Kerigma e profezia: l'ermeneutica biblica di papa Francesco 9788826600321


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Italian Pages 114 [116] Year 2017

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Kerigma e profezia: l'ermeneutica biblica di papa Francesco
 9788826600321

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Marinella Perroni

Kerigma e profezia L'ermeneutica biblica di papa Francesco

LIBRERIA EDITRICE VATICANA

MARINELLA PERRONI

K.ERIGMA E PROFEZIA L'ERMENEUTICA BIBLICA DI PAPA FRANCESCO

LIBRERIA EDITRJCE VATICANA

© Copyright 2017 - Libreria Editrice Vaticana 00120 Città del Vaticano Tel. 06.698.81032 - Fax 06.698.84716 [email protected] ISBN 978-88-266-0032-1 www.vatican.va www.libreriaeditricevaticana.va

COLLANA LA TEOLOGIA DI PAPA FRANCESCO

JURGEN WERBICK: La debolezza di Dio per l'uomo. La visione di Dio di papa Francesco LUCIO CASULA: Volti, gesti e luoghi. La cristologia di papa Francesco PETER HùNERMANN: Uomini secondo Cristo oggi. L'antropolo­ gia di papa Francesco ROBERTO REPOLE: Il sogno di una Chiesa evangelica. L'ecclesio­ logia di papa Francesco CARLos GALLI: Cristo, Maria, la Chiesa e i popoli. La mariolo­ gia di papa Francesco SANTIAGO MADRIGAL TERRAZAS: "L'unità prevale sul conflitto". L'ecumenismo di papa Francesco ArusTIDE FUMAGALLI: Camminare nell'amore. La teologia mo­ rale di papa Francesco J UAN CARLOS SCANNONE: Il Vangelo della Misericordia nello spirito di discernimento. L'etica sociale di papa Francesco MARINELLA FERRONI: Kerigma e profezia. L'ermeneutica bi­ blica di papa Francesco PIERO CODA: ''La Chiesa è il Vangelo". Alle sorgenti della teologia di papa Francesco MARKO IVAN RuPNIK.: Secondo lo Spirito. La teologia spiritua­ le in cammino con la Chiesa di papa Francesco

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ABBREVIAZIONI AL

Amoris Laetitia

EG

Evangelii gaudium

EN

Evangelzi nuntiandi

ES

Esercizi Spirituali

GS

Gaudium et spes

LG

Lumen gentium

LS

Laudato si'

MeM Misen·cordia et Miseria RS

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Ratio studiorum

PREFAZIONE ALLA COLLANA

Sin dal primo apparire in piazza san Pietro, la sera della sua elezione, è stato chiaro ai più che il pontificato di Francesco si presentava all'insegna di una novità di stile. Il vestire sobrio, il chiamarsi vescovo di Roma, il chiedere - nel "silenzio assordante" di una piazza gremita - la pre­ ghiera del popolo, il salutare con un semplice "buonasera" i presenti ... sono stati tutti segni eloquenti del fatto che era in atto un mutamento nel "modo di porsi" e, dunque, nel "linguaggio". I gesti e le parole che da lì in poi sono seguiti non hanno fatto che confermare e consolidare la prima im­ pressione. Si potrebbe anzi dire che, in questi anni, l'im­ magine del papato ne sia uscita decisamente trasformata, in un mutamento che investe anche le omelie tenute, i di­ scorsi fatti e i documenti promulgati. Ciò - com'era prevedibile - ha ingenerato pareri anche molto discordanti tra loro, specie per quel che concerne il suo insegnamento. Se molti hanno infatti accolto con gran­ de entusiasmo e simpatia il suo magistero, sentendovi il fre­ sco soffio del Vangelo, alcuni lo hanno invece accostato con distacco e, talvolta, con sospetto. Non sono mancati giudizi anche molto perentori, giunti a mettere in forse l'esistenza stessa di una teologia nell'insegnamento di Francesco.

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Un tale sommario giudizio poteva far leva sulla dif­ ferente provenienza tra Francesco e il suo predecessore, Benedetto XVI. Quest'ultimo, lo si sa, è stato uno dei più illustri e rilevanti teologi del Novecento e ha indubbia­ mente fatto tesoro della sua personale elaborazione teolo­ gica nel ricco magistero papale, di cui non si finisce né si finirà di apprezzare la profondità. Bergoglio ha alle spalle, soprattutto e primariamente, la lunga e radicale esperienza del religioso e del pastore. Ciò non significa, però, che il suo magistero sia privo di teologia. Il fatto che egli non sia stato, per lo più o sol­ tanto, teologo "di professione" non vuol dire che il suo magistero non sia supportato da una teologia. Se così fos­ se, si dovrebbe con rigore 1edurne che la maggioranza dei suoi predecessori siano stati privi di teologia, dal momen­ to che Ratzinger rappresenta l'eccezione più che la regola. In ogni caso, il fatto che si sia potuto discutere della portata teologica del magistero di Francesco così come il fatto che, molto spesso, alcune sue espressioni altamente evocative e immediate siano state talmente abusate - in ambiente giornalistico come in quello ecclesiastico - da farne smarrire la profondità, rende sensata un'operazione come quella cui intende rispondere la collana che ho l'o­ nore di presentare. Avvalendosi della competenza e dello studio rigoro­ so di teologi provenienti da diversi contesti e dalla serietà ormai assodata, si è inteso ricercare quale sia il pensiero teologico che supporta l'insegnamento del Papa, quali ne 6

siano le radici, quale la novità e quale la continuità con il magistero precedente. Il risultato è racchiuso negli 11 volumi che vengono a formare la presente collana, dal titolo semplice e imme­ diato: "La teologia di papa Francesco". Essi possono venire letti in modo autonomo l'uno dall'altro, ovviamente; così come in modo autonomo sono stati redatti dai singoli autori. L'auspicio, tuttavia, è che la lettura dell'intera collana possa rappresentare non solo un valido supporto per cogliere la teologia su cui si fonda l'insegnamento di Francesco nei diversi ambiti del sapere teologico, ma anche un'introduzione ai punti cardine del suo pensiero e del suo insegnamento complessivi. L'intento, dunque, non è di tipo "apologetico" né, tanto meno, di aggiungere ulteriori voci alle tante che già parlano del Papa. Lo scopo è quello di cercare di vedere e di aiutare a vedere quale sia il pensiero teologico su cui si basa Francesco e che si esprime, con novità di accento, nel suo insegnamento. Tra le molte scoperte che il lettore potrà fare, leggen­ do i volumi, ci sarà certamente quella di dover constatare come nel magistero di Francesco confluisca tanto la be­ nefica novità dell'insegnamento conciliare, quanto quella della teologia che lo ha preparato e che vi ha fatto seguito. Dal momento che è forse ancora troppo presto perché tutta questa ricchezza costituisca un patrimonio comune, pacifico e pienamente recepito da tutti, non stupisce che 7

l'insegnamento del Papa possa risultare, talvolta, non im­ mediatamente comprensibile a tutti. Allo stesso modo, nell'insegnamento di Francesco ap­ pare ormai come un punto di non ritorno ciò che tanto la teologia recente quanto il magistero conciliare hanno inse­ gnato: che la dottrina, cioè, non è né può essere qualcosa di estraneo rispetto alla cosiddetta pastorale. La verità che la Chiesa è chiamata a custodire è quella del Vangelo di Cristo, che deve essere comunicato alle donne e agli uomi­ ni di ogni luogo ed ogni tempo. Per questo il compito del magistero ecclesiale deve essere anche quello di favorire la comunicazione del Vangelo. E per questo, la teologia non potrà mai ridursi ad un asettico esercizio da tavolino, sganciato dalla vita del popolo di Dio e dalla sua missione di far incontrare le donne e gli uomini del proprio tempo con la novità perenne e inesauribile del Vangelo di Gesù. Non sono mancati, in questi anni, coloro che ascol­ tando alcune espressioni critiche di Francesco concernen­ ti la teologia o i teologi, hanno pensato di doverne dedur­ re una sua personale incondizionata svalutazione. Forse, uno studio più puntuale dell'insegnamento del Papa, come quello offerto dalla presente collana, potrà essere anche utile a mostrare che, se occorre rimanere sempre critici rispetto ad una teologia che smarrisse il suo vitale anco­ raggio alla viva fede della Chiesa, è invece indispensabile una teologia che assuma con "fedeltà creativa" il compito di pensare criticamente quella stessa fede, affinché conti­ nui ad essere annunciata. 8

Di una tale teologia non è certo privo l'insegnamento di Francesco; ed una tale teologia è certo auspicata da un magistero come il suo, così desideroso che l'amore miseri­ cordioso di Dio continui a toccare il cuore e la mente delle donne e degli uomini del nostro tempo. Il curatore ROBERTO REPOLE

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INTRODUZIONE

È bene chiarire fin da subito che non si vuole qui prendere parte alla polemica che, fin dal giorno della sua elezione, ha accompagnato tutto quello che papa France­ sco ha detto e fatto, né si vuole assumere nei suoi con­ fronti una posizione, di qualsiasi segno essa sia. È vero, del resto, che quello di Francesco è stato fin dall'inizio un pontificato "esposto", e in tanti, competenti o meno poco importa, hanno pensato bene di esprimersi per giudicare ogni sua parola, ogni sua scelta, ogni suo gesto. Con inusi­ tata rabbia, a volte, dato che Francesco vuole che nella sua Chiesa regni la libertà di parola e, in questi anni, nessun te­ ologo è stato redarguito o allontanato; a nessuno, teologo o meno, è stato imposto di tacere, ma a tutti viene richie­ sto solo di accettare le regole del pluralismo dei punti di vista. D'altro canto, anche i libri sulla "sua" teologia ormai si moltiplicano, quasi a testimoniare che si può a essa pre­ stare attenzione e farne oggetto di riflessione, anche senza doverle necessariamente dedicare un dottorato di ricerca o la pubblicazione di un'Opera omnia. Fuori da ogni polemica, ma anche senza alcuna finali­ tà apologetica, in queste pagine vogliamo ragionare su una delle dimensioni che maggiormente caratterizzano questo pontificato. Una dimensione molto specifica, cioè il peso 11

che Francesco riserva alla Scrittura nello svolgimento del ministero petrina, ministero che fortemente egli vuole sia, per la Chiesa, ministero di unità e, per il mondo, ministero di speranza. Vogliamo insomma interrogarci su come, in questi primi anni del suo pontificato, Francesco ha guida­ to la Chiesa che gli è stata affidata a entrare nel mistero delle Scritture, a farne pane quotidiano, ma anche pane spezzato e condiviso. Parlare di "teologia biblica" di papa Francesco può sembrare inappropriato. Mai Francesco ha fatto mistero delle sue riserve sui teologi né mai, soprattutto, ha preteso di presentarsi alla Chiesa e al mondo come un teologo di professione. Ha studiato teologia, anche a lungo, vista la sua scelta di far parte della Compagnia di Gesù; per un certo tempo l'ha anche insegnata, ma ha rinunciato a conseguire il dottorato e non ha fatto dell'insegnamento un'opzione di vita. Ha sempre interpretato la sua appar­ tenenza ecclesiale e l'esercizio delle diverse funzioni e dei diversi ministeri a cui è stato chiamato in termini fonda­ mentalmente pastorali e, soprattutto, testimoniali. La fede di Francesco è, però, una fede ragionata, che ha forte consapevolezza di sé, una fede teologica. Che non significa che non sia aperta all'interrogativo o capace, sulle soglie del dolore, di scegliere il silenzio. O che non riconosca l'insondabile e non accetti di arretrare di fronte alla libertà di chi non vuole saperne né di Dio né di Gesù Cristo. È stabile, ma non immobile come una granitica co­ struzione teorica fatta di idee e di principi. È pacifica per12

ché conquistata sul campo, giorno dopo giorno, nei Butti della storia e, a volte, perfino nonostante la storia. 1 Storia di se stessi e del mondo. Una fede come quella di Abramo che «credette a Dio e ciò gli fu accreditato come giustizia»; come quella di Mosè che «rimase saldo, come se vedesse l'invisibile» (Eb 11,27); come quella di Davide che, nonostante il suo peccato, sa che le sue parole sono quelle « dell'uomo innal­ zato dall'Altissimo, del consacrato del Dio di Giacobbe, del soave salmista d'Israele» (2Sam 23,1); o come quella di Anna, madre di Samuele, che il sacerdote del tempio Eli prende per ubriaca e che, invece, «prolungava la preghiera davanti al Signore» (1Sam 1,12-14). Ma anche come quella di Gesù, che «pur essendo Figlio, imparò l'obbedienza da ciò che patì» (Eb 5,8); o quella di Pietro che per il proprio tradimento «pianse amaramente» (Mt 26,75; Le 22,62); o ancora quella di Maria di Magdala o di Paolo per i quali a fondamento della loro investitura apostolica c'è stato l'in­ contro personale con il Risorto (Gv 20,18 e Gal 1,15-16). E potremmo continuare chiamando all'appello una «moltitudine di testimoni» (Eb 12,1), l'infinito numero di uomini e di donne che, lungo più di tre millenni, sono ri­ masti saldi nella fede, una fede intesa come decisione fon1

Fu il grande teologo conciliare Cipriano Vagaggini a definire la teologia come «un'operazione del credente in pacifico possesso della sua fede»: Teologia, in G. BARBAGLio-S. DIANICH, Nuovo Dizionario di Teologia, Paoline, Alba 1977, 1597-1711, 1599.

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