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Italian Pages 160 Year 1985
«Il significato di ogni parola della lingua dell'Occidente, e quindi, ormai, della lingua del pianeta
è stabilito, guidato e dominato
-
dalla riflessione che il pensiero greco ha operato sul senso dell'essere e del niente». Questi
nuovi
appunto
saggi
concentrati
di
su
Severino
alcune
sono
di quelle
parole, fra le più usuali e più essenziali, che ci appaiono ormai troppo evidenti. E perciò il libro è rivolto alle origini greche: si parli, come qui avviene, di Nietzsche o di Schope nhauer o di Marx o di Kierkegaard, il di scorso è ogni volta costretto a ripercuotersi su Platone, il grande «parricida», che osò colpire il «padre Parmenide». E, dietro il suo, intravediamo un altro gesto parricida, in Empedocle. Lo sforzo di Severino, qui più palese che mai, è quello di sollevare il dubbio non tanto su certe antiche definizioni, che oggi ci guardano come maschere inquietanti
dai
primi testi della filosofia, quanto su quelle che pure appaiono in quei testi, ma ci sono diventate
più
familiari,
e
addirittura
ci
sembrano coincidere con l'evidenza, quasi fossero
un
dato precedente
al
pensiero:
come per esempio la definizione platonica della
téchne,
da
cui
discende
la
nostra
concezione della «tecnica». O anche, più evidente di ogni altra, sì che da essa tutto in qualche modo discende, l'affermazione del divenire. Secondo Severino, «la fede nell'e sistenza del divenire» è la vera fede origi naria del nostro mondo. Scalzare quella fede
è la grandiosa impresa teoretica a cui il suo pensiero da anni si dedica. Tale impresa si è naturalmente attirata, e continua ad attirarsi, tentativi di confutazione. Ad alcuni di essi, tra i più rilevanti, si troverà qui un'articolata risposta, quasi una «confutazione delle con futazioni», nell'ultima parte del libro, dove vediamo ripresentarsi, in tutti i dettagli della loro intelaiatura teoretica, tesi che già ave vamo incontrato nelle parti dedicate all'ine sauribile «parricidio» greco.
DELLO STESSO AUTORE:
Destino della necessità Essenza del nichilismo
La struttura originaria Legge e caso Studi di filosofia della prassi
EMANUELE SEVERINO
Il parricidio mancato
ADELPHI EDIZIONI
@ 1985
ADELPHI EDIZIONI S.P.A. MILANO
451062
INDICE
Avvertenza
Il
l. Nietzsche e il romanticismo
13
I.
' L ABBONDANZA E LA FAME
II.
PLATONE ALLA RADICE DEL DIONISIACO
III. SALVARE IL DIVE�'IRE NOTA
2. Il grido I.
LA MUSICA E IL SILENO
II.
LA CASA NATALE DELLA PAROLA
III. I DUE TIMBRI NOTA
13 22 32 37 41 41 46 51 56
3. Il parricidio mancato
63
I.
'E7t��ciQ't'VQa.: Éma't'i)�1}
II.
c
III.
'A\Ia:yxTJ
63 67 73
IV.
IL PARRICIDIO MANCATO E IL PARRICIDIO
ESSI SONO NIENTE »
RIUSCITO »
c
v.
'
L APPARIRE
77 82
4. Il filo della rete I.
SCOPO E ACCADIMENTO
II.
QUANDO
87 87
IL CONTADINO DECIDE DI VANGARE
'
III. L EDIFICAZIONE IV.
IL NICHILISMO E IL DOLORE
v.
' L IMPOSSIBILE
VI. IL MALE, SOCRATE E GESÙ VII. SUL SENSO DELLA POTENZA
92 96 101 106 111 116
5. La violenza del dialogo
123
Appendice. La verità dell'apparire
143
I.
EINSTEIN E PARMENIDE
II.
' GUARDANDO L c ALTRO »
143 TESTIMONE
148
IL PARRICIDIO MANCATO
AVVERTENZA
« Guarda i testimoni! » . In questa espressione di Empedocle l'imperativo sottintende un'«arte » capace di orientare in un certo modo chi può guardare, cioè chi a sua volta possiede l'« arte » del guardare. I « te stimoni » funzionano come tali quando diventano vi sibili all'interno dello sguardo adatto. Sull' « arte » di questa «testimonianza » si fonda la nostra civiltà. A un'altra testimonianza si accenna, invece, anche in queste pagine : quella che si mantiene al di fuori di ogni « arte ».
E.S.
I NIETZSCHE E IL ROMANTICISMO
' I . L ABBONDANZA E L A FAME
Ripubblicando La nascita della tragedia, Nietzsche afferma nell'« Autocritica » che in questa sua opera giovanile, sotto le spoglie di una « metafisica da arti sti :., si preannuncia l'« essenziale » , cioè la negazione del significato c morale » e quindi « cristiano » del l'esistenza. Una dottrina anticristiana » , dunque, la sua, ma che per la difficoltà di far comprendere il vero senso di quell'aggettivo, egli aveva preferito battez zare col nome di un dio greco e l'aveva chiamata c dionisiaca » , per indicare il suo radicarsi nel senso essenziale della grecità. Ma, egli aggiunge, il maggior errore di questo suo libro era stato di c deformare il grandioso problema greco », collegandolo con l'c anima tedesca » e la musica tedesca » . L' c anima tedesca » , che, proprio per il suo concretarsi nella « fondazione dell'Impero gli appare ora come una rinunzia » ; la musica te desca » , che gli « si va sempre più rivelando come ro mantica, come la meno greca di tutte le possibili forme di arte » . « Romantico » , qui, è il « non-greco » : non il c non greco » generico, ma quell'opposto che è i l contrario c
c
»
c
»,
«
«
14
Il parricidio mancato
del « greco ». (Dicendo che, in quanto romantica, la musica tedesca è la meno greca delle arti, N ietzsche usa in forma negativa la definizione aristotelica della « contrarietà » come « differenza massima » all' inter no dello stesso genere: dire che il nero è il massima mente differente dal bianco, significa dire che è il me no bianco dei colori). L'andamento di questo testo è quindi tale da sugge rire l'equazione tra « cristiano » e « romantico » . Se il « dionisiaco » , che è l'essenza del « greco » , è l'« anti cristiano » (e, anche qui, non come negazione generi ca, ma come quell'opposto che è il contrario del « cri stiano » , ossia come la meno cristiana di tutte le pos· sibili forme di esistenza), e se il « romantico » è il con trario del « greco » , allora la categoria del « romanti co » coincide con quella del « cristiano » . D'altronde, ad esempio nell'aforisma 370 della Gaia scienza, N ietzsche afferma esplicitamente che « il cri stiano è essenzialmente romantico » ; così come è al trettanto esplicita nel paragrafo 7 dell' « Autocritica la riduzione del romanticismo al cristianesimo ( « tutti i romantici finiscono nel bacio del cristianesimo » ) Nell'aforisma qui sopra richiamato N ietzsche ri sponde alla domanda: « Che cos'è il romanticismo? distinguendo due tipi di « sofferenti »: quelli che sof frono per « esuberanza di vita » ( Ueb erfulle des Le . bens), e quelli che soffrono per l' « impoverimento del la vita » ( Verarmung des Le bens). Ciò di cui questi ultimi hanno sostanzialmente bisogno è la quiete - an che quando chiedono forme apparenti di movimento, come l' « ebbrezza », lo « spasimo » , lo stordimento » , la follia » . Il romanticismo è appunto il « rimedio » , il « soccorso » che nell'arte e nella filosofia va incontro a questo loro bisogno di quiete (o di movimento appa rente) ed elargisce la sicurezza prodotta dalla « bon tà dalla « pace », dal Dio Salvatore », dalla « lo gica ». Questa risposta si precisa nel testo in relazione a ciò che N ietzsche chiama la « distinzione capitale» »
.
»
«
«
»,
«
Nietzsche e il romanticismo
15
(Hauptunterscheidung): « Creatrice è la fame o l'ab bondanza » . La « creatività » è il « prosperare e il com battere continuo della vita » , il « desiderio » in cui la vita consiste. La creatività è la vita. E la vita è creati va sia quando è sovrabbondante, sia quando è carente. Alla distinzione capitale » va ricondotta, rileva il te sto, la distinzione tra « il desiderio di fissare in forme immutabili, di eternizzare, di essere » e « il desiderio di distruzione, di mutamento, d'innovazione, d'avve nire, di divenire » . In rapporto alla distinzione capi tale » , questa seconda distinzione presenta in effetti quattro forme di desiderio, cioè quattro forme di crea tività, quattro « cause creatrici » . I l desiderio d i distruzione e d i divenire può essere infatti espressione di forza sovrabbondante - e in que sto caso è il desiderio « dionisiaco , ma può essere anche l'« odio » di chi, avvertendo la povertà della propria vita, sentendosi « uomo mancato » , sente il bi sogno di distruggere la realtà che lo circonda. Qui Nietzsche invita a pensare all' « anarchico » , ma lo spes sore del discorso è tale da consentirgli di riferirsi non al semplice nichilismo dell'anarchico, ma al nichilismo del cristianesimo. Anche nel paragrafo 5 della sum menzionata « Autocritica » si afferma che il cristiane simo - e quindi il romanticismo - è la forma più « pe ricolosa » e sinistra » di « volontà di distruzione » , intesa appunto come sintomo d i « stanchezza » , « ab battimento » , « immiserimento della vita ». L'« odio » (cioè la seconda delle due forme di desiderio di distru zione, quella dove è la fame ad essere creatrice) è dun que, in quanto giustificato in un'immagine della vita, romanticismo. Ma anche il desiderio di etemizzare e di essere pre senta, in rapporto alla « distinzione capitale » , due for me: può essere « gratitudine » e amore », « che ef fonde su tutte le cose un raggio di luce e di gloria »; ma p uò essere anche la volontà di vendicars� �.e.lla _p_�