La guerra non era finita. I partigiani della Volante Rossa 8858123913, 9788858123911

Pochi mesi dopo la Liberazione, nella Casa del Popolo di Lambrate, il comandante della 118 Brigata Garibaldi Giulio Pagg

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Italian Pages 204 [205] Year 2016

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La guerra non era finita. I partigiani della Volante Rossa
 8858123913, 9788858123911

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Francesco Trento La guerra non era finita I PARTIGIANI DELLA VOLANTE ROSSA

Economica Laterza 766

Francesco Trento

La guerra non era finita I partigiani della Volante Rossa

© 2014, Gius. Laterza & Figli www.laterza.it

Edizioni precedenti: «i Robinson / Letture» 2014 Nella «Economica Laterza» Prima edizione aprile 2016

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Edizione 5

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Anno

2016 2017 2018 2019 2020 2021

Proprietà letteraria riservata Gius. Laterza & Figli Spa, Roma-Bari Questo libro è stampato su carta amica delle foreste Stampato da SEDIT - Bari (Italy) per conto della Gius. Laterza & Figli Spa ISBN 978-88-581-2391-1

È vietata la riproduzione, anche parziale, con qualsiasi mezzo effettuata, compresa la fotocopia, anche ad uso interno o didattico. Per la legge italiana la fotocopia è lecita

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Indice

l. Un dopoguerra armato

3

Non è ancora tempo di p ace, p . 4 - Milano dopo il 25 ap rile, p. 7 - La Volante Rossa, p . lO - L e uccisioni dell'estate 1 945 , p. 1 9

2. "La guerra non era fInita"

22

La guerra clandestina al neofascismo, p. 24 - La rip resa del terrorismo fascista, p.27 - "Una dimensione org anica e un'ipotesi di funzione", p. 29 - La sconf itta della monarchia e le elezioni per la Costituente, p. 31 - I partigiani tornano sui monti, p. 33 - L'attentato alla C asa del Popolo di L amb rate, p . 38 - I fascisti condannano a morte i capi della Volante , p. 42 - La Resistenza sotto assedio, p. 47 - L' uccisione di Franco De Agazio, p. 49 - L'estromissione delle sinistre dal governo, p. 54

3. La svolta del 1947

57

Neofascisti e Volante Rossa all'apice dello scontro, p. 59 - L'ufficializzazione della Volante Rossa, p. 65 - L'autunno caldo del 1 947 , p.68 - L'omicidio del generale Gatti, p. 7 1 Il linciaggio di Giorgio Magenes , p. 76 - La "guerra di Troilo" , p. 82 - "Prego, spogliarsi": il sequestro Toffanello, p. 86

92

4. Alla luce del sole La camp agna elettorale del 1 948 , p. 94 - Partigiani "bian chi" e " rossi" p ronti allo scontro, p. 98 - La lotta elettorale a Milano, p. 1 00 - Le elezioni del 18 aprile, p. 1 04 - Dopo la sconf itta, p. 1 05 - Addio alle armi, p. 1 08 - La lotta nelle fabb riche occupate, p. 1 09

112

5. La rivoluzione mancata L'attentato a Togliatti e la fiammata insurrezionale, p . 1 12 - Il 1 4 luglio a Milano, p . 1 16 - "Tornate a casa" , p. 1 1 9 - Il tramonto del " dopp io binario" , p. 125 - La "crisi di ruolo" della Volante Rossa, p. 128

V

133

6. La fme della Volante Rossa Gli " omicidi dei taxi ", p, 137 La polizia in azione, p, 146 L'arresto di Trincheri, p, 148 La fuga, p, 153 Il carcere e i processi, p, 158 Dopo la fine, p, 162 -

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-

Note

165

Ringraziamenti

193

Indice dei nomi

195

La guerra non era finita I partigiani della Volante Rossa

l

U n do po guerra armato

Milano, lO agosto 1944. I corpi di quindici partigiani giacciono sul selciato di piaz­ zale Loreto. Sono stati fucilati all' alba, una strage decisa dal capitano nazista Theodor Saevecke in seguito al bando ema­ nato nel giugno da Kesselring. Due giorni prima un attentato ha colpito un mezzo militare tedesco in viale Abruzzi. L'au­ tista ha riportato qualche ferita e non ci sono vittime nazi­ ste. Tuttavia, Saevecke non ha dubbi: compila di suo pugno la lista dei "banditi" che dovranno morire per rappresaglia. I quindici vengono prelevati dal carcere di San Vittore. A ognuno di loro viene data una tuta da lavoro, perché pensi­ no di essere destinati al trasferimento in Germania. Vengono invece uccisi da un plotone d'esecuzione della legione Muti. I loro corpi rimangono esposti al sole, coperti di sangue e di mosche, per l'intera giornata: Milano deve sapere cosa succede a chi si ribella ai nazisti. In mezzo ai cadaveri gettati contro lo steccato, i repubblichini piantano un cartello che li chiama assassini. Una folla di persone si avvicina al luogo della strage: uno degli uccisi è caduto con una mano sul viso, come a proteg­ gersi dalle raffiche. Un altro ha perso una scarpa. Nessuno ha ricomposto i loro corpi, che giacciono in pose innatura­ li, come marionette disarticolate. Pochi centimetri sopra le loro bocche, spalancate nell'ultimo disperato tentativo di mandare aria ai polmoni, alcuni manifesti teatrali strillano a grandi lettere: "Novità " ; " Il più grande successo comico del giorno" . 3

Poche ore e il caldo di agosto aggredisce i corpi rendendo l'aria irrespirabile. I parenti delle vittime piangono e grida­ no, insultati dai militi repubblichini che gli impediscono di avvicinarsi "a quel mucchio di immondizia" . Lo spettacolo è talmente raccapricciante che alcune donne svengono. In piazza, giunto col tram da Lambrate assieme a un com­ pagno di brigata, c'è anche un giovane partigiano della 1 18a Garibaldi. Ha 18 anni, deve compierne 19 a settembre, e pro­ babilmente si chiede se ci arriverà vivo. Il ragazzo guarda i corpi martoriati dei suoi compagni di lotta, ascolta le grida dei loro assassini. Serra i pugni e rimane a fissarli con odio. Non c'è altro che possa fare, oggi, ma promette a se stesso che un giorno i fascisti la pagheranno cara. Il ragazzo si chiama Giulio Paggio. Nel dopoguerra, ogni fascista conoscerà il suo nomel.

Non è ancora tempo di pace Il 25 aprile del 1945, l'Italia è finalmente libera. Ma la guer­ ra, per molti, non è ancora finita. Vendetta e giustizia sono divenuti sinonimi per un popolo che ha vissuto negli stenti e nel terrore, un popolo torturato e sfruttato che ora rinasce e odia, e crede sia giunto il momento di saldare i conti. CosÌ, all'indomani della Liberazione, la preoccupazio­ ne principale del Partito comunista sembra essere quella di tenere a freno gli slanci estremistici della sua base: sono in molti a pensare di poter trasformare l'insurrezione in atto rivoluzionario, fare " come in Russia " , dare l'assalto al cielo. Tantissimi, soprattutto, chiedono una drastica epurazione. In assemblee infuocate, gli ex partigiani e i militanti che hanno rischiato la vita durante la Resistenza " invocano il mitra e propongono soluzioni illegali a problemi di lotta"2. Il partito di Togliatti è costretto spesso a gettare acqua sul fuoco, tentando di gestire il " passaggio dall'illegalità alla legalità" 3 Un compito ingrato, reso ancor più difficile dalle durissime condizioni sociali dell'Italia del dopoguerra. •

4

Tra la primavera e l'estate del 1945 la disoccupazione è a livelli di guardia , e arriverà a toccare addirittura il 400/0 delle forze lavorative . La ricostruzione non decolla, e nelle campa­ gne si apre una dura stagione di lotte. Inoltre, il rientro alla vita civile di soldati , ex partigiani e prigionieri di guerra crea nuove drammatiche tensioni tra la massa dei disoccupati e le donne o i giovani subentrati , durante il conflitto, nei posti di lavoro. Tornano anche i sopravvissuti dai campi di concentramen­ to, coi loro racconti dell ' orrore nazista . E i partigiani sentono ancora di più che non si può tirare una riga su tutto quel che è successo, far finta di nulla, tornare alla vita civile senza che coloro che hanno compiuto quei crimini vengano puniti. C'è inoltre il problema delle armi: l' ordine di riconse­ gnarle viene vissuto dai partigiani come una spoliazione in­ giustificata, un affronto da parte degli Alleati con cui hanno condiviso la stessa battaglia, combattuto lo stesso nemico. Imponendogli di separarsi dalle armi con cui hanno affronta­ to e vinto i tedeschi, " il governo li priva del più ambito segno di riconoscimento della loro guerra , li esautora , sottrae loro il ruolo sociale guadagnato a costo della vita"4 . Soprattutto , i partigiani temono un ritorno del fascismo. Perciò quasi dappertutto vengono consegnati solo i ferri vec­ chi , fucili della prima guerra mondiale come i Mauser e i Car­ cano '91. Mentre le armi più nuove, i Thompson e gli Stein , finiscono in depositi clandestini, nascosti nelle soffitte, negli s cantinati, a volte addirittura sottoterra, oliati e ben protetti: pronti per l' uso in caso di bisogno. Ma intanto qualcuno, stanco dei ritardi della giustizia nel punire i fascisti, quelle armi decide di usarle. CosÌ, le "tre guerre " (patriottica, civile, di classe) di cui lo storico Claudio Pavone5 compone il fenomeno resistenziale non finiscono tutte il 25 aprile. Nei mesi successivi alla Liberazione si conti­ nuano a raccogliere morti per le strade. Fenomeni di giustizia popolare, di vendetta personale o di classe, sono all' ordine del giorno in tutto il Nord Italia. 5

Del resto, la carica d 'odio lasciata in eredità dalla guerra è impressionante, ed emerge sin nel racconto di chi, come Nu­ to Revelli, si oppone all'utilizzo del termine "guerra civile" in riferimento alla Resistenza: Non fu una guerra civile nel senso pieno del termine perché i fascisti per noi erano degli stranieri come e forse più dei tedeschi, li odiavamo più di quanto odiassimo i tedeschi. [ . . ] Era inconcepi­ bile che degli italiani si degradassero fino a terrorizzare, torturare, ammazzare gente che aveva le stesse radici, con la quale erano cre­ s ciuti assieme6• .

Vendicarsi, lavare nel sangue i torti subiti, diviene a volte unico motivo di vita. Esemplare, in questo senso, è la vicenda di Giuseppe Bonfatti, il partigiano "Remo" . Durante la Re­ sistenza, 1' 1 1 novembre del 1 944, la sua famiglia subisce una dura rappresaglia a Viadana, in provincia di Mantova. Bon­ fatti, che dopo la guerra è emigrato in Brasile, torna in Italia sul finire degli anni Ottanta. E l'S novembre 1 990, dopo aver riconosciuto in un bar di Viadana uno di quelli che gli hanno bruciato la casa, lo uccide a colpi di piccone. Poi si consegna ai carabinieri. "È la cosa più bella che ho fatto al mondo e non sono pentito" , dirà poi al processo. " Era un obbligo verso i miei parenti e anche verso il mio ideale"7. Se c'è chi aspetta quasi cinquant'anni per farsi giustizia, a Milano c'è qualcuno che non intende rimandare: Giulio Pag­ gio, il ragazzo di diciott' anni che ha giurato vendetta davanti alla strage di piazzale Loreto. Sono passati quasi nove mesi, e quel ragazzo è diventato un uomo. Ferito al braccio destro nel settembre 1 944 8 , si è poi distinto in pericolose azioni partigiane come l'assalto e la requisizione delle armi al commissariato di polizia di piazza Piola e l'attacco al gruppo donale fascista alla Casa del Fa­ scio di via Conte Ross09. Col nome partigiano di "tenente Alvaro" , ha guidato per sette mesi un battaglione della lIsa Brigata Garibaldi, rivelando grandi doti di leadership. Il suo 6

compagno Orazio Pizzigoni lo ricorda come " uno sveglio, intelligente, coraggioso. Nato per comandare " l0. Ferito alla coscia destra alla vigilia dell'insurrezione 1 1 , Paggio non attende nemmeno di guarire. E subito dopo la Liberazione, proprio nella ex Casa del Fascio, inizia a riunire un gruppo di partigiani. La prospettiva ultima è quella di farsi trovare pronti, se la rivoluzione dovesse proseguire il suo cammino. Ma la spin­ ta immediata, il pungolo all' azione, è il desiderio di stanare i fascisti impuniti, trovare quelli che sono sfuggiti al giusto castigo, e pareggiare finalmente i conti. Tuttavia, non sono solo gli uomini di Paggio a organizzar­ si . Milano, la " Stalingrado d'Italia " , sembra offrire terreno fertile per fenomeni di questo tipo. Un rapporto di polizia del 14 maggio 1 945 denuncia che le formazioni partigiane " sono palesemente riluttanti ad eseguire l'ordine di scioglimento e di disarmo " e "vanno orientandosi verso una trasformazione da squadre patriottiche a forze armate di partito" 1 2.

Milano dopo il 25 aprile Subito dopo la Liberazione, Milano è una città logora e stanca, segnata dalle asprezze del conflitto. I bombardamenti hanno colpito duramente le zone industriali, e gli ordigni inesplosi sono l'incubo di una generazione di genitori, che insegnano ai bambini a non toccare gli oggetti metallici. In una città grigia e sporca, ancora sommersa dalle mace­ rie, lunghe code di donne si formano davanti ai negozi per acquistare, con la tessera annonaria, il minimo indispensabile alla sopravvivenza. La situazione alimentare è delle più nere: la carne è quasi scomparsa, i generi razionati " arrivano in ritardo o non arri­ vano ; in provincia praticamente non si distribuisce nulla" 1 3 . Scontento e ira per l e inadempienze dei servizi annonari raggiungono livelli parossistici: nell'agosto 1 945 verrà as­ saltata la Sede provinciale dell'alimentazione di Milano l4• 7

Tutti i generi alimentari finiscono nelle mani dei borsane­ risti, che in questi mesi fanno affari d'oro. L'aumento dei prezzi è anch'esso spaventoso, mentre, dalle vetrine dei negozi, la provocazione dell' abbondanza è un continuo insulto ai sacrifici dei più poveri 1 5 . In ottobre, il dirigente comunista Giuseppe Alberganti lancia un segnale d 'allar­ me: " gli operai romperanno le vetrine se continueranno le esposizioni di generi commestibili a prezzi inavvicinabili, come avviene ora " 1 6. Il livello di conflitto sociale è e rimarrà altissimo: il capo­ luogo lombardo, infatti, grazie al suo solido settore metal­ meccanico, è in questo periodo " il contenitore della parte più avanzata e politicamente matura della classe operaia " 1 7. Durissime lotte, contro licenziamenti e sospensioni tempora­ nee o parziali, caratterizzeranno l'intero periodo 1 945 - 1 949: uno scontro frontale con un padronato che, dal punto di vista dei lavoratori, ha anche " la responsabilità di avere aperto la strada ai fascisti per poi scatenare la guerra" 1 8. È una classe operaia agguerrita, quella milanese. Alla vi­ gilia del 25 aprile, d'altronde, in fabbrica si sperava " in un cambiamento epocale" 1 9. E i lavoratori, che nei giorni dell'in­ surrezione hanno salvato gli impianti dalla furia nazista, vo­ gliono ora un premio adeguato al rischio. Nell'estate del 1945 , "gli operai sono ancora padroni delle fabbriche, la polizia ausiliaria è formata prevalentemente da partigiani e l'esercito è disorganizzato "2o. È difficile, in queste condizioni, convincere i militanti a tornare indietro, ripren­ dere le lotte sindacali, tenere a bada " un' armata vittoriosa che crede di poter marciare direttamente contro le cittadelle in cui sta il potere" 2 1 . Lo stesso Pci milanese appare visibilmente preoccupato per l'estremismo delle masse: il " deviazionismo ideologico " della base, l'estremismo operaio e partigiano, generano non poche apprensioni a una dirigenza che deve fare i conti con la linea togliattiana, molto più cauta. Da più parti segnala il Rapporto politico-organizzativo del 3 0 giugno 1 945 arnva 8

al partito la richiesta di costituire " organismi militari clande­ stini " , mentre i ritardi dell' epurazione esasperano le masse, che vorrebbero " sbarazzarsi non solo dei fascisti, ma anche di coloro che, pur non essendo politicamente imputabili per il passato, avevano avuto comunque un atteggiamento an­ tioperaio "22. Il Rapporto si conclude con una frase cancellata, ma an­ cora leggibile23 : Nel complesso si ha la sensazione che 1'attuarsi di licenziamenti in massa potrebbe provocare disordini anche gravi, perché dall'in­ surrezione in poi gli operai praticamente non hanno mai cessato di occupare le fabbriche e i depositi di armi è probabile che siano a portata di mano24•

Tuttavia, se la Federazione teme che in fabbrica qualche testa calda tenti di accelerare i tempi, è pur vero che la diri­ genza del Pci milanese è quasi interamente schierata su po­ sizioni più estremiste di quelle del Pci nazionale. Milano era stata una roccaforte bordighiana prima del fascismo, e qui il partito è formato soprattutto da "giovani leve ideologicamen­ te e politicamente impreparate che tengono poco in conto i reali rapporti di forza e i condizionamenti interni e interna­ zionali e sulle quali sembrano far presa parole d'ordine di un passato recente e altre ancora provenienti da un lontano passato ' apparentemente rimosso"'25. Nella Federazione mi­ lanese, con Alberganti, Scotti, Vergani, Lamprati, Colombi e Vaia, la corrente operaista è predominante. Ricorda un altro dirigente del Pci milanese del dopoguer­ ra, Luciano Gruppi, che dopo il 25 aprile ci fu "una precisa direttiva del partito di non riconsegnare le armi; cioè, la di­ rettiva era quella: davamo i fucili ma non davamo i mitra "26. Con il benestare e talvolta la partecipazione attiva di esponenti della locale Federazione del Partito comunista, a Milano alcuni gruppi di operai ed ex partigiani rimangono cosÌ organizzati in attesa dell' ''ora X" . 9

Il più importante di questi gruppi è quello fondato da Giulio Paggio a Lambrate, che nell' estate del 1 945 conta or­ mai quasi cinquanta iscritti.

La Volante Rossa Lo scopo ufficiale dell'associazione creata da "Alvaro " è quello di celebrare i caduti della guerra di liberazione, par­ tecipare alle manifestazioni commemorative e tenere alto il ricordo delle gesta partigiane. Dopo aver scartato " I ragazzi di Lambrate" , il gruppo adotta il nome di " Volante Rossa" , richiamandosi all' omonima formazione della 85a Brigata Garibaldi che aveva agito nell'Ossola durante la Resistenza. Dalla Volante dell'Ossola provengono Luigi Comini27 , detto "Luisott" , commissario politico della nuova Volante Rossa, e Ferdinando Clerici, detto "Balilla" perché era salito in mon­ tagna coi partigiani a soli sedici anni, mentre suo padre era già ricercato dall'Ovra e combatteva con la 1 18a di Paggi028. Assieme a Paggio, Comini e Clerici, tra i fondatori del­ la nuova Volante Rossa ci sono molti ex partigiani: dai ran­ ghi della 1 1 6a Brigata Garibaldi provengono Otello Alterchi (" Otello" )29, Angelomaria Magni ( " Vento" )3° e Dante Vec­ chio ("Tino " ) ; Magni ha l'intera famiglia nella Resistenza: suo padre Derino è stato arrestato dalle Brigate Nere, torturato a Monza e deportato prima a Fossoli e poi a Mathausen, dove si trova ancora all'arrivo degli statunitensi (tornerà in Italia solo alla fine di giugno del 1 945 )3 1 . Dalla 1 17a arrivano Giordano Biadigo (detto "Tom " o anche " Lanùn " , per la folta chioma)32, e Walter Fasoli ( "Walter" , o anche "Tritolo" , perché era stato colpito al ginocchio da un proiettile)33 . Sante Marchesi ( "San­ tino" )34 è addirittura amico d'infanzia del comandante Pag­ gio, sotto la cui guida ha combattuto per dieci mesi nella 1 1 8a Brigata GaribaldP5, assieme a Giulio Cimpellini ( " Ciro " ) , che ha combattuto anche nella 1 1 6a36 e nella 1 17a37. A loro si aggiungeranno, nei mesi e negli anni seguenti, al­ tri quaranta-cinquanta uomini. La maggior parte ha militato lO

nei ranghi della 1 1 68, 1 17a e 1 18a Brigata Garibaldi, tutte e tre operanti nella zona est di Milano. Altri hanno partecipato alla Resistenza nella 38 Gap, o nelle Squadre d'azione patriottica (Sap ) nei giorni dell'insurrezione. Molti provengono da famiglie antifasciste. Per lo più operai, di cui un forte nucleo all'Innocenti, dove (lasciata la Bezzi, dove è impiegato precedentemente) lavorerà anche il comandante Paggio, come guardia giurata. Sono giovani, giovanissimi: i "vecchi" hanno poco più di vent' anni, ma si scende fino a quindici e quattordici: Cattaneo, Amé, Ricotti ( che infatti ha come nome di battaglia " Sbarbà" ) sono tutti nati nel 1 930, e Giorgio Galletti ( "Cucciolo" ) , che si unirà alla Volante più avanti, è addirittura del 1 932. Alcuni dei più giovani non sono stati nemmeno partigiani, ma vengono spinti all' azione dal desiderio di non rimanere in disparte, di fare anch' essi il proprio dovere nel momento in cui si compie il destino di una nazione. Dal desiderio di dare il loro contributo come avevano fatto i padri, i fratelli maggiori, gli amici. Come molti a quel tempo, i militanti della Volante Rossa guardano alla Resistenza come a un cammino rivoluzionario interrotto. Temono che le conquiste raggiunte siano in peri­ colo, che si corra il rischio di essere schiacciati dalla reazione appoggiata dagli Alleati, come in Grecia. Si armano per que­ sto: per difendersi. Ma anche per contrattaccare, per conti­ nuare il cammino rivoluzionario, non appena ve ne saranno le condizioni. La preparazione politica dei membri della Volante, in ogni caso, è piuttosto carente: i suoi uomini si sono formati, per lo più, nella lotta clandestina. Per molti di loro l'inizio del­ la vita adulta, la scelta che porta alla maturità, è racchiusa nell' atto di disobbedienza al regime, nella strada che porta alla montagna o alla guerriglia u rbana. Un elementare biso­ gno di protagonismo, di affermare la propria identità parti­ giana anche dopo la Liberazione, fa la sua parte nella scelta di questi giovani di continuare a vestire una divisa, cantare un inno, tornare a impugnare le armi. Inoltre, agisce in loro Il

il desiderio d'azione tipico dell' estremismo giovanile, decu­ plicato dall ' atmosfera di attesa e di speranza del dopoguerra. Desiderio che soffre i vincoli di una politica fatta di discorsi e di chiacchiere. Leonardo Banfi (detto "Parafulmine " , perché alto e secco) ricorda che prima del suo ingresso nella Volante Rossa era andato in una sezione del Partito socialista: Mi iscrivo, ma non resisto più di una settim ana perché questa sezione aveva raccolto un po' . . . i " farfalloni " : quelli che si eran na­ scosti e che spuntano in quei giorni, ma che spendono tante parole senza però quel dinamismo che io , giovincello, pretendevo38.

Via Conte Rosso è all' epoca il vero e proprio centro di Lambrate: qui stanno tutti i negozi e la chiesa. Nella Casa del Popolo hanno già sede una sezione del Pci al primo piano, una dell' Anpi sempre al primo piano e la consulta popolare al secondo; inoltre quelle del Psi, del Fronte della Gioventù, del Comitato reduci e dell'Udi (Unione donne italiane) . La sezione del Pci, che diventerà nel tempo quasi una se­ zione della Volante Rossa39, è intitolata al martire partigiano Luigi Campegi. Figura leggendaria, " Gigi " Campegi ha co­ mandato la 3a Brigata Gap dal settembre al dicembre 1 944 . Arrestato a un posto di blocco in viale Abruzzi il 1 3 gennaio 1 945 , e condannato a morte assieme ad altri gappisti , davanti al plotone di esecuzione " Gigi" ha chiesto come ultimo de­ siderio che il suo soprabito fosse donato a un povero. Poi ha atteso le pallottole cantando Bandiera rossa40• Alla Casa del Popolo di Lambrate la Volante Rossa orga­ nizza, inizialmente, feste danzanti, gite domenicali, escursioni alpinistiche e attività sportive: " Quell' attività ricreativa conti­ nuò lungo tutta 1'esistenza della Volante e ancora alla fine del , 48 ricordo che siamo andati in Grigna a fare una scalata "4 1 . Alcuni fra gli appartenenti all' associazione, forse, prendono parte soltanto a questo tipo di iniziative. Ben presto però, come ricorda C . , "le attività ricreative [ . . . J sono diventate una valida copertura all' attività politica clandestina" 42. 12

Oltre alle feste danzanti, alle escursioni alpinistiche e alle commemorazioni partigiane, infatti, la Volante Rossa (o me­ glio: parte di essa) si dedica anche ad attività meno lecite. Di fronte a una magistratura che rilascia i criminali fascisti, si fa strada, nei membri della Volante, la convinzione di essere chiamati a fare giustizia. E man mano che i fascisti rientra­ no dai campi di concentramento alleati, o escono dai loro nascondigli, gli uomini di Paggio iniziano a intervenire: " an­ davamo a prendere l'individuo, lo portavamo dalle parti del Campo Giuriati, perché allora lì era tutto prato, e la mattina passava l'obitorio a ritirarlo . . . "43. Le azioni vengono spesso eseguite utilizzando come unico mezzo la bicicletta: chi compie l'azione può poi abbandonar­ la e andarsene a piedi, " mentre la bicicletta la prende un altro e se ne va "44. L'eredità della Resistenza, già esplicitata nella scelta del nome della formazione, si ritrova così anche nella sua struttura militare, nel modello di un gruppo ristretto di uomini che colpisce rapidamente per poi sparire, sull' esem­ pio delle Volanti partigiane45• Le azioni seguono più o meno uno schema fisso, e non sempre il gruppo che vi partecipa parte con l'intento di ucci­ dere: spesso, il fascista viene sequestrato e interrogato. Poi, come accadeva con i prigionieri delle brigate partigiane, viene emesso un giudizio: se dall'interrogatorio emergono pesanti responsabilità , ovvero se il sequestrato viene rico­ nosciuto come un torturatore, una spia, o ha compiuto atti particolarmente gravi, viene eliminato. Altrimenti, quando ci si trova di fronte a " pesci piccoli" , il prigioniero viene ri­ lasciato, con il " consiglio" di astenersi in futuro dall'attività politica. C . ricorda che durante queste azioni la Volante agiva spes­ so in borghese o con divise dell'esercito italiano: Alla Bianchi costruivano autocarri per l'esercito e quando ci ser­ viva un autocarro ce lo consegnavano , con l'autista che era anche lui un compagno. Sull'autocarro ci si metteva una targa dell'eserci13

to italiano e si partiva. CosÌ quando si incontrava un posto di blocco della polizia non ci fermavano e si andava dove si doveva andare. Avevamo anche delle macchine, sempre targate esercito italiano. CosÌ, vestiti da militari, si andava in giro anche in pieno giorno. E questo è stato possibile farlo fino all' attentato a Togliatti46•

La Volante Rossa si avvale, inoltre, di una miriade di colla­ boratori. Compagni di altre sezioni, al momento opportuno, offrono il loro aiuto. Una vera e propria rete di informatori permette di identificare i fascisti, sorvegliarli, raccogliere no­ tizie su di loro. Secondo C . , anche il partito o l'Anpi contri­ buiscono a questa raccolta dati: " quando i compagni di una sezione notavano il rientro di qualche fascista, ce lo segnala­ vano per accertamenti, e su questo il partito non dava ordini né reprimeva"47. I legami sono particolarmente stretti con i militanti di alcune sezioni del Pci: quella di via Andrea del Sarto (la sezione Venezia) , la sezione Padova. E i collegamen­ ti non si fermano qui: A un dato momento, di queste " frange" , cioè di questi nuclei esterni, ce n 'era in tutta Milano e anche fuori Milano. Si arrivava in Piemonte, ma normalmente era nell' ambito della Lombardia che si era ramificati. E nel novarese: Bieno , Suna, sul Lago Maggiore48•

A volte accade anche che, al di fuori dell' organizzazione, alcuni compagni che hanno perso fiducia nella giustizia legale segnalino spontaneamente alla Volante i fascisti49• La forma­ zione di Paggio ha infatti, da subito, un legame molto stretto con la classe operaia. Lambrate è nel 1 945 una delle zone più industrializzate di Milano: qui stanno l'Innocenti, la Casti­ glioni, la Richard Ginori, la Bezzi, la Colombo, la Tagliabue, la Bracco, la Faema, la conceria di Lambrate, la Brivio; e, a qualche chilometro di distanza, le cascine investite in quegli anni da dure lotte bracciantili. Spesso gli uomini di Paggio vengono chiamati a risolvere qualche problema in fabbrica, ad esempio far riassumere sindacalisti ingiustamente licenzia­ ti. E, come ricorda Marisa Magni, sorella di " Vento" , devono 14

dare una " ripassata" a qualche " fascistone che è tornato libe­ ro e già fa il prepotente"5 0 . La formazione di Lambrate, inoltre, infiltra alcuni suoi uomini nel movimento neofascista (e questo permetterà, nell' agosto 1 946, di prevenire un attentato alla Casa del Po­ pol05 1 ) . Ma v'è di più, come ricorda C . : avevamo anche dei collaboratori nella polizia, e quando andavamo a prendere qualcuno a casa, ci andavamo con un agente vero. Poi lui spariva e noi andavamo per l'aspetto nostro52•

A volte, addirittura, " le informazioni arrivavano diretta­ mente dalla questura, dove era possibile fare degli accerta­ menti negli archivi della polizia" 53 . Banfi e Finardi ricordano che un comandante dei vigili urbani aiutava la Volante Rossa passandole notizie riservate54. Gli informatori nelle forze di polizia svolgono anche, nel 1 945 , un altro importantissimo ruolo: grazie a uno di essi la Volante viene a conoscenza di un dato di fondamentale importanza, ovvero la garanzia di una sostanziale impunità per le sue azioni contro i fascisti. All'interno della questura milanese è prevalso l'orientamento a non condurre indagini minuziose nel caso di omicidi politici (nonostante le pressioni in senso contrario del ministro della Giustizia TogliattO. Per un lungo periodo, dunque, gli ex partigiani milanesi sanno di poter agire contro i fascisti con relativa tranquillità55. In ogni caso non sono in molti, nella Volante Rossa, ad es­ sere al corrente di queste azioni. La formazione è infatti divisa in più livelli. Il nucleo ristretto, al quale appartengono pochi e fidati uomini agli ordini del comandante Paggio, è quello in cui vengono prese tutte le decisioni, quello in cui si organizza e si svolge l 'attività illegale della formazione. Ne fanno parte, negli anni: Finardi, Paggio, Clerici, Angelo Vecchio (detto " Tarzan" per le sue doti di nuotatore) , Comini, Burato, Banfi, Cimpellini e Biadig056. 15

Il secondo gruppo, di supporto, viene utilizzato nel corso di azioni che richiedono meno segretezza e più partecipan­ ti: le devastazioni di sedi fasciste, gli scontri di piazza e le occupazioni delle fabbriche. E comprende una ventina di aderenti. Il terzo gruppo, infine, è costituito dall'insieme di tutti gli iscritti, e si riunisce in occasione di manifestazioni partigiane e commemorazioni di caduti. È, propriamente, l"' immagine pubblica" della Volante: cinquanta-sessanta uomini che sfi­ lano compatti nei cortei, divenendo presto presenza rassicu­ rante e galvanizzante per la classe operaia. Per evitare infiltrazioni da parte dei neofascisti e delle forze dell' ordine, ricorda Clerici, i venti appartenenti al se­ condo livello hanno un tesserino rosso di riconoscimento. Si scambiano informazioni durante feste da ballo, fingendo di sfiorarsi per caso, o " assistendo a spettacoli teatrali in locali prestabiliti" . Ma il nucleo ristretto ha bisogno di un grado di segretezza maggiore, e Paggio decide che le informazioni vengano scambiate attraverso " rullini fotografici che 'Lui­ sott' pensava a sviluppare " 57. Per partecipare alle commemorazioni di partigiani caduti e alle escursioni domenicali, e per trovare un lavoro ai com­ pagni disoccupati, la Volante Rossa decide nel 1 946 di dotarsi di un mezzo di trasporto adeguato: così, gli uomini di Paggio si recano a un' asta dell' Arar e adocchiano un autocarro Che­ vrolet Dodge. L'offerta base è 1 00.000 lire. "Alvaro " offre 120.000. Dopodiché nella sala cala il silenzio. Il banditore insiste, ma le offerte non salgono più e la Volante Rossa si ag­ giudica il camion. La leggenda vuole che gli uomini di Paggio si siano piazzati alle spalle degli altri acquirenti interessati, dissuadendoli dal far salire il prezz058. Ricorda Angelomaria Magni: " Volevamo che il camion venisse a noi e 1'asta non è salita [' J. Anche perché avevamo bisogno di far lavorare dei compagni. C'era Biadigo Giorda­ no che era a casa disoccupato, c'era 'Manùn' anche lui a casa ..

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disoccupato, c'erano 5 o 6 ragazzi che erano a casa disoccu­ pati e volevamo farli lavorare" . E infatti, appena acquistato il camion, Biadigo e gli altri iniziano a usarlo, di giorno, per fare trasporti e traslochi, e la domenica per andare alle com­ memorazioni partigiane. E di sera, va bene, capitava magari di andare a fare una qualche scorribanda, quando qualcuno ci mandava a chiam are e diceva: " Guarda che lì c'è un pezzettone grosso da fare fuori " oppure " c'è da menare " . E si men ava volentieri59•

Il camion , targato MI 1 1 7204 , viene pagato con cambiali emesse da Primo Borghini, al quale l'autocarro è intestato. Le cambiali, di 25 .000 o 3 0.000 lire, sono saldate, alla scadenza, grazie a una colletta tra i militanti della Volante Rossa60 , con i proventi di feste danzanti organizzate nella Casa del Po­ polo61 , e grazie all' aiuto di persone che simpatizzano per gli uomini di Paggio, tra cui anche donne e anziani62. Persino il carburante necessario viene acquistato tramite un' autotassa­ zione, e per questo i componenti della Volante versano 3 00 lire all' anno. Al momento dell' acquisto, comunque, l'autocarro è in pessime condizioni: cosÌ, a turno, durante le ore libere, alcuni si dedicano alle riparazioni necessarie. Ad opera completata, gli dipingono sopra la testa di Garibaldi. Di lì in avanti, il ca­ mion rimarrà sempre parcheggiato davanti alla Casa del Po­ polo, sul marciapiede laterale, pronto per ogni evenienza63. Sempre nel 1 946, alla fiera di Sinigaglia e poi individual­ mente, sui banchi dei mercati, vengono acquistate quelle che diventeranno le divise ufficiali della Volante, residuati bellici degli eserciti alleati: giubbotti di pelle dell' aviazione america­ na per la divisa invernale e giubbotti di tela grigio-verdi dei marines per la divisa estiva64• L'acquisto della divisa non è pe­ rò obbligatorio, e infatti alcuni militanti ne restano sprowisti: Dante Vecchio, ad esempio, non l'acquisterà "per mancanza 17

di mezzi finanziari" 65, così come Domenico Cavuoto e Gia­ como Lotteri. Sulla divisa, sopra il braccio sinistro, viene cucito un distintivo di stoffa (un triangolo rosso con su scritto: " Brg d'assalto Volante Rossa - Martiri Partigiani" ) che Paggio fa fabbricare da un negozio specializzato e distribuisce a tutti gli iscritti (dietro pagamento, ricorda Carlo Reina, di "lire quaranta " 66). A completamento dell'''immagine ufficiale" , la Volante Rossa si dota inoltre, in seguito, di una bandiera (un drap­ po rosso con una bomba) e di un inno, composto da Sante Marchesi, che viene cantato durante le manifestazioni, sul camion, per strada: Qui vi presento la Volante Rossa Siam partigiani di vecchieformazioni Di nuovo uniti per fare nuove azioni Contro il nemico che ancor ci spezza il cuor. Il capo Al è un partigiano in gamba Comanda tuttt� ma è sempre in prima linea È un po ) nervoso) ma noi lasciamofare Ci guida bene e lotta con ardor. Mister Luisott cifa da commissario È un partigiano che vien dalla Val Grande Siam sempre uniti nelle gioie e nei dolor O partigiani della Volante Rossa. Già due dei nostri san stati requisiti Uno è in guardina taltro a San Vittore Manun e Mila che sempre san nel cuor Di tutti noi che pur si lotta ancor. Ci scrive Mila dalla sua prigione Partigiani della Volante Rossa Non vi scordate del vostro giuramento Lottar si deve per riscattar tonar. 18

Contro il nemico che vuole eliminarci Contro i soprusi di tutta la reazione Siam sempre pronti per qualunque azione Per ricacciar nelfango tutti i tradito�7.

Divise, inno e bandiera appartengono già a una seconda fase nella storia della formazione di Lambrate: quella in cui la Volante Rossa ricerca una sua definita visibilità sociale. Dal 1 947 in poi, i suoi uomini indossano una divisa, possiedono tessere di riconoscimento e portano cucito, sulla manica dei giubbotti, un distintivo col nome della formazione. Ma nell' e­ state del 1 945 , prima che l"'immagine ufficiale" acquisti visi­ bilità e prestigio presso la classe operaia, il " nucleo ristretto" continua a dare la caccia ai fascisti sfuggiti alla giustizia.

Le uccisioni del!'estate

1945

È difficile stabilire quante azioni gli uomini della Volante Ros­

sa abbiano compiuto nei primi mesi del dopoguerra. Secon­ do Bermani, " sono comunque molti i fascisti che scompaio­ no e che si pensa siano emigrati in Argentina, mentre i loro cadaveri finiscono nella colata della Breda oppure in fondo a qualche stagno, ai canali Martesana o Villoresi, al Lago Mag­ giore"68. Tuttavia, non v'è alcuna certezza nell'attribuzione agli uomini di Paggio di queste " sparizioni" . Anche perché l a Volante Rossa non è la sola formazione armata ad operare a Milano dopo il 25 aprile. Secondo Raffaele De Grada, allora dirigente della Federazione comunista mila­ nese, ve ne sono almeno altre due, anch' esse legate a sezioni del Partito comunista con forte componente partigiana: "quella dell'Alfa Romeo, che era l'Aldo Sala, e quella della Barona"69. Al contrario della Volante Rossa, che gli arresti e i processi del 1 949 hanno portato sotto i riflettori, queste altre organizza­ zioni armate sono rimaste sempre segrete. Sia Banfi che Fasoli ricordano l'esistenza di queste formazioni; tuttavia, entrambi sostengono che la Volante non avesse collegamenti con loro70• 19

Inoltre, secondo Finardi, " era ancora in funzione una par­ te della 1 1 7a Brigata Garibaldi"7 1 . Insomma, nella Milano del dopoguerra c'è un gran fermento di ex partigiani e operai, pronti a mettere mano alle armi. Alcune delle azioni attribuite agli uomini di Paggio po­ trebbero essere state compiute da altre formazioni, o da sin­ goli partigiani per vendetta personale o politica, quando non da più organizzazioni in collaborazione fra loro72. Anche secondo Banfi gli omicidi dell'estate 1 945 non sono attribuibili agli uomini di Paggio, nel senso che " non era la Volante Rossa in termini organizzati. Che qualcuno che faceva parte abbia operato, quello è vero; per tutto il '45 c'era qual­ cuno che veniva fatto fuori" . Però, secondo "Parafulmine" , si tratta di una serie di episodi non organicamente riconducibili alla Volante, né tantomeno al Pci. "Ti faccio un esempio: io per mesi e mesi ho cercato uno per farlo fuori: io lavoravo in Bene­ detto Marcello, e la mattina della strage di piazzale Loreto ero lì. E uno di quelli col mitra, con i teschi della morte sul bavero, era uno che di vista conoscevo " . CosÌ, durante l'insurrezione e anche dopo, Banfi va a cercarlo. "Ma non l'ho trovato. Se no l'avrei fatto fuori. Però non è imputabile alla Volante Rossa"73. In effetti è difficile distinguere, in un periodo caratterizza­ to da violenze e vendette personali o di gruppo che awengo­ no un po' ovunque in Italia, le azioni organizzate dalle esplo­ sioni di violenza, gli omicidi politici dalle vendette private. Dal "Triangolo Rosso" emiliano alla Lombardia, dal Veneto al Piemonte, l'Italia è segnata da innumerevoli fenomeni di giustizia popolare. Carceri e caserme dove sono rinchiusi ex fascisti vengono prese d'assalto in alcune località e i prigionieri catturati e uc­ cisi dalla popolazione inferocita74. L'episodio più clamoroso awiene a Schio: qui, nella notte tra il 6 e il 7 luglio 1945 , un gruppo di partigiani fa irruzione nelle carceri e uccide 53 detenuti, ferendone altri 1575• A Milano sono particolarmente frequenti, fino ai primi mesi del 1 946, episodi di "giustizia sommaria" . Nel capo20

luogo lombardo, come in tutta la Lombardia, si erano infatti concentrati nella primavera del 1 945 gli ultimi reparti della Muti e delle Brigate Nere. Ancora tre mesi dopo la Liberazione, la rabbia non ac­ cenna a diminuire: tanto che il 2 agosto del 1945 il prefetto milanese Riccardo Lombardi informa il governatore alleato, colonnello Poletti, che la decisione di non arrestare più gli iscritti al Partito fascista repubblicano, sommata alla scar­ cerazione di quelli che sono in carcere per tale imputazione, rischia di esasperare gli animi e di scatenare gravi turbamenti dell' ordine pubblico76• In ogni caso, le uccisioni dell' estate 1 945 sono ampiamen­ te riconducibili al più vasto fenomeno di giustizia popolare che interessò, con la punizione di fascisti e collaborazioni­ sti, non soltanto vaste zone del Nord Italia, ma larga parte d'Europa77 •

Col finire dell'estate, nel frattempo, si chiude una prima fase della storia della Volante Rossa. Pensando forse che il loro compito sia esaurito, gli uomini di Paggio depongono le armi per alcuni mesi. Sarà una serie di attentati neofascistF8 a riportare la formazione di Lambrate sul piano dell'illegalità.

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"La guerra non era finita"

Alcuni compagni sono stati trovati morti, ma nessuno sa come sono morti. Due li hanno trovati tagliati dal treno qui a Lambrate. Una era una ragazza che viveva in San Babila, la cui casa era servita alla terza Gap e che aveva aiutato molto la Volante Rossa. La conside­ rarono come una prostituta uccisa da ignoti. Poi c'è stata una recru­ descenza degli attacchi contro le Case del Popolo e le sezioni che venivano attaccate con bombe erano una cosa all'ordine del giorno [ . . . ] . È allora che la Volante Rossa ha ripreso a muoversi secondo una prospettiva ben diversa che in precedenza. E siccome era una lotta contro chi attentava, l'autorità era come se non esistessel .

Già dall'autunno del 1 945 s i assiste al risorgere e al ricom­ porsi di vari movimenti neofascisti. Sulla stampa nazionale e cittadina si fanno sempre più frequenti le cronache di atten­ tati sventati e trame criminose svelate dall'intervento delle forze dell' ordine e della polizia ausiliaria. Soltanto in Alta Italia, sono decine le formazioni clande­ stine neofasciste: i Raam (Reparti antitotalitari antimarxisti monarchici) raggruppano tra le loro file " il Movimento tri­ colore e gli elementi più agguerriti di Concentrazione demo­ cratica nazionale, di Concentrazione democratica liberale e dell'Uomo qualunque oltre che del Partito democratico italiano"2 . Anche le Squadre d'azione Mussolini (Sam ) , i Gruppi di azione monarchi ca (Gam) e il Movimento unita­ rio nazionale (Mun) sembrano agire sotto un unico comando. Con la sponda di ufficiali monarchici, i fascisti brigano per convincere il re a sostenere una sortita insurrezionale prima del referendum3• 22

Per le strade di Venezia, Ivrea, Casale, Torino4, Milano, compaiono " auto fantasma" che fanno fuoco in corsa contro le sedi di partiti di sinistra. Tra la fine del '45 e i primi mesi del '46 "l'Unità" lancia l'allarme nel capoluogo lombardo, con articoli che esprimo­ no sempre maggior preoccupazione per il risorgere del fasci­ smo armato: il 13 dicembre il quotidiano comunista dà notizia dell' arresto di una banda di Sam: nel loro covo gli agenti hanno rinvenuto mitra, bombe a mano, esplosivi e materiale di pro­ paganda5• L'8 gennaio viene smantellato il "gruppo Calcagno" : i quattordici arrestati, trovati in possesso di cariche di tritolo, erano tutti già appartenenti alle formazioni repubblichine6• Maggiormente allarmato è il tono del giornale il 29 gen­ naio, quando viene scoperto dalla polizia " un governo in mi­ niatura dei neofascisti clandestini " : militi della Muti e della Gnr, ora riuniti nel Movimento nazionale italiano, hanno co­ stituito un vero e proprio governo con tanto di ministri - e creato una rete di contatti con altre organizzazioni dell'Alta Italia, tra cui il Partito democratico fascista (Pdf). Il movi­ mento - informa "l'Unità" - voleva addestrare in montagna " armate nazionalistiche " . V' è grande preoccupazione per il riunirsi di tutti i gruppuscoli in un Fronte Nazionale che do­ vrebbe guidarli all'insurrezione7• Pochi giorni dopo, è il Pdf ad essere colpito da alcuni arresti8• Nel 1 946, gli articoli dell"'Unità " costituiscono il primo e spesso l'unico nutrimento politico dei militanti comunisti. E quindi anche della Volante Rossa. CosÌ, ricorda Banfi, alla Casa del Popolo di Lambrate le notizie ormai quotidiane sui complotti dell' estrema destra sono uno degli argomenti più dibattuti tra gli uomini di Paggio: tutti quegli attentati, quel rialzare la testa dei nostalgici di Mussolini, ora alleati con i monarchici, "volevano dire che avevamo ragione noi . . . Che la guerra non era finita"9. Gli allarmi sul ritorno dei fascisti inaspriscono inoltre a Milano un clima già teso per la grave congiuntura econo­ mica: alla Camera del Lavoro, nelle fabbriche, nelle piazze, 23

si dà battaglia per i diritti dei reduci, dei disoccupati e dei lavoratori. In febbraio inizia la chiamata alle armi dei nati nel primo e secondo quadrimestre del 1 924 , i quali potranno essere, cosÌ, licenziati, e aumentare la percentuale fissata per lo sblocco dei licenziamenti a RomalO• La situazione sociale è esplosiva: Alberganti, in aprile, parla di 1 20.000 disoccupati nella provincia, di cui la mag­ gioranza a Milano 1 1 • In un comizio in un grande stabilimento un operaio dice a Franco Mariani, dirigente della Camera del Lavoro del capoluogo lombardo: " se andiamo avanti cosÌ, prenderemo il mitra" 12 . Episodi di violenza iniziano in effetti a verificarsi: 1 ' 1 1 gennaio un gruppo di lavoratori bastona alcuni dirigenti del­ la Breda. Il Pci avversa con fermezza queste esplosioni di collera e invita gli operai a deferire all' autorità giudiziaria i responsabili. Ovviamente, invano 1 3•

La guerra clandestina al neofascismo Secondo Leonardo Banfi, dopo l'estate del 1 945 la Volante Rossa ha praticamente deposto le armi 1 4. Ma, come ricorda Sante Marchesi, " Quando il Mis ha cominciato a fare gli at­ tacchi alle sezioni comuniste, abbiamo cominciato a far qual­ cosa " 1 5. CosÌ, in risposta agli attentati neofascisti e monarchici, la Volante si riorganizza e riprende a colpire. La Volante, e con ogni probabilità anche altri partigiani milanesi e le due for­ mazioni armate dell'Alfa Romeo e della Barona . Di certo, in questo periodo, sono molti i fascisti sotto tiro. Il 2 gennaio, alle 22, qualcuno bussa alla porta di Giulio Vaiani, in via Pomposa 8. Vaiani, che è tornato da tre mesi dal campo di concentramento di Coltano, si trova di fronte due sconosciuti che lo accusano di aver fatto parte delle Brigate Nere. Nonostante i suoi dinieghi, uno dei due tira fuori da sotto il soprabito un mitra a canna corta e gli scarica contro una raffica, ferendolo al torace e alle gambel6• 24

Il 26 gennaio, dalle acque del Naviglio, nel canale Marte­ sana, emerge un cadavere non meglio identificato. Vengono fatte "varie ipotesi: omicidio politico, vendetta personale, il gesto efferato di rapinatori " 1 7 . Il 27 gennaio un altro corpo viene a galla. Come il primo, anche questo presenta una ferita d'arma da fuoco alla tempia 1 8• I due uccisi sono in seguito identificati come l'operaio fiorentino Orio Caligiani e il mu­ tilato di guerra Sergio Luparia, appartenente alle Samo Lo stesso giorno, al cimitero di Sesto San Giovanni, vie­ ne trovato il corpo del commerciante Orlando Assirelli. La polizia non crede a una rapina: l'ucciso ha ancora indosso l'orologio, e il portafogli è pieno di denaro. Si indaga, e dai primi accertamenti sembra che la vittima sia stata trasportata lì in automobile e giustiziata con due colpi a bruciapelo 1 9• Si scopre che Assirelli ha militato nel Partito fascista, e in passa­ to, a Pisa, ha ucciso un avversario politico a colpi di bastone. È tornato da poco tempo dal campo di concentramento di Bress020, senza essere processato per questo delitt02 1 • La sera del 6 febbraio, Enrico Meneghini viene prelevato dalla sua abitazione in via Castelmorrone 17 da due uomini armati in borghese che si qualificano come agenti della Civil Police. Dopo aver atteso invano il ritorno del giovane, i suoi familiari si rivolgono alla Questura. La polizia, però, non ne sa nulla: i due che lo hanno prelevato non sono agenti né cara­ binieri, e non rimane altro che avviare le ricerche. Durante il periodo repubblichino, Meneghini ha militato in un reparto di paracadutisti, quindi si pensa subito a una vendetta poli­ tica. Infatti, due giorni dopo, il cadavere del giovane viene ritrovato in una località isolata a Macherio, vicino Monza. Tre colpi di pistola e una sentenza scritta su un foglietto: "CosÌ si pagano quelli delle Sam " 22 • La tattica di spacciarsi per agenti è assai comune in queste azioni contro ex fascisti: la sera precedente al rapimento di Meneghini, tre falsi poliziotti si presentano nell' abitazione di Felice Peruzzi, in via degli Etruschi 2 , e lo invitano a seguirli in Questura. In strada, però, i tre gli puntano contro le rivol25

telle, rinfacciandogli il suo passato fascista e la sua militanza nella Guardia nazionale repubblicana. Lo colpiscono poi al volto col calcio delle armi e si dileguano rapidamente23• Alcune di queste azioni sono state attribuite alla Volante Rossa24, e sicuramente il modus operandi ricorda il racconto di C. sulle spedizioni punitive compiute con le divise dell' e­ sercito, o in compagnia di un vero agente di polizia25• Tut­ tavia, come abbiamo visto, la formazione di Lambrate non è l'unica organizzazione armata ad agire nel capoluogo, e in assenza di prove documentali non è possibile stabilire con certezza la responsabilità delle azioni. Il 2 1 aprile, ad esempio, due uomini armati tentano di fare irruzione in casa di Angelo Tramontana, ex capitano della Guardia nazionale repubblicana. Dicono di voledo ar­ restare, e Tramontana chiama la Questura. La polizia ferma Bruno Pedini e Gervasio Urbani, due ausiliari della caser­ ma di Montebello. Dopo un confronto coi loro comandanti, si chiarisce che nessuno gli ha dato ordine di arrestare l'ex repubblichin026• Né Pedini né Urbani fanno parte della Vo­ lante Rossa. Certo, è fuor di dubbio che in questo periodo la formazio­ ne di Lambrate abbia qualche conto aperto con i fascisti, che la riconoscono come nemico giurato e tentano di uccidere il suo comandante. Ai primi di aprile, alle sei e un quarto di mattina, Giulio Paggio esce di casa per recarsi al lavoro. Sta attraversando il portone della sua abitazione in corso Garibaldi 1 1 1, quando con la coda dell' occhio nota un individuo fermo lì di fronte, in piedi, accanto a una bicicletta. Si insospettisce, e il sospetto gli salva la vita: appena lo vede, l'uomo lancia contro il "te­ nente Alvaro " una bomba a mano, ma Paggio con un balzo si rifugia dentro il portone. Rimane illeso anche per l'imperizia dell' attentatore, che mira troppo in alto, mandando in fran­ tumi alcuni vetri27•

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La ripresa del terrorismo fascista Dopo una prima fase di " rodaggio" , funestata da una lunga catena di arresti, il neofascismo esce allo scoperto con una serie di attentati, che si infittiscono quanto più ci si awicina al 2 giugno, data in cui gli italiani sono chiamati a scegliere tra monarchia e repubblica. Nel mirino sono spesso esponenti di spicco del Pci: il 6 marzo Emilio Sereni sfugge a un agguato da parte di gruppi monarchici, e il 5 aprile è il turno di Giuseppe Di Vittorio, che scampa a un attentato qualunquista. Per impedire il re­ golare svolgimento del referendum e la probabile sconfitta della monarchia, i fascisti mettono dunque in atto " una sorta di 'strategia della tensione"'28 . Milano è uno dei punti nodali di tale strategia. L' I l aprile il miti co comandante " Visone" , Giovanni Pe­ sce, mette in guardia da possibili trappole, segnalando ma­ nifesti di " sedicenti partigiani" che invitano a riprendere le armi creando " situazioni incresciose, che andrebbero a disca­ pito di tutto il popolo"29. Ma le provocazioni sono molte: il 20 aprile, armati dall' e­ sterno, detenuti fascisti guidano una rivolta nel carcere di San Vittore. Un commissario e alcuni secondini vengono tenuti in ostaggio. Forse in appoggio alla ribellione, un' auto in corsa esplode alcùni colpi d'arma da fuoco che feriscono due pas­ santi: un ragazzo che sta giocando a pallone e una ragazza che aspetta il fidanzato. La rivolta si protrae per cinque giorni, con numerosi morti e feriti. L'esercito è costretto a interveni­ re con blindati ed esplosivo. Nella notte tra il 22 e il 23 viene portata a termine la cosid­ detta " Operazione Italia": cinque aderenti al Partito demo­ cratico fascista, guidati dall' ex repubblichino Domenico Lec­ cisi, trafugano la salma di Mussolini dal cimitero di Musocco. La sera del 23 è la Camera del Lavoro ad essere assaltata durante una riunione. Secondo Alberganti, testimone diret­ to dell'episodi030 , sono in tre a sparare dalle macerie attigue 27

all' edificio, ferendo gravemente Stella Zuccoletti, membro del Comitato direttivo della Lega PortinarH• Altri tre colpi vanno a vuoto. Alberganti, uscito prontamente dall' edificio, insegue gli attentatori che si danno alla fuga. Fatta ricoverare la donna, il dirigente del Pci telefona al prefetto, awertendo che la Camera del Lavoro, nella notte, verrà difesa da 200 lavoratorP2. Stella Zuccoletti muore in ospedale il 26 aprile, dopo tre giorni di sofferenzeH. L'indignazione e la rabbia sono incon­ tenibili: (( l'Unità" rintraccia un unico filo conduttore che lega il trafugamento dei resti di Mussolini, la rivolta di San Vit­ tore e l'attentato alla Camera del Lavoro con la lotta politica condotta dai gruppi monarchici e neofascisti per impedire la consultazione popolare. Secondo il giornale del Pci, la colpa dell' attuale situazione è del questore di Milano, che non agi­ sce con la dovuta energia nei confronti dei fascistP4. Dello stesso parere sembra essere Alberganti. Il giorno successivo all' attentato, si riunisce infatti la Commissione esecutiva della CdL, e il dirigente propone di organizzare la difesa del palazzo " con armi all'interno stesso della Camera del Lavoro, che gli operai possano usare al momento oppor­ tuno "35. Viene inoltre richiesta al prefetto l'autorizzazione per la " costituzione di squadre di operai che siano pronte ad ogni chiamata per la dzfesa della città da attacchifascisti"36: una sorta, insomma, di " Volante operaia " . L'attività degli estremisti neri non conosce soste. I l lO maggio "l'Unità" dà notizia di un nuovo attentato : due gio­ vanissimi ex partigiani, il giorno precedente, sono scampa­ ti per miracolo a un agguato a colpi di pistola e raffiche di mitra. Il giornale deplora l'atteggiamento della polizia che, chiamata per telefono, ha ritenuto " inutile mandar fuori gli agenti poiché certo non sarebbe stato più possibile agguan­ tare i criminali" 37 . Intanto, Vittorio Emanuele III h a abdicato i n favore del figlio Umberto II, rompendo in qualche modo la tregua isti­ tuzionale e tentando di dare nuove chance alla monarchia. 28

Mancano solo tre settimane al referendum, e la tensione sale: dalla metà del mese, gli attentati sono all' ordine del gior­ no. Il 1 7 maggio, dopo l'ennesima bomba fascista, la Squadra politica della Questura di Milano arresta i componenti del comitato esecutivo del Pdf (tra cui Ferruccio Mortari, di cui parleremo ancora) 38. Alcuni giorni dopo, una retata della po­ lizia, infiltratasi all'interno di squadre paramilitari raccolte dietro il partito chiamato Schieramento nazionale, riesce a mandare all' aria un piano antireferendum la cui attuazione era prevista per il 26 maggio. Dagli interrogatori dei circa quaranta arrestati emergono collusioni tra neofascismo e monarchia: il piano prevedeva una grande manifestazione a favore del re, per provocare le forze di sinistra. I neofascisti avrebbero in seguito aperto il fuoco su eventuali cortei di protesta, per riparare infine nelle caserme. Dove, secondo "l'Unità" , " sarebbero stati equipaggiati e armati per poi usci­ re per le strade insieme alle forze regolari a tutela dell' ordine pubblico, da essi stessi sconvolto "39. Era inoltre previsto un falso attacco a un giornale monarchico da parte di militanti travestiti da comunisti, muniti di " fazzoletti rossi, distintivi e magari tessere false da lasciar per strada"40 , e un assalto a una sezione del Pci.

((Una dimensione organica e un 'ipotesi difunzioneJJ In un contesto come questo, segnato dai continui attentati fascisti, dai piani eversivi dei monarchici e dalla scarsa vi­ gilanza da parte delle forze dell' ordine, è più che probabile che Alberganti e altri pensino di utilizzare la Volante Rossa in funzione difensiva (con ronde e guardie notturne per vigilare Case del Popolo e sedi di partito) e ancor più probabile che guardino ad essa con simpatia. Secondo Leonardo Banfi, in­ fatti, è proprio nel 1 946 che iniziano i primi contatti per un rapporto continuativo con la Federazione milanese del Pci. Contatti che grazie agli " ufficiali di collegamento" Lamprati e Vergani si faranno sempre più fitti4 1 . 29

È soltanto adesso, secondo "Parafulmine" , che si può par­ lare di vera e propria "nascita" , o " rinascita" , della Volante Rossa: "il '45 è ancora una fase un po' magmatica, non si capisce bene. C 'è un gruppo che si ricollega, ma con finalità non preCIse " . Nel 1946, invece, con l'amnistia, la restaurazione, i par­ tigiani espulsi dalla polizia, gli uomini di Paggio si rendono conto " che non è finita la battaglia, non ha avuto lo sbocco che ipotizzavamo " . La lotta sarà lunga, e per questa lotta la Volante Rossa deve strutturarsi meglio, organizzarsi meglio. Soltanto adesso, sotto la guida del " tenente Alvaro" e del commissario politico Comini, la formazione di Lambrate ac­ quista " una dimensione organica e un'ipotesi di funzione"42. Se prima c'era un nucleo ristretto che agiva nell 'ombra , sotto la copertura di un' associazione ricreativa, ora i fascisti devo­ no sapere che a Lambrate ci sono uomini disposti a combat­ tere fino alla morte il loro ritorno. Anche per questo nei mesi successivi gli uomini di Paggio acquisteranno il camion e le divise, diventando immediatamente riconoscibili: un punto di riferimento per l'intera classe operaia milanese. .

Forse su sollecitazione di alcuni dirigenti del Pci milanese, o forse autonomamente, in questo periodo gli uomini della Volante Rossa raccolgono informazioni sui neofascisti e i loro finanziatori. li 26 maggio Mario Gandini ( " Mila " ) , ex partigiano della 1 1 8a Brigata Garibaldi, e Walter Veneri ( "Walter" ) entrano ar­ mati in casa dell'iridustriale Hintermann, in corso di Porta Ver­ cellina 1 . I due perquisiscono l'appartamento, cercando prove di un legame tra Hintermann e il Partito repubblicano fascista o le Sam43. Ma il padrone di casa reagisce e chiama la polizia. Fermati dai carabinieri pochi giorni dopo, mentre tenta­ no una seconda perquisizione in casa di un altro industriale, Gandini e Veneri vengono interrogati: i due dichiarano di appartenere a un'organizzazione di ex partigiani diretta da un certo "Giulio" , con sede in corso Garibaldi 1 1 1 (l'indiriz30

zo di Giulio Paggio) , " col compito di assumere informazioni sul conto di ex fascisti non ancora puniti o dimessi dai campi di concentramento senza prowedimenti ed una volta in pos­ sesso di materiale di accusa sufficiente passare poi la pratica all' autorità costituita per i prowedimenti di legge "44. L'intera Volante Rossa sembra a rischio, ma evidentemen­ te i suoi contatti nell'ufficio politico della Questura riescono a sistemare le cose. Perché, nonostante la precisa indicazione, i carabinieri non individuano (o, molto più credibilmente, non vogliono individuare) Giulio Paggio. Intanto, nella notte tra 26 e 27 maggio, un nuovo attentato colpisce a Sesto San Giovanni la Casa del Popolo e sede del Psiup. Gli assalitori attaccano con. bombe a mano e raffiche di mitra, e solo per un miracolo nessuno rimane ferit045. Il 3 0 maggio è la volta di un' azione dimostrativa in piazza del Duomo: tre fascisti armati si awicinano ai due operatori che preparano la pubblicità luminosa mobile dell' edificio di fronte alla cattedrale. Sotto la minaccia delle armi, li costrin­ gono a comporre la scritta: "È uscito il terzo numero di 'Lotta fascista'. Leggetelo. Viva il duce. Il fascismo non è morto" . Mezz' ora dopo, viene lanciato da un' automobile nera un or­ digno esplosivo contro la sede della Federazione provinciale comunista a porta Garibaldi46. Il giorno seguente il re è a Milano per la campagna elet­ torale. A piazza del Duomo si protesta per la sua presenza e, nella notte, i partigiani tentano di assaltare la casa che lo ospita. La notte successiva, " dalla solita automobile, vengono lanciate bombe contro la rotativa dell"Avanti ! ' e de 'l'Unità' in piazza Cavour. Tre tipografi restano feriti"47.

La sconfitta della monarchia e le elezioni per la Costituente Nonostante gli sforzi profusi dai monarchici e dai loro alleati neofascisti, il referendum si tiene regolarmente e segna la vit­ toria della repubblica con il 54,2 0/0 dei voti contro il 45 ,8 % raccolto dalla monarchia principalmente al Sud. 31

Gli italiani alle urne sono chiamati anche ad eleggere l'As­ semblea costituente: la Dc si afferma nettamente come il pri­ mo partito, raccogliendo il 3 5 ,2 % dei consensi, che si traduce in 207 seggi. Il Psiup è al secondo posto col 20,7 % e 1 15 seggi. Terzo e deluso, il Pci raccoglie solo il 1 9 0/0 e 1 04 seggi. Ma il Partito comunista, in questo momento, ha un pro­ blema più grave del risultato elettorale: nei giorni successivi al referendum, le milizie neofasciste e i monarchici premono sul re per indudo al colpo di Stato. Questi ultimi contesta­ no la validità del voto e nelle regioni meridionali compaiono volantini che esprimono l'intento di rifondare il Regno delle Due Sicilie: giacché "l'Unità d'Italia è nata col re, ora non sia­ mo più tenuti ad essere uniti "48. Nel Nord, partigiani e operai manifestano perché Umberto II di Savoia venga allontanato. Il Pci e la Cgil si dichiarano pronti a far rispettare il risultato uscito dalle urne. Sono giorni tesissimi. L' I l giugno un gruppo fascista arma­ to di bombe, revolver e benzina, capeggiato da repubblichini ed ex gerarchi e spalleggiato da agitatori venuti dalla Calabria e dalla Sicilia, assalta la Federazione comunista di Napoli. Il pretesto è che dal balcone dell' edificio sventola una bandiera italiana senza lo stemma sabaudo. Partono colpi di pistola e sventagliate di mitra, qualcuno lancia delle bombe a mano contro il balcone e c'è persino un trombettiere che suona la carica. Alla fine, la massa di dimostranti riesce a sfondare il portone e raggiunge il terzo piano, dove sono barricati diri­ genti e militanti del Pci, tra cui Giorgio Amendola e Maurizio Valenzi. Nonostante il tentativo di incendiare la porta, gli assalitori non riescono a entrare. Nel frattempo, fuori si ac­ cendono scontri armati con la polizia, che inaugura in questa giornata la nuova tecnica dei caroselli49. All'interno della Federazione, intanto, si diffonde il pa­ nico. Coi fascisti che tentano di sfondare la porta, alcuni di­ rigenti del Pci reagiscono al fuoco nemico. Altri, però, non sanno nemmeno come si usa un' arma: il dirigente sindacale Silvano Levrero, che prima di quel giorno aveva sparato so32

lo col fucile, prende una delle tre pistole disponibili e per poco non si acceca col rinculo portandola vicino all' occhio per prendere la mira. Raffaele Cacciapuoti stacca il laccio di una bomba a mano e poi, visto che la situazione sembra tranquillizzarsi, la lascia lì su un mobile, pensando che possa esplodere soltanto cadend050. Gli scontri si protraggono per ore e il gravissimo bilancio finale è di sette morti e cento feriti5 1 . Di fronte alla fermezza dei partiti democratici, e forse preoccupato che il Pci abbia mantenuto una struttura capace di far fronte a un colpo di Stat052, il re decide infine di rispet­ tare l'esito del voto: il 13 giugno Umberto II parte per l'esilio. Secondo C . , risale a questo periodo lo smantellamento di sedi fasciste " da parte della Volante Rossa" : quella della Lupa (Lega unificatrice patrioti anticomunisti) , in via Monte Grap­ pa, e quella del Movimento Tricolore: in ambedue i casi, "la sede è andata all' aria, distrutta, hanno portato tre o quattro all' ospedale. Sono arrivati alcuni automezzi con su della gen­ te, sono scesi, sono entrati e hanno buttato all' aria tutto"53 .

I partigiani tornano sui monti Incaricato di formare il primo governo dell'Italia repubbli­ cana, De Gasperi ha ancora sulla sua strada la spinosa que­ stione della ratifica del trattato di pace ed è perciò costretto a mantenere buoni rapporti col Pci, nella speranza che i comu­ nisti possano moderare la posizione dell'Unione Sovietica. Assieme a Dc, Pci e Psiup, nel governo entrano i repubbli­ cani e, a titolo personale, il liberale Epicarmo Corbino, cui viene affidata la ricostruzione dell' economia. Contro ogni aspettativa di riforma, la linea Corbino restituisce di fatto il potere decisionale ai ceti che in passato hanno " accettato con un respiro di sollievo la soluzione fascista e autoritaria dei problemi dello Stato"54. CosÌ, nella seconda metà del '46, le tensioni sociali aumentano allo stesso ritmo del costo della 33

vita. Scioperi, manifestazioni e disordini si susseguono senza sosta, a volte con bilanci assai gravi. Il 9 ottobre, a Roma, al termine di una manifestazione di sfollati e disoccupati, un gruppo di dimostranti dà l'assalto al Viminale: due morti e centocinquanta feriti. L'industria è paralizzata, l'inflazione altissima, la disoccu­ pazione cresce a dismisura. Nelle città del Nord, nonostante i continui richiami sindacali al sacrificio, si scatena spontanea un' ondata di manifestazioni. A Milano si tenta l'esperimento del calmiere dei prezzi sui generi di consumo: la decisione del prefetto Troilo comprende l'aumento della vigilanza nei mercati e l'aperta lotta ai borsane­ risti. Ma il prowedimento produce effetti indesiderati e alcuni prodotti scompaiono del tutto: i grossisti preferiscono occul­ tarli piuttosto che venderli a cifre ribassate. I problemi del ca­ rovita e dell' aumento dei prezzi sono al centro delle discussioni alla Camera del Lavoro per tutta la seconda metà del 1 946: la situazione è così grave che alcuni dirigenti, come Mariani, si spingono a invocare la pena di morte per i borsaneristi55• Verso la fine dell' anno si pone in tutta la sua drammaticità il problema del pane. Il 2 dicembre la Camera del Lavoro decide di "fare telegrammi per domandare un atto di solida­ rietà ed inviare a Milano grano" , giacché "siamo sprowisti di qualsiasi genere per fare il pane e con quello racimolato dalle 4 provincie dell'Emilia al 20 non si arriva"56. Se le tensioni economico-sociali raggiungono livelli di guardia, quelle politiche non sono da meno. Il 1 o giugno è stato abolito il Ministero dell'Epurazione e contemporanea­ mente sono stati ripristinati gli organi dello Stato tempora­ neamente sostituiti con cariche di designazione resistenziale. I funzionari di carriera (di carriera, cioè, già sotto il regime fascista) sono infatti considerati più affidabili e " imparziali" rispetto agli uomini del movimento di liberazione. L'epurazione si risolve in burla57 : la magistratura, non preventivamente epurata, utilizza la distinzione tra regime e 34

Stato " per assicurare l'impunità dei più alti gerarchi ritenuti servitori non già del primo, bensì degli interessi permanenti e sostanziali del secondo "58. La massima del " nullum crimen sine lege" protegge gli epurandi dalla retroattività delle san­ zioni. Così, alcuni tra gli esponenti più compromessi del mo­ vimento fascista riescono a evitare la condanna. Il testo fondamentale per le sanzioni contro il fascismo rimane infatti il decreto luogotenenziale 27 luglio 1 944 , n . 1 5 9 , emanato dal governo Badoglio: secondo l'articolo 2 , tali sanzioni devono essere applicate ai " membri del governo fa­ scista e [a] i gerarchi del fascismo colpevoli di avere annullato le garanzie costituzionali, distrutte le libertà popolari, creato il regime fascista, compromesse e tradite le sorti del paese condotto all' attuale catastrofe " 59. Applicando la logica del "nesso causale" , i giudici non trovano owiamente alcun gerarca fascista che, da solo, abbia provocato tutti i disastri elencati nel decreto. Anche l'epurazione della pubblica amministrazione in­ contra insormontabili difficoltà: per avere una misura della mancata t(bonifica" basti pensare che, nel 1 960, 62 dei 64 prefetti in servizio sono stati funzionari durante il fascismo. Così anche tutti i 135 questori e i 1 3 9 vice questori. Di que­ sta folla di persone, soltanto cinque hanno partecipato alla Resistenza60 • Se i più pericolosi tra i fascisti tornano in disturbati per le strade, dall' altra parte inizia molto presto un attacco fron­ tale ai partigiani, arrestati e processati per reati commessi durante la guerra di liberazione. Nei loro confronti non vie­ ne infatti adottato alcun dispositivo giuridico particolare per legittimare le azioni commesse durante la Resistenza. Il problema viene lasciato t( al diritto penale comune, cioè al codice penale Rocco del 1 93 0, ed agli organi della giu­ stizia ordinaria, cioè ai giudici che si erano formati durante il fascismo e non erano poi stati epurati dopo la caduta del regime "6 1 . 35

Così, le azioni partigiane vengono giudicate "sulla base di rapporti del tempo istruiti dalla polizia repubblicana"62, e molti combattenti finiscono in galera. Nel tentativo di porre rimedio a questo disastro - e di re­ cuperare alla democrazia milioni di italiani che avevano ade­ rito al regime - il 22 giugno del 1 946 il ministro della Giusti­ zia Togliatti vara un' amnistia, che avrà come unico risultato quello di far uscire di galera i pochi fascisti ancora reclusi. Infatti, se il provvedimento spalanca le porte del carcere ai repubblichini, viene invece applicato con estrema parsimo­ nia agli ex partigiani: i politici amnistiati in base agli art. 1 e 2 del decreto si suddividono in 153 partigiani, 4. 127 fascisti , 802 vari. Quelli liberati in base all'art. 3 , 2 .979, sono tutti fascisti63 . Appellandosi nuovamente, ma in senso opposto, al crite­ rio del " nesso causale" , la cassazione stabilisce che, per poter fruire dell' amnistia, il partigiano deve aver compiuto, singo­ larmente, " atti idonei a frustrare l'attività bellica del nemico " . Con il risultato di negare l'amnistia " a chi ha ricoverato indi­ vidui ricercati dalle SS, ha svolto azioni di collegamento e di propaganda, e mediante le sue prestazioni ha reso possibili diverse azioni di sabotaggio "64. La persecuzione contro i partigiani durerà a lungo: tra quelli che riusciranno a scampare alla condanna, molti sa­ ranno assolti soltanto dopo anni di carcere preventivo. Nell' estate del 1946, gli ex combattenti della Resistenza non possono far altro che guardare in faccia la realtà: i loro sogni di cambiamento non si sono avverati e il paese ha vol­ tato loro le spalle. Persino le richieste minime (un posto di lavoro, la pensione per i familiari dei caduti, il riconoscimen­ to dei gradi militari acquisiti durante la guerra di liberazione) sono rimaste quasi ovunque inascoltate. Tra il 18 e il 20 luglio, infine, vengono sciolti i Cln: un ulteriore colpo alle aspettati­ ve di riforme politiche e sociali. Bistrattati dallo Stato, espulsi dalle amministrazioni pub­ bliche a vantaggio dei vecchi fascisti, delusi nelle loro aspet36

tative di giustizia, i partigiani sono da tempo in fermento: l'Italia per cui hanno combattuto è scivolata in piena restau­ razione, le aspettative di chi ha rischiato la vita per liberare il paese vengono disattese in maniera sempre maggiore. Più d'uno pensa di tornare in montagna, combattere di nuovo. In un volantino del 9 luglio 1 946, il comando la Gap di Asti minaccia di riprendere le armi, se le rivendicazioni dei combattenti non verranno ascoltate. Poi, ad agosto, con uno dei classici pretesti utilizzati per l'allontanamento dei parti­ giani dalle forze dell'ordine, il capitano Lavagnino viene sol­ levato dal suo incarico nella polizia ausiliaria di Asti, poiché non in possesso del titolo di studio necessario per ricoprire il grado. È la goccia che fa traboccare il vaso: una ventina di partigiani, capitanata dal giovane "Armando " , torna sui monti di Santa Libera armi alla mano. L'intenzione inizia­ le, come ricorda "Armando " , è di costituire un gruppo non tanto diverso dalla Volante Rossa, " un gruppo armato che si sarebbe spostato come una specie di giustiziere del popolo, cavalieri senza macchia e senza paura "65 . M a subito, i n varie zone dell'Alta Italia, altri ex combat­ tenti si mobilitano, solidali con i loro compagni. Le forze dell' ordine segnalano preoccupate il raggrupparsi di forma­ zioni partigiane ad Alessandria, Brescia, Massa Carrara, Mo­ dena, Torino, Varese, Vercelli66. Ci sono movimenti anche a Milano e in molte province del Piemonte. Nell'Oltrepo pavese agiscono in accordo fra loro ben tre gruppi, che assumono il controllo del territorio ar­ mati di mitra, mortai e autoblind067 • Giungono solidarietà e richieste di collegamento dai partigiani del Maceratese, dagli anarchici veronesi. E poi da Foggia, Savona, Biella, Roccella J onica, Treviso. Nel frattempo, il gruppo di Santa Libera ha fatto perve­ nire al governo le sue richieste: l'impunità per coloro che hanno partecipato al movimento di protesta, l'applicazione dei decreti sull' assunzione obbligatoria dei reduci di guerra e dei partigiani, il riconoscimento dei danni per le rappresa37

glie fasciste, il pagamento dei debiti contratti dai partigiani durante la guerra di liberazione. La difficile situazione viene infine risolta dall'intervento dell' Anpi. Decisiva si rivela la mediazione di Pietro Nenni e del comandante delle Brigate Garibaldi Vincenzo Moscatelli, che convincono i combattenti astigiani dell'impraticabilità di una scelta rivoluzionaria68• All a fine di agosto, i partigiani scendono dai monti in cam­ bio di un pugno di promesse e di belle parole. Ma ad atten­ derli invece dell' applicazione dei 14 punti che il governo si ' è impegnato a rispettare, ci saranno soltanto guai giudiziari, sospetti e i virulenti attacchi della stampa governativa, che accusa il Pci di voler fomentare un'insurrezione. Ricorda Angelo Cassinera: il ritorno è durissimo. [. .. ] . Per me inizia un periodo difficile e nel 1 950 fuggo al Brallo: tutte le volte che ritrovavano un cadavere sotterrato, presumibilmente di un repubblichino, mi ritenevano responsabile di quella morte. Non ne potevo più, mi sentivo perse­ guitato, braccato. Molti compagni che erano con me sono emigrati, specialmente in Sudamerica e in Australia69•

Mentre i loro compagni partigiani sono sui monti in tutta l'Alta Italia, gli uomini di Paggio sono invece a Milano, in piena guerra contro i neofascisti. r:attentato alla Casa del Popolo di Lambrate

La sera del 23 agosto, alla Casa del Popolo di Lambrate, è prevista un' assemblea generale di tutti i quadri del Pci, cui partecipano esponenti della Federazione milanese, dell'Anpi e di altri partiti e organizzazioni antifasciste. Ma a pochi mi­ nuti dall'inizio della riunione, ricorda C . , un informatore in­ filtrato nelle Squadre d'azione Mussolini avvisa la Volante Rossa che i fascisti hanno intenzione di attaccare: sembra che una bomba sia stata collocata nel salone dello scantinato, 38

dove si dovrebbe svolgere l'assemblea. Dopo l'esplosione, le Sam entreranno per finire a colpi di mitra i sopravvissuti. Gli uomini di Paggio intervengono immediatamente: "ab­ biamo costretto i compagni a trasferirsi dalla cantina ai piani superiori, e a quelli che non si rendevano conto del pericolo abbiamo dovuto puntargli le pistole ai fianchi" 70. Un gruppo della Volante rimane lì in alto, nascosto in cima alle scale, per impedire ai fascisti di salire. Altri due gruppi si appostano all' esterno. " Inoltre era sera, una bella giornata calda, il viale alberato era pieno di gente e quindi c'erano altri dei nostri che camminavano con la ragazza a fianco, facevano la soli­ ta passeggiata serale nella centralissima strada di Lambrate. N el salone vuoto avevamo lasciato tutte le luci accese e dagli altoparlanti continuavano a uscire voci, canti e applausi" 71 . Sono più o meno le dieci e venti di sera quando i fasci­ sti arrivano. Una ventina in tutto, sette in avanscoperta e un gruppo di supporto che comprende anche l'infiltrato della Volante. Gli uomini di Paggio sono invece in dodici, pres­ soché invisibili nelle loro postazioni: l'illuminazione stradale è assai fioca, e le nuvole coprono la luna. Appena la prima bomba esplode, due degli assalitori accorrono per lanciarne altre ma rimangono bloccati, perché l'ingresso è " una porti­ cina di ferro stretta, e si doveva entrare uno alla volta " 72 In cima alle scale, Finardi, Borghini e altri accolgono i fa­ scisti con abbondanti raffiche di mitra. Presi alla sprovvista, gli aggressori si danno immediatamente alla fuga, mentre gli altri della Volante nascosti in giardino aprono il fuoc073. Ne nasce una fitta sparatoria, durante la quale vengono lanciate anche quattro bombe a mano. Rimane in terra Euro Zazzi, sedici anni, tipograf074. Strin­ ge in mano una pistola e la polizia ritiene sia stato colpito dai suoi stessi compagni. Tale ricostruzione sarà poi avallata dal racconto di un metronotte: abitante in uno stabile attiguo alla Casa del Popolo, afferma di aver assistito da una finestra del suo appartamento a tutta la scena75. •

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Mentre i suoi camerati scappano, uno degli aggressori viene raggiunto e consegnato alla polizia. Si chiama Alfredo Portinari, ha diciott'anni, operaio alla Pirelli e sin da giova­ nissimo milite delle Brigate Nere. Conosce bene la Casa del Popolo, che aveva frequentato durante il periodo repubbli­ chino con il gruppo fascista BaldinF6. Interrogato, afferma di non conoscere nessuno dei suoi complici, tranne ovviamente l'ucciso, su cui scarica tutte le colpe: è stato Zazzi, dice, a pro­ porgli di partecipare al colpo, promettendogli un compenso in denaro e dandogli appuntamento in via Conte Rosso con gli altri. In realtà, ricorda C. , Portinari " era meglio che lo faceva­ mo fuori subito [. .. ] : era il capo ed è stato quello che ha com­ promesso il nostro informatore dentro alla loro organizza­ zione, perché poi l'ha visto insieme a dei compagni nostri"77. Infatti, qualche giorno dopo, Portinari denuncia Bino Bini, diciottenne, come suo complice. E qui, come ricorda Banfi, " accade un fatto altamente drammatico " 78: interrogato dalla polizia, Bini non confessa di essere un infiltrato ed è sotto accusa per l'assalto alla Casa del Popolo. Suo padre, convinto che il figlio sia un neofascista, si suicida per la vergogna. Dopo lo scontro con le Sam, forse anche per far calmare le acque, i dodici della Volante spariscono per un po' in una casa di Gandini a Intra, dove gli uomini di Paggio tengono " una sorta di campo estivo, di addestramento "79. Nei campi estivi si impara ad usare le armi, smontarle e rimontarle al buio, nell' eventualità di una rivoluzione, o di un ritorno in montagna in caso le cose in Italia si mettano male: avevamo le armi, ci preparavamo , non so: smontavamo un Thom­ pson con gli occhi bendati perché se succede, di notte . . . l'alimento della Volante in quel momento era l'utopia8o•

Nel frattempo, a Milano, l'attentato di Lambrate ha sca­ tenato nuove polemiche nei confronti della Questura e del governo: alla Casa del Popolo, il 25 , si tiene una manifesta40

zione di protesta indetta da Anpi, Pci , CdL e Psiup8 1 . Un agguerrito corteo operaio invade il cuore della città. Issato a forza di braccia su una improvvisata tribuna perché possa tenere un comizio , il dirigente comunista Giancarlo Pajetta esprime l ' indignazione popolare con toni minacciosi: Il nostro ordine non vada scambiato per debolezza e transigen ­ za: i lavoratori che hanno saputo imbracciare le armi per la libertà di tutti non possono astenersi dal difendere la propria82 •

Alla Camera del Lavoro , riunitasi il giorno successivo all ' attentato , il clima è rovente: Alberganti , Mariani e Bec­ caria , constatando per l'ennesima volta il sostanziale disinte­ resse delle autorità, rinnovano l 'invito a p reparare una sor­ veglianza dell' edificio , con " squadre attive L . ] che possano eventualmente diventare una difesa armata "83 . Per suo conto l a Volante Rossa, al ritorno d a Intra, inizia una vigilanza notturna alla Casa del Popolo di Lambrate. Un turno di guardia che va dalle 9 di sera alle 6 di mattina viene svolto, a rotazione, da quasi tutti i membri della formazione. .

Intanto , la campagna antipartigiana della stampa in se­ guito alla rivolta di S anta Libera prosegue martellante. Al Pci si addebita la respons abilità di tutti gli omicidi avvenuti nel " Triangolo rosso " emiliano: gli ex partigiani vengono tra­ sformati, dalle penne dei giornalisti di destra, in volgari ban­ diti. Ma sono gli stessi ribelli a difendere attivamente la pro­ pria rettitudine: il 19 settembre i protagonisti della rivolta, capeggiati da "Armando " , " Folgore " , " Falco " e " Fulmine " , arrestano l a banda del " tenente Biondo " , composta d a una decina di sedicenti partigiani, dediti a rapine nella zona delle Langhe. I banditi vengono consegnati alla Questura di Asti84 . Sul finire di ottobre emerge un altro inquietante caso di p rovocazione: il 25 la polizia rastrella il Biellese dagli pseudo­ partigiani del Mrp , il Movimento di resistenza partigiana, che ha collegamenti con vari gruppi neofascisti85 . Viene arrestato 41

anche il capo di tale misteriosa organizzazione: si tratta di Carlo Andreoni, un uomo che nemmeno due anni dopo sarà considerato " responsabile morale" dell' attentato contro Pal­ miro Togliatti86. A fugare ogni dubbio sulla sua collocazione politica, si scopre che il movimento di Andreoni riceve grosse sovvenzioni da alcuni industriali filofascisti o dichiaratamen­ te anticomunisti87. A fine novembre esplode ancora la protesta partigiana: a Novara duecento uomini, comandati da "Nova " e " Fulmi­ ne " , contestano al governo di non mantenere le promesse fatte soltanto qualche mese prima. Ricevuti dal prefetto, ot­ tengono la chiusura di un giornale qualunquista locale, ma al­ la fine dell'incontro devastano la sede dell'Uomo qualunque. Undici di loro vengono arrestati, e gli altri si raggruppano subito sui monti per ottenerne la scarcerazione: scenderanno soltanto grazie all'intervento dell' Anpi.

I fascisti condannano a morte i capi della Volante Il lO ottobre, a Milano, l'onorevole comunista Scotti deve tenere una conferenza alla sezione del Pci di Porta Genova. Il giorno prima, giocando nei corridoi dell' edificio, il figlio del custode di quella sezione trova in terra un involto. È un ordigno ad altissimo potenziale depositato dai fascisti per colpire Scotti. Non appena il piccolo Franco Flammeni, di cinque anni, tenta di aprirlo, l 'esplosione lo proietta attra­ verso la finestra, nel viale sottostante l'edificio. Sul luogo dello scoppio rimangono soltanto - come scrive drammati­ camente " l'Unità" - "le sue scarpine e brandelli del corpo straziato" 88. L'orrore e lo sdegno per la morte del bambino si uniscono, nelle cronache del quotidiano comunista, a un duro attacco alle autorità milanesi: questore e polizia sono nuovamente accusati di non agire con fermezza per preve­ nire gli attentati fascisti e di non cogliere le lapalissiane con­ nessioni tra i gruppi fascisti illegali e quelli che agiscono alla luce del sole. 42

A Milano sono sorti e si sviluppano numerosi movimenti neo­ fascisti. Ci sono i gruppi illegali terroristici, quelli che uccisero al­ la Camera del Lavoro Stella Zuccolotto [sic, ma Zuccoletti] , che lanciarono la bomba alla Federazione Comunista, che lanciarono la bomba a Lambrate, che lanciarono le bombe nella tipografia S.A.M.E., che ammazzarono un giovane partigiano il 25 aprile 1 946, che hanno trafugato la salma di Mussolini, che hanno am­ mazzato il bambino di Porta Genova. Ma ci sono poi i gruppi che lavorano liberamente alla luce del sole, che attaccano manifesti agli angoli delle strade, distribuiscono giornali nelle edicole, tengono pubbliche riunioni. Bisogna essere ciechi per non vedere i legami tra i due gruppi. Bisogna essere estremamente ingenui a voler combattere il fa­ scismo solo nelle sue manifestazioni terroristiche. L . ] Se la Questura e il prefetto non riescono ancora a individuare sotto quale veste " legale" si presenta il fascismo noi facciamo qui qualche nome: Movimento di resistenza partigiana, Armata italiana di liberazione, Fronte nazionale moderato, Partito nazionale ita­ liano. Basta leggere i loro "programmi " attaccati sulle mura di Mila­ no per capire che si tratta di fascisti che incitano al disordine, che fanno opera di provocazione, apertamente. Nell ' ombra altri, che nella propaganda dei primi trovano conforto e coraggio, preparano attentati terroristici89• .

Gli autori dell' attentato di Porta Genova vengono infi­ ne identificati: tra di loro vi sono anche i responsabili di un precedente attacco alla sede comunista di Niguarda, Sergio Barazzoli e Santino Marchioro90• Soltanto un mese dopo, un' altra bomba esplode, la notte dell' I l novembre, davanti alla sezione Venezia del Pci, cui appartengono alcuni della Volante. L'attentato, questa vol­ ta, non causa vittime né danni materiali9 1 • Il 1 9, alcuni sco­ nosciuti sparano due colpi di pistola contro il custode della Camera del Lavoro92• L'8 dicembre è la volta di due bombe a mano fatte de­ tonare all'angolo fra corso Lodi e via Bacchiglione, mentre sui sostegni del distributore di benzina di piazzale Loreto, a 43

cui era stato appeso il cadavere di Mussolini, gli attentatori affiggono manifesti inneggianti alle Samo La mattina del giorno successivo, una donna si reca alla Galleria del Sagrato, in piazza del Duomo, dove si raccolgo­ no le offerte per i bambini bisognosi, e convince un ingenuo impiegato a provare un disco che dice di aver appena acqui­ stato: appena la puntina tocca i solchi, dagli altoparlanti si diffondono le note di Giovinezza. Incontreremo ancora que­ sta signorina. Il 26 dicembre nasce ufficialmente il Movimento socia­ le italiano. Accanto al legale partito politico, rappresentato nel Nord Italia da Achille Cruciani, Ferruccio Gatti, Ernesto Massi e Manlio Sargenti, si sviluppa una fitta rete di organiz­ zazioni paramilitari clandestine, che dall' autunno del 1946, grazie all'opera di Pino Romualdi e Giorgio Almirante, van­ no raggruppandosi e coordinandosi in un direttorio naziona­ le, l'Esercito clandestino anticomunista. Il più importante di questi gruppi è costituito dai Far, i Fasci di azione rivoluzio­ naria, che a Milano dipendono direttamente dall' ex generale della milizia Ferruccio Gatti e che assumono dal 1947 una discreta consistenza93 • Intanto, evidentemente, la guerra clandestina di cui par­ la C. continua: sul finire del 1 946, i fascisti condannano a morte cinque della Volante Rossa. La " sentenza " , emessa da un "tribunale" neofascista, viene pubblicata su un giornale clandestino. Tutti gli appartenenti al movimento hanno l'or­ dine di operare per la sua istantanea esecuzione. I cinque condannati sono Giulio Paggio, Natale Burato, Luigi Comi­ ni, Otello Alterchi e Ferdinando Clerici94• La bomba a mano contro Paggio ha dimostrato che i fascisti non scherzano, perciò i " capi" della Volante sono costretti da questo mo­ mento a guardarsi le spalle e prendere qualche precauzione in più. Neanche i loro avversari possono però abbassare la guar­ dia. La sera del 1 7 gennaio 1 947 , a distanza di pochi minuti, due donne vengono uccise. Si tratta di Eva Macciacchini, del44

le Squadre d'azione Mussolini, e di Brunilde Tanzi, dei Fasci d'azione rivoluzionaria. Questi due omicidi sono stati spesso attribuiti alla Volante Rossa95 , ma per più ragioni v' è motivo di dubitare che gli uomini di Paggio ne portino qualche responsabilità. Secondo la ricostruzione della polizia, basata su un te­ stimone che assiste all' omicidio da una finestra, Eva Mac­ ciacchini viene trascinata lungo un sentiero che porta da via Valvassori Peroni al terrapieno della ferrovia. Lì viene uccisa a colpi di mitra. I suoi assassini le bruciano poi il viso e i polpastrelli per renderla irriconoscibile96• Anche gli abiti, che possono fornire indizi per l'identificazione, le vengono tolti97• Resta difficile immaginare quale scopo potrebbe avere la Volante Rossa nello sfigurare il cadavere. La "giustizia par­ tigiana " vuole infatti che le sue vittime siano riconoscibili, perché servano da monito e da esempio. Gli assassini della donna, inoltre, fuggono a bordo di un' automobile, mezzo di trasporto inusuale per gli uomini di Paggio che utilizzano sempre delle biciclette. Non risulta, peraltro, che alcuno de­ gli appartenenti alla formazione possieda un' automobile. Del resto, non sono tempi in cui un operaio possa permettersi facilmente un mezzo di locomozione diverso dalla bicicletta, al massimo una Lambretta per i più fortunati (e non a caso la moto di Egidio Rossi, " Gino" , susciterà in molti dei suoi compagni della Volante sospetti di borsanera o di traffici non proprio puliti98) . È vero che nella testimonianza di C. si par­ la di " automobili targate Esercito Italiano" . Ma il testimone della polizia non fa menzione di alcuna targa particolare. Pochi minuti dopo l'uccisione di Eva Macciacchini, in via San Protaso, alcuni passanti sentono delle esplosioni. Accorsi sul posto, trovano in terra una giovane donna di 35 anni, feri­ ta da colpi di arma da fuoco99• Il suo nome è Brunilde Tanzi, e proviene da una famiglia ultrafascista: suo fratello ha fondato ai tempi dello squadrismo il settimanale "Il Torchio " , ed è au­ tore di pezzi al vetriolo contro i giornali antifascisti. Durante la Repubblica di Salò la Tanzi ha prestato servizio come au45

siliaria partecipando a rastrellamenti nell'Oltrepo paveselOO• Dopo la Liberazione, per rappresaglia, è stata rasata a zero. Nel dopoguerra, ha nel movimento neofascista un ruolo di primo piano: è iscritta al Pdf e ai Far, è attiva in un gruppo che diffonde " Lotta fascista" 1 0 1 e frequenta assiduamente la casa del generale Ferruccio Gatti. Nei giorni seguenti alla sua uccisione si scopre che è stata proprio lei a far suonare Giovi­ nezza all'ingenuo impiegato in piazza Duomo 1 02. Le indagini si orientano pertanto verso il delitto a sfondo politico. Tuttavia, secondo la ricostruzione della polizia, la posizio­ ne e il percorso della pallottola provano che chiunque abbia ucciso la Tanzi doveva esserle molto vicino, anzi probabil­ mente camminava con lei tenendola sottobraccio. Prima di fare fuoco, l'uomo sembrerebbe aver puntato la pistola al fianco destro della donna, " che quasi certamente non se ne accorse " 103 . È arduo immaginare la Tanzi, che ricopriva un ruolo di­ rigente nel movimento neofascista, cosÌ sproweduta da an­ darsene a braccetto con uno della Volante Rossa o con uno sconosciuto in generale. Certo, si può supporre che il "tenente Alvaro" abbia utilizzato, per l'azione, un insospettabile infil­ trato. Ma anche il piccolo calibro dell'arma impiegata, una 22 , fa sorgere parecchi dubbi. Molti componenti della Volante respingono l'ipotesi che qualcuno di loro possa aver utilizza­ to una pistola di quel genere 1 04: una calibro 22 non avrebbe garantito la riuscita dell' azione (e in effetti la Tanzi non muore sul colpo, ma soltanto successivamente, in ospedale) . Anche lo storico della Resistenza milanese Luigi Borgomaneri esclu­ de che gli uomini di Paggio abbiano usato un' arma cosÌ " ina­ datta " : "non è un lavoro da professionisti. E la Volante Rossa, in fatto di armi . . è composta da professionisti" 1 05. .

Le indagini della polizia tendono peraltro a battere la pista dell' omicidio politico di marca neofascista: si avanza l'ipotesi che la Tanzi sia stata soppressa dagli stessi Far per­ ché " al corrente di troppe cose" 1 06. Le indagini conducono a 46

numerosi arresti : il 23 gennaio la polizia scopre un deposito clandestino di " Lotta fascista " , giornale del Pdf, in via XXII marzo. Il finanziatore, tale Cuccoli detto " Mircos )) , era in possesso di cinquanta bombe a mano e di alcuni caricato­ ri di mitra 1 07 . Il 25 viene smascherato un nuovo movimento neofascista, raccolto attorno al giornale clandestino " Crede­ re " 1 08 . Pochi giorni dopo altri arresti , operati dall'ufficio poli­ tico della Questura, smantellano il Movimento mussoliniano ( " M . M . " ) . Ai primi di febbraio, altri tre " amici della Tanzi " finiscono in carcere perché trovati in possesso di m ateriale bellico e p ropagandistico 1 09•

La Resistenza sotto assedio Il 9 settembre 1 946 si tengono a Torino, Genova, Firenze , Roma, N apoli e Palermo le elezioni amministrative: la bassa affluenza alle urne penalizza la Dc, che a Roma non raccoglie neppure la metà dei suffragi del 2 giugno. Anche i socialisti perdono terreno, mentre il Pci ottiene un grande successo, semplicemente mantenendo i voti della consultazione pre­ cedente. Il tracollo democristiano p reoccupa l a Chiesa, che inten­ sifica le sue pressioni su De Gasperi perché rompa l ' alleanza coi comunisti. Poco più di un mese dopo, il 22 dicembre, davanti a una enorme folla raccolta in piazza San Pietro, Pio XII dichiara senza mezzi termini: "O con Cristo o contro Cristo; o per la sua Chiesa o contro la sua Chiesa" 1 10 . Il 4 gennaio De G asperi parte per gli Stati Uniti senza il suo ministro degli Esteri N enni: a Washington cerca di garan­ tirsi il sostegno economico dell' alleato atlantico e contratta le condizioni politiche dell ' eventuale appoggio statunitense. Durante la sua permanenza negli Usa, si consuma a Palazzo Barberini la scissione dell' ala socialdemocratica del Psiup, contraria all 'alleanza col Pci. Con Saragat , passano al Psli (in seguito Psdi) 52 dei 1 15 deputati socialisti dell'Assemblea costituente. 47

Le conseguenti dimissioni dei ministri socialdemocratici offrono al leader democristiano il pretesto formale per aprire, il 3 1 gennaio, la crisi. Dopo un tentativo, frustrato dal rifiuto di Saragat, di dar vita a una collaborazione bipartitica tra Dc e Psli, il terzo governo De Gasperi si basa ancora sull' appog­ gio di comunisti e socialisti, di cui viene però ridotto il peso politico . I dicasteri in mano alle sinistre passano da 8 a 6: il Pci perde il ministero delle Finanze e Nenni quello degli Esteri, attribuito all'indipendente Carlo Sforza. De Gasperi rinuncia al Ministero degli Interni a favore del compagno di partito Mario Scelba, la cui gestione dell' ordine pubblico diviene presto tristemente famosa tra le classi subalterne: negli anni seguenti, movimenti contadini e operai saranno aspramente repressi da un sistema di polizia " di mentalità borbonica " I I I . Il Pci tenta di presentare il rimpasto come una vittoria, perché la Dc non è infine riuscita a estromettere i comunisti dal governo I 12• I suoi dirigenti, tranne Negarville, non sem­ brano rendersi conto che De Gasperi ha scaricato al Pci il Commissariato per l'Alimentazione, liberandosi cosÌ le mani per una futura campagna elettorale impostata sul problema del pane1 13• La svista è però giustificata da un certo ottimi­ smo: le elezioni politiche sono fissate per l'ottobre del 1 947 e molti vedono approssimarsi l'ora della vittoria. La Dc ha perso terreno nelle ultime consultazioni e la sua impopolarità va accrescendosi rapidamente, in concomitanza con la firma del trattato di pace, le cui clausole costituiscono un duro col­ po al prestigio di De Gasperi. Anche la situazione economica sta peggiorando: il tasso di inflazione arriva nei primi sei mesi del 1947 al 50 per cento 1 l4• La disoccupazione, in un anno, è già raddoppiata, raggiungendo in febbraio 2 .3 00.000 unità. Il 1 947 si apre in salita per gli antifascisti: già prima della crisi di governo, il proletariato aveva subito un durissimo colpo con il ritiro del provvedimento per la riassunzione degli operai sottrattisi al lavoro sotto l 'occupazione tedesca. 48

Tutti quelli che nel periodo clandestino, seguendo le indi­ cazioni dei Cln, avevano rifiutato di trasferirsi al Nord a lavorare per Hitler, si trovano ora senza occupazione. Un vergognoso voltafaccia da parte del governo che ancora una volta punisce, invece di premiare, coloro che hanno com­ battuto il nazismo. Dopo il rimpasto, la situazione peggiora: il nuovo mini­ stro dell'Interno Scelba accelera da febbraio 1'epurazione dei partigiani dalla polizia. L'operazione viene affidata al genera­ le dei carabinieri Giuseppe Pièche, ex prefetto fascista, poi ufficiale dell'Ovra e informatore personale di Mussolini. Se non è una caccia alle streghe, poco ci manca: tutti gli elementi provenienti dalle brigate garibaldine entrati a far parte della polizia dopo il 25 aprile sono ora scartati con una serie di ri­ sibili cavilli. Ai più recalcitranti viene offerta una sostanziosa buonuscita, e quelli che non accettano si trovano di colpo trasferiti in sperdute località, distanti centinaia di chilometri dal paese di residenza 1 1 5. La Resistenza è sotto assedio. Gli arresti di partigiani con­ tinuano, mentre sui giornali infuria la polemica sull"' oro di Dongo " , il tesoro di Mussolini che sarebbe stato sottratto dai partigiani comunisti per finire poi nelle casse del Pci. Il settimanale "Meridiano d 'Italia" , diretto da Franco De Aga­ zio, è in prima linea in questa campagna, che porta avanti sin dall'anno precedente 1 1 6•

Luccisione di Franco De Agazio Collaboratore durante il ventennio di settimanali di regime come " Il popolo di Monza" , " Il Secolo sera " , il "Popolo d'Italia" e "Regime fascista" , dopo 1'8 settembre De Agazio ha aderito alla Repubblica di Salò. Dopo la Liberazione viene processato per collaborazionismo e condannato dalla Corte d 'assise straordinaria di Milano a 8 anni e 4 mesi di reclu­ sione: il minimo della penal 1 7• Uscito da San Vittore grazie all' amnistia, appena fuori fonda il "Meridiano d'Italia" con 49

Giorgio Pini, altro fervente fascista. Il settimanale suscita im­ mediatamente l'ira dei militanti del Pci per le sue posizioni spesso estreme: nell' ottobre del 1 946, alcuni articoli apparsi mettono persino in dubbio la paternità della bomba alla se­ zione di Porta Genova del 9 ottobre, spingendosi a suggerire che il piccolo Flammeni sia morto per mano amica 1 18 . Durante la campagna sull' oro di Dongo, è proprio il gior­ nale di De Agazio a p ubblicare i documenti che consentono l'identificazione del "colonnello Valerio " , l'uomo che ha spa­ rato a Mussolini: è il partigiano Walter Audisio, che il "Me­ ridiano " accusa di viltà per aver ucciso una donna, Claretta Petacci 1 l9• Nella base comunista monta la rabbia: " adesso sal­ ta fuori persino che la fucilazione di Mussolini era stata un mezzo assassinio. Si commenta in fabbrica: se Mussolini non l'avessero accoppato in tempo sarebbe ancora qui, a capo del Mis; troppa libertà a quella gente, farli scomparire invece di dargli l'amnistia" 120 . Proprio in seguito a questi articoli, qualcuno decide di far scomparire Franco De Agazio. È il 14 marzo: alle 19,20, il giornalista sta facendo ritorno alla sua abitazione in via Strambio 5 . Al suo passaggio, un individuo fermo sul marciapiede di piazzale Gorini si porta un fischietto alle labbra. Al suo fischio risponde un secondo, dalla campagna 121 . È il segnale: due sconosciuti si avventano contro Franco De Agazio esplodendogli contro quattro colpi di pistola, due calibro 9 e due calibro 14. Gli aggressori si danno poi alla fuga, salendo su una macchina che attende poco distante, col motore acceso. Nei primi articoli dell"( Unità" sull'omicidio non v'è al­ cun accenno ai trascorsi fascisti dell'ucciso. De Agazio è " un giornalista milanese" e il (( Meridiano" un " settimanale" 122 . Nessun richiamo alla campagna sull' oro di Dongo. Traspare con evidenza l'intento di evitare polemiche e di allontana re dal Pci ogni eventuale responsabilità, anche morale, dell' at­ tentato. Soltanto in un successivo articolo - non a caso scritto a difesa del partito dopo le prime accuse mosse dalla stampa 50

governativa -, passato e presente politico di De Agazio saran­ no ampiamente rievocati 1 23 . La polizia scopre, nel frattempo, che nei giorni precedenti De Agazio aveva ricevuto pesanti minacce: una lettera mina­ toria e la visita di un gruppo di trenta giovani di Crescenza­ go, che lo avevano diffidato dal proseguire la sua campagna contro la Resistenzal24• Arrestati, i trenta vengono posti in­ fruttuosamente a confronto con il nipote dell'ucciso, Fran­ co Maria Servello, che nel frattempo è subentrato allo zio alla direzione del giornale. Servello non riconosce nessuno e i giovani vengono scarcerati. Il capo della Squadra mobile dichiara ai giornalisti che, essendo ripartiti in automobile, è probabile che gli assassini siano giunti da fuori città. Le inda­ gini si annunciano perciò particolarmente difficilil25• Si è parlato spesso di un coinvolgimento della Volante Rossa in merito all' assassinio di De Agazio. E non del tutto a spropo­ sito, giacché nelle tasche di uno degli appartenenti alla forma­ zione di Lambrate, Mario Gandini, arrestato nel luglio 1 947 , verrà trovato un biglietto con su scritto " De Agazio otrom " (morto, alla rovescia) . Come vedremo nel prossimo capitolo, Gandini si difenderà dicendo che si trattava di un appunto "per un giornale murale" , e la magistratura non avrà alcun modo di dimostrare una presunta implicazione degli uomini di Paggio nel delittol26• Finardi, Banfi e Fasoli, che non hanno alcun problema a ricordare altri omicidi, negano recisamente che gli uomini di Paggio abbiano partecipato all'uccisione di De Agaziol27• E la testimonianza del comandante partigiano Giovanni Pesce li scagiona completamente: "Ma no, De Aga­ zio l'ha ucciso il Nicola, Gambaruto l'ha ucciso . . . purtroppo è morto, adesso è morto. Ma è stato il Gambaruto " 1 28. Dionisio Gambaruto, detto " Nicola " , durante la guerra partigiana è stato comandante nella bassa Valtellina della 40a Brigata Garibaldi e poi della l a Divisione garibaldina. Incri­ minato effettivamente per l'omicidio di De Agazio insieme al partigiano Luigi Grassi, verrà assolto nel 1 952 12 9• Pesce non dice per quale motivo, né per ordine di chi, Gambaruto 51

uccida il direttore del "Meridiano d'Italia " . Anche sugli altri partecipanti all'azione, "Visone " mantiene un rigoroso " si­ lenzio partigiano " . Rimane, certo, il biglietto nelle tasche d i Gandini. È possi­ bile che alcuni degli uomini di Paggio facciano parte di un'or­ ganizzazione più ampia e strutturata, anche se Paolo Finardi smentisce categoricamente una tale ipotesi: " No, no. C'erano altri armati, altri partigiani, a Milano, ma noi non eravamo collegati con loro, mai " 1 30 . "Mila" , che era stato già fermato dai carabinieri mentre ef­ fettuava indagini sul conto di ex fascisti, potrebbe benissimo aver annotato il nome del giornalista accanto a quello di altri da tener d'occhio, magari per conto di quella organizzazione diretta da un certo "Giulio " , con sede in corso Garibaldi 1 1 1 , di cui aveva parlato nel verbale del 16 giugno 1946. E poi, apprendendo la notizia dell' assassinio di De Agazio dai quo­ tidiani, o da altre fonti, aver semplicemente aggiunto accanto la scritta "otrom " . Sta di fatto che il Pci, o almeno il suo apparato di sicurez­ za, sembrerebbe essere pienamente a conoscenza dei fatti. Dalla metà di marzo, infatti, una emittente radio jugoslava (stazione 4k centro 2z sintonia 14 ultracorte) ha iniziato a trasmettere messaggi piuttosto allarmati sull ' attività di nu­ clei neofascisti armati nel Nord Italia e sulla costituzione del Movimento sociale italiano. Si sospetta che dietro questi fe­ nomeni vi sia la langa manus del Vaticano e dei servizi segreti statunitensi, e si danno istruzioni per la controffensiva: Presumesi presenza Milano dirigenti Far scopo organizzativo attività similare romana. Stop . Notificasi urgere prowedimento in merito. Stop. Tenere perfetta efficienza armamento et depositi. Stop.

Nei messaggi della radio, captati dal consolato americano tra il 16 e il 22 marzo 1 947 e poi trasmessi dal console Charles Bay ai suoi superiori, si parla anche dell'omicidio di De Aga­ zio. CosÌ in quello del 16 marzo: 52

Attenuare e minimizzare impressione suscitata opinione pub­ blica. Stop. Cellule Questura provvedano inviare elenchi testi citati copie esiti indagini. Stop. Intimorire inquirenti fornire piste errate rintraccio esecutori . Stop. Provvedere loro opportuno rifugio tem ­ poraneo. Stop. Presentandosi necessità impellente procedere loro eliminazione. Stop. Dare assicurazioni. Stop .

E poi, in quello del 20: Mantenere protezioni esecutori giornalista reazionario. Stop. Go­ verno et opinione pubblica impressionati, sfruttare momento. Stop . Se necessario organizzare manifestazioni di massa dimostrative sco­ po intimidatorio. Stop . Ampliare ricerche Far trasferiti nord. Stop . l 3 I

Dal tono dei messaggi sembra che l'omicidio di De Agazio abbia colto tutti alla sprowista, e che non sia stato perciò or­ ganizzato " dall'alto" . Probabilmente ambienti partigiani han­ no progettato ed eseguito l'uccisione senza consultarsi con i dirigenti del partito, o perlomeno non a livello nazionale. 11 1 9 marzo, intanto, i funerali di De Agazio diventano oc­ casione di dimostrazioni culminanti nell' " appello fascista" 1 32 . Il giorno dopo vengono ritrovati, nella zona della galleria di testa della Stazione Centrale e in piazza Filodrammatici, alcuni volantini propagandistici in cui " i cavalieri neri ade­ renti al Far" minacciano di far saltare con la dinamite le sedi dei partiti di sinistra 1 33. 11 22 sera, alle 2 1 ,30, un petardo esplode davanti alla sede del " Meridiano d'Italia" 1 34, che il giorno dopo fa uscire il primo numero dopo la morte del suo direttore. Nell' edito­ riale, Franco Maria Servello parla di " Caso Matteotti n. 2 " e accusa: " La polizia 'sa' ma non può agire" . Secondo Servello, l'ordine di uccidere suo zio proviene " dall' alto, da un esecuti­ vo segreto, da una organizzazione che agisce all' ombra di un partito politico per la soppressione di elementi ritenuti 'pe­ ricolosi' nella lotta politica" . Si parla, scrive Servello, di una "lista di segnati " . Le forze dell'ordine sarebbero in possesso 53

di notizie su questa organizzazione, ma non hanno abbastan­ za prove, e forse non abbastanza coraggio 1 35• In effetti quasi due anni dopo i carabinieri milanesi, nel " notiziario del 15 febbraio 1 948 " , segnaleranno con appren­ sione l'esistenza di un' organizzazione comunista all'interno della sezione " Riserva " del corpo dei vigili urbani di Milano, con sede in piazza Ferrari l O. Tale organizzazione, guidata dal commissario capo dei vigili urbani Gianni Bozzi, secondo i carabinieri avrebbe ordinato vari omicidi (tra cui quello di De Agazio) : da fonte confidenziale interna della stessa organizzazione, s i hanno ora elementi sufficienti per stabilire che l'organizzazione Bozzi altro non è che un ufficio informazioni della stessa federazione milanese del Pci che può agire indisturbato . [. . . ] L'organizzazione ha il com­ pito di individuare e segnalare al PC tutti quegli elementi che più manifestamente operano in funzione anticomunista (monarchici, ex fascisti, ufficiali dell' esercito e della polizia) ; sul conto di costoro ven­ gono assunte riservate informazioni circa la loro specifica attività po­ litica. Ha altresì il compito di procurare armi per conto del predetto partito e di organizzare squadre di audaci che dovrebbero, a tempo opportuno, procedere alla eliminazione di awersari politici136•

LJestromissione delle sinistre dal governo I1 24 marzo, suscitando grande scalpore, Togliatti vota a fa­ vore dell' articolo 7 , che prevede l'inclusione dei Patti latera­ nensi nella Costituzione. La base comunista è sconcertata: i Patti li ha firmati Mussolini, il clero ha sostenuto il regime fascista fino all'8 settembre e anche oltre, non ha mai detto niente sulla guerra. Togliatti deve aver fatto qualche calcolo politico, si dicono i militanti. Ma lo ha sbagliato, perché i voti del Pci per i Patti lateranensi erano l'ultimo motivo, una volta firmato il trattato di pace, che giustificava la presenza dei comunisti nel governo. De Gasperi, peraltro, è in grave crisi: il suo prestigio è in calo, e una pesante conferma della disillusione popolare nei 54

confronti del partito cattolico giunge dalle elezioni regionali: il 20 e 2 1 aprile 1 947 , in Sicilia, la Dc subisce un vero e pro­ prio tracollo, perdendo quasi 250 mila voti e tredici punti percentuali (dal 33 ,6 % al 20,5 % ) rispetto al '46. Il Blocco del popolo (comunisti e socialisti) conquista così la maggio­ ranza relativa all' Assemblea regionale siciliana. Di fronte al disastro elettorale, la Chiesa preme sul leader della Democrazia cristiana per la rottura della coalizione con gli " anticlericali " del Pci. Non meno forti sono le pressioni derivanti dal quadro internazionale: il 12 marzo gli Stati Uniti hanno avviato la " dottrina Truman " , una strategia di conte­ nimento del comunismo che impegna gli Usa a intervenire ovunque l 'indipendenza di un paese dell'Europa occidentale venga minacciata da pressioni esterne o tentativi di sovver­ sione interna. Intanto, in Italia, maggio si apre con un tragico eccidio. Durante la festa dei lavoratori, 1 .500 persone sono riunite nella pianura vicino a Portella della Ginestra, in Sicilia. Inte­ re famiglie giunte da fuori stanno festeggiando il 1 o maggio sopra carri allegramente dipinti quando all'improvviso, dalle colline, una mitragliatrice apre il fuoco. Undici morti (tra cui due ragazzini di 7 e 12 anni) e sessantacinque feriti sono il bi­ lancio di quindici minuti di orrore. La mafia e i servizi segreti statunitensi rispondono così, come coglie immediatamente il leader socialista Pietro Nenni, alla vittoria elettorale delle sinistre del 20 e 2 1 aprilel37• Se la versione ufficiale individuerà in Salvatore Giuliano l 'unico esecutore della strage, la regia occulta è infatti da at­ tribuirsi all'Office of Strategic Services (il servizio segreto americano comandato in Italia da James Jesus Angleton) 138 , con la collaborazione dei mafiosi e di elementi neofascisti re­ clutati dall 'Oss e trasferiti in Sicilia qualche tempo prima 13 9. Continuano, nel frattempo, le pressioni statunitensi: lo stesso I O maggio il segretario di Stato George Marshall scrive all' ambasciatore a Roma J ames Dunn, esprimendo gravi pre55

occupazioni per le elezioni italiane di ottobre e caldeggiando un nuovo governo De Gasperi senza i comunisti. Sono già stati impartiti ordini perché armi moderne siano vendute, a prezzo simbolico, all' esercito italiano. Il 5 maggio i comunisti francesi, rei di aver appoggiato le rivendicazioni degli operai della Renault, vengono esclusi dal governo. Appena ventiquattr'ore dopo, la Banca Mondiale concede alla Francia un prestito di 250 milioni di dollari. Lo stesso giorno Dunn ribadisce la fiducia americana in De Ga­ speri, ma chiarisce che r erogazione di ampi aiuti economici è subordinata alla capacità degli italiani di " rimettere ordine in casa propria " 1 40 . CosÌ, il 13 maggio, De Gasperi si dimette. Qualche gior­ no dopo, il leader della Dc forma un governo di centro con r appoggio dei partiti di destra. Con 274 voti contro 23 1 , r As­ semblea costituente sancisce il 3 1 maggio la fine della coali­ zione antifascista. Come primo atto del suo nuovo gabinetto , De Gasperi si affretta a rinviare le elezioni politiche all' aprile del 1 948.

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La svolta del 1947

Dal 3 al 5 giugno si riunisce a Roma la direzione del Partito comunista. All'indomani dell' esclusione dal governo, la principa­ le preoccupazione di Togliatti è quella di scongiurare una scomposta reazione della base al " tradimento" democristia­ no. L'obiettivo principale è ora quello di non lasciar isolare il Pci, evitando il duplice pericolo di un riflusso delle masse e di una perdita di contatto con i ceti medi, " cosÌ numerosi e de­ terminanti nel nostro paese" . Occorre stare attenti ammo­ nisce Togliatti a "non correre il rischio di perdere il nostro carattere unitario" . Bisogna perciò " impedire che il partito e le masse che ci seguono scivolino su posizioni che conducono alla lotta ed alla insurrezione armata" 1 Nei mesi a seguire, sarà questa la linea che i dirigenti na­ zionali e locali verranno chiamati ad adottare, con maggiore . . o mInore convInzIone. Ma se ai vertici del partito prevale la delusione per il vol­ tafaccia di De Gasperi, nella base si registra una reazione ben diversa. In fabbrica e tra i militanti, l'allontanamento del Pci dal governo è accolto quasi con sollievo. Affrancate dal ricatto dell'unità nazionale, alcune frange di base riscoprono nei de­ mocristiani ora alleati addirittura con l'Uomo qualunque - i nemici di sempre: padroni, oppressori, fascisti. Una lettura presto rafforzata dai primi passi del nuovo governo, che rimarrà in carica, imbarcati repubblicani e so­ cialdemocratici col rimpasto di dicembre, fino alle elezioni •

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politiche del 1 8 aprile 1 948. Libero dai compromessi col Pci, il nuovo ministro delle Finanze e del Tesoro Einaudi imbocca la strada di un netto liberismo. Se da un lato l'inflazione viene presto tenuta sotto controllo, dall' altro la stretta creditizia mette in difficoltà molte imprese e porta a numerosi fallimen­ ti. Tutto ciò si traduce in una nuova ondata di licenziamenti e nella conseguente impennata della disoccupazione: a pagare i costi sociali del risanamento economico, come sempre, sono le classi subalterne. Di cui si cerca d'imbrigliare la reazione: 1'8 luglio, il mini­ stro dell'Interno Scelba invia un telegramma a tutti i questori, ordinando di proibire qualunque comizio o assembramento all'interno delle fabbriche. A Milano diversi stabilimenti en­ trano in sciopero contro la decisione, mentre molti altri si ten­ gono pronti, minacciando di allargare la protesta. La Camera del Lavoro chiede la revoca immediata del provvedimento, riferendo che la decisione di Scelba "ha creato grandissima agitazione con conseguenze imprevedibili "2. Ma è solo l'inizio: negli ultimi mesi del 1 947 si assiste, come scrive lo storico Luigi Ganapini, a un vero e proprio "assedio alla fortezza operaia"3 . Industriali, tecnici e capire­ parto si fanno forti delle nuove direttive ministeriali, creando nelle fabbriche un clima assai teso. Il 30 luglio, alla Falck, scoppia una rivolta: da tempo i lavoratori protestano per la scarsa vigilanza disposta sul materiale da fusione, in cui po­ trebbero essere contenuti residuati bellici esplosivi. Quella mattina, appunto, un forno esplode, e due operai rimango­ no feriti. Nel pomeriggio, un gruppo di compagni di lavoro preleva dal suo ufficio il vice direttore dello stabilimento e lo trascina all'ingresso della fabbrica. Qui, assieme a tre tecnici intervenuti in sua difesa, l'ingegner Marco Gatti viene colpito con calci e pugni, mentre un altro gruppo di operai blocca il centralino telefonico per evitare che possa essere chiamata la polizia4 • Intanto, prosegue senza sosta la guerra clandestina tra gli uomini di Paggio e i neofascisti. 58

Neofascisti e Volante Rossa altapice dello scontro A un mese dalla morte di De Agazio, i fascisti sono tornati a colpire: il 14 aprile, una bomba a mano viene lanciata contro la Casa del Popolo Garanzini, nei pressi della quale vengono rinvenuti altri due ordigni inesplosi5 • In maggio, un grosso traffico di armi viene scoperto a Novara dalla polizia: dietro ci sono l'Uomo qualunque, il Msi e il suo gruppo clandestino Ogs (Organizzazione giustizia speciale) , composto da ex mi­ liti e ufficiali delle Brigate Nere6• Il I O maggio la polizia ferma Franco Maria Servello, nuo­ vo direttore del " Meridiano d'Italia" , e il giorno dopo arresta il dirigente missino Giorgio Pini, ex sottosegretario di Salò. Entrambi vengono rimessi in libertà il 22, forse favoriti dal nuovo clima creatosi con la fine della coalizione antifascista. Il 3 0 si riunisce, alla Prefettura di Milano, la commissione per il confino di polizia che deve decidere in merito all' assegna­ zione di Pini. Nella notte, di fronte all' edificio, una bomba ad alto potenziale esplode ferendo una donna e mandando in frantumi tutti i vetri nel raggio di cinquanta metrF. Il 12 giugno, davanti alla sezione Duomo del Pci, qualcu­ no deposita un tubo di gelatina contenente 300 grammi di esplosivo. A corredarlo, un manifestino del Partito democra­ tico fascista, una foto di Mussolini e un teschio di metallo8• Due giorni dopo, accanto al monumento ai caduti par­ tigiani di piazzale Loreto, i fascisti pongono una bomba da mortaio vuota. Al posto dell' esplosivo, un biglietto ammoni­ sce: " Il fascismo non è morto e presto vi darà la prova della sua vitalità. Firmato G.M. [Gruppo Mussolini] Mosca"9. I vertici del Pci guardano con apprensione a questa galassia di gruppi e gruppuscoli della destra eversiva. In un articolo ap­ parso su "Rinascita" nel luglio 1947 , Walter Audisio denuncia il tentativo di riunire tutte le organizzazioni clandestine " in un unico crogiolo, quello del Movimento Sociale Italiano" lO. In questo periodo, coi neofascisti che moltiplicano le loro azioni, i cinque " condannati a morte" della Volante Rossa 59

sono più che mai sotto tiro. Qualcuno di loro rischia grosso, e a giugno " Alvaro" scampa una seconda volta alla morte: si accorge di essere pedinato e quando gli sparano dietro riesce a fuggire I l . Qualche giorno dopo, Paggio sta camminando d a solo nei pressi di via Pacini, quando viene aggredito e percosso da cinque sconosciuti. Anche questa volta se la cava per mira­ colo. "Ma così" , ricorda C. , " abbiamo individuato dov' erano " 1 2 . I fascisti si riuniscono infatti nel bar di Renato Bonemazzi, al civico 32. Il 1 6 giugno la Volante contrattacca: " Si sparano tre colpi di rivoltella verso l'ingresso del locale e poi sassaiola dentro. Mandiamo in frantumi i cristalli della vetrina e c'è stato alcuni feriti, perché quello dei nostri che è entrato a picchiare era abbastanza solido" 13 . Alla fine, del bar di Bone­ mazzi rimane in piedi dawero poco. Gli uomini di Paggio si danno alla fuga sulle biciclette , ma i fascisti hanno delle auto parcheggiate lì fuori e li inseguono. Cinque o sei della Volante riescono a dileguarsi velocemente, ma Giordano Biadigo è fe­ rito a un braccio e arranca. Ettore Patrioli ( "Gaìna " ) lo carica sulla canna della sua bici, ma i due sono troppo lenti, e ven­ gono fermati da una guardia notturna. Altri agenti fermano Sante Marchesi e Carlo Reina ( ,' Carlo " ) . Sono tutti disarmati. Portati in Questura per accertamenti, vengono infine ritenuti estranei al fatto e rilasciati 1 4. La notte tra il 6 e il 7 luglio Mario Gandini e Walter Veneri raggiungono in bicicletta 1'abitazione del fascista Fulvio Maz­ zetti: i due si fermano, sparano alcuni colpi di pistola e ten­ tano di lanciare una bomba a mano all'interno dell' edificio. Non una mossa delle più sagaci, visto che la finestra è pro­ tetta da una zanzariera: la bomba ricade in strada ed esplode proprio accanto a loro. Gandini, ferito da alcune schegge, viene arrestato. In tasca, come abbiamo già visto nel capitolo precedente, gli trovano il biglietto con la scritta " De Agazio otrom " . 60

Veneri, intanto, è riuscito a fuggire. La sua partecipazione all' azione verrà presunta, in sede processuale, ma mai dimo­ strata: l'unica "prova" addotta sarà infatti la sua partecipa­ zione all'episodio, risalente a 14 mesi prima, della perquisi­ zione in casa dell'industriale Hintermann. Essendo stato in compagnia di Gandini nel primo caso, argomenta il pubblico ministero, Veneri non poteva che trovarsi con lui anche nel secondo. Deduzione alquanto speciosa, che infatti i giudici non si sentiranno di accogliere. Gandini, invece, finisce in carcere. Spunta fuori il suo inter­ rogatorio del 1946, quello in cui diceva di lavorare per un' asso­ ciazione guidata da un certo Giulio Paggio, per conto del quale era andato a perquisire la casa di Hintermann 1 5 . Interpellato di nuovo in proposito, Gandini sostiene ora di aver compiuto quell'azione " per una idea puramente personale, per accertare se effettivamente la giustizia dello Stato agiva con obiettività e non ignorava volutamente i crimini del presente e del passato commessi dai fascisti" 1 6. " Mila" è un duro: viene torchiato ma non cede e non chiama in causa i suoi compagni. Anzi, come abbiamo visto, riesce persino a convincere i giudici che il bi­ glietto " De Agazio otrom " sia soltanto "un appunto per un giornale murale" . Rimane il tentato omicidio di Fulvio Maz­ zetti, per il quale Gandini è incriminato. La Volante Rossa non lo lascia solo: il comandante Paggio ordina a Banfi di recarsi a testimoniare al processo, a dire che quel giorno lui era con l'im­ putato e passavano semplicemente di lì, " che il Gandini si era trovato in mezzo a una cosa in cui non entrava per niente" 1 7. Ciò nonostante, il 1 7 gennaio 1 949, la Corte d'assise d'appello di Milano condanna " Mila" a 6 anni e 8 mesi 18 . Il I O luglio, alle 2 1 ,25 , quaranta persone stanno ascoltan­ do una conferenza del professor Achille Cruciani nella sede del settimanale del Msi "la Rivolta Ideale " , al secondo piano di via Santa Radegonda l O. Intanto, " un giovane sui 23 -25 anni, bruno, con una cami­ cia bianca col collo aperto" 1 9, bussa all'appartamento al pia61

no superiore, chiedendo dove sia la sede di "Rivolta Ideale " . Ottenuta l'informazione, ringrazia e scende l e scale. Pochi secondi dopo, qualcuno lancia all'interno della sala conferen­ ze una piccola bomba, con la miccia già accesa20 . Nei secondi di panico che precedono l'esplosione, uno dei presenti ha il sangue freddo di afferrare l'ordigno e gettarlo fuori dalla finestra. La bomba cade quindi sul marciapiedi di via Agnel­ lo: lo scoppio danneggia alcune automobili in sosta e causa la rottura di tutte le vetrine circostanti. Un passante viene leggermente ferito: è il fratello del martire della Resistenza Eugenio Curiel, Sergio, che con ogni probabilità quel giorno sta facendo da palo agli uomini di Paggi02 1 . Pochi secondi dopo l'esplosione, il giovane in camicia bianca, che è un uomo della Volante Rossa, abbandona in fretta l'edificio, gridando: " h anno gettato un petardo, spara­ no ! " . Si dilegua velocemente per la strada, inseguito invano da alcuni missini22. Giunta sul luogo, la polizia rinviene un involto contenente cinque bombe a mano e un biglietto con su scritto, in stampa­ tello: " FAR FASCI AZIONE RIVOLUZIONARIA. 5 BOM­ BE TIPO ROMANA AL CAMERATA MENTASTI COME D'ACCORDO COMINEL "23 . Durante l a notte e l a giornata successiva vengono fermate varie persone, subito rilasciate in assenza di indizi. Se in un primo tempo il procedimento penale terminerà con una sentenza di improcedibilità per essere rimasti ignoti gli autori del fatto, dopo l'arresto di molti componenti della Volante Rossa nel 1 949 la firma " Cominel" verrà agevolmen­ te accostata al nome del commissario politico Luigi Comini, e l'attentato sarà attribuito agli uomini di Paggi024. E a ragio­ ne, perché Sante Marchesi ne rivendica la paternità: " In via Santa Radegonda, c'era la sezione del Mis . . . che han trovato un grappolo di bombe, ma non son stato io, eh . . . [ride, come a dire che invece è stato proprio lui] . Però non è scoppiato niente, perché . . . sarà stato un errore di . . . di funzionalità, ec­ co. Può capitare anche quello"25 . 62

L' I l luglio, "l'Unità " dedica all'avvenimento un trafiletto in cui ironizza apertamente sulla versione fornita dai missi­ ni26• Il giorno successivo, il giornale comunista si spinge ad­ dirittura a suggerire che il colpevole vada ricercato proprio fra gli aderenti alla riunione; durante la preparazione di un attentato contro la Prefettura, i fascisti " si accorgevano che il dispositivo di sicurezza di un ordigno si era staccato e per evitare vittime fra i camerati pensavano fosse bene gettarlo dalla finestra" 27 Il 27 luglio, Achille Cruciani deve tenere un' altra confe­ renza, al cinema Cristallo. Poche ore prima della riunione, la polizia rinviene un potente ordigno, addirittura otto chilo­ grammi di esplosivo28 • I sospetti si appuntano inizialmente su un cugino del custode29• Poi, dopo aver fermato e interrogato altre dodici persone, la polizia conclude che " il tentativo ter­ roristico potrebbe essere opera di stranieri" 30. Per quanto riguarda questa seconda azione contro Achil­ le Cruciani, non esistono prove che sia stata effettuata dalla Volante Rossa. Vista però la sua responsabilità nel primo epi­ sodio, la breve distanza di tempo fra i due eventi e l'identità del " bersaglio " , è più che plausibile ipotizzare un coinvolgi� mento degli uomini di Paggio. Di certo le due azioni segnano una sorta di " salto di quali­ tà" nel modus operandi della formazione. Non siamo più di fronte all'eliminazione di un singolo fascista, punito per le sue più o meno accertate responsabilità durante la dominazione tedesca. Qui la Volante alza il tiro, e di molto: se gli attentati fossero riusciti, avrebbero causato non soltanto il probabile ferimento o uccisione del professor Cruciani, ma - in partico­ lar modo quello del 27 luglio - una vera e propria carneficina. La bomba gettata in via Santa Radegonda è pur sempre una " bombetta " se paragonata con l'ordigno di otto chili depositato nel cinema Cristallo. Se non vi fosse la testimo­ nianza di Marchesi (secondo cui le altre cinque bombe non sono scoppiate per " un errore di funzionalità" ) , si potrebbe anche pensare che la prima azione sia una " provocazione " •

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ai danni del Msi: che, cioè, l'esplosione della prima bomba avrebbe dovuto portare la polizia nell' edificio, dove sareb­ bero state rinvenute le altre cinque col biglietto di accompa­ gnamento, facendo così pensare che i fascisti preparassero un attentato ( del resto, è questo che " l'Unità " vuoI far cre­ dere ai suoi lettori) . In ogni caso, quella del lO luglio è una riunione d i aderenti al Msi. Quella del 27, invece, è una conferenza: dunque, si presume, aperta al pubblico. Pur ipotizzando che gli uomini di Paggio abbiano sposato qui una visione totalmente mani­ chea, in cui ogni persona che si rechi a sentir parlare Crucia­ ni non possa che essere fascista e dunque automaticamente meritevole di morte, al cinema Cristallo avrebbero potuto trovarsi quella sera anche dei bambini, figli di fascisti. Un consistente slittamento etico da parte dei militanti di spicco della formazione di Lambrate. I fascisti non rimangono a guardare: la notte del 4 agosto alcuni ignoti si introducono nella sede dell' Anpi di Motta Visconti, devastandone i locali e strappando le bandiere e le fotografie dei caduti della guerra di liberazione3 1 11 29 agosto, con una sentenza che fa molto discutere sulla credibilità della giustizia " legale" , la Corte d 'assise di Napoli assolve Carlo Emanuele Basile, prefetto fascista di Genova e sottosegretario alle Forze armate durante la Repubblica di Salò. Nel 1 944 , per rappresaglia dopo un' azione gappista conclusasi con l'uccisione di un ufficiale tedesco, aveva fatto fucilare otto partigiani detenuti nel carcere di Marassi. Per questo e altri crimini, nel 1 945 la Corte d'assise straordinaria di Milano l'aveva condannato a vent'anni. Adesso torna in­ credibilmente libero. La notte del 25 settembre, una bomba composta da cin­ que chili di tritolo viene fatta esplodere di fronte al pilastro d'ingresso della Federazione comunista milanese a Porta Garibaldp 2 . All'attentato " l'Unità " dedica cinque colonne in prima pagina e segnala che " gli individui più fortemente •

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indiziati, quelli cioè che ricoprono incarichi direttivi nel mo­ vimento neo-fascista milanese, sono scomparsi improwisa­ mente dalle loro abitazioni "33 . Ma un ben più grave attacco colpisce il Pci lo stesso giorno: da una tribuna d'eccezione, quella del congresso di fondazione del Cominform, i comunisti jugoslavi accusano quelli italiani di aver praticato una opportunistica politica di collaborazione coi partiti borghesi, invece di preparare la rivoluzione.

L'ufficializzazione della Volante Rossa In risposta al piano Marshall e alla dottrina Truman, Stalin ha deciso di dar vita a un nuovo organo del comunismo interna­ zionale. li congresso di fondazione si svolge in sordina, senza la partecipazione dei massimi dirigenti, in una piccola cittadina polacca, Szklarska Pon(ba. Dopo una lunga relazione di Zdanov, che chiama i partiti fratelli a stringersi attorno all'Unione Sovietica per difender­ la dagli attacchi del "campo imperialista antidemocratico " , i delegati jugoslavi Gilas e Kardelij attaccano duramente i comunisti francesi e italiani, accusandoli d'aver avuto una posizione opportunista durante la Resistenza. Il movimento partigiano italiano non ha saputo seguire l'esempio jugoslavo della mobilitazione totale: " invece di far salire nelle formazio­ ni armate tutti i suoi quadri, li ha impiegati in una ambigua collaborazione con i borghesi nelle città e nelle fabbriche"34. La seconda accusa concerne l'illusione dei comunisti italiani e francesi riguardo all' efficacia della democrazia parlamenta­ re e dell' alleanza con borghesi e cattolici. Infine, i due partiti sono alla gogna soprattutto per essersi fatti estromettere dal governo senza opporre alcuna resistenza, senza proclamare lo sciopero generale. Quando arriva il suo turno, Longo, delegato del Pci as­ sieme a Reale, dice di condividere le critiche alla politica del suo partito. 65

Secondo Massimo Caprara, all'epoca segretario di To­ gliatti, Longo si spinge assai più in là, soffermandosi nella sua replica " sulle benemerenze dei comunisti italiani nella guerra partigiana e sulla preparazione militare di speciali squadre apprestate dal partito per l'ora X, sulla quantità e dislocazione delle riserve di armi ben lubrificate e pronte per la prossima insurrezione "35. L'accenno irrita Togliatti, che dopo una movimentata discussione della direzione del partito, ordina a Caprara di " cancellare la frase del rapporto Reale in cui si sostiene che Gigi, cioè Longo, ha parlato di squadre speciali e di ora X. Longo non ha mai detto queste cose "36. Plausibile o meno che sia37 , la ricostruzione di Caprara aiuta a visualizzare la prima importante conseguenza delle critiche del Cominform: terminata la conferenza, all'interno del Pci si accende immediatamente la lotta tra la linea di To­ gli atti e quella, più aggressiva, degli " svoltisti " . La stretta voluta da Stalin non lascia infatti margine d 'a­ zione alla strategia togliattiana dell' alleanza con gli strati in­ termedi e con le forze politiche democratiche. Il richiamo all'intransigenza classista impone una svolta netta, esigenza ampiamente condivisa da gran parte della base operaia. E non solo da essa: sono in molti, nella dirigenza del partito, a tirare un sospiro di sollievo per la correzione di rotta. Alcuni esponenti del Pci, stanchi di rivestire il ruolo di moderatori nelle ondate di protesta susseguitesi all' estromis­ sione dal governo e al varo della nuova politica econon1ica, sentono finalmente d'aver le mani libere. Nella riunione della Direzione dell'8 ottobre 1 947 , Sec­ chia ne approfitta per togliersi qualche sassolino dalla scarpa: nel 1 945 fino al due giugno ed anche dopo, [ .. ] avevamo una note­ vole posizione di forza che forse non abbiamo sfruttato [ . ] . Credo sia un nostro difetto la mancata organizzazione del movimento par­ tigiano [. ] . Non è stato giusto mollare tutto sui Cln , sui prefetti politici, sui partigiani38• .

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Non si tratta qui del contrasto tra via parlamentare e via insurrezionale. Il " rivoluzionario" Secchia, anni dopo, chiarì il significato di quello scontro di idee: Togliatti, secondo lui , tendeva " a impostare troppo spesso i problemi i n termini di insurrezione o d'acquiescenza. Esisteva invece una terza strada, che era quella di servirsi con più coraggio, e sia pure con qualche rischio, di una spinta dal basso " 39. Proprio di questa spinta dal basso il Pci è chiamato a te­ ner conto nell' autunno del 1 947 , quando si trova a dover organizzare una mobilitazione generale delle classi lavoratrici contro il governo democristiano. Una mobilitazione in larga parte spontanea, che dà luogo a scioperi e manifestazioni, ma anche ad azioni che oltrepassano il limite della legalità, come attacchi alle sedi dei p artiti di destra, occupazioni di fabbri­ che, azioni anticrumiraggio, scontri con le forze dell' ordine. È probabile che Togliatti, costretto a sostenere pubblica­ mente la nuova linea, stia già studiando il modo di imbrigliare le agitazioni in una dimensione legalistica. Ma intanto altri, nel partito, si spingono in questo periodo più avanti nella ricerca di un collegamento con le frange estreme. A Milano, in p articolare, dopo gli attentati dell'estate si pone urgentemente il problema della vigilanza alle sedi del Pci. E, soprattutto, alla Federazione. Gli operaisti, interlo­ cutori privilegiati della Volante Rossa, colgono il favorevole mOlnento politico per rinsaldare i legami con la formazione di Lambrate. Probabilmente la " svolta " dettata dal Cominform fa sÌ che i contatti già esistenti con gli uomini di Paggio possano ora divenire palesi. Dal 1 947 , secondo C . , si instaura " un collegamento diretto tra noi e la Federazione del partito per la nostra azione nel corso di occupazioni di fabbriche, mani­ festazioni, servizi d' ordine"40 . Alberganti e gli altri chiedono ad " Alvaro " di scortare il gonfalone di Milano, e per la prima volta la Volante sfila implotonata, in divisa, in una occasione ufficiale. 67

Poi, poco tempo dopo l'attentato fascista del 25 settem­ bre, la Volante inizia a svolgere un servizio di guardia notturno presso la sede della Federazione milanese a Porta Garibaldi. A tale scopo i membri della formazione vengono suddivisi in sei squadre, che si alterneranno nella vigilanza dell' edificio fino a tutto il 1 948, anche dopo l'attentato a Togliatti. Contempora­ neamente, altri della Volante dormono a turno nella Casa del Popolo di Lambrate, per proteggerla da eventuali attacchi. Servizio d'ordine, intervento nei momenti caldi delle ma­ nifestazioni di piazza o nelle fabbriche occupate, scontri con la polizia e i fascisti, vigilanza notturna: i compiti affidati alla Volante impongono una nuova struttura, più organizzata ed estesa. Anche su consiglio di alcuni dirigenti del Pci milane­ se, in questo periodo la Volante ingrossa le sue file e arriva a comprendere una sessantina di uomini, addirittura settanta secondo Finardi41 • In pochi mesi, la formazione di Lambrate cessa di essere un'organizzazione clandestina. Tutti e nessuno - ricorda una testimone sapevamo delle loro " gesta" segrete. E tutti e nessuno ci rivolgevamo a loro nelle emer­ genze: per esempio, noi studenti, quando i fascisti attaccavano i compagni all'università. Quelli della Volante arrivavano sui vecchi " autocarri " , in piedi, cantando , bandiere al vento. Ci spiegavano che così dovevano essere: " riconoscibili " tra loro , ma soprattutto dagli altri, da quelli che avevano bisogno di loro. E da quelli che ne avevano paura42• I:autunno

caldo del 194 7

Nell'autunno del 1 947 , una prima grande ondata di licenzia­ menti conseguenti alla linea Einaudi si abbatte sui lavoratori. Di fronte al declino degli investimenti, piccole e medie in­ dustrie non trovano altra soluzione che ridurre il personale. A Milano, molte fabbriche chiudono i battenti, mentre altre dichiarano di non avere più soldi sufficienti a pagare gli sti­ pendi43 . Soltanto a ottobre vi sono 50.000 richieste di licen­ ziamenti, quasi tutte nel settore metalmeccanico. 68

Intanto, i prezzi salgono alle stelle: l'aumento raggiunge il 3 9 0/0 al mese. Si profila una dura stagione di lotte, scioperi, manifestazioni. Se già in aprile la Prefettura di Milano aveva segnalato la difficile condizione socio-economica della città44, la relazione di novembre evidenzia con preoccupazione la rapidità e l'ef­ ficienza delle sinistre nella mobilitazione di operai e disoccu­ pati45 . Maggiori apprensioni per i tutori dell' ordine pubblico sembra però destare l'attività clandestina e paramilitare dei partiti, cui la Prefettura aveva dedicato ampie e puntigliose pagine nel suo rapporto di agosto. Oltre a un' organizzazione militare clandestina comunista, appoggiata " da elementi sla­ vi" e ricca di armi e munizioni, la Prefettura segnala varie for­ mazioni armate: una democristiana, facente capo ai boy scout e all' Avanguardia giovanile cattolica, organizzata dai gesuiti e dall' onorevole Tupini; una facente capo all'Ail (Armata italiana di liberazione) , guidata dal maggiore dei granatieri Carnevale; infine, una neonata organizzazione saragattiana e formazioni minori qualunquiste. Ancor più preoccupante sembra essere la riorganizzazione dei gruppi armati clandesti­ ni neofascisti: " Secondo varie indicazioni degne di fiducia" , i loro maggiori centri d'appoggio sarebbero la sede del Partito nazionale italiano (Pni) di piazza Borromeo, la redazione del "Meridiano d'Italia " e la redazione della "Rivolta Ideale"46, Purtroppo, non esistono conferme a queste " indicazioni degne di fiducia " raccolte dalla Prefettura, che restano per­ ciò soltanto "voci" , sulla base delle quali neanche i respon­ sabili dell' ordine pubblico poterono far nulla di concreto. Tuttavia, l'attentato della Volante Rossa alla redazione della " Rivolta Ideale" e i vari assalti contro il "Meridiano d'Italia" potrebbero trovare qui motivazioni profonde. Si trattereb­ be, in tal caso, non di singole azioni legate ad eventi con­ tingenti, ma del proseguimento di quella guerra sotterranea tra neofascisti milanesi e Volante Rossa iniziata nel 1 946. 0, meglio, di una guerra sotterranea tra strutture paramilitari fasciste e com uniste. 69

Da settembre, compare nelle piazze il Msi. E subito To­ gliatti denuncia all' Assemblea costituente la ripresa dello squadrismo: 1'avversario, dice il leader del Partito comunista, "anziché disarmare approfitta anche di quelle prove tanto grandi di generosità che abbiamo dato nei suoi confronti "47 . Una generosità che, fa capire Togliatti tra l e righe, ha dei limiti ben precisi. Il 4 ottobre, con un ordine del giorno congiunto, partiti e associazioni di sinistra chiedono lo scioglimento dell' Ail e del Msi in quanto organizzazioni armate. Lo stesso giorno venti uomini della Volante tentano di entrare nella redazione del " Meridiano d'Italia" , ma vengono allontanati dagli agenti di servizi048• Intanto, grazie agli interrogatori dei 2 8 neofascisti arre­ stati per l'attentato alla Federazione comunista milanese del 25 settembre, l'autorità giudiziaria emette mandato di cat­ tura a carico di cinque dei responsabili. Alcuni di essi sono iscritti al Msi, e affermano di nutrire forti risentimenti verso il Partito comunista, ritenuto l'organizzatore degli attentati contro Achille Cruciani a via Santa Radegonda e al cinema Cristall049• Il loro capo è Gian Maria Guasti, ventiduenne, ex sergente della Monterosa. Fra gli esecutori materiali, verrà in seguito identificato anche Ferruccio Mortari, già arrestato nel maggio del 1 946. Davanti al Parlamento, il I O ottobre, il Movimento sociale italiano tiene un comizio in occasione della chiusura della campagna elettorale amministrativa. Alcuni parlamentari di sinistra vengono picchiati e il Pci accusa il ministro dell'In­ terno Scelba di complicità con il Movimento sociale italia­ no. Il deputato comunista Scoccimarro rilascia dichiarazioni infuocate: " Se le forze dello Stato non sapranno provvedere, il mio partito provvederà da soI0" 50. Il giorno seguente, in numerose città del Nord, migliaia di persone scendono in piazza a protestare. A Milano, nel pomeriggio, un gruppo di manifestanti gui­ dato dalla Volante Rossa devasta la sede del Movimento sociale 70

in via Santa Radegonda lO. TI segretario e cinque iscritti fini­ scono all'ospedale, mentre "l'Unità " titola compiaciuta: Botte da orbi contro gli M.S. I. 5 1 . La polizia ferma due operai di Sesto San Giovanni presenti all' assalto: Renzo Ganzerla e Amilcare Tucci. Ma la Sesto operaia, a bordo di camion, si reca in massa davanti alla Questura e ottiene il rilascio dei due arrestati. Il 13 ottobre, altra devastazione: stavolta tocca alla sede del Movimento nazionalista della democrazia sociale guidato da Emilio Patrissi, sita in via Monte Grappa 252 • Il 29 ottobre, durante uno sciopero generale di tre ore indetto dalla Camera del Lavoro, Giulio Paggio arringa la folla in piazza Duomo dicendo di voler dare una lezione a un giornale fascista. Trecento operai seguono " Alvaro" e gli al­ tri della Volante fino alla redazione del " Meridiano d'Italia" , prendendola d'assalto. Circa 2 5 d i loro, armati d i rivoltella e di randelli, salgono al primo piano. Sparati alcuni colpi di pistola contro il muro esterno, forzano la porta d'ingresso e distruggono tutto, causando danni per un milione di lire53• La notte tra il 3 e il 4 novembre, alcune persone sono riu­ nite nella Casa del Popolo di via Andrea del Sarto, sede della sezione Venezia del Pci (da cui provengono, tra l'altro, alcuni della Volante come Ferruccio Tosi e Angelomaria Magni) . Uditi degli spari, escono per controllare, m a non trovano nul­ la. Sono già rientrati quando una bomba esplode di fronte al portone, distruggendo i vetri di tutti gli edifici circostanti54• Probabilmente è la goccia che fa traboccare il vaso: dopo le azioni di massa di ottobre contro le sedi fasciste, in cui è coinvolta la maggior parte degli aderenti della Volante Rossa, il giorno successivo all' attentato contro la sezione Venezia il nucleo ristretto entra in azione. r:omicidio del generale Gatti

La mattina del 4 novembre sei uomini della Volante Rossa si recano a casa di Angelo Marchelli, segretario della sezione del Msi di Lambrate, in via Pacini 46. 71

Secondo la ricostruzione della polizia, due giovani suona­ no il campanello. Marchelli non si è ancora alzato dal letto, perché non si sente bene. È sua moglie, Andreina Caleca, ad aprire la porta. Gli sconosciuti le dicono di essere del Msi e uno dei due - che la donna identificherà in seguito in Paggio - si qualifica come Mentasti: " avverta suo marito che ho una comunicazione urgente per lui. Guardi che è importante: lo aspettiamo da basso, sotto il portone" . Mentre la moglie av­ visa Marchelli, suona di nuovo il campanello. Questa volta gli sconosciuti sono in sei: dicono di avere fretta e Paggio/Men­ tasti si qualifica ora come Guasti (il fascista dell' attentato alla Federazione) . La donna si insospettisce. Tuttavia fa entrare i sei in casa e li prega di attendere il marito nello studio. Ma quegli uomini le mettono ancora fretta, insistono. La Caleca prende allora coraggio e li invita fermamente ad aspettare fuori. Forse, scorgendo il telefono, Paggio pensa che la don­ na possa aver chiamato la polizia. Ordina agli altri di uscire e a quello che esita con la mano sulla maniglia dice: "Tom, andiamo, apri ! " . Usciti dall'abitazione, i sei spariscono ve­ locemente. "Tom " è il soprannome di Giordano Biadig055• La ricostruzione data da Bermani dello stesso episodio, basata sulla testimonianza di un componente della Volante Rossa presente in quell' occasione, è decisamente diversa, e molto più credibile: Uno guarda le biciclette, un altro si piazza in portineria, quat­ tro salgono e suonano il campanello dell' appartamento. La moglie chiede " Chi è? " . " In nome della legge aprite" . " Prima di aprirvi te­ lefono al commissariato per essere sicura che siete agenti " . Mentre la moglie telefona, tentano di buttare giù la porta, ma non riescono e quindi se ne vanno prima che arrivi la Celere56•

La discrepanza tra le due versioni è più importante di quanto possa sembrare: se il tentativo di irruzione è comun­ que evidente in entrambe le ricostruzioni, soltanto nella pri­ ma la donna può vedere in faccia gli sconosciuti, riconoscere Paggio, incastrare Biadigo grazie a quel "Tom, andiamo ! " . 72

Ma perché proprio loro due ? E perché raccontare un det­ taglio cosÌ specifico, ovvero il qualificarsi di Paggio p rima come Mentasti e poi come Guasti? Per capirlo bisogna fare un piccolo salto in avanti, alle 1 3 ,3 0 di quel 4 novembre. A quell' ora gli stessi sei in dividui si presentano in via Gian Galeazzo 20, residenza del generale della milizia Fer­ ruccio G atti . Squadrista sin dal 1 920, Gatti ha avuto a Mi­ lano il comando di tutte le squadre d ' azione, partecipando a numerosi assalti . Coman dante nel capoluogo lombardo durante il periodo della Repubblica Sociale , dopo la Libe­ razione è stato arrestato e p rocessato d alla Corte di assise straordinaria di Milano. Condannato nell' agosto del 1 945 a 8 anni e 4 mesi ( il minimo della pena) , viene poi assolto d alla cassazione. U scito di galera, riprende i contatti con il movimento neofascista , divenendo il capo dei Fasci d ' azio­ ne rivoluzionaria. Il generale è a pranzo con la famiglia e due ospiti, quando i sei della Volante arrivano, alcuni coi giubbotti di pelle della divisa invernale . Uno va a distrarre la portiera chiedendole del pane57 , altri tre si piazzano a guardia del portone e delle biciclette, due salgono al primo piano e suonano il campanel­ lo. È il figlio del generale , Riccardo Gatti , ad aprire: uno dei due sconosciuti si qualifica come Guasti e chiede di parlare con suo padre. Il ragazzo va ad avvertirlo, ma i due entrano con lui in sala da pranzo. P rima che il generale possa alzarsi, uno di loro gli scarica contro tre colpi di pistola, colpendo di striscio anche il figlio . Scappano poi inseguiti d alla moglie, Margherita Bellingeri. Raggiungono gli altri quattro che aspettano sulle biciclette, dopodiché si allontanano prendendo direzioni diverse. Fer­ ruccio Gatti, ferito gravemente, viene portato d'urgenza in ospedale , mentre la portiera dello stabile fornisce alla polizia un identikit abbastanza dettagliato di t re dei suoi assalitori5 8 • Quella stessa sera , alle 2 3 ,30, a Sesto San Giovann i , due giovani bussano alla port a del ragionier Michele Petruccelli, 2 7 anni, appartenente al movimento qualunquista. Quando 73

Petruccelli apre, i due dicono che devono consegnargli dei giornali e lo invitano a uscire con loro. Il ragazzo rifiuta , spalleggiato dalla sua compagna. Ma uno degli aggressori estrae una pistola automatica e gli esplode contro tre colpi, uccidendol059• Il " Corriere della Sera " mette in relazione l'omicidio con la tentata irruzione in casa di Marchelli e il ferimento di Fer­ ruccio Gatti60 , anche perché la descrizione dei due killer ri­ corda quella degli uomini che hanno aggredito il generale nell'identikit fornito dalla portinaia. Ma la polizia non riesce a fare luce sull' episodio. I primi sospettati sono Renzo Gan­ zerla e Amilcare Tucci, i due operai della Breda arrestati per l'assalto alla sede missina di via Santa Radegonda, che peral­ tro si sono resi irreperibili6 1 . Dopo nove giorni Gatti muore in ospedale, il 1 3 novem­ bre. Per ora i suoi assassini rimangono senza volto: la polizia sarà in un primo tempo costretta a chiudere il caso senza aver trovato i colpevoli. Ma nel 1 949, nel corso delle indagini sulla Volante Rossa, Paggio, Biadigo, Sante Marchesi e Dante Vec­ chio saranno incriminati per l'omicidio Gatti e il tentato omi­ cidio di Angelo Marchelli. La moglie di quest'ultimo, infatti, riconosce i quattro quando le capita tra le mani "un periodico illustrato, nel quale era riprodotta una fotografia dei gregari della 'Volante Rossa' stretti attorno al loro capo"62 . La vedova Gatti e suo figlio Riccardo riconoscono in Paggio l'individuo che si era presentato come Guasti e in Biadigo l'uomo che ha sparato al generale. Tuttavia Giordano Biadigo quel giorno non c'era: tenterà inutilmente di dimostrarlo al processo. La Bellingeri , infatti, dice che l'uccisore portava i baffi , mentre Biadigo sostiene di aver portato la barba lunga, per tutto il 1 947 e fino alle elezioni del 1 948, per una scommessa. Numerosi testimoni, al processo di Verona, depongono in tal senso, senza essere ascoltati63 . In realtà, come ricorda Banfi, "Gatti è stata la Vo­ lante Rossa, ma Biadigo non c'entra assolutamente niente: è stato un altro che non è stato mai neanche arrestato"64. 74

L'esecutore materiale è il fratello di un altro appartenente alla Volante Rossa. Il suo nome non salta mai fuori durante le indagini. Non lo fa nemmeno Biadigo, che si carica sulle spalle più di dieci anni di carcere senza fiatare65. Il riconoscimento tardivo dei quattro della Volante nel 1 949, quando le loro foto sono da qualche giorno su tutti i giornali, fa pensare che la polizia abbia "imbeccato " la Bellin­ geri e Riccardo Gatti. Tra l'altro secondo Sante Marchesi, che molto probabilmente ha partecipato all' azione, la moglie del generale sarebbe svenuta non appena il marito è stato colpito: "è svenuta, e riesce a riconoscerci dal terzo piano . . . "66. Sicuramente, nella tentata irruzione in casa di Marchelli, appare palese il tentativo di creare prove contro la Volante Rossa. Secondo la testimonianza della Caleca sono infatti in sei a entrare nell' appartamento: piuttosto strano che nessuno sia rimasto, come di consueto, a controllare 1'ingresso e le biciclette. Nel 1949, sulla traccia di palesi analogie fra i tre aweni­ menti, la magistratura tenterà di provare un coinvolgimento della Volante Rossa anche nell'uccisione di Petruccelli, nella convinzione che 1'assassinio di Gatti possa far parte di un piano organizzato per l'eliminazione di ex fascisti o di espo­ nenti del movimento neofascista67• Alla fine, però, gli atti re­ lativi a quest'ultimo episodio verranno restituiti " all'ufficio istruzione di Milano del G.r. di Monza, essendosi esclusa la connessione" 68. A poche ore dall'uccisione di Gatti e Petruccelli, arriva la risposta neofascista: nella notte tra il 4 e il 5 novembre tre individui sparano alcuni colpi di pistola contro la Casa del Popolo di via Tabacchi. La mattina, una bomba da mor­ taio inesplosa viene rinvenuta davanti all ' edificio accanto a un gagliardetto coi simboli di un' organizzazione fascista69, mentre di fronte alla Federazione milanese del Pci compare una cassetta contenente un telefono militare da campo e dell' esplosiv070• 75

Intanto, appaiono sui muri di Lambrate manifesti con su scritto " A morte Marchelli" , nei quali si ricorda che l'attuale segretario del Msi locale, l'unico scampato alla giornata di sangue del 4 novembre, si è reso responsabile di soprusi e violenze durante il regime7 1 .

Il linciaggio di Giorgio Magenes A mezzanotte del 9 novembre, cinque ragazzi tornano a Me­ diglia verso le loro abitazioni. Vengono da una festa da ballo , allegri, in bicicletta, seguiti da altri amici. All'altezza di Ponte sul Lambro, quella che sembra una scarica di mitra ne feri­ sce tre: Antonio Bramé, Natale Stroppa e Adriano Stroppa. I primi due sono iscritti al Pci, il terzo ha di recente dato fuoco alla tessera del partito qualunquista davanti ai qualunquisti del paese. Quelli che li hanno colpiti sono proiettili di rivol­ tella, si scoprirà poi. CosÌ tante rivoltelle da far pensare a una mitragliatrice72 . Pochi giorni prima, nella stessa zona, una bomba è esplosa contro la cooperativa locale. I due attentati vengono messi in relazione fra di loro dall"' Unità"73. Un terzo episodio, il pestaggio e la bastonatura di un contadino comunista di Ab­ biategrasso da parte di elementi di estrema destra, toglie ogni dubbio sulla matrice delle aggressioni. Accanto alle notizie da Mediglia, sul giornale comunista si susseguono cronache di attentati. Il più importante e tragico è awenuto a Marsala 1'8 novembre, quando Vito Pipitone, vicesegretario della Confederterra locale, è stato assassinato a colpi di arma da fuoco. È il diciannovesimo delitto - scrive "l'Unità" - compiuto dalla reazione agraria in Sicilia74. Su invito del sindaco, 1' 1 1 novembre centinaia di operai della Breda e della Caproni, a bordo di autocarri , si recano a Mediglia per una dimostrazione. Sul luogo, i contadini della zona raccontano agli operai che da anni vivono nel terrore: gli agrari Folli, squadristi fin dal 1 92 1 e poi accesi repubblichini, minacciano i loro dipendenti armi alla mano 76

a ogni minima richiesta. Secondo alcuni, i due fratelli Folli e loro nipote, Giorgio Magenes, finanziano non solo i qua­ lunquisti, ma anche i gruppi armati responsabili dei recenti attentati75• Così, in serata, la massa di operai e contadini si dirige con ­ tro la cascina Robbiano, residenza dei due agrari. Giorgio Magenes, trinceratosi all'interno, è invitato ad uscire. L'uo­ mo apre invece il fuoco sui dimostranti, uccidendo l'operaio della Breda Luigi Gaiot, di 2 1 anni, e ferendone altri due. Giungono sul posto i primi carabinieri, che provano a sedare gli animi prendendo in consegna Magenes. Ma la rabbia si propaga come un incendio: mentre arrivano rinforzi, la folla tenta di strappare l'agrario agli agenti. Coi dimostranti, come ricorda C . , c'è la Volante Rossa: "Abbiamo fatto l'assalto alla cascina. E quando sono arrivati i carabinieri con sei autoblin­ do è stato troppo tardi, l'avevamo già linciato "76. Seguono duri scontri con la Celere. Quando torna la quie­ te, due autoblindo dei carabinieri "scortano " il camion della Volante sino a Milano77 • Successivamente, a San Giuliano Mi­ lanese, viene picchiato Ferruccio Dallera, ritenuto respon­ sabile dell'attentato contro la cooperativa78• Ricoverato in ospedale, Dallera riceve un 'ulteriore "visita" da parte degli antifascisti del luogo, e soltanto l'intervento del personale e dei carabinieri lo salva da un nuovo pestaggio. A testimonianza di uno scontro politico che si inasprisce a vista d'occhio, "l'Unità" questa volta prende nettamente po­ sizione: nell'articolo in prima pagina, a sette colonne, non v'è alcuna condanna della violenza operaia, come in passato era più volte accaduto. Lo sdegno, anzi, è rivolto tutto contro le autorità. Addirittura nel titolo ( Un operaio ucciso e due feriti) manca ogni riferimento al linciaggio di Magenes, relegato a caratteri ben più piccoli nel sottotitolo. L'editoriale accusa: dinnanzi alla colpevole carenza del governo, ieri a Mediglia il po­ polo si è visto costretto a fare giustizia da sé. Il primo responsabile 77

dei fatti di San Giuliano e dei crimini di Sicilia è il Governo, che ha lasciato via libera ai banditi fascistF9.

Il giorno dopo i fatti di Mediglia, la Milano operaia è in sciopero. In piazza arriva presto la notizia: alle 1 2 ,05 una nuova bomba è esplosa nella Federazione milanese del Pci, mentre era in corso una riunione cui partecipavano alcuni dirigenti. La reazione è immediata: centinaia di dimostran­ ti prendono d'assalto la sede del Movimento di resistenza patriottica, quella dell'Uomo qualunque, quella del Msi e quella del quotidiano di destra " Il Mattino d'Italia " . Secon­ do C . , è la Volante Rossa a guidare gli assalti, arringando la folla durante il comizio di protesta e trascinandola verso i vari obiettivi: Molti compagni, anche nell' ambito della Breda, sapevano già che la Volante Rossa avrebbe iniziato questo movimento. Diceva­ mo ai compagni: " Abbiamo bisogno che otturiate le strade, più che altro "80.

La massa degli operai si riversa cosÌ in via Cerva urlan­ do " Abbasso i fascisti ! Via il Meridiano d'Italia ! " . A quel punto, ricorda C . , "la Volante Rossa ha potuto esplicare il suo compito" . Sembra infatti vi sia in questa occasione un vero e proprio ordine dall' alto, che coinvolge gli uomini di Paggio e forse anche quelli di altre organizzazioni. Un ordine che parte, probabilmente, proprio dalla colpita Federazio­ ne milanese del Pci. Non sarebbe, del resto, un caso isolato. Aldo N atoli, segretario della Federazione romana nel 1 948, ricorda ad esempio che nei giorni dell' attentato a Togliatti erano stati previsti " attacchi precisi ad alcuni punti politici ben determinati" e che, proprio in Federazione, si era detto: " qualche giornale bisogna attaccarlo " 8 1 . Sempre nella giornata del 12, a Sesto San Giovanni, com­ paiono sui portoni di varie case dei manifestini che indicano le abitazioni di fascisti. Additati all'odio popolare, gli inquili78

ni si affrettano a scomparire82• Alle 23 ,3 0 una bomba a mano esplode in via Bellotti 1 7 , accanto a una sezione del Psi. Il giorno successivo, "l'Unità" accentua il tono da muro contro muro nei confronti del governo. Approvate e giusti­ ficate le reazioni della base, si manda un poco velato ammo­ nimento a De Gasperi: "La grande manifestazione di ieri era caratterizzata da un grido minaccioso, indice della esaspera­ zione non più contenibile di tutta la cittadinanza: [. .. ] Basta con la sopportazione, [ . . ] Scelba non provvede, provvediamo noi: queste le scritte viste sui cartelli "83 . Lo stesso Togliatti, nell' editoriale intitolato Dzfendere la democrazia, non usa mezzi toni: .

Non è possibile tollerare più oltre che, in una città come Mila­ no, ogni otto o quindici giorni vi sia un attentato al tritolo contro il partito comunista e si spari sui lavoratori per le st rade di cam­ pagna. O si pone termine a tutti questi delitti, oppure nessuno si lamenti se la collera dei lavoratori e dei democratici si manifesta in forme violente. Di fronte alla criminalità reazionaria e fascista che risorge, nessuno pensi che, da parte nostra o da parte dei partiti sinceramente democratici, venga ripetuto il fatale errore di coloro che, nel 1 92 1 e nel 1 922 , predicarono la rassegnazione, la capito­ lazione, la bontà. No ! Il dovere è di resistere e di contrattaccare84 •

Lo scontro è ormai su base nazionale: a Roma, all' Assem­ blea costituente, è giunta infatti l'eco di Mediglia. In sedu­ te accesissime le sinistre chiedono che venga fatta luce sulle responsabilità di Magenes, sulla bomba alla Federazione, sull'omicidio di Marsala. Tra grida e interruzioni, Scelba mi­ nimizza: Magenes ha sparato per legittima difesa, il delitto di Marsala non ha uno sfondo politico, l'ordigno esploso nella sede del Pci era "una piccola bomba" rudimentale, che non ha fatto vittime. Il ministro degli Interni preferisce soffermar­ si "sull' attentato contro un ex generale della milizia fascista, che a lui sembra particolarmente grave" . Lizzadri lo invita allora a leggere il certificato penale di Ferruccio Gatti85. 79

Il 19 novembre, una nota del capo di polizia segnala con preoccupazione i toni infuocati usati da Pietro Ingrao in due assemblee di base al Flaminio e alla Garbatella: Se i fascisti fanno comodo a De Gasperi, al Vaticano, ai pan­ cioni di New York, essi non fanno comodo a noi e perciò sapremo come combatterli, come abbiamo combattuto i tedeschi, il nazismo e le S.S. [ . . J L' on.le De Gasperi, oggi come nel 192 1 , con la sua politica vorrebbe consegnare le masse democratiche nelle mani del fascismo. Non si meravigli quindi se i lavoratori lo chiamano " traditore "86. .

Si è sparsa, nel contempo, la voce di una imminente so­ stituzione del prefetto di Milano, Ettore Troilo, e le sinistre reagiscono con preoccupazione: la Camera del Lavoro, in un ordine del giorno votato anche dalla corrente democristiana, " esprime a nome dei 750 mila lavoratori milanesi la propria simpatia all'uomo probo che ha retto finora la più grande Prefettura d'Italia con senso di obiettività e di perizia, au­ spicando che la notizia risulti priva di fondamento "87 . Vive preoccupazioni vengono anche manifestate dalla Giunta co­ munale. A Roma, Pajetta presenta continue interrogazioni, cui Scelba non dà risposta, sulla paventata sostituzione del prefett088• 11 1 3 novembre, ancora scontri. È alta la tensione ai fune­ rali dell' operaio ucciso a Mediglia: 150 mila persone sfilano in rabbioso lutto per le strade di Milano. Mentre il corteo è giunto alla necropoli e alcuni oratori stanno ricordando Lui­ gi Gaiot, un folto gruppo di lavoratori si reca a bordo di tre autocarri in viale Monte Grappa 2 , sede del Movimento nazionale per la democrazia sociale. Sopraffatti i due carabi­ nieri di guardia, i locali vengono completamente devastati . Due appartenenti al movimento, percossi duramente, sono ricoverati all' ospedale89• Durante la notte, il sedicenne Carlo Redi ferisce a colpi di rivoltella l'operaio comunista ed ex partigiano Dario Grassi , 80

ora dirigente della sezione del Pci di Sesto San Giovanni . Il giovane, arrestato, confessa tutto: due fascisti gli hanno pro­ messo un compenso in denaro per far fuori Grassi90. La no­ tizia del tentato omicidio scatena una dura reazione operaia: a Cremona i dimostranti distruggono le sedi del "Mattino d'Italia " , della " Provincia del Po " e dell 'Uomo qualunque. A Milano, invece, accade un fatto curioso : la Volante Ros­ sa fa irruzione assieme a decine di operai nella sede del Par­ tito liberale in corso Venezia 40. Bloccato il telefono della portineria, alcuni di loro salgono minacciosi al piano su pe­ riore e chiedono se qualche ufficio sia stato ceduto al Msi per riunioni. Ottenuta risposta negativa, ringraziano e se ne vanno senza toccare nulla9 1 . Secondo Arnaldo Cambiaghi, che si trovava lì con un nu­ trito gruppo di operai della Pirelli, la strana scena è frutto di un banale e comicissimo errore: Ne facevam di cazzate . . . Non so, abbiamo sbagliato una sede: invece dell'Msi era il Partito liberale, a corso Venezia. Entriamo e . . . "mah, noi siamo il Partito liberale . . "Ah, abbiamo sbagliato" . M a sai, quegli anni lì s i andava . . . "Andiamo? " . . . e s i andava cosÌ, con la tuta di lavoro . . 92 .

» .

.

" In realtà - scrive invece Bermani basan dosi s ulla testi­ monianza di C. la Volante Rossa cercava quel giorno un dirigente liberale, tramite il quale alcuni industriali facevano avere soldi ai gruppi fascisti "93 . Il 1 5 novembre, a Rho, compaiono sui muri d i alcuni edi­ fici scritte a caratteri cubitali : " In questo locale sono tutti fascisti " , oppure " Questa casa è abitata da fascisti "94, come già era avvenuto pochi giorni p rima a Sesto. Il 20, tre terroristi di destra vengono arrestati mentre si apprestano a far saltare l'osteria dell' antifascista Antonio Ol­ mi con due chili di tritolo . Sono Ernesto Esposito , il solito Ferruccio Mortari e suo fratello Sergio. Confessano di essere 81

responsabili anche dell' attentato alla Federazione comunista del 12 novembre. Dai loro interrogatori prende il via una se­ rie di arresti, e viene scoperto un deposito di esplosivi presso Musocco. Il 2 1 , la pressione popolare obbliga la Dc - che intanto, il 5 novembre, era riuscita a far eleggere Salvatore Rebecchini a sindaco di Roma grazie ai voti del Msi - ad approvare un disegno di legge contro la ricostituzione del partito fascista.

La ((guerra di Troito)) Come si temeva già da tempo, la sera del 27 novembre il Ministero degli Interni annuncia che ai primi di dicembre il prefetto di Milano Troilo verrà sostituito da Vincenzo Cioto­ la, in quel momento prefetto di Torino. Troilo è molto popolare a Milano: ex comandante parti­ giano, ha combattuto sulle montagne abruzzesi a capo della mitica Brigata Maiella95, Il suo ufficio è sempre aperto al­ le delegazioni operaie. C 'è un'unica possibile lettura per il previsto avvicendamento: in vista delle elezioni politiche, De Gasperi vuole controllare una città chiave con un prefetto più " governativo"96. Milano non resta a guardare: Greppi e altri 156 sinda­ ci della provincia si dimettono. Dalle fabbriche, nel primo mattino del 28, partono delegazioni che si recano in Prefet­ tura a esprimere il loro sdegno. Ma è ancora troppo poco. In un' accesa riunione della segreteria milanese del Pci, Pajetta ricorda le recenti critiche del Cominform: questa volta non ci si può limitare al solito corteo di protesta, occorre una ri­ sposta eclatante. Per esempio, occupare la Prefettura97 • Tutti sono d'accordo con lui. Secondo Giorgio Bocca, Pajetta " ordina la mobilitazione del parapartito"98. Così, nel pomeriggio, cinquemila tra par­ tigiani, reduci e combattenti bloccano corso Monforte, sede della Prefettura: apparentemente disarmati, " ma con mitra e rivoltelle pronti nei camion o tenuti sotto i pastrani e le 82

giacche a vento " 99. I lavoratori e gli operai di tutta la città abbandonano le fabbriche e si unis cono a loro. Arrivano sui camion , a piedi. Arrivano a decine di migliaialOo. Attorno all ' edificio, con autocarri messi di traverso, tutti gli accessi vengono ostruiti. Nuclei di partigiani armati iniziano il controllo dei documenti. In prima linea, assieme a ex gappisti e sappisti di Milano 1 0 l , non può mancare la Volante Rossa: Abbiamo messo il nostro autocarro per traverso in corso Mon­ forte e ci siamo piazzati fino alla fine nella portineria della prefet­ tura. Abbiamo messo anche un camion dall' altra parte del corso e non è passato più niente, la via è rimasta bloccata 102 .

Troilo riceve una delegazione di manifestanti nel suo stu­ dio. Alle 12 ,3 0, Scelba in persona chiama l ' ufficio del prefet­ to per sapere che diamine stia succedendo a Milano: " Parla il prefetto Troilo ? " , chiede il ministro degli Interni. " No, parla Pajetta " . Quel " parla Pajetta " rimarrà celebre 1 03 • Il dirigente comunista comunica alla Capitale che un co­ mitato cittadino ha assunto i poteri prefettizi a Milano. Dopo lunghe discussioni tra Pci , Psi, Psli e Pri, viene proclamato uno sciopero generale di dodici ore 1 04• Già dopo un' ora, Milano sembra una città fantasma: chiu­ si i negozi, i cinema, i teatri . I t ram giacciono fermi, abban­ donati. Le vie della città , semideserte, sono percorse solo da camion carichi di partigiani . La radio tace, e anche i giornali cessano le p ubblicazioni. Nel pomeriggio, un gruppo di partigiani irrompe nella sede Rai in corso Sempione per trasmettere un comunicato, mentre un centinaio di dimostranti p rende d' assalto la solita sede missina di via Santa Radegonda. Altri cinquanta, a bor­ do di un a utocarro, tentano di devastare la sede del "Mattino d'Italia " , ma vengono respinti dalla polizia. Per quasi mezza giornata , la città è nelle mani degli insor­ ti, ma la risposta del governo non si fa attendere: il generale Capizzi assume il controllo delle forze dell' ordine. Nel giro 83

di poche ore, i carabinieri e i soldati della Legnano sbarrano a loro volta le strade, presidiano i tetti, piazzano le mitraglia­ trici nei punti strategici. Tutto sembra evolvere verso uno scontro inevitabile. Nella notte, terrorizzate dal pensiero di una imminente rivoluzio­ ne, molte famiglie dell' alta borghesia milanese stipano le loro automobili d'ogni ricchezza trasportabile e partono per la Svizzera. Ma intanto a Roma si lavora per evitare uno scontro arma­ to. Pajetta chiama eccitato Togliatti: "Abbiamo una prefettu­ ra ! ". Il segretario del Pci lo gela: " Bravo, e adesso che te ne fai? " . Neanche il governo vuole lo scontro e spedisce a Mila­ no il sottosegretario agli Interni Marazza. Durante la guerra partigiana ha rappresentato la Dc nel Comitato di resistenza milanese 105: è l'uomo giusto per una trattativa. All ' 1 ,45 , scortato da tre jeep armate di mitragliatrice, Marazza entra in prefettura: gli insorti chiedono compatti la nomina di Riccardo Lombardi in sostituzione di Troilo. Si discute, mentre i partigiani che presidiano l'edificio con­ sumano pasti cucinati per loro nelle mense delle maggiori fabbriche 106• Sono ore agitate, agitatissime. Nei bar, nelle strade, nelle osterie, ovunque si discute di politica. A volte le discussioni degenerano in liti, volano pugni e calci. In una tabaccheria di via Lomazzo l'operaio dell'Innocenti Giulio Gatta colpi­ sce un uomo durante una rissa scoppiata per motivi politici. L'uomo cade in terra privo di sensi. Due operai della Pirelli lo caricano allora su una jeep e lo portano alla vicina guardia medica di via Paolo Sarpi. Ma qui, tirando fuori i documenti per l'accettazione, si accorgono che lo sconosciuto colpito da Gatta è Igino Mortari, ex milite della Muti e padre dei neofascisti Ferruccio e Sergio. Caricato di nuovo sulla jeep, verrà ritrovato morto in un prato nei pressi di Monza, con un foro nella nuca 107 • Il 29 mattina "l'Unità" pubblica u n durissimo editoriale di Pajetta, dal titolo Sfida accettata: 84

Non è stato cacciato l'invasore, non sono stati rovesciati Mus­ solini e i suoi gerarchi per ritornare alla falsa democrazia dei Crispi e dei Pelloux , non si è combattuto il fascismo per ristabilire un regime che aprisse le porte ad una sua nuova incarnazionelm�.

Ma nonostante i toni minacciosi di Pajetta e di altri diri­ genti milanesi, le sinistre sono all' angolo: se non vogliono lan­ ciarsi in uno scontro armato awenturistico e dall' esito scon­ tato, sono costrette ad accettare la sostituzione del prefetto. Dopo estenuanti trattative, una soluzione di compromes­ so permette di salvare le apparenze: Troilo rimarrà in carica ancora qualche giorno e sarà poi sostituito da una persona di fiducia della cittadinanza milanese. A reggere la Prefettura sarà così chiamato, in un primo tempo, il prefetto di Pavia Celona, cui subentrerà in un secondo momento Ciotola: è una resa incondizionata, che i giornali della sinistra si sforza­ no di presentare come una vittoria 1 09 . La tensione, però, rimane altissima: nei giorni successivi il "Giornale d'Italia " e il "Corriere della Sera " pubblicano articoli su un presunto piano rivoluzionario comunista. Il Pci starebbe preparando un'insurrezione armata mirante a crea­ re nel Nord una Repubblica rossa l 1 O• Secondo fonti confi­ denziali, ufficiali jugoslavi sono già in Italia a preparare il col­ po . Sulla scia di tali notizie, qualcuno si spinge a chiedere la messa al bando del Partito comunista. Risponde duramente Togliatti, in un editoriale sull"' Unità " : " In Italia, oggi, invo­ care i comunisti fuori della legge vuoI dire invocare la guerra civile, ed una guerra civile nella quale credo che molti ormai abbiano capito che gli sconfitti non saremmo noi - noi che però la guerra civile non la vogliamo" 1 1 1 . Il catastrofico scenario è tuttavia assai reale per i citta­ dini di Milano, ancora presidiata dai carri armati: il cuore della città - corso Venezia, corso Vittorio Emanuele, piazza Duomo - è attraversato da blindati e autocarri traboccanti di soldati in assetto da guerra 1 1 2 . Solo nei giorni successivi la situazione va lentamente normalizzandosi. 85

Si chiude così, con una netta sconfitta delle sinistre, la guerra di Troilo. Quanta strada indietro si sia percorsa lo di­ mostra il clima che si instaura con i suoi successori, Vincenzo Ciotola e Tommaso Pavone: nelle carte del Ministero dell'Interno ricompaiono relazioni sulla situazione economica e politica della provincia i cui caratteri rical­ cano quelle dei prefetti fascisti L . ,] . Non solo è evidente l'uso di informatori ad usi a raccogliere, non diversamente da quelli fascisti, le chiacchiere da caffè; ma anche è uguale il tono dei giudizi sull'atti­ vità " eversiva " dei comunisti, improntati alla logica del complotto l 1 3 .

Coda semicomica dell'intera vicenda Troilo è, a Roma, la serie di contumelie che un furibondo Togliatti riversa su Pa­ jetta durante la direzione del Pci. Per molto tempo, il dirigen­ te milanese dovrà rassegnarsi ai lazzi ironici del "Migliore" : " Pajetta, come va la rivoluzione? " 1 14 .

((Prego, spogliarsi": il sequestro To//anello L'8 dicembre si svolge a Roma il primo Congresso nazionale della Resistenza. Più di 60.000 partigiani, ancora inviperiti per la vicenda Troilo e i recenti attacchi della stampa gover­ nativa, sfilano per le strade della Capitale con le armi nascoste sotto i giubbotti, pronti a una prova di forza. Con loro, molti della Volante Rossa. Schierati in piazza al termine del corteo, i partigiani at­ tendono un segnale. Ma il partito, con l'intervento di Longo, invita alla calma. La lnanifestazione si chiude così senza inci­ denti, in un' atmosfera di grandissima delusione. Sul treno che lo riporta a Milano con altri della Volante, Walter Fasoli si imbatte in un giovane che ha sul giaccone il triangolo di riconoscimento della formazione di Lambrate, quello con la scritta " Brigata d'assalto " . Per tutto il viaggio, il tizio si vanta di essere della Volante Rossa, e loro lì ad ascol­ tarlo, esterrefatti. Appena arrivato a Lambrate, Fasoli corre 86

da Paggio e lo avvisa: " Ci sono in giro le nostre mostrine, le hanno degli altri " . " Alvaro" , infuriato, corre in via Dante al negozio cui ha commissionato il distintivo. Il negoziante gli risponde: " Ah , c'è stato qui uno che gli piaceva e l'ha portato via " . Secondo F asoli, questo episodio la dice lunga su molte azioni attribuite alla Volante Rossa: " A un certo punto c'era una Volante Rossa a Genova, per dirti" 1 1 5 . A Genova, comunque, alcuni partigiani s i armano pro­ prio grazie agli uomini di Paggio: sul finire del 1 947 , ricorda Finardi, la Volante porta ai partigiani genovesi " un camion carico di armi" , forse su richiesta della Federazione milanese del PCil 1 6• L: I l dicembre, a Roma, si svolge lo sciopero generale per il lavoro: nei duri scontri tra i dimostranti e la Celere, tre de­ putati comunisti vengono percossi dalla polizia. Nonostante si sia qualificato come parlamentare, Giuliano Pajetta viene fermato e tradotto in Questura. La sera seguente, verso le 2 1 , " Alvaro" si presenta alla Ca­ sa del Popolo di Lambrate e raduna tutti gli uomini della Vo­ lante Rossa presenti in quel momento, per " dare una lezione ad un fascista " . Venti-venticinque della Volante, a bordo di un autocarro Ford guidato da un autista che non appartiene alla formazione 1 1 7, seguono il loro comandante in via Natale Battaglia 1 9, residenza dell'ingegner Toffanello. Iscritto al Partito repubblicano fascista e alle Brigate Ne­ re, fino al 26 aprile 1 945 l'ingegnere è stato vice direttore dello stabilimento Vittoria delle officine Falck 1 18• Dopo la Li­ berazione, viene epurato in quanto iscritto al Partito repub­ blicano fascista. Nel febbraio del 1 947 , però, lo stesso Cln aziendale lo invita a riprendere il suo posto in fabbrica. Of­ ferta che l'ingegnere non può accettare per motivi di salute1 19• Alle 2 1 , 15 , quando Toffanello apre la porta, si trova da­ vanti Paggio, Biadigo, Comini e Burato1 2o• I quattro lo invi­ tano a seguirli, per " chiarire alcune cose e fornire delle infor­ mazioni " . Per essere sicuri che non chiami la polizia, entrano 87

in casa e aspettano che si vesta. Indossato il cappotto, treman­ do, l'ingegnere esce di casa. Sulle scale, incrocia un vicino e tenta di avvisarlo della situazione, ma Paggio minaccia subito l'uomo, intimandogli di non avvertire la polizia, se non vuole avere " dei dispiaceri " 1 2 1 . Pochi minuti più tardi, s u una poltroncina di legno al cen­ tro dell'autocarro, Toffanello guarda impaurito i venti gio­ vani intorno a lui. Alcuni hanno indosso la divisa invernale, altri sono in borghese, saltati sul camion lì per lì. Nessuno gli rivolge la parola. Il camion si mette in moto, e da via Battaglia prende via Venini, verso il centro. Poi svolta in viale Tunisia. All'altezza del secondo portone si ferma e Paggio scende as­ sieme ad altri quattro: per cinque minuti, scompare dentro una portineria. Tornato a bordo il comandante, l'autocarro riparte verso Porta Garibaldi. Secondo la testimonianza dell'ingegnere, i suoi sequestratori tengono sempre un atteggiamento ri­ spettoso. Gli rivolgono un sola domanda, con insistenza: " Chi ha picchiato l'onorevole Pajetta? " . Toffanello non sa rispondere. Arrivato al parco, per quindici minuti l'autocarro gira a passo d'uomo per i viali. Riparte per fermarsi poco dopo: l'ingegnere guarda Paggio scendere, davanti a una latteria, assieme ad altri quattro. Ha l'impressione che a ogni tappa i suoi sequestratori si fermino a telefonare 122 Dopo una nuova sosta in piazza Santa Maria Beltrade, infine, il veicolo si ferma in piazza del Duomo. Tutti gli uomini della Volante si alza­ no in piedi, come a nascondere a eventuali passanti ciò che avviene all'interno dell' autocarro. Qualcuno tira fuori una pistola. " Prego, spogliarsi " . L'ingegnere rimane interdetto: il cli­ ma è molto rigido, ha appena nevicato. Ma il tono dei suoi sequestratori non ammette repliche: sotto la minaccia dell' ar­ ma, Toffanello inizia a sfilarsi i vestiti, che vengono presi in consegna dagli uomini della Volante. Lo scaricano seminudo dall'autocarro e ripartono velocemente. •

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Al bar Commercio c'è Giovanni Pesce1 23 , medaglia d'oro per la Resistenza. Curiosamente, è lui a veder entrare Toffa­ nello: sotto shock, in mutande, scarpe, calzini, maglietta e ca­ micia, all'inizio lo prendono per pazzo. Chiarito tutto, viene prelevato da una camionetta della polizia e accompagnato in Questura per la denuncia. All' 1 ,3 0 , una telefonata in Questura avverte che gli indu­ menti e gli effetti personali sottratti all'ingegnere sono sta­ ti depositati al distributore di benzina in piazzale Quindici Martiri ( ex piazzale Loreto) . Con i vestiti, la polizia trova anche un biglietto: "È stata data una lezione al Sig. Toffanel­ lo, lasciandolo in mutande in P.za del Duomo. Restituiamo scrupolosamente tutto ciò che era in suo possesso " . Segue un lungo, puntiglioso inventario, che comprende portafo­ glio, assegni, dollari, franchi svizzeri, banconote italiane, do­ cumenti, un pacchetto di fiammiferi, un mazzo di chiavi, gli indumenti, la tessera del pane, una penna. Il biglietto è firma­ to, in stampatello, " UN GRUPPO DI BRAVI RAGAZZI" 124. A Toffanello è stato inoltre lasciato al polso un costosissimo orologio d'oro. I "Bravi ragazzi " trattengono invece la som­ ma di 10.000 lire, " per pagarci una rata del camion " 125. I motivi dell' azione contro l'ingegnere rimangono miste­ riosi. Secondo C . , la Volante interviene su sollecitazione di alcuni operai della Falck, avvertendo Toffanello di trattare gli operai come uomini e non come animali da soma126. Ma da tempo Toffanello non lavora più nella fabbrica. Molti della Volante, che seguono Paggio senza nemmeno conoscere l'identità del fascista cui bisogna dare una lezione, ricordano che l'unica domanda rivolta a Toffanello è: " Chi ha picchiato Pajetta? " . Forse un dirigente milanese del Pci, uno degli " ufficiali di collegamento " , ha chiesto a Paggio di veri­ ficare se l'ingegnere sappia qualcosa. Ed è forse a qualcuno di loro che Paggio si ferma a telefonare. Sante Marchesi, però, racconta una storia diversa: Toffa­ nello sarebbe stato responsabile della deportazione in Ger­ mania di trenta operai della Breda e della Falck. " Qualcuno 89

l'ha saputo, lo siamo andati a pescare. [ . 0 0 ] comunque gli ab­ biam fatto niente. Beh, non gli abbiam fatto niente . . . uno scherzo sempre brutto" 127 . Anche secondo Luigi Comini, Paggio h a voluto dare una lezione a Toffanello " per il fatto che il medesimo durante il periodo nazi-fascista aveva fatto internare in Germania 40 giovani italiani" 128. È possibile che l'ingegnere abbia poi for­ nito una differente versione dei fatti alla polizia e alla magi­ stratura per non dire d'esser stato - o d'esser stato ritenuto - responsabile di deportazioni. Toffanello, peraltro, cercherà in ogni modo di sminuire l'episodio: nell'interrogatorio del 1 947 , l'ingegnere sostie­ ne che gli è stato restituito tutto '(tranne la somma di lire 1 0.000 " . Stessa versione nel febbraio 1 949. " Data l'ora tarda e la nebbia" , non riesce poi a riconoscere nessuno nelle foto dei componenti della Volante che gli mostrano in Questu­ ra. Al processo, rinuncia a costituirsi p arte civile 129 , e addi­ rittura durante il dibattimento di Verona, sosterrà di non ' essersi preso, a seguito della sua disavventura, "nemmeno un raffreddore" . Quanto alle diecimila lire sottratte, "non è certo che mancassero davvero" (esternazione che strappa al presidente della Corte un rimprovero: "ho capito, lei vuoI tenerseli buoni" ) 1 30. Per finire, l'ingegnere ritratterà anche parte delle sue pre­ cedenti dichiarazioni, sostenendo di non aver mai visto armi in mano ai suoi sequestratori 1 3 1 . Sul finire del 1 947 , Paggio fa coniare sei medaglie di ferro con nastrino rosso, con la scritta: " Volante Rossa. Bgt . d'as­ salto" . Le medaglie servono a premiare i componenti del nu­ cleo ristretto 1 32 . Intanto, a Milano, continuano gli attentati contro fascisti e neofascisti: il 16 dicembre due ciclisti lanciano una bomba a mano contro l'abitazione di Andrea Gastaldi, ex segretario del Pnf a Torino dal 1 93 1 al 1 934 1 33 Proprio a questo periodo risale però il totale abbandono •

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di azioni armate da parte degli uomini di " Alvaro" . La svolta dell' autunno ha rappresentato una sorta di intermezzo nella strategia politica di Togliatti, che tenta adesso di incanalare gli sforzi del partito in una dimensione elettoralistica. Il 28 dicembre nasce ufficialmente il Fronte popolare: la battaglia per le elezioni del 1 8 aprile è aperta. Anche la Volante Rossa, come tutte le organizzazioni vicine al partito, è chiamata a parteciparvi. Finalmente, in veste ufficiale: dopo anni di clan­ destinità, il Pci fa sapere a Paggio che i suoi uomini possono iscriversi al partito. Mi ricordo una riunione lì all'Innocenti, con gli altri della Vo­ lante Rossa L . ] è arrivato l'Alvaro e ha detto che potevamo iscri ­ verei al Pei. E allora abbiamo fatto la tessera. Perché prima non 1'avevamo, neanche l' Alvaro 134 .



Nuovi compiti attendono la formazione di Lambrate nel 1 948. Il primo è un incarico di altissima responsabilità: scor­ tare i dirigenti stranieri e svolgere servizio d'ordine al VI Congresso del Pci.

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Alla luce del sole

Dal 4 al l O gennaio del 1 948 si tiene a Milano, prima al Teatro Lirico e poi al cinema Smeraldo, il VI Congresso del Partito comunista italiano. In quello che si annuncia come "il congresso dell' obbe­ dienza al Cominform" l, r ex partigiano Walter Audisio, il " co­ lonnello Valerio" , predispone e dirige un massiccio servizio di sicurezza che coinvolge, secondo i rapporti della Prefettura, "numerosi agenti del servizio segreto comunista" 2 . Gli " agen­ ti" , per la gran parte, non sono altro che "Alvaro" e i suoi ragazzI. La Volante Rossa riceve infatti una sorta di investitura ufficiale dal p artito: la formazione al completo viene chia­ mata a vigilare sulla sicurezza dei delegati, svolgendo ser­ vizio d'ordine per l'intera durata del congresso. Accanto agli agenti di polizia incaricati della sorveglianza " legale" , gli uomini di Paggio controllano gli accessi al palco, sorve­ gliano gli ingressi e i corridoi del Lirico e dello Smeraldo, fanno da guardia del corpo a Maurice Thorez, ai delegati sovietici J udin e Grigorian e ad altri dirigenti stranieri. La sera, piantonano la Casa della Cultura in via Filodramma­ tici 5, ove alloggiano i dirigenti del partito3 • L'ultimo gior­ no del congresso, come a premiare il lavoro dei ragazzi di Lambrate, il comandante Paggio viene omaggiato di una caricatura su " Voce Comunista " , organo della Federazione milanese4• Gli uomini di " Alvaro" vengono poi incaricati del servizio di sorveglianza durante la riunione del Comitato centrale a 92

Porta Volta, subito dopo il congresso. " Una di quelle notti " , ricorda C. , " abbiamo mangiato il panettone offerto dal Motta al congresso, assieme a Togliatti, Longo e altri dirigenti"5 . Quella sera, uno della Volante chiede al segretario del Pci un autografo, passandogli il tesserino rosso di riconoscimento in possesso dei membri più importanti della Volante. Togliatti scuote la testa e glielo restituisce: " Sulla tessera del partito sÌ, ma qui no"6. Il servizio d'ordine, peraltro, lascia l'amaro in bocca ad alcuni militanti della formazione di Lambrate, che vorrebbe­ ro interpretarlo in maniera più aggressiva, armarsi, o almeno menar le mani: A un dato punto, son ' dato io a dire, a uno: eh , noi lì siamo sen ­ za . . . non abbiamo niente. Se succede qualcosa , che fém ? [ . . . ] Ueh , sai che m'han fatto scappare? " Non dovete avere assolutamente niente ! ". Però , dico io, noi eravamo estremisti, come dice lì [si riferisce a un giornale dell' epoca dei processi] , però se devo star lì tutta la notte, almeno devo avere in tasca un accendisigari, per accendermi una sigaretta . . . quello lì era un furbino, aveva anche ragione . . . però , noi, che eravamo un po' più caldi, pensavam . . . cosa stiam qui a far niente? Facciamo qualcosa ! 7

Al congresso, il partito può vantare un forte rafforzamen­ to organizzativo: gli iscritti superano i due milioni e trecen­ tomila (oltre mezzo milione in più rispetto al precedente congresso di Roma, tenutosi due anni prima8) , organizzati in 50.000 cellule e 1 0.000 sezioni9• Il rapporto di TogliattilO, notevolmente autocritico, acco­ glie le accuse dei partiti sovietico e jugoslavo sulla debolezza mostrata dopo l'esclusione dal governo. Per fronteggiare un eventuale colpo di Stato, vengono ora varate nuove forme organizzative. Nascono i collettori del partito e i gruppi di dieci: alla testa di ogni dieci iscritti deve porsi un capogrup­ po, ufficialmente con il compito di convocare riunioni, racco­ gliere le quote, badare che i compagni siano sempre informati e leggano la stampa del partitoI I . È ovvio che una tale rete 93

possa diventare, in caso di bisogno, un'efficace arma di mo­ bilitazione contro un golpe o una stretta repressiva. Nonostante nella forma vengano accolte le critiche del Cominform, la sostanza è molto più ambigua. Del resto, lo scenario internazionale è drasticamente mutato, e da Mosca sono giunte indicazioni chiare. I successi maoisti in Cina rendono più plausibile l'eventualità di una guerra preventiva anticomunista. Perciò, quando pochi giorni prima del con­ gresso Secchia ha prospettato allo stato maggiore del Pcus e a Stalin un inasprimento della lotta in Italia, la risposta è stata netta: " Oggi non si può. Dovete però rafforzarvi, pre­ pararvi bene" 1 2 . Accanto al mea culpa di Togliatti, compare quindi nella sua relazione il primo cenno a una " via italiana al socialismo" . Anche per mantenere, in vista delle elezioni, l'immagine democratica del partito. La mozione conclusiva del congresso è piuttosto ambigua: se da una parte viene ribadita la scelta frontista, mirante a una larga affermazione elettorale, dall' altra si chiede alla base di organizzarsi e vigilare, di reprimere le organizzazioni fasciste. Di tenersi pronta, in caso di bisogno, "a respingere ogni mi­ naccia reazionaria" 13 . Rispettare la legalità , ma tenersi preparati a ogni forma di lotta che si riveli necessaria: " cosÌ scrive Giorgio Galli - si presenta il Pci alla vigilia della campagna elettorale, e accanto a Togliatti, Longo e Secchia nominati vice-segretari [. . . ] danno la garanzia di un indirizzo al tempo stesso univoco nella sostanza e poliedrico nella forma " 14. -

La campagna elettorale del 1948 Nei primi giorni del 1 948 , in seguito all' offensiva antisinda­ cale del padronato, ondate di scioperi si susseguono in tutte le fabbriche del Nord Italia. Nel Mantovano e nel Modenese si accende una dura protesta partigiana 15 Come già in passato, il governo De Gasperi tenta di munir­ si di strumenti giuridici per arginare il dissenso: il IO gennaio, •

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Scelba porta a dieci anni di reclusione la pena massima per gli autori di blocchi stradali. Il 2 1 viene decretato un massiccio aumento degli organici delle forze dell' ordine. A Milano, la situazione sociale è resa esplosiva dall' altis­ simo numero di disoccupati. Le cifre, riportate dal dirigente della CdL Invernizzi in un suo articolo su " Battaglie del la­ voro " , sono veramente impressionanti: gli 80.000 disoccupati della fine di dicembre sono diventati già 1 02 . 000 un mese dopo. A questi vanno aggiunti più di altri 300.000 lavoratori temporaneamente sospesi o sottoccupati. I salari sono inoltre ancora al di sotto del potere d'acquisto dell' anteguerra, già allora assai scarso16• In vista delle elezioni, il Pci dà vita a una mobilitazione totale e ogni militante viene inquadrato in un' organizzazione di massa: operai, contadini, reduci, giovani, disoccupati, tutti danno il loro contributo alla campagna elettorale del Fronte popolare. Il movimento partigiano - comprese le sue frange rivoluzionarie è ovunque in prima linea. Non si fa attendere la risposta del governo: la stampa fi­ lodemocristiana si diffonde quotidianamente sui dettagli di un sempre imminente colpo di Stato comunista e su impo­ nenti ritrovamenti di armi pronte per la rivoluzione. Così, il 5 febbraio, Scelba presenta al Consiglio dei ministri un de­ creto che prevede pene dai tre ai dieci anni per chi promuova organizzazioni militari e paramilitari, o vi appartenga. Sulla base di questa nuova legge, le forze dell' ordine effettueranno continue irruzioni nelle sedi del Pci e dell' Anpi. Pochi giorni dopo, per assicurarsi i voti degli ex fascisti, il governo De Gasperi riammette in servizio gli ex funzionari di regime negli alti gradi della burocrazia. Siamo a metà feb­ braio, e la campagna elettorale è ufficialmente iniziata, subito su toni accesissimi. La guerra fredda sbarca in Italia: per qualche mese, tra febbraio e aprile, il Belpaese diviene l'epicentro dello scontro bipolare. Incalzata dalla martellante propaganda democri­ stiana, l'opinione pubblica si prepara a scegliere non tanto tra -

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Dc e Fronte popolare, quanto tra America e Russia. Temen­ do una possibile affermazione delle sinistre, gli Stati Uniti si impegnano nella campagna elettorale con ogni mezzo dispo­ nibile: blandizie e velate minacce, promesse di benessere e sowenzioni illecite (in marzo, il National Security Council autorizza l'invio di finanziamenti segreti ai partiti di governo: Dc e Psli ricevono più di un milione di dollari, tramite la Cia, per la campagna elettoralel7). Così, mentre il partito di Togliatti è già in difficoltà per il colpo di Stato di Praga e per l'appoggio sovietico alle richie­ ste jugosiave su Trieste, sull' elettorato si abbatte anche quello che Nenni chiama il " ricatto dello sfilatino " . Gli aiuti del piano Marshall ( 176 milioni di dollari già a marzo), vengono celebrati con abili coreografie: festeggiate a ogni loro arrivo, le navi americane scaricano merci che vengono distribuite con grandi cerimonie dai " treni dell'amicizia " . Un flusso di denaro, medicine, cibo, che la Dc non lascia passare inosser­ vato: i titoli d'apertura dei cinegiornali sono quasi sempre dedicati allo sbarco di qualche bastimento americano carico di derrate alimentari. La campagna elettorale democristiana sfrutta a fondo la questione alimentare, con manifesti sempre più espliciti: uno sfilatino statunitense pronto a partire per l'Italia; forme di pane volanti che atterrano sullo Stivale costellato di scudi crociati Dc; un piatto di spaghetti su cui campeggia la scritta: "Coi di­ scorsi di Togliatti non si condisce la pastasciutta. Perciò le per­ sone intelligenti votano per De Gasperi che ha ottenuto gratis dall'America la farina per gli spaghetti e anche il condimento" . I l " ricatto dello sfilatino" h a una presa immediata sulla povera gente: solo l'America garantisce il pane. E solo l'Ame­ rica può all'improwiso negarlo: il 20 marzo, George Marshall dichiara senza mezzi termini che, in caso di una vittoria elet­ torale del Fronte, gli aiuti verrebbero sospesi. Accanto alla paura della fame, nella propaganda della Dc ci sono altri due filoni altrettanto importanti. Togliatti dà a ciascuno di essi un nome: la paura dell'inferno e la paura dei 96

rossil8. Da un lato, i democristiani cercano di sfruttare anche i dubbi di chi ha pensato di votare a sinistra ( ,' Nel segreto dell'urna Dio ti vede, Stalin no" , recita un manifesto rimasto famoso) . Dall'altro, tentano di fomentare la paura dei " rossi" , con affissioni che da ogni muro d'Italia lanciano foschi pre­ sagi: uno scimmione gigante con le fattezze di Stalin distrug­ ge con un calcio il monumento al Milite ignoto; una tagliola a forma di falce e martello si stringe attorno a una caviglia sanguinante; madri democristiane strappano i loro figli dalle fauci di lupi comunisti; un truce soldato dell' Armata rossa guarda minaccioso i passanti, con una baionetta fra i denti e una frusta in pugno; mostruosi serpenti inducono al libero amore per distruggere la famiglia italiana; uno scudo crociato si innalza a mo' di ponte levatoio su un' orda di comunisti; il gladio del "voto cristiano" mozza la testa alle serpi del divor­ zio e del libero amore19. E poi la propaganda più bieca: un caduto in Russia che dice: " Mamma, votagli contro anche per me " ; i bolscevichi ritratti come mostri con tre narici, divoratori di bambini. E ancora, contro l 'astensionismo: " E . . . e se papà e mamma non andranno a votare - affermano perentoriamente due bambini - noi faremo pipì a letto" 20 . Tutto l'apparato della Dc è mobilitato nella santa crociata contro il comunismo: dalle colonne del "Candido" i celebri giornalisti satirici Mosca e Guareschi non risparmiano le loro frecciate contro i " trinariciuti " . Nelle chiese i parroci rivol­ gono appelli elettorali mascherati da prediche. Il presidente dell' Azione cattolica, Luigi Gedda, fonda i " comitati civici " , gruppi organizzati su scala locale con il compito di convin­ cere i cattolici a votare in massa, nonché di istruire vecchi e analfabeti su come comportarsi all'interno del seggi02 1 . Per­ sino il papa, il l O marzo, ricorda agli italiani la straordinaria importanza delle imminenti elezioni, ribadendo il " dovere morale" di recarsi a votare.

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Partigiani ((bianchtJ e ((rosstJ pronti allo scontro La propaganda, tuttavia, non è la sola carta che la Dc è dispo­ sta a giocare nella sua crociata: in molte zone d'Italia, strut­ ture paramilitari democristiane vengono armate e tenute in stato d'allerta. Gruppi di ex partigiani cattolici rispolverano fucili e pi­ stole occultati dopo la Liberazione: " anche noi - ricorda Pietro Cattaneo, all' epoca coordinatore tecnico dell' Avan­ guardia cattolica - avevamo conservate le armi efficienti e ci eravamo limitati a consegnare le meno efficienti"22 . Altri militanti si armano con la complicità delle forze dell' ordine: Otorino Mammoli, esponente dei democristiani mantovani, chiede e ottiene 400 mitra dal presidio militare di Verona23 . Anche Pietro Cattaneo, sentito dai giudici nel 1 975 in merito all'istruttoria sul Mar (Movimento armato rivoluzionario) , ricorda questo patto tra democristiani e forze di polizia: in occasione delle elezioni del 1 94 8 vennero formati dei gruppi di partigiani cattolici col preciso compito di opporsi a una eventuale presa del potere da parte dei comunisti. La formazione di questi gruppi armati era non solo conosciuta, ma autorizzata e favorita dalle autorità costituite di allora . lo personalmente sono stato no­ minato comandante generale per la provincia di Milan024•

All a costruzione di una rete armata clandestina demo­ cristiana si accompagnano le fitte trame dei servizi segreti statunitensi. Non soltanto gli Stati Uniti, assieme alla Gran Bretagna, prep arano una serie di piani militari da opporre a una eventuale insurrezione comunista, ma in marzo e aprile vengono organizzati piani d'intervento anche in caso di una semplice e democratica affermazione elettorale del Fronte. Scrive il 5 marzo la Cia, nel suo rapporto Conseguenze di un accesso dei comunisti al potere in Italia con mezzi legali: almeno un mese dovrebbe passare tra tali elezioni e l'insediamento di un nuovo governo. Anche se il Fronte popolare vincesse con il 98

suo voto la maggioranza dei seggi in parlamento, il suo effettivo accesso al potere potrebbe quindi essere impedito falsificando i risultati , oppure con la forza25 •

George Kennan , consigliere del segretario di Stato ameri­ cano, si spinge ancora oltre e il 15 marzo sostiene che il gover­ no italiano dovrebbe mettere fuori legge il Partito comunista prima delle elezioni : I comunisti reagirebbero con ogni probabilità con l a guerra ci­ vile, cosa che a utorizzerebbe a rioccupare Foggia e tutte le altre basi che ci interessano. Tutto ciò, lo ammetto, condurrebbe alla violenza e probabilmente alla divisione militare dell'Italia; ma [ . ] io penso che cio è preferibile a una vittoria elettorale senza sangue, che darebbe ai comunisti l'intero paese in un sol colpo e propaghe­ rebbe ondate di panico a tutti i paesi vicinF6. ..

Del resto , già verso la fine del 1 947 , Truman aveva di­ chiarato: " Se l'indipendenza dell 'Italia fosse minacciata, di­ rettamente o indirettamente, Washington sarebbe costretta a p rendere in esame le misure più adatte per il mantenimento della pace e della sicurezza "27. Da allora, la situazione internazionale è sensibilmente peggiorata. Il 3 1 marzo inizia il blocco di Berlino: i sovie­ tici isolano il settore orientale dal resto della Germania. Gli Alle ati reagiscono rifornendo la città per via aerea. Nell'imminenza delle elezioni , la flotta statunitense nel Mediterraneo viene rafforzata, mentre nei principali porti italiani gettano l 'ancora navi da guerra28 . Da parte sua, il Pci teme un colpo di mano degli awersari e degli americani, e si cautela. Nelle fabbriche vengono predi­ sposti piani di difesa e di resistenza. Operai ed ex combattenti tirano .fuori le armi dai cunicoli e accantonano prowiste in vista di un possibile scontro armato. Con la preoccupazione di dover far rispettare l'esito del voto, si formano le Brigate del lavoro, "ex partigiani che conoscono l'uso delle armi "29. Stessa 99

funzione, anche se soltanto ufficiosa, assumono le Avanguardie garibaldine. Nei giorni precedenti alle elezioni, i dirigenti del Partito comunista preferiscono dormire fuori dalle loro abitazioni, temendo qualche sorpresa da parte della polizia o dei fasci­ stpo. I partigiani si tengono pronti. Se in precedenza il Pci aveva osteggiato le posizioni dei gruppi più estremisti, ora invece ne usa la forza e la leggenda come spauracchio contro le tentazioni golpiste. La Federazione milanese, sostenuta da una classe operaia combattiva e decisa a tutto, stringe in questo periodo ancor di più la collaborazione coi gruppi armati dell' Alfa Romeo e della Barona, e soprattutto con la Volante Rossa.

La lotta elettorale a Milano A Milano si muove una complessa rete di strutture parami­ litari appartenenti alla destra eversiva e alla Dc3 1 . Inoltre, il clima è esacerbato dal viscerale anticomunismo del cardinale Schuster. Nella sua guerra santa contro i "senza Dio" , il 22 feb­ braio Schuster dà istruzioni a tutti i parroci perché neghino la confessione, l'assoluzione e la benedizione agli elettori del Pci. La campagna elettorale è qui dunque particolarmente du­ ra. Gli uomini di Paggio la vivranno da protagonisti: "Tutto l'organico della Volante Rossa fu mobilitato, sia per l'affis­ sione di manifesti che per i comizi volanti con macchine su cui erano montati degli altoparlanti. Questi comizi venivano fatti nei centri industriali della città all' ora che gli operai ter­ minavano il lavoro " 32. La Volante, inoltre, continua a occuparsi della sicurezza di esponenti del partito: durante la campagna elettorale, gli uomini di Paggio scortano i dirigenti, " ad esempio Giuliano e Giancarlo Pajetta" 33 . "Quelli di Lambrate" sono ora ovunque, guadagnandosi una fama che spesso sconfina in leggenda presso gli abitanti di Milano. E non solo tra gli operai delle fabbriche: in feb1 00

braio, all'Università statale, un gruppo di fascisti attacca degli studenti di sinistra che stanno occupando l'ateneo. Qualcuno chiama la Volante Rossa, che interviene subito, sistemando le cose34. Per quasi tutto marzo, in piazza Duomo, ogni sera si ac­ cendono scontri tra i sostenitori del Msi e quelli del Fronte popolare, che tentano di impedire i loro comizi. Le prime due sere i comunisti, capitanati dagli uomini di " Alvaro " , hanno la peggio. Poi, ricorda C . , "siccome erano venuti moltissimi fascisti dal Piemonte ci hanno mandato giù dei compagni che li conoscevano e ce li indicavano. Noi ci mettevamo in giro, e quando iniziava, botte, poi andavamo" 3 5. Dopo un paio di serate, la solfa cambia: i comunisti serrano le fila e i fascisti devono battere in ritirata. Da quel giorno, le forze dell'ordi­ ne intervengono a proteggere i comizi missini, ma gli scontri invece di placarsi aumentano di intensità, perché i sostenitori del Fronte non rinunciano e anzi si presentano in piazza sem­ pre più numerosi. Il 22 marzo è forse la giornata più dura, come ricorda Paolo Finardi: "C'era un fascista che faceva un comizio, noi l'abbiamo menato e allora è arrivata la polizia e ci siamo scontrati con 10ro "36. La Celere carica la folla con i mezzi motorizzati, lanciando anche bombe lacrimogene. Dopo un primo momento di panico, quelli della Volante si armano di tubi Innocenti e caricano a loro volta da sopra i gradini del Duomo, dove i blindati non possono arrivare. I lavoratori si ricompattano a fianco degli uomini di Paggio e gli scontri proseguono per ore. Quella sera in piazza c'è anche Giuliano Pajetta, che viene malmenato dalla polizia. Nei giorni seguenti awengono vari pestaggi di fascisti iso­ latP7. La notte del 28 marzo, a Casalpusterlengo, lo squadrista Ferrante Podini spara due colpi di pistola contro le finestre del consigliere comunale comunista Angelo Zacchetti, ex partigiano. È Pasqua, ed è una Pasqua di sangue: il giorno do­ po un gruppo di comunisti del luogo si reca a Somaglia a cer101

care Podini, che durante l'occupazione nazista ha fatto parte della polizia tedesca in un battaglione di volontari italiani. Ne nasce una rissa furibonda tra i giovani di Casalpusterlengo e i democristiani di Somaglia. Uno di questi, Giovanni Toni­ nelli - un agrario già squadrista nel 1 922 estrae un revolver e spara sei colpi contro i suoi awersari, uccidendone due e riducendo un terzo in fin di vita. I due uccisi sono entrambi ex partigiani, il ferito un reduce dei campi di concentramento tedeschP 8 . Si scoprirà dopo pochi giorni che a sparare sono stati almeno in due. Ne viene incriminato solo uno, Toninel­ li, che con decisione clamorosa verrà scarcerato dopo pochi mesi " per aver agito in stato di legittima difesa" 39. La tensione sale a dismisura. Il lO aprile ne fa le spese, in piazza Belgioioso, un comizio del professor Cruciani, che co­ me abbiamo visto è già scampato a due attentati della Volante Rossa. Stavolta, però, con gli uomini di Paggio ci sono migliaia di lavoratori, che prendono d'assalto la tribuna da cui parla il deputato missino: chi a mani nude, chi lanciando pietre40. Ne nasce una vera e propria battaglia. Le forze dell' ordine intervengono a difesa dei fascisti, ma devono vedersela con la Volante Rossa, che in questa giornata adotta uno stile di lotta alla "Orazi e Curiazi" : -

Quando i carabinieri iniziavano l'attacco, noi si fuggiva e si fa­ ceva staccare un carabiniere dal gruppo; poi gli saltavamo addosso e lo buttavamo a terra . Siccome viaggiavamo sempre con gli scar­ poni da montagna, che servivano moltissimo, gli si picchiava delle scarponate sul torace e dove capitava; poi si andava via. [ . ] non facevamo quasi mai uso di armi improprie, perché se ti trovavano con sassi o manganelli potevano arrestarti4 1 • . .

Alla fine i dimostranti riescono a impedire il comizio. A testimonianza di uno scontro che si fa sempre più violento, "l'Unità" dedica all'episodio un articolo compiaciuto nel to­ no e nel contenuto, sin dal titolo , Sberle ai fascisti in piazza Belgioioso: 1 02

i carabinieri si sono lanciati su una folla di cittadini che protesta­ vano contro l'indecorosa presenza dei fascisti. [ . . ] hanno fatto uso dei calci dei loro moschetti, senza curarsi abbastanza di liberare la piazza dalla feccia del M.S.I. Ma a ciò hanno provveduto i democratici presenti, con pesanti sberle sul viso dei fedeli di Marina, Almirante e Cruciani. Fra la folla dei democratici che ha espresso il proprio sdegno per la gazzarra (che in dispregio alle leggi della Repubblica il que­ store e il prefetto di Milano hanno permesso) si notava anche l' ono Alberganti42. .

Oltre ad Alberganti, quel giorno con la Volante a picchia­ re i fascisti c'è Mario Muneghina, il mitico " capitano Mario" della 85 ° Brigata Garibaldi Valgrande Martire, poi dirigente dell' Anpi. È proprio Muneghina, anzi, a dare il via agli scon­ tri, secondo il sintetico e sarcastico ricordo di Sante Marchesi: Piazza Belgioioso: il Mis, polizia, e noi. Han detto due parole poi è saltato su Mario Muneghina, ex partigiano: " Buffoni ! " Pim Pum Pam, guerra: polizia, noi, loro, e camion via. Non più parlat043 .

Il giorno successivo, in piazza del Duomo, Togliatti tie­ ne il comizio conclusivo della campagna elettorale. Luciano Gruppi, dirigente del Pci milanese, ricorda un episodio si­ gnificativo: Ad un certo punto Togliatti, preoccupato della eccessiva eufo­ ria che si era diffusa tra le nostre file, disse: "E se non vinciamo, vinceremo " . Intendeva dire che non tutto si decide in una campa­ gna elettorale; che dopo di essa altre sarebbero venute. Scoppiò un uragano di applausi. Fu chiaro che la folla aveva capito in ben altro modo: "e se non vinceremo con le schede vinceremo . . . con le armi"44.

Tuttavia, sia nel partito che tra i militanti c'è grandissimo ottimismo per le imminenti elezioni. Alle comunali di Pe­ scara, da molti ritenute una sorta di prova generale per le 1 03

politiche del mese successivo, il 1 5 di marzo il Fronte ha con­ quistato quasi il doppio dei seggi rispetto alla Dc. Per tutto il mese seguente, ogni segnale sembra positivo: in piazza, nelle strade, nei comizi, i comunisti e i socialisti sono tre volte i loro avversari, e anche più. A pochi giorni dal 18 aprile, si respira un clima di vittoria. Di una cosa soltanto ci si preoccupa: dei democristiani non bisogna fidarsi.

Le elezioni del

18

aprile

Sin dalle prime ore del 1 8 aprile, per vigilare su eventuali bro­ gli, migliaia di militanti comunisti montano la guardia attorno ai seggi. Bastano pochi minuti per infrangerne ogni certezza, mozzarne la speranza: Inesperti ancora - ricorda Luciano Gruppi - non avevamo va­ lutato abbastanza che a votare va anche la parte non attiva della popolazione45•

I volontari del Fronte popolare assistono stupefatti " alla processione delle monache, venute fuori da chissà mai quali conventi, e poi alla sfilata delle barelle"46. I comitati civici di Luigi Gedda mettono infatti in campo 3 00.000 volontari, e portano a votare tutta quella parte di p aese che non si occupa attivamente di politica, che nelle piazze non si vede mai, ma nelle urne fa la differenza. Ne portano talmente tanti che a Milano, secondo il ricordo di Giuseppe Granelli, " il 1 8 aprile c'è gente che è morta nel seggio, perché i democristiani tira­ vano via i malati dagli ospedali per farli votare"47. Così, con la incredibile percentuale del 92 % di votanti sul totale degli iscritti, la Dc si aggiudica quasi 1 3 milioni di voti, ovvero il 48,7 0/0 , che per il meccanismo elettorale si trasforma nella maggioranza assoluta dei seggi (3 07 ) . Al Fronte vanno 8 milioni e centomila voti, il 3 1 % , e 1 82 seggi. Solo 3 9 di questi sono per il Partito socialista, che paga, oltre alla scissione 1 04

saragattiana, anche lo scotto di una campagna elettorale tutta impostata sulla scelta tra comunismo e anticomunismo, tra Russia e Stati Uniti, tra Bene e Male. Secon do Vittorio Foa, in questo clima di tensioni recipro­ che e reciproci sospetti, con organizzazioni paramilitari aller­ tate da ambo le parti, Togliatti commise il grave errore di ac­ creditare davanti all' elettorato lo spettro di una guerra civile in caso di vittoria del Fronte: durante la campagna elettorale, in un comizio, Togliatti aveva infatti chiesto a De Gasperi: "Se il Fronte vince le elezioni, voi accettate il risultato oppure no? " . Nella dom anda d i Togliatti era chiara l'insinuazione: " Voi non siete democratici, e quindi non accetterete la sconfitta" . Però, se avesse risposto: " Sì, accetto la vostra vittoria, sono democratico " , De Gasperi avrebbe legittimato il Fronte. M a De Gasperi non ri­ spose. Allora Togliatti rinnovò in un comizio successivo la stessa domanda e De Gasperi di nuovo non rispose.

L'insistenza di Togliatti di fronte ai ripetuti silenzi del lea­ der democristiano finì involontariamente per alimentare le paure dell' elettorato, " accreditando in sostanza quest'idea: 'L'unica pace ve la garantiscono loro, perché se vinciamo noi, quelli chissà cosa fanno"'48.

Dopo la sconfitta All'indomani della disfatta elettorale, i militanti sono sotto shock. Delusi, amareggiati, non possono tuttavia abbassare la guardia perché il primo effetto della vittoria democristiana è una nuova, immediata stretta repressiva. A Milano, nei giorni successivi al 1 8 aprile, Questura e Prefettura scendono sul piede di guerra. Il 22 vengono se­ questrati tre autocarri a operai di Sesto San Giovanni scesi in piazza per protestare contro il mancato pagamento degli stipendi. Nei giorni seguenti, la polizia irrompe in due sedi dell' Anpi e pone in stato di fermo i segretari49. 105

Si arriva così in un clima infuocato al terzo anniversario della Liberazione. Con atteggiamento incredibilmente pro­ vocatorio, le autorità del capoluogo lombardo vietano per il 25 aprile ogni corteo, proibendo inoltre di portare fazzoletti o distintivi partigiani. Il giorno dell' anniversario, la Volante Rossa si reca in mat­ tinata a Segrate e poi a Melzo, per delle celebrazioni partigia­ ne. All ' ora di pranzo, gli uomini di Paggio sono tutti riuniti alla Casa del Popolo di Lambrate a mangiare una pastasciut­ ta quando arriva una chiamata5 0 : a piazzale Loreto si è sca­ ' tenato l'inferno. In mattinata, infatti, al termine dell'unico comizio auto­ rizzato in piazza Castello, la folla si è diretta verso piazzale Loreto per recare corone di fiori al cippo dei quindici martiri. Le forze dell' ordine, però, hanno sbarrato l'accesso di via Dante, caricando i dimostranti e dando inizio a una serie di feroci scontri, che si protrae per tutta la giornata. Proprio per fronteggiare i celerini, viene chiamata la Volante Rossa. Ricorda Sante Marchesi: Arriva la telefonata e allora via col camion [. . . ] . Siamo arrivati in piazzale Loreto e si sentiva il popolino , le donne: " State quieti, adesso arrivano quelli della Volante Rossa col mitra, bombe a m a­ no, e fanno tutto loro " 5 1 .

In un primo momento, ricorda Finardi, la Volante riesce a scacciare la polizia. Ma poi soccombe di fronte alle cariche della Celere: " quelli eran duri, picchiavano col calcio del mo­ schetto . . . " 52 . I poliziotti, al comando del maggiore Arista (ex fascista ed ex legionario della guerra di Spagna)53 � partono al­ la carica coi Thompson imbracciati alla rovescia. La Volante rimane fern1a ad aspettarli, difendendosi con quel che trova lì sul posto. Finardi lancia un mattone che colpisce in pieno volto un agente: l'uomo stramazza, e solo alla sera, ascoltando i notiziari, Finardi capisce con sollievo di non averlo ucciso54• Secondo C. , gli uomini di Paggio tengono la posizione, riu1 06

scendo anche a disarmare alcuni poliziotti e facendo sparire i Thompson55• Meno trionfalistico e molto più autoironico il ricordo di Leonardo Banfi: fu d a ridere, perché c'era molta gente vicino , e quindi Alvaro h a detto : s e adesso noi partiamo l i trasciniamo tutti e l i spazziamo via . E allora tutti a testa bassa: Ohohoh, e . . . e un sacco di legnate, perché la gente è stata ferma lì tranquilla a guardare56•

Ciononostante, gli uomini di Paggio e la gran massa di operai ed ex partigiani non demordono. Gli scontri prose­ guono per ore, e sono molti i manifestanti feriti. Dal gruppo dei dimostranti (o, secondo "l'Unità"57, dalla finestra di una casa) vengono sparati allora alcuni colpi di pistola, che ucci­ dono il carabiniere Agostino Mariani. Resistendo a decine di cariche, la folla riesce infine a gua­ dagnare l'accesso in piazzale Loreto e si accinge a onorare i suoi caduti. Alberganti prende la parola, ma subito la Celere inizia una serie di caroselli: le ruote delle autoblindo schiac­ ciano persino le corone di fiori deposte intorno al cippo di Loreto. Spregio tanto più grave, scrive "l'Unità" , "in quanto nel frattempo, indisturbati, i fascisti andavano a deporre le loro corone e a celebrare apertamente i loro riti di compianto sulle tombe dei massimi gerarchi giustiziati, oggi raccolti nel cimitero di Musocco "5 8. Per due lunghe ore, la Celere infierisce sulla folla. Tra i venti cittadini feriti, alla fine della giornata, ci sono anche Giovanni Pesce, colpito alla testa, e un ex partigiano che da poco tempo frequenta la Volante Rossa. Ha affrontato le for­ ze dell' ordine con grande coraggio, e ora è completamente coperto di sangue per un colpo al volto col calcio del fucile59. Paggio e compagni lo portano da un medico per sistemare la ferita60• Il suo nome è Eligio Trincheri. Sentiremo molto parlare di lui.

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Addio alle armi All'indomani del 18 aprile, si infittiscono i ritrovamenti di armi da parte della polizia. Il fenomeno ha varie spiegazioni: militanti comunisti, delusi dall'inaspettata sconfitta eletto­ rale, abbandonano mitra, fucili e pistole, per scorament06 1 • Ma accade anche che se ne trovino per caso nelle fabbriche, facendo scavi per ampliare i settori62 . Inoltre, a volte sono i gruppi paramilitari democristiani, che dopo le elezioni van­ no cautamente disarmando, a segnalare alla polizia i depositi dei loro avversari. Pietro Cattaneo, per esempio, stringe un accordo col questore Agnesina e recupera " tonnellate di armi efficienti di gruppi comunisti "63 . Le forze dell' ordine danno il via a un vero e proprio ra­ strellamento: in maggio e giugno si susseguono numerosi rinvenimenti di fucili, mitra e altro materiale bellico nelle fabbriche, nelle campagne, nei quartieri operai, nelle galle­ rie della stazione. Nel giugno viene prorogata la legge sulla detenzione delle armi da guerra, che innalza le pene da uno a cinque anni, consentendo però di consegnare il materiale senza incorrere in alcuna sanzione entro e non oltre il 3 0 giugno . Il 24 maggio nasce lo Stato di Israele e subito esplode il conflitto con gli arabi. Gli ebrei palestinesi acquistano ovun­ que armi ed esplosivi per la loro lotta. In Italia, finiscono nelle loro mani molti depositi comunisti. A Milano, questo traffico non sfugge alla Federazione milanese del Pci, che gli dedica una preoccupata relazione di 5 pagine64 • Forse proprio su richiesta di qualche dirigente locale, la Volante Rossa decide di intervenire: abbiamo saputo che una formazione partigian a garibaldina sta­ va vendendo il suo deposito . Allora abbiamo offerto noi a quei commercianti is raeliani una quantità d ' armi superiore e abbia­ mo chiesto un abbocc amento. Ci siamo trovati tutti assielne . . . d i notte, in u n posto appartato, e abbiamo sco raggiato gli ac­ quirenti65 • 1 08

La lotta nelle fabbriche occupate Nel giugno, a Milano, si assiste a una nuova offensiva della clas­ se padronale. Le industrie licenziano, e quando non licenziano non pagano i salari. Alcune chiudono gli stabilimenti, e la di­ soccupazione aumenta ancora, vertiginosamente. li 2 1 giugno l'Isotta Fraschini annuncia 1 .800 licenziamenti; 1 .600 la Breda, 300 la Castiglione66• La Motta è scesa in sciopero contro i tagli del personale. A Lambrate la Prometeo e la Chiozza & Turchi, due piccole fabbriche, minacciano di chiudere i battenti, pre­ tendendo di non pagare ai lavoratori le spettanze arretrate67 • Di fronte all'atteggiamento intransigente del padronato milanese, la Camera del Lavoro, che aveva chiesto invano una sospensione temporanea dei licenziamenti, lancia un " Mani­ festo ai milanesi" , chiamandoli alla lotta68• L'agitazione si allarga: il 25 giugno, 250.000 lavoratori e disoccupati scendono in piazza per una grande manifestazio­ ne di protesta. Nel frattempo, i padroni minacciano la serrata e gli operai reagiscono occupando gli stabilimenti. Sul finire di giugno, sono molte le fabbriche occupate o in sciopero: la Castiglione (dove gli operai impediscono l'uscita dei 300 che si vorrebbero licenziare) , l'Isotta Fraschini, la Breda, la Di­ nos, la Radimi, la Fabbri & Besati. Nei quartieri dove si trova­ no le fabbriche minacciate sorgono spontaneamente comitati di solidarietà popolare che assicurano i pasti quotidiani agli occupanti. Alla Bezzi di Lambrate, le donne restano la notte a guardia della fabbrica69• Il 2 1uglio viene proclamato in tutta Italia uno sciopero ge­ nerale per l'aumento degli assegni familiari e la rivalutazione delle categorie. Nei giorni seguenti, il padronato minaccia nuove serrate. La risposta operaia non si fa attendere. Al trentasette­ simo giorno di sciopero, il 7 luglio, gli operai della Motta, con l'appoggio dei lavoratori di altre fabbriche, occupano gli stabilimenti di viale Corsica, picchiando alcuni crumiri che si trovano all'interno dell' edificio. Guidata dal maggiore 1 09

Arista, la Celere interviene con una violenza da molti giu­ dicata eccessiva70: subito cominciano i caroselli delle auto­ blindo, mentre bombe lacrimogene vengono sparate contro le finestre e dentro i portoni dello stabilimento. Tre giovani lavoratrici finiscono all' ospedale. La fabbrica viene sgombe­ rata a colpi di manganello, ma gli operai resistono all' esterno dell' edificio, dove un imponente assembramento fronteggia le forze dell' ordine con una fitta sassaiola. Un agente viene ferito a una gamba da una mattonata, mentre un sottufficiale riceve un colpo di bastone alla nuca7 1 • Grazie all'intervento di alcuni esponenti della Camera del Lavoro, accorsi sul posto, si giunge infine a una mediazione: la Prefettura concede l'occupazione simbolica dello stabi­ limento da parte di trenta operai, che presidiano l'edificio assieme a un gruppo di agenti. Tuttavia questore e prefetto si rimangiano la parola: alle I l del mattino successivo, la fab­ brica viene circondata da 300 poliziotti in assetto da guerra e i trenta occupanti sono costretti a sgomberare72• La rabbia operaia è incontenibile: lo stesso giorno l'indu­ striale Carlo Bezzi esce da una riunione coi dirigenti svoltasi nella sede del Palazzo di Giustizia, in via Luciano Manara. All'esterno dell'edificio trova ad attenderlo un gruppo di operai, che lo travolge con una raffica di pugni e calcF3. Rico­ verato in ospedale con alcune costole fratturate, è giudicato guaribile in venti giornF4. La sera del giorno successivo, la polizia sgombera anche la Bezzi, malmenando gli occupanti. Di tutti gli industriali milanesi, Carlo Bezzi è forse il più odiato. Gli operai lo accusano di avere la mano pesante nei licenziamenti, e di far sistematicamente ricorso alla polizia per reprimere le proteste. Gli uomini di Paggio, probabil­ mente su sollecitazione di alcuni lavoratori dell' azienda di Lambrate, decidono di colpirlo. Giordano Biadigo lavora all' Aem, la società che distri­ buisce il gas a Milano. Assieme a Leonardo Banfi, grazie al cappellino con lo stemma dell' azienda, riesce a entrare senza destare sospetti in un edificio le cui scale affacciano sul cortile 1 10

della Bezzi. Come sempre, altri due della Volante rimangono giù in strada con le biciclette. L'intenzione, ricorda Banfi, è quella di aspettare che l'industriale salga sulla sua auto, per poi lanciargli contro due bombe a mano. Senonché quel gior­ no a Milano " c'è un nebbione pazzesco " , e dalle scale non si vede niente. Biadigo si affaccia inutilmente dalla finestra, poi si volta verso Banfi: " Che cosa facciamo? " . " Oh beh , quando sentiamo il motore lanciamo le bombe a mano " . CosÌ, appena dalla nebbia arriva il rumore di un ' auto che si mette in moto, Biadigo lancia la sua bomba, che però non esplode. "Tom " rimane davati alla finestra, cercando di capire cosa non abbia funzionato. Ma, ricorda Banfi, io avevo già tolto l a sicura all ' altra bomba, e l o spingevo: "togliti, che devo tirar la bomba ! "75.

Il secondo ordigno esplode, ma senza colpire nessuno. "Alla fine fu un'azione che non produsse niente . . . "76. Per fortuna dell'industriale, fallito l'agguato la Volante decide di soprassedere, forse distolta da altre emergenze: in seguito alla richiesta di 2 .000 licenziamenti, gli operai della Breda si sono posti in sciopero e hanno occupato la fabbri­ ca. Gli uomini di Paggio vengono chiamati a contrastare gli assalti della polizia, come spesso accade in questo periodo: Quando c'era la polizia che andava ad occupare una fabbrica ricorda Angelomaria Magni - il nostro compito era proprio quello di andare a buttare fuori la polizia e occupare noi la fabbrica a senso rovescio, eccoci77 •

Difendere le fabbriche occupate dalla polizia, ma anche impedire il crumiraggio. Divisi in squadre, gli uomini del­ la Volante sono in questo periodo quasi quotidianamente al fianco degli operai milanesi in lotta 78. Sarà ancora il gruppo armato a coordinare le occupazioni di fabbrica nella zona di Lambrate, nei confusi giorni che seguono l'attentato a Togliatti. 111

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La rivoluzione mancata

Lattentato

a Togliatti e la fiammata insurrezionale

Alle I l ,30 del 14 luglio 1 948, Palmiro Togliatti esce dal Par­ lamento accompagnato da Nilde lotti. In via della Missione, all'improwiso, unq studente di destra scarica addosso al lea­ der del Pci quattro colpi di pistola, di cui tre vanno a segno. L'attentatore verrà arrestato poco dopo in una pensioncina e identificato come Antonio Pallante, un fanatico anticomu­ nista di Randazzo, in provincia di Catania, a suo dire corri­ spondente dell"' Uomo Qualunque" e della " Voce dell'Isola" e presidente del blocco liberale qualunquista del suo paesel . Appassionato lettore delle opere di Mussolini e del Mein Kampf di Hitler, Pallante è arrivato a Roma da due giorni e si è incontrato con un cognato del gerarca fascista Rodolfo GrazianF. È stato anche a via delle Botteghe Oscure, alla sede del Pci, dove ha riempito un modulo per avere un colloquio con Togliatti, senza però riuscire nel suo intento3 • Ha in tasca un biglietto d'ingresso a Montecitorlo firmato dal deputato democristiano Turnaturi, cosa che sulle prime scatena qual­ che sospetto. Ma è d'uso che i curiosi chiedano questa cor­ tesia al primo onorevole di passaggio4• Interrogato, Pallante afferma infatti di aver compiuto l'attentato di sua iniziativa, senza l 'aiuto di nessuno, allo scopo di impedire che l'Italia venisse asservita all 'Urss. Pochi giorni prima, nel corso di un'accesa discussione alla Camera, il leader del Pci si era opposto a un deciso schiera­ mento dell'Italia nel campo occidentale in funzione antiso­ vietica: 1 12

se il nostro Paese dovesse essere trascinato davvero per la strada che lo portasse alla guerra, anche in questo caso noi conosciamo qual è il nostro dovere. Alla guerra imperialista si risponde oggi con la rivolta, con l'insurrezione per la difesa della pace, dell'indipen­ denza e dell' avvenire del proprio paese5•

All'intervento di Togliatti aveva replicato con asprezza Car­ lo Andreoni, direttore del giornale socialdemocratico "l'Uma­ nità" , scrivendo: dinanzi a queste prospettive L . , ] ci limitiamo a esprimere l' augurio , e più che l'augurio la certezza che se quelle ore tragiche dovesse­ ro realmente suonare per il nostro popolo, prima che i comunisti possano consumare per intero il loro tradimento [ . . .] il governo della repubblica e la maggioranza degli italiani avranno il coraggio , l 'energia L . . ] per inchiodare al muro del loro tradimento Togliatti e i suoi complici. E per inchiodarveli non solo metaforicamente6.

Sono in molti a vedere nelle parole di Andreoni un palese invito a colpire i comunisti. Per i dirigenti del Pci, quello di Pallante non è, come vorrebbe il governo, il gesto di un folle, ma l'inevitabile ri­ sultato della durissima propaganda democristiana . Dietro quell' arma stanno molte penne, moltissime parole. A poche ore dall' attentato, l'edizione pomeridiana straordinaria del1"'Unità " denuncia la campagna sfrenata di odio e di violenza , ispirata e diretta dal Go­ verno, per colpire gli uomini e i partiti del lavoro , gli uomini della democrazia che per vent' anni hanno guidato la lotta contro la tiran­ nide fascista e contro il tedesco invasore. [ . . . ] il sicario è l'esecutore di un delitto scaturito dall' atmosfera politica di provocazione e di violenza deliberatamente creata dal Governo De Gasperi -Scelba, dal Governo della guerra civile7 •

Mentre Togliatti, soccorso prontamente, viene ricoverato d'urgenza, le voci sul suo grave ferimento fanno il giro della 1 13

penisola. Le notizie arrivano confuse: il capo del Pci è in fin di vita, gli ha sparato un fascista pagato dai democristiani. L'attentato materializza nella base comunista le paure più cupe. Viene alla mente il delitto Matteotti: il fascismo è tornato, bisogna combatterlo, andare di nuovo sui mon­ ti. Nel paese si accende una fiammata di sdegno che sfocia in un imponente sciopero generale. Le fabbriche vengono presidiate, mentre i militanti danno vita a immensi cortei. In molte città, interi quartieri finiscono sotto il controllo mili­ tare degli insorti, che a Venezia si impossessano della radio e dei depositi petroliferi. Ad Abbadia San Salvatore, sul lvion­ te Amiata, i minatori armati occupano la centrale telefonica attraverso la quale passano le comunicazioni tra Nord e Sud (cosa che convince i democristiani di trovarsi di fronte a un piano insurrezionale del Partito comunista) . I ribelli procla­ mano l'Amiata " repubblica sovietica" e respingono un primo assalto delle forze dell' ordine, uccidendo due poliziotti. A Torino partigiani ed ex operai si armano, occupando subito trenta fabbriche. In alcuni stabilimenti vengono sequestrati i dirigenti (alla Fiat, l'amministratore delegato Valletta) . A Ge­ nova i rivoltosi si impadroniscono di cinque autoblindo dei carabinieri; il prefetto Antonucci telefona all' Anpi chiedendo che gli sia inviato un gruppo di partigiani a difendere la que­ stura8• Nel Lazio vengono fatti saltare alcuni tratti ferroviari. L'ora X che molti militanti del Pci attendono da anni sem­ bra finalmente arrivata. Le armi custodite nei cunicoli delle fabbriche vengono ora fuori a migliaia, ben oliate. I partigiani sono pronti. Attendono un segnale dal partito. Ma il " via" , per ora, non arriva. Togliatti è in ospedale, Longo e Secchia non hanno ancora deciso come agire. In queste prime, febbrili ore, la base per lo più si muove spon­ taneamente o seguendo i dirigenti locali, che in assenza di di­ rettive chiare danno istruzioni disordinate e a volte del tutto contraddittorie: a Roma, il vice segretario della Federazione Nannuzzi e il segretario della Camera del Lavoro Mammuc­ cari ordinano a Rosario Bentivegna (uno degli attentatori di 1 14

via Rasella) di riorganizzare i Gap e tenersi pronto. Riuniti i suoi uomini, Bentivegna si reca in Federazione, dove però non riceve l'accoglienza immaginata. Il segretario regionale del Pci Edoardo D'Onofrio gli urla subito contro: "Brutto stronzo, che cosa stai facendo? " . Poi D'Onofrio convoca Nannuzzi e Mammuccari e chiarisce loro le idee9• A Siena, alla base che chiede lumi, l'Anpi locale e la Fe­ derazione del Pci rispondono di proseguire lo sciopero ge­ nerale e usare le maniere forti contro i crumiri e gli antico­ munisti. Vengono anche indicati i nomi dei fascisti e degli agrari da colpire o da prelevare e tenere sotto controllo, per far sÌ che non possano nuocere in caso di una controffensiva reazionaria l O . Intanto, la Cgil non può far altro che dichiarare lo scio­ pero generale, nella speranza di controllare meglio gli eventi. La mattina del 15 luglio si riunisce per la seconda vol­ ta dall' attentato il Consiglio dei ministri. Scelba vi presenta un vero e proprio bollettino di guerra delle varie provincie italiane, denunciando l'esistenza di un " piano comunista preordinato " , il famigerato " piano K " . De Gasperi è della stessa opinione 1 1 • Compatti anche i giornali d'informazione, che presentano lo sciopero come un tentativo di rivoluzione. Invece, è proprio il Pci a tirare il freno. Di fronte alla reazione della base, i dirigenti del partito sono chiamati a una difficile scelta: cavalcare 1'ondata popolare, col rischio di giungere a uno scontro armato col governo, oppure con­ tenerla. Con Togliatti fuori causa, sono Longo e Secchia ad avere nelle mani il potere decisionale. È difficile stabilire con esattezza quale sia la posizione dei due dirigenti nelle prime ore dopo l'attentato: negli archivi del Pci il contenuto della cartellina sulla direzione del 14 1u­ glio si esaurisce in due scritte: " Odg. : 1 . l'attentato a Togliat­ ti " . E poi una frase in pennarello rosso, segnata più tardi, . probabilmente dopo vane ricerche: "Non c'è verbale" 1 2 . Secondo molte fonti Secchia e Longo, appena usciti dall' o­ spedale, si recano dall' ambasciatore sovietico, che li awerte: 1 15

l'Urss non potrà fornire alcun aiuto in caso di insurrezione l3 • Il partito adotta quindi, in un primo momento, una posizione attendista. E Longo suggerisce a Ilio Barontini, in partenza per la Toscana: " Se l'onda cresce lasciala montare, se cala soffocala del tutto" 1 4. Tuttavia, scrive Giorgio Bocca, il wait and

see di Longo e Secchia non è quello dei bolscevichi che nel febbraio del ' 1 7 lasciano che le masse operaie vadano alla conquista del palazzo d'Inverno, ma il guadagnar tempo di una direzione che da un lato non può immediatamente gettare acqua fredda sul fuoco della indignazione popolare e dall' altra spera di poter ottenere qualche vantaggio politico l 5 •

La sera del 14 luglio, Barontini arriva a Livorno. Gli in­ sorti e gli operai del cantiere navale gli mostrano con fierezza un blindato costruito con i materiali trovati sul posto. Ma il dirigente li gela: "Bravi, bravi. Quanto ci avete messo a farlo? Quattr'ore? Ora in quattr'ore lo dovete risfà" 1 6. Lo stesso Togliatti, non appena ripresi i sensi il 14 luglio, incarica il suo medico personale Spallone di tranquillizzare il governo sul fatto che il Pci non vuole la rivoluzione. Ancora il mattino dopo, Spallone telefona ad Andreotti, chiedendo di trasmettere alla radio i bollettini medici " cosÌ da non su­ scitare voci allarmistiche " 1 7. Ma intanto una larga porzione del Paese è in rivolta: le comunicazioni ferroviarie sono interrotte, la maggior parte dei telefoni pubblici è fuori uso, i giornali fermi, i tram nel­ le rimesse. Sulle fabbriche occupate sventolano le bandiere rosse. I partigiani armati continuano ad attendere un segnale. 11 1 4 luglio a Milano

Come nelle altre città, a Milano alla notizia dell' attentato le aziende e gli uffici si svuotano all'istante. Gli operai prendo­ no d'assalto le fabbriche: la Motta, la Breda, la Bezzi, sgom­ berate meno di una settimana prima dalla polizia, vengono 1 16

occupate di nuovo. Stavolta, però, i rivolto si sono armati: fucili, mitra, bombe a mano vengono estratti dai sotterranei della Breda, dell' Alfa Romeo, dell'Innocenti, della Caproni. Sulle torrette, agli angoli di ogni muro di cinta, gli insorti piazzano mitragliatrici. Le fabbriche diventano fortezze, pre­ sidi militari. Alla Falck arriva il questore Agnesina. Gli operai in rivolta lo affrontano, e la sua auto viene bloccata tra due vagoni saldati alle rotaie. Dopo attimi di grandissima tensio­ ne, soltanto l'intervento di un dirigente del partito permette al questore di uscire dalla trappolal8. La classe operaia milanese non sembra propensa alla me­ diazione: nel primo comizio in piazza del Duomo, i mani­ festanti impediscono al sindaco socialdemocratico Greppi di parlare. Alberganti, invece, nel suo intervento, proclama minacciosamente: " Questo non è uno sciopero che finisce come gli altri. [ . . . J Se il 1 8 aprile ci siamo contati, adesso ci pesiamo" 1 9. Gli uomini di Paggio svolgono un ruolo di primo piano negli scontri con le forze dell' ordine. Come ricorda C., al­ la notizia dell' attentato tutti gli aderenti alla formazione si dirigono alla Casa del Popolo di Lambrate, " dove noi della Volante Rossa eravamo d'accordo di trovarci qualunque cosa succedesse. Lì è arrivata la comunicazione dell' occupazione permanente delle fabbriche da parte degli operai"20. Coordi­ nati probabilmente dalla Federazione milanese, gruppi di ex partigiani si dirigono subito verso gli stabilimenti industriali, " dando disposizione per lo sciopero a tempo indeterminato " . "Alvaro" e i suoi s i occupano della zona d i Lambrate: " Pen­ savamo di essere vicini allo sconvolgimento politico della so­ cietà e ci siamo organizzati di conseguenza. Abbiamo buttato fuori la polizia dalla Bezzi [' . . J . L'avevamo già fatto altre volte, ma quella volta lì li abbiamo totalmente disarmati e le armi sono sparite"2 1 . Sin dalla prima sera, la Volante Rossa trasferisce il suo quartier generale all'Innocenti. È lì che gli uomini di Paggio dormono e mangiano, a turno, mentre altri controllano la 1 17

situazione passando di fabbrica in fabbrica a bordo di auto­ carri ottenuti dai compagni della Bianchi. Sono armati fino ai denti, e non sono i soli. Secondo C . , " nella zona industriale di Lambrate non meno di trecento persone erano pronte. L .. J Attorno al nucleo che presidiava le fabbriche c'erano poi in Milano molti armati" 22 . La lnattina dopo, è subito allarme: una compagnia coraz­ zata dei carabinieri è partita da Pavia e punta su Milano, per sgomberare gli stabilimenti occupati. La Volante Rossa par­ te alla testa di un folto gruppo di operai e affronta le forze dell' ordine nei pressi del Parco delle Basiliche. Dopo una fitta sassaiola, i carabinieri si ritirano23 . Sempre la mattina del 15 luglio, un massiccio gruppo di dimostranti forza i cancelli della Motta: i pochi agenti di guardia vengono sopraffatti e disarmati dalla folla armata di sassi e randelli. Per questi disordini, verranno in seguito ar­ restati e processati gli operai Giovanni Businelli ed Eliseo Galliani. Quest'ultimo nome tornerà frequentemente nel corso del processo contro la Volante Rossa: Galliani, che ha un glorioso passato partigiano come " capitano Andrea" nella Bassa Brianza, viene indicato da molti come colui che coor­ dinava, assieme a Paggio, i movimenti della Volante durante le manifestazioni elettorali del 1 94824. A guidare gli scontri alla Motta ci sono infatti gli uomini di "Alvaro " : i carabinieri arrivano presto con le autoblindo e iniziano a lanciare lacrimogeni, ma la Volante e gli ope­ rai raccolgono i lacrimogeni e li gettano dentro le torrette aperte dei blindati. I carabinieri, che non hanno la maschera antigas, sono costretti a uscire e abbandonare i mezzi, che vengono conquistati dai rivoltosi e in seguito riconsegnati25. L'ulteriore vittoria galvanizza gli uomini di Paggio, che nel pomeriggio girano per la città a bordo del loro autocarro Dodge controllando le posizioni delle forze armate e pre­ parando i piani per un eventuale scontro insurrezionale. A questo scopo, ricorda C . , 1 18

abbiamo avuto contatti anche con reparti dell' esercito, che erano pronti ad appoggiarci in caso di bisogno. Per Milano l'intervento di questi reparti sarebbe stato determinante, perché le forze dell 'ordi­ ne non erano organizzate poi così efficacemente in quel momento. Non avrebbero avuto scampo , ci erano inferiori. Si era del resto previsto un colloquio con la base della polizia e si presumeva anche che non tutti sarebbero passati dall' altra parte26•

((Tornate a casa)) La notte del 15 luglio la Volante Rossa è all' Innocenti, assie­ me a duecento operai. Lì giungono notizie su quanto sta acca­ dendo a Torino, a Genova e nelle altre città: " Allora" , ricorda ancora C . , " ci siamo riuniti per decidere cosa dovevamo fare. Se attendere o iniziare immediatamente il movimento di tra­ sformazione della lotta in lotta armata "27. Secondo il piano predisposto il giorno precedente, il 16 luglio la Volante Rossa decide di attaccare la più importante caserma dei carabinieri della città, quella dove sono tutti i mezzi corazzati. La Volante Rossa era quel giorno al completo, una cinquantina di uomini. Coi panzerfaust chi ci fermava? Distruggevamo mezza caserma. [ .. ] Chi poteva tenere in una lotta a Milano erano i mezzi corazzati e noi ci eravamo attrezzati per batterli. Partiti noi, sareb ­ bero poi partiti tutti gli altri. Comunicato che partivamo, erano già partite le staffette in direzione dei diversi centri della città28• .

L'ora X sembra dunque arrivata: un camion carico di par­ tigiani si dirige verso la caserma dei carabinieri. Le staffette avvisano la Federazione milanese del partito: minuti di caos puro. Che fare? Dalla Federazione parte immediatamente una macchi­ na, ma intanto i partigiani sono in marcia. L'auto del Pci corre, mentre il Dodge, lasciata la Casa del Popolo, supera Lambrate e arriva al Campo Giuriati. Proprio lì la vettura della Federazione riesce finalmente a intercettare l'autocar1 19

ro. A bordo, secondo la testimonianza di Finardi, c'è pro­ prio Alberganti. Dice agli uomini di Paggio che non è il mo­ mento: gli americani interverrebbero, si finirebbe come in Grecia29. Lo sciopero è finito, bisogna rientrare. Il dirigente comunista è inamovibile. Guarda il camion carico di armi e scuote la testa: " Ma siete pazzi a girare con tutti questi esplosivi? Potreste saltare in aria da un momento all' altro. Tornate a casa " 30 . La Volante Rossa obbedisce, non senza rimpianti: " Se ar­ rivava cinque minuti dopo" , ricorda C . , " Milano era un fuoco soI0" 31 . Certo, l'assalto alla caserma non coinvolge solo gli uomini di Paggio, ed è anzi assai plausibile ipotizzare un piano co­ mune, concordato con altre forze armate collegate al partito, con altre " organizzazioni paramilitari" . Anche perché, nonostante il ricordo dell' anonimo testi­ mone di Bermani, sul camion quel giorno la Volante non è assolutamente al completo. Walter Fasoli ad esempio, non ricorda l'intenzione di attaccare i carabinierp2, e nemmeno Leonardo Banfi: No, no. Assolutamente. I carabinieri si erano rinserrati nella caserma, ma non abbiamo mai pensato di . .. la preoccupazione principale è stata quella di occupare le fabbriche a Lambrate. Di piazzare sulla pensilina dell'Innocenti la mitraglia, questo è vero. Infatti c'era la camionetta della polizia che girava per Lambrate per verificare cosa succedeva: fu accolta da una raffica di mitra, rientrarono in caserma e si chiusero dentro . Ma noi restammo lì. Restammo Ip3 .

Banfi e Fasoli non sono i soli della Volante a rimanere den­ tro l'Innocenti occupata, quella mattina del 1 6 luglio. Tutta­ via anche Sante Marchesi ricorda l'intervento della staffetta: eravamo in 30 sul camion . . . ma eran più le armi che noi . . . poi è ar­ rivato il compagno Alberganti: " basta , lo sciopero è finito, tornate a casa " . . . 34 120

Le parole di C . sembrano abbastanza chiare: " partiti noi, sarebbero poi partiti tutti gli altri " (le " non meno di trecen­ to persone " e i " molti armati" di cui C. parlava in un altro passaggio) . Paolo Finardi ( " Pastecca " ) ricorda ad esempio che quel giorno con la Volante ci sono " molti gruppi. Il più grosso era quello della Breda di San Giovanni" 35 . La testimo­ nianza di Arnaldo Cambiaghi, responsabile della Commis­ sione dei Giovani comunisti alla Pirelli, conferma le parole di Finardi: Guarda che la miriade di gruppi ce n'erano tanti. [ . . . ] lo per esempio ero armato lì alla Pirelli, durante l'atten tato a Togliatti, e siamo riusciti a tenere la maggioranza dei lavoratori dentro . [. . .] E noi abbiamo detto al partito: " assaltiamo le caserme della polizia ! " . C'è stata questa proposta: andiamo là, occupiamo, prendiamo le armi e prepariamoci per, non dico l'insurrezione, ma la resistenza. Ma i dirigenti massimi han detto: no . .. 36

Alla Pirelli va poi Giancarlo Pajetta, per convincere gli operai a smettere l 'occupazione e tornare al lavoro37• Dal 15 luglio, in effetti, il Pci è all' opera per sedare la ri­ volta. Al di là delle motivazioni di facciata, legate alla fedeltà del partito alle istituzioni repubblicane e all"'impegno de­ mocratico assunto con l'approvazione della Costituzione" 38 , la molla principale di tale scelta è rintracciabile in un sano realismo. Pietro Secchia, poco dopo l'attentato, aveva già espresso i suoi dubbi sulla riuscita di un'eventuale azione di forza: "L'America certamente interverrebbe: primo perché ha da noi le sue basi, secondo perché non le mancherebbe una giustificazione politica. Non dimenticate compagni che siamo a soli due mesi e mezzo dalle elezioni che hanno dato una maggioranza assoluta al governo" 39. Il pomeriggio del 15 , tra l'altro, ci si rende conto che lo sciopero generale sta fallendo. Dai telegrammi dei prefetti, scrive Walter Tobagi, emerge, oltre all"' Italia che sciopera" , una "seconda Italia " : 121

è "l'Italia che non sciopera " , vuoi per indifferenza, vuoi per convin­ zione politica; e sono m ilioni di persone, quasi intere regioni [. . . ] che non scendono in piazza , però costituiscono quel potenziale di riserva, che ha garantito alla Dc il trionfo del 1 8 aprile. E questa " seconda Italia" [ . . . ] è strettamente collegata ad una " terza Italia " , l"' ltalia dell'ordine pubblico " , dai prefetti fino al carabiniere del più sperduto paesino di campagna. Anche questa Italia fa sentire il suo peso sociale e politico: [ . ] è convinta di battersi per una causa che sente giusta; e perciò interviene con la stessa, durissima decisione per rimuovere un blocco stradale come per garantire la libertà di lavor04o• . .

L'ala sindacale democristiana, inoltre, di fronte al protrar­ si dello sciopero, minaccia la scissione4 1 . Non c'è più scelta: nemmeno l'obiettivo delle dimissioni del governo è più rag­ giungibile senza arrivare a uno scontro frontale. Secchia, nel Comitato centrale del 15 luglio, mette in guardia i compagni meno convinti: l'Italia del Sud non si è mossa, in alcune città non si è riusciti a fare nemmeno un comizio, e anche al Nord un'insurrezione avrebbe delle chance di riuscita solo nelle grandi città, mentre le campagne non sono affatto sicure: " i compagni riflettano: per ora n é l a polizia n é l'esercito sono intervenuti, se lo faranno disporranno di cannoni e carri ar­ mati contro cui non si potrà resistere"42 . Non bisogna fare grandi sforzi di immaginazione per pre­ vedere un simile scenario: nella vicina Grecia, i partigiani so­ no tornati sui monti nel 1 946, ma la Gran Bretagna e gli Stati Uniti hanno appoggiato la monarchia, sostenendola in una feroce guerra civile. Inoltre, se anche vi fossero mai stati piani d' �ppoggio a una rivoluzione italiana da parte dell'U rss , ora, consumatosi nel giugno lo scisma nel blocco sovietico con l'espulsione della Jugoslavia dal Cominform, tali piani non sono neanche lontanamente ipotizzabili. A fugare ogni possibile dubbio, una telefonata dell'amba­ sciata sovietica proibisce agli italiani ogni tentativo rivoluzio­ nari043 . Tutti i maggiori esponenti del Pci si trovano infine d'accordo sulla necessità di evitare la "prospettiva greca " . 122

Inoltre Togliatti sta meglio: l'operazione è andata bene e il leader del Pci si sta rimettendo. La Cgil, sostenuta dal Partito comunista e da quello socialista, dichiara la fine dello sciope­ ro per mezzogiorno del 16 luglio. Presa la decisione, tutti i dirigenti sono mobilitati per portare la linea del partito nelle fabbriche occupate, nelle piazze incandescenti . I membri della direzione ancora a Ro­ ma vengono spediti d'urgenza nelle loro rispettive sedi nei capoluoghi di provincia. Spano corre a Genova. Negarville vola a Torino su un aereo messo a disposizione dalla Fiat, per trattare il rilascio di Valletta. È un compito non facile, quello che aspetta i dirigenti: bisogna convincere i militanti a smantellare le barricate, togliere i blocchi stradali, libe­ rare gli ostaggi e tornare ordinatamente al lavoro. Ed è un compito ingrato: a Milano, piazza particolarmente calda, è quasi impossibile farsi ascoltare dai militanti. Ricorda Lu­ ciano Gruppi: Dovevamo dire: " attenti, compagni, questo è uno sciopero po­ litico, che ha come obiettivo le dimissioni del governo . Questo e niente più di questo. Attenti ! Non siamo alla vigilia dell 'insurre­ zione" . Andai nella mia sezione, quella di Porta Volta. I compagni accolsero le mie parole piuttosto freddamente44•

Raffaele De Grada, di fronte agli operai infuriati che gli impediscono di portare le direttive del partito, è costretto a mettere sul tavolo la pistola e a ricorrere alla sua autorità di ex comandante partigiano45. Infine, però, anche i compagni più riottosi vengono con­ vinti: lo sciopero termina senza aver raggiunto alcun obiettivo. Tuttavia, nota Bocca, "privato del capo a cui si rivolge per le grandi decisioni, il partito ha perso per qualche ora l'orienta­ mento, si è mosso in modo sentimentale, ha lasciato andare, se non allo sbaraglio, allo scoperto, la sua organizzazione parami­ litare, ha dimostrato agli italiani che essa non è una invenzione propagandistica di Scelba, ma una realtà"46. 123

Anche Leo Valiani si dice certo che "l'apparato armato " del Pci " agì dopo l'attentato a Togliatti del '48: ma evidente­ mente allora ricevette un contrordine e tutto rientrò "47. In quest' ottica, probabilmente l'assalto alla caserma dei carabinieri (uno dei punti strategici della città) risponde a un piano preordinato che il Pci o il suo apparato di sicurezza tengono pronto " in caso di bisogno " , e a cui infatti il partito rinuncia non appena diviene chiaro che l'attentato al suo lea­ der non corrisponde a un tentativo di colpo di Stato. Finita l'agitazione, in ogni caso, cominciano le specula­ zioni delia Dc e dei suoi alleati. La stampa "indipendente" , i settimanali illustrati, la " Settimana Incom " (il cinegiornale dell' epoca) si impegnano subito a fondo nel descrivere con dovizia di particolari il " piano K" dei comunisti, la ferocia degli insorti, l'eroismo delle forze dell' ordine. Nel pomerig­ gio del 16 luglio, la polizia sbarca in forze ad Abbadia San Salvatore, munita di autoblindo, artiglieria e addirittura di un aereo. A coadiuvare le forze dell' ordine c'è anche un intero reggimento di fanteria, il 78° Lupi di Toscana. Awiene un vero e proprio rastrellamento, casa per casa: la popolazio­ ne è selvaggiamente picchiata, mentre la " Settimana Incom " monta un clamoroso falso documentario che mette in cattiva luce i " ribelli del Monte Amiata"48. È solo l'inizio: nei giorni seguenti una campagna serrata da parte dei mezzi di informazione crea terreno fertile per il durissimo intervento del governo. Settemila lavoratori ven­ gono arrestati o denunciati. A Milano finisce in carcere an ­ che il padre di Ferdinando Clerici, l'ex partigiano Edoardo ( " Nan " )49. La repressione antioperaia degli anni a seguire è durissi­ ma: tra il luglio 1 948 e la prima metà del 1 950 si registrano 62 lavoratori uccisi, di cui 48 comunisti; 3 .2 1 6 feriti, tra cui 2.367 comunisti; 92 . 1 69 arrestati, di cui 73 .870 comunistPo. Pallante, l'attentatore di Togliatti, resterà in carcere meno di sei anni: condannato a 13 anni e 3 mesi in primo grado, a 7 anni in appello, a meno di 6 anni in cassazione5 1 • 124

Il tramonto del ((doppio binario" Con il no del Pci all 'insurrezione , si chiudono i sogni di molti militanti. E tramonta per sempre l'idea , assai diffusa, che il partito si stia muovendo su un " doppio binario " . Il rifiuto di trasformare in rivolta arm ata lo spontaneo sollevamento della base rivela " alle m asse e agli avversari politici la patente contraddizione tra il linguaggio massimalista usato per tenere viva la combattività delle masse e la reale volontà d' azione rivoluzionaria " 52 • La sconfitta elettorale da una parte, e il rifiuto del metodo rivoluzionario dall ' altra , precludono al Pci nel breve periodo ogni prospettiva di conquista del potere. Nella base la de­ lusione è cocente: in molti abbandonano il partito o, senza rompere apertamente, si ritirano ai margini della vita politica. Chi ha ancora delle armi nascoste si affretta a sb arazzarsene, per amarezza, o perché vista la nuova ondata repressiva di­ venta troppo rischioso tenerle. Fucili , mitra, bombe a mano vengono abbandonati in aperta campagna, gettati nei fiumi o nel mare53 • Per evitare conseguenze giudiziarie, interi depo­ siti sono segnalati alla polizia. Anche la Volante Rossa nasconde le armi: Paggio si reca a casa di Luigi Colnago , in campagna , e vi sotterra una cassa di fucili54 • Non è difficile imm aginare il disappunto degli uomini di " Alvaro " di fronte alla mancata insurrezione. Il ricordo più amaro è senz' altro quello di Sante Marchesi: " Tornate a casa " , ci ha detto la staffetta della federazione, pro­ prio come il proclama di Alexander ai partigiani in montagna. Per me è stato un errore, però . . . siamo sempre dentro a 'sta politica del cavolo [ . ] . O non si doveva uscire, allora si stava tutti calmi, oppure quan­ do una volta uno è uscito , armato soprattutto, o vai o spacchi, eh" . .

.

Secondo " Santino " , nella Volante il disappunto è tale che qualcuno vorrebbe andare avanti ugualmente, fare la rivolu125

zione nonostante il divieto di Alberganti. "Ma noi cosa fac­ ciamo se tutti gli altri si tirano indietro, se dopo c'abbiamo addosso anche il partito, o tuttO ? " 56. Anche il tono divertito della rievocazione di Fasoli non riesce a celare una certa amarezza: È stato bello dopo, a venir via quando è finito tutto . . . venir via dall'Innocenti a piedi, alla spicciolata, con le armi dentro ai pantaloni. Sembra una stupidata, ma infilati un mitra o un fucile dentro, nei pantaloni. Ohé, mica potevi venir via con le armi in spalla. Eravamo in luglio , faceva caldo. Avevamo su i pantaloni da sci, coi giubbotti, e il fucile infilato dentro. Una mano in tasca per trattenerlo . . . eh, insomma . . . c'è stata una certa delusione. Dopo praticamente siamo tornati alla normalità, come se non fosse suc­ cesso nien teSi .

Secondo C . , invece, tornare alla normalità è impossibile, perché il 16 luglio segna il crollo di tutti i sogni della Vo­ lante Rossa: "Ci siamo resi conto che la rivoluzione non era possibile, mentre noi si era pensato di essere alla vigilia della presa del potere da parte della classe operaia "58. È una vera e propria "mazzata " , che " chiude un ciclo" e apre un periodo di grande crisi all'interno della formazione di Lambrate. C . , deluso dalla politica del partito, giunge addirittura a chieder­ si se abbia un senso continuare59. C'è anche chi paga duramente i due giorni di lotta: la sera del 16 luglio, Paolo Finardi torna a casa per cena e ha un liti­ gio furibondo con i genitori: " Dove sei stato fino a adesso? " . " Eh , han sparato a Togliatti, son stato alla Casa del Popo­ lo . . . " . " Bravo, allora adesso vai a mangiare là " . La discussione degenera, e " Pastecca " torna a via Conte Rosso, dove rimarrà a dormire per vari mesi60• Intanto, all'Innocenti, le direttive del Pci vengono lunga­ mente discusse da un'infuocata assemblea di tre-quattromila operai. Mario Muneghina, in questo caso portavoce della di­ rezione del partito, sostiene che occorre rientrare e utilizzare la grande forza di cui si è data prova nelle battaglie sindacali a 126

venire. Lo stesso Banfi, pur facendo parte del nucleo dirigente della Volante Rossa, spalleggia l'ex comandante partigian06 1 • Alla fine, prevale la tesi di Muneghina: le armi vengono nuovamente nascoste nei cunicoli e il lavoro riprende. La lotta politica e sindacale all'interno della fabbrica riceve un nuovo slancio. Quel giorno, tra gli operai che assistono al comizio, c'è anche il comandante della Volante Rossa, Giulio Paggio, che non si schiera. Tanto che Banfi non ricorda se fosse o meno d'accordo con la decisione di rientrare nella legalità: " Non gliel'ho mai chiesto . . . in realtà non si pronunciò mai " . Secon­ do Banfi, però, quella del Pci è una valutazione politica: non essendoci le condizioni per una rivoluzione, occorre operare una ritirata strategica, e " continuare con un' azione di massa ancora più vasta fino al momento della messianica ora X"62 . Del resto, la Volante Rossa ha sin qui vissuto sull' equivoco del " doppio binario " , e quando scopre che il Pci ha scelto un'altra strada non tenta di portare avanti la sua attività rivo­ luzionaria in opposizione ad esso, né tantomeno di pungolar­ lo dal basso. La linea del partito è quella giusta o, comunque, quella accettata. Così la formazione di Lambrate, pur tra le perplessità di alcuni suoi militanti, non si scioglie e prosegue la sua attività. Diversi, però, divengono gli obiettivi immediati e le modalità della lotta. Le azioni si concentrano ora sul piano sindacale: gli uomini di Paggio intervengono ancora in appoggio alla classe operaia, contro crumiri e padroni . A Milano, d'altronde, dopo la cessazione dello sciopero generale il clima sociale si è fatto rovente. L'avvio di una serie di processi di ristrutturazione aziendale porterà, tra 1 949 e 1 950, alla chiusura di 8 1 fabbriche e al ridimensionamento di altre 1 97 , causando la perdita di più di 3 6.000 posti di lavo­ r063 • Ovviamente, in cima alla lista dei licenziandi si trovano sempre gli attivisti sindacali iscritti al Pci . Tra il 1 949 e il 1 953 , nel Milanese, gli arrestati in relazione a conflitti di lavoro saranno 2 1 .000, i processati 53 .000 e i condannati 24 .00064• 127

Nella notte tra 20 e 2 1 luglio, la polizia irrompe nello stabi­ limento Breda in seguito a una segnalazione, rinvenendo armi ed esplosivi. In realtà, tutto il materiale era stato denunciato già nel 1 946 al comnlissariato di Sesto San Giovanni65• Ma il giorno seguente, il questore Agnesina convoca la stampa e fa fotografare le armi, affermando che si tratta di un " deposito clandestino " . De Gasperi, al Senato, sfrutta la notizia allo scopo di perorare una più dura repressione. 11 25 la polizia perquisisce la F alck, scoprendo un carrello carico di bombe molotov. Quattro tecnici e un operaio fini­ scono in carcere, nonostante la reazione compatta dei loro compagni di lavoro66• Il 3 1 luglio viene sgomberata definitivamente la Motta, ancora occupata. Il giorno dopo viene liberalizzato il prezzo del pane, che era rimasto l'unico bene di consumo tesserato. Il 20 agosto viene ucciso Manlio Sitta, un ex partigiano, operaio alla Breda. I suoi assassini rimangono sconosciuti.

La ((crisi di ruolo" della Volante Rossa 11 26 settembre, si svolge a Roma una manifestazione naziona­ le per il rientro alla vita politica di Togliatti, che si è da poco rimesso dopo una lunga convalescenza. " Voce Comunista " dedica all' awenimento ampi resoconti nel suo numero del 3 0 settembre. Il giornale ringrazia "tutti i compagni dell' ap­ parato Federale che hanno partecipato all' organizzazione del corteo " . Speciali ringraziamenti, oltre che a Montanari, Cossutta, ecc., vanno " alla Volante Rossa " . Nella fotografia sotto l'articolo citato, si vede una ragazza che saluta a pugno chiuso sventolando con l'altra mano una bandiera. Recita la didascalia: Per i sei chilometri del percorso la " Volante Rossa" ha portato a spalla questa ragazza che impugn ava la bandiera della Delegazione Alta Italia della Direzione del Partito: la bandiera che ci ha guidato all'insurrezione67• 128

La Volante sfila alla testa della delegazione milanese, com­ posta da 4.000 persone circa. E sfila autonomamente: Paggio e compagni non sono con le loro rispettive brigate garibaldi­ ne, ma anzi le precedono nel corteo68. Un segno di stima e di riconoscimento da parte della Federazione. E una prova ine­ quivocabile che i rapporti col Pci milanese sono assai stretti. Dopo l'arresto dei cinque operai, alla Falck la tensione non ha fatto che salire. Ai primi di ottobre, sono comparse sui muri scritte in vernice rossa che accusano Enrico Falck di essere responsabile della loro detenzione. In seguito ad una "spiata" del capo delle guardie, quattro operai perdono il la­ voro: si tratta dei primi licenziamenti esplicitamente motivati da ragioni politico-disciplinari69• Il 1 3 viene indetto uno scio­ pero di solidarietà di due ore in tutte le fabbriche di Milano, ma alla Breda un gruppo di impiegati e dirigenti si rifiuta di sospendere il lavoro. Pochi minuti dopo, una squadra della Volante Rossa, assieme ad alcuni operai della fabbrica, entra negli uffici e aggredisce i crumirFo. Nella sua relazione di ottobre, la prefettura milanese segna­ la con apprensione la comparsa di "speciali squadre di 'pe­ staggio', che intervengono negli scioperi per evitare diserzioni, nelle vertenze per mantenere la compattezza degli operai sulle rivendicazioni e intimidire i dirigenti"7 1 . Queste squadre sa­ rebbero inoltre utilizzate per colpire gli anticomunisti "e, in circostanze eccezionali, per compiere atti di terrorismo"72. Il 24 ottobre, al Teatro Dal Verme, si tiene il Congresso dell'Anpi. La Volante Rossa, incaricata del servizio d'ordi­ ne, sfila in via Dante in divisa invernale73 . Dopo la testa del corteo a Roma, un altro attestato di stima, che cade in un momento assai difficile. I partigiani sono sotto assedio: dopo il 1 6 luglio, e per tutta l'estate del 1 948, si sono susseguiti puntualissimi ritrovamen­ ti di cadaveri di ex fascisti, uccisi dopo il 25 aprile. Il governo e la stampa ad esso favorevole dipingono i partigiani come dei volgari assassini, scatenando la reazione di Togliatti, secondo 129

cui in quelle zone " sono morti parecchi traditori della patria e ben sono morti, pagando con la vita i loro delitti ed il loro tradimento"74. Magistratura e polizia colgono l'occasione per lanciare una violenta offensiva contro gli ex combattenti. Alla fine del 1 948, e ancor più all'inizio del 1 949, centinaia di partigiani vengono arrestati e incriminati, spesso per azioni compiu­ te durante la Resistenza: la fucilazione di spie fasciste viene imputata come omicidio, la requisizione di generi alimentari e automezzi come rapina ed estorsione. Solo l'intervento di ufficiali alleati o esponenti del Cln, che con la loro testimo­ nianza scagionano gli imputati, risolve a volte la situazione. In altri casi arrivano pesanti verdetti di condanna. La campagna antipartigiana della stampa è nlartellante e quasi surreale: alcuni giornali di destra chiedono che siano processati i gappisti di via Rasella e, in relazione alla fucila­ zione di Mussolini, denunciano Audisio per " strage a scopo di rapina" e Longo per "vilipendio di cadavere "75. Proseguono anche, incessantemente, ritrovamenti di armi e processi per i fatti del 14- 1 6 luglio. Cambiaghi ricorda uno dei tanti episodi: Sei mesi dopo vengono trovate delle armi alla Pirelli L . ] su­ bito parte l'accusa che durante lo sciopero e roccupazione della fabbrica dalla Pirelli e dalla Breda gli operai partivano alla ricerca di fascisti che buttavano nel canale di Monza. E che si compirono violenze interne contro i dirigentF6. .

A completare il quadro giungerà il 2 1 gennaio la scarce­ razione di Renato Ricci: squadrista sin dal 1 924 , ministro sotto il fascismo e poi comandante della Guardia nazionale repubblicana a Salò, era stato condannato per ben due volte a trent' anni di carcere. Seguirà a breve, il 1 7 febbraio, la scarce­ razione di Junio Valerio Borghese, comandante della X Mas e diretto responsabile di numerosi eccidi di partigiani e civili. La sentenza prevede per lui ancora qualche mese di carcere, 130

ma l'awocato ottiene dalla corte la liberazione immediata, con una incredibile modifica " apportata alla sentenza senza il consenso della giuria e a lettura già awenuta"77. È un 'Italia alla rovescia, quella che Paggio e compagni hanno davanti agli occhi tra la fine del 1 948 e l'inizio del 1 949: amnistiati gli uomini che hanno portato il paese alla rovina, in galera quelli che a rischio della vita hanno lottato per salvarlo. In carcere i nemici del nazismo. E per le strade, liberi, i gerarchi. Alla Casa del Popolo di Lambrate è in corso una doloro­ sa presa di coscienza, una vera e propria crisi: il crollo del capitalismo si è rivelato un 'utopia, il partito non ha alcuna intenzione di fare la rivoluzione. Forse non rimane che disar­ mare. C . ricorda che in quel periodo la Volante cerca anche di formare una cooperativa agricola dalle parti di Codogno: era sempre nella prospettiva della rivoluzione, ma in una forma sociale diversa. Ci rendevamo ormai conto che si andava a rischio di finire in carcere. E chi poteva sostenere le famiglie? Per questo volevamo costituire una comunità agricola: se uno cadeva, veniva arrestato, la famiglia avrebbe potuto mangiare ugualmente, perché c'erano gli altri che lavoravano al posto SU078.

È una Volante Rossa assai isolata, quella che si prepara al nuovo anno. Anche nella base operaia, dopo le direttive del partito, alcuni iniziano a mostrarsi insofferenti verso gli uomini di Paggio, come ricorda Cambiaghi: A noi ci davano fastidio, un po' . Un po' perché rompevano i coglioni, sai. .. alle loro manifestazioni il loro modo un po' fol­ cloristico di marciare... militarmente... ci davano fastidio perché noi eravamo i difensori delle fabbriche dall'interno, non ci piaceva vedere arrivare loro davanti alle nostre fabbriche e mettersi a dare ordini a tutti. . 79 .

In realtà, serpeggia un po' di invidia, soprattutto nei giova­ ni militanti, che tollerano male l'atteggiamento di superiorità 13 1

di alcuni della Volante. E in occasione di una riunione del­ la Commissione dei Giovani comunisti a Lambrate si sfiora addirittura la rissa tra gli uomini di Paggio e i ragazzi della Pirelli80• La storia della Volante Rossa sembrerebbe insomma sul punto di finire qui: del resto l'ultima azione risale all' ottobre, quando " Alvaro " e i suoi sono intervenuti contro i crumiri della Breda. Secondo Banfi, questa è la crisi che potrebbe portare all' estinzione del gruppo armato, magari trasformar­ lo in un gruppo politico, ma niente più 8 1 • Anche Paggio sem­ bra stanco, provato. È questo il clima che si respira alla Casa del Popolo di Lambrate quando , una sera di gennaio, arriva una notizia inaspettata.

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La fine della Volante Rossa

Sono le 19 di un freddo venerdì di gennaio, quando Eligio Trincheri compare alla Casa del Popolo di Lambrate. La sala è piena di giovani, la maggior parte con la fidan­ zata, perché il venerdì sera, poi, si balla. Al piano terra, il co­ mandante Paggio sta giocando a briscola con Paolo Finardi e Natale Burato ( " Lino" o " Pedro " ) . Trincheri vuole parlargli. "Alvaro " gli fa cenno di aspettare, un cenno che a malape­ na si intravede nella nebbia densa e grigia prodotta dal fumo di centinaia di sigarette. In coppia con Burato, Paggio sta vincendo la partita e non vuole interrompere. Qualche minuto dopo, "Alvaro " esce con "Lino " e " Pa­ stecca " . Trincheri finalmente può parlare. È emozionato, ha una notizia bomba: Felice Ghisalberti è tornato dal servizio militarel . Eligio Trincheri, detto "Marco " , è un ex partigiano dal passato a dir poco rocambolesco. Panettiere a Intra, dopo 1'8 settembre si rifugia in monta­ gna con un gruppo di sbandati. Nato nel 1925 , nel gennaio 1 944 viene raggiunto dalla chiamata alle armi nella Repubbli­ ca di Salò. D'accordo con Iginio Fabbri, esponente del Cln di Verbania, si arruola nella X Mas per portare via delle armi. Dopo 40 giorni a La Spezia nel battaglione Fumai-Mai Mor­ ti, tenta la fuga " col mitra, i caricatori e il resto "2. Arrestato in seguito a una spiata, finisce per qualche giorno in cella di rigore, rischiando anche la fucilazione. Poi, approfittando del caos per l'imminente trasferimento del suo battaglione, 133

e grazie all'interessamento di un ufficiale di Novara, riesce a ottenere un permesso di quarantott' ore per andare a trovare la madre ammalata. CosÌ, sul finire del marzo 1 944, tornato al suo paese, riprende contatto con gli amici Gianni Maierna e Peppo Chiovini, e raggiunge con loro i partigiani di quella zona. Milita prima nella Giovine Italia e poi nella Brigata Generale Perotti, con lo pseudonimo di « Marco Scaviòn " . Ferito due volte ( alla schiena durante i rastrellamenti fascisti di giugno; alla gamba da un ufficiale del suo battaglione in seguito a uno screzi03) , finisce in ospedale, poi in un campo di concentramento a Berna. Tornato in Italia il 20 dicembre, entra a far parte della Volante Cucciolo della Cesare Battisti, agli ordini del comandante "Arca" . Il 25 febbraio del 1 945 , per sua fortuna, Trincheri arri­ va in ritardo all' appuntamento con i suoi compagni della Volante di Tràrego, scampando a un orribile massacro da parte dei fascisti della Confinaria di Santa Maria Maggiore. Recatosi in seguito sul posto, vede i corpi dei suoi compa­ gni seviziati, dilaniati, evirati. Uno di loro è stato scambiato per il comandante « Arca" , per via della barba rossiccia: i repubblichini gli hanno strappato il cuore, infilato dei ricci in gola e al posto degli occhi. Trincheri ne rimane segnato, ma non è quello il suo primo impatto con la ferocia dei fascisti. Anzi, ricorda d'aver provato uno sconvolgimento ancora maggIore per i morti del rastrellamento di giugno , in particolare per uno di Manegra che gli venivano fuori i vermi dagli occhi L . . ] che mi è venuto i vomiti e tut e mi è rimasto sempre impresso4 •

Da allora, secondo C . , « quando sentiva di un fascista non ci vedeva più, non riusciva a controllarsi "5. Dopo il massacro, Trincheri entra a far parte della Volante Martiri di Tràrego, comandata da Chiovini, e vi rimane fino all'8 maggio 1 945 , ottenendo poi la qualifica di partigiano combattente ferit06• 134

Dopo il 25 aprile, percepisce anche il premio di liberazio­ ne di 6.000 lire dal comandante " Arca" . Con la sua liquida­ zione, e contraendo un prestito gravoso, riesce a metter su col padre e i fratelli un laboratorio di pulitura. Ma l'impresa fallisce, e " Marco" si ritrova in gravi difficoltà finanziarie. È il 19 aprile del 1 946: senza lavoro e con un forte debito da pagare, Trincheri accetta di unirsi a una banda per una rapina alla filiale della Banca Popolare di Novara di Varallo Pombia. Ma qualcosa va storto. Ricercato, fugge in un primo momento ad Alessandria presso dei parenti, dopodiché cerca riparo a Milano7, dove alternando periodi di lavoro ad altri di disoccupazione si iscrive al Pci, nella sezione Eugenio Curiel. All'inizio del 1 94 8 è di nuovo nel capoluogo lombardo, dove viene aiutato e ospitato, prima da Renzo Gandini, fratello di "Mila " , poi da Angelomaria Magni8• Attraverso i Gandini, Trincheri viene a contatto con la Volante Rossa e inizia a fre­ quentare la Casa del Popolo di Lambrate. Nel gennaio del 1 948, disoccupato, si rivolge a Bonomi­ ni, capo officina presso il laboratorio di cromatura di Egi­ dio Ghisalberti, in via Paolo Lomazzo 1 7 . Su interessamento dell' amico, Trincheri viene assunto in prova come nichelato­ re, ma sarà licenziato dopo pochi giorni per incompetenza. In quel breve periodo, apprende dai compagni di lavoro che il figlio del proprietario, Felice Ghisalberti, è un ex repubbli­ chino della Muti. Il giovane va in giro a menar vanto d'aver ucciso Eugenio Curiel e altri due partigiani, d'aver partecipa­ to a rastrellamenti, incendiato case e seviziato donne. Per la Volante Rossa, Eugenio Curiel è un mito. Fondato­ re, nel gennaio 1 944, del Fronte della Gioventù - la più nota ed estesa organizzazione di giovani impegnati nella lotta di liberazione in Italia -, col nome partigiano di " Giorgio " du­ rante la Resistenza dirige " l'Unità" dell'Alta Italia e un' altra rivista clandestina del Pci, " La nostra lotta" . 11 24 febbraio 1 945, Eugenio Curiel sta aspettando un ami­ co in un caffè di piazzale Baracca a Milano. Ma Rocco Rolan­ do, spia delle SS, ha segnalato il suo appuntamento. Dentro a 135

quel bar lo aspettano i fascisti: Felice Ghisalberti e altri militi delle Brigate Nere. Curiel tenta la fuga, inseguito da alcune raffiche di mitra. Riesce a rifugiarsi nel portone di una casa, ma i repubblichini lo raggiungono e lo mettono al muro, im­ provvisando un plotone d'esecuzione. Curiel chiede un bic­ chiere d'acqua, l'ultimo desiderio di un condannato a morte. Ghisalberti glielo nega. Poi fa fuoco. "Giorgio " muore cosÌ a 34 anni, a due mesi dalla Liberazione. Nel rapporto fatto al suo comandante, Ghisalberti si di­ chiara autore materiale del delitt09. Arrestato nel 1 946, viene processato ma la corte, incredibilmente, lo scagiona, condan­ nando invece a morte gli altri tre coimputatilO• All'inizio del 1 948, Trincheri passa le informazioni a Pag­ gio, che ne prende nota su un libretto. Dopo alcuni giorni, " Alvaro " conferma a "Marco " che Felice Ghisalberti risulta essere stato l'uccisore di Curiel e gli raccomanda di tenerlo d' occhio l l . Dopo il licenziamento Trincheri torna spesso (almeno una quindicina di volte) nell' officina, con la scusa di chiede­ re istruzioni su particolari di lavoro. Ma invano: Felice Ghi­ salberti è partito militare 12 • La Volante Rossa è costretta ad accantonare il progetto di vendicare Curie!. Trincheri, sempre a Milano per lavori saltuari, continua a frequentare la famiglia Magni e alcune riunioni della Volante Rossa, partecipando anche a qualche scontro, come quello del 25 aprile a piazzale Loreto, dove si distingue per il suo coraggIO. All ' inizio del 1 949, ancora una volta disoccupato, " Mar­ co " si reca nell'officina di via Paolo Lomazzo per chiedere aiuto a Bonomini, che non c'è. Trincheri si spinge allora fino all'ultimo locale, dove lavorano gli operai, per salutare un vecchio amico. E lì nota nell' officina il giovane Ghisalberti, rientrato dal servizio militare. È l'occasione che la Volante aspetta da molto tempo. Cer­ to, gli uomini di " Alvaro " hanno ormai abbandonato le azio­ ni armate contro i fascisti, e certo, in questi primi giorni del 136

1 949 è in atto un ripensamento del ruolo della formazione. Ma molti di loro hanno lottato, come Finardi, in distacca­ menti partigiani intitolati a Eugenio Curiel, hanno presen­ ziato in massa a commemorazioni n elI 'anniversario della sua morte. Il suo assassinio è una ferita aperta, e Paggio non ha dubbi: Ghisalberti deve pagare. Finardi conosceva Curiel personalmente13 , Trincheri è iscritto a una sezione che porta il suo nome: sono loro i pre­ scelti per la vendetta.

Gli ((omicidi dei taxi" Trincheri si procura due pistole a rotazione e dal 24 sera, con Finardi, inizia una serie di appostamenti davanti all' officina di via Lomazzo, per studiare i movimenti della vittima. Tutti i giorni, a pranzo, Ghisalberti si reca a mangiare in una trat­ toria non distante dal laboratorio. Tra i due edifici c'è una banca, guardata a vista da un poliziotto: una complicazione in più, qualora la guardia decidesse di fare l' eroe14• L'esecuzione del piano è più volte rimandata, con l'approvazione di "Alva­ ro " , che viene quotidianamente aggiornato e invita i due ad aspettare il momento buono. Il 25 gennaio, alle 8 di sera, Trincheri e Finardi noleggiano un taxi in piazza Garibaldi, e lo lasciano in sosta in via Paolo Sarpi, all' angolo con via Lomazzo. I due si appostano in at­ tesa di Ghisalberti. È una serata di nebbia. C'è un giovane, fermo a pochi passi da loro. Non si muove da un bel po' , e sembra spiarli. A un certo punto, Trincheri gli si avvicina e gli punta contro la pistola: " Sai cos'è la girandola? Alza le mani" . Il giovane obbedisce, e mentre i due lo perquisiscono vien fuori l'equivoco: il poveretto è lì fermo perché sta aspet­ tando la fidanzata. Compreso l'errore, Finardi e Trincheri si scusano e invitano il ragazzo a prendere un vermouth in un caffè nelle vicinanze. A " Marco " e "Pastecca " non resta che riprendere il taxi e tornare alla Casa del Popolo di Lambrate, dove pernottanol5.

Il 26, nuovo appostamento: alle 1 8,30 i due noleggiano un altro taxi nei pressi di Porta Volta e si fermano ancora in via Sarpi. Mentre Finardi aspetta nella vettura, Trincheri va a cercare Ghisalberti. Non trovandolo, fa ritorno al taxi. Il conducente si lamenta perché il tassametro gira. Trincheri gli dice di essere "il cognato del partigiano Curiel, ucciso dai fascisti " , e che vuole dare una lezione a una persona per vendicarlol6. Tornati a Porta Volta, " Marco" e " Pastecca " decidono di passare la serata nella pensione Borromei, insieme a due pro­ stitute. La ragazza in compagnia di "Marco" nota la pistola e gli chiede se sia un poliziotto. Lui risponde di no: è un partigiano garibaldino, porta un' arma con sé per autodifesa, perché è ricercato. " Sai cos 'è la girandola? " , domanda Trin­ cheri alla ragazza, che scuote la testa. " VuoI dire che sono un tiratore scelto" . Si ferma un attimo, poi aggiunge: " Domani farò lavorare la girandola " 1 7 . Una leggerezza che gli costerà cara. Anche perché, come ricorda Banfi, " allora le prostitute erano le principali infor­ matrici della polizia" 1 8 . Il giorno dopo, i due lasciano le ragazze e gironzolano fino a mezzogiorno da un caffè all' altro. Puntuale, all'ora di pranzo, Ghisalberti esce con suo padre e alcuni operai e va nella solita trattoria. " Marco" e " Pastecca" hanno all'incirca un'ora. Ne approfittano per mangiare un boccone, poi si re­ cano a Porta Volta a prendere un taxi. Scelgono non la prima vettura della fila, ma la terza: l'autista, Adriano Bellinzoni, indossa infatti una sciarpa rossa. " Sei un compagno? " , gli chiedono 1 9• Avuta risposta affermativa, montano sull' auto­ mobile. A bordo Trincheri chiede a Bellinzoni a quale sezio­ ne appartenga, e gli dice che deve eseguire un certo lavoro. Vedendo le pistole sotto i cappotti dei due, Bellinzoni però si innervosisce. Trincheri e Finardi gli intimano di stare zitto e guidare, minacciandolo con le armi. Lo fanno fermare a trenta metri dalla trattoria. 138

Come ogni giorno, il poliziotto a guardia della banca per­ corre su e giù l'intera via . I due della Volante confidano che non rischierà la vita per una cosa che non lo riguarda. Ma, nel caso, a lui baderà Finardi mentre Trincheri penserà a Ghi­ salberti. L'attesa è più lunga del previsto. Col motore spento, in macchina si gela e i finestrini si appannano. " Marco" ne pu­ lisce un pezzettino, e da lì controlla la strada come guardando attraverso uno spioncino, contento di poter celare il volto. Alle 1 2 ,40, finalmente, Felice Ghisalberti esce dalla trat­ toria. "È lui" , dice Trincheri. La guardia giurata, di spalle, ha quasi raggiunto l'altro lato della via. Bisogna fare in fretta. " Marco" ordina a Bellinzoni di partire, abbassa il vetro della portiera e fa fuoco. Ghisalberti barcolla ma non cade. Tenta la fuga verso una tabaccheria lì vicino, col sangue che gli gronda da una spalla. Trincheri spara ancora. TI poliziotto, udendo gli spari, si volta. Finardi è pronto a intervenire, ma l'uomo, dopo un attimo di incertezza, inizia a correre nella direzione opposta. TI tabaccaio esce dal negozio, ma si spaventa e richiude subito la porta. Ghisalberti è ancora in piedi. Trincheri esplode altri due colpi, cercando di celarsi il viso col risvolto della giacca. Lo manca. Finardi allora spara quattro volte, tenendo la pistola troppo vicina al braccio del compagno, tanto da causargli una forte bruciatura al polso destro. Ghisalberti cade di fronte alla ta­ baccheria. Soccorso, viene trasportato alla vicina guardia me­ dica di via Paolo Sarpi, ma muore durante il tragitto. " M arco " e "Pastecca " , puntando Ie plsto ' le alle sp alle dell' autista, gli intimano di allontanarsi a tutta velocità. Infine, si fanno lasciare in via Vavassori Peroni, nei pressi del ponte di Lambrate. Per sviare i sospetti dalla Casa del Popolo e dalla Volante, ordinano a Bellinzoni di recarsi in Questura e dire di averli lasciati in via Kramer, dove li attendeva un' altra auto. Se non vuole guai, 1'autista deve anche fornire identikit fasulli dei suoi sequestratori: 40 anni circa, accento emiliano, e tutta una serie di dettagli fuorvianti sul loro abbigliament02o• 139

I due vanno a cercare Paggio. Non lo trovano, e gli la­ sciano un biglietto con su scritto: " Lavoro fatto. Ci vedremo stasera alla rotonda di Lambrate verso le ore 20" . Nel frat­ tempo, Bellinzoni si presenta in Questura e fornisce la ver­ sione "suggerita" da Trincheri e Finardi. Poco convinti dalle sue parole, gli inquirenti lo torchiano e il tassista cade presto in contraddizione. Viene trattenuto come sospetto complice. Paggio arriva al ponte di Lambrate in compagnia di " Pe­ dro " . Trincheri gli mostra un giornale della sera che già ripor­ ta la notizia dell'omicidio. "Alvaro" si congratula con lui, ma gli dice di tenere le pistole. Assieme a Burato, devono andare a uccidere un altro fascista, implicato in una strage che tocca da vicino la Volante Rossa, quella del Campo Giuriati. Lì, il 2 febbraio del '45 , il gappista Gigi Campegi - al quale è intito­ lata la sezione del Pci della Casa del Popolo di Lambrate - è stato ucciso con altri quattro partigiani, in seguito alla soffiata di una spia. Intorno alle 2 1 , Finardi, Burato e Trincheri salgono sul ta­ xi dell' autista Silvio Perego. Lo fanno fermare davanti al nu­ mero 9 di piazza Leonardo da Vinci, l'indirizzo di Leonardo Massaza, capo ufficio paghe alla Olap (Officine 10mb arde per apparecchi di precisione, una filiazione della Siemens) . Bu­ rato scende con Trincheri, ordinando all' autista di non spe­ gnere il motore. "Che succede? " , si spaventa Perego. "Non farete delle stronzate? " . Finardi resta in auto a sorvegliarlo. Puntandogli contro una pistola, gli dice di stare tranquillo ed eseguire gli ordini: contro di lui non hanno nulla. Mentre "Marco" si ferma a controllare il portone, Bura­ to sale al primo piano, all' abitazione di Massaza. Gli apre la moglie. Anche "Pedro" lavora alla Olap: dice d'avere una comunicazione urgente da parte della direzione e chiede di parlare col marito. Attende con la P3 8 dietro la schiena e appena l'uomo arriva gli svuota contro l'intero caricatore. Sentendo gli spari, il tassista spegne il motore e fa per sfi­ lare le chiavi dal cruscotto. Finardi se ne accorge e gli punta la pistola al fianco: "Riaccendi, pirla, ti ho detto che non ti 1 40

facciamo nulla" . In pochi secondi Trincheri e Burato sono sul taxi e ordinano all' autista di allontanarsi velocemente. Si fan­ no lasciare a Lambrate, a una fermata dell' autobus all'Ortica. " Quant'è? " , chiede Burato al tassista. Perego, ancora sotto shock, dice che va bene cosÌ, non devono nulla. Ma " Pedro" insiste per pagare e gli dà duecento lire. " Fu l'unica cosa le­ gale che facemmo quella sera " , ricorda Finardi2 1 . Assente durante 1 'agguato a Ghisalberti, probabilmente perché sta festeggiando il compleanno di sua madre22, Paggio segue invece a distanza questa seconda azione, trasportato in Lambretta da Leonardo Banfi. Lo fa all'insaputa del grup­ po, forse per controllare come si comportano " Pastecca " e " Marco" , per i quali le azioni del 27 gennaio sono quasi un "battesimo del fuoco" 23 . Per quanto, a distanza d i più d i sessant'anni, Finardi sia ancora convinto della responsabilità di Massaza nella fucila­ zione dei partigiani al Campo GiuriatF4, questa attribuzione deriva soltanto da voci, non valutate a fondo, e rivelatesi in seguito infondate. Leonardo Massaza ha avuto incarichi dal Partito fascista in Albania e in Grecia25 . Qualche giorno dopo il 25 aprile, i partigiani della 1 17a Brigata Garibaldi (guidata dal fami­ gerato " capitano Marino" , Bruno Galbiati) arrestano sua madre e due lontani parenti. Massaza corre al Politecnico, dove sono acquartierati i garibaldini, e viene arrestato a sua volta. Rimesso in libertà con la madre, torna a casa c la trova svaligiata, in seguito a una perquisizione. Va a protestare, ma viene nuovamente arrestato e mandato a San Vittore, dove viene trattenuto però solo pochi giornF6. Dopo di allora, non risulta si sia mai occupato di politica. Il movente di questo secondo omicidio è piuttosto confu­ so: secondo la ricostruzione della polizia, Massaza, qualche tempo prima, aveva avuto un aspro diverbio con un suo sot­ toposto, Giovanni Lo Savio, che era un punto di riferimento della Volante Rossa alla Olap , pur non facendo parte della 141

formazione27. Entrato nell'ufficio paghe poco dopo, Natale Burato aveva raccolto uno sfogo di Lo Savio, in cui l'amico esprimeva il desiderio di dare un paio di schiaffi a quel " fa­ zulet" , quel fascista del suo superiore. Magari di sera , appro­ fittando della nebbia. Al che Burato aveva risposto: " Non preoccuparti, ci pensiamo noi " 28. È probabile, dunque, che sia stato Burato a sottoporre al nucleo dirigente della Volante il nome di Massaza. E che, dopo superficiali ed errati accertamenti sul suo conto, Paggio abbia dato l'ordine di ucciderlo. In ogni caso, il movente non può certo essere la vendetta per conto di Lo Savio, altrimenti Paggio e Burato non avrebbero avuto alcun motivo di parlare a ((Marco" e ((Pastecca " della strage del Campo Giuriati. Secondo C . , la fretta e la leggerezza con cui la Volante decide questo secondo omicidio derivano dal desiderio di scagionare Bellinzoni, l'autista comunista utilizzato nell' azio­ ne contro Ghisalberti: Se prendevano un fascista la cosa sarebbe finita lì. Invece han ­ n o preso u n compagno e la polizia l'ha arrestato e l ' h a messo in carcere. E cos'hanno fatto? " Se noi facciamo fuori un altro con il medesimo metodo, il tassista viene discolpato" . E hanno fatto fuori un altro nel medesimo modo. E così la Volante Rossa è croll ata29•

FinardPO e Trincheri3 1 , però, respingono questa ipotesi. E anche Banfi , all'idea che la Volante organizzi frettolosa­ mente l'azione contro Massaza per far scagionare Bellinzoni, risponde: No, non è così. Lì fu Burato , che sollecitato da Lo Savio pro­ pose, argomentandolo in modo politico , di far fuori il Massaza. Nessuna connessione con Ghisalberti. Sono due azioni a sé stanti che hanno motivazio.ni completamente diverse32•

Peraltro, nella deposizione di Trincheri non v' è alcun ac­ cenno all'ipotesi di un delitto ideato per " salvare" Bellinzoni. E all' autista del secondo taxi, Perego, non viene data alcuna 1 42

indicazione particolare. I tre, anzi, si fanno lasciare di nuovo a Lambrate, invece che in via Kramer, cosa che avrebbe avuto decisamente più senso. In ogni caso, dopo l'uccisione di Massaza la polizia con­ tinua a torchiare Bellinzoni: ripercorre con lui il tragitto del taxi, dimostrando come i chilometri effettuati nella corsa non corrispondano al percorso dichiarato dall' autista. Alla fine Bellinzoni crolla, racconta le minacce subìte e rivela d'aver lasciato i due assassini presso il ponte di Lambrate. Mentre alla radio non si parla d'altro che dei due delitti, al­ la Casa del Popolo inizia a serpeggiare un certo malcontento: non tutti, questa volta, sono d'accordo col "tenente Alvaro " . Gli " omicidi dei taxi " rappresentano infatti una vera e pro­ pria anomalia rispetto alle precedenti azioni della Volante: le vittime non svolgono alcun ruolo all'interno del movimento neofascista. Dunque, come scrivono giustamente Guerriero e Rondinelli, ci troviamo di fronte a una " rappresaglia politica di tipo partigiano" 33 : un genere di azione che appartiene ai primi mesi della storia della Volante, e può essere condotto da una formazione clandestina, cosa che la Volante non è più da tempo. Gli uomini di Paggio sono ormai conosciutissimi. La visibilità sociale acquistata con l'appoggio alle lotte della classe operaia non permette più, nel 1949, di uccidere e pas­ sare inosservati. Per di più a Lambrate, come Angelomaria Magni rileva giustamente, stemperando a malapena, a distan­ za di anni, il suo disappunto: la gran cretinata che fecero loro è stata far fuori quei due lì, uno alla mattina e uno alla sera, farsi accompagnare qui nei dintorni di Lam­ brate, perché la prima volta a Lambrate e la seconda volta all'Ortica . Insomma, so no mì, qui lo sapevano anche i sassi chi eravam034•

Anche Magni, come C., usa il pronome "loro " riferendosi agli autori degli omicidi: l'azione, infatti, è stata decisa da un nucleo ristretto di persone e gli altri militanti della Volan­ te ne sono venuti a conoscenza solamente a cose fatte, dai 1 43

giornali35. Magni, poi, di Massaza era persino amico, ci era andato alcune volte a fare delle escursioni in montagna. E difatti è tra i primi a presentare le condoglianze alla moglie del dirigente36• Anche all'interno della Federazione milanese del Pci 1'a­ zione contro Massaza scatena probabilmente l'ira di molte persone: al terzo piano di quello stesso palazzo abita Alber­ ganti, e fino a poco tempo prima ci abitava Luigi Longo37• Sante Marchesi, pur ritenendo del tutto giustificata l'azio­ ne contro Ghisalberti, è invece molto critico sulla seconda. Massaza " mi sa che non c'entrava niente. Non c'entrava. Per­ ché il Ghisalberti . . . eh, beh, c 'erano le prove" 3 8 . Un giudizio completamente negativo sui due delitti dei taxi lo dà, a distanza di anni, persino un membro di quel nu­ cleo ristretto che organizza, nel 1 949, le due azioni. Secondo Banfi, quegli omicidi rappresentano un "momento degenera­ tivo" all'interno di una profonda " crisi di ruolo" della Volan­ te Rossa: " Quella contro Massaza fu una vendetta personale che non c'entrava niente. C'eravamo, ma è stato uno sbaglio. Paggio riteneva Massaza responsabile dell' eccidio del Campo Giuriati, ma c'erano arrivate una serie di informazioni false, non rispondenti alla verità" 39. Alla domanda sul perché usare il taxi, scelta scomoda che espone ulteriormente i partecipanti all' azione al rischio di essere riconosciuti, Banfi ha scrollato le spalle: " Ma perché questa, appunto, non era già più la Volante Rossa . . . pensa che in queste ultime azioni viene usata una pistola dal calibro anomalo, facilmente riconoscibile . . . "40. Trincheri ha infatti una Stejer a 12 colpi41 , Finardi una Saint Etienne calibro 8 prolungato a nove colpi42. Una scelta che Banfi bolla con l'etichetta di " dilettantismo"43 . L'esecuzione dei delitti e gli appostamenti che precedono l'omicidio di Ghisalberti non sembrano in effetti un modello di " professionalità " : il 25 gennaio c'è l'episodio del giovane scambiato per un poliziotto e minacciato con le pistole. Il giorno successivo Trincheri preannuncia il delitto a ben due 144

persone: il tassista che protesta per la lunga attesa e la pro­ stituta incuriosita dalla " girandola " . Come se non bastasse, racconta a quest'ultima di essere ricercato. Il 27 , dopo tre giorni di tentativi andati a vuoto, Trincheri e Finardi sono sul posto. Ghisalberti entra in trattoria. E loro, invece di aspettarlo, se ne vanno a mangiare. Trincheri, mentre spara, si preoccupa di coprirsi il viso col risvolto della giacca: lo stesso viso mostrato sin ora a una mezza dozzina di testimoni. Infine, i due si fanno accompagnare col taxi a Lambrate, a due passi dalla sede della Volante. Due killer da operetta. Forse pesa, in questa serie di leggerezze, anche la con­ vinzione che, in quell' aspro dopoguerra, chiunque non sia fascista sia dalla loro parte, che un compagno non possa de­ nunciare un altro compagno. Dirà poi Trincheri, parlando dell' aiuto ricevuto nei giorni successivi: i giornali hanno pubblicato che gli uccisi erano due fascisti e non eran due santini. Al Campo Giuriati erano stati massacrati come a Tràrego. E Ghisalberti, a parte il Curiel, ne ha fatte anche altre nella Muti. In quel periodo lì se io andavo da uno che aveva fatto il partigiano con me, anche se sapeva che ero io che avevo fatto quello , una mano me la dava eh . Eravamo ancora vicini alla guerra di liberazione e poi c'era quello che facevano le Sam, le squadracce Mussolini [ . . . ]44.

Forse è per questo che i due assassini di Ghisalberti si sen­ tono, non del tutto a torto, quasi investiti d'una preventiva approvazione popolare. Ma se questa è spendibile in ambien­ ti partigiani o di partito, non pare invece avere alcun senso la ripetuta ostentazione dell' arma da parte di Trincheri, né la sua ansia di comunicare al primo venuto la sua intenzione di vendicare Curie!. Nel caso di " Marco " , e delle sue nutrite vanterie, pesa forse di più l'atteggiamento da duro, la pro­ pensione a darsi delle arie, a fare lo spaccone. In una parola: la sua gioventù. Anche per questo, la scelta di Eligio Trincheri come ese­ cutore dei due delitti si configura come l'ennesima prova di 145

superficialità. Trincheri, infatti, è estraneo alla Volante45, an­ che se qualche volta sfila con essa alle manifestazioni, o svolge servizio d'ordine alla Federazione del Pci in compagnia degli uomini di Paggio. È Trincheri stesso a ricordare di aver preso parte esclusivamente a queste ultime azioni: lo ho fatto solo quello . Andavo alla Casa del Popolo perché avevo anche una ragazza a Lambrate. E sono stato lì anche a bal­ lare. La maggioranza di loro mi chiamavano , sapevano che ero un ex partigiano senza lavoro e che ero lì a lavorare e basta, in attesa di sistemarmi meglio. Qualche volta stavo lì a dormire, ma non ci facevano caso , perché non tutti sapevano che ero ricercat046•

Secondo Banfi, è proprio Trincheri a pregare Paggio: vuole essere lui a premere il grilletto contro Ghisalberti47• E " Alvaro " , alla fine, si lascia convincere. Un errore che non si perdonerà mai.

La polizia in azione La sera del 27 , nonostante Bellinzoni non sia stato rilasciato, Paggio e compagni non si preoccupano. Dal loro informatore nella polizia vengono a sapere che l'ufficio politico della Que­ stura non ha indizi concreti. La Volante Rossa è sospettata, ma si pensa che non vi saranno mai prove sufficienti: che avessero dei sospetti, non c'è dubbio. Ma loro erano convinti che appunto essendo non azioni criminali ma azioni politiche, fos­ sero talmente curate e studiate per cui non avrebbero mai avuto elementi probanti. Il bandolo della matassa è stato il Trincheri : pescando lui. . .48

Che ci sia un dossier aperto sulla Volante, è confermato dal successivo svolgersi degli eventi. Con rapidità quanto­ meno sospetta, infatti, il 28 gennaio la polizia entra in azio­ ne: quattro pattuglie della Squadra politica e della Squadra mobile operano controlli all'ispettorato comunista di Lom146

bardia, alla foresteria della Breda e alla scuola convitto (( La Rinascita"49. Gli agenti fanno poi irruzione alla Casa del Po­ polo di Lambrate. Tramite il solito informatore, alcuni uomini della Volante sono stati avvertiti all'ultimo momento della perquisizione. Burato passa in sezione per avvertire, ci trova solo Fasoli e lo invita ad andare al cinema. " Walter" non ne ha nessuna inten­ zione, ma Burato insiste: " Andiamo a vedere Fantasia " . Poi, per strada, confida all'amico: " Stasera è facile che vengano a fare una perquisizione " . non so se 1'aveva avvertito . . . il partito, magari tramite Lamprati. Oh , dentro a l cinema s i sentivano passare l e macchine della poli­ zia, si sentivano le sirene. Lui era seduto vicino a me e saltava sulla sedia. Poi dal giorno dopo non l'ho visto più50• . .

Se Fasoli riesce cosÌ a sfuggire all'arresto, quando arriva la polizia altri della Volante si trovano ancora alla Casa del Popolo. Gli agenti irrompono nei locali devastando tutto, sfondando i mobili con i calci dei mitra5 1 • Banfi si dilegua velocemente, Trincheri si lancia sotto una catasta di carbo­ ne e rimane nascosto lì52 • Finardi non fa in tempo a fuggire. Sembra spacciato, ma all 'ultimo momento ha un'intuizione: vedendo un commissario alle prese con il cassetto di una scri­ vania che non riesce ad aprire, " Pastecca" gli dice che sa dove sono le chiavi, se vuole gliele porta subito. L' altro acconsente, e lui ne approfitta per darsi alla macchia. La perquisizione porta alla luce due rivoltelle appartenen­ ti a Primo Borghini, ex custode dello stabile ( e autista della Volante Rossa) . A detta della polizia, un'altra rivoltella si tro­ va nel cassetto della scrivania di Enrico Mondani, responsa­ bile della sezione del Pci Gigi Campegi. Mondani, arrestato, nega di aver mai posseduto quell' arma e sostiene, invece, che la pistola sia una prova costruita ad arte nel tentativo di inca­ strarlo: un suo diretto coinvolgimento permetterebbe infatti di attaccare il PCP3 . 147

La polizia opera in tutto due arresti e quindici fermi. Al­ cune fotografie della Volante Rossa trovate a via Conte Ros­ so serviranno poi per effettuare altre perquisizioni nelle case degli uomini di Paggio. A Sante Marchesi, uno dei fermati, viene sequestrato l'in­ no della Volante, la canzone scritta sull' aria dell'Olandesina, che verrà utilizzata in seguito come prova a carico della for­ mazione armata. Va meglio a Ferdinando Clerici, "Balilla " , cui i carabinieri sequestrano materiale innocuo, come " le fo­ tografie di Stalin e Togliatti e l'Album d'oro dei caduti della Valgrande Martire alla quale è appartenuto 'Balilla' , oltre a un fascio di documenti , inerenti all' attività di militante comu­ nista appartenenti al padre" 54. Ma la chiave di volta per le indagini è un documento " uf­ ficiale" della formazione rinvenuto alla Casa del Popolo: il ruolino dei turni di guardia alla Federazione comunista di Porta Garibaldi , firmato da Paggio. Non è un documento segreto: accanto ai nomi di battaglia figurano anche alcuni cognomi. Ciò nonostante, la polizia lo utilizzerà per identi­ ficare i militanti della Volante e per tentare di dimostrare la collusione del Pci milanese col gruppo armato di Lambrate. Per ora, tuttavia, l'ufficio politico della Questura ha in mano poco o niente. Se vogliono incastrare la Volante, hanno bisogno di ben altre prove. Larresto

di Trincheri

"Se scappava anche Trincheri " , ricorda con disappunto San­ te Marchesi, "forse la polizia non ci pescava. Ci conoscevano perché . . . andavamo sempre in giro con 'ste divise. De là, de chì, andavamo sempre in giro con 'ste cavolo di divise "55. Uscito da sotto la catasta di carbone e fuggito da una fine­ stra, Trincheri si rifugia in casa di Angelomaria Magni56. Poi parte per Pesaro, dove cerca un suo ex datore di lavoro, Car­ boni , perché gli presti dei soldi57• Ma Carboni non c'è, la sua amante dice a " Marco " che può trovarlo a Firenze. Trincheri 148

vorrebbe raggiungerlo via Bologna, ma perde l'ultima coin­ cidenza. Non intendendo pernottare in stazione per paura di essere fermato dai carabinieri, prende un treno per Milano. Lì torna dai Magni, dove lascia dei vestiti da lavare prima di andarsi a nascondere da compagni partigiani nel Verbano. Ormai, però, Trincheri è braccato: la polizia sta cercando un individuo di nome "Marco " , giacché così è stato chiamato in taxi uno degli esecutori dai suoi compagni. Più di 80 sospetti con quel nome vengono fermati, senza alcun risultato. Finché dai carabinieri di Pesaro arriva una segnalazione: un certo "Marco " è arrivato da Milano e si è incontrato con alcuni esponenti locali del Pci, vantandosi di essere uno degli autori degli omicidi dei taxi e chiedendo inutilmente aiuto. L'uomo ha poi tentato di incontrare un suo amico, l'ingegner Carbo­ ni. Non avendolo trovato, è ripartito. Arrestato e interrogato, Carboni dice che l'uomo che lo ha cercato si chiama Eligio Trincheri, ed è un operaio specializ­ zato che ha lavorato per lui negli anni passati. All'inizio del 1 948, una persona con lo stesso nome ha lavorato per alcuni giorni nell' officina Ghisalberti. Una retata di prostitute, awenuta in quei giorni, fornisce ancora nuovi elementi: si scopre che una di loro ha passato la notte tra il 26 e il 27 in un albergo di via Borromei, in com­ pagnia di un ragazzo che le ha detto di dover far lavorare la "girandola " . Sul registro dell' albergo, il giovane si è firmato Marco Trincherini (questa, che potrebbe sembrare una delle tante ingenuità di Trincheri, è forse la più spiegabile: ricerca­ to a Novara per la rapina del '46, " Marco " ha con sé, come documento, una licenza di caccia che il fratello gli rinnova di anno in anno. Su di essa ha modificato il suo cognome in Trincherini, giacché nella Cesare Battisti c'era un partigiano di nome Ettore Trincherini, che a Intra abitava alla porta ac­ canto a quella della famiglia Trincheri. Nome simile, stesso indirizzo. Assurdo solo che firmi come " Marco " ) . Alla prostituta viene mostrata una foto segnaletica di Trincheri risalente all' epoca della rapina. Riconosciuto dalla 149

ragazza, "Marco " è ora stretto d'assedio. Scelba ha persino promesso una taglia di due milioni di lire sugli assassini dei taxP8. Non resta che espatriare, il più velocemente possibile. Alcuni compagni del Pci vanno subito in Svizzera a preparare la sua fuga in Cecoslovacchia, passando per l'Austria. È il lO febbraio, tutto è pronto. Due amici partigiani di Intra devono accompagnare Trincheri in Svizzera, ma M,arco si impunta: vuole prima passare a Milano, dove deve vedere qualcuno. Secondo Magni59, Trincheri avrebbe poi incon­ trato Alberganti, ma l'interessato smentisce, dicendo invece d'aver parlato in via Victor Hugo con un " personaggio della Resistenza, ma non un politico " . Qualcuno estraneo ai fatti, cui Trincheri si rivolge in cerca d 'aiut060 . Questo anonimo personaggio gli consiglia di partire per la Svizzera il prima possibile, e non andare nei posti che ha frequentato in passato, che sono sicuramente sorvegliati dalla polizia. Trincheri, però, ha lasciato un pacchetto con i suoi vestiti a un corriere, chiedendogli di spedirli alla sua famiglia. Ha un po' di tempo prima che parta il pullman che deve portarlo in salvo, e " per non andare via nudo , senza camicia e senza niente"61 , decide di andarseli a riprendere. Vado lì dal corriere Lucini e c'è la signora, faccio: " Cercavo il Maurizio " , un fattorino di Intra. " Il Maurizio è al bar " . C'è il bar vicino a via Moneta. Vado al bar e non c'è. Ritorno indietro e c'è la signora col telefono. M'ha detto: " Maurizio viene subito. Aspetti pure lì al bar " , tranquilla62 •

Trincheri torna al bar e si mette a scrivere due lettere, una per sua madre e una a un' amica. Non ha ancora messo l'indi­ rizzo, quando quattro agenti entrano nel locale e lo arrestano. Maurizio e "la signora col telefono" si sono appena aggiudi­ cati i due milioni di lire della taglia. Nel momento in cui arriva in caserma, Trincheri ci trova Angelomaria Magni con tutta la famiglia. In casa loro i cara150

binieri in una perquisizione hanno trovato i vestiti che " Mar­ co " aveva lasciato a lavare e hanno arrestato tutti63 • Secondo Trincheri, Magni ha già " cantato "64. Quale che sia la verità, di sicuro Trincheri non tiene la boc­ ca chiusa. Anche perché Magni non è l'unica sorpresa che lo aspetta in caserma: riconosciuto dall' autista del taxi, e dal pas­ sante fermato e perquisito durante il primo appostament065, " Marco" crolla e inizia a parlare: chiama in causa Finardi e un tale "Pedro " , che soltanto dopo qualche giorno la polizia riuscirà a identificare come Natale Burato. "L'hanno arrestato all'una, alle cinque del pomeriggio sul giornale c'eran già i no­ mi e tutto" , ricorda ancora oggi con asprezza Paolo Finardi66• In seguito, Trincheri tira in ballo anche Paggio. Per giustificare la rapidità della sua confessione, " Marco" racconterà poi di essere stato minacciato di tortura e d'aver avuto paura di fare dei nomi compromettenti, come quello dell"'importante personalità " con cui si era incontrato un' ora prima dell' arresto. Come m'hanno a rrestato, già in macchina i carabinieri e il ma­ resciallo Valpreda: " Adesso ti spacchiamo qua e ti spacchiamo là " , e questo e quell'altro . Poi m'hanno detto: " Guarda " ; e m'han fatto vedere il sale e gli scarafaggi. " Qui ti facciam parlare. Stanotte canti a tutti i costi " , e tut. L ] E ho ammesso i fatti perché sotto tortura o che come mi avevano minacciato avrei potuto fare dei nominati­ vi L . ] . Ho cercato di salvare il salvabile, via. [ . ] Poi in un secondo tempo ho cercato di scagionare anche " Alvaro" 67. ..

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Trincheri tenterà invero, nell'ottobre 1 949, di discolpare Paggio, in un memoriale al giudice istruttore Fusco: lo non capivo più niente quello che succedeva davanti a me, tra tutto quello che mi dicevano L .J e che avevano arrestato tutti i miei famigliari; e poi quello che volevano farmi se non dicevo di si in quello che dicevano loro , e cioè avrebbero preso una pompa dautomobile e mi gonfiavano come un pallone, e mi mettevano gli scarafaggi inun bicchiere sullo stom aco, mi avrebbero rovinato .

15 1

senza segni e così non potevo far valere le mie ragioni davanti ai dottori e ai giudici. Allora potete immaginare cosa potevo capire. Questo gentilissimo signore torturatore dellumanità, è il marescial­ lo Valpreda di Torino, della squadra interna del pestaggio. E il fa­ moso tenentello che io non ricordo il nome, però è quello che mi ha arrestato riccio di capelli, voleva levarmi le unghie e farmi a pezzi. Poi l'altro maresciallo magro che non so il nome però è di Omegna sicurissimo questo voleva rompermi la testa a pezzi perché o ucci­ so due persone. Allora potete immaginare voi signori magistrati e compagni quello di cosa potevo capire io?68

In effetti, dopo l'interrogatorio del 12 febbraio 1 949, i carabinieri fanno firmare a Trincheri una insolita quanto sospetta dichiarazione finale: " Non fui mai fatto oggetto a minaccia o violenza di sorta"69, A nessuno degli altri arrestati viene chiesto di firmare nulla di simile. Che Trincheri sia stato minacciato e sottoposto a pressioni illegali appare dunque abbastanza credibile. E può esser vero che Magni, che da molti suoi compagni non è certo conside­ rato un cuor di leone, abbia parlato per primo (e, magari, che il suo verbale di interrogatorio sia sparito per un accordo coi carabinieri), Resta il fatto che " Marco" si lascia prendere la man070 e una volta trascorso il periodo di isolamento, appena a contatto coi compagni in galera, probabilmente viene " con­ vinto" a ritrattare le sue accuse a Paggio. Per quel che riguarda la tortura, inoltre, Trincheri è stato minacciato da Valpreda, ma mai realmente toccato. E infatti, quando Bermani gli chiede "Ti hanno picchiato? " , Trincheri risponde, quasi come un bambino che arrossisca di vergogna: " No. C'è stato due o tre cazzotti di fronte alla famiglia Magni, "71 m a di corsa . Forse anche lui, come molti dei suoi compagni, ha tentato di salvarsi facendo i nomi che gli venivano chiesti. Quel che è certo è che la sua confessione non deve avergli facilitato la vita in carcere: le cronache dei quotidiani durante la deten­ zione e il processo descrivono un Trincheri "isolato" , e con lui anche il suo avvocato Squassoni (a questo proposito, però, 152

bisogna anche dire che Trincheri sarà l'unico reo confesso, e perciò indifendibile. È ovvio dunque che il Pci e con esso " l'Unità" siano costretti a scaricarlo) . Intanto, nel febbraio del 1 949, le confessioni di Trincheri rendono ancora più complicata la vita ai latitanti Paggio, Fi­ nardi e Burato.

La fuga Lo stesso lO febbraio in cui Trincheri viene catturato nel bar di via Moneta, i carabinieri tendono un agguato a Paggio. Fingendosi suoi creditori, degli agenti in borghese vanno dal capo del personale dell'Innocenti, Montebelli, chiedendo di convocare " Alvaro" nel suo ufficio. Avvisato che il capo vuole parlargli, Paggio esce per attraversare la strada che dal reparto C2 dell'Innocenti porta all'ufficio di Montebelli. Sta andando dritto verso la trappola quando, ricorda Banfi, " in­ crocia due carabinieri che andavano per i cazzi loro, che non c'entravano niente con la vicenda Volante Rossa"72 . " Alvaro" si insospettisce. Torna indietro e va da un amico, un' altra guardia giurata: " Senti, mi ha chiamato Montebelli, vai là te, vedi cosa vuole; digli che io sono impegnato, che non posso abbandonare il posto " 73 . Il collega entra nell'ufficio del capo e subito i carabinieri gli saltano addosso. Paggio allora torna indietro, avverte il suo reparto e con l'aiuto di alcuni operai si nasconde nel ca­ pannone C3 , la meccanica. Sta lì fino alla chiusura con altri due della Volante, Banfi e Angelo Vecchio. Poi Banfi gli mette addosso il suo impermeabile e i tre escono insieme, passando per l'Ortica, che brulica di polizia. Riescono a rifugiarsi per la notte in casa di un compagno fidato. Il giorno dopo si spo­ stano in un' altra casa. Lì Paggio riceve la visita di alcuni funzionari del Pci, che iniziano a pianificare il suo espatrio. Banfi va a trovarlo varie volte, per fargli compagnia, giocare a carte. Gli viene detto di tornare a casa e lui obbedisce: 153

noi tutto sommato eravamo disciplinati e la direttiva del Pci in . queIl' occaSIone fu: " restate d ove sIete, aspettate " . . . 74 '

Dopo la fuga di Paggio dall'Innocenti, Banfi - che finora non è stato identificato, nonostante il suo nome figuri nel ruolino dei turni di guardia - capisce che tira una brutta aria. A casa ha delle armi, un rischio che non deve correre. Per­ ciò prende un permesso dal lavoro e torna indietro per farle sparire. Ma a casa c'è sua madre, che non sa nulla, e le armi sono nascoste proprio nel suo armadio. Il tempo stringe e non c'è soluzione: a un certo punto Banfi si decide e dice tutto. La donna si dispera, ma lo aiuta a sotterrare in un orto lì vicino fucili e bombe a mano. ('Poi ritorno a casa. A quel punto ognuno di noi sta a casa sua ad aspettare. Quindi per settimane, finché mi son reso conto che io non ero stato in­ dividuato "75. Dal partito, dunque, dopo qualche giorno di dubbi, è ar­ rivata una direttiva precisa: nessuno deve scappare. Marisa Magni ricorda infatti che poco dopo la prima perquisizione suo fratello, trafelato, arriva a casa gridando a sua madre di preparargli la valigia perché " tutto il gruppo ha deciso di partire " . Quindi inizialmente l'idea è di fuggire in blocco, ma poi la Federazione decide di far andar via solo "i più re­ sponsabili" , e agli altri viene chiesto di restare e affrontare la situazione: " infatti poi dopo han detto non preoccupatevi perché l'avvocato lo prendiamo noi. . . è rimasto a casa il grup­ po più grosso"76. Intanto, sui giornali inizia a ingigantirsi la vicenda dei " de­ litti di Milano" : il 14 febbraio il questore di Milano Agnesina si reca a Roma per riferire al ministro dell'Interno Scelba. E il ministro, lo stesso giorno, elogia alla Camera l'opera di ca­ rabinieri e polizia, dichiarando che gli autori dei delitti sono ex partigiani che hanno trovato rifugio e protezione presso la Casa del Popolo di Lambrate di cui il Pci ha tanto criticato la perquisizione. Il nome della loro organizzazione è "V0154

lante Rossa " , il capo un giovane guardiano dell'Innocenti, Giulio Paggio, conosciuto col nome di battaglia di "Tenente Alvaro "77. Il 24 febbraio la polizia opera una seconda ondata di arresti: quindici militanti della Volante sono prelevati, all'al­ ba, dalle loro abitazionF 8. E Scelba alla Camera può alzare il tiro contro il Partito comunista: "Abbiamo le prove docu­ mentate che il mandante e l'organizzatore dei delitti di Mi­ lano, il cosiddetto 'Alvaro' , capo della Volante Rossa, era il capo dei servizi di sicurezza della Federazione comunista di Milano "79. Di fronte alle accuse, il Pci e l'Anpi fingono di cadere dalle nuvole: Muneghina e Casali, interrogati dalla polizia, negano d'aver mai sentito parlare di una Volante Rossa80; la stampa comunista parla, al solito, di " provocazione" , e non esita a tirar fuori i precedenti di Burato e Trincheri con la X Mas. La negazione dell'evidenza, nei primi mesi del 1 949, è la caratteristica più manifesta degli articoli che "l'Unità" dedica agli omicidi dei taxi. Gli uomini di Paggio sanno che è cosÌ che funziona: il partito non va coinvolto. C. ricorda, in tal senso, un episodio emblematico: " Il figlio di Longo, quello che ora fa il fisico, è stato a fare la guardia alla Federazione con noi diverse volte. E voleva venire con noi. Ma noi non l'abbiamo voluto perché era il figlio di un dirigente del par­ tito. Sapevamo che se fosse awenuto qualcosa il partito non doveva essere compromesso " 8 1 . Se a beneficio dell' opinione pubblica il Pci finge di non aver mai sentito parlare di Paggio, Burato e Finardi, nell' ombra sta già organizzando la loro fuga. Del resto, in quegli anni, il par­ tito si fa carico dell' espatrio di molti ex partigiani, processati per fatti di guerra o dell'immediato dopoguerra82 . E a Milano, a reggere le fila del flusso migratorio, c'è proprio Alessio Lam­ prati, uno dei dirigenti più vicini alla Volante Rossa. A pochi giorni dai primi arresti, "Pedro " e "Pastecca" vengono nascosti una settimana in casa di " Aldo " , l'informa­ tore della Volante nella polizia, comandante dei vigili urbani 155

di Milano. I due vengono poi presi e portati in altre abitazioni sicure, in attesa di vedere come evolve la situazione. Mentre Finardi rimane calmo in casa di una compagna, Burato è ner­ voso e insofferente, non si fida di nessuno e vuole cambiare continuamente nascondiglio. Una volta, scappa in bicicletta dalla casa dove è ospitato. Durante la fuga, però, la bici si rompe. Mentre "Pedro" tenta di capire dove sia il problema, vede due carabinieri avvicinarsi. Non sa cosa fare: è armato, sta per portare la mano alla pistola quando i due, che non lo hanno riconosciuto, si offrono di aiutarlo a riparare la bi­ cicletta. Con l'aiuto delle forze dell' ordine, il latitante può dunque ripartire83 • Lo scampato pericolo non lo aiuta però a mettere giudizio: sempre irrequieto, si allontana più volte dalle case dei compagni, mettendo a rischio se stesso e quelli che lo stanno proteggendo. Tanto che il Pci, per non rischia­ re, decide a un certo punto di farlo tacere per sempre. Glielo dirà Alberganti anni dopo: eri una scheggia impazzita, e noi avevamo deciso di farti fuori, eri diventato troppo pericoloso per tutti. Per tua fortuna chi lo doveva fare non ne ebbe il cuore84 •

CosÌ, a marzo, Burato riesce finalmente a espatriare attra­ verso il Brennero, e arriva infine a Praga. Intanto, anche a Finardi il Pci ha spiegato le alternative: costituirsi e farsi da dieci a quindici anni di prigione, o espa­ triare. "Pastecca" inizialmente si irrigidisce: " Sapevo che c'e­ ra un certo livello di sicurezza, almeno cosÌ mi avevano detto, se no col cazzo che lo avrei fatto ! " . I suoi interlocutori, due compagni che non ha mai visto prima, lo affrontano con du­ rezza: il partito li sta aiutando, nonostante non abbia certo chiesto loro di andare in giro a fare i giustizieri. " Ma io l'ho fatto allora per chi, se non per il partito, che ufficialmente ora non ne vuole più sapere un tubo? " . " No, compagno. Il partito s a che queste cose succedono ma non le organizza affatto, anzi non ne sa proprio un cazzo, 156

e questo dovevi averlo chiaro fin dall'inizio. È stato Alvaro a decidere gli obiettivi, al limite con voi, con noi no di certo "85. Alla fine, " Pastecca" si convince. Passando per Zurigo, anche lui raggiunge la Cecoslovacchia. Sempre ai primi di marzo, Sergio Ricaldone, segretario provinciale della Federazione giovanile comunista, viene chiamato dal compagno della commissione centrale quadri che gestisce le operazioni di espatrio: c'è bisogno di lui per consegnare un "pacco " . Il pacco è "Alvaro " , e una domenica mattina Ricaldone va a prenderlo per portarlo fuori da Mi­ lano. In quattro giorni arrivano a Pontebba, dove altri com­ pagni devono prelevare Paggio e fargli passare la frontiera. Il comandante è nervoso, diffidente. Sa troppe cose, e il partito potrebbe anche aver deciso di non rischiare. Così, quando i due che lo prendono in consegna gli dicono di camminare ver­ so la stazione, lui risponde: "No, no, mi sa che andate avanti voi, io vi seguo "86. Alla fine, però, anche il "tenente Alvaro" trova rifugio a Praga. A Milano, invece, grazie alle prime confessioni, continua­ no gli arresti da parte delle forze dell'ordine. Alla fine, in carcere finiranno in trentatré, su un totale di trentotto impu­ tati: verranno processati in contumacia Mauro Bosetti, alias "Maurino " ( da tempo espatriato in Cecoslovacchia perché ricercato per fatti legati al periodo immediatamente successi­ vo alla Liberazione) , i tre fuggiaschi Paggio, Burato e Finardi, e il latitante Primo Borghini, che verrà catturato soltanto il 1 8 maggio 1 95 1 . Nel frattempo, dopo r arresto di Mondani, Alberganti ha inviato Raffaele De Grada a commissariare la sezione del Pci di Lambrate. Il nuovo segretario, al suo arrivo, trova un clima assolutamente favorevole alla Volante. Anche perché la sezio­ ne, come ricorda De Grada, "era . . . una sezione della Volante Rossa . . . c'era una condivisione assoluta"87. I primi tempi non sono semplici. C 'è addirittura chi, co­ me Banfi, vuole riorganizzare un nuovo nucleo della Volante 157

Rossa. Ma soprattutto sono molti i compagni che chiedono al partito di fare qualcosa per i militanti in carcere: loro volevano soprattutto i l « Soccorso Rosso " , no ? perché si pone­ va la questione di non lasciare questi compagni in carcere perché era troppo duro chiudere la cosa dicendo beh , questi. .. hanno sba­ gliato, si son fatti cogliere, pazienza. Alberganti era uno che aveva la mentalità che se uno cadeva . . . era caduto. Come in battaglia: se uno va in ricognizione, beh, non vai a riprendere il cadavere . . . Invece, siccome c'era una grande umanità allora , c'erano quelli che dicevano: aiutiamoli, aiutiamo le famiglie88•

Alla fine, dopo un' aspra discussione con De Grada, anche Banfi si convince: non è più tempo di organizzazioni armate, ora il lavoro da svolgere è un lavoro politico, bisogna organiz­ zare nuove cellule del Pci all'interno delle fabbriche89• Mentre gli scampati all' arresto si allineano alle nuove di­ rettive del partito, nella caserma dei carabinieri di via Mosco­ va proseguono gli interrogatori.

Il carcere e i processi Sin dalle prime ore, una lunga serie di reati viene contestata agli uomini di Paggio: dall' assalto al bar di via Pacini al seque­ stro Toffanello, agli omicidi dei taxi, alle occupazioni della Motta e della Bezzi, al pestaggio dei crumiri alla Breda, ecc. , per arrivare poi all' omicidio Gatti. Le domande estremamen­ te precise e dettagliate e l'impressionante raccolta fotografica sulla Volante Rossa confermano la sensazione che le forze di polizia sorveglino da tempo la formazione di Lambrate. Ricorda Marisa Magni che in Questura avevano le fotografie di tutte le manifestazioni che si erano svolte in quel periodo, e c'erano le fotografie con i cer­ chietti: dove c'ero io, dove c'era mia mamma, dove c'era 1'Angelo, dov' era il papà . . . e ci dicevano: C( è impossibile che voi non sappiate niente"90. 158

In seguito, vi sarà anche un tentativo di attribuire alla Vo­ lante gli omicidi di Franco De Agazio e di Michele Petruccel­ li, fallito per l'assenza di prove concrete. A tutti i componenti della Volante, viene poi contestato il reato di associazione a delinquere. Sottoposti a estenuanti interrogatori, alcuni militanti della formazione di Lambrate si lasciano andare a una serie di con­ fessioni piuttosto compromettenti. Se Comini, imperterrito, continuerà a sostenere la totale estraneità della Volante a qua­ lunque forma di violenza anche al processo d'appello del 1953 , altri, più giovani, inesperti, e spaventati, non esitano a chiama­ re in causa i loro compagni pur di scagionarsi: Bonasio parla subito di un gruppo ristretto all'interno della Volante (Paggio, Biadigo, Alterchi, Finardi e Borghini), che si riuniva in segreto tenendo all ' oscuro i "gregari" delle proprie decisioni. Secon­ do la sua testimonianza, la Volante Rossa dipendeva dal Pci e " Paggio frequentava assiduamente la Federazione comunista milanese" , dove " concertava i piani e le azioni della Volante Rossa con persone che politicamente 'stanno sopra di lui' ''9 1 . Coscelli, arrestato nel novembre 1 949, conferma le riunio­ ni segrete "per programmare e attivare piani di altro genere diversi da quelli di natura ricreativa" . Al suo ingresso nella Volante, confessa, gli venne chiesto di procurarsi un'arma. Poiché non aveva i soldi necessari, gli dissero che ci avrebbe pensato l' organizzazione92 • Persino Giordano Biadigo, che per difendere un compagno non arrestato si farà quindici anni di carcere senza fiatare, si lascia andare a una piccola confes­ sione quando dichiara che "la Volante Rossa dipendeva dalla Federazione milanese del Pci ed era anche alle dipendenze dell'Anpi di Milano"93 . Poi, è owio, ci sono anche i duri. Sante Marchesi lo inter­ roga Provenza: Mi chiede: " spiegami un po' 'sta Volante Rossa " . " Siamo degli e x partigiani, siamo riuniti in una sezione, siamo ancora qui. Perché, cos'è successo? "94. 159

Marchesi la tira per le lunghe e non ammette nulla. Tal­ mente per le lunghe che il commissario, stremato, si addor­ menta95. La fase istruttoria si protrae per un lunghissimo periodo. Arrivati a San Vittore, i detenuti rimangono isolati, in attesa di essere interrogati dal giudice istruttore Fusco. In carcere si studia: storia del movimento operaio, testi fondamentali del marxismo. Si legge la storia del Pc bolscevico e si commenta. Alcuni si spingono anche più in là, come ricorda Marchesi: "Mah, Giordano [BiadigoJ leggeva il Capitale. lo non l'ho letto . . . non so se l'ha capito, eh? lo non l'ho letto "96. Enrico Mondani, appena scarcerato nel maggio del 1 950, ricorderà i quattordici mesi di carcere come un'esperienza umana di grande spessore: " quattordici mesi che non abbia­ mo sprecati [' .. J . Dal carcere non abbiamo mai cessato di seguire l'attività del partito. Ricevevamo dei libri, qualche volta vedevamo un giornale. Abbiamo organizzato dei grup­ pi di studio. I libri li ricevevamo attraverso il Comitato di solidarietà democratica; avevamo delle difficoltà a seguire lo studio, sia perché eravamo divisi nelle diverse camerate, sia per l'opposizione sistematica che ci veniva fatta. Un com­ pagno, di solito, leggeva un passo del volume, discutendo poi con gli altri sui punti di maggiore interesse ed impegno. Quando ci incontravamo alla . . . passeggiata con quelli delle altre camerate ci scambiavamo i punti di vista, ci chiarivamo le idee a vicenda sulle questioni controverse "97 . Oltre a studiare s i lavora: ricorda a d esempio Marchesi che " A San Vittore tutto il 5° raggio . . . l'abbiamo imbiancato noi: eravam gente che veniva dalle fabbriche, a star lì in cella tutto il giorno rompe, eh? "98 . Ogni tanto, si riesce anche a farsi due risate. In cella Mar­ chesi si sdraia su un'amaca e viene via un pezzo di muro: " Mi volevano imputare di tentata evasione, ma di là c'era l'altra cella, non è che potevo uscire ! " . Invece arriva un agente pe­ nitenziario e lo porta dal direttore�9. 1 60

Il partito, comunque, non abbandona gli uomini di Pag­ gio: il Pci mantiene la promessa e si occupa dei detenuti, aiu­ tando anche le famiglie più bisognose. Han dato l'awocato, e poi ogni tanto andavano in prigione a trovarli, gli portavano della roba , gli facevano avere i giornali, i li­ bri . . . la Federazione gli mandava roba dentro , se avevano bisogno, insomma non è che li han lasciati soli . . . 1 00

Nel novembre del 1 949 1 0 1 , nella speranza di abbreviare i tempi dell'istruttoria, i detenuti della Volante danno avvio a uno sciopero della fame che durerà cinque giorni, da merco­ ledì 9 novembre a domenica 13 . Alla fine, grazie alla mediazione degli avvocati difenso­ ri e dei parlamentari di Solidarietà democratica, lo sciopero ha successo. In seguito alla sentenza della sezione istruttoria presso la Corte di appello di Milano (7 aprile 1950) , diciotto componenti della Volante escono dal carcere e nell' agosto 1 950 la sede del processo viene spostata da Milano a Verona, per legittima suspicione (in realtà, è probabile che si tentasse così di evitare una forte partecipazione popolare) . Il processo di Verona si svolge infine dall'8 al 22 febbraio 1 95 1 , concludendosi con condanne soltanto parzialmente modificate dal processo di secondo grado, svoltosi a Vene­ zia dal 16 al 2 1 novembre 1 953 . Paggio, Burato, Finardi e Trincheri sono condannati all' ergastolo (Trincheri vedrà poi ridotta la sua pena a trent'anni, nel processo di Venezia) , Bia­ digo a trent'anni di reclusione (poi ridotti a quindici) . Per gli altri imputati, le pene oscillano tra i 9 anni e 4 mesi di Marchesi e Lo Savio ( considerato "mandante " dell'omicidio Massaza) e i 1 8 mesi comminati a Mondani e Magni. In generale, come scrivono giustamente Guerriero e Ron­ dinelli, si può dire che "la caratteristica di tutta la vicenda giudiziaria della Volante Rossa" sia "la progressiva riduzione del numero dei capi di imputazione, della quantità degli im­ putati e della pesantezza delle pene" 1 02. 161

Dopo la /ine Paggio, Burato e Finardi, raggiunta la Cecoslovacchia con l'aiuto del Pci, prendono strade diverse, pur incontrandosi di tanto in tanto e mantenendo viva la loro amicizia. Burato (ora col nuovo nome di Bianchi) , si trasferisce in Unione Sovie­ tica, divenendo ingegnere. Finardi avrà un ruolo di dirigen­ te all'interno dell' organizzazione della Gioventù comunista mondialelO3. Dopo aver assunto la sua nuova identità col nome di Anto­ nio Boffi, "Alvaro" , come ricorda il suo amico Leonardo Banfi, ha fatto una vitaccia anche lui . . . ha fatto il boscaiolo, poi siderur­ gia . . . una vita dura. Poi dopo è stato a Mosca a studiare un po' , col Burato . I 04 . .

Intanto, in Italia, si diffondono notizie di ogni tipo sul suo conto: c'è chi lo dice arruolato nella Legione straniera 105 , chi invece lo segnala prima in Svizzera, poi in procinto di trasfe­ rirsi a Cuba tra i "barbudos " di CastrolO6. Tornato in Cecoslovacchia, invece, Paggio lavora assieme a "Pedro " nella redazione di " Oggi in Italia " , la trasmissione di Radio Praga a cura del Pci, e in seguito alla rivista "Pro­ blemi della pace e del socialismo " . Nel 1968 awiene un episodio curioso: durante l'invasione sovietica, "Oggi in Italia" alimenta la resistenza dalle frequen­ ze clandestine di "Oggi in Cecoslovacchia" lo7. Ed è proprio Paggio a leggere, da una radio clandestina, il messaggio di Svoboda contro l'intervento russolO8. Tra quelli rimasti in Italia, l'ultimo a lasciare il carcere è Trincheri, graziato da Saragat nel 1 97 1 . Aprendogli le porte della prigione, i carabinieri gli raccomandano per il suo bene di non tornare a Milano: nonostante i 22 anni di carcere, molti suoi compagni della Volante lo ritengono infatti un infiltrato della polizia (opinione errata ma molto diffusa tra i militanti della formazione di Lambrate, anche in tempi recenti) 1 09. 1 62

Sette anni dopo, nel 1 978, il presidente della Repubblica Sandro Pertini grazia Paggio, Burato e Finardi. N ella primavera del 1 979, ottenuti i documenti dall' amba­ sciata, Giulio Paggio torna finalmente in Italia, accompagna­ to in auto da un amico. Appena arriva, il Partito comunista lo convoca a Roma : deve incontrare qualcuno, non sa bene chi . CosÌ, una mattina di marzo , " Alvaro " si presenta alla sede di via delle Botteghe Oscure. Sono passati trent' anni dalla sua fuga, e da allora Paggi9 non ha mai p arlato della Volante Rossa , nonostante le molte richieste di storici e giornalisti. Forse il partito vuole ringraziarlo, qualche dirigente vuole co­ noscerlo. Varca l'ingresso del palazzo recandosi in portineria, dove gli dicono di aspettare qualche minuto. Il comandante della Volante Rossa siede nel grande atrio disegnato da Giò Pomodoro: attorno a lui campeggiano un busto di Gramsci, una falce e martello , una bandiera rossa della Comune di Pa­ rigi, ma Paggio fissa lo sguardo verso la tromba delle scale, quello sguardo fiero e penetrante che il tempo non ha mo­ dificato. Probabilmente si domanda ancora chi sarà ad acco­ glierlo: magari p roprio Enrico Berlinguer. Pochi minuti e scende invece un ragazzo, anzi un ragazzi­ no: ha vent'anni al massimo. Si avvicina tendendogli la mano: "È lei Giulio Paggio? Come va? Cosa farà ora ? Pensa di fer­ marsi a Roma ? " . Non dà ad " Alvaro " il tempo di rispondere e se ne va già via. Il partito lo ha congedato COSÌ l l0. Il comandante Paggio, uno degli ultimi sopravvissuti del gruppo di Lambrate, è morto a Praga il 15 novembre del 2008. Fino all'ultimo, ha mantenuto fede a un patto stretto sessant ' anni prima, rifiutando ogni tentativo di contatto o in ­ tervista che riguardasse la Vol ante Rossa. Pochi anni prima di lui, è morto anche il "boia di Loreto " , il capitano Theodor Saevecke. È morto nel suo letto, dopo una vita da uomo libero. Responsabile anche della strage di Corbetta e di innumerevoli torture a San Vittore, all'Hotel 1 63

Regina e nella famigerata " Villa Triste" , Saevecke fu reclutato dalla Cia alla fine degli anni Quaranta col nome in codice di " agente Cabanio" . Nonostante avesse reso piena confessione per la strage di piazzale Loreto, e più di 40 testimonianze lo inchiodassero, tutti i fascicoli relativi alla sua colpevolez­ za vennero occultati. Saevecke poté cosÌ fare carriera nella polizia federale tedesca, diventando persino vice direttore dei servizi di sicurezza al Ministero degli Interni. Nel 1 999 il tribunale militare di Torino lo condannò all' ergastolo, ma il governo tedesco negò 1'estradizione. Saevecke non ha mai trascorso un solo giorno della sua vita in prigionel l l . " Quando si parla della Volante Rossa, delle nostre scelte di allora" , dice oggi Paolo Finardi, "bisogna ricordarsi anche di questo " 1 l2.

Note

Sigle e abbreviazioni ACATV: ACrGDV: ACS : AISRMO:

APC: CCdL, Ese: IG: INSMLI:

Archivio della Corte d'Appello del Tribunale di Venezia. Archivio Centro ricerche " Giuseppe Di Vittorio " di Sesto San Giovanni. Archivio Centrale dello Stato. Archivio dell'Istituto milanese per la Storia della Resistenza e del Movimento Operaio. I documenti citati nel libro sotto questa sigla sono stati consultati tra il 1 998 e il 200 1 ; succes­ sivamente l'archivio è stato trasferito presso 1'ISEC ( Istituto per la Storia dell'Età Contemporanea), che ne continua oggi l'attività. Archivio del Partito Comunista. Camera Confederale del Lavoro di Milano, verbali Commis­ sione esecutiva. Istituto Gramsci. Istituto Nazionale per la Storia del Movimento di Liberazione in Italia.

Fonti Atti del processo Volante Rossa, depositati presso l'Archivio della Cor­ te d'appello del Tribunale di Venezia. - Atti del processo Volante Rossa, consultati presso l'Archivio dell'Isti­ tuto milanese per la storia della Resistenza e del Movimento operaio, Pct� Federazione milanese Commissione di controllo, bb. 1 7 9- 1 85 . ) - Camera Confederale del Lavoro di Milano, verbali Commissione ese­ cutiva, maggio 1 945 -gennaio 1 949, consultati presso l'Archivio del Centro ricerche " Giuseppe Di Vittorio " di Sesto San Giovanni. - Fondi vari relativi alle qualifiche partigiane nella zona di Milano (Fon­ do Fontanella, Fondo Anpi Milano, Piccoli fondi carte E. Fontana, ecc.), con­ sultati presso l'Archivio dell'Istituto milanese per la storia della Resistenza e del Movimento operaio. - Relazioni della Prefettura di Milano, 1 945 - 1 948, consultate presso l'Ar­ chivio centrale dello Stato di Roma.

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Verbali riunioni della direzione del Pci, consultati presso l 'Istituto Gramsci di Roma. Verbali riunioni della direzione del Pci milanese, consultati presso l'Ar­ chivio dell ' Istituto milanese per la storia della Resistenza e del Movimento operaio.

Fonti consultate presso l'ACrGDV ((Fondo Giuseppe Granelli") - Testimonianza orale di Leonardo Banfi, Milano, dicembre 1 984.

Fonti consultate presso l'Archivio Bermani - Testimonianza orale di Sante Marchesi, 1 976.

Testimonianze orali raccolte dall'autore - Leonardo Banfi, Milano, 6 luglio 1 998 . - Arnaldo Cambiaghi, Roma, 23 febbraio 200 1 ; Milano, 27 e 28 febbraio 200 l . - Raffaele De Grada, Roma , 1 5 marzo 1 998. - Giuseppe Granelli, Sesto San Giovanni (Mi), 2 marzo 1 998 . - Luciano Gruppi, Albano (Rm) , 26 giugno 1 998. - Walter Fasoli, Milano, 30 maggio 1 998. - Paolo Finardi, 23 gennaio 201 3 . - Marisa Magni, Milano, 2 8 febbraio 200 1 . - Enrico Mondani, Orta San Giulio (No), 2 7 febbraio 1 998. Giovanni Roma, 4 luglio 1 998 . - Orazio Pizzigoni, Milano, 5 marzo 1 998.

Note al capitolo

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l S ulla presenza di Paggio in piazzale Loreto, cfr. la testimonianza di Aldo Cicala in M. Recchioni, Il tenente Alvaro, la Volante Rossa e i rzfugiati politici italiani in Cecoslovacchia, DeriveApprodi, Roma , 201 1 , pp. 26-27 . 2 Rapporto politico-organizzativo, 25 aprile-30 giugno 1 945, AISRMO, PCl� Federazione milanese, Commissione di controllo, b. 1 1 54, p. 3 . 3 Ibidem. 4 L. Lajolo, I ribelli di Santa Libera. Storia di un 'insurrezione partigiana. Agosto 1 946, Edizioni Gruppo Abele, Torino, 1 995 , p. 8. 5 C . Pavone, Una guerra civile. Saggio storico sulla moralità nella Resisten­ za, Bollati Boringhieri, Torino, 1 99 1 . (, A . Gnoli, intervista a N . Revelli, Fucilavamo ifascisti e non me ne pento,

1 66

in "la Repubblica'" 1 6 ottobre 1 99 1 . Nuto Revelli, comandante partigiano nelle formazioni di Giustizia e Libertà, è stato poi autore di numerosi libri, tutti editi da Einaudi: sulla campagna di Russia (La strada del Davai, 1 966; Mai tardi. Diario di ùn alpino in Russia, 1 967 ) ; sulla seconda guerra mon­ diale (L'ultimo fronte, 1 97 1 ) ; sull'esperienza partigiana (La guerra dei poveri, 1 962 ) . 7 Conversazione tra Fiorenzo Angoscini e Giuseppe Bonfatti, Brescia, 5 novembre 1 99 1 , Archivio Bermani, cito in C. Bermani , Il nemico interno. Guerra civile e lotte di classe in Italia ( 1943- 1 9 76), Odradek, Roma , 1 997 , p. VII.

8 Cfr. AISRMO, Piccoli fondi carte E. Fontana, b. 15 , fase. 9. E anche AISRMO, Fondo Fontanella, b. 2, fase. 1 1 . 9 Cfr. A.M. Del Bianco, Storia vera della Volante Rossa, in " Voce Comu­ nista " , 10 marzo 1 949, p. l . IO Testimonianza orale di Orazio Pizzigoni all 'autore, Milano, 5 marzo 1 998. Il Cfr. AISRMO, Piccoli fondi carte E. Fontana, b. 15 , fase. 9. E anche AISRMO, Fondo Fontanella, b. 2, fase. 1 1 . 1 2 ACS, PS 1 944-46, b. 2 1 (Relazioni dei Prefetti, Milano, 14 maggio 1 945 ) . l } Rapporto politico-organizzativo, 2 5 aprile-30 giugno 1 945, i n AISRMO, PC1� Federazione milanese, Commissione di controllo, b. 1 154, p. 3 . 1 4 L . Ganapini, Una città, la guerra. Lotta di classe, ideologie e forze poli­ tiche a Milano 1 939- 1 95 1 , Franco Angeli, Milano, 1 988, p. 2 1 7 . 1 5 M . Filippa, Raccontare -la fabbrica: tra impegno e invenzione (1 9441 959), in C. Ossola (a cura di), Scritture di fabbrica. Dal vocabolario alla sucietà, Scriptorium , Torino, 1 994 , p 3 3 9. 1 6 ACrGDV, CCdL, Ese, 1 / 1 , doc. 1 1 (riunione della Commissione ese­ cutiva del 9 ottobre 1 945 ) , p . 3 . 1 7 L . Ganapini, Una citta� la guerra, cit . , p . 249. 1 8 L . Bertucelli, Nazione operaia. Cultura del lavoro e vita di fabbrica a Milano e Brescia, 1 945- 1 963 , introd. di A. Agosti, Ediesse, Roma , 1 997, p. 74. 1 9 G. Garigali, Memorie operaie. Vita, politica e lavoro a Milano 1 9401 960, Franco Angeli, Milano, 1 995 , p. 75 . 20 C . Bermani, Storia e mito della Volante Rossa , introd. di G. Galli, Nuove Edizioni Internazionali, Milano, 1 996, p. 2 1 . 2 1 L . Ganapini, Una città, la guerra, cit., p. 1 95 . 2 2 Rapporto politico-organizzativo, cit., p. 4 . 2 3 Nella copia conservata all' AISRMO, mentre è stata resa completamen­ te illeggibile nella copia del documento conservata all'Archivio Gramsci di Roma. 24 Rapporto politico-organizzativo, cit. , p . 6 ( in corsivo la frase cancellata) . 2 5 L. Borgomaneri, I comunisti milanesi, la politica di unità nazionale e la preparazione dell'insurrezione: un dissenso quasi disciplinato, in Istituto m ilanese per la storia della Resistenza e del Movimento operaio, Annal� 4. Studi e strumenti di storia contemporanea, a cura di G. Marcialis e G. Vignati, Franco Angeli, Milano, 1 995 , p. 57 1 .

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Testimonianza orale di Luciano Gruppi all'autore, Albano (Roma ) , 26 giugno 1 998. Luciano Gruppi è stato dirigente del Pci milanese dal dicembre 1 945 all'agosto 1 948. 27 Comini entra nella Volante "dopo l'insurrezione del 25 aprile" . Cfr. Verbale interrogatorio di Luigi Comint� 1 7 marzo 1 949, in AISRMO, Pez: Fede­ razione milanese, Commissione di controllo, b. 1 83 , voI. 2, p . 25 . Cfr. Verbale interrogatorio di Otello Alterchi, 24 febbraio 1 949, in AISRMO, Pci, Federa­ zione milanese, Commissione di controllo, b. 1 84, voI. 1 , p. 62 (negli archivi della Federazione milanese del Pci sono duplicati tutti i documenti relativi agli interrogatori dei membri della Volante Rossa dopo gli arresti del 1 949, e ai suc­ cessivi processi, a testimonianza che il Partito comunista seguiva con interesse - e una certa apprensione-- Ie vicende giudiziarie degli uomini di Paggio) . 28 Lettere in redazione: E . Clerici, Natale 1 944 Natale 1 949, i n "Voce Comunista " , lO luglio 1 949. Cfr. anche AISRMO, Fondo Anpi Milano, b. 2, fasc. 4, sottofasc. l . 29 Cfr. AISRMO, Fondo Fontanella, b . 2 fasc. I l . Alterchi ha inoltre mili­ tato nella l 1 8a, alle dipendenze di Paggio e nel Fronte della Gioventù, dove aveva come comandante un altro della Volante Rossa, Walter Fasoli. 30 Cfr. 1 1 60 Brigata Garibaldi, relazione delle azioni con nominativo dei garibaldini partecipanti, in AISRMO, Fondo Fontanella, b. 2, fasc. 1 1 . 31 AISRMO, Fondo Anpi Milano, b . 2 , fasc. 4 . 32 Cfr. 1 1 60 Brigata Garibaldt: relazione delle azioni con nominativo dei garibaldini partecipanti, in AISRMO, Fondo Fontanella, b. 2 , fasc. 1 1 . 33 Testimonianza orale di Walter Fasoli all'autore, Milano, 3 0 maggio 1998. 34 Cfr. 1 1 80 Brigata Garibaldi S.A. P, Elenco garibaldini e azioni da essi svolte, in AISRMO, Fondo Fontanella, b. 2 fasc. I l , e AISRMO, Piccolifondi carte E. Fontana, b. 1 5 , fasc. 9. 35 Cfr. Verbale interrogatorio di Sante Marchest� 1 5 febbraio 1 949, ore 1 3, 1 5 , in AISRMO, Pci, Federazione milanese, Commissione di controllo, b. 1 84 , voI. 1, p. 52 . 36 Come comandante di una brigata d'assalto. Cfr. AISRMO, Fondo Fon­ tanella, b. 2, fasc. 1 1 . 37 Cfr. 1 1 80 Brigata Garibaldi S.A . P, Elenco garibaldini e azioni da essi svolte, in AISRMO, Fondo Fontanella, b. 2 , fasc. I l . 38 Intervista di Giuseppe Granelli a Leonardo Banfi, Milano, dicembre 1 984 (ACrGDV, Fondo Giuseppe Granelli) . 39 Primo Borghini ( ,' Primo" ) e Domenico Cavuoto ( " Manùn" ) prenderanno addirittura in gestione il bar della Casa del Popolo. 40 Cfr. anche AISRMO, Fondo Fontanella, b . 2 , f. 1 1 . 41 Testimonianza orale di C . , in C. Bermani, Storia e mito, cit. , p. 22 . 42 Ivi, p. 2 5 . L' utilizzo delle " attività sportive" come copertura di azioni illegali è, nell'immediato dopoguerra, un fenomeno ampio, che investe varie zone e associazioni partigiane, tanto da preoccupare il Pci: il 21 febbraio 1 946, infatti, "l'Unità " mette in guardia dalle " false organizzazioni sportive" che prendono " spunto dal fatto che noi comunisti nel periodo clandestino chiamavamo come 'lavoro sportivo' il nostro lavoro militare, e in queste

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cercano di inquadrare militarmente degli uomini in buona fede" (I. Busetto, Provocazione e maschera rossa, in " l 'Unità" , 2 1 febbraio 1 946) . 43 Testimonianza orale di C . , in C. Bermani , Storia e mito, cit . , pp. 25-26. 44 Ivi, p. 44. 45 Le biciclette erano peraltro il mezzo usato dai gappisti nella guerriglia urbana. 46 Testimonianza orale di C . , in C. Bermani, Storia e mito, cit . , pp. 25-26. 47 Ivi, pp. 26-27 . 48 Ibidem. 49 Anche questo sembrerebbe essere, in fondo, un fenomeno piuttosto generalizzato. Racconta ad esempio Pavone: "la partigiana Rosanna Rolan­ do subito dopo la liberazione consegna a un ispettore del Pci un rapporto contro la spia che l'aveva denunciata, 'ma lui l'ha perso'. Allora ne dà un altro a due compagni che dicono: 'Sta' tranquilla che noi il rapporto non lo perdiamo'. La spia viene prelevata, 'gli fanno il processo del popolo' e la fucilano " (C. Pavone, Una guerra civile cit . , p. 5 1 0 [l'episodio è tratto da A.M. Bruzzone, R. Farina (a cura di) , La Resistenza taciuta. Dodici vite di partigiane piemontesi, La Pietra, Milano, 1976, pp. 28-3 0] ) . 50 Testimonianza orale d i Marisa Magni all' autore, Milano, 2 8 febbraio 200 1 . 5 1 C i soffermeremo sull'episodio nel cap. 2 . 5 2 C . Bermani, Storia e mito, cit . , p . 26. 53 Ivi, p. 27 . 54 Cfr. testimonianza orale di Leonardo Banfi all 'autore, Milano, 6 luglio 1 998 e conversazione telefonica di Paolo Finardi con l'autore, 23 gennaio 20 13 . 55 E non è cosa da poco visto che, subito dopo la Liberazione, col Decreto Legge n. 234 del l O maggio 1945 , era stata reintrodotta (nel territorio ammi­ nistrato dal governo italiano) la pena di morte per alcuni reati, tra i quali la " costituzione di banda armata " . 5 6 Testimonianza orale d i Leonardo Banfi, cit . , e conversazione telefonica di Paolo Finardi con l'autore, cito 57 Testimonianza orale di Ferdinando Clerici, in M. Recchioni, Il tenente Alvaro, cit . , p. 50. 58 Cfr. E. Roda, Il romanzo della Volante Rossa, in " Oggi " , ottobre 1 95 1 , p . l O, e F. Lanfranchi, Quattro condanne all'ergastolo e altre severe pene chie­ ste dal P C. , in " Il Nuovo Corriere della Sera " , Milano, 1 6 febbraio 1 95 1 . 59 Testimonianza orale di Angelomaria Magni, in C . Bermani, Storia e mito, cit . , pp. 23 -24 . 60 Cimpellini, ad esempio, ricorda d'aver messo 3 .000 lire, Colnago 2 .000; Dante Vecchio addirittura 6.000, Angelo Vecchio 1 .500, Italo Zonato 1 .000; Biadigo, invece, ricorda di non aver potuto partecipare alle collette, perché disoccupato. 6 1 Cfr. Verbale interrogatorio di Carlo Reina, 18 febbraio 1 949, in AISR­ MO, Pcz', Federazione milanese, Commissione di controllo, b. 1 84, voI. 1 , p. 73 . 62 Cfr. Verbale interrogatorio di Luigi Colnago, 26 marzo 1 949, in AISR­ MO, Pcz� Federazione milanese, Commissione di controllo, b. 1 83 , voI. 2, pp. 94 -95 .

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63 Verbale interrogatorio di Giulio Cimpellini, 1 6 marzo 1 949, in AISRMO, Pci, Federazione milanese, Commissione di controllo, b. 1 83 , voI. 2, p. 1 4 . 64 Verbale interrogatorio di Luigi Canepart: 2 2 marzo 1 949, in AISRMO, PCt: Federazione milanese, Commissione di controllo, b. 1 83 , voI. 2, p. 3 8. 65 Verbale interrogatorio di Dante Vecchio, 29 marzo 1 949, in AISRlvlO, PCt: Federazione milanese, Commissione di controllo, b. 1 83 , voI. 2, p. 98. 66 Cfr. Verbali interrogatorio di Carlo Reina, 18 febbraio 1 949 e 24 marzo 1 949, in AISRMO, PCt: Federazione milanese, Commissione di controllo, b. 1 84, voI. 1, p. 74 e b. 1 83 , voI. 2, p. 5 1 . 67 C . ricorda anche l'esistenza di altri due inni: il primo " era una canzone della vecchia Volante Rossa, che si cantava su un'aria sovietica: l'avevamo parzialmente modificata e iniziava: Volante Rossa pattuglia di sangue / nelle tue file si vince o si muor L.,] poi ne avevamo fatta un'altra dopo il '45 che diceva: O burbetta della Volante / non temere non ti spaventar. / Tra di noi troverai 'na famiglia / 'na famiglia di sbalestrà " (cfr. C. Bermani, Storia e mito, cit., p. 25 ) . 68 C. Bermani, La Volante Rossa. Storia e mito di ((un gruppo di bravi ragazzi", Cooperativa Colibrì, Brescia, 2 009, p. 46. 69 Testimonianza orale di Raffaele De Grada all'autore, Roma , 1 5 mar­ zo 1 998. Raffaele De Grada, già membro della Segreteria e responsabile culturale della Federazione comunista milanese, nel 1 949 venne inviato dal Pci a " commissariare " la sezione di Lambrate: il precedente responsabile, Enrico Mondani, era stato arrestato perché ritenuto appartenente alla Vo­ lante Rossa. 7 0 Testimonianza orale di Leonardo Banfi, cito e testimonianza orale di Walter Fasoli, cito 71 Conversazione telefonica di Paolo Finardi con l'autore, cito 72 L'attribuzione di tali azioni non avrebbe avuto peraltro alcuna rilevan­ za nemmeno ai fini processuali: per le azioni compiute contro fascisti fino al 3 1 luglio 1 945 , la legge stabilisce infatti il " non luogo a procedere" . 73 Testimonianza orale d i Leonardo Banfi, cito 74 " Notevole impressione - scrive il 5 agosto del 1 945 un comandante di brigata dei carabinieri nel rapporto inviato al comando alleato - hanno destato gli assalti di partigiani alle carceri di Cesena, di Ferrara e di Carpi, verificatisi rispettivamente il 5 maggio, 1'8 e il 15 giugno, durante i quali furono uccise 17 persone nelle carceri di Cesena , 13 nelle carceri di Ferrara e altre 13 in quelle di Carpi" (ACS, PS-Agr 1 944-46, b. 1 5 , cito in G. Crainz, Il conflitto e la memoria. ((Guerra civile" e ((Triangolo della morte", in " Meri­ diana " , gennaio 1 992 , p . 3 1 ). 75 Sull'episodio vedi S. Villani , L:eccidio di Schio. Luglio 1 945: una strage inutile, Mursia, Milano, 1 994 . 7 6 INSMLI, Fondo Clnai, b. 62 , fase. 1 , lettera del 2 agosto 1 945 . 77 Al di là dei singoli episodi, le cifre dimostrano che l'Italia fu uno dei paesi più indulgenti nella punizione di fascisti e collaborazionisti. Cfr. ad esempio N.S. Onofri, Il triangolo rosso (1 943-1 94 7). La verità sul dopoguerra in Emilia-Romagna attraverso i documenti d'archivio, Sapere 2000, Roma, 1 994, p. 66.

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78 Sebbene il termine fosse già in uso ancor prima del 25 aprile (vedi, ad esempio, C. Barbagallo, Neo-fascismo, in " Avanti ! " , 29 novembre 1 944 ) , in realtà il concetto di " neofascismo " nel 1 945 -46 non era ancora ben definito. Dunque, nonostante qui lo si usi per maggior precisione storiografica, va notato che per i partigiani, nel dopoguerra, non v'era alcuna distinzione tra fascisti e neofascisti, ma anzi la più totale continuità.

Note a l capitolo 2 l Testimonianza orale di C . , in C. Bermani, Storia e mito, cit. , pp. 34-35 . 2 P.G. Murgia, Il vento del Nord. Storia e cronaca del fascismo dopo la Resistenza (1 945- 1 950), SugarCo, Milano, 1 975 , p. 208. 3 Appuntamento al confine e armi sotto i fiori, in " Corriere Milanese" , 14 novembre 1 945 . 4 Cfr. G. Carcano, Note sull'ordine pubblico a Torino dopo la Liberazione, in " Studi Piacentini " , n. 8, 1 990, p. 92 . 5 S.A.M. In convento per dieci milioni, in " l'Unità " , 1 3 dicembre 1945 . 6 Cariche di tritolo in un covo di neofascisti, in " l'Unità " , 8 gennaio 1946. 7 Un governo in miniatura dei neofascisti clandestini, in "l'Unità " , 29 gennaio 1 946. 8 Ancora fascisti nella rete della polizia (occhiello: Questa volta erano ((de­ mocratici") , in "l'Unità " , 2 febbraio 1 946. 9 Testimonianza orale di Leonardo Banfi, cito O l La più grande mantfestazione di popolo. 300. 000 lavoratori ascoltano la parola dei loro rappresentanti, in " Battaglie del Lavoro " , 2 1 marzo 1946. I l ACrGDV, CCdL, Ese, 1/2, doc. n. lO (verbale Commissione esecutiva del l O aprile 1 946), p. 4 . 1 2 La più grande manifestazione di popolo, cito l } Deplorevoli incidenti provocati dai trotzkisti, in " l'Unità " , 12 gennaio

1946.

14 Testimonianza orale di Leonardo Banfi, cito 15 Testimonianza orale di Sante Marchesi a Bermani, 1976, Archivio Bermam. 16 "Corriere dell'Informazione " , 3 gennaio 1 946. 1 7 " Corriere dell'Informazione" , edizione pomeridiana, 26 gennaio 1 946. 1 8 " Corriere dell'Informazione " , 27 gennaio 1946. 19 "Corriere dell'Informazione " , edizione pomeridiana, 27 gennaio 1946. 20 "Corriere dell'Informazione " , edizione pomeridiana, 29 gennaio 1 946. 2 1 " Corriere dell'Informazione " , edizione pomeridiana, 30 gennaio 1 946. 22 " Corriere dell'Informazione" , edizione pomeridiana, I l febbraio 1 946. 23 Sul pestaggio di Felice Peruzzi, vedi anche " Corriere dell'Informazione" , edizione pomeridiana, 6 febbraio 1 946. 24 Cfr. , ad esempio, C. Bermani, Storia e mito, cit., p. 3 5 . 25 Ivi, p. 26. 26 Ivi, p. 3 5 .

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27 28

p. 1 8.

Una bomba lanciata contro un compagno, in "l'Unità ", 7 aprile 1 946. C. Guerriero, F. Rondinelli, La Volante Rossa, Datanews, Roma, 1 996,

29

G. Pesce, 25 aprile. Democrazia e partigiani, in " Il Riscatto " , anno II, n. 15, I l aprile 1 946, p . 2. 30 ACrGDV, CCdL, Ese, 1 /2 , doc. n . I l ( riunione Commissione esecutiva del 24 aprile 1 946), p. 1 . 31 Vile attentato contro la Camera del Lavoro, in "l'Unità " , 2 4 aprile 1 946. 32 Ibidem. 33 La morte della compagna colpita alla Camera del Lavoro, in "l'Unità " , 2 7 aprile 1 946. 34 Nuove provocazioni fasciste sono avvenute ieri a Milano, in "l'Unità " , 24 aprile 1946. 35 ACrGDV, CCdL, Ese, 1 /2 , doc. n. I l , cit., p. 1 . 36 Ivi, p . 2 (corsivo nostro ) . 37 A ttentato fascista contro due partigiani, i n " l'Unità" , l O maggio 1 946. 38 I terroristifascisti preparavano toccupazione delle caserme dei carabinieri, "l'Unità " , 23 maggio 1 946. 39 Un complotto neo-fascista sventato dalla polizia a Milano, in "l'Unità " , 2 1 maggio 1 946. 40 Ibidem. 41 Testimonianza orale di Leonardo Banfi, cito 42 Ibidem. 43 Questura di Milano) 28 febbraio 1 94 9) Al Sig. Proc. della Repubblica l\1i­ lana. Oggetto: Associazione per delinquere [, . .1, in AISRMO, Pci, Federazione milanese) Commissione di controllo, b. 184 , voI. I, p. 24. 44 Cfr. Verbale dei carabinieri del 16 giugno 1 946, in ACATV, Processo Volante Rossa. 45 Tre bombe contro la Casa del Popolo di Sesto, in "l'Unità" , 28 maggio 1 946. 46 Sui due episodi, C . Bermani, Storia e mito, cit . , p. 3 7 . 47 Ibidem. 48 P.G. Murgia, Il vento del Nord, cit . , p. 222 . 49 Sull'assalto fascista alla Federazione napoletana, si veda P.G . Murgia, Il vento del Nord, cit. , pp. 223 -224. 50 Cfr. le testimonianze orali di Carlo Obici e Maurizio Valenzi, in M. Caprara, Lavoro riservato, Feltrinelli, Milano, 1 997 , pp. 3 6-37. 51 Questa la cifra riportata in M. Valenzi, Referendum quella vigilia tra ) veri scoop e false notizie, in " Il Mattino " , I l giugno 1995 . 52 Cfr. R. Martinelli, Storia del Partito comunista italiano. Il {{Partito nuo­ vo" dalla Liberazione al 18 aprile, Einaudi, Torino, 1 995 , p. 87 . 53 C . Bermani, Storia e mito, cit. , p. 3 8. Qui, però, l'arrivo di " alcuni au­ tomezzi" e l'uso del sono (sono arrivati, sono scesi, sono entrati) invece di un più ovvio siamo, se riferito alla formazione cui C. appartiene, lascia pensare a un' azione concertata da vari gruppi. Se non - più semplicemente - d a una m assa di operai non necessariamente inquadrati in organizzazioni armate.

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54 D. Novacco, I governi De Gasperi, in AA.VV. , Italia 1 945-48. Le origini della Repubblica, Giappichelli, Torino, 1 974, p. 79. 55 ACrGDV, CCdL, Ese, 1 /2 , doc. n. 21 (riunione della Commissione esecutiva del 3 1 agosto 1 946 ) , p. 2 . 5 6 Interventi di Invernizzi e d i Morelli, in ACrGDV, CCdL, Ese, 1/2 , doc. n. 36 ( riunione della Commissione esecutiva del 2 dicembre 1 946) , pp. 5 -6. 57 Così lo studioso Alessandro Galante Garrone definisce l'epurazione in Italia. Cfr. G. Corbi, I conti mancati col fascismo, in " la Repubblica " , 8 gennaio 1 998, p. 3 8 ; e A. G alante Garrone, Ilfallimento dell'epurazione. Per­ ché?, introd. a R.P. Domenico, Processo aifascisti, trad . di B. Lotti, Rizzoli, Milano, 1 997 , p. XlV. 58 C. Pavone, La continuità dello Stato, in AA.VV., Italia 1 945-48, cit. , . p. 24 1 . 59 Ivi, p. 243 . 60 Cifre riportate in P. Ginsborg, Storia d'Italia dal dopoguerra a oggi. Società e politica 1 943- 1 988, Einaudi, Torino, 1989, p. 120. 6 1 G . Neppi Modona, Guerra di liberazione e giustizia penale: dal falli­ mento dell'epurazione al processo alla Resistenza, in AA. vv. , Guerra, Resi­ stenza e dopoguerra. Storiografia e polemiche recenti ( atti del seminario di Bologna, 1 3 dicembre 1 990) , a cura dell'Istituto storico provinciale della Resistenza di Bologna, Bologna, 1 99 1 , p. 3 9 . 62 M. Storchi, Uscire dalla guerra. Ordine pubblico e forze politiche. Modena 1 945- 1 946, Franco Angeli, Milano , 1 995 , p. 1 1 8. 6} Ivi, p. 147. 64 C. Pavone, La continuità, cit., p. 253 . 65 L. Lajolo, I ribelli di Santa Libera cit. , p. 3 1 . 66 ACS , PS 1 944-46, b. 74 (Relazione sulle condizioni della pubblica sicu­ rezza, settembre 1 946 ) . 67 Cfr. A rmati e delusi di nuovo sui monti. Angelo Cassinera racconta l'a­ mara ribellione dell'estate 1 946, in " la Provincia Pavese" , 17 agosto 1 996. 68 Sulla mediazione di Nenni e Moscatelli, oltre alle memorie di Pietro Nenni ( Tempo di guerra fredda. Diari 1 946- 1 953, SugarCo, Milano, 1 98 1 , pp. 266-270), e al già citato saggio d i Laurana Lajolo, cfr. anche G . Rocca, I ribelli di Santa Libera. Agosto 1 946: nell'Italia ancora occupata dagli alleati un gruppo di partigiani riprende le armi, in "l'Unità 2 " , 3 1 agosto 1996. Si veda inoltre, sui fatti dell'agosto 1946, R. Gremmo, [;ultima resistenza, Edizioni Elf, Biella, 1 995 . 69 A rmati e delusi di nuovo sui monti, cito 7 0 C. Bermani, Storia e mito, cit. , p. 39. 7 1 Ibidem. ì2 Ibidem. 7} Per la ricostruzione dell 'episodio, cfr. testimonianza orale di Leonardo Banfi, cit., testimonianza orale di C . , in C. Bermani, Storia e mito, cit. , p. 39, e testimonianza di Paolo Finardi, in M. Recchioni, Ultimifuochi di Resistenza, DeriveApprodi, Roma, 2009 , pp. 49-50 (quest'ultima, essendo stata raccolta a più di sessant'anni dagli eventi , incorre in una serie di imprecisioni, collo­ cando l'attentato nell'ottobre 1948).

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74 Identificazione dell ucciso, in " Corriere della Sera " , 25 agosto 1 946. 75 L'attentato di Lambrate. Il racconto di un metropolitano testimone della drammatica scena, in "Corriere della Sera " , 27 agosto 1 946. 76 Un attentato a Lambrate, in "l'Unità " , 24 agosto 1 946. 77 C. Bermani, Storia e mito, cit., p. 40. 78 Testimonianza orale di Leonardo Banfi, cito 79 Ibidem. 80 Ibidem. 81 Vibrata manzfestazione dei lavoratori milanesi, in "l'Unità " , 27 agosto 1 946. 82 Contro il risorgere del terrore fascista, in " Voce Comunista" , 3 1 agosto 1 946. 83 ACrGDV, CCdL, Ese, 1 /2, doc. n. 20 ( riunione del 24 agosto 1 946) , pp. 1 -2 . 84 L. Lajolo, I ribelli di Santa Libera, cit . , p. 73 . 85 La polizia in azione nel Nord contro un vasto movimento sedizioso, in "l'Unità " , 26 ottobre 1 946. 86 R. Longone, I precedenti di Carlo Andreoni, in "l'Unità " , 25 e 28 luglio 1 948. 87 La verità sui fatti di Milano. Complotto contro la sicurezza dello Stato, in "l'Unità " , 27 ottobre 1 946. 88 Un bambino di cinque anni è caduto vittima innocente della reazione, in "l'Unità " , lO ottobre 1 946. 89 Parliamo col prefetto sul crimine alla sezione Genova, in "l'Unità" , lO ottobre 1 946. 90 P.G. Murgia, Il vento del Nord, cit., p. 277 . 91 Bomba neofascista alla sezione Venezia, in "l'Unità " , 12 novembre 1 946. 92 Due colpi di pistola contro il custode della c. d.L. , in "l'Unità " , 19 novembre 1 946. 93 C. Bermani, Storia e mito, cit . , pp. 4 1 -42 . 94 Ivi, p. 44 . 95 Si veda ad esempio C. Bermani, La Volante Rossa (estate 1 945 -febbraio 1 949) in " Primo maggio. Saggi e documenti per una storia di classe" , n. 9- 1 0 , inverno 1 977 - 1 978, p. 89. Bermani nei successivi libri sulla Volante sembra aver cambiato opinione, ma l'idea che i delitti Tanzi e Macciacchini siano opera degli uomini di Paggio rimane molto diffusa nella pubblicistica di destra ( si veda, tra i molti, N. Rao, Il sangue e la celtica, Sperling & Kupfer, Milano, 2008, p. 3 1 ) . 96 Chi è l'uccisa di Lambrate?, i n " Corriere della Sera" , 1 9 gennaio 1 947 . 97 Il delitto svela un dramma della malavita, in " Corriere della Sera " , 23 gennaio 1 947 . 98 Testimonianza orale di Enrico Mondani all ' autore, Orta San Giulio (No) , 27 febbraio 1 998 , e testimonianza orale di Walter Fasoli, cito 99 Chi è l'uccisa di Lambrate?, in " Corriere della Sera " , 19 gennaio 1 947 . 1 00 Il passato di Ilde Tanzi, in " Corriere della Sera" , 22 gennaio 1 947 . 1 0 1 Si veda, anche, F. Lanfranchi, Ferruccio Gatti era il capo del {lascio di azione rivoluzionaria", in " Corriere della Sera " , 1 4 febbraio 1 95 1 .

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102 Le indagini sul delitto Tanzi guidano nel cuore del movimento neofasci­ sta, in " l'Unità" , 24 gennaio 1 947 . 103 ((Pantera nera )} arrestato con un gruppo di neofascisti, in " Corriere della Sera " , 29 gennaio 1 947 . 104 Così, ad esempio, Ferdinando Clerici ( "Balilla " ) , in una conversazio­ ne telefonica con l'autore ( 1 998) . Ma vedi anche le testimonianze orali di Leonardo Banfi e Walter Fasoli, cito 105 L. Borgomaneri, conversazione con l'autore, Milano, 7 aprile 200 1 . 1 06 " Corriere della Sera " , 1 4 febbraio 1947 . 1 0ì Le indagini sul delitto Tanzi guidano nel cuore del movimento neofasci­ sta, in " l'Unità " , 24 gennaio 1947 . 108 Le indagini sul delitto scoprono un nuovo movimento fascista, in " Cor­ riere della Sera " , 26 gennaio 1 947 . 109 Gli amici della Tanzi. Sequestrati nelle loro case giornalettii neri e ma­ nzfestini, in " Corriere della Sera " , 4 febbraio 1 947 . I lO G . Tupini, De Gasperi. Una testimonianza, Il !viulino, Bologna, 1 992 , p. 1 3 3 . Ili C. Benedetti , A colloquio con Enzo Santarelli. Rileggere Togliatti per capire la storia, in " Liberazione" , 14 luglio 1 998, pp. 1 2 - 1 3 . 1 1 2 IG, APC, Verbali direzione, 4 febbraio 1947 , p. 2 . 1 1 3 Ivi, p. 4 . 1 1 4 P. Ginsborg, Storia d}Italia dal dopoguerra a oggi, cit.; p. 146. 1 1 5 Sull'epurazione dei partigiani dalla polizia, vedi A. Sannino, Le forze di polizia nel secondo dopoguerra, in " Storia contemporanea " , XVI, 1 985 , pp. 427 sgg. 1 1 6 Cfr. gli articoli del 22 e 29 settembre 1 946, Misteriosa ma non troppo la fine del tesoro di Mussolini e lo accuso. 1 1 7 Il giornalista De Agazio soppresso a rivoltellate, in " Corriere della Se­ ra" , 15 marzo 1 947. 1 1 8 " Scoppiata la bomba, se fu bomba, dell ' attentato, se fu attentato" . Cfr. I neofascisti agli ordini della polizia?, in " Meridiano d'Italia " , 2 7 ottobre 1946, p. 3 . 1 1 9 Come venne identificato il ((colonnello Valerio )} , in "Meridiano d'ita­ lia" , 16 marzo 1 947. 1 20 G . Manzini, Una vita operaia, Einaudi, Torino, 1976, p. 59. 1 2 1 Il delitto De Agazio. Dichiarazioni della polizia sul corso delle indagini, in " Corriere della Sera " , 2 1 marzo 1 947 . 1 22 Un giornalista milanese ucciso a rivoltellate in via Strambio, in "l'Uni­ tà" , 1 5 marzo 1 947 . 1 23 I calunniatori dei partigiani smascherati alla Costituente. Dalf((oro di Dongo}} alfuccisione di De Agazio, in "l'Unità " , 1 9 marzo 1947. 1 24 Con un colpo alla nuca è stato ucciso De Agazio, in "Corriere della Sera " , 18 marzo 1 947 . 1 2 5 Il delitto De Agazio. Dichiarazioni della polizia sul corso delle indagini, in " Corriere della Sera " , 2 1 marzo 1947 . 1 2 6 Questa sarà anche la linea difensiva dell'avvocato difensore di Gan­ dini, Pia Levi Ravenna, ai processi di Verona e Venezia. Cfr. i verbali di

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dibattimento del processo di Verona (AISRMO, Pct� Federazione milanese, Commissione di controllo, b . 1 85 ) . 1 2 7 Testimonianze orali di Leonardo Banfi e Walter Fasoli, cito e conver­ sazione telefonica di Paolo Finardi con r autore, cito 1 2 8 Testimonianza orale di Giovanni Pesce all' autore, Roma, 4 luglio 1 998. Tuttavia, ancora oggi sono in molti, soprattutto a destra, a ritenere la Volante Rossa responsabile dell'omicidio: ad esempio Giampaolo Pansa, che in un suo libro, come dichiara nell'introduzione, cita un " personaggio inventato " - la figlia di un fantomatico appartenente alla Volante Rossa mai scoperto - a sostegno della sua tesi (G. Pansa, I! sangue dei vinti, Sperling & Kupfer, Milano, 2003 . Ma si veda anche G. Pansa, La Grande Bugia, Sperling & Kupfer, Milano, 2006 , p. 42 1 ) . Forse tratti in inganno dai primi studi di Cesare Bermani (che ha poi cambiato opinione nei suoi libri più recenti) , sono molti gli storici ad avallare tale versione: si vedano, tra gli altri, E . Franzina ( a cura di) , Dal fascio alla fiamma. Fascisti a Verona dalle origini al MSI, Cierre, Verona, 2 0 1 0, p. 1 46; F. Martinelli, Breve sogno. Gli ultimi della Decima Mas. Storie di vita 1 943- 1 945, Liguori, Napoli, 2005 , pp. 153 ; A. Baldoni, S . Prowisionato, La notte più lunga della Repubblica, Serarcangeli, Milano, 1 989, p. 95 . 1 2 9 Un coinvolgimento di Gambaruto nell'omicidio di De Agazio è sug­ gerito anche in R. Moseley, Mussolini: The Last 600 Days of ((I! Duce", Taylor Trade Publishing, Lanham (MD), 2004 . 1 3 0 Conversazione telefonica di Paolo Finardi con r autore, cito 1 3 1 E. Caretto, B. Marolo, Made in Usa. Le origini americane della repub­ blica italiana, Rizzoli, Milano, 1 996, pp. 1 99 sgg. 1 32 I funerali di De Agazio. Lavoratori ed ex combattenti contro le specula­ zionifasciste, in " Corriere della Sera " , 22 marzo 1 947 , e Sempre sconosciuti gli assassini di De Agazio, in " Corriere della Sera, 23 marzo 1 947 . 1 33 I! delitto De Agazio. Dichiarazioni della polizia sul corso delle indagini, in " Corriere della Sera " , 2 1 marzo 1 947 . 1 34 Un petardo contro la sede del ((Meridiano d'Italia", in "Corriere della Sera " , 25 marzo 1 947 . 1 35 F. M. Servello, Al servizio della patria, in " Meridiano d ' Italia ", 23 mar­ zo 1 947 , pp. 1 -2 . 1 3 6 Il documento, rinvenuto tra le carte di Pietro Cattaneo durante l'i­ struttoria del giudice Giovanni Arcai sul Mar (Movimento azione rivoluzio­ naria) del 1 974 a Brescia (doc. 53 ) , è riportato in A. Fiorani, A. Lega, 1948: tutti armati. Cattolici e comunisti pronti allo scontro, Mursia , Milano, 1 998, p. 258. B7 P. Nenni, Tempo di guerra fredda, cit . , p . 356. 1 3 8 O almeno cosÌ sembrano indicare le centinaia di documenti dell'Oss visionati dal ricercatore Mario J. Cereghino nell' Archivio nazionale degli Stati Uniti di College Park . Cfr. ((C'era un commando che sparò dall'alto", in "la Repubblica " , lO febbraio 2003 , p. 1 5 . 1 39 Cfr. A . Bolzoni, T. Gullo, Portella della Ginestra. Sulla strage ((impron­ te" Usa, in "la Repubblica" , l O febbraio 2003 , pp. 1 4 - 15 . 1 -10 F. Romero, Gli Stati Uniti in Italia, in AA.VV. , Storia dell'Italia re-

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pubblicana (voI. 1 : La costruzione della democrazia ) , Einaudi, Torino, 1 994 , p . 249.

Note al capitolo 3 l IG, APC, Direzione, 3 -4-5 giugno 1947, pp. 1 -4 . 2 ACrGDV, CCdL, Ese, 1/3 , doc. n. 1 3 (Commissione esecutiva del 24 luglio 1947 ) . 3 L. Ganapini, Una città, la guerra, cit . , p . 226. 4 Sull'episodio, Incidente alla Falck di Sesto San Giovanni, in "l'Unità " , 3 1 luglio 1 947 e Il vice-direttore di uno stabilimento aggredito e percosso dagli operai, in " Corriere della Sera " , 3 1 luglio 1 947 . 5 Tre bombe fasciste contro una Casa del Popolo, in "l 'Unità " , 15 aprile 1 947 . 6 C. Bermani, Storia e mito, cit . , p. 43 . 7 Stanotte una bomba contro la Prefettura, in "l'Unità " , 3 1 maggio 1947 . 8 Una bomba depositata daifascisti presso la Sezione Duomo del P. C !. , in "l'Unità " , 13 giugno 1 947 . 9 Una bomba fascista accanto al Cippo di Loreto, in "l' Unità " , 14 giugno 1 947 . lO W. Audisio, Organizzazioni neofasciste, in " Rinascita " , IV, n. 7, luglio 1 947, p. 172. 11 C. Bermani, Storia e mito, cit. , p. 44. 1 2 Ibidem. 13 Ibidem. 1 4 Cfr. AISRMO, PCl� Federazione milanese, Commissione di controllo, b. 1 82, Requisitoria del sostituto procuratore Giovanni De Matteo, p. 457 . ACATV, Processo Volante Rossa, Sentenza di Verona, p. 57 . Si veda inoltre Verbale interrogatorio di Ferruccio Tosl� 25 marzo 1 949, in AISRMO, PCl� Federazione milanese, Commissione di controllo, b. 1 83 , voI . 2, p. 72 . 15 Cfr. Verbale dei carabinieri del 1 6 giugno 1 946, in ACATV, Processo Volante Rossa. 16 Questura di Milano, 28 febbraio 1 949, cit., p. 24 . 17 Testimonianza orale di Leonardo Banfi, cito 18 Cfr. Verbale interrogatorio di Mario Gandini, 26 marzo 1 949, ore 1 6, in AISRMO, PCl� Federazione milanese, Commissione di controllo, b. 183 , voI. 2 , p. 78. 1 9 Relazione della Questura di Milano al Procuratore della Repubblica. Oggetto: lancio di ordigno esplosivo in via Agnello. Milano, 12 luglio 1 94 7, in AISRMO, PCl� Federazione milanese, Commissione di controllo, b. 184, voI . 1 , pp. 3 9-4 1 . 2 0 Una bomba in via Agnello, in " Corriere della Sera " , I l luglio 1 947 . 2 1 Difficile infatti pensare ( come fa Bermani, in C. Bermani, Storia e mito, cit . , p. 45) che si trovasse lì per caso, soprattutto perché, nel 1949, la Vo­ lante vendicherà suo fratello uccidendone l'assassino. Durante il processo ,

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di Verona, la Corte fa infatti due più due e convoca Sergio Curiel affinché spieghi questa singolare coincidenza. Ma lui non si fa vedere. Cfr. Iniziative individuali o obiettivi comuni i delitti e le azioni della ((Volante Rossa"?, in " Corriere della Sera " , I l febbraio 1 95 1 , p. 4. 22 Relazione della Questura di Milano al Procuratore della Repubblica. Oggetto: lancio di ordigno esplosivo in via Agnello, cit. , pp. 3 9·4 1 . 2 } Ibidem. 24 AISRMO, Pct� Federazione milanese, Commissione di controllo, b. 182 , Requisitoria del sostituto procuratore Giovanni De Matteo, cit., p p . 4 6 1 ·462 . 2 5 Testimonianza orale di Sante Marchesi a Bermani, 1 97 6, Archivio Ber· mani. 26 Da una finestra del M.S.!. una bomba in via Agnello, in "l'Unità " , I l luglio 1 947. 2 7 Forse il colpevole va cercato fra i {(nostalgici" di ({Rivolta Ideale", in " l'Unità " , 1 2 luglio 1 947 . 28 La bomba sul palcoscenico. Gravi sospetti della polizia a carico di uno dei fermati, in " Corriere della Sera " , 29 luglio 1 947 . 29 Altre cinque persone fermate. Su chi gravano i maggiori sospetti, in " Cor· riere della Sera " , 30 luglio 1 947. }O Così titola il " Corriere della Sera" del 3 1 luglio 1 947 . 3 1 Invasa e devastata la sede dell'A . N.P.!. , in "l'Unità", 4 agosto 1 94 7 . 32 All'una di stanotte una bomba contro la Federazione, in " l'Unità " , 2 5 settembre 1947 . H Tutta Milano democratica insorge contro il vile attentato fascista, in " l'Unità " , 25 settembre 1947 . 34 G. Bocca, Palmiro Togliatti, Mondadori, Milano, 1 99 1 , p. 438. 35 M. Caprara, Quando le botteghe erano oscure, il Saggiatore, Milano, 1 997 , p. 76. 36 Ivi, p. 77 . 37 C'è da dire che Massimo Caprara non si dim ostra altrove un testimone attendibile: ad esempio, nel suo L'inchiostro verde di Togliatti (Simonelli Edi· tore, Milano, 1 996) scambia il IV col VI Congresso del Pci (p. 2 1 7 ) e spaccia come ricordi personali alcune informazioni leggiucchiate qua e là (ibidem) . Soprattutto, Caprara parla sempre piuttosto a sproposito della Volante Ros· sa. A suo dire infatti la magistratura avrebbe attribuito agli uomini di Paggio " l'uccisione di Rosa Bianchi Sciaccaluga e della figlia Liliana" (M. Caprara, Ritratti in rosso, Rubbettino, Soveria Mannelli, 1 989, p . 203 ) , cosa invece mai accaduta; sempre secondo Caprara, il Pci nel 1 945 " dichiara esecrabili questi fatti. Se ne dissocia nettamente al nord, pur mentre la Volante Rossa continua a presidiare comizi e manifestazioni pubbliche" (L'inchiostro ver· de, cit., pp. 2 19-220 ) . Ma nessun omicidio venne ascritto ufficialmente alla Volante prima del 1949. 38 IG , APC, Direzione, 8 agosto 1 94 7, intervento di Secchia. 39 A. Gambino, Storia del dopoguerra. Dalla Liberazione al potere Dc, Laterza, Roma·Bari, 1975, p. 4 1 1 . 40 C. Bermani, Storia e mito, cit., p. 49. 4 1 Conversazione telefonica di Paolo Finardi con l'autore, cito

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4 2 A.M. Rodari, Quelli della Volante Rossa, in " Liberazione" , 12 giugno 1 996, p. 23 . 43 G . Bonvini , G. Petrillo , I metalmeccanici milanesl� 1 945- 1 9 72: le lotte, l'organizzazione, in AA.VV. , Un minuto più del padrone. I metalmeccanici milanesi dal dopoguerra agli anni settanta, Vangelista, Milano , 1 97 7 , p. 2 1 . 4 4 ACS , PS 1 94 7-48, b . 1 2 fase. C2 1 (Relazione Prefettura di Milano, aprile 1 947 ) . 4 5 Cfr. ACS , PS 1 94 7-48, b. 1 2 fase. C2 1 (Relazione Prefettura di Milano , novembre 1 947 ) . 46 ACS, PS 1 94 7-48, b. 1 2 fase. C2 1 (Relazione Prefettura di Milano, ago­ sto 1 947 ) . 47 L'intervento di Togliatti all'Assemblea costituente, i n " l'Unità " , 2 0 set­ tembre 1 947. 48 C . Bermani, Storia e mito, cit., p . 5 1 . 49 Cinque fascisti deferiti all'autorità giudiziaria, in " l'Unità" , 8 ottobre 1 947 . 50 Tumultuosa ripercussione alla Costituente di un inconsulto comizio neo­ fascista in piazza Colonna, in "Corriere della Sera " , I l ottobre 1 947 . Sull' epi­ sodio cfr. anche P.G. Murgia , Il vento del Nord cit. , pp. 3 1 8 sgg. 5 1 "l'Unità " , 1 2 ottobre 1 947. 5 2 Devastata la sede dei fascisti patrissiani, in " l 'Unità " , 13 ottobre 1 947 ( con un occhiello di aperto scherno: Sorrideva la dattilografa). 53 Devastata la sede di un settimanale neofascista, in "l'Unità" , 30 ottobre 1947 , e "Il nuovo Corriere della Sera " , 30 ottobre 1 947. Si veda anche la Relazione del commissariato di polizia sezione Duomo al procuratore della Repubblica. Oggetto: devastazion� del periodico ((Meridiano d'Italia". Milano, 30 ottobre 1 94 7 , in AISRMO, Pci, Federazione milanese, Commissione di controllo, b. 1 84 , voI. 1 , p. 84 . L'episodio è ricordato inoltre in F. Di Bella, Italia nera, SugarCo, Milano, 1 960 , p. 1 24 . 5 4 A ttentato fascista alla Casa del Popolo di via Andrea del Sarto, i n " l'U­ nità" , 4 novembre 1 947 . 55 Per la ricostruzione della polizia e la testimonianza della moglie di Angelo Marchelli, ACATV, Processo Volante Rossa, Verbali omicidio Gatti, passim; e anche Sentenza di Verona, cit . , p. 7 4 . Si veda inoltre Questura di Milano. A lla Procura della Repubblica di Milano. Oggetto: ferimento in per­ sona di Gatti Ferruccio fu A lessandro e del figlio Riccardo, in AISRMO, Pcz: Federazione milanese) Commissione di controllo, b. 1 84 . 5 6 C . Bermani, Storia e mito, cit . , p. 52. 57 L'ex squadrista Ferruccio Gattiferito nella sua abitazione, in " Corriere della Sera " , 5 novembre 1 947 . 58 Cfr. Questura di Milano. A lla Procura della Repubblica di Milano. Og­ getto: ferimento in persona di Gatti Ferruccio fu Alessandro e del figlio Ric­ cardo, cito 59 Freddato un qualunquista da due sconosciuti, in " Corriere della Sera" , 6 novembre 1 947 . 60 Ibidem. 61 Questura di Milano. Alla Procura della Repubblica di Milano. Oggetto:

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ferimento in persona di Gatti Ferruccio fu Ale55andro e del figlio Riccardo , cit., pp. 1 7 - 1 8 . 62 F. Lanfranchi, Anche Franco De Agazio cadde sotto il piombo della {{Volante R055a"?, in " Corriere della Sera " , l O febbraio 1 95 1 , p. 4 . La foto è pubblicata dal settimanale " Oggi " del l O marzo 1 949, a p. 3 . 63 ACATV, Proce550 Volante R055a, Verbali dibattimento Verona, pa55im. 64 Testimonianza orale di Leonardo Banfi, cit o 65 "Ecco, bravo: lo dica, lei, che io non c'entro nulla . . . E me son fatta, di galera . . . però, guardi, non c'ho niente da dire, io . . . mi scusi . . . c'ho il nipo­ tino che mi chiama . . . " . Conversazione telefonica di Giordano Biadigo con l'autore, 6 febbraio 1 998 . 66 Testimonianza orale di Sante Marchesi a Bermani, cito 67 Questura di Milano. Alla Procura della Repubblica di Milano. Oggetto: ferimento in persona di Gatti Ferruccio fu Ale55andro e del figlio Riccardo, cit . , p. 9. 68 ACATV, Proce550 Volante R055a, Sentenza di Verona, p. 1 4 . 69 Una bomba da mortaio davanti a una Casa del Popolo, in "l'Unità " , 6 novembre 1947 . 7 0 Sull'episodio, si vedano Una ca55etta misteriosa allafederazione del Pci, in " Corriere della Sera " , 6 novembre 1 947 ; e Scherzi di questo genere sono molto pericolosi, in "l 'U ni tà ", 6 novembre 1 947 . 7 1 Questura di Milano. Alla Procura della Repubblica di Milano. Oggetto: ferimento in persona di Gatti Ferruccio fu Ale55andro e delfiglio Riccardo, cit ., p. 47 (testimonianza della portinaia Maria Maiocchi) , p. 49 (testimonianza di Andreina Caleca) e p. 55 (testimonianza di Angelo Marchelli) . 7 2 Cfr. Reduci da una sala da ballo colpiti da raffiche di mitra, in " Corriere della Sera " , I l novembre 1 947 . 73 Quattro operai feriti in una notte nel Milanese da bande fasciste, in " l'Unità " , I l novembre 1947 . 74 A55a55inato a Marsala un dirigente della Confederterra, in " l'Unità " , I l novembre 1 947 . 75 Un operaio ucciso e due feriti da fascisti durante una protesta contro violenze reazionarie, in " l'Unità " , 12 novembre 1 947. 76 C. Bermani, La Volante R055a, cit . , p. 84 . 77 Ibidem. 78 Sul pestaggio di Dallera, vedi Spedizione punitiva conclusa con 2 morti: un operaio ucciso e un qualunquista linciato , in " Corriere della Sera " , 12 novembre 1 947 e È tornata la calma nella zona di 5. Giuliano, in " Corriere della Sera " , 13 novembre 1 947 . 7 9 Un operaio ucciso e due feriti da fascisti, cito 80 C. Bermani, Storia e mito, p. 49. 8 1 M . Caprara, Lavoro riservato , cit., p. 69. 82 Giornata tumultuosa a Milano, in " Corriere della Sera " , 12 novembre 1947 . 83 Il popolo di Milano insorge contro gli a55a55inifascisti, in " l'Unità" , 1 3 novembre 1947 . 84 P. Togliatti, Dzfendere la democrazia, in "l'Unità " , 13 novembre 1 947 .

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8 5 Energica risposta alla Costituente al difensore dei fascisti ono Scelba, in " l'Unità" , 14 novembre 1 947 . 86 ACS, MI, Gab. , P.P. , f. 1 601P169, b. lO (Pci-Roma). 87 ACrGDV, CCdL, Ese, 1 /3 , doc. n . 16 {verbale Commissione esecutiva del 12 novembre 1 947 } , p. 8. 88 Scelba rifiuta di dare risposta altinterrogazione di Pajetta, in " l' Unità " , 1 3 novembre 1 947 . 89 Invasa e devastata la sede dei patrissiani, in "l'Unità " , 14 novembre 1 947 ; e Anche la sede del Movimento di Patrissi devastata: due feriti, in " Cor­ riere della Sera" , 14 novembre 1947 . 90 Piena luce della polizia sulferimento di Sesto San Giovanni, in " Corriere della Sera " , 16 novembre 1 947 . 9 1 Irruzione di uomini in tuta nella sede del Partito Liberale, in "Corriere della Sera " , 14 novembre 1 947 . 92 Testimonianza orale di Arnaldo C ambiaghi all'autore, Roma, 23 feb­ braio 2002 e Milano, 27 e 28 febbraio 2002 . C ambiaghi era all'epoca respon­ sabile della Commissione dei Giovani comunisti alla Pirelli. 9� C. Bermani, Storia e mito, cit . , p. 56. 94 Piena luce della polizia sulferimento di Sesto San Giovanni, cito 9 5 Su Troilo e la Brigata Maiella si vedano M. Patricelli, I banditi della libertà. La straordinaria storia della Brigata Maiella partigiani senza partito e soldati senza stellette, Utet, Torino, 2005 , e N. Troilo, Storia della Brigata «Maiella» 1 943- 1 945, Mursia, Milano, 20 1 1 . 96 Le trattative col governo, in " l'Unità" , 3 0 novembre 1 947 . 97 L. Gruppi, Testimonianze di un postero, edilit , Roma, 1992 , pp. 36-3 7 . 98 G . Bocca, Palmiro Togliatti, cit., p . 443 . 99 Ibidem. 1 00 Il popolo di Milano si leva unanime contro la cacciata del prefetto democratico, "l'Unità" , 29 novembre 1 947 . 1 0 1 Ibidem. 102 C . Bermani, Storia e mito, cit . , p. 57. 10 3 L. Gruppi, Testimonianze di un postero, cit . , p. 3 7 . 1 04 Tutti d'accordo alla Costituente sul rispetto dell'autorità dello Stato, in " Corriere della Sera" , 3 0 novembre 1 947 . 1 05 Cfr. Le interpellanze sulla situazione di Milano saranno discusse stama­ ne alla Costituente, in " Corriere della Sera " , 29 novembre 1 947 . 1 06 Come è fallito lo stato d'assedio, in " l'Unità" , 29 novembre 1 947 . 107 Non è stato trovato tex repubblichino scomparso, in " Corriere della Sera " , 5 dicembre 1947 . 108 G.C. Pajetta, Sfida accettata, in " l'Unità " , 29 novembre 1 947 . 109 La triplice vittoria di Milano titola "l'Unità " il 3 dicembre 1 947 . I I O Ripresa delle discussioni per il rimpasto ministeriale, in " Corriere della Sera " , 2 dicembre 1947 . I I I P. Togliatti, Un rimpasto non serve a nulla, in "l'Unità " , 3 0 novembre 1947 . 1 1 2 I disoccupati di Milano chiedono pane e lavoro, in "l'Unità " , 4 dicembre 1947 .

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1 1 3 L. Ganapini, Una città la guerra, cit., pp. 273 -274. } 1 1 4 G. Bocca, Palmiro Togliatti, cit. , p. 444. Sull'ira di Togliatti vedi anche M. Caprara, Ritratti in rosso, cit., p. 95 . 1 1 5 In effetti, nel dopoguerra a Genova alcune uccisioni di fascisti ven­ gono rivendicate con volantini firmati "Volante Rossa " . Alcuni di questi vo­ lantini sono reperibili presso l'archivio della Federazione anarchica italiana, che ha sede a Genova, in piazza degli Embriaci (i volantini mi sono stati segnalati da Maurizio Moretti, che ringrazio) . Da questa documentazione, e dai racconti di alcuni ex gappisti genovesi, è stata tratta la sceneggiatura del film Gangsters ( 1 992 ) , con Ennio Fantastichini, Giuseppe Cederna e Isabella Ferrari. Il film, diretto da Massimo Guglielmi, narra la storia di tre ex parti­ giani che non disarmano e continuano a dare la caccia ai nazifascisti, riunen­ dosi in una " Volante Rossa " genovese assieme al loro vecchio comandante. 1 1 6 Conversazione telefonica di Paolo Finardi con l'autore, cito I li Su questa circostanza, si vedano i Verbali interrogatori di Giordano Biadigo (15 marzo 1 949) e Ferruccio Tosi (25 marzo 1 94 9), in AISRMO, PCl� Federazione milanese} Commissione di controllo, b. 1 83 , voI. 2, pp. 6 e 69 . 1 1 8 Cfr. Questura di Milano} 5 febbraio 1 94 9 Oggetto: sequestro di persona } ad opera d}ignoti in persona di Toffanello Italo, in AISRMO, PCl� Federazione milanese} Commissione di controllo, b. 1 84 , voI . 1 , p. 34 bis. 1 19 Rapito da una ventina di ignoti e lasciato Jeminudo in piazza del Duo­ mo, in " Corriere della Sera " , 13 dicembre 1 947 . 1 2 0 Secondo la testimonianza di Ferruccio Tosi e di Dante Vecchio (ACATV, Processo Volante Rossa, Interrogatori, f. 4 1/1; f. 1 75/1 e f. 1 03/11) . Sul sequestro d i Toffanello, l e fonti giornalistiche incorrono i n una serie di imprecisioni. Quindi, pur avendo tenuto presenti gli articoli del "Corriere della Sera " e dell' '' Unità '' (In Piazza del Duomo repubblichino in mutande, 13 dicembre 1947 ) , ho preferito ricostruire l'episodio basandomi prevalen­ temente sulle fonti giudiziarie. 1 2 1 Cfr. Questura di Milano} 5 febbraio 1 949} Oggetto: sequestro di persona ad opera d}ignoti in persona di Toffanello Italo, cit . , p. 33 bis. Per la successiva ricostruzione, ove non diversamente specificato, cfr. Verbale interrogatorio di Italo Toffanello} 24 febbraio 1 949, in AISRMO, PCl� Federazione milanese, Commissione di controllo, b. 1 84 , voI. 1 , pp. 3 0-34 . 122 Verbale interrogatorio di Italo Toffanello, cit . , p. 3 1 . 123 Testimonianza orale di .Giovanni Pesce, cito 124 Verbale interrogatorio di Italo Toffanello, cit . , Allegato n. 1 , p. 32 bis. Per la ricostruzione dell'intero episodio, si veda anche ACATV, Processo Volante Rossa, Sentenza di Verona, pp. 90- 1 02 . 125 Testimonianza orale d i Walter Fasoli, cito 1 2 6 C. Bermani, La Volante Rossa, cit . , p. 92 . 1 2ì Testimonianza orale di Sante Marchesi a Bermani, cit o 1 2 8 Verbale interrogatorio di Luigi Cominl� 1 7 marzo 1 949, cit . , p. 30. 1 2 9 Cfr. Iniziative individuali o obiettivi comuni i delitti e le azioni della ((Volante Rossa )?, in "Corriere della Sera " , I l febbraio 195 1 , p. 4 . 1 3 0 F. Lanfranchi, Anche Franco D e Agazio cadde sotto il piombo della ((Volante Rossa )} ?, cit . , p. 4 .

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1 3 1 U . Arcuno, Trincheri ritratta le accuse contro Alvaro, in "l'Unità " , 9 febbraio 1 95 L 1 32 C. Bermani, La Volante Rossa, cit . , p. 92 . I H Bomba a mano lanciata contro l'abitazione di un ex-federale, in " Cor­ riere della Sera " , 17 dicembre 1 947 . B4 Testimonianza orale di Leonardo Banfi, cito

Note al capitolo 4 I G . Bocca, Palmiro Togliatti, cit . , p. 446. 2 Cfr. ACS , MI, Gab . , P.P., f. 1 6 1 /P/ 1 0/12, b. 23 . 3 Verbale interrogatorio di Sante Marchesi, cit . , p. 54. 4 " Voce Comunista " , 1 0 gennaio 1 948. 5 C . Bermani, Storia e mito, cit. , p . 6 1 . 6 Ibidem. Sull' episodio della firma negata, si veda anche M. Caprara, Ritratti in rosso, cit., p. 1 97 , e L'inchiostro verde di Togliatti, cit . , p. 2 1 8 . 7 Testimonianza orale di Sante Marchesi a Bermani, cito 8 P. Di Loreto, Togliatti e la doppiezza, Il Mulino, Bologna, 1 99 1 , p. 23 1 . 9 Cifre tratte da G . Mammarella, Il Partito comunista italiano 1 945- 1 975 dalla liberazione al compromesso storico, Vallecchi, Firenze, 1 976, p. 7 1 , e da G. Galli, Storia del Pci. Livorno 1 92 1, Rimini 1 99 1 , Kaos Edizioni, Milano, 1 993 , p. 1 80 . I O Pubblicato integralmente in Tre minacce alla democrazia italiana, Edi­ zioni Rinascita, Milano, 1 948. I l Cfr. " Bollettino di informazioni della Commissione d 'organizzazione", Reggio Emilia, 3 0 gennaio 1 948, in IG, APC, Federazioni, Reggio Emilia, 1 948, microfilm 00 1 83 , p. 724. 1 2 E . Collotti ( a cura di) , A rchivio Pietro Secchia (Fondazione Giangia­ como Feltrinelli, Annali, anno XIX, 1 97 8 ) , Feltrinelli, Milano, 1 979, p. 426. 1 3 P. Robotti, G. Germanetto, Trent'anni di lotte dei comunisti italiani, Edizioni di Cultura Sociale, Roma, 1 952, pp. 247 -248. 1 4 G. Galli, Storia del Pci, cit . , p. 1 8 1 . 1 5 C. Guerriero, F. Rondinelli, La Volante Rossa, cit . , pp. 40-4 1 . 16 G . Invernizzi, Nella disoccupazione eloquenza delle cifre, in " Battaglie del lavoro " , 24 febbraio 1948. 1 7 F. Romero, Gli Stati Uniti in Italia, cit . , p . 256. 1 8 N. Ajello, 1 948. Guerra all'ultimo voto, in "la Repubblica" , 27 marzo 1 998, pp. 40-4 1 . 1 9 Per i manifesti citati, vedi P. Ginsborg, Storia d'Italia dal dopoguerra a oggi, cit . , p. 5 83 ; G. Manzini, Una vita operaia, cit., p . 72 ; e, soprattutto, C'era una volta la DC: breve storia del periodo degasperiano attraverso i mani­ festi elettorali della Democrazia cristiana, a cura di L. Romano e P. Scabello, Savelli, Roma, 1 975 , passim . 20 Citato in M. Innocenti, L'Italia del 1 948 quando De Gasperi batté Togliatti, Mursia, Milano, 1 997 , p. 57 . 2 1 P. Ginsborg, Storia d'Italia dal dopoguerra a oggi, cit. , p. 155 . . . .

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22 A. Fiorani, A. Lega, 1 948: tutti armati, cit., p. 245 . 2 3 A. e G. Cipriani, C }era un }armata bianca. I documenti accusano la Dc, in "l'Unità " , 1 5 gennaio 1 992 . 24 A. Fiorani, A. Lega, 1 948: tutti armati, cit . , p. 244 . 2 5 Cfr. E. Caretto, B. Marolo, Made in Usa, cit . , p. 7 . 26 Us Foreign Relations, 1 948, voI. III, p. 84 9; cito in R. Faenza, M. Fini, Gli americani in Italia, Feltrinelli, Milano, 1 976, p. 249. 27 U . Stille, Vindipendenza deltItalia garantita dagli Stati Uniti, in " Corriere della Sera " , 14 dicembre 1 947 (corsivo nostro) . 28 P. Ginsborg, Storia d}Italia dal dopoguerra a oggi, cit . , p. 153 . 2 9 G. Manzini, Una vita operaia, cit. , p. 7 1 . 30 Vedi le note dell' I l aprile 1 948 nel diario di Didimo Ferrari, in A. Zambonelli ( a cura di) , Il dopoguerra reggiano nelle carte segrete di ((Eros }} , in " Ricerche storiche" , nn. 64 -66, 1 990, p. 28. 3 1 Cfr. la già citata relazione del prefetto del novembre 1 947 , in ACS, PS 1 94 7-48, b. 12 fasc. C2 1 , cito 3 2 C. Bermani, Storia e mito, cit . , p. 64 . 33 Ivi, p. 49. 34 A.M. Rodari, Quelli della Volante Rossa, cit . 35 C. Bermani, Storia e mito, cit., p. 64 . 3 6 Conversazione telefonica d i Paolo Finardi con l'autore, cito 37 C. Bermani, Storia e mito, cit., p. 65 . 38 Vedi Due partigiani sono stati assassinati da un ex squadrista protetto dalla Dc, in "l'Unità " , 3 0 marzo 1 948 e Come si svolse tagguato di sangue, in " l'Unità " , 3 1 marzo 1 948; vedi inoltre Tragico epilogo di una contesa politica, in " Corriere della Sera " , 3 0 marzo 1 948 e Ifunerali delle vittime dello scontro di Somaglia, in " Corriere della Sera " , 3 1 marzo 1 948. 39 Inaudita sentenza per tuccisione di Somaglia, in " Battaglie del lavoro " , 14 settembre 1 948. 40 Cfr. Verbale interrogatorio di Ferdinando CleriCl� 28 marzo 1 949 ore } 1 6} 20, in AISRMO, PCl� Federazione milanese Commis.'il'one di controllo, b . } 1 83 , voI. 2 , p. 88. 4 1 C. Bermani, Storia e mito, cit . , p. 65 . 42 Sberle aifascisti in piazza Belgioioso, in " l'Unità " , I l aprile 1 948. 43 Testimonianza orale di Sante Marchesi a Bermani, cito Anche Fasoli ricorda che Muneghina in quella circostanza ha lottato spalla a spalla con gli uomini di Paggio. Cfr. testimonianza orale di Walter Fasoli, cito 44 L. Gruppi, Testimonianze di un postero, cit., p. 43 . 45 Ivi, p. 42. 46 G . Manzini, Una vita operaia, cit. , p. 72. 47 Testimonianza orale di Giuseppe Granelli all' autore, Sesto San Gio­ vanni (Mi ) , 2 marzo 1 998 . 48 Archivio Bermani, Testimonianza orale di Vittorio Foa, Roma, Casa delle culture, 13 dicembre 1 996, nastro 880. 49 Sui due episodi, vedi C. Guerriero, F. Rondinelli, La Volante Rossa, cit., p. 44. 50 Cfr. Verbale interrogatorio di Sante Marchesi, cit . , p. 54 . '

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5 1 C. Bermani, Storia e mito, cit. , p. 68 . 5 2 Conversazione telefonica di Paolo Finardi con l'autore, cito 53 Cfr. Atti Parlamentari, Camera dei Deputati, seduta del 23 ottobre 1 943 , intervento di Alberto Cavallotti (Pci ) , in http://www. camera.it/_dati! leg0 1/lavori/stenografici!sed0 1 2 1/sed0 12 1 .pdf, p. 3 947 . 54 Cfr. testimonianza orale di C. , in C. Bermani, Storia e mito, cit. , p. 68, e conversazione telefonica di Paolo Finardi con l'autore, cito 55 C . Bermani, Storia e mito, cit . , p. 68. 5 6 Testimonianza orale di Leonardo Banfi, cito 57 S. Tutino, Longa rievoca le glorie dei partigiani (occhiello: A Milano gli agenti di Scelba caricano la folla colpevole di rendere onore ai suoi caduti) , in "l'Unità " , 26 aprile 1 948. 58 Ibidem. 59 Cfr. la testimonianza orale di Enrico Mondani in C. Bermani, La Vo­ lante Rossa, cit . , p. 1 02 . 60 Conversazione telefonica di Paolo Finardi con l'autore, cito 61 CosÌ ricorda , ad esempio, G. Granelli. Cfr. testimonianza orale di Giuseppe Granelli, cito 62 Ibidem. 63 A. Fiorani, A. Lega, 1 948: tutti armati, cit. , p. 245. 64 AISRMO, PCl� Federazione milanese, Commissione di controllo, b. 1 80, pp. 4 e 5 . 65 Testimonianza orale di C . , i n C. Bermani, Storia e mito, cit. , p. 69. 66 Manzfestazione generale a Milano contro l'offensiva della Confindustria, in "l'Unità " , 22 giugno 1 948. 67 Altre due piccole fabbriche vorrebbero chiudere i battenti, in "l'Unità " , 1 7 giugno 1 948. 6 8 Ibidem. 69 Domani tutto il popolo di Milano protesta contro l'offensiva dei licenzia­ menti, in "l'Unità " , 24 giugno 1 94 8 . 7 0 Voglio telefonare alla mia mamma, i n " Battaglie del lavoro" , 1 3 luglio 1 948. 7 1 Sugli incidenti del 7 luglio, vedi Fallito tentativo di occupare lo stabi­ limento Motta in viale Corsica, in " Corriere della Sera " , 8 luglio 1 948; La ((Motta" occupata dagli operai nonostante le bombe lacrimogene, in "l'Unità " , 8 luglio 1 948. I due resoconti sono abbastanza simili, tranne ovviamente che per il giudizio sugli eventi. 7 2 La Motta rioccupata dalla polizia contro gli impegni del Prefetto, in "l'Unità" , 9 luglio 1 948. 73 Cfr. C. Bermani, Storia e mito, cit . , p. 7 1 , e Sgombero dei ((trenta" dallo stabilimento Motta, in " Corriere della Sera " , 9 luglio 1 948. 74 Anche i bambini di Lambrate hanno pianto per i gas di Scelba, in "l'Unità" , 1 O luglio 1 948. 75 Testimonianza orale di Leonardo Banfi, cito 7 6 Ibidem. 77 C. Bermani, Storia e mito, cit. , p. 24. 78 Verbale interrogatorio di Dante Vecchio, 29 marzo 1 949, cit. , p. 1 0 1 .

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Note al capitolo 5 1 Cfr. M. Giuffrida, Pallante: {{Ero solo un idealista volevo colpire l'uomo di Stalin", in "la Repubblica " , 12 febbraio 2003 , p. 1 5 . 2 M . Caprara, Lavoro riservato, cit., pp. 45 -46. 3 G. Corbi, Quattro colpi di pistola per uccidere il Migliore, in "la Repub­ blica " , 14 luglio 1 998 , p. 36. 4 Cfr. G. Andreotti, Giulio Andreotti: il grido tremendo che ruppe la noia di quella seduta, in " Il Tempo " , 12 luglio 1 998, p. 1 5 . 5 Citato i n M . e M. Ferrara, Conversando con Togliatti, Edizioni d i Cul­ tura Sociale, Roma, 1 953 , pp. 370-37 l . 6 Citato i n M. Caprara, I.:attentato a Togliatti. 1 4 luglio 1 948 il Pci tra insurrezione e programma democratico, Marsilio, Padova, 1 978, p . 1 8 . 7 "l'Unità " , edizione pomeridiana straordinaria del 14 luglio 1 948. 8 La telefonata di Antonucci è riportata in M . Caprara, I.:attentato a To­ gliatti, cit . , p. 3 5 . 9 L a testimonianza d i Rosario Bentivegna i n merito a questo episodio è riportata in M. Caprara, Lavoro riservato, cit . , p. 48. lO Sugli awenimenti di Siena, vedi S. Orlandini, Luglio 1 948. I.:insurre­ zione proletaria nella provincia di Siena in risposta all'attentato a Togliatti, Cooperativa Editrice Universitaria, Firenze, 1 976. Il A.G. Ricci, La paura di un golpe, in " Il Tempo " , 12 luglio 1 998, p . 1 8. 1 2 IG, APC, Verbali direzione, 14 luglio 1 948. 1 3 G. Bocca, Palmiro Togliatti, cit . , p. 467 . 1 4 P. Di Loreto, Togliatti e la doppiezza, cit., pp. 295 -296. 1 5 G. Bocca, Palmiro Togliatti, cit., p. 468. 1 6 Sul ruolo svolto da Ilio Barontini nel placare l'ondata insurrezionale a Livorno, si veda A. Grillo, Livorno, una rivolta tra mito e memoria, Bfs, Pisa, 1 99 1 . 1 7 La rivoluzione mancata. {{Niente rivolta: il Pci si impegnò con De Ga­ speri", in "l'Unità 2 " , 1 4 luglio 1 998 , p. 2 . Vedi anche G. Andreotti, Giulio Andreotti: il grido tremendo che ruppe la noia di quella seduta, cito 1 8 Testimonianza orale di Giuseppe Granelli, cito L'episodio è ricordato anche in G. Manzini, Una vita operaia, cit., p. 7 5 . 1 9 G. Galli, L a sinistra italiana nel dopoguerra, I l Mulino, Bologna, 1 958, p. 2 1 7 . 2 0 C. Bermani, Storia e mito, cit., p. 7 1 . 2 1 Ibidem. 22 Ivi, pp. 7 1 -72. 23 M. Recchioni, Ultimijuochi di Resistenza, cit., pp. 48-49. 24 Sull' arresto di Eliseo Galliani e gli scontri alla Motta, vedi ACATV, Processo Volante Rossa, Sentenza di Verona, p. 1 05 . Il ruolo di " coordinatore" svolto da Galliani viene citato più volte nel corso degli atti processuali. 25 C. Bermani, La Volante Rossa, cit. , p. 1 07 . 26 Ibidem. 27 Ibidem. 28 Ibidem.

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29 Conversazione telefonica di Paolo Finardi con l'autore, cito 3 0 M. Recchioni, Il tenente Alvaro, cit . , p. 98. 3 1 C. Bermani, La Volante Rossa, cit . , p. 1 07 . 32 Testimonianza orale di Walter Fasoli, cito 33 Testimonianza orale di Leonardo Banfi, cito 34 Testimonianza orale di Sante Marchesi a Bermani, cito 35 Conversazione telefonica di Paolo Finardi con l'autore, cito 36 Testimonianza orale di Arnaldo C ambiaghi, cito 37 Ibidem. 38 G. Amendola, Il Pci altopposizione. La lotta contro lo scelbismo, in AA. VV. , Problemi di storia del Partito comunista italiano, Roma, Editori Riuniti, 1 97 1 , p. 120. 39 Citato in G. Bocca, Storia deltItalia partigiana. Settembre 1 943-maggio 1 945, Laterza, Roma-Bari , 1 977, p. 5 16. 40 W. Tobagi, La rivoluzione impossibile. L'attentato a Togliatti: violenza politica e reazione popolare, Il Saggiatore, Milano, 1 978, p . 78. 4 1 Dopo il 1 6 luglio, i sindacalisti democristiani abbandoneranno effetti­ vamente la Cgil, dando vita alla Cisl. 42 p. Di Loreto, Togliatti e la doppiezza, cit. , p. 3 07 . 43 Secondo u n documento della Cia datato 1 8 agosto 1 948 e intitolato Disapprovazione sovietica deltazione comunista seguita al tentato assassinio di Togliatti, l'ambasciata russa " segnalò per telefono che lo sciopero doveva essere revocato entro giovedì mattina" . Il documento è citato in A. Bolzoni, T. Gullo, Quando l'Oss schedava il Pci: ((Così preparano tinsurrezione", in " la Repubblica " , 12 febbraio 2003 , pp. 1 4 - 1 5 . 44 L. Gruppi, Testimonianze di u n postero, cit., p p . 40-4 1 . 45 Testimonianza orale di Raffaele De Grada, cito 46 G. Bocca, Palmiro Togliatti, cit . , pp. 470-47 1 . 47 D . Fertilio, Valiani: ((Sz: ma poi ci fu un contrordine ", in " Corriere della Sera " , 7 maggio 1 995 . 48 Cfr. S. Orlandini, Luglio 1 948, cit. , p. 129. 49 Cfr. Lettere in redazione: E. Clerici, Natale 1 944 Natale 1 949, cito 50 G. Bocca, Palmiro Togliatti, cit . , pp. 480-4 8 1 . Per le statistiche sulla repressione, vedi anche Delitti deltanticomunismo. La repressione dopo il 1 4 luglio, in " Rinascita " , XI, nn. 8-9, agosto-settembre 1 954. 5 1 A. Bolzoni, Palla nte) l'uomo che vuoi farsi dimenticare, in " la Repub­ blica " , 14 luglio 1 998 , p. 3 7 . 52 G. Mammarella , VItalia dopo il fascismo (1 943 - 1 9 73), I l Mulino, Bo­ logna, 1 975, p. 228. 5 3 G . Galli, Storia del Pci, cit., p. 1 84. 54 ACATV, Processo Volante Rossa, Sentenza di Verona, cit., pp. 47-49. Si veda anche Verbale interrogatorio di Luigi Colnago, 26 marzo 1 949, cit., pp. 92 -96. 55 Testimonianza orale di Sante Marchesi a Bermani, cito 5 6 Ibidem. 57 Testimonianza orale di Walter Fasoli, cito 58 C . Bermani, Storia e mito, cit . , pp. 73 -74. . . .

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59 Ibidem. 60 Conversazione telefonica di Paolo Finardi con l'autore, cit. Molti suoi compagni della Volante ricordano che " Pastecca" dormì a lungo alla Casa del Popolo. Cfr. ad esempio Verbale interrogatorio di Domenico Ca vuoto, 30 marzo 1 949, ore 1 6,20, in AISRMO, Pcz', Federazione milanese, Commissione di controllo, b. 1 83 , voI. 2 , p. 1 13 ; e Verbale interrogatorio di Walter Fasoll: 2 aprile 1 949, in AISRMO, Pcz', Federazione milanese, Commissione di con­ trollo, b. 1 83 , voI. 2, p. 126. 6 1 Testimonianza orale di Leonardo Banfi, cito 62 Ibidem. 63 Cifre riportate in G. Garigali, Memorie operaie, cit . , p. 1 09. 64 Ivi, p. 1 1 0. 65 Sull'episodio, vedi gli articoli apparsi sull"' Unità " il 22 , 23 e 24 luglio: S . Tutino, A mezzanotte Sesto e Monza mobilitate a dlfesa della Breda; S . Tutino, Un clamoroso falso del governo sul rinvenimento di armi alla Breda; p. Ingrao, I falsi della polizia sulla Breda. 66 G. Manzini, Una vita operaia, ci t. , p. 78. 67 "Voce Comunista" , 3 0 settembre 1 948, p . 4 . 68 Un corteo di 4 chilometri, in " Voce Comunista " , 3 0 settembre 1 948. 69 L. Bertucelli, Nazione operaia, cultura del lavoro e vita di fabbrica a Milano e Brescia, 1 945-1 963 , introd. di A. Agosti, Ediesse, Roma, 1 997 , p. 96; sulla sorte dei quattro licenziati vedi anche G. Manzini, Una vita operaia, cit. , pp. 78-79. 7 0 Cfr. Verbale interrogatorio di Emilio Tosato, 1 9febbraio 1 949, ore 1 9, 3 0, in AISRMO, Pci, Federazione milanese, Commissione di controllo, b. 1 84 , voI. 1 , p. 79. Sull'episodio, vedi anche L e squadre del pestaggio, i n "Corriere della Sera" , 2 1 ottobre 1 948. 7 1 ACS , PS 1 94 7-48, b. 12 fase. C2 1 (Relazione Prefettura di Milano, ot­ tobre 1 948) . 72 Ibidem. 73 Una foto della Volante in divisa che sfila in via Dante è pubblicata nell'articolo Perfarsi meglio acciuffare Trincheri si dipinse i baffi, in " Corriere Lombardo" , 1 6- 17 febbraio 1 949. 74 Togliatti chiama a difendere le libertà costituzionali calpestate dal governo del privilegio e dell'imperialismo straniero, in "l'Unità" , 1 3 ottobre 1 948. 75 C. Guerriero, F. Rondinelli, La Volante Rossa, cit . , p. 55 . 76 Testimonianza orale di Arnaldo Cambiaghi, cito 77 C. Guerriero, F. Rondinelli, La Volante Rossa, cit . , p. 55. 7 8 C . Bermani, Storia e mito, cit., pp. 73 -74. 79 Testimonianza orale di Arnaldo Cambiaghi, cit o 80 Ibidem. 8 1 Testimonianza orale di Leonardo Banfi, cito

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Note al capitolo 6 1 Cfr. la testimonianza di Paolo Fina rdi in M. Recchioni, Ultimifuochi di Resistenza, cit. , pp. 5 1 -52. 2 Testimonianza orale di Eligio Trincheri, raccolta da Cesare Bermani il 26 agosto 1 996 a Orta (Novara) e pubblicata per estesto in appendice a C. Bermani, Storia e mito, cit., pp. 129- 156. La citazione è tratta da p. 1 3 2 . 3 ACATV, Verbale interrogatorio di Eligio Trincheri dell'l l febbraio 1 949, ore 22, 00, pp. 6-7 . 4 C. Bermani, Storia e mito, cit. , p . 1 34 . 5 Ivi, p. 79. 6 Ivi, p. 1 3 3 . 7 ACATV, Verbale interrogatorio di Eligio Trincheri dell'l l febbraio 1 949, cit., pp. 5-6. 8 Ibidem, e C . Bermani, Storia e mito, cit. , p. 140. 9 La sua dichiarazione è riportata dal " Corriere Lombardo" , 29 gennaio 1 949. I O Sentenza 4 giugno 1 94 7 della 2a sezione speciale della Corte di assise di Milano. I l ACATV, Verbale interrogatorio di Eligio Trincheri del l O febbraio 1 949, ore 1 6, 30, p. 1 . Si veda anche ACATV, Verbale interrogatorio di Eligio Trin­ cheri del 1 6 febbraio, ore 1 0, 00, pp. 2 e 3 . 1 2 Cfr. F. Lanfranchi , Anche Franco De Agazio cadde sotto il piombo della {(Volante Rossa"?, cit., p. 4. E ACATV, Processo Volante Rossa, Sentenza di Verona, cit., p. 1 1 3 . l 3 M . Recchioni, Ultimi fuochi di Resistenza, cit., p . 44. 1 4 Ivi, pp. 5 1 -52 . 1 5 ACATV, Verbale interrogatorio di Eligio Trincheri del l O febbraio 1 949, cit ., pp. 1 -2 . 1 6 Ivi , p. 2 . 1 7 Ibidem. 1 8 Testimonianza orale di Leonardo Banfi, cito 1 9 Vedi, oltre a quelle di Trincheri, anche le dichiarazioni di Bellinzoni, in ACATV, Processo Volante Rossa, Interrogatori, f. 27r1II. 20 ACATV, Verbale interrogatorio di Eligio Trincheri del l O febbraio 1 949, cit. , p. 3 . 2 1 L'azione è stata ricostruita sulla base degli atti processuali e della te­ stimonianza di Finardi in M. Recchioni, Ultimifuochi di Resistenza, cit., pp. 55 -56. 2 2 Cfr. F. Lanfranchi, Ferruccio Gatti era il capo del ('lascio di azione rivo­ luzionaria )', cit. , p. 4 . 23 Testimonianza orale d i Leonardo Banfi, cit o 24 M. Recchioni, Ultimi fuochi di Resistenza, cit . , p. 53 , e conversazione telefonica di Paolo Finardi con 1'autore, cito 25 C. Guerriero, F. Rondinelli, La Volante Rossa, cit. , p. l O. 26 F. Lanfranchi , Ferruccio Gatti era il capo del ('lascio di azione rivolu­ zionaria", cito

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27 Testimonianza orale di Walter Fasoli, cito 28 ACATV, Processo Volante Rossa, Interrogatori, f. 1 851I; per dettagli, vedi anche ACATV, Processo Volante Rossa, Sentenza di Verona, pp. 128- 1 3 1 . 2 9 C . Bermani, Storia e mito, cit., p . 83 . 3 0 M. Recchioni, Ultimifuochi di Resistenza, cit . , p. 56. 3 1 " As po mia fa un omicidio perché si è messo uno in difficoltà ... No, 's po mia . . . " (C. Bermani, Storia e mito, cit . , p. 1 42 ) . 3 2 Testimonianza orale d i Leonardo Banfi, cit o 33 C. Guerriero, F. Rondinelli, La Volante Rossa, cit. , p. 56. 34 C. Bermani, Storia e mito, cit . , pp. 83 -84 . 35 S i veda, a d esempio, l a testimonianza orale d i Walter Fasoli, cito 36 Testimonianza orale di Marisa Magni, cito 37 Cfr. la testimonianza di Sergio Ricaldone in M. Recchioni, Il tenente Alvaro, cit . , p. 66. 3 8 Testimonianza orale di Sante Marchesi a Bermani, cito 3 9 Testimonianza orale di Leonardo Banfi, cito 4 0 Ibidem. 4 1 Cfr. ACATV, Verbale interrogatorio di Eligio Trincheri del l a febbraio 1 949, cit . , pp. 1 -2 e 4. 42 M . Recchioni, Ultimifuochi di Resistenza, cit., p. 54. 4 3 Testimonianza orale di Leonardo Banfi, cito 44 C. Bermani, Storia e mito, cit., p. 145 . 4 5 Cfr. , a d esempio, l a testimonianza orale d i Walter Fasoli, cito 46 C. Bermani, Storia e mito, cit. , p. 144 . 47 Testimonianza orale d i Leonardo Banfi, cit o 48 Ibidem. 49 La città colpita da due atroci delitti esige che giustizia sia fatta senza indugio, in " Corriere della Sera " , 29 gennaio 1 949. Si veda anche S. Tuti­ no, Grottesche perquisizioni a Milano nelle sedi di organizzazioni popolari, in " l'Unità " , 29 gennaio 1 949. 5 0 Testimonianza orale di Walter Fasoli , cito 51 Quale giustizia è questa?, in "l'Unità " , 30 gennaio 1 949. 5 2 Conversazione telefonica di Paolo Finardi con l'autore, cito 5 3 Quale giustizia è questa?, cito Mondani farà quattordici mesi di carcere, per colpa di quella pistola. 54 Cfr. Lettere in redazione: E. Clerici, Natale 1 944 Natale 1 949, cito 55 Testimonianza orale di Sante Marchesi a Bermani, cito 56 Testimonianza orale di Marisa Magni, cito 57 ACATV, Verbale interrogatorio di Eligio Trincheri dell' 1 1 febbraio 1 949, cit., p. 5 . 58 Una taglia di due milioni sugli assassini del 2 7 gennaio, i n " Il nuovo Corriere della Sera " , 6 febbraio 1 949. 59 Testimonianza orale di Angelomaria Magni, in C. Bermani, La Volante, Rossa, cit . , p. 125 . 60 C. Bermani, Storia e mito, cit. , pp. 146- 147 . 6 1 Ibidem. 62 Ibidem.

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Testimonianza orale di Marisa Magni, cito Effettivamente, nei successivi verbali si fa spesso riferimento a un in­ terrogatorio di Magni del lO febbraio. Tale documento, nonostante ripetute ricerche, è risultato però irreperibile. 65 ACATV, Verbale interrogatorio di Eligio Trincheri del 1 6febbraio 1 949, cito 66 Conversazione telefonica di Paolo Finardi con l'autore, cito 67 C. Bermani, Storia e mito, cit . , pp. 148- 149. 68 ACATV, Processo Volante Rossa, Memoriale di Eligio Trincherz� I l ot­ tobre 1 949, p. - 1 1 . Si è ritenuto di riportare il documento nella sua forma originale, senza tempestarlo di [sic] . 69 ACATV, Verbale interrogatorio di Eligio Trincheri del 1 2 febbraio 1 949. 7 0 Al processo di Verona Bertasi, avvocato di Paggio, ricorderà alla corte che Trincheri, dopo aver confessato i propri delitti , accusò Paggio, ma chiese " di non figurare" quale accusatore. Cfr. U. Arcuno, Venanzi richiede l'asso­ luzione di Vecchio, in " l'Unità " , 20 febbraio 195 1 . 7 1 C . Bermani, Storia e mito, cit . , p . 149 ( corsivo nostro) . 7 2 Testimonianza orale di Leonardo Banfi, cito 73 Ibidem. 74 Ibidem. 75 Ibidem. 76 Testimonianza orale di Marisa Magni, cito 77 Cfr. Camera dei Deputati, Atti Parlamentari, Discussioni, 14 febbraio 1 949. 78 A ll'alba sorpresi nel letto 15 appartenenti alla ((Volante Rossa", in " Il Tempo di Milano " , 25 febbraio 1 949. 7 9 Cfr. Camera dei Deputati , Atti Parlamentari, Discussioni, 25 febbraio 1 949. 80 Cfr. Verbali interrogatori di Mario Muneghina e Agostino Casali, 13 e 14 febbraio 1 949, in AISRMO, Pcz� Federazione milanese, Commissione di controllo, b. 1 84, voI . 1 , pp. 95 -97 . 8 1 C. Bermani, Storia e mito, cit . , p. 6 1 . 82 Cfr. G. Magnanini, Dopo la Liberazione, Analisi, Bologna, 1 992 , p. 49. Sulla struttura degli espatri si veda, anche, R. Festorazzi, Il partito segreto di Praga, in " Avvenire" , 2 aprile 199ì . 83 Cfr. testimonianza di Stella Amici, in M. Recchioni, Il tenente Alvaro, cit., p. 96. 84 Ivi, p. 98. 85 Vedi testimonianza di Finardi in M. Recchioni, Ultimi fuochi di Resi­ stenza, cit. , pp. 64 sgg. 86 Testimonianza di Sergio Ricaldone, in M. Recchioni, Il tenente Alva­ ro, cit . , pp. 64-65 . Anche Orazio Pizzigoni, compagno di Paggio nella 1 1 8a Garibaldi, ricorda che " Alvaro " temeva volessero farlo fuori. Vedi ivi, p. 3 9. 87 Testimonianza orale di Raffaele De Grada, cito 88 Ibidem. 89 Ibidem, e testimonianza orale di Leonardo Banfi, cito 90 Testimonianza orale di Marisa Magni, cito 64

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ACATV, Relazione della Questura di Milano al Procuratore della Repub­ blica di Milano, 28 febbraio 1 949, p. 1 4 . 92 ACATV, Relazione al Procuratore Generale della Repubblica, 24 novem­ bre 1 949, pp. 3 1 e 3 2 . 93 ACATV, Verbale interrogatorio di Giordano Biadigo del 2 3 febbraio 1 949. 94 Testimonianza orale di Sante Marchesi a Bermani, cito 95 Ibidem. 96 Ibidem. 97 Su chi ha voluto lanciarlo ricade l'infame fango del discredito, in "Voce Comunista " , 12 febbraio 1950, p. 1 . 98 Testimonianza orale d i Sante Marchesi a Bermani, cit o 99 Ibidem. 100 Testimonianza orale di Marisa Magni, cito 101 Testimonianza orale di Angelomaria Magni, cito 1 02 C. Guerriero, F. Rondinelli, La Volante Rossa, cit. , p . 95 . Per un' atten­ ta analisi delle vicende processuali, che esula dai limiti del presente lavoro, rimandiamo senz'altro al saggio dei due studiosi romani. 1 03 Sulle vite d'esilio di Finardi, Paggio e Burato si vedano i due libri di M. Recchioni, Il tenente Alvaro, cit. , e Ultimi fuochi di Resistenza, cito 1 04 Testimonianza orale di Leonardo Banfi, cito 1 05 F. Lanfranchi, Il ((tenente A lvaro" è nascosto nelle file della Legione straniera?, in " Corriere della Sera " , 20 febbraio 1 95 1 , p. 4 . 106 I ((Pistoleros" della Volante Rossa forse dalla cortina diferro a Cuba, in "Corriere della Sera " , 3 febbraio 1 962 . 1 07 L' episodio è narrato, in forma romanzata, anche in G. Fiori, Uomini ex, Einaudi, Torino, 1 993 . 1 08 Testimonianza orale di Leonardo Banfi, cito 109 Così ad esempio Clerici (M. Recchioni, Il tenente Alvaro, cit., p. 7 7 ) e Finardi (M. Recchioni, Ultimifuochi di Resistenza, p. 85 ) . 1 10 M. Recchioni, Il tenente Alvaro, cit. , p . 1 7 3 . III Sulla storia di Saevecke si ved a L. Borgomaneri, Hitler a Milano. I crimini di Theodor Saevecke capo della Gestapo, Datanews, Roma, 1 997 . 1 12 Conversazione telefonica di Paolo Finardi con l'autore, cit.

Ringraziamenti

Oltre alle persone che hanno accettato di rilasciare una loro testimonianza, più volte citate nel libro, desidero qui ringra­ ziare tutti coloro che hanno aiutato o facilitato questa ricerca, discutendone alcuni aspetti o fornendo utili spunti e sugge­ rimenti. In particolare: Fausto Rondinelli e Carlo Guerriero, Raul Mordenti, Ennio Antonini, Gigi Borgomaneri, Maurizio Mo­ retti. Ringrazio inoltre Cesare Bermani, per aver concesso l'a­ scolto integrale della sua intervista a Sante Marchesi del 1 976 e aver discusso con me alcuni punti della mia vecchia tesi di laurea. Ho un debito di riconoscenza anche con Massimo Recchioni, grazie al cui prezioso aiuto sono riuscito a entrare in contatto con Paolo Finardi. Se siete arrivati sin qui senza dovervi sobbarcare la lettura di 600 pagine, è soprattutto grazie alla nlia bravissima editor Giusi Lupi. Bravissima e soprattutto molto paziente (Giob­ be, a confronto, era uno che si agitava un sacco) . Devo molto ai miei primi e fedeli lettori: Alessandra e Da­ niela Zizzari, Loretta Tersigni, Maddalena Cannarsa, Marco Cipriani, che hanno passato al setaccio non so quante versio­ ni di queste pagine, trovando sempre qualcosa da migliorare. Infine, ringrazio profondamente mio padre per il suo in­ credibile talento nello scovare i refusi più ostinati. E, soprat­ tutto, per avermi insegnato l'amore per la storia.

Indice dei nomi

Agnesina, Vincenzo, 108, 1 17 , 128, 154. Agosti, Aldo, 167 , 188. Ajello, Nello, 183. Alberganti, Giuseppe, 8-9, 24, 27 -29, 4 1 , 67 , 1 03 , 107 , 1 17 , 120, 126, 144 , 150, 156- 158. Aldo (comandante dei vigili urbani di Milano) , 155. Alexander, Harold, 125 . Almirante, Giorgio, 44, 1 03 . Alterchi, Otello , detto Otello, lO, 44 , 159, 168 . Alvaro, vedi Paggio, Giulio. Amendola, Giorgio, 32 , 187 . Amici, Stella, 1 9 1 . Andreoni, Carlo, 42 , 1 13 . Andreotti, Giulio, 1 16 , 186 . Angleton, James Jesus, 55 . Angoscini, Fiorenzo, 167 . Antonucci, Antonio, 1 1 4 , 186 . Arca, vedi Calzavara , Armando. Areai, Giovanni, 1 76. Arcuno , Ugo, 183, 1 9 1 . Arista (comandante della Celere a Milano), 106 , 1 1 0. Armando, vedi Valp reda, Armando. Arné, Felice, I l . Assirelli, Orlando, 25 . Audisio , Walter, detto colonnello Va­ lerio, 50, 59, 92 , 130, 177 .

158, 162 , 168, 175- 177, 180, 183, 185 , 187 - 1 92 . Barazzoli, Sergio, 43 . Barbagallo, Corrado, 1 7 1 . Barontini, Ilio , 1 16 , 186 . Basile, Carlo Emanuele, 64 . Bay, Charles, 52 . Beccaria (membro della Camera del Lavoro di Milano), 4 1 . Bellingeri, Margherita, 73-75. Bellinzoni, Adriano, 138- 140, 142 - 143, 146, 189. Benedetti, C . , 1 75. Bentivenga , Rosario, 1 1 4 - 1 15 , 186 . Berlinguer, Enrico, 163. Bermani, Cesare, 19, 72 , 8 1 , 120, 152 , 167 - 174 , 176- 192 . Bertucelli, Lorenzo, 167 , 188. Bezzi, Carlo, 1 1 0. Biadigo, Giordano, detto Tom o L anùn, lO, 15- 17, 60, 72 , 74-75 , 87 , 1 10- 1 1 1 , 159- 16 1 , 169, 180. Bianchi Sciaccaluga, Liliana, 178. Bianchi Sciaccaluga, Rosa, 1 78. Bini, Bino, 40. Bocca, Giorgio, 82 , 1 16 , 123 , 1 78, 18 1 - 183, 186 - 187 . Boffi, Antonio, 162 . Bolzoni, Attilio, 176, 187 . Bonasio, Bruno, 159. Bonemazzi, Renato, 60. Bonfatti, Giuseppe, detto Remo, 6 , 167 . Bonvini, Gab riella, 179. Borghese, J unio Valerio, 130. Borghini, Primo, 1 7 , 39, 147 , 157 , 159, 168.

Badoglio, Pietro, 35. Baldoni, Adalberto, 176. Banf i, Leonardo, detto Parafulmine, 12 , 15 , 1 9-20, 24 , 29, 40 , 5 1 , 6 1 , 74 , 107 , 1 1 0- 1 1 1 , 120, 127 , 132 , 138, 1 4 1 , 144 , 146 - 147 , 153- 154 , 157-

1 95

Clerici, Ferdinando, detto Balilla, I O, 15- 16 , 44 , 124 , 148, 169, 1 75 , 1 92 . Collotti, Enzo, 183 . Colnago, Luigi, 125 , 169. Colombi, Arturo, 9. Comini, Luigi , detto Luisott, lO, 15 , 30, 44, 62 , 87 , 90, 159, 168. Corbi, Gianni, 173 , 186 . Corbino, Epicarmo, 33 . Coscelli, Guido, detto Cuscelli, 159. Cossutta, Armando, 128. Crainz, Guido, 170. Crispi, Francesco, 85 . Cruciani, Achille, 44 , 6 1 , 63-64 , 70, 102 - 1 03. Curiel , Eugenio, detto Giorgio, 62 , 135 - 138 , 145 . Curiel, Sergio, 62 , 178 .

Borgomaneri, Luigi, 46, 167 , 175, 1 92 . Bosetti, Mauro, detto Maurino, 157 . Bozzi, Gianni, 54. Bramé, Antonio, 76 . Bruzzone, Anna Maria, 169. Burato, Natale, detto Lino o Pedro, 15, 44 , 87 , 133 , 140- 142, 147 , 15 1 , 153 , 155 - 157 , 16 1 - 162 , 192 . Busetto, Italo, 169. Businelli, Giovanni, 1 18. Cacciapuoti, Raffaele, 33. Caleca, Andreina, 72 , 75 , 180. Caligiani, Orio, 25. Calzavara, Armando, detto Arca, 134135. Cambiaghi, Arnaldo, 8 1 , 12 1 , 130- 13 1 , 18 1 , 187 - 188. Campegi, Luigi, detto Gigi, 12 , 140, 147 . Capizzi, Manlio, 83. Caprara, Massimo, 66 , 1 78 , 182- 183, 186 . Caprara, Maurizio, 172 , 180, 186 . Carboni, Aldo, 148- 149. Carcano, Giancarlo, 17 1 . Caretto, Ennio, 176, 184. Carnevale, Cesare, 69. Casali, Agostino, 155. Cassinera, Angelo, 38. Castro, Fidel, 162 . Cattaneo, Ennio, I l . Cattaneo, Pietro, 98 , 108 , 176. Cavallotti, Alberto, 185 . Cavuoto, Domenico, detto Manùn , 16, 18, 168. Cederna, Giuseppe , 182 . Celona, Antonino, 85 . Cereghino, Mario ] . , 176. Chiovini, Peppo, 134 . Cicala, Aldo, 166 . Cimpellini , Giulio, detto Ciro, l O , 15 , 169. Ciotola, Vincenzo, 82 , 85-86 . Cipriani , Antonio, 184. Cipriani, Gianni, 184. Clerici, Edoardo, detto Nan, 124, 168, 187 , 190.

Dallera, Ferruccio, 77 , 180. De Agazio, Franco, 49-54, 59, 159, 1 76. De Gasperi , Alcide, 33 , 47 -48 , 54 , 56-57 , 79-80, 82 , 94 -96 , 1 05 , 1 13 , 1 15, 128. De Grada, Raffaele, 1 9 , 123 , 157 - 158 , 170, 187 , 1 9 1 . Del Bianco, A.M. , 167 . Di Bella, Franco, 179. Di Loreto, Pietro, 183 , 186- 187 . Di Vittorio, Giuseppe, 27 . Domenico, Roy Palmer, 173. D'Onofrio, Edoardo, 1 15. Dunn , James, 55-56 . Einaudi, Luigi, 58. Esposito, Ernesto, 8 1 . Fabbri, Iginio, 133. Faenza, Roberto, 184. Falck, Enrico, 129 . Falco (partigiano) , nome di battaglia , 41. Fantastichini, En nio, 182 . Farina, Rachele, 169. Fasoli, Walter, detto Walter o Tritolo, 10, 19, 5 1 , 86-87 , 120, 126, 147 , 168, 170, 174 - 1 76 , 182 , 184, 187 , 190. Ferrara, Marcella, 186 . Ferrara, Maurizio, 186 .

196

Ferrari, Didimo, 1 84 . Ferrari, Isabella, 1 82 . Fertilio, Dario, 1 87 . Festorazzi, Roberto, 1 9 1 . Filippa, Marcella, 1 67 . Finardi, Paolo, detto Pastecca, 1 5 , 20,

Ghisalberti, Felice, 1 3 3 , 1 3 6- 1 39, 14 1 142, 1 44 - 146.

Gilas, Milovan, 65 . Ginsborg, PauI, 1 7 3 , 1 75 , 1 83 - 1 84. Giuffrida, Michela, 1 86. Giuliano, Salvatore, 5 5 . Gnoli, Antonio, 1 66. Gramsci , Antonio, 1 63 . Granelli, Giuseppe, 104, 1 68, 1 84- 1 86. Grassi, Dario, 80-8 1 . Grassi, Luigi, 5 1 . G raziani, Rodolfo, 1 12 . G remmo, Roberto, 1 7 3 . Greppi, Antonio, 82, 1 1 7 . Grigorian, Vagan, 92 . Grillo, Andrea, 1 86. Gruppi, Luciano, 9, 1 03 - 104, 123 , 1 68,

3 9, 5 1 -52, 68, 87, 1 0 1 , 1 06, 1 20- 12 1 , 126, 1 3 3 , 1 3 7 - 142 , 1 44 - 1 45 , 1 47 , 1 5 1 , 1 5 3 , 155 - 1 57 , 1 5 9 , 1 6 1 - 1 62 , 1 64 , 1 69- 1 70, 1 7 3 , 1 76, 1 7 8, 1 82 , 1 84 - 1 85 , 1 87 - 1 92 .

Fini, Marco, 1 84 . Fiorani, Adolfo, 1 76, 1 84 - 1 85 . Fiori, Giuseppe, 1 92 . Flammeni, Franco, 42 , 50. Foa, Vittorio, 1 05 . Folgore, vedi Nosenghi, Onorino. Folli, fratelli, 76-77 . Franzina, Emilio, 176. Fulmine ( partigiano) , nome di batta­ glia, 4 1 -42 . Fusco (giudice istruttore ) , 15 1 , 1 60.

1 8 1 , 1 84, 1 87 .

Guareschi, Giovanni, 97 . Guasti, Gian Maria, 70. Guerriero, Carlo, 143 , 1 6 1 , 172, 1 83 1 84, 1 88- 1 90, 1 92 .

Guglielmi, Massimo, 1 82 . Gullo, Tano, 176, 1 87 .

Gaiot, Luigi, 77, 80. Galante Garrone, Alessandro, 1 73 . Galbiati, Bruno, detto capitano Marino, 14 1 . Galletti, Giorgio, detto Cucciolo, I l . Galli, Giorgio, 94 , 1 67 , 1 8 3 , 1 86 - 1 87 . Galliani, Eliseo, detto Andrea, 1 18, 1 86. Gambaruto, Dionisio, detto Nicola, 5 1 ,

Hitler, Adolf, 4 9 , 1 1 2 . Ingrao, Pietro, 8 0 , 1 88. Innocenti, Marco, 1 83 . Invernizzi, Gaetano, 95 , 1 7 3 , 1 83 . Jotti, Nilde, 1 1 2 . Judin, Pavel, 92 .

1 76.

Gambino , Antonio, 178. Ganapini, Luigi, 58, 1 67 , 1 77 , 1 82 . Gandini, Mario, detto Mila, 30, 40, 5 1 -

Kardelij , Edvard, 65 . Kennan, George, 99. Kesselring, Albert, 3 .

52 , 60-6 1 , 1 3 5 , 1 7 5 . Gandin i, Renzo, 1 3 5 .

Ganzerla, Renzo, 7 1 , 74. Garibaldi, Giuseppe, 1 8. Garigali, Giuseppina, 1 67 , 1 88. Gastaldi, Andrea, 90. Gatta, Giulio, 84 . Gatti, Ferruccio, 44 , 46, 7 3 -74, 79,

Lajolo, Lauran a, 1 66, 1 7 3 - 1 7 4 . Lamprati, Alessio, 9, 29, 1 47 , 155 . Lanfranchi, Ferruccio, 1 69, 1 74 , 1 80, 1 82 , 1 89, 1 92 .

Lavagnino, Carlo, 3 7 . Leccisi, Domenico, 2 7 . Lega, Achille, 176, 1 84- 1 85 . Levi Ravenna, Pia, 1 7 5 . Levrero, Silvano, 3 2 . Lizzadri, Oreste, 7 9 . Lombardi, Riccardo, 2 1 , 84.

158.

Gatti, Marco, 5 8. Gatti, Riccardo, 73 , 75 . Gedda, Luigi, 97 , 1 04 . Germanetto, Giovanni, 1 83 . Ghisalberti, Egidio, 1 3 5 .

197

Montanari, Otello, 128. Morelli ( sindacalista della Camera del Lavoro di Milano) , 173 . Moretti, Maurizio, 1 82 . Mortari , Ferruccio, 2 9 , 7 0 , 8 1 , 84 . Mortari, Igino, 84 . Mortari, Sergio, 8 1 , 84 . Mosca, Giovanni, 97 . Moscatelli, Vincenzo, 3 8 , 173 . Moseley, Ray, 1 76. Muneghina, Mario, detto capitano Mario, 1 03 , 1 2 6- 1 27 , 1 5 5 , 1 84 . Murgia, Pier Giuseppe, 17 1 - 1 7 2 , 1 74 ,

Longo, Luigi, 65 -66, 93 -94 , 1 14 - 1 1 6, 1 30 , 1 4 4 , 1 5 5 .

Longone, Riccardo, 174 . Lo Savio, Giovanni, 1 4 1 - 1 42, 1 6 l . Lotteri, Giacomo, 1 8 . Lucini, Maurizio, 1 50 . Luparia, Sergio, 25 . Macciacchini, Eva, 44 -45 , 174 . Magenes, Giorgio, 77, 79. Magnanini, Giannetto, 1 9 1 . Magni , famiglia, 1 3 6, 149, 1 5 2 . Magni, Angelomaria, detto Vento, l O,

1 7 9.

1 4 , 1 6, 7 1 , 1 1 1 , 1 3 5 , 1 4 3 - 144, 148, 1 50- 1 5 2 , 1 6 1 , 1 69, 1 90- 1 92 . Magni, Derino, l O. Magni , Marisa, 1 4 , 1 5 4 , 1 5 8 , 1 69, 1 901 92 . Maierna, Gianni, 1 3 4 . Maiocchi, Maria, 1 80 . Mammarella, Giuseppe, 1 83 , 1 87 . Mammoli, Ottorino, 98. Mammuccari, Mario, 1 14 - 1 1 5 . Manzini, Giorgio, 1 75 , 1 83 - 1 84 , 1 86 , 1 88. Marazza, Achille, 84 . 74-75 , 1 7 9 . Marchelli, Angelo, Marchesi, Sante, detto Santino, l O, 1 8, 24 , 60, 62-63 , 74-75 , 89 , 1 03 , 1 06 , 1 2 0 , 125 , 144, 148, 1 5 9- 1 6 1 , 1 7 1 , 1 78, 1 80, 1 82 - 1 84, 1 87 , 1 90, 1 92 . Marchioro, Santino, 4 3 . Marcialis, Grazia, 1 67 .

Mussolini, Benito, 23 , 27-28, 4 3 -44, 49-50, 54, 5 9 , 85 , 1 1 2 , 1 3 0.

Nannuzzi, Otello, 1 1 4 - 1 1 5 . Natoli, Aldo, 7 8 . Negarville, Celeste, 4 8 , 1 2 3 . Nenni, Pietro, 3 8 , 47-48, 5 5 , 96, 173 , 1 76 .

Neppi Modona, Guido, 1 7 3 . Nosenghi, Onorino, detto Folgore, 4 1 . Novacco, Domenico, 1 7 3 . Obici, Carlo, 1 72 . Olmi, Antonio, 8 1 . Onofri, N azario Sauro, 1 70. Orlandini, Sandro, 1 86- 1 87 . Ossola, Carlo, 1 67 . Paggio, Giulio, detto tenente Alvaro, 4 ,

Marco, vedi Trincheri, Eligio. Mariani, Agostino, 1 07 . Mariani , Franco, 24 , 3 4 , 4 1 . Marina, Mario, 1 03 . Marolo, Bruno, 176, 1 84 . Marshall, George, 5 5 , 96. Martinelli, Franco, 1 76 . Martinelli, Renzo, 1 7 2 . Massaza, Leonardo, 1 40- 1 44 , 1 6 1 . Massi, Ernesto, 4 4 . Matteotti, Giacomo, 1 14 . Mazzetti, Fulvio, 60-6 1 . Meneghini, Enrico, 25 . Mila, vedi Gandini, Mario. Mondani, Enrico, 1 47 , 1 5 7 , 1 60- 1 6 1 ,

6-7 , 1 0- 1 1 , 1 4 - 1 8, 20-2 1 , 23 , 26, 3 03 1 , 3 8-40, 44-46, 5 1 -52 , 58, 60-64 , 67 , 7 1 -74 , 78, 87-92 , 1 00- 1 02 , 1 061 07 , 1 10- 1 1 1 , 1 1 7 - 1 20, 1 2 5 , 1 2 7 , 129, 1 3 1 - 1 33 , 1 3 6 - 1 3 7 , 140- 1 44 , 1 46, 1 48, 1 5 1 - 15 5 , 1 5 7 - 1 5 9 , 1 6 1 1 63 , 1 66, 1 68, 1 74 , 1 84 , 1 9 1 - 1 92 . Pajetta, Giancarlo, 4 1 , 80, 82-86, 1 00, 121 , 181. Pajetta, Giuliano, 87-89, 1 00- 1 0 1 . Pallante, Antonio, 1 12 - 1 1 3 , 1 2 4 . Pansa, Giampaolo, 1 76 .

Pastecca, vedi Finardi, Paolo. Patricelli, Marco, 1 8 1 . Patrioli, Ettore, detto Gaìna, 60. Patrissi, Emilio, 7 1 .

1 70, 1 74 , 1 85 , 1 90.

1 98

Pavone, Claudio, 5 , 1 66, 1 69, 173 . Pavone, Tommaso, 86. Pedro, vedi Burato, Natale. PelIoux , Luigi, 85 . Perego, Silvio, 1 40- 142 . Perlini, Bruno, 2 6 . Peruzzi, Felice, 2 5 , 1 7 1 . Pesce, Giovanni, detto Visone, 27, 5 1 -

Saevecke, Theodor, 3 , 1 63 - 1 64 , 1 92 . Sannino, Antonio, 175 . Saragat, Giuseppe, 47 -48, 1 62 . Sargenti, Manlio, 44. ScabelIo, Paolo, 1 83 . Scelba, Mario, 48-49, 58, 70, 79-80, 95 , 1 1 3 , 1 15 , 1 2 3 , 150, 1 54 - 1 55 .

Schuster, Alfredo Ildefonso, 1 00 . Scoccimarro, Mauro, 70. Scotti, Francesco, 9, 42. Secchia, Pietro, 66-67 , 94 , 1 1 4 - 1 1 6 ,

5 2 , 89, 1 07 , 1 7 2 , 1 76, 1 82 .

Petacci, Claretta, 50. Petrillo, Gianfranco, 1 79 . Petruccelli, Michele, 7 3 -75 , 1 5 9 . Pièche, Giuseppe, 4 9 . Pini, Giorgio, 50, 5 9 . Pio XII (Eugenio Maria PacelIi) , p a -

1 2 1 - 122 .

Sereni, Emilio, 2 7 . ServelIo, Franco Maria, 5 1 , 5 3 , 5 9 , 1 76 .

Sforza, Carlo, 48. Sitta, Manlio, 1 2 8. Spalione, Mario, 1 1 6 . Spano, Velio, 123 . Squassoni (awocato), 1 5 2 . Stalin (IosifVissarionovic Dzugasvili ) ,

pa, 4 7 .

Pipitone, Vito, 7 6 . Pizzigoni, Orazio, 7 , 1 67 , 1 9 1 . Podini, Ferrante, 1 0 1 - 1 02 . Poletti, Charles, 2 1 . Pomodoro, Già, 1 63 . Por�ba, Szklarska, 65 . Portinari, Alfredo, 40. Prowisionato, Sandro, 1 76.

65 -66, 94, 97 , 1 48.

Still e , Ugo, 1 84 . Storchi, Massimo, 173 . Stroppa, Adriano, 76. Stroppa, Natale, 76. Svoboda, Ludvik, 1 62 .

Rao, Nicola, 1 7 4 . Reale, Eugenio, 65 . Rebecchini, Salvatore, 82 . Recchioni, Massimo, 1 66, 1 69, 1 7 3 ,

Tanzi, Brunilde, 45 -47 , 1 7 4 . Thorez, Maurice, 92 . Tobagi, Walter, 12 1 , 1 87 . ToffanelIo, Italo, 87 -90, 1 58, 1 82 . Togliatti, Palmiro, 4 , 1 4 - 1 5 , 3 6 , 42 ,

1 86 - 1 87 , 1 89- 1 92 . Redi, Carlo, 80.

Reina, Carlo, detto Carlo, 1 8, 60. Revelli, N uto, 6, 1 66- 1 97 . Ricaldone, Sergio, 1 5 7 , 1 90- 1 9 1 . Ricci, A.G . , 1 86 . Ricci, Renato, 1 3 0. Ricotti, Rinaldo, detto Sbarbà, I l . Robotti, Paolo, 1 83 . Rocca, Gianni, 1 73 . Roda, E. , 1 69 . Rodari, Anna Maria, 1 79 , 1 84 . Rolando, Rocco, 1 3 5 . Rolando, Rosanna, 1 69 . Romano, Luca, 1 83 . Romero, Federico, 1 76, 1 83 . Romualdi, Pino, 44 . Rondinelli, Fausto, 143 , 1 6 1 , 172 , 1 83 -

5 4 , 5 7 , 66-68, 70, 7 8-79, 84 -86, 9 1 , 93 -94 , 96, 1 03 , 1 05 , 1 1 1 - 1 1 6, 1 2 1 , 1 2 3 - 1 2 4 , 126, 1 2 8 - 1 2 9 , 1 4 8 , 1 80 1 82 .

ToninelIi, Giovanni, 1 02 . Tosi, Ferruccio, detto Cazzo, 7 1 , 1 82 . Tramontana, Angelo, 2 6 . Trincheri, famiglia, 1 49. Trincheri, Eligio, detto Marco, 1 07 , 1 3 3 - 142, 1 44 - 15 3 , 1 5 5 , 1 6 1 - 1 62 , 1 89 , 1 9 1 . Trincherini, Ettore, 1 49. Troilo, Ettore, 34 , 80, 82-86, 1 8 1 . Troilo, Nicola, 1 8 1 . Truman, Harry, 99. Tucci, Amilcare, 7 1 , 74 .

1 84, 1 88- 1 90, 1 92 .

Rossi, Egidio, detto Gino, 45 .

1 99

Tupini, Giorgio, 69, 1 75 . Turnaturi, Francesco, 1 1 2 . Tutino, Saverio, 1 85 , 1 88, 1 90. Umberto II di Savoia, 2 8 , 3 2 -3 3 . Urbani, Gervasio, 26. Vaia, Alessandro, 9 . Vaiani, Giulio, 2 4 . Valenzi, Maurizio, 3 2 , 1 7 2 . Valiani, Leo, 1 24 . Valpreda, Armando, detto Armando, 37, 4 1 .

Valpreda (maresciallo), 1 5 1 - 1 5 2 . Vecchio, Angelo, detto Tarzan, 1 5 , 1 5 3 , 1 69 .

Vecchio, Dante, detto Tino, lO, 1 7 , 74, 1 69, 1 82 .

Veneri, Walter, detto Walter, 3 0 , 60-6 1 . Vento, vedi Magni, Angelomaria. Vergaiii, Pietro, 9 , 2 9. Vignati, Giuseppe, 1 67 . Villani, Silvano, 1 70. Visone, vedi Pesce, Giovanni. Vittorio Emanuele III di Savoia, 28. Zacchetti, Angelo, 1 0 1 . Zambonelli, Antonio, 1 84 . Zazzi, Euro, 3 9-40. Zdanov, Andrej Aleksandrovic, 65 . Zonato, Italo, 1 69 . Zuccoletti, Stella, 28, 43 .

Econom ica

'44,

Nell'agosto del

a Milano,

il diciannovenne Giulio Paggio giura vendetta di fronte ai corpi di quindici partigiani fucilati all' alba dai nazisti. Un anno più tardi, a guerra finita, Paggio è il capo della Volante Rossa, costituita da

una cinquantina di giovanissimi ex partigiani con lo scopo di snidare i fascisti rimasti impuniti dopo il

25

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-

aprile. La loro storia,

Francesco Trento, oltre

raccontata con uno stile incalzante, apre uno squarcio sulla Milano del

'�������I��P ':ì

reportage, ha pubblicato

con Aureliano Amadei

secondo dopoguerra,

Venti sigarette a Nassirya

devastata dai bombardamenti,

(Einaudi

dalla disoccupazione e teatro di scorribande neofasciste. Raffaele Liucci, "Il Sole

a numerosi racco nti e

24

Ore"

200 5 ) ,

di cui ha scritto

anche la sceneggiatura per il cinema

(20 sigarette, miglior film al Festival 20 1 0 , sezione "Co ntrocampo") . È autore di vari

di Venezia Commisero errori, gesti di violenza superflua, sciocchezze: eppure, la storia dei giovanissimi partigiani com unisti

documentari, tra cui Matti p er il calcio, Stessa sp iaggia, stesso mare e la serie Brothers in Army. Ha scritto

che eliminavano assassini e torturatori

tv

fascisti fu una risposta alla progressiva

e diretto con Franco Fracassi Zero,

riabilitazione del fascismo nell'Italia del dopoguerra. Angelo D'Orsi, "Tuttolibri" Paggio e i suoi scelgono un nome, una sede, un inno di battaglia, una divisa. Si armano, sparano e uccidono. Sempre in sella a una bicicletta. Nell'estate del

'45

la Volante sembra deporre le armi, ma una serie di attacchi fascisti gliele farà riprendere subito. Questa è la loro storia. Matteo Tonelli, " Il Venerdì di Repubblica"

inchiesta sull'11 settembre. http://www.nazionalescrittori.it/trento.html www.facebook.com/laguerranonerafInita In copertina: Partigiani in appostamento in Corso Ticinese, Milano aprile 1 945. © Farabolafoto.

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ISBN 978-88-581-2391-1

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