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English Pages 72 [73] Year 2010
I Fasti della Chiesa Patriarcale Antiochena
Analecta Gorgiana
632 Series Editor George Anton Kiraz
Analecta Gorgiana is a collection of long essays and short monographs which are consistently cited by modern scholars but previously difficult to find because of their original appearance in obscure publications. Carefully selected by a team of scholars based on their relevance to modern scholarship, these essays can now be fully utilized by scholars and proudly owned by libraries.
I Fasti della Chiesa Patriarcale Antiochena
Ignatius Ephrem II Rahmani
1 gorgias press 2010
Gorgias Press LLC, 954 River Road, Piscataway, NJ, 08854, USA www.gorgiaspress.com Copyright © 2010 by Gorgias Press LLC Originally published in All rights reserved under International and Pan-American Copyright Conventions. No part of this publication may be reproduced, stored in a retrieval system or transmitted in any form or by any means, electronic, mechanical, photocopying, recording, scanning or otherwise without the prior written permission of Gorgias Press LLC. 2010
O
1
ISBN 978-1-61719-581-5
ISSN 1935-6854 Extract from (1920)
Printed in the United States of America
ALLA
SANTITA DI
BENEDETTO FONDATORE PRO
DELLA
PAPA S.
ECCLESIA
CONGREGAZIONE ORIENTALI
E DELL'ISTITVTO I G N A Z I O
E F R E M
PATRIARCA CON
V O T I DI
ORIENTALE II
ANTIOCHENO
GLORIOSO
R A H M A N I DEI
E LVNGO
SIRI PONTIFICATO
DEDICA IN ATTESTATO DI VIVA RICONOSCENZA E PROFONDA
XV
VENERAZIONE
Eminentissimi Prìncipi ('), Eccellerne, Signori,
Quali siano state le alte mire del regnante Sommo Pontefice nello scegliere il nome di Benedetto XV al momento della Sua assunzione alla Cattedra di s. Pietro, non ¡spetta a me d'indagare. Egli, a parer mio, volle tenere dinanzi alla mente, come un esemplare, la nobile figura di Benedetto XIV, che lasciò nella storia della Chiesa orme tanto gloriose e profonde dell'opera sua ; e come parte precipua del Suo programma d'azione egli si propose subito anche quella di riprendere, con rinnovata modernità di propositi, l'opera che il grande Pontefice del secolo XVIII aveva esplicato a vantaggio delle venerande Chiese d'Oriente. E quando fin dall'inizio del Pontificato sembrava che l'animo del Papa fosse tutto assorto nell'opera di conforto, che esigevano da lui i giorni dolorosi della guerra mondiale, quando potavasi credere che troppo difficile ed affannoso compito fosse quello di portare un'attiva opera di pace e di carità in mezzo agli orrori di una desolazione senza esempio, noi vedemmo la mente del Pontefice rivolta non solo a lenire i mali materiali, come delle altre, così anche delle tormentate popolazioni
d'Oriente, ma altresì a provvedere alla
ed al progresso delle loro chiese. razione la nuova Congregazione prò
restaurazione
A tale effetto scorgemmo con sensi di alta ammiEcclesia
Orientali
da Lui sapientemente eretta,
e della quale si degnò di ritenere la Prefettura. Scorgemmo in pari tempo creato coll'istesso intento il Pontificio istituto Orientale, che, sebbene di data recente, è già in fiore. A noi sembrava che in momenti tanto torbidi ed incerti, male avremmo potuto raccogliere la chiamata de! Pontefice, e male corrispondere ai suoi propositi, e temevamo che per forza di avvenimenti rimanesse frustrato un invito così generoso e così promettente. Iddio però non lasciò cadere un'opera così santa. Benedetto
XV, fissando lo
sguardo nella Divina Previdenza che non mai fallisce, riprendeva con alacrità e zelo apostolico le gloriose tradizioni dei suoi antecessori, nella piena certezza del desiderato e prospero successo.
(') Erano prosenti gli Emi Cardinali Vaimutelli, Vico, Van Rossiim, Friiliwirtli, lìillot, Lega, Gasquet, Marini, Giorgi.
Sì, u n a
t r a d i z i o n e v e r a m e n t e di lavoro e di g l o r i a in t u t t i i t e m p i f u
questa
nobile e s a n t a missione dei Pontefici R o m a n i : m o s t r a r e cioè con l ' o p e r a il loro affetto p a t e r n o , la loro p e c u l i a r e s o l l e c i t u d i n e apostolica verso i c r i s t i a n i d ' O r i e n t e e adoperarsi per risollevare, in q u a n t o fosse s t a t o possibile, a l l a p r i m i t i v a g l o r i a e g r a n d e z z a le loro a n t i c h i s s i m e e v e n e r a t e Chiese, sulle q u a l i s'era rovesciato il t e r r i b i l e m a l a n n o d ' u n a duplice devastazione. secolo q u i n t o in poi
dal
Da u n a p a r t e l'eresia e lo s c i s m a che le staccarono dal
centro d e l l ' u n i t à , e d a l l ' a l t r a dal secolo s e t t i m o in poi il
d u r i s s i m o giogo del d o m i n i o
dell'Islam.
A l l ' e r e s i a ed allo s c i s m a le c r i s t i a n i t à d ' O r i e n t e furono t r a s c i n a t e d a l l a p r e s u n zione p u n t i g l i o s a e p a r t i g i a n a di a l c u n i dei loro duci. Esse li seguirono, più che a l t r o p e r ispirito di d i s c i p l i n a e di decozione, in errori che s u p e r a v a n o la loro c a p a c i t à i n t e l l e t t u a l e . Così che, allorquando a l c u n i a l t r i popoli d e l l ' O r i e n t e volgevano d i e t r o l ' I s l a m , che p e r m e t t e v a il s o d d i s f a c i m e n t o delie più b r u t a l i
passioni, e m e n t r e , secoli dopo,
in Occidente t a n t e m o l t i t u d i n i con la rivoluzione p r o t e s t a n t e scossero ogni l e g i t t i m a a u t o r i t à a (ine di vivere più l i b e r a m e n t e ,
le c r i s t i a n i t à d ' O r i e n t e f u r o n o invece v i t t i m e ,
degne di c o m p i a n t o , dell'eccessiva e cieca u b b i d i e n z a che vollero d i m o s t r a r e verso i loro capi g e r a r c h i c i . Sotto l a r u d e violenza dei c o n q u i s t a t o r i m u s u l m a n i caddero d u n q u e sin dal secolo s e t t i m o
le cinese d e l l a P a i o M i n a .
.{«Ila Siria, d e l l a M e s o p o t a u i i a , d e l l a P e r s i a ,
d e l l ' E g i t t o ; p i ù t a r d i quella d e l l ' A r m e n ' a T r a c i a , d e l l a Macedonio (• d?l
roe-fo
H'Asia M i n o r e ; da u l t i m o quelle d e l l a
i -Ila G n " ' U . Iddio solo conosce le nostro soffe-
renze d u r a n t e t r e d i c i secoli di oppressione m u s i t i m a n a , sotto j p r i m i duci cito del falso
profeta,
sotto
gli
l'inaiiti
di
dell'eser-
lhtma^co. i l i A b b a s s i d i di B a g d a d , i
T a r t a r i , i Mongoli, i S e l g i n c i d i , sotto t a n t i a l t r i principi e popoli, e f i n a l m e n t e sotto i s u l t a n i di Costantinopoli, gli O t t o m a n i di razza t u r c a . C h i e s a v e n e r a n d e , che risalivano ai t e m p i di C o s t a n t i n o , furono i n c e n d i a t e ; b a s i l i c h e m e r a v i g l i o s e per a r t e conv e r t i t e in m o s c h e e ; m o n a s t e r i d i s t r u t t i ; p r o s c r i t t o il culto s o l e n n e ; m i g l i a i a di fedeli trascinati all'apostasia;
m o l t i s s i m i f r a i p i ù i l l u s t r i t r u c i d a t i ; quel che r i m a s e del
clero e del laicato fu t r a t t a t o coi
più a b b i e t t i i n s u l t i ,
e persino n e g l i a t t i
f u qualificato con titoli di scherno tali che disdice a n c h e il solo D i f r o n t e a t a n t a m i s e r i a furono i .Toni etiri
publici
ricordarli.
d o m a n i quelli, che si commossero e
si sentirono s p r o n a t i ad a g i r e e ad h i - rveni'-e a p p e n a poterono. F u Gregorio V I I che ideò il disegno di u n i r e a l l a comuni»
sah
concordi contro l ' I s l a m e di creare, con la
. a, t u t t e le foi-'.f c r i s t i a n e ,
di
riunione delle chiese dissidenti,
c o m u n e e t a n t o n e c e s s a r i a di t u t t e le potenze c r i s t i a n e ( ' ) .
F u poi l ' a n i m a
(M L, Bréliier, L*figli*- di COriiul au mopen-iige, l'uri» li» 11., !>»{•• 25.
lanciarle l'intesa ardente
di U r b a n o I I , che al concilio
di C l c r m o o t
seppe
accendere di santo
entusiasmo
i
cuori dei p r e l a t i e dei chierici, dei p r i n c i p i e dei cava!ieri e s t r a p p a r e loro quel f a tidico grido
animatori} d e l l a p r i m a
crociata:
* Iddio lo v u o l e - .
v e d i a m o a l l o r a c o s t i t u i r s i il regno di G e r u s a l e m m e , coi
principati
In pochi anni di
A n t i o c h i a , di
Tripoli, di E d e s s a , e sorridere le più l'algido s p e r a n z e d ' u n a v v e n i r e di E p e r c h è q u e s t e liete speranze
non r i m a n e s s e r o
noi
liberazione.
d e l u s e , ecco che poi C l e m e n t e
III
nel 1 1 8 8 riesce a r i n f i a m m a r e l ' a r d o r e d a l l ' O c c i d e n t e per u n a terza crociata ( ' ) , I n nocenzo I I I nel 11U8 per u n a q u a r t a e nel 1 2 1 3 per u n a q u i n t a ( 2 ). E s e m p r e poi nei secoli s u s s e g u e n t i q u e l l o d e l l a crociata per l i b e r a r e il s. Sepolcro e per soccorr e r e i c r i s t i a n i d ' O r i e n t e fu nei P o n t e f i c i il proposito
animatore e direttore
azione politica, che si espresse
alla santa impresa,
le
flotte,
nell'eccitare i principi
r a c c o g l i e r e g i i eserciti,
d'ogni allestire
p r o f o n d e r e i tesori. F r a i p i ù c e l e b r i p r i n c i p i
che
corsero a m o r i r e per così nobile scopo fu san Luigi, re di F r a n c i a , d a v a n t i a T u n i s i . I n seguito, i P o n t e f i c i sollecitarono le più i l l u s t r i potenze d e l l ' O c c i d e n t e a p r e n d e r e la difesa e la protezione dei c r i s t i a n i s o g g e t t i ai
T u r c h i , e diedero così p r i n c i p i o a
quell'onorifica protezione p e r m a n e n t e , e s e r c i t a t a per p r i v i l e g i o della Sede Apostolica, che è il p r o t e t t o r a t o f r a n c e s e in O r i e n t e . Ma l'indefessa attività litico ed
dei P o n t e f i c i
e s t e r i o r e : essa volle
giungere
non si l i m i t ò
soltanto ad un lavorìo po-
d i r e t t a m e n t e ad un'azione i n t e r n a , porsi in
c o n t a t t o con la coscienza c r i s t i a n a dei capi delie »¡¡¡gole c o m u n i t à e, senza s t a c c a r s i p o s s i b i l m e n t e dai capi, g i u n g e r e sino ai
popoli, i n s t a u r a r ' ! l ' u n i t à
ecclesiastica, far
rifiorire la vita, la c i v i l t à , l a g r a n d e z z a religiosa, soffocata d a l l ' e r e s i a e d a l l ' I s l a m . L e Crociate, che resero
possibili
continuate
relazioni
con
l ' O r i e n t e , allacciarono a
questo r i g u a r d o dei l e g a m i , che l a t r i s t i z i a dei t e m p i posteriori potè in p a r t e
allen-
t a r e , m a non d i s t r u g g e r e m a i più. Uno dei notevoli successi d e l l a p r i m a C r o c i a t a fu che i M a r o n i t i , che la persecuzione a v e a raccolti s u l l e c i m e del L i b a n o e n e l l e loro v a l l i vicino a Tripoli, colsero l ' o c c a s i o n e d e l l a p r e s e n z a di A l m e r i c o , p a t r i a r c a l a t i n o d ' A n t i o c h i a , p e r d i c h i a r a r e l ' a n n o 1 1 8 2 l a loro u n i o n e colla S a n t a S e d o ; e, a l c u n i a n n i dopo, il loro p a t r i a r c a G e r e m i a fece un viaggio a R o m a , dove venne accolto b e n i g n a m e n t e da I n n o c e n z o I I I . Dopo
un
prolungato
soggiorno presso il Pontefice, foce ritorno in O r i e n t e i n t r o d u -
cendo n e l l a sua c h i e s a r i f o r m e m o l t e p l i c i . L e c o s t a n t i p r e m u r e per p r o m u o v e r e l ' u n i o n e f r a la C h i e s a R o m a n a e le chiese s e p a r a t e d ' O r i e n t e , p r e m u r e che ebbero i loro m o m e n t i p i ù solenni noi concilii e c u m e n i c i di L i o n e ( 1 2 7 4 ) e di F i r e n z e ( 1 4 3 9 ) , sono troppo note, p e r c h è io a b b i a q u i a r i c o r d a r l e .
O) L. Bréhier, L'Éylise el VOrienl au mouen-dge, Paris 1911, pag. 118.
(*) Ib., ]>;ig. 178.
L a creazione
d e l regno d e l l ' A r m e n i a Minore suscitò relazioni sempre p i ù fre-
q u e n t i f r a gli A r m e n i e la S a n t a Sede. In occasione della coronazione del principe Leone l i ( 1 1 9 8 ) , il catholicos
Gregorio V I proclamò l'unione fra la Chiesa A r m e n a
e l a Chiesa R o m a n a , sanzionando così t r a t t a t i v e
che
duravano da mezzo
secolo. E
l'unione r i m a s e salda fino a l 1 3 7 5 , anno in cui cadde il regno d ' A r m e n i a e fu poi i n s t a u r a t a nel 1 4 3 9 nel concilio di F i r e n z e . Nel 1 2 3 7 Gregorio I X . per mezzo
dei P a d r i P r e d i c a t o r i
stabiliti
nella
Città
S a n t a , accoglieva nella comunione romana I g n a z i o David, p a t r i a r c a d ' A n t i o c h i a per i siri monofìsiti, che s'era ricoverato in G e r u s a l e m m e per ¡sfuggire alle
sanguinose
persecuzioni dei T a r t a r i ; e B e n e d e t t o X I I nel 1 3 4 0 , per mezzo del suo delegato, accoglieva in Cipro i vescovi, t a n t o il siro-monofìsita quanto il siro-nestoriano, insieme coi loro popoli. F i n dal 1 2 3 5 i ricordati P a d r i Domenicani aveano t e n t a t o di r i c h i a m a r e i copti a l l ' u n i o n e colla Sede R o m a n a inviando i loro religiosi al p a t r i a r c a Cirillo I I I . Poco p i ù t a r d i fine,
finché
si recarono in E g i t t o i missionari di Terra S a n t a per
il
medesimo
sotto Eugenio I V , p r i m a a F i r e n z e quindi a R o m a , nel concilio ecume-
nico da lui r a d u n a t o , i copti e gli
abissini, i giacobiti
di P a l e s t i n a
ed i giacobiti
di Siria sanzionarono s o l e n n e m e n t e l'unione colla Chiesa R o m a n a . Allo stesso t e m p o A b d u l l a h , arcivescovo
di E d e s s a , venuto
a R o m a come legato
siro-monofìsita, con uno speciale a t t o d'unione
d'Ignazio
patriarca
legava colla S a n t a Sede i paesi ba-
g n a t i e racchiusi dal Tigri e d a l l ' E u f r a t e ( ' ) . Innocenzo I V , a r d e n t e
promotore
due domenicani a Sabriesu, catholicos
d e l l ' u n i o n e coll'Oriente, inviò a questo
scopo
dei Nestoriani, il quale a sua volta, per mezzo
di un suo vicario, sottomise al p a p a una professione di fede ed un t r a t t a t o teologico. 11 terzo successore di Sabriesu, di nome Y a h b a l a h a I I I , nel 1287 inviò al p a p a , in nome suo e del re t a r t a r o A r g u n , il monaco B a e s a u m a , che ritornò riportando preziosi doni di Nicolò I V . P e r mezzo dei D o m e n i c a n i lo stesso catholicos a B e n e d e t t o X I la sua professione di fede. L a difficoltà d e l l e
inviò nel 1 3 0 4
comunicazioni inter-
r u p p e nel secolo X V q u e s t o devoto scambio di t r a t t a t i v e , finché nel 1 5 5 1 Giulio I I I ricevette in R o m a il monaco Sulaca, inviato da alcuni vescovi e monaci dal Nestorianismo, gli
conferì la
consecrazione
episcopale, costituendolo
convertiti patriarca
di B a b i l o n i a per i caldei, e lo r i m a n d ò in p a t r i a a c o n t i n u a r e la gerarchia n e l l a sua chiesa. N e s s u n a d u n q u e delle nazioni d'oriente esclusero m a i
dalle
loro
sollecitudini
amorevoli i successori di P i e t r o ; e per rischiarare le m e n t i di quei popoli oppressi, e così r i c h i a m a r l i a l l a verità, ebbero somma p r e m u r a di promuovere f r a loro gli s t u d i
(!) Hefelc, Histoire des Conciles, tom. VII, pp. 1079, 1084, 1105.
sacri ; e per questo vollero fondare generosamente, in prò degli orientali, speciali collegi. Cos'i da Gregorio X I I I fu eretto il pontifìcio collegio greco, ed alquanto più t a r d i il collegio maronita ed un ospedale in favore dei loro pellegrini, e da Urbano V i l i il tanto celebrato pontifìcio collegio urbano di Propaganda Fide, di cui mi glorio d'essere
stato
alunno, e da
altri
pontefici altri
collegi. Dal benemerito
delle
chiese
d'Oriente, Leone XILI, fu ristabilito il collegio maronita, ed eretto quello degli armeni, ed in prò' dei melkiti, dei siri e caldei furono fondati fuori della Città E t e r n a i seminarii di S. Anna in Gerusalemme, quello di s. Efrem e s. Benedetto sul monte Oli veto e il seminario siro-caldeo in Mossili ed altri. Il regnante e munifico gerarca Benedetto XV riaprì presso s. Pietro il pontificio collegio Abissino. Da questi istituti di scienza e di pietà
uscivano
efficacemente nella patria
man
mano
personaggi
illustri, che
contribuirono
loro al ritorno dei dissidenti. Ricorderemo di passaggio
l'antico alunno romano Andrea Murabbi che divenne nel 1664 patriarca dei siri e, colla collaborazione degli alunni del collegio urbano, ricondusse nel seno della Chiesa cattolica moltissimi giacobiti ; il vescovo Tasbas
che c o n v e r t i g l i Armeni di Mardin
e delle vicinanze; Serafino Tanas, diventato poi patriarca dei Melkiti col nome di Cirillo, e finalmente Raffaele Tuki per i Copti durante il pontificato di Benedetto X I V . Oltre i Collegi Gregorio XV istituì
l'anno 1621 la s. Congregazione di
Fide, anche per gli Orientali, alla quale i nostri grati per le premure
dalla
medesima
patriarcati
Propaganda
restano profondamente
sempre usate e per i favori
benevolmente
accordati a prò' del loro progresso e della loro prosperiti!! I Romani Pontefici, per attestare
viemaggiormente
l'alto pregio in
cui ebbero ed hanno i venerandi
riti
orientali, concessero loro in quest'Alma Città speciali chiese affinchè nella capitale del cattolicismo fossero rappresentate le diverse liturgie. E perchè anche agli occidentali fossero rese più facili le relazioni coll'Oriente e la conoscenza della letteratura sacra di quelle chiese, i Romani Pontefici
furono i primi promotori in Roma del-
l'insegnamento di lingue orientali in favore non solo dei missionari, ma eziandio degli scienziati; e vi piantarono tipografìe poliglotte per la diffusione degli scritti antichi e moderni e dei libri liturgici. E così pure furono tra i primi a fare acquisto di preziosi antichissimi manoscritti in t u t t e le lingue orientali, che sottrassero alla rovina, raccogliendoli nella Biblioteca Apostolica Vaticana, dove vennero man mano illustrati magistralmente dagli Assemani, dal Mai, dal Pitra, per tacere dei più recenti. Le indicazioni
date
dall'Assemani
sollecitarono quindi lo zelo dei ricercatori di codici; sicché nuova mèsse di manoscritti fu portata ad arricchire i fondi del Museo b r i t a n n i c o e della Biblioteca nazionale di Parigi. Il Pontifìcio I s t i t u t o
Orientale, creato testé da Benedetto XV, con
quella modernità e signorilità di linee che esigono i tempi progrediti, corona t u t t a
— 10 — Una epopea di sforzi che sono retaggio glorioso dei suoi predecessori. A Lui d u n q u e vadano di qui per bocca mia i ringraziamenti più ossequiosi di t u t t e
le chiese di
Oriente, e li accompagnino gli auguri che al generoso disegno di Lui, concepito con cuore veramente apostolico, abbia a corrispondere la rinnovellata a t t i v i t à chiese illustri, che occupano t a n t a parte nella tradizione
e nella
vita
di quelle dell' intera
Chiesa Cattolica; sicché nell'unione con Cristo e col suo Vicario, possano veder rinascere le antiche grandezze di santità e di scienza. F r a t t a n t o sono lieto che la conferenza d'inaugurazione, che, per ubbidire al cenno dell'Augusto Gerarca, debbo io qui tenere oggi, coincida colla solennità della Cattedra di s. Pietro in Roma. F r a alcuni giorni si celebrerà la memoria della Cattedra dello stesso s. Pietro in Antiochia. Gradite quindi, eminentissimi, eccellentissimi ed
illu-
strissimi signori, che io, nella mia qualità di patriarca antiocheno, vi parli dei Fasti della
Chiesa
'patriarcale
Era famigliare a san
d'Antiochia.
Gregorio Magno
l'antico concetto dei tre patriarchi
di
Roma, Antiochia ed Alessandria che hanno la loro origine dal principe degli Apostoli, riservando però la supremazia alla Sede Romana. Scriveva egli ad Eulogio di Alessandria:
« Sebbene molti sieno gli apostoli, per quello che riguarda
mazia ha valore nell'autorità la sola sede del principe propria di lui solo in tre luoghi diversi. Egli
la supre-
degli apostoli, la quale è
infatti sublimò la sede nella
quale
degnò di fermarsi e di finire la presente vita ; egli onorò la sede alla quale inviò l'evangelista
suo discepolo;
prima di distaccarsene.
egli stabilì la sede nella quale si fermò sette
Poiché dunque una sola e di un solo è la sede, a cui
anni per
autorità divina ora presiedono tre vescovi, quello eh' io sento di bene da parte vostra a me lo attribuisco » ( ' ) . A questo magnifico concetto d e l l ' u n i t à ecclesiastica corrispondeva quello che papa
Innocenzo I, verso il 415, esprimeva in una lettera ad
Alessandro, vescovo d'Antiochia. Antiochia è grande, intende egli accennare, per una tradizione di civiltà che risale ai Seleucidi, eredi di Alessandro Magno; è grande, perchè capitale dell' immensa diocesi d'Oriente, residenza del comes
Orientis
e dello
stesso imperatore d'Oriente dopo Costanzo, e quindi centro di gravità della vita ellenica ( 2 ), ma la supremazia religiosa ha un fondamento ben diverso dai motivi poli-
(') Mon. liglises
Germ.
séparées,
ffist•
Gregorii
I papae
Paris, 1005, p a g . 168.
Paris, 1908, pag. 21.
Registi'.,
toni. I, pa«. 485. Cfr. anche L . Duchesne,
( 3 ) Cfr. Duchesne, Origine»
da eulte
chrétien,
IV érlit.,
tici : « I n f a t t i notiamo che tale potere le deriva, non t a n t o d a l l a magnificenza
della
c i t t à , q u a n t o invece p e r c h è f u designata come p r i m a sede del primo apostolo; e la religione cristiana vi ricevette il suo nome, ed essa m e r i t ò che dentro tenesse
celeberrima
adunanza
di apostoli.
Sicché
alla sede della città di Roma, ch'essa ebbe v a n t a d'avere
in
in
questo
transitoriamente
l
sè
s t a b i l e e completo » ( ) . A questa
di essa
solo
resta
quello
che
prima
inferiore Roma
gloria, che
si
fu
si
cele-
b r a t a dagli stessi Pontefici, la chiesa d'Antiochia ne aggiunse altre, che le derivano da q u a n t o è n a r r a t o negli
a t t i degli
Apostoli.
P r i m a che altrove,
in Antiochia si
costituì u n centro a t t i v i s s i m o di p r o p a g a n d a cristiana, non solo in mezzo ai G i u d e i , f r u t t o prodigioso ( 8 ). Ad A n t i o c h i a accor-
m a s p e c i a l m e n t e in mezzo ai Gentili con sero tosto a p r e n d e r e
la
direzione
di quei cristiani,
ebrei e gentili, s, B a r n a b a e
s. P a o l o ; ed essa r i m a s e per Paolo, per così dire, il q u a r t i e r e generale donde si l a n ciava a r d e n t e nel mondo dei G e n t i l i per a l l a r g a r e sempre p i ù le sue pacifiche conquiste. P a r t i t o egli i n f a t t i da A n t i o c h i a
per
il suo p r i m o
viaggio
apostolico,
che
compiè passando per Cipro, la P a n f i l i a , la Pisidia, la Licaonia, vi ritornò a riferire q u a n t o aveva operato ( 3 ) ; e di nuovo vi ritornò
dopo compiuto
il
secondo
4
apostolico ( ), quasi per riposare, in mezzo ai f r a t e l l i della p r i m a ora, via percorsa in
mezzo
alle g e n t i
lontane
dell'Asia
Minore,
viaggio
della
della Macedonia,
lunga del-
l'Acaia. Ad A n t i o c h i a risuonò la p r i m a volta q u e l l ' e p i t e t o di Cristo ( 5 ), epiteto
che
doveva poi in t u t t o
Antiochia, essendo già c o m i n c i a t a
ad
« c r i s t i a n i » dato ai seguaci
il mondo
agitarsi
contressegnare
la controversia
i
credenti.
r i g u a r d a n t e gli
usi giudaici, die' motivo, perchè s'adunasse a G e r u s a l e m m e , alla presenza di Pietro, Giacomo e Giovanni, il p r i m o concilio apostolico e si p u b b l i c a s s e quel decreto, sollecitato da san P a o l o , che affrancava i credenti d a l l e osservanze mosaiche (°). Certo G e r u s a l e m m e fu la p r i m a c u l l a del cristianesimo, quella che fu t e s t i m o n e delle p r i m e persecuzioni degli apostoli e del generoso sacrificio di Stefano, m a ogni sua ulteriore opera di evangelizzazione venne t r o n c a t a dalla distruzione stessa della c i t t à s a n t a ; — A n t i o c h i a invece f u d e s t i n a t a d a l l a P r o v v i d e n z a ad essere ancora per secoli la chiesa m a d r e d e l l ' O r i e n t e . passi m i r a n d o
di r a g g i u n g e r e perfino
M e n t r e P a o l o volgeva la l o n t a n a
conobbero, che era c ò m p i t o riservato a loro q u e l l o
Spagna, di
verso l'Occidente i suoi i missionarii
evangelizzare
Siria, dove non erano s t a t i gli apostoli od i loro discepoli i m m e d i a t i ,
antiocheni
le c i t t à
della
e di consoli-
dare le c o m u n i t à già d a loro f o r m a t e . S. Ignazio il Teoforo, il successore di s. Evodio,
(') Epistolae RR. Pontifie., ed. Constant, i'arisiis, 1721, pair. 851. (3) Act. Ap., XI, 20. 5 O Ibid., XIII, 4; XIV, 25. (*) lbid., XVIII, 22-23. ( ) Ibid., XI, 26. («) Ibid., XV.
_ costituito
12 —
vescovo di Antiochia da s. Pietro,
chiama se stesso non già vescovo di
Antiochia, ma vescovo della Siria, scrivendo ai Romani ('), per fare intendere con più
precisione, quali
en«uo i fedeli che
raccomandava
alle
loro
sollecitudini
e
preghiere. Non però alla sola Siria si restrinse
l'attività
missionaria della capitale del-
l'Oriento, ma si di (fuse fino a remote provincie. E ben tosto, sull'esempio di quanto aveva fatto s. Paolo, inrono stabiliti
in ciascuna città, cioè su ciascuna chiesa, i
membri gerarchici. È da conchiudere con certezza che s. Ignazio abbia agito in questa guisa, dacché r i p e t u t a m e n t e nelle sue lettere con grande calore raccomanda rispetto e sommessione al vescovo, ai preti, ai diaconi. Così a quei di Magnesia t Vi esorto ad operare
il tutto, nella
scriveva:
concordia di Dio, col vescovo che tiene
il
primo posto nel nome di Dio, coi preti che stanno al posto del senato apostolico, coi diaconi a me carissimi, ai quali è affidato il servizio di Gesù Cristo » ( 2 ). Esaminando i rari documenti dell'età post-apostolica giunti sino a noi, vediamo che al sinodo che si tenne in Oriente, p r i m a 170),
per risolvere
lemme
la
controversia
della fine del secolo secondo (circa
pasquale,
parteciparono
i vescovi di
e di Cesarea in Palestina, di Tiro, di Tolemaide in
l'anno Gerusa-
Siria ed altri
delle
3
regioni della Mesopotamia ( ). Un altro concìlio fu radunato in Antiochia sulla metà del secolo terzo, mentre v'era vescovo Fabio, successore del martire s. Babila, e vi concorsero i vescovi di Tarso, di Cesarea di Cappadocia, di P a l e s t i n a ( 4 ). P i ù celebri e più frequentati ancora furono i tre sinodi che pochi anni dopo decisero la spinosa questione di Paolo di Samosata (•')• Sono anzitutto i vescovi della Siria nelle divisioni di Coele, di Kufratense, di Fenicia che si stringono alla loro
sue
metropoli;
ma sin dai tempi di Serapione sono anche quelli della Cilicia, poi quelli dell'Arabia e della
Palestina.
Una delle più celeb/i provincie della sede antiochena
fu quella
dell'Osroene,
cioè di Edessa, dove regnavano gli Abgari. Essa avea abbracciato la religione cristiana, fin dai tempi apostolici, per opera di Addeo, secondo la tradizione costante, comprovata dal documento pubblico officiale che Eusebio di Cesarea dichiara d'aver estratto dagli archivi di quella metropoli e cha ha inserito nella sua storia (9V P u r è da deplorare come questa conversione, perchè d'indole sopranaturale, venga da alcuni rivocata in dubbio.
(x) Mvtiuoyeéete
Rom. IX, 1.
iv i}i mjosevxh
t f ] i iv Jbçhf
ixx'Atjatui,
ijiiç tlrri éfiov noi/itvt
(2) .Mao-nés, VI, 1. Cfr. ib. Ill, 1. Trail. II, 2 e III, 1 ecc.
V, 5.?, 2;). Duchesne,
Origines
du ruile
chrétien,
cit. jiag. 18.
tf» '- 1 .
: lami* io
: jalu>o )»a«.o
a X ^ o JJc
(.sxxjo f«"if>
. U->aio Jjoo»
: ]la.aa.j I^Ìììo «otjoj
J l a J . ^ 0 1 ów^»' ¿00] OÌ»cùc ^ a * .
• ót^X^
:
Isa^^y. ÓM-.I
:
«»»SO», ciso.*.? uffliol • otiua.3
Ju*»» ja^
jp.«.c Jfc.l^.'»
:
^»¿U : ¿(.aa^ais ot)Oj.3 yi«.o : ¿ilizw
Jk.-U.SB
—
18
—
II. Se, g r a z i e a D i o , vive a n c o r oggi n e l l a c h i e s a s i r a la f a d e dei p r i m i v i v e in essa e p e r
essa
ancora
la
remotissime gli antichi padri ('). Giacobbe;
t a n t o che M o s è nel
lingua
Iayhur
Sahdutka
p a r l a r o n o e s c r i s s e r o s i n da
epoche
K la l i n g u a c h e f u p a r l a t a d a A b r a m o , I s a c c o e
suo t e s t o e b r a i c o d e l l a G e n e s i i n s e r ì in a r a m a i c o
n o m e d a t o d a G i a c o b b e al t u m u l o e r e t t o Laban :
che
cristiani,
iwrnnfr
TP)
in
testimonianza
acervum
il
del p a t t o c o n c h i u s o con
testimonii
(Genes. X X X I ,
47).
M a s a c r a v e r a m e n t e d i v e n t ò q u e l l a l i n g u a , c h e g i à d a a l c u n i secoli era d i f f u s a n e l l a Palestina, dacché ebbe l'insigne
onore d ' e s s e r e p a r l a t a d a l D i v i n o
Infante
insieme
coUa m a d r e s u a a N a z a r e t h . I n q u e s t a l i n g u a il S a l v a t o r e p r e d i c ò p u r e il r e g n o d e ' cieli, e g l i a p o s t o l i poi a n n u n c i a r o n o l a b u o n a n o v e l l a e c e l e b r a r o n o i d i v i n i m i s t e r i coi f e d e l i d e l l a p r i m a o r a . N e s s u n a m e r a v i g l i a , q u i n d i ,
se g l i e v a n g e l i s t i ,
pubblicando
in g r e c o i loro e v a n g e l i , vollero c h e r i m a n e s s e r o n e l l a l i n g u a o r i g i n a l e , in c u i f u r o n o pronunciate da Gesù, alcune sue parole e frasi, V I I , 3 4 ) ; T a l i t h a k u r n i «¡¡eoa j W ^ p
Così E f f a t a h w k s l j : a p r i t i
d o n z e l l a , a l z a t i ( M a r c . Y, 4 1 ) ; a b b a b j : p a d r e
(Marc. X I Y , 3 6 ) ; Eloi, Eloi l a m a s a b a k t a n i ^¡¡oa.^«. perchè mi bai a b b a n d o n a t o ?
(Marc.
^ J
: Dio mio
( M a r c . X V . 3 4 ) . O l t r e a ciò g l i e v a n g e l i s t i . M a t t e o s p e -
c i a l m e n t e , m a spesso a n c h e M a r c o e t a l v o l t a p u r e G i o v a n n i , r i p e t e r o n o nel t e s t o d e l l a loro l i n g u a m a t e r n a : V I ] , 11), M a m m o n a
Rabbi
s
(-), R a b b o n ì « j o s i ( ) , K o r b a n
^»clo
(jj^ai ) k \ . . . nino
avrò
(Marc. II,
ai-f)
parole (Marc.
j j a o » ("')• È n o t o puri; che il t e s t o g r e c o d e g l i E v a n g e l i p r e s e n t a
n u m e r o s i i d i o t i s m i a r a m a i c i . N e c i t e r e m o solo a l c u n i e s e m p ì : ni v'tol i o v J^aj^j „«co»
Dio
Marc.
1 9 ; cfr. L u e . X X . 3 6 ) ; IV, 4 1 ) ,
(«ota.fcs») )J v*=>J A o o m !
tò Ua)
TTOT^OÌOV
x«ì O
¿ ( f o f t & t p a v g>ó?or
óiàwxiV
(Ioh. X V I I I .
( M a r c . I X . 4 3 , 4 5 , 4 7 ; c f r . M a l t . X X V I , 2 4 ) : ìtr
vv^ iti, oc
Jo» i t a » )
.Joo, a J s « » ( L u e . I V , 4 1 ; V. 1 7 ; c f r . M a t t . V I I . 2 9 ) . M e n o n o t o i n v e c e , s p e c i a l m e n t e p e r (pianto r i g u a r d a g l i e v a n g e l i , è il f a t t o c h e le p a r o l e , così d e t t e
ari ut
X s y ó f i t v a nel
testo
greco
e
nella versione latina,
sono
p r o p r i o q u e l l e c h e f u r o n o f o r m a t e in g r e c o , e p e r c o n s e g u e n z a poi in l a t i n o , con voci corrispondenti a radici aramaiche. Eccone alcuni
esempi:
(•) La liiii{u.v aram.uC'i-sini è parlala tuttora, nei villaggi detti Unitila presso Damasco, sul monte Masi«, detto T u r - A M i n , nei villa««! cristiani «lei Kurdistan e nei v i l l a n i «Iella Persia.
(*) Oltre
Matteo, Marc. IX, 4 ; XI. 21 ; XIV, 45 ; lob. I. 38 etc.
(") Matt.
VI, 2 4 ; Lue. XVI, 9, 11, 13.
(») Mare. X, 51 ; Ioli. XX, 10.
a) (trj paTTaloyìfri,™
li) —
(Matt. V I . 7), formato dalla radice aramaica
che
significa cose, ossia parole, v a n e ; b) sxnsQiaaùìg maico
(Marc. XIV, 31) ; questo avverbio è la traduzione dell'ara-
^o = di più ; e) tfr;g xal fiQwffic (Matt. T I , 19) = tinea et contestura',
l'aramaico J ^ J , che significa: verme che d) ¿àv óè 'cò ala /lugavOìj
mangia;
--• = si sai i n f a t u a t u m fuerit (Matt. T , 13), d a l l ' a r a -
, che significa impazzire ed anche essere
maico e)
INI
r f j vexqmtisi
rìtg
è la traduzione del-
xaqSircg
abbietto ;
3
i.raduzioiie
dell'araiiiaico
( 3 ), che il latino traduce « eonquirero », sembra
corrispondere
CCVTWV
( ) è la
lok-as = la morte del loro cuore ; f ) avvfyrstr all'aramaico p i . i v a
«discutere
con q u a l c u n o » , perchè in buon greco significa
« esaminare insieme » che non è corrispondente dì « discutere » ; g) &n7)X&or • . • nqòg samoli puli ad semetipsos»,
ol f.icL) significa luogo, spazio o comodità. T I , 31 ha ovóè (paytTv si'xaÌQovv, senso della voce aramaica dum
ossia opportunitatem
in praedìcatioae e)
«nec spalimi
(l)
lonae
significa casa,
per esempio: fiftevótjtfrtv
(Matt. X I I , 42) invece di per
commo-
Più p a r t e dei iris, h a éx nsniaaov
?hur,
tìg TÒ
xi^vyfurc
(');
oppure la preposizione Ira o presso;
( I o L X I T , 2) invece di « presso
L a
manducandi h a b e b a n t » , invece di
;
r f j oixta TOV IJuTgóg uov ¡.iovcà nollai sunt»
Marc.
il testo latino, che deriva dai greco, Ita il primo
b) o significa tanto in che per; 'Iwvà.
Mentre il testo greco in
per esempio:
tv
« in domo Patri« mei mansiones m u l t a e
il Padre m i o »
che è greco p u r o .
ecc.;
Sarebbe
l'orse una
correzione?
(*) M a r c . I l i , 5, secondo il cod. D, a cui corri^-ornle nei m.-myseritti TSO.
P a s s i a m o ora alla l i t u r g i a p r o p r i a m e n t e dotta, c h i a m a t a ìllalìo orientali auaphora, di p r e g h i e r a
ripetuto poi
dai l a t i n i e dagli
perchè in essa si olire al P a d r e il sacrificio incruento. Perciò invece
eucaristica,
più
esattamente
la si deve
dire
preghiera
eucaristico
anaforica. a) Secondo la t e s t i m o n i a n z a di s. Giustino ( 2 ), dopo il bacio della pace e la presentazione del pane e del calice col vino e l ' a c q u a , il capo d e l l ' a d u n a n z a ringraziare Iddio per i doni f a t t i all'uomo,
s p e c i a l m e n t e per la grazia
deve
dell'Incarna-
zione del P i g l i o suo. per la liberazione dell'uomo colla Redenzione, per l ' i s t i t u z i o n e d e l l ' E u c a r e s t i a d e s t i n a t a a durare per sempre, e conchiude con u n a dossologia analoga a quella del
pater nosler in uso ne 1 la chiesa d ' A n t i o c h i a ; ed a questa dossologia
i p r e s e n t i rispondono:
urne ti. Lo stesso s. Giustino dice che il capo d e l l ' a d u n a n z a si
e s p r i m e q u a n t o più a lungo può (da»] à r v n u i c u b i t i ù r n n i i n u i ) nel r i n g r a z i a r e Iddio p e r i suoi doni n a t u r a l i e s o p r a n n a t u r a l i ; e di tal genere e a p p u n t o la liturgia delle Costituzioni apostoliche al libro V i l i , quella di s. Basilio, u'C. Ma dal
documento
che p u b b l i c h i a m o in appendice, tolto dalla collezione di canoni che porta il nome di
s. Basilio, ma che dev'essere anteriore a lui. si ricava, che v'era
nna formula
la t[it,ale era imparata
celebrale
dei
a memoria
e si usava
nelle si,tassi
più
nei
breve
cimiteri
martiri. b)
La fot mula eucaristica, fino dal termine del secolo 11 od all' inizio del I I I ,
subì u n a interruzione poco dopo il principio, e li si fece u n ' a g g i u n t a nella quale si diceva come gli a n g e l i celebravano le lodi di Dio ed agli angeli s'uniscono gli uomini, e q u e s t ' a g g i u n t a si chiudeva
coli' inno angelico
nella l i t u r g i a
le parole colle
3
di s. Giacomo
finisce ( ). L a l i t u r g i a del
Testamenliim
Domini
s a n c t u s ecc. l i
quali
comincia
tale
facile
riconoscere
a g g i u n t a e dove
da noi p u b b l i c a t o e quella dei così
detti canoni egiziani, anche n e l l ' a n t i c a versione l a t i n a scoperta non ha guari nel codice palinsesto di Verona, non hanno all'atto vale a g g i u n t a . (') Vedi un esempio del pro-psalmo negli Stufi syr„ fase. III. pay. 2". cap. 65-67; Dial. rum Tryph., 41 (s) Dalle parole ùV n-itr
>-ìg ("n/n-ffn'
ùfiaQiiùìV.
(*) È da notarsi clie tutte te litarjrie orientali li,anno k in »ufio qua inuteiiatur » contando iì giorno dal tramonto al tramonto, nel mentre la iitnryia latina ha. a |>ri.li (piani pateretur » calcolando il giorno da mezzani'ite a nmezanottc.
(Con alcune aggiunte ambrosiane). U n d e et memores D o m i n e . . .
Lit. s. Basilii,
Reni, pag. 67.
(1) Memores i g i t u r et nos s a n c t a r u m
Domini
nostri (Iesu) C h r i s t i . . . t a m b e a t a e pas-
i p s i u s passionum e t resurrectionis (la
sionis nec non et a b inferis resurrectionis
turgia
di s. Marco
sed
prima
di « r e s u r r e c t i o n e m ») a
et
in
coelo
gloriosae
ascensionis,
li-
aggiunge « beatam » mortuis
ofterimus p r a e c l a r a e m a i e s t a t i t u a e de t u i s
a t q u e ad coelos a d s c e n s i o n i s . . . t u a ex t u i s
donis ac datis h o s t i a m .
donis tibi offerimus. Lit. s. Basilii (coptica), Ben., pag. 3.
S a p r à quae propitio
Ostende faciem t u a m super h u n c p a -
ac sereno v u l t u
nelli et super h u n c calicem.
(tuo) respicere digneris.
Lit. s. Cyrillì,
Ben., pag. 42 e di s. Marco.
sicuri accepta h a b e r e d i g n a t u s es mimerà
(2) s i c u t . . . suscepisti miniera i u s t i A b e l ,
pueri t u i j u s t i Abel, et sacriiìcia p a t r i a r -
et sacri tìcium patris nostri A b r a h a e ,
chae nostri A b r a h a e . Lit. s. Cyrilli, i u b e haec p e r f e r r i per m a n u s
Ren., pag. 42 e di s. Marco.
sancti an-
(8) Suscipe ea super a l t a r e t u u m . . . coe-
geli t u i in s u b l i m e a l t a r e t u u m , in con-
l e s t e . . . ad m a i e s t a t e m t u a m . . . p e r nii-
s p e c t u . . . maiestatis tuae.
nisterium
angelorum
et
archangelorum
tuorum. (1) Me/iì'tj/jit'voi vsxqwv
àvaocatftwg,
Tuit'vv
xal
xal tyg
tjfisìg
imv
sì,g òvqavovg
ccyimv
ùvóó'ov...
avrov Tà
reatirjfiàtwv
xal
i e x
(Su f-x cwv v ówycov ffvi,
nqoafféqo^isv. (2) mg 7iQ0ffsàt§a) 'Afigaa/i.
rà
(3) ... rag ti vaine ... ... (hà rìjg ¿¡(¡xayys/.ixrg
ómoa
rov
uqadderai tìov
Non potendoci dilungare
dixaiov tìov 'ÀfleX, r-rjv ti no ia t> %ov natqòg ò (")tìig tig zò...
f.uovoàviov...
tìov
qfiwv
OvtiiatìzijQiov
Xsixovqyiag.
di
più,
ci
l i m i t e r e m o a rilevare, per la p a r t e d e l l a
m e s s a che viene dopo il canone, solo due o t r e p u n t i
dei
più
caratteristici
nella
l i t u r g i a siro-antioehena : 1°) Il rito c h i a m a t o frazione e consegnazione, per il quale una p a r t e dell'ostia consacrata, che si rompe, viene i n t i n t a nel prezioso sangue, e con essa poi si segnano in forma di croce le a l t r e parti e le a l t r e obiale poste sulla patena. Anche i siro-maroniti ed i Siro-caldei ed anche gli alessandrini hanno il rito della consegnazioue ; e della s u a a n t i c h i t à ci è testimonio s. E f r e m , il quale in uno dei suoi inni rivolge a Cristo le
— 34 — seguenti parole : (') « Ecco che la tua effige è delineata sul pane col sangue dell'uva, ed è impressa sul cuore dal dito dello spirito coi colori
della fede. Benedetto
sia
colui che abolì le immagini scolpite per mezzo della vera effigie ». E lo stesso dottore ci fa sapere che perfino i marcioniti, imitando le sinassi della chiesa cattolica, usavano questo rito. Ecco infatti quel che egli dice in un altro inno ( 2 ) : « Quelli che riprendono voi [o veri fedeli] diventarono proclamatori della vostra fede. Presentata infatti la cauzione ed aggiunto il documento, scrissero che il corpo di Cristo è reale. Ed invece che sulla carta, scrissero questo sopra il pane e non con l'inchiostro, ma lo consegnarono
col vino *.
2°) I l rito dell'elevazione, immediatamente prima della comunione, viene descritto dal medesimo s. Efrem,
dove dice che il sacerdote « tiene le sacre specie
nelle palme ed elevando le braccia le esalta con pompa ». È in questo momento che il medesimo offerente esclama: « sanata sanctis »; ed il clero e popolo presenti rispondono con la professione della Trinità. 3°) Finalmente il sacerdote celebrante, dopo essersi comunicato ed aver diviso le oblate in particelle, le distribuisce al clero ed ai laici, i quali, secondo l'espressione di s. Efrem, le abbracciavano e baciavano, ed intanto il diacono
dava mano
mano a bere a ciascun di loro dal calice consacrato, senza l'uso del cucchiaio, uso questo che viene
piuttosto escluso da s. Efrem, quando paragona il sacerdote, che
tiene in mano la sacra particella, al Serafino che teneva con la forcipe il carbone tolto dall'altare, tipo della s. Eucaristia. Solo più tardi, durante il medio evo, s'introdusse presso i siri il costume di consegnare
le singole parti delle oblate col pre-
zioso sangue e di dare la santa comunione ai fedeli sotto la sola specie del pane consegnato
con la specie del vino.
Ed infine, un'ultima comunicazione ci sia concesso di fare a riguardo della liturgia. Diligenti confronti delle diverse liturgie fra loro ci hanno condotto a stabilire due fatti: il primo, che le antiche liturgie alessandrine di Seivr ione, di s. Marco, di s. Basilio e di s. Cirillo contengono non pochi brani indentici a quelli della liturgia
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rci-i.T aoa.:^.
rCfloOSM ¿IxmAvi
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.rd.a.'ss.i.T
peiocoo
. nicrAni' v\A\a.r>i:i (-¿.ixta*
erant redimeret, et omnes qui in Adam mortui erant viviftcaret, et came sua occidit p e c c a t u m . . . nosque m u n d a v i t . . . per baptismum aquarum sanctarum, et sanctificavit gratia sua per dontim Spiritus sancti .. semetipsmn et pro cunctis tradidit morti, quae regnabat in nos, cuiusque dominio subiecti e r a m u s . . . et quia minime iustum erat ut a morte in inferis detineretur, resurrexit tertia die, factusque est primitiae dormientium, ut esset primus in omnibus, et ascendit in coelum seditque a deiteris maiestatis tuae Deus, et reliquit nobis in memoriam redemptions nostrae etc.
Tandem genuinae Maronitarum liturgiae s. Petro vel duodecim Apostolorum inseriptae ad fidem cod. Syr. Vat. COLXIX (vel missalis editi an. 1594) damns initia orationum canonis quas communes habet cum liturgia Apostolorum Addaei et Mari quam Iesuiab Adiabenus (644-647) contraxerat. Indicamus pag. Missalis impressi et notamus initia respondentium in liturgia Addaei etc. ex Renaud. torn. I I . (p. ibid.)
(') rc'-M.a.jt.iiJoreHx^i» K'.tas. v ^
(3) r i L x - ^ - M
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(l) Nomen adoranduin et gloriosum, p. 583. (2) Maiestatem tuam, ibid. (3) E t cnm pot e s t a t i b u s . . . confitemur tibi. 584. (4) Tu Domino per misericordias tnas multas, 585. (5) E t venint Domine Spiritus, 586. (6) Et propter dispcnsationem, ibid. (7) Mater Domini nostri, 583. (s) Cu in fiducia quae a te, 589. (0) Ne nos inducas, 590.
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Tit (') dedit suis discipulis apostolis dicens accipite bibite ex eo omnes. Hie est sanguis mens novi testamenti qui pro vobis et pro multis effunditur et datur in remissionem peccatorum et ad vitam aeternam. Amen. Hoc facite in mei memoriam quoties enim manducabitis panem lume et bibetis calicem hunc annuntiabitis
mortem meam et:
confitemini meam resurrectionem donee veniam. 2°. Ex liturgia Nestorii. K'ril.I . . . AA
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