um an ità avrebbe d ovu to accettare.

2 D avan ti ai nostri occhi si è form ata questa realtà - u n a realtà m o n ­ diale incentrata com pletam ente sul paradigm a am ericano. U n in ­ fluente th in k tank neo-conservatore am ericano si riferisce espres­ sam ente agli U S A con u n term ine ap p rop riato: “ l’im pero globale” (talora “ l’Im p ero provvidenziale” - R . K agan 417). Q uesto im pero 4I7R o b e r t K agan (1958), storico statunitense di origine ebraica, esponente di p u n ta d el neoconservatorism o, sposato con la d iplom atica V ictoria N u lan d , ha

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E. Il Pr o g etto G r a n d e Eu ro pa

è uni-polare e concentrico per sua stessa natura. N e l centro c’ è il “ N o rd benestante” , i paesi atlantici. T u tto il resto del m on d o - i paesi sottosviluppati o in via di svilu p p o - , considerato periferia, deve seguire la stessa direttrice e lo stesso (per)corso seguito m olto tem po fa dai paesi del nucleo occidentale.

3 In u n a sim ile p rosp ettiva im ipolare, l’E u ro p a è considerata perife­ ria della capitale m on diale am ericana, u n a testa di p on te dell’O cci­ dente am ericano sul continente eurasiatico. L ’E u ro p a è considera­ ta dagli U S A parte del N o r d benestante, n on partecipe delle deci­ sioni, m a u n p artner p riv o di interessi e caratteristiche sue proprie. L ’E u rop a, in un a sim ile prospettiva, è percepita com e un oggetto e n on com e un soggetto, com e u n ’entità geopolitica p riva di iden­ tità au to n o m a e di volon tà, di sovranità riconosciuta e reale. L a p iù parte delle specificità culturali, politiche, ideologiche e geop o­ litiche dell’eredità europea sono considerate qualcosa di obsoleto: tu tto ciò che avevano di utile (o presun to tale) è stato già integrato nel progetto globale occidentale; ciò che è rim asto è scartato, irri­ levante. L ’E u ro p a

è

stata così geopoliticam ente spogliata, privata

del suo sé indipendente. D ata la vicinanza geografica con regioni caratterizzate da civiltà n on europee, e dato l’indebolim en to e la negazione della sua identità cagionato dall’approccio dell’Im pero A m erican o G lobale, l’E u ro p a potrebbe facilm ente perdere la sua form a politica e culturale.

lasciato il Partito R e p u b b lican o per ostilità verso T ru m p , ed è u n o dei più forti fau tori dell’intervenzionism o statunitense unilaterale.

342

[N dC ]

4

A d ogni m od o, la dem ocrazia liberale e la teoria del libero m ercato sono solo un a parte del p atrim on io ereditario storico europeo, e sono state proposte op zioni diverse da grandi pensatori, scienziati, politici, ideologi e artisti europei. L ’identità eu rop ea è p iù am p ia e p iù p ro fo n d a d elfa stfo o d ideologico dell’Im p ero G lobale am erica­ no, con il suo coacervo caricaturale di ultra-liberalism o, ideologia del libero m ercato e dem ocrazia quantitativa. N el periodo della guerra fredda, l’unità del m o n d o occidentale (su entram be le coste dell’A tlan tico) trovava u n fon d am en to p iù o m en o solido nella di­ fesa di valori com uni. M a ora questa sfida n o n esiste p iù , questa retorica è obsoleta e n on fu n zio n a più. D o vreb b e essere aggiorna­ ta con n u o vi argom enti. N o n c’è p iù u n n em ico com une chiara­ m ente individuabile. M an ca quasi del tu tto u n a base p ositiva p er l’un ità fu tu ra dell’ O ccidente. L a scelta “ sociale” dei paesi europei è in netto contrasto con l’opzione anglosassone (oggi am ericana) per l’ultraliberalism o. 5 L ’E u ro p a di oggi ha i suoi interessi strategici, che differiscono signi­ ficativam ente da quelli am ericani e dalla p rosp ettiva del progetto globale occidentale. L ’ E u ro p a ha u n a posizione peculiare nei co n ­ fro n ti dei suoi vicini a sud e ad est. In alcuni casi le iniziative ri­ guardanti il p rofitto econom ico, le questioni energetiche e la difesa com une n on coin cidono affatto con quelle am ericane. 6 Q ueste considerazioni generali p ortan o noi, intellettuali europei preoccupati per il destino della nostra m adrepatria culturale e sto­ rica, a concludere che c’ è u n grande bisogno di u n a visione alter-

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E. I l P r o g e t t o G r a n d e E u r o p a

nativa in cui il ruolo e la missione dell’Europa e della civiltà euro­ pea siano diversi, maggiori e più forti rispetto a quelli del progetto dell’Impero Globale, dai tratti evidentemente imperialistici. 7

L’unica alternativa plausibile, ad oggi, è da ricercarsi nel contesto di un m ondo multipolare. Il multipolarismo può garantire ad ogni paese e civiltà del pianeta il diritto e la libertà di sviluppare il pro­ prio potenziale, di organizzarsi al proprio interno a seconda dell’i­ dentità della sua cultura e del suo popolo, di proporre un fonda­ mento accettabile per un sistema di relazioni intemazionali giuste e bilanciate tra le nazioni del mondo. Il multipolarismo dovrebbe essere basato sul principio di equità tra le diverse organizzazioni politiche, sociali ed economiche delle varie nazioni. Il progresso tecnologico e la crescente apertura dovrebbe promuovere il dialo­ go tra popoli e nazioni e la loro prosperità, ma al tempo stesso non deve mettere in pericolo le loro identità. Le divergenze tra le civiltà non devono necessariamente culminare in uno scontro inevitabile - contrariamente a quello che pensano, semplicisticamente, alcu­ ni autori americani. Il dialogo - anzi, piuttosto, polilogo - è una possibilità realistica che tutti dovremmo esplorare. 8

Per quanto riguarda direttamente l’Europa, contrariamente ai pro­ getti che mirano a creare qualcosa di più grande, nel senso tradi­ zionalmente imperialistico del termine - che sia il progetto per un Grande Medio Oriente o un piano pan-nazionalista per una Gran­ de Russia o una Grande Cina - noi suggeriamo una visione equi­ librata e aperta che concretizzi l’approccio multipolare in un dise­ gno per una Grande Europa, come obiettivo che orienti il futuro 344

sviluppo della nostra civiltà in ambito strategico, sociale, culturale, economico e geopolitico. 9

Questa Grande Europa è costituita dal territorio compreso tra i confini che coincidono con i limiti di una civiltà. Questo genere di confini è qualcosa di completamente nuovo, come il concetto di civiltà-stato. La natura di questi confini implica una transizio­ ne graduale, non un’accelerazione improvvisa. Q uest’Europa do­ vrebbe essere aperta alle interazioni con i suoi vicini, a Occidente, a Oriente e a Sud. io U na Grande Europa, nel contesto di un m ondo multipolare, è concepita come circondata da altri grandi spazi, che basano la pro­ pria unità sull’affinità tra le civiltà. Possiamo quindi ipotizzare l’ap­ parizione di un Grande N o rd America, una Grande Eurasia, una Grande Asia Pacifica e, in un futuro più distante, un Grande Sud America e una Grande Africa. Nessun paese - eccetto gli U SA, può permettersi di difendere la propria sovranità esclusiva, affi­ dandosi solo alle proprie risorse interne. N essuno di essi potreb­ be essere considerato un polo autonomo, capace di controbilan­ ciare la potenza adantista. Quindi il multipolarismo necessita di un processo di integrazione su larga scala. Potrebbe essere defini­ to “ una catena di globalizzazioni” - ma entro limiti ben definiti, approssimativamente coincidenti con i confini di varie civiltà.

n Immaginiamo questa Grande Europa come una potenza geopoli­ tica sovrana, con una forte identità culturale, con le sue posizioni 345

E. I l P r o g e t t o G r a n d e E u r o p a

sodali e politiche - basate sugli assunti della tradizione democra­ tica europea - , capace di difendersi autonomamente, anche con le armi nucleari, con un proprio accesso strategico alle risorse ener­ getiche e minerali, capace di prendere decisioni indipendenti ri­ guardo a guerra e pace con altre civiltà o paesi - e con tutti que­ sti elementi dipendenti da una volontà comune europea e da una procedura decisionale democratica.

12 Per promuovere la nostra idea di Europa e il multipolarismo, fac­ ciamo appello alle diverse forze presenti nei paesi europei e ai R us­ si, e agli Americani, e agli Asiatici, affinché superino le proprie par­ ticolaristiche scelte politiche, le proprie differenze culturali e reli­ giose e supportino attivamente la nostra iniziativa, creando ovun­ que Comitati per una Grande Europa o altre organizzazioni che condividano l’approccio multipolare, rifiutando l’unipolarismo e l’imperialismo, che si fa sempre più pericoloso, ed elaborando un concetto simile per le altre civiltà. Se lavoriamo insieme, afferman­ do con forza le nostre identità differenti, saremo capaci di dare vita a un Grande M ondo, più giusto ed equilibrato, un mondo più grande dove ogni cultura, società, fede, tradizione e creatività umana troveranno il proprio posto.

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❖ Com­ posto con i tipi della fa­ miglia E g e n o l f f B

e r n e r

G

a r a m o n d

.

Stampato nel maggio 2017 presso A t e n a . n e t in Grisignano di Zocco (VI).



/20 0

La Quarta Teoria Politica si può dire costituisca la principale opera teorica del filosofo e sociologo russo Aleksandr Gel'evic Dugin, esponen te di spicco del neo-eurasiatismo. Non si presenta tanto com e un sistema filo­ sofico o un'ideologia preconfezionata, quanto com e un contributo alla critica contem poranea al liberalismo. In questo senso, è già diventato un classico tradotto e diffuso in più lingue. Dugin postula la sua "quarta teoria* distinguendola dalle tre principali ideologie della modernità - il liberalismo, il comuniSmo e il fascismo - sostenendo la necessità di un loro superam ento per opporsi al neo-liberalismo egem on e nella postm o­ dernità. Egli invita a riscoprire valori com e la giustizia sociale, la comunità di popolo, la libertà della persona nell'ottica di un nuovo progetto cul­ turale. Il filosofo russo propone così la riscoperta di un nuovo so ggetto politico, il concetto heideggeriano di Dasein (Esserci). Il risultato è un'opera fondam entale per chi sia interessato a forgiare nuovi strumenti teorici di lotta e resistenza. Questo volum e com prende la Quarta Teoria Politica di Aleksandr Dugin, così com e riveduta dall’Autore, con l'aggiunta di alcuni suoi articoli sullo stesso argom ento. In aggiunta, un saggio introduttivo di Andrea Virga aiuta

il lettore

italiano

ad

affrontare

un

autore

com unque

non

d'immediata comprensione, in ragione di una forma mentis (russo-orto­ dossa) differente rispetto alla nostra, al di là di un forte debito con la cul­ tura europea.