Il parricidio mancato 8845906078, 9788845906077

«Il significato di ogni parola della lingua dell’Occidente, e quindi, ormai, della lingua del pianeta – è stabilito, gui

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Italian Pages 160 Year 1985

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Il parricidio mancato
 8845906078, 9788845906077

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«Il significato di ogni parola della lingua dell'Occidente, e quindi, ormai, della lingua del pianeta

è stabilito, guidato e dominato

-

dalla riflessione che il pensiero greco ha operato sul senso dell'essere e del niente». Questi

nuovi

appunto

saggi

concentrati

di

su

Severino

alcune

sono

di quelle

parole, fra le più usuali e più essenziali, che ci appaiono ormai troppo evidenti. E perciò il libro è rivolto alle origini greche: si parli, come qui avviene, di Nietzsche o di Schope­ nhauer o di Marx o di Kierkegaard, il di­ scorso è ogni volta costretto a ripercuotersi su Platone, il grande «parricida», che osò colpire il «padre Parmenide». E, dietro il suo, intravediamo un altro gesto parricida, in Empedocle. Lo sforzo di Severino, qui più palese che mai, è quello di sollevare il dubbio non tanto su certe antiche definizioni, che oggi ci guardano come maschere inquietanti

dai

primi testi della filosofia, quanto su quelle che pure appaiono in quei testi, ma ci sono diventate

più

familiari,

e

addirittura

ci

sembrano coincidere con l'evidenza, quasi fossero

un

dato precedente

al

pensiero:

come per esempio la definizione platonica della

téchne,

da

cui

discende

la

nostra

concezione della «tecnica». O anche, più evidente di ogni altra, sì che da essa tutto in qualche modo discende, l'affermazione del divenire. Secondo Severino, «la fede nell'e­ sistenza del divenire» è la vera fede origi­ naria del nostro mondo. Scalzare quella fede

è la grandiosa impresa teoretica a cui il suo pensiero da anni si dedica. Tale impresa si è naturalmente attirata, e continua ad attirarsi, tentativi di confutazione. Ad alcuni di essi, tra i più rilevanti, si troverà qui un'articolata risposta, quasi una «confutazione delle con­ futazioni», nell'ultima parte del libro, dove vediamo ripresentarsi, in tutti i dettagli della loro intelaiatura teoretica, tesi che già ave­ vamo incontrato nelle parti dedicate all'ine­ sauribile «parricidio» greco.

DELLO STESSO AUTORE:

Destino della necessità Essenza del nichilismo

La struttura originaria Legge e caso Studi di filosofia della prassi

EMANUELE SEVERINO

Il parricidio mancato

ADELPHI EDIZIONI

@ 1985

ADELPHI EDIZIONI S.P.A. MILANO

451062

INDICE

Avvertenza

Il

l. Nietzsche e il romanticismo

13

I.

' L ABBONDANZA E LA FAME

II.

PLATONE ALLA RADICE DEL DIONISIACO

III. SALVARE IL DIVE�'IRE NOTA

2. Il grido I.

LA MUSICA E IL SILENO

II.

LA CASA NATALE DELLA PAROLA

III. I DUE TIMBRI NOTA

13 22 32 37 41 41 46 51 56

3. Il parricidio mancato

63

I.

'E7t��ciQ't'VQa.: Éma't'i)�1}

II.

c

III.

'A\Ia:yxTJ

63 67 73

IV.

IL PARRICIDIO MANCATO E IL PARRICIDIO

ESSI SONO NIENTE »

RIUSCITO »

c

v.

'

L APPARIRE

77 82

4. Il filo della rete I.

SCOPO E ACCADIMENTO

II.

QUANDO

87 87

IL CONTADINO DECIDE DI VANGARE

'

III. L EDIFICAZIONE IV.

IL NICHILISMO E IL DOLORE

v.

' L IMPOSSIBILE

VI. IL MALE, SOCRATE E GESÙ VII. SUL SENSO DELLA POTENZA

92 96 101 106 111 116

5. La violenza del dialogo

123

Appendice. La verità dell'apparire

143

I.

EINSTEIN E PARMENIDE

II.

' GUARDANDO L c ALTRO »

143 TESTIMONE

148

IL PARRICIDIO MANCATO

AVVERTENZA

« Guarda i testimoni! » . In questa espressione di Empedocle l'imperativo sottintende un'«arte » capace di orientare in un certo modo chi può guardare, cioè chi a sua volta possiede l'« arte » del guardare. I « te­ stimoni » funzionano come tali quando diventano vi­ sibili all'interno dello sguardo adatto. Sull' « arte » di questa «testimonianza » si fonda la nostra civiltà. A un'altra testimonianza si accenna, invece, anche in queste pagine : quella che si mantiene al di fuori di ogni « arte ».

E.S.

I NIETZSCHE E IL ROMANTICISMO

' I . L ABBONDANZA E L A FAME

Ripubblicando La nascita della tragedia, Nietzsche afferma nell'« Autocritica » che in questa sua opera giovanile, sotto le spoglie di una « metafisica da arti­ sti :., si preannuncia l'« essenziale » , cioè la negazione del significato c morale » e quindi « cristiano » del­ l'esistenza. Una dottrina anticristiana » , dunque, la sua, ma che per la difficoltà di far comprendere il vero senso di quell'aggettivo, egli aveva preferito battez­ zare col nome di un dio greco e l'aveva chiamata c dionisiaca » , per indicare il suo radicarsi nel senso essenziale della grecità. Ma, egli aggiunge, il maggior errore di questo suo libro era stato di c deformare il grandioso problema greco », collegandolo con l'c anima tedesca » e la musica tedesca » . L' c anima tedesca » , che, proprio per il suo concretarsi nella « fondazione dell'Impero gli appare ora come una rinunzia » ; la musica te­ desca » , che gli « si va sempre più rivelando come ro­ mantica, come la meno greca di tutte le possibili forme di arte » . « Romantico » , qui, è il « non-greco » : non il c non­ greco » generico, ma quell'opposto che è i l contrario c

c

»

c

»,

«

«

14

Il parricidio mancato

del « greco ». (Dicendo che, in quanto romantica, la musica tedesca è la meno greca delle arti, N ietzsche usa in forma negativa la definizione aristotelica della « contrarietà » come « differenza massima » all' inter­ no dello stesso genere: dire che il nero è il massima­ mente differente dal bianco, significa dire che è il me­ no bianco dei colori). L'andamento di questo testo è quindi tale da sugge­ rire l'equazione tra « cristiano » e « romantico » . Se il « dionisiaco » , che è l'essenza del « greco » , è l'« anti­ cristiano » (e, anche qui, non come negazione generi­ ca, ma come quell'opposto che è il contrario del « cri­ stiano » , ossia come la meno cristiana di tutte le pos· sibili forme di esistenza), e se il « romantico » è il con­ trario del « greco » , allora la categoria del « romanti­ co » coincide con quella del « cristiano » . D'altronde, ad esempio nell'aforisma 370 della Gaia scienza, N ietzsche afferma esplicitamente che « il cri­ stiano è essenzialmente romantico » ; così come è al­ trettanto esplicita nel paragrafo 7 dell' « Autocritica la riduzione del romanticismo al cristianesimo ( « tutti i romantici finiscono nel bacio del cristianesimo » ) Nell'aforisma qui sopra richiamato N ietzsche ri­ sponde alla domanda: « Che cos'è il romanticismo? distinguendo due tipi di « sofferenti »: quelli che sof­ frono per « esuberanza di vita » ( Ueb erfulle des Le­ . bens), e quelli che soffrono per l' « impoverimento del­ la vita » ( Verarmung des Le bens). Ciò di cui questi ultimi hanno sostanzialmente bisogno è la quiete - an­ che quando chiedono forme apparenti di movimento, come l' « ebbrezza », lo « spasimo » , lo stordimento » , la follia » . Il romanticismo è appunto il « rimedio » , il « soccorso » che nell'arte e nella filosofia va incontro a questo loro bisogno di quiete (o di movimento appa­ rente) ed elargisce la sicurezza prodotta dalla « bon­ tà dalla « pace », dal Dio Salvatore », dalla « lo­ gica ». Questa risposta si precisa nel testo in relazione a ciò che N ietzsche chiama la « distinzione capitale» »

.

»

«

«

»,

«

Nietzsche e il romanticismo

15

(Hauptunterscheidung): « Creatrice è la fame o l'ab­ bondanza » . La « creatività » è il « prosperare e il com­ battere continuo della vita » , il « desiderio » in cui la vita consiste. La creatività è la vita. E la vita è creati­ va sia quando è sovrabbondante, sia quando è carente. Alla distinzione capitale » va ricondotta, rileva il te­ sto, la distinzione tra « il desiderio di fissare in forme immutabili, di eternizzare, di essere » e « il desiderio di distruzione, di mutamento, d'innovazione, d'avve­ nire, di divenire » . In rapporto alla distinzione capi­ tale » , questa seconda distinzione presenta in effetti quattro forme di desiderio, cioè quattro forme di crea­ tività, quattro « cause creatrici » . I l desiderio d i distruzione e d i divenire può essere infatti espressione di forza sovrabbondante - e in que­ sto caso è il desiderio « dionisiaco , ma può essere anche l'« odio » di chi, avvertendo la povertà della propria vita, sentendosi « uomo mancato » , sente il bi­ sogno di distruggere la realtà che lo circonda. Qui Nietzsche invita a pensare all' « anarchico » , ma lo spes­ sore del discorso è tale da consentirgli di riferirsi non al semplice nichilismo dell'anarchico, ma al nichilismo del cristianesimo. Anche nel paragrafo 5 della sum­ menzionata « Autocritica » si afferma che il cristiane­ simo - e quindi il romanticismo - è la forma più « pe­ ricolosa » e sinistra » di « volontà di distruzione » , intesa appunto come sintomo d i « stanchezza » , « ab­ battimento » , « immiserimento della vita ». L'« odio » (cioè la seconda delle due forme di desiderio di distru­ zione, quella dove è la fame ad essere creatrice) è dun­ que, in quanto giustificato in un'immagine della vita, romanticismo. Ma anche il desiderio di etemizzare e di essere pre­ senta, in rapporto alla « distinzione capitale » , due for­ me: può essere « gratitudine » e amore », « che ef­ fonde su tutte le cose un raggio di luce e di gloria »; ma p uò essere anche la volontà di vendicars� �.e.lla _p_�