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Italian Pages 284 Year 2021
Alessandro Aresti ll glossario latino-bergamasco (sec. XV) della Biblioteca Universitaria di Padova (ms. 534)
Beihefte zur Zeitschrift für romanische Philologie
Herausgegeben von Éva Buchi, Claudia Polzin-Haumann, Elton Prifti und Wolfgang Schweickard
Band 461
Alessandro Aresti Il glossario latino-bergamasco (sec. XV) della Biblioteca Universitaria di Padova (ms. 534)
Nuova edizione con commento linguistico, note lessicali e indici delle voci
La pubblicazione del volume è stata possibile grazie a un finanziamento del Fond National de la Recherche Scientifique (FNRS) del Belgio.
ISBN 978-3-11-059646-5 e-ISBN (PDF) 978-3-11-059906-0 e-ISBN (EPUB) 978-3-11-059676-2 ISSN 0084-5396 Library of Congress Control Number: 2021938009 Bibliografische Information der Deutschen Nationalbibliothek The Deutsche Nationalbibliothek lists this publication in the Deutsche Nationalbibliografie; detailed bibliographic data are available on the Internet at http://dnb.dnb.de. © 2021 Walter de Gruyter GmbH, Berlin/Boston Satz: Integra Software Services Pvt. Ltd. Druck und Bindung: CPI books GmbH, Leck www.degruyter.com
Sono grato a Massimo Arcangeli, Claudio Ciociola, Paola Moreno e Raymund Wilhelm per la disponibilità a leggere la versione finale dello studio consegnato al presente volume, e ad Antonio Ciaralli e Bianca Fadda per la preziosa consulenza paleografica: le loro osservazioni sono state fondamentali. Mi scuso con loro, oltre che con i lettori, se non sono sempre stato capace di fare tesoro del loro generoso contributo.
Indice 1 1.1 1.2 1.3
Introduzione 1 Il ms. 534 della Biblioteca Universitaria di Padova e gli «Altbergamaskische Sprachdenkmäler» di J. Etienne Lorck Descrizione del manoscritto 5 Il glossario 8
2 2.1 2.2
16 Edizione del glossario Criteri di trascrizione 16 Trascrizione 18
3
Note lessicali
4
156 Commento linguistico Grafia 156 Uso di y 156 Rappresentazione dell’occlusiva velare 156 Rappresentazione della nasale prima di occlusiva bilabiale Rappresentazione dell’affricata dentale 157 Rappresentazione dell’affricata palatale 158 Rappresentazione della sibilante 159 Rappresentazione della nasale palatale 159 Consonanti doppie 160 Latinismi 160 Fonetica – Vocalismo 161 a tonica e atona 161 au tonico e atono 163 ai tonico e atono 163 ē tonica 163 ĕ tonica 164 ī tonica 164 ĭ tonica 165 ō tonica 165 ŏ tonica 166 ū tonica 166 ŭ tonica 166 ĕ, ē protoniche 166 ĭ, ī protoniche 167 ŏ, ō protoniche 167
4.1 4.2 4.3 4.4 4.5 4.6 4.7 4.8 4.9 4.10 4.11 4.12 4.13 4.14 4.15 4.16 4.17 4.18 4.19 4.20 4.21 4.22 4.23
1
89
157
VIII
Indice
4.24 4.25 4.26
ŭ, ū protoniche 168 Vocali postoniche 168 Vocali atone finali 169 Fonetica – Consonantismo 170 j 170 Nessi di consonante + j 171 Nessi di consonante + l 173 p 175 b 175 f e v 176 t 176 d 177 n 177 c velare 178 ct 178 c palatale 179 g 179 gd 180 gn 180 (l)l 180 –(l)li 181 r 181 s 182 sc 182 x 182 Fenomeni generali 182 Apocope 182 Aferesi 183 Sincope 183 Prostesi ed epitesi 183 Epentesi 183 Metatesi 184 Assimilazione e dissimilazione 185 Discrezione e concrezione dell’articolo Morfologia 185 Nomi e aggettivi: particolarità 185 Pronomi personali 186 Articoli 186 Preposizioni 187 Possessivi 188
4.27 4.28 4.29 4.30 4.31 4.32 4.33 4.34 4.35 4.36 4.37 4.38 4.39 4.40 4.41 4.42 4.43 4.44 4.45 4.46 4.47 4.48 4.49 4.50 4.51 4.52 4.53 4.54 4.55 4.56 4.57 4.58 4.59 4.60
185
Indice
4.61 4.62 4.63 4.64 4.65 4.66 4.67 4.68
189 Dimostrativi Indefiniti 189 Pronome relativo 189 Congiunzioni 189 Numerali 190 Verbi 190 Prefissi e suffissi 192 Osservazioni conclusive
5
Indice delle entrate
6
Indice delle forme volgari
7
Bibliografia
8
Appendice
243 251
193
196 220
IX
1 Introduzione 1.1 Il ms. 534 della Biblioteca Universitaria di Padova e gli «Altbergamaskische Sprachdenkmäler» di J. Etienne Lorck Il ms. 534 della Biblioteca Universitaria di Padova, quattrocentesco, contiene un voluminoso glossario latino–volgare (bergamasco) (d’ora in avanti GLB), ben noto agli studiosi nell’edizione del romanista tedesco Jean Etienne Lorck,1 il «monumento» XV della sua silloge Altbergamaskische Sprachdenkmäler:2 fra i rappresentanti più degni di quella abbondante e varia «suppellettile scolastica» (Contini 1934, 224) legata all’insegnamento del latino appoggiato al volgare in area bergamasca a partire dalla fine del Duecento, era già stato pubblicato, parzialmente e con molte inesattezze, da Giusto Grion nel 1870.3 L’edizione lorckiana di GLB ha rappresentato per le successive edizioni di glossari, o di altri testi, della stessa epoca e della stessa area (o anche, più genericamente, dell’area settentrionale) un irrinunciabile termine di confronto linguistico e filologico.4 In Contini (1934, 232–240), per esempio, la trascrizione di un altro glossario latino–bergamasco (anch’esso, come GLB, di impianto metodico), tramandato dal ms. AB 225 (Ψ. V. 11/5) della Biblioteca Civica Angelo Mai di Bergamo, è accompagnata dalle corrispondenze lessicali, più o meno puntuali, con GLB.
1 Lorck (1893b). L’edizione aveva visto la luce in una prima versione come tesi di laurea, redatta sotto la guida di Wendelin Förster (sul quale cf. più avanti) e discussa all’Università di Bonn nel 1890: «Lautlehre eines Lateinisch–Bergamaskischen Glossars des XV. Jahrhunderts, Inaugural– Dissertation zur Erlangung der Doctorwürde bei der philosophischen Fakultät der Rheinischen Friedrich–Wilhelms–Universität zu Bonn eingereicht, und nebst den beigefügten Thesen verteidigt am 1. August 1890, Mittags 12 Uhr, von J. E. Lorck, Bonn, Universitäts–Buchdruckerei von C. Georgi 1890» (Ciociola 1986, 143 n. 7). 2 Lorck (1893a). 3 Grion (1870, 80–88 n. 1). Dei 2140 lemmi il Grion ne trascelse poco meno di 500 (non consecutivi ma in ordine sparso), probabilmente sulla base, secondo il suo punto di vista, del loro maggiore o minore interesse. 4 Con riferimento a GLB, di «vero punto d’avvio della filologia bergamasca» ha parlato Ciociola (1986, 142), in un contributo che include un’utile rassegna delle attestazioni antiche note, e dei relativi studi esistenti, fino a quell’anno, del «bergamasco letterario», includendo in tale etichetta, oltre ai prodotti laudistici, e quindi letterari propriamente detti, anche i documenti di natura grammaticale–lessicografica. Relativamente a quest’ultimo versante va salutata con soddisfazione la recente edizione del glossario latino–bergamasco del cod. MAB 29 della Biblioteca Civica Angelo Mai di Bergamo a cura di Robecchi (2013), che in D’Agostino (1983, 79 n. 1) fu annunciata come prossima per parte di Luigi Banfi, ma che invece non approdò mai alla stampa. https://doi.org/10.1515/9783110599060-001
2
1 Introduzione
Nello stesso contributo il Contini, tra l’altro, è stato il primo a ravvisare in questo sistema di corrispondenze un indizio dell’esistenza, in area bergamasca, di «un fondo nomenclatorio comune, risalente almeno al principio del ’300, se non addirittura al secolo precedente» (ivi, p. 225), a cui diversi autori attingeranno nell’allestimento dei propri lessici.5 Infatti, come ha ben osservato Riccardo Gualdo in uno sguardo d’insieme sull’intera produzione di area settentrionale, nei repertori lessicali tre–quattrocenteschi «è facile verificare il ricorrere dei termini, spesso raccolti in sequenze cristallizzate, al punto che [...] pare assai probabile che i compilatori disponessero, accanto ai grandi repertori latini (Papias, Uguccione da Pisa, Giovanni Balbi da Genova per ricordare solo i maggiori), di glosse volgari già organizzate con una certa coerenza e stabilità; su queste, essi potevano intervenire con qualche spennellatura della scripta locale e, dove necessario, adeguando il lemmario alle esigenze dei loro lettori con l’uso di geosinonimi [...]» (Gualdo 1997, 189). L’obiettivo del presente volume è procurare una nuova edizione di GLB secondo la prassi editoriale definita da Ignazio Baldelli in occasione della (ri)apertura del filone di ricerca sui glossari latino–volgari antichi,6 anche al fine di valorizzare meglio, rispetto all’edizione già esistente, l’abbondante materiale linguistico e lessicale conservato. Una ragione particolare per cimentarsi in una nuova edizione sarebbe anche, secondo Olivieri (1942, 78), l’inaffidabilità di quella del Lorck: [Il glossario latino–bergamasco del cod. 534 della Biblioteca Universitaria di Padova] fu pubblicato per le stampe, la prima volta, da Giusto Grion (nel Propugnatore, III, 80–88, Bologna, Romagnoli, 1870) e, di nuovo, nel 1893, da Etienne Lorck (Altbergamasch. Sprachdenkmäler, Halle, 1893, pp. 95–163); il quale lo corredò di ampie ed utili osservazioni dialettologiche; ma, come avvertì il Contini (Italia Dialett., X, 1934, pp. 23 sgg.), non avendo collezionato il testo del Grion col manoscritto, ne ha ripetuto le inesattezze.
In realtà Contini, nel luogo del suo articolo citato dalla Olivieri, non fa riferimento a Grion (1870) ma a Zerbini (1886): Circa la raccolta di testi bergamaschi fatta dal Lorck il giudizio è ormai pacifico: l’elaborazione critica dell’editore, sopra tutto il commento linguistico, costituisce un lavoro diligentissimo e davvero ragguardevole; ma l’utilità del libro è troppo diminuita dal fatto che il Lorck non conobbe direttamente neppure un manoscritto; e per buona parte non ebbe innanzi se non la copia cattiva, e irragionevolmente frammentaria, fattane dallo Zerbini (Contini 1934, 223 [non 23, come riportato dalla Olivieri]). 5 Cf. Rossebastiano Bart (1986, 124), Gualdo (1997, 186). 6 Baldelli (1960). Sull’iniziativa baldelliana e gli studi precedenti e successivi rimando alla sintesi in Aresti (2017, 35–49); cf. anche Id. (2012–2013).
1.1 Il ms. 534 della Biblioteca Universitaria di Padova
3
E comunque l’osservazione continiana non può valere nel nostro caso, giacché Zerbini (1886), se è la fonte di altri testi della raccolta,7 non ha invece mai prodotto una copia di GLB. Alla Olivieri, per non cadere in errore, sarebbe bastato leggere con più attenzione le note alla trascrizione di Lorck: in che modo lo studioso tedesco avrebbe infatti potuto emendare, come fa spesso, gli errori di lettura di Grion se la propria si fosse basata sulla trascrizione di quest’ultimo? L’abbaglio è certamente conseguenza della scarsa considerazione sul piano filologico che dalla sua apparizione ha investito la silloge, i cui testi sono per la gran parte ricavati da copie (altrui) imperfette: questo ne riduce sensibilmente il valore, rendendola poco utile se non inservibile ad osservazioni che esigano una base testuale filologicamente salda. Non sono quindi mancate, nei decenni successivi, iniziative di «restauro», che hanno inteso mettere mano ai testi bisognosi di nuova cura per restituirne migliori edizioni (cf. Ciociola 1979, 51 n. 1). La copia su cui si basò il Lorck per l’edizione di GLB fu fatta – come pure riportato in un appunto archivistico, probabilmente dei primi del Novecento, in un foglio incollato sulla carta di guardia iniziale del manoscritto che conserva il testo – su una trascrizione dall’originale non di Zerbini ma di Wendelin Förster, maestro del Lorck.8 È stato questi, in una nota di poco posteriore, a denunciare la presenza di imprecisioni o veri e propri errori nell’edizione dell’allievo, soprattutto in quei luoghi del testo in cui invece il Förster, posto di fronte a scrizioni non decifrabili con sicurezza, per evitare, appunto, di cadere in fallo aveva optato per una resa diplomatica delle voci: Der zehnte Band der Romanischen Bibliothek, den ich weder im Manuskript noch in der Correktur habe lessen können, enthält unter anderen nach meinen Abschriften herausgegebenen Texten vor allem das bekannte lateinisch–bergamaskische Glossar (Padua), zu dem hier einige Richtigstellungen folgen sollen. Meine Abschrift der in der bekannten Kursive des XV. Jhd. geschriebenen Handschrift ist eine diplomatische und malt bei jeder nicht sofort glatt lesbaren Schreibung die Schriftzüge der Vorlage genau nach. Der Hrsg. war mit dieser Schrift nicht ganz vertraut, daher unrichtige Lesungen, während er anderswo ohne ein Wort zu sagen eigenmächtig ändert (Förster 1893).
7 In particolare, per quanto riguarda i documenti di natura lessicale, sono tratti da Zerbini una quindicina di voci del Vocabularium breve di Gasparino Barzizza (testo XII) e uno specime del glossario latino–bergamasco che sarà poi edito da Contini per intero (testo XIII). 8 Direttore, tra l’altro, della «Romanische Bibliothek», di cui l’antologia di Lorck costituisce il decimo tomo. L’uso di copie dei testi fatte dal Förster è dichiarato da Lorck a p. 3 della silloge: «Für die Merhzahl der in der vorliegenden Arbeit veröffentlichten Texte hatte ich das Glück, mich neuer Abschriften meines verehrten Lehrers, Herrn Professor W. Förster, bedienen zu könne».
4
1 Introduzione
Provvedeva dunque, il Förster, a stilare un elenco degli errori con le relative correzioni9 e a riempire alcuni «buchi» dell’edizione (pur non mancando in qualche caso di ingannarsi lui stesso).10 La pubblicazione della silloge stimolò l’intervento di altri studiosi in forma di recensione al volume,11 primo fra tutti – e non poteva essere altrimenti – l’autore dei Beitrage zur Kunde der norditalienischen Mundarten im 15. Jahrhunderte, Adolfo Mussafia:12 di alcuni emendamenti al testo avanzati dal celebre glottologo si fa tesoro nella riedizione del testo.13 In definitiva, una prima ragione per accostarsi a GLB con lo scopo di allestirne una nuova edizione deve ritenersi la possibilità di correggerne definitivamente le imprecisioni. Una nuova edizione offre inoltre l’occasione, oltre che di una trascrizione aggiornata – con i necessari accorgimenti grafici, su tutti l’accentazione delle parole ossitone, assente nell’edizione Lorck –, di una revisione dell’esame lessicale, il quale, benché lodevolissimo (soprattutto per quanto attiene all’etimologia), come prontamente riconosciuto dai recensori,14 può giovarsi, quasi
9 Da piccole sviste come moyer per il corretto moier (per probabile «attrazione» del vicino moyer) e cavalchà invece di chavalchà a vere e proprie cantonate quali plumar e reliqua in luogo di, rispettivamente, p[u]lvinar e siliqua. 10 Come quando propone di correggere busla del ms. con busola o addirittura busta. 11 Nell’Appendice al presente volume sono raccolte le recensioni uscite subito dopo la pubblicazione dell’opera che è stato possibile recuperare, le quali permettono di saggiare la sua ricezione nell’immediato presso la comunità scientifica. 12 Mussafia (1894). A proposito del titolo, e in particolare della specificazione IX.–XV. Jahrhundert, l’illustre studioso si affrettò a sottolineare ciò che un altro recensore, il francese Bourciez (1894), definì «presque un trompe–l’oeil»: il fatto che prima del secolo XIV, in realtà, non si ha altro che uno sparuto manipolo di forme volgari, frutto di una spigolatura da carte latine. 13 Almeno uno dei suoi suggerimenti sembra però irricevibile: la proposta di correggere fre ‘freno’, nel sintagma mangià ol fre (glossa al lat. mando), con fe ‘fieno’. 14 «Die sorgfältig ausgearbeitete Lautlehre erledigt eine grosse Anzahl der im Glossar enthaltenen Wörter; fast alle übrigen werden in einem Kommentar besprochen, der vor allem über ihr Vorkommen im jetzigen Bergamaskischen und in den verwandten Mundarten berichtet. Die Untersuchung wird dann nach mannigfachen Richtungen weiter geführt. Es werden teils andere Bildungen aus demselben Stamme, teils Wörter, die zwar ähnlich lauten, aber nicht zur gleichen Sippe gehören, aufgezählt. Mehrfach werden die verschiedenen Ausdrücke, welche denselben Begriff bezeichnen, zusammengestellt. Überall wird nach dem Etymon geforscht. Die alles sehr ausführlich und umsichtig, so dass das Ganze einen sehr dankenswerten Beitrag zur italienischen Dialektologie bildet» (Mussafia 1894, 59–60); «Al testo del glossario seguono poi ben 344 postille etimologiche, che chiudono il libro e ne sono la parte veramente originale, interessante, pregevole sotto ogni rapporto, onde sono da collocarsi insieme a quel primo fondamento della nostra lessicografia dialettale, che è il Beitrag del Mussafia» (Guarnerio 1894, 434); « È un eccellente lavoro, che merita d’essere segnalato agli studiosi italiani. Il suo scopo è anzitutto linguistico; e più che nell’edizione dei testi, qua e là manchevole, il valore del Lorck si palesa nello spo-
1.2 Descrizione del manoscritto
5
centovent’anni dopo, di un ampio ventaglio di repertori lessicografici (glossari, vocabolari, atlanti, etc.) e, più in generale, di studi linguistici che mette a disposizione ben più numerosi e accurati strumenti per effettuare gli opportuni riscontri: ciò che, insieme con l’approntamento di un commento linguistico e di indici lessicali completi (assenti in Lorck),15 è l’obiettivo di queste pagine.
1.2 Descrizione del manoscritto Nel catalogo dei manoscritti della Biblioteca Universitaria di Padova16 il codice numerato 534 viene descritto come una «miscellanea grammaticale», fra i cui contenuti è detto essere compreso «il glossario latino–bergamasco del Barziza»: un’informazione errata, se si intende quest’ultimo un testimone stricto sensu del Vocabularium breve di Gasparino Barzizza, rispetto al quale GLB – pur nelle non poche analogie, mostrando tutte le fattezze di una delle «numerose appendici» del magistero di Gasparino Barzizza che «germogliano nelle scuole lombardo– venete del primo Quattrocento» (Gualdo 1999, 220) – costituisce un repertorio a sé stante.17 Il codice, in–quarto, risale al XV secolo, e probabilmente intorno alla sua metà o poco oltre.18 Misura 22 × 15 ca. È cartaceo, ma con alcuni fogli membra-
glio fonetico e nelle ricerche etimologiche, con cui si chiude il volume. Queste ultime sono senza dubbio la parte migliore e più nuova dell’intero lavoro; e per la bontà del metodo, la varietà delle cognizioni, la larga dottrina lessicale riescono un contributo veramente importante allo studio dei dialetti dell’Alta Italia. Certo le mende non mancano, e talvolta si fa sentire il desiderio di maggiore prudenza, congiunta a più scrupoloso rispetto delle leggi fonetiche. Sennonché, la prudenza è dote che si può acquistare col tempo; e nel lavoro d’un giovine piace assai più veder risplendere quelle doti, che ben si possono sciupare possedendole, ma non mai acquistare, se manchino» (Parodi 1894, 143). 15 Mancanza, questa degli indici, già sottolineata da Parodi (ivi): «Spiace che il L. non abbia pensato a darci di tutti i vocaboli del ‹Glossario› un indice alfabetico». 16 All’inizio del catalogo è dichiarato, a penna, quanto segue: «Le schede che servirono alla compilazione del presente catalogo furono redatte dal Sottoconservatore dei manoscritti Giorgio Colabich, rivedute e trascritte a catalogo dal Sottobibliotecario Abd–el–Kader Modena». Seguono il luogo e la data di stesura della dichiarazione: «Padova, aprile 1905». 17 Il repertorio barzizziano, tra l’altro, è notoriamente non un glossario bilingue ma un vocabolario etimologico del latino, benché il ricorso quasi costante al volgare per glossare le entrate latine lo renda nei fatti un vocabolario latino–volgare. 18 Un controllo per la presenza di filigrane mi ha permesso di rilevare, in particolare, una testa di bue sormontata da un fiore simile ad alcune rilevate da Briquet fra Bergamo e Brescia negli anni fra il 1440 e il 1480 (cf. in particolare Briquet 14719, 14721, 14722, 14724, 14726, 14729, 14761).
6
1 Introduzione
nacei,19 e ha una rilegatura moderna in cartone, con coperta di carta e dorso e angoli in cuoio. Consta di 80 carte numerate con cifre arabe (in alto a destra), e la sezione del glossario presenta anche una propria numerazione in numeri romani; sono bianche (e non numerate) le cc. 80v–90v. Questi i contenuti: – cc. 1–21r: una raccolta di sinonimi ciceroniani (inc.: «[...] collegi ea que […]»; ex.: «Sustinet ǀ Expliciunt sinonima M. T. C. ǀ ad Lutium Victurium»); la c. 1 è danneggiata (ma restaurata), con conseguente perdita di testo; sono danneggiate (e sempre restaurate), senza perdita di testo, anche le carte successive fino a c. 13; – cc. 21r–22r: una raccolta di omonimi, sempre ciceroniani (inc.: «Hec sunt ad laudem ǀ Arus»; ex.: «Suspendio dignus ǀ Expliciunt aurea dicta ad ǀ laudem vel ad vituperium alicuius»); – cc. 23r–52r e 55r–66v: il glossario latino–bergamasco (inc.: «Nominativo hic et hec homo huius hominis l’omo e la dona»; ex.: «Ara -re l’altar ǀ Est hara porcorum venerabilis ara deorum ǀ prima brevis petit h longa est sine h seconda»); – cc. 52v–54v: alcuni componimenti sacri, in distici latini (inc.: O iuvenes iuvenes; ex.: [...] nunc et in hora mortis nostre ǀ amen); – cc. 67r–75r: un trattato di ortografia, attribuito ma non senza incertezze a Folchino Borfoni20 (inc.: «[O]rtographie quedam compendia notabilia»; ex.: «Ut sequus cassa medentius ista tibi do. Amen»); – cc. 75r–80r: un trattato di epistolografia (inc.: «[E]pistola est epigrama destinantis conceptum indicans»; ex.: «una voce ǀ tacendo magis quam per scripturam cuilibet imprimatur ǀ De punctis»). Per quanto riguarda la sezione del codice che ci interessa, nelle cc. 23r–52r (la prima parte del glossario: d’ora in poi P1) l’inchiostro usato è bruno (ma uno dei titoli delle sezioni – cf. infra –, alla c. 25v, è scritto con inchiostro rosso), benché con tonalità diverse (dovute a sbiadimento o ai diversi momenti in cui è stata
Una conferma a tale datazione la ricavo, indipendentemente dal suggerimento della filigrana, da Antonio Ciaralli e Bianca Fadda. 19 Si tratta delle cc. 1, 14, 15, 20, 21, 26, 27, 35, 78 e 79. 20 Un insegnante di grammatica attivo a Cremona tra il 1380 e il 1401 (De Santis 2003, 21*). L’attribuzione a Folchino è detta «questionable» in Ead. (2003, 33*), dal momento che «the orthographical verses in Folchino are common, with variation, to many fifteenth–century northern Italian orthography treatises», e quindi «there must have been a lost orthography treatise in circulation from which Folchino and other grammarians drew» (ivi).
1.2 Descrizione del manoscritto
7
portata avanti la copiatura); è invece vicino al nero nelle cc. 55r–66v (la seconda parte del glossario: P2).21 Nel codice si riconoscono mani diverse, tutte riconducibili a una tipologia scrittoria «di matrice documentaria, posata (anche se con momenti di più libero atteggiamento cancelleresco)»; la mano principale, che «conserva alcune forme grafiche della gotica, come il rispetto della regola del Meyer sulle curve contrapposte»,22 ha vergato la gran parte dei contenuti del codice, e nello specifico le sezioni 1, 2, la prima parte di 3 (P1), 5 e 6; mano diversa è quella di P2; una terza mano è responsabile dei contenuti alle cc. 52v–54v; tre mani diverse sembrano essere contemporaneamente presenti nella sola c. 54v. Il cambio di mano nel passaggio da P1 a P2, insieme al fatto che anche la struttura è diversa, può indurre a parlare di due glossari a sé stanti: a questa conclusione spingono anche, e in particolar modo, alcune spie linguistiche. Fra gli elementi che più di altri segnano una diversità in termini di fisionomia fono–morfologica del volgare di P2 rispetto a quello di P1, spiccano la maggiore presenza di eccezioni alla generalizzata caduta delle vocali atone finali (cf. § 4.26) e il sopravvento della forma di articolo maschile singolare el sul più locale ol, che fino al lemma 1693 vanta al contrario una presenza quasi esclusiva (per i rapporti numerici cf. § 4.58). Alcune opposizioni lessicali risultano nella loro immediatezza contrastiva ancora più eloquenti nel testimoniare la diminuzione di tratti linguistici caratterizzanti nel volgare di P2 rispetto a quello di P1. Riporto nella tabella alcune delle opposizioni più significative, rimandando al commento linguistico del cap. 4 per la qualificazione e la descrizione degli specifici fenomeni fonomorfologici in gioco.
21 Altri dettagli: – compare l’invocazione Iesus, nel margine superiore al centro, alle cc. 23r, 23v, 24v, 28r, 30r, 31v, 32r, 33v, 34r, 35v, 36r, 40v, 41v, 42r, 43v, 50v, 51v, 52r. Nella prima, a c. 23r, la parte superiore della lettera I si allunga a formare il contorno della nuca di una testa d’uomo; – alla c. 24 si legge, al centro sul margine sinistro, il seguente verso: «Hic operis iam finis adest, hic meta petatur»; – alle cc. 26v e 42v è presente il richiamo del primo lemma (rispettivamente hoc clistere e succurso) della carta successiva; – alla c. 43r, in alto al centro, si legge in deor(um), preceduto da un’altra parola di cui è leggibile solo la lettera finale (sembrerebbe una x, e si può allora ipotizzare che si tratti del sintagma Rex in Deorum); – alle cc. 48r, 49r e 50v figura sul margine sinistro una manicula, che attira l’attenzione sui seguenti lemmi (per motivi difficili da intuire): hoc scabellum, hoc opus, hoc carpentarius. 22 I due giudizi, trasmessimi in una conversazione privata, sono rispettivamente di Antonio Ciaralli e Bianca Fadda.
8
1 Introduzione
P1
P2
«albero»
erbor
arbor
«buoi»
bo’
bovi
«prugno»
brung
brugno
«camino»
camì
camino
«campo»
camp
campo
«chiave»
giaf, chiaf
chiave
«letto»
leg
leto
«maschio»
masg, masgio
maschio
«nata»
nada
nata
«udire»
oldì
odì
«occhi»
og
ogi
«uccelli»
osey
oselli
«pettine»
pechen
peten
«porci»
porz
porci
«radice»
rays
radis
1.3 Il glossario Secondo una struttura ben consolidata nella tradizione dei glossari bilingui latino–volgari del XIV e XV secolo, il nostro glossario si presenta come un elenco di entrate latine seguite dalle relative glosse volgari.23 La disposizione è bicolonnare: le entrate a sinistra, le glosse a destra. Un particolare, se non il maggiore, motivo di interesse suscitato da GLB consiste nel carattere fortemente materiale e concreto, e per certi versi prettamente rurale, del lessico custodito, che fa del repertorio uno scrigno prezioso di parole attinenti alle principali sfere della quotidianità, dalla vita domestica al lavoro nei campi alla pratica religiosa.24 La consultazione di questo lessico è facilitata 23 La tipologia dei glossari bilingui in cui l’entrata latina è seguita da una glossa volgare e di norma niente più (solo occasionalmente sono date informazioni etimologiche o grammaticali relative al lessema in questione) è stata definita «a dichiarazione reciproca» (Rossebastiano Bart 1986, 118): è tale aspetto a determinare lo scarto tra il genere «glossario» e il genere «vocabolario», dacché quest’ultimo si caratterizza per un trattamento «analitico» e tendenzialmente esaustivo delle voci a lemma, a proposito delle quali è data una pluralità di informazioni diverse (come nel caso del vocabolario del Barzizza: cf. nota 17). 24 Un aspetto condiviso da altri glossari tre–quattrocenteschi, come sottolineato con la dovuta attenzione da Arcangeli (1992).
1.3 Il glossario
9
dall’adozione, in P1 (lemmi 1–1693), di un ordinamento lemmatico di tipo onomasiologico: le voci non sono ordinate alfabeticamente ma risultano distribuite in diverse categorie semantico–esperienziali, ciascuna introdotta da un titolo. Alla prima categoria (cc. 23r–25r), l’unica sprovvista di titolazione, incentrata sull’uomo e le parti del corpo, seguono nell’ordine queste altre:25 De infirmitatibus capitis (cc. 25r–29r) De vestibus et suis pertinentibus (cc. 29r–31r) De bello et pertinentibus ad bellum (cc. 31r–32v) De domo et pertinentibus ad domum (cc. 32v–34r) De oreo et pertinentibus ad oreum (cc. 34r–35r) De camera et pertinentibus ad cameram (cc. 35r–35v) De caminata et pertinentibus ad caminatam (cc. 35v–37v) De coquina et pertinentibus ad coquinam (cc. 37v–40v) De penu et suis pertinentibus (cc. 40v–42r) De stabulo et pertinentibus ad stabulum (cc. 42r–43v) De torculari et suis pertinentibus (cc. 43v–44r) De orto et pertinentibus ad ortum (cc. 44r–45r) De planta et suis pertinentibus (cc. 45r–47r) De civitate et suis pertinentibus (cc. 47v–49r) De arte et eius pertinentibus (cc. 49r–52r)
All’interno di ciascuna categoria le voci non sono in genere elencate in maniera casuale ma secondo un criterio tendenzialmente «logico», che per esempio fa procedere dall’alto verso il basso, dalla testa ai piedi, l’elencazione delle parti del corpo umano: (22) (23) (36) (41) (63) (92) (96) (124) (130) (146) (173) (178)
hoc caput -tis ol cho hoc sinciputium -tii la parte denanz del cho hoc timpus -ris la tempia del cho hic vultus -tus ol volt hoc os -ris la bocha hoc collum -li ol col hoc brachium -chii ol braz hec ilia ilium li fianchi hoc abdomen -nis | hec corpulentia -tie la panza hic anus -ni | hic podex -cis ol cul hic talus -li | hic calcaneus -nei | hic calx -cis ol calcagnio hic alux -cis ol did gros del pede
25 Per i criteri di trascrizione si rinvia al § 2.1: rispetto ai criteri ivi enunciati, si tralasciano le parentesi tonde ed eventualmente quadre o uncinate per indicare i consueti interventi editoriali sul testo originale.
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1 Introduzione
Oppure, più generalmente, dispone i lemmi in una sequenza che dal generale si restringe al particolare. Una sezione quale De domo et pertinentibus ad domum si apre quindi con le diverse «tipologie» di casa: (585–587) hec domus -mus la casa de meza ma hec casa -se la casa del pover hec edes -dis la casa del rich
Prosegue con le parti costitutive dell’abitazione: (594) hec mansio -nis | hec habitatio -nis la stantia (596) hic fondus -di ol fond de la casa (597) hic paries -tis la pared (598) hoc tectum -cti ol teg
Parti costitutive di cui possono essere enumerati specifici elementi, come nel caso dell’elemento «tetto»: (599–607) hec doma -me | hoc columen -nis la colmenia hec tegula -le ol cop hec trabicula -le ol travel hoc canale -lis ol canal hec trabs -bis | hec trabes -bis ol travo hic tignus -gni | hoc tignum -gni ol canter hic tignulus -li | hoc tignulum -li ol canterol hoc loquear -ris | hoc tegularium -rii ol templer hic lucifer -rii | hoc lucar -ris ol lusarol del teg
Per giungere infine ai materiali che servono per costruire: (632–640) hic later -ris ol quadrel hic lapis -dis | hec petra -tre la preda hoc marmor -ris ol marmor hec creta -te | hec argila -le la terra cruda hec gleba -be la lota hoc cementum -ti la molta hec calx -cis la culcina hec sabura -re | hoc sabulum -li ol sabió hec glaria -rie | hec arena -ne la giera
1.3 Il glossario
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In P2 (lemmi 1694–2140) l’ordinamento delle voci aderisce invece a un criterio di tipo formale: sono raggruppati gli omonimi o i quasi omonimi in serie più o meno lunghe inframmezzate, come si osserva nell’estratto seguente, da note esplicativo–disambiguanti (messe in evidenza con una sottolineatura, mia): (1766–1776) stips -pis el dinaro stipes -tis el troncho de l’arboro stirps -pis la radis stirps -pis la progenie stips -pis est numus, stipitis stipes in arbore tronchus ǀ hic aut hec stirps radix vel clara propago prunus -ni lo brugno arbore prunum -ni lo brugno fruto pruna -ne la brascha bruma -me la part de l’anno più breve pruina -ne la brina prunus habet prunum, sed prunam flamam perurit pars anni brevior bruma tegit arvam pruina cardo -nis el polego cardo -nis el garzo
Talvolta l’accostamento delle voci non avviene per affinità formale bensì semantica: (1949–1953) colega -ge el compagno a l’officio comes -tis el compagno in camino socius -tii el compagno a lavorà sodalis -lis el compagno a la tavola equalis -lis el compagno in amor e de tempo
Anche in P1, tuttavia, il criterio onomasiologico può occasionalmente cedere il passo a quello formale, con accostamenti di voci omonimiche o quasi, in genere due, la seconda delle quali estranea all’ambito nozionale in questione. Nelle due serie seguenti fassellus ‘battello’ e mergus -gi ‘smergo: varietà di uccello’ si trovano rispettivamente nell’ambito delle piante e in quello degli oggetti della cucina, subito dopo il quasi omonimo faseolus/faseolum ‘fagiolo’ il primo, e lo schietto omonimo (al nominativo) mergus -ris ‘secchio’ il secondo: (684–686) hic faseolus -li | hoc faseolum -li ol fasol hic fassellus -li ol navet hec lens -tis la lentigia
12
1 Introduzione
(934–936) hoc mergus -ris la segia hic mergus -gi ol mergó hec situla -le la sedella
Per quanto riguarda le categorie grammaticali dei lemmi, la più consistente sul piano numerico è quella dei sostantivi: se ne contano 1931 su un totale di 2423. Seguono i verbi, con 335 lemmi, gli aggettivi, con 150, e gli avverbi, con 7. Non sono rappresentate altre categorie grammaticali. Secondo un modulo tipico dei glossari latino–volgari tre–quattrocenteschi, il sostantivo a lemma, nella forma del nominativo, è preceduto dal dimostrativo corrispondente per genere (e caso): hic per il maschile, hec per il femminile, hoc per il neutro. Dopo il nominativo compare la forma al genitivo, in genere la sola desinenza (o la parte finale della parola), anch’essa preceduta dal dimostrativo (al caso genitivo). Per quanto riguarda i verbi, è data di norma la prima persona singolare del presente indicativo seguita dalla desinenza (o parte finale) della seconda persona; la glossa volgare è introdotta da per. Degli aggettivi è indicato il nominativo dei tre generi, secondo l’ordine maschile, femminile, neutro (negli ultimi due casi, anche qui, compare in genere la sola desinenza). La glossa volgare è generalmente succinta; ecco, a mo’ di esempio, le prime sei entrate: hic et hec homo hominis l’omo e la dona hic vir viri l’omo hic mas -ris ǀ hic masculus -li lo masgio hec mulier -ris ǀ hec femina -ne la femena hic maritus -riti ol marid hec uxor -ris la moier
La glossa, all’occorrenza, può svilupparsi in una sintetica definizione, utile in particolare, come dimostrano gli esempi sotto, a spiegare le sfumature di significato in circostanze di (quasi) sinonimia: (304–310) lucubro -as per stà su a la lum fleo -es per pianzer co· li lagrimi lugeo -es per pianzer coy piuri lacrimor -ris per pianz cum ment abatuda gemo -is per pianz dentro da sì ploro -as per pianz in vos plango -is per pianz cum batiment (1727–1729)
1.3 Il glossario
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amitinus -ni el zermà chi è nat de una sorela e de uno fratelo patruelis -lis el zermà chi è nat de do fradey consobrini -norum li zermani chi son nati de doy sorelle
Nell’ultima serie si può notare che, benché le entrate consistano di sostantivi, il dimostrativo è assente: non si tratta di un’eccezione ma della regola in P2. Una tipologia di glossa che conta non pochi esempi è quella «a doppio sinonimo»: di un’entrata sono dati due corrispondenti secchi, sinonimi (o quasi), il secondo introdotto da over (nel significato ‘ossia’): (161) hic lumbus -bi ol lombel over ol rognió (804) hic pastillus -li ol nioch over ol macharó (1031) hic uter -ris l’oder over la baga (1335) hec populus -li la pobla over l’albara
In pochi casi il secondo elemento non indica un sinonimo ma una voce corrispondente a un diverso significato dell’entrata (e qui over vale ‘oppure’): (852) hoc ruder -ris la fopa de la cusina over la insuda (= gli escrementi) d’i cavri (948) hoc luter -ris ol lavador over la ludria (= lontra)
Per quanto riguarda le glosse aggettivali, la loro particolarità più evidente è di sostanziarsi nel modulo cosa + aggettivo/complemento di specificazione: (347) mutus -ta -tum cosa muta (836) refectus -ta -tum cosa reficiada (1072) purus -ra -rum cosa pura (1120) tusicus -ca -cum cosa bolsa (726–730) anserinus -na -num cosa de ocha gallicinus -na -num cosa de galina olerinus -na -num cosa de cisen anatinus -na -num cosa de ocha columbinus -na -num cosa de columb
Soluzione definitoria poco praticata è quella, definibile di tipo «analogico», che vede l’istituzione di un paragone tramite l’avverbio come per meglio circoscrivere il significato del volgarismo (anche in rapporto con altri lemmi, e significati, contigui). È attestata esclusivamente in questi casi: (890) strideo -des per ruz cum fa l’oli in la padella
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1 Introduzione
(1005) rancoro -as per savì da mufa cum sa la caren (1006) ancoro -as per savì da mufa cum sa ol vì (1007) mucoro -as per savì da mufa cum sa ol pà (1009) mucidus -da -dum cosa mufleta cum è ol pà (1010) ancorosus -sa -sum cosa mufleta cum è ol vì (1019) grugno -nas per ruz cum fa i porz (1919) terres -tis cosa chi sia rotunda cum è l’asta (1920) rotundus -da -dum cosa rotunda cum è el pom
Se quello attestato dagli esempi appena visti è un genere di glossa paragonabile a una similitudine, nella tipologia rappresentata dai casi seguenti, relativi alla categoria delle parti del corpo, si osserva il ricorso alla metafora (che può essere più propriamente una catacresi, come nel primo caso), per restituire con più efficacia il significato dell’entrata: (82) hoc palatum -ti ol cel de la bocha (122) hic torax -cis l’archa del peg (154) hic omasus -si ol botaz de la buzecha (196) hec dura mater -tris ol pan de la cenevella
Non latitano – ma anche qua sono pochissimi i casi – le glosse «non–glosse», quelle cioè in cui l’autore abdica a un’illustrazione puntuale dell’«oggetto» in questione, richiamandone invece soltanto la macrocategoria di appartenenza tramite un iperonimo, in base, evidentemente, alla supposizione che l’oggetto faccia parte dell’enciclopedia mentale di un normale utente (a tal fine, il dimostrativo quello funge da elemento di richiamo a tale enciclopedia); in casi simili, è chiaro, può anche essere presupposta un’incapacità del glossatore di offrire una spiegazione breve ed efficace allo stesso tempo. Esempi di questo modus operandi sono i seguenti: (234) hec tisis -sis quella infirmitad (1041) hoc siler -ris quel’herba (2027) vinea -nee un cert instrument de guerra
Infine, una tipologia che offre qualche esempio è quella della glossa «non autosufficiente», in quanto subordinata alla precedente: [(1805) auris -ris l’oregia de lo homo] (1806) auricula -le l’oregia de li altri animali
1.3 Il glossario
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[(1807) unguis -guis l’ongia de l’hom] (1808) ungula -le l’ongia de li altri animali [(1827) amurca -ce la fez de l’olio] (1828) fex -cis la fez de ognia altra cosa [(2028) trunchus -ci el troncho de la vit] (2029) vinea -ee el resto de la vit
Nei tre casi seguenti il vincolo è talmente stretto che l’elemento cardine della glossa, assente per ellissi, va recuperato direttamente nella glossa precedente: [(1798) prora -re la parte denanz de la naf] (1799) pupis -pis la parte de dret [de la naf] [(1947) invidus -da -dum cosa chi se dole del ben d’altri] (1948) invidiosus -sa -sum cosa chi se ne [= del ben d’altri] alegra [(2001) pometum -ti quel logo dove nasce li pomi] (2002) pomarium -rii quel logo dove [li pomi] se governeno
2 Edizione del glossario 2.1 Criteri di trascrizione Nel ms. il testo è disposto su due colonne: a sinistra le entrate, a destra le glosse. Nella trascrizione proposta le entrate, numerate progressivamente (con il numero esplicitato però ogni cinque entrate), e le corrispondenti glosse sono in un’unica colonna. Vengono accorpate le entrate relative a una stessa glossa (che nel ms. è in genere posizionata all’altezza mediana della serie e a questa congiunta tramite una graffa), le quali si succedono nel medesimo rigo, separate l’una dall’altra tramite una sbarretta verticale. Alla desinenza genitivale del lemma è aggiunto un trattino. Rispetto al testo del ms. non sono trascritte la forma al genitivo del dimostrativo e alcune saltuarie indicazioni di tipo grammaticale (ad esempio le triadi aggettivali sono solitamente precedute dalla specificazione nominativo). La glossa è distinta dall’entrata tramite il corsivo. A livello grafemico vige il criterio della fedeltà all’uso del manoscritto, da cui ci si discosta per trascrivere u del manoscritto con u o v a seconda del valore fonetico corrispondente, e uniformando le oscillazioni tra i e j, quest’ultima trascritta sempre i. Viene neutralizzata l’oscillazione fra H e h del dimostrativo– articolo, trascrivendo sempre h (che d’altronde è l’opzione più ricorrente). Viene anche ripristinata, senza che ne sia dato conto ogni volta, l’h della prima entrata di ogni sezione tematica: a partire dalla sezione De infirmitatibus capitis, a c. 25v, è infatti sempre assente (spesso, però, compare una piccola h a margine come promemoria) perché lo spazio vuoto non è stato poi riempito da un rubricatore, come evidentemente doveva essere previsto. Sono introdotti, secondo l’uso moderno, gli accenti e gli apostrofi,1 i quali tra l’altro risultano in certi casi particolarmente utili per distinguere gli omografi.2 Talvolta è impiegata anche la virgola. Il punto in alto indica la caduta di una consonante finale assimilata a quella iniziale della parola successiva. La divisione delle parole corrisponde a quella odierna (ma le preposizioni articolate costituite da de, a, etc. + art. sono trascritte de l’, a la, etc.). Le non molte abbreviazioni sono sciolte fra parentesi tonde (in caso di incertezze nello scioglimento si è ovviamente guardato alle medesime voci o a 1 Assenti nell’edizione di Lorck. 2 Esempi: a prep. vs. à ‘ha’, bo ‘bue’ vs. bo’ ‘buoi’, da prep. vs. da’ ‘dare’, di cong. vs.
di’ ‘dire’, fa pres. ind. vs. fa’ ‘fare’, ma ‘mano’ vs. ma’ ‘mani’, pè ‘piede’ vs. pé ‘piedi’ (per cui cf. § 4.14), etc.
https://doi.org/10.1515/9783110599060-002
2.1 Criteri di trascrizione
17
voci simili in forma intera; quando lo scioglimento non è sicuro, è dato avviso in nota). Le abbreviazioni più frequenti sono il titulus di forma ondulata per la nasale (fig. 1), che tende a essere arcuato quando rappresenta -m di parola latina (fig. 2), il tratto rappresentato in fig. 3 per er, la nota tironiana simile a 9 per con (fig. 4), il tratto che taglia l’asta di p per er (fig. 5) e quello che taglia l’asta di h per e (fig. 6).
Fig. 1: mena(n)colia.
Fig. 2: cementu(m).
Fig. 3: abat(er).
Fig. 4: (con)strenzer.
Fig. 5: p(er).
Fig. 6: ch(e)
Le integrazioni sono fra parentesi quadre, le espunzioni fra parentesi uncinate. Le cassature presenti nel ms. (effettuate per il tramite di punti sottoscritti alle lettere o parole da cassare, con l’uso tendenziale di un punto per ogni lettera) sono sempre denunciate in nota. L’inizio di una nuova facciata è indicato dal numero della carta, recto (= r) o verso (= v), tra parentesi graffe. Le lezioni divergenti rispetto alla trascrizione di Lorck (indicata per brevità con L) – che, se palesemente erronea, è indicata come tale con err. – sono segnalate in nota. Le correzioni alla lezione attestata dal ms. si riducono (o intendono ridursi) ai casi più manifesti di lapsus calami.
18
2 Edizione del glossario
Infine, non sono trascritte le note esplicativo–disambiguanti, di cui si è detto nel § 1.3, che in P2 seguono ciascuna serie di voci omonime o quasi omonime.
2.2 Trascrizione {23r}
5
10
15
20
hic (et) hec homo ho(min)is l’omo e la dona hic vir viri l’omo hic mas -ris | hic masculus -li lo masgio hec mulier -ris | hec femina -ne la femena hic maritus -riti ol marid hec uxor -ris la moier3 hic (et) hec (con)iunx -gis ol marid e la moyer hic (et) hec virgo -ginis ol virgen e la virgena hic (et) hec infans -tis ol fantì e la fantina hic puer -ri ol put hec infantia -tie la edad del fantì hec puella -le la puta hec pueritia -tie la edad del put hic (et) hec adolesce(n)s -tis ol zoven e la zove(n)a hic (et) hec i[u]venis -nis pro eodem hec i[u]ventus4 -tis | hec i[u]venta5 -te | hec adolescentia -tie la edad del zoven hic senex -is ol veg hec senectus -tis la (com)pagnia d’i veg hec senecta -te la edad del veg antiquus -qua -qu(u)m | annosus -sa -sum cosa antiga hec antiquitas -tis | hec annositas -tis la antigitad hoc caput -tis ol cho
3 L err. moyer. 4 L juentus. 5 L juenta.
2.2 Trascrizione
25
30
19
hoc sinciputiu(m) -tii la parte dena(n)z del cho ho[c] occiputiu(m) -tii la part de dred del cho hoc sinciput -tis ol zuf denanz hoc occiput -tis ol zuf de dred hec cutis -tis la codga hec cutella -le ol splurì de la codga hic pillus -li ol pil hic capillus -li ol cavel de l’hom hec crinis -nis ol cavel de la femna {23v}
35
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45
50
55
hec cesaries cesariei la ceza de l’hom hec coma -me la ceza de la femna hoc craneu(m) -nei la crapa del cho hoc cerebrum -bri ol cervel hoc timpus -ris la tempia del cho hec frons -tis la fronte del cho hec frons -dis la froscha hec faties -tiei la faza hoc sup(er)cilium -lii lo sovercing de l’og hic vultus -tus ol volt hoc cilium -lii ol cing de l’og hec palpebra -bre la palpera de l’og hic oculus -li l’og hic ircus -ci ol cantó de l’og hec pupilla p(upi)lle la lum de l’og hec albugo -nis lo bianch de l’og hec lippa -pe la sbeza lipposus -sa -su(m) cosa sbezada hic lippus -pi ol sbezad hec auris -ris l’oregia de l’hom hec auricula -le l’oregia dey altri animay hec pinulla -le la piza de l’oregia hic amaror -ris ol brut de l’oregia hic nasus -si ol nas hec naris -ris la naris hoc int(er)finiu(m) -nii6 ol mezul del nas
6 Ms. int(er)simu(m) -mi, L interstitium. Adotto la correzione proposta da Mussafia (1894, 56).
20
60
65
2 Edizione del glossario
hec pirula -le la cima7 del nas hic polipus | mutius8 -tii ol brut del nas mucidus -da -du(m) cosa miciniosa mongo mongis per mochà hoc nasitergiu(m) -gii ol mocharol hoc os -ris la bocha hoc os -sis l’os hyo -as | osito -as per sbadagià {24r}
70
75
80
sternuto -as per stranudà hic hyatus -tus lo sbadagio hic stranutus -ti ol stranud hoc labium -bii l’aver de l’hom hec gingiva -ve la zenziva9 de la fem(n)a hec gena -ne la golta he[c] maxilla -le | hec faux -cis | hec mandibula -le la ganassa hec mala -le ol mol de la golta hic dens -tis ol dent hic dens p(re)cissor -tis -ris ol dent denanz hic dens caninus -tis ca(ni)ni ol dent ogial hic molaris -ris ol ganasal mordeo -es p(er) piar coy denti mastigo -as p(er) biasar imbolo -as p(er) imbochar hic bolus -li ol bochó hoc palatu(m) -ti ol cel de la bocha hec lingua -gue la lingua hec uvula10 -le la lunella
7 Ms. e L cuna. Benché l’interpretazione del Lorck non sia del tutto inverosimile, se si vuole riconoscere una relazione fra la culla e il naso per la caratteristica della concavità, faccio mia la correzione di Mussafia (1894), motivata così: «der Herausg. liest cuna und erinnert an cüna ‘Gosse’; gemeint sei die Rinne unter der Nase, deren Bezeichnung durch pirula ihre Gestalt trefflich wiedergebe. Vergleicht man Isidor extremitas (nasus) pirula a formula pomi piri (daraus in zahlreichen mittelalt. Glossaren), so wird man sich eher geneigt fühlen, cima zu lesen» (ivi, 56–57). 8 L err. muccus. 9 Ms. gengiva (come L), con una piccola z sovrascritta a entrambe le g. 10 Ms. vuca -vee.
2.2 Trascrizione
85
90
95
21
hoc sublinguiu(m)11 -guii ol filet de la li(n)gua ho[c] epiglotum -ti ol grop de la golla hec artaria12 -rie la vena de la golla hoc gutur -ris ol canaruz hoc mentum -ti ol barboz hec barba -be la barba hec lanugo -ginis la p(ri)ma barba hoc collum -li ol col hec cervix -cis la copa hic humerus -ri la spala de l’hom hic armus -mi la spalla dei13 oter animay hoc brachium -chii ol braz hic musculus -li ol bludó hic cubitus -ti ol gombet hec assilla -le | hec scapula -le l’aseya {24v}
100
105
110
hec manus -nus la ma hec dextera -tre la ma indrita hec sinistra -tre | hec leva -ve la man sinestra hec palma -me | hoc ir ir la palma de la man hec vola -le la chava de la ma hic pugnus -gni ol pung hec craticula -le ol grat de la ma hec raseta -te la giaf de la ma hic digitus -ti ol did hic polex -cis ol did gros de la ma hic index -cis ol did ch’è a pè del gros hic impudicus -ci | hic veprus -pri ol did de mez hic anularis -ris ol did de l’anel hic auricularis -ris ol did de l’oregia hic nodus -di ol nod
11 L err. sublingium. 12 L err. ortaria. 13 L err. dey. Sciolgo d con tilde (e cancellatura successiva) del ms. con de, aggiungendo i finale ricavata dalla parola successiva: nel ms. abbiamo infatti d(e) ioter.
22
2 Edizione del glossario
115
hec unguis -guis l’ongia de l’hom o dei14 osey hec ungula -le l’ongia dei15 oter animay hoc pectus -ris ol peg hec mamilla -le la mamella de l’hom hec mama -me la mamella de la dona hoc uber -ris la mamella dey animay hec papilla -le ol cafdel de la mamella hic torax -cis l’archa del peg hec costa -te la costa hec ilia ilium li fianchi hic stomacus -ci ol stomeg hec furcula -le la forcella del stomeg hic uter -teris | hic alvus -vi ol veter de la femna hic venter -tris ol veter de l’hom hic umbelicus -ci ol biguel hoc abdomen -nis | hec corpulentia -tie la panza
120
125
130
{25r}
135
140
145
corpulentus -ta -tum cosa panzuda hec spina -ne ol spinal hic ren -nis ol ré hoc tergum -gi | hoc dorsum -si ol dos hec medula -le la miola hic nervus -vi ol nerf hec ancha -ce ol galó hec vena -ne la vena pizena hec fibra -bre la vena grossa16 hoc femur -ris | hoc inguen -nis | hic pecten -nis ol petenet hoc veretrum -tri la insegnia de l’hom hic priapus -pi | hoc preputium -tii | hic muto -nis la insegnia de l’hom hec vulva -ve la insegnia de la femna hic testiculus -li ol testicol hec bursa testiculorum -se -lorum la borsa d’i testicoy hic anus -ni | hic podex -cis ol cul hec natis -tis la nadga
14 L err. dey. Ms. de iosey: cf. nota precedente. 15 Idem nota 13. 16 Ms. grossa grossa, con il primo cassato.
2.2 Trascrizione
150
155
hoc cor -dis ol cor del corp hic pulmo -nis ol polmó hic splen -nis la milza hoc iecur -ris | hoc epar -tis ol figad hec matrix -cis la mader hoc precordium -dii ol pan ch’(è) intoren al cor hic omasus -si ol botaz de la buzecha hec lactis -tis ol lagiet hic cirbus -bi la redesella del porch hoc intestinu(m) -ni ol budel hoc fel -lis la fel hec pellis -lis la pel {25v}
160
165
170
175
hec pellicula17 -le la pelesina hic lumbus -bi ol lombel ov(er) ol rognió hic sanguis -nis ol sang vif hic cruor -ris ol sang mort hic humor -ris l’umor hec colera -re la colera hoc flegma -tis la flegma hec melancolia -lie la18 mena(n)colia hec coxa -xe la cossa hoc genu -nu ol zinog hic pobles -tis la padella del zinog hec tibia -bie la gamba hoc crus19 -ris la schena de la gamba hic talus -li | hic calcaneus -nei | hic calx -cis ol calcagnio hec cavilla -le | hec caviculla -le la cadigia del pè hoc collu(m) pedis -dis ol col del pè hec planta pedis -dis la sola del pè hic articulus -li ol did del pè hic alux -cis ol did gros del pede
17 Ms. peliculla. 18 Segue mela depennato. 19 Ms. crux.
23
24
180
185
190
2 Edizione del glossario
De infirmitatibus capitis hec alopetia -tie la tegnia alopetiosus -a -um cosa tegniosa hec crusta -te la crosta hoc tuber -ris ol bignió hic feru(n)culus -li la brusola hec sanies -nie la marza hoc flegma salsum -me -si ol sagro hec lens -tis la lentigia ch(e) se ma(n)gia hec lens -dis la lendena hec lentigo -nis la lentigia de la fazia hec impetigo -nis la voladga hic pediculus -li | hic sexupes -dis ol piog {26r}
195
200
205
210
hic pecten -nis ol pechen pecto -is per pegnà prurio -ris per splurì hic pruritus -tus ol spiurì scalpo -is per gratar hec dura mater -tris ol pan de la cenevella hec fractura -re la rotura hec vertex -cis la vertes hoc torquilum -li ol torgió hec nextula -le la nestola hoc20 sertum -ti ol fruzel hec margarita -te la perla hec trica -ce la treza hoc intricatoriu(m) -rii lo intrezador hoc subtorquilu(m) -li ol machamà hoc capitergiu(m) -gii ol sugachò hoc lexivium -vii la lesiva hic ciner v(e)l cinis -ris la cender hoc vellu(m) garbasum -si ol velet hec infula -le la oveta hec retinfula -le la red del co hic ligulus -li ol mazol de l’oveta
20 Segue fertu cassato, trascritto in L.
2.2 Trascrizione
215
220
hoc biretum -ti la bretta hic pilleus -lei | hoc caputium -tii ol capuz hic pendulus -li | hic perpendulus -li la becha del capuz hec facies -ciei21 la foza del capuz hoc rostrum -stri el bech de l’osel simplus -pla -plum cosa sempia duplus -pla -plum cosa dopla tritus -ta -tum | frictus -ta -tum cosa frugiada tineatus -ta -tum cosa parmada hec tinea -nee la parma hoc galerum -ri | hoc galerium -rii ol capel hic galerus -ri (et) galerius -rii pro eodem {26v}
225
230
235
240
hec cephalica22 -ce la vena del cho hec cephalea -lee la doya del cho hic catarus -ri ol cater hec otolmia -mie la doya dey og hec otalia -lie la doya dey oreg hec ephylensia -sie ol morb caduch hic spasmus -mi ol stramontame(n)t spasmo -as per stramo(n)tà hec tussis -sis la tos hec tisis -sis quella infirmitad tisichus -cha -chu(m) cosa tisicha idropicus -ca -cum cosa ydropica23 epaticus -ca -cum cosa epatica sinticus24 -ca -cum cosa amalada hec sincteria25 -rie ol flux del corp hoc pondo -do ol pond hec ciragra -gre la gotta d’i ma’ hec podagra -gre la gotta d’i pé hec siaticha -ce la gotta d’i galló hec variola -le la verola
21 Ms. faries -riei. 22 Ms. e L cephasicca. 23 L err. ydropicha (nel ms. h è cassata). 24 Cf. nota successiva. 25 Ms. e L lincteria. Cf. Mussafia (1894, 59).
25
26 245
250
255
2 Edizione del glossario
hic morbillus -li la fersa hec verucha -ce la brusola hec scabies -biei | hec scabia -bie la rognia hec febris -bris la fevera quotidianus -na -num cosa de ognia dì biduanus -na -num cosa de do dì triduanus -na -num cosa de tri dì quatriduanus -na -nu(m) cosa de quater dì continuus -nua -nuu(m) cosa continua hic parocismus -mi ol spaci ch(e) dura la fevra hec accessio -nis la veniuda hic pulsus -si ol pols hec urina -ne la urina hoc urinale -lis l’urinal urino26 -as | mingo -gis27 per urinà {27r}
260
265
270
hoc clistere -ris | hoc siema28 -tis l’ingrester egero -ris per andà dol corp hec egestio -nis l’andada dol corp hoc stercus -ris la insuda hoc v(u)lnus -ris la piaga fata hoc ulcus29 -ceris la piaga nada v(u)lneratus -ta -tum cosa impiagada da altri ulceratus30 -ta -tum cosa impiagada da sì hec cicatrix -cis ol seng de la piaga saldada hic claudus -di ol zop claudicus -ca -cum cosa zopa deanchatus -ta -tum cosa sgarlatada hic gibbus -bi ol gob
26 Precede uri, depennato. 27 Segue pis, cassato. Il lemma è assente in L. 28 Sic. L sirinx: «das der Herausg. in den Text gesetzt hat, aus den Zügen der Hs. herauszulesen, ist unmöglich; auch widerspricht das voranstehende hoc. Sollte am Ende scema (= schema) zu lesen sein, wie ital. argomento ‘Klistier’ der philosophischen Sprache scherzhaft entnommen?» (Mussafia 1894, 57). 29 L vulcus. 30 L vulceratus.
2.2 Trascrizione
275
280
285
290
hec gibositas -tis la goba de dred gibbosus -sa -sum cosa goba de dred hec struma -me | hec strumositas -tis la goba denanz strumosus -sa -sum cosa goba denanz hoc botium -tii ol gos botiosus -sa -sum cosa gosuda denodatus -ta -tum cosa desnodada dislocatus -ta -tum cosa deslogada hec dislocatio -nis ol deslogame(n)t contussus -sa -sum cosa miza hec contussio -nis la mizadura contundo -is per mizà over per truchà attonitus -ta -tu(m) cosa stornida concassus -sa -sum cosa sbatuda alucinatus -ta -tum cosa sbalurdida ablucinor -ris per abalurdì exp(er)giscor -ris per resvegià experiectus -ta -tu(m) | expergefactus -cta -ctu(m) cosa resvegiada fantasticor -ris per fantasticà fantasticus -ca -cum cosa fantastica cervicosus -sa -su(m) | capitosus -sa -sum cosa testera {27v}
295
300
cerebrivagus -ga -gum cosa cervelina over stondera conquinisco -scis per fa’ insegnia col cho coniveo -es per fa’ insegnia co· l’og obsano -as per fa’ la mocha over torzer ol nas pernoto -as per tegnì ad og intueor -ris per ascusì palpito -as | palpebro -as per palpignià dormio -is per dormì32 sterto -is per ronchà33 vigilo -as per vegià lucubro -as per sta’ su a la lum
31 Sovrascritto a un de cassato. La forma è assente in L. 32 Ms. dormir, con r cassata. 33 Ms. ronchar, con r cassata.
27
28 305
310
315
320
325
2 Edizione del glossario
fleo -es per pianzer co· li lagrimi lugeo -es per pianzer coy piuri lacrimor -ris per pianz34 cum me(n)t abatuda gemo -is per pianz35 dent(ro)36 da sì ploro -as p(er) pianz in vos plango -is p(er) pianz cu(m) batime(n)t hic fletus -tus ol pia(n)zime(n)t co· li lagrimi hic luctus -ctus ol piant coy piuri hec lacrimatio -nis ol piant cu(m) me(n)t abatuda hic gemitus -tus ol piant int(ro)37 sì hic planctus -ctus ol piant co· li ma’ hic ploratus -tus ol piant i(n) vos suspiro -as per suspirà hoc suspirium -rii ol suspir38 tergo -gis per forbir hoc tersorium -rii ol bedosch hoc sudarium -rii ol sudari loquor -ris per parlà de nat(ur)a faris v(e)l fare fatur per parlà artifitiosame(n)t39 hec loquela -le la loquela hec idyoma -tis ol lenguag hoc clima -tis ol payiso audio -is per oldì obaudio -is per straodì hic auditus -tus lo audime(n)t
34 Ms. pianzer, con er cassato. 35 Idem nota precedente. 36 Cf. dentro 368, attestato in forma piena. 37 Mussafia (1894, 57) si è chiesto: «Wenn die Hs. int’ hat und das Neubergam. éter lautet, warum intro und nicht inter?»: a fronte di dentro 368 in forma piena, mi sembra più logico risolvere con int(ro). 38 L suspiz: in effetti la lettera finale sembra una z, benché di foggia diversa rispetto a quella abituale nel ms. Trascrivo però -r. 39 Ms. artifitiosamete(n)t parlar (L artifitiosament parlar): nella prima parola è cassato -et-, nella seconda -r. Una piccola b sopra ar- nella prima parola e una piccola a sopra p nella seconda vogliono significare un’inversione nell’ordine dei due elementi del sintagma.
2.2 Trascrizione
{28r} 330
335
340
345
350
355
360
hic obauditus -tus lo straudime(n)t video -es per vedir hic visus -sus ol vedir odoro -as | olfo -as per anasà hic odoratus -tus | hic olfatus -tus l’osmament odorus -ra -rum cosa da osmà hic odorinsicus -ci ol brach hic odor -ris l’odor gusto -as per circhà de la cosa hic gustus -tus ol gust tango -gis per tochà hic tactus -ctus ol tochame(n)t taceo -es per tasì i(n)anz ch(e) se parli sileo -es per tasì po’ che s’à parlad hec tacitur(n)itas -tis | hoc silentiu(m) -tii ol tasime(n)t muteo -es | mutesco -scis per fi’ mut mutio -is per mutezà mutus -ta -tum cosa muta surdeo -des | surdesco40 -scis per fi’ sord surdus -da -dum cosa sorda surdaster -stra -stru(m) cosa pocha sorda ocilo -as per cignià cecus -ca -cum cosa cega luscus -ca -cum cosa guerza a guardà in su hic (et) hec strabo -nis ol guerz a guardà i(n) part spuo -is | sputo -as per spudà hoc sputum -ti | hec saliva -ve la spuda screo -as per scarcayà hoc screatum -ti ol scarchayo respiro -as | anello -as per refiadar tussio -is per toser hec tussis -sis la tos algoror -ris per infregiàs hic algor -ris ol fregior algoratus -ta -tum cosa infregiada
40 Ms. surdescho, con h cassata.
29
30
2 Edizione del glossario
365
lambo -bis | lingo -gis per lechà inglutio -is | deglutio -is per trangot hic gluto -nis ol giutó ingero -is per meter dentro digero -is per paylì hec digestio -nis ol paylì hec oresis -sis ol brusor del stomeg hec nausea -see la ingosa hec stupefatio -nis ol lirgame(n)t d’i denti stupefactus -cta -ctum cosa lirgada stupefacio -cis per alirgà unguizo -as per sgrafinià villico -as per picigà titilo -as per gatiulà hec unguizatio -nis ol sgrafiniame(n)t hec villicatio -nis ol picigame(n)t hec titilatio -nis ol gativol frico -as per fregà unguo -is per unzer
370
375
380
{29r}
385
390
hoc unguentum -ti l’onguent hec unctio -nis la untió De vestibus (et) suis p(er)tinentibus hec vestis -stis | hoc vestime(n)tu(m) -ti | hoc indumentu(m) -ti | hic amictus -ctus ol vestid ov(er) la vesta hec camisia -sie | hec interula -le la camisa hoc serabulum -li | he brace -r(um) la braga hoc brachale -lis | hoc lumbar -ris ol seng ov(er) ol bragarol41 hec aluda -de la stringa hoc stapiludiu(m) -dii la tiracha d’apichà la stri(n)ga hec diplois -dis ol zuparel ov(er) ol zupó ov(er) ol zach hoc pignolatu(m) -ti ol fustà hoc bombisiu(m) -sii ol bombas ov(er) la sida
41 Ms. ol bragarol ov(er) ol seng (L ol bragarol over ol seng), ma una b sopra bragarol e una a sopra seng indicano che va invertito l’ordine dei due elementi.
2.2 Trascrizione
395
400
405
hic bombix -cis ol vermasol ch(e) fa ol bambas hec tella lini -le lini | hic pannus lini -ni ol pan dol lì hic pannus lane -ni -ne ol pan de la lana hic pannus -ni ol pan hic drapus -pi ol drap hec pignolatura -ture | hec pillotura -re la pignadura pillotondeo -es per cimà hec pillotonsura -re la cimadura hec tondella -le la tondella cardino -as | cardonizo -as per garzà hic cardo -nis ol garzo {29v}
410
415
420
425
hec cardinatura -re la garzadura discrimino -as per scartezà hic pecten -inis ol pechen ov(er) la scarteza virgilo -as per virgezà hec pellanda -de la pellanda hec clamis -dis ol mantel hec mellota -te ol tabar hec perula -le la sgiavina hic conctus -cti ol bordó hec capa -pe la capa hoc epitagium -gii ol guarnazó hec tunicha -ce la cotardida hec toga -ge la gonella hic sinus -nus ol se’ de la vesta hoc sinum -ni la segia dal lag hic pertinax42 -cis i(dest) lo astinado hec ora -re l’or de la vesta hoc gremiu(m) -mii la geda over ol scos hoc rugremiu(m) -mii ol giró hec ruga -ge la folda rugosus -sa -sum cosa afoldada rugo -as per afoldà conrugo -as per arufà el nas ov(er) ol volt
42 Aggiunto da un’altra mano.
31
32
430
435
2 Edizione del glossario
hoc gremiale -lis ol bigarol hic maspilus -li | hic torus43 -li ol botó maspilo -as per abotonà suo -is | sartio -is per cusir intersuo -is per perponz hec sutura -re la cusdura hec int(er)sutura -re la perpontura {30r}
440
445
450
455
hic sutor -ris | hic sartor -ris ol sartor hec sutrix -cis | hec sa[r]trix -cis la cusidris hec intersutrix -cis la perponzadris hec caliga -ge la colza calceo -es per calzà hic pedulus -li | hoc pedulum -li ol scarpì hec pedana -ne ol scarpì de dred pedulo -as per scarpinà depedulo -as per descarpinà hoc semipedal -lis la colza solada supplanto -as | solero -as per solà hec sola -le la sola hoc colopedum -di ol scalfaret hic sotular -ris | hic subtular -ris | hic calceus -cei ol colzer hic pero -nis ol colzer da bocha hic milleus -lei ol colzer intayad hec planula44 -le | hec suberina -ne | hic patitus45 -ti la zubra hec patita -te ol zupel hec patula -le la pata ov(er) la tomera hoc compes -dis la boga hic cipus -pi ol cep compedito -as per imbogà decompedito -as per desimbogà hec crea cree ol stival
43 Ms. tolus. 44 L err. manulla. 45 L associa questo lemma a quello successivo (patita), forse perché li intende sinonimi. Come nel ms. associo patitus a zubra.
2.2 Trascrizione
{30v} 460
465
470
475
480
485
hec suffultura -re la fodraya suffulcio -is per fodrà hec pellicia -tie | hoc pillortium46 -tii | hic reno -nis la pelliza hec cirotheca -ce ol guant hec vitta -te la binda vitto -as per bindà hec instita -te la fassa hoc ragnellum47 -li ol ragnel hic panniculus -li ol panisel hoc copertorium48 -rii ol chovertor hec cuna -ne | hoc cunabulum -li la cuna cunagito -as per aninà fasinino49 -as per fa’ nini nino nina hec corigia -gie50 la coreza hec zona -ne la centura hoc cingulum -li la cimosa hec cordula -le ol cordó hec pera -re la tascha hec crumena -ne | hec bursa -se la borsa hic forulus -li | hoc marsupium51 -pii ol borsel hic loculus -li la scarsella hic balteus -tei ol smald balteatus -ta -tum cosa smaldada hoc monile -lis ol zoyel hic anulus -li l’anel hec armila -le la spreza hic saphirus -ri el saphir
46 La seconda l è stata aggiunta, sovrascritta a lo. 47 Ms. rugnellum. 48 L coopertorium. 49 Precede fass depennato. 50 Con i aggiunta, sovrascritta a ge. 51 Ms. marscipium.
33
34
2 Edizione del glossario
{31r} hic smaragdus -di ol smerald hic carbonculus -li | hic rubinus -ni ol rubì
490
495
500
505
510
De bello (et) pertine(n)tibus ad bellum hoc bellum -li | hec pugna -gne | hoc certamen -nis la bataya hoc duellum -li la bataya de do pugno -gnas per combat dimico -as52 | bello -as | certo -as per combat hic conflictus -ctus la scharamuza confligo -gis per scharamuzà hec galea -lee l’elmeto hic conus pinifer -ni -ri ol penó de l’elmo hec casis -dis ol bacinet hec trilix53 -cis ol camag hec barbuta -te | hec barbutegia -gie la bayguera hec viseria -rie la visera hoc collumbar -ris ol gorzerì hec celata -te la celada hoc brachiale -lis ol brazal hic cirotecafereus -rei ol gua(n)t de fer hec armitega -ge ol spalarol hec lorica -ce | hec torax -cis la pancera54 hec toracha -ce la curaza hic lamus -mi la magia de la pancera hec registra -tre la resta registro -as per restà {31v} hoc ferripectus -ris ol peg del fer hoc coxale -lis ol coxal55 hoc tibiale -lis l’arnis de la gamba hoc calcar -ris ol speró
52 In L erroneamente accorpato con l’entrata precedente. 53 Ms. tulix. 54 Ms. panzera, con z cassata e c sovrascritta. 55 Ms. cosal, con s cassata e x sovrascritta.
2.2 Trascrizione
515
520
525
530
535
hec balista -ste | hoc balistrum -stri la balestra hoc clinitorium -rii ol cloch hec manutena -ne la maneta hec nucula -le la noseta hoc telare -ris ol teler hec stapes -tis la stafa hoc spiculum -li | hec sagita -te la seyta hoc bulsonu(m) -ni ol bolsó hec faretra -tre ol carcaso hec meta -te | hoc bresagium -gii ol bresagio hic clipeus -pei ol scud hec parma -me ol56 bocler hec pelta -te la targeta hic umbo -nis la part ferada del scud hoc papisarium -rii ol pavisari57 hoc veronisariu(m) -rii ol veronisari hec rotula -le la rudella58 ov(er) ol tavolaz hec bipenis -nis l’aceta hec sicca -ce la daga hic siccarius -rii ol sasì hec ensis -sis | hec spata -te | hic mucro -nis la spada hic capulus -li ol brand de la spada hic pugio -nis ol stoch hec lancea -cee la lanza {32r}
540
545
hoc misile -lis la giavarina hoc iaculum -li ol giavarot iaculor -ris per slanzar hoc tellum -li ol dard hic ancigladius -dii ol cortel da galó hec cu[l]tellessa -se la cortellessa castramentor -aris per met camp hec castra -ror(um) ol camp de bataya
56 Ms. bocler bocler, con il primo cassato. 57 Ms. panisari. 58 Ms. rodella, con o cassata e u sovrascritta.
35
36
550
555
560
565
570
2 Edizione del glossario
hoc stipendiu(m) -dii ol sold d’i soldadi hic (et) hec pedes -tis ol pedó e la pedona pedito -as per andà a pé hic (et) hec eques -tis l’om e la dona da chaval equito -as per chavalchà59 hic et hec miles60 -litis ol cavaler e la cavalera milito -as per fa’ cavalaria hic scutifer -ri61 ol scuder hic strigilifer62 -ri ol regazo hec strigilis -lis la stregia hec politoria -rie la panadora sterno -is per sternì ov(er) p(er) abat(er) ov(er) p(er) stregià hoc lectisterniu(m) -nii ol leg del chaval ensiludo -dis per scarmì hec ensilusio -nis la screma astiludo -dis p(er) bagordà hec astilusio -nis ol bagordame(n)t crapiludo -dis p(er) giostrà hec crapilusio -nis la giostra brachiludo -dis p(er) zugar ay brazi hec brachilusio -nis | hoc brachiludiu(m) -dii ol zog d’i brazi fraupedio -as per da’ la gambarola hoc fraupediu(m) -dii la gambarola anchiludo -dis per zugà de galó {32v}
575
geniludo -is per zugà de zinog hoc geniludiu(m) -dii ol zog d’i zinog ecursito -as per to’ la corsa hec ecursatio -nis la corsa hoc galipedium63 -dii la galzopa galipedio -dis per andà a la galzopa passitranseo -is per passezà
59 L err. ca-. 60 L err. milles. 61 Ms. ris, con s depennata. 62 Ms. e L striligifer. 63 Ms. apparentemente galipodium.
2.2 Trascrizione
580
585
590
hic passitransus -sus ol passezame(n)t iacio -cis | proicio -cis per tirar hic iactus -ctus ol trag hic pugil -lis ol campió hic tigurium -rii la froschada hoc mapale -lis | hoc magale -lis la froschada hec teges -tis la casina ov(er) la teza De domo (et) pertine(n)tibus ad domu(m) hec domus -mus la casa de meza ma hec casa -se la casa del pover hec edes -dis la casa del rich hoc atrium -trii | hoc palaciu(m) -tii | hoc pretoriu(m) -rii ol palasio hec aula -le | hec regia -gie la casa del re hec curia -rie la cort d’i segniori hec curtis -tis la cort d’i oter homeng hic auliculus -li ol cortià hoc castrum -stri | hoc castellum -li | hoc opidum -dii ol castel hec mansio -nis | hec habitatio -nis la stantia {33r}
595
600
605
610
hoc fondamen -nis | hoc fondamentu(m) -ti ol fondame(n)t hic fondus -di ol fond de la casa hic paries -tis la pared hoc tectum -cti ol teg hec doma -me | hoc columen -nis la colmenia hec tegula -le ol cop hec trabicula -le ol travel hoc canale -lis ol canal hec trabs -bis | hec trabes -bis ol travó hic tignus -gni | hoc tignum -gni ol canter hic tig[n]ulus -li | hoc tig[n]ulum -li ol canterol hoc loquear -ris | hoc tegulariu(m) -rii ol templer hic lucifer -rii | hoc lucar -ris ol lusarol del teg hic canzelus -li ol balchó hec fenestra -stre la fenestra hec balisteria -rie la balestera hec rima -me | hec rimula -le la felladura hec porta -te | hec ianua -nue | hec valva -ve la porta
37
38
2 Edizione del glossario
615
hui(us) foris hanc fore(m) ab hac fore he fores has fores la porta hoc hostium -stii l’uso hic cardo -nis ol poleg {33v}
620
625
630
635
640
hic clavus -vi ol chiod hic clavus trabalus -lis ol chiod da canter hec sera -re la chiavadura hec clavis -vis la chiaf hec vectis -ctis ol cadenaz hec verticula -le l’asal del cadenaz hic altipes -dis l’olsapè hoc rabiosellum -li ol rabiosel hoc repagulum -li la stanga hic fornix -cis la volta de l’us hoc limen -nis l’umedal de la porta hic limes -tis ol senter hic calis -lis | hic trames -tis ol senter hic aser -ris | hic asis -sis l’as hoc aspar -ris l’asezada hic murus -ri ol mur hic later -ris ol quadrel hic lapis -dis | hec petra -tre la preda hoc marmor -ris ol marmor hec creta -te | hec argila -le la terra cruda hec gleba -be la lota hoc cementu(m) -ti la molta hec calx -cis la culcina hec sabura -re | hoc sabulum64 -li ol sabió hec glaria -rie | hec arena -ne la giera fabrico -as per fa’ artifitiosament {34r} edifico -as | domifico -as per fa’ casi hic fabricator -ris ol fabricador hic domificator -ris ol fagior da casi
64 Ms. sabullum, con la seconda l cassata.
2.2 Trascrizione
645
650
655
660
665
hec glis -sis la glis pavime(n)to -as per solà casi hoc pavimentu(m) -ti ol solame(n)t cemento -as per smoltà bitumino -as per fa’ astreg hoc bitumen -nis l’astreg hec cementatio -nis ol smoltame(n)t De oreo (et) pertine(n)tib(us) ad oreum hoc oreum -rei | hoc granarium -rii ol soler da la biava hoc solarium -rii | hoc solare -ris ol soler hic saccus -ci | hic fiscus -sci ol sach hic sacculus -li | hic fisculus -li ol sachel hec resoria -rie | hoc mixtoriu(m) -rii la resora hic sextarius -rii ol ster hec emina -ne la mina hic quartarius -rii ol quarter hic sedecinus -ni ol sedesì hec medietas -tis la meytad hic acervus -vi | hic cumulus -li ol montó acervo65 -as | accumulo -as per amontonà hoc frume(n)tum -ti | hoc triticum -ci ol forment hoc far -ris ol far hoc ordeum -dei l’orz hec siligo -ginis | hec sicalis -lis la sigel {34v}
670
hec avena -ne l’avena hoc ador -dor(is)66 la spelta hec aspica -ce | hec arista -ste la spiga hoc granum -ni ol gra hoc milium -lii ol mey hic manipulus -li la lova ov(er) la brancha67 hec milica -ce la melga
65 Ms. accervo, con la seconda c cassata. 66 Ms. dor seguito da un punto, che interpreto come abbreviazione per doris. 67 Un titulus depennato sopra nch.
39
40
2 Edizione del glossario
675
hoc milicatium -tii ol melgaz hec milicatiata -te la melgazada hoc legumen -nis ol lem hec faba -be | hoc fabum -bi la fava hec faba fressa -se la fava frangia hoc cicer -ris ol ciser hoc cicer fressum -si ol ciser frag hec cicercula -le la cisergia hic orobus -bi la roveya hic faseolus -li | hoc faseolum -li ol fasol hic fassellus -li ol navet hec lens -tis la lentigia hec linosa -se la linosa hec vicia -cie la vezza hic lupinus -ni ol luvì hec siliqua -que la scorza del lem hec pisa -se | hoc pisum -si ol lem ch(e) se soliva pisà hoc acus -ris ol granaz hoc lolium -lii ol glotó hec zizania -nie la lirga hoc vitriolum -li ol vedriol hoc gramen -nis la gramenia hoc cribrum -bri | hoc cribellum -belli ol cruel hoc ventilabru(m) -bri la pala ventilo -as | ventilabro -as per apalà
680
685
690
695
{35r} 700
705
hoc rupistoriu(m) -rii | hoc flagellu(m) -li | hec tribula -le ol flavel rupisto -as | tribulo -as per bat in hera hoc palleolu(m) -li ol payol hec merges -tis la chova hec pallea -lee la paya hoc palleare -ris ol payer trituro -as per treschà hec meliacha -ce la meyari(n)a hic culmus -mi ol colem hec area -ree l’era
2.2 Trascrizione
710
715
720
41
hoc messoriu(m) ol sigez da biava hic messor -ris ol segador da biava De camera (et) p(er)tinentibus ad camera(m) hec camera -re | hic talamus -mi la camera del spos ov(er) del scoler hic torus -ri | hoc torum -ri | hoc grabatu(m) -ti ol leg hec lectica -ce la legiera hec capiteria -rie | capitega -ge | hec testeria -rie la testera hoc auleum -lei | hec curtina -ne la cortina hoc cop(er)toriu(m)68 -rii ol covertor hic lodex -cis la fresada hec perponta -te la coltra hoc linteamen -nis ol lenzol hoc p[u]lvinar69 -ris ol plumazol hic p[u]lvinus70 -ni | hoc cervical -lis ol cusì hoc fultru(m) -tri | hec fulcidra -dre la colcedra hoc suffultrum -tri lo met(er) (con)fi71 ov(er) el sachó {35v}
725
730
735
hec penna -ne la penna anserinus -na -num cosa de ocha gallicinus72 -na -num cosa de galina olerinus -na -num cosa de cisen anatinus -na -num cosa de ocha columbinus -na -num cosa de columb hec sponda -de la sponda hoc substentaculum -li ol picol del leg hic scrineus -nei | hoc scrineu(m) -nei ol scrinio hec palea -lee la paya hoc stramen -nis ol stram ov(er) ol paiuz hec festucha -ce la festuga hoc lignum -gni ol leng
68 L coo-. 69 L err. plumar. 70 L err. plumus. 71 Ms. fi, L confi (senza spiegazione): cf. la corrispondente nota lessicale (anche per met(er)). 72 L err. gallianus.
42
740
745
750
755
2 Edizione del glossario
hic surculus -li ol sorcel hic stipes -tis ol zoch hoc banchum -ci la bancha hoc archibanchum -ci l’archabanch hoc scamnu(m) -ni ol scagnio hoc lignipedu(m) -di ol picol del scagnio hec pertica -ce la pertega hic cophinus -ni el cofen hoc triclinum73 -ni la sala hec porticus -cus ol porteg hec cathedra -dre la cadrega De caminata (et) pertinentibus ad caminatam hec caminata -te la caminada hec epicarista -ste pro eodem hic caminus -ni | hoc epicastorium -rii ol camì hic discus -sci ol desch hec mensa -se | hec tabula -le la tavola hic tripos -dis | hec tripodia -die ol tresped hoc gausape -pe | hoc mensale -lis la toaya {36r}
760
765
hoc mantile -lis | hoc digitergium -gii ol mantil hec mapa -pe la mapa hoc manutergiu(m) -gii ol sugamà hic ciatus -ti la zayna ov(er) el moyol hoc sal -lis la sal hic salinus -ni | hoc salinum -ni74 la sal hec pixis -dis la busla hoc piperatu(m) -ti la peverada hic crocus -ci ol sofrà hoc aroma -tis ol speci hic culter -tri ol cortel hic cultellus -li ol cortellì hec cultella -le la cortella hec vagina -ne la guayna
73 Ms. taclinum. 74 Ms. la la, con il primo cassato.
2.2 Trascrizione
770
775
780
hic panis -nis ol pa hoc ferculum -li | hoc epulum -li la vivanda hic cibus -bi ol cib hoc cibarium -rii la (con)gregatió d’i vivandi hec caro -nis la caren de l’hom he carnes -niu(m) l’oltra caren vitulinus -na -num cosa de vedel bovinus -na -num cosa de bo iuvenchinus -na -nu(m) cosa de manzo thaurinus -na -nu(m) cosa de tor agninus -na -num cosa de agniel ovinus -na -num cosa de pegora arietinus -na -num cosa de moltó castratinus -na -nu(m) cosa de castró edinus -na -num cosa de capret {36v}
785
790
795
800
irchinus -na -num cosa de bech caprinus -na -num cosa de capra porcinus -na -nu(m) cosa de porch aprinus -na -num cosa de porch sangiar75 leporinus -na -num cosa de levor capriolus -la -lum cosa de cavriol hic silvester hec silvestris (et) hoc silvestre cosa salvadga hec silvestricina -ne la salvadesina hoc tostum -sti | hoc asatum -ti ol rost hoc lixatum -ti l’ales hic vel hec adeps -pis l’alef adipatus -ta -tum cosa grassa hoc geludium -dii la zeladìa hec artocrea -cree la torta de caren hec artotira -re la torta de formag hic artibotinus -ni | hec artibotina -ne ol casonzel hic frisellus -li ol tortel de padella hec cibula -le la fritola hoc manutortu(m) -ti | hic artotirus -ri ol casonçel de Pasqua hic pastillus -li ol nioch ov(er) ol macharó
75 L err. cosa de sangiar.
43
44
2 Edizione del glossario
805
hoc laganum -ni la foyada hoc frum(en)tum -ti ol forme(n)t hoc coedulum -li ol companadeg conedio -is per da’ cuminad hoc conediu(m) -dii ol cuminad hoc vinu(m) citrinu(m) -ni ol vi cisol hoc vinu(m) -ni ol vi hoc vinulum -li ol vineto citrinus -na -num cosa cisola
810
{37r}
815
820
825
830
rubi(con)dus76 -da -dum | ponthicus -ca -cum cosa v(er)meya hec malvasia -sie la malvasia hoc muscatellum -li ol moschatel hoc vinu(m) creticum -ci ol vi de Cret hoc vernatiu(m) -cii77 ol vernaz hoc bochale -lis | hic urceus -cei ol bochal hic urceolus -li ol bocalì hec ansa -se ol maneg del bocal hoc oroficiu(m) -cii ol bochet del bocal ov(er) el dolzó de la stegniada ov(er) la78 galeda hec phyala -le | hec amphora -re l’amola hec lagena -ne la steniada hic crater -ris la galeda ov(er) la taza hec patera -re la taza hic siphus -phi ol nap hec ciminilia -lie79 | hoc ciminile -lis la bacila hoc bacile -lis ol bacil hic cuprinus -ni ol bronzì hoc claretum -ti | hoc nectar -ris la80 stabadia81
76 Ms. e L ri-. 77 Nel ms. la desinenza del genitivo è cassata. 78 Segue l depennata. 79 Ms. ciminiria -rie. 80 Segue stab stab cassato (in entrambi casi b – aggiunta dopo la prima occorrenza della parola – è frutto di correzione su una d precedente). 81 Ms. stadadia, con la seconda d sormontata da una piccola sbarretta doppia, con cui si è voluto indicare che va sostituita dalla piccola b (sormontata a sua volta da una piccola sbarretta doppia) che si trova interposta a stab stab (cf. nota precedente).
2.2 Trascrizione
835
hec confectio -nis ol confeg discumbo -bis82 per sedì a tavola excumbo -bis per levà da tavola reficio -cis per reficià refectus -ta -tu(m) cosa reficiada hec refectio -nis ol reficiament hoc prandium -dii ol disnà hoc iantamen -nis | hoc iantaculum -li ol disnarel {37v}
840
845
850
855
860
prandeo -des per disnà ianto -as | iantor -ris | iantaculo -as | iantaculor -ris per fa’ ol disnarel merendo -as per marendà hec merenda -de la marenda ceno -as per cenà hec cena -ne la cena obsonor -ris per poscenà hoc obsoniu(m) -nii la poscena hec colatio -nis la colatió colationor -ris per fa’ colatió De coquina (et) pertine(n)tibus ad coq(ui)nam hec coquina -ne | hec popina -ne la cusina hic coquus -qui | hic coquinarius -rii ol cog hoc ruder -ris la fopa de la cusina ov(er) la i(n)suda d’i cavri hoc epicastoriu(m) -rii | hic caminus -ni ol camì hec caligo -nis la calizen hoc sustile -lis ol cadenil hec susta -ste | hec cathena -ne la sosta hic lar -ris ol foglà hic focus -ci | hic ignis -gnis | hoc pir indeclinabile ol fog hic ciner v(e)l cinis83 -ris la cender hec favila -le la faliva morta hec sentila -le la faliva viva hec sentilula -le la faliveta
82 Ms. -dis. 83 In L assente.
45
46
2 Edizione del glossario
{38r}
865
870
875
880
885
hic fumus -mi ol fum hec flam(m)a84 -me la flama hec pruna -ne la brascha expruno -as per abraschà hic carbo -nis ol carbó hic carbonculus -li ol carbonçel torrizo -as per astizà hic toris -ris | hic ticio -nis ol stizó hic (et) hec viridis (et) hoc -de cosa virda aridus -da -dum | siccus -ca -cum cosa secha sufflo -as | perflo -as per bofà eflo -as | conflo -as per sconfià eflor -aris | conflor -aris per fi’ sconfiad hic folis -lis ol ma(n)teget hic foliculus -li ol bofet hic fugiles -lis l’azalì accendo -dis per aprend ol fog extinguo -guis p(er) amorsà ol fog hic lebes -tis ol lavez hic lebeticulus -li ol lavezol hic cacabus -bi la coldera hoc aenum -ni ol perol ov(er)85 ol stegniad hoc stan(n)um -ni ol stang hoc es -eris ol ram hoc cuprum -pri ol bronz hec patella -le | hec sartago -nis | hoc cultrum -tri86 la padella hoc tectorium -rii ol test {38v}
890
strideo -des per ruz cum fa l’oli87 i(n) la padella hoc veru -ru ol spid senza caren hoc verutum -ti ol spid co· la caren
84 L err. flama. 85 Segue l depennata. 86 In L erroneamente abbinato al lemma successivo (cf. Note lessicali). 87 La o è corretta su una u precedente.
2.2 Trascrizione
895
900
905
910
915
47
strido -dis per franz coy denti hic tripoferreus -rei ol trepè del fer hec graticula -le la gradasella del fer hoc prunale88 -lis | hoc ipopirgium -gii ol bordonal hec tenacula -le la moyeta hic ignifer -ri ol bernaz lixo -as per cos a les lixus -xa -xum | lixatus -ta -tum cosa cogia a les toreo -es | asso -as per cos a rost tostus -ta -tum | assatus -ta -tu(m) | assus -sa -sum cosa rustida frigo -gis per parà frixus -xa -xum | frictus -cta -ctu(m) cosa parada hoc sagimen -nis ol alef89 hoc lardum -di | hoc sumen -nis ol lart sagino -as per pergotà saginatus -ta -tum cosa pergotada subsagino -as per impilotà subsaginatus -ta -tum cosa impilotada ferculo -as p(er) menestrà condio -dis per condì hoc condimentu(m) -ti ol condime(n)t hoc sagimen -nis ol salam salo -as | salio -lis per salà {39r}
920
salsus -sa -sum cosa salada insulsus -sa -sum cosa no· salada hoc salsatorium -rii ol salador hoc salsame(n)tum -ti ol salam hoc salarium -rii ol log dond se vend la sal hoc sal -lis la sal hic salarius -rii ol saler cremo -as per squctà90 inlebeto -as per met indel lavez
88 Ms. pirinale. 89 Ms. e L delef. 90 L squeta, ma la quarta lettera sembra più una c. La forma, per la sua atipicità, pare comunque potersi considerare errore di copiatura.
48 925
930
935
940
945
2 Edizione del glossario
bulio -lis per boỳ hic bulior -ris | hic buli[ti]o -nis ol boỳ verto91 -as p(er) menà ol spid dal rost hec capix -cis la caza hic capis -dis ol cazul hoc mortarium -rii ol morter hic pilus -li ol pestó tero -ris p(er) tridà tritus -ta -tum cosa trida hoc mergus -ris la segia hic mergus -gi ol mergó hec situla -le la92 sedella hic puteus -tei ol poz hec casitria -trie la gratarola hoc salsitoriu(m)93 -rii ol pestarol hec salsitoria94 -rie la pestarola hec siliqua95 -que la colobia hoc linter -ris l’albio hoc mergorariu(m) -rii ol segier hec parapsis -dis | hec scutella -le la scudella hoc coclear -ris | hoc96 cocleare -clearis ol cugià {39v}
950
hec coclearia -rie la cugiarera hoc incisorium -rii ol tayer hoc luter97 -ris ol lavador ov(er) la ludria hec pelvis -vis | hec concha -ce la concha hic catinus -ni ol conchet hec basilla -le | hec lanx -cis la basia hec aspeleta -te la speorela98
91 L ververto. 92 Segue sedela (con accenno di inserimento di una seconda l) depennato. 93 Ms. falsitorium. 94 Ms. falsitoria. 95 L err. reliqua. 96 Segue cl cassato. 97 Segue tr cassato. 98 Ms. la aspeorela, con a- cassata.
2.2 Trascrizione
955
960
965
970
hic dispensator -ris ol dispensador hoc dolium -lii ol soy hoc reclitorium -rii ol regiad hec archa -ce l’archa hoc banchale -lis | hoc tapetum -ti ol ba(n)chal ov(er) ol tapé hoc repositarium -rii ol guarneri ov(er) l’a(r)mari hec credenceria -rie la credenza hec urna -ne | hec fidelia -lie l’ola hic lapidellus -li | hic lechitus -ti ol lavel hic panifer -ri ol paner del pan ov(er) del pa hic pistor -ris ol prestiner hec pistrix -cis la p(re)stinera hec pistrina -ne la panera hoc pristinum -ni ol prestì hec farina -ne la farina hoc ca[n]tabrum -bri ol regul ov(er) ol soveter hec asimilia99 -lie la flor de la farina hoc furfur -ris la cruscha hoc atamen -nis ol bugat atamino -as per abugatà hoc sedatium -tii | hoc cicotronizatoriu(m)100 -rii ol sedaz {40r}
975
980
cicotronizo -as p(er) asedazà101 c[r]ibro102 -as p(er) crivelà hic vanus -ni ol val vano -nis per vander hec micha -ce la micha hec brissa -se | hec bucella -le la feta del pa hoc morsellum -li ol morsel hoc fermentu(m) -ti | hec azima -me ol levad fermentatus -ta -tu(m) cosa levada azimus -ma -mu(m) cosa lisa pinso -sas per impastà
99 Lettura incerta. 100 L -us. 101 Ms. asedeza, con una piccola a sovrapposta alla seconda e. 102 L cibro.
49
50
2 Edizione del glossario
985
repinso -as per gramolà hec pinsa -se | hec pista -ste la pasta pinsus -sa -sum cosa impastada hic uncus -ci ol ranpì hec rapissula -sule la rasparola 990 hic furnus -ni | hic clibanus -ni ol foren hoc clusoriu(m) -rii ol sgiesor hoc oleum -lei l’oli hoc condimentu(m) -ti ol condiment hoc fartum -ti ol cervelad 995 hec ila -le | hec luganicha -ce la luganga hoc tomaculum -li la tomasela hoc dulcium -cii103 ol dolzo farcio -cis per implì hoc farcimen104 -nis ol piè de la caren 1000 hoc pigmentu(m) -ti ol piè hec perna -ne ol mezé {40v} hic rancor -ris la mufa105 de la caren hic ancor -ris la mufa del vi hic mucor -ris la mufa del pa 1005 rancoro -as p(er) savì da mufa cu(m) sa la caren ancoro -as p(er) savì da mufa cu(m) sa ol vi mucoro -as p(er) savì da mufa cu(m) sa ol pa rancorosus -sa -sum | rancidulus106 -la -lum cosa ranza cu(m) è la caren mucorosus -sa -sum107 | mucidus -da -dum cosa mufleta cu(m) è ol pa 1010 ancorosus -sa -sum cosa mufleta cu(m) è ol vi hec caruca -ce la camola de la caren carucosus -sa -sum cosa camolenta hec tinea -nee la parma tineatus -ta -tum cosa parmada
103 O forse -tii: l’una sembra essere corretta sull’altra. 104 Ms. e L furcimen. 105 Ms. muffa, con la seconda f cassata. 106 Ms. e L rancibulus. 107 Nel ms. è erroneamente abbinato alla glossa precedente.
2.2 Trascrizione
1015
hoc nefranditium -tii la [s]aina108 del porch hec carbonata -te | hec frixa -xe la carbonada hic nefrendus -di | hoc mazale -lis ol porch castrad hec nefrendis -dis la porcha castrada grugno109 -nas p(er) ruz cu(m) fa i porz
De penu (et) suis pertinentibus 1020 hoc penu -nu | hec penus -ris | hic penus -us la caneva hic (et) hec penulio -lionis l’om e la femna ch(e) guarda la caneva hec veges -tis la veza ov(er) la carera hic vegiticulus -li ol vezol hec vinicondra -dre la bozzola 1025 hoc vas -sis ol vasel hoc vasculum -li ol vaselet hec catasta -ste la cadasta {41r} hec clepsedra -dre | hic colus -li ol colirol hec gerula -le | hec armila -le la brenta 1030 hic gerulator -ris | hic armilator -ris ol brentador hic uter -ris l’oder ov(er) la baga hec gerolla -le la civera hec clava -ve la maza hec clavula -le la mazola 1035 hec circu(m)lentea -tee la cagnia day cirg hic circulus -li ol cirg hic circulifex -cis ol mister day cirg hec to(r)quis -quis la stropa hic torquilus -li ol stropel 1040 hic siler -ris la pendola hoc siler -ris quel’herba hic calco -nis ol cochó hec dolia -lie | hec iacena110 -ne la zena hic fundus -di ol fond
108 -a aggiunta nel soprarrigo. L l’aina. 109 L grugnuno. 110 L err. facena.
51
52
2 Edizione del glossario
1045
hic vedo -nis ol burió hec spina -ne la spina hoc spinigerium -rii | hoc brochamen -nis ol sponzó hec stupa -pe la stopa spinagito -as per spinà ol vi 1050 aurio -is | exaurio -is p(er) tra’ vi o aqua fundo -is p(er) spand ov(er) p(er) butà fo’ vi o aqua stagno -as p(er)111 stagnià impleo -es p(er) implì {41v} repleo -e[s]112 per recalchà 1055 tranvaso -as p(er) travasà invaso -as per invasellà hic transvasator -ris ol mudador da vi obturo -ras | calcono -nas per incoconà stillo -as p(er) gotà 1060 hec stilla -le | hec gutta -te la gota hec fex -cis la fez hoc tartarum -ri la garipla aceo -es per pongià acesco -scis p(er) infortì ov(er) p(er) com(en)zà de po(n)già 1065 acerbus -ba -bum cosa bruscha maturus -ra -rum cosa maruda113 clarus -ra -rum cosa chiara hic (et) hec dulcis (et) hoc dulce cosa trobia hoc acetum -ti l’asit 1070 hoc pastum -sti | hec sapa -pe ol most verd114 hoc agrestum -sti | hoc vinicerbum -bi l’agrest purus -ra -rum cosa pura mixtus -ta -tum cosa mesgiada limphatus -ta -tum cosa adaquada
111 Segue stagua depennato. 112 Una macchia copre s. 113 Ms. madura maruda, con il primo cassato. 114 Ms. e L vord.
2.2 Trascrizione
1075
hoc merum -ri ol vi purad limpho -as per adaquà ol vi hic (et) hec acris (et) hoc acre cosa forte com è l’agrest hoc compositum -ti la composta hec insalata -te | hec lactuca -ce la insalata 1080 hec crespia -pie | hec gramimeria115 -rie la crespia {42r} hoc mustum -sti ol most hec uva -ve l’uva ov(er) l’uvaza hic botrus -tri ol gra de l’uva hic racimus -mi ol rampol ov(er) ol grapel 1085 hec vitis -tis la vid hic palmes -tis ol garzol de l’uva hic corimbus -bi ol cavirol de l’uva hoc tirsum -si la trosa hec vinacia -cie la vinaza 1090 hoc acinu(m) -ni116 ol vinazol hec cista -ste la cavagnia hec cistella -le la cavagniola hoc conge(r)iu(m)117 -ii ol roz de l’uva hic calatus -ti | hoc canistru(m) -stri ol canester 1095 hic corinphus -phi ol cavriol de la vid
1100
De stabulo (et) p(er)tine(n)tib(us) ad stabulu(m) hoc stabulum -li la stala hoc equistar -ris la stala d’i118 cavay hoc bostar -ris | hoc bovile -lis la stala d’i bo’ hoc presepe -pis | hoc presepiu(m) -pii la mangiadora ov(er) la trevis hec feneria -rie la rastellera hoc fenu(m) -ni ol fe hec prebenda -de la prevenda del caval hoc equistratu(m) -ti | hoc lectisternu(m) -ni ol leg del caval sterno -nis per sternì
115 Sic. 116 Ms. acimu(m) -mi, L acimum. 117 L congerimium. Per Förster (1893) da correggere in congeries uvarum. 118 L err. da.
53
54
2 Edizione del glossario
1105
hic manus -ni ol palafré hic sonipes -dis ol destrer hic gradarius -rii | hic trotinus -ni ol roncì hoc iume(n)tum -ti ol caval da bast hic equus -qui ol caval hic caballus -li ol caval vil hic clitearius -rii ol somer hic axis119 -xis ol bast
1110
{42v}
1115
1120
1125
1130
1135
hic cursarius -rii ol corser hic pulus equus -qui ol poleder hic succusarius -rii ol troter hic quadrupedarius -rii ol porte(n)t hic mulus -li ol mul hec mula -le la mula mando -is per mangià ol fre tusicus -ca -cum cosa bolsa subalbus -ba -bum cosa balzana ferripedo -das p(er) ferà ferripedatus -ta -tu(m) cosa ferada defer(r)ipedo -das per desferà deferripedatus -ta -tu(m) cosa desferada hic morsus -si ol mors hoc lupatum -ti ol mors del fer hoc frenum -ni ol fre hec abena -ne la brena hic camus -mi | hoc lorum -ri la caveza hoc capistru(m) -stri ol soget hec antica -ce ol pegioral hec postica -ce la cropera hec sella -le la sella hec stapes -tis la streva hoc stapile -lis ol stafil hec cingula -le la cengia hoc calcar -ris ol speró calcarizo -zas per speronà
119 L err. oxis.
2.2 Trascrizione
1140
1145
he falebre -rar(um) la cov(er)ta del caval hic v(e)l hec clunis -nis la cropa del caval hec coma -me | hec iuba -be la coma del caval hec ungula -le l’ongia del caval inio -nis per fa’ ol vers dol caval calcitro -as per tra’ d’i pé repedo -dis per tra’ d’i pé olfo -as per osmà hic olfatus -tus l’osmament {43r}
1150
1155
1160
1165
1170
succu(r)so120 -as per trotà quadrupedo -as per amblà hec strigila121 -le | hec strigilis122 -lis la stregia strigilo -as per stregià hec politoria -rie la panadora polio -is per imbelì hic (et) hec bos -vis ol bo hec vaca -ce la vacha hic bubalus -li ol bo salvadeg hic iuvencus -ci ol manz hec iuvenca -ce la manza hic vitulus -li ol vedel hic vitellus -li ol rusum de l’of hec vitula -le la vedela hic taurus -ri ol tor hec prolactaria -rie la morà hoc cornu -nu ol coren hoc iugum -gi ol zof hec iugula -le la zocla hec stringula -le la gambisa hic stimulus -li ol goió ov(er) l’aguiad mugo -is | bovo -vis per muglà hic mugitus -tus | hic bovitus -tus ol muglame(n)t hic agnus -gni l’agniel
120 L err. succuso. 121 Con un punto sottoscritto ad a, che, pur significando cassatura, conviene conservare. 122 Ms. (e L) strigillis, con la seconda l cassata.
55
56
2 Edizione del glossario
1175
hec ovis -vis | hoc bidens -tis la pegora balo -as per fa’ ol vers de la pegora hic aries -tis | hic vervex -cis | hic muto -nis ol moltó {43v}
1180
1185
1190
1195
hic castratus -ti ol castrad hic edus -di | hic capretus -ti ol cavred hec capra -pre la cavra hic ircus -ci | hic caper -pri123 ol bech hoc lac -ctis ol lag hoc coagulum -li ol cag hoc coagulatum -ti la124 cagiada coagulo -as per cagià hec balducta -cte | hec iuncata125 -te la zonchada hec recocta -cte | hec puina -ne la mascherpa hic caseus -sei ol formag hoc serum -ri la scolobia hec casea -see la formagia hec fasina -ne la fasera hoc butiru(m) -ri ol panlag hec recoctena -ne la carota hic conus -ni ol col hoc sinu(m) -ni la segia dal lag hec casearia -rie la formagiera hic opilio -nis ol pegorer hoc grex -gis ol roz ov(er) la malga de li pegori ov(er) de li besti piceni hoc arme(n)tum -ti ol trop de l[i] besti grossi
De torculari (et) suis p(er)tine(n)tib(us) hoc torcular -ris ol torg hoc prelum -li l’erbor da torg 1200 hoc vert(r)iplum -pli la virga126 del torg hoc pondus -ris ol ponzer hec gratis -tis la grad 123 Ms. pris, con s depennata. 124 Segue un’altra lettera, forse o, depennata. 125 Ms. mucata. Correggo in iuncata, allo stesso modo di L. 126 La i è corretta su una e precedente.
2.2 Trascrizione
{44r}
1205
1210
1215
1220
1225
1230
hoc mazale -lis ol mazal hic cuneus -nei ol chiniol hec navatia -cie la navaza hic qualus -li ol colarol da vi hec tina -ne la tina hoc vinazale -lis ol vinazal hoc delatorium -rii | hoc vacuatorium -rii la drola De orto et p(er)tine(n)tibus ad ortum hic ortus -ti l’ort hic ortolanus -ni | hic pomilio -nis l’ortolà hic ortulus -li l’ortasel orto -as per fa’ ort hoc olus -ris l’erba de l’ort hic caulis -lis ol virz hec beta -te | hec sicla -cle la blida hoc petrosilium -lii ol pedersem hoc trifolium -lii ol trefoy hoc milfolium -lii ol milfoy hoc pulegium -gii ol pilizol hec menta -te la menta hoc mentastrum -stri ol me(n)taster hec maiorana -ne la mazorana hec salvia -vie la salvia hec borago -ginis ol morayo hec lactuca -ce la lagiuga hec indivia -vie la indivia hec portulaca -ce la porcelana hec semp(er)viva -ve la oregina hoc porum -ri ol por hec cepa -pe | hoc cepe -pis la cigola {44v} hoc aleum -lei l’ay hoc aleatum -ti l’ayada hoc feniculum -li l’erbabona
57
58
2 Edizione del glossario
1235
hoc asentium -tii l’asenz hoc abortanu(m) -ni l’avroden hoc marobium -bii ol marobi hic rosmarinus -ni l’osmanì hec scaturegia -gie la sclareza hic isopus -pi l’isop hec eruga -ge la ruga hec eruca -ce la ricola hoc spinatiu(m) -tii | hoc atriplex -cis ol spinaz hic baselico -nis ol basergo hoc calame(n)tu(m)127 -ti ol calame(n)t hec camomilla -le la camamella hoc serpiliu(m) -lii ol serpilì hec pestinaca -ce la pesnaga hic dauchus128 -ci ol ranz129 hic napus -pi ol navó hec rapa -pe la rava hic rapiculus -li ol ramponcì130 hoc rapanum -ni ol ravanel hic melo -nis | hic pepo -nis ol meló hic cucumer -ris ol chuchumer hec cucurbita -te la zucha hoc cucurbitariu(m) -rii ol zucher hic caparus -ri ol capar hec rosa -se la rosa hoc rosarium -rii ol roser hec plantago -nis131 la plantana hec uva spina -ne l’uva spina hec malva -ve la malva
1240
1245
1250
1255
1260
127 L -us. 128 Ms. danchus. 129 Così il ms., mentre L rauz (it. rapuccio): nel bergamasco ci sono però ranzù e la variante ronzù ‘pastinaca’ (cf. Mussafia 1894, 57, che segnala la presenza di ronzù in Tiraboschi 1873, s.v.). 130 Ms. ramponzi, con zi cassato e ci soprascritto. 131 Preceduto da o depennata.
2.2 Trascrizione
59
{45r}
1265
1270
1275
1280
1285
1290
hec altea -tee | hoc malbaviscum -sci ol malbavisg132 hoc lilium -lii ol lili hic lupulus -li la luvertiga hic capicaulus -li ol gabus hoc crifimerium133 -rii ol grufer hoc anetu(m) -ti | hoc anessum134 -si l’anes hec vitis alba -be la vidalba hec consolida maior -ris l’anedalg hec viola -le la viola De planta et suis p(er)tine(n)tibus hec planta -te la planta hec arbor v(e)l arbos -ris l’erbor hec cepes -tis ol zespet hec radix -cis la rays hic tronchus -ci ol troncho de l’herbor135 hic ramus -mi ol ram hec frons -dis la froscha hoc foliu(m) -lii la foya hic fructus -ctus frugis ol frug hec pomus -mi ol pom herbor hoc pomu(m) -mi ol pom frug hec pirus -ri ol pir erbor hoc pirum -ri ol pir frug hec morus -ri ol moro herbor hoc morum -ri ol moro frug hec cornus -ni ol cornal erbor hoc cornum -ni ol cornal frug hec arminiacus -ci | hec grisomulus136 -li la miniaga erbor hoc arminiacu(m) -ci | hoc grisomulu(m)137 -li la miniaga frug
132 Ms. malbavilg, con s (nella foggia ʃ) realizzata successivamente con l’allungamento di l. 133 Sic. L crifemerium. 134 L err. anossum. 135 Ms. erbor, con h aggiunta sopra er. 136 L chrisomulus. 137 L crisomulum.
60
2 Edizione del glossario
{45v} hec cidonius -nii138 ol pom codong erbor hoc cidoniu(m) -nii139 hec persicus -ci ol perseg erbor 1295 hoc persicum -ci ol perseg frug hec prunus -ni ol brung erbor hoc prunu(m) -ni ol brung frug hec arbor punica -ce ol pom granad erbor hoc malum granatum140 -ti ol pom granad frug 1300 hec laurus -ri l’oreng hec baca -ce la barimbaga141 hec oliva -ve l’oliva erbor hec olea -lee l’oliva frug hec avelana -ne l’olana142 erbor e frug 1305 hec castanea -nee la castegnia erbo(r) e frug hoc maronu(m) -ni ol maró hec colarus -ri la nizola erbor hoc colarum -ri la nizola frug hec nux -cis la nos erbor e frug 1310 hec amigdalus -li la mandola erbor hoc amigdalum -li la mandola frug hec ficus -ci ol fig erbor hoc ficum -cus ol fig frug hic ficus -ci quella infirmitad 1315 hec gingivinus143 -ni ol zenzervì erbor hoc gingivinu(m)144 -ni ol zenzervì frug hec ceresus -si la ceresa erbor hoc ceresum -si la ceresa frug hec esculus -li ol naspel erbor 1320 hoc esculum -li ol naspel frug hec nucis p(er)sicus -ci ol nos p(er)seg erbor hoc nucis p(er)sicum -ci ol nos p(er)seg frug 138 Ms. cidomius -mii. 139 Ms. cidomium -mii. Glossa assente. 140 Ms. granitum. 141 Lettura incerta di rim. 142 l’ si legge a malapena per sbiadimento. 143 L gingininus. 144 Ms. gingininu(m), L ginginnum.
2.2 Trascrizione
hec glandula -le la glandula del p(er)seg hec glans -dis la gianda {46r} 1325
1330
1335
1340
1345
1350
hec amaratrus -tri la marascha erbor hoc amaratru(m) -tri la marascha frug hec amarena -ne la marinella erbor e frug hec cedrus -dri ol cedro erbor hoc cedrum -dri ol cedro frug hec volemus -mi ol pom ranz erbor hoc volemu(m) -mi ol pom ranz frug hec palma -me ol dater erbor hoc dactilum -li ol dater frug hec salex -cis la sales hec populus -li la pobla ov(er) l’albara hec ornus orni l’uniz hec ilex145 -cis ol lares hec taxus -xi ol tas hec naxus -xi ol nas hec tilia -lie quel’herbor hec fagus -gi ol fo hec pinus -ni | hec pinus -nus ol pez hec quercus -ci la rover hec quercus -cus la146 rover hec sambucus -ci ol sambug hic dumus -mi ol spi ov(er) ol riz hoc dumetum -ti ol boschet hic rubus -bi la roveda hec spina -ne la spina hec sentis -tis147 hic oleaster -stri l’oliva masgia hic pi[n]aster -stri ol pi masg hec seps -pis la cesa sepio -is p(er) cir(con)dà de cesa
145 Ms. ilex ilex, con il primo cassato. 146 Segue uo depennato. 147 Glossa assente.
61
62 1355
2 Edizione del glossario
hec ulmus -mi l’olem hec virga -ge la virga {46v}
1360
1365
1370
1375
1380
hec virgula -le la v(er)zella hoc virgultum -ti ol log onde virgi ase hec arbustus -sti | hoc arbustum -sti l’erbosel hoc nemus -ris | hic lucus -ci ol bosch hec silva -ve la silva hec palus -dis ol palud hoc salicitum -ti la salesada hoc olivetum -ti l’olivet hoc vinetu(m) -ti ol vidag hec vinea -nee la vignia hoc castaneatu(m) -ti ol castegnid hoc populetum148 -ti l’albaril hoc clausum -si | hoc predium -dii la breda hoc territoriu(m) -rii ol tré hoc pratu(m) -ti ol prad hoc fenum -ni ol fe hic (et) hec feniseca -ce ol preder e la predera hic ager -gri | hoc agrum -gri | hic campus -pi ol camp hec cultura -re la cultura hec agricultura -re ol lavor del camp hic (et) hec agricola -le l’om e la femena ch(e) lavora149 ol camp hic sulcus -ci | hec lira -re150 l’irpeg ov(er) ol solch hec ligo -nis la zapa hic siculus -li ol zapì hoc aratru(m) -tri l’arad151 hec buris -ris la cova del car ov(er) la stiva
148 Ms. populctum, con c cassata ed e sovrascritta. L pupuletum. 149 Una piccola a è aggiunta sopra ra, forse perché -a non è perfettamente leggibile. 150 In corrispondenza di questo lemma vi è una glossa abrasa: sembra di leggersi la glossa del lemma successivo, la zapa. 151 Segue una parte di testo abrasa, la cui parte finale sembra corrispondere alla parte di glossa del lemma successivo del car ov(er) la stiva.
2.2 Trascrizione
63
{47r} hoc dentale -lis ol dental hic vomer -ris la massa 1385 hoc fossorium -rii la vanga hec artica -ce | hec arpica -ce l’irpeg erpico -cas per arpegà hec bigarvalis -lis ol plo hoc roversarium -rii ol roversari 1390 hoc chilindrum -dri la sbadigia hec gleba -be la lota suffodio -dis per ronchà hoc plaustrum -stri ol car hic currus -rus | hoc carpentu(m) -ti | hec redda -de | hec cuadriga152 -ge la careta 1395 hec biga -ge la careta de do rodi hic timo -nis ol timó hic axis -xis l’asal hec rota -te la roda hic cantus -ti ol gavel de la roda 1400 hic radius -dii ol raz de la roda hic modiolus -li ol co de la roda hic orbis -bis ol cirg de la roda hec orbita -te la spreza de la roda hec lamirocha153 -ce la tiracha de la roda 1405 hec schala -le la schala hec falx -cis la folz hec falcula -le ol folcì hoc falcastru(m) -stri ol segaspì hoc badile -lis ol badil 1410 hoc capisterium -rii154 | hoc rastellum -li ol rastel hec furcula -le la forcha da fe
152 L quadriga. 153 Lettura incerta di mi. 154 Ms. capistercus -ris (e L capistercus), che significa ‘intestino’ (inoltre il lemma nel ms. è abbinato a quello precedente). Correggo in capisterium -rii ‘attrezzo per vagliare le granaglie’.
64
2 Edizione del glossario
{47v}
1415
1420
1425
1430
De civitate et suis p(er)tinentib(us) hec civitas -tis | hec urbs -bis la citad hoc burgum -gi | hoc suburgum -gi ol borg hoc castrum -stri | hoc castellum -li ol castel hoc opidum -di155 | hec arx -cis la rocha hec fortilica -ce la forteza hec villa -le la villa hec vicinia -nie la visneza156 hic vicus -ci la maiola ov(er) la piaza urbanus -na -num | hic (et) hec civilis (et) hoc civile cosa citadina hec contrata -te la (con)trada hec ora -re la (con)trada157 hec transeunda -de | hec stricta -cte | hic angulus -li ol cantó hec platea -tee la plazza hoc forum -ri ol marchad ov(er) ol brolet hoc merchatu(m) -ti ol marchad he nundine -nar(um) la fera hoc domicilium -lii ol dom hec ecclesia -sie | hoc templu(m) -pli la zesia hoc altare -ris | hec ara -re l’altar hec anchona -ne l’ancho(n)a ov(er) la maistad hec figura -re la figura hic calix -cis ol cales hec patena -ne la patena {48r}
1435
hoc scabellum -li ol schaniel hoc lecturinu(m) -ri ol lecturì hoc missale -lis ol misal hoc antifonariu(m) -rii lo antifonari hoc breviarium -rii ol breviari
155 Nel ms. il lemma forma una triade con i due precedenti: allo stesso modo di L lo abbino al lemma arx. 156 Precede un vis cassato. 157 L err. la hora.
2.2 Trascrizione
1440 hoc psalteriu(m) -rii ol salteri hec missa -se la misa hec confessio -nis la (con)fessió hic introitus -tus lo introyt hec oratio -nis la oratió 1445 hec epistula158 -le la epistola hec antifona -ne la antifona hic versiculus -li ol v(er)set hec offerenda -de la offerenda hec hostia159 -stie la hostia 1450 hec heucaristia -stie la hostia (con)segrada hoc evangeliu(m) -lii lo evangelio hoc credo credo lo credo hoc paternoster p(ate)rn(ost)r(i) lo p(ate)rn(oste)r hoc prefatium -cii ol p(re)fatio 1455 hic psalmus -mii ol salem hoc candelabrum -bri ol candeler hec candela -le la candela hic cereus -rei ol cerì hic cereolus -li ol ceriol 1460 hec cera -re la cera hoc turibulum -li ol turibol hoc thus thuri(s)160 | hoc incensum161 -si l’insenz incenso -as per da’ l’insenz hec lampas -dis la lampada ov(er) ol cisendel 1465 misso -as per fa’ mesa missatur imp(er)sonale ol162 fi’ messa {48v} hic presbiter -ri | hoc flamen -nis ol preved hic (et) hec sacerdos -tis ol preved e la preveda hic amittus163 -tus l’amit 158 La u è sovrascritta a una o cassata. 159 Ms. ostia, con h aggiunta. 160 Segue li depennato. 161 Ms. insensum. 162 Ms. al. 163 L amictus.
65
66
2 Edizione del glossario
1470
hoc camisium -sii ol camis hec cordula -le ol cordó hic manipulus -li ol manipol hec stola -le la stola hec planeta -te la planeda del p(re)ved 1475 hec dalmatica -ce la dalmaticha hoc pluviale -lis ol pluvial hec metria -trie la metria hoc pedum -di ol bastó del veschef hec oblatio -nis la offerta 1480 hoc offitium -tii lo officio hoc b(e)n(e)fitium164 -tii ol b(e)n(e)ficio hec prebenda -de la p(re)venda hic clerus -ri la gieresia hic clericus -rici ol giereg 1485 hec clericata -te la giergada165 hic diaconus -ni | hic diaconos166 -nis | hic lauta ol zagen hic subdiaconus -ni ol sotzagen hic acolitus -ti l’acolit hoc crisma -tis la crisma 1490 crismo -as p(er) crismà hoc baptisma -tis | hic baptismus -mi ol batisem baptizo -as per batezà hoc baptisteriu(m) -rii ol batizeri hic compater -tris ol compar 1495 hec comater -tris | hec obstetrix -cis la comar {49r} hic iuvax -cis ol gudaz hec iuvatia -cie la gudaza hic filiolus -li | hic baptifilius -li ol fioz hec filiola -le | hec baptifilia -lie la fioza 1500 hec hora167 -re la hora hoc orologium -gii l’oriol 164 L beneficium. 165 L non trascrive la glossa, e abbina clericata al lemma precedente. 166 L err. diacones. 167 h aggiunta.
2.2 Trascrizione
1505
1510
1515
1520
1525
hoc matutinu(m) -ni ol matì hec prima -me prima hec tertia -tie t(er)za hec sexta -xte sexta hec nona -ne la nona hi vesperi -ror(um)168 ol vesp(er) ch(e) se canta he vespere -rar(um)169 ol vesp(er) ch(e) se sona hoc vesper -ris l’ora del vesper hoc completoriu(m) -rii completa hec campana -ne la campana hoc tintinabulum -li ol bagioch hec campanella -le ol campanel hec corda -de la corda hec funis -nis la soga hic funiculus -li ol soget hoc campanile -lis ol campanil hec sacrista -ste la segrestia sacer -cra -crum cosa segrada sacro -as per segrà consacro -as per consegrà170 hoc sacramentu(m) -ti ol sagrame(n)t de la giesia hoc ius iurandum -di ol sagrame(n)t ch(e) se fa in iuditio De arte (et) eius pertinentibus hec ars -tis l’art hoc artificium -tii ol mester hic artifex -cis l’artesà {49v}
1530
hoc opus -ris ol lavor fag hec opera -re la fadiga del lavor hec officina -ne | hec statio -nis la stazó hoc lanificium -tii ol lavoreri de la lana hec lana -ne la lana
168 L vesperi, vox, quest’ultimo conseguenza di un fraintendimento di -ror(um). 169 L vespere, vox, quest’ultimo conseguenza di un fraintendimento di -rar(um). 170 e sembra corretta su una a precedente.
67
68
1535
1540
1545
1550
1555
2 Edizione del glossario
hoc stamen -nis ol stam ov(er) l’aza hoc occatum -ti l’agogiada hoc bombitium171 -tii ol lavoreri del bambas hec apoteca -ce la spiciaria hoc aroma -tis ol speci aromatizo -as per savì da speci hic apothecarius -rii | hic aromatarius -rii ol spicier hoc cinamomu(m)172 -mi la canella hoc piper -ris ol piver hoc piper lungu(m) -gi ol piver long hoc piperatum -ti la peverada acutus -ta -tum cosa forta com è ol piver hoc zenziber -ris ol zenzer hic siropus -pi ol sirop hec potio -nis la posó173 hec dossis -sis la prisa de la medesina hec medecina -ne la medesina hic medicus -ci ol medeg hic fisicus -ci ol medeg de fisicha hec cirogia -gie la cirogia hic cirogicus -ci ol medeg da piagi hec pilula -le la pinola hec nebula -le la biava hoc canestrinu(m) -ni ol canestrì laxativus -va -vum cosa ch(e) fa andà dol corp constrictivus -va -vum cosa che fa strenz ol corp {50r}
1560
hec cassia -sie la cassia hoc çucariu(m)174 -rii ol zucher hoc gariofolum -li ol garofel hec nux nuschana -ne la nos noschana hoc nuschatum -ti | hic nuschatus -ti ol noschad hec ambra -bre l’ambra hoc coyandru(m) -dri ol coyander
171 L bombisium. 172 L err. cinamonium. 173 L err. poson. 174 Ms. c-.
2.2 Trascrizione
1565
1570
1575
1580
hec cedreata -te la cedreada hec persicata -te la perzegada hec pericata -te la piricada hoc pinediu(m) -dii ol pinedi he passule -lar(um) li uveti he iube175 -bar(um) li zebuli hec papirus -ri ol paper hoc papirotum -ti ol busolot hec carta -te | hoc pergamenu(m) -ni | hec dica -ce la carta hec pixis -dis la busola hec capsula -le la scatola hoc atrame(n)tum -ti | hoc encaustrum -stri | hoc incaustrum -stri lo incoster hec vernix -cis la v(er)nis hic mastix -cis ol masteg hoc gumi -mi la guma176 hoc alumen -nis l’alum de giaza hoc resegar -ris | hoc arsinicu(m) -ci l’arsinig hoc tosicum -ci ol toseg hoc vitriolum -oli ol vedriol hec amphorula -le | hic vitriolus -li la impoleta {50v}
1585
1590
1595
69
hoc lambicum -ci ol vasel da fa’ l’aqua hec statera -re la balanza hic stater -ris | hic libripens -tis ol (con)trapis hic draparius -rii ol draper hic faber -bri ol faver hic ferarius -rii ol ferer hic barbitonsor -ris ol barber hic marsupiarius -rii ol marzader hic figulus -li ol bochaler hic scutelarius -rii ol scudler hic mango -nis ol meneschalch hic acufex -cis ol gogier
175 L err. vibe. 176 Ms. goma, con o depennata e u sovrascritta.
70
2 Edizione del glossario
hic cerdo -nis ol calgier hic calegarius -rii ol calzoler hic sartor -ris | hic sutor -ris ol sertor 1600 hec sa[r]trix -cis | hec sutrix -cis la sertora hic int(er)sutor -ris ol p(er)ponzidor hec int(er)sutrix -cis la p(er)ponzadris177 hic piliparius -rii | hic pelliciarius -rii ol plicer hic carnifex -cis ol becher 1605 hic revenditor -ris | hic auctionator -ris ol revenzader hec additio -nis la zongia hic carpentarius -rii ol mister da legniam hic cementarius -rii ol mist(er) da mur hic textor -ris ol testor 1610 hec textrix178 -cis la testora hec navicula179 -le la navesella hoc licium -cii ol liz {51r}
1615
1620
1625
hoc metalum -li ol metal hoc stannu(m) -ni ol stang hoc piltrum -tri ol pilter hoc ferrum -ri ol fer hic calibs -bis l’azal hoc argentum -ti l’argent hoc aurum -ri l’or hoc orichalchum -chi ol rechalg hoc plumbum -bi ol plumb hoc es -ris ol ram hoc lotonum -ni l’otó hic maleus -lei ol martel hoc tenaculum -li la180 tenaya hic maleolus -li ol martellì hoc incus -dis lo inchizen
177 Ms. p(er)ponzidoris, con i cassata, a sovrascritta e la seconda o depennata. 178 Precede test depennato. 179 L err. pavicula. 180 Ms. ola, con o depennata.
2.2 Trascrizione
hec incudula -le la inchizneta hec lima -me la lima 1630 hec rubigo -nis la ruzen hec squama -me la schaya hec ferrugo -nis la chegaza del fer hoc precisorium -rii ol tayador hoc sclutoriu(m) -rii ol scambiador 1635 hec fucina -ne la fusina hoc fucinale -lis ol fusinal hoc lucellum -li ol lusel hoc extinctoriu(m) -rii ol spazarol hic pilus -li | hec navacula -le | hoc rasoriu(m) -rii ol resor 1640 hec forpex -cis la forvesina hec forficula181 -le la forvesina del182 scriptor hec forfex -cis la forvesina del sertor hic (et) hec forceps -cis la forves da tayà ol pan {51v} hec acus -cus l’agogia hic acufer -ri ol gogiarol hoc digitale -lis ol didal hec sera -re la rasga hec leviga -ge la plola hec levigula -le ol plolet 1650 hec trula -le la manera hoc terebrum -bri | hoc vertibrum -bri ol garobi hoc terebellum -li la tenevella hoc galofodium -dii | hoc scalprum -ri ol scarpel hic perpendulus -li ol piombì 1655 hic circinus -ni ol sest hec quadrangula -le la squadra hoc quadrum -dri ol quader hoc colipedium -dii ol tay hec securis -ris la segur 1660 hec curvipenis -nis l’asa hoc piscatorium -rii183 la pescharia 1645
181 Ms. forpecula, con fi corretto su pe. L forpicula. 182 e corretta su una lettera precedente, forse a. 183 Lemma assente in L.
71
72
1665
1670
2 Edizione del glossario
hic piscis -scis ol pes hoc rete -tis la red hec sagena -ne la guada hec lineola184 -le la lineola185 hic hamus -mi l’amisol hec piscitena -ne la nassa hec tridens -tis la frosna hec squama -me la scaya hec torentina -ne la troyta hic timolus -li ol temel hec murena -ne la lampreda hec tencha -ce la tencha hic lutius -tii ol luz {52r}
1675
hoc alech -cis l’areng hic gobio -nis la boza hec inguila -le l’inguila hic draco -nis ol drag hic anguis -guis | hic idrus -dri | hec vipera -re | hic serpens -tis ol serpent 1680 hic capeto -nis ol cavezal hic variolus -li ol veró hic barbus -bi ol barb hic carpio -nis ol carpió hic agonus -ni l’agó 1685 hic avolanus -ni l’avolana hic cephenus -ni ol çeven hic cetus -ti | hec focha -ce | he cete la balena hic delfin -nis ol delfì hic siren -enis la serenella 1690 hic ingiovus186 -rii la ingiova187 hec tonina -ne la tonina
184 Ms. lincola. 185 Ms. lincola, L liniola. 186 Ms. ingiorius: cf. nota successiva. 187 Ms. e L ingioria. Già Olivieri (1942, 78), pur senza aver visto il ms., scriveva: «forse […] ingioria è errore di ingiova».
2.2 Trascrizione
hic cancer -cri ol gambar ov(er) q(ue)lla stella hic cancer -ceris q(ue)lla infirmitad {55r}
1695
1700
1705
1710
nepos -tis el188 luxurios nepos -tis lo abiadego189 nepos -tis el descendent calus -li la dureza de la caren calis -lis la via streta colis -lis el col del mont caulis -lis el costó del virz190 caula -le la stala d’i pegori collum -li ol col del cho colus -li la rocha radius -dii lo sticheto del philosopho radius -dii lo razo de li rodi radius -dii la navesella del testor radius -dii lo razo del sole liber -bri el liber liber -bri la scorza de l’arbor Liber -bri el191 dio Bacho liber -beri colù chi è nado libero libertus -ti colù chi era schiavo et è deve(n)tato libero libertinus -ni el192 fiol del liberat {55v}
1715
lepor -ris el bel parlar lepur -ris la legor vir -ri lo homo da trenta an(n)i in su vir -ri el maridat vir -ri lo homo savio vir -ri lo maschio
188 L err. ol. 189 L err. -gi. 190 L err. vriz. 191 L err. ol. 192 L err. ol.
73
74
2 Edizione del glossario
1720
affinis -nis el parent de part de moyer agnatus -ti el parent da part de pader cognatus -ti el pare(n)t da part de mader amita -te la ameda da part de pader matertera -re la ameda da part de mader patruus -ui ol barba da part de pader avunculus -li ol barba da part de mader amitinus -ni el193 zermà chi è nat de una sorela e de uno fratelo patruelis -lis el194 zermà chi è nat de do fradey consobrini -nor(um) li zermani chi son nati de doy sorelle
1725
{56r} 1730
1735
1740
1745
sororius -rii el marit de una seror levir -ri el cognat da part del marit fratria -rie la moyer de un to fradel cancer -cri el gambar cancer -cri uno signo celestiale cancer -cri una infirmità arcus -ci lo archo da li frici arcus -ci lo archo del ciel arcus -ci la volta de l’uschio arcus -ci lo circhio195 agaso -nis colù chi caza li aseni subulcus -ci colù chi caza li porci mulio -nis colù chi caza li muli opilio -nis colù chi caza li pegori epulus -li colù chi cazi li capri bubulcus -ci colù chi caza li bovi {56v} hospes -tis colù chi alberga hospes -tis colù chi fì albergat alu(m)nus -ni colù chi nudriga alu(m)nus -ni colù chi fì nudrigat
193 L err. ol. 194 L err. ol. 195 L err. cerchio: in nota segnala però che la scrizione corretta è forse circhio.
2.2 Trascrizione
1750
1755
1760
1765
vector -oris colù chi mena vector -oris colù chi fì menad casus -us el caso casus -us la fortu(n)a casus -us lo advegname(n)to casus -us el cazer strabo -nis colù chi guarda i(n) traverso orbus -bi colù chi à fora li ogi orbus -bi colù chi no(n) à fioli orbus -bi colù chi no(n) à pader cecus -ci colù chi à ogi e no(n) à la luce luschus -chi colù chi no(n) ha se no un ogio lar -ris ol foglà lar -ris la casa lar -ris ol deo de casa lar -ris li cosi s(an)cti chi sono ascosi {57r}
1770
1775
1780
stips -pis el dinaro stipes -tis el troncho de l’arboro stirps -pis la radis stirps -pis la progenie prunus -ni lo brugno arbore prunu(m) -ni lo brugno fruto pruna -ne la brascha bruma -me la part de l’an(n)o più breve pruina -ne la brina cardo -nis el polego cardo -nis el garzo fundus -di el campo funda -de la franza fundum -di el fondo talus -li el dato talus -li el zogo d’i dati talus -li la cavigia del pè palma -me la palma de la ma palma -me la victoria
75
76
2 Edizione del glossario
1785
palma -me uno arbore pecten -nis el peten de la lana pecten -nis el pete(n) de la tela196 pecten -nis el pete(n) da li capili pecte(n) -nis el petenagio de le done197 pecten -nis lo ordine de lo ballo on v(er)o198 el penello de la chit(ar)a199
1790
{57v} torus -ri la pelle ch’è denanz a li bovi torus -ri la cadrega torus -ri el leto ora -re la (con)trada 1795 hora -re l’ora del dì ora -re el friso limbus -bi idem prora -re la p(ar)te denanz de la naf pupis -pis la p(ar)te de dret 1800 carina -ne ol fondo de la nave classis -sis la m(o)ltituden de le nave plaga -ge la plaga plaga -ge la (con)trada plaga -ge la ret 1805 auris -ris l’oregia de lo homo auricula -le l’oregia de li alt(r)i a(n)i(m)ali unguis -guis l’ongia de l’hom ungula -le l’ongia de li alt(r)i a(n)i(m)ali opis -is lo adiutorio 1810 ops opis la t(er)ra200 opes opiu(m) li rich(e)zi201
196 Questa entrata è sullo stesso rigo di quella precedente. 197 Idem sopra. 198 L err. over. 199 O chit(er)a, come proposto da Mussafia (1894, 57), che comunque nell’escludere una lettura chit(ar)a è troppo perentorio, dal momento che – diversamente da quanto lo studioso sembra pensare – il medesimo segno abbreviativo per er in altri luoghi sta senz’altro per ar (penso specificamente a p(ar)lar 1960 e p(ar)te 1798 1799). 200 Questa entrata è sullo stesso rigo di quella precedente. 201 Idem sopra. L richizi.
2.2 Trascrizione
{58r}
1815
1820
1825
1830
lens -tis la lentigia lentigo -nis li signi chi vene(n)o su la faza lens -dis la lendena vita -te la vita de l’hom vita -te la binda acies -ei el filo del cortel acies -ciei l’aguzeza de l’ogio acies -ciei la squadra de zent d’armi vindicta -te la bacheta del podestad vindicta -te la vendeta forfex -cis la cesora forceps -pis la tenaya forpex -pis la forvesina continue i(dest) semp(er) continuo i(dest) statim amurca -ce la fez de l’olio fex -cis la fez de ognia altra cosa torens -tis el fiume chi ven p(re)sto e cala p(re)sto toris202 -ris el stizó brusat {58v}
manus -nus la ma203 manus -nus la (com)pagnia manus -nus la possanza glis -ris la glera a(n)i(m)al 1835 glis -tis la terra creda glis -sis la bonaga herba sors -tis lo advegnament sors -tis ol cavedal sors -tis la fortu(n)a 1840 sortes -tidis li resposti d’i dei mola -le la preda del molì mola -le la fari(n)a chi usava li antiq(ui) a far sacrificio
202 Ms. e L torus. Cf. toris 870. 203 In L articolo assente.
77
78
1845
1850
2 Edizione del glossario
moles -lis la grandeza sive la difficultat moles -lis ol pes204 falx -cis la ranza fax -cis la fasela faux -cis la ganasa fas indecli(n)abile cosa licita Thetis -tis205 la mader de Achille Tethios -os la moier206 de Occeano {59r}
irundo -nis la rondena irudo -nis la sanguisuga arundo -nis la cana Tigris -gris un fiumo 1855 tigris -gris v(e)l tigridis q(uo)ddam a(n)i(m)al populus -li uno arbore populus -li el populo alter -rius uno de doy alter -rius uno altro 1860 alter -rius el segondo lacto -as per tetà lacteo -es per dar207 la teta conus -ni el fruto del cip(re)sso conus -ni el penagio 1865 cassis -dis l’almet cassis -sis la tayola clavis -vis la chiave208 clava -ve la maza clavus -vi ol giod
204 L err. pis. 205 Ms. -dis. 206 L err. moyer. 207 L err. da. 208 L err. chiava.
2.2 Trascrizione
{59v} pen(n)a209 -ne la pen(n)a210 de li oselli pena -ne la pena pina -ne la reth pinaculum -li la sumità d’i muri religio -nis la paura 1875 religio -nis la honoranza d’i dei fastidiu(m) -dii el rincresime(n)t211 fastigiu(m) -gii cosa alta tergum -gi la schena de l’hom tergus -oris la schena de li a(n)i(m)ali 1880 sinciput -tis la part denanz del co occiput -tis la part de dre del co ministeriu(m) -rii la s(er)vitude misteriu(m) -rii cosa s(an)cta exemplar -ris la copia 1885 exemplu(m) -li el libro chi se scrive lustru(m) -tri el spacio212 de 5 an(n)i lustru(m) -tri el nido de li a(n)i(m)ali 1870
{60r} lustru(m) -tri el cerculo lustru(m) -tri la purgatió 1890 lustro -as p(er) purgare lustro -as p(er) asgiarir213 lustro -as p(er) guardarse ius -ris el brodo ius -ris la resó 1895 ius -ris la possanza cura -re el penser cura -re l’amor
209 L err. pena (il titulus è in parte sbiadito). 210 L err. pena (il titulus, come l’intera glossa, è sbiadito). 211 L err. rincresciment. 212 L spatio. 213 L err. asgiarri.
79
80
2 Edizione del glossario
vulnus -ris la piaga fata da altri ulcus -ris la piaga nata da sì 1900 tempus -ris una part del co tempus -ris un spacio del dì tempus -oris lo aconz tempus -oris l’aiero tempus -oris la compra de li cosi 1905 acus -ris el granaz acus -cus l’agogia {60v}
1910
1915
1920
1925
lima -me la lima limus -mi el fango limis -mis colù chi è torto limen -nis l’umedal de l’uschi limes -tis ol214 t(er)mi(n)o sive el senter examen -nis la int(er)ogatió examen -nis lo seme(n) de li avi exame(n) -nis la lengueta de la balanza exanimo -as p(er) amazar examino -as p(er) i(n)terogar patulus -la -lu(m) cosa chi staga averta patens -tis cosa chi se possa aprir e serar terres -t[r]is cosa chi sia rotu(n)da cu(m) è l’asta rotu(n)dus -da -du(m) cosa rotu(n)da cu(m) è el pom assiduus -ua -uu(m) cosa richa assiduus -ua -uu(m) cosa ate(n)ta specula -le la vedeta speculu(m) -li ol speg215 iusticia -cie la iusticia216 iusticiu(m) -cii quel t(em)po che no(n) se tè resó
214 L err. el. 215 Questa entrata è sullo stesso rigo di quella precedente. 216 L err. yu-.
2.2 Trascrizione
{61r} stagnu(m) -gni l’aqua chi sta ferma stannu(m) -ni ol stang flagro -as per arder 1930 fragro -as p(er) ma(n)dar odor chorus -ri una (com)pagnia Chorus -ri uno vento moriger -ra -ru(m) cosa s(er)vicial moratus -ta -tu(m) cosa acostumada 1935 morosus -sa -su(m) cosa fastidiosa oblitus -ta -tu(m) cosa dismentegada oblitus -ta -tu(m) cosa spegazada argutus -ta -tu(m) cosa curta argutus -ta -tu(m) cosa sonora 1940 argutus -ta -tu(m) cosa scaltrida lentus -ta -tu(m) cosa pigra lentus -ta -tu(m) cosa chi se plegi {61v}
1945
1950
1955
lentus -ta -tu(m) cosa otiosa discrime(n) -nis la difere(n)tia discrime(n) -nis la vertes discrime(n) -nis ol perigol invidus -da -du(m) cosa chi se dole del ben d’altri invidiosus -sa -sum cosa chi se ne alegra colega -ge el (com)pagno a l’officio comes -tis el (com)pagno i(n) cami(n)o socius -cii217 el (com)pagno a lavorà sodalis -lis el (com)pagno a la tavola equalis -lis el (com)pagno i(n) amor e de t(em)po occido -dis p(er) amazà occido -dis p(er) morì p(er) sì
217 Ms. -tii.
81
82
2 Edizione del glossario
{62r} operior -ris p(er) aspetà operior -ris p(er) celar stema -me la zentilisia sticma -me ol bolo 1960 scema -me una figura chi se fa nel p(ar)lar fero fers p(er) portà fero fers p(er) mostrà fero fers p(er) sustenir fero fers p(er) da’ 1965 fero fers p(er) aver218 fero fers p(er) desiderar fero fers p(er) purgar fero fers p(er) menar fero fers p(er) venir 1970 fero fers p(er) co(m)bater219 arvu(m) -vi ol campo ervu(m) -vi la roveya et et(iam) la cis(er)gia urvus -vi ol solch cogito -as p(er) pensà 1975 excogito -as p(er) repensà admito -is p(er) recever amito -is p(er) perder {62v}
1980
admito -tis per peccà oro -as per pregà exoro -as p(er) impetrà estus -tus el boyment del sol estus -tus el boyime(n)t del mar condo -dis per ascont condo -dis p(er) far
218 L err. avir. 219 Precede (com)p depennato.
2.2 Trascrizione
1985
1990
83
condo -dis p(er) sacrificar ser(r)a -re la rasega sera -re la seradura consto -as p(er) sta’ drig consto -as p(er) sta’ in pé consto -as p(er) e(ss)er (com)posito consto -as p(er) e(ss)er ma(n)ifesto consto -as per co(m)prà {63r}
pronomen -nis el sovernom nomen -nis el proprio nom 1995 agnomen -nis el nom d’i logi220 ut Scipio Africanus qui devicit African(os) cogo -gis p(er) (con)strenzer cogo -gis p(er) molzer cogo -gis p(er) sotmet cogo -gis p(er) adu(n)à 2000 cogo -gis p(er) acreser pometu(m) -ti quel logo dove nasce li pomi pomariu(m) -rii quel logo dove se governeno pomeriu(m) -rii el zardin chi è de fora da li hedifici hec malus -li o(gn)ia221 arboro 2005 hic malus -li lo arboro de la nave ager -gri el campo chi se lavora agger -geri el teray mentior -ris p(er) fa’ la bosia sapiandel dicere m(en)datiu(m) p(er) fa’ la bosia no(n) sapiandol {63v} 2010
amo -as per amà grandame(n)t diligo -is per amà mancho gallus -li el franzos gallus -li el gallo Gallus -li el sacerdot de mad(on)a Cibele
220 L err. d’elogi. La o è corretta su una lettera precedente; un titulus per nasale superfluo. 221 L err. uno.
84
2 Edizione del glossario
2015
cano -nis per cantar cano -is p(er) laudar cano -nis p(er) descriver cano -nis p(er) indivi(n)ar arceo -es p(er) remover 2020 arceo -es p(er) (con)strenzer {64r}
2025
2030
2035
lego -as per mandar ligo -as per ligar fugo -as p(er) descazar fugo -as p(er) fuzer pulso -as p(er) sonà pulso -as p(er) bat pulso -as p(er) descazà trunchus -ci el troncho de la vit vinea -ee el resto de la vit vinea -nee un cert instrume(n)t de guerra ago -gis p(er) render ago -gis p(er) fa’ ago -gis p(er) menà ago -gis p(er) di’ ago -gis p(er) trotar ago -gis p(er) i(n)colzar plango -gis p(er) planzer plango -gis p(er) sbaterse {64v}
alga -ge ol zey del mar 2040 alga -ge la palud anima -me la vita anima -me el vent anima -me l’aqua anima -me lo a(n)i(m)o 2045 anima -me ol fiat anima -me l’ira parco -cis p(er) spargnir parco -cis p(er) p(er)donar
2.2 Trascrizione
via vie la via 2050 via vie la resó via vie la usanza vero -ris p(er) spazà vero -ris p(er) voltà vero -ris p(er) tra’ 2055 frons -tis la front frons -dis la froscha vaco -as p(er) intender vaco -as p(er) dar logo vaco -as p(er) s(er)vì 2060 vaco -as p(er) sovestà vaco -as p(er) e(ss)er licito vaco -as p(er) manchà e p(er) vodà {65r}
2065
2070
2075
periculum -li ol perigol periculum -li la prova222 eminus i(dest) da lonz cominus i(dest) d’aprof Notus -ti vento nothus -ti el bastardo antiquus -qua -quu(m) cosa zentil antiquus -qua -quu(m) cosa vegia vel cosa cara saltem i(dest) almancho saltim i(dest) a solt a solt amoveo -es p(er) remover admoveo -es p(er) azonzer ala -le l’ala ala -le la zent d’armi ales223 alitis la osella
222 p con un segno abbreviativo per er superfluo. 223 L err. ala.
85
86
2 Edizione del glossario
{65v} classis -is una part del povol classis -is la m(o)ltituden de li navi 2080 classis -is la zent d’armi ambitus224 -ta -tu(m) cosa circondada albitus -tus ol desideri libo -as p(er) sacrificar lito225 -as p(er) humilià 2085 letus cosa habunda(n)t letus cosa grasa letus cosa plena letus cosa p(re)sta letus cosa alegra 2090 letu(m) la mort loco -as p(er) meter loco -as p(er) maridar loco -as p(er) afigià loco -as p(er) alogà 2095 puer -ri el famey puer -ri el puto da XIIII226 an(n)i227 puer -ri el maschio {66r}
2100
2105
sintilla -le la favila ap(re)sa favilla -le la favilla morta consequor -ris p(er) aquistà consequor -ris p(er) ma(n)dà a executió consequor -ris p(er) exprimer procul i(dest) da lonz e d’aprof laxo -as p(er) aslargà lasso -as p(er) afadigà peto -is p(er) doma(n)dà cosa grata
224 Ms. e L albitus. 225 L err. libo. 226 L err. xinqo. 227 Questa entrata è sullo stesso rigo di quella precedente.
2.2 Trascrizione
2110
2115
posco -scis p(er) doma(n)dà cosa debita228 flagito -as p(er) doma(n)dà cu(m) pregeri229 aurio -is p(er) vodà aurio -is p(er) sorbì aurio -is p(er) bif aurio -is p(er) guardà audio230 -is per odì aurio -is per ferì vas -dis la segurtà vadum -di el logo dove cor el fiume vas -sis el vasel {66v}
2120
2125
pira -re la meda de li legni bustu(m) -ti la legnia231 brusada232 rogus -gi el legnier qua(n)d al è brusad vado -dis p(er) andà vador -ris p(er) far segurtade civitas -tis la citad urbs -bis li cosi de la citad233 latex -cis l’aqua latex -cis el vi234 fraus -dis l’ingano fraus -dis el p(er)igol235 consultus -ti colù chi dà ol (con)sey
228 L err. debuta. 229 L err. pregera. 230 Ms. aurio. 231 L err. legna. 232 Questa entrata è sullo stesso rigo di quella precedente. 233 Idem sopra. 234 Idem sopra. 235 Idem sopra.
87
88
2 Edizione del glossario
2130
consultor -ris colù chi tol consey consultu(m) -ti ol co(n)sey236 vindex -cis colù chi descaza li mali ch’(è) p(er)237 venir ultor -ris colù chi punis el mal pasat fetus -ta -tu(m) cosa plena fetus -ta -tu(m) cosa chi ha i(m)parturit insidie -ar(um) li furti insidie -ar(um) lo stupro insidie -ar(um) la rapina hara -re el porcil ara -re l’altar
2135
2140
FINIS
236 Idem sopra. 237 L propone, dubitativamente, po (it. può, e quindi ‘possono’).
3 Note lessicali Le note sono pensate prima di tutto per chiarire il significato delle voci volgari meno trasparenti o comunque più notevoli per specificità diatopica rispetto al polo di riferimento del toscano letterario; ciò comporta che, tendenzialmente, le voci latine siano prese in considerazione solo se la loro chiarificazione è funzionale a quella delle voci volgari. Allo scopo ci si rivolge di volta in volta ai principali strumenti lessicografici generali dell’italiano: nell’ordine, il TLIO, il GDLI, il DEI, etc. Spesso sono riportate informazioni sull’origine della voce, o almeno sulle ipotesi formulate dalla ricerca etimologica, che sono di grande utilità, fra l’altro, per la descrizione degli aspetti fonetici e morfologici del cap. 4. Si dà talvolta conto delle corrispondenze con due importanti raccolte lessicali riguardanti, rispettivamente, il lombardo antico e il milanese di Bonvesin: Bosshard (1938) e Marri (1977); e anche con i noti glossari di Pietro Sella (soprattutto Sella 1937). Il (sovente imprescindibile) riferimento alle note lessicali di Lorck (1893a, 167–220) avviene secondo il modulo «Lorck n1/n2/n3 etc.». In seconda istanza si tenta di mappare la diffusione di una certa voce in Lombardia, e più in generale nell’Italia settentrionale, dando conto della sua eventuale presenza nei repertori dialettali (perlopiù moderni), non mancando di trascurare voci formalmente apparentate e ritenute meritevoli di essere presentate. Il simbolo ~ indica identità di una forma con quella che precede nell’elencazione. Quando per la documentazione dialettale si può attingere direttamente dal LEI, si evita lo spoglio dei repertori rimandando ad esso. Si guarda sistematicamente anche a due strumenti dialettologici fondamentali come l’AIS e l’ALI. La grafia delle voci prelevate da questi e dagli altri repertori è eventualmente semplificata rispetto all’originale (in particolare quando nella compilazione di provenienza è adottata una grafia fonetica). Questa sezione della nota è introdotta dalla sbarretta verticale (|). Infine, sono riportate le eventuali corrispondenze lessicali con altri repertori lessicali tre–quattrocenteschi di area settentrionale. Fra questi figurano anche sei testimoni manoscritti inediti – tutti quattrocenteschi – del Vocabularium breve di Gasparino Barzizza.1 Questa sezione è introdotta da un grosso punto a metà rigo (•). Per comodità cito i vari repertori dialettali, i lessici settentrionali antichi e i testimoni del Vocabularium del Barzizza con le abbreviazioni/sigle riportate di seguito (fra parentesi il rimando alla Bibliografia). Le definizioni tratte dai vari
1 Ho personalmente radunato questi manoscritti nell’ambito di un censimento della tradizione manoscritta dell’opera lessicografica dell’umanista bergamasco, in vista di una futura edizione pluritestimoniale. https://doi.org/10.1515/9783110599060-003
90
3 Note lessicali
repertori possono subire minime modifiche grafiche relativamente all'alternanza di maiuscole/minuscole (tipicamente la prima lettera della definizione) e tondo/ corsivo. Repertori dialettali:
Ang = Angelini (2012) Arr = Arrivabene (1892) Az = Azzi (1857) Azz = Azzolini (1856) Ban = Banfi (1870) BD = Beltramini/Donati (1963) Boe = Boerio (1829) Bor = Bortolan (1893) Bos = Bosshard (1938) CB = Coronedi Berti (1869–1874) Cher–1 = Cherubini (1827) Cher–2 = Cherubini (1839–1856) Fer = Ferri (1889) Ferr = Ferrari (1820) For = Foresti (1836) Gal = Galli (1965) Gam = Gambini (1850) Mal = Malaspina (1856–1859) Mar = Marri (1977) Maz = Mazzucchi (1907) Mel = Melchiori (1817) Mel–app = Melchiori (1820) Mon = Monti (1845) MP = Migliorini/Pellegrini (1971) Mu = Mussafia (1873) Naz = Nazari (1884) Ne = Neri (21981) Oliv = Olivieri (1851) Pag = Paganini (1857) Paj = Pajello (1896) Patr = Patriarchi (31821) PBB = Patuzzi/Bolognini/Bolognini (1900) Pe = Peri (1847) Pon = Ponza (41847) Pra = Prati (1968) Ro = Rosa (1878) SA = di Sant’Albino (1859) Sam = Samarani (1852) Tir = Tiraboschi (1873) Tir–app = Tiraboschi (1876) VPL = Petracco Sicardi et al. (1985–1992) Zap = Zappettini (1859)
Note lessicali
91
Lessici antichi:2
A1 = Arcangeli (1992: 202–204; si cita per num. pag.) A2 = Arcangeli (1994; per num. pag.) A3 = Arcangeli (1997) AA = Arcangeli/Aresti (2015 [ma 2021]) B = Baldelli (1962 [1988]) C = Contini (1934; per num. pag.) Co = Colotti (1999, 2000–2001; per num. pag.) F = Folena (1952; per num. pag.) G = Gualdo (1997) K = Křesálková (1984; per num. pag.) M = Marinoni (1962) R = Robecchi (2013) V = Vignali (2001) Z = Zingerle (1900)
Testimoni del Vocabularium breve:
VB1 = ms. 2.1.18 della Biblioteca Comunale Paolo Borsellino, Como (cc. 118r–142v) VB2 = ms. 169 della Biblioteca della Fondazione Ugo Da Como, Lonato del Garda (Brescia) (cc. 73v–75r [solo poche decine di lemmi]) VB3 = ms. MA 415 della Biblioteca Civica Angelo Mai, Bergamo (cc. 83v–136v) VB4 = ms. 177 Biblioteca del Clero di Sant’Alessandro in Colonna, Bergamo (cc. 87v–109v) VB5 = ms. I.D.12 della Biblioteca centrale della Regione siciliana, Palermo (cc. 4v–9v, 59r–111v, 113 [incompleto]) VB6 = ms. R 1368 del Collegio riformato di Debrecen (Ungheria) (cc. 59v–61r; solo poche decine di lemmi) VB7 = ms. 897 della Beinecke Rare Book and Manuscript Library, Università di Yale (cc. 1r–31v)
9.
fantì/fantina: fantino «neonato o bambino di pochi anni» (TLIO). | mil. fantin «ragazzo» (Cher–2); bol. fantein (CB). Cf. fantelì «piccolo fanciullo» (Tir). Cf. lig. fantin «celibe» (VPL).
11. fantì: n. 9. 27. codga: cotica «la pelle del corpo umano» (TLIO, no 2); considerata la sequenza lessicale (voci che si riferiscono a parti della testa), potrebbe essere più propriamente «parte superiore della pelle della testa; cuoio cappelluto» (ivi, no 1). | Voce panitaliana. Come ‘pelle del capo dell’uomo’: berg. codega o codga (Tir), cremon. codega (Pe), mil. ~ (Cher–2); bol. côdga (CB), parm. codga dla testa (Mal, s.v. codga). Più genericamente (o comunque senza specificazioni) ‘pelle dell’uomo’: bresc. codéga (Mel), com. codiga (Mon), crem. codega (Sam), mant. 2 Se non diversamente specificato, si cita per numero di lemma secondo la numerazione adottata dall’editore.
92
3 Note lessicali
codga (Cher–1); poles. venez. ver. vic. zarat. codega, etc. (Pra); ferr. codga (Az); lig. cuéga, etc. (VPL). • codega VB1 3 4 7, chodega K 37, coticha VB5, cuodega A3 5055. 28. cutella «pru-, brurigo cutis» (Diefenbach 1857). splurì ‘prudere’. Da plurire (REW 6802; anche Faré). | berg. spiör o spiörì (Tir), bresc. spiurì (Mel), crem. spurì (ma ‘prurito’) (Sam), crem. spurii (Pe), mil. spiurì (Cher–2); parm. spurir (Mal), piac. spur o spurì (For). ALI 171. Cf. com. sploròr ‘prurito’ (Mon), mant. spira (Cher–1); poles. ver. ~ (Pra). codga: vd. n. 27. 32. ceza «capelli di una testa umana, chioma» (TLIO, con una sola attestazione in: Jacopo della Lana, Inf., 1324–1328 [bol.]; la voce è di etimo non accertato, ma cf. il lat. cæsaries ‘chioma’). Lorck 2n la riconduce all’it. zazza, zazzera e alle relative voci dialettali (cf. per esempio berg. zazera Tir, bresc. sasera Mel). 33. ceza: n. 32. 34. crapa: crappa «testa (e ha valore scherz.)» (GDLI–Suppl. 2004): «voce di area sett., di etimo incerto, forse connesso con l’alto ted. ant. Krappa ‘uncino’» (ibidem). | berg. crapa (Tir), bresc. grapa (Mel), com. crapa (Mon), crem. ~ (Sam), cremon. crappa (Pe), mant. ~ (Cher–1), mil. crapa o crappa (Cher–2), pav. crapa (crapa da mort «teschio») (Gam); pad. venez. etc. crepa, etc. (Pra). In AIS 93 la voce è attestata solo in Lombardia: 227 [Albosaggia SO], 229 [Sonico BS], 234 [Introbio LC], 238 [Borno BS], 247 [Monasterolo del Castello BG]. In ALI 9 la ritroviamo, oltre che nella Lombardia settentrionale, un po’ dappertutto nell’Italia nordorientale. • crapa VB1 4 7, crappa VB3 5. 40. sovercing ‘sopracciglio’: n. 42. 42. cing ‘ciglio’. Da cingulu(m) (Lorck 4n), da cui si è anche sviluppata, oltre all’accezione di ‘cintura’ (cf. il femm. cengia più avanti, 1137), anche quella di ‘sporgenza circolare di una roccia’ (è evidente la prossimità semantica con le ciglia, ‘orlo delle palpebre’) e, di qui, ‘roccia’. La voce è presente anche nella Commedia (per esempio in Purg. IV 51), nella forma cinghio, a designare un «gradone di roccia praticabile, che interrompe le pareti scoscese di un monte o di un avvallamento, seguendone trasversalmente il profilo circolare; lo stesso che balzo» (VD, s.v. cinghio), ed è ripresa, nella forma Cengio (e ancor più spesso Cengia), in alcuni toponimi settentrionali (è in area vicentina il Monte Cengio: Marcato 2009, 156). | Nei repertori consultati solo poche attestazioni, in area lombarda: bresc. sengg (Mel), crem. seng (Sam). 43. Probabile la pronuncia parossitona: palpéra.
Note lessicali
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46. lum: cf. luce «pupilla» (GDLI, no 6). • lume g.i. A3 91. 48. lippa: cf. lippus «oculos habeas lacrymantes, aut crassa pituita, et adhaerescenti offusos: unde visus acies obfuscatur» (TLL). sbeza ‘cispa’. Per l’etimo e la diffusione geografica della voce cf. la ricca nota in VDSI, s.v. berscia. | berg. sbesa (Tir), bresc. ~ (Mel), crem. ~ (Sam), cremon. sbeza (Pe); piac. ~ (Fo). Cf. com. sberscia (Mon), mant. sbercia (Cher–1). Con ALI 151 trova conferma la diffusione lombarda della voce. 49. sbezada ‘cisposa’: cf. n. 48. 50. sbezad ‘cisposo’: cf. n. 48. • sbezad R 41. 53. piza ‘punta’; cf. pizza → pizzo «punta affilata» (TLIO). Cf. Bracchi (1992, 202– 203); REW 6545. • piza G 429. 54. brut: brutto ‘sporco’ (cf. DEI), nel nostro caso sostantivato. Si farà riferimento al cerume. • bruto A2 37. 57. mezul: mezzule «doga mediana del fondo della botte» (TLIO). • Cf. el mezollo de la rota ‘il mozzo della ruota’ V 390. 59. brut: n. 54. 60. miciniosa: muzinoso ‘moccioso’ (Mu). | bresc. mosignûs (Mel); rover. trent. moccinos (Azz). Cf. pad. vic. mucin, vic. mocin, rover. mocim «moccio» (Pra, s.v. mocìn). Questa forma, insieme con il derivato, è attestata al pto 237 [Stènico TN] in ALI 102. 61. mochà: moccare1 «pulire, soffiare il naso» (GDLI). Da *muccare ‘togliere il muco’ (REW 5706); cf. Mar, mocarse. | berg. mocà (Tir), bresc. ~ (Mel), com. ~ (Mon), mant. mocar (Cher–2); mod. mucher al nes (Ne, s.v. mucher); piem. mochè el nas (SA, s.v. mochè). Rifl.: crem. mocas el nas «soffiarsi il naso» (Sam), cremon. mouccaase el naas ‘id.’ (Pe, s.v. mouccaa); venez. ver. vic. mocarse el naso (Pra); rover. trent. moccarse ’l nas (Azz); piac. môccas al nas «soffiarsi, pulirsi il naso» (For, s.v. môccà). 62. mocharol: moccaiolo (mocairolo, moccaruolo) «fazzoletto» (GDLI). Da moccare: n. 61. | bresc. mocarì e mocarœl (Mel), mouccarool cremon. (Pe); ver. mocarol (Pra, s.v. mocare). AIS 1553: 117 [Ornavasso VB], 229 [Sonico BS]. • moccheruò F 130. 65. sbadagià ‘sbadigliare’. Da *bataculare (LEI). | Voce pansettentrionale. Per la documentazione dialettale: ivi, 1.b.α.
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76. dent ogial: dente occhiale «ciascuno dei canini superiori, considerati corrispondenti agli occhi per i dolori che vi si riflettono» (GDLI, s.v. occhiale, no 10). | LEI, s.v. dens, 1076.48–52, 1077.1–5. • dente ogial VB7, dente ogiale VB1 3 5, dento ogialo VB4. 77. ganasal ‘dente della ganascia, della mascella’, ‘molare’. Cf. ganasale in Tomasoni (1986, 236). | Voce di area diffusamente lombarda, come documentato in AIS 109 e in ALI 31; cf. lig. denti de ganaše (ivi [Noli SV]) • ganasalle VB3. 79. biasar: biasciare «rigirare qsa in bocca per lungo tempo (senza masticarla), masticare male» (TLIO). | LEI, s.v. blassiare, 159–162. 84. lunella «ugola» (DEI). | berg. lûnela (Zap), bresc. lunela (Mel), crem. ~ (Sam), cremon. lunella (Pe); parm. lunela (Mal). AIS 111: 238 [Bono BS], 258 [Lumezzane (Sant’Ap.) BS], 267 [Dello BS], 286 [Bozzelo MN], 443 [Tizzano PR]. Cf. gen. lünetta (Oliv). • lunella VB3–5. 85. filet de la lingua: filetto della lingua ‘frenulo’ («plica mucosa situata nella parte inferiore della lingua»: GDLI, s.v. filetto, no 8). | Voce diffusa qua e là in tutta l’area settentrionale, ma in area veneta sembra prevalere il tipo con -ello: bresc. filet (Mel–app), cremon. filett (Pe), mil. ~ (Cher–2), pav. filæt (Gam); pol. fileto (Maz); bol. filat (CB), mod. filatt (Ne), piac. filett (For); piem. filet e filat (Pon, s.v. filet); gen. fiettu da lingua (Oliv); cf. pad. filelo, etc. (Pra, s.v. filo). 86. grop de la golla: groppo della gola ‘pomo d’Adamo’ (GDLI, s.v. groppo1, no 6). Cf. gropo de la golla (Tomasoni 1986, 236). • grop dla gola R 308, gropo de la gola VB1 7, gropo de la golla VB4 7, gropo de la gora VB2, groppo de la golla VB3 5. 88. canaruz: cannarozzo ‘gola’ («lo stesso che gargarozzo» TLIO). Cf., con lo stesso sign., cannarino (DEI). | Voce attestata in tutta l’area lombarda: berg. canaros (Tir), bresc. canarœs (Mel), com. canaruz (Mon), crem. canarœs (Sam), cremon. canareuzz (Pe), mant. canaruzz (Cher–1), mil. ~ (Cher–2), pav. ~ (Gam). AIS 121 conferma la presenza della voce in diverse località lombarde. Cf. ver. canalusso (BD); rover. trent. canaluz (Azz); mod. canalozz (Ne), parm. canaluzz (Mal); lig. canaosu etc. (VLP). • canaroza f. VB2. 89. barboz: barbozzo ‘mento’ (GDLI). | berg. barbos (Tir), bresc. ~ (Mel), crem. ~ (Sam), cremon. barbozz (Pe), mant. barbuzz (Cher–1), mil. barbozz (Cher–2), pav. barbos (Gal); bell. barbuz, trev. venez. zar. barbuzzo (Pra, s.v. barbuzzo) (cf. pad. barbuzzolo, etc.: ibidem); bologn. barbôz (CB), ferr. barbuzz dl’ om (Az), parm. barbozz (Mal), piac. ~ (For). Cf. rover. trent. barbizzol (Azz); com. barbozada «colpo nel mento» (Mon). AIS 341 e ALI 36 attestano la voce prevalentemente nell’area lombarda, con qualche sconfinamento in area trentina. • barbocio VB5, barboz VB4, barbozo M 236, VB3, Z 20; cf. barbaroto VB7 e barboto VB1.
Note lessicali
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copa: coppa3 «parte posteriore del collo, nuca» (TLIO). Mar: copa. | berg. copa (Tir), bresc. ~ (Mel), crem. ~ (Sam), mant. ~ (Arr), mil. coppa (Cher–2), pav. copa (Gam); ven. ~ (Pra); rover. trent. coppa del capo (Azz); bol. côpa (CB), ferr. copa (Fer), parm. coppa (Mal), piac. côpa (For); piem. copa (SA); lig. [Varese Ligure] cupa (VPL). Cf. berg. copì (Tir, s.v. copa), mant. copin (Cher–1), mil. coppin e copin (Cher–2). In AIS 119 e ALI 38 il tipo «coppa» risulta soprattutto veneto ed emiliano, mentre in area lombarda prevale il tipo «coppìn» (nell’ALI alcune attestazioni del tipo «coppa» si hanno nella parte più settentrionale). Cf. mod. cupàtt m. (Ne). • choppa K 38, copa VB5, Z 5.
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bludó: bredone «muscolo» (Sella 1937); cf. bradone «parte del braccio che va dal gomito alla spalla, omero (o genericamente braccio?)» (TLIO, con esempi toscani), bredone «omero, spalla, avambraccio» (DEI). Dal francone *brado ‘pezzo di carne’ (REW 1259). | Cf. mil. brion «taglio di manzo […]» (Cher–2). • Glossa a musculus: bledó del braz C 233, bludon VB3, bradó VB4 5, briono VB1, brodon VB7.
106. grat de la ma ‘dosso della mano’. Cf. grae di pe ‘il dosso del piede’ (Salvioni 1898, 209). «Dalla medicina medievale sarà venuto il lombardo gra collo del piede, che si connette col latino crātis spīnae, crātis pectoris gabbia toracica» (DEI, s.v. grata). 107. raseta: cf. pecten «pars manus, quæ est inter rasetam et digitos» (DuC, s.v. raseta2; da Matthaeus Silvaticus). giaf: chiave «giuntura, articolazione» (GDLI, no 24). | berg. ciaf di ma «carpo, giuntura della mano tra la palma e il polso» (Tir, s.v. ciaf), bresc. ciaf dela ma (Mel, s.v. ciaf), crem. ~ (Sam, s.v. ciaf), cremon. ciaf della maan (Pe, s.v. ciaf). 110. a pè del ‘vicino al’ (cf. appiè «nella parte inferiore, sotto; al limite, al margine, presso»: GDLI, no 4). 114. nod: nodo «giuntura, articolazione» (GDLI, no 33); «nocca» (Arcangeli 1991, 163). Cf. nodi in Zarra (1985, 582). | Voce diffusa in gran parte del settentrione: berg. nud dol col, dol braz, de la mà (Ang, 838), crem. nod ‘nocca’ (Sam), cremon. ~ (Pe), mant. ~ (Cher–1), mil. nœud (Cher–2), pav. neud «giuntura o congiungimento delle mani o dei piedi» (Gam); rover. snodo, valsug. gnoo, venez. piran. nodo (Pra, s.v. nodo); bol. nud del dida (CB, s.v. nud), ferr. nud di dida (Az), parm. noeud di did (Mal, s.v. noeud), piac. nöd di did (For, s.v. did); piem. noud (Pon). Cf. berg. nodel (Tir), bresc. ~ (Mel); gen. nuetto de die (Pag 175). AIS 156 attesta il tipo «nodo» ai pti 205 [Prestone (Campodolcino) SO], 216 [Lanzada SO], 229 [Sonico BS], 250 [Bienate (Magnago) MI], 372
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[Raldon VR], 373 [Montebello VI]. ALI 1 attesta «nodo» ‘nocca’ nel Veneto meridionale. • nodi pl. A3 3585, K 38, nodo del dedo VB5, nodo del dido VB4, nodo del dio VB1; derivati: nodello de lo dido VB7, nodello del dido VB3. 121. cafdel: cavedello «capezzolo» (DEI). Da capitellu(m) ‘piccolo capo’ (ibidem). In VDSI, s.v. cavadell, è specificato «della donna». | Voce pansettentrionale: LEI, s.v. capitellum, 71–73. • cavedel de la mamela C 233, cavedello de la mamella VB4, cavedelo de la teta VB1. 126. forcella del stomeg: cf. forcella del petto «la regione epigastrica e in part. la parte superiore dell’addome sottesa all’arco costale» (TLIO, s.v. forcella2, no 2, con esempi toscani). Cf. forca del pecto: Zarra (2018, 576). | berg. forcela (Ang, 848), mant. forcella «ossicino biforcato ch’è nel petto de’ polli e simili» (Cher–1, s.v. forchetta); pol. forzela (Maz); mod. furzela (Ne), parm. forzela del stomeg «sterno» (Mal, s.v. forzela). Cf. venez. forchetta del petto (Boe, s.v. forcheta). 129. biguel ‘ombelico’; bigol in Tomasoni (1986, 233). | berg. biguel (Tir–app), bresc. bigol (Mel), crem. ~ (Sam), cremon. ~ (Pe), mant. ~ (Cher–1); bol. bliguel (CB), ferr. bigul dla panza (Az, s.v. bigul). AIS 130 e ALI 60 mostrano una certa diffusione del tipo nella Lombardia orientale, con sconfinamenti in area veronese e trentina. • biguel VB4; cf. bomboligo VB3, bombolivo VB1, emblico VB7. 132. spinal: spinale «colonna vertebrale» (GDLI, no 2). • spinal C 233; cf. spina f. VB1. 135. miola ‘midollo’. Cf. A3 188 n. | berg. miola (Tir), bresc. ~ (Mel), com. miôla (Mon), crem. miola (Sam), cremon. miolla (Pe), mant. miola (Cher–1), mil. ~ (Cher–2), pav. ~ (Gam); pad. poles. vic. megola, etc. (Pra); rover. trent. miola (Azz); bol. mrôlla (CB), ferr. mrolla (Az), parm. miola (Mal), piac. miolla (For); piem. miola (Pon); lig. meula, etc. (VPL). AIS 566 1025; anche REW 5463. • medola VB1, medula VB7, meola Co 212, merola Co 149, VB5, miola R 237, VB4. 137. galó: gallone «fianco (del corpo umano)» (TLIO). Da *calon (gallico?) «Schenkel» «Hüfte» (REW 1523). | Forma diffusamente settentrionale, nei signn. ‘coscia’ e/o ‘fianco, anca’: berg. galù (Tir), bresc. galû (Mel), com. galon (Mon), crem. galù (Sam), cremon. galoon (Pe), mant. galon (Cher–1), mil. garon (Cher–2), pav. galon (Gam); ven. ~ (Pra); rover. trent. gallom (Azz); bol. galôn (CB), ferr. gallon (Az), mod. galoun (Ne), parm. galon (Mal), piac. gallon (For); piem. galon (Pon). AIS 135 161, ALI 60 67. • (el cortel da) galló C 236, gallon F 124, galon K 38 (lat. femur), VB3 4 7, galono VB1. 140. petenèt ‘pube’; cf. pettignone (GDLI) e pettinicchio (DEI). Da pectine(m) (cf. REW 6328), con «allusione all’aspetto dei peli che ricordano i denti di un
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pettine» (GDLI, s.v. pettignone). | berg. petenet (Ang, 852), bresc. ~ (Mel), mant. petnet (Arr). Cf. pol. petenecio (Maz), venez. petenechio (Boe), venez. pad. petenegio (Patr); rover. trent. pettenuz (Azz). Cf. anche ver. petenela (BD) e piem. petignon (SA). 141. insegnia: da intendere come ‘segno’ dell’appartenenza a uno dei due sessi. 142. insegnia: n. 141. 143. insegnia: n. 141. 152. mader: madre «matrice, utero» (GDLI, no 20). 154. botaz: botasc «ventre» (VDSI). Cf. botazum ‘recipiente’ (Sella 1937). | AIS 128 («il ventre»): 205 [Prestine (Campodolcino) CO], 222 [Germasino CO], 231 [Arcumeggia VA], 234 [Introbio LC]; ALI 58 («ventre»): [Sorico CO], 107 [Rasura SO], 110 [Lèzzeno CO]. buzecha: busecchia «intestino di animale o dell’uomo, interiora» (TLIO); buzecha «trippa» (Sella 1937) e buzacca ‘id.’ (Id. 1944). Per alcuni deriverebbe dal lat. vessica(m) (cf. la sintesi in Mar, s.v. buseche, anche per altre ipotesi etimologiche). Cf. anche büseca (VDSI), presentata come voce di origine incerta (segue una dettagliata panoramica delle spiegazioni etimologiche avanzate negli studi). | berg. buseca (Ang, 245), com. busechia (Mon), crem. buseca (Sam), cremon. busecca (Pe), mil. ~ (Cher–2), pav. busæch (m.) e busæca «intestino di animale bovino apprestato ad uso di vivanda» (Gam); parm. buseca (Mal), piac. busecca (For); piem. buseca (Pon). • busecca ‘sanguinaccio’ F 118. 155. lagiet: laccetto2 ‘animella’, «parte commestibile delle interiora degli animali (pancreas e timo)» (GDLI). Da lacc ‘latte’ (ibidem). | berg. lacet (Tir), com. ~ (Mon), crem. ~ (Sam), cremon. lacett (Pe), mant. lazzett (Cher–1), mil. laccett (Cher–2), pav. laciæt (Gam); ver. latecio (BD), vic. ~ (Paj); parm. lattecc (Mal), piac. lacitt (For); piem. lacet (Pon); gen. laccettu (Oliv). Cf. bell. latesin (Naz). • lacietto F 127. 156. cirbus: zirbus «omentum» (DuC). redesella: reticella «omento» (GDLI, no 10). | berg. redesela (Ang, 857); ferr. radsell dal majal g.i. (Az). Cf. venez. vic. radeselo, etc. (Pra, che la dice forma derivante dall’intrusione di radisa, raisa ‘radice’ in re, rede o reda ‘rete’); rover. trent. redesel (Azz). Cf. anche bresc. ratela (Mel). • redesela del corpo VB1, redesele del corpo VB3, resedela del corpo VB4, risella del corpo VB7. 160. pelesina: pellesina «sottile membrana; pellicina» (GDLI).
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161. lombel: lómbalo ‘lombo’. Cf. lómbolo «lo stesso che lombo» e «[gastr.] piccola lombata» (TLIO, ni 1 e 2). | ver. lombalo (PBB); ferr. lombal (Az). Cf. berg. lombol (Tir); vic. lombolo (Paj); rover. trent. lombol (Azz). Cf. mil. lomber (Cher–2), pav. lombær (Gam). Cf. anche venez. pad. lomboio (Patr). rognió: rognone «rene (di animali e bestie da macello)» (TLIO). Da *reniōne(m). | berg. rognù e rugnù (Tir), bresc. rognû (Mel), com. rognon (Mon), crem. rognù (Sam), cremon. rougnoon (Pe), mant. rognon (Cher–1), mil. ~ (Cher–2), pav. ~ (Gam); pad. venez. vic. etc. rognon, etc. (Pra); rover. trent. rognom (Azz); bol. rûgnon (CB), ferr. rugnon (Az), mod. rugnoun (Ne), parm. rognon (Mal), piac. rôgnon (For); piem. rognon (Pon); lig. rugnûn (Oliv). AIS 142. • orgnon F 132, rognió VB3, rognion VB7, rognione VB4, rogniono VB1, rognon VB2, ronió C 233, ronyó R 23. 162. sang vif ‘sangue vivo’: cf. n. 163. 163. sang mort: sangue morto «ristagno di sangue in una cavità corporea» (GDLI, s.v. sangue). 170. padella: patella «rotula» (GDLI, no 2; da ‘piatto, vassoio’ al sign. traslato ‘rotula’). • la padela dol zinog R 350. 172. schena de la gamba: schiena (?) della gamba ‘stinco’ ‘stinco’, anche se il dubbio di una confusione con schinca/schenca, forma lombarda per ‘stinco’, permane. 182. bignió: bugnone «escrescenza della pelle, foruncolo» (TLIO). | LEI, s.v. *buni-, 156–158. AIS 685, da cui emerge una capillare diffusione della voce nelle aree lombarda ed emiliana. • bugnone M 238. 183. brùsola «pustola, vescica» (TLIO). Da «broza ‹crosta formata su una ferita›, con prob. influsso di bruciare» (ibidem). | LEI, s.v. brok(k)- etc., 663–666. 185. sagro: fuoco sacro «eruzione cutanea accompagnata da un violento bruciore» (TLIO, s.v. fuoco, no 6). È il più comunemente noto fuoco di Sant’Antonio. 188. lentigia: lenticchia «lo stesso che lentiggine» (TLIO, no 2, con una sola attestazione, dal pad. Serapiom). Cf. lentigioso, Mar. | berg. lentegia e lente (Zap), bresc. lentecia (Ro), crem. ~ (Sam), mil. lentiggia (Cher–2), pav. lentigia (Gam); parm. voèuja d’ linticcia (Mal), piac. lintiggia (For); piem. lentìa (Pon); gen. lentiggia (Oliv). • lentegia A3 3949, lentigia Co 217. 193. splurì: n. 28. 194. spiurì: n. 28.
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196. cenevella ‘cervello’. | mil. scinivella o zinivella (Cher–2). Cf. AIS 94: 274 [Sant’Angelo Lodigiano LO], 275 [Castiglione d’Adda LO]; ALI 10: 117 [Olginate CO], 128 [Omate (Agrate Brianza) MI], 129 [Oreno (Vimercate) MI]. 198. vertes ‘scriminatura’. Da vertice(m): cf. REW 9250 (e Faré). | berg. avertes o vertes de cavei (Ang, 779), com. vertas (Mon), mil. vertesa (Cher–2), pav. ~ (Gam); piac. verdza (For). ALI 12: attestazioni del tipo nella Lombardia nordorientale. • la vertes on sia la sumità del capo VB4. 199. torquilum: derivato di torquis ‘ghirlanda’, ‘avvolgimento’. torgió: indicava un rotolo imbottito di crine usato per aumentare il volume della capigliatura (Lazzerini 1988, 145). Cf. torchio4 «ramoscello di salice per legare fascine; ritorta» (DEI). | Cf. bresc. torciù «spira» (Ro), crem. a torciù «a chiocciola» (Sa), mil. torgiùu agg. «torto, attorto» (Ban); ven. [Pola, Sisano] torcion «attortigliamento» (Pra); ferr. andar in turzun «andar tortiglione» (Az), piac. cann a tôrcion «canne a chiocciola: così chiamansi le canne d’archibuso fatte di una lista di ferro attortigliata» (For); piem. torsù «torto, ritorto, attortigliato» (Pon). 200. nestola (nestila) «fettuccia, nastro, cinto» (DEI; «dalla forma longobardica metafonizzata nestila», ibidem). Sella (1937): nestula. | berg. nistola (Tir), bresc. nestola (Mel), com. ~ (Mon), cremon. nistoula (Pe). ALI 204 («nastro del cappello»): 109 [Precasaglio (Ponte di Legno) BS] e 140 [Farfengo (Borgo San Giacomo) BS]. 201. fruzèl ‘nastro per i capelli, corona’. Per l’etimo cf. frīsia (lana), frīsius (pannus) (REW 3518; anche Faré). | crem. frisel «corona di fiori, serto che si pone a’ morti bambini» (Sam). ALI 204: 404 [Bersano (Besenzone)]. Cf. gen. frexettu «nastro» (Oliv) e pav. frisa «spighetta, trecciola ornamentale» (Gal). 204. intrezador: intrecciatoio «ornamento di metallo o di seta, talvolta guarnito di perle o gemme, che le donne usavano porre sulle trecce» (GDLI). Cf. intrezatorium «intrecciatura per capelli, trecciera» (Sella 1937). • intrezador R 282. 205. machamà: la forma deriva dall’unione di moccare (cf. n. 61) e mano, e indicherà allora un panno o sim. per pulirsi/asciugarsi le mani. 206. sugachò: asciugacapo «asciugamano per il viso» (DEI). Cf. la breve nota in Salvioni (1901, 367). | com. sugacho (Mon), mil. sugacóo (Cher–2). 207. lesiva: liscivia «acqua bollente filtrata attraverso cenere di legno […], usata come detergente per lavare i panni; ranno» (GDLI). • lescia A3 4036, lisia Co 153.
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210. oveta: vitta «fascia, benda» (DEI); anche, più specificamente, ‘cuffia’ (Caix 1878, 78). Nei testi padovani editi da Tomasin (2004) ovete «cuffie» (p. 282). • oveta C 235, VB5, vita AA 79. 211. red: rete «reticella sottile (a forma di cuffia con larghe maglie), per lo più di filo, spesso riccamente adorna, usata per raccogliere i capelli» (GDLI, no 7). 212. mazol: mazzuolo1 «nappa, fiocco» (GDLI, no 2). Cf. mazzocchio «ornamento che tiene raccolti i capelli» (TLIO, no 2). | mant. masœl ‘mazzolino’ (Arr). Cf. berg. mazza (Tir–app), bresc. maseta (Mel–app); rover. trent. màzzola (Azz). oveta: n. 210. 213. bretta ‘berretta’. • bareta VB1, bereta VB3 4 7, bireta A3 3521 (glossato in nota con «berretta da prete»), breta C 235; cf. bereta dol cortel ‘custodia del coltello’ R 173. 215. becha «il becchetto, la falda o striscia del cappuccio, da ravvolgere al collo» (Sella 1937). Cf. becca2 «cocca di un fazzoletto» (GDLI). 220. frugiada: da *frictata (Parodi 1894, 148). 221. parmada: cf. n. 222. 222. parma ‘tarma, tignola’. | berg. parma (Tir), bresc. ~ (Mel–app), crem. ~ (Sam). AIS 482: 216 [Lanzada SO], 229 [Sonico BS], 234 [Introbio LC], 237 [Gromo BG], 238 [Borno BS], 249 [Bagolino BS], 258 [Lumezzane (Sant’Ap.) BS], 263 [Rivolta d’Adda CR]. 230. morb caduch: morbo caduco (o mal caduco) «nome popolare dell’epilessia» (GDLI, s.v. caduco, no 2). | berg. mal bröt o mal cadöc (Tir, s.v. mal), bresc. mal caduch (Mel, s.v. mal), cremon. mal cadut (Pe, s.v. mal), mant. mal caduch (Cher–1, s.v. mal), mil. malcaducch (Cher–2, s.v. maa); poles. valsug. venez. ver. vic. malcaduto, rover. malcaduco (Prati, s.v. malcaduto); rover. trent. malcaduco (Azz); ferr. malcadù (Az), parm. mal cadù (Mal, s.v. mal); piem. mal caduch (Pon, s.v. mal). AIS 278, ALI 195. 231. stramontament: n. 232. 232. stramontà ‘perdere i sensi’ (lett. ‘tramontare’). «Si tratta […] di un hàpax semidotto, risultante da estens. analog. di trans montem, per via di metatesi dal trecent. trasmontare (ant. franc. trasmonter) […]. Da tramontare» (Pasquini 1965, 337). | Cf. com. stramontà de color «scolorare in volto, impallidire» (Mon, s.v. stramontà). 238. sinticus: n. 239.
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239. sincteria: dysenteria (Glessgen 1996, 595). flux: flusso2 «secrezione o emissione di liquidi e di umori all’interno o all’esterno del corpo umano, legata a stati patologici o ferite» (TLIO, no 3). Cf. Zarra (2018, 606). 240. pond: (male del) pondo ‘dissenteria’. 243. galló: n. 137. 244. verola: vaiola «pustola o cicatrice prodotta sulla pelle dal vaiolo (per lo più in espressioni plur., anche per indicare genericamente la malattia stessa)» (GDLI). | ‘pustola di vaiolo’: mil. varœùla (Cher–2), pav. variöla (Gal); ‘vaiolo’: berg. veròl → eròl e eröla (Tir), bresc. verœla (Mel), crem. verola (Sam), cremon. varole pl. (Pe), mant. varœula (Cher–2); pad. ver. varola, venez. varole o verole pl., etc. (Pra, s.v. varole); rover. trent. varola → avarola (Azz); piem. vairola e vairole pl. (Pon). ALI 177 («vaiolo» «varicella» «pustole vacciniche»). In area emiliana prevale la variante maschile. • varole pl. B 22. 245. fersa1 «eruzione cutanea infantile, morbillo» (TLIO, con due attestazioni dal padovano Serapiom, post 1390): «v[oce] limitata all’it. settentr. e non letterario […]» (DEI, s.v. fersa2; da una voce tedesca: ibidem). | (Definita anche o solo come ‘rosolia’; non sempre il genere – o numero – è perspicuo) berg. fersa (Tir), bresc. ferse (Mel), com. fers o ferz (Mon), crem. ferse (Sam), cremon. ~ (Pe), mant. ~ (Cher–1), mil. fers o fersa (Cher–2), pav. fers (Gam); bell. pad. vic. fersa, etc. (Pra); bol. ~ (CB), ferr. ~ (Az), mod. fers f.pl. (Ne), parm. farsi (Mal). Anche AIS 691 e ALI 178, ove si nota una diffusione della forma tra Lombardia orientale e Veneto. 246. brusola: n. 183. 255. veniuda: venuta, da intendere nel sign. ‘manifestazione di una malattia, accesso’. 260. ingrester: sembra risultare da un incrocio di ingrestera ‘caraffa’ (cf. anguistara TLIO) con clistere. Cf. ingriestera A3 554 n. per le varie fogge della parola e le ipotesi sulle mescidanze a monte (con «clistere» da un lato, «angusto» dall’altro). • Per la prima forma: angestera K 45, ingestera K 35, ingrestera C 239, VB3 4 7, ingriestera A3 554; per la seconda: cristerio Co 235. 263. insuda: lett. ‘uscita’, ma, come è evidente dalla voce latina, ‘sterco’; ensuda, con lo stesso sign., in Verlato (2009, 698), che cita anche un’attestazione nel padovano (ensua, da Ineichen 1966, 120) e un’altra nel mantovano (exuda/
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ixuda, da Ghinassi 1965, 144). Si tratta chiaramente del participio passato, sostantivato, di un verbo insir (< exire). | vic.ant. insua (Pra). 271. sgarlatada ‘sciancata’. Da sgarla «gamba» (Tir), dal gall. *garra «parte della gamba» (Pra, s.v. sgarlà). | bresc. sgarlatà «azzoppare» (Mel); cf. sgarlà crem. (Sam), pav. ~ (Gal); anche mil. ~ «scoscendere» (Cher–2). Cf. anche, come agg., berg. sgarlàt «dicesi di chi ha le gambe fatte a sciabola colla curvatura all’infuori» (Tir), com. sgarlà (Mon); venez. ~ «sbilenco» (Pra); parm. sgarlòss «sciancato» (Mal). 277. botium: botius «tumor» (DuC). gos ‘gozzo’ e, nel caso specifico, ‘rigonfiamento sul collo dovuto ad aumento di volume della tiroide’. Cf. gosso in Zarra (1985, 577), che sottolinea la diversa etimologia proposta dal DELI (s.v. gozzo): «mozzatura di (gor)gozzo (da un lat. parl. *gurgŭtiam ‘gola’) o di (gar)gozzo da un imit. garg»; e dall’EVLI (s.v. gozzo): «lat. volg. gŭttiu(m), var. di gŭttur -ŭris ‘gola’, confuso con gŭttus ‘ampolla’». 278. gosuda: cf. n. 277. 279. desnodada: disnodato «slogato, lussato» (TLIO). 280. deslogada: dislocato «slogato, disarticolato» (GDLI). ALI 173: 102 [Sant’Abbondio (Piuro) SO], 112 [Gromo BG], 124 [Redona – Bergamo], 140 [Farfengo (Borgo San Giacomo) BS], 212 [Cògolo (Peio) TN], 213 [San Bernardo (Rabbi) TN], 230 [Faver TN]. 281. deslogament: cf. n. 280. 282. miza: cf. n. 284. 283. mizadura: cf. n. 284. 284. mizà: cf. mezzare tr. «dimezzare, squarciare, spaccare» (GDLI). truchà ‘troncare’: § 4.34. 285. stornida: stornire «mettere temporaneamente qno in uno stato di confusione» (TLIO). Dal fr.ant. estorner (ibidem). | berg. stürnì sö rifl. (Tir), bresc. stornì (Mel), com. ~ (Mon), crem. ~ (Sam), cremon. stournii (Pe), mant. stornir (Cher–1), mil. stornì (Ban); bell. stornir (Naz), feltr. ~ (MP), pol. stornire (Maz), venez. stornir (Boerio), venez. pad. stornire (Patr), ver. stornar (PBB), vic. stornirse la testa (Paj, s.v. stornire); rover. trent. stornir (Azz); parm. stornir (Mal), piac. stôrnì (For). Cf. AIS 619 («son tutto stordito»).
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288. abalurdì: abbalordire ‘sbalordire, stordire’. 293. testera: testiero ‘testardo’. 294. cervelina: cervellino «(in senso lievemente spregiativo) vanesio, leggero, che ha la tendenza a dire la prima cosa che passa per la mente (ma anche abile nel convincerne gli altri)» (TLIO). stondera: voce usata soprattutto nell’espressione andà in stondera ‘andare a zonzo’. | mil. andà in stondera (Cher–2, s.v. stondera). Cf. com. ~ «si dice sempre di persona dissoluta» (Mon, s.v. stondera). Cf. berg. stondù «stravagante, fantastico, bisbetico» (Tir; stonda ‘ubriachezza’, ibidem; e anche menà la stonda «aver la luna a rovescio: dicesi di persona bisbetica, stravagante e fantastica», ibidem), cremon. stoundaa «agitare con forza» (Pe). Si rimanda alla documentatissima nota di Pfister (1986, 39–41) sull’origine, gotica, di stonda. 295. insegnia: insegna ‘segnale, cenno’ (cf. GDLI, no 7). 296. insegnia: n. 295. 297. mocha: mocca «smorfia, beffa» (DEI); «fr. se moquer (XII sec.), da una voce espressiva» (ibidem). | crem. moca (Sam), cremon. ~ (al pl.) (Pe), mant. moche pl. (Cher–1), mil. mocca (Cher–2), pav. moca (Gam); pad. rover. venez. ver. vic. moche pl. (Pra); bol. moca (CB), parm. ~ (Mal), piac. ~ (fà la) (For); piem. ~ (Pon). Cf. com. mòchena «scherzo» (Mon); rover. trent. mocche ‘moine’ (Azz). 299. ascusì: scogire (scugire) «osservare, scorgere» (DEI, che la dice voce umbra, da un got. kausjan ‘esaminare’). | gen. fase scôxì «farsi scorgere» (Oliv, s.v. scôxì). 300. palpignià: palpignare «sbattere le palpebre» (TLIO, dove riguardo all’etimo è detto: «prob. da connettere con la radice lat. palp- di palpare (nel signif. di ‘battere leggermente’) e di palpebra»). | berg. palpignà (Tir), bresc. ~ (Mel), crem. ~ i oc (Sam), mil. ~ i œucc (Cher–2). 302. ronchà: roncare2 «russare» (GDLI). Da runcare (DuC, s.v. runcare2). | berg. roncà e ronfà (Tir), bresc. roncà → ronchezà (Mel), com. roncà (Mon), mil. ~ (Cher–2). Cf. mant. ronchizar (Cher–1), pad. vic. ronchezare, etc. (Pra); rover. trent. ronchezar (Azz). AIS 654 («egli russa») e ALI 136 («russa»), con attestazioni nella Lombardia orientale. 306. piuri: deverbale da piorare «piangere» (GDLI). | Relativamente al verbo: berg. piorà (Tir, con attestazione cinquecentesca); venez.ant. piurar (Pra); piem. piorè (Ponza).
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312. piuri: n. 306. 320. bedosch: Lorck 68n lo riconduce all’it. benduccio («fazzoletto»: TLIO, no 1.1), ma resta difficile da spiegare l’esito -sch [sk]. Il VDSI registra bedosch col sign. «bracciata di fieno e di paglia», da una base *botusca, forse gallica, che però dal punto di vista semantico sembra troppo distante dalla nostra forma: un avvicinamento si ha tuttavia con il com. [Bormio] bedosch «grosso batuffolo di paglia o d’altro» (Mon). 328. obaudio: obaudire1 «male audire» (DuC). straodì: straudire «non intendere bene» (LEI, s.v. audire, 2266.17; ven.ant. straoldir, ivi, 2270.1). 330. straudiment: cf. n. 328. 334. osmament: cf. n. 335. 335. osmà: usmare «odorare, fiutare» (GDLI). Da *osmare (ibidem). | berg. usmà «fiutare, annasare» (Tir), bresc. ûsmà (Mel), com. usmà (Mon), crem. ~ (Sam), cremon. ousmaa (Pe), mant. usmar (Arr), mil. usmà (Cher–2), pav. ~ (Gam); pad. poles. vic. usmare, bellun. rover. venez. ver. usmar (Pra, s.v. usmare); lig. [Celle Ligure SV] usmô «fiutare dei cani che seguono la traccia degli animali» (VPL, s.v. urma). AIS 1359: si osserva una presenza della forma nella Lombardia settentrionale e occidentale. 336. brach: bracco ‘tipo di cane da caccia’. 338. circhà: cercare ‘assaggiare’. | Di ambito veneto: LEI, s.v. circare, 541–542. 346. mutezà: muteggiare «essere muto» (GDLI). 351. cignià: cennare ‘fare cenni, accennare’ (TLIO). | LEI, s.v. cinnare/*accinnare; cinnus. • cignà -ar M 240. 357. scarcayà ‘scaracchiare, scatarrare, schiarirsi la gola’. Voce onomatopeica. | berg. sgargajà (Tir), bresc. scarcaià (Mel), com. scarcajà (Mon), crem. scarcaià (Sam), mant. scarcajar (Cher–1), pav. sgargaià (Gal); pol. scarcagiare (Maz), venez. scarcagiar (Boe), venez. pad. scarcagiare (Patr), ver. scarcaiar (PBB) (e sost.: feltr. skarkòs MP, vic. scarcaio Bor); rover. trent. sgargajar (Azz); bol. scaraciar (CB), ferr. scarcajar (Az), mod. scarcaier (Ne), piac. scaraccià (For). Cf. mil. scarcà (Cher–2). • Cf. scharcare M 254. 358. scarchayo: cf. n. 357.
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362. infregiàs: infreddarsi ‘prendere un raffreddore’. | berg. infregias (Tir), bresc. enfredas (Mel), com. infregiaa (Mon), crem. infredas (Sam), mil. infreggiass (Cher–2). Cf. AIS 694 («sono raffreddato»). Cf. n. 363. 363. fregior ‘raffreddore’ (cf. TLIO, s.v. freddore). Cf. n. 362. | berg. fregiur ‘raffreddore’ (Tir), bresc. fredur (Mel), crem. ~ (Sam), cremon. fredour (Pe), mant. freddor (Cher–1), mil. freggiur (Cher–2; e anche infreggiò). ALI 156. 364. infregiada: cf. n. 363 (e anche n. 362). 366. trangot: tranghiottire «‘inghiottire’ con avidità, divorare» (DEI). Forse da un *trangutare (cf. *tra(i)ngutiare in Ventura 2020, 642). | berg. trangot trangotì e trengotì (Tir). AIS 1026: 227 [Albosaggia SO], 237 [Gromo BG], 238 [Borno BS], 245 [Stabello BG]. 369. paylì: paidire «digerire» (TLIO). Da *pagidire (ibidem). Cf. A3 1875 n., Aresti (i.c.s.). | berg. paì paidì e paglì (Tir), bresc. paì (Mel), mant. padir (Cher–1); pad. vic. paire, etc. (Pra); rover. trent. pair (Azz); bol. padir (CB), parm. paidir (Mal); gen. paì (Oliv). Cf. com. [Tirano] paidì «produrre, mandar fuori» (Mon). • padire A2 41, A3 1875 1876, padido part. pass. A3 1876. 370. paylì: n. 369. 372. ingosa: angoscia «nausea, vomito» (TLIO, no 1.3). | berg. angossa e ingossa (Tir, s.v. angoscia, angossa); per la restante documentazione dialettale: LEI, s.v. angustia, 2.a. • anguossa M 234. 376. sgrafinià: sgraffignare ‘graffiare’ (TLIO, con un’attestazione dal messinese Angelo di Capua, 1316–1337). | berg. sgrafignà (Tir), bresc. ~ (Mel), com. ~ (Mon, s.v. sgrafà e sgrafignà), crem. ~ (Sam), cremon. sgraffegnaa (Pe), mant. sgrafgnar (Cher–1), mil. sgraffignà (Cher–2), pav. sgrafgnà (Gam); bol. sgranfgnar (CB), ferr. ~ (Az), parm. ~ (Mal), piac. sgranfgnà (For); piem. sgrafignè (Pon); gen. sgraffignâ (Oliv). Con il sign. ‘arraffare’, ‘rubare’ e sim.: venez. sgranfignar (Boe), venez. pad. sgrafignare (Patr), ver. sgrafignar (PBB), vic. ant. sgraffignar (Bor); rover. trent. ~ (Azz). AIS 1118. 378. gatiulà: cf. n. 381. 379. sgrafiniament: cf. n. 376. 381. gativol ‘solletico’. Forse da un *caticolo (Flechia 1876, 322). | berg. gatigol (Tir), bresc. ~ (Mel), com. ~ (Mon), crem. ~ (Sam), mil. galitegh (Cher–1, s.v. galitt); bol. ghetel (CB); lig. gatiju, etc. (VPL). Cf. bell. gatarigole (Naz), pol. gaterigole (Maz), vic. gatarigole o gatele (Paj); rover. trent. gattarigola (Azz). Cf. anche piem. gatii (Pon). Anche AIS 682, in particolare: 247 [Mona-
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sterolo del Castello BG], 249 [Bagolino BS], 256 [Brescia], 258 [Lumezzane (Sant’Ap.) BS], 267 [Dello BS]. 389. seng ‘cintura, fascia’: LEI, s.v. cingulum/cingula. Cf. n. 42. • Cf. sengia f. VB1 3. bragarol: bracarius (LEI). 391. stapiludium sembra essere un composto: cf. staffa «striscia di tessuto o di pelle che, inserita sotto la pianta del piede o sotto la calzatura, mantiene in tensione un pantalone o una calza, all’estremità dei quali è cucita» (GDLI, no 2); per quanto riguarda ludere si può forse stabilire un collegamento con aluta (no 390) ‘pelle, cuoio; anche, oggetto fatto di pelle o cuoio’. tiracha ‘(al pl.) bretelle’. | berg. tirache (Tir), tiraca dele braghe (Mel, s.v. tiraca e tirache), com. tiraca (Mon), crem. tiraca e tirache (Sam), mant. tiraca (Cher–1); ven. tirache (Pra); rover. trent. tiracca (Azz); ferr. tiracch (Az), parm. tiraca (Mal); lig. tiacche (VPL, s.v. tirâ). ALI 232: la forma è diffusa in area veneta, con qualche attestazione lombarda ed emiliana (anche con variante maschile). apichà: appiccare ‘unire insieme, congiungere’. Cf. A3 684 n. stringa: alla luce di quanto sopra, sarà da intendere nel sign. ‘cintura’. 392. zuparel: giubberello «abito maschile simile, ma più corto, al giubbone» (GDLI). • gipparello A3 1885 (e la ricca nota), zuparel C 235. zupó ‘giubbone’. Cf. cippone, gibone e zubone (Sella 1937). | berg. zipò (Ang, 289), com. giponn (Mon), crem. zipù (Sam), cremon. zippoon (Pe), mant. zippon (Cher–1), mil. gippon (Cher–2); pad. venez. (disus.) zipon, rover. zipom (Prati, s.v. zipa); bol. zibbôn (CB), ferr. giubbon (Az); piem. gipon (Pon); gen. gippun (Oliv). • zupó VB4, zupon VB3 7, zupone A1 203, zupono VB1. zach: giacco ‘tipo di veste da uomo’ (Cella 2003, 423); zaclus «giaccha» (Sella 1937). | berg. zac «giaco: arme da dosso fatta di maglie di ferro concatenate insieme, di cui facevasi uso nelle guerre dei bassi secoli. In alcuni luoghi della provincia dicono ancora zac nel significato di giachèt» (Tir), mil. [brianzolo contadinesco] zacch «marsina logora, con pezze sopra pezze, […] che i contadini indossano sulla vera marsina allorché hanno a portare a spalle gerle, brente, o altrettali arnesi, a fine di scemare lo stento, non si far male al dosso, e togliere le spalle all’intaglio de’ manichi di quelle» (Cher–2); venez. giaco ‘(nel sign. militare)’ (Boe), venez. pad. zaco (Patr), vic.ant. ~ (Bor); rover. trent. zac (Azz); parm. zacch ‘(nel sign. militare’) (Mal); piem. giach «casacca, giubba» (Pon, s.v. giaca e giach). • zacho K 39.
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394. bombàs «cotone; lucignolo; ovatta» (VDSI), dove, a proposito dell’origine, la forma è detta risalire a un incontro di bombax (in una sua variante con ba–) con bombyx ‘baco da seta; bozzolo’ (l’etimologia è comunque controversa: cf. Bertoletti 2005, 155). Seguendo i dati AIS, la variante con o è diffusa nella Lombardia orientale e nel Veneto, quella con a «giunge da meridione fino alla linea del Po, continua ad occidente nel Piemonte, proseguendo poi a settentrione lungo l’arco alpino fino al Grig.rom. […] e alle valli ladino– centrali» (VDSI). Cf. bombice «baco da seta [...]. Anticamente si chiamava ‘bombice’ anche la seta» (GDLI). • bambas R 73, bambase Co 202 204, bonbaxo K 45 46. 395. bambas: n. 394. 400. pignolatura: cf. pignolatum «Italis pignolo, est fascis lini vel cannabis, pignolare, linum terere, infringere» (DuC). pignadura: pettinatura ‘(tess.) operazione di pulitura delle fibre, e di eliminazione di quelle troppo corte’. Cf. pegnar ‘riordinare i capelli con il pettine, pettinare’ al no 192. 403. tondella «fibra tessile che risulta come scarto dal taglio o dalla cimatura dei panni» (TLIO, con due attestazioni di area toscana). 404. garzà: cf. n. 405. 405. garzo «capolino del cardo dei lanaioli con involucro irto di punte, che, seccato, serve per cardare la lana» (GDLI); termine di origine veneta. Lo stesso lessema anche più avanti, al no 1773. • garzo A2 40. 407. scartezà: scardassare «cardare la lana o altre fibre tessili con lo scardasso» (GDLI). Cf. n. 408. | berg. scartezà o scartegià (Tir), bresc. scartezà (Ro), com. scartagià (Mon), crem. scartezà (Sam), mil. scarteggià (Cher–2), pav. scartesà (Gam); venez. pad. scartizzare (Patr), vic.ant. scartezare (Bor); rover. trent. scartezar (Azz); mod. scartazer (Ne), parm. scartassar (Mal), piac. scartazzà (For); piem. scardassè (SA). 408. pechen: pettine «strumento [...], munito di dentelli appuntiti, usato per pulire e raddrizzare fibre tessili» (TLIO, no 1.2). scarteza: scardazza «scardasso» (GDLI). Cf. n. 407. | com. scartagia (Mon). Cf. mil. scartaggia «i parrucchieri danno questo nome a quella specie di scardassetto col quale ravviano e ripuliscono que’ capegli da tessere che riescono i più corti dopo le antecedenti ravviature» (Cher–2). Cf. lig. scarlassa (VPL).
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409. virgezà: vergheggiare «battere (la lana) con lo scamato o uno strumento affine» (TLIO, no 1.1). | berg. ergà o irgà la lana (Tir); venez. verghizar (Boe), vic.ant. vergezare (Bor); piem. vergassè (Pon). 410. pellanda → pelanda2 «veste ampia e lunga: palandra» (GDLI). • pelanda C 235, K 39, VB1, pellanda VB3 4 7. 414. bordó: bordone1 «bastone usato dai pellegrini» (TLIO). • bordom AA 146, bordono A3 1488. 416. guarnazó: guarnaccione «guarnacca ampia e lunga» (TLIO); cf. guarnachia etc. (Sella 1937; Id. 1944). Accrescitivo di guarnacca (dal provenz. guarnacha): l’etimo è discusso in Castellani (2000, 117); cf. Cella (2003, 53). Castellani (1952, 879) distingue tra la guarnacca maschile, «che cadeva diritta, aveva il collo con risvolti, le maniche ampie e più corte di quelle della gonnella», e quella femminile, «alquanto attillata, e talora senza maniche». | mil. guarnasciœù «gonnello» (Cher–2). • guarnazó C 235, R 328. 417. cotardida: cottardita «sorta di veste maschile e femminile attillata» (TLIO, solo in testi toscani). Si tratta di un gallicismo: cf. Cella (2003, 378). • coterdida C 235. 418. gonella: gonnella ‘tunica o sopravveste maschile’. Castellani (1952, 878): «veste maschile e femminile a volte dritta e a volte stretta alla vita da una cintola, con maniche attillate e talora guarnite d’una fila di bottoni dal gomito al polso, portata sola o sotto la guarnacca ed il mantello, insieme a cui costituisce una roba». Cf. gonella (Sella 1944). 419. se’: seno, da intendere come piega o concavità formata dall’incurvatura della veste all’altezza del seno (cf. GDLI, no 14). 422. or: oro «orlo, margine» (Pra). Da *oru(m), lat.cl. ora (ibidem). | Nei repertori dialettali lombardi è attestato il derivato: berg. oradel (Tir), bresc. ~ (Mel), cremon. ouradell (Pe), mant. ordell (Cher–1), mil. oradell (Cher–2). 423. geda: gheda → gaida «lo stesso che gherone» e «lembo (del mantello)» (TLIO, ni 1 e 2); gaya «falda dell’abito» (Sella 1937) e gaida «orlo della veste» (Id. 1944). Dal long. *gaida «punta della freccia» (DEI); anche REW 3637. | berg. ghede pl. (Tir, s.v. camisa), bresc. ghede (pl.) dela camiza (Mel–app), com. [Val Verzasca] ghedd (pl.?) e gheit (pl.?) (Mon), crem. gheda (Sam), mil. ~ («e nel contado specialmente brianzuolo gheja») (Cher–2), pav. gaida (Gam); bol. gada (Ferr), mod. gaida (Ne), parm. ~ (Mal), piac. ~ (For); piem. ~ (Pon). Abbiamo invece l’accezione ‘grembo’, oltre che in buona parte dei repertori sopra, in questi altri casi: cremon. gheda (Pe), mant. ~ (Cher–1); venez. («voce
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del contado verso Padova») ghea (Boe), vic.ant. gagia (Bor) e gaia (ibidem); rover. trent. gaida → gaja (Azz). ALI 226, in particolare: 100 [Livigno SO], 108 [Sondrio], 117 [Olginate CO], 119 [Sale Marasino BS], 127 [Milano], 132 [Treviglio BG]; sempre secondo i dati ALI si osservano varie attestazioni della variante gaida in Piemonte. scos: scosso «grembo», «dal long. skauz (ted. mod. Schoss)» (DEI). Pe, s.v. gheda, scrive: «dicono i nostri campagnoli quel che noi [= di Cremona città] con vocabolo tedesco diciamo scoos». Mar: scosso. Il vocabolo, nella forma scoso, è anche in Verlato (2009, 737, anche per i riferimenti bibliografici). | mant. scoss (Cher–1), mil. ~ (Cher–2); gen. scôsu (Oliv); parm. scos (Mal), piac. ~ (For). AIS 129, dove si nota in particolare l’assenza della voce nell’area veneta, come confermato dai repertori dialettali consultati; ALI 59: la forma è attestata nella Lombardia occidentale. 424. giró: gherone. 425. folda: falda ‘piega della veste’. 426. afoldada: n. 427. 427. afoldà: affaldare «mettere falda sopra falda» (GDLI, no 2). 428. arufà: arruffare, da intendere nel sign. ‘storcere (il naso)’ e ‘corrugare (il volto)’ rispettivamente. 429. bigarol ‘grembiule’. Presente in VDSI (s.v. bigaröl). | LEI, s.v. biga, 1539. In ALI 59 designa il grembo ai pti 120 [San Colombano (Collio), Memmo (Collio) BS] e 142 [San Martino Gusnago (Ceresara) MN]. 433. porponz: da perpungo «perpungere est valde, vel altius pungere» (TLL). 435. perpontura: da perponz, cf. n. 433. 438. perponzadris: da perponz, cf. n. 433. 441. scarpì: scappino «pedule di calza» (DEI): «da ‘scarpa’, avvicinato a ‘scappare’» (ibidem). | berg. scarpì (ma ‘calzino’) (Tir–app), cremon. scarpeen (Pe), mant. scapin (Cher–1); bell. (ma «calzino») ~ (Naz), feltr. skapin (MP), pol. scapin (Maz), venez. ~ de la scarpa (Boe, s.v. scapin), venez. pad. ~ dele scarpe (Patr), ver. ~ (PBB), vic. ~ de la calsa (Paj); rover. trent. scapim (Azz); bol. scapein (CB), ferr. scappin (Az), mod. scapein (Ne), parm. scapen (Mal), piac. scappein (For); piem. scapin (Pon); gen. scappin (Oliv). • scapin de la cauza VB2, scarpino VB3 4. Cf. ALI 243, che fotografa una situazione sostanzialmente simile a quella rappresentata dai dizionari.
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442. scarpì: n. 441. 443. scarpinà: scappinare «rimpedulare» (DEI, s.v. scappino1). Cf. n. 441. 444. descarpinà: cf. n. 441 e n. 443. 448. scalfaret: scalfaretto (o scalfarotto) ‘tipo di calzatura (pantofola o anche stivale)’. | berg. scalfaret (Tir), bresc. ~ (Mel), scalfarott (id.), crem. scalfaret (Sam), scalfarott (id.), cremon. scalfarett (Pe), scalfarott (id.), mant. ~ (Cher–1), mil. ~ (Cher–2), pav. scafarot (Gam); poles. ver. vic. scalfaroti pl., etc. (Pra); rover. trent. scalfarot (Azz); bol. scalfarot (CB), ferr. scalfarott (Az), mod. scalfarot (Ne), parm. scalfarott (Mal), piac. scaffarott (For); piem. scafarott (Pon). • scalfaret C 235. 450. bocha: non ho trovato riscontri, né riesco a fornire un’interpretazione un minimo accettabile. Mi pare, però, che sia assolutamente da escludere il sign. ‘pera’ proposto da LEI, s.v. calcearius, 1075, che sarà dovuto a confusione con il lat. pero ‘stivale’. • calcer da bocha C 235, VB4, colcé da boca VB7, colcer da boca R 32, colzé da bocheta VB1, colzer da bocha VB3. 452. zubra: zibra ‘pianella (tipo di calzatura)’ (cf. GDLI); forse dal nome dell’isola di Cipro (DEI). | berg. sibra sebra o söbra (Tir), bresc. sœbra (Mel), crem. sebra (Sam), cremon. zibbra (Pe), mant. zibra (Cher–1), pav. sibra o sabra (Gal); parm. zibra (Mal). Al diminutivo, sempre nel sign. ‘pianella’: com. zibreta (Mon), mil. zibretta (Cher–2), pav. sibræta (Gam). ALI 260: attestazioni in diversi punti della Lombardia. • zibra F 144, VB1, zubra VB3 4. 453. zupel: zopellus «zoccolo» (Sella 1937 e 1944). «Di etimo sconosciuto» (Pra, s.v. zopelo). | berg. spel o söpel (Tir), bresc. sœpel (Mel), com. [Valtellina] zipei pl. (Mon), cremon. zuppell (Pe), mant. supell (Cher–1); poles. vic. zopelo, etc. (Pra); rover. trent. zoppel (Azz); parm. zupè (Mal). AIS 1569 conferma la situazione fotografata attraverso i repertori dialettali; anche ALI 260 261. 455. boga «ceppo» (Sella 1937), cioè ‘strumento per immobilizzare i piedi o le gambe di un prigioniero’; col sign. ‘catena’, usata allo stesso scopo, nel TLIO. Dal long. *bauga «cerchio, catena» (DEI). Cf. anche Mar, bog pl. | berg. boga (Tir), bresc. ~ (Mel), com. ~ (Mon), crem. ~ (Sam), cremon. ~ (Pe), mil. bogh pl. (Cher–2), pav. ~ (Gam); rover. valsug. venez. ver. boghe pl. (Pra); rover. trent. boga (Azz). • boga M 237, R 190, boge pl. Co 224, K 24 31. 457. imbogà: imbogare «incatenare, imprigionare» (GDLI), «porre i ceppi» (Sella 1937). Cf. n. 455.
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458. desimbogà: cf. n. 455 e n. 457. 460. suffultura: cf. suffuratura «pellitium, quo vestis ornatur» (DuC). fodraya: cf. fodera2 «veste intera maschile e femminile per lo più di pelliccia» (GDLI). Forse con l’aggiunta del suffisso peggiorativo -aglia. La forma è presente in Nerli (1908, 188). 467. ragnèl ‘pezzo di panno che si mette sopra la fascia del bambino, nella parte di dietro, per maggior pulizia’. L’etimo è ignoto (tra l’altro per Lorck 94n la forma è il punto di partenza per spiegare l’origine di ragazzo: un’ipotesi rigettata da Pellegrini 1960, 163). | berg. racnel e ranel (Tir), bresc. reganel (Mel), com. ~ «velo, coltra che si stende su culla» (Mon). 469. chovertor: copertoio «coperta da letto (costituita per lo più da una fodera esterna ripiena di materiale isolante)» (TLIO, attraverso cui si osserva una diffusione panitaliana). • chovertor K 34, copertor VB7, covertó AA 121 124, VB1, covertor C 240, VB4, covertore VB3. 471. aninà: voce onomatopeica (cf. il no 472). 475. cimosa «(tess.) estremità laterale delle pezze di stoffa» (TLIO). | LEI, s.v. cimussa, dove si vede che è voce pansettentrionale. • cimossa R 288. 481. smald: non c’è una corrispondenza diretta fra l’entrata latina e il corrispondente volgare; forse vi è passaggio metonimico dall’oggetto (il balteo) al materiale con cui esso può essere decorato (lo smalto). 482. smaldada: cf. n. 481. 485. spreza: il termine latino indica che si tratta di un braccialetto. | Cf. ‘cerchietto di ferro del mozzo delle ruote dei carri’: bresc. spres (de brons) (Mel), mil. spresg (Cher–2), pav. sprezz (Gam). 497. bacinet: bacinetto1 «calotta di metallo indossata sotto l’elmo dai guerrieri medievali» (TLIO, solo in testi toscani). LEI, s.v. bac(c)inum, 191. • bacineto VB1 3 4 7, batineto VB1, bazineto VB4. 498. camag: camaglio «collare o cappuccio di maglia metallica (indossato con l’elmo per proteggere il collo e le spalle)» (TLIO). Dal fr. camail (ibidem). • chamaio K 41. 499. bayguera: baviera «parte mobile dell’elmo (a difesa del collo e del mento, e anche del naso e della parte centrale del volto)» (GDLI).
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501. gorzerì: gorgerino «collare di piastre o maglie di ferro unito alla parte inferiore dell’elmo per proteggere il collo; camaglio» (GDLI). Cfr. gorgerina ‘id.’ (Cella 2003, 438). • gorrezino VB7, gorzarino VB1, gorzerino VB4, gorzorino VB3. 505. spalarol: spallarolo «spallaccio dell’armatura» (GDLI, no 2). 513. arnis: arnese «armatura, corazza» (GDLI). 516. cloch: forse crocco «gancio per tendere la corda della balestra, che il balestriere porta allacciato alla cintura» (TLIO, no 1.1); crochus «uncino della balestra» (Sella 1937), crocus «uncino» (Id. 1944). • chrocho K 42. 517. maneta: manetta «piccola leva applicata alle balestre per tendere l’arco e provocarne lo scatto» (GDLI, no 3). 518. noseta: nocetta «parte della balestra, a forma di rotella, situata nel teniere» (GDLI). 520. stafa: staffa «dispositivo di ferro, di cui alcuni tipi di balestra (balestra a, da staffa) erano muniti, fissato all’estremità superiore del fusto dell’arma, entro il quale il balestriere poggiava il piede per caricare l’arma rendendo tesa la corda e mantenendo il fusto sottosopra» (GDLI, no 3). 522. bolsó: bolzone1 «freccia terminante con una capocchia di metallo» (TLIO). Cfr. bolcione ‘id.’ in Cella (2003, 7). 523. carcaso: carcasso «contenitore portatile per le frecce, faretra, turcasso» (TLIO). Dal greco medievale tarkasion (ibidem). • carcas R 214, carcaso VB1, carcasso VB7, carchas VB4, carchaso A3 2590, carchasso VB3, charchaxo K 42. 524. bresagio: bersaglio, § 4.29 e § 4.52. 526. bocler: bocoliere «scudo» (TLIO). Dal fr.ant. bocler (ibidem); cf. Cella (2003, 351–352). Boclerius (Sella 1937). • bocaler C 236, bochaler VB4, bochalier K 41, bocalero VB3 4, bochelero VB7. 527. targeta: targhetta «scudo di piccole dimensioni simile per forma e struttura alla targa» (GDLI, no 5). • tarcheta VB1. 529. pavisari: pavesaio «soldato di fanteria armato di pavese, collocato di solito davanti alla fila dei balestrieri» (TLIO; pavesarius in Sella 1937), ma forse nel caso specifico la forma andrà intesa come variante di pavese ‘tipo di scudo’. Cf. DI III.640.21–63. 530. veronisari: Lorck 108n scrive che è «eine ähnliche Bezeichnung für einen besondern Schild» (simile al pavesari della glossa precedente). Forse da
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vero ‘arma da getto, lancia e sim.’ («telum» in TLL, s.v. vero3), e designare uno scudo per difendersi dai verones. 531. rudella: rotella «scudo leggero, rotondo e convesso» (GDLI, no 7). tavolaz: tavolaccio «scudo di legno di forma rettangolare e di grandi dimensioni» (TLIO). • tavalaczo K 41, tavolaz C 236. 534. sasì: assassino, § 4.48. 536. brand: brando, che sembra qui inteso nel sign. ‘impugnatura (della spada)’. 539. giavarina (giaverina) «giavellotto con punta corta, larga e tagliente, e asta lunga circa un metro» (GDLI). Da clava(m) (ibidem). • giavarina VB3 4 7. 543. galó: n. 137. 544. cortellessa: coltellessa «grosso pugnale; daga» (TLIO). 555. regazo: ragazzo «palafreniere; staffiere» (GDLI, no 8). • rezago K 47. 557. panadora: pannatora «panno di lana con cui si liscia il pelo dei cavalli» (GDLI); per l’etimo: REW 6204 (pannus). | mil. panadora (Cher–2). Cf. piem. ~ «spazzola di setole» (Pon). • panadora C 237. 558. sternì: sternere «predisporre la lettiera per il bestiame» (GDLI). Mar: sternir. 560. scarmì: schermire, § 4.21. 561. screma: scherma, § 4.52. 562. bagordà: bagordare → bigordare «combattere in un torneo; compiere esercizi cavallereschi di parata» (TLIO). • bagordare A1 202. 563. bagordament: n. 562. 568. gambarola: n. 569. 569. gambarola «sgambetto» (TLIO, con una sola attestazione, di area bolognese). | berg. gambaröla (Tir), bresc. gambarœla (Mel), crem. gambirola (Sam), cremon. gambarola (Pe), mant. gambarœula (Cher–1), mil. gambirœula (Cher–2), pav. gambareula (Gam); bell. gambarola (Naz), venez. gambariola (Boe), ver. gambarela (PBB), vic. gambarola (far la) (Paj); rover. trent. ~ (Azz); bol. ~ (CB), ferr. ~ (Az), mod. gambarôla (Ne), parm. gambarœula (Mal). 573. to’: torre ‘togliere’, nel sign. «intraprendere, cominciare un’azione» (GDLI, s.v. togliere, no 91).
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575. galzopa: a calzoppo «a piè zoppo, sopra un sol piede» (Nigra 1898, 360). | Nelle espressioni andare a calzoppo o giocare a calzoppo: bresc. galsop (Mel, s.v. zœgà), cremon. galzopp (Pe), mant. ~ (Cher–1), pav. gal(i)sopa (Gal). ALI 722: in particolare 134 [Solarolo (Manerba del Garda) BS]. 576. andà a la galzopa: n. 575. 580. trag: tratto2 «lancio, tiro, getto di qualcosa» e «distanza coperta da un oggetto scagliato a mano (in partic. da una pietra), dal dardo lanciato da una balestra, da un arco o da un tiro di arma da fuoco (anche come misura approssimata)» (GDLI, ni 15 e 16). 581. campió: campione «atleta esperto nell’arte della lotta» (TLIO). 582. froschada: frascata → frascato «riparo fatto di frasche» (TLIO). 583. froschada: n. 582. 584. teges, tegete «‘capanna’, ‘cascina’, ‘stalla’. Deve trattarsi di quei casotti, capannucce di costruzione primitiva che si vedono nei campi della pianura» (Bos). teza: teggia «fienile – anche: abitazione rustica; riparo per animali» (GDLI). Dal lat. mediev. tegia (ibidem). Bos: tegia. «Tipica forma veneta» (Tomasin 2004, 305, s.v. teça). | berg. tegia «tettoia» (Tir), mant. teza «tugurio» (Cher–1), tezza «fienile» (id.); bell. tieza «capanna, tettoia» (Naz), venez. teza ‘tettoia; fienile; capanna’ (Boe), venez. pad. tezza (Patriarchi), ver. tesa «fienile» (PBB), vic. ~ ‘id.’ (Paj), vic.ant. teza ‘id.’ (Bor); rover. trent. ~ ‘solaio’ (Azz); mod. ~ «fienile posto sopra la stalla» (Ne). • teçia VB5. 585. de meza ma ‘di mezza mano, mezzano’, cioè ‘di qualità media’; cf. mano «genere, tipo» (GDLI, no 19). 592. cortià: cortigiano, § 4.44. 599. colmenia: colmegna ‘comignolo; trave del comignolo’; cf. «vetta, culmine di una montagna» (TLIO), culmigna «colmo, sommo» (Sella 1937). Da *culmineu(m) (REW 2377). Bos: culminea; Mar: colmegna. | berg. colmegna (Tir), bresc. cûlmegna (Mel), com. colmegna (Mon), crem. ~ (Sam), cremon. coulmegna (Pe), mant. colmegna (Cher–1), mil. ~ (Cher–2), pav. colmà e colmegna (Gam); pol. colmegna (Maz), venez. ~ (Boe), venez. pad. ~ (Patr); bol. culmegna (Ferr), ferr. ~ o culmigna (Az), mod. culmagna (Ne), parm. colmigna (Mal), piac. côlmigna (For). AIS 863 e ALI 337. • colmegna VB2 7, colmegnia VB3–5, colmenia VB1, colmenya R 222 348.
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602. canal: canal dol teč «canale di ferro, di legno od altro che si mette sotto le gronde de’ tetti, per ricevere l’acqua piovana e tramandarla per una sola caduta» (Tir, s.v. canal). 604. cantèr ‘trave del tetto’; cantero → cantèo «travicella di sostegno» (TLIO, con un esempio veronese). Bos: canterius. | LEI, s.v. cantherius, da dove si evince una diffusione settentrionale della voce. • cantero VB1. 605. canterol: da canter, cf. n. 604. 606. templér «[…] regoletti riquadrati che ricorrono spessi e paralelli [sic], nel verso del pendio del tetto, a sostegno immediato dei tegoli» (Tir). Cf. tempiale2 «nei tetti a capriate, trave parallelo alla gronda che trasmette ai puntoni del cavalletto il peso delle strutture sovrastanti e della copertura; arcareccio» (GDLI, no 2), templa «nome di trave» (Sella 1937). Bos: tempiale, tempiarium, e anche tempia. | berg. templer (Tir), com. tempiaa (Mon), cremon. tempieer (Pe). Cf. mant. tempiell (Cher–1). Cf. mod. tèimpia (Ne). • tempià VB1, tempiar VB3 7, tempiare V 454, tempiaro VB5; cf. tempiera f. VB4. 607. lusarol ‘apertura nel tetto per illuminare un ambiente interno; abbaino’. | berg. lüsarol (Tir), bresc. luzarœl (Mel), pav. lüsirò (Gal); rover. trent. lusarol (Azz). Cf. cremon. luseroon (Pe), mant. luslaron e lusnaron (Cher–1), parm. lusron (Mal), piac. lusaron (For). Cf., con lo stesso sign., piem. lusel (SA). 610. balestera: balestriera «fessura per il tiro della balestra, feritoia; finestrella» (TLIO). 611. felladura: filatura «interstizio, spazio vuoto fra due elementi; fessura» (GDLI, no 4). 615. poleg ‘cardine, ganghero’. Più avanti, al no 1772, la variante polego. | berg. polec (Tir), bresc. polech (Mel), crem. polegh (Sam), cremon. pollegh (Pe), mant. polagh (Cher–1); parm. polegh (Mal), piac. polag (For). Cf. l’alterato mant. polghin (Cher–1). Cf. bell. polese (Naz), feltr. polis (MP), pol. polese (Maz), vic. ~ (Paj); ferr. polas (Fer), mod. poles (Ne); piem. poles (SA). ALI 312. • polech C 236. 617. canter: n. 604. 618. chiavadura: chiavatura1 «meccanismo di chiusura e apertura azionato da chiavi» e «lo stesso che chiavistello» (TLIO, ni 1 e 2); clavatura «serratura» (Sella 1937). • chiavadura V 461, VB4 5, giavadura VB1 3, giavatura VB7. 621. verticula «cardines» (DuC, s.v. vertibella).
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asal ‘asse’. Cf. assale «traversa i cui capi si inseriscono nel mozzo delle ruote» (DEI). 622. olsapè: alzapè2 «saliscendi» (VDSI). | Cf. al sapé in ALI 321: 126 [Magenta MI]. • alzapè F 110. 623. rabiosel: etimo incerto, ma cf. Lorck 126n e Salvioni (1916b, 1049: «Se il ted. dial. reiber ryber ha da fare colla voce nostra, m’immagino sia per un rapporto inverso a quello ammesso dal REW senza ambagi. Il Lorck ricorre, in linea subordinata, a rábi ecc. REW 7472, e potrà aver ragioni; ma insieme e piuttosto invoco vĕrŭbulum»). 626. umedal de la porta: medal dello usio «soglia» (Bocchi 2012, 746). Da limitaris (REW 5052). | REW 5052: berg. (la)meal, pav. limeal, ferr. umdal, gen. limedal. • limital A2 41, (l’) umedal del lus C 236. 630. aspar «dicitur ex asseribus paries paratus» (DuC). asezada: asseziata o asezata ‘assito, tramezzo’ (Annali Duomo 1885, 296). Derivato di asse: presupporrebbe una forma lat. *assitiata (Lorck 127n). | mil. scesada o cesada (Cher–2). 632. quadrel: quadrello «mattone; mattonella quadrata di un pavimento o di un rivestimento» (GDLI). • quadrel C 236, VB1, quadrello A3 3870, quadrelo A3 3869. 636. lota: luta2 → loto1 «impasto di terra, polvere e acqua; lo stesso che fango» (TLIO). 637. molta: malta, § 4.10. 648. smoltà: smaltare ‘intonacare (con la malta)’ (DEI). | mant. smaltar (Arr); bell. ~ (Naz), feltr. ~ (MB), pol. smaltare (Maz), ver. smaltar (BD), vic. smaltare (Paj); rover. trent. smaltar (Azz). Cf. mant. smaltonar «l’arricciare un muro per la prima volta» (Cher–1). Cf. ferr. smalton «intonaco» (Fer). 656. resora: rasiera «piccolo cilindro che serve a eliminare il colmo dallo staio e da altre misure di capacità per aridi» (GDLI, no 2). | gen. rasea o razuia (Oliv). Cf. mant. rasador (Cher–1), pol. rasarola (Maz). Cf. berg. resura «matterello, spianatojo» (Tir). • rasaora AA 65, rasoira VB2, rasora VB3 7, resora VB4. 658. mina6 «unità di misura per aridi (in partic. per granaglie) e per liquidi, in uso in Liguria e in Provenza prima dell’adozione del sistema metrico decimale, corrispondente a circa 116 l (e in altre regioni corrispondeva a misure diverse; in Toscana a circa mezzo staio). – Anche: recipiente di tale capacità, la quantità di materiale corrispondente a tale misura» (GDLI). | berg.
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mina (Tir), cremon. ~ (Pe), mant. ~ (Cher–1), mil. ~ (Ban), pav. ~ (Gam); mod. ~ (Ne); lig. ~ (VPL). Cf. ver. minàl «staio» (PBB); rover. trent. ~ (Azz). • mina AA 62, V 489, VB1–4 7. 659. quarter: quartaro «misura di capacità usata in Italia settentrionale con valori differenti da luogo a luogo (a Modena equivaleva a l 101,81, a Massa a l 22,02, a Milano a l 6,29 per i liquidi e 4,57 per gli aridi, ecc.) prima dell’introduzione del sistema metrico decimale» (GDLI). | berg. quarter (Tir), com. quartée (Mon), cremon. quarteer (Pe), mil. quartée (Cher–2), pav. quartè (Gam); mod. quarter (Ne), parm. quartar (Mal). Cf. mant. quartarœul (Cher–1); pol. quartarolo (Maz), feltr. kuartarol (MP), venez. quartariol (Boe), ver. quartarol (PBB); bol. quartirol (CB), ferr. ~ (Az), parm. quartarœul (Mal). • quartà AA 63, quartario VB3, quartaro VB4 7, quarté VB1. 660. sedesì ‘unità di misura per solidi corrispondente alla sedicesima parte dello staio’. Da sedes ‘sedici’ + -in(o). • sedesì VB4, sedesin V 491, VB3, sedexin VB7. 662. montó: montone3 «mucchio, ammasso, cumulo» (GDLI). Mar: monton. | berg. montù (Tir), bresc. montû (Mel), com. monton (Mon), crem. montù (Sam), cremon. muntoon (Pe), mant. monton (Cher–1), mil. ~ (Cher–2), pav. ~ (Gam); piem. monton (Pon). 663. amontonà: amontonar «ammassare, ammucchiare» (TLIO). Derivato di montone: n. 662. 673. lova: loppa ‘lolla, pula’. Probabilmente da faloppa (EVLI). | berg. olva (Tir), bresc. ~ (Mel), com. lôp m. (Mon), ôlva (id.), pav. lopa (Gal); ver. ~ (BD); piem. lopa (Pon). Con il sign. ‘gramigna’: rover. trent. lova (Azz); bell. lopa ‘fienaccio’ (Naz). Cf. anche ‘scoria, quanto si separa dal ferro nei forni’: berg. lopa (Tir), bresc. lop m. e lopa (Mel), mil. lopp m. (Cher–2); venez. lopa (Boe), ver. ~ (PBB); parm. ~ (Mal). branca «mano incavata» e, quindi, «manciata» (VDSI). Da branca ‘zampa’ (DEI; REW 1271). | LEI, s.v. branca, 141–146. 674. melga: melica «lo stesso che saggina» (TLIO; per l’etimologia, controversa, cf. DI III.226.68ss.). Cf. n. 675. • melega V 203, VB5 7, melga C 232, VB1 3 4. 675. melgàz: melegacium «‘gambo, fusto secco della melica’ (oggi per lo più ‘gambo del granturco’)» (Bos). Derivato di melica: n. 674. | berg. melgas (Tir), bresc. ~ (Mel), com. melegasc o mergasc (Mon), crem. melgas (Sam), cremon. melegazz (Pe), mant. melgar e melgazz (Cher–1), mil. melgasc (Cher–2), pav. mælgass o mælgazz (Gam); parm. melgazz (Mal); piem. meliass (Pon). Cf. pol. melegaro «gambo o fusto della meliga» (Maz).
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3 Note lessicali
676. melgazada: mil. melgasciada «mucchio di granturcali o di sagginali» (Cher–2). Derivato di melgas: n. 675. 677. lem: leme «lo stesso che legume» (TLIO, anche per le ipotesi etimologiche). Mar: leme pl. | mil. lemm (Cher–2), pav. lem o leem (Gal); parm. lem (Mal), piac. lemm (For). Con sign. più specifico: gen. leme ‘mochi’ (Oliv). • leme AA 375. 679. fava frangia: fava franta; cf. franto «ridotto in frantumi o in poltiglia» (TLIO, no 1.3). Si tratta della favarella ‘vivanda di fave macinate’. • fava fragia C 232, fava frangia VB7, fava franta V 214, VB2–5, fava franza VB1. 680. ciser: cécero1 ‘cece’ (TLIO). Da cĭcĕre(m) (EVLI, s.v. cece). | Forma panitaliana: LEI, s.v. cicer, 2.a.α. • ceisaro AA 371, cesere B 13, cesero VB3, cexere K 52, cicero Co 218, cirexo VB1, ciser C 232, cisero VB4,7. Cf. inoltre n. 681. 681. ciser: n. 680; frag ‘franto’: cf. n. 679. • ceser frat C 232, cesero frant VB4, cesero franto V 215, cicer franto VB3, ciser franto VB5 7, cixero franzo VB1. 683. roveya: rubiglia «denominazione generica di alcune varietà di leguminose (Pisum arvense, Ervum ervilia, Lathyrus latifolius), dai semi piccoli e di scarso sapore» (TLIO). Da ervilia(m), con metatesi di r: § 4.52. Bos: ervilia. | berg. roaja o [Valle di Scalve] rovia (Tir), com. erbeja (Mon), mant. roviœla (Arr); pol. roegia (Maz). Cf. bresc. roaiot (Mel), mant. roviott (Cher–1); mod. ruviot (Ne). Cf. cremon. ruvioon (Pe), mant. rovion (Cher–1), mil. erbion (Cher–2), pav. arbion (Gam). • arbegla VB7, arbeia VB3, arbelia VB1, erbela VB4, herbeia AA 369, roveia VB5. 685. navet: navetto «piccola nave; battello, imbarcazione» (GDLI). 690. lem: n. 677. 691. pisà ‘pigiare’: § 4.28. lem: n. 677. 692. granàz ‘lolla, pula’. | berg. granas (Tir), bresc. ~ (Mel), crem. ~ (Sam), cremon. granazz (Pe), mant. ~ (Cher–1); parm. ~ (Mal). 693. glotó: grano ghiottone ghiottone «malattia detta anche fame del frumento» (GDLI, s.v. grano). 694. lirga ‘loglio’. Per Salvioni (1914, 390–391) si tratta di «un *lígola con l–l dissimilati in l–r, e soggiaciuto poi, il *lígora cosí sorto, alla metatesi reciproca». | berg. lerga (Ang, 73), com. liriga (Mon), mil. lirga (Cher–2). Cf. berg. lergheta «loglierella, loglio selvatico» (Tir), bresc. lirgheta (Mel). AIS 624: 222 [Germasino CO], 224 [Curcio (Colico) LC], 225 [Mello SO], 243 [Canzo CO] e 245 [Stabello BG].
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695. vedriol: cf. vetriola «parietaria (anche con valore appositivo nell’espressione erba vetriolo)» (GDLI). | Al masch.: cremon. vedriool (Pe), mant. vedriœl (Arr); la voce è più comune al femm.: bresc. vedreöla (erba) (Ro), crem. vedriola (Sam), mant. vedriœula (Cher–1), mil. ~ (Cher–2); bell. erba veriolà, ver. vegriola o veriola (Pra, s.v. vegriola); rover. trent. vedriola (Azz). Cf. mil. vedriœù ‘mochi’ (Cher–2). Cf. Pellegrini/Zamboni (1982, II, 490–491). 699. apalà: palà «sventare il grano, tirarlo, spagliarlo, spularlo, separarlo dalla paglia e dalla pula, gettandolo contro il vento» (Tir); apalà «è variante di ‘spalare’, con diverso prefisso» (D’Agostino 1983, 88). 700. flavel: flagello «lo strumento per battere il grano; correggiato». | berg. flael (Tir), bresc. fiel (Mel), com. flel (Mon); bell. friel o firiel, valsug. fradelo o fragelo (Pra, s.v. fradelo). 701. bat: battere «trebbiare (il grano, il frumento)» (TLIO, no 2). hera ‘aia’: § 4.12. 702. payol: «pagliuolo dicono i contadini a quella parte della paglia battuta, che, essendone tratto il frutto, resta in su l’aia, nella quale riman sempre qualche granello» (Crusca II, s.v. pagliuola); pagliolum ‘id.’ (Sella 1937). | berg. paiul (Ang, 75), mant. paiœl (Arr), mil. pajœù «il disteso delle spighe del grano preparate in sull’aja per la battitura» (Cher–2), pav. pajeù (Gam); venez. pagiol (Boe), ver. paiol (PBB); piac. paiö (For). Cf. ferr. paiôla (Fer). 703. cova «covone» (Sella 1937). | berg. cöa (Tir), bresc. chœa (Mel), com. cœuva (Mon), cremon. coua (Pe), mant. cœuv m. e cœuva (Cher–1), mil. ~ (Cher–2), pav. köva (Gal); ver. coa (PBB), vic.ant. ~ (Bor); piac. cöva (For); lig. ~ (VPL). Cf. mod. côv m. (Ne). AIS 1454. 706. treschà: trescare «trebbiare il grano» (GDLI, no 8). Cf. Cella (2003, 568). | (In certi casi riferito specificamente al riso) bresc. trescà (Mel), mil. ~ (Cher–2). Cf. berg. trescà zò l’erba «scalpitare l’erba, le biade» (Ang, 59). Cf. i denominali crem. trescadura e tresca (Sam), cremon. tresca (Pe), pav. træsca (Gam); piem. tresca (SA). 707. meliacha: miliaca «paglia, steli del miglio» (Bos). Da mĭlĭu(m) (REW 5572). | bresc. mejaca (Mel), cremon. meaca (Pe, s.v. miarina o mijarina), mil. mejacca (Cher–2). meyarina: miliarina e miliaria «paglia, steli del miglio» (Bos). Da mĭlĭu(m) (REW 5572). | bresc. mear meara e mearina (Mel), cremon. miarina o mijarina
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(Pe). Cf., con lo stesso sign., venez. megiara (Boe), venez. pad. ~ (Patr); piem. miarola (Pon). 708. colem: colmo1 «covone, bica» (GDLI, no 6, con esempio dal Trattato dell’agricoltura di Piero de’ Crescenzi). | Assente nei repertori consultati. • colmo VB1 3–5 7. 709. era: n. 701. 710. sigèz ‘segaccio, piccola falce’. Bos: seghezum, seghetium; Mar: segeza. | berg. seghes (Tir), com. seghez (Mon), mil. seghezz (Cher–2), pav. seghiss (Gam). Con un diverso suffisso: bol. seiguel (CB). Cf. venez. siegazzo ‘tipo di sega usata dai falegnami’ (Boe), vic. segasso (Paj). AIS 1405: forma documentata in Lombardia, in particolare nella zona settentrionale. • seghezo AA 276; cf. segeza f. VB1. biava ‘biada’. Mar: blava. • biava VB1 3–5 7. 711. biava: n. 710. 714. legiera: lettiera ‘l’intelaiatura del letto’. Cf. A3 3925 n. 717. covertor: n. 469. 718. fresada: felzata (felzada) «copriletto di lana o cotone a trama grossolana e poco torta su un ordito sottile e ritorto» (GDLI). Da fersata ‘stuoia, coperta’. Cf. farsata «coperta da letto» (ivi, e anche in TLIO), da una voce araba. | Assente nei repertori consultati. • fersada VB1, fersado m. VB4, ferzada VB3. 721. plumazol: piumacciuolo «piccolo cuscino» (TLIO). • Cf., con diverso suf fisso, piumazino VB1 7. 723. colcedra: coltrice2 «involucro di stoffa imbottito di crine, lana o piuma usato come giaciglio» (TLIO) e «coltre, coperta per il letto» (GDLI); cf. culcidra (Sella 1937) e culcitra (Id. 1944). Cf. Tomasin (2004, 242). • colcedra C 239, VB1 3 7, (lo) cozera VB2, culcedra VB4; cf. il diminutivo colcedreta VB1. 724. suffultrum: cf. suffultura «fodera» (Sella 1944) e fultrum «ornamentum quod supponitur lecto, vel pes lecti vel ejus sponda. Etiam ponitur pro lecto» (DuC). confi ‘gonfio’: § 4.26; cf. sconfià no 874, sconfiad no 875. sachó: saccone ‘pagliericcio’ (GDLI). 728. cisen: cecino «lo stesso che cigno» (TLIO). Da *cicĭnu(m) (EVLI, s.v. cigno). • cisen R 124, VB4, ciseno VB5, cisino A3 4766, cisno VB6, scisno VB1.
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732. sustentaculum2 «fulcrum, baculus quo quis sustentatur» (DuC). picòl ‘gamba di tavolo, sedia, letto, etc.’. Mar: picolo. 735. paiuz ‘saccone da letto, pagliericcio’. | Attestati i tipi 1) «paglione» e 2) «pagliaccio»: 1) berg. pajù (Tir), bresc. pajû (Mel), crem. paiù (Sam), cremon. pajoon (Pe), mant. pajon (Cher–1), mil. ~ (Cher–2), pav. ~ (Gam); bell. pagion (Naz), feltr. pajon (MP), pol. pagion (Maz), ver. paion (PBB), vic. pagion (Paj); bol. pajôn (CB), ferr. pajon (Az), mod. paioun (Ne), parm. pajon (Mal), piac. paion (For); piem. pajon (Pon); lig. pajun (VPL). Cf. piem. pajon «canile, cuccia […] e per simil. dicesi di ogni cattivo letto» (SA). 2) bell. pagiaz (Naz), venez. pagiazzo (Boe), venez. pad. ~ (Patr); bol. pajaz (CB); gen. paggiassu (Oliv). Cf. piem. pajassa (SA), lig. pajasa (VPL). AIS 905 (f. c.) e ALI 372. 738. sorcèl: cf. sórcolo «caule, fusto di una pianta erbacea» (GDLI, no 2). | com. sorcel (Mon), mant. sorsel (Arr). Cf. mil. sorcij e sorcelitt (Cher–2). 739. zoch: zoccus «tronco d’albero, ceppo» (Sella 1937). 741. archabanch: archibanco ‘cassapanca’ (Mu); archebanchus e archobancus (Sella 1937), archibancus (Id. 1944). In VDSI è registrato anche il sign. «panca del camino» (s.v. arcabanca e arcabanch). • archabach C 238. 743. picòl: n. 732. 745. cofen ‘cofano, cassa’: § 4.25. • chofano K 34, cofano VB3, cofen C 240, cofeno VB4, cofim AA 31, cofino Co 211, cophano VB1 7. 748. cadrega → carega «cattedra, scanno» (TLIO). Da catecra (ibidem). | Noto settentrionalismo: LEI, s.v. cathedra. • cadrega C 240, R 373, VB1 3 4 7, carega VB7, carrega VB2, chareg K 35. 749. caminada: caminata «grande sala (di solito con camino)» (TLIO). • caminà AA 8, caminada AA 533, C 239, VB1 3 7, caminata V 473, VB4 5. 754. tresped: treppiede o treppiedi. • trepiè K 48, tresped C 238, trespedi K 35, trespedo VB1 3, tripedo VB4, trispedo VB7, trispò VB7. 756. mantil: mantile «pezzo di tessuto che si usa per asciugarsi le mani e la bocca (spec. a tavola) o per apparecchiare la tavola» (TLIO). Mar: mantil. Cf. A3 4027 n. • mantile A3 4310, VB1 3 4, mantille A3 4027, mantilo VB7. 757. mapa: mappa1 «pezzo di tessuto, panno» (TLIO, in testi toscani). • mapa C 239, R 326.
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759. zaina «unità di misura per liquidi, un tempo usato in partic. nel milanese, equivalente a circa 0,196 litri ed equivalente a un quarto di boccale» e «contenitore per liquidi, in partic. per il vino, di tale capacità» (GDLI, ni 1 e 2). Cf. it. zana ‘tipo di cesta’. Dal long. *zajnia. Bos: zaina, zana. | com. [Poschiavo] zaina (Mon), crem. saina (Sam), mant. ~ (Cher–1), mil. ~ (Cher–2), pav. ~ (Gam); pad. venez. zaina «piattellone, catinella» (Pra). • zaina M 258, VB1, çainna AA 205, zayna VB3 4 7. moyol: miòlo (miuòlo, mivòlo, mizòlo, muiuòlo) «bicchiere di vetro» (GDLI). Da modiolu(m). Cf. miolius (Sella 1937), miolus (Id. 1944). | bell.ant. miol, pad. ant. mezuolo, pav. mogiuolo, trev. migiol, venez.ant. muzuol, vic.ant. migiuolo (Pra, s.v. mogiuolo). • moiol C 239, moyolo VB1 3 4 7. 760. sal: (al femm.) sal C 239, sale VB1 7, salle VB4. 761. sal: nel sign. ‘saliera’ (forse per confusione?). 762. busla: bussola, § 4.49. 763. peverada (peverata) «brodo molto sostanzioso e ristretto, preparato con la cottura prolungata di carni e cosparso di molto pepe per insaporirlo; era consumato caldo, in partic. nei mesi invernali» e «salsa piccante aromatizzata con pepe. – Per estens. Polvere di pepe usata come condimento (GDLI, ni 1 e 2). Cf. piperata «bevanda a base di pepe» (Sella 1937). | bell. pevarada (Naz), pol. ~ (Maz), venez. ~ (Boe), ver. pevara (PBB), vic. ~ da mangiar co la carne (Paj); rover. trent. peverada (Azz); piem. pevra o pevrada (SA). Cf. bol. pevera ‘pinzimonio’ (CB). • peverà AA 338. 764. sofrà ‘zafferano’: § 4.10 e § 4.49. Cf. Bertoletti (2005, 506, s.v. sofran). 782. moltó ‘montone’: REW 5379 e Faré. Mar: molton. Il tipo «molton» è forma di origine veneta acquisita in Lombardia orientale: A3 6458. • moltó C 232, VB4, molton K 53, VB3, moltone Co 155, moltono A3 6458, VB1; «montone»: monton VB5 7, montun V 322 323. 788. porch sangiar ‘cinghiale’. • cengiaro K 53, porch sengiar C 233, porco zenià AA 433, sangiara f. C 233. 792. salvadesina: selvaticina «selvaggina; specie, esemplare di animale selvatico» (GDLI). Mar: salvadhesina. • salvadexinie pl. (?) K 36. 795. alèf ‘grasso’. Da aleps (REW 161.2). | berg. alef «chiamano così quel grasso che i polli hanno nell’ano» (Tir). 797. zeladìa: gelatina. • zeraia AA 347.
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800. casonzel ‘raviolo ripieno di erbe, uova e formaggio’. | Forma della Lombardia e del Veneto: LEI, s.v. caseus, 1063–1064. • cosonçelo Z 32. 802. cibula: zibula (Bocchi 2012, 321) e çibula (Navarro Salazar 1985, 116). fritola: frìttola «frittella» (GDLI). | berg. fritola e fretela (Tir), bresc. fretola (Mel), cremon. frittoula (Pe), mant. fritella e fritola (Cher–1), mil. fritola (Cher–2), pav. fritula (Gal); bell. fritola (Naz), feltr. ~ (MP), pol. ~ (Maz), venez. ~ (Boe), venez. pad. ~ (Patr), ver. ~ (PBB), vic. ~ (Paj); rover. trent. frittola (Azz). • fritule pl. B 38. 803. casonçel: n. 800. 805. foyada: fogliata1 ‘(al pl.) lasagne’: «pasta tirata col mattarello in foglio sottile; sfoglia» (GDLI). | berg. fojade pl. (Tir), bresc. foiade pl. (Mel), crem. ~ (Sam), cremon. foujada e foujade pl. (Pe), mant. fojade pl. (Cher–1); parm. fojada (Mal). ALI 565 («lasagne»): 112 [Gromo BG], 118 [Spinone al Lago BG], 119 [Sale Marasino BS], 125 [Crone (Idro) BS], 133 [Brescia]; una variante maschile al 152 [Quistro (Persico Dosimo] CR]. • foiada VB4, Z 31. 808. cuminad: n. 809. 809. cuminad «Gastmahl» (Lorck 151n): «[z]u Grunde wird *communare liegen» (ibidem)». Cf. cümù «comune, comunità» (Tir). 810. vi cisol: rover. trent. cisol ‘vino piccolo, vinello’ (Azz); cf. cisolar «bruciarsi leggermente» (ibidem), ver. sisolar «strinare; sfriggere, sfrigolare» (BD). Cf. com. ciss «dicesi del vino svanito» (Mon), cremon. sissa «così chiamasi il vino che è assai leggiero» (Pe). 812. vineto: vinetto «vino alquanto leggero ma, per lo più, di sapore gradevole» (GDLI). | berg. vinèt e vinetì (Tir), mil. vinett (Cher–2); venez. vineto (Boe), ver. ~ (PBB); bol. vinet (CB), parm. vinett (Mal); piem. vinet (Pon); lig. vinetto (Pag). Cf. gen. vinetta (Oliv). • vinet R 332, vineto V 182, VB1–5 7. 813. cisola: cf. n. 810. 818. vernàz ‘vernaccia’. | berg. vernaz (Tir). 822. dolzó: doccione «tubo o condotto che permette lo scarico dell’acqua piovana raccolta dalla grondaia» e «(più in gen.) condotto che permette lo scarico di acqua o altro liquido» (TLIO). | bol. duzzôn (CB), ferr. duzzon (Az). stegniada: stagnata2 «recipiente di lamierino d’acciaio stagnato o di rame stagnato di grandezza varia, usato per contenere acqua, vino, olio o aceto» (GDLI); stagnata ‘id.’ (Sella 1937). Cf. n. 883. | berg. stagnada (Tir), com.
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stagnàa (Mon), mant. stagnada (Cher–1); bell. ~ (Naz), feltr. stañada (MP), venez. stagnada (Boe), venez. pad. stagnà o stagnada (Patr), vic.ant. stagnà g.i. (Boe); ferr. ~ (Fer), mod. stagneda (Ne). • stagnada C 239. AIS 428 («paiolo da polenta»): abbiamo attestazioni nella Lombardia orientale (anche nella variante al maschile, nel glossario attestata più avanti, al no v884) e nella parte dell’Emilia a ridosso di questa. galéda → galleta «sorta di grande recipiente usato per contenere acqua o vino» (TLIO, no 2). Da galleta (ibidem). | com. galeda (Mon); rover. ~ o galea, etc. (con vari usi) (Pra). • galea AA 237, galeda C 239. 823. àmola «recipiente, vaso» (TLIO). Da hamula/amula (ibidem). | mil. amola (Cher–2), pav. ~ (Gam); piem. ~ (Pon); gen. amua (Oliv). Cf. berg. amulì m. (Tir), bresc. ~ (Mel), crem. ~ (Sam), mil. amolin (Cher–2), pav. amolèi (Gam); piem. amolin (Pon). • amola R 166, VB1, amora AA 53 198. 824. steniada: n. 822. 825. galeda: n. 822. 827. nap: nappo «recipiente per liquidi fatto di legno o di altro materiale, caratterizzato dall’imboccatura larga e dalla forma che va restringendosi nella parte inferiore, dotato spesso di un piede e un coperchio, che si usa per bere» (TLIO). • nap C 239, napo M 248, VB1 3 4 7. 828. bacila ‘bacile’: cf. n. 951, dove ha piuttosto il sign. ‘vassoio’. • Cf. bacilera VB4. 830. bronzì: bronzino2 «piccolo recipiente di bronzo» (GDLI, no 3). Cf. brondini e brundini in Tomasin (2004, 235). | 1) ‘pentola/pentolina di bronzo’: bell. pad. venez. vic. bronzin (Pra, s.v. bronzo); parm. bronzen (Mal); piem. bronssin (Pon, s.v. bronsseta, bronssin). 2) mant. «laveggino di bronzo» (Arr). 3) ‘mortaio (di bronzo)’: com. bronzinn (Mon), crem. bronzì (Sam), cremon. brounzeen (Pe), mil. bronzin (Cher–2), pav. brunsen (Gal). • bronzì C 239, bronzino VB1 3, bronçino VB7, brunzino VB4. 831. claretum «vinum factitium dulce vel aromatites» (DuC). stabadia: stelladìa «il nettare come bevanda degli dei» e «bevanda soavissima» (GDLI, ni 1 e 2). Cf. stelaria «specie di vino?» (Bos). 835. reficià: reficiare ‘rifocillare’ (cf. GDLI). 836. reficiada: cf. n. 835. 837. reficiament: cf. n. 835.
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839. disnarel: derivato di desinare. 841. disnarel: n. 839. 846. poscenà: poscenare «consumare ancora un pasto dopo la cena» (GDLI). Cf. n. 847. 847. poscena ‘pasto consumato dopo la cena’. Cf. n. 846. • poscena C 239. 852. ruder1 «fossa coquinæ vel immondicies ejus» (DuC). Cf. rudum (Bos). fopa «cavità del terreno» (TLIO), e nel nostro caso ‘fossa in cui vengono gettati i rifiuti’. Da fovea(m) (ibidem). Bos: foppa. | berg. fopa (Tir), bresc. ~ (Mel), com. fôpa (Mon), crem. fopa (Sam), mant. ~ (Cher–1), mil. foppa (Cher–2), pav. fopa (e anche fopa dæl rud ‘letamiere’) (Gam). Cf. piac. fovon ‘tonfano’ (For). insuda: n. 263. 855. cadenil: cadenii «spranga cui si appende la catena da fuoco» (VDSI). | bresc. cadenil (Mel), cremon. cadeniil (Pe), mant. cadnil (Cher–1); rover. trent. cadenil (Azz); bol. cadnel (CB), piac. cadnil (For). Cf. mil. cadenal (Ban). • cadenil VB4, cadenile VB3 5, cadenille VB7; cf., con lo stesso sign., cadenino VB1. 856. sosta ‘catena da fuoco’. | berg. sosta (Tir). ALI 398: in particolare 111 [Piazza Brembana BG], 112 [Gromo BG], 124 [Redona (Bergamo)] • sosta C 237. 860. faliva: favilla, § 4.52. 861. faliva: n. 860. 862. faliveta: n. 860. 865. brasca2 → brace (TLIO). Il tipo «brasca» è pansettentrionale: LEI, s.v. *bras-/ brasi, 176–178. • brasa Z 63, brasca VB4, brascha M 237, VB1 3. 866. abraschà: cf. n. 865. 869. astizà: stizzare1 «emettere (scintille, faville)» (TLIO, con un esempio da Bonvesin). Cf. n. 870. 870. stizó: stizzone ‘tizzone’ (TLIO). | berg. stissù (Tir), bresc. stisû (Mel), crem. ~ (Sam), cremon. stizzoon (Pe), mant. stizzon (Cher–1); feltr. stizon (MP), pol. stizzon (Maz), venez. ~ (Boe). Cf. ferr. stizzon «covacenere» (Fer). ALI 418. • stizó VB4, stizon G 186; «tizzone»: ticione A3 6044, tizone A3 6291, tizum AA 220. 873. bofà: buffare ‘soffiare’ (cf. TLIO). Cf. n. 877.
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3 Note lessicali
877. bofet: buffetto ‘soffietto, mantice’. Cf. n. 873. | Voce di diffusione settentrionale, con esclusione del Veneto: LEI, s.v. *bof(f)-/*buf(f)-; *pof(f)-/*puf(f), 408–409. • bufeto AA. 878. azalì: acciarino, § 4.28, § 4.34 e § 4.43. 879. aprend: apprendere «prendere fuoco, accendersi» (TLIO, no 2). 880. amorsà: ammorzare «spegnere» (TLIO). Da *admortiare. 881. lavez: laveggio «grosso recipiente di pietra scavata o di metallo usato per bollire i cibi» (TLIO). Da lapideu(m): l’etimo, come ha scritto Tomasin (2004, 269), «indica che in origine doveva trattarsi di un oggetto di pietra». | berg. laes (Tir), bresc. ~ (Mel), com. lavegg (Mon), crem. laes (Sam), cremon. lavezz (Pe), mant. ~ (Cher–1), mil. lavesg (Cher–2), pav. lavez (Gam); feltr. laviez (MP), pol. lavezzo (Maz), venez. lavezo (Boe), venez. pad. ~ (Patr), ver. laveso (PBB), vic. ~ (Paj); rover. trent. lavez (Azz); bol. ~ (CB), ferr. lavezz (Az), mod. lavazz (Ne), parm. ~ (Mal), piac. lavezz (For); gen. lavezzu (Oliv). Anche AIS 955 956 958. • lavecio VB5, lavegio VB5, lavez R 83, lavezo A3 2694, AA 209, Co 207, G 197, K 48, VB1–3, levez C 238, levezo VB4. 882. lavezol ‘piccolo laveggio’: cf. n. 881. • lafzol R 84, laveciolo VB5, lavezol C 238, lavizolo VB1, levezolo VB4; cf. lavezin VB2 7, lavezino VB3. 883. coldera: caldaia, § 4.10 e § 4.28. • cadera AA 203 204 894, caldara Co 234, caldera G 165 166, VB3–5 7, caldiera VB5, coldera C 238, R 128, VB1. 884. perol: paiolo, § 4.10 (e § 4.28). • pairolo VB2, parolo A3 3924, Co 207, VB3 7, ~ stagnato VB5, ~ stagniato VB7, payrolo instagniato VB1, perol C 238, perolo istagnato VB4. stegniad: stagnato2 «recipiente di stagno o di latta stagnata» (GDLI, no 3). Cf. steniada n. 822. | berg. stegnat (Tir), bresc. stagnat (Mel), crem. stagnat o stegnat (Sam), mant. stagnà (Cher–1), mil. stagnàa o stagnæ (Cher–2); ver. stagnà (PBB). • stagnato VB7, staniad C 238; per paiolo stagnato cf. sopra. 888. cultrum «patella» (DuC). 889. test: testo ‘coperchio, teglia o piatto di ferro per rosolare le vivande’. Da testu(m). | berg. test (Tir), bresc. ~ (Mel), com. ~ (Mon), crem. ~ (Sam), cremon. ~ (Pe), mant. ~ (Arr), mil. ~ (Cher–2), pav. ~ (Gam); pad. valsug. venez. ver. testo (Pra); bol. test (CB), mod. ~ (Ne), piac. ~ (For); gen. testu (Oliv). • test C 238, testo VB1–4 7, texto VB5.
Note lessicali
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890. ruz ‘sfrigolare’. Probabilmente da un *ruzire, lat.cl. rugire. | mil. rusgì (Cher–2). Cf. vic. ruzare «brontolare; scrosciare; ronzare; grugnire; cigolare (dei tizzi); fischiare (del vento)», etc. (Pra); ferr. ruzar ‘id.’ (Fer), parm. ruzer ‘id.’ (Mal). 891. spid ‘spiedo’: cfr. Cella (2003, 22) per l’origine. 892. spid: n. 891. 893. franz: frangere, § 4.43. 894. trepè: n. 754. 896. ipopirgium: ipopigerium «lo cavedone [= l’alare] che tene le legine [= la legna] in foco» (DuC). bordonal ‘alare’. Cf. brandali (brandinali) (DEI): «da un lat. *brandō -ōnis, vedi ‘brandóne’ [= fiaccola, torcia; tizzone acceso] di origine germ., o piuttosto per un incontro con ‘bordonale’» (ibidem). Cf. anche brandinale A3 3760 n. | berg. bordunàl brondonàl o brandenàl (Tir), bresc. bordonal (Mel– app), com. brandinar (Mon), mil. brandenàa brandinàa o brandinàl (Cher–2), pav. brandinà (Gal). Cf. bell. brandol (Naz); lig. brandâ (VPL). AIS 933 e ALI 397. Cf. vic. bordonale ‘trave’ (Paj); mod. burdnal (Ne). • bardenale VB4 5, bardinale VB3, brandanale VB7, brandenà VB1, brandinale A3 3760. 897. moyeta: molletta, da intendere nel sign. ‘pinza da fuoco’. • moieta C 237, molete pl. G 243, moyeta R 331. 898. bernaz: barnasc barnazz e barnasch «paletta da fuoco» (VDSI). L’origine è incerta: cf. ibidem per le due principali ipotesi etimologiche: 1) da pruna + –aceu per Giovanni Flechia, dal long. *brunask, *brennask per Ernst Gamillscheg. | berg. bernas (Tir), bresc. ~ (Mel), com. barnasch (Mon), crem. ~ (Sam), mant. bernazz o barnasc (Cher–1), pav. barnazz (Gam); piem. bernage bernagi o bernas (Pon). • bernacio VB5, bernagio VB1, bernaz C 237, R 99, bernazo VB3 4 7, bernazzo F 115. AIS 932 e ALI 405 confermano la diffusione in Lombardia e nel Piemonte (orientale) della voce. 903. parà: paparà ‘soffriggere’. | bresc. paparà (Mel), crem. ~ (Sam). 904. parada: n. 903. 905. alef: n. 795. 907. pergotà: percottare (percotare) «ungere con gocce di grasso fuso» (GDLI). Da un *perguttare «far passare a goccia a goccia, filtrare» (ibidem).
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3 Note lessicali
908. pergotada: n. 907. 909. impilotà: impillottare (impilottare) «lardellare; pillottare» (GDLI). 918. salador: è probabilmente uno strumento per la salatura dei cibi (cf. salatore «recipiente usato per la salatura dei formaggi»: GDLI, no 3). 920, 921. sal: n. 760. 922. saler: salario2 «recipiente per il sale; saliera» (GDLI, no 2) • Cf. saiairò VB3, salarol R 10, sarairò AA 239. 923. squctà: scottare, § 4.2. 924. lavez: n. 881. 927. spid: n. 891. 929. cazul: cazzuolo «cucchiaione, mestolo, ramaiolo» (TLIO, no 3). • cazol C 238, cazolo VB4, (da manestrar) VB4, cazul R 118, cazulo (da menestrare) VB1 3 5 7. 931. pestó: pestone «pestello grosso e massiccio» (GDLI). • pestó C 238, peston F 134, pistone A2 42. 935. mergó: mergone «uccello acquatico del genere Mergo, detto anche smergo e smergone» (TLIO). • margone A2 41, mergó C 234. 936. sedella ‘secchio (spec. di rame)’. Da sitellu(m) (REW 7959). | berg. sedèl o sidèl e sedèla sdèla o sidèla (Tir), bresc. sedel (Mel), com. ~ e sedela (Mon), crem. sedel (Sam), cremon. sedell (Pe), mant. sedel (Arr), mil. sidella (Cher–2) e sidell (id.), pav. sidel (Gam); bell. sedel «secchio del latte» (Pra); piac. sdella (For). AIS 965 («la secchia di rame») e ALI 503, che documentano una diffusione lombarda della voce (soprattutto nella variante maschile). • sedela VB1 7, sedella VB3 4. 938. gratarola: grattarola1 «grattugia» (GDLI). | berg. grataröla (Tir), bresc. gratarœla (Mel), crem. gratirola (Sam), cremon. grattarola (Pe), mant. gratarœula (Cher–1), mil. grattirœula o grattiroœura (Cher–2), pav. gratareula (Gam); bell. pol. rover. valsug. venez. gratarola, trevis. gratariola (Pra, s.v. gratarola); parm. grattarœula (Mal), piac. grattaröla (For). ALI 495, che conferma la presenza del lessema in area lombarda e in area veneta. • gratairora VB2, gratarola C 238, R 168, VB4 7, gratarula VB3, gratirola VB1 5. 939. pestarol: pestariol «mannaia dei pizzicagnoli» (DEI, s.v. pestar(u)ola, che la dice voce del veneziano). Cf. n. 940. | Con lo stesso sign. o ‘pestello’: bresc. pestarœl (Mel), cremon. pistarool (Pe), mant. pistarœul (Cher–1); pol. pistarolo
Note lessicali
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(Maz), venez. pestariol (Boe), ver. pestarol (BD); rover. trent. pestaor (Azz). ALI 435 («tagliere»), in particolare: 134 [Solarolo (Manerba del Garda) BS], 143 [Pozzolengo BS], 154 [Mantova]; e ALI 492 («pestello»). • pestarol C 238. 940. pestaruola (pestarola, pesteruola) «utensile per tritare la carne, costituito da una lama lunga, larga e pesante inserita, nel senso della lunghezza, in un cilindro di legno munito alle estremità di due manici» (GDLI). È presente nei testi padovani editi da Tomasin (2004) nella forma pestarula (a p. 286). Cf. pestadura e pistatura «tagliere» (Sella 1937). Cf. n. 939. | mant. pistarœula (Cher–1), mil. pestarœula (Cher–2); venez. pad. pestarola (Patr), ver. ~ (glossata con ‘tagliere’) (PBB); rover. trent. ~ (Azz); ferr. pistarola (Az), parm. pistarœula (Mal). ALI 435 («tagliere»), con attestazioni in particolare in area veronese e piacentina. • pestarola C 238, pestaruola K 48. 941. colobia ‘pastone (per il bestiame)’ (DEI). Mar: corobia. Da colluvie(m) (REW 2054). Cf. colluvie «gran quantità (di persone, cose: in senso fortemente spregiativo)» (GDLI). | berg. colobia (Tir), com. ~ (Mon), crem. ~ (Sam), cremon. couloubia (Pe), mil. corobbia (Cher–2), pav. colobia (Gam); piem. colobia (Pon). Cf. colobie «lava[t]ure dei piatti» (Azz) (sign. attestato, comunque, anche in alcuni degli altri repertori citati). 942. albio ‘trogolo, da intendere sia come vasca destinata al cibo per i porci, sia come beccatoio, sia come abbeveratoio’. Cf. albio «vaso, catino, conca (specie per gli artigiani)» (GDLI). Bos: alveum. | berg. albe (Tir), bresc. ~ (Mel), crem. ~ (Sam), cremon. albi (Pe), mant. ~ (Cher–1), pav. ~ (Gam); pad. albio, etc. (Pra); rover. trent. albi (Azz); bol. aib (CB), ferr. ajb o albi (Az), parm. albi (Mal), piac. arbi (For); piem. ~ (Pon); lig. argiu (VPL). Cf. mod. albiôl «beccatoio» (Ne). AIS 1182, che sostanzialmente conferma il quadro delineabile attraverso i repertori citati. • abio VB4, albio VB3; derivati: albiolo VB5, arbiolo VB7. 943. segier: secchiaio «acquaio, lavandino» (GDLI). | berg. seger (Tir), bresc. secer (Mel), cremon. ~ (Pe), mant. secciar (Cher–1); bell. secier (Naz), feltr. secer (MP), pol. seciaro (Maz), venez. pad. sechiaro (Patr), ver. seciar (PBB), vic. seciaro (Paj); rover. trent. secciar (Azz). Cf. venez. sechier ‘scolatoio per le stoviglie’ (Boe). • sechiaro K 48, VB5, segiar VB7, segiaro VB3, segier C 238, VB4. AIS 951 e ALI 499, dove si osserva una diffusione della voce in tutto il settentrione, escluso il Piemonte. 946. cugiarera: cucchiaiera «astuccio per tenere i cucchiai ordinati e separati dalle altre posate. – Per estens.: l’insieme dell’astuccio e dei cucchiai contenutivi» (GDLI). | mant. cucciarera (Cher–1), mil. cugiarera (Cher–2); parm.
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cucciarera (Mal); piem. cuciarera (SA). • cugiarera VB1 4, cugiera VB3, cugirera VB7, cugliarera VB5. 948. lavador: lavatoio ‘vasca o recipiente per il lavaggio’. ludria ‘lontra’. | berg. lodria (Tir), bresc. lûdria (Mel), com. ludria (Mon), crem. ~ (Sam), cremon. loudria (Pe), mant. ludria (Cher–1), mil. ~ (Cher–2), pav. ~ (Gam); pad. trevis. valsug. venez. vic. lodra, etc. (Pra); ferr. ludra (Az), mod. lodra (Ne), parm. luderia (Mal); piem. ludria (Pon); gen. lüdria (Oliv). AIS 440. • lodria C 234, luria K 54. 951. basia «scodella, catino e simili» (Foresti 1990, 60, anche per la presunta derivazione, che «dovrebbe essere, pur con qualche difficoltà, dal lat. volg. *bajula ‘vaso per acqua, secchia’)». | ‘catino, conca’: bresc. bazia (Ro, s.v. basgia, bazia, baziot), crem. basgia (Sam), cremon. basia (Pe), mant. basia da lavar i piat (Arr), mil. basla (Cher–2), pav. ~ (Gam); rover. basia, valsug. sbasia e sbasie pl., ver. sbasia (Pra, s.v. basia); parm. basla (Mal). Anche ‘(largo) piatto di legno’, ‘tagliere’: berg. basia (Tir), mant. ~ (Arr); mod. ~ (Ne). Cf. mant. ~ «vaso di legno su cui si mondano il riso, i legumi, ecc.» (Cher–1); bol. ~ ‘id.’ (CB). AIS 971 («catino»): la voce è attestata in Piemonte: 132 [Ronco Canavese TO]; in Lombardia: 274 [Sant’Angelo Lodigiano LO] e 275 [Castiglione d’Adda LO]; in area trentina e veneta: 340 [Roncone TN] e 360 [Albisano (Torri del B.) VR]. ALI 504 («catino»). • basia C 238, R 298, basla VB1 7; derivati: bacileta VB3. 952. speorela: asperella «erba ruvida e spinosa (Equisetum hyemale) usata in cucina per pulire le stoviglie» (TLIO). La o di speorela potrebbe essere un errore di trascrizione, come pensa Lorck 180n; a monte, per Salvioni (1910, 399 n. 1), potrebbe esserci l’esitazione dello scriba tra una soluzione con spe- e un’altra con spo. • sperella F 140. 954. soy: soglio1 ‘tinozza’ (GDLI, no 10, dove però è data la specificazione «per il bagno», laddove nel nostro caso è destinata al bucato). | berg. soi (Tir), bresc. ~ (Mel), crem. ~ (Sam), cremon. soj (Pe), mant. ~ (Cher–1), mil. sœuj (Cher–2), pav. söi (Gal); mod. sôi (Ne), parm. sœuj (Mal), piac. söi (For). • soio VB5, soyo VB3 4. ALI 505 («mastello») attesta il tipo in Lombardia: 112 [Gromo BG], 113 [Barzesto (Schilpario) BG], 124 [Redona (Bergamo)]; e in Emilia: 405 [Fidenza PR], 406 [Parma], 416 [Farini d’Olmo], 419 [Reggio nell’Emilia], 431 [Canossa (Ciano d’Enza) RE]. 955. regiad ‘vaso per l’olio’. «Si vuol riferire a Rezzate, paese bresciano che ha la cava del marmo, con cui si fanno quei vasi» (Tir–app). | berg. regiat (Tir), bresc. ~ (Ro), com. rogià (Mon).
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957. banchal: bancale «panno (originariamente destinato a coprire panche o seggi)» (TLIO). 958. guarneri ‘ripostiglio’ o ‘armadio’. Da guarnà ‘riporre, conservare’ (< gubernare). | berg. guarner o guarnere (Tir), com. guarneri (Mon), crem. guarnere (Sam), mil. guarneri (Cher–2), pav. ~ (Gam). 963. prestiner: prestinaio (prestinaro, pristinaio, pristinaro; ant. prestiniero) «mugnaio; fornaio» (GDLI). | com. pristiner (Mon), crem. prestiner (Sam), mil. prestinée (Cher–2), pav. præstinè (Gam); parm. pristinar (Mal). AIS 234, dove se ne osserva la presenza in diversi punti della Lombardia (ma è minoritario rispetto al tipo «fornaio»). • pristinée F 135. 964. prestinera: n. 963. 966. prestì: prestino «mulino e anche forno per il pane», e «con metonimia: fornaio» (GDLI). | com. pristin (Mon), crem. prestì (Sam), cremon. presteen (Pe), mil. prestin (Ban); parm. pristen (Mal). 968. regul ‘cruschello’: Salvioni (1916a, 814) lo collega a *revol- ‘fruscello’. | Cf. com. redegiœu (Mon), mil. rosgiœu (Ban); lig. revesò (VPL). soveter ‘cruschello’. Bos: so(v)entrum, scentrum. REW 7838: sĕquens, -ĕnte. | bell. soventri (Naz), feltr. soventre (MP), vic. ~ o soventri (Paj); rover. trent. soventro (Azz). 971. atamen: attamen2 «setaceum seu cribrum» (DuC). bugat: bugatto ‘buratto, frullone’ (DEI). Bos: bugattum; bugattare, abugattare. | com. bugat (Mon); gen. bügattu (Oliv). • bugat C 238, R 286, VB4, bugatto VB5; derivati: bugatel Z 64, bugatello VB2. 972. atamino: attaminare «purgare farinam cum setatis» (DuC). abugatà: bugatar ‘abburattare’ (TLIO). Cf. n. 971. | gen. bügattà (Oliv). • bugatar Z 65; derivati: bugatador C 238. 977. vander ‘spulare, ventilare’. Da vannere. | berg. vandì fò o ’andì fò (Tir–app), bresc. vander o vandì (Mel), com. vantà (Mon) o vant (id.), cremon. vandii (Pe), mil. vantà (Cher–2); bell. rover. vander, pol. vàndare, trent. valsug. vandar (Pra, s.v. vandare); lig. [Calice Ligure SV, Pignone SP] vande (VPL). Cf. crem. vandidur «vagliatore» (Sam). • vander Z 34. 981. levad: levato «lievito» (GDLI, no 29). Cf. A3 2684 n. | crem. levàa (Sam), cremon. levaat (Pe), mant. levà (Arr), mil. levàa (Cher–2), pav. levà (Gal); bell. levà (Naz), feltr. ~ (MP), pol. ~ (Maz), venez. ~ (Boe), venez. pad. ~
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(Patr), ver. ~ (PBB), vic. ~ (Paj); rover. trent. ~ (Azz); piem. ~ (Pon); lig. ~ (VPL, levà2) • levado VB1 3 4 7, levato A3 2684. 982. levada: cf. n. 981. 983. lisa: liso2 «azzimo (di pane)» (DEI). Da allisus, part. pass. di allīdere ‘battere contro’: «Il significato originario sembra sia stato quello di ‹schiacciata› preparata senza lievito, in contrapposto al pane lievitato» (ibidem). | gen. lisu (Oliv). 985. gramolà: gramolare «trattare con la gramola; battere meccanicamente (un impasto) per renderlo più sodo» (TLIO, con un esempio bonvesiniano). 989. rasparola ‘radimadia’ (da rasperella ‘erba usata come cencio’: cf. infra). | berg. rasparöla (Tir), bresc. rasparœla (Mel), cremon. rasparola (Pe), mant. rasparœula (Cher–1), mil. raspirœula (Cher–2); bol. rasparola (CB), parm. rasparœula (Mal), piac. rasparöla (For); piem. rasparela «erba dura e aspra, che difficilmente infracida, la quale avvolta su di se stessa a forma di ciambella, si adopera nelle cucine per fregare e nettare le stoviglie in vece d’un cencio» (SA). ALI 458, con un’attestazione a Padova (272). 991. clusorium1 «operculum» (DuC). sgiesor ‘piastra per chiudere la bocca del forno’. Da *exclusoriu(m) (Lorck 195n). | berg. clüsur del furen (Tir), com. scesù (Mon), mil. ~ (Cher–2). • Cf. iuxor ‘saliscendi’ AA 912. 994. cervelad: cervellato «insaccato di maiale contenente anche cervello» (TLIO). | berg. servelat (Tir), bresc. ~ (Mel), com. scervelàa (Mon), crem. servelà (Sam), cremon. zervellaat (Pe), mant. zervlà (Cher–1), mil. cervellàa (Cher–2), pav. ciarvelà (Gam); bol. zervlà (CB), ferr. zarvlà (Az), parm. zervlà (Mal); piem. servlà (SA); gen. servellà (Oliv). 996. tomaculum «mortadella, salcicciotto» (TLL). tomasela: tomasella (tomacella, tomascella, tommasella) «tipo di salsiccia costituita da un ripieno di fegato suino sminuzzato e impastato con uova, formaggio, pepe, zenzero e zafferano» (GDLI, no 1). Mar: tomasel. | mant. tomasella (Cher–1), mil. ~ (Cher–2); gen. tomaxelle pl. (Oliv). 999. piè ‘pieno, ripieno’. 1000. piè: n. 999. 1001. mezé: cf. mezena f. «mezzo maiale salato» (DEI) e anche, sulla base dello spoglio dei repertori dialettali, ‘metà del suo lardo’. | bresc. mezè (Mel), mant.
Note lessicali
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mezzen d’ lard g.i. (Cher–1); venez. mezen (Boe), vic.ant. mezene (Bor). Cf. la variante al femm.: com. ~ (Mon), crem. ~ (Sam), mil. mezzenna (Cher–2); pol. bell. rover. mezena, valsug. medena, vic. mezena (Pra, s.v. mezena), ver. mesena (PBB); piem. ~ (Pon). • Femm.: mezena VB1 3–5 7, mezina VB2. 1009. mufleta ‘ammuffita’. | berg. möflet (Tir), cremon. muflit (Pe). 1010. mufleta: n. 1009. 1013. parma: n. 222. 1014. parmada: cf. n. 222. 1015. nefranditium: nefrendicium «annuale tributum, quod certo tempore rustici dominis vel discipuli doctoribus afferre solent, duntaxat sit carneum, et porcellus» (DuC, dalle glosse isidoriane). saina, nell'interpretazione proposta; forse dal lat. sagina ‘grasso’. 1019. ruz: n. 890. 1022. veges «vas vinarium, modius, dolium» (DuC). veza: veggia ‘botte’. • veggia VB5, veza C 237, K 46, R 204, VB3 4 7. carera: carrera1 «botte» (TLIO, con esempi solo lombardi). Bos: carraria, carera (botte). | Voce pansettentrionale: LEI, s.v. carrarius, 2.c1.α. e 2.c1.β. • carera VB1, carere pl. VB1. 1023. vezol: diminutivo di veza, n. 1022. • vezuolo K 46. 1024. bozzola: derivato di bozza → bossa «boccia. Specie di bottiglia, ma di cristallo non colorato, con fondo ampio e piano, e bocca assai stretta» (Tir). 1027. cadasta: calastra «trave che sostiene la filiera delle botti» (GDLI). Da catasta (ibidem). Cf. calastra «mucchio di legna» (Bos). | bresc. cadastra dele veze (Mel–app), com. calastra (Mon); bol. ~ (CB), mod. ~ (Ne, s.v. calaster f.pl.), piac. calastar (For); gen. calastra (Oliv). Variante masch.: mil. calaster (Cher–2), pav. calastær di vassel (Gam). 1028. colirol ‘colatoio’ (considerato il contesto, si tratterà specificamente di ‘colatoio per il vino’). | Il tipo «colarolo» è attestato nel sign. ‘panno posto sulla conca del bucato per proteggerlo dai detriti del ranno, ceneraccio’: bresc. colarœl (Mel), cremon. coularool (Pe). In area veneto–trentina prevale, con lo stesso sign., il tipo «colatore». • colirolo del vino VB5; cf. coladore M 241.
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3 Note lessicali
1031. baga «otre; sacco di pelle» (GDLI). «Voce dell’Italia sett., d’area gallica; cf. provenz. baga ‘fagotto, borsa’» (ibidem). | berg. baga (Tir), bresc. ~ (Mel), com. ~ (Mon), crem. ~ (Sam), cremon. ~ (Pe), mant. ~ (Cher–1), mil. ~ (Ban); ven. ~ (Pra); rover. trent. ~ (Azz); mod. ~ (Ne), parm. ~ (Mal), piac. ~ (For); lig. ~ (VPL, baga2). Cf. pol. ~ «cornamusa» (Maz) • baga M 235. 1032. gerolla: gerula2 «vas vinarium definitæ capacitatis atque adeo mensuræ species» (DuC). civera: civèa ‘cesta di vimini’ (DEI), nel caso specifico usata per colare il vino. Per l’etimo cf. ibidem, dove si riconduce a una forma «*ciberia di origine mediterranea, da un tema cub-/cib recipiente, documentato anche nell’area egea». Sella (1937): civeria. | Col sign. ‘barella, treggia’: mant. zivera (Cher–1), mil. ~ (Cher–2); bell. pad. pol. trevis. venez. vic. ziviera (Pra, s.v. ziliera); piac. zivera (For); piem. sivera (Pon). • civera C 237. 1033. maza: forse ‘mazza usata per conficcare il tappo nella botte’; cf. mazzuolo2 «martello di legno a manico corto, che si usa per conficcare il tappo nella botte» (GDLI, no 2). 1034. mazola ‘piccola mazza’: cf. n. 1033. 1035. cagnia: cagna ‘cane’, cioè «strumento che serve a tener saldi i cerchi, mentre si mettono alle botti» (GDLI, s.v. cane1, no 10). | berg. cagna (Tir), bresc. ~ dele veze (Mel, s.v. cagna), com. cagna (Mon), cremon. ~ (Pe), mant. ~ (Cher–1), mil. ~ (Cher–2), pav. ~ (Gam); pad. pol. vic. ~ (Pra), venez. ~ (Boe); rover. trent. ~ (Azz); mod. ~ (Ne), parm. ~ (Mal); gen. ~ (Pag). 1038. stropa: stroppa «insieme di fili intrecciati usato per legare; corda, fune» (TLIO): nel contesto specifico andrà inteso in un uso specifico legato alla preparazione del vino, ma potrebbe esserci alla base una confusione con stoppa, il cascame della pettinatura del lino e della canapa usato per calafatare le botti. | berg. stropa (Tir), bresc. ~ (Mel), com. ~ (Mon), crem. ~ (Sam), cremon. stroppa (Pe), mant. stropa (Cher–1), mil. ~ (Cher–2), pav. ~ (Gam); ven. ~ (Pra); rover. trent. ~ (Azz); bol. ~ (CB), ferr. strôpa (Fer), mod. stropla (Ne), parm. stropa (Mal), piac. stroppa (For); piem. stroppa o stroppia (Pon). • stropa («la ligadura over la stropa») C 237; in un contesto generico: stropa VB4 5, strope pl. VB7, stropi m.pl. VB4, stroppe pl. VB3. 1039. stropel: derivato di stropa, n. 1038. Come ‘turacciolo’ il tipo «stropolo» è attestato nel Veneto odierno (ALI 484).
Note lessicali
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1040. pendola ‘bietta, cuneo’. Da pinnula (Pra, s.v. penola). | Voce di area veneta: bell. pad. pol. venez. penola, trevis. ver. vic. pendola, valsug. pendola e pendolo (ibidem). • pendola G 78. 1042. cochó: coccone «lo stesso che cocchiume» (TLIO, con un esempio veneziano): «adattamento dell’it. sett. cocón ‘cocchiume’ (lat. caucus coppa)» (DEI). | berg. cucù del vassel (Tir), bresc. cûcû dele veze (Mel), com. coccon (Mon), crem. cûcù (Sam), cremon. coucoon (Pe), mant. coccon (Cher–1), mil. ~ («voce di quella parte del contado che è prossima al Bergamasco») (Cher–2); bell. pad. venez. vic. cocon, etc. (Pra); bol. cucôn (CB), ferr. cuccon (Az), parm. coccon (Mal), piac. côcon (For). • chochon K 46, chocon VB4, cochon VB5, cochun VB7, cocó C 237, cocon VB3 7. 1043. zena ‘capruggine’, «incavo ricavato nella parete interna della botte per incastrarvi il fondo» (GDLI, s.v. zena). Per quanto riguarda l’etimo, per GDLI è incerto, mentre Cher–2 (s.v. gina o ginna) scrive: «proviene, a quanto pare, dal greco γύνε (femmina), chè femmina dicesi in altri lavori da falegname ogni incavo su quell’andare». | berg. zena (Tir), bresc. ina (Mel), com. gigna (Mon), cremon. zena (Pe), mant. zina (Cher–1), mil. gina o ginna (Cher–2), pav. zena (Gam); pad. zigna, pol. venez. zina, venez. zena (Pra, s.v. zina); rover. trent. zigna (Azz); ferr. zina (Az), parm. zenna (Mal); gen. zineüa (Oliv). AIS 1328. 1045. burió ‘turacciolo’. | berg. borù (Tir), bresc. borû (Mel), crem. ~ (Sam), mant. boron (Cher–1), mil. borion (Cher–2); rover. trent. borom (Azz); bol. birôn (CB), parm. boron (Mal). AIS 1330: attestazioni nella Lombardia orientale e nel Veneto occidentale. • borió C 237. 1047. sponzó: spunzone ‘punteruolo (per spillare botti)’. • sponzon VB7, spuncion F 140; sponctó VB4, sponton VB3 5, spontono VB1. Cf. sponton ‘tipo di arma in asta’ G 203. 1054. recalchà: ricalcare «battere il cerchio di una botte per spingerlo al suo posto, in modo che tenga strettamente unite le doghe» (GDLI, no 7). 1056. invasellà: invasellare «riporre, versare in un piccolo vaso» (GDLI). 1057. mudador da vi ‘strumento per travasare il vino’: da mutare «travasare un liquido (soprattutto vino o olio) […]» (GDLI, no 10). 1058. incoconà ‘praticare un foro sulla botte per riempirla’: cf. n. 1042. 1062. garipla: gréppola «gromma, tartaro» (GDLI). Da un *greupum e *greupola, da una voce longobarda (ibidem). | grepla grepola gripola o gripla
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3 Note lessicali
(Tir), bresc. grepola (Mel), crem. ~ (Sam), cremon. grippoula (Pe), mant. greppola (Cher–1), pav. grepula o gripula (Gal, s.v. grepia); venez.ant. grepola, etc. (Pra, s.v. gripo); piac. greppôla (For). Cf. com. grôpa (Mon), mil. croppa (Cher–2), pav. grepa e grepia (Gam); parm. grepa (Mal). Cf. ferr. grepul m. «rimasuglio della polenta nella stagnata» (Fer). • grepola VB4 7; cf. grepo m. VB5, gropa VB1. 1064. infortì: infortire ‘inacidire’. 1068. trobia: torbida (non è chiaro il nesso con la voce latina). 1075. purad: purato «purificato» (GDLI). 1077.
agrest: agresto2 «uva acerba o qualità di uva che non giunge a maturazione» (TLIO). Mar: agrest. • agrest R 51, agresto VB1 3 4 7; cf. grestada VB1 3.
1078. composta1 «conserva di frutta, marmellata» e «conserva di verdura» (TLIO, ni 1 e 1.1). 1080. crespia: crespola ‘matricale’, «[…] specie di erba usata in medicina per le sue proprietà curative» (TLIO). | berg. erba crespola (Tir, s.v. erba), bresc. crespola (Mel), com. ~ (Mon), crem. ~ (Sam), mil. ~ (Cher–2), pav. ~ (Gam). 1084. ràmpol ‘grappolo’. | berg. rampol (Tir), bresc. ~ (Ro), crem. ~ (Sam). grapèl ‘grappolo’. | crem. grapel (Sam), cremon. grapell (Pe), mant. ~ (Cher–1), mil. grappell (Cher–2), pav. grapé -él (Gal). AIS 1314: il lessema è attestato nella Lombardia meridionale: 274 [Sant’Angelo Lodigiano LO], 275 [Castiglione d’Adda LO], 285 [Pescarolo CR], 286 [Bozzolo MN]; e nella Lombardia occidentale: 250 [Bienate Magnano MI]. • grapello M 245, V 175 177 178, VB1 3–5 7, grapelo VB1. 1086. garzol ‘occhio, gemma’; cf. garzuolo «la parte interna, il cuore della lattuga» (TLIO). | berg. garzòi (pl.) de la it (Tir), com. garzœu (Mon), mil. garzœù (Cher–2); piem. garseul (SA). Cf. mod. garzôl «grumolo» (Ne). • garzol R 65. 1087. cavirol: capriolo3 «tralcio della vite, viticcio» (TLIO, con due esempi emiliani). | Voce non solo settentrionale: LEI, s.v. capreolus/capreola, 657–659. 1088. trosa ‘tralcio di vite’. Bos: trosum, trosa. | I repertori dialettali attestano diverse accezioni o sfumature semantiche: berg. troza «[…] insieme di più grappoli d’uva pendenti da qualche luogo» (Zap), trosa «filare di vite» (Tir), bresc. troza «quell’intrecciatura di tralci che si lascia alle viti nel farle» (Mel), ~ «quel capo di vite che rimane sul tronco dell’anno avanti»
Note lessicali
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(id.), ~ «sermento; propriamente ramo secco della vite» (id.), com. trôsa «tralcio di vite destinato a fruttare quell’anno, tirato e legato al suo rincontro», cremon. trosa «ramo di vite ancor verde»; venez. troza «viticcio» (Boe). Cf. mant. trus «tronco dell’albero» (Arr); pol. truso (Maz); anche mil. tros ‘tralcio’ (Cher–2) e piem. tross «fusto di una pianta, e più comun. del cavolo, che solo nella sommità è vestito di foglie» (SA). 1090. vinazol: vinacciuolo «chicco o grappolo d’uva» (TLIO). Cf. vinassöi pl. «vinacciuoli, que’ granellini che sono dentro gli acini e sono il seme della vite. Impropriamente si dicono anche acini» (Tir). • vinazol R 157, vinazolo VB4. 1093. roz ‘coppia di grappoli d’uva che pendono da uno stesso tralcio, penzolo’. Bos: rozium, rozia (ma solo rozium in questo sign.), no 2. Da roteus (REW 7390). | Il sign. primario, attestato in buona parte dell’area settentrionale, è ‘gregge, branco; stormo’, ‘mazzo’ (e, di qui, ‘gruppo di cose o di persone’): n. 1196. Attestazioni con riferimento specifico all’uva: berg. ros d’öa (Tir, s.v. ros), bresc. ros d’ûa (Mel, s.v. ros); rover. trent. roz de ua (Azz, s.v. roz); parm. rozz d’uva (Mal, s.v. rozz), piac. rözz (For). 1095. cavriol: n. 1087. 1099. trevìs ‘greppia, mangiatoia’. Dal lat. traha o trahea secondo Tir (s.v. trais). | berg. trais treis o trois (Tir), bresc. treis (Mel), cremon. traviis o treviis (Pe), mil. trevis o tarvis («voce d’alcuni paesi del contado prossimi al Bergamasco per greppia») (Cher–2); piac. travisa (For). • trevesse VB4, trevis VB7. 1102. prebenda «razione di cibo per gli animali domestici; il cibo stesso» (GDLI, no 3). 1104. sternì: n. 558. 1116.
portent: portante ‘andatura del cavallo, detta più comunemente ambio’: qui il riferimento è al cavallo che ha questo genere di andatura. • Come agg.: (roncin) portante VB5, (roncino) ~ VB7, (ronzino) portente VB1 3, (roncino) ~ VB4.
1119.
mangià ol fre: mangiare il freno, da intendere come variante dell’oggi più comune mordere il freno.
1129.
brena «briglia» (TLIO). | Cf. la ricca nota in Arcangeli (1997, 279–280 n. 3133), tanto per l’etimo (con annesso rimando a REW 7261) quanto per la documentazione dialettale. • brena A3 3133, C 237, K 47, V 306, VB1 3–5 7.
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3 Note lessicali
1131.
soget ‘capestro’ (cf. sogatto «striscia sottile di cuoio, correggia» GDLI). | berg. soghet (Tir), bresc. ~ (Mel), com. ~ (Mon), mant. ~ (Arr), mil. soghett (Ban), pav. soghæt (Gam); ver. sogheto (PBB), vic.ant. sogatto (Bor); rover. trent. sogat (Azz); parm. soghett (Mal); piem. soat sovat o soet (Pon). Cf. crem. soat «specie di cuoio» (Sam), mant. ~ (Cher–1); venez. soato (Boe); anche con variante femm.: mil. soatta o sovatta (Cher–2). Abbiamo soget ‘corda della campana’ più avanti, al no 1513. • soato ‘cuoio’ K 45.
1133.
cropera: groppiera «elemento della sellatura del cavallo; [specif.:] laccio per fissare la sella» (TLIO). Cfr. Cella (2003, 47–48). • cropera AA 455, VB3 4 7, cropiera VB5, gropiera V 311.
1135.
streva (strieva, strevva) «staffa» (GDLI). «Dal franc. streup, che è in rapporto con *strup, da cui il medio–alto ted. Strupfe» (ibidem). • streva AA, C 237, R 191, VB1.
1147.
osmà: n. 335.
1148. osmament: cf. n. 1147. 1153.
panadora: pannatora «panno di lana con cui si liscia il pelo dei cavalli» (GDLI). | mil. panadora (Cher–2); piem. ~ (SA). • C 237.
1161.
rusùm. | berg. rossöm (Tir), mil. rossumm (Cher–2), pav. rusüm (Gal); pad. rossume d’ovo, rover. rossum d’of (Pra, s.v. rossume d’ovo). AIS 1135: 218 [Grosio SO], 227 [Albosaggia SO], 229 [Sonico BS], 243 [Canzo CO], 333 [Viarago TN], 360 [Albisano (Torri del B.) VN]; ALI 574: 109 [Precasaglio (Ponte di Legno) BS], 113 [Barzesto (Schilpario) BG], 128 [Omate (Agrate Brianza) MI], 245 [Sacco (Rovereto) TN]. Con lo stesso sign.: bresc. rósol (Ro). Cf. parm. rossum (termine furbesco) ‘rame’ (Mal). • rosum de l’of C 234, russum de l’of R 40.
1164. prolactaria: cf. prolecta «capistrum, funiculus» (DuC). morà: moraglia1 «morso, freno» (GDLI): «voce di area ven., dal provenz. mor-[r]alha» (ibidem). | bresc. moraia (Mel), cremon. mouraja (Pe), mant. moraccia (Cher–1), mil. moraja (Cher–2); venez. moragia (Boe); parm. moraja (Mal), piac. môraia (For); piem. moraje (Pon). 1166. zof: giovo → giogo (GDLI), § 4.27 e § 4.31. • giovo A3 3783, zovo AA 289, M 259, VB1 3–5 7. 1167.
zocla «catena o striscia di cuojo che dall’alto del timone va ad attaccarsi alle corna dei buoi aggiogati» (Tir–app).
Note lessicali
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1168. gambisa ‘anello di legno che si mette al collo delle bestie per tenerle legate’. Cf. gambezza «randello» (DEI) e gambisa (lomb. alp.) «gavio da ruota» (ibidem); dal gall. *cambo ‘ricurvo’ (ibidem), con aggiunta del suff. –ĭtia (cf. Gal, s.v. gambìs). Bos: gambezza «tronco d’albero?». | berg. gambisa (Tir), bresc. gambiza (Mel), com. gambìs (Mon), mil. gambisa (Cher–2), pav. gambìs (Gal); piem. ganbisa (SA). • gambisa R 295. 1169. goió ‘pungolo’ (aguglione: GDLI). | Settentrionalismo: LEI, s.v. acucula, 522–523. aguiàd ‘pungolo’. | LEI, s.v. aculeatus, 1.b. • guiado da ponzer li boy VB1. 1175.
moltó: n. 782.
1185. mascherpa «ricotta magra prodotta con il siero del latte» e «mascarpone (e in questo significato è di uso improprio)» (GDLI, ni 1 e 2). • mascarpa VB3 7, mascherpa C 233, VB4 5. 1187.
scolobia: si intende, come suggerito dalla voce latina, ‘la parte del latte che residua dopo la coagulazione del formaggio, siero’; cf. colobia, n. 941.
1188. formagia: formaggia «forma di cacio» (GDLI). | berg. formagia (Tir), com. ~ (Mon), cremon. fourmaggia (Pe), mant. formaja (Cher–1), mil. formaggia (Cher–2), pav. furmağa (Gal); pol. vic. formagia (Pra, s.v. formagio); parm. formaja (Mal), piac. fôrmaia (For); gen. formaggia (Pag). 1189. fasera ‘forma di legno per fare il formaggio, cascino’. Da fiscella. | berg. fassera (Tir), bresc. fesera (Mel), cremon. fassera (Pe), mant. ~ (Cher–1), mil. ~ (Cher–2), pav. ~ (Gam); parm. fassara (Mal); piem. fassela («fiscella. Cestella tonda tessuta di vinchi a uso di mettervi il latte rappreso per fare la giuncata. Ora per lo più invece della cestella si usa una forma di pari grandezza di legno dolce bucherata in fondo per dare scolo al siero, detta cascino») (SA). Col sign. ‘forma di cacio’: vic. fassara (Paj); piem. fassella (Pon). • fascera R 215. 1190. panlag: composto di pan + lag ‘latte’, indica il pan di burro (Lorck 235n). 1191.
carota: carott1 m. e carota f. «recipiente forato in cui si pone, durante la lavorazione del latte, la pasta fresca della ricotta» (VDSI). | berg. [Valtellina] carot (Tir, s.v. carotì), com. [id.] carôt (Mon), mant. carota ’d poina (Arr); feltr. karota (MP), valsug. carota («termine diffuso nella Lombardia e nei Grigioni») (Pra). Derivati: mil. carotola e carotolin («per le caciuole quadre s’usa la carotola che è bossolo quadro; per le ricotte s’usa il carotolin che è bossolo circolare poco diverso da un quartuccio») (Cher–2).
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3 Note lessicali
1192. col: colo «colatoio, crivello, staccio» (GDLI). • colo M 252 (s.v. rocha). 1194. casearia: cf. casearius «fiscina casearia» (DuC). 1196. roz ‘gregge; branco’. Cf. n. 1093. Bos: rozium, rozia «gregge, specialmente di bestiame minuto». | berg. ros (Tir), bresc. ~ (Mel), com. rôsc (Mon), crem. ros (Sam), cremon. rozz (ma ‘stormo di uccelli’) (Pe), mant. ~ (Cher– 1), mil. rosc (Cher–2); piac. rozz (For). In area veneta risulta attestato col sign. ‘stormo’: venez. rozzo (Boe), venez. pad. ~ (Patr). Come ‘mazzo’: bol. roz (CB). Come ‘mucchio di cose’: ferr. rozz (Fer), mod. roz (Ne). AIS 1072: si nota, in linea coi repertori dialettali, la presenza della voce nella Lombardia settentrionale e orientale e nel Piacentino (in quest’ultimo caso al pto 420 [Coli]). 1197.
trop ‘mandria’. Dalla stessa base germanica che ha dato l’it. troppo.
1201. ponzèr: stando ai dati a disposizione risulta essere un hapax. Cf. pondarium «statera, instrumentum, quo res sine lancibus ponderantur, quod scapo constat punctis distincto, quæ pondera discriminant» (DuC): forse si intende la trave del torchio vinario che col suo peso schiaccia le vinacce? 1203. «mazal entspricht wohl einem *mateale, und ist die Stange gemeint, mit welcher die Schraubenspindel der Kelter gedreht wird» (Lorck 241n). | Cf. mil. mazza «ferro lungo da due braccia col quale si muove la vite del torcolo da stampa» (Cher–2, s.v. stanga), cremon. ~ (Pe). 1204. chiniol ‘piccolo cuneo, cuneolo’, da intendere nel caso specifico come elemento del torchio. | berg. chignol (Tir), crem. ~ (Sam), cremon. chignool (Pe), mil. chignœù (Cher–2), pav. küniò (Gal). 1205. navaza: navazza (o navazzo) «recipiente con pareti divergenti e munito di un falso fondo a griglie mobili, usato per trasportare l’uva o anche per pigiarla con i piedi» (GDLI). Così chiamata «perché ricorda una imbarcazione a fondo piatto» (Foresti 1990, 28). | berg. naassa o navassa (Tir), bresc. naasa (Ro), com. navascia (Mon), crem. neasa (Sam), mant. navazza (Cher–1), mil. navascia (Cher–2), pav. navassa (Gam); ver. ~ (BD); mod. navaza (Ne), parm. navazza (Mal), piac. ~ (For); gen. ~ (Pag). Cf. bol. navaz m. (CB). 1206. colarol: n. 1028. 1207. tina (tinna) ‘tino’ (GDLI). 1208. vinazal ‘insieme di vinacce’. | berg. vinassal (Tir–app).
Note lessicali
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1209. Cf. drola «canale di legno che serve all’irrigazione, e che si mette per far passare l’acqua da un campo all’altro, quando vi si frappone un abbassamento di terreno» (Tir–app). Si tratterà di un oggetto simile usato nella vinificazione. 1215.
virz ‘cavolo’. | berg. vers ers o irs (Tir), bresc. verz «cavolo cappuccio» (Mel), crem. ~ (Sam), mil. ~ (Cher–2). Cf. mant. verzon «cavolone» (Cher– 1). Anche AIS 1366. • verz C 240.
1216. blida: bieta «lo stesso che bietola» (TLIO). Cf. Zarra (2018, 497). • beda VB1 3 7, beta VB4, bida V 226, bieda VB5, bleda C 240, blede pl. B 36. 1217.
pedersem: petresemine ‘prezzemolo’ (Zarra 2018, 549); cf. petrosemolo (GDLI). | berg. pedersem (Tir), bresc. ~ (Mel–app), com. pedrazin (Mon), crem. pedersem (Sam), mil. predesé (Cher–2). AIS 1385: il lessema è presente nella parte orientale della Lombardia, con qualche sconfinamento nel Veneto. • pedersem C 240, pedersemo VB3–5, pedreseno VB1, petrosemo VB7.
1220. pilizol: pulegiolo ‘pulegio, nepitella’. | bresc. pulezœl (Mel). 1225. moraio ‘borragine’. | berg. morai (Tir). 1229. oregina ‘semprevivo’. | Voce della Lombardia orientale: LEI, s.v. auricula, 2439.16–22. 1231.
cigola ‘cipolla’: § 4.51. • cevola AA 381, cevole pl. AA 335, B 39, cevolla V 242, cigola C 240, VB3 4, cipola VB5, civola Co 215, VB7, zigola VB1.
1234. erbabona ‘finocchio’. | bresc. erba bûna (Mel, s.v. erba), com. erbabôna (Mon), mil. erbabonna (Cher–2), pav. erba bona (Gam); parm. erba bonna (Mal), piac. erba bona (For, s.v. erba); piem. ~ (SA). • erbabon F 123, erbabona C 240, VB1 3 4 7. 1237.
marobi: marrobbio «pianta erbacea perenne della famiglia Labiate (Marrubium vulgare). Estens. Il succo estratto da tale pianta, adoperato in farmacopea» (TLIO). • marobio C 240.
1238. osmanì: osmarino ‘rosmarino’ (DEI). | berg. osmanì o osmarì (Tir), bresc. ~ (Mel), crem. ~ (Sam), cremon. ousmareen (Pe), mant. osmarin (Cher–1), mil. ~ (Cher–2); bell. istr. pad. etc. ~, etc. (Pra); bol. usmarein (CB), ferr. usmarì (Az), mod. usmarein (Ne), parm. osmaren (Mal), piac. usmarein (For). AIS 615. • osmarin VB4; cf. romarin VB2, rosmarì C 240, rosmarin V 240, rosmarino VB1 3 5, rosomarino VB7.
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3 Note lessicali
1239. sclareza: scarleggia (schiareggia) «salvia sclarea» (GDLI). • scarlegia VB1, scarletia VB5, scarleza VB3, scarlezia VB3, sclareca V 231, sclareza VB7, sclareça V 232, sclarezia VB4. 1241. ruga ‘ruca, ruchetta’. 1245. calament: calamento «erba aromatica delle Labiate […], usata come condimento o per le sue proprietà officinali (depurative e lenitive)» (TLIO). Cf. Zarra (2018, 500). • calamento VB1 3–5 7. 1249. ranz: si tratterà di una forma derivante da rapuntium (da cui anche raperonzo e il derivato raperonzolo). Cf. ramponcì al no 1252. | berg. ronzù (Tir). 1257.
zucher: zuccaio ‘terreno coltivato a zucche, zuccaia’.
1261. plantana: piantana ‘varietà di erba medicinale, piantaggine’. | berg. erba piantana (Tir, s.v. erba), bresc. piantana (Mel), crem. ~ (Sam), cremon. ~ (Pe), mant. ~ (Arr), pav. ~ (Gal); parm. ~ (Mal), piac. ~ (For). 1265. lili: lilio ‘giglio’ (TLIO); cf. Zarra (2018, 527). Cf. zey, n. 2039. • lili R 315, VB4, lilio VB1 3 7. 1266. luvertiga ‘luppolo’. Per le ipotesi etimologiche cf. l’utile sunto in Ferrari (2016, 65–66, s.v. luartis). | berg. levertis (Zap), bresc. loertis (Mel), com. levertiss (Mon), crem. loertis (Sam), cremon. louvertiis (Pe), mil. lovertis o luvertis (Cher–2); bol. ~ (Ferr), ferr. ~ (Az). Cf. piem. levertin o luvertin (Pon). AIS 615. 1267.
gabùs: gambugio «cavolo cappuccio» (TLIO); gabusus (Sella 1937). L’etimo non è accertato. | berg. gabüs de ers (Tir), bresc. gabuz (Mel), com. gambuss (Mon), crem. gambuz (Sam), cremon. gambuus (Pe), mil. gambus (Cher–2), pav. ~ (Gam). AIS 1366: tralasciando i Grigioni, la voce è attestata ai pti 218 [Grosio SO] e 248 [Limone BS]. • gabus C 240, R 355, gambugio F 124.
1268. grufer: garofalo o garofolo, § 4.10, § 4.41 e § 4.49. Abbiamo garofel più avanti, al no 1557. | berg. garofol (Tir), bresc. ~ (Mel), cremon. garoffol (Pe), mant. garofol (Cher–1), mil. gallofer gallofor o garofol (Cher–2), pav. garofoul (Gam); bell. garofol (Naz), feltr. ~ (MP), pol. garofolo (Maz), venez. ~ (Boe), venez. pad. ~ (Patr), ver. ~ (PBB), vic.ant. ~ (Bor); rover. trent. ~ (Azz); bol. garofel (CB), ferr. garofal (Az). Cf. piem. garofolin (Pon). AIS 641, anche per la distribuzione del tipo «garofalo» rispetto a «garofano». • garofolo Co 211. 1271.
anedalg: anagallide «erba comune, usata come espettorante e cicatrizzante» (TLIO). | bresc. anegal («i contadini la fan bollire colle ortiche e altre erbe per pastura delle anitre») (Mel).
Note lessicali
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1275. zespet: cespite ‘zolla erbosa’ (cf. «insieme di foglie ed erbe nate da un’unica radice» TLIO, con tre esempi boccacciani). | berg. sespet (Tir, s.v. sespeda sciaspeda o sespet), com. cespita (Mon). 1288. cornal: cornale ‘corniolo’ e anche ‘frutto del corniolo, corniola’ (solo in riferimento al frutto in TLIO). | (In alcuni casi solo nel sign. più specifico di ‘legno del corniolo’) berg. cornal (Tir), bresc. ~ (Mel), crem. ~ (Sam), cremon. cournaal (Pe), mant. cornal (Cher–1), mil. cornàa (Cher–2), pav. cornà (Gam); pol. cornal (Maz), ver. ~ (PBB), vic. cornale (Paj); rover. trent. ~ (Azz); ferr. curgnal (Az), parm. cornal (Mal), piac. côrnal (For); piem. cornai (Pon); gen. cornà (Oliv). • Come albero: cornal VB3, cornalo VB1 4 7, cornaro VB5, cornialle V 142; come frutto: cornal C 234, cornalo VB3–5 7, cornialo V 161. 1289. cornal: n. 1288. 1290. miniaga: armeniaca → muniaca ‘frutto dell’albicocca’ e anche ‘albicocco’ (solo in riferimento all’albero in TLIO). | Voce settentrionale: LEI, s.v. armeniacus, 1294–1295. • Come frutto: arminiaga C 234, mogniaga VB4; come albero: armognaga VB7, mognaga VB1 3 5, mogniaga VB4, moniaga V 153. 1291. miniaga: n. 1290. 1294. perseg: persico2 ‘pesco’ e ‘frutto del pesco’ (TLIO, ni 1 e 1.1). | berg. persec (Tir), bresc. persech (Mel), com. persigh (Mon), crem. persech (Sam), cremon. persegh (Pe), mant. persagh (Cher–1), mil. persegh (Cher–2), pav. persægh o persich (Gam); ven. persego (Pra); rover. trent. persec (Azz); bol. pesgh ‘pesco’ e pesga f. ‘pesca’ (CB), ferr. persga f. (Az), mod. persegh (Ne), parm. ~ (Mal), piac. persag (For); gen. persegu (Oliv). AIS 1283. • Come albero: persego VB3 5, persigo VB7; come frutto: perseg C 234, persego AA 484, K 56, V 168, VB3, persico VB5, persigo VB7. 1295. perseg: n. 1294. 1300. oréng ‘alloro’, un derivato di lauro (con discrezione dell’articolo) con il suffisso germanico -ing (cf. Flechia 1871, 95). | berg. orenc (Tir), bresc. orengh (Ro). 1301. barimbaga ‘frutto di ginepro, alloro o simili’. Variante di orbacca (LEI, s.v. bac(c)a, 114 n. 28). | Settentrionalismo: ivi, 114–115. • garimbaga VB4. 1304. olana ‘avellano; avellana, frutto dell’avellano’ | LEI, s.v. abellana. 1315.
zenzervì: zenzeverin ‘giuggiola’ (F 143, dove ne è postulata l’origine in un incontro di zizyphus con zingiber).
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3 Note lessicali
1316. zenzervì: n. 1315. 1317.
ceresa: cerasa «lo stesso che ciliegia» (TLIO). • ceresa C 234, M 239, (anche come pianta) VB1, VB3–5 7, cerexa K 57, cerexe pl. K 57; (solo come pianta) cerexa A2 38, VB2.
1318. ceresa: n. 1315 1321.
perseg: n. 1294.
1322. perseg: n. 1294. 1323. glandula ‘nòcciolo’. Mar: ganduia. | mil. gandòlla (Cher–2), pav. gandola (Gam). Al masch.: berg. gàndel o glàndel (Tir), com. gandioèu (Mon). Cf., con lo stesso sign., bresc. gandiœl (Mel), crem. gandiol (Sam), cremon. gandeull (Pe) e mil. gandollin (Cher–2); ‘gheriglio’: com. gandel (Mon), mant. gandœul (Cher–1). AIS 1281: il tipo «gandolla» (con accento piano o sdrucciolo) è attestato nella Lombardia occidentale, in linea con quanto ricavabile dai repertori dialettali. • gandolla «è un nocciolo di pescha» F 125. 1327.
marinella2 «varietà di ciliegia dal sapore amarognolo, con proprietà astringenti» (GDLI). «Deriv. dal ven. marinèla, dimin. di marina ‘amarena’ (per aferesi)» (ibidem). | berg. marinela (Tir), mant. marinella (Cher–1); bell. marinela (Naz), pol. ~ (Maz), venez. ~ (Boe), venez. pad. ~ (Patr), vic. ~ (Paj); rover. trent. marinella (Azz). • marinela C 234.
1330. pom ranz: pomarancio «frutto dell’albero di arancio; lo stesso che melarancia» (TLIO). • pom ranz (frutto) C 234. 1331.
pom ranz: n. 1330.
1335. pobla: pioppa «pioppo» (GDLI), anche se – almeno in alcuni casi – indica un tipo particolare di pioppo, il pioppo bianco. Bos: pobia, pubia. | berg. pobla (Tir), com. pobia (Mon), crem. ~ (Sam), cremon. pioppa (Pe), mant. ~ (Cher–1), mil. pobbia (Cher–2), pav. pobia (Gam); pol. venez. ver. piopa (Pra); bol. fiopa (CB), ferr. pioppa (Az), mod. piopa (Ne); piem. pioba (Pon). AIS 585 per la distribuzione del tipo «pobia/pioppa» e del tipo «albara». • pobia VB3–5, pobla R 152, V 133. albara «pioppo» (Sella 1937, dove è registrato anche albarus; solo quest’ultimo in Sella 1944). Anche in VDSI, s.v. albar e albara. Cf. àlbaro «pioppo bianco, gattice» (GDLI). Bos, albara, albarus. | Settentrionalismo: LEI, s.v. albarus, 1.b.α. • albara R 152.
Note lessicali
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1336. unìz ‘alno, ontano’. Cf. Bos, alnizia. | Settentrionalismo: LEI, s.v. alnus, 1.b. 1339. nas: nasso, variante di tasso (tas al no 1336); cf. TLIO tasso2 e REW 8607. • nasso M 248. 1342. pez: abezzo «abete (per lo più l’abete bianco […])» (GDLI). Cf. la nota di Pellegrini (1976, 607–608). | Settentrionalismo: LEI, s.v. abieteus, 103–104. 1348. roveda ‘rovo’. Da rŭbētu(m) (REW e Faré 7407). «Da un lat. tardo *rubeta ‹roveto› […] Roveda presenta uno dei casi in cui un nome collettivo di pianta passò a indicare una pianta singola» (Pra, s.v. roveda). Cf. Mar, rovedha. | berg. roveda (Tir), bresc. ~ (Mel), com. ~ (Mon), mil. ~ (Cher–2); pol. ~, rover. roveja e roveda (Pra, s.v. roveda); ferr. arveda (Az). • roveda A3 5714, VB6, ~ spinosa V 100, VB1 3 5 7, ~ spinossa VB4, rovede pl. A3 5714. 1353. cesa «lo stesso che siepe» (TLIO, con un esempio veronese). Bos: cesa e anche incisa. | Settentrionalismo: LEI, s.v. caesa, 1.a.α. • cesa VB3, cese pl. VB5, cessa VB1 7. 1354. cesa: n. 1353. 1356. virga: verga ‘virgulto, pollone’. 1357.
verzella: vergella «gambo o fusto (di una pianta)» e «ramo di piccole dimensioni» (TLIO, ni 1 [con un esempio dal padovano Serapiom] e 1.2).
1358. virgi: cf. n. 1356, e cf. § 4.55. ase: forma di difficile interpretazione, sempre che non si tratti di un errore di trascrizione del copista. 1359. erbosel: arboscello «piccola pianta» (TLIO). In VDSI è detto poter essere in particolare «un giovane castagno» (s.v. arbosell). • arborsello A2 36, erbosel R 242. 1363. salicitum: salictum, salegium «ghiareto, greto, che d’ordinario è piantato a salici» (Bos). salesada ‘saliceto’. | bresc. salezada (Mel), pav. salsà (Gal). Cf. mil. saresera (Cher–2); ferr. salsara (Az); piem. salesera (Pon). 1365. vidag: di primo acchito si potrebbe pensare a una forma derivante da (territorium o sim.) vitatum ‘(terreno) vitato (= piantato a viti), vigneto’, con uso sostantivato, ma, vista la difficoltà di spiegare -g, andrà contemplato, come in Lorck 270n, un prefisso –ac(u)lum. • videg R 366.
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1368. albarìl ‘pioppeto’. Derivato di albaro: cf. n. 1335. | Come risulta dal LEI, s.v. albarus, si tratta di un hapax. 1369. breda: braida «campo suburbano» (TLIO). Anche Bos. | ferr. braia (Fer), mod. ~ (Ne). Col sign. ‘podere’: bresc. breda (Mel), com. ~ (Mon). • breda R 342. 1370. tré: terreno, § 4.49 (e § 4.34). 1373. preder (e predera): pratarius servus «cui pratorum cura incumbit» (DuC). 1382. stiva2 «manico dell’aratro, stegola» (GDLI). 1383. dental: dentale «nell’aratro, il blocco di legno cui si attacca il vomere» (TLIO, no 3). 1384. massa ‘vomere’. | com. maza (Mon), cremon. massa (Pe), mant. ~ (Cher–1), mil. ~ (Cher–2), pav. mazza (Gam); piac. massa (For); piem. ~ d’la sloira (Pon); gen. massa (Oliv). AIS 1437: la voce risulta diffusa in Liguria e nel Piemonte sud–orientale; anche nella parte nord–orientale della Lombardia: 209 [Isolaccia (Val di Dentro) SO] e 218 [Grosio SO]. 1388. plo: piovo ‘aratro’ («tipo di aratro di legno con avantreno» GDLI). | berg. piò (Tir), bresc. ~ (Mel), mant. ~ (Cher–1); rover. trent. piof (Azz); bol. piò (Fer), parm. ~ (Mal). Cf. vic. piovina «coltro» (Pra). AIS 1434: attestazioni sparse in Lombarda orientale, Veneto occidentale, Emilia. • plo VB1 3–5. 1390. sbadigia ‘strumento per rendere sodo il terreno, mazzeranga’. Cf. n. 65. | berg. sbadegia sbadigia o sbadesa (Tir), mil. sbattigia (Ban). 1392. ronchà: roncare «ripulire un terreno, estirpando le erbacce con la roncola, per lo più allo scopo di mettere la terra a coltivazione» (GDLI). Bos: runcare, arruncare, e cf. runcum «terreno incolto da dissodare». | berg. roncà (Tir), bresc. ~ (Ro), com. ~ (Mon), pav. ~ (Gam); bol. runcar (CB), ferr. ~ (Az), parm. roncar (Mal), piac. rôncà (For); piem. ronchè (Pon); gen. runcà (Oliv). 1399. gavel: gavello «gavio […] quarto di ruota» (DEI). L’etimo è incerto, ma ibidem è proposta la derivazione «da un tema mediterraneo *gabilo- curvo, che appare anche in area iberica (port. gavião parte curva della falce, galiz. gabilan falce»). Sella (1937): gavilus «raggio della ruota». | berg. gael (Tir), bresc. gaei pl. (Mel), com. gavel (Mon), crem. gaei pl. (Sam), cremon. gavell (Pe), mil. ~ (Cher–2); bell. gavei pl. (Naz); rover. trent. gavel (Azz); bol. ~ del rod (CB), ferr. gavi pl. (Az), mod. ghevi pl. (Ne), piac. gavù da mulein (For); piem. gavei pl. (Pon).
Note lessicali
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1403. spreza: n. 485. 1404. tiracha: n. 391. 1418. visneza: da vicinus + –ĭtia(m). | Cf. berg. visinansa o vesinansa (Tir), com. visinanza (Mon), etc. 1419. maiola: voce senza riscontri. 1428. dom: duomo «abitazione di qno» (TLIO, no 2). 1436. lecturì: lettorino «leggio» (GDLI). • leterì AA 626. 1443. introyt: introito «fase iniziale della Messa, in cui il sacerdote entra nell’altare» (TLIO, no 3.1). 1464. cisendel: cesendelum «lampada» (Sella 1944), cesendeli pl. «piccole lampade, lumini» (Verlato 2009, 684). Cf. cesendelo «lumino a olio o a cera perennemente acceso nei luoghi sacri e sulle tombe per il culto» (TLIO, con diverse attestazioni, tutte settentrionali). Mar: cexentil. | Di diffusione ampiamente settentrionale: LEI, s.v. cicindela/cicindelum. • cescendelo G 142, cexendelo K 34 51, cisindel R 197. 1467, 1468. preved: prevede ‘prete’ (GDLI, s.v. prete). • preved R 306, prevede G 89, K 32 51. 1474. preved: n. 1468. 1476. pluvial: piviale1 «paramento liturgico consistente in un ampio mantello semicircolare di stoffa pregiata» (TLIO). 1477.
metria: variante di mitra. • metria Co 217, mitra A1 204, AA 620, mitria Co 212.
1483. gieresia: chieresìa → chiericìa «il complesso dei chierici di un determinato luogo; gerarchia ecclesiastica, clero» (TLIO). • chieresia Co 232. 1485. giergada ‘tonsura, chierica’. Da un clericata(m) (cf. Levi 1918, 11). | piem. cirià (SA). 1493. batizeri ‘fonte battesimale, battistero’. | LEI, s.v. baptisterium, II.1 («per influsso di batesá ‘battezare’», ivi, 1107 n. 3). 1496. gudaz: gudazzo (ghidazzo) «padrino» (DEI): «got. *goto (ted. Gote) abbreviaz. di un composto corrispondente all’ingl. godfather […]» (ibidem). | Diffuso in area lombarda ed emiliana: berg. ghidas o gödas (Tir), bresc. ghidas (Mel), com. gudaz (Mon), cremon. gudazz (Pe), mant. ~ (Cher–1), mil. guidazz (Cher–2), pav. gudass (Gam); rover. trent. gudaz -azza (Azz);
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parm. gudazz (Mal), piac. ~ (For). AIS 35 e ALI 825 sostanzialmente confermano la diffusione detta. 1497. gudaza: n. 1496. 1510. completa: compieta «l’ultima delle ore canoniche, che conclude la giornata liturgica» (TLIO). 1512.
bagioch: baciocch ‘strumento di percussione’ (VDSI, no 1), e nel nostro caso ‘battaglio della campana’. Da baculu(m) ‘bastone’ (REW 874) + – ŏccu. | berg. bacioc (Tir), mant. baciocch (Cher–1), pav. bačok «suono che dà un sonaglio agitato, il sonaglio stesso» (Gal, 1); parm. baccioch (Mal). Derivati: bresc. baciocol (Mel–app).
1515.
soga ‘fune; correggia (da intendere come quella della campana, nel caso specifico)’. Cf. n. 1131.
1516. soget: stesso sign. di soga, n. 1515. 1529. stazó: stazione «magazzino, deposito di merci, bottega» (GDLI, no 11). 1530. lavoreri: lavorerio ‘officina’. Cf. laborerium (Sella 1944). 1532. aza: accia1 «filo grezzo di materiali diversi (canapa, lino, stoppa ecc.). Estens. Tela grezza» (TLIO). • aza K 33 46 61. 1533. agogiada: agugliata «quantità di filo che si infila sull’ago» (TLIO). 1534. lavoreri: n. 1530. bambas: n. 394. 1535. spiciaria: spezieria ‘bottega dello speziale’ (GDLI, no 5). • Nel sign. ‘assortimento di spezie’: speceria K 46, spicieria odorifera Co 156. 1540. piver: pévere (péiver, pévare, pòvero) «pepe» (GDLI). | Forma pansettentrionale: berg. pier e peer (Tir), bresc. ~ (Mel), com. pevar (Mon), crem. peer (Sam), cremon. pever (Pe), mant. pevar (Cher–1), mil. pever (Cher–2), pav. pevær (Gam); venez. pevare o pevere (Boe), venez. pad. pevare (Patr), ver. pevar (PBB), vic.ant. pevere (Bor); rover. trent. pever (Azz); bol. paver (CB), ferr. pevar (Az), mod. pever (Ne), parm. ~ (Mal), piac. pevar (For). AIS 1010 e ALI 591. • pevere K 28 35, pevoro A3 5222. 1541. piver: n. 1540. 1542. peverada: n. 763. 1543. piver: n. 1540.
Note lessicali
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1550. medeg de fisicha: medico di fisica, TLIO (s.v. fisica, no 2). 1553. pìnola «pillola» (GDLI). Variante di pillola: § 4.53. | berg. pinola (Tir), bresc. ~ (Mel), crem. penola (Sam), cremon. pinoula (Pe), mant. pinola (Arr), mil. ~ (Cher–2), pav. ~ (Gam); parm. ~ (Mal); piem. ~ (SA). 1554. biava ‘ostia, cialda’: § 4.51. Da oblata «panis ad sacrificium oblatus, hostia nondum consecrata» (DuC). Cf. obbiadino (obiadino) (GDLI). | berg. obiada (Tir), crem. obià (Sam), mil. obbiàa (Cher–2), pav. obià (Gam). Cf. mant. obiadin (Arr). Cf. piem. oblìo (Pon). 1560. garofel: n. 1268. 1561. nos noschana: per Lorck 300n si tratterebbe della noce moscata, con assimilazione di m alla n di nos, mentre il suffisso -ana potrebbe spiegarsi per influsso di un nos nostrana: se la prima ipotesi non può dirsi inammissibile, la seconda sembra invece molto dubbia. 1562. noschad: cf. n. 1561. 1566. perzegada: persicata «marmellata ottenuta con polpa di pesche e zucchero […]» (GDLI); cf. DI III.690.26–40. Cf. n. 1294. 1567.
piricada: si tratterà di una confettura di pere; cf. cedreada (al no 1565) e perzegada (n. 1566).
1568. pinedi: penidio (da penidium) → pennito «preparato dolciario a base di zucchero, acqua e farina d’orzo, adoperato anche in farmacologia per le sue proprietà balsamiche» (TLIO). 1570. zebuli: cf. Lorck 303n, che mette in rapporto la nostra voce con l’it. zibibbo, con cui dunque condividerebbe la base araba zabīb ‘uva passa’. Stando così le cose, la laterale di zebuli potrebbe allora essere dovuta a dissimilazione b – l < b – b. 1580. alum de giaza: allume di ghiaccia ‘allume di ghiaccio: tipo di allume’. 1588. draper: drappiere «produttore di stoffe; venditore di stoffe» (TLIO). • drappée F 122 («è un setauolo», «el lanaiuolo e setaiuolo»). 1592. marzader: merciadro ‘mercante’ (TLIO). | mant. marzadar (Cher–1), mil. masciader (Cher–2); rover. trent. marzadro (Azz); mod. marzeder (Ne). 1593. bochaler: boccalaio «che fabbrica o vende boccali» (GDLI). 1596. gogier: agugliere «chi fabbrica aghi» (TLIO). Cf. n. 1644.
150 1597.
3 Note lessicali
calgier: caligaio ‘calzolaio’ (TLIO). • caligaro A3 1228, caregar AA 813, galighée F 124.
1601. perponzidor: cf. n. 433. 1602. perponzadris: cf. n. 433. 1605. revenzader ‘rinvedaiuolo’ (Ang). Probabilmente da un *revendiatarium. 1611.
navesella: navicella «navetta per tessere» (GDLI, no 7).
1612. liz: liccio «insieme di fili di lamina ritorti entro un’intelaiatura di legno o di metallo rettangolare che, in un telaio per tessitura, ha la funzione sollevare i fili dell’ordito per formare la bocca entro cui far passare la navetta» (TLIO). 1617.
azal: acciale «lo stesso che acciaio» (TLIO, in testi settentrionali). | Il tipo «acciale» è dell’Italia settentrionale: LEI, s.v. aciale, I.1. • acialo Co 208, azallo K 33, azzal R 87; per il tipo «acciaio»: azar AA 896, azaro A3 1048.
1620. rechalg: oricalco «lega d’oro con rame e zinco, simile all’ottone» (TLIO). • recalcho A2 42. 1627.
inchizen: incudine, § 4.19 e § 4.33. | berg. incosen incusen o incugen (Tir), bresc. enchœzen (Mel), cremon. incheuzzen (Pe), mant. lancusan (Arr), mil. incusgen (Cher–2), pav. incusan (Gam); istr. triest. ancuzine, pad. venez. vic. ancuzene (Pra, s.v. ancuzene); rover. trent. ancuzem (Azz); bol. ancozen (CB), ferr. lancuzan (Az), mod. ancozzen (Ne), parm. incuzen (Mal), piac. incuzan (For). Cf. piem. ancuso (Pon); gen. anchizze (Oliv). AIS 214. • anchuzene K 47, ancuzen AA 259 949, incuzen R 105, incuzene A3 3476, M 246.
1628. inchizneta: n. 1627. 1632. chegaza: cagazza ‘scorie, materiali di scarto’. | berg. chigassa (Tir), bresc. chigase (Ro). 1634. scambiador: se la base, il verbo scambiare, è evidente, il significato della voce non è altrettanto. 1636. fusinal: fucinale ‘fucina’ («grande forgia per la fusione del ferro»: GDLI, con un esempio ottocentesco da: Giacinto Carena, Nuovo vocabolario italiano d’arti e mestieri, a cura di E. Sergent, Milano, 1868). 1637.
lusèl ‘apertura della fornace per dare sfogo al calore’. | bresc. luzel (Mel); parm. lusell (Mal). Cf. com. lusel ‘abbaino’ (Mon), piem. ~ ‘id.’ (Pon).
Note lessicali
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1638. spazarol: variante, con diverso suffisso, di spazzatoio «spazzola usata per ripulire i forni dalla cenere, spazzaforno». 1641. forvesina: sarà da intendere come forbicina ‘smoccolatoio’ (cf. forbicetta «piccolo smoccolatoio» GDLI). 1644. agogia: agucchia o aguglia ‘ago’ (TLIO, s.v. aguglia3). Cf. A3 81; anche Cella (2003, 169–170). | LEI, s.v. acucula. 1645. gogiarol ‘astuccio in cui si tengono gli aghi, agoraio’. Cf. n. 1644. | LEI, s.v. acucula, 513.15–26. 1647. rasga: rèsega «(lomb., emil., piem., a. ligure) sega» (DEI, s.v. resegare); anche in Sella (1937). Da resecare (REW 7241). | Forma lombarda ed emiliano–settentrionale: berg. rasga (Tir), bresc. rasega (Mel), com. resega (Mon), crem. ~ (Sam), cremon. rassega (Pe), mant. ~ (Cher–1), mil. resega (Cher–2), pav. resga (Gam); parm. ~ (Mal). AIS 552. • rasega VB4, resega VB5, resegha A3 5849, M 252. 1648. leviga «instrumentum levigandi, quod etiam complanatorium dicitur» (DuC; fonti: Uguccione e Giovanni Balbi). plola: pialla «attrezzo da falegname formato da un ceppo di legno e una lama, usato per levigare le superfici» (TLIO). Da *planula (ibidem). Bos: piola «scure, accetta». | berg. piola (Tir), crem. ~ (Sam), cremon. piolla (Pe), mant. piola (Cher–1); pad. pol. venez. vic. ~ (Pra); bol. ~ (CB), ferr. piolla (Az), parm. piola (Mal). Derivati: mod. piulatt (Ne). Col sign. ‘ascia’: piem. piola (Pon). Cf. bresc. piona (Mel), com. piôna (Mon), mil. piana o piona (Cher–2), pav. piana (Gam); rover. trent. piona (Azz); piac. ~ (For). AIS 225 per la distribuzione dei due tipi. • plola R 202 273. 1649. plolet ‘pialletto, piccola pialla’. Derivato di plola: n. 1648. 1650. manera: mannaia. • manaira AA 413, manara A3 2044, M 256 (s.v. squadrare), manera Z 53. 1651. garobi: carobi ‘succhiello’ («trivellone del bottaio» in Mu, s.v. verigola). Cf. verubius (Sella 1937). | bresc. sgrœbiû (Mel), com. sgarobi (Mon), mil. carobi (Ban). Nel dialetto di Arbeto (Ticino) abbiamo grobi «specie di grosso succhio» (Pellandini 1895, 24). Cf. mant. carobi «crocchio, riunione di più persone per conversare» (Arr). 1652. tenevella ‘succhiello’ (DEI, s.v. tenevello; da terebellum), tinivella (Sella 1937) (terebella in Sella 1944). | berg. tenebla tenevla traela treela o trèbla
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3 Note lessicali
(Tir), com. tenevela (Mon), mil. tinivell tinivella o tenivella (Cher–2); piem. tinivela (Pon). AIS 227 e 228. • tinivela M 257. 1658. colipedium: è forse riconducibile a calopodium ‘zoccolo’ (cf. Bocchi 2012, 707–708, s.v. gomba), ma resterebbe da spiegare il sign. assunto nel contesto specifico. tay: difficile stabilire se significhi genericamente ‘taglio’ (cf. Tir, s.v. tai) o indichi piuttosto uno strumento di lavoro specifico (impiegato per tagliare). 1661. pescharia: pescheria ‘attività del pescare, pesca’ (GDLI, no 3). Per la voce latina: piscatorium «idem etiam quod piscaria» (DuC). 1665. lineola: lignola «lenza» (DEI). DuC: lignolia «instrumentum piscandi». Da lineola (diminutivo di linea) ‘filo’ (DEI). | com. legnôla (Mon), mil. legnœura (Cher–2), pav. legneula (Gam); piem. lignola (Pon). • lignora ‘filo a piombo, usato dai muratori’ AA 254. 1666. amisol: amoçiolo A3 3139 (con ricca nota di commento). Bos: amizolum, anizolum. Faré 4018 propone la base *hamiceolu, ma considerata la probabile presenza della sibilante, invece dell’affricata dentale, andrà presa per buona la base hamuscellu proposta dal DEI (s.v. amo). 1668. frosna ‘fiocina’. Da fŭscĭna(m), con inserzione di r che forse si spiega per incrocio con furca (cf. EVLI, s.v. fiocina). 1671.
temel: probabilmente con pronuncia ossitona. Cf. témolo1 (témalo) «pesce dei salmonidi […]; v. di origine settentrionale» (DEI). Da thymallu(m) (ibidem). • temalo VB5, temello V 54 55, VB6, temolo VB1 4 6, timelo VB7, timolo VB1.
1675. arengh m. «aringa» (VDSI). Bos: aringum. | berg. areng (Tir), crem. arengh (Sam), cremon. ~ (Pe), pav. arengh (Gam); piem. ~ (Pon). • arench R 27, arengo VB1 3 5–7, (lo) rengo VB4; femm. arenga V 61. 1676. boza ‘ghiozzo’. Bos: bozia. | berg. bosa (Tir), bresc. boza (Mel). Cf. la variante masch.: berg. bos (Tir–app), crem. ~ (Sam), cremon. bozz (Pe). Cf. piem. bota (Pon): LEI, s.v. *bot(t)-; *bond-/*bold-; *but(t)-; *pott-, 1475. • boza («vel la bora») V 59, VB3 4, boça VB2 5; cf. (con la medesima entrata latina) bota VB1 7. 1680. cavezal: cavezzale «in Milano, sinonimo del pesce cavedano» (GDLI, no 2). Variante di capezzale. | berg. cavezal (Ang, p. 232), mil. cavezzal (Cher–2); piac. cavzal (For). Cf. cremon. cavezzeen (Pe), mant. cavazzin (Cher–1); ver. cavazzin (Pra); rover. trent. cavazim (Azz); parm. cavazzen (Mal).
Note lessicali
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1681. veró: cf. varolo1 (varollo, varuolo, varruolo) «spigola» (GDLI). Da vairolus, lat.cl. varĭus (ibidem). • Cf. varolo V 49, VB1 5–7. 1685. avolana: cf. avolo2 «nome di un pesce; nell’Italia sett. è f. (cf. ven. àola)» (DEI). Da albula ‘pesce bianco’ (ibidem). 1686. çeven ‘cefalo’. • cenevo VB1, ceveno VB3 4; «cefalo»: cevalo V 62, cevello VB7, cievalo VB5, zevalo VB6. 1690. ingiova: anciova «alice» (DEI). | Voce pansettentrionale: LEI, s.v. *apiua, 2.b.α. • angioa V 58, angiova VB3, anglua VB7, angyova VB6, anihoa AA 554, inchiova VB5, ingiova VB4, (la) neghioa VB1. 1691. tonina: cf. tonnina «carne di tonno conservata spec. sotto sale» (TLIO). 1695. abiadego: abiatico «nipote, figlio del figlio» (TLIO, con un esempio da Bonvesin). | Forma lombarda: LEI, s.v. aviaticus. • abiadego VB7, abiadigo VB7, abiatico F 110, abidego VB7; femm. (la) biadega VB7. 1700. virz: n. 1215. 1706. navesella: n. 1611. 1723. àmeda → àmita «zia (paterna o materna)» (TLIO). | Settentrionalismo: LEI, s.v. amita. • amda R 162 163. 1724. ameda: n. 1723. 1725. barba m. «fratello di un genitore, zio» (TLIO). | Noto settentrionalismo: LEI, s.v. barba, 1.b.β. • barba AA 698 699. 1726. barba: n. 1725. 1755.
cadere: § 4.33.
1772. brascha: n. 865. 1775.
cazer: cadere, n. 615.
1776.
garzo: n. 405.
1778. franza: fronza2 «fionda» (DEI), frunza ‘id.’ (Sella 1937). • fronza AA 411, M 244. 1789. petenagio: pettinicchio, n. 140. 1790. on ‘o’: § 4.50. penello: cf. penna1 «plettro» (GDLI, no 21).
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3 Note lessicali
1792. cadrega: n. 748. 1830. stizó: n. 870. 1834. glera ‘ghiro’. | berg. [Valle Brembana] glera (Tir, s.v. gler e glera), com. gera (Mon), crem. gira (Sam), mil. ~ (Cher–2); valsug. ver. gira (Pra, s.v. giro). Cf. bresc. gler (Mel). AIS 443, dove si osserva la nettissima prevalenza della variante femminile in tutta la Lombardia e nel Veneto occidentale. 1835. glis, glitis «humus tenax» (DuC). 1838. cavedal: capitale3 «lo stesso che cuscino» (TLIO). Il rapporto con il lemma latino si spiega se intendiamo la voce volgare nel sign. ‘capezzale’, e cioè ‘letto di un moribondo’, e per estens. ‘morte’. 1845. ranza «grosse falce fienaia» (GDLI). «Voce di area lomb., di etimo incerto» (ibidem, con rinvio a radiare REW 6989). Bos: ranza. | berg. ranza (Tir), bresc. ~ (Mel), com. ~ (Mon), crem. ~ (Sam), mil. ~ (Cher–2), pav. ~ (Gam); piem. ransa (Pon). Cf. cremon. ranza «i legnaiuoli chiamano un ferro di che si servono per raschiare la vernice dai legni» (Pe). 1846. fasella: facella «torcia infuocata; fiaccola incendiaria» (TLIO). • faxela M 243, faxella A2 39. 1861. tetà: tettare ‘allattare’. 1902. aconz: acconcio ‘momento opportuno’. 1905. granaz: n. 692. 1906. agogia: n. 1644. 1910. umedal: n. 626. 1913. semen ‘sciame’: § 4.10, § 4.55 e § 4.65. 1926. resó: ragione «processo davanti all’autorità giudiziaria» (GDLI, no 25). 1937.
spegazada ‘sgorbiata, imbrattata’. Da *picatiare (lat.cl. picare) ‘impeciare’, con aggiunta di ex– (cf. Lorck 338n). Cf. empegazare (con lo stesso sign.) in A3 4714 n. | ‘sgorbiare, imbrattare’: berg. spegassà (Tir), bresc. spegasà (Mel), com. spegascià (Mon), crem. spegasà (Sam), cremon. spegazzaa (Pe), mant. spegazzar (Cher–1), mil. spegascià (Cher–2), pav. spagasà (Gal); ven. spegazzar(e) (Pra); rover. trent. spegazzar (Azz); gen. spegassà (Oliv).
1945. vertes: n. 198.
Note lessicali
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1972. roveya: n. 683. 1986. rasega: n. 1647. 2007. teray: terraglio «rialzo di terreno (per lo più ricavato artificialmente a sostegno di muri, argini, fortificazioni); terrapieno» (GDLI). Da terralium, terraleum (ibidem). | berg. terai (Tir), bresc. ~ (Mel). Cf. com. teracc (Mon); venez. vic. teragio (Pra). • teraio V 423, teray R 345, VB4, terraglio VB5, terralio VB3; cf. teragio VB1, terrazo VB7. 2039. zey del mar: giglio del mare ‘narciso marino’ (GDLI, s.v. giglio1, no 2). • ciglio VB5, zey R 315, zio K 29, V 246. 2047. spargnir: espargnare «evitare (a qno) una situazione spiacevole o pericolosa» (TLIO); dal fr.ant. espargner (ibidem). Cf. anche sparagnare (spargnare) (GDLI). 2066. d’aprof: d’aprovo ‘da vicino’ (TLIO, s.v. aprovo1, no 1.2). Cf. Mar, prov(o). | Settentrionalismo: LEI, s.v. ad prope. 2072. a solt a solt: a salto a salto «gradualmente, a mano a mano» (GDLI, s.v. salto1, no 33). 2074. azonzer: aggiungere nel sign. ‘accostare’ (cf. TLIO, no 3). 2093. afigià: affittare, § 4.37. 2103. d’aprof: n. 2066. 2111.
bif ‘bere’: § 4.13, § 4.31 e § 4.43.
2118. meda1 «mucchio, catasta» (GDLI, no 2). Da mēta(m) ‘mucchio’ (ibidem). | berg. meda (Tir), bresc. ~ (Mel), com. ~ (Mon), crem. ~ o mida (Sam), cremon. meda de legna (Pe), mil. meda (Cher–2), pav. ~ → mega (Gam); mod. meda (Ne), piac. ~ (For). 2120. legnier: legnaio2 «catasta di pezzi di legno» (TLIO). 2135. ha imparturit: impartorire «lo stesso che partorire, dare alla luce» (TLIO, con esempi settentrionali).
4 Commento linguistico Grafia 4.1 Uso di y Il grafema y in luogo di i atona vanta molte occorrenze, in specie come secondo elemento di dittongo (cioè semivocale): animay 52 95 116 120, ay prep. 566, ay ‘aglio’ 1232, bataya 489 490 546, bayguera 499, boyment 1981, cavay 1097, consey 2129–2131, famey 2095, mey ‘miglio’ 672, etc. (tot. 83). Eccezioni (come semivocale o semiconsonante): aiero 1903, dei prep. 95 115 116 (ma dey 52 120 228 229), dei sost. 1840 1875, goió 1169, maiola 1419, maistad 1431, moier 6 (ma moyer 7 1720 1732). In tre casi y rappresenta la vocale tonica: boỳ 925 926, guayna 769, rays 1276. In ydropica 236, unico caso in cui il grafema ha statuto sillabico, y è residuo greco. Dopo u compare sempre i nei tre casi rilevati: aguiad 1169, inguila 1677, sanguisuga 1852. Infine, due attestazioni dell’aberrante yi: boyiment 1982 (ma boyment 1981), payiso 326.
4.2 Rappresentazione dell’occlusiva velare Per quanto riguarda la rappresentazione dell’occlusiva velare sorda, davanti alla vocale centrale o a vocale posteriore la soluzione ordinaria è c: bocal 821 822 (ma bochal 819), bocalì 820, cadasta 1027, cadenaz 620 621, cadenil 855, cadigia 174, cadrega 748 1792, caduch 230, cafdel 121, cag 1181, etc. (tot. 191); acolit 1488, aconz 1902, acostumada 1934, ascont 1983, ascosi 1765, circondada 2081, co ‘capo’ 211 1401 1880 etc. (tot. 5) (ma cho, cf. infra), co· ‘con’ 296 305 311 etc. (tot. 5), cochó 1042, codga 27 28, etc. (tot. 205); ascusì 299, cerculo 1888, cugià 945, cugiarera 946, cul 146, culcina 638, cum ‘con’ 307 310 313 2108, cum ‘come’ 890 1005 1006 etc. (tot. 10), cuminad 808 809, cuna 470, etc. (tot. 38). Davanti alle stesse vocali il fonema è anche rappresentato, seppur in un numero di casi di molto inferiore (e perlopiù davanti ad a), dal digramma ch: abraschà 866, apichà 391, archa 122 956, archabanch 741, bancha 740, banchal 957, becha 215, bocha 63 82 450, bochal 819 (ma bocal 821 822), bochaler 1593, brancha 673, etc. (tot. 82); almancho 2071, anchona 1431, archo 1736 1737, Bacho 1710, balchó 608, bochó 81, cho ‘capo’ 22–24 etc. (tot. 10) (ma co, cf. supra), chova 703, chovertor 469, etc. (tot. 26); chuchumer 1255.
https://doi.org/10.1515/9783110599060-004
Grafia
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Di fronte a vocale anteriore è attestata unicamente la soluzione ch: bacheta 1820, becher 1604, bochet 822, boschet 1347, che 186 254 342 etc. (tot. 12), ch’è 110 153 1791, chegaza 1632, conchet 950, mascherpa 1185, schena 172 1878 1879, etc. (tot. 32); Achille 1849, chi ‘che’ 1711 1712 1727 etc. (tot. 45), chiniol 1204, chitara 1790. Davanti alla laterale o alla vibrante sempre c: bocler 526, cloch 516, sclareza 1239; acreser 2000, crapa 34, creda 1835, credenza 959, credo 1452, etc. Notevole l’aberrante q in squctà ‘scottare’ 923. Quando la velare sorda viene a trovarsi in posizione d’uscita per apocope vocalica (di o, nei casi riscontrati), la grafia impiegata è ch: archabanch 741, bagioch 1512, bech 217, bech ‘capro’ 785 1179, bedosch 320, bianch 47, bosch 1360, brach 336, caduch 230, cloch 516, desch 752, meneschalch 1595, nioch 804, porch 156 787 788 etc. (tot. 5), rich 587, sach 654, solch 1378 1973, stoch 537, zach 392, zoch 739. Sempre a proposito della velare sorda, da segnalare l’unico caso di raddoppiamento in peccà 1978. Assente il grafema k, ancora documentato a fine Trecento ma ormai abbandonato nel Quattrocento.1 Per quanto riguarda l’occlusiva velare sonora, l’unica soluzione adottata è g, anche davanti a vocale anteriore. Ecco gli esempi relativi a quest’ultimo contesto: geda 423, pregeri 2108, sigel 667, sigez 710, soget 1131 1516, sotzagen 1487, targeta 527, virgezà 409, zagen 1486; antigitad 21, giró 424, piagi 1552, plegi 1942, virgi 1358.
4.3 Rappresentazione della nasale prima di occlusiva bilabiale La nasale prima di labiale (sorda o sonora) è rappresentata da m: camp 545 546 1374 etc. (tot. 5), campana 1511, campanel 1513, campanil 1517, campió 581, campo 1777 1971 2006, companadeg 807, compar 1494, completa 1510, composta 1078, etc.; amblà 1150, ambra 1563, bambas 395 1534, barimbaga 1301, bombas 394, columb 730, combat 491 492, desimbogà 458, gamba 171 172 513, gambar 1692, etc. Solo un’occorrenza di n: ranpì 988.
4.4 Rappresentazione dell’affricata dentale L’affricata dentale sorda ha di norma un corrispettivo grafico in z: asedazà 974, astizà 869, azalì 878, barboz 89, bernaz 898, botaz 154, braz 96, brazal 503, brazi 566 567, cadenaz 620 621, etc. Ricorre solo una volta la geminata: vezza 688.
1 Cf. Corti (1965, 353), Tomasoni (1984, 80), Robecchi (2017, 88–89).
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4 Commento linguistico
In tre casi è attestata ç: carbonçel 868, casonçel 803 (ma casonzel 800), çeven 1686. La scrizione dotta ti, corrispondente a [tsj], è tipicamente riscontrabile nei sostantivi in –tione (alcuni dei quali veri e propri tecnicismi liturgici): colatió 848 849, congregatió 773, executió 2101, interogatió 1912, oratió 1444, purgatió 1889, untió 385 (schietto latinismo lessicale è invece prefatio 1454). In diferentia 1944 si resta incerti sul valore (solo grafico o anche fonetico) da assegnare alla (seconda) i, mentre in stantia 594 si può propendere con maggior sicurezza per una sua inconsistenza fonetica. Una volta, con artifitiosament 323 641, si ha ti in luogo dell’etimologico ci. Completano la serie dei latinismi grafici iuditio 1523 e otiosa 1943. Della soluzione c (anetimologica) + i (< tj), con pronuncia [tsj], si osserva la presenza in iusticia 1925, servicial 1933, spaci ‘spazio’ 254 e spacio 1886 1901. La c è invece etimologica in speci ‘spezie’ 765 1536 1537 e nei derivati spiciaria 1535 e spicier 1538. Andrà generalmente presupposta una corrispondenza con l’affricata dentale sorda anche nelle seguenti forme con c (latina) + e, i: cedreada 1565, cedro 1328 1329, cega 352, cel 82, celada 502, celar 1957, celestiale 1734, cena 845, cenà 844, cender 208 859, cenevella 196, etc. (tot. 42); in questa serie è da includersi forse anche poscena 847 e poscenà 846, con sc da interpretare come nesso biconsonantico, con pronuncia quindi «disgiunta» di sibilante sorda + affricata dentale sorda; bacil 829, bacila 828, bacinet 497, beneficio 1481, cib 772, Cibele 2014, cignià 351, cigola 1231, cima 58, cimà 401, etc. (tot. 54). Un solo caso per uno di ci e cc: ciel 1737 (cf. cel 82), Occeano 1850. L’affricata dentale sonora è in genere rappresentata da z: bronz 887, bronzì 830, calizen 854, coreza 473, foza 216, franz 893, garzà 404, garzadura 406, garzo 405, gorzerì 501, etc. La g è conservata in cultismi come evangelio 1451 e progenie 1769, ma forse come affricata, della quale potrebbero essere rappresentazione sempre g e anche gi nei francesismi formag 799 1186 formagia 1188 e formagiera 1194, giostra 565 e giostrà 564, mangia 186 mangià 1119 e mangiadora 1099.
4.5 Rappresentazione dell’affricata palatale L’esito di affricata palatale sorda [ʧ] da –ct– latino è rappresentato da g in finale di parola e da gi all’interno (davanti, evidentemente, a vocale diversa da i), e in un solo caso (pechen 191) da ch: per gli esempi cf. § 4.38.
Grafia
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L’esito di affricata palatale sonora [dʒ] del lat. cl (primario o, più spesso, secondario) e gl è rappresentato, come è normale nel bergamasco antico, da g o gi, per i cui esempi cf. § 4.29. Per la grafia chi < cl (tipica del bresciano) cf. sempre § 4.29. Abbiamo infine la voce sclareza 1239, con cl che sembra verosimilmente corrispondere, non solo graficamente, a latinismo: cf. § 4.29. Infine, per quanto riguarda c e g + vocale palatale cf. rispettivamente §§ 4.37 e 4.39, oltre a § 4.4.
4.6 Rappresentazione della sibilante Com’è naturale, il grafema chiamato a rendere la sibilante sorda o, con minore frequenza assoluta, sonora è abitualmente s: limitandosi alle prime 20 voci che si incontrano, ne sono esempio aseya 99, biasar 79, cosa 20 49 60, froscha 38, ganasal 77, masgio 3, miciniosa 60, naris 56, nas 55 57–59, os 64, osey 115, sbadagià 65, sbadagio 67, sinestra 102, sovercing 40, spala 94, spalla 95, splurì 28, stranud 68, stranudà 66. Abbiamo anche attestazioni della notazione ss, in rappresentanza della sorda, in posizione intervocalica (la scempia, nello stesso contesto, indica normalmente la sonora): cassia 1558, cipresso 1863, confessió 1442, cortellessa 544, cossa ‘coscia’ 168, fassa 466, ganassa 72, grassa 796 (ma grasa 2086), grossa 139, grossi 1197, massa 1384, messa ‘rito religioso’ 1466 (ma mesa 1465), nassa 1667, passezà 577, passezament 578, possa 1918, possanza 1833 1895. In descendent 1696 e nasce 2001 la scrizione originaria sc rappresenta la sibilante sorda. Abbiamo alcuni casi in cui la sibilante sorda è rappresentata da x (una soluzione evidentemente incentivata dalla base latina): coxal 512, exprimer 2102, flux 239, luxurios 1694, sexta 1505. In un’occasione, executió 2101, il suono soggiacente sarà invece la sonora. In tutti i casi (in alcuni più di altri), nondimeno, è altresì ipotizzabile una pronuncia alla latina [ks]. La sibilante sonora intervocalica è indicata da z in alcuni casi: buzecha 154, fruzel 201, sbeza 48, sbezad 50, sbezada 49.
4.7 Rappresentazione della nasale palatale Per la nasale palatale sono documentate quattro diverse soluzioni grafiche: – gn: advegnament 1837, advegnamento 1754, brugno 1770 1771, castegnid 1367, compagnia 1832 1931, compagno 1949–1953, legni 2118, signi 1813, signo 1734, spargnir 2047, tegnì 298; in pegnà 192 (e forse pignadura 400) e ragnel 467 gn
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non dovrebbe essere un digramma ma rappresentare piuttosto la sequenza affricata palatale sorda + nasale nel primo caso, velare + nasale nel secondo; gni: agniel 780 1172, bignió 182, cagnia 1035, calcagnio 173, castegnia 1305, cavagnia 1091, cavagniola 1092, cignià 351, insegnia 141–143 etc. (tot. 5), legnia 2119, legniam 1607, legnier 2120, ognia 249 1828, palpignià 300, rognia 247, rognió 161, scagnio 742 743, stagnià 1052, stegniad 884, stegniada 822, tegnia 179, tegniosa 180, vignia 1366; ni: chiniol 1204, colmenia 599, gramenia 696, nioch 804, schaniel 1432, scrinio 733, sgrafinià 376, sgrafiniament 379, steniada 824, veniuda 255. Più incerto lo statuto di ni in miniaga 1290 1291 e miciniosa 60; ng, in fine di parola:2 codong 1292, homeng 591, leng 737, pung 105, seng 268, stang 885 1614 1928.
4.8 Consonanti doppie Si sono già visti, nei paragrafi precedenti, alcuni casi di raddoppiamento grafico intervocalico: oltre ai non pochi di ss per la sibilante sorda, uno di cc per la velare sorda e uno di zz per l’affricata dentale sorda. Come è stato osservato in altri testi in lombardo antico,3 anche nel nostro offre un numero di casi tutt’altro che irrilevante la grafia ll, specialmente in posizione postonica: Achille 1849, ballo 1790, camamella 1246, canella 1539, cenevella 196, cortella 768, cortellessa 544, cortellì 767, favilla 2099 (ma favila 2098), etc. (tot. 56). A completamento del quadro, una manciata di occorrenze di ff: difficultat 1843, offerenda 1448, offerta 1479, officio 1480 1949; due (per ciascuno) di rr e di tt: guerra 2030, terra 635 1835, bretta 213, gotta 241–243; una di nn: penna 725.
4.9 Latinismi Diversamente da quanto si potrebbe presupporre prima di accostarsi a un testo di cui il latino è parte integrante – o forse proprio per questo? – nel nostro volgare è debole l’inclinazione al latinismo grafico–fonetico, che trova comunque almeno in parte una spiegazione con l’alto tasso di «materialità» del lessico.
2 Cf. D’Agostino (1983, 108). 3 In Grignani/Stella (1977, 127), per esempio.
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In aggiunta ai casi già visti, si osserva h etimologica in ha 2135 (ma à 343 1757 1758 etc. [tot. 5]), Bacho 1710, herba 1041 1836 (ma erba 1214, erbabona 1234), hom 30 32 51 etc. (tot. 13) (ma om 550 1021 1377), homeng 591, homo 1716 1718 1815 (ma omo 1 2), honoranza 1875, hora 1500 (ma ora 1509 1795), hostia 1449 1450, humilià 2084. Lo stesso grafema è invece pseudoetimologico in habundant 2085, hedifici 2003, hera 701, herbor 1277 1282 1286 1340 (ma erbor 1199 1274 1284 etc. [tot. 25]; e anche erbosel 1359), hogi ‘occhi’ 1760 (ma ogi 1757, e anche og 40 42 43 etc. [tot. 9], og pl. 228, ogial 76, ogio 1761). I pochi altri ammiccamenti al latino sono dati da ct: lecturì 1436, sancta 1883, sancti 1765, squctà 923; gm: flegma 166; ph: philosopho 1704, saphir 486; pt: scriptor 1641; qu: antiqui 1842.
Fonetica – Vocalismo 4.10 a tonica e atona a tonica o atona è di norma conservata: fra i casi di conservazione più notevoli, sbadagià ‘sbadigliare’ 65 e il derivato sbadagio 67. Può talvolta risolversi in un’altra vocale, in particolare e, come documentato di seguito. Come tonica passa a e, in genere per assimilazione o per dissimilazione, in cater 227, ceresa 1317 1318, erbor 1199 1274 1284 etc. (tot. 24) ed herbor 1277 1282 1286 1340 (in atonia erbosel 1359) (ma arbor 1709, arbore 1770 1785 1856 e arboro 1767 2004 2005), giera ‘ghiaia’ 640, portent 1116, scarteza 408 (in atonia scartezà 407), semen ‘sciame’ 1913, sigez 710, soget 1131 1516, temel (< thymallus) 1671; per castegnia 1305 e, in atonia, castegnid 1367, cf. § 4.16.4 Nello iato venutosi a creare per la caduta di –g–, a si risolve in e in seyta 521 e (con semplificazione ei > i) in mister 5 1037 1607 1608. Nutrita la serie dei sostantivi che conoscono l’evoluzione –ariu > -er,6 in particolare nomi di mestiere: becher 1604, bochaler 1593, calgier 1597, calzoler 1598, colzer 449–451, ferer 1590, pegorer 1195, plicer 1603, preder 1373, etc. (qua
4 Cf. Tomasoni (1981, 97). 5 Cf. Ead. (1984, 82). Per il veronese e non solo, cf. Bertoletti (2005, 89 n. 231). 6 Cf. Paccagnella (1980, 312), Tomasoni (1985, 240), Robecchi (2017, 91); per il bresciano cf. Contini (1935a, 142). Subiscono lo stesso trattamento anche le forme di derivazione galloromanza con suffisso originario -ier(a), quali cavaler e cavalera 552. All’esito -er, proprio delle varietà lombardo–orientali, si contrappone in genere l’esito -é, caratteristico invece delle varietà occidentali (Buzzetti Gallarati 1982, 42; Ead. 1985, 25).
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anche revenzader 1605, forse da un *revendiator, con adeguamento alle forme originarie in -er). Non sorprende l’eccezione rappresentata da dinaro 1766, forma ampiamente attestata (anche) al Nord.7 –ariu (con successivo -io > -i: § 4.26) è conservato in pavesari 529, sudari 321, veronisari 530, mentre la vocale si chiude in guarneri 958. La o di froscha 38 1279 2056 e, in atonia, froschada 582 583 si può spiegare per incrocio di frasca con fronda8 (tra l’altro il relativo lemma è frons -dis). Per quanto riguarda a atona, in posizione protonica passa a e, in genere per dissimilazione,9 in anedalg ‘anagallide’ 1271, chegaza 1632, consegrà 1521 e consegrada 1450, perol ‘paiolo’ 884, pesnaga ‘pastinaca’ 1248, regazo 555, resó 1894 1926 2050, resor 1639, resora 656, segrà 1520 segrada 1519 e segrestia 1518 (ma sagrament 1522 1523), stegniad 884 stegniada 822 e steniada 824 (ma stagnià 1052 e, tonica, stang 885 1614 1928), trevis (< traha o trahea: cf. Note lessicali) 1099, veró 1681, verola 244; in preder e predera 1373 si tratterà invece di assimilazione. Sempre protonica evolve in i, eventualmente con una fase intermedia in e, nelle forme alirgà 375 (ma aslargà 2104), colirol 1028 (ma colarol 1206), impoleta 1584, ingiova 1690, ingosa 372, inguila 1677, lirgada 374, lirgament 373. Casi di evoluzione a > o sono olana ‘avellana’ 1304 e sofrà ‘zafferano’ 764. Come postonica passa a e10 in avroden 1236, caneva 1020 1021, grufer ‘garofalo’ 1268, lombel 161, sigel 667, stomeg 125 126 371. Diversamente dalle corrispondenti forme del toscano, si nota la conservazione in capar 1258, gambar 1692 1733 e in alcune forme con -ar- intertonico: cavalaria 553, giavarina 539, giavarot 540, lusarol 607, macharó 804, pescharia 1661, zuparel 392; eccezione è scalfaret 448, ma forse abbiamo solo un diverso suffisso. a tonica o atona, seguita dalla laterale e da un’altra consonante, si velarizza, come tipico della Lombardia, nei seguenti casi:11 afoldà 427, afoldada 426, coldera 883, colza 439 445 e colzer 449–451 (ma calzà 440), culcina (con o protonico > u) 638, folda 425, folz 1406 e folcì 1407, incolzar 2036, mol (< mala) 73, molta 637, olsapè ‘lett.: alzapiede’ 622, oltra 775, oter (con successivo dileguo di l) ‘altri’ 95 116 591 (ma altri 52 266 1806 etc. [tot. 6] e altra 1828 altro 1859), smoltà 648, smoltament 651, solt 2072bis, uniz (con o protonico > u e dileguo di l; cf. Note lessicali) 1336.
7 Cf. Robecchi (2017, 91–92). 8 Cf. Prati (1968, s.v. frasca). 9 Rohlfs § 129. Cf. D’Agostino (1983, 109), Tomasoni (1985, 240), Robecchi (2017, 96). 10 Cf. Buzzetti Gallarati (1982, 44), Tomasoni (1985, 240). 11 Rohlfs § 129. Cf. Buzzetti Gallarati (1982, 43), D’Agostino (1983, 108).
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4.11 au tonico e atono Si ha il regolare passaggio a o: tra i vari esempi, si fanno notare in particolare incoster 1576 (senza attrazione, diversamente dal toscano, di chiostro)12 e oreng ‘lauro’ 1300 (per cui cf. Note lessicali). Interessanti anche le seguenti forme, in cui la chiusura procede da un dittongo secondario: co (< caput) 211 1401 1880 etc. (tot. 5) e la variante maggioritaria cho 22–24 etc. (tot. 10), anche nel composto sugachò 206;13 fo (< fagu)14 1341; plola 1648 (< planula) e, in atonia, plolet 1649. In golta 71 73 ‘gota’ e oldì 327 (ma odì etc., cf. infra) si vede la caratteristica evoluzione lombarda (ma anche veneziana e padovana)15 au > ol (in particolare davanti a dentale, come nei due esempi).16 La conservazione è invece osservabile in audiment 329 (ma odì 2113 e oldì 327), laudar 2016, straudiment 330 (ma straodì 328).
4.12 ai tonico e atono L’evoluzione in e, propria di vaste aree dell’Italia settentrionale,17 è attestata nel nostro glossario dai longobardismi breda 1369, geda 423 e (con e > i) giró 425, oltreché, con dittongo secondario, in era ‘aia’ 709 e la variante grafica hera 701.18
4.13 ē tonica Generalmente conservata, può tuttavia innalzarsi a i per cause diverse dalla metafonesi (peraltro rara, quest’ultima, nella Lombardia orientale):19 arnis 513, asit 1069, bif ‘bere’ 2111, castegnid 1367, contrapis 1587, prisa 1547, sì ‘sé’ 267 308
12 EVLI, s.v. inchiostro. 13 Cf. Rohlfs § 17, Tomasoni (1979, 85). 14 È anche del veronese e del trentino (Bertoletti 2005, 150 n. 256). 15 Cf. Rohlfs § 17. 16 Cf. Buzzetti Gallarati (1982), D’Agostino (1983, 109), Arcangeli (1990, 7–8), Robecchi (2017, 78 e 99). 17 Cf. Rohlfs § 15, Buzzetti Gallarati (1982, 42), Ead. (1985, 25), Robecchi (2017, 91). 18 Le forme breda ed era sono esempi citati in Rohlfs § 15. 19 Di questo tipo di innalzamento, che contraddistingue in particolare l’area lombarda, il bergamasco è «un particolare centro di diffusione» (Rohlfs § 56). Cf. Corti (1965, 353), Ciociola (1979, 65), Paccagnella (1980, 312), Buzzetti Gallarati (1982, 43), D’Agostino (1983, 109 e 111), Tomasoni (1984, 80 e 82), Buzzetti Gallarati (1985, 23 e 25–26), Tomasoni (1985, 239), Robecchi (2017, 79). L’esito è invece sporadico in area bresciana (cf. Tomasoni 1981, 98–99).
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314 etc. (tot. 5), sida 394, sigel 667; il consueto, in area settentrionale, tri 251 è in genere considerato relitto metafonetico (se non si vuole stimarlo come esempio di innalzamento in protonia sintattica: § 4.21). Esempi di chiusura in iato sono cavriol 790 1095 e la variante metatetica cavirol 1087 (con spostamento dell’accento), payiso 326. Anche nel caso di –ēre > -ir/-ì20 (implì 998 1053, savì 1005–1007 1537, sedì 833, sternì 558 1104, sustenir 1963, tasì 342 343, tegnì 298, vedir 331 332) e –ēba(t) > -iva21 (attestato da soliva 691) si può pensare a innalzamento o a metaplasmo.22
4.14 ĕ tonica ĕ in sillaba libera non conosce – tutt’altro che inaspettatamente – il dittongamento: si segnalano, in particolare, dre 1881 dred 24 26 273 etc. (tot. 5) e dret 1799, fe ‘fieno’ 1101, fel 158, fera 1427, olsapè 622, pè 110 174 175 etc. (tot. 6) e pede 178, preda 633 1841, tè 1926, trepè 894 e tresped 754, ven 1829; nel caso di pé ‘piedi’ 242 549 1145 etc. (tot. 5) evolve probabilmente in e chiusa.23 Non vi è chiusura in iato in deo24 1764 (ma dio 1710), in ossequio alla fonetica latina. Si osserva un abbassamento ad a in naspel 1319 1320 e, per dissimilazione, in rasega 1986 e la variante sincopata rasga 1647.
4.15 ī tonica È conservata, con l’eccezione di zey ‘giglio’ 2039 e, forse, petenagio ‘pettinicchio’ 1789 (quest’ultima con successivo passaggio ad a per dissimilazione).
20 Cf. Salvioni (1902, 961), Corti (1965, 353), Buzzetti Gallarati (1982, 35). 21 Cf. Buzzetti Gallarati (1982, 37), Ead. (1985, 24 e 29), Robecchi (2017, 79), Aresti (i.c.s.). 22 Cf. Arcangeli (1990, 29–30), che saggiamente suggerisce di giudicare della natura del tratto di volta in volta, sulla base di elementi contingenti. Nel nostro caso, anche per la natura elencatoria del testo sotto osservazione, non è facile prendere posizione: si può pensare anche all’occorrenza simultanea dei due fenomeni, nel cui esito comune si «alimentano» a vicenda, rendendo sterile, in concreto, ogni tentativo di distinzione. 23 È quanto deduce Tomasoni (1984, 73 e n. 4) dall’osservazione di alcune rime della passione bergamasca oggetto del suo studio, dove per spiegare e chiusa va invocata la metafonesi. Cf. Buzzetti Gallarati (1985, 23 e 26). Cf. anche Bertoletti (2005, 38), che giunge alla stessa conclusione per il veronese del corpus poetico (para)giacominiano. 24 Probabilmente con e chiusa: cf. Buzzetti Gallarati (1985, 26).
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4.16 ĭ tonica Passa generalmente a e chiusa, anche nelle forme basergo ‘basilico’ 1244 e cerculo 1888, che in ciò si differenziano dai corrispondenti toscani. In camamella 1246 il passaggio a e si spiega forse per avvicinamento timbrico alla a precedente, trasformatasi a sua volta per assimilazione alla a della quartultima sillaba. La forma castegnia 1305 (e, in atonia, castegnid 1367),25 ben attestata nei vari dialetti settentrionali, è riconducibile a una base *castĭnea.26 Le seguenti forme documentano l’attesa assenza di anafonesi: areng 1675, cengia 1137, colmenia (< *culmĭnea) 599, consey 2129–2131, constrenzer 1996 2020, famey 2095, gramenia 696, melga 674 (e melgaz 675, melgazada 676), mey27 672 (e meyarina 707), strenz 1557, tencha 1673, tegnia 179 (e tegniosa 180), roveya (< ervĭlia, tosc. rubiglia) 683 1972, vermeya 814. Convergono il latinismo e il toscanismo in lingua 83 85 (ma lengueta 1914) e vignia 1366. ĭ si conserva, fra gli altri, in batisem 1491, blida (< blĭta) 1216, cing 42, cisen 728, ciser 680 681, did 108–110 etc. (tot. 8) (e didal 1646), friso 1796, intro 314, pil 29, pilter 1615, silva 1361. In circhio 1739, cirg 1036 1402 e cirg pl. 1035 1037, irpeg 1378 1386, pir 1284 1285, virda 871, virga 1200 1356 e virgi 1358 (e virgezà 409), virgen 8 e virgena 8, virz 1700 si potrà ugualmente pensare – in alcuni casi più di altri – all’influsso del latino, ma non va dimenticata la tendenza bergamasca alla conservazione di i prima di r.28 Si può spiegare come residuo metafonetico (documentato in tanti testi lombardi – e non solo – trecenteschi e almeno primoquattrocenteschi) capili 1788 (anche a fronte di cavel 30 31, benché la prima sia in P2, la seconda in P1),29 laddove per signi 1813, a fronte di signo 1734, si può propendere senza troppi dubbi per il condizionamento latino.
4.17 ō tonica È di norma conservata, se si eccettua la normale chiusura in iato (es.: paura 1874).
25 Cf. Tomasoni (1981, 97). 26 Cf. Tomasin (2004, 109 e n. 93). 27 Cf. Tomasoni (1979, 85). 28 Cf. Corti (1965, 354), Ciociola (1979, 71 n. 1), Robecchi (2013, 93), Id. (2017, 79). 29 L’incidenza nulla (o quasi nulla) della metafonesi è nel nostro testo tutt’altro che sorprendente, dal momento che, come è stato osservato, nel corso del ’400 la sua presenza nei documenti, anche non letterari, si fa vieppiù sporadica: cf. Tomasoni (1985, 248 n. 79).
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4.18 ŏ tonica Non c’è traccia di dittongazione: bo’ 1098 e bovi 1745 1791, cog 851, cor 148 153, cos ‘cuocere’ 899 901, dole 1947, dom 1428, erbabona 1234, fog 858 879 880, hom 30 32 51 etc. (tot. 15) e homo 1 2 1718 etc. (tot. 5), etc. Come prevedibile, non si ha anafonesi in long 1541 e lonz 2065 2103. In canaruz 88 e cazul 929 u < ŏ potrebbe essere spia di vocale turbata,30 ma si può anche pensare a un suffisso -ūceu per canaruz e, con maggiori dubbi, a una forma toscaneggiante con dittongo poi ridottosi a u per cazul. Epperò, relativamente a quest’ultimo suffisso, si ha di regola o: amisol 1666, bigarol 429, bragarol 389, canterol 605, ceriol 1459, etc.
4.19 ū tonica È sempre conservata, come per esempio in pung 105, che Castellani (1961, 30–31) ha dimostrato muovere da un pūgnu(m), non pŭgnu(m). La i di inchizen 1627 (e inchizneta 1628) e ricola 1242 è forse segno di vocale turbata [ü], come nondimeno potrebbe essere con qualsiasi u < ū (cf., per la protonica, § 4.24).
4.20 ŭ tonica Il passaggio a o chiusa è la regola: segnalo soltanto, per la loro (attesa) natura non anafonetica, agogia 1644 1906, azonzer 2074, ongia 115 116 1143 etc. (tot. 5), zongia 1606. Fra gli altri casi interessanti da menzionare, stavolta con conservazione di u, chuchumer 1255, curta 1938, guma 1579, ludria ‘lontra’ 948, rotunda 1919 1920, oltre all’autentico latinismo cum 310 313 (quando la preposizione è articolata abbiamo invece co(n): co· li 311 315, coy 312).
4.21 ĕ, ē protoniche La e protonica è in genere conservata (fra i tanti esempi, ceresa 1317 1318 e segniori 590), anche nei prefissati con de- e re- (per cui cf. § 4.67).
30 Cf. Robecchi (2017, 94); anche Arcangeli (1990, 2 n. 4). Per il bresciano cf. Tomasoni (1981, 100).
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La chiusura in i occorre nei seguenti casi: cigola 1231, dinaro 1766, giró 424, incoster 1576, mizà 284, mizadura 283, pavisari 529, piog 190, sigez 710, spiciaria 1535, spicier 1538, zinog 169 170 571, zinog pl. 572; per tri 251 cf. § 4.13. Non è assente la labializzazione:31 domandà 2106–2108, rognió (< *renionem) 161, roversari (< re–) 1389. L’abbassamento in a32 (perlopiù per assimilazione o dissimilazione vocalica) è attestata in particolare da almet 1865 e, davanti a r, in marchad 1425 1426, marenda 843, marendà 842, marzader 1592, scarmì 560.
4.22 ĭ, ī protoniche Da ĭ si sviluppa una e chiusa – spesso conformemente alla base, dove la e è tonica – in molti casi: si notano in particolare, tra le tante, le forme non anafonetiche centura 474, meyarina 707, tegniosa 180, ed altre, sempre in opposizione all’esito toscano, quali medesina 1547 1548, menestrà 911, mesgiada 1073, rechalg 1620, stregià 558 1152, vedel 776 1160, vedela 1162, etc. Si hanno come ulteriori sviluppi la chiusura in i in iato in maistad 1431; il passaggio ad a, per assimilazione, in arpegà 1387, balanza 1586 1914, salvadga 791, salvadeg 1157, salvadesina 792, sangiar 788, e per dissimilazione in fasera 1189. Non si produce labializzazione in indivinar 2018. La i (< ĭ, ī) protonica può naturalmente conservarsi per influsso del latino: limitandosi ad alcune delle forme divergenti rispetto a quelle toscane corrispondenti, dallo scrutinio si ricavano bindà 465, cignià ‘cennare’ 351, circhà 338, infirmità 1735 e infirmitad 234 1314 1693, ligar 2022, etc. Notevole, per il passaggio ī > e, felladura ‘filatura’ 611.
4.23 ŏ, ō protoniche La o protonica è generalmente conservata (meritevole di una segnalazione, oltre a molì ‘mulino’ 1841, non c’è altro). Si riscontrano alcune occorrenze di innalzamento in u:33 ascusì 299, culcina (con a > o precedente) 638, cuminad (se < communare) 808 809, curaza 507,
31 Cf. Robecchi (2017, 97). 32 Cf. Buzzetti Gallarati (1982, 44), D’Agostino (1983, 109), Buzzetti Gallarati (1985, 26). 33 Un tratto che, nel quadro delle varietà lombarde, è ritenuto caratteristico di quelle orientali. Cf. D’Agostino (1983, 109).
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4 Commento linguistico
rudella 531, rustida 902, zugà 570 571 e zugar 566; in protonia sintattica: cum ‘come’ 1005–1007 etc. (tot. 9) (ma com 1077 1543). È attestato il passaggio ad a per assimilazione in astinado 421 e camamella 1246, ad e per dissimilazione in seror 1730.
4.24 ŭ, ū protoniche ŭ evolve solitamente in o chiusa: fra i numerosi esempi valgono una segnalazione, per il diverso esito rispetto a quello toscano, forment 664 806, poleder 1114 e i casi di mancata anafonesi agogiada 1533, gogiarol 1645, gogier 1596, onguent 384, perpontura 435, perponzadris 1602, perponzidor 1601, pongià 1063 1064, ponzer 1201, sponzó 1047, zonchada 1184; non è anafonetica ma ossequiosa della base latina untió 385. ŭ evolve in o e successivamente in a (per assimilazione) in machamà 205. Non pochi i casi di conservazione di u (< ŭ, ū), di norma per latinismo, fra cui in particolare abalurdì 288, chuchumer 1255, giutó 367 (ma glotó 693), sumità 1873, suspir 318, suspirà 317, sustenir 1963, truchà ‘troncare’ 284. Non è facile stabilire in quali casi u (< ū) rappresenti la vocale turbata, che sembra però poter essere postulata quando invece di un’attesa u ritroviamo i (che pertanto può esserne il corrispettivo grafico): bignió 182, chiniol 1204, inchizneta 1628 (cf. inchizen 1627), miciniosa 60, nizola 1307 1308, pilizol 1220; viceversa, nelle seguenti forme al grafema u potrebbe corrispondere la vocale i: cruel 697, frugiada 220, fruzel (derivato di < frisius [pannus] + –ellu: cf. Note lessicali) 201, umedal (< limitaris: cf. Note lessicali) 626 1910.
4.25 Vocali postoniche La e (< e) postonica è sempre conservata. Di regola ĭ postonica di sdrucciola si risolve in e:34 abiadego 1695, ameda 1723 1724, aseni 1740, cales 1433, calizen 854, cender 208 859, cisen 728, cofen 745, colcedra 723, companadeg 807, etc.; nel caso di homeng 591, per la sede tonica bisogna tenere a mente che «[i]l bergamasco consente anche l’esito omègn» (Corti 1974, 361). La conservazione si osserva solo in forme dotte o semidotte: acolit 1488, animo 2044, arsinig 1581, camis 1470, dalmaticha 1475, etc.
34 Cf. Buzzetti Gallarati (1982, 44), Ead. (1985, 26), Robecchi (2017, 98). Cf. per il bresciano Tomasoni (1981, 103).
Fonetica – Vocalismo
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La o postonica in alcuni casi si conserva, come, in particolare, nelle forme arbor 1709 arbore 1770 1785 1856 arboro 1767 2004 2005 erbor 1199 1274 1284 etc. (tot. 24) ed herbor 1277 1282 1286 1340, legor 1715 e levor 789. Notevole il passaggio a e in veschef (forse per assimilazione) 1478 e zagen 1486 sotzagen 1487. ŭ postonica normalmente passa a o, con l’eccezione dei (semi)latinismi cerculo 1888, glandula 1323, populo 1857.
4.26 Vocali atone finali Con l’eccezione di -a (che all’apparenza cade in Cret 817, ma la forma di partenza è presumibile pensare sia Crete, attestato anticamente), tutte le altre vocali in posizione finale cadono con altissima frequenza, in particolare con -e (sing.) e -o, dopo consonante.35 La caduta di -e si osserva in particolare nei verbi all’infinito (in genere con successivo dileguo di -r venuta a trovarsi finale: § 4.43); come esemplificazione bastino i verbi con a iniziale: abalurdì 288, abotonà 431, abugatà 972, abraschà 866, acreser 2000, adaquà 1076, adunà 1999, afadigà 2105, afigià 2093, afoldà 427, alirgà 375, alogà 2094, amà 2010 2011, amazà 1954, amazar 1915, amblà 1150, amontonà 663, amorsà 880, anasà 333, andà 261 549 576 ecc. (tot. 5), aninà 471, apalà 699, apichà 391, aprir 1918, aquistà 2100, arder 1929, arpegà 1387, arufà 428, ascusì 299, asedazà 974, asgiarir 1891, aslargà 2104, aspetà 1956, astizà 869, aver 1965, azonzer 2074. Limitatamente all’infinito, l’unica eccezione di tutto il glossario è rappresentata da purgare 1890. Gli altri casi presenti (di cui talvolta, come si osserva, esiste una variante apocopata), perlopiù provenienti da P2 (cf. § 1.2), sono questi: Achille 1849, arbore 1770 1785 1856 (ma arbor 1709, erbor 1199 1274 1284 etc. [tot. 23], herbor 1277 1282 1286 1340), breve 1773, celestiale 1734, chiave 1867 (ma chiaf 619, giaf 107), Cibele 2014, dole 1947, dove 2001 2002 2116, fiume 1829 2116, forte 1077, fronte 37 (ma front 2055), luce 1760, nasce 2001, nave 1800 2005, onde 1358, ordine 1790, parte 23 1798 1799 (ma part 24 354 528 etc. [tot. 16]), pede 178, pelle 1791 (ma pel 159), scrive 1885, segurtade 2122, servitude 1882, sole 1707 (ma sol 1981). Il ripristino errato della vocale finale precedentemente caduta è documentato da arboro 1767 2004 2005, dolzo 997, fiumo 1854, payiso 326, rondena 1851.
35 Cf. Robecchi (2017, 95–96). Sul trattamento delle vocali d’uscita nell’antico lombardo si rinvia al noto saggio di Gianfranco Contini (1935b).
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4 Commento linguistico
Numerosissimi anche i casi di caduta di -o (acolit 1488, aconz 1902, agniel 780 1172, agrest 1071 1077, aguiad 1169, albergat 1747, ales 794, almet 1865, amisol 1666, amit 1469, etc.), i quali diminuiscono, a favore di quelli con vocale conservata, in P2 (cf. § 1.2): oltre a proparossitoni (abiadego 1695, aiero 1903, animo 2044, populo 1857, termino 1911 e pochi altri), abbiamo parossitoni come archo 1736 1737, ballo 1790, basergo 1244, bastardo 2068, bolo 1959, brodo 1893, brugno 1770 1771 (ma brung 1296 1297), calcagnio 173, camino 1950 (ma camì 751 853), campo 1777 1971 2006 (ma camp 545 546 1374 etc. [tot. 5]), etc. I nomi che terminano in -io conoscono spesso la vocalizzazione della semivocale (-io > -i):36 antifonari 1438, armari 958, ay 1232, batizeri 1493, breviari 1439, confi 724, consey 2129–2131, desideri 2082, famey 2095, garobi 1651, guarneri 958, lavoreri 1530 1534, lili 1265, marobi 1237, milfoy 1219, oli 890 992, pavisari 529, pinedi 1568, roversari 1389, salteri 1440, soy 954, spaci 254, speci 765 1536 1537, sudari 321, tay 1658, teray 2007, trefoy 1218, uschi 1910, veronisari 530, zey 2039. Ai casi appena visti fanno da contraltare i seguenti (il rapporto è di 36 occorrenze a 18): adiutorio 1809, albio 942, beneficio 1481, circhio 1739, dio 1710, evangelio 1451, iuditio 1523, maschio 1719 2097, morayo 1225, officio 1480 1949, olio 1827, palasio 588, proprio 1994, sacrificio 1842, savio 1718, scarchayo 358, spacio 1886 1901, uschio 1738. La vocale -i, marca del maschile plurale, è generalmente conservata, ma non sono assenti i casi di dileguo: galló 243, homeng 591, ma’ 241 315, og 228 (ma ogi 1757 1760), oreg 229, oter 95 116 591, porz 1019 (ma porci 1741), veg 18, zinog 572. Infine, cade -i in colù 1711 1712 1740 etc. (tot. 25).
Fonetica – Consonantismo 4.27 j Con l’eccezione del latinismo iuditio 1523, in cui si conserva (perlomeno graficamente), j evolve nell’affricata dentale sonora sia in posizione iniziale sia in posizione interna: zocla 1167, zof 1166, zog 567 572, zogo 1781, zonchada 1184, zongia 1606, zoven 14 16 e zovena 14, zugà 570 571, zugar 566; mazorana 1223, pilizol 1220, veza 1022, vezol 1023.
36 Documentato nel lombardo, più sporadicamente nel piemontese e nell’emiliano. Cf. Rohlfs § 146, Buzzetti Gallarati (1982, 45), Ead. (1985, 27), Tomasoni (1985, 240); per il bresciano cf. Ead. (1981, 102).
Fonetica – Consonantismo
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4.28 Nessi di consonante + j bj È conservato nei quattro casi presenti: garobi 1651, marobi 1237, rabiosel 623, scambiador 1634. (c)cj Passa per lo più all’affricata dentale sorda (rappresentata da z: § 4.4): asedazà 974, asezada 630, aza 1532, azal 1617, azalì 878, balanza 1586 1914, bozzola 1024, braz 96 (e brazi 566 567), brazal 503, etc. Una deaffricazione testimoniano amisol 1666 e vermasol 395 (< –icĭu/–acĕu + eŏlu, in cui [ts] > [z] forse per analogia con i derivati con suffisso –icellu), e bambas 395 1534 bombas 394 (< bambaciu; cf. Note lessicali). Le seguenti voci dotte o semidotte hanno [tsj]: artifitiosament 323, speci (-i < io: § 4.26) 765 1536 1537, spiciaria 1535, spicier 1538. In queste altre forme non è avventato avanzare, perlomeno cautamente, l’ipotesi di una pronuncia toscaneggiante, cioè palatale, di ci: beneficio 1481, hedifici 2003, officio 1480 1949, sacrificio 1842. dj Si ha di norma l’evoluzione in affricata dentale sonora (rappresentata da z: § 4.4): azonzer 2074, garzà 404, garzo 405 1776, garzol 1086, lavez 881 924, lavezol 882, mez 111, zagen ‘diacono’ 1486 e sotzagen 1487, etc. È conservato nelle voci dotte adiutorio 1809, fastidiosa 1935, pinedi 1568. In meytad (< medjetate) 661 la dentale svanisce. fj Si conserva nei tre casi rilevati: confi 724, sconfià 874, sconfiad 875. gj Sviluppa l’affricata dentale sonora: coreza 473, teza 584 e forse regiad 955 (cf. Note lessicali). Anche fuzer 2024, rifatto sulla prima persona fugio.37 lj Di norma si delateralizza, passando a [j]:38 ay 1232, ayada 1233, bataya 489 490 546, consey 2129–2131, doya 228 229, famey 2095, fiol 1713, fioli 1758, fioz 1498, fioza 1499, etc. Si conserva nelle voci dotte evangelio 1451, humilià 2084, lili 1265 (ma zey 2039).
37 Cf. Robecchi (2017, 101). 38 Cf. Tomasoni (1979, 87), D’Agostino (1983, 110), Buzzetti Gallarati (1985, 27), Tomasoni (1985, 242), Ead. (1986, 230), Robecchi (2017, 101), Aresti (i.c.s.).
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4 Commento linguistico
nj Si risolve nella nasale palatale (per le cui rappresentazioni grafiche cf. § 4.7): bignió 182, brung 1296 1297, calcagnio 173, cagnia 1035, castegnia 1305, cavagnia 1091, cavagniola 1092, chiniol 1204, codong 1292, colmenia 599, etc. Per scagnio39 742 743 (e schaniel 1435) si può ipotizzare, sulla scorta di Rohlfs § 268, una base *scamnium. Sono forme che certificano la stessa evoluzione anche advegnament 1837, advegnamento 1754 e veniuda 255, basate su vegnir (rifatto sulla prima persona, venio), assente però nel glossario, dove invece è documentato l’etimologico venir 1969 2132 (e ven 1829, veneno 1813). Abbiamo poi (anch’esso rifatto sulla prima persona, teneo) tegnì 298 (ma sustenir 1963 e tè (< ten) ‘tiene’ 1926).40 pj È conservato: campió 581, carpió 1683, copia 1884, sapiandel 2008, sapiandol 2009. rj Normale la perdita di iod, e quindi l’esito [r]: balestera 610, becher 1604, bochaler 1593, bocler 526, calgier 1597, calzoler 1598, candeler 1456, cesora 1822, civera 1032, coldera 883, etc. Non mancano i casi di conservazione, in voci dotte (o semidotte) come adiutorio 1809. Passa a [j] in coyander 1564, ma qui si potrà forse ammettere una variante con –lj–, da cui secondo norma [j] (cf. supra). sj Di regola passa alla sibilante sonora (rappresentata da s e, in un caso, da z):41 brusad 2120, brusada 2119, brusat 1830, brusor 371, camisa 387, ceresa 1317 1318, fasol 684, friso 1796, fruzel (< frisius [pannus] + ellu: cf. Note lessicali) 201, pisà 691. In giesia 1522 e zesia 1429 vi è forse conservazione per latinismo: diversamente i sarà solo grafica. ssj Dà la sibilante sorda nell’unico caso utile: biasar 79. Si conserva nel latinismo cassia 1558. scj I due casi presenti testimoniano il passaggio a [s]: asa 1660, fassa 466.
39 Cf. Arcangeli (1997, 371 n. 5776). 40 Cf. D’Agostino (1983, 110), Robecchi (2017, 102). 41 Cf. Robecchi (2017, 102).
Fonetica – Consonantismo
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stj Le forme ingosa 372, us 625 e uso 614 attestano della sua evoluzione a sibilante sorda [s].42 Della forma us/uso è presente l’allotropo con [skj], che non è solo settentrionale: uschio 1738 (e uschi 1910). Si conserva nel latinismo hostia 1449 1450. tj Lo sviluppo del nesso è l’affricata dentale sorda (cui corrisponde solitamente il grafema z: cf. § 4.4): aconz 1902, aguzeza 1818, amazà 1954, amazar 1915, asenz 1235, astizà 869, bernaz 898, boza 1676, caveza 1130, cavezal 1680, etc. La semiconsonante è invece mantenuta nelle voci culte o semiculte: artifitiosament 641, colatió 848 849, congregatió 773, executió 2101, interogatió 1912, iusticia 1925, oratió 1444, otiosa 1943, prefatio 1454, purgatió 1889, reficià 835, reficiada 836, reficiament 837, servicial 1933, spaci ‘spazio’ 254, spacio 1886 1901, untió 385. Il nesso può anche avere esito sibilante: amorsà 880, gambisa 1168, gos 277 (e gosuda 278), olsapè 622, posó 1546, resó 1894 1926 2050; si aggiunga il gallicismo palasio 588.43 vj Passa a [bj] in albio 942, colobia 941 e scolobia 1187. Si conserva in pluvial 1476, salvia 1224, viola 1272.
4.29 Nessi di consonante + l Nei casi di bl, fl e pl si osserva un’alternanza fra nesso con laterale evoluta e nesso con laterale conservata, ancorché con prevalenza del primo (una parità approssimativa si ha solo con pl): a parte gli evidenti casi di latinismo, con pronuncia molto probabilmente etimologica, resta difficile stabilire se il nesso con laterale l sia un semplice residuo grafico dell’antecedente latino o corrisponda a pronuncia di consonante + iod.44
42 Rohlfs § 292. Cf. Aresti (i.c.s.). 43 Cf. Bertoletti (2005, 168). Per Robecchi (2017, 103) si in palasio è grafia per l’affricata dentale sorda. 44 Cf. Tomasoni (1979, 87), D’Agostino (1983, 105 e 110), Buzzetti Gallarati (1985, 27), Tomasoni (1985, 238), Robecchi (2013, 92 e 97). Cf. per il bresciano Contini (1935a, 144). Per un quadro della situazione in tutta l’area settentrionale si rimanda a Ghinassi (1976, 89–92).
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4 Commento linguistico
bl Il passaggio a [bj] occorre in bianch 47, biasar 79, biava ‘biada’ 652 710 711, biava ‘ostia, cialda’ 1554, sabió 639. Il nesso è conservato in amblà 1150, blida 1216, pobla 1335. cl (e tl) Sia primario sia (più spesso) secondario dà luogo all’affricata palatale sonora, in genere rappresentata da gi o, se finale, g (cf. § 4.5):45 agogia 1644 1906, agogiada 1533, asgiarir 1891, bagioch 1512, cadigia 174, cavigia 1782, cugià 945, cugiarera 946, giereg 1484, gieresia 1483, etc. In alcuni casi lo stesso fonema sembra rappresentato da chi (una scrizione consueta nel bresciano),46 ma le opposizioni chiaf 619 e chiave 1867 (e chiavadura 618) vs. giaf 107, cirg 1036 1402 (e cirg pl. 1035 1037) vs. circhio 1739, masg 1352 e masgio 3 (e masgia 1351) vs. maschio 1719 2097, e infine asgiarir 1891 vs. chiara 1067, possono legittimare l’ipotesi di una pronuncia [kj] di chi. In sclareza 1239 è conservato il nesso originario, che andrà presumibilmente pronunciato alla latina. In foglà 857 1762, infine, si può pensare che la sincope sia posteriore al fenomeno evolutivo cl > [dʒ], e che pertanto si sia conservata la velare (sonorizzata). Pare invece essersi prodotta assibilazione in zesia 1429 (ma giesia 1522). fl Si ha il passaggio a [fj] in confi 724, fiat 2045, fiume 1829 2116, fiumo 1854, refiadar 359, sconfià 874, sconfiad 875, a cui si aggiunge la voce di origine non latina fianchi 124. Il nesso si conserva in flama 864, flavel 700, flor 969, flux 239 oltre che nel pretto latinismo flegma 166. gl Da questo nesso si sviluppa l’affricata palatale sonora, rappresentata da gi o, se finale, da g (cf. § 4.5):47 cagià 1183, cagiada 1182, cengia 1137, gianda 1324, giaza 1580, giera 640, giutó 367, magia (< macula) 508, ongia 115 116 1143 etc. (tot. 5), resvegià 289, resvegiada 290, sangiar 788, seng 389, stregia 556 1151, stregià 558 1152, vegia 2070, vegià 303; qui anche il gallicismo bresagio 524. Si conserva in glandula 1323, che presenta tutte le fattezze di un latinismo, nei semidotti glera 1834 e glotó 693, oltre che in muglà 1170, muglament 1171 e zocla (qui c è semplice
45 Cf. Rohlfs § 179 e § 248, Ciociola (1979, 65), D’Agostino (1983, 106 e 111), Tomasoni (1984, 79), Buzzetti Gallarati (1985, 27), Tomasoni (1986, 230), Robecchi (2013, 93), Id. (2017, 79–80), Aresti (i.c.s.). 46 Cf. Ciociola (1979, 65). Esempi in Contini (1935a, 144), Tomasoni (1981, 106). 47 Cf. Buzzetti Gallarati (1982, 45); per il bresciano cf. Tomasoni (1981, 106).
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succedaneo grafico di g) 1167, ove forse conviene postulare un’affricata palatale sottostante alle grafie gl e cl. pl Passa a [pj] in crespia 1080, impiagada 266 267, piaga 264 265 268 etc. (tot. 5), piagi 1552, piant 312–316, pianz 307–310, pianzer 305 306, pianziment 311, piaza 1419, piè 999 1000, piombì 1654, più 1773, piuri 306 312, sempia 218, spiurì 194, tempia 36. Il nesso conosce non pochi casi di conservazione, in un numero prossimo a quello nei quali c’è evoluzione (ma, nel secondo caso, con una maggiore variazione lessicale): completa 1510, dopla 219, implì 998 1053, plaga 1802, planeda 1474, planta 1273, plantana 2161, planzer 37, plazza 1424, plegi 1942, plena 2134, plo 1388, plola 1648, plolet 1649, plumazol 721, plumb 1621, pluvial 1476, splurì 28 193, templer 606.
4.30 p La tendenza è alla conservazione, eccettuati alcuni casi in cui si sonorizza (in posizione iniziale: brina 1774, brugno 1770 1771, brung 1296 1297; all’interno di parola: pobla 1335 e anche zubra 452, se effettivamente dal toponimo Cipro: cf. Note lessicali) e altri – più numerosi – in cui, in posizione intervocalica o prima di r, dopo la sonorizzazione conosce la spirantizzazione: averta 1917, avi 1913, cavedal 1838, cavel 30 31 (ma capili 1788), caveza 1130, cavezal 1680, cavra 1178, cavred 1177, cavri 852, cavriol 790 1095, etc. Un ulteriore sviluppo è costituito dall’assordimento della labiodentale in posizione finale (tre casi: alef 795 905, aprof 2066 2103, veschef 1478) o in posizione interna (un caso: cafdel48 121), analogamente a quanto si verifica con -v (cf. § 4.32). La spirante si indebolisce fino a dileguarsi in co 211 1401 1880 etc. (tot. 5) e la variante cho 22–24 etc. (tot. 10) ‘capo’, olana (< abellana) 1304. Il dileguo della labiodentale è compensato dall’inserzione di g in cigola 1231, legor 1715, regul 968.
4.31 b Perlopiù conservata, ammette anche l’evoluzione in labiodentale sonora. Limitandosi alle forme più notevoli o comunque discordanti rispetto all’esito toscano, si segnalano aver ‘labbro’ 69, avroden 1236, civera (se < *ciberia: cf. Note lessi48 Cf. cafdal in Tomasoni (1985, 241).
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cali) 1032, faver 1589, fevera 248, fevra 254, preved 1467 1468 1474 e preveda 1468, prevenda 1102 1482, roveda 1348, roveya 683 1972, tenevella 1652. Si osserva caduta, in posizione intervocalica, in guarneri (< gubernatoriu) 958, e prima di vibrante in palpéra49 43. Spirantizzazione e successiva caduta in cruel ‘crivello’ 697. Le forme zuparel 392 e zupó 392, da una base araba con labiale sonora, esibiscono la sorda.
4.32 f e v Per quanto riguarda la labiodentale sorda, degna di nota la risoluzione in sonora attestata da çeven 1686 (< cephalu, con cambio di suffisso). La labiodentale sonora, quando non conservata, mostra due esiti: la betacizzazione, come in abiadego 1695 e buzecha (se < vessica: cf. Note lessicali) 154; l’assordimento, come in froscha 38 1279 2056 e nelle forme in cui viene a trovarsi, a seguito di apocope vocalica, in posizione finale:50 bif 2111, chiaf 619, giaf 107, naf 1798 (ma nave 1800 2005; cf. nave pl. 1801), nerf 136, veschef 1478, vif 162, zof 1166. Cade, riuscita finale, in bo ‘bue’ 777 1155 1157, bo’ ‘buoi’ 1098 (ma bovi 1745 1791), plo 1388; e, in posizione interna, nel francesismo bayguera (< bavière, con gu epentetico) 499.
4.33 t La sonorizzazione è quasi la regola se intervocalica o riuscita finale:51 abatuda 307 313, abiadego 1695, acostumada 1934, adaquada 1074, afadigà 2105, afoldada 426, agogiada 1533, amalada 238, ameda 1723 1724, avroden 1236, etc.; aguiad 1169, arad 1381, castegnid 1367, castrad 1017 1176, cavred 1177, cervelad 994, cuminad 808 809, did 108–110 etc. (tot. 8), figad 151, grad 1202, etc. Si sottraggono allo sviluppo solo poche forme, le quali comunque conoscono quasi sempre una variante con la sonora: brusat 1830 (vs. brusad 2120), dret 1799
49 Cf. Arcangeli (1990, 17). 50 L’esito, che si ritrova in tutto il gruppo orientale, investe anche altre consonanti; cf. §§ 4.29 e 4.33. Cf. Buzzetti Gallarati (1982, 46), Ead. (1985, 28); per il bresciano cf. Contini (1935a, 146), Tomasoni (1981, 104). 51 Cf. D’Agostino (1983, 111), Tomasoni (1985, 239), Robecchi (2013, 93), Id. (2017, 81: ma solo -d). Nella Passione studiata da Buzzetti Gallarati (1985, 28) la conservazione della sorda è invece costante.
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(vs. dred 24 26 273 274), fratelo 1727 (vs. fradel 1732, e anche fradey 1728), marit 1730 1731 (vs. marid 5 7, e anche maridat 1717), nata 1899 (vs. nada 265), ret 1804 e reth52 1872 (vs. red 211 1663), vit 2028 2029 (vs. vid 1085 1095). Non conoscono varianti le forme dato 1780 (e dati 1781) e difficultat 1843 (ma nel suffisso –ate la dentale in genere si sonorizza: antigitad 21, citad 1412 2123 2124, edad 11 13 16 19, infirmitad 234 1314 1693, podestad 1820, segurtade 2122). Alla consonante non è estraneo il dileguo, benché i casi siano pochi: per esempio in posizione intersonantica in comar 1495 e compar 1494 (come nel toscano), in posizione finale in dre 1881 (ma dred 24 26 273 etc. [tot. 5], dret 1799) e tapé 957.
4.34 d Evolve nell’affricata dentale sonora nei seguenti casi: cazer 1755, franza 1778, inchizen 1627, inchizneta 1628, ponzer 1201. Notevole l’assordimento della finale in ascont 1983, lart 906,53 e all’interno di parola in scarteza 408 e scartezà 407. Può svanire se tra vocali:54 cova (< coa, con epentesi di v: § 4.52) 1382, miola 135, piog 190, ranza (< -a < -ia < -ida) 1008, rays 1276 (ma radis 1768), trobia 1068. In paylì 369 370 la laterale è forse frutto di inserimento successivo a caduta della dentale.
4.35 n La caduta della nasale [n] riuscita finale, in parola riuscita ossitona, è la norma:55 agó 1684, artesà 1526, azalì 878, balchó 608, bastó 1478, bignió 182, bludó 97, bocalì 820, bochó 81, bolsó 522, etc. Il mantenimento si osserva solo in pochi
52 La scrizione -th nel bresciano rappresenta una fricativa: cf. Contini (1935a, 146). 53 Cf. n. 48. Cf. Tomasoni (1985, 239). 54 Cf. Arcangeli (1990, 15). 55 Il fenomeno caratterizza il lombardo orientale. Cf. Corti (1965, 352), Ciociola (1979, 65), Buzzetti Gallarati (1982, 46), D’Agostino (1983, 106 e 110), Tomasoni (1984, 79), Buzzetti Gallarati (1985, 24 e 28), Tomasoni (1985, 238), Robecchi (2013, 93 e 97), Id. (2017, 82), Aresti (i.c.s.). Nel cinquecentesco Battista Cucchi il fenomeno si mostra in forte regresso: Tomasoni (1986, 230). Per il bresciano cf. Contini (1935a, 145), Tomasoni (1981, 108). Per le altre aree che conoscono il tratto cf. Rohlfs § 308.
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casi: man 102 103 (ma ma 100 101 104 etc. [tot. 9] e sugamà 758), pan ‘panno’ 396–398, pan ‘pane’ 962 1643 (ma pa 770 962 979), zardin 2003. In pochi casi, all’interno di parola e davanti a consonante, occorre il dileguo:56 bedosch 320, cater 227, frag 681, ludria 948, soveter 968, truchà 284, veter 127 128. Con homeng 591 abbiamo un esempio di palatalizzazione di –ni57, di cui è forse esempio anche cignià 351, se l’ipotesi che prenda le mosse da un cign(i) ‘cenni’ ha fondamento.58 Infine, notevoli sono pendola 1040 e vander 977, con dissimilazione nn > nd, o forse esito di un incrocio con altri lessemi formalmente (e, magari, denotanti oggetti funzionalmente) prossimi.
4.36 c velare La sonorizzazione di [k] intervocalica o intersonantica, come prevedibile, è assai frequente. Restando entro il perimentro delle forme devianti rispetto al toscano, si rilevano abiadego 1695, afadigà 2105, antiga 20 e antigitad 21 (con a monte un anticu, delabializzato),59 arpegà 1387, barimbaga 1301, basergo 1244, biguel 129, braga 388, bragarol 389, etc. Anche con velare riuscita finale: arsinig 1581, astreg 649 650, cog 851, companadeg 807, drag 1678, fig 1312 1313, etc. Notevole il mantenimento della sorda originaria in cropa 1141, cropera 1133, sconfià 874, sconfiad 875.
4.37 ct In posizione intervocalica dà normalmente, come è tipico del bergamasco, l’affricata palatale sorda (rappresentata da g quando riesce finale o dal digramma gi all’interno di parola: § 4.5):60 afigià 2093, azongia 1606, cag 1181, cagià 1183, 56 Si tratta di un fenomeno che contraddistingue soprattutto il lombardo orientale. Cf. Corti (1974, 360), Buzzetti Gallarati (1982, 46), D’Agostino (1983, 111), Tomasoni (1984, 80 e 82), Buzzetti Gallarati (1985, 23–24 e 28), Tomasoni (1985, 239), Robecchi (2013, 93), Id. (2017, 80). Per il bresciano cf. Contini (1935a, 145, con due soli casi), Tomasoni (1981, 107–108, ove, si noti, è sottolineato il carattere non genuino del tratto nel bresciano). 57 Cf. Tomasoni (1985, 238), Robecchi (2013, 93). 58 Verlato (2009, 685, s.v. cignare) pensa a «un incrocio tra cenno e segno». 59 Väänänen (19823, 105). 60 Cf. Rohlfs § 258, Ciociola (1979, 65), D’Agostino (1983, 106 e 111), Tomasoni (1984, 79), Buzzetti Gallarati (1985, 23 e 27–28), Tomasoni (1985, 239), Robecchi (2013, 93), Id. (2017, 81). Cf. anche,
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cagiada 1182, cogia 900, confeg 832, drig 1988, fag 1527, fagior 644, frag 681, frangia 679, frug 1281, 1283, 1285, etc. (tot. 25), frugiada 220, lag 420 1180 1193, lagiet 155, lagiuga 1226, leg 559 713 732 1103 (ma leto 1793), legiera 714, panlag 1190, peg 117 122 511, pegnà 192, pegioral 1132, teg 598 607, trag 580. In pechen 191 408 (ma peten: cf. infra) lo stesso fonema si realizza graficamente nell’inusitato ch. Esito alternativo, proprio del bresciano (e primariamente dell’area veneta ed emiliana) più che del bergamasco e in generale del resto della Lombardia, è [t]:61 amit 1469, aspetà 1956, dater 1332 1333, fata 264 1898, fritola 802, fruto 1771 1863, indrita 101, leto 1793, peten 1786–1788, petenagio 1789, petenet 140, streta 1698, vendeta 1821; anche lecturì 1436 e victoria 1784, con latinismo grafico. Riesce nell’affricata dentale sorda in sponzó (derivato da punctj: cf. Bertolini 1985, 48 n. XVIII) 1047 e nel semilatinismo untió 385. Infine un esempio di evoluzione ct > it, un tratto estraneo al lombardo– orientale:62 troyta 1670.
4.38 c palatale Sono due, di fronte a vocale palatale, gli esiti. Innanzitutto, nella maggior parte dei casi, l’esito di affricata dentale sorda, rappresentata graficamente soprattutto da c (grafema originario che permane come latinismo) e in minor misura da z/ç (cf. § 4.4): aceta 532, carbonçel 868, casonzel 800 e casonçel 803, cedreada 1565, cedro 1328 1329, cega 352, celada 502, celar 1957, cenà 844, etc. Va comunque detto che, soprattutto nel caso di forme dotte (celestiale 1734, licito 2061, sacerdot 2014, etc.) è tutt’altro che improbabile una realizzazione fonetica di c come affricata patalale. L’altro esito è la sibilante: asit 1069, cales 1433, cisen 728, ciser 680 681, cisergia 682 1972, cos 899 901, cusina 850 852, cusidris 437, etc.
4.39 g Davanti a vocale palatale l’esito consueto è l’affricata dentale sonora (rappresentata dal grafema z e, meno di frequente, dal digramma gi: § 4.4): azonzer 2074, per un quadro più ampio sulla distribuzione settentrionale del tratto, Arcangeli (1990, 17–18). 61 Cf. Ciociola (1979, 65), Buzzetti Gallarati (1982, 37), Robecchi (2017, 81). Per il bresciano cf. Contini (1935a, 145), Tomasoni (1981, 110). 62 Per quanto attiene all’antico lombardo, si ritrova nel milanese del Barsegapè e nel lodigidano di Uguccione; per quanto riguarda le altre aree, è documentato nel veronese di Giacomino e nel veneziano del Panfilo (Rohlfs § 258).
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calgier 1597, calizen 854, constrenzer 1996 2020, franz 893, lonz 2065 2103, perponz 433, perponzadris 438 1602, perponzidor 1601, etc. Più incerta la valutazione in latinismi come evangelio 1451 e progenie 1769, per cui si può a buon diritto pensare a una pronuncia palatale. Conoscono l’assibilazione anche i francesismi gorzerì 501, zach 392, zardin 2003, zoyel 483 e gli arabismi zuparel 392, zupó 392. Con altri francesismi si ripropone ancora una volta il problema se sia questione di affricata dentale o palatale (cf. supra): giavarot 540, giostra 565, giostrà 564, mangia 186, mangià 1119, mangiadora 1099. g può anche passare a sibilante sonora, ma i casi sono pochi e tutti relativi allo stesso lessema: osel 217, osella 2077, oselli 1870, osey 115. La caduta in posizione intervocalica si presenta in flavel (con successiva epentesi consonantica: § 4.52) 700, fo ‘faggio’ 1341, mister 1037 1607 1608, guayna 769, seyta 521. Per il mantenimento del suono velare davanti a vocale anteriore cf. § 4.2.
4.40 gd L’esito è l’affricata palatale sonora, come si vede nei tre casi utili: fregior 363, infregiada 364, infregiàs 362.
4.41 gn Il risultato è la nasale palatale (per le cui diverse soluzioni grafiche cf. § 4.7): agniel 780, insegnia 141–143 etc. (tot. 5), legni 2118, legnia 2119, legniam 1607, legnier 2120, leng 737, pung 105, seng 268, signi 1813, signo 1734, stagnià 1052, stang ‘tipo di metallo’ 885 1614, stang ‘raccolta d’acqua’ 1928, stegniad 884, stegniada 822, steniada 824. Si ha caduta della nasale palatale riuscita finale in fustà 393, analogamente ai casi di caduta di n (cf. § 4.35).
4.42 (l)l È generalmente conservata, ma non mancano le evoluzioni. Una di queste è la palatalizzazione in posizione intervocalica (> -i-): aseya 99, boỳ 925 926, boyiment 1982, boyment 1981, moyeta 897.
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Attestano il fenomeno della rotacizzazione (anche per assimilazione o dissimilazione) le seguenti forme: basergo63 1244, cortel 543 766 1817, cortella 768, cortellessa 544, cortellì 767, fasera 1189, giavarot 540, grufer 1268, scarpel 1653. Un esempio di dileguo prima di dentale (successivo al passaggio al > ol: cf. § 4.10) è in oter 95 116 591.
4.43 –(l)li Di particolare rilievo lo sviluppo –(l)li > -i:64 animay 52 95 116 120, cavay 1097, fradey 1728, osey 115 (ma oselli 1870), testicoy 145. Uno sviluppo che non si verifica con capili 1788, residuo metafonetico di diffusione estesamente settentrionale (cf. § 4.16).
4.44 r Uno dei tratti più evidenti, in primis per ragioni quantitative, è il suo dileguo come consonante finale negli infiniti ossitoni di I e IV classe (includendo in quest’ultima anche le forme con –ēre > -ir: cf. § 4.13);65 gli esempi riguardano in stragrande maggioranza la I classe: abotonà 431, abraschà 866, abugatà 972, adunà 1999, afadigà 2105, afigià 2093, afoldà 427, alirgà 375, alogà 2094, amà 2010 2011, etc. (tot. 138). Negli infiniti di III classe l’erosione dei suoni finali può spingersi fino al completo dileguo della desinenza:66 aprend 879, ascont 1983, bat 701 2026, bif 2111, combat 491 492, cos 899 901, franz 893, met 545 924 (ma meter 368 2091), perponz 433, pianz 307–310 (ma pianzer 305 306), ruz 890, sotmet 1998, spand 1051, strenz 1557. La conservazione si constata in un numero inferiore di casi (si noti, soprattutto, che vi è solo uno sparuto mannello di esempi in P1: cf. § 1.2): amazar 1915, aprir 1918, asgiarir 1891, aver 1965, biasar 79, cantar 2015, cazer 1755, celar 1957, cusir 432, descazar 2023, etc. (tot. 45).
63 Non è rotacizzazione per Corti (1965: 353). 64 Cf. Tomasoni (1979, 87), Robecchi (2013, 97), Id. (2017, 103). Cf. per il bresciano Tomasoni (1981, 105). 65 Il fenomeno è «[d]i notevole peso nell’ant. lomb.» (Arcangeli 1990, 12). Cf. D’Agostino (1983, 109). Per il bresciano cf. Contini (1935a, 147). 66 Esempi in D’Agostino (1983, 110). Cf. per il bresciano, che non conosce questo esito, Tomasoni (1981, 114).
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Quanto agli altri sviluppi, da notare l’evoluzione a laterale in azal 1617 (e azalì 878), umedal 626 1910 (< limitaris) e a nasale in cenevella 196, tenevella 1652; la semplificazione del nesso –tr– > t (> d) in arad 1381.
4.45 s Relativamente alla sibilante, generalmente conservata, merita di essere sottolineata in specie la caduta intervocalica in cortià ‘cortigiano’ 592. Per il resto cf. § 4.6.
4.46 sc Dà come esito, prima di vocale palatale, la sibilante sorda (anche con grafia sc: cf. § 4.6): acreser 2000, descendent 1696, erbosel 1359, fasera 1189, nasce 2001, pes 1662, punis 2133, rincresiment 1876. Da sibilante palatale non romanza sirop 1545.
4.47 x Come è consueto nelle diverse varietà italiane settentrionali, con esclusione parziale di quelle occidentali, x produce una sibilante sorda (rappresentata in genere da s, ma anche da ss o x: cf. § 4.6): ales 794, asal 1397, aseya 99, busola 1574, busolot 1572, cossa 168, coxal 512, exprimer 2102, insuda 263 852, etc. La forma executió 2101 è un semilatinismo, ove a x dovrebbe corrispondere la sibilante sonora.
Fenomeni generali 4.48 Apocope Per l’apocope vocalica cf. § 4.26. Per quanto riguarda l’apocope sillabica, da notare, per quanto riguarda i sostantivi in -ate, e uno in -ute, la presenza tanto di forme con caduta per aplologia della sillaba finale (infirmità 1735, segurtà 2115, sumità 1873) quanto di forme in cui invece la sillaba non cade (e piuttosto si produce, in cinque casi su sette, apocope vocalica): citad 1412 2123 2124, difficultat 1843, infirmitad 234 1314 1693, meytad 661, podestad 1820, segurtade 2122, servitude 1882.
Fenomeni generali
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4.49 Aferesi Esempi sono gogiarol 1645, gogier 1596, miniaga 1290 1291, pez 1342, ranz 1249 1330 1331 e sasì 534, con aferesi di a–; il francesismo stornida 285, con aferesi di e-; biava (< oblāta) 1554 e rechalg 1620, con aferesi di o–; biguel (< umbilīcus) 129, con aferesi di u(m)–; osmanì ‘rosmarino’ 1238, con aferesi di r–; sugachò 206 e sugamà 758, con aferesi di e(x)–.
4.50 Sincope È ampiamente presente la sincope di vocale tra consonanti, anche ben oltre il modello toscano. Restringendo l’esemplificazione ai casi più interessanti, si segnalano: anedalg 1271, basergo 1244, bocler 526, bretta 213, busla 762 (ma busola 1574), cafdel 121, calgier 1597, codga 27 28, cusdura 434, femna 31 33 127 etc. (tot. 5) (ma femena 4 1377), fodrà 461, fodraya 460, frosna 1668, garipla 1062, giergada 1485, grufer 1268, inchizneta 1628, luganga 995, nadga 147, pesnaga 1248, plicer 1603, pobla 1335, rasga 1647, salvadga 791, scudler 1594, sofrà 764, tré ‘terreno’ 1370, visneza 1418, voladga 189. Non si produce sincope in segur ‘scure’ 1659.
4.51 Prostesi ed epitesi Esempi di prostesi sono o- in oveta 210 e s- in stizó 870 1830. Forma, tipicamente settentrionale, con epitesi è on ‘o’ 1790, che Rohlfs § 762 addebita a un influsso del lat. an.
4.52 Epentesi Del fenomeno abbiamo l’esempio più caratteristico, in termini di specificità diatopica, nell’inserzione «irrazionale»67 di e fra due consonanti finali (di cui la seconda è più spesso r):68 aver ‘labbro’ 69, batisem 1491, canester 1094, caren 67 Contini (1935b, 34). 68 Cf. Rohlfs § 338 e § 339, Ciociola (1979, 65), Tomasoni (1979, 86), Buzzetti Gallarati (1982, 45), D’Agostino (1983, 110), Tomasoni (1984, 79 e 82), Buzzetti Gallarati (1985, 27), Tomasoni (1985, 238), Robecchi (2013, 92), Id. (2017, 81). Nel cinquecentesco Battista Cucchi il tratto è sporadico (Tomasoni (1986, 230). Cf. per il bresciano Contini (1935a, 143), Tomasoni (1981, 102).
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774 775 798 etc. (tot. 11), colem 708, coren 1165, coyander 1564, faver 1589, foren 990, incoster 1576, intoren 153, liber 1708, mader 152 1722 1724 etc. (tot. 5), marzader 1592, mentaster 1222, mister 1037 1607 1608, oder ‘otre’ 1031, olem 1355, oter (ripristinata dopo sincope) ‘altri’ 95 116 591, pader 1721 1723 1725 1759, pilter 1615, poleder 1114, quader 1657, quater 252, salem 1455, soveter 968, vesper 1509, veter ‘ventre’ 127 128. A questi esempi si può aggiungere pedersem ‘prezzemolo’ (cf. Note lessicali) 1217, in cui –tr–, anche se non finale ma comunque «esposto», subisce lo stesso trattamento. Epentetiche sono anche la a in garipla (cf. Note lessicali) 1062 e la e in fevera 248 (ma fevra 254). Quanto alle inserzioni consonantiche, spesso chiamate a colmare il «vuoto» lasciato dalla sincope, si rilevano quella della velare in bugat 971 (e abugatà 972),69 cigola 231, legor 1715, regul 968; della dentale in cadigia 174 (ma cavigia 1782); della labiodentale in biava (< biaa < biada < *blatu) 652 710 711, biava (< oblata) 1554, cova 1382, flavel 700, trevis 1099 (e forse gativol 381, ma gatiulà 378). Rispetto alle corrispondenti forme toscane, è assente l’epentesi in crisma 1489 e crismà 1490 e nel gallicismo disnà 838 840 (e disnarel 839 841). Si manifesta la nasale prelabiale in ramponcì 1252 e la laterale in dolzó ‘doccione’ 822 (forse per influsso delle forme in cui –au– > ol: cf. § 4.11). Seguendo Rohlfs sarebbe epentetica anche la nasale di insuda (da un insir ‘uscire’) 263, ma è invece più probabile una riprefissazione di exire per analogia con intrare.70 In una forma come cender ‘cenere’ 208 859 la nasale, secondo l’interpretazione tradizionale, sarebbe epentetica: un’interpretazione a cui però non crede Bertoletti (2005, 192ss.), che vede in -nd- l’esito di un -nn- (postonico e in parola sdrucciola) non etimologico in cui la seconda n si sarebbe dissimilata (ibidem per l’approfondita analisi).
4.53 Metatesi Sono metatetiche le forme anedalg 1271, bayguera 499, biguel 129, bresagio 524, cadrega 748 1792 (< catecra), cavirol 1087 (ma cavriol 1095), dre 1881 dred 24 26 273 etc. (tot. 5) e dret 1799, faliva 860 861 e faliveta 862 (ma favila 2098 2099), forment 664 806, fresada 718, lirga 694, maruda 1066, preda 633 1841, prestì 966, prestiner
69 Lorck 189n postula dubitativamente un incrocio di bürat con bügada ‘bucato’, per il fatto che il ranno viene filtrato con un panno, che funge quindi da setaccio. 70 Cf. Robecchi (2017, 107).
Morfologia
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963, prestinera 964, roveya 683 (< ervilia), sclareza 1239 (< sclarea), screma 561, stramontà 232, stramontament 231, stranud 68, stranudà 66, trobia 1068.
4.54 Assimilazione e dissimilazione Fra i casi più interessanti in proposito, l’assimilazione consonantica in menancolia 167 e osmanì 1238 e la dissimilazione consonantica in pinola ‘pillola’ 1553.
4.55 Discrezione e concrezione dell’articolo Fra i casi più notevoli di discrezione aver ‘labbro’ 69 e oreng ‘lauro’ 1300 (su quest’ultimo cf. Note lessicali). Per quanto riguarda la concrezione, non si verifica, diversamente dal fiorentino, in astreg 649 650.
Morfologia 4.56 Nomi e aggettivi: particolarità Per quanto riguarda i metaplasmi, ne sono attestati: – di declinazione: dalla III alla I: colobia 941, fevera 248 e fevra 254, forta 1543, lendena 187 1814, scolobia 1187, vesta 387 419 422, zovena 14; dalla III alla II: dolzo 997, fiumo 1854, payiso 326, polego 1775 (e poleg 615), termino 1911. In alcuni casi, considerata l’instabilità delle vocali finali, potrebbe ovviamente trattarsi di ripristino vocalico errato; – di genere: dal maschile al femminile: bacila 828, flor 969, sal 760 761 920 921; dal femminile al maschile (grat 106 [ma grad f. 1202], mol [< mala] 73, navet 685, palud 1362 [ma palud f. 2040], speci 765 1536 1537, vernaz 818, virz 1215 1700), e in particolare dal femminile plurale al maschile plurale (un tratto comune a bergamasco e bresciano):71 avi 1913, besti 1196 1197, casi 642 644 646, capri 1744 e cavri 852, cosi 1765 1904 2124, frici 1736, lagrimi 305 311, (li) 71 Cf. Rohlfs § 47, Ciociola (1979, 65), Buzzetti Gallarati (1982, 47), D’Agostino (1983, 105), Tomasoni (1984, 79 e 82), Buzzetti Gallarati (1985, 29), Tomasoni (1985, 238), Aresti (i.c.s.). Pochi gli esempi in Robecchi (2013, 92) e Id. (2017, 83); anche nel registro del chirurgo bergamasco Battista Cucchi, relativo agli anni fra il 1521 e il 1533, il fenomeno è attestato solo episodicamente (Tomasoni 1986, 229–230). Cf. per il bresciano Contini (1935a, 143), Tomasoni (1981, 103). In una prospettiva diatopicamente più ampia: Arcangeli (1990, 25–26).
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ma’ 241 315, navi 2079, oreg 229, pegori 1196 1701 1743, piagi 1552, pregeri 2108, resposti 1840, richezi 1811, rodi 1395 1705, uveti 1569, virgi 1358, vivandi 773; dal neutro al maschile: brazi 566 567, (d’i) zinog 572. di numero: dal plurale al singolare: (la) cenevella 196.
Per il resto, si rileva che: – muovono dall’accusativo anziché dal nominativo, diversamente dal toscano, moier 6 1850 e la variante moyer 7 1720 1732, semen ‘sciame’ 1913, sertor 1599 1642 e sertora 1600; anche marmor 634, se non è schietto latinismo (come sembra suggerire la piena identità col lemma); – continuano il femminile della base latina (la) fel ‘fiele’ 158, miola ‘midolla’ 135, (la) sales 1334; – continua il plurale, invece del singolare (come it. ogni), ognia 249 1828 2004; – deriva da faece(m), e non da faecea(m) (a differenza di it. feccia), fez 1061 1827 1828.
4.57 Pronomi personali Pochissimi gli esempi: il pronome soggetto di terza persona singolare al 2120, panlombardo;72 le due forme di pronome oggetto diretto atono -el 2008 e -ol73 2009; il riflessivo tonico sì 267 314 1899 1955 e quello atono -se 1892 2038; ne 1948; la particella impersonale o passiva se 186 342 691 etc. (tot. 16), in un caso nella forma elisa s’ 343.
4.58 Articoli Articolo determinativo Per il maschile singolare è maggioritaria la forma tipicamente bergamasca ol,74 di fronte a qualsiasi consonante (e in un caso di fronte a vocale: ol alef 905): si
72 Sull’origine di al (o a’ l, come preferito da altri editori) cf. Ciociola (1979, 71–72 n. 32), per il quale «all’art. el si sarebbe affiancato al, assumendone pure [. . .] le funzioni pronominali» [. . .]; in tal veste avrebbe subito flessione[, e] dalle forme flesse sarebbe infine stato estratto, e generalizzato, a’»: un procedimento inverso rispetto a quello suggerito da Salvioni, secondo cui al si sarebbe prodotto «per aggregazione di el al pronominale atono generalizzato a tutte le persone a’», con successiva «estensione alla funzione di articolo» (ibidem). Cf. anche Robecchi (2017, 125–126). 73 Cf. Buzzetti Gallarati (1985, 29). 74 Cf. almeno Rohlfs § 417.
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contano 718 casi in totale. Tuttavia, in P2 (come già detto in § 1.2) diventa preminente el (che è invece del bresciano), con 83 casi (che si aggiungono ai 7 di P1), a scapito di ol, di cui si rilevano solo 22 casi (sempre di fronte a consonante). Attestato anche lo, di fronte a consonante (17 casi, di cui 4 con s complicata) e a vocale (22 casi): davanti a vocale, comunque, la forma più ricorrente è quella elisa l’ (83 casi). Il maschile plurale è li (22 casi), a cui si oppone in un solo caso i (i porz 1019). Il femminile singolare è costituito da la (anche di fronte a vocale) e da l’ (di fronte a vocale), con 26 e 53 casi rispettivamente. Non ci sono esempi di femminile plurale. Articolo indeterminativo Per il maschile abbiamo 5 casi di un (con cert 2030, fiumo 1854, ogio 1761, spacio 1901, to fradel 1732) e 4 di uno (con arbore 1785 1856, fratelo 1727, signo 1734, vento 1932). Il femminile è una, di cui si hanno 6 esempi (uno anche di fronte a vocale: una infirmità 1735).
4.59 Preposizioni Di È presente nella forma semplice de con 73 occorrenze (di cui 8 davanti a vocale), anche elisa (4 occ.). Per quanto riguarda la forma articolata, questa è la situazione: – maschile singolare: del/de l’ (131 casi), dol (5 casi, davanti a consonante); – maschile plurale: d’i (23 casi, di cui uno davanti a vocale: d’i oter 591), de li (12 casi, davanti a consonante o vocale), dei (4 casi, davanti alla vocale o) / dey (4 casi, due davanti ad a, due davanti ad o); – femminile singolare: de la (61 casi) di fronte a consonante, de l’ (8 casi) di fronte a vocale; – femminile plurale: de le (2 casi). A Abbiamo 11 occorrenze di a preposizione semplice (di cui una con d eufonica: ad og 298). Per quanto riguarda la forma articolata, al/a l’ per il maschile singolare (rispettivamente con cor 153 e officio 1949), ay (brazi 566) e a li (bovi 1791) per il maschile plurale, a la (lum 304, tavola 1952) per il femminile singolare.
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Da Di da si contano 38 casi (2 davanti a vocale: da altri 266 1898), a cui se ne aggiungono 2 di d’ (con apichà 391 e aprof 2066 2103, ma in realtà nel ms. abbiamo da pichà e da prof, segmentato diversamente nell’edizione). Abbiamo 4 esempi di preposizione articolata con da: dal, maschile singolare, con lag 420 1193 e rost 927; day e da li, maschile plurale, con cirg 1035 1037 e hedifici 2003 rispettivamente. In Ci sono 9 occorrenze della forma semplice e 3 della forma articolata, ovvero il femminile singolare in la 890 e i maschili nel 1960 e indel 75 924. Con Non ci sono propriamente esempi di preposizione semplice, a parte il latinismo cum 307 310 313 2108. Quanto alla forma articolata, sono presenti il maschile singolare col 295 / co· l’ 296, il maschile plurale nelle due forme coy 78 306 312 893 e co· li 305 311 315, il femminile singolare co· la 892. Altre preposizioni Restano per, di cui si ha, a tacer degli innumerevoli casi in cui introduce un verbo all’infinito, un solo esempio (per sì 1955), il femminile singolare su la 1813, intro 314 e senza 891. Locuzioni preposizionali Con valore locativo: a pè de 110, de dre(d) de 24 1881, de fora da 2003, denanz a 1791, denanz de 23 1798 1880, dentro da 308, intoren a 153. Con valore temporale: inanz che 342, po’ che 343.
4.60 Possessivi Un solo esempio: to ‘tuo’ 1732.
75 Per l’origine di indel, indagato a partire da attestazioni nel napoletano antico, si rimanda a Formentin (2001), con ripresa dell’ipotesi avanzata da Nieri (1902, 101) e poi adottata da Castellani (1956, 27–29), limitatamente alle forme toscane, che operi la dissimilazione sulla nasale geminata di innel < in illu, con rafforzamento di n davanti a vocale (Monaci 1955 [1912], 633 § 394, ravvisò nei pisani in de lo, in de la, etc. un’«intrusione» di de): la conclusione cui giunge Formentin è che l’ipotesi Nieri–Castellani «potrebbe valere anche per l’indel settentrionale, almeno in quei casi per i quali non è dimostrabile la derivazione da un precedente intel (a sua volta da intus)» (Formentin 2001,16). Cf. Robecchi (2017, 119 n. 216).
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4.61 Dimostrativi Si rilevano il maschile singolare quel 1926 2001 2002 e le due forme di femminile singolare quella 234 1314 1692 1693 e quel’ 1041 1340. Attestati anche 25 casi di colù chi ‘colui che’ 1711 1712 1740 etc.
4.62 Indefiniti Con statuto di pronome figurano altro (maschile singolare) 1859 e altri 1947 (maschile plurale). Con valore aggettivale abbiamo altra (femminile singolare) 1828, altri (maschile plurale) 52 266 1806 etc. (tot. 5) e la variante localmente marcata oter 95 116, cert (maschile singolare) 2030, l’indeclinabile ognia76 249 1828 2004 e uno 1858 1859.
4.63 Pronome relativo Sono attestati da un lato che 186 254 (in altri 5 casi la e è rappresentata da un titulus) e, davanti al verbo è, ch’ 110 153 1791 2132, dall’altro chi 1711 1712 1727 etc. (tot. 34). Occorre una volta il che indeclinato con valore temporale: quel tempo che non se tè resó 1926. Infine, nel significato ‘in cui’, sempre con valore temporale, dond 920, onde 1358 e dove 2001 2002 2116.
4.64 Congiunzioni A parte com 1077 1543 e la variante cum 890 1005 1006 etc. (tot. 10), quand 2120 e se no 1761, sono presenti solo le più scontate congiunzioni copulative: e (23 occorrenze, davanti a consonante) / et 1712 1972 (davanti a vocale, probabilmente con valore fonetico di ed), o 115 1050 1051, over 161 284 294 etc. (tot. 52) / on vero 1790.
76 Cf. Ciociola (1979, 75 n. 102).
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4.65 Numerali Sono attestati i cardinali do, almeno in un caso di sicuro genere maschile: do dì 250, do fradey 1728, la bataya de do 490; e doy, con un sostantivo femminile nel primo dei due esempi: doy sorelle 1729, uno de doy 1858; ancora, tri (dì) 251 e quater (dì) 252. Un solo esempio di ordinale: segondo 1860.
4.66 Verbi 4.66.1 Particolarità Fra le particolarità riguardanti la compagine verbale, meritano una menzione, oltre al mantenimento della classe latina nel caso di stranudà 66, i seguenti metaplasmi: – dalla I alla IV classe: spargnir 2047; – dalla II alla IV:77 savì 1005–1007 1537, sedì 833, soliva 691, sustenir 1963, tasì 342 343, tegnì 298, vedir 331 332; – dalla III alla I: pongià 1063 1064 (cf. perponz 433); – dalla III alla IV: sternì 558 1104; – dalla IV alla II: toser 360; fuzer 2024 solo apparentemente, in quanto viene mantenuta (o recuperata) la classe latina; – dalla IV alla III: insuda 263 852, mufleta 1009 1010. Tratti ben noti ai diversi i volgari settentrionali sono l’identità della forma di 6a persona con quella di 3a,78 osservabile in fa 1019, guarda 1021, lavora 1377, nasce 2001, usava 1842; l’estensione della forma del gerundio -ando a una coniugazione diversa dalla prima:79 sapiand- 2008 2009; il passaggio ant > ent del participio presente di I classe: portent 1116. Infine, per quanto riguarda gli ausiliari dei tempi composti, si fa notare l’uso di avere con parlare: s’à parlad 343.
77 Spiegabile tuttavia, forse più propriamente, come chiusura di e in i: cf. § 4.13. 78 Prodottasi per la caduta di -n finale. Cf. Buzzetti Gallarati (1982, 39), Ead. (1985, 24), Robecchi (2017, 130). 79 Cf. Buzzetti Gallarati (1982, 38), Tomasoni (1985, 242), Ead. (1986, 230), Robecchi (2017, 139). Cf. per il bresciano Contini (1935a, 147).
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4.66.2 Forme Presente indicativo 3a persona: I classe: alberga 1746, alegra 1948, cala 1829, canta 1507, caza 1740– 1743 1745, dà 2129, descaza 2132, dura 254, guarda 1756, lavora 2006, mangia 186, mena 1750, nudriga 1748, sona 1508, sta 1927; II classe: dole 1947, tè 1926; III classe: cor 2116, scrive 1885, tol 2130, vend 920; IV classe: punis 2133. 6a persona: I classe: governeno 2002, guarda 1021, lavora 1377; III classe: nasce 2001. Imperfetto indicativo 3a persona: IV classe: soliva 691; 6a persona: I classe: usava 1842. Congiuntivo presente 3a persona: I classe: cazi 1744, parli 342, plegi 1942. Participio passato80 I classe: albergat 1747, brusad 2120, deventato 1712, parlad 343, menad 1751, nudrigat 1749, parlad 343; III classe: nado 1711, nat 1727 1728, nata 1899, nati 1729; IV classe: imparturit 2135. Verbi singoli Essere: per il presente indicativo sono attestate la 3a persona è 110 153 1008 etc. (tot. 17) e la stessa forma come 3a plurale (2132) (ma un’altra volta sono 1765). Per il congiuntivo presente: 3a persona sia 1919. Fire: f ì ‘sarà’ (seguito da un participio e usato per formare il passivo: fì albergat 1747, f ì menad 1751, fì nudrigat 1749)81 e l’infinito fi’: (ol) fi’ messa 1466, fi’ mut 345, fi’ sconfiad 875, fi’ sord 348. Avere: 3a persona del presente indicativo à 343 1757 1758 etc. (tot. 6) / ha 1761 2135. Potere: possa 1918, 3a persona del presente congiuntivo. Fare: presente indicativo, 3a persona: fa 395 890 1523 etc. (tot. 6); 6a persona: fa 1019. Participio passato: fag m. 1527, fatta f. 1898. Venire: presente indicativo, 3a persona: ven 1829; 6a persona: veneno 1813. Sapere: il gerundio sapiand- 2008 2009; anche sa 1005–1007, ma il significato è ‘ha il sapore di’.
80 Sono esclusi dall’esemplificazione i tanti esempi di participio passato usato come aggettivo. 81 Cf. Robecchi (2017, 141).
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4 Commento linguistico
Stare: congiuntivo, 3a persona: staga82 1917.
4.67 Prefissi e suffissi Si menzionano per ciascuna delle due categorie le presenze più interessanti: – ad– (in formazioni verbali parasintetiche):83 abalurdì (ma potrebbe trattarsi di un francesismo) 288, abraschà 866, abugatà 972, acostumada 1934, adaquà 1076, adaquada 1074, afoldà 427, afoldada 426, amontonà 663, amorsà 880, aninà 471, apalà 699, ascusì 299, asedazà 974, asgiarir (con ad + -s-) 1891, astizà 869 (cf. stizó 870: § 4.50). Senza prefisso: cignià 351, lirgada 374 e lirgament 373 (ma alirgà 375), mufleta 1009 1010, rustida 902; – de–: descarpinà 444, descaza 2132, descazà 2027, descazar 2023; – dis–: desferà 1124, desferada 1125, desimbogà 458, deslogada 280, deslogament 281, desnodada 279, dismentegada 1936; – cum–: senza prefisso: segrà 1520 e segrada 1519 (ma consegrà 1521); – ex–: semen ‘sciame’ 1913, sgiesor 991, spegazada 1937; – extra–: straodì 328, straudiment 330; – in–: imbelì 1154, imbogà 457, imparturit 2135, impilotà 909, impilotada 910, incoconà 1058, indrita 101, invasellà 1056; senza prefisso: ascont 1983; – per–: perpontura 435, perponz 433, perponzadris 438 1602, perponzidor 1601; – post–: poscena 847, poscenà 846; – re–: rasega 1986, rasga 1647; con labializzazione (cf. § 4.21): roversari 1389; – s– intensiva (< ex–): asgiarir (con ad–) 1891, aslargà (con ad–) 2104, slanzar 541, smoltament 651, spiurì 194, splurì 28 193; senza prefisso: bofà 873; – super–:84 sovercing 40, sovernom 1993, sovestà 2060; – trans–: stramontà 232, stramontament 231, trangot 366. – –ĭssa(m): cortellessa 544; – –ĭtĭa(m): aguzeza 1818; in zentilisia 1958 il suffisso è in odor di gallicismo (cf. tosc. -igia); – –mentu(m): bagordament 563, boyiment 1982, boyment 1981, lirgament 373, muglament 1171, osmament 1148, passezament 578, reficiament 837, smoltament 651, solament 647, stramontament 231, straudiment 330, tasiment 344; – –ōre(m): fregior 363. 82 La forma è documentata, per es., nei testi veronesi di Bertoletti (2005, 255). Le forme dago ‘do’, vago ‘vado’, stago ‘sto’ etc. sono molto diffuse nell’Italia settentrionale (Rohlfs § 535); cf. le attestazioni nel pavese in Grignani/Stella (1977, 138). 83 Una certa produttività del prefisso caratterizza anche i testi studiati da D’Agostino (1983, 110). 84 Cf. Robecchi (2017, 95).
4.68 Osservazioni conclusive
193
4.68 Osservazioni conclusive Tiriamo le somme relativamente alla fisionomia linguistica di GLB quale emerge dal commento. Partendo dai tratti più latamente settentrionali, risultano ampiamente presenti: – la sonorizzazione delle consonanti intervocaliche, in particolare della velare [k] e della dentale [t]: rispettivamente cf. §§ 4.36 e 4.33; – lo scempiamento delle consonanti geminate: cf. § 4.8; – l’assibilazione delle consonanti palatali preromanze che derivano dalle velari latine c e g seguite da vocale palatale: cf. §§ 4.37 e 4.39; – la palatalizzazione dei nessi cl e gl (e tl), tanto iniziali quanto intervocalici, che evolvono nell’affricata palatale sonora: cf. § 4.29; – la caduta delle vocali atone finali, in particolare -e e -o, dopo ogni consonante: cf. § 4.26. Quanto agli altri due tratti di forte incidenza nel quadro dei volgari settentrionali, cioè la presenza delle vocali miste [ö] e [ü] e la metafonesi, si è visto che: 1) si è provato a ragionare su alcune possibili spie di una presenza delle vocali turbate (per esempio la presenza del grafema i in luogo dell’atteso u), ferma restando l’impossibilità di estendere il ragionamento, per l’assenza di qualsiasi appiglio grafico, alla maggior parte delle tante forme passibili di conoscere una siffatta evoluzione vocalica; 2) il solo caso di metafonesi, tra l’altro in concorrenza con il condizionamento latino, è capili. Restringendo l’osservazione ai tratti linguistici più qualificanti dell’area orientale della Lombardia, risultano condivisi dal bergamasco e dal bresciano e sono attestati largamente nel nostro testo:85 – la caduta di [n] riuscita finale: cf. § 4.35; – lo sviluppo «irrazionale» di e fra due consonanti finali (di cui la seconda è in genere la vibrante): cf. § 4.52; – i plurali femminili in -i: cf. § 4.56. Quanto agli altri tre tratti, fra quelli individuati dal Ciociola, propri tanto del bergamasco quanto del bresciano, cioè 1) la conservazione dei nessi bl, fl e pl, 2)
85 Da qui in avanti si segue lo schema di tratti pertinenti proposto da Ciociola (1979, 65), che si fonda sul modello implicitamente elaborato in Contini (1935a, 150–151), utile per caratterizzare il bergamasco rispetto al bresciano tramite l’identificazione di corrispondenze e divergenze: uno schema che poi è diventata prassi comune impiegare nelle analisi linguistiche di testi antichi della medesima area (come, da ultimo, in Robecchi 2017, 79ss.).
194
4 Commento linguistico
l’evoluzione –ti, –di > -g (= [ʧ]) e 3) la terza persona singolare del perfetto debole in -à (< –at < –avit), si osserva, nell’ordine, che: 1) pur essendo testimoniata la conservazione, a prevalere è l’evoluzione (una parità approssimativa tra le due condizioni vige solo con pl): cf. § 4.29; 2) mancano esempi utili; 3) mancano esempi utili. Per quanto riguarda le forme più genuinamente bergamasche, benché con alcune sussista talvolta una tendenza al bilanciamento con le corrispondenti forme del bresciano schietto, risultano avere un’incidenza significativa: – l’evoluzione di cl (e tl) in [dʒ], rappresentato graficamente da gi, laddove il bresciano conosce l’evoluzione in [ʧ], rappresentato da chi (questa scrizione è presente in casi in cui, più che di elementi del bresciano, si può forse parlare di toscanismo): cf. § 4.29; – l’evoluzione di ct (e gd) nell’affricata palatale sorda [ʧ] (il bresciano conosce invece l’assimilazione, di cui in GLB non mancano gli esempi): § 4.38; – la conservazione di d o l’evoluzione –d > -t (nel bresciano abbiamo –t– e –d– > -th, che indica una fricativa: un fenomeno attestato in GLB solo con reth 1872): cf. § 4.33. – il dileguo di n preconsonantica: cf. § 4.35; – l’articolo ol (laddove il bresciano ha el: ma si è visto che in P2 questo prevale nettamente su quello): § 4.58. Per quanto riguarda un ultimo tratto, il trattamento di ē tonica, premesso che la conservazione è frequente, si osservano nondimeno alcuni esempi di innalzamento, tipico del bergamasco, a proposito del quale si rimanda al § 4.13. Venendo al contributo dei modelli latino e toscano, la cui forte pervasività nei testi settentrionali, soprattutto se non strettamente pratico–documentari, del XV secolo è un dato fisiologico, si è detto dell’influsso tenue del primo e quasi inconsistente del secondo: un influsso che tuttavia – si è visto anche questo – conosce un rinvigorimento, riportandosi a livelli di compromissione non troppo distanti da quelli rilevabili negli altri testi settentrionali coevi, in P2. Ci si può chiedere il perché di un così basso grado di commistione con i due modelli, e forse nel primo caso la risposta risiede in quell’aspetto che a tutta prima sembra invece costituire un fattore di stimolo al latineggiamento: la contiguità dei due idiomi. Proprio una tale, immediata, contiguità può aver spinto lo scriba, con maggiore o minore consapevolezza, a mantenere più nettamente separati i due sistemi linguistici, e a evitare quelle intersezioni che presumibilmente si verificano quando i due modelli, benché del tutto operanti, non si fronteggiano direttamente nel testo.
4.68 Osservazioni conclusive
195
Per quanto riguarda, invece, l’esiguità dell’ascendente tosco–letterario, e la parallela spiccata idiomaticità del volgare di GLB (che mostra di possedere tutti quei tratti schiettamente lombardo–orientali che caratterizzano i testi del secolo precedente), si potrebbe anche ipotizzare un antigrafo trecentesco da cui il nostro copista quattrocentesco si è discostato poco o nulla.
5 Indice delle entrate abdomen 130 abena 1129 ablucinor 288 abortanum 1236 accendo 879 accessio 255 accumulo 663 aceo 1063 acerbus 1065 acervo 663 acervus 662 acesco 1064 acetum 1069 acies 1817–1819 acinum 1090 acolitus 1488 acris 1077 acufer 1645 acufex 1596 acus -cus 1644, 1906 acus -ris 692, 1905 acutus 1543 additio 1606 adeps 795 adipatus 796 admito 1976, 1978 admoveo 2074 adolescens 14 adolescentia 16 ador 669 aenum 884 affinis 1720 agaso 1740 ager 1374, 2006 agger 2007 agnatus 1721 agninus 780 agnomen 1995 agnus 1172 ago 2031–2036
agonus 1684 agrestum 1071 agricola 1377 agricultura 1376 agrum 1374 ala 2075, 2076 albitus 2082 albugo 47 aleatum 1233 alech 1675 ales 2077 aleum 1232 alga 2039, 2040 algor 363 algoratus 364 algoror 362 alopetia 179 alopetiosus 180 altare 1430 altea 1264 alter 1858–1860 altipes 622 alucinatus 287 aluda 390 alumen 1580 alumnus 1748, 1749 alux 178 alvus 127 amaratrum 1326 amaratrus 1325 amarena 1327 amaror 54 ambitus 2081 ambra 1563 amictus 386, amittus 1469 amigdalum 1311 amigdalus 1310 amita 1723 amitinus 1727 amito 1977
N.B.: Nell’ordinamento alfabetico la lettera h non iniziale prima di a, o, u non fa testo; y equivale a i quando è semplice variante di questa (altrimenti detto, quando non è etimologica). https://doi.org/10.1515/9783110599060-005
5 Indice delle entrate
amo 2010 amoveo 2073 amphora 823 amphorula 1584 amurca 1827 anatinus 729 ancha 137 anchiludo 570 ancigladius 543 anchona 1431 ancor 1003 ancoro 1006 ancorosus 1010 anello 359 anessum 1269 anetum 1269 anguis 1679 angulus 1423 anima 2041–2046 annositas 21 annosus 20 ansa 821 anserinus 726 antica 1132 antifona 1446 antifonarium 1438 antiquitas 21 antiquus 20, 2069, 2070 anularis 112 anulus 484 anus 146 apoteca 1535 apothecarius 1538 aprinus 788 ara 1430, 2140 aratrum 1381 arbor 1274 arbor punica 1298 arbos 1274 arbustum 1359 arbustus 1359 arceo 2019, 2020 archa 956 archibanchum 741 arcus 1736–1739 area 709 arena 640
argentum 1618 argila 635 argutus 1938–1940 aridus 872 aries 1175 arietinus 782 arista 670 armentum 1197 armila 485, 1029 armilator 1030 arminiacum 1291 arminiacus 1290 armitega 505 armus 95 aroma 765, 1536 aromatarius 1538 aromatizo 1537 arpica 1386 ars 1524 arsinicum 1581 artaria 87 artibotina 800 artibotinus 800 artica 1386 articulus 177 artifex 1526 artificium 1525 artocrea 798 artotira 799 artotirus 803 arundo 1853 arvum 1971 arx 1415 asatum 793 asentium 1235 aser 629 asimilia 969 asis 629 aspar 630 aspeleta 952 aspica 670 assatus 902 assiduus 1921, 1922 assilla 99 asso 901 assus 902 astiludo 562
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5 Indice delle entrate
astilusio 563 atamen 971 atamino 972 atramentum 1576 atriplex 1243 atrium 588 attonitus 285 auctionator 1605 audio 327, 2113 auditus 329 aula 589 auleum 716 auliculus 592 auricula 52, 1806 auricularis 113 aurio 1050, 2109–2112, 2114 auris 51, 1805 aurum 1619 avelana 1304 avena 668 avolanus 1685 avunculus 1726 axis 1112, 1397 azima 981 azimus 983 baca 1301 bacile 829 badile 1409 balducta 1184 balista 515 balisteria 610 balistrum 515 balo 1174 balteatus 482 balteus 481 banchale 957 banchum 740 baptifilia 1499 baptifilius 1498 baptisma 1491 baptismus 1491 baptisterium 1493 baptizo 1492 barba 90 barbitonsor 1591 barbus 1682
barbuta 499 barbutegia 499 baselico 1244 basilla 951 bello 492 bellum 489 benefitium 1481 beta 1216 bidens 1173 biduanus 250 biga 1395 bigarvalis 1388 bipenis 532 biretum 213 bitumen 650 bitumino 649 bochale 819 bolus 81 bombisium 394 bombitium 1534 bombix 395 borago 1225 bos 1155 bostar 1098 botiosus 278 botium 277 botrus 1083 bovile 1098 bovinus 777 bovitus 1171 bovo 1170 brace 388 brachale 389 brachiale 503 brachiludium 567 brachiludo 566 brachilusio 567 brachium 96 bresagium 524 breviarium 1439 brissa 979 brochamen 1047 bruma 1773 bubalus 1157 bubulcus 1745 bucella 979 bulio 925
5 Indice delle entrate
bulior 926 bulitio 926 bulsonum 522 burgum 1413 buris 1382 bursa 478 bursa testiculorum 145 bustum 2119 butirum 1190 caballus 1110 cacabus 883 calamentum 1245 calatus 1094 calcaneus 173 calcar 514, 1138 calcarizo 1139 calceo 440 calceus 449 calcitro 1145 calco 1042 calcono 1058 calegarius 1598 calibs 1617 caliga 439 caligo 854 calis 628, 1698 calix 1433 calus 1697 calx 173, 638 camera 712 caminata 749 caminus 751, 853 camisia 387 camisium 1470 camomilla 1246 campana 1511 campanella 1513 campanile 1517 campus 1374 camus 1130 canale 602 cancer 1692, 1693, 1733–1735 candela 1457 candelabrum 1456 canestrinum 1555 caninus 76
canistrum 1094 cano 2015–2018 cantabrum 968 cantus 1399 canzelus 608 capa 415 caparus 1258 caper 1179 capeto 1680 capicaulus 1267 capillus 30 capis 929 capisterium 1410 capistrum 1131 capitega 715 capitergium 206 capiteria 715 capitosus 293 capix 928 capra 1178 capretus 1177 caprinus 786 capriolus 790 capsula 1575 capulus 536 caput 22 caputium 214 carbo 867 carbonata 1016 carbonculus 488, 868 cardinatura 406 cardino 404 cardo 405, 615, 1775, 1776 cardonizo 404 carina 1800 carnes 775 carnifex 1604 caro 774 carpentarius 1607 carpentum 1394 carpio 1683 carta 1573 caruca 1011 carucosus 1012 casa 586 casea 1188 casearia 1194
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5 Indice delle entrate
caseus 1186 casis 497 casitria 938 cassia 1558 cassis -dis 1865 cassis -sis 1866 castanea 1305 castaneatum 1367 castellum 593, 1414 castra 546 castramentor 545 castratinus 783 castratus 1176 castrum 593, 1414 casus 1752–1755 catarus 227 catasta 1027 cathedra 748 cathena 856 catinus 950 caula 1701 caulis 1215, 1700 caviculla 174 cavilla 174 cecus 352, 1760 cedreata 1565 cedrum 1329 cedrus 1328 celata 502 cementarius 1608 cementatio 651 cemento 648 cementum 637 cena 845 ceno 844 cepa 1231 cepe 1231 cepes 1275 cephalea 226 cephalica 225 cephenus 1686 cera 1460 cerdo 1597 cerebrivagus 294 cerebrum 35 cereolus 1459 ceresum 1318
ceresus 1317 cereus 1458 certamen 489 certo 492 cervical 722 cervicosus 293 cervix 93 cesaries 32 cete 1687 cetus 1687 chilindrum 1390 ciatus 759 cibarium 773 cibula 802 cibus 772 cicatrix 268 cicer 680 cicer fressum 681 cicercula 682 cicotronizatorium 973 cicotronizo 974 cidonium 1293 cidonius 1292 cilium 42 ciminile 828 ciminilia 828 cinamomum 1539 ciner 208, 859 cingula 1137 cingulum 475 cinis 208, 859 cipus 456 ciragra 241 cirbus 156 circinus 1655 circulifex 1037 circulus 1036 circumlentea 1035 cirogia 1551 cirogicus 1552 cirotheca 463 cirotecafereus 504 cista 1091 cistella 1092 citrinus 813 civilis 1420 civitas 1412, 2123
5 Indice delle entrate
clamis 411 claretum 831 clarus 1067 classis 1801, 2078–2080 claudicus 270 claudus 269 clausum 1369 clava 1033, 1868 clavis 619, 1867 clavula 1034 clavus 616, 1869 clavustrabalus 617 clepsedra 1028 clericata 1485 clericus 1484 clerus 1483 clibanus 990 clima 326 clinitorium 516 clipeus 525 clistere 260 clitearius 1111 clunis 1141 clusorium 991 coagulatum 1182 coagulo 1183 coagulum 1181 coclear 945 cocleare 945 coclearia 946 coedulum 807 cogito 1974 cognatus 1722 cogo 1996–2000 coyandrum 1564 colarum 1308 colarus 1307 colatio 848 colationor 849 colega 1949 colera 165 colipedium 1658 colis 1699 collum 92, 1702 collum pedis 175 collumbar 501 colopedum 448
columbinus 730 columen 599 colus 1028, 1703 coma 33, 1142 comater 1495 comes 1950 cominus 2066 compater 1494 compedito 457 compes 455 completorium 1510 compositum 1078 concha 949 concassus 286 conctus 414 condimentum 913, 993 condio 912 condo 1896, 1897 conedio 808 conedium 809 confectio 832 confessio 1442 conflictus 493 confligo 494 conflo 874 conflor 875 congerium 1093 coniunx 7 coniveo 296 conquinisco 295 conrugo 428 consacro 1521 consequor 2100–2102 consobrini 1729 consolida maior 1271 consto 1988–1992 constrictivus 1557 consultor 2130 consultum 2131 consultus 2129 continue 1825 continuo 1826 continuus 253 contrata 1421 contundo 284 contussio 283 contussus 282
201
202
5 Indice delle entrate
conus 1192, 1863, 1864 conus pinifer 496 copertorium 469, 717 cophinus 745 coquina 850 coquinarius 851 coquus 851 cor 148 corda 1514 cordula 476, 1471 corigia 473 corimbus 1087 corinphus 1095 cornu 1165 cornum 1289 cornus 1288 corpulentia 130 corpulentus 131 chorus 1931 Chorus 1932 costa 123 coxa 168 coxale 512 craneum 34 crapiludo 564 crapilusio 565 crater 825 craticula 106 crea 459 credenceria 959 credo 1452 cremo 923 crespia 1080 creta 635 cribellum 697 cribro 975 cribrum 697 crifimerium 1268 crinis 31 crisma 1489 crismo 1490 crocus 764 crumena 478 cruor 163 crus 172 crusta 181 cuadriga 1394
cubitus 98 cucumer 1255 cucurbita 1256 cucurbitarium 1257 culmus 708 cultella 768 cultellessa 544 cultellus 767 culter 766 cultrum 888 cultura 1375 cumulus 662 cuna 470 cunabulum 470 cunagito 471 cuneus 1204 cuprinus 830 cuprum 887 cura 1896, 1897 curia 590 currus 1394 cursarius 1113 curtina 716 curtis 591 curvipenis 1660 cutella 28 cutis 27 dactilum 1333 dalmatica 1475 dauchus 1249 deanchatus 271 decompedito 458 deferripedatus 1125 deferripedo 1124 deglutio 366 delatorium 1209 delfin 1688 denodatus 279 dens 74 dens caninus 76 dens precissor 75 dentale 1383 depedulo 444 dextera 101 diaconos 1486 diaconus 1486
5 Indice delle entrate
dica 1573 dicere 2009 digero 369 digestio 370 digitale 1646 digitergium 756 digitus 108 diligo 2011 dimico 492 diplois 392 discrimen 1944–1946 discrimino 407 discumbo 833 discus 752 dislocatio 281 dislocatus 280 dispensator 953 dolia 1043 dolium 954 doma 599 domicilium 1428 domificator 644 domifico 642 domus 585 dormio 301 dorsum 134 dossis 1547 draco 1678 draparius 1588 drapus 399 duellum 490 dulcis 1068 dulcium 997 dumetum 1347 dumus 1346 duplus 219 dura mater 196 ecclesia 1429 ecursatio 574 ecursito 573 edes 587 edifico 642 edinus 784 edus 1177 eflo 874
eflor 875 egero 261 egestio 262 emina 658 eminus 2065 encaustrum 1576 ensiludo 560 ensilusio 561 ensis 535 epar 151 epaticus 237 ephylensia 230 epicarista 750 epicastorium 751, 853 epiglotum 86 epistula 1445 epitagium 416 epulum 771 epulus 1744 equalis 1953 eques 550 equistar 1097 equistratum 1103 equito 551 equus 1109 erpico 1387 eruca 1242 eruga 1241 ervum 1972 es 886, 1622 esculum 1320 esculus 1319 estus 1981, 1982 evangelium 1451 examen 1912–1914 examino 1915, 1916 exaurio 1050 excogito 1975 excumbo 834 exemplar 1884 exemplum 1885 exoro 1980 expergefactus 290 expergiscor 289 experiectus 290 expruno 866
203
204
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extinctorium 1638 extinguo 880 faba 678 faba fressa 679 faber 1589 fabricator 643 fabrico 641 fabum 678 facies 216 fagus 1341 falcastrum 1408 falcula 1407 falebre 1140 falx 1406, 1845 fantasticor 291 fantasticus 292 far 665 farcimen 999 farcio 998 fare 323 faretra 523 farina 967 faris 323 fartum 994 fas 1848 faseolum 684 faseolus 684 fasina 1189 fasinino 472 fassellus 685 fastidium 1876 fastigium 1877 faties 39 faux 72, 1847 favila 860 favilla 2099 fax 1846 febris 248 fel 158 femina 4 femur 140 feneria 1100 fenestra 609 feniculum 1234 feniseca 1373
fenum 1101, 1372 ferarius 1590 ferculo 911 ferculum 771 fermentatus 982 fermentum 981 fero 1961–1970 ferripectus 511 ferripedatus 1123 ferripedo 1122 ferrugo 1632 ferrum 1616 ferunculus 183 festucha 736 fetus 2134, 2135 fex 1061, 1828 fibra 139 ficum 1313 ficus m. 1314, f. 1312 fidelia 960 figulus 1593 figura 1432 filiola 1499 filiolus 1498 fisculus 655 fiscus 654 fisicus 1550 flagellum 700 flagito 2108 flagro 1929 flamen 1467 flamma 864 flegma 166 flegma salsum 185 fleo 305 fletus 311 focha 1687 focus 858 foliculus 877 folis 876 folium 1280 fondamen 595 fondamentum 595 fondus 596 forceps 1643, 1823 forfex 1642, 1822
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forficula 1641 foris 613 fornix 625 forpex 1640, 1824 fortilica 1416 forulus 479 forum 1425 fossorium 1385 fractura 197 fragro 1930 fratria 1732 fraupedio 568 fraupedium 569 fraus 2127, 2128 frenum 1128 frico 382 frictus 220, 904 frigo 903 frisellus 801 frixa 1016 frixus 904 frons -dis 38, 1279, 2056 frons -tis 37, 2055 fructus 1281 frumentum 664, 806 fucina 1635 fucinale 1636 fugiles 878 fugo 2023, 2024 fulcidra 723 fultrum 723 fumus 863 funda 1778 fundo 1051 fundum 1779 fundus 1044, 1777 funiculus 1516 funis 1515 furcula 126, 1411 furfur 970 furnus 990 galea 495 galerium 223 galerius 224 galerum 223 galerus 224
galipedio 576 galipedium 575 gallicinus 727 gallus 2012, 2013 Gallus 2014 galofodium 1653 gariofolum 1560 gausape 755 geludium 797 gemitus 314 gemo 308 gena 71 geniludium 572 geniludo 571 genu 169 gerolla 1032 gerula 1029 gerulator 1030 gibbosus 274 gibbus 272 gibositas 273 gingiva 70 gingivinum 1316 gingivinus 1315 glandula 1323 glans 1324 glaria 640 gleba 636, 1391 glis -ris 1834 glis -sis 645, 1836 glis -tis 1835 gluto 367 gobio 1676 grabatum 713 gradarius 1107 gramen 696 gramimeria 1080 granarium 652 granum 671 graticula 895 gratis 1202 gremiale 429 gremium 423 grex 1196 grisomulum 1291 grisomulus 1290 grugno 1019
205
206
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gumi 1579 gusto 338 gustus 339 gutta 1060 gutur 88 habitatio 594 hamus 1666 hara 2139 heucaristia 1450 hyatus 67 hyo 65 homo 1 hora 1500, 1795 hospes 1746, 1747 hostia 1449 hostium 614 humerus 94 humor 164 iacena 1043 iacio 579 iactus 580 iaculor 541 iaculum 540 iantaculo 841 iantaculor 841 iantaculum 839 iantamen 839 ianto 841 iantor 841 ianua 612 idyoma 325 idropicus 236 idrus 1679 iecur 151 ignifer 898 ignis 858 ila 995 ilex 1337 ilia 124 imbolo 80 impetigo 189 impleo 1053 impudicus 111 incaustrum 1576 incenso 1463
incensum 1462 incisorium 947 incudula 1628 incus 1627 index 110 indivia 1227 indumentum 386 infans 9 infantia 11 infula 210 ingero 368 ingiovus 1690 inglutio 366 inguen 140 inguila 1677 inio 1144 inlebeto 924 insalata 1079 insidie 2136–2138 instita 466 insulsus 917 interfinium 57 intersuo 433 intersutor 1601 intersutrix 438, 1602 intersutura 435 interula 387 intestinum 157 intricatorium 204 introitus 1443 intueor 299 invaso 1056 invidiosus 1948 invidus 1947 ipopirgium 896 ir 103 irchinus 785 ircus 45, 1179 irudo 1852 irundo 1851 isopus 1240 iuba 1142 iube 1570 iugula 1167 iugum 1166 iumentum 1108 iuncata 1184
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ius ‘brodo, salsa’ 1893 ius ‘diritto’ 1894, 1895 ius iurandum 1523 iusticia 1925 iusticium 1926 iuvatia 1497 iuvax 1496 iuvenca 1159 iuvenchinus 778 iuvencus 1158 iuvenis 15 iuventa 16 iuventus 16 labium 69 lac 1180 lacrimatio 313 lacrimor 307 lacteo 1862 lactis 155 lacto 1861 lactuca 1079, 1226 laganum 805 lagena 824 lambicum 1585 lambo 365 lamirocha 1404 lampas 1464 lamus 508 lana 1531 lancea 538 lanificium 1530 lanugo 91 lanx 951 lapidellus 961 lapis 633 lar 857, 1762–1765 lardum 906 lasso 2105 later 632 latex 2125, 2126 laurus 1300 lauta 1486 laxativus 1556 laxo 2104 lebes 881 lebeticulus 882
lechitus 961 lectica 714 lectisternium 559 lectisternum 1103 lecturinum 1436 lego 2021 legumen 677 lens -dis 187, 1814 lens -tis 186, 686, 1812 lentigo 188, 1813 lentus 1941–1943 lepor 1714 leporinus 789 lepur 1715 letum 2090 letus 2085–2089 leva 102 leviga 1648 levigula 1649 levir 1731 lexivium 207 liber -beri 1711 liber -bri 1708, 1709 Liber 1710 libertinus 1713 libertus 1712 libo 2083 libripens 1587 licium 1612 lignipedum 743 lignum 737 ligo v. 2022 ligo sost. 1379 ligulus 212 lilium 1265 lima 1629, 1907 limbus 1797 limen 626, 1910 limes 627, 1911 limis 1909 limphatus 1074 limpho 1076 limus 1908 lineola 1665 lingo 365 lingua 83 linosa 687
207
208
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linteamen 720 linter 942 lippa 48 lipposus 49 lippus 50 lira 1378 lito 2084 lixatum 794 lixatus 900 lixo 899 lixus 900 loco 2091–2094 loculus 480 lodex 718 lolium 693 loquear 606 loquela 324 loquor 322 lorica 506 lorum 1130 lotonum 1623 lucar 607 lucellum 1637 lucifer 607 luctus 312 lucubro 304 lucus 1360 luganicha 995 lugeo 306 lumbar 389 lumbus 161 lupatum 1127 lupinus 689 lupulus 1266 luscus 353, luschus 1761 lustro 1890–1892 lustrum ‘tana’ 1887 lustrum ‘periodo di cinque anni; etc.’ 1886, 1888, 1889 luter 948 lutius 1674 magale 583 maiorana 1223 mala 73 malbaviscum 1264 maleolus 1626
maleus 1624 malum granatum 1299 malus m. 2005, f. 2004 malva 1263 malvasia 815 mama 119 mamilla 118 mandibula 72 mando 1119 mango 1595 manipulus 673, 1472 mansio 594 mantile 756 manus 100, 1105, 1831–1833 manutena 517 manutergium 758 manutortum 803 mapa 757 mapale 583 margarita 202 maritus 5 marmor 634 marobium 1237 maronum 1306 marsupiarius 1592 marsupium 479 mas 3 masculus 3 maspilo 431 maspilus 430 mastigo 79 mastix 1578 matertera 1724 matrix 152 maturus 1066 matutinum 1502 maxilla 72 mazale 1017, 1203 medecina 1548 medicus 1549 medietas 661 medula 135 melancolia 167 meliacha 707 mellota 412 melo 1254 mendatium 2009
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mensa 753 mensale 755 menta 1221 mentastrum 1222 mentior 2008 mentum 89 merchatum 1426 merenda 843 merendo 842 merges 703 mergorarium 943 mergus -gi 935 mergus -ris 934 merum 1075 messor 711 messorium 710 meta 524 metalum 1613 meter 724 metria 1477 micha 978 miles 552 milfolium 1219 milica 674 milicatiata 676 milicatium 675 milito 553 milium 672 milleus 451 mingo 259 ministerium 1882 misile 539 missa 1441 missale 1437 missatur 1466 misso 1465 misterium 1883 mixtorium 656 mixtus 1073 modiolus 1401 mola 1841, 1842 molaris 77 moles 1843, 1844 mongo 61 monile 483 moratus 1934 morbillus 245
mordeo 78 moriger 1933 morosus 1935 morsellum 980 morsus 1126 mortarium 930 morum 1287 morus 1286 mucidus 60, 1009 mucor 1004 mucoro 1007 mucorosus 1009 mucro 535 mugitus 1171 mugo 1170 mula 1118 mulier 4 mulio 1742 mulus 1117 murena 1672 murus 631 muscatellum 816 musculus 97 mustum 1081 muteo 345 mutesco 345 mutio 346 mutius 59 muto 142, 1175 mutus 347 napus 1250 naris 56 nasitergium 62 nasus 55 natis 147 nausea 372 navacula 1639 navatia 1205 navicula 1611 naxus 1339 nebula 1554 nectar 831 nefranditium 1015 nefrendis 1018 nefrendus 1017 nemus 1360
209
210
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nepos 1694–1696 nervus 136 nextula 200 nodus 114 nomen 1994 nona 1506 nothus 2068 Notus 2067 nucis persicum 1322 nucis persicus 1321 nucula 518 nundine 1427 nuschatum 1562 nuschatus 1562 nux 1309 nux nuschana 1561 obaudio 328 obauditus 330 oblatio 1479 oblitus (part. pass. di obliviscor) 1936 oblitus (part. pass. di oblino) 1937 obsano 297 obsonium 847 obsonor 846 obstetrix 1495 obturo 1058 occatum 1533 occido 1954, 1955 occiput 26, 1881 occiputium 24 ocilo 351 oculus 44 odor 337 odoratus 334 odorinsicus 336 odoro 333 odorus 335 offerenda 1448 officina 1529 offitium 1480 olea 1303 oleaster 1351 olerinus 728 oleum 992 olfatus 334, 1148 olfo 333, 1147
oliva 1302 olivetum 1364 olus 1214 omasus 154 opera 1528 operior 1956, 1957 opes 1811 opidum 593, 1415 opilio 1195, 1743 opis 1809 ops 1810 opus 1527 ora 422, 1422, 1794, 1796 oratio 1444 orbis 1402 orbita 1403 orbus 1757–1759 ordeum 666 oresis 371 oreum 652 orichalchum 1620 ornus 1336 oro 1979 orobus 683 oroficium 822 orologium 1501 orto 1213 ortolanus 1211 ortulus 1212 ortus 1210 os -ris 63 os -sis 64 osito 65 otalia 229 otolmia 228 ovinus 781 ovis 1173 palacium 588 palatum 82 palea 734 pallea 704 palleare 705 palleolum 702 palma 103, 1332, 1783–1785 palmes 1086 palpebra 43
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palpebro 300 palpito 300 palus 1362 panifer 962 panis 770 panniculus 468 pannus 398 pannus lane 397 pannus lini 396 papilla 121 papirotum 1572 papirus 1571 papisarium 529 parapsis 944 parco 2047, 2048 paries 597 parma 526 parocismus 254 passitranseo 577 passitransus 578 passule 1569 pastillus 804 pastum 1070 patella 888 patena 1434 patens 1918 patera 826 paternoster 1453 patita 453 patitus 452 patruelis 1728 patruus 1725 patula 454 patulus 1917 pavimento 646 pavimentum 647 pecten 140, 191, 408, 1786–1790 pecto 192 pectus 117 pedana 442 pedes 548 pediculus 190 pedito 549 pedulo 443 pedulum 441 pedulus 441 pedum 1478
pellanda 410 pellicia 462 pelliciarius 1603 pellicula 160 pellis 159 pelta 527 pelvis 949 pena 1871 pendulus 215 penna 725, 1870 penu 1020 penulio 1021 penus -ris 1020 penus -us 1020 pepo 1254 pera 477 perflo 873 pergamenum 1573 pericata 1567 periculum 2063, 2064 perna 1001 pernoto 298 pero 450 perpendulus 215, 1654 perponta 719 persicata 1566 persicum 1295 persicus 1294 pertica 744 pertinax 421 perula 413 pestinaca 1248 peto 2106 petra 633 petrosilium 1217 phyala 823 pigmentum 1000 pignolatum 393 pignolatura 400 piliparius 1603 pilleus 214 pillortium 462 pillotondeo 401 pillotonsura 402 pillotura 400 pillus 29 piltrum 1615
211
212
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pilula 1553 pilus 931, 1639 pina 1872 pinaculum 1873 pinaster 1352 pinedium 1568 pinsa 986 pinso 984 pinsus 987 pinulla 53 pinus 1342 piper 1540 piper lungum 1541 piperatum 763, 1542 pir 858 pira 2118 pirula 58 pirum 1285 pirus 1284 pisa 691 piscatorium 1661 piscis 1662 piscitena 1667 pista 986 pistor 963 pistrina 965 pistrix 964 pisum 691 pixis 762, 1574 plaga 1802–1804 planctus 315 planeta 1474 plango 310, 2037, 2038 planta 1273 planta pedis 176 plantago 1261 planula 452 platea 1424 plaustrum 1393 ploratus 316 ploro 309 plumbum 1621 pluviale 1476 pobles 170 podagra 242 podex 146 polex 109
polio 1154 polipus 59 politoria 557, 1153 pomarium 2002 pomerium 2003 pometum 2001 pomilio 1211 pomum 1283 pomus 1282 pondo 240 pondus 1201 ponthicus 814 popina 850 populetum 1368 populus ‘popolo’ 1857 populus ‘pioppo’ 1335, 1856 porcinus 787 porta 612 porticus 747 portulaca 1228 porum 1230 posco 2107 postica 1133 potio 1546 prandeo 840 prandium 838 pratum 1371 prebenda 1102, 1482 precisorium 1633 precissor 75 precordium 153 predium 1369 prefatium 1454 prelum 1199 preputium 142 presbiter 1467 presepe 1099 presepium 1099 pretorium 588 priapus 142 prima 1503 pristinum 966 procul 2103 proicio 579 prolactaria 1164 pronomen 1993 prora 1798
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pruina 1774 pruna 865, 1772 prunale 896 prunum 1297, 1771 prunus 1296, 1770 prurio 193 pruritus 194 psalmus 1455 psalterium 1440 puella 12 puer 10, 2095–2097 pueritia 13 pugil 581 pugio 537 pugna 489 pugno 491 pugnus 105 puina 1185 pulegium 1220 pulmo 149 pulso 2025–2027 pulsus 256 pulus equus 1114 pulvinar 721 pulvinus 722 pupilla 46 pupis 1799 purus 1072 puteus 937 quadrangula 1656 quadrum 1657 quadrupedarius 1116 quadrupedo 1150 qualus 1206 quartarius 659 quatriduanus 252 quercus 1343, 1344 quotidianus 249 rabiosellum 623 racimus 1084 radius 1400, 1704–1707 radix 1276 ragnellum 467 ramus 1278 rancidulus 1008
rancor 1002 rancoro 1005 rancorosus 1008 rapa 1251 rapanum 1253 rapiculus 1252 rapissula 989 raseta 107 rasorium 1639 rastellum 1410 reclitorium 955 recocta 1185 recoctena 1191 redda 1394 refectio 837 refectus 836 reficio 835 regia 589 registra 509 registro 510 religio 1874, 1875 ren 133 reno 462 repagulum 624 repedo 1146 repinso 985 repleo 1054 repositarium 958 resegar 1581 resoria 656 respiro 359 rete 1663 retinfula 211 revenditor 1605 rima 611 rimula 611 rogus 2120 rosa 1259 rosarium 1260 rosmarinus 1238 rostrum 217 rota 1398 rotula 531 rotundus 1920 roversarium 1389 rubicondus 814 rubigo 1630
213
214
5 Indice delle entrate
rubinus 488 rubus 1348 ruder 852 ruga 425 rugo 427 rugosus 426 rugremium 424 rupisto 701 rupistorium 700 sabulum 639 sabura 639 sacculus 655 saccus 654 sacer 1519 sacerdos 1468 sacramentum 1522 sacrista 1518 sacro 1520 sagena 1664 sagimen 905, 914 saginatus 908 sagino 907 sagita 521 sal 760, 921 salarium 920 salarius 922 salex 1334 salicitum 1363 salinum 761 salinus 761 salio 915 saliva 356 salo 915 salsamentum 919 salsatorium 918 salsitoria 940 salsitorium 939 salsus 916 saltem 2071 saltim 2072 salvia 1224 sambucus 1345 sanguis 162 sanies 184 sapa 1070 saphirus 486
sartago 888 sartio 432 sartor 436, 1599 sartrix 437, 1600 scabellum 1435 scabia 247 scabies 247 schala 1405 scalpo 195 scalprum 1653 scamnum 742 scapula 99 scaturegia 1239 scema 1960 sclutorium 1634 screatum 358 screo 357 scrineum 733 scrineus 733 scutelarius 1594 scutella 944 scutifer 554 securis 1659 sedatium 973 sedecinus 660 sella 1134 semipedal 445 semper 1822 semperviva 1229 senecta 19 senectus 18 senex 17 sentila 861 sentilula 862 sentis 1350 sepio 1354 seps 1353 sera 618, 1647, 1987 serabulum 388 serpens 1679 serpilium 1247 serra 1971, 1986 sertum 201 serum 1187 sexta 1505 sextarius 657 sexupes 190
5 Indice delle entrate
siaticha 243 sicalis 667 sicca 533 siccarius 534 siccus 872 sicla 1216 siculus 1380 siema 260 silentium 344 sileo 343 siler m. 1040 siler n. 1041 siligo 667 siliqua 690, 941 silva 1361 silvester 791 silvestricina 792 simplus 218 sinciput 25, 1880 sinciputium 23 sincteria 239 sinistra 102 sinticus 238 sintilla 2098 sinum 420, 1193 sinus 419 siphus 827 siren 1689 siropus 1545 situla 936 smaragdus 487 socius 1951 sodalis 1952 sola 447 solare 653 solarium 653 solero 446 sonipes 1106 sororius 1730 sors 1837–1839 sortes 1840 sotular 449 spasmo 232 spasmus 231 spata 535 specula 1923
speculum 1924 spiculum 521 spina 132, 1046, 1349 spinagito 1049 spinatium 1243 spinigerium 1047 splen 150 sponda 731 spuo 355 sputo 355 sputum 356 squama 1631, 1669 stabulum 1096 stagno 1052 stagnum 1927 stamen 1532 stannum 885, 1614, 1928 stapes 520, 1135 stapile 1136 stapiludium 391 stater 1587 statera 1586 statim 1823 statio 1529 stema 1958 stercus 263 sterno 558, 1104 sternuto 66 sterto 302 sticma 1959 stilla 1060 stillo 1059 stimulus 1169 stipendium 547 stipes 739, 1767 stips 1766 stirps 1768, 1769 stola 1473 stomacus 125 strabo 354, 1756 stramen 735 stranutus 68 stricta 1423 strideo 890 strido 893 strigila 1151
215
216
5 Indice delle entrate
strigilifer 555 strigilis 556, 1151 strigilo 1152 stringula 1168 struma 275 strumositas 275 strumosus 276 stupa 1048 stupefacio 375 stupefactus 374 stupefatio 373 subalbus 1121 subdiaconus 1487 suberina 452 sublinguium 85 subsaginatus 910 subsagino 909 substentaculum 732 subtorquilum 205 subtular 449 subulcus 1741 suburgum 1413 succurso 1149 succusarius 1115 sudarium 321 sufflo 873 suffodio 1392 suffulcio 461 suffultrum 724 suffultura 460 sulcus 1378 sumen 906 suo 432 supercilium 40 supplanto 446 surculus 738 surdaster 350 surdeo 348 surdesco 348 surdus 349 suspirium 318 suspiro 317 susta 856 sustile 855 sutor 436, 1599 sutrix 437, 1600 sutura 434
tabula 753 taceo 342 taciturnitas 344 tactus 341 talamus 712 talus 173, 1780–1782 tango 340 tapetum 957 tartarum 1062 thaurinus 779 taurus 1163 taxus 1338 tectorium 889 tectum 598 teges 584 tegula 600 tegularium 606 telare 519 tella lini 396 tellum 542 templum 1429 tempus ‘tempo’ 1901–1904 tempus ‘tempia’ 1900 tenacula 897 tenaculum 1625 tencha 1673 terebellum 1652 terebrum 1651 tergo 319 tergum 134, 1878 tergus 1879 tero 932 terres 1919 territorium 1370 tersorium 320 tertia 1504 testeria 715 testiculus 144 Tethios 1850 Thetis 1849 textor 1609 textrix 1610 thus 1462 tibia 171 tibiale 513 ticio 870 tignulum 605
5 Indice delle entrate
tignulus 605 tignum 604 tignus 604 tigris 1855 Tigris 1854 tigurium 582 tilia 1340 timo 1396 timolus 1671 timpus 36 tina 1207 tinea 222, 1013 tineatus 221, 1014 tintinabulum 1512 tirsum 1088 tisichus 235 tisis 234 titilatio 381 titilo 378 toga 418 tomaculum 996 tondella 403 tonina 1691 toracha 507 torax 122, 506 torcular 1198 torens 1829 torentina 1670 toreo 901 toris 870, 1830 torquilum 199 torquilus 1039 torquis 1038 torrizo 869 torum 713 torus 430, 713, 1791–1793 tosicum 1582 tostum 793 tostus 902 trabes 603 trabicula 601 trabs 603 trames 628 transeunda 1423 transvasator 1057 tranvaso 1055 tribula 700
tribulo 701 trica 203 triclinum 746 tridens 1668 triduanus 251 trifolium 1218 trilix 498 tripodia 754 tripoferreus 894 tripos 754 triticum 664 trituro 706 tritus 220, 933 tronchus 1277 trotinus 1107 trula 1650 trunchus 2028 tuber 182 tunicha 417 turibulum 1461 tusicus 1120 tussio 360 tussis 233, 361 uber 120 ulceratus 267 ulcus 265, 1899 ulmus 1355 ultor 2133 umbelicus 129 umbo 528 unctio 385 uncus 988 unguentum 384 unguis 115, 1807 unguizatio 379 unguizo 376 ungula 116, 1143, 1808 unguo 383 urbanus 1420 urbs 1412, 2124 urceolus 820 urceus 819 urina 257 urinale 258 urino 259 urna 960
217
218
5 Indice delle entrate
urvus 1973 uter 127, 1031 uva 1082 uva spina 1262 uvula 84 uxor 6 vaca 1156 vaco 2057–2062 vacuatorium 1209 vado 2121 vador 2122 vadum 2116 vagina 769 valva 612 vano 977 vanus 976 variola 244 variolus 1681 vas -dis 2115 vas -sis 1025, 2117 vasculum 1026 vectis 620 vector 1750, 1751 vedo 1045 veges 1022 vegiticulus 1023 vellum garbasum 209 vena 138 venter 128 ventilabro 699 ventilabrum 698 ventilo 699 veprus 111 veretrum 141 vernatium 818 vernix 1577 veprus 111 veretrum 141 vernatium 818 vernix 1577 vero 2052–2054 veronisarium 530 versiculus 1447 vertex 198 vertibrum 1651 verticula 621
verticula 621 verto 927 vertriplum 1199 veru 891 verucha 246 verutum 892 vervex 1175 vesper 1509 vespere 1508 vesperi 1507 vestimentum 386 vestis 386 via 2049–2051 vicia 688 vicinia 1418 vicus 1419 video 331 vigilo 303 villa 1417 villicatio 380 villico 377 vinacia 1089 vinazale 1208 vindex 2132 vindicta 1820, 1821 vinea 1366, 2029, 2030 vinetum 1365 vinicerbum 1071 vinicondra 1024 vinulum 812 vinum 811 vinum citrinum 810 vinum creticum 817 viola 1272 vipera 1679 vir 2, 1716–1719 virga 1356 virgilo 409 virgo 8 virgula 1357 virgultum 1358 viridis 871 viseria 500 visus 332 vita 1815, 1816 vitellus 1161 vitis 1085
5 Indice delle entrate
vitis alba 1270 vitriolum 695, 1583 vitriolus 1584 vitta 464 vitto 465 vitula 1162 vitulinus 776 vitulus 1160 vola 104 volemum 1331 volemus 1330
vomer 1384 vuca 84 vulneratus 266 vulnus 264, 1898 vultus 41 vulva 143 zenziber 1544 zizania 694 zona 474 çucarium 1559
219
6 Indice delle forme volgari a les 899, 900 (cf. anche ales) a pè del 110 a pé 549 a rost 901 (cf. anche rost) a solt a solt 2072 abalurdì 288 abater 558 abatuda 307, 313 abiadego 1695 abotonà 431 abraschà 866 abugatà 972 aceta 532 Achille 1849 acolit 1488 aconz 1902 acostumada 1934 acreser 2000 adaquà 1076 adaquada 1074 adiutorio 1809 adunà 1999 advegnament 1837 advegnamento 1754 afadigà 2105 afigià 2093 afoldà 427 afoldada 426 agniel 780, 1172 agó 1684 agogia 1644, 1906 agogiada 1533 agrest 1071, 1077 aguiad 1169 aguzeza 1818 ay 1232 ayada 1233
aiero 1903 ala 2075 albara 1335 albaril 1368 alberga 1746 albergat 1747 albio 942 alef 795, 905 alegra 1948, 2089 ales 794 (cf. anche a les) alirgà 375 almancho 2071 almet 1865 alogà 2094 alta 1877 altar 1430, 2140 altra 1828 altri 52, 266, 1806, 1808, 1898, 1947 altro 1859 alum 1580 amà 2010, 2011 amalada 238 amazà 1954 amazar 1915 amblà 1150 ambra 1563 ameda 1723, 1724 amisol 1666 amit 1469 amola 823 amontonà 663 amor 1897, 1953 amorsà 880 anasà 333 anchona 1431 andà 549, 2121 andà a la galzopa 576
N.B.: Nell’ordinamento alfabetico vale quanto già detto per l’elenco delle entrate (cap. 5). Dal presente elenco sono esclusi gli articoli, le preposizioni semplici e articolate (ma non le locuzioni preposizionali), la congiunzione e, il pronome relativo (che o chi), le forme del verbo essere e avere (ma non le forme all’infinito); non si dà conto della presenza delle parole cosa, over e quella, sempre parte della metalingua delle glosse. Si ricorre al rimando interno nel caso di una stessa voce presente in due o più diverse varianti grafiche o fonetiche minime. https://doi.org/10.1515/9783110599060-006
6 Indice delle forme volgari
andà dol corp 261, 1556 andada dol corp 262 anedalg 1271 anel 112, 484 anes 1269 animay 52, 95, 116, 120 animal 1834 animali 1806, 1808, 1879, 1887 animo 2044 aninà 471 anni 1716, 1886, 2096 anno 1773 antifona 1446 antifonari 1438 antiga 20 antigidad 21 antiqui 1842 apalà 699 apichà 391 aprend 879 apresa 2098 aprir 1918 aprof 2066, 2103 aqua 1050, 1051, 1585, 1927, 2043, 2125 aquistà 2100 arad 1381 arbor 1709 arbore 1770, 1785, 1856 arboro 1767, 2004, 2005 archa 122, 956 archabanch 741 archo 1736, 1737 arder 1929 areng 1675 argent 1618 armari 958 armi 1819, 2076, 2080 arnis 513 arpegà 1387 arsinig 1581 art 1524 artesà 1526 artifitiosament 323, 641 arufà 428 as 629 asa 1660 asal 621, 1397
ascont 1983 ascosi 1765 ascusì 299 ase 1358 asedazà 974 aseya 99 aseni 1740 asenz 1235 asezada 630 asgiarir 1891 asit 1069 aslargà 2104 aspetà 1956 asta 1919 astinado 421 astizà 869 astreg 649, 650 atenta 1922 audiment 329 avena 668 aver 1965 aver ‘labbro’ 69 averta 1917 avi 1913 avolana 1685 avroden 1236 aza 1532 azal 1617 azalì 878 azonzer 2074 bacheta 1820 bacil 829 bacila 828 bacinet 497 Bacho 1710 badil 1409 baga 1031 bagioch 1512 bagordà 562 bagordament 563 bayguera 499 balanza 1586, 1914 balchó 608 balena 1687 balestera 610 balestra 515
221
222
6 Indice delle forme volgari
ballo 1790 balzana 1121 bambas 395, 1534 bancha 740 banchal 957 barb 1682 barba 90, 91 barba ‘zio’ 1725, 1726 barber 1591 barboz 89 barimbaga 1301 basergo 1244 basia 951 bast 1108, 1112 bastardo 2068 bastó 1478 bat 701, 2026 bataya 489, 490, 546 batezà 1492 batiment 310 batisem 1491 batizeri 1493 bech ‘becco’ 217 bech ‘capro’ 785, 1179 becha 215 becher 1604 bedosch 320 bel 1714 ben 1947 beneficio 1481 bernaz 898 besti 1196, 1197 bianch 47 biasar 79 biava 652, 710, 711, 1554 bif 2111 bigarol 429 bignió 182 biguel 129 binda 464, 1816 bindà 465 blida 1216 bludó 97 bo 777, 1155, 1157 bo’ 1098 bocha 63, 82, 450 bocal 821, 822, bochal 819
bochaler 1593 bocalì 820 bochet 822 bocler 526 bochó 81 bofà 873 bofet 877 boga 455 boỳ 925, 926 boyiment 1982 boyment 1981 bolo 1959 bolsa 1120 bolsó 522 bombas 394 bonaga 1836 bordó 414 bordonal 896 borg 1413 borsa 145, 478 borsel 479 bosch 1360 boschet 1347 bosia 2008, 2009 botaz 154 botó 430 bovi 1745, 1791 boza 1676 bozzola 1024 brach 336 braga 388 bragarol 389 brancha 673 brand 536 brascha 865, 1772 braz 96 brazal 503 brazi 566, 567 breda 1369 brena 1129 brenta 1029 brentador 1030 bresagio 524 bretta 213 breve 1773 breviari 1439 brina 1774
6 Indice delle forme volgari
brodo 1893 brolet 1425 bronz 887 bronzì 830 brugno 1770, 1771 brung 1296, 1297 brusad 2120 brusada 2119 brusat 1830 bruscha 1065 brusola 183, 246 brusor 371 brut 54, 59 budel 157 bugat 971 burió 1045 busla 762 busola 1574 busolot 1572 butà 1051 buzecha 154 cadasta 1027 cadenaz 620, 621 cadenil 855 cadigia 174 cadrega 748, 1792 caduch 230 cafdel 121 cag 1181 cagià 1183 cagiada 1182 cagnia 1035 cala 1829 calament 1245 calcagnio 173 cales 1433 calgier 1597 calizen 854 calzà 440 calzoler 1598 camag 498 camamella 1246 camera 712 camì 751, 853 caminada 749 camino 1950
223
camis 1470 camisa 387 camola 1011 camolenta 1012 camp 545, 1374, 1376, 1377 camp de bataya 546 campana 1511 campanel 1513 campanil 1517 campió 581 campo 1777, 1971, 2006 cana 1853 canal 602 canaruz 88 candela 1457 candeler 1456 canella 1539 canester 1094 canestrì 1555 caneva 1020, 1021 canta 1507 cantar 2015 canter 604, 617 canterol 605 cantó 45, 1423 capa 415 capar 1258 capel 223 capili 1788 capra 786 capret 784 capri 1744 capuz 214–216 car 1382, 1393 cara 2070 carbó 867 carbonada 1016 carbonçel 868 carcaso 523 caren 774, 775, 798, 891, 892, 999, 1002, 1005, 1008, 1011, 1697 carera 1022 careta 1394, 1395 carota 1191 carpió 1683 carta 1573 casa 585–587, 589, 596, 1763, 1764
224
6 Indice delle forme volgari
casi 642, 644, 646 casina 584 caso 1752 casonzel 800, casonçel 803 cassia 1558 castegnia 1305 castegnid 1367 castel 593, 1414 castrad 1017, 1176 castrada 1018 castró 783 cater 227 chava 104 cavagnia 1091 cavagniola 1092 cavay 1097 caval 1102, 1103, 1108–1110, 1140–1144, chaval 550, 559 cavalaria 553 chavalchà 551 cavaler 552 cavalera 552 cavedal 1838 cavel 30, 31 caveza 1130 cavezal 1680 cavigia 1782 cavirol 1087 cavra 1178 cavred 1177 cavri 852 cavriol 790, 1095 caza 928, 1740–1743, 1745 cazer 1755 cazi 1741 cazul 929 cedreada 1565 cedro 1328, 1329 cega 352 cel 82 celada 502 celar 1957 celestiale 1734 cena 845 cenà 844 cender 208, 859 cenevella 196
cengia 1137 centura 474 cep 456 cera 1460 cerculo 1888 ceresa 1317, 1318 cerì 1458 ceriol 1459 cert 2030 cervel 35 cervelad 994 cervelina 294 cesa 1353, 1354 cesora 1822 ceza 32, 33 chegaza 1632 chiaf 619 chiara 1067 chiavadura 618 chiave 1867 chiniol 1204 chiod 616, 617 chitara 1790 cib 772 Cibele 2014 ciel 1737 cignià 351 cigola 1231 cima 58 cimà 401 cimadura 402 cimosa 475 cing 42 cipresso 1863 circhà 338 circhio 1739 circondà 1354 circondada 2081 cirg 1036, 1402, pl. 1035, 1037 cirogia 1551 cisen 728 cisendel 1464 ciser 680 ciser frag 681 cisergia 682, 1972 cisol 810 cisola 813
6 Indice delle forme volgari
citad 1412, 2123, 2124 citadina 1420 civera 1032 cloch 516 co ‘capo, testa’ 211, 1401, 1880, 1881, 1900, cho 22–24, 34, 36, 37, 225, 226, 295, 1702 cochó 1042 codga 27, 28 cofen 745 cog 851 cogia 900 cognat 1731 coyander 1564 col 92, 175, 1192, 1699, 1702 colarol 1206 colatió 848, 849 colcedra 723 coldera 883 colem 708 colera 165 colirol 1028 colmenia 599 colobia 941 coltra 719 colù 1711, 1712, 1740–1751, 1756–1761, 1909, 2129, 2130, 2132, 2133 columb 730 colza 439, 445 colzer 449–451 com 1077, 1543 (cf. anche cum) coma 1142 comar 1495 combat 491, 492 combater 1970 comenzà 1064 compagnia 18, 1832, 1931 compagno 1949–1953 companadeg 807 compar 1494 completa 1510 composito 1990 composta 1078 compra 1904 comprà 1992 concha 949 conchet 950
condì 912 condiment 913, 993 confeg 832 confessió 1442 confi 724 congregatió 773 consegrà 1521 consegrada 1450 consey 2129–2131 constrenzer 1996, 2020 continua 253 contrada 1421, 1422, 1794, 1803 contrapis 1587 cop 600 copa 93 copia 1884 cor ‘cuore’ 148, 153 cor ‘corre’ 2116 corda 1514 cordó 476, 1471 coren 1165 coreza 473 cornal 1288, 1289 corp 148, 239, 261, 262, 1556, 1557 corsa 573, 574 corser 1113 cort 590, 591 cortel 543, 766, 1817 cortella 768 cortellessa 544 cortellì 767 cortià 592 cortina 716 cos 899, 901 cosi 1765, 1904, 2124 cossa 168 costa 123 costó 1700 cotardida 417 cova ‘coda’ 1382 chova ‘covone’ 703 coverta 1140 covertor 717, chovertor 469 coxal 512 crapa 34 creda 1835 credenza 959
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credo 1452 crespia 1080 Cret 817 crisma 1489 crismà 1490 crivelà 975 cropa 1141 cropera 1133 crosta 181 cruda 635 cruel 697 cruscha 970 chuchumer 1255 cugià 945 cugiada 1179 cugiarera 946 cul 146 culcina 638 cultura 1375 cum ‘come’ 890, 1005–1010, 1919, 1920 (cf. anche com) cuminad 808, 809 cuna 470 curaza 507 curta 1938 cusdura 434 cusì 722 cusidris 437 cusina 850, 852 cusir 432 d’aprof 2066, 2103 dà 2129 da’ 808, 1463, 1964 da’ la gambarola 568 da lonz 2065, 2103 da part de 1721–1726, 1731 daga 533 dalmaticha 1475 dar 1862 dar logo 2058 dard 542 dater 1332, 1333 dati 1781 dato 1780 de dre 1881 de dret 1799
de fora da 2003 de mez 111 de part de 1720 debita 2107 dei 1840, 1875 delf ì 1688 denanz 23, 25, 75, 275, 276, 1791, 1798, 1880 dent 74, 75 dent ogial 76 dental 1383 denti 78, 373, 893 dentro 308, 368 deo 1764 (cf. anche dio) desch 752 descarpinà 444 descaza 2132 descazà 2027 descazar 2023 descendent 1696 descriver 2017 desferà 1124 desferada 1125 desiderar 1966 desideri 2082 desimbogà 458 deslogada 280 deslogament 281 desnodada 279 destrer 1106 deventato 1712 dì 249–252, 1795, 1901 di’ 2034 did 108, 110, 177 did de l’anel 112 did de l’oregia 113 did de mez 111 did gros 109, 178 didal 1646 diferentia 1944 difficultat 1843 dinaro 1766 dio 1710 (cf. anche deo) dismentegada 1936 disnà 838, 840 disnarel 839, 841 dispensador 953 do 250, 490, 1395, 1728
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doy 1729, 1858 doya 226, 228, 229 dole 1947 dolzo 997 dolzó 822 dom 1428 domandà 2106–2108 dona 1, 119, 550 dond 920 done 1789 dopla 219 dormì 301 dos 134 dove 2001, 2002, 2116 drag 1678 drap 399 draper 1588 dre 1881 dred 24, 26, 273, 274, 442 dret 1799 drig 1988 drola 1209 dura 254 dureza 1697 edad 11, 13, 16, 19 elmeto 495 elmo 496 epatica 237 epistola 1445 era 709, hera 701 erba 1214 (cf. anche herba) erbabona 1234 erbor 1199, 1274, 1284, 1288, 1290, 1292, 1294, 1296, 1298, 1302, 1304, 1305, 1307, 1309, 1310, 1312, 1315, 1317, 1319, 1321, 1325, 1327, 1328, 1330, 1332, herbor 1277, 1282, 1286, 1340 erbosel 1359 esser 1990, 1991, 2061 evangelio 1451 executió 2101 exprimer 2102 fa 890, 1019, 1523, 1556, 1557, 1960 fa’ 295–297, 395, 472, 553, 641, 642, 649, 841, 849, 1018, 1144, 1174,
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1213, 1465, 1520, 1553, 1554, 1585, 1957, 2008, 2009, 2032 (cf. anche far) fabricador 643 fadiga 1528 fag 1527 fagior 644 faliva 860, 861 faliveta 862 famey 2095 fango 1908 fantastica 292 fantasticà 291 fantì 9, 11 fantina 9 far 665, 1842, 1984, 2122 (cf. anche fa’) farina 967, 969, 1842 fasela 1846 fasera 1189 fasol 684 fassa 466 fastidiosa 1935 fata 264, 1898 fava 678 fava frangia 679 faver 1589 favila 2098 favilla 2099 faza 39, 1813 fazia 188 fe 1101, 1372, 1411 fel 158 felladura 611 femena 4, 1377 femna 31, 33, 70, 127, 143, 1021 fenestra 609 fer 504, 511, 894, 895, 1127, 1616, 1632 fera 1427 ferà 1122 ferada 528, 1123 ferer 1590 ferì 2114 ferma 1927 fersa 245 festuga 736 feta 979 fevera 248
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fevra 254 fez 1061, 1827, 1828 fi’ 345, 348, 875, 1466 f ì 1747, 1749, 1751 fianchi 124 fiat 2045 fig 1312, 1313 figad 151 figura 1432, 1960 filet 85 filo 1817 fiol 1713 fioli 1758 fioz 1498 fioza 1499 fisicha 1550 fiume 1829, 2116 fiumo 1854 flama 864 flavel 700 flegma 166 flor 969 flux 239 fo 1341 fo’ 1051 fodrà 461 fodraya 460 fog 858, 879, 880 foglà 857, 1762 foya 1280 foyada 805 folcì 1407 folda 425 folz 1406 fond 596, 1044 fondament 595 fondo 1779, 1800 fopa 852 fora 1757, 2003 forbir 319 forcha 1411 forcella 126 foren 990 formag 799, 1186 formagia 1188 formagiera 1194 forment 664, 806
forta 1543 forte 1077 forteza 1416 fortuna 1753, 1839 forves 1643 forvesina 1640–1642, 1824 foza 216 fradey 1728 fradel 1732 frag 681 frangia 679 franz 893 franza 1778 franzos 2012 fratelo 1727 fre 1119, 1128 fregà 382 fregior 363 fresada 718 frici 1736 friso 1796 fritola 802 front 2055 fronte 37 froscha 38, 1279, 2056 froschada 582, 583 frosna 1668 frug 1281, 1283, 1285, 1287, 1289, 1291, 1295, 1297, 1299, 1303–1305, 1308, 1309, 1311, 1313, 1316, 1318, 1320, 1322, 1326, 1327, 1329, 1331, 1333 frugiada 220 fruto 1771, 1863 fruzel 201 fum 863 furti 2136 fusina 1635 fusinal 1636 fustà 393 fuzer 2024 gabus 1267 galeda 822, 825 galina 727 gallo 2013 galló pl. 243 galó 137, 543, 570
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galzopa 575, 576 gamba 171, 172, 513 gambar 1692, 1733 gambarola 568, 569 gambisa 1168 ganasa 1847 ganasal 77 ganassa 72 garipla 1062 garobi 1651 garofel 1560 garzà 404 garzadura 406 garzo 405, 1776 garzol 1086 gatiulà 378 gativol 381 gavel 1399 geda 423 giaf 107 gianda 1324 giavarina 539 giavarot 540 giaza 1580 giera 640 giereg 1484 gieresia 1483 giergada 1485 giesia 1522 (cf. anche zesia) giod 1869 giostra 565 giostrà 564 giró 424 giutó 367 (cf. anche glotó) glandula 1323 glera 1834 glis 645 glotó 693 (cf. anche giutó) gob 272 goba sost. 273, 275 goba agg. 274, 276 gogiarol 1645 gogier 1596 goió 1169 golla 86, 87 golta 71, 73 gombet 98
gonella 418 gorzerì 501 gos 277 gosuda 278 gota 1060 gotà 1059 gotta 241–243 governeno 2002 gra 671, 1083 grad 1202 gradasella 895 gramenia 696 gramolà 985 granaz 692, 1905 grandament 2010 grandeza 1843 grapel 1084 grasa 2086 grassa 796 grat 106 grata 2106 gratar 195 gratarola 938 grop 86 gros 109, 110, 178 grossa 139 grossi 1197 grufer 1268 guada 1664 guayna 769 guant 463, 504 guarda 1021, 1756 guardà 353, 354, 2112 guardarse 1892 guarnazó 416 guarneri 958 gudaz 1496 gudaza 1497 guerra 2030 guerz 354 guerza 353 guma 1579 gust 339 habundant 2085 hedifici 2003 herba 1041, 1836
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hom 30, 32, 51, 69, 94, 115, 118, 128, 141, 142, 774, 1713, 1807, 1815, 1878 (cf. anche om) homeng 591 homo 1, 2, 1716, 1718, 1805 (cf. anche omo) honoranza 1875 hora 1500 (cf. anche ora) hostia 1449, 1450 humilià 2084 ydropica 236 imbelì 1154 imbochar 80 imbogà 457 imparturit 2135 impastà 984 impastada 987 impetrà 1980 impiagada 266, 267 impilotà 909 impilotada 910 implì 998, 1053 impoleta 1584 in part 354 in pé 1989 in su 353, 1716 in traverso 1756 inanz 342 inchizen 1627 inchizneta 1628 incoconà 1058 incolzar 2036 incoster 1576 indivia 1227 indivinar 2018 indrita 101 infirmità 1735 infirmitad 234, 1314, 1693 infortì 1064 infregiada 364 infregiàs 362 ingano 2127 ingiova 1690 ingosa 372 ingrester 260 inguila 1677
insalata 1079 insegnia 141–143, 295, 296 insenz 1462, 1463 instrument 2030 insuda 263, 852 intayad 451 intender 2057 interogar 1916 interogatió 1912 intoren 153 intrezador 204 intro 314 introyt 1443 invasellà 1056 ira 2046 irpeg 1378, 1386 isop 1240 iuditio 1523 iusticia 1925 lag 420, 1180, 1193 lagiet 155 lagiuga 1226 lagrimi 305, 311 lampada 1464 lampreda 1672 lana 397, 1530, 1531, 1786 lanza 538 lares 1337 lart 906 laudar 2016 lavador 948 lavel 961 lavez 881, 924 lavezol 882 lavor 1376, 1527, 1528 lavora 1377, 2006 lavorà 1951 lavoreri 1530, 1534 lechà 365 lecturì 1436 leg 559, 713, 732, 1103 legiera 714 legni 2118 legnia 2119 legniam 1607 legnier 2120
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legor 1715 lem 677, 690, 691 lendena 187, 1814 leng 737 lenguag 325 lengueta 1914 lentigia 186, 188, 686, 1812 lenzol 720 lesiva 207 leto 1793 levà 834 levad 981 levada 982 levor 789 lì 396 liber 1708 liberat 1713 libero 1711, 1712 libro 1885 licita 1848 licito 2061 ligar 2022 lili 1265 lima 1629, 1907 lineola 1665 lingua 83, 85 linosa 687 lirga 694 lirgada 374 lirgament 373 lisa 983 liz 1612 log 920, 1358 logi 1995 logo 2001, 2002, 2058, 2116 long 1541 lombel 161 lonz 2065, 2103 loquela 324 lota 636, 1391 lova 673 luce 1760 ludria 948 luganga 995 lum 46, 304 lunella 84 lusarol 607
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lusel 1637 luvertiga 1266 luvì 689 luxurios 1694 luz 1674 ma 100, 101, 104, 106, 107, 109, 585, 1783, 1831 ma’ 241, 315 machamà 205 macharó 804 mader 152, 1722, 1724, 1726, 1849 madona 2014 magia 508 maiola 1419 maistad 1431 mal 2133 malbavisg 1264 malga 1196 mali 2132 malva 1263 malvasia 815 mamella 118–121 man 102, 103 manchà 2062 mancho 2011 mandà a executió 2101 mandar 1930, 2021 mandola 1310, 1311 maneg 821 manera 1650 maneta 517 mangia 186 mangià 1119 mangiadora 1099 manifesto 1991 manipol 1472 manteget 876 mantel 411 mantil 756 manz 1158 manza 1159 manzo 778 mapa 757 mar 1982, 2039 marascha 1325, 1326 marchad 1425, 1426
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marenda 843 marendà 842 marid 5, 7 maridar 2092 maridat 1717 marinella 1327 marit 1730, 1731 marmor 634 maró 1306 marobi 1237 martel 1624 martellì 1626 maruda 1066 marza 184 marzader 1592 mascherpa 1185 maschio 1719, 2097 masg 1352 masgia 1351 masgio 3 massa 1384 masteg 1578 matì 1502 maza 1033, 1868 mazal 1203 mazol 212 mazola 1034 mazorana 1223 meda 2118 medeg 1549, 1550, 1552 medesina 1547, 1548 mey 672 meyarina 707 meytad 661 melga 674 melgaz 675 melgazada 676 meló 1254 mena 1750 menà 927, 2033 menad 1751 menancolia 167 menar 1968 meneschalch 1595 menestrà 911 ment 307, 313 menta 1221
mentaster 1222 mergó 935 mesa 1465 mesgiada 1073 messa 1466 mester 1525 met 924 met camp 545 metal 1613 meter 368, 724, 2091 metria 1477 mez 111 meza 585 mezé 1001 mezul 57 micha 978 miciniosa 60 milfoy 1219 milza 150 mina 658 miniaga 1290, 1291 miola 135 misa 1441 misal 1437 mister 1037 mister da legniam 1607 mister da mur 1608 miza 282 mizà 284 mizadura 283 mocha 297 mochà 61 mocharol 62 moier 6, 1850, moyer 7, 1720, 1732 moyeta 897 moyol 759 mol 73 molì 1841 molta 637 moltituden 1801, 2079 moltó 782, 1175 molzer 1997 mont 1699 montó 662 morà 1164 morayo 1225 morb caduch 230
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morì 1955 moro 1286, 1287 mors 1126, 1127 morsel 980 mort 163, 2090 morta 860, 2099 morter 930 moschatel 816 most 1070, 1081 mostrà 1962 mudador 1057 mufa 1002–1007 mufleta 1009, 1010 muglà 1170 muglament 1171 mul 1117 mula 1118 muli 1742 mur 631, 1608 muri 1873 mut 345 muta 347 mutezà 346 nada 265 nadga 147 nado 1711 naf 1798 nap 827 naris 56 nas ‘naso’ 55, 57–59, 297, 428 nas ‘nasso, tasso’ 1339 nasce 2001 naspel 1319, 1320 nassa 1667 nat 1727, 1728 nata 1899 nati 1729 natura 322 navaza 1205 nave 1800, 2005, pl. 1801 navesella 1611, 1706 navet 685 navi 2079 navó 1250 nerf 136 nestola 200
nido 1887 nini nino nina 472 nioch 804 nizola 1307, 1308 nod 114 nom 1994, 1995 nona 1506 nos 1309 nos noschana 1561 nos perseg 1321, 1322 noschad 1562 noseta 518 nudriga 1748 nudrigat 1749 ocha 726, 729 Occeano 1850 oder 1031 odì 2113 odor 337, 1930 of 1161 offerenda 1448 offerta 1479 officio 1480, 1949 og 40, 42–47, 296, 298, pl. 228 ogi 1757, 1760 ogio 1761, 1818 ognia 249, 1828 ola 960 olana 1304 oldì 327 olem 1355 oli 890, 992 olio 1827 oliva 1302, 1303, 1351 olivet 1364 olsapè 622 oltra 775 om 550, 1021, 1377 (cf. anche hom) omo 1, 2 (cf. anche homo) onde 1358 ongia 115, 116, 1143, 1807, 1808 onguent 384 or 422, 1619 ora 1509, 1795 (cf. anche hora) oratió 1444 ordine 1790
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6 Indice delle forme volgari
oreg 229 oregia 51–54, 113, 1805, 1806 oregina 1229 oreng 1300 oriol 1501 ort 1210, 1213, 1214 ortasel 1212 ortolà 1211 orz 666 os 64 osey 115 osel 217 osella 2077 oselli 1870 osmà 335, 1147 osmament 334, 1148 osmanì 1238 oter 95, 116, 591 otiosa 1943 otó 1623 oveta 210, 212 pa 770, 962, 979, 1004, 1007, 1009 (cf. anche pan ‘pane’) padella 170, 801, 888, 890 pader 1721, 1723, 1725, 1759 paya 704, 734 payer 705 payiso 326 paylì 369, 370 payol 702 paiuz 735 pala 698 palafré 1105 palasio 588 palma 103, 1783 palpera 43 palpignià 300 palud m. 1362, f. 2040 pan ‘pane’ 962, 1643 (cf. anche pa) pan ‘panno’ 153, 196, 396–398, 961 panadora 557, 1153 pancera 506, 508 paner 962 panera 965 panisel 468 panlag 1190
panza 130 panzuda 131 paper 1571 parà 903 parada 904 pared 597 parent 1720–1722 parlà 322, 323 parlad 343 parlar 1714, 1960 parli 342 parma 222, 1013 parmada 221, 1014 part 24, 354, 528, 1720–1722, 1773, 1880, 1881, 1900, 2078 parte 23, 1798, 1799 pasat 2133 Pasqua 803 passezà 577 passezament 578 pasta 986 pata 454 patena 1434 paternoster 1453 paura 1874 pavisari 529 pè 174–177, 1782 pé 242, 549, 1145, 1146, 1989 peccà 1978 pechen 191, 408 (cf. anche peten) pede 178 pedersem 1217 pedó 548 pedona 548 peg 117, 122, 511 pegioral 1132 pegnà 192 pegora 781, 1173, 1174 pegorer 1195 pegori 1196, 1701, 1743 pel 159 pelesina 160 pellanda 410 pelle 1791 pelliza 462 pena 1871 (cf. anche penna) penagio 1864
6 Indice delle forme volgari
pendola 1040 penello 1790 penna 725, 1870 (cf. anche pena) penó 496 pensà 1974 penser 1896 perder 1977 perdonar 2048 pergotà 907 pergotada 908 perigol 1946, 2063, 2128 perla 202 perol 884 perpontura 435 perponz 433 perponzadris 438, 1602 perponzidor 1601 perseg 1294, 1295, 1323 pertega 744 perzegada 1566 pes 1662, 1844 pescharia 1661 pesnaga 1248 pestarol 939 pestarola 940 pestó 931 peten 1786–1788 (cf. anche pechen) petenagio 1789 petenet 140 peverada 763, 1542 pez 1342 philosopho 1704 pi 1352 piaga 264, 265, 268, 1898, 1899 piagi 1552 piant 312–316 pianz 307–310 pianzer 305, 306 pianziment 311 piar 78 piaza 1419 piceni 1196 picigà 377 picigament 380 picol 732, 743 piè 999, 1000 pignadura 400
pigra 1941 pil 29 pilizol 1220 pilter 1615 pinedi 1568 pinola 1553 piog 190 piombì 1654 pir 1284, 1285 piricada 1567 pisà 691 piuri 306, 312 piver 1540, 1541, 1543 piza 53 pizena 138 plaga 1802 planeda 1474 planta 1273 plantana 1261 planzer 2037 plazza 1424 plegi 1942 plena 2087, 2134 plicer 1603 plo 1388 plola 1648 plolet 1649 plumazol 721 plumb 1621 pluvial 1476 po’ che 343 pobla 1335 pocha 350 podestad 1820 poleder 1114 poleg 615 polego 1775 polmó 149 pols 256 pom 1282, 1283, 1920 pom codong 1292 pom granad 1298, 1299 pom ranz 1330, 1331 pomi 2001 pond 240 pongià 1063, 1064 ponzer 1201
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6 Indice delle forme volgari
populo 1857 (cf. anche povol) por 1230 porch 156, 787, 1015, 1017 porch sangiar 788 porcha 1018 porcelana 1228 porci 1741 (cf. anche porz) porcil 2139 porta 612, 613, 626 portà 1961 porteg 747 portent 1116 porz 1019 (cf. anche porci) poscena 847 poscenà 846 posó 1546 possa 1918 possanza 1833, 1895 pover 586 povol 2078 (cf. anche populo) poz 937 prad 1371 preda 633, 1841 preder 1373 predera 1373 prefatio 1454 pregà 1979 pregeri 2108 presta 2088 prestì 966 prestiner 963 prestinera 964 presto 1829 preved 1467, 1468, 1474 preveda 1468 prevenda 1102, 1482 prima 91, 1503 prisa 1547 progenie 1769 proprio 1994 prova 2064 pung 105 punis 2133 pura 1072 purad 1075 purgar 1967 purgare 1890
purgatió 1889 put 10, 13 puta 12 puto 2096 quader 1657 quadrel 632 quand 2120 quarter 659 quater 252 rabiosel 623 radis 1768 ragnel 467 rays 1276 ram 886, 1278, 1622 rampol 1084 ramponcì 1252 ranpì 988 ranz 1249 ranza 1008, 1845 rapina 2138 rasega 1986 rasga 1647 rasparola 989 rastel 1410 rastellera 1100 rava 1251 ravanel 1253 raz 1400 razo 1705, 1707 re 589 ré ‘rene’ 133 recalchà 1054 rechalg 1620 recever 1976 red 211, 1663 (cf. anche ret, reth) redesella 156 refiadar 359 reficià 835 reficiada 836 reficiament 837 regazo 555 regiad 955 regul 968 remover 2019, 2073 render 2031
6 Indice delle forme volgari
repensà 1975 resó 1894, 1926, 2050 resor 1639 resora 656 resposti 1840 resta 509 restà 510 resto 2029 resvegià 289 resvegiada 290 ret 1804, reth 1872 (cf. anche red) revenzader 1605 rich 587 richa 1921 richezi 1811 ricola 1242 rincresiment 1876 riz 1346 rocha 1415, 1703 roda 1398–1404 rodi 1395, 1705 rognia 247 rognió 161 ronchà 302, 1392 roncì 1107 rondena 1851 rosa 1259 roser 1260 rost 793, 901, 927 (cf. anche a rost) rotunda 1919, 1920 rotura 197 roveda 1348 roveya 683, 1972 rover 1343, 1344 roversari 1389 roz 1093, 1196 rubì 488 rudella 531 ruga 1241 rustida 902 rusum 1161 ruz 890, 1019 ruzen 1630 sa 1005–1007 sabió 639 sach 654
sacerdot 2014 sachel 655 sachó 724 sacrificar 1985, 2083 sacrificio 1842 sagrament 1522, 1523 sagro 185 saina 1015 sal 760, 761, 920, 921 sala 746 salà 915 salada 916, 917 salador 918 salam 914, 919 saldada 268 salem 1455 saler 922 sales 1334 salesada 1363 salteri 1440 salvadeg 1157 salvadesina 792 salvadga 791 salvia 1224 sambug 1345 sancta 1883 sancti 1765 sang 162, 163 sangiar 788 sanguisuga 1852 saphir 486 sapiandel 2008 sapiandol 2009 sartor 436 (cf. anche sertor) sasì 534 savì 1005–1007, 1537 savio 1718 sbadagià 65 sbadagio 67 sbadigia 1390 sbalurdida 287 sbaterse 2038 sbatuda 286 sbeza 48 sbezad 50 sbezada 49 scagnio 742, 743
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6 Indice delle forme volgari
scaya 1669, schaya 1631 schala 1405 scalfaret 448 scaltrida 1940 scambiador 1634 schaniel 1435 scharamuza 493 scharamuzà 494 scarcayà 357 scarchayo 358 scarmì 560 scarpel 1653 scarpì 441, 442 scarpinà 443 scarsella 480 scarteza 408 scartezà 407 scatola 1575 schena 172, 1878, 1879 schiavo 1712 sclareza 1239 scoler 712 scolobia 1187 sconfià 874 sconfiad 875 scorza 690, 1709 scos 423 screma 561 scrinio 733 scriptor 1641 scrive 1885 scud 525, 528 scudella 944 scuder 554 scudler 1594 se’ 419 se no 1761 secha 872 sedaz 973 sedella 936 sedesì 660 sedì 833 segador 711 segaspì 1408 segia 420, 934, 1193 segier 943 segniori 590
segondo 1860 segrà 1520 segrada 1519 segrestia 1518 segur 1659 segurtà 2115 segurtade 2122 seyta 521 sella 1134 semen 1913 sempia 218 seng 268, 389 senter 627, 628, 1911 seradura 1987 serar 1918 serenella 1689 seror 1730 serpent 1679 serpilì 1247 sertor 1599, 1642 (cf. anche sartor) sertora 1600 servì 2059 servicial 1933 servitude 1882 sest 1655 sexta 1505 sgarlatada 271 sgiavina 413 sgiesor 991 sgrafinià 376 sgrafiniament 379 sì ‘sé’ 267, 308, 314, 1899, 1955 sida 394 sigel 667 sigez 710 signi 1813 signo 1734 silva 1361 sinestra 102 sirop 1545 slanzar 541 smald 481 smaldada 482 smerald 487 smoltà 648 smoltament 651 sofrà 764
6 Indice delle forme volgari
soga 1515 soget 1131, 1516 soy 954 sol 1981 (cf. anche sole) sola 176, 447 solà 446, 646 solada 445 solament 647 solch 1378, 1973 sold 547 soldadi 547 sole 1707 (cf. anche sol) soler 652, 653 soliva 691 solt 2072 somer 1111 sona 1508 sonà 2025 sonora 1939 sorbì 2110 sorcel 738 sord 348 sorda 349, 350 sorela 1727 sorelle 1729 sosta 856 sotmet 1998 sotzagen 1487 sovercing 40 sovernom 1993 sovestà 2060 soveter 968 spaci 254 spacio 1886, 1901 spada 535, 536 spala 94 spalarol 505 spalla 95 spand 1051 spargnir 2047 spazà 2052 spazarol 1638 speci 765, 1536, 1537 speg 1924 spegazada 1937 spelta 669 speorela 952
speró 514, 1138 speronà 1139 spi 1346 spiciaria 1535 spicier 1538 spid 891, 892, 927 spiga 670 spina 1046, 1349 spinà 1049 spinal 132 spinaz 1243 spiurì 194 splurì 28, 193 sponda 731 sponzó 1047 spos 712 spreza 485, 1403 spuda 356 spudà 355 squadra 1656, 1819 squctà 923 sta 1927 sta’ 1988, 1989 sta’ su 304 stabadia 831 stafa 520 stafil 1136 staga 1917 stagnià 1052 stala 1096–1098, 1701 stam 1532 stang 885, 1614, 1928 stanga 624 stantia 594 stazó 1529 stegniad 884 stegniada 822 stella 1692 steniada 824 ster 657 sternì 558, 1104 sticheto 1704 stiva 1382 stival 459 stizó 870, 1830 stoch 537 stola 1473
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6 Indice delle forme volgari
stomeg 125, 126, 371 stondera 294 stopa 1048 stornida 285 stram 735 stramontà 232 stramontament 231 stranud 68 stranudà 66 straodì 328 straudiment 330 stregia 556, 1151 stregià 558, 1152 strenz 1557 streta 1698 streva 1135 stringa 390, 391 stropa 1038 stropel 1039 stupro 2137 su 304, 353, 1716 sudari 321 sugachò 206 sugamà 758 sumità 1873 suspir 318 suspirà 317 sustenir 1963 tabar 412 tay 1658 tayà 1643 tayador 1633 tayer 947 tayola 1866 tapé 957 targeta 527 tas 1338 tascha 477 tasì 342, 343 tasiment 344 tavola 753, 833, 834, 1952 tavolaz 531 taza 825, 826 tè ‘tiene’ 1926 teg 598, 607 tegnì 298
tegnia 179 tegniosa 180 tela 1787 teler 519 temel 1671 tempia 36 templer 606 tempo 1926, 1953 tenaya 1625, 1823 tencha 1673 tenevella 1652 teray 2007 termino 1911 terra 635, 1810, 1835 terza 1504 test 889 testera 293, 715 testicoy 145 testicol 144 testor 1609, 1706 testora 1610 teta 1862 tetà 1861 teza 584 timó 1396 tina 1207 tiracha 391, 1404 tirar 579 tisicha 235 to 1732 to’ ‘torre, togliere’ 573 toaya 755 tochà 340 tochament 341 tol 2130 tomasela 996 tomera 454 tondella 403 tonina 1691 tor 779, 1163 torg 1198–1200 torgió 199 torta 798, 799 tortel 801 torto 1909 torzer 297 tos 233, 361
6 Indice delle forme volgari
toseg 1582 toser 360 tra’ 1050, 1145, 1146, 2054 trag 580 trangot 366 travasà 1055 travel 601 traverso 1756 travó 603 tré 1370 trefoy 1218 trenta 1716 trepè 894 treschà 706 tresped 754 trevis 1099 treza 203 tri 251 trida 933 tridà 932 trobia 1068 troyta 1670 troncho 1277, 1767, 2028 trop 1197 trosa 1088 trotà 1149 trotar 2035 troter 1115 truchà 284 turibol 1461 umedal 626, 1910 umor 164 uniz 1336 untió 385 unzer 383 urina 257 urinà 259 urinal 258 us 625 usanza 2051 usava 1842 uschi 1910 uschio 1738 uso 614 uva 1082, 1083, 1086, 1087, 1093 uva spina 1262
uvaza 1082 uveti 1569 vacha 1156 val 976 vander 977 vanga 1385 vasel 1025, 1585, 2117 vaselet 1026 vedel 776, 1160 vedela 1162 vedeta 1923 vedir 331, 332 vedriol 695, 1583 veg 17, 19, pl. 18 vegia 2070 vegià 303 velet 209 ven 1829 vena 87, 138, 139, 225 vend 920 vendeta 1821 veneno 1813 venir 1969, 2132 veniuda 255 vent 2042 vento 1932, 2067 verd 1070 vermasol 395 vermeya 814 vernaz 818 vernis 1577 veró 1681 verola 244 veronisari 530 vers 1144, 1174 verset 1447 vertes 198, 1945 verzella 1357 veschef 1478 vesper 1507–1509 vesta 386, 419, 422 vestid 386 veter 127, 128 veza 1022 vezol 1023 vezza 688
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6 Indice delle forme volgari
vi ‘vino’ 810, 811, 817, 1003, 1006, 1010, 1049–1051, 1057, 1075, 1076, 1206, 2126 via 1698, 2049 victoria 1784 vid 1085, 1095 (cf. anche vit) vidag 1365 vidalba 1270 vif 162 vignia 1366 vil 1110 villa 1417 vinaza 1089 vinazal 1208 vinazol 1090 vineto 812 viola 1272 virda 871 virga 1200, 1356 virgen 8 virgena 8 virgezà 409 virgi 1358 virz 1215, 1700 visera 500 visneza 1418 vit 2028, 2029 (cf. anche vid) vita 1815, 2041 viva 861 vivanda 771 vivandi 773 vodà 2062, 2109 voladga 189 volt 41, 428 volta 625, 1738 voltà 2053 vos 309, 316 zach 392 zagen 1486 zayna 759
zapa 1379 zapì 1380 zardin 2003 zebuli 1570 zey 2039 zeladia 797 zena 1043 zent d’armi 1819, 2076, 2080 zentil 2069 zentilisia 1958 zenzer 1544 zenzervì 1315, 1316 zenziva 70 zermà 1727, 1728 zermani 1729 zesia 1429 (cf. anche giesia) zespet 1275 çeven 1686 zinog 169, 170, 571, pl. 572 zoch 739 zocla 1167 zof 1166 zog 567, 572 zogo 1781 zoyel 483 zonchada 1184 zongia 1606 zop 269 zopa 270 zoven 14, 16 zovena 14 zubra 452 zucha 1256 zucher 1257, 1559 zuf 25, 26 zugà 570, 571 zugar 566 zuparel 392 zupel 453 zupó 392
7 Bibliografia AIS = Jaberg, Karl/Jud, Jacob (edd.), Sprach– und Sachatlas Italiens und der Südschweiz, 8 vol., Zofingen, Ringier, 1928–1940, (con f. c. si indicano i dati fuori carta); si è consultata la versione online, a cura di Graziano G. Tisato, all’indirizzo Internet [ultima consultazione: 30 giugno 2021]. ALI = Massobrio, Lorenzo, et al. (edd.), Atlante Linguistico Italiano, 9 vol. pubblicati finora, Roma, Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, 1995–. Angelini, Giovanni Battista, Vocabolario Bergamasco Italiano Latino, edd. Frigeni, Roberta/ Vitali, Veronica/Marchetti, Vincenzo, 3 vol., Bergamo, Centro Studi Valle Imagna, 2012. Angiolini, Francesco, Vocabolario milanese–italiano coi segni per la pronuncia [. . .], Torino etc., Paravia, 1897. Annali Duomo 1895 = Annali della Fabbrica del Duomo di Milano dall’origine fino al presente pubblicati a cura della sua amministrazione. Appendici (Volume II), Milano, Tipografia Sociale E. Reggiani e C., 1895. Arcangeli, Massimo, Per una dislocazione tra l’antico veneto e l’antico lombardo (con uno sguardo alle aree contermini) di alcuni fenomeni fono–morfologici, L’Italia dialettale 53 (1990), 1–42. Arcangeli, Massimo, Voci barzizziane, Contributi di filologia dell’Italia mediana 5 (1991), 137–179. Arcangeli, Massimo, La tradizione dei glossari latino–volgari (con un glossarietto inedito), Contributi di filologia dell’Italia mediana 6 (1992), 193–209. Arcangeli, Massimo, Voci di Giovanni Bernardo Savonese (con alcune annotazioni grammaticali), Lingua nostra 55:2–3 (1994), 33–47. Arcangeli, Massimo, Il glossario quattrocentesco latino–volgare della Biblioteca Universitaria di Padova (ms. 1329), Firenze, Accademia della Crusca, 1997. Arcangeli, Massimo/Aresti, Alessandro, «Nomina necessaria scolaribus». Un glossario latinovolgare trecentesco di area ligure. Premessa linguistica, edizione, note lessicali, indici delle voci volgari e latine, Bollettino dell’Atlante lessicale degli antichi volgari italiani 8 (2015 [ma 2021]), in corso di stampa (= i.c.s.). Aresti, Alessandro, Un glossario alfabetico di voci volgari da lessici medievali italoromanzi, in Bollettino dell’Atlante lessicale degli antichi volgari italiani 5 (2012), 9–102; 6 (2013), 9–98. Aresti, Alessandro, L’edizione di glossari latino–volgari prima e dopo Baldelli. Una rassegna degli studi e alcuni glossarietti inediti, Studi di lessicografia italiana 34 (2017), 35–81. Aresti, Alessandro, Un glossario volgare–latino (terenziano) quattrocentesco di area lombarda. Edizione e commento linguistico, L’Italia dialettale 82 (2021), in corso di stampa (= i.c.s.). Arrivabene, Ferdinando, Vocabolario italiano–mantovano, Mantova, Stabilimento tipografico Aldo Manuzio, 1892. Azzi, Carlo, Vocabolario domestico ferrarese–italiano, Ferrara, Fratelli Buffa, 1857. Azzolini, Giambattista, Vocabolario vernacolo–italiano pei distretti roveretano e trentino, Venezia, Giuseppe Grimaldo, 1856. Baldelli, Ignazio, L’edizione dei glossari latino–volgari dal sec. XIII al XV, in: Atti dell’VIII congresso internazionale di studi romanzi, vol. 2, Firenze, Sansoni, 1960, 757–763; anche in: Baldelli (1988), 149–158.
https://doi.org/10.1515/9783110599060-007
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8 Appendice Wendelin Förster, «Literaturblatt für germanische und romanische Philologie», 14, 1893, col. 445. Der zehnte Band der Romanischen Bibliothek, den ich weder im Manuskript noch in der Correktur habe lesen können, enthält unter anderen nach meinen Abschriften herausgegebenen Texten vor allem das bekannte lateinisch–bergamaskische Glossar (Padua), zu dem hier einige Richtigstellungen folgen sollen. Meine Abschrift der in der bekannten Kursive des XV. Jhd. geschriebenen Handschrift ist eine diplomatische und malt bei jeder nicht sofort glatt lesbaren Schreibung die Schriftzüge der Vorlage genau nach. Der Hrsg. war mit dieser Schrift nicht ganz vertraut, daher unrichtige Lesungen, während er anderswo ohne ein Wort zu sagen eigenmächtig ändert. Die Handschrift hat also Gl. 6 moier, 86 artaria, wie auch 1108 axis, 114 dei osey, 115 dei oter, 300 ronchar (Schlosser interpunktirt), 303 lagrimi (g aus c), 311 aba–tuda, 419 pertinax (von 2. Hand), 548 chavalcha, 556 absolut deutliches lectisternium, 596 Hs. colmenia (über in des i- Strich), 718 pluinar abs. sicher, st. pulvinar!, 729 picol, ebenso 740 nicht wie Anm. 142 will, auf Körting pic. sondern auf Mussafia Beitr. S. 88 picollo zu verweisen!, 758 busla richtig, aber in busta oder busola (vgl. 1568) zu bessern, 919 squeta richtig, dürfte aber scota darstellen; 937 st. meines siliqua, das sonderbarer Weise angezweifelt wird, steht sinnloses reliqua im Text! Man schlage Lucas XV. 16 de siliquis nach 969 cicotronizatorium, 1015 grugnuno ist wohl grungnio, grunnio. Hs. hat auf dem vierten Balken (nach dem zweiten g) einen i–Strich: 1031 cagnia, der Strich auf dem i ist der gewöhnliche i–Strich. 1039 meiner Abschrift hat jacena, 1089 Hs. hat congerimium (der «Schnörkel» ist die regelm. r–Abkürzung südländischer Hss., vgl. 1145 succurso, das in den Text muss!), wohl zu bessern congeries uvarum 1141: meine Abschrift verwien schon auf 1170; 1228 cepa, -e cepe, is Hs. 1242 calamentum (calaminthe). 1221 V. L: «Cod. eher saliva», d. h er hat wie immer salvia; dann folgt: «die Glosse s—a geschrieben»: selbstverständlich kann die Hs salvia nicht anders als voll ausgeschrieben haben; die Abkürzung habe ich um zu sparen eingeführt: es sind daher alle ähnlichen Anmm. zu streichen (1256. 1260. 1270. 1345. 1351. 1356. 1370. 1412. 1417. 1427. 1437. 1439. 1441. 1443. 1444. 1445. 1447. 1452. 1455. 1468. 1483. 1505. 1525. u. s. f.) 1236 scaturegia] offenbar lat. satureja, 1265 crifimerium. 1268 la nedalg. 1274 herbor] h über der Zeile zugesetzt. 1286 crisomulus. 1289 Glosse fehlt. 1295 Hs. sicher granitum. 1297 barimbaga] Hs. i, nicht r. 1310 hic ficus. 1319 pseg] p ohne Querstrich. 1347 piaster Hs. 1417 hora: la contrada Hs. (vgl. 1788). 1430 schamel! 1439 cisendel, vgl. Galloit. Pred. IX, 135, wo zu lesen car [si cum] lo chesender fai cl.; 1461 missatur impersonale: al fi m. 1497 Gl. prima. 1499 https://doi.org/10.1515/9783110599060-008
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Gl. sexta. 1500 Gl. nona in Hs.; 1501 hi vesperi, -rorum. 1502 he vespere, -rarum Hs; vgl. zu 1882; 1567 dica] θ ganz sicher. 1604 testora. 1630 fusinal, 1659 lineola Hs. beidemal sicher e. 1685 la tonina, 1690 V. L. nepa (nicht repa) u nepotem, 1723 ol zerma chi e nat, 1723 li zermani chi son, 1784 durchaus nicht; Hs., die m. Abschrift genau nachbildet, hat or, vʼq (r hat den ersten Balken durchstrichen, d. h. vero!). 1814 die Erklärung steht nicht drüber, sondern ist (ebenso im fg.) aus den folg. Erklärungsversen von mir ausgezogen worden. 1838 pes, 1844 moier, 1856 dar, 1861 chiave! 1882 ferarum (der Hg. kennt die bekannte Abkürzung nicht, vgl. 1501, 1502; 1903 obliquis Hs., in -us zu bessern. 1919 iusticia. 1931 V. L. fedus 1934 V. L. zu streichen. 2023 resto ganz scharf. 2066 si saltas dicito saltim fügt m. Abschrift hinzu, 2090 el puto da xiiijo anni ist nicht rinqo (!!), wie der Hg. druckt, sondern 14 = 10 + quatro; 2126 wohl che [son] per v. zu bessern.
Adolf Mussafia, «Literaturblatt für germanische und romanische Philologie», 15, 1894, coll. 53–60.1 Die Denkmäler aus dem IX.–XII. Jahr. beschränken sich auf einzelne Wörter mundartlichen Gepräges aus lateinischen Urkunden. Das XIII. Jahrh. ist nicht vertreten. Der Titel hätte sich getrost mit der Angabe «XIV.–XV. Jahrh.» begnügen können. Die Stücke aus dem XIV. waren bisher alle zunächst durch G. Rosa und E. Zerbini, gedruckt worden; ihre Vereinigung ist um so dankenswerter, als manchen von ihnen eine neue Collation der Handschriften durch W. Foerster zu gute kam. Der Herausg. steuerte dazu kurze Erläuterungen bei. III. Vers 49. Mit der Ansicht. dass in a–no–l2 se de andar a–no–l morì, a– no–la– y vole consentire, a–no–y vols credì, a–no–y a eine «Zerreissung der Pronomina Personalia al, ala, ay und Einschiebung der Negationspartikel zwischen die beiden Bestandteile» vorliege, wird man sich schwerlich befreunden. Es sind vielmehr in l, la, y enklitische Formen zu erblicken, die ihren Platz nach no finden (vgl. venez. lu no–l vol oder bloss no–l vol; lori no–i sa oder bloss no–i sa); für a gilt die Deutung Salvioni’s. Der Herausg. ist geneigt, selbst in caso ados a lu noy trovari eine Zerreissung von lui anzunehmen, übersieht aber, dass als Obl.
1 Nota introduttiva dell’A. Vgl. Jetzt Litteraturbl. 1893, Sp. 445. Foerster ist somit wieder in die unangenehme Lage versetzt worden, gegen einem seiner Mitarbeiter scharf zu polemisieren und Aufstellungen der unter seinem Namen erscheinenden Rom. Bibl. als sinnlos zu bezeichnen. Dem Wunsche nach einer strammeren Organisation des Unternehmens sei hier noch einmal Ausdruck gegeben. 2 So richtig in der Anmerkung; im Texte a – n – ol.
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Sing. der 3. Person nur lu gebraucht wird; y ist enklitisches illi oder ibi; vgl. venez. adosso a lu no gehe trovaré. 69. In a l’hora wird zu viel hineingelegt; es ist einfach ‘da’ gemeint. 84–85. De non facemo cum fa lo re servente, che non coniosse che ye serve de niente. Zu de: «Verones. de = inde = it. ne». Die tonlose Partikel würde weder vor non noch an der Spitze des Satzes stehen; man lese De = it. deh Interjektion, oder De’ = Deo. Ebenso 100. Zu 85: «Der Sinn sowie die enthaltene Anspielung sind mir nicht klar». Möglich, dass der Herausg. re als rex auffast und daher eine Anspielung auf irgend eine bekannte Geschichte sucht; re’ ist = reus (so auch 89), che = chi (so 98): «Handeln wir nicht wie der schlechte Diener, der für empfangene Wohlthaten keine Dankbarkeit fühlt»; servir in der Bedeutung ‘zu Willen sein, Gutes erweisen’. 106. Da von V. 78 an stets die 1. Plur. angewandt wird, so wird man mit einer geringeren Änderung als der vom Herausg. vorgeschlagenen imprendimo lesen; Übertritt aus der lat. III zu IV ist im Bergam. gang und gäbe. 106–7. Nisu fa morire, / col chor ni cola lengua ni consentire; «wohl lo cons.». Die Negationspartikel ist unentbehrlich; also nol oder (wenn nicht n’i, da n’ = no sonst nicht workommt) no i = venez. no ghe. 109 ist mir unverständlich; jedenfalls nach onori Komma oder Semikolon. 124–5. A to l’altru el damoni te liga / et a satisfare al te molto gran briga; te könnte allenfalls tenet bedenten: dies giebt aber keinen rechten Sinn; ich lese te [da] m. gr. br. «er macht es dir schwer, hindert dich daran». 129. Der Priester ermahnt den Kranken, das unrechte Gut zurückzuerstatten, der Teufel aber sagt zu ihm: tu guariré ben a zeschadù fare rason; «der Sinn verlangt tu g. b. senz(a) a z. f. r.». Doch nicht; gemeint ist: «Beeile dich nicht; du wirst gesund werden, und da wirst du jeden schadlos halten»; also: tu gu. ben, a z. faré r. Dazu stimmt was folgt: Se l’om mor in quela e non abia renduto, pensa ben s’al é salf o perduto. 149. Einfacher wäre che de lor scampá reimend mit Infin. abissá; ist doch die Endung -ar oder gar -are ein Latinismus. In diesem Stücke sollen die Verse «meist paarweise oder im Doppelpaar, selten zu drei oder fünf» reimen. Es ist vielmehr ein strophisches Gedicht, dessen Bau schon von dem Schreiber der auf uns gekommenen Hs. (falls, wie anzunehmen ist, die Einteilung in Absätze von ihm und nicht von den Herausgebern herrührt) an mehreren Stellen verkannt und durch Fehler, sei es dieses Schreibers oder seiner Vorgänger, vielfach verunstaltet wurde. Erstrebt und wahrscheinlich auch ursprünglich erreicht worden ist die sechszeilige Strophe a a a a b b. 8—10 ist der Vorschlag des Herausg., der a a b b c c ergäbe, kaum annehmbar. Wenn man 38—39, wie der Herausg. möchte, zu einer Zeile vereinigte, so würde die Strophe zu kurz werden; man kann in 38 etwa solament ergänzen. 55—59,
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ein Vers fehlt. 72—73 sind zu 74—75 zu ziehen; vier Verse auf -are, daher falare statt falire, der in 76—77 fehlende Reim ist schwer herzustellen.3 Mit 78, 84, 90, 96, 102 beginnt je eine neue Strophe; daher nach 79 besser Komma. Nach 104 fehlt eine Zeile. Mit 107 fängt eine Strophe an, der die zwei letzten Verse fehlen; als solche setze man 178—9 ein, die an der Stelle, wo die Hs. sie bietet, in den Zusammenhang nicht passen und den Strophenbau stören. 111—116 bilden m. E. eine Strophe; 115 ist zu lesen ben che . . . . non tayá (oder tayó), 116 mandá oder mandó; an benché mit Indicativ hat man sich nicht zu stossen. 117 bis 119 sind das Bruchstück einer Strophe; die drei letzten Verse fehlen; vielleicht besteht der in seiner jetzigen Gestalt kaum verständliche V. 119 aus zwei Fragmenten, deren zweites ursprünglisch der folgenden Zeile gehörte. 132—137 bilden eine Strophe; setzt man überall -á ein, so erhält man denselben Reim in allen sechs Versen; es lässt sich indessen biastemato lesen im Sinne von ‘verrucht’; vgl. excommunicatus = scelestus. 150—164 widerstehen der Besserung. 165—7 sind ein Bruchstück. 168—173 bilden eine Strophe: -ere assoniert mit -ire. Hat man, wie oben erwähnt, 178—9 and die richtige Stelle versetzt, so bilden 174/7—180/1 eine gut gebaute Strophe. Nach 185 fehlt ein Reimpaar. V. Nur als eine Vermutung, auf die ich selbst kein Gewicht lege, sei gefragt, ob chi nicht zu ohí ‘höret’ zu bessern sei; vgl. planzí in VI. Der Schreiber hätte dann den einmal gemachten Fehler stets wiederholt. 73—74. Die Juden sagen dem Pilatus: Se tu no–l fe yustisia / denanz a Cesar t’am acusa; «no y(e) st. no–l zu erwarten», und S. 63: «Besonders zu bemerken sind noch die Reime comandá: pórporá; yústisiá: acusá, wo Proparoxytona zum Zwecke des Reimes einen Nebenaccent auf die letzte Silbe erhalten». Das erste Beispiel ist richtig; das zweite aber streiche man, denn yústisiá ist hier Infinitiv und daher no–l nicht anzu tasten; it. se non lo fai giustiziare. Bei dieser Gelegenheit sei ein Versehen in der Formenlehre berichtigt. Zur 1. Plur. des Präs. Indic. der A–Verba wird das am acusa unserer Stelle angeführt; dann wäre die Betonung acúsa; hier liegt aber Futur vor: t’am acusá = ti abbiamo accusare = ti accuseremo. 76. Besser als ve si–el dad wäre sie–l; auslaut. -a vor Encliticis zu -e; so 162 giame–l.4 110. Vé . . . . se al fo may dolor al me; «ist ingual zu ergänzen? Oder ist may lat. major, in welchem Falle del me zu verbessern wäre?» Ich möchte daran erinnern, dass der Präpos. a sowohl im Ital. Als im Altfrz. die Bedeutung ‘im Vergleiche’ zukommt.
3 etwa quando tu po’ und el sangue so. 4 Hinzuzufügen in der Lautlehre S. 11, in der Formenlehre S. 54.
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193. Guardé cum ist a i ma e i pe e–l lad che ferit dol fiol me. S. 53 wird ist, wenn auch mit Fragezeichen, unter den Demonstrativen angeführt. Ich lese: cum i sta i ma e i pe e l l. ch’è f.; i = illi, die folgenden Nominative vorausnehmend. 225. ol ist eher zu al als zu el zu ändern; Maria und ihre Begleiterinnen standen doch «am» Grabe. 239. si era un orto i–llo a pe. Wie ist die Trennung zu verstehen? Es ist illó gemein ‘dort in der Nähe’. IX, 2. Ich kann an asavit, wo v nach Abfall von j = lj, eingeschoben wäre (S. 38), nicht recht glauben; v wird Schreib- oder Lesefehler statt y sein. 7. inclinor dormire ore verso in pulvinar = el me inzo a dormir bochó «unpersönliche Konstruktion oder e’ comenzo?» e’ statt el scheint mir sicher; ich vermute dann me [ ] in zo; es fehlt das Verbum, das in Verbindung mit en zo = in giù dem lat. inclinor entspricht. X, 41. Das handschriftliche senza tenore wurde von dem Herausg. nach dem Vorbilde Zerbinis zu senza temore emendiert. Mit Unrecht; nicht ‘ohne Furcht’ sondern ‘ohne Unterlass, allsogleich’; der Ausdruck senza temore ist in altital. Denkmälern sehr beliebt. 43. Man könnte sperimentate vermuten. Nach 47 ist der Punkt zu tilgen; testamento ist Akkusativ zu zircó (Me würde an der Spitze des Satzes nicht stehen); nach 48 Semikolon, wie denn nach dem vierten Verse jeder Strophe eine logische Pause eintritt; Komma nach 49 zu streichen; 50 El statt E–l zu drucken. 59. Man wird gerne de = dedi lesen; das Präsens passt nicht. XI. Lase–me andare, marito, / Fino a confessarme in poco col meo padrino; zum ersten Verse wird bemerkt, er sei verstümmelt; fino (‘fein’, nicht ‘bis’) gehört zweifellos zu marito, und da geht es mit dem Masse beider Verse schon besser. 5. Oy darf nicht zu voy geändert werden, denn darauf würde Konjunktiv, nicht Imperativ folgen. Also oy De’! lassa–me dolento oder vielleicht lass’a me. 21. Ich glaube, dass die Frau dreimal in versteckter Rede auf ihren Mann anspielt; er ist ihr Hauswirt, ein Kaufmann und nun durch seine Vermummung ein Priester. 26. etwa e ll’ó amato. XV ist das umfangreichste und wichtigste Stück der Sammlung. Es gelangt hier das in der Hs. 534 der Universitätsbibliothek zu Padua enthaltene lateinisch– bergamaskische Glossar zum vollständigen Abdrucke, von dem G. Grion im III. Bande des Propugnatore eine Probe mitgeteilt hatte. Die Abschrift ist von W. Foer-
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ster angefertigt worden und flösst daher volles Vertrauen ein.5 Nur einige Stellen (meist handelt es sich um die Art, wie der Herausg. Abbreviaturen auflöste oder weniger klare Züge der Hs. deutete) geben zu Bemerkungen Anlass: 56. Cod. jnt’∫////u ol mezul del nas; Herausg. interstitium. Es ist f statt ∫ zu lesen; die vier Striche bedeuten ini; also interfinium bei Isidor; so in den mittelalterlichen Glossaren, z. B. Diefenbach (hier auch der Fehler intersinium) ‘das mitten in der nasen, nasenknorpel’, Gloss. de Lille ‘entre deux narines’. 57. pirula la c////a del nas; der Herausg. liest cuna und erinnert an cüna ‘Gosse’; gemeint sei die Rinne unter der Nase, deren Bezeichnung durch pirula ihre Gestalt trefflich wiedergebe. Vergleicht man Isidor extremitas (nasus) pirula a formula pomi piri (daraus in zahlreichen mittelalt. Glossaren), so wird man sich eher geneigt fühlen, cima zu lesen. 258. s/e///a l’ingrestér; sirinx, das der Herausg. in den Text gesetzt hat, aus den Zügen der Hs. herauszulesen, ist unmöglich; auch widerspricht das voranstehende hoc.6 Sollte am Ende scema (= schema) zu lesen sein, wie ital. argomento ‘Klistier’ der philosophischen Sprache scherzhaft entnommen? 312. Wenn die Hs. int’ hat und das Neubergam. éter lautet, warum intro und nicht inter? 351 — 2. Trenne a guardá. 721. suffultrum lo met’ fi over ol sachó. Das erste Wort wird im Texte zu meter confi aufgelöst, in der Anmerk. dagegen steht: «metincofi (gebildet wie it. mettidentro) ‚das was man zwischen (d. h. zwischen den Boden des Bettes und die oberen Bettsachen) legt‘, it. saccone». Eine Erklärung von confi wird nicht gegeben. Ich deutete die unklaren Züge der mir zugekommenen Abschrift als meterasi (-í oder ási?), und so wird es wohl zu lesen sein. 1083. ol cavirol ist nach 1091 zu cavriol zu ändern. 1115. Im abschnitte de stabulo, nach equus . . ., mando mangiá ol fer. Herausg. emendiert ol fre (fraenum). Gewiss fe (foenum); dass -é und -ér für lat. -arius neben einander vorkommen, mag den Schreiber verleitet haben. Nach 1192 ist De li pegori u. s. w. nicht Überschrift eines neuen Abschnittes, der nur aus einem Worte bestehen würde; es war zu drucken grex ol roz ov. la melga de li pegori ov. de li bestii piceni; armentum ol gros del besti grossi.
5 Ich habe lange Zeit hindurch eine Abschrift besessen, die ein Studierender für mich gemacht und der verewigte Canello sorgfältig revidiert hatte. Ich habe sie später ausgeliehen und nicht mehr zurückerhalten. Mir liegt jetzt nur eine Kopie vor, die ich davon genommen. Diese weicht in manchen Kleinigkeiten von F.’s Lesung ab; selbstverständlich halte ich letztere überall für richtiger. Für einige Stellen ersuchte ich meinen werten Freund Crescini, die Hs. einzusehen. 6 Die Hs. wendet nämlich vor jedem Substantiv zur Bezeichnung des Genus das die Rolle des romanischen Artikels spielende Demonstrativum an; der Herausg. hat es stets unterdrückt.
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1246. dauchus rauz; «rauz = rapiceum»; jedenfalls -uceum. Da daucum (δαυχος) eine pastinakartige Pflanze ist, so würde ich die Lesung meiner Abschrift vorziehen: ranz, das Primitivum zu ronzú ‘pastinaca selvatica’ bei Tiraboschi. 1479. clericus clericata ol giereg; dazu die etwas zu lakonische Anm.: «clericata? clerica sieh DuC. liesse sich zu clericus ziehen». Die Hs. hat hic clericus hui’ rici ol giereg und in neuer Zeile hec clericata hui’ te la giergada, wohl ‘die Tonsur’; so mail. ceregada neben ciérega, it. chiérica, im jetzigen Berg. ciárega. 1749. casus el cazer. «Das Lomb. kennt nur ein cazer = it. caciajo und cassiere. Da casus wohl lat. cassus entspricht und DC. casus = caduens hat, ist vielleicht lazer, zu Wb. lazaro, zu lesen». Es liegt m. E. einfach der Infin. cadere in der Bedeutung des Abstraktum vor. 1784. Da die Hs. chit’a bat, so ist chitera, nicht -ara, zu lesen, -é- auch anderswo; vgl. Beitrag s. v. quintara. 1805. Da die Hs. richzi (mit querdurchstrichenem h) hat, warum richizi und nicht -ezi? 1909. agnomen el nome de logi (ut Scipio Africanus qui devicit Africam); Herausg. d’elogi; ich ziehe vor de logi (l. -ghi). 2071. ala la osella; meine Abschrift: ales, also osella av’cella, nicht = axilla, und dies wird das Richtige sein. 2090. puer el puto da xoiiij añi; Herausg. da xinqo anni. Selbstverständlich ist 14 gemeint, das übergeschriebene o macht keine Schwierigkeit; zunächst zur Bezeichnunng [sic] von Ordinalien verwendet, ist es auch bei Cardinalien nicht unüblich. 2126. li mali ch p (mit Querstrichen bei h und p) vegnir; «po (potest) zu lesen?» Vielmehr ch’è per v. Eine eigentümliche Einrichtung des Druckes ist, dass, wenn in auf einander folgenden Lemmata und Glossen ein oder mehrere Wörter sich wiederholen, diese (dem Verfahren der Hs. entgegen) nicht ausgeschrieben, sondern durch Anführungszeichen angedeutet werden. So z. B. Hs. ol col del pe la sola del pe ol did del pe ol did gros del pede
Hg. ol col de–l pe la sola „ „ ol did „ „ „ „ gros del pede
Wenn man auch diese Methode (durch die Satzkosten, nicht Raum, erspart werden) als meist unschädlich angehen lassen kann, so wirkt sie doch störend in Fallen wie
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838. merendo marenda merenda m „
840. ceno cena cena c „
wo einmal marendá cená, das andere marénda céna gemeint ist. Oder 1864. pena la pena de li oselli pena „ „ wo zwei verschieden Wörter (penna, poena) vorliegen. Sollte der Herausg., der über diesen Punkt nirgends etwas bemerkt, geglaubt haben, die abgekürzte Darstellungsart sei der Hs. eigen? Was hier nur eine Vermutung ist, wird bei einem ähnlichen Verfahren zur Gewissheit. Von 1221 an finden wir zu Wörtern, die im Lat. und Bergam. identisch lauten, z. B. 1221 salvia la salvia, 1256 rosa la rosa, 1260 malva la malva, 1270 plana la plana u. s. w. u. s. w., folgende Anmerkungen: «die Glosse s—a geschrieben», «Cod. Gl. r—a», «Cod. Gl. m-», «Cod. Gl. p-». Die Hs. schreibt aber die betreffenden Wörter aus. Offenbar hat Foerster gegen Ende der Arbeit Zeit ersparen wollen und dann vergessen, den Herausg. darauf aufmerksam zu machen, dass die verschiedenen Abkürzungen nur von ihm herrührten. Es sind demnach alle diese Anmerkungen zu streichen. Auch hier hat das Missverständnis eine üble Folge nach sich gezogen: 1444 hostia la hostia, 1445 heucaristia la hecauristia consegrada; Anm.: 44 «Cod. Gl. h—a», 45 «Cod. Gl. h—a». Die Hs. liest aber beim zweiten Worte la hostia cons. Hie und da muss F. die Identität zweier auf einander folgender Glossen oder die der Glosse mit dem Lemma durch . . . oder „ „ angedeutet haben. So erscheinen 1497–500 folgendermassen im Drucke: prima . . ., tertia terza, sexta . . ., nona . . ., wo es den Anschein hat, als ob die Hs. das 1., 3., 4. Wort unglossiert gelassen hätte. Daraus entsprangen wieder kleine Unrichtigkeiten. 1416—7 die Hs. hat hec contrata la contrada, hec hora7 la contrada. F. mag durch Zeichen die Identität der Glossen angedeutet haben; der Herausg. glaubte, es sei Identität der Glosse mit dem Lemma gemeint und druckte hec hora la hora. Ferner: 1684. ingiorius la ingioria tonina. während die Hs. tonina la tonina hat. Zu den lat. Lemmata finden sich am Fusse der Seite kurze Hinweisungen auf DuCange und einzelne Winke über besonders seltsame Gebilde. Nach welchem
7 Selbstverständlich = ora.
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Grundsatze die Wahl der in solcher Weise zu besprechenden Wörter getroffen wurde, ist nicht leicht ersichtlich. Es hätte sich empfohlen, von einem allgemein verbreiteten Wörterbuche, etwa Georges, auszugehen und die dort fehlenden Ausdrücke, vielleicht auch Wortformen, aus späteren Werken, zumal aus mittelalterlichen Glossaren, zu belegen. Das Residuum hätte, nach Ausschluss des latinisierten Italienischen, Material für weitere Forschung ergeben. Diefenbach hätte besonders gute Dienste geleistet: cutella ol splurí de la codga ‘prurigo cutis’, fibra vena grossa ‘halsader’, sexupes pïog´ ‘laus’, nasitergium mocharol ‘snuczeduch’ u. v. and. Zu ruder insuda d–i cavri ‘Ziegenmist’ (848) bringt der Herausg. «vgl. Duc. r.: fossa coquinae vel immundicies eius»; aber genau wie in unserem Glossar bei Dief. stercus rotundum ut caprarum, ovium vel asinorum ‘geysstreck’. Zu einzelnen Formen bemerkt der Herausg.: «statt . . . .»; es wäre da von Nutzen gewesen, die Fälle hervorzuheben, in denen es sich nicht um ein individuelles Versehen des Schreibers handelt; dies gilt von n in castramentor (542), von ph und n in ephylensia (228), von catabrum (964), wo der Herausg. das n ersetzt, von acimum st. -n- (1086). 237 lincteria flux del corp; der Herausg. vergleicht gut lienteria bei DuCange meine Abschrift hat sincteria, das mit sinterea = dysenteria bei Dief. zusammentrifft. Zu den Lemmata noch ein paar Berichtigungen: 449 manulla la zubra (‘Pantoffeln mit Korksohle’), die Hs. hat planulla. — 885 cultrum stellt die Hs. zu patella, sartago, nicht zu tectorium; vgl. bei Dief. cultrum. 1266 anossum, Hs. anessum. 1405 capistercus stellt die Hs. zu badile, nicht zu rastellum. — 1605 pavicula navesella; Hs. navicula. — 1654 curvipenis l’aza, 1655 . . . . la pescharia; Anm.: «Förster curvipenis pescharia, Grion curv. l’aza. Das Lemma zu pescharia wird in Cod. Fehlen». Der Cod. hat aber hoc piscatorium hui’ rij la pescharia. Beim Abdrucke der Glossen würde Bezeichnung der Aussprache allen jenen willkommen gewesen sein, die, mit der Mundart weniger vertraut, üben den Lautwert einzelner Buchstaben rasch orientiert sein möchten, ohne immer auf die Lautlehre zurückzugreisen. So lautet -g anders in pérseg als in frug, -ng stellt drei verschiedene Laute in ceng (cinctus), seng (signum), orenc (l–aur + Suff. inc) dar, in pregeri und antigidad ist g anders als sonst vor e, i auszusprechen. Dasselbe gilt von der Tonstelle. Es würde sich da dringend empfehlen, die vokalisch auslautenden Oxytona und die konsonantisch auslautenden Paroxytona (láres, póleg) so wie die wenigen Proparoxytona mit Accent zu versehen. Da würde man auf den ersten Blick zwischen lavoréri und gorzerí, lómbel und budél, scágnio und bignió unterscheiden. Die sorgfältig ausgearbeitete Lautlehre erledigt eine grosse Anzahl der im Glossar enthaltenen Wörter; fast8 alle übrigen werden in einem Kommentar
8 Doch nicht alle, denn manche Wörter, die einer Besprechung wert gewesen wären, gehen leer aus; so z. B. 52 pira (de l’oregia), 344 mutezá, 401 tondella, 421 scos, 447 colzér da bocha, 452
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besprochen, der vor allem über ihr Vorkommen im jetzigen Bergamaskischen und in den verwandten Mundarten berichtet. Die Untersuchung wird dann nach mannigfachen Richtungen weiter geführt. Es werden teils andere Bildungen aus demselben Stamme, teils Wörter, die zwar ähnlich lauten, aber nicht zur gleichen Sippe gehören, aufgezählt. Mehrfach werden die verschiedenen Ausdrücke, welche denselben Begriff bezeichnen, zusammengestellt. Überall wird nach dem Etymon geforscht. Die alles sehr ausführlich und umsichtig, so dass das Ganze einen sehr dankenswerten Beitrag zur italienischen Dialektologie bildet. Zu einer Erörterung auch nur des über einzelne Wörter Vorgebrachten fehlt es hier an Raum und mir an Musse; es ist zu erwarten, dass die fleissige Arbeit zu zahlreichen Bemerkungen von Seite der dazu Berufenen Anlass geben, und sich somit auch nach dieser Richtung hin fruchtbringend erweisen wird. Mir bleibt nur noch übrig, dem Herausg. für die schöne Gabe Dank zu sagen und ihn aufzufordern, sich noch der bisher nur in kurzen Proben mitgeteilten Denkmäler des Altbergamaskischen anzunehmen. Erwünscht wäre besonders eine sprachliche Untersuchung der Übersetzung des Trésor Brun. Latinis, die in einer Hs. der Marcusbibliothek enthalten is.
Édouard Bourciez, « Revue critique d’histoire et de littérature », 28, 1894, pp. 310–311. Ce volume forme le tome X de la Bibliothèque Romane qui se publie sous la direction de M. Fœrster : il est digne en tous points de ses aînés, exécuté avec le même soin et la même méthode scrupuleuse. M. Lorck y a groupé et élucidé tous les anciens textes de Bergame, que nous avons conservés pour la période du moyen âge. Ils tiennent en une centaine de pages (p. 67–163). D’ailleurs, il faut bien avouer que la date du ixe siècle, indiquée comme point de départ, est presque un trompe–l’œil : jusqu’au xive siècle, on n’a de Bergame que quelques formes dialectales vulgaires, recueillies dans des documents latins, et qui occupent juste six lignes. Je ne veux pas dire, bien entendu, que ces rares formes ne soient précieuses pour l’histoire de la langue. C’est au xive siècle que commence en réalité la littérature bergamasque : elle a un caractère purement religieux. De cette époque M. L. publie Il Decalogo (191 vers) ; un Salve Maria (38 vers) ; une Passion de forme très fruste ; une intéressante Dispute entre un pénitent et le frère confesseur (60 vers), et enfin un très curieux fragment de 28, vers qui
boga, 612 póleg (die Lautlehre berücksichtigt nur die Form, nicht die Bedeutung), 703 trescá, 707 sigez, 755 moyol, 997 mezé u. s. w.
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sent l’imitation de nos fabliaux et marque déjà le passage de la littérature religieuse au genre plus profane des contes (Le mari jaloux qui s’habille en prêtre pour confesser sa femme). Le xve siècle est représenté par un important Glossaire latin–bergamasque, qui ne contient pas moins de 2134 mots. — Une introduction étendue expose la phonétique et la morphologie des textes publiés, et des notes copieuses, rejetées à la fin, en éclaircissent les difficultés lexicographiques. Le nouveau volume de M. Lorck est donc vraiment scientifique dans son ensemble : il rectifie sur bien des points les travaux antérieurs de Tiraboschi et de Zerbini ; il ajoute quelques données nouvelles à celles que Meyer–Lübke avait mises en œuvre dans sa Grammaire. C’est une contribution importante aux études de dialectologie italienne du moyen âge.
Pier Enea Guarnerio, «Giornale storico della letteratura italiana» 12/1–2, 1894, pp. 428–435. Gli studiosi della nostra storia letteraria delle origini ben conoscono l’importanza dei documenti del dialetto bergamasco, uno dei più cospicui in quel periodo, e però non possono non salutare con compiacimento questo grazioso volumetto, il decimo della Romanische Bibliothek edita dal Förster; e tanto più giustificato è il loro compiacimento, in quanto che ne è autore il Lorck, che fin dal 1890 nella dissertazione di laurea, Lautlehre eines lat.–bergam. Glossars, Bonn, Georgi, diede così bella prova di essere preparato a siffatto lavoro. Però l’aspettazione degli studiosi sarà alquanto delusa da quell’aggiunta al titolo ‘IX–XV Jahruhndert [sic]’, la quale dice più che il libro non contenga. E invero, i documenti del sec. IX al XII si limitano a poche singole parole, spigolate da carte latine, quelli del sec. XIII mancano affatto, e quindi per la massima parte sono del sec. XIV e XV. Inoltre di inedito non c’è nulla, e anzi parecchi testi sono già noti per diverse edizioni. Ciò per altro non scema il valore del libro, poichè dei documenti è data una lezione più accurata, frutto in gran parte di diligenti copie, fatte di sui codici da quello scrupoloso e acuto interprete che è il Förster.1 Specialmente il noto glossario lat.–berg., che è il più copioso dei testi, si presenta come in una veste nuova, e ne aveva bisogno, lasciando troppo a desiderare l’edizione fatta dal Grion nel Propugnatore, III1, 80–88. E tutti poi i documenti sono diligen1 Il dotto professore non avendo potuto vedere nè nel manoscritto nè nelle bozze il volume del Lorck, pubblica nel Literaturblatt f. gem. u. rom. Philol., col. 445, fasc. 12, dec. 1893, un prezioso elenco di correzioni ed appunti al testo del glossario lat.–berg., a cui sarà indispensabile ricorra chiunque voglia studiare siffatto documento. E parimenti dovrà vedere un’accurata recensione del Mussafia nello stesso Literaturblatt, col. 53, fasc. 2, febbr. 1894.
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temente interpretati e annotati in modo da presentare raccolto in un volume, che si può dir definitivo, tutto quanto fu tratto in luce finora, della florida produzione bergamasca fino al sec. XV. Ma vediamo più da vicino il contenuto. Precedono le annotazioni fonologiche ai testi. La maggior parte del lavoro è già nella dissertazione di laurea sopra ricordata, e ben lo s’intende, essendo il glossario lat.–berg. il documento più lungo. Però lo spoglio è ora completato con esempi desunti dagli altri testi più antichi, e migliorato con qualche opportuno ritocco; ma non è qui il luogo di insistervi. Ricorderò solo come l’etimo *lapidev d’onde l’it. laveggio, sardo lapia ecc., cfr. Romania, XIX, 484 n. e XX, 67 n., trovi felice conferma nella frase degli Stat. berg. vasa lapidea ad coquinam; la quale indusse alla correzione della p. 234 il Lorck, cui erano rimasti sconosciuti i due luoghi testè addotti. Seguono poi le annotazioni morfologiche e alcuni appunti sulla metrica, ai quali è da fare qualche correzione, come si avrà occasione di vedere più innanzi nella revisione dei testi. A tacere delle due dozzine circa di vocaboli dialettali (ni I e II) con tinta latina dei sec. IX–XII, già fatti conoscere dal compianto Zerbini nelle sue Note storiche sul dial. berg. (cfr. questo Giorn., VII, 457), i veri documenti letterarî cominciano col sec. XIV, e primo per antichità come per importanza viene (no III) il Decalogo del 1253, già noto per ben cinque edizioni, a cominciare dalle due del Biondelli, 1853–56, a scendere all’ultima dell’Ulrich nel suo poco felice Altitalianisches Lesebuch, 1886. Il Lorck ne dà ora un’accurata lezione secondo la copia fattane di su il ms. dal Förster, offrendo in nota le varianti, dove discorda dal Tiraboschi e dal rosa, e ricordando le forme genuine del cod., ove era necessario qualche emendamento. Il Decalogo, quantunque senta ancora troppo della forma latina, o meglio di quella pretensiosità letteraria, così caratteristica della poesia religiosa dell’alta Italia nel periodo delle origini, ne è certo uno dei documenti più interessanti e però in tutto degno delle cure che vi spese attorno il L. Le note, di che confortò il testo, sono opportune nella loro parsimonia e di solito giuste; ma, prescindendo da qualche lieve trasposizione e aggiunta per ristabilire le rime, che vedremo or ora, ecco qualche appunto. Al v. 49 il L. dà nel testo a–n–ol e poi nelle note, più correttamente, a–no–l e spiega al no egli no, supponendo una separazione del pron. pers. a–l, entro cui si inserirebbe la particella negativa no; del qual fatto troverebbe la conferma in alcuni altri esempi. Inverisimile è siffatta supposizione, poichè è evidente che a è quel pronome di carattere indefinito, che è tanto comune nelle parlate lombarde e può venir preposto ad ogni altro pronome od anche star solo davanti al verbo, come ben vide il Salvioni Fon. mil., p. 123, e l la y non sono che pronomi enclitici aggiunti alla particella negativa, come si ode tuttora nel venez., che dice: loro no i
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sa loro non sanno, ecc.2 E molto più inammissibile è la separazione che si avrebbe di luy nell’esempio a lu–no–y, v. 54, mentre è chiaro che nel verso Caso ados a lu no y trovarí, la particella y non è che l’enclitica odierna ghe, come dicesse: ados a lu no trovarí. Al v. 84 de è piuttosto esclamazione per deu! cfr. v. 100; e re da intendere reu, onde il senso, che al L. non par chiaro, sarà: Dio! non facciamo come fa il cattivo servo, che non riconosce per nulla (non ha nessuna riconoscenza) a chi gli serve (gli fa beneficio). Non ben compreso il senso dei vv. 107–110, che è: Il quinto comandamento [dice]: non far morire nessuno, nè permettilo col cuore nè colla lingua nè cogli onori; guarda di non errare, chè a Gesù faresti dispiacere, ecc.; e però sta bene il ni negativo innanzi a consentire, e dopo onori andrà un punto e virgola. Di questo componimento il L. non ha sempre esattamente riconosciuta la forma metrica, che è a noi pervenuta sfigurata assai per le ignoranti manipolazioni del copista; nè è possibile ammettere che ora si abbia un sistema di rime, ora un altro, così per es. a a b b c c nella 2a strofe, mentre è a a a a b b nella 1a e nella 3a seguenti. In un’edizione definitiva come la sua, che doveva soddisfare al duplice interesse linguistico e letterario, sarebbe stato bene che egli si fosse adoperato a reintegrare la forma metrica, che presumibilmente aveva il componimento nella sua origine, allo stesso modo che ha procurato di correggere nelle note le storpiature del senso. Il Decalogo doveva verisimilmente constare di una serie di 35 sestine di alessandrini, collo schema a a a a b b, come appare regolarmente nella 1a strofe. Nella 2a la rima dei primi quattro versi è in -ore, ed è ottenuta facilmente nel terzo verso, trasportando cho la ment prima del cho–l cor; non così facile è il reintegrare la rima nel primo verso, il cui infinito de honorar corrisponde al principio degli altri comandamenti; negli ultimi due sarà certamente amare e ve voy cuytare con la correzione proposta pure dal L. La 3a, 4a e 5a sono regolari. Nella 6a bisogna fare una trasposizione nel quarto verso, dicendo a mos[es] el fo dig, e probabilmente la rima sarà stata nella forma latineggiante scripto Egipto benedicto dicto; gli ultimi due versi hanno la rima, ma sono deficienti di sillabe. Nella 7a mancherebbe la rima nel secondo verso, che è anche monco, e però sarà forse da aggiungere solament, come suggerisce il Mussafia, l. c. Regolari la 8a e la 9a; la 10a manca di un verso b; stanno bene la 11a e la 12a, ma con la 13a comincia anche a guastarsi la riunione dei versi, così essa abbraccia i vv. 72–77 con le rime 2 Ed è tanto più strana la supposizione del L., in quanto che nella fonologia, p. 19, spiega esattamente il pron. pers. al e riferisce le parole del Salvioni, le quali col notare che a può venir preposto ad ogni altro pronome, potevano fargli pensare che ciò dovesse avvenire anche quando preceda la particella negativa.
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padre falare (invece di falire) observare honorare, e nei due ultimi con la correzione quanto tu po e la trasposizione e–l sange so, dopo di che va certamente un punto fermo. La 14a dai vv. 78–83 con le rime: inzenerati portati (e qui una virgola) dati resaziati, sudore honore; la 15a dai vv. 84–89: servente niente menescredente certamente, sole fiolo; la 16a dai vv. 90–95: spudava (?) piava strasinava parlava, strasinare padre; la 17a dai vv. 96–101: fenire falire avire pentire, vergonia zigonia; la 18a dai vv. 102–106 e manca di un verso in -are; volare covare mangiare, amaestramento demoramento; la 19a dai vv. 107–110 e manca dei due versi b b; la 20a dai vv. 111–116, e a completare le rime, bisognerà leggere tayoe all’indicativo in rima con madoe; la 21a dai vv. 117–119 deficiente di tre versi, uno della serie a, e i due b b; la 22a dai vv. 120–125 e la 23a dai vv. 126–131 sono regolari e parimente la 24a vv. 132–137, la 25a vv. 138–143, la 26a vv. 144–149, nella quale però sarà forse da leggere: che de lor [fi] scampare in rima con abissare. Nella 27a vv. 150–154 manca un verso della chiusa in rima con testamento. Tra i vv. 155–164 dovevansi comprendere almeno due strofe, ma i dieci versi che ne rimangono sono così guasti, che non saprei come ripristinare la forma originaria; forse la 28a va dal 158 al 160, correggendo quest’ultimo verso, come propone anche il L., con la trasposizione sentenza ye a mandata e la 29a dai vv. 161–164, difettando di due versi della serie a in rima con allora e seniore. Molto guasta anche la 30a di tre soli versi 165–167; invece abbastanza regolare la 31a vv. 168–173: dire cavalere morire pentire, pecato trebulato. La 32a è smembrata, avendo alcuni suoi versi frammisti ad un frammento della 33a, ma è facile vedere anche dal contesto della narrazione, che alla 32a appartengono i versi con le rime: serore desenore furore revoltay (da correggere in revoltoe), ulcis e comis, mentre alla 33a i soli due versi: a le cride (da correggere in a de cridava) e domandava. La 34a ha le prime quattro rime: rason possesione masone ronzon, e manca delle due b b; e infine la 35a completa: Abel fradel belo castey (da corr. in castel), rasia via. Per testo no IV segue la Salve Maria (Salutacio Virginis Mariae), desunta dalla stessa pergamena del 1253 del Decalogo; già edita dal Rosa e dal Bartoli nella sua Crestomazia della poesia it. delle orig., è qui data anch’essa secondo una copia del Förster. Meno importante del precedente componimento per estensione, è però abbastanza notevole e per la lingua, che appare più spoglia di pretensione latineggiante, e per la forma metrica. È costituita da una serie di decabillabi rimati a coppia, le cui rime sono di solito ben conservate, se ne togli i vv. 25–30, dove è guasta nè si vede come si possa ripristinare. Anche al v. 34 manca la rima, ma è facile ritrovarla, portando fosef alla fine. Negli ultimi due poi si cambia misura e si ha semplicemente l’assonanza, Maria e disiplina. Della preziosa raccolta di documenti e carte bergamasche che il Tiraboschi fece con tanto paziente amore, proviene la Passione (no V), già fatta conoscere dal Rosa e qui offerta di su una copia dovuta alla cortesia del Novati e del conte
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Lochis. Essa appartiene al sec. XIV e mostra un dialetto già più disinvolto e schietto. Consta di una lunga serie di quartine di decasillabi, colle rime a a b b. È sol guasta la prima strofa, di cui restano i due versi: Chi vol odi de–l mort segnior Cum al mori cum grant dolor. . .
dopo i quali è ovvio arguire che seguisse un invito all’attenzione. Nella 2a strofa poi si ripristinerà la rima leggendo gli ultimi due versi così: Voley tradí nostro signio(r) Ma no ga say trova caso.
A ciascuna strofa precede una parola, a mo’ d’intitolazione, che il L. trascrive chi e suppone sia il principio della prima strofe, che si ripete innanzi a ciascuna col suo invito a porgere attenzione. L’ipotesi, per quanto probabile, rimane pur sempre insolita, onde mi pare molto più verisimile la supposizione del Mussafia, l. c., che propone di leggere ohí! ‘udite’, confortato in ciò dalla lauda seguente, che ha a mo’ di ritornello planzí! Inesatta la nota al v. 73, e da correggere di conseguenza l’osservazione sulla metrica a p. 63, perchè yustisia è evidentemente verbo = yustisiá giustiziare. Al v. 110 sarà certamente may da major e non occorrerà supplire ingual; e al v. 225 non e–l moliment, ma al moliment presso il sepolcro, cfr. v. 211. La ricordata raccolta del Tiraboschi, come ci fa sapere lo Zerbini, l. c., comprende parecchie composizioni d’argomento sacro del sec. XIV, e sarebbe stato prezioso contributo al libro, se il L. avesse potuto farcene conoscere qualche cosa. Invece egli non ci dà (no VI) che 5 strofe del Lamento della Vergine che ne comprende 16 e una strofa dell’altra lauda di ben 22, riproducendole dallo Zerbini, da cui procede pure il frammento della Salve Regina (no VII), tratta da un codice cartaceo del sec. XIV. I pochi versi delle due laude mostrano come esse corrispondano al formulario delle altre numerose consorelle d’ogni regione d’Italia; mentre gli alessandrini rimati a coppia del frammento, di mezzo al fraseggiare intinto di latino della parafrasi, risentono di un calore d’affetto veramente notevole. Dopo le poche voci di un glossarietto lat.–berg. andato perduto (no VIII), e le poche frasi di un esercizio grammaticale (no IX), seguono, pure del sec. XIV, due componimenti di molto interesse per la storia letteraria, e cioè il contrasto tra una penitente e il frate confessore (no X) e la novelletta in versi del marito geloso che si veste da prete per confessare la moglie (no XI), tratti entrambi da un’imbreviatura del 1340. Il primo è già noto ai lettori di questo Giornale (VII, 458), dove venne pubblicato per intero, reintegrandovi la forma di ballata di ottonarî, che non era
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stata veduta dallo Zerbini. Il L. ne dà ora una lezione secondo la copia fattane dal Förster, ma confrontandola col testo pubblicato dal Giornale. Il senso vi corre bene, ravviato qua e là dalle note appostevi; v’è però da correggere ancora qualche punto. Alla fine del v. 46 andrà una virgola e dopo il 48 un punto e virgola, e invece nessun segno dopo il 47, come dopo il 49; al v. 41 legge bene il cod. sanza tenore nel significato di ‘senza indugio’, e qualche cosa di simile si riscontra pure nella frase del vocabolario it. tenere il tenore ‘tenere il fermo’ e simili. L’altro è un vero e proprio fableau, che disgraziatamente ci si conserva in modo assai guasto e frammentario. È in alessandrini accoppiati e merita che ci fermiamo alquanto ad esaminarlo. La donna chiede al marito, che essendo pasqua rosata la lasci andare a confessarsi, dicendo: Lase–me andare [. . . . . . . . . .], marito fino A confersar–me in poco co–l meo padrino
perchè così saranno da ricostituirsi i vv. 3–4. Il marito concede esclamando: Oy De lass–a me dolento! se e te ga laso andare!
nel qual modo io leggerei il v. 5 e sarà la risposta alla moglie, mentre i versi che seguono, esprimeranno i dubbî che si suscitano nell’animo del geloso, onde sono legittimi starave di 3a pers. e soe. Con tutto ciò e anche accettando la correzione suggerita dal L. co–le soe companiesse a la messa anasse, confesso che mi rimane sempre oscuro il v. 7. In seguito manca di certo un verso, come dimostra la rima, e fors’anche più d’uno, ne’ quali si dirà che il marito va dal prete e lo prega di prestargli la sua cappa. O padrino meo zentille, presta–me una cappa in poco Che voria star zelato
e qui metterei un punto. Come si vede nel resto, il marito è un mercatante, e però io penserei che l’ultima parte del v. 10 e favelar co–l mercadante
sia guasta e significhi che il prete favellò col mercante, o meglio che ‘così parlò il mercante’. Il v. 11 sarà da completare con qualche parola, per indicare che il prete acconsentì [. . . . . . . . . .] e co–lla cappa se reco davante
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correggendo il te in se. Il marito, indossata la tonaca, se ne va al confessionale; la donna lo vede e lo riconosce al camminare, e dopo la lacuna di un verso dice: Ben zurarave (invece di zurave) qu’ello e–l meo marito
Ha luogo la confessione e, ridendo in cuor suo, la donna confessa che volle sposarsi in una casa con un mercadante (il marito) piuttosto che in tutto il mondo; ma seguita dicendogli che ora è innamorata di un bel prete, Con quel preyto e son zazuta mille volte sot un lanzolo, Per zo l–amo e–ll–o amato (invece di ello amante) più che la matre lo fiolo.
e conclude pregando che tenga celata la sua penitenza. Così finisce il curioso fableau, che fa degno riscontro a quella novellistica antimonastica, che ha il suo gran monumento nel Decameron. Occupano i ni XII, XIII e XIV le poche voci e frasi del Vocabularium breve di Gasparino Barzizza, del Frammento grammaticale, e di alcune deposizioni testimoniali, già edite dallo Zerbini, l. c., e si arriva all’ultimo e più importante documento (no XV). Questo glossario lat.–berg. consiste in un elenco di ben 2135 voci latine con le corrispondenti bergamasche, che si conserva in un cod. del sec. XV della Biblioteca universitaria di Padova. Già edito troppo leggermente dal Grion, come dissi, è ora qui pubblicato con ogni maggior cura; per quanto è possibile ne è ricostituito il testo, dove appare guasto, e le note nei casi dubbî indicano sempre la forma genuina del ms. Qualche svista è sfuggita e il Förster, dalla cui copia trasse il L. la sua edizione, ne fece l’accurata revisione che ho sopra ricordata. Al testo del glossario seguono poi ben 344 postille etimologiche, che chiudono il libro e ne sono la parte veramente originale, interessante, pregevole sotto ogni rapporto, onde sono da collocarsi insieme a quel primo fondamento della nostra lessicografia dialettale, che è il Beitrag del Mussafia. Molte voci antiche e moderne dei dialetti lombardi e veneti trovano in queste postille la loro spiegazione etimologica, confortata da una larga e sicura conoscenza di tutto il materiale lessicale non solo dei linguaggi dell’alta Italia, ma sì anche delle altre parti, che tutte concorrono a dar la chiave di importanti problemi etimologici. Tra le più notevoli veggansi la n. 27 sui derivati dalla rad. butt-, come berg. botas mil. botaš ecc. con cui manda i modi di dire it. di botto, berg. de bot ecc.; — la n. 46, dove è felice la distinzione dei derivati da fru–i nel senso di ‘consumare, logorare adoperando’, come da fructus fructare, e quelli parimenti da frui nel senso invece di ‘utile, ricavo, frutto’; — la n. 56, in cui raggruppa la numerosa famiglia delle voci dialettali risalenti alla rad. gar- gal- garl- in queste tre sue
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forme. E alla stessa base sarà da ricondurre il genov. sguará squarciare, lacerare, spaccare, che non differisce dal sardo isgarrare e che torna nel côrso inguerá rovinare, gueru danno, ne’ quali però l’appendice labiale susseguente al g fa dubitare di qualche immistione con altra rad. tedesca. Assai felici sono la n. 60 intorno ai derivati d’ordine morale da nomi d’animali, come storno, tordo, allocco, oca, e la n. 77 invece sulla derivazione da nomi di piante di alcuni sostantivi e verbi dinotanti un malessere fisico o morale, come per es. il lomb. loj sloj fiacco floscio, da lolium, cfr. it. allogliato. Quanto all’etimo αἲρα αἲρικος, d’onde con l’agglutinazione dell’articolo tante voci lomb. che esprimono sonnolenza, stordimento ecc., mi pare che anche l’it. lero, a cui non saprei perchè ha fatto seguire un punto interrogativo, sia da ricondurre alla stessa fase, tanto è vero che in alcuni luoghi è detto ‘capogirlo’, dall’effetto che fa in alcuni animali che lo mangiano. Anche la n. 73, in cui propone pel lomb. smargaš e voci della famiglia, l’etimo ted. morsc, mi pare soddisfi a tutte le esigenze fonetiche e logiche; del pari della n. 94 intorno ad alcune voci speciali, discendenti dal lat. med. raca raga, nel che è indubbiamente la chiave del tanto tartassato ‘ragazzo’; e della n. 293 su alcuni derivati da baculus + occo o da battere ecc. Ma non la finirei a voler rilevare tutto ciò che meriterebbe. Mi si permettano piuttosto alcune lievi aggiunte e osservazioni. Alla n. 7 sta bene quello che dice di cüna, cüneta concavità, ma veramente stiracchiata la spiegazione di cuna del nas; molto meglio il Mussafia che legge cima. — Alla n. 8 mi pare sicura la derivazione, e per l’alterazione del mu- in mi- cfr. anche il côrso di Bastia miscinghinu ‘moccichino’ e poi ‘ragazzo’. — La base di cui tocca alla n. 9 è viva in tutta la Sardegna nello stesso significato: muccaloru, muccadori ecc.; — n. 20. Allo stesso genere di formazione quale a pe appiè, a galú a coscia, accanto, appartiene il côrso a tala infino, in cui continua talus tallone, quasi dicesse ‘al tallone’; — n. 141. Spiegazione più ingegnosa che vera; forse è guasto il testo e completando la supposizione del Mussafia leggerei lo materas confi over ol sacho, il materasso gonfio ovvero il saccone; — n. 142. Non da mandare con la rad. pic- Körting, s. v., ma piuttosto con picollo Mussafia, Beitrag, 88; — n. 206. Le voci sarde, che sono meridionali, gina, inginna, ingignai, mi farebbero pensare a un derivato da gignere, che in quella varietà sarda ben potrebbe dare gignai ginnai; e così senza accettare, che non è possibile, l’etimo γύνη, se ne seguirebbe l’idea, perchè la gina o zina o zigna verrebbe a dire, la generatrice; — n. 343. Mi pare che il L. faccia qui confusione tra due serie di voci, perchè l’it. sparagnare, berg. spargní, ret. spargnier non sono che allotropi di *spar(a)miare con mia- in gna-, come in bestegnare bestemmiare, Parodi, Romania, XVIII, 603, mentre per l’it. spargirica, ven. pad. ver. spargirico ecc. potrà darsi l’altro etimo proposto.
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Ma è ormai tempo che io lasci questo pregevole volume, non senza raccomandarlo all’attenzione degli studiosi sì della storia letteraria che della dialettologia, chè ne è ben degno.
Ernesto Giacomo Parodi, «Rassegna bibliografica della letteratura italiana», 2/5, 1894, pp. 143–149. È un eccellente lavoro, che merita d’essere segnalato agli studiosi italiani. Il suo scopo è anzitutto linguistico; e più che nell’edizione dei testi, qua e là manchevole, il valore del Lorck si palesa nello spoglio fonetico e nelle ricerche etimologiche, con cui si chiude il volume. Queste ultime sono senza dubbio la parte migliore e più nuova dell’intero lavoro; e per la bontà del metodo, la varietà delle cognizioni, la larga dottrina lessicale riescono un contributo veramente importante allo studio dei dialetti dell’Alta Italia. Certo le mende non mancano, e talvolta si fa sentire il desiderio di maggiore prudenza, congiunta a più scrupoloso rispetto delle leggi fonetiche. Sennonché, la prudenza è dote che si può acquistare col tempo; e nel lavoro d’un giovine piace assai più veder risplendere quelle doti, che ben si possono sciupare possedendole, ma non mai acquistare, se manchino. Il volume s’apre con una breve introduzione, che delimita il territorio bergamasco (1–4); segue lo spoglio fonetico e morfologico (5–60), con qualche osservazione sulla metrica e sulle rime (61–64); infine i testi e le note. I testi de’ secoli IX–XII si riducono a poche parole staccate, estratte da carte latine (I, II); il sec. XIII non è rappresentato; il XIV invece lo è assai bene, dal noto «Decalogo» (III), da altre cinque poesie di varia contenenza (IV–VII, X–XI), da due frammenti di glossarj (IX e XII) e da due frammenti di carattere grammaticale (VIII e XIII); infine il XV da alcune frasi d’un documento notarile (XV) e sopratutto dal «Glossario latino– bergamasco», già noto per un estratto pubblicatone dal Grion (XVI, pp. 95–163). L’edizione di questo importantissimo testo è lo scopo principale del lavoro;1 e ad esso si riannodano le già ricordate ricerche etimologiche (pp. 167–220), illustrando la massima parte de’ vocaboli, che vi sono raccolti. Spiace che il L. non abbia pensato di darci di tutti i vocaboli del «Glossario» un indice alfabetico. Una revisione dei testi è già stata fatta dal Mussafia, colla sua solita acutezza e la sua grande competenza, nel numero di febbrajo del «Literaturblatt»; non restano quindi che spigolature. Egli ha pur indicato quale dovette essere in origine la forma metrica del «Decalogo»; ed io oso appena dire che ero venuto alla
1 Il Lorck si è servito di una copia del Förster; che non sempre abbia letto bene, si vede da una serie di correzioni pubblicate dal Förster stesso: Litteraturbl., dic. 1893, col. 445.
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medesima conclusione, tranne piccole differenze nei particolari. Il «Decalogo» si compone di sestine della forma aaaabb; cosicché il v. 7 doveva terminare con honor (al De h.?); il v. 9 cho la ment e cho–l cor; 13–16 tutti in -at; 25–29, 66–69 tutti in -ar; 177 se revoltoye, ecc. Dopo il 110, il Mussafia propone di inserire i vv. 178–179, e avrà fors’anche ragione, quantunque si trovino un po’ troppo lontano; si potrebbero però considerare come due strofe intere i vv. 107–112 e 113–118, correggendo, per la rima, tayasse in ulzisse 115, come il L. stesso propone, e madoe in disse 116; il v. 119 a me sembra un’aggiunta posteriore. Quanto poi ai vv. 178–179, dovrebbero inserirsi dopo il 185, sebbene il senso faccia qualche difficoltà. Dal 150 al 164 la confusione è inestricabile; sono forse due strofe, l’una composta dei vv. 150–153 e 155–156 (qui punto), l’altra dei vv. 157–160 e 163–164; sarebbero quindi da sopprimere i vv. 154 e 161–162. V 31: a o al spiava? 103 daye per doye mi pare un puro errore; 180 su su l. suzo? IX 7 el me inzoa ‘mi giova’, che risponde ad inclinor. Diversamente il Mussafia. X 50 straculare può parere un po’ troppo pittoresco; non sarà da leggere straseculare? Spoglio fonetico. — Per questa parte e per ciò che rimane, mi contento di indicare le osservazioni più ovvie, senza entrare in difficili e lunghe discussioni, non adatte all’indole del giornale. — A tonico: che -arium si faccia -er, per ‘umlaut’, come il L. dice, anziché per via di -airu, non pare probabile, cfr. dinairi in Bonvesin; solo, invece di -airu, sarà da porre -airi, come forma primitiva. Mi sembra poi che, in corrispondenza dell’ital. -ieri (-iere), si possa ammettere anche pel lombardo un origin. eri(us), la cui oscura origine vuole ad ogni modo esser rintracciata nel latino. — Per ceresa castegnia cfr. Studj ital. di filol. class. I, 395 n., 397. — Che i participi in -ente, per -ante, si devano all’azione dell’–i di plurale, è affatto improbabile. — Si desidererebbe qui qualche notizia sul trattamento di -ai: e hai, faré farai, ecc. a atono. Un esempio di e . . . e, tevernazando III 49, cfr. remengo Muss. Mon. 229 ecc.; e assimilazione sarà pure in bordonal, cfr. il crem. berdenal, e in lotó. — Che nel milan. pond, moden. componder, bologn. arponder, il d sia di svolgimento fonetico, non mi sembra sicuro. e tonico chiuso volgar latino. Il genovese non mostra che lievissime traccie del fenomeno, per cui e dopo palatale si fa i; l’i di liga poi è comune a tutta l’Alta Italia e non ad essa soltanto. Del resto questo capitoletto dovrebb’essere, per dir così, rovesciato; i, e non e, è il riflesso normale di é chiuso, come mostra anche il bergamasco odierno; i pochi casi di e vanno studiati ad uno ad uno, e devonsi a cause speciali, come femena, od. femna, o a poca popolarità, come ceri; re e simili stanno da sé, perché la vocale è all’uscita. Così solo nel dialetto vivente potrebbe cercarsi la chiave dell’alternarsi di i ed e in sillaba chiusa; ma stringa e binda hanno ragioni particolari, poiché mostrano i anche in altri dialetti, ove sarebbe
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normale e; lo stesso potrebbe dirsi di spid. Finalmente l’a di sanza si deve, come nell’antico toscano, alla proclisi; cfr. il prov. ara, spiegato allo stesso modo in certe mie note catalane, Rendic. dell’Acc. d. Lincei, 1887, p. 194, ed ora pur dal Crescini, Man. prov., p. XXVI e CLXI. e atono. Anche in Liguria si ha e, articolo femminile, davanti a consonante, i davanti anche a vocale. — Strano che si citi come esempio di e in a, il che delle unioni plu cha, mey cha, mentre si tratta di quam, molto ben conservato negli antichi monumenti dell’Alta Italia. — Se vito per vite III 63, è esatto, può citarsi come un caso sporadico del noto passaggio di -e in -o. i tonico. La norma, per cui -ina diventa -ena, non si estende di solito, come mostra di credere il L., anche all’–in(u) maschile; anzi all’analogia di -in si devono i frequenti -ina conservati, così pelegina oregina; pizen è su pizena. — Forse potevasi ricordar fastudi III 118, cfr. Meyer–Lübke it. gr. 36, dove a torto si dubita della forma fastubio, frequentissima nell’antico pavano. — A zey giglio vanno messi accanto gli odierni bergam. carestea, dé dì, csé così, che qui (Biondelli, Dial. gallo–it. 50). i atono. Che in us luz sia caduto un -i, è inesatto; invece accanto ad altrù, colù, si dovevan ricordare ma mai V 192, zudè V 202; e così, sotto -o, meritava un cenno De V 208 ecc. Di tug tutti, morg morti, molimeng tromeng ecc., conveniva parlare anche sotto le diverse consonanti, per risparmiare ai meno pratici errori d’interpretazione e di lettura. o tonico aperto. Vanno da sé omo, bo, con -o schietto, non ö, cfr. um VIII e Roman. XXII 301 sg. Per ostium, vedi ora St. it. di filol. class. I 438. o tonico chiuso volg. lat. Non credo, nonostante che spesso si sia affermato, che il genov. u sia meno chiuso del toscano. au. Pel passaggio di au in o, si può anche ammettere la trafila ou oo. Consonanti. Intorno alle doppie nei dialetti dell’Alta Italia, cfr. Roman. XXII 314. — lj. smöj molle è da un vb. *molljare. — gl. zesia è esempio molto diffuso, e non mi sembra improbabile che devasi a dissimilazione, *g(j)esia da *g´jesia; quanto alle forme bresciane, citate in nota, veća ma veg´ e simili, dubito molto che sieno esattamente trascritte. m. In scagnio e simili trovasi di norma un -i analogico, ma nel milan. soñ si sono confusi somnu e somniu, come nel genov. sönu (ö breve). Il n davanti p e b, devesi all’effettiva pronuncia dell’Alta Italia, cfr. Roman. XXII 314; invece non credo di errare, attribuendo il fatto analogo degli antichi testi toscani all’attrazione dei composti con in- e con-. In gambar si ha un b molto antico, poiché la forma gambarus è sconsigliata dal grammatico Caper; e qui accennerò pure ad albeus, p. 73, che si trova già nell’‘Appendix Probi’, ediz. Förster, nm. 70. Infine gombet gambüs ramponci pajono tutti da spiegare con false etimologie o commistione di due temi.
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n. La caduta di n in coven risale al latino; cuytar è un caso speciale, molto esteso, nel quale il dittongo deve aver facilitato la riduzione del n a un semplice strascico nasale, che poi sparì del tutto; in biastemato quado può riconoscersi il noto fenomeno bergamasco, ma che non appajano esempi della caduta di n davanti a labiale, non significa nulla, poiché come s’è detto, non può parlarsi di veri mp mb. r. Casi di dissimilazione sono dred arad ecc.; più in là non andrei. v. Nei riflessi italiani di *catreda bisogna riconoscere immistioni estranee, anche se tra queste non si voglia accogliere quadriga. Ad esempio nel genov. carega non potrebbe spiegarsi altrimenti la conservazione del r. c. Che lo svolgimento del k in g, j nel vocabolo vodà vokitare non si lombardo, nessuno vorrebbe negarlo, poiché si tratta di fenomeno latino! g palatale. Fra gli esempj di caduta, mi pare manchi plantana 1258 (e forse è da confrontare calí caligine, nonostante la n. 161); cfr. il tosc. frana, l’od. berg. proána, proaná, l’ant. genov. proanar ecc. Non intendo poi o mi sembra inutile quel che si dice di majstad e di meitat, ove l’i è ciò che resta di ie. t. Nei riflessi di -tj non mi raccapezzo bene: lavez è da escludere; i verbi in -atiare -itiare avrebbero meritato la citazione di qualche esempio, se non altro per togliere il dubbio che si tratti d’un equivoco; lo ‘stimmlos’ s del milanese mi riesce enigmatico, se però non si tratta d’un errore di stampa. Di gos gosuda si desidererebbe sapere quale etimologia proponga l’autore; io vorrei risalire a *gauteo, da gauta, e l’ital. gozzo, con o chiuso, sarebbe rifatto su gargozza e la finale -ozzo in genere. Ma è possibile che abbiano lo stesso valore il s di gosuda bolsó ingosa, e quello di poson artesá? — Pel t di cavred è da confrontare cravei Arch. glott. it. XII 397, vocabolo che certo risale, come conferma l’antico genovese, a *caprēti e non a *caprelli. Certo è formazione strana. — Noterò infine che non mi soddisfano le osservazioni del L. intorno ad int ind, persuaso come sono che si tratti di intus, con cui s’è spesso mescolato inter, e forse intro. Il cont lombardo dovrà il suo t all’apparente parallelismo in: int = con: cont; saronte fassante ecc. sono meno facili che non li voglia l’A., e la sua spiegazione non li chiarirebbe. D’altra parte, nelle ‘Aggiunte’ il L. taccia d’inverosimile l’ingegnosa supposizione del Bianchi, che nel tosc. indel si sieno mescolati intel e del; ma perché non confutare le molte prove che l’appoggiano e le sicure testimonianze dell’esistenza di intus nell’Italia centrale? Né di ‘Erhaltungstrieb’ o di simili fenomeni puramente psichici io oserei parlare, come di cose sicure e provate, quando non risultino da attrazioni analogiche;2 tanto meno poi vorrei servirmene per spiegare il raddoppiamento di n
2 Fenomeni psichici ammetteremo tuttavia pei cosidetti ‘accidenti generali’, e in ispecie per l’‘assimilazione’ e la ‘dissimilazione’; ben più regolare è la metatesi. Spero di ritornare su tutto ciò; cfr. intanto Paul, Principien, 58.
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nel tosc. innel, che non è se non una nuova composizione di in e nel (cfr. En nella vigna va Best. Eugub., pubblicato dal Monaci nei Rendic. dell’Acc. dei Linc., 1888, sonetto 8). Negli antichi documenti lombardi e veronesi si trova senza dubbio enn per en, ma che importanza possiamo attribuirgli, quando la geminazione delle consonanti è sconosciuta ai dialetti cui appartengono? Morfologia. È piuttosto povera, rispetto alla Fonetica; plangis V 97 potevasi citare fra gli imperfetti congiuntivi; cogniove v. 245 è messo tra i verbi forti, ma la rima ci obbliga ad accentar cogniové, curiosa mescolanza del perfetto forte col debole, la quale si trova anche in Bescapé, v. 1932. Infine si vorrebbe sapere come spieghi il L. la 2a persona plur. del futuro, che ha un i accentato, retornariti, averiti, dirí ecc., se l’‘ulmlaut’, come egli afferma, è estraneo ai testi che pubblica. Cfr. é chiuso. Eccellenti, come ho detto, sono le annotazioni lessicali. Osserverò soltanto: n. 27: botta volta s’è certo mescolato con votta (l. bŏta, vŏta); — n. 28: buzecha non può andare coi vocaboli, citati dal Diez e dal Körting sotto bozza, perché mostra sibilante sonora, né d’altra parte giova il supporre sia stato influenzato da buz e simili, perché resterebbero sempre inesplicati l’it. buzzo ventre e il genov. büśa (ü breve). Va dunque corretto l’articolo del Körting. — n. 46: cosa frugiada ha nel glossario per corrispondenti latini ‘tritus’ e ‘frictus’; si tratta dunque di due vocaboli omofoni, ma diversi, e frugiada ‘frictus’ è certo da *frictata, cfr. furtaia frutaia nel Calmo, ed. Rossi, e inoltre Arch. glott. it. I 534. Solo a frugiada ‘tritus’ possono applicarsi le osservazioni del L., ma non riescono molto persuasive, ché anche nel genovese del 500 esiste frogiar: *furiculare? — n. 49: il comasco stramonta vale ‘montar oltre il giusto’ e sta da sè! — n. 51: il dantesco ‘ferza de’ di canicular’, e l’od. it. ‘sferza del sole’, sono uniti con ferire in modo molto curioso; d’altra parte si esagera la difficoltà del lad. fiers, che può essere estratto dalle forme atone, secondo il tipo iè: e, cfr. nieve. — n. 56: qualcuno dei vocaboli citati come dipendenti da anca, es. slacát, sarà invece da connettere con lacca Beitr. 72; scherligá è studiato anche in Rom. XVII 64. — n. 60: il sicil. strunari va con ‘tuono’; stronar gridare è pur dell’antico genovese. — n. 74: travonar anziché da transfundere sarà da *tra–abundare, con nd protonico in n, cfr. Meyer–Lübke it. gr. 131, e le forme passate alla 3.a con., come travonder, saranno da spiegare coll’analogia. — n. 87: rüd ‘spazzatura’, ‘letame’, è già stato connesso, e giustamente, mi pare, con rudus; inoltre tutto quello che si dice di sl in sj, a proposito di basg´a, non persuade affatto. — n. 94: il ráis lombardo va certo con heredex di Bonvesin. — n. 102: il comasco scrocá ‘scattare con strepito’ risulta dalla fusione del verbo, che in italiano è scoccare, col verbo che in italiano è crocchiare, genov. krukā’ ecc. — n. 122: il berg. feladura crepatura non è probabilmente che un derivato di ‘filo’, cfr. l’ant. genov. firagno, che ha lo stesso significato, ma non fu rettamente interpretato dal Flechia, Arch. glott. it. VIII 353. Oggidì nel genovese si
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ha soltanto avenöja, propriamente ‘venatura’, che può confrontarsi, pel trapasso di senso, col vocabolo in questione. — n. 152: sono aggruppati insieme vocaboli che la fonetica vuol disgiunti. — n. 159: di stelladía si dà, senza alcun commento, la cervellotica spiegazione del Tommaseo ‘stella diva’, mentre si tratta di *stillatia; questo poi sta all’ant. lomb. stellaría, Arch. glott. it. XII 434, come lo zeladia del n. 793 sta all’ant. genov. zeraria, Arch. glott. it. VIII 405. — n. 164: col milan. brascà, abbracciare, uniremo anche il genov. abrasków affamato, cfr. Arch. glott. it. VIII 318. — n. 189: il berg. böc böga è unito in strano modo con vöt. È da confrontare il genov. bög´u (ö breve), da un *bŏkulu? — n. 192: non vedo bene perché sia così risolutamente escluso l’etimo latino elisus pel lomb. liśo, genov. lisu ecc. ‘logoro’, che poi si disse, per l’esterna apparenza, anche del pane mal lievito. Ricorderò, dagli Uffizj drammatici de’ Disciplinati dell’Umbria, pubblicati dal Monaci nella Riv. di filol. rom. I, ‘(Cristo) così alliso e’ nsanguenato’ p. 268, str. 7. — n. 197: caruca pare sorto dalla commistione di due temi (caries + eruca?); il resto è molto ardito. — n. 206: il γύνη (sic) che il Cherubini e il Monti propongono pel ven. emil. zena zina ecc. (agg. marchig. gina, sicil. jinna), ha qualche attrattiva; tuttavia preferirei il lat. agīna. — n. 207: col trentino bora si può forse unire bora, Mon. ant. 276, che il Mussafia lasciò senza spiegazione; l’etimo però rimane incerto, nonostanti i raggruppamenti tentati dal L. — n. 257: rauz non potrebbe essere rapīceum. — n. 260: bignaga armeniaca è certo alterato sotto l’influenza di brigna prugna (o bügnaga di brügna); — n. 262: barimbaga birimgaba barambagola orbacca ecc., proverranno da *loribaga, e per la notevole assimilazione sillabica ricordano il tosc. bomberaca ‘gumma arabica’. — n. 273: Brera, con r estirpatore d’iato! Sarà piuttosto un derivato in -ariu. — n. 278: il berg. sbadigia sbadesa è unito con badare; ma il senso? D’altra parte è difficile trarlo da batillum o *batile, se non si voglia ammettere che sia stato confuso con altri temi, trasformando variamente il suffisso; l’etimologia poi che il Caix dà di sbadigliare, *ex– pandiculare, è affatto inammissibile. — n. 293: molte notevoli osservazioni, ma spesso non ben fondate; il c di baćóc resta sempre oscuro, e in fondo persuadono poco la maggior parte delle derivazioni di baculus; bagolar è forse da unire con ‘vagolare’, cfr. parmig. bagolarsla darsi buon tempo; il mant. bacigar sarà tutt’altra cosa, e nel milan. baćocá tentennare, sciaguattare sarebbe da vedere se non concorrano due verbi, uno dei quali risponda a *pappjucare, genov. paćügā’, piem. paćoké impacchiucare, diguazzare, acciabattare, ecc. ecc. — n. 303: zebulí è certo da zebulín. — n. 331: el cazer vale ‘il cadere’, ecc.