Cleone: un politico ateniese
 9788872287309, 8872287308

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Vittorio Saldutti

CLEONE UN POLITICO ATENIESE

In copertina: Sir Lawrence Alma-Tadema, Greekwine, 1873, collezione privata.

Vittorio Saldutti

CLEONE UN POLITICO ATENIESE



EDIPUGLIA Bari 2014

Volume pubblicato con il contributo dell'Università degli Studi di Bari Aldo Moro

© 2014- Edipuglia srl, via Dalmazia 22/b- 70127 S. Spirito (Ba) tcl. 080. 5333056-5333057 (fax)- http://www.edipuglia.it- e-mail: [email protected] Redazione: Valentina Natali Copertina: Paolo Azzella ISBN 978-88-7228-730-9 DO! http://dx.doi.org/1 0.44751730

ln jeder Epoche muB versucht werden, die Oberlieferung von neuem dem Konformismus abzugewinnen, der i m Begriff steht, si e zu iibetwaltigen

Uber den Begriffder Geschichte,

1940

Walter Benjamin

INTRODUZIONE

Questo lavoro

è il risultato di

una ricerca durata alcuni anni ed è una versione am­

piamente rivista della mia tesi di dottorato. L'obiettivo dell'indagine si è chiarito pro­ gressivamente e si è imposta sempre di più la necessità, dal mio punto di vista, di ri­ definire alcune delle categorie interpretative che la storiografia del secolo passato aveva impiegato per descrivere la figura e l'azione politica di Cleone sullo sfondo della società ateniese della seconda metà del V secolo. Occorreva valutare la genesi dell'immagine negativa del demagogo e il giudizio sul suo operato pubblico con occhi nuovi, impiegando nella rilettura delle fonti un apparato concettuale diverso da quello alla base dei lavori dei decenni passati. Data la relativa abbondanza di fonti che lo riguardano, un'indagine su Cleone non può essere basata sulla presentazione e discussion e di materiali nuovi o sconosciuti al dibattito storiografico, se non in minima parte, in casi singoli che pure sono stati individuati e valorizzati. Dei problemi che si trovano ad affrontare gli studiosi di sto­ ria antica, quello del l a penuria di fonti non riguarda affatto chi intende occuparsi di Cleone, il quale, avendo ricoperto una posizione di primo pi ano nel periodo di mag­ giore vigore intellettuale vissuto da Atene in età cl assica, fu al centro dell'interesse di diversi autori contemporanei e attivi nei secoli seguenti. Nel caso di Cleone il pro­ blema è rappresentato non dalla quantità, ma dalla qualità e dalla natura delle fonti a disposizione. Salito alla ribalta quando i primi scrittori interessati al retroterra umano e cultu­ rale dei politici ateniesi erano scomparsi 1, i primi a interessarsi di C leone furono Ari­ stofane e Tucidide, il che, come avviene più in generale per l'intero periodo della guerra del Peloponneso, ha sostan zialmente determinato l'immagine che di lui si è avuta fino ai giorni nostri 2• La storia degli studi su Cl eone, a partire dai rivoluzionari

1 Mi r i ferisco qui a Ione di Chio e Stesimbroto di Taso, riconosciuti da Momigliano come padri della biografia antica. Sebbene gli studiosi non siano concordi nell'attribuire questa etichetta ai due autori, è innegabile che numerose infonnazioni relative alla vita privata e al carattere dei politici ateniesi attivi nei deccm1i centrali del V se colo, il periodo del lorofloruit, siano stati tramandati e siano noti grazie alla loro testimonianza, cos a che ha indotto generalmente gli studiosi, forse i n maniera troppo semplicistica, a rintracciare l ' o rigi ne di qualsiasi notizia di tale natura nelle loro opere. 2 Sintetizza bene Ampolo 1997, l 05-1 06: «È indubbio che il posto eminente che conservano la de­ mocrazia ateniese e vicende come quelle della guerra del Peloponneso, per quanto integrate da nuovi do-

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8

lavori di George Grote in riferimento a Tu cidid e e di Johann Gustav Droysen per Ari­ stofane 3, non è altro che il susseguirsi dei tentativi di sottrarre la tìgura del politico

al giudizio netto, in equ i vocabilmente e concordemente negativo dei due autori anti­ chi. A tal fine, però, la principale risorsa a dispos izion e rimanevano gli stessi Aristo­ fane e Tucidide. Altri strumenti di lavoro si sono aggiunti nel t empo all ana lisi fi lologica sui testi '

dei principali autori del V secolo, che rimane ancora oggi imp rescindibile . La cassetta degli attrezzi dello studioso di Cleone si è andata comple tand o g razie al crescente in­ teresse per le fonti 'minori': la letteratura tràdita in frammenti, sia essa comica che storiografica, la cui riscoperta è l egat a al rinnovato interesse per i repertori scolia­ stici e J essi c ografi ci che di essa sono importanti 'depositi', e le testimonianze epi­ grafiche.

I resti della commedia antica consentono di cogliere, sui pol itici ateniesi, punti di vista differenti da quel l i consolidati e sentire la voce di chi volle al potere uomini

è il

-

caso di C l eon e - che non godevano del sostegno degli intel lettuali e degl i artisti.

Le testimonianze di autori del IV secolo, spesso sopravvissute solo in forma fram­ mentaria, hanno consentito di evidenziare come la letteratura di quel periodo, quella storiografica, biografica e filosofica, avesse privilegiato, nel descrivere la vicenda di Cleone, angolature differenti rispetto a quelle delle fonti a lui coeve. Dopo l a sconfitta di Atene nella guerra del Peloponneso, matura in città un 'atten­ zione alle cause profonde che hanno portato alla catastrofe, confluite in una vera e propria letteratura sui 'demagoghi', di cui sono parte le diadochai di Teopompo di

Chio e Idomeneo di Lampsaco, alle quali si aggiunsero quelle di autori legati al Pe­ ripato La stessa acribia impiegata nel leggere Tucidide e Aristofane, se non, forse, .

anche maggiore, deve essere utilizzata nel lavoro su questo materiale, che sebbene di provenienza talvolta autorevole, non è esente da preconcetti e deformazioni, sia pure di di versa natura. Bisogna, d'altra parte, resistere alla tentazione di privilegiare le fonti alternative in quanto talvolta lattici di varianti rispetto al racconto tradizionale,

poiché queste erano spesso non i l risultato di una ricerca più rigorosa, bensì il prodotto d i altre esigenze o di interpretazio ni errate delle fonti di riferimento. Chi avesse vo­ luto conoscere il giudi zio di Aristotele su Cleone prima del 1891, anno di pubblica-

cumenti o esaminate con metodi e stnunenti concettuali moderni, nascono in ultima analisi dalle pagine imm01tali di Tucid ide)). Per quanto concerne A ri sto fane, è dal 1 943, anno di pubblicazione del londa­ mentale The People ofAristophanes di Victor Ehrenberg, che non è più tabù il suo impiego come fonte priv i legiata per la ricostruzione del contesto sociale e politico di Atene durante la guerra del Pelopon­ neso.

3 Nella sua History ofGreece, Grote, mettendo in guardia da un utilizzo acritico delle fonti, passa in rassegna le cause che rendevano Tucidide pregiudizialmente ostile a Cleone (vol. VI della seconda edi­ zione, pp. 476-477), dip i nto, al contrario, come un campione del popolo e difensore della moralità (pp. 66 1-663). Droysen espresse nei Des Aristophanes Werke una valutazione positiva dell'operato del po­ litico, ritenuto un uomo di movimento, attraverso il quale, in accordo con la filosofia hegeliana, l'Idea si mostrava nella storia (p. 2 87 ). V d., più diffusamente, Bonacina 1998.

INTRODUZIONE

zione dei papiri contenenti la

Costituzione degli Ateniesi,

9 si sarebbe dovuto affidare

alla versione compendiata dell'epitome di quest'opera redatta da Eraclide Lembo, che sintetizzava il giudizio dello Stagirita su Cleone riferendo che, dopo avere preso il potere, egli distrusse l'ordinamento cittadino4• L'epitomatore voleva forse solo va­ riare l'espressione aristotelica otrup8.:i:pnt 'tÒV oliJLOV, la cui natura di giudizio morale viene chiarita dall'esplicito riferimento alla sguaiata retorica del politico, causa della corruzione del popolo 5; ma facendo ciò modificava il senso del testo originale, che all'ordinamento cittadino non fa allusione. Privi della fonte originale, si sarebbe po­ tuto speculare sulla natura delle trasformazioni imposte da Cleone all'ordinamento di Atene, magari ipotizzando i motivi per cui le nostre fonti principali l'avessero ta­ ciute, ma Aristotele non aveva affatto in mente trasformazioni costituzionali, che av­ vennero solo alcuni decenni dopo la morte di Cleone, bensì esclusivamente la corru­ zione dei costumi che egli aveva diffuso in città, testimoniata da numerose altre fonti. Lavorare su tradizioni complesse impone- si sa- cautela per evitare di lasciarsi tra­ scinare in un gioco di interpretazioni che possono andare molto oltre i limiti della corretta ricostruzione storica, soprattutto nel caso di personalità, come Cleone, su cui il giudizio degli antichi è estremamente negativo6• Alla scoperta e valorizzazione dei documenti epigrafici, che si sono rivelati una risorsa di straordinaria importanza per colmare, almeno in parte, le lacune lasciate dalle fonti letterarie, è legata una fase di rinnovata attenzione per la figura di Cleone, che ha nei lavori diAmold Wycombe Gomme eArthur Geoffrey Woodhead il suo mo­ mento più alto 7• Aspetti fondamentali della vita -penso alla ricostruzione della sua famiglia- e dell'azione di Cleone- in questo caso il pensiero va immediatamente alla riorganizzazione dei tributi del

425 -sono stati messi in luce grazie a questi materiali,

e gli studiosi non hanno mancato di produrre numerosi studi che hanno provato a uti­ lizzare i documenti epigrafici per confermare o modificare l'immagine che di Cleone restituivano le fonti letterarie. Una ricerca sulla figura storica di Cleone deve provare a definire meglio il pen­ siero e l'azione di un politico di primo piano su11a scena ateniese di età classica. Il la­ voro è, di conseguenza, sostanzialmente un saggio di interpretazione storica, in cui, alla presentazione ordinata di buona parte delle fonti disponibili sull'argomento, si

� Heraci.L. 6,1: òtélp9ttpt tò noXittUJ.Ia, dove quest'ultima parola andrà intesa come «ordinamento cittadino)), prefe•·ibile rispetto al meno frequente significato di «cittadinanza)) (LSJ s. v.), in particolare nelle opere politiche di Aristotele (Poi. JIJ 12 78b; 1279a).

5 Aristot. Ath. Resp. 28,3. 6 In altra sede conto di approfondire il ruolo svolto da Eraclide Lembo nella trasmissione di altre

opere dedicate ai demagoghi ateniesi di V secolo. 1 Gomme 1956, 500-504, riteneva l'assenza in Tucidide di riferimenti alla riorganizzazione del tributo del 425 la più strana mancanza dello storico antico. Su questa base lo studioso scozzese giunse a formu­ lare un equilibrato giudizio sulle capacità di govemo di C leone. Ancora più critico nei confronti di Tuci­ dide è Woodhead 1960, che, sulla scorta degli elenchi delle decime, imputava allo storico numerose fal­ sificazioni, le cui dimensioni sono state nel tempo ridimensionate (vd. infra, pp. 151-152 n. 78).

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10

unisce il tentativo di riorganizzazione delle stesse aiJa luce di una nuova valutazione della vita privata e pubblica di Cleone. Nonostante la messe di studi di varia natura esistenti sul politico, di cui proverò a dare conto nel lavoro, ho individuato, infatti, una carenza di attenzione verso aspetti importanti della genesi dell'immagine negativa di Cleone presso gli antichi, che hanno a mio avviso influenzato in maniera significa­ tiva la ricostruzione della sua avventura umana e politica. Non c'è stato negli ultimi anni uno studio che valutasse l'azione politica di Cleone in relazione a quello che si può ricostruire dei modi in cui la sua persona si è formata prima di affermarsi nell'arena politica ateniese. Ciò è dovuto, almeno in parte, alla ne­ cessità che una simile impostazione richiede, ossia quella di affrontare lo studio di en­ trambe le fonti principali, così differenti tra loro, ma allo stesso tempo anche comple­ mentari nel descrivere vari aspetti di Cleone. Il Cleone 'letterario', il personaggio descritto con un abbondante ricorso a topoi comici, a schemi tipici dell'invettiva poetica, apparentemente privo di reale dimensione storica, offre una chiave di lettura imprescin­ dibile per capire il Cleone delle fonti storiche, in pa1ticolare per chiarire le contraddizioni, già rilevate in passato, che fanno di lui un 'rivoluzionario conse1vatore'8• Alla base di questo lavoro vi è, appunto, il tentativo di tracciare un profilo più complesso di Cleone, che chiarisca le incoerenze che lo caratterizzano, provando così a superare l'immagine che si era cristallizzata dopo la pubblicazione del più impor­ tante lavoro sul politico dei decenni scorsi, quel The new p oliticians offft i h century Athens di Walter Robert Connor, la cui autorità, sebbene non esente da critiche sin dal suo apparire 9, ha nei fatti sottratto Cleone al dibattito storiografico. La monografia dello studioso americano ha visto la luce ormai più di quarant'anni fa, ma non è solo il tempo trascorso a rendere necessario affrontare nuovamente l'argomento, quanto il bisogno di rivedere alcune categorie impiegate dallo studioso: penso alla ricostru­ zione d eli 'articolazione e dell'evoluzione sociale ad Atene e al parametro di giudizio basato sulla categoria innovazione/continuità, che- sebbene siano spesso ancora cen­ trali per gli studiosi di Cleone e dei suoi successori 10- risultano a mio avviso obso­ lete. Negli ultimi anni maggiore è divenuta l'attenzione ai diversi piani, temporali, so­ ciali, culturali che si intersecano nella ricostruzione storica. Occone tenere conto, nel caso di Cleone ancor più che in altri, delle diverse città che convivono nell'Atene della guerra archidamica: la città dei mercanti e quella dei rentiers, degli artigiani e dei contadini, ma anche quella dei 'modernizzatori' e dei tradizionalisti, e, dal punto di vista di chi osserva, quella degli storici e quella degli antropologi, per usare la for8 Ricordo il provocatorio contributo di M abel Lang ( 1972), che attribuisce a Cleone la paternità della pseudosenofontea Costituzione degli Ateniesi. Ha da ultima sottolineato gli aspetti conservatori del pen­ siero di Cleone Bearzot 2004. 9 Colpisce che, nonostante il generale consenso di cui ha goduto la monografia di Connor, la mag­ gioranza delle recensioni al momento della pubblicazione furono critiche. Di queste segnalo, per l'am­ piezza delle argomentazioni, quelle firmate da C. Ampolo su Archeologia Classica e J. K. Davies su Gnomon, entrambe del 1975. IO

Si veda, a riguardo, il recente lavoro di Lafargue 2013.

Il

INTRODUZIONE

tunata espressione di Nicole Loraux 11• Queste città non costituiscono solo i contesti in cui opera Cleone, ma anche i luoghi in cui si fonna e si diffonde l'immagine che le fonti antiche ne hanno tramandato: riconoscerle e distinguerle è premessa indi­ spensabile per decodificare quest'immagine, per comprenderne la sua multidimen­ sionalità. La necessità di studiare nuovamente l'azione politica di Cleone matura, infine, anche dalla considerazione di ciò che negli ultimi decenni

è cambiato nella nostra

conoscenza del periodo in cui egli operò. Nonostante scoperte di nuovi testi, letterari o epigrafici, siano sempre più rare, alcuni paradigmi alla base della loro interpreta­ zione si sono modificati profondamente.

È

il caso, per fare solo un esempio, della

datazione dei decreti di V secolo. Un articolo pubblicato nel 199 0 ha scardinato uno degli assi fino ad allora ritenuto fondamentale per la datazione dei documenti epi­ grafici, cosa che ha comp01tato l'abbassamento della cronologia di alcuni dei decreti più i mportanti, fino ad allora ritenuti di età periclea., agli anni '2 0 del secolo, queHi in cui Cleone raggiunse l'apice della sua carriera 12• Tutto ciò che sappiamo del poli­ tico andrà, di conseguenza, riletto alla luce della necessaria ridefinizione della storia di Atene durante la guerra archidamica. Queste problematiche ed esigenze hanno animato la ricerca che trova compimento nel presente lavoro. Lo studio che mi ha condotto alla pubblicazione di questa monografia

è stato con­

dotto sotto l'attenta guida di Alfonso Mele e Silvana Cagnazzi, e la costante attenzione di Mario Pani, che l'ha accolta nella collana da lui diretta. Di quanto devo loro, vo­ glio segnalare un dono impagabile: l 'avermi insegnato ad amare la ricerca storica. La gratitudine nei l oro confronti non sarà mai sufficiente. Questi anni di lavoro sono stati animati dal costante, proficuo confronto con Eduardo Federico, Marcello Lupi, Maurizio Bugno, Gabriella Pironti e, soprattutto, Amedeo Visconti. Anche a loro devo un ringraziamento particolare. Grazie alla mia famiglia, i miei genitori, mio fratello e mia zia: la loro fiducia costante è la materia di cui

è fatto questo libro. Per Emanuela

non ci sono parole. A lei sono dedicate queste pagine, anche se, lo so bene, non basta.

11

Loraux 1997, 1 2-17. Chambers, Galluci, Spanos 1990. Questo articolo segna la vittoria definitiva, per così dire, della battaglia intrapresa a partire dagli anni '60 del secolo scorso da H arol d B. Mattingly, i cui principali ar­ ticoli sono stati raccolti in Mattingly 1996. Sui limiti della sua interpretazione storica del decennio della guerra archidamica, inadeguata rispetto all'importanza del suo contributo sulle questioni tecniche epi­ grafiche, vd. la recensione al volume di T. J. Figueira apparsa su B1yn Mawr Classica/ Review del2001. 12

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I. PER UNA BIOGRAFIA DI CLEONE

Gli studi dedicati negli ultimi decenni all'articolazione sociale di Atene in età clas­ sica hanno individuato le opposizioni binarie che erano alla base di una organizza­ zione strutturata in gruppi contrapposti gli uni agli altri, ognuno dei quali si poteva suddividere a sua volta in una coppia di antagonisti. Ciò produceva una sorta di schema a piramide rovesciata o a spina di pesce 1• Delle categorie liberi/non liberi, cit­ tadini/non cittadini, ricchi/poveri, nobili/ignobili, a cui faceva fondamentalmente ri­ corso già Aristotele per descrivere la struttura della polis 2, l'elemento positivo del­ l'ultima ripartizione, ossia l'aristocrazia, era stata al centro del dibattito inteiJetti.Jale a partire dal VI secolo, quando era maturata una discussione circa le qualità che la do­ vevano contraddistinguere, di cui troviamo traccia nelle fonti letterarie 3• Questa ri­ flessione avanzò parallelamente ai cambiamenti politici che facilitavano la mobilità sociale e mettevano in crisi il vecchio sistema. Si affermò con sempre maggiore forza l'idea che solo i nobili possedessero le doti per governare come risposta al protago­ nismo crescente di ampi strati della popolazione, che a loro volta promuovevano una concezione secondo cui il governo spettava sì ai migliori, ma che questi non coinci­ devano con l'antica nobiltà di nascita 4• Il risultato di questa evoluzione culturale non fu, però, l'ascesa di personaggi provenienti dagli strati sociali ed economici più bassi in opposizione alla tradizionale aristocrazia di rentiers, ma il modificarsi della com­ posizione del ceto dirigente della po/is, che cominciò ad accogliere al suo interno co-

1

Gschnitzer 1 988, 95-97; id. 1997, 403-405; Ferrucci 2008, 509-5 1 4; Patterson 2009, 153.

2 Nella

Politica Aristotele inizia la sua ri flessione distinguendo i liberi dagli schiavi e dai barbari (l 1 252b; 1 253b- 1 254a); passa poi a definire il cittadino come colui che partecipa alla vita politica e giu­ diziaria della polis (III l 275a-b) per analizzare in seguito la divisione della società in ricchi e poveri (IV 1 290b; V 1 304b; 13 l 3b; VI 1318a-1319b). Egli definisce la ricchezza come abbondanza di beni posse­ duti e utilizzati in Rhet. l l 36Ja, mentre poveri sono coloro che vivono del lavoro proprio e della fami­ glia, ossia quanti lavorano per necessità (Poi. VI 1323a).

3 Le fonti sono raccolte e commentate da Amheim 1977, 12; Donlan 1980, 1-75; Stein-Holkeskamp 1 989, 1 04- 1 22; Starr 1992, 1-68; Nagy 1996,577-579. 4 Vd.

infra, pp. 62-65.

CLEONE, UN POLITICO ATENIESE

16

loro che, pur non potendo vantare antenati illustri, possedevano cospicue ricchezze5• Si assiste, dunque, nella seconda metà del V secolo, ad un progressivo ingresso al­ l 'interno de li' élite di persone che, grazie alle ricchezze ricavate nei decenni prece­ denti, accedevano ai circoli tradizionalmente appannaggio dei nobili, in alcuni casi anche con posizioni di primo piano6• L'agiatezza economica, infatti, consentiva loro di impiegare il tempo liberato dalle mansioni quotidiane nelle pratiche tipiche della nobiltà ateniese: educazione, liturgie, ippotrofia, politica. Nel IV secolo era ormai diffusa nelle é/ites l'idea che i successi conseguiti in questi ambiti dai propri genitori o da loro stessi in prima persona, fossero sufficienti a garantire l'appartenenza alla classe dominante 7: per Aristotele era un fatto scontato che l'aristocrazia fosse tale in virtù della disponibilità di tempo libero garantita dal benessere economico e dal suo lungo possesso 8• Questo l'approdo finale di una riflessione che aveva attraversato la società ate­ niese a partire almeno dalla pentecontaetia e che aveva modificato il concetto stesso di aristocrazia. Questo, in sintesi, il contesto in cui si colloca la vicenda umana e po­ litica di Cleone.

' Sulla progressiva ascesa di settori la cui ricchezza non proveniva dalle proprietà terriere nel V secolo, vd. Davies 1981, 40-49; id. 1992, 302-305; id. 1996, 127-130. 6 V d. Saldutti 2013a, 90-97. 1 Questo è quanto affermato da Roussel 1976, 55-58. 8 Aristot. Poi. IV 1291b, indica come criteri per definire l'aristocrazia la ricchezza, la nascita, la virtù e l'educazione, mentre l'oligarchia è priva della virtù (cfr. Poi. VI 1317b). Altrove (E. N. 1131) afferma che gli oligarchici si dividono tra quanti ritengono la ricchezza e quanti la nascita la discriminante per poter possedere la giustizia, mentre gli aristocratici si basano sulla virtù. In Poi. IV 1289b-1290a, Ari­ stotele chiarisce che la nascita è un valore aggiuntivo rispetto alla ricchezza, che è dunque prevalente. Tale idea viene ripresa ed ulterionnente sviluppata in Poi. IV 1 294, dove si afferma che oligarchia e ari­ stocrazia sono assai simili, poiché nobiltà morale e di nascita si associano frequentemente al benessere economico, per cui yévcui &mtv àpxatoç JtÀoutoç Kai àp&tit). Va infine osservato che questa affermazione ne riprende una assai simile contenuta nel Teeteto platonico (174e). Per una lettura dei passi sopra citati alla luce del dibattito storiografico moderno, vd. Ober 1991, 118-135.

l. BARBARO O ATENIESE?

Nel prologo dei Cavalieri, rappresentati nel 424, due servi si lamentano della si­ tuazione in cui si trova il padrone, Demo, plagiato dallo schiavo Paflagone 1• Questi custodisce gelosamente alcuni oracoli, generando a tal punto sospetto da spingere i servi a rubar) i e a scoprire il motivo di tanta preoccupazione: gli oracoli profetizzano la fine di Paflagone per mano di un salsicciaio, che si presenta subito dopo sulla scena 2• I due servi provano a convincere quest'ultimo ad assumere il ruolo che gli ora­ coli gli assegnano, ma egli si schermisce affermando di non possedere le doti neces­ sarie. Essi rifiutano questa scusa e gli spiegano che ha già le caratteristiche adeguate per diventare una persona importante, dato che è spregevole (1tOVI1p6ç), viene dal­ l'agorà (Kà� àyopiiç) ed è sfrontato (6pacruç)l. Il senso di questa triade di attributi è chiarito poco dopo, quando i due servi ne formulano, sempre in riferimento alle doti 'naturali' da politico possedute dal salsicciaio, una praticamente identica composta da: voce ripugnante, umili natali, maniere da mercato (cprovi) J.u.apa, ytyovaç KaKroç, àyopaioç d)4• È facile riconoscere nell'aggettivo 6pam)ç il corrispettivo della «voce ripugnante)) della successiva serie di attributi s, e in 1tOVT)p6ç un sinonimo del­ l'espressione yf:yovac, KaKéòç6• Il modello di politico contemporaneo su cui Aristofane basa questa efficace descrizione è Cleone 7, a cui il poeta attribuisce basse origini e la frequentazione della piazza, allusione a11a sua attività commerciale. 1

Aris toph. Eq. 2, 6, 44 e passim.

1 Aris toph.

Eq. 1 - 1 50.

3 Aris toph. Eq. 1 8 1 .

4

Aristoph. Eq. 2 1 8.

' The op. FGrHist 1 1 5 F 92 = Schol. in Luc. Tim. 30, 1 1 5 Rabe, spiega che Cl eone fu il pr imo a gri­ dare e offendere dalla tribuna poiché era arr ogante, 9paaùç wv, con fermando il nesso tra re torica e s fac­ ciataggine che caratterizzava il polit ico a gli occhi dei suoi critici.

6 van Lee uwen 1 900, 44. È difficile distin guere l'esatto valore dell'aggettivo, la cui gamma seman­ tica è es tremamen te a mpia, potendo avere s ign ificato economi co-s ociale, politico e morale, ma in Ari· stofane i prim i due as petti se mbrano prevalere sul terzo, sopratt utto in questi versi (Nei! 1 90 1 , 206; de Ste . Croix 1 972, 374; Cagnetta, Petrocelli 1 977, 163- 1 72; D onlan 1 980, 146; Storey 2008a, 1 29-132).

7 Neil 1 90 l, 35; R oge rs 1 930, 30.

18

l. PER UNA

BIOGRAFIA

DI CLEONE

La poneria di cui è accusato il politico dipende, dunque, dalla sua umile prove­ nienza e ciò Io accomuna agli altri politici radicali attivi alla fine del secolo, tutti ca­ ratterizzati dall'essersi arricchiti tramite attività artigiane e commerciali 8• Iperbolo è definito poneros e mochteros rispettivamente da Aristofane e Tucidide 9, mentre con Cleofonte, poneros figlio di poneroi a causa delle sue origini barbare, viene reso esplicito lo stretto legame tra basse origini (poneria) e comportamenti barbarici- per dirlo in una parola, barbaricità - che era stato solo insinuato per i suoi due prede­ 1

cessori 0• Cleone è, infatti, incarnato nei Cavalieri dallo schiavo Paflagone. Il nome è par­ lante e produce un duplice gioco di parole, come in numerosi altri casi in Aristo­ 11 fane • Esso riprende il verbo paph/Qzein, che vuoi dire «ribollire)) e si riferisce alla 12 sua aggressiva retorica , testimoniata da numerose fonti, secondo cui egli fu il primo ad adottare uno stile oratorio pa1ticolannente scomposto, che rompeva con il tradi­ zionale decoro tenuto sino ad allora dai politici nei discorsi pubblici 13• Questa novità fu ovviamente rilevata da Aristofane, che più volte fa riferimento alla sua potente e 8 Whibley l 889, 49-49 n. 2, mette in relazione il termine con il p6nos che comporla il dove r lavorare per vivere. In generale sull'utilizzo di questa parola durante gl i ann i della guerra del Peloponneso con valore socio-economico e politico dispre giativo nei confronti dei polilici radical i vd., Ira l ' enonne bi­

bl iografia, Connor 1971, 88-89; de Ste. Croix 1972, 358-359; Donlan l 980, 1 28-129; Cuniberti 2000, XI-XXIX; Rosenbloom 2002, 300-312; id. 2004a e b, con ampio elenco e discussione delle fonti.

9 Aristoph. Pax 684; s econdo Thuc. VIII 73,3, il suo ostracismo, avvenuto nel 416, non fu causal o dal timore dei suoi avversari per la sua potenza ed il suo pr estigio (w(npaKta�ttvov ou òtà ouva�u:wç Kai à.l;twj.tatoç ..itqv), e Thuc. VIII 73,3, parl a di lui come di «uno degli Ateniesi>) (Yntp1Jo>..6v 'tÉ Ttvn Tlllv A9qvn(wv). Plut. Nic. I l ,3; A ie. 1 3 ,4, riferisce la sua proven ien za dal demo di Peritede, a cui Androt. FGrHist 324 F 42 = Schol. in Luc. Ti m 30, 1 1 4 Rabe, aggiunge il nome del padre, confermato dai cocci relativi all'ostracismo del figlio (Lang 1 990, 64; Brenne 2002, 55). Sul problema gen erale relativo al nome del padre di lperbolo, vd . Cun i be11 i 2000 , 3- 6.

31 Sugli ostraka recanti il nome di C l eofonte, vd. Lang 1 990, 90-9 1 ; Brenne 2002, 59, con relativa bibliografia . Schol. ve/. in Aristoph. Ran. 679a, 93 Chantry, gli attribuiscono una strategia. La veridi c ità di questo dato è stata posta in dubbio da Lewis 1 96 1 , 1 23 ; Fornara 1 97 1 , 70; mentre ne hanno sostenuto l'autenticità Develin 1 989, 1 87; Gallotta 2008, 1 78.Thuc. III 3,2; Diod. XII 55,3, ricordano la strategia di C l e ipp ide nel 428 (Fornara 1 97 1 , 55; Develin 1989, 1 2 1 ). Come Cleofonte, anche il nome del padre è iscritto su ostraka, ben 1 25, risale nt i al 443/2 (Lang 1 990, 90; Brenne 2002, 59; 93-94), così come - in una sorta di tradizione di fàmigl ia - q uel l o del fratel lo Filino (Lang 1 990, l 00; B renn e 2002, 66). 32 Cfr. Gal lo tta 2008, 177-178 e n. 1 5 .

3 3 F 6 1 PCG =

Seho/. vet. i n Arisloph. Ran. 68 1 b , 9 4 Chantry.

1. PER UNA BIOGRAFIA DI

22

CLEONE

freme la rond i ne tracia posata su barbara foglia», evidente ripresa della più esplicita accusa di Platone comico 34• In assenza di fonti che confermino la non 'ateniesità' delle madri di Cleone e Iper­ bolo, la falsità del l'accusa nei confronti di Cleofonte getta più di un ' ombra sulla veri­ dicità del luogo comune del politico figlio di una donna straniera. Questa conclusione, apparentemente banale, rinvia al problema de l i 'origine di questo topos e a quello, stret­ tamente connesso, del contenuto comico di queste battute, ossia in cosa consistesse l ' ironia prodotta dall'attribuire origini straniere e servili ai

/eaders

democratici del

tempo.

l. Linguaggio e politica ad Atene Il duplice gioco di parole prodotto dal soprannome Paflagone, che associava la retorica infuocata di Cleone alla terra di provenienza di molti schiavi, stabilì, per la prima volta, un nesso tra il modo di p arl are e la presunta barbaricità di un pol itico, poi ripreso da gli altri comici, che - lamenta Aristofane - non mostrarono la stessa capa­

cità di variare i temi

35•

Due framm enti di Platone comico, provenienti dalla comme­

dia lperbolo, dopo il consueto attacco al politico per le sue origini umili e straniere

KO.Ì �tV(()), proseguono accusandolo di non saper parlare attico (ò o' où yàp lÌTiiKtsev), portando come esempio due parole, OtUTWJllJV e òAiyov, che egli avrebbe pronunciato ontcOf.llJV e ÒA{ov 36• Peritede, il demo da cui proveniva lperbolo, si tro­ (rrovrw(f>

vava nella pianura attica non troppo distante dall 'tisty, per cui si è ipotizzato che l' iro­ nia di Platone nascesse da una sua pronuncia contadinesca del l 'attico 37• Secondo un'altra ipotesi la sua parlata era quella degli strati popolari cittadini, per cui la dif­ ferenza con la lingua dei poeti non avverrebbe su un piano orizzontale - il centro

contro la periferia - , ben si su quello verticale - l'alto contro i l basso 38• In entrambi 34 A ri st op h . Ran. vv. 6 8 0- 6 82 : Ki..cocpcovnx;, &ip' oiS5ry :x.cW:alV à.�tcpWlÀoliij 5ctvòv bttjlpé�ctcu ElplllKia xcA.tScòv/ t7ti �ap �apov tço�ÉVI') n:éraì..ov. Vd. Del Como 19 94 , 1 96-1 97. E possibile che anche Eup. F 262 PCG • Ath. VII 326a, in cui si accenna all'origine tracia della madre di un personaggio la cui identità è purtroppo sconosciuta, faccia riferimento a Cleofonte (PCG comm. ad /oc.). " Aristofane (Nztb. 537-562) lamentava la mancanza di originalità da parte di Eupoli, Frinico ed Er­ mippo nel l 'affrontare i demagoghi del suo tempo. Egli deplorava la banalizzazione delle sue intuizioni com i che da parte dei rivali e sosteneva che questo modo di comporre aveva avuto origine dai Cavaliel'i e in particolare dalle invenzioni comiche relative al Paflagone, utilizzato come modello per battute scon­ tate sulla famiglia, e in particolare sulla madre, di Iperbolo. Cfr. MacDowell 1993, che sottolinea come Aristofane, sebbene accusasse in maniera infondata diversi politici di avere origini straniere, sapeva modificare il senso degli attacchi a seconda delle circostanze. 36 Ff 1 82- 1 83 PCG = Sc/10/. in Al'istoph. Thesm. 808, 47 Regtuit; Hdn. de stile sin. 20. n vd. Camon 1961, 1 86- 1 87; Cuniberti 2000, 2-3. Stando a CAF, l, 228, anche in Ennippo (F 1 2 PCG = Hesych. s. v. 8oKtK&l) vi sarebbe Wt'allusione al modo impreciso di parlare attico, in questo caso non di Iperbolo in prima persona, ma della madre. li Cfr. Colvin 1 999, 282; id. 2000, 288-292. Questa ipotesi ha il pregio di collegar.;i alle osserva­ zioni dello Pseudo-Senofonle ([Xen.] Ath. Resp. Il 7-8) circa la diffusione ad Atene di una lingua che

l. BARBARO O ATENIESE

23

i casi l ' errata dizione di cui lperbo] o è accusato non è quella degli stranieri e dei bar­ bari, ma dei parlanti attico provenienti da strati marginali della società. Il medesimo verbo i mpiegato da Platone comico per descrivere il modo di parlare

di lperbolo,

ouk allikizein 39, è attribuito in un frammento dei Demi di Eupoli ad un

demagogo, attivo certamente dopo ]a pace di Nicia, di cui non possiamo sapere con certezza l'identità a causa della ]acunosità del papiro che tramanda questi versi 40• Nel già ricordato F 61 del

Cleofonte di Platone comico si diceva che la madre del leader

politico «parlava in maniera barbara» (pappapiçoooav), che ricorda fortemente il pre­ cedente

ouk attikizein. Cleofonte era ugualmente originario di un demo periferico,

Acame, cosa che forse ne caratterizzava la parlata, che doveva apparire quella di chi mescolava attico e lingua barbara. Anche in questo caso, però, la pronuncia del greco poteva essere l egata alla provenienza sociale piuttosto che a quella territoriale. Come gli altri politici radicali anche lui si era arricchito con la produzione artigianale, non con la terra, ed era dunque uomo dell'agorà, di cui doveva parlare la lingua 41• l i rapporto tra democratici radicali, 'parlata non schietta' e origine straniera si

completa con l 'ultimo tassello, ossia l ' indole schiavile dei suddetti politici, a cui in realtà già a11ude il binomio barbari-servi. Quest'ultimo passo lo si deve compiere alla luce di un frammento di Aristofane che distingue tre registri, uno effeminato del­ l 'asty, uno mediano della città, e uno rozzo e contadinesco della campagna 42• L'ag­ gettivo utilizzato per descrivere quest'ultimo è aneleiltheros, che può essere reso con . il term ine «rozzo», di cui questi versi sarebbero l ' unica testimonianza 43, oppure con il più frequente significato di «schiavi le», a cui certamente si riferisce il frammento. Aristofane, dunque, associa il modo di parlare alla marginalità sociale e geografica, e ciò spiega come nacque e si consolidò l'accusa circa le origini barbare di questi popotremmo definire commerciale, frutto dei contatti con altre dia testimoniere bb e alcune caratteristiche fone tiche .

città greche e straniere, di cui la comme­

39 È possibile congetturare che l util izzo di questi verbi contenesse un ulteriore gioco di parole, non ancora rilevato. Il verbo attlklzein, infatti, aveva in aggiunta al già ricordato significato di «parlare at­ tico)), con cui lo ritrovi am o oltre ai passi citati nel testo, in Posidipp. F 30 PCG Heracl. Des. Grue. III 7; Luc. Soloec. 7, anche quello di «difendere l'Attica)), come in lbuc. VIli 87, 1 ; Jsoc. de Pace 108; Xen. Hel/. 1 6, 1 3; Vl 3, 1 4; He/1. Oxy. 20, 1 Chambers; [Dem.)in Theocr. 37. Questo secondo significato era, dunque, più antico e frequente, cosa che favori sce un doppio senso comico, basato sul tàtto che i politici democratici erano allo stesso tempo coloro che non parlavano bene l attico e non difendevano la regione, rovesciando la loro propaganda politica bel lic ista. 4° F 99 PCG Pap. Cair. 43227. Numerose sono state le proposte di identificazione del politico in '

,

=

'

=

questione, strettamente connesse al la possibile datazione, anch'essa al centro del dibattito, della com­ media. Per lim itarsi a quelle più autorevol i ricordo K6rte 1 9 1 2, 299-300, secondo cui si tratterebbe di Siracosio; Bignone 1 9 1 3, 3 5 1 -357, e, più recenteme nte, Storey 2003, 155- 1 60, pensano ad lperbolo; Sartori 1 975, 87-99, ad un poli tico minore, forse della cerchia di Alcibiade; Jensen 1 939 e Telò 2007, 397-40 l, lo iden tificano con Cleofonte.

41 Sull'attività di C l eofonte, che possedeva una bottega in cui si producevano lire, vd. And. de Myst. 1 46; Ae schin. de Fai. Leg. 16; Schol. in Aristoph. Thesmoph. 805a, 47 Regtuit; Schol. Aeschin. in Cte­ siph., 1 50, 140 Dilts. 42 Aristoph. F 706 PCG = Sext Em p. Adi( math. I 228. 41 LSJ s. v. avwu6tpoç.

l. PER UNA BIOGRAFIA DI CLEONE

24

litici. Da Cleone-Paflagone, si giunge ad Iperbolo e Cleofonte accusati di essere non ateniesi, stranieri, e dunque schiavi, a causa della pronuncia imperfetta de ll ' attico.

È

un processo graduale, che ha inizio da una battuta che, rilevando una caratteristica pe­ culiare di un politico che rompeva certi canoni formali impostisi nel tempo,

viene ri­

presa in maniera stereotipa dai comici successivi. La lingua era sempre stata una discrim inante per gli Ateniesi. Già Salone sotto­ lineava che il non parlare attico rientrava tra le tragedie della sua epoca, che avevano colpito quanti non erano più cittadini ateniesi ed erano stati venduti come schiavi per la crisi sociale 44• Tuttavia l' elemento l inguistico era stato utilizzato per Io più i n senso 'nazionale ' , ossia come caratteristica distintiva più tra greci e barbari che non all ' interno della comunità cittadina. Questo era dovuto all 'immediatezza della l in­ gua come indice di alterità: la frontiera era posta al di fuori dei parlanti greco 45• Al­ l ' interno del la comunità cittadina non solo il modo di parlare non era elemento di d iscrim inazione, ma neanche la purezza di sangue lo era stato. La non ateniesità del le madri di politici come Cl istene, Temistocle e Cimone non aveva impedito loro di sal ire al vertice del lo stato 46• Gli ultimi due avevano combattuto in prima linea contro il barbaro durante le guerre persiane e nella fase successiva. Dunque i ma­ trimoni con donne straniere rientravano tra le prerogative aristocratiche e la citta­ dinanza fino alla metà del

V secolo era stata sempre conside1-ata trasmissibile per via

patri lineare 47• U n ' eco del dibattito che ebbe luogo ad Atene nella seconda metà del secolo, dopo la promulgazi one della legge periclea sulla cittadinanza, lo ritroviamo nel­ l 'A iace di Sofocl e 48. Dopo la morte del protagonista, ha luogo davanti al coro com­ posto dai rematori ateniesi suoi compagni un' aspra contesa tra il fratel lo Teucro, fa­ vorevole alle sue esequie, e Men elao e Agamennone, che sono contrari 49• Quest'ultimo rinfaccia a Teucro le sue origini, che definisce ignobili a causa della proven ienza frigia del la madre, aggiungendo d i non comprendere la sua lingua in quanto barbara. Egli risponde che è n obile poiché discende da due nobili, oltre che per

il

valore dimostrato sul campo di battaglia. Aggiunge poi che anche Pelope, an-

44 Sol. F 36 West .. Aristot. Ath. Resp. 1 2,4. 4� Della sterminata bibliografia relativa all'utilizzo della lingua greca come primo elemento di di­ stinzione tra greci e barbari l'imando solo a Nippel 1996, in particolare p. 1 68 n. 24; De Luna 2003; Vi­ gnolo Munson 2005, 2 n. 9, e passim. 46 Per l'origine di Agariste, madre di Clistene, figlia del tiranno Clistene di Sicione, vd. Hdt. VI 1 301 3 1 ; sulla provenienza straniea·a della madre di Temistocle, vd. Plut. Them. 4, l ; per Egesipile, la madre tracia di Cimone, vd. Hdt. VI 39; Plut. Cim. 4, 1 ; Marcell. Vita Thuc. I l ; Anonim. Vita Thuc. l . 47 Questo non vuoi dire che non vi fosse dibattito, probabilmente anche strumentale, sulla purezza di sangue dei politici menzionati (Ogden 1996, 32-70), ma appare evidente il ruolo dominante del maschio nella definizione dei diritti politici dei figli (Patterson 1998, 7-8 e passim; Cox 1998, 33-34; 87-88). 48 La datazione tradizionale della tragedia è intorno alla metà degli anni Quaranta (vd. Ugolini 2000, 9 1 ). 49 Soph. Ai. 1 047- 1 3 1 5.

l. BARBARO O ATENIESE

25

tenato dei due Ab·idi, era frigio 50• Troviamo qui associate origine straniera, condi­ zione servile, lingua parlata e inferiorità morale, temi che saranno ricorrenti nel la tradizione comica relativa ai demagoghi , ed

è interessante che, appena vent 'anni

prima degli attacchi contro d i loro, S ofocle difendesse una concezione opposta, che respingeva i pregiudizi di lignaggio e di l ingua e difendeva idee che, mettendo i n discussione anche i presupposti della politica periclea, ritenevano superiore il com­ portamento al sangue 51 • Sin dal l ' inizio della guerra del Peloponneso avviene un rovesciamento di questa concezione e uno spostamento della linea di discrimine all'interno della comunità ci­ vica. Agli occhi dei comici, ma non solo, avere la cittadinanza, per quanto dopo la legge di Pericle del 451 il suo possesso fosse più limitato, non era più sufficiente a definire ' Ateniese' una persona. Viene così ripresa la differenziazione linguistica, ma, mentre in passato era rivolta contro chi era estraneo alla cittadinanza, ora viene uti­ lizzata per tracciare una linea di discrimine al l 'intemo della po/is tra strati sociali dif­ ferenti. A questa disparità linguistica si lega anche quella morale, laddove il termine barbaro ha spesso un significato di spregi ativo 52• Si vengono cosl a creare due piani al l 'interno della cittadi nanza, quel lo basso degli artigiani e dei bottegai dell'agorà, de­ finiti barbari, schiavi e moralmente malvagi, quindi non veri ateniesi, e quello alto di chi non si

è mischiato agli stranieri che frequentano il Pireo e i mercati : questi sono

i veri Ateniesi 53• L'esistenza di questi due piani viene esemplificata dai comici, data l 'esigenza di ironizzare sugl i aspetti esteriori e immediati, schernendo il modo di par­ lare dei politici che salgono alla ribalta alla morte di Peri c le

54•

Si completa così i l

quadro d i una città governata da politici barbari e schiavi, d i una dou/on p6/is guidata daponeroi di recente arricch imento, come verrà definita Atene dalla propaganda po­ litica di chiaro segno aristocratico-conservatore, di cui appunto i comici si fanno cassa 50

Soph.

Ai. 1 226- 1 309: Ag.: tl)V pétpj3upov yò.p yÀ&c:mav OÙK tnalw 1 - . )Te.: QpiOtoç � aplottotv .

oooiv PMumilv.

" Cfr. Ugolini 2000, l 08- 1 1 1 . su cui vd. infi·a pp. 64-65.

Q uesti versi

affrontano inoltre il tema della trasmissibilità della virtù,

'2 Inutile dire che il concetto di 'barbaro' è inestricabilmente connesso ad Erodoto e che la bibliografia sull'argomento è sterm inata, per cui sarebbe del tutto inutile tentare di indicare anche solo poc hi titoli. Ri mando perciò esclusivamente ai recenti Cartledge, Greenwo od 2002, 363-37 1 ; Rood 2006, 296-304; Gruen 201 1 , 2 1 -40; 76-90.

sJ In questo clima [Xen.] Ath. Resp. l 1 2, arriva a sostenere che ad Atene vi sia sostanziale parità tra l i beri e schiavi, evidente nel modo di vestire, uguale per entrambi i gruppi sociali. A differenza di quanto affermato dai comici, che si limitano ad utilizzare una metafora, lo Pseudo-Senofonte va oltre, ma la radicalità di questa visione trova il contesto ideale in una fase in cui, in particolare da parte dei settori aristocrat ici, viene sviluppata una forte critica rispetto alla progressiva fusione di strati sociali differenti, che è alla base degli attacchi dei comici contro i demagoghi circa la loro presunta barbari­ cità.

s.� Cfr. Telò 2007, 364-365. L'idea che il possesso della cittadinanza fosse connesso con la capacità di parlare attico rimase valida anche nel secolo seguente. In Dem. Contra Eub. 1 8- 1 9; 30-37, l'impu­ tato è accusato di non essere ateniese sulla base di due elementi: la pronuncia imperfetta dell 'attico del padre e il suo lavoro di commerciante, una conferma della persistenza dei pregiudizi qui analizzati.

I. PER UNA BIOGRAFIA DI CLEONE

26

agoni teatrali 55• Per fare ciò - è uti l e osservarlo - essi ri­ un'anna tradizional mente usata dai democratici contro la concezione ari­ stocratica della discendenza esclusivamente pat r i lineare, ma ne invertono il segno in di risonanza durante gli

prendono

funzione antidemocratica. In

definitiva l'accusa di non essere ateniesi mossa contro Cleone, lperbolo e eleo­ su un dato di fatto reale, bensì sfrutta l'antico attaccamento citta­ dino alla propria lingua usato come sogl ia di discrimine tra Ateniesi e non Ateniesi. Chi è oltre questa soglia non pu ò definirsi tale, quindi è un non cittadino, perfino un barbaro. L'equivalenza di barbaricità e schi av itù rafforza il pregi udi zio ostile nei loro confronti e l ' i mmagine di pers one proven ienti dai margini della società: il 'mal nato' 56 Cleone (yéyovaç KaKéòç) è tal e i n virtù anche del suo aspetto esteriore, e più precisa­ mente per l a sua voce r ipu gnante (cpoovrì 111apa). fonte, non si f on da

'' L'espressione è ripresa da Cr11t. F 223 PCG. Sulla costruzione dell'immagine della città democra· tica come do1llon pdlis, vd. Bultrighini 20 1 1 , 36-45. Sul sostrato economico e culnlrale, vd. le ottime con· siderazioni di Cataldi 2000, in particolare pp. 94- 1 O l . 16 Faccio qui riferimento alla nota espressione dantesca, ripetuta nel Convivio e nella Commedia, che sembra rendere quasi alla lettera la definizione aristofanesca di Cleone.

2. IL MESTIERE E L'ORIGINE DELLA RICCHEZZA

Nel prologo dei Cavalieri Cleone

ayopa.toç.

è accusato di essere un uomo della piazza,

Questo termine, in riferimento alle persone

1,

un

compare per la prima volta

in Erodoto con valore neutro e designa semplicemente gli a1tigi ani, senza ulteriori connotazioni 2• Durante la guerra del Peloponneso assume un significato moralmente negativo, associandosi ai demagoghi e, più in generale, alla feccia che frequentava la pi azza a scopi commerciali 3• Ari stofane lo riferisce a C leone a causa del suo me­ stiere, essendo conciatore, byrsodépses, e venditore di pelli e di cuoio, byrsop6/es 4• L'attività di Cleone dà adito a due t ipi di attacchi: il primo legato agli imbrogli che avrebbe fatto sul peso delle pel l i e sulla loro qualità 5; il secondo basato sul pregiudi­ zio che i Greci nutrivano nei confronti dei conciatori. Il processo di lavorazione delle pelli, associato alla manipolazione di corpi morti e alla puzza che da essi deriva, ne fa, infatti, un mestiere ai loro occhi impuro e riprovevole6• Al di là dello specifico tipo di attività, gl i attacchi di Aristofane sono diretti contro la provenienza artigiana e commerciale della ricchezza di Cleone, non più, come nel passato, derivante dal pos­ sesso terriero, cosa che fa di lui il capostipite di una generazione di politici le cui so­ stanze avevano un'origine diversa da quel la consueta per l'élite cittadina 7• Nella ge1 Esso è anche l'attributo, per restare ad Atene; di Zeus, che è cosi definito nella veste di protettore delle assemblee (Hdt. V 46; Aesch . Eu. 973; Eur. He1: 70; A ristoph . Eq. 500), ed Ermes, in qualità di so­ vrintendente ai tra ffi ci commerciali (Aristoph. Eq. 297; Paus. I 1 5 , l ). 2 H dt .

I 92; Il 1 4 1 .

3 In Aristoph. Eq. 2 1 8; Pax 750, l'aggettivo è riferito alle battute volgari degli altri comici; i n Ran. l O 1 3- 1 O 1 5, designa le nuove generazioni di cittadin i in opposizione ai nobili del passato. Nel IV secolo il suo valore, onnai fortemente negativo, è testimoniato da Plat. Prot. 34 7d-348a ; Aristot. Poi. VI 1 3 1 9a. Sul significato e l'evoluzione del tennine, vd. Connor 1 9 7 1 , 1 54 - 1 5 5 ; Rosenbloom 2004a, 60 e n . 1 5 .

4 Byrsodépses: Aristoph. Eq. 44; Nub. 5 8 1 ; byrsopo/es: A ristoph. Eq. 1 3 6; 1 3 9; 740; 852; Pax 270; 648 . Per i Greci non c'era d i fferenza tm i due material i , entrambi prodotti dalla lavorazione del le pelli animali (Plat. Symp. 22 I e). Cfr. F orbes 1 966, 48; Lind 1 990, 92-93; van Driei-Murray 2008, 490-49 1 . 5 Aristoph. Eq. 3 1 5 -32 1 ; 858-859.

6 Aristoph. Eq. 892; Pax 753. L' avversi one dei Greci per i conciatori è testimoniata, oltre che da i versi di Aristofane, da Artemid. l 5 1 ; cfr. Forbes 1 966, 50-5 1 ; Longa 2000, 1 00- 1 04 . 7 I n realtà altre figure provenienti dal medesimo milieu sociale avevano rivestito moli d i una certa im­ portanza, come testimonia A ristoph . Eq. 1 2 8- 1 36, su cui vd. Saldutti 20 1 3 a.

J, PER UNA BIOGRAFIA DI CLEONE

28

rarchia sociale greca la ricchezza e la sua provenienza erano, infatti, importanti ele­ menti di distinzione, secondi solo all'essere greco e cittadino. I violenti attacchi dei comici nei confronti di Cleone a causa della sua attività erano, perciò, indubbiamente condivisi dalla parte della cittadinanza politicamente ostile al politico.

l. L'attività di Cleeneto Uno scolio ai nell'opera

Cavalieri di Aristofane, che forse riprende una tradizione contenuta Sui demagoghi ateniesi di Teompompo di Chio 8, spiega il soprannome

byrsodépses affermando che il padre di Cl eone possedeva una bottega che impiegava schiavi addetti alla concia delle pel li 9• Questa versione

è

confennata da un fram­

mento dello storico epicureo ldomeneo di Lampsaco, attivo a cavallo tra IV e III se­

colo, il quale, probabilmente attingendo alla medesima tradizione, afferma che il so­ prannome era dovuto al mestiere del genitore 10• Aristofane, tuttavia, oscil la nel definire Cleone, e di conseguenza il padre Cleeneto, un commerciante o un piccolo

artigiano, ma il possesso di schiavi special i zzat i , testimoniato dallo scolio ai

lieri indica che Cleeneto non

Cava­

aveva una bottega d i ridotte dimensioni in cui lavorava

in proprio, ma un'attività di considerevoli dimensioni, cosa coerente con le complesse tecniche di concia delle pel l i , che richiedevano l' impiego di manodopera numerosa

e specializzata 1 1 •

Il valore intrinseco dei soli schiavi doveva essere d i per s é rilevante. Nel l ' ora­

zione Contro Timarco, Eschine elenca i beni in possesso di Arizelo, padre del suo av­ versario, tra cui 9 o l O schiavi, specializzati nella lavorazione dei calzari di cuoio, che costavano al padron e 2 obo l i al giorno,

3 se si trattava di capisquadra 12• L'affitto degli

schiavi variava a seconda del campo in cui essi erano specializzati in base ad una sotta di prezziario che partiva da l obolo al giorno per gli schiavi minatori, passava per l obolo e Y:! che il padre di Demostene pagava per i suoi op erai m eta llu rg ici e

raggiungeva i 2 oboli dei lavoratori della pelle di Arizelo, considerati altamente spe­ ci alizzat i

e perciò

fonte di una rendita fissa importante 1 3 • A questa andava aggiunta

8 È quanto ho sostenuto in Saldutti 2009, 203-206. 9 Schol. vet. in Al'isloph. Eq. 44c II, 1 9 Mervy n Jones, Wilson. Il nome del padre di Cleone riportato dallo scolio è Cleonimo, probabilmente per un enore. 10 Scho/. in Luc. Tim. 30, 1 1 6 Rabe. ll frammento non è incluso nelle raccolte di storici frammentari curate da K. Miiller e F. Jacoby, motivo per cui è stato scarsamente considerato dagli studiosi moderni. Esso è solo citato da Angeli 1 98 1 , 5 n. 3, mentre Lind 1 990, 88, ritiene che lo storico abbia attinto alla

commedia, poiché il frammento non aggiungerebbe nulla a quanto possiamo dedurre dai Cavalieri. Ho affrontalo questa questione e quella delle possi bili fonti del frammento di ldomeneo in Saldutti 20 1 3b.

11 Vd. Forbes 1 966, 5 1 ; Longo 2000, 1 04- 1 05; van Driei-Murray 2008, 490-49 1 . 1 2 Aeschin. in Ttm. 91. Il sostantivo apophorà, impiegato dall'oratore, era utilizzato per indicae l 'af­ fitto che veniva pagato per gli schiavi. Cfr. And. de Mysl. 38; [Xen.] Ath. Resp. l I l . u Tali dati s i ricavano da Xen. Yect. IV 1 4; Dem. in A.phob. l 1 9; Aeschin. in Ttm. l O l . Sull'impor­ tanza rivestita da questo tipo di schiavi specializz.ati, vd. Gemei 1 955, 1 59-164; Finley 1 973, 73; Perotti

1. IL MESTIERE E L'ORIGINE DELLJ\ RICCHEZZA

29

la proprietà della bottega, l' ergastérion, che Cleeneto possedeva e che doveva essere abbastanza grande da pennettere le diverse fasi della lavorazione della pelle che vi ve­ nivano effettuate

14•

Laboratori che operavano su questa scala consentivano veloci ar­

ricchi menti, come dimostra, nel secolo seguente, la vicenda di Demostene, il cui omo­ nimo padre, grazie alle ricchezze ottenute da una bottega in cui si producevano spade, lasciò in eredità al figlio ben 1 4 talenti 15• Le notevoli di mensioni della bottega di Cleeneto possono essere indirettamente confennate dai processi economici che interessarono Atene negli anni in cui egli fu attivo, che, basandoci sulla data di nascita orientativamente stabilita per Cleone in­ tomo a1 470 16, dovevano essere i decenni i mmediatamente successivi alle guerre per­ siane. Senofonte e Platone offrono una descrizione delle dinamiche di specializza­ zione produttiva - sebbene ancora i mmatura - e successivo sviluppo commerciale che investono le città quando le loro dimensioni aumentano 17• Tal i osservazioni sono il risultato della riflessione teorica sulla crescita di Atene nel V secolo, quando era di­ venuta il centro del Mediterraneo per l'enorme volume di traffici che vi avevano luogo 1 8• Questa espansione economica procurò ai ceti artigiani e commerciali note­ voli occasioni di arricchi mento e un conseguente incremento delle botteghe per nu­ mero e dimensioni 19• Caratteristica peculiare della produzione conciaria era, inoltre,

1 974; ead. 1 976; Ferrucci 1 998, 129- 1 32; Fisher 200 1 , 232-233. Sulla possibilità di trarre significativi gu adag ni da l se mpli ce atlitto d i schiavi specializzati, vd. Davies 1 98 1 , 4 1 -49. 1� Stabilire c on certezza il valore di una bottega ad Atene è impos sibile . Anche fissarne uno di mas­ sima per questo ti po di immobili si è rivelata impresa ardua. F in ley 1 973, 65-7 1 , ipotizza uno scarso valore per qu es ti edifici, che ritiene essere connessi all'abitazione, i potesi sostenuta anche da Bettalli 1985, 35-37. Parere parzia lm e nte d iverso hanno espresso Stanley 1 990; Tsakirgis 2005, 69-70, secondo cui il valore di tali locali variava in base alle dimensioni del l ' impresa, che poteva essere troppo grande per collocarsi in una parte dell'abitazione e, dunque, avere bisogno di spazi propri. In questo secondo caso le botteghe piu grandi, necessarie per le produzioni di tipo ind u striale, potevano valere tra il sin­ golo talento fino a 3 talenti e Y2. Que sto era certamente il caso della bottega di Cleeneto, che, a causa del tipo di lavorazione, si trovava con ogni probabi l ità all'esterno della cinta muraria della città; di­ versamente Lind 1 990, 94-1 1 7 , p ens a che Aristofane avrebbe inserito nei Cavalieri vari, velati riferi­ m enti alla co llo cazio ne della bottega di Cleone ai margini de li 'agorà. Questa interpretazione, oltre a non essere convincente sul terreno dell ' analisi del testo di Aristofane, non ha neppure il sostegno delle fonti archeologiche, non essendo ancora stata rinvenuta una bottega di concia delle pelli nel mondo greco, né tantomeno ne i pressi dell'agorà. La cosiddetta bottega di 'Simon the cobb1er', cui Lind fa riferi­ mento, scavata nei pressi della tholos dei pritani (Camp 1 9 86, 1 45 - 1 47) per le sue ridottissime dimen­ sioni e i l limitato impiego - vi si pr oduceva no e aggiustavano calza ture - non è in alcun modo para­ gonabile per grandezza e importanza a q uel l a che doveva possedere Cleeneto e che fu ereditata da C leone.

u S ull ' attivi tà del padre di Demostene, vd. Theop. FGrHist 1 1 5 F 325 = Plut. Demet. 4, 1 ; sull'eredità, vd. Dem. in Aphob. l 4. 16 APF 8674; Cagnazzi 1 99 5 , 8 1 . 1 7 Xen. Cyrop. VIII 2,5; Plat. Resp. I l 369e-370d. IB [ Xen. ] A th. Re�p. II 3; Tinte. Il 3 8, l . 19 Una sintesi dei p roces si economici che portarono allo sviluppo dell'artigianato aten i ese è i n Har­ ris 2002, 67-80, con bibliografia aggiornata. La crescente di mensione degli ergastéria è anal i zzata da L ongo l 987, 79-82, le cui conclusioni sul l ' organizzazione del lavoro all'interno delle botteghe sono st ate rip rese da Vale nt e 2007.

L PER UNA

30

BIOGRAFIA DI CLEONE

queJia di intersecare diversi mercati : quello del vestiario e delle calzature, quello delle annature e della costruzione di navi 20• In particolare quest'ultimo crebbe enorme­ mente con lo sviluppo della flotta ateniese, che passò dalle 70 navi schierate contro Egina nel 486 alle 300 di cui poté d isporre all'inizio della guerra del Peloponneso, con una fase intennedia di 200 durante la seconda guerra persiana 2 1 : ciò comportò un proporzionale aumento della richiesta di materiali, iv i incluso cuoio e pelle, necessari per la sua costruzione e manutenzione 22• Con questi dati è facile concludere che le ric­ chezze degli artigiani crebbero enormemente durante la pentecontaetia. Questo arricchimento è confennato da un'altra fonte relativa a Cleeneto. Si tratta di un ' iscrizione frammentaria rinvenuta sul l ' acropoli che elenca i vincitori delle

Grandi Dionisie dal 473/2 a1 329/8 23• Nella seconda colonna del primo frammento si legge il nome di Cleeneto e della tribù Pandionide, cui apparteneva il demo Cidate­ neo. II confronto con il resto della l i sta ha pennesso di risalire al l' anno del suo suc­ cesso, al tipo di gara e al suo ruolo. Egli fu corego per il ditirambo masch ile, in cui risultò vincitore, nel 460/59, e si può quindi concludere che il corego Cleeneto era il padre di Cleone. Si deve a John Kenyon Davies la definizione di 'leiturgical class' per quella parte della popolazione ateniese che sosteneva le liturgie statali e che potremmo generica­ mente definire benestante. Ta le definizione deriva dal l ' idea, diffusa presso gli anti­

chi, che fossero ricchi quanti erano in grado di affrontare questo tipo di spesa 24. Que-

10 Molti modelli di calzature, soprattutto di lusso, erano in cuoio (Forbes 1 966, 58-60), mentre nelle armature erano in pelle una patta posta sotto la corazza detta antilabé (Snodgrass 1 99 1 , 67), uno strato :�Il ' intemo dello scudo e il p6rpax (Schwartz 2009, 30-32), un corsetto dello spolirs (ibid. , 70-7 1 ) e la pelts, il piccolo scudo da cui prendevano il nome gli armati :�Ila leggera (Snodgrass 1 99 1 , l 02). A que­ sti, a pmtire dalla metà del V secolo, vennero aggiunti :�Itri elementi in cuoio all'armatura al fine di al­ leggerirla (ibid., 1 2 1 - 1 22; 1 26) e la neonata cavalleria esigeva protezioni non metalliche per non gra­ vare sui cavalli (ibid. , 1 3 8- 1 44). Nelle navi la pelle era impiegata per l'asko11w, una guaina che sigillava le aperture laterali attraverso cui venivano inseriti i remi per evitare che entrasse l'acqua del mare (Mor­ rison, Coates 1 986, 1 69- 1 70).

21 Guena contro Egina: Hdt. VI 89; seconda guel'fa persiana: Hdt. VII 1 44; guerra del Peloponneso: Thuc. Il 1 3,8; Aristoph. Ach. 545; Xen. Anab. VIl 1 ,27. Cfr. Jordan 1 975, 16-24.

u La dedica di una statua sull'acropoli, datata alla fine del VI secolo, da parte di un certo Smikros ' i l conciatore' (/G P 646 • DAA 58) testimonia c h e già in quest'epoca era possibile arricchirsi grazie a qllesta attività, ma è certamente dopo le guerre persiane che essa conobbe un significativo incremento dovuto all'influen:l'.a della crescita della flotta sull'economia ateniese (Davies 2007, 74-82). 2J /G lP 23 1 8. L'epigrafe pone diversi problep1i dovuti al suo stato frammentario, in particolare per quanto riguarda l 'inizio temporale dell'elenco. E infatti difficile stabilire, data la frattura sul lato sini­ stro della lapide, quante fossero le colonne che componevano il catalogo, dal cui numero dipende la sua estensione cronologica. Capps 1 943, 1 0- 1 1 , e Wilson 2000, 1 3, ritengono che il primo anno dell'elenco sia il 502/ 1 ; Pickard-Cambridge 1 988, 1 0 1 - 1 04, e Connor 1 989, 12-1 3 , propongono una forbice tra il 509 e il 50 I, mentre Wcst 1 989, 25 1 n. l , non esclude potesse esserci un'altra colonna e propone cautamente una data più alta, tra gli anni '20 e '30 del V I secolo.

24 [Xen.]Ath. Resp. I 1 3 , sottoline:� che coregie, trierarchie e gimnarchie erano sostenute dai ricchi, idea confermata anche da Lys. in EpiCI: 9- 1 0; Isae. de Hagn. hered. 48; e Dem . ilr Meid 1 5 1 ; 208. Al"i· stot. Poi. IV 1 29 \ a, sebbene in un passo piuttosto contorto, tanto da meritarsi la la 1>idaria definizione di «:�stonishingly unmethodical chapten> di Robinson 1 962, 8 1 , affenna che quanti sostengono con i pro-

2. IL MESTIERE

E L'ORIGINE DELLA RICCHEZZA

sto segmento sociale includeva i trierarchi, tra i 400 e i

31

200 nel V secolo 25, e i finan­

ziatori delle l iturgie agonali, circa l 00 nel IV secolo, ma non molti di meno in quello precedente26• Non tutti gli anni veniva richiesto ai cittadini abbienti di assumersi que­ st'onere, per cui, calcolando in circa 400 il numero dei li turghi annuali, si può ipo­ tizzare un numero almeno doppio, ma probabilmente più alto, per la classe liturgica nel suo complesso27. 11 patrimonio di cui doveva disporre chi voleva farne parte oscil­ lava tra i 3 e i 4 talenti nel IV secolo 28, e doveva essere anche superiore in quello precedente, prima della gravosa guerra del Peloponneso.

In quanto vincitore alle Dionisie siamo in grado di collocare Cleeneto in questo piccolo numero di Ateniesi benestanti che sostenevano le liturgie. L'epigrafe, inoltre, consente di stabilire con esattezza quale fosse la liturgia di cui si fece carico, la

co­

regia del ditirambo maschile. Alle Dionisie partecipavano complessivamente 28 cori, ognuno con a capo un corego scelto tra i cittadini più ricchi 29• Secondo Demostene nessuno ignorava

(oùoeiç ci:yvoet oi)1tou) che i costi per una coregia ditirambica erano

superiori a quelli della tragedia 30, affermazione confermata da Lisia in un'orazione in cui l'accusato, sciorinando l'elenco di liturgie che ha sostenuto, dichiara che una coregia per il ditirambo maschile alle Dionisie - esattamente lo stesso agone vinto da Cleeneto circa cinquant'anni prima - gli era costata ben 5000 dracme, 2000 in più del la seconda più dispendiosa, ossia una precedente coregia tragica 31• pri beni l e li tu rgi e, chiamati ricchi (f�50J.LOV llt t ò mie; oùaiatç A.&ttoupyouv, o KaÀOÙJ.l&V &ÙX6pouc;), co­ stituiscono una delle classi su cui si basa la città. 2' Sulla trierarchia in generale, vd. Gabrielsen 1 994. Il numero dei triemrchi è strettamente connesso con il numero di navi della flotta , dato che ogni trierarco doveva mantenere una nave. Per le dimensioni crescenti della flotta ateniese nel V secolo, vd. supra p. 30 n. 2 1 . Un certo numero di possibili trierar­ chi, tuttavia, doveva essere esonerato se stava sostenendo altre liturgie (Dem. adv. Lept. 1 9; in Meid. 1 55; Aristot. Ath. Resp. 56,3). Cosi s i spiega i l riferimento dello pseudo-Senofonte (III 4 ) a i 400 uomini che si ritrovavano ogni anno all'assegnazione delle trierarchie, dato che un centinaio di loro potevano ri­ chi edere l'esonero da questa liturgia. 26 I n realtà Demostene riporta un numero di 60 l iturgie annue (adv. LeJJI. 2 1 ), una stima troppo bassa già secondo Btlckh 1 886, 536-539. Davies 1 967, 33-40, ha avanzato l'ipotesi che il numero di l iturgie negli anni normali fosse di 97, mentre doveva essere di 1 1 8 negli anni delle Grandi Panatenee.

27 Davies 1 98 1 , 9-34, ritiene che i cittadini in grado di sostenere le liturgie fossero meno di l 000, cosa che ne riduce il peso percentuale rispetto alla cittadinanza complessiva, mentre Ruschenbusch 1 978; Rhodes 1 982, 2-5; Ober 1 989, 1 1 7; 1 28; Gabrielsen 1 994, 1 76- 1 80; Hansen 2003, 1 66- 1 69; Pritchard 2004, 2 1 2; e Kron 201 1, 1 29-1 30, stimano che il loro numero oscillasse tra i 1 200 e 1 500, e che dunque rappresentassero non molto meno del 5% dei cittadini ateniesi.

28 Dem. in Aphob. l 64, attesta che non era suscettibile di essere incluso nell'elenco dei liturghi chi aveva un patrimonio inferiore ai 2 talenti. lsae. de Hagn. hered. 44, 50, testimonia che con un patrimo­ nio superiore ai 3 talenti si rientrava nella categoria. Cfr. APF XXII I-XXIV; Davies 1 98 1 , 28-29; Wil­ son 2000, 53, dove sono analizzate in deuaglio le fonti per giungere a questa conclusione. Confl·a Ga­ brielsen 1 994, 45-53, che calcola una forbice tra l talento e 2000 dracme e 8 talenti e 2000 dracme. 29 Aristot. A th. Resp. 56,3. Per un'analisi della procedura di nomina dei coreghi nei singoli agoni, vd. Pickard-Cambridge 1 988, 75-78; 86-93; Wilson 2000, 5 1 -57. 3° Dem. in

Meid. 1 56.

31 Lys. ap. Dor. l -5. Sulla maggiore spesa sostenuta dai coreghi ditirambici, vd. B0Ckl1 1 886, 542; Pic­

kard-Cambridge 1 988, 75-77; 87-90. Pace Wilson 2000, 93-95, secondo cui l 'espressione demostenica che sottolinea come ciò «fosse noto a tutti)) vada letta come un artificio retorico volto a celare la falsità

1 . PER UNA BIOGRAFIA DI CLEONE

32

1 corc gh i ditirambici alle Dionisie, dunque, erano tra i p i ù ricchi cittadini della città, disposti a spendere somme enormi per ottenere una vittoria di grande prestigio. Non solo. Aristotele riferisce che essi non erano scelti dall' arconte, ma che a lui ve­ nivano proposti dalle tribù, una procedura che mette in evidenza il legame stretto tra i l c01·ego e la tribù che rappresentava e da cui era stato scelto, testimoniando altresì la fama e il ri conoscimento di cui godeva all ' i ntern o del la comunità di provenienza, che lo onorava

in caso

di vittoria 32•

Sebbene una vittoria in un agone non consenta di ricostruire quale fosse il livel lo culturale del corego, dato che anche una persona poco istru it a la poteva ottenere sce­ gliendo dei validi col laboratori 33, tuttavia permette di comp rendere l ' atteggiamento del l iturgo verso la città, grazie alla forte connotazione ideologica e culturale del­ l ' istituto della coregia . Gli agoni poetici, musicali e girmici che caratterizzavano il ca­ lendario ateniese erano, infatti, i momenti fondamentali di autora ppresentazione della polis. Lo erano in particolare le Grandi Dionisie, la festa organi zzata dalla massima autorità c i vica - l ' arconte eponimo -, che si apriva con i sacrifici presieduti dai dieci strateghi - i più importanti magistrati politico-militari -, e nella quale veniva espo­ sto il tributo degli alleati, venivano fatti sfi lare gli orfani di guerra con la panoplia do­ nata loro dallo stato e venivano proclamati i benefattori della città 34• Assumersi un in­ carico in una festa, e in misura maggiore nelle Dion isie, voleva dire mettersi al centro di quanto segue, ossia che la coregia ditirambica maschile era, app unto, la più dispendiosa. Questi costi si spiegano con l 'elevato numero di coreuti, ci nquanta contro i quindici della tragedia : ciò comportava maggi ori spese per il koregeion, l 'ed ifi ci o in cui si tenevano le prove (Antiphon. de Ch01: l 1 ), per i co­ stu m i e le corone che portavano i coreuti durante la rappresentazione (Dem. in Me id. 25), oltre a l la paga che, secondo [Xen.] A rh. Resp. I 1 3 ; Ath. XIV 6 1 7b, i coreuti ricevevano dal corego, cosa ritenuta cre­ d ibi le da Wi lson 2000, 1 2 7- 1 28 , e Kowalzig 2004, 39-4 1 ; mentre Pritchard 2004, 2 1 4-2 1 5, pensa che tale affermazi one sia politi camente orientata, e quindi falsa. Una dettagliata analisi delle spese com­ plessive sos te n u te da un corego è in Wi ls on 2000, 7 1 -93.

32 Ar is to t. A th. Resp. 56,3 . I l problema del legame tra il corego e la sua t ribù è complicato dalla scar­ si tà di informazioni di cui disponiamo relativamente al la vita interna di questa ripartizione della polis. A tal riguardo si con frontano due scuole di pensiero. La prima, sulla scorta di Aristoph. Av. 368; And. de Myst. l SO; Lys. pro Poi. 2; ap. D01: 6; Dem. in Me id. 8 l , 1 26; in Arist. 206, ritiene vi fossero forti le­ gami tribali (Osborne 1 985, 90; Whitehead 1 986, 248). Contra J oncs 1 995, 5 l 8-52 l , secondo cui essi erano piuttos to blandi. Va però rilevato che la coregia era un momento di partico lare unità della tribù, che q uasi s i incarnava nel suo corege, come si evince da Dem. in Meid. 8 1 , dove si a ffe rm a che Midia attaccando D e m ostene, allora corege ditirambico, aveva altaccato l ' intera tribù. U lteriore confem1a è data d al coinvolgimento d i re t to del più im portante magistrato della tribù, l'epimeleta, nella scel ta del corege (Wi lson 2000, 52). Per lo specifico legame tra tri bù, coregia e corego ditirambico, vd. Rou sse l 1 976, 283284; Zimmermann 1 993, 42-43; Wilson 2000, 1 3, 5 1 -5 5 ; id. 2003, 1 68- 1 69; Pri tchard 2004, 2 1 8 . 33 Xen. Mem. lll 4, 1 -7, riporta un d i alogo sull'elezione degli strateghi tra S oc r ate e Nicomachide, il quale la menta che assieme a lui sia stato eletto un certo Antistene, che non s i era personalmente messo in l u ce sul campo di battaglia. Il fi losofo risponde che, però, ha dimostrato abilità nello scegliere per­ sone in grado di fargli ottenere numerose vittorie coregi che , abil ità che fa di lui un buon comandante.

34 Espos i zi o ne del tributo degli alleati: A ris to ph . Aeh. 64 1 -65 1 ; l soc . de Pace 82; orfani di guerra: Ae­ schin. in Ctes. 1 54; proclamazione dei bene fatto ri : Dem. de C01: 1 20 . L' importanza di questa festa h a prodotto un dibattito negli anni recenti che h a visto co n tra ppost i quanti ritengono che al fondo di tale organizza zi one vi fosse un profondo senso democratico (Connor 1 9 89; Goldhill 1 990; Wilson 2009) a chi vi vede solo l'ostentazione di orgoglio civico (Rhodes 2003; Pl'itchard 2004).

l. IL MESTIERE E L'ORIGINE DELLA RICCHEZZA

33

del l'attenzione di tutta la cittadinanza, accettame le tradizioni religiose, sociali e po­ litiche, ma allo stesso tempo porsi su un piano distinto, com'è testimoniato dall'éthos della coregia. Questo si manifestava nella

megaloprépeia, una «distribuzione grande

che sia adeguata» secondo la definizione di Aristotele 35, che trovava un terreno di applicazione anche nelle coregie, e nella philotimia, il «desiderio di onore», un con­ cetto che l'ideologia cittadina impiegava per descrivere il sentimento che doveva muovere il corego nell 'assolvimento della sua funzione 36• La coregia aveva comin­ ciato un processo di assorbimento, tramite la loro democratizzazione, di alcuni aspetti della tradizionale etica aristocratica 37, processo che non si era ancora concluso nel V secolo. La philotimia e la

mega/oprépeia erano elementi

caratterizzanti dell 'ideale

aristocratico, relitti di quella gift society arcaica che era stata modello per le tirannidi e che fu la base dei tentativi oligarchici del 411 e del 404 38• La diffidenza con cui i democratici guardavano agli atteggiamenti improntati a questi valori che trapel a datle fonti si spiega proprio con la dupl icità che li caratterizzava, dovuta alle loro origini positive tradite dal successivo impiego nell 'armamentario ideologico oligarchico. I l giudizio negativo che s i aveva negli ambienti democratici dei valori d i philotimia e

megaloprépeia coinvolgeva, evidentemente, il ten·eno in cui essi si esprimevano, vale a dire le liturgie. Solo in seguito al mè mnesikakein del 403 queste fonne di ostenta15

Aristot.

E. N. 1 1 22a-b: i:.v �i&t xpbmooa OOmiVTJ ia-dv.

36 lsoc. de Big. 34-35; Aegin. 36, mette in stretta relazione la mega/oprépeia e le liturgie democrati­ che (cfr. Wilson 2000, 1 4 1 - 1 42). Dem. in Meid. 61-69, si spinge a sostenere esservi un forte legame tra desiderio di onore, liturgie e democrazia, poiché questa consente ai cittadini di mostrare desiderio di onori (qnlonJ.u:iu9cu) proprio attraver.10 le liturgie. Interessante è il progressivo ingresso del tennine nel formulario epigrafico nel IV secolo, q�o l'essere phi/otimos diviene una delle prerogative dei cit­ tadini ateniesi e degli stranieri degni di onori. E notevole che il termine si trovi spesso in coppia con xpòç tòv �ijJlOV rov AOTJvoimV. Cfr. Whitehead 1 983, 60-68.

17 Il concetto di megaloprépeia era stato in passato applicato alle tirannidi orientalizzanli del VI se­ colo, in particolare a quella di Policrate, che, secondo Hdt. 111 1 25,2-3, superava in sontuosità (JI&yiÙ.oxpcxtiTJV) le tirannidi siracusane, rendendo pubblico lo scambio di doni di origine aristocratica (vd. Farenga 1 985; Kurke 1 999, 1 1 9- 1 20). Spesso il termine phi/otimia è utilizzato, come megalopré­ peia, nella descrizione delle tirannidi del secolo precedente. In Hdt. III 53,4, lo troviamo attestato una sola volta nel dialogo tra Licofrone e la sorella, che prova a convincerlo ad accettare la tinmnide che gli veniva offerta dal padre Periandro. Dal tono del discor.10 sembrerebbe che lo storico qui raccolga alcune delle massime che venivano attribuite a Periandro, secondo le quali il desiderio di onore è una cosa da sciocchi (D. L. 1 97-98). Xen. Hier. 7,3-4, fa dire al tiranno lerone che la philotimia distingue l'uomo dagli altri esseri viventi. Inoltre il termine è frequentemente attribuito in Ctesia (FGrHist 688 F l b "' Diod. Il 1 -2 l) ai milici monarchi assiri Nino e Semiramide, in particolare in connessione alla costruzione di Babilonia. Il concetto sintetizzato dal sostantivo era fortemente presente in Omero, che, però, non im­ piega mai tale vocabolo né forme da esso derivate, cosa che Whitehead 1 983, 56, definisce «disap­ pointing». Nel V secolo Tucidide (Il 65,7; 111 82,8; VIli 89,3) utilizza il termine philotimia in senso di­ spregiativo, poichè lo lega al tomaconto personale (cfr. Homblower 1 99 1 , 485); al contrario nell' epitafio per i caduti del primo anno del conflitto peloponnesiaco pronunciato da Pericle (Il 44,4), si afferma che non è la ricchezza la cosa più bella in vecchiaia, ma l'essere onorati, perché il desiderio d'onore (Tò cpiÀÒttJlOV) è l'unica cosa che non invecchia. Cfi·. Whitehead 1 983, 59; Hornblower 1 99 1 , 344; Wilson 2000, 1 90- 1 9 1 . Contra Rodriguez Horrillo 201 1 , 1 9-29, secondo cui anche in questo caso il termine avrebbe valore negativo, come nelle altre occonenze tucididee.

31 V d. Wilson 2000, 1 44-145; Degand 201 1 , in particolare pp. 96-97.

34

l. PER UNA BIOGRAFIA DI CLEONE

zione furono definitivamente assim ilate dall 'ideologia democratica. Nella prima metà del secolo, tuttavia, i c omp01ta menti legati ad essi erano ancora f01temente connessi al l ' etica ari stocratica, per c ui la coregia di Cleeneto dimostra la sua volontà di inse­ rirsi i n un contesto di cui i comportamenti l iberali erano parte integrante. Pur non es­ sendo un tradizionale rentier né potendo vantare antenati i l l ustri, egli prova ad entrare nell'élite ateniese aderendo alla sua ideologia tramite il finanziamento della più im­ portante e costosa delle l iturgie agonistiche cittadine. La tradizione l etteraria non mette in crisi quanto fi no a qui osservato. Il nome del padre di Cleone compare in alcuni versi dei Cavalieri d i Aristofane, dove si dice che in passato nessuno stratego avrebbe chiesto a Cleeneto di essere nutrito a spese dello stato, mentre ora si rifiutano di com battere se non ottengono la proedria e i pasti pub­ b l ici 39• Il passo si riferisce chiaramente al recente conferimento del la proedria e dei pasti pubblici a Cleone in segui to al successo di Pila, ricordato più avanti nella com­ media 40. I versi si collocano nella parabasi, un elogio dei cavalieri e della loro storia, in particolare del loro indomito coraggio in battaglia. A questo passato si contrap­ pone il presente incarnato da Cleone, che viene attaccato mediante il padre. Il co­ mico allude ad un costume per cui gli strateghi del momento si recavano da Cleone per ottenere quei privilegi che lui aveva ricevuto per la v itto ria di Sfacteria e che si pensava potesse dispensare a piacimento. Queste pratiche sono messe a confronto con il rigore del passato, rappresentato da Cleeneto, quando nessuno si sarebbe so­ gnato di chiedere un simile favore 4 1 Un così esplicito riferimento all' interno di una •

commedia non sarebbe possibile se Cleeneto fosse stato sconosciuto al pubblico 42, cosa che avrebbe reso i mposs i b i l e istituire un confronto tra lui e il potente figlio. Cleeneto, inoltre, doveva essere particolarmente noto ad Aristofane - che proveniva dal medesimo demo43 - data la fama ottenuta tramite il successo alle Dionisie, per cui

39 A ristoph. Eq. 513-516. 40 A ristop h. Eq. 702-704. 41 L'ipotesi che il poeta i n questo passo volesse istituire un confronto tra il passato, quando non si chie­ d ev an o favoritismi, e il presente, dominato da queste pratiche , è di Nei l 1 90 l , 87, ma del passo sono state fomite anche altre interpretazioni: secondo van Leeuwen 1 900, l 09, Aristofane sosterrebbe che gli stra­

teghi dei tempi precedenti non si abbassavano a chiedere ad un personaggio ignobi le favori politici. Un'altra ipotesi è che il potere di Cleone fosse giunto al punto che la ricerca di favori passava per il padre. Anche in questo caso a d est are scandalo sarebbe la pratica di avanzare richieste ad un uomo di basse ori· gini (cfì·. Mitchell 1836, 1 20; Rogers 1 930, 84-85; Mastromarco 1 983, 259 n.89); Sommerstein 1 98 1 , 1 75, si limita ad elencare le possibili interpretazioni, sottolineando, però, come non sia possibile affem1are che Cleeneto fosse una nullità date le informazioni di cui disponiamo sul suo conto. 42 È i nteressante rilevare come l'unicità del riferimento confonda gli scoliasti, i quali affermano ch e Cleeneto era uno sconosciuto cui spetterebb e il merito di aver conferito la proedria e i pasti pubblici a Cleone. Cfr. Schol. vet. et 1ì: In A ris toph. Eq. 574c, 144 Mervyn Jones, Wilson. Questo errore è stato visto come paradigmatico degli errori commessi dagli antichi commentatori su questioni storiche (Halliwell 1 984, 83-84) e si spiega facil mente se si ha presente che essi desumevano le i nformazi oni relative a Cleone da un testo che affermava chiamarsi Cleonimo il padre del demagogo. 43 Anon. Vita Aristoph. 1 3 3 , 1 3 6 Koster; Tz. Vita A ristoph. 144 K os ter; Thom. Mag. Vita Aristoph. 1 46 Koster.

2. IL MESTIERE E L'ORIGINE DELLA RICCHEZZA

appare affatto possibi le che

35

il poeta abbia voluto istituire un confronto con i bei tempi

andati, rappresentati dall'il lustre corego, a cui nessuno avrebbe chiesto i privi legi che

figlio. Egli era, insomma, noto in c ittà, sebbene conoscenze, se fu attivo in politica. La fama che circonda Cleeneto trova ulteriore riscontro anche in altre fonti. Tu­ cidide presen ta due volte Cleone, peraltro con termini molto simili 4\ utilizz an do in entrambi i casi il patronim ico Ciò non stupisce se si considera la sua propensione ad adoperare i patronimici al posto dei demotici 45, che non compaiono mai nel la sua opera. Non si può, tuttavia, non notare che egli poteva scegliere di indicare il politico con il solo nome, come fa con lperbolo. Ancora più interessante è i l ripetersi di tale anomalia in Aristotele. Nella Costituzione degli Ateniesi, laddove viene esposto il succedersi dei capi politici per coppie di antagonisti, a Cleone viene attribuito il pa­ tronimico, mentre immediatamente dopo Cleofonte è caratterizzato dal solo sopran­ nome di «costruttore di lire» (ò À.upootot6ç) 46• Nel medesimo passo l'antagonista po­ litico di Cl eone è N icia, di cui n on viene detto il n ome del padre né il demo di provenien za. Questo mette in ulteriore rilievo l 'associazione di Cleone con Cleeneto. Nella stessa opera viene spiegato che Clistene introdusse il demotico affinché non fossero rico nosci bil i i nuovi cittadini immessi nella cittadinanza47• Tale spiegazione, seppur resa p robl emati ca dalla difficile identificazione di questi nuovi cittadini 48, col­ lega l'impiego del demotico a fonne democratiche che miravano a ridurre il peso dei legami familiari preclistenici a vantaggio dei nuovi legami territoriali da lui propo­ sti 49• Il forte nesso tra Cleone e il padre, quindi, potrebbe essere un'ulteriore prova della rinomanza di Cleeneto. Sembrerebbe contraddire tutte le testimonianze raccolte un ftammento di Crizia, secondo cui, allo stesso modo di Temistocle, prima di giungere al potet·e Cleone non possedeva alcun bene non ipotecato, ma lasciò 5 0 tal enti alla sua morte '0• È chiaro che i l frammento allude alla corruzione di cui fu accusato più volte Cleone 5 1 , ma è in teress ante notare che qui non si dice che Cleone era privo di ricchezze prima d i venivano spudoratamente pretesi d al

non si possa sapere, allo stato delle nostre

.

44 Thuc. III 36,6; IV 2 1 ,3. Per l'anomalia rappresentata da questa duplice presentazione, vd. infi·a p. 1 37 n. 3. 45 La tendenza tucididea ad utilizzare il patronimico potrebbe risalire alla concezione 'civica' della sua opera, che descrive i politici come cittadini e non demoti. Inoltre tale denominazione consentiva di collegare immediatamente i politici alle famiglie di provenienza. Per l'utilizzo del patronimico in Tu­ cidide, vd. Edwards 1 9 1 6, 55-57; Whitehead 1 986, 47-48. 46 Aristot. Ath. Resp. 28,3. 47 Aristot. Ath. Resp. 2 1 ,4 . � 8 Sulla problematica relativa alla definizione della loro identità, vd. Rhodes 1 98 1 , 254-256. �9 La maggiore democraticità del demotico rispetto al patronimico è rilevata da Edwards 1 9 1 6, 5861; DAA, 476; Bicknell 1 972, 43-44; Whitehead 1 986, 67-75. '° Crit. F 45 D-K = A el . VH x 1 7: llllOÈV "tOOV OÌKclCOV iui>O&pov elva t [ • • • ] �li:"tÙ o& 1tEvrTtKOV"t(l "taÀttV"t(J)V "tÒV olKOV MtÀ17tEV. '1 Le accuse provenivano principalmente dalla commedia. Vd. Aristoph. Eq. 79; 370; 443-444; Nub. 591 -594; Vesp. 759.

I. PER UNA BIOGRAFIA DI CLEONE

36

darsi alla politica, ma solo che non ne possed eva di esenti da i poteche. I l sofista, dun­ que, mentirebbe sul l 'ammontare dei beni che Cleone avrebbe lasciato alla sua morte,

cosp i cu i , certo, ma con ogni probabi l ità non tal i da raggiungere Piperbolica cifra di

50 ta l enti 52, e mentirebbe anche sulle ricchezze ereditate dal padre. Queste dovevano essere troppo evidenti per negarne l'esistenza, ma era facile alterare la verità sul loro

stato giuridico: Crizia - nell ' intento di s cred i tare un pol itico assai distante da lui per estrazione sociale e scelta di campo - poteva affermare che tutti i beni che la gente pensava fossero di C leone, in realtà erano sottopos ti ad i p ote ca. La fortuna di Cleeneto, ricco artigiano possessore di una bot tega in cui lavora­ vano diversi sch ia vi , crebbe assieme a ll ' imp ero ed egli, essendo parte del l a ristretta élite economica cittadina, ne accettò di

buon grado anche l'ideologia. In questa fase

gl i atteggiamenti evergeti c i l egati alle l i turgi e mantenevano una forte componente aristocratica, non essendosi ancora compiuta la loro totale assimilazione nel l ' orbita democratica. Appare, dunque, evidente ch e egl i , provenendo da un milieu socia le di tipo nuovo, tentò di entrar e nel la cerchia ristretta dei cittadini aristocratici sfruttando le ricchezze accumulate. Un passo obbligato in questo senso era anche stringere le­ ga m i familiari che gli co n senti sse ro di i ns er i rs i a pieno titolo nel gruppo domi nante

della polis.

�2 La somma di 50 talenti è con ogni probabilità esagerata, ma non si deve dimenticare che alla fine del V secolo e agli inizi del successivo era possibile che si accumulassero patrimoni immensi. l beni del ricco Pasione in quel periodo an·ivarono a superare i 60 talenti (APF 1 1 672; Cox: 1998, 90-9 1 ; 1 39-140).

3. IL MATRIMONIO E LA DI SCENDENZA

Quella di C leo ne è la pri ma generazi on e dell a famiglia che può sfru ttare il benes­ sere economico per entrare a far parte dei ristretti circoli dell'élite ateniese, passo che poteva risultare utile ai fini del l 'affermazione politica 1• C leen eto proveniva da una fa­ miglia di oscure origini e, sebbene avesse tentato di accreditarsi come figura pub­ blica attraverso la coregia, con ogni probabilità non aveva ricevuto un' educazione adeguata per potere essere accolto dal ceto dirigente cittadino, mentre il successo economico a cui era pervenuto poteva spianare al figlio la strada verso il successo po­

l it i co .

l. II

figlio Cleomedonte e i suoi discendenti

L'unico ramo della discendenza d i Cleone che può essere ri cos tru it o con sicurezza

è quello del figl io Cleomedonte, che viene ricordato in una orazione pseudodemo­ stenica. N el l ' esporre i legami della sua fam iglia, l ' attore de l processo afferma di es­

sere nipote per via materna di Poliarato di Colargo, che aveva dato la figli a in sposa in prime nozze a Cleomedonte figlio di Cleone 2• Successivamente chiarisce che il Cl eone in questione è il figl io di Cleeneto, e, per accreditarsi presso i giudici, espone l ' importante storia del l a sua fa m i gl i a ricordando che Cl eomedonte era figlio del Cleone che era stato stratego a Pii o 3, occasione in cui era divenuto famoso cattu1 Sebbene sin dall'ormai classico Glotz 1 904, in particolare pp. 403-424 e 599-608, sia stato rilevato il processo di graduale perdita di importanza dei legami tàmiliari n elle città democratiche (Cox 1 989), è altrettanto chiaro che essa non verme mai del tutto meno (Connor 1 97 1 , 9- 1 8; Roussel 1 976, 5 1 -6 1 ; Humphreys 1 979, 376-380; Pomeroy 1 997, 33-36; Mann 2007, 124- 1 4 1 ). 2 [Dem.]

contra Boeot.

II 6.

3 La testimonianza anticipa di un anno la sh·ategia di Cleone a Pilo (vd. infra, p. 1 45 n. 38). l motivi di questa errata informazione vanno imputati al contesto giudiziario in cui è riferita : l'oratore che si pro­ poneva di mettere in risalto l'importanza della famiglia era agevola to dal fatto che, essendo trascorsi oltre 45 anni dall'avveniJnento, la memoria storica dei giudici non poteva essere tale da distinguere il prota­ gonista di quel successo, ossia Cleone, dagli strateghi di quell 'anno.

I. PER UNA BIOGRAFIA DI CLEONE

38

rando molti Lacedemoni 4• L'imputato ricorda poi che Cleomedonte morì dopo aver generato tre fig lie e un figlio di nome Cleone (II). Al l a sua morte la moglie, dopo es­ sere stata affidata ai fratel li, si sposò una seconda volta ed ebbe come figlio di secondo letto l'imputato del l ' orazi one 3, che dovrebbe essere n at o intorno al 3 80 terminus ante quem p er la m mte di Cl eomedonte 6• Risulta quindi sicura l ' identificazione di Cleomedonte con il corego vittorioso nel coro dei bambini a l l e Targelie del 403, ri ­ cordato in un'iscrizione comm emorativa dei vincitori della tribù Pandionide, dove compare il suo nome con il demotico e il patronimico 7• Questo riconoscimento è gra­ vido di conseguen ze per la caratterizzazione sociale ed economica della fam i gl ia di ,

Cleone.

epigrafiche permettono di ricostruire agevolmente la discen­ secolo. Un Cl eone (11) è inserito nella lista dei sintri erarch i del 356/5 con il demotico 8• Suo figlio è certamente il Cleomedonte (II) il cui figlio Cleeneto (Il) ottenne da Demetrio Poliorcete l'annullamento di una multa di 50 talenti imposta al padre 9. Un 'altra iscrizione, datata tra il 333 e il 320, riporta il nome Cleeneto e i l demotico Cidateneo di un Jocago efebico 10• Il patronimico è andato perduto tranne nella sua parte finale, che, però, impedi sce di identificarlo con il fi gli o di Cleomedonte ( li), nonostante appartengano alla stessa generazione. Si è ipotizzato che questo Cleeneto (III) discenda da una dell e figlie di Cleone (Il) 1 1 • Al di là di quest ' ultima identificazione, il ramo del la discendenza cleonea che ha come capostipite il figlio Cleomedonte risulta ben ricostruito e c onsente di fare alcune os­ servazioni, i nn anzitutt o di carattere e conomico È evidente, infatti, che i disce n denti di Cl eone riuscirono a mantenere intatta la fortun a d i cu i i l ca post ipite Cleeneto (I) aveva gettato le basi. Cleomedonte (l) fu corego vincitore nelle Targelie del 403, im­ mediatamente dopo la guerra e, soprattutto, dopo i l regime dei Trenta tiranni, e suo figlio Cleone (II) partecipò quasi cinquant'anni dopo alle liturgie statali come sin­ trierarco. In fine dopo oltre un secolo dalla morte di Cleone (1), Cleomedonte (Il) v enn e multato per 50 talenti, cifra che evidentemente doveva essere in grado di pa­ gare. Emerge, inoltre, una propensione della famiglia ad assumersi l ' incombenza delle liturgie, che conferma l'inserimento nel ristretto ambiente dell'élite ateniese. Altre testimonianze

denza di Cleomedonte nell'arco del IV

.

4

[Dem.]contra Boeot. ' [Dem.]contra Boeot. 6 APF 8674.

II 25. II 6.

7 /G lP 1 1 3 8, 23-26. 8 /G lP 1 6 1 2, 1 30. 9 Plut. Demet. 24,6-7. Tale identificazione 10

è stata proposta in PA 8585-8586, ed accolta in APF 8674.

La datazione piìt alta è proposta da Pouil loux 1 954, 2,3. Reinmuth 1 97 1 , 1 0,3, propende per quella più bassa.

Il Del patron imico sopravvivono solo le quattro lettere finali, opou, ed è difficile stabil ire quante siano quelle cadute. Peek 1 942, 22, ha ritenuto fossero sei e ha proposto di integrarle con Ttioav, facendo di questo Cleeneto il figlio di un Tisandro di Cidateneo che conosciamo grazie ad un 'iscrizione del 330320 (/G lP 1 570, 48-50). Tuttavia tale ipotesi, condivisa da APF 8674, si basa su una ricostruzione estre­ mamente i potetica. Ibidem l 'idea che Cleeneto (III) discenda da una delle figlie di Cleone (Il).

3. IL MATRIMONIO E LA DISCENDENZA

39

2. La figlia

Se

è facile ricostruire il

ramo discendente da Cl eomedonte, non alt rettanto si può

dire per il resto della fam iglia di Cleone. Nel secolo scorso sono intervenuti sull'ar­ gomento John Kenyon Davies e Francois Bourriot giungendo a concl usioni opposte.

Il dibattito apertosi

è stato

frainteso dagli studiosi successivi che forse non sempre

hanno colto la differenza del le posizioni, e, soprattutto, le importanti conseguenze che queste divergenze comportavano nella ricostruzione dell 'azione politica di Cleone 12• L'albero genealogico ipotizzato da Davies, infatti lo colloca nell'ambiente dell'aristocrazia tradizionale, mentre qu ello di Bourriot ne fa un borghese ad esso estraneo. Ma procediamo con ordine. Davies ha postulato l'esi stenza d i un secondo ramo familiare che discenderebbe da Cl eone, non ricostruito sulla base di fonti esplicite come nel caso precedente, bensì in­ crociando alcune informazioni ricavate dal decreto di riorganizzazione dei tributi del

425/4 e altre provenienti dall 'orazione di Iseo Su Astifilo. Il proponente del decreto è un certo

E>oom:n:oç, To dipp o

,

di cui non

è

specificato i l patronimico né il demotico 1 3• Il

provvedimento, che concerne la riorganizzazione del phoros avvenuta alcuni mesi dopo il successo di Cleone a Sfacteria e che comportò un suo innal:zamento fin quasi al tri­ plo risp etto a quanto versato in precedenza dalle città suddite,

è da coJJegare all'azione

del politico, tesa ad aumentare le risorse finanziare della città per orientarle alla guerra 14• NeJI ' orazion e di Iseo l 'attore attacca il suo avversario, il figlio di un certo Cleone (III)

e afferma che quest'ultimo era figlio di u n E>oooumoç, Tudippo, del demo di Arafene, attivo durante la guerra del Peloponneso 1 s.

È stato ipotiz:zato che questa persona, ap­

partenente alla seconda generazione successiva a quella di Cleone figlio di Cleeneto, po­ tesse, secondo l ' usanza ateniese, avere Io stesso nome del nonno ed essere dunque fi­

glio di Tudippo di Arafene e di una figlia di Cleone. I l Tudippo di Arafene padre di Cleone e i l Todippo proponente del decreto del 425/4 sarebbero la stessa persona, anche perché il nome ris ulta poco attestato ad Atene e la diversa scrittura si potrebbe spiegare

con un metodo diverso di trascrizione del decreto e d ell orazione 16• '

Questa ricostruzione è stata contestata da Bourriot i n base alla cronologia del­ l'o razion e di Iseo, ai fatti in essa narrati, e al contesto sociale in cui questi ebbero

luogo, secondo lo studioso non congruenti con le informazioni di cui disponiamo re­ lativamente a C leone 17• Partiamo dal contenuto dell'orazione. Nel processo è in gioco 12 Condivido quanto affem1a Lafargue 201 3, 256 n . 1 22.

13 IG P 7 1 , 4. Del nome sono leggibili solo le prime 4 1ettere, ossia 860 , ma la scrittura stoichedica 1 consente di stabilire che del nome mancano 4 1ettere, per cui la ricostruzione E>ooumoç è certa. 14

Vd.

itifra, pp. 1 33-1 34.

" Isae. de Asl. 17. 16 A propone l ' identificazione dei due personaggi sono stati Merritt, Wade-Gery 1 936, 392 n. 36, ipotesi accolta da APF 1252 e Connor 1 97 1 , 1 3 1 . 17 Bourriot 1 982, 4 1 2-4 1 8.

l. PER UNA

40

BIOGRAFIA DI CLEONE

l' eredità di Astifilo di Arafene - morto in guerra a Mitilene senza aver avuto figli na­ turali - contesa tra il fratellastro del de cuius, attore dell'orazione, e il figlio di Cleone (III), di cui ignoriamo il nome e che è difeso dal padre. Questi sarebbe stato adottato da Astifilo prima di partire per Mitilene e perciò ne rivendica l' eredità 18• Astifilo e Cleone (Ili) sono cugini di primo grado, in quanto i loro padri erano fratelli, per cui l' adozione del figlio di Cleone (III) rientrerebbe nella prassi ateniese delle adozioni intrafam iliari volte a garantire la conservazione dei beni all ' intemo dell'oikos. L'at­ tore dell'orazione, però, afferma che Tudippo, padre di Cleone (III) e nonno del suo antagonista, sarebbe stato adottato da un'altra famiglia, perdendo così la possibilità di ereditare beni da quella di provenienza, ossia quella del defunto Astifilo di Arafene, a sua volta entrato a far parte di una nuova famiglia, quella dell 'oratore 19• Di fonda­ mentale importanza nelle sue argomentazioni è la ricostruzione del contesto fami­ liare all ' interno del quale nasce il conflitto legale. L'attore tenta infatti di dimostrare che Asti filo non intratteneva alcun rapporto con la discendenza di Tudippo, accusato di essere l' assassino del padre. La morte di Euticrate, questo il nome del padre di Astifilo, avvenne proprio in seguito ad una rissa con il fratello per una questione di terreni contesi nel demo di Arafene20• Conseguenza di tale omicidio, avvenuto quando Astifilo era ancora piccolo, fu che la madre si risposò con Teofi·asto, padre dell' attore del processo, che lo allevò in qualità di patrigno 2 1 • Astifilo divenne mercenario e fu i mpegnato in campagne mil itari a Corinto, in Tessaglia, e durante tutta la guerra te­ bana, per poi morire a M iti lene 22• A proposito del la cronologia, il primo problema concerne la data della rissa tra Tudippo ed Euticrate, che si concluse con la morte di quest'ulti mo, dato che i terreni del demo di Arafene, oggetto della contesa, furono resi non coltivabili dalle incursioni spartane seguite alla presa di Decelea, ossia tra il 4 1 3 e il 404. La seconda difficoltà consiste nella cronologia del processo, che dipende dalla datazione dell'ultima mis­ sione che coinvolse Astifilo, quella a Miti lene. La ricostruzione di Davies si basa su una datazione della rissa in un anno vicino al 41 3 23, e del processo intorno al 370 24; 1 8 lsae. de Asl. l . 1 9 lsae. de Asl. 2 ; 33. L a questione del l 'adozione d a parte d i un'altra famiglia, con conseguente per· dita di ogni diritto all'interno dell'oikos di provenienza, ha posto serie difficoltà alla comprensione del­ l'orazione e dell'albero genealogico di Tudippo. Colpisce infatti che il suo demotico rimanga lo stesso e che all 'epoca della rissa di cui si parla nell'orazione egli fosse ancora figlio del padre naturale, nono­ stante fosse già maturo e avesse con ogni probabilità sposato la figlia di Cleone. Tuttavia esistono di­ verse ipotesi che possono spiegare l'anomalia, ben sintetizzate da Cobetto Ghiggia 1999, 207-208 n. 202. 20 21

22 u

lsae. de Asl. 1 7 .

Isae. cle Asl. 27. Isae. de Asl. 1 4.

Meritt, Wade-Gery 1 936, 392 n. 36; APF 1252, collocano la rissa e la successiva morte di Euticrate nel 41 O, senza tenere conto della situazione in cui doveva versare la campagna attica in quel periodo (Thuc. VI1 27,4; He/1. Oxy. 20,3-4 Chambers). Cfr. Bourriot 1 982, 4 1 2-4 1 3 . 24 Jebb 1 893, 33 1 ; Wyse 1904, 627; Dobson 1 9 1 9, 1 24 ; Roussel 1 960, 1 6 1 ; Wevers 1 969, 25; Fer· rucci 1 998, 55, datano l'orazione tra il 3 7 1 e il 369. La tradizione ottocentesca l'aveva ritenuta la più

3. IL MATRIMONIO E LA DISCEN DENZA

41

i n tal modo l a votazione del decreto sui tributi sarebbe avvenuta poco più d i dieci anni prima de I I 'assassinio di Euticrate e il figlio Astifilo sarebbe nato intorno al 4 1 5, cronologia che renderebbe pl ausibile una sua pattecipazione giovani le ai primi anni della guerra di Corinto e, all 'età di 45 anni, a spedizioni mil itari con un ruolo di co­ mando, come fu nel caso di M itilene. Il quadro cronologico si accorderebbe con la successione delle generazioni, se si tiene conto che Cleone morì, peraltro prematu­ ramente, nel 422, e Asti filo, successivo di due generazioni, morì intorno al 370, oltre cinquant'anni dopo. Bourriot abbassa tutte e due le date a partire dalla missione a Miti lene, che colloca nel 366, anno in cui Lesbo sarebbe stata uti lizzata come base d'appoggio per la spe­ dizione ateniese contro il satrapo Ariobarzane 25• Ne deriva che Asti filo nacque dopo il 4 1 3 , altrimenti avrebbe partecipato a questa campagna all'età di circa 50 anni, cosa assai improbabile 26• Se il processo avvenne, come pensa Bourriot, intorno al 365, dato che l'attore affenna di poter portare a testimoniare molte persone che videro la rissa tra Tudippo ed Euticrate e questi testimoni al momento dell'episodio dovevano essere adulti, risulta improbabile che essa sia avvenuta prima del 4 1 3, per cui è ne­ cessario abbassarne la data a dopo i l 40427• Ciò renderebbe più difficile identificare il protagonista della lite con il proponente del decreto fiscale, dato che tra i due epi­ sodi intercorrerebbero 20 anni e che alcuni coetanei di Tudippo risultano dall'ora­ zione ancora vivi al momento del processo, che sarebbe avvenuto quasi 60 anni dopo la morte ad Anfipoli di Cleone. Indubbiamente la cronologia bassa proposta da Bour­ riot renderebbe arduo identificare nel Tudippo di cui parla Iseo la persona vicina a Cleone, perché, ipotizzando che la data di nascita di quest'ultimo sia da col locare in­ tomo al 460, è difficile credere che vi fossero molti suoi coetanei ancora vivi nel 365. II tentativo di Bourriot di abbassare la data di nascita di Astifilo lo costringe a da­ tare la spedizione in cui egli morì a grande distanza dalla fine della guerra tebana, l 'ul­ tima spedizione a cui partecipò il mercenario della quale sappiamo con sicurezza la data. Inoltre l'incertezza che avvolge la spedizione a Mitilene non si può risolvere in­ ventando una presenza ateniese in quell 'area, perché, come dice l 'oratore nel pro­ cesso, egli era un mercenario e si recava in ogni luogo in cui si radunavano truppe 28• antica di Iseo tra quelle tramandate, facendola risalire addirittura agli anni intorno al 390 (Sch6mann 1 83 I , 406-407; Benseler 1 84 1 , 1 85). Le proposte di datazione più bassa la collocano alla metà degli anni Sessanta o poco dopo (Bourriot 1 982, 4 1 3-4 14 ; Welsh 199 1 , 1 49; Bettalli 2006, 22), mentre è stata ipotizzata da Avramovié 1997, 33-34, una data�ione vicina al 345. zs Bourriot 1 982, 4 1 3, osserva come il testo dell'orazione non chiarisca il momento della guerra co­ rinzia in cui Asti filo intervenne, per cui , essendo il conflitto tenninato nel 386 con la pace di Antalcida, nulla osta a ritenere che egli abbia partecipato a spedizioni più vicine a questa data. Tuttavia la maggior parte delle azioni mil itari si collocano tra il 394 e il 390, mentre siamo scarsamente inforn1ati sugli anni

1 994, l I2-1 1 7; Musti 2006, 507-5 1 7). 1 982, 4 I 2 n. 36.

seguenti (Seager 26 Bourriot

27 Sulla possibilità che i testimoni della rissa fossero ancora in vita, vd. Isae. de Ast.

21 Hanno recentemente tentato di chiarire quale fosse la missione in questione Welsh

1 8.

1 99 1 , I47- 1 49, che propone cautamente di ritenerla una semplice guarnigione attiva durante il periodo della seconda lega

I. PER UNA BIOGRAFIA DI CLEONE

42

Questo rende assai difficile stabilire una data cer ta per la sua morte, mentre sarebbe sbagliato non avere presente che la guerra tebana era finita nel 371 e che un merce­ nario non poteva perm ett ersi lunghi per iodi di pausa tra una spedizione e l 'altra, che è quanto sarebbe avvenuto ipotizzando uno iato di cinque anni dopo l' ultima spedi­ zione nota a cui egli p arteci pò . Infine anche la presenza di numerosi testimoni della rissa ancora in vita al momento del processo appare discutibile, poiché, sebbene l 'at­ tore affermi di paterne produrre, c i ò, nell 'orazione di Iseo che vede il più alto nu­ mer o di testimoni, non avviene 29• I n oltre , anche se fosse vera, sarebbe comunque plausibile accettando l a cronologia alta, poiché, qualora il processo si fosse tenuto poco dopo i l 370 e la colluttazione tra i due fratelli avesse avuto luogo i ntorno al 4 1 3, le persone che a quel tempo avevano circa 1 8 anni al momento del l 'udienza ne avreb­ bero avuti poco più di 60. In conclusione le osservazioni cronologiche relative al­ l 'orazione di Iseo avanzate da Bourriot pa i ono prive di fondamento e resta da prefe­ rire la cronologia alta tradizionalmente accettata . L'altro terreno su cui lo studioso francese contesta la ricostruzione tradizionale d i

questo ramo dell a fa miglia d i Cleone è quello storico-sociale. Dal l ' orazione emerge l ' i mmagi ne di una famiglia , quella di Tudippo, fortemente legata al demo di origine e alla terra, in cont rasto con il milieu cittadino e artigiano di Cleone. Bouniot ritiene

difficile immaginare che due famiglie così differenti potessero legarsi e che a proporre

un decreto d eli 'importanza del riassetto dei tributi fosse un cittadino di un demo pe­ riferico e rurale 30• Queste osservazioni, oltre ad essere deboli sul piano dimostrativo,

non tengono ad eguatamente conto de li 'importanza che poteva avere per C leone il le­ game con gli ambienti più s oci almente distanti da quello da cui proven iva. Inoltre, se

è vero che non abbiamo informazioni sulla generazione precedente quella di Tudippo e ciò indurrebbe a credere che la sua famigl i a non fosse da lungo tempo inserita nel novero di quelle politicamente

engagés, i suoi eredi seppero mettersi

in luce in città,

come di mostrano le testimonianze epigrafiche che documentano g li incarichi da loro assunti . C leone ( I l i) fu tesoriere della dea nel 377/6 3 1 , il fratello Anassippo fu re­ sponsabile del l ' arsenale nel 3 56/5 32, e i figli del primo furono buleuti e, soprattutto, trierarchi 33•

Contrariamente a quanto pensa Bourriot, il contesto in cui sarebbe av-

navale, più precisamente nel decennio successivo alla metà degli anni Sessanta; Avramovié 1997, 34, secondo cui il mercenario sarebbe morto in età avanzata in una missione ateniese contro il tiranno Je­ sbio Camme nel 347/6; Rosivach 2005, 1 99-20 1 , il quale, mettendo in risalto che la sua condizione di mercenario può escludere una missione ateniese, ritiene più convincentemente che Astifilo mori al ser­ vizio di Timoteo tra il 370 e il 366.

29 Questa non è l'unica anomalia nell 'accusa, che J"isulta debole anche sotto altri aspetti, su cui vd. Rosivach 2005, 20 1 -204. 10 Bourriot 1 982, 4 1 6-4 1 7 . l1 JG lP 1 4 1 0, 1 -2; 1 4 1 1 , 6. 12 /G 112 1 622, 4 1 7.

ll /G lP 1 747, 3 1 , attesta che Mironide di Cleone del demo di Arafene fu buleuta intorno al 350. Un altl'o figlio di Cleone di Arafene è Tudippo (Il) di Arafene, inserito come trierarco in una lista che si data a1 32312, nel pel'iodo della guerra lamiaca (/G lP 1 63 1 , 470-473, 592-595, 678-679), morto nel 3 1 8 al

3. IL MATIUMONIO E LA DISCENDENZA

43

venuto l 'accordo tra Cleone e Tudippo poteva essere molto favorevole politicamente per entrambi. La fam iglia di quest'ultimo aveva ricchezze che provenivano da11a terra e nel decennio della guerra archidamica aveva subìto l' inurbamento coatto dovuto alla strategia periclea. Rientrava, perciò, in quella tipologia sociale che, stando a Tu­ cidide, più aveva patito l'evoluzione della guerra e che rappresentava la novità poli­ tica ad Atene 34• Questo conferiva un certo peso ai suoi esponenti, che potevano van­ tare il fatto di essere tra le vittime del conflitto. Non vi è dubbio che questa condizione favorisse una partecipazione aJJa politica, per cui non è strano che Tudippo sia i l primo rappresentante della sua famiglia - limitatamente alle fonti i n nostro possesso - impegnato in politica. Si può immaginare che la sua famiglia fosse rimasta fino ad allora ai margini del dibattito cittadino per la distanza che esisteva tra il suo demo e il centro urbano e perché forse più interessata a11'amministrazione del le proprietà che della cosa pubblica. La situazione venutasi a creare con le invasioni spartane muta il quadro e costringe Tudippo e i suoi a lunghi periodi a11'interno delle mura, dove di­ veniva normale partecipare più attivamente al dibattito politico. Non stupisce, dun­ que, che Cleone abbia cercato il sostegno di una simile famiglia per conquistare la fi­ ducia degli altri cittadini che si trovavano nelle medesime condizioni, sia per estrazione sociale che per situazione contingente. Inoltre il fatto che la ricchezza della famiglia di Tudippo fosse terriera costituiva un elemento di differenziazione per i possibili legami sociali che essa favoriva rispetto a quelli dello stesso Cleone.

3. Menesseno

Il terzo ramo della famiglia è quello la cui ricostruzione è di maggiore interesse per le sue ricadute sociali, ma è anche quello più discusso. Legami fam iliari tra la di­ scendenza di Cleone e quella di Diceogene di Cidateneo, capostipite di una famiglia di grande rilievo sociale ed economico nel l'Atene della seconda metà del V secolo, sono sicuramente attestati a partire da Cleomedonte, che, come si è già detto, sposò la figlia di Poliarato di Colargo, bisnipote di Diceogene attraverso il figlio Menesseno35• Davies ha fatto risalire questo legame alla generazione precedente, quella di Cleone stesso, grazie ad una lista dei buleuti della tribù Pandionide in cui compare un fianco di Focione, e il cui nome si collega ad una massima pronunciata dal làmoso comandante (Piut. P/mc. 35,5; 36,3; Reg. eJ imperai. Apophtheg. 1 89a; A el. VH XII I 41 ). Un C leone (Il) di Arafene, bu­ leuta nel 336/5 (SEG XIX 1 49, 74), è stato ritenuto figlio di Cleone (l) di Arafene (APF 7252) o di Mi­ ronide (Charitonides 1 961, 40).

34 Tucidide descrive le prime fasi dell'inurbamento in Il 14; 1 6- 1 7. In 21 ,3, si segnala in pa11icolare l'intemperanza degli abitanti del grosso demo di Acame, che vedevano devastato il loro territorio e spin­ gevano per effettuare una sortita contro gli Spartani. Il capitolo in cui maggiormente viene descritto il malcontento degli inurbati è 52, l, dove si dice che le sofferenze dovute alla pestilenza colpirono «in mi­ sura non inferiore gli immigrati» (oùX, �aaov toùç èndaOvtaç). H [Dem.] contra Boeol.

Il 6. V d. Cox 1 998, 1 5- 1 8.

I. PER UNA BIOGRAFIA DI CLEONE

44

cetto Cleone figlio di Menesseno, per cui ha ipotizzato che i l Menesseno padre del buleuta non sarebbe altri che un figlio del demagogo che fu chiamato con lo stesso nome dello zio materno, cosa che consentirebbe di affermare che la moglie di Cleone di Cleeneto era la figlia del nobile Diceogene 36. Perché questa ipotesi sia possibile, demo di provenienza di Cleone di Menesseno deve essere Cidateneo, come ritiene Da­ vies sulla base di una ricostruzione, che è però contestata da Bourriot 37• L'elenco dei buleuti si svil uppa su tre colonne, ma lo stato di conservazione dell' epigrafe, mutila nella parte superiore e rovinata al centro, non consente di leggere la datazione e i nomi di tre demi su dieci - due incisi sopra le colonne lateral i e uno al centro di quella centrale - di provenienza dei bul euti, ovvero Prasie, Peana e, appunto, Cidateneo. Se per i l primo demo non ci sono problemi, essendo stato unanimemente col locato nella parte centrale rovinata, argomento di discussione è su quale delle due colonne late­ rali si trovassero gli altri due. I precedenti editori avevano supposto che Cidateneo do­ vesse essere collocato sopra la colonna di destra, quella dove si trova il nome di Cleone di Menesseno, e che nella colonna di sinistra fossero stati incisi i nomi dei con­ siglieri provenienti dal demo di Peana 38• L' argomento più fotte a sostegno di tale ipo­ tesi consisteva nella frequenza maggiore con cui era attestato questo ordine negli elenchi della stessa tribù, che però Bourriot nota non essere rigido, dato che in alcuni casi troviamo a destra il demo di Peana e a sinistra quello di Cidateneo. Non rite­ nendo decisive le prove prosopografiche relative all' incidenza dei nomi dei buleuti nei singoli demi, lo studioso prova a immaginare cosa avverrebbe se il Cleone in que­ stione provenisse dal demo di Peana. Egli ipotizza che il padre Menesseno (II) sia ni­ pote per via materna del figlio di Diceogene, una cui figlia aveva sposato un certo Ce­ fisofonte di Peana 39, ma l 'iscrizione che riporta il nome di C leone figlio di Menesseno viene tradizionalmente datata al primo quarto del IV secolo, meno di sessant'anni dopo la scomparsa di Menesseno

(1), morto prematuramente nel 429 e coetaneo di l'akmè d i Menesseno (I) e quella del proni­

Cleone, rendendo il lasso temporale tra

pote Cleone troppo breve. Per uscire dal l 'impasse Bourriot propone di abbassare la data dell'iscrizione recante l'elenco dei buleuti alla metà del secolo. Nel ragionamento ci sono diversi punti deboli. Il primo di questi è che nei raf­ fronti prosopografici effettuati dallo studioso sul l ' incidenza dei nomi nei demi di Ci­ dateneo e Peana scompaiono proprio Cleone e Menesseno, e, se il secondo è atte­ stato anche nel demo di Peana e si tratta proprio di un nipote di Menesseno (1), il nome Cleone non è mai attestato in questo demo 40, mentre lo è i n quello di Cidate­ neo. In secondo luogo risulterebbe strana la presenza del nome Cleone nella discen­ denza di Menesseno di Peana, che non avrebbe spiegazioni né ulteriori attestazioni, l6 APF 8674. L'iscrizione recante il nome n Bourriot 1 982, 421-435. 31 Meritt, Traill l 974, 3 1 -32.

l' lsae. de Dicoeog.

5. 40 Cfr. Cox 1 983, 247 n. 22.

di Cleone di Menesseno è in SEG XXIII 87, 47.

J. IL MATRIMONIO E LA DISCENDENZA

45

mentre sarebbe assolutamente plausibile qualora il nonno fosse Cleone di Cleeneto e Menesseno (I) il prozio. I noltre il ragionamento proposto da Bourriot è circolare, dato che egli abbassa la datazione dell 'iscrizione per rendere possibile l'identificazione di Cleone di Menesseno con l' ipotetico pronipote di Menesseno di Diceogene che

è

alla base dell'abbassamento stesso. Infine, ed è il motivo principale per respingere la ricostruzione di Bourriot. egli ritiene che negli elenchi di buleuti della tribù Pandio­ nide non vi sia un ordine preciso, ma ciò non

è vero, dato che le liste erano sempre

organizzate per trittie, per cui al cambiare del nome del demo in cima a una colonna, cambiano anche i demi sottostanti. Confrontando i nomi dei demi superstiti nelle due colonne, quella di destra e quella di sinistra, possiamo stabilire con assoluta certezza che la terza colonna corrispondeva alla trittia cui era sempre preposto in iscrizioni ana­ loghe il demo di Cidateneo 4 1 • Infine lo studioso francese sostiene che nell'albero genealogico presentato da Da­ vies vi sarebbe un'alterazione nell a successione delle generazioni, mentre in quello proposto da lui questo non avverrebbe. L'anomalia sarebbe rappresentata dal matri­ monio di Cleone di Cleeneto con una sorella di Menesseno

(l) e di suo figlio Cleo­ è tale se

medonte con la nipote dello stesso Menesseno (1). Tuttavia l'anomalia non

si tiene conto che Cleomedonte sposa la figlia di una figlia di Menesseno (1). Se, in­ fatti, i maschi si sposavano all'incirca all'età di 30 anni, le donne erano in età da ma­ trimonio appena dopo il menarca, ossia intorno ai

14 anni, per cui in linea femminile la successione delle generazioni era molto più breve d i quella maschile 42 • 11 quadro che emerge ipotizzando il matrimonio di Cleone con la figlia di Diceo­ gene

è ricco di impl icazioni sociali ed economiche. Da un'orazione di Iseo possiamo

stabilire quale fosse la natura della ricchezza di Diceogene e il suo ammontare. Si ha l 'immagine di una famiglia che poteva vantare numerose proprietà immobiliari entro le mura e un lotto di terra di medie dimensioni al l 'esterno, per un valore complessivo stimabile tra i l O e i

1 3 talenti 43• Era, dunque, una famiglia agiata, come conferma lo

status sociale a cui si può con certezza ascrivere. Ad essa vengono, infatti, attribuite �•

Cfr. Traill l 986, 38-4 1 . Che i maschi si sposassero all'età di circa 3 0 anni è confermato da Hes. Òp. 696-698; Sol. F 27 West Philo Op. m un. l 04; Plat. Resp. IV 460e; Leg. IV 72 l b-d. L'età da matrimonio per le giovani aristo­ cratiche cominciava ad Atene a 1 4 anni o anche prima: Hes. Op. 698-70 1 ; Xen. Oec. 1,5; Plat. Leg. VI 785b; JC IV 72 col. XII 1 7- 1 9. Cfr. Pomeroy 1 997, 4-7; 25-27; lngalls 200 l , con lievi differenze, inin­ fluenti nel nostro caso. 41 Il valore dei beni della famiglia di Diceogene si calcola partendo dal canone di affitto annuo, mi­ sthosis, che venne versato per dieci anni all'erede Diceogene (Ili). Isae. de Dicaeog. I l ; 35, riferisce che esso ammontava a 80 mine. Dall'orazione non è tuttavia chiaro se il canone in questione fosse relativo a tutte le proprietà, che sembra Diceogene (lll) avesse ottenuto momentaneamente in seguito a una pre­ cedente causa, ovvero solo a una parte di esse, vale a dire l /6 dell'intera eredità che un primo testa­ mento gli aveva assegnato. APF 3 773 ; Ferrucci 1 998, 76-77; 1 44- l 52; Cobetto Ghiggia 2002, 164- 1 65, osseJVano che in questo secondo caso, ammettendo un tasso del l 0% annuo, il valore dei beni raggiun­ gerebbe l'elevatissima cifra di 80 talenti, per cui è da preferire la prima ipotesi, in base alla quale il pa­ trhnonio della famiglia sarebbe stato alla fine del V secolo di 13 talenti. �2

=

J. PER UNA BIOGRAFIA DI CLEONE

46

importanti cariche militari sin dal capostipite, Diceogene, morto in battaglia all a metà del

V secolo, quando era stratego 44• Suo figlio, Menesseno (1), mori a sua volta in bat­

tagl ia a Spartolo nel 429, quando ricopriva il ruolo di filarco, mentre il figlio Diceo­ gene (Il) morì a Cnido tra il 4 1 2 ed il 4 1 1 nel ruolo di trierarco4s. Diceogene fu, dun­ que, addirittura stratego, e i suoi discendenti continuarono a fare parte di quelle famiglie di antica nobi ltà militare che ricoprivano generazione dopo generazione in­ carichi prestigiosi. A questi elementi econom ici e sociali ne va aggiunto un altro di particolare inte­ resse. Risulta, infatti, di grande importanza il legame che si venne a creare tra la fa­ m iglia di D iceogene e quella, nobi l issima, dei Gefirei di Afidna, i discendenti del ti­ rannicida Armadio, all orché, come appare probabile, una sua figlia ne sposò un membro che, peraltro, aveva lo stesso nome dell'il lustre nonno46• Cleone sarebbe di­ venuto cognato di un A1modio membro della nobile casata, entrando definitivamente nell a ristretta élite del le famiglie aristocratiche di Atene. Questo legame sarebbe alla base di due battute presenti nei Cavalieri di Aristofane, laddove il salsicciaio accusa Paflagone di discendere dai mazzieri, la guardia del corpo di Mirsine, moglie del ti­ ranno Ippia, e quando successivamente Demo definisce il salsicciaio discendente di Armadio 47. L'ironia potrebbe derivare proprio dal vanto che Cleone menava di essere legato al tirannicida, che il poeta ribaltava comicamente accusandolo di essere in re­ altà discendente del tiranno, mentre vero sostenitore di pol itiche antitiranniche sa­ rebbe il suo antagonista 48• Dal punto di vista di D iceogene, o meglio del suo erede Menesseno, cui va con ogni probabilità attribuita la volontà di far sposare le sorelle con Cleone e Armodio di Afidna, i legami erano uti l i sia economicamente, date le ricchezze di cui già di­ sponeva il futuro pol itico, sia socialmente, l egandosi ai nobi li Gefirei. Dal punto di vista di Cleone questo matri monio gli consentì di intessere quei legami famil iari che erano sempre stati necessari per intraprendere la cat·riera politica.

4. La

posizione sociale

II quadro che emerge dalla ricostruzione dei vincoli familiari di Cleone è il se­ guente. Egli potrebbe essersi sposato con la figlia di Diceogene negli ann i '40, quando aveva compiuto un percorso tale da consentirgli di entrare nella cerchia del l ' aristo­ crazia, cioè di costruirsi quei rapporti che potevano rimuovere i pregiudizi che le sue

44 Isae. de Dicaeog. 42. V d. Cobetto Ghiggia 2002, 22 1 n. 400, per la complessa questione riguardante l ' identificazione della battaglia in cui Diceogene perse la vita. 4s I sae .

de Dicaeog.

42.

46 APF 1 2267 V, con ampia discussione su lle modalità con cui viene ricostruito tale legame. 47 Aristoph. Eq. 446-449; 786-787.

4' Sommerstein 1 980, 50.

3. IL MATRIMONIO E LA DISCENDENZA

47

origini. non straniere ma certamente neanche nobili, portavano con sé. Cleone po­ teva vantare beni cospicui ottenuti grazie ai proventi deJI 'impresa di famiglia. Il padre aveva avviato un percorso per scrollarsi di dosso la sgradevole fama di parvenu par­ tecipando. con grosse spese, alle liturgie statali, ma fu lui a portarlo a termine. Co­ minciò la sua carriera sfruttando il patrimonio non solo per iscriversi nelle classi cen­ sitane più alte, ma anche per rivendicare i corrispettivi ruoli militari 49, ossia per essere arruolato nei cavalieri, i l corpo militare che proprio intorno alla metà del secolo subì una rapida strutturazione e fu accresciuto nei numeri 50• Questa posizione militare lo metteva in relazione quotidiana con l'antica nobiltà cittadina, in particolare quella proveniente dal suo demo e iscritta alla tribù Pandionide �·, in cui Cleeneto si era fatto conoscere ai tempi della coregia vittoriosa nel 459. Ricchezza e inserimento nei ran­ ghi mil itari più importanti furono il viatico per stringere quei legami familiari di fon­ damentale importanza per un aspirante politico 52• Nulla di rivoluzionario o semplicemente innovativo in tutto questo, che appare il normale percorso che un giovane proveniente da una famiglia di recente ricchezza do­ veva intraprendere per farsi accettare da coloro che da secoli detenevano il potere politico in città. Cleone continuò a utilizzare i legami che aveva precedentemente stretto e ne strinse di nuovi anche quando d ivenne il politico democratico più in vista in città. Negl i anni '20 rafforzò il rapporto con la famiglia di Diceogene tramite il fi­ glio Cleomedonte, mettendo in pratica un classico matrimonio endogamico di tipo ari­ stocratico. Nello stesso periodo fece sposare la figlia con Tudippo di Arafene, persona ideale per intessere relazioni politiche con la popolazione inurbatasi in maniera co­ atta all'indomani delle invasioni spartane. La validità dei vincol i costruiti si vide al momento del la votazione del decreto di innalzamento del tributo degli alleati, quando il genero Tudippo si accollò l ' incarico di proponente e fu scelta la pritania della tribù 49 Xen. Hipp. 1 ,9, sottolinea che i cavalieri dovevano essere reclutati tra coloro che eccellevano per ricchezza e capacità fisica (toùç ouvatrotél.touç KUÌ XPlUIU!H KUÌ awf.iacrtv). lsoc. de Big. 33, aggiunge la nobiltà di nascita al benessere economico come elemento necessario per essere arruolati nella cavalle­ ria, ma appare evidente che nel IV secolo la definizione dì hippotrophia, ossia della ricchezza necessa­ ria per essere ammessi nel corpo di cavalleria, era prevalentemente economica (Xen. He/l. I I I 4, 1 5; de re eq.2, l ; Ag. l ,23-24; Plat. Lys. 205c; Aristot. Ath. Resp. 49,2). Cfr. Rhodes 1 98 1 , 143; Bugh 1 988, 57; 62; 66; Petrocelli 200 l, 56-57 n. 20. �o Thuc. II 1 3,8; Aristoph. Eq. 225; And. de Pace 6-7; Philoc. FGrHist 328 F 39 Hesych. s. v.bmi)ç; Scho/. vet. et 7ì: in Aristoph. Eq. 627b, 1 5 5 Mervyn Jones,Wilson, testimoniano la fondazione di un corpo di cavalleria di 300 uomini durante la pentecontaetia, che crebbe fino al numero di l 000 uomini prima della guerra del Peloponneso. Bugh 1 988, 39-52, propone di datare l'organizzazione del corpo tra il 457, quando ebbe luogo la battaglia di Tanagra in cui la cavalleria tessala passò dalla parte degli Spar­ tani, e il 445, anno in cui attestazioni epigrafiche confermerebbero la sua esistenza. 51 Xen. Hipp. l ,8; Aristot. A th. Resp. 6 1 ,4-5, testimoniano che il reclutamento dei cavalieri compe­ teva a due ipparchi, comandanti della cavalleria, ed erano loro sonopostì dieci filarchi, uno per tribù, che dovevano guidare gli squadroni. �2 L'imp01tanza della divisione in tribù dell 'esercito e le sue ricadute sul piano dei legami familiari sono stati messi in luce da Cox 1 983, 243-244. Va rilevato che Menesseno fu fi larco per la tribù Pan­ dionide. =

l. i'ER UNA BIOGRAFIA DI CLEONE

48

Leontide 53, in cui un peso significativo avevano i mariti delle figlie di Menesseno (1) 54• In questa occasione vengono mobilitate tutte le forze famil iari che Cleone aveva costruito negli anni, ovviamente supportate dal consenso personale che era riuscito a conquistarsi con la vittoria di Sfacteria. Il benessere economico, i legami stretti nel tempo, i successi militari e la morte di Cleone in battaglia mentre ricopriva il prestigioso incarico di stratego fecero sì che la sua famiglia, a partire dal figlio Cleomedonte e proseguendo per tutto il IV secolo, fu una delle pill in vista ad Atene, tale da poter uti lizzare il prestigio dei suoi avi, in­ nanzitutto dello stesso Cleone, come strumento per affennare la sua importanza nelle 01·azioni giudiziarie, secondo il consolidato topos retorico dell'esposizione dei meriti della famiglia dell 'attore.

sJ Il nome della tribù che presiedeva la pritania è frutto di ricostruzione, essendo rovinata la prima parte del nome. V d. infra, p. 1 3 3 n. 1 0 1 . 54

Cfr. Cox 1 983, 307.

4. LA FORMAZIONE CULTURALE

l. Un politico incolto Nel definire le caratteristiche dei vecchi politici, soppiantati dai poneroi recente­ mente saliti alla ribalta, nelle Rane Aristofane afferma che essi erano stati istruiti nelle palestre, nei cori e alla mousiké

1•

Per opposizione, quindi, i nuovi, barbari politici

dovevano essere persone che non avevano ricevuto tale educazione. Il nesso tra nuovi politici e mancata educazione era già stato sostenuto dal commediografo alcuni anni prima nei versi dei Cavalieri, in cui i du e servi di Demo provano a convincere il sal­ sicciaio a impegnarsi nello scal zare Paflagone dalle simpatie del loro padrone ed egli si tira i ndi etro , adducendo il suo sapere a stento leggere e scrivere come scusa per non cimentarsi nella contesa. A questa risposta il primo servo rea gi sce rimproverandogli prop rio questo suo sapere leggere e s cri v e re, sebbene male, dato che la demagogia non

è un a cosa per un uomo istruito né di nobili costumi, ma per una persona ignorante e schifosa 2• I l pa rag one viene ev identemente istituito tra il salsicciaio e Patlagone­ Cleone, accusato, dunque, di ess ere privo di mousiké. Il primo problema è stabilire cosa int end esse il comico con questo tennine - dato che esso aveva uno spettro se­

mantice molto più vasto del nostro termine 'musica' 3 - e q ual i conseguenze aveva l ' esserne sprovvisti 4• 1

Aristoph. Ran. 129. 1 88- 1 93 : 'H OTJJ.l«ymyia yàp où npòç J.lOUGlKoi)/ fT' èat\v civ6pòç ou6& XP'lcrtOÙ toùç tpOltOuç./ aU' tic; Ò�laOi\ Kaì j}O&Àupòv. Da notare che nelle Nuvole (492) Aristofane mette insieme igno­ ··anza, amathia, e barbarie, difetti che Socrate, incarnazione delle moderne tendenze culturali, attribui­ 2 Aristoph . Eq.

sce al vecchio Strepsiade (av9pronoç CtJ.laO�ç outoaì J

KaÌ lklPiktPoç).

Della vasta bibliografia relativa all'ampiezza di significati che aveva il termine mo11siké mi limito a segnalare Pretagostini 1 998; Murray, Wilson 2004, 1 -6; Murray 2004, 286-306. 4 Secondo Schol. vet. et TI: in Aristoph. Eq. 1 8 8a, 49 Mervyn J ones , Wilson, in questo passo mousiké vuoi dire w1'istruzione completa (�1oucn�v tiÌV tyKl)KI..tov natoeiav V 1tQUGOOJtt9aj JIÌJ cp9ovci9' llJIÌV KOJilìKH JIJ')O' ÙJtf.GtÀC'YYIGJtéVOtç.

98 Boegehold 1982, ha osservato la frequenza di tale espressione nel periodo 425-422 (Eur. Supp. 95 1 -952; Aristoph. Pax 9 1 8-92 1; Thuc. V 1 6, l ; cui va aggiunto, assente nel lavoro dello studioso, Ari­ stoph. F 1 1 1 PCG Stob. IV 1 4, 2) e ne ha individuato la natura di slogan politico dei settori favorevoli =

alla pace.

99 Thuc. 1 00 101

V 1 6, l .

Cfr. Donlan

1 980, 160-1 64.

Thuc. l 6,3 : oi> noÀ.ùç Xj)Ovoç. Cfr. Aristoph. &J. 1 3 3 1 - 1 332; N11b. 984, dove si conferma che tale usanza era ritenuta fuori moda. Eustath. Comm . ad Hom. ll. 395.33, sostiene che le cicale, per il fatto che le uova venivano fecondate sotto terra, erano simbolo di autoctonia, e dunque di antica nobiltà (Davies, Kathirithamby 1 986, 124-1 26).

102 [Xen.) Ath Resp. l IO, deplora l 'assenza di dillèrenze esteriori tra Ateniesi e schiavi o stranieri. Nel passo non si parla specificamente dei nobili, ma è chiaro che si allude a un'uniformità democratica nelle fonne.

103 Lys. Pro Mantit/1. 1 8. 1 1 contesto dell'orazione, ossia la fine della tirann ide dei Trenta, e l'accusa mossa contro il giovane, vale a dire di aver sostenuto nelle file dei cavalieri tale governo, rendono più giustificala tale difesa, ma il carattere assai simile alle argomentazioni usate dal coro nella commedia aristofanea dimostra che un preconcetto nei confì·onti degli atteggiamenti dei giovani cavalieri era pree­ sistente alla tirannide, che avrà solo confermato e accresciuto tale opinione. 101 Certamente Aristofane non aderiva pienamente alla visione politica propugnata da questi settori, ma dalla loro propaganda mutuò alcune parole d'ordine e le inserì nella commedia, anche perché particolar­ mente affini al suo pensiero tradizionalista (vd. de Ste. Croix 1972, 355-37 1 , in particolare pp. 360-362 sui Cavalieri, la cui ricostruzione dell'orientamento politico di Aristofane come conservatore resta, a mio avviso, la più valida. Cfr. Sommm;tein 2009. Contra, da ultimo, Sidwell 2009, in particolare pp. 1 6 1 - 1 63).

I. PER UNA BIOGRAFIA DI CLEONE

68

Sono i giovani caval ieri che sol levano, anacronisticamente, l 'accusa contro Cleone di avere origini ignobili, che riportano in auge valori di venuti ormai obsoleti per utiliz­ zarli come armi, evi dentemente artificiose, nel l ' agone politico. La rappresentazione della commedia cade nel

424, quando ormai da anni lo scontro tra i due antagonisti

andava avanti. Per rispondere al quesito su quali furono gli avvenimenti che portarono Cleone, che socialmente proveniva dal l'élite cittadina, a distanziarsi da

essa

negli anni pre­

cedenti e quanto e in che modo essi influenzarono la fonnazione di una immagine ne­ gativa così distante dal la realtà, occorre tornare a interrogare le fonti comiche, ma prestando particolare attenzione al quadro storico in cui i loro attacchi si inserivano.

Il. L'IMMAGINE NEGATIVA DI CLEONE

Alla fine degli anni

'30 si conclude il periodo della storia ateniese dominato dal

' primo cittad i no' Pericle e se ne apre uno nuovo che sarà caratterizzato dal conflitto peloponnesiaco, di cui l ' alcmeonide sarà il principale fautore, senza però riuscire a

vederne la fine. Il crepuscolo della democrazia periclea è contraddistinto da una sta­ gione di processi che vede inizialmente implicata la cerchia di intellettuali e artisti che si era legata al politico negli anni della sua massima autorità, e infine coinvolge, poco prima de lla morte, lo stesso Pericle. L interpreta zi on e di questo momento storico è resa particolarmente complessa dalla confusione ge nera ta da fon ti non sempre chiare sulla cronologia, i l tipo di accusa e l ' identità degli accusatori 1 • Si ha notizia di quattro processi intentati contro Pcricle e la sua cerchia: contro lo scultore Fidia 2, contro la compagna Aspasia 3, contro il filosofo naturalista Anassa­ gora 4 e contro Pericl e stesso s. Questi processi vengono accomunati dalla tradizione antica per due motivi: l ' intento politico ad essi sottes o e i l carattere religioso 6• Eforo, '

1

Tale confusione ha fatto sollevare dubbi, in realtà eccessivi, sulla storicità dei processi, o almeno

di alcuni di essi. Questa posizione è stata espressa da Dover 1 988 in particolare pp. 1 35- 1 48, e ripresa

più recentemente da Raaflaub 2000, 107- 1 1 2. 1 Aristoph. Pax 601-6 1 8; Ephor. FGrHist 70 F 1 96 = Diod. Xli 39,2; Philoc. FGrHist 328 F 1 2 1 = &ho/. vet. et 7i: in Aristoph. Pac. 605o-fl, 95-96 Holwerda; Plut Pe1: 3 1 ,2-5. 3 Quello contro Aspasia è il processo la cui storicità è stata maggiormente messa in dubbio, sia per l'identificazione dell'accusatore con il comico Ennippo di P lui. Pe1: 32, 1 , che per l'imputazione di avere condotto a casa donne per soddisfare le voglie di Pericle, deuagl i ritenuti poco credibili (Donnay 1 968, 29-30; Banfi 2003, 40; Cataldi 2005, 1 05- 1 06 e n.70). Co11tra Frost 1 964a, 395-396; Schwarze 1 97 1 , I l 0- 1 1 3; Stadter 1 989, 297-298. Quest'ultimo individua nel dialogo Aspasia d i Eschine d i Sfetto la fonte di Plutarco e delle altre fonti relative a questo processo (Antisth. V A F 1 43 Giannantoni = Ath. Xlii 589e; [Luc.] Amor. 30; Schol. vel. in Aristoph. Eq. 969 a-b, 222 Mervyn-Jones, Wilson). � Plat. Apol. 26d; Diod. Xll 39,2-3; Plut. Pe1: 32,2-6; D. L. Il 12-14. ' Crat F 1 7 1 PCG = Pack2 253; Thuc. Il 65,3; Plat. Gorg. 5 1 6a; Diod. Xli 45; Plut. Pe1: 35; Ath. XIII 589e; Him. 36 1 6 = Phot Bibl. 243, 377a. 6 Su questo aspetto, che trova fondamento in particolare nella testimonianza di Eforo, Diodoro e Plu­ tarco, non si può pensare a una derivazione degli ultimi due autori dal primo o almeno non esclusiva­ mente, poiché la loro narrazione diverge su diversi particolari, cosa che fa ipotizzare fonti diverse. Vd. Prandi 1 977, n. 15 e 1 9; Triebel-Schubert 1 983, 102; Stadter 1 989, 284-289; Banfi 1 999, 27-29. A que-

CLEONE, UN POLITICO ATENIESE

70

citato in Diodoro Siculo, afferma che «i nemici di Peric)e)) lo coinvol sero nelle ac­

cuse e negli attacchi , «sperando, mossi da invidia, di colpire la superiorità e la fama di quel l 'uomo» 7• Allo stesso modo Plutarco sottolinea che il primo attacco, quello contro Fidia, fu mosso per testare i l consenso di cui godeva l 'alcmeon ide 8• Il secondo elemento su cui convergono le fonti, ossia il carattere religioso che assunsero i pro­ cessi, è testimoniato dal la natura delle accuse mosse contro le personal ità vicine a Pericle: Fidia venne accusato di avere rubato oro sacro e di essere stato blasfemo per avere rappresentato se stesso e Pericle sullo scudo dell a statua cri soelefantina dell a dea Atena 9 ; Aspasia e Anassagora furono accusati di empietà

1 0•

Un' esplicita impo­

stazione religiosa ebbe anche la procedura per le rendicontazioni delle spese pubbli­

che, il cui i ntento era chiaramente quello di colpire Pericle, proposta da Dracontide

e votata i n assemblea 1 1 •

L a tradizione antica concorda, dunque, sul le motivazioni dei processi, m a diverge su altri aspetti, in part i co lare sull 'identità degli accusatori . Tra le varie personalità che le fonti antiche riferiscono attive i n questa ondata giudiziaria che colpì l 'indi­ scusso, fino ad allora, leader della democrazia ateniese spicca certamente Cleone, l 'unico ad essere ci tato come accusatore per ben due dei quattro processi, quello con­ t ro Anassagora e, cosa ancor più importante, quello contro Pericle stesso. La sua par­ tecipazione a queste azioni legali, che sarà vagliata attraverso un 'attenta rilettura delle

fonti, sarebbe il suo primo atto pol itico e consentirebbe di far risalire l'inizio della sua parabola agli anni precedenti lo scoppio del l a guerra del Peloponneso. Sarebbe, dun­ que, all ' interno dell' arco cronologico che ha inizi o con i processi contro la cerchia di Pericle e si conclude con la sua affermazione come leader del demo ateniese - av­ venuta tra il 427, anno del dibattito su Mitilene, quando compare nell'opera tucididea, e il 425, anno del trionfo di Sfacteria, quando il suo prestigio raggiunge l ' apice - che vanno indivi duate le premesse della politica di Cleone, bell icista sul fronte estero e, su quello interno, avversa ad alcuni settori del l 'aristocrazia, principalmente i cavalieri: una politica che fu alla base della sua immagine negativa tramandata da Tucidide e Aristofane.

ste fonti, che restano le più importanti e dettagliate, ne vanno aggiunte altre, in p arti c o lare Diogene Laerzio, che confermano il carattere religioso dell'offensiva giudiziaria.

Platone e

7 Ephor. FGrHist 70 F 1 96 = D i od. XII 39,2: oi [ . . . ] txepoi toil fiEp ucMouç [ . . . ] O'UVÉ1tÀ.EKOV o' cv raìç Katllyopiatç Kai Sta�oÀaìç 1òv TicptKÀéa, otà 96vov am:ulìovtEç Sta�aÀ.tiv tlÌV tàvlìpòç uncpox;1]v tE Kaì lìòl;av.

8 Plut. Pe1: 3 1 ,2.

9 Ephor. FGrHist 70 F 1 96 = Diod. XII 39, 1 -2; P1ut. Pe1: 3 1 , 2-4. 10 A sp asia , Plut. Pe1: 32, I . Per Anassagora, P lat. Apoi. 2 6d ; Plut. 11

Per

Plut. Pe1: 32,3.

Pe1: 32,2; D. L.

II 1 2.

l. L'ESORDIO POLITICO

t. Il processo contro Anassagora Il primo problema che presenta il processo mosso contro Anassagora riguarda la sua cronologia. Oscillando la data tra il 450 e il 430, l ' incognita ha una decisiva ri­ caduta sulla possibile partecipazione di Cl eone, che sarebbe ovviamente impossibile qualora si collocasse il processo in una data vicina alla metà del secolo 1 • Sia Eforo-Diodoro che Plutarco presentano una cronologia relativa dell'episodio,

ponendolo in sequenza dopo il primo dei processi, quello contro Fidia, per il quale esi­ stono ugualmente problemi di datazione 2• Tuttavia entrambi gli autori individuano una relazione temporale tra i processi contro la cerchia di Pericle e lo scoppio della guerra del Peloponneso, indicando come causa del conflitto proprio la necessità da parte del grande stratego di porre un freno alle accuse contro i suoi sodali anche ri­ correndo a rimedi estremi 1. Il rapporto di causa-effetto tra i processi e il conflitto era presente già in alcuni versi della Pace di Aristofane dove Ermes, nello spiegare al pubbJico come avve1me la fuga della dea dalla città, afferma che essa fu dovuta al brutto affare di Fidia, quando Pericle, temendo di trovarsi coinvolto nella vicenda a 1 Sostengono una datazione intorno al 450 Taylor

1 9 1 7;Woodbury 1 98 1 , 3 1 3-3 1 5 . Frost 1 964a, 396-

397; Mansteld 1 980, 80-84; Curd 2007, 1 3 1 , ritengono che il processo abbia avuto luogo tra i l 438/7 e il 43 7/6. Favorevoli a una cronologia più bassa Derenne 1 930, 30-38 (433/2); Kienast 1 953, 2 1 5 (43443 1 ); Donnay 1 968, 28-29 (433-43 1 ); Marasco 1 976, 1 1 6 (43312); Prandi 1 977, 26 (verso i1 43 1 ); Sider 1 98 1 , 3-5 (434); Banfi 1 999, 23-26 (433); Cataldi 2005, 1 22 (432). La data del processo dipende in larga misura dalla cronologia della vita del fi losofo. 2 Ephor. FGrHist 70 F 1 96 = Diod. XII 39,2; Plut. Pe1: 32. Nella narrazione annualistica di Diodoro la vicenda de i processi viene collocata sotto l ' arcontato di Eutidemo, ossia nel 43 1 , ma, sebbene costi­ tuisca un importante elemento di datazione, la scelta di inserire tutti i processi in un unico passo appare più dettata da motivi di razionalizzazione che di l'ispetto della cronologia degli avvenimenti. Nel caso di Plutarco va s otto l i nea to che tra i due processi viene inserito quello contro Aspasia la cui storicità come detto (supra, p. 69 n. 3), suscita nume1·ose perplessità. Inoltre Plutarco, a differenza di quanto fa Diodoro, espl i c i ta il nesso cronologico tra i processi contro Aspasia e Anassagora e quello contro Fidia introducendo i primi due con la formula, seppure generica (Stadter 1 989, 285; 297), 7ttpi ot to\lto v tòv

XP6vov (cfr. Wade-Gery 3 Ephor.

1 932, 220 e n. 68).

FGrHist 10 F 1 96

=

Diod. XII 39,3; Plut. Per. 32,6.

Il.

72

L'IMMAGINE NEGATIVA DI CLEONE

causa della natura aggressiva dei suoi concittadini, decise di gettare la piccola scin­ tilla del decreto megarese 4• Aristofane è, dunque, il primo a stabilire un nesso tra il processo contro Fidia, e di conseguenza quello contro Anassagora, e la votazione del decreto megarese, una delle cause dello scoppio della guerra con Sparta 5• A partire da Ari stofane e dalle fonti di Eforo e Plutarco si stabi lisce, dunque, una successione cronologica tra il processo contro Fidia e quello contro Anassagora, e si collocano tutti e due concordemente alla vigilia della guerra. Complica una tale successione degli avvenimenti la cronologia della vita del fi­ losofo per come è stata tramandata, nelle sue linee fondamentali, da Diogene Laer­ zio, a causa di alcune in congruenze cronologiche 6• Anassagora sarebbe nato nel

4 Ari stoph . Pax 604-608: dm OtptKÀtl]ç q>oj31]9tìc; J.ll) l.lttciaxot t�c; W!Jir.f 'tà; cpooctç Uf.u'i>v �OOOIKV omvOijpa �IIKpÒV MtyaptKoii 'V'l'Piapawç. �FGrHisl Komm. IIC, 92-95; Gomme 1 956, 1 86; de Ste. Croix 1 972, 236-237; Olson 1 998, 1 961 97, hanno pensato che la consequenzialità tra il processo contro Fidia e lo scoppio della guerra fosse i nvenzi one aristofanea e che a questi versi si fosse ispirato per la propria ricostruzione Efom, a sua volta alla base delle narrazioni di Diodoro e Plutarco. Contra Prandi 1 977, 12 n. 7, Banfi 1999, 9 e passim; hanno dimostrato che le informazioni dettagliate riportate dallo storico e dal biografo, che anche per alt ri aspetti, come si è già detto, non avevano un'unica fonte comune (vd. supra, p. 69 n. 6), non pote­ vano in alcun modo essere desunte esclusivamente dal passo del comico, per cui alla loro base vi do­

veva essere una fonte diversa.

6 D. L. II 7. È stata in passato ritenuta un anomalia la data in cui il passo fa iniziare l'attività filoso­ fica di Anassagora ad Atene, ossia ne1 480, anno dell'invasione di Serse, quando aveva vent'anni (mtà tl)V Eé�ou �taj3aatv ciKOOIV ttfbv ETvat [ . . . ] iipl;ato oè lp\MxJOipciV ì\.9{]VI]OIV È1ri Kulliou, crii)v EUcOOlV (\)v), poichè Diogene afferma che nell'anno in cui il filosofo cominciò la sua attività l'arconte eponimo fu Callia, che fu arconte ne1 456/5 e non durante l' invasione pet'Siana. Questo errore, se di errore si tratta, è stato facilmente corretto per la prima volta dal Meursius per ripristinare la coerenza cronologica. Ja­ coby 1 902, 244 n. l , ha però rilevato non essere necessario ipotizzare un errore nella trasmissione del testo con conseguente caduta di una sillaba, ma che, come era evidente nel caso dell'arconte Xantippo, così chiamato in Diod. XV 27,5, allungato in Xantippide da Plut. Aristid. 5,1 O, quello di Callia per Ca I­ liade sarebbe un ipocorismo frequente nell'antichità. La forma abbreviata si ritrova, infatti, anche in Vit.E111: 1 -3 Schwartz, dove è ugualmente indicato Callia come arconte eponimo nell 'anno della batta­ glia di Salamina. In tal modo non sarebbe necessat·io correggere il testo, ma sarebbe sufficiente chiarire che il Callia in questione è l'arconte eponimo del 480n9, come fanno tutti gli editori moderni (R. D. Hicks, Diogenes Laertius. Lives ofthe Eminent Phi/osophers, vol. l, comm. ad loc., Cambridge l 925; H. S. Long, Dioge11is Laertii Jlitae Philosophrum, vol. l, comm. ad /oc., Oxonii 1 964; M. Marcovich, Dio­ genia Laertii Jlitae Philosophorum, vol. l , comm. {Id loc., Stutgardiae et Lipsiae 1 999). Sul piano sto­ rico la correzione è accolta da Taylor 1 9 1 7, 82; Schwarze 1 97 1 , 1 45 n. 36, che hanno poi datato il pro­ cesso contro Anassagora al 450, tenendo conto della trentennale permanenza ateniese del filosofo, come riportato in seguito nel passo; Banfi 1 999, 23-26, invece, pur accettando l'arrivo ad Atene del filosofo nel 480 ha ritenuto l'ultima parte del passo di Diogene, quella in cui si sostiene che il filosofo sarebbe rimasto in città trent'anni, un parere che lo stesso biografo avrebbe inserito nel testo per completezza, ma con cui non concordava. Hanno espresso parere contrario, in alcuni casi solo sulla venuta ad Atene nel 480, Derenne 1 930, 30-38, che, basandosi sulle looti relative al processo ha completamente trascu­ rato l'ultima pane del passo di Diogene e ha datato la venuta di Anassagora ad Atene nel 456/5; Diano 1 955, 235-237, secondo cui l'espressione ètrov EiKoa tv /bv è un errore copistico; Lanza 1 966, 4-7, nota ad /oc.; Mansfeld 1 979, 39-65, che modifica il testo in modo che i vent'anni sono quelli trascorsi ad Atene dal filosofo naturalista, che vi sarebbe giunto ne1 456. Come si vede tutti coloro che hanno respinto la ben argomentata correzione del MeursiiiS sono stati costretti, per motivi di coerenza interna al passo, a intervenire su altre notizie o a cadere in aporie logiche.

t. L'ESORDIO POLITICO

73

500/499, morto nel 428/7, e si sarebbe dedicato alla filosofia a vent'anni, quando era arconte eponimo ad Atene Cal l i ade. La difficoltà riguarda ! "affermazione secondo cui la sua permanenza ad Atene sarebbe durata trent'anni. Se così fosse e si pren­ desse come riferimento l 'arrivo del filosofo nel 480, il processo e la fuga sarebbero avvenuti intorno al 450. Questo contrasterebbe con tutte le fonti relative alla data del processo e ai suoi accusatori, oltre a rendere meno probabile un inte1vento di Peri cl e. La tradizione antica, difatti, ricorda due nomi di accusatori del filosofo: Cleone e Tucidide di Melesia 7• Se il secondo era sicuramente attivo politicamente alla metà del secolo, non si può dire lo stesso del primo. Va però rilevato che, mentre una data prossima al 450 escl uderebbe ceJtamente dal ruolo di accusatore Cleone 8, qualora i l processo venisse collocato poco prima dello scoppio della guerra del Peloponneso, la partecipazione ad esso di Tucidide di Melesia, tornato dal l'ostracismo nel 433, sa­ rebbe possibile. Per quanto riguarda Diopite, l'indovino che propose il decreto in base al quale fu intentato il processo, sappiamo che fu politicamente attivo nelrultimo trentennio del V e agli inizi del secolo successivo 9, per cui una datazione del processo molto prima di quest'arco cronologico è incompatibile con la sua partecipazione. In­ fine l ' azione giudiziaria, come è stato già osservato, era stata pensata come arma con­ tro Pericle, cosa che appare difficilmente conci liabile con una datazione alta, in una fase in cui egli era ancora poco potente e pericoloso. Dunque il processo non può aver avuto luogo intorno al 450 o poco dopo, ma questa necessaria conclusione è in contrasto con una citazione da parte di Diogene di Demetrio Falereo, secondo cui i l filosofo rimase in città per trent'anni. Due l e ipotesi possibi li

10:

la prima è che, nell a paite della citazione di Demetrio,

nella stesura o nella tradizione del testo di Diogene Laerzio, il numerale 1t&VtftKovta

7

Sot. F 3 Wehrli; Sat. FHG F 1 4, entrambi riportati da D. L. II 1 3 . diverso avviso Mansfeld l 980, 84, che ritiene possibile una partecipazione d i Cleone anche ac­ cettando una data alta per il processo. Occorre sottolin eare che in linea teorica è possibile che egli abbia ricoperto il ruolo di accusator e nel 437/6, anno in cui lo studioso fa cadere la causa, quando doveva avere più di trent' anni. Il problema di natura storica, però, rimane, poiché avremmo così una lacuna di molti anni tra questa sua prima azione politica e il prosieguo della sua carriera. che raggiunge l'apice alla metà degli anni '20 (cfr. Banfi 1 999, 27). 9 P lut Pe1: 32 ,2, riporto il decreto promosso contro A nassagora da Diopite. Secondo Frost 1 964b, 7 1 ; Stadter 1 989, 286-287; Erdas 2002, 203; Giangiulio 2005, 1 7 1 , esso figuravo nell a raccolta d i decreti di Cratero. Oltre al passo plutarcheo l'attività di Diopite nel periodo della guerra del Peloponneso è con­ fennata dai rilerimenti present i in Aristofane (Eq. l 085; Vesp. 380; Av. 988), dal decreto per Metone, di cui fu probabilm en te il proponente, del 430 circa (JG P 6 1 ), mentre all'inizio del lV secolo venne coin­ volto nella contesa tra Leoti ch i dn e Agesilao (Xen. Heli. III 3,3; Plut. Lys. 22, l O; Plut. Ag. 3,3-4). Sul­ l 'imporlanz4'1 de l decreto promosso dall'indovino per la datazione del processo contro Anassagora, vd. Kienast 1 953, 2 1 5; Mansfeld 1 980, 80; Banfi 1 999, 28 n. 99. 10 Davison 1 953, 39-45, ripreso da Capizzi 1 982, 4 1 0-4 1 1 , e Silvestre 1 989, 202 n.6 1 , avanzava l 'ipo­ tesi che il periodo di pennanenza ateniese di Anassagora andasse ripartito in due momenti diversi per complessivi trent'anni; entrambi i soggi o m i sarebbero finiti con un processo. Tale ricostruzione, priva del supporto delle fonti, nessuna delle q ua l i ricorda due processi, si basa sul l 'idea che in tale modo si spiegherebbe l'incertezza circa l'accusatore del filosofo, che sarebbe stato accusato una prima volta da Tucidide di Melesia e una seconda da C leone. 1 Di

.

Il. L'IMMAGINE NEGATIVA DI

74

CLEONE

sia stato sostituito da -rpuiKOVta 1 1 ; la seconda ipotesi consiste nell'attribuire a Diogene un ' incomprensione

del testo di Demetrio, che si sarebbe limitato ad affermare che

Anassagora iniziò il suo apprendistato filosofico in un luogo non precisato, forse

Lampsaco o Clazomene stessa, a vent'anni, ossia quando ad Atene era arconte Cal­ l ia, e che trascorse in questa città trent'anni 12• In entrambe i casi il processo sarebbe datato pochi mesi prima dello scoppio della guerra del Peloponneso, rendendo cre­ dibile anche quanto afferma un frammento di Ermippo Callimacheo, riportato ugual­ mente da Diogene, ossia che gli ultimi mesi della permanenza ateniese di Anassa­ gora furono trascorsi in prigione, prima della sua eventuale liberazione

JJ.

La

tradizione che parla di un coinvolgi mento di Cleone contro Anassagora acquista cre­ dito alla luce di questa cronologia. Cleone si sarebbe potuto ispirare alla pratica di esordire politicamente come ac­ cusatore in processi che vedevano sul banco degli imputati le personalità più in vista della generazione precedente o un'intellettuale ad esse vicino, se partecipò ­ cosa che diventa sempre p i ù plausibile - al processo contro Anassagora. Nume­ rosi sono, infatti, i. politici ateniesi i cui esordi sono segnati da processi intentati contro le figure di ril ievo del la generazione precedente, a partire da quello per

apate mosso dal giovane Santippo ( i l padre di Pericle) nel 489, che pose fine alla carriera di M i l ziade, da poco sconfitto in una spedizione contro l ' isola di Paro, che era stata promessa al popolo dal

vincitore di Maratona 14. 1 tribunali furono il luogo

del succedersi delle generazioni politiche anche alla fine degli anni '60, quando, nel pieno del confl itto sulle prerogative del tribunale dell 'Areopago che vide fronteg­ giarsi un' aggregazione capitanata da Cimone, fi lospartana sul fronte estero e mo1 1 Il primo a proporre questo correzione è Marcovich nella recente edizione teubneriana. Deve co­ munque essere rilevato che tale correzione non si basa sulla tradizione manoscritta, che riporta solo il lemma tpuiKovta nella famiglia che discende dal codice Neapolitanus Burbonicus 111 B 29, e la forma A. nei codici Parisinus gr. 1 759 e Laurentianus 69, 1 3. 12 Questa ipotesi è stata formulata da Jacoby 1 902, 245-246; FGrHist. Komm. IIB 748-749. Per il luogo di inizio attività, pensa a Clazomene Meiggs 1 972, 436, mentre ipotizz.a cautamente Lampsaco Ca­ taldi 2005, 1 1 3, cosa che renderebbe possibile l'affermazione contenuta in Stesimbr. FGrHist 107 F l = Phtl. Them. 2,5, secondo cui Anassagora fu maestro di Temistocle, che avrebbe potuto incontrare solo qui durante i suoi viaggi in seguito all'esilio comminatogli dagli Ateniesi. Va però rilevato che a partire da lla fonte tralatrice, ossia Plutarco, l ' informazione stesimbrotea è stata considerala falsa, o quanto­ meno proveniente da ambienti ostili al licomide (cfr. FGrHist Komm. IIB, 345; FGrHistCont iVA, 606 1 ).

13 Hennipp. F 30 Wehrli = D. L. Il 1 3 . 14 Hdt. VI 1 36; Nep. Mi/t. 7. Sul processo contro Milziade in generale, vd. Tuci 2004, 258-270. È opi­ nione diffusa che ad accusare Milziade in un precedente processo cui fu sottoposto al suo rientro dal Chersoneso (Hdt. VI 1 04,2; Marcell. Vita Thuc. 13) fossero stati uomini provenienti ugualmente dalla cerchia alcmeonide, probabilmente lo stesso Santippo, anche se tali affermazioni si basano solo su de­ duzioni, dato che il testo erodoteo non è esplic ito. Vd. How, Wells 1 928, 107; Bauman 1990, 1 7- 1 8; Culasso Gastaldi 1 996, 509-5 1 O; Nenci 1 998, 266; Tuci 2004, 243; Pericola 2008, 4042. Per quanto ri­ guarda la differenza di età tra i due antagonisti, Milziade era nato alla fine degli anni '50 del VI secolo (APF 8429), mentre si può ipotizzare una data di nascita intorno al 520 per Santippo (APF 1 1 8 1 1 ). Il ca­ rattere poi itico del processo è testimoniato da Nep. Mi/t. 8, l . Cfr. Bauman 1 990, 2 1 -22; Tuci 2004, 269.

l. L'ESORDIO POLITICO

75

derata s u quello interno, contro u n a antispartana e radicale, fu incrimi nato di cor­ ruzione prima il fi l ocimoniano Cal lia cora giovane Pericle

16

I S,

poi l o stesso Cimone, accusato dall 'an­

di aver ricevuto doni dal re macedone 1 7• Aristotele mette in

evidenza che la partecipazione attiva di Pericle come accusatore di Cimone segnò l 'esordio sulla scena politica di quella che sarà la figura di gran lunga egemone ad Atene nei decenni successivi, gettando le basi di un model lo di affermazione per i giovani al l'esordio nella vita politica fatto proprio anche da Cleone alcuni anni dopo 1 8 • Per poter affermare con certezza che Cleone partecipò al processo contro Anas­ sagora è necessario valutare le fonti, che sul nome dell'accusatore non sono concordi. Le due principali, Plutarco e Diodoro, tacciono i l nome dell'accusatore, limitan­ dosi ad attribuire tale ruolo a dei generici •nemici' di Pericle 19• Il primo riporta il del) Secondo Dem. de Fa/. Leg. 273, Callia fu accusato di corruzione ed evitò la condanna a morte pa­ gando una multa di 50 talenti. Sul contesto in cui l'oratore richiama l'episodio, vd. Bauman 1 990, 8494. Sulla data e la ricostruzione del periodo in cui avvenne il processo, vd. Piccirilli 1989, 27-36. Sul profilo politico di Calli a, vd. Meiggs 1 972, l 45; mentre ulteriori dettagli biografici si possono reperire in Cataldi 2005, I l O n. l 00. Un precedente della pratica di attaccare un politico colpendo persone a lui legate lo si può ravvisare nel processo che vide imputato Frinico nel 493/2 (Hdt. VI 21 ,2; Amm. Mare. XXVIII 1 ,3-4), quando il tragediografo vicino a Tcmistocle (Piccirilli l 975, 1 243- 1 246; Lenardon 1 978, l 05- 1 06; più cauto Frost 1 998, 69) fu condannato al pagamento di J 000 dracme e al divieto di rappre­ sentare nuovamente Lapresa di Mileto, formalmente a causa dell'emozione suscitata a teatro dalla tra­ gedia, più realisticamente per colpire l a linea antipersiana del suo referente politico (vd. Carawan 1 987, 1 95; Canfora 1 989, 128; Bauman 1 990, 1 2- 1 6. Di parere opposto von Wedel l 97 1 , 1 26. Muccioli 20 1 2, 7 1 -75, ritiene che Frinico fu vittima dei gmppi antipersiani, ma che non sia necessario ipotizzare per questo motivo un rapporto tra lui e Temistocle. Spina nel suo bel saggio del 201 1 non si sbilancia sulle motivazioni della multa comminata al tragediografo). 16 Aristot. Ath. Resp. 27, l , lo definisce vtoç, dato che l'alcmeonide doveva essere poco più che tren­ tenne al momento del processo (Rhodes 1 98 1 , 335; APF 1 1 8 1 l ). 17 Stesimbr. FGrHist l01 F 5 = Plut. Cim. 1 4,2-5. Che l'intero capitolo plutarcheo, o almeno la parte relativa al processo, sia stato ripreso da Stesimbroto, è convincente ipotesi di Vanotti 20 I l , 69-74. Plut. Per. l 0,6, sottolinea che Pericle era stato solo uno degli accusatori nominati dal popolo e che, in seguito all 'intercessione della sorella di Cimone, Elpinice, limitò il suo intervento nel processo. Secondo Engels FGrHistConl IVA, 66, il motivo di questo disimpegno sarebbe da attribuire all'intuito di Pericle, che avrebbe compreso l'esito del processo e lo avrebbe così anticipato. 18Aristot. Alh. Resp. 27, 1 , sostiene che l 'accusa, che si concluse con l 'assoluiione dell 'imputato, fu avanzata durante la procedura di rendicontazione, a cui venivano sottoposti gli strateghi (Kat'lYOP'lGt tàç clOU� KiJ.lwvoç atpat'lYoiivtoç). La cosa ha generato perplessità data la scarsa conoscenza che ab­ biamo di tale procedura per il periodo precedente alla riforma di Efialte. In particolare non risulta chiaro quale organo fosse competente in materia, se l'Areopago o i tribunali popolari, dubbio accentuato dalla testimonianza di Plutarco, in base alla quale sembrerebbe più probabile un'accusa tramite eisange!ic1 condotta davanti all'eliea. Ciò non è privo di importanza, dato che quanti si schierano per la prima ipo­ tesi, pensano cioè a un' euthyna di fronte ali'Areopago (Rhodes 1 98 1 , 335; Stadter 1 989, 1 26-1 28; Bau­ man 1 990, 28-3 1 ; Engels FGrHistCont IVA, 66), lo fanno in considerazione dell'attacco subito da que­ sto consesso dopo il processo. L'ipotesi opposta è difesa da Hansen 1 975, 46; 7 1 ; Frohlich 2000, 9 1 ; mentre s i distinguono Carawan 1987, 202-205, che pensa a un inizio i n assemblea e una fine davanti al­ l 'Areopago; e Ostwald 1 986, 40-4 1, secondo cui avvenne l'esatto opposto. Che l'accusa fosse di cor­ ruzione sembra confermato da Theop. FGrHist 1 1 5 F 90 = Cyrill. contra Julian. imperai. 6. 19 Diod. XII 39,2, riporta il verbo tauKocpavtouv privo di soggetto, che andrà rintracciato nel gene­ rico txOpoi toii ll&ptdiouç, a cui poco prima viene attribuita l'accusa contro Fidia.

I l . L'IMMAGINE NEGATIVA DI CLEONE

76

creta, in cui si stabil iva che chi non cred eva negl i dei o insegnava i fenomeni celesti doveva essere processato secondo una procedura di

eisangelia, e ne attri b uisce la pa­

ternità all' indovino Diopite, ma non riporta il nome di colui che chiamò in giudizio Anassagora in base a quel decreto 20•

È la tradizione biografica peripatetica risalente al

II secolo a.C., raccolta da Dio­

gene Laerzio, a ricordare tali nomi , ma senza un accordo tra le fonti da lui citate. So­ zione afferma essere stato Cleone l ' accusatore nel processo e sosti ene che il filosofo fu accusato di empietà per aver affermato che il sole era una sfera di fuoco. La sen­ tenza impose una multa di 5 talenti, dopo aver pagato la quale Anassagora andò in esi­

lio 2 1 • Satira sostiene invece che l 'accusatore fu Tucidide d i Melesia e che, o ltre a

un 'accusa di empietà, ve ne fu anche una d i medismo. La causa tì nì con la condanna a morte in contumacia del l ' i mputato 22• Non vi sono elementi cronologici che facciano propendere per l ' una o l 'altra ipo­ tesi, dato che dal 433, anno del rientro dall 'esilio di Tucidide, entrambi i possibili ac­ cusatori erano ad Atene, ma la citazione di Sozione appare a prima vista maggior­ mente coerente e credi bile per più motivi. Il primo di essi è che solo in questo passo viene chiarito in cosa consistesse l ' empietà commessa da Anassagora, accusa con­ fennata da quanto afferma Socrate nell 'Apologia di Platone, che respinge l ' addebito r ivo lt ogl i di ritenere il sole una pietra (tòv 11èv i1Àwv Ài9ov cpl)aiv dvat), e qui nd i non

credere nella sua divinità, che doveva essere attribuito ad Anassagora e non certo a lui 23• Inoltre l ' accusa di medismo riferita da Satira in una data così bassa e in un con­ testo prebellico, quindi lontano dalle tensioni che caratterizzeranno il conflitto, ri­ sulta poco credibile - nonostante siano state avanzate delle proposte di spiegazione ­ soprattutto consi derando che solo questa fonte riporta tale accusa 24• Non c'è accordo tra i due biografi neppure sul l 'esito del processo, confenuando la confusione su questo aspetto che si riscontra nelle altre fonti. Diodoro, infatti, non 20 Plut. Per.

32,2. Hansen 1 975, non cita neanche il caso, probabilmente perché l'asébeia non rien­

tra nella sua casistica di accuse che potevano essere mosse tramite la procedura di eisangelia. Ciò è con- · traddetto dalla l ettera del testo plutarcheo, che afferma esplicitamente che per i reati introdotti dal de­ creto occorreva fare ricorso a tale procedura (eicruyyéllicr9at), accolto dalla totalità della critica (vd.,

ad esempio, MacDowell 1978, 20 I ; Ostwald 1 986, 1 96; Andriolo 1 995-6, 1 75; Bearzot 1 996, 89-92; Par­ ker 2005, 66). 21 Sot. F 13 Wehrli = D. L. II 1 3 . Circa l 'accusa di ateismo, che fu i mpiegata ampiamente nelle di­ spute po l i t iche a partire d ai processi contro la cerchia di Pericle, vd. Rudhart 1 960, 86-94; 1 02-1 05; MacDowell 1 978, 200-20 l ; Ostwald 1 986, 528-536; Cohen 1988;Todd 1 993, 307-3 1 0; Parker 2005, 63-68.

22 Sat. 23

FHG F 14 = D . L. II 1 3 .

Plat. Apol.

24 Hann o

26d. Sud. s.V. ftu8poç, conferma che Anassagora fu condaM ato i n base a tale accusa.

rilevato l'unicità della notizia Derenne 1 930, 30-34; Diano 1 955, 246; Prandi 1 977, 1 8 n. 30; Bauman 1 990, 40. Taylor 1 9 1 7, 8 1 -87, basa la sua cronologia alta per il processo su tale accusa, al­ l ' opposto Schorn 2004, 390, ri t ien e che l ' accusa d i medismo sia stata in ventata da Satiro perché più adatta ad una cronol ogi a alta, che, secondo lo studioso, il biografo d ifendeva . Banfi 1 999, 60, e Cataldi 2005, 1 24, ritengono credibile l'informazione, dato che ancora circolava nell'opinione pubblica questo tipo di accusa, secondo quanto testimonierebbe la commedia antica (Graf 1 979, 344).

l. L'ESORDIO POLITICO

77

riferisce alcun esito, m entre P lutarco dà due versioni discordanti : la prima ricorda una fuga all'indomani del processo, mentre la seconda serba m em or i a di una prigio­ nia e un a successiva, non m egl io specificata, salvezza 25. C he An assa gora riuscì a fu g­ gire dalla città per ri fug i arsi a Lampsaco, dove concluse i suoi giorni, è cosa certa, te­ stimoni ata da più fonti 26• Molto probabile è an che che, a lmeno in un primo momento,

egli sia stato condannato a morte, cosa assolutamente normale per un processo di ei­ sangelia e confe rm ata da diversi autori

27•

Tra questi due dati si colloca l ' intervento

di Peri cl e 28, ch e avrebbe salvato la vita al fi losofo, senza riuscire, p erò, ad evitargli l ' es ilio 29• Si può, dunque, ipotizzare che una pri m a fase del processo si sia conclusa con la condanna a mmte del filosofo natural i sta per empietà, ma che il successivo in­ tervento diretto di Pericle sia stato in grado di commutare tale condanna nel paga­ mento di una multa e nel l ' esilio 30• Anche in questo caso, il framm ento di Sozione appare più corretto di quello di Satira, poiché riferisce

un

dettaglio assente in altre

fonti, ossia i l pagamento del la multa, m entre Satiro parla di una condanna in contu­ m acia i n contrasto con quanto sappi amo dal l e altre fonti. Altro el emento che p otrebbe a iutare a comprendere quale delle due testimonianze sia da preferire potrebbe de ri vare dal giudizio che di esse aveva Diogene. In questo senso, però, la scelta di collocare come prima citazione quella di Sozione non è de­ terminante per s tabi l ire se il biografo ritenesse preferibile questa versione rispetto a

quella di Satiro 3 1 • Inoltre non è del tutto privo di interesse che Sozione appaia soli25 Le due versioni si trovano rispettivamente in Plut. Per. 32,5, e Nic. 23,4. La notevole quantità di varianti - oltre alla loro provenienza da autori tardi - circa l'esito del processo, su cui avrà certamente influito il peso avuto da Pericle e, di conseguenza, il giudizio che di lui avevano le fonti (Banfi 2003, 200-20 l ), è stato tra gli argomenti che hanno fatto dubitare della storicità dell'intero processo (Dover

1988, 140- 1 4 1 ). 26Alcidant.

x 14,13.

ap. Aristot. Rhet.

Il 1 398b; D. L. Il

l O; 1 4; Sud. s. v. i\val;ayòpaç; Euseb. Praep. Evang.

27 D . L . Il 1 3-14; Plut. Nic. 23,4; Jos. Ap. l l 265. Parker 2005, 64, ricorda che pe r i ladri d i oggetti sacri la pena era la morte, mentre per l'accusa di asébeia la pena dipendeva dal grado di gravità della colpa, ma quando la procedura era di eisange/ia la pena di morte doveva certamente essere possibile (Harri­ son 197 1 , 58-59; Hansen 1 975, 33-36; MacDowell 1978, 20 l ; Andriolo 1 995-96, 1 86-1 87). 28 La perorazione di Pericle a difesa dell'amico-maestro è alla base della tradizione peripatetica che tende a drammatizzare i toni dell'intervento del politico e a valorizzare l 'atteggiamento tenuto dal sofo (Banfi 2003, 200). Di tale tradizione è esemplificativo Hermipp. F 30 Wehrli, riportato da D. 13, che richiama la tradizione platonica della tranquillità filosofica. V d. Wehrli comm. ad loc.

filo­

L. Il

29 D. L. 11 1 3-14; Plut. Nic. 23,4; Sud. s. v. i'\vaQr(òpaç. Olymp. in Mete01: 1 7, afferma che Anassa­ gora fu ostracizzato. Probabilmente il filosofo confonde il suo esilio, dovuto a una normale procedura giudiziaria, con l'ostracismo, che certamente non subì. Allo stesso modo si può pensare che Plut. Per. 32,5-6, laddove si dice che Pericle per timore del processo avesse fatto fuggire il maestro, semplifichi tale episod io, per cui la fuga sarebbe piuttosto un esilio imposto per evitare conseguenze peggiori (cfr. Stadter 1 989, 303-304, anche per i problemi testuali del passo). Jo Qualcosa di molto simile era accaduto a Milziade alcuni anni prima per causa di Santippo, padre dello stesso Pericle, sebbene in quel caso la multa imposta fu ben dieci volte maggiore. Cfr. Hdt. VI

1 36,3.

Jl Bauman 1 990, 40, ha ritenuto la scelta di Diogene di collocare prima la citazione di Sozione de­ terminante per stabilire l ' identità deli' accusatore. Contra Banfi 1 999, 57, che valuta peraltro ininfl uente il giudizio di Diogene.

Il. L'IMMAGINE NEGATIVA DI CLEONE

78

tamente più credibile di Satiro come fonte biografica 32, anche se si deve avere pre­ sente che sul singolo dettaglio non è impossibile che una fonte tendenzialmente meno affidabile possa contenere infonnazioni migliori. Più utile al fine di stabilire il maggiore o minore grado di attend ibilità dei due passi risulta l 'aneddoto sulla reazione del filosofo alla notizia della condanna a morte che Diogene sembra attribuire a Satiro. Essendogli questa notizia stata riferita as­ sieme a quella della morte dei figli, Anassagora affermò che da tempo la natura aveva deciso per tutti loro una nobile morte. Lo stesso Diogene osserva criticamente che l'aneddoto appare privo di fondamento, essendo ricordato allo stesso modo anche per Solone e Senofonte. Ciò farebbe pensare che effettivamente Diogene ritenesse meno valida la versione dell ' intera

vicenda come era stata narrata da Satira, in quanto in­

quinata dali 'utilizzo di un luogo comune che circolava a proposito di più personaggi storici nelle scuole filosofiche, e perciò preferisse Sozione 33. La lettura delle fonti antiche fa propendere per una maggiore veridicità di Sozione rispetto a Satira, e quindi per l 'identificazione di Cleone quale accusatore di Anas­ sagora. Tuttavia i l frammento del secondo merita di essere letto con maggiore atten­ zione. In esso colpisce il termine utilizzato per segnalare l' avversione a tralcmeo­ nide:

avtt1tOÀ.t'tEUOIJ.Évou. Il verbo antipoliteuesthai potrebbe essere conio teopompeo

ed è stato già rilevato essere frequentemente usato nel confronto Peri cl e-Tucidide in tutti quegli autori che hanno come fonte lo storico di Chio 34• Si potrebbe, dunque, ipo­ tizzare una derivazione di Satira da Teopompo, storico più alto cronologicamente e più autorevole, poiché utilizzava per il V secolo fonti coeve35, cosa che darebbe cre­ dito alla sua identificazione di Tucidide come accusatore di Anassagora. 32 Mansfeld 1 979, 83-84; Bauman 1 990, 40. Contra B an fi 1 999, 56, che dà un giudizio estremamente negativo dei due biografi antichi . La critica recente ha tuttavia messo in luce il ruolo di primo piano svolto da Sozione nell'inaugurare il fortunato genere delle successioni e il credito che meritava da parte dì D i ogen e (Wehrli suppl. l, 8- l 5; Aronadio 1 990, 203-235). D'altro canto anche il critico giudizio di Murray 1 946, 1 3, su Satiro come storico è stato rivisto e si tende a dare una ce•·ta cred ibilità al suo me­ todo (Letkowitz 1 984; Zecchini 1 989, 2 1 0-2 1 1 ).

33 Banfi 1 999, 27, ha aggi u nto alle fonti relative al processo contro Anassagora l)hilod. Rh. F 7 Su­ dhaus. Secondo la lettura del Sudhaus i l frustolo proveniente dai papiri e rcola nes i , purtroppo molto cor­ rotto , ricorderebbe un servo di Cleone che, dopo averlo sferzato, mostrava Anassagora ai giudici (f\val;a[yòpav òì; J.HlO]"ttyro9c[l]ç t[tç KM]rov[oç] na[t]ç bteòEiKvucv toiç ÒIKaGtaiç). Un nuovo fram­ mento papi raceo, però, ha conse nti to una lettura migliore del testo, in cui non compare il nome del po­ litico, ma solo il rifer ime nto al proc esso subìto dal filosofo, durante il qua le avrebbe mostrato ai giudici i l ividi procuratigli dalle frustate ricevute (f\val;ay6[p]aç [oç !lM]tl'yro9eìç toùç J.IOOÀro!Uiç txclìcbcvm:v wiç ÒtK[a]crmiç. Philod. F 6 A costa Méndez, Angeli con comm. ad /oc.).

34 Il termine e la sua presen za negl i autori an ti chi che si rifanno a Teopompo sono stati analizzati da Ruschenbusch 1980, che in seri sc e, senza però commentare il passo, anche il frammento di Satiro. A l­ cune perplessità sul met odo usato dallo studioso per dimostrare la dipendenza degli autori successivi dallo storico chiota sono sintetizzate da Occhipinti 201 1 , 295.

35 Va inoltre osservato che la biografia pluturchea d i Peric1e potrebbe fornire un'indicazione indi­ retta sull ' identificazio�e di Tucidide di Melesia come accusatore di Anassagora nella tradizione di de­ r ivazi one teopompea. E molto probabile che Teopompo fosse w1a delle fonti principali, se non l'unica. dei ca pp. 1 1 - 1 4 della biografi a (vd. Tuc i 2008, 92-99, con bibliografia; più cauto sulla presenza di Tec­ pompo come fonte nel la Vita di Pericle, Stadter 1 989, LXXII-LXXIII). Se si eccettua un passo, in cui

l. L'ESORDIO POLITICO

79

Il contesto storico in cui il processo ebbe luogo ha spinto alcuni studiosi moderni a confermare l'identificazione di Tucidide di Melesia come accusatore del filosofo. Elemento centrale per la comprensione della matrice politica è risultato essere il de­ creto di Diopite e le notizie di cui disponiamo relativamente alle vicende che lo vi­ dero protagonista. Sappiamo che egli fu indovino 36, cosa che fa di lui la persona più adatta a promuovere un processo volto a difendere i principi della religione tradizio­ nale contro gli attacchi sferrati dalla filosofia naturalista, che aveva in Anassagora i l suo principale esponente ad Atene. Il momento i n cui avvenne il processo contro d i lui, inoltre, era caratterizzato d a una ripresa d i attaccamento a l culto - in particolare ai suoi aspetti più popolari come la mantica - dovuta alla paura prodotta dall'ap­ prossimarsi del conflitto con Sparta 37• In questo clima gli indovini come Diopite ave­ vano gioco facile nel ricevere il sostegno popolare contro le tendenze più innovative del pensiero ateniese. Egl i era, dunque, la figura più adatta a dare inizio a un pro­ cesso come quello contro Anassagora, nonostante non sia stato lui a concluderlo con l 'accusa in tribunale, che venne avanzata da un politico, cosa che ne certi fica il ca­ rattere antipericleo, seppure sotto copertura religiosa 38• Gli scoli i ad Aristofane af­ fermano che Diopite era compagno di Nicia, cosa che testimonia la sua vicinanza agli ambienti aristocratici e conservatori di cui fu rappresentante quest'ultimo negli anni seguenti 39• Appare, dunque, chiaro quale fosse il

background politico

dell ' in­

dovino: egl i era la figura ideale per saldare, tramite un attacco di carattere rel igioso,

si parla degli assassini di Efialte ( l 0,8) il termine echthroi compare nell'opera sette volte, la prima nei capitoli di derivazione teopompea ( 1 2, I ), poi nella fase finale della vita dell'alcmeonide, dove con que­ sto tennine sono designati gli accusatori di Anassagora (3 1 ,2; 5; 33,3; 7; 34,5; 39,2). Nel primo caso il termine viene utilizzato per indicare gli uom i ni deli'entourage di Tucidide, per cui si potrebbe pensare che Teopompo lo utilizzasse con questa accezione anche a propos ito dei processi, sebbene Plutarco non lo specifichi. In questo modo, dunque, si avrebbe una conferma indiretta che l'identificazione di Tuci­ dide come accusatore nel processo contro Anassagora risal i rebbe a Teopompo. J6 Aristoph. Al( 988; Xen. He/1. III 3,3; Plut. Lys. 22, 1 O; Ag. 3,3-4. J7 Vd. Thuc. 11 8,2. Cfr. Fantas ia 2003, 242-243. Banfi 1 999, 59-60. Rubel 2000, 104-1 08, si è spinto oltre, ritenendo che i processi cont ro l'entourage pericleo vadano datati al 430 per lo spirito religioso che li caratterizza, che si spiegherebbe solo nel contesto della guerra e del diffondersi della peste, che generò l'ansia oracolistica di cui fu preda la città (Thuc. 11 2 1 ,3). Va di contro osservato che il passo tu­ cidideo riferisce questo clima ai mesi precedenti al conflitto, quando anche gli Spartani provarono a in­ timorire gli avversari chiedendo l'espulsione degli empi alcmeonidi (Thuc. I 1 26-1 27, 1 ), onde evitare il conflitto tramite l'eliminazione politica di Pericle.

38 Un'allusione al ruolo svolto da Diopite come garante di una copertura rel igiosa per azioni di na­ tura politica potrebbe essere ravvisato anche in A mip s . F l O PCG • Schol. in Aristoph. Av. 988c, 1 54 Holwerda, dove si allude al fatto che gli orac ol i cantati d all ' indovino erano in realtà scritti da altri.

J9 Schol. vet. in Aristoph. Eq. l 085a, 238 Mervyn Jones, Wilson: NlKiou 1haipoç. Ciò sarebbe con­ fermato dalla relazione stabilita in Aristoph. Av. 988 tra Diopite e l 'indovino Lampone, figura col legata anch' essa a Nicia per aver fatto parte dell a delegazione aten iese che firmò la pace con Sparla che prese nome da quest'ultimo (Thuc. V 1 9, 1 ; 24, l ). Deve, infine, essere ricordato che proprio Lampone fu pro­ tagonista del noto episodio sul l ' i nterpretazione della nascita di un ariete con un solo corno, episodio che lo vide contrapposto ad Anassagora (Piut. Pe1: 6, 1 -3). Il profilo conservatore dell 'indovino è con­ fermato dalla sua partecipazione alla contesa dinastica tra Leotichida e Agesilao apertasi a Sparta alcuni anni dopo, ricordata da Xen. Hel/. III 3,3; Plut. Lys. 22, l O; Ag. 3,3-4.

Il. L'IMMAGINE NEGATIVA DI

80

CLEONE

l 'élite t radizional e con la massa dei cittadini, necessaria nel regime ateniese per por­ tare un colpo decisivo contro Pericl e 40• Anassagora era il pensatore a cu i, assieme a Damone di Oa, più veniva associato Pericle, in particolare per quel che concerne la sua retorica. Eg l i rappresentava agli occhi dei cittadini quella nuova generazione di fi losofi e intel lettual i che l ' alcmeonide

sempre più aveva coinvolto nell a conduzione della città, a discapito di quella parte della sua cerchia che era maggiormente legata alla tradizione 4 1 • Che a m uovere l e accuse contro questa figura intellettualmente innovativa sia stato Cleone appare assolutamente coerente con il suo atteggiamento culturale. Si è g ià detto che eg li, in un periodo successivo al processo contro Anassagora, entrò in con­ fl itt o con i più importanti esponenti delle nuove tendenze artistiche che si andavano diffondendo durante la guerra archidamica42• In aggiunta a ciò, anche il suo approc­ cio alla religione sembra essere stato orientato a un certo tradizionalismo, in partico­

lare per quanto riguarda gli aspetti oracolari del culto. Tutto lo sviluppo dei Cavalieri di Ari stofane è legato alla pro fez i a che i due servi di Demo rinvengono in una cassa

gelosamente custodita da Paflagone, in cui si preannuncia la sconfitta del servo truf­ faldino43. Nel l 'intera commedia l 'alter ego di Cleone è descritto come un uomo molto legato agl i oracol i, in patti c ol are quelli del l ' indovino Bacide, che utilizza e interpreta per i nganna re il padrone Demo 44 • Da questi versi emerge chiaramente l ' immagine di un politico che lega il suo successo al rispetto della religione tradizionale nella sua variante p i ù popolare 4'. La descrizione del demagogo appare, dunque, perfettame nte coerente con quella che ci si aspetterebbe dall ' accusatore del filosofo naturalista che 40 L'ambiguità della figura di Diopite ha generato un di batt ito circa il gruppo politico cui faceva ri­ ferimento in questa convulsa fase di scontro ad Atene. Kienast 1 953, 2 1 6-2 1 7; Banfi 1 999, 49-66, pen­ sano che sia uno dei referenti dell'opposizione che faceva capo a Tucidide di Melesia; Connor 1 963, 1 1 8, seguito da Rube l 2000, l 09- 1 1 9, e Cataldi 2005, I I I n. I 08, non ritiene esservi sufficienti elementi per attribuire a Diopite orientamenti politici specifici; mentre Frost 1 964a, 397-399, pensa che il suo pro­ filo antintellettuale fosse più vicino a quello del rozzo Cleone, piuttosto che del sofisticato Tucid ide; Ostwald 1 986, 1 97- 1 98; Flower 2008, 1 24- 1 26, non si sbilanciano. 4 1 Dei contrasti sorti nella cerchia di Pericle è testi mon ianza indiretta l'aneddoto di un suo diverbio con Lampone citato in Aristot. Rhet. III 1 4 1 9a. Sui rapporti all' interno del 'circolo' dell'alcmeonide, vd. Giangiulio 2005, 1 68- 1 73. 42 Vd. supra, pp. 57-60. 4) Aristoph. Eq. 1 1 6- 1 43; 997-1 099. Si può aggiungere anche F 46 1 PCG, in cui si cita apertamente Cleone paragonando lo, per le sue capacità di preveggenza, a Prometeo. La fonte, ossia Luc. Prom. 2, ri­ ferisce il nome della commedia, che Gargiulo 1992, 1 6 1 - 1 64, ha ipotizzato essere i Contadini di Ari­ stofane. Sull' importanza degli oracoli nella trama dei Cavalieri, in partico l are nella caratterizzazione di Paflagone-Cleone, vd. Nilsson 1 95 1 , 1 36- 140; MacDowell 1 995, 1 1 1, che arriva ad ipotizzare come spiegazione un uso degli oracoli in assembl ea da parte di Cleone; Muecke 1998, in part icolare p. 268,

con ulteriore bibliografia. ""' Oltre ai succitati passi, Aristoph. Eq. 6 1 . Su Bacide, indovino mitico di VII secolo, Hdt. VIli 20, 12; 77,2; 96,2; IX 43, 1 ; Scho/. vet. in Aristoph. Pac. 1 07 1 , 1 56 Holwerda (Asheri 1993, 63-65; Prandi 1993). Nelle commedie aristofanee il suo nome compare connesso a Cleone in Eq. 123-1 24; l 003-1 004. Sul legame Cleone-Bacide, vd. Brock 1 996, 324-327. 45 Bury 1 927, 383, descrive efficacemente Cleone come ((8 man ofvery orthodox beliefS)).

l. L'ESORDIO POLITICO

81

metteva in discussione l ' attendibilità degli oracoli e l a stabil ità della tradizione reli­ giosa. Più problematica è la sua collocazione politica. Chi ha ritenuto plausibile la sua pat1ecipazione al processo ha giustificato la compresenza tra gli accusatori del de­ mocratico radicale e del conservatore Tucidide ricorrendo all ' ipotesi di un accordo po­ litico tra tutti gli oppositori di Pericle che tenesse dentro sia ] "estrema sinistra' che la 'destra conservatrice' 46• Tuttavia tale idea non ha il supporto delle fonti, che ne­ anche alludono a un simile accordo 47• Si può aggiungere che di questa col laborazione non c'è assolutamente bisogno per spiegare la compresenza di Cleone e Tucidide d i Melesia come accusatori d i Anassagora, perché, s e è vero che l e fonti non ricordano alcuna alleanza tra gli ultrademocratici e i conservatori prima dello scoppio della

guerra, è altrettanto vero che nessun autore antico induce a pensare all'esistenza di una fazione democratica più radicale di quel la guidata da PericJe in quegli anni, che è stata dedotta dalla presenza di Cl eone tra gli accusatori di Anassagora, retrodatando,

nei fatti, le posizioni rad ical i da lui espresse negli anni seguenti 48• La presenza di Cleone tra le persone vicine a Tucidide appare, inoltre, assolutamente coerente con il quadro culturale del giovane Cl eone. In quest'ottica va ripensata l 'idea di una com­ presenza dei due nel processo49•

È

stato ipotizzato un concorso nell 'accusa, come avvenne nel processo intentato

contro Socrate 50, cosicché Sozione e Satiro avrebbero affrontato il problema da due punti di vista differenti: si può pensare che nella tradizione confluita in Satiro si fa­ cesse allusione al mandante politico del l 'accusa ad Anassagora, ossia Tucidide di Melesia, mentre la tradizione ripm1ata da Sozione avrebbe ricordato l'accusatore uf­ ficiale nel processo, vale a dire il pio Cl eone, allora sodale politico del vecchio rivale di Pericle.

2. Il

processo contro Pericle

L' altro processo a cui è legato il nome di Cleone è quello contro Pericle. Il conte­ sto di questa azione giudiziaria è completamente diverso rispetto alla precedente, no­ nostante a separarle vi siano solo due anni. Il processo contro Anassagora avvenne in un momento in cui

l 'escalation

che avrebbe condotto al conflitto con Sparta non si

46 Derenne 1 930, 30; Kienast 1 953, 222-223; Schachenneyr 1 969, 1 82- 1 90 ; Rube l 2000, l 03 ;Tuci 2008, 1 1 4- 1 1 5 . Comra Fantasia 2003, 492.

47 Prandi 1 977, 20 n. 43; Ba n ti 1 999, 49.

48 Emblematico è il caso di Frosl 1 964a, 393-399, che respinge l 'ipotesi di una partecipazione di Tu­ cidide di Melesia ai processi, sostenendo esservi alla loro base una regia della borghesia cittadina gui­ data già allora da Cleone 49 Allude brevemente a questa possibilità Cataldi 2005, 1 24 n. 1 97. '0 Derenne 1 930, 30.

Il. L'IMMAGINE NEGATIVA DI CLEONE

82

era ancora conclusa, mentre quello che vide imputato Pericle si tenne a guerra in corso, in una città esasperata dalla strategia militare intrapresa dal suo leader storico e che, frustrata da

essa,

decise di condurlo in tribunale.

Nonoslante Plutarco affe1mi che numerosi autori ricordavano la multa inflitta a Pe­ ri cle, molti aspetti del processo che lo riguardano restano controversi 5 1 • La testimo­ nianza di Tucidide, infatti, rende

certa

la sua storicità, ma non chiarisce adeguata­

mente lo svolgimento dei fatti 52• Plutarco, nel confuso paragrafo sui processi, ricorda la votazione di un decreto ('Vftq>tcr�a) che prevedeva una singolare procedura per le rendicontazioni e gli even­ tuali processi successivi, qualora fosse stata individuata qualche responsabilità pe­ nale 53• Il decreto fu proposto da Dracontide, da identificare con lo stratego che prese patte alla spedizione a Cm·cira del 433/2 54, e prevedeva che il magistrato dovesse pre­ sentare dei rendiconti ai pritani, in seguito i giudici avrebbero dovuto giudicare l' im­ putato sul l ' acropol i, dove si sarebbe tenuta una votazione con delle pietruzze prese

da l l ' altare della dea. Un successivo intervento di Agnone aveva eliminato quest'ul­ tima pa1te della procedura e aveva imposto che il processo si tenesse davanti a 1 500

giudi ci 55• Nel seguito del la biografia periclea Pl utarco col loca il processo che ter­ minò con l a multa e la rimozione dalla strategia di Pericle intomo al 430, subito dopo la spedizione contro Epidauro, concordemente con quanto affermato da Tucidide 56•

Anche Diodoro sembra ricordare due episodi distinti: un'accusa, mossa contro l ' alcmeonide per questioni finanziarie connesse al piano di edilizia da lui intrapreso con la collaborazione del l ' am ico Fidia, sarebbe stata al la base della sua volontà di sca­ tenare il conflitto per stor nare da sé tali attacchi; seguirebbe un secondo momento, ter­ minato con la sua rimozione dalla magistratura detenuta per tanti anni, in seguito al­ l ' infmttuosa spedizione contro Epidauro 57• Alcuni studiosi hanno pensato che in realtà Pericle fu sottoposto a un solo pro­ cesso, evidentemente quello riferito da Tucidide, e che il decreto di Dracontide sia reAristid. 26,3. Il 65,3. $l Plut. Per. 32,3-4. 54 Thuc. l 5 1 ,4, non riporta il nome di Dracontide tra gli straleghi inviati nell'isola ionica, ma la sua presenza in quella missione è stata ricostruita sulla scorta di /G P 364. crr. APF 455 1 ; Fomara 1 971, 51; Develin 1 989, 99; Homblower 1 99 1 , 95. Lo stesso anno fu slratego anche Lacedemone, figlio di Ci­ mone, segno che l'egemonia pe ricl ea doveva essersi ridoua a causa del rientro di Tucidide di Melesia dall'esilio. A ri s loph . Vesp. 1 56- 1 57, ricorda uno scontro tra Cleone e un Dracontide, forse da identifi­ care con il proponente del decreto. '5 Agnone, il fondatore di Anfipoli (Thuc. IV 1 02,3; V 1 1 , 1 ), fu uomo politico particolannente attivo negli ann i dell'egemonia periclea - fu stratego più volle, l'ultima nel 429 (Thuc. Il 95,3) - e all'al­ cmeonide particolarmente vicino (vd. Saldutti 20 13a, 83-84. Diversamente Pesely 1989, 1 98-203, esprime dei dubbi sull'esistenza di tm legame tra i due). � Plut Per. 35,4-5. H Per l'accusa in relazione all'operato in qualità di sovrintendente alla costruzione della statua di Atena, vd. Diod. XII 39,1-2, mentre in 45,4, lo storico rirerisce l'accusa e la pena inflitta allo statista dopo la spedizione del 430. 5I Plut.

n Thuc.

l. L"ESORDIO POLITICO

83

lativo a questo, ma che sia stato collocato da Plutarco in un altro contesto per er­ rore 58; infatti Platone, molto vicino cronologicamente agli avveni menti, ricorda in maniera inequivocabile un solo processo, con l'accusa di furto di beni pubblici, in cui fu impl icato e condannato Pericle alla fine della sua vita 59• L'ipotesi più credibile e che gode attualmente di maggiori consensi tra gli studiosi, è che Pericle fu sottopo­ sto a processo una sola volta a conflitto in corso, e che il decreto di Dracontide, a cui gli stessi Plutarco e Diodoro non collegano un processo vero e proprio, ma una sem­ plice accusa 60, rappresenti un momento degli attacchi mossi contro il grande stratego prima della guerra, probabilmente connesso all 'azione legale promossa contro Fidia 6 1 • L'unico processo che subì lo stratego fu - quindi - quel lo che ebbe luogo pochi mesi prima della sua morte. La data precisa dovrebbe essere fissata tra l'agosto del 430 e il gennaio del l'anno successivo: essa può essere stabi lita grazie al fatto che Pe­ ricle fu rieletto stratego per l'anno seguente, che l' elezione avvenne tra febbraio e marzo de1 429 62, e che fu assente dalla città dopo l'invasione del l ' Attica del maggio 4 30 per circa tre mesi 63• Controversi restano il capo di imputazione e il tipo di procedura a cui fu sottopo­ sto Pericle.

È

ormai ipotesi ampiamente condivisa dagli studiosi, in particolare gra­

zie alla testimonianza di Di odoro, che la procedura util izzata contro Pericle fosse

l'apocheirotonia,

in base alla quale i magistrati erano sottoposti periodicamente ad

uno scmtinio del l'assemblea per valutare se avessero ben governato64• In caso di voto contrario il magistrato decadeva immediatamente e veniva avviato un processo sul modello del l 'eisangelia, al termine del quale l ' imputato poteva essere reintegrato

51 Il primo a mettere in relazione il decreto di Dracontide con il processo del 430 è stato Beloch 1 886, 330-3 3 1 , seguito da Swoboda 1 893, soprattutto pp. 556-585; Gomme 1 956, 1 87, e, più recentemente, Podlecki 1 998, 1 52; Santi 1 999, 40-42; Rube! 2000, l 00 e n. 1 65 .

' 9 Plat. Gorg. 5 1 5e-5 1 6a : ènì TtÀ.cu-rjj -roi) �iou. Anche Tucidide, in un passo che non ha, per mo­ tivi d i organizzazione del testo, la consueta coerenza cronologica, mette in stretta relazione il pro­ cesso (Il 65,3) con la morte dell'alcmeonide, qui anticipata di circa sei mesi rispetto al normale svi­ luppo (Il 65,6). Sulla stratigralìa del passo e le difficoltà di carattere cronologico, vd. Fantasia 2003, 483-488. 60 Diodoro attesta esclusivamente l'esistenza, nel periodo prebcll ico, di un'accusa di furto d i beni sacri mossa contro Pericle (aù-roii mù n�:piKÀ.touç KUt'ly6pouv itpoouÀ.iav), e non di un processo, men­ tre Plutarco non chiarisce se il procedimento previsto dal decreto fu applicato in un processo (vd. Schu­ bert 1 993, 49 n. 84).

61 Frost 1 964b; Donnay 1 968, 32-34; Mansfeld 1 980, 49-5 1 ; Stadter 1 989, 300-30 1 ; Fantasia 2003, 491 -492; Marginesu 20 1 0, 83-84, hanno ritenuto che il decreto sia stato emanato per colpire il legame tra Pericle e Fidia e che dunque esso vada inserito nel contesto delle accuse sol levate alla vigilia della guerra, non quando essa era in corso. 62

537).

Thuc. II 65,4. Sul periodo di elezione dei magistrati, Aristot. Ath. Resp. 44,4 (vd. Rhodes 1 98 1 , 536-

6J Thuc. II 55-57. In questi capitoli lo storico sottolinea in maniera assai precisa la contemporaneità dell'invasione, la più l unga dal l 'inizio del conflitto, con la spedizione contro Epidauro organizzata da Pericle, cosa che ha attirato l 'attenzione dei commentatori: Gomme 1 956, 1 63 ; Hornblower 1 99 1 , 328; Fantasia 2003, 450. 6.J Diod.

XII 45,4.

Il. L'IMMAGINE

84

NEGATIVA DI CLEONE

nella sua carica, se ritenuto innocente, oppure essere punito in base alla colpa dimo­ strata in tri bu nale 65• Se fu questa la procedura utilizzata, resta da capire quale fosse l'accusa m ossa

contro Pericle. Secondo l 'oratore l peride, il testimone principale sull' eisangelia i ,

processi basati su questo tipo di azione gi ud i ziaria avevano tre capi di accusa princi­ pal i : tentativo di abbattere la democrazia, tradimento e corruzione 66• Non rientra, dunque, l 'accusa di appropriaz i on e di beni pubbl ici, in base alla quale sarebbe stato processato Pericle secondo Platone, ma ciò non fa difficoltà se si ipotizza che il filo­ sofo non utilizzasse il termine klopé in senso tecnico, anche perché se fosse stato ac­ cusato per tale reato non avrebbe rischiato la vita o pagato l' ingente multa attestata da più fonti 67• Dalla lettura delle testimonianze emerge un 'accusa che per molti versi appare simile all 'ultima delle tre ricordate da lperide ossia la corruzione. L'oratore ,

afferma che tra i possibili capi d' imputazione per cui veniva avviata la suddetta pro­ cedura rientrava quello contro i politici che avessero presentato leggi contrarie al­ l ' interesse del popolo ateniese perché corrotti con denaro. Appare, dunque, assoluta­ mente credibile che Pericle fu sottoposto alla procedura di seguito un processo secondo il

nomos eisangeltikos

apocheirotonia, a cui fece

per essere stato corrotto e non

aver agito a favore del demo. Il processo si concluse con la sanzione di colpevolezza per l 'alcmeonide, che pagò una salata multa e perse la carica fino al le elezioni alla

strategia dell 'atmo successivo68, quando la mancanza di alternative valide avrebbe im­ posto la sua rielezione agli Ateniesi 69• L'altra incertezza del le fonti concerne l ' identità dell'accusatore. Le diverse ipotesi sono ricordate da Plutarco: secondo ldomeneo di Lampsaco l 'accusatore nel processo 61 Il procedimento dell' apocheirotonia è sinteticamente spiegato in Aristot. Ath. Resp. 43,4; 61 ,2. Che nel caso del processo del 430 sia stata ado ttata questa procedura è i pote si condiv is a , tra gli al tr i , da Harrison 1 97 1 , 57-59; Hansen 1 975, 7 1 -73; MacDowell 1 9 78, 1 69; Carawan 1 989, 1 77; Podlecki 1 998, l 5 l ; Frohlich 2000, 87 -90; Fantasia 2003, 49 1 . Contra, senza argoment i co nvi ncent i , Banfi 1 999, 42. 66 Hyp. pro Eux. 8. Cfr. in part ico l are Hansen 1 975, 1 2- 1 5 ; Ostwald 1 986, SJ-55, che aggiunge l' ac­ cusa di e mpiet à alle altre tre; Andriolo 1 995-96; Bearzot 1 996, 7 1 -78, con ricca bibliografia e con una problematizzazione del tentativo di fissare chiaramente quali fossero i capi d'accusa v a l i di nei processi per eisange/ia. 67 Sul rischio di essere condannato a m orte , oltre a Plat. Gorg. 5 1 6a, vd . anche Antisth. V A F 1 43 Giannantoni = A th . X J I I 589e. Sull' ammontare della multa, Plut. Pe1: 35,4-5, ri fe ri sce che le sue fonti riportavano una cifra oscillante tra i l 5 e i SO talenti, mentre Di od. X l i 45,4, ricorda una multa di ben 80 talenti, una somma che appare assolut a mente eccessiva (Stadter 1 989, 324). 68 La vaga espressione di Thuc II 65,4, secondo cui Pericle ri prese la carica d opo non molto tempo, uorcpov o' aÙStuclta Kll(l)v). 80 Testimonia un legame diretto tra Tucidide di Melesia e Archidamo, allora regnante a Sparta. l'aned­ doto ricordato in Plut. Per. 8,5, dove viene riportato un dialogo tra i due sulle capacità retoriche di Pe­ ricle. Il biografo sottolinea indirettamente la vicinanza politica tra la fazione conservatrice ateniese e Sparta premettendo al dialogo l'affermazione secondo cui Tuc:idide fu interpellato perché era uomo di quella fazione ("ijv JW yàp ò 8omcooi�l)ç trov mÀrov Kaì àya9cilv àWprov). Il racconto plutarcheo acquista particolare valore perché, sebbene di carattere aneddotico, proviene con ogni probabilità da fonti con-

l. L'ESORDIO POLITICO

87

sostenitore, Pericle, attraverso l a personalità intellettuale a lui più vicina 8 1 • Prima del lo scoppio del conflitto la stessa Sparta tentò di amplificare le accuse di tipo reli� gioso che venivano mosse contro l 'alcmeonide per rafforzare dall'esterno quanto fa­ ceva l'opposizione all'intemo 82• Ricorda Tucidide che l 'ultima ambasceria spartana inviata prima della guerra 83 chiese agli Ateniesi di liberarsi del sacrilegio commesso contro la dea, facendo riferimento ali 'uccisione dei Ciloniani supplici sugli altari delle Sante Dee avvenuta quasi due secoli prima per mano del l 'alcmeonide Megacle 84• L' intento degli Spartani era quello di colpire Pericle che, in quanto figlio di Agariste, 'ereditava' il sacrilegio 85•

Lo scopo

della richiesta viene esplicitato da Tucidide, se­

condo cui l ' esilio di Pericle avrebbe reso possibile ottenere quanto volevano gli Spar­ tani dagli Ateniesi, ossia far cadere l 'accusa dell 'eventuale scoppio della guerra su Pe­ ricle, che, in quanto uomo più potente dei suoi tempi, «si opponeva ai Lacedemoni in tutto ed esortava gli Ateniesi a non cedere, ma ad andare in guerra»86• In questa fase Cleone partecipa come attore non ancora di primo piano, pur assumendosi responsa­ bilità importanti come l ' accusa formale del filosofo naturali sta Anassagora, comin­ ciando a caratterizzarsi politicamente come rappresentante de li ' ala antipericlea. Il processo contro Pericle ebbe luogo meno di due anni dopo quello contro gli in­ tellettuali a lui legati, ma il contesto in cui si svolse era profondamente mutato 87: nel temporanee, quasi certamente Stesimbroto di Taso o Ione di Chio (cfr. Cataldi 2005, 1 29- 1 30 e nn. 233� 235), che confermereb bero essere noto ad Atene il legame politico tra aristocratici e Sparta, in partico­ lare tra il più importante esponente del la fazione cittadina e il re della città peloponnesiaca.Uiteriore conferma del nesso processi- Sparta è data dai legami che il proponente del decreto contro Anassagora, Diopite, intrattenne con quella città, vd. supra, p. 79 n. 39. 81 Sui processi come tentativo dei conservatori di fermare gli eventi che, posti da Pericle su un piano inclinato, spingevano Atene decisamente verso la guerra con Sparta, vd. Kienast 1 953, 2 1 6-220. Sulla profondità del legame tra Pericle e Anassagora, percepito già dai contemporanei, cfr. Giangiulio 2005, 1 63- 1 73, con ampia bibliografia. 82

Vd. Prandi 1977, 20-21 e n. 50; Banfi 1 999, 63-66.

Bl A differenza di quanto sostenuto da de Ste. Croix 1 972, 65, al momento dell 'ultima ambasceria spar­

tana la guerra non era ancora stata dichiarata. Vd. Homblower 1 99 1 , 2 1 1 .

� Thuc. l 1 26,2. L'episodio del massacro dei ciloniani è narrato, con alcune differenze, da Hdt. V 7072; Thuc. l 1 26,2-12; Plut. Sol. 1 2. Per lUla visione d' insieme e il relativo dibattito storiografico, vd. Prandi 2000a. u Parker 1 983, 203-206.

l 1 27: voJ1il,;ovn:ç ÈICltOOÒVtoç aùto\i tx;.ov pov llJ.liV axò Tlòv nÒÀCWV oulli)fJOllV TÒV npootòV"ta/ Kcil;,w TOUTOU "tà 'til.rt xwpil; Kaì tàç xollàç ÉKa"tootciç/ nputavcia, J.lÉ"tall' . ciyopéu;, Àlf.1Évaç, �uo9100etç, Ol}JUÒnpata•/ 1:omwv xAiJpwfJa tciAaVT' &yyùç otoxiA.ta yiyvttat t)J.&iv. 1 1 2 Il rendiconto finanziario di Aristofane è impreciso per diverse ragioni, a partire dall'esigenza di semplificazione propria della commedia, che spingeva l'autore a preferire cifre tonde all 'accuratezza arit­ metica (MacDowell 1 97 1 , 21 8), sino al desiderio di ingigantire le dimensioni delle entrale cinadine. Tuttavia, in seguito all'innalzamento del tributo del 425/4 (su cui, vd. infra pp. 133- 134), la cifra com­ plessiva non doveva essere molto distante dai 2.000 talenti riportati nel passo citato (Sommerstein 1 983, 1 97- 1 98). Occorre osservare che, come notaio da Kallet-Marx 1 994, 246-247 e n. 62, il triobolo era ver­ sato ai giudici dai colacreti, che gestivano denaro interno, non fondi provenienti dall'impero, per cui Bde­ licleone commetterebbe un errore nell'associare i tribunali all'impero; tuttavia la Kallet-Marx nel me­ desimo lavoro mette in evidenza (pp. 248-250) come il binomio impero-ricchezza fosse entrato già da tempo nell'annamentario retorico dei politici e che dunque correttamente il comico riprende tali argo­ mentazioni per ribaltarle. •u Aristoph. Vesp. 596-600: KÀ.t> 4•

1 Il trattato è una lettera scritta a un giovane greco ansioso di dedicarsi all'attività politica, a cui l'au­ tore indica attraverso casi tratti dalla storia greca - in particolare dall' epoca classica - e romana alcuni modelli da seguire. Per una recente lettura d'insieme dell 'opera, vd. Halfmann 2002. Sul ruolo degli esempi tratti dall'antichità, vd. Ca11·ière 1 984, 57-58; Pran d i 2000b, 98-99. 2 Plut. Praec. ge1: re/p. 798a-806f. 3 P randi 2000b, 93 n. l O. 4 Pl ut . Praec. ge1: re/p. 806f-807a. Il passo prosegue prese ntando l'atteggia mento opposto, ugual· mente n egat ivo , di Temistocle, che riteneva inutile ottenere un in carico se non fosse stato in grado di fa· vorire i suoi compagni. Va osservato che questa affermazio ne è stranamente contraddetta da quanto segue, poiché Plutarco subito dopo ricorda che Temistocle riteneva iniquo il govemante (oiit' lipxrov txtEIKÌ)ç) che faceva favori co ntrari alla legge (807b). Questa contraddizione è stata rilevata da Konstan

Il. L'IMMAGINE NEGATIVA DI CLEONE

96

Il racconto risulta particolannente coerente con la biografia politica di Cleone 5• PJutarco afferma che Jo strappo avvenne quando Cleone muoveva i primi passi della carriera politica (Tfjç xoÀttdaç futn:a6at). Tale asserzione colloca l 'episodio prima del 427, probabilmente a ridosso dello scoppio della guerra del Peloponneso, nello stesso lasso di tempo in cui egli fu attivo nei processi contro Pericle. Successivamente viene raccontato l 'episodio centrale, ossia la riunione con i philoi per annunciare la sua se­ parazione da loro. Pl utarco esp l icita chi fossero costoro quando dice che le città non hanno bi sogno dì uom ini senza amici e compagni di eteria (iupoov [ . . . ) Kaì àveta(prov), un'endiadi che chiarisce che non si trattava di generici amici, bensì di

un ' associa zion e di tipo eterico 6• Il motivo di questa scelta è che - a giudizio di Cl eone - i vincoli di tipo eterico possono distogliere da un corretto giudizio politico. In questo senso non è di ffi cile scorgere nell a g iu sti ficazione la ripresa di un d ibattito che esisteva ad Atene circa il ruolo giocato dalle eteri e nella politica cittadina 7• Un'eco di tale polem ica e della posizione assunta a riguardo da Cleone la ritro­ viamo nelle commedie dem agogich e di Aristofane. Dopo il fallito tentativo operato da Tucidide di Melesia di rafforzare il raggruppamento conservatore, tentativo in cui,

con ogni probab il it à egli incluse le eterie che lo sostenevano 8, negli anni della ,

guetTa arch ìdamica è eviden te una importante ripresa d i tali associazioni.

È

in que­

sto periodo che il lessico relativo a questi gruppi politici si modifica sensibilmente, p oich é si assiste al frequente impiego di un termine fino ad allora non molto diffuso per indicarle: synomosiai. Risulta dai testi coevi che tale sostantivo venne utilizzato

dai democratici per designare con accezione fortemente negativa le eterìe ol igarchico­ con servatri ci , che alla metà degli anni '20 iniziavano a proporre una via d'uscita dalla 1 997, l 06- 107. P er quanto riguarda la fonte di P l uta rco , il dibattito rimane aperto. Mittelhaus 1 9 1 1 , 2939, ha i p ot izzato, sulla scorta di una citazione presente nel testo ( 804 a) , che alcune opere di Teofrasto, e in gene ra l e della scuola aristotelica, fossero la fonte principale del trattato. Secondo Gel i . 1 3,9- 1 3, Teo­ frasto è, inoltre, autore di un 'opera sull 'amicizia, in cui venivano analizzati i li mit i dell'utilità di tale le­ game per fini p o l i t i c i , per cui Connor 1 97 1 , 53-54 n. 33; 9 1 -92 n. 7, ha ipotizzato che Plutarco avesse letto l 'episodio i n questo trattato del fi losofo peri patetico. Carrière 1 984, 1 75 n. 3, non si esprime su l­ l ' aneddoto, affermando che la fonte è ignota, mentre Caiazza 1 993, 227 nn. 1 47-1 48, di stingue tra l ' im­ po staz i one comp les siva della tcmatica, che potrebbe derivare da Teofrasto o da Cicerone, e la fonte dello sp eci fi co ep i sodio riguardante Cleone, che a suo avviso non è possi bile conoscere. Infine Mann 2007, l 08, ipotizza, solo su l la scorta del tema, una fonte di V s ecolo come Stesimbroto o Ione di Chio. 5 Mann 2007, 1 07, sottolinea come il tema de lla rottura dell'amicizia non sia uno ((Standardmotiv» d e l l a biografia e della filosofia antica, cosa che conferisce attendibilità all'aneddoto narrato da Plutarco. 6 Il termine philos può designare il compagno di eteri a. V d. Calhoun 1 9 1 3, 5; Sartori 1 957, 30; Ghi­ natti 1 970, 1 3 - 1 6; Mitchel l, Rhodes 1 996, 1 1 - 1 6; Nicolai 2008, 20-2 1 . Konstan 1 997, 60-67, pur am­ mettendo che il termine poteva designare anche le consorterie politiche («philoi are equivalent to parti­ sans» ), ri t i en e m argina l e il suo valore politico. 7 Connor 1 97 1 , 87-94; Ma nn 2007, 1 1 9- 1 23 , ha1mo messo in luce come, in una fase di tensione so­ ciale come q ue l l a venutasi a creare dopo lo scoppio della guerra del Peloponneso, essere considerati rap presen ta nti dei gruppi eterici potesse rappresentare uno s vantaggio. 8 Plut. Pe1: 1 1 ,2 ; 1 4,3. C fr. Calhoun 1 9 1 3, 1 20; 1 37; Sm1ori 1957, 64-66; Stadter 1 989, 1 83- 1 87. Contra Mann 2007, 1 14- 1 1 5 e n. l , che ritiene poco si gn ifi cat ive le testimonianze circa l'esistenza di eterie alla metà del V secolo. Sulle fonti e l'attendibilità del passo plutarcheo, vd. Tuci 2008, 92-99.

2. LA ROTI11 RA CON L'ETERIA

97

guerra e di abbattimento dello strapotere popolare, arrivando a ipotizzare anche un 'azione di forza, mentre il termine classico, ete1ia, continuò ad essere impiegato per indicare tali gruppi da parte dei loro sostenitori 9• Questa evoluzione lessicale mette in luce il dibattito in città circa il ruolo delle eterie, la cui azione - con i tentativi di colpo di stato oligarchici del 4 1 1 e del 404 - sarebbe divenuta presto determinante nella vita politica ateniese. A svolgere il ruolo di Cassandra è proprio Cleone, come dimo­ stra la presenza di riferimenti alle synomosiai, tra tutte le commedie superstiti di Ari­ stofane, nelle sole

Cavalieri e

Vespe 10• Nella prima Paflagone-Cleone denuncia ri­

petutamente il rischio di complotti organizzati da queste associazioni a danno del padrone Demo 1 1 , mentre in un passo delle Vespe viene ridicolizzata la fobia di Cleone e dei suoi sodal i che li spinge a vedere dappertutto complotti organizzati dai gruppi eterici per stabil i re la tirannide 12 • Quale fosse la composizione del i ' eteri a con cui ruppe C leone non è detto nei Prae­

cepta,

ma è possibile ricavarlo da altre fonti. Nei

Cavalieri

l'accusa di ordire com­

plotti notturni, ossia di essere xynomotai, è rivolta contro il coro e il suo rappresen­ tante comico, ovvero il salsicciaio u, ed è l'intera trama della commedia che sembra essere ispirata a un contrasto politico che vide contrapposti Cleone e l'ordine dei ca­ valieri, come ind ucono a credere due frammenti di Teopompo di Chio. Nel primo lo storico riferisce che i cavalieri lo odiavano, motivo per cui egli si dedicò alla carriera politica creando loro problemi e arrivando ad accusarli di diserzione 14• 11 momento in cui quest' accusa poteva trovare più credito tra il demo ateniese fu il 42817, ossia nell 'anno in cui m agg i ori furono le devastazioni del1a chora attica e, quind i , meno ef­

ficace l 'azione difensiva messa in atto dalla caval1eria. Inoltre il testo conferma che questo attacco avvenne nel periodo in cui Cleone decise di dedicarsi alla politica

(È7tETÉ8ll tfit noA.m:icu) 9 Sa11ori

",

ch e è lo stesso in cui Pl utarco colloca la rottura con l ' ete-

1 957, 69-76; Rh odes 2007, 1 8 ; Nicolai 2008, 1 6.

10 A r istoph . Eq . 257; 452; 476; 628; 862; Vesp. 483; 488; 507; 95 3 . Le uniche eccezioni sono costi­ tuite da due riferimenti in Aristoph. Lys. l 82; l 007. V d. C atena cc i 20 I 2, 58.

11 In A ristoph. Eq. 475-479, viene denunciata una synomosia operante a ta vore di un 'a llean za con il re pe rs i a no e attiva in Beozia. Per la possibile sto rici tà di tali accuse,vd. infra, pp. 148- 1 49. 1 2 Aristoph. Vesp. 4 80- 4 9 9 . Ad essere accusato di voler s tab i li re la t i ra n n i de è Aminia, ricco aristo­ c rat ic o forse discendente da un accusatm·e di Temistocl e (APF 1 2250). Appare chiaro da questi versi come il popol o accostasse l 'azione delle synomosiai oligarchiche alla tira nn id e, come sembra emergere anc he da Thuc. VI 60, I, in cui si ricorda che nel 4 l l il popolo tem ev a un' azione delle synomosiai volta a stabilire la tirannide. Anche se il testo si riferisce ad avvenimenti successivi di oltre un decennio a quelli in discussione, è ch i aro dai passi della commedia che tale paura fu istill ata dai dema gogh i a par­ tire dalla guerra archidamica e che si ripresentò quando l'azione dei gruppi oligarchici si fece più au­ dace . Vd. Catenacc i 20 1 2, 57-65 e 73-74. 13 14

Aristoph. Eq. 624-630.

Theop. FGrHist 1 1 5 F 93 Schol. vet. in Aristoph.Eq. 226a, 56 Mervyn Jones, Wilson. Pet· l'in­ terpretazione di qu esti frammenti, vd. Saldutti 2009, 1 94-203. " Connor 1 968, 52, ha proposto di tradun·e l 'espressione con ((applied himself to holding po l it ica! powen>, mentre Fomara 1 97 3 , 24, l'ha t rado tta con ((he made an attack against the payment of their equipment-money». Lo studioso ipotizza, infatti, che Teopompo ricordasse un attacco da parte di C leone =

98

Il. L' IMM AGINE NEGAT I VA DI CL EONE

ria. L'altro frammento teopompeo narra il prosieguo del confronto, in cui Cleone fu accusato dai cavalieri di essersi fatto corrompere da alcuni isolani, dai quali avrebbe ricevuto 5 talenti - poi restituiti - per abbassare loro il ph6ros. Anche nei primi versi degli Acamesi vi sarebbe un 'al l usione a questo episodio, di cui la rappresentazione della com media - avvenuta nel 425 - costituisce il terminus ante quem 16 • Lo scontro tra il futuro leader popol are e i cavalieri durò a lungo, anche con stra­ scichi giudiziari

17

ed ebbe inizio proprio con la rottura tra lui e i membri della sua ori­

ginaria eteria, d ivenuti i suoi successivi nemici

18•

l. Eteria e demo: il confonto con Clistene Questo episodio, evidentemente carico di valore innovativo, è stato ritenuto da Walter Robert Connor i l momento inaugurale di una nuova condotta politica ad Atene, cominciata da Cleone, e fatta propria da tutti i politici che lo presero a modello 19• La rottura tra il figlio di Cleeneto e la sua eteria sarebbe un atto rivoluzionario rispetto alle modalità di organizzazione e conduzione della politica precedentemente affer­ matesi come consuete. Fino ad allora la politica era stata appannaggio di alcune noconlro la «provvigione per l 'equipaggiamento» dei cavalieri, la mtaataatç, ma che il duplice signifi­ cato di questo termine, che oltre a quello ricordato aveva anche quello di «costituzione», abbia indotto in errore Io scoliasta, che avrebbe inserito come glossa il termine xolttEiat, finito poi nel testo tràdito. 16 Theop. FGrHist 1 1 5 F 94 = Schol. vet. et Tr. in Aristoph. Ach. 6a, 5 Wilson. Luebke l 883, 1 6- l 7, ha per primo proposto di ritenere il frammento di Teopompo un autoschediasma nato dai vv. 5-6 degli Acarnesi, in cui Diceopoli dice che gli diede gioia vedere Cleone vomitare i 5 talenti in questione. Se­ condo lo studioso questi versi si riferivano non a un fatto storico, ma a una scena dei Babilonesi, rap­ presentati l'anno prima, cosa non compresa dallo storico chiota. Contro questa ipotesi, o perlomeno a favore della storicità dell'accusa di corruzione mossa contro Cleone, si sono schierati Carawan 1 990; Olson 2002, 66-67; Fileni 20 1 2, 82.

1 7 Bisogna tenere conto del ruolo che storicamente ebbero le eterie nelle azioni giudiziarie. Secondo Thuc. VIII 54,4, una delle attività principali svolte da questi gruppi mirava a innuenzare i processi , uti­ lizzati come strumento di lotta politica (vd. Calhoun 1 9 1 3, 40-96; Sartori 1 957, 45-49; Bearzot 1 999, 299-304). Non deve dunque stupire che Cleone abbia mosso i primi �i in politica in azioni giudizia­ rie in cui fu affiancato, con ogni probabilità, dai suoi compagni di eteria, e che la sua rottura con loro abbia avuto nelle cause il luogo di sviluppo più naturale.

11 Aristofane fornisce forse i nomi di due protagonisti di tale connitto: infatti in Eq. 242-243, il primo servo invita il coro ad entrare invocando i nomi di un certo Simone e un certo Panezio, che Schol. vet. et Tr. in Aristoph. Eq. 243d-e, 59 Mervyn Jones, Wilson, definisce ipparchi. Simone è stato solitamente (Mitchell 1 836, 58; van Leeuwen 1900, 47; Neil 1 901, 38; Rogers 1 930, 33; Sommerstein 1 98 1 , 1 55; Dugh 1 988, 91-93) identificato con il primo autore di testi sull'allevamento dei cavalli e committente di un monumento equestre ad Eieusi (Xen. De re etr 1 , 1 ; l 1,6; Plin. Nat. Hist. XXXIV 19,76; Poli. l 190; l 98). Secondo la convincente ipotesi di Sommerstein 1 98 l , 155-1 56, Panezio potrebbe essere Wla delle persone coinvolte nello scandalo delle emte (And. de Myst. 13; 52-53; 67-68), i cui cospicui beni furono confiscati e poi restituiti (/G P 422). Il profilo di queste due persone le colloca nel novero delle figure più immediatamente collegabili all 'ordine sociale e al corpo militare dei cavalieri durante la guerra ar­ chidamica e agli ambienti aristocratico-conservatori, rendendo plausibile un loro coinvolgimento nel conflitto con Cleone. 19 Connor

1 971, 91 -94; 1 34-136.

2. LA ROTIURA CON L'ETERIA

99

bili famiglie che costruivano i l consenso politico fondamentalmente attraverso due ca­ nal i : i l egami familiari e quel li eterici. Il rapporto tra i politici e il demo cittadino sa­ rebbero stati filtrati da queste strutture di potere, mentre Cleone le avrebbe scavalcate preferendo un rapporto di retto con la popolazione cittadina, di cui egli si sarebbe fatto garante. Una simile lettura del passo plutarcheo è però, in base a quanto affennato si­ nora, generalizzante, poiché si conferisce valore assoluto a tale episodio, svincolan­ dolo dal la vi cenda personale del pol itico. L'uti lizzo da parte di Cleone dei legami familiari, in assoluta continuità con la tra­ d izione politica precedente, è già stato analizzato ed è emerso come esso sia stato co­ stante durante tutta l a sua vita, in particolare al l ' apice della carriera alla metà del de­ cennio - al fine di attuare il suo progetto di conduzione del confl itto con Sparta ­ alcuni anni dopo la rottura con l ' eteri a 20• Egli non rinunciò in alcun modo al soste­ gno politico di compagn i e fami l i ari che si era pazientemente costruito nel tempo e in tal senso non può essere vi sto come un politico innovatore. Il rapporto che Cleone i ntrattenne con i gruppi politici organizzati e con il demo cittad ino appare più complesso, ma anche più rilevante per l 'analisi storica della po­ l itica ateniese durante la guerra del Peloponneso e la valutazione dell'impatto della sua azione politica. Occorre, dunque, anal izzare lo strappo tra Cleone e la sua eteria collocandolo sia nella storia complessiva dei rapporti tra politici e gruppi organizzati ad Atene e in Grecia, sia nel suo particolare momento storico; infine è necessario va­ lutare i l suo comportamento in seguito alla rottura. lnnanzitutto dobbiamo ritornare alla seconda parte del passo dei

rendae reipublicae, quella in

Praecepta ge­

cui l'autore sembra esprimere il suo personale giudizio

sulla scelta compiuta da Cleone uti lizzando un'espressione estremamente significa­ tiva, sinora non presa sufficientemente in considerazione. Plutarco affenna che Cleone aveva fatto suo compagno di eteria il demo peggiore e più corrotto contro i migliori

(tò are differente, dato che non si intravede nella sua azione precedente alla rottura con l'eteria alcun atto che possa anticipare le successive scelte favorevoli al demo. Occorre, però, rilevare che un punto fermo egli lo ebbe, almeno a partire dal 430, ossia l 'idea che fosse necessario condurre fino in fondo il conflitto con Sparta. In base a questa convinzione egli orientò la sua politica intema ed estera negli anni in cui mirò all'egemonia politica in città. Su queste scelte, vd. inji·a, pp. 1 65 - 1 67. 46 Le vicende di Lesbo arcaica sono state al centro di diversi studi, con divergenze su più aspetti. Mi limito a cita1·e Mazzarino 1 943, ancora oggi fondamentale; Pugliese Carratelli 1 943; Page 1 955, 1 50242; Boruhovié 1 98 1 .

2. LA ROITU RA CON L'ETERI!\

1 05

cm 47. 11 nuovo potere non creò stabilità nella po/is, al contrario produsse ulteriori con­ flitti e ne accentuò di antichi. Melancro venne, intàtti, ucciso da una congiura aristo­ cratica capeggiata da alcune nobil i fami glie, tra cui spicca quella del poeta Alceo, che ha al suo fianco Pittaco, anch'egli protagonista dell 'assassinio del tiranno 48•

È

pro­

prio quest'ultimo a mettersi in luce in questa fase, che s i caratterizza per un conflitto esterno che incrocia quello intestino. Le fonti, infatti, fanno di Pittaco i l protagonista della vittoria mitilenese nello scontro con Atene per il controllo del promontorio del Sigeo49, su cui entrambe le città avanzavano pretese, e che si concluse grazie a una mo­ nomachia tra lui e l 'ol impionica Frinone, uscito sconfitto dal duello 50. A questo punto le strade di Alceo e Pittaco si separarono, poiché quest'ultimo ruppe il giuramento che lo legava all 'eteria di cui erano patte attiva gli Alceidi per passare nella fazione avversa, guidata da Mirsilo 5 1 • Questa scelta lo condusse nel tempo all' esimnetia della città e aprì un lungo conflitto con la sua originaria eteria, che conobbe per due volte l ' esilio 52• Alcun i frammenti di Alceo, provenienti da composizioni rivolte pri ncipalmente ai 47 La cacciata dei Pentilidi, famiglia che vantava una discendenza da l figlio i l l eg i lt imo dell 'atride Oreste, Penti lo, colonizzatore dell'isola (Paus. l l l 2, 1 ), è riferita da Aristot. Poi. V 1 3 1 1 b, che la ritiene opera di un certo Megacle e di un altrimenti sconosciuto Smerdi, a cui il fi losofo attribu isce l'uccisione di un Penti lo, evidentemente membro della nobile casata. La presenza del nome del l'illustre famiglia mi­ tilenese in un frammento mutilo di Alceo (F 75 Liberman = POxy 1 234) ha fatto ipotizzare che il poet a fosse la fonte del racconto di Aristotele (Liberman, XVII n. 26). Su Megacle che agisce alla testa di no­ bili famiglie, vd. Mazzarino 1 943, 4 1 -42; Gallavotti 1 948, 1 3- 1 4 e Tarditi 1 996, X, che sostiene la cac­ ciata dei Penti lidi essere avvenuta in maniera non organizzata, come testimon ierebbe il proseguire del­ l'instabi lità politica nei decenni seguenti. 48 Strabo XIII 2,3; D. L. l 74. la tirannide di Melancro fu abbattuta da gruppi politici aristocratici, come testimonia la partecipazione alla congiura di Pillaco e dei fratelli di Alceo. La data dell'azione antitiran­ nica è riportata in Sud. s.•� nmmc6ç. che la colloca nel la XLII Olimpiade, vale a dire tra il 6 1 2 e il 609.

.., Sul conflitto per il possesso del promontorio Sigeo, collocato in posizione strategica all'i ngresso dei Dardanelli sulla costa prospiciente Lesbo, conteso per lungo periodo tra Mitilene e Atene, le fonti sono assai contrastanti, in particolare circa la cronologia. A una datazione alta avanzata da diversi au­ tori (Strabo Xlii 1 ,38; D. L l 79; Plut. de Herod. Mal. 858a-b), che, basandosi sulla partecipazione al connitto di Frinone, olimpionico nel 636, e di Pittaco, collocano i l conflitto alla fine del VII secolo, si contrapporrebbe il resoconto erodoteo (Hdt. V 94-95) secondo cui protagonista del conflitto sarebbe Pi­ sistrato, che avrebbe affidato il controllo del territorio conquistato al figlio Egesistrato, fissando la ero- . nologia intorno alla metà del VI secolo. Per una sintesi del dibattito, vd. Piccirilli 1 973 a, 28-35, che so­ stiene la correttezza della testimonianza di Erodoto, ma la non contraddittorietà di questa con il quadro cronologico degli altri autori, ritenendo essersi sviluppato il conflitto tra Atene e Miti lene in più fasi. � L'episodio della monomachia è narrato con lievi differenze da StraboXI I I 1 ,38; Fest. s. v. Retiarius; Plut. de Herod. M � 1t6M1 àPX�V &xooon oùoiv aÀ.oyov on �u�uptpov. 21 La d e fi ni z ione di Atene e del suo demo come tiranni, presente in diversi discorsi attribuiti da Tu­ cidide a pol iti ci ateniesi, ma anche in Aristofane e Plutarco, consente di respingere l 'idea, sostenuta da alcuni studiosi (vd. Sancho Rocher 1 994, 70-76), secondo cui si tratterebbe di una invenzione retorica dello storico per descrivere il potere detenuto dalla polis e non uno slogan real mente utilizzato ad Atene. Cfr. Conn or 1 977, 97; Fantasia 2003, 473. 22 Pl u t . Pe1: 1 2,2. Kallet 2003, 1 27- 1 37, ha messo in evidenza come in questo passo sia il desiderio di etem are se stesso attraverso la monumentalizzazione della città ad avere messo i l popolo sullo stesso piano dei tiranni arcaici agl i occhi dei conservatori v icin i a Tucidide. Sull'attendibilità del lessico uti­ lizzato da Plutarco, vd. ibid. 1 34- 1 35. Che già pre sso i contemporanei , come testimonia la commedia, la politi ca edilizia avesse valso a Pel'icle l'accusa di attegg iamenti autocratici, è messo in evidenza da H end erson 2003a, 1 62· 1 63 . 23 Thuc. I 1 22,3: rlpavvov [ . . . ] n6A.lV; 124,3: 7t6A.lV tupavvov. Alle fonti sopra citate s i può aggiun­ gere A rist ot . Poi. III 1 284a, in cui si afferma che Atene si era comportata tirannicamente ne ll a gesti o n e dell'impero. S u l l ' evo l u z io ne del concetto di Atene città tirannica presso i Corinzi e gli Spartani, vd. Ca­ tal d i 1 984, 1 5 7- 1 66. 24 Si veda a tal proposito la definizione di Sparla come liberatrice dai tiranni in Thuc. I 1 8. Sulla pro­ paganda spartana nella guerra del Peloponeso, vd. Prandi 1 976, 72-80. 2s Vd. Hornblowel' 1 99 1 , 200-20 l ; Loraux 1 997, 59-84. 26 Thuc. I 76,3-4. Il termine epiefkeia presente nel testo t ucid ideo è sol itame nte tradotto con «gene­ rosità» o «eq u i tà» (LSJ s. v. lo traduce «fai mess »), che, tuttavia, non rendono appieno la vasta gamma

l. LA CONCEZIONE DELL'IMPERO

121

L'idea d i un dominio tira1mico d i Atene proveniva, dunque, dall 'interno della città, sostenuta dai conservatori, e dall'esterno, dai Peloponnesiaci, ma è solo con l ' esplo­ dere del conflitto che i capi democratici, a pa11ire da Pericle, se ne impossessarono27, probabilmente collegandola all 'idea di una libertà assoluta, necessaria nei confronti degli al leati in un momento difficile 21• Cleone ritenne tale nesso, ovvero tirannide intesa come libertà assoluta di azione, utile al suo disegno strategico e lo riprese nella sua orazione su Mitilene. Diverso è, però, il contesto in cui cadono le affermazioni di Cleone e di Pericle. L'alcmeonide parla in un'assemblea da lui convocata per tranquillizzare e rafforzare lo spirito di una cittadinanza che cominciava a rendersi conto dei sacrifici imposti dalla guerra ed era sempre più irrequieta e avversa al grande stratego che l'aveva con­ dotta in quella situazione. Dopo aver atteso il momento propizio, egli si rese conto che il settore favorevole alla pace rischiava di prendere il sopravvento e ritenne di do­ verlo contrastare apertamente. Pericle utilizza, dunque, la defini zione del l ' impero «come tirannide>> per prospettare i rischi di un cedimento da parte ateniese aJie pro­ poste sostenute in città dagli

apragmones29, spiegando che, qual ora si fosse rinunciato

a combattere, sarebbe stato necessario cedere l'impero da cui proveniva il benessere cittadino 30• La sua è in sostanza una forzatura retorica, una metafora funzionale al contenimento di una popolazione esasperata. Il contesto in cui è pronunciata l'orazione su Mitilene è assai simile. Anche in questo caso l 'assemblea si tiene in una città esasperata e impaurita per come procede

semantica del sostantiv o . Per una i nterpretazi one del termine con particolare riguardo al testo tucidideo, vd . de Romilly 1974, 96- 1 00; Prandi 1 998, 97- 1 0 1 . 27 Vd. Cmmor 1 977, 95. H Seco nd o Raatlaub 1 984, 73-78; id. 1 985, 1 8 1 - 1 84, alla base d i que st a concezione c'è i l raffronto tra la superiorità rispetto alla legge del potere tirannico con la l ibertà assoluta di Atene rispetto agli al­ lea t i . 29 11 term i n e apragmones compare anche un' altra volta nell'orazione periclea, con significato chia­ ramente nega t ivo, a indi care chi proponeva d i abbandonare i l conflitt o (11 64,4). La sua pre senza in q ue­ sto discorso testi mo nia l'esistenza ad Atene nei prim i anni di guerra di un dibattito circa l ' uti l ità d el­ l ' i m pero e i vantaggi che esso poteva portare ai settori benestanti del l a città. N ell ' epitatìo lo stesso termine designava quelle persone che, pur profe ssa ndo un ideale di tranquill ità, non potevano essere definiti inutili alla città (Il 40,2). Nell'ultima orazione di Pericle si nota un s a l to di qualitù, po i ch é gli apragmones non so no più persone che difendono una se renità astratta, m a un gruppo che propone un di­ s impegno tale da condurre alla rinuncia del l 'impero. Se questo richiamo si r i ferisse o meno a un gruppo sociale e politico ben defin ito è stato ampiamente d ibattuto (vd. Carter 1986, 26-5 1 ), m a è evidente come il peggiorare delle condizioni di vita rafforzasse tali posizioni, che conquistarono anche settori tra­ dizionalmente d istanti da esse. Il concetto di apragmosyne acquistò nel tempo un valore negativo al fine di co ntrastare il diffondersi di un sentimento di rifiuto dell 'impero nelle fi le degli Ateniesi. V d. Fanta­ sia 2003, 470-473, dove si ip ot izza che i l contrasto nll ' ideale di tra nqui l li tà e la concezione della p6/is t)>rannos si s i a no sviluppate simultaneamente nel medesimo contesto politico. )O Thuc. Il 63,2: àpxf'lç otepilOCWn:01 òdiiaai a' {ixjn:ep avopa tupuvvov.

49 V d. Henderson 2003a, 1 59- 1 70; Kallet 2003, 1 1 8- 1 23. Non concordo con Raatlaub 2003, 8 1 -82, secondo cui la minaccia della tirannide era esclusivamente un collante sociale e non uno strumento di divisione. Le frizioni interne alla polis potevano sviluppare anche dinamiche propagandistiche di op­ pressione della parte avversa. Inoltre l' idea che la parte popolare, controllando la città, fosse il vero ti­ ranno nei confronti degli alleati, rientra in una concezione oligarchica espressa da [Xen.) Ath. Resp. l 1 8 , secondo cui gli alleati erano schiavi del popolo ateniese in quanto detentore di un potere giudizia­ rio esteso su tutti loro. In questo senso l'espressione aristofanea può essere letta come il frutto di una tra­ sformazione della concezione politica di Atene, vista sempre più come dominata dagli strati inferiori della cittadinanza (vd. Cataldi 1 984, 1 56- 1 66). � Thuc. I 98,4. Lo storico per descrivere quanto avvenne dopo la repressione della ribellione utilizza il termine MouMi>O'l, che ha qui senso astratto, vale a dire che i Nassi non furono ridotti in schiavitù (Gomme 1 945, 282; Hornblower 1 99 1 , I SO), ma solo che l'isola, che fino ad allora aveva fornito alla lega una flotta, la perse in seguito alla ribellione (Meiggs 1 972, 63; 70), oppure che venne meno ogni forma di indipendenza politica (Schuller 1 974, 1 04-1 06; Ostwa ld 1 982, 38-39).

l. LA CONCEZIONE DELL'IMPERO

1 25

fisici 5 1 • Problematico è stabilire se con la repressione samia, assieme al superamento del rispetto dei legami di sangue, si sia imposta una nuova concezione imperiale che prevedeva l 'allineamento politico - ossia la trasformazione in democrazie - delle città ribelli, secondo quanto affermato da Diodoro '2• Considerando che proprio ai legami pol itici si appellò Diodoto nel suo discorso contro Cleone, se la scelta di conformare al proprio orientamento politico le città sot­ tomesse non era già stata presa per Samo, M itilene potrebbe essere stato il primo caso di questa pratica. I l cuore del discorso di Diodoto, infatti, faceva perno sulla distin­ zione delle responsabilità della parte popolare di Miti lene rispetto a quelle degli oli­ garchici, affermando, inoltre, che il demo era favorevole ad Atene in tutte le città e costituiva un argine al dominio degli oligarchici e a possibili rivolte 53• Propose, quindi, di distinguere gli istigatori della rivolta dai democratici, punendo i primi e li­ berando i secondi 54• Questa distinzione è assente dal discorso di Cleone, che considera ugualmente re­ sponsabili sia gli oligarchici che il demo, colpevole di non aver impedito la solleva­ zione. Egli respinge ogni tentativo di cogliere differenze sociali o politiche a11 ' in­ terno della città ribeHe, tuttavia effettua un altro tipo di distinguo quando analizza il rapporto esistente tra Mitilene e Atene per dimostrare che la ribellione della città è p iù ,

grave di qualsiasi altra in passato. Dichiara poi di giudicare con benevolenza chi si

ribell a perché i mpos sibi l i tato a sopportare le imposizioni fiscali del l ' impero o co­ stretto dal nemico, ma - osserva - non è questo il caso di Mitilene 55• La città lesbia,

" Della ribellione di Samo parlano Thuc. l 1 1 5- 1 1 7; Diod. XII 27-28; Plut. Per. 24, 1 ; 25-28 (cfr. Meiggs 1 972, 1 88- 1 94; Shipley 1987, l 13-1 22). Plut. Per. 28,5-7, riporta un aneddoto relativo a un vio­ lento rimprovero mosso da Elpinice, sorella di Cimone, a Pericle, reo di avere attaccato una città con­ sanguinea, a differenza di quanto prima di lui aveva fatto il fratello, che si era limitato ad attaccare i bar­ bari. L'episodio è attribuito a Stesimbroto da Cagnazzi l 990, 1 1 8- 1 1 9, mentre Federico 2005, 21 O, pensa a Ione. Il tema della sottomissione degli Ioni da parte di Atene ritorna nel discorso di Eufemo, laddove l'ambasciatore respinge l'accusa spartana di avere sottomesso dei consanguinei sostenendo che questo avvenne perché essi avevano attaccato la madrepa tria al lìanco dei Persiani (Thuc. VI 82,3-4). Sulla cn1deltà di Pericle, vd. Dur. FGrHist 16 F 67 = Plut. Per. 28,2-3. Plutarco afferma che la testimonianza di Duride non trova conferma in altri storici più autorevoli. Alla generale inattendibilità attribuita allo storico di Samo (vd. ad es. FGrHist Komm. IIIC, 1 1 6- l 1 8) è stato recentemente contrapposto un giudi­ zio più positivo, in particolare per quanto riguarda la narrazione del conflitto che negli anni '40 del V secolo vide contrapposta l'isola ad Atene (vd. Landucci Gattinoni 2005, 232-234). '2 Diod. Xli 28,4, riferisce la trasformazione coatta di Samo in una democrazia all 'indomani della sconfitta, cosa che però sembrerebbe contraddire quanto affem1a Tucidide (Vl l l 2 1 ) circa la rivolta dei democratici sami nel 4 1 2 contro l'oligarchia che allora governava l 'isola. Favorevol i a pensare all'in­ staurazione di un regime democratico sono Homblower 1 99 1 , 1 92- 1 93; Gallo 2005, 255-257. Ostwald 1 993, pensa invece a un'oligarchiu, mentre Shipley 1 987, 1 20-1 22, non prende posizione.

53 Thuc. 111 47. Il rapporto tra la componente popolare delle città dell'impero e Atene è stata oggetto di un lungo e ancora aperto dibattito tra gli studiosi a partire dal fondamentale contributo di de Ste. Croix. 1 954- 1 955. Per l 'enorme bibl iografia rimando a Fantasia 2003, 480-482; Musti 2006, 3 79-380. 54 Secondo Kagan 1975, 88, e Gartner 2004, 238-245, questo è l 'argomento che consegna la vittoria politica a Diodoto. 5'

Thuc. lll 3 9, 1 -2.

1 26

III. LA POLITICA DI CLEONE

infatti, possedeva mura, una fl otta e non era sottoposta al pagamento del tri buto e go­ deva, quindi, di un regime di auton om ia che la metteva, al meno formalmente, sul medesimo piano di Aten e, con cui fino a quel momento aveva mantenuto un legame fiduciario 56• Una città che gode di simil i pri vi legi , sostiene Cleone, non ha messo in

atto una ribellione, bensì una sollevazione 57• Egl i sotto li nea la differenza tra apéste­ san, verbo che descrive l ' atto di s ol l evars i contro un 'oppressione esterna, ed epané­ stesan , che è proprio di una r iv olta. Con questa distinzione si vuole sottolineare che

Mitilene non era una città su ba lterna che si era opposta a un dominatore, ma era in posizione di parità, per cui ha compiuto un tradimento, cosa che rende molto peg­ giore la sua colpa 58• Da ciò si comprende come per Cleone non vi siano discrimi­ nanti ali 'intemo dell e poleis dell'impero, ma solo nel loro rappmto con Atene, che non deve relazionarsi ad esse in base a vincoli di sangue o politici. Egli immagina un im­ pero bipolare costi t u ito da Atene da un lato e tutte le città sottomesse dall'altro; ulte­ riori distinzioni s on o superate e deleterie.

La visione che ha Cleone del l ' impero risulta evidente dai suoi interventi nelle ri­ be l l ioni successive, in particolare quelle in Calcidica del 423/2. L'anno precedente Brasi da si era mosso in quel l a regione per indebolire le posizioni ateniesi ed era riu­ scito ad entrare nelle città di Acanto S9 e Anfipoli, a cui si aggiunse l ' anno seguente Torone, p rec ede ntem ente presidiata da una guarnigione ateniese 60. La sua conquis6 Cl eone definisce i Mitilenesi a'ÌltOVOf.10t. La prima attestazione del termine è in Soph. Ant. 82 1 -822, in un con testo non politico, diversamente da Thuc. l 67,2, dove esso compare per la prima volta in u n contesto ufficiale (Raaflaub 1 985, 1 9 1 - 1 92), nel quadro dell'organizzazione del l' impero ateniese alla metà del V secolo (Ostwa ld 1 982, 36-4 1 ; Raaflaub 1 985, 204). I l passo riporta la lamentela degli Egi­ n eti di non essere autonomi secondo quanto garantito loro dagli accordi tra Atene e Sparta del 446 (oùK dvat aùtoVO!lOl Katà tàç anovooç). Dalle numerose altre ricorrenze nel testo tucidideo (Il 1 6, l ; 1 1 1 39,2; V 1 8,5; 71,5; 79, 1 ; V I I I 2 1 ), si ricava che il sostantivo, a differenza di quanto sostenuto in passato (Ostwald 1 982), non tàceva riferimento a una generica condizione di inferiorità attenuata dal possesso di navi, ma descriveva la condizione delle città alleate che possedevano mura, flotta, non pagavano i l phOro.ç e d i conseguenza agivano s u u n piano d i parità con l a città egemone (Figueira 1 990, 67-72; Han­ sen 1 995, 28-38; Fornara 20 1 0, 1 32- 1 36; 1 4 1 - 1 42). Era una condizione di privilegio non solo fom1ale, come pure i Mitilenesi con c hi aro intento persuasivo vorrebb ero far credere agli Spartani a Olimpia (Thuc. III l 0,6), ma sos tanzi a le. Da q ues to punto di vista ha ragione Cleone, che in questo caso esprime u n ' id ea coerente con il lessico politico greco (Figueira 1 990, 7 1 ), ad affermare che i Mitilenesi lottavano per sv i n co l arsi in maniera totale dall 'impero, ossia per la li bertà (tì..cu6tprocnc;: Thuc. 111 39,7). s' Thuc.

III

39,2.

58 È questa pa rt icol a ri tà d el la ribe l li one, che ne fa un'aggressione e non una l iberazione, a renderla un atto di hybris (Winnington- Ingram 1 965, 74; Andrews 2000, 47-50).

59 Thuc. IV 85-87, riporta il d i scorso tenuto da Brasida agli abitanti di Acanto per convincerli a la­ sciar entrare le truppe spartanc. Egli si presenta come liberatore e aggiunge di aver imposto agli Spar­ tani un giuramento in base al quale le città liberate sarebbero dovute divenire autonome (IV 86, 1 ). Anche in questo caso la li berta era concetto astra tto, mentre l'autonomia era il concreto rapporto che gli Spar­ tani proponevano agl i eventuali nuovi alleati, ossia un rapporto di relativa ind ipendenza, ma in cui per­ sisteva una condizione di subalternità rispetto alla città egemone. L'invito a schierarsi con Sparta, ga­ ra nte dell'autonomia delle poleis al leate, venne probabilmente ripreso anche a Torone (I V 1 1 4,3), testimoniando da un lato il desiderio di maggiore liberta delle città dell'impero ateniese, dall 'altro che Spatta non era disposta neanche propagandisticamente a lasciare totale libertà alle possibili nuove alleate. 60 Thuc. IV 84; 102-107.

l. LA CONCEZIONE DELL'IMJ>ERO

1 27

sta avvenne tram ite un agguato notturno sostenuto da una quinta colonna interna che aveva aperto le porte consentendo un improvviso e facile i ngresso 6 1 • Tucidide chiarisce che i sosten itori toronei di Brasida erano una minoranza al l ' i nterno della città, ignara d i quanto stava avvenendo 62, cosa confermata dalla fuga su una col lina fortificata di parte della popolazione assieme ai soldati ateniesi della guarnigione 63• Inoltre Torone era sotto pressione già da tempo da parte delle armate di Brasida, cosa che la di stingueva profondamente da Miti lene 64• Questa città divenne il quar­ tier generale dei Lacedemoni per via della sua posizione geografica e venne presi­ d i ata da una guarn igione spartana, a cui si aggiunsero uomini provenienti dal resto della penisola 65• Durante l'inverno di quel l ' anno i settori propensi alla pace ad Atene e a Sparta pre­ valsero, i primi per la paura dei successi spartani in Calcidica, i secondi per i l desi­ derio di riportare in patria i prigionieri catturati a Pilo dai nemici. Si giunse così a una tregua annuale, che cominciò nella primavera del 423 66• Due giorni dopo la sotto­ scrizione del trattato, che stabi l i va i l mantenimento dei possedimenti al momento della firma, Scione faceva entrare volontariamente Brasida e gli tributava onori da atleta 67• La città non aveva subìto alcuna pressione da parte degli Spartani e l ' in­ gresso trionfale confermava che la ribellione, avvenuta in spregio agli accordi re­ centi, era stata fortemente voluta dagli abitanti 68• La rabbia che aveva caratterizzato il dibattito sulla sot1e dei Mitilenesi guidò anche 61

Thuc. IV 1 1 0-1 1 2. 62 Losada 1 972, 76-77, pensa che la quinta colonna presente a Torone potesse essere composta da ric­ chi vessati dall'innalzamento del tributo, stimabi le intorno al 1 50%. Anche Gehrke 1 984, 34-37; Lazenby 2004, 95, ritengono che i numeri degli uomini attivi in questo frangente fossero estremamente limitati, ma estendono il ragionamento anche ai filoateniesi. 63 Thuc.

IV 1 1 3,3.

64 A questo si può aggiungere che, sebbene pochi, gli uomini infi ltrati operarono magistralmente

nel consentire alle truppe di Brasida di entrare in città nei punti migliori per assalire la guarnigione ateniese, tanto che la popolazione si rese conto di quanto era avvenuto a cose fatte. Vd. Losada 1 972, 1 03- 1 04. Come già aveva tàtto in altre città precedentemente conquistate, Brasida nel tentativo di conquistarsi il sostegno della cittadinanza ostile fece un discorso che si basava sull'idea che nel fu­ turo essi si sarebbero accorti della maggiore disponibilità nei loro confronti da parte degli Spartani ri­ spetto agli Ateniesi, come a voler convincere che la situazione presente era migl iore di quella passata (Thuc. IV 1 1 4, 1 -2). 65 Thuc. IV 1 2 1 ,2. Questo elemento non viene sufficientemente analizzato, ma merita attenzione, dato che la presenza di uomini in am1i che erano stati in anni recenti loro nemici poteva risultare sgra­ dita agli abitanti. 66 Thuc.

IV 1 1 7-

67 Thuc. IV l 20- 1 2 1 , l . Lo storico utilizza in questo caso il verbo aphistemi per descrivere la ribel­ lione, ossi a quello che nella concezione di Cleone descriveva le insurrezioni legittime, una spia forse del fatto che non condivideva la distinzione operata dal politico.

61 Losada 1972, 85, ritiene quella di Scione una ribellione simile a quelle di Mitilene e Acanto, ossia basata sul sostegno della maggioranza della popolazione, ivi compresi gli organismi statali, l'opposto di una presa da parte di un esercito straniero agevolato da una quinta colonna. Altrove lo studioso (p. 73 n. 3) avanza l' ipotesi che la fondazione peloponnesiaca di Scione (Thuc. IV 1 20) sia stata la leva fon­ damentale su cui si basò un sentimento di fratellanza con gli Spartani.

128

111. LA POLITICA D I CLEONE

quello su Scione 69• Cl eone avanzò la medesima proposta della precedente rivolta, ossia l 'uccisione di tutti gli adulti e la riduzione in schiavitù di donne e bambini. Que­ sta volta il provvedimento fu approvato e non venne ridiscusso 70• I motivi di questa evoluzione sono sostanzialmente due: il primo concerne il prestigio personale del proponente, Cleone, che era enormemente aumentato dopo i l successo ottenuto nel­ l ' estate del 425 a Sfacteria e dopo le misure finanziarie che gli avevano pennesso di consolidare l ' appoggio nei suoi confronti; il secondo motivo era l' esperienza che l a popolazione ateniese aveva maturato, poiché, contrariamente a quanto aveva soste­ nuto Diodoto, le ribellioni non si erano ridotte gmzie all ' atteggiamento generoso della città egemone, e, al contrario, gli avvenimenti in Calcidica testimoniavano una mag­ giore propensione degli al leati all'insubordinazione 71• A causa di questi avvenimenti, l 'anno successivo non fu dato seguito alla tregua e le operazioni militari nella regione ripresero. Fu eletto stratego Cleone che iniziò la sua spedizione muovendo un re­ pentino attacco a Torone 72• La città fu presa in breve tempo e Cl eone si trovò a gestire per la prima volta sul campo la resa di una città ribelle, non essendo stati presi provvedimenti ad Atene. Tucidide afferma che egl i ridusse in schiavitù donne e bambini, in linea con le sue proposte per Mitilene e Sci one, e inviò ad Atene i 700 uomini che presidiavano l a città 73• La scelta d i inviare i prigionieri sembrerebbe difforme dal la sua idea di ge­ stione del le ribelli on i, che, come abbiamo visto, prevedeva l ' uccisione di tutti i cit­ tadini, ma gli avvenimenti di Torone sono parzialmente differenti da quell i di Mi­ til ene e Scione. Tradizionalmente filoateniesi 7\ i Toronei erano stati costretti alla ribel lione dal nem ico, contro cui si erano opposti dal primo momento e del quale avevano favorito la sconfitta, poiché Cleone era riuscito a cogl iere di sorpresa Bra­ si da, momentaneamente allontanatosi dalla città, grazie alle informazioni ricevute da alcun i disertori toronei 75• II comportamento tenuto da C leone è illum inato anche da un dettaglio d e l la narrazione tucididea relativa ai prigionieri. Quelli inviati ad

69 Thuc. IV I 22,5 . IV I 22,6. 71 And rewes I 962, 78, pensa che l a resistenza da parte di alcuni al leati a Brasida provi la scorrettezza delle argomentazioni di Cleone sulla repre ss ione dei Mitilenesi, ma, come si è visto, la res istenza fu in verità poca e le ribellioni molte. Gomme 1 956, 608-609, ha sostenuto che tra le cause di queste ri bel lioni un peso non secondario ebbe l'aumento della pressione fiscale, di cui, ovviamente, non aveva te­ nuto conto il ragionamento di Diodoto. Cfr. Kallet-Marx 1 993, 1 83; Homblower 1 996, 376-377, che ri­ tengono insufficienti i dati in nostro possesso per stabilire il peso avuto dal riassetto dei tributi del 4 2 5/4 sulle ribellioni nella Grecia nord-orientale. 72 Thuc. V 2-3,2. 73 Thuc. V 3,4. 74 Torone rimase estranea al sinecismo della Calcidica, fomentato da Perdicca in funzione antiateniese ncl 432 (Thuc . I 58, l ; D iod . XH 34,2). La mancata partecipazi one alla ribel li one è testimoniata dalla sua prese nza nella lista dei tributi versati ad Atene nel 430 e nel 427 (/G P 280-282). V d. Moggi 1 976, 1 77. 7s Thuc. V 2,2-3. La loro presenza dianostra che Brasida non era riuscito a ottenere il consenso di tutta la popolazione come aveva sperato e che parti di essa sostenevano ancora gli Ateniesi. 70 Thuc.

­

1.

LA CONCEZIONE DELL'IMPERO

1 29

Atene furono 700 e tra di essi figuravano Toronei - restituiti al momento della firma della pace di Ni cia - Peloponnesiaci e Calcidici, scambiati con gli Ateniesi nelle mani degli Olinti 76• Le imprecisioni nella narrazione sono almeno due. La prima ri­ guarda il numem dei prigionieri, che appare troppo basso se si considera che tra essi non c'erano solo Toronei

11•

La seconda anomalia riguarda lo scambio di prigio­

nieri, poiché lo storico non chiarisce chi fossero gli Ateniesi nelle mani degli Olinti 78 e come mai questi avrebbero dovuto riscattare i Toronei, loro storici ne­ mici 79• Queste aporie lasciano ipotizzare che una parte consistente della popola­ zione si fosse opposta all'occupazione spartana e avesse collaborato con Cl eone, che ovv iamente non condannò gli abitanti ad alcuna punizione o per sua scelta, o per un accordo preventivo, e che egli, sapendo che gli Olinti avevano nelle loro mani dei prigionieri ateniesi, avesse preferito util i zzare i Toronei come merce di scambio piuttosto che trucidarli 80• Infine, nonostante Cleone non si sia spinto a chiedere il massacro della popola­ zione maschile, la tradizione antica ricorda come straordinariamente duro il tratta­ mento riservato ai Toronei. Senofonte in un passo delle Elleniche descrive lo stato d'an imo presente ad Atene all'indomani de1la sconfitta di Egospotami, quando ser­ peggiava in città la paura per l' immi nente arrivo deJia flotta guidata da Lisandro 8 1 • Nel testo viene ricordato i l ti more da parte degli Ateniesi di subire la medesima sorte

che avevano imposto a Meli, Istiei, Scionei, Toronei ed Egineti , vittime nei prece­ den t i quarant'anni di deportazioni di massa, instaurazioni di cleruch ie, e, soprattutto, massacri d e l l a popolazione 82• Il comportamento di Cleone anche in questo frangente ne conferma l a c oerenza .

76 Thuc. V 3 ,4. 77 Oberhummer 1 937,

1 797, sostiene sulla base dei tributi versati, che arrivarono a un massimo di 1 6

t a len t i (/G P 265), che la città aveva più d i 3000 abitanti. Sebbene il tributo non sia u n metro certo di q uanti fi cazione della popolazione d i una città (Hornblower 1 996, 428) la continuità inse d iati v a e le di­ mensi oni di Torone (Flensted-Jensen 2004, 847-848) consentono di ritenere che essa non fosse affa tto piccola. Mante n en d o un rapp01to tra abitanti e cittadini di 3 11 l 11bbiamo uno scarto tra il numero di pri­ gion ieri, ce 1tamente in feriore a 700, e quello dei cittadini di oltre 3 00 unità. S i può ipotizzare che tra que­ sti 3 00 e più ci fossero m olti cittadini fuggiti dopo l'occupazione di Brasi da e un a parte di quell i uccisi nella presa della città. 78

Hornblower 1 996, 428, riporta varie ipo tes i relative alla ca ttur a di Ateniesi da parte degli Olinti.

79 Vd. Homblower 1 996, 350-35 1 . 80 81

Convincente i potesi avanzata d a Pritchell 1 991, 256-257. Xen. He/1. Il 2,3.

112 l Meli dopo la p re sa del l ' isola subirono la medesima sorte degli Scionei, ovvero la riduzione i n schiavitù di donne e bambini e l'uccisione di tutti gli uomini adulti (Thuc. V 1 1 6,4). G l i Egineti furono espulsi dall'isola all' indomani dello scoppio della guerra perché riten u t i tra i suoi principali provocatori (Thuc. l l 27, l ) e successivamente massacrati a Tirea, località peloponnesiaca dove erano riparati (Thuc. IV 56,2-57). L' unica eccezione è rappresentata dagli lstiei, che, in seguito alla ribe llione dell'Eubea del 446, furono espulsi e il loro territorio trasformato in clemchia, ma d i cui non si ricorda alcun massacro (Thuc. l l l 4,3). l nomi di queste località erano complessivamente legati nella percezione degli Ateniesi all' idea di smembramenti, esili e massacri . Anche lsoc. Pan. 63, ricorda le colpe di cui si era macchiato in passato l' impero e cita tre casi esemplari: Melo, Scione e Torone. O c c orre rilevare che il retore è an-

1 30

111. LA I'OLmCA DI CLEONE

3. Le finanze dell'impero L'atteggiamento repressivo nei confronti degli al leati promosso da Cleone si ba­ sava sulla convinzione che la guerra potesse essere vinta solo a condizione che Atene mantenesse un rigido controllo sull 'impero, da cui era possibile drenare risorse in termini sia economici che militari. In questo Cl eone non era un innovatore, poiché faceva sua un 'idea alla base della strategia periclea. Sin dal primo momento l 'alcmeonide aveva avvisato i concittadini circa la necessità di tenere sotto sorveglianza gli alleati come presupposto indispen­ sabile per il successo 83• D'altra parte era chiaro anche agli Spartani che la forza ate­ niese era basata sul l 'i mpero, e in particolare sulle entrate fiscali da esso garantite 84• Altrettanto chiaro lo era per gli alleati, che comprendevano benissimo di essere la principale risorsa ateniese contro Sparta 85• Nel dibattito su Miti lene il tema del pho­ ros viene posto da entrambi gli oratori come punto fermo del ragionamento. A Cleone,

che sostiene la necessità di prevenire le ribellioni per evitare che la successiva, ne­ cessaria rep ressi o ne renda inesigibili le entrate su cui si basa l 'impero, risponde Dio­ doto, che ritiene preferibile giungere a un accordo con le poleis riottose così da pre­ servarne la p oss i b ili tà di pagamento del tributo 86• Le differenze vertono sul modo mi g liore p er g arant i re ad Atene queste entrate , ma nessuno dei due po l i ti c i ne m ette

in discussione l ' esistenza e l 'i mportanza.

La proposta di Cleone pone l ' accento sulla

necessità di un 'azione deterrente, per questo essa risulta così dura, mentre Diodoto se mbra dare per scontata l ' evenienza di altre ribel lioni e avanza una mozione che si l imita a ridurne i danni. L'approccio al problema da parte di Cleone di scende da una l inea di condotta che egli mise in pratica appena la sua autorità gli elo consentì, ma che si pu ò far risal ire nel tempo al periodo in cui si proponeva di conquistare l ' egem oni a sul demo. Dopo i l dibattito su Miti lene si protrassero le difficoltà di Atene, in pa1ticolare p er

q uel che concerne la condizione in cui versava la popolazione. Nel l ' inverno seguente gli animi, già sfiduciati, furono esasperati in seguito alla recrudescenza della peste che portò alla perdita d i 4700 uomi ni solo tra le pri me tre classi cens itarie - e dunque un numero molto più alto tra l ' intera popolazione 87 - e da numerosi terremoti che scon­ volsero l ' Attica, i quali, se ebbero la positiva conseguenza di distogli ere gli Spartani

cora più preciso di Senofonte nel selezionare località in cui, con la sola difficilmente spiegabile ecce­ zione di Torone, vi fu il massacro della popolazione maschile e la riduzione in schiavitù di donne e bam­ bini. n Thuc. I I 1 3,2. 84 Thuc. I 80,3-4. es Thuc. III 1 3,6. 86 Cleone: Thuc. III 39,8; Diodoto: Thuc. III 46,2. Sul rapporto che intercorre tra le due argomenta­ zioni, vd. Cagnetta 1 983, 428-432. 87 Thuc. IIl 87, 1-3. Vd. Homblower 1 99 1 , 494.

l. LA CONCEZI ONE DELL'ltviPERO

131

dal l ' intento di invadere nuovamente la regi one senz'altro provocarono numerosi danni soprattutto sulla situazione psicologica dei cittadini 88, a cui vanno aggiunti i danni subiti dall'Eubea, principale forn i trice di grano della città, le cui coste furono devastate da un maremoto 89• In questi difficili anni si datano alcuni provvedimenti finanziari miranti a fornire la base economica per migliorare le condizioni del demo inurbato e attuare una poli­ tica più decisa contro il nemico. Già dall'inverno del 428 si era posta con urgenza la questione dei fondi necessari al conflitto e Lisicle, all'apice della sua carriera, aveva imposto una tassazione diretta sui cittadini e una contribuzione straordinaria agli al­ leati 90• Questa iniziativa, tuttavia, appare isolata ed eccezionale, poiché legata esclu­ sivamente alla necessità di reperire denaro per sedare la ribellione di Mitilene e non inserita in un piano complessi vo volto a uno stabile allargamento delle entrate ate­ niesi 91• Al contrario, a partire dal 426 i decreti relativi all 'amministrazione fiscale - ma non solo - dell'impero configurano un piano più ampio e perciò diverso dal pas­ sato. Si datano al 426 due decreti proposti da Cleonimo 92• Questa figura è ripetuta­ mente presente nelle commedie di Aristofane, in particolare nei Cavalieri, dove è ac­ cusato di divorare i beni dei ricchi, e nelle Vespe, in cui è citato nell'elenco dei 'per­ sonaggi tutti ricollegabili a Cleone, che si ergono a difensori del demo e si prodigano ,

',

88 Thuc. III 87 ,4. La condizione di disagio psicologico in cui versavano gli Ateniesi è testimoniata dal maturare di un sentimento di religiosità popolare che si concretizzò nella purificazione di De lo avvenuta nell'inverno tra i1 426 e il 425, i cui sostenitori politici sono, però, difficilmente individuabili. Diod. XII 5 8,6, la lega alla recrudescenza del contagio di pochi mesi prima. Tucidide, nel l ungo capitolo relativo alla purificazione (II l l 04 ), manca di rilevare tale successione temporale, cosi come, pur ricordando che essa avvenne secondo i dettami di un oracolo ( l 04, l ), non chiarisce di quale oracolo si tratti (Hornblo­ wer 1 99 1 , 525). La mancanza più grave nella narrazione dello storico rimane quella relativa al propo­ nente politico di tale puri ficazione. Le ipotesi degli studiosi moderni oscillano nel ritenere responsabile dell'atto il pio Nicia, a cui Plut. Nic. 3,5, attribuisce la guida di un grande corteo religioso a Delo di in­ certa datazione (West 1 985, 5 l ; cfr. APF t 0808); Cleonimo, figura legata agli ambienti democratici, il cui nome compare su un' iscrizione rinvenuta a Delo come proponente di un decreto che si data al 426 (ID 80 = /G P 1 454bis; vd. Lewis 1 985, l 08), che sarebbe stato l ' interprete della religiosità popolare che caratterizzava la politica del suo sodnle C leone (Mattingly 1 988, 32 1 ; Brock 1 996, 325-327). Homblo­ wer 1 992, 1 94-1 96, ha suggerito un qualche coinvolgimento dello storico Tucidide, la cui descrizione dell'evento ritiene troppo precisa perché egli non abbia svolto un ruolo diretto nella purificazione. Chan­ kowski 2008, 66-70, infine pensa che non vadano cercate singole individualità alla base della purifica­ zione, ma che essa sia il frutto di un generale interesse ateniese per il santuario. 89

Thuc. III

89,2.

90 Le finanze ateniesi durante la guerra archidamica sono state al centro del confronto tra studiosi so­

prattutto negli anni più recenti. In particolare il dibattito si è concentrato sulla compatibilità finanziaria della strategia periclea con una guerra di lunga durata. Sostanzialmente condivisa è, tuttavia, la conclu­ sione che in base ai prest iti dai tesori sacri registrati in /G P 369, si possa ricostruire una dinamica delle spese che proprio intomo al 428 raggiunsero l'akmè, a cui segui una graduale contrazione che portò a una riorganizzazione solo dopo il 425 (Smnons Il 2000, 205; Blamire 200 l , l 09; più cauta Kallet-Marx 1 993, 1 50, e n. l 05 per la bibliografia precedente). 91 Kallet-Marx

1993, 1 37. 1 988, 1 88, ipotizzano che il motivo di un tale attivismo di Cleonimo nel 426/5 sia dovuto al suo ruolo d i buleuta in quell' anno, ma vedi l ' obiezione di Cuniberti 20 13, 1 86- 1 87 n. 22. 92 Meiggs, Lewis

III. LA POLITICA DI CLEONE

1 32

per far ottenere ai giudici la paga giorn al iera 93• È chiaro che Cleonimo doveva far parte di quella schiera di lacchè 94 che circondavano il demagogo e ne sostenevano l'azione politica, della quale i due decreti in questione dovevano far parte. Di questi il primo, che fu votato nella prima pritani a del 426, era relativo alla città di Metone95• L'importanza della po/is era dovuta alla sua posizione strategica sulla costa mace­ done, vicina al regno di Perdi cca e sulle rotte granarie provenienti dai i ' EI Iesponto 96. Il decreto promosso da Cleonimo stabi liva la possibi lità per Metone di importare grano da Bisanzio dopo averne dato notizia a dei magistrati chiamati hellespon­ tophylakes 91. Il testo è interessante per il riferimento alla presenza di depositi granari nella città di Bisanzio, che doveva essere fondamentale per l ' approvvi gi onamento dell 'impero e in patt i colare di Atene 98• Emerge, dunque, un'attenzione particolare per la regione del l ' Egeo settentrionale, in cui operò Cleone nel 422, in quanto zona di tra nsi to delle navi granarie, di primaria importanza per il sostentamento della po­ polazione inurbata. Nel medesimo periodo, forse nella seconda pritania dello stesso anno, Cleonimo propose un altro decreto 99, questa volta orientato all 'amministra­ zione com plessi va dell'impero. L'obiettivo era quello di rendere pitì efficace l'esa­ zione del tributo. Per questo scopo venne stabilito che esso fosse riscosso in ogni sin­ gola città da un responsabile, incaricato di consegnarlo a cinque messi inviati da Atene. Il tennine per il versamento erano le Dionisie, quando gli ellenotami dovevano verificare e rendere conto delle città che avevano effettuato il pagamento, quali non ancora o solo i n parte. Il giorno seguente, probabi l m ente su proposta dello stesso 9� Ari sto ph . , A eh. 88; Eq. 956-958; Yesp. 5 92 ; Av. 2 89; 1 477, i ronizza sulla sua corpulenza e ingor­ digia; in Eq. 1 369- 1372; Nub. 353; Vesp. 1 5-27; Pax 1 295- 13 04, sull'abbandono dello scudo in balla­ glia ; in Eq. 1 290- 1296, sul suo ruolo di divoratore dei beni dei ricchi; in Yesp. 590-595, sul rappot1o con i giudici popolari. Sul politico in generale, vd. Cunibct1i 20 1 3, che lo descrive, però, come molto più au­ tonomo da C leone di quanto per parte mia sono incline a pensare. 94 Traduco con «lacchè» il term i ne KOÀÒ:Krov, presente in Aristoph. Vesp. 1 033, per des ignare i soste­ nitori di Cleone. 95 /G P 6 1 .

96

Entrata poco prima dello scoppio del con fl i tto nella lega, aveva avuto a lcune agevolazioni sul pa­ gamento del tributo, come viene ricordato nel la prima parte dell' iscrizione contenente un decreto che si data ai pr i m i anni del confl itto, precisamente nel 429/8 per Meiggs, Lewi s 1 988, 1 79, c ncl 427/6 per Mattingly 1 96 1 , 1 54- 1 55. 9 7 / G P 6 1 32 -56. '111 Questo testo è l'unico a testimoniare l 'esistenza di m agi strati dediti al controllo dei commerci, evi­ dentemente principalmente granari , con l' Ellesponto. Rubel 200 l , 339-345, afferma che essi esistevano prima dello scoppio del l a gue rra c svolgevano un ruolo di control lo militare degli stretti, luogo di fon ­ damentale importanza per la lega. A questo iniziale incarico si sarebbe aggi unto quello di esattori di una tassa per il transito di merci tra il mar Nero e l ' Egeo. l Metonei avrebbero ottenuto attraverso il decreto il van taggio di non dovere pagare tale tassa per l ' importazione del grano dal Ponto. Secondo Mareno 2007, 1 66, gli hellespontophJ1lakes sono da identificare con i phrouroi di cui parlano Aristofane ( Vesp. 235-237) cd Eupoli (F 247 PCG Schd. l'et, et 7ì: in Aristoph. Pac. 1 1 76a, 1 67- l 68 Holwerda), men­ tre Br aun d 2007, 48-50, ritiene troppo esigui i dati in nostro possesso per comprenderne la funzione. 99 /G P 68. Per la datazione al 426, vd. Meiggs, Lewis 1 988, 1 88; Blamire 200 1 , I l O. Samons Il 2000, 1 88- 1 89, pensa non ci siano elementi che consentano una datazione così precisa. =

t. LA CONCEZIONE DELL'IMPERO

1 33

Cleonimo, venne fissata la procedura per processare gli accusati di eventuali errori nella riscossione, come si evince dalla seconda parte dell'iscrizione 100• Il decreto è una razionalizzazione dell'esazione del tributo resa necessaria dalla dipendenza da esso di Atene. La testimonianza epigrafica mostra, in maniera ancora più efficace delle pagine di Tucidide, che nel 426 Cleone, che in quel l'anno fu forse anche membro della bulè, volle apparire più risoluto nel promuovere la sua linea politica concen­ trandosi sull 'approvvigionamento granario e suJJ'esazione del phoros. In particolare da quest'ultimo decreto si vede come egli volesse mostrarsi più rigido nei confronti degli al leati. Bisogna però notare che i due provvedimenti in questione non inaugurano di per sé una linea nuova nella politica estera ateniese, ma sembrano rivolti a rendere più ef­ ficace la strategia periclea, da cui fino a quel momento Atene non si era discostata sen­ sibi lmente. Garantire l 'arrivo in città di grano e denaro era il presupposto della pre­ cedente strategia, e questi due decreti non sembrano avere altro scopo. Sono gl i avvenimenti successivi che ne consentono una lettura differente, dimostrando come essi costituiscano un ponte verso una politica di tipo diverso rispetto a quella di Pe­ ricle. A lla fine dell'estate del 425, quando Cleone conseguì la sua più importante vit­ toria mil itare, catturando e portando ad Atene per la prima volta dei prigionieri spar­ tani, la sua fama arrivò alle stel l e e, pur non essendo egli stratego, procedette speditamente all'attuazione di una strategia complessiva che potesse garantire la vit­ toria alla città. Il primo passo riguardò l'aumento del gettito necessario per un cam­ bio di linea mil itare. Poco tempo dopo il suo rientro in città, il genero Tudippo pre­ sentò un decreto di revisione del tributo degli alleati che si concluse con un suo notevole innalzamento 1 0 1 •

100 Meiggs, Lewis 1 988, 1 87- 1 88, ipot i zzano che la seconda parte del decreto sia stata votata il giorno seguente, poiché alla fine del primo decreto presente in /G P 68, ossia alle linee 24-29, viene richiesta una nuova assemblea per il giom o dopo in cui disporre le norme nel modo più efficace. A questo va ag­ giunto che il nome illeggibile del proponente de l secondo decreto constava di nove lettere, per cui ri­ sulta credibile che fosse lo stesso Cleonimo. 1 0 1 /G P 7 1 . Sui tempi di votazione del decreto, che sono stati al centro di un lungo dibattito tra gli

studiosi sin dalla pubblicazione da parte di Meritt, West ( 1 934, 52-58), vd. Mei ggs , Lewis 1 988, 1 941 96; e le obiezioni di Rhodes 1 972, 229-230. Gomme 1 956, 502, ri t ie ne errato attribuire a Cleone t al e decreto, poiché una po litica volta ad a l l eggeri re la pres sione fiscale interna non sarebbe co l l egabil e solo a lui e inoltre non vi sarebbero allusioni a questo decreto nelle co mm edie demagogiche d i Aristofane. Questa seconda osservazione è errat a (vd. il?fi·a), mentre la p rim a non tiene conto dei tempi di votazione del decreto, che avvenne al l ' i ndo m a ni del successo di Sfacteria, e del promotore dello stesso, che lo studioso non collega, come è poi stato fatto , con l ' entourage di C l eone (vd. supra, pp. 39-43). Nono­ stante il primo numero del pagamento totale imposto agli alleati sia il l eggi b i l e, facendo os cill are la pos­ sibile cifra tra 960- 1 000 e 1 460- 1 550 tal ent i , è q uest ' ult i ma ad essere ormai data per certa sulla scorta delle somme dei tribut i complessi vame nte versati dai due d ei quattro distretti in cui era suddiviso l ' im­ pero che sono ben leggibili nella stele, i quali pa gavano almeno 720 talenti, per cui è certo che gli altri due distre tt i versavano l'altra metà del tributo e non solo un quarto di esso (vd. Meriti, Wes t 1 934, 8890; Meiggs, Lewis 1988, 1 93- 1 94 ), ipotesi che trova conferma in Aristoph. Vesp. 657-660, dove si dice c he l'ammontare delle entrate aten ies i , incluse q uel le proven i e nti dalle tasse, dalle centesime, da l l 'usu­ frutto delle miniere e dai porti ammontava a 2000 talent i (B iamire 200 1 , ! I n. 84). L'assenza di confronti

III. LA POLITICA DJ CLEONE

1 34

Il provvedimento, straordinario per dimensione, fu congegnato in maniera eccel­ l ente 102• Ad esso fecero seg uito altre due disposizioni : il decreto di Clinia e quello mo­

netario 103• Il prim o affrontava in forma più organica i l problema delle modalità di esazione del tributo tentando di renderle più efficaci anche rispetto a quanto propo­ sto poco tempo prima da Cleonimo. Il secondo si p refiggeva di uniformare pesi, mi­

sure e soprattutto il pi ede delle monete circolanti nel l ' i mpero. Entrambi gli interventi sono i sp irati all ' esi ge nza di perfezionare i meccan ism i di controllo imperiale per uscire dalla situazione di stallo in cui versava il confl itto. Nello stesso periodo venne

aumentata l i n dennit à dei giudici popolari, che passò da 2 '

a

3 oboli, vennero ridotti i

prestiti dai tesorieri dei tempi i aten iesi 104, e nei mesi seguenti furono avviate campa­ gne militari che coinvolsero un elevato numero di soldati, ovviamente retribuiti, per cui l ' aumento della pressione esterna venne compensata da un significativo miglio­ ramento delle finanze private e pubbliche di Atene e dei suoi cittadini. Tanto doveva

bastare per ottenere attorno al provvedimento un notevole consenso, anche se gl i av­ versari politici di Cleone lo accusarono con ogni probabilità di perseguire tramite queste iniziative un arricchimento personale, dato che la maggior parte delle nuove

entrate non erano dest inate al popolo 105• Nella pr imavera del 424, gli Spartani, te­ mendo ripercussioni sui prigionieri in mano ate ni es e, non invasero l 'Attica per la pri ma volta dallo scoppio della guerra 106• La leadership di Cleone ne uscì rafforzata,

favorita anche da ll a p ossibilità

dopo lungo tempo di effettuare il raccolto.

con le liste degli anni i mmedi ata me nte precedenti rende più difficile capire di quanto crebbe l'imposi­ zione , anche se ciò non i n fi c i a la ricostruzione del contesto politico in cui fu pensato il decreto (vd. Kal­ let-Marx 1 993, 1 66- 1 67). 102 È s tato generalmente osservato come il decreto di Tud i pp o sia per la sua struttura estremamente r igi da che per il tono i mperati vo ricordi il C leone di Tucidide e Aristofane. In particolare Meiggs, Lew i s 1 988, 1 96· 1 97, lo de fi n i scono tov, che va inteso come « pri m o)), è in de Ste. Croix 1 972, 18 t - 1 82.

2. IL FRONTE CONTINENTALE

1 39

porti, Nisea e Pege, che furono uniti tramite la costruzione di lunghe mura. Nello stesso periodo gli Aten i esi avevano stretto un accordo con gli Achei e con Argo, da sempre in conflitto con Sp arta e in quel momento anche con Micene, allora alleata di

Corinto 9• Ciò pose Corinto in una situazione di accerchiamento, con la presenza di navi ateniesi sul l e sue rotte tradizionali 10• Il conflitto prosegui con alterne vicende fino al 45 1 , quando fu siglata una tregua patrocinata da Sparta e, forse, da Cimone, rien­ trato anzitempo dal la de cen n al e condanna all'ostracismo 1 1 • Nello stesso anno Argo firmò una pace trentennale, rompendo nei fatti l'alleanza con Atene, ma ciò non mo­ dificava la situazione di isol amento di Corinto, poiché Megara restava in mani ate­ niesi 12• La si tuaz i one tornò alla nonnalità, almeno dal punto di vista corinzio, solo cin­

que anni dopo, q uan do Atene subì l a simultanea ribellione di due dei più importanti territori dell a lega - l 'Eubea e Megara - a cu i si aggiunse l'intervento di Sparta, che invase l'Attica 13• In quel l ' occasione I' attacco spartano fu fermato da Pericle, che cor­ ruppe il re nemico per

convincerlo a ritirarsi 14• L'apertura di due fronti, tuttavia, im­

pose allo stratego la scelta di privilegiare l'Eubea, fondamentale per l 'economia ate­ niese essendo una reg i one di approvvigionamento agrario e pastorizia, e situandosi 9 Per Argo, vd. Thuc. l 1 0 2,4 ; Lewis 1 981, 74-75. Piccirilli 1 973b, 7 1 9-723; e Bearzot 2006, 1 1 8- 1 2 1 , datano l a SJ'IIIIIIachia a l 462, negandone il rapporto con l a guerra contro Micene. Vd., infine, Piérart 1 987, a proposito dell'alleanza funzionale all'espansione navale. Più complessa la questione dell'Acaia, il cui ingresso nella lega delio-attica non è ricordato da Tucidide, ma solo da uno scolio a l 1 1 1 ,3, 82 Hude, che lo melle in relazione con la spedizione guidata da Pericle nel golfo Corinzio del 454/3. An­ derson 1 954, 8 1 -82; Rizakis 1 995, 26; Giacometti 200 1 , 39-40, ritengono non affidabile lo scolio e pre­ feriscono datare l'alleanza alla precedente spedizione di Tolmide (Thuc. l 1 08,5). 10 La precedente presa ateniese di Naupatto, che venne poi abitata dagli esuli messeni (Thuc. l l 03,3), assieme al controllo di Pege, che si affacciava ugualmente sul golfo Corinzio, metteva in discussione l'egemonia di Corinto sullo stretto, per cui si può individuare in quest'area il principale luogo d'attrito tra le due città (de Ste. Croix 1 972, 2 1 2-2 1 4; Lewis 1 981, 77; Salmon 1 984, 26 1-269; Pritchett 1 995, 79). La divergenza di interessi tra Atene e Corinto era cominciata ad emergere già negli anni dopo Pla­ tea (Lewis 198 1 , 73-74) e probabilmente il conflitto inizialmente fu solo tra queste due città e non coin­ volse d irettamente Sparta (Holladay 1977, 55-57; id. 1 985. Contra Salmon 1 984, 420-421 ). 1 1 Thuc. l 1 1 2, l . In base a Theop. FGrHist I l 5 F 88 Schol. vet. in Ael. Aristid. Tett. l 58,8, 4 Din­ dorf, la maggior parte degli studiosi ritiene che la lontananza di Cimone in seguito ali' ostracismo sia ter­ minata prima dei dieci anni convenzionali, rendendo plausibile un suo coinvolgimento nella tregua con Spa11a (Meiggs 1 972, 422-423; Badian 1 993, 1 7- 1 9; Forsdyke 2005, 1 52; Mariggiò 20 1 1 , 299. Contra de Ste. Croix 1 972, 1 89 n . 79). 1 2 Thuc. V 1 4,4. Bearzol 2006, 1 20, attribuisce la causa della pace agli «scarsi risultati derivanti dalla collaborazione con Atene». 13 Thuc. I 1 14. Il percorso compiuto da Plistoanatte nell'invasione del 446 è molto diverso da quello di Archidamo quindici anni dopo, po iché, mentre il primo passò dalla Megaride direttamente nella piana di Eleusi, il secondo preferl passare per la Beozia. Le motivazioni di questa scelta sono state analizzate da Fantasia 2003, 3 1 6.Vd. id. 2006, 85, s ul l e ffetto tranqui llizzante ch e la perdita di Megara da parte della lega delio-attica rappresentava per Corinto. 14 Ari stoph. Nub. 859; Thuc. II 2 1 , l ; Ephor. FGrHist 10 F 1 93 = Schol. vet. in Aristoph. Nub. 859a, 1 7 1 Holwerda; Plut. Pe1: 22 2 2 3,2, concordano tutti nel ricordare la corruzione del re Plistoanatte, che in seguito a tale crimine sarebbe stato esiliato. Relativamente a questo episodio v i en e ricordata da Plu· tarco la nota risposta di Pericle «li ho presi per le necessità» (OtKa -raÀétvtoov ò.v6.ÀWI.l0· ypa\)lavtoç àvi]À.Ol).lévcov eìç tò otov) a quanti chiedevano conto dei talenti che mancavano nel rendiconto, eviden­ tem ente utilizzati per la corruzione. =

'

,

-

111. LA POLITICA DI CLEONE

1 40

sulle rotte commerciali verso l'Egeo settentrionale 1 5 • R ipreso il control lo del l ' isola gli Ateniesi furono costretti a concludere un accordo con i Lacedemoni che impo­ neva loro di abbandonare tutti i territori peloponnesiaci in loro possesso, vale a dire Nisea e Pege, Trezene e l'Acaia 16• Con questa pace trentennale venne posto un freno ali ' espansione imperial e ateniese n eli 'area istmica e nel golfo di Corinto, facendo ri­ tornare J 'arché all 'interno di confini che evitavano un attrito con la lega peloponne­ siaca

1 7•

Il motivo per cui nel 446 Atene rinunciò al l ' impero terrestre i nauguran do l ' effi­ mera fase di convivenza pacifica con Sparta viene espl ici tamente dichiarato da Tu­ cidide nel commentare la richiesta di Cleone fatta ci rca venti anni dopo agli amba­ sciatori spartani, quando sostiene che il trattato del

446 fu sottoscritto da Atene solo

per necessità, a causa della difficil e situazione in cui versava. La pace trentennale era, quindi, un momentaneo compromesso da rimettere in discussione appena se ne fosse presentata la possibilità. La richiesta di Cl eone, che alla consegna di Megara aggiungeva quella d el i ' Acaia e di Trezene, esplicitava quanto pensava la parte dell a cittadinanza, favorevole alla guerra sin dal principio , alla cui guida si collocava i n quel momento, ossia che oc­ correva accerchiare Corinto isolandola e bl occandone le rotte navali 1 8 • Il controllo di Megara, impedendo le annuali invasioni dell' Attica, avrebbe reso difficile per Sparta il proseguimento del conflitto e il Peloponneso, privato di collegamenti terrestri con la Grecia centrale e settentrionale, sarebbe diventata un'isola, ostaggio delle incursioni navali ateniesi 19• Cleone , in sostanza, riprendendo la politica espansionistica ateniese degli anni '50, propon eva un ribaltamento della difensiva strategia periclea, che aveva

., Thuc. I 1 1 4- 1 1 5. Sulla rivolta, vd. Wallace, Figueira 20 I l , 245-246. Sull'importanza economica per Atene nella seconda metà del V secolo, ibid., 250-253. 16 Le fonti non sono ch iare sul momento in cui Trezene entrò a far pane della lega, tuttavia si può ipo­ tizzare che sia stata a1messa intorno al 457/6 (cfr. Salmon 1 984, 265). 17 I giudizi degli storici moderni circa gli equilibri emersi in seguito a questa pace sono diversi, oscil­ lando tra coloro che la ritengono favorevole a Spana o ad Atene. Per una sintesi dei principali orienla­ ment i, vd. Fantasia 2003, 324, a cui va aggiunto almeno Badian I 993, 1 25- 1 62, in particolare p. 1 56.

de ll'i sola

18 L ewis 1992, 388; Badian 1 993, 1 29- 1 30; Cawkwell 1 997, 33, pensano che il decreto megarese avesse l'obiettivo ultimo di costringere Megara a rompere con Spana e riallinearsi ad Atene mettendo in crisi Corinto. Fantasia 2006, 61-63, sottolinea come, replicando un tentativo della metà del secolo, Atene sin dal 429 avesse provato a controllare le regioni che si affacciavano sul golfo Corinzio, in par­ ticolare l'Acamania, con l 'intento di accerchiare Corinto.

1 9 L'importanza strategica di Megara per gli Ateniesi era evidente. Nel periodo in cui Atene mantenne il controllo di questa città e del suo territorio, Spal1a non poté intervenire agevolmente in soccorso degli alleati a causa del presidio installato sul monte Gerania, il cui superamento se non impossibile, come vo­ gliono de Ste. Croix 1 972, 1 87- 1 96, e Salmon 1 984, 420-42 1, era quantomeno difficile: Holladay 1 977, 58; id. 1 985, 1 6 1 ; Cawkwell 1 997 , 33. Megara era situata in una posizione strategica anche per le rotte navali: nel 429 un tentativo di attaccare il Pireo, fallito solo per la mancanza di audacia dei Lacede­ moni, ern partito dal porto di Nisea (Thuc. II 93-94). Thuc. IV 72, 1 , testimonia la paura dei Beoti di una conquista ateniese di Megara, che si spiega con la preoccupazione di essere tagliati fuori daJia possibi­ lità di ricevere aiuti spartani in caso di un 'invasione dall'Attica.

2. IL FRONTE CONTINENTALE

141

' insu larizzato' Atene limitando l e campagne militari alla funzione d i valvola di sfogo

dell a pressione politica interna 20•

La con vi n zi one di Tucidide, che quel la periclea fosse l 'unica strategia che avrebbe potuto condurre Atene alla vittoria, lo poneva oggettivamente in contrasto con Cleone, reo, secondo lui, di averla ac cantonata 2 1 • Il duro giudizio dello storico non tiene conto,

però, di tre fattori, che in vece Cleone fu costretto a considerare. Il primo furono le im­ prev iste conseguenze del l 'in urbamento dell a popolazione, che la debi litarono molto più di quanto Peri cl e avesse ipot i zzato 22• La liberazione da quello che era a tutti g li effetti un assedio che si protraeva da oltre cinque anni non era più rinvia bile, assieme al m igl i o ra m ento degli approvvigi onament i e del le condizioni di vita. Il secondo fat­ tore che mise in crisi la strategia periclea era quello econom ico, poi ché essa si fon­ dava su l la s up eri orità finanziaria di Atene che, però, si era dimostrata ineffi cace sul

lungo periodo, quando le ri sorse statali subirono un progressivo impoverimento. Anche di questo tenne conto Cleone, che modificò la politica fiscale rendendola più idonea alla situazione di guerra 23• L'errore più grave di Pericle, infine, fu ritenere che una resi stenza a oltranza di Atene avrebbe scoraggi a to gli Spartani, inducendoli a porre fine al confl itto, anche nel caso in cui non avessero subìto rovesci decisivF4• Nei sei anni passati dallo scoppio della guerra era avvenuto piuttosto il contrario, dato che a logorarsi era stata Atene, colpita della pestilenza e impoverita dell 'onerosa stra­

tegia messa

in campo. La proposta avanzata nel 425 da Cleone provava a superare lo status quo ante 446

stalla in cui si trovava l a città individuando nel ripristino dello

l 'un ico modo per indurre S parta a più miti consigli, superando - a tutto favore di

Atene - il dualismo che aveva scatenato i l conflitto 2s. !O La spedizione contro Epidauro, ricordata da Thuc. Il 56, è emblematica da questo punto di vista. Plut. Per. 34-35, stabi lisce un nesso tr.J ia spedizione e la situazione di discredito personale in cui ver­ sava l' alcmeonide, che sarebbe stato costretto ad agire in quel modo per fare sfogare la rabbia di quanti pensavano che egli preferiva lasciare i migliori uomini infettarsi reciprocamente di peste in città piut­ tosto che impiegarli in guerra. Sulla condizione di insularità durante la guerra del Peloponneso, vd. Thuc. l 143,5; cfr. [Xen.] Ath. Resp. l 1 4- 1 5, con le penetranti analisi di Costantakopoulou 2007, 1 371 63, e, su posizioni leggermente differenti, di Fantasia 2009, 1 5-22. 21

Thuc. 11 65,4- 1 3. 22 Thuc. 11 64, 1 . 23 Vd . supra, pp. 1 30- 1 36. 24 Thuc. l l4 1 ,3; 6. n Il discorso degli ambasciatori spartani ad Atene si può riassumere in un tentativo di giungere a un nuovo equilibrio non conflittuale tra le due potenze (Thuc. IV 20,4), che ricorda l'affermazione cimo­ niana della Grecia trainata da due buoi (Plut. Cim. 1 6, 1 0; cfr. de Romilly 1 947, 1 54). 11 desiderio di ad­

divenire a un simile accordo doveva essere condiviso almeno da parte della popolazione (Aristoph. Pa"C l 080-l 082; Philoc. FGrHist 328 .F l 28a-b = Schol. vet. in Aristoph. Pac. 665a, l 04 Holwerda = Schol. in Luc. Tim., 30, 1 1 6 Rabe) compreso Tucidide (de Romilly 1 947, 1 50; contra Gomme 1 956, 460), se­ condo cui gli Ateniesi spingevano per ottenere più di quanto fosse stato loro offerto (Thuc. IV 21 ,2). Ul­ teriore conferma della presenza ad Atene di un settore favorevole alla pace si può dedurre dall'utilizzo da parte degli ambasciatori spartani dell'espressione Yoiç lillmç "Ell.t)atv ò:vanaootv JCaKv noti-pWJ.l&V, che ricorda lo slogan dei sostenitori ateniesi della pace, Kovrov MlKHOJ.lC9a (vd. supra, p. 67), usato come una sorta di appello nei loro confronti. Si può ipotil7Jlre che Cleone temeva che questa parte della

1 42 2.

III. LA POLITICA DI CLEONE

Sfacteria Quando gl i ambasciatori spartani chiesero che le trattative fossero condotte dal

consiglio 2", Cleone, util izzando il pregiudizio aten iese sul l'inaffidabilità degli Spar­ tani, si oppose, affermando che non vi era motivo di discutere in wt'altra sede se le loro intenzioni erano oneste 27• A questo punto gli Spartani ritennero non esservi le condizioni per continuare i negoziati, temendo che una discussione pubblica avrebbe

messo la loro città in cattiva luce rispetto agli alleati, e si ritirarono. D'altra parte gli ambasciatori si rendevano conto che la situazione in cui versavano avrebbe imposto di accettare pesanti condizioni, inclusa la cessione di territori sotto il loro controllo, pur di ottenere la restituzione degli opliti assediati a Sfacteria. Questo avrebbe ne­

cessariamente implicato una perdita di credibilità non solo presso gli alleati diretta­ mente coinvolti, innanzitutto i Megaresi, i Trezeni e i Corinzi 28, ma anche presso gli altri membri del la lega, che avrebbero perso fiducia in una città egemone incapace di difenderli.

Nei g i orni successivi si presentò per Cleone la possibilità d i passare dalle parole ai fatti, vale a dire di poter applicare la sua strategia. La situazione di stallo si protrasse fino a una nuova a ssemblea, raccontata da Tucidide in un modo che ha destato la per-

cittadinanza volesse conc ludere una pace a qualsiasi costo, atteggiamento questo estremamente nega­ tivo al momento di avviare una trattativa, per cui agì aggressivamente puntando sul sostegno di parte della popolazione per conq ui stare gli indecisi.

26 Il tennine adottato da Thuc. IV 22, l è çuvéopouç, privo di valore tecnico nell 'opera (Homblower 1 996, 1 79). La genericità dell'affermazione ha fatto ipotizzare a Ostwald 1 986, 206-207, che lo scon­ tro tra Cl eone e gli ambasciatori spartani abbia avuto luogo nella bulè, di cui egli sarebbe stato membro q uell ' anno. Contraddice tale ipotesi la sua successiva richiesta di tenere la discussione davanti alla massa (tqi J.lÈV nl..i]9tt), che rende preferibile pensare che gli Spartani avessero chiesto di discutere la pace nel consiglio, coscienti che nella pratica ateniese era radicata la procedura di ascoltare i messi stranieri in quell 'organismo, piuttosto che dire tt amente in assemblea, come invece era avvenuto in que l caso (vd. Homblower 1 996, 1 79). Philoc. FGrHist 328 F 1 28a-b = Schol. ve/. in Aristoph. Pac. 665a, 1 04 Hol­ werda = Schol. in Luc. Tim., 30, 1 1 6 Rabe, secondo Jacoby (comm. od /oc.) è una descrizione di que­ sta assemblea i n cu i I ' atti dografo aggiunge il dettaglio di una votazione ripetuta tre volte per giungere alla decisione finale di non discutere il caso nella bulè e respingere le proposte di pace.

27 La proposta iniziale degli Sparta n i era in realtà molto vaga poiché prometteva nient'altro che pace, alleanza e amicizia (otò6vtcç �tèv dpl}VTJV Kaì çu�t�taxiav mi lill.qv cptl..iav nollÌ'jv), senza riferimento ad accordi specifici di carattere te rr it o riale (Thuc. IV 1 9, 1 ). A questa ambiguità si aggiungeva un senti­ mento di disprezzo per la do pp iezza degli Spartani, definiti in Eur. A11d. 441,