Evangelo secondo Giovanni
 8820915421

  • 0 0 0
  • Like this paper and download? You can publish your own PDF file online for free in a few minutes! Sign Up
File loading please wait...
Citation preview

EVANGELO SECONDO

GIOVANNI TESTO GllBCO. NBOVOLGATA LATINA ANALISI FILOLOGICA, TllADUZIONB ITALIANA DI

Gianfranco Nolli Seconda edizione

Libreria Editrice Vaticana CITTA' DEL vATICANO

Realizzazione grafica: MASSIMO BENEDETIUCCI

Nihil obstat: Sac. E. Cappellini C. E.

Imprimatur: Sac. Franco Voltini V. G. Cremonae 23/511986

Copyright© 1986 by Libreria Editrice Vaticana 00120 Città del Vaticano Tel. (06) 698.85003- Fax (06) 698.84711 ISBN 88-209-1542-1

Siamo lieti (e orgogliosi) di ripetere quello che già abbiamo detto nell'occhiello al Vangelo secondo Marco e ripreso in quello al Vangelo secondo Luca e cioè: che Sua Eminenza il Card. Ugo Poletti, sollecito sul serio e non a parole per la cultura del clero romano e italiano, ha reso possibile anche questa volta la pubblicazione del presente libro, grazie al suo generoso intervento, per mezzo dell'Opera Romana Pellegrinaggi. Nè minore gratitudine va all'Editore, che in mezzo a mille difficoltà, ha condotto a termine questa non ·ueve fatica. Mi sia concesso, per riassumere le difficoltà superate, di fare uso (anche se non letterale) di una frase di Gesù, in Giovanni: "Voi, se non vedete segni e prodigi, non credete" (Gv 4,48}. E noi li abbiamo visti. Perciò crediamo. Roma, 12 Maggio 1986

PREMESSA alla Seconda Edizione

La seconda edizione di questo Evangelo vede la luce a quattro anni dalla morte di Gianfranco Nolli. Era nei suoi progetti (ed aveva già cominciato a lavorarvi) di completare la collana con le lettere di san Paolo, gli Atti degli Apostoli e con l'Apocalisse di san Giovanni, ma una Volontà superiore ha voluto che con il Vangelo secondo Matteo la sua fatica si interompesse. Il suo completo servizio alla Parola, però, si è egualmente rivelato un seme estremamente fruttuoso perché ha permesso a molti il riaccostarsi ai testi sacri e alla lingua nella quale essi ci sono giunti: il greco. Noi, suoi discepoli ed amici, siamo tra questi. Sognava, Gianfranco Nolli, di poter essere utile, con questa sua fatica, ai sacerdoti tutti ma in particolare a quelli di nuova ordinazione perché dal contatto diretto e personale con i testi originali potessero trarre spunto e forza nell'espletamento della missione cui sono stati chiamati. E dalla speranza che ciò potesse avvenire sgorgava quel voto espresso nella presentazione dell'Evangelo secondo Marco: «Chiunque ... ricevesse dal presente libro un qualunque vantaggio sia riconoscente al Signore che, dopo averlo ispirato, ne permise la realizzazione ... e (anche) all'avventurato che ebbe la sorte di lavorare e dargli vita concreta». E siamo in tanti ad essere riconoscenti al Signore e a lui. L'ASSOCIAZIONE BIBLICA DON ORIONE

PREFAZIONE

PRO.CEDIMENTO TECNICO

Il metodo usato in questo lavoro è quanto mai semplice e pratico: analisi di tutte le parole (sostantivi, aggettivi. pronomi, verbi. avverbi. articoli. preposizioni) in modo che chiunque, anche se ignaro della lingua greca. ma purché la sappia almeno leggere. possa rendersi conto del valore che ogni singolo vocabolo o parte del discorso ha nel testo. e di quale apporto rechi alla comprensione del significato. in modo che la sua funzione appaia chiara, fuori da ogni dubbio o incertezza. Ogni lettore può così verificare personalmente il valore delle traduzioni. delle interpretazioni e delle considerazioni che è solito fare o sentire: ognuno è posto in grado di essere responsabile verso il testo originale. verso le parole di Gesù. senza che la mediazione di altri costituisca sia un impedimento eventuale. sia una scusa o un pretesto per una interpretazione più accomodante. Di ogni parola quindi è data: a) la posizione logica nel discorso (soggetto. oggetto. complemento ecc.): b) il caso e. se irregolare. la declinazione: c) il nominativo e il genitivo. con l'articolo proprio, per i sostantivi: nominativo a tre o due terminazioni. per gli aggettivi: nominativo per gli articoli: le quattro voci del paradigma per i verbi, segnalando le irregolarità e le eccezioni: d) il significato del vocabolo in se stesso e. quando è richiesto. il senso speciale adatto al passo che si sta esaminando. · Subito dopo. viene preso· in esame il vocabolo nel contesto in cui giace. per stabilirne l'importanza riguardo al significato generale del brano: se è il caso. vengono riferite le varie interpretazioni, formando un panorama di quanto gli Autori più accreditati (di ogni tendenza religiosa) hanno asserito. Sono evitate soltanto le interpretazioni così anormali da essere chiaramente tendenziose: per la loro confutazione esistono altri libri. Quanto a vocaboli e frasi tecniche, viene dato il numero di volte che ricorrono in Gv. aggiungendo spesso quello degli altri evangelisti, in modo da stabilire un rapido confronto. L'analisi è ripetuta per ogni singolo vocabolo, anche se esso ricorre due, tre volte neiia stessa frase o riga: non è fatto mai, assolutamente mai alcun rimando. In qualsiasi punto venga aperto il volume, si troverà l'analisi completa, come se fossero le prime parole del libro.

SCOPO II metodo dice gli scopi che si vogliono raggiungere: permettere a tutti di avvicinare

VIII

Prefazione

coscientemente il testo originale del Vangelo. Ma la cosa prende un rilievo speciale se si esaminano i vantaggi che le varie classi della società possono trame.

Sacerdoti E' chiaro ·che questo libro costttmsce per essi uno strumento di grande· utilità: la preparazione dell'omelia domenicale. delle conferenze. delle« ore bibliche». trova in esso un sussidio insostituibile. in quanto permette un contatto diretto con il Vangelo e quindi una esposizione più efficace e convinta di esso. Né può far paura il « greco »: esso diventa così chiaro che quello che sembrava uno studio tedioso e difficile si trasforma in una gustosa scoperta. in un continuo sorprendersi a fare considerazioni nuove. diverse dalle solite. suggerite proprio dall'esame degli stessi vocaboli originali. Anche i sacerdoti anziani ritroveranno il gusto del greco: nelle loro menti si andrà'richiamando il passato. ma senza sforzo. senza preoccupazione di dimenticare subito. perché la stessa nozione è alla portata di mano ogni volta che occorre.

Teologi. Quanto sia necessaria per una retta formulazione degli insegnamenti teologici la comprensione del testo originale è evidente. Ora con questo sussidio. anche il teologo non specializzato in scienze bibliche può rendersi conto direttamente del peso che può avere una parola o una espressione e del valore che a essa è lecito attribuire. Non ci sarà più pericolo di usare frasi che nel testo originale non significano quanto sembrano dire a prima vista: il controllo del loro autentico e preciso significato è alla portata di tutti. senza sforzo.

Studenti Chi prenda in mano questo libro. specialmente se proviene dal liceo classico. non potrà più dimenticare il greco. Anzi. facendone uso si può dire ogni giorno. finirà per diventare un vero e proprio specialista della lingua evangelica. poiché gli san~ possibile penetrarla nelle sue sfumature più recondite. senza alcun limite di tempo o di luogo: basta che abbia la buona volontà di« leggere». quanto e quando vuole.

Laici colti Basta una inquadratura generale sulla lingua greca per avere la possibilità di rendersela famigliare. di « impararla » senza sforzo. addirittura meditando e facendo orazione. Oggi che si vuole leggere la Bibbia per capirne il senso originale. niente è più utile di que~to libro. che conduce per mano chiunque abbia anche solo la conoscenza dell'alfabeto greco.

Suore e persone consacrate Avranno anch'esse la gioia di poter realizzare il sogno di S. Teresa del Bambino Gesù: leggere il vangelo nella lingua in cui fu scritto. La semplicità di esposizione e il continuo sussidio delle spiegazioni grammaticali e sintattiche rende possibile a tutti ciò che fino a oggi era privilegio di pochi. BREVI OSSERVAZIONI SULLA LINGUA DEL V ANGELO

Per aiutare il lettore a comprendere meglio la portata e il valore di alcune espressioni che incontrerà nell'analisi e,. nel commento. diamo qui un brevissimo riassunto delle più

Prefazione

IX

importanti osservazioni che riguardano la lingua greca ellenistica in genere e quella del · Nuovo Testamento in speci~. Intendiamo fornire soltanto alcune delle normè più necessarie, per una buona lettura del greco biblico. Chi volesse saperne di più, consulti le grammatiche specializzate. Osservazioni generali La lingua in cui fu scritto il Vangelo è il greco parlato nel primo e secondo secolo dopo Cristo, lingua popOlare e quindi soggetta a una evoluzione più rapida di quella dotta. Ma nel ca_so del Nuovo Testamento. oltre all'uso popolare, anche l'influsso semitico ha contribuito a produrre una lingua che si distingue dal greco ellenistico per alcune particolarità,. dovute al vocabolario e alla sintassi ebraico-aramaica. alla quale erano educati o almeno abituati sia i personaggi di cui si tratta. sia gli stessi estensori degli scritti .. Come ogni lingua popolare, anche quella del Nuovo Testamento mostra la tendenza a esprimere le cose con chiarezza e semplicità, e a cercare di rendere il pensiero con un linguaggio pittoresco e con maggiore efficacia. Per questo motivo, alcuni elementi sintattici del discorso prendono un rilievo speciale e vengono usati con maggiore frequenza che non nella lingua classica .. Tendono a ottenere maggiore chiarezzA e semplicità nel discorso: l'uso frequente delle preposizioni; il predicato posto spesso in accusativo con dç; la formazione di nuove preposizioni; l'uso più frequente dell'articolo; il numero plurale dopo i soggetti neutri; il disuso e l'~andono dell'attraZione dei pronomi relativi e dimostrativi. Servono invece a dare maggiore erlfasi al discorso: le negazioni mposte, preferite a quelle semplici; il genitivo« ebraico » (vedi più avanti); il dativo interno, usato con frequenza; la ripetizione abbondantissima dei pronomi personali; la coniugazione perifrastica. Altre caratteristiche generiche del greco biblico sono: l'amore alla coordinazione {paratassi), mentre il greco classico preferisce~ subordinazione (ipotassi); lo stile diretto, cioè il sistema di riferire le parole di un personaggio sempre in discorso diretto, introdotto da particelle che sostituiscono i nostri due punti e virgolette(:«); abbondanza della costruzione « a senso », in cui non è tenuto conto del genere. e del numero del vocabolo impiegato, ma si guarda a quello della cosa significata; l'uso frequente degli anacoluti, per cui la proposizione si spezza e procede con altra costruzione, diversa da quella iniziale. A queste osservazioni di carattere generale, aggiungiamo alcuni rilievi che mettono in particolare risalto gli aspetti più tipici nell'uso dei verbi, dei casi, delle preposizioni ecc. Richiamiamo anche alcune nozioni fondamentali, che l'uso delle nostre lingue moderne· ci ha fatto dimenticare o almeno trascurare.

x

Prefazione

l) I verbi Anche il greco biblico conosce tre forme: attiva: il soggetto compie l'azione; media: il soggetto agisce secondo uno speciale interesse nei propri riguardi; passiva: il soggetto subisce l'azione. Tuttavia è da notare che la forma media (la quale esprime una sfumatura nel modo di agire), va lentamente diminuendo nell'uso, sostituita di solito dalla forma passiva e a volte da quella attiya. I tempi

Osserviamo in genere che solo il presente e il futuro riguardano il momento o tempo dell'azione che si compie; gli altri invece descrivono l'azione in se stessa, cioè non indicano il tempo in cui accade.

a) Il presente E' il tempo della realtà, dell'azione che si stava svolgendo ora: diventa il tempo delle narrazioni (presente storico) per l'amore alla vivacità e alla dramJ.Ilaticità che è proprio del narratore popolare (frequentissimo in Mc). b) L 'imperfetto

Descrive l'azione come non finita, nella sua durata, mentre si svolge nel passato: può indicare anche l'insuccesso di un tentativo o imperfetto di conato (Mc 5,10).

c) Il futuro Il tempo futuro, che indica un'azione ancora da iniziare. subisce l'influsso semitico specie aramaico e quindi spesso viene sostituto dal presente (Le 12,40). d) L 'Aoristo F necessario soffermarci un po' più a lungo su questo tempo, per !"importanza çhe ha. L'aoristo da à (privativo) + ogiçw definire = in-definito. in-determinato; esso indica un'azione considerata come tale, cioè femJa. arrestatasi a un dato momento, senza preoccuparsi di ciò che la precede o la segue: questa sua qualità viene denominata puntuativa. La sfera dell'aoristo è però molto vasta e perciò ne di:1mo alcuni aspetti più importanti e frequenti. Aoristo ingressivo Indica l'inizio di un'azione, il suo cominciare o il suo prodursi come atto singolo: p.e. il verbo peccare all'aoristo significa commettere « un » peccato, al presente invece durare nello « stato » di peccato. Es.: « Vi scongiuro di non commettere peccato " (verbo all'aoristo, l Gv 2,1); «Chi è nato da Dio non può peccare» (verbo al presente) cioè non può condurre vita peccaminosa (l Gv 3,9). Aoristo complessivo Dobbiamo fare attenzione: il senso « puntuativo » dell'aoristo non indica che l'azione è breve o addirittura momentanea, ma che è considerata in sé e per sé. Quindi l'aoristo può abbracciare anche un tempo lunghissimo, purché tale periodo venga considerato come un tutt'uno, un unico blocco storico (Gv 2,20). Aoristo all'imperativo Caratteristica della Iing_~a greca è di avere l'imper(Jtivo aoristo, mentre le nostre lingue

Prefazione

XI

possiedono solo l'imperativo presente. Quindi nel greco classico e del NT va accuratamente notato il senso speciale che viene dall'uso dell'uno o dell'altro tempo all'imperativo: quando il comando è positivo. l'imperativo presente ordina di continuare un'azione già iniziata; l'imperativo aoristo invece ordina di iniziate un'azione nuova; quando il comando è negativo, l'imperativo presente vieta di continuare a fare un'azione già iniziata; l'imperativo aoristo invece vieta di fare o iniziare un'azione futura o nuova. Aoristo participio grafico Participio grafico, cioè che descrive un'azione precedente a quella principale ma così ovvia e naturale che ordinariamente viene da noi omessa e sottintesa. Es.: « E aperta la bocca. insegnava » (Mt 5,2). e) Il perfetto Indica un'azione completa nel passato, ma che spesso dura nel suo effetto, verso il presente e il futuro. f) Il piucheperfetto Viene usato non per indicare la priorità di un'azione rispetto a un'altra (come di obbligo in latino), ma solo per designare un'azione passata, che dura fino al tempo, passato, di cui si tratta nel discorso (es. Gv 9,22). 2) I casi L'uso dei casi nel greco biblico è fondamentalmente uguale a quello del greco classico. Facciamo qualche osservazione particolare. a) V"ocativo Nel greco classico il vocativo è generalmente preceduto da omega, la cui omiSSione diventa una eccezione. Al contrario, nel greco del Vangelo, siccome di solito il vocativo è sostituito dal nominativo, non si trova l'omega; ma quelle rarissime volte che lo si incontra, dà un'enfasi particolare al discorso e deve essere posto in grande evidenza (Mt 15,28). b) Genitivo Accenniamo soltanto al « genitivo ebraico », detto così perché entra nel greco biblico sotto diretto influsso dell'ebraico. Esso viene usato in sostituzione di un aggettivo, data la estrema povertà di aggettivi nella lingua ehraico-aramaica: a esso di solito corrisponde un semplice aggettivo nelle nostre lingue: p.e. uomo di sangue = uomo sanguinario; economo di disonestà = economo disonesto_ c) Dativo Come caso del complemento di attribuzione, a volte viene sostituito da dç: con l'accusativo. specie in Marco. In compenso, la sfera del dativo si allarga e perciò abbiamo: dativo di relazione (che sostituisce l'accusativo di relazione o accusativo alla greca); dativo di tempo (Gv 14,9); dativo di comodo (Le 1,55); dativq.di agente (LC 23,15); dativo di modo,, derivato in maniera particolare da locuzioni ebraiche (M t 15,4). Spesso si ha il dativo it;terno, cioè con il nome e il verbo della stess'a radice (Mc 5,42).

XII

Prefazione

Da notare che il dativo spesso è preceduto· dalla particella tv: questo è un uso tipico della lingua biblica.

d) Accusativo Aumenta il suò uso, sia perché verbi intransitivi tendono a diventare transitivi (M't 28,19), sia perché verbi che reggono altri casi assumono anche o solo l'accusativo (Mt 5,5). Per restituire all'accusativo l'efficacia, perduta nell'uso frequente, la lingua ellenistica preferisce an•accusativo semplice quello rinforzato da preposizioni, la cui presenza quindi non deve fare sempre sospettare significati speciali o più profondi. ·

3) L'articolo Il suo uso è normale; perciò la sua presenza o assenza (a seconda si tratti di sostantivi concreti o astratti) aggiunge quelle sfumature che già sono proprie della lingua classica. Si tenga quindi presente che la sua presenza serve a rendere la cosa nota. determinata, isolata dalle altre in quanto singolo individuo. Al contrario la sua omissione o mancanza indica che la cosa viene riguardata non nella sua individualità. ma neWe sua qualità e natura.

4) I pronomi Sia per l'indole della lingua evangelica, popolare cioè e discorsiva, sia per un innegabile influsso semitico, ruso dei pronomi personali diventa larghissimo; anzi la differenza fra i vari pronomi (personali, possessivi, dimostrativi, reciproci ecc.) è spesso trascUrata.

5) Le preposizioni Riguardo alle preposizioni facciamo alcune osservazioni di carattere generale. Nel greco ellenistico aumenta il loro uso e se ne costruiscono di nuove, poiché parecchi avverbi diventano preposizioni che reggono vari casi (le cosi dette preposizioni improprie). Al contrario diminuisce il numero di quelle impiegate. rispetto al classico: infatti alcune di esse allargano la sfera d'impiego facendo quasi scomparire quelle il cui terreno è stato invaso. Molto importante da osservare è che fra preposizioni vicine per significato, prevale quella che è foneticamente più forte, mentre ·la debole sparisce: così come quella composta tende ad affermarsi più di quella semplice. 6) Altri fenomeni

In fine merita particolare attenzione il fenomeno per il quale, secondo la tendenza generale delle ·lingue popolari, vengono preferiti i vocaboli più sonori e più pieni di significato. Per questo motivo. certamente anche sotto l'influsso dell'ebraico, si hanno circollocuzioni, evitate e non frequenti nel classico, fra cui principalmente la costruzione perifrastica ( = participio + verbo essere) di solito equivalente al tempo imperfetto. D'altra parte però si osserva, sempre sotto l'influsso ebraico, la tendenza a impiegare il semplice aggettivo positivo in luogo e con forza di comparativo (Mc 9,45) e addirittura di superlativo (Mt 22,36; Lç 1,42). A sua volta il comparativo può scadere e prendere il valore di positivo (Gv 13,2,27) e il superlativo il valore di comparativo (M t 27 ,64).

L'OPERA DI GIOVANNI Data l'indole speciale del nostro lavoro, ci limitiamo a qualche considerazione di carattere generale. rinviando ai numerosi commenti per uno studio particolareggiato della questione giovannea, dell'Autore del Quarto Vangelo e del contenuto specifico di esso. Facciamo qualche accenno allo stile di Gv, poichè· nel condurre questo lavoro filologico ci siamo persuasi che l'analisi accurata del testo sotto diversi aspetti (grammaticale, sintattico, stilistico) può essere di grande aiuto alla comprensione migliore di varie difficoltà (a volte riguardanti interi brani). se non proprio alla loro soluzione. L'Autore del Quarto Vangelo si rivela un ebreo, che conosce le istituzioni giudaiche anche nei minuti particolari; ha pratica delle condizioni geografiche e topografiche della Palestina in genere e di Gerusalemme in specie; si rivela giudeo sia nello stile che nell'andamento del pensiero e in locuzioni proprie delle lingue semitiche. Egli afferma di essere un testimonio oculare. almeno di alcuni episodi (1.14; 19,35): fu discepolo del Battista e fra i primi a seguire Gesù. · La Tradizione attribuisce il Quarto Vangelo a Giovanni. figlio di Zebedeo e fratello di Giacomo. Egli scrisse negli ultimi anni del secolo primo d.C .. come le ultime scoperte di papiri. fatte in Egitto (indicati con p5 2 e fPI') hanno definitivamente confermato. Ultimo degli evangelisti. Gv suppone già note le narrazioni dei Sinottici sulla vita di Gesù; a volte aggiunge. come in logica appendice. Io svolgimento dottrinale di concetti che erano soltanto accennati dalle parole di Cristo e che rappresentano lo sviluppo vitale di essi. sotto l'azione dello Spirito. Nei riguardi di Giovanni. forse più che per ogni altro scrittore del NT. vale la raccomandazione che. prima di azzardare a introdurre divisioni o. peggio ancora. cambiamenti nel testo si deve esaminare il suo scritto nella forma in cui è stato trasmesso. Più la si studia e più si vede che la questione affrontata può avere quella soluzione che si era presentata come più ovvia all'inizio: però man mano che si procede. ci si accorge che anche altre soluzioni possono nascere e crescere in credibilità fino a soppiantare la prima. qualche volta completamente. Una delle prime difficoltà che si incontra è il modo particolare con cui Gv conduce il discorso. Il suo pensiero infatti non procede in linea retta. Ne rende meglio l'indole. il pensare a una linea che avanza sciolta e indipendente. fa giravolte. ritorna su se stessa. si lancia verticale verso l'alto o piomba verso il basso; tuttavia è sempre la stessa. non s'interrompe, non si spezza; nè scompare per riapparire più avanti. La sua coerenza è costituita dalla sua continuità. non dalla direzione in cui si muove. Da qui il suo procedere con frasi brevi. incisive. quasi staccate le une dalle altre, ma nel medesimo tempo ripetenti lo stesso pensiero. a volte con le stesse parole. quasi con petulanza; il suo amore alle inclusioni, che creano veri e propri circuiti chiusi. nei quali il pensiero si crogiola e sembra non voler più uscire da quel cerchio che ha creato girando su se stesso. Ma soprattutto una caratteristica rende lo stile di Gv personalissimo e originale: il continuo alternare di astratto e di concreto. di affermazioni teoriche e di contatti con la

XIV

Prefazione

realtà quotidiana. Ciò crea un'atmosfera drammatica, viva. mai ferma o in sosta, ma in perenne movimento che si sposta in continuazione. impregnando di significati nuovi le espressioni impiegate, così che le astratte diventano concrete e le concrete si rarefanno in una atmosfera che le rende quasi irreali. Aggiungete a questo la capacità di riassumere pensiero e situazioni in poche parole. lapidarie. di una efficacia folgorante, da grande scrittore: e avrete un'idea meno inesatta dello stile di Gv. Per questo si deve procedere con grande prudenza. poichè ciò che potrebbe (in un altro scrittore) rivelare l'intrusione di un estraneo. in Gv diventa parte del suo stile, come se in lui ci fossero due personalità, che a volte procedono d'amore e d'accordo, altre invece si contrastano e si esprimono in termini che sembrano così radicalmente antitetici da escludersi l'un l'altro. Nè si deve dimenticare che Gv, come tutti i grandi pensatori. parte dalla realtà, dal fatto storico per prendere il volo verso orizzonti teorici e filosofici di grandissimo respiro. Per far questo, egli scarnifica i fatti, riducendoli all'essenza. trascura di essi alcuni aspetti (che invece per noi sarebbero di estremo interesse) e conserva a volte dei particolari che sembrano trascurabili. Però a un esame più attento, ci si accorge che quei particolari hanno una funzione illuminatrice. che ci mostra per quale strada Gv è arrivato alla sintesi dei fatti. A questo proposito, noi faremo un 'analisi particolareggiata di uno di questi episodi (le nozze di Cana). per mostrare con quanta larghezza di orizzonti bisognerebbe procedere nell'ambientare i vari nuclei narrativi di Gv. Certo a noi oggi non è possibile condurre un'indagine così minuziosa. come potremmo desiderare sempre. Ma la complessità dei problemi che sorgono per ogni singolo episodio, dovrebbe indurre lo studioso a una grande prudenza nelle sue conclusioni. Nè si deve dimenticare che, contrariamente a quanto potrebbe sembrare. Gv ama rilevare i particolari e i colori della realtà, a volte per puro ornamento (ma è davvero sempre e soltanto ornamento?), a volte per trarre da essi dei simboli di una pregnanza impressionante o per creare atmosfere intense e subitanee. Basta citare in proposito le parole che chiudono l'episodio della denuncia del traditore, quando egli si decide a uscire per eseguire il suo piano: "Ed era notte" (Gv 13,20). Quanto alla lingua di Gv, si tratta di un greco il p1ù delle volte appena passabile; poche altre invece è duro e apertamente non greco; il vocabolario è il più povero di tutto il NT; il sottofondo, anzi la mente che concepisce le idee e ne determina la stesura per scritto (come già dicemmo) è chiaramente semitica. per l'impostazione generale: spesso suppone la lingua aramaica più che quella ebraica propriamente biblica. In queste condizioni è quasi praticamente impossibile determinare se lo scritto venne steso prima in semitico e poi tradotto in greco, o se l'autore lo stese direttamente in greco, anche se l'elaborazione mentale del testo venne prima effettuata in semitico. Gli elementi che furono portati a favore della prima tesi (stesura in semitico) non sono così perentori da non ammettere (per gli esempi addotti) che non sia possibile una spiegazione con la seconda ipotesi (stesura in greco). Quello peò che rimane costatabile si può dire a ogni frase del testo, è la sua colorazione semitica, la quale perciò deve essere costantemente tenuta presente nella valutazione dei fenomeni grammaticali e sintattici, e per il significato stesso delle parole. Nonostante questo, Gv (come abbiamo già detto) è uno scrittore di rara efficacia. che ottiene effetti non comuni attraverso l'uso di un vocabolario molto ridotto, ma usato in modo da chiarire un pensiero, spesso difficile. in maniera facile da ritenere. Si direbbe il linguaggio proprio di chi insegna in una scuola davanti a un pubblico che non è incolto ma

Prefazione

xv

in grado di seguire il pensiero nelle sue sfumature, le quali vengono suggerite più che espresse chiaramente. Per il suo modo di procedere ci sembra che la definizione più pertinente sia questa: stile drammatico. Ora la caratteristica più spiccata del dramma non è di condurre dispute astratte o azioni irreali, ma al contario di calare i concetti astratti in scene reali. vive, piene di contrasti logici e verbali di cui è piena la vita di ogni giorno, anche nel mondo famigliare. Il desiderio di esprimere fortemente il proprio pensiero in modo che non ci siano dubbi o zone di oscurità, conduce Gv a sottolineare. quasi a forzare i colori e a esprimere la verità per mezzo di opposizioni e di contrasti, di contatti continui con il mondo terreno e reale dell'esperienza storica, anche più umile e non coturnata. Non c'è affermazione teorica o di carattere speculativo-teologico che non sia seguita immediatamente da una osservazione o affermazione che la leghi al mondo pratico, concreto. Quindi, come abbiamo osservato, il suo modo di condurre il ragionamento non è rettilineo, come in un sillogismo occidentale. Nè il ragionamento prosegue a lungo: di solito non più di due periodi, ai quali segue sempre il contrasto di una proposizione realistica e prammatica. Certo il legame fra questi enunciati teorico-dottrinali e gli incisi realistico-storici non è sempre sulla linea di un ragionamento, alla maniera occidentale, ma è coerente con l'idea che Gv intende sottolineare. Il susseguirsi delle espressioni perciò non è dettato dal ragionamento, ma dal senso contrasto che deve esistere fra un enunciato e l'altro, fra una proposizione e l'altra. spesso in seno alla medesima espressione o nello stesso periodo. Questo spiega il procedere apparentemente slegato e diremmo fratturato del pensiero giovanneo, tanto da venire interpretato da alcuni come farcito di glosse e di aggiunte. dell'Autore stesso o addirittura di altra mano. L'analisi dei brani più significativi (cioè dei discorsi e degli enunciati teologici) dimostra quanto sia radicata in Gv l'abitudine a procedere per contrasti, in un alternarsi continuo di teoria e di pratica, di celeste e di terrestre, di teologia e di storia quotidiana. Ciò è facilmente rilevabile: dal Prologo ai discorsi dell'ultima cena; dal colloquio con Nicodemo, alle schermaglie con Pilato.

Le nozze di Cana Ci è sembrato opportuno riunire in una sezione separata alcune osservazioni che si riferiscono all'episodio delle nozze di Cana. Esso è il primo. in ordine di tempo: dei segni operati da Gesù e come tale sembra riunire in se stesso le caratteristiche del modo giovanneo di affrontare la realtà di un fatto. in urla narrazione. . Notiamo innanzi tutto la estrema sobrietà narrativa. Giovanni riferisce solo quei tratti dell'avvenimento che sono strettamente necessari alla sua comprensione o che possono fornire occasione a riflessioni particolari: tutto il resto (çhe potrebbe essere di grande interesse Ì'Jér noi) o viene sottinteso. come elemento facilmente supplibile da parte del lettore. oppure viene accennato in maniera cosi sobria. da essere spesso oscuro o passibile di varie interpretazioni. Cosl il sottofondo che sembra richiesto come indispensabile per la giusta interpretazione del colloquio fra Gesù e Maria (cioè la narrazione del Genesi 3.15. in cui Dio stabilisce l'inimicizia fra la donna e il serpente) viene evocato soltanto dall'uso del vocabolo donna, che entra nella narrazione all'improvviso. in una frase enigmatica e senza che venga poi ripreso nel Vangelo di Giovanni se non nella lontanissima scena del Calvario. Inoltre i personaggi sono presentati con estrema laconicità. anzi sarebbe meglio dire che non sono affatto presentati. Maria. che entra in scena per la prinia volta nel vangelo di Giovanni. viene definita (in maniera onorifica) la madre di Gesù, ma non ne viene detto neppure il nome o dato alcun particolare che la riguardi, se non due, indispensabili: il suo parlare a Gesù e il suo prendere contatto con i servi. Ma i problemi che l'episodio in se stesso suscita a ogni piè sospinto invitano a cercare di inquadrare il tutto in un più vasto orizzonte, per vedere se in tale collocazione la pagina giovannea si completi e si precisi meglio. Le considerazioni che sottoporremo al lettore potranno sembrare a volte troppo lontane dall'argomento; ma a noi sembrano necessarie per creare l'atmosfera completa in cui calare l'episodio. per una comprensione più soddisfacente.

Vita di Gesù a Nazaret .. Terminato il tumulto di affetti che lo smarrimento e il ritrovamento di Gesù nel tempio a Gerusalemme aveva suscitato in Giuseppe e Maria (e probabilmente negli amici. che avevano fatto parte di quella carovana). la vita a Nazaret dovette svolgersi senza particolari significativi: vita ordinaria di un piccolo villaggio, in cui tutti si conoscono. Unico dato di rilievo. dovette essere il fatto che Gesù non accennava a volersi sposare. anche se la sua condizione economica doveva essere normale se non un po' agiata. sia per il patrimonio famigliare (lasciato a Betlemme) sia per il lavoro suo e di Giuseppe. Forse Gesù erà il solo scapolo impenitente (arriva a circa trent'anni!) e questo probabilmente era un motivo eh!! lo faceva apparire diverso dagli altri, anche se la sua successione nella specialità del padre Giuseppe lo rendeva più comprensibile (come vedremo più avanti). Ma sia il suo celibato che la sua profes~ione dovettero ricevere non dico una giustificazione ma almeno una spiegazione plausibile il giorno in cui egli si allontanò dal villaggio. per recarsi in Giudea, là dove battezzava Giovanni, nella regione in cui una più intensa vita ascetica formava l'ammirazione di tutto Israele. Forse Gesù era l'unico abitante di Nazaret che aveva scelto quella vita di austerità.

Le nozze di Cana

XVII

nota a tutti. e quindi diventava non· solo oggetto di curiosità e di meraviglia. ma anche occasione di speranze verso una notorietà che fino a quel giorno Nazaret non aveva avuto. Finalmente anche da Nazaret poteva uscire qualche cosa di buono, contro le affermazioni in contrario dei villaggi vicini. La cosa dovette certamente suscitare scalpore e far convergere verso Gesù un interesse nuovo, superiore a quello che prima avesse potuto possedere per altri motivi. Da quel giorno gli occhi dei suoi compatrioti sono puntati su di lui, insieme alle speranze. anche se molto vaghe. Nè queste vennero deluse: le notizie del suo battesimo nel Giordano, del suo ritiro nel deserto per quaranta giorni e del suo creare attorno a sè una scuola di discepoli. arrivavano a tenere desta l'attenzione e a fare diventare Gésu (e quanto lo riguardava) oggetto di conversazione. di commento. di pettegolezzo. come avviene in un piccolo villaggio. Quando poi egli ritorna in Galilea, seguito da ben quattro discepoli, è ragionevole pensare che a Nazaret l'impazienza di conoscere più concretamente le cose dovette entrare nell'animo di tutti.

Mentalità dei villaggi Non c'è da meravigliarsi se vogliamo illustrare la mentalità dei villaggi: essa infatti non è in tutto uguale a quella delle città. ma se ne differenzia sia per l'intensità con cui sono vissute alcune realtà. sia per la quasi indifferenza invece in cui si lasciano altre realtà. più sentite nelle città. Fra le prime, quella che riguarda il modo di accettare e di interpretare gli avvenimenti. tanto normali e quotidiani. quanto straordinari e quindi eccezionali. Anche presso i popoli pagani dell'oriente antico la valcntà di Dio si poteva manifestare nei modi più diversi. nei quali erano inclusi gli avvenimenti ordinari: bastava una sfumatura. una piccola variazione nel loro accadere per renderli capaci di annunciare all'uomo un d~siderio della divinità. farli cioè diventare dei segni dai quali era possibile dedurre il favore o l'ostilità divina. Esempi ne sono il volo degli uccelli. il rovesciarsi di ervi. Il vino da supplire infatti non pote\'a essere in piccola quantità. ma tanto abbondante da non far apparire l'inconveniente che si era prodotto.

Le nozze di Cana ------------------------------------------------------------------

XX

Il

té~ton =

esperto.

Vivono a volte nei villaggi certi uomini che o per tradizione immemorabile. o per naturale inclinazione e per una cura speciale da essi posta nello sviluppare questa risorsa naturale. diventano esperti in qualcuna delle attività che presenta la vita normale e quotidiana. Essi assumono poco alla volta un ruolo di una certa importanza. specialmente in circostanze un po' fuori dell"ordinario. nelle quali però l'uomo comune si sente impacciato e teme di fare brutta figura. Avviene allora· che. iniziando quasi inconsapevolmente. quell'individuo diventa un personaggio. la cui presenza in matrimoni. funerali. circostanze particolarmente liete della famiglia (collie può essere la circoncisione di un bambino) riesce a dare una tranquillità e a far svolgere le varie fasi del trattenimento in maniera ordinata e soddisfacente. senza quelle incertezze che finiscono per far tralasciare qualche partiçolare della cerimonia e diventano perciò fonti di recriminazioni postume. Insensibilmente quell'uomo assume una importanza che la sua attività ordinaria. la sua professione non gli conferisce: essa gli viene da altra sorgente e lo fa diventare quell'esperto che anche i villaggi vicini possono conoscere e invitare. Succede pure che ciò sia fonte di rivalità e che questi esperti abbiano una loro quotazione. siano più o meno simpatici e siano per ciò più o meno richieSti. Naturalmente la famiglia intera dell"esperto risente di questa aura e avvine che la moglie e specie il figlio primogenito. maschio. diventi quasi automaticamente l'erede della fama del genitore. Se poi alle doti di cui sopra si aggiunge anche la discendenza da una famigli antica. nobile. che perciò nella fantasia popolare può essere custode di segreti e tradizioni misteriose. la fama di quelresperto può varcare i confini del suo e dei villaggi vicini. per ottenere una discreta notorietà. anche in una zona piuttosto vasta. Nell'ipotesi che questa fosse la posizione di Giuseppe della casa di Davide. si viene a porre uno· sfondo. al quadro !asciatoci dai Vangeli. che può conferire ai personaggi qualche sfumatura nuova. che altrimenti nbn potrebbe venire notata. Certo non è una chiave di lettura. ma in qualche caso può servire a rendere meno dure alcune difficoltà. Dopo la morte del padre. Gesù divenne l'erede di questa tradizione e la esercitò fino al momento in cui lasciò il villaggio per scendere in Giudea. a dare inizio a un genere di vita che. sotto alcuni aspetti. era un ampliamento della fama da. lui ereditata. Alla sua partenza. rimane solo Maria di questa casa di esperti ed ella continuò in questa tradizione. almeno nelle circostanze in cui una donna poteva intervenire. Gli sposi di Cana (o meglio i loro parenti. che organizzavano la festa) si sentirono più tranquilli quando M,aria accettò di essere presen-· te: il suo occhio esperto e le conoscenze di usi e tradizioni venutele dal marito garantivano da ogni sorpresa. Quando poi Gesù stesso. ritornando dalla Giudea. venne al villaggio. l'invito dovette essere quasi necessario. non solo per la cortesia nonnale che fa invitare alle nozze chiunque passi vicino alla casa in cui si celebrano. ma a1,1che per la precedente fama di Gesù come esperto e per quella nuova che si stava aggiungendo all'antica. di predicatore e maestro. deciso a far conoscere i suoi insegnamenti e a fondare una scuola (si presenta con quattro discepoli). La frase laconica di Giovanni: E c'era là la madre di Gesù (2.1) trova la sua ambientazione nel clima sopraddetto. che fa partecipare Maria a uno sposalizio. fuori def suo villaggio. senza alcun legame di parentela o altra ragione che la giustifichi. Nè ci si può meravigliare che Maria sia l'unica a scoprire la mancanza del vino, poichè la sua presenza non aveva altro scopo che di sorvegliare il buon andamento del pranzo. non pubblicamente (c'era per

Le nozze di Cana

XXI

questo l'architriclino). ma nei locali o cortili in cui l'ordine e la competenza nel far preparare le varie fasi del pranzo era determinante. Si capisce come ella abbia potuto non comunicare a nessuno la notizia e nello stesSo tempo consigliare (se non ordinare) ai servi di mettersi a disposizione di Gesù. senza recriminazioni: entrava nelle sue mansioni. disporre della servitù per i vari servizi. D'altra parte Maria. nell'informare Gesù, si rimette alla maggior competenza del figlio: in una circostanza che appariva unica a lei, poteva darsi che e~ avesse saputo dal padre l'esistenza di qualche altro caso analogo e del come venne allora risolto. Senza pensare necessariamente a un miracolo. Gesù poteva conoscere un modo già sperimentato prima di lui. per uscire decorosamente da quell'impiccio. Anche l'ordine dàto da Gesù ai servi di portare acqua in tavola si colloca meglio se egli è conosciuto nella sua fama di chi come e quando si può dare il via agli scherzi, nei pranzi di nozze; non è onore da poco che lo stesso esperto sia l'autore di uno di essi. Che se rivediamo altre circostanze della vita di Gesù con questa angolazione. si rilevano alcune sfumature che fanno capire meglio i vari episodi.

sa

Pranzi di nozze I pranzi di nozze si svolgevano generalmente nel pomeriggio tardo e si protraevano lungo la notte. senza un limite predso. Non abbiamo vere e proprie descrizioni di nessun pranzo di questo genere (quelli contenuti in Ester 1.3-9: 2.18 sono troppo regali per essere presi come esempio tipico di pranzi popolari). ma dalle stesse allusioni dei vangeli possiamo avere conterma di questo costume. Infatti nella parabola delle vergini. lo sposo arriva a mezzanotte (Mt 25.6) e. raccomandano la vigilanza. Gesù dice beati quei servi che sono pronti ad aprire la porta al padrone quando torna dal pranzo di nozze. anche se giunge nel mezzo della nocte o prima dell'alba (Le 12.36-38). Durante il banchetto venivano usa,te lampade normali o fiaccole confezionate apposta: ma negli ambienti in cui veniva conservato il vmo (già di per se stessi tenuti al buio e al tresco) gli incaricati di attingere. per rifornire le mense in continuazione. dovevano guardare nelle grandi giare. facendosi luce con candele o lampade. Ora noi sappiano che in questo caso è facile ingannarsi: basta infatti che sul fondo della giara ~ia rimasto un poco di liquido (e ciò era inevitabile dato il sistema di attingere con piccoli orci) perchè la luce vi si ritle~ta e sembri che la giara sia ancora piena. Soltanto introducendo la mano nella giara o picchiandola con le nocche delle dita si può sapere a che livello sta il vino. In un'ispezione sommaria e affrettata (nei pranzi di queste occasioni si va sempre di fretta) si può credere di avere le giare piene o che almeno ne siano rimaste colme anlato m luogo; pron e agg dimostrai; nom sing. tico in, nel. nome sostant comune concrcto: ace sing m; (-Jit",-:. tu:: i, m in class si riferisce al prece-.ràl'Xft complem di témpodetcrm dente vicino anche solo psico(cioe il tempo preciso in cui /Jio; con l'anic perché non " logicamente (hic), in ellen puo una cosa àvvicne); t:uJzit. rr:; i1 tratta della divimta in genere inizio, principio; nome SatVEL. tcaì. ft

(JI(O't(a

5 et lux in tenebris lucet, et tenebrae

era la luce degli uomini

5 e la luce splende nella tenebra. ma la tenebra

qv

att indie impf 3sing; El11L l'uomo. Mentre per ogni può vedere e capire Dio. E· un disus; disus essere, esicreatura in genere (xcJv:ra) il concetto pregnante. nel quale stere: l'impf descrive un'azione Logos dà inizio all'esistenza son compresi i processi conodel passato, non ancora finita (ytyovev), solo per l'uomo Egli scitivi dell'uomo e la sua possi«imperfetta» , mentre si sta è vita della parte più· -nobile bilità di salire (aiutato e corrosvolgendo nella sua durata: ha dell'uomo stesso, cioè dell'inborato dal Logos) fino alla più spesso senso iterativo nel pastelligenza, che vede e quindi ha alta contemplazione di Dio. sato, di cosa solita. Il verbo EÌbisogno di luce. "tWv artic determ genit pl m ò. nf.lL esure esprime esistenza "tò art4: determ nom sing n ò. i]. TO dei, degli. quando è predicato~ esprime T6 il: lo. civ9QC!»:n:(l)\l complem di specjfiqualità quando è copula: qui è q>Ws prèdicato nominale; nome cazione; nome sostant comune il secondo caso. 11 verbo dice sostant comune concreto; nom concreto: genit p l m èivtiQtllche non siamo ancora all'incarsing n; qxì>ç. ÒVOjLQ IIUlDC8 una qualità, un attributo, più sempre la 3 sing i.mpf-lp era: che un'azione; o meglio, poi- 'IC!Niwq;· nome sostaDt proprio chè viene dopo èyÉVfTO. indica di pers; nom sing m; appoaiz l'inizio di una situazione. semplice (che agiUJl8C al no:rt:ClfÒ una delle 17 preposiz pro- me una determinazione ulteprie del NT, voluta da tre casi: riore); Iro in class è nepUme ogettiva (taega il fatto), in eUen ~ più sfwData e praticameDtc nega l'iadie~n.

Giovanni

l, 11-12 JTQQÉÀaj:Sov.

12

oom

IO

bÈ D.af3ov am6v. EbO)I(fV aÙ'totç t;ouoiav 'tÉKVa 0EOV

yEVÉoOm. receperunt. fieri,

12 .Quotquot autem receperunt eum, dedit eis potestatem filios Dei

racculsero. di Dio;·

12 A tutti quelli che lo accolsero diede possibilità di diventare figli

::11«@-i-l.apov att indie aor2 3pe; JtUQ: tOJCi)vrodel Logos che si è fatto figlio toccano. oa: tmojvoJ.lOl at-tendarsi. Il dell'uomo e non attraverso alt-ytvno med indie aor2 3sing; yerbo sembra scelto non per cun mezzo umano. o artic dcterm nom sing m 6. T]. yivop.at (class yiyvo!J.at); yf'V'Ij- indicare la precarietà della oot.Cm; 2 tev61J.t'JY; yÉ)•ova nascondizione umana (la tenda in m. il, lo. cere, ,divenire. L'aor indica il opposizione alla casa di pietra), 10yoc; nome sostant comune momento in cui la stQria ma al contrario per significare concreto, sog; nom sing m; Mlyoç. ov; 6 parola, lat dell'uomo registra l'avveni- che nel Logos incarnato si è ver#ium. Nominato per tre ·volmento più importante di ogni verificato in maniera eminente altro e lo pone come centro quello che era avvenuto nella te nel v. l, Egli è sempre sotTenda dell'incontro nell'acatemporale dèll'azione di Dio tinteso nel resto del discorso, e dell'uomo. Situazione ben campamento degli Ebrei (cfr fino ad apparire ora, con effetto itupendo, nel momento in diversa da quella indicata dal- Es 27,21; 28,43 ecc.) nella quacui compie il suo capolavoro 1'1)v era del v. l. le si manifestava la gloria thl cl'eativo, prendendo cioè Egli KCÙ congiunz coordin copula- Signore. Nota che il verbo gretiva. frequentissima nel NT co mnrv6w abitare sono la ,,_ titeao parte a ciò che era stato

Giovanni

13

tv

~jAlV, KUÌ. t8EUOQjAE8a

'ri)v

OO~V a\rtoi•. oJ);av

l, 14

ooç ~p)'EVoUç 3tJUll; 2 erbov; ~i partic e le proppsiz relative. dea di mOto: in, ntl. La prepot:a vedere; il pf indica un'~ Alcuni ID8Jl08Critti poogouo siz indica diru.ioM,_ moto~ ne completa net passato. 104 l'artic 6 (ll 15); la lezione senUu9 stato attivo, noo fermo e che dura nei suoi effetti fino· al za artic li richiama a 9roç ltv 6 imalobile come · indic:bcrebbe pi'es ~ re~ al ft; Si rifètisce ì..6yoç: • di 1.1: D senso non ~: fta il Padre e l'Uni,eftito

l, 18-19

Giovanni

'tÒV KtSÀJ'tov 'tOiJ 1ta'tQÒç tKE(voç t~yi}oato. 'tOiJ 'Ioocivvou, O'tE ÒJtÉO"tEIÀav JtQòç mhòv

.'ìitlll PuJri.'ì, ip.'ìe, enurravil.

JIJ

1~·1

18

19 Kaì. au"tT} tmì.v i)

~aQTUQ(a

ho(' est testimonium loanni.\·, quando mi.\erunt

udeum ~rcmhu: al Patire. c~li lo rivclù. ·4Uandu i Giutlci inviarono a lui

·c'e un rappc.•rto attivo e vnaie.

t9'Y · artic determ ac:c: sing m il, i). ·~

T.òil,lo;'·.···· • ·.· ;-:;\ :" ·

KOÀ.Kqv complem di stato in luo-

-go:.. figurato; · nome · sostant comune concreto; ac:c: sing m; JCÙÀJtoç; uu: b grembo, ventre.. Indica un'intimità ac:c:ogliente. 'l'oV. artic determ genit sing m i1, •,· iJ.'T.(J dd, dello . .; ·.....·.: '. xcncpòç complem di specificazio·ne; • nome • sostant·." comune concreto; genit sing m;.mm'jQ. · 1tUT.QOI;: 6 padre. •~ '•:- · WlYOç tJCELVç:. tJCELVI'). tJCEÌ.VO ~ nom sing m quello, lat il/e.; uno dei 6 pron e agg dimostrat; in class si riferisce a_~ prece. dente ma lontana, ·anche solo

.. JlJ E questa c la .testimonianza di . lito anche in ebraico, dove normalmente a una affetmazione segue solo la negazione del c:ontnrio: cOn/essò e non MgÒ. La seoonda affermazione serve a dare l'idea della chiarezza e deUa perentorietà con cui si è espresso il BaHista, senza la minima ombra di compromesso, nemmeno per un momento. h. congiunz coordinante detta r«italil•a perché introduce il discono diretto, facendo le ve-

21 Et inte"ogaverunr eum: «Quid ergo?

21 Gli chiesero ancora: ··E allora? Sei Elia

ci dei due punti e virgolette ·ga l'indie non. Nota la tenue (:c) inesistenti neUa grafia antidavanti allo spirito dolce. ca: nella traduz si potrebbe dpì. an indie impf 3sing; fÌIJi: omettere: che, oppure :c. FOOIJOI: disus: disus essere, esi'Eyùt pron lpers nom sing m stere. li- verbo l'ÌIIi tssere esprityw. ~JWu. ~JWL. fili io, in posi- me tsisttn~a quando è predicazione enfatica,· all'inizio della to: esprime qualità quando è copula: qui è il secondo caso. proposizione. Siccome non ricorre più nelle risposte seguen- o·· artic determ nom sing m ò. 1\. to. il, -lo. ti, sembra bene attribuirgli il senso di leggera insinuazione: XoamOç ·nome agg sostantivato: nom sing m: XQtOTo;. o\•: ò dal io 110, ma qualche altro sl. Gesù poteva già essere :fra i greco . XQtoto; unto: Cristo: predicato nominale. Il predicapresenti, anche se ancora· in incognito. to con l'artic dice c~ qui si tratta del Messia davidico. atOOK in clas.." è negazione oggettiva (nega il fatto), in ellen è teso da t urti. più sfumata e praticamente ne-

2J itcil congjunz coordin ·.copulam•: 'HÀia~ I'Ì: E cosa, allora? ÀE)'R•: f!Jtil: ,2 l'i:r''''· fÌ:m: ri· tiva, frequentissima nel NT Sei Elia? IJIJI'U. Jirt; pres storico. pro(8947?). a volte con senso in- l:it pro n 2pers nom sing, m m··. prio del lingua~io popolare. tensivo e a\-versar t, anche. om\ noi. nti tu. noto. anche al class. ma la cui ~ftimlcmv att indie aor I 3pl; 'fU.iaç: nome sostant proprio di frequenza nel NT. specie in Mc frrtliKtç: numer avverb indeclin · pers; no m sing m; 'lU.m;. utr: { 151 volte) e in Gv ( 162 volte) . .selle volte. Con senso iterativo: t'l dall'ebr 'elijjd(hù) .=. Jahl't\; è forse dovuta a influsso aram. la prima risposta ha soddisfano Div: Elia; predicato nominale. Oi•~o: in class è negazione oggetla richiesta fondamentale; ora Una delle tante figure messiariva (nega il fatto). in ellen ~ vengono altre domande. di miniche. dalle quali il Battista inpiù sfumata e praticamente nenor valore. tende distanziarsi con decisioga l'indie non. Nota la tc.•nue trimW compie m ogg; pron d imone. probabilmente per~ arte~ davanti allo spirito dolce. strar m·rr,;ç. ti. u che fa le veci troppo umane di cui erano tipi ali indie pre~ lsing: ri111: del pron di Jpers ace sing m lui. oggetto. Ì'lltl!lltt: dtsus: disus ing; t\::. ii.

= il quale, lat qui, quae. quod: pron rei, in senso pro-

o

coordinante con la quale si introducono propo~tz Jop;:> verbi di dire, conoscere e perce·

prio, che in class si riferisce al precedente individuo deterrn, pire. credere e l{llldicare. o vermentre in elle.Q questa bi di ajfeuo. ivde e •·ùuperw. ; At;ro; fuça; À.tÀTJICO: dovette essere ripetuta parecnel NT Àtyw; éQW; 2 Elnov, Elchie volte, anche se Gv la narra :n:a; ElQTJKa dire; dopo i verbi è!JOQWQTIOO; J..UOJ.LOQT\lQTJICO esuna volta sola. . dire, inte"ogare, riSpondere e a sere testimone: aor comples- .'lf!Niwqç nome sostant proJhio volte anche deliberare, J1DUQ-

tiva, frequentissima nel NT (8947?), a volte con senso intensivo e avversat e, anche. Qui con senso dimostrat e infatti, e per questo. t-f&Ofrif'IRV att indie aorl 3sing; J..IOeT'.'QÉro; f.UlQTU'"'(J(I);

l ,32-33

30

Giovanni

6tl TE6ÉaJ.UXL 'tò rtVEVJ.ta Ica'tafkxivov òJç rtEQLO'tEQàv 33 KclYOO O'ÙK U'Ù't6v·

tç o'ÙQavou. 1cal EJ.I.ELVEV Èrt'

è unito al nome senza copula); ace sing n; J.livlll; flEVÒI; EJ.LELVa; J.I.EJ.LÉVI]Ka rimanere; partic coincidente è quello che può indicare un'azione passata ma contemporanea a quella, pure passata, del verbo principale. tn' (i) una delle 17 preposiz proprie del NT, voluta da tre casi: geni t (216 volte), dat ( 176 volte), acc'(464 volte); esprime l'i-

32

Giovanni

l ,33-34

airt6v, OÒ1:6ç ~O'tLV- 6 fJam~oov èv nvruJ.laTL àyhp. ti~J!aQTUQTlJCa &n OÙ't6ç ~O'tLV eum, hic est qui baptizat in Spiritu Sancto" . .bui quia hic

34 Et ego vidi et testlmonium perhi·

di lui. questi è colui che battezza con Spirito santo.' niato: "Questi è

dea fondamentale di sopra, .ru. complem di stato in luogo; pron dimostrat airt6ç, "' 6 cbe fa le veci del pron di 3pen ace sing m lui. L'ace indica il pe~re, la fine del JDOto. Lo Spirito nrin è ripartito dopo essere disceso. oft6ç sog; nom sing m omoç, a'lin), tomo quesw, lat hic: uno dei 6 pron e agg dimostrat; in class si riferisce al precedente vicino anche solo psicologicamente (hic), in ellen può indi(congiunz) vieni, vedi! À.mnoç, ou; o dal greco = ami-

co di cavalli: Filippo.

47 rÌbEV att indie aor2 3sing; OQÙUJ; NaOavai)ì.. complem ogg; nome dal dat (6 volte) e dall'ace (672 Òlj!O!JW; 2 fi:hov; f:OIQUKU sostant proprio di pers; NuHuvolte); una delle più frequenti vedere. vui)À.; ò dall'ebr niiuin·él = Dio nel NT; esprime l'idea di in· ò artic determ nom sing m c\ i). ha donato: Nptanaele. nanzi, presso (anrhe senza sentù. i/, lo. In italiano non si t(tXOIJEVOV med partic pres; noso di movimento), in relazione traduce. me agg qualific (cioè unito al a. : l1)aoii10 nome sosta n t proprio di nome senza copula); ace sing av"tòv compie m di moto a luogo; pers, sogg; nom sing m; 'ITJm; {Qj(O!LUI; ~·À.f"ÙO.Oc; nome agg sostantivato, sogg; nom sing m; qJO..oç, TJ, ov amico, caro. wii artic determ genit sing m 6, TJ, T6 del, dello. vvpq>iov complem di specificazione; nome sostant comune

concreto; genit sing m; Wl!qJioç ou; 6 sposo. Era, fra gli amici, il più intimo e quindi pronto a fare il maggior onore allo sposo. b artic determ nom sing m 6. 1). t6, i/, lo. éatq.croc; att partic pf; nome agg sostantivato, sogg; nom sing m; LOlTJI!L; Otl)ow; EatT)oa; EatT)Ka porre, col-locare. E' quasi un termine tecnico: l'amico era sempre in piedi durante la cerimonia, cioè sempre vigile. .ca& congiunz coordin copulativa, frequentissima nel NT (8947?), a volte con senso intensivo e avversate, anche. CÌIC01JCJ)V att partic pres; nome agg sostantivato, sogg; nom sing m; aKoiiw; -ouow; l\Kouaa; aKljKOU udire, sentire, percepire. Sotto un unico arte con èatT)K,. senza sosta». 15 Di rimando gli dice la donna: «0 Signore! Dammi quest'acqua affinché non abbia più sete e quindi non venga più ad attingere». dç una delle 17 preposiz proprie del NT, voluta dall'ace: è una forma peculiare di tv. con cui spesso si confonde ed è la più usata nel NT dopo di essa (1753 volte); il senso fondamentale è in ma l'idea di moto e direzione le viene sia dall'ace che dal verbo (e dal contesto) in, rerso. ~oriJv complem di moto a luogo figurato; nome sostant comune concreto; ace sing f; ~wij. t)ç: lÌ vita, esistenza. La vita di que-

st'acqua viene dal suo aMTJa- aùiwwv nome agg qualific (cioè em saltellare, zampillare come unito al nome senza copula); fosse vivente. Su questo si fonace sing f; mwvwç, ov eterno, dano tutti i sensi spirituali e ala-temporale. Senza tempo, noi legorici, intesi dallo stesso diremmo ininterroua. Lettera! Gesù. La vita (~wij) eterna è in italiano fonte di acqua che diversa dalla vita naturale (1f'U· zampilla senza interruzione. I xii). la supera non solo per significati spirituali e teologici qualità ma anche per durata; è hanno in questa caratteristica il eterna perchè viene da Dio e ci loro fondamento. Con queste mantiene in contatto con Lui. parole di Gesù, l'orizzonte è ma anche perché non ha confiandato ben oltre la visione di ni umani di tempo. uomini e pecore all'abbeverata.

15 iiyEl att indie pres 3sing; ÀÉyw: ÀÉ~w; EÀE~a; ÀÉÀTJKU: nel NT Àtyw; ÈQW; 2 EÙtov. dna; El-

QTJKU dire; pres storico, proprio del linguaggio popolare, noto anche al class, ma la cui frequenza nel NT, specie in Mc (151 volte) e in Gv (162 volte), è forse dovuta a influsso aram. lti_)Òç nQòç (Tòv) + ace sta per il semplice complem di termine in dat, senza rilievo particolare. aù-c~v compi ,di_ te~m.ine; pron dtm_ostrat auTOç, TJ. o che f~ le vect del pron dt 3pers ace smg . , . m lui. 4 arttc determ no m smg f 6. TJ. TO la: t t yuVT) nome sos an . comune concreto, sogg; nom smg f; yuvtj. yuvatK6ç: ~donna. Kut~~ complem di vocazione; nome sostant comune concrcto; voc sing m; KV.QLOç. ou; 6 signore, padrone: Termine che ricorre per la seconda volta: nella donna si fa strada un senso di rispetto, dovuto al tocco di sicurezza, con cui lo straniero parla di quest'acqua straordinaria? Come avviene per le persone semplici, questa sicurezza è contagioSa. bòç; att imperat aor2 2sing; b(-

òw,.u: bwow; EÒWKU: btbwKa dare, tribuire; l'imperat aor positivo ordina di dare inizio a un'azione nuova. f.'OL compi di termine; pron lpers dat sing f tyw. È!J.OÙ. È!J.OL, È!J.É. 'toirto ace sing n: o\n:oç:. uUTTJ, wùTo questo, Jat hic: uno dei 6 pron e agg dimostrat: in class si riferisce al precedente vicino anche solo psicologicamente (hic), in ellen può indicare anche ciò che segue. vicino: in posiz predicatica (senza artic) mette in risalto il desiderio di questa acqua. di un'acqua Ji questa natura. 'tÒ artic determ ace sing n 6. i]. Tù il lo . "~n · pl ogg· ome so" " com em ' n . stant com.~me co1;1creto. ace smg n; uòwQ. l'ÒaTo:::: 10 , acqua. . . . iva 10 class. nelle proposiZ f,mah. ha _sempr~ 11 cong (o l ott~t obl1quo); mvece m ellen e btblico si può avere anche l'inf ft, come nel caso pres. 1-''ÌI. in class ~ neg~ione .soggetttva (nega d penstero ); m elle n è più sfumata e praticamente nega tutti i modi. l'inf e il partic. meno l'indie non; nelle

propos finah è normale. bnjl(j) att cong P!es 1sing; bt1f'-

4,53-54

Giovanni

148

'O u[6ç oou ~fl- Inente. c1oe con forma sostant comune concreto: ace rro1·arsi, essere: capire: il pre~ e pass. ma significato att. sing m avtigu•;rt'::. Ol': o uomo il tempo della realta e descnve ai•rljJ c0mpl d1 termme: pron dt/nawra umana): la mancanza un'aziOne che si sta svolgendo mostrar at·r0:. 11. o che fa le dell'artic ne• nom1 concrett ora. in questo momento. con veci del pron di _:!pers dar ~ing mette in risalto la natura e la tendenza a durare verso un imm a /w. oualita di essi. c1oe il nome e mediato ft. ò artic determ nom smg m 0. n. preso m senso oualitativo (UI TO. li, lo. rate l. non rn senso individuale lvu congiunz subordin finale. con la ouale si esprime la ragiowp. UÒOTOç: TÒ acqua. fMU.11 att cong aor2 3sing: j3W.Àw: j3aì--w: 2-Fj)aì--ov: j)rj)ÀTtKO lanciare, gettare; l'aor dice che basta una volta. per guarire definitivamente. !Jf complem ogg: pron lpers ace · t · t - t • t t smg m yw. J..l 0 t•. J..l 0 1• J..l me:· la forma non accentata ( J..lf) SI conv1ene a ouesta rassegnazione. ri, una delle 17 preposiz proprie del NT. voluta dall'ace: è una forma peculiare di tv. con cui spesso si· confonde ed la più usata nel NT dopo di essa (1753 v~lte ): il ~~nso ~ondamenta!~ e m m~ l1de~ d1 ~oto e duez10ne le v1ene s1a dali ace che dal verbo (e dal contesto l

e

in, ~·erso. hnguagg1o popolare. noto ann)v artic determ ace sing f o. n. che al class. ma la cui freouenza nel NT. specie in Mc 051 tò la. volte) e in Gv ( 162 volte). e Koì.vpfb18(Hlv· complem di moforse dovuta a influsso aram. to a luogo: nome sosta n t comune concreto: ace smg t· tyw pron 1pers nom sing m f-~·w KOÀl'J..ll:hitQO. aç: n piscina nafJ..lOl'. fJ..lOI. t].lf io. ' tatoria (KOÀl'J..lj)XO!lat: ÈÀ.ruoo~m: 2 ~À.Bov. sfumatura può non essere più -~ÀHa: ÈÀT)À.l)Ba venire, giungesentita. è più sfumata e praticamente nega tutti i modi, l'inf e il parre; a volte il ft (che indica un'a- :rravn; nom pl m; rràc:. rràoa. zione ancora da iniziare) subirràv tutto, pron e agg indeterm: tic. meno l'indie non; con l'imsce l'influsso semitico, specie in posizione predicativa (senza perai pres vieta la continuazione di un'azione. aramaico, e viene sostituito dal art) indica ogni, tutto intero, pres, particolarmente nel ft senza eccezione; m posiz llm•,.ui~t:n att impera! pres 2pl: flcn•witU>: Huqtào(l): ftluiltuprossimo. attributiva (con l'art) indica 'Hc TrHui•~uKu meravigliarsi. wpa nome sostant comune l'insieme, intero (in opposiz a lat mirar; l'imperai pres negaconcreto. sogg: nom sing f: una parte). complessivamente; tivo ordina di non continuare wgu. u:: ~ ora, tempo; la mansenza artic e al pl indica tutti, un'azione gia iniziata. Potrebcanza dell'artic nei nomi senza esclusione. be esser interrogativo non l'i concreti mette in risalto la oi artic determ nom pl m 6. i). tò lllerUI'Igfiate?, ma e poco pronatura e la qualità di essi. cioè i, gli. Tutta la frase è apposiz di il nome e preso in senso qualirràvTEC:. babile. Si può riferire a ciò che prerede (Gesu e il Figlio tativo (ut tale), non in senso tv una delle 17 preposiz proprie del NT, la più frequente di individuale (lll hoc): con ciò dell'uomo) o. più probabil. a viene sottolineata una sfumatutte (2713 volte), voluta dal quanto segue (il suo ruolo nella tura speciale della frase. Giusdat: il significato fondamentale risurrezione). tamente wga e messo in partidi in si mantiene sempre, roi•to complem ogg; ace sing n; lllorO~. Ut'TT). TOl'TO questo, la! colare rilievo. Quantunque a volte abbia hic uno dei 6 pron e agg dimo- iv una delle 17 preposiz proprie applicazioni insolite. specie del NT. la più frequente di sotto l'influsso dello stile semistra!: in class si riferisce al pretutte (2713 volte), voluta dal tico in, nel. cedente vicino anche solo psicologicamente lhic), in ellen dat: il significato fondamentale toi~ artic determ dat pl n 6. T,. t6 di in si mantiene sempre. ai, a gli. può indicare anche cio che segue. vicino. quantunque a volte abbia J.I'VTJf.U:iOI; complem di stato in iin congiunz subordin. che applic:>:.Ioni insolite, specie luogo; nome sostant comune espnme un nesso causale con soH0 l'influsso dello stile semiconcreto; dat pl n: ~VTJ!lfìov. neo in, nel. ov: TÒ ricordo, monumento. cio che precede e (per influsso dei LXX) può venire usata an- t'J compJem di tempo determ ÙKOi•aot•OlV att indie ft 3pl: àKoi•w: -ouow: ~Kot•oa: ÒKJÌ· che al posto di yùQ: poiché, in(cioè il tempo preciso in cui jatii, lat quia, enim; può anche una cosa avviene); dat sing f: KOU udire, sentire. percepire; il ù;. Ti. o = il quale, lat qui, ft e l'unica forma verbale che essere dichiarativo e venire tradotto con che: tutta la proposiz quae, quod; pron rei. in senso astrae dal genere dell'azione e sarebbe allora una apposiz che proprio, che in class si riferisce indica il tempo. così che viene spiegherebbe TOt:OTo. usata anche per esprimere la al precedente individuo de-

!1ÌJ in class

5,29

Giovanni

174

ri]ç cpwvi]ç: m)tot' 2Y Kaì fK1TOQf't'aovtat. o[ tà àyaOù mm)ouvnc dc àvaataatv ~wi]ç:. oi ÒÈ tà c:paN.a JTQ; flEWQl]ow; èflEWQTIOU; solita. la prir:.a volta nel racconto. TEflEWQTIKU guardare, osservabt congiunz coordin oppositiva, l'toì.v; nome agg qualific (cioè unito al nome senza copullt); re; l'impf descrive un'azione molto usata nel NT (2771 voite): non si concepisce senza un nom sing m; l'tOÀ.uç, l'toÀ.À.l], l'todel passato, non ancora finita pensiero che preceda; quindi è À.u molto, Iat multus: in posiz «imperfetta:., mentre si sta attributiva (cioè con davanti legame ordinario per le fasi di svolgendo nella sua durata: ha un racconto e i particolari di l'art) indica i più, la maggior spesso senso iterativo nel pasuna descriz: poi, inoltre, parte; in posiz predicativa (cioè sato, di cosa solita. im•ece. senza art davanti) indica molti, -rà artic determ ace p! n 6, T), t6 i,

a

OTJr..tfta f3t0tfl f3tl TWV àoHt--vo·(lvrwv. fKfl fKU8lJTO r..tHà TÙ>V r..tOf-llJTWV UllTO'Ù.

3 àvt)ÀHrv Òf fÌC TÒ

signa, quae faciebat super his, qui infirmabantur. et ibi sedebat cum discipulis suis. i segni che faceva sopra gli ammalati. sedeva in mezzo ai suoi discepoli. gli. OlJf.lfi« complem ogg: nome so-

stani comune concreto; ace pl n; mu.triov. lW: n'l segno. complem ogg; ace pl n: i);. Tj. il = il quale. lat qui, quae, quod: pron rei. in senso proprio. che in class si riferisce al precedente individuo determ. mentre in ellen questa sfumatura può non essere più sentita. t-:rroin att indie impf 3sing:

a

192

Giovanni

6,2-3

O{,)Oç

'lrtooùc. Kai

3 Subiit autem in montem /esus

3 Allora Gesù salì sulla montagna e

JTOL~'(I); ;rotl'jOIU: f:TOII)OU: JlF-

ace (464 volte); esprime 1'1dea fare. e.~eguire; l'impf fondamentale di sopra, su: qui con senso benigno, in fal'ore descrive un'azione del passato, dei. non ancora finita «imperfetta•. mentre si sta svolgendo nella TWV artic determ genit pl m Il. iJ. n1 dei, degli. sua durata: ha spesso senso iterativo nel passato. di cosa àa9nootinuw complem di vantaggio o svantaggio; ati partic solita. pres; partic sostantivato; genit t:rri una delle 17 preposiz proprie p! m; ÙOtJFvt"UI; -l']OIII; lj06Fvljdel NT. voluta da tre casi: geOO: ~ pra; l'aor esprime l'azione con- . il, lo. cepita semplicemente come un o~oç; complem di moto a luogo; nome sostant comune concrefatto, senza apprezzamento sulla sua continuità o compiuto; ace sing n; OQoç. ot•;: rò tezza: solo al modo indicati m mome. L 'artic dice che si tratta l'aor trasferisce nel passato l'adi un monte noto. conosciuto zione momentanea o puntuale dai lettori; oggi non siamo in da esso significata, per cui solo grado di identificarlo con /'indicatim corrisponde quasi sicurezza. sempre al nostro passato remo- 'lfJaoiiç; nome sostant proprio di to e al perfetto storico del pers, sogg; nom sing m; ·hllatino. oof•;. oi\ 6 dall'ebr fhosuu', bi: congiunz coordin oppositiva, contratto jesua'· = /aln·è è molto usata nel NT (2TII voisalute o salva: Gesù. te): non si concepisce senza un K«Ì congiunz coordin copulapensiero che preceda; quindi è tiva, frequentissima nel NT (8947'!), a volte con senso inlegame ordinario per le fasi di un racconto e i particolari di tensivo e avversai e, anche. una descriz: poi, inoltre, ÈKEi avv di moto a luogo (95 voiinvece. te) là, lat illic. . t:lç una delle 17 preposiz proprie È-Ka9fJTo med indie impf 3sing: del NT, voluta dall'ace: è una KUthjiJ.m: Ka8i)oo1J.at: disus; forma peculiare di tv, con cui disus sedere. Dopo un aor. l'impf non indica la continuità spesso si confonde ed è la più usata nel NT dopo di . essa dell'azione nel pass, ma può (1753 volte); il senso fondadesignare l'azione seguente mentale è in ma l'idea di moto che si colora di aor: sedeva = si e direzione le viene sia dall'ace pose a sedere.

pn:à una delle 17 preposiz proprie del NT. voluta dal genit (361 volte) c dall'ace (100 volte); il significato fondamentale è in mezzo, cui si aggiunge l'idea di successione dopo, e compagnia con. TWv artic determ genit p! m ò. lJ. rò dei, degli. pa9qTfiJv complem di compagnia. unione o concordanza; nome sostant comune concreto; genit p! m; IJ.UHYJTTJ::. oi•; li discepolo: nel class indica i seguaci di filosofi e rètori (non quelli di Socrate). Nel NT il termine è quasi esclusivo dei Vangeli e Atti (250 volte): nell'AT greco è usato solo 3 volte. Si tratta del più antico termine per indicare i seguaci immediati e costanti di Gesù: la denominazione «i Dodù:ir, più collegiale e ristretta, ne è una precisazione ulteriore. «Ìl'toii genit sing m del pron dimostrai u\rroç. uùri]. uìmi che, in posiz predicativa, serve a esprimere il possesso invece dell'agg possess di lui, suo.

-l

Ì]V

6,4-5

Giovanni

193

N

f~''/l':::

ll(j' HuÌ,fllll':::



:T(W'fU.

o .IY]OOt':::

i] ropri]

HiJV

. hwè'latoJ\'

KUÌ flwoéq..tFVCK ÒTI :TOÌ-ì•:::

) E::nioa::: Ol'V TO'Ì.•::: oyì,o::: fQY.fTW

-l Erat autem proximum Pa.~>cha, dies festus ludaeorum. oculos /esus et vidisset quia multitudo magna venir la fe~ta dei Giudei. \edcndo che molta folla viene

-1 Era vicino la

Pa~qua.

S Cum sublevasset ergo

S Gesù dunque. levando gli occhi e

.j

pisha' = passaggio (di Dio)?: pensiero che preceda; quindi è alt indie impf .>~ing; rìpt. Pasqua. legame ordinario per le fasi di fç o-òv 'Iou6ai:OL È~TJ'tOllV au'tòv tv Tfl ÉogTfl Kai

260

àJ.J...à ooç tv KQll3t'ti· = jiglio: del NT, la più frequente di della frase: la mancanza deiJ/osé. tutte (2713 volte). voluta dal l'artic sottolinea che la circontmiv att indie pres 3sing; flJlt: dat: il sigmficato fondamentale cisione è per l'uomo, cioè per i:'ooJlm: disus; disus essere, esidi in si mantiene sempre. salvare l'uomo: quindi ha la stere. Il verbo ElJll essere espriquantunque a volte abbia precedenza sul sabato, che applicazioni insolite. specie vuole solo far riposare l'uomo. me esistenza quando è predica23 d congiunz subordin ipotetica (513 volte) se, lat si. Ipotesi reale; protasi: Et con l'indicativo; apodosi: indicativo. ltf(/lTOI'ÌJV complem ogg; nome sostant comune concreto; ace

sing f; rtfQL-TOJl'l). i)ç; i) circoncisione; la mancanza dell'artic nei nomi concreti mette in risalto la natura e la qualità di essi, cioè il nome è preso in senso qualitativo (ut tale), non

in senso individuale (ut hoc): con ciò viene sottolineata una sfumatura speciale della frase: un solo taglio a un solo membro, fa da contrasto a tutto l'uomo salvato da Gesù.

7,23

270

Giovanni

À.aJ.l~dvEt àv8goonoç èv oa~~a·np tva 1.1.f! Àu8fl oÀ.ov àv8goonov uyLf) Èno(T)oa èv oa~~a"[(p;

6 v61.1.0ç

Mooi.ioÉwç, Èl.l.ol xoÀèrtE on

accipit homo in sabbato, ut non solvatur /ex Moysis, mihi indignamini quia totum hominem sanum feci in sabbato? riceve la circoncisione di sabato, affinché non si violi la legge di Mosè, vi adirate con me che abbia reso sano un uomo intero di sabato. MIPISclvn att indie pres 3sing; À(l"'-~fHH: fÀFI'llllfHH: 2 l']Àtl: ace sing m; Èuuwù. ijç. ol:• (dal i.É;o>: fi.E;u: i.ÉATJKU: nel NT -ti>. -fl. -ti>: ace -o v. -i)v -6) il senso del verbo principale ed esprime la natura dell'azione i.{'((J): ~·çù>: 2 d::rov. d::ru: ftpron riflessivo di 3pers (320 da compiere; J'aor dice che l'aQTJKU dire. volte) di sé, a sè, sé; la t sui, zione è definitiva, si compie ouv congiunz coordin conclusiva sibi, se. una volta per tutte. cara a Gv, che la usa 194 volte; Uou avv di luogo interrog (47 congiunz subordin, che non ha esatto corrispondente volte); di stato in luogo dove? in a ram; puo indicare una condi moto a luogo dove~ la t quo. esprime un nesso causale con ciò che precede e (per influsso nessione causale e temporale. otJToç nome agg sostantivato, fa procedere la narrazione o la sogg; nom sing m;o1rroc, u(.•nJ. dei LXX) può venire usata anche al posto di yliv: poiche. inriconduce al tema principale: TOÙTO questo, lat hic: uno dei ti ja/11, Jat quia, enim. dunque, pertanto. pron e agg dimostrai; in class si oi artic determ nom pl m (·l. TJ. Tt'l riferisce al precedente vicino iJ~J.Ei~ sogg. pro n l pers no m p l m ÌJj.!Fì:::. TJj.!(ÌJV. ÌJ!JÌV. iwùr:: noi; in 1, gli. anche solo psicologicamente rilievo. con un movimento di 'loubuiot nome proprio di gente (hic), in ellen puo indicare anrisentimento. che cio che segue. vicino; con e nazione sogg; nom pl m; 'louòuìo:::. ou: ò giudeo. una certa sostenutezza. où:x in clas~ e negazione oggettiva (nega il fatto). in elle n c :rrpò; una delle 17 preposiz pro- JIÉWt att indie pres 3sing; jlli.piu sfumata e praticamente neprie del NT. forma allungata di À(JJ: wi-i,ijmJJ: i'j.!l).i,Tjmt: disus ga l'indie non. Nota l'aspirata ;rp(·J. voluta dal genit (l volta). essere per; pensare di }are; modavanti allo spirito aspro. do tipico greco per indicare un da! dat (6 volte) e dall'ace (672 flJ(.JTJOO"FV alt indie ft l pJ; fÌil)Ivolte );·'Una delle ·pru· freqtlenti fu t molto vicino. OK(Jl; rilplj(Hu: 2 ri1pov: riiv'lnel NT; esprime l'idea di m- :rro(.JnJEoffut pass inf prcs; ;ro1\11 trm·art'. s-copnre; il ft c nanZI, presso (anche senza se npFÙOj.!UI: (nel NT mai nol'unica forma verbale che so di movimento), in relazione prù(J)); rr.opniOOj.lrtl; •·rmlll'llastrae dal genere dell'azione c a. IITjV: disus andare, /ru.\jerir.\1, indica il tempo. cos1 che viene tamoil~ complem di relazione; comportarsi (ebraismo); inf

on

7,35-36

280

Giovanni

aùT6v: ~T] Etç TT]v òwonogàv nov : EÀÀ:ftvwv ~ÉÀÀEL JtOQEUE08m Ifh) pass indie aorl

3sing; Ka-ta-À.ELJt:w: -À.Ei'J.Iw: 2ÉÀ.tnov: -À.ÉÀ.OLJta lasciare indietro. f.!Ovo; apposiz semplice (che aggiunge al nome una determinazione ulteriore); nome agg qualific (cioè unito al nome senza copula); nom sing m; ~-t6voç.TI, ov solo, unico. Kai congiunz coordin copulati va, frequentissima nel NT (8947?), a volte con senso intensivo e avversate, anche. iJ artic determ nom sing f 6. i]. t6 la. Y"VÌJ nome sostant comune concreto, sogg; nom sing f; yuvl). yuvmK6ç; l't donna. tv una delle 17 preposiz proprie del NT, la più frequente di tutte (2713 volte), voluta dal dat: il significato fondamentale di in si mantiene sempre, quantunque a volte abbia applicazioni insolite, specie sotto l'influsso dello stile semitico in, nel. f.IÉO(!J complem di stato in luogo; nome agg sostantivato; dat sing m; ~-tÉaoç. TI· ov medio sottinteso t6Jtq> luogo; significa davanti a tutti. o-boa att partic pres; nom sing f; El!J.L; EOO!J.at; disus; disus essere, esistere. Il verbo EL!J.L essere esprime esistenza quando è predicato; esprime qualità quando è copula: qui è il secondo caso.

IO àva-K\iljla; att partic aorl; nom

bo principale. un racconto e i particolari di sing m; ètva-K1lntw; -K1l"ljlw; - bÈ congiunz coordin oppositiva, una descriz: poi, inoltre, ÉKU"Ijla; -KÉKU artic determ dat sing m ò. JÌ. tv una delle 17 preposiz proprie TÒ al, allo in posiz appositiva, del NT, la più frequente di perché ripetuto due volte: con tutte (2713 volte), voluta dal ciò l'agg indica una semplice qualità del nome, senza dat: il significato fondamentale di in si mantiene sempre, confronto con un'altra qualità quantunque a volte abbia diversa. e senza che essa venga presa in se stessa, in quanto applicazioni insolite, specie sotto l'influsso dello stile semitale. tico in, nel. UIJE't'É~w nome agg qualific (cioè Tlj> artic determ dat sing m 6. ~unito' al nome senza copula): to al, allo. dat sing m; U!lÉTEQOç:. a. ov voVO!Jlp complem di stato in luogo stro. L'agg vostra ci porta al tempo di Gv, quando la Legge figurato; nome sostant comune concreto: dar sing m; vò11oç: era già passata, sostituita dal ov: 6 uso, legge; richiamo a grande atto d'amore della Nuova Alleanza. una realtà conosciuta da tutti e che mette in risalto l'afferma- yi-y~amm pass indie pf 3sing; ypétV, UfltV. u~tà:; voi; rativo nel passato, di cosa riceve un accento particolare. solita.

Giovanni

8,23-24

310

~K l"OOV KllL(l) ~O'tÉ ÈyÒJ ÈK l"OOV avw EÌ.!J.f. U!J.Eiç ÈK LOtrtou LOU KOO!J.OU ÈOLÉ,

o'ÙK Et!J.i ~K mu KOO!J.OU m(nou.

Èyw

24 d.rtov o'Ùv

de deorsum estis, ego de supernis sum; vos de mundo hoc estis, ego non sum de hoc mundo. 24 Dixi ergo siete di quaggiù, io sono di lassù; voi siete di questo mondo, io non sono di questo mondo. 24 Perciò vi ho detto

tyro sogg, pron 1pers nom sing m tyw, È!JOÙ, ÈIJOL, ÉIJÉ io: an-

stere: anche qui con senso di appartenere, far parte di. Il verbo El!JL essere esprime esistenza quando è predicato; esprime qualità quando è copula: qui è il secondo caso. VJ&Ei; sogg pron 2pel1 nom p! m UJ.I.Ei:ç, UIJÒ)V, UIJLV, u~.ul.ç voi: di nuovo l'enfasi, all'inizio della proposiz. ÉK una delle 17 preposiz proprie del NT, voluta dal genit (915 volte): in class indica la provenienza dall'interno stesso della cosa; in ellen invece può indicare la semplice provenienza da: da, fuori di. 'tomov nome agg qualific (cioè unito al nome senza copula); genit sing m; o{noç, aiJ't"'], wùm questo, lat hic: uno dei 6 pron e agg dimostrat; in class si riferisce al precedente vicino anche solo psicologicamente (hic), in ellen può indicare anche ciò che segue, vicino. 'tOti artic determ genit sing m ò, t'), 1:6 del, dello. KOaJIOtl complem di origine; nome sostant comune concreto; genit sing m; KOOIJOç, ou; ò ordine, mondo; in senso morale, non fisico. É«rtÉ att indie pres 2pl; El!JC; Éoo!Jm; disus; disus essere, esistere: anche qui con senso di appartenere, far parte di. Il verbo ELIJL essere esprime esistenza quando è predicato; esprime qualità quando è copula: qui è il secondo caso.

cora in opposiz a UJA.Ei:ç voi precedente: con enfasi, all'inizio della proposiz. OÌlK in class è negazione oggettiva (nega il fatto), in ellen è più sfumata e praticamente nega l'indie non. Nota la tenue davanti allo spirito dolce. dJ&i att indie pres 1sing; El~-tl: ÉOO!Jm; disus; disus essere, esi· stere: con senso di appartenere, far parte di. Il verbo EÌ!JL essere esprime esistenza quando è predicato; esprime qualità quando è copula: qui è il secondo caso. ÉK una delle 17 preposiz proprie del NT, voluta dal genit (915 volte): in class indica la provenienza dall'interno stesso della cosa; in ellen invece può indicare la semplice provenienza da: da, fuori di. 'to\i artic determ genit sing m 6, T), 1:6 del, dello. KOaJIOtl complem di origùÌe; nome sostant comune concreto; genit sing m; KOOIJOç, ov; ò or· dine, mondo; in senso morale, non fisico. 'tOVtOtJ nome agg qualifie (cioè unito al nome senza copula); genit sing m; où1:oç, aiJ't"'], 'tOUm questo, lat hic: uno dei 6 pron e agg dimostrat; in class si riferisce al precede·nte vicino anche solo psicologicamente (hic), in ellen può indicare anche ciò che segue, vicino.

QTJKa dire. À.É!;w; ÉÀ.E!;a; À.ÉÀ.TfKa: nel NT oiiv congiunz coordin conclusiva À.Éyw; ÈQ6ç; ò padre. vfU)Jv genit del pron pers di seconda pers pl (da UJ.Lfiç, u~v. UJ.Liv, t\uiç) che, in posiz predicativa, serve a esprimere il possesso invece dell'agg possess di voi, 1•ostri, vostre. Oikn: att indie pres 2pl; 80..w (nel NT mai teO~.w); 8ù:r')ow; Tj80..Tjaa; n:80.TJKa volere (per libertà 1di scelta), desiderare: nel senso di desiderare è un semitismo. :rtou:iv att inf pres; :rtméw; :rwu')aw; E:rtOtTJOa; m::rtOLTJKa fare, eseguire; inf completiva, cioè che completa il senso del verbo principale ed esprime la natura dell'azione da compiere; il pres è il tempo della realtà e descrive un'azione che si sta svolgendo ora, in questo momento, con tendenza a durare verso un immediato ft. tn:ivo; nom sing m sogg, tKEivoç, tKELVl'], tKELVO uno dei 6 pron e agg dimostrai; in class si riferisce a cosa precedente ma lontana, anche solo psicologicamente; in ellen può riferirsi anche a cosa seguente, lontana: quello, lat il/e; in Gv spessissimo, anche in nom, sta a indicare il sogg di terza pers, senza alcuna enfasi. àv8@(1moiC'tOvo; nome agg attributo (cioè unito al nome per mezzo della copula); nom sing m; UV8QW1tO-ICtOvOç, ou; 6 omicida. Solo qui in Gv.

t1v att indie impf 3sing; ELJ.LL; Ka pf di LOTTJJ.LL stare in piedi: EOOJ.Lm; disus; disus essere, esil'impf esprime una durata, che stere. Il verbo ftJ.L( essere espripuò giungere fino al prese che ·me esistenza quando è predicaqui è negata. Solo qui in Gv. to; esprime qualità quando è &n congiunz subordin, che copula: qui è il secondo caso. esprime un nesso causale con t'm' (ò) una delle 17 preposiz ciò che precede e (per influsso proprie del NT, voluta dal gedei LXX) può venire usata anni t (645 volte): in eia~ indica il che al posto di ya(>: poiché, inpunto da cui si viene, cioè dalle fatti, lat quia, enim. immediate vicinanze di oùk in class è negazione oggetqualcuno o qualche cosa; in eltiva (nega il fatto), ·m ellen è leo può diventare uguale al più sfumata e praticamente necomplem di agente e perciò coga l'indie non. Nota la tenne mincia a sostituire un:6 da, da davanti allo spirito dolce. parte di. . [anv att indie pres 3sing; ELfJ(; àoxilc; complem di tempo deEOOJ.Lm; disus; disus essere, esiterm (cioè il tempo preciso in stere; il pres è il tempo della cui una cosa avviene); nome realtà e descrive un'azione che sostant comune concreto; genit si sta svolgendo ora, in questo sing f; UQXTJ, i)ç; ti inizio, momento, con tendenza a principio. durare verso un immediato ft. Kai congiunz coordin copulaIl verbo fiJ.L( essere esprime esitiva, frequentissima nel NT stenza quando è predicato; (8947?), a volte con senso in- esprime qualità quando è tensivo e avversa t e, anche. copula: qui è il primo caso. tv una delle 17 preposiz proprie àlqOna nome sostant comune del NT, la più frequente di astratto, sogg; nom sing m; tutte (2713 volte), voluta dal aÀ.1)8na, aç; i] verità. dat: il significato fondamentale tv una delle 17 preposiz proprie di in si mantiene sempre, del NT, la più frequente di quantunque a volte abbia tutte (2713 volte), voluta dal applicazioni insolite, specie dat: il significato fondamentale sotto l'influsso dello stile semi- di in si mantiene sempre, tico in, nel. quantunque a volte abbia qj artic determ da t sing f ò, i], T6 applicazioni insolite, specie a, alla. sotto l'influsso dello stile semicUqOE~ complem di stato in tico in, nel. luogo figurato; nome !ìOstant aù-rcp complem di stato in luogo comune concreto; dat sing f; figurato; pron dimostrat avMp compi di termine; nome de, circa: a volte prende il senoÉ) che, in posiz predicativa, so di in favore di, per e allora agg sostantivato; dat sing m; serve a esprimere il possesso TU~, wùoKw ( class '.'I'{V!iJo...-w ); '/VtiJmentre si sta svolgendo nella oo~w1: J t'yvwv: fj"-'!•JKn cosua durata: ha spesso senso itenoscere, pensare. rativo nel passato, di cosa soliTiva predicato nominale: nom pl ta: quello che sta1·a dicendo. n; TL::. Tivo::. tiv1. tivu pron aÙTOt!O compi di termine; pron dimostrat aì•tò::. 'Ì· ò che fa le agg interrog chi? quale 7 lat quis. quid. veci del pron di 3pers dat pl m ~v att irJdic impf 3sing: fl~ll: a loro.

7

salute o salva: Gesu. gars1 con il v. precedente. El:rrrv att indie aor2 3sing: Àt'yw: i,r;!n: ~'ÀF2u: i,ri.q...-cc nel NT ;yaÀav avv di tempo ( 139 volte) 'AIJÌ]V IÌ!JÌ]V traslitterazione dell'e br amen = certamente, veradi 111/0t·o. ancora; non indica ÀF'{\11: FQtìJ: 2 rl:rov. ri:w: rimente, sinceramente. Nell'uso una ripetizione, ma un'aggiQllJW dire. del Giudaismo e della Chiesa si unta: perciò e aggiunse. o\•v congiunz coordin conclusiva riferisce a ciò che precede (e cara a Gv, che la usa 194 volte: () artic determ nom sing m ò. ~­ posto alla fine di un discorso o tò. il, lo. In italiano non si non ha esatto corrispondente di una preghiera); nelle parole traduce. m a ram; può indicare una condi Gesù si riferisce sempre a nessione causale e temporale. 'llJOOl'IO nome sostant proprio di quanto segue (e posto al principers, sogg; nom sing m; 'ITJfa procedere la narrazione o la pio), conferendo solennità !Ila oot)ç. ot:•: ò dall'ebr j'hòsua-iqatv att indie pres 3sing; àcp-tT[!J.L; -l]aw; -i]Ka; -Ei:Ka emettere, per-mettere, lasciare; il pres è il tempo della realtà e descrive un'azione che si sta svolgendo ora, in questo momento, con tendenza a durare verso un immediato ft. Tà artic determ ace pl n ò, ft, 16 i, gli. :rr!]OIJ«Ta complem ogg; nome sostant comune concreto; ace pl n; :n:Q6I3a1ov, ou; 16 bestiame minuto. K«i congiunz coordin copulativa, frequentissima nel NT (8947?), a volte con senso intensivo e avversate, anche. q>n'iyEL att indie pres 3sing; cpeuyw; cprul;o!J.m; 2-Ècpuyov; JtÉcpeuya fuggire; il pres è il tempo della realtà e descrive un'azione che si sta svolgendo ora, in questo momento, con ten-

denza a durare verso un immediato ft. Kai congiunz coordin copulativa, frequentissima nel NT (8947?), a volte con senso intensivo e avversate, anche: qui con senso consecutivo così che. o artic determ nom sing m 6. ~. 16, il, lo. Ì.UKQS nome sostant comune concreto, sogg; nom sing m: À.UKoç, ou; ò, ft lupo, lupa. ci@:rra!;n att indie pres 3sing; hQ:n:- NT i.ryw: FQÙI; 2 Eirrov. sseS5 di :rr«Mv avv di tempo ( 139 volte) to e al perfetto szorico del loro. di nuovo, ancora.

t;-

405 40 Kai

Giovanni

10,40-41

àrri)A8fV miA IV JtfQOV TOi) . ]OQÒétvou fÌ r; TÒV TOJl"OV 01t0t1 nv . lwétVVT]ç: TÒ

Jl"QÙ>TOV j)mnl~wv. KOÌ E!AfiVfVf tKfÌ.

41 KOÌ n:oì..Aoì nì.eov 1tQÒç a'ÙTÒV KOÌ

40 Et abiit iterum trans lordanem, in eum locum, ubi erat Ioannes baptizans primum, et mansit illic. 41 Et multi venerunt ad eum et 40 E se ne andò di nuovo di là dal Giordano. nel luogo in cui c'era stato Giovani in antecedenza a battezzare e rimase colà. -H E molti vennero da lui poiché 40

Kaì congiunz coordin copulativa, frequentissima nel NT (8947?). a volte con senso intensivo e avversate, anche. à.1t-l)A8FV att indie aor2 .1sing: Wt-fQXOI.Iat: -EÀfl'ClOI.Iat: 2ftÀtlov. JiÀ.8a: -EÀ.i)À.u8a recarsi, andarsene, cessare; l'aor esprime l'azione concepita semplicemente come un fatto, senza apprezzamento sulla sua continuità o compiutezza; solo al modo indicatim l'aor trasferisce nel passato l'azione momentanea o puntuale da esso significata. per cui solo /'indicativo corrisponde quasi sempre al nostro passato remoto e al perfeuo .1rorico del latino. mil.tv avv di tempo (139 volte) di nuovo, ancora. J"tfQ«V una delle 43 preposi.z improprie del NT, voluta dal geni t (23 volte) al di là, oltre. roù artic determ genit sing m ò. ~- to del, dello. • loQbdvo" complem di moto a luogo: nome sostant proprio di luoghi: gemt sinr m; 'lo(>ÒaVTlç. ov: ò daU'ebr jardim = lo scorreme (? ): Giordano. El scopo del moto m class si rende con il partic ft: (ftÀ.fi.; att indie pres 2sing: q 1· nel NT al suo posto (sotto iJw: q tÀytm•l: Èft'tAIJOCc :rrcf•i· l'influsso dell'ebr e dell'araÀTJKU amare; il pres e il tempo della realtà e descrive un'aziomaico) subentra il partic pres o l'inf. ne che si sta svolgendo ora. 10 Kùptf complem di vocazione: questo momento. con tendennome sostant comune concreza a durare verso un immediato: voc smg m: Kl.'QitK. ol': ò to ft. Questa frase ha fatto pensignore. sare ad alcuni che Lazzaro fo,. se il discepolo ov Èqiì.Ft ò ·lt!Ì:Òf att imperar aor2 2sing: oot•::: che Gesti umam (qti-.Fnl): tlQW•J: Ò 4'0!lUI: ::_ d't'lO\': flÌJl'UKa t·edere: propnamentt' e la ma vedi in 13.23; 19.26; 21.73pers ·dell'imperar aor di 20 Òv lÌ'!ci:rr.c o 'IT):. t]. m· turco,

'il pro n riflessi\ o d1 3pers (320 rafforzare un periodo ipotetico toi•to complem ogg: pron volte) d t si!. a se. sè: la t sw. pero. ma. e allora. complem ogg; ace sing n: oi·sibt. se; quasi come uomo IÌQXlfQri·~ predicato nominale: to:. ut'•n]. tni·tn ne, ma nel NT per lo più si usa ·in senso temporale innanzi, davanti a, ·prima. ft numer cardin indeclio ( 13 volte) st!i. . IJ,u(Hiw c:omplem di tempo determ (cioè il tempo preciso in cui una cosa avviene); nome sostant comune concreto; genit pl f; ytJ.dQO, aç:; l't giorno. 'IOil anic determ genit sing n 6. i), T6 del, dt!llo. ft4crxu c:omplem di specificazione; nome sostant proprio di feste; 1tOO)(a; T6 dall'ebr pesah, aram pisha' a: passaggio (di Dio)?: Pasqua; indelcinabile. ~18tv att indie aor2 3sing; tQxo-

can a Gv, che la usa

.non

J.Im; èÀ.E'UOOJ.Im; 2 'I'}Hlov. ~À.fJa; V..I'JÀ.u8a Vt!nirt!, giunge-

rt!; l'aor esprime l'azione concepita semplicemente come un fatto, senza apprezzamento

~ulla

Ge~ù

a Betania. dove c'era Lazzaro.

J.L( tssert! esprime t!sistenza sua continuità o compiutezza; solo al modo indicativo quando è predicato; esprime qualità quando è copula: qui è l'aor trasferisce nel passato l'azione momentanea o puntuale · il primo caso. da esso significata, per cui solo Aa~aQOç nome sostant proprio l'irrdicativo corrisponde ·quasi ·di pers, sogg; nom sing m; Aasempre al nostro passaro· remo- '~aQO.ç, ou; 6 forma greca delto e al perjt!tto storico del l'ebr Eleazaro ('d 'dzar = Dio 'aiuta): Lauaro. latino. Elç una delle 17 pre!)Osit proprfe 6v pron complem ogg; ace sing del NT, voluta dall'ace: è una 'm: be;:~ ft. ·l> il quale, la t qui. forma peculiare di ho. con' cui quae, quod; pron rei, in senso spesso si confonde ed è la più propl'io, che in class si riferisce usata nel NT dopo di ·essa ·al precedente individuo de( 1753 volte): il senso· fonda· 'tel'm; mentre in ellen questa mentale è in ma l'idea di mot6 sfumatura può non essere piu e direzione le viene sia dall'ace sentita. che dal verbo (e dal contesto) ~YEl{lf'V att indie aor l 3sing; in, verso. ' fyf ((l(D: Èj'EQi.oJiav att indit pf 3sing; 'tllqJÀ6a; EOTQOCP6;. o i•: ~ via, strada. non rispondere sulla mèta. ma Diventa quasi una ossessione di indicare senza alcun equivoquesta via: infatti a rigore di co l'unica via, percorrendo la termini. se uno percorre una quale si arriverà sicuramente. strada può arrivare. per caso. Fibtvat att inf pf; pf con signifianche a una mèta che non cocato di pres sapere (qualunque nosce ancora. Ma se non cosia il modo con cui si è apprenosce la mèta, come può prenso). tnterprerare rerramenre ctò dere con sicurezza la strada che che accade all'mromo: inf vi conduce? La costatazione di completivo. cioè che completa Tommaso è meno ingenua di il senso del verbo principale ed quello che molti autori pensaesprime la natura dell'azione no. L'accento posto da lui sulla da compiere.

6 j.fya:t att mdic pres 3sing: ir:u•: ;..~·=w: EAf;:a: io.Ei.t]KCJ: nel NT i.r·:w: FQcl;: 2 n;mv. ri;w: FtQl1KC1 dtre: pres storico. proprio del linguaggio popolare. noto anche al class. ma la cui frequenza nel NT. specie in Mc l 151 volte) e in Gv ( 162 volte). e forse dovuta a influsso aram. athQ> compi di termme; pron dtmostrat CLt'TO~. n. o che fa le vect del pron di 3pers dat sing m a lui. 'IJ')ooi•; nome sostant proprio dt pers. sogg: nom sing m: 'Inatll'~. oì•: o dall'ebr f hoswf. contratto Jèsuo< = lahe e ~alwe o sa/m: Gesu. 'Eyw pron sogg: pron lpers nom sing m f','I•J. r~wt•. f[tOL Fllr 10. Con grande nlievo. all'mizto della proposizione_ fÌ!Jt art indtc pres Jsmg: ElfJt: FOOf-lC1l: d1sus: disus essere. es1srere. Il verbo FI[Jl essere esprime eststen::a quando è predicato: esprime qua/ira quando e copula: qui è il secondo caso. i) artic determ no m sing f o. n. ro la.

ooo; predicato nominale; nome pnmo). seguito da due aggett: sostant comune concreto; nom lv sono la na, rera e vi1·eme. In sing f; 6b6ç, ou; T) via, strada; il termmi più occidentali: lo sona /'wuco mez::o per andare all'apredtc nomin con J'artic sottolid re. oppure: il mezzo (Pya ÉyW 1t0l. E"f.!Ol'. f!-IOL f!-lf iv. dtscepoli sara ancora più memaico, e viene sostituito dal ravigliosa di quella di Gesù: rrQòç una delle 17 preposiz propres. particolarmente nel ft prie del NT. forma allungata di Egli infatti ora è limitato dalle :rgò. voluta dal 11enit (l volta). prossimo. condizioni di vita presso il popolo eletto: ma domani. nella 13 Kaì congiunz coordin copula- c'ìv particella dubitativa e condi- ÒVOFJ«Tt complem di causa ed effetto: nome sostant comune tiva. frequentissima nel NT zionale. che si traduce non diconcreto: dat sing n: ovo~a. (8947?). a volte con senso inrettamente ma nell'enunciato ~taro:: TÒ nome. Il senso di notensivo e avversa t e, anche. verbale: si usa in tutti i modi. me può essere: un appellativo complem ogg: pron complem eccetto l'imperat (in class nem(denominazione. nome proogg: ace sing n: 6;:. i;. b il quameno con il prese pf indie). prio): un titolo che indica la le. lat qui, quae, quod; pron ain'tOTITf att cong aor l 2pl: aipersona attraverso la funzione rei, in senso proprio. che in TfW: -i]Otù: !lTTJOU: ÌHTJKU (messia, ambasciatore ecc.): la class si riferisce al precedente domandare. persona stessa. indicata con il individuo determ, mentre in el- tv una delle 17 preposiz proprie nome o titolo. L 'espressione EV len questa sfumatura può non del NT, la più frequente di Hp ovòl-'an qui assume diverse essere più sentita. tutte (2713 volte). voluta dal sfumature: i discepoli si richian ace sing n: Ti;:. nv6ç:. n vi. nvà dat: il significato fondamentale mano a Gesù. perché mandati pron agg indef alcuno, qualche di in si mantiene sempre. da Lui: sono in profonda cosa, lat · quidam, quiddam. quantunque a volte abbia comunione con Lui; Egli stesso Non si tratta di un capriccio, applicazioni insolite. specie coopera con loro e rende possima di quello che serve o è utile sotto l'influsso dello stile semibili opere più grandi. a compiere quelle cose. anche tico in, nel. grandi. alle quali Gesù li ha tro artic determ dat sing n ò. i]. JIOV genit del pron pers di prima pers sing (da ryw. !JOl'. ~lO!. !Jf) chiamati. ·T6 al, allo.

o

545

Giovanni.

'tOÙto JtOLll