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Italian Pages 672 [493] Year 1981
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tero apparato .conoscitivo della teoria freu- ~ di na attraverso l'analisi dei suoi concetti chia- ~ v~ Più di 400 voci, con gli equivalenti nelle : pr'ncipali lingue europee: poche righe i cor- u si o definiscono i concetti· e ne chiaris;cono l'o igine e l'evoluzione all'interno del pensiero di Freud; un testo ampio e . discorsivo, compi ~tato da indicazioni bibliografiche, ne spiega l'a plicazione terapeutica e gli agganci t .. orici. U a via nuova, agile e rigorosa, per cono. cere e tudiare la psicanalisi. Je n Laplanche, nato a Parigi nel 1924, è stato pr ~sidente dell'Association psycanalytiq e de Fn nce ed è titolare della cattedra di Qsi ana. ta '5OTD-una. Per I nos ri f1pi a pu 1cato cc ta e morte nella psicanalisi» (1"972). Je n-Bertrand Pontalis, membro anch'egl' del1'A sociation psycanalytique, fa parte d I comi rato direttivo di "Temps modernes ". Altra su opera tradotta in italiano: cc Dopo F eud » (1 2).
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Titolo dell'edizione originale Vocabulaire de la psychanalyse sous la direction de Daniel Lagache 1967, P:resses Universitaires de France, Paris Edizione italiana a cura di Giancarlo Fuà Nella « Biblioteca di Cultura Moderna » prima edizione 1968 Nella « Uni\•ersale Laterza » prima edizione 1973 s.:conda edizione 1974
Nella
« Biblioteca Universale Laterza » prima edizione marzo 1981 seconda edizione novembre 1981
Proprietà letteraria riservata Gius. Laterza & Figli Spa, Roma-Bari
Jean Laplanche
Jean-Benrand Pontalis
ENCICLOPEI)IA DELLA PSICANALISI
Editori Laterza
1981
Finito di scampare nell'ottobre 1981
nello stabilimento d'arti grafiche Gius. Laterza & Figli. Bari CL 20-1807-1
PREFAZIONE
Genesi e finalità di questa Enciclopedia
L'avversione per la psicanalisi assume talo;ra la forma di un atteggiamento sarcastico nei confronti del suo lin1'?uaggio. Per quanto gli J)sicanalisti non siano affatto favorevoli a un iimpiego abusivo e intempestivo di termini tecnici che mascherino la confusione intellettuale, anche la psicanalisi, al pari di tutte le altre scienze e professioni, ha bisogno di una sua propria terminologia. Ponendosi come metodo di i:ndagine e di cura e come teoria del junzionamenio normale e paiologico dell'apparato mentale, essa non poteva formulare la novità delle 1,ue scoperte e delle sue idee senza ricorrere a termini nuovi. Inoltre, ogni scoperta scientifica prende forma non già ricalcando il senso comune, ma nonostante o contro il senso comuni~; ora, lo scandalo della Jf>sicanalisi non consiste tanto nell'importanza da essa attribuita alla ),essualità, quanto nell'introduzione della fantasmatica inconscia nella teoria del funzionamento mentale dell'uomo alle prese col mondo e ,con se stesso; ma il linguaggio comune non ha le parole necessarie per designare strutture e processi psichici che per il senso comune non esistono neppure, per cui è stato necessario inventare delle parole, da .due a trecento a seconda del rigore filologico e dei criteri riguardanti la tecnicità dei termini. A parte gli scritti psicanalitici, son pochi gli strumenti utilizzabili per cogliere il senso di' questi termini: glossari ,aggiunti a opere didattiche, definizioni nei i1ocabolari o dizionari di ,Psicologia e di psicopatologia pubblicati venti o trenta anni fa, ma _praticamente nessuno strumento di lavoro ap,posito e completo. L 'iniziativa che più si avvicina alla nostra è lo Handworterbuch der Psychoanalyse del dott. Richard F. Sterbr.i; ma le circostanze ne interruppero la redazione alla lettera L e la stampa al termine >. >. Il dott. Sterba ha avuto la ge·ntilezza di inviarmi i cinque fascicoli della sua opera, ormai rara se non irreperibile (lnternationale Psychoanalytische Verlag, 1936-37). Va ricordato inoltre un volume compilato con intenti completamente diversi: si tratta di una raccolta alfabetica di testi freudiani tradotti in inglese e pubblicata da Fodor e Gaynor nel 1950 con una prefazione di Theodor Reik (N. Fodor e G. Gaynor, Freud: Dictionary of Psychoanalysis, prefazione di Theodor Reik, Philosophical Library, New York 1950 [tr. it.: Dizionario di Psicanalisi, Milano 1967]). -La terminologia t,ecnica della psicanalisi è dovuta in massima parte a Freud e si è sviluppata parallelamente alle sue scoperte e al suo pensiero. A diffe:renza della psicopatologia classica, Freud ha preso poco dal latino e dal greco; naturalmente si è giovato della psicologia, della psicopatologia, della neurofisiologia del suo tempo; ma è soprattutto in tedesco che egli cerca i suoi termini e le sue formule, sfruttando le possibilità che gli offre la sua lingua. Talora è difficile rendere con una tradu:~ione fedele l'originale, e in tali casi la terminologia analitica dà un'impressione di stranezza, che non deriva dalla lingua di Freud e che potrebbe spesso essere evitata se i traduttori sfruttassero completamente .le possibilità della propria lingua. In altri casi, è la semplicità dell'esJ};essione f;eudia'iia che iinpediste di scorgere il suo carattere tecnico. In generale, però, la vera difficoltà è un'altra, e solo accessoriamente è di natura linguistica. Sebbene Freud si sia dimostrato ricco di im1entiva come scrittore, non si è molto preoccupato della perfezione del suo vocabolario. Senza elencare tutti i tipi di difficoltà che si incontrano, ci si può limitare a dire che la terminologia analitica presenta le stt·sse difficoltà di molti altri linguaggi: polisemia, sinonimia, intersecazioni semantiche e via dicendo. Si lotta dunque con le parole, ma non per le parole. Ciò che bisogna ritrovare dietro le parole sono i fatti, le idee, l'organizzazione concettuale della psicanalisi. È peraltro un annpito reso particolarmente laborioso dalla lunga e fertile evoluzione del pensiero di Freud e dal1'ampiezza di una lett.eratura i cui titoli riempiono già nove volumi della bibliografia di Grinstein. Inoltre, al pari delle idee e insieme alle idee, le parole non hanno soltanto un'origine, ma anche un destino: alcune cadono in disuso o vengono usate meno, cedendo la loro frequenza ad altre che corrispondono a nuovi orientamenti della ricerca e dell(l teoria. Tuttavia, l'essenziale della terminologia freudiana ha resistito al tempo, e le poche innovazioni vi si sono inserite senza alternarne l'organizzazione e l'impronta. Un'opera destinata a chiarire la terVIII
:minologia psicanalitica non può perci.ò. limitarsi a definizioni che distinguano i diversi significati assunti dai termini psicanalitici; occorre ,che un commento, suffragato da riferimenti .e citazioni, giustifichi le ;proposte a cui si giunge. Tale commento presuppone una vasta consultazione della letteratura, ma soprattutto la conoscenza degli scritti freudiani, poiché è in questi ultimi che si trovano le basi della concettualizzazione e della terminologia; d'altronde, le dimensioni della letteratura superano le possibilità di un riurcatore isolato o di un gruppo ristretto di ricercatori. Un'opera di questo genere inoltre non _può basarsi esclusivamente sull'erudizione, ma esige degli specialisti che abbiano familiarità con l'esperienza psicanalitica. D'altro canto, un orientamento rivolto al di là delle parole verso i fatti e le idee non deve approdare a un dizionario di nozioni. Si tratta insomma di inventariare certi usi, di chiarirli gli uni attraverso gli altri, di segnalarne le difficoltà senza pretendere di fornire una soluzione, innovando solo in rari casi, per esempio per proporre traduzioni più fedeli. Il metodo appropriato è quello storico-critico, quale è stato adottato dal Vocabulaire technique et critique de la philosophie di André Lalande. Questa era l'impostazione iniziale q.uando nel 1937-39 venne progettato un dizionario di psicanalisi. Aia i dati raccolti andarono perduti e le circostanze sfavorevoli, i nuovi .impegni, la mancanza di documentazione fecero accantonare, se non abbandonare il progetto, se.bbe.ne. le preoccupazioni terminologiche rimanessero vive in vari lavori. La ripresa si ebbe soltanto nel 1958, sempre con l'impostazione storico-critica del Vocabulaire de la philosophie di Lalande, sebbene con modalità diverse. Dopo qualche tentennamento, le esigenze di quest'impresa e il desiderio di portarla a termine trovarono una risponden;'?:a nella collaborazione di J. Laplanche e J.-B. Pontalis. La consultazione della letteratura psicanalitica e la riflessione sui testi, la redazione dei progetti di voci, la loro revisione e la loro ultima rifinitura richiesero ,quasi otto anni di lavoro, lavoro fecondo, certo, ma anche assillante e a volte Jastidioso. La maggior parte di questi progetti furono letti e discussi tra noi, e conservo un vivo ricordo del! 'animazione di queste conversazioni durante le quali il nostro affiatamento non impediva l'affiorare di divergenze di opinioni e non attenuava il rigore nella difesa delle proprie tesi. Certamente, senza lo spirito pionieristico di Laplanche e Pontalis, il progetto concepito venti anni prima non si sarebbe concretato in questo libro. Nel corso di questi anni di faticoso lavoro, soprattutto degli ultimi, l'orientamento dell'opera ha subito certi cambiamenti, il che è segno non già di debolezza, bensì di tJitalità. Lat•lanche e Pontalis hanno IX
infatti imperniato semjf,re più la loro ricerca e la loro riflessione sugli scritti freudiani, con frequenti riferimenti ai primi testi psicanalitici e al Progetto per una psicologia scientifica del 1895, che era allora di recente pubblicazione. La maggiore importanza attribuita alla nascita dei concetti e d1~i termini non ha diminuito tuttavia l'attenzione al loro destino e al loiro valore. L'Enciclopedia della psicanalisi reca l'impronta personale di Laplanche e Pontalis senza tradire i principi che ispiravano il prog,etto iniziale di questo lavoro. Il ·suo scopo è stato e rimane quello · di· rispondere a una esigenza da noi avvertita, da altri riconosciuta e da pochi ignorata. Ci auguriamo che sia utile, che divenga uno strumento di lavoro per i ricercatori e gli studiosi di psicanalisi, come pure per altri specialisti e per tutte le persone interessate. Per quanto ci si sia dedicati con impegno e coscienziosità all'elabormiione di quest'opera, i lettori informati, attenti ed esigenti scopriranno inevitabilmente delle lacune, degli errori di fatto o di interpretazione; se questi lettori ci comunicheranno le loro critiche, esse non andranno perse, ma saranno accolte con gratitudine ed esaminate con interesse. Inoltre, lo scopo, il contenuto e la forma di quest'opera non dovrebbero precludere la possibilità di una traduzione. Osservazioni, critiche, traduzioni risponderanno a una seconda ambizione; ci auguriamo infatti che l'Enciclopedia della psicanalisi non sia soltanto uno . DANIEL LAGACHE
PREMESSA
La presente opera esamina i principali concetti della psicanalisi ,e presuppone un certo numero di scelte: 1) Avendo la psicanalisi rinnovato la comprensione della mag1gior parte dei fenomeni psicologici e psicopatologici, anzi quella dell'uomo in generale, si potrebbero esaminare, in un manuale alfabetico che si proponga di coprire l'insieme degli apporti psicanalitici, non soltanto la libido e il transfert, ma anche l'amore e il sogno, la delinquenza e il surrealismo. Ma il nostro intento è stato completamente diverso: abbiamo scelto delliberatamente di analizzare l'apparato concettuale della psicanalisii cioè l'insieme dei concetti che essa ha gradualmente elaborato per formulare le sue scoperte specifiche. Quest'opera esamina non tutto ciò che la psicanalisi vuol spiegare, bensì ciò che le serve per spiegare. 2) La psicanalisi è nata ormai da tre quarti di secolo. Il > psicanalitico ha avuto una lunga e tormentata storia; gruppi di analisti si sono formati in numerosi paesi, in cui la diversità dei fattori culturali non ha mancato di far sentire la sua influenza sulle stesse concezioni. Anziché esaminare la molteplicità, almeno apparente, degli usi attraverso il tempo e lo spazio, abbiamo preferito recuperare, nella loro propria originalità, i concetti, spesso banalizzati o offuscati, e annettere quindi una importanza privilegiata al momento della loro scoperta. 3) Questa scelta ci ha indotti a far riiferimento fondamentalmente all'opera di Freud, che è alla base, di tutta la psicanalisi. Un'inchiesta, anche parziale, condotta att1raverso la massa imponente della letteratura psicanalitica non fa che mettere in risalto fino a che punto la maggior parte dei concetti da essa utilizzati derivi dagli scritti freudiani. Anche in questo senso quest'opera si differenzia da un'impresa con intenti trattatistici. XI
Questo stesso intento di ritrovare gli apporti concettuali fon.: > diversi da quelli su cui si basano le esposizioni sistematiche della dottrina freudiana. Ogni termine è oggetto di una definizione e di un commento. La definizione tenta dli circoscrivere l'accezione del termine quale
1 Nell'edizione italiana le voci sono registrate in ordine alfabetico senza tener conto delle preposizioni semplici e articolate tra i termini componenti il lemma (N. d. C.).
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risulta dal suo uso rigoroso nella teoria psicanalitica. Il commento rappresenta la parte critica e l'essenziale del nostro studio. Il metodo applicato potrebbe essere definito con tre termini: storia, s1truttura e problematica. Storia: senza vincolarci a un ordine espos1itivo rigorosamente cronologico, abbiamo cercato di indicare per ogni concetto le sue origini e le principali tappe della sua evoluzione. Questa ricerca dell'origine non ha, secondo noi, un interesse di pura erudizione; si rimane colpiti nel costatare -come i concetti fondamentali si illuminino e ritrovino le loro nervature, i loro contorni, le loro interconnessioni, quando siano messi di nuovo a contatto c:on le esperienze che li hanno originati e coi problemi che hanno sicandito e orientato la loro evoluzione. Questa ricerca storica, pur essendo presentata isolatamente per ciascun concetto, rinvia evidentemente alla storia di tutto il pensiero psicanalitico. Essa non può quindi esimersi dal prendere in considerazione la collocazione di un determinato elemento rispetto alla struttura in cui è inserito. A volte, sembra facile individuare questa sua funzione, in quanto essa è esplicitamente ricono!lciuta dalla letteratura psicanalitica. Ma spesso le corrispondenze, le opposizioni, le relazioni, per quanto indispensabili per cogliere un concetto nella sua originalità, sono soltanto implicite. Per limitarci a qualche esempio particolarmente eloquente, la contrappoaizione tra «pulsione » e «istinto >>, che è necessaria alla comprenaione della teoria psicanalitica, non compare in nessuno scritto di Freud; la contrapposizione tra «scelta d'oggetto per appoggio» e « scelta d'oggetto narcisistica», pur essendo ripresa dalla maggior parte degli autori, è raramente ricollegata col concetto che ne è alla base in Freud: l'« appoggio>> delle « pulsioni sessuali>> sulle lfunzioni di «autoconservazione >>; la connessione tra « narcisismo » •~ « autoerotismo 1>, che è indispensabile per collocare questi due concetti, ha presto perduto già nello stesso Freud la sua precisione iiniziale. Taluni fenomeni strutturali, infine, sonò molto più sconcertanti: non è raro, nella teoria psicanalitica, che la funzione di certi concetti o gruppi di concetti si trovi, in una successiva tappa, !trasferita ad altri elementi del sistema. Soltanto una interpretazione ]PUÒ permettere di ritrovare, attraverso qm:ste permutazioni, certe strutture. stabili del pensiero e dell'esperienza psicanalitici. Il nostro commento ha tentato, a proposito dei principali concetti che si presentavano, di eliminare o almeno di chiarire le am!biguità e di esplicitare eventualmente le contraddizioni; è raro ,che queste ultime non sbocchino in una problematica reperibile ;anche al livello dell'esperienza.
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Da un punto di vista più modesto, questa discussionè ci ha permesso di mettere in evidenza un certo numero di difficoltà propriamente terminologiche e di fare qualche proposta destinata a fissare la terminologia psicanalitica, che manca ancora troppo spesso di coerenza.
All'inizio di ogni voce abbiamo indicato gli equivalenti in lingua tedesca (D.), inglese (En.), spagnolo (Es.), francese (Fr.), portoghese (P.). Le note e i riferimenti bibliografici si trovano alla fine di ogni voce. Le note sono indicate con lettere greche, i riferimenti con numeri arabi fra parentesi.
J. L.
e
J.-B. P.
RINGRAZIAMENTII
Rholgiamo il nostro ringraziamento a tutti coloro che hanno manifestato il loro interesse per quest'opera e che hanno contribuito alla sua elaborazione. Il Vocabolario tedesco-inglese, ripubblicato nel 1954 da Alix Strachey, è stato per noi, da vecchia data, uno degli strumenti di l:avoro più utili, nonostante le sue modeste dimensioni. È difficile rendere il dovuto omaggio alla Standard Edition of the Complete Psychological Works of Sigmund Freud, pubblicata sotto la direzione del prof. James Strachey, con la collaborazione di Anna Freud e l'assistenza di Alan Tyson; ci limiteremo a di:re che ciascuno dei suoi volumi è stato da noi atteso e accolto col piùL vivo interesse. Le traduzioni, le note, i commenti, l'apparato critico, gli indici fanno di questa grande opera una fonte incomparabile di riferimenti per la ricerca. Per la scelta degli equivalenti stranieri abbiamo beneficiato della collaborazione del dott. Angel Garma, del dott. Fidias R. Cesto e della dott.sa Marie Langer per gli equivalenti spagnoli; del dott. Elvio Fachinelli, traduttore italiano di Freud, assistito dal prof. Miche! David, lettore di lingua francese all'Università di Padova, per gli equivalenti italiani; della sig.ra Elza Ribeiro Hawelka e del dott. lDurval Marcondes, per gli equivalenti portoghesi. Dall'inizio alla fine, la sig.ra Elza Ribeiro Hawelka, collaboratrice tecnica presso la cattedra di Psicologia patologica (facoltà di Lettere e Scienze umane, Parigi, Sorbona), è stata un aiuto prezioso per la sua dedizione, il suo impegno e la sua competenza linguistica. Con pari dedizione hanno partecipato all'elaborazione di quest'opera là aig.na Françoise Laplanche, dalla primavera. del 1965, e, dal genillaÌ.o 1966, la sig.na Evelyne Chatellier, collaboratrice tecnica del Centro nazionale della ricerca scientifica pre~:so il laboratorio di psi,:ologia patologica. XV·
Quest'opera ha così avuto l'appoggio diretto e soprattutto indiretto della facoltà di Liettere e Scienze umane della Sorbona e del Centro nazionale della ricerca scientifica. Non possiamo dimenticare l'accoglienza incoraggiante che gli Editori delle Presses Universitaires de France hanno dimostrato già nel 1959 per il progetto di quest'opera; tale incoraggiamento non è venuto meno neanche quando le dimensioni del lavoro hanno raggiunto il doppio delle previsioni iniziali.
AVVERTENZA ALL'EDIZIONE ITALIANA
Gli equivalenti italiani dei lemmi sono tratti dall'edizione originale, in cui sono stati introdotti dal dott. Elvio Fachinelli con l'assistenza del prof. Miche] David, salvo alc:uni pochi cambiamenti, su cui ho consultato il dott. Fachinelli, ma di cui rimango l'unico responsabile. Tali cambiamenti hanno l'unico scopo di rendere più maneggevole la terminologia italiana. La traduzione italiana dei passi delle o,pere di Freud è basata sui Gesammelte Werke di Freud. Le traduzioni italiane esistenti, quando sono state riprese, sono state adattate ai contesti e alla terminoiogia adottata in quest'opera.
Ringrazio vivamente il dott. Fachinelli, che ha avuto la gentilezza di rispondere a tutti i quesiti che gli ho sottoposto a più riprese. Ringrazio inoltre la sig.na Lina Vido, senza le cui capacità organizzative mi sarei sperso nel labirinto di que:sto lavoro. GIANCARLO
FuÀ
ABBREVIAZIONI E RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
I riferimenti bibliografici figurano alla fine, di ogni voce. La spiegazione delle abbreviazioni utilizzate è indicata qui appresso.
I. -
G.W.
S.E.
OPERE DI FREUD
Gesammelte Werke, 18 voli., Londra, Imago, 1940-1952. The Standard Edition of the Com1plete Psychological Works of Sigmund Freud, a cura di J:ames Strachey, 24 voli., Londra, Hogarth Press, 1953-1966.
Nel caso particolare di 1887-1902, Aus· den Anjiingen der Psychoanalyse; e di 1895, Entwurf einer Psychologie: Ted.:
lngl.:
Fr.:
rinvia a Aus den Anfiingen der Psychoanalyse, Briefe an Wilhelm Fliess, Abhandlungen und Notizen aus den Jahren 1887-1902, Londra, Imago, 1"950; rinvia a The origins of Psychoarnalysis, Londra, Imago, 1954.
Non esistendo un'edizione francese delle opere complete, ci siamo dovuti limitare a rinviare alle traduzioni francesi esistenti, di cui diamo qui di seguito l'elenco con il titolo dei vari volumi o riviste in cui figurano: 1887-1902 Aus den Anfiingen der Psychoana1lyse (La naissance de la psychanalyse, lettres à Wilhelm Fliess, notes et plans), Pa. rigi, P.U.F., 1956. 1893 Uber den psychischen Mechanismu.r hysterischer Phiinomene, in coll. con J. Breuer (Les mécanismes psychiques des phénomènes hystériques), in Études sur l'hystérie, Parigi, P.U.F., 1956, pp. 1-13.
1895 Studien iiber Hysterie (Études sur l'hystérie), in coll. con J. Breuer, Parigi, P.U.F., 1956. 1895 Entwurf eimr Psychologie (Esquisse d'une psychologie scientifique), in La naissance de la psychanalyse, lettres à Wilhelm Fliess, notes et plans, Parigi, P.U.F., 1956, pp. 307-96. 1901 Uber den '.Traum (Le réve et son interprétation), Parigi, Gallimard, 1925. 1901 Zur Psychopathologie des Alltagslebens (Psychopatologie de la vie quotiidienne), Parigi, Payot, 1948. 1904 Die Freudsche psychoanalytische Methode (La méthode psychanalytiique de Freud), in De la technique psychanalytique, Parigi, P. U.F., 1953, pp. 1-8. 1904 Uber Psychotherapie (De la psychothérapie), in De la technique psychanalytique, Parigi, P.U.F., 1953, pp. 9-22. 1905 Bruchstilck einer Hysterie-Analyse (Fragment d'une analyse d'hystérie: Dora), in Cinq psychanalyses, Parigi, P.U.F., 1954, pp. l-91. 1905 Drei Abhandlungen zur Sexualtheorie ( Trois essais Sltr la théorie de la sexualité), Parigi, Gallimard, 1962. 1905 Der Witz ttnd seine Beziehung zum Unbewussten (Le mot d'esprit et ses rapports avec l'inconscient), Parigi, Gallimard, 1953. 1906 Tatbestandsdiagnostik und Psychoanalyse (La psychanalyse et l' établissement des f aits en matière judiciaire par une méthode diagnos#que); in Essais de psychar.,alyse appliquée, Parigi, Gallimard, 1933, pp. 43-58. 1907 Der W ahn .und die Triiume in W. Jensens « Gradiva » (Délires et réves dans la o Gradiva» de Jensen), Parigi, Gallimard, 1949. 1907 Zwangshand'lungen und Religionsilbungen (Actes obsédants et exercices religieux), in L'a·venir d'une illusion, Parigi, Denoél & Steele, 1932, pp. 157-83. 1908 Der Dichte1' und das Phantasieren (La création littéraire et le réve ,foeillé), in Essais de psychanalyse appliquée, Parigi, Gallimard, 1933, pp. 69-82. 1909 Analyse dei• Phobie eines filnfjiihrigen Knaben (Analyse d'une phobiE' d'un petit garçon de cinq ans: Le petit Hans), in Cinq ps:ychanalyses, Parigi, P.U.F., 1954, pp. 93-198. 1909 Bemerkungen ilber einen Fall von Zwangsneurose (Remarques sur un cas de névrose obsessionnelle: L'homme aux rats), in Cinq psychana[yses, Parigi, P.U.F., 1954, pp. 199-261. 1909 Uber Psychoanalyse, ripubbl. col titolo Cinq leçons sur la psychanalyse·, insieme a Psychologie collective et analyse du moi, Parigi, Payot, 1950, pp. 117-77. 191 O Beitriige zur Psychologie des Liebeslebens, I: Uber einen besonderen Typus der Objektwahl beim Manne (Contribu-
xx
tion à la psychologie de la vie amoureuse, I: D'un type particulier de choix objectal chez l'homme), :in •R.F.P.1>, 1936, 9, n. 1, pp. 2-10. 1910 Die zukunftigen Chancen der psychoam1lytischen Therapie (Perspectives d'avenir de la thérapeutique analytique), in De la technique psychanalytique, Parigi, P.U.F., 1953, pp. 23-34. 1910 Uber Psychoanalyse (A propos de la psychanalyse dite « sauvage »), in De la technique psychanalytique, Parigi, P.U.F., 1953, pp. 35-42. 191 O Eine Kindheitserinnerung des Leonardo da Vinci ( Un souvenir d'enfance de Léonard de Vinci), Parigi, Gallimard, 1927. 1910 Uber den Gegensinn der Urworte (Des sens opposés dans les mots primitifs), in Essais de psychanalyse app[iquée, Parigi, Gallimard, 1933, pp. 59-68. 1911 Psychoanalytische Bemerkungen uber einen autobiographisch beschriebenen Fall von Paranoia (Remarques psychanalytiques sur l'autobiographie d'un cas de paranoia ( Dementia paranoides): Le Président Schreber), in Cinq psychanalyses, Parigi, P.U.F., 1954, pp. 263-324. 1'911 Die Handhabung der Traumdeutung in der Psychoanalyse (Le maniement de l'interprétation des réve!i en psychanalyse), in De la teclznique psychanalytique, Parigi, P. U.F., 1953, pp. 43-49. 1912 Zur Dynamik de-r Ubertragung (La dynamiiq-1...:.e du transfe;t), in De la technique psychanalytique, Parigi, P.U.F., 1953, pp. 50-60. 1912 Beitréige zur Psychologie des Liebeslebens, II: Uber die allgemeinste Erniedrigung des Liebeslebens (Contribution à la psychologie de la vie amoureuse, II: Considérations mr le plus commun des ravalements de la v-ie amoureuse), in ), in >, 1933, 6, n. 3-4, pp. 274-97. 1919 Das Unheimliche (L'inquiétante étrangeté), in Essais de psychanalyse, Parigi, Gallimard, 1933, pp. 163-211. 1920 Uber die Psychogenese eines Falles von weiblicher Homosexualitiit (Psychogenèse d'un cas d'homosexualité Jéminine), in «R.F.P.», 1933, 6, n. 2, pp. 130-.54. 1920 Jenseits des Lustprinzips (Au-delà dw principe du plaisir), in Essais de psychanalyse, Parigi, Payot, 1951, pp. 5-75. 1921 Massenpsychologie und Ich-Analyse (Psychologie collective et analyse du moi), in Essais de psychanalyse, Parigi, Payot, 1951, pp. 76-162. 1922 Uber einige neurotische Mechanismen bei Eifersucht, Paranoia und Homosexualitiit (De quelques mécanismes névrotiques dans la jalousie, la paranoia et l'homosexualité), in «R.F.P.>>, 1932, 5, n. 3, pp. 391-401. 1923 Das lch und das Es (Le moi et le soi), in Essais de psychanalyse, Parigi, Payot, 1951, pp. 163--218. 1923 Eine Teufelsneurose im siebzehnten Jahrhundert ( Une névrose démoniaque au XVII• siècle), in «R.F.P. », 1927, 1, ?, ..n .., ....
" " ..,..,, 11•7-i:;o PP• -v.,.
1924 Das okonomische Problem des Masochi'smus (Le problème économique du masochisme), in «R.F.P'. », 1928, 2, n. 2, pp. 211-23. 1924 Der Untergang des Odipuskomplexes (Le déclin du complexe d', 1934, 7, n. 3, pp. 394-99. 1925 Die Verneinung (La négation), in «R.F.P.», 1934, 7, n. 2, pp. 174-77. 1925 Selbstdarstellung (Ma vie et la psychanalyse), Parigi, Gallimard, 1949. 1926 Die Frage der Laienanalyse (Psychanalyse et médecine), in Ma vie et la psychanalyse, Parigi, Gallimard, 1949, pp. 117-239. l 926 Hemmung, Symptom und Angst (Inhibition, sympt6me et angoisse), Parigi, P.U.F., 1965 (nuova edizione). 1927 Die Zukunft einer Illusion (L' avenir d'une illusion), Parigi, Denoel & Steele, 1932. 1930 Das Unbehagen in der Kultur (Malaise dans la civilisation), Parigi, Denoel & Steele, 1934. il 932 Neue Folge der Vorlesungen zur Einfuhrung in die Psychoanalyse (Nouvelles conférences sur la psychanalyse), Parigi, Gallimard, 1936. XXIII
1937 Die endliche und die unendliche Analyse (Analyse terminée et analyse interminable), in •R.F.P.t, 1938-1939, 10-11, n. 1, pp. 3-38. 1938 Abriss der Psychoanalyse (Abrégé de psychanalyse), Parigi, P.U.F., 19'50. 1939 Der Mann Moses und die monotheistische Religion (Moise et le monothéisme), Parigi, Gallirnard, 1948. It.:
1887-1902
1895 1900 1901 1901 1905
1906
1907
1907
1908
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1909
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Le opere complete di Freud sono attualmente in corso di pubblicazione presso la casa editrice Boringhieri. Non potendo disporre di tutte le traduzioni -italiane esistenti, ci siamo Limitati a rinviare alle traduzioni già pubblicate da Boringhieri, di cui diamo qui appresso l'elenco con l'indicazione dei volumi in cui esse figurano: Aus den Anfiingen der Psychoanalyse (Le origini della psicoanatisi, lettere a Wilhelm Fliess, abbozzi e appunti), Torino, Boringhieri, 1961. Studien iiber Hysterie (Studi sull'isteria), in Opere, voi. I, Torino, Boringhieri, 1967, pp. 163-439. Die Traumdeutung (L'interpretazione dei sogni), in Opere, voi. III, Torino, Boringhieri, 1967. Uber den Traum (Il sogno), in Freud di C. L. Musatti, Torino, Boringhieri, 1959, pp. 86-93. Zur Psychopathologie des Alltagslebens (Psicopatologia della vita quotidiana), Torino, Boringhieri, 1965. Bruchstiich einer Hysterie-Analyse (Frammento di un' analisi d'isteria: Dora), in Casi clinici, Torino, Boringhieri, 1962, pp. 25-139. Uber die J.1olle der Sexualitiit in der .Atiologie der Neurosen (Ruolo della sessualità nell'etiologia delle nevrosi), in Freud di C. L. Musatti, Torino, Boringhieri, 1959, pp. 100-09. Zur sexuel'len Aufkliirung der Kinder (Istruzione sessuale dei bambini), in Freud di C. L. Musatti, Torino, Boringhieri, 19S9, pp. 110-18. Zwangshandlungen und Religionsiibungen ( Comportamenti ossessivi e pratiche religiose), in Freud di C. L. Musatti, Torino, Boringhieri, 1959, pp. 204-13. Charahter und Analerotik (Carattere ed erotismo anale), in Freud di C. L. Musatti, Torino, Boringhieri, 1959, pp. 183-89. Der Dichter und das Phantasieren (Il poeta e la fantasia)', in Freud di C. L. Musatti, Torino, Boringhieri, 19591 pp. 191-200. Analyse d'er Phobie eines fiinfjiihrigen Knaben (Analisi della fobia di un bambino di cinque anni: Il piccolo Hans), in Casi clinici, Torino, Boringhieri, 1952, pp. 140-270.
1909 Bemerkungen iiber einen Pali von Zwangsneurose (Osservazioni su un caso di nevrosi ossessiva: L'uomo dei topi), in Casi clinici, Torino, Boringhieri, 1952, pp. 271-351. 1911 Psychoanalytische Bemerkungen iiber einen autobiographisch beschriebenen _Fall von Paranoia ( Dementia paranoides) (Osservazioni psicoanalitiche su un caso di paranoia descritto in note autobiografiche: Presidente Schreber), in Casi clinici, Torino, Boringhieri, 1952, pp. 352-426. 1911 Formulierungen iiber die zwei Prinzipien des psychischen Geschehens (Precisazioni sui due principi dell'accadere psichico), in Freud di C. L. Musatti, Torino, Boringhieri, 1959, pp. 119-127. 1914 Erinnern, Wiederholen und Durcharbeiten (Rievocazione, ripetizione ed elaborazione), in Freud di C. L. Musatti, Torino, Boringhieri, 1959, pp. 252-61. 1915 Triebe und Triebschicksale (Pulsioni e loro destino), in Freud di C. L. Musatti, Torino, Boringhieri, 1959, pp. 128-50. 1915 Die Verdriingung (La rimozione), in Freud di C. L. Musatti, Torino, Boringhieri, 1959, pp. 151-63. l 915 Bemerkungen iiber die Ubertragungsliebe (Osservqzioni sull'amore di traslazione), in Freud di C. L. Musatti, Torino, Boringhieri, 1959, pp. 262-76. 1915 Zeitgemiisses iiber Krieg und Tod (Considerazioni attuali sulla guerra e la morte), in Freud di C. L. Musatti, Torino, Boringhieri, 1959, pp. 214-42. ll 916 Einige Charaktertypen aus der psycoanalitischen Arbeit (Alcuni tipi di carattere tratti dal lavoro psicoanalitico), in Psicoanalisi, Torino, Boringhieri, 1963, pp. 272-86. 11917 Eine Schwierigkeit der Psychoanalyse ( Una difficoltà della psicoanalisi), in Freud di C. L. Musatti, Torino, Boringhieri, 1959, pp. 243-51. 1. 918 Aus der Geschichte einer infantilen N eurose (Dalla storia di una nevrosi infantile: L'uomo dei lupi), in Casi clinici, Torino, Boringhieri, 1952, pp. 427-551. l 9 22 « Psychoanalyse >> und « Libidotheorie » ( e « Teoria della libido•>), in Psicoanalisi, Torino, Boringhieri, 1963, pp. 185-216. 1924 Neurose und Psychose (Nevrosi e psicosi), in Freud di C. L. Musatti, Torino, Boringhieri, 1959, pp. 172-76. 1924 Die Realitiitsverlust bei Neurose und Psyclzosc (La perdita di realtà nella nevrosi e nella psicosi), in Freud di C. L. Musatti, Torino, Boringhieri, 1959, pp. 177-182. 1924 Der Untergang des Odipuskomplexes (Il tramonto del complesso edipico), in Freud di C. L. Musatti, Torino, Boringhieri, 1959, pp. 164-71.
xxv
1925 Selbstdarstdlung (Autobiografia), in Freud di C. L. Musatti, Tori.no, 1959, pp. 57-66. 1926 Hemmung; Symptom und Angst (Inibizione, sintomo e angoscia), Torino, Boringhieri, 1951. 1938 Abriss der Psychoanalyse (Compendio di psicoanalisi), in Psicoanalisi:, Torino, Boringhieri, 1963, pp. 227-301.
Il. ALTRI AUTORI Karl ABRAHAM. Rinviamo all'edizione francese (Fr.) delle Oeuvres complètes in 2 volumi, Parigi, Payot, 1965-1966. Joseph BREUER. In Studien iiber Ilysterie (Studi sull'isteria, 1895), pubblicati con S. FREUD, J. BREUER è l'autore di due capitoli: Friiulein Anna O. (Signorina Anna O.) e Theoretisches (Considerazioni teoriche). Per questi testi, Ted. rinvia all'edizione originale di Studien iiber llysterie, Lipsia e Vienna, Deuticke, 1895; S. E. rinvia alla Standard Edition; Fr. rinvia alle Études sur l'hystérie, Parigi, P.U.F., 1956; It. :rinvia al vol. I delle Opere, Torino, Boringhieri, 1967. Sandor FERENCZI. Rinviamo ai tre volumi in lingua inglese, Londra, Hogarth Press: First Contr. = First contributions to psycho-analysis, 1952; Further Contr. = Further contributions to the theory and technique of j;,sycho-analysis, 1950; Final Conit. = Final contributions to the ;problems and methods of psycho-analysis, 1955. Melanie KLEIN, Contributions ~° Contributions to psycho-analysis, Londra, Hogarth Press, 1950. KLEIN (M.), HEIMANN (P.), lsAAcs (J.), RIVIERE (J.), Developments = De'l1elopments in jtlsycho-analysis, Londra, Hogarth Press, 1952.
Ili. RIVISTE
E
RACCOLTE
Bul. Psycho. •> = perché possa avere un effetto catartico.
L'abreazione può essere spontanea, cioè seguire l'evento a un intervallo abbastanza breve da impedire che il suo ricordo sia caricato di un affetto tanto intenso da divenire patogeno. Oppure, l'abreazione può essere secondaria, provocata dalla psicoterapia catartica che consente al malato di rievocare e di obiettivare con parole l'evento traumatico liberandolo così dall'importo di affetto che lo rendeva patogeno. Freud infatti nota già nel 1895: « Nella parola l'uomo trova un surrogato all'azione, e con l'aiuto della parola l'affetto può essere abreagito in misura quasi uguale>> (1 b). Una abreazione m:assiccìa non è l'unico modo in cui un soggetto può sbarazzarsi del ricordo di un evento traumatico: il ricordo può essere inserito in una serie associativa che consenta la correzione e la ricolloca.zione dell'evento. Già negli Studi sull'isteria (Studien uber Hysterie·, 1895) Freud descrive talvolta come un processo di abreazione un effettivo lavoro di rievocazione e di elaborazione psichica in cui lo stesso affetto viene ravvivato in connessione col ricordo deii diversi eventi che l'hanno suscitato (1 e). L'assenza di abreazione ha come effetto di lasciar sussistere allo stato inconscio e isolato dal corso normale del pensiero gruppi di rappresentazioni che sono all'origine dei sintomi nevrotici: > (1 e). Queste tre categorie di condizioni definiscono i tre tipi di isteria: isteria ipnoide•, isteria da ritenzione•, isteria da difesa•. È noto che Freud dopo la pubblicazione degli Studi sull'isteria conserverìi. soltanto quest'ultima forma.
* L'accento posto esclusivamente sull'abreazione nella efficacia psicoterapica caratterizza soprattutto il periodo detto del metodo catartico. Tale conc:etto tuttavia resta presente nella teoria della cura psicanalitica per ragioni di fatto (presenza in ogni cura, in 2
gradi diversi secondo i tipi di malati, di manifestazioni di scarica emozionale) e per ragioni di principio in quanto qualsiasi teoria della cura prende in considerazione non solo la rievocazione m.a anche la ripetizione. Concetti come q_uelli di transfert•, di elaborazione•, di agire•, implicano tutti un riforimento alla teoria dell'abreazione pur inserendosi in concezioni della cura più complesse di quelle della pura e semplice liquidazione dell'affetto traumatizzante. (°') Il neologismo Abreagieren pare sia 8tato coniato da Breuer e Freud a partire dal verbo reagieren usato transitivamente e dal prefisso ab che comporta vari significati, in particolare quelli di distanza nel tempo, separazione, diminuzione, soppressione, ecc.
À
. (1) BREUER (J.) e FREUD (S.). a) Cfr. G.W., voi. I, 81-9; S.E., voi. Il, :3-10; Fr., 1-7; It., 175-81. - b) G.W., voi. I, 87; S.E., voi. Il, 8; Fr., 5-6; · It., 180. - e) G.W., voi. I, 223-4; S.E., voi. II, 158; Fr., 125; It., 311. d) G.W., voi. I, 90; S.E., voi. Il, 11; Fr., 8; lt., 182. - e) G.W., voi. I, 89; S.E., voi. II, 10; Fr., 7; It., 181.
ACTING OUT.
ii Termine usato neiia psicanalisi per designare le azioni che
presentano per lo più un carattere impu.lsivo relativamente in ,·ottura con i sistemi di motivazione abituali del soggetto, relativamente isolabile nel corso delle sue attività, e che assumono una forma di auto- o etero-aggressività. Nel sorgere dell'acting out lo psicanalista vede il segno dell'emergenza del rimosso. Quando esso sopravviene nel corso di un'analisi ( sia durante l-a seduta che al di fuori di essa), l' acting out va considerato nella sua connessione con il transfert e spesso come un tentativo di (gnorarlo completamente. Il L'uso del termine inglese acting out nel linguaggio psicanaliitico solleva anzitutto problemi terminologici: 1) Come traduzione di agieren, to act out (forma sostantivata: acting out), conserva tutta l'ambiguità di ciò che Freud chiamava a,gieren (vedi: Agire). Per esempio, la voce acting out in A comprehensive Dictionary of Psychological and Psychoanalytical Terms di English e English contiene la definizione seguente: « Manifestazione in una situazione nuova di un comportamento intenzionale appropriato a una situazione antecedente, la quale è rappresentata
3
simbolicamente dalla situazione nuova. Cfr. Transfert, che è una forma di acting out>>. 2) La definizione precedente è in contraddizione con l'accezione ammessa più generalmente di acting out, che distingue, anzi contrappone, il terr,eno del transfert e il ricorso all' acting out e vede in quest'ultimo un tentativo di rottura della relazione analitica. 3) A proposito del verbo inglese to act out faremo alcune osservazioni: a) To act, quando è usato transitivamente, è ricco di significati che appartengono al campo del teatro: to act a play = recitare un testo teatrale; to act a part = recitare una parte, ecc. Lo stesso vale per il verbo transitivo to act. out. b) La posposiziione out apporta due sfumature: esteriorizzare, esibire ciò che si suppone uno abbia in sé, e eseguire rapidamente fino al compimento, dell'azione (sfumatura che si ritrova in espressioni come to carry out = condurre a termine; to sell out = vendere tutta la propria merce, ecc.). e) Il senso originale, puramente spaziale, della posposizione out ha potuto indurre alcuni psicanalisti a intendere, erroneamente, acting out come atto compiuto fuori della seduta analitica e a opporlo a un acting :in che interverrebbe nel corso della seduta. Se si vuol esprimere questa opposizione, è opportuno parlare di acting out outside of psyc.hoanaly.is e ài acting out ins-ide of psychoanalysis o in the analytic s:ituation.
* Dal punto di vista descrittivo, la gamma degli atti che sono sussunti di solito sotto la nozione di acting out è molto estesa, includendo ciò che la psichiatria chiama «attualizzazione>>, ma anche forme molto più discrete purché abbiano un carattere impulsivo, mal motivato agli occhi stessi del soggetto, in rottura con il suo comportamento ~bituale, anche se l'azione in questione è successivamente razionalizzata; tale carattere indica per lo psicanalista il ritorno del rimosso. Si possono considerare come acting out anche alcuni incidenti occorsi al soggetto quando questi si sente estraneo alla loro produzione. Questa estensione pone evidentemente il problema della ,delimitazione del concetto di acting out, relativamente vago e variabile a seconda degli autori, rispetto ad altri concetti elaborati da Freud, specie l'atto mancato e i fenomeni detti di ripetizion,e (et.). Anche l'atto mancato è puntuale, isolato, ma, almeno nelle sue forme più tipiche, è latente la sua natura di 4
compromesso; inversamente, nei fenomeni di ripet1z1one vissuta (~1 coazione di destino», per esempio), i contenuti rimossi ritornano spesso con grande fedeltà in un contesto di cui il soggetto non si riconosce l'autore.
* Uno degli apporti della psicanalisi è stato quello di mettere in rielazione il sorgere di un atto impulsivo con la dinamica della cura e del transfert. È questa una via chiaramente indicata da Freud, che ha sottolineato la tendenza di alcuni pazienti ad ((agire>> (agier.en) fuori dell'analisi i moti pulsionali da es.sa risvegliati. Ma, descrivendo anche il transfert sulla persona dell'analista come un modo di «agire >>, egli non ha nettamente dlifferenziato e collegato t:ra loro i fenomeni di ripetizione nel transJfert e quelli dell' acting o,ut. La distinzione che egli introduce sembra rispondere a preoccupazioni soprattutto tecniche, dato che il soggetto che > dlei conflitti fuori della cura è meno accessibile alla presa di coscienza del loro carattere ripetitivo e può, fuori di ogni controllo e di ogni interpretazione dell'analista, soddisfare fino in fondo, sino all'atto completo, le sue pulsioni rimosse: « Molto indesiderabile è, per noi che il paziente agisca al di fuori del transfert, invece di ricordare; il comportamento ideale per i nostri scopi sarebbe che e:gli al di fuori del trattamento si comporta.sse nel modo possibilmente più normale e che manifestasse le sue reazioni anormali soltanto nel transfert>> (1). Uno dei compiti della psicanalisi dovrebbe essere quello di cercare di fondare la distinzione fra transfert e acting out su criteri diversi da quelli puramente tecnici, anzi puramente spaziali (ciò che avviene nel gabinetto dell'analista, o fuori di esso); ciò richiederebbe, tra l'altro, una riflessione più approfondita sui concetti di azione, di attualizzazione, e su ciò che caratterizza i diversi modi di comunicazione. Solo una volta chiariti sul piano teorico i rapporti tra acting out e transfert analitico si potrebbe esaminare se le strutture così enucleate possano essere estrapolate fuori di qualsiasi riferimento al trattamento, cioè chiedersi se gli atti impulsivi della vita quotidiana non possano essere chiariti una volta riferiti a relazioni di 1tipo transferenziale. ,A (~) Questa delimitazione è necessaria se si vuol conservare una :specificità al concetto e non dissolverlo in lllna concezione generica 5
che mostri la relazione più o meno stretta di ogm impresa umana con i fantasmi inconsci. (1) FREUD (S.). Abriss der Psychoanalyse, 1938. G.W., voi. XVII, 103; S.E., voi. XXIII, 177; Fr., 46; lt., 265.
AFANISI.
D. : Aphanisis. - En. : aphanisis. nisis. - P.: afiìnise.
Es. : afanisis. -
Fr. : apha-
• Termine introdotto da' E. Jones: scomparsa del desiderio sessuale. Secondo tale autore, l'afanisi sarebbe, nei due sessi, oggetto di un timo.re più fondamentale del timore della castrazione. • Jones ha introdotto il termine greco di &.rpocvunç (atto di far scomparire, scomparsa) in relazione al problema del complesso di castrazione (1 a). Secondo lui, anche nell'uomo l'abolizione della sessualità e la castrazione non si identificano (per esempio, > (2 a) (tt). È difficile ved,ere come il termine di affetto possa conservare un senso indipendentemente da qualsiasi riferimento all'autocoscienza; Freud si pone la domanda: è legittimo parlare di affetto inconscio? (3 a). :Egli rifiuta di stabilire un parallelo tra l'affetto detto comparabili ad > (4). A (cx) In altri passi, questa distinzione è trascurata. A proposito dell'isteria di conversione, per esempio, Freud non parla di una conversione dell'importo d'affetto che provocherebbe la sconiparsa àeil'affetto soggettivo, ma semplicemente di « totale scomparsa dell'importo d'affetto•> (2 b). (1) FREUD (S.). Aus den Anfiingen der Psychoanalyse, 1887-1902. Ted., 95; lngl., 84; Fr., '.76-7; It., 74. (2) FREUD (S.). Die Verdriingung, 1915. - a) G.W., vol. X, 255; S.E., vol. XIV, 152; Fr., 79-80. - b) G.W., vol. X, 258; S.E., voi. XIV, 155; Fr., 85. (3) FREUD (S.). Das Unbeuusste, 1915. - a) Cfr. G.W., voi. X, 276-7; S.E., voi. XIV, 178; Fr., 113-4. - b) G.W., voi. X, 277; S.E., voi. XIV, 178; Fr., 114-5. (4) FREUD (S.). Hemmung, Symptom und Angst, 1926. G.W., voi. XIV, 163; S.E., voi. XX, 133; Fr., 57; It., 72.
AGGRESSIVITÀ.
D. : Aggression, Aggressivitli.t. En. : aggress1v1ty, aggressiveness. - Es.: agr,esividad. - Fr.: agressivité. - P.: agressividade.
• Tendenza o insieme di tendenze che si attuano in condotte reali o fantasmatidie, miranti a danneggiare un altro, demolirlo, 8
costringerlo, umiliarlo, ecc. L'aggressione assume anche modalità diverse dall'azione motoria violenta e disi:ruttrice; non vi è nessuna condotta, negativa ( rifiuto di assistenza, per esempio) o positiva, simbolica ( ironia, per esempio•) o effettivamente eseguita, che non possa funzionare come agg1·essione. La psicanalisi ha dato un'importanza crescente all'aggressività, mostrandola in azione molto presto nello sviluppo del s-oggetto e sottolineando il gioco complesso della sua fusione e defu:sione con la sessualità. Questo sviluppo teorico culmina nel tentativo di cercare un sostrato pulsionale unico e fondamentale dell'aggressività nel concetto di pulsione di morte. • Secondo l'opinione corrente, Freud avrebbe ammesso solo molto tardi l'importanza dell'aggressività. Tale opinione sembrerebbe avvalorata da Freud stesso: « Perché - egli si chiede - ci è stato necessario tanto tempo prima di deciderci ad ammettere una pulsione aggressiva? Perché àbbiamo esitato a utilizzare, per la teoria, dei fatti che erano evidenti e familiari a chiunque? >> (1 a). In realtà, le due domande qui poste da Freud vanno disgiunte, giacché, se è vero che l'ipotesi di una > autonoma, formulata da Adler già nel 1908, è stata a lungo rifiutata da Freud, non sarebbe però esatto dire che la teoria. psicanalitica rifiutasse, prima della >, di prende:re in considerazione le condotte aggressive. È facile mostrarlo a più di un livello. Anzitutto nella cura, in cui molto presto Freud incontra la resisten:za con il suo sovrattono aggressivo: « ... il paziente, che all'inizio era così bene educato e gentile, diviene volgare, menzognero e insolente, un simulatore, fino a che glielo dico apertamente e lo metto così in grado di vincere questo carattere degenerativo » (2). Inoltre Freud, già nel Caso Dora (Frammento di analisi di una isteria [Bruchstii.ck einer HysterieAnalyse, 1905]), vede nell'intervento dell'agg;ressività un tratto particolare del trattamento psicanalitico: dell'oggetto non si separa dalla sua distruzione; l'ambivalenza diventa allora una qualità dell'oggetto stesso contro cui il soggetto lotta scindendolo in oggetto « buono 1> e oggetto «cattivo >>: un oggetto ambivaLlente, che sia a un tempo idealmente benefico e fondamentalmente distruttore non può essere tollerato.
* Il termine di ambivalenza è spesso usato nella psicanalisi con una accezione molto ampia. Esso può infatti servire a indicare le azioni e i sentimenti risulltanti da un conflitto difensivo in cui entrano in gioco motivazioni incompatibili; dato che ci'ò che è piacevole per un sistema è spiacevole per un altro, si potrà considerare ambivalente qualsiasi >. Ma il termine di ambivalenza rischia, allora di indicare in modo vago qualsiasi atteggiamento conflittuaLle. Affinché esso conservi il valore descrittivo, anzi sintomatico, che aveva all'origine, bisognerebbe ricorrervi nell'analisi di conflitti specifici in cui la componente positiva e la componente negativa dell'atteggiamento affettivo siano simultaneamente presenti, indissolubili, e costituiscano una opposizione non dialettica, insuperabiìe per ii soggetto che dice a un tempo sì e no. Occorre dunque, per spieg:are in ultima analisi l'ambivalenza, postulare, come suggerisce la teoria freudiana delle pulsioni, un dualismo fondamentale? Cib permetterebbe di spiegare l'ambivalenza di amore e odio con la loro evoluzione specifica: l'odio troverebbe la sua origine nelle pulsioni d'autoconservazione - (Littré). Essa costituisce lo stadio più evoluto del pensiero di Silberer sul simbolismo ed è stata sviluppata in Problemi della mistica e del suo simbolismo (Probleme der Mystik und ihrer Symbolik, 1914). Nelle parabole, nei riti, nei miti, ecc., Silberer scorge una duplice determinazione: per esempio, lo stesso simbolo che rappresenta in psic2malisi la morte del padre è interpretato anagogicamente come > in noi (1 a). Que~~"1
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« fenomeno funzionale >> ( vedi), nel senso ampliato che Silberer ha finito per attribuirle. La differenza tra « funzionale >> e > consiste solo nel fatto che il , 1923, 4, 254-69.
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ANALISI DIDATl'ICA.
D. : Lehranalyse, didaktische Analyse. - En. : training analysis. Es.: analisis didàctico. - Fr.: analyse didactique. - P.: analise didatica.
• Psicanalisi cui si sottopongono le persone destinate all' esercizio della professfone di psicanalista e che costituisce l'elemento fondamentale della loro formazione. • La scoperta della psicanalisi è legata mt1mamente all'esplorazione personale che Freud intraprese su se stesso (vedi: Autoanalisi). Egli comprese immediatamente che si può accedere alla pratica dell'analisi solo mediante la conoscenza del proprio inconscio. Al Congresso di Norimberga, nel 191 O, Freud vede in una Selbstanalyse (letteralmente analisi di sé) la condizione indispensabile affinché > (1 ). Freud si riferisce qui all'autoanalisi o a una psicanalisi condotta da un terzo ? Il termine di Selbstanalyse non consente di rispondere. In base al contesto; si può ritenere che si tratti piuttosto di un'autoanalisi, ma se si tiene presente il resoconto presentato al congresso da Otto Rank (2), bisogna pensare che Freud avesse in mente anche l'istituzione dell'analisi didattica. Comunque, non pare che, a quell'epoca, egli fosse già convinto del valore insostituibile dell'analisi didattica rispetto all'autoanalisi. Questo valore formativo di un'analisi personale è riconosciuto più esplicitamente nei Consigli al medico sul trattamento psicanalitico (Ratschliige fiir den: Arzt bei der psychoanalytischen Behandlung, 1912); essa è posta in relazione con la teoria secondo cui l'analista « deve rivolgere verno l'inconscio del malato, emittente, il suo proprio inconscio come organo ricevente>> (3 a). Per far ciò, l'analista deve essere capace di comunicare più liberamente con il proprio inconscio (vedi: Attenzione fluttuante), ed è proprio questo che, in linea di principio, deve essere reso possibile dall'analisi didattica; Freud rende omaggio alla scuola di Zurigo per aver « ••• posto l'esigenza che chiunque voglia praticare delle analisi su altri deve prima sottoporsi a una analisi svolta da una persona sperimentata >> (3 b). È nel 1922, al Congresso dell'Associazione Psicanalitica Internazionale, due anni dopo la fondazione dell'Istituto di Psicanalisi di Berlino, che è posta l'esigenza dell'analisi per ogni candidato analista. 24
Pare che Ferenczi sia stato colui che ha maggiormente contribuito a valorizzare la funzione dell'analisi didattica, in cui egli vede la (5). Le esigenze formulate da Ferenczi sono oggi generalmente a.ccettate (1X); esse tendono a fare dell'analisi personale di chi è ...:I __ .._: __ .__ _ 11, 1• • ,. • • •~ • • • •· ucsuuaw au anans1 un impresa 1n cui 1 acqu1s1z10ne e11 conoscenze c:on l'esperienza costituisce un aspetto secondario, che invece è posto indebitamente in primo piano dal termine >. Il problema, a un tempo teorico e pratko, inerente al concetto stesso e all'istituzionalizzazione dell'analisi didattica - cioè, come uin'analisi possa essere orientata direttamente verso una finalità particolare, verso una > (6). (~) Sui problemi posti dalla formazione analitica e sulla loro storia nel movimento, cfr. in particolare BALINT: Sul sistema di formazione psicanalitica (On the psycho-analytic training system) (7). (1) FREUD (S.). l'Jie zukiinftigen Chancen der psychoanalytischen Therapie, 1910. G.W., voi. VIII, 108; S.E., voi. Xl, 144-5; Fr., 27. (2) Citato in KovACS (V.). Training and Control-Analysis, « I.J.P. », voi. XVII, 1936, 346-54. (3) FREUD (S.). ,a) G.W., voi. VIII, 381; S.E., vol. XII, 115; Fr., 66. - b) G.W., vol VIII, 382; S.E., vol. XII, 116; Fr., 67. (4) FERENczr (S.). Die Elastizitiit der psychoana/ytischen Technik, 1927. In Final Contr., 88--9. (5) FERENCZI (S.). Das Problem der Beendigung der Analyse, 1928. In Final Contr., 83-4. (6) FREUD (S.). G.W., vol. XVI, 94-5; S.E., voi. XXIII, 248; Fr., 34. (7) Cfr. BALINT (M.). In • I.J.P. o, 1948, 29, 163-73.
ANALISI DIRETTA.
D.: direkte A:nalyse. - En.: direct analysis. - Es.: analisis directo. - Fr. : analyse directe. - P. : analise direta.
•
Metodo della psicoterapia analitica delle psicosi proposto da « interpretazioni dirette » fornite ai pazienti e caratterizzate nel modo seguente: a) esse riguardano contenuti inconsci che il soggetto esprime verbalmente o no ( mimica, postura, gesti, condotta); h) non esigono l'analisi delle resistenze; e) non ricorrnno necessariamente alla mediazione di catene associative. Questo metodo comporta inoltre una serie di procedimenti tecnici destinati a stabilire una stretta relazione effettiva, da « inconscio a inconscio », nella quale il terapeuta « deve diventare per il paziente la figura materna che non cessa di dare e di proteggere» (1 a).
J. Rosen. Esso trne il suo nome dall'uso di
• Questo metodo è stato esposto e arricchito da J. Rosen , dal 1946 in poi. Il tc~rmine > bisogna intendere un affiusso non dominabile di eccitazioni troppo numerose e troppo intense: è una vecchia idea dli Freud, che si trova già nei primi suoi scritti sull'angoscia, ove essa è definita come risultante da una tensione libidica accumulata e non scaricata. Il termine di angoscia indica un tipo di reazione indipendentemente dal caratte:re interno o esterno dell'origine delle eccitazioni traumatizzanti. (1) FREuo (S.). G.W., voi. XIV, 168; S.E., voi. XX, 138; Fr., 62;
It., 77.
ANGOSCIA DI FRONTE A UNA SITUAZIONE REALE.
D.: Realangst. -- En.: realistic anxiety. - Es.: angustia real. Fr.: angoisse devant un danger réel. - P.: angustia real.
• Termine (Realangst) usato da Freud nel quadro della sua teoria dell'angosci,a: angoscia di fronte a un pericolo esterno che costituisce per il soggetto una min...açc_ig reale. • Il termine tedesco Realangst è introdotto in Inibizione, sintomo e angoscia (Hemmung, Symptom und Angst, 1926). Esso può prestarsi a vari malintesi che l'equivalçnte italiano da noi proposto cerca di eliminare. 1) In Realangsit, Real è sostantivo; esso non qualifica l'angoscia stessa, ma indica ciò che la motiva. L'angoscia di fronte a un pericolo_ reale si oppone all'angoscia di fronte alla pulsione. Per alcuni autori, ispecie per Anna Freud, la pulsione sarebbe ansiogena solo nella misura in cui rischia di suscitare un pericolo reale, mentre la maggior parte degli psicanalisti sostengono l' esistenza di una minaccia pulsionale generatrice di angoscia. 2) La traduzione con > avrebbe l'inconveniente di lasciar supporre che la realtà in quanto tale sia motivo di angoscia, mentre si tratta di determinate situazioni. Per questo proponiamo >. Senza esaminar,e la teoria freudiana dell'angoscia, noteremo che il termine Angst, in tedesco e nel suo uso freudiano, non corrisponde esattamente al termine italiano «angoscia >>.
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Espressioni correnti come lch habe Angst vor ... si rendono çon: Ho paura di... La contrapposiziorn~ spesso ammessa tra igaura, che avrebbe un oggetto determinato, e angoscia, che sarebbe definita dall'assenza di oggetto, non corrisponde esattamente alle distinzioni freudiane.
ANNULLAMENTO RETROATIIVO.·
D. : Ungeschehenmachen. - En.: undoing (what has been clone). Es.: anulaci6n retroactiva. Fr.: annulation rétroactive. P.: anulaçao retroativa.
4t Meccanismo psicologico con cui il soggetto si sforza di fare
fo modo che pensieri, parole, gesti, ai:ti passati non siano uvvenuti; egli utilizza a tale scopo un pensiero o un comportamento che ha un significato opposto. Si tratta di una coazione di andame1rito «magico», particolarmente caratteristica della nevrosi ossessiva. Il L'annullamento è descritto brevemente da Freud m L'uomo
,lef topi, ove analizza delle > (1 a). In Inibizione, sintomo e angoscia (Hemmun,g, Symptom und Angst, 1926), questo processo è messo in luce da Freud con il termine di Ungeschehenmachen (letteralmente: rendere non accaduto); insi.ème all'isolamento, esso è considerato come una forma di difesa caratteristica della nevrosi ossessiva ed è qualificato di procedimento magico; egli mostra come tale forma di difesa operi in particolare nei rituali ossessivi (2 a). Anna Freud cita l'annullamento retroattiivo nel suo inventario d,ei meccanismi di difesa dell'Io (3); ed è in generale come meccanismo di difesa dell'Io che esso è .definito nella letteratura psicanalitica (4 a). Notiamo che l'annullamento retroattivo si presenta sotto modalità abbastanza diverse. Talora un comportamento è annullato con il comportamento direttamente opposto (per esempio, : « Dopo un'azione che esegue una data ingiunzione, ne segue un'altra che sospende o annulla la prima, quando addirittura non arriva fino a compiere il suo opposto>> (2 b). L'inclusione dell'annullamento retroattivo tra i meccanismi di difesa dell'Io richiede inoltre la seguente osservazione: bisogna considerare il «secondo tempo >> come semplice prodotto della difesa ? La varietà degli ,~sempi clinici suggerisce una risposta sfumata. Si nota infatti che per lo più le motivazioni pulsionali operano in ambo le fasi, specie sotto la forma dell'ambivalenza* amore-odio; talora anzi è il secondo tempo che pone meglio in evidenza la vittoria della pulsione. In un esempio come quello di Feniche!, è la condotta nei suo insieme che forma un tutto sintomatico. Va notato inoltre, in questa prospettiva, che Freud, in un'epoca in cui non era ancora stato posto l'accento sui meccanismi di difesa dell'Io, non fa intervenire l'azione difensiva se non come razionalizzazione che ca.muffa successivamente l'azione complessiva (1 b). Infine si potrebbero enucleare due concezioni, che d'altronde si oppongono solo come due livelli di interpretazione o due livelli del conflitto psichico*: una che pone l'accento sul conflitto interpulsionale in cui si ritrova in ultima analisi l'ambivalenza dell'amore e dell'odio, l'altra che situa il conflitto tra le pulsioni e l'Io, in cui quest'ultimo può trovare un alleato in una pulsione opposta a quella da cui si protegge·.
* Ci si può chiedere se il meccanismo di annullamento retroattivo non vada ricollegato a un comportamento normale molto diffuso: si ritratta una affermazione, si ripara un danno, si riabilita un condannato, si attenua la portata di un pensiero, di una parola o di un atto con una negazione che può persino essere a11ticipata (esempio: >) ecc.
Notiamo tuttavia che in tutti questi casi si tratta di attenuare o annullare il significato, il valore o le conBeguenze, mentre l'annullamento retroattivo - nel senso patologico - riguarda la realtà stessa dell'atto che si vorrebbe sopprimere: radicalmente. agendo cQme se il tempo non fosse irreversibile. Certo tale distinzione può sembrare troppo schematica: è in fondo ricorrendo a significati opposti che il soggetto tenta di annullare l'atto stesso. Ma l'osservazione clinica mostra che l'ossessivo non si accontenta di un lavoro di disinvestimento o di controinvestimento*. Ciò a cui tende è proprio l'impossibile annullamento dell'evento (Geschehen) p~sato in quanto tale. (1) FREUD (S.). Bemerkungen uber einen Fall von Zwangsneurose, 1909. G.W., vol. VII, 414; S.E., voi. X, 192; Fr., 224; lt., 303. - b) Cfr. G.W., voi. VII, 414; S.E., vol. X, 192; .Fr., 224; It., 3Q3. (2) FREUD (S.). a) Cfr. G.W., voi. XIV, 149-50; S.E., vol. XX, 119-20, Fr., 41-2; It., 57-8. - b) G.W., vol. XIV, 142; S.E., vol. XX, 113; Fr., 33; lt., 51. (3) FREUD (A.). Das Ich und die Ab'll/ehrmechanismen, 1936, ed. Imago, Londra, 1946, 36. (4) Cfr. per esempio FENICHEL (O.). The 1>sychoanalytic Theory o/ Neurosis, Norton, New York, 1945; ed. fr., P.U.F., 1953. - a) lngl., 153-5; Fir., 189-92. - b) Ingl. 154; Fr., 190-1.
a)1
APPAGAMENTO DI DESIDERIO.
D.: Wunscherfiillung. - En.: wish-fulfilment. - Es.: realizaci6n de deseo. - Fr. : accomplissement de désir. - P. : realizaçào de desejo.
•· Formazione psicologica in cui il desid,Brio è presentato nell'immaginazione come realizzato. Le produzioni dell'inconscio (sogno, sintomo e per eccellenza il fantasma) sono appagamenti dii desiderio in cui il desiderio si esprime in una forma più o m\eno travestita. • Non è qui il caso di esporre la teoria psicanalitica del sogno, la cui tesi essenziale - il sogno è un appagamento di desiderio rappresenta per Freud, com'è noto,. il nuclleo centrale della sua scoperta (O(). In L'interpretazione dei sogni (Die Traumdeutung, 1900) egli si è proposto di provare l'universalità di questa tesi e di. verificarla in tutti i casi che le oppongono una smentita apparente (sogni di angoscia, di punizione, ec,c.). Ricordiamo che in Al di là del principio di piacere (Jenseits des 31
Lustpn·nzips, 1920) il problema della ripetiz10ne dei sogni di incidenti nella nevrosi traumatica induce Freud a riesaminare la funzione del sogno come appagamento di desiderio e a cercare per il sogno una funzione più originaria ( 1) (vedi: Coazione a ripetere; Legame). L'analogia tra sç,gno e sintomo si impone subito a Freud, che la nota fin dal 1895 (2 a) e ne comprende tutta la portata dopo L'interpretazione dei so1~ni. Lo mostrano per esempio queste righe indirizzate a W. Fli,ess: > specifiche; egli assegna 33
a queste ultime un dato ordinè che implica una determinata successione temporale. La coesistenza dei diversi sistemi che compongono l'apparato psichico non va intesa nel senso anatomico che le darebbe una teoria delle localizzazioni cerebrali. Essa implica soltanto che le eccitazioni devono seguire un ordine che è fissato dal posto dei diversi sistemi (2). 2) Il termine (( apparato>> suggerisce l'idea di un compito, anzi di un lavoro. Lo schema prevalente fu mutuato da Freud da una certa concezione dell'arco riflesso secondo cui quest'ultimo trasmetterebbe integralmente l'energia ricevuta: > (1 a). La funzione somatica foinisce alla sessuaìità ia sua fonte o, zona erogena, le indica immediatamente un oggetto, il seno, e procura infine un piacere irriducibile alla piura e semplice sazietà, uma specie di gratificazione: > (1 b). La sessualità diventa quindi autonoma solo secondariamente e, una volta abbandonato l'oggetto esterno, funziona in modo autoerotico (vedi: Autoerotismo). L'appoggio si applica anche nei casi delle altre funzioni parziali: « La zona anale, al pari della zona labiale, è idonea, per la sua situaz1ione, a consentire un appoggio della sessualità su altre funzioni somatiche>> (1 e). Infine, già nel 1905, in tutto il capitolo s.ulla « scoperta dell' oggetto >>, la genesi della scelta oggettuale quale è descritta da Freud è la stessa che egli chiamerà più tardi > (1 /). (1) FREUD (S.). a) G.W., voi. V, 82; S.E., voi. VII, 181-2; Fr., 74. b) G.W., voi. V, 82; S.E., voi. VII, 182; Fr., 75. - e) G.W., voi. V, 86; S.E., voi. VII, 185; Fr., 79. - d) Cfr. G.W., voi. V, 123-30 e n. 1, p. 123 (aggiunta del 1915); S.E., voi. VIII, 222-30 e n. 1, p. 22; Fr., 132-40 e n. 77, p. 185. - f) G. W., voi. V, 183; S.E., voi. VII, 222; Fr., 132. (2) FREUD (S.). Beitriige zur Psychologie des Liebeslebens, 1910. G.W., vol. VIII, 80; S.E., voi. XI, 180-1; Fr., 12.
ASSOCIAZIONE.
D.: Assoziation. - En.: association. association, - P. : associaçào.
•
Es. : asociaci6n. -
Fr.:
Termine mutuato dall'associazionismo e indicante qualsiasi
leg;ame tra due o più elementi psichici la cui serie costituisce
una catena associativa. 37
Talora il termine è usato per designare gli elementi così associati. A proposito della cura, è a quest'ultima accezione che ci si riferiscE1 quando si parla, per esempio, delle « associazioni di un d,eterminato sogno » per indicare ciò che, nei discorsi del soggetto, è in connessione associativa con quel sogno. Al limite, il termi'.ne «associazioni» designa l'insieme del materiale verbalizzata, nel corso della seduta psicanalitica. • Un commento esauriente al termine di associazione esigerebbe un esame storico-critico che delinei la diffusione della dottrina associazionistica in Germania nel XIX secolo e la sua influenza sul pensiero del >, e mostri soprattutto come essa sia stata integrata e trasformata dalla scoperta freudiana delle leggi dell'inconscio. Noi ci limiteremo alle osservazioni seguenti su quest'ultimo punto: 1) Non si possono comprendere il senso e la portata del concetto di associazione in psicanalisi senza riferirsi all'esperienza clinica in cui è sorto il meitodo delle libere associazioni. Gli Studi sull'isteria (Studien uber Hysterie, 1895) mostrano come Freud sia stato indotto a seguire sempre più le sue pazienti nella via delle libere associazioni che esse :gli indicavano. (Vedi il nostro commento a). Dal punto di vista della teoria delle associazioni, ciò che risulta dalla esperienza di Freud in quegli anni di scoperta della psicanalisi può essere così schematizzato: a) Un'> (Einfall) al soggetto, apparentemente in modo isolato, è sempre un elemento che rinvia in realtà, coscientemente o meno, ad altri elementi. Si scoprono così delle serie associative che Freud designa con diverse espressioni metaforiche: linea (Linie), filo (Faden), concatenamento (Verkettung), sfilata (Zug), ecc. Queste linee si intersecano formando delle vere reti con > (Knotenpunkte) per i quali passano varie linee. b) Le associazioni quali si concatenano nel discorso del soggetto corrispondono secondo Freud a una organizzazione complessa della memoria. Egli ha paragonato quest'ultima a un sistema di archivi ordinati secondo diversi modi di classificazione e che possono essere consultati seguendo diverse vie (ordine cronologico, ordine per materi,~, ecc.) (1 a). Una simile organizzazione presuppone che la rappresentazione• ( Vorstellung) o la traccia mnestica• (Erinnerungsspur) di uno stesso evento possa ritrovarsi in diversi complessi di ricordi (che Freud chiama anche >). 38
c) Questa organizzazione in sistemi è confermata dall'esperienza clinica: esistono dei veri « gruppi psichici se1parati >> (1 b), cioè complessi di rappresentazioni avulsi dal corso associativo. Come ha notato Breuer, > di un elemento non rimane legata ad esso in modo immutabile. Il gioco delle associazioni dipende da fattori economici: l'energia di investimento si sposta da un elemento all'altro, si condensa sui punti nodali, ecc. (indlipendenza dell'affetto* dalla rappresentazione). e) In definitiva, il discorso associativo non è retto passivamente da leggi generali come quelle definite dall'associazionismo: il soggetto non è un >. Il raggruppamento delle associazioni, il loro eventuale isolamento, le loro « errate connessioni >>, la loro possibilità di accesso alla coscienza si inquadrano nella dinamica del conflitto difensivo · proprio di ciascuno. 2) Il Progetto per una psicologia scientifica (Entwurf einer Psychologie, 1895) chiarisce l'uso freudiano del concetto di associazione e mostra come, da un punto di vista speculativo, la scoperta psic:analitica dell'inconscio conferisca un nuovo senso ai presupposti associazionistici su cui si basa Freud: a) Il funzionamento delle associazioni è: concepito come una ciircolazione di energia all'interno di un > strutturato in modo complesso secondo una gerarchia con biforcazioni successive. Ogni eccitazione prende ad ogni bivio una via a preferenza di un'altra, in funzione delle > (1). È con Ferenczi che i problemi tecnici posti dalla osservanza del principio d'astinenza dovevano emergere in primo piano nelle discussioni analitiche. Ferenczi era favorevofo, in taluni casi, a misure dirette a evitare i soddisfacimenti sostitutivi trovati dal paziente nella cura e al di fuori di essa. Freud, nel suo discorso conclusivo al Congresso di Budapest (1918), approvò il principio di tali misure e ne diede una giustificazione teorica: > (2). Per chiarire la discussione sempre attuale intorno al concetto di astinenza, sarebbe interessante distinguere nettamente tra l'astinenza come principio e regola dell'analista - semplice conseguenza de:lla sua neutralità - e le misure attive con cui si chiede al paziente stesso di mantenersi in un certo stato di astinenza. Tali miisure vanno dalle interpretazioni, il cui carattere insistente può equivalere a una ingiunzione, fino ai divieti formali, i quali, pur non mirando a vietare al paziente qualsiasi rapporto sessuale, riguardano in generale certe attività sessuali (perversioni) o certi atti a carattere ripetitivo che sembrano paralizzare il lavoro analitiico. La maggior parte degli analisti si mostrano molto cauti nei co1rifronti del ricorso a misure attive di questo genere, sottolineando in particolare che l'analista rischia allora di giustificare la sua assimilazione a una autorità repressiva. 41
(1) FREUD (S.). Bemerkungen uber die Obertragungsliebe, 1915. G.W., voi. 313; S.E., voi. :XII, 165; Fr., 122-3 .. (2) FREUD (S). Wege der psychoanalytischen Therapie, 1918. G.W., voi. XII, 188; S.E., voi. XVII, 163; Fr., 136.
ATIENZIONE (UGUALMENTE) FLUTIUANTE.
D. : gleichschwebende Aufmerksamkeit. -
En. : (evenly) suspended (o [evenly] poised) attention. - Es.: atenci6n (parejamente) flotante. - Fr. : attention (également) flottante. - P. : atençào equiflutuante.
• Modo in cui, secondo Freud, l'analista deve ascoltare l'analizzato: egli non de,ve privilegiare a priori nessun elemento del discorso dell' analizz:ato, il che implica che egli deve lasciar funzionare il più libemmente possibile la propria attività inconscia e sospendere le moti·vazioni che dirigono abitualmente l'attenzione. Questa raccomanda~;ione tecnica costituisce il corrispondente simmetrico della regoli~ della libera associazione proposta all' analizzato. • Questa raccomandazione essenziale, che definisce l'atteggiamento soggettivo dello psicanalista quando ascolta il suo paziente, è stata enunciata e commentata da Freud soprattutto nei suoi Consigli al medico per il trattamento psicanalitico (Ratschliige fur den Art bei der psychoanalytischen Behandlung, 1912). Essa consiste in una sospensione il più completa possibile di tutto ciò che focalizza abitualmente l'attenzione: inclinazioni personali, pregiudizi, presupposti teorici anche i più giustificati. > (1 a). Questa regola, secondo Freud, consente all'analista di scoprire le connessioni inconsce nel discorso del paziente. In virtù di· esse l'analista può conservare nella sua memoria una quantità di elementi in apparenza insignificanti le cui correlazioni risalteranno soltanto in un secondo tempo. L'attenzione fluttuante pone problemi teorici e pratici, che 42
sono già indicati dall'apparente contraddizione inerente al termine stc~sso. 1) Il fondamento teorico del concetto è evidente se si considera il problema rispetto all'analizzato: le strutture inconsce, quali Freud le ha descritte, si manifestano attraverso molteplici deformazioni, pf:r esempio quella della « trasmutazione di tutti i valori psichici >> (2 a) che porta spesso a dissimulare dietro gli elementi in apparenza più insignificanti i pensieri inconsci più importanti. L'atte1t1zione fluttuante è quindi l'unico atteggiamento oggettivo in quanto adattato a un oggetto essenzialmente deformato. Va notato d'altronde che Freud già in L'interpretazione dei sogni (Die Traumdeutung, 1900), senza usare ancora il termine di attenzione fluttuante, aveva descritto un atteggiamento mentale analogo in cui poneva la condizione dell'autoanalisi dei sogni (2 b). 2) Per quanto riguarda l'analista, la teoria dell'attenzione ugualmc~nte fluttuante solleva invece difficili problemi. È concepibile che l'analista, allo stesso titolo dell'analizzato, ce:rchi di sopprimere l'influenza che _potrebbero esercitare sulla sua attenzione i suoi pregiudizi coscienti e lt~ sue difese inconsce. È proprio per eliminare il più possibile queste difese che Freud sostiene l'opportunità dell'analisi didattica, giiacché > ( 1 b). Ma Freud chiede di più; la meta da raggiungere sarebbe una effettiva comunicazione da inconscio a inconscio (ix): (5). À
(1) FREUD (S.). a) G.W., voi. VIII, 381; S.E., voi. XII, 115; Fr., 66. b) G.W., voi. VIII, 382; S.E., voi. XII, 116; Fr., 67. - e) G.W., voi. VIII, 381; S.E., voi. XII, 115-6; Fr., 66. (2) FREUD (S.) Die Traumdeutung, 1900. - a) G.W., voli. II-III, 335; S.E., ml. IV, 330; Fr., 246; It., 303. - b) Cfr. G.W., voli. II-III, 108; S.E., voi. IV, 103; Fr., 79; It., 104. - e) Cfr. G.W., voli. II-III; 533; S.E., voi. V, 528-9; :rr., 435; It., 482-3.
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(3) Cfr. REIK (TH.). Listening with the third ear. The inner expnience of a psychoanalyst, Grove Press, New York 1948. (4) FREUD (S.). Die Disposition zur Zwangsneurose, 1913. G.W., voi. VIII, 445; S.E., vo1. XII, 320; Fr., in « R.F.P. 1>, 1929, voi. III, 3, 441. (5) FREUD (S.). Das Unbewusste, 1915. G.W .•, voi. X, 293; S.E., voi. XIV, 194; Fr., 142~3.
ATITVITÀ-PASSIVITÀ
D.: Aktivitlit-Passivitat. - En.: activity-passivity. - Es.: actividad-passividad. - Fr. : activité-passivité . - P.: actividade-passividade.
Una delle coppie di opposti fondamentnli della vita psichica. Essa specifica determinati tipi di mete* pulsionali. Considerata da un punto di vista genetico l'opp,r,sizione attivo-passivo avrebbe la priorità rispetto alle opposizi,r,ni successive in cui e.ssa si articolerà: fallico-castrato e maschile-femminile. ti
Il Sebbene per Freud attività e passività costituiscano principalmente delle modalità della vita pulsionale, iciò non implica che si possano opporre pulsioni attive a pulsioni passive. Al contrario, l;reud ha sottolineato, in particolare nella sua polemica con ".t\.dler (vedi: Pulsione d'aggressione), che la pulsione è per definizione attiva: (1 b). In questo senso si potrebbe sempre ritrovare al livello del fantasma la presenza simultanea o alternata dei due termini: attività e passività. Tuttavia, sia nella
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natura del soddisfacimento cercato sia nella posizione fantasmatica, questa complementarità non deve mascherare ciò che vi può essere di irriducibile nella fissazione a un ruolo sessuale attivo o passivo. Per quanto riguarda lo sviluppo del soggetto, Freud fa svolgere un ruolo important,e all'opposizione attività-passività, che precede le altre coppie di opposti: fallico-castrato e maschilità-femminilità. Secondo Freud, è allo stadio anale che > (3 a). Essa mostra come il bambino cominci con l'essere totalmente passivo nella sua relazione con la madre che soddisfa i suoi bisogni e come gradualmente > (1). Tale metodo gli sembra fondamentale: > (2). Ma in molti altri :passi, Freud si mostra molto cauto sulla portata di un'autoanalisi. Già durante la propria autoanalisi egli scrive a Fliess: (4). Le riserve di Freud riguardano l'autoanalisi come surrogato di una psicanalisi. Si considera generalmente l'autoanalisi come una forma particolare di resistenza alla psicanalisi che lusinga il narcisismo ed elimina la rnolla essenziale della cuia, cioè il transfert (5). Anche negli autori che, come Karen Horney, ne raccomandano l'uso, essa ha in realtà la funzione di integrare il trattamento, preparandolo o continuand!olo. Quanto alT'autoanalisi di Freud, essa ha un carattere particolarissimo, giacché fu in parte all'origine della scoperta della psicanalisi e non l'applicazione di una conoscenza. Per quanto riguarda gli analisti, è certamente auspicabile che essi chiariscano continuamente la propria dinamica inconscia. Freud lo notava già nel 1910 a proposito del controtransfert*: > il processo avviato da quella (, il narcisismo, > (2 b). Tale definizione va intesa alla luce della distinzione stabilita da Freud tra i diversi elementi della pulsione: spinta*, fonte*, meta*, oggetto*. Nell'autoerotismo > (3 a). 1) La teoria dell'autoerotismo è legata a una tesi fondamentale dei Tre saggi: la contingenza dell'oggetto della pulsione sessuale. Mostrare come, all'ini:~io della vita sessuale, il soddisfacimento possa essere ottenuto senza ricorso a un oggetto, significa mostrare che non esiste alcuna via preformata che orienti il soggetto verso un oggetto determinato. Questa teoria non implica l'affermazione di uno stato pnm1t1vo « inoggettuale >>. L'atto del succhiare, che è considerato da Freud come il modello dell''autoerotismo, è infatti successivo rispetto a una prima tappa in cui la pulsione sessuale si soddisfaceva appoggiandosi (vedi: Appoggio) alla pulsione di autoconservazione (la fame) e grazie a un oggetto: il seno materno (2 e). Separandosi dalla fame, la pulsione: sessuale orale perde il suo oggetto e diventa così autoerotica. Se si può dire dell'autoerotismo che è senza oggetto, non è quindi affatto perché esso compaia prima di qualsiasi relazione con un oggetto, né perché com la sua corr1parsa ùgni oggetto cessi di essere presente nella ricerca del soddisfacimento, ma soltanto perché il modo naturale di apprensione dell'oggetto si trova scisso: la pulsione sessuale si separa dalle pulsioni non sessuali (alimentazione, per esempio), su cui es:sa si appoggiava e che le indicavano l'oggetto e la meta. L'> dell'autoerotismo sarebbe quindi quel momento, sempre rinnovato più che localizzabile in una fase determinata dello sviluppo, in cui la sessualità si distacca dall'oggetto naturale e si abbandona al fantasma, costituendosi così come sessualità. 2) Inoltre, la nozione di autoerotismo implica già nel primo uso fattone da Freud un sistema di riferimento diverso dalla relazione con l'oggetto: il riferimento, cioè, a uno stato dell'organismo in cui le pulsioni si soddisfano ciascuna per proprio conto senza che esista un'organizzazione comjplessiva. Già nei Tre saggi l'autoerotismo è sempre definito come l'attività delle diverse «componenti parziali>>; esso va concepito come: un eccitazione sessuale che nasce e si placa sul posto, al livello di ogni zona erogena presa isolatamente (piacere d'organo*). Certo, l'attività autoerotica richiede per lo più il contatto della zona erogena con un'altra parte del corpo (succhiamento
so
del pollice, masturbazione, ecc.), ma il suo modello ideale è quello delle labbra che baciano se stesse (2 d). L'introduzione della nozione di narcisismo* chiarirà, retroattivamente, quella di autoerotismo: nel narcisismo è l'Io, come immagine unificata del corpo, che è l'oggetto dell'Io narcisistico, e l'autoerotismo si definisce, per opposizione, come lo stadio anarchico che precede questa convergenza delle pulsioni parziali su un oggetto comune: > (4 ). In numerosi testi Freud sostiene chiaramente questa tesi: nel passaggio dall'autoerotismo al narcisismo ·(< ••• le pulsioni sessuali, prima isolate, si sono ormai raccolte in una unità, e allo stesso tempo hanno trovato un oggetto»; questo oggetto è l'Io (5 a). Più tardi la distinzione si attenuerà, specie in alcuni testi in cui Freud ammetterà l'esistenza fin dall'origine, anzi nella vita intrauterina, di uno stato di >*. L'aiutoerotismo viene allora definito come nient'altro che > (6-3 b). In conclusione, si può costatare che iii concetto espresso dal termine di autoerotismo può essere definito con una certa coerenza a partire da quello di uno stato originario di frazionamento della pulsione sessuale. Tale frazionamento, pur implicando, quanto al rapporto con l'oggetto, l'assenza di un ogg,etto totale (lo o persona estranea), non presuppone affatto l'assenza di un oggetto parziale fantasmatico. Si può dire che l'autoerotismo sia un concetto genetico? Si può parlare di uno stadio libidico autoerotico? L'opinione di Freud ha variato a questo proposito. Nel 1905 egli tende a sussumere tutta la sessualità infantile sotto l'autoerotismo,. per opporla all'attività adulta che comporta una scelta d'oggetto. In seguito, egli attenua questa tesi affermando: > (2 e). · È certo che Freud non abbandona l'idea di un passaggio genetico dall'autoerotismo all'amore oggettuale, e q,uando introdurrà successivamente il narcisismo, lo inserirà in tale successione temporale (5 b). Ma questa successione non va intesa in modo troppo
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rigoroso, e soprattutto va collegata a una distinzione strutturale: l'autoerotismo non contraddistingue una attività pulsionale determinata (orale, anale, ecc.), ma si ritrova in ciascuna di queste attività sia come fase precoce, sia, successivamente, come componente, cioè come piacere d'organo. La tendenza a fa.re dell'autoerotismo una base nettamente delimitata nel tempo è stata spinta all'estremo da Abraham, che fa coincidere la fase autoerotica con una delle fasi dell'organizzazione libidica: la fase orale* precoce di suzione. (oc) La parola aute>erotismo è stata usata da H. Ellis per la prinia volta in un articolo pubblicato nel 1898; Auto-erotism : A psychological Study, > 19, 260. Freud l'impiega per la prima volta nella lettera a Fliess del 9 dicembre 1899. .A.
(1) ELLIS (H.). Studies in the Psychology of Sex, 1899. Trad. fr. Mercure de France, Parigi, 5a ed., 1916. - a) Fr., 227. - b) Fr., 281. (2) FREUD (8.). a) Cfr. G.W., vol. V, 82, n. 1; 8.E., vol. VII, 181, n. 2; Fr., 179, n. 49 incompleta. N.B.: Le edizioni tedesche anteriori al 1920 recano un commento, che non figura nelle edizioni posteriori e di cui diamo la traduzione: ~ Havelock Ellis ha peraltro compromesso il senso del termine da lui inventato iincludendovi l'isteria e tutte le manifestazioni masturbatorie ». - b) G.,N., vol. V, 81-2; S.E., voi. VII, 181; Fr., 74. e) Cfr. G.W., 89"3, 98-9, 123; 8.E., 181-3, 198,222; Fr., 74-6, 95-6, 132. d) Cfr. G.W., vol. V, 83; 8.E., vol. VII, 182; Fr., 76. - e) G.W., voi. V, 94, nota del 1910; !3$, vo!. V!!, 194; Fr., n. 58, 181. (3) FREUD (8.). Tri'ebe und Triebschicksale, 1915. - a) G.W., voi. X, 225; 8.E., voi. XIV, 132; Fr., 53. - b) G.W., vol. X, 227; S.E., voi. XIV, 134; Fr., 57. (4) FREUD (8.). Zw• Einfiihrung des Na1·zissmus, 1914. G.W., voi. X, 142; 8.E., vol. XIV, 76-7. (5) FREUD (8.). Tot1im und Tabu, 1912. - a) G.W., voi. IX, 109; S.E., voi. XIII, 88; Fr., 125. - b) G.W ... voi. IX, 109; 8.E., vol. XIII, 88; Fr., 125. (6) FREUD (8.). Vorl'esungen zur Einfiihrung indie Psychoanalyse, 1916-i 7. G.W., vol. XI, 431; S.E., voi. XVI, 416; Fr., 445.
AUTOPLASTICO - ALiLOPLASTICO.
D. : autoplastisch ·· alloplastisch. - En. : autoplastic - alloplastic. - Es. : autoplastico - aloplastico. - Fr. : autoplastique alloplastique. - P . : autoplastico - aloplastico,
• Termini che qua1lificano due tipi di reazione o di adattamento: il primo consiste in una modificazione del solo organismo, il secondo in una modificazione dell'ambiente circostante. 52
• I termini auto- e alloplastico sono taloraL usati in psicanalisi nell'ambito di una teoria del campo psicologico definito dall'interazione tra organismo e ambiente, per distinguere due tipi di operazioni: la prima volta, verso il soggetto stesso e intesa a provocare modificazioni interne, l'altra verso l'esterno. Daniel Lagache (1) fa riferimento a queste nozioni nella sua elaborazione del concetto di condotta (oc). S. Ferenczi parla di adattamento autoplastico in un senso più specificamente genetico. Si tratta per lui di un metodo molto primitivo di adattamento, corrispondente ad una fase onto- e filogenetica di sviluppo (fase della « protopsiche >>), in cui l'organismo ha presa soltanto su se stesso e attua solo cambiamenti corporei. Ferenczi attribuisce a questo modo di adattamento la conversione• isterica e più precisamente ciò che egli chiama i >: la loro « ••• essenza consiste nella realizzazione, come per magia, di un desiderio mediante il materiale corporeo che è a sua disposizione, e, anche se in modo primitivo, mediante una rappresentazione plastica » (2). Si tratterebbe di una regressione più profonda che non nel sogno, giacché il desiderio inconscio si incarna non in una immagine visiva, ma in stati o atti del corpo. Per opposizione, Ferenczi parla talora di adattamento alloplastico per designare il complesso delle azioni rivolte verso l'esterno che consentono all'Io di mantenere il proprio equilibrio (3). À
{et) Cfr. la tabella seguente a doppia eIJLtrata: OPERAZIONI
Autoplastiche
Alloplastiche
Concrete
Fisiologiche
Azioni materiali
Simboliche .
Attività mentale, cosciente . . e 1nconsc1a
Comunicazioni, linguaggi
(1) Cfr. LAGACHE (D.). Eléments de Psycholo1~ie médicale, 1955. In • Encyclopédie médico-chirurgicale. Psychiatrie •>, 37 030 A/10. (2) FERENCZI (S.). The Phenome11s of Hysterical Materialization. Thougths on the Conception of Hysterical Conversion and Symbolism, 1919. In • Further Contributions •, 96.
53
(3) Cfr. anche FREUI> (S.). Der Realitiitsverlust bei Neurose und Psychose, 1924. G.W., vol. XIII, 366; S.E., vol. XIX, 185. - E. ALEXANDER (F.). Der neurotische Charakter. In ~ lnternat. Zeit. •, 1928.
AZIONE SPECIFICA.
D.: spezifìsche Aktion. - En.: specific action. - Es.: acci6n especifìca. - Fr. : action spécifique. - P. : açào especifica.
• Termine utilizzato da Freud in alcuni dei suoi primi scritti per designare l'insieme del processo necessario alla risoluzione della tensione interna creata dal bisogno: intervento esterno adeguato e insieme d'.elle reazioni preformate dell'organismo che consentono di eseguir-e l'atto. Il È principalmente nel suo Progetto per una psicologia scientifica (Entwurf einer Psychologie, 1895) che Freud utilizza il concetto di azione· specifica: il principio di inerzia•, che regola, secondo Freud, il funzionamento dell'apparato neuronico, si complica appena intervengono le eccitazioni endogene. L'organismo infatti non può sfug_;.,.A 5.u. \,,
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a) in modo immedliato, con reazioni non specifiche (manifestazioni emozionali, grida., ecc.), che costituiscono una risposta inadeguata, in quanto le e,ccitazioni continuano ad affluire; b) in modo specific:o, che è il solo che consenta una risoluzione durevole della tensione. Freud ne ha fornito lo schema, facendo intervenire in particola1re la nozione di soglia, in Legittimità di separare dalla nevrastenia un 1~reciso complesso di sintomi come « nevrosi d' angoscia>> ( Vber die Berechtigung, van der Neurasthenie einen bestimmten Symptomenkomplex als > abzutrennen, 1895) (1 a). Affinché sia compiuta l'azione specifica o adeguata è indispensabile la presenza di un oggetto specifico e di una serie di condizioni esterne (apporto di cibo nel caso della fame). Per il lattante, a causa della sua impotenza* originaria, l'aiuto esterno diventa la premessa indispensabile per il soddisfacimento del bisogno. Freud può quindi designare, con il termine di azione specifica, talora l'insieme degli atti riflessi con il quale l'atto è consumato, talora l'intervento esterno, talora l'insieme di qU (2); essa esige, al pari della fame, un'azione specifica (vedi: Pulsioni d'autoconservazione). 2) Va notato che nel 1895 Freud non ha ancora scoperto la sessualità infantile. Il termine di azione specifica a quell'epoca pone solo in rilievo un'analogia tra l'atto sessuale dell'adulto e il soddisfacimento della fame. 3) Nell'articolo citato più sopra, contemporaneo al Progetto, l'azione specifica necessaria al soddisfacimento sessuale è descritta solo a proposito dell'adulto. Ma, accanto agli elementi di comportamento che costituiscono una specie di montaggio organico, Freud introduce delle > di origine storica sussumendole sotto la nozione di elaborazione psichica della libido (1 h). 4) Con la scoperta della sessualità infantile, la prospettiva cambia (•1,;,edi: Sessualità): Freud critica ormai la concezione che definisce ìa sessuaiità umana mediante i' atto sessuaie aduito, che sarebbe invariabile nel suo svolgimento, nel suo oggetto e nel suo scopo. > (3). Nei Tre saggi sulla teoria della sessualità (Drei Ahhandlungen zur Sexualtheorie, ·1905) Freud mostra come, nel funzionamento· della sessualità del bambino, le condizioni organiche capaci di procurare urn piacere sessuale sono poco specifiche. Esse si specificano rapidamente ma in funzione di fattori di ordine storico. In definitiva, nell'adulto le. condizioni del soddisfacimento sessuale possono essere molto determinate per questo o quell'individuo, come se l'uomo raggiungesse attraverso la sua storia un comportamento che può assomigliare ad un >. È proprio questa apparenza che è all'origine dcli'> che è descritta da Freud nelle righe citate più sopra. 55
A (o:) In questa prospettiva, si potrebbe fare un accostamento tra la teoria dell'azione specifica e l'analisi del processo istintuale fatta dalla psicologia animalle contemporanea (scuola etologista). (1) FREUD (S.). a) Cfr. G.W., voi. I, 334-5; S.E., voi. III, 108. - b) Cfr. G.W., voi. I, 333-9; S.E., voi. III, 106-12. (2) Cfr. FREUD (S.) . Aus den Anfiingen. der Psychoanalyse, 1887-1900. Ted., 381; Ingl., 357; Fr., 317; It., 304. (3) FREUD (S.). Dr,~i Abhandlungen zur Sexualtheorie, 1905. G.W., voi. V, 33; S.E., voi. VII, 135; Fr., 17.
B
11:ISESSUALITÀ.
D.: Bisexualitat. - En.: bisexuality. Fr. : bisexualité. - P. : bissexualidade.
Es.: bisexualidad. -
ti Concetto introdotto da Freud nella psicanalisi sotto l'influenza di Wilhelm Fliess: ogni essere umano avrebbe costitu· z.ionalmente delle disposizioni sessuali sia maschili che femminili, che si ritrovano nei conflitti che il soggetto prova per assumere il proprio sesso.
•1 Nella storia del movimento psicanalitico, è incontestabilmente all'influenza di W. Fliess che va fatto risalire il concetto di bisessualità. Esso era presente nella letteratura psichiatrica degli anni 1890 (1 a); ma fu Fliess che lo patrocinò presso Freud, come attesta la loro corrispondenza (2). La teoria della bisessualità si fonda anzitutto su dati dell'anatomia e dell'embriologia (oc): ( 1 b). W. Fliess attribuiva una notevole impor1tanza ai fatti indicanti una bisessualità biologica: la bisessualità è un fenomeno universale, che non si limita, per esempio, al caso patologico dell'omosessualità, ma implica conseguenze psicologiche essenziali. Egli interpreta la teoria freudiana della rimozione invocando il conflitto esistente in 57
ogni individuo tra tendenze maschili e femminili; Freud riassume in questi termini l'interpretazione di Fliess: « Il sesso [...] dominante nella persona avrebbe rimosso nell'inconscio la rappresentazione psichica del sesso virnto >> (3 a). Freud non ha definito chiaramente la propria posizione nei confronti del problema ddla bisessualità. Egli stesso ammise nel 1930 che > (4). Freud ha sempre sostenuto l'importanza psicologica della bisessualità; ma il suo pensiero su tale problema comporta delle riserve e delle esitazioni, che si possono così raggruppare: 1) Il concetto di bisessualità presuppone una chiara definizione della coppia mascolinità-femminilità; ora, come è stato notato da Freud, questi concetti assumono un significato diverso a seconda che li si considerino ai livelli biologico, psicologico o sociologico; questi significati sono spesso mescolati e non consentono di stabilire equivalenze biunivoche tra questi livelli (1 e). 2) Freud rimprovt:ra alla concezione di Fliess di sessualizzare il meccanismo psicologico della rimozione, intendendo per « sessualizzare>>: (5 a). Tale concezione infatti porta a deterrninare a priori la modalità del conflitto difensivo, in qua.nto la forza rimovente è dalla parte del sesso biologico manifesto mentre il rimosso è rappresentato dal sesso opposto. Al che Freud obbietta > (3 b). In Analisi finita e infinita (Die endliche und die unendliche Analyse, 1937), Freud sembra avvicinarsi, malgrado tutto, alla concezione di Fliess, in quanto ammette che è > (5 b) (invidia del pene nella donna, atteggiamento femminile nell'uomo). Ma ciò si inserisce in un contesto in cui si i:nsiste sull'importanza del complesso di castrazione•, che non può essere spiegato in base ai soli dati biologici. 3) È comprensibilce che Freud trovi estremamente difficile conciliare l'idea della bisessualità biologica con quella, sempre più netta nella sua opera, della prevalenza del fallo• per entrambi i sessi. (ix) Freud, nell'edi:iione del 1920 dei Tre saggi sulla teoria della sessualità (Drei Abhandlungen zur Sexualtheorie), fa inoltre riferimento a esperimenti di fisiologia ormonale dei caratteri sessuali.
•
58
(1) Cfr. FREUD (S.). Drei Abhandlungen zuir Sexualtheorie, 1905. a) G.W., voi. V, 42, n.; S.E., voi. VII, 143, n.; F:r., 166, n. 12. - b) G.W., voi. V, 40; S.E., voi. VII,_..141; Fr., 26. - e) G.W., voi. V, 121 n.; S.E.,
v,ol. VII, 219 n.; Fr., 1&4-5, n. 76. (2) FREUD (S.). Aus den Anfiingen der Psychoanalyse, 1887-1902, passim. (3) FREUD (S.). , senza che si debba considerare questo proC*: l'analista, egli scrive, ha l'impressione > (3 a). L'approfondimento, nel quadro della seconda teoria dell'apparato psichico, dei problemi metapsicologici posti da questi fenomeni, i progressi nello studio ciel sadismo-masochismo, l'introduzione infine della pulsione di morte: indurranno in seguito Freud a meglio circoscrivere e differenziare i comportamenti autopunitivi. 1) Freudstesso ha fatto delle riserve per quanto riguarda l'espressione senso di colpa• inconscio. In questo senso, gli sembra più appropriato il termine « biimgno di punizione>> (4 a). 2) In una prospettiva topica, Freud spiega i comportamenti autopunitivi con la tensione tra un Super-io particolarmente esigente e l'Io. 3) Ma l'uso del termine bisogno di punizione pone in rilievo il carattere irriducibile d,ella forza che spinge alcuni soggetti a soffrire e al tempo stesso il -paradosso della soddisfazione che essi trovano' nella loro sofferenza. Freud distingue due casi: alcune persone danno l'impressione « ..• di esBere sotto il dominio di una coscienza morale particolarmente viva, s1ebbene una tale "ipermorale" non sia in essi cosciente. Un'indagine: più approfondita ci mostra ìa differenza fra tale prolungamento in,conscio della morale e il masochismo morale. Nel primo caso, l'accento è posto sul sadismo rafforzato del Super-io, al quale l'Io si sottomette; nel secondo caso, invece, esso è posto sul masochismo dell'Io che reclama la punizione dal Super-io o dalle potenze parentaliL esterne>> (4 b). Come si vede, in questa prospettiva sadismo del Super-io e masochismo dell'Io non possono essere considerati puramente e semplicemente come i due versanti simmetrici di una stessa tensione. 4) In questa linea di pensiero, Freud, in Analisi finita e infinita (Die endliche und die tmendliche Analyse, 1937), è giunto a formulare l'ipotesi che non sia possibile spiegare interamente il bisogno di punizione, come epressione della pulsione di morte, con la relazione conflittuale tra Super--io e Io. Per quanto una parte della pulsione di morte sia «legata psichicamente dal ·super-io >>, altre parti possono e< ••• essere in azione, no,n si sa dove, sotto forma libera o legata» (3 b). (1) Cfr. FREUD (S.). Die Traumdeutu11g, 1900. G.W., voli. 11-111, 476-80, 563-6; S.E., voi. V, 473-6, 557-60; Fr., 352-55, 458-9 e nota; It., 433-36, 508-11.
60
(2) Cfr. FREUD (S.). Das Ich und das Es, 1923. G.W., voi. XIII, 282; S.E., voi. XIX, 52; Fr., 210. (3) FREUD (S.). Die endliche und die unendliche .Analyse, 1937. - a) G.W., vol. XVI, 88; S.E., vol. XXIII, 241; Fr., 28. -- b) G.W., voi. XVI, 88; S.E., voi. XXIII, 242-3; Fr., 28. (4) FREUD (S.). Das okonomische Problem this Masochismus, 1924. a,) G.W., voi. XIII, 378-9; S.E., voi. XIX, 166; Fr:, 218-9. - b) G.W., voi. XIII, 381; S.E., voi. XIX, 168-9; Fr., 221.
e CANNIBALICO.
D.: kannibalisch. -· En.: cannibalistic. Fr. : cannibalique. -- P. : canibalesco.
Es.: canibalistico. -
• Termine usato per qualificare delle relazioni oggettuali e dei fantasmi corrispondenti ali' attività orale, con riferimento al cannibalismo praticato d,a alcune popolazioni. Il termine esprime in modo icastico ie di11Jerse dimensioni deiì'incorporazione orale: amore, distruzione, conservazione all'interno di sé e appropriazione delle qualità dell'oggetto. Si parla talora di fase cannibalica come equivalente della fase orale o, più specificamente, come equivalente del secondo stadio orale di Abraham ( stadio sadico-orale). • Sebbene si incontri già nell'edizione del 1905 dei Tre saggi sulla teoria della sessualità (Drei Abhandlungen zur Sexualtheorie) un'allusione al cannibalismo, questo concetto viene sviluppato per la prima volta in Totem e tabù (Totem und Tabu, 1912-13). Freud sottolinea, in questa pratica dei >, la credenza in essa implicita: « ••• ingerendo parti del corpo di una persona nell'atto di divorazione, ci si appropria anche delle proprietà che sono appartenute a quella rersona >> (1 a). La concezione freudiana dell'> e del « pasto totemico >> conferisce a questa idea una grande portata: (2 b). Indipendentemente dagli effetti catartici che si hanno in ogni psicanalisi, va segnalato che esistono alcuni tipi di psicoterapia che mirano soprattutto alla catarsi: la narco-aJ11alisi, utilizzata soprattutto nei casi di nevrosi traumatica, provoca, con medicinali, effetti simili a quelli ottenuti da Breuer e Freud con l'ipnosi. Lo psicodramma, secondo Moreno, è definito com,e un alleviamento dei conflitti interni mediante l'azione drammatica. ,~ (oc) Su questa evoluzione nell'impiego dell'ipnosi da parte di Freud, cfr. per esempio Un caso di guarigione ipnotica (Ein Fall von h:ypnotischer Heilung, 1892). (1)
ARISTOTELE,
Poetica (1449 b, 27). 65
(2) Cfr. FREUD (S.) .. Studien ilber Hysterie, 1895. - a) G.W., voi. I, 87; S.E., voi. Il, 8; Fr., 5; It., 179. - b) G.W., voi. I, 87; S.E., voi. II, 8; Fr., 5-6; lt., 180. (3) FREUD (S.). Psycho-Analysis, 1926. G.W., voi. XIV, 300; S.E., voi. XX, 263-4; It., 219-20.
CENSURA.
D. : Zensur. - En. : censorslùp. - Es. : censura. - Fr. : censure. P. : censura.
·
• Funzione che tende a proibire ai desideri inconsci e alle formazioni che ne derivano l'accesso al sistema preconsciocosciente.
• Il termine di censura si incontra principalmente nei testi freudiani che si riferiscono alla «prima topica>>. Freud l'usa per la prima volta in una lettera a Fliess del 22 dic. 1897 per rendere conto del carattere apparentemente assurdo di certi deliri: « Non hai mai visto un giornale straniero dopo che è passato per la censura alla frontiera russa? Parole, interi periodi e capoversi sono cancellati, con il risultato di rendere imcomprensibile tutto il resto>> (1). La nozione di censura è sviluppata in L'interpretazione dei sogni (Die Traumdeuiung, i 900), in cui ess,a è postuiata per spiegare diversi meccanismi di deformazione• (Entstellung) del sogno. Secondo Freud, la censura è una funzione permanente: essa costituisce uno sbarramento selettivo tra il sistema inconscio'*' e quello preconscio'*'-cosciente• ed è quindi all'origine della rimozione•. Si individuano più chiaramente i suoi effetti quando essa si allenta parzialmente, come nel sogno: lo stato di sonno impedisce ai contenuti dell'inconscio di aprirsi una via fino alla motilità, ma la censura continua a funzionare in modo attenuato poiché tali contenuti risclùano di opporsi al desiderio di dormire. Freud non ritiene ,che la censura agisca soltanto tra i sistemi inconscio e preconscio ma anche tra preconscio e cosciente. > (2 a). In realtà, nota Freud, si dovrebbe pensare, anziché a due censure, a una sola che «si è spinta in avanti>> (2 b). Nel quadro della sua seconda teoria dell'apparato psichico, Freud è indotto a indudere la funzione censoria nel campo più vasto della difesa•, e a chiedersi a quale istanza essa vada attribuita. 66
È stato spesso notato che la nozione di censura prefigura quella di Super-io•; il carattere «antropomorfico» di quest'ultima è già manifesto in alcune descrizioni che Freud dà della censura: tra l'·« anticamera >> in cui si accalcano i desideri inconsci e il «salotto » in cui dimora la coscienza, vigila un guardiano più o meno attento e perspicace: il censore (3 a). Quando si delin1ea la nozione di Superic1, Freud la pone in rapporto con ciò che h:a preceaentemente descritto come censura: «••• questa istanza d.i auto-osservazione la conosciamo già: è il censore dell'Io, la coscie:nza morale è la stessa clne esercita di notte la censura dei sogni e da, cui parte la rimozione dei desideri inammissibili >> (3 b). Nelle opere successive di Freud, sebbene il problema non sia posto esplicitamente, le funzioni della cemmra, in particolare la deformazione del sogno, sono attribuite all'Io• (4). Va notato che in ogni uso di questo termine è sempre presente la sua accezione letterale, ossia l'idea di una soppressione, rivelata da «vuoti >> o da modificazioni, di passi di un testo considerati inacc,ettabili. (1) FREUD (S.). Aus ckn Anfangen der Psychoo'znalyse, 1887-1902. Ted., 2.55; Ingl., 240; Fr., 213; It., 207-81. (2) FREUD (S.). Das Unbewusste, 1915. - a) Cfr. G.W., voi. X, 290-1; S.E., voi. XIV, 192; Fr., 139. - b) G.W., voi. X, 292; S.E., voi. XIV, 193; Fr., 141. (3) Cfr. FREUD (S.). Vorlesungen zur Einfiihrung in die Psychoanalyse, 1'916-17. - a) G.W., voi. XI, 305-6; S.E., voi. XVI, 295-6; Fr., 319-20. -- b) G.W., voi. XI, 444; S.E., voi. XVI, 429; Fr., 458-9. (4) Cfr. FREUD (S.). Abriss ckT Psychoanalyse,. 1938. G.W., voi. XVII, cap. IV; S.E., voi. XXIII, cap. IV; Fr., cap. IV; It., cap. IV.
CLOACALE (TEORIA -).
D.: Kloakentheorie. - En.: cloaca! (o doaca) theory. - Es.: teoria cloacal. - Fr.: theorie cloacale. - P.: teoria cloaca!.
•• Teoria sessuale del bambino che ignorcJ la distinzione tra la vagina e l'ano: la donna possederebbe una; sola cavità e un solo orifizio, confuso con l'ano, attraverso il quale nascerebbero i l,ambini e verrebbe praticato il coito. Il Nel suo articolo sulle Teorie sessuali infantili ( Vber infantile Sexualtheorie, 1908) Freud ha deso.r\tto come teo:ria tipica del bambino c:iò che egli ha chiamato « teoria cloacale », legata, secondo lui, al 67
fatto che i bambini di entrambi i sessi ignorano la vagina. Questa ignoranza determina la convinzione che >. L'idea che esista un solo orifizio implica anche una rappresentazione «cloacale >> del coito (2). Tale teoria, secondo Freud, è molto precoce. Va notato che essa corrisponde ad alcuni dati messi in luce dalla psicanalisi, specie nell'evoluzione della sessualità femminile: «La separazione assoluta che più tardi si esige 1tra la zona anale e la zona genitale è in contraddizione con le strette relazioni e analogie, sia anatomiche che funzionali, che esistono tra loro. L'apparato genitale resta vicino alla cloaca; nella" donna :sembra perfino che ne sia solo un accessorio"» (3) (cx). Per Freud, è a partire da questo tipo di indifferenziazione che (( .. .la vagina, derivata dalla cloaca, deve esser giunta al rango di zona erogena dominante >> (4). (cx) Le ultime pat'ole tra virgolette sono tratte dall'articolo di Lou Andreas Salomé: «Anale• e« Sessuale• (« Anal ~ und « Sexual •, 1916).
A
(1) FREUD (S.). G.W., voi. VII, 181; S.E., voi. IX, 219. (2) FREUD (S.). Aus der Geschichte einer infantilen Neurose, 1918. G.W., voi. XII, 111; S.E., vol. XVII, 79; Fr,; 384-5; It,, 501-2. (3) FREUD (S.). Dni Abhandlungen zur Sexualtheorie, 1905. G.W., voi. V, 88 n.; S.E., voi. VII, 187, n.; Fr., 180, n. 54. (4) FREUD (S.). Dù, Disposition zur Zwangsneurose, 1913. G.W., voi. VIII, 452; S.E., vol. Xlll, 325-6; Fr., in« R.F.P. •, 1929, voi. III, 3, 447.
COAZIONE, COATTO.
D. : Zwang, Zwan;gs-. - En. : compulsion, compulsive. - Es. : compulsi6n, compulsivo. - Fr. : compulsion, compulsionnel. P. : compulsào, compulsivo.
• Clinicamente, tipo di e_ondotte che il soggetto è spinto a compiere da una costrizione in;teriore. Un pensiero (ossessione), un'azione., un 'l>perazi!me difens,iva, una complessa sequenza- di comportamenti sono definiti coatti quando la loro mancata, esecuzione è sentita come causa dii. un aumento dell',angoscia.. • 1) Nel vocabolario freudiano Zwang è utilizzato per designare una forza interna costrittiva. Esso è usato per lo più nel quadro della 68
nevrosi ossessiva e implica allora che il soggetto si sente costretto da quella forza ad agire o a pensare in un determinato modo e lotta contro di essa. Talora, al di fuori della nevrosi· ossessiva, questa implicazione non è presente: il soggetto non si sente coscientemente in disaccordo con gli atti che pure compie secondo prototipi inconsci, Ciò avviene in particolare nelle forme che Freud chiama Wiederholungszwang (coazione a ripetere*) e Schicksalszwang (coaziione di destino) (vedi: N1~vrosi di destino). Per Freud, in linea generale, lo Zwang, inteso in un senso più ampio e più fondamentale di quello assunto nello studio clinico della nevrosi ossessiva, tradisce ciò che vi è di più radicale nella pulsione: • Nell'inconscio psichico possiamo individuare il predominio di una co,azione a ripetere, che proviene dai moti pulsionali e dipende probabilmente dalla natura più intima delle pulsioni; essa è sufficientemente forte da violare il principio di piacere e conferisce ad alcuni aspetti della vita psichica un carattere demoniaco ... >> ( 1). Questo significato fondamentale dello Zwang, che lo rende affine a una specie di fato, è presente anche quando Freud parla del mito di Edipo. Egli infatti usa questo termine per indicare il responso de:ll'oracolo, come nel seguente passo del Compendio di psicanalisi (Abriss der Psychoanalyse, 1938): (4).
* La ripetizione coatta dello spiacevole, e perfino del doloroso, è riconosciuta come un dato irrefutabile dell'esperienza analitica; tuttavia i pareri degli autori divergono circa la spiegazione teorica. Schematicamente, si può dire che la discussione verte essenzialmente su questi due problemi: 1) Al servizio di c:hi, opera la tendenza alla ripetizione ? Si tratta, come mostrerebbero i sogni ripetitivi susseguenti a traumi psichici, di tentativi fatti dall'Io per dominare e poi abreagire in modo frazionato delle tensioni eccessive ? Oppure bisogna ammettere che la ripetizione deve essere, messa in ultima analisi in rapporto con ciò che vi è di più >, di > in ogni pulsione, cioè la tendenza alla scarica assoluta, che è inclusa nel concetto di pulsione di morte• ? 2) La coazione a 1ripetere pone veramente in questione, come ha sostenuto Freud, il predominio del principio di piacere? La contraddizione tra le formulazioni che si possono trovare in Freud e la varietà delle risposte che gli psicanalisti hanno tentato di dare a questo problema, risulterebbero più chiare, a nostro avviso, se si esaminassero prima le ambiguità inerenti ai termini di principio di piacere•, principio di costanza•, legame•, ecc. Per fare solo un esempio, è evidente che, se il principio di piacere è considerato come > (5), la coazione a ripetere, anche intesa nel senso più radicale che le dà Freud, non può essere posta >. Questi due problemi sono strettamente interdipendenti, in quanto una risposta all'uno :non consente una risposta qualsiasi all'altro. Le soluzioni proposte s'inseriscono in tutta una gamma che va dalla tesi che vede nella coazione a ripetere un fattore assolutamente originario fino ai tentativi volti a ridurla a meccanismi e funzioni già note. Un tipico tentativo di soluzione intermedia è costituito dalla proposta di Edward Bibring di distinguere tra una tendenza ripetitiva che definisce l'Es e una tendenza restitutiva che è una funzione dell'Io. La prima può ritenersi > (6). (1) FREUD (S.). Analyse der Phobie eines fiinfjiihngen Knaben, 1909. G.W., vol. VII, 355; S.E., vol. X, 122; Fr., 180; It., 248. (2) Cfr. FREUD (S.). Das okonomische Problem des Masochismus, 1924, passim. (3) Cfr. FREUD (S.). Die endliche und die unendliche Analyse, 1937, passim. (4) FREUD (S.). G.W., vol. XIV, 192; S.E., voi. XX, 159; Fr., 88. (5) FREUD (S.). Jenseits des Lustprinzips, 19W. G.W., voi. XIII, 69; S.E., voi. XVIII, 63; Fr., 74. (6) BIBRING (E.). The conception of the repetition compulsion, 1943, in « Psychoanalytic Quarterly ~, vol. XII, 486-519.
D.: somatisches Entgegenkommen. -
Es. : complacencia somatica. P. : complacencia somatica.
En._.: somatic compliance.Fr. : complaisance somatique. -
•• Espressione introdotta da Freud per spiegare la « scelta della nevrosi» isterica e la scelta dell'organo o dell'apparato corporeo su cui viene operata la conversione*: il corpo - specialmente nell'isterico - o un organo determinato fG•rnirebbe un materiale privilegiato all'espressione simbolica del conflitto inconscio.
Il Freud parla per la prima volta di compiacenza somatica a proposito del Caso Dora; secondo lui, non vi è ragione di scegliere tra utn'origine psichica o un'origine somatica dell'isteria: (1 b) ed è per,.::iò un fattore deterrninante nella « scelta della nevrosi >>*. 73
La nozione di compiacenza somatica oltrepassa ampiamente il campo dell'isteria e induce a porre nella sua generalità il problema del potere espressivo del corpo e della sua particolare attitudine a significare il rimosso; tuttavia è opportuno non confondere i diversi contesti in cd tale problema si presenta. Per esempio: 1) Una malattia somatica può servire da punto di richiamo al1' espressione del conJflitto inconscio; Freud per esempio vede nel1' affezione reumatica di una sua paziente il (2). 2) L'investimento libidico di una zona erogena può spostarsi, nel corso della storia sessuale del soggetto, su una regione o un apparato corporei che non hanno predisposizione erogena (vedi: Zona erogena) e sono quindi ancora più adatti a esprimere, in forma travestita, un desiderio in quanto rimosso. 3) Quando il termine > si riferisce non più soltanto alla scelta di questo o quéll'organo del corpo, ma alla scelta del corpo stesso come mezzo di espressione, si è indotti a prendere in considerazione le vicende dell'investimento narcisistico del corpo proprio. (1) FREUD (S.). Bruchstiìck einer Hysterie-Analyse, 1905. - a) G.W., voi. V, 200; S.E., voi. VII, 40; Fr., 28; It., 58-59. - b) G.W., voi. V, 201; S.E., voi. VII, 41; Fr.,, 29; It., 60. (2) FREUD (S.). Studien iiber Hysterie, 1895. G.W., voi. I, 211; S.E., voi. II, 147; Fr., 116; It., 301.
COMPLESSO.
D. : Komplex. - .En. : complex. plexe. P. : complexo.
.Es. : complejo. -
Fr. : com-
• Insieme organizzato di rappresentazioni e di ricordi con forte valore affettivo, parzialmente o totalmente inconsci. Un complesso si costituisce ,(i partire dalle relazioni interpersonali della storia infantile e può strutturare tutti i livelli psicologici: emozioni, atteggiamenti, condotte adattate. • Il termine > ha incontrato grande favore nel linguaggio comune (>, ecc.), mentre è sempre meno usato dagli psicanalisti, se si eccettuano le espressioni di complesso di Edipo* e complesso di castrazione*. 74
La maggior parte degli autori, compreso :Freud, scrivono che la p8icanalisi è debitrice del termine di complesso alla scuola psicanali1tica di Zurigo (Bleuler, Jung). In realtà, lo si trova già negli Studi swll'isteria (Studien iiber Hysterie, 1895), per esempio quando Breuer espone le vedute di Janet sull'isteria (et) o quando egli sostiene 1'1:!sistenza di « rappresentazioni attive ma inconsce o subconsce>>: > (1 a). Gli «esperimenti di associazione >> di J ung (2) dovevano fornire all'ipotesi del complesso, formulata a proposito dei casi di isteria, una base a un tempo sperimentale e più ampia. Nel primo commento che ne fa, Freud scrive: , > rinvia in ogni caso a dimensioni della struttura edipica o in quanto una delle dimensioni predomina in un soggetto, o in quanto Freud intende mettere in rilievo un determinato momento della sua analisi. Col nome di complesso paterno, per esempio, egli pone l'accento sulla relazione ambivalente nei confronti del padre. Il complesso di castrazione, anche se il suo tema può essere relativam,ente isolato, si inserisce completamente nella dialettica del comple:sso di Edipo. 76
_..._ («) A proposito della restnz1one del campo della coscienza: « Le impressioni sensorie non appercepite e le rappresentazioni destate, rna non entrate nella coscienza si spengono p,er lo più senza ulteriori conseguenze. Talora però si aggregano formando complessi - strati psichici sottratti alla coscienza & (1 b). (~) Nel Dictionnaire de psychanalyse et psychotechnique pubblicato sotto la direzione di Maryse Choisy nella rivista >, sono descritti una cinquantina di complessi. Come scrive uno degli autori: « Abbiamo tentato di dare una nomenclatu1ra per quanto possibile c:ompleta dei complessi noti finora. Ma tutti i giorni se ne scoprono di nuovi•>. (y) Cfr. lettera a Ferenczi già citata: > (5 e). (1) BREUER (J.). Theoretisches, in Studien iiber Hysterie, 1895. - a) Ted., 187, n. 1; S.E., voi. II, 214-5, n. 2; Fr., 171, n. 1. - b) Ted., 202; S.E., voi. XI, 231; Fr., 186; lt., 375. (2) Cfr. ]UNG (C.-G.). Diagnostische Assoziationsstudien, JI. A. Barth, Lipsia, 1906. (3) FREUD (S.). Tatbestandsdiagnostik und Psychoanalyse, 1906. G.W., voi. VII, 4; S.E., voi. IX, 104; Fr., 44-5. (4) FREUD (S.). Zur Geschichte der psychoanalytischen Bewegung, 1914. G.W., voi. X, 68-9; S.E., voi. XIV, 29-30; Fr., 286. (5) Cfr. JoNES (E.). Sigmund Freud: Li/e ami Work, 1955. - a) lngl., voi. Il, 496; Fr., 470. - b) lngl., voi. II, 188; Fr., 177. - e) lngl., voi. Il, 188; Fr., 177. (6) FREUD (S.). Vorlesungen zur Einfiihrung indie Psychoanalyse 1916-17. G.W., voi. Xl, 106-7; S.E., voi. XV, 109; Fr., 122-3.
COMPLESSO DI CASTRAZIONE.
D.: Kastrationskomplex. - En.: castration complex. complejo de castraci6n. - Fr.: complex,~ de castration. complexo de castraçào.
Es.: P.:
tt Complesso centrato sul fantasma di castrazione, che fornisce una risposta all'enigma posto al bambino dalla differenza anatomica dei sessi ( presenza o assenza del pene): questa differenza v iene attribuita a un'amputazione del pen,e nella bambina. La str~ttura e gli effetti del complesso di castrazione sono >, che attribuisce un pene a tutti gli esseri umani e può quindi spiegare solo con la castrazion,e la differenza anatomica tra i sessi. L'universalità del complesso non è affermata, ma sembra ammessa implicitamente. Il complesso di castrazione è attribuito al primato del pene nei due sessi e assume un significato narcisistico: (2). L'unità del complesHo di castrazione nei due sessi è concepibile soltanto in base a questo fondamento comune: l'oggetto della castrazione - il fallo - :riveste un'importanza uguale in questo stadio per la bambina e per il bambino; il problema posto è lo stesso: avere 78
e, meno il fallo (vedi). Il complesso di castrazione si incontra invariabilmente in ogni analisi (3). Una seconda caratteristica teorica del complesso di castrazione è: la sua incidenza sul narcisismo: il bambino considera il fallo come una parte essenziale dell'immagine di sé e la minaccia di castrazione mette radicalmente in pericolo questa immagine; l'efficacia della minaccia deriva dalla congiunzione di questi due clementi: prevalenza del fallo e ferita narcisistica. Nella genesi empirica del complesso di c:astrazione quale è stata descritta da Freud, due dati di fatto svolgono un ruolo importante: la costatazione da parte del bambino della differenza anatomica tra i sessi appare come una prova della eseguibilità della minaccia di castrazione, che ha potuto essere reale o fantasmatica. L'agente della castrazione è, per il bambino, il padre, autoirità alla quale egli attribuisce in ultima istanza tutte le minacce formulate da altre persone. La situazione è meno chiara nella bambina, che si sente forse piuttosto privata del pene dalla madre che non effettivamente castrata dal padre. Rispetto al complesso di Edipo, il complesso di castrazione si pone diversamente nei due sessi: nella bambina esso dà inizio alla ricerca che la conduce a desiderare il pene paterno e costituisce quindi il momento di entrata nell'Edipo; nel bambiino, esso segna invece la crisi terminale dell'Edipo, in quanto vieta al bambino l'oggetto materno; l'angoscia di castrazione inaugura per lui il periodo di latenza• e precipita la formazione del Super-io• (4).
* Nell'esperienza analitica si incontra costantemente il complesso di castrazione. Come spiegare questa espeirienza quasi invariabile im ogni essere umano, dal momento che le minacce reali che dovrebbero provocarla sono lungi dall'essere sempre presenti (e ancor ]Più raramente poste in atto!) e che la bambina evidentemente non ]PUÒ venir minacciata di essere privata di ciè, che non ha? Tale con1traddizione non ha mancato di indurre gli psicanalisti a cercare di fondare il complesso di castrazione su una realtà diversa dalla minac,cia di castrazione. Tali elaborazioni teoriche: sono orientate in varie direzioni, che cercheremo di precisare. Si può cercare di situare l'angoscia di c;astrazione in una serie di esperienze traumatizzanti in cui pure :interviene un elemento di perdita, di separazione da un oggetto: perdita del seno nel ritmo dell'allattamento, svezzamento, defecazione. Questa serie trova una
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conferma nelle equivalenze simboliche, messe in luce dalla psicanalisi, tra i vari oggetti parziali* da cui il soggetto è così separato: pene, seno, feci, neol[lato. Freud nel 1917 dedicò un testo particolarmente suggestivo alll'equivalenza pene = feci = bambino, alle metamorfosi del desiderio che ne derivano, e alle sue relazioni con il complesso di castraziione e con la rivendicazione narcisistica: « Il pene è riconosciuto come qualcosa di staccabile dal corpo e diventa analogo alle feci che furono il primo pezzo dell'essere corporeo a cui si dovette rinunciare>> (5). Nella stessa linea di ricerca, A. Starcke ha per primo concentrato l'attenzione sull'esperienza dell'allattamento e del ritiro del seno come prototipo della castrazione; del complesso di castrazione nelle esperienze di separazione orale e anale, egli ritiene che il termine complesso di castrazione > compare negli scritti di Freud soltanto nel 1910 (1); ma il contesto mostra che essa era già ammessa nell'uso psicanalitico (ix). La scoperta del complesso di Edipo, preparata da tempo dall'analisi dei suoi pazienti (vedi: Seduzione), è compiuta da Freud nel corso della sua autoanalisi, che lo porta a riconoscere in sé l'amore per sua madre e, verso suo padre, una gelosia in conflitto con l'affezione che gli porta; il 15 ottobre 1897 egli scrive a fliess: (2 a). Notiamo che, già in questa prima formulazione, Freud fa spontaneamente riferimento a un mito al di là della storia e delle variazioni del vissuto indlividuale. Egli afferma subito l'universalità dell'Edipo, tesi che si rafforzerà sempre più in seguito: « Ogni essere umano si vede impoirre il compito dt vincere in sé il complesso di Edipo ... >> (3). Non intendiamo delineare il complesso itinerario dell'elaborazione progressiva di questa scoperta, la cui storia è parallela a quella della psicanalisi; va notato d'altronde che Freud non ha mai dato 84
un'esposizione sistematica del complesso di Edipo. Ci limiteremo a indicare alcuni problemi concernenti il suo posto nello sviluppo dell'individuo, le sue funzioni, la sua portata.
I. - Il complesso di Edipo è stato scoperto nella sua forma detta semplice e positiva (come d'altronde compare nel mito); ma, come ha notato Freud, si tratta soltanto dii una « semplificazione o schematizzazione >> rispetto alla complessità dell'esperienza: , secondo cui per i due sessi, nella fase fallica, cioè quando l'Edipo raggiunge il suo acme, vi è un solo organo che conta: il fallo• (6); b) dalla valorizzazione dell'attaccamento, preedipico alla madre. Questo stadio preedipico è particolarmente manifesto nella bambina in quanto per lei il complesso di Edipo significherà un cambiamento d'oggetto d'amore dalla madre al ]padre (7 a). Seguendo questa duplice direzione,. gli psicanalisti hanno lavorato per mettere in evidenza la specificità dell'Edipo femminile. 2) L'età in cui si pone il complesso di Edipo è restata dapprima per Freud relativamente indeterminata. N,ei Tre saggi sulla teoria della sessualità (Drei Abhandlungen zur Sexualtheorie, 1905), per esempio, la scelta d'oggetto si effettua pienamente soltanto con la pu85
bertà, mentre la sessualità infantile resta essenzialmente autoerotica. In tale prospettiva, il complesso di Edipo, sebbene abbozzato nell'infanzia, si manifesterebbe solo al momento della pubertà per essere rapidamente superato. Questa incertezza sussiste ancora nel 1916-17 (Introduzione alla psi,~analisi [ V orlesungen zur Einfuhrung in die Psychoanalyse]), anche se Freud a quella data riconosce l'esistenza di una scelta d'oggetto infantile molto vicina alla scelta àdulta (8). Nella prospettiva fiinale di Freud, una volta affermata l'esistenza di una organizzazione genitale infantile, o fase fallica, l'Edipo è attribuito a tale fase, ossia schematicamente al periodo fra i tre e i cinque anni. 3) Come si vede, Freud ha sempre ammesso che esiste nella vita dell'individuo un periodo precedente all'Edipo. Quando si differenzia, anzi quando si oppone il preedipico all'Edipo, si presume di andare al di là dell semplice riconoscimento di questo fatto: si sottolineano l'esistenza e gli effetti di una relazione complessa di tipo duale, tra madre e figlio, e si cerca di ritrovare le fissazioni a tale relazione nelle strutture psicopatologiche più diverse. In tale prospettiva, si può ancora considerare assolutamente valida la celebre formula che fa dell'Edipo il « complesso nucleare delle nevrosi >> ? Numerosi autori ritengono che esista una relazione puramente duale antecedente alla struttura triangolare dell'Edipo e che i conflitti relativi a quei pe1riodo possano essere anaiizzati senza far intervenire la rivalità verso un terzo. La scuola kleiniana, che, com'è noto, annette un'importanza fondamentale agli sta.di più precoci dell'infanzia, non considera, a rigore, nessuna fase come preedipica. Essa fa risalire il complesso di Edipo alla posizione detta depressiva• appena interviene la relazione con persone tota.li (9). Sul problema di una struttura preedipica, la posizione di Freud rimarrà sfumata; egli dichiara di aver tardato a riconosere tutta la portata del legarne primitivo con la madre e di essere rimasto sorpreso da ciò che le p:sicanaliste in particolare hanno messo in luce della fase preedipica nella bambina (7 b). Ma egli pensa anche che non sia necessario, per spiegare questi fatti, adottare un'asse di riferimento diverso dall'Edipo (vedi: Preedipico). II. - La prevalen:ia del complesso di Edipo - che Freud ha sempre continuato a sostenere, rifiutandosi di porre sullo stesso piano dal punto di vista strutturale ed eziologico le relazioni edipiche e preedipiche -- è mostrata dalle funzioni fondamentali che egli gli attribuisce:
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a) scelta dell'oggetto d'amore, la quale, dopo la pubertà, rimane caratterizzata dagli investimenti oggettuali, dalle identificazioni inerenti al complesso di Edipo e dal divieto di attuare l'incesto; b) accesso alla genitalità, che non è affatto garantito dalla maturazione biologica. L'organizzazione genitale suppone l'instaurazione del primato del fallo e difficilmente esso può essere considerato instaurato senza che sia risolta la crisi edipica mediante l'identificazione; e) effetti sulla strutturazione della personalità, sulla costituzione delle diverse istanze, particolarmente quelle del Super-io e dell'Ideàle dell'Io. Questo ruolo strutturante nella genesi della topica intrapersonale è legato per Freud al declino del complesBo di Edipo e all'entrata nel periodo di latenza•. Secondo Freud, il processo descritto è più che una rimozione: «••• nel caso ideale, esso equivale a una distruzione, una soppressione del complesso, il quale rimane nell'Es allo stato inconscio: più tardi manifesterà la sua azione patogena >> (1 O a). Nell'articolo da cui è tratta questa citazione, Freud discute i diversi fattori che provocano tale declino. Nel maschietto è la « minaccia di castrazione>> da parte del padre che è determinante in questa rinuncia all'oggetto incestuoso, e il compli::sso di Edipo finisce in modo relativamente brusco. Nella bambina, la relazione del complesso di Edipo col complesso di castrazione"" è assai diversa: « ••• mentre il complesso di Edipo del maschietto è minato dal complesso di castrazione, quello della bambina è reso possibile e introdotto dal complesso di castrazione>> (11). In lei > (12). Un altro concetto freudiano suffraga l'interpretazione secondo cui l'Edipo trascende il vissuto individuale nel quale si incarna: il concetto di fantasmi originari•, >, schemi che strutturano la vita immaginativa del soggetto e che sono altrettante varianti d,ella situazione triangolare (seduzione, scena primitiva, castrazione, ecc.). Rileviamo infine che, se si concentra l'attenzione sulla relazione triangolare, si è portati ad attribuire un ruolo essenziale, nella costituzione di un dato complesso edipico, non solo al soggetto e alle sue pulsioni, ma anche agli altri termini della relazione (desiderio inconscio dell'uno o dell'altro genitore, seduzione•, rapporti tra i genitori). Ciò che sarà interiorizzato e sopravviverà nella strutturazione della personalità è costituito non solo da questa o quella immagine parentale, ma anche, e in misura non minore, dai diversi tipi di relazioni esistenti tra i vertici del triangolo . (et) In Freud si trova anche l'espressione Kernkomplex (complesso nucleare). Impiegata generalmente come equivalente di complesso di Edipo, questa espressione è introdotta in Le teorie sessuali infantili ( Uber infantile Sexualtheorien, 1908); notiamo, con Daniel Lagache, che in quel contesto essa si riferisce al conflitto tra l'investigazione sessuale e la richiesta d'informazioni dei bambini da un lato e la risposta menzognera degli ,adulti dall'altro (13).
.à.
(1) FREUD (S.). Ober· ei11en beso11deren Typus der Objektwahl beim 11fan11e, 1910. G.W., voi. VIII, 73; S.E., voi. XI, 171; Fr., 7.
88
(2) FREUD (8.). Aus den Anfiingen der Psychoanalyse, 1887-1902. a) Ted., 238; lngl., 223-4; Fr., 198; lt., 192--3. - b) Ted., 238; Ingl., 223-4; Fr., 198; It., 193. (3) FREUD (S.). Drei Abhandlungen zur Sexualtheorie, 1905. G.W., voi. V, 127; n. 2 (aggiunta nel 1920); 8.E., voi. VII, 226, n. 1; Fr., 187, n. 82; It., 195, n. 71. (4) FREUD (8.). Das Ich und das Es, 1923. G.W., voi. XIII, 261; 8.E., voi. XIX, 33; Fr., 187-8. (5) Cfr. MACK BRUNSWICK (R.). The Preo,edipal Phase of the Libido Development, 1940, in « Psa. Read. », 232. (6) Cfr. FREUD (S.). Die infantile Genitalorganisation, 1923. G.W., voi. XIII, 294-5; 8.E., voi. XIX, 142. (7) Cfr. FREUD (8.). Ober die weibliche Sexualitiit, 1931. - a) G.W., voi. XIV, 517-37; S.E., voi. XXI, 223-43. - b) G.W., voi. XIV, 519; S.E., voi. XXI, 226-7. (8) Cfr. FREUD (S.). G.W., voi. XI, 338; 8.E., voi. XVI, 326; Fr., 351. (9) Cfr. KLEIN (M.). Some Theoretical Condusions regarding the Emotional Lije of the Infant, 1952. In • Developmients ». (10) Freud (8.). Der Untergang des Odipus}u,,mplexes, 1924. - a) G.W., voi. XIII, 399; S.E., voi. XIX, 177; Fr., 397; lt., 000. - b) G.W., voi. XIII, 401; S.E., voi. XIX, 178-9; Fr., 399. (11) FREUD (8.). Einige psychische Folgen des anatomischen Geschlechtsunterschieds, 1925. G.W., voi. XIV, 28; S.E., voi. XIX, 256. (12) Cfr. LÉV1-STRAuss (C.). Les structures élémentaires de la parenté, P.U.F., Parigi, 1949. Introduzione e cap. II, J>assim. (13) Cfr. FREUD (8.). G.W., voi. VII, 176; S.E., voi. IX, 213-4.
1COMPLESSO PATERNO.
D.: Vaterkomplex. - En.: father complex. - Es.: complejo paterno. - Fr. : complexe paternel. P. : complexo paterno. 41 Termine usato da Freud per designar-e una delle principali
dimensioni del complesso di Edipo: la relazione ambivalente col padre.
COMPONENTE DI PULSIONE.
D.: Triebkomponent. -
En. : instinctual component. componente instinctivo. - Fr.: composainte pulsionnelle. componente impulsor(a) o pulsional.
Es.,: P.:
Vedi: Pulsione o istinto parziale. 89
CONCORDANTE CON L'IO (o EGOSINTONICO).
D. : lchgerecht. -- En. : egosyntonic. - Es. : concorde con el yo. - Fr. : conforme au moi. - P. : egossintonico.
• Termine che qua.lifica le pulsioni e le rappresentazioni accettabili per l'Io, cioè compatibili con la sua integrità e le sue esigenze. • Questo termine compare talora negli scritti di Freud - cfr. per esempio (1) e (2) - per esprimere l'idea che il conflitto psichico non oppone l'Io in astratto a tutte le pulsioni, ma a due categorie di _pulsioni, le une compatibili con l'Io (pulsioni dell'Io'*'), le altre contrarie all'Io (ichwidrig), o non concordanti con l'Io (nicht ichgerecht) e quindi rimosse. Nel quadro della prima teoria delle pulsioni, se le pulsioni dell'Io sono per definiizione concordanti con l'Io, le pulsioni sessuali sono destinate alla rimozione quando si rivelano inconciliabili con
l'Io. L'espressione *. Essa può essere effettuata con diversi mezzi: 1L1n solo elemento (tema, persona, ecc.) è conservato poiché è pres,~nte più volte in diversi pensieri del sogno (« punto nodale»); vari elementi possono essere raggruppati in una unità eterogenea (personaggio composito, per esempio); oppure la condensazione di più immagini può portare ed attenuare i tratti che non coincidono, per mantenere e rafforzare soitanto ii tratto o i tratti comuni (i). Sebbene enucleato nell'analisi dei sogni, il meccanismo di condensazione non è limitato ad essi. In Psico,patologia della vita quotidiana (Zur Psychopatologie des Alltagslebens, 1901) e in La battuta di spirito e i suoi rapporti con l'inconscio (Der Witz und seine Beziehung zum Unbewussten, 1905), Freud afferma che la condensazione è uno degli elementi essenziali della tecnica della battuta di spirito, del lap;ms, della dimenticanza delle parole, ecc.; in L'interpretazione dei sogni, egli nota che il processo di condensazione è particolarmente sensibile quando è applicato alle parole (neologismi). Come spiegare la condensazione ? La :si può considerare come un effetto della censura e un mezzo per sfuggirvi. Per quanto, come ha notato Freud, non si abbia l'impressione che sia un effetto della censura, > (2); la condensazione . infatti complica la lettura del racconto manifesto. Ma se il sogno procede per condensazione, non è soltanto per aggirare la censura: la condensazione è una caratteristica del pensiero inconscio. Nel processo primario, sono realiz.zate le condizioni-energia libera*, non legata; tendenza all'identi1tà di percezione* - che consentono e favoriscono la condensazione. Il desiderio inconscio 91
sarebbe quindi sottoposto direttamente alla condensazione, mentre i pensieri preconsci, > (1). Più in generale, questo processo è in azione nei fenomeni come il sogno, l'atto mancato, il ricordoschermo, ecc. Il conflitto è indiscutibilmente un fatto fondamentale dell'esperienza psicanalitica, ed è relativamente facile descriverlo nelle sue modalità cliniche; ma è piuttosto difficile ·inquadrarlo in una teoria metapsicologica. Nel corso dell'opera freudiana, il problema del fondamento ultimo del conflitto ha ricevuto diverse soluzioni. Va notato anzitutto che ii conflitto può essere spiegato a due iìveiii reiativamente distinti: al livello topico*', come conflitto tra sistemi o istanze, e al livello economico-dinamico, come conflitto tra pulsioni. Questo secondo tipo di spiegazione è il più radicale, per Freud, :ma è spesso difficile stabilire come si collegano tra loro i due livelli, giacché l'istanza beneficiaria del conflitto non corrisponde necessa1riamente a un tipo specifico di pulsioni. Nel quadro della prima teoria metapsicologica, il conflitto può 1~ssere fatto risalire schematicamente, dal punto di vista topico, alil'opposizione tra i sistemi ]ne e Prec, separati dalla censura•; quei;ta opposizione corrisponde anche alla dualiità del principio di piacere e principio di realtà, in cui il secondo cerca di garantire la ]Propria superiorità rispetto al primo. Si può dire che le due forze Ìln conflitto sono allora per Freud la sessualità* e un'istanza rimovente che include le aspirazioni etiche ed estetiche della personalità; la rimozione sarebbe motivata da caratteri specifici delle rappresentazioni sessuali che le renderebbero inconciliabili con l'>* e generatrici di dispiacere per quest'ultimo. Solo piuttosto tardi Freud ha cercato un supporto pulsionale all'istanza rimovente. Il dualismo tra pulsioni sessuali"" e pulsioni 93
di autoconservazione• (definite come > (2). È evidene tuttavia che già in questo stadio de_l pensiero freudiano,, in cui esiste una coincidenza tra l'istanza difensiva delJ'lo e un tipo determinato di pulsioni, l'opposizione ultima « fame-amore >> si esprime nelle modalità concrete del conflitto solo attraverso una serie di mediazioni assai difficili da precisare. In una tappa successiva, la seconda topica fornisce un modelJo della personalità più diversificato e più vicino a queste modalità concrete: conflitti tra istanze, conflitti interni a un'istanza, per esempio tra i poli di identificazione paterno e materno, che si possono ritrovare nel Super-io. Il nuovo dualismo pulsionale indicato da Freud, quello delle pulsioni di vita* e delJe pulsioni di morte*, sembrerebbe dover fornire, con l'opposizione radicale che esso introduce, un fondamento alla teoria del conflitto. In realtà, si è ben lungi dal costatare una simile sovrapposi2;ione tra il piano dei principi ultimi, Eros e pulsione di morte, e la dinamica concreta del conflitto (vedi: Pulsione di morte). La nozione di conflitto è tuttavia rinnovata, poiché: 1) si vedono sempre meglio le forze pulsionali animare le diverse istanze (per esempio, Freud descrive il Super-io come sadico), anche se a nessuna di esse è attribuito un solo tipo di pulsione; 2) Le pulsioni di vita ricoprono la maggior parte delle opposizioni conflittuali precedentemente enucleate da Freud in base all'esperienza clinica: >, fattore variabile il cui intervento -farebbe sì che la bisessualità propria dell"essere umano si trasformi in alcuni casi in un conflitto tra esigenze rigorosamente inconciliabili, mentre senza tale fattore nulla impedirebbe alle tendenze omosessuali ed eterosessuali di attuarsi in una soluzione equilibrata. È in questa linea di pensiero che si può interpretare il ruolo attribuito da Freud al concetto di fusione delle pulsioni. Essa non designa soltanto il dosaggio in proporzioni variabili di sessualità e di aggressività: è la stessa pulsione di morte che introduce la dlefusione (vedi: Fusione-Defusione delle pulsioni).
* Se si esamina nel suo complesso l'evoluzione delle idee di Freud sul conflitto psichico, si nota che egli cerca Bempre di ricondurre il conflitto a un dualismo irriducibile, fondato, in ultima analisi, su un antagonismo quasi mitico tra due grandi forze contrastanti, e che uno dei poli del conflitto resta sempie la sessualità*, mentre l'altro polo muta nelle varie fasi del pensiero freudiano (, « pulsioni dell'Io >>, >). Fin dall'inizio della sua opera (vedi: Seduzione), come pure alla fine nel Compendio di psicanalisi (Abriss der Psychoanalyse, 1938), Frt:ud insiste sul legame intrinseco che deve esistere tra sessualità e conflitto. È vero che si può dare di esso un modello teorico astratto applicabile a >, ma (1 a). Secondo Freud, il contenuto latente precede il contenuto manifesto: il lavoro del sogno trasforma l'uno nell'altro e, in questo senso, non è « mai creatore » (2). Ciò non significa che l'analista possa riscoprire tutto - > (1 b) - e che quindi vi possa essere un'interpretazione definitiva del sogno (vedi: :Sovrinterpretazione). (1) FREUD S.). Die Traumdeutung, 1900. -- a) G.W., voli. 11-111, 283; S.E., voi. IV, 277; Fr., 207; lt., 257. - b). G.W., voli. 11-111, 530; S.E., voi. V, 525; Fr., 433; It., 4 79-80. (2) FREUD (S.). Ober den Traum, 1901. G.W., voll. 11-111, 680; S.E., vol. V, 667; Fr., 112.
CONI'ENUTO MANIFESTO.
D. : manifester Inhalt. - En. : manifest content. - Es. : contenido manifiesto. - Fr. : contenu manifeste. - P. : conteudo manifesto o patente.
• Designa il sogno prima che venga sottoposto all'indagine analitica, quale appare al sognatore che lo racconta. Per estensione, si parla del contenuto manifesto di qualsiasi produzione verbalizzata - dal fantasma all'opera letteraria - quando ci si propone di interpretarla secondo il metodo analitico. • L'espressione « contenuto manifesto>> è introdotta da Freud in L'interpretazione dei sogni (Die Traumdeutung, 1900) in correlazione con quella di , senza attributo, è usato nello sltesso senso e viene contrapposto a quello di « pensieri (o pens,ieri latenti) del sogno>>. Per Freud il contenuto manifesto è il prodotto del lavoro del sogno,
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mentre il contenuto latente è il ·prodotto del lavoro inverso, cioè dell'interpretazione. Questa concezione è stata criticata dal punto di vista fenomenologico: per Politzer il sogno non avrebbe, strettamente parlando, che un solo contenuto,. Ciò che Freud intende per contenuto manifesto costituirebbe il iracconto descrittivo che il soggetto fa del suo sogno quando ancora non ha a sua disposizione tutti i significati che sono espressi dal suo sogno (1). (1) Cfr. POLITZER (G.). Critique des fondements de la Psychologie, Rieder,
Parigi, 1928.
CONTROINVESTIMENTO (o CONTROCARICA).
D. : Gegenbesetzung. - En. : anticathexis. - Es. : contracarga. Fr.: contre-investissement. - P.: contra-carga o contra-investimento.
• Processo economfro postulato da Freud come supporto di numerose attività difensive dell'Io. Esso consiste nell'investi-
mento da parte dell 'Ie di rapprese.nta.iioni 7 sistemi di rappresentazioni, atteggiamenti, ecc. capaci di ostacolare l'accesso delle rappresentazioni e dei desideri inconsci alla coscienza e alla motilità. Il termine può anche designare il risultato più o meno permanente di tale processo. • La nozione di controinvestimcnto è utilizzata da Freud principalmente nel quadro della sua teoria economica della rimozione. Le rappresentazioni da rimuovere, essendo costantemente investite dalla pulsione e tendendo continuamente a irrompere nella coscienza, non possono essere mantenute nell'inconscio se non viene esercitata una forza ugualment,e costante in senso contrario. In generale, la rimozione suppone quindi due processi economici che si condizionano reciprocamente:: l) ritiro da parte del sistema Prec dell'investimento fino allora assegnato a una rappresentazione spiacevole (disinvestimento); 2) controinvestim,ento, che utilizza l'energia resa disponibile dall'operazione precedente. Si tratta ora di vedere su che cosa viene diretto il controinvesti98
mento. Va notato che il controinvestimento ha l'effetto di mantenere una rappresentazione nel sistema da cui proviene l'energia pulsionale. ]È quindi l'investimento di un elemento del sistema preconscioc;osciente che impedisce l'insorgere, al suo posto, della rappresentazione rimossa. L'elemento controinvestito può essere di varia natura: un semplice derivato* della rappresentazione inconscia (formazione sostitutiva, animale fobico per esempio, che è oggetto di una particolare vigilanza e che è destinato a mantenere rimossi il desiderio inconscio e i fantasmi connessi), o un elemento che si oppone direttamente alla rappresentazione inconscia (formazione 1·eattiva, per esempio: esagerata sollecitudine di una madre per i figli, che nasconde desideri aggressivi; cura della pulizia volta a contrastare delle tendenze anali). Inoltre, ciò che è controinvestito può essere non solo una rappresentazione, ma anche una situazione, un comportamento, un tratto del carattere, ecc.; l'obiettivo rimane :sempre quello di stabilizzare la rimozione. Sotto questo aspetto, la nozione di controinves,timento si riferisce all'aspetto economico della nozione dinamica cli difesa dell'Io; essa spiega la stabilità del sintomo che, secondo l'espressione di Freud, è >. All'indistruttibilità del desiderio inconscio si oppone la relativa rigidità delle strutture difensive dell'Io, che esige un consumo permanente di energia. Il concetto di controinvestimento è utilizzabile non soltanto per quanto concerne la frontiera tra i sistemi inconscio e preconscio. Introdotto inizialmente da Freud nell'ambito della teoria della rimozione*, il controinvestimento è presente anche in molte altre operazioni difensive: isolamento, annullamento rc~troattivo, difesa attrav·erso la realtà, ecc. In tali operazioni difensive, come pure nel meccanismo dell'attenzione e del pensiero discriminativo, il controinvestimento opera anche all'interno del sistema preconscio-cosciente. Infine, Freud fa appello al concetto di controinvestimento in riferimento alla relazione dell'organismo con l'ambiente per spiegare le reazioni difensive contro una irruzione di energia esterna che tirapassa lo schermo antistimolo* (dolo.re, trauma). L'organismo mobilita allora parte dell'energia interna,· sottraendola alle altre sue attività, per creare una specie di barriera· capace di impedire o limitare l'afflusso di eccitazioni esterne (2). (1) Cfr. FREUD (S.). Die Traumdeutung, 1900. G.W., voli. II-III, 610; S.E., voi. V, 604-5; Fr., 493; It., 550-1. (2) Cfr. per esempio: FREUD (S.). Jenseits des Lustprinzips, 1920. G.W., voi. XIII, 30-1; S.E., voi. XVIII, 30-1; Fr., 33-4.
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CONTROTRANSFEllT.
D. : Gegeniibert:ragung. - En. : counter-transference. - Es. : contratransferencia. - Fr. : contre-transfert. - P. : contratransferencia.
• Insieme delle reazioni, inconsce dell'analista alla persona dell'analizzato e più particolarmente al suo transfert. • Sono rari gli acc:enni di Freud a ciò che egli ha chiamato controtransfert: egli lo considera l'effetto dell'« influenza del malato sui sentimenti inconsci del medico » (1 a) e sottolinea che « nessun analista va più lontano di quanto gli consentano i propri complessi e le proprie resistenze interne >> ( 1 b). Da ciò deriva la necessità per l'analista di sottoporsi a una analisi personale, Dopo Freud, il 1::ontrotransfert ha richiamato sempre più l'attenzione degli psicanalisti, specialmente da quando la cura ha cominciato a essere considerata e descritta come relazione, e anche in seguito all'applicazione della psicanalisi a nuovi campi (analisi dei bambini e degli psicotici), in cui le relazioni inconsce dell'analista possono essere più sollecitate. Ci limiteremo a segnalare solo due punti: 1) Dal punto di vista della delimitazione del concetto, vi sono
diverse posizioni: alcuni autori intendono per controtransfert tutti gli aspetti della pe,rsonalità dell'analista che possono intervenire nella cura, mentre altri limitano il controtransfert ai processi inconsci che il transfert dell'analizzato induce nell'analista. Daniel Lagache è favorevole a quest'ultima delimitazione e la precisa facendo osservare che il controtransfert inteso in questo senso (reazione al transfert dell'altro) non si incontra soltanto nell'analista, ma anche nell'analizzato. Transfert e controtransfert non coinciderebbero quindi con processi propri rispettivamente dell'analizzato e dell'analista. Se si considera l'insieme del campo analitico, bisognerebbe distinguere, in ciascuna delle due persone interagenti nella cura, tra ciò che è transfert e ciò che è controtransfert (2). 2) Dal punto di vista tecnico, si possono distinguere schematicamente tre orientamenti: a) ridurre il più possibile le manifestazioni controtransferenziali mediante l'analisi p1ersonale in modo che la situazione analitica sia al limite strutturata,, come una superficie proiettiva, dal solo transfert del paziente; b) utilizzare, senLZa perderne il controllo, le manifestazioni del 100
cointrotransfert nel lavoro analitico, seguendo l'indicazione di Freud: possiede nel proprio inconscio uno strumento con cui può interpretare le espressioni dell'inconscio degli altri>> (3) (vedi: Attenzione fluttuante); e) orientarsi, per l'interpretazione stessa, sulle proprie reazioni co,ntrotransferenziali, spesso assimilate, in questa prospettiva, alle emozioni che si sono provate. Tale atteggiamento postula che la riBonanza > costituisca la sola comunicazione autenticamente psicanalitica. t •.. ciascuno
(1) FREUD (S.). Die zukiinftigen Chancen der psychoanalytischen Therapie, 1910. -a) G.W., voi. VIII, 108; S.E., voi. Xl, 144-5; Fr., 27. -b) G.W., voi. VIII, 108; S.E., voi. XI, 144-5; Fr., 27. (2) Cfr. LAGACHE (D.). La méthode psychanalytique, in MICHAUX (L.) e coll., « Psychiatrie •, 1036-66, Parigi, 1964. (3) FREUD (S.). Die Disposition zur Zwangsneurose, 1913. G.W., voi. VIII, 445; S.E., voi. XII, 320; Fr., 441.
CONVERSIONE.
D. : Konversion. - En. : conversion. conversion. - P. : conversiio.
Es. : conversi6n. -
Fr. :
• Meccanismo di formazione di sintomi ,che è in azione nell'isteria e più specificamente nell'isteria d;i conversione (vedi). Esso consiste in una trasposizione di ;un conflitto psichico e fo un tentativo di risolverlo in sintomi somatici, motori ( paralisi, per esempio) o sensori ( anestesie o dolori localizzati, per esllmpio). Il termine di conversione corrisponde per Freud a una coiricezione economica: la libido distaccata dalla rappresentazione rimossa è trasformata in energia d'i1rinervazione. Ma ciò eh.e specifica i sintomi di conversione è il lorn significato simbolico: essi esprimono, mediante il corpo, rappresentazioni rimosse. • Il termine di conversione è stato introdotto da Freud in psicopatologia per spiegare quel > (2 b), idea che egli riprenderà con l'espressione di « compiacenza somatica>>*, cioè un fattore costituzionale o acquisito che predisporrebbe allm conversione un soggetto oppure, più specificamente, un organo o un apparato. Questo problema si riallaccia quindi a quello della > oppure di (4 nevrosi mista >>? Non sii tratta di un problema meramente verbale giacché esso porta a differenziare le nevrosi dal punto di vista delle strutture e non soltanto dei sintomi. 3) Nel campo oggi chiamato psicosomatico: senza pretendere di riisolvere una discussione tuttora aperta, sembra che si tenda oggi a distinguere la conversione isterica da altri processi di formazione di sintomi, per i quali si propone per esempio il termine di (4 somatizzazione>>: il sintomo di conversione isteric:a starebbe in una relaziione simbolica più precisa con la storia del soggetto e sarebbe meno is.olabile in una entità nosografica somatica (per esempio, ulcera alllo stomaco, ipertensione), meno stabile, e,cc. Sebbene la distinziione clinica sia chiara in molti casi, la distinzione teorica rimane difficile da formulare. (1) FREUD (S.). Bemerkungen iiber einen Fall van Zwangsneurose, 1909. G.W., vol. VII, 382; S.E., voi. X, 157; Fr., 200; It., 272. (2) Cfr. FREUD (S.). Die Abwehr-Neuropsychos,m, 1894. a) G.W., voi. I, 63; S.E., vol. III, 49. - b) G.W., vol. I, 65; S.E., vol. III, SO. (3) Cfr. per esempio: FREUD (S.). Studien uber Hysterie, 1895. G.W., vol. I, 212; S.E., voi. II, 148;; Fr., 117; It., 301--2. (4) FREUD (S.). Bruchstuck einer Hysterie-Analyse, 1905. G.W., voi. V, 21l3; S.E., vol. VII, 53; Fr., 38; lt., 71-2.
CONVERSIONE NELL'OPPOSTO.
D.: Verkehrung ins Gegenteil. - En.: reversal into the opposite. - Es.: trasformaci6n en lo contrario .. - Fr.: renversement dans le contraire. - P. : interversiio do impulso o da pulsiio.
• Processo con cui la meta della pulsione si trasforma nel suo opposto, passando dall'attività alla passfoità. 103
•
In Pulsioni e loro destino (Triebe und Triebschicksale, 1915) Freud, considerando i >, include tra essi, accanto alla rimozione e alla sublimazione, la conversione nell'opposto e la riflessione* sulla propria persona. Egli non tarda a rilevare che questi due processi - il primo concernente la meta, il secondo l'oggetto sono in realtà così strettamente legati l'uno all'altro, come appare nei due esempi principali, quello del sadismo-masochismo e quello del voyeurismo-esilbizionismo, che è impossibile descriverli separatamente. Il ripiegamento del sadismo nel masochismo implica a un tempo il passaggio dall'attività alla passività e un'inversione dei ruoli tra colui che infligge e colui che subisce le sofferenze. Questo processo può arrestarsi a uno stadio intermedio in cui vi è riflessione sulla propria persona (cambiamento d'oggetto), ma la meta non è divenuta passiva bensì solo riflessiva (far soffrire se stesso). Nella sua forma compiuta, in cui il passaggio alla passività è realizzato, il masochismo implica « ••• che venga nuovamente cercata, quale oggetto, una persona estramea, la quale deve assumere, in seguito alla trasformazione determiinatasi nella meta, la funzione del soggetto >> (1 a). Tale trasformazione rimane incomprensibile se non si fa intervenire la struttura fantasmatica, in cui un altro diventa fantasmaticamente il soggetto al quale viene attribuita l'attività pulsionale. I due processi possono funzionare evidentemente nel senso opposto: trasformazione dalla passività in attività, riflessione a partire dalla persona propriia su altri: « .•• che la pulsione si rifletta dall'oggetto verso l'Io o dall'Io verso l'oggetto (... ], ciò non pone una differenza di principio >> (2). Ci si può chiedere se il ritorno della libido, a partire da un oggetto esterno, sull'Io (libido dell'Io* o narcisistica), non possa essere denominato anche >. Va notato che Freud hm preferito in questo caso usare espressioni come quella di « ritiro della libido sul o nell'Io >>. Accanto alla conversione dell'attività in passività che riguarda il modo, la dell'attività, Freud considera una conversione « del contenuto>> o conversione «materiale>>: quello dell'amore in odio. Ma gli sembra valido parlare qui di riflessione solo su un piano puramente descrittivo; infatti, l'amore e l'odio non possono essere intesi come i destini di una stessa pulsione. Sia nella prima· (1 b) che nella seconda (3) teoria delle pulsioni, Freud attribuisce loro un'origine diversa. Anna Freud ha incluso tra i meccanismi di difesa la conversione nell'opposto e la riflessione sulla propria persona, chiedendosi se 104
non bisognasse vedere in essi i processi difensivi più primitivi (4). (Vedi: Identificazione con l'aggressore). Alcuni passi di Freud sembrano favorevoli a questa tesi (1 e). (1) FREUD (S.). a) G.W., voi. X, 220; S.E.., voi. XIV, 127; Fr., 44; It., 139. - b) Cfr. G.W., voi. X, 225 sgg.; S.E., voi. XIV, 133 sgg.; Fr., 53 sgg.; It., 143 sgg. - e) Cfr. G.W., voi. X, 219; S.E., voi. XIV, 126-7; Fr., 42-3; It., 138. (2) FREUD (S.). Jenseits des Lustprinzips, 19'20. G.W., voi. XIII, 59; S.E., voi. XVIII, 54; Fr., 63. (3) Cfr. FREuo (S.). Das /eh und das Es, 1923. G.W., voi. XIII, 271 sgg.; S.E., voi. 42 sgg.; Fr., 198 sgg. (4) Cfr. FREUD (A.). Das Ich und die Abwehrmechanismen, 1936. Ted., 41; Fr., P.U.F., Parigi, 1949, 45.
COPPIA D'OPPOSTI.
-- D.: Gegensatzpaar. - En.: pair of opposites. - Es.: par antitético. - Fr.: couple d'opposés. - P.: par antitético.
4t Termine spesso utilizzato da Freud per designare grandi
opposizioni di base, sia al livello delle mfJmifestazioni psicologiche o psicopatologiche (per esempio: sadismo-masochismo, voyeurismo-esibizionismo), sia al livello metapsfrologico ( per esempio: pulsione di vita - pulsione di morte). Il termine compare nei Tre saggi sulla teoria della sessualità ( Drei Abhandlungen zur Sexualtheorie, 1905) per porre in evidenza um carattere fondamentale di alcune perversioni: > (1 b). Questa duplice tesi - la coscienza ci dà soltanto un'informazione llacunosa sui nostri processi psichici, che soino per la maggior parte itnconsci; ma, nel contempo, non è affatto indifferente che un fenomeno sia conscio o no - esige una teoria della coscienza che determini la sua funzione e il suo posto. Già nel primo modello metapsicologico di Freud sono presenti due affermazioni essenziali: da un lato, Fre1L1d assimila la coscienza alla percezione e considera come essenza di quest'ultima la capacità di ricevere le qualità sensibili; dall'altro, egli affida questa funzione di percezione-coscienza a un sistema (il sistema w o W), autonomo rispetto all'insieme dello psichismo e funzionante in base a principi puramente quantitativi. > (2 a). La prima di queste tesi sarà mantenuta da Freud in tutta la sua opera: > (2 b). Essa attribuisce una priorità, nel fenomeno della 107
coscienza, alla percezione e principalmente alla percezione del mondo esterno: , intendendo con ciò sia la reviviscenza dei ricordi che il ragio-nmmento e, in generale, tutti i processi in cui entrano in gioco delle: >*. In tutta la sua opera, Freud ha mantenuto una teoria che fa dipendere la presa di coscienza dei processi ideativi dalla loro associazione con « residui verbali •> (Wortreste) (vedi: Rappresentazione di cosa e di parola). Questi ultimi (per il carattere di nuova percezione inerente alla loro riattivazione: le parole rievocate sono, almeno allo stato incipiente, ripronunciate) (2 d) consentono alla coscienza di trovare una specie di punto di ancoraggio a partire dal quale può irradiarsi la sua energia di superinvestimento: « Per conferire una qualità [ai processi ideativi], essi vengono, nell'uomo, associati ai ricordi verbali, i cui residui qualitativi bastano ad attrarre l'attenzione della coscienza e, a partire da questa, a dirigere sul pensiero una nuova carica energetica mobile>> (3 b). Questo legame della coscienza con la percezione induce Freud a riunirle per lo più in un solo sistema, che egli chiama sistema w nel Progetto per una psicologia scientifica (Entwurf einer Psychologie, 1895) e (P-C) a partire dai lavori metapsicologici del I 915. La separazione di questo sistema da tutti quelli che sono il luogo di registrazione di tracce mnestiche*' (Prec e lnc) si fonda, per una specie di deduzione logica, su un'idea già sviluppata da Breuer neU.e Considerazioni teoriche ( Theoretisches, 1895): >: ripristinare il più rapidamente possibile lo status quo ante, per poter accogliere nuove percezioni, e immagazzinare impressioni per poterle riprodurre (4). Freud completerà più tardi questa idea con una formula che intende spiegare l'apparizione della coscienza: > (5 a). 108
* La collocazione topica* della coscienza non è priva di difficoltà: se nel Progetto essa è situata > del sistema, presto la sua congiunzione intima con la percezione indurrà Freud a porla ·alla periferia tra il mondo esterno ,e i sistemi mnestici: l'apparato percettivo psichico comprende du,e strati: uno esterno, lo schermo antistimolo, destinato a ridurre l;a grandezza delle eccitazioni che arrivano dal di fuori, l'altro, situato dietro al precedente, che è una superficie ricettrice di eccitazioni, il sistema P-C (5 b) (vedi: Schermo antistimolo). Questa situazione periferica prefigura quella che sarà assegnata all'Io; in L'Io e l'Es (Das Ich und das Es, 1923) Freud vede nel sistema P-C il> (6 b) (vedi: lo). Dal punto di vista economico*, la coscienza ha posto a Freud un problema particolare. La coscienza infatti è un fenomeno qualitativo, suscitato dalla percezione delle qualità sensoriali; i fenomeni quantitativi di tensione e di distensione diventano coscienti solo sotto forma qualitativa. Ma, d'altra parte, una funzione eminentemente legata alla coscienza come quella de:ll'attenzione, che presenta variazioni d'intensità, o un processo come l'accesso alla coscienza (Bewusstwerden), che svolge un ruolo così importante nella cura, esigono pure un'interpretazione in termini economici. Freud formula l'ipotesi che l'energia dell'attenzione che, per esempio, « superinveste >> una percezione, è una energia proveniente dall'Io (Entwurf), o dal sistema P (Traumdeutung), e orientata dai segni qualitativi forniti dalla coscienza: > (2 e). Analogamente, l'attenzione inerente ai processi ideativi consente una loro regolazione più precisa di quelfaL fornita dal solo principio di piacere: « Vediamo che la percezione, attraverso i nostri organi di senso, ha per conseguenza di dirigere un investimento d'attenzione verso le vie per le quali si diffonde l'eccitazione sensoriale afferente; l'eccitazione qualitativa del sistema P serve da regolatrice del decorso della quantità mobile presente nell'apparato psichico. Possiamo valerci della stessa funzione per l'organo di senso sovrastante, quello del sistema C. Percependo nuove qualità, esso offre un nuovo contributo alla direzione e alla distribuzione funzionale delle quantità 109
mobili di carica energetica» (3 e) (vedi: Energia libera-energia legata; Superinvestimento ). Infine, dal punto di vista dinamico"' si può notare una certa evoluzione per quanto 1riguarda l'importanza attribuita da Freud al fattore coscienza, sia nel processo difensivo che nell'efficacia della cura. Senza pretendere di descrivere tale evoluzione, possiamo indicarne alcuni elementi. i) Un meccanismo come quello della rimozione è concepito agli inizi della psicanalisi come un rifiuto intenzionale ancora vicino al meccanismo dell'attenzione: « La scissione della coscienza in tali casi di isteria acquisita è [ ... ] voluta, intenzionale, o per lo meno promossa per lo più da un atto volontario >> (7). È noto che l'accentuazione sempre maggiore del carattere almeno parzialmente inconscio delle difese e della resistenza nella cura indurrà Freud a rielaborare la nozione d'Io e a formulare la sua seconda teoria dell'apparato psichico. 2) Una tappa importante di questa evoluzione è segnata dagli scritti metapsicologici del 1915 in cui Freud afferma che «••• il fatto di essere cosciente, unico carattere dei processi psichici che ci sia dato in modo immediato, non è in alcun modo atto a fornire un criterio di distinzione tra sistemi >> (8 a). Freud non intende rinunciare con ciò all'idea ch,e la coscienza deve essere attribuita a un sistema, a un vero > specializzato; ma nota che la capacità di accedere alla coscien:~a non basta per caratterizzare la posizione topica di un contenuto :nel sistema preconscio o nel sistema inconscio: > (8 b) (~). 3) Nella teoria della cura, la problematica della presa di coscienza e della sua efficacia è rimasta un tema fondamentale di riflessione. In tale contesto, bisogna valutare l'importanza relativa e il gioco combinato dei diversi fattori che intervengono nella cura: rievocazione e costruzione, ripetizione nel transfert ed elaborazione, interpretazione infine, la cui incidenza non si limita a una comunicazione cosciente ma provoca delle ristrutturazioni. « La cura psicanalitica si fonda sull'influenza del! C sull'lnc e ci mostra che tale compito, per quanto difficile, non è comunque impossibile >> (8 e). Ma, d'altro lato, Freud ha sempre più sottolineato il fatto che non basta comunicare al malato una interpretazione, anche se completamente adeguata, di un fantasma inconscio, per provocare delle ristrutturazioni: « Se comunichiamo a un paziente una rappresentazione che egli ~veva rimosso, ma che noi abbiamo indovinato, ciò non cam110
bia nulla in un primo momento nel suo stato psichico. Soprattutto ciò non toglie la rimozione e non annulla i suoi effetti ... » (8 d). Il passaggio alla coscienza non implic:a cli per sé un'effettiva integrazione del rimosso nel sistema pre«::onscio, ma deve essere completato con tutto un lavoro capace di eliminare le resistenze che ostacolano la comunicazione tra i sistemi inconscio e preconscio e di stabilire un legame sempre più stretto fra le tracce mnestiche inconsce e la loro verbalizzazione. Solo al termine cli questo lavoro possono· ricongiungersi « •.• il fatto cli aver udito e quello di aver vissuto, [che) sono di una natura psicologi,-:a assolutamente diversa, anche quando il loro contenuto è lo stesso>> (8 e). La fase dell'elaborazione terapeutica• sarebbe quella che ,consente questa graduale integrazione nel preconscio. A (oc) L'aggettivo bewusst significa cosciente, conscio, nel duplice senso attivo (cosciente) e passivo (qualità di ciò che è oggetto di coscienza). La lingua tedesca dispone di vari sostantivi formati a partire da bewusst. Bewusstheit (la qualità di essere oggetto di coscienza), che proponiamo di tradurre con « l'esser conscio~- Bewusstsein = la coscienza come realtà psicologica, soprattutto come attività e funzione (la coscienza morale è designata con un termine del tutto diverso: das Gewissen). Das Bewusste = il conscio, indicante un contenuto distinto da quello preconscio e inconscio. Das Bewusstwerden = «il divenir conscio & di una rappresentazione, che traduciamo con « accesso alla coscienza ~- Das Bewusstmachen = il render conscio un contenuto.
(~) Notiamo a questo proposito che la denominazione dei sistemi nella prima teoria dell'apparato psichico è basata sul riferimento alla coscienza: inconscio, preconscio, cosciente . (1) FREUD (S.). Abriss der Psychoanalyse, 1938. - a) G.W., voi. XVII, 79, n.; S.E., voi. XXIII, 157, n.; Fr., 18, n.; It., 242, n. 2. - b) G.W., voi. XVII, 79; S.E., voi. XXIII, 157; Fr., 18; lt., 242. - e) G.W., voi. XVII, 83; S.E., voi. XXIII, 161; Fr., 24; It., ;i47. - d) G.W., voi. XVII, 84; S.E., voi. X-XIII, 162; Fr., 25; lt., 248. (2) FREUD (S.). Aus denAnfiingen der Psychoanalyse, 1887-1902. -a) Ted., 393; Ingl., 369; Fr., 328; It., 316. - b) Ted., 396; Ingl., 373; Fr., 331; It., 319. -e) Cfr. Ted., 373-466; Ingl., 348-445; Fr., 307-96; lt., 303-88. d) Cfr. Ted., 443-4; lngl., 421-2; Fr., 375-6; It., 365-7. - e) Ted., 451; lngl., 428-9; Fr., 382; It., 373. (3) FREUD (S.), Die Traumàeuiung, i 900. -- a) G.YV., Vòll. II-III, 620; S.E., voi. V, 615; Fr., 500; lt., 560. - b) G.W., voll. II-III, 622; S.E., voi. V, 617; Fr., 502; lt., 561. - e) G.W., volli. 11-111; 621; S.E., voi. V, 616; Fr., 501; lt., 560. (4) Cfr. BREUER (J.). Theoretisches, in Studi1m i1ber Hysterie, 1895. Ted., 164; S.E., voi. II, 188-9, n.; Fr., 149-50, n.; lt., 336, n.
111
(5) FREUD (S.). Noti:z uher den • Wunderblock •, 1925. - a) G.W., vol. XIV, 4-5; S.E., voi. XIX,, 228. -b) G.W., voi. XIV, 6; S.E., voi. XIX, 230. (6) FREUD (S.). a) G.W., voi. XIII, 251; S.E., voi. XIX, 24; Fr., 178. b) G.W., voi. XIII, 252; S.E., voi. XIX, 25; Fr., 179. (7) FREUD (S.). Stud'ien ilber Hysterie, 1895. G.W., voi. I, 182; S.E., voi. II, 123; Fr., 96; It., 278. (8) FREUD (S.). Das Unbewusste, 1915. - a) G.W., voi. X, 291; S.E., vol. XIV, 192; Fr., 139. - b) G.W., voi. X, 291; S.E., voi. XIV, 192; Fr., 139. - e) G.W., voi. X, 293; S.E., voi. XIV, 193; Fr., 141. - d) G.W., voi. X, 274; S.E., voi. XIV, 175; Fr., 109-10. - e) G.W., voi. X, 275; S.E., voi. XIV, 175-6; F'r., 110.
COSTRUZIONE.
D. : Konstruktion. -- En. : construction. Fr.: construction. -· P.: construçao.
Es. : construcci6n. -
• Termine proposto da Freud per designare un'elaborazione dell'analista più estensiva e più distante dal materiale che non l'interpretazione, e dtistinata essenzialmente a ricostituire nei suoi aspetti sia reali che fantasmatici una parte della storia infantile del soggetto. • È difficile, e forse poco opportuno, conservare a! tPrrnin.. di costruzione il senso rela.tivamente ristretto che gli attribuisce Freud in Costruzioni nell'analisi (Konstruktionen in der Analyse, 1937). In questo articolo Freud mira soprattutto a sottolineare la difficoltà dell'obbiettivo ideale della cura, cioè della rievocazione di tutti i ricordi con eliminazione dell'amnesia infantile*'; l'analista è costretto perciò a elaborare delle vere > (2).
* L'idea particolarmente interessante che è espressa dal termine di costruzione non può essere ridotta all'uso quasi tecnico che ne 112
fa Freud nel suo articolo del 1937. Nella sua. opera si trovano d'altronde parecchie indicazioni che mostrano come il tema di una costruziione, di una organizzazione del materiale, sia presente fin dagli inizi e sotto più di un aspetto. Quando scopre l'inconscio, Freud lo descrive come una organizzazione che la cura deve permettere di ricostituire. Nel discorso del paziente infatti > sessuali infantili. Infine, il termine di costruzione evoca tutto il problema delle :strutture inconsce e della ristrutturazione attraverso la cura. (1) Cfr. FREUD (S.). Abriss der Psychoanalyse, 1938. G.W., voi. XVII, 103-4; S.E., voi. XXIII, 178; Fr., 46-7; lt., 267. (2) FREUD (S.). Konstruktionen in der Analyse, 1937. G.W., voi. XVI, 53; S.E., voi. XXIII, 265-6. (3) FREUD (S.). Zur Ps·ychotherapie der Ilystei•ie, in Studien uber Hysterie, 1895. G.W., voi. I, 296; S.E., voi. II, 291; Fr., 236; It., 427.
D DEFORMAZIONE.
D.: Entstellung. ·- En.: distortion. Fr.: déformation. - P.: deformaçào.
Es.: deformaci6n. -
• Effetto globale dd lavoro del sogno: i pensieri latenti sono trasformati in un prodotto manifesto difficilmente riconoscibile. • Rinviamo il lettore alle voci: Lavoro del sogno; Contenuto manifesto; Contenuto latente.
DERIVATO DELL'INCONSCIO. D. : Abkommling des Unbewussten - En. : derivative of the unconscious. - Es.: derivado del inconsciente. - Fr.: rejeton de l'inconscient. -- P.: derivado o ramificaç:ao do inconsciente.
• Termine spesso usato -da Freud nel quadro della sua concezione dinamica del.l'inconscio; quest'ultimo tende a far riaffiorare nella coscienza e nell'azione prodotti in connessione più o meno lontana con e.sso. Questi derivati del rimosso sono a loro volta aggetto di nuove misure di difesa. • S'incontra quest'espressione soprattutto nei testi metapsicologici del 1915. Essa non designa specificamente una produzione determinata dell'inconscio, ma comprende per esempio i sintomi, le associazioni nel corso della seduta (1 a), i fantasmi (2). 114
Il termine > (1 b) o del rimosso >> (1 e) è in connessione con la teoria delle due fasi della irimozione. Ciò che è stato rimosso nella prima fase (rimozione originaria*) tende nuovamente a irrompere nella coscienza sotto forma di derivati ed è allora sottoposto a una seconda rimozione (rimozione posteriore). Il termine di derivato mette in evidenza un carattere essenzia.le dell'inconscio: esso rimane sempre attivo ed esercita una pressio111e -verso la coscienza. > che vuole essere protetto da ogni perturbazione (conflitti 1tra desideri opposti, per esempio). Esso è inoltre un «gruppo di rappresentazioni » in contrasto con una rappresentazione con esso « inconciliabile », che è segnalata da un affetto spiacevole. Esso è infine l'agente dell'operazione difensiva (vedi: lo). Nelle opere di Freud in cui viene elaborato il concetto di psiconevrosi da difesa, }';accento è sempre posto sull'idea di inconciliabilità di una rappresentazione con l'Io; le diverse forme di difesa consistono nei diversi modi di trattare questa rappresentazione, tra cui prevale la separazione di essa dall'affetto che le era originariamente legato. Inoltr4~ Freud, come è noto, oppone molto presto le psiconevrosi da difesa alle nevrosi attuali*, gruppo di nevrosi in cui un aumento insopportabile di tensione interna, dovuto a una eccitazione sessuale non scaricata, trova uno sfogo in vari sintomi somativi; è significativo 4:he Freud rifiuti di parlare di difesa nel caso della nevrosi attuale:, sebbene sia un modo di proteggere l'organismo e un tentativo di ripristinare un determinato equilibrio. La difesa, nel mome,nto stesso in cui è scoperta, è distinta implicitamente dai provvedimenti presi da un organismo per ridurre un qualsiasi aumento di tensione. Contemporaneamente ai suoi sforzi per precisare le diverse moda4' t•r• • ma ae1 processo auens1vo a seconaa aeue anez1om e per meguo ricostituire, negli St,udi sull'isteria, lo svolgimento di tale processo in base all'esperiem~a della cura (ritorno degli affetti spiacevoli che hanno motivato la difesa, scaglionamento delle resistenze, stratificazione del materiale patogeno, ecc.), Freud tenta anche di costruire un modello metapsicologico della difesa. Questa teoria fa già riferimento, com,e avverrà costantemente in seguito, a una contrapposizione tra le eccitazioni esterne che si possono fuggire o contro cui esiste un dispositivo meccanico di sbarramento che permette di filtrarle (vedi: Schermo antistimolo) e le eccitazioni interne che non si possono fuggire. Contro questa aggressione dal di dentro effettuata dlalla pulsione, si costituiscono vari procedimenti difensivi. Il Progetto per una psicologia scientifica (Entwurf einer Psychologie, 1895) affronta il problema della difesa in due modi: 1) Freud cerca l'origine di ciò che egli chiama > in una « esperienza del dolore >>, come ha trovato il modello del desiderio e della sua inibizione da parte dell'Io in una «esperienza del soddisfacimento t•. Tuttavia, nel Progetto, tale concezione non è così chiara come quella dell'esperienza del soddisfacimento (ot). 2) Freud cerca dii differenziare da una difesa normale una difesa 1•
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patologica. La prima opera nel caso della reviviscenza di una esperienza penosa; occorre che l'Io abbia già potuto cominciare, al :momento dell'esperienza iniziale, a inibire il dispiacere con « investimenti laterali>>: (1 b). Ciò spiega come mai > (1). La , mentre per Freud non sono che il risultato di un gioco di forze opposte. Il punto di vista dinamico non implica soltanto la presa in considerazione della nozione di forza (che già si :trovava in Janet), ma l'idea che in seno allo psichismo certe forze entrano necessariamente in conflitto tra loro e che la molla del conflitto psichico (vedi) è costituita in ultima analisi da un dualismo ]Pulsionale.
* Negli scritti di Freud, si riferisce soprattutto all'inconscio in quanto esercita un'azione permanente, che esige una forza contraria, anch'essa permanente, per vietargli l'accesso alla coscienza. Clinicamente, questo carattere dinamico si manifesta sia nella resistenza• che si incontra per accedere all'inconscio, sia nella produzione di derivati* del rimosso.
122
Il carattere dinamico si esprime anche nellal nozione di formazioni di compromesso*, la cui consistenza è dovuta al fatto che esse sono « sostenute dai due lati a un tempo >>. Per questo Freud distingue due accezioni del concetto di inconscio*: in senso , inconscio designa ciò che è fuori del campo della coscienza e quindi ingloba ciò che egli chiama preconsciio*; nel senso > « ••. esso n,on designa pensieri latenti in generale, ma specificamente pensieri latenti con un determinato carattere dinamico, quello cioè per cui son mantenuti separati dalla co:scienza nonostante la loro intensità ed efficacia >> (2). (1) FREUD (S.). Ober Psychoanalyse, 1909. G.W., voi. VIII, 25; S.E., voi. XI, 25-6; Fr., 138; It., 35. (2) FREUD (S.). A note on the Unconscious in Psycho-Analysis, 1912. G.W., voi. VIII, 434; S.E., voi. XII, 262; Fr., 1:5-6; lt., 81-2.
DDITTEGO (- DELLA REALTÀ}.
D.: Verleugnung. - En.: disavowal. P. : recusa.
Es.: renegaci6n. -
Fr. : déni. -
• Termine usato da Freuà in un senso specifico: modo di difes,r:i chs consiste in un rifiuto da parte del soggetto di riconoscere la :realtà di una percezione traumatizzante, Eissenzialmente quella dsUa mancanza del pene nella donna. Ql'J,esto meccanismo è invocato da Freud specialmente per spiegare il feticismo e le psicosi. • Freud ha cominciato a usare il termine di Verleugnung in un senso relativamente specifico a partire dal 1924. Tra il 1924 e 1938, i riferimenti al processo così designato sono abbastanza numerosi; l'esposizione più completa si trova nel Compendio di psicanalisi (Abriss der Psychoanalyse, 1938). Non si può dire che eglil lo abbia inquadrato in una teoria o che lo abbia differenziato rigorosamente dai processi affini; si può tuttavia individuare in tale evoluzione una linea direttrice. È in relazione con la castrazione che Freud ,~omincia a descrivere la Verleugnung. Davanti all'assenza del pene ndla bambina, i bambinii > (1). Solo gradualmente considereranno l'as1,enza del pene come il risultato della ca:strazione. 123
In Alcune conseguenze psichiche della differenza anatomica fra
i sessi (Einige psychische Folgen des anatomischen Geschlechtsunterschieds, 1925), il diniego è descritto sia per la bambina che per il maschietto; va notaLto che Freud collega questo processo con il meccanismo psicotico: «•• .interviene un processo che vorrei designare col termine di "dfoiego" (Verleugnung), processo che non sembra essere né raro né molto pericoloso nella vita psichica del bambino, ma che nell'adulto sarebbe il punto di partenza di una psicosi ~ (2). In quanto il diniego riguarda la realtà esterna, Freud lo considera, in opposizione alla. rimozione, la prima fase della psicosi. Mentre il nevrotico comincia col rimuovere le esigenze dell'Es, lo psicotico comincia col ricusare la realtà (3). A partire dal 1927 Freud elabora la nozione di diniego essenzialmente in base all'esempio privilegiato del feticismo. Nello studio da lui dedicato a questa perversione (Il Feticismo [Fetischismus] 1927) egli mostra come il feticismo perpetui un atteggiamento infantile facendo coesistere due posizioni inconciliabili: il diniego e il riconoscimento · della ,castrazione femminile. L'interpretazione che ne dà Freud è ancora ambigua; egli tenta infatti di spiegare questa coesistenza invocando i processi della rimozione e della formazione di un compromesso tra le due forze in conflitto; ma mostra anche come questa coesistenza costituisca una vera scissione* in due (Spaltung, Zwiespiiltigkeit) del soggetto. Nei testi succc~ssivi (La scissione dell'Io nel processo di difesa [Die lchspaltung im Abwerhvergang], 1938; Compendio di psicanalisi [Abriss der Psychoanalyse], 1938), questa nozione di scissione dell'Io chiarisce più nettamente quella di diniego. I due atteggiamenti del feticista - ricusa:re la percezione della mancanza del pene nella donna, riconoscere questa mancanza e trarne le conseguenze (angoscia) - > (5). In queste righe emergono già sia l'idea d.i sc:issione della personalità in varie «correnti >> indipendenti che quella di una difesa primaria consistente in un rigetto radicale e quella infine che tale meccanismo riguardi anzitutto la realtà della castrazione. Quest'ultimo punto è probabilmente quello che consente no:n s,olo di comprender meglio la nozione freudiana di diniego, ma anche d.i svilupparne e rinnovarne la problematica. Se il diniego della castra.zione è il prototipo, e forse anche l'origine, degli altri dinieghi della realtà, ci si può chiedere che cosa Freud intenda per > della castrazione o percezione di essa. Se è la > nella donna che è ricusata, è difficile parlare di percezione o di realtiì, giacché una mancanza non è percepita come tale, ma diventa realtà solo se messa in relazione con una presenza possibile. Se è la castraz:ione stessa che è ricusata, il diniego riguarderebbe non una percez:ione (non essendo mai percepita la castrazione come tale), ben:sì una teoria esplicativa dei fatti (una teoria sessuale infantile). Ci :si ricorderà, a questo proposito, che Freud ha sempre attribuito il complesso o l'angoscia di castrazione, non alla percezione di una pura e semplice realtà, bensì alla congiunzione di due dati: costatazione della differenza anatomica dei sessi e minaccia di castrazione da parte del padre (vedi: Castrazione). Queste osservazioni consentono di chiedersi se fondamentalmente il diniego, che ha conseguenze c:osì evidenti nella realtà, non riguardi un elemento fondatore della 1,ealtà umana anziché un ipotetico > (vedi anche: !Preclusione). (1) FREUD (S.). Die infantile Genitalorga11isatio11, 1923. G. W., voi. XIII, 296; S.E., voi. XIX, 143-4. (2) FREUD (S.). G.W., voi. XIV, 24; S.E., voi. XIX, 253. (3) Cfr. FREUD (S.). Der Realitiitsverlust bei Neurose und Psycho.re. 1924. G.W., voi. XVIII, 364-5; S.E., voi. XIX, 184-5.
125
(4) FREUD (S.). Abriss der Psychoanalyse, 1938. G.W., vol. XVII, 134; S.E., vol. XXIII, 203; Fr., 79; It., 297. (5) FREUD (S.). Aus der Geschichte einer infantilen Neurose, 1918. G.W., vol. XII, 171; S.E., vol. XVII, 85; Fr., 389; It., 510.
DISINVESTIMENTO (o SOTI'RAZIONE DI CARICA).
D.: Entziehung (o Abziehung) der Besetzung, Unbesetztheit.
En. : withdrawal of cathexis. - Es. : retiro o ausencia de carga psiquica. - Fr. : désinvestissement. - P. : retraimènto de carga psiquica o desinvestimento.
• Ritiro dell'inves,timento precedentemente assegnato a una rappresentazione, a un gruppo di rappresentazioni, a un oggetto, a un'istanza, ecc. Stato in cui si t.rova tale rappresentazione in seguito al ritiro o per mancanza d.i qualsiasi investimento. • Il ritiro dell'inv,estimento• è postulato nella psicanalisi come sostrato economico di vari processi psichici e in particolare della rimozione•. Freud riconosce immediatamente come fattore determinante di quest'ultima il distacco dell'importo d'affetto dalla rappresentazione. Nella descrizione sistematica della rimozione, egli mostra come la rimozione supponga che certe rappresentazioni, precedentemente ammesse nel sistema preconscio-cosciente e quindi da questo investite, perdano la loro carica energetica. L'energia resa c,osì disponibile può essere utilizzata nell'investimento di una formazione difensiva (formazione reattiva•) che è oggetto di un contro-investimento• (1 ). Parimenti, negli stati narcisistici, l'investimento àeiPio aumenta proporzionalmente al disinvestimento degli oggetti (2). (1) Cfr. FREUD (S.). Das Unbewusste, 1915. G.W., vol. X, 279-80; S.E., voi. XIV, 180-1; Fr., 118-21. (2) Cfr. FREUD (S.). Zur EinfiJ.hrung des Narzissmus, 1914, passim. G.W., vol. X, 138-70; S.E., vol. XIV, 73-102.
E
E:CONOMICO. == D ..: Okonomisch. - En.: economie. économique. - P. : econ&mico.
Es.: econ6nùco. -
Fr.:
tt Qualifica tutto ciò che si riferisce all'ipotesi secondo cui i processi psichici consistono nella circolazione e nella distrib1J1zione di una energia quantificabile ( energia pulsionale), cioiè suscettibile di• aumento, di diminuzione, di "equivalenze. Il 1) Si parla generalmente nella psicanalisi di « punto di vista economico». Freud infatti definisce la metapsicologia come la sintesi di tre punti di vista: dinamico, topico ed economico. Per punto di vista economico egli intende > (1). Il punto di vista economico consiste nel prendere in considerazione gli investimenti• nella loro mobilità, le variazioni della loro intensità, le opposizioni che si stabiliscono tra loro (nozione di controinvestimento), ecc. In tutta l'opera di Freud sono presenti considerazioni economiche; non vi può essere infatti per lui una descrizione completa di un processo psichico finché non può essere valutata l'economia degli investimenti. Questa esigenza del pensiero freudiano ha le sue radici, da un lato, in uno spirito scientifico e in un apparato concettuale completamente impregnati di nozioni energetiche, dall'altro, nella esperienza clinica che impone immediatamente a Freud un certo numero di dati che, a suo avviso, possono essere spiegati solo con un linguaggio economico. Per esempio: il carattere irreprimibile del sintomo 12:7
nevrotico (spesso tradotto nel linguaggio del malato con espressioni come: >), il sorgere di disturbi d'andamento nevrotico susseguenti a perturbazioni della scarica sessuale (nevrosi attuali*); inversamente, l'alleviamento e l'eliminazione dei disturbi quando il soggetto può liberarsi (catarsi*), durante la cura, degli affetti in lui (abreazione); la separazione effettivamente costatata nel sintomo e nel corso dd trattamento tra la rappresentazione e l'affetto che le era originariamente legato (conversione*, rimozione*, ecc.); la scoperta di catene associative tra una rappresentazione che non provoca una sensibile reazione affettiva e un'alti:a apparentemente anodina che invece ne provoca una intensa: questo ultimo fatto suggerisce l'idea di una vera carica affettiva che si sposta da un elemento a un altro lungo una via conduttrice. Simili dati sono alla base dei primi modelli elaborati da Bre.ier nelle sue Considerazioni teoriche (Studi sull'isteria [ Studien uber llysterien], 1895) e da Freud (Progetto per una psicologia scientifica [Entwurf einer Psychologie], 1895, completamente edificato sulla nozione di una quantità di eccitazione che si sposta lungo catene neuroniche; cap. VII di L'interpretazione dei sogni [Die Traumdeutung], 1900). Successivamente, tutta una serie di altre costatazioni cliniche e terapeutiche non faranno che rafforzare l'ipotesi economica. Per esempio: a) Lo studio di stati come il lutto o le nevrosi narcisistiche* che convalidano l'idea di un vero bilancio energetico tra i diversi investimenti del soggetto: al distacco dal mondo esterno corrisponde un aumento dell'investimento assegnato alle formazioni intrapsichiche (vedi: Narcisismo; Libido dell'Io - Libido d'oggetto; Lavoro del lutto). b) L'interes..e per le nevrosi di guerra e in generale per le nevrosi traumatiche* in cui i disturbi appaiono provocati da uno shock troppo intenso, un affilusso di eccitazioni eccessivo rispetto alla tolleram>:a del soggetto. e) I limiti dell'cflìcacia dell'interpretazione e più generalmente dell'azione terapeutica in alcuni casi ribelli, che inducono a invocare la forza rispettiva delle istanze* interessate, in particolare la forza, costituzionale o attuale, delle pulsioni. 2) L'ipotesi economica è costantemente presente nella' teoria freudiana e si traduce in una serie di strumenti concettuali: l'idea fondamentale sembra essere quella di un apparato (chiamato dapprima « neuronico >>* e poi, definitivamente, >), che ha la funzione di manteneire al livello più basso possibile l'energia che 128
circola in esso (vedi: Principio di costanza;; Principio di piacere). Questo apparato compie un determinato la·voro descritto da Freud in diversi modi: trasformazione dell'energia liibera in energia legata•, differimento della scarica, elaborazione psichka delle eccitazioni, ecc. Questa elaborazione psichica suppone la dis.tinzione tra rappresentazione e importo d'affetto"' o somma di ecci'tazione, capace di circolare lungo catene associative, di investire una rappresentazione o un complesso rappresentativo, ecc. Da ciò de:riva l'aspetto economico che rivestono le nozioni di spostamento"' e di condensazione"'. L'apparato psichico riceve eccitazioni di origine esterna o interna; queste ultime, ossia le pulsioni"', eserciitano una spinta costante che costituisce una >. In generale, tutto il fun~:ionamento dell'apparato può essere descritto in termini economici come gioco di investimenti, disinvestimenti, controinvestimenti, superinvestimenti. L'ipotesi economica è in stretto rapporto con gli altri punti di vista della mctapsicologia: topico"" e dinamico"'. Freud definisce iinfatti ciascuna delle istanze dell'apparato in base alla modalità specifica di circolazione dell'energia:- per esempio, nel quadro della prima teoria dell'apparato psichico, energia libera del sistema lnc, energia legata del sistema Prec, energia mobille di supcrinvestimento* per la coscienza. Parimenti, la nozione dinamica di conflitto psichico irnplica, secondo Freud, che vengano presi in considerazione i rapporti tra le forze in presenza (forza delle pulsionii, dell'Io, del Super-io). L'importanza del > nell'eziologia della malattia come nell'esito terapeutico è sottolineata c,::m particolare chiarezza in Analisi finita e infinita (Die endliclze und' die unendliche Analyse, 1937).
* Il punto di vista economico è spesso considerato l'aspetto pm ipotetico della meta psicologia freudiana: cos'è mai questa energia continuamente invocata dagli psicanalisti ? />,. questo riguardo faremo alcune osservazioni: 1) Le stesse scienze fisiche non si pronunciano sulla natura ultima delle grandezze di cui studiano le variazioni, le trasformazioni, le equivalenze. Esse si limitano a definirle mediante i loro effetti (per esempio, la forza è ciò che produce un certo lavoro), e di compararle tra loro (una forza è misurata in ba.se a un'altra o meglio i loro effetti sono confrontati tra loro). Sotto questo aspetto, la posizione di Freud non fa eccezione: egli definisce la spinta della pulsione 129
come . D. Lagache ha insistito, richiamandosi alla fenomenologia, sull'idea secondo cui i'organismo struttura il suo ambiente e la sua stessa percezione degli oggetti in funzione dei suoi interessi vitali, valorizzando nel suo ambiente certi oggetti, certi campi, certe differenze percettive (nozione di Umwelt); pe_r ogni organismo è presente la dimensione assiologica purché non si limiti il concetto di valore al campo morale, estetico, logico, in cui i valori sono definiti in base alla loro irriducibilità all'ordine di fatto, alla loro universalità di diritto, alla loro esigenza categorica di compimento, ecc. Per esempio, l'oggetto investito dalla pulsione orale è perseguito come ciò-che-deve-essere-assorbito, come valore-cibo. L'oggetto fobico non è semplicemente fuggito, ma è >, intorno al quale si organizza una certa struttura spazio-temporale. Va notato tuttavia che tale prospettiva può includere tutto il contenuto dell'ipotesi economica solo se si concepiscono i « valori >> come capaci di scambiarsi gli uni con gli altri, di spostarsi, di equivalersi, all'interno di un sistema in cui la« quantità di valore »a disposizione del soggetto è limitata. Va inoltre sottolineato che Freud considera l'economia :non tanto nel campo delle pulsioni di autoconservazione - in cui pure sono manifesti gli interessi, gli appetiti, 130
gli oggetti-valori - quanto in quello delle pulsioni sessuali, che son capaci di trovare il loro soddisfacimento in oggetti molto distanti dall'oggetto naturale. Ciò che Freud intende per economia libidica è precisamente la circolazione di valore che si svolge all'interno delll'apparato psichico, all'insaputa del soggetto che non riesce a per,cepire la soddisfazione sessuale nella soffe:renza del sintomo. (1) FREUD (S.). Das Unbewusste, 1915. G.\V., voi. X, 280; S.E., vol. XIV, 181; Fr., 121. (2) FREUD (S.). Triebe und Triebschicksale, 1915. G.W., vol. X, 214; :S.E., vol. XIV, 122; Fr., 33. (3) FREUD (S.). Jenseits des Lustprinzips, 192:0. G.W., voi. XIII, 30-1; S.E., vol. XVIII, 30-1; Fr., 34.
:EGOISMO.
D.: Egoismus. P. : egoismo.
•
En.: egoism. - Es.: egoismo. - Fr.: égoisme. -
Interesse dell'Io per se stesso.
a
Il termine di egoismo era servito dapprima a Freud per caratterizzare i sogni, che sono considerati « egoistici » nel senso che ·« •• .in tutti compare l'amato Io>> (1 a). Ciò non significa che non possano comparire in un sogno i sentimenti più >, ma soltanto che l'Io del sognatore vi è sempre presente in persona o per identificazione (1 b). L'introduzione del narcisismo* induce Freud a differenziare -concettualmente il narcisismo dall'egoismo: il narcisismo è « .•. il complemento libidico dell'egoismo >> (2). Essi sono spesso, ma non necessariamente, confusi. Questa distinzione si fonda su quella tra pulsioni sessuali e pulsioni dell'Io*. L'egoismo o . L'efficacia della cura consiste nell'i;;tituzione dei legami associativi che consentono la graduale liquidazione del trauma (vedi: Catarsi). Anche nella teoria delle nevrosi attuali è utilizzato il termine di 132
elaborazione psichica: è la mancanza di elaborazione psichica della tensione sessuale somatica che porta alla derivazione diretta di essa nei sintomi. Il meccanismo somiglia a quello dell'isteria (4), ma la mancanza di elaborazione psichica è più radicale: > (2). In questo senso l'elaborazione secondaria può essere, accostata alla razionalizzazione*. è spesso fondamentalmente
(1) FREUD (S.). Die Traumdeutu11g, 1900.' G.W., voli. II-III, 503; S.E., vol. V, 499; Fr., 371; It., 456. (2) FREUD (S.). G.W., voi. IX, 117; S.E., voi. XIII, 95; Fr., 133.
ELABORAZIONE (TERAPEUTICA).
D. : Durcharbeitung o Durcharbeiten. - En. : working-through. Es. : trabajo elaborativo. - Fr. : perlabioration. - P. : perlaboraçlio.
e Processo con cui l'analizzato assimila un'interpretazione superando le resistenze da essa suscitate. Si tratterebbe di una specie di lavoro psichico che consente 1il soggetto di accettare alcuni elementi rimossi sottraendosi all'influenza dei meccanismi ripetitivi. L'elaborazione terapeutica è continua nella cura, ma è in azione soprattutto in certe fasi in cui il trattamento sembra ristagnare e in cui una resistenza, sebbene interpretata, continua a sussistere. Dal punto di vista tecnico, l'elaborazione terapeutica è favorita da interpretazioni dell'analista consistenti in particolare nel mostrare come i significati in causa si ritro11ino in contesti diversi. • Il termine tedesco Durcharbeitung (ela.borazione approfondita) ha trovato un equivalente soddisfacente nel termine inglese workingthrough a cui hanno fatto spesso ricorso gli psicanalisti. In italiano, la lingua corrente non consente una traduzione esatta. Si potrebbe ricorrere quindi o a termini come « elaborazione interpretativa >>, che sono già un commento al concetto, oppure a neologismi. Abbiamo preferito conservare il termine che i:: prevalso nell'uso psicanalitico italiano - elaborazione - aggiungendo il qualificativo terapeutica per mantenere la distinzione tra Durcharbeitung e Verarbeitung o Bearbeitung (vedi: Elaborazione psichica). Ci si può chiedere tuttavia se il rischio di confusione terminologica tra questi due 135
tipi di elaborazione non sia connesso con l'incertezza del concetto stesso. Già negli Studi sull'isteria (Studien iiber Hysterie, 1895) s1 incontra l'idea che l'analizzato compie nella cura un certo lavoro; i termini stessi di durcharbeiten e Durcharbeitung sono talora usati da Freud senza che rivestano un significato molto specifico (1). Questo significaito sarà precisato nell'articolo Rievocazione, ripetizione ed elaborazione (Erinnern, Wiederholen und Durcharbeiten, 1914) il cui titolo suggerisce l'idea che l'elaborazione terapeutica costituisca una molla della cura paragonabile alla rievocazione dei ricordi rimossi e alla ripetizione nel transfert. In realtà, il senso che gli dà Freud rimane piuttosto oscuro. In questo testo sono messi m evidenza i tratti seguenti: a) l'elaborazione terapeutica riguarda le resistenze; b) essa è in generale susseguente all'interpretazione di una resistenza che sembra rimanere senza effetto; in questo senso, un periodo di relativo ristagno può nascondere questo lavoro eminentemente positivo, in cui Freud vede il principale fattore di efficacia terapeutica; e) essa consente di passare dal rifiuto o dall'accettazione puramente intellettuale a una convinzione fondata sull'"esperienza vissuta (Erleben) delle pulsioni rimosse che> (2 a). In questo senso, il soggetto ccmpie l'elaborazione terapeutica « sprofondandosi nella res,istenza >> (2 b). Freud non correla quasi affatto il concetto di Durcharbeit1mg con quelli di rievocazione e di ripetizione. Tuttavia, pare che si tratti ai suoi occhi di un terzo termine in cui verrebbero a ricongiungersi gli altri due; infatti, l'elaborazione terapeutica è una ripetizione, ma modificata dall'iinterpretazione e quindi capace di favorire lo sganciamento del soggetto dai suoi meccanismi ripetitivi. Freud vede nell'elaborazione terapeutica un omologo di ciò che rappresentava l'abreazione nel trattamento ipnotico, probabilmente perché egli prende in considerazione il suo carattere vissuto e risolutivo. La distinzione topica che Freud introduce in Inibizione, sintomo e angoscia (Hemmur.·g, S)mptom und Angst, 1926) tra resistenza dell'Es e resistenza dell'Io gli consente di diss,iparc talune ambiguità del testo precedente: la rimozione non è eliminata una volta superata la resistenzr. del! 'Io, ma occorre anche . Esso è utilizzato o scaricato nelle varie attività motorie, intellettuali, ecc. Secondo Breuer, esiste un livello ottimale di questa energia quiescente che consente una buona ricezione degli eccitamenti esterni, ]l'associazione tra le idee e una libera circolazione dell'energia nelle vie del sistema nervoso. È questo livello elle l'organismo cerca di mantenere costante o di ristabilire (vedi: Principio di costanza). L'organismo si allontana da questo optimum quando l'energia nervosa è esaurita (il che provoca lo stato di sonno, che. consentirà un ricaricamento energetico) o quando il livello è troppo alto; questa altezza del livello può essere generalizzata e 1llniforme (stato di attesa intensa), oppure ripartita in modo ineguale (ciò avviene quando insorgono affetti la cui energia non può essere né scaricata né ripartita nell'insieme del sistema mediante l'elaborazione psichica*; è qui che Brcucr parla di >). Come si vede: 1) le due forme di energia distinte da Breuer - e - sono trasformabili l'una nell'altra; 2) nessuna priorità è data all'energia cinetica né dal punto di vista genetico né dal punto di vista logico. La distinzione freudiana tra processo primario e processo secondario sembra estranea al pensiero di Breuer; 3) per Breuer è lo stato quiescente deH'energia nervosa che è fondamentale, giacché l'energia può circolare liberamente solo quando sia raggiunto un determinato lìvello. La differenza da Freud è netta: Breuer pensa per esempio che nello stato di sonno, in cui l'energia quiescente è a un livello molto basso, la libera circolazione degli eccitamenti sia ostacolata (4 b). Il principio di costanza assume in Breuer un significato diverso da quello che avrà in Freud (vedi: Principiio di costanza; Principio dell'inerzia neuronica).
* In realtà, pare sia stato Freud a introdurre, per quanto riguarda l'energia psichica, i due termini opposti di energia libera ed energia legata. Va notato che anche questi due termini erano stati introdotti in fisica da Helmholtz, ma nel quadro del secondo principio della termodinamica (degradazione del!' energia); Helmholtz designava con energia libera l'energia che > e con ener,r;ia legata (Nebenbesetzung), che è il fondamento dell'azione inibitrice dell'Io (6 a). Il caso privilegiato di un funzionamento «legato>> dell'energia è fornito, secondo Freud, dal processo di pensiero, che combina l'alto investimento richiesto dalla tensione e lo spostamento di deboli quantità di energia, senza le quali l'esercizio stesso del pensiero sarebbe impossibile (6 b). Questa corrente,, per quanto debole dal punto di vista quantitativo, circola con più facilità: > (6 e). L'opposizione tra energia libera e energia legata è ripresa in L'interpretazione dei sogni (Die Traumdeutung, 1900), senza alcun riferimento a stati, supposti distinti, dei neuroni, e sarà sempre mantenuta da Freud come l'espressione economica della distinzione fondamentale tra processo primariot• e processo secondario* (vedi: Legame). (1) Cfr. per esempio: FREUD (S.). Das Unb,nvusste, 1915. Fine del cup. IV. G.W., voi. X; S.E., voi. XIV. (2) Cfr. per esempio: FREUD (S.). jenseits d,.is Lustprinzips, 1920. G.W., voi. XIII, 26; S.E., vol. XVII, 26-7; Fr., 29. (3) HELMHOLTZ (H.). Ober die Erhaltung de,· Kraft, Engelmann, Lipsia, 1847, 12. (4) BREUER (J.). e FREUD (S.). Studien iiber Hysterie, 1895. a) Ted., 169 n.; S.E., voi. II, 194 n.; Fr., 154 n.; It., 341 n. - b) Cfr. Ted., 168; S.E., voi. II, 192-3; Fr., 153; lt., 340. (5) HELMHOLTZ (H.). Ober die Thermodynamik chemischer Vorgiinge, 1882. 1r: « Abhandlungen zur Thermodynamik chemischer Vorgiinge •, En.~elmann, Lipsia, 1902, 18. (6) FREUD (S.). a) Cfr. 1" parte, cap. IV. -- b) Cfr. Ted., 447; lngl., 425; Fr., 378-9; lt., 369-70. - e) Ted., 451; lngl., 429; Fr., 382; It., 374.
EROGENO.
D. : erogen. P. : erogeno. •
En. : erotogenic. - Es. : er6geno. - Fr. : érogène. -
Che è in rapporto con la produzione di una·eccitazione sessuale.
• Questo aggettivo è usato per lo più nel termine di zona erogena*, ma lo si incontra anche in espressioni quali masochismo* erogeno, attività erogena, ccc. 141
EROGENEITÀ.
D.: Erogeneitat. -- En.: erogenicity. érogénéité. -
Es.: erogeneidad. - Fr . .-
P. : erogeneidade.
• Capacità di ogni regione del corpo di essere la fonte di una eccitaziòne sessuale, cioè di comportarsi come zona erogena. • Questo termine -- poco utilizzato - è stato coniato da Freud nell'Introduzione del narcisismo (Zur Einfuhrung des Narzissmus, 1914) (1), in cui l'erogeneità è definita come l'attività sessuale di cui è capace una parte del corpo (2). Denominando con un termine specifico questa « eccitabilità » (Erregbarkeit) sessuale, Freud intende sottolineare che essa non è il privilegio della zona erogena in cui si manifesta nel modo più evidente, ma una proprietà generale di tutta la superficie cutaneomucosa e perfino degli organi interni. L'erogeneità è concepita da Freud come un fattore quantitativo, che può aumentare e~ diminuire, e può anche venir redistribuito nell'organismo mediante spostamenti. Tali modificazioni forniscono, secondo lui, una spiegazione dei sintomi ipocondriaci. (1) Cfr. _5REUD (S.). G.W., voi. X, 150; S.E., voi. XIV, 84. (2) Cfr. egualmente FREUD (S.). Drei Abhandlungen zur Sexualtheorie, G.W., vol. V, 85 (n. 1, aggiunta del 1915); S.E., voi. VII, 184 (n. l); Fr., 179 (n. 50); It., 185 (n. 46).
EROS.
B
adottata nelle diverse iingue la stessa paroia greca.
• Termine con cui i Greci denominavano l'amore e il dio Amore. Freud lo utilizza ne.lla sua ultima teoria delle pulsioni per indicare l'insieme delfo pulsioni di vita in opposizione alle pulsioni di morte. • Rinviamo il lettor,e alla voce pulsioni di vita, limitandoci qui a formulare alcune osservazioni sull'uso del termine Eros per designare tali pulsioni. È noto quanto Freud tenesse a ricollegare i suoi concetti sulle pulsioni* a idee filosofiche generali: opposizione « popolare >> tra 142
amore e fame nella prima teoria, opposizione empedocìea tra qn)ht. e vc:Ixoç (amicizia e odio) nell'ultima teoria. Freud fa più volte riferimento all'Eros platonico in cui scorge molte analogie con ciò che egli intende per sessualità*; egli ha :infatti sottolineato esplicitamente che essa non si confonde con la funzione genitale (1 ). Certe critiche che sostengono che Freud riduce tutto alla sessualità (nel senso corrente del termine) non reggono più quando si sia dissipata tale confusione: il termine di sessuale va usato > - in una prospettiva economica per designare l'energia delle pulsioni sessuali (cfr. per esempio queste parole del Compendio di psi.canalisi [Abriss der Psychoanalyse, 1938]: « tutta l'energia disponibile dell'Eros, che d'ora in poi chiameremo libido ... >>) (6). {cx) Citiamo a que:sto proposito un passo degli Studi sull'isteria (Studien iiber Hysterie,, 1895), in cui Breuer usa il termine Eros per indicare una potenza di carattere demoniaco: « La fanciulla presagisce nell'Eros la terribile potenza che domina e decide il suo destino e ne è angosciata ~ (7). À
(1) Cfr. per esempio FREUD (S.). Drei Abhandlungen zur Sexualtheorie, prefazione del 1920. G.W., voi. V, 31-2; S.E.; voi. VII, 133-4; Fr., 11-13. (2) FREUD (S.). Die '.Traumdeutung, 1900, n. del 1925. G.W., voli. II-III, 167; S.E., voi. IV, 61; lt., 154, n. del 1925. (3) FREUD (S.). Massenpsychologie und Ich-Analyse, 1921. G.W., voi. XIII, 99; S.E., voi. XVIII, 91; Fr., 101. (4) FREUD (S.). Das lch und das Es, 1923. G.W., voi. XIII, 269; S.E., voi. XIX, 40; Fr., 196. (5) FREUD (S.). a) G.W., voi. XIII, 66 n.; S.E., voi. XVIII, 61 n.; Fr., 70, n. - b) G.W., voi. XIII, 54; S.E., voi. XVIII, SO; Fr., 58. (6) FREUD (S.). G.W., vol. XVI!, 72; S.E., vol. )CXI!!, 149; Fr., 9; lt., 234. (7) BREUER (J.). Tee!., 216; S.E., voi. II, 246; Fr., 199; lt., 389.
EROTISMO URETRALE (o URINARIO).
D.: Urethralerotik o Hamerotik. - En.: urethral erotism. - Es.: erotismo uretra! o urinario. - Fr.: érotisme urétral o urinaire. P. : erotismo uretral o urinario.
•
Modo di soddisfacimento libidico legato alla minzione.
• Il piacere e il significato erotico della funzione urinaria sono messi in luce da Freud già nel 1905 nei -Tre saggi sulla teoria della sessualità (Drei Abhandlung,m zur Sexiialtheorie) e, in modo più vicino all'esperienza, nel' Caso Dora, in cui l'enuresi infantile è interpretata come un equivalente della masturbazione (1 ), e sono .indicati i legami simbolici tra la minzione e il fuoco, che saranno sviluppati in L'acquisizione del fuoco (Zur Gewinnung des Feuers, 1932). 144
Un terzo apporto di Freud consiste nel suggerire un rapporto tra certi tratti del carattere e l'erotismo uretrale. Alla fine del suo a1rticolo su Carattere ed erotismo anale ( Cha:rakter und Analerotik, 1908), egli scrive: > (2). Nella stessa direzione K. Abr~ham mette in evidenza i fantasmi infantili di onnipotenza che posso1t10 accompagnare l'atto della minzione: >. « Le analisi dii adulti, come pure quelle di bambini, mi hanno messo costantemente di fronte a fantasmi in cui l'urina er:a immaginata come un a.gente di corrosione, di disgregazione e di corruzione, e come un veleno segreto e insidioso. Questi fantasmi di natura sado-uretrale contribuiscono in larga misura all'attribuzione inconscia di un ruolo crudele al pene e ai disturbi della potenza s,essuale nell'uomo>> (4). Segnaliamo inoltre che vari autori (per es.empio Feniche!) hanno distinto varie forme di piacere legate alla funzione urinaria (>, , ecc.).
* Notiamo che Freud parla di erotismo urinario, altri autori (a c:ominciare da Sadger: Vber Urethralerotik, 1910) di erotismo uretrale, e che anche coloro che, come Melanie Klein, attribuiscono un ruolo importante al sadismo uretrale, non fanno menzione di una fase uretrale. Va notato a questo proposito che Freud pone l'erotismo uretrale più specificamente nel « secondo stadio della masturbazione infantile>> (intorno al quarto anno circa). > (3 b). L'idea di una « tirascrizione >> della pulsione che veniva affermata nel concetto di >, se non è esplicitamente respinta, non è neppure ribadita. 4) L'Es ha un modo di organizzazione, una struttura interna specifica? Freud stesso ha affermato che l'Es è « un caos>>: (5). (y) Consigliamo al lettore di consultare, su questo punto, il commento dei curatori della Standard Edition (S. E., voi. XIX, 63-6). (1) FREUD (S.). a) G.W., voi. XIII, 251, n. 2; S.E., voi. XIX, 23, n. 3; Fr., 177, n. 2. - b) G.W., voi. XII, 251; S.E., voi. XIX, 23; Fr., 177. e) Cfr. G.W., voi. XIII, 258 n.; S.E., voi. XIX, 30, n. 1; Fr., 185, n. 1. - d) G.W., voi. XIII, 275; S.E., voi. XIX, 46; Fr., 202. - e) G.W., voi. XIII, 251-2; S.E., voi. XIX, 24; Fr., 178. (2) FREUD (S.). Die Froge der Laienanalyi:e, 1926. G. W ., voi. XIV, 222; S.E., vol. XX, 195; Fr., 140. (3) FREUD (S.). Neue Folge der Vorlesungen zur Einfiihrung in die Psychoanalyse, 1932. - a) G.W., voi. XV, 85; S.E., voi. XXII, 79; Fr., 109. - b) G.W., voi. XV, 80; S.E., voi. XXII, 73-4; Fr., 103. -e) G.W., voi. XV, 80; S.E., voi. XXII, 73-4; Fr., 103. - d) G.W., voi. XV, 80; S.E., voi. XXII, 73-4; Fr., 103. (4) Cfr. LAGACHE (D.). La psychanalyse et la structure de la personnalité. In La psychanalyse, P.U.F., 1961, voi. VI, 21. (S) GnoDDECK (G.). Das Buch vom Es, 1923. Ted., 10-1; lt., 14-5.
ESAME DI REALTÀ.
D.: Realitatspriifung. - En.: reality-testing. - Es. : prueba de realidad. - Fr.: épreuve de réalité. - P.: prova de realidade.
• Processo postulato da Freu,d, che con.sente al soggetto di distinguere gli stimoli provenienti dal mondo esterno dagli stimoli interni e di impedire la possibile confusfone tra ciò che il sç>g,getto percepisce e ciò che egli si rappresenta soltanto, confusione che sarebbe alla origine dell'allucinazione. 149
• Il termine di Realitiitsprufung compare soltanto nel 1911 in Precisazioni sui due j>rincipi dell'accadere psichico (Formulierung iiher die zwei Prinzipien ,des psychischen Geschehens), ma il problema è impostato già nei primi scritti teorici di Freud. Uno dei presupposti fondamentali del Progetto del 1895 è che all'inizio l'apparato psichico non dispone di criteri per distinguere tra una rappresentazione, fortemente investita, dell'oggetto soddisfacente (vedi: Esperienza di soddisfacimento) e la percezione di esso. Certo, la percezione (che Freud attribuisce a un sistema specializzato_ dell'apparato neuronico) è in relazione diretta con gli oggetti esterni reali e fornisce dei >, ma questi possono essere provocati anche dall'investimento di un ricordo, che, quando è abbastanza intenso, provoca l'allucinazione. Affinché il segno di realtà (chiamato anche segno di qualit:à) abbia il valore di un criterio sicuro, è necessario che sia attuata un'inibizione dell'investimento del ricordo o dell'immagine, il che: suppone la costituzione di un Io. Come si vede, a questo stadio del pensiero freudiano non è un > che decide della realtà di ciò che è rappresentato, ma un modo di funzionamento interno dell'apparato psichico. In L'interpretazione dei sogni· (Die Traumdeutung, 1900), il problema è impostato in termini analoghi: l'appagamento allucinatorio del desiderio, specialmente nel sogno, è concepito come il risultato di una , la coppia di opposti non è più quella di soggettivo e oggettivo, ma quella di piacevole e spiacevole : l'Io coincide con tutto ciò che è fonte di piacere, mentre il no:n-Io corrisponde a tutto ciò che è per esso spiacevole. Freud non fa esplicitamente l'accostamento tra questa tappa e quella del soddisfacimento , ma pare sia legittimo farlo, giacché per l'> (3). L'esperienza di soddisfacimento - reale e allucinatorio - è la nozione fondameintale della problematica freudiana del soddisfacimento: in essa si congiungono il soddisfacimento del bisogno e l'appagamento del desiderio"' (vedi: Desiderio; Fantasma). (1) FREUD (S.). A.us den Anfiingen der Psychoanalyse, 1887-1902. b) Ted., 404; Ingl., 381; Fr., 338; lt., 327. (2) FREUD (S.). G.W., voli. 11-111, 571; S.E., voi. V, 565; Fr., 463. (3) FREUD (S.). Die Verneinung, 1925. G.W., vol. XIV, 14; S.E., vol. XIX, 238; Fr., 176.
a) Ted., 402; lngl., 379; Fr., 336; lt., 325-6. -
F F'ACILITAZIONE.
D. : Bahnung. - En. : facilitation. frayage. - P. : facilitaçào.
Es·. : facilitaci6n. -
Fr. :
•• Termine utilizzato da Freud quando fornisce un modello neurologico del funzionamento dell'apparato psichico (1895): l"eccitazione, nel suo passaggio da un neurone all'altro, deve vincere una ce;tu ;esistenza; quando iale Jiassaggio provoca una d'iminuzione permanente di tale resistenza, si dice che vi è una fi'1cilitazione: l'eccitazione sceglierà la via facilitata a preferenza di quella che non lo è.
•1
La nozione di facilitazione è centrale nella descrizione del funzionamento dell'> che Freud ha dato nel suo Progetto per una psicologia scientifica (Entwurf einer Psychologie, 1895). Jones nota che essa svolgeva un ruolo importante nel libro di Exner, pubblicato un anno prima, Progetto per una spiegazione fisiologica dei fenomeni psichici (Entwurf zur physiologischen Erkliirung der psychischen Erscheinungen, 1894) ( 1). Pur non avendola albbandonata, Freud non ne fa uso nei suoi scritti metapsicologici; ma la riprende quando, in Al di là del principio di piacere (Jenseits d,es Lustprinzips, 1920), è indotto a riutilizzare un modello fisiologico (2). (1) Cfr. JoNEs (E.). Sigmund Freud: Lije and Work, 1933. lngl., 417; Fr., 417-8. (2) Cfr. Fru:uo (S.). G.W., voi. XIII, 26; S.E .. , voi. XVIII, 26; Fr., 29.
157
FALLICA (DONNA o MADRE -).
D.: phallische (Frau o Mutter). - En. : phallic (woman o mother). - Es.: falica (mujer o madre). - Fr.: phallique (femme o mère). - P. : f:alica (mulher o ma.e).
• Donna dotata fantasmaticamente di un fallo. Tale immagine può assumere due forme principali a seconda che la donna sia rappresentata come portatrice di un fallo esterno o di un attributo fallico oppure come se avesse conservato all'interno di sé il fallo maschile. • Nella psicanalisi, s'incontra frequentemente nei sogni e nei fantasmi l'immagine di donne dotate di un organo sessuale maschile. Sul piano teorico, la graduale messa in evidenza di una >, poi di una fase libidica propriamente detta, nelle quali vi sarebbe per l'uno e l'altro sesso soltanto un organo sessuale, il fallo (vedi: Fase fallica), viene a dare il suo fondamento all'immagine della donna fallica. Secondo Ruth Mack Brunswick, tale imago si costituirebbe >*, ha dato un'estensione più ampia a tale fantasma. Va notato che, nell'insieme, il termine di donna fallica designa la donna che ha un fallo e non l'immagine della donna o della ragazzina identificata col fallo (4). Infine, l'espressione « donna fallica',> è spesso usata in un. linguaggio approssimativo per qualificare una donna che abbia tratti del carattere considerati mascolini, per esempio una donna autoritaria,· e ciò senza che si sappia quali siano esattamente i fantasmi sottostanti. 158
(1) MACK BRUNSWICK (R.). The Pieoedipal P'hase of the Libido Develo;pment, 1940, in « Psa. Read. o, 240. (2) Cfr. FREUD (S.). Fetischismus, 1927. G.W., voi. XIV, 312; S.E., XXI, 152-3. (3) Cfr. BoEHM (F.). Homosexualitiit und Odipuskomplex, 1926, in « lntemationale Zeitschrift fiir Psychoanalyse o, voi. XII, 66-79. (4) Cfr. FENICHEL (O.). Die symbolische Gleichung: Miidchen = Phallus, 1936, in« lntemationale Zeitschrift for Psychoanalyse o, voi. XXII, 299-314; in Collected Papers, Londra, Routledge and Kegan, 1955, 3-18.
FALLO.
D. : Phallus. P.: falo.
En. : phallus. -
Es. : falo. -
Fr. : phallus. -
• Nell'antichità greco-latina, raffigurazione dell'organo maschile. Nella psicanalisi, l'uso di questo termine sottolinea la funzione simbolica svolta dal pene nella dial'ettica intra- e intersoggettiva, mentre il termine di pene è rise,rvato per lo più per deisignare l'organo nella sua realtà anatomica. • È raro incontrare negli scritti di Freud il termine di fallo, mentre neiia sua forma aggettivaie esso compare in varie espressioni, soprattutto in quella di >•. Si può costatare nella letteratura psicanalitica contemporanea un uso relativamente differenziato dei teirmini e >: il primo designa l'organo maschile nella sua realtà corporea, mentre il secondo sottolinea il suo valore simbolico. L'organizzazione fallica, gradualmente riconosciuta da Freud come fase evolutiva della libido nei due sessi, occupa un posto centrale in quanto è correlativa al complesso di castrazione nel suo acme e regola l'impostazione e la risoluzione dd complesso di Edipo. L'alternativa in cui si trova di fronte il soggetto in questa fase dipende da questi termini: avere il fallo o essere castrato. Come si vede, l'opposizione non è qui tra due termini designanti due realtà anatomiche come lo sono il pene e la vagina, bensì tra la presenza o l'assenza di un solo termine. Questo primato del fallo per i due sessi corrisponde, secondo Freud, al fatto che la bambina ignorerebbe l'csiste:nza della vagina. Anche se il complesso di castrazione assume modalità diverse nel bambino e nella bambina, rimane nei due casi imperniato soltanto sul fallo, concepito come staccabile dal corpo. In questa prospettiva, un articolo come Trasformazioni pulsionali, 159
partic-0larmente dell' ei•otismo anale ( Vber Triebumsetzungen, insbesondere der Analerotik, 1917) ( 1) mostra come l'organo maschile si inserisca in una serie di termini reciprocamente sostituibili in > (pene = feci = bambino = dono, ecc.), term1m che hanno come carattere comune il fatto di poter essere staccati dal soggetto e circollare da una persona all'altra. Per Freud, l'orgamo maschile non è soltanto una realtà reperibile come termine di riferimento di tutta una serie. La teoria del complesso di castrazione finisce per attribuire un ruolo prevalente all'organo maschile, ma considerato ora come simbolo, in quanto la sua assenza o presenza trasforma una differenza anatomica in criterio fondamentale di classificazione degli esseri umani, e in quanto, per ciascun soggetto, questa presenza o assenza non è ovvia, non è riducibile a un dato puro e semplice, ma è il risultato problematico di un processo intra- e intersoggettivo (assunzione da parte del soggetto del proprio sesso). È certo in funzione di questo valore simbolico che Freud, e in modo più sistematico la psicanalisi contemporanea, parla di fallo, riferendosi allora, più o meno esplicitamente, all'uso di questo termine nell'antichità, in cui designava la figurazione, dipinta, scolpita, ecc., dell'organo virile, oggetto di venerazione con un ruolo centrale nelle cerimonie di iniziazione (Misteri). > (2 a). Infine, lo stesso passaggio da un'epoca all'altra viene messo in rapporto con la differenziazione dell'apparato psichico in sistemi di , e il passaggio da un'epoca all'altra e da un sistema all'altro è paragonato a una « traduzione >> che può essere più o meno riuscita (2 b). Ben presto si fa strada l'idea di collegare la successione di questi diversi periodi al predominio e all'abbandono di determinate > o > (regione anale, regione bucco-faringea e, nella bambina, regione clitoridea). Freud. sviluppa notevolmente questo tentativo teorico, come è testimoniato dalla lettera del 14 novembre 1897: il processo della rimozione detta normale è messo in stretto rapporto con ì'abbandono di una zona per un'altra, col > di una zona sessuale. Tali concezioni prefigurano in numerosi punti ciò che diventerà, nella sua forma più completa, la teoria delle fasi della libido. Ma colpisce il fatto che esse scompaiano dalla prima esposizione che Freud dà dell'evoluzione della sessuallità per essere poi riscoperte e precisate solo più tardi. Nell'edizione del 1905 dei Tre saggi sulla teoria della sessualità (Drei Abhandlungen zur Sexualtheorie) l'opposizione principale si situa tra la sessualità puberale e adulta da un lato, organizzata sotto il primato genitale, e la sessualità infantile, dall'altro, in cui sono molteplici le mete sessuali e le zone erogene che le sostengono, senza che si instauri in alcun modo il primato di una di esse o una scelta d'oggetito. Probabilmente, questa opposizione è particolarmente accentuata da Freud a causa del carattere didattico che riveste l'opera in questione e a causa dell'originalità della tesi che egli deve far accettare: il carattere originariamente pervertito e polimorfo della sessualità (vedi: Sessualità; Autoerotismo). Gradualmente, tra il 1913 e il 1923, questa tesi viene emendata con l'ìntroduzione del concetto di fasi pregenitali che precedono 175
l'instaurazione della fase genitale: fase orale*, anale*, fallica*. Ciò che caratterizza queste fasi è un certo modo di organizzazione della vita sessuale. La nozione del primato di una zona erogena è insufficiente per spiegare ciò che vi è di strutturante e di normativo nel concetto di fase, il quale trova il suo fondamento solo in un tipo di attività, legato certo a una zona erogena, ma reperibile a diversi livelli della relazione oggettuale*. Per esempio l'incorporazione, caratteristica della fase orale, sarebbe uno schema che si incontra in molti fantasmi sottostanti ad attività diverse dalla nutrizione («mangiare con gli occhi>>, per esempio).
* Sebbene nella psicanalisi il concetto di fase si riferisca prevalentemente all'evoluzione dell'attività libidica, va notato che sono state abbozzate diverse altre linee evolutive: 1) Freud ha notato una successione temporale per quanto riguarda l'accesso all'oggetto libidico: il soggetto passa successivamente attraverso l'autoerotismo*, il narcisismo*, la scelta omosessuale e la scelta eterosessuale (3). 2) Un'altra direzione induce a scorgere diverse fasi nell'evoluzione che porta a un predominio del principio di realtà sul principio di piacere. Un h.:ntativù in questo senso è stato fatto àa Ferenczi (4). 3) Alcuni autori ritengono che solo la formazione dell'Io* possa spiegare il passaggio dal principio di piacere al principio di realtà. L'Io > (5). È lo sviluppo dell'Io eh.e permette la differenziazione tra sé e il mondo esterno, il differimento del soddisfacimento, il relativo dominio delle stimolazioni pulsionali, ecc. Freud, pur notando l'interesse di una precisa determinazione dell'evoluzione e delle fasi dell'Io, non si è inoltrato in questa via. Notiamo per altro che, all'epoca in cui egli accenna a questo problema, per esempio in La disposizione alla nevrosi ossessiva (Die Disposition zur Zwangs.neurose, 1913), il concetto di Io non è ancora limitato al senso topico preciso che assumerà a partire da L'Io e l'Es (Das Ich und das Es, 1923). Freud suppone che occorra introdurre >; ma' nota che , voi. II, 1946, 11-38. (6) FREUD (S.). Die Disposition zur Zwangsnewrose, 1913. G.W., voi. VIII, 451; S.E., voi. XII, 325; Fr., in « R.F.P. •>, 1929, voi. III, 3, 446. (7) Cfr. FRm:o (A.). Fr., P.U.F., Parigi, 46-7. (8) Cfr. A!!RAHA:\1 (K.). Fr., voi. II, 255-313, passim. (9) Cfr. FLIESS (R.) . .4n 011togenetic Table, in « Ps. Read &, 1942, 254-5. (10) Cfr. Simposio dell'Associazione di psicologia scientifica di lingua francese, Autori ,·ari, Ginevra, 1955, Le problème. des stades en psychologie de l'enfant, P.U.F., Parigi, 1956.
177
FASE ORALE.
D.: orale Stufe (o Phase). - En.: oral stage. Fr. : stade oral. - P. : fase oral.
Es.: fase oral. -
• Prima fase clell'e1?oluzione libidica, in cui il piacere sessuale è legato in modo pre·valente con l'eccitazione della cavità boccale e delle labbra che accG,mpagna l'alimentazione. L'attività di nutrizione fornisce i significati elettivi con cui si esprime e si organizza la relazione oggettuale; per esempio, la relazione d'amore con la madre sarà contrn,ssegnata dai significati mangiare - essere mangiato. Abraham ha proposto di suddividere questa fase in base a due diverse attività: suzione ( fase orale precoce) e morsicamento (fase sadico-orale). • Nella prima edizione dei Tre saggi sulla teoria della sessualità (Drei Abhandlungen z·ur Sexualtheorie, 1905), Freud descrive una sessualità orale che eg:li mette in evidenza nell'adulto (attività pervertite o preliminari) è che egli ritrova nel bambino basandosi sulle osservazioni del pediatra Lindner (significato masturbatorio della suzione del pollice) (ll a). Ma non parla di fase, di organizzazione orale, come neppure di organizzazione anale. Tuttavia ì'attività òi succhiamento assume già in quest'epoca un valore esemplare che consente a Freud di dimostrare come la pulsione sessuale, che dapprima si soddisfa appoggiandosi (vedi: Appoggio) a una funzione vitale, acquisti poi una autonomia e si soddisfi in modo autoerotico. D'altra parte, l'esperienza di soddisfacimento che forni1sce il prototipo della fissazione del desiderio a un certo oggetto è una esperienza orale; si può quindi formulare l'ipotesi che il desiderio e il soddisfacimento siano marcati per sempre da questa prima esperienza. Nel 1915, · dopo aver individuato l'organizzazione orale, Freud descrive come prima fase della sessualità la fase orale o cannibalica. La fonte è la zona orale; l'oggetto è in stretto rapporto con quello dell'alimentazione, la meta è l'incorporazione* (1 b). L'accento quindi non è messo più soltanto su una zona erogena - una eccitazione e un piacere specifici - bensì su un modo di relazione, la incorporazione; la psicanalisi mostra che nei fantasmi infantili questa relazione non è connessa soltanto con l'attività boccale, ma può essere trasposta in altre funzioni (respirazione, visione, per esempio). Secondo Freud, l'opposizione tra attività* e passività che contrassegna la fase anale non esiste nella fase orale. Karl Abraham 178
ha cercato di differenziare i tipi di relazione in gioco nel periodo orale, e ciò lo ha indotto a distinguere una fase precoce di suzione preambivalente - che sembra più vicina a ciò che Freud ha dapprima descritto come fase orale - e una fase sadico-orale* che corrisponde alla dentizione, in cui l'attività di morsicamento e di divorazione implica una distruzione dell'oggetto; vi è presente contemporaneamente il fantasma di essere mangiato e distrutto dalla madre (2). L'interesse per le relazioni oggettuali ha indotto alcuni psicanalisti {specie Melanie Klein, Bertram Lewin) a descrivere in modo più complesso il concetto di fase orale. (1) Cfr. FREUD (S.). a) G.W. voi. V 80; S.E., voi. VII, 179; Fr., 72. b) G.W., voi. V, 98; S.E., voi. VII, 198; Fr., 95. (2) Cfr. AeRAHAM (K.). Versuch einer Entwicklungsgeschichte der Libido auf Grund der Psychoanalyse seelischer Storungen,. 1924. Fr., voi. II, 272-8.
FASE SADICO-ANALE.
D.: sadistischanale Stufe. - En.: anal-sadic stage. - Es.: fase anal-sadica. - Fr.: stade sadique-anal. - P.: fase anal-sadica. .. •
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cabile approssimativamente tra i due e i quattro anni; essa è caratterizzata da un'organizzazione della libido sotto il primato della zona erogena anale; la relazione oggettuale è impregnata di significati legati alla funzione della defecazione ( espulsione, ritenzione) e al valore simbolico delle feci. In essa si vede affermarsi il sado-masochismo in connessione con lo sviluppo del dominio muscolare. • Freud ha cominciato col rilevare dei tratti di un erotismo anale nell'adulto e a descriverne il funzionamento nel bambino in relazione alla defecazione e alla ritenzione delle materie fecali (1). L'idea di una organizzazione pregenitale della libido ha preso le mosse proprio dall'erotismo anale. Già nell'articolo Carattere ed erotismo anale (Charakter und Analerotik, 1908) (2), Freud fa risalire certi tratti del carattere nell'adulto (la triade: ordine, parsimonia, ostinazione) all'erotismo anale del bambino. In La disposizione alla nevrosi ossessi\va ( Die Disposition zur Zwangsneurose, 1913) compare per la prim3l volta la nozione di una organizzazione pregenitale in cui predominano le pulsioni sadiche 179
ed erotico-anali ed esiste un rapporto con l'oggetto esterno come nella fase genitale. ~1 Riteniamo necessario intercalare prima della forma finale un'altra fase in cui le pulsioni parziali sono già unificate ai fini della scelta oggettuale, l'oggetto si contrappone già alla propria persona come un estr:aneo, ma non è ancora istituito il primato delle zone genitali>> (3). Nei successivi rimaneggiamenti dei Tre sa/;gi sulla teoria della sessualità (Drei Abhandlungen zur Sexualtheorie, 1915, 1924), la fase anale appare come una delle organizzazioni pregenitali, situata tra l'organizzazione orale e quella fallica. È la prima fase in cui ~;i costituisce la polarità attività-passività*: Freud fa coincidere l'attività con il sadismo e la passività con l'erotismo anale e attribuisce a ciascuna delle pulsioini parziali corrispondenti una fonte distinta: muscolatura per la pulsione di impossessamento* (Bemiichti'gungstrieb) e mucosa anale. Nel 1924, K. Abraham ha proposto di distinguere due stadi in seno alla fase sadico-anale, distinguendo in ciascuna componente due tipi opposti di comportamento rispetto all'oggetto (4). Nel primo stadio l'erotismo anale è legato all'evacuazione, la pulsione sadica alla distruzione dell'oggetto; nel secondo stadio, l'erotismo anale è (egato alla ritenzione c la pulsione sadica al controllo possessivo. Per Abraham, il passaggio da uno stadio all'altro costituisce un progresso decisivo verso l'amore oggettuale, come indicherebbe il fatto che la linea di scissione tra regressioni nevrotiche e psicotiche passa tra questi due stadi. Qual è il legame tra sadismo ed erotismo anale? Il sadismo, per natura sua bipolare -· giacché mira contraddittoriamente a distruggere l'oggetto e a mantenerlo dominandolo - corrisponderebbe al funzionamento bifasieo dello sfintere anale (evacuazione, ritenzione) e al controllo di esso. Nella fase anale, sono attribuiti dei valori simbolici di dono e di rifiuto all'attività della defecazione; Freud ha messo in evidenza, in questa prospettiva, l'equivalenza simbolica feci= dono= denaro (5). (1) Cfr. FREUD (S.). Drei Abhandlungen zur Sexualtheorie, 1905. G.W., voi. V, 88-9; S.E., voi. VII, 185-7; Fr., 79-82. (2) Cfr. FREUD (S.). G.W., voi. VII 203-9; S.E., voi. IX, 169-75; lt., 183-9. (3) FREUD (S.). G.W., voi. VIII, 446-7; S.E., voi. XII, 321; Fr., in ,, R.F.P. », 1929, voi. III, 3, 442. (4) Cfr. ABRAHAM (K.). Versuch einer Entwicklungsgeschichte der Libido auf Grund der Psychoanalyse seelischer Stornngen, 1924, 258-65. (5) Cfr. FREUD (S.). Vber Triebumsetzungen, insbesondere der Analerotik, 1917. G.\\T., voi. X, 402-10; S.E., voi. XVII, 127-33.
180
.FASE SADICO-ORALE.
D. : oralsadistische Stufe. - En. : oral-sadic stage. - Es. : fase oral-sadica. - Fr.: stade sadique-oral. - P.: fase oral-sadica.
,e Secondo tempo della fase orale secondo una suddivisione in,trodotta da K. Abraham; essa è contrassegnata dalla dentizione dall'attività di morsicamento. L'incorporazione vi assume il .senso di una distruzione dell'oggetto e presuppone quindi l'inter:vento dell'ambivalenza nella relazione o~~gettuale. ,e
1a In Lineamenti di una storia dello sviluppo della libido fondata sulla ;psicanalisi dei disturbi psichici ( Versuch einer Entwicklungsgeschichte .der Libido auf Grund der Psychoanalyse seelischer Storungen, 1924) K. Abraham distingue, in seno alla fase orale, una fase precoce di suzione, >, e una fase sadic:o-orale che corrisponde :alla dentizione; l'attività di morsicamento t: di divorazione implica iuna distruzione dell'oggetto, e compare l'ambivalenza* pulsionale {libido e aggressività dirette su uno stesso oggetto). Con Melanie Klein, il sadismo orale ass.ume un'importanza ancora maggiore. Per questa autrice, infatti, la fase orale è il momento culminante del sadismo infantile. Ma, a differenza di Abraham, dla fa intervenire subito le tendenze sadiche: « L'aggressività fa jpartc della ielazione più precoce del barr1bllno col seno, sebbene a quello stadio essa non si esprima di solito col morsicamento >> (1). (( II desiderio libidico di succhiare è accompagnato dallo scopo distruttivo di aspirare, svuotare, esaurire succhiando •> (2). Sebbene M. Klein contesti la distinzione di Abraham tra una fase orale di suzione e una fase orale di morsicamento, l'insieme della fase orale è per lei una fase sadico-orale. (1) KLEIN (M. ). Some theoretical conclusions regarding the emotional Life of the lnfant, 1952, in Developments, 206. n. 2. (2) HEIMANN (P.) e IsAACS (S.). Regression, 1952, in Developments, 185-6.
l;.'ASE DELLO SPECCHIO.
D.: Spiegelstufe. - En.: mirror's stage. -- Es.: fase del espejo. Fr.: stade du miroir. - P.: fase do espdho.
•• Secondo J. Lacan, fase della costituzione dell'essere umano, che si situa tra i sei e i diciotto primi mesi; il bambino, ancora 181
in uno stato di imp,otenza e di incoordinazione motoria, anticipa con ['immaginazioni? l'apprensione e la padronanza della propria unità corporea. Qu-esta unificazione immaginaria si attua per identificazione co~ l'immagine del simile come forma totale; essa è illustrata e -CJittualizzata dall'esperienza concreta in cui il bambino percepisce la propria immagine in uno specchio. La fase dello specchio costituirebbe la matrice e l'abbozzo di ciò che sarà l'Io . • La concezione della fase dello specchio è uno dei primi apporti di J. Lacan, che l'ha esposta nel 1936 al Congresso internazionale di psicanalisi di M:arienbad (1 a). Questa concezione si basa su un certo numero di dati sperimentali: 1) Dati tratti dalla psicologia del bambino e dalla psicologia comparata riguardanlte il comportamento del bambino dinanzi alla propria immagine nello specchio (2). Lacan insiste sull'> (3 a). 2) Dati tratti dall'etologia animale, che mostrano taluni effetti di maturazione e di strutturazione biologica operati dalla sola perrP7;nnP. v1c1v'll --~·~··-
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L'importanza della fase dello specchio nell'uomo va attribuita, secondo Lacan, alla prematurazione della nascita (cc), dimostrata obiettivamente dalla :incompletezza anatomica del sistema piramidale e dalla incoordinazione motoria dei primi mesi (~).
* 1) Dal punto di vista della struttura del soggetto, la fase dello specchio costituirebbe~ un momento genetico fondamentale: la costituzione del primo abbozzo dell'Io. Il bambino infatti percepisce nell'immagine del simile o nella propria immagine speculare una forma (Gestalt), nella quale anticipa - donde il suo una unità corporea dli cui obiettivamente è privo: egli si identifica con questa immagine. Questa esperienza primaria è alla base del carattere immaginario dell'Io, costituito fin dall'inizio come « Io ideale>> e > (1 b). Come si vede, in questa prospettiva il soggetto non è riducibile all'Io, istanza immaginaria nella quale egli tende ad alienarsi. 182
2) Secondo Lacan, la relazione intersoggettiva, in quanto contrassegnata dagli effetti della fase dello sp,ecchio, è una relazione immaginaria, duale, destinata alla tensione aggressiva in cui l'Io è costituito come un altro e l'altro come alter ego (vedi: Immaginario). 3) Tale concezione potrebbe essere accostata alle tesi freudiane sul passaggio dall'autoerotismo• - antecedente alla costituzione di un Io - al narcisismo•; ciò che Lacan chiama fantasma del > corrisponderebbe alla prima tappa, e la fase dello specchio all'avvento del narcisismo primario. Sussiste tuttavia una differenza importante: per Lacan sarebb~ la fase dello specchio che farebbe sorgere retroattivamente il fantasma del corpo frammentato. Tale relazione dialettica è osservabile nell:a cura psicanalitica: si vede talora apparire l'angoscia di frammentazione in seguito a perdita dell'identificazione narcisistica, e viceversa. (°') Freud aveva già insistito su questa idea fondamentale dell'incompletezza dell'essere umano alla nascita. Cfr. il nostro commento a stato d'impotenza• e in particolare il passo ivi citato di Inibizione, sintomo e angoscia (Hemmung, Symptom und Angst, 1926). ([3) Rinviamo a ciò che hanno scritto gli embriologi, specie Louis Bolle (1866-1930), sulla fetalizzazione (4).
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(1) LACAN (J.). Le stade du miroir comme formateur de la fonction du Je, t.elle qu'elle nous est révélée dans l'expérience psychanalytique, in « R.F.P. t, 1949, voi. XIII, 4. - a) 449-55. - b) 450. (2) Cfr. soprattutto: WALLON (H.). Comment se développe chez l'enfant la notion du corps propre, in «Joumal de Psychol,)gie o, 1931; 705-48. (3) LACAN (J.). Propos sur la causalité psychiqu,?, in« L'Evolution psychiat:rique o, 1947. - a) 34. - b) Cfr. 38-41. (4) Cfr. BoLK (L.). Das Problem der Menschwerdung, 1926. Fr., in • Arguments o, 1960, 18, 3-13.
F'ENOMENO FUNZIONALE.
D.: funktionales Phanomen. - En.: fun,;tional phenomenon. Es.: fenomeno funcional. Fr.: phénomène fonctionnel. P. : fenomeno funcional.
t• Fenomeno scoperto da Herbert Silber,er (1909) negli stati ipnagogici e da lui ritrovato nel sogno: esso consiste nella trasposizione in immagini non del contenuto, del pensiero del soggetto, bensì del suo modo attuale di f unzifonamento. 183
• Il pensiero di S.ilberer ha subito un'evoluzione per quanto riguarda il fenomeno funzionale. Egli parte dall'osservazione degli stati 1pnagog1c1 in cui egli vede un'esperienza privilegiata che consente di osservare la nascita dei simboli (o fenomeno >). Egli distingue tre tipi di fenomeni: materiale, è simbolizzato ciò a cui è diretto il pensiero, il suo oggetto; funz1:onale, ciò che è rappresentato è il funzionamento attuale del pensiero, la sua rapidità o lentezza, il suo successo o insuccesso, ecc.; somatico, simbolizzazione delle impressioni corporee (1 ). Silberer ritiene che questa distinzione sia valida per ogni manifestazione in cui si abbiano simboli, in particolare per il sogno. Lasciando al del sogno riassume questo aspetto funzionale. Come si vede, Silberer generalizza all'estremo l'idea di una rappresentazione simbolica dello stato hic et nunc della coscienza immaginativa. Infine, Silberer ritiene che esista nel simbolismo, specie nel sogno, una tendenza a passare dai materiale ai funzionale, tendenza alla generalizzazione in cui ci si volge (2 b). Per esempio, un oggetto allungato che simbolizza in un primo tempo un fallo - dopo una serie di tappe intermedie sempre più astratte - può finire col significare il senso di potenza in generale. Il fenomeno simbolico sarebbe quindi orientato spontaneamente in una direzione che sarà rafforzata dall'interpretazione anagogica*. Freud ha riconosciuto nel fenomeno funzionale , 1909. (2) SILBERER (H.). Zur Symbolbildung, in• Jah:rbuch der Psychoanalyse o, 1909. - a) Voi. IV, 610. - b) Voi. IV, 615. (3) FREUD (S.). Zur Einfuhrw,g des Narzissmus, 1914. G.W., voi. X, 164-5; S.E., voi. XIV, 97. (4) FREUD (S.). Die Traumdeutung, 1900. G.W., voli. 11-111, 509; S.E., voi. V, 505; Fr., 376; It., 462. (5) Cfr. JoNES (E.). The Theory of Symboli:,m, m Papers 011 PsychoAnalysis, Baillière, Londra, 5" ed., 1948, 116-37.
l'"lliUKA J:'AH.t:NTAL.t; COMBINATA.
D. : vereinigte Eltern, vereinigte Eltern-Imago. -
En. : combined parents, combined parent-figure. - Es.: pareja combinada, imago de la pareja combinada. - Fr.: parent(s) combiné(s). - P.: pais unificados, imago de pais unificados.
Termine introdotto da Melanie Klein pe,r designare una teoria s,essuale infantile che si esprime in vari fantasmi rappresentrmti i genitori come uniti in una relazione sessuale ininterrotta: fo. madre contenente il pene del padre o il p11dre nella s11a totalità; ii! padre contenente il seno della madre o la madre nella sua tot1Jlità; i genitori conf11si inseparabilment,e in un coito. Si tratterebbe di fantasmi molto arcaici e fortemente ansiogeni.
ti
•1
L'idea di è inseparabile dalla conc,ezione kleiniana del complesso di Edipo (1): « Si tratta di una teoria sessuale costituita in una fase genetica molto precoce, secondo cui la madre incorporerebbe il pene del padre nel corso del coito, sicché in definitiva la donna che possiede un pene rappresenta i g,enitori accoppiati >> (2 a). 185
Il fantasma della « donna con un pene >> non è una scoperta di Melanie Klein; FreUld ne parla già nel 1908 in Le teorie sessuali infantili ( Vber die infantile Sexualtheorien) (3). Ma, per Freud, questo fantasma si inserisce nella teoria sessuale infantile che ignora la differenza di sesso e la castrazione della donna. Melanie Klein, in La psicanalisi dei bambini (Die Psychoanalyse des Kindes, 1932) ne dà un;i. genesi molto diversa facendola derivare da fantasmi molto precoci: scena originaria* fortemente impregnata di sadismo, interiorizzazione del penie paterno, rappresentazione del corpo materno come ricettacolo di oggetti« buoni•> e soprattutto di oggetti« cattivi>>*. > (4). (1) Cfr. KLEIN (M.). Early Stages of the Oedipus Conffict, 1928, in Contributions, 202-4. (2) KLEIN (M.). D:ie Psychoanalyse des Kindes, 1932. Fr.: La psichanalyse des enfants, Parigi, P.U.F., 1959. - a) 77-8; ~ b) 256-7. (3) Cfr. FREUD (S.). G.W., voi. VII, 171-88; S.E., voi. IX, 209-26; passim. (4) KLEIN (M.). ~rhe Emotional Life of the Infant, 1952, in Developments, 219.
FISSAZIONE.
D. : Fixierung. -- En. : fixation. tion. - P. : fixaçao.
Es. : fijaci6n. -
Fr. : fixa-
• Il fatto che la ,libido rimanga fortemente le,gate a persone o a immagini, riproti[~q un determinato modo di soddisfacimento, 186
1rimanga organizzata secondo la struttura: caratteristica di una 1rlelle sue fasi evolutive. La fissazione può essere "Xmanifesta e ,attuale o costituire una "virtualità permmiente che apre al sog1getto la via di una regressione. La nozione di fissazione è generalmente inquadrata in una ,concezione genetica che implica un progresso ordinato della libido (fissazione a una fase). La si pub considerare, indipen1rlentemente da qualsiasi riferimento gemitico, nel quadro della 1ieoria freudiana dell'inconscio come indi'.cante .il modo di trascrizione di alcuni contenuti rappresentatiivi ( esperienze, « imaigo », fantasmi) che persistono inalterati nell'inconscio e a cui ira p_ulsione resta legata.
1•
La nozione di fissazione si incontra costantemente nella dottrina ]Psicanalitica per spiegare un dato manifesto dell'esperienza: il nevrotico, o più generalmente ogni soggetto umano, e marcato da 4!Sperienze infantili, rimane attaccato in modo più o meno travestito a modi di soddisfacimento, a tipi di og:getti o di relazioni delli' età infantile; la cura psicanalitica mostra l'influenza e la ripetizione delle esperienze passate, come pure la. resistenza del soggetto a staccarsene. Il concetto di fissazione non contiene un principio esplicativo, 1:na ..possiede un incontestabile valore descrittivo. Per questo Fre~d ha potuto usarlo nelle varie fasi del suo pensiero intorno all'incidenza della storia del soggetto sull'originie delle nevrosi. Freud ha caratterizzato le sue prime concezioni eziologiche come quelle che fanno intervenire essenzialmente l'idea. di una >* (1 a, 2); con i Tre saggi sulla teoria della sessualità (Drei Abhandlungen zur Sexualtheorie, 1905) la fissazione è ricollegata alla teoria della libido ed è definita in base alla persistenza, particolarmente manifesta nelle perversioni, di caratteri anacronistici della sessualità: il soggetto persegue taluni tipi di attività, oppure resta legato ad alcuni caratteri dell'> di cui si può rintracciare l'origine in un momento particolare della vita sessuale infantile. Sebbene non sia negato il ruolo del 1trauma, esso interviene qui sullo sfondo di una successione di esperienze sessuali che favoriscono la ·fì.ssazione in un punto determina.to. Con lo sviluppo della teoria delle fasi* della libido, in particolare delle fasi pregenitali*, la nozione di fissazione assume una nuova estensione: essa può riguardare no,n soltanto una meta* o un oggetto* libidico parziale, ma anche tutta una struttura del1' attività caratteristica di una data fase (vedi: Relazione oggettuale).
187
Per esempio, la fissazione allo stadio anale sarebbe all'origine della nevrosi ossessiva e di un certo tipo di carattere. In Al di là del ;fJrincipio di piacere (Jenseits des Lustprinzips, 1920) (3) Freud sar:à indotto nuovamente a far riferimento alla nozione di fissazione al trauma come a uno dei fatti che non si spiegano completamente con la persistenza di un modo di soddisfacimento libidico e che costringono a postulare l'esistenza di una coazione a ripetere•. La fissazione libidica svolge un ruolo preponderante nell'eziologia dei vari disturbi psichici; si è cercato quindi di precisare la sua funzione nei meccanismi nevrotici. La fissazione è all'origine della rimozione• e può perfino essere considerata come il primo tempo della rimozione intesa in senso lato: (6).
* Alla fissazione sii fa spesso riferimento nella psicanal~si, ma la sua natura e il suo significato non sono ben precisati. Freud utilizza talora il concetto, come fa per le regressioni, in modo descrittivo. Nei testi più espliciti la fissazione è generalmente accostata ad alcuni fenomeni biologici in cui permangono tracce dell'evo188
lluzione ontofilogenetica nell'organismo adulto. Si tratterebbe quindi, :in questa prospettiva genetica, di una «inibizione dello sviluppo », .di una irregolarità genetica, di un > (4 b). Tale concezione trova la sua origine e ili suo principale campo .di applicazione nello studio delle perversioni. Un primo approccio sembra infatti confermare che persistono, tali e quali, certi schemi ,di comportamento che il soggetto può riutilizzare. In alcune perversioni che si sviluppano in modo continuo dall'infanzia, la fissazione sembra condurre direttamente al nintomo senza un processo di regressione. Tuttavia, man mano che si sviluppa la teoria delle perversioni, .diventa dubbio se si possa riconoscere in esse il modello di una Jfissazione assimilabile alla persistenza pura e semplice di un vestigio genetico. Il rinvenimento, all'origine delle perversioni, di conflitti ,e meccanismi vicini a quelli della nevrosi r,ende problematica l'apparente semplicità della nozione di fissazione (vedi: Perversione).
* Si potrebbe mettere in risalto l'originalità dell'uso psicanalitico della nozione di fissazione, rispetto a idee c:ome quella di una persistenza di schemi di comportamento divenuti anacronistici, esaminando i modi in cui Freud usa questo termine. Schematicamente si può dire che Freud parla talora di fissazione di (fissazione di un iricordo, di un sintomo per esempio), talora di fissazione (della libido) a (fissazione a una fase, a un tipo di oggetto). La prima accezione ricorda un uso del termine quale è ammesso da una teoria psicologica della memoria che distingue diversi tempi: fissazione, conservazione, rievocazione, riconoscimento del ricordo. Ma va notato che, per Freud, tale fissazione è intesa in modo molto realista: si tratta di una vera trascrizione (Niederschrift) di tra,cce in serie di sistemi mnestici, tracce che possono essere > da un sistema ali' altro; nella lettera a Flicss del 6 dicembre 1896 è già elaborata tutta una teoria della fissazione: > (5 b). Il senso genetico della fissazione, pur non essendo abbandonato in tale formulazione, trova il suo fondamento nella ricerca di momenti originari in cui si trascrivono indissolubilmente nell'inconscio certe rappresentazioni elettive e in cui la pulsione stessa si fissa ai suoi rappresentanti psichici costituendosi forse come pulsione• proprio attraverso questo processo. (1) FREUD (S.}, Vorlesungen zur Einfuhrung indie P5ychoanalyse, 1916-17. a) G.W., vol. XI, 282 sgg.; S.E., vol. XVI, 273 sgg.; Fr., 296 sgg. b) Cfr. G.W., voi. XI, 360-1; S.E., voi. XVI, 348; Fr., 374.
(2) FREUD (S.). tJb,er Psychoanalyse, 1909. G.W., vol. VIII, 12; S.E., vol. XI, 17; Fr., 126 ;. It., 24. (3) Cfr. FREUD (S.). G.W., voi. XIII, 10; S.E., voi. XVIII, 13; Fr., 12. (4) FREUD (S.). Psychoanalytische Bemerkungen uber einen autobiographisch beschriebenen Fall ,uon Paranoia (Dementia paranoides), 1911. - a) G. W., vol. VIII, 504; S.E., voi. XII, 67; Fr., 311-2; It., 410-11. - b) G.W., voi. VIII, 304; S.E., voi. XII, 67; Fr., 312; It., 411. (5) FREUD (S.). Die Verdriingen, 1915. - a) Cfr. G.W., voi. X, 250-1; S.E., vol., voi. XIV, 148; Fr., 71. - b) G.W., voi. X, 250; S.E., vol. XIV, 148; Fr., 71. (6) FREUD (S.). Aus der Geschichte einer infantilen Neurose, 1918. G.W., voi. XII, 151; S.E., vcil. XVII, 115; Fr., 415; It., 544.
FONTE DELLA PULSIONE.
D. : Triebquelle. -- En.: source of the instinct. - Es. : fuente del instinto. - Fr.: source de la pulsion. - P.: fonte do impulso o da pulsào.
• Origine interna specifica di ogni determinata pulsione: o il luogo in cui appare l'eccitazione (zona erogena, organo, apparato) o il processo s,omatico che si attua in quella parte del corpo e viene percepito come eccitazione. • Il senso del termine di fonte si precisa nell'opera di Freud a partire dal suo uso metaforico comune. Nei Tre saggi sulla teoria della sessualità (Drei Abhandlungen zur Sexualtheorie, 1905), Freud 190
enumera sotto la categoria delle > dei fenomeni molto diversi, ma che in ultima analisi possono essere raggruppati in due classi: eccitazione di zone erogene mediante stimoli vari, e >, >, « il lavoro intellettuale >> (1 ). Questa seconda classe di fonti non è all'origine di una determinata pulsione parziale, ma contribuisce ad aumentare (3 b). Questo ]Processo somatico è inaccessibile alla psicologia e per lo più rimane sconosciuto, ma esso sarebbe specifico di ogni pulsione parziale* e determinante per la sua meta* particolare. Freud intende assegnare a ogni pulsione, una determinata fonte: ,oltre alle zone erogene* che sono le fonti di pulsioni ben definite, fa muscolatura sarebbe la fonte della pulsione d'impossessamento*, l'occhio la fonte della convergeva verso l'idea che la pulsione sessuale sorge come: effetto parallelo, come prodotto marginale (Nebenwirkung, Nebenprodukt) (1 b) di varie attività non sessuali: ciò vale per le fonti cosiddette >, ma anche per il funzionamento delle zone erogene (a eccezione della zona genitale) in cui la pulsione sessuale si appoggia (vedi: Appoggio) su una attività legata all'autoconservazione. Il carattere comune di tutte queste è quindi che esse non generano .la pulsione sessuale come loro prodotto naturale e specifico, così come un organo secerne il suo prodotto, ma in quanto effetto aggiuntivo di una funzione vitale È l'insieme di questa funzione vitale (che può anch'essa comprendere una fonte, una spinta, una meta e un oggetto) che sarebbe l'origine, la > in senso lato, della pulsione sessuale. La libido viene specificata come orale, anale, ecc. a seconda del modo di relazione, che le fornisce una determinata attività vitale (amare, nella fase orale per esempio, si costituisce secondo il modo 1114111:1;,u e; - c:;sst:n: rnangiato ). (1) FREUD (S.). a) G.W., voi. V, 101-7; S.E., voi. VII, 201-6; Fr., 99-107. b) Cfr. G.W., voi. V, 106, 134; S.E., voi. 204, 233; Fr., 105, 148. (2) Cfr. FREUD (S.) .. Ted., 402; lngl., 379; Fr., 336; It., 325. (3) FREUD (S.). a) G.W., voi. X, 216, 225; S.E., voi. XIV, 123, 132; Fr., 36, 53; lt., 134, H3. - b) G.W., voi. X, 215; S.E., voi. XIV, 123; Fr., 35-6; lt., 133. - e) G.W., voi. X, 225; S.E., voi. XIV, 132; Fr., 53; lt., 143.
FORMAZIONE DI COMPROMESSO.
D. : Kompromissbiildung. - En. : compromise-formation. - Es. : transacci6n o formaci6n transaccional. Fr. : formation de compromis. - P. : transaçào o formaçao de compromisso.
• Forma che il rimosso assume per essere ammesso nella coscienza ritornando nd sintomo, nel sogno e più generalmente in 192
0;gni prodotto dell'inconscio: sulla via del ritorno le rappresent1uioni rimosse vengono deformate dalla difesa fino a diventare ii-riconoscibili. Nella stessa formazione p. Nelle Nuove osservazioni sulle neuropsicosi da difesa (Weitere Bemerkungen uber die Abwehr-Neuropsychosen, 1896) egli nota che il ritorno del ricordo riimosso si attua in modo deformato nelle irappresentazioni ossessiive, le quali costituiscono delle « ••• formazioni di compromesso tira le rappresentazioni rimosse e quelle rimoventi » (1). Questa idea del compromesso è estesa presto a qualsiasi sintomo, al sogno, all'insieme dei prodotti dell'incoJrlscio, come è esposto nel cap. XXIII delle Lezioni di introduziomi alla psicanalisi (Vorlesungen zur Einfuhrung in die Psychoanalyse, 1916-17). Freud sottolinea che i sintomi nevrotici «sono il risultato di un conflitto [..•]. Le due forze che si sono separate si rincontrano nel sintomo e si riconciliano, per così dire, mediante il compromesso rappresentato dalla formazione di sintomi. È ciò che spiega la capacità di resistenza del sintomo: esso è mantenuto dai due lati» (2 a). Ogni manifestazione sintomatica è un compromesso ? Questa idea ha un indubbio valore euristico. Ma si incontrano clinicamente d.ei casi in cui spiccano di più la difesa o il desiderio al punto che, almeno in una prima analisi, pare si tratti di > (2 b). (1) FREUD (S.). G.W., vol. I, 387; S.E., vol. III, 170. (2) FREUD (S.). a) G.W., voi. XI, 373; S.E., voli. XV-XVI, 358-9; Fr., 386. - b) G.W., vol. XI, 311; S.E., voli. XV-XVI, 301; Fr., 324-5.
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FORMAZIONE REA1ITIVA.
D. : Reaktionsbildung. - En. : reaction-formation. - Es. : formaci6n reactiva. -- Fr.: formation réactionnelle. - P.: formaçlio reattiva o de reaç:lio.
• Atteggiamento o habitus psicologico di senso contrario a un desiderio rimosso e costituito in reazione contro di esso ( per esempio, pudore che si oppone a tendenze esibizionistiche). In termini econ,amici, la formazione reattiva è un controinvestimento di un elemento cosciente, di forza eguale e di direzione contraria all'investimento inconscio. Le formazioni reattive possono essere molto localizzate e manifestarsi con un comportamento particolare oppure generalizzate fino a costituire tratti del carattere più o meno integrati nel complesso della per.sonalità. Dal punto di vista clinico, le formazioni reattive assumono valore sintomatico per i loro aspetti di rigidità e di coazione, per i loro scacchi accidentali, per il fatto che esse provocano talora direttamente un risultato opposto a quello coscientemente voluto (summum ju.s summa injuria). • Già nelle prime descrizioni che egli dà della nevrosi ossessiva, Freud mette in evidenza un particoìare meccanismo psichico che consiste nel lottare dlirettamente contro la rappresentazione penosa sostituendola con un > o > consistente in tratti di personalità - scrupolosità, pudore, sfiducia in se stesso - che sono in contraddizione con l'attività sessuale infantile a ,cui si era dapprima abbandonato il soggetto durante un primo pe1riodo detto > (1) (vedi: Ritorno del rimoss:o; Scelta della nevrosi). In senso lato, la formazione di sintomo comprende non solo il ritorno del rimosso sotto forma di « formazioni sostitutive •>• o di •, ma anche le « formazioni reattive •>"' (2). Notiamo, a proposito di questi vari termini, che la parola tedesca Bildung (formazione) designa nell'uso freudiano sia il processo che il suo risultato. (1) FREUD (S.). Die Verdriingung, 1915. G.W., voi. X, 256-7; S.E., voi. XIV, 154; Fr., 82-3; It., 159-60. (2) Cfr. per esempio: FREUD (S.). On Ps:ycho-Analysis, 1911, S.E'., voi. XII, 208.
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FORMAZIONE SOS'.l'ITUTIVA.
D. : Ersatzbildung. - En. : substitutive fonnation. - Es. : formaci6n sustituta. - Fr. : formation substitutive. - P. : formaçao substitutiva.
• Designa i sint,omi o formazioni equivalenti come gli atti mancati, le battute di spirito, ecc., in quanto sostituiscono i contenuti inconsci. Tale sostituzion,e deve essere intesa in una duplice accezione: economica, in quunto il sintomo apporta un soddisfacimento sostitutivo al desi> (1), > (2); poi quella di> (3 e 4). La nozione dinamica di «fuga nella malattia >> esprime la stessa idea della nozione economica di utile della malattia. Ci si può chiedere se esse abbiano esattamente la stessa estensione logica. Ma i: difficile rispondere, tanto più che neppure la distinzione, all'interno dell'utile della malattia, tra una parte primaria e una parte s;econdaria, è facile a definire (vedi: Utile). Pare che Freud collochi la fuga nella malattia dalla parte dell'utile primario; ma talora l'espressione è usata in un senso più largo. Comunque sia, essa illustra il fatto che il soggetto cerca di evita.re una situazione conflittuale generatrice di tensione e di trovare,. con la formazione dei sintomi, una riduzione della tensione. Il
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(S.). Die Abwehr-Neuropsychosen, 1894. G.W., voi. I, 75; r-n
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(S.). Die kulturelle Sexualmoral und die moderne Nervositat, 1.908. G.W., vol. VII, 155; S.E., voi. IX, 192. (3) FREUD (S.). Allgemeines ii.ber den hysterfrchen Anfall, 1909. G.W., voi. VII, 237; S.E., voi. IX, 231. (4) FREUD (S.). Bruchstuck einer Hysterie-A'nalyse, 1905. G.W., voi. V, 202, n. 1 aggiunta nel 1923; S.E., voi. VII, n . 43; Fr., 30 n.; lt., 61 n. (2)
FREUD
lrUSIONE • DEFUSIONE (DELLE PULSIONI).
D. : Triebmischung - Triebentmischung. - En. : fusion - defusion (of instincts). - Es.: fusion - defusi6n (de los instintos o instintiva). - Fr. : union - désunion (des pulsions). - P.: fusào desfusào (des impu!sos o das pulsoes).
Termini usati da Freud, nel quadro della sua ultima teoria delle pulsioni, per descrivere le relazioni tra le pulsioni di vita e le pulsioni di morte nelle loro manifest,cizioni concrete. La fusione delle pulsioni è una vera mescolanza in cui ciascuno dei due componenti può intervenire in proporzioni varia-
li
201
bili; la defusione fJresigna un processo che al limite può provocare un funzionamento separato delle due specie di pulsioni, ciascuna tesa verso la propria meta indipendentemente dall'altra. • L'ultima teoria delle pulsioni con la sua opposizione radicale tra pulsioni di vita*' e pulsioni di morte* pone un problema: quali sono, in un determinato comportamento o in un determinato sintomo, la parte rispettiva e il modo di combinazione dei due grandi tipi di pulsioni ? Qual è la loro azione combinata, la loro dialettica attraverso le fasi dell'evoluzione del soggetto? È comprensibile che sia stato questo nuovo dualismo pulsionale a indurre Freud a esaminare i rapporti di forza tra pulsioni antagoniste (oc). Alle forze distruttive infatti viene ora riconosciuta la stessa potenza che alla sessualità; esse si affrontano sullo stesso terreno e si manif,estano in comportamenti (sado-masochismo), istanze (Super-io), tipi di relazioni oggettuali che sono suscettibili di un'indagine psicanalitica. Va notato tuttavia che il problema della fusione delle due grandi pulsioni non è affrontato da Freud in modo simmetrico nei due casi. Quando Freud parla di defusione, egli si riferisce, esplicitamente o implicitamente, al fatto che l'aggressività*' sarebbe riuscita a rompere qualsiasi legame con la sessualità*'.
* Come concepire la fusione delle due pulsioni? Freud non si è preoccupato molto di precisarne la natura. Tra i vari concetti che intervengono nella definizione di pulsione, quello di oggetto* e di meta* hanno una particolare importanza sotto questo aspetto. La convergenza di due pulsioni, isolate nella loro dinamica, su un unico oggetto non pare che possa definire da sola la fusione; infatti, l'ambivalenza*', che corrisponde a questa definizione, è per Freud l'esempio più palese di una defusione o di una «fusione non attuata>> (1 a). Oltre alla convergenza verso uno stesso oggetto, occorre una armonizzazione delle mete, una specie di sintesi la cui colorazione specifica spetta alla sessualità: > di cui parla Freud è sempre contrassegnato infatti dal narcisismo originario, sia nel tipo di scelta di oggetto per appoggio* che nel tipo di scelta di oggetto propriamente narcisistica*. Non va dimenticato che è «la vita amorosa del genere umano >> che ha fornito a Freud un motivo per introdurre il narcisismo (5). 3) L'uso contemporaneo della nozione di amore genitale si accompagna spesso all'idea di un soddisfacimento completo delle pulsioni, anzi della risoluzione di qualsiasi conflitto (« La relazione genitale, insomma è senza storia>>, sostiene qualcuno) (6). Tale concezione è indubbiamente contraria alla teoria freudiana della sessualità, come risulta, per esempio, da queste righe: > (1 b). In generale con il termine di amore genitale si rischia di confondere diversi piani la cui concordanza non è garantita: quello
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dello sviluppo libidico, che deve portare alla sintesi delle pulsioni parziali sotto il primato degli organi genitali; quello della relazione oggettuale, che suppone il superamento dell'Edipo; quello infine dell'incontro con l'unicità dell'altro. Si è d'altronde colpiti nel vedere che gli autori che parlano dell'amore: genitale non sfuggono a una contraddizione: l'oggetto di amore è concepito a un tempo come intercambiabile (il > trova necessariamente un oggetto d'amore) e unico (il «genitale>> · prende in considerazione l'unicità dell'altro). (1) FREUD (S.). tJber die allgemeinste Erniedrigung des Liebeslebens, 1912. ·- a) G.W., voi. VIII, 79; S.E., voi. XI, 180; Fr., 11-12. - b) G.W., voi. VIII, 89; S.E., Xl, 188-9; Fr., 19. (2) FREUD (S.). G.W., voi. V, 108-9; S.E., voi. VII, 207; Fr., 111-12. (3) Cfr. BALINT (M.). On Genital Love, in Primary Love and Psychoanalytic Technique, Hogarth Press, Londra, 1952. -· a) Passim. - b) Passim. (4) Cfr. FREUD (S.). Triebe und Triebschicksale, 1915. G.W., voi. X, 230 sgg.; S.E., voi. XIV, 138 sgg.; Fr., 17 sgg. (5) Cfr. FREUD (S.). Zur Einfiihrung des Narzissmus, 1914. G.W., vol. X, 153 sgg.; S.E., voi. XIV, 87 sgg. (6) BoUVET '(M.). In La Psychanalyse d'aujourd'hui, P.U.F., Parigi, 1956, vol. I, 61.
GIUDIZIO DI CONDANNA.
D.: Verurteilung o Urteilsverv1;erfung. -· En.: judgment of condemnation. Es.: juicio de condenaci6n. - Fr.: jugement de condamnation. -
P. : julgamento de condenaçao.
• Operazione o atteggiamento con cui il soggetto, pur prendendo coscienza di un desiderio, si rifiuta di appagarlo, soprattutto per ragioni morali o di opportunità. Freud lo considera un modo di difesa più elaborato e più adattato della rimozione. Daniel Lagache ha proposto di considerarlo come un processo di « disimpegno» dell'Io, in azione particolarmente nella cura analitica. • Si incontrano in varie occasioni in Freud i termini V erurteilung e Urteilsverwerfung, che egli stesso considera come sinonimi (1 a). Il giudizio di condanna si inserisce per Freud in una gamma di difese, che va dalla più elementare alla più elaborata: riflesso di difesa con la fuga (pericolo esterno), rimozione (pericolo interno), giudizio di condanna (1 b). Come definire quest'ultimo rispetto alla rimozione? 207
Talora rivela la stessa finalità della rimozione: > (1 c). Talora è definito come una felice modificazione della rimozione: > (3). Notiamo a questo proposito che il giudizio di condanna assume tanta importanza per· Freud in questo caso probabilmente perché esso è correlativo, in questa tappa della vita di Hans, alla funzione strutturante del divieto dell'incesto e all'inizio del periodo di latenza. Comunque sia, il giudizio di condanna resta per Freud una modalità della negazione• e conserva l'impronta della rimozione a cui si sostituisce: « Il giudizio di condanna è il sostituto intellettuale della rimozione; il suo " no " è il contrassegno della rimozione, un certificato di origine, una specie di made in Germany >> (4 a). Nel giudizio di condanna, secondo Freud, risalta la contraddizione inerente alla funzione: stessa del giudizio: esso « •.. è reso possibile solo dalla creazione del simbolo della negazione che dà al pensiero un primo grado di indipendenza rispetto alle conseguenze della rimozione, quindi anche rispetto alla coazione del principio di piacere>> (4 b); ma, soprattutto quando dice no, il giudizio ha un ruolò essenzialmente difensivo: la negazione è il « successore dell' espulsione >> ( 4 c).
* Secondo Daniel Lagache, il riferimento al giudizio di condanna potrebbe chiarire la difficoltà inerente alla concezione freudiana della nozione di difesa e marcare meglio la distinzione tra le coazioni difensive e i meccanismi di disimpegno•, tra i quali può essere incluso il giudizio di condanna. Nel caso del piccolo Hans, la spe208
ranza di diventare grande, espressa fin dall'inizio con l'idea che il suo pene, «radicato>>, crescerà, è uno dei meccanismi concreti con cui l'Io si distacca dal conflitto edipico e: dall'angoscia di castra~:ione. Daniel Lagache considera tale processo, più in generale, c:ome uno dei risultati della cura analitica: differimento del soddisfacimento, modificazione delle mete e degli oggetti, presa in considerazione delle possibilità offerte dalla rc!altà al soggetto e dei diversi valori messi in gioco, compatibilità con l'insieme delle esigenze del soggetto. (1) FREUD (S.). Die Verdrangung, 1915. a) Cfr. G.W., voi. X, 248; S.E., voi. XIV, 246; Fr., 67; It., 151. - b) Cfr. G.W., voi. X, 248; S.E., voi. XIV, 246; Fr., 67; It., 151. - e) G.W., vol. X, 248; S.E., voi. XIV, 246; Fr., 67; It., 151. (2) FREUD (S.). tlber Psychoanalyse, 1910. G.W., voi. VIII, 58; S.E., voi. XI, 53; Fr., 175; It., 71. (3) FREUD (S.). G.W., voi. VII, 375; S.E., voi. X, 145; Fr., 196; It., 267. (4) FREUD (S.). Die Verneinung, 1925. a) G.W., voi. XIV, 12; S.E., voi. XIX, 236; Fr., 175. - b) G.W., voi. XIV, 15; S.E., voi. XIX, 239; Fr., 177. - e) G.W., voi. XIV, 15; S.E., voi. XIX, 239; Fr., 177.
I IDEALE DELL'IO.
D. : lchideal. du moi. -
.Bn. : ego ideai. P. : IÌdeal do ego.
Es.: ideai del yo. -
Fr. : idéal
• Termine usato da Freud nel quadro della sua seconda teoria dell'apparato psichiico: istanza della personalità risultante dalla convergenza del na,·cisismo ( idealizzazione dell'Io) e delle identificazioni con i genitori, coi loro sostituti e con gli ideali collettivi. In quanto istanza differenziata, l'ideale dell'Io costituisce un modello a cui i'.l soggetto cerca di conformarsi. • È difficile delirniitare in Freud un senso univoco del termine « ideale dell'Io >>. Le variazioni di questo concetto derivano dal fatto che esso è strettamente connesso con la graduale elaborazione della nozione di Super-io e più in generale della seconda teoria del1' apparato psichico. In L'Io e l'Es (Das Ich und das Es, 1923) ideale dell'Io e Super-io sono usati come sinonimi, mentre in altri testi la funzione dell'ideale è attribuita a un'istanza differenziata o per lo meno a una sottostruttura particolare in seno al Super-io (vedi). Il termine di > (1 a). Questo stato di narcisismo, che Freud paragona a un vero delirio di grandezza, è abbandonato soprattutto a causa della critica esercitata dai genitori nei confronti del bambino. Va notato che tale critica, interiorizzata sotto forma di una istanza psichica particolare, l'istanza di censura e di auto-osservazione, è distinta, nell'insieme del testo, dall'ideale dell'Io: essa « .;;osserva continuamente l'Io attuale e lo commisura all'ideale>> (1 b). In Psicologia delle masse e analisi dell'Io (Massenpsychologie und Ich-Analyse, 1921 ), la funzione dell'ideale dell'Io è posta in primo piano. Freud vede in esso una formazione nettamente differenziata dall'Io che consente di spiegare, tra l'altro, il fascino amoroso, la dipendenza dall'ipnotizzatore e la sottomissione al leader: tutti casi in cui una persona estranea è messa dal soggetto al posto del suo ideale dell'Io. Tale processo è alla base della costituzione del gruppo umano. L'ideale collettivo trae la sua efficacia da una convergenza degli « ideali dell'Io >> individuali: « ... un certo numero di individui hanno messo uno stesso oggetto al posto del loro ideale dell'Io e si sono quindi identificati tra loro nel proprio Io>> (2 a); inoltre, questi individui, in seguito a identificazioni con i genitori, gli educatori, ecc., sono i depositari di un certo numero di ideali collettivi: > (4). La distinzione tra queste due ultime funzioni è illustrata in particolare dalle differenze che Freud cerca di stabilire tra senso di colpa e senso di infe:riorità. Questi due sentimenti sono il risultato di una tensione tra l'Io e il Super-io, ma il 211
primo è in rapporto con la coscienza morale, il secondo con l'ideale dell'Io, in quanto è amato anziché temuto.
* La letteratura psicanalitica mostra che il termine di Super-io non ha fatto cadere in disuso quello di ideale dell'Io e che i due termini non sono in generale considerati sinonimi. Esiste una certa concordanza sul significato dell'espressione « ideale dell'io >>, mentre sussistono divergenze di opinioni circa la sua relazione con il Super-io e la coscienza morale. Il problema è ulteriormente complicato dal fatto che gli autori chiamano Super-io ora, come Freud nelle Nuove conferenze, una struttura complessiva comprendente diverse: sottostrutture, ora più specificamente la > nella sua funzione proibitrice. Per Nunberg per esempio, ideale dell'Io e istanza proibitrice sono nettamente separati. Egli li distingue in base alle motivazioni indotte nell'Io: « Mentre l'Io obbedisce al Super-io per paura della punizione, si sottomette all'ideale dell'Io per amore>> (5); e anche in base alla loro origine (l'ideale del!' Io sarebbe modellato principalmente sull'immagine degli oggetti amati, mentre il Super-io su quella dei personaggi temuti). Tale distinzione, pur sembrando giustificata al livello descrittivo, può difficilmente essere mantenuta in modo rigoroso dal punto di vista metapsicologico. Molti autori pertanto, seguendo l'indicazione data da Freud iin L'Io e l'Es (testo citato sopra), sottolineano la compenetrazione dei due aspetti dell'ideale e del divieto. D. Lagache, per esempio, parla di un sistema Super-io - ideale dell'Io all'interno del quale > (1 ). L'idealizzazione, specie quella dei genitori, fa necessariamente parte della costituzione, in seno al soggetto, delle istanze ideali (vedi: Io ideale; Ideale dell'Io). Ma essa non è sinonimo della formazione degli ideali della persona, giacché può riguardare un oggetto indipendente, come nel caso dell'idealizzazione di un oggetto amato. Va notato tuttavia che persino in questo caso l'idealizzazione ha sempre l'impronta del narcisismo: >. > (1). Entrambe queste accezioni sono presenti in Freud. Egli descrive come caratteristico del lavoro del sogno il procedimento che traduce la relazione di somiglianza, il >, con una sostituzione di un'i1mnagine a un'altra o (2a) È questo appunto il senso A di Lalande, ma l'identificazione non ha qui un valore cognitivo: essa è un procedimento attivo che sostituisce un'identità parziale o una rassomiglianza latente con una identità totale. 214
Nella psicanalisi tuttavia il termine di identificazione nnv1a soprattutto al senso di >. 2) L'identificazione - nel senso di identificarsi s1 interseca nell'uso corrente con tutta una serie di concetti psicologici quali: imitazione, Einfuhlung (empatia), simpatia, contagio mentale, proiezione, ecc. Per chiarire le idee, si -è potuto proporre di distinguere in questo campo, secondo il senso in cui è effettuata l'identificazione, tra una identificazione eteropatica (Scheler) e centripeta (Wallon), in cui il soggetto identifica la propria persona con un'altra, e una identificazione idiopatica e centrifuga in cui il soggetto identifica l'altro con la propria persona. Infine, nei casi in cui i due movimenti coesistono, si sarebbe in presenza di una forma di identificazione più complessa cui si ricorre talora per spiegare la formazione del >.
* Il concetto di identificazione ha assunto gradualmente nell'opera di Freud il valore centrale che ne fa, più che un meccanismo psicologico tra gli altri, l'operazione con cui si costituisce il soggetto umano. Questa evoluzione è parallda alla messa in evidenza del complesso di Edipo nei suoi effetti strutturaili e all'elaborazione della seconda teoria dell'apparato psichico in cui le istanze che si differenziano a partire dall'Es sono distinte in base alle identificazioni da cui derivano. Tuttavia, l'identificazione era stata menzionata molto presto da Freud, soprattutto a proposito dei sintomi isterici. I fatti detti di imitazione e di contagio mentale erano noti itn realtà da lungo tempo, ma Freud è andato oltre spiegandoli con !',esistenza di un elemento inconscio comune alle persone in causa: > (2 b). Questo qualcosa di comune è un fantasma: per esempio, l'agorafobo si identifica inconsciamente con una > e il suo sintomo cetstituisce una difesa contro questa identificazione e contro il desiiderio sessuale che essa suppone (3 a). Infine, Freud nota molto presto che possono coesistere varie identificazioni: « ... il fatto dell"identificazione permette forse di dare un significato letterale all'espressione: molteplicità delle persone psichiche>> (3 b). Successivamente, il concetto di identificazione viene arricchito con diversi apporti:
215
1) La nozione di incorporazione orale è messa in luce negli anni 1912-15 (Totem e tabù [Totem und Tabu], Lutto e melanconia [Trauer und Melancholie]). Freud mostra in particolare il suo ruolo nella melanconia, in cui il soggetto si identifica nel modo orale con l'oggetto perduto, per regressione alla relazione oggettuale caratteristica della fase orale (vedi: Incorporazione, Cannibalico). 2) È messa in luce anche la nozione di narcisismo*. Nell'Introduzione del narcisismo (Zur Einfiihrung des Narzissmus, 1914), Freud indica la dialettica che lega la scelta d'oggetto narcisistica* (l'oggetto è scelto sul modello della propria persona) e l'identificazione (il soggetto, o una delle sue istanze, è costituito sul modello dei suoi oggetti precedenti: genitori, persone dell'ambiente). 3) Gli effetti del complesso di Edipo* _sulla strutturazione del soggetto sono descritti in termini di identificazione: gli investimenti sui genitori sono abbandonati e sostituiti con identificazioni (4 ). Una volta enucle::iLta la formula generalizzata dell'Edipo, Freud mostra che tali identificazioni formano una struttura complessa in quanto il padre e la madre sono a un tempo oggetto di amore e di rivalità. È probabile d'altronde che una forma di ambivalenza nei confronti dell'oggetto sia essenziale alla costituzione di qualsiasi identificazione. 4) L'elaborazione della seconda teoria dell'apparato psichico mostra l'arricchimento e la crescente importanza della nozione di identificazione: le istanze della persona non sono più descritte in termini di sistemi in cui si trascrivono immagini, ricordi, > psichici, ma come i relitti, con diverse modalità, delle relazioni oggettuali. Questo arricchimento della nozione di identificazione non è approdato, né in Freud né nella teoria psicanalitica, a una descrizione sistematica dellle diverse modalità dell'identificazione. Freud infatti si è dichiarato poco soddisfatto delle proprie formulazioni a questo riguardo (5 a). L'esposizione più completa che egli ha tentato di darne si trova nel cap. VII di Psicologia delle masse e analisi dell'Io (il1assenpsychologie und lch-Analyse, 1921), in cui distingue tre modi di identificazione: · a) come forma originaria del legame affettivo con l'oggetto: si tratta di una identificazione preedipica contrassegnata dalla relazione cannibalica decisamente ambivalente (vedi: Identificazione primaria); b) come sostituto regressivo di una scelta d'oggetto abbandonata; c) pur senza alcuin investimento sessuale dell'altro, il soggetto può identificarsi con esso in quanto esiste tra loro un elemento in 216
comune (desiderio di essere amato, per esempio): per spostamento si può avere l'identificazione su un punto diverso (identificazione isterica). Freud nota anche che l'identificazione in alcuni casi non riguarda l'insieme dell'oggetto, ma solo un suo > (6). Infine, lo studio dell'ipnosi, della passione amorosa e della psicologia dei gruppi, lo induce a contrapporre l'identificazione che ,costituisce o arricchisce un'istanza della personalità al processo ,contrario in cui l'oggetto è > di una istanza, per ,esempio nel caso del leader che si sostituisce all'ideale dell'Io dei membri di un gruppo. Va notato che, in questo taso, esiste anche una identificazione reciproca degli individui gli uni con gli altri, ma essa presuppone tale sostituzione. Si riavrebbero così, ordinate secondo una prospettiva strutturale, le distinzioni che abbiamo indiçato più sopra: identificazioni centripete, centrifughe e reciproche.
* Il termine di identificazione va distinto da termini affini come iincorporazione•, introiezione•, interiorizzazione•. Incorporazione e introiezione sono prototipi dell'identificazione o perlomeno di determinate sue modalità in cui il processo mentale è vissuto e simbolizzato come un'operazione somatica (ingerire, divorare, conservare dentro di sé, ecc.). Tra identificazione e interiorizzazione la distinzione è ptu complessa giacché mette in gioco opzioni teoriche riguardanti la natura di ciò a cui il soggetto si assimila. Da un punto di vista puramente concettuale, si può dire che l'identificazione si effettua con oggetti: persona (> (1). Anna Freud individua l'identificazione con l'aggressore in vari contesti: aggressione fisica, critica, ecc., in cui l'identificazione può intervenire dopo o prima dell'aggressione temuta. Il comportamento osservato è il risultato di un'inversione dei ruoli: l'aggredito si fa aggressore. Gli autori che attribuiscono a tale meccanismo un ruolo importante nello sviluppo della persona valutano differentemente la sua portata, specie nella costituzione del Super-io. Per Anna Freud, il soggetto passa attraverso un primo stadito in cui l'insieme della relazione aggressiva è capovolto: l'aggressore è introiettato, mentre la persona attaccata, criticata, colpevole, è proiettata verso l'esterno. Solo in un secondo tempo l'aggressione si rivolgerà verso l'interno e l'insieme della relazione verrà interiorizzata. Daniel Lagache pone invece l'identificazione con l'aggressore aiì'origine deiia formazione deiì'Io ideaié; neii'ambito dei conflitto tra le richieste del bambino e quelle dell'adulto, il soggetto si identifica con l'adulto dotato di onnipotenza, il che implica un misconoscimento dell'altro, la sua sottomissione e perfino la sua soppressione (2). Rerié Spitz, in 1[ no e il sì (No and yes,, 1957), fa largo uso della nozione di identificazone con l'aggressore . Per lui, il ribaltamento dell'aggressione contro l'aggress:>re è il meccanismo prevalente nell'acquisizione del «no>>, verbale e gestuale, che egli colloca verso il quindicesimo mese.
* Quale ruolo attribuire all'identificazio,ne con l'aggressore nel complesso della teoria analitica? Si tratta di un meccanismo molto particolare oppure ricopre una parte importante di ciò che ~ solitamente descritto come identificazione ? In particolare, come si articola con ciò che è indicato classicamente come identificazione con il rivale nella situazione edipica? Non pare che gli autori che hanno posto in primo piano questa nozione abbiano formulato il problema 219
in questi termini. Va sottolineato comunque che le osservazioni riferite collocano generalmente questo meccanismo nell'ambito di una relazione non già triangolare, bensì duale, la cui essenza, come è stato sottolineato a più riprese da Daniel Lagache, è di carattere sado-masochistico. (1) F'ERENCZI (S.). Sprachverwirrung zwischen den Erwachsenen und dem Kind, 1932-33. lngl., in Final Contributions, 162. Fr., in La psychanalyse, P.U.F., Parigi, voi. VI, 248. (2) LAGACHE (D.). Pouvoir et personne, in L'évolution psychiatrique, 1962! voi. I, 111-9.
IDENTIFICAZIONE PlRIMARIA.
D. : primiire Identifizierung. Es.: identificaci6n primaria. P. : identificaçao primaria.
En. : primary identification. Fr.: identification primaire.
• Modo primitivo di costit1.izione del soggetto sul modello dell'allro, senza una previa relazione con l'oggetto posto come indipendente. L 'identifi,cazione primaria corrisponde direttamente alla relazione detta di incorporazione orale. • La nozione di identificazione primaria, sebbene faccia ormai parte della terminologia analitica, riceve accezioni piuttosto diverse a seconda di come gli autori ricostruiscono i primissimi stadi del!' esistenza individuale:. L'identificazione primaria si contrappone alle identificazioni secondarie che vengono a sovrapporsi a essa; non solo in quanto è la prima in ordine cronologico, ma anche in quanto non si stabilirebbe in seguito a una relazione oggettuale propriamente detta e sarebbe > (1 a). > (2 a). Questo tipo di legame del bambino con un'altra persona è stato descritto soprattutto come prima relazione con la madre, prima che sia consolidata la differenziazione tra l'ego e l'alter ego. Questa relazione avrebbe la chiara impronta del processo d'incorporazione. Va notato tuttavia ch,e è difficile a rigore attribuire l'identificazione primaria a uno stato assolutamente indifferenziato privo d'oggetto. È interessante notare che Freud, il quale solo raramente usa 220
l'espressione di identificazione primaria (2 b), designa con ciò una identificazione con il padre >, assunto dal ragazzo come ideale o prototipo (Vo:rbild). Si tratterebbe di « una identificazione diretta e immediata che precede qualsiasi investimento oggettuale >> (2 b-1 b). (1) FREUD (S.). 11,fassenpsychologie und Ich-Analyse, 1921. - a) G.W. voi. XIII, 118; S.E., voi. XVIII, 107; Fr., 120. - b) Cfr. G.W. voi. XIII, 115 sgg.; S.E., voi. XVIII, 105 sgg.; Fr., 117 sgg. (2) FREUD (S.). Das Ich und das Es, 1923. -- a) G.W., voi. XIII, 257 S.E., voi. XVIII, 107; Fr., 183. - b) G.W., \'ol. XIII, 259; S.E., voi. XIX, 31; Fr., 185.
IDENTIFICAZIONE PROIEITIVA,
D. : Projektionsidentifìzierung. Es.: identifìcaci6n proyectiva. -
E11. : projective identifìcation. Fr.: identifìcation projective. -
P. : identifìcaçao projetiva.
• Termine introdotto da Melanie Klein per designare un meccanismo che si traduce in fantasmi in c;ui il soggetto introduce la propria persona (his sclf) totalmente o parzialmente all'interno dell'oggetto per danneggiarlo, possederlo e controllarlo. • Il termine di identificazione proiettiva è stato utilizzato da Melanie Klcin in un senso molto particolare, che non è quello suggerito a prima vista dall'associazione di queste due parole, cioè una attribuzione ad altri di alcuni tratti di se stesso o di una rassomiglianza globale con se stesso. :\1. Klein ha descritto in La psicanalisi del bambino (Die Psycho,analyse des Kindes, 1932) dei fantasmi di assalto contro l'interno del corpo materno e di intrusione sadica in esso ( l ). ?\fa solo più tardi (1946) ella ha introdotto il termine di identificazione proiettiYa per designare (2 a). Questo meccanismo, che è in stretta relazione con la posizione JParanoide*-schizoide, consiste in una proiezione fantasmatica alll'interno del corpo materno di parti scisse dalla persona del soggetto ()ppure della persona nella sua totalità (e non solo di oggetti cattivi ]parziali), in modo da ledere e controllare la madre dall'interno. Questo fantasma è la fonte di ansie come quella di essere imprigionato e perseguitato all'interno del corpo dell:a madre; oppure l'iden221
tificazione proiettiva può ripercuotersi sull'introiezione facendola sentire > (2 b). Un altro pericolo è che l'Io venga indebolito e impoverito in quanto rischia di perdere, nell'identificazione proiettiva, delle parti di se stesso; per esempio, un'istanza come l'ideale dell'Io potrebbe diventare esterna al soggetto (2 e). M. Klein e Joan Riviere vedono agire fantasmi di identificazione proiettiva in vari stati patologici come la spersonalizzazione e la claustrofobia. L'identificazione proiettiva appare quindi come una modalità della proiezione*. M. Klein parla qui di identificazione solo perché è la persona propria che è proiettata. L'uso k.leiniano dell'espressione > è conforme al senso stretto che si tende a riservare nellla psicanalisi al termine proiezione: rigetto all'esterno di ciò che il soggetto rifiuta in sé, proiezione della parte cattiva.
* Tale accezione lascia aperto il problema della possibilità di distinguere nell'identificazione* tra le modalità in cui il soggetto assimila se stesso all'2Lltra persona e le modalità in cui è l'altro che viene assimilato al soggetto. Raggruppare queste ultime modalità sotto il termine di identificazione proiettiva suppone una attenuazione del concetto psicanalitico di proiezione. È quindi preferibile una contrapposizione quale quella tra identificazione centripeta e identificazione centrifuga. (1) (2) 1952. -
(M.). Cfr. per esempio nella trad. fr., P.U.F., Parigi, 1959, 145. (M.). Notes on some schizoid mechanisms, in Developments, a) 300. - b) 304. - e) Cfr. 301.
KLEIN KLEIN
IDENTITÀ DI PERCEZIONE - IDENTITÀ DI .PENSIERO.
D.: Wahrnehmungsidentitat identity - thought identity. identidad de pensamiento. de pensée. - P.: identidade dade de pensamento.
- Denkidentitat. - En.: perceptual - Es.: identidad de percepci6n. Fr.: identité de perception - identité de percepçào (o perceptual) - identi-
• Termini impiegati da Freud per designare cw verso cui tendono rispettivamente il processo primario e il processo secon-
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dario. Il processo primario mira a rii:rovare una percezione identica all'immagine dell'oggetto risultunte dall'esperienza di soddisfacimento. Nel processo secondario, l'identità cercata è quella dei pensieri fra loro. • Questi termini compaiono soltanto nel cap. VII di L'interpretazione dei sogni (Die Traumdeutung, 1900), con riferimento alla concezione freudiana dell'esperienza di soddisfacimento*. II processo primario e il processo secondario possono essere definiti in termini puramente economici: scarica immediata nel primo caso, inibizione, rinvio del soddisfacimento e scelta di vie indirette nel secondo caso. Con la nozione di identità di percezione, usciamo dal campo economico in quanto si tratta di equivalenze tra rappresentazioni. L'esperienza di soddisfacimento costituis.ce l'origine della ricerca dell'identità di percezione. Essa lega a una, scarica eminentemente soddisfacente la rappresentazione di un oggetto elettivo. II soggetto d'ora in poi > (1 a). L'allucinazione primitiva è la via più breve per ottenere l'identità di percezione, e in generale si può dire che il processo primario funzionerà su questo modello. Freud ha mostrato in un altro capitolo di L'interpretazione dei sogni che la relazione di identità tra due immagini ( e logica razionale. Tutta L'interpretazione dei sogni è infatti destinata a stabilire, contro i pregiudizi >, che il :sogno obbedisce a leggi che costituiscono un primo modo di funzionamento del logos. (1) FREuo It., 516. - b) Fr., 238 sgg.; 602; Fr., 491; Fr., 464; It.,
(S). a) G.W., voi. II-III, 571; S.E., voi. V, 565; Fr., 463; Cfr. G.W., voli. II-III, 324 sgg.; S.E., voi. IV, 319 sgg.; It., 294 sgg. - e) G.W., voli. II-III, 607-8; S.E., voi. V, It., 548. - d) G.W., voli. II-III, 572; S.E., voi. V, 566-7; 516-7. (2) LAGACHE (D.). La psychanalyse et la structure de la personnalité, in La psychanalyse, P.U.F., voi. VI, 51.
IMAGO.
La stessa parola latina è adottata nelle diverse lingue.
• Prototipo inconscio di personaggi che orienta elettivamente il modo in cui il soggetto percepisce gli altri; esso è elaborato a partire dalle prim,e relazioni intersoggettive reali e f antasmatiche con l'ambiente familiare. • Il concetto di imago è dovuto a Jung (Ikletamorfosi e simboli della libido [Wandlungen und Symbole der Libido, 1911]) che descrive l'imago materna, palterna, fraterna. 224
L'imago e il complesso sono concetti interconnessi, in quanto :riguardano lo stesso campo, cioè le relazioni del bambino nel suo ambiente familiare e sociale. Ma, mentre il complesso si riferisce all'effetto sul soggetto dell'insieme della situazione interpersonale, 1'imago designa la sopravvivenza immaginaria di uno dei partecipanti a tale situazione. Spesso l'imago è definita come « rappr,esentazione inconscia>>; ma bisogna vedere in essa, più che un'imma~~ne, uno schema immaginario acquisito, un cliché statico attraverso ,cui il soggetto considera l'altro. L'imago può quindi obiettivarsi sia in sentimenti e condotte che in immagini. Aggiungiamo che essa non va intesa come un riflesso del reale, neppure più o meno deformato; per esempio, l'imago di un padre terribile può benissimo corrispondere a un padre reale molto mite. 1
IMMAGINARIO.
D.: Imaginare. - En.: imaginary. imaginaire. - P. : imaginario.
Es.: imaginario. -
Fr.:
e, Nell'accezione data a questo termine {usato allora come sostantivo) da J. Lacan: una delle ire dimensioni essenziali ( il reale, il simbolico, l'immaginario) del campo psicanalitico. 'l'ale dimensione è contraddistinta dalla prevalenza della relazi'.one con l'immagine del proprio simile. • La nozione di > va intesa anzitutto in riferimento a una delle prime elaborazioni teoriche di Lacan circa la / ase dello sJ•ecchio'*'. Nel lavoro dedicato a questo argomento, l'autore metteva in evidenza l'idea che l'Io del bambino, speci,e a causa della prematnrazione biologica, si costituisce a partire dall'immagine del suo simile (Io speculare). Con riferimento a questa esperienza fondamentale, si possono qualificare di immaginari: a) dal punto di vista intrasoggettivo, il rapporto fondamentalmente narcisistico del soggetto con il suo Io ( 1); b) dal punto di vista intersoggettivo, una relazione detta duale fondata su - e captata attraverso - l'immagine di un proprio simile (attrazione erotica, tensione aggressivm). Per Lacan vi è un simile - un altro che sia me - solo perché l'Io è originariamente un altro (2); 225
e) quanto all'ambiente ( Umwelt), una relazione del tipo di quelle descritte dall'etologia animale (Lorenz, Tinbergen), che mostrano la pregnanza di questa o quella Gestalt nell'avvio dei comportamenti; d) quanto ai significati, un tipo di apprensione in cui fattori come la somiglianza, l'omeomorfismo, svolgono un ruolo determinante, attestando così una specie di coalescenza del significante con il significato. L'uso molto particolare che fa Lacan del termine immaginario non è per altro seru:a rapporto con il ~enso usuale: ogni condotta e ogni relazione di carattere immaginario sono infatti, secondo Lacan, destinate al disinganno (vouées- au leurre) (ix). Lacan insiste sulla differenza, anzi sull'opposizione, tra immaginario e simbolico, mostrando che l'intersoggettività non si riduce all'insieme delle relazioni da lui raggruppate sotto il termine di immaginario e che, specie nella cura analitica, è importante non confondere le due dimensioni (3). • (oe) Cfr. il metodo dei simulacri in etologia (utilizzazione di stimolisegnali artificiali per l'avvio di cicli istintuali), che lo dimostra sperimentalmente. (1) Cfr. LACAN (J). Le stade du miroir camme formateur de la fonction du Je, 1949, in > (2, un carattere comune: perdita o separazione che provoca un graduale aumento della tensione, finché al limite il soggetto si sente incapace di dominare le eccitazioni e ne è travolto: è questo stato che genera il senso di impotenza. 4) Notiamo infine che Freud collega esplicitamente lo stato d'impotenza alla prematurazione dell'essere umano: la sua > (1 b).
228
(1) Cfr. FREUD (S.). Hemmung, Symptom und Angst, 1926. - a) G.W., vol. XIV, 200; S.E., voi. XX, 167; Fr., 97; lt., 10i7. ·_ b) G.W., voi. XIV, 186-7; S.E., vol. XX, 155; Fr., 83; It., 94. (2) Cfr. particolarmente FREUD (S.). Entwurf einer Psychologie, 1895, l" parte.
INCONSCIO,
D. : das Unbewusste, unbewusst. incosciente. - Fr.: inconscient. -
En . .: unconscious. P.: inconsciente.
Es. :
• A) L'aggettivo « inconscio » è talora usato per qualificare l'insieme dei contenuti non presenti nel campo attuale della coscienza; in tal caso esso è usato in un senso « descrittivo » e non « topico », cioè senza che venga fatta una discriminazione tra i contenuti dei sistemi preconscio e 1inconscio. B) Nel senso « topico », inconscio des;igna uno dei sistemi definiti da Freud nel quadro della sua prima teoria dell'apparato p.sichico: esso è costituito da contenuti rimossi cui è stato rifiutaito l'accesso al sistema preconscio-cosciente* mediante la rimozione* (rimozione originaria* e rimozione posteriore*). I caratteri essenziali deWinconscio come sistema (o Inc) p,ossono essere così riassunti: a) i suoi « contenuti» sono « rappresentanti »* delle pulsfoni; b) questi contenuti sono regolati da meccanismi specifici del p;rocesso primario*, specie dalla condensa2:ione* e dallo spostamento; e) fortemente investiti di energia pulsionale, essi cercano di ri:tornare nella coscienza e nell'azione ( ritorno del rimosso*); m:a non possono avere accesso al sistema Prec-C ( preconscio-cosciente) se non in formazioni di compromesso* e dopo essere stati sottoposti alle deformazioni della_ censura*; d) essi sono più particolarmente -desideri dell'infanzia che subiscono una fissazione* nell'inconscio. L'abbreviazione Inc (Ubw dal tedesco Unbewusst) designa l'inconscio nella sua forma sostantivale come sistema; inc (uhw) è l'abbreviazione dell'aggettivo «inconscio» (unbewusst) in quanto qualifica in senso stretto i contenuti di detto sistema. C) Nel quadro della seconda topica freudiana, il termine « inconscio» è usato soprattutto nella swa forma aggettivale; 229
infatti, inconscio non è più la proprietà di un'istanza particolare poichè qualijica non solo l'Es, ma anche in parte l'Io e il Super-io. Va tutiiavia notato: a) che i caratteri riconosciuti nella prima topica al sistema lnc in generale soiio attribuiti all'Es nella seconda topica; b) che la dijfnenza tra il preconscio e l'inconscio, pur non essendo più fonda.ta su una distinzione tra sistemi, persiste come distinzione all 'in1:erno dei sistemi ( essendo l'Io e il Super-io in parte preconsci B in parte inconsci). • Se si dovesse riassumere in una parola la scoperta freudiana, questa parola è se:nza dubbio l'inconscio. Non intendiamo quindi esporre, nei limiti di questo lavoro, tale scoperta nei suoi antecedenti prefreudiani, nella sua genesi e nelle sue successive elaborazioni in Freud. Ci limiteremo a sottolineare, con un intento di chiarificazione, alcuni tratti essenziali che la diffusione stessa del termine ha spesso smorzato. 1) L'inconscio freudiano è anzitutto un concetto a un tempo topico"' e dinamico*, che è sorto sul terreno terapeutico. La cura infatti ha mostrato che lo psichismo non è riducibile al cosciente e che alcuni > diventano accessibili alla coscienza solo una volta superate delle resistenze; essa ha rivelato che la vita psichica è «... colma di pensieri effitati sebbene inconsci e che àa questi pensieri provengono i sintomi>> ( 1), e ha indotto a supporre l'esistenza di «gruppi psichicii separati >> e, più in generale, ad ammettere l'inconscio come un > particolare che bisogna rappresentarsi, non come una seconda coscienza, ma come un sistema che ha contenuti, meccanismi e forse un'>. Infatti, la pulsione, al limite tra il somatico e lo psichico, è al di qua dell'opposizione _tra cosciente e inconscio; da un lato, essa non può mai diventare oggetto della coscienza e, dall'altro lato, essa è presente nell'inconscio solo tramite i suoi rappresentanti, costituiti essenzialmente da rappresentazioni (vedi: Rappresentante ideativo). Aggiungiamo che uno dei primissimi modelli teorici freudiani definisce l'apparato psichico come successione di trascrizioni (Niederschriften) di segni (2), idea che viene ripresa e discussa nei testi successivi. Le rappresentanze inconsce sono organizzate in fantasmi, trarne immaginarie, a cui si fissa la pulsione e che possono essere· concepiti come vere messe in scena del desiderio"' (vedi: Fantasma). 230
b) La maggior parte dei testi freudiani precedenti alla seconda topica assimilano l'inconscio al rimosso. Va notato tuttavia che questa assimilazione non è priva di restrizioni; più di un testo riserva un posto a contenuti non acquisiti dall'individuo, filogenetici, che costituirebbero il >, come direbbero i fenomenologi. Per Freud, la prima scissione tra l'inconscio e il sistema Prec-C è operata dall'azione della rimozion,e infantile. L'inconscio freudiano viene quindi costituito, anche se il primo tempo della rimozione originaria può essere considerato come mitico; non è quindi un vissuto indifferenziato. 3) È noto che il sogno è stato per Freud la «via regia >> della scoperta dell'inconscio. I meccanismi (spostamento, condensazione, simbolismo), esplicitati sulla base del sogno in L'interpretazione dei sogni (Die Traumdeutung, 1900) e costitutivi del processo primario, sono reperiti in altre formazioni dell'inconscio (atti mancati, lapsus, ecc.), che sono equivalenti ai sintomi per la loro struttura di c:ompromesso e la loro funzione di «appagamento di desiderio»*. Quando Freud cerca di definire l'inconscio come sistema, ne riassume così le caratteristiche specifiche (3 b): processo primario (mobilità degli investimenti, caratteristica dell'energia libera*); assenza di negazione, di dubbio, di gradazione di certezza; indifferenza alla realtà e regolazione in base al solo principio di piacere-dispiacere (tendenza a ristabilire per le vie più brevi l'identità di percezione*). 4) Freud ha infine cercato di fondare la coesione propria del sistema /ne e la sua distinzione radicale dal sistema Prec con la nozione economica di una > propria di ciascun sistema. L'energia inconscia si applicherebbe a rappresentazioni dia essa investite o disinvestite e il passaggio di un elemento da un sistema all'altro si attuerebbe mediante disinvestimento da parte del primo e reinvestimento da parte del secondo. Ma questa energia inconscia - e ciò costituisce una difficoltà dlella concezione freudiana - appare ora come una forza di attrazione esercitata sulle rappresenazioni in opjposizione alla presa di coscienza (come avviene nella teoria della rimozione in cui l'attra-
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zione da parte degìli elementi già rimossi collabora con la repressìone esercitata dal sistema superiore) (4), ora come una forza tendente a far emergere i suoi non ric:opre esattamente la Deutung. Interpretazione fa pensare più a ciò che vi è di soggettivo, anzi di forzato, di arbitrario, nel senso che viene attribuito a un evento, a un discorso. Deutung sembra più vicino a spiegazione, chiarimento, e presenta in misura minore, p,er la coscienza linguistica comune, la sfumatura peggiorativa che può assumere il termine interpretazione (~). La Deutung di un sogno,, scrive Freud, consiste nel determinare la sua Bedeutung: il suo significato (1 b). Rimane tuttavia che Freud non ha mancato di indicare l'affinità tra interpretazione nel senso analiti_èo del termine e altri processi mentali in cui si manifesta un'attività interpretativa. L'elaborazione secondaria*', per esempio, costituisce, da parte del sognatore, una e:< prima interpretazione >> destinata a dare una certa coerenza agli el (4 b). Nelle loro interpretazioni del comportamento altrui, i paranoici spesso danno prova di una penetrazione maggiore del soggetto normale. Ma la lucidità di cui dà prova il paranoico verso gli altri ha come contropartita un radicale misconoscimento del proprio inconscio. & (et) Il lettore portà orientarsi in questi prolblemi consultando l'opera di Edward Glover, The Technique of Psycho-Analysis, 1955, trad. fr., Parigi, P.U.F., 1958), in particolare l'inchiesta svolta da questo autore tra psicanalisti. (~) Va notato che la psichiatria tedesca non usa per ii deiirio paranoico l'espressione equivalente a delirio di interpretazione. (1) FREUD (S.). Die Traumdeutung, 1900. a) Cfr. cap. I e inizio del cap. Il. - b) Cfr. voll. II-III, 100-1; S.E., voi. IV, 96; Fr., 76; lt., 95. - e) G.W., voli. II-III, 494; S.E., voi. V; Fr., 365; It., 44-9. (2) FREUD (S.). G.W., voi. VIII, 354; S.E., voi. XII, 94; Fr., 47. (3) Cfr. FREUD (S.). Uber den Traum, 1901. G.W., voli. II-III, 679-80; S.E., voi. V, 666. (4) Cfr. specialmente: FREUD (S.). Zur Psychopathologie des Alltagslebens, 1901. - a) G.W., voi. IV, 283-9; S.E., vol. VI, 254-60; Fr., 294-300; It., 216-22. - b) G.W., voi. IV, 284; S.E., voi. VI, 255; Fr., 295; It., 218.
INTROIEZIONE.
D. : Introjektion. Fr.: introjection. -
En. : introjection. P.: introjeçao.
Es. : introyeccion. -
• Processo messo in evidenza dall'indagine analitica: il soggetto fa ~ in modo ~ ~ c o , ,dal « di fuori » al ~ e loro 1gualita1 241
L'introiezione è affine all'incorporazione, che costituisce il suo prototipo somatico, ma non implica necessariamente un riferimento al limite somatico (introiezione nell'Io, nell'ideale dell'Io, ecc.). i Essa è in stretto rapporto con l'identificazione. • Il termine di introiezione, coniato per simmetria con quello di proiezione, è stato introdotto da Sandor ,:fç~ci11czi. In Introiezione e transfert (lntrojektion und Vbertragung, 1909) egli scrive: (1 b). Egli arriva così a designare colÌi termine di introiezione un tipo di comportamento (specie nell'isterico) che potrebbe essere chiamato anche proiezione. F.tttii:l, adotta il te:rmine di introiezione e lo oppone nettamente alla proiezione. Il testo più esplicito a questo riguardo è Pulsioni e loro destino (Triebe und Triebschicksale, 1915), in cui è prospettata la genesi dell'opposizione soggetto (Io) - oggetto ( mondo esterno) in corrispondenza all'opposizione piacere-dispiacere: l'> si costituisce mediante una introduzione di tutto ciò che è fonte di piacere e mediante una proiezione al di fuori di tutto ciò che è occasione di dispiacere (vedi: lo-piacere, lo-realtà). Si incontra la stessa opposizione in La negazione (Die Verneinung, 1925): (3); sarebbe meglio in tal caso usare l'espressione di « riflessione sulla propria persona 1>•. (i) FERENCZi (S.). Ira First ·Cu;ztr., 1909. a) 4·0. - b) 43. (2) FREUD (S.). a) G.W., voi. XIV, 13; S.E., voi. XIX, 237; Fr., 175. b) G.W., voi. XIV, 13; S.E., voi. XIX, 237; Fr., 175. (3) Cfr. FRFpD (S.). Trauer und Melancholie, 1917. G.W., voi. X, 42-6; S.E., voi. XIV, 243-58; Fr., 189-222. (4) Cfr. ABRAHAM (K.). Versuch einer Entwicklu11gsgeschichte der Libido auf Grund der Psychoanalyse seelischer Stiirungen, :1924. Fr., voi. II, 272 sgg. (5) Cfr. FREUD (S.). Das Unbehagen in der Kultur, 1930. G.W., voi. XIV, 482; S.E., voi. XXI, 123; Fr., 58.
INTROVERSIONE.
D. : Introversion. Fr. : introversion. -
En. : introversion. -- Es. : introversi6n. P. : introversào.-
,. Termine introdotto da Jung per designare in modo generale il distacco della libido dai suoi oggetti esterni e il suo ripiegamento sul mondo interno del soggetto. Freud ha ripreso il termine ma limitandone l'uso a un ripiegamento della libido diretto all'invesitimento di formazioni 243
intrapsichiche immaiginarie, che andrebbe distinto da un ripiegamento della libido sull'Io ( narcisismo secondario). • Il termine di introversione compare per la prima volta in Jung nel 1910 in Sui conflitti dell'anima infantile (Vber Konftikte der kindlichen Seele) e ritorna in numerosi testi successivi, in particolare in Metamorfosi e simboli della libido (Wandlungen und Symbole der Libido, 1913). Il concetto si è poi diffuso nelle tipologie post-junghiane (opposizione tra i tipi introverso e estroverso). Freud, sebbene abbia ammesso il termine di introversione, ha avanzato subito delle riseve sull'estensione da attribuire al concetto. Per lui, l'introversione designa il ripiegamento della libido su oggetti immaginari o fantasmi; in questo senso l'introversione costituisce una fase della formazione dei sintomi nevrotici, fase susseguente alla frustrazione, che può portare alla regressione. La libido rispetto :a ciò che sarebbe una vescicola psichica, ma ciò sarebbe un'idea del tutto contraria al pensiero di Freud: per lui non vi è mai stata equivalenza tra le eccitazioni esterne e le eccitazioni interne o pulsioni, che attaccano costantemente dall'interno l'apparato psichico e anche l'Io, senza possibilità di fuga. Si è quindi indotti a cercare una relazione più stretta tra questa rappresentazione biologica e la sua trasposizione psichica. Freud si fonda talora su Ùn'analcigia reale esistente per esempio tra le funzioni dell'Io e gli ~pparati percettivi e protettori dlell'organismo: come l'epidermide è la superficie del corpo, così il sistema percezione-coscienza è alla dello psichismo. Tale concezione induce a considerare l'apparato psichico come il risultato dli una specializzazione delle funzioni somatiche, l'Io come il prodotto terminale di una lunga evoluzione dell'apparato di adattamento. 265
Infine, a un altro livello, ci si può chiedere se l'insistenza di Freud nell'utilizzare questa immagine di una forma vivente definita dalla sua differenza di livello energetico con l'esterno, dotata di un limite lacerabile, limite che va costantemente difeso e ricostituito, non trovi il suo fondamento in una relazione reale tra la genesi dell'Io e l'immagim: dell'organismo, relazione che Freud ha formulato esplicitamente solo in rare occasioni: - oggetto >). Gli psicanalisti hanno cercato di trovare i momenti elettivi e le tappe di tali identificazioni, di definire quelle che sono le identificazioni specifiche delle diverse istanze: Io, Io ideale, ideale dell'Io, Super-io. Va notato che la relazione dell'Io con la percezione e col mondo esterno assume allora un senso nuovo senza essere per questo soppressa: l'Io non è tanto un apparato che si sviluppa a partire dal sistema Percezione-Coscienza quanto una formazione interna che trova la sua origine in talune percezioni privilegiate, che provengono non dal mondo esterno in generale ma dal mondo interumano. Dal punto di vista topico, l'Io va allora definito, anziché come una emanazione dell']Es, come un oggetto ricercato da esso: la teoria del narcisismo e la nozione correlativa di una libido orientata verso l'Io o verso un oggetto esterno, secondo un vero bilancio energetico, lungi dall'essere abbandonata da Freud con l'avvento della seconda topica, sarà da lui riaffermata fino agli ultimi suoi scritti. ~'esperienza clinica psicanalitica, principalmente quella delle psicosi, apporta ulteriori argomenti a favore di tale concezione: spregio e
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odio dell'Io nel melanconico, dilatazione dell'Io fino a fonderlo con l'Io ideale nel maniaco, perdita delle dell'Io, per disinv,estimento di esse, negli stati di spersonali:~zazione (come è stato messo in evidenza da P. Federn), ecc. Infine, il difficile problema del supporto energetico che bisognerebbe riconoscere alle attività dell'Io è facilitato se esaminato in relaziione con la nozione di investimento narcìsistico. Il problema allora non è tanto quello di sapere cosa significhi !"ipotetico cambiamento qualitativo, chiamato desessualizzazione o. weutralizzazione, quanto quello di" comprendere come l'Io, oggetto libidico, possa porsi, non solo come un « serbatoio >>, ma anche come soggetto degli investimenti libidici che emanano da esso. Questa seconda linea di pensiero, di cui abbiamo dato alcuni ellementi, si presenta come meno sintetica dc~lla prima, rimane più aderente all'esperienza e alle scoperte analitiche; essa lascia aperto il problema di inserire organicamente in una teoria propriamente psicanalitica dell'apparato psichico tutta una serie di operazioni, di attività, c!he, nell'intento di edificare una psicologia generale, una scuola psicanalitica ha catalogato, come cosa ovvia, tra le funzioni dell'Io . (°') Tuttavia, nei passi degli Studi sull'isteria (Studien uber Hysterie, 1895) in cui si parla dell'Io, Freud utilizza pure altri termini specifici per designare das lndividuum, die P.~rson. (~) Come mostra già di per sé la celebre formula , letteralmente: « Dove c'era Es, devo divenire lo•>, che conclude un lungo discorso riguardante l'Io, l'Es e il Super-io. (y) Un certo numero di caratteri dell'Io consentono di confrontare l' lo del Progetto per una psicologia scientifica con ciò che il pensiero contemporaneo ha chiamato una Gestalt, una forma: limiti relativamente fissi con possibilità, tuttavia, di certe fluttuazioni che non sconvolgono l'equilibrio della forma, garantito dalla. permanenza del nucleo (.lclzkern); costanza di un livello energeticò rispetto al resto dello psichismo; buona circolazione energetica all'interno dell'Io, in contrnsto con la barriera costituita dalla sua periferia; effetto di attrazione e di organizzazione (descritto da Freud con la denominazione di investimento laterale: Nebenbesetzung) esercitato dall'Io sui processi che si svolgono all'esterno dei propri limiti. Parimenti, una Gestalt polarizza e organizza il campo su cui essa si distacca, struttura il suo sfondo. L'Io non è il luogo, né il soggetto del[ pensiero, e in generale dei processi secondari, bensi questi ultimi possono essere compresi come l'effetto del suo potere regolatore. (3) Si potrebbe fare allora l'ipotesi seguente: se la funzione difensiva e l'istanza stessa dell'Io vengono attenuano nella metapsicologia di L'interpretazione dei sogni, forse è perché l'Io nel sonno si trova in
.ti.
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una posizione del tutto diversa da quella occupata nel conflitto difensivo: esso non è più un polo di tale conflitto. Il suo investimento narcisistico (desiderio di dormire) lo dilata, si potrebbe dire, alle dimensioni della scena del sogno tendendo al tempo stesso a farlo coincidere con l'Io corporeo (18). (e) Per una critical delle incoerenze e delle insufficienze della teoria comune delle funzioni dell'Io, si veda l'opera di D. Lagache, La psychanalyse et la structure de la personnalité (19). (~) Cfr. in particolare l'opera di Hartmann, Kris e Loewenstein e quella di D. Rapaport. (71) Alcuni autori sensibili a questa difficoltà, hanno cercato di dotare l'Io di una pufoione specifica con i suoi apparati, i suoi schemi di esecuzione e il suo proprio piacere. I. Hendricks, per esempio, ha descritto un (vedi: Pulsione di impossessamento). (8) Questa nota, come rilevano gli editori della Standard Edition non figura nelle edizioni tedesche di L'Io e l'Es. Essa appare nella traduzione inglese del 1927 in cui è precisato che essa ha ricevuto l'approvazione di Freud (20). (1) HARTMANN (H.). Comments on the Psychoanalytic Theory of the Ego, in Psycho-analytic Study of the Child, voi. V, p. 84-5. (2) }ANET (P.). L'automatisme psychologique, Alcan, Parigi, 1889, p. 367. (3) }ANET (P.). L'état menta[ des hysteries, Alcan, Parigi, 1893-94, p. 443 (della seconda ediziorn~, 1917). (4) BREUER (J.) e FREUD (S.). a) G.W., vo!. I, 295-6; S.E., vo!. II, 291; Fr., 236; It., 427. ·- b) G. W., voi. I, 280; S.E., voi. II, 278; Fr., 225; lt., 415. - e) G.W., voi. I, 294-5; S.E., voi. II, 290; Fr., 235; lt., 426. d) cfr. G.W., voi. I, 174; S.E., voi. II, 116; Fr., 91; lt., 266. (5) FREUD (S.). a) Ted., 432; lngl., 410; Fr., 364; It., 355. - b) Ted., 438; lngl., 416; Fr., 369; It., 360. - e) Ted., 411; lngl., 388-9; Fr., 344; It., 334. (6) Cfr. FREUD (S.). Ober den Traum, 1901. G.W., voli. II-III, 692-4; S.E., voi. V, 679-80; Fr., 151-5; (7) Cfr. FREUD (S.). A note on the Unconscious in Psycho-Analysis, 1912. Das Unbewusste, 1915. Die Verdriingung, 1915. (8) FREUD (S.). Formulierungen iiber die zwei Prinzipien .des psychischen Geschehens, 1911. a) G.W., voi. VIII, 231; S.E., Voi. XII, 219; lt., 120-1. b) G.W., voi. VIII, 23S:; S.E., voi. XII, 223; It., 124. (9) FREUD (S.). Bemerkunf?en iiber einen Fall von Zwangsneurose, 1909. G.W., voi. VII, 389; S.E., rnl. X, 163; Fr., 205; It., 278. (10) FREUD (S.). Die Disposition zur Zwangsneurose, 1913. G.\V., •,ol. VIII, 451; S.E., \'Ol. XII, 324-5. (11) FREUD (S.). Z11r Einfiihrung des Narzissmus, 1914. - a) G.\V., ml. X, 142; S.E., voi. XI\", 77. - b) G.W., ml. X, 146; S.E., voi. XIV, 80-1. e) G.W., rnl. X, 141; S.E., voi. XIV, 75. (12) FRECD (S.). ,, Psychoa11a!yse ,, 1111d • Libidotheorie ,,, 1923. G.\',., voi. XIII, 231; S.E., ,·ol. X\'111, 257; lt .. 204. (13) FREl'D (S.). J1assenpsyclzologie 1111d Jcl,-Analyse, 1921. G.\V., voi. XIII, 111; S.E., ml. XVIII, 108; Fr., 121.
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(14) FREUD (S.). Trauer und Melancholie, 1915. - a) G.W., voi. X, 436; S.E., voi. XIV, 249; Fr., 204. - b) Cfr., G.W., voi. X, 438-9; S.E., voi. XIV, 251; Fr., 207. (15) FREUD (S.). Das Ich und das Es, 1923. -, a) G.W., voi. XIII, 244; S.E., voi. XIX, 17; Fr., 170. - b) G.W., voi. Xlii, 286; S.E., voi. XIX, S6; Fr., 214. - e) G.W., voi. XIII, 252-3; S.E., voi. XIX, 25; Fr., 179. d) G.W., voi. XIII, 253; S.E., voi. XIX, 25; Fr., 179. - e) G.W., voi. XIII, 253; S.E., voi. XIX, 26; Fr., 179. (16) FREUD (S.). Abriss des Psychoanalyse, 1938. G.W., voi. XVII, 129; S.E., voi. XXIII, 198-9; Fr., 74; It., 292. (17) Cfr. specialmente FREUD (S.). Neurose und Psychose, 1924, e Der Realitiitsverlust bei Neurose und Psychose, 1924. (18) Cfr. FREUD (S.). J\,fetapsychologische E,rgiinzung zur Traumlehre, 1915. G.W., voi. X, 413; S.E., voi. XIV, 223; Fr., 165. (19) In La Psychanalyse, P.U.F., Parigi, 6 voli., più particolarmente c:ap .. VI. (20) Cfr. S.E., voi. XIX, 26.
1:0 IDEALE.
D.: Idealich. - En.: ideai ego. idéal. - P. : ego ideai. 41 Formazione
Es.;' yo ideai. -
Fr.:
m01
intrapsichica che alcuni autori, distinguono
tlaii'ideale dell'Io definendola come un ideale di onnipoienza narcisistica costruito sul modello del narcisismo infantile. Freud ha coniato il termine di ldealich che si incontra nell'Introduzione del narcisismo (Zur Einfiihrung des Narzissmus, 1914) e in L'Io 11 l'Es (Das /eh und das Es, 1923). Ma in lui non si trova una distinzione concettuale tra ldealich (lo ideale) e lchideal (ideale dell'Io). Dopo Freud, alcuni autori hanno ripreso la coppia formata da questi due termini per designare due formazioni intrapsichiche differenti. Nunberg in particolare fa dell'Io ideale una formazione gene1ticamente anteriore al Super-io: > ( 1). Nel corso del suo sviluppo, il soggetto lascerebbe dietro di sé questo itdeale narcisistico e aspirerebbe a ritornarvi, il che si verifica soprat.! 1tutto, ma non esclusivamente, nelle psicosi. D. Lagache ha sottolineato l'interesse di una distinzione fr~ iii polo di identificazione rappresentato dall'Io ideale e quello che i~ costituito dalla coppia ideale dell'Io - Super-io. Si tratta per lui di una formazione narcisistica inconscia, ma la concezione di Lagache Il
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non coincide con qudla di Nunberg: delle pulsioni dell'Io. (2 a), la seconda in cui il soggetto si oppone al mondo esterno come il piacere al dispiacere; nella prima fase il soggetto è denominato Io-realtà, nella seconda Io-piacere. Come si vede, la successione dei termini segue un ordine opposto 271
rispetto al testo . precedente, ma questi term1m, e in particolare quello di Io-realtà, non sono usati nella stessa accezione: l'opposizione tra Io-realtà e Io-piacere precede qui l'introduzione del principio di realtà e il passaggio dall'Io-realtà all'Io-piacere «••• si compie sotto la supremazia del principio di piacere>> (2 b). Questo « Io-realtà. dell'inizio >> è caratterizzato, per Freud, dal fatto > (2 e); tale proposizione potrebbe essere intesa nel senso che è senz'altro una posizione obiettiva riferire al soggetto le sensazioni di piacere e di dispiacere senza farne qualità del mondo esterno, che di per sé è indifferente. Come si costituisce l'Io-piacere? Il soggetto, al pari del mondo esterno, si trova scisso in una parte piacevole e una parte spiacevole; ne risulta una nuova ripartizione, in cui il soggetto coincide con tutto il piacevole e il mondo con tutto lo spiacevole; questa ripartizione si compie mediante una introiezione• della parte degli oggetti del mondo esterno che è fonte di piacere e con la proiezione• all'esterno di ciò che è all'interno occasione di dispiacere. Questa nuova posizione del soggetto consente di definirlo come ~ Io-piacere purificato >>, in quanto tutto lo spiacevole si trova fuori di esso. Come si vede, in Pulsioni e loro destino il termine di lo-piacere non significa più soltanto Io retto dal principio di dispiacere-piacere, bensì Io identificato con il piacevole in opposizione allo spiacevole. In questa nuova accezione, sono ancora due tappe dell'Io che vengono contrapJPoste, ma questa volta esse sono definite in base a una modificazione del suo limite e dei suoi contenuti. 3) .In La negazione, Freud utilizza ancora la distinzione tra Io-piacere e Io-realtà, nella stessa prospettiva del testo precedente: come si costituisce l'opposizione soggetto-mondo esterno? L'espressione di « Io-realtà dlell'inizio >> non è ripresa letteralmente: tuttavia non pare che Freud abbia rinunciato a questa idea, giacché sostiene che il soggetto dispone immediatamente di un accesso obiettivo alla realtà: > (3 a). La seconda fase, quella dell'> è descritta cqn gli stessi termini che in Pulsioni e loro destino: > corrisponderebbe a una terza fase, quella in cui il soggeuo cerca di ritrovare nell'esterno un oggetto 272
r,eale corrispondente alla rappresentazione dell'oggetto inizialmente s•oddisfacente e perduto (vedi: Esperienza di soddisfacimento): è 91uesta la molla dell'esame di realtà*. Questo passaggio dall'Io-pìacere all'Io-realtà dipende, come nelle Precisazioni sui due principi dell'accadere psichico, dall'instaurazione dlel principio di realtà.
* L'opposizione tra lo-piacere e lo-realtà non è mai stata integrata da Freud nell'insieme delle sue tesi metapsicologiche e in particolare nella sua teoria dell'Io come istanza dell'apparato psichico. È evidente tuttavia che sarebbe intieressante stabilire tale connessione, in quanto ciò faciliterebbe la soluzione di un certo rnumero di difficoltà della teoria psicanalitica dell'Io: 1) Le concezioni freudiane sull'evoluzione dell'Io-piacere e dlell'Io-realtà costituiscono un tentativo peir stabilire una mediazione, una genesi, perlomeno mitica, tra l'individuo biopsicologico (assimilabile secondo noi all'« Io-realtà dell'inizio>> posto da Freud) e l'Io come istanza. 2) Esse pongono all'origine di tale gene1:,i delle operazioni psichiche primitive di introiezione e proiezione con cui si costituisce ill limite di un lo che comporta un interno e un esterno. 3) Esse hanno il merito di dissipare l'equivoco - che non ha cessato di pesare sulla teoria psicanalitica - inerente a termini come quello di narcisismo primario*, che viene spesso inteso come um ipotetico stato originario durante il quale l'individuo non avrebbe alcun accesso, neppure rudimentale, al mondo esterno. (1) FREUD (S.). G.W., voi. VIII, 235; S.E.,. voi. XII, 223; It., 124. (2) FREUD (S.). a) G.W., voi. X, 227; S.E., voi. XIV, 135; Fr., 57; It., 145. - b) G.W., voi. X, 228; S.E., voi. XIV, 135-6; Fr., 58; k, 146. e) G.W., voi. X, 228; S.E., Yol. XIV, 135-6; Fr., 58; It., 146. (3) FREUD (S.). a) G.W., voi. XIV, 14; S.E., voi. XIX, 237; Fr., 176. b) G.W., voi. XVI, 13; S.E., voi. XIX, 237; Fr., 175-6.
ISOLAMENTO.
D. : Isolieren o Isolierung. - En. : isolation. Fr. ; isolation. - P. ; isolamento.
Es. : aislarniento. -
tt Meccanismo di difesa, tipico soprattutto della nevrosi osses-
siva, che consiste nell'isolare un pensiero, o un comportamento 273
in modo che siano ,·otte le loro connessioni con altri pensieri o con il resto ·dell'esistenza del soggetto. Tra i procedimenti di isolamento, citiamo le pause nel corso del pensiero, le formule, i rituali, e in linea generale tutte le misure atte a stabilire uno iato nella successione temporale dei pensieri e degli atti. • Il testo più esplicito di Freud sull''isolamento si trova in Inibizione, sintomo e angoscia (Hemmung, Symptom und Angst, 1926) (1 a), i_n cui è descritto come una tecnica particolare della nevrosi ossessiva. Alcuni malati si difendono contro un'idea, un'impressione, un'azione isolandole ·,dal contesto con una pausa durante la quale « ...nulla può più ac•::adere, nulla è percepito, nessuna azione è compiuta>> (1 b). Questa tecnica attiva, «motoria», è qualificata da Freud come magica; egli la confronta col procedimento normale di concentrazione del soggetto che si sforza di non lasciar distrarre il suo pensiero dal suo oggetto attuale. L'isolamento si manifesta in diversi sintomi ossessivi; lo si vede in azione in particolare nella cura, in cui è messo in evidenza dalla consegna della libera associazione, che è in contrasto con tale procedimento (soggetti che separano radicalmente la loro analisi dalla loro vita, una serie di idee dall'insieme della seduta, una rappresentazione dal suo contesto ideo-affettivo). Freud ricollega in ultima analisi la tendenza all'isolamento a un modo arcaico di difes:a contro la pulsione: divieto di toccare, « .•. il contatto corporeo è l'obiettivo immediato dell'inv_estimento oggettuale sia aggressivo ,;:he tenero >> (1 e). In questa prospettiva, l'isolamento appare come « eliminazione della possibilità di contatti, un mezzo per sottrarre una cosa a qualsiasi toccamento; analogamente, quando il nevrotico, mediante una pausa, isola un''impressione o una attività, ci fa comprendere simbolicamente che non permetterà ai pensieri che li concernono di entrare in contatto associativo con altri >> (1 d). Va notato che in ,questo passo di Inibizione, sintomo e angoscia l'isolamento non è ridotto a un tipo determinato di sintomi, ma assume una portata più generale. Esso è messo in parallelo con la rimozione nell'istf:rico: se l'esperienza traumatizzante non è rimossa nell'inconscio, essa è (Bildung), (Provinz). Il primo termine introdotto da Freud fu quello di> si riferisce a una concezione più esclusivamente topica, mentre > è un termine con significato sia topico che dinamico. Freud parla per esempio di sistemi mnestici (2 b), di sistema perce2:ione-coscienza, e non, in questi casi, di istanza. Inversamente, preferi1>ce parlare di istanze per il Super-io o per la censura, in quanto esercitano un'azione positiva e non sono semplicemente attraversati dalle eccitazioni; il Super-io per esempio è considerato come l'erede dell'> (4). Notiamo d'altronde che il termine stesso di istanza è introdotto da Freud in L'interpretazione dé sogni per analogia con i tribunali o con le autorità che giudicano di ciò che. va lasciato passare ( 2 e). Nella misura in c:ui può essere mantenuta questa sfumatura, il termine di sistema corrisponderebbe meglio allo spirito della prima topica freudiana, mentre il termine di istanza alla seconda concezione dell'apparato psichico, che è a un tempo più dinamica e più strutturale. (1) Cfr. FREUD (S.). Aus den Anfiingen der Psychoanalyse, 1888-1902. Ted. 373-466; lngl., 348:-445; Fr., 307-96; It., 379-88.
276
(2) FREUD (S.). a) G.W., voli. Il-III, 542; S.E., voi. V, 536-7; Fr., 441; It., 491. - b) G.W., voli. II-III, 544; S.JE., voi. V, 539; Fr., 443; i[t., 492-3. -e) G.W., voli. II-III, 147- 150; S.E., voi. IV, 141-5; Fr., 109-11; ][t., 138-141. (3) Cfr. per esempio: FREUD (S). Abriss der F'sychoanalyse, 1938. G.W., voi. XVII, 67, 83; S.E., voli. XXIII, 145, 161; Fr., 3, 24;_ It., 229, 247. (4) Freud (S.). Neue Folge der Vorlesungen irur Einfiihrung in die Psychoanalyse, 1932. G.W., voi. XV, 68, 70; S.E., voi.. XXII, 62-64; Fr., 88-91.
l!STERIA. (o ISTERISMO).
=
D.: Hysterie. Fr. : hystérie. -
En . .· hysteria. P. : histeria.
Es.: histeria o histerismo. -
1e Classe di nevrosi che presenta quadri clinici molto vari. Le ,due forme sintomatiche meglio isolate soi'l.o l'isteria di conversione, in cui il conflitto psichico è simf,olizzato dai più vari .sintomi somatici, parossistici (esempio: crisi emozionale con ,teatralismo) o più durevoli (esempio: a-nestesie, paralisi iste.riche, sensazione di «groppo» faringeo, ecc.), e l'isteria d'angoscia, in cui l'angoscia è fissata in modo più o meno stabile a ,questo o quell'oggetto esterno (fobie). AveTJ,do Freud scoperto nel caso dell'isteria di conversione dei l!ratti ezio-patogenetici fondamentali, la p.sicanalisi può riferire 11 una stessa struttura isterica quadri clini'.ci svariati che si mairiifestano nell'organizzazione della personailità e nel modo di esistenza, anche in assenza di sintomi fobici ii di conversioni palesi. La specificità dell'isteria è cercata n,ella prevalenza di un certo tipo di identificazione, di certi meccanismi ( specie la rimo:~ione, spesso manifesta), nell'affiorare dd conflitto edipico che 1rJpera principalmente in chiave fallica e orale. Il La nozione di una malattia isterica è molto antica giacché risale
a Ippocrate. La sua delimitazione ha subito le vicende della stori~ della medicina. Rinviamo quindi il lettore all'abbondante lettera1tura riguardante questo problema (1, 2 a}. Alla fine del XIX secolo, in particolare per influenza di Charcot, il problema posto dall'isteria al pensiero medico e al metodo ana1tomo-clinico dominante era all'ordine del giorno. Molto schema1ticamente, si può dire che la soluzione era c:ercata in due direzioni: dinanzi all'assenza di qualsiasi lesione org;anica, attribuire i sin1tomi isterici alla suggestione, all'autosuggestione, o perfino alla simulazione (linea di pensiero che sarà ripresa in modo sistema-
277
tico da Babinski), oppure dare all'isteria la dignità di una malattia come le altre, altrettanto definita e precisa nei suoi sintomi quanto un'affezione neurologica (studi di Charcot). La via seguita da Breuer e Freud (e, in una prospettiva diversa, da Janet) li induce a superare tale opposizione. Al pari di Charcot, dal cui insegnamento è stato, come è noto, fortemente influenzato, Freud considera l'isteria come una malattia psichica ben definita che esige una eziologia specifica. D'altro canto, cercando di stabilirne il « meccanismo psichico * egli si ricolllega a tutta una corrente che fa dell'isteria una > (2 b). Come è noto, la messa in luce dell'eziologia psichica dell'isteria procede di pari passo con le scoperte principali della psicanalisi (inconscio, fantasma, conflitto difensivo e rimozione, identificazione, transfert, ecc.). Sulle orme di Freud, gli psicanalisti non hanno cessato di considerare la nevrosi isterica e la nevrosi ossessiva come i due versanti principali del campo delle nevrosi (oc); ma ciò non implica che, come strutture, esse non possano combinarsi in uno stesso quadro clinico. Freud ha attribuito alla struttura isterica, col nome di isteria d'angoscia, un tipo di nevrosi i cui sintomi più evidenti sono le fobie (vedi: Isteria d'angoscia). (,x) Ci si può chiedere se si debba ammettere come entità specifica una psicosi isterica che presenti in particolare delle allucinazioni spesso visive vissute in modo drammatico. Freud, almeno all'inizio, ne faceva un quadro a parte (3), e vari casi degli Studi sull'isteria (Studien uber Hysterie, 1895) sollevano per il lettore questo problema nosografico. À.
(1) Cfr. in Ev (H.), Encyclopédie médico-chirurchicale Psychiatrie, 1955: (G.). lntroductlion à l'étude de l'hystérie, 37335, A 10• Cfr. anche ZILBOORG (G,). A History of Medicai Psychology, Norton, New York, 1941. (2) Cfr. JANET (P.). L'état menta[ des hystériques, Akan, Parigi. - a) Passim. - b) 13 parte, cap. VI, 40-7. (3) Cfr. FREUD (S.). Aus des Anfiingen der Psychoanalyse, 1887-1902. Ma11uscrit H. Tcd., 118-24; Ingl. 109-15; Fr., 98-102; It., 94-98. RosOLATO
ISTERIA D'ANGOSCIA.
D. : Angsthysterie. - En. : anxiety hysteria. - Es.: histeria de angustia. - Fr.: hystérie d'angoisse. - P.: histeria dc angustia.
• Termine introdotto da Freud per isolare una nevrosi il cui sintomo centrale è la fobia e per sottolineare la sua somiglianza strutturale con l'isteria di conversione. 278
Il termine di isteria d'angoscia è stato introdotto nella letteratura psicanalitica da W. Stekel in Gli stati di angoscia nevrotica
Il
e· il loro trattamento (Nervose Augstzustiind,~ und ihre Behandlung, 1908) dietro suggerimento di Freud (1). _ Questa innovazione terminologica ha le :seguenti giustificazioni: a) Si incontrano sintomi fobici in varie affezioni nevrotiche e psicotiche, per esempio nella nevrosi ossessiva e nella schizofrenia. Anche nella nevrosi d'angoscia*, secondo :Freud, si possono rinvenire alcuni sintomi di andamento fobico . Per questo motivo Freud, in Il piccolo Hans, sostiene che la fobia non può essere considerata come un « processo patologico indipendente>> (2 a). b) Esiste tuttavia una nevrosi in cui la fobia costituisce il sintomo centrale. Freud non l'ha isolata subito: nelle sue prime conc:ezioni, le fobie erano attribuite o alla nevrosi ossessiva o alla nevrosi d'angoscia come nevrosi attuale (3). È l'analisi del piccolo Hans che gli offre l'occasione di specificare la nevrosi fobica e di rilevarne la somiglianza strutturale con l'isteria di conversione. Infatti, in entrambi i casi, l'azione della 1rimozione tende essen2:ialmente a separare l'affetto della rapprese:ntazione. Freud sottolinea tuttavia una differenza essenziale nell'isteria d'angoscia: > (2 b). La formazione dei sintomi fobici trova la sua origine (1). (1) FREUD (S.). Analyse der Phobie eines funfjiihrigen Knaben, 1909. G.W., voi. Vll, 349; S.E., voi. X, 116: Fr., 175; It., 242.
ISTERIA DA DIFESA,
D.: Ab~ehrhysterie. - En.: defence hysteria. - Es.: histeria de defensa. - Fr.: hystérie de défense. - P.: histeria de defesa.
• Forma di isteria dHstinta da Freud negli anni 1894-95 dalle altre due forme di isteria; l'isteria ipnoide e l'isteria da ritenzione. Essa è caratterizza1:a dall'attività di difesa che il soggetto esercita contro rappresentazioni capaci di provocare affetti spiacevoli. Una volta riconosciuta l'azione della difesa in ogni isteria, Freud non ricorre più al termine di isteria da difesa né alla distinzione da esso supposta.
•
In Le neuropsicosi da difesa (Die Abwehr-Neuropsychosen, 1894) Freud introduce, da un punto di vista patogenetico, la distinzione fra tre forme di isteria - ipnoide, da ritenzione, da difesa - e indica più particolarmente come suo apporto personale l'isteria da difesa, di cui fa il prototipo delle neuropsicosi da difesa (1 ). Va notato che già nella Comunicazione preliminare (Vorliiufige Mitteilung, 1893) di Breuer e Freud, l'impossibilità di abreazione* - che caratterizza l'isteria - è ricollegata a due serie di condizioni: 280
da un lato, uno stato specifico in cui si trova il soggetto al momento del trauma (stato ipnoide*), d'altro lato, alcune condizioni legate alla natura stessa del trauma*: condizioni e:sterne o azione intenzionale (absichtlich) del soggetto che si difende contro contenuti > (2 a). In questa prima fase della teoria, la difesa, la ritenzione e lo stato ipnoide appaiono come fattori eziologici che collaborano alla produzione dell'isteria. Se uno di essi è considerato come privilegiato, è lo stato ipnoide che è ritcenuto, sotto l'influenza di Breuer, come «•• .il fenomeno fondamentale di tale nevrosi>> (2b). In Le neuropsicosi da difesa Freud specifica questo insieme di condizioni giungendo a differenziare tre tipi di isteria; ma in realtà egli si interessa soltanto all'isteria da difesa. In una terza fase - Studi sull'isteria 1(Studien iiher Hysterie, 1895) - la distinzione è mantenuta da Freud, ma pare gli serva soprattutto a promuovere la nozione di difesa, a scapito della prevalenza dello stato ipnoide. Egli nota infatti: « È strano che nella mia esperienza non abbia incontrato vere isterie ipnoidi; tutti i casi che mi sono accinto a curare si trasformavano in isteria da difesa>> (2 e). Parimenti, egli mette in dubbio l'esistenza di una isteria da ritenzione indipendente e formula l'ipotesi che > (2 d). Notiamo infine che il termine di isteriia da difesa scompare dopo gli Studi sull'isteria. Si direbbe quindit che esso sia stato intrndotto soltanto per far prevalere la nozione di difesa su quella di stato ipnoide. Una volta acquisito questo risultato - consider:are la difesa come il processo fondamentale dell'isteria ed estendere il modello del conflitto difensivo alle altre nevrosi - il termine di isteria da difesa perde evidentemente la sua ragion d'essere. (1) (2) voi. II, F'r., 8; 4:22. -
Cfr.
(S.). G.W., voi. I, 60-1; S.E., voi. III, 45-7. (S.). Studien uber Hysterie, 1895. - a) G.W., voi. I, 89; S.E., 10-11; Fr., 7; It., 181. - b) G.W., voi. I, 91; S.E., voi. II, 12; It., 183. - e) G.W., voi. I, 289; S.E., voi. II, 286; Fr., 231; It., d) G.W., voi. I, 290; S.E., voi. Il, 286; Fr., 231; It., 422. FREUD
FREUD
ISTERIA IPNOIDE.
D.: Hypnoidhysterie. - En.: hypnoid hysteria. - Es.: histeria hipnoide. - Fr.: hystérie hypnoide. - P.: histeria hipn6ide..
•1
Termine usato da Breuer e Freud negli anni 1894-95: forma di isteria che avrebbe la sua origfoe negli stati ipnoidi; 281
il soggetto non può integrare nella sua persona e nella sua storia le rappresentazioni che compaiono nel corso di tali stati. Esse formano quindi un g;ruppo psichico separato, inconscio, capace di provocare effetti patogeni. • Rinviamo il lettore aÌla voce Stato ipnoide per quanto riguarda il sostrato teorico di questa nozione. Va notato che il termine di > non compare nei testi dovuti soltanto a Breuer; sembra quindi logico pensare che si tratti di una denominazione coniata da Freud. Per Breuer infatti ogni isteria è > giacché deriva in ultima analisi dallo stato ipnoide; per Freud, l'isteria ipnoide è soltanto una forma di isteria accanto all'isteria da ritenzione* e soprattutto all'isteria da difesa*: distinzione che gli permetterà dapprima di limitare e poi di negare il ruolo dello stato ipnoide rispetto a quello della difesa.
ISTERIA DA RITENZIONE.
D. : Retentionshysterie. - En. : retention hysteria. - Es. : histeria de retenci6n. Fr. : hystérie de rétention. - P. : histeria de retendio.
• Forma di isteria distinta da Breuer e Freud negli anni 1894-95 dalle altre dure forme di isteria: isteria ipnoide e isteria da difesa. La sua patogenesi è caratterizzata dal fatto che alcuni affetti, specie a causa di circostanze esterne sfavorevoli, non hanno potuto essere abreagiti. • Freud isola l'isteria da ritenzione come una forma di isteria in Le neuropsicosi da difesa (Die Abwehr-Neuropsychosen, 1894). Nella Comunicazione preliminare (Vorlii.ufige Mitteilung, 1893), era presente la nozione, se non il termine, di ritenzione per designare una serie di condizioni eziologiche in cui, a differenza dello stato ipnoide, è la natura del trauma che rende impossibile l'abreazione: il trauma urta o contro condizioni sociali che impediscono la sua abreazione o contro una difesa del soggetto stesso (1 a). Più descrittiva che esplicativa, la nozione di ritenzione è scomparsa rapidamente; infatti, quando cerca di spiegare il fenomeno della ritenzione, Freud incontra la difesa, come è illustrato dal caso Rosalie (1 b), a cui egli fa probabilmente allusione quando scrive: ngo, quindi, con tutte le riserve che imp:1ne l'ignoranza, che anche alla ba3e ddl'isteria da ritenzione vi debba e33ere un elemento di difesa che ha mosso tutto il processo verso l'isteria>> (1 c). (1) FREUD (S.). Studien iiber Hysterie, 189S. a) - Cfr. G.W., voi. I, 89; S:.E., voi. Il, 10; Fr., 7; It., 181. - b) G.W., vol. I, 237-41; S.E., voi. II, 169-73; Fr., 13S-38; It., 321-24. - e) G.W., voi. I, 289-90; S.E., vol. II,· 286; Fr., 231; It., 422.
ISTERIA TRAUMATICA.
D. : traumatische Hysterie. - En. : traumatic hysteria. - Es. : histeria traumatica. - Fr.: hystérie traumatique. - P.: histeria traumatica.
tt Tipo di isteria descritto da Charcot ,: i sintomi somatici, specie le paralisi, vi compaiono, spesso dopo un periodo di latenza, susseguentemente a un trauma fisico, ma senza che quest'ultimo possa spiegare meccanicamente i sintomi in causa.
ii 1880 e ii 1890, studiò a:lcune paralisi isteriche susseguenti a traumi fisici intensi in cui i soggetti si erano sentiti di fronte a un pericolo mortale senza tuttavia svenire. Simili traumi non possono, dal punto di vista 11teurologico, spiegare la paralisi. Charcot notò inoltre che questa compare dopo un periodo più o meno lungo d'« incubazione>>, di >* psichica. Charcot ebbe l'idea di riprodurre sperimentalmente, sotto ipnosi, delle paralisi dello stesso tipo utilizzando un trauma minimo o La semplice suggestione. Egli apportò così la prova che i sintomi in causa erano provocati, non dallo shock fisico, bensl dalle rappresentazioni che erano a esso legate e che comparivano nel corso di uno . stato psichico particolare. Freud ha rilevato la continuità tra tale spiegazione e le prime spiegazioni che Breuer e lui stesso hanno dato della isteria: « Vi è una completa analogia tra la paralisi traumatica e l'isteria comune, non traumatica. La sola differenza è che nel primo caso ha agito un forte trauma, mentre nel secondo è raro che si possa segnalare un unico evento importante, bensì piuttosto una serie di impressioni effettive [... ]. Anche nel caso del forte trauma meccanico delii Charcot, nei suoi iavori suii'isteria, tra
283
l'isteria traumatica, ciò che produce il risultato non è il fattore meccanico, ma l'affetto di spavento, il trauma psichico» (1). È noto che lo sch«!ma dell'isteria ipnoide*' riprende i due elementi eziologici già identificati da Charcot: il trauma*' psichico e lo stato psichico particolare (stato ipnoide*', affetto di spavento*') m cui esso sopravviene. (1) FREUD (S.). Vbe1, den psychischen Mechanismus hysterischer Phiinomene, 1893. Ted., in« Wien. med. Presse,,, 34 (4), 121-6; S.E., voi. III, 30-1.
ISTINTO.
D.: Instinkt. P. : instinto.
En.: instinct. -
Es.: instinto. -
Fr.: instinct. -
e A) Nel senso classico, schema di comportamento ereditato, proprio di una specù1 animale, che varia poco da un individuo all'altro, si svolge sec,rJndo una sequenza temporale poco suscettibile di profonde alterazioni e sembra rispondere ad una finalità. B) Termine utili2:zato da taluni autori psicanalitici come traduzione o equivalente del termine freudiano Trieh, per il quale, in una terminol'ogia coerente, conviene ricorrere al termine « pulsione »;;.. • La concezione freudiana del Trieb, come forza propulsiva relativamente indeterminata quanto al comportamento da essa indotto e quanto all'oggetto che fornisce il soddisfacimento, differisce nettamente dalle teorie dell'istinto sia nella loro forma classica che nella forma recente eh,~ hanno assunto in seguito alle ricerche contemporanee (nozione di pattern di comportamenti, di meccanismi innati di evocazione, di stimoli-segnali specifici, ecc.). Il termine di istinto ha implicazioni nettamente definite che sono molto distanti dal concetto freudiano di pulsione. Va notato per altro che Freud usa a più riprese il termine di lnstinkt nel senso classico (cfr. sopra, definizione A), parlando di >, di« conoscenza istintiva di pericoli>> (1), ecc. Inoltre, quando egli si chiede > (2 a). Ma se è incontestabile la « spinta » puberale che segna la fine del periodo di latenza, si vede meno a quale predeterminazione biologica corrisponda l'entrata nel periodo di latenza. Non occorre quindi > (1 b). Freud infatti, per spiegare il declino dell'Edipo, è indotto a invocare l'> (3). Va notato che Freud parla di periodo di. latenza, non di fase•, il che va interpretato nel modo seguente: durante il periodo considerato, sebbene si possano osservare manifestazioni sessuali, non vi è, strettamente parlando, una nuova organizzazione della sessualità. A~ (cx) Freud dice di aver mutuato questo termine da Wilhelm Fliess.
(~) In una lettera a Fliess, si trova un primo riferimento di Freud a età (Lebensalter) e a stadi di transizione (Dbergangszeiten) «in cui è· effettuata in generale la rimozione ». (1) FREUD (S.). a) G.W., voi. V, 77-80; S.E., voi. VII, 176-9; Fr., 6,9-72. - b) G.W., voi. V, 77, n. 2 aggiunta nel 19'20. S.E., voi. VIII, 222-3, n.; Fr., 178, n. 43. .. (2) FREUD (S.). Der Unterga11g des Odipuskomplexes, 1924. - a) G.W., voi. XIII, 395; S.E., voi. XIX, 173; Fr., 394; It., 165. - b) G.W., vol. XIII, 395; S.E., vol. XIX, 173; Fr., 394; lt., 16,5. - e) G.W., vol. XIII, 395; S.E., voi. XIX, 173; Fr., 394; lt., 165. (3) FREUD (S.). Selbstdarstellung, 1925. G.W., voi. XIV, 64, n. 2 aggiunta nel 1935; S.E., voi. XX, 37, n. 1; Fr., nota non tradotta. 287
LAVORO DEL LUTIO (o DEL CORDOGLIO).
D. : Trauerarbeit. -- En. : work of mourning. - Es. : trabajo del duelo. - Fr. : travail du deuil. - P. : trabalho o labor de luto.
• Processo intrapsichico, susseguente alla perdita di un oggetto amato, e con cui il soggetto riesce gradualmente a distaccarsi da esso. • L'espressione, diventata classica, di > è introdotta da Freud in Lutto e melanconia (Trauer und Melancholie, 1915). Essa mostra gi~t di per sé il rinnovamento provocato dalla prospettiva psicanalitica nella comprensione di un fenomeno psichico che era considerato tradizionalmente come un'ovvia attenuazione graduale del dolore suscitato dalla morte di una persona amata. Per Freud, questo risultato terminale è la conclusione di tutto un processo interiore che ·coinvolge l'attività del soggetto e che può anche concludersi con l'insuccesso, come mostra l'osservazione clinica dei lutti patologici. La nozione di lavo:ro del lutto va accostata a quella, più generale, di elaborazione psichica* concepita come una necessità per l'apparato psichico di legare le impressioni traumatizzanti. Già negli Studi sull'isteria (Studien uber Hysterie, 1895) Freud aveva notato la forma parti,colare che assume questa elaborazione nel caso àel lutto: > (2 b). In questo senso si è potuto dire che il lavoro del lutto consiste nell'> (3 a). Freud ha mostrato tutta la gamma che esiste tra il lutto nor-
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male, i lutti patologici (il soggetto si ritiene colpevole della morte sopravvenuta; la nega, si sente influenzato o dominato dal defunto, si crede colpito dalla stessa malattia che ha provocato la morte della persona cara, ecc.) e la melanconia. Molto schematicamente, si può dire che, secondo Freud, nel lutto patollogico il conflitto ambivalenziale passa in primo piano; con la mel:anconia si entra in una fase ulteriore: l'Io si identifica con l'oggetto perduto. Dopo Freud, gli psicanalisti hanno cercato di spiegare il fenomeno del lutto normale a partire dalle sue forme patologiche, non solo quèlla depressiva e melanconica, ma anche quella maniaca, iinsistendo in particolare sul ruolo dell'ambivalenza• e sulla funzione dlell'aggressività verso la morte in quanto tale aggressività faciliterebbe il distacco dalla morte. Sono stati fatti dei fruttuosi accostamenti tra questi dati psicopatologici e quelli dell'antropologia culturale !ml lutto in certe società primitive, sulle credenze collettive e sui riti corrispondenti (3, 4 b). (1) FREUD (S.). G.W., voi. I, 229; S.E., voi. III, 162; Fr., 129; It., 314. (2) FREUD (S.). Trauer und Melancholie, 1915. ,_ a) G.W., voi. X, 442-3; S..E., voi. XIV, 255; Fr., 215. - b) G.W., voi. X, 430; S.E., voi. XIV, 245; Fr., 193. (3) LAGACHE (D.). Le travail du deuil, 1938, in • R.F.P. •>, vol. X, 4. -- a) 695. - b) Cfr. 695. (4) Cfr. HERTZ (R.). Contribution à une étude de la représentation co/le,;tive de la mort, in Mélanges de sociologie religieuse et de folklore, Alcan, Parigi, 1'928.
LAVORO DEL SOGNO. ==
D. : Traumarbeit. - En. : dream-work. - Es. : trabajo del sueiio. - Fr. : travail du rève. - P. : trabalho o labor do sonho.
•• Complesso delle operazioni che trasformano i materiali del sogno ( stimoli somatici, resti diurni*, perisieri del sogno*) in un prodotto: il sogno manifesto. La deformazione è l'effetto di tale lavoro.
•1
In L'interpretazione dei sogni (Die Traumdeutung, 1900), alla fine del capitolo IV, Freud scrive: > (1 a). È questa seconda operaziione che costituisce in senso stretto il laToro del sogno di cui Freud ha analizzato i quat289
tro meccanismi: V erdichtung (condensazione*), V erschiebung (spostamento*), Rucksicht auf Darstellbarkeit (riguardo per la raffigurabilità*), sekiindiire Bearbeitung (elaborazione secondaria*). Sulla natura di questo lavoro, · F~eud sostiene due tesi complementari: 1) esso non è per nulla creativo, ma si limita a trasformare i materiali; 2) è tuttavia il lavoro del sogno, e non il contenuto latente, che costituisce l'essemm del sogno. La tesi del caratteire non creativo del sogno implica per esempio che > (1 b). Freud non ammette il monismo pulsionale di Jung (0t). Una difficoltà analoga si presenta nell'uso, frequente in Freud, di espressioni quali: « •. .la libido è inviata a partire dall'Io verso gli oggetti >>. Non si è: allora indotti a pensare che la « libido dell'Io >> trovi non solo il suo oggetto ma la sua fonte nell'Io, sicché svanirebbe la distinzione tra libido dell'Io e pulsioni dell'Io ? Il problema è tanto più difficile da risolvere in quanto Freud introduce la nozione di libido dell'Io. contemporaneamente all'elaborazione della concezione prnpriamente topica dell'Io. Tale ambiguità ritorna nelle espressioni in cui Freud qualifica l'Io come il «grande serbatoio della libido ». L'interpretazione più coerente che si può proporre del pensiero freudiano su questo punto è la seguente: la libido, in quanto •~nergia pulsionale, trova la sua fonte nelle diverse zone erogene; l'Io, come persona totale, immagazzina questa energia libidica di cui esso è il primo oggetto; ma il > si comporta poi, nei çonfronti degli oggetti esterni, come una fonte, giacché da esso emanano tutti gli investimenti. (> e > und « Libidotheorie >>, 1923) (2), egli reinterpreterà questo momento del suo pensiero nel senso di una riduzione delle pulsioni dell'Io alla libido dell'Io, come se egli si fosse avvicinato nel 1914 alle tesi di Jung. Notiamo che nel 1922 Freud ha già elaborato una nuova teoria delle pulsioni in cui queste sono riclassificate a partire dall'opposizione pulsioni di vita e pulsioni di morte. È questo il motivo, secondo noi, per cui egli non si attiene più rigorosamente alle distinzioni introdotte nel 1914 e ribadite nel 1917 in Introduzione alla psicanalisi (Vorlesungen zur Einfuhrung in die Psychoanalyse) (3). À
(1) FREUD (S.). a) G.W., voi. X, 140-1; S.E., voi. XIV, 75. - b) G.W., voi. X, 149; S.E., voi. XIV, 82. - e) Cfr. G.W., voi. X, 142-7; S.E., voi. XIV, 77-81. (2) Cfr. FREUD (S.). G.W., voi. XIII, 231-2; S.E., voi. XVIII, 257-9; It., 231. (3) Cfr. FREUD (S.). G.W., voi. Xl, 435-6; S.E., voi. XVI, 420; Fr., 449-50.
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LIBIDO NARCISISTICA.
D.: narzisstische Libido. - En.: narcissistic libido. - Es.: libido narcisista. - Fr. : libido narcissique. -- P. : libido narcisica.
Vedi: Libido dell'Io - Libido oggettuale.
M MASCOLINITÀ-FEMMINILITÀ.
D.: Miinnlichkeit-Weiblichkeit. Es. : masculinidad-feminidad. P. : masculinidad4~-feminidade.
En.: masculinity-feminity. Fr. : masculinité-féminité.
• Opposizione che la psicanalisi ha ripreso mostrando come essa sia molto più c,omplessa di quanto si ammetta generalmente: il modo in cui il soggetto umano si colloca rispetto al proprio sesso biologico è il 1iermine aleatorio di un processo conflittuale. • Freud ha sottolineato la varietà dei significati ricoperti dai termini «mascolino>> e ~:femminile>>: il significato biologico, che si riferisce ai caratteri sessuali primari e secondari del soggetto; i concetti hanno qui un senso preciso, ma la psicanalisi ha mostrato che tali dati biologici non bastano a spiegare il comportamento psicosessuale. Il significato sociologico, variabile secondo le funzioni reali e simboliche attribuite all'uomo e alla donna nella civiltà considerata. Il significato psicosessuale infine, che è necessariamente intrecciato con i significati precedenti e in particolare con il significato sociale. Ciò mostra quanto questi concetti siano problematici e vadano considerati c:on molta cautela; per esempio, una donna che eserciti una attività professionale che richieda qualità di autonomia, di carattere, di iniziativa, ecc., non è necessariamente più mascolina di un'altra. In linea generale, ciò che è decisivo nell'apprezzamento di una condotta in rapporto alla coppia mascolinitàfemminilità sono i fantasmi sottostanti, che possono essere scoperti soltanto dall'indagine psicanalitica. 302
La nozione di bisessualità«-, sia che si ce1,chi a essa un sostrato biologico o che la si interpreti in termini di identificazioni e di posizioni edipiche, implica in ogni essere umano una sintesi più o meno armoniosa e più o meno bene accettata di tratti maschili e femminili. Infine, dal punto di vista dello sviluppo dell'individuo, la psic:analisi mostra che l'opposizione maschile-femminile non è subito presente per il bambino, ma è preceduta dat fasi in cui hanno una funzione prevalente, per entrambi i sessi, le opposizioni attivopassivo _(vedi: Attività-Passività) e, in· s,eguito, fallico-castrato. In questa prospettiva, Freud parla, per esempio, di femminilità solo quando la bambina è riuscita, almeno parzialmente, ad atssolvere il suo duplice compito: cambiamento di zona erogena direttrice (dalla clitoride alla vagina) e cambiamento di oggetto d'amore (dalla madre al padre) (1). (1) Cfr. in particolare: FREUD (S.). Die Weiblichkeit. Neue Folge der 17orlesungen zur Einfiihrung i.n die Psychoanalyse, 1932. G. W., voi. XV, c:ap. XXXIII; S.E., voi. XXII, cap. XXXIII; Fr., cap. XXXIII.
D. : Masochismus. - En. : masochism. -- Es. : masoquismo. Fr. : masochisme. - P. : masoquismo.
4t Perversione sessuale in cui il soddisjàcimento è legato alla sofferenza o all'umiliazione subita dal soggetto. Freud estende la nozione di masochismo al di là della per1versione descritta dai sessuologi riconoscendone degli elementi in ,numerosi comportamenti sessuali e dei ruclimenti nella sessualità iinfantile e descrivendone alcune forme dfirivate, specie il « ma;sochismo morale » in cui il soggetto, a causa di un senso di ,colpa inconscio, cerca la posizione di viuima senza che vi sia ,direttamente implicato un piacere sessual'.e. • Krafft-Ebing è stato il primo a descrivere in modo completo la perversione sessuale cui egli ha dato un nome derivato da quello di Sacher Masoch.