Commento al caso clinico dell'Uomo dei lupi


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Italian Pages 158 Year 2011

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Commento al caso clinico dell'Uomo dei lupi

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Jacques-Alain Miller Commento al caso clinico dell'Uomo dei lupi Quodlibet Studio

Indice

9 16

I. Esposizione del problema Il. Erotismo anale, castrazione, paranoia

29

III. Il mondo nascosto da un velo

35

N. Discussione clinica

40

56 73

V. Il fallo e il padre VI. La molteplicità dei padri VII. Formalizzazione (I)

8 5 VIII. Formalizzazione (Il) 101 120 136 141 153

IX. Rimozione e forclusione (I) X. Rimozione e forclusione (Il) Xl. Freud e la forclusione XII. Rimozione e forclusione (Ili)

XIII. L'Uomo dei lupi in Inibizione, sintomo e angoscia

Nota al testo

J.-A. Miller tenne presso il Dipartimento di Psicoanalisi dell'Università di Parigi VIII, nell'anno accademico 1987-1988, un Seminario di DEA (Diploma di Studi Approfonditi) dal titolo La clinica differenziale delle psicosi. Le sessioni dalla I alla XIII di questo Seminario, dedicate all'Uomo dei lupi, sono state successivamente pubblicate in «La Cause freudienne», nn. 71-72., 2.009, con il titolo L'Homme aux loups. I testi sono stati stabiliti da Nathalie Gcorges, Philippe Hellebois, Pascale Fari e Caroline Pauthe-Leduc e vengono qui pubblicati, per la prima volta, in traduzione italiana.

I. Esposizione del problema

Reinterpre'tazioni Mi fa molto piacere che si risvegli l'interesse per la vicenda dell'Uomo dei lupi. Bisogna ammettere però che qualsiasi inventario del materiale relativo all'Uomo dei lupi ha l'aria di un testo satirico. In effetti, tutti questi psicoanalisti che se ne sono occupati, tutti questi commentatori, con tutte le loro variazioni sul tema ... provano che questo caso ha già nutrito un enorme letteratura. In fondo, è una storia di reinterpretazione (un termine che ritorna spesso nel testo sull'Uomo dei lupi e a diversi livelli). Da una parte, si tratta di uno scritto polemico sulle interpretazioni che jung e Adler davano della psicoanalisi. Dall'altra, il caso stesso presenta la reinterpretazione di una nevrosi infantile che si era manifestata quindici anni prima. Dunque, ancora, reinterpretazione. Quindici anni dopo che cosa si arriva a cogliere di vero? Questo caso verifica o no le interpretazioni malevoli che ne sono state date? È noto che Freud ha avuto posizioni diverse su quanto la scena primaria fosse reale o fantasmatica. Insomma, il tratto della reinterpretazione è presente proprio a tutti i livelli. Qui manca del tutto lo stile che Freud impiega per l'Uomo dei topi: l'Uomo dei lupi viene colto per ciò che racconta su quello che è successo quindici anni prima. È strano; come se non avessimo un caso attuale, ma un caso colto nella sua reinterpretazione. Freud mette insieme questo caso rilevando alcuni tratti valorizzati dalla cura analitica: « la tenacia della fissazione; lo straordinario sviluppo dell'inclinazione all'ambivalenza così come alla vacillazione; e, come terzo tratto di una costituzione che può ben definirsi arcaica, la capacità di conservare in fon-

IO

COMMENTO AL CASO CLINICO DELL'UOMO DEI LUPI

zione gli uni accanto agli altri i più svariati e contraddittori investimenti libidici» 1 • In fondo, la varietà delle diagnosi è basata su ciò che Freud apporta: un caso in cui i più contraddittori e svariati legami libidici coesistono gli uni accanto agli altri. Tutto lo sforzo di Lacan, con punti di accentuazione variabili, è diretto essenzialmente a mettere ordine tra i diversi legami libidici coesistenti, ripartendoli ma anche stratificandoli e addirittura gerarchizzandoli. Le diagnosi, allora, dipendono dal modo con cui quei legami libidici vengono ordinati: nevrosi con tendenza psicotica, caso-limite con tendenza ali'acting-out, ossessione a forte colorazione paranoide, ecc. T otto è fondato sul terzo tratto del caso messo in luce da Freud.

La castrazione: un problema freudiano Non è possibile riprendere l'insieme del caso su queste basi, ma è possibile andare all'essenziale, ossia al problema della castrazione. Notiamo subito che non sembra che Lacan abbia messo al centro di questo caso la questione del Nome del Padre, che resta comunque una presenza imponente. Nel momento in cui evoca non la forclusione come tale - visto che vi era già arrivato due anni prima - ma la forclusione del Nome-del-Padre, la questione non riguarda più l'Uomo dei lupi. È comunque un'indicazione di cui è necessario tenere conto. Questo problema della castrazione, che non è affatto chiaro in Freud, Lacan cerca di risolverlo. Sono dei tentativi di soluzione. È evidente che, dopo un po' di tempo, tentativi simili possono diventare a loro volta dei problemi. Ma, in fin dei conti, sono principalmente dei tentativi di soluzione di un problema freudiano. Prendiamo il passaggio su cui Lacan stesso si appoggia nella «Risposta al commento di Jean Hyppolite sulla Verneinung di Freud» 2 • Freud fa un riassunto estremamente chiaro di questa coesistenza di legami libidici. In un senso, l'Uomo dei lupi non 1 S. Freud, Dalla storia di una nevrosi infantile ((;aso clinico del/"Uomo dei lupi), in Opere, voi. 7, Boringhicri, Torino 1975, p. 590. 1 J. Lacan Risposta al commento di Jean Hyppolite sulla Vcrncinung di Freud, in Scritti, Einaudi, Torino 2002..

II

I. ESPOSIZIONE. DEL PROBLEMA

ha mai riconosciuto la castrazione. In un altro, l'ha riconosciuta. Freud dice: «L'atteggiamento inizialmente assunto dal nostro paziente nei confronti del problema della castrazione ci è ormai noto da tempo. Egli la respinse (verwarf) e si attenne alla teoria del coito anale. Quando dico "respinse" il significato più immediato dell'espressione è che non ne volle sapere affatto, e cioè la rimosse. Nessun giudizio, dunque, fu propriamente formulato circa l'esistenza della castrazione, ma si fece semplicemente conto che essa non esistesse. Un tale atteggiamento, tuttavia, non poteva durare indefinitamente, neppure negli anni della nevrosi infantile. Come vedremo più innanzi abbiamo buone ragioni per ritenere che a quest'epoca il paziente avesse riconosciuto la realtà della castrazione. Si era comportato comunque, anche in ciò, nel modo che gli era caratteristico e che rende così difficile esporre il suo caso e immedesimarsi nei processi psichici che gli erano peculiari»3. Dunque prima abbiamo la forclusione (Verwerfung) della castrazione e dopo il riconoscimento di essa, ma questo riconoscimento della castrazione comporta due modalità: prima egli ha resistito, secondo egli ha ceduto. Però, ci dice Freud, la seconda reazione non ha soppresso la prima. Abbiamo dunque un'architettura tripla:

1) Verwer{ung della castrazione