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Italian Pages 202 [206] Year 1951
STUDI B TESTI --------------- 1 5 5 ----------------
RUDOLF
BLUM
LA BIBLIOTECA DELLA BADIA FIORENTINA E
I CODICI DI ANTONIO CORBINELLI
C IT T À
D E L V A T IC A N O
BIBLIOTECA APOSTOLICA VATICANA MDCCCCLI
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STUDI B TESTI --------------- 1 5 5 ---------- :—
RUDOLF
BLUM
LA BIBLIOTECA DELLA BADIA FIORENTINA E
I CODICI DI ANTONIO CORBINELLI
CITTÀ DEL VATICANO BIBLIOTECA APOSTOLICA VATICANA MDCCCCLI
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IMPRIMATUR :
Datum In Civ. Yat. die 1 Januarii 1951. P.
G a b k ie l M o n t i , o . s . a .
Secret.
Ristampa anastatica - Dini - Modena 1984
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Alla memoria di Enrico Eoslagno
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INDICE ANALITICO .............................................................................................Pag.
Av
verten za
In
t r o d u z io n e
P r im a
parte
...........................................................................................................................
: L a B ib l io t e c a
della
B a d ia F io r e n t in a
I. L e vicende e i cataloghi dei codici della Badia Fiorentina sin dal soggiorno fiorentino del Montfaucon ( 17 0 0 ) ......................... L ’elenco dei codici della Badia pubblicato dal Montfaucon. - L ’inventario settecentesco manoscritto. - Le ultime se gnature dei codici della Badia. - L a confisca della biblioteca (1808). - P . L . Courier e la biblioteca della Badia. - I co dici sottratti da Don M. Bigi e consegnati al Barone von Schellersheim. - Altri codici visti dal Montfaucon non più iden tificabili. - I cataloghi dei codici dei conventi soppressi pas sati risp. alla Laurenziana e alla Magliabechiana. II. Le origini della biblioteca della Badia Fiorentina e il suo svi luppo fino alla costruzione della «Libreria Vecchia» (1504) . . Mancanza di una biblioteca nei primi quattro secoli del l’esistenza del monastero. - Preteso lascito dei libri di Ugolino Giugni, vescovo di Volterra (f 1470). - L a riforma del con vento per opera di L . Barbo, fondatore della Congregazióne di S. Giustina di Padova, e del suo allievo Gomezio Portoghese, Abate di Badia dal 14 19 al 1439. - Gomezio e la biblioteca del convento. - Il lascito dei codici di A. Corbinelli (f 1425). I codici del Convento di S. Maria del S. Sepolcro unito alla Badia nel 1434. - L a biblioteca del monastero sotto i successori di Gomezio: codici scritti da monaci della Badia, codici com prati dal convento, codici regalati o lasciati al monastero. L ’uso della biblioteca; prestito di codici. —Perdite di codici nel Quattrocento. - L a costruzione di una sala propria per la biblioteca. III . Il catalogo cin qu ecen tesco............................................................... Il contenuto del cod. Laur. C. S. 1 5 1 . - Descrizione del catalogo antico della biblioteca della Badia. - L ’identifica zione dei codici riportativi. —L a data della redazione del ca talogo. - Le tre parti del catalogo: a) L ’elenco dei codici greci. 6) L ’elenco dei libri latini manoscritti e stampati collocati sui banchi della biblioteca. - c) L ’elenco alfabetico degli altri libri latini manoscritti.
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Indice analitico
V ili
IV. Dal Cinquecento al Settecento
.....................................Pag.
L’aspetto esteriore della sala costruita nel 1504. - La consi stenza libraria della biblioteca secondo il catalogo cinquecen tesco. - Le vicende della biblioteca nei secoli successivi. - La demolizione della «Libreria Vecchia» (1630); la biblioteca nel « Salone della Scuola » (1642). - La differenza fra la biblio teca del 1504 e quella del 1642. - La causa della dispersione di codici avvenuta tra il 1504 e il 1642. - La sistemazione della « Libreria Nuova ». - L ’importanza della collezione di manoscritti della Badia. Seconda
parte :
A. Corbinelli
e i suoi codici
V. A. Corbinelli.......................................................................................... La famiglia Corbinelli. - La data della nascita di Antonio. - I rapporti dei fratelli Angelo e Antonio Corbinelli con C. Sa lutati. - Antonio allievo di M. Crisolora (1396). - Antonio ospita Guarino Veronese (1410-14). - I suoi uffici pubblici. - Le sue sfortune private dopò la partenza di Guarino. - Il suo viaggio d’affari a Camerino; la sua lettera scrittavi a Guarino (1417). - A. Corbinelli rovinato dalle prestanze; la sua fuga da Firenze (1424). - A. Corbinelli a Roma; la sua morte (1425). - I suoi rapporti con Guarino, F. Pieruzzi, A. Traversari, N. Niccoli, G. Aurispa, F. Barbaro e Poggio. - Il « neuro logo » di Guarino. - Il carattere di Antonio. - A. Corbinelli quale umanista. VI. La formazione della biblioteca di A. Corbinelli, le sue rispet tive disposizióni testamentarie e la sorte dei suoi codici dopo la sua morte........................................................................................ La biblioteca latina di A. Corbinelli. - Ipotesi sulle ori gini della sua biblioteca greca. - I codici greci cedutigli da G. Aurispa. - Il suo primo testamento (1410): A. Corbinelli lascia i suoi codici a suo figlio naturale Tommaso. - Il suo secondo testamento (1415): A. Corbinelli lega i suoi codici al Convento di S. Spirito. - Il suo terzo testamento (1421): A. Corbinelli lega i suoi codici alla Badia Fiorentina. - Il suo quarto testamento (1424): A. Corbinelli conferma que sto legato. - Indignazione di Poggio per questo lascito. - Le ragioni delle rispettive disposizioni testamentarie di A. Cor binelli: il suo lascito contributo all’opera riformatrice del l’Abate Gomezio. - La sorte dei suoi codici dopo la sua fuga e morte. - Jacopo Corbizzi, suo amico intimo, usufruttuario vitalizio della sua biblioteca. - La data del passaggio dei codici Corbinelliani alla Badia. VII. Il frammento dell’inventario dei codici lasciati da A. Cor binelli alla Badia .......................................................................... Descrizione del frammento Marucelliano. - La data del l’inventario dei codici Corbinelliani. - I codici dell’inventario citati nel catalogo cinquecentesco. - Conclusioni provvisorie per la fede di quest’ultimo.
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Indice analitico
IX
V i l i . L e segnature antiche dei codici della B ad ia Fiorentina
Pag.
61
I l valore delle segnature antiche per la ricostruzione della biblioteca di A . Corbinelli. -
L e segnature che si riscontrano
in codici di qualsiasi p ro ven ien za: le segnature della m an o C e la loro d a ta. -
L e note della m an o D e la loro data. -
significato di queste note. -
Il
L e segnature che si riscontrano
soltan to in codici Corbinelliani : le segnature della m an o B (codici latini) e la loro data. (codici greci) e la loro data. codici greci. -
L e segnature della m an o A
L e iniziali di A . Corbinelli nei
L e segnature che si riscontrano soltan to nei
codici non provenienti dal lascito .di A . stem a
della
B a d ia
nel
Corbinelli. -
collocazione e della segnatura Q u attrocen to. -
di A , B , C e D . -
La
Il si
dei codici
valu tazion e
delle
della
segnature
D eterm in azion e definitiva dell’ atten dib ilità
del catalogo cinquecentesco. I X . L a ricostruzione dell’ inventario dei libri lasciati da A .
Cor
binelli alla B ad ia F i o r e n t i n a ........................................................................ L a disposizione dell’in ventario. segnati A . tario. -
C. -
R icostruzione della classe greca dell’ in ven
N orm e per la critica di questa classe. -
zione dei codici segnati erroneam ente A . C. -
L ’ elim in a
Riconoscim ento
di codici Corbinelliani non distinti più com e tali. ta ti
della
73
Elenco dei codici greci
critica. -
La
greca dell’in ventario. — L a ricostruzione
ricostruzione
definitiva
I risul
della classe
E len co dei codici latini segnati A . C.
delle
due classi latine
dell’in ventario. —
N orm e per la loro critica. - E sa m e della classe dei « libri eccle siastici ». -
E sa m e di quella dei « libri gentiles ». -
I risultati
della critica. X . L ’ im portan za storica e filologica della biblioteca di A . C orbi nelli
................................................................................................................................
97
L a sua collezione di codici dei classici latini e le altre raccolte
um anistiche
del
genere.
— Il
num ero
m an oscritti posseduti da A . Corbinelli. sti
m an oscritti.
-
I
codici
Corbinelliani
dei
relativi
I l carattere di q u e latini
dispersi
nel
Q u attrocen to. - L a sua collezione di codici dei classici greci e le altre collezioni um anistiche del genere. -
L a sua raccolta
l ’ unica biblioteca greca conservata di quelle sorte durante i prim i 25 anni di studi greci in Ita lia . — Elenco delle opere greche possedute da A . Corbinelli. -
L a distinzione delle opere
com uni e rare della sua collezione: testi classici stu diati nella scuola bizan tina e testi noti soltan to ai dotti bizantini. -
I te
sti della prim a categoria posseduti tu tti da A . Corbinelli. Gli altri testi classici esistenti nella raccolta nelli e in quelle di altri grecisti. -
di
A.
C orbi
L a diffusione delle risp et
tiv e opere in Ita lia . - Induzioni dalla raccolta di A . Cor binelli alle biblioteche dei grecisti italiani in genero prim a del 1423. dal lascito
-
M an oscritti di alto di A .
Corbinelli. -
valore filologico I
suoi codici di
provenienti autori
cri
stiani.
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Indice analitico
X A p pen d ice I :
Il catalogo cinquecentesco della biblioteca della B adia
F ioren tin a (prefazione, testo, c o m m e n t o ) ......................... P a g.
I li
A p pen d ice I I : Il fra m m en to dell’ inventario dei libri lasciati da A . Corbinelli alla B ad ia Fiorentina (testo e c o m m e n t o ) .................... 173 A p pen d ice I I I : L ’inventario dei codici del C on ven to di S. M aria del S. Sepolcro fuori e presso F i r e n z e .............................................................
180
A p p en d ice I V : L ista dei prezzi di stim a segnati nei codici greci della B ad ia F i o r e n t i n a .................................................................. ,
......................... 183
a) Codici proven ienti dalla B ad ia Fiorentina com presi nel
In dice I :
catalogo
cinquecentesco.
m oderne -
T a v o la
di
con cord an za:
segnature
num eri del c a t a l o g o ............................................................. 185
b) Codici provenienti dalla B ad ia Fiorentina non
com presi
nel catalogo cinquecentesco, citati nel te sto ......................................187 In dice
II:
N o m i propri....................................................................................................... 188
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E D IZ IO N I E O P E R E C IT A T E D I F R E Q U E N T E
A urispa G ., Carteggio, a cura di R . Sabb ad in i, R o m a 1 93 1. D el F uria F., Supplementum alterum ad Catalogum Codicum Grae corum, Latinorum, Italicorum.... Bibliothecae Mediceae - Laurentianae. Tomus primus continens Bibliothecae Abbatiae Florentinae Manuscriptos Codices. (M anoscritto della B ib lio teca Laurenziana) Ferrari L. A ., La biblioteca di S. Giustina di Padova, in: G. Mazzatinti, I manoscritti italiani delle biblioteche di Francia, voi. II, R o m a 1 8 8 7 , pag. 549 sgg. Festa N ., Rostagno E .,
Indice dei codici greci Laurenziani non compresi nel catalogo del Bandini, in : Studi Ita lia n i di Filologia Classica,
v o i.
I,
1 89 3, pag.
132
sgg.
Gesamtkatalog der Wiegendruche, L eipzig 1 92 5 sgg. Gottlieb T h ., Ueber mittelalterliche Bibliotheken, L eipzig 1 8 9 0 . Guarino Veronese, Epistolario raccolto, ordinato, illustrato da R. Sabbadini (= M iscellanea di Storia V en eta , serie I I I , vo i. 8, 1 1 , 1 4 , 1 9 1 5 -1 9 ). H ain L ., Repertorium bibliographicum, Stu ttgartiae 1 8 2 6 -3 8 . L u is o P . F ., Riordinamento dell Epistolario di A. Traversari, F i renze 1898. Mehus L . v . Traversari A . M ontfaucon (de ) B ., Diarium Italicum, Parisiis 1 70 2. P anzer G . W . , Annales Typographici, N orim bergae 1 79 3. P oggio B racciolini, Epistolae, ed. T h o m . de Tonellis, Firenze 1 8 3 2 . P uccinelli P., Cronica dell'insigne ed imperiai'abbatia di Fiorenza, M ilan o 1 6 6 4 (sta c o n : Istoria deli'Eroiche Anioni di Ugo il Grande). P uccinelli P., Istoria delle Eroiche Attioni de' Beati Gomezio Por toghese Abate di Badia e di Tenzone Romito, M ilano 1 64 5. P uccinelli P., Origo et progressus historicus sive apparatus de il lustribus Abbatiae Florentiae viris, M ediolani 1 64 5. Sabbadini R., Le scoperte dei codici latini e greci, 2 voli., Firenze
1905-1914. Sabbadini
R ., Biografia documentata di G. Aurispa, Noto 1890. Salutati C ., Epistolario, a cura di F . N o v a ti, R o m a 1 89 1 sgg. Traversari A ., Epistolae, a D . P . Canneto in 11. X X V tribu tae.
A cced it eiusdem A m b ro sii v ita , in qua historia litteraria fiorentina ab a. M C X I I usque ad a. M C C C C X L .... deducta est a L . M ehus. F loren tiae 1 75 9. U ccelli G . B ., Della Badia Fiorentina, Firenze 1 85 8.
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Edizioni e opere citate di frequente
XII
V espasiano da B isticci, Vite di uomini illustri del sec. X V , rive dute sui manoscritti da L. Frati, Bologna 1892. V oigt G., Il risorgimento dell'antichità classica, traduzione italiana di D. Vaibusa, Firenze 1890.
A bbreviazion i : A.
S. -
B.
N. -
C.
S. -
A rchivio
di Stato.
B iblioteca N azionale. Conventi Soppressi.
Cod. Laur. Cod. N az. -
Codice della B iblioteca Laurenziana di Firenze. Codice della B iblioteca N azion ale Centrale di Firenze.
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AVVERTENZA Il presente lavoro fu terminato nel 1942. L ’ho scritto in italiano per renderlo più facilmente accessibile a quegli stu diosi cui maggiormente interessa l’argomento. Vogliano pertanto scusare le durezze stilistiche che noteranno in que ste pagine. Ho dedicato questa opera, per ragioni che spiegherò più oltre, alla memoria di un insigne erudito, il Prof. Enrico Rostagno, già Direttore della Biblioteca Medicea Laurenziana di Firenze. Ma la stessa cortesia, la stessa generosità, che distinsero questo profondo conoscitore dei tesori della Laurenziana, l’ho trovata in tutti gli studiosi italiani che ebbi la fortima di incontrare a Firenze. Menziono qui sol tanto il Prof. Giorgio Pasquali, al cui intervento si deve, in fondo, anche la pubblicazione di questo lavoro. Ho da ringraziare anche i direttori e gli impiegati delle biblioteche e dell’Archivio di Stato di Firenze, la gentilezza dei quali facilitò tanto le mie ricerche. Infine tengo a esprimere anche qui la mia gratitudine a S. E. il Cardinale Mercati che ha proposto di pubblicare questo lavoro negli « Studi e Testi », e a Mons. Albareda, Prefetto della Biblioteca Apostolica Vaticana, che ha accet tato tale proposta. Che il mio lavoro non sia indegno di questo onore! Berlino, 11 luglio 1950.
R
I —-
u d o lf
B
lum
.
L a b ib lio teca della B a d ia F io r e n tin a .
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INTRODUZIONE Di fronte all’austera torre del Palazzo del Bargello sorge l’ele gante campanile trecentesco di una chiesa che faceva già parte del convento di S. Maria dei Benedettini, detto comunemente « la Badia », perché era la più antica abbazia di Firenze. Questo monastero, situato fra le attuali vie Proconsolo, Condotta, Ma gazzini e Dante Alighieri, vantava una volta, oltre a numerose opere d’arte, anche una biblioteca ricca di manoscritti greci e latini, che, confiscati nel 1808, si conservano oggi quasi tutti nelle Biblioteche Laurenziana e Nazionale Centrale di Firenze. Sono particolarmente notevoli i codici greci già posseduti dalla Badia Fiorentina; perché superano di gran lunga, quantitativamente e qualitativamente, quelli degli altri conventi soppressi. La biblio teca della Badia fu infatti celebre appunto per i suoi manoscritti greci; basta ricordare quelli insigni dell’Odissea (Laur. C. S. 52), di Euripide (Laur. C. S. 172), di Erodoto (Laur. C. S. 207), di Tucidide (Brit. Mus. Add. Ms. 11727), di Plutarco (Laur. C. S. 206), di Luciano (Laur. C. S. 77), di Erodiano (Leid. Gronov. 8 8 ), e infine il famoso codice degli Erotici greci, contenente le opere di Longo, Achille Tazio, Caritone e Senofonte Efesio (Laur. C. S. 627). Ma per quanto il numero e il pregio dei codici greci già ap partenuti alla Badia siano eccezionali per un convento, non si sono mai indagate le origini di questa raccolta. Nel 1893 G. Vitelli accennò a un catalogo cinquecentesco della biblioteca della Badia Fiorentina, conservato ora in Lauren ziana (C. S. 151) !); E. Rostagno lo dovette pubblicare, ma troppo occupato da altri studi, rinviò questo lavoro, finché si vide co stretto, per ragioni di salute, di rinunciarvi definitivamente. Al lora (1935) propose a me, già suo allievo in Paleografia greca, di pubblicare il suddetto catalogo; accettai e mi misi al lavoro senza immaginarmi che quel catalogo fosse ben più importante dei so liti cataloghi quattro- e cinquecenteschi di biblioteche conventuali. 1 Studi Italia n i di F ilologia Classica, v o i. I (1 8 9 3 ), p ag. 44 2 .
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4
Introduzione
Ma presto mi accorsi che la pubblicazione del catalogo non po teva essere che la base di ricerche più vaste, oltrepassanti anche i limiti di una storia della biblioteca della Badia Fiorentina. L. Mehus ricorda fra gli amici di Ambrogio Traversari anche il nobile fiorentino Antonio di Tommaso Corbinelli (f 1425), uma nista, allievo del Crisolora e ospite di Guarino, il quale lasciò alla Badia Fiorentina la sua bella collezione di manoscritti greci e latini2. All’epoca del Mehus, i codici Corbinelliani, secondo quel che afferma il dotto autore della Vita di Ambrogio Traversari, erano ancora conservati nella biblioteca del convento; R. Sabbadini sostiene invece che fra i codici della Badia Fiorentina passati nella Laurenziana, quelli provenienti dal lascito di A. Cor binelli, tranne quattro latini, non siano più identificabili 3. For tunatamente non è così ; anzi i codici di A. Corbinelli ancora conservati sono facilmente riconoscibili dalle loro segnature, mentre quelli andati perduti ci sono noti appunto dal suddetto catalogo, che conferma anche la provenienza dei codici Corbinelliani rimastici. Si può quindi sicuramente ricostruire la collezione di quell’uma nista fiorentino, dal cui lascito provengono i migliori codici della Badia Fiorentina. Così veniamo a conoscere non soltanto il fondo principale di una biblioteca conventuale già celebre; anzi la vera importanza della collezione di A. Corbinelli è per noi un’altra: di tutte le biblioteche greche raccolte da umanisti italiani nei primi venti cinque anni di studi greci in Italia, essa è l’unica che ci sia quasi interamente non solo conosciuta, ma anche conservata; pérciò è di alto interesse per la storia dell’umanesimo. Dato ciò illustrerò nella prima parte di questo lavoro le ori gini e le vicende della biblioteca della Badia Fiorentina; nella se conda parte mi occuperò poi di A. Corbinelli e della sua colle zione di codici. Pubblicherò in appendice il suddetto catalogo cin quecentesco con le segnature moderne dei codici identificabili. Ignoro se il Vitelli abbia riconosciuto l’importanza di quel catalogo per la ricostruzione della biblioteca di Antonio Corbinelli; credo invece che E. Rostagno se ne sia perfettamente reso conto. Non ho più potuto presentare questo lavoro a chi l’aveva ispi rato. Ma in segno del mio grato ricordo ho voluto dedicarlo alla memoria di Colui che l’avrebbe saputo fare meglio di tutti. 2 V ita A m b rosii
T raversarii ( =
V o i.
I
dell’ Epistolario di
A . T rav er
sari, a cura di P . Canneti, Firenze 1759), pag. 383.
3 L e scoperte dei codici latini e greci, Firenze 1905, p a g. 52.
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P a r t e P r im a
LA BIBLIOTECA DELLA BADIA FIORENTINA
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C a p it o l o P r im o
LE VICENDE E I CATALOGHI DEI CODICI DELLA BADIA FIORENTINA SIN DAL SOGGIORNO FIORENTINO DI MONTFAUCON (1700) Nella primavera del 1700 la Badia Fiorentina ospitava un monaco francese già noto per la sua erudizione, Don B. de Montfaucon, il quale si trovava allora in quel viaggio di studi, di cui ci ha lasciato il suo Diarium Italicum 1. Nelle cinque settimane che il dotto Maurino si tratteneva a Firenze, poteva esaminare molto bene i manoscritti della biblioteca del monastero dove era alloggiato, e accorgendosi che specialmente quelli greci erano in gran parte « praestantissimi », ne redasse un catalogo compren dente 1 0 1 numero, che egli pubblicò poi insieme ad un elenco un po’ sommario di una novantina fra i più importanti mano scritti latini, compilato da Don A. Banduri, monaco della Badia 2. Questo fu il primo catalogo a stampa dei codici del convento di S. Maria di Firenze e ne diffuse largamente la fama3. Quell’elenco 1 V . D ia riu m Ita licu m , Parisiis 1702, pag. 352. 2 V . op. cit., pagg. 3 6 2 -7 5 . R ista m p a to nella B iblioth eca B ibliothecarum M an u scriptoru m N ov a , Parisiis, 1739 pa gg . 4 1 3 -1 8 . T u tti i m anoscritti greci della B a d ia Fioren tin a ancora conservati furono citati dal M o n tfau con , m eno due : L a u r. C. S. 28 ( A n o n y m i Schedographia) ; C. S. 52 (H om eri O dyssea). Cfr. Gr. V i t e l l i,
op. cit., pag. 44 1 . M a non solo il secondo, com e afferm a il V itelli, sib-
bene anche il prim o di questi due codici apparten eva allora già alla B ad ia F io r en tin a ; v . il catalogo cinquecentesco p u b b licato in appendice, al num ero 125.
2 Sem bra che prim a non esistesse nem m en o un inventario m anoscritto dei cod ici; c ’ è, è vero, un breve elenco di quelli greci, com p ilato da A . M . Querini e conservato ora a B rescia (B ib lioteca Civica Queriniana, m s. F V
6 , 1, citato dal V itelli, op. cit., p a g . 4 4 2 ), m a n on pare che sia anteriore a quello redatto dal M on tfau con . L ’ esem pio dell’illustre M aurino, « di cu i i colloqui gli isp ira ron o l'am ore dell'erudizione » (Biografia U niversale, v o i. X L V I , V en ezia
1828, pag.
26 5) indusse probab ilm en te il giovan e Querini a c o m
pilare qu ell’ elenco che però non dipende dal catalogo del M o n tfau con . T u t ta v ia non h a nessun valore per noi.
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La biblioteca della Badia
8
del Banduri del resto è rimasto fino ad oggi l’unico che fosse mai stampato dei codici latini della Badia 4. Il lavoro del Montfaucon servì poi di base ad un inventario manoscritto, il cui anonimo compilatore cita due volte il nome dell’illustre Maurino5. Detto inventario è intitolato Index Manuscriptorum tum Graecorum tum Latinorum qui habentur in bi bliotheca Abbatiae Florentinae, ed è diviso in quattro classi : I. Manuscripta Graeca Authorum Sacrorum (41). II. Manuscripta Graeca Profanorum Authorum (61). III. Manuscripta Latina Sa crorum Authorum (103). IV. Manuscripta Latina Autorum P ro fanorum (83). I rispettivi manoscritti, il cui contenuto ed età
sono brevemente indicati, sono numerati progressivamente classe per classe. Le classi greche però non offrono alcun interesse, perché comprendono, sebbene in altro ordine, gli stessi codici del catalogo del Montfaucon 6. Quelle latine invece rappresentano l’unico elenco completo dei manoscritti latini già posseduti dalla Badia Fioren tina. Vi si riscontrano press’a poco tutti i codici menzionati dal Banduri7; gli altri manoscritti latini sono di poca importanza e giustificano perfettamente la scelta fatta dal Banduri. I numeri dati ai singoli manoscritti in quell’inventario per classi, non fu rono mai segnati nei codici stessi. Le segnature antiche di questi ultimi furono, sì, sostituite nel Settecento, ma la nuova numera zione fu semplice, unica e progressiva per tutti i volumi8. Il re lativo inventario, certamente posteriore a quello summentovato, * Il B anduri stesso dichiara p e rò : « a lii item bene m u lti codices adsunt ad P h ilosoph iam , G eom etriam , Theologiam , Scholasticam , ad D ecretales et casus ut aiu n t, conscientiae spectantes » (M o n t f a u c o n , op. c it., p a g . 374). 6 V . cod. L a u r. C. S. 151, c. 6 8 a - 8 4 b ; cfr. cap. I I I , p ag. 2 6 . II M o n t faucon è ram m en tato a c . 74 a e 77 b.
6 N e m ancano q u attro , m a furono om essi erroneam ente, perché i risp et tivi m anoscritti esistono tu ttora. L 'In d ice del F e s t a ( v . più oltre) cita invece cinque codici gram m aticali, tralasciati forse a p p o sita m en te dal M on tfau con .
7 N e m ancano pure q u attro , m a tre ne furono om essi erroneam ente, com e quei q u attro codici greci ram m en tati nella n ota precedente. Il quarto m anoscritto (B . G regorii P a p a e epistolae, M o n tfau con , op. c it., pag. 3 7 2,5) invece non esiste più e m an cava forse già allora.
8 II F e s t a nel suo In d ice (v . più oltre) cita anche queste segnature (« olim .... »); esse si trovan o di solito sul m argine inferiore della prim a p a gina e si riconoscono facilm en te dalla form u la stereo tip a : « in ter codices de
signatur n u m ero.... »; vi precede u n ’ indicazione som m aria del contenuto del m anoscritto,
m a non c ’ è n om in ato il proprietario del codice, cioè il C on
v en to di S. M aria di Firenze, ram m en tato sem pre nelle segnature antiche. L a m ano che m ise tali note è la m edesim a che scrisse il catalogo per m aterie dei libri a stam pa, d a tato 1756 (B ib i. N a z ., C. S. da ordinare, B ad ia F ioren tin a 70).
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Vicende e cataloghi sin dall’a. 1700
9
pare che sia andato disperso 9; suppongo che fosse identico con quello ricordato da P. L. Courier. Sotto il dominio francese la biblioteca della Badia Fioren tina ebbe la stessa sorte di tante altre biblioteche conventuali, cioè fu confiscata in base al decreto dell’Amministratore gene rale della Toscana, Dauchy, del 28 aprile 1808 101 . Ma ancora prima della pubblicazione di tale decreto un giovane ufficiale francese, P. L. Courier, studioso appassionato di lettere greche, aveva ap profittato della situazione creata dall’usurpazione francese, per visitare, in compagnia del suo amico J. D. Akerblad, archeologo svedese, la biblioteca del Convento di S. Maria, rimasta fin lì, come affermava, « inaccessible » u. In questa occasione P. L. Cou rier vide anche il celebre codice contenente il testo completo di Bongo, dove due anni dopo dovette fare quella macchia d’inchiostro che dette origine al noto scandalo e al non meno noto libello del colpevole 12. Erano passati diversi mesi da quella visita — nel frattempo era stato pubblicato anche il decreto citato più sopra, — quando il Courier notò che alcuni fra i più importanti manoscritti del convento erano spariti; ne avvertì il commissario del governo Chaban, scrivendogli il 30 settembre da Livorno, dove si era do vuto recare improvvisamente per ragioni di servizio, e lo pregò di ordinare « que tous les manuscrits de la Badia soient transportés à la bibliothèque publique de Saint-Laurent et que Von cherche ceux qui manquent d'après le catalogue existant » 13. Infatti il comitato 9 Sarebbe però facile ricostruirlo; l’ ho p rovato per ì m anoscritti greci: c’ erano per lo m eno 103 num eri, di cui soltan to tre non si conoscono ; v i ceversa ci sono due m anoscritti senza num eri. I codici latini poi co n tin u a rono
sen z’ altro la serie di
quelli greci.
10 P u b b licato da A . Z o b i , Storia civile della T oscana dal 1737 al 1848, Firenze 1 8 5 0 -5 3 , T o m o I I I , Libro I X , pag. 323 segg. dell’ appendice.
11 V . L ettre à M . R en ou ard in : O euvres com plètes de P . L . C ou rier, P a 3 7 1 : « pendant p lu sieurs siècles cette b i bliothèque resta inaccessible, il n 'y pou vait entrer que des m oin es, c'est à dire qu 'il n ’ y entrait person n e ». Qui P . L . Courier erra ed esagera. L a b ib lio
ris (cito l ’ edizione del 18 39 ), pag.
teca della B ad ia non era m eno accessibile di altre biblioteche del genere, cioè vi si a m m e ttev a n o , in determ inati casi, anche studiosi che non erano religiosi, com e A . Cocchi. Perfino uno straniero e protestan te com e J. G ro novius p o tev a consultare i m anoscritti del con ven to.
12 Y . L ettre à M . R enou ard in : O euvres cit., pag. 366. Cfr. E . O f f e n C om m ent P . L . C ou rier, officier d’ artillerie hellénisant, devint le cé lèbre pam phlétaire, i n : Bibliofilia, v ol. X L I (1 9 4 0 ), pag. 115 segg. 13 V . L ettre à M . Chaban in : O euvres cit., pag. 28 2. V . anche Lettre à M . R en ou ard in : Oeuvres cit., p ag. 372.
bacher,
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10
La biblioteca della Badia
incaricato di prendere in consegna le biblioteche conventuali con fiscate, visitando il primo dicembre quella della Badia, constatò la mancanza di 26 dei più pregevoli manoscritti. L’Akerblad, che aveva accompagnato il comitato, sospettava che il bibliotecario Don M. Bigi li avesse sottratti14. Ma non si fece alcun passo per ricuperarli. Come risultò alcuni anni dopo, Don M. Bigi aveva effettivamente sottratto 25 codici, tra cui 11 greci; ne aveva « af fidati » 15, cioè 7 greci e 8 latini, elencati in una nota conservata nella Biblioteca Laurenziana e ritrovata da G. Vitelli, a un certo Barone von Schellersheim, per salvarli, come dichiarava, « dalVavidità francese » 15. Il Barone invece li considerava di sua pro prietà. Comunque fosse la buona fede del Bigi in questo affare, avvenuta la restaurazione del governo legittimo (1816), egli con segnò i rimanenti 10 codici alla Laurenziana; il Barone von Schel lersheim naturalmente non restituì quelli affidatigli. Si riuscì però a ricomprare 4 dei relativi manoscritti greci16 ; due altri ne furono acquistati dal Museo Britannico risp. tra il 1836 e il 1840, e il 1841 e il 1845 17. Il settimo e ultimo dei codici greci dello Scheller sheim, insieme a due di quelli latini, andò a finire nel 1840 nella Bodleiana18. Si ignora invece la sorte dei rimanenti sei mano scritti latini19. Il Museo Britannico acquistò fra il 1836 e il 1840 14 V . Lettre de M . A kerblad in : Oeuvres de P . L . C ou rier cit., pag. 287. 15 V . M useo Italian o di A n tich ità Classiche, v o i. I (1 88 4), pag. 2 segg., e Studi Italia n i di F ilologia Classica, v oi. I (1 8 9 3 ), pag. 441 segg. Il Vitelli non identifica m eglio quel barone, m a si tratta eviden tem en te del Barone prussiano
F riedm ann
von
Schellersheim , noto quale iniziatore degli scavi
del T ea tro R om an o di Fiesole (1 8 0 9 ); v . G. C a r o c c i , I D in torn i di F iren ze, F irenze 1906, voi. I, p ag. 143.
16 L a u r. C. S. 9 (A ristide), 155 (F ilostrato), 158 (E siod o ), 207 (E ro d o to ). 17 A d d . M s. n. 11727 (T ucidide, M ontfaucon, op. cit., pag. 36 5 , 24) e n . 1 1 8 9 2 -3 (Suida, M on tfau con , p ag. 368, 12). Cfr. A d d ition s to thè M an u scripts in thè B ritish M useu m 1 8 3 6 -1 8 4 0 , L on don 1843, e 1 8 4 1 -1 8 4 5 , L o n don 18 50 . D e tti codici sono stati rintracciati dal V ite lli; v . n ota 15.
18 W e ste rn M s. 28 4 7 6 (O ppiano, M on tfau con pag. 37 0 , 10), 28 47 1 (G io ven ale, M o n tfau co n pag. 3 7 5 , 33) e 28 4 7 2 (L ucano, M on tfau con p a g. 3 7 5 , 30). Cfr. F . M a d a n , A Sum m ary Catalogne o f W estern M a n u s c r ifts in thè B o d leian L ib ra ry, V , O xford 1905 . D e tti codici sono stati rintracciati da G . M e r c a t i , U ltim i contributi alla storia degli um an isti, I : T raversariana ( = Stu di e Testi,
90,
1939)
pag. 32, 3.
Il V itelli credeva invece di potere identificare
l’ O ppiano v isto da M on tfau con col A d d . M s. n. 11 8 9 0 del M useo B ritannico. T a le m an oscritto però non proviene dalla B ad ia Fiorentina (com unicazicne cortese di M . Skeats).
19 L eon ardo A retin o, M on tfau con pag. 37 3, 2 2 ; M acrobio, M ontfaucon p ag. 3 7 5 , 2 0 ; G iustino, M on tfau con p ag. 375, 1 3 ; F loro, M on tfau con pag. 37 5, 1 5 ; Solin o, M ontfaucon pag. 37 5 ,
1 9 ; Cicerone, M on tfau con p a g. 37 4,
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23.
Vicende e cataloghi sin dall’a. 1700
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ancora un altro importante codice greco già appartenuto alla Badia Fiorentina, dove il Courier l’aveva ammirato: è il 26rao dei manoscritti mancanti al momento della confisca 20. A parte questi, pochissimi altri codici veduti dal Montfaucon andarono dispersi, e cioè soltanto tre di quelli greci, tutti di poca importanza21, e sei di quelli latini elencati dal Banduri22. Gli altri codici della Badia passarono parte alla Biblioteca Laurenziana23, parte alla Biblioteca Magliabechiana (adesso Nazionale Centrale) di Firenze, e precisamente la Laurenziana ebbe i codici greci (97), i manoscritti dei classici latini (31), e 20 altri mano scritti latini, tra cui 7 contenenti opere di autori cristiani dell’an tichità, inoltre due manoscritti italiani e uno ebraico, la Maglia bechiana invece i rimanenti 146 manoscritti, fra cui 33 italiani24. I manoscritti dei conventi soppressi passati alla Laurenziana furono descritti da F. Del Furia in quattro volumi, di cui il primo, terminato nel 1846, comprende quelli provenienti dalla Badia Fio rentina. Ma per quanto tale catalogo, redatto sul modello di quello del Bandini, sia rinomato, non ha mai visto la stampa. Sennonché nel 1893 G. Vitelli ne fece pubblicare, a cura di N. Festa e E. Rostagno, una specie di compendio per i codici greci, intitolato Indice dei codici greci Laurenziani non compresi nel catalogo del T u tte le m ie ricerche sono rim aste in fru ttu ose, perché lo Schellersheim ha cancellato le segnature antiche dei codici consegnatigli, onde non è più p o s sibile identificarli, salvo il caso
che,
com e nei codici
appartenenti adesso
al M useo B ritannico e alla B od leian a, le su dd ette segnature siano ancora decifrabili.
20 A d d . M s. n . 11728 (P olibio, M on tfau con pag. 366, 19). Cfr. A d d ition s to thè M a n u scrip ts in tlie B ritish M u seu m 1836-1840. A n ch e questo codice è stato rintracciato dal V ite lli; v . n o ta
15.
21 Cod. A soeticoru m mem.br. X I . s a e e . , M on tfau con p a g . 3 6 5 ,2 . — D e C on cilio F loren tin o quaedam alia, M o n tfau co n p ag. 36 5 , 11. - Cod. bom b. recens, D icta sa p ien tiu m ex P lu ta rch o et aliis collecta, M on tfau con p ag. 2 6 7 ,5 . 22 L eon is P a p a e epistolae in cod. ree., M o n tfau co n pag. 37 1 , 36. - P r u d en tii de n ovo e veteri Testam ento cod. ree., M o n tfau co n pag. 37 1 , 39. - B . Greg orii P a p a e epistolae quaedam in alio codice, M on tfau con p a g . 3 7 2 ,5 (cfr. n ota 7). - B ern ard i A bba tis de contem plation e, M on tfau con pag. 3 7 2 ,3 6 . L ibellu s terrae sanctae editus a F ra tre Bochardo. Item O rosii de constructione R om ae, in fine epistola quam m isere T eu cri E u g en io P a p a e I V , M on tfau con p a g. 373, 35 . - F I. V eg etii R en a ti v iri illustris de re m ilitari libri I V . Item S exti J u li F r o n tin i strategem aticon libri I V cod. m em br., M on tfau con p ag. 3 7 5 ,1 4 . 23 V i entrarono il 2 9 agosto 1809 . Cfr. G. B a r d e l l i , E logio dei Cav. P r o j. D el F u ria , Firenze 1857, p a g. 15. 24 Per qu an to riguarda gli autori latin i cristiani, sem bra che quelli a n tichi fossero destinati alla L au renzian a, quelli m edioevali invece alla M a gliab ech ian a; però questa distinzione non fu rigidam ente osservata.
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La biblioteca della Badia
12
B a n d in i 25.
Si rimanda dunque per i codici greci della Badia alla rispettiva parte, compilata da 5T. Festa, di questo Indice; invece per quelli latini passati alla Laurenziana è da consultare sempre il catalogo manoscritto di F. Del Furia 26. I manoscritti dei conventi soppressi passati alla Magliabechiana non sono ancora stati descritti; ne esiste soltanto un in ventario manoscritto molto sommario 27, in cui i vari fondi sono anche stati mescolati. L’archivio della Badia Fiorentina passò all’Archivio di Stato di Firenze, tranne un centinaio di volumi, che furono destinati alla Biblioteca Magliabechiana e che non sono stati ancora ordi nati 28. Alcuni altri pezzi, sottratti probabilmente all’epoca della confisca, andarono a finire, nel 1884, nella Laurenziana insieme ai codici di Lord Ashburnham 29. Fra questi ultimi si conserva anche un esemplare della Vita dell’abate Gomezio, di T. Salvetti (n. 885), appartenuto una volta al Convento di S. Maria, nella cui biblioteca il Mehus l’ha ancora consultato 30. 25 S tu d i Ita lia n i di F ilo lo g ia C lassica, v o i. I (1893), p a g . 132 segg. 26 Q uesti si riferisce a p a g. 1112 d el v o i. I alla sua « P ra e fa tio » al c a ta lo g o , m a tale p re fa z io n e , in cu i il D e l F u ria a v r e b b e tr a tta to della B i b lio te c a della B a d ia , n on esiste, n ep p u re fra le ca rte del D el F u ria, co n s e r v a te alla B ib lio te c a N a zion a le C entrale di F iren ze. 27 D i con seg u en za il r is p e ttiv o re p e rto rio a lfa b e tico è in com p letissim o. 28 V . Le Carte del Monastero di S. Maria di Firenze {Badia), v o i. I, ed ito d a L . S ch ia p p a relli, R o m a 1913, p a g . I X . 29 N . 1221. 1716. 1729. 1825. 1894. 30 Y . o p . c it., p a g . 401, n o ta 5.
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Ca p it o l o S e c o n d o
LE ORIGINI DELLA BIBLIOTECA DELLA BADIA FIORENTINA E IL SUO SVILUPPO FINO ALLA COSTRUZIONE DELLA «LIBRERIA VECCHIA» (1504) Non intendo fare qui tutta la storia della Badia Fiorentina; me ne occuperò soltanto in relazione alla biblioteca del convento e rimando per il resto all’opera di Don P. Puccinelli, già Monaco della Badia, intitolata Cronica dell'insigne ed imperiai'abbadia di Fiorenza (Milano 1664), ed al lavoro di G. B. Uccelli, Della Badia Fiorentina (Firenze 1858), lavoro che riassume e in parte corregge e completa l’opera del Puccinelli1Il. Il Convento di S. Maria, fondato nel 978 da Willa, madre del conte Ugo di Toscana, non era di quelli che nei periodi più turbolenti del medio evo furono rifugi della cultura. La sua situa zione entro le mura di una città quale Firenze, in cui la vita in tellettuale non si era mai spenta del tutto, lo doveva già distin guere da altri monasteri benedettini. Nei primi quattro secoli della sua esistenza pare che l’attività religiosa e caritativa, l’amministra zione dei suoi vasti beni e infine la partecipazione alle lotte eccle siastiche e politiche assorbissero tutte le forze del convento. Co munque, non ci furono abati che esortassero i monaci allo studio e provvedessero alla raccolta e alla trascrizione di manoscritti. Almeno non ci risulta che ci fosse mai una collezione di codici 1 P e r la b ib liog ra fia su lla B a d ia F io re n tin a v . K egesta P o n tif. R o m ., con g essit P . F . K efir, Ita lia P o n tificia , I I I , B erlin 1908, p . 26 e C. H . C ot i n e a u , R e p er to ir e top o bibliog ra p h iq u e des A b b a y e s et F r ie u r é s , M a con 1936, p a g . 1168. - L e n o tiz ie sulla storia della B a d ia co m p re se n elle op ere di R ich a , L a m i, F o llin i e C occfii d ip e n d o n o dai su in d ica ti la v o r i di P u ccin e lli e U ccelli. Il C o c c h i , L e C h iese d i F ir e n z e dal sec. I V al see. X X , v o i. I, F iren ze, 1903, p a g . 108, rip r o d u c e lo sch izzo d ella B a d ia c o n te n u to nel fa m o s o c o d ic e di M a rco di B a r to lo m m e o R u sticfii, il qu a le sch izzo ci dà u n ’ id ea d e ll’ a sp e tto esteriore del m on a stero a ll’in izio del Q u a ttro ce n to . Cfr. W . d n d E . P a a t z , D i e K ir c h e n vo n F lo r e n z, I, F ra n k fu rt a. M. 1940, pag. 264 segg.
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La biblioteca della Badia
degna del nome biblioteca. E se non ci fu posto per gli studi nei tempi in cui il monastero fiorì, ce ne fu tanto meno in quel pe riodo di decadimento spirituale ed economico che raggiunse il punto più basso sotto il governo degli abati commendatari (sin dal 1327). A quell’epoca in cui le misere condizioni perfino di bi blioteche conventuali una volta celebri provocarono l’indignazione dei primi umanisti, la Badia Fiorentina possedeva probabilmente soltanto i libri più necessari. Il Puccinelli, facendo la cronaca del 1504 (op. cit.,pag. 70), rammenta un’importante impresa dell’illustre abate Ignazio Squarcialupi: « fabbricò la Libreria sopra del Capitolo vecchio ». Ma è ovvio che, se allora non ci fosse già esistito un certo numero di libri, l’abate non avrebbe costruito apposta quella sala. Infatti l’Uccelli (op. cit., pag. 49) riferisce quanto segue: «F in dal 1470 TJgolino di F ilippo Giugni Vescovo di Volterra aveva lasciata la sua bella libreria ai nostri monaci, i quali nel 1505, essendo abate lo Squarcialupi, fecero fabbricare per contenerla una bellissima sala nel Capitolo vecchio ». Se fosse vero quanto afferma l’Uccelli senza
provarlo, la biblioteca di Ugolino Giugni avrebbe formato il fondo principale della biblioteca della Badia Fiorentina. Il Puccinelli (op. cit., pag. 52) ricorda che il Vescovo di Volterra fu molto utile ai monaci in determinati affari, e rileva poi (a pag. 53) che l’abate Salvatore I, nel 1470, « fece le solenni esequie al mentovato Ugolino Giugni, Vescovo di Volterra, morto a Firenze, benefattore di questa nostra abbadia ». Ma non accenna alla biblioteca del Giugni, e
non c’è manoscritto che rechi il segno di tale provenienza; del resto non risulta che quel vescovo fosse collezionista di codici2. Ma quello che più importa è il fatto che nel testamento di Ugolino Giugni del 9 luglio 1469, conservato fortunatamente tra le carte della Badia Fiorentina (A. S. Firenze, Dipi. C. S.), non si parla affatto di libri; anzi il vescovo istituisce erede universale suo ni pote e lascia ai monaci della Badia solo una bottega a Volterra. Eon so spiegare la suddetta affermazione dell’Uccelli; ma in ogni caso dobbiamo lasciare da parte il preteso lascito del vescovo di Volterra. Le vere origini della biblioteca della Badia Fiorentina risal gono invece al governo dell’abate Gomezio Portoghese (1419-39), la cui Vita, scritta nel 1442 da Tommaso Salvetti, avvocato del convento, è conservata inedita nel cod. Laur. Ashb. 885 ricordato 2 Cfr. Se. A m m i r a t o , F iren ze 1637, p a g . 172 sgg.
Storia dei Vescovi di Fiesole, Arezzo, Volterra,
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Origini e sviluppo sino alPa. 1504
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già a pag. 12; un’altra biografia dell’abate, intitolata Istoria delle Eroiche A ttioni dei Beati Gomezio Portoghese A ia te di Badia e di Tenzone Romito, fu composta dal Puccinelli e stampata a Mi lano nel 1645 3. Le notizie di questi autori sono però poco precise o addirittura inesatte. Perciò non posso fare a meno di trattare più particolareggiatamente del suddetto periodo che è uno dei più importanti della storia della Badia. La decadenza generale dei monasteri nel Trecento, alla quale ho accennato più sopra, non tardò di provocare una viva reazione. Così l’abate Ludovico Barbo ristabilì sin dal 1408 l’osservanza nel convento di S. Giustina di Padova, e mandò poi, invitato dagli abati stessi, i suoi fedeli in diversi altri monasteri, per restaurarvi la disci plina. I conventi riformati in questa maniera e posti sótto la regola di S. Benedetto, formarono presto una specie di congregazione, cui man cava però in un primo tempo il riconoscimento ufficiale della Santa Sede 4. Un esempio tipico del modo in cui si propagò la congre gazione di S. Giustina, è proprio la riforma del convento diS. Maria di Firenze. Questo monastero era allora nelle mani del peggiore di tutti gli abati commendatari, Niccolò de’ Guasconi. Senonchó nel 1415, preso da una grave malattia e da forti rimorsi, il Gua sconi decise di riformare il convento, e si rivolse perciò a L. Barbo, allora già rinomato per la sua attività riformatrice. L’abate di S. Giustina di Padova, viaggiando da Poma a Genova, ricevette l’invito del Guasconi a Pisa, e cedendo alle sue istanze, si recò a Firenze dove, per adoperare le parole del Puccinelli®, «non solo non trovò (il monastero) habitazione di monaci, ma sibene covile di satelliti, di soldati, e di dediti a giuochi et a lussi: la Chiesa recettario d'Animali, le Possessioni derelitte etc. ». Ma il commenda
tario si sottomise completamente a L. Bafbo, e questi, dovendo ripartire dopo otto giorni, incaricò, a domanda del Guasconi, il suo allievo e compagno Gomezio di Giovanni da Lisbona (Gomes Ferreira da Silva) di rimanere a Firenze e di ricondurre il convento all’osservanza. Gomezio, quale priore claustrale, riuscì, appoggiato 3 Cfr. a n ch e P u c c i n e l l i , C ron ica , p a g. 31 segg. e U c C E L L i , op . c it., p a g . 39 segg. L a fig u ra d ell’ a b a te G om ezio, in g iu sta m en te d im e n tica ta , è sta ta r ie v o c a ta di re ce n te da G. B a t t e l l i ; v . B . A c c a d e m ia d ’ I ta lia , B e la z io n i storiche fra l’ I ta lia e i l P o r to g a llo , R o m a 1940, p a g g . 149-63. Cfr. an ch e A r c h iv io S to r ico Ita lia n o , v o i. 96, 2 (1938), p a g . 218 segg. 4 Cfr. U . T r i f o n e , L u d o v ic o B a rb o e i p r im o r d i della C o n greg a zio n e B e ned ettin a di S . G iu stin a , in : R iv ista S torica B e n e d e ttin a , v o i. V (1910), p a g. 269 sgg., 364 sgg. ; v o i. V I (1911), p a g . 366 seg. V . a n ch e M. H e i m b u c i i e r , D i e O rd en u n d K o n g re g a tio n en der Icatholischen K ir c h e , I 3, P a d e r b o r n 1933, p a g g . 217-18.
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La biblioteca della Badia
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da sedici monaci datigli in aiuto dal suo maestro, a superare la resistenza degli altri monaci e a ristabilire la disciplina. Nominato poi abate nel 1419 6, dopo la morte del Guasconi, si adoperò fer vidamente per portare a termine il rinnovamento del monastero. L’opera di Gomezio fu molto favorita dalla cittadinanza, spe cie dalle classi superiori, che guardavano con simpatia la riforma del convento 7. I più potenti uomini dell’oligarchia l’appoggiarono moralmente e materialmente, a cominciare da Palla Strozzi che avanzò 2000 fiorini all’abate, fino a Einaldo Albizzi che gli affidò due dei suoi figli e volle essere protettore della Badia 8. L’esempio dello Strozzi fu imitato da tanti altri, fra cui si trovò anche Co simo dei Medici 9, e se prestiamo fede al Puccinelli, vi fu una vera gara tra le famiglie nobili e ricche nel favorire il convento rifor mato da Gomezio con prestiti, doni, lasciti. Così l’abate potè rimettere perfettamente la Badia: l’unica crisi del suo governo fu provocata dallo sviluppo interno della Congregazione di S. Giustina di Padova. Nel 1419, P. Martino V sancì l’opera di L. Barbo col riconoscimento della congregazione da lui fondata — Congregatio S. Justinae de Padua seu unitatis de observantia fu il suo nome ufficiale. Il convento di S. Maria di Firenze ne fece naturalmente parte sin dal principio, ma forti divergenze intorno alla costituzione definitiva della congregazione 101 causarono poi la secessione della Badia Fiorentina. Martino Y vi consentì con bolla del 15 maggio 1428 u, e solo il suo successore, 6 Is to r ia eoe., p a g . 5. Il S a lv etti in v e ce h a c r e d u to « p ru d en tiu s ac sa lu b riu s » ta ce re delle « in m u n d itia e » e d elle « sp u r c ic ia e » ch e re g n a v a n o allora
n el c o n v e n to (v . c o d . L a u r. A sh b . 885, c. 4). 8 V . la b o lla di P . M artin o V d el 27 n o v e m b r e 1419 (A . S. F iren ze, D ip i. C. S ., B a d ia F ioren tin a ). 7 Cfr. L . B a r b o , D e in itio et p ro g ressu C o n g reg a tion is S . J u s tin a e de P a d u a in : B . P ez, T h e s. a n ecd ., v o i. I I , 3, A u g . V in d . 1721, c o l. 2 9 1 : « C u iu s abbatis co n versio (cio è d el G u a scon i) a d m ira tio n em m a g n a m et m o n a sterii r e fo r m a tio
g a u d iu m
8 Cfr.
o m n ib u s
F lo r e n tin is
civ ib u s
m in is tr a v e r u n t» .
e cc ., p a g g . 14-15. - L ’ e le n co deg li a m ici di G om ezio ( P u c c i n e l l i , o p . cit., p a g . 41) co m p r e n d e p e r a ltro i n om i fio re n tin i p iù illu stri d i q u ell’ ep oca . 9 S em bra ch e C osim o, prim a d e ll’ esilio, avesse l’ in ten zion e di fa re per la B a d ia q u ello ch e fece p o i per S. M a r c o ; cfr. U c c e l l i , o p . c it., p a g . 40. D e l resto il c o n v e n to di S. G iorg io M a g g iore di V en ezia , d o v e M icb elozzo, p er ord in e di C osim o, costru ì una bella b ib lio te c a (v . F . . S a n s o n i n o , V en e tia città n o b ilis sim a et sin go la re, V en etia 1581, c . 82a) a p p a rte n e v a pu re alla C on g reg a zion e di S. G iustina. 10 V . U . T r i f o n e , a rt. cit. (n ota 4), p a g . 383 sgg. 11 Cfr. la n o ta segu ente. P
u c c in e l l i,
Is to r ia
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Origini e sviluppo sino all’a. 1504
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Eugenio IV, il grande protettore di L. Barbo e della sua opera, con bolla del 13 novembre 1437 12, riunì la Badia di nuovo alla congregazione, alla quale rimase poi sempre fedele. In questa ma niera anche la Badia venne ad approfittare dei privilegi concessi da Eugenio IY, nel 1434, alla congregazione, tra i quali ci fu anche la solenne promessa di non dare più in commenda nessun convento della congregazione 131 . Nel 1439 poi Gomezio, nominato Generale 4 dei Camaldolesi quale successore del suo amico Ambrogio Tra versar^ di cui era stato anche collaboratoreu , lasciò, dopo 20 anni di governo, quel monastero che gli doveva il suo rinno vamento 15. All’arrivo di Gomezio, la Badia Fiorentina, secondo quanto riferisce T. Salvetti (c. 4a) mancava di monachi, 'paramenta, cálices, libri ac alia plura ad divinum cultum convenientia atque decora ». Più oltre il biografo dell’abate afferma (c. 5b): « Quot et quae pa ramenta, cruces, cálices, libros latinos pariter et graecos, tapeta organique instrumenta et alia multa ad divinum cultum atque ornatum composita quam parvo tempore quaesierit Beverendissimus Gometius, nonnullis incredibile joret » 1G. E strano che il Salvetti annoveri qui, fra paramenti, calici, tappeti ecc. anche « libros latinos pariter et graecos ». Se parlasse semplicemente di libri, come fa nel passo
riportato più sopra, penseremmo soltanto a libri liturgici. Libri greci però non rientrano nella categoria delle cose « ad divinum cultum atque ornatum » composte; quindi la loro menzione, a questo punto del discorso, non è logica, ma il ricordo dell’acquisto di codici greci fatto dall’abate, doveva essere così forte nel Sal vetti da suggerirgli quell’accenno. Allora è anche probabile che 12 V . A . S. F iren ze, D ip i. C. S., B a d ia F io r e n tin a ; v i è in serita a n ch e la s u d d e tta b o lla d i M a rtin o V d el 15 m a g g io 1428. 13 V . la b o lla d ell’ 11 g en n a io 1434, A . S. F iren ze, D ip i. C. S., B a d ia F io ren tin a . N o n s i tra tta , c o m e a fferm a I ’ U c c e l l i , op . c it., p a g . 3 9 , d i un p r iv i le g io co n ce s s o d ire tta m e n te alla B a d ia F ioren tin a . 14 Cfr. L . M e h u s , o p . c it., p a g . 4 0 8 ; 2 le tte re di A . T ra v ersa r! a G om ezio v . E p . I V , 7 ; 8, risp. d el 14 fe b b r a io 1432 e d el 13 fe b b ra io 1433. 15 P . E u g e n io I V , c o n b r e v e d el 21 o tt o b r e 1439 (A . S. F iren ze, D ip i. C. S., B a d ia F io re n tin a ), n o m in ò F r a T a d d e o v ic a r io della B a d ia v a c a n te p e r la p r o m o z io n e d e ll’ a b a te G o m e zio a P rio re d e ll’ E rem o e G en erale d e l l ’ O rd in e di C am a ld oli. V erso la fin e d el 1441, G o m e zio , in v it a to d a l R e d el P o r to g a llo a rifo rm a re i m o n a ste ri d el su o paese, rin u n ciò al g en e r a la to e r ito r n ò nel P o r to g a llo , d o v e m orì, c o m e p rio re del M on a stero di S. C roce di C oim b ria , g ià l’ a n n o d o p o . Il B a t t e l l i (B. Accademia d'Italia, Relazioni c it., p a g . 163) lo fa m orire s o lta n to n el 1459. M a la subscriptio d ella V ita d i G om ezio s c r itta d a T . S a lv etti, re ca la d a ta del 4 fe b b r a io 1442/3. 2 —
L a b ib lio te c a della B adia, F io r e n tin a .
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La biblioteca della Badia
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il biografo di Gomezio, parlando dei libri latini raccolti dall’abate, non abbia avuto in mente soltanto libri liturgici. Infatti la sua memoria non l’ingannava: Gomezio era riuscito, sin dal secondo anno del suo governo, ad assicurare alla Badia l’eredità di un’im portante biblioteca privata; intendo parlare dei codici latini e greci dell’umanista fiorentino Antonio di Tommaso Corbinelli, il quale nel 1421, dettando la sua ultima volontà nella Badia Fiorentina alla presenza di Gomezio e di alcuni suoi fedeli, legò la sua pre ziosa raccolta al convento di S. Maria. Il Corbinelli, dopo aver confermato questo legato in un altro testamento del 1424, morì nel 1425; ma siccome egli aveva istituito usufruttuario vitalizio della sua biblioteca il suo amico intimo Jacopo di Niccolò Corbizzi, i suoi codici non passarono subito alla Badia Fiorentina; vi erano però al più tardi nel 1439, ultimo anno del governo di Gomezio. È ovvio che il Salvetti, parlando di libri greci acquistati dall’abate, alluda a quelli di A. Corbinelli, perché ancora all’inizio del Cin quecento, il convento di S. Maria possedeva soltanto pochi altri manoscritti greci. La collezione Corbinelliana, di cui ci occuperemo più oltre in maniera particolareggiata, comprendeva press’a poco 200 mano scritti latini, fra cui un centinaio di autori classici, e all’incirca 80 manoscritti greci, tutti di autori classici, meno una quindicina. Venuti in possesso di questa biblioteca, i monaci ne compilarono un inventario, di cui si è conservato però solo il primo foglio, frammento prezioso che studieremo nel capitolo VII. La perdita degli altri fogli è tanto più grave che non esiste nessun catalogo della biblioteca del convento, redatto nel Quattrocento. Ma ancora un’altra collezione di manoscritti, e precisamente un’intera biblioteca conventuale, passò in blocco alla Badia Fio rentina sotto il governo di Gomezio. Nel 1434, dopo lunghe con tese e grazie all’insistenza del suddetto abate, Papa Eugenio IV unì alla Badia il Convento di S. Maria del Santo Sepolcro dell’Or dine dei Gerolamini1 17. Tutti i beni di questo monastero, situato 6 fuori dell’attuale Porta Eomana e detto comunemente « le Campora », passarono alla Badia 18, e il monastero stesso, occupato a 16 Q u esto passo è sta to rip o r ta to d a L . M e h u s , o p . c it., p a g . 401. 17 Cfr. U c c e l l i , op . cit., p a g g . 5 5 - 5 6 . Y . a n ch e G. C a r o c c i , I Dintorni
di Firenze,
v o i. I I , F iren ze 1907, p a g . 340. In un c o d ic e d ella B ib lio te c a N a zion a le C entrale di F iren ze (C. S. d a ordin are, B a d ia F io re n tin a 42) c ’ è a n ch e u n a cro n a ca del C o n v e n to d i S. M aria d el S a n to S ep olcro. 18 V . la b o lla del 6 n o v e m b r e 1434 (A . S. F iren ze, D ip i. C. S., B a d ia F io r e n tin a ); cfr. P u c c i n e l l i , Istoria, p a g . 47, Cronica, p a g . 119.
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Origini e sviluppo sino all’a. 1504
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nome dell’abate dal priore Anastasio 192 , servì da allora in poi da 0 ospedale per i monaci. Fra i codici della Badia ce ne sono 7 che recano la seguente iscrizione: « Iste liber est monasterii Sánete Marie de Sancto Sepul cro extra et prope Florentiam 20 ». Ma il numero dei codici di quel convento dei Gerolamini fu in realtà assai più grande 21. Pubbli cherò in appendice una copia settecentesca di un inventario della biblioteca delle » Campora » 22, il quale cita, oltre a 24 libri co rali, 66 fra codici latini (57) e italiani (9) di contenuto teologico, scolastico e canonistico; vi figurano anche i summentovati 7 co dici della Badia (v. appendice III). La descrizione dei manoscritti però è troppo sommaria perché se ne possano identificare ancora altri. Il catalogo cinquecentesco della biblioteca della Badia Fio rentina comprende, è vero, quasi tutte le opere latine, tranne una quindicina, segnate in quell’inventario, ma non ne segue che siano i medesimi manoscritti, trattandosi per lo più di opere allora molto diffuse nelle biblioteche conventuali. Noterò però i relativi numeri del catalogo della Badia, e indicherò quei codici di opere meno comuni che forse provengono dalla biblioteca delle « Campora ». Si ignora a che epoca i manoscritti del convento di S. Maria del Santo Sepolcro fossero trasportati alla Badia Fiorentina, ma è pro babile che ciò avvenisse poco dopo il 1434 23. Coi soli libri del Corbinelli e delle «Campora» la Badia Fio rentina, ancora prima che Gomezio Portoghese ne lasciasse il go verno, possedeva già una notevole raccolta di manoscritti. Ciò doveva procurare grande soddisfazione a quell’allievo di L. Barbo che aveva certamente desiderato di munire il suo convento di una biblioteca; perché un monastero riformato secondo le idee 19 S e co n d o il P uccinelli , C r o n ic a , p a g . 118, q u esta o c c u p a z io n e s a r e b b e a v v e n u ta so lta n to nel 1436. 20 C od. L a u r. C. S. 174, 265, N az. C. S. A 5 -2 5 9 5 , B l-2 5 9 9 , C l-2 7 7 7 , D 6 -2 7 9 2 , D 7 -2 7 4 5 . 21 P u ò darsi ch e ci sian o a n cora altri c o d ic i delle « C a m p ora » n on p iù r ic o n o s c ib ili c o m e tali, m a è più p r o b a b ile ch e sian o a n d a ti p e rd u ti c o m e ta n ti altri c o d ic i della B a d ia (v . ca p . IV , p a g . 34). 22 Q u esta co p ia , d a ta ta 1756, è della m a n o di D o n P . A . G a lletti, e si tr o v a alla fine di q u el c o d ic e della B ib lio te c a N a zion a le c it a to a n o ta 17. L a d a ta della red a zion e d ell’ in v e n ta rio n on è n o ta , m a il m on a stero di S. M a ria d el S an to S e p olcro esistette solo un se co lo (1 3 3 4 -1 4 3 4 ); a ttrib u irei q u e l l ’ elen co p iu tt o s to agli u ltim i ch e ai prim i d ecen n i dell’ esisten za del c o n v e n t o . 23 A ll’ e p o c a d e ll’ assedio d i F iren ze, i m o n a ci sg o m b e ra ro n o c o m p ie ta m en te le «C a m p o r a » (v . U ccelli, op . c it., p a g. 4 3 ); m a i c o d ic i fu r o n o c e r n ien te tra sp o rta ti m o lto p rim a nella B a d ia , p e rch é v i era n o già p rim a del 1504, co m e risu lta d alle segn atu re dei c o d ic i a n cora con serv a ti.
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La biblioteca della Badia
dell’abate di S. Giustina di Padova, non ne poteva mancare. Il ristabilimento dell’osservanza significava per L. Barbo anche la ripresa degli studi già coltivati nell’Ordine di S. Benedetto, e sic come ci volevano dei libri, creò una grande biblioteca nel suo momonastero 2A. Anche in un altro convento della congregazione, cioè in quello di S. Giorgio Maggiore di Venezia, si formò allora un’im portante biblioteca 2 45. Per altro la riforma dei monasteri benedet tini tedeschi riuniti nelle Congregazioni di Melk e di Bursfeld pro dusse poi il medesimo effetto 262 . Gomezio quindi non poteva non 7 seguire anche in questo campo l’esempio del suo maestro. Dif fìcilmente egli si contentava di attendere che i libri di A. Corbinelli gli fossero consegnati; però, se prescindiamo da quel breve accenno del Salvetti, non ci sono notizie da cui risulti che e come l’abate provvedesse alla formazione di una biblioteca conventuale. Tuttavia è probabile che sotto il suo governo i monaci stessi, come i loro confratelli di Padova, trascrivessero dei codici per arric chire la biblioteca del convento. Forse l’abate comprava pure qualche libro indispensabile, e certamente si trovavano, oltre ad A. Corbinelli, ancora altre persone che più o meno spinte dall’in stancabile Portoghese, donavano o lasciavano dei manoscritti alla Badia. In tutti i modi il convento di S. Maria, mentre nel 1415 era stato privo perfino dei libri necessari per il culto, all’epoca della partenza di Gomezio (1439) vantava una discreta raccolta di co dici latini, nonché un eccezionale fondo di manoscritti greci. Que sto fatto dimostra chiaramente che la biblioteca della Badia Fio rentina è di quelle biblioteche conventuali che si sono costituite nella prima metà del Quattrocento, in Italia e oltr’Alpe, in seguito alla riforma dei rispettivi monasteri. Sotto i successori del Portoghese, la biblioteca del convento continuò ad accrescersi; si ignora però, in quale proporzione vi contribuissero i codici scritti dai monaci stessi28, quelli comprati 24 V . L . A . z a t in t i,
F
e r r a r i,
L a biblioteca d i 8 . G iu s tin a di P a d o v a , in : G. M
az
-
I m a n o scritti ita lia n i delle biblioteche d i F r a n c ia , v o i. I I , R o m a 1 8 8 7 ,
p a g . 549 sgg. 25 Cfr. p iù sop ra n o ta 9. 26 Cfr. L e x ik o n des gesam ten B u ch w esen s, hrsg. v o n K . L oeffler u. ,J. K ir ch n er, I I , L eip zig 1936, p a g . 5 70; H a n d b u ch der B iblio th ek sw issen sch a ft, I I I , L e ip z ig 1940, § 153-4. 27 N essun o p e rò , p er q u a n to sa p p ia m o n o i, influì p a rtico la rm e n te sullo s v ilu p p o della b ib lio te c a ; del resto d o p o la p a rten za di G o m e z io , gli ab a ti del c o n v e n to ca m b ia v a n o di reg ola og n i anno. 28 N o n sem bra in v e ce ch e v i fosse una scu ola di m in ia tori. S olta n to v erso la fine del Q u a ttro ce n to si ra m m en ta n o due m in ia tori tra i m o n a c i:
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Origini e sviluppo sino all’a. 1504
a spese del convento 29, e infine quelli donati o lasciati da singoli religiosi o fedeli30. Quel che i manoscritti ancora conservati ci dicono a tale proposito, è assai poco e forse inganna: ce n’è uno solo che l’amanuense accenni di aver scritto nella Badia Fioren tina 31, e non più di due risultano comprati dal convento 32; 17 altri invece recano delle note, secondo le quali furono donati o lasciati al convento da determinate persone devote 33. Fra i tanti nomi D . B a ffa ele C anigiani, p rofesso n el 1497, e D . A p p ia n o di M ich ele, p rofesso nel 1 501; a m b ed u e eran o fioren tin i, m a si tra sferiron o p o i in altri co n v e n ti della c o n g r e g a z io n e ; v . A . Cara vita , I cod ici e le arti a M o n te c a s s in o , v o i. I, M on teca ssin o 1869, p a g . 483 sgg. Cfr. a n ch e P . D ’A ncona , L a M in ia tu r a fioren tin a , v o i. I , F iren ze 1914, p a g g . 71 e 76. — L a v o r a v a n o per a ltro per la B a d ia G h era rd o e M o n te (v . P . D ’A ncona , o p . c it., v o i. I, p a g . 7 6 5 ; v o i. II, nn. 1408-9) e sp ecia lm en te B o c c a r d in o V e c c h io , il qu ale se co n d o una n otizia d el V asari (III, 242) « m in iò la m a gg ior parte de' libri che so n o nella B a d ia d i F i r e n z e ». (C fr. D ’A ncona , o p . c it., v o i. I, p a g . 104; v o i. I I , nn. 1638-43). Q uelli ch e se ne son o co n se rv a ti, son o esp osti og g i al M useo di S. M a rco. Cfr. a. D ’A ncona , o p . c it., v o i. II, n. 118. 29 Si ig n o ra p u re se l ’ u n ion e del c o n v e n to di S. M artin o a M en sola co n la B a d ia (1450) avesse p er la b ib lio te c a di qu esta u ltim a un risu lta to a n a lo g o alla sop p ression e del c o n v e n t o delle « C am pora ». 30 N o i a b b ia m o a n cora il testa m en to di un tale L u ig i del fu T o m m a s o di G ia n n ozzo A lb e r ti (A . S. F iren ze, D ip i. C. S., B a d ia F ioren tin a , 26 o t to b r e 1450), il q u a le le g ò alla B a d ia u n d ici c o d ic i di a rg o m e n to t e o lo g ic o ; m a n on è p ossib ile id en tifica rli sicu ra m en te fra i c o d ic i del c o n v e n to . 31 Si tra tta d i un c o d ic e la tin o , L a u r. C. S. 27 (G reg. N az. o p u s c .; J o b . C hrys. d e la u d . P a u li, D io n . A re o p . ep . ad T im .). V i si leg g e a c . 127a (d o p o l ’ E x p lic it di « de la u d . P a u l i » ) : « I n A b b a tia F lo ren tia e »; a c. 128a segu e u n ’ a p p en d ice c o m p ila ta d a ll’ am an u ense, e p o i c ’ è s critto (su rasu ra) a c. 1 2 8 b : « H o c C h ryp o stom i o p u sc u lu m de la u d ibu s P a u li, cu i X X V I I I 0 J u l ii p r im a m m a n u m im p o su e ra m , X X V I I I 0 A u g u s t i eodem, a n n o a b so lvi. 1479 ». 32) L a u r. C. S. 53 (E v a n g elia riu m g ra ecu m ), c . l a : « V o lu m e n hoc i n quo co n tin etu r
T esta m en tu m
N ovum ,
est
m o n a sterii
A b b a ile
de
F lo r e n tia ,
q u em
».
— L au r. C. S. 263 (L iv iu s , P o ly b iu s tra d . L . B ru n i, Caesar, Ju stin u s, Sallustius), c. 2 6 9 a : « E i e liber est A b b a tte F io r e n tin e e m p tu s a n n o D o m i n i 1495 ». 33 E c c o n e l ’ elen co c o m p le to . C odici g r e c i: D. F r a n c is c u s de G a stilio n e ( f 1 4 8 4 ): L a u r. C. S. 85 e 177 (cfr. D el F uria , S u p p l., p a g. 567). C od ici la t in i: Ia c o b u s L a p i de N i c o l in i s (m o n a c o della B a d ia , p rofesso d ell’ an n o 1 425; v . Puccinelli, C ron ica , p a g . 1 2 2 ): L a u r. C. S. 228. — T h o m a s de S a lv etiis (a v v o c a t o della B a d ia F io re n tin a e b io g r a fo di G om ezio P o r to g h e s e ; cfr. p iù sop ra p a g . 1 4 ; d o p o l ’ a n n o 1 4 4 2 ): N az. C. S. A 4 -2 5 5 8 . — P e tr u s P u g lie sis q u on d a m F r a n c is c i (1 4 9 0 ): N a z. C. S. B 1-2568. — A n d r e a s C h risto p h a n i N a c h ia n tes (n o ta r o ; 31 o t t o b r e 1 4 9 6 ): L a u r. C. S. 204; N az. C. S. B 4 -2 6 5 2 ; C 3-2642. — C a rd in a lis M e d ic e e F lo r e n t in u s : N a z. C. S. A 4 -2 5 5 9 (q u e sto c o d ice, c o m e d im ostra la sua segn atu ra, fu reg a la to al c o n v e n t o a n co ra a l l’ e p o c a della C on grega zion e di S. G iu stin a di P a d o v a , c io è p rim a d ell’ an no 1504 ; cfr. più s o tto p a g . 69 ; q u in d i il d o n a to re n on p u ò essere altri ch e trib u s a u reis em in u s a n n o sa lu tis n ostre 1 4 8 2
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La biblioteca della Badia
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che vi ricorrono, va rilevato quello del Cardinale Giovanni dei Medici (Leone X), il quale regalò alla Badia un bel codice delle Sentenze di Pietro Lombardo * 14. Meritano di essere rammentati 3 anche i codici teologici greci di Francesco da Castiglione (morto nel 1484), offerti dai suoi nipoti alla Badia 35. Esporrò più avanti i vari modi in cui i monaci del Quattrocento segnassero i codici del loro convento (v. cap. Vili) ; avanzerò poi anche qualche ipotesi sulla collocazione dei manoscritti. Bilevo adesso solo il fatto che la Badia mancava per tutto il se colo XV di un locale proprio per la biblioteca. I libri del convento servivano naturalmente in prima linea ai monaci stessi. Tuttavia, per lo meno in determinati casi, si pre stavano manoscritti anche ad altre persone, specie ad altri reli giosi 36. Nel carteggio ancora inedito di Gomezio Portoghese si conservano due biglietti autografi di Ambrogio Traversar! indiriz zati all’abate 37. Nel primo il Camaldolese ringrazia Gomezio dei il C ardin ale G iov a n n i, il fu tu ro P a p a L e o n e X ) . - A n t o n iu s de B o n s ig n o r iis (d o p o l ’ an n o 1 5 0 4 ): L au r. C. S. 167; L au r. S trozz. 42. - A lb er tu s V u lterr a n u s (m e d ico d ella B a d ia F io r e n tin a ): N az. C. S. G l-2 8 5 9 . - J o h a n n es F r a n c is c i (M in ia t i? ) : N az. C. S. A 4 -2 5 5 5 (legato « M o n a ste r io et D o m in o M i n i a t i F r a tr i su o ». Il Puccinelli, C r o n ic a , p a g . 123 ra m m en ta s o lta n to un D o n Is id o r o di G erola m o M in iati). - A n to n iu s M a n f r e d i de S q a rcia lw p is: L a u r. C. S. 154. - N ic o la u s de A l b i t i i s : L au r. C. S. 45 (d o p o l ’ an n o 1504 ?). - P a u lu s A m e r i g i G r a s s i: L au r. C. S. 6 0 ; N az. C. S. D 8 -2 8 1 9 (d o p o l’ an no 1504 ?). 31 Cfr. la n o ta p reced en te. 36 F ra n ce s co d a C astiglion e, g ià a lliev o d i V itto r in o d a F eltre, p o i c a n o n ic o d ella C a tted ra le fioren tin a e segretario p a rtico la re di S. A n to n in o , è n o to n on so lta n to c o m e a u tore d i d iv erse V ite d i S an ti (fra le q u a li c ’ è a n ch e q u ella d el suo a r c iv e s c o v o ), m a a n ch e co m e co lle zio n ista e ru d ito di c o d ic i g reci e la tin i. Cfr. A . Z eno , D i s s . V o s s ., I , V en ezia 1752, p a g . 362 sgg., d o v e si p a rla a n ch e d ei « n ip o ti » d i F ra n cesco, e R . Sab bad ini , L e sc o perte e c c ., v o i. I, p a g . 53. N ella B a d ia F ioren tin a c ’ eran o una v o lta a n ch e g li au tog ra fi delle op e re di F ra n ces co, passati p o i n ella b ib lio te c a S trozz ia n a ; c fr. M. P occianti, C a t. S c r ip t. F lo r e n t., F loren tia e 1589, p a g . 64, e G . N egri , I s to r ia degli S critto ri F i o r ., F errara 1722, p a g . 190. 36 D a ta la scarsità d i n o tiz ie su lla b ib lio te c a della B a d ia n el Q u a ttroce n to , n on p o sso fa re a m en o d i cita re q u i un b r e v e di P a p a N ic c o lò V del 27 o tt o b r e 1449 (A . S. F iren ze, D ip i. C. S., B a d ia F io re n tin a ), co n cu i il p a p a o rd in ò a ll’ a b a te di in v ia rg li u n a c o p ia della V ita A th a n a s ii, c o m p o s ta da A . T ra v ersa r!, la q u a le, se co n d o q u ello ch e gli era s ta to riferito, d o v e v a esistere nella b ib lio te c a d el co n v e n to . 37 N a z. C. S. d a ordin are, B a d ia F ioren tin a 4 (C fr. G. Battelli, A r c h iv io S to rico Ita lia n o , v o i. 96, 2, 1938, p a g . 221), c. 163: a) (sul v erso) D o m i n o m e o A b b a ti F i o r e n t i n o ) . - (Sul r e c to ) S u n t is ta q u id em v o lu m in a que p o stu la vera m ,
ex
q u ibu s
gra tias
ago.
C o d e x ille chartaceus
N a za n ze n i
G reg orii
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Origini e sviluppo sino all’a. 1504
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codici inviatigli, dì cui menziona però solo un manoscritto cartaceo di sermoni di Gregorio Hazianzeno 38; infine lo prega di mandargli un elenco di tutti i codici. In quell’altro biglietto raccomanda al l’abate un monaco che si interessa dell'Economico di Senofonte, e gli domanda di favorire a questo studioso il codice contenente il suddetto opuscolo. Il Traversari si valeva dunque dei suoi buoni rapporti con Gomezio per avere in prestito codici della Badia; e l’abate, a quanto sembra, prestava codici perfino a studiosi sco nosciutigli personalmente, ma raccomandati dal Camaldolese. Tanto meno c’è da meravigliarsi che una personalità quale il Cardinale Bessarione potesse avere in prestito un codice di trenta Vite di Plutarco per farlo trascrivere a Venezia; noi abbiamo ancora la ricevuta rilasciata dal cardinale ai monaci della Badia il 21 feb ser m o n e s con tin et atque in fine q u id q u id etia m J o h a n n is P a tria rc h i, u t n on ex toto
m en titu s
s it
titu lu s.
A m b r o s iu m
de trin itate
la tin u m
qu$ro,
ut
vid ea m
in c o g n itu m hactenus m ih i tan ti v ir i o p u s . C harta diligentia m a iore p olita quam n ostra
est m u gn a qu e c u m
fa cilita te
s u s c ip it ca la m u m .
V a le m i pater.
V o lu m in ib u s h is quae a p u d n o s su n t, u tor iu re m e o , et
grecis
m a x im e :
v e ru m in d ic e m o m n iu m , q u a n d oq u id em cuncta ia m in vestra m potesta tem c o n cessere, s i m is e r is , g ra tissim e a c c ip ia m . F r a te r A m b r o s iu s filiu s tu u s.
b ) (sui v e rso ) D o m in o A b b a ti F i o r e n t i n o ) p a tri m e o . -
(sul r e cto ) M o
n a ch u s iste m i p ro stu d io ru m s im ilitu d in e ia m p rid e m n otu s et carus est. C u p it X e n o p h o n t is Ijfconom icum ,
qu i in ter v o lu m in a
vestra
est, in
m in e , u b i est de C y r i in fa n tia et a scen su . G r§cis q u ip p e n eq u e d iu a p u d illu m erit. O ra vit m e
eo
litteris
u t illu m com m en d a rem
filiu s
op era m
dat,
tibi : fa cies ita
que m ih i quoque rem gra ta m , s i hoc illi v o lu m en a ccom od a veris. A m b r o s iu s
scilicet v o lu
V a le. F ra ter
tu u s.
N el ca rteg g io dell’ a b a te il se co n d o b ig lie tto p reced e il p rim o, tu tta v ia p a re ch e sia di data p osteriore. N on son o d a ta ti né l ’ u n o né l ’ a ltro, p erò è p ro b a b ile ch e a lm en o il p rim o sia a n teriore alla n om in a di F ra A m b r o g io a g en erale (o tto b r e 1431), p e rch é fu e v id e n te m e n te scritto in un p eriod o in cui il C am aldolese, n ella su a cella del m on a stero di S. M aria deg li A n geli, p o te v a a ccu d ire tra n q u illa m e n te agli stu d i. N egli u ltim i o tt o an ni della su a v it a in v e c e , o c c u p a to q u asi sem p re in affari del suo ord in e o in m is sion i speciali a ffidategli d al p o n te fice , n on si tra tte n e v a a F iren ze ch e di ra d o e per p o c h i g iorn i o s e ttim a n e ; v . F . P . L u is o , R io r d in a m e n to d e l l 'E p i stola rio d i A . T r a v e rsa r i, F iren ze 1898, In d ic e cr o n o lo g ic o . - I du e b ig lietti, su cu i ritorn erem o nel c a p ito lo V i l i , son o sta ti p u b b lic a ti a n ch e d a G . M er cati , C it im i co n tribu ti alla sto ria degli u m a n isti, I : T ra versa ria n a ( = S tu d i e T esti, 90, 1939), p a g g . 29-33. 38 II senso d el r e la tiv o p a sso m i sem b ra ch e sia q u e s to : qu el c o d ic e c a r ta c e o dei serm on i di G reg orio N a zia n zen o d o v e v a con ten ere, se co n d o il tit o lo , a n ch e op e re d i G io v a n n i P a tria rca e d i S. A m b r o g io (d e trin ita te). M a il T ra v ersa ri ci tr o v a v a alla fine so lta n to u n o s critto di G iov a n n i P a tria rca , m en tre ce rca v a in v a n o (sign ifica to fre q u e n te di « qu aerere ») q u e l l ’ op era la tin a .
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La biblioteca della Badia
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braio 1455 (stile fiorentino f ) 3 89. Sappiamo inoltre che A. Poli ziano, chierico anche lui (canonico della Cattedrale sin dal 1486) e amico del futuro abate I. Squarcialupi, collazionò il codice di Erodiano della Badia 40. Pare però che i monaci, eccezione fatta forse per tali personaggi illustri, dessero codici in prestito soltanto contro pegno. In un manoscritto di opere di Ilario e di altri (Laur. C. S. 193) trovasi una nota, secondo la quale questo codice rimase alla Badia come pegno per un codice greco dato in prestito a Don Lorenzo Pisano, canonico di S. Lorenzo, e che costui non aveva restituito, dichiarando che esso gli era stato rubato 41. Non vorrei affermare che i laici fossero esclusi a priori dal l’uso della biblioteca; anzi nel frammento dell’inventario dei libri lasciati da A. Corbinelli alla Badia, c’è una nota marginale al n. 15, la quale dice che il rispettivo codice (Augustinus de vita Christiana), dato in prestito a Giovanni dei Davizzi, era andato perduto. Questo Giovanni non vi è qualificato come chierico; in fatti aveva tre figli legittimi42. Come si vede e come fu del resto naturale, la biblioteca subì anche delle perdite, e queste furono in realtà assai più forti che le nostre notizie sporadiche non rivelino. Ciò è provato dalla sorte dei codici di A. Corbinelli: all’inizio del Cinquecento, mentre c’erano ancora nove decimi dei suoi codici greci, mancavano già due terzi dei suoi manoscritti latini. Però non si deve credere che gli altri fossero stati tutti sottratti da persone disoneste, distrutti dagli elementi o disfatti dai monaci stessi; bisogna anzi tenere presente anche che la Badia a sua volta aveva da rifornire altri con venti di libri: così p. es. molti dei suoi incunabuli sono andati a 38 Q uesta r ic e v u ta è in c o lla ta a ll’ in te rn o d el p ia t to su p eriore di un a ltro c o d ic e d i q u a tto r d ic i V ite d i P lu ta r c o (L a u r. C. S . 2 0 6 ) , e d ice co sì (cfr. P . D e l F u r i a , S u p p l., p a g. 2 5 8 ) : a A l i u m lib ru m P lu ta rc h i de v it i s a n tiq u oru m trigin ta m ih i C a rd in a li N ie e n o batia
F io r e n tin a
d ed i
p ra esta tu m
tra n scriben d u m
p e r ven era b iles B e lig io s o s de A b
P r e sb y te r o
co g n om in e B o s s o , q u i p orta vit eu m secu m
Joanni
Greco
de
C a ndì a,
V en e tia s ib i tra n scrib en d u m . 2 1 F e
b ru a rii 1 4 5 5 . S i quid m ih i accid et, ib i q u a era tu r». Il M ontfaucon , ra m m e n ta n d o ta le r ice v u ta , sog g iu n g e, o p . c it., p a g . 3 6 6 : « A t fa to p ra eo ccu p a tu s fidem lib e rare n o n p o tu it» . M a ciò n on è v e ro , anzi è p ro b a b ilissim o ch e il c o d ic e di P lu ta rco d a to in p re stito al C ardinale B essa rion e sia l’ a ttu a le c o d ic e L a u r. C. S . 1 6 9 , co m e è s ta to a v v e r tito a n ch e da F . S c h o e i .l in : H erm es, v o i. V (1 8 7 1 ), p ag. 122. 40 V . G . V i t e l l i in : S tu d i Ita lia n i di F ilo lo g ia C lassica, v o i. I I ( 1 8 9 4 ) , pag. 4 7 0 . 41 Cfr. c a p . I l i , p a g . 27, n o ta 4. 42 V . B ib lio te c a N a zion a le C entrale di F iren ze, Ma. P asserin i 187.
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Origini e sviluppo sino all’a. 1504
finire nella biblioteca del Convento delle SS. Fiore e Lucilla di Arezzo 43. Nonostante ciò al principio del sec. XVI il numero dei codici della Badia Fiorentina era tanto grande che la loro collocazione doveva essere difficile 44. Nel 1504, sotto il governo dell’abate Igna zio II Squarcialupi, si costruì quindi una sala propria per la bi blioteca 45. Dimostreremo più avanti, come il più antico catalogo conservato della Badia fosse redatto appunto dopo la sistemazione della Biblioteca nell’anno 1504. 43
Cfr. M .
L
u zzatto
,
In v e n ta r io
delle
ed izio n i
quattrocentine
della
B i
1931, p a g . I. 14 R ic o r d o q u i a t ito lo di cu riosità ch e nel 1 4 9 8 v e n n e affidata ai m o n aci della B a d ia la c u s to d ia dei c o d ic i di L o re n z o il M agn ifico tra sp orta ti nel P a la z z o V e c c h io ; v . U c c e l l i , o p . cit., p a g . 4 2 . 45 Cfr. più sop ra p a g . 14.
blioteca della F ra tern ità dei L a ic i i n
A re z zo , A re z zo
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C a p it o l o T erzo
IL CATALOGO CINQUECENTESCO Alla fine del suo catalogo dei codici della Badia Fiorentina passati alla Laurenziana, il Del Furia descrive brevemente a pag. 1112 segg. un manoscritto membranaceo in-4° min. di 98 cc., del secolo XYI, contenente un catalogo antico della biblioteca del convento di S. Maria di Firenze (C. S. 151). Detto catalogo comprende : c. 2a-6b: Tabula librorum Grecorum qui habentur in hoc monasterio Abbatte Fiorentine. Index librorum qui sunt ex parte orientis in primo (se cando-quintodecimo) scanno. 30a-45a: Index librorum ex parte occidentis. In primo (secundoquintodecimo) scanno.
c. lla-29a: c.
c. 47a-67a: Un registro alfabetico di codici, senza titolo. La parte cinquecentesca del manoscritto termina a c. 67a; una mano settecentesca ha poi approfittato delle carte rimaste bianche per scrivervi un Index Manuscriptorum tum Graecorum tum Latinorum qui ìiabentur in Bibliotheca Abbatiae Florentinae
(c. 68a-84a). È quell’inventario di cui abbiamo parlato a pag. 8 segg., inventario che fu compilato dopo la pubblicazione del ca talogo del Montfaucon (1702). Noi abbiamo da fare ora soltanto con la parte antica del codice, pubblicata in appendice (I) 1. Le relative carte furono scritte da un solo amanuense 2, che è da distinguere dal redattore del catalogo. Mentre questi fu un monaco abbastanza dotto, il calligrafo commise non pochi grossi sbagli. Il redattore, nella descrizione dei singoli libri sia manoscritti che stampati, osserva le norme allora in uso per la compilazione 1 V i si rim a n d a per tu tti i p a rticola ri rig u a rd a n ti il c o d ic e L a u r. C. S. 151. 2 P er le p o ch e (12) a ggiu n te p osteriori v . l’ a p p . I.
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Il catalogo cinquecentesco
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di cataloghi di biblioteche conventuali: cioè egli indica l’autore e il titolo, la materia scrittoria, il formato e la legatura, aggiun gendovi eventualmente un semplice «invpressus », per distinguere gli stampati. Segue poi, preceduta dalla sigla « s(ignatus) », la segna tura in cifre arabe. Parecchi di quei numeri, che del resto for mano una serie svariatissima3, sono seguiti a loro volta dalle iniziali «A. C. », sul cui significato non ci può essere dubbio: esse distinguono evidentemente i codici lasciati da Antonio Corbinelli alla Badia 4. Una circostanza fortunata ci mette in grado di identificare in maniera facile e sicura quasi tutti i 205 mano scritti del catalogo ancora conservati5; perché fino al Settecento le segnature dei codici del convento non sono mai state cambiate, e sebbene si siano dati poi, a tutti, numeri nuovi, come abbiamo accennato più sopra a pag. 8, tuttavia non si sono cancellati quelli vecchi, sicché ci sono ancora quelle stesse segnature antiche che il catalogo cinquecentesco riporta, tali quali, cioè determinati numeri arabi, seguiti o no, secondo i casi, dalle iniziali di A. Corbinelli. L’identificazione dei codici riesce tanto più evidente che le rispettive descrizioni che si leggono nel catalogo, corrispondono per lo più alla realtà. Soltanto in alcuni casi ci sono delle lievi dif ferenze, facilmente spiegabili come errori del redattore o del co pista 6. Il catalogo non è datato, ma si può fissare approssimativa mente l’epoca della sua redazione. Come è noto, la Badia Fioren tina ebbe soltanto nel 1504 una sala propria per la biblioteca. Ora l’indice dei codici latini, il quale cita i rispettivi volumi così come sono collocati su trenta banchi formanti due file di quindici ban chi ciascuna, rispecchia evidentemente la disposizione della bi 3 Sulle orig in i di q u ei num eri v . più o ltre a p a g . 69. 4 L ’in te ro n o m e d i A n to n io C orb in elli si leg g e s o lta n to in u n a n o ta del c o d ic e L a u r. C. S. 193 (H ila riu s ): « I s t e liber rem a n sit loco cu iu sd a m libri greci, vid elicet A c t u s A p o s to lo r u m , E p is to le P a u l i, quem habuit D o m i n u s L a u r en tiu s de P i s i s
C a n o n icu s S . L a u r e n tii et n u n q u a m r ed (d i)d it, quia ut d ix it
fu ra tu s sib i fu era t. « U n ’ a ltra m a n o v i h a a g g iu n to : « E t id eo co m p u ta n d u s est in ter libros A n t o n ii C o rb in elli, qu ia eiu sd em fu era t liber grecus q u i p erd itu s
». - Il n o m e d el C orbin elli, scritto dalla sua p ro p ria m a n o, c ’ era in un c o d ic e di F lo r o a n d a to d isp e rso ; cfr. M ontfatjcon, o p . cit., p a g . 375, e v. più oltre ca p . I X , p a g . 96. 6 N o n m i son o o c c u p a to d ei lib ri sta m p a ti g ià p ossed u ti dalla B a dia . 6 S on o re la tiv a m e n te fre q u e n ti le in d ica z io n i errate della m a teria s c r it to ria . A n c h e le in d ica z io n i sul fo r m a to n on son o sem p re s o d d is fa c e n ti; m a i term in i « v o lu m en m a g n u m », « m ed iocre », « p a r v u m » son o tr o p p o re la tiv i p erch é si p ossa parla re a p r o p o s ito di v e ri e p ro p ri errori. est
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La biblioteca della Badia
blioteca nella nuova sala. E noi abbiamo infatti delle prove che il catalogo è posteriore al 1504. Sin da questo anno stesso, la Con gregazione di S. Giustina di Padova, essendovi stato unito l’Arcicenobio di Monte Cassino, si chiamava, per ordine di P. Giulio II, Congregazione Cassinese. Due manoscritti del catalogo relativi alla Congregazione Cassinese (v. n. D 7 e L 15) ci danno dunque un sicuro terminus post quem. Ma un’opera stampata, citata nel catalogo, ci permette di andare ancora un po’ più avanti. Vera mente è azzardato servirsi, per la datazione del catalogo, dei libri stampati riportativi, giacche non ce ne sono mai indicati né il luogo né l’anno di stampa. Però l’edizione in undici tomi delle opere di S. Agostino (nn. 197-205) non può essere che quella pub blicata da J. Amerbach, Basilea, 1506 (v. Panzer, VI, 181. 46); e dal catalogo dei libri stampati della Badia, compilato nel 1756 7, risulta che il convento possedeva realmente quell’edizione 8. In ogni modo la redazione del catalogo avvenne dopo la sistemazione della biblioteca nel 1504, direi perfino che ne fu la conclusione. Un sicuro terminus ante quem, è vero, non esiste, tuttavia è molto probabile che il catalogo fosse redatto ancora nel primo decennio del secolo XVI, poiché oltre alla suindicata edizione di S. Agostino non riporta alcun’altra opera indubbiamente stampata nel Cin quecento. Il Catalogo consiste in tre parti: 1° c’è un elenco dei libri greci, comprendente 115 manoscritti e 11 stampati. Gli autori cristiani vi precedono come al solito quelli classici, seguiti a loro volta da opere grammaticali e lessicali. La collocazione di tale bi blioteca greca non è precisata, ma l’armadio che la conteneva, stava probabilmente anch’esso nella nuova sala. 2° un elenco di 477 libri latini fra manoscritti (348) e stampati (129),9collocati su trenta banchi. I libri vi sono disposti per materie secondo i soliti criteri10: 7 «jE xcerpta e x I n d ic e B iblio th eca e A b b a tia e F lo r e n tin a e p e r ordinerà m a teria ru m d isp o sta et i n
XXXI I I
cla sses d iv is a . E x p l i e i t a n n o aerae vu lg a ris
MDCGLVI
». C od ice N a z. C. S. da ord in a re, B a d ia F ioren tin a 70. 8 II c a ta lo g o cita p o i al n. 2 7 9 : « B e r n a r d i o m n ia op era im p r e ssa ». O ra la p rim a ed izio n e di u n a q u a n tità d i scritti d ell’ a b a te di C hiaravalle, p u b b lic a ta col t ito lo di « O p era o m n ia » è q u ella d i L io n e , J . C lein, 1520 (P a n zer V I I , 326. 427). Se si tra tta sse d a v v e r o d i q u esta ed izion e — m a ne d u b ito d a ta l ’in v ersion e del tito lo , — il term in u s p o s t q u em della red a zion e del c a ta lo g o sa re b b e l ’ a n n o 1520. I l c a ta lo g o del 1756 d el resto n on rip o rta a l cu n a ed izion e c in q u e ce n te sca d elle op e re d i S. B ern a rd o. 9 P iù u n m a n o s critto g re co e tre m a n o scritti italian i. 10 Cfr. T h . G ottlieb , Ü ber m ittelalterliche B ib lio th ek e n , L e ip z ig 1890, p a g . 302.
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Il catalogo cinquecentesco
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testi biblici, opere dei Santi Padri, letteratura profana, autori classici, opere grammaticali11. A.
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I: Scritti biblici, testi e commenti. I I :
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Lato est.
»
III: opere \ Gerolamo IV : di ( Ambrogio Y : Padri i Agostino YI: latini ' Gregorio. VII: Opere di Padri greci tradotti in latino. Vili: Opere di Bemigio, Beda, Isidoro, Cipriano, Ugo di S. Vittore. IX: Altre opere di teologia mistica: Biccardo di S. Vit tore, Giovanni Gerson, Bernardo. X: Trattati ascetici. XI: Opere di Tommaso d’Aquino. XII: Opere di altri teologi scolastici. XIII: Opere storiche e agiografiche. XIV: Opere di teologia morale e pastorale. XV: »
» » » » » » »
Lato ovest. I: Opere di diritto canonico. B.
Scanno »
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»
II:
»
III: » IV: » V: Opere di aritmetica, geometria, astronomia, musica, geo grafia ecc. VI: Opere di Aristotele tradotte in latino. VII: » Vili: Opere di Lattanzio, Boezio, e opere latine di Petrarca, Boccaccio e L. Bruni. IX: Opere di autori classici. X: » XI: » XII: » XIII: » XIV: » XV: Opere grammaticali.
3° un elenco alfabetico di duecentonovantun manoscritti latini (più due stampati). Vi si riscontrano su per giù le stesse opere sacre e profane del catalogo precedente, e a prima vista sembra che sia un repertorio alfabetico (incompleto) di quello. 11 Ci son o n a tu ra lm en te e cce z io n i di q u esto sch em a , in e v ita b ili g ià per ra g ion i p ra tich e.
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La biblioteca della Badia
Senonché confrontando più esattamente i manoscritti delle me desime opere elencati in questo e in quell’altro catalogo, ci si ac corge che non possono essere identici: ci sono delle differenze ri guardanti la materia, il formato e la legatura; inoltre le segnature sono differenti. Si tratta di due complessi di codici ben distinti l’uno dall’altro non solo quantitativamente, ma anche qualitati vamente: perché quelli collocati sui trenta banchi sono rilegati tutti in pelle intera, tranne alcuni pochi contenenti opere canoni stiche, che sono rilegati in mezza pelle; manoscritti rilegati in pergamena non ce ne sono. Moltissimi di quelli altri codici invece sono rilegati in mezza pelle oppure in pergamena; ci sono anche tre codici rilegati in assi non rivestite da pelle, e perfino tre altri non rilegati affatto. È notevole pure la quantità dei codici miscel lanei compresi in questo gruppo; libri stampati invece non ce ne sono 12. I codici elencati alfabeticamente sono evidentemente i dop pioni della biblioteca e i volumi di minor interesse e pregio. Si ignora se tali codici fossero riuniti già prima del 1504, e se questa raccolta avesse uno scopo particolare, analogo pèr esempio a quello della « parva libreria » del convento di S. Spirito e dell’« armarium novitiorum » di S. Marco 13. Ma siccome non ce n’è neppure il mi nimo indizio, è preferibile l’ipotesi che si tratti semplicemente dei codici scartati nel 1504, di quelli cioè che, quando la biblioteca fu sistemata nella nuova sala, non furono ritenuti degni di essere collocati sui banchi. Ciò non significa che furono considerati allora come inutili; eppure questa doveva essere la loro sorte, prima o poi: infatti sono andati perduti tutti meno sette. Rimane ancora da spiegare la disposizione alfabetica di quel l’elenco. Cataloghi alfabetici sono assai rari fino al Cinquecento. Quelli compilati nel Quattrocento sono quasi tutti in realtà re pertori di altri cataloghi, i quali hanno la forma tradizionale di inventari topografici che, data la disposizione dei codici per ma terie, servono nello stesso tempo di cataloghi per materie. Ciò vale anche per/l’elenco dei codici greci della Badia e per quello dei codici latini collocati sui trenta banchi. Perché il redattore del catalogo, inventariando gli altri codici latini, avrebbe dunque adottato ad un tratto il metodo alfabetico ? ISTon è forse più proba bile che quell’elenco sia in fine dei conti un inventario topografico, 12 P e r i du e u n ici lib ri sta m p a ti, com p resi n ell’ elen co a lfa b e tico , v . il c o m m e n t o al n. A 26 del ca ta lo g o . 13 Cfr. a n ch e T h . G o t t l i e b , o p . cit., p a g g . 303-305.
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Il catalogo cinquecentesco
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vale a dire che i volumi riportativi fossero collocati in ordine al fabetico % Altrimenti non sarebbe neppure stato possibile ritro vare un determinato codice; perché, come vedremo meglio più avanti, la collocazione dei manoscritti non risultava affatto dalle loro segnature. Mentre si collocarono i migliori libri manoscritti e tutti quelli stampati su quei trenta banchi, si misero gli altri volumi forse in armadi disposti lungo le pareti della medesima sala. Col tempo si aggiunsero poi altri codici a quelli scartati nel 1504, p. es. ma noscritti levati dai banchi per questa o quella ragione. Così si spiegherebbero anche i casi di alcuni (18) codici latini, citati tanto nel primo che nel secondo catalogo14: si tratta di codici scartati dopo la redazione di quello. Di un interesse particolare è il caso di sette manoscritti di opere di S. Agostino, perché noi ci pos siamo indovinare anche la ragione del loro scartamento. Secondo il primo catalogo, sul quinto banco del lato est ci stava una quan tità di codici di S. Agostino; vi erano collocati pure gli 11 tomi dell’edizione di Basilea, ricordata più sopra. Nell’elenco alfabe tico, ai numeri 3-7 dell’articolo « A », ci sono cinque altri codici del Santo, ma alla fine di questo articolo, ai numeri 27-33, ve ne sono ancora altri sette, riportati già fra quelli del quinto banco (nn. 210. 209. 208. 194. 206. 207. 196). Non c’è nessun’altra spie gazione che questa: al tempo della redazione del primo catalogo, i suddetti manoscritti si trovavano ancora su quel banco; ma poco dopo, ritenuti evidentemente inutili accanto ai volumi dell’edi zione di Basilea, furono levati dal loro posto e aggiunti agii altri codici scartati, con cui furono poi registrati una seconda volta. 14
I risp e ttiv i c o d ic i son o segn alati tu tti n e ll'a p p e n d ice I.
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Capitolo Quarto
DAL CINQUECENTO AL SETTECENTO
Grazie a quel catalogo, descritto nel capitolo precedente, pos siamo farci un’idea abbastanza chiara della biblioteca della Badia al principio del Cinquecento. Per quanto riguarda il locale costruito nel 1504, il Puccinelli, che l’ha ancora veduto, lo dice « una L i breria con vaga e bell' Architettura con Colonne, Capitelli, Pilastri et fregi di pietra viva con vaghissime Pitture » x; come risulta dal
catalogo, c’erano poi due file di quindici banchi ciascuna, dove, di sposti per materie, i codici manoscritti e stampati erano collocati. La maggior parte n’era rilegata in assi coperte da cuoio rosso, nero, o marrone, stampato a freddo. Non pochi codici citati nel catalogo conservano tutt’ora le rilegature quattrocentesche di puro stile fiorentino, e spesso ci sono ancora perfino quelle targhette di per gamena che, incollate sui piatti inferiori1 2, indicavano i nomi degli autori e i titoli delle opere. — Lungo le pareti della sala ci stavano probabilmente gli armadi contenenti la preziosa biblioteca greca e gli altri codici latini rilegati per lo più in pergamena. Nel suo insieme quel locale doveva assomigliare alle celebri biblioteche quattrocentesche, p. es. a quella di S. Marco di Firenze. Ma più dell’aspetto esteriore, ci interessa la consistenza libra ria della biblioteca. Il catalogo antico ce ne informa abbastanza bene, però non è completo; perché ci sono ancora quattordici co dici, acquistati certamente dal convento prima del 1504 3, i quali non figurano nel catalogo. 1 Cronica, p a g . 70. - S e co n d o 1’ A r m e l l i n i , Bibliotheca Benedictino-Cassinensis, v o i. I I , A ssisi! 1731, p a g . 151, il P u c c i n e l l i « Sanctae Mariae de Florentia alumnus evasit anno 1626 ». L a « Libreria » in v e c e fu d em olita s o lt a n t o n el 1630.
2 I c o d ic i g ia ce v a n o d u n q u e sui p ia tti su periori. 3 Ciò risu lta dalle lo r o seg n a tu re; v . ca p . V i l i , p a g . 69.
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Dal Cinquecento al Settecento
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Tenendone conto si potrà dire che al principio del Cinquecento la Badia Fiorentina possedeva per lo meno codici latini manoscritti: 633 116 codici greci manoscritti: 5 codici italiani manoscritti: 754 Totale manoscritti
stampati: stampati : stampati: stampati
130 11 0
141
Il convento di S. Maria di Firenze disponeva dunque di un’im portante biblioteca; però la quantità dei suoi codici latini non rappresentava nulla di straordinario, anzi tante altre biblioteche conventuali ne avevano assai di più. Nessun altro convento ita liano, tranne quello di S. Marco di Firenze 4, vantava invece al lora un tale numero di codici greci. Le vicende di questa biblioteca nei secoli successivi non fu rono molto differenti da quelle di altre biblioteche conventuali. La storia della Badia Fiorentina dal Cinquecento al Settecento non offre nulla di particolare; il monastero fioriva, vi si coltivavano studi di ogni genere ed eruditi illustri quali il Borghini e il Querini uscivano dal convento: quindi non ci potevano essere condizioni migliori per lo sviluppo normale di una biblioteca conventuale 56 . Nel secondo quarto del Seicento, vale a dire nel periodo della de finitiva sistemazione edilizia del monastero, anche la biblioteca del convento cambiò di locale. Serafino Casolani, abate dal 1624 al 1633 e dal 1636 al 1639, al quale la Badia deve il suo attuale aspetto, fece costruire già quale economo del monastero il cosi detto «Salone della Scuola», che servì poi da «Libreria» fino alla soppressione del convento. La biblioteca vi fu trasferita probabil mente nel 1630, quando si demolirono il Capitolo e la Libreria Vec chia, per far posto alla Sagrestia nuova. Senonché soltanto nel 1642 4 L a b ib lio te c a di S. M a rco p o sse d e v a v erso il 1500 180 c o d ic i greci (69 m a n o scritti d i a u tori cristia n i, 111 m a n o scritti d i a u tori c la s s ici); cfr. il « liepertorium sive index librorum latine et grece bibliotece conventus Saneti Marci de Florentia ordinis Predicatorum», A r c h iv io di S tato M od en a, D o cu m e n ti di sta ti esteri (co p ia m o d e rn a in L au ren zia n a ). 6 N el c o d . V a tic . la t. 11266, c. 143 sgg., c o m e m i in fo rm a g en tilm en te S. E . il C a rdin ale G. M erca ti, tr o v a s i un in d ice d ei lib ri sta m p a ti della B a d ia F io r e n tin a ; si tra tta , s e co n d o u n a c o m u n ica z io n e cortese di M on s. A lb a re d a , P r e fe tt o d ella B ib lio te c a A p o s t o lic a V a tica n a , di u n o d i q u eg li in d ici di b ib lio te c h e m o n a stich e ita lia n e ch e fu r o n o m a n d a ti alla S. C on g re g a z io n e d el S a n t’ O ffizio in to r n o al 1600 (cfr. G. M e r c a t i , Opere minori, IV ( = S tu d i e T e s ti 79, 1937, p a g . 4 8 8 ); q u a e là son o in d ic a ti a n ch e a lcu n i m a n oscritti. 3 —
L a b ib lio te c a della B a d ia F io r e n tin a .
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La biblioteca della Badia
l’abate Onorato II Falconcini ridusse ufficialmente il suddetto sa lone « ad uso di libreria » 6. Ma la biblioteca del 1642 fu essenzialmente differente da quella del 1504. Al principio del Cinquecento vi prevalsero ancora i manoscritti, però, quando fu inventariata, la sua trasformazione, dovuta all’invasione del libro stampato, era già incominciata. La Badia possedeva allora già almeno 130 libri latini stampati, e questo numero si accrebbe poi rapidamente. Viceversa, dei 623 co dici latini citati nel catalogo cinquecentesco, ce n’erano rimasti nel 1808 soltanto 116 7. Dove erano andati a finire quegl’altri ? Cause accidentali non possono aver provocato tali perdite enormi; qui ci vuol un’altra spiegazione. I codici scomparsi contenevano, salvo poche eccezioni, le opere sacre e profane più in voga nel Quattrocento. Si trattava di opere, di cui alcune erano così importanti che venivano studiate anche nei secoli successivi, mentre quelle altre furono superate da opere migliori e non trovarono più lettori. Ora i manoscritti della prima categoria furono sostituiti in breve tempo con edizioni stampate delle medesime opere; così p. es. i volumi dell’edizione di Basilea delle opere di S. Agostino, come abbiamo osservato più sopra a pag. 28, soppiantarono i rispettivi manoscritti dai banchi della nuova biblioteca. I manoscritti della seconda categoria invece do vettero cedere ad altre opere che si presentarono subito in edizioni stampate. In ogni caso i manoscritti finirono coll’essere inutili, sia che le relative opere si leggessero oramai stampate o che non si leggessero più affatto. È molto significativo il fatto che nel 1504 si collocarono tutti gli stampati sui banchi della nuova sala, men tre si relegarono tanti manoscritti in armadi 8. Mei corso nel se colo XVI l’eliminazione dei libri manoscritti ossia la loro sosti 8 Cfr. P u c c i n e l l i , Cronica, p a g g . I l i e 115. 7 D ei m a n oscritti a cq u ista ti d o p o il 1504 ce n ’ è p o c o da dire. N essun a ltro fo n d o s’ aggiunse più alla b ib lio te c a del co n v e n to , so lta n to sin goli c o d ici v i en tra ron o nel corso d ei secoli X Y I , X Y I I e X V I I I . M a n on è p o s sibile di determ in arn e n ep pu re a p p rossim a tiv a m en te il n u m ero. N o i a b b ia m o a n cora una setta n tin a di m a n oscritti la tin i e g reci a n teriori al 1600, i quali n on figu ran o nel ca ta lo g o c in q u e c e n te s c o : 14 (2 greci) n e a p p a rten ev a n o certa m en te alla B a d ia già nel 1504; cfr. più sop ra p a g . 3 2 ; altri 20 (4 g reci) in v e ce n on p o te v a n o esservi a q u ell’ e p o ca . I rim a n en ti 36 son o tu tti a n te riori al 1500; se fossero en tra ti a n ch ’ essi d o p o il 1504, ci sa reb b ero d u n q u e a n cora 56, fra cu i 4 greci, d e f c o d ic i a cq u ista ti d o p o la red a zion e del c a t a lo g o cin q u ecen tesco. M a q u esto risu lta to ha p o c o v a lo re , p e rch é si ig n ora q u a n ti d i qu ei m a n oscritti sian o a n d a ti p e rd u ti. N o n m i o c c u p o n a tu r a l m en te dei m a n oscritti sei- e se tte ce n te sch i; ce n e son o a n cora più d i 10 0 . 8 Cfr. più sop ra p a g . 30.
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Dal Cinquecento al Settecento
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tuzione con edizioni stampate delle stesse oppure di altre opere, avrà certamente assunto proporzioni ancora maggiori. Come i ma noscritti scartati nel 1504, così anche quelli levati dopo dai banchi della biblioteca, erano destinati a perire, perché realmente non servivano più a nulla. Probabilmente i monaci li vendettero o li disfecero per adoperarne in un altro modo la carta e la pergamena, p. es. per lavori di legatoria 9. Soltanto i codici di particolare pregio o di interesse filologico, specialmente quelli greci, scampa rono tale sorte; nel 1808 c’erano ancora 96 dei 116 codici greci riportati nel catalogo cinquecentesco 10. Il disfacimento dei manoscritti era del resto allora un feno meno generale; perciò eruditi avveduti quale Carlo Strozzi cer carono di impedire che manoscritti pregevoli fossero disfatti da persone incompetenti. Nel 1634 il Granduca Ferdinando II de cretò che nessuno potesse vendere o disfare antichi codici e carte, senza che fossero stati esaminati prima dallo Strozzi11 ; e tre co dici della Badia passati nella collezione Strozziana (Laur. Strozz. 35, 42, 48)121 , attestano che lo Strozzi rivolse la sua attenzione 3 pure alla biblioteca del Convento di S. Maria, la quale era proprio allora in via di riordinamento 1S. La demolizione della «Libreria Vecchia» 14 e la sistemazione della biblioteca nel « Salone della Scuola » significarono certamente anche la conclusione della sua profonda trasformazione illustrata 9 Q uesta fu p ro b a b ilm e n te a n ch e la fine di m o lti c o d ic i la tin i s co m p a rs i nel Q u a ttr o c e n to ; cfr. p iù sop ra p a g . 24. 10 N oi a b b ia m o rile v a to più sop ra a pag. 24 ch e a n ch e n el Q u a ttro c e n to le p erd ite d ei c o d ic i greci fu r o n o m inim e. L a lo r o c o n se rv a z io n e era d o v u ta in p r in cip io fo rse a n ch e al m in o r in teresse ch e a v e v a n o p e r i m o n a c i — il P u c c i n e l l i , Origo e c c ., p a g . 49, 53, 55, ra m m en ta so lta n to tr e m o n a ci d el Q u a ttro ce n to e ru d iti n ella lin gu a g re ca , — m a a n z itu tto al v a lo r e ch e a v e v a n o in se stessi. I p rezzi d i stim a n o ta ti in essi, alla fin e del Q u a ttro c e n to (cfr. p iù s o tto ca p . V i l i , p a g . 65), d im ostra n o p era ltro ch e si tr a tta v a a n ch e di un v a lo re m a teriale. 11 Cfr. A . M. B a n d i n i , Memoria riguardante il Collettore della celebre Bi blioteca ¡Strozziana, in : N o v e lle L ettera rie, v o i. X V I I , 1786, p a g . 38 sgg. 12 Cfr. a n ch e ca p . I I , p a g . 22, n o ta 35. 13 P a re ch e a llora fosse v e n d u to (o s o ttr a tto ) a n ch e q u el m a n o s c r itto di Sallustio ch e si co n se rv a ora a W o lfe n b u e tte l (A u g . 3 1 1 4 ); p e rch é fu a cq u is ta to , c o m e il d o tto r V . H orn della H e r z o g -A u g u s t-B ib lio th e k m i c o m u n ica cortesem en te, tra il 1649 e il 1660. L ’ u n ica seg n a tu ra a n tica d el su d d e tto c o d ic e è p o ste rio re al c a ta lo g o c in q u e c e n te s c o : « Me liber (est) abbatie Fiorentine n° 60 » (cita ta n el ca ta lo g o di v o n H ein em a n n ). 14 II P u c c i n e l l i , Cronica, p a g . 70, a fierm a d el resto ch e in q u esta o c c a sion e m o lti lib ri (m a n o scritti 1) a n d a ro n o p e rd u ti e dispersi.
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La biblioteca della Badia
più sopra. La « Libreria Nuova » era sin dal principio una biblio teca di libri stampati, nella quale un posto separato era riservato ai manoscritti ritenuti degni di essere conservati. E questi codici pare che si conservassero poi tutti15; veramente non ne abbiamo prove per la seconda metà del Seicento, perché non c’è un catalogo analogo a quello cinquecentesco; però tutti i manoscritti visti e descritti dal Montfaucon nel 1700, meno pochissimi, c’erano an cora nel 1808. Così siamo ritornati al nostro punto di partenza che fu appunto il soggiorno fiorentino dell’illustre Maurino, e pos siamo rimandare al capitolo primo per le ulteriori vicende della biblioteca del convento. I codici della Badia passati alle Biblioteche Laurenziana e Magliabechiana, rappresentano dunque soltanto una piccola parte di una grande biblioteca conventuale del Quattrocento. Ma a dir vero, le biblioteche conventuali di quell’epoca, compreso quelle benedettine create sul modello della biblioteca di S. Giustina di Padova, ci interessano assai poco, dato che non contengono in ge nere che le più comuni opere sacre e profane allora in voga. La fama di cui ne godono alcune, è dovuta quasi esclusivamente ai codici lasciati ai rispettivi conventi da qualche umanista. Basta ricordare le biblioteche fiorentine di S. Spirito (G. Boccaccio) e di S. Marco (N. Niccoli), oppure proprio quella di S. Giustina di Padova (P. Strozzi). Lo stesso vale anche per la biblioteca della Badia Fio rentina, la quale, se i codici di A. Corbinelli non vi fossero andati a finire, forse non avrebbe meritato uno studio particolare. Perciò noi abbiamo riservato la seconda parte di questo lavoro alla per sona e alla collezione di quell’umanista, a cui la biblioteca della Badia deve tutti i suoi codici celebri. Il Mehus (1759) attesta per altro che la memoria di quel lascito è rimasta sempre viva nel convento di S. Maria16. 16
L ’ a b a te O n orato I I otten n e an ch e, co m e era di usanza, « la S c o m u (P u ccx n e l l i , C ro n ic a , pag. 115). — T u tta v ia u n o d ei più preziosi m a n oscritti greci d el c o n v e n to , l ’ E rod ia n o d el sec. X I (ora L e id . G-ron. 88 ), fu s o ttra tto da J a c o p o G ro n o v io (1672-1674 a F ire n z e ); c fr. G. V i t e l l i in : S tu d i Ita lia n i di F ilo lo g ia C lassica, v o i. I I (1894), pag. 470. 16 Cfr. più sop ra p a g . 4. n ic a da In n o c e n zo X , acciò n o n sia lecito ad a lcu n o estrarre L i b b r i »
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P arte S econda
ANTONIO CORBINELLI E I SUOI CODICI
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Capitolo Quinto
ANTONIO COBBINELLI Le nostre informazioni sulla vita e sugli studi di A. Corbinelli si riducono a quel poco che si può desumere da alcuni passi delle Vite di Vespasiano da Bisticci, dagli epistolari degli uma nisti contemporanei e infine dai suoi propri testamenti1. I Corbinelfi erano tra le più ricche e potenti famiglie nobili d’Oltrarno2; avevano case in Yia Maggio3 e terre nei popoli di 1 II printo a occu p a rsi di A . C orbin elli fu A . M. Q u e r in i ch e ne p a rlò b re v e m e n te n ella sua D ia trib a praelim inaris ad F . B arbari epistolas, B rix ia e 1741, p a g . 143, c ita n d o alcu n i passi degli ep istola ri d i G u arino e di A . T ra v ersa ri. M a il m e rito d i a vere a ccen n a to alla sua im p orta n za quale c o lle z io n is ta di c o d ic i, sp etta a L . M e iiu s , il qu a le p u b b lic ò p u re qu ella p arte d el suo u ltim o te sta m e n to ch e con tien e le d isp osizion i rela tiv e alla sua b i b lio te c a (V ita A . T raversarii, F loren tia e 1759, p a g . 383).. L e n otizie b io g rafich e d e l M ehus su A . C orb in elli son o a ttin te alle V ite d i V espasian o e a ll’ ep istola rio d el T ra v e rsa ri; qu ello di G u arino in v e c e servì a C. d e ’ R o s m in i p er la co m p ila z io n e d i u na n o ta b io g ra fica su A . C orbin elli, aggiu n ta alla sua V ita e d iscip lin a di G uarino V eron ese, B rescia 1805-6, v o i. II, p a g g . 56-59 (cfr. a. v o i. I, p a g . 9). D a ta le n o ta d ip e n d o n o il passo re la tiv o a d A . C orb in elli del R isorgim en to dell’antichità classica d i G. V o ig t (trad. ita l. di D . V a ib u s a ), v o i. I, F iren ze 1890, p a g . 291, e il r isp e ttiv o b ra n o delle « S coperte d ei cod ici latini e greci » di R . S a b b a d i n i , F iren ze 1905, p a g. 52. M a s o lta n to l’ e d izion e co m m e n ta ta , cu ra ta da llo stesso S a b b a d in i , d ell’-Epistolario G uarin iano (= M iscellan ea d i S toria V en eta , serie I I I , v o i. V i l i , X I , X I V , 1915-19) ci p e rm e tte ora d i v a lo riz z a rlo co m p le ta m e n te p er la b io grafia di A . C orbin elli. M o lto m a teriale d o cu m e n ta rio si tr o v a riu n ito al n. 658 del P o lig r a fo G argan i della B ib lio te c a N a zion ale C entrale d i F ire n ze ; ce ne in teressa n o p erò s o lta n to u na p a rtico la d e ll’ u ltim o testa m en to del C orbin elli e un fra m m e n to d e ll’in v e n ta rio dei su oi c o d ic i. S on o sfu g g iti in v e ce al G a r g a n i g li in teressa n ti testa m en ti a n teced en ti, su cu i v e d i il c a p ito lo segu ente. 2 C on J a c o p o C orbin elli, in sign e u m a n ista del C in q u ecen to (v . il rela tiv o a r tic o lo d e ll’ E n ciclo p e d ia Ita lia n a ), un ra m o di qu esta fam ig lia sp en ta si a F iren ze v erso la fin e del S eicen to, p assò in F ra n cia . U n n ip ote del su d d e tto J a c o p o , J e a n d e C o r b in e l l i , p u b b lic ò a P a rigi n el 1705 u na Storia genealogica della Casa dei Gondi, c o n cu i i C orbinelli erano a p p a re n ta ti; v i
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A. Corbinelli e i suoi codici
S. Stefano a Pozzolatico e di S. Felice a Ema4. Nella chiesa di S. Spirito di Firenze si vedono tutt’ora le cappelle dei Corbinelli adorne del loro stemma (di azzurro al cervo d’argento)5. Antonio di Tommaso di Piero nacque probabilmente fra il 1370 e il 1375 6. Uno dei suoi fratelli, Angelo, è noto dalla pole mica sorta tra C. Salutati e Fra Giovanni da S. Miniato, perché quest’ultimo aveva tentato di alienare il Corbinelli dagli studi clas sici. Allora il cancelliere, considerando Angelo come suo protetto, inviò al Camaldolese una celebre lettera in difesa dell’umane simo 7. È verosimile pertanto, che anche Antonio fosse fra i seguaci del Salutati; forse assistette perfino alle dotte disputazioni che si svolgevano, colla partecipazione del cancelliere, nella cella di Luigi Marsigli nel convento di S. Spirito 8. In ogni modo fu uno di quei giovani che, desiderosi di studiare sul serio la lingua di Omero, Platone e Demostene, salutarono entusiasticamente l’ar rivo di M. Crisolora9. Vespasiano, in un luogo delle sue Vite , afferma addirittura che A. Corbinelli avesse fatto venire il bizan tino 10, mentre altrove attribuisce tale merito a P. Strozzi e ad altri ancora. Ma, come osserva giustamente il Novati u, né il Cor binelli né lo Strozzi avevano allora l’autorità del Salutati, ai cui tra tta , a pa g g . 232-35 d el v o i. I, a n ch e della sua p ro p ria fa m ig lia , m a n on m en zion a il n o stro A n t o n io . 3 V . M. L im b u k g e k , D ie G ebäude von F loren z, L e ip z ig 1911, in d ice. 4 V . G. C a r o c c i , I l Com une di G alluzzo, F iren ze 1892, p a g g . 60-64 e 8 7-95. 5 L e ca p p elle dei C orbin elli o c c u p a v a n o g ià tu tt o il la to o v e s t del tr a n s e t t o ; cfr. a. G. R i c h a , N otizie istoriche e cc., T o m o I X , F iren ze 1761, p a g g . 26-27. 6 II 12 a g o sto 1429 suo fra te llo G iov a n n i a v e v a 59 anni co m p iu ti, m en tre su o fra te llo P a rig i ne a v e v a 52 (A . S. F iren ze, T ra tte 38, L ib r o dell’ e t ì d e l l ’ a n n o 1429, c. 17a e 3 1 b ), c io è essi eran o n a ti risp. n el 1 3 6 9 /7 0 e nel 1376/77. N a cq u e ro fra il 1370 e il 1375 a n ch e L . B ru n i e P . S trozzi, co m p a g n i di stu di di A . C orb in elli, n o n ch é G u arino V eron ese. 7 V . VE p istola rio di G. Salutati, a cu ra di F . N o v a t i , R o m a 1891 sgg., ep. I V , 23 (25 g en n aio 1 4 0 5 /6 ). Il S a lu tati v i ch ia m a A n g elo su o « d ilectis sim um filium ». Cfr. a n ch e v o i. I l i , p a g . 539, 4 e v o i. IV , p a g . 170, 1 , e G. V o ig t , o p . c it ., v oi. I, p a g g . 270-1. 8 Cfr. a. A . D e l l a T o r r e , Storia d ell'A ccadem ia P la ton ica di F iren ze, F i ren ze 1902, p a g . 187. 9 Su M. C risolora a F iren ze cfr. ora G . C a m m e l l i , M . C risolora, F iren ze 1941, ca p p . I - I I I . 10 V ite di u om in i illustri del secolo X V , riv e d u te sui m a n o scritti da L . F ra ti, B o lo g n a 1892, v o i. I I , p a g . 2 3 0 ; v . a n ch e v o i. I I , p a g . 9. 11 E p istola rio di C. Salutati, v o i . I l i , p a g . 122, 1. - V . a . G . C a m m e l l i , o p . c it., p a g . 46, 1.
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Antonio Corbinelli
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sforzi era dovuta in realtà la nomina del primo professore di greco dello studio fiorentino. L’indiscutibile merito che A. Corbinelli si acquistò col suo intervento nel 1410, quando la cattedra di greco, vacante sin dalla partenza del Crisolora nel 1400, veniva offerta a Guarino Veronese, avrà indotto il Bisticci ad attribuirgli una parte simile nella venuta del bizantino. È certo però che Antonio fu tra gli allievi di M. Crisolora. Noi lo perdiamo poi di vista fino al 1410; bisogna però con siderare che le notizie su quel periodo dell’umanesimo sono in genere assai scarse. In quell’anno, come abbiamo già accennato, si presentò ai fiorentini l’occasione di avere un degno successore di M. Crisolora nel suo allievo Guarino Veronese tornato ora da Costantinopoli. Allora A. Corbinelli si fece avanti, offrì alloggio e vitto al professore di greco, e, come dice Vespasiano (II, 230), « tolse in casa Guerino con buona provisione ». Questa notizia è confermata dall’epistolario di Guarino, specie da quella lettera, in cui il Veronese, avvisato della morte di Antonio, scrive fra l’altro, ricordando il tempo passato nella casa del suo amico fio rentino (ep. 327, 21 sgg.): « Amisisse me video virum primarium , cui eram unico quodam pietatis nodo devinctus, quocum victum, somnum, iter , sermones, consilia communia integerrima familiaritate conservaveram, quem studiorum comitem et cogitationum partecipem habueram ». Non fu dunque Antonio Corbinelli a chiamare M. Cri
solora a Firenze, ma egli contribuì efficacemente a ciò che l’insegna mento greco rimasto interrotto sin dal 1400, fosse ripreso e con tinuato da Guarino -2. Come risulta dal suo testamento dettato il 15 novembre 1410, Antonio si trovava allora in condizioni agiate, aveva messo su casa, e possedeva già una tale collezione di codici latini e greci da meritare una menzione particolare. Egli rifece per altro la sua ultima volontà ben tre volte, risp. nel 1415, 1421 e 1424; ci riserviamo di illustrare i suoi quattro testamenti nel ca pitolo seguente. Il periodo in cui ospitava Guarino, era forse il più bello della vita di Antonio. Dopo la partenza del Veronese, nel 1414, invece le sue vicende, come vedremo più oltre, non furono troppo felici. A. Corbinelli prese poca parte alla vita pubblica, a meno che non ci fosse costretto — fu priore nel 1416 (maggio-giugno)*13, e 13 E ssen d o A n to n io celib e, G u arin o d e d icò a d A n g elo C orbin elli la sua tra d u zion e d ell’ o p u s c o lo di P lu ta rco de liberis educandis; v . la le tte ra d e d i ca to ria , ep. 5 (1411 1). 13 V . Delizie degli eruditi toscani, v o i. X I X , F iren ze 1785, p a g . 37.
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A. Corbinelli e i suoi codici
nella primavera del 1424 ebbe una magistratura fuori Firenze34; Vespasiano (II, 230) lo dice « volto in tutto a imparare le lettere latine e greche ». Non prese neppure moglie16, anzi, quando Gua rino nel 1418 gli comunicò i suoi propri progetti di matrimonio (ep. 120, 27), lo sconsigliò affermando: « Mulieres magno philosophantibus impedimento sunt » 17 ; aveva però un figlio naturale, Tommaso, nato dalla sua concubina Caterina. Antonio l’istituì erede universale nel 1410, ma siccome il nome di Tommaso non figura più nei testamenti posteriori di suo padre, è da credere che morisse giovane verso il 1415. Altri guai si aggiunsero a questa disgrazia e turbarono l’ultimo decennio della vita di Antonio, im pedendogli anche di attendere agli studi come una volta. Egli stesso si ammalò gravemente e dovette essere ricoverato nell’ospe dale di S. Maria Nuova, dove, il 5 febbraio 1415, dettò il suo secondo testamento. Nel 1417 corse poi pericolo di perdere gran parte delle sue sostanze in affari che non conosciamo, e per difendere i suoi interessi, dovette partire per Camerino, dove passò sei mesi « inter lites et libellos », come dice in una lettera a Guarino, la quale porta la data di Camerino e del 13 dicembre