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Italian Pages 193 Year 2019
IL CODICE DELLE CREATURE ESTINTE L’ O P E R A P E RDUTA D E L D O TTO R SP E N CE R B L A CK
E. B. HUDSPETH
Text Copyright © 2013 by Eric Hudspeth All rights reserved. First published in English by Quirk Books, Philadelphia, Pennsylvania. Italian rights arranged in agreement with Trentin Agency. Literary & Film Agency. @ 2019 Moscabianca Edizioni Traduzione di Mauro Maraschi Revisione della traduzione a cura di Silvia La Posta e Federico Lenti Revisione del latino a cura di L. K. Peka ISBN 9788831982160
www.moscabiancaedizioni.it [email protected]
NOTA DELL’EDITORE
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LA VITA DEL DOTTOR SPENCER BLACK
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1851-1868: INFANZIA
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1869: L’ACCADEMIA DI MEDICINA
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1870: IL REPARTO C
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1871-1877: IL MATRIMONIO E LA TRASFORMAZIONE 24 1878: IL RAGAZZO-CERBIATTO
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1879-1887: IL CIRCO AMERICANO
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1888-1908: LA RINASCITA DELL’UOMO
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CODEX EXTINCTORUM ANIMALIUM
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SPHINX ALATA
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SIREN OCEANENSIS
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SATYRUS HIRCINUS
90
MINOTAURUS ASTERIUS
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GANESHA ORIENTIS CHIMÆRA INCENDIARIA
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CANIS HADES
130
PEGASUS GORGONEUS
140
DRACO ORIENTIS
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CENTAURUS CABALLUS
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HARPYIA ERINYS
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resurrectionnist
Nota dell’editore
Q
uesto volume non avrebbe visto la luce senza l’infaticabile sostegno e il generoso contributo del Museo di storia della medicina di Philadelphia. Nel corso degli ultimi quindici anni, i rispettivi curatori hanno setacciato numerose colle-
zioni private, sia negli Stati Uniti che in Europa, alla ricerca dei diari, delle lettere e delle illustrazioni perdute del dottor Spencer Black, uno degli scienziati più anticonformisti e straordinari che l’Occidente abbia mai conosciuto. Com’è noto alla maggior parte dei medici e degli studenti di medicina, il dottor Black si guadagnò una certa notorietà alla fine del diciannovesimo secolo grazie alle innovazioni da lui apportate nel trattamento delle malformazioni genetiche. Nessuno potrebbe negare che Black sia stato un vero e proprio prodigio: già all’età di vent’anni il suo lavoro era apprezzato dai chirurghi di tutto il mondo. Eppure, il plauso della comunità scientifica non durò a lungo. Buona parte del suo operato successivo rimane avvolta da polemiche, leggende e insinuazioni riguardo a esperimenti abominevoli. E oggi, grazie al materiale qui raccolto, abbiamo la certezza che le sue ricerche furono persino più ardite di quelle che si potevano leggere nei romanzi gotici in voga negli stessi anni. Molte delle lettere e delle illustrazioni contenute in questo libro ci sono state donate dagli eredi del fratello del dottor Black, Bernard. Si tratta di materiale andato disperso dopo il Convegno internazionale di scienze moderne del 1938 (dove fu mostrato soltanto di sfuggita, per via delle proteste del pubblico). Altre lettere, annotazioni e illustrazioni, giunte a noi da un anonimo donatore e qui pubblicate per la prima volta, ci offrono scorci inediti della vita privata e delle conquiste professionali di Black. Questo volume si apre con la biografia, fino a oggi la più completa, del chirurgo che ha scandalizzato il mondo occidentale, seguita da una quasi esaustiva riproduzione del suo magnum opus: Il codice delle creature estinte. Insieme, questi due straordinari apparati costituiscono il dossier definitivo sulla vita e sulle ricerche del dottor Spencer Black.
La v i ta d e l d o t to r S p e nce r B l ac k
1851–1868
Infanzia Nel mio immaginario infantile il braccio iracondo di Dio era sempre teso e pronto a colpire. Spencer Black
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pencer Black nacque nel 1851 a Boston, nel Massachusetts, tre anni dopo suo fratello Bernard. Il padre era il noto chirurgo Gregory Black; la madre, Meredith, morì dando alla luce Spencer, e la sua scomparsa rese entrambi i ragazzi inquieti
per tutta l’infanzia. Gregory Black era uno stimato docente di anatomia dell’Università di medicina di Boston. Durante le sue lezioni praticava la dissezione di cadaveri in un periodo in cui le salme disponibili scarseggiavano e gli anatomisti erano costretti ad affidarsi ai “resurrezionisti1” per portare avanti le proprie ricerche. Gregory custodiva alcuni dei suoi
cadaveri preferiti nello studio, vestiti e disposti in posizione eretta in una macabra rassegna anatomica. Essendo tra i più importanti professori della città, con un numero di studenti che aumentava ogni anno, il suo fabbisogno di salme superò presto la fornitura autorizzata. Diventò così uno dei principali acquirenti di cadaveri rubati della zona, e finì per disseppellire parecchie salme con le sue stesse mani, aiutato dai giovani figli. Nel suo diario, Spencer descrive queste esperienze nei dettagli. Avevo poco più di dieci anni quando quella sventura ebbe inizio. Ricordo la prima notte meglio di qualsiasi altra. Mio padre mi buttò giù dal letto poco dopo aver svegliato mio fratello Bernard. Anche in seguito, l’avrebbe sempre fatto alzare prima di me, affinché l’aiutasse a preparare la cavalla e a legare il carretto. Nel diciottesimo e diciannovesimo secolo, veniva definito resurrectionist chi trafugava le salme e le vendeva alle scuole di medicina. Poiché non esiste un corrispettivo in italiano, qui si è scelto di adattare il termine alla forma originale [n.d.t.].
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Alcune ore prima dell’alba, nel gelo notturno, uscimmo di casa e camminammo fino al fiume, dove avremmo dovuto attraversare un ponte che conduceva a una strada buia e nascosta – il punto migliore per entrare nel cimitero e per abbandonarlo senza dare nell’occhio. Stavamo in silenzio, per essere certi che nessuno ci notasse. Era una notte particolarmente umida: aveva piovuto e nell’aria si percepiva ancora l’odore fresco del temporale. Percorremmo il ponte con lentezza. Ricordo la resistenza e lo scricchiolio delle ruote del carretto, che, al primo rumore improvviso, rischiavano di attirare l’attenzione del vicinato. Il manto della nostra vecchia cavalla emanava vapore e la condensa del suo fiato mi tranquillizzava: era una creatura innocente, ma era anche nostra complice. L’umidità, invisibile al buio, si depositava su di noi. Tutti i rumori prodotti dalla nostra lugubre marcia cessarono quando, superato il ponte, attraversammo il terreno muschioso che circondava il cimitero. Una volta dentro, mio padre si rilassò e, con gioia serafica, ci condusse verso un appezzamento da poco adibito alle sepolture. Quelli come noi li chiamavano “resurrezionisti”, o trafugatori di salme. A quell’età non avevo ancora un’opinione negativa della fede in Dio. Mio padre non era religioso, ma i miei nonni sì, e mi avevano impartito un rigoroso catechismo. Anche per questo avevo molta paura di ciò che facevamo in quelle notti: di tutti i peccati più orrendi che un uomo potesse commettere, rubare un morto mi sembrava il peggiore. Nel mio immaginario infantile il braccio iracondo di Dio era sempre teso e pronto a colpire. Eppure temevo mio padre più di quanto temessi il castigo divino. Lui ci ripeteva che non c’era motivo di aver paura. Lo ribadì anche quella notte, mentre scavavamo e il fetore della decomposizione si sollevava dalla fossa. Dopo alcuni minuti raggiungemmo la bara di tale Jasper Earl Werthy, ammorbidita dall’umidità della terra. Il legno si spezzò, sprigionando l’odore ripugnante della morte. Misi giù la pala, contento che fosse mio padre a occuparsi di tirare fuori il corpo, dispensandoci così da quel compito. Il volto di Jasper si era trasformato in una maschera grigia e incavata, la sua pelle somigliava alla buccia di un’arancia ammuffita. Fu così che venni introdotto al mestiere di mio padre.
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Subito dopo, Black riporta una breve poesia intitolata Un’orribile visione e ispirata alla sua esperienza di trafugatore di salme. Si tratta dell’unica composizione poetica rinvenuta tra le carte del dottor Black e rispecchia quell’impulso creativo che in seguito si sarebbe ampiamente manifestato attraverso le sue illustrazioni. Un’orribile visione Una notte m’addormentai dopo ore buone, e l’indomani ebbi un’orribile visione. Nottetempo era morta la mia amata, e nella bara era adesso confinata, sotto la terra dove tutt’è calmo e tace, per poi attendere il Signore nella pace. Andai a trovarla, afflitto e addolorato, ma il corpo dell’amata se n’era andato, non in paradiso, ma senza alcun clamore, dalla fossa allo studio del dottore. Nell’inverno del 1868 Gregory Black morì di vaiolo, una malattia che, secondo molti, sarebbe stato in grado di curare senza difficoltà se ne avesse avvertito i sintomi per tempo. Fu subito dopo il funerale che Spencer comunicò la decisione di studiare medicina. Dai suoi scritti si deduce che pensasse alla morte come a un concetto astratto: spesso la definisce “il fenomeno dei viventi” e considera il decesso del padre un evento insolito piuttosto che tragico. Mentre gettavano la terra sulla sua bara, intorno a noi regnava la tranquillità. Attesi a lungo. Mi aspettavo di ricevere un ordine o un suggerimento, un qualsiasi segnale che confermasse che la sua morte mi aveva portato via qualcosa, ma non percepii nulla di simile. Anche Bernard tenne per tutta la vita un diario delle proprie esperienze personali e professionali. Dopo la sua morte, avvenuta nel 1908, la moglie Emma ne riportò alcuni stralci nel memoriale In viaggio con un naturalista americano. Il passaggio che segue fu scritto nella settimana in cui Gregory era venuto a mancare:
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Il giorno del funerale, mentre io ero devastato dalla perdita di nostro padre, Spencer sembrava euforico. Si è gettato sulla tomba con foga, come se volesse inseguire la morte per scoprire dove si nascondeva. In seguito alla scomparsa del padre, nell’autunno del 1869, Spencer e Bernard si trasferirono a Philadelphia, dove furono affidati alle cure degli zii Zacariah e Isadore. Gregory aveva tenuto da parte dei risparmi per la propria sepoltura, che però si rivelarono insufficienti a coprire le spese del funerale. Zacariah e Isadore pagarono il resto di tasca propria, ed è probabile che si trattò di una somma significativa. Anche allora un funerale dignitoso si pagava a caro prezzo.
1869
L’Accademia di medicina La verità è un bene raro in questi tempi di rivelazioni empiriche. Quale prova può confermare che il sole splenda su entrambe le facce? Io non posso dimostrarlo, ma ciò implica forse che non sia vero? Sir Vincent Holmes, biologo e fondatore dell’Accademia di medicina di Philadelphia
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i tempi del trasferimento a Philadelphia, Bernard aveva già completato i primi tre anni all’Università di medicina di Boston, mentre Spencer era arrivato soltanto al primo. Entrambi si immatricolarono all’Accademia di medicina di Philadelphia per
proseguire i loro studi. Fu durante quell’anno che Spencer cominciò a scrivere il suo diario. Settembre 1869 L’essere umano è un tale miracolo! Proverò a scrivere un resoconto della mia vita, la cronaca dei miei studi e delle mie esperienze all’Accademia di medicina qui a Philadelphia, lontano dal suolo natio. Non è stata una mia scelta quella di intraprendere la carriera medica, bensì una questione di predestinazione, di volontà divina, o di una qualche simile invenzione dell’uomo. I miei genitori erano brave persone, istruite, ma ora se ne sono andati entrambi. Mia madre spirò dandomi alla luce; mio padre era presente quando accadde: da un lato accoglieva la mia nascita, dall’altro la morte di sua moglie. In seguito ci parlò di lei raramente. Mio padre morì di vaiolo quando avevo sedici anni, durante l’inverno. Ricordo chiaramente di aver assistito al suo trapasso, e che non piansi.
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Mentre giaceva nella bara, pensai che avrebbe potuto risorgere. Sarebbe uscito dalla fossa, avvolto in un tappeto da alcuni sconosciuti con il viso immerso nelle tenebre e sporco di cenere. Sarebbe poi stato trascinato sul sentiero e quindi caricato su un carretto. Pochi secondi dopo, con uno schiocco delle briglie, il cavallo l’avrebbe portato via. Mio padre era un anatomista famoso e rispettato e sapevo che aveva acquistato parecchi cadaveri per le sue ricerche; ora avrebbe potuto rendere un servizio alla scienza per un’ultima volta. Quando si muore non si ascende in paradiso né si sprofonda all’inferno; si viene invece guariti dalle malattie e liberati dalle sofferenze della mortalità. La consapevolezza è soltanto un sintomo del nostro corpo ed è secondaria al mistero della nostra chimica corporea. Ed è con sincera dedizione alla biologia che mi riprometto di eccellere come scienziato e medico. Il corpo intero è l’anima, e il mio coltello affonda nella sua carne: prometto che la lama del mio bisturi gli mostrerà sempre il dovuto rispetto. All’Accademia di medicina, Spencer Black si distinse da subito per le sue capacità. Sia i docenti che gli altri studenti intuirono che presto sarebbe diventato un giovane professionista delle arti mediche. Particolarmente serio e acuto per la sua età, Spencer si guadagnò la nomea di uno dei talenti più promettenti del Paese. Bernard coltivava interessi ben diversi: aveva deciso di concentrarsi sulle scienze naturali, sui fossili e sulla storia. Uno degli insegnanti che ebbero maggiore influenza sul giovane Spencer fu lo scozzese Joseph Warren Denkel, che aveva studiato all’Università di medicina di Boston ed era stato compagno e amico di Gregory Black. Durante la Guerra civile, aveva prestato servizio come medico di campo, eseguendo centinaia di amputazioni, anche se molti dei pazienti erano poi morti a causa delle infezioni. All’Accademia di medicina di Philadelphia, Denkel era considerato un medico carismatico, spesso scherzoso con pazienti e colleghi, nonché incline al gioco d’azzardo e ad altri turbolenti svaghi serali. Lui e Spencer divennero buoni amici. In quegli anni, la medicina stava attraversando una fase di profondi cambiamenti, sia in America che nel resto del mondo. Gli scienziati iniziavano a comprendere il ruolo dei batteri nelle infezioni, e le pratiche sanitarie erano migliorate sensibilmente. L’abitudine di lavarsi le mani o immergerle nel fenolo era sempre più diffusa, e stava rimpiazzando la convinzione che il sangue coagulato sulle mani dei chirurghi fungesse da barriera sanitaria naturale o che non ci fosse alcun nesso tra la sterilizzazione e le infezioni contratte durante le
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operazioni. L’introduzione dell’anestesia rivoluzionò l’attività dei chirurghi, permettendogli di svolgere gli interventi con più calma e senza preoccuparsi del dolore dei pazienti. Black accolse con entusiasmo questi progressi ed era elettrizzato all’idea di potervi contribuire. Durante il 1869, il suo primo anno all’accademia, Black cominciò a studiare le malformazioni del corpo, e in particolare quelle che si presentavano in modo raro, accentuato e spesso letale. Non era facile studiare soggetti con queste caratteristiche, poiché spesso morivano giovani o vivevano segregati in casa. Buona parte dei primi studi di Black fu influenzata da una visita al Grossemier Museum di Philadelphia. Il museo ospitava lo scheletro tristemente famoso di due gemelle craniopaghe (siamesi), morte alla nascita, alle quali erano stati dati i nomi di Ella ed Emily. Proprio sul loro infausto destino, Black scrisse il suo primo articolo scientifico, che fu molto apprezzato ma non ebbe ampia diffusione: era infatti opinione comune che le ricerche di Black meritassero meno attenzione di quelle sulle malattie infettive, sulle pratiche chirurgiche più efficienti o sul miglioramento dell’anestesia, e molti sostenevano che, concentrandosi sulle deformazioni congenite, il giovane medico stesse sprecando il suo talento. In quel periodo, Black sfogava la frustrazione nel suo diario: Sono assorbito dallo studio dell’anatomia. Denkel continua a sostenere le mie ricerche nonostante gli altri professori le considerino dettate da “un interesse inutile e infruttuoso per le mutazioni del corpo”. O Denkel è davvero interessato alle mie ricerche oppure è all’oscuro delle loro opinioni, anche se propendo per la prima ipotesi. Che la vita sia un miracolo è ormai assodato, per questo mi interessa di più riuscire a comprendere i casi in cui questo miracolo fallisce. Denkel e io stiamo lavorando a un altro articolo da pubblicare in primavera. Sono certo che si dimostrerà illuminante. Spencer cominciò a dedicarsi con impegno all’illustrazione durante quel primo anno all’accademia. Non era raro che i medici disegnassero qualche schizzo tra le righe dei propri appunti, ma Black era particolarmente bravo a farlo, e finì per essere pagato da altri ricercatori affinché illustrasse le loro pubblicazioni. Uno di questi era il rinomato botanico e viaggiatore Jean DeLain. La collezione di DeLain era conservata nel museo dell’Università del Broadshire, dove Black si recava spesso a studiare. Anche se con discontinuità, Black lavorò con DeLain per diversi anni, illustrando per lui centinaia di esemplari di piante.
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Tre delle piante illustrate da Spencer Black per il botanico Jean DeLain, tutte dalle proprietà peculiari ben note. Il tasso comune è dotato di semi molto velenosi. L’albero può vivere per oltre venti secoli e si dice che alcuni esemplari abbiano superato i novemila anni di vita. Presso alcune comunità spirituali, il tasso è adorato per la capacità di trascendere la morte. La sua resilienza ha spinto parecchie civiltà a venerarlo come simbolo di rinascita e immortalità. Dall’albero della mirra si ricava una resina ambrata, celebre nella cultura cristiana come uno dei tre doni offerti al bambino Gesù. La mirra è alla base di uno degli incensi più diffusi ed è tutt’oggi usata per le sue qualità aromatiche e terapeutiche. Il mughetto, estremamente velenoso, è legato a molte storie e leggende. È noto anche come Lacrime della Vergine, perché si dice che sia sbocciato dalle lacrime di Maria durante la crocifissione di Gesù Cristo. Alcuni credono che possa donare il potere di immaginare un mondo migliore. È inoltre il simbolo del ritorno della felicità, o del ritorno di Gesù Cristo.
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Figura 1. Actias luna, esemplare maschile. Falena. Figura 2. Papilio machaon. Macaone. Farfalla. Figura 3. Parnassius apollo. Apollo. Farfalla. Figura 4. Pomponia imperatoria. Cicala gigante. Cicala.
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Sto facendo notevoli progressi con le illustrazioni. Mi procurano un gran sollievo dalla scrittura e dallo studio; riesco a riflettere molto meglio quando mi concedo la solitudine del disegnatore. Spencer scrisse anche numerosi appunti sugli insetti e sulle piante che ritraeva. Si interessò in particolare agli insetti che subiscono una muta. Il giovane scienziato, affascinato da qualsiasi processo di trasformazione, disegnava spesso la cicala e la menzionava di frequente nel suo diario e nelle sue corrispondenze. 22 novembre 1869 In estate, quando spuntano dalla terra, le cicale mutano in un insetto alato, cantano, si accoppiano, depongono le uova e infine muoiono. Le pupe escono dai loro esoscheletri attaccati agli alberi, cadono a terra e scavano fino a nascondersi nelle profondità del terreno, dove vivono per più di un decennio. Che ineffabile meraviglia! Emergere dalla terra dopo un periodo così lungo per trasformarsi e generare delle ali. Rinascono dall’utero del proprio corpo, abbandonandolo come un guscio vuoto, e si lasciano il mondo alle spalle. Questo tipo di metamorfosi (benché non radicale quanto quella di farfalle e falene, almeno in apparenza) ha, a mio vedere, un significato particolare per l’uomo: anche a noi, dopo un lungo periodo trascorso nelle tenebre, è concesso di vivere per un tempo troppo breve. *** 1 dicembre 1869 Mi sono appassionato a una delle commissioni assegnatemi da DeLain. Il professore ha bisogno di numerose illustrazioni di piccoli insetti bizzarri per un libro al quale sta lavorando. Gli insetti da ritrarre, tutti già catalogati e appuntati con cura con degli spilli, arrivano da diverse parti del mondo: Guinea, Malesia, Africa e Asia. Mi affascina molto studiare le minuscole differenze che intercorrono tra le loro strutture. Non c’è tutta questa distanza tra uomini e insetti, anche se ciascuna specie svolge in natura le sue rispettive funzioni, così meravigliosamente diverse tra loro.
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Figura 1. Lo stadio della pupa, appena emersa dal terreno. Figura 2. L’insetto abbandona l’esuvia, rinato. Attende di recuperare le forze. Figura 3. Completato lo sviluppo, la cicala può volare, cantare, accoppiarsi e far sì che il ciclo ricominci da capo.
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1870
Il reparto C L’insieme delle prove scientifiche di cui disponiamo oggi è frutto del lavoro di osservatori oggettivi e non della ripetizione di uno studentello istruito. Dottor Spencer Black
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erso la fine del secondo anno di università, Spencer era arrivato a dedicare ai misteri del corpo umano la quasi totalità del suo tempo. Eseguiva un numero elevato di dissezioni presso l’Accademia e altri istituti, ed è molto probabile
che ne praticasse anche per proprio conto. Alcuni credono che l’esperienza al fianco del padre, durante l’infanzia, gli sia tornata utile a individuare e dissotterrare cadaveri di recente sepoltura per le sue ricerche; tuttavia, non scrisse mai nulla che possa confermarlo. Nello stesso periodo, Bernard aveva completato gli studi e si era trasferito a New York, dove aveva intrapreso una fortunata carriera presso la Società della scienza; i suoi successi, però, furono presto oscurati da quelli del fratello. Già all’età di diciannove anni, Spencer Black era considerato uno dei più brillanti giovani scienziati della Nazione. L’impegno, la grinta e la passione con cui si dedicava alle sue ricerche traspaiono dalle pagine del suo diario: Febbraio 1870 In questi giorni sto lavorando senza sosta, ma non ho ottenuto risultati evidenti. Sono arrivato a pensare che ci sia qualcosa di importante e ancora da scoprire a proposito dell’anatomia, qualcosa di più significativo di una semplice deformità fisica o di un difetto dello sviluppo. Finora i miei studi sugli embrioni non mi hanno permesso di definire le origini né l’intento di queste
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malformazioni. Esse appaiono del tutto insensate poiché è ancora un mistero cosa stia alla base del loro manifestarsi. In quanto scienziati, medici e filosofi, non possiamo permettere che assurdità come divinità e demoni mettano in discussione la nostra logica. L’essere umano è in grado di camminare, parlare, attaccare e difendersi. Di norma, ogni uomo può fare tutte queste cose straordinarie; eppure, ancora oggi, continuano a nascere individui incapaci di svolgere una qualsiasi di queste attività. Non so se scoprirò mai il motivo per cui alcuni bambini vengono al mondo senza braccia o certi gemelli sono fusi tra loro, o perché qualcuno nasca con più dita del normale, o con nessuna. Perché l’essere umano ha l’aspetto che ha? Perché non un’altra disposizione degli stessi elementi? Questo è ciò che devo comprendere prima di andare avanti. Per capire cosa ha generato un sesto dito devo prima stabilire perché la norma ne prevede cinque. Tutte le questioni legate al malfunzionamento della natura mi lasciano profondamente turbato. Non ho mai creduto alla concezione secondo la quale Dio e la natura rispetterebbero soltanto alcune leggi, tra cui quella della funzionalità. Ho dovuto lottare contro l’idea che quel congegno perfetto che è il nostro corpo sia in grado di fallire. Com’è possibile che un organismo muti e abbandoni uno dei suoi compiti specifici senza sostituirlo con nessun altro? Si tratta di princìpi fondamentali che non possono essere ignorati per poi ricorrere a parole barbare come “deforme” o “malato”. Limitarsi ad affermare che un soggetto è disfunzionale significa negargli i vantaggi di una nuova identità. D’ora in poi analizzerò le origini profonde del dubbio che mi tormenta: perché il corpo può avere forme diverse? Nella primavera del 1870, Black intraprese presso l’Accademia di medicina un innovativo programma chirurgico dedicato all’analisi e alla correzione dei difetti di nascita operabili. Lo scopo era quello di comprendere come aiutare coloro che erano affetti da deformità e come prevenire questa condizione nelle nascite future. Joseph Warren Denkel, in quanto mentore di Black, fu invitato a supervisionare il programma, che prevedeva anche la partecipazione del dottor Joab A. Holace, uno scienziato americano noto per le sue ricerche sugli embrioni e sui gemelli siamesi. Black rimase subito colpito dal dottor Holace, come risulta evidente da un appunto sul diario, datato maggio 1870.
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Avevo già assistito ad alcune sue conferenze ed ero rimasto impressionato dalla sua abilità oratoria: le osservazioni che dispensava quasi con noncuranza assumevano il tono di profonde rivelazioni. Si ha l’impressione che i suoi pensieri siano preformati, come se li avesse elaborati con cura la notte prima e li condividesse poi con generosità, al pari di un uomo facoltoso che getta ai poveri monete che non hanno chiesto. C’è molto da imparare da lui. L’Accademia permise a questa nuova équipe di utilizzare una sala operatoria al terzo piano, dove poteva disporre di tutta la luce, la riservatezza e lo spazio di cui aveva bisogno. Questo laboratorio prese il nome di Reparto C. Dotato delle migliori attrezzature moderne – microscopi, prodotti chimici e strumenti chirurgici d’avanguardia –, il Reparto C divenne presto famoso come uno dei laboratori di ricerca più avanzati al mondo. Senza dubbio, era quantomeno unico nel suo genere. La squadra di ricerca era costituita da Denkel (direttore del reparto), due chirurghi (Black e Holace) e due esperti di mutazioni. La prima operazione fu effettuata il 3 giugno del 1870. Il paziente era un giovane con le dita fuse tra loro, una condizione nota come ectrodattilia o “chela di granchio”, per via dell’aspetto che conferisce alle mani. Si trattava di un’operazione relativamente semplice e riuscì alla perfezione. L’estate seguente, l’équipe operò una ragazza affetta da polidattilia, una condizione che di norma comporta la presenza di dita o arti in eccesso. La ragazza, però, possedeva addirittura un secondo braccio destro fuso con quello regolare per tutta la sua lunghezza: sembrava che avesse un unico enorme arto che culminava con dieci dita. In poche ore i chirurghi riuscirono a rimuovere il braccio superfluo, e in seguito la paziente si riprese alla perfezione. Il successo di quest’operazione fu riportato da tutte le riviste mediche degli Stati Uniti e ripreso da diversi articoli sulla stampa internazionale; Black cominciava a diventare famoso e il lavoro da lui svolto era considerato rivoluzionario. Nell’autunno del 1870, Black pubblicò un controverso articolo intitolato L’essere umano perfetto, in cui sosteneva che l’uomo fosse soltanto la somma delle sue componenti evolutive. Secondo lui, l’anatomia umana per come la conosciamo era stata “assemblata” nel corso del tempo attraverso l’aggiunta occasionale di alcuni pezzi e, soprattutto, la perdita di altri. Scostandosi dalle teorie consolidate sull’evoluzione e sulla selezione naturale, la visione di Black non considerava le malformazioni alla stregua di
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incidenti, bensì come un tentativo del corpo di ricreare elementi presenti migliaia di anni prima. Secondo Black si trattava dell’unica risposta plausibile ai dilemmi della teratologia (lo studio di deformità congenite e sviluppi anormali). Scriveva: «Da dove altro possono arrivare queste informazioni? Il corpo non può generare nulla senza sapere in che modo farlo». In uno dei passaggi più discussi del suo articolo, Black affermava che le cosiddette creature mitologiche fossero state un tempo delle specie a tutti gli effetti. Secondo lui, le tracce di queste antiche forme di vita si manifestavano a volte attraverso tratti latenti, ovvero in determinate malformazioni congenite. Il dottor Holace si dissociò con fermezza dalle teorie del suo collega: fu l’inizio di quella che sarebbe diventata un’aspra rivalità. Nonostante l’accoglienza negativa dell’articolo, Black ne pubblicò altri due. Uno analizzava la memoria fisica di sangue, bile e plasma; l’altro era una ricerca sulle mutazioni nei bambini e su come il loro corpo affrontava la crescita verso l’età adulta. Entrambi gli articoli erano corredati da illustrazioni. In pochi mesi, le notizie riguardanti lo straordinario lavoro svolto dal Reparto C avevano raggiunto le comunità scientifiche di tutto il mondo e presto i suoi medici furono invitati a tenere conferenze all’estero. Le conquiste del Reparto nell’ambito della chirurgia sperimentale catapultarono Black al centro dell’opinione pubblica: nessuno poteva negare che quel successo fosse il frutto del suo imprescindibile contributo.
1871–1877
Il matrimonio e la trasformazione I medici non sono Dio, ma ne sbrigano il lavoro. Dottor Spencer Black
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pencer Black completò gli studi con il massimo dei voti. A un passo dalla fama internazionale a soli vent’anni, il medico prodigio era ormai considerato un ottimo partito dalla maggior parte delle famiglie dell’élite di Philadephia.
Black conobbe la futura moglie Elise Chardelle mentre lei era in visita all’Accademia
per una tesi di antropologia sull’evoluzione e sulla selezione naturale. Di lei non sappiamo molto, ma dagli appunti di Black si evince che fosse bella e colta, e che provenisse da una ricca famiglia di Chicago. Spencer ed Elise si innamorarono subito e, dopo soli tre mesi di corteggiamento, si sposarono nel giugno del 1871. Non ero pronto, non avevo mai preso sul serio in considerazione l’idea di sposarmi, eppure le ho chiesto di diventare mia moglie. Non saprei spiegare ciò che provavo, ma so per certo che era qualcosa di meraviglioso. Il lavoro che svolgeva al Reparto C fruttava a Black uno stipendio cospicuo, grazie al quale poté acquistare una casa piuttosto spaziosa non lontano dall’Accademia. Nella primavera del 1872 Elise diede alla luce il loro primogenito, Alphonse: era un bambino sano e in futuro avrebbe portato avanti le ricerche del padre.
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Ritratto di Elise Chardelle, 1871. Sul retro del disegno c’è scritto: “Adorata Elise, ti scrivo al tramonto, colmo d’amore per te e per la vita che trascorreremo insieme. Rispetterò in eterno, nel mio intimo e al tuo fianco, l’amore che nutro per te. Per sempre tuo, Spencer”.
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Ritratto di Alphonse Edward Black. Si tratta dell’unica immagine disponibile di Alphonse. La didascalia, scritta a mano, recita: “Mio figlio Alphonse mentre dorme. S. Black. 1872”.
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Mio figlio Alphonse è nato il primo marzo del 1872, a quasi nove mesi dal giorno del matrimonio. È venuto al mondo nella stagione delle cicale. La comunità scientifica e tutto il Paese attendevano con trepidazione gli sviluppi del potenziale dimostrato dal Reparto C. Le richieste di immatricolazione subirono un’impennata e l’Accademia dovette modificare le politiche di ammissione per adeguarsi all’improvviso prestigio acquisito. Nel 1873 le richieste di iscrizione si aggiravano sulle decine di migliaia. Il periodo d’oro del Reparto C fu interrotto dall’arrivo di una paziente di nove anni, Meredith Anne Heath. La bimba, nata con un gemello parassita, aveva due gambe in più e un braccio che le sporgeva dall’addome. Aveva viaggiato dal Colorado fino a Philadelphia soltanto per farsi operare nel Reparto C; tuttavia, già pochi minuti dopo l’inizio delle procedure chirurgiche, si presentarono gravi complicazioni e, dopo quarantacinque minuti di atroci sofferenze, Meredith morì. Anche se Holace si assunse la responsabilità della tragedia, il consiglio dell’Accademia giudicò l’evento “imprevedibile e inevitabile”. Black si accollò buona parte del senso di colpa. 12 marzo 1873 Non è stato il mio bisturi a operare, ma non ero forse anch’io presente alla morte della bambina? Non riesco ad accettare che non siamo riusciti a prevenire ciò che abbiamo causato. Appena l’abbiamo incisa, il sangue ha cominciato a riversarsi. È il contrario di ciò a cui ambisco: io voglio salvare, non dare la morte. La sua famiglia è tornata a casa – genitori, fratelli e qualche altro parente. La bimba è stata trasportata in un sudario, o in una bara verniciata di bianco, se hanno potuto permettersela. Che tipo di scienziato diventerò? Quante volte, e quanto spesso, dovrò affrontare la morte? Il turbamento di Black per l’insuccesso dell’operazione si ripercosse sul suo rapporto con i colleghi. Fu l’ultimo di una lunga serie di attriti con il suo vecchio mentore, il dottor Joab A. Holace. Comprendo l’approccio rigido e lineare di Holace alle scienze mediche, ma credo che i loro principi vadano presi con versatilità, in
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modo da potervisi appellare quando serve, ma anche accantonarli se necessario. Black sembrava non riuscire a tollerare quel fallimento e, per ragioni non del tutto chiare, riversò la responsabilità della morte di Meredith su Holace e lo staff del Reparto C. È possibile che Black stesse cercando di liberarsi da un malessere dovuto a questioni personali; in quei giorni scrisse spesso degli incubi e del nervosismo che potrebbero aver contribuito alla rottura dei suoi legami professionali. Ieri notte ho fatto di nuovo lo stesso sogno. Eravamo nel teatro anatomico e c’era un cadavere sul catafalco. Qualcuno ha sollevato il telo che lo copriva, rivelando il viso scavato di mio padre. Alcuni uomini in camice medico hanno cominciato a incidere il suo corpo e a rimuoverne dei pezzi; quando hanno finito sono usciti dalla sala. Solo allora mi sono reso conto che, nonostante mio padre fosse morto, i suoi organi erano ancora vivi: il cuore continuava a battere e i reni secernevano liquidi. A quel punto mi sono svegliato. Nell’autunno del 1874, Black dovette affrontare di nuovo l’angoscia della morte, che stavolta coinvolse la sua sfera famigliare. Elise, infatti, aveva dato alla luce la loro secondogenita Elizabeth, che era spirata pochi giorni dopo per un collasso degli organi. Pur devastato da questa perdita, Black continuò a lavorare al Reparto C. Nei successivi quattro anni, dal 1874 al 1878, dimostrò costantemente ai suoi colleghi che il suo apporto era indispensabile, e fece incredibili progressi con i trapianti, la vivisezione e la chirurgia correttiva. Grazie a questi traguardi, l’Accademia ottenne una fama senza precedenti. Mai prima d’ora un istituto come il nostro aveva mantenuto così tante delle sue promesse. Oggi un giovane studente ha la certezza di ricevere, tra queste pareti, la più qualificata e fruttuosa delle istruzioni. Dottor Alfred J. J. Strong, New York Nell’inverno del 1876, Elise diede alla luce un altro bambino, Victor, ma Black menziona appena questo evento nel suo diario. Il medico, adesso venticinquenne, stava vivendo un
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periodo di profondo cambiamento. Un tempo energico, era diventato cinico e cupo, e i suoi modi, secondo diverse fonti, si erano fatti bruschi ed eccentrici. Black divenne sempre più intrattabile e intollerante nei confronti delle opinioni diverse dalla sua e la stessa tenacia che soltanto pochi anni prima l’aveva reso celebre adesso gli si ritorceva contro: la sua reputazione e la sua condizione economica furono improvvisamente a rischio. La devozione alla ricerca, però, non vacillò mai. Black era talmente dedito al suo lavoro che cominciò a trascurare gli amici, la famiglia e gli obblighi nei confronti dell’Accademia. Il gelo autunnale cede il passo alle tempeste dell’inverno. Non riesco a mettere da parte i pensieri opprimenti per dare spazio a riflessioni più lucide. Non posso far altro che contemplare la mia infanzia e ripensare a quanto sia stata deprimente. Preferirei di gran lunga una calda giornata primaverile e una stanza assolata in cui lavorare, piuttosto che l’umida e sbiadita tappezzeria di questa stagione morente: probabilmente il mio animo sarebbe più lieve se le facce che vedo ogni giorno non fossero altrettanto grigie e morte. Durante il 1877, il suo ultimo anno nel Reparto C, Black lavorò sempre meno all’Accademia, dedicando una crescente attenzione alle sue ricerche personali. Arrivò a formulare delle teorie talmente estreme da costargli l’allontanamento dal resto della comunità scientifica. A soli ventisei anni aveva scritto numerosi articoli nei quali sosteneva che gli esseri umani, attraverso determinati percorsi evolutivi e di selezione naturale, avevano perduto alcuni dei loro tratti essenziali: secondo lui, era stata la sparizione di questi elementi fondamentali a originare anomalie e deformità. Black ipotizzò, inoltre, che l’essere umano non fosse il risultato più alto mai raggiunto dall’evoluzione; riteneva infatti possibile che i nostri antenati avessero condiviso alcune caratteristiche con animali estinti o, nello specifico, con antiche creature mitologiche. Black affermava che le prove scientifiche dell’esistenza di animali leggendari fossero state occultate da qualche autorità non meglio identificata: i relativi studi tassonomici erano così stati distrutti, le trascrizioni astronomiche modificate e le mitologie riscritte, il tutto nel tentativo di mistificare la vera storia dell’umanità. Anche se di fatto non incolpò mai nessuno per questa monumentale cospirazione, Black diede spesso l’impressione di conoscerne il responsabile (o i responsabili).
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Presto diventò indifferente al successo e ai riconoscimenti del Reparto C. Sentiva di essere ben lontano dal coronamento del suo lavoro. Ai tempi dell’annotazione riportata di seguito, Black aveva già lasciato il Reparto per dedicare tutto se stesso alla dimostrazione delle sue teorie più radicali, anche se non aveva idea di come procedere. Fu un incontro fortuito nell’attrazione secondaria di una fiera cittadina a introdurlo allo studio della teratologia. Luglio 1877 Adesso, nell’epoca delle grandi scoperte, tutti i vecchi princìpi triti e ammuffiti possono essere finalmente accantonati. Devo impegnarmi a portare avanti il mio lavoro e le mie ricerche per contribuire al progresso con qualcosa di più significativo di qualche banale intervento chirurgico. C’è ancora così tanto da fare! Noi del Reparto ci limitiamo ad affettare e ricucire, non siamo davvero in grado di curare. Ma io voglio trovare il modo di risolvere questo problema una volta per tutte, per non dover mai più ricorrere alla chirurgia sottrattiva. Chiunque debba sopportare il peso della conoscenza scientifica sa, in cuor suo, che la vita non è un dono della natura, bensì il suo mistero più prezioso e segreto. La natura, infatti, non privilegia nessuna delle sue creazioni: un uomo può morire con la stessa facilità con cui una piantina viene calpestata da un viandante.
1878
Il ragazzo-cerbiatto Alphonse cresce sano e forte come una pianta in primavera. È un miracolo, una macchina perfetta! Sono sempre più contento che si sia affacciato al mondo in piena salute. Dottor Spencer Black
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a carriera e le aspirazioni del dottor Spencer Black subirono una svolta quando visitò una fiera locale (il cui nome rimane sconosciuto). Oltre a giganti, acrobati e altre “meraviglie della natura”, era presente un museo di anatomia, ovvero
una mostra di bizzarri reperti medici ed esemplari biologici anomali. Per diversi secoli, le collezioni di curiosità scientifiche, come i musei di anatomia o le cosiddette “camere delle meraviglie”, sono state molto diffuse. Fu proprio una di quelle mostre a spazzare via tutto il lavoro che Black aveva svolto fino a quel momento e convincerlo a dedicarsi alla più insolita delle ricerche, soprattutto per uno scienziato del suo talento. Questi spettacoli – e ne ho visitati parecchi – sono di solito messinscene di poco conto che lasciano lo spettatore con un gran desiderio di civiltà e buone maniere. I loro protagonisti sono spesso sottoposti al ridicolo e all’umiliazione, e di norma me li ritrovo come pazienti al Reparto, in cerca di una vita migliore o, quanto meno, di un po’ di umanità. L’esposizione consisteva per lo più in una rassegna di deformità comuni con qualche sporadico esempio di difetti anatomici più rari. La collezione includeva lo scheletro di due gemelli siamesi uniti per il cranio, il “bimbo mostruoso” (un feto di maiale in un
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barattolo) e “la sirena delle Fiji” (una scimmia e una trota cucite insieme). La vera natura dei reperti esposti era facilmente riconoscibile da chiunque avesse un minimo di familiarità con la scienza e la medicina. Faceva eccezione il ragazzo-cerbiatto: quel giovane, il cui corpo era immerso in un’ampia teca colma di formaldeide, presentava una deformazione ortopedica che comportava la flessione inversa delle ginocchia; aveva inoltre la pelle ricoperta di eccessiva peluria e due escrescenze calcaree in cima al cranio simili a corna novelle. Black si convinse subito che quell’esemplare fosse la chiave per dare una svolta alle sue ricerche. Pensava che le sue anomalie fisiche testimoniassero quell’antico passato di cui aveva tanto scritto e che fossero le prove di un codice genetico non del tutto regredito. Black fu spesso accusato di dare risposte a domande che non ne richiedevano; fatto sta che l’incontro con il ragazzo-cerbiatto alimentò l’ossessione centrale del suo lavoro: trovare una cura per le deformazioni congenite. Da quel momento in poi, Black non avrebbe mai più praticato la medicina convenzionale. L’impresario della fiera gli vendette l’esemplare per duecento dollari, ai tempi una somma considerevole. Black trasportò il ragazzo-cerbiatto a casa e ne eseguì un’accurata dissezione nel silenzio della sua mansarda e in totale segretezza: nemmeno la sua famiglia seppe nulla di quell’attività prima che fosse conclusa. È interessante notare che, negli appunti e nel suo diario, Black non si esprime come se stesse studiando un essere umano con delle malformazioni, bensì un reperto proveniente da un passato mitologico: in un arco di tempo tanto breve, il suo approccio all’anatomia e alla medicina era cambiato drasticamente. 14 agosto 1878 Finora la dissezione non ha rivelato nulla che possa farmi escludere una parentela tra l’esemplare in questione e un satiro. Ho condotto qui in mansarda una piccola capra domestica (Capra hircus) da utilizzare per alcuni confronti. Le mie analisi confermano che il ragazzo-cerbiatto è dotato di tessuti animali, ma che non è imparentato con questa specie. Temo che ricostruirne la genealogia non sarà facile: la differenza di taglia, colore e corna rende ancora più complicato determinarne la discendenza. Il ragazzo-cerbiatto mostra analogie con lo stambecco delle Alpi (Capra ibex), una delle più pure specie di capra, benché la sua pelliccia sia più simile a quella della capra tibetana (Nana nigeriana).
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Dal punto di vista fisiologico, l’esemplare è del tutto umano: a differenza dei ruminanti, ha un solo stomaco, nel quale inoltre non ho rinvenuto bezoari. A conti fatti… si può considerare umano. Sto cercando di rimanere ancorato al raziocinio mentre assimilo una mole di conoscenze zoologiche che richiederebbe una vita intera per essere appresa. Non voglio commettere ingiustizie nei confronti della creatura innocente che giace sul mio tavolo. Combatto ogni giorno con la fatica e la debolezza: l’ansia per questo lavoro e per la conoscenza che ne deriva si fa sempre più forte. Ho i nervi a pezzi, ma allo stesso tempo mi sento rivitalizzato e arricchito. Non riesco a pensare, a mangiare o a dormire, a sorridere o ad arrabbiarmi; non provo altro che l’impulso nauseante di portare avanti le mie analisi sulla creatura scuoiata che attende silenziosa in soffitta. Se ne sta lì, con la pelle sollevata e appuntata, gli organi rimossi e immersi in barattoli di formaldeide, in perenne attesa accanto a illustrazioni e appunti che documentano la sua totale e definitiva distruzione.
Disegno realizzato da Black durante le prime fasi della dissezione del ragazzo-cerbiatto. Philadelphia, 1878.
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Dai dettagli qui illustrati è facile intuire per quale motivo, nel diciannovesimo secolo, le malformazioni di questo soggetto potessero generare un simile interesse, e perché possano farlo tutt’oggi. Nei suoi appunti sulla dissezione, Black scrive: «Ho posizionato il corpo di traverso con la schiena sul banco, poi ho preparato un tavolino e un quaderno sul quale registrare la prima fase della dissezione. Procederò con cautela, prendendo nota di tutto ciò che mi passa per la testa. Disegnerò i dettagli dell’animale, l’epidermide e i tessuti che inciderò e rimuoverò nel corso dell’analisi. Sto lottando contro il tempo per portare a termine gli esami prima dell’inevitabile disfacimento di questa creatura. Devo aver cura di documentare ogni centimetro, ogni dettaglio del suo corpo. Ho paura di commettere qualche errore a causa del sudore che scivola negli occhi o della tensione nelle dita, temo di tralasciare un qualche elemento fondamentale e di non riuscire mai a rimettere insieme le tessere di questo mosaico».
1879–1887
Il Circo Americano Ho fatto a pezzi molti uomini: sul tavolo operatorio sono tutti uguali e innocenti, tanto affascinanti quanto grotteschi. Dottor Spencer Black
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oncluso lo studio sul ragazzo-cerbiatto, Black decise di pubblicarne i risultati. Era convinto che la divulgazione fosse l’unico modo per rendere concreti e utili i suoi sforzi. Black era consapevole che le sue teorie fossero poco ortodosse e
che, con ogni probabilità, gli sarebbero costate la carriera nella medicina e la reputazione di scienziato, ciononostante sottopose le sue scoperte all’Accademia. Scrisse un articolo dettagliato in cui sosteneva che le deformità del ragazzo-cerbiatto testimoniavano l’effettiva esistenza, in un’epoca lontana, della creatura mitologica conosciuta con il nome di satiro. Com’era prevedibile, l’Accademia respinse il suo articolo. Black si rivolse ad altre dodici università, tra cui quelle di Chicago, Boston, New York e Londra, ma tutte risposero al suo entusiasmo con un rifiuto. Poco tempo dopo, l’Accademia di medicina interruppe i finanziamenti alle sue ricerche. I colleghi avevano ormai compreso che Black non era più interessato a preservare la sua fama e che adesso tutta la sua attenzione era concentrata sullo studio del ragazzo-cerbiatto. La reputazione del chirurgo nella comunità scientifica precipitò: Black ormai veniva sempre più spesso screditato dalla stampa, oltre che insultato in strada e attaccato attraverso lettere private.
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Le teorie del dottor Black somigliano alle fantasticherie inverosimili di un bambino, e non alle idee di uno scienziato moderno… Le sue affermazioni sarebbero meno fuori luogo in un romanzo, il cui pubblico è più propenso ad apprezzare gli isterismi suscitati dai mostri. Dottor Joab A. Holace Il danno d’immagine fu irreparabile. Black cominciò a contrarre debiti e, senza alcuna speranza di riscatto professionale, portò avanti le sue ricerche. Più determinato che mai, si convinse di essere sulla strada giusta per compiere la più grande scoperta antropologica di tutti i tempi. Nel 1880 si unì al Circo Americano, uno degli innumerevoli spettacoli itineranti che all’epoca viaggiavano in lungo e in largo attraverso gli Stati Uniti e l’Europa. Tra questi, il Circo Americano, con i suoi quindici caravan trainati da cavalli, era di dimensioni relativamente modeste. Il Museo Anatomico del Dottor Black, che presentava una rassegna di reperti, esemplari e documentazioni raccolti dallo scienziato nel corso degli anni, ne divenne subito la nuova attrazione. Black proponeva una collezione di scheletri deformi accompagnata dalle analisi che enunciavano le cause delle malformazioni ossee. Alcuni degli esemplari erano disposti su tavoli, altri all’interno di teche, mentre i reperti più piccoli erano appesi alle travi strutturali della tenda. Per rendere più accattivanti le visite al suo museo, Black fu invitato a raccontare delle storie che illustrassero la discendenza degli esemplari da antiche creature mitologiche. Su uno dei volantini si poteva leggere: «Un bambino nato senza braccia potrebbe essere il risultato dello sviluppo confuso di un corpo al quale sono mancate le informazioni per generare delle ali, magari quelle di un’arpia». La trasformazione di Black da stimato prodigio della medicina ad attrazione secondaria di un circo fu piuttosto brusca. Lui e la sua famiglia dovettero adattarsi a uno stile di vita ben diverso da quello a cui erano abituati: viaggiare al seguito di un circo itinerante richiedeva infatti molti sacrifici, ma la moglie e i bambini si adattarono velocemente al cambiamento. Sappiamo che Elise proveniva da una famiglia ricca e colta, e nulla avrebbe potuto impedirle di trasferirsi dai suoi genitori, a Chicago, e portare i figli con sé. Invece, Elise presto divenne parte integrante del Circo, e tutti impararono a conoscerla e a volerle bene. Occupandosi della supervisione degli artisti, divenne in breve una figura matriarcale e si guadagnò il soprannome di “Mamma El”.
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L’esperienza di Black al Circo Americano non fu altrettanto positiva. Le pagine che seguono, scritte nel diario soltanto quattro mesi dopo il loro ingresso nella compagnia, rivelano già un cambiamento nella sua visione dell’attività di ricerca e della vita da circense. Settembre 1880 Finora ho dedicato tutte le energie al compimento della mia opera per doverla adesso condividere con bugiardi, criminali e assassini – poveri ignoranti la cui riluttanza a sbranarsi reciprocamente è dovuta solo al disinteresse per il sapore altrui. Già, sono proprio in buona compagnia. Ma il mio compito è assecondare i capricci di questo circo. Mi ritrovo a parlare davanti a cittadini comuni, assai poco interessati ai miei studi, che vengono qui soltanto per vedere “la donna-lucertola della giungla” – in realtà una donna di Detroit afflitta da ittiosi. Sarebbe più proficuo lavorare da solo nel laboratorio di un’università, dove potrei rivolgermi a un uditorio di studenti specializzati. Ma so che devo portare avanti le mie ricerche nonostante il disgusto per il pubblico. Non disponendo di altre fonti economiche, non ho alternative. *** Febbraio 1881 Potrei varcare i confini di questo Paese, come ho già fatto in passato, per cercare qualcuno davvero interessato ad ascoltarmi. Non sono costretto a rimanere in questo Stato: se il pubblico che merito non può venire da me, sarò io ad andare da lui, a costo di presentarmi davanti a ogni casa e bussare a ogni singola porta. Nonostante lo sconforto iniziale, Black divenne un intrattenitore di grande successo, e finì per abbracciare appieno il nuovo stile di vita. Tutti i veterani della fiera ammiravano la sua presenza scenica. Decine di curiosi si accalcavano davanti alle tende del museo ambulante per assistere a quello spettacolo così aspramente criticato dai giornali locali. Il museo cominciò a fruttare parecchio e Black non ebbe più problemi a mantenere la famiglia; riuscì persino ad acquistare un caravan personale, con tanto di cavallo da traino, per continuare a seguire il circo con maggiore comodità. Ciò gli permise inoltre di viaggiare in autonomia, soprattutto in inverno, quando la fiera chiudeva.
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Questa locandina del Circo Americano presenta il museo di Black come l’attrazione principale della fiera, per quanto fosse, in realtà, soltanto una parte di uno spettacolo molto più ampio. Gonfiare l’importanza della propria esibizione era una pratica diffusa tra gli intrattenitori delle fiere e fa destare il sospetto che sia stato lo stesso Black a realizzare l’annuncio.
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Disinvolto e schietto, il dottor Black sfidava spesso gli spettatori più scettici ad affrontarlo in un dibattito aperto. In una di queste occasioni, nella contea di Marris, a New York, nel 1881, tale reverendo William Cathaway Jr. criticò l’immoralità e i contenuti blasfemi dello spettacolo. Nello specifico, Cathaway si diceva indignato dall’affermazione secondo la quale, un tempo, l’anatomia degli esseri umani sarebbe stata ben diversa da quella di Adamo ed Eva nel Vecchio Testamento. Mentre il reverendo e lo scienziato discutevano, il pubblicò si divise in due fazioni, finché il confronto non sfociò in una rissa. I due uomini furono arrestati, ma soltanto Black fu accusato di istigazione alla violenza, anche se non venne condannato. Da quel momento in poi, e per diversi anni, Black fu vittima di molestie e arresti frequenti, poiché le autorità locali lo consideravano ormai una minaccia alla quiete pubblica. Anche se non fu mai dichiarato colpevole, gli furono imputate decine di crimini, tra i quali furto, frode e atti osceni in luogo pubblico (ovvero l’esposizione di oggetti o immagini indecenti). Anche se spesso veniva addirittura allontanato dalle città, Black rimase sempre indifferente a quella costante persecuzione: Tutte queste energie sprecate per mettermi a tacere, quando basterebbe fermarsi ad ascoltarmi in silenzio per un momento. Può davvero uno scienziato incutere tanto timore? Black comprese presto che, per quanto acuta, nessuna argomentazione scientifica sarebbe riuscita a convincere il pubblico senza delle prove concrete: decise quindi di crearsele da solo. Si convinse che le stesse procedure adottate per curare o far regredire una malformazione potevano essere impiegate per riprodurla: non doveva far altro che assecondare una tendenza già latente nella costituzione del corpo umano. Nei mesi successivi, Black sparì dalla circolazione per reinventare il suo spettacolo. Ritiratosi nella solitudine del suo caravan, cominciò ad assemblare diverse parti di piccoli animali morti per ricreare quello che, nella sua concezione, doveva essere il loro aspetto originario. Nell’estate del 1882, con l’aiuto del figlio Alphonse, che ai tempi aveva cinque anni, Black intraprese frequenti escursioni in cerca di selvaggina di piccola taglia. Quando la caccia andava a buon fine, padre e figlio riportavano le prede nel caravan, posteggiato in un campo a sessanta chilometri a nord di Philadelphia, e le smembravano. Una volta Black assemblò una sorta di bambola che riproponeva le fattezze di un’arpia in miniatura: il corpo apparteneva a un tacchino, ma sul collo tozzo, ricoperto di soffici
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piume, Black aveva posto la testa di un neonato, sottratta a un cadavere. Questa creatura fu battezzata Eva. Eva fu seguita da una serie di esperimenti più elaborati. Sfruttando la sua conoscenza della fisiologia e dell’anatomia di tutti gli esseri viventi, Black si impegnò a riprodurre ciò che, secondo lui, la natura avrebbe voluto far esistere ancora. Fu così che nel 1883 arrivò a realizzare una strabiliante camera delle meraviglie che conteneva le repliche in tassidermia di numerose creature mitologiche. Tutte le componenti umane utilizzate per creare queste assurde composizioni erano state riesumate in diversi cimiteri dallo stesso Black e da suo figlio Alphonse. Black presentò il suo nuovo museo nella primavera del 1884, girando tutto il Paese con Elise e i due figli. Nonostante i continui attriti con la polizia locale, lo spettacolo si rivelò un successo senza precedenti. 9 maggio 1884 Arrivano davanti al tendone a frotte, come sciami di parassiti confusi e ronzanti. Mentre osservano le mie opere, i loro volti assumono un’espressione di inquietudine, nella quale vedo insinuarsi lo spettro del dubbio: essi credono a ciò che vedono, e ciò che vedono sono le prove della vera storia della vita. Di solito il nuovo spettacolo veniva accolto dal pubblico con entusiasmo, ma qualche volta anche con orrore o rabbia. In una recensione si legge: «Ritrovarsi di fronte ai collage tassidermici del dottor Black è quantomeno disturbante. Le sue creature sembrano vive, e quasi ci si aspetta che aprano gli occhi da un momento all’altro. Si ha la sensazione che basti sfiorarle per farle risvegliare». Inizialmente lo spettacolo includeva soltanto una piccola arpia, un cerbero (un cane a tre teste) e un dragone orientale. La sensibilità del pubblico fu messa alla prova quando Black vi introdusse un centauro composto assemblando il cadavere di un umano e quello di un cavallo: il risultato era a dir poco macabro e grottesco, e il pubblico protestò inorridito. Un giornale di Philadelphia scrisse: «Il dottor Black torna a disgustarci: ha ormai rinunciato del tutto alla decenza e al buon senso che lo caratterizzavano un tempo». Ma Black era determinato ad andare avanti e non accantonò mai la convinzione che, in un tempo remoto, le sue creature fossero esistite davvero. Sosteneva di avere il dovere, nei confronti della scienza, della medicina e dell’umanità intera, di portare alla
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luce la vera natura dell’uomo, e ribadiva che un tempo erano esistite creature molto più bizzarre e sconosciute di quelle scoperte fino ad allora. Era certo che in passato le sirene nuotassero nelle profondità dei mari, i minotauri dominassero le colline mesopotamiche e le sfingi avessero nidificato tra le rocce del Monte Sinai, in Egitto. Black affermava persino di avere le prove dell’esistenza di queste specie antiche, e di custodirle in un baule nel suo caravan dopo essersele fatte recapitare da varie parti del mondo. Per quanto avesse davvero ricevuto diverse spedizioni, si presume che questo baule non contenesse altro che esemplari con malformazioni congenite e altre stranezze collezionate mentre prestava servizio al Reparto C. Tra gli oggetti recuperati nel suo museo, molti anni dopo, c’era una grossa cassa accompagnata da una polizza di carico; quest’ultima indicava che la spedizione arrivava da Costantinopoli, anche se il nome del mittente era illeggibile. Il contenuto della cassa rimane tuttora sconosciuto, ma sappiamo che essa era abbastanza grande da contenere due individui adulti. Purtroppo, anche buona parte delle altre spedizioni ricevute da Black rimane un mistero. Finalmente è arrivato! Ero così impaziente che mi sembra di aver atteso molto più a lungo di quanto la consegna abbia davvero impiegato ad arrivare fin qui. Più Black diventava famoso, maggiore era il numero di persone che venivano a conoscenza delle sue originali teorie, e quindi di chi le criticava. Non è scorretto affermare che questa contrapposizione assunse i connotati di uno scontro tra squadre rivali. Nonostante tutto questo scalpore, Black non rinunciò a partecipare alla vita mondana, anzi, capitava spesso che presenziasse ad attività sociali, cene, eventi pubblici e raduni politici (di solito senza essere stato invitato) con lo scopo di illustrare le proprie posizioni e la propria filosofia. Si racconta che una sera, in un piccolo ristorante esclusivo del New Jersey, Black scatenò le ire del proprietario al punto che questi, nel tentativo di dimostrare che Dio non aveva progettato l’uomo affinché volasse, scagliò un bicchiere fuori dalla finestra: Black reagì a quel gesto innescando una tale violenza a catena che l’intera sala finì per essere distrutta. Esprimono stupore per le mie “oltraggiose” ricerche, ma è la paura a farli parlare. Alcuni galantuomini dubitano di ciò che dico. Insinuano che io sia un bugiardo, un ciarlatano, un impostore. Ma
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ignorano che, un giorno, saranno proprio i risultati delle mie ricerche a liberarli dalla menzogna… questo, ahimé, è qualcosa che non posso spiegare a degli stolti indignati. È evidente che Black non avesse alcun rispetto per chi lo criticava; verso la fine della sua carriera da circense era ormai noto per i comportamenti imprevedibili e il carattere iracondo. Il suo pubblico era sempre più numeroso, ma lo stesso valeva per i suoi detrattori. Black – che si considerava ancora uno scienziato, e non un uomo di spettacolo – aveva paura di non essere preso abbastanza sul serio: deluso, nel 1884 andò in scena soltanto due volte prima di rescindere il contratto con il Circo Americano. In un articolo pubblicato nel luglio dello stesso anno su una rivista medica di Philadelphia si legge: … Black è capace di mostrare delle ossa rinvenute in uno scavo, accostarle ai resti di una capra o di un leone e sostenere che siano le prove dell’esistenza della Sfinge; tiene conferenze senza sosta, analizzando un semplice dente nel minimo dettaglio e rivelandone i presunti segreti, che però nessuno potrà mai verificare! Ormai girovaga come un qualsiasi ciarlatano, spacciando per prove le sue bambole e i suoi reperti fasulli. Assemblare un mostro ne prova forse l’esistenza? Il dottor Spencer Black è un pazzo scatenato: non è mai soddisfatto, continua a vedere cose che non esistono. Una menzogna bramata troppo a lungo finisce per diventare una verità che si auto-dimostra. Black è uno scriteriato! Dottor Joab A. Holace Verso la fine del 1884, Black rispose a Holace con una lettera divenuta poi celebre: Dottor Holace, ho rimandato a lungo la stesura di questa lettera. Sapevo di non essere più nelle tue grazie, ma non mi aspettavo che partecipassi al tentativo di distruggere la mia reputazione, né che avessi di me un’opinione così categorica, irremovibile e spietata. Mio caro dottore, non sono io l’eccentrico, né colui a cui manca il coraggio di affrontare con onestà e risolutezza il cammino verso la conoscenza; piuttosto sei tu a non poterti – o peggio, volerti – appassionare alla scoperta di ciò che ancora non conosci.
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Ti ho dato l’opportunità di guardare oltre te stesso, oltre il tuo piccolo mondo. Ti ho offerto la possibilità di prendere parte alla svolta antropologica più importante che qualsiasi chirurgo potrebbe mai sognare. Ma ora, tanto felice di tutelare il mio lavoro quanto addolorato dalla perdita di quella che fu una grande amicizia, mi vedo costretto a dirti addio. Spencer Black Il 3 maggio del 1884, Spencer ed Elise ebbero un altro figlio, Samuel, che nacque in salute. Purtroppo la gioia di questa nuova paternità fu presto interrotta da una tragedia: dopo diverse settimane di malattia, il loro secondogenito Victor morì di febbre tifoide, a soli quattro mesi dalla nascita di Samuel. Spencer scrisse di quest’evento nel settembre dello stesso anno: Quel povero angelo, quella creatura innocente… Ora è altrove, con sua sorella Elizabeth. Io, che l’ho messo al mondo e dovevo prendermi cura di lui, non ho potuto far nulla per salvarlo; che ne sarà degli altri miei figli? Dovrò di nuovo restare a guardare se dovesse capitar loro di ammalarsi? Com’è possibile che, nonostante abbia acquisito negli anni una conoscenza di gran lunga superiore a quella di chiunque altro, io non sia in grado di salvare i miei figli? Tanto varrebbe ucciderli con le mie stesse mani! Davvero non posso far altro che assistere impotente alla morte? Davvero non posso dare il mio contributo alla gloria della vita? Insoddisfatto dal successo del suo spettacolo anatomico e distrutto dalla perdita del figlio Victor, Black tornò a concentrarsi intensamente sulle sue ricerche. Era ormai convinto che l’unico modo per dimostrare le sue tesi fosse quello di creare delle prove viventi, delle creature animate, così che il mondo potesse finalmente comprendere la verità. Tornato a Philadelphia, nell’inverno del 1884, cominciò a fare esperimenti sull’innesto di tessuti vivi in un piccolo capanno nel bosco dietro casa, che col tempo trasformò in una sorta di laboratorio. Ogni mattina, Black attraversava il bosco a cavallo e si dirigeva verso il capanno per riprendere le ricerche, rincasando solo quando era già buio. Diventò sempre più intrattabile e determinato a portare avanti la sua ambizione di ricreare la vita.
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Quando la morte si avvicina, la vita dentro di noi conosce già il suo destino: si dimena e si aggrappa con ferocia senza pari. Ma poi, in un attimo, il dolore svanisce e si ode soltanto il canto della morte: ella traghetta verso di noi con grazia, come se l’acqua che ci separa fosse immobile; la sua voce ci accoglie col rispetto di un messaggero e la neutralità di un diplomatico, così che il suo compito possa apparirci meno spaventoso e la sua presenza ci sembri quasi rassicurante. Nei successivi due anni Black acquistò diversi animali di piccola taglia da utilizzare come cavie per alcuni esperimenti. La sua ossessione lo allontanò dalla moglie e dai figli. Ormai lavorava senza sosta e non era più disposto a farsi scoraggiare dai singoli fallimenti. Dopo un anno e mezzo di quella vita, la tensione generata dal suo atteggiamento era ormai tale che Elise, non potendo sopportare oltre, scrisse al cognato Bernard pregandolo di raggiungerli: … animali morti, animali feriti chiusi nelle gabbie, moribondi, se non peggio. Il fetore di decomposizione attira le bestie selvatiche che si spingono fin qui dalla campagna per poi venire catturate o uccise da mio marito… Prego il Signore che tuo fratello non sia impazzito. Dovresti pregare anche tu… Nell’autunno del 1887 Bernard giunse in soccorso di Elise. Erano entrambi preoccupati per la salute fisica e mentale di Spencer, che viveva ormai da recluso: non voleva parlare né era disposto a interrompere gli esperimenti, e trascorreva intere giornate da solo nel laboratorio. Fu verso la fine del 1887, oltre un anno dopo l’ultimo tour dello spettacolo itinerante, che Black chiese alla moglie e al fratello di assistere a ciò che definiva “una nuova rinascita”, ovvero il compimento delle sue ricerche scientifiche. Elise e Bernard non potevano neppure vagamente immaginare ciò che stavano per vedere, tant’è che Elise aveva portato con sé Samuel e Alphonse, di soli quattro e sedici anni. Entrarono tutti insieme nel laboratorio. Bernard descrive nel suo diario la scena e gli eventi che ne seguirono: Nell’istante in cui ho visto ciò che mio fratello – Dio lo maledica – era riuscito a realizzare, il cuore ha iniziato a battere come impazzito
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e ho sentito tirare la pelle di tutto il corpo. Il suo laboratorio era immerso nelle tenebre, fatta eccezione per una piccola lampada sopra la scrivania, la cui flebile luce si riverberava sulle pagine degli appunti, sui barattoli pieni di liquido e pezzi di carne e sulle piccole gabbie vuote disseminate nel sudiciume. L’ambiente era umido e puzzava di morte e di escrementi. Spencer ci ha scortato fino alla sua scrivania, dove ho visto ciò che era tanto orgoglioso di mostrarci. Sul pavimento c’era una creatura sanguinante, un cane al quale aveva cucito sul dorso le ali di un gallo. Il respiro dell’animale era l’unica prova che fosse ancora vivo, per quanto sembrasse impossibile da quant’era sfigurato, tumefatto e malconcio. Elise ha tentato di nascondere Samuel tra le pieghe della gonna, mentre con l’altra mano cercava Alphonse nel buio: teneva gli occhi puntati su Spencer – al cane aveva rivolto soltanto uno sguardo fugace – poi ha cominciato a piangere. Alphonse, a pochi centimetri da lei, era rimasto immobile e inespressivo. L’animale ha reagito al suono della voce di Spencer: è stato allora che, nel tentativo di alzarsi, le ali si sono mosse. Spencer è scoppiato a ridere e ha applaudito. D’un tratto, dagli spazi non illuminati in fondo al laboratorio sono giunti un profondo ruggito e un clangore all’interno di una gabbia. Così abbiamo capito che la povera bestia sul pavimento non era l’unica creatura ancora viva. Elise è scappata fuori portando Samuel con sé. Ha cercato di trascinare via anche Alphonse, ma lui era forte abbastanza da liberarsi dalla sua stretta e si è rifiutato di seguirla. Non potevo lasciarlo restare: l’ho afferrato e gli ho ordinato di seguire la madre. Rimasto da solo con Spencer, gli ho urlato contro esigendo spiegazioni: cosa aveva fatto? Cosa aveva intenzione di fare? Ero furibondo, non potevo sopportare che avesse compiuto un atto così crudele. Gli ho chiesto come fosse riuscito a realizzare quell’orrido trucco. Mi ha risposto che ciò che aveva fatto parlava da sé, tanto che a momenti persino la povera bestia sul pavimento sarebbe riuscita a spiegarmi cos’era successo. Mentre Spencer parlava, l’animale tremava febbrilmente. Gli ho detto che stava per morire. Mi è venuto da piangere, ero fuori di me. Ho cercato di non guardare la creatura, il modo in cui le sue unghie graffiavano il suolo nell’inutile tentativo di mettersi in piedi. Perdeva sangue e pus da diverse ferite; si contorceva ai piedi di Spencer, ma lui non
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le ha prestato alcuna attenzione e ha continuato a parlare. Sosteneva che la bestia non stava per morire ma che, anzi, era appena rinata. Ho tentato di ribattere a quel ragionamento assurdo ma lui ha urlato con tale violenza che ho pensato volesse uccidermi. Ha detto che la sua creazione non era nata per me, né per lui, ma per far parte di una nuova specie, di una nuova scienza, di un nuovo mondo. Si è piazzato di fronte all’animale come per proteggerlo. Sapevo che nulla l’avrebbe convinto a calmarsi. Eppure ho provato a protestare un’ultima volta. Al quel punto, Spencer mi ha travolto con una valanga di parole, condannando quelle che definiva la “dittatura della morale” e “l’arroganza di chi predica il bene”. Dopo aver finito, è rimasto immobile. La lampada alle sue spalle gli gettava un’ombra sul volto, ma anche se non riuscivo a vedere i suoi occhi, sapevo che erano fissi su di me. È stato allora che me ne sono andato. Ricordo quegli istanti alla perfezione, e mi sembra ancora di sentire la sua voce. Da quel giorno non l’ho più rivisto. Nessun altro possiede una tale abilità chirurgica. Spencer la tiene con delicatezza tra le mani come se si trattasse della chiave di tutta la scienza, o di una creatura vivente che solo lui può accarezzare e portare sempre con sé… come un animale domestico. Nel suo diario, Bernard prosegue spiegando che Elise gli affidò i figli e lo convinse a partire quella notte stessa, assicurandogli che li avrebbe raggiunti subito dopo: aveva soltanto bisogno di raccogliere le sue cose, o almeno così disse. Bernard tornò a New York, convinto di non poter far altro per aiutare suo fratello. Cercò di ottenere l’affidamento dei ragazzi, ma Alphonse, ormai adolescente, si oppose e scappò via per ricongiungersi col padre. Così, Bernard si ritrovò da solo con il piccolo Samuel. Ciò che né Bernard né nessun altro sapeva (e che sarebbe stato svelato soltanto molti anni dopo, attraverso il diario di Spencer) era che quella notte Elise era tornata al laboratorio. Determinata a distruggere le abominevoli creazioni del marito, aveva spaccato la lampada a olio sulla scrivania, appiccando un incendio, poi si era messa a sparare alle creature con una rivoltella. Spencer, che nel frattempo era tornato a casa, aveva udito i colpi e scorto le fiamme che si levavano dal laboratorio. Era quindi montato a cavallo e si era precipitato al galoppo verso il bosco nella speranza di estinguere l’incendio. Così descrisse nel suo diario lo scontro che ne seguì:
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Ho attraversato il bosco nel tentativo disperato di salvare il mio lavoro. Quando sono arrivato davanti al laboratorio, sono sceso da cavallo con tanta foga che ho rischiato di ammazzarmi. Sono corso dentro e mi sono trovato di fronte Elise che mi puntava contro una rivoltella. Ha sparato un colpo e mi ha colpito alla gamba, ma so che mirava al cuore. È una fortuna che non abbia puntato al soffitto, altrimenti a quest’ora sarei morto. A quel punto ha sparato al cane, uccidendolo, e poi si è avventurata tra le fiamme per eliminare gli altri animali. Ma il fuoco era troppo intenso e in pochi secondi Elise è stata inghiottita dall’incendio. Sono stato io a trascinarla in salvo. Elise riportò ustioni che per poco non la uccisero: ne uscì cieca, incapace di parlare e di muoversi. Fu un miracolo se sopravvisse, considerata l’alta probabilità di contrarre un’infezione letale. Black non raccontò a nessuno di quell’incidente, nemmeno al fratello. Non appena Alphonse fu tornato a casa, dopo essere fuggito dalla custodia di Bernard, lui e il padre trasportarono Elise sul caravan, nel cuore del bosco, per eseguire un intervento d’urgenza. Black temeva infatti che il naturale processo di guarigione delle ustioni potesse interferire con l’efficacia della chirurgia. Abbiamo portato il caravan a nord, a parecchie miglia di distanza da qualsiasi abitazione, e abbiamo legato lontano i cavalli affinché non si agitassero. Ci siamo sistemati in una valle, per lavorare isolati da tutto. Ho tentato di eseguire un innesto di epidermide: procedure così complesse hanno pochi precedenti e non molti chirurghi sono riusciti a realizzarle con successo. Abbiamo lavorato per due notti, Alphonse e io. Lui era terrorizzato e cercava di tirarsi indietro, ma non gli ho lasciato altra scelta. Purtroppo le nostre scorte di anestetici erano esigue, e si sono rivelate presto insufficienti. Elise ha patito un’orribile agonia, ma non c’era alternativa. Il caravan era abbastanza lontano perché nessuno potesse sentirla; l’illuminazione era debole e opprimente, e lei urlava disperata; sono state ore strazianti. Alla fine ho dovuto fermarmi. L’operazione non sarebbe riuscita.
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Stento ancora a credere a ciò che è successo. Il fuoco è stato come il sussurro di Dio: ha avvolto ogni cosa, fiero e ostinato, e ha risparmiato soltanto me e questa povera donna, questa povera cosa devastata e abbandonata tra le mie braccia. I giornali criticarono Black con durezza, attribuendo l’incidente alla sua condotta irresponsabile e ai suoi esperimenti sconsiderati; nessuno, però, sapeva che Elise era stata ridotta in fin di vita dall’incendio. Black non ebbe altra scelta che lasciare Philadelphia e spingersi laddove nessuno sapeva dell’accaduto. Elise fu confinata per sempre nel caravan e divenne presto dipendente dall’oppio.
1888–1908
La rinascita dell’Uomo Il mio laboratorio non è soltanto un gelido tavolo di legno e metallo; esso è un centro vitale, un vascello, la mia casa e il mio tempio. Spencer Black
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onostante la tragedia che si era abbattuta sulla sua famiglia, Black aveva ritrovato piena fiducia nelle sue ricerche. Questa rinnovata convinzione traspare dalle pagine del diario successive alla separazione da Bernard, da Samuel e
dalla sua città, Philadelphia. 30 aprile 1888 Stiamo viaggiando verso Chicago; Elise riposa tranquilla. Mio fratello e io siamo ai ferri corti: temo che la nostra amicizia sia irrecuperabile. Non ho avuto l’opportunità di spiegarmi così come sarebbe stato necessario, secondo lui, per guadagnarmi la sua compassione. Ma anche se ne avessi avuto la possibilità, cos’avrei dovuto dire? Avrei forse dovuto esporgli tutte le sottigliezze scientifiche di quella complessa struttura alla base della vita, nonché la dedizione necessaria ad allontanarsi da essa quando si crea un nuovo esemplare? Non mi sarebbe bastato un millennio per spiegarlo a parole. Ma nel frattempo la mia creatura è vissuta: non è già abbastanza? Non riesco a stare tranquillo né a dormire. Ma non abbandonerò i miei progetti. Ormai il mio lavoro va ben oltre la sete di conoscenza. Ho trascorso la giovinezza nella totale ignoranza. A quei tempi la morte era ancora un pensiero lontano, mentre ora mi sembra
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di sentirne già il sapore sulla lingua. Quando ero un ragazzo non riflettevo abbastanza su ciò che facevo in quanto medico o scienziato. Oggi sono più accorto, e posso ricominciare da capo. Siamo finalmente arrivati, si è fatta mattina. È così piacevole osservare l’immobilità dell’erba alta nei campi e la quiete dei cavalli che riposano con il manto avvolto dal vapore, troppo stanchi per procedere oltre. Elise dorme ancora; non voglio svegliarla, era da tempo che non riusciva a prendere sonno. Elise, il mio adorato ed eterno tesoro… Potrei scriverlo mille volte e non stancarmene mai; è straziante pensare che di tutti i fiori che sbocceranno in primavera lei sarà l’unico che non vedrò. Arrivato a Chicago, Black cominciò a lavorare a una nuova performance, La rinascita dell’Uomo, che avrebbe ospitato la sua prima prova vivente. Nel 1890, dopo due anni di perfezionamento, Black inaugurò lo spettacolo a Boston. Su opuscoli e volantini promozionali si parlava di una “Donna alata”, di un “Angelo bambino”, della “Donna serpente”, del “Demone del fuoco” e ancora di un “Beagle di Darwin” – un cane a cui erano state innestate delle ali funzionanti. Alcuni ipotizzarono che si trattasse di semplici casi di deformazioni spontanee, illusioni ottiche o animali abilmente travestiti. Altri pensavano (a ragione) che quelle creature fossero ibridi assemblati attraverso la chirurgia. Dal canto suo, il dottor Black sosteneva che erano nuove forme di vita a tutti gli effetti, scoperte soltanto di recente. Nel numero autunnale del 1891, il «Chicago Journal of Science» riporta: Un uomo, scienziato o meno, che sia in grado di manipolare la natura tramite la vivisezione o qualsiasi pratica simile, non opera la scienza bensì la domina, e possiede un potere che nessun uomo dovrebbe detenere, poiché nessun uomo è stato creato a questo scopo. Dottor William J. Getty Membro della Royal Society e professore di Chirurgia dell’Università di medicina di New York Tra le attrazioni di La rinascita dell’Uomo c’erano anche alcuni dei pazienti curati da Black nel Reparto C; gli altri soggetti li aveva incontrati durante i suoi spostamenti al seguito del Circo Americano. Erano tutti casi estremi: di un ragazzo si diceva che avesse subìto un trapianto di gambe e che gli fossero stati innestati gli arti inferiori di un uomo
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molto più alto e dalla carnagione più scura. Un’altra paziente, la diciassettenne Rose, aveva fatto parte di una coppia di gemelli siamesi; il complesso intervento che le aveva restituito l’autonomia aveva richiesto diversi organi nuovi (il cuore, un polmone, un rene, il fegato), oltre agli arti mancanti; i genitori della ragazza dicevano che Black era persino riuscito a renderla più graziosa di prima. La sorella era morta durante l’intervento. Per i deformi, i malati e i mutilati, il dottor Black diventò qualcosa di simile a un eroe. Pur ridicolizzato dalla comunità scientifica, era adesso venerato dalla gente comune, e soprattutto da chi soffriva di malattie rare. Alle affermazioni del «Chicago Journal of Science» rispose con questa battuta: I vostri sospetti sono arguti, e senza dubbio supportati da un’approfondita ricerca sulla natura del mio lavoro. Eppure, parlate di noi [medici] come di mostri, e lo fate con gli stessi toni di quei bigotti che farneticano su Dio, sulla blasfemia e altre assurdità simili. Ma noi siamo scienziati, non demoni. Black inaugurò una tradizione, tutt’oggi viva in molte aree del mondo, secondo la quale gli introiti degli spettacoli itineranti servivano in parte a procurare cibo, medicine e altri beni primari ai bisognosi. La notizia che Black, mentre era in tour, offrisse interventi chirurgici gratuiti, da qualcuno definiti “miracolosi”, si diffuse al punto che egli divenne oggetto di un vero e proprio pellegrinaggio. Si racconta di bambini afflitti da gravi deformità che viaggiarono con le famiglie per centinaia di chilometri, e a volte anche di più, in cerca delle sue cure. Black scrisse di uno di questi casi nell’ottobre del 1891. Questa povera bambina non ha braccia né gambe, ma non le ha perse a causa di una malattia: è nata così. Quando l’abbiamo trovata non c’era nessuno con lei: l’hanno abbandonata davanti al tendone, in una scatola, insieme a una lettera. A quanto pare, la sua famiglia se ne vergognava e non riusciva a guardare oltre le apparenze. Ha visto in lei soltanto un mostro, ma la sua deformità non è una punizione, né un cattivo presagio o una maledizione. Ha perso sangue, sangue prezioso. Le restituirò ciò che le appartiene di diritto.
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Un ritaglio del «National Journal of Medicine and Science». Nonostante si spacciasse per una pubblicazione nazionale, il «Journal» aveva sede a Philadelphia e di rado trattava eventi occorsi al di fuori della regione. I suoi lettori non erano medici professionisti bensì, per lo più, i residenti del posto.
La nuova attrazione del circo itinerante: prodigio della medicina o mostro? Nel suo spettacolo, intitolato La rinascita dell’Uomo, il dottor Spencer Black propone ciò che definisce “una vittoria sul destino dell’uomo”. Vi si trovano tutti quei cimeli da brivido che ci si aspetta di vedere in simili eventi: scheletri bizzarri, strani esseri in barattoli di vetro, arti amputati di creature immaginarie e tante altre curiosità. Ma la cosa più interessante – o disturbante, a seconda dei gusti – è la collezione di animali mitologici in tassidermia: la sirena, la sfinge, il minotauro e persino un pegaso. È ovvio che non si tratti di creature reali, ed è lo stesso dottore ad ammetterlo: esse sono, piuttosto, “una rappresentazione di quello che avrebbe potuto essere il loro aspetto”. Il dottor Black sostiene che un tempo queste creature leggendarie siano esistite davvero, e che ora sia possibile farle vivere di nuovo. È evidente: le affermazioni di Black sono a dir poco strampalate; eppure il suo spettacolo gli ha procurato non pochi problemi. Folle inferocite si riuniscono per protestare contro il suo operato; sembra che la polizia l’abbia arrestato in diverse occasioni, e si dice che sia stato allontanato persino dalla famiglia – fatta eccezione per il figlio che gli fa da assistente sul palco. La rinascita dell’Uomo sarà a Philadelphia dal 13 al 25 ottobre, e benché in tanti ne siano incuriositi, molti di più lo definiscono uno spettacolo oltraggioso. Garth Dewint, rappresentante della comunità locale, si chiede: «Perché deve portare proprio qui le sue deplorevoli creazioni? Questa è una cittadina onesta abitata da brave persone, e non abbiamo bisogno di nessuno dei suoi assurdi frankenstein». Si vocifera che tra le attrazioni sarà presente anche l’opera più sbalorditiva e sconcertante del dottor Black, il Beagle di Darwin. Si tratta di un normalissimo beagle dotato di vere ali funzionanti, al punto che è necessario tenere la bestia incatenata affinché non voli via dal palcoscenico. Se è davvero un’illusione – come crediamo che sia –, è comunque realizzata in modo magnifico. Si prevede che questa nuova esibizione attirerà un gran numero di spettatori.
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La paziente aveva nove anni e si chiamava Miriam Helmer. Nata con le mani attaccate al busto e le gambe molto corte, era probabilmente affetta da una forma di sindrome di Roberts. Black le innestò delle ali sulla schiena e, dopo un breve periodo di convalescenza, la giovane cominciò a esibirsi nel suo spettacolo. Black la presentava come “la donna alata”, sostenendo che l’assenza delle braccia fosse dovuta al tentativo genetico di sviluppare delle ali; la mancata riuscita di questo sforzo evolutivo andava attribuita al fatto che la ragazza fosse in prevalenza umana. Miriam fece parte dello show per diversi anni, prima di morire per cause sconosciute nel 1899. Fu grazie a Miriam Helmer che Black poté formulare la sua teoria dell’auto-resurrezione, secondo la quale per sbloccare la memoria ancestrale del corpo bastava innestarvi degli elementi che ne rispecchiassero la natura recondita: secondo Black, una volta sollecitato da questi stimoli, il corpo sarebbe stato in grado di ricostruire la propria coscienza perduta e quindi di “auto-risorgere”. A sostegno della sua tesi, Black cita parecchi episodi di auto-resurrezione menzionati in un volume intitolato Il libro del respiro, anche se è molto probabile che lo stesse scrivendo lui stesso: a oggi, infatti, non è stato trovato alcun manoscritto dal titolo simile. La rinascita dell’Uomo andò in scena dal 1892 al 1893 e suscitò nuove polemiche a ogni replica. Proteste e risse erano all’ordine del giorno: gli esponenti religiosi insorgevano contro le creazioni di Black e i politici le denunciavano pubblicamente, mentre la maggior parte della comunità scientifica, ormai, ne metteva in discussione la legalità. Persino l’Associazione americana d’eugenetica attaccò il suo lavoro, che considerava un passo indietro per la scienza: [È] una negazione delle conquiste moderne, un attacco alla forma dell’uomo. Al contrario di quanto sostiene il dottor Black, queste bestie non hanno niente di naturale. Non devono essere mostrate al pubblico, bensì ricondotte all’estinzione. Edward Stalts Presidente dell’Associazione americana d’eugenetica Tuttavia, come ormai è noto, Black non si faceva intimidire con tanta facilità. Non era più lo stesso intrattenitore di un tempo: perdeva spesso la calma e amava provocare il pubblico. La sua ultima performance ebbe luogo nel 1893 alla Fiera mondiale di Chicago, dove avrebbe dovuto esibirsi per due mesi, ma resistette appena tre giorni. A ogni
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replica fu sbeffeggiato da un pubblico sempre più numeroso. Il terzo giorno, la folla si riversò sul palco, uccise alcuni degli animali e diede fuoco a molti dei reperti, costringendo Black alla fuga. Da quell’episodio ne uscì devastato. Luglio 1893 Bernard, forse ti è giunta la voce, o forse la risata di giubilo per la mia rovina si è propagata nell’aria fino a te, trasportata da Mercurio in persona. O forse non sai ancora nulla. Stavo partecipando alla Fiera di Chicago, la grande Fiera mondiale. Mi hanno ridicolizzato, preso in giro, sputato addosso. Volevano farmi del male. Sono queste le persone che avrei dovuto curare in quanto medico? Sono questi i malati e gli storpi per i quali mi sono così a lungo industriato in cerca di cure e rimedi? Non sono altro che carne marcescente! Ma scopriranno che posso fare molto di più che curare, caro fratello… te lo assicuro. Adesso posso fare molto di più. Tuo fratello… non dimenticarlo mai. Dopo l’aggressione a Chicago, Black rinunciò agli spettacoli pubblici e continuò a esibirsi soltanto in privato e davanti a un uditorio selezionato. Questi nuovi spettacoli, nella maggior parte dei casi, non venivano neppure pubblicizzati e si sa poco dell’identità di chi vi partecipava, così come del contenuto delle performance. Gli spostamenti di Black lasciano soltanto intuire che il tour non subì interruzioni e che la compagnia si esibiva in tre o quattro location diverse ogni settimana. C’è motivo di credere che lo spettacolo non si fermasse in ogni città per più di due giorni. A volte veniva ospitato in abitazioni o teatri privati; spesso Black non aveva altra scelta che esibirsi su palchi improvvisati in aree sperdute della regione. Si dice che Black fosse andato in scena presso lo Hills Capital Building di Harrisburg, in Pennsylvania, la sera prima che l’edificio fosse raso al suolo da un incendio. Da diversi resoconti si scopre che gli spettatori avevano definito “blasfemi” sia la performance che i suoi protagonisti. Lo spettacolo proseguì il suo tour in America fino all’inverno del 1895. In quel periodo, Spencer, Elise, Alphonse e almeno altre sei persone, tra artisti e assistenti, erano in partenza da New York; invece di dirigersi a sud per evitare il freddo in arrivo, Black decise di viaggiare verso nord per incontrare Alexander Goethe. Goethe era un ricco ed
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eccentrico naturalista che aveva pagato Black per una dimostrazione privata dello spettacolo nella sua sfarzosa residenza. Goethe possedeva diverse “camere delle curiosità” (frequenti tra gli aristocratici di fine Ottocento) e si dedicava con straordinario impegno alla cura della sua collezione, spesso descritta come “l’ottava meraviglia del mondo”. I reperti esposti erano così numerosi che era stato necessario sistemarli in un edificio apposito: pelli essiccate di guerrieri visigoti, armi maya, mummie di sacerdoti egizi e innumerevoli altri improbabili cimeli, tra cui il braccio di una sirena e il busto di una sfinge. Goethe sosteneva di essersi procurato lui stesso l’arto della sirena mentre pescava nell’Oceano Indiano e che la creatura, ancora viva, aveva lottato con una tale ferocia da fargli pensare di aver preso all’amo un soldato di Sparta. La sfinge, invece, era stata trovata morta su una riva del Nilo: qualche bestia selvatica l’aveva ridotta a brandelli, lasciando intatti solo i resti adesso ospitati nel museo. Primavera del 1896 Un incontro fortuito mi ha permesso di conoscere il noto Alexander Goethe, esploratore, collezionista e uomo di mondo. È molto diverso da come lo immaginavo. Non mi sarei mai aspettato un individuo così rozzo e sgradevole, con un’evidente scoliosi, ossa troppo lunghe per le sue gambe e il disprezzo dipinto sul volto. Parla attraverso una nube dall’odore più dolce di quello dell’oppio. Mi ha spiegato che fuma il nettare del loto e che è l’unico a sapere come estrarre gli ingredienti necessari per ottenere quella cortina perpetua. Dopo un po’ mi ha invitato a visitare la sua immensa collezione, superiore a qualsiasi altra che abbia mai visto. Ho giurato che non avrei rivelato a nessuno cosa contiene, né in pubblico né in privato, ma posso testimoniare che a questo mondo esistono cose davvero stupefacenti. Della straordinaria collezione di Goethe non rimane traccia: buona parte dei reperti è stata distrutta da un incendio nel 1902. I pochi pezzi sopravvissuti al disastro non sono particolarmente degni di nota, ma è probabile che nessuno dei cimeli andati perduti meritasse di essere salvato: Alexander Goethe, infatti, fu arrestato nel 1897 per frode e furto, e morì in prigione nel 1912. All’inizio del ventesimo secolo, Black portò La rinascita dell’Uomo oltreoceano, dove fu accolto con entusiasmo. Ci sono pervenuti resoconti di esibizioni sulle isole bri-
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Annuncio pubblicitario della Fiera mondiale di Chicago, 1893. È possibile che la creatura col corpo d’uccello (un’arpia) fosse una delle prime composizioni tassidermiche di Black. Uno spettatore dichiarò: «Abbiamo visto le bestie muoversi sul palco. Gracchiavano e gemevano come se fossero davvero vive. Non erano creature di Dio, ma qualcos’altro, qualcosa di spaventoso». In molti sostennero che la performance fosse soltanto una messinscena o un’illusione ottica.
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tanniche, in Europa e in quei territori più a sud che oggi corrispondono alla Turchia, alla Siria e a Israele. Alcune testimonianze del suo passaggio si possono ancora rintracciare nei musei di queste località e nel folklore popolare, tra le leggende che narrano di uno stregone dal coltello magico e i racconti di chi sostiene di essere stato guarito da lui in persona. A quanto pare, nel corso di questo tour internazionale, Black affermò di avere il potere di riportare in vita i morti e di far vivere le persone più a lungo, o persino in eterno, nonché di modificare il genere e l’età dei suoi pazienti. Eseguì operazioni chirurgiche sul palco, ed è facile immaginare quanto queste esibizioni fossero macabre. Ecco come le hanno descritte due anonimi spettatori: 3 maggio 1900 Ha parlato a lungo, rivolto al pubblico, discutendo cose che non ho capito fino in fondo: sembrava tutto ragionevole, e sapevo cosa voleva dire, ma non potrei giurare di averlo capito. Poi ha accompagnato sul palco uno dei suoi pazienti che aspettava dietro al sipario, spiegandoci che le gambe gli erano state amputate in seguito a un’infezione. Un assistente ha posizionato l’uomo sul tavolo. Il dottor Black si è subito messo al lavoro. Sembra assurdo, ma era come se il paziente non provasse dolore. Avevo visto una cosa simile in passato, per cui ero convinto che fosse soltanto un trucco. Ma stavolta c’era un sacco di sangue, e io ero seduto vicino al palco, così ho capito che era tutto vero. Il dottor Black ha preso le gambe di un cadavere e gliele ha cucite. Ci ha spiegato che quella procedura poteva andare a buon fine soltanto se il donatore era morto da poco, ma davvero da poco, ha puntualizzato. A quel punto non volevo più guardare, ma non potevo nemmeno andarmene: c’era un tale silenzio in sala, come avrei fatto? Soltanto un’ora dopo, l’uomo era in grado di camminare. Si sono messi tutti ad applaudire, ma io no. Perché avrei dovuto? Avevo visto compiere una magia nera, su quel palco, tutti l’abbiamo visto. Il diavolo ha il suo chirurgo personale, e io l’ho potuto vedere coi miei occhi… *** 12 giugno 1901 Ho osservato questa creatura attraverso il filtro della razionalità e della conoscenza scientifica, e soltanto in ultimo attraverso
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i miei occhi. Non era una cosa naturale e nemmeno uno scherzo. Le creature morte e imbalsamate somigliavano a quelle descritte nella locandina, ma erano più realistiche di quanto mi aspettassi: le loro proporzioni e la dislocazione di organi, peli, muscoli, eccetera, sembravano naturali, e non create ad arte… Se mi chiedessero di riprodurre qualcosa di simile non riuscirei nemmeno a immaginare quali tecniche utilizzare. E, se Black è davvero un ciarlatano o un truffatore, è comunque un uomo dall’abilità immensa, o per lo meno guidato dall’assistenza divina; poiché escludo la seconda ipotesi, la prima mi preoccupa come se avessi assistito a un trucco di magia talmente convincente da non essere affatto un trucco. Non riesco a comprendere ciò che ho visto compiersi davanti a Dio e a noi spettatori. Queste esibizioni fruttarono a Black degli incassi esorbitanti, anche perché un numero crescente di persone lo considerava uno degli individui più eminenti del suo tempo. I critici scrivevano: «Non è altro che un illusionista o un ciarlatano», oppure: «Il dottor Black va in giro ad appropriarsi dei soldi e del buon senso della povera gente». Al contempo, curiosamente, non risulta che nessuno di loro abbia mai ammesso di aver assistito allo spettacolo. Sembrerebbe inoltre che il dottor Black avesse eseguito alcuni interventi sul figlio Alphonse al fine di renderlo “immortale”, per poi ribattezzarlo “L’uomo eterno”. Black ne parla nel suo diario: Posso prevenire la morte. Posso immergere le mani nella fonte della giovinezza, far nascere e resuscitare, cancellare le tracce del decadimento. E l’uomo eterno berrà per sempre da questa fonte. Quando si è visto l’operato di Dio che si annida in quello dell’uomo, e li si è messi a confronto, soltanto allora è possibile imparare, come farebbe un bambino, che l’essere umano è soltanto un giocattolo… un oggetto inutile. Ho capito che molti scienziati sono atei per ragioni sociali e ideologiche: sebbene possano credere in Dio, la loro fede principale è riposta nella natura, e ciò li allontana da qualsiasi società religiosa. Ma quello che mi sorprende di più è il numero di chirurghi e scienziati credenti. L’unica spiegazione che riesco a immaginare
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per giustificare la loro fede incrollabile è che non riescano a comprendere il vero significato della natura. Per l’uomo, vedere ciò che ho creato non è un diritto, ma un privilegio. Questo privilegio può essere concesso soltanto a mia discrezione e in base al mio giudizio. Lo spettacolo andò avanti per altri otto anni, finché, nell’autunno del 1901, una performance privata a Budapest non si concluse in tragedia. Durante l’evento, una delle creature, la Regina Serpente, attaccò uno spettatore. Non si sa altro né dell’esibizione né della vittima. I rapporti delle autorità locali rivelano soltanto che «il proprietario di casa morì assistendo allo spettacolo denominato La rinascita dell’Uomo, proposto dal chirurgo americano Spencer Black». L’incidente dovette avere un forte impatto emotivo su Black, al punto che egli decise di non esibirsi mai più e tornare a Philadelphia, dove ampliò il suo laboratorio e riprese le ricerche. Dopo essersi separato da Spencer e aver preso Samuel in custodia nel 1887, Bernard Black era rimasto a New York, dove nel 1899 aveva sposato Emma Werstone, una facoltosa vedova di buona famiglia. Il primo marito della donna, un ufficiale di frontiera, era rimasto ucciso nella guerra ispano-americana. Bernard ed Emma avevano cresciuto Samuel come un figlio: il ragazzo era diventato uno studente dotato, appassionato di ingegneria, e si era laureato alla prestigiosa Scuola di architettura Wayne and Miller. Mentre La rinascita dell’Uomo era in tour in Europa, Bernard aveva ricevuto parecchie lettere da Spencer. Erano quasi tutte brevi, incomplete e spesso spaventosamente criptiche e caotiche. Poiché Spencer era sempre in movimento, Bernard non aveva mai avuto modo di fargli recapitare una risposta. Questo potrebbe spiegare perché le lettere di Spencer somiglino ad annotazioni private o ai deliri di un ubriaco. In esse Spencer non fa mai cenno alle condizioni di Elise; a giudicare da ciò che scrive, sembra soltanto che abbiano qualche banale problema di convivenza. Dicembre 1897 Fratello mio carissimo, gli eventi sono inarrestabili; tutti i nettari più dolci della vita sono diventati velenosi. Non sono più in grado di gestire le mie attività. Le mie ossa si sono seccate e incrinate e la mia povera Elise non mi perdona… Immagino cosa possa pensare di me. E Alphonse è una bestia di tutt’altro tipo… è spesso arrabbiato, ha
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un qualche profondo disturbo interiore. Lo temo, e ho paura per il suo destino. Non ho più nulla. Sono stanco, mi importa poco e niente di qualsiasi cosa. Sono finito, mio caro fratello. Rimpiango la compagnia che un tempo mi offrivi. Mi pento di averti perduto e spero – dal profondo della mia anima – che tu sia felice, e che la vita ti culli come il più amato dei suoi figli. Spencer *** Giugno 1898 Bernard, mio caro amico, mi auguro che tu stia bene. È trascorso molto tempo dalla mia ultima lettera. Sono stato davvero impegnato, credimi. Al momento non posso svelarti nulla del cammino che ho intrapreso, perché ciò a cui sto lavorando è fin troppo difficile da riassumere nelle poche pagine di una lettera. Quello che posso dirti, però, è che ti porgo le mie scuse più sentite. Non avrei voluto allarmarti o farti preoccupare a causa dei miei interessi poco ortodossi. Ho affrontato così tante tragedie. La mia amata Elise sta bene, sono certo che terrà duro. Sto per partire per un viaggio che potrebbe richiedermi molto tempo. Tuo fratello, S. *** Agosto 1900 Bernard, devo esprimerti la mia gratitudine, poiché l’aver presagito la mia rovina non è che la dimostrazione del tuo amore e della tua più sincera apprensione. Ho avuto tempo di riflettere a fondo sui pericoli dai quali mi mettesti in guardia, anni fa, nel caso in cui avessi portato avanti i miei esperimenti. Ti sarò debitore in eterno e ti ringrazio… anche se avrei preferito che, in termini di premonizioni catastrofiche, tu ti fossi rivelato uno stolto e non un sofista. Caro fratello, tu hai tutelato la tua vita, le hai voluto bene; non sarebbe stato possibile per te proseguire la carriera medica, considerati tutto il dolore e la morte a cui espone: avevi bisogno di dedicarti a una disciplina più serena, e lo capisco. Tu segui con
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caparbietà l’insegnamento dei dotti e leggi ciò che ti è stato detto di leggere. Sei come un bambino che fa solfeggio al pianoforte. Mentre suoni, tieni una bacchetta in equilibrio sul dorso delle mani, lungo le nocche, e cerchi ancora la postura corretta; ma, quando infine la trovi, puoi suonare soltanto qualcosa di scialbo e privo di fantasia. In compenso, però, la bacchetta non cadrà mai sul pavimento. Bravo! Quando suono io, invece, la bacchetta cade all’istante, ma dalle mie mani scaturisce una sinfonia. Spencer *** Ottobre 1901 Bernard, non mi sto più esibendo e ho smesso di viaggiare. Preferisco godermi l’ozio e la comodità domestica. Non sono più al servizio degli uomini. Per te o per qualsiasi altro scienziato, queste mie creature potrebbero non avere nessun significato; non lo avevano neanche per me, finché non me le sono trovate davanti, sul tavolo operatorio, con le loro ferite letali e con quella profondità dello sguardo che nessun tassidermista è in grado di riprodurre. Non esistono artisti né maghi in grado di evocare la sincerità che soltanto la vita può instillare negli occhi. Bernard, devo dirtelo: io ci sono riuscito. Quelle creature sono vive. Capisco che tu possa preoccuparti per me. A tempo debito, quando la mia ricerca sarà conclusa, svelerò le mie conquiste. E sono certo, come lo sono che il sole illumina la Terra, che non rimarrai deluso. Tutto sta andando per il verso giusto, con pochi intralci; prego affinché questa situazione non muti: non saprei affrontare un imprevisto. Adesso il tempo è più prezioso che mai, perché non posso sapere quanto me ne servirà ancora. Dovresti ormai aver ricevuto il mio regalo per Samuel. Spero che vada tutto bene tra te e il mio figliolo prediletto. La sua felicità è la cosa a cui tengo di più e sono certo che, fino a quando si troverà sotto la tua ala protettiva, gli sarà garantito un roseo futuro. Per favore, perdona la mia piaggeria, ma scrivo in un raro momento di serenità e tutto m’appare insolitamente bello; spero soltanto di non rimanere intrappolato in quell’antiquato esercizio
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tipico dei poeti e dei sognatori, che imbrattano la carta di inchiostro cercando le parole per esprimere la loro beatitudine. Alla fine, Bernard, mi sono spinto abbastanza oltre da capire dove posso arrivare. Se solo potessi, non scriverei neanche un’altra riga, ma ti prenderei da parte per mostrarti tutto di persona. Ignorando le tue proteste, ti getterei sul pavimento del mio laboratorio affinché tu, come ho fatto io, sia costretto ad alzare lo sguardo e a prostrarti, e, come faccio io adesso, a meravigliarti di ciò che vedi. Adesso potrai di sicuro comprendere il significato del mio strano regalo. S. Black Nel 1908 Spencer entrò in trattativa con una casa editrice newyorkese, la Sotsky & Son, per la pubblicazione del suo capolavoro, Il codice delle creature estinte. Purtroppo ne furono realizzate soltanto sei copie, prima che Black abbandonasse il progetto e sparisse nel nulla. Le ragioni della sua improvvisa defezione rimangono ignote. Durante la sua carriera, Black si era fatto molti nemici, tra cui il direttore e gli ex colleghi dell’Accademia di medicina. Il dottor Joab Holace, per esempio, non smise mai di attaccare la credibilità e la legittimità della sua opera, pubblicando numerosi articoli su riviste scientifiche di prestigio: il «London’s Royal Society of Surgeons Review» nel 1891 e il «New York Medical Journal» nel 1894, nel 1896, nel 1897 e infine nel 1908, in quest’ultimo caso facendo esplicito riferimento al libro di Black. Il dottor Spencer Bla-black sta per dare alle stampe una favoletta che potrebbe a malapena servire ad accendere un fuoco. Io non l’ho letta, né ho intenzione di farlo. Ma sono certo che l’inchiostro usato per descrivere le creature generate dalla sua follia sia uno spreco di risorse. Il suo libro non sarà altro che uno scherzo eccentrico e costoso che qualche idiota giocherà a se stesso. Dottor Joab A. Holace, «The N.Y. Medical Journal», 1908 A partire dal 1908, Alphonse portò avanti da solo l’eccentrica attività del padre, finché, nel 1917, non fu sorpreso in un fienile, a trenta chilometri da Philadelphia, intento a smembrare piccoli animali: dapprima arrestato, fu poi rinchiuso in un manicomio dove rimase per undici anni, durante i quali ricevette una sola visita, quella del fratello minore
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Samuel, nel 1920. Nel 1929 la caduta di un fulmine provocò un incendio che distrusse l’istituto. Durante la tempesta molti pazienti fuggirono. Alphonse era tra questi. Sembra che, dal 1933 al 1947, Alphonse abbia gestito una sorta di zoo privato nel quale ospitava le creature da lui realizzate. Aveva ereditato la fortuna del padre e, dopo aver diffuso la voce che fosse in grado di restituire giovinezza e bellezza a un prezzo stracciato, si era arricchito ancora di più. Eppure del suo lavoro si sa poco, poiché Alphonse, come suo padre, era un uomo estremamente riservato. Di Spencer Black, invece, si persero le tracce a partire dal 1908. Sappiamo che non fece più apparizioni pubbliche né interventi chirurgici. Era semplicemente scomparso nel nulla. Nel 1925, la sua casa a Philadelphia fu trasformata in un piccolo museo, nel quale alcuni volontari organizzavano visite guidate e conferenze dedicate alla vita, alle teorie e agli esperimenti di Black. Il museo chiuse nel 1930, dopo solo cinque anni di attività. Da allora, diversi proprietari si alternarono nella gestione della struttura fino al 1968, quando l’ultimo acquirente la abbandonò all’improvviso lamentandosi di strani rumori. L’edificio è considerato tuttora inagibile. L’ultima traccia del dottor Spencer Black è una lettera indirizzata al fratello Bernard, spedita a distanza di sette anni dalla loro precedente corrispondenza. Black era appena tornato dalla Groenlandia dopo sei mesi di scavi nel punto più a nord dell’isola. Dalle sue pagine si evince che fosse in cerca di qualche bizzarra cura per la moglie Elise. Prima di ricevere questa lettera, Bernard non sapeva che la cognata fosse rimasta ustionata nell’incendio del laboratorio, né che Spencer l’avesse sottoposta a un qualche intervento chirurgico. Bernard portò la lettera alla polizia e si imbarcò per raggiungere suo fratello. Febbraio 1908 Bernard, non mi resta altro che decretare il fallimento delle mie ricerche, per quanto sia doloroso accettarlo. Ti scrivo, stanotte, per ringraziarti ancora una volta e porgerti le scuse più sincere di cui sia capace un uomo come me. Deluso dalle mie stesse ambizioni, non ho prestato attenzione ai tuoi più ovvi e chiari avvertimenti. Non ero disposto ad ascoltare la verità: che il destino del mio lavoro era stato preannunciato dagli errori dei miei predecessori, uomini che non avevo il coraggio di considerare dei mentori, e parlo soprattutto di te! E così ora soffro in solitudine e consegno le mie lacrime a questa lettera. Adesso persino la tua derisione o il tuo disprezzo sareb-
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bero un balsamo per la mia anima. Nulla può più aiutarmi, lo so: l’origine del mio male sono io stesso. Non posso essere certo che riceverai questa mia, né mi aspetto di trarne nulla nel caso in cui dovessi leggerla. Non ho dubbi, però, che se ti giungerà qualche notizia su di me sarà soltanto per mezzo di questa lettera. Ho nascosto i miei appunti affinché tu non possa trovarli. Per favore, fratello mio, aiutami a tenerli lontani dall’uomo eterno, da mio figlio Alphonse. Ho paura che tu sappia già ciò che sto per scrivere, ma spero con ardore che non sia così. Credo che i miei lavori degli ultimi dieci anni si siano spinti oltre qualsiasi conoscenza scientifica o filosofica che sia concesso a uno studioso di ottenere. Se così fosse, ciò che era contenuto nello scrigno che ho aperto si estinguerà con me. Perché solo io ci sono riuscito: ho fatto ciò che nessuno era stato in grado di compiere prima di me. Sei l’unico al quale scrivo. So che ormai ho perso la tua stima e che per te non merito neppure la più misera considerazione; ho sperato, in passato, che avremmo potuto essere di nuovo amici prima di finire entrambi sottoterra… Ma ora so che non succederà mai. Elise, il mio adorato tesoro… era così bella. L’ho amata con tutto il cuore, ma non è per lei che ho deciso di intraprendere questo impervio cammino. Ho fatto a pezzi molti uomini: sul tavolo operatorio sono tutti uguali e innocenti, tanto affascinanti quanto grotteschi. Temo che il mio obiettivo abbia prevalso sui miei doveri. A causa della mia arroganza in gioventù, ho trascorso tutta la vita consumato e inebriato dal più sadico degli impegni, lo studio. Come ho potuto avere la presunzione di esplorare l’ignoto? Qualcosa di orrendo mi attende, una distruzione che non mi avrebbe coinvolto se non l’avessi inseguita con tanta ostinazione. C’è stato un tempo in cui la natura indossava una maschera amichevole, e da quando ho deciso di esplorarne i segreti non ho mai smesso di affrontare prove sempre più dure. Quale impresa è stata, scoprire il vero volto della natura, il suo disegno originario! Ma adesso il destino ha portato a compimento il suo infallibile piano: la mia rovina totale e irrecuperabile. Ora madre natura si prende gioco di me e dovrò sentire la sua risata ogni notte fino all’ultimo dei miei giorni, quando ella mi riprenderà con sé. Quella
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maledetta, quella cosa sudicia la cui malvagità è superata soltanto dal suo stesso canto tentatore. La morte, quest’entità terrificante! Guardiamo sempre altrove, nel timore che possa scorgerci e chiamarci per nome. Ho visto morire molti uomini, li ho sentiti gridare, e altrettanti hanno agonizzato sotto le mie mani a causa di malattie e ferite. Mi vergogno di ammettere che quando un paziente urlava mi sentivo in qualche modo sollevato, perché sapevo che la sua sofferenza avrebbe potuto essere peggiore. Ma sappi questo: se fossero stati consapevoli delle cose orribili a cui sarebbero andati incontro senza il mio aiuto, avrebbero trovato conforto nel loro stesso dolore. Siamo creature viventi, e in noi c’è più di quanto pensiamo: il seme della vita e della morte, che sono inscindibili, è impiantato nei nostri corpi già alla nascita, e continua a vivere e a morire anche al di fuori di noi. Io l’ho visto e alimentato, e combattuto e difeso. Per lui ho compiuto dei sacrifici e ho sparso del sangue, e adesso anch’io morirò a causa sua… non so come distruggerlo. Posso sentirla, posso udire le sue urla, la vedo ergersi dalle tenebre e venirmi a cercare. Sento il mio nome che riecheggia all’inferno. Elise, mia amata moglie! Ho infine deciso di salvarla. Ho voluto farle un grande dono, il ritorno a un antico passato. Lei era la discendente di una specie potente, quella delle Furie. E adesso non è più la donna di un tempo, né si trova ancora in quel corpo martoriato di carne bruciata. È rinata, si è risvegliata come fanno le cicale. Ho imparato molte cose, e ora brandisco una spada invincibile. Ho preso Elise, che era ormai ridotta a una larva, a una miserabile oppiomane intrappolata in un corpo devastato, e… Ascoltami, Bernard, perché ciò che scrivo è tutto vero: adesso Elise si sta librando nell’aria con le sue ali e intona un canto infernale in preda alla fame. L’ho battezzata; grazie al mio bisturi, l’ho salvata, l’ho salvata di nuovo. Ho posato l’ultima pietra miliare della mia ricerca, ed è quella di una lapide. Vieni presto, S. Black. Bernard non tornò mai da sua moglie Emma a New York.
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Nel 1908, cinquant’anni dopo la pubblicazione dell’Anatomia del Gray, Spencer Black prese accordi con un editore per dare alle stampe Il codice delle creature estinte. Tuttavia, ne furono realizzate soltanto sei copie prima che Black abbandonasse il progetto e sparisse nel nulla; il libro non fu mai distribuito e l’unica copia finora ritrovata è custodita al Museo di storia della medicina di Philadelphia. Come già detto, i motivi che spinsero Black a interrompere la stampa del volume e a far perdere traccia di sé rimangono ignoti. Il Codice è un manuale medico-chirurgico di anatomia – il genere di pubblicazione in cui, all’epoca, si cimentava la maggior parte dei naturalisti. Il volume illustra le anatomie di diverse creature che un tempo, come suggerisce il titolo, sarebbero esistite davvero. Ogni capitolo è dedicato a una specie diversa, e si apre con l’analisi dei suoi aspetti di maggior interesse. Nonostante qualche sporadico riferimento a esemplari (o a parti di essi) che Black sostiene di aver rinvenuto nel corso dei suoi viaggi, è convinzione diffusa che egli abbia assemblato le creature di propria mano. Tutti gli esemplari, purtroppo, sono andati dispersi: è probabile che molti siano stati distrutti e che alcuni siano conservati in qualche collezione privata tuttora sconosciuta. Talvolta, la prosa di Black risulta frammentata o di difficile comprensione, e le sue descrizioni tradiscono quel tono isterico che lo caratterizzò negli ultimi anni della sua vita.
CODEX EXTINCTORUM ANIMALIUM UNO STUDIO SULLE SPECIE MENO NOTE DEL REGNO ANIMALE
CONCEPITO COME PUNTO DI RIFERIMENTO PER CHIUNQUE OPERI NELLA SCIENZA, NELLA MEDICINA E NELLA FILOSOFIA
DEL DOTTOR
Spencer Edward Black CON
Illustrazioni dettagliate e didascalie esplicative del sistema muscolare e di quello scheletrico, accompagnati in alcuni casi da particolari degli organi interni New York Sotsky & Son
È possibile che il dottor Black abbia deciso di dedicare alla sfinge il primo capitolo del suo manuale con l’intento di evocarne il celebre indovinello, il quale, com’è noto, uccideva all’istante chi non rispondeva correttamente. A ogni modo, nelle intenzioni di Black non c’è nulla di enigmatico. Consapevole che in futuro molti dei suoi esemplari sarebbero stati distrutti o nascosti in collezioni private, aveva deciso di creare il Codice per lasciare una traccia delle sue ricerche e, magari, fornire una mappa agli scienziati che avrebbero intrapreso il suo stesso cammino. Oltre a una breve introduzione, ogni capitolo contiene un disegno stilizzato dell’aspetto che, secondo Black, queste creature avrebbero dovuto avere.
SPHINX A LATA REGNO
Animalia
FAMIGLIA
Felidæ
TIPO
Vertebrata
GENERE
Sphinx
CLASSE
Echidnæ
SPECIE
Sphinx alata
ORDINE
Præsidia
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M
olti dei dettagli riguardanti la di-
via dell’isolamento geografico: posso presume-
scendenza della sfinge rimangono
re che quest’evoluzione ebbe luogo prima che
ancora oscuri. Sappiamo che le
la bestia giungesse in Africa, ma non saprei
fattezze di queste creature potevano differire in misura considerevole nelle varie regioni
determinarne con esattezza l’origine. La leggendaria sfinge di Tebe assomiglia in
del continente africano. In Egitto si trovano
modo sorprendente all’esemplare da me rin-
enormi statue che raffigurano le sfingi del sole,
venuto. Nonostante fosse composta da un nu-
protettrici di Ra e suo flagello; a volte vengo-
mero esiguo di esemplari, questa specie preda-
no raffigurate col volto di un ariete (criosfingi)
trice aveva sviluppato un’intelligenza avanzata
o di una capra, e prive di ali. Sospetto che,
di tipo umano, ed è probabile che fosse feroce
come molti uccelli inadatti al volo, la sfinge
e infallibile nella caccia.
avesse perduto l’istinto di librarsi nell’aria per
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3 2 1
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29
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20 26 25 24
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TAVOLA 1 12345678-
Carpale radiale Primo dito Falangi Secondo dito Terzo dito Carpo metacarpo Ulna carpale Ulna
9- Radio 10- Omero 11- Scapola 12- Dodicesima vertebra toracica 13- Vertebre lombari 14- Bacino 15- Osso sacro 16- Tuberosità ischiatica 17- Femore 18- Perone
19- Tibia 20- Osso del calcagno 21- Metatarsi 22- Falangi 23- Rotula 24- Falangi 25- Ossa metacarpali 26- Ossa carpali 27- Radio 28- Ulna
S P H I N X A L ATA
29- Omero 30- Carena dello sterno 31- Forcula 32- Scapola 33- Mandibola 34- Arco dello zigomo 35- Osso frontale 36- Osso parietale 37- Osso occipitale
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5 6 7 39
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9 10 11 12 13
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36 35 34 33 18 32
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TAVOLA 2 1234-
Adduttore dell’ala Adduttore del dito maggiore Interosseo ventrale Dorsale metacarpale dell’ulna 5- Flessore ulnare del carpo 6- Flessore profondo delle dita 7- Flessore superficiale delle dita
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8- Pronatore superficiale 9- Omero 10- Tricipite brachiale 11- Bicipite brachiale 12- Trapezio 13- Grande dorsale 14- Obliquo esterno dell’addome 15- Sartorio 16- Tensore della fascia lata 17- Gluteo superficiale 18- Semitendinoso
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19- Quadricipite femorale 20- Bicipite femorale 21- Gastrocnemio 22- Flessore profondo delle dita 23- Tibiale anteriore 24- Guaina del retto addominale 25- Pettorale minore 26- Flessore ulnare del carpo 27- Estensore ulnare del carpo 28- Estensore laterale delle dita 29- Estensore comune delle dita
S P H I N X A L ATA
21 22
30- Estensore del carpo radiale 31- Cleidobrachiale 32- Tricipite brachiale 33- Deltoide 34- Infraspinato 35- Omotrasverso 36- Brachiocefalico 37- Trapezio 38- Pettorale maggiore 39- Tensore propatagiale
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TAVO LA 3 11 12
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1- Primo dito 2- Carpo metacarpo 3- Falangi 4- Secondo dito 5- Terzo dito 6- Ulna 7- Radio 8- Omero 9- Scapola 10- Omero 11- Radio 12- Ulna 13- Carpo 14- Metacarpo 15- Falangi 16- Metatarso 17- Tarso 18- Perone 19- Tibia 20- Bacino 21- Osso sacro 22- Scapola 23- Coracoide
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TAVO LA 4 1- Grande dorsale 2- Dentato posteriore 3- Obliquo dell’addome 4- Pettorale toracico 5- Bicipite brachiale 6- Estensore comune delle dita 7- Estensore ulnare del metacarpo 8- Flessore ulnare del carpo 9- Interosseo dorsale 10- Adduttore dell’ala 11- Dorsale metacarpale dell’ulna 12- Estensore ulnare del metacarpo 13- Estensore lungo dell’ala 14- Tricipite brachiale 15- Deltoide maggiore 16- Tensore propatagiale
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1- Brachiocefalico 2- Tensore propatagiale 3- Deltoide maggiore 4- Infraspinato 5- Tricipite brachiale 6- Cleidobrachiale 7- Pettorale minore 8- Estensore radiale del carpo 9- Flessore profondo delle dita 10- Gastrocnemio 11- Bicipite femorale 12- Semitendinoso 13- Tensore della fascia lata 14- Gluteo superficiale 15- Grande dorsale 16- Trapezio 17- Dentato toracico anteriore 18- Pettorale toracico
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TAVOLA 6 1- Osso frontale 2- Cresta sopraccigliare 3- Arco dello zigomo 4- Mandibola 5- Coracoide 6- Scapola 7- Sterno 8- Omero 9- Ossa carpali 10- Ossa metacarpali 11- Falangi 12- Radio 13- Ulna 14- Forcula
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9 10 11
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S P H I N X A L ATA
1
2
18 3 4 5 6 7
17 8 9 16
TAVOLA 7
10
1- Tensore propatagiale 2- Bicipite brachiale 3- Pettorale toracico 4- Trapezio 5- Brachiocefalico 6- Omotrasverso 7- Sternocefalico 8- Deltoide 9- Cleidobrachiale 10- Estensore comune delle dita 11- Estensore del carpo radiale 12- Pronatore rotondo 13- Flessore radiale del carpo 14- Estensore laterale delle dita 15- Adduttore del primo muscolo del dito 16- Pettorale maggiore 17- Pettorale toracico 18- Tricipite brachiale
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13 14
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Nel diciannovesimo secolo erano in molti a credere nell’esistenza delle sirene, e persino alcuni naturalisti e tassonomisti sostenevano che la loro presenza in natura non fosse affatto da escludere. Lo stesso Black dichiarò che gli oceani erano troppo vasti e profondi per poter fornire una risposta definitiva a questo mistero. Va chiarito che, per quanti fossero gli scienziati che si opponevano alle ricerche di Black, ce n’erano altrettanti che lo appoggiavano e che portavano avanti teorie affini alle sue.
SIR EN OCEANENSIS REGNO
Animalia
FAMIGLIA
Sirenidæ
TIPO
Vertebrata
GENERE
Siren
CLASSE
Mammichthyes
SPECIE
Siren oceanensis
ORDINE
Caudata
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È
frequente che si faccia confusione tra
spirare sott’acqua senza bisogno di emergere
nereidi, sirene della mitologia greca
in superficie. Possiamo inoltre ipotizzare l’e-
(siren) e sirene del folclore europeo
sistenza di parecchie sotto-specie con tratti
(mermaid). D’altronde, i racconti popolari su
tipici dei mammiferi e la necessità di respirare
queste creature sono così antichi da precedere
saltuariamente in superficie, com’è proprio di
la nascita del metodo scientifico. Attraverso le
delfini e balene. Le probabilità di recuperare
leggende, però, ci sono pervenuti alcuni detta-
uno di questi esemplari intatto con i soli mezzi
gli importanti sull’evoluzione di queste specie.
di cui dispongo sono pressoché nulle.
Inizierò quindi con l’illustrare le caratteristiche generali e comuni a tutte le sirene, per poi pas-
respiratorio unico nel suo genere e del tutto
sare ai tratti che le contraddistinguono, equi-
evoluto, con un apparato simile alle branchie
parabili per varietà a quelli che differenziano
dei pesci seppur conforme alla struttura della
le diverse razze di cani.
gabbia toracica umana. Se la mia teoria è cor-
In tempi antichi la sirena era descritta
retta, e davvero un tempo è esistita una sirena
come una donna con il corpo di uccello, e sol-
capace di respirare in superficie, ciò significa
tanto in seguito come una creatura acquatica.
che una gran varietà di specie, dalle forme, di-
Non è facile stabilire se si sia trattato di un
mensioni e fisiologie diverse, potrebbe ancora
errore di classificazione o se la sirena alata si
prosperare negli abissi marini.
sia in seguito evoluta in un mammifero ma-
Secondo i miei calcoli, bacino e femore
rino. Fatto sta che, a un certo punto, si sentì
dovrebbero essere robusti e piuttosto sviluppa-
il bisogno di tracciare un confine netto tra le
ti in lunghezza. Considerato il diametro della
sirene acquatiche e quelle alate.
vertebra lombare e lo spessore della pinna
Le nereidi, o naiadi, hanno molti tratti
caudale e di quella anale, questa particolare
in comune con le specie che abitano le pro-
specie di sirena doveva sfoggiare un’agilità
fondità degli oceani pur essendo quasi del
e una velocità di nuoto superiore a quella di
tutto umane, fatta esclusione per gli attributi
qualsiasi altro animale finora documentato. I
fisiologici necessari alla vita acquatica. Ciò
tessuti muscolari erano attraversati da tendini
spiegherebbe la loro predilezione per i territori
superficiali che aumentavano tensione, forza e
caratterizzati da acque dolci e poco profonde.
resistenza. La presenza di un massiccio tessuto
La mermaid (la femmina della specie Siren
80
Questo animale doveva avere un sistema
muscolare su tutta la lunghezza della coda le
oceanensis) era meno comune e senza dubbio
garantiva la superiorità sugli avversari, ren-
più sfuggente della sirena alata, e poteva re-
dendola di fatto la dominatrice delle acque.
SIREN OCEANENSIS
TAVO LA 2 1
1- Intercostale esterno 2- Adduttore dell’ulna 3- Depressore dorsale dei raggi molli 4- Estensore del peduncolo caudale 5- Adduttore caudale 6- Estensore caudale 7- Spina caudale 8- Adduttore caudale 9- Depressore pterigioforo 10- Estensore del bacino 11- Muscolo pettineo (adduttori del bacino) 12- Estensore dell’ulna
2 3 27 26 25
4 5 6
7 8
24
9 10
23 22
11
21 20 1
12 19 13 18 14
12
17 2 11
15 10 16 9
TAVOLA 1 1- Osso frontale 2- Arco dello zigomo 3- Mandibola 4- Omero 5- Spine dorsali 6- Ulna 7- Radio 8- Spine dell’ulna 9- Ossa carpali 10- Ossa metacarpali 11- Falangi 12- Pterigiofori 13- Spine neurali 14- Raggi molli 15- Vertebre
16- Spine caudali 17- Spine anali 18- Pterigiofori 19- Spine emali 20- Spine del bacino 21- Femore 22- Bacino 23- Vertebra lombare 24- Costole pleurali 25- Costole 26- Sterno 27- Clavicola
3
4 5 6 8
SIREN OCEANENSIS
7
81
1
21
2
3 20
4 5
19 6
18
7 13
8 9 10 11 12
14
16 17
15
TAVO LA 3 1- Osso temporale 2- Arco dello zigomo 3- Mandibola 4- Processo acromiale 5- Scapola 6- Omero 7- Ulna 8- Radio 9- Spine dell’ulna 10- Carpo
82
SIREN OCEANENSIS
11- Metacarpo 12- Falangi 13- False costole 14- Femore 15- Spina del bacino 16- Vertebre 17- Spina caudale 18- Spine dorsali dei raggi molli 19- Pterigiofori 20- Spine del bacino 21- Spine dorsali
14
1
2 3 13 5 6 7 8
4
9
10 12
11
TAVO LA 4 1234567-
Splenio del capo Scapola Trasversospinale Adduttore dell’ulna Lungo del dorso Gluteo medio Muscolo pettineo
SIREN OCEANENSIS
8- Grande adduttore 9- Adduttore del bacino 10- Flessore del bacino 11- Depressore del pterigioforo 12- Flessore caudale 13- Depressore dorsale dei raggi molli 14- Flessore dorsale
83
19 20
16
17
18
1 2 3 4 5 9
6
10 11 12
7 8
15 13 14
TAVO LA 5 123456789-
84
Infraspinato Deltoide Piccolo rotondo Grande rotondo Tricipite brachiale Estensore del carpo radiale Estensore ulnare del carpo Muscolo anconeo Flessore radiale del carpo
SIREN OCEANENSIS
10- Estensore obliquo addominale 11- Flessore ulnare del carpo 12- Flessore delle dita (sublime) 13- Miotomo 14- Pinna del bacino 15- Muscolo rosso 16- Spina dorsale (raggi duri) 17- Pinna dorsale 18- Grande dorsale 19- Trapezio 20- Sternocleidomastoideo
1 2 23
3
22
4
21 5
20
6
19
7 8
18 17
9 16 10 11
12
15
14
13
SIREN OCEANENSIS
TAVO LA 6 1- Deltoide 2- Grande rotondo 3- Bicipite brachiale 4- Dentato anteriore 5- Brachioradiale 6- Estensore del carpo radiale 7- Estensore comune delle dita 8- Flessore radiale del carpo 9- Pinna del bacino 10- Muscolo rosso 11- Miotomo (miomere) 12- Pinna dorsale a raggi molli 13- Spina caudale 14- Pinna caudale 15- Pinna anale 16- Obliquo esterno dell’addome 17- Retto dell’addome 18- Pinna dell’ulna 19- Fascia del bicipite 20- Pronatore rotondo 21- Brachiale 22- Pettorale maggiore 23- Sternocleidomastoideo
85
TAVO LA 7 1 2 18 17 3
16
4
15 14
13
5 6
12
7
1- Costole 2- Interno intercostale 3- Quadrato lombare 4- Legamento coxofemorale 5- Legamento ischiofemorale 6- Legamento ischiospinale 7- Legamento ischiovertebrale 8- Depressore del miotomo 9- Erettore del miotomo 10- Gracile 11- Grande adduttore 12- Lungo adduttore 13- Tuberosità ischiatica 14- Femore 15- Bacino 16- False costole (osso della pinna) 17- Costola pleurale 18- Vertebra
11
1
10
8
2 3 4
9
5 6 7
16 8 9
TAVOLA 8 12345678-
Intercostale esterno Costole Interno intercostale Obliquo interno addominale Retto dell’addome Bacino Legamento coxofemorale Adduttore breve
9- Bicipite spinale 10- Sartorio 11- Miotomo 12- Erettore del miotomo 13- Vertebra 14- Costola pleurale 15- Gracile (adduttori) 16- Omero
15
11
12 14
86
10
SIREN OCEANENSIS
13
1
TAVOLA 9
2
1- Arteria della carotide 2- Vena succlavia 3- Aorta 4- Vena brachiale 5- Vena e arteria mesenteriche 6- Vena e arteria renali 7- Rene 8- Arteria brachiale 9- Vena giugulare interna 10- Vena giugulare esterna
3
4 6 5
10 9
1 2
TAVO LA 10
3 8 4
7
1- 2- 3- 4- 5- 6-
Osso ioide Laringe Trachea Bronco Rastrello branchiale Branchie
6 5
SIREN OCEANENSIS
87
TAVO LA 11
88
SIREN OCEANENSIS
TAVO L A 1 2
SIREN OCEANENSIS
89
Gli appunti del dottor Black fanno riferimento a diversi tipi di satiri e ne menzionano uno rinvenuto in Finlandia, anche se va ribadito che non esistono tracce degli esemplari che Black sostiene di aver studiato. Egli parla del satiro anche nel suo diario, nel settembre del 1906: «Vi sono aspetti fisiologici di tale creatura che io, con la mia conoscenza limitata, posso soltanto ipotizzare. Ho però motivo di credere che fosse in grado di cantare in modo suadente, muoversi con l’agilità di un ballerino e commettere dei dispetti infantili».
SATYRUS HIRCINUS REGNO
Animalia
FAMIGLIA
Faunidæ
TIPO
Vertebrata
GENERE
Satyrus
CLASSE
Mammalia
SPECIE
Satyrus hircinus
ORDINE
Artiodactyla
91
I
l satiro condivide con il minotauro gli stessi tratti che accomunano la capra al toro, ma si distingue da esso per la forma
della testa e l’intelligenza superiore. Conosco bene le diverse interpretazioni date a questa creatura, ritratta in un numero sterminato di opere letterarie e rappresentazioni d’intrattenimento. La specie da me studiata (e riprodotta nel disegno) aveva orecchie umane, ma è diffusa l’opinione che ne esistessero varianti con orecchie caprine. Io stesso, ai confini della Finlandia, mi sono imbattuto in un esemplare simile a un montone: quel poco che rimaneva di quella bestia, purtroppo, non era in condizioni tali da consentirne uno studio valido o una rappresentazione dettagliata. Finora non ne ho trovati altri simili.
92
S A T Y RU S H I R C I N U S
1 2 29 28 27
3
26
4
25 24
5
TAVO LA 1
6
23 22
7 8 21
9
20
10
19 18 11 17
12
1- Osso parietale 2- Osso temporale 3- Occipitale 4- Atlante 5- Scapola 6- Omero 7- Ulna 8- Radio 9- Osso sacro 10- Tuberosità ischiatica 11- Femore 12- Tibia 13- Calcagno 14- Ossa tarsali 15- Metatarso 16- Falangi 17- Rotula 18- Falangi 19- Ossa metacarpali 20- Ossa carpali 21- Bacino 22- Costole 23- Sterno 24- Clavicola 25- Mandibola 26- Mascella 27- Arco dello zigomo 28- Osso nasale 29- Frontale
13 14
15
16
S A T Y RU S H I R C I N U S
93
1
30
2
29 28
3 4
27
TAVO LA 2
5 26
6
25
7 8 9 10
24 23
11
22
13
12
21 15
14
16
17 18 20
94
19
S A T Y RU S H I R C I N U S
1- Temporale 2- Massetere 3- Sternomastoideo 4- Trapezio 5- Deltoide 6- Tricipite brachiale 7- Brachiale 8- Bicipite brachiale 9- Brachioradiale 10- Pronatore rotondo 11- Estensore lungo radiale del carpo 12- Estensore breve radiale del carpo 13- Adduttore lungo del pollice 14- Tenare 15- Semitendinoso 16- Bicipite femorale 17- Quadricipite femorale 18- Peroneo lungo 19- Gastrocnemio 20- Poplite 21- Tensore della fascia lata 22- Gluteo medio 23- Obliquo esterno dell’addome 24- Retto dell’addome 25- Dentato 26- Pettorale 27- Triangolare 28- Orbicolare della bocca 29- Orbicolare degli occhi 30- Frontale
1
1
2
2
3
23
23
4 5
22
3 4 5
6
6 21
22
7 8
7 20 19 18 21 20
8
17
9
16
9 10 11
10 12
11
15
13 14 19
14 15
12
13
16
TAVOLA 3 1- Osso frontale 2- Osso nasale 3- Arco dello zigomo 4- Mandibola 5- Clavicola 6- Scapola 7- Omero 8- Ulna 9- Radio 10- Ossa carpali 11- Falangi 12- Ossa metacarpali 13- Femore 14- Rotula 15- Tibia 16- Ossa tarsali 17- Metatarso
TAVO LA 4 17 18
18- Falangi 19- Perone 20- Osso sacro 21- Bacino 22- Sterno 23- Mascella
1- Frontale 2- Orbicolare 3- Elevatore del labbro superiore 4- Depressore angolare 5- Sternomastoideo 6- Deltoide 7- Bicipite brachiale 8- Dentato 9- Brachioradiale 10- Estensore lungo radiale del carpo 11- Estensore breve radiale del carpo 12- Quadricipite femorale 13- Estensore lungo delle dita 14- Flessore lungo delle dita
S A T Y RU S H I R C I N U S
15- Gracile 16- Sartorio 17- Flessore radiale del carpo 18- Pronatore rotondo 19- Brachiale 20- Retto dell’addome 21- Pettorale maggiore 22- Trapezio 23- Zigomatico
95
1 1
2 3
2
21
3
4 20
4
5 19
6
5 6
18
7
17 7
18
8
16
9
17
8 9
16
10
15
11 12
10
15 14
13
14
TAVOLA 5 1- Parietale 2- Occipitale 3- Mandibola 4- Clavicola 5- Scapola 6- Omero 7- Ulna 8- Ossa carpali 9- Ossa metacarpali 10- Falangi 11- Ossa tarsali 12- Falangi del metatarso 13- Falangi 14- Tibia 15- Perone 16- Femore 17- Osso sacro 18- Bacino
96
TAVO LA 6 11
12
13
1234567-
Occipitale Sternomastoideo Trapezio Deltoide Tricipite brachiale Grande dorsale Estensore lungo radiale del carpo 8- Anconeo 9- Flessore radiale del carpo 10- Bicipite femorale 11- Semitendinoso 12- Gracile 13- Tibiale anteriore 14- Flessore lungo delle dita del piede 15- Semimembranoso 16- Gluteo medio
S A T Y RU S H I R C I N U S
17- Obliquo esterno dell’addome 18- Brachioradiale 19- Grande rotondo 20- Piccolo rotondo 21- Infraspinato
TAVO L A 7
S A T Y RU S H I R C I N U S
97
Il minotauro di Black sembrerebbe, a conti fatti, una bestia piuttosto sventurata: ha le caratteristiche peggiori di due specie e nessuno dei loro punti forti. A cosa serve un corpo umano se privo dell’intelletto necessario a governarlo? E qual è l’utilità del cervello di un toro in una struttura fisica che manca della possanza e della capacità di caricare tipiche di questo animale? Ma i suoi difetti non si fermano qui. Il minotauro non è dotato di artigli da poter utilizzare per attaccare o difendersi; non può volare né nuotare. È davvero difficile concepire l’esistenza di questa creatura. Spencer Black
MINOTAURUS ASTERIUS REGNO
Animalia
FAMIGLIA
Minoidæ
TIPO
Vertebrata
GENERE
Minotaurus
CLASSE
Mammalia
ORDINE
Asteria
SPECIE Minotaurus asterius
99
L’
esemplare rivela una muscolatura
molli erano talmente decomposti che mi è sta-
eccezionale, necessaria a sorreg-
to impossibile ricavarne alcun dato utile.
gere la pesante testa in tutti i suoi
Potrei supporre, però, che il minotauro
possibili impieghi, incluso il combattimento.
non fosse dotato di quattro stomaci come il
Col tempo ho raccolto frammenti di quelle
suo parente bovino. La posizione eretta non
che sembravano essere creature della stessa
si presta difatti alla natura di un ruminante, e
specie, ma finora non ho potuto dimostrare
al contempo la presenza di braccia consentiva
l’esistenza di nessuna delle varietà da me qui
a questa creatura di raccogliere e preparare il
analizzate. Il minotauro deve essere stato un
cibo. È probabile che il minotauro fosse on-
animale sorprendente, nonostante le opinioni
nivoro: considerata la sua mole enorme, l’at-
discordanti sulla sua presunta genealogia.
titudine alla caccia deve essere stata generata
Tuttavia non possiamo ignorare la questione
giocoforza dalla scarsità di cibo. È altrettanto
fondamentale che riguarda la fisionomia dei
probabile che la creatura non si sia evoluta
suoi antenati, alcuni dei quali sarebbero stati
abbastanza da ottenere l’equilibrio necessario
dotati di sei arti – quattro zampe e due braccia
a competere per il cibo o a difendersi: essendo
– come il centauro. In ogni caso, non ho anco-
bipede, nonché dotato di un cervello poco svi-
ra trovato prove che lo dimostrino.
luppato, non era in grado di sottrarsi agli at-
Come per molti degli altri reperti da me
tacchi dei predatori più grossi né di elaborare
dissotterrati o acquistati da collezionisti, lo
strategie o armi per proteggersi, come qualsia-
stato di conservazione degli esemplari rinve-
si altra bestia con una maggiore propensione
nuti non mi ha permesso di effettuare un’ispe-
all’ingegno sarebbe riuscita a fare.
zione completa della loro anatomia. I tessuti
100
M I N O T A U RU S A S T E R I U S
1
1
2 3 4
2 3 4
5
27
24 5
6
26
6
7 8 25
23
24
7
22
8
23
15
12
10
12
14
10 11
22
9
13
9
13
11 21
20 19 18 17
21
14 15 16
16 17
18 19 20
TAVOLA 1 1- Osso frontale 2- Arco dello zigomo 3- Osso nasale 4- Clavicola 5- Omero 6- Costole 7- Ulna 8- Radio 9- Ossa carpali 10- Metacarpo 11- Falangi 12- Femore 13- Rotula
14- Perone 15- Tibia 16- Tarso 17- Terzo e quarto metatarso 18- Prima falange 19- Seconda falange 20- Terza falange 21- Tuberosità del calcagno 22- Bacino 23- Vertebre 24- Scapola
TAVO LA 2 1- Frontale 2- Orbicolare degli occhi 3- Grande zigomatico 4- Elevatore del labbro superiore 5- Trapezio 6- Deltoide 7- Bicipite brachiale 8- Dentato 9- Retto dell’addome 10- Brachioradiale 11- Estensore del carpo radiale 12- Gluteo medio 13- Tenare
M I N O T A U RU S A S T E R I U S
14- Retto femorale 15- Vasto laterale 16- Tibiale 17- Vasto intermedio 18- Sartorio 19- Lungo adduttore 20- Pettineo 21- Ipotenare 22- Lungo palmare 23- Flessore radiale del carpo 24- Pronatore rotondo 25- Brachiale 26- Pettorale maggiore 27- Sternocleidomastoideo
101
1
2 3 21
4
5
TAVO LA 3 6
7 8
20 19
9
12
10 11
13
14 15 16
17
18
102
M I N O T A U RU S A S T E R I U S
1- Parietale 2- Prima vertebra cervicale 3- Osso zigomatico 4- Scapola 5- Omero 6- Costole 7- Radio 8- Ulna 9- Ossa carpali 10- Ossa metacarpali 11- Falangi 12- Femore 13- Perone 14- Tibia 15- Tuberosità del calcagno 16- Ossa tarsali 17- Terzo e quarto metatarso 18- Falangi 19- Osso sacro 20- Bacino 21- Clavicola
1
2
3 4 5 6 7
TAVO LA 4
8
20 9 10 11 12
19
13
18 14
17
15
16
M I N O T A U RU S A S T E R I U S
1- Obliquo superiore del capo 2- Adduttore del padiglione auricolare 3- Sternomastoideo 4- Trapezio 5- Infraspinato 6- Piccolo rotondo 7- Deltoide 8- Tricipite brachiale 9- Estensore lungo radiale del carpo 10- Estensore comune delle dita 11- Estensore breve radiale del carpo 12- Estensore ulnare del carpo 13- Flessore ulnare del carpo 14- Semitendinoso 15- Gastrocnemio 16- Tibiale anteriore 17- Bicipite femorale 18- Semimembranoso 19- Sacrospinale 20- Brachioradiale
103
1 2
17 16
3 15 4 5
TAVO LA 5 6 7 14
8
13
12
9
10
11
104
M I N O T A U RU S A S T E R I U S
1- Osso temporale 2- Prima vertebra cervicale 3- Prima vertebra toracica 4- Scapola 5- Omero 6- Ulna 7- Radio 8- Femore 9- Tuberosità del calcagno 10- Terzo e quarto osso metatarsale 11- Falangi 12- Tibia 13- Rotula 14- Bacino 15- Incisivo (mascella inferiore) 16- Osso incisivo 17- Osso nasale
1
23 22
2
21
20 3 19 4
TAVO LA 6
5
18
6
17
7
16
8 9 15
14 10 11 12 13
M I N O T A U RU S A S T E R I U S
1- Massetere 2- Brachiocefalico 3- Deltoide 4- Tricipite brachiale 5- Bicipite brachiale 6- Brachioradiale 7- Estensore lungo radiale del carpo 8- Estensore breve radiale del carpo 9- Adduttore lungo del pollice 10- Bicipite del gluteo 11- Semitendinoso 12- Peroneo lungo 13- Terzo peroneo 14- Tensore della fascia lata 15- Gluteo medio 16- Obliquo esterno dell’addome 17- Retto dell’addome 18- Dentato 19- Pettorale maggiore 20- Buccinatore 21- Elevatore nasolabiale 22- Piccolo zigomatico 23- Frontale
105
1
TAVO LA 7 11
1- Osso frontale 2- Osso nasale 3- Osso incisivo 4- Vertebra 5- Clavicola 6- Acromio 7- Scapola 8- Sterno 9- Costole 10- Mandibola 11- Arco dello zigomo
2
10
3
4 5 6 7
8
9
1 6 5 4
TAVO L A 8 1- 2- 3- 4- 5- 6-
106
Sternomastoideo Interno intercostale Intercostale esterno Pettorale maggiore Pettorale minore Trapezio
3
2
M I N O T A U RU S A S T E R I U S
1
TAVO LA 9 1- 2- 3- 4- 5- 6- 7- 8-
2
8
3
4
Osso parietale Arco dello zigomo Mascella Mandibola Vertebra Clavicola Scapola Prima vertebra cervicale
5
6
7
5 4
3
1
2
TAVO L A 1 0 1- 2- 3- 4- 5-
Lungo del dorso Piccolo romboide Elevatore della scapola Obliquo superiore del capo Sternocleidomastoideo
M I N O T A U RU S A S T E R I U S
107
Esistono molte leggende interessanti sulle origini di Ganesha. Secondo una delle tante versioni, la dea Parvati aveva creato dalla polvere un giovane affinché stesse di guardia mentre lei faceva il bagno. Suo marito Shiva, però, trovando quello sconosciuto davanti agli alloggi della moglie, lo attaccò e lo decapitò. Dopo aver scoperto che si trattava del figlio di Parvati, Shiva lo riportò in vita donandogli una testa da elefante e lo nominò comandante delle sue truppe. Il ganesha era un’ardita combinazione evolutiva di due esseri viventi dalla natura molto diversa: uomo ed elefante. Anche se le sue origini sono pura leggenda (non si generò dalla polvere) la verità si annida sempre nel passato. Spencer Black
GAN ESHA ORIENTIS REGNO
Animalia
FAMIGLIA
Homoeboreidæ
TIPO
Vertebrata
GENERE
Ganesha
CLASSE
Mammalia
SPECIE
Ganesha orientis
ORDINE
Proboscidea
109
L
o studio del ganesha mi ha permesso
L’esemplare di cui dispongo è uno dei
di rispondere a una delle domande
grandi tesori che ho rinvenuto in Oriente.
più ricorrenti riguardo alla struttura
Benché non sia integro, è però ben conservato,
scheletrica di numerose creature estinte: come
poiché era avvolto da parecchi strati di stoffa
facevano quelle sottili ossa a sorreggere ap-
imputridita. Considerando che mi sono im-
pendici tanto pesanti e crani così sproporzio-
battuto per puro caso nella sua tomba e che di
nati? Ne ho dedotto che il ganesha era dotato
sicuro ne esistono molte altre, non escludo la
di tendini robusti, indipendenti dal sistema
possibilità di nuovi ritrovamenti.
legamentoso, che ne avvolgevano la struttura
Il cranio del ganesha non ospitava un cer-
ossea. Questi tendini fungevano da barriera
vello che possa essere classificato come umano
di contenimento, ammortizzando gli sforzi
o d’elefante; a ogni modo, la sua forma insoli-
eccessivi così come un’ingessatura protegge un
ta, e nella fattispecie quella della corteccia ce-
braccio rotto. Nel loro insieme, funzionavano
rebrale, mi spinge ad approfondirne lo studio
come una sorta di esoscheletro che avvolge le
e a proseguire le ricerche. Al momento posso
ossa. Ipotizzare l’esistenza di un tale tessuto ci
solo dedurre che questo animale fosse dotato
permette di comprendere in che modo molti
di grande intelletto, il che rende più arduo
animali riuscissero a sopportare sforzi o tor-
comprendere per quale motivo si sia estinto.
sioni eccessivi. Purtroppo non sono ancora a conoscenza di specie viventi che ne abbiano mantenuto traccia.
110
GANESHA ORIENTIS
1 2 27 3 26 25 24 23
4
22
5 6
21
7 13
8
12
9 11 10
14
15
TAVOLA 1 1- Osso frontale 2- Osso nasale 3- Osso incisivo 4- Primo omero 5- Secondo omero 6- Seconda ulna 7- Secondo radio 8- Secondo osso carpale 9- Seconda falange 10- Prima falange 11- Primo osso carpale 12- Primo radio 13- Prima ulna
16 17
18 19 20
GANESHA ORIENTIS
14- Femore 15- Rotula 16- Tibia 17- Perone 18- Ossa tarsali 19- Metatarsi 20- Falangi 21- Bacino 22- Costole 23- Sterno 24- Scapola 25- Clavicola 26- Mandibola 27- Arco dello zigomo
111
1
2
37 3 4 5 6
36 35 34
7
33
8 9 10
32 31
11 12 13
30 14 15
29
16
28 27
17
26
25
TAVOLA 2 1- Frontale occipitale 2- Sopraorbicolare 3- Osso nasale 4- Elevatore nasolabiale 5- Parte del buccinatore sopralabiale 6- Elevatore mascellare del labbro 7- Primo deltoide 8- Parte del buccinatore 9- Secondo bicipite brachiale 10- Primo bicipite brachiale 11- Secondo brachiale 12- Secondo pronatore rotondo 13- Secondo brachioradiale 14- Primo flessore radiale del carpo 15- Primo estensore lungo radiale del carpo 16- Primo adduttore lungo del pollice 17- Dorsale interosseo 18- Retto femorale
112
18 19
24
20 21 23
GANESHA ORIENTIS
22
19- Vasto laterale 20- Tibiale 21- Gastrocnemio (mediano) 22- Estensore lungo delle dita 23- Soleo 24- Vasto intermedio 25- Sartorio 26- Grande adduttore 27- Lungo adduttore 28- Pettineo 29- Tensore della fascia lata 30- Obliquo esterno dell’addome 31- Retto dell’addome 32- Dentato 33- Pettorale maggiore 34- Trapezio 35- Sternomastoideo 36- Massetere 37- Temporale
1 2
3 4 5 6
7
8 9 10 11 12 13
24
14
23
15 22
TAVOLA 3 1- Osso parietale 2- Osso temporale 3- Arco dello zigomo 4- Osso incisivo 5- Mandibola 6- Prima clavicola 7- Scapola 8- Secondo omero 9- Seconda scapola 10- Primo omero 11- Secondo radio 12- Seconda ulna 13- Secondo osso carpale 14- Secondo osso metacarpale 15- Seconda falange 16- Femore 17- Perone 18- Tibia 19- Ossa tarsali 20- Metatarsi 21- Calcagno 22- Tuberosità ischiatica 23- Osso sacro 24- Bacino
16
17 18
19 20 21
GANESHA ORIENTIS
113
1 2 3 4 5 6 29
7 8 9 10
28
11
27
12 13 26
15 16
14
25 24
17
23
18 19
22
TAVOLA 4 20
1- Temporale 2- Muscolo occipitale 3- Massetere 4- Primo trapezio 5- Secondo trapezio 6- Primo deltoide 7- Secondo deltoide 8- Infraspinato 9- Piccolo rotondo 10- Grande rotondo 11- Secondo estensore lungo radiale del carpo 12- Secondo estensore breve radiale del carpo 13- Secondo estensore ulnare del carpo 14- Secondo ipotenare
114
21
GANESHA ORIENTIS
15- Gluteo medio 16- Gluteo grande 17- Vasto laterale 18- Bicipite femorale 19- Semitendinoso 20- Gastrocnemio laterale 21- Gastrocnemio mediano 22- Vasto intermedio 23- Semimembranoso 24- Gracile 25- Grande adduttore 26- Flessore ulnare del carpo 27- Anconeo 28- Primo grande dorsale 29- Secondo grande dorsale
1
2
3 4 5 6 7 8 9
24
TAVO LA 5
23 10 11
12 22 13
14
21
1- Osso frontale 2- Osso parietale 3- Osso temporale 4- Osso occipitale 5- Atlante 6- Mandibola 7- Prima clavicola 8- Prima scapola 9- Seconda scapola 10- Secondo omero 11- Primo omero 12- Secondo radio 13- Seconda ulna 14- Femore 15- Perone 16- Tibia 17- Calcagno 18- Falangi 19- Metatarsi 20- Ossa carpali 21- Rotula 22- Bacino 23- Sterno 24- Costole
15
16
20 18
19
17
GANESHA ORIENTIS
115
1 2 38 37
3
TAVO LA 6
36 4 5 6
35
7
34
8 33 9 10 11
32 31
12 30
13 14
29
15 16 28 27
17
26 18 19 20
21 25
22 23
24
116
GANESHA ORIENTIS
1- Occipitale frontale 2- Temporale 3- Occipitale 4- Sternomastoideo 5- Massetere 6- Primo trapezio 7- Secondo trapezio 8- Secondo deltoide 9- Secondo tricipite brachiale 10- Secondo bicipite brachiale 11- Secondo brachiale 12- Secondo pronatore rotondo 13- Secondo brachioradiale 14- Secondo estensore lungo radiale del carpo 15- Secondo estensore breve radiale del carpo 16- Adduttore lungo del pollice 17- Gluteo grande 18- Bicipite femorale 19- Vasto laterale 20- Semimembranoso 21- Gastrocnemio 22- Peroneo lungo 23- Soleo 24- Estensore lungo delle dita 25- Tibiale 26- Retto femorale 27- Gluteo medio 28- Tensore della fascia lata 29- Ipotenare 30- Obliquo esterno dell’addome 31- Primo grande dorsale 32- Secondo grande dorsale 33- Pettorale maggiore 34- Parte del buccinatore 35- Elevatore mascellare del labbro 36- Parte del buccinatore sopralabiale 37- Elevatore nasolabiale 38- Osso nasale
1
TAVO LA 7
9
1- 2- 3- 4- 5- 6- 7- 8- 9-
2
8 7
3
6
4
Osso parietale Osso occipitale Costole Seconde clavicole Seconda scapola Osso incisivo Mandibola Arco dello zigomo Osso temporale
5
1 2 3
4 5 6
TAVO L A 8 1- 2- 3- 4- 5- 6-
Obliquo del capo Splenio del capo Piccolo romboide Sopraspinato Infraspinato Grande rotondo
GANESHA ORIENTIS
117
TAVO LA 9 1- 2- 3- 4- 5- 6- 7-
1
Sternocleidomastoideo Primo trapezio Secondo trapezio Secondo grande dorsale Secondo grande rotondo Infraspinato Primo grande dorsale
2 3
7
4
6 5
13
1
2
12
3
11 4 10
5 6
9 7
TAVO L A 1 0 1- Osso parietale 2- Osso temporale 3- Osso occipitale 4- Processo condiloideo 5- Arco dello zigomo 6- Vertebra 7- Prima scapola 8- Seconda scapola 9- Osso incisivo 10- Osso lacrimale 11- Orbita 12- Osso nasale 13- Osso frontale
118
GANESHA ORIENTIS
8
TAVOLA 1 1 1- Temporale 2- Massetere 3- Scaleno medio 4- Scaleno anteriore 5- Secondo pettorale maggiore 6- Infraspinato 7- Bicipite brachiale 8- Primo grande dorsale 9- Secondo grande dorsale 10- Quadrato lombare 11- Obliquo interno addominale 12- Interno intercostale
13- Tricipite brachiale 14- Secondo pettorale maggiore 15- Parte del buccinatore 16- Primo pettorale maggiore 17- Parte del buccinatore 19 sopralabiale 18- Elevatore mascellare del labbro 19- Muscolo frontale 18
1
2 3
17
4
16 15
5
14
6
13
8
7
9
12 11 1
10 2
6 5
TAVO LA 12
3
4
1- 2- 3- 4- 5- 6-
GANESHA ORIENTIS
Pettorale maggiore Infraspinato Grande rotondo Brachiale Tricipite brachiale Pettorale minore
119
Oggi non esistono animali a più teste, tuttavia casi di creature bi- o tricefale non sono rari (una condizione nota come “policefalia”). Avviene spesso che questi esemplari nascano con le teste fuse tra loro, e purtroppo è raro che sopravvivano a lungo. Nei prossimi capitoli, il dottor Black analizza due creature a tre teste: la chimera e il cerbero. Black era certo che questi animali non fossero il risultato di mutazioni occasionali bensì specie a sé stanti.
CHIMÆRA INCENDIARIA REGNO
Animalia
FAMIGLIA
Incendiariidæ
TIPO
Vertebrata
GENERE
Chimæra
CLASSE
Echidnæ
ORDINE
Præsidia
SPECIE Chimæra incendiaria
121
Q
uale sfida si pone davanti a chiunque
Stando a proporzioni e tensione, la mu-
voglia indagare l’esistenza di que-
scolatura della testa leonina si direbbe più
sta creatura! Perché mai la natura
sviluppata di quella delle altre due. Ne deduco
avrebbe dovuto conferirle simili fattezze? Il
che la vertebra toracica, o in questo caso tri-
suo aspetto è sconvolgente e disarmonico. Ma
toracica, fosse appena sufficiente a consentire
ogni mistero nasce per essere risolto e io, in
all’animale una discreta mobilità.
quanto scienziato, ho il dovere di rivelarne tutti i segreti.
Altri dubbi riguardano l’alimentazione. Le tre teste, originarie di creature con diete diver-
Non avendo avuto il privilegio di studiare
se, dovevano avere senza dubbio un tratto di-
la creatura mentre era in vita, non sono in
gerente in comune e altre funzioni di base con-
grado di stabilire come gestisse l’apparente
divise. Posso immaginare che tale convivenza
dilemma del dover coniugare tre volontà e un
offrisse notevoli vantaggi: per dirne uno, la
solo corpo da manovrare. Questo enigma mi
capra poteva brucare mentre il leone riposava,
pare a dir poco affascinante, sebbene rallenti il
e così via.
progresso dei miei sempre più atipici studi. Trovo stupefacente che la coda avesse la
È probabile che la chimera si sia evoluta in una specie più semplice, funzionale e adatta-
stessa struttura di quella di un serpente, no-
bile, ma al momento non dispongo di prove a
nostante la chimera non disponesse di alcuna
riguardo. Ho comunque motivo di credere che
delle funzionalità peculiari di questo rettile:
la chimera non avesse lunghe aspettative di
la coda, infatti, non poteva strisciare né at-
vita nemmeno nel suo ambiente naturale.
torcigliarsi su se stessa. Sospetto quindi che la sua unica funzione fosse quella di bilanciare l’equilibrio della creatura.
122
CHIMÆRA INCENDIARIA
3
2
1
17- Osso del calcagno 18- Tibia 19- Rotula 20- Falangi 21- Metacarpo
32 4 5
31 30 29
6
7 8 9
28
TAVOLA 1
27
10 26
11
25
19 18 17 16 15
1- Mascella 24 2- Palatoquadrato 3- Atlante 23 4- Vertebre cervicali 22 5- Scapola 21 6- Prima vertebra lombare 20 7- Bacino 8- Osso sacro 9- Osso ischiatico 10- Femore 11- Vertebra caudale 12- Seconda falange 13- Terza falange 14- Prima falange 15- Metatarso 16- Tarso 2 3 1
14 12 13
TAVO LA 2 1- Adduttore esterno 2- Depressore della mandibola 3- Ileocostale 4- Complesso scutale-interscutale 5- Pterigoideo 6- Cleidomastoideo 7- Trapezio 8- Grande dorsale 9- Obliquo dell’addome 10- Obliquo interno dell’addome
4
5
30 29
6
28 27 26
7
8
9
10
11
12
13 14 15 16 17 18
25 24
23 22
22- Carpo 23- Ulna 24- Radio 25- Omero 26- Sterno 27- Atlante 28- Mandibola 29- Osso temporale 30- Mandibola 31- Osso nasale 32- Osso frontale
11- Tensore della fascia lata 12- Gluteo medio 13- Gluteo grande 14- Spinale 15- Lungo del dorso 16- Ileocostale 17- Bicipite femorale 18- Complesso scutale-interscutale 19- Lungo della coscia 20- Estensore lungo delle dita del piede 21- Estensore del carpo radiale 22- Brachioradiale 23- Cleidomastoideo 24- Tricipite brachiale 25- Sternocleidomastoideo 26- Elevatore nasolabiale 27- Massetere 28- Temporale 29- Elevatore nasolabiale 30- Malare
20 19
21
CHIMÆRA INCENDIARIA
123
21
22
1
2
3 4
5
20
6
19 7 8
18 17
9
16
10
15 14
13
11 12
TAVOLA 3 1- 2- 3- 4- 5- 6-
124
Osso occipitale Mandibola Pterigoideo Transpalatino Prefrontale Mascella
7- Scapola 8- Femore 9- Tibia 10- Vertebra caudale 11- Falange distale 12- Falangi 13- Ossa metacarpali 14- Ossa carpali
15- Ulna 16- Radio 17- Omero 18- Mandibola 19- Osso incisivo 20- Osso frontale 21- Osso occipitale 22- Atlante
CHIMÆRA INCENDIARIA
1
2
3
4
5
6
7 8
25 24 23 9 22 10
21 20
11
19 18 12 17
13
16 15 14
TAVOLA 4 1- 2- 3- 4-
Temporale Corrugatore delle sopracciglia Elevatore nasolabiale Complesso scutaleinterscutale 5- Ileocostale
6- Lungo del dorso 7- Adduttore esterno 8- Pterigoideo 9- Bicipite femorale 10- Tensore della fascia lata 11- Deltoide 12- Estensore lungo delle dita del piede
13- Complesso scutaleinterscutale 14- Adduttore lungo del pollice 15- Estensore comune delle dita 16- Brachioradiale 17- Pronatore rotondo 18- Pettorale maggiore 19- Cleidomastoideo
CHIMÆRA INCENDIARIA
20- Sternocleidomastoideo 21- Cleidomastoideo 22- Brachiocefalico 23- Elevatore nasolabiale 24- Malare 25- Massetere
125
1 20
3
2
4 21
19
22 18 17 16
5 15 14
6 7
8
TAVOLA 5 1- Osso incisivo 2- Prima vertebra cervicale 3- Osso parietale 4- Osso incisivo 5- Osso occipitale 6- Vertebra tritoracica 7- Scapola 8- Costole 9- Bacino 10- Osso sacro 11- Prima vertebra caudale 12- Grande trocantere del femore 13- Processo trasversale della vertebra lombare 14- Atlante 15- Squamoso 16- Pterigoideo 17- Parietale 18- Mascella 19- Osso nasale 20- Parietale 21- Arco dello zigomo 22- Occipitale
126
13
9 12
10 11
CHIMÆRA INCENDIARIA
1
2
3
4
5 6
7 24
8
23 22 21
9 20
10
19
11
TAVOLA 6 1- Parietale auricolare 2- Occipitale 3- Cervicale auricolare 4- Splenio del capo 5- Adduttore superiore dell’orecchio 6- Parietale auricolare 7- Temporale 8- Brachiocefalico 9- Trapezio 10- Tensore della fascia antebrachiale 11- Grande dorsale 12- Gluteo medio 13- Gluteo grande 14- Complesso scutale-interscutale 15- Ileocostale 16- Lungo del dorso 17- Spinale 18- Obliquo esterno dell’addome 19- Lungo del dorso 20- Complesso scutale-interscutale 21- Ileocostale 22- Lungo del dorso 23- Spinale 24- Temporale
18
12 13 17 16
14 15
CHIMÆRA INCENDIARIA
127
2
1
3
4
TAVOLA 7 1- 2- 3- 4- 5-
5
Osso sacro Bacino Vertebra caudale Femore Rotula
1
2 3
4
TAVOLA 8 1- 2- 3- 4- 5- 6-
128
Lungo del dorso Tensore della fascia lata Adduttore Obliquo interno del dorso Quadricipite femorale Sartorio
6
5
CHIMÆRA INCENDIARIA
TAVOLE 9 E 1 0 1- Settima vertebra cervicale 2- Vertebra tritoracica 3- Costole 4- Sterno 5- Traverso ventrale 6- Semispinale 7- Lungo del dorso 8- Interno intercostale 9- Lungo vertebrale del collo 10- Dentato ventrale del collo
1 2 3 4
5
6
7
10
8
9
CHIMÆRA INCENDIARIA
129
Al pari della chimera, la creatura nota come cerbero era dotata di tre teste, anche se, in questo caso, esse appartenevano tutte alla stessa specie. Com’è noto, Black eseguì ripetuti esperimenti sui cani. Siamo a conoscenza, ad esempio, del lavoro svolto sul cosiddetto Beagle di Darwin, ma non sappiamo fin dove si spinsero le sperimentazioni con le creature policefale.
CANIS HADES REGNO
Animalia
FAMIGLIA
Canidæ
TIPO
Vertebrata
GENERE
Canis
CLASSE
Echidnæ
SPECIE
Canis hades
ORDINE
Præsidia
131
Q
uando ho cominciato le mie ricerche
neppure io posso dirmi imparentato a un
credevo che del “mastino infernale”
pesce per il semplice fatto che entrambi
esistesse un unico esemplare, così
possediamo una sola testa.
come lo pensavo del ganesha e della chimera. Poi, però, ho avuto la fortuna irripetibile di
do e molti tratti in comune con altri mammife-
entrare in possesso di otto cani appartenuti
ri: il cuore suddiviso in quattro cavità, organi
allo stesso branco e morti tutti insieme. Molti
di dimensioni ordinarie, ghiandole mammarie,
di essi avevano due o tre teste, e uno ne pos-
eccetera.
sedeva persino sei. In questa sede, analizzo un esemplare con tre teste e la coda di serpente. Dev’esserci un qualche elemento nei
132
Il cerbero aveva senza dubbio sangue cal-
Una conclusione immediata è che la componente serpentina del cerbero (come nel caso della chimera) si fosse adattata al resto del
tessuti ossei, nel sangue o nelle cellule
corpo, rinunciando alla necessità di un sistema
cerebrali che consente al cerbero e alla
circolatorio a sangue freddo. Simili adatta-
chimera di sviluppare più teste. Queste
menti si trovano in altri rettili, come ad esem-
creature non sono semplici mutazioni generate
pio nella Dermochelys coriacea, o tartaruga
da condizioni anomale: la loro struttura è fin
liuto. Potrebbe esserci una discendenza comu-
troppo articolata e intenzionale. Nonostante
ne tra queste specie, il che suggerirebbe una
le somiglianze superficiali, non ho prove che
loro ampia e diversificata diffusione in regioni
le due specie siano direttamente imparentate;
ancora sconosciute.
CANIS HADES
TAVOLA 1 1- 2- 3- 4-
Arco dello zigomo Condilo dell’osso occipitale Osso temporale Vertebra
5- 6- 7- 8- 9-
Prima-sesta vertebra toracica Vertebre lombari Bacino Osso sacro Vertebra caudale
1
2 3
28 27
4 5 26
19- Radio 20- Ulna 21- Ossa carpali 22- Ossa metacarpali 23- Falangi 24- Omero 25- Scapola 26- Mandibola 27- Osso incisivo 28- Osso nasale
10- Costole caudali 11- Falangi 12- Metatarsi 13- Ossa tarsali 14- Perone 15- Tibia 16- Femore 17- Costole 18- Processo dell’ulna 6
7
8
25 16
9
17
24
18
15 14
19 20
13 12
21 22 23 36
38
37
1
10
11
2
35 3
4 5 6 7
34
33 32
TAVOLA 2 1- Brachiocefalico 2- Frontoscutulare 3- Trapezio 4- Grande dorsale 5- Obliquo interno addominale 6- Sartorio 7- Gluteo medio 8- Gluteo superficiale 9- Lungo del dorso 10- Complesso scutaleinterscutale 11- Semitendinoso 12- Flessore lungo dell’alluce 13- Peroneo lungo 14- Estensore lungo delle dita 15- Tricipite del polpaccio
31 30 29 28 27 26 25 24
19 18 20 21 22 23
16- Bicipite femorale 17- Tensore della fascia lata 18- Intercostale esterno 19- Pettorale profondo 20- Estensore comune delle dita 21- Estensore laterale delle dita 22- Estensore ulnare del carpo 23- Flessore ulnare del carpo 24- Flessore ulnare del carpo
8
17 16 15 14 13 12
25- Flessore radiale del carpo 26- Pronatore rotondo 27- Brachioradiale 28- Tricipite brachiale 29- Settimo tendinoso clavicolare 30- Deltoide 31- Omotrasverso 32- Sternoioideo
CANIS HADES
9 10 11
33- Zigomatico cutaneo 34- Canino 35- Elevatore nasolabiale 36- Malare 37- Orbicolare degli occhi 38- Temporale
133
1
2 3
4
5
6 7
8 9 15
TAVO LA 3
14
10
11 12
13
134
CANIS HADES
1- Cresta nucale 2- Arco dello zigomo 3- Osso temporale 4- Osso nasale 5- Osso incisivo 6- Vertebra 7- Scapola 8- Sterno 9- Omero 10- Radio 11- Ossa carpali 12- Ossa metacarpali 13- Falangi 14- Vertebra caudale 15- Rotula
1
2 3 4 5
18 17 6 7
8 9 10 16 11 12 13
14
15
CANIS HADES
TAVO LA 4 1234-
Frontoscutulare Temporale Orbicolare degli occhi Elevatore mediano dell’angolo oculare 5- Elevatore nasolabiali 6- Sternocefalico 7- Brachiocefalico 8- Deltoide 9- Tricipite brachiale 10- Brachiocefalico 11- Brachiale 12- Estensore del carpo radiale 13- Pronatore rotondo 14- Estensore comune delle dita 15- Primo adduttore del dito 16- Complesso scutaleinterscutale 17- Canino 18- Malare
135
1 2 3
4
5 6 7
8 9 10
TAVOLA 5 1- Osso frontale 2- Osso parietale 3- Arco dello zigomo 4- Osso nasale 5- Osso occipitale 6- Osso temporale 7- Prima vertebra cervicale 8- Vertebra tritoracica 9- Scapola 10- Costole 11- Dodicesima vertebra toracica 12- Tuberosità dell’anca 13- Bacino 14- Osso sacro 15- Prima vertebra caudale 16- Grande trocantere
11
12 13 14
16
136
15
CANIS HADES
1 2 3
4 5 6 23
7 8 9
22
10 11
12
21 13 14 15 16
20
17 19
TAVO LA 6 1- Elevatore nasolabiale 2- Malare 3- Frontoscutulare 4- Occipitale 5- Elevatore dell’orecchio 6- Elevatore lungo dell’orecchio 7- Brachiocefalico 8- Trapezio 9- Deltoide 10- Tricipite brachiale 11- Grande dorsale 12- Obliquo esterno dell’addome 13- Gluteo medio 14- Gluteo grande 15- Bicipite femorale 16- Complesso scutaleinterscutale 17- Ileocostale 18- Lungo del dorso 19- Spinale 20- Otturatore interno 21- Sartorio (anteriore) 22- Trapezio 23- Lungo del dorso
18
CANIS HADES
137
1
2
3
4
5
6 7
8 9 12
TAVOLA 7 1234567-
Dodicesima vertebra toracica Prima vertebra lombare Sesta vertebra lombare Tuberosità dell’anca Bacino Osso sacro Prima vertebra caudale
11
10
8- Tuberosità sacrale 9- Femore 10- Perone 11- Tibia 12- Rotula 1 2
5
3 4
TAVO L A 8 12345-
138
Lungo del dorso Tensore della fascia lata Obliquo interno del dorso Quadricipite femorale Sartorio
CANIS HADES
1 2 3
TAVO LE 9 E 10
4
5 6
1- 2- 3- 4- 5- 6- 7- 8- 9-
Settima vertebra cervicale Vertebra tritoracica Costole Sterno Semispinale Lungo del dorso Interno intercostale Lunga vertebra costale Dentato ventrale del collo
7 9
8
CANIS HADES
139
Possiamo ipotizzare che il pegaso sia stata la creatura più imponente mai realizzata dal dottor Black, e la sua costruzione richiese un impegno notevole: fu necessario progettare un complesso sistema di paranchi e pulegge per trasferire l’animale sul tavolo operatorio, e manovre ancora più complesse dovettero servire a mantenere la creatura nella postura desiderata durante le esibizioni (forse la stessa raffigurata nel disegno a destra). Mesi di lavoro spesi nella costruzione di ali che non potranno mai funzionare. Ho cucito con cura i muscoli nei punti giusti; ho trattato con estrema attenzione nervi, pelle e tutti i tessuti muscolari della creatura… eppure essa non vive. Tutto ciò solo per dimostrare che questo animale potrebbe esistere, e che un tempo è senz’altro esistito. Spencer Black
PEGASUS GORGONEUS REGNO
Animalia
FAMIGLIA
Equialatidæ
TIPO
Vertebrata
GENERE
Pegasus
CLASSE
Gorgonea
SPECIE
ORDINE
Perissodactyla
Pegasus gorgoneus
141
F
amoso per la sua ascesa al Monte
scoprire il segreto della sua forza fenomenale.
Olimpo, il pegaso ha ispirato molti
Questo tipo di cellule non sono assenti nel tes-
racconti fantastici.
suto muscolare umano, ma sono di gran lunga
Dimensioni e apertura delle ali doveva-
no conferirgli un’abilità di volo superiore a
essere potenziate per raggiungere le stesse fun-
quanto si possa immaginare, ma l’unico modo
zionalità di quelle del pegaso, allora l’uomo
per averne la certezza sarebbe analizzare un
arriverebbe a sviluppare delle capacità a dir
esemplare vivente. Le sacche aerifere presenti
poco sorprendenti.
nel corpo dell’animale dovevano misurare più
La struttura scheletrica del pegaso risul-
del doppio di quelle di qualsiasi altro volatile,
terà familiare a qualsiasi anatomista che cono-
donandogli così una stupefacente capacità re-
sca il genere degli Equus e la classe degli Aves:
spiratoria. Esse rappresentano senza dubbio la
anzi, sorprenderà notare l’assenza di difformi-
risposta a un’esigenza evolutiva.
tà strutturali rispetto al corpo di un normale
I muscoli che governavano le ali dovevano
142
meno attive. Se le cellule umane potessero
cavallo o alle ali di un qualsiasi uccello, anche
essere particolarmente possenti. Se avessimo
se ho motivo di credere che esistessero delle
la possibilità di osservare una cellula del pega-
considerevoli differenze tra le diverse varietà
so al microscopio, sono certo che potremmo
di questa famiglia.
P E G A S U S G O RG O N E U S
1
2 3 4 5 6
32 33
7
31 30
8
9
10 11 12
29 28 27 13
26 25
18 14 19
24 23
15 16
22 20 21
TAVOLA 1 1234567-
Osso radiale carpale Primo dito Falangi Carpo metacarpo Ulna Radio Omero
8- Costole 9- Vertebra 10- Osso sacro 11- Bacino 12- Ischio 13- Femore 14- Perone 15- Ossa tarsali 16- Terzo osso metatarsale
17- Falange prossimale (pastorale) 18- Rotula 19- Tibia 20- Falange media (coronale) 21- Falange distale (osso triangolare) 22- Terzo osso metacarpale 23- Carpo 24- Radio
P E G A S U S G O RG O N E U S
17
25- Olecrano 26- Omero 27- Forcula 28- Scapola 29- Vertebre cervicali 30- Osso nasale 31- Mascella 32- Osso parietale 33- Condilo occipitale
143
18
1 2 3
17
4
5
6
7
16 15 8
14
9 10
13
11
12
TAVOLA 2 12345-
144
Scapola omerale caudale Dentato dorsale Dentato ventrale toracico Bacino Elevatore lungo della coda
6- Elevatore breve della coda 7- Adduttore della coda 8- Quadricipite femorale 9- Semimembranoso 10- Bicipite femorale 11- Flessore superficiale delle dita 12- Estensore ulnare del carpo
13- Estensore del carpo radiale 14- Pettorale toracico 15- Grande rotondo 16- Porzione scapolare del pettorale minore 17- Dentato ventrale del collo 18- Pettorale toracico
P E G A S U S G O RG O N E U S
1 2
3 4
45 5
44
6 7 38
39 40
43 41 42 8
37
9 10
36 35
11 12 13
34 33 32
14
31 30 29 28 27 26 25 24
TAVOLA 3 1- Adduttore dell’ala 2- Interosseo ventrale 3- Dorsale metacarpale dell’ulna 4- Flessore ulnare del carpo 5- Flessore profondo delle dita 6- Flessore superficiale delle dita 7- Pronatore superficiale 8- Omero
15
23 22
21
9- Tricipite brachiale 10- Bicipite brachiale 11- Trapezio 12- Grande dorsale 13- Dentato dorsale 14- Semitendinoso 15- Bicipite femorale 16- Gastrocnemio 17- Estensore lungo delle dita 18- Gluteo grande 19- Fascia latae 20- Obliquo esterno dell’addome 21- Intercostale esterno
20
19 18
22- Pettorale profondo 23- Pettorale toracico 24- Estensore comune delle dita 25- Estensore ulnare del carpo 26- Estensore del carpo radiale 27- Pettorale maggiore 28- Interno brachiale 29- Bicipite brachiale 30- Tricipite brachiale 31- Deltoide 32- Sopraspinato 33- Dentato ventrale del collo 34- Sternocleidomastoideo
P E G A S U S G O RG O N E U S
16 17
35- Muscolo canino 36- Elevatore nasolabiale 37- Massetere 38- Muscoli scutali 39- Parotideo auricolare 40- Splenio 41- Trapezio 42- Pettorale toracico 43- Tensore propatagiale 44- Estensore radiale del metacarpo 45- Tensore lungo propatagiale del tendine
145
1 2 3 4 5 6 7
8
23 9
24 22
10 11 21 20
12
19 18 13 17
14
16 15
TAVOLA 4 12345-
146
Primo dito Carpo metacarpo Falangi Secondo dito Terzo dito
6- Ulna 7- Radio 8- Omero 9- Vertebra 10- Bacino 11- Osso sacro 12- Tuberosità ischiatica
13- Femore 14- Tibia 15- Tuberosità del calcagno 16- Radio 17- Carena dello sterno 18- Omero 19- Costole
P E G A S U S G O RG O N E U S
20- Scapola 21- Settima vertebra cervicale 22- Mandibola 23- Prima vertebra cervicale 24- Scapola dorsale
2
1
3
4 5 6 7 8
9 10 22 21
11 12
20 19 18
17 16
14
13
15
TAVOLA 5 1- Adduttore dell’ala 2- Dorsale metacarpale dell’ulna 3- Estensore lungo del dito maggiore
4- Flessore ulnare del carpo 5- Ectoepicondilo ulnare 6- Estensore ulnare del metacarpo 7- Estensore comune delle dita 8- Tensore propatagiale (tendine lungo)
9- Bicipite brachiale 10- Tricipite brachiale 11- Vasto del dorso caudale 12- Lungo del dorso 13- Obliquo interno dell’addome 14- Intercostale 15- Pettorale minore
P E G A S U S G O RG O N E U S
16- Dentato toracico anteriore 17- Pettorale toracico 18- Dentato posteriore 19- Scapolo-omerale caudale 20- Capo lungo del bicipite 21- Deltoide maggiore 22- Tensore propatagiale
147
21
22 23 24
20
1
19
2 3
18 17 16
4 15 14 13 12 8
11
6
10
5
9
TAVOLA 6 12345-
148
Fascia glutaea Bicipite femorale Semitendinoso Semimembranoso Estensore laterale delle dita del piede
7
6- Estensore lungo delle dita 7- Obliquo interno 8- Intercostale 9- Estensore ulnare del carpo 10- Estensore comune delle dita 11- Estensore del carpo radiale 12- Pettorale minore 13- Brachiale interno
14- Pettorale toracico 15- Tricipite brachiale 16- Deltoide 17- Brachiocefalico 18- Dentato ventrale del collo 19- Trapezio 20- Splenio 21- Tensore propatagiale
P E G A S U S G O RG O N E U S
22- Capo lungo del bicipite 23- Bicipite brachiale 24- Tricipite brachiale
1 22
23
2
24
3 4 5
6
21 19
20
18 17 7
16
8
9 10
11 12
13 14 15
TAVOLA 7 12345-
Cresta nucale Osso frontale Mascella Osso nasale Ulna carpale
6- Omero 7- Sterno 8- Omero 9- Radio 10- Carena dello sterno 11- Ossa carpali 12- Terzo osso metacarpale
13- Falange prossimale 14- Falange media 15- Falange distale 16- Costole 17- Coracoide 18- Scapola 19- Forcula
P E G A S U S G O RG O N E U S
20- Radio 21- Ulna 22- Primo dito 23- Carpo metacarpo 24- Vertebra
149
16
17 1
15 2 14 13 5 12 11
6
10 7 8
9
TAVOLA 8 12345-
150
Piccolo rotondo Tricipite brachiale Brachiale Anconeo Pettorale sternale
6- Piccolo pettorale trasverso 7- Estensore radiale del carpo 8- Estensore comune delle dita 9- Adduttore lungo del pollice 10- Brachiale interno 11- Bicipite brachiale 12- Caracoide dentato anteriore
13- Piccolo pettorale toracico 14- Pronatore profondo 15- Pronatore superficiale 16- Sopraspinato 17- Lungo del capo
P E G A S U S G O RG O N E U S
3 4
1 2
3
22
23
6 4
7 5
8 9 10 11
21
12
20
13 14 15 16 17
18
19
TAVOLA 9 123456-
7- Interosseo ventrale 8- Flessore ulnare del carpo 9- Bicipite brachiale Scutulare 10- Pronatore superficiale Elevatore nasolabiale 11- Trapezio Massetere 12- Sopraspinato Pettorale maggiore 13- Cleidomastoideo Tensore propatagiale Flessore superficiale delle dita 14- Cervicale sottocutaneo
15- Brachiocefalico 16- Pettorale maggiore 17- Estensore del carpo radiale 18- Adduttore lungo del pollice 19- Estensore comune delle dita 20- Pettorale toracico 21- Tricipite brachiale
P E G A S U S G O RG O N E U S
22- Bicipite brachiale 23- Tensore propatagiale
151
Il dragone cinese è la più verosimile tra le creazioni del dottor Black. Egli era convinto che questa creatura – così come altre bestie simili – esistesse ancora, e la descrive come una sorta di enorme anfibio, molto simile, dal punto di vista anatomico, ad altri animali della stessa classe. Credeva inoltre che il dragone fosse uno degli animali più grandi del mondo, e che non avesse predatori né confini geografici. È interessante notare che, nei suoi appunti, Black menziona anche la varietà occidentale del dragone, quella sputafuoco. Questo particolare riflette la sua predisposizione a ritenere possibili tutte le manifestazioni della vita, senza preoccuparsi di quanto potessero risultare improbabili.
DRACO ORIENTIS REGNO
Animalia
FAMIGLIA
Monsdraconidæ
TIPO
Vertebrata
GENERE
Draco
CLASSE
Amphibia
SPECIE
Draco orientis
ORDINE
Caudata
153
Q
uest’esemplare è stato rinvenuto in
occidentale sembra imparentato in modo più
un vecchio monastero sull’isola di
stretto con il leviatano o con l’idra che con il
Nakanotorishima, a est del Giap-
dragone asiatico qui rappresentato; tuttavia,
pone. Fui l’unico della compagnia a credere
non avendo finora studiato esemplari occiden-
alla sua autenticità. Ne acquistai i resti com-
tali, non posso dimostrare tale supposizione.
portandomi come se appartenessero solo a un enorme serpente, e tutto sommato non è
complesse e meticolose descrizioni dei dragoni
molto più di questo. Benché abbia recupera-
vissuti in quelle terre, al punto da far pensare
to soltanto una parte del suo scheletro, sono
che chi ha ideato tali racconti vantasse una
stato in grado di ricostruire l’aspetto di questo
conoscenza diretta di questa specie. Come
maestoso e nobile animale. Le sue dimensioni
molte delle razze più piccole di serpenti, lucer-
– circa quaranta piedi in lunghezza – le protu-
tole e anfibi, anche i dragoni asiatici dovevano
beranze sulla colonna vertebrale, gli artigli so-
avere varie forme e caratteristiche, risultato
fisticati e le capacità difensive dovevano confe-
dell’adattamento a esigenze e ambienti natu-
rirgli grandi vantaggi nel suo habitat naturale.
rali diversi. È certo che molte specie si siano
Non escludo che altre varietà di drago-
154
Le leggende del Lontano Oriente offrono
estinte, ma non tutte; mi è impossibile credere
ni, soprattutto quelle occidentali, siano state
che un animale simile non esista più. Non ho
sue antenate, benché molto alla lontana: per
dubbi che continui a prosperare nelle acque
via delle ali e del fiato fosforoso, il dragone
più profonde o nelle paludi più nere.
DRACO ORIENTIS
1
2
3
4
23
22 21 20 19
5 18 17
6
11
7 8 9
12 16 10 15 14
13
TAVOLA 1 1- 2- 3- 4- 5-
Processo spinoso caudale Osso sacro Bacino Processo spinoso lombare Costole toraciche
6- Olecrano 7- Radio 8- Ulna 9- Alluce (primo dito) 10- Falangi 11- Omero 12- Osso nasale
13- Mandibola 14- Corno 15- Processo spinoso cervicale 16- Costole cervicali 17- Prima costola toracica 18- Metatarso 19- Tuberosità del calcagno
DRACO ORIENTIS
20- Tibia 21- Perone 22- Femore 23- Costole caudali
155
1
2
3 4
5
23 22
6
21 20
7
8 11 10
9
13 15 14
12
19 18
TAVOLA 2 1- 2- 3- 4- 5-
156
Coda Tensore della fascia lata Sartorio Ileocostale Complesso scutaleinterscutale
17
16
6- Lungo del dorso 7- Grande dorsale 8- Tricipite brachiale 9- Estensore comune delle dita 10- Cleidobrachiale 11- Deltoide 12- Trapezio 13- Pettorale maggiore
14- Elevatore nasolabiale 15- Orbicolare degli occhi 16- Buccinatore 17- Massetere 18- Complesso scutaleinterscutale 19- Ileocostale 20- Bicipite femorale
DRACO ORIENTIS
21- Semitendinoso 22- Semimembranoso 23- Adduttori della coda
3 1
4 5
2
6 7 22
21 23
20 19 18
8
17 16 15
14
13 12 11
9 10
TAVOLA 3 1- 2- 3- 4- 5- 6-
Processo spinoso cervicale Costole cervicali Scapola Omero Falangi Radio
7- Olecrano 8- Processo spinoso toracico 9- Costole caudali 10- Processo spinoso caudale 11- Osso sacro 12- Bacino 13- Femore 14- Falangi
15- Tibia 16- Perone 17- Rotula 18- Corno 19- Prima vertebra cervicale (atlante) 20- Parietale 21- Osso nasale
DRACO ORIENTIS
22- Osso incisivo 23- Arco dello zigomo
157
3 2
4 5
1 6 7
8
16 15
17
14
13
12
11 10 9
TAVOLA 4 1- 2- 3- 4- 5-
158
Ileocostale Trapezio Deltoide Tricipite brachiale Estensore ulnare del carpo
6- Estensore laterale delle dita 7- Grande dorsale 8- Ileocostale 9- Semitendinoso 10- Adduttore crurale 11- Gluteo grande 12- Gluteo medio
13- Lungo del dorso 14- Elevatore dell’orecchio 15- Scutulare 16- Elevatore nasolabiale 17- Malare
DRACO ORIENTIS
1 14
TAVO LA 5
13
1- Processo spinoso cervicale 2- Falangi 3- Ossa carpali 4- Radio 5- Ulna 6- Omero 7- Costole 8- Sterno 9- Mandibola 10- Osso incisivo 11- Osso nasale 12- Osso frontale 13- Parietale 14- Corno
12
11 10
9
8
2
3
4 5 6
7
DRACO ORIENTIS
159
1
2
3
18 17 16
19
TAVOLA 6
20
1- Lungo del dorso 2- Ileocostale 3- Complesso scutaleinterscutale 4- Pettorale maggiore 5- Deltoide 6- Bicipite brachiale 7- Tricipite brachiale 8- Brachioradiale 9- Flessore radiale del carpo 10- Lungo palmare 11- Brachiale 12- Scutulare dell’addome 13- Dentato costale 14- Flessore ulnare del carpo 15- Adduttore lungo e breve del primo dito 16- Elevatore nasolabiale 17- Orbicolare degli occhi 18- Temporale 15 19- Massetere 20- Buccinatore 21- Pterigoideo
21
4 5 6 7 8 9 10 11
14
13
160
12
DRACO ORIENTIS
1
2
3
4
TAVOLA 7 1- Processo spinoso della vertebra 2- Scapola 3- Omero 4- Olecrano 5- Radio 6- Ulna 7- Alluce (primo dito) 8- Quarto dito 9- Terzo dito 10- Secondo dito
5 10
6 7
9 8 1
2
3
4
5
TAVOLA 8 1- Dentato ventrale 2- Romboideo 3- Infraspinato 4- Dentato dorsale 5- Tricipite brachiale 6- Brachiale 7- Anconeo 8- Estensore del carpo radiale 9- Estensore laterale delle dita 10- Estensore proprio del dito 11- Bicipite brachiale
6
11
7 9
8
10
DRACO ORIENTIS
161
2
3
4
1
TAVO LA 9
5 6 7 8 9 10
1- Processo spinoso 2- Ischio 3- Osso sacro 4- Prima vertebra caudale 5- Bacino 6- Grande trocantere 7- Femore 8- Perone 9- Tibia 10- Tuberosità del calcagno 11- Metatarso 12- Falangi 13- Rotula
11
13
12
2
1 3 4 5
TAVO L A 1 0 1- 2- 3- 4- 5- 6- 7- 8- 9-
162
Lungo del dorso Fascia dorsolombare Gracile Gastrocnemio Flessore profondo delle dita Estensore laterale delle dita Estensore lungo delle dita Vasto laterale Retto femorale
6 7 9 8
DRACO ORIENTIS
1
3
2
4
TAVO LA 11
5
1- 2- 3- 4- 5- 6- 7-
Corno Temporale Osso nasale Osso incisivo Mandibola Arco dello zigomo Atlante (prima vertebra cervicale)
6 7 1
2
3
4 6
8
TAVO L A 1 2 1- 2- 3- 4- 5- 6- 7- 8-
5
7
Temporale Orbicolare degli occhi Elevatore nasolabiale Buccinatore Pterigoideo Massetere Obliquo interno del dorso Spinale e semispinale
DRACO ORIENTIS
163
Considerato il peso eccezionale del centauro, è probabile che Black, per assemblarlo, dovette ricorrere allo stesso sistema di pulegge adoperato per il pegaso. Si pensa che buona parte delle sue creazioni tassidermiche esista ancora, forse nascosta in qualche collezione privata. Black era considerato un eccellente tassidermista, e non c’era collezionista che non volesse accaparrarsi una delle sue opere, vendute con tutta probabilità a cifre esorbitanti. Black sostiene di aver trovato prove dell’esistenza del centauro in un villaggio bulgaro, ma non esistono resoconti di altri archeologi che avallino le sue affermazioni.
CENTAURUS CABALLUS REGNO
Animalia
FAMIGLIA
Homoequidæ
TIPO
Vertebrata
GENERE
Centaurus
CLASSE
Mammalia
ORDINE
Perissodactyla
SPECIE Centaurus caballus
165
L
166
e leggende che circondano questi ani-
centauro (mezzo uomo e mezzo toro o asino),
mali sono tanto pittoresche quanto
e altre varianti.
dispregiative. È possibile che il centau-
Ho intrapreso le ricerche sul mio esempla-
ro si sia estinto poiché è stato a lungo oggetto
re in un piccolo villaggio dei Balcani, a est di
di caccia: ne sono stati rinvenuti alcuni resti
Sofia: lì, una grande quantità di indizi mi ha
smembrati e seppelliti seguendo un qualche
fatto pensare che, con uno scavo archeologico
preciso rituale, il che suggerisce che i centauri
più approfondito, avrei portato alla luce un
si fossero guadagnati dei nemici con una certa
vero e proprio tesoro antropologico. Purtrop-
predisposizione per le punizioni stravaganti.
po non mi è stato possibile rimanere in quelle
Queste creature vissero abbastanza a lungo
splendide campagne quanto avrei voluto. Un
da generare numerosi discendenti, tra cui il
giorno, forse, le ricerche di un altro scienziato
centauro ipotano (uomini con gambe equine),
riveleranno al mondo i segreti di questa glo-
lo pterocentauro (un centauro alato), l’ono-
riosa e potente stirpe.
C E N T A U RU S C A B A L L U S
TAVO LA 1 1- Osso parietale 2- Osso temporale 3- Osso occipitale 4- Vertebra 5- Scapola 6- Omero 7- Scapola 8- Decima vertebra toracica 9- Quinta vertebra lombare 10- Osso sacro 11- Bacino 12- Ischio 13- Femore 14- Perone 15- Tibia 16- Tuberosità del calcagno 17- Ossa tarsali 18- Terzo metatarso
1
37
2
36 35
3
34
4 33 5
32
19- Falange prossimale (pastorale) 20- Falange media (corona) 21- Falange distale (osso triangolare) 22- Olecrano 23- Terzo osso metacarpale 24- Ossa carpali 25- Radio 26- Omero 27- Falangi 28- Ossa metacarpali 29- Ossa carpali 30- Ulna 31- Radio 32- Sterno 33- Mandibola 34- Mascella 35- Arco dello zigomo 36- Processo zigomatico 37- Osso frontale
6 7
8
9
10
11
31 30 12 29 28
13
27 26
14
22 25 15 16 17
24
18 23 19 20 21
C E N T A U RU S C A B A L L U S
167
1 41 2 40
3
39
4 5
38
6 37
7
36
8 9 10
11
12
13
14
35 34 33 32
15
31 30 29
16
28
27 26 25
21 22
20
19
18 17
24 23
TAVOLA 2 1- Temporale 2- Massetere 3- Sternomastoideo 4- Elevatore della scapola 5- Trapezio 6- Deltoide 7- Grande rotondo 8- Tricipite brachiale 9- Grande dorsale 10- Trapezio
168
11- Grande dorsale 12- Intercostale esterno 13- Dentato posteriore 14- Tensore della fascia lata 15- Semitendinoso 16- Bicipite femorale 17- Estensore laterale delle dita 18- Tibiale caudale 19- Obliquo esterno dell’addome 20- Dentato toracico 21- Tricipite brachiale 22- Estensore ulnare del carpo
23- Estensore comune delle dita 24- Estensore del carpo radiale 25- Brachiale 26- Deltoide 27- Brachiocefalico 28- Ipotenare 29- Flessore sublime delle dita 30- Estensore comune delle dita 31- Estensore breve radiale del carpo 32- Estensore ulnare del carpo 33- Anconeo
C E N T A U RU S C A B A L L U S
34- Estensore del carpo radiale 35- Brachioradiale 36- Bicipite brachiale 37- Pettorale maggiore 38- Triangolare 39- Risorio 40- Orbicolare degli occhi 41- Frontale
1
TAVO LA 3
2
12345-
Osso parietale Osso occipitale Scapola Vertebra Processo spinale della vertebra toracica 6- Bacino 7- Tuberosità sacrale 8- Osso sacro 9- Ischio 10- Femore 11- Omero 12- Scapola
3
4
5
6
7
12
8
9
10
11
C E N T A U RU S C A B A L L U S
169
TAVO LA 4
1
2
3
26 25
4 24 5
23
6
7
8
1- Sternomastoideo 2- Trapezio 3- Deltoide 4- Tricipite brachiale 5- Grande dorsale 6- Trapezio 7- Grande dorsale 8- Intercostale esterno 9- Tensore della fascia lata 10- Gluteo superficiale 11- Bicipite femorale 12- Semitendinoso 13- Semimembranoso 14- Gracile 15- Estensore lungo delle dita 16- Obliquo esterno dell’addome 17- Estensore del carpo radiale 18- Tricipite brachiale 19- Dentato ventrale 20- Deltoide 21- Brachiocefalico 22- Gluteo esterno 23- Obliquo esterno dell’addome 24- Grande rotondo 25- Piccolo rotondo 26- Infraspinato
9 10 11
22
21 12 20
13
19 18 14 17
16 15
170
C E N T A U RU S C A B A L L U S
1 2 29
3 4 5
28 27
6
TAVO LA 5
26
25 7 24 8 9 10 11 23 22
12 13
14 21
1- Osso frontale 2- Osso temporale 3- Arco dello zigomo 4- Mandibola 5- Clavicola 6- Omero 7- Vertebra lombo-cervicale 8- Scapola 9- Ossa carpali 10- Ossa metacarpali 11- Falangi 12- Omero 13- Sterno 14- Radio 15- Ossa carpali 16- Terzo osso metacarpale 17- Falange prossimale 18- Falange media 19- Falange distale 20- Terzo osso metatarsale 21- Tarso 22- Tibia 23- Perone 24- Radio 25- Ulna 26- Costole 27- Sterno 28- Scapola 29- Mascella
20 15 16
17 18 19
C E N T A U RU S C A B A L L U S
171
1 2
3
26
4 5
25
6 7 8
TAVOLA 6 1- Muscolo frontale 2- Orbicolare degli occhi 3- Elevatore del labbro superiore 4- Depressore dell’angolo della bocca 5- Sternocleidomastoideo 6- Deltoide 7- Pettorale maggiore 8- Bicipite brachiale 9- Retto dell’addome 10- Brachioradiale 11- Estensore del carpo radiale 12- Sternotoracico 13- Lombo-cervicale sottocutaneo 14- Brachiocefalico 15- Pettorale maggiore 16- Brachiale 17- Estensore del carpo radiale 18- Flessore radiale del carpo 19- Tricipite brachiale 20- Muscoli tenari 21- Flessore radiale del carpo 22- Pronatore rotondo 23- Brachiale 24- Dentato 25- Trapezio 26- Orbicolare
24 9 23 22
10
21
11 12
20
13 14
15
19
16
18 17
172
C E N T A U RU S C A B A L L U S
1
TAVOLA 7 1- Obliquo esterno dell’addome 2- Trapezio (in sezione) 3- Dentato dorsale 4- Intercostale esterno 5- Obliquo esterno dell’addome 6- Pettorale profondo 7- Dentato ventrale 8- Infraspinato 9- Sopraspinato 10- Cutaneo del collo lombare 11- Dentato ventrale 11a- Dentato ventrale (in sezione) 12- Retto dell’addome
2 12
11a 11 10 3 9 8
4 5
7
6
C E N T A U RU S C A B A L L U S
173
L’arpia rappresenta il più alto risultato raggiunto dal dottor Black: la massima dimostrazione della vera natura dell’uomo e della sua capacità di auto-resurrezione. Non a caso, Black dedicò all’arpia il capitolo più lungo del suo Codice, arricchendolo con una grande quantità di illustrazioni non soltanto del sistema muscolare e scheletrico, ma anche della fisiologia e persino dell’apparato riproduttivo.
HARPYIA ERINYS REGNO
Animalia
FAMIGLIA
Harpyiidæ
TIPO
Vertebrata
GENERE
Harpyia
CLASSE
Mammalata
SPECIE
Harpyia erinys
ORDINE
Harpyiformes
175
L’
arpia è la madre di tutte le mera-
garantisce all’animale una disponibilità di os-
viglie. Venerata un tempo al pari
sigeno costante, anche durante l’espirazione.
di una divinità, è stata in seguito
Le sacche gli permettono inoltre di abbassare
descritta come una bestia meschina. Credo che questo malinteso derivi da un’errata ascrizione
Il sistema riproduttivo è simile a quello
delle diverse varietà di arpie a un’unica specie,
degli uccelli: l’arpia è ovipara e depone uova
dovuta, con molta probabilità, all’ignoranza
di dimensioni considerevoli, tra i 17 e i 20
dei primi osservatori. Approssimazioni del ge-
centimetri di diametro, con un tempo di gesta-
nere si sono verificate anche con creature simi-
zione che può raggiungere le cinque settimane;
li, come i cherubini, i boreadi e altre ancora.
a quel punto il piccolo rompe il guscio con
La specie qui studiata è una delle più antiche
l’aiuto di un “dente dell’uovo” (una protube-
ed è piuttosto diversa dalle sue parenti più
ranza rigida presente sulla fronte che sparisce
grandi e sgradevoli.
nel corso dei primi mesi di vita).
Le arpie di piccole dimensioni non hanno
Siringe e laringe sono entrambe predi-
gli arti aggiuntivi simili a braccia umane, come
sposte sia alla funzione del canto, come negli
quelle qui illustrate, e sono più simili a galli-
uccelli, che a quella della parola. Nonostante
nacei che a persone. Hanno testa e collo an-
ciò, non vi sono prove di un linguaggio speci-
tropomorfi, ma possiedono una sorta di becco
fico delle arpie. Il sistema vascolare non pre-
formato da una protrusione solida all’altezza
senta grandi misteri ed è composto da quella
di entrambe le labbra. Presentano, inoltre, sol-
complessa ramificazione di arterie e vene ben
tanto la dentatura posteriore (molari e denti
nota a chiunque studi medicina e anatomia.
del giudizio) mentre incisivi e canini sono rim-
Qualche nota aggiuntiva sulla fisiologia:
piazzati dal becco. La superficie del volto (la
l’arpia non possiede un ventriglio, bensì uno
regione malare e submalare) è rivestita da un
stomaco umano e un grosso pancreas, oltre a
sottile strato di piume che permettono a questi
un tratto intestinale più breve di quello umano
esemplari di essere scambiati per uccelli comu-
ma molto più lungo di quello di un uccello,
ni se osservati da una certa distanza.
e un cuore con quattro cavità. I suoi capienti
Come molti altri uccelli, l’arpia è dotata di
176
la temperatura corporea degli organi interni.
reni le permettono di conciliare dentro di sé le
un sofisticato sistema respiratorio, composto
differenze fisiologiche tra gallinacei e umani.
da sacche di raffreddamento che consentono
Infine, ho motivo di credere che l’arpia sia car-
la circolazione di un flusso d’aria costante
nivora ma capace di digerire quasi ogni cosa,
all’interno dei polmoni. Questo meccanismo
persino se in stato di decomposizione.
HARPYIA ERINYS
1
36 35
5
2
4
TAVO LA 1
6
1- Trapezio 2- Tensore propatagiale 3- Bicipite brachiale 4- Tricipite brachiale 5- Adduttore dell’ala 6- Interosseo ventrale 7- Adduttore del dito maggiore 8- Flessore delle dita 9- Flessore ulnare del carpo 10- Pronatore superficiale 11- Brachiale
7
3
34 33 32
8
31 30 29 28
9
27
1
10
2 3
4
5
6
7
11
26 25 24 12 23 22
33 32
13
8
31
21
14 20
9
30 29
15
10
28 19
16
27 26 25 24
TAVOLA 2 1- Temporale 2- Parietale 3- Occipitale 4- Carpale radiale 5- Primo dito 6- Carpo metacarpo 7- Falangi 8- Carpo ulnare 9- Ulna 10- Radio 11- Omero 12- Ischio 13- Pigostilo 14- Pube 15- Femore 16- Perone 17- Falangi 18- Tarso-metatarsale 19- Tibia tarsica 20- Rotula 21- Falangi
18
11
12 13 14 15
23 17
22 21
22- Ossa metacarpali 23- Ossa carpali 24- Bacino 25- Ulna 26- Radio 27- Sterno 28- Omero 29- Clavicola 30- Coracoide 31- Forcula 32- Mandibola 33- Mascella 34- Arco dello zigomo 35- Osso nasale 36- Osso frontale
16 17 18
20
HARPYIA ERINYS
19
12- Elevatore della coda 13- Depressore della coda 14- Ileotibiale laterale 15- Flessore laterare crurale 16- Gastrocnemio esterno 17- Flessore intermedio delle dita 18- Peroneo lungo 19- Estensore breve 20- Estensore lungo dell’alluce 21- Gastrocnemio interno 22- Gastrocnemio breve 23- Ileotibiale anteriore 24- Sartorio 25- Estensore comune delle dita 26- Estensore breve radiale del carpo 27- Estensore lungo radiale del carpo 28- Tricipite brachiale 29- Pettorale toracico 30- Bicipite brachiale 31- Pettorale maggiore 32- Deltoide 33- Sternomastoideo
177
1
7
8
2
9 10
3
32
4 5
31
11 6 12
30 13 29
14 15
28
16
27
17 18
19 26 20
25
TAVOLA 3
21
1- Osso frontale 2- Osso nasale 3- Temporale 4- Mascella 5- Mandibola 6- Omero 7- Carpale radiale 8- Primo dito 9- Carpo metacarpo 10- Falangi 11- Radio 12- Ulna 13- Omero 14- Ulna 15- Radio 16- Ossa carpali
178
22
23
24
HARPYIA ERINYS
17- Ossa metacarpali 18- Falangi 19- Femore 20- Rotula 21- Perone 22- Tibia tarsica 23- Tarso-metatarsale 24- Falangi 25- Pigostilo 26- Pube 27- Osso sacro 28- Bacino 29- Sterno 30- Clavicola 31- Coracoide 32- Forcula
5 34 35
6
1
2
7 8
3 4
9 10 11 12 13
33 32 31 30 29 28
14 15 16 17 18 19 20
27
21 26
22
25
23 24
TAVOLA 4 1- Tensore propatagiale 2- Capo lungo del bicipite 3- Bicipite brachiale 4- Tricipite brachiale 5- Adduttore dell’ala 6- Adduttore del dito maggiore 7- Interosseo ventrale 8- Flessore ulnare del carpo 9- Flessore profondo delle dita 10- Pronatore profondo 11- Pronatore superficiale 12- Estensore radiale del metacarpo 13- Brachiale 14- Bicipite brachiale 15- Brachioradiale 16- Lungo palmare 17- Flessore radiale del carpo
HARPYIA ERINYS
18- Estensore breve radiale del carpo 19- Adduttore lungo del pollice 20- Estensore breve del pollice 21- Ileotibiale anteriore 22- Ileotibiale laterale 23- Gastrocnemio interno 24- Peroneo lungo 25- Flessore medio crurale 26- Sartorio 27- Retto dell’addome 28- Obliquo esterno dell’addome 29- Brachiale 30- Dentato 31- Pettorale toracico 32- Pettorale maggiore 33- Deltoide 34- Trapezio 35- Sternomastoideo
179
1
6
7
2
8
3
4
9
5
26
10
11
25
12
13 14
24
15 16
TAVOLA 5 1- Osso parietale 2- Osso occipitale 3- Scapola dell’ala 4- Scapola 5- Omero dell’ala 6- Carpale radiale 7- Primo dito 8- Carpo metacarpo 9- Falangi 10- Ulna 11- Radio 12- Vertebre toraciche (fuse) 13- Ulna 14- Radio 15- Ossa carpali 16- Ossa metacarpali 17- Falangi 18- Femore 19- Perone 20- Tibia tarsica 21- Tarso-metatarsale 22- Pigostilo 23- Pube 24- Bacino 25- Omero 26- Mandibola
180
17
18
23 22
19
20
21
HARPYIA ERINYS
4
5 6
30 31
1 2
3
7 8 9 10 11 13 14 15
29 28
16
12
17 18 19
27 26
25
20
24 23
TAVOLA 6 1- Deltoide maggiore 2- Tensore propatagiale 3- Tricipite brachiale 4- Estensore breve dell’ala 5- Ulnare-metacarpale 6- Interosseo dorsale 7- Flessore ulnare del carpo 8- Estensore ulnare del metacarpo 9- Estensore comune delle dita 10- Estensore radiale del metacarpo 11- Ectoepicondilo ulnare 12- Bicipite brachiale 13- Piccolo rotondo 14- Grande rotondo 15- Tricipite brachiale
16- Brachioradiale 17- Estensore breve radiale del carpo 18- Estensore comune delle dita 19- Estensore ulnare del carpo 20- Flessore radiale crurale 21- Gastrocnemio breve 22- Gastrocnemio esterno 23- Flessore laterale crurale 24- Laterale della coda 25- Laterale ileotibiale 26- Adduttore lungo del pollice 27- Flessore ulnare del carpo 28- Grande dorsale 29- Infraspinato 30- Trapezio 31- Trapezio dell’ala
22 21
HARPYIA ERINYS
181
10
9 8
TAVOLA 7
7
1- Quadrato lombare 2- Gluteo medio 3- Retto dell’addome 4- Obliquo esterno dell’addome 5- Intercostale esterno 6- Intercostale interno 7- Pettorale maggiore 8- Legamento della forcula 9- Trapezio 10- Sternocleidomastoideo
6 5
1
4
3
2
182
HARPYIA ERINYS
1
2
3 14
13
4
12
5
11 10
9
6
TAVO LA 8 1- Sternoioideo 2- Sternocleidomastoideo 3- Pettorale toracico breve 4- Vasto del dorso caudale 5- Interno intercostale 6- Obliquo esterno dell’addome 7- Retto dell’addome 8- Gluteo medio 9- Bicipite brachiale 10- Dentato 11- Pettorale maggiore 12- Deltoide 13- Esterno intercostale della forcula 14- Trapezio
7
8
HARPYIA ERINYS
183
9
TAVO LA 9
1
1- 2- 3- 4- 5- 6- 7- 8- 9-
8
7
Splenio del capo Intercostale esterno Lungo del dorso Trasversospinale Ileocostale lombare Grande dorsale Piccolo romboide Elevatore della scapola Obliquo superiore del capo
2
6
3 4 5 12
13
1
11 2 10 9
3
8 7 6 5 4
TAVOLA 1 0 12345678-
Splenio del capo Elevatore della scapola Sopraspinato Grande dorsale Piccolo rotondo Grande rotondo Infraspinato Deltoide
184
9- Scapolo-omerale caudale 10- Romboideo caudale 11- Elevatore della scapola 12- Obliquo superiore del capo 13- Sternocleidomastoideo
HARPYIA ERINYS
1
9
2
3 4
8 7
5
6
TAVO L A 1 1 1- 2- 3- 4-
Sternocleidomastoideo Trapezio Romboideo caudale Piccolo deltoide
5- 6- 7- 8- 9-
Deltoide Vasto del dorso caudale Tricipite brachiale Deltoide maggiore Trapezio caudale
HARPYIA ERINYS
185
TAVO LA 12 1
5
1- 2- 3- 4- 5-
Laringe Trachea Siringe Polmone Rene
1 4
2 3
3
4
2 5
TAVO L A 1 3 1- 2- 3- 4- 5-
186
Sacca d’aria interclavicolare Sacca d’aria addominale Sacca d’aria toracica posteriore Sacca d’aria toracica anteriore Sacca d’aria omerale
HARPYIA ERINYS
2 1
3
4
5
TAVO LA 14 1- 2- 3- 4- 5-
HARPYIA ERINYS
Fegato Stomaco Pancreas Arteria e vena brachiali Arteria e vena brachiali dell’ala
187
1
TAVO LA 15
TAVO LA 16
1- 2- 3- 4- 5- 6- 7- 8- 9-
1- Ovaia 2- Ostio 3- Albume dell’uovo 4- Uovo e guscio 5- Utero 6- Vagina 7- Cloaca 8- Intestino crasso 9- Ovidotto 10- Uretere 11- Rene
Testicolo Rene Coprodeo Cloaca Pene Vescica seminale Uretere Condotto deferente Intestino crasso
2 1 2
8
9
3
7 3
6
11 4 5 10 4 9
5 8 6 7
188
HARPYIA ERINYS
Embrione E mbr yo di at tre3 giorni days
TAVO LA 17
Embrione giorni E mbr yo di at sette 7 day s
Uovo Harpdiyarpia egg
Embrione E mbr yo dia t tre3 settimane w eeks
Eg g tooth Dente dell’uovo
Sviluppo Fu l lcompleto y de v e l oalla pe dquinta at 5 settimana w e ek s
HARPYIA ERINYS
189
TAVOLA 1 8
Harpyia avella Harp y av ello
Harpyia erinys Harp y erinyes
Harpyia H arp y ststrophades ro phade s
Apertura alare- - 12 3,5 ft. metri Wing span
Apertura alare- - 26 metri W i n g span ft.
Harpyia Harp y piorum pior um
190
Apertura alare- -19 6 metri Wing span ft.
HARPYIA ERINYS
Apertura alare-- 2,5 Wing span 8 ft.metri
TAVO LA 19
HARPYIA ERINYS
191
Una no ta f inal e Gli studiosi in cerca di altro materiale sulla vita, le teorie e gli esperimenti del dottor Spencer Black potranno trovare delle
preziose
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online
Gli
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un video dedicato a questo libro e informazioni sulla realizzazione delle tavole anatomiche. Durante la vostra visita al sito web vi invitiamo a condividere le vostre opinioni e riflessioni.