Alta densità abitativa: Idee, progetti, realizzazioni 9783034615075

Eine Bestandsaufnahme des aktuellen, verdichteten Wohnungsbaus Di fronte alla prospettiva di una moltiplicazione conti

182 26 56MB

Italian Pages [177] Year 2013

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Table of contents :
La sfida dell'architettura residenziale ad alta densità
Dalla casa isolata in periferia al »palazzo di case« in città
Interno ed esterno - la ricerca di qualità speciali nell'edilizia residenziale contemporanea Eberhard Wurst
Abaco dei progetti ordinato secondo i materiali
Complesso residenziale a Zurigo
Palazzina di abitazioni a Merano
Palazzina di abitazioni a Dornbirn
Abitazioni a schiera a Trofaiach
Abitazioni a torre a Costanza
Edificio residenziale e commerciale nei pressi di Copenhagen
Complesso residenziale a Tokio
Megastruttura residenziale a Gifu
Edificio di abitazioni a patio ad Amsterdam
Edifici residenziali a Parigi
Abitazioni in linea a Monaco
Due edifici residenziali a Monaco
Edificio residenziale a Madrid
Abitazioni in linea a Basilea
Edificio residenziale a ballatoio a Ingolstadt
Edifici residenziali in linea a Potsdam
Complesso residenziale a Ingolstadt
Complesso residenziale ad Hannover
Isolato urbano a Zurigo
Edifici in linea a Monaco-Riem
Due edifici residenziali a Berlino
Isolato urbano a Rotterdam
Complesso residenziale a Ludwigsburg
Bibliografia
Autori
Informazioni di progetto/Architetti
Indice delle illustrazioni
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Alta densità abitativa: Idee, progetti, realizzazioni
 9783034615075

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Alta densità abitativa Idee Progetti Realizzazioni A cura di Christian Schittich

Birkhäuser Edition Detail

in ∂ Alta densità abitativa

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Alta densità abitativa Idee · Progetti · Realizzazioni A cura di Christian Schittich

Edizioni Detail – Institut für internationale Architektur-Dokumentation GmbH & Co. KG Monaco di Baviera Birkhäuser – Verlag für Architektur Basilea · Boston · Berlino

A cura di: Christian Schittich Redazione: Andrea Wiegelmann Collaboratori: Kathrin Draeger, Alexander Felix, Julia Liese, Christa Schicker Disegni: Kathrin Draeger, Norbert Graeser, Christiane Haslberger, Oliver Klein, Emese Köszegi, Beate Stingl Grafica: Peter Gensmantel, Andrea Linke, Roswitha Siegler, Simone Soesters Traduzione: George Frazzica

Un manuale della redazione di DETAIL L‘edizione italiana è una traduzione dell’opera originale ed è pubblicata in collaborazione con DETAIL – rivista di architettura + particolari costruttivi e Birkhäuser – Edizioni d‘architettura Nota bibliografica della »Deutsche Bibliothek«. La »Deutsche Bibliothek« ha registrato questa pubblicazione nella »Deutsche Nationalbibliografie«; maggiori dati bibliografici sono reperibili nel sito http://dnb.ddb.de © 2005 Institut für internationale Architektur-Dokumentation GmbH & Co. KG, Casella postale 33 06 60, D-80066 Monaco di Baviera, Germania e Birkhäuser – Edizioni di architettura, casella postale 133, CH-4010 Basilea, Svizzera Tutti i diritti sono riservati. In particolare i diritti di traduzione, di riproduzione d’immagini e tabelle anche a mezzo radio e televisione, di memorizzazione (compresi i microfilm e tutte le altre forme di memorizzazione in impianti di rielaborazione dati) sono riservati. La riproduzione totale o parziale è permessa solo in singoli casi, nei limiti definiti dai diritti d‘autore. I trasgressori sono passibili di risarcimento e sottostanno alle disposizioni penali dei diritti di riproduzione. Stampato su carta non trattata chimicamente, prodotta da cellulosa sbiancata senza cloro (TCF ∞). Printed in Germany Riproduzione: Karl Dörfel Reproduktions-GmbH, Monaco di Baviera Stampa e rilegatura: Kösel GmbH & Co. KG, Altusried-Krugzell ISBN-13: 978-3-7643-7529-4 987654321

Indice

La sfida dell’architettura residenziale ad alta densità Christian Schittich Dalla casa isolata in periferia al »palazzo di case« in città Klaus-Dieter Weiß

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Interno ed esterno – la ricerca di qualità speciali nell‘edilizia residenziale contemporanea Eberhard Wurst 26

Abaco dei progetti ordinato secondo i materiali 44 Complesso residenziale a Zurigo EM2N Architekten, Zurigo

46

Abitazioni in linea a Monaco meck architekten, Monaco

104

Due edifici residenziali a Monaco Rohnke Hild und K, Monaco

110

Edificio residenziale a Madrid Matos-Castillo Arquitectos, Madrid

114

Abitazioni in linea a Basilea Morger & Degelo Architekten, Basilea

118

Edificio residenziale a ballatoio a Ingolstadt Beyer + Dier, Ingolstadt

120

Edifici residenziali in linea a Potsdam Becher + Rottkamp, Berlino

124

Complesso residenziale a Ingolstadt meck architekten, Monaco

128

Palazzina di abitazioni a Merano Holzbox Tirol, Innsbruck con Anton Höss, Innsbruck

54

Complesso residenziale ad Hannover Fink + Jocher, Monaco

136

Palazzina di abitazioni a Dornbirn B & E Baumschlager-Eberle, Lochau

58

Isolato urbano a Zurigo Martin Spühler, Zurigo

142

Abitazioni a schiera a Trofaiach Hubert Riess, Graz

62

Edifici in linea a Monaco-Riem Fink + Jocher, Monaco

150

Abitazioni a torre a Costanza Ingo Bucher-Beholz, Gaienhofen

68

Due edifici residenziali a Berlino popp.planungen, Berlino

154

Edificio residenziale e commerciale nei pressi di Copenhagen Arkitektfirmaet C. F. Møller, Copenhagen 76

Isolato urbano a Rotterdam KCAP, Rotterdam

160

Complesso residenziale a Tokio Riken Yamamoto & Field Shop, Yokohama

78

Complesso residenziale a Ludwigsburg Hartwig N. Schneider con Gabriele Mayer, Stoccarda

164

Megastruttura residenziale a Gifu Kazuyo Sejima and Associates, Tokio

82 Bibliografia

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Autori

169

Informazioni di progetto/Architetti

170

Indice delle illustrazioni

174

Edificio di abitazioni a patio ad Amsterdam MAP Arquitectos, Josep Lluís Mateo, Barcellona Edifici residenziali a Parigi Herzog & de Meuron, Basilea

86 96

La sfida dell’architettura residenziale ad alta densità Christian Schittich

A quale scopo si dovrebbero fissare nuovi concetti per l’edilizia residenziale ad alta densità, se in una nazione come la Germania ogni singolo abitante dispone, in base alle statistiche, di oltre 40 m2 di superficie abitativa, se si assiste nel contempo ad una diminuzione della popolazione, se il territorio presenta già un sufficiente grado di insediamento e se, come rivelano i sondaggi, quasi tutti sognano di possedere una propria casa immersa nel verde? Anche se a prima vista la situazione sembra essere questa, in realtà la domanda di alloggi è ancora ben lungi dall’essere soddisfatta e risulta essere, oggi come in passato, quanto mai forte e viva. Essa riguarda sia le unità abitative destinate a nuclei familiari di determinate dimensioni o a gruppi sociali particolari, sia quelle in grado di recepire le trasformazioni della società, e in particolar modo quelle localizzate nelle molte regioni ad alta densità di popolazione. Ciò avviene soprattutto perché l’offerta di alloggi a basso prezzo presenta una distribuzione geografica piuttosto disomogenea: in Germania, infatti, in alcune regioni della ex DDR, nel bacino della Saar o in quello della Ruhr, vi sono interi complessi residenziali completamente vuoti, mentre nelle grandi città come Monaco, Stoccarda, Amburgo o Colonia, un alloggio adeguato rappresenta per molti un lusso inaccessibile. In queste città, ancora oggi gli immobiliaristi – primi fra tutti i potenti fondi d’investimento – preferiscono convogliare le loro risorse nella costruzione di scintillanti torri per uffici o di nuovi centri e gallerie commerciali. Nonostante il rischio di inutilizzo iniziale a causa dell’eccessiva offerta di mercato, sul lungo periodo questi immobili promettono tuttavia il massimo tasso di rendita. Affinché l’edilizia residenziale si rimetta in movimento è necessario un nuovo e ulteriore stimolo da parte delle pubbliche istituzioni, orientato alla realizzazione di abitazioni a costi contenuti ed ecologiche, in grado di soddisfare determinati criteri sociologici e soprattutto sensibili alle variazioni delle condizioni generali. Assistiamo infatti ad un fenomeno particolare: sebbene le strutture sociali abbiano subito negli ultimi decenni una notevole trasformazione, con il conseguente calo d’importanza della famiglia nucleare media, il taglio planimetrico tipico delle abitazioni, anche quelle di nuova edificazione, continua ad orientarsi verso le esigenze della tipologia familiare classica. In realtà invece, l’attuale varietà degli stili di vita non richiede necessariamente planimetrie specializzate. Anzi, la domanda di abitazioni oggi si orienta molto di più verso tipologie flessibili, in grado di garantire una risposta semplice alle continue variazioni degli stili di vita.

Dal momento che, in materia di abitazione, gli esseri umani sembrano essere più conservatori che in ogni altro ambito, e poiché i costruttori preferiscono in genere le soluzioni più comode e meno rischiose per i loro investimenti, nel settore dell’edilizia residenziale le innovazioni sono riuscite ad affermarsi solo con estrema lentezza. Mentre in altri settori, ad esempio quello automobilistico e informatico, ma anche nel settore delle opere architettoniche di grande respiro, come stazioni ferroviarie, musei o spazi commerciali, il design futuristico e le ultime tecnologie vengono accolte senza riserve, le aspettative e i gusti relativi all’abitare si orientano generalmente verso esperienze collaudate e tradizionali. Che questo dato di fatto influisca enormemente sulle forme e le tipologie dall’edilizia urbana, sulla struttura planimetrica e sulla composizione architettonica è ormai noto a tutti noi. In fondo le imprese di costruzione e gli investitori immobiliari calibrano rigorosamente la loro offerta sulle esigenze della domanda, e spesso il risultato non è altro che un prodotto di massa basato sulla media dei desideri dei consumatori. D’altro canto, gli architetti che percorrono vie innovative vengono spesso rimproverati di essere elusivi nei confronti dei desideri dell’utente e di fare progetti senza tener conto del mercato. Non sempre, infatti, gli inquilini accettano con entusiasmo le proposte avanguardistiche in materia di soluzioni planimetriche, di sistemi costruttivi o di disegni di facciata. Un controllo intelligente da parte dell’amministrazione pubblica diventa a questo punto più che mai opportuno per tentare di introdurre una svolta che appare ormai necessaria. Oggi è infatti prioritario un allontanamento dalle politiche imperniate su sovvenzioni statali magnanime e su agevolazioni fiscali indiscriminate, e ciò non solo per realizzare e incentivare finalmente la costruzione di alloggi in quelle regioni dove sono effettivamente carenti, là dove la gente vive e lavora, ma anche per dare un nuovo impulso al soddisfacimento di criteri in linea con le necessità presenti e a prova di futuro: interventi sostenibili sul patrimonio edilizio esistente, misure ecologiche di intervento, assenza di barriere architettoniche, realizzazione di ambienti adatti a determinati gruppi di utenti, e anche concetti residenziali d’avanguardia adeguati ai tempi correnti. Grazie alle possibilità offerte dal parziale svincolamento dai meccanismi di mercato, l’edilizia residenziale ad alta densità è già oggi ricca di progetti pilota promossi e sostenuti dallo Stato, come dimostrano alcuni degli esempi contenuti nella 1.1 Complesso di residenze per donne a Kumamoto, Prefettura di Kumamoto, Giappone, Kazuyo Sejima and Associates 1991

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presente pubblicazione. Altri progetti sono riconducibili all‘iniziativa privata degli abitanti che si sono costituiti in gruppi di interesse e di vicinato o hanno fondato consorzi edili autogestiti. In un particolare caso è lo stesso architetto ad aver assunto il ruolo di committente (Wolfram Popp, vedi pag. 154 e segg.): per i suoi alloggi decisamente non convenzionali, situati nel quartiere berlinese di Prenzlauer Berg, egli ha trovato con facilità acquirenti e affittuari, fornendo la prova che anche sul libero mercato esiste una domanda di abitazioni ben progettate e d’avanguardia.

1.2

Edilizia residenziale come impegno progettuale L’ edilizia residenziale costituisce senza ombra di dubbio uno dei settori di intervento più appassionanti per un architetto, non da ultimo perché prende le mosse dalla necessità di soddisfare bisogni essenziali e rappresenta il compito originario dell’architettura, che dalla rivoluzione industriale in poi si è trovato strettamente legato a questioni sociali di vario tipo. Per ogni architetto l’approccio alle problematiche connesse con l’abitare è mediato dalla propria esperienza personale, e in questo senso diventa piuttosto naturale che egli si identifichi con il momento progettuale. D’altro canto, l’edilizia residenziale di condominio continua ad essere un settore caratterizzato da una certa anonimità, dato che solo in rare occasioni è possibile conoscere l’identità dei futuri inquilini. Questa condizione è in contraddizione con la tesi secondo la quale i migliori risultati si possono ottenere quando l’edificio è ritagliato su misura in base alle esigenze individuali dell‘inquilino. L’ edilizia residenziale risente inoltre di quel particolare conflitto tra le istanze di ordine sociale ed ecologico da un lato e le esigenze private dell’utenza dall’altro: il fatto che, ad esempio, siano in molti a desiderare una propria casa con giardino deve potersi conciliare con la necessità di ricorrere all’edilizia compatta, allo scopo di porre un freno allo sfruttamento delle aree verdi, alla progressiva cementificazione del paesaggio e al conseguente incremento dei flussi di traffico (vedi pag. 12 e segg.). Una domanda di nuove strategie, quindi, è fortemente presente. Gli esempi illustrati in questo volume ci mostrano una grande varietà di soluzioni contemporanee nate per gli edifici residenziali di condominio, che spaziano su di un ampio spettro di forme architettoniche, situazioni connettive, planimetrie, materiali e sistemi costruttivi. Pianificazione urbana Una buona edilizia residenziale va ben oltre il concetto di singola abitazione: la connettività con la rete dei collegamenti, la pianificazione urbana, la raggiungibilità dei servizi infrastrutturali, l’accostamento con la forma e la struttura delle aree verdi intermedie, sono tutti fattori che influiscono in modo determinante sulla qualità dell’abitare e sull’interazione sociale degli abitanti. L’ edificio in sé è solo il germe dell’infrastruttura urbana; con la crescente tendenza al ricongiungimento delle funzioni relative all’abitare, al lavoro e al tempo libero, cresce la richiesta di progetti in grado di garantire, oltre alla pura e semplice offerta di spazi abitativi, anche un tessuto di strutture collettive e pubbliche. Ecologia e forma dell’edificio Da un punto di vista ecologico, per risparmiare le risorse naturali è necessario dare priorità al risanamento e al completamento del tessuto edificato esistente, piuttosto che alle

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nuove costruzioni. Nella scelta della forma dell’edificio, il rapporto A/V (quoziente tra la superficie d’inviluppo esposta alle intemperie e il volume interno) rappresenta il parametro essenziale per la determinazione del fabbisogno energetico destinato al riscaldamento. Accanto alla forma dell’edificio, anche il numero dei piani gioca un ruolo determinante. Le residenze compatte in torri di appartamenti – come quelle costruite negli anni 70 – spesso conducono allo sviluppo di problematiche sociali, soprattutto a causa dell’assenza di spazi comuni di contatto, dell’anonimato delle squallide unità di collegamento e della mancata interazione tra l’edifico e l’ambiente esterno. Questo è il motivo per cui la maggior parte degli esempi riportati in questo volume non supera i cinque o sei piani. Tuttavia, anche nel caso delle torri di appartamenti nascono di continuo tipologie nuove ed interessanti, come è dimostrato dai due esempi giapponesi che riportiamo. Mentre Kazuyo Sejima, all’interno delle sue residenze in linea, riesce a realizzare volumi aperti, spazi comuni per l’interazione sociale e anche grandi superfici esterne ad uso privato, nella torre di Riken Yamamoto, l’architetto interpreta verticalmente il principio del quartiere residenziale con un sistema di strade interne (vedi pag. 78 e segg. e 82 e segg.).

Sistemi costruttivi Gli esempi di seguito riportati dimostrano che tutti i materiali primari da costruzione (legno, acciaio, muratura e calcestruzzo armato) sono adatti all’uso nell’edilizia residenziale d’avanguardia. Oltre alle condizioni locali e alla normativa edilizia, un ruolo importante nella scelta dei materiali è giocato anche dalle considerazioni formali, dalle proprietà fisico-tecniche, dalle aspettative e dalle esigenze dell’utente. Inoltre, nell’edilizia residenziale, soprattutto in quella pubblica e agevolata, un criterio di selezione essenziale è rappresentato dai costi di costruzione. Da questo punto di vista la scelta di un determinato materiale dipende dalle condizioni locali contingenti, come ad esempio la disponibilità e la qualificazione dell’artigiano o dell’impresa esecutrice. I sistemi prefabbricati in legno, che incontrano una sempre maggiore diffusione (ma anche quelli con scheletro in acciaio o calcestruzzo armato) ben si adattano alla composizione di planimetrie libere e flessibili. I sistemi prefabbricati in legno, inoltre, si stanno rivelando particolarmente interessanti dal punto di vista ecologico: raggiungono quasi integralmente lo standard previsto per la casa a basso consumo energetico e garantiscono il miglior bilancio energetico complessivo.

Collegamenti Tra le molteplici possibilità di connessione interna possiamo distinguere fondamentalmente tra un collegamento con pianerottoli su vano scale o un collegamento tramite ballatoio. Affinché i ballatoi siano accettati dagli inquilini, è opportuno che offrano una qualità ambientale tale da renderli fruibili come un ampliamento degli spazi dell’appartamento. In particolare diventano opportuni nel momento in cui – ad esempio, per la possibilità di offrire uno spazio privo di barriere – si renda necessario un collegamento non troppo costoso ad un impianto di sollevamento. I ballatoi sono inoltre molto adatti al collegamento di appartamenti in duplex o anche organizzati su più piani, rendendo possibile la trasposizione delle specifiche peculiarità della »piccola casa« alla tipologia dell’edificio pluripiano e compatto. 1.3

Planimetria Le piante degli appartamenti devono reagire alle nuove forme di aggregazione domestica, ma anche ai continui mutamenti che avvengono all’interno del nucleo familiare: se da un lato, infatti, sono sempre di meno gli appartamenti occupati dal nucleo familiare classico, è altresì vero che la diversità degli attuali modelli di vita si riflette sulla trasformazione delle strutture abitative. Sia che si tratti di individui che condividono lo stesso appartamento, sia nel caso di single, di nuclei familiari o di genitori separati con figli, di persone con lavoro a domicilio o di casa-ufficio, ciò che conta è l’adattabilità dei progetti e la creazione di ambienti completamente neutri. Per ottenere la flessibilità necessaria non deve essere sempre richiesto lo spostamento dei divisori; la soluzione migliore potrebbe essere ad esempio rappresentata da planimetrie in grado di prevedere un ambiente non specializzato immediatamente collegato con l’ingresso, che potrebbe fungere alternativamente da studio o camera per gli ospiti, da spazio personale per un figlio grande o da zona di soggiorno per i componenti anziani della famiglia (vedi pag. 26 e segg.). 1.2 Edifici a corte a Innsbruck, Baumschlager & Eberle 2000 1.3 Complesso di residenze a Londra, Haworth Tompkins 2002

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Dalla casa isolata in periferia al »palazzo di case« in città Klaus-Dieter Weiß

Il sogno di una casa propria, alimentato dalla vaga speranza di vincite milionarie, assume quasi sempre l’aspetto di una favolosa villa sul lago, e mai quello di un appartamento in città. Se tutti lo realizzassero, per la città le conseguenze sarebbero fatali, essendo destinata sul lungo periodo all’inesorabile perdita di abitanti. Sul piano dell’innovazione edilizia, gli effetti non sarebbero meno drammatici, dal momento che la domanda abitativa si concentrerebbe unicamente sulle soluzioni di carattere transitorio. Anche l’incantevole illusione del buen retiro in forma di villa sul lago può nascondere un gran numero di situazioni problematiche, e ciò a prescindere dal fatto che la realtà delle case a schiera prefabbricate sia ben diversa da quanto solitamente si immagina, indipendentemente dall’attenzione riposta nel contenimento dei costi di gestione. Dal momento che il concetto dell’abitare ha fallito nel recepire le esigenze legate all’urbanizzazione, ai collegamenti e all’autodeterminazione, il cittadino americano medio trascorre oggi circa dieci anni della propria vita in automobile. Negli Stati Uniti la vendita degli audiolibri ha avuto uno straordinario successo iniziale sostenuto dalla realtà dei pendolari che, non avendo più il tempo per leggere in giardino, potevano permettersi solo l’ascolto in automobile. Tuttavia, nessuno degli inquilini di case unifamiliari, vittime dello stress e in perenne movimento, sarà in grado di fare un bilancio del tempo perduto a causa del decentramento della propria casa, non disponendo del tempo materiale per farlo. La vita nei lineari ed ordinati insediamenti delle cosiddette »periferie verdi« si rivela sul lungo periodo una forma di isolamento in un ambiente privo di qualità spaziali e di interconnessioni con il tessuto urbano. In pratica, la modesta distanza di 2 x 3 m tra due abitazioni isolate, anziché rappresentare il luogo della libertà individuale, si trasforma in uno spazio inospitale e problematico. Se lo scopo di questa distanza fosse la protezione dai rumori molesti e dalle ingerenze del vicino di casa, esiste un’infinita varietà di sistemi tecnologici e costruttivi in grado di garantire risultati anche migliori. Quando il vicinato non è percepibile, sia sul piano visivo che acustico, l’appartamento di città può rivelarsi molto più lussuoso di una abitazione di campagna, anche isolata, purché entrambe le soluzioni offrano la stessa qualità dell’abitare, sia all’interno che nell’interfaccia con l’ambiente circostante. Purtroppo, nell’ambito dell’edilizia residenziale pluripiano, le abitazioni che soddisfano tale esigenza sono solo una rara eccezione, ed in genere si tratta di case progettate dagli architetti per sé stessi. La decisione di abitare in una casa fuori città, che si presume assunta liberamente, è frutto di un atteggiamento che si oppone alle inadeguate condizioni abitative della città,

non alla città in sé intesa come luogo in cui vivere. Con il poema Das Ideal (1927), Kurt Tucholsky tematizza il dilemma dell’abitazione individuale, e lo fa quattro anni prima che Le Corbusier ne fornisca un’immagine concreta in alcuni dei suoi più spettacolari schizzi prospettici (fig. 2.9), con piante e sezioni, un’immagine in linea con la dottrina urbanistica corrente ma priva di quell’integrazione urbana che Tucholsky ritiene assolutamente necessaria: »Sì, è proprio questo quello che vorresti: una villa immersa nel verde, con enormi terrazze, sul davanti il mar Baltico, sul retro la Friedrichstraße; con un bel panorama rural-mondano, la Zugspitze che si scorge di lontano, e la sera il cinematografo a portata di mano. Un insieme sobrio, intriso di modestia: nove stanze, – anzi no, meglio dieci! Un giardino pensile, dove crescon le tamerici, radio, riscaldamento centralizzato, impianto di aspirazione, una servitù silenziosa e con educazione, una donna dolce, attraente e con molta verve (e per il fine settimana una di riserva) una biblioteca e che tutt’intorno risuoni solitudine e ronzio di calabroni. Nella stalla due pony, quattro stalloni pura razza, otto automobili, una motocicletta – le guidi tutte tu, ci mancherebbe! Ed ogni tanto te ne andresti pure a caccia grossa …«1 Urbanità Il carattere sociale della vita urbana può offrire vantaggi insostituibili nel momento in cui la molteplicitá delle variazioni metropolitane è a portata di mano. La sostituzione della città con il sobborgo, la periferia o la casa di campagna si rivela un’impresa impossibile; al contrario, quella qualità di vita che ognuno spera di incontrare ritirandosi in campagna può essere addirittura superata grazie all’impiego di mezzi architettonici e tecnologici sul proprio »lotto« di condominio. Senza trascurare il grande vantaggio di poter disporre in modo più libero e creativo di quei dieci anni della propria vita altrimenti trascorsi in automobile. Più di settant’anni fa Le Corbusier gettava le basi per lo sviluppo futuro della vita domestica e urbana. Nel suo libro La ville radieuse, pubblicato nel 1935, la rivoluzionaria idea per Algeri veniva descritta con poche e semplici parole: »Guardate, qui vi sono i lotti artificiali, la città 2.1 Progetto residenziale »Highrise of Homes«, S.I.T.E. 1981

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2.2

verticale in altezza. E’ tutto raccolto: la vista, lo spazio, il sole, i sistemi di collegamento orizzontali e verticali (...). La forma architettonica è affascinante, e rappresenta una presenza davvero ammirevole! La diversità più assoluta raccolta nell’unità. Ognuno potrà costruirsi la propria villa come vorrà, e nel complesso non farà certo alcuna differenza se lo stile moresco affiancherà il Luigi XVI o il Rinascimento italiano. (...) Il primo passo è costituito dalla realizzazione della struttura di supporto per i lotti artificiali su più piani, fino al livello dell’autostrada. A quel punto si procede con la vendita dei lotti per la costruzione di ville con giardino e panorama illimitato.«2 In realtà il fascino delle città storiche si cela nell’intrico di spazi e volumi, che non si è affatto sviluppato senza l’intervento umano, ma è frutto di una pianificazione precisa consapevole. I singoli elementi che compongono queste strutture urbane non ne risentono, ma vengono al contrario arricchiti dalla rete di interrelazioni urbane in cui sono inseriti. Ed è stato proprio Le Corbusier, il moderno rivoluzionario che avrebbe voluto radere al suolo la vecchia città, a proiettare questo motivo sul piano verticale, moltiplicando, almeno in teoria, la possibilità di realizzare abitazioni monofamiliari di città con lottizzazioni su più livelli. Oggi dall’idea di Le Corbusier prendono corpo progetti che tornano a diffondere la necessità sociale ed ecologica di un ritorno alla città. Le soluzioni spaziano dal lusso e dalla smodatezza a proposte di progetti realistici e in armonia con l’ambiente circostante. In questo momento Santiago Calatrava sta progettando una torre di abitazioni alta 300 m da realizzare lungo le sponde dell’East River, nel South Street Seaport District di Downtown Manhattan.3 Il nome del progetto, »Townhouses in the Sky«, ne riassume bene il concetto programmatico: dodici cubi vetrati, ognuno di 4 piani, sospesi ad una sottile struttura di calcestruzzo armato (Fig. 2.2). Ogni unità è la trascrizione moderna di una »palazzina urbana« di 4 piani. In altre parole: una torre di 300 m per dodici abitazioni di lusso. Il completamento è previsto per il 2007. Un percorso totalmente diverso è quello dell’architetto di origini iraniane Hadi Teherani, dello studio Bothe Richter Teherani (BRT) di Amburgo. Il nuovo obbiettivo programmatico dell’architetto è racchiuso nell’abbreviazione »home4«, un’idea ancora da concretizzare che però attinge, già solo nel nome, alla quarta dimensione dell’abitare: il fattore tempo. Sia Hadi Teherani che Santiago Calatrava tentano di dar corpo allo stesso vecchio sogno: il concetto abitativo di una casa unifamiliare proiettato sui piani alti della città. Come Le Corbusier, Hadi Teherani tende alla prossimità con l’acqua e alle viste panoramiche, ma al contrario dei soliti sogni e delle solite visioni sul disegno urbano, la sua attenzione si rivolge completamente alla piccola scala, e quindi ancor di più alla realtà urbana della città. Attualmente i suoi sforzi sono concentrati sulle aree della Speicherstadt di Amburgo e del vecchio porto fluviale di Colonia (Fig. 2.3, 2.4). La città che cresce Nonostante tutti i processi recessivi e i programmi di demolizione in atto nelle aree economicamente critiche della Germania, nei centri ad alta concentrazione, come Monaco o Amburgo, la domanda di alloggi non accenna a diminuire. Amburgo si prefigge l’obbiettivo di aumentare la propria popolazione, passando dagli attuali 1,7 a circa 2 milioni di abitanti. Proprio per questo la metropoli ha bisogno di offrire abitazioni che siano più che puri e semplici alloggi. L’ incremento maggiore sarà dovuto ad una popolazione giovane, aperta

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2.3

2.4

alle idee nuove e ad una offerta di nuovi modelli di proprietà, che non hanno nulla in comune con i tradizionali insediamenti residenziali di periferia, tranne che per la struttura a due piani e la pianta interna libera. Il concetto della »home4«, un’abitazione tranquilla e personalizzata, molto esigente dal punto di vista architettonico e ben inserita all’interno di un condominio con aree verdi (la sintesi tra la villa di campagna e l’appartamento urbano), dovrebbe essere in grado di riaccendere l’entusiasmo per l’appartamento in città. Fino ad oggi la dissoluzione dell’alta densità urbana non ha mai condotto a soluzioni architettonicamente gradevoli né di valida ispirazione sociale. Né la città di Le Corbusier trasformata in un parco disseminato di sporadiche torri e dotato di strade commerciali, né tanto meno il movimento della Garden City di Ebenezener Howard, che risale a più di cento anni fa, sono riusciti a sostituire il fascino della città vera, dinamica e spontanea. Volendo esagerare, si potrebbe affermare che entrambe le soluzioni sono state un tentativo di gestire l’urbanistica come un surrogato: da un lato con il ricorso ad abitazioni-piroscafo, che galleggiano sul territorio senza alcuna relazione con esso, dall’altro con l’aiuto degli orti e dei giardini. Anche il modello della Gated Community del New Urbanism americano appare ostile al concetto di urbanità. A questo punto diventa fondamentale per il dibattito una rilettura critica della storia delle idee e delle tipologie che hanno accompagnato il percorso che dall’appartamento di città approda al »palazzo di case« (Highrise of Homes). Dobbiamo notare che quasi tutta la materia è stata pensata, detta e disegnata da Le Corbusier in poi, soprattutto nel periodo compreso tra gli anni 60 e 70. Fatta eccezione per pochi e ormai da tempo dimenticati tentativi, vi è tuttavia un’assoluta carenza di esempi realizzati. La genealogia, qui di seguito riportata, di quella che potremmo chiamare la »villa in altezza«, è costituita da un caleidoscopio di utopie, citazioni, realizzazioni, progetti e commenti, che contribuiscono a fare di questo secondario percorso dell’edilizia residenziale uno dei temi fondamentali e più ricchi di opportunità per lo sviluppo futuro delle aree urbane. In particolare, la rapida rilettura della sua evoluzione fino ai giorni nostri ci mette nelle condizioni di trarre alcune conclusioni per la nostra situazione attuale. Alta densità Nel 1966, l’architetto e pianificatore tedesco Eckard SchulzeFielitz, nel suo proposito di trasformare l’architettura e l’urbanistica mediante strutture spaziali flessibili come avevano fatto Archigram, Superstudio, Yona Friedman o Kenzo Tange, faceva notare che l’alta densità abitativa non doveva essere intesa in senso negativo, purché fosse in grado di generare sinergie utili all’interno del contesto urbano: »Dato che i regolamenti edilizi pongono un limite massimo, ma non minimo, alla densità, sembra prevalere la convinzione che l’alta densità abitativa possa, da sola, comportare conseguenze negative. (…) La rarefazione dello sfruttamento territoriale, imposta per legge, è un esproprio senza compensazione, un aumento dei costi di comunicazione e del tempo che l’utilizzo della città richiede. (...) I complessi abitativi della fine del XIX 2.2

Progetto residenziale »Townhouses in the Sky« a New York, Santiago Calatrava. Ultimazione prevista nel 2007 2.3, 2.4 Progetto residenziale »home4« ad Amburgo e Colonia, Hadi Teherani. Ultimazione prevista nel 2005

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secolo – frutto dell’erronea progettazione che caratterizzò la prima fase della rivoluzione industriale – hanno incoraggiato una visione urbanistica secondo la quale la migliore densità è quella che fin dall’inizio non esiste affatto.«4 Considerare che l’urbanità non nasce solo dalla densità è, come oggi ben sappiamo, un’erronea conclusione del modello degli anni 60. Nel 1963 la conferenza del Bund Deutscher Architekten (BDA, Associazione degli Architetti Tedeschi) fu aperta dall’ardito slogan »Società attraverso densità«, che in realtà doveva essere inteso più come una provocazione allo scenario di grande espansione urbana voluto in quel momento dal governo centrale. Già allora Yona Friedman metteva fondamentalmente in discussione il rapporto causale tra società e densità e, indicando a modello la fisica moderna, si dichiarava favorevole ad una dottrina urbanistica condotta con metodo scientifico, non solo basata sulla dimensione spaziale, ma anche con un occhio attentamente rivolto al fattore tempo, e soprattutto non più intesa come una pratica fondata sull’intuizione artistica e sulle inclinazioni personali.5 D’ altra parte, la città ecologica a cui tendiamo non è raggiungibile senza un aumento e un ri-aumento della densità abitativa. La funzione dell’abitare che si svolge in una casa unifamiliare non è così integrata come lascerebbe intuire il diretto collegamento tra casa e giardino. Al contrario, la vita in una casa unifamiliare fuori città è unidimensionale, regolata da un ordine puramente lineare. E’ vero che gli spazi all’aperto si trovano al pianterreno e sono proprietà privata, ma è anche vero che diventa impossibile creare una contestualità spaziale oltre i confini giuridicamente riconosciuti. La maggior parte del giardino rimane inutilizzata, ridotta ad una funzione rappresentativa, quasi una reminescenza della villa signorile che comunque richiede manutenzione e cure. A questo proposito è interessante il laconico commento espresso dal sociologo tedesco Hans-Paul Bahrdt nel 1961: »Le case dei complessi residenziali e quelle monofamiliari, che per regolamento edilizio sono collocate esattamente al centro di un piccolo lotto, rispondono meno al desiderio di privacy di un appartamento di condominio.« Una simile argomentazione dovrebbe farci riflettere, se consideriamo che, attualmente, quelli che potremmo definire i palcoscenici della felicità domestica hanno raggiunto, nelle case di periferia, il loro livello minimo in termini di spazio. Anche l’austriaco Roland Rainer, uno dei maggiori sostenitori dell’edilizia bassa ad alta densità, nel 1974 ammetteva che »il desiderio di privacy che spinge la maggior parte delle persone a compiere ogni sforzo per entrare in possesso di una »casa unifamiliare«, non è soddisfatto dalla forma attuale di tali abitazioni.« Inoltre, la compensazione delle enormi carenze di questa tipologia abitativa unidimensionale avviene attraverso il perenne uso dell’auto privata, alquanto discutibile sia dal punto di vista ecologico che economico. L’alternativa è altrimenti rappresentata dall’accettazione della completa rinuncia ad una vita sociale e culturale. Poter scegliere tra un maggior numero di opportunità è, al contrario, una qualità che contraddistingue l’abitazione collocata in un contesto urbano ad alta densità dalla casa di periferia, che solo in apparenza offre uno stile di vita di carattere rurale. Ogni possibilità di approfondimento di queste dinamiche è stata allontanata dallo spettro maligno dell’appartamento, anzi della »casa popolare«. Ulrich Conrads, per molti anni a capo della redazione di Bauwelt, nel 1964 ha affermato che non è possibile fare un confronto tra una casa e un appartamento, coniando l’espressione »vil16

lette popolari« (denominazione che, purtroppo, non sarebbe però entrata nell’uso comune) per smascherare la vera natura della maggior parte delle villette unifamiliari, più simili di fatto a »case popolari«. In relazione all’idea della città giardino di fine secolo, gli slogan »Società attraverso densità« o »Urbanità attraverso densità« si erano caricati di connotazioni negative. Ma pur non essendovi in loro, tendenzialmente, niente di sbagliato, sbagliate erano tuttavia solo le conseguenze architettoniche, su entrambi i versanti. Sicuramente sbagliato era stato lo slogan: »Più case unifamiliari, meno appartamenti in affitto«. Ma a quel punto le »Immeubles Villas« di Le Corbusier erano già state dimenticate da tempo. Integrazione Il russo Serge Chermayeff, succeduto a László Moholy-Nagy alla guida dell’Insitute of Design di Chicago, e il viennese Christopher Alexander, entrambi formatisi in Inghilterra, sono gli autori della straordinaria opera Community and privacy: toward a new architecture of humanism, nella quale viene rivolto uno sguardo particolarmente approfondito al tema dell’integrazione. Una visione molto cara a Christopher Alexander, dovuta anche alla sua formazione congiunta di matematico e architetto: »La cosiddetta casa di campagna occupa una posizione poco felice in una campagna contratta su se stessa, con un vicino che non è abbastanza »vicino« e non è nemmeno sufficientemente lontano. E’ esposta all’altrui curiosità e al rumore senza protezione alcuna. E’ un ridicolo anacronismo. (...) Le isole verdi, vuote e inutilizzate, servono solo ad alimentare il mito dell’indipendenza. Questo spazio disordinato finisce per non essere né città, né campagna. La periferia, dietro la sua facciata romantica, non cela né l’ordine naturale della grande tenuta, né l’ordine umano della città storica. (...) La periferia non è aperta campagna perché è troppo densamente abitata. Non è città perché non è abbastanza densamente abitata. Le innumerevoli case sparse, come tanti sassolini in ordinate file su porzioni di territorio lottizzato, non riescono a creare né un ordine né una comunità. Il vicino rimane un estraneo, e gli amici, quelli veri, spesso sono troppo lontani, come lontane sono le scuole, i negozi, e gli altri servizi. (...) Nonostante la crescente decentralizzazione e a dispetto del fatto che sempre più persone, con sempre più automobili, si isolino in periferia, gran parte del denaro continua comunque ad essere guadagnato e speso in città.«6 E’ motivo di una certa inquietudine constatare come, negli anni 60, le argomentazioni degli specialisti di tutto il mondo fossero convergenti, ma che, tranne qualche eccezione, non siano riuscite, sul piano dell’attuazione, ad ottenere alcun effetto concreto. La trasposizione pratica della soluzione proposta da Chermayeff e Alexander consisteva in un insediamento a tappeto, densamente costruito, composto da abitazioni ad un piano, discretamente profonde e organizzate intorno a cortili verdi, alimentate da una rete labirintica di strette strade di collegamento vietate alla circolazione veicolare. Per gli Stati Uniti, si trattava di un rivoluzionario approccio, sulla scia di Roland Rainer, al miglior sfruttamento della superficie; ma in relazione al modello molto più complesso della città europea non poteva costituire una strategia urbanistica in grado di funzionare sul lungo periodo. Per Lewis Mumford la città è giustamente »la più preziosa scoperta della civiltà, che come mediatrice di cultura è seconda solo al linguaggio.«7 E’ per eccellenza la depositaria della storia. Tuttavia, gli ultimi cinquant’anni sono stati contrassegnati da una città che, al di fuori di ogni pianificazione, rompe i propri

argini per esondare verso gli insediamenti di case private, all’insegna dell’intoccabile proprietà privata. Ci siamo completamente dimenticati che l’esperienza urbana comincia immediatamente oltre la soglia di casa, influenzando radicalmente ogni momento della nostra quotidianità attraverso lo shopping, il tempo libero, il tragitto verso la scuola e l’ufficio, la cultura e la comunicazione, in modo positivo o negativo in relazione agli stimoli di natura estetica e alla libertà di stabilire un contatto o di mantenere le distanze. Come ebbe modo di osservare Hans-Paul Bahrdt nel 1968, la grande città all’interno dei propri quartieri dovrebbe emulare il villaggio di piccole dimensioni, creando il proprio punto focale in un spazio unitario, un »piccolo, tranquillo e confortevole spazio pubblico destinato alla quotidianità, che non abbia però nulla in comune con le piccole piazze all’ombra di un tiglio, tipiche del villaggio preindustriale.«8 In questa molteplice complessità di funzioni e forme, gli appartamenti moderni non dovrebbero esprimere la propria modernità solo grazie al progresso tecnologico, ma predisponendo soprattutto opportunità di crescita culturale nelle loro immediate vicinanze. »Dal grado di densità«, sostiene Bahrdt, »dipende la possibilità di raggiungere a piedi i negozi per la spesa quotidiana, le scuole, i locali pubblici, le chiese, l’attuabilità di un agevole collegamento con i mezzi pubblici, e quindi anche la consistenza del parco dei veicoli privati a disposizione, cosa che logicamente si riflette sul disegno della maglia stradale e viaria.«9 In Inghilterra il dibattito ha avuto il suo fulcro nell’edizione speciale The functional tradition allegata ad Architectural Review,10 a cura di Gordon Cullen (il Camillo Sitte degli anni 60) che ha fornito un contributo di fondamentale importanza per ogni sviluppo futuro. »Gli abitanti della città traggono grandi vantaggi dalla stretta coabitazione. Una famiglia che vive in campagna non può decidere con facilità di andare a teatro, a cena fuori o in biblioteca; se la stessa famiglia abitasse in città, potrebbe permettersi le stesse comodità assai più agevolmente. La piccola somma che la famiglia è costretta a spendere, moltiplicata per migliaia di volte, rende possibile l’offerta di tali servizi. Una città, in realtà, è molto di più della semplice somma dei suoi abitanti. Essa dispone della forza necessaria a creare un’abbondanza di offerta di servizi per la collettività; e questo è uno dei motivi per cui gli uomini preferiscono vivere in comunità piuttosto che in solitudine. (…) Una casa isolata in mezzo alla campagna viene percepita come un elemento architettonico. Se però gli si affianca una decina di altri edifici, si può dar vita ad un’arte che è qualcosa di diverso dall’architettura. All’interno di un complesso di edifici vengono poste in essere dinamiche progressive che non sarebbero mai sorte in seno ad una casa isolata: possiamo, ad esempio, camminare tra una costruzione e l’altra e successivamente lasciarle alle spalle, girare l’angolo e improvvisamente incrociare con lo sguardo un’altra costruzione. Siamo sorpresi, forse anche meravigliati, e una simile reazione è suscitata dalla composizione del gruppo, non dai singoli edifici in sé. (...) Esiste infatti un’arte delle relazioni, come esiste un’arte del’architettura, ed è grazie a questa arte che tutti gli elementi che servono a creare l’ambiente, edifici, alberi, natura, acqua, traffico (...) vengono intrecciati tra loro per dar vita ad una composizione drammatica. Perché la città è un accadimento

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2.5 Complesso residenziale »Lillington Gardens« a Londra, Darbourne & Darke, 1964–72 2.6 »Habitat«, esperimento abitativo per l‘EXPO di Montreal, Moshe Safdie, 1967

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drammatico che avviene all’interno del nostro ambiente.«11 Con questo passaggio, Cullen formulava la più complessa e decisiva antitesi alla definizione di Le Corbusier sul gioco delle forme primarie che nella luce trovano il loro equilibrio compositivo.

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La casa di case Con il suo esperimento »Habitat«, creato per l’ EXPO ‘67 di Montreal (fig. 2.6), Moshe Safdie dimostrava che la forma ideale dell’abitazione del futuro andava ricercata nella combinazione tra casa unifamiliare e appartamento. Molti progetti utopici (ma poche realizzazioni concrete) hanno tratto ispirazione dalla sua spettacolare e molto articolata macrostruttura costituita da 158 unità d’abitazione. Si trattava di un edificio composto di elementi scatolari prefabbricati, assemblati come i mattoncini Lego, all’interno di una piramide residenziale alveolare aperta, connessa da una elaborata rete di ponti e passerelle. Con il complesso residenziale londinese di Lillington Gardens, invece, gli architetti e paesaggisti inglesi John Darbourne e Geoffrey Darke (sulle cui opere non esiste a tutt’oggi una pubblicazione dettagliata, ad eccezione del piccolo catalogo di una mostra) avevano già immaginato nel 1961 un progetto in grado di rispondere in maniera più realistica alla città e alle sue esigenze spaziali. Il primo stralcio di tale complesso fu completato nel 1968 (fig. 2.5). Un’indagine condotta nel 1987 sulla capacità di innovazione dell’edilizia residenziale pluripiano è giunta alla seguente negativa conclusione: il cittadino-inquilino ha prontamente trasformato il fallimento dell’edilizia residenziale urbana nell’ammissione del proprio fallimento – per motivi economici – verso il traguardo della casa unifamiliare, vista come sola e unica fonte di salvezza e felicità. Sul piano dell’edilizia residenziale, l’accostamento del sogno alla realtà è vissuto come un’utopia, perciò non si trasforma in una esigenza-domanda e, in completa coerenza con i meccanismi del mercato, non genera un’offerta. Tuttavia, con il goffo tentativo di voler realizzare a tutti i costi il sogno di una casa unifamiliare si rischierebbe di confondere una preferenza sorta dalla necessità di prendere una decisione con una scelta motivata e compiuta tra alternative reali. Perché comunque alla fine il pubblico risolve la questione dell’alloggio seguendo un ragionamento più che lineare: quanto più l’alloggio di massa, con appartamenti accatastati uno sull’altro, presenta aspetti negativi e sfavorevoli, tanto più la casa realizzata con i propri mezzi assume una valenza positiva e vantaggiosa.12 Nel liberalismo dell’economista scozzese Adam Smith, la libertà d’azione dell’individuo, guidata dalla ricerca del proprio vantaggio personale, costituisce la base di tutte le leggi che regolano la natura e la società. Nell’urbanistica, invece, la rinuncia pratica alla pianificazione e al controllo non ha soddisfatto l’ottimistica tesi che sosteneva la validità dell’equilibrio basato sul rispetto di tutti gli interessi individuali. Lo Stato, oltre al potere discrezionale sui terreni edificabili, ha perduto anche ogni possibilità di controllo sul mercato immobiliare. La storia delle idee e delle intenzioni è rimasta in questo modo sempre svantaggiata rispetto alla storia delle tendenze e dei fatti compiuti. Nella vecchia città borghese il margine delle 2.7 Progetto urbano per Nemours/Algeria, Unité d’Habitation, Le Corbusier, 1934 2.8 Unità duplex con terrazzo »Domaine de Badjara« in Algeri, Le Corbusier, 1932 2.9 »Plan Obus«, città giardino verticale sotto un’autostrada urbana, Le Corbusier, 1931

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scelte individuali era certamente limitato; ma all’interno di un modello prestabilito e accettato come naturale esisteva lo spazio necessario per una libera espressione architettonica individuale. Oggi invece assistiamo ad un’assoluta mancanza di alternative architettoniche e urbanistiche con le quali il singolo possa emendare le proprie illusioni e ampliare le proprie fantasie. Nel 1971 il critico d’architettura Wolfgang Pehnt affermava con una punta di ironia: »Non possiamo accontentarci del fatto di essere più edotti sul comportamento ambientale degli uccelli canterini che non sul comportamento abitativo degli esseri umani.« Ma anche un simile affondo a favore di un’urbanistica metodologica era destinato a restare inascoltato. Estetica Nel 1983, in pieno post-modernismo, l’architetto e pubblicista bavarese Christoph Hackelsberger metteva in evidenza le occasioni perdute nell’ambito della costruzione modulare, riferendosi alla spettacolare realizzazione di Moshe Safdie, caso unico ed irripetibile dopo l’ Esposizione Mondiale del 1967 e tornato oggi nuovamente d’attualità con il modello abitativo »home4«. Anche Hackelsberger aveva avuto modo di lamentare la carenza di una ricerca scientifica concreta nel campo dell’edilizia residenziale: »Pur essendo state effettuate, nel secondo dopoguerra, un considerevole numero di edificazioni dimostrative, non si è rivolta tuttavia alcuna attenzione ad una vera ricerca sull’abitazione, ad un’ottimizzazione dei tagli tipologici, ad uno studio approfondito del grado di flessibilità interna raggiungibile con l’intercambiabilità delle superfici accessorie e ad una minimizzazione degli sforzi. Con la tendenza degli anni 70 di rivolgere un’attenzione superficiale anche all’edilizia industrializzata, ci si è lasciati andare ad un senso di euforia sulla scia dei successi di un’architettura di natura accademica. Ma la prima crisi petrolifera ha messo fine ai tentativi per lo più discutibili e ha portato ad uno scarto verso approcci pseudoartigianali e folcloristici. In realtà la costruzione modulare, forte del contenimento dei costi e della possibilità di offrire una vasta gamma di opzioni, avrebbe potuto dare un grande contributo al miglioramento dell’edilizia residenziale, ma i risultati si sono perduti per strada. In quel momento la domanda per quel genere di prodotti non era sufficiente, soprattutto non da parte dell’indu-

stria delle costruzioni e di quelle società d’investimento immobiliare che dominavano il mercato. Una di esse, la Neue Heimat, ha continuato a sfornare monotoni prodotti di massa, semplicemente abbelliti dagli architetti.«13 Nel suo intento di dare un volto all’idea collettiva di urbanità e comunità, nel 1956 Siegfried Giedion, sulla scorta dell’esempio fornito dall’ Unité d’Habitation di Le Corbusier realizzata quattro anni prima a Marsiglia, ammoniva contro un’architettura residenziale del futuro limitata al semplice »accostamento o impilamento di singole cellule abitative.« Alla base dei tentativi di allargamento del concetto di abitazione, allora come oggi, vi era l’intenzione di garantire, anche all’interno degli edifici alti, una sufficiente disponibilità di volume e di spazio per mezzo di unità su due livelli dotate di doppi volumi e a discapito della superficie abitativa. Già nelle sue »immeubles-villas« del 1922, di cui nel 1925 fu esposta una unità a Parigi, Le Corbusier progettava appartamenti su due piani, alla maniera della casa isolata, che ampliavano esponenzialmente le possibilità della privacy e la dotazione di spazi. Giedion faceva notare che a Marsiglia ogni appartamento in duplex era orientato su due lati: »Verso est si intravede in lontananza un anfiteatro di montagne di arenaria, come quelle di cui è piena la Provenza; verso ovest lo sguardo incontra la superficie azzurra del Mediterraneo, e nelle immediate vicinanze si può godere della vista delle cime verdi degli alberi, punteggiate di tetti rossi a tegola.« Quel modello era fondamentalmente sbagliato perché, per favorire la separazione delle funzioni, in linea con i principi della Carta di Atene, abbandonava ogni tentativo di integrazione urbana delle residenze con l’ambiente circostante. La riforma dell’abitazione, positivamente riuscita sia sul fronte dell’architettura che dell’arredamento interno, fu pienamente sostenuta da Le Corbusier, il quale mantenne intatti i pregi della pianta aperta e flessibile che già aveva caratterizzato l’anonimo stile architettonico della casa unifamiliare americana ancor prima di Frank Lloyd Wright. Tale riforma, tuttavia, non riuscì ad imporsi come standard nella competizione per la casa privata isolata, neppure rispetto alle qualità distributive interne. Mentre la casa unifamiliare sul lotto privato riusciva a presentarsi come »unica«, anche quando con un funzionalismo di bassa lega riusciva a soddisfare solo le esigenze formali più infime, le semplificazioni architettoniche

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degli anni 50, 60 e 70 penetravano nelle viscere dell’edilizia di massa delle periferie urbane, accentuando ancora una volta il solco tra individuo e comunità, tra abitanti delle ville e »mitteleuropei acquartierati in caserma« (Roland Rainer). Nel 1961 il sociologo Hans-Paul Bahrdt metteva insistentemente in guardia da questo sviluppo sbagliato: »L’ identificazione disattenta tra abitazione di proprietà e edificio basso da un lato, e alloggio in affitto e palazzo dall’altro, è straordinariamente fatale.«

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Mobilità La casa dei sogni numero uno, la villetta unifamiliare, si trasforma rapidamente in uno scenario agghiacciante nel momento in cui tentiamo un’analisi del tempo a disposizione dei suoi inquilini. Secondo i dati attuali forniti in Germania, ogni individuo auto-dipendente trascorre in media 96 minuti al giorno per gli spostamenti, coprendo una distanza media di 44 chilometri (tragitti da e per il luogo di lavoro e la scuola 21 %, shopping 19 %, commissioni private, compresi i rapidi spostamenti 21 %, tempo libero 31 %). La media delle ore impiegate ammonta in questo modo a 11,2 la settimana: su base sindacale, ciò equivale a circa 17 settimane lavorative di 35 ore. A tali cifre va ancora aggiunta la forza-lavoro necessaria al finanziamento economico degli spostamenti privati, che si aggira intorno a 5.000 ™ annui. Se questo pendolarismo forzato potesse essere evitato attraverso una maggiore accessibilità ai servizi locali e alla creazione di ambienti di vita più attraenti all’interno di una »città con percorsi ridotti«, il guadagno di »tempo disponibile« per ogni abitante della città, rispetto al pendolare, ammonterebbe ad un periodo compreso tra due e tre mesi all’anno. Non si è poi così lontani dal drammatico spreco di tempo che caratterizza la vita di ogni pendolare americano, e una inversione di tendenza dal punto di vista politico e urbanistico si fa ogni giorno più difficile. Ma anche questa non è una tesi nuova, come ci mostra il seguente esempio illustre. Victor Gruen, nato a Vienna nel 1903, negli Stati Uniti è largamente riconosciuto come il padre degli Shopping Mall e, più tardi, delle isole pedonali urbane. In questo senso la sua esortazione del 1975 a favore della progettazione urbana con un approccio umano ed ecologico, trae insegnamento dai suoi stessi errori: »L’aspetto tragicomico del culto della mobilità è il fatto che il periodo di massima civilizzazione dell’umanità è cominciato nel momento in cui l’uomo è divenuto stanziale, quando ha abbandonato la vita nomade e con essa la pratica della caccia e della raccolta dei frutti selvatici, per dedicarsi all’agricoltura, alla manifattura, al commercio e agli affari. (…) La stanzialità è all’origine delle virtù della civitas o, se vogliamo, di tutto ciò che grazie alle leggi, all’arte e alla scienza, noi chiamiamo civiltà. Ciò che sorprende è che dopo circa 10.000 anni di vita stanziale l’umanità è tornata al nomadismo. (…) Il risultato è che dedichiamo talmente tanto tempo ed energia al nostro vagabondare zingaresco, che alla fine, per allestire le nostre case e i nostri appartamenti, i nostri insediamenti e le nostre città, ci restano soltanto veramente poche occasioni e risorse. (…) Come dobbiamo progettarle le nostre città per far sì che le distanze siano le più corte possibili e la qualità degli spazi di permanenza (le case), la qualità degli spazi del dovere (i luoghi di lavoro), perfino la qualità degli spazi elettivi (i teatri, i cinema, le discoteche ecc.) sia così preziosa da rendere la nostra permanenza l’elemento essenziale? Come possiamo renderli soprattutto sufficientemente »piacevoli« da decidere di rimanervi, senza provare l’impellente necessità di andarne

a cercare altri? (…) Dovendomi chiedere se la qualità della vita che ho vissuto fino al 1938, in un appartamento relativamente modesto nel centro storico di Vienna, sia stata peggiore di quella che mi sto godendo adesso in una lussuosa casa (completa di 4 automobili) in uno dei migliori sobborghi di Los Angeles (a 25 km dal centro), risponderei con un bel no!«14

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Individualità Anche Roland Rainer, l’insigne difensore dell’edilizia bassa ad alta densità, rimase affascinato trent’anni fa dall’alternativa urbana della casa unifamiliare inserita in un contesto condominiale: »Se da una parte considero la desolante, schematica banalità della maggior parte delle abitazioni in affitto, oggi realizzate dai più svariati committenti, (...) e dall’altra tengo conto delle rapide mutazioni delle dinamiche familiari, degli stili di vita e degli standard abitativi, direi che è molto seducente l’idea di poter acquistare o affittare un piano, dove ognuno possa sentirsi libero di allestire i propri spazi con terrazze o altri complementi, con la possibilità di connetterli a reti di ogni tipo, secondo i propri gusti e con l’obbiettivo di ottenere una dimora individuale: una specie di casa unifamiliare pensile, che non occupi alcun terreno, liberata dagli oneri di urbanizzazione e dalle fatiche del giardino.«15 Una tale visione di sogno era già stata resa in forma di schizzo settanta anni or sono da Le Corbusier, ad integrazione del suo progetto urbano per Algeri (Fig. 2.9). Nell’immane opera omnia dell’architetto, non priva di sensazionalità, è proprio questo piccolo disegno ad essere il più frequentemente pubblicato. Soprattutto dopo il 1961, anno in cui l’olandese Nicolaas John Habraken, senza fornire alcuna indicazione specifica in merito, vi trovava ispirazione per il suo libro Supports: an alternative to mass housing. Accompagnato da un contributo sulla progettazione partecipata nell’edilizia residenziale, lo schizzo prospettico di Le Corbusier è stato pubblicato in grande scala (su un foglio di quasi un metro di lunghezza) in Olanda nel 1970. Nonostante la presenza di planimetrie e sezioni, né la prospettiva di Le Corbusier, né il volume di Habraken si pongono l’obbiettivo di una realizzazione concreta, e il loro maggiore punto di forza risiede nella suggestione che sono capaci di suscitare. Ogni tentativo di impilare e accatastare la tradizionale villa in quanto status symbol con tutto il suo antico valore immaginifico va compreso in chiave puramente utopica. Il disegno fantastico che nel 1981 gli architetti del S.I.T.E. trassero da una illustrazione della rivista Life di settant’anni prima fino ad oggi non ha avuto alcun successo dal punto di vista realizzativo. Il vuoto inserito sopra il tetto delle case non offre nessun tipo di vantaggi, non agevola la visione del cielo ma solo l’inevitabile e banale soffitto del solaio superiore. I due disegni, quello del 1909 e quello del 1981, hanno piuttosto una valenza caricaturale e testimoniano soltanto quanto sia radicata in profondità l’immagine della villa nel puro valore di status symbol, al di là di ogni pratica utilità (fig. 2.1). Nonostante ciò, l’idea era talmente sorprendente che meraviglia il fatto che abbia avuto un così scarso successo. L’unico progetto di questo genere realizzato fino ad oggi è quello di Erik Friberger a Göteborg, progetto che comunque non è riuscito ad attirare su di sé alcuna attenzione: si tratta della costruzione, avvenuta nel 1960, di 2.10 Schizzo di progetto per il complesso residenziale Löwengasse a Vienna, Friedensreich Hundertwasser, 1984 2.11 Progetto per una torre di atelier a Frankfurt-Sachsenhausen, Peter Cook, 1984

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18 case unifamiliari appoggiate su lotti di calcestruzzo armato impilati uno sull’altro.16 A Göteborg, gli obbiettivi, legittimi oggi come allora, portarono alla realizzazione di un edificio che offriva una conclusione antitetica ad una successione teoreticamente logica di argomentazioni valide. Dal fallimento della trasposizione pratica del »Luxury Condominium«, il gruppo S.I.T.E. ha tratto rapidamente le dovute conclusioni offrendone una versione più economica. Il progetto era caratterizzato dalla completa rinuncia al libero gioco delle falde di copertura delle singole unità, dove il fronte strada mostrava solo un lieve gioco ornamentale limitato alla superficie, accompagnato da una serie di imitazioni sostenute da una struttura portante sicuramente più adatta ad una realizzazione industriale: torrette, abbaini, facciate apparentemente ricche di variazioni a fronte di piccoli alloggi standard. L’ accostamento wall-to-wall di quelle che potrebbero essere definite »case da catalogo« lasciava libera scena ad un solo fronte, che secondo copione veniva costretto a recitare il ruolo di casa completa di portoncino, campanello e giardinetto antistante. Tuttavia, dal punto di vista funzionale, si trattava del lato giardino con l’unico spazio libero disponibile, mentre i veri collegamenti di accesso erano posti sul retro. Il risultato era di una tristezza paragonabile a quella di Göteborg. Avrebbe avuto certamente più senso un tentativo che cercasse di combinare i blocchi modulari che compongono un’abitazione, come quelli già usati da Moshe Safdie, per ampliare la gamma delle opzioni volumetriche a disposizione degli inquilini, con una porzione di facciata su misura inserita all’interno del fronte complessivo dell’edificio. Sarebbe al contrario insufficiente la semplice individualizzazione ottenuta per mezzo del colore, come fece Le Corbusier nelle logge 2.12

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dell’ Unité d’ Habitation. Solo una città strutturata è una città riconoscibile. Un simile compito sarebbe facilitato dal fatto che nell’aspetto esterno del condominio di ville si sovrappongono l’esigenza di personalizzazione formale e la necessità di spazi esterni in rapporto diretto con l’ambiente naturale circostante e con i processi biologici. Come ha avuto modo di illustrare l’architetto svizzero Otti Gmür nel 1977, lo spazio necessario a soddisfare questi bisogni fondamentali è infinitamente piccolo: »Terra, acqua e aria devono essere comunque a nostra disposizione a tale scopo. Perché le esperienze e le osservazioni vanno compiute individualmente su una porzione di natura che va ben oltre il mero tentativo di decorare un ambiente sterile.«17 Struttura La pubblicazione dell’olandese Nicolaas John Habraken era stata accolta con fervido entusiasmo, pur non contenendo una sola illustrazione e neppure una riproduzione dello schizzo prospettico di Le Corbusier. A livello puramente teorico, Habraken sosteneva il mantenimento della struttura individuale di origine medioevale della casa borghese, anche nel contesto residenziale della grande città: »Da una città veramente moderna, ci si aspetterebbe l’esibizione di una struttura complessa e perfezionata, costituita da un numero di cellule maggiore rispetto a quello della città storica. Questo organismo potrebbe rappresentare un nuovo tipo di fenomeno, in cui le cellule costituiscono organi e gruppi particolarmente adatti e commisurati alla città di grandi dimensioni. Si tratta di un processo simile a quanto si può osservare in natura, in seno alla quale gli organismi più evoluti e complessi sviluppano più organi di quelli di ordine inferiore. Le grandi

città che costruiamo oggi sono dotate di una struttura estremamente primitiva e si pongono in totale contraddizione con la società contemporanea, una società che si sviluppa come un organismo sempre più complesso e ogni volta provvisto di nuovi organi, composti però dalle stesse cellule del passato. Il richiamo ad una reintroduzione del rapporto con la natura altro non è che l’inevitabile desiderio di rendere la struttura della città più adatta alla nostra società, il desiderio di ottenere nella metropoli quell’armonia strutturale tra materia e abitanti che si è potuto osservare solo nelle piccole città e in epoche passate. (...) Esiste un’architettura uniforme e un’architettura che accetta la varietà. Quest’ultima si basa sul principio degli elementi portanti e dei tamponamenti prefabbricati. In questo modo la forma di una facciata è abbastanza forte da permettere che al suo interno avvenga di tutto, senza che il risultato complessivo appaia caotico all’esterno, ma offrendo la percezione di una sana e vitale variazione.«18 Anche quando si tratta di migliorare la qualità e la flessibilità dello spazio interno delle case-appartamenti il linguaggio formale e compositivo del »palazzo di case« (Highrise of Homes) deve essere in grado di reagire liberamente sia in termini di scala che di posizione, in modo che l’insieme degli spazi urbani, che rappresenta il fattore determinante per la valutazione dell’abitazione, non ne risulti pregiudicato ma bensì rivalutato. E’ piuttosto raro che grattacieli e colossi orizzontali contribuiscano in modo costruttivo a migliorare l’assortimento di una città. Ogni nuovo progetto all’interno di essa deve essere subordinato all’ordine della compagine complessiva e la sua forma deve essere una risposta all’esistente. Secondo le teorie degli anni 70, infatti, solo la gerarchia contestuale degli spazi aperti è in grado di assegnare al fabbricato il posto dal quale trarrà spunto per formulare il proprio specifico linguaggio architettonico. La missione principale del disegno della città è quello di dare agli spazi pubblici aperti l’aspetto di una sequenza di esperienze ambientali. Quanto più le forme di vita sono variegate, tanto maggiore e multiforme è la possibilità di vivere le esperienze e di incrociare gli altri. Per creare un’atmosfera nella quale il cittadino metropolitano sia libero di entrare in contatto e di incontrarsi con il prossimo è necessaria un’ampia offerta di spazi per l’attività individuale, per l’informazione, il tempo libero e il relax, lo studio e il divertimento, la meditazione e il confronto. Come sentenziava solo pochi anni fa il pugnace professore di estetica e critico culturale Bazon Brock: »L’ architettura è l’arte di creare spazi pubblici, anche là dove costruisce solo edifici privati«. Alla luce di questa affermazione, come andrebbero giudicati gli standard dei quartieri-ghetto di case unifamiliari? Venti anni fa Christoph Hackelsberger aveva espresso il suo parere, tanto analitico quanto pratico, su come creare un’inversione di tendenza: »Se vogliamo ricondurre la città alla sua vera funzione di generatrice di civiltà, allora dobbiamo ritornare ad integrare la vita e le attività urbane, così come si sono composte nel corso della loro lunga evoluzione, con piccole e controllate correzioni, ben ponderate con intelligenza.« Il modello della casa urbana in verticale apre la strada alla riscoperta dell’urbanità civilizzata, dando priorità alla comunità che crea la città. Si genera in tal modo un inat-

2.13

2.12 Progetto di autocostruzione residenziale in Danimarca, Susanne Ussing e Carsten Hoff, 1973 2.13 Caricatura di villa pluripiano, 1920 ca.

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teso, nuovo momento di strutturazione democratica tra i sobborghi privi di struttura sociale, la noia dei moderni vicinati e la »city« cresciuta intorno ai grandi magazzini del discount: ciascuna unità residenziale della città diverrebbe un elemento pubblico architettonicamente definito della res publica. Il passo più ardito che il ritorno ad una città molteplice e varia potrebbe osare, condurrebbe all’abbandono dell’infinita ripetizione di appartamenti e ad un’inversione di tendenza nell’allontanamento dei cittadini dalle tradizioni urbane. Nel 1964 giungeva il monito di Jacob Berend Bakema: »Se oggi le nostre città venissero ricoperte da un manto di cenere, come avvenne a Pompei, cosa dovrebbe pensare un archeologo che scoprisse un giorno l’infinita ripetizione di unità abitative tutte uguali tra loro? Vi riconoscerebbe i segni di una democrazia vitale o quelli di uno stato di schiavitù?«19 I cittadini del XX secolo hanno saputo descrivere con grande esattezza le modalità con cui dare una svolta positiva al progresso dell’abitazione di città e alla città stessa; Spetta ora agli abitanti del XXI secolo il compito di trasformare l’idea in realtà.

2.14

24

Intreccio Quando Gordon Cullen, nel suo libro Townscape, introduceva il concetto di »intreccio«, si trovava a coniare il concetto risolutivo per il futuro dell’edilizia residenziale e dell’architettura urbana in generale: »Intreccio. Nell’edilizia di oggi questa caratteristica è forse la meno compresa (e la meno evidente), un’edilizia che si ferma all’ovvio, alla casa prefabbricata, al reticolo dimensionale, alla facciata continua, alle superfici tinteggiate di banali colori pastello che ci scherniscono dall’alto … Ma la qualità dell’intreccio incanta lo sguardo. E’ una dimensione aggiuntiva, che si ottiene con professionalità e esperienza, qualcosa di ben diverso dall’immaturità del dilettante.«20 Questo intreccio non è riuscito né a Le Corbusier, né a Moshe Safdie, e nemmeno agli americani del Team S.I.T.E.. Riuscirà Hadi Teherani a materializzarlo in quella proposta attuale che egli chiama »home4«? Nell’ambito della genealogia del »palazzo di case«, la particolarità del modello »home4« sta nella complessità e nell’individualità di una facciata esterna dall’aspetto meandriforme, nella quale si riflette tutta la gamma dei moduli abitativi, organizzati su uno o più piani e liberamente suddivisibili all’interno. Contemporaneamente il motivo labirintico di questo puzzle residenziale tri-dimensionale, attuabile a costi di mercato, a differenza delle visioni di Le Corbusier, punta ad inserirsi nel contesto della città esistente lavorando sulla piccola scala. I disegni e i modelli ad oggi disponibili mostrano soltanto delle soluzioni tipo. Il concetto »home4« non vuole rivoluzionare lo spazio urbano, ma concluderlo e completarlo. A differenza di ogni altra utopica collina residenziale, città-cratere o città-reticolare, questo concetto ha bisogno di geometrie spaziali ben definite. Il solo presupposto alla varietà è che le singole tessere del puzzle si combinino in una forma geometrica senza lasciare vuoti. Con il ritorno in città della »casa borghese«, che dal punto di vista sociale equivale ad una rinnovata trasformazione dell’individuo da »contadino« a »cittadino«, non possiamo escludere che anche la qualità della città stessa subisca nuove, profonde e complesse trasformazioni. Se verrà riconosciuto che, rispetto alla casa esterna al contesto urbano, un modello abitativo di questo tipo, inserito all’interno di aree urbane stimolanti e attraenti, produce risparmio di tempo, assisteremo ad un incremento molto più rapido e positivo dell’immigrazione verso le città capaci di offrire stimoli. L’approccio scientifico, tra l’altro, sta dimostrando i suoi

2.15

risultati anche nell’architettura. Eckehard Schultze-Fielitz aveva individuato già nel 1971 gli innegabili vantaggi del libero riempimento dei sistemi neutri: • competizione tra differenti metodi di riempimento e sistemi; • maggiore influenza da parte dell‘abitante sulla disposizione e la forma del suo ambito privato; • identificazione dell’abitante con il suo ambiente; • libertà artistica; • unità differenziabili e quindi nuovi concetti di proprietà materializzati e visualizzabili, che superano l’attuale proprietà in condominio, di ordine puramente giuridico; • trasformazione successiva (cambio di funzione).21 Il futuro della vita urbana potrebbe così finalmente migliorare in dinamica e qualità. Note: 1 Kurt Tucholsky, »Das Ideal«, in Berliner Illustrierte Zeitung, 31.7.1927; 2 Le Corbusier, La Ville radieuse, Boulogne-Seine 1935, cfr. Arnulf Lüchinger, 2-Komponenten-Bauweise, Den Haag 2000, pag. 19 3 Architectural Record, 4/2004, pag. 42 4 Eckhard Schulze-Fielitz, Stadtsysteme I, Stuttgart 1971, pag. 27 5 Cfr. Gerhard Boeddinghaus (a cura di), »Gesellschaft durch Dichte. Kritische Initiativen zu einem neuen Leitbild für Planung und Städtebau 1963/1964«, in: Bauwelt Fundamente 107, Braunschweig / Wiesbaden 1995, pagg. 42 segg. 6 Serge Chermayeff, Christopher Alexander, Community and Privacy. Toward a New Architecture of Humanism, New York 1963, pagg. 57– 59 7 Lewis Mumford, Die Stadt. Geschichte und Ausblick (1961), citazione: Alexander Mitscherlich, Drei Aspekte der Stadtriesen: Wachstum, Planung, Chaos. in Uwe Schultz (a cura di), Umwelt aus Beton oder Unsere unmenschlichen Städte, Reinbek 1971, pag. 132 8 Hans-Paul Bahrdt, Humaner Städtebau (1968), Hamburg 1971, pag. 118 9 Hans-Paul Bahrdt, op. cit., pag. 63 10 L’ edizione speciale »The functional tradition« della rivista Architectural Review fu seguita da una serie di articoli intitolati »Townscape« che coprì un arco temporale di nove anni e culminò nel 1961 con la pubblicazione di un libro con lo stesso titolo. 11 Gordon Cullen, The Concise Townscape, The Architectural Press, London 1961. Riedizione: Townscape. Das Vokabular der Stadt, Basel/Boston/Berlin 1991, pagg. 6 segg.

12 Cfr. Günther Fischer, Ludwig Fromm, Rolf Gruber, Gert Kähler, Klaus-Dieter Weiß, »Abschied von der Postmoderne« in: Bauwelt Fundamente 64, Braunschweig 1987, pagg. 103, 106 13 Christoph Hackelsberger, »Plädoyer für eine Befreiung des Wohnens aus den Zwängen sinnloser Perfektion« in: Bauwelt Fundamente 68, Braunschweig 1983, pag. 52 14 Victor Gruen, Die lebenswerte Stadt, München 1975, pagg. 33, 12–13, 158; tra parentesi annotazioni dell‘autore 15 Roland Rainer, Für eine lebensgerechtere Stadt (1974), pag. 50, cit. in: Gerd Albers, Alexander Papageorgiou-Venetas, Stadtplanung. Entwicklungslinien 1945 –1980 (vol. 2), Tübingen 1984, pag. 483 16 Cfr. Klaus-Dieter Weiß, »Highrise in Göteborg. Etagengrundstücke, Deutsche Bauzeitung 8/1990«, in: Wilfried Dechau (a cura di.): ... in die Jahre gekommen. Wohnungsbauten von gestern heute gesehen, Stuttgart 1996, pagg. 62 segg. 17 Otti Gmür, Stadt als Heimat (1977), pag. 91, cit. in: Gerd Albers, op.cit., pag. 485 18 Nicolaas John Habraken, Die Träger und die Menschen. Das Ende des Massenwohnungsbaus (1961), cit. in: Arnulf Lüchinger, 2-KomponentenBauweise / Die Träger und die Menschen, Den Haag 2000, pag. 39/U3 19 Jacob Berend Bakema, »Identität und Intimität der Großstadt« in: Bauen + Wohnen 1/1964, cit. in: Josef Lehmbrock, Wend Fischer, Profitopolis oder: Der Mensch braucht eine andere Stadt, catalogo della mostra, München 1971, tav. 4 20 Gordon Cullen, op.cit., pag. 64 21 Eckhard Schulze-Fielitz, op.cit., pag. 57– 59

2.14 Studi sull’estetica della struttura neutrale e del completamento individuale, Eckhard Schulze-Fielitz, 1971 2.15 Progetto per una casa di case (Häuserhaus) sulla spiaggia, Frei Otto, 1960 ca.

25

Interno ed esterno – La ricerca di qualità speciali nell’edilizia residenziale contemporanea Eberhard Wurst

»E’ prezioso, in una casa senza letto, il tappeto con cui l’inquilino si copre di notte; è prezioso, in un vagone non imbottito, il cuscino da adagiare sul duro pavimento. Nelle nostre case ben fatte non c’è spazio per le cose preziose, perché non c’è spazio per i servizi che esse possono fornirci.«1 Walter Benjamin Individualizzazione e necessità di mercato Nonostante l’eccezionalità degli sforzi, negli anni 20 del secolo scorso non fu possibile rimediare alla grande penuria di servizi di cui erano dotate le abitazioni. A Francoforte, con il secondo congresso CIAM del 1929, il movimento moderno tentò di dare una svolta al problema degli alloggi che in quel momento coinvolgeva ampi strati della popolazione. All’insegna dello slogan »Un alloggio per l’ Existenzminimum« furono esposte soluzioni planimetriche provenienti da ogni parte d’Europa, soluzioni che proponevano uno standard di superficie utile a persona di poco superiore ai 10m2.2 Poco tempo prima, nell’ambito della mostra del Werkbund intitolata »Die Wohnung« (»L’ appartamento«) del 1927, Mies van der Rohe, presentando il condominio del Weißenhof di Stoccarda, aveva aperto nuove prospettive all’edilizia residenziale. Da un lato egli attribuì molta importanza alla razionalizzazione e all’organizzazione tipologica degli alloggi; dall’altro, come ebbe modo di dichiarare nel suo contributo al catalogo, osservò che »la differenziazione in costante aumento delle nostre esigenze residenziali richiede una grande flessibilità nell’utilizzo. (…) Se ci limitassimo a considerare fissi, a causa degli impianti che contengono, solo la cucina e il bagno e scegliessimo di suddividere gli altri spazi della casa con divisori adattabili, credo che potremmo soddisfare ogni ragionevole esigenza abitativa.«3 Per mettere alla prova le potenzialità di questo nuovo concetto, Mies van der Rohe fece allestire le abitazioni da 29 architetti i quali, da soli o in gruppo, progettarono la suddivisione interna e l’allestimento degli appartamenti (Fig. 3.2.).4 Questo esperimento riuscì a dimostrare con successo le potenzialità insite nella variabilità, anche perché gli architetti, su richiesta di Mies, concepirono soluzioni su misura per diversi gruppi di inquilini. Così, tra gli altri, un collettivo di architetti del Werkbund svizzero progettò un grande appartamento di 75 m2 per una famiglia di sei componenti, con tre camere doppie organizzate secondo il principio delle cabine di una nave. Un appartamento di 48 m2 fu allestito per una famiglia con bambino, mentre al piano superiore, sulla stessa superficie, trovò spazio un alloggio per un inquilino single.5

Un altro appartamento fu invece progettato per una donna professionalmente impegnata, idea piuttosto all’avanguardia per quell’epoca.6 In questo modo Mies van der Rohe riuscì a dimostrare in modo convincente la reale flessibilità della sua struttura in scheletro d’acciaio. Tenendo conto delle varie possibilità di utilizzo, il suo blocco di appartamenti fece svanire nell’aria ogni criterio per la definizione degli standard minimi stabiliti in base a categorie oggettive. A questo proposito annota Gert Kähler: »In linea con l’idea della pianta libera in quanto espressione architettonica dell’emancipazione sociale, vi è la particolarità che l’architetto riesca a materializzarla non solo nella villa o nel padiglione espositivo afunzionale; ancor meglio egli ne traspone i contenuti nell’edilizia residenziale di massa. Il fatto che l’architettura sia fondamentalmente identica per la villa del ricco e per l’appartamento destinato alle masse ne evidenzia la rivendicazione emancipatrice.«7 L’ idea di Mies di creare tipologie in grado di superare lo schema della tipica famiglia genitori-figli è stata una avveniristica anticipazione della situazione attuale. Verso la metà degli anni 20, un’idea di questo tipo incontrava una domanda molto ridotta, ma qualche decennio più tardi la questione degli alloggi – problema questo solo in apparenza legato unicamente alla quantità – è stata affrontata soprattutto con la loro tipizzazione e normalizzazione. Nel 1995, al culmine del periodo di boom da post-riunificazione, in Germania furono costruiti nell’arco di un anno 600.000 appartamenti; sei anni più tardi ne furono edificati invece poco più della metà.8 Oggi, seppur in presenza di condizioni sociali drasticamente differenti, stiamo assistendo ad una stagnazione nel comparto edilizio del tutto paragonabile a quella. Il continuo assottigliamento del nucleo familiare medio (attualmente 2,14 persone)9 ha più di un fondamento: l’aumento dell’età media, le esigenze complesse legate allo sviluppo delle carriere (flessibilità, mobilità) e il dissolvimento dei modelli sociali (il ruolo dei sessi, l’alta percentuale di separazioni, la migrazione) stanno portando un cambiamento profondo nel nostro modo di vivere e coabitare. Con la diversificazione delle tipologie di aggregazione nucleare e familiare sono cambiate in modo determinante le esigenze legate alla funzione dell’abitare e del relativo contesto ambientale. Oggi come in passato, anche se tende a corrispondere sempre di meno ai valori del quadro statistico medio, il mercato è ancora dominato da un modello di appar-

3.1 Complesso residenziale a Innsbruck, Georg Driendl 2003

27

3.2

3.3 Istruzione (anni) 1 11 6 4

3 10

7 2

9

5 8

9 8 30 1 2 3 4 5 6 7 8 9

28

40

50

Auto-realizzati nel lavoro e nel tempo libero Attivi/dediti al divertimento Con interessi generali Pratici, attenti alla qualità Domestici, orientati alla professione Culturalmente sofisticati/intellettuali Dediti al divertimento in ambito familiare Tradizionalmente integrati Passivi, ritirati a vita privata

60

Età

9% 6% 12 % 12 % 13 % 11 % 10 % 11 % 16 %

tamento disegnato su misura per la famiglia che soddisfa però solo un numero limitato delle numerose forme di aggregazione domestica. »Empty Nest« e »Living Apart Together« sono solo due esempi che contribuiscono ad elevare ulteriormente la quota media di superficie utile, che oggi è assestata intorno a 40 m2 per persona. Non è però corretto affrontare la grande diversità degli stili di vita ricorrendo necessariamente all’estrema specializzazione delle soluzioni planimetriche. Al contrario, dalla frammentazione dei gruppi d’utenza deriva con più facilità una richiesta di alloggi in grado di reagire in modo adeguato al mutamento delle esigenze. La ricerca in campo sociologico ha riconosciuto questo problema e da lungo tempo si applica allo studio dei cosiddetti »stili di vita«. A completamento delle categorie e dei modelli sociali tradizionali, le ricerche classificano la popolazione in base al grado d’istruzione, all’età, alla fruizione del tempo libero, alle preferenze culturali, alle ambizioni e ai comportamenti quotidiani (Fig. 3.3).10 Dallo studio approfondito dei singoli gruppi contraddistinti da specifici stili di vita è possibile trarre deduzioni effettivamente utili alla formulazione di concetti abitativi mirati. Per esempio, il soggetto »orientato alla realizzazione di sé nel lavoro e nelle esperienze di vita« abita, meno frequentemente rispetto alla media (23 %) in una casa unifamiliare, nonostante sia molto pronunciato (79 %) all’interno del suo gruppo il desiderio di vivere in questo modo. Per trattenere in città questa clientela ricca e istruita è necessario disporre di spazi abitativi con le qualità della casa di proprietà. Fonoisolamento, interno liberamente arredabile, terrazza o giardino, ingresso separato e impiantistica moderna rientrano tra i criteri progettuali più importanti. »Per questa categoria di soggetti, privacy, immagine e rappresentatività rivestono una particolare importanza. Perciò tale categoria sociale ricopre una posizione centrale nel dibattito sulla gentrificazione e sulla suburbanizzazione.«11 In Germania la domanda di alloggi di proprietà è molto diffusa, non da ultimo a causa di motivi evidenti, quali, ad esempio, una maggior superficie utile, che nel 41 % degli alloggi di proprietà può contare su 120 m2 o più, valore raggiunto solo dal 5 % degli alloggi in locazione.12 Queste oggettività sono affiancate anche da una serie di promesse meno tangibili, come la felicità domestica e la costruzione di una sana cornice per una vita familiare stabile. Le ricerche di mercato, pongono in cima alla lista dei desideri le finestre all’inglese e gli sportelloni, che dovrebbero veicolare sensazioni di »libertà e comfort«. Contemporaneamente, l’edilizia residenziale deve confrontarsi con un’aspra critica, anche quando si tratta di progetti insigniti con premi di architettura.13 Non è una coincidenza, ad esempio, che l’architettura nostalgica di Rob Krier colpisca la sensibilità dei contemporanei. All’interno delle strutture insediative urbane di piccole dimensioni e completamente nuove, spuntano come funghi quinte sceniche di architettura pseudostoricista che incontrano una richiesta più che vivace, e questo non solo in Olanda (Fig. 3.4.). Attualmente, e in misura sempre crescente, il desiderio di »libertà e comfort« sfocia in un bisogno di sicurezza, che trova risposta nelle cosiddette »Gated Communities«, complessi residenziali completamente recintati e sorvegliati. Il tessuto urbano dell’Europa centrale sta cambiando volto a causa di nuove forme di fortificazione, e la tendenza sempre crescente a privatizzare lo spazio pubblico è un indicatore della segregazione sociale e del rifiuto di modelli portatori di solidarietà sul piano urbano.

3.4

Per attrarre l’attenzione di una clientela con buone disponibilità finanziarie viene immessa sul mercato una gamma di nuovi ed esclusivi »prodotti«, in combinazioni fino ad oggi inconsuete. Il complesso residenziale in stile rurale nasce dal nulla accanto ad impianti per golf, tennis e maneggio, mentre il rapporto qualità-prezzo o l’organizzazione planimetrica degli alloggi rimangono assolutamente in secondo piano nelle riflessioni del possibile acquirente, perché il successo dei progetti di questo tipo è basato prevalentemente sull’immagine. I criteri di valutazione architettonica o urbanistica restano sullo sfondo e contemporaneamente rimangono trascurati i legittimi desideri, in materia di alloggi, degli strati sociali emergenti. Negli ultimi vent’anni il calo nella realizzazione di cubatura residenziale sovvenzionata ha ridotto complessivamente l’edilizia delle abitazioni ad un puro processo d’investimento economico, oppure ne ha emarginato la produzione nelle nicchie di mercato per i progetti sovvenzionati sperimentali. La Svizzera costituisce un’eccezione: qui si segnala, in confronto alle altre nazioni europee, una quota sorprendentemente alta di edifici plurifamiliari affiancata anche da una tradizionale minima percentuale di abitazioni di proprietà.14 A Zurigo l’attuazione del programma speciale d’intervento »10.000 appartamenti in 10 anni«, varato nel 1998, serve a contrastare il flusso migratorio delle famiglie verso le periferie. I concorsi di architettura, la disponibilità delle aree pubbliche per la realizzazione di edilizia residenziale cooperativa e la promozione di iniziative volte a convertire le aree industriali abbandonate sono tutte azioni che rientrano in quest’ambito (vedi pag. 46 e segg., pag. 142 e segg.). Si tratta di progetti che hanno lo scopo di creare spazio abitativo di alta qualità che poco abbia da spartire con i regolamenti normativi applicati per decenni.15 Anche in altre città svizzere, come Berna e Basilea, si stanno attuando programmi paragonabili a questo.16 Il programma olandese Vinex, che si pone obbiettivi simili, promuove la costruzione di alloggi particolarmente adatti alle famiglie, soprattutto in case a schiera. Ad oggi sono 750.000 le abitazioni realizzate nell’arco di dieci anni, nelle dieci località individuate dall’autorità statale anche in base al facile collegamento con le infrastrutture esistenti. Rispetto alla piccola casa unifamiliare situata nel sobborgo residenziale, le forme abitative concentrate portano con sé una serie di vantaggi: • ubicazione centrale in città, buoni collegamenti con la rete di trasporto pubblico, brevi distanze dalle strutture scolastiche, dal luogo di lavoro, ecc.; • buone opportunità di comunicazione con il vicinato; • negli edifici alti, appartamenti con buona visuale; • impiantistica complessa, che si rivela economicamente sostenibile solo se è ripartita tra più famiglie; • impianti e strutture particolari quali sauna, piscina e alloggio ad uso comune per gli ospiti; • buona protezione da intrusioni indebite; • riduzione delle spese fondiarie, a causa della ripartizione su un maggior numero di unità. Nei paragrafi che seguono, facendo riferimento all’edilizia residenziale attuale, la discussione si concentrerà sugli aspetti specifici in grado di dare nuovi impulsi all’idea dell’ar-

3.2 Casa plurifamiliare in Am Weißenhof 14–20 a Stoccarda, Mies van der Rohe 1927, piante pt, p2, scala 1:200 3.3 Stili di vita in Germania 3.4 Case a schiera nel villaggio di Brandevoort/Olanda, in corso di realizzazione dal 1998, Rob Krier e Christoph Kohl (pianificazione urbana).

29

chitettura residenziale compatta. Molto di ciò è frutto di esperienze che risalgono ad alcuni decenni fa. Il cambiamento delle funzioni abitative L’ analisi dei cambiamenti che si sono verificati nell’edilizia residenziale può essere svolta prendendo in esame le nuove esigenze delle singole aree funzionali. Cucina La zone adibita alla cucina e al consumo dei pasti documenta in modo particolarmente evidente il mutamento e la dissoluzione del nucleo familiare. In misura sempre crescente i cibi vengono acquistati al di fuori dell’abitazione e la preparazione dei pasti viene sempre più rimpiazzata dai cibi preconfezionati. »La cucina a base di ingredienti freschi (...) per molti, più che una pratica quotidiana, è diventata un hobby. E dal momento che spesso, all’interno della stessa famiglia, si alternano entrambe le gastronomie, le cucine devono essere attrezzate per tutte le eventualità.«17 La cucina è il luogo in cui »si intrattengono gli amici, si educano i figli, dove la famiglia si riunisce, se ancora si riunisce. La cucina non è più la ›postazione di lavoro della casalinga‹, ma un luogo sociale e multi-uso che assume le funzioni del soggiorno. (...) Che per molti aspetti si apre al mondo esterno: verso il giardino all’aperto, il giardino d’inverno, il vicinato.«18 Abitazione e consumo dei pasti Considerando le trasformazioni della zona cucina-pranzo, anche il soggiorno va modificando il suo ruolo. La convivenza di adulti e bambini è contrassegnata da quotidianità sempre più indipendenti e differenti. Con l’incremento dell’autonomia dei componenti del nucleo familiare, le esigenze planimetriche della casa si avvicinano sempre di più a quelle di un alloggio in comune. Soltanto dieci anni fa la posizione del televisore era un motivo per l’utilizzo comune del soggiorno; oggi, e sempre più spesso, ogni stanza dispone di un’ampia scelta di media. Il soggiorno non rappresenta più il baricentro di una vita familiare via via più frammentata. La sua ragion d’essere è invece motivata da esigenze di rappresentatività, come già avveniva nelle case borghesi fin de siècle. Stanze individuali /camere da letto Fino a venti anni fa, le camere per i bambini erano di norma ammobiliate con due letti. Oggi lo standard è quello di una stanza per ogni persona. Le accresciute aspettative rispetto agli spazi privati hanno trasformato l’originaria cabina da letto dell’edilizia residenziale popolare in una zona multifunzionale di soggiorno, lavoro e pernottamento. La varietà delle esigenze richiede che le stanze siano dotate di qualità d’uso neutrali che si coniughino con un dimensionamento minimo dello spazio. Per permettere l’arredabilità di una stanza, sia con un letto singolo, con un letto doppio o a soggiorno, è necessaria una superficie uguale o superiore ai 14 m2. In tal senso, oggigiorno le grandi stanze da letto non rappresentano più, come è avvenuto in passato per alcune tipologie di edilizia popolare, il presupposto automatico per la limitazione degli spazi comuni di soggiorno e di consumo dei pasti. Gli appartamenti a tre camere di una delle residenze a schiera progettate a Coburg da Fink e Jocher (Fig. 3.5), con una superficie netta di appena 65 m2, ricordano a prima vista le planimetrie delle cabine per navi a vapore degli anni 20 di 30

Otto Haesler – tuttora uno dei tentativi più radicali di razionalizzazione delle funzioni abitative minime. Tuttavia, mentre i progetti di Haesler20 prevedevano la sistemazione di due persone in una cabina di 9 m2, le camere da letto del complesso residenziale di Coburg misurano 15 m2 circa. La scelta di un interasse tra i divisori di 3,2 m esprime la volontà di rinunciare alla specializzazione di queste camere a favore di una flessibilità d’uso. Molte attività quotidiane che nelle piante funzionaliste degli anni passati, a causa della mancanza di spazio, potevano svolgersi solo nelle aree adibite ad uso comune, vengono oggi trasferite negli spazi più intimi. Nell’edificio di Coburg, grazie all’apertura delle porte scorrevoli, le camere si allargano verso una »play area« orientata a sud, che con l’apertura delle ante esterne si trasforma in una vera e propria loggia estiva. Stanza da bagno Anche il ruolo del bagno ha subito una trasformazione. Negli anni cinquanta e sessanta, i dispositivi di ventilazione meccanica e di ricambio forzato dell’aria crearono le premesse tecnologiche per il posizionamento dei moduli sanitari all’interno delle abitazioni e su ridottissime superfici. In anni recenti, invece, la stanza da bagno ha di nuovo aumentato la sua superficie: la zona destinata all’igiene personale, la sua illuminazione naturale, le dimensioni e le istallazioni sanitarie sono diventate un importante indicatore della qualità dell’alloggio. Oggi una stanza da bagno finestrata e di ampie dimensioni è in cima alla lista dei desideri di gruppi influenti di acquirenti.21 La superficie standard di 4–6 m2 è stata allargata per far posto ad un doppio lavabo, una vasca centrale e un box doccia separato. L’ allestimento standard rimasto a lungo invariato – bagno con vasca, lavabo e WC, oltre ad una toilette con WC per gli ospiti situata all’ingresso – oggi appare del tutto superato e spesso gli appartamenti sono dotati di due stanze da bagno complete di ogni allestimento. Gli architetti Birchmeier e Kaufmann, per un’abitazione nei pressi di Zurigo, sono andati anche oltre: nelle abitazioni unifamiliari in stile nord-americano, hanno collegato direttamente una stanza da bagno a due o anche a una singola camera da letto (Fig. 3.6). La stanza da bagno non è più separata dal corridoio dell’appartamento e, in rapporto alla posizione che occupa in pianta, si trasforma nello spazio più intimo della casa. In questo modo viene a crearsi il presupposto che una sua fusione con la camera da letto dia origine ad una »cooconing-wellness-zone«.22 Il piccolo bagno che si trova nei pressi del corridoio centrale è previsto a servizio degli altri ambienti e per gli ospiti.23 Lavoro Si possono ora notare le conseguenze sul nostro ambiente lavorativo e abitativo derivanti dalla trasformazione delle attività di lavoro in servizi a bassa emissione e immissione. L’ allargamento delle reti di comunicazione ha posto le premesse per un ulteriore incremento delle postazioni di telelavoro da casa. Il collegamento di ogni stanza con un accesso internet e telefonico rappresenta ormai la regola. Nella mostra newyorchese »The un-private house« (1999), Terence Riley ha descritto l’alloggio moderno come una »permeable structure« continuamente disponibile alla ricezione e alla trasmissione di dati. Rimane da verificare se e in che misura la crescente richiesta di privacy e di intimità sia compatibile con la comunicazione costantemente attiva, il videotelefono e la videoconferenza. Forse, tra non molto, cominceremo a consi-

derare la non raggiungibilità come una qualità reale della nostra vita, e a disporre di appartamenti di lusso dotati di ambienti »Non-Communication-Zone« ben schermati. Flessibilità Dopo aver risolto – o almeno così sembra – gli aspetti quantitativi relativi alla domanda di alloggi, l’argomento principale dell’edilizia residenziale è rappresentato dalla possibilità di adattare con semplici mezzi l’abitazione alle esigenze individuali. La flessibilità ha cessato ormai da tempo di essere associata ad un certo tipo di risparmio economico derivante dall’adattabilità notte-giorno, del tipo di quella immaginata da Le Corbusier nel 1929 nella sua »Maison Locheur«. L’ idea di Mies van der Rohe, risalente al 1920, di una struttura portante modulare si rivela più adatta a soddisfare le esigenze di un variegato scenario di nuclei familiari. Con la memoria al blocco di residenze del Weissenhof, per il complesso Kronsberg di Hannover gli architetti Fink e Jocher hanno disegnato una struttura neutra che si presta ad essere suddivisa in varie zone (Fig. 3.7, vedi pag. 136). La maglia modulare con un interasse di 6 m permette la realizzazione di un’infinita serie di varianti planimetriche, dall’appartamento convenzionale con corridoio centrale e stanze separate, al concetto dell‘open-living fino al cosiddetto »loft«. La profondità dell’immobile di 12 m, circa 1,5 m in più rispetto agli alloggi del Weissenhof, e la possibilità di collocare i servizi igienici in posizione centrale, genera una disponibilità di spazio che Mies, a causa delle limitazioni tecnologiche, non poté sperimentare. Lo standard di Van der Rohe è di gran lunga superato anche dai loggiati della stessa larghezza degli appartamenti che si affacciano sul cortile interno. A Berna un progetto decisamente riuscito allarga il concetto di flessibilità anche alla terza dimensione (Fig. 3.8). Secondo le indicazioni di un bando di concorso per investitori immobiliari, la vasta area industriale dismessa, nei pressi della Lorrainstrasse, era destinata alla costruzione di abitazioni, uffici, laboratori e atelier. Nel nuovo edificio di 5 piani, il piano terra con un’altezza interna di 3,5 m è destinato a contenere ambienti di lavoro. Oltre agli appartamenti disposti nei pressi del blocco scala principale, un ballatoio esterno crea, al secondo piano, il collegamento con gli appartamenti in duplex che dispongono di ampie coperture terrazzate. Il ballatoio, inoltre, permette l’accesso agli appartamenti-atelier, alcuni dei quali si congiungono con gli spazi di lavoro del piano terra. La risposta alle varie esigenze abitative e alla richiesta di alloggi di diversa grandezza è stata ottenuta con il differente e variabile collegamento interno dei piani. Il progetto stabilisce a priori solo la posizione del vano scala e delle colonne degli impianti. Per il resto i locatari hanno potuto suddividere in libertà lo spazio tra i setti divisori delle singole unità in base ai propri desideri, e con la scelta dell’allestimento interno hanno potuto influire sul costo dell’affitto.

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Nell’edilizia residenziale compatta, altre forme di flessibilità tendono ad ottenere una spontanea adattabilità degli 3.5 Edificio residenziale a Coburg, Fink + Jocher 1999, pianta del piano tipo, scala 1:200 3.6 Edificio residenziale sulla Breitensteinstraße a Zurigo, Birchmeier Kaufmann 2002, pianta del piano tipo, scala 1:500 3.7 Complesso residenziale Kronsbergkarree ad Hannover, Fink + Jocher 1999, piante, scala 1:500, struttura base e variante di allestimento 3.8 Edificio residenziale »Vordere Lorraine« a Berna, Gruppo di lavoro AGW con Reinhard + Partner 2001, piante p2, p3, scala 1:500

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ambienti attraverso accorgimenti costruttivi semplici ed economici. L’architetto viennese Herbert Wimmer fornisce con queste parole una motivazione per i suoi progetti flessibili: »Ai cambiamenti occorre dare una risposta innanzitutto rapida e poi anche economicamente sostenibile. (...) Da una parte la logica interna della planimetria deve mirare, a parte alcuni punti essenziali, alla massima flessibilità; dall’altra la tecnologia della flessibilità deve rivelarsi immediatamente praticabile.«24 A Vienna, in un piccolo edificio per abitazioni sulla Grieshofstrasse, l’architetto ha tradotto queste esigenze in un piano tipo che contiene due stanze, di circa 16,5 m2 l’una ed affacciate su ogni lato, che possono comunicare reciprocamente con l’apertura di una parete mobile composta da tre elementi (Fig. 3.9). Altre porte scorrevoli larghe 1,6 m possono inoltre essere aperte in senso trasversale rispetto all’edificio. Una delle stanze prevede l’allestimento della cucina abitabile, le altre tre non hanno un uso definito. In un’altra residenza sulla Donaufelder Strasse, costruita poco tempo dopo, Wimmer ha suddiviso la larghezza dell’appartamento in tre parti, ognuna poco più ampia di 3 m (Fig. 3.10). Questa soluzione ha il vantaggio di offrire una gamma di combinazioni con la semplice apertura e chiusura dei pannelli scorrevoli. Allo stesso tempo appaiono immediatamente evidenti le limitazioni insite in questo tipo di flessibilità a fronte di uno stile di vita di tipo familiare. Il venir meno dei classici corridoi e la separazione dei singoli ambienti ottenuta con le pareti mobili, porta con sé importanti limitazioni all’isolamento acustico interno, nonché una notevole riduzione delle superfici arredabili. Per Wimmer l’equivalenza degli spazi è »l’espressione dell’eguaglianza tra tutti gli abitanti: genitori e figli, uomo e donna. (...) Qui i rapporti gerarchici non trovano sponda.«25 Lucius Burkhardt si chiede però se questo atteggiamento sia in grado di reggere il confronto con la realtà: »Un nucleo familiare non è una struttura armonica; anche la famiglia felice basa il suo equilibrio su una sorta di armistizio, che deve essere mantenuto a fronte di condizioni difficili tra contraenti in rapida crescita e dei conseguenti mutamenti nei reciproci rapporti di forza. La pace della famiglia dipende dallo status quo, e ciò presuppone la presenza delle pareti. Il mantenimento delle condizioni di armistizio richiede anche una continuità nell’arredamento interno dell’abitazione. Indipendentemente da quanto siano mobili le pareti.«26 Le piante flessibili sono più adatte ai nuclei composti da uno e due membri, piuttosto che quelli con tre o più componenti. Così, ad esempio, balza agli occhi l’uso moderato di elementi scorrevoli che fa Patricia Zacek nell’intervento viennese in Siccardsburggasse (Fig. 3.11). Negli alloggi di due stanze rivolti a sud, grazie all’orientamento della cucina componibile verso un lato e della porta del servizio igienico verso l’altro, entrambe le stanze sono ben definite: una come camera da letto e l’altra come soggiorno. In caso di necessità i due ambienti principali dell’appartamento possono essere uniti nell’ultima parte dell’alloggio verso le aperture sul fronte. La netta definizione funzionale viene così alleggerita da questa sovrapposizione spaziale. Nelle unità familiari più grandi, disposte nell’ala est-ovest del complesso, l’architetto ha preferito rinunciare completamente ai pannelli scorrevoli. Come negli alloggi più piccoli, un nucleo centrale di disimpegno e servizio separa le camere da letto orientate ad est dall’area soggiorno-cucina esposta ad ovest con un’ampia loggia che affaccia sull’interno dell’isolato. Da qualche tempo il »loft» si è trasformato da raffinatezza per addetti ai lavori in strumento di marketing per soluzioni resi-

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denziali ricercate. A questo proposito Peter Faller scrive: »Il loft come superficie abitabile aperta e priva di suddivisioni rappresenta l’alternativa più logica alla pianta ripartita per funzioni, il che incontra evidentemente in modo particolare le attitudini e il lifestyle delle nuove generazioni.«27 In origine il vocabolo »loft« designava un’abitazione ricavata in un piano di un edificio industriale. Oggi invece un’architettura con allestimento tipo loft può anche essere di nuova costruzione e non di rado con finiture di lusso. In un palazzo di appartamenti nella Joachimstrasse di Berlino, progettato da Abcarius + Burns, ogni piano di circa 120 m2 accoglie varie composizioni planimetriche differenti tra loro, organizzate intorno ad nucleo scale e ad una colonna per gli impianti (Fig. 3.12). Le superfici non si articolano fra le pareti divisorie, bensì intorno ad alcuni parallelepipedi, collocati liberamente nell’ambiente, che contengono vani di servizio e armadi a muro. I solai dello spessore di 26 cm e con luce libera fino a 7 m, garantiscono ogni spazio necessario per soddisfare un’ampia gamma di funzioni. Mentre il grande appartamento del primo piano, con gli ambienti separati per la cucina e il bagno, è ripartito in modo ancora relativamente convenzionale in zona giorno e zona notte, i due alloggi del terzo piano presentano piante molto più libere. Nell’appartamento a nord l’accesso alla doccia avviene di fronte alla parete finestrata; nell’appartamento a sud le ante della cabina doccia possono essere aperte per unire lo spazio con il WC che si trova sul lato opposto, ottenendo così un bagno con tre sanitari. Si tratta di soluzioni non convenzionali che vengono spesso attuate negli edifici con vano scala centrale. Con le loro dimensioni ben definite, gli open space evidenziano rapidamente ed in maniera brusca il loro limite, che tuttavia mette efficacemente in risalto la loro apertura verso l’esterno. A prescindere dal nucleo di collegamento verticale, i divisori interni di un edificio per abitazioni realizzato a Berlino, chiamato Estradenhaus,28 sono in grado di dissolversi completamente (Fig. 3.13 e pag. 154). Le planimetrie a cui l’architetto Wolfram Popp dà il nome di »appartamento monolocale« possono subire una costante trasformazione, sia grazie alla sequenza di ante scorrevoli che costituiscono i divisori, sia grazie ai componenti d’arredo ad incasso scelti dall’inquilino, come per esempio tramezzi pivotanti, armadi semoventi e pareti trasparenti. Una piattaforma di legno larga 180 cm, disposta lungo tutto il fronte della facciata, permette il passaggio al balcone esterno. Popp ha così illustrato il punto di partenza della sua riflessione: »Il mio approccio si prefiggeva, all’interno del quadro delle condizioni date, di creare le migliori opzioni in grado di rispondere alle possibili esigenze dell’inquilino.«29 Dopo i traslochi nella parte di edificio completata per prima egli dovette però convenire che: »Uno solo degli inquilini ha deciso di installare il divisorio trasparente che separa la parte frontale da quella posteriore e che, essendo quasi completamente apribile, non funge da parete,

3.9 3.10 3.11 3.12 3.13

Residenza nella Grieshofgasse a Vienna, Herbert Wimmer 1996, pianta piano tipo, scala 1:200 Residenza nella Donaufelder Straße a Vienna, Herbert Wimmer 1998, pianta piano tipo, scala 1:200 Residenza nella Siccardsburggasse a Vienna, Patricia Zacek 2003, pianta piano tipo, scala 1:500 Edificio residenziale e commerciale nella Joachimstraße a Berlino, Abcarius + Burns 2001, pianta p3, scala 1:200 Residenza nella Choriner Straße a Berlino, popp.planungen 1998, pianta di soluzione opzionale, scala 1:250

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ma quasi da paravento. Il fatto è che l’immobile è quasi completamente abitato da single o coppie, non già, come io immaginavo all’inizio, anche da famiglie«.30 Anche se sono estremamente antieconomici, a Basilea esistono alcuni edifici residenziali con un solo appartamento per piano, come ad esempio la casa nella Colmarerstrasse di Buchner e Bründel (Fig. 3.14). L’ articolazione interna degli appartamenti di 165 m2, anche questi chiamati »loft«, si affida al nucleo massiccio delle scale e dell’ascensore e all‘adiacente stanza da bagno. La gamma delle variazioni è incrementata dalla presenza di un ulteriore cavedio impiantistico destinato alle dotazioni della cucina. L’ apertura delle porte del nucleo scale verso l’interno dell’appartamento contribuisce all’occorrenza a delimitare la parte privata dell’alloggio. Il prezzo di vendita che si aggira intorno a 700.000 CHF (ca. 460.000 ™) per ogni unità è la riprova del successo delle soluzioni di questo tipo presso un certo tipo di clientela. Alcuni degli esempi appena citati hanno in comune un’ampia rinuncia agli elementi di facciata opachi. L’ idea dello »scaffale-residenza« aperto verso l’esterno sembra mantenere una stretta correlazione con l’idea della flessibilità. In questo si manifesta l’esigenza della minor definizione possibile: dal momento che sempre più persone esercitano una libera professione e in numero sempre maggiore svolgono le proprie attività anche a casa, coloro che scelgono un simile stile di vita esprimono la necessità di essere circondati da un ambiente compatibile con ogni momento dell’esistenza. (...) Invece di divinizzare la casa come uno spazio emotivamente carico in grado di offrire »privacy«, nel cosiddetto »opzionismo« l’individuo trova una via per riconciliarsi con il proprio ambiente esterno anche se con un risultato che si limita solo all’occultamento delle reali divergenze esistenti tra i due«.31 La »riconciliazione« può essere gestita in vari modi. Mentre gli inquilini dei bilocali esposti a sud della Siccardsburggasse di Vienna possono regolare il rapporto con la strada prospiciente attraverso una serie di vele frangisole, nell’Estradenhaus di Berlino la funzione filtro tra interno ed esterno è delegata alla balconata con i parapetti quasi trasparenti in maglia di acciaio inossidabile. Gli abitanti della palazzina nella Grieshofgasse non solo possono controllare costantemente l’apertura verso l’esterno agendo sugli schermi mobili; ma se colgono anche l’occasione di decorare a piacere la superficie degli elementi scorrevoli, possono mettersi sulle orme di Hundertwasser, sulla strada indicata dal suo »Manifesto contro il razionalismo«.32 In questo progetto, la facoltà di decorare individualmente la facciata può essere considerato un piccolo risarcimento alla mancanza di uno spazio privato esterno. L’ edificio si apre sulla strada come uno scaffale di abitazioni, i cui scomparti si arricchiscono di oggetti seguendo il gusto degli inquilini. Gli architetti Walter Nägeli e Sascha Zander hanno inserito all’interno di un vuoto largo appena 11 m nel fronte di una strada di Berlino un edificio di sette piani, con profonde rientranze su entrambi i lati (Fig. 3.15, 3.16). Ogni piano contiene due appartamenti traslati tra loro, profondi 25 m e larghi al massimo 5,7 m ciascuno. La zona del soggiorno-pranzo con angolo cottura si apre verso lo spazio libero della rientranza, mentre la zona notte prende luce solo da un lato della rientranza opposta. Qui, come anche in altre tipologie a »loft«, il fronte esterno è completamente vetrato. L’ assoluta trasparenza verso l‘esterno è attenuata solo da un volume anteposto alla facciata del soggiorno e rialzato di un gradino rispetto

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ad esso. Questa zona, chiamata »Mirame«, ha una profondità di 2,5 m e nelle intenzioni dovrebbe essere uno spazio vetrina al servizio degli abitanti. Se la privacy che questo spazio »estroverso« riesce a garantire sia sufficiente o meno agli abitanti, dipende in gran parte dal carattere personale dell’inquilino e dall’altezza del piano rispetto alla strada. Quanto più è collocato in alto, tanto meglio gli aggetti del solaio sono in grado di nascondere l’interno alla curiosità dei passanti. Questo progetto dimostra chiaramente che la facciata completamente vetrata, nelle aree densamente popolate, non è in grado di garantire una privacy sufficiente. E’ difficile immaginare che un edificio residenziale collocato sull’altro lato della strada, e con una facciata egualmente trasparente, sorga spontaneamente arretrato. C’è piuttosto da supporre che queste scatole di vetro rimangano dei pezzi unici ad esclusivo consumo di una clientela che è disposta ad accettare una privacy ridotta in cambio della certezza di potersi differenziare dalla massa. Come osserva il sociologo Ulrich Beck: »Tuttavia, ciò che costituisce l’individualizzazione dell’uno spesso rappresenta il limite dell’individualizzazione dell’altro.«33 Lo spazio privato esterno

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L’ abitazione e il suo spazio privato esterno appartengono a quei pochi ambiti in cui gli influssi del mondo esterno possono ancora essere ampiamente regolati a propria discrezione. Gli spazi aperti nei palazzi d’appartamenti, spesso collocati in quella zona di transizione tra lo spazio privato e quello pubblico, risultano di norma particolarmente esposti. Nei progetti che prevedono facciate dotate di una quota esigua di superficie trasparente, assistiamo spesso allo svilupparsi di spazi aggiuntivi ad uso personale collocati al di fuori dello spazio privato esterno, utili solo a sottolinearne il carattere introverso. Le stecche della residenza per il personale del Burgholzhof di Stoccarda, plasticamente modulate, si differenziano nettamente dall’estetica delle facciate contemporanee, dominate dagli elementi in vetro strutturale (Fig. 3.17). I volumi, tagliati in profondità nel corpo di fabbrica, trasmettono un senso di protezione. I pannelli in fibrocemento, laccati con colori sgargianti, marcano gli accessi e alleggeriscono le superfici velate di grigio del fronte e delle finestre scatolari. La superficie delle pareti esterne, accuratamente realizzata in tavolato di legno in perline verticali, devia la luce del sole nella profondità degli appartamenti. Il panorama visibile dall’interno è incorniciato dagli alti parapetti delle terrazze, che trasformano gli spazi delle sedute esterne in un’estensione degli spazi interni. L’ edificio di Martin Spühler a Zurigo-Oerlikon (Fig. 3.18, e pag. 142), con le sue fenditure ancora più marcate, ricorda vagamente le »Immeuble-villas« del 1922 di Le Corbusier. Questo progetto prevede che ogni unità possa disporre di

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Residenza nella Colmarer Straße a Basilea, Buchner Bründler Architekten 2002, pianta piano tipo, scala 1:200 3.15, 3.16 Residenza nella Lychener Straße a Berlino, Walter Nägeli e Sascha Zander 2001, pianta piano tipo, scala 1:500, veduta dalla strada 3.17 Residenza per il personale nel Burgholzhof a Stoccarda, Associazione di professionisti Joachim und Margot Schürmann & Partner con Jutta e Peter Schürmann 1999, vista dal soggiorno sul balcone 3.18 Blocco di residenze nel parco di Zurigo-Oerlikon, Martin Spühler 2000, pianta piano tipo, scala 1:500

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due aree addizionali a completamento della superficie abitativa privata: la superficie semiprivata del grande pianerottolo di accesso, di oltre 30 m2, si adatta d’inverno a diventare un sostituto del balcone e uno spazio per i giochi dei bambini, mentre la loggia, separata a metà, offre una superficie esterna di pertinenza dell’alloggio di altrettanti 30 m2. Sulla loggia si affaccia il grande ambiente destinato ad accogliere il soggiorno e l’ area pranzo-cucina. Mentre il progetto di Le Corbusier prevedeva una loggia di due piani, un progetto di Martin Spühler tenta di migliorare l’illuminazione delle superfici ad un piano con l’apertura di un grande lucernario situato nella zona di accesso, accanto alla porta d‘ingresso. Come a Zurigo, anche le abitazioni per anziani del quartiere di Rotterdam-Stadstuinen, progettate da KCAP, oltre alla reale superficie degli alloggi dispongono di due spazi esterni, di natura differente (Fig. 3.19 e pag. 160). Dietro il portico vetrato, che corre sul fronte sud-est, si apre una zona profonda circa 2 m che accoglie pozzi di luce e pianerottoli d’ingresso. In questo modo le superfici di circa 5 m2 prospicienti l’ingresso dell’alloggio fungono da spazio d’interazione sociale al riparo dalle intemperie. Il portoncino a doppia finestra immette in un ambiente d’ingresso che può essere usato anche come sala da pranzo. Da qui, attraverso la cucina collocata al centro dell’alloggio, si accede al vero e proprio soggiorno o ad un piccolo corridoio che crea il collegamento con il nucleo dei servizi igienici e con una camera da letto affacciata sul portico. Il fronte nord-ovest dell’edificio è caratterizzato da una facciata in klinker da cui aggettano bovindi vetrati che, seguendo una logica a scacchiera, possono essere usati come giardini d’inverno o fungere da semplici balconi. L’ assenza di parapetti opachi favorisce una vista completa sul panorama circostante. La riuscita appropriazione degli spazi, nonostante l’alto grado di trasparenza, è testimoniata dalla quantità di mobilio che compare negli aggetti di alcune unità. Oltre ad avere la propria funzione, il balcone spesso è anche un elemento decorativo che viene inserito per animare la monotonia dei fronti. Otto Steidle, ad esempio, ha arricchito le facciate della torre di abitazioni che sorge sulla Theresienhöhe di Monaco con balconi aggettanti. Tuttavia, l’apparente disposizione random dei corpi suggerisce che siano stati creati più per animare la facciata che per dotare ogni alloggio di uno spazio esterno. Il loro utilizzo è inoltre seriamente compromesso dalla visibilità di cui gode il balcone adiacente e dalla esiguità delle zone d’ombra. Di regola gli spazi esterni più piccoli sono quelli che contribuiscono in modo migliore alla protezione della sfera privata. Tuttavia occorre assicurarsi che le dimensioni di questi ultimi non pregiudichino l’illuminazione interna degli ambienti. A Zurigo, nella Paul-Clairmont-Strasse, gli architetti Jakob Steib e Patrick Gmür stanno per completare una stecca di appartamenti di sette piani gradonata e orientata a sud (Fig. 3.20). Su entrambi i lati del corpo centrale sono stati aggiunti alcuni volumi traslati rispetto alla verticale. Sul fronte nord, un allog-

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Edilizia di isolato Stadstuinen a Rotterdam, KCAP 2002, pianta piano tipo, scala 1:500 3.20 esidenza nella Paul-Clairmont-Straße a Zurigo-Wiedikon, Jakob Steib e Patrick Gmür, ultimazione prevista per il 2005, pianta piano tipo, scala 1:500 3.21 Residenza nella Paltramplatz a Vienna, Delugan Meissl 2002, pianta p5, scala 1:500 3.22, 3.23 Complesso residenziale »Achslengut« a St. Gallen, Baumschlager Eberle 2002, pianta piano tipo, scala 1:500, vista esterna

gio ogni due è dotato di un volume in aggetto che contiene due stanze singole. Sul fronte opposto, la facciata si arricchisce di spazi non coperti collocati di fronte alle zone di soggiorno. Questi patii sono ordinati secondo un gioco di arretramenti sfalsati, diverso per ogni piano, che si combina con la presenza di alcuni box-ripostiglio centrati rispetto ad ogni alloggio; in questo modo si crea una serie di spazi esterni con superficie superiore a 20 m2, di pregevole qualità e volumetricamente differenziati. La schermatura dagli sguardi indiscreti è garantita dalle pareti che circondano ognuno dei volumi esterni. Sebbene la profondità degli aggetti raggiunga quasi 4 m, lo spazio vuoto rimanente tra due piani è in grado di garantire la buona illuminazione dei locali interni. Lo spazio sottostante ogni patio crea una nicchia d’ombra che ricorda gli edifici residenziali moderni delle regioni a clima torrido. Il progetto illustra con grande efficacia il ruolo sempre più importante degli spazi esterni. Nella facciata della Rubik-Haus di Delugan e Meissl, eretta nella viennese Paltramplatz, solo le logge sono vetrate a tutta altezza ed hanno serramenti apribili fino al parapetto (Fig. 3.21). Esse rappresentano la caratteristica principale dell’intero fronte; al contrario, la luce che penetra nelle stanze proviene soltanto da finestre di piccolo formato. Le logge di diverse dimensioni e variamente posizionate rompono l’involucro color antracite dell’edificio e ne dissolvono, anche se in modo lieve, la superficie esterna. Mediando tra l’interno e l’esterno, queste scatole di vetro costituiscono il punto d‘incontro tra l’abitazione privata e lo spazio pubblico; in ogni momento gli inquilini possono scegliere di ritirarsi all’interno. Gli alloggi sono serviti a gruppi di tre da un nucleo di collegamento centrale.

Nel corso degli ultimi dieci anni gli architetti Baumschlager e Eberle hanno perfezionato con un’intera serie di progetti la tipologia della residenza isolata. Aumentando nel corso del tempo in dimensioni e densità abitativa, questa ha raggiunto attualmente il massimo della perfezione nel complesso residenziale di Lohbach, presso Innsbruck. Due anni più tardi e seguendo lo stesso principio è sorto il complesso Achslengut, a St. Gallen (Figg. 3.22, 3.23). In questo progetto la pianta è organizzata in strati concentrici dall’interno verso l’esterno, a guisa di cipolla. Un nucleo di collegamento centrale unisce quattro appartamenti per piano. Intorno a questa zona si dispongono i locali di servizio di cui fruiscono gli spazi per il soggiorno che si aprono verso l’esterno. L’ involucro è circondato da una fascia di balconi perimetrali attrezzata con una serie di elementi di facciata indipendenti. Negli insediamenti residenziali precedenti, gli architetti avevano spesso progettato il corpo di fabbrica principale e l’involucro come un’aggregazione di rettangoli di varie dimensioni, in modo da creare uno spazio intermedio regolare in grado di avvolgere completamente l’edificio. Nel progetto di St. Gallen, invece, le stanze d’angolo sono state arretrate dando origine, al’interno della balconata continua, a zone maggiormente connotabili dal punto di vista funzionale e soprattutto anche distanti l’una dall’altra, in modo da non creare zone di sovrapposizione acustica. Nel corso degli anni è cambiata anche la scelta dei materiali. Mentre ad esempio nella residenza di Lohbach l’involucro esterno può essere manipolato individualmente attraverso l’apertura o la chiusura delle ante in rame, nel complesso di St. Gallen è offerta la possibilità dello scorrimento in varie posizioni degli elementi in vetro traslucido.

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Rimane comunque inalterata la caratteristica principale dell’involucro a doppio strato, che è quella di sminuire il ruolo della parete esterna reale per lasciare spazio all’involucro esterno; lo spazio aperto rimane di conseguenza schermato offrendo all’inquilino le migliori condizioni per appropriarsene. Anche l’edificio di cinque piani sulla Hegianwandweg (Fig. 3.24, pag. 46 e segg.) è stato realizzato nell’ambito del programma per i »10.000 nuovi alloggi in 10 anni« di Zurigo. Per i blocchi isolati collegati ad un’autorimessa sotterranea comune è stata scelta – novità assoluta per la Svizzera – una tecnologia di costruzione su più piani in legno, nonostante i difficili aspetti legati alla protezione antincendio e all’aumento dei costi di costruzione (in fase preliminare già calcolati nella misura dell’ 1,5 % in più rispetto alla tecnologia in elementi pieni). Il nucleo centrale di collegamento, che contiene anche i servizi igienici di tutte le unità abitative, è realizzato in calcestruzzo armato ed è circondato da una struttura in telai di legno che copre le luci fino alla parete portante esterna, permettendo la libera ripartizione interna degli alloggi. L’ organizzazione delle aree funzionali si completa con una fascia di balconi in aggetto che costituisce il terzo strato dell’edificio. Gli appartamenti, con un taglio variabile tra i 64 e i 139 m2 e una dimensione minima delle camere di 13,5 m2, accedono al nucleo centrale attraverso corridoi di accesso pertinenziali. Le aree di soggiorno-pranzo, grandi più di 28 m2, si affacciano all’esterno su almeno due o tre lati; in questo modo alcuni appartamenti dispongono di due balconi affacciati su lati opposti, con una superficie utile esterna complessiva di oltre 60 m2. Come nell’ »Estradenhaus« di Berlino, le ampie balconate sono dotate di parapetti semitrasparenti. Inoltre queste »stanze estive«, larghe 2 m e in alcuni casi lunghe fino a 15 m, dispongono anche di una serie di tende parasole esterne. Quando sono abbassate fino al parapetto, creano un ambiente privato all’aperto con le caratteristiche di un porticato interno. Visto dall’esterno, il fronte con le tende abbassate propone un’inversione d’immagine rispetto a quella canonica della moderna architettura funzionalista che predilige i parapetti opachi e i serramenti a nastro orizzontali. I volumi dei balconi, con gli ampi aggetti delle solette e con le tende, formano dei volumi più piccoli e collocati in primo piano che nascondono le reali dimensioni dell’edificio, mediando in questo modo i rapporti con le differenti proporzioni dei corpi di fabbrica circostanti. Forse una soluzione alternativa alla facciata retroventilata in pannelli intonacati avrebbe potuto stabilire una migliore corrispondenza con le peculiarità della costruzione in legno.34 In un altro quartiere di Zurigo, le case in linea di quattro piani di Frank Zierau propongono torri di terrazze completamente svincolate dal corpo principale (Fig. 3.25). Lungo il Burriweg, le strutture in legno alte 10 m sono occupate da coppie di appartamenti in duplex, sovrapposti uno all’altro. Le logge, distanziate dai volumi principali di circa 2 m, sono rivestite da un leggero graticcio in legno e sono dotate di aperture sui tre lati ad altezza di parapetto, create per offrire una visuale completa verso l’esterno. Gli ingressi alle abitazioni sono collocati sul fronte opposto. L’ accesso all’alloggio superiore avviene attraverso un’unica rampa di scale anch’essa separata dal corpo principale, rivestita in doghe di legno. L’ ingresso dell’unità inferiore, sul piano di campagna, è collocato sotto il pianerottolo della rampa. Piccoli depositi ad un piano costituiscono il terzo elemento della composizione, e si trovano sullo stesso lato della scala ad una distanza mag-

giore. Con l’alternanza dei lati d’ingresso varia anche la posizione dei tre annessi in legno. Il risultato è un gioco di volumi ricco di variazioni, che agiscono come schermi e determinano nuove prospettive. La casa con terrazza sta conoscendo una specie di rinascimento, con la crescente importanza che lo spazio privato all’aperto va assumendo. La variante più diffusa ha il profilo di un erto pendio, dove l’arretramento della costruzione ad ogni singolo piano origina spazi aperti di grandi dimensioni, in genere esposti a sud. In Olanda e Belgio, negli ultimi anni si è assistito ad un ritorno ai complessi residenziali terrazzati su lotti di pianura. Il livello di privacy che un balcone può offrire è regolato dal maggior o minor »impacchettamento« dello stesso. Nel condominio terrazzato, invece, il fattore determinante è la distanza che lo separa dalla superficie esterna adiacente. Mentre la disposizione irregolare dei balconi sul fronte richiede normalmente un maggior sforzo in termini di schermatura, la disposizione irregolare delle terrazze contribuisce a garantire un maggior livello di intimità. L’ aspetto di un’aggregazione di volumi cubici dell’ Hollainhof di Gand non ricorda affatto il classico condominio a terrazze della tradizione (Fig. 3.26–3.28). Le due residenze in linea di quattro piani, dimensionate sulla base di un rigido reticolo strutturale di 4 m, si affacciano su una fascia verde centrale. Il piano seminterrato della stecca ovest è allineato lungo la strada, quello della stecca est costeggia un canale. Gli alloggi in duplex su questo lato, della larghezza di un modulo e profondi 15 m, dispongono su entrambi i fronti di un piccolo giardino a corte. L’ingresso separato agli appartamenti e ai duplex del secondo e terzo piano avviene attraverso una serie di rampe all’aperto. Queste unità traggono grande vantaggio dai profondi arretramenti e dai vuoti presenti nel volume dell’edificio. Su entrambi i fronti si aprono le terrazze private delle dimensioni di una stanza, che si pregiano di un affaccio diretto sulla natura e contemporaneamente sono ben protette.

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Interno Spesso nell’edilizia residenziale di condominio la qualità interna dell’ambiente ripropone le stesse carenze della planimetria e della sezione. Come nella maggior parte dei complessi di case unifamiliari, anche nell’edilizia ad alta densità la ricerca del risparmio e la mancanza di fantasia portano alla solita sovrapposizione di un piano notte ad un piano giorno. Molto raramente viene presa in considerazione la possibilità di progettare in funzione di una visione tridimensionale. Recentemente, tuttavia, assistiamo ad un aumento del numero di proposte alternative le quali, avvalendosi di efficaci soluzioni volumetriche, tentano di liberare il condominio dagli stretti confini impostigli dal solaio piano. Emulando l’idea del »Raumplan« di Loos, di recente sono venuti alla luce una serie di progetti che presentano il soffitto a diverse altezze. Portando avanti l’idea del »Brennerblock« di Francoforte (1929), l’architetto Jakob Steib ha differenziato l’altezza interna delle stanze degli appartamenti, che da soli occupano ogni piano del condominio Kurfürst di Zurigo, in base alla loro fun3.24

Complesso residenziale nel Hegianwandweg a Zurigo, EM2N Mathias Müller e Daniel Niggli 2003, pianta piano tipo, scala 1:500 3.25 Case a schiera nel Burriweg a Zurigo, Frank Zierau 2002, piante pt, p1, scala 1:500 3.26–3.28 Il Hollainhof a Gent, Neutelings Riedijk 1998, schiera di residenze a est, piante p2, p3, sezione, scala 1:500, vista esterna

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zione (Fig. 3.29). Gli ambienti di soggiorno alti 3 m si alternano alle camere e ai locali di servizio di soli 2,4 m. Con due gradini nel pavimento e un solaio sollevato della stessa misura, Steib è riuscito con estrema eleganza ad ampliare i limiti spaziali degli appartamenti di un edificio per nove famiglie. Ad ogni piano il passaggio tra il soggiorno con il soffitto rialzato e i locali più bassi avviene sempre nello stesso punto, permettendo la combinazione delle differenti altezze senza il bisogno di aggiungere altro volume all’edificio. I solai a varia altezza poggiano direttamente sulle pareti portanti delle stanze. Rispetto alla storica costruzione di Anton Brenner, in cui il divisorio tra due appartamenti si trova al centro del solaio dell’appartamento inferiore, il progetto di Steib propone soluzioni più vantaggiose. All’interno dell’appartamento si instaura così un gioco tridimensionale carico di tensione, che sfrutta le piccole traslazioni in pianta e sezione. Traendo origine dalle idee split-level per la Interbau di Berlino del 1957, i City-Lofts sulla Wienerberg di Delugan e Meissl offrono un’ampia gamma di soluzioni volumetriche (Fig. 3.30). Su di un basamento di due piani commerciali a livello strada, da una parte (lato nord) si ergono otto piani bassi e dall’altra (lato sud) sei piani più alti. Tutte le differenze di quota sono superate con l’ausilio di un blocco centrale di scale interne. I volumi del lato sud, con un’altezza interna di 3.3 m, giocano un ruolo positivo nell’illuminazione degli appartamenti che complessivamente hanno una profondità di 16 m. Per contro le stanze più piccole esposte a nord raggiungono appena l’altezza interna di 2,3 m. Gli alloggi larghi 4,5 m si alternano a quelli contenuti tra divisori a 6,5 m l’uno dall’altro. La disposizione personalizzata dei locali di varia altezza fa in modo che tra gli appartamenti con un’esposizione su due fronti non ve ne sia uno uguale all’altro. Come diretta conseguenza della forma tortuosa della colonna di collegamento verticale, anche la disposizione degli ingressi non è mai uguale da un appartamento all’altro. L’ obbiettivo di ottenere una forte differenziazione degli alloggi è stato raggiunto, senza aver corso il rischio di creare un confuso labirinto di corridoi. Anche due progetti viennesi, degni di essere menzionati per una serie di accorgimenti, possiedono caratteristiche volumetriche che vanno molto oltre gli standard convenzionali dell’appartamento d’abitazione. Nell’edificio chiamato »Sargfabrik« (Fabbrica di bare), molti appartamenti sono dotati di un soggiorno su due piani con doppio volume e soppalco. Nel progetto successivo, il cosiddetto »Miss Sargfabrik«, si è provveduto a ricollocare ai piani abitativi alti una serie di ambienti di servizio, altrimenti ubicati nei piani scantinati privi di illuminazione (Fig. 3.31, 3.32). Ad esempio, la lavanderia è stata collocata al quarto piano all’interno di uno spettacolare spazio semipubblico caratterizzato da una selva di piani inclinati, collegata attraverso una parete completamente vetrata alla biblioteca di condominio e all’area di disimpegno. Questa combinazione insolita, insieme alla collocazione ad un piano alto, contribuisce in modo assai rilevante a migliorare la comunicazione all’interno del condominio. L’ aggiunta di altri servizi comuni, come il giardino d’infanzia, la piscina coperta o la sala per le manifestazioni e il caffè, sono stati resi economicamente possibili prevedendone l’apertura al vicinato. L’ azione di includere anche gli estranei agisce con un forte effetto di integrazione e unificazione sullo sviluppo dell’intero quartiere. Anche il cosiddetto complesso residenziale »Kraftwerk 1« a Zurigo offre un programma sociale e di organizzazione degli

3.32

spazi altrettanto ambizioso (Fig. 3.33). Negli anni 90 un gruppo di 50 persone fondò una cooperativa ispirata alle dottrine sociali del decennio precedente, con l’obbiettivo di dar vita ad un variegato quartiere residenziale posto su un terreno industriale abbandonato. Il progetto prevedeva l’integrazione di 106 alloggi più 3.300 m2 di spazi commerciali distribuiti in 4 corpi di fabbrica, destinando tra l’altro parte dello spazio anche ad un ristorante, ad alcuni negozi e ad un giardino d’infanzia. L’ edificio principale, di otto piani, gode di un orientamento est-ovest. La metà inferiore è occupata da quattro piani di camere sul lato est e tre piani di ambienti di soggiorno sul lato ovest. In tal modo le piante, con una profondità che può arrivare anche a 20 m, offrono spazio ad una serie di alloggi »split-level« di vario taglio e dimensione. Alcuni degli appartamenti, con un numero variabile di camere da 2 a 13, sono articolati su tre piani e occupano molti dei volumi modulari, ognuno largo 4 m, di cui è costituito l’edificio. La suite più grande ha una superficie utile di 320 m2 e può ospitare una famiglia o una comunità molto numerosa. Gli ambienti interni di soggiorno, destinati ad un uso comune e con un’altezza interpiano di 3,2 m, consentono alla luce di penetrare fino alle rampe interne di gradini atti a superare il dislivello. Le stanze individuali, con una superficie minima di 14 m2, offrono il comfort di uno spazio privato e tranquillo. Le unità d’abitazione dispongono anche di stanze da 20 m2 o addirittura più grandi. Il distretto offre complessivamente una vivace combinazione di ambienti per più di 100 postazioni di lavoro e alloggi per 300 persone. I fondatori hanno potuto anche attuare con successo molti dei progetti ipotizzati in un primo tempo, come il car-sharing, l’impianto di generazione fotovoltaica, il teleriscaldamento e l’impianto di recupero del calore. Per fornire l’adeguata copertura finanziaria dei servizi cooperativi, gli affittuari contribuiscono con una quota di 15.000 CHF (circa 10.000 ™) per ogni 35 m2 di alloggio.35 Nonostante ciò gli alloggi sono tutti occupati e anche molto richiesti. Questo esempio conferma l’esistenza di una effettiva domanda per progetti di matrice utopico-sociale, anche se a causa di una fase preparatoria generalmente lunga e intensa essi sono destinati a soddisfare una ristretta nicchia di mercato. Questo è il motivo per cui i progetti come il »Kraftwerk 1« rimangono un’eccezione. L’appartamento simulato Esistono nuovi metodi che in misura sempre maggiore aiutano a simulare le varie e complesse fasi della progettazione. Il team di architetti olandesi MVRDV ad esempio, prima di addentrarsi nell’approfondimento della migliore tra una serie di combinazioni possibili, utilizza un software, cosiddetto »Functionmixer«, per dosare sul piano virtuale vari parametri quali densità, condizioni locali e funzioni d’uso. Strumenti di questo tipo, oltre ad essere utilizzati per la gestione del territorio, possono anche contribuire alla soluzione dei problemi legati alla pianificazione urbana e architettonica. Inoltre l’utilizzo di questo genere di programmi può anche servire a 3.29

3.33

Residenza Kurfürst a Zurigo, Jakob Steib 2000, sezione, scala 1:500 3.30 City-Lofts in Wienerberg a Vienna, Delugan Meissl 2004, sezione, scala 1:500 3.31, 3.32 Residenza »Miss Sargfabrik« a Vienna, BKK 3 2000, sezione, scala 1:500, veduta interna della lavanderia 3.33 Complesso residenziale »Kraftwerk 1« a Zurigo, Stücheli Architekten 2001, sezione, scala 1:500

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3.34

3.35

modificare l’edilizia residenziale. Gli studi preliminari del progetto »Silodam« di Amsterdam sono serviti per individuare la migliore combinazione e la più corretta distribuzione delle destinazioni d’uso (Fig. 3.34, 3.35). Il risultato è un edificio ibrido che conta 157 appartamenti, uffici e strutture pubbliche. Gli alloggi sono raggruppati per similitudine di tipologia, in blocchi di 4–8 unità che costituiscono mini-aggregazioni di vicinato, chiaramente riconoscibili anche per il trattamento di facciata che vivacizza il fronte di dieci piani dell’edificio. In questo contesto, Natalie de Vries parla di un »museo di tipologie« con il quale gli architetti dello Studio MVRDV tentano di dare una risposta ad una situazione nuova: »La richiesta di maggiore varietà e di soluzioni abitative originali cresce in modo esponenziale. Il concetto di casa ideale è ormai superato; oggi le case ideali sono mille.«36 La struttura di dieci piani e profonda 20 m concede spazio ad ogni tipo di alloggio immaginabile: con accesso interno o esterno, su un piano o due, di proprietà o in affitto. Venti sono le tipologie di appartamento che con altrettante variazioni nel trattamento della facciata risultano leggibili sui fronti esterni del condominio. Circondata sui tre lati dall’acqua, la complessa struttura residenziale ha l’aspetto di un »piroscafo« pronto a salpare. Per il momento rimane ancora da verificare se gli stessi abitanti percepiscano come un segno distintivo di qualità l’eterogeneità dei gruppi di alloggi che compongono questo patchwork. Con l’impiego di sistemi costruttivi flessibili, in grado di permettere l’individualizzazione di un’ampia gamma di tipologie, la soluzione architettonica particolare e ritagliata su misura per un uso specifico perde automaticamente importanza. Frank-Bertolt Raith e Rob van Gool, che hanno effettuato attenti studi sull’evoluzione dell’industria della casa negli ultimi dieci anni in Olanda, prevedono un’ascesa della produzione in serie di case unifamiliari, accompagnata da un cambiamento nella percezione del ruolo dell’architettura, la quale »non produce più un miglioramento degli standard con propositi educativi ed artistici, ma prende atto dei desideri della clientela, noncurante di una eventuale concordanza con i propri ideali.«37 Le piattaforme interattive di internet offrono oggi ai potenziali clienti la possibilità di prendere parte alla progettazione di una casa unifamiliare. Sul sito americano »etekt.com« gli interessati possono esporre le proprie idee che, attraverso una serie di passaggi di comunicazione interattiva, verranno perfezionate insieme ai potenziali soggetti interessati alla realizzazione del progetto. Sembra un’iniziativa allettante sotto ogni punto di vista: l’utente può ottenere un prodotto progettato su misura, l’industria delle costruzioni, ricorrendo alla prefabbricazione, può razionalizzare la produzione, e l’architetto può disporre di una piattaforma per rendere di dominio pubblico le proprie idee. Ci si potrebbe chiedere quanto tempo sarà ancora necessario affinché, con l’aiuto di modelli di simulazione sempre più perfezionati, qualunque dilettante possa acquistare, finita e chiavi in mano, la casa dei propri sogni, come avviene per un qualsiasi altro prodotto industriale. Sembra comunque che, grazie alle nuove possibilità di partecipazione, la piccola casa – in forma singola o aggregata – possa ulteriormente accrescere il proprio vantaggio come modello ideale di abitazione nei confronti delle residenze di condominio. Oggi come in passato è possibile constatare la validità della tesi di Beck

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sui limiti dell’individualizzazione, secondo la quale con l’incremento della densità abitativa aumenta anche l’importanza dei vincoli. Rimane dunque ancora del tempo prima che i programmi di simulazione come »Functionmixer«, utili a definire densità, assortimento di funzioni e qualità degli alloggi, riescano a funzionare ad esclusivo servizio del mercato. Si potrebbe intanto approfittare di questo tempo per migliorare ulteriormente le idee di Mies van der Rohe sulla struttura flessibile, se si considera che ancora oggi sono pochi gli utenti finali in grado di fruire della stessa libertà progettuale garantita dagli »architetti d’interni« negli allestimenti del Weissenhof. La materializzazione di formule abitative convincenti, in grado di garantire la libera espressione da parte degli inquilini, anche sull’estetica dei fronti esterni, è ancora lungi dal venire, benché si incomincino a scorgere proposte interessanti in questa direzione. Con un tasso di crescita della popolazione che ormai si assesta su valori di stagnazione, se non di regresso, la concorrenza tra le varie città e regioni si farà sempre più aspra; ciascuna unità territoriale cercherà di attirare a sé una popolazione di abitanti quanto più giovane, istruita e con maggiore potere di acquisto possibile. Alla luce di un simile scenario, possiamo guardare con curiosità alla fioritura di idee innovative e diversificate. Come negli esempi precedenti, le nuove residenze punteranno su un alto grado di adattabilità, sul comfort delle soluzioni legate alla privacy e sull’ampiezza delle superfici abitative. Nel settore della residenza privata, la nuova costruzione continua comunque a svolgere un ruolo marginale se pensiamo alla grande quantità di edifici esistenti. Ma con l’aiuto di progetti innovativi, qualitativamente selezionati e portatori di un’immagine positiva, sarà possibile spostare l’attenzione di settori sempre più ampi di popolazione dalla casa isolata verso forme di coabitazione a più alta densità.

Note: 1 Walter Benjamin, Denkbilder (1932), Gesammelte Schriften IV, Frankfurt am Main, pag. 404. 2 Internationale Kongresse für Neues Bauen, Zürich (a cura di): Die Wohnung für das Existenzminimum, Frankfurt a. M. 1930; vedi anche Gerd Kuhn, Wohnkultur und kommunale Wohnungspolitik in Frankfurt am Main von 1880 –1930, Bonn 1998. 3 Jürgen Joedicke (a cura di), Bau und Wohnung (1927), Faks. Stuttgart 1992, pag. 77. 4 Karin Kirsch, Die Weißenhofsiedlung, Stuttgart 1987, pagg. 59 segg. 5 Il cosiddetto »Gruppo di Neubühl« del Werkbund svizzero fu guidato da Max Ernst Haefeli e fu composto dai seguenti membri: Ernst F. Burckhardt, Karl Egender, Alfred Gradmann, Hans Hofmann, Wilhelm Kienzle, Werner M. Moser, Hans Weisse, R. S. Rütschi, Rudolf Steiger, Franz Scheibler, Paul Artaria und Hans Schmid. Vedi Karin Kirsch, op. cit., pag. 85. 6 Progetto impostato dalle rappresentanti delle donne lavoratrici su schemi progettuali di H. Zimmermann, R. e M. Stotz e W. Schneider nella Haus 1, app. 1, p. terra a destra. Vedi Karin Kirsch, op. cit., pag. 69. 7 Gert Kähler, »Kollektive Struktur, individuelle Interpretation«, in: arch+ 100/101, pag. 43. 8 Ufficio federale di statistica, »10.6 Abitazioni autorizzate e realizzate«, in: Statistisches Jahrbuch 2003, pag. 243. 9 Ufficio federale di statistica, Vivere e lavorare in Germania. Risultati del micro-censimento 2002, Wiesbaden 2003. 10 Annette Spellerberg, »Lebensstile und Wohnprofile: Trends.« In: Schader-Stiftung (a cura di), wohn:wandel. Szenarien, Prognosen, Optionen zur Zukunft des Wohnens, Darmstadt 2001, pag. 276 segg.; vedi anche Michael Andritzky, »Balance zwischen Heim und Welt.« In: Ingeborg Flagge (a cura di), Geschichte des Wohnens, vol. V, Stuttgart 1999, pag. 672 seg. 11 Annette Spellerberg, op. cit., pag. 282.

12 Ufficio federale di statistica, »Alloggi in locazione e di proprietà nell’Aprile 1998, per superficie utile e anno di costruzione«, in: Statistisches Jahrbuch 2003, pag. 248; vedi anche Tilman Harlander (a cura di), Villa und Eigenheim. Suburbaner Städtebau in Deutschland, Stuttgart/München 2001. 13 Jörg Scheufele, »Planen Architekten am Kunden vorbei?« in: Baumeister 7/2003, pag. 59. 14 Svizzera: Alloggi in case mono o bifamiliari/ percentuale in proprietà 37 % / 31 %(1990), Germania 46 % / 41 % (1998), Olanda 71 % / 52 % (1999), Spagna 40 % / 81 % (1999), in Wüstenrot Stiftung (a cura di), Wohneigentum in Europa, Ludwigsburg 2002. 15 Frank Argast, Daniel Kurz, »10 000 Wohnungen und 100 neue Ideen.«, in: Stand der Dinge. Neuestes Wohnen in Zürich, catalogo mostra, Zürich 2002 16 Berna: »Stadtentwicklungskonzept Bern. Fortschreibung Wohnen (STEK 95)«, in: Stand der Dinge. Wohnen in Bern, catalogo mostra, Zürich 2003. Basilea: nel contesto del programma »Logis Bâle« nei prossimi 10 anni saranno realizzate 5000 abitazioni di qualità e family-friendly. Vedi anche: www.basel.ch 17 Margret Tränkle, »Neue Wohnungshorizonte«, in: Ingeborg Flagge, op. cit., pag. 764. 18 Matthias Horx, »Zwischen Konvention und Innovation – Wandel des Wohnens«, in: Wüstenrot Stiftung (a cura di), Wohnbauen in Deutschland, Stuttgart 2002, pag. 211. 19 Karin Zapf, in Ingeborg Flagge, op. cit., pag. 583. 20 Vedi p. es. Kassel Rothenberg 1929–31, in: Peter Faller: Der Wohngrundriss, Stuttgart/München 2002, pag. 315. 21 Jörg Scheufele, op. cit., pag. 59. 22 Matthias Horx, op. cit., pag. 211. 23 Una simile soluzione di accesso al bagno è riscontrabile, tra l‘altro, nel complesso residenziale presso il parco in Zürich-Oerlikon di Martin Spühler (vedi pag. 142 segg.), nella casa Kurfürst di Jakob Steib e nel complesso Wehrenbachhalde di Burkhalter + Sumi. 24 Herbert Wimmer, »Wohn-Optionen«, in: Gunda Dworschak, Alfred Wenke (a cura di), Zukunft Wohnen, Augsburg 1998, pag. 186 25 Herbert Wimmer, op. cit., pag. 187. 26 Lucius Burckhardt, »Die Kinder fressen ihre Revolution« in: arch+ 100/101, pag. 20. 27 Peter Faller, op. cit., pag. 67 28 Estrade = piattaforma rialzata di fronte ad una finestra, dallo spagnolo estrado, parte di una stanza su cui è steso un tappeto. Vedi anche: Duden, Das Fremdwörterbuch, 4a ed., Mannheim 1982, pag. 228 29 Wolfram Popp in un’intervista con Max Glauner in occasione del Forum di Architettura di Linz, 1999, citaz. da www.popp-planungen.de/html/ max.html 30 Wolfram Popp, op. cit. 31 Michael Kasicke riferendosi agli studi sui trend dello stile in: Bauwelt 5/2003, pag. 3 32 Friedensreich Hundertwasser, »Verschimmelungs-Manifest« (1958), in: Ulrich Conrads, Manfred Sack (a cura di), Programme und Manifeste zur Architektur des 20. Jahrhunderts (Bauwelt Fundamente 1), 2a ed., Braunschweig/Wiesbaden, 1975. 33 Ulrich Beck »Individualisierung, Globalisierung und Politik«, in: arch+ 158, pag. 29 34 I regolamenti di protezione antincendio svizzeri, particolarmente restrittivi, stanno per essere uniformati alla normativa europea. Vedi: Hochparterre 10/2003, pag. 18 35 www.kraftwerk1.ch 36 Cfr. Klaus Englert, »Ein Museum der Wohntypen«, in: Neue Zürcher Zeitung del 7 Marzo 2003 37 Frank-Bertolt Raith, Rob van Gool, »Jenseits des Standards.« in: arch+ 158, pag. 65.

3.34, 3.35 Residenza »Silodam« ad Amsterdam, MVRDV 2002, diagramma delle funzioni d‘uso, vista esterna

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Abaco dei progetti ordinato secondo i materiali

Legno

Acciaio

pagina 46 Complesso residenziale a Zurigo EM2N Architekten, Zurigo

pagina 68 Abitazioni a torre a Costanza Ingo Bucher-Beholz, Gaienhofen

pagina 54 Palazzina di abitazioni a Merano Holzbox Tirol, Innsbruck con Anton Höss, Innsbruck

pagina 76 Edificio residenziale e commerciale nei pressi di Copenhagen Arkitektfirmaet C. F. Møller, Copenhagen

pagina 58 Palazzina di abitazioni a Dornbirn B & E Baumschlager-Eberle, Lochau pagina 62 Abitazioni a schiera a Trofaiach Hubert Riess, Graz

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Calcestruzzo

Muratura

pagina 78 Complesso residenziale a Tokio Riken Yamamoto & Field Shop, Yokohama

pagina 128 Complesso residenziale a Ingolstadt meck architekten, Monaco

pagina 82 Megastruttura residenziale a Gifu Kazuyo Sejima and Associates, Tokio pagina 86 Edificio di abitazioni a patio ad Amsterdam MAP Arquitectos, Josep Lluís Mateo, Barcellona pagina 96 Edifici residenziali a Parigi Herzog & de Meuron, Basilea pagina 104 Abitazioni in linea a Monaco meck architekten, Monaco pagina 110 Due edifici residenziali a Monaco Rohnke Hild und K, Monaco pagina 114 Edificio residenziale a Madrid Matos-Castillo Arquitectos, Madrid

pagina 136 Complesso residenziale ad Hannover Fink + Jocher, Monaco pagina 142 Isolato urbano a Zurigo Martin Spühler, Zurigo pagina 150 Edifici in linea a Monaco-Riem Fink + Jocher, Monaco pagina 154 Due edifici residenziali a Berlino popp.planungen, Berlino pagina 160 Isolato urbano a Rotterdam KCAP, Rotterdam pagina 164 Complesso residenziale a Ludwigsburg Hartwig N. Schneider con Gabriele Mayer, Stoccarda

pagina 118 Abitazioni in linea a Basilea Morger & Degelo Architekten, Basilea pagina 120 Edificio residenziale a ballatoio a Ingolstadt Beyer + Dier, Ingolstadt pagina 124 Edifici residenziali in linea a Potsdam Becher + Rottkamp, Berlino

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Complesso residenziale a Zurigo Architetti: EM2N Architekten, Zurigo

Planimetria scala 1:4000 Schemi assonometrici delle fasi di montaggio

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Il contrasto tra la luminosità delle tende da sole in tessuto verde e la severa sobrietà delle pareti intonacate è il segno distintivo del più recente complesso residenziale, sorto alla periferia di Zurigo per iniziativa di una cooperativa di proprietari. Una piastra di un piano, inserita tra una scuola, alcune torri di abitazioni e un piccolo insediamento di case degli anni 50, costituisce il basamento di cinque palazzine rettangolari di color grigio scuro che ospitano 74 appartamenti, due asili infantili, tre atelier e un ambiente per attività comuni. La piastra, al centro della quale sorge una delle cinque costruzioni, contiene l’autorimessa condominiale ed è protetta da una superficie di asfalto decorata con una trama delicata di linee colorate. Il passaggio tra la piazza asfaltata e i nuclei di collegamento verticale delle cinque unità avviene attraverso gli atri d’ingresso, ampiamente dimensionati e vetrati. Le palazzine, di 4 o 5 piani, dispongono su ogni livello di 3 o 4 appartamenti d’angolo, di cui uno con affaccio su tre lati. Due sono le tipologie principali: una che attraverso l’ingresso immette in un corridoio che costeggia tutte le stanze e conduce al soggiorno, l’altra che prevede un grande living completamente aperto. I balconi profondi 2 m, che circondano gli appartamenti sui fronti sud, est e ovest, possono essere facilmente trasformati in stanze »all’aperto« aggiuntive, con l’abbassamento delle grandi tende da sole verticali. Il complesso è stato realizzato nell’ambito di un progetto pilota per l’edilizia residenziale pluripiano a tecnologia mista legnocalcestruzzo. La piastra in calcestruzzo dell’autorimessa è sormontata da cinque volumi costruiti con la stessa tecnologia, che contengono i nuclei di collegamento verticale, i vani ascensore, gli ingressi e i bagni di ogni alloggio. I solai in pannelli di legno listellare massello, ancorati internamente ai nuclei in calcestruzzo, sono collegati direttamente, in un’unica campata, alle pareti esterne costituite da una struttura in telaio di legno. Le superfici interne, libere così da ogni ingombro strutturale, permettono un’ampia gamma di soluzioni distributive, anche con l’utilizzo di divisori non portanti facilmente riposizionabili, per permettere successivi adeguamenti. La struttura portante dei balconi è costituita dalle travi in lamellare che aggettano dal solaio ligneo ogni 60 cm. L’ uso degli elementi prefabbricati in legno, oltre a garantire un prodotto finale altamente ecocompatibile, ha permesso tempi di esecuzione relativamente brevi. L’ ottima qualità dell’isolamento termico e l’impianto meccanico di ventilazione con recupero di calore, hanno permesso il soddisfacimento dello standard tedesco per l’edilizia a ridotto consumo energetico (Niedrigenergiestandard).

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Sezione • Piante Scala 1:1000 A Attico B Piano tipo C Piano terra Classificazione degli alloggi in base alla superficie, in m2: 1 Appartamenti da 2 1/2 stanze 2 Appartamenti da 3 1/2 stanze 3 Appartamenti da 4 1/2 stanze 4 Appartamenti da 5 1/2 stanze 5 Atelier 6 Hobby room 7 Sala comune

Dati di progetto: Dest. d’uso: 74 unità residenziali 2 asili d‘infanzia 2 atelier 1 locale ad uso comune Alloggi: 14 da 2 1/2 stanze (64–72 m2) 23 da 3 1/2 stanze (93 m2) 29 da 4 1/2 stanze (105 –122 m2) 8 da 5 1/2 stanze (137–139 m2) Altezza interna: 2,50 m Tecnologia: cls. armato (nuclei) e struttura lignea (solai, pareti esterne) Accesso: tre o quattro alloggi per piano Sup. compl. lorda: 14 404 m2 Sup. fondiaria: 12 896 m2 Periodo di costruzione: 01/2002– 07/2003

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Sezioni

scala 1:20

1 Copertura: strato di vegetazione estensiva 80 mm membrana drenante 20 mm membrana polimero-bituminosa lana minerale termoisolante con pendenza 150–200 mm pannello listellare 180 mm isolante in lana minerale 30 mm pannello in cartongesso 2≈ 12,5 mm 2 Architrave in lamellare 63/360 mm 3 Parete esterna: pannello in fibrocemento 11 mm, tinteggiato membrana antispiffero pannello in fibrogesso 15 mm montante in massello 180 mm pannello in fibre minerali 180 mm pannello in fibrogesso 15 mm barriera vapore isolante in lana minerale 30 mm pannello in cartongesso 2≈ 12,5 mm 4 Infisso in legno con vetrocamera 5 Terrazza: quadrotti in cemento 400/400/40 mm pietrisco 40 – 80 mm guaina impermeabilizzante pannello in compensato 27 mm legno lamellare 100/200 mm tavolato 24/48 mm pannello in fibrocemento tinteggiato 11 mm 6 Canale di gronda in acciaio inox 7 Solaio appartamento: parquet in rovere 10 mm massetto a secco 70 mm, foglio in PE materassino fonoassorbente 30 mm strato separatore, pannello listellare 200 mm isolamento in lana minerale 30 mm pannello in cartongesso 2≈ 12,5 mm 8 Appoggio in getto di malta 9 Solaio ingresso: lastre in pietra ricostruita 20 mm massetto 60 mm; foglio in PE materassino fonoassorbente 30 mm cls. armato 220 mm 10 Balcone: graticcio in Douglas 25/100 mm profilo a U in alluminio 30/68/3 mm assitto in pendenza 40 mm materassino sintetico guaina di impermeabilizzazione cls. armato 220 mm tavolato 24/48 mm supporto dell’intonaco 16 mm, intonaco 11 Tenda verticale 12 Solaio ingresso: asfalto colato 80 mm membrana polimero-bituminosa cls. armato 350 mm 13 Canale in acciaio inox

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Palazzina di abitazioni a Merano Architetti: Holzbox Tirol, Innsbruck con Anton Höss, Innsbruck

Ai margini del centro di Merano è stata costruita una palazzina destinata ad un’utenza prevalentemente giovane di famiglie, coppie e single. L’ edificio di quattro piani si distingue dall’ambiente circostante di case e costruzioni industriali degli anni 60 e 70 soprattutto per l’originalità dei materiali e per il linguaggio formale. I 12 piccoli appartamenti si aprono sul fronte sudovest con una serie di ampie logge, appoggiate sui setti in aggetto. La protezione solare e la privacy sono garantite da una serie di telai rivestiti di stoffa colorata. Attraverso la disposizione a scacchiera delle campiture cromate, il prospetto rende leggibile anche esternamente il gioco delle specularità che anima le planimetrie di ogni piano. Il nucleo centrale degli appartamenti, formato dal bagno e dalla cucina passante, crea due zone di soggiorno affacciate rispettivamente verso sud-est e nord-ovest. La cucina aperta agevola la ventilazione passante e non crea ostacoli alla visione contemporanea dei fronti interni. Una struttura in acciaio contenente ballatoi, scale e ascensore, caratterizzata da un involucro di grate metalliche e da gradini e pavimenti in larice, è accostata ai versanti sud-est e nord-est dell’edificio; una volta ricoperta dai rampicanti, costituirà un filtro verde vegetale verso la strada e il vialetto di accesso. La struttura portante in legno è costituita dalle lastre piene di grandi dimensioni e garantisce stabilità e rigidità eccezionali, offrendo contemporaneamente rapidità di montaggio e buona capacità di accumulo termico. In copertura trova spazio una terrazza comune coperta, fiancheggiata da collettori solari e bacini per la piantagione di fusti di palma (piuttosto consueti in Alto Adige), con un carico che corrisponde a quello di due piani, a dimostrare la grande stabilità del sistema costruttivo.

Planimetria Scala 1:1000 Piante Scala 1:250 1 Cucina 2 Notte 3 Giorno

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Dati di progetto: Dest. d’uso: 12 unità residenziali Alloggi: 12 da 2 1/2 stanze (50 m2) Altezza interna: 2,60 m Tecnologia: setti in legno massello Accesso: a ballatoio Sup. complessiva lorda: 781 m2 Sup. fondiaria: 637 m2 Periodo di costruzione: 10/2002–12/2003

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Sezione Scala 1:400 Sezione verticale • Sezione orizzontale Scala 1:20 1 Pacchetto verde di copertura 500 mm, impermeabilizzazione 5 mm materassino termoisolante in fibra morbida 150 mm elementi prefabbricati in tavole di abete, incollate a fasci incrociati 146 mm, cartongesso 15 mm 2 Parquet 13 mm, materassino livellante 2 mm massetto autolivellante 45 mm, strato separatore materassino fonoassorbente in fibra morbida 15 mm manto di pietrisco 30 mm elemento prefabbricato in tavole di abete incollate a fasci incrociati 162 mm pannello fonoisolante 28 mm, cartongesso 15 mm 3 Elemento prefabbricato in tavole di abete incollate a fasci incrociati 160 mm

strato superiore in larice 4 Parete interna (di controvento): cartongesso 12,5 mm elemento prefabbricato in tavole di abete incollate a fasci incrociati 94 mm tavolato 50 mm cartongesso 12,5 mm, piastrelle 8 mm 5 Parete esterna: cassaforma in larice 19 mm, tavolato 30 mm materassino termoisolante in fibra morbida 80 mm elemento prefabbricato in tavole di abete incollate a fasci incrociati 94 mm isolamento fonoassorbente 50 mm cartongesso 2≈ 12,5 mm 6 Cassaforma in larice 19 mm controlistelli 30 mm, perline 80 mm elemento prefabbricato in tavole di abete incollate a fasci incrociati 94 mm perline in abete rosso 19 mm

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Palazzina di abitazioni a Dornbirn Architetti: B & E Baumschlager-Eberle, Lochau

L’ edificio, in parte nascosto da un vecchio fienile, sorge su una sottile striscia di terreno all’interno della periferia densamente edificata di Dornbirn, in Austria. Si distingue tra le altre costruzioni con il tetto a capanna per il particolare trattamento dei prospetti e per l’inconsueta geometria dei volumi. E’ composto da due stecche di tre e due piani, traslate tra loro per migliorare l’inserimento della struttura in un contesto formato da piccole costruzioni e per dar luogo ad una serie di ambiti protetti utilizzabili. Per ottimizzare lo sfruttamento del lotto, il volume è stato realizzato al limite della fascia di rispetto e l’accesso all’autorimessa interrata avviene attraverso un vecchio fienile ristrutturato. Il vano scale, in corrispondenza della traslazione, permette il collegamento con i tre appartamenti di ogni piano, forniti di logge coperte, e con l’appartamento dell’attico dotato di un ampio terrazzo. Ogni alloggio gode di una disposizione d’angolo che garantisce le migliori condizioni di illuminazione e ventilazione; i vani di servizio, come la cucina e il bagno, sono allineati nella parte interna, a ridosso del vano scale. L’ edificio interagisce con il denso tessuto circostante non solo attraverso la frammentazione dei volumi, ma anche con la facciata che, riflettendo gli edifici vicini, crea un illusorio effetto di profondità prospettica. I fronti sono scanditi dalle fasce di vetro opalino trattenuto orizzontalmente nelle guide dei marcapiani neri; le lastre di vetro, leggermente sfalsate tra loro, donano un senso di profondità alla superficie complessivamente piana del fronte. L’ involucro vetrato esterno nasconde una parete con una struttura lignea e un rivestimento in pannelli HPL. Con il variare delle condizioni meteorologiche e nel corso della giornata la facciata modifica continuamente il suo aspetto. Il grado di integrazione con l’ambiente esterno viene stabilito individualmente dagli inquilini agendo direttamente sugli elementi della facciata che, scorrendo, permettono una chiusura graduale sia degli spazi interni che delle logge, senza interrompere il contatto visivo con l’esterno. Le logge possono essere facilmente trasformate in giardini d’inverno e ogni abitante può regolare l’illuminazione interna a suo piacere sovrapponendo più di una lastra. La modificabilità è parte integrante del concetto della facciata e solo la regolazione funzionale dei singoli elementi conferisce all’involucro omogeneo il massimo effetto.

Planimetria Scala 1:2500 Sezioni Scala 1:500

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Dati di progetto: Dest. d’uso: Alloggi:

7 unità residenziali 2 da 2 stanze (48 m2) 2 da 3 stanze (70 m2) 1 da 3 stanze (87 m2) 2 da 3 stanze (102 m2) Altezza interna: 2,38 m / 2,80 m Tecnologia: pareti in montanti di legno e solai in cls. armato Accesso: tre alloggi per piano, quattro alloggi per piano Sup. complessiva lorda: 692,20 m2 Sup. fondiaria: 1302 m2 Periodo di costruzione: 06/2000–11/2001

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4 Piante Scala 1:250 1 2 3 4 5

Loggia Cucina Notte Soggiorno Terrazzo in copertura

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Sezione verticale • Sezione orizzontale

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scala 1:20

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1 Vetro temprato 6 mm, serigrafato, con tripla guida di scorrimento serigrafia monocromatica a bolli Ø 1 mm 2 Parete in montanti di legno: pannello HPL 5 mm barriera al vento traspirante, pannello OSB 12 mm montanti in legno squadrato 120/60 mm con materassino termoisolante rivestito 120 mm 3 Paretina di rivestimento interno: struttura in montanti di legno, isolamento 60 mm, cartongesso 2≈ 12,5 mm, barriera vapore interna in guaina di PE 4 Profilato di alluminio verniciato a polvere 5 Profilato in acciaio ∑ 130/90 mm

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Abitazioni a schiera a Trofaiach Architetto: Hubert Riess, Graz

Questo complesso di case a schiera che sorge nel comune austriaco di Trofaiach, a 40 km da Graz, occupa un intero isolato e si compone di due stecche lineari di tre piani e di un’area verde centrale. La netta articolazione dei corpi di fabbrica si distingue per la grande quantità di elementi prefabbricati: pareti esterne, setti trasversali, solai e scale. Le schiere si sviluppano su tre livelli e sono servite da rampe di scale lineari. Gli alloggi del piano terra dispongono di uno spazio privato ad uso giardino. La presenza delle grandi aperture ad altezza di piano sui due fronti rende facilmente leggibile la posizione dei vani scala, che per ogni piano servono due appartamenti alla volta. La soluzione conduce ad una minima variazione nella disposizione interna degli alloggi, dovuta alla traslazione tra un piano e l’altro dei pianerottoli di accesso, senza tuttavia modificare l’allineamento verticale dei locali igienici. Gli alloggi, orientati secondo l’asse est-ovest, sul versante del cortile interno arretrano per dare spazio ad una serie di logge di piccole dimensioni. I setti trasversali e i tamponamenti esterni sono in pannelli prefabbricati in telaio di legno, connessi ai cordoli in lamellare di ogni solaio. Nel sottoscala delle rampe prefabbricate sono stati ricavati alcuni ripostigli e i sottili divisori che li delimitano costituiscono una struttura supplementare di appoggio. Le ampie vetrate affacciate sulla corte interna garantiscono un ottimo livello di illuminazione naturale, mentre i parapetti in lamelle di legno orientabili assicurano la necessaria protezione da sguardi indiscreti.

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a Planimetria Scala 1:2500 Piante Scala 1:500 1 2 3 4 5 6

Ingresso Cucina Camera Soggiorno Loggia Ripostiglio

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Abaco degli elementi prefabbricati Scala 1:200

Dati di progetto: Dest. d’uso: Alloggi:

3 Elementi di solaio: pannello in listellare massello 4 Trave in legno lamellare 5 Elementi divisori interni: montanti in legno quadrato materiale termoisolante pannelli in fibrogesso su ambo i lati

1 Elemento di facciata: montanti in legno squadrato materiale termoisolante pannelli in fibrogesso 2 Elemento di copertura: travetti, materiale termoisolante pannelli di particelle su ambo i lati

45 unità residenziali 13 da 2 stanze (57 m2) 32 da 3 stanze (69 m2) Altezza interna: 2,48 m Tecnologia: elementi intelaiati, solette in legno listellare massello Accesso: due per piano Sup. complessiva lorda: 3138,91 m2 Sup. fondiaria: 5142 m2 Periodo di costruzione: 03/1999–07/2000

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Sezione verticale Sezione orizzontale Scala 1:20

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1 Copertura a risvolto verticale in lamiera di acciaio inox piombato tavolato a taglio di sega 30 mm travicelli distanziatori 80/180 mm foglio antispiffero, pannello di particelle 19 mm travetti in legno di conifera 100/240 mm isolamento termico 240 mm guaina in PE, pannello di particelle 19 mm graticcio 24 mm pannello in fibrogesso 15 mm 2 Cordolo in legno lamellare 160/480 mm 3 Perline in larice 19 mm graticcio 30/60 mm, foglio antispiffero pannello in fibrogesso 10 mm pannello in fibrogesso 12,5 mm montante in legno di conifera 80/160 mm isolante termico 160 mm guaina in PE, pannello in fibrogesso 12,5 mm pannello in fibrogesso 10 mm

4 Pavimento: parquet 10 mm massetto 50 mm, guaina in PE materassino fonoassorbente 30 mm strato di pietrisco 65 mm guaina in PE solaio in listellare massello 140 mm guaina in PE, staffe distanziatrici e isolamento termico 47 mm pannello in fibrogesso 12,5 mm 5 Traverso in legno di conifera 160/80 mm 6 Cordolo in legno lamellare 160/340 mm 7 Infissi in pino nordico 68 mm 8 Lamelle in larice 55/20 mm su telaio metallico 9 Pannello multistrato 19 mm 10 Portoncino di accesso alla terrazza, in pino nordico 68 mm

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Abitazioni a torre a Costanza Architekten: Ingo Bucher-Beholz, Gaienhofen

Gli architetti, per ottimizzare l’illuminazione diurna e per dotare ogni appartamento di uno spazio protetto all’aperto, hanno optato per una soluzione che contempla due edifici a torre leggermente sfalsati tra loro. Ogni torre di quattro piani ospita dodici appartamenti su più livelli, collegati da una serie di ballatoi e scale esterne in grigliato metallico. Gli appartamenti del primo piano si sviluppano su due livelli, quelli del terzo su tre, compresa la copertura praticabile. Gli appartamenti godono di affacci completamente vetrati verso balconi e ballatoi che, su due lati, ne ampliano la superficie fruibile, creando l’effetto di una generosa dilatazione degli spazi interni. La protezione solare e la privacy sono garantite dalle tende alla veneziana. Le piante libere rettangolari, organizzate secondo un reticolo dimensionale di 4 m, sono orientate sull’asse est-ovest. L’ unica ripartizione interna presente è quella creata dai volumi del bagno e della scala a chiocciola. Una serie di passerelle, arricchite di vegetazione in vaso, crea un volume verde che collega le due costruzioni. Il completamento economico e rapido (sei mesi) dei due edifici è stato anche facilitato dalla scelta di una struttura portante semplificata in acciaio, pur mantenendo il rispetto dei parametri per gli edifici a basso consumo energetico (Niedrigenergiehaus). I pioli connettori a taglio, saldati sulle travi del telaio metallico, garantiscono la solida connessione tra le solette prefabbricate in calcestruzzo e la struttura portante. Tutti i tamponamenti esterni e interni, privi di funzione portante, sono montati a secco, mentre tutti i montanti, i traversi e gli elementi di controventamento sono posizionati all’interno dei setti che separano le singole unità immobiliari. Due strutture esterne di controventamento, al centro delle testate, trasferiscono al suolo i carichi accidentali orizzontali. Planimetria scala 1:1500 Vista Nord Pianta del 1° e 3° piano Pianta del 2° e 4° piano Pianta dell’attico Scala 1:500 Dati di progetto: Dest. d’uso: Alloggi:

12 unità residenziali 10 da tre stanze (82 m2) 2 da 5 stanze (106 m2) Altezza interna: 2,30 m Tecnologia: scheletro in acciaio Accesso: a ballatoio Sup. complessiva lorda: 1148 m2 Sup. fondiaria: 836 m2 Periodo di costruzione: 05/1995 –12/1995

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Sezione della facciata con balconi Scala 1:20

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1 Aggetto di copertura: inverdimento estensivo membrana di impermeabilizzazione in PVC 1,5 mm pannello in legno compensato 22 mm con bordo in massello incollato mensola ÅPE 100 imbullonata alla soletta in cls. 2 Pergolato in tubo di acciaio Ø 48,6 / 2,6 mm saldato al profilo } 10 mm 3 Barra in acciaio Ø 16 mm di controventamento 4 Sostegno del corrimano Ø 30/2,6 mm 5 Grigliato metallico 30 mm insonorizzazione EPDM 5 mm travetti in acciaio ÅPE 100 barra tonda in acciaio Ø 42 mm mensola in lamiera d’acciaio saldata } 10 mm 6 Pavimento del primo piano: parquet di faggio 10 mm massetto di asfalto colato 30 mm guaina in PE materassino fonoassorbente 20 mm isolamento termico in schiuma rigida PU 120 mm guaina in PE soletta collaborante 160 mm trave in acciaio HEB 200 con pioli connettori annegata nel calcestruzzo 7 Montante in acciaio saldato Å 220 mm, annegato nel calcestruzzo 8 Tubolare di acciaio di controventamento, Ø 88,9/10 mm

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Sezione della facciata con ballatoio Sezione orizzontale parete esterna nord Scala 1:20 1 Aggetto di copertura: inverdimento estensivo membrana di impermeabilizzazione in PVC 1,5 mm pannello in legno compensato 22 mm con bordo in massello incollato mensola ÅPE 100 imbullonata alla soletta in calcestruzzo 2 Profilato in acciaio ÅPE 200 con pioli connettori 3 Profilato in acciaio HEB 100 4 Profilato in acciaio HEM 120 5 Grigliato metallico 30 mm, EPDM 5 mm trave in acciaio ÅPE 100 barra in acciaio Ø 42 mm profilo in lamiera di acciaio saldata } 10 mm 6 Passerelle di collegamento tra i ballatoi: grigliato metallico, supporto in EPDM profilato in acciaio ÅPE 100 7 Barra tonda di controventamento in acciaio 2 o in altern. 4 Ø 30 mm

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Sezione del setto divisorio Sezione parete esterna a nord Vista della struttura di controventamento esterna scala 1:20 D, E Schemi strutturali scala 1:500

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1 Parete esterna: lamiera ondulata in alluminio 18/76 mm listelli in legno 30/60 mm guaina impermeabilizzante pannelli in fibrogesso 2≈ 12,5 mm isolamento termico in fibra minerale 185 mm barriera al vapore pannelli in cartongesso 2≈ 12,5 mm 2 Parete interna: pannelli in cartongesso 2≈ 12,5 mm isolamento termico in fibra minerale 150 mm pannelli in cartongesso 2≈ 12,5 mm 3 Barra in acciaio Ø 30 mm 4 Tubolare in acciaio Ø 76,1/8 mm 5 Profilato in acciaio HEB 200

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Edificio residenziale e commerciale nei pressi di Copenhagen Architetti: Arkitektfirmaet C. F. Møller, Copenhagen

L’ edificio si trova in una zona finora piuttosto trascurata della piccola città danese di Bagsværd, 15 km a nord di Copenhagen. Il circondario è caratterizzato dalla presenza di due edifici alti, causa di fastidiose correnti aeree, e da un’area commerciale con un supermercato e un grande parcheggio, collocati alle spalle del lotto. Il complesso residenziale, di tre e quattro piani, nasce dalla risposta a questa difficile situazione urbanistica: allungato lungo la direttrice est-ovest della strada principale, l’edificio si piega intorno ad una piazzetta di quartiere di nuova realizzazione e termina accostando il fronte nord alla linea ferroviaria. Sotto un portico a colonnato che continua lungo tutto il fronte, i marciapiedi della strada principale sono stati sopraelevati fino a coincidere con il livello dei negozi. Le colonne, l’arretramento dell’ultimo piano e l’aggetto dei bovindi verticali sono gli elementi che caratterizzano la composizione del lungo fronte. Mentre il piano terra è destinato ad accogliere i negozi e il primo prevalentemente uffici, i livelli superiori sono occupati dai 38 appartamenti destinati alla cooperativa promotrice del progetto. Il collegamento è assicurato dai blocchi scala centrali e dai piccoli ballatoi annessi, che per gli inquilini fungono anche da spazio di incontro e di attività comune. Tutti gli appartamenti dispongono di balcone o bovindo affacciati sulla strada o sulla piazzetta; la tripla superficie vetrata di questi ultimi contribuisce a migliorare notevolmente l’illuminazione interna degli alloggi. La disposizione planimetrica si basa sulla presenza di un soggiorno lineare, con angolo cucina, che va da un fronte all’altro, e su una serie di stanze di omogenea grandezza. Il sistema costruttivo misto contempla un piano terra in calcestruzzo armato, i piani tipo in scheletro di acciaio e l’attico in pannelli di legno prefabbricati. I tamponamenti sono in legno del tipo a sandwich con finitura a intonaco. Planimetria con la pianta del 2° piano Scala 1:2000 Sezione Scala 1:20 Dati di progetto: Dest. d’uso: Alloggi:

38 unità residenziali 2 da 2 stanze (50 m2) 3 da 4 stanze (100 m2) 33 da 3 stanze (85 m2) Altezza interna: 2,50 m Tecnologia: cls. armato, struttura intelaiata in acciaio, pannelli prefabbricati in legno Accesso: a ballatoio Sup. complessiva lorda: 7000 m2 Sup. fondiaria: 2400 m2 Periodo di costruzione: 08/1999 –12/2000

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1 Membrana bituminosa, due strati 2 Pannello di copertura isolato 250 mm barriera al vapore, cartongesso 12,5 mm 3 Assitto in rovere 22 mm listelli in pino 50/100 mm controlistelli in pino 50/150 mm insonorizzazione in lana minerale 50 mm soletta in cls. armato 220 mm 4 Pavimento in doghe di Tek 25/135 mm lamiera di alluminio 2 mm membrana bituminosa, due strati isolamento termico in pendenza, lana minerale 100 mm pannello in compensato impermeabile 22 mm isolamento termico 50 mm barriera al vapore cartongesso in 3 strati 37,5 mm 5 Parapetto in vetro temprato serigrafato 10 mm 6 Tubolare in acciaio | 90/90/5 mm termoisolato 7 Facciata in montanti e traversi, alluminio 120/50 mm

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Complesso residenziale a Tokio Architetti: Riken Yamamoto & Field Shop, Yokohama

Dati di progetto: Dest. d’uso:

420 unità residenziali uffici, negozi, asilo infantile Tecnologia: calcestruzzo armato Sup. degli alloggi: 42–125 m2 Altezza interna: 2,30 m Accesso: corridoio centrale Sup. complessiva lorda: 50 095 m2 Sup. fondiaria: 9221 m2 Periodo di costruzione: 05/2001– 07/2003

Planimetria

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scala 1:4000

Il complesso, affacciato sul canale Shinonome, si trova a circa 5 km dal centro di Tokio. Si tratta di una lottizzazione su grande scala, con un masterplan che non si limita al disegno della struttura urbana, ma regola anche i rapporti tra i progettisti incaricati. L’ intero progetto contempla la costruzione, ad opera di vari architetti, di sei edifici residenziali ad alta densità. La piastra del piano terra, che contiene superfici commerciali e attrezzature collettive, è tagliata da una passeggiata curvilinea a forma di S e costituisce il basamento delle torri residenziali. Il primo stralcio del progetto, opera di Riken Yamamoto & Field Shop, prevede la realizzazione di 420 alloggi, distribuiti su 3 blocchi in struttura di cemento armato, uno da 10 piani e due da 14. Le facciate sono interrotte in modo casuale da alcuni loggiati a doppio volume, con superfici interne variamente decorate e colorate, che creano spazi ad uso comune e garantiscono migliori condizioni di illuminazione e ventilazione ai corridoi centrali. Per tener conto delle molteplici esigenze di una moderna clientela metropolitana, il progetto prevede più di 100 soluzioni planimetriche differenti. Ogni alloggio è collegato al corridoio centrale attraverso un ingresso completamente vetrato. Il filtro tra il passaggio pubblico e l’area privata è garantito da un piccolo foyer che la maggior parte degli inquilini ha deciso di utilizzare come ufficio. Gli appartamenti sono organizzati secondo un layout compatto con divisori interni realizzati a secco e grandi armadi a muro. La cucina e il bagno costituiscono una unità funzionale collocata lungo il fronte esterno che, realizzata con pareti divisorie trasparenti, permette comunque una buona illuminazione interna degli ambienti rimanenti. Tutte le superfici vetrate sono dotate di pannelli scorrevoli opachi e translucidi regolabili individualmente.

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Sezione Piante 7°/ 8° piano Scala 1:500

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Megastruttura residenziale a Gifu Architetti: Kazuyo Sejima and Associates, Tokio

Dati di progetto: Dest. d’uso: Tecnologia: Sup. degli alloggi:

107 unità residenziali struttura in cls. armato 30 tipologie da 49 – 80 m2 Altezza interna: 2,30/5,22 m Accesso: a ballatoio Sup. complessiva lorda: 4706 m2 (1° stralcio) 4755 m2 (2° stralcio) Periodo di costruzione: 1994–1998 (1° stralcio) 1998 – 2000 (2° stralcio)

Planimetria

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scala 1:5000

Il progetto pilota di questa struttura per l’edilizia economico popolare, sorta ai margini della città di Gifu, fa parte del masterplan ideato e sviluppato da Arata Isozaki. Il grande edificio in linea, ad andamento sinuoso, progettato da Kazuyo Sejima, ospita 107 alloggi distribuiti su 4 blocchi strutturalmente indipendenti. Durante la stagione torrida e afosa, la geometria allungata e sottile del corpo di fabbrica agevola la ventilazione passante degli alloggi. Il fronte nord dell’edificio rompe la geometrica omogeneità del prospetto con l’inserimento di tre scalinate in acciaio zincato che collegano tutti i piani dello stabile. La loro funzione è esclusivamente quella di garantire le necessarie vie di fuga e una dotazione di spazi d’incontro; il collegamento principale è garantito da due blocchi di ascensori interni. In determinate condizioni di luce, la cortina in maglia metallica che ricopre l’intero fronte, e che separa le rampe dai retrostanti ballatoi, crea l’effetto di un velo semitrasparente. Il fronte è bucato da una serie di aperture passanti, collocate a intervalli irregolari lungo i ballatoi, che costituiscono una sorta di logge private a disposizione di alcuni appartamenti. La rigida maglia strutturale dei setti portanti, collocati a breve distanza l’uno dall’altro, genera una interminabile serie di cellule su 10 livelli, ad ognuna delle quali corrisponde una stanza. Attraverso la combinazione apparentemente casuale di più cellule, l’architetto è riuscito a creare 30 tipi di alloggi differenti; un terzo di essi è distribuito su due piani, mentre circa la metà dispone di un doppio volume che, anche negli appartamenti più piccoli, conferisce all’ambiente un effetto di grande apertura spaziale. Le stanze nelle singole unità si allineano lungo un corridoio-ballatoio interno completamente vetrato che corre lungo il fronte sud dello stabile, per la sua intera lunghezza e su ogni piano. La minima dotazione degli alloggi prevede almeno una stanza tradizionale giapponese, una camera da letto, una cucina e una terrazza. Ampie porte di comunicazione verso il corridoio interno permettono ad ogni ambiente di fruire dell’esposizione a sud.

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Piante dal 1° al 4° piano Scala 1:400 Sviluppo verticale, sezione Scala 1:1000 1 2 3 4 5 6

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Terrazza Corridoio Cucina Camera da letto Stanza tradizionale giapponese Doppio volume

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Edificio di abitazioni a patio ad Amsterdam Architetti: MAP Arquitectos, Josep Lluís Mateo, Barcelona

L’ edificio residenziale progettato da Mateo è adagiato sull’estremità della penisola di Borneo, come un piroscafo di lusso all’interno di quello che un tempo era il porto di Amsterdam. Quello che a prima vista appare come un blocco residenziale compatto, racchiude in realtà 26 unità abitative a schiera, raccolte secondo 11 tipologie planimetriche che vanno da 110 a 180 m2 e che, con una disposizione di schiere doppie, raggiunge uno standard di densità molto elevato. Malgrado le restrizioni imposte dalla struttura a setti portanti in calcestruzzo armato gettato in opera, in combinazione con solai ed elementi di parete prefabbricati, è stato possibile realizzare un’ampia varietà di planimetrie con tagli e disposizioni differenti. Al piano terra il lotto è completamente edificato, mentre i livelli superiori sono bucati da una serie di corti interne private. Il garage, ricavato nella metà meridionale dell’isolato, è Planimetria

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scala 1:10 000

interrato solo parzialmente e per questo motivo gli appartamenti sovrastanti risultano sollevati di 1,35 m rispetto al piano stradale. Gli alloggi del pianterreno orientati a nord hanno un’altezza interna di 3,5 m. Ogni alloggio è dotato di un accesso dal garage sotterraneo e di un ingresso dalla strada, un collegamento interno verticale e uno spazio esterno collocato in funzione dell’orientamento. Le unità esposte a sud hanno una veranda sulla strada, un cortile al primo o al secondo piano e una terrazza in copertura. Sul fronte nord, invece, le abitazioni hanno una disposizione introversa, con la piccola corte del primo o secondo piano e lo spazio verde rivolti verso l’interno dell’isolato. Gli appartamenti orientati a est sono tutti dotati di terrazza al terzo piano. Il pavimento del piccolo cortile è costituito da un solaio prefabbricato in vetromattone, che permette l’illuminazione diurna

del soggiorno sottostante. I solai degli altri ambienti variano solo la composizione dello strato superficiale: nei giardini è stato posato uno strato di terriccio con prato, nelle terrazze quadrotti di cemento o assitto in tavole di legno, nelle coperture piane un manto di ghiaia. Verso l’esterno l’edificio mostra due volti: a sud una facciata rivestita in legno, a nord un fronte caratterizzato da una parete ventilata in klinker. La struttura interna delle pareti è sempre la stessa: in pannelli sandwich prefabbricati in legno, con un rivestimento interno costituito da uno strato di cartongesso e uno esterno in pannelli di particelle di legno. Il fronte sud ha un rivestimento in perline di cedro rosso canadese. Gli infissi, con sistemi di apertura di vario tipo, sono in parte nascosti da un rivestimento ligneo di doghe che crea un variegato gioco di rientranze in grado di animare la semplicità del prospetto.

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Piante • Sezioni A B C D

scala 1:500

Piano seminterrato Piano terra Primo piano Secondo piano

Dati di progetto: Dest. d’uso: Alloggi:

26 unità residenziali 4 varianti affacciate a sud (111–136 m2) 3 varianti affacciate a nord (118 –175 m2) 4 varianti affacciate a est (131–181 m2) Altezza interna: 2,7– 3,5 m Tecnologia: cls. armato Accesso: individuale Sup. complessiva lorda: 7205 m2 Sup. fondiaria: 3500 m2 Sup. scoperte: 1030 m2 Periodo di costruzione: 1996 – 2000

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Sezione • Piante Scala 1:250 A B C D E

Piano seminterrato Piano terra Piano primo Piano secondo Pianta della copertura

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Superficie carrabile Garage Vano di ventilazione Soggiorno/Pranzo Veranda Camera Vuoto Patio Superficie a prato Terrazza di copertura

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4 Sezione di dettaglio patio e facciata sud Scala 1:20 1 Porta in Iroko 67/114 mm 2 Solaio prefabbricato in vetromattone con telaio di cls. 3300/2100 mm 3 Elemento prefabbricato in cls. armato 350/210 mm 4 Tubolare in acciaio | 85/85 mm 5 Profilato in acciaio fi 220 mm 6 Pedate in lamiera piegata di acciaio 7 Telaio in profilato di acciaio zincato 8 Pannello in lastra di policarbonato 10 mm 9 Quadrotti in cls. 400/400/30 mm strato separatore guaina bituminosa schiuma rigida 100 mm massetto in pendenza

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20–80 mm soletta prefabbricata in cls. armato 210 mm Rivestimento in perline di cedro canadese 18 mm listelli 38/38 mm barriera al vento legno compensato multistrato 9 mm isolamento 80 mm barriera al vapore pannello in cartongesso 12,5 mm Parquet 20 mm massetto 50 mm soletta prefabbricata in cls. armato 210 mm Tubolare in acciaio | 38 mm Profilato in acciaio } 38/30 mm Distanziatore 33/38 mm Pannello di particelle 10 mm Profilato in acciaio HEB 140

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1 Sezione di dettaglio facciata nord Scala 1:20

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1 Ghiaia 50 mm guaina bituminosa schiuma rigida 100 mm massetto in pendenza 20 – 80 mm soletta prefabbricata in cls. armato 4700/1000/210 mm 2 Klinker 100/210/51 mm barriera al vento legno compensato multistrato 9 mm telaio in cedro canadese 40/120 mm isolamento termico 80 mm

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barriera al vapore pannello di cartongesso 12,5 mm Infisso in cedro canadese 67 mm, vetrocamera Parquet 20 mm massetto 50 mm soletta prefabbricata in cls. armato 210 mm Angolare in acciaio per fissaggio del pannello sandwich Lamiera di alluminio Muratura in blocchi di silicato di calcio 100 mm Rivestimento del marciapiede in klinker 100 mm Elemento prefabbricato in cls. armato 460/600 mm Prato strato di terreno 250 mm guaina antiradice isolamento termico in schiuma rigida 100 mm guaina di impermeabilizzazione soletta prefabbricata in cls. armato 210 mm

Edifici residenziali a Parigi Architetti: Herzog & de Meuron, Basilea

Dati di progetto: Dest. d’uso: 57 unità residenziali tecnologia: struttura in cls. armato Alloggi: 33 appartamenti da 47– 96 m2 7 appartamenti da 48 –75 m2 (loft) 15 appartamenti da 70 –109 m2 (corte) 2 abitazioni unifamiliari da 48 m2 Altezza interna: 2,50 m Accesso: singolo, due e cinque per piano Sup. fondiaria: 2734 m2 Sup. complessiva lorda: 8419 m2 Periodo di costruzione: 1999 –2000

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I due spazi vuoti del fronte stradale di un tipico isolato del XIX secolo, sito nel 14° arrondissement di Parigi, sono stati recentemente chiusi da una cortina di schermature metalliche con chiusura a pacchetto. È il segno di un intervento realizzato su un area di 2700 m2 che ha incrementato la densità abitativa e che tra due lunghe mura perimetrali è penetrato in profondità tra i cortili interni dell’isolato. Le diverse esigenze degli abitanti, dal single alla giovane famiglia, trovano riscontro in un’ampia gamma di tipologie che spaziano dall’edificio in linea alla casa unifamiliare. I margini dell’isolato sono chiusi da due edifici, il più grande dei quali contiene 33 appartamenti su 7 piani. L’ aspetto della facciata metallica, articolata in una interminabile serie di ante impacchettabili in lamiera di alluminio piegata e traforata, trova logica conseguenza nell’organizzazione interna degli alloggi. Ad ogni piano, gli appartamenti sono serviti, in numero di cinque alla volta, da una scala a chiocciola, da un ascensore e da un corridoio centrale. Gli appartamenti di 2 e 3 stanze sono disposti a coppie lungo il fronte stradale e interno, mentre uno di 4 stanze gode dell’affaccio sui due fronti. L’ edificio più piccolo tra quelli che chiudono il fronte dell’isolato ospita 7 loft per piano, con superficie variabile tra 48 e 75 m2. Il vano scala centrale è un volume cilindrico che separa, nel cuore di ogni alloggio, la zona della cucina/soggiorno, affacciata sulla strada, dalla camera da letto, orientata verso il cortile interno. Gli appartamenti del livello più basso sono rialzati dal piano stradale per permettere la realizzazione dei varchi del garage sotterraneo e del passaggio pedonale verso la corte interna. Al centro del cortile trova posto una lunga stecca di appartamenti in linea, paralleli alle alte mura di pietra che delimitano gli altri orti dell’isolato; 15 appartamenti, con 3, 4 o 5 camere, sono disposti su tre piani, serviti a coppie dai nuclei interni di collegamento. I cinque appartamenti del piano terra dispongono sul retro anche di una appendice, di un solo livello, che contiene i servizi igienici e la cucina; lo spazio rimanente si suddivide in piccoli cortili verdi privati. Le stanze degli appartamenti superiori, aperte a sud verso le balconate continue, protette da una cortina ondulata di avvolgibili in legno, fruiscono di uno spazio esterno di grande pregio. Sul limite opposto del lotto sono stati ricavati due volumi che contengono altrettante abitazioni monofamiliari, ognuna composta di due stanze. Le pareti esterne in calcestruzzo a vista sono rivestite da un reticolo di cavi per la messa in dimora di piante rampicanti, che con il passare del tempo ne ricopriranno interamente la superficie creando uno schermo verde selvatico simile a quello delle murature preesistenti.

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Planimetria

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scala 1:2000

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Appartamenti Loft Appartamenti Abitazioni unifamiliari

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Piante

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1 Copertura: inverdimento estensivo 80 mm guaina bituminosa, 2 strati isolamento termico 100 mm barriera vapore soletta in cls. armato 180 mm 2 Guaina bituminosa autoprotetta 3 Controsoffitto in tavolato 4 Infisso in Moabi con vetrata isolante 5 Avvolgibile in pino dell’ Oregon a giunto aperto di 8 mm 6 Guida in alluminio 7 Balcone: tavolato 22 mm con 1 % di pendenza listelli 50 – 30 mm appoggio in gomma 5 mm soletta in cls. armato 180 mm 8 Parapetto: corrimano in piatto d’acciaio ¡ 45/12 mm montante in piatto d’acciaio ¡ 30/20 mm tamponamento in piatto d’acciaio ¡ 16/16 mm barre tonde | 30/30 mm 9 Pavimento: parquet 20 mm massetto 50 mm soletta in cls. armato 200 mm 10 Gradini/rampa in cls. armato

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scala 1:20

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Abitazioni in linea a Monaco Architekten: meck architekten, München

Dati di progetto: Dest. d’uso: Alloggi:

43 unità residenziali 24 da 2 stanze (57,5 m2) 9 da 3 stanze (75,5 m2) 10 da 4 stanze (94,8 m2) Altezza interna: PT/P4 2,86 m P1– P3 2,52 m Tecnologia: cls. armato Accesso: a ballatoio Sup. fondiaria: 2841 m2 Sup. complessiva lorda: 3647 m2 Sup. netta: 2990 m2 Periodo di costruzione: 10/2002–1/2004

Planimetria scala 1:2000 Piante scala 1:500

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Nell’ambito di un programma di edilizia pubblica sovvenzionata, a Monaco di Baviera è stato realizzato un complesso residenziale completo di giardini pubblici, parco giochi, attrezzature collettive, uffici e negozi su un’area occupata da vecchie caserme, nei pressi del margine meridionale del parco olimpico. L’ edificio di 5 piani che ospita 43 grandi appartamenti, per la maggior parte privi di barriere architettoniche, si affaccia sullo spazio verde adiacente. Per garantire il collegamento dei 9 appartamenti di ogni piano, il palazzo di appena 70 metri di lunghezza è attraversato sul fronte est da due serie di rampe lineari che immettono su brevi ballatoi alla testa dei quali sono posizionati simmetricamente gli appartamenti più grandi di 3 o 4 stanze. Il lato più lungo dei ballatoi è occupato dagli alloggi di due stanze in cui i locali di servizio della cucina e del bagno costituiscono un filtro verso la zona d’ingresso. Le aree di soggiorno e le camere, oltre ad avere profondità variabili, sono completamente aperte ad ovest verso i balconi. Gli infissi vetrati a tutt’altezza, in particolar modo se arretrati rispetto a quelli adiacenti, creano sul balcone la disponibilità di superfici variamente utilizzabili e garantiscono contemporaneamente una migliore illuminazione interna. Gli appartamenti del piano terra hanno una terrazza leggermente sollevata e un piccolo giardino. La superficie color antracite del fronte, dietro i parapetti in acciaio scuro, costituisce il sobrio fondale delle balconate ed è incorniciata verso il giardino da un ampio bordo di intonaco bianco. Le tende avvolgibili a scomparsa, in tessuto arancione, donano alla facciata una nota di colore e consentono la regolazione individuale della schermatura solare da parte degli inquilini. Il fronte verso la strada, intonacato di bianco, è rigidamente scandito dalle finestre a nastro orizzontali di colore scuro. L’ immagine dell’edificio è arricchita da una serie di particolari accuratamente progettati.

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Loggia Sezione orizzontale • Sezione verticale Scala 1:20 1 Lamiera di alluminio piegata, pendenza 5° pannello in compensato marino per il fissaggio della lamiera, 19 mm 2 Strato di vegetazione 80 mm strato separatore isolante termico 140 mm guaina bituminosa, 2 strati solaio in cls. armato in pendenza 3 Guarnizione sigillante 4 Intonaco 10 mm pannello termoisolante in schiuma rigida 40 mm cls. armato 150–200 mm 5 angolare in acciaio ∑ 100/100/8 mm 6 legno squadrato 60 mm 7 Tenda parasole verticale 8 pannello in legno mineralizzato 12,5 mm, con rivestimento superficiale in stucco 9 Infisso in legno con vetrata isolante 10 Pannello in fibrocemento 8 mm intercapedine ventilata 25 mm isolamento termico 80 mm setto in cls. armato 200 mm 11 Elemento prefabbricato in cls. 300 mm giunto di carpenteria a taglio termico 12 Divisorio del balcone: pannello in fibra di cemento 8 mm su telaio in acciaio ¡ 60/60 mm 13 Piatto in acciaio ¡ 40/8 mm balaustra in barre ¡ 40/8 mm piatto in acciaio ¡ 35/8 mm piattabanda in acciaio 10 mm 14 Parquet prefinito 10 mm massetto 60 mm, strato separatore stuoia fonoassorbente 30 mm isolamento termico 20 mm (P. tipo) / 70 mm (PT) 15 Quadrotti in cemento 350/350/40 mm su letto di ghiaia 16 Canale di raccolta in acciaio zincato

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Ballatoio Sezione orizzontale • Sezione verticale Scala 1:20 1 Lamiera di alluminio piegata, pendenza 5° pannello in compensato marino per il fissaggio della lamiera, 19 mm 2 Strato di vegetazione 80 mm strato separatore isolante termico 140 mm guaina bituminosa, 2 strati solaio in cls. armato in pendenza isolamento termico 80 mm pannello in legno mineralizzato 12,5 mm con rivestimento superficiale in stucco 3 Guarnizione sigillante 4 Intonaco 10 mm isolamento termico pannello in schiuma rigida 100 mm/40 mm (parapetto) setto in cls. armato 240 mm/300 mm (parapetto) 5 Pannello in fibrocemento 8 mm intercapedine ventilata 25 mm isolamento termico 80 mm setto in cls. armato 150–200 mm, intonaco 6 Infisso in legno con vetrata termoisolante 7 Scossalina in lamiera di alluminio 8 Davanzale in MDF 25 mm 9 Porta tamburata in legno 10 Quadrotti in cls. 350/350/40 mm letto di pietrisco 60 –70 mm strato protettivo, 2 fogli 5 mm guaina bituminosa, 2 strati soletta in cls. armato 11 Canale di raccolta in acciaio zincato 12 Parquet prefinito 10 mm massetto 60 mm, strato separatore stuoia fonoassorbente 30 mm isolamento termico 20 mm (P. tipo) / 70 mm (PT) 13 Quadrotti in cls. 350/350/40 mm su letto di pietrisco ghiaia 320 mm, strato separatore impermeabilizzazione perimetrale 60 mm guaina bituminosa, 2 strati solaio in cls. armato, in pendenza 14 Canale di raccolta in acciaio zincato 15 Elemento prefabbricato in cls. 350/350 mm letto di malta, stuoia filtro 12 mm

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Due edifici residenziali a Monaco Architetti: Rohnke Hild und K, Monaco di Baviera

Frutto di un concorso di progettazione che ha interessato l’intero comparto urbano, il complesso di Theresienhöhe sorge nell’area della vecchia fiera, nelle immediate vicinanze del centro di Monaco. I due blocchi di residenze di 5 piani con pianta ad U, eretti nel settore meridionale, sono stati progettati nell’ambito di un programma comunale per l’edilizia residenziale sovvenzionata. Dalla strada la lottizzazione appare come un misto tra un isolato ad edificazione di margine e un complesso di palazzine indipendenti. Al contrario, i fronti affacciati sulla corte interna, variamente articolati e traslati tra loro, creano uno spazio pubblico in diretta comunicazione con i giardini pubblici adiacenti. L’ organizzazione planimetrica è ispirata al progetto presentato da Alvar Aalto alla mostra di Berlino del 1957. Quasi tutti gli alloggi, dal più piccolo monolocale all’appartamento di quattro stanze, godono di una disposizione d’angolo o di un doppio affaccio. I singoli ambienti sono concentrati intorno al soggiorno da una lato, e intorno alla zona pranzo con cucina semiaperta dall’altro. In tal modo anche gli appartamenti più grandi ottengono un minimizzazione delle superfici di collegamento. Gli infissi d’angolo e l’arretramento del fronte in corrispondenza delle logge creano migliori condizioni di illuminazione interna e maggiori opportunità di affaccio; i piccoli arretramenti di 20 cm che scandiscono il fronte migliorano inoltre l’esposizione, donando plasticità e profondità alla facciata intonacata di grigio. Le logge, realizzate in elementi prefabbricati di calcestruzzo finito ad intonaco, hanno il parapetto in profilato d’acciaio e sono ancorate alla struttura portante dello stabile mediante giunti a taglio termico.

Piano tipo Scala 1:1000 Tipologie d’alloggio Scala 1:500 A 1 stanza 36 m2 B 3 stanze 70 m2 C 4 stanze 80 m2 D 4 stanze 85 m2 E 4 stanze 95 m2

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Dati di progetto: Dest. d’uso:

85 unità residenziali 1 locale ad uso comune Alloggi: 27 da 1 stanza (34–37 m2) 5 da 2 stanze (55–57 m2) 21 da 3 stanze (60 –70 m2) 36 da 4 stanze (80-95 m2) Altezza interna: 2,50 m Tecnologia: cls. armato Accesso: 4 o 5 appartamenti per piano Sup. utile: 5715 m2 Sup. complessiva lorda: 7299 m2 Sup. fondiaria: 4572 m2 Periodo di costruzione: 2002–2004

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4 Sezione del fronte sud con loggia Scala 1:20 1 Lamiera di alluminio 1 mm pannello in compensato multistrato 40 mm 2 Copertura: strato di vegetazione 80 –100 mm stuoia di protezione 6 mm strato separatore in PE isolamento termico in polistirolo 120 mm guaina bituminosa, 2 strati solaio in cls. armato 200 mm 3 Elemento prefabbricato in cls. armato, pendenza 2° 4 Tubolare in acciaio ¡ 60/40 mm 5 Parete esterna: intonaco 20 mm pannello isolante in schiuma rigida 100 mm cls. armato 200 mm 6 Infisso in legno con vetrata isolante 7 Pavimento: stuoia 3 mm massetto 47 mm strato separatore in PE stuoia fonoassorbente 25 mm isolamento termico 45 mm/65 mm (PT) solaio in cls. armato 200 mm 8 Lastra di pavimento 300/300/40 mm letto di pietrisco 40 mm strato separatore isolamento termico in polistirolo 100 mm guaina bituminosa, 2 strati solaio in cls. armato 160 mm 9 Lamiera di alluminio 1 mm 10 Canale di raccolta in acciaio zincato 11 Quadrotti in cls. 200/200/80 mm letto di ghiaia

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Edificio residenziale a Madrid Architetti: Matos-Castillo Arquitectos, Madrid

La periferia di Madrid è stata recentemente caratterizzata dalla costruzione di isolati eterogenei attraversati da aree verdi. In questo contesto si inserisce l’edificio di 7 piani, costituito da un basamento di tre piani, a forma di ferro di cavallo e sul quale poggiano 3 parallelepipedi separati; in questo modo gli architetti realizzano un alleggerimento e una frammentazione del volume, che nonostante la sua compattezza ottiene un effetto compositivo di grande impatto. Attraverso una serie di cavedi, la soluzione garantisce illuminazione e ventilazione naturale per via indiretta anche ai livelli sotterranei. I tre corpi superiori, collegati tra loro dai due piani dell’autorimessa interrata, hanno ingressi separati. A causa del clima secco-torrido della regione, l’edificio si caratterizza esternamente per l’aspetto ermetico e introverso. Solo il fronte dei ballatoi del volume est, che collegano gli appartamenti organizzati su due livelli, si mostra contenuto dietro i grandi pannelli alettati in calcestruzzo; gli altri prospetti hanno un rivestimento in pannelli grigi di vario formato e materiale e si distinguono per gli elementi frangisole a doghe orientabili. Il layout degli appartamenti è molto chiaro e definito, con cucina e soggiorno affacciati ognuno su una loggia. La stecca allungata, collocata a sud, contiene appartamenti di quattro stanze, metre nella torre quadrata, nell’angolo ovest del complesso, sono stati ricavati da 3 a 4 minialloggi, alcuni dei quali affacciati sul pozzo di luce interno. Le finiture degli spazi di collegamento e degli appartamenti della costruzione in cemento armato sono realizzate con materiali chiari e tonalità riposanti; i ballatoi coperti sono trattati con tonalità pastello che trasformano i raggi solari filtranti tra i brise-soleil in una fonte luminosa indiretta, dolce e rilassante.

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Planimetria Scala 1:2000

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Piante piano terra, P1, P6 Sezioni Scala 1:750 1 Ingresso 2 Rampa del garage 3 Vuoto

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1 Copertura: letto di ghiaia isolamento termico in polistirolo espanso 50 mm guaina bituminosa, 2 strati massetto in pendenza solaio in cls. armato 290 mm cartongesso 12,5 mm 2 Elemento in cls. prefabbricato 100 mm con aperture 3 Parapetto in rete metallica stirata 4 Muratura doppia intonacata isolamento termico in poliuretano 40 mm 5 Scossalina in lamiera anodizzata 1,5 mm 6 Parquet in rovere 7 Rivestimento in graniglia 20 mm massetto in pendenza 70-90 mm isolamento termico in polistirolo espanso 50 mm guaina bituminosa, 2 strati soletta in cls. armato 290 mm intonaco 8 Profilato in acciaio di ancoraggio ∑ 100/100/10 mm 9 Elemento prefabbricato in cls. 100 mm isolamento termico in poliuretano 40 mm intercapedine ventilata 80 mm muratura intonacata 71 mm 10 Brise-soleil orientabile lamelle in PVC

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Dati di progetto: Dest. d’uso:

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68 unità residenziali, 82 posti auto in autorimessa sotterranea su 2 livelli Alloggi: 5 da 1 stanza (46 – 50 m2) 13 da 2 stanze (54–70 m2) 32 da 3 stanze (81–84 m2) 18 da 4 stanze su 2 livelli (89 m2) Altezza interna: 2,60 m Accesso: 2 per piano, ballatoio per i duplex Sup. complessiva lorda: 7416 m2 Sup. fondiaria: 3107 m2 Concorso: 2001 Ultimazione: 09/2003

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Abitazioni in linea a Basilea Architetti: Morger & Degelo Architekten, Basilea

A Basilea, l’anello stradale di St. Alban-Ring è il punto di congiunzione di due realtà urbane molto differenti: a nord la tranquillità del verde quartiere di Gellert, a sud la caotica frenesia di traffico veicolare e ferroviario. L’ area dell’intervento, di forma triangolare, si apre da un lato verso l’ampio e silenzioso parco di una scuola e dall’altro è esposta al rumore dell’autostrada. L’ edificio in linea di quattro piani, accostato al bordo della strada, si congiunge agli altri edifici esistenti e crea una barriera di protezione che lascia aperta tutta la restante superficie del lotto verso il parco. Anche le planimetrie degli alloggi e il fronte dell’edificio reagiscono alla presenza del parco: la facciata è animata da balconate poligonali di forma irregolare che attraversano tutto il fronte, e lo stesso andamento geometrico si ripete, in forma più attenuata, anche sul retro, dove al posto dei balconi si erge un involucro esterno di protezione acustica con andamento sinuoso. Ad ogni piano gli appartamenti sono serviti in coppia da quattro scale interne, collocate asimmetricamente rispetto alle separazioni tra gli alloggi, generando un’alternanza tra appartamenti di varie dimensioni; l’estremità dell’edificio è occupata dagli alloggi più grandi che contano 5 stanze. Tutte le abitazioni godono dell’orientamento nord-sud, con il parco in posizione sfavorevole a nord e l’altro lato condizionato dalla presenza dell’autostrada; per questo motivo gli architetti hanno deciso di esporre le stanze su entrambi i lati. Ogni alloggio è ripartito nella parte centrale dal volume dei locali igienici. La stabilità della sottile struttura è garantita dai nuclei di collegamento, dai setti portanti e dai solai in calcestruzzo armato gettati in opera, mentre i divisori interni sono realizzati in muratura. Planimetria Scala 1:2000 Dati di progetto: Dest. d’uso:

45 unità residenziali, 11 locali pluriuso Alloggi: 5 da 2 1/2 stanze (69,7–79,6 m2) 16 da 3 stanze (96,9 m2) 20 da 4 stanze (110,6– 118,9 m2) 4 da 5 stanze (135,2 m2) Altezza interna: 2,51 m Tecnologia: setti portanti in cls. armato Accesso: 2 per piano Sup. complessiva lorda: 5688,69 m2 Sup. fondiaria: 4577,50 m2 Periodo di costruzione: 01/2001– 05/2002

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Piante Scala 1:750

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Edificio residenziale a ballatoio a Ingolstadt Architetti: Beyer + Dier, Ingolstadt

Planimetria scala 1:2500 Piante Piano terra Piano primo Scala 1:500

Dati di progetto: Dest. d’uso: Alloggi:

30 unità residenziali 26 da 2 stanze (50–54 m2) 2 da 3 stanze (70 m2) 2 da 4 stanze (85–95 m2) Altezza interna: 2,45 m Tecnologia: cls. armato e muratura piena Accesso : da ballatoio Sup. complessiva lorda: 3395 m2 Periodo di costruzione: 2002–2004

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La città di Ingolstadt, nel sud della Germania, è soggetta ad un’azione di grande rinnovamento urbano e il vecchio quartiere intorno alla stazione, costruito negli anni 20, ne costituisce il centro di maggior intervento. Il tessuto originario era costituito da una serie di edifici in linea di tre piani allineati lungo la strada, oggetto di un recente risanamento che ha previsto l’aggiunta di una cortina di balconi continui. Con l’intento di migliorare la qualità del paesaggio urbano e quella del tessuto sociale preesistente, oltre che fornire un’adeguata sistemazione a numerose giovani famiglie, sull’area occupata dai piccoli orti privati è stata realizzata una stecca di alloggi a ballatoio di 3 piani. I posti auto necessari sono stati ricavati all’interno di un autosilo nelle immediate vicinanze. L’ edificio termina con un volume trasversale esposto a sud, che costituisce anche il collegamento con l’edificio a est preesistente. L’ accesso alla stecca avviene attraverso un sentiero che conduce al piano terra completamente aperto del volume di collegamento; qui trova posto un atrio d’ingresso vetrato con una scala principale che attraverso i ballatoi disposti su ogni piano, unisce tutti gli appartamenti del complesso. Le pareti portanti, realizzate in getto di calcestruzzo armato, sono rivestite di pannelli di fibrocemento grigio. L’ involucro esterno delle camere da letto, esposte a sud, è realizzato in pannelli sandwich prefabbricati di calcestruzzo (con una trama di giunti facilmente leggibile sul prospetto esterno) che migliorano in modo determinante le condizioni microclimatiche interne. Le zone d’ingresso agli appartamenti sono rivestite in pannelli di compensato multistrato, e la calda matericità del legno sottolinea l’avvicendamento tra spazio pubblico e privato. I parapetti delle logge e dei ballatoi, verniciati di giallo, sono in legno mineralizzato.

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Sezioni Scala 1:20 • scala 1:500 1 Lamiera grecata traverso in legno di conifera 120/120 mm montante in profilato di acciaio | 50/50/4 mm intercapedine ventilata 2 Rete parainsetti in lamiera stirata 3 Membrana traspirante isolamento termico in lana minerale rivestita di carta 140 mm isolamento termico in lana minerale 140 mm solaio in cls. armato tinteggiato 180 mm 4 Pannello in legno compensato 16 mm listelli 20 mm barriera antispiffero isolamento termico in lana minerale rivestita di carta 140 mm nelle intercapedini tra i montanti

5 Parapetto in pannello di legno mineralizzato tinteggiato di giallo 32 mm angolare di protezione in acciaio ∑ 40/40/4 mm 6 Profilato in acciaio fi 50/38 mm 7 Elemento prefabbricato in cls. armato 180 mm 8 Grigliato metallico 9 Barra di acciaio 150/1000/30 mm su supporto fonoisolante 10 Pavimento: Parquet di rovere 10 mm massetto 50 mm strato separatore stuoia fonoassorbente 30 mm isolamento termico 30 mm solaio in cls. armato tinteggiato 180 mm 11 Grigliato metallico su scannafosso 12 Pannelli scorrevoli in rete metallica stirata su telaio in piatto di acciaio ¡ 30/5 mm e profilato in acciaio ∑ 40/40/4 mm

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Edifici residenziali in linea a Potsdam Architetti: Becher + Rottkamp, Berlino

Planimetria Scala 1:5000 Piante Piano tipo • Piano attico Scala 1:400 Dati di progetto: Dest. d’uso: Tecnologia: Alloggi:

96 unità residenziali cls. armato 27 da 2 stanze (52–63 m2) 39 da 3 stanze (78–80 m2) 22 da 4 stanze (84–93 m2) 8 da 5 stanze (104 m2) 2,45 m 2 per piano

Altezza interna: Accesso: Sup. complessiva lorda: 8850 m2 Sup. utile: 7530 m2 Periodo di costruzione: 2000–2002

I 96 appartamenti del complesso residenziale Pappelallee, che sorge nell’area settentrionale del centro di Potsdam, sono distribuiti su 3 stecche allineate sull’asse nord-sud. L’ immagine semplice e ben definita dell’intero complesso, accompagnata da un uso appropriato dei materiali, riesce a combinare armoniosamente gli aspetti economici e quelli formali. Il fronte ovest, contrassegnato da nastri di balconi e tamponamenti a tutt’altezza in cui si alternano infissi vetrati e a pannelli di fibrocemento, è in netto contrasto con le facciate piene, ricche di bucature del fronte est e delle testate. Ogni stecca di quattro piani è servita da 4 vani scala, ognuno dei quali collega due appartamenti per piano. Ogni piano dispone di 8 appartamenti, distribuiti in 4 tipologie differenti, da 2, 3 e 4 stanze, con affaccio sui due lati del corpo di fabbrica. Gli appartamenti della testata sud, che dispongono di un affaccio su tre lati, sono di fatto ribaltati rispetto all’asse longitudinale della stecca, creando nel prospetto uno scambio tra superfici chiuse e aperte. Gli appartamenti dell’ultimo piano, arretrati rispetto al fronte, hanno una minor superficie interna ma sono dotati di una doppia fila di balconi su entrambi i fronti. Gli appartamenti del piano terra, leggermente sollevati sul piano di campagna, dispongono di una superficie terrazzata e di un giardino privato, mentre quelli degli altri piani si aprono al paesaggio circostante almeno su di un fronte con ampio balcone. Le solette prefabbricate degli aggetti, realizzate in calcestruzzo alleggerito resistente all’acqua, non necessitano di alcun rivestimento superficiale; il rigido schema orizzontale del prospetto è alleggerito dai divisori in telaio di acciaio e vetro opalino. Il complesso è stato realizzato nell’ambito di un progetto pilota ministeriale per l’edilizia residenziale a basso costo destinata ai lavoratori del pubblico impiego.

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Sezione scala 1:400 Sezione fronte con balconi

scala 1:20

1 1 Corrimano in tubolare di acciaio zincato Ø 42 mm 2 Montante Ø 38 mm 3 Barra piena Ø 14 mm 4 Corrente inferiore Ø 20 mm 5 Profilato in acciaio fi 160 6 Piattabanda 120/120 mm con bussole filettate M 12 7 Canale di raccolta (con doccione) 8 Elemento prefabbricato in cls. alleggerito resistente all’acqua 9 Discendente Ø 100 mm 10 Giunto strutturale a taglio termico 11 Pavimento: parquet in rovere 10 mm caldana in cemento 60 mm strato separatore in PE stuoia fonoisolante lana minerale 40 mm cls. armato 200 mm intonaco 12 Divisorio in vetro opalino stratificato, con telaio in acciaio 13 Profilato in acciaio Å 160 mm con rivestimento REI in pannelli di fibrocemento 15 mm 14 Copertura: lamiera di acciaio 0,75 mm listellatura in legno 30/50 mm carpenteria in legno lamellare isolamento termico 160 mm listelli 40 mm pannelli in cartongesso, 2 strati 15 Grigliato metallico con maglia 30/30 mm 16 Mensola in piatto di acciaio saldato 17 Profilato in acciaio fi 180 mm

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2

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Complesso residenziale a Ingolstadt Architekten: meck architekten, München

Il complesso realizzato in 3 stralci sorge in un’area di risanamento urbano a nord-est della città vecchia di Ingolstadt. La considerazione per gli aspetti sociali ha avuto un ruolo fondamentale nello sviluppo di questo intervento di edilizia sovvenzionata, essendo l’obbiettivo rappresentato dalla realizzazione di una »abitazione integrata« per gruppi di utenza anche molto diversificati: anziani, disabili, genitori divorziati, famiglie numerose e single. Le premesse erano rappresentate da un progetto privo di barriere architettoniche da un lato, ma dotato di grande flessibilità dall’altro, in grado cioè di adattarsi in ogni momento a nuove esigenze. Il primo intervento ha riguardato la costruzione di due stecche di abitazioni popolari, di 3 piani ciascuna, con alloggi su due livelli al pianterreno. Con la creazione di una cosiddetta switch room, facilmente aggregabile ad uno dei due appartamenti contigui, è possibile aumentare o diminuire la disponibilità di spazio delle singole unità. Il secondo intervento si caratterizza invece per una spina centrale che collega quattro palazzine di 3–4 piani e che contiene anche spazi ad uso comune, terrazze, ballatoi e un ascensore, che garantisce l’accesso ad ogni appartamento e all’autorimessa interrata. Gli alloggi, con le loro piante allungate e i lati maggiori orientati verso est e ovest, permettono anche alle persone con scarsa abilità motoria di seguire dalle finestre il percorso del sole durante tutta la giornata, dall’alba al tramonto. Gli appartamenti serviti da un ballatoio sul fronte est sono organizzati in zone e sono facilmente suddivisibili con l’uso di divisori leggeri. I ballatoi, non collegando più di due alloggi per volta, possono essere utilizzati anche come balconi. Il fronte ovest ha un rivestimento in pannelli di fibrocemento di colore grigio chiaro; le persiane in listelli di larice scorrevoli a tutt’altezza sono manovrabili anche dall’interno con un meccanismo a manovella. Il terzo intervento chiude il fronte stradale dell’isolato a sud e ospita un pensionato per studenti di 24 alloggi. L’ organizzazione interna dell’edificio è facilmente leggibile sul prospetto verso la strada, contrassegnato da grandi elementi finestrati. Gli alloggi del piano terra sono strutturati su due livelli, mentre l’accesso a quelli del secondo e del terzo piano avviene attraverso un’area di permanenza a doppio volume; i miniappartamenti dell’ultimo piano, attraverso gli shed orientati a nord, fruiscono anche di un’illuminazione zenitale uniforme. L’ edificio è in getto di calcestruzzo e, per ragioni economiche, l‘isolamento termico è stato limitato alle sole zone di soggiorno, lasciando non isolato il doppio volume dell’atrio comune.

A

B

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Planimetria Scala 1:3000 A 1° stralcio, edilizia popolare B 2° stralcio, abitazioni integrate C 3° stralcio, pensionato studentesco 2° stralcio Sezione • Prospetto Scala 1:250

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2° e 3° stralcio Pianta piano terra Scala 1:500

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Tipol. 1: 2 stanze, per anziani Tipol. 2: appartamento per disabili Tipol. 3: 11/2 stanze Tipol. 4: 3 stanze, per famiglie Sala comune Edificio di confine Area di accesso su due piani Appartamenti per studenti

3

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5 3 6 4 2

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7 8

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Varianti tipologiche Scala 1:250 A Area privata B Abitazione C Area di comunicazione D Area pubblica

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Dati di progetto, abitazione integrata: Dest. d’uso: 33 unità residenziali, spazi di uso comune e garage Alloggi: 14 da 2 stanze (61 m2) 16 da 11/2 stanze (50 m2) 3 da 3 stanze (75 m2) Altezza interna: 2,44 m Tecnologia: muratura portante in laterizio Accesso: a ballatoio Sup. complessiva lorda: 4560,01 m2 Sup. fondiaria: 3400 m2 Periodo di costruzione: 10/1995 – 08/1997

Dati di progetto, alloggi per studenti: Dest. d’uso: 24 appartamenti per studenti Alloggi: 6 alloggi su due piani (23,6 m2) 9 appartamenti (17,89 m2) 9 appartamenti soppalcati (18,31 m2) Altezza interna: 2,43 m (piano tipo) Tecnologia: cls. armato in opera e con sistema termoisolante composito a cappotto Accesso: a ballatoio Sup. complessiva lorda: 908,29 m2 Sup. fondiaria: 393 m2 Periodo di costruzione: 06/1998 – 08/1999

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C D

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1

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8 a Sezioni

scala 1:10

1 Copertura zinco-titanio con doppia graffatura verticale, guaina bituminosa, tavolato 24 mm intercapedine 100 mm guaina impermabilizzante e isolamento termico in lana minerale 80 mm tra i travetti 80/180 mm isolamento termico in lana minerale 100 mm barriera vapore listelli 30/50 mm, pannello in cartongesso 12,5 mm 2 Architrave in laterizio alveolare, riempimento in cls. 3 Piattabanda in laterizio 4 Lastra in fibrocemento 8 mm, intercapedine 40 mm isolamento termico 100 mm muratura 175 mm, intonaco interno 5 Telaio perimetrale in acciaio in ∑ 60/60/5 mm 6 Listelli in larice 7 Lamiera 250/110/6 mm 8 Parapetto di acciaio zincato a fuoco 5/30 mm 9 Guida in legno duro l = 100 mm 10 Guida in angolare di alluminio 20/30/3 mm 11 Manovella del sistema di scorrimento

11

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4

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Sezione Scala 1:500 Assonometria dell’alloggio sottotetto Assonometria dell’alloggio su due livelli Non in scala

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Complesso residenziale ad Hannover Architetti: Fink + Jocher, Monaco di Baviera

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Dati di progetto: Dest. d’uso:

87 unità residenziali installazioni collettive negozi Tecnologia: cls. armato Alloggi: 45,4–92,2 m2 Altezza interna: 2,46 m Accesso: 2 per piano Sup. complessiva lorda: 9417 m2 Sup. utile: 6109 m2 Periodo di costruzione: 1998 –1999 Planimetria PT scala 1:2000 Varianti tipologiche in pianta scala 1:500

Questo complesso di 87 appartamenti, installazioni comuni e spazi commerciali è uno degli elementi che compongono il nuovo tessuto urbano del quartiere Kronsberg di Hannover. Si distingue per la particolare composizione dei prospetti e la flessibilità interna delle planimetrie. I due fronti principali si caratterizzano per la loro diversità: verso la strada una facciata in muratura di blocchetti di klinker fiammato con finestre alla francese a tutt’altezza e scuroni a libro, verso la corte interna una serie di profonde logge con una facciata in pannelli di legno che funge da fondale. Le aperture verso la strada, di dimensioni omogenee ma disposte con un ritmo irregolare, insieme all’andamento sfalsato del bordo superiore del prospetto, conferiscono al complesso un carattere geometricamente definito ma contemporaneamente vitale. I setti di separazione tra le singole unità costituiscono il reticolo di base in cui si dispone una gamma di tipologie che spazia dal loft all’appartamento classico composto di corridoio e più stanze. I costi di costruzione e i tempi di realizzazione sono stati contenuti grazie all‘impiego di una struttura portante prefabbricata in calcestruzzo armato, che ha permesso il completamento della parte residenziale in soli undici mesi. Il rivestimento esterno in klinker, in blocchi da 115 mm, è marcato sul bordo da una fila di conci prefabbricati di calcestruzzo, che forma anche il cornicione superiore; i davanzali e gli architravi delle finestre sono prefabbricati, mentre le ante a libro degli scuri sono in legno multistrato. Sul versante del cortile alberato, il fronte è rivestito in pannelli di compensato di betulla trattati con resine fenoliche. Le rientranze delle logge creano una zona di transizione verso il cortile alberato, un luogo in forte contrasto con l’ambiente urbano circostante.

Layout di base

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Con disimpegno

Passante

Multi-room

A isola

Loft

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1 2 3

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5

Sezione Scala 1:250 Sezione orizzontale del giunto tra la facciata in klinker e la facciata in pannelli di legno Sezione orizzontale finestra alloggio Sezione orizzontale finestra vano scale Sezione della facciata fronte strada Scala 1:20 1 Pannello in compensato di betulla con rivestimento in resine fenoliche 18 mm 2 Imbotte in legno 40/200 mm 3 Infisso in legno con vetrata isolante 4 Sottostruttura in legno squadrato 40/40 mm 5 Parete: klinker fiammato 115 mm intercapedine 10 mm isolamento termico in lana minerale 120 mm cls. armato 180 mm 6 Persiana a 4 ante con chiusura a libro in compensato lamellare a 3 strati guida superiore e inferiore 2≈ 15 mm 7 Parapetto in piatto di acciaio zincato, con vernice a base di oligisto 35/8 mm 8 Davanzale prefabbricato in cls. sporgente con gocciolatoio 50 mm 9 Infisso in legno a due ante con vetrata isolante 10 Infisso in legno a bilico orizzontale con vetrata isolante, parapetto in vetro fisso 11 Pannello in cartongesso 12,5 mm 12 Isolamento termico 80 mm 13 Cordolo in cls. alleggerito prefabbricato 14 Intonaco 25 mm 15 Camminamento in lastre su letto di ghiaia stuoia fonoassorbente 15 mm impermeabilizzazione di copertura isolamento termico 200 mm barriera al vapore solaio in cls. armato 220 mm 16 Scossalina di rivestimento 17 Muratura ad una testa in Klinker 115 mm intercapedine 10 mm isolamento termico in lana minerale 120 mm calcestruzzo cellulare 175 mm 18 Muratura a giunto aperto 19 Isolamento termico in schiuma rigida 60 mm 20 Fresatura orizzontale, pendenza verso l’esterno 21 Elemento ventilante 22 Angolare in acciaio di appoggio del davanzale

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Sezione Scala 1:20

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c 13 14

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1 Cornicione in elementi prefabbricati in cls. 2 Architrave in cls. armato con rivestimento in laterizio 3 Scossalina in lamiera zinco-titanio 1 mm 4 Copertura: strato di vegetazione guaina filtrante strato drenante 120 mm impermeabilizzazione isolamento termico 200 mm impermeabilizzazione solaio in cls. armato 220 mm 5 Klinker fiammato NF 115 mm intercapedine ventilata 10 mm isolamento termico lana minerale 120 mm setto in cls. armato 180 mm

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6 Corpo illuminante 450/100/100 mm 7 Porta in legno con vetrata isolante 8 Lamiera paraurti in acciaio inox spazzolato 1 mm 9 Cls. armato impermeabile 250 mm 10 Infisso in legno a bilico orizzontale con vetrata isolante parapetto in vetro, lastra interna in stratificato 11 Isolamento termico 80 mm 12 Pannello in cartongesso 12,5 mm 13 Tavola in legno 180/70 mm 14 Pannello in legno multistrato impiallacciato con bordo in massello 28 mm 15 Camminamento su letto di ghiaia

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18 19

isolamento anticalpestio 15 mm impermeabilizzazione isolamento termico 200 mm impermeabilizzazione solaio in cls. armato 220 mm Aggetto di copertura del balcone in elemento prefabbricato Pannello in compensato di faggio 18 mm, con rivestimento in resine fenoliche intercapedine ventilata 40 mm isolamento termico lana minerale 120 mm setto in cls. armato 180 mm Zerbino in telaio di acciaio Solaio in cls. armato 220 mm

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Isolato urbano a Zurigo Architetto: Martin Spühler, Zurigo

Planimetria Scala 1:5000 Sezione Scala 1:500

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Il progetto di Oerliker Park è nato nell’ambito di un programma attuato dal Cantone di Zurigo per la riqualificazione delle aree industriali contenute nella cinta urbana. L’ edificio, che sorge su un area in precedenza occupata da un’azienda meccanica, funge anche da motore di un ulteriore sviluppo urbano e trae vantaggio dall’utilizzo delle infrastrutture disponibili. La scelta dei progettisti di creare un isolato edificato sul margine dell’area è stata condizionata anche dalla scala del suo contesto. Per ottenere migliori condizioni di luminosità sul versante della corte interna, i fronti corti sono stati mantenuti più bassi di due o tre piani. Soltanto il corpo di fabbrica a sud è accessibile dalla corte interna; l’accesso agli altri avviene dalle strade circostanti. Al piano terra i lati più corti sono occupati da uffici e negozi, quelli più lunghi ospitano gli alloggi. Le aree private all’aperto degli appartamenti del piano terra si integrano nel disegno generale dell’ampia corte interna, mentre quelle prospicienti l’ Oerliker Park mantengono le caratteristiche del giardino privato. Il prospetto a sud è tagliato per tutta l’altezza da tre rientranze e il tratto di sette piani dell’edificio è servito da 3 nuclei verticali che collegano 2 appartamenti per volta. La completa trasparenza del fronte sud e le generose dimensioni del loggiato conferiscono agli appartamenti un effetto di grande apertura e luminosità. I 6 piani dell’ala settentrionale sono occupati da alloggi su più livelli, con una zona di soggiorno-pranzo che circonda su due lati la loggia a doppio volume; il lato nord è occupato dalle camere da letto e dai servizi igienici. I volumi corti dell’isolato ospitano una serie di alloggi minimi con ballatoio sul fronte esterno. Le facciate verso la strada sono caratterizzate da alcuni tratti di muratura a vista in conci di laterizio, mentre quelle rivolte verso il parco si distinguono per i tamponamenti leggeri ampiamente vetrati.

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Piante PT P1 Scala 1:500

1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14

Appartamento su due livelli Spazio esterno privato Cortile Ingresso pubblico Appartamento da 3 1/2 stanze Terrazza Giardino Rampe autorimessa Negozio Ufficio Loggia a doppio volume Balcone Appartamento da 2 stanze Ballatoio

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2 10

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3

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Dati di progetto: Dest. d’uso: Alloggi:

106 unità residenziali 2 da 1 stanza (57 m2) 4 da 11/2 stanze (50 m2) 8 da 2 stanze (54 m2) 21 da 2 1/2 stanze (75–85 m2) 8 da 3 stanze (83 m2) 7 da 3 1/2 stanze (88–93 m2) 6 da 4 stanze (110 m2) 40 da 4 1/2 stanze (115–135 m2) 6 da 5 stanze (137 m2) 4 da 5 1/2 stanze 150–157 m2) Altezza interna: 2,40 m Tecnologia: muratura portante con solai in cls. armato Accesso: 2 o 3 per piano e ballatoio Sup. complessiva lorda: 13 560 m2 Sup. fondiaria: 6481 m2 Periodo di costruzione: 07/1999 –10/2000

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Sezione verticale Scala 1:20

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1 Rivestimento in alluminio anodizzato 500/1,5 mm 2 Tende parasole in tessuto, con guida fissa 3 Tenda orientabile 4 Copertura: inverdimento estensivo 50 –70 mm stuoia protettiva in granulato di gomma 15 mm guaina impermeabilizzante polimerobituminosa isolamento termico in schiuma di vetro 140 mm barriera vapore in foglio bituminoso solaio in cls. armato in pendenza 240 –280 mm 5 Corrimano in tubolare di acciaio inox Ø 40 mm 6 Montante in piatto di acciaio zincato ¡ 50/12 mm 7 Pavimento terrazzo: pietra naturale Porto 20 mm

letto di malta 60 mm letto di mastice liquido sabbiato 8 Pavimento appartamento: pietra naturale Porto 20 mm massetto radiante 80 mm stuoia fonoassorbente, 2 strati 40 mm 9 Parete: intonaco grezzo e bianco 15 mm interno, muratura in laterizio 175 mm isolamento termico lana minerale 120 mm intercapedine ventilata 30 mm esterno, muratura in laterizio facciavista ad una testa 140 mm 10 Pavimento camere da letto: linoleum 2 mm massetto radiante 80 mm stuoia fonoassorbente, 2 strati

10

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Edifici in linea a Monaco-Riem Architetti: Fink + Jocher, Monaco di Baviera

A est di Monaco, nei pressi del sobborgo di Riem, circondato dall’area della Fiera, dall’autostrada e dalle linea ferroviaria regionale, sorge questo nuovo complesso di abitazioni per l’edilizia popolare sovvenzionata che contiene 250 appartamenti, un giardino d’infanzia e una autorimessa. Il progetto del comparto è stato realizzato con la collaborazione di tre diversi studi di progettazione; per ottenere una qualità formale omogenea sono state stabilite a priori alcune scelte progettuali, come la tonalità delle superfici intonacate esterne, le tipologie d’appartamento e l’inclinazione delle falde di copertura. I fronti orientati verso le aree verdi interne si caratterizzano per le facciate intonacate di rosso, mentre i prospetti che contengono gli ingressi si connotano per il secondo involucro esterno costituito dalle superfici trasparenti delle logge e dai brise-soleil a protezione delle scale. Gli ingressi sono infatti eccezionalmente esposti a sud, e il motivo va ritrovato nel disegno generale del comparto che prevedeva, a sud di ogni stecca residenziale, la realizzazione di altrettante corti alberate e pavimentate attraverso cui permettere l’accesso alle abitazioni. Per mettere comunque gli abitanti nelle condizioni di sfruttare nel migliore dei modi il lato a mezzogiorno, accanto ad ogni scala gli architetti hanno inserito alcune logge vetrate che funzionano anche da zona di disimpegno antistante l’ingresso. Grazie al tamponamento vetrato scorrevole, le logge possono trasformarsi in balconi aperti o in giardini d’inverno. Il secondo piano è occupato dagli alloggi organizzati su due livelli che fruiscono anche di un ampio terrazzo ricavato su parte della copertura. Le scale interne sono collocate sul fronte nord, in concomitanza delle quali, al piano inferiore, è stata ricavata una cosiddetta switch room che può essere facilmente aggregata indifferentemente ad uno dei due appartamenti adiacenti.

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Planimetria Scala 1:4000 Piante Scala 1:500

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Dati di progetto: Dest. d’uso: Alloggi:

18 + 24 unità residenziali 14 da 3 stanze (71 m2) 14 da 4 stanze (83 m2) 14 da 5 stanze (107 m2) Altezza interna: 2,425 m Tecnologia: muratura portante con solaio in cls. armato Accesso: 2 per piano Sup. complessiva lorda: 2060 + 2748 m2 Sup. fondiaria: sconosciuta Periodo di costruzione: 09/1998 – 01/2000

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1

Sezione verticale Scala 1:20

2

1 Copertura: guaina bituminosa, due strati strato separatore in cartone catramato 1 mm tavolato in faggio 240 mm traverse in faggio 100/180 mm intercapedine ventilata 600 mm lana minerale 2 strati 160 mm barriera vapore in PE 0,2 mm rivestimento in cartongesso, 2 strati 25 mm 2 Terrazza: camminamento in quadrotti di cls. 300/300/4 mm letto di pietrisco, gran. 4 mm stuoia protettiva in gomma granulare 15 mm guaina bituminosa impermeabilizzante, 2 strati pannelli in schiuma rigida di polistirolo in pendenza 60 –240 mm barriera vapore in PE guaina bituminosa impermeabilizzante solaio in cls. armato 180 mm 3 Pavimento interno: linoleum 2 mm massetto cementizio 50 mm foglio separatore in PE pannelli fonoassorbenti in schiuma rigida di polistirolo 60 mm solaio in cls. armato 180 mm 4 Vano scale: tavole in larice e impregnato 28/120 mm correnti squadrati in larice 60/50 mm elemento prefabbricato in cls. 180 mm 5 Montanti in lamellare di larice con velatura 60/160 mm 6 Listelli in larice con velatura 35/35 mm

5 6

3

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Due edifici residenziali a Berlino Architetti: popp.planungen, Berlino

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2

1

Il vuoto rimasto nel fronte di un isolato del quartiere di Prenzlauer Berg è stato colmato con due edifici gemelli di sette piani che insieme al corpo ristrutturato, localizzato nella parte interna dell’isolato, ospitano 33 unità abitative e 7 uffici. Le piante interne, completamente libere, godono della massima libertà dispositiva, anche grazie un sistema flessibile di divisori interni. Il profilo demografico degli abitanti spazia dall’adolescente al pensionato, anche se metà di loro costituisce nuclei familiari di tipo tradizionale. Il primo stralcio dell’intervento era rappresentato da 12 appartamenti da locare, che a causa dell’asimmetrica posizione del vano scale si distinguono in due tipologie di differente grandezza. Il soggiorno che va da un fronte all’altro è orientato sull’asse est-ovest. Nelle vicinanze dell’ampio fronte vetrato il pavimento è sollevato e costituisce una pedana differenziata anche nel rivestimento: un parquet di faggio che contrasta con il pavimento in resina epossidica blu. Questa pedana continua crea un filtro tra lo spazio interno e quello del balcone, spazio che può essere usato anche come zona notte o loggia interna. Una parete divisoria di dieci metri nasconde i volumi della cucina, del bagno e dell’ingresso: è costituita da 12 pannelli impiallacciati in legno di ontano, impacchettabili e pivottanti separatamente. Nel secondo edificio che colma il fronte stradale e che contiene 12 appartamenti di proprietà, le separazioni sono date dai sistemi divisori interni che prevedono anche varie combinazioni di scaffalature e di volumi armadiati. In questi alloggi la pedana forma un angolo ad L, addentrandosi nell’abitazione. Le pareti portanti dei due edifici, trane l’ascensore e la cantina, sono in blocchi di silicato di calcio da 24 cm; i solai alleggeriti sono costituiti da predalles in calcestruzzo armato, con finitura a vista e luci fino a 9,5 m. 10 9 5

Planimetria Scala 1:2500 Varianti planimetriche interne appartamento in locazione Piante Scala 1:250 1 Appartamenti in locazione 6 WC 2 Appartamenti in proprietà 7 Ripostiglio 8 Cucina 3 Edificio interno 9 Estrada interna ristrutturato 10 Estrada esterna / 4 Soggiorno balcone 5 Bagno

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Sezione tipo Varianti planimetriche interne appartamento di proprietà Sezione • Piante Scala 1:250 1 2 3 4 5 6 7 8

Soggiorno Bagno WC Ingresso Cucina »Estrada« interna »Estrada« esterna Guardaroba

Dati di progetto: Dest. d’uso:

24 unità residenziali e 7 unità ad uso ufficio Alloggi: 12 appartamenti in locazione (108 m2 + 78 m2) 12 appartamenti di proprietà (94 m2) Altezza interna: 2,70 m Tecnologia: muratura in blocchi di silicato di calcio con solai alleggeriti in cls. armato Accesso: 2 alloggi per piano Sup. complessiva lorda: 1357 + 1485 m2 Sup. fondiaria: 829 + 460 m2 Periodo di costruzione: 02/1996 – 02/1998, 07/2000 – 09/2001

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Sezione schematica Divisorio di pannelli pivottanti Scala 1:20 Pannelli impiallacciati in legno di ontano 840/2640/22 mm su piatto di acciaio 7 mm verniciato in nero opaco, con cerniera Sottostruttura mobile con guida a pavimento e perno

Sezione verticale della facciata Scala 1:20 1 Brise-soleil: travetti in larice oliato 40/80 mm piatto in acciaio ¡ 15/90 mm saldato sul profilato Å 240 mm 2 Balcone: deck in Bangkirai non trattato 25 mm impermeabilizzazione in fogli di PE isolamento termico 100 mm strato livellante »Perlite« 28 – 58 mm strato separatore, predalles in cls. 200 mm 3 Pavimento interno: resina epossidica colata 5 mm massetto 50 mm strato separatore, stuoia fonoassorbente 30 mm strato separatore, predalles in cls. 200 mm 4 Pavimento dell’»estrada«: parquet in faggio massello impregnato 28 mm massetto 50 mm, strato separatore stuoia fonoassorbente 30 mm strato separatore, predalles in cls. 200 mm 5 Montante del parapetto in piatto di acciaio ¡ 15/90 mm corrente sup. in tubolare di acciaio Ø 66/3 mm maglia in tessuto metallico con sartie di fissaggio

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Isolato urbano a Rotterdam Architetti: KCAP, Rotterdam Kees Christiaanse, Irma van Oort, Hiltje Huizenga

Dati di progetto: Dest. d’uso:

458 unità residenziali 112 alloggi per anziani negozi Tecnologia: cls. armato e muratura in laterizio Alloggi: appartamenti (71–187 m2) alloggi per anziani (80– 110 m2) Altezza interna: 2,40 m Accesso: 3 alloggi per piano a ballatoio singolo Sup. complessiva lorda: 70 000 m2 Sup. fondiaria: 24 240 m2 Periodo di costruzione: 1999–2002

Planimetria

A Rotterdam su un’area di 60.000 m2 è sorto un comparto edilizio che comprende 600 alloggi, 5000 m2 di superfici commerciali, una scuola elementare e vaste zone a verde. Giocando con la modularità degli elementi formali ricorrenti, gli architetti sono riusciti a creare un isolato che contiene una variegata gamma di tipologie e che si distingue per l’elevata qualità dello standard abitativo di carattere prevalentemente urbano. Ognuno dei sedici edifici di 4 e 8 piani presenta una ripartizione interna e un disegno di facciata accuratamente studiati in base all’esposizione solare, alla posizione rispetto alle arterie di maggior scorrimento e alle esigenze particolari degli inquilini. Il rivestimento in blocchetti di klinker di vario colore, è il comune denominatore formale che unisce tutti gli interventi; su questo fondale si gioza la composizione dei prospetti, con una rarefazione o una concentrazione di bovindi, che possono a loro volta assumere le sembianze del balcone o del giardino d’inverno. Gli alloggi per gli anziani sono serviti a due a due da ballatoi di collegamento che utilizzano la stessa struttura portante dei bovindi. L ‘edificio di 8 piani, che si trova nei pressi di un incrocio stradale molto trafficato, è servito da un nucleo di collegamento verticale interno che unisce 3 appartamenti per volta; uno affacciato verso la corte interna, gli altri due con doppia esposizione. La seconda pelle esterna, rappresentata di fatto dal tamponamento dei giardini d’inverno, costituisce un’efficace barriera al rumore. All’interno dell’isolato trovano posto le case a schiera di 4 piani. Qui il bovindo, dimensionato a doppia altezza, serve a proteggere il disimpegno della doppia scala olandese che collega la corte con gli appartamenti del piano superiore; in altri casi costituisce la principale fonte di illuminazione del soggiorno retrostante.

scala 1:5000

A Appartamenti su un piano balcone sul giardino d’inverno B Appartamenti su un piano ballatoio su giardino d’inverno C Appartamenti su due livelli

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Sezioni • Piani tipo Scala 1:400 A Appartamenti su un piano con balcone sul giardino d’inverno B Appartamenti su un piano con ballatoio su giardino d’inverno C Appartamenti su due livelli 1 2 3 4 5

Bovindo/giardino d’inverno Balcone Ballatoio Negozi Ingresso app. su due livelli P2

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Bovindo • Giardino d’inverno Sezioni scala 1:20 1 Trave in acciaio HEA 160 zincato a caldo 2 Muratura faccia vista 100 mm intercapedine ventilata 35 mm isolamento termico in lana minerale 120 mm muratura in blocchi di silicato di calcio 120 mm 3 Infisso scorrevole, vetro temprato 8 mm 4 Pavimento balcone o ballatoio: tavolato in legno 22 mm con sottostruttura impermeabilizzazione in 2 strati pannello in compensato 18 mm legno squadrato 46/96 mm tra le travi in acciaio controsoffitto in pannello composito 12 mm 5 Ventola 6 Controventamento orizzontale in piatto di acciaio

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Complesso residenziale a Ludwigsburg Architetti: Hartwig N. Schneider con Gabriele Mayer, Stoccarda

Planimetria Scala 1:2500 Sezione • Piante P2, PT Scala 1:500 Dati di progetto: Dest. d’uso:

60 unità residenziali 2 autorimesse interrate Alloggi: 13 da 1 stanza (38 m2) 36 da 2 stanze (55–60 m2) 11 da 3 stanze (72 m2) Altezza interna: 2,42 m Tecnologia: muratura portante e solai in cls. armato Accesso: ballatoio, 3 alloggi per piano Sup. complessiva lorda: 7220 m2 Sup. fondiaria: 3874 m2 Periodo di costruzione: 10/1995–06/1997

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Questo complesso realizzato con fondi pubblici si trova al centro di una zona di caseggiati che risalgono agli anni 50. Nonostante l’alta densità abitativa, la disposizione dei nuovi corpi di fabbrica tenta di perpetuare la continuità del tessuto esistente. Le tipologie dei 60 alloggi realizzati sono ritagliate sulle esigenze di una utenza variegata: single, coppie, genitori divorziati con bambini e nuclei familiari tradizionali. Tre corti ad uso semipubblico sono circondate su tre lati dai corpi di fabbrica con geometria ad L, mentre una stecca allungata definisce il confine con un parco pubblico situato più a sud. L’ edificio allungato ospita appartamenti disposti su due piani con ingresso diretto sul fronte nord, mentre l’accesso agli alloggi del secondo piano è garantito da un ballatoio continuo. Gli alloggi affacciati sulle corti interne, con un soggiorno che si allunga per tutta la profondità del volume, godono di un’ampia disponibilità di spazi, consentendo un rapporto visivo con il paesaggio circostante su due o addirittura tre direttrici. Dal punto di vista della percezione volumetrica, l’arretramento dei divisori interni rispetto alla parete esterna, per una distanza pari all’ampiezza di un corridoio, crea un benefico effetto ottico di allargamento dello spazio. Sul fronte esposto ad ovest, in muratura intonacata, le logge sono separate dai soggiorni da un sottile diaframma di infissi scorrevoli, mentre le camere da letto possono essere oscurate con la chiusura di ante di vetro smaltate internamente. Il fronte in questo modo mantiene una tessitura omogenea che non facilita la lettura delle disposizioni planimetriche interne. I cortili, arricchiti con le essenze preesistenti, si aprono verso la strada con ampie scalinate e si collegano a sud con il verde pubblico attraverso alcuni passaggi coperti che attraversano la stecca principale. Il basamento seminterrato, ricavato sotto la superficie dei cortili, contiene due autorimesse ventilate naturalmente. A causa della scarsa portanza del suolo è stato necessario un intervento di sottofondazione con l’impiego di 1100 pali battuti. I volumi in muratura di blocchi alveolari hanno un rivestimento di intonaco minerale arricchito in pasta con pigmenti colorati, che conferisce alla superficie la capacità di variare tonalità con le condizioni luminose ambientali e che crea un netto contrasto con le ampie superfici vetrate del corpo più lungo, protette a sud da una pelle di persiane, scorrevoli e fisse, in legno di cedro non trattato. Le sottili balconate sono realizzate con solette prefabbricate di calcestruzzo armato. Gli infissi in legno e vetrocamera, nelle zone più esposte, sono stati sostituiti con quelli di tipo legno-alluminio.

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bb Sezione verticale facciata ovest Sezione orizzontale su infisso scorrevole in muratura intonacata Scala 1:20 Sezione scala 1:500 Sezione verticale facciata sud Scala 1:20 1 Guida in profilato di alluminio con guarnizioni a spazzola 2 Vetro temprato con faccia interna smaltata 8 mm 3 Telaio in alluminio con ruote di scorrimento 4 Guida in alluminio 5 Parete: intonaco minerale esterno 20 mm blocco in laterizio alveolare 300 mm intonaco interno 15 mm 6 Architrave in laterizio alveolare 300 mm 7 Profilato in alluminio fi 100/50/5 mm 8 Davanzale esterno in alluminio

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Infisso legno-alluminio con vetrata isolante Davanzale interno in pietra ricostruita Pannello in vetro temprato di sicurezza 8 mm Profilo da intonaco in acciaio inox Profilato in acciaio zincato ¡ 60/20/3 mm Profilato in alluminio ∑ 60/30/5 mm Pannello in legno mineralizzato 14 mm Guida superiore delle persiane scorrevoli Guida inferiore Persiana in legno di cedro 58 mm Intonaco interno 15 mm, laterizio alveolare 240 mm isolamento termico in lana minerale 80 mm foglio protettivo (tessuto non tessuto) pannelli di rivestimento in legno di cedro 58 mm 20 Elemento di chiusura in legno 220/48 mm 21 Elemento prefabbricato in cls. colorato in pasta 22 Parapetto in profili di acciaio zincato e verniciato

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Bibliografia

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»archithese«, 4/2003 Wohnbauprogramme / Programmes d‘habitation »arquitectura+tecnología«, 1/2002 densidad /density I »arquitectura+tecnología«, 2/2002 densidad /density II »arquitectura+tecnología«, 1/2003 densidad /density III »arquitectura+tecnología«, 2/2003 densidad /density IV »Baumeister«, 7/2003 Bauen für den Wohnungsmarkt »Detail«, 3/2003 Konzept Wohnungsbau »Deutsche Bauzeitung«, 8/2002 Wohnen auf der Etage »werk, bauen + wohnen«, 6/2001 Wohnen, wohnen /Habitats /Housing »werk, bauen + wohnen«, 10/2002 Stadtvillen, Stadthäuser, Parkhäuser

Autori

Christian Schittich (curatore) Nato nel 1956; corso di laurea in Architettura alla TU München, in seguito 7 anni di pratica professionale, attività di pubblicista; dal 1991 presso la redazione di DETAIL, dal 1992 redattore responsabile; dal 1998 redattore capo; autore e curatore di numerose pubblicazioni e articoli specialistici.

Klaus-Dieter Weiß Nato nel 1951; autore freelance e pubblicista, vive a Minden/Westfalia. Dottorati di ricerca a Monaco e Acquisgrana, attività di docenza e ricerca presso l’Istituto di progettazione e architettura della TU Hannover; corrispondente di »architektur.aktuell« e »werk, bauen + wohnen«. Numerosi articoli e libri sui temi dell’architettura moderna e contemporanea. Dal 1981 autore di pubblicazioni sulla tipologia dell‘edilizia residenziale.

Eberhard Wurst Nato nel 1960; dottorato in architettura e urbanistica; dal 1992 al 1998 collabora con Peter Faller al lavoro di ricerca sulla »Planimetria residenziale«; dal 1992 libera professione di architetto; dal 1998 ricerche, pubblicazioni e conferenze su temi di edilizia residenziale, tecnica delle costruzioni e urbanistica. 2002 incarico di docenza presso la Fachhochschule Konstanz; dal 2003 docente presso la Universität Stuttgart.

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Informazioni di progetto/Architetti Ingo Bucher-Beholz nato nel 1959; 1980 –1985 studi presso la Fachhochschule Biberach; 1990 –1993 proprio studio professionale a Costanza; 1993 –1994 docente presso la FH Biberach; 1999 – 2002 docente presso la FH Konstanz; dal 1993 studio di architettura a Gaienhofen am Bodensee.

Palazzina di abitazioni a Merano Committente: Baugesellschaft Wolkenstein, Merano Architetti: Holzbox Tirol, Innsbruck Anton Höss, Innsbruck Strutture: Vorarlberger Ökohaus, Ludesch Erich Huster, Bregenz

Complesso residenziale a Zurigo Committente: FGZ Familienheim-Genossenschaft, Zurigo Architetti: ARGE EM2N Architetti ETH/SIA Mathias Müller, Daniel Niggli, Zurigo bosshard + partner Baurealisation AG, Zurigo Coordinamento progettuale: Christof Zollinger Collaboratori: Marc Holle, Wolfgang Kessler, Christoph Rothenhöfer ct Bauökonomie AG, Zurigo Strutture calustrozzo: Tragwerk GmbH, Affoltern a. Albis Strutture legno: ARGE Pirmin Jung Ingenieure per Holzbau, Rain; Makiol + Wiederkehr Holzbauingenieure HTL/SISH, Beinwil am See Architetti paesaggisti: Zulauf Seippel Schweingruber, Baden [email protected] http://www.em2n.ch Mathias Müller nato nel 1966; laurea nel 1996 presso la ETHZ; dal 1997/98 nello studio associato EM2N Architetti ETH/SIA. Daniel Niggli nato nel 1970; laurea nel 1996 presso la ETHZ; dal 1997/98 nello studio associato EM2N Architetti ETH/SIA.

[email protected] www.holzbox.at Erich Strolz nato nel 1959; 1980 –1989 studi a Graz e Innsbruck; dal 1993 studio associato con Armin Kathan a Innsbruck. Armin Kathan nato nel 1961; 1981–1998 studi a Vienna e Innsbruck; dal 1993 studio associato con Erich Strolz a Innsbruck.

Committente: GIWOG – Gemeinnützige IndustrieWohnungsaktiengesellschaft, Leonding Architetto: Hubert Riess, Graz Collaboratori: Christoph Platzer Direzione lavori: WAG Linz, Christian Schmied Strutture: Rudolf Prein, Loeben [email protected] Hubert Riess nato nel 1946; 1967–1975 studi di architettura presso la TU Graz; 1976–1977 assistente presso la TU Graz; dal 1985 architetto libero professionista a Graz; 1992 Professore ospite presso la TU München; 1994 Cattedra presso la BauhausUniversität, Weimar.

Palazzina di abitazioni a Dornbirn Committente: I + R Schertler GmbH, Lauterach Architetti: B & E Baumschlager-Eberle, Lochau Coordinamento progettuale: Harald Nasahl I + R Schertler GmbH, Lauterach Collaboratori: Christine Falkner Strutture: Rüsch, Diem, Schuler und Eric Hämmerle, Dornbirn Architetti paesaggisti: Vogt Landschaftsarchitekten, Zürich [email protected] www.baumschlager-eberle.com Carlo Baumschlager nato nel 1956; dal 1985 studio associato con Dietmar Eberle; docente dal 1994. Dietmar Eberle nato nel 1952; dal 1985 studio associato con Carlo Baumschlager; docente dal 1983; dal 1999 Cattedra presso la ETH Zurigo.

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Abitazioni a schiera a Trofaiach

Edificio residenziale e commerciale nei pressi di Copenhagen Committente: TK Development A/S, Danton A/S Architetti: Arkitektfirmaet C. F. Møller, Copenhagen Collaboratori: Anna Maria Indrio, Jørgen Juul, Søren Aagaard, Charlotte Hyldahl, Christian Hanak, Mette HofmannBertelsen Strutture: Søren B. Nielsen Aps, Naestved General contractor: Danton A/S, Randers www.cfmoller.com [email protected] Anna Maria Indrio nata nel 1943; 1965 –1970 studi presso la Kunstakademie Kopenhagen; partner dal 1991 del Arkitektfirmaet C. F. Møller.

Abitazioni a torre a Costanza Committente: Bauherrengemeinschaft Bismarcksteig, Costanza Architetti: Ingo Bucher-Beholz, Gaienhofen Collaboratori: Andy Brühlmann, Jo Zanger, Tom Klettner Strutture: Ingenieurbüro Olaf Leisering, Costanza General contractor: Friedrich Wieland GmbH & Co. KG, Singen

Complesso residenziale a Tokio

General contractor: Bouygues SA, Parigi

Committente: The Urban Development Corporation Architetti: Riken Yamamoto & Field Shop, Yokohama Strutture: Takumi Orimoto Structural Engineer & Associates + Urban Development Corporation + JV of Mitsui Sumitomo, Konoike + Dai Nippon Construction General contractor: JV of Mitsui Sumitomo, Konoike, e Dai Nippon Construction

[email protected]

[email protected] www.riken-yamamoto.co.jp/ Riken Yamamoto nato nel 1945; 1968 Bachelor presso la Nihon University; 1971 Master presso la Tokyo National University of Fine Arts and Music; dal 1973 proprio studio professionale: Riken Yamamoto & Field Shop.

Jacques Herzog nato nel 1950; 1975 Laurea in architettura presso la ETH Zürich; dal 1978 proprio studio con Pierre de Meuron; dal 1999 Cattedra presso la ETH Zürich, ETH-Studio Basel; dal 2002 Cattedra presso ETH-Studio Basel/Institut Stadt der Gegenwart.

Edificio di abitazioni a patio ad Amsterdam Committente: Bouwbedrijf m.j. de Nijs en Zonen bv Architetti: MAP Arquitectos, Josep Lluís Mateo, Barcellona Strutture: Ingenieursgroep van Rossun, Almere [email protected] www.mateo-maparchitect.com Josep Lluís Mateo nato nel 1949; 1973 diploma di architettura presso la Escuela Téchnica Superior de Arquitectura (ETSAB) di Barcellona; 1976 docente presso la ETSAB; nel 1991 fonda lo studio di architettura MAP Arquitectos a Barcellona; 1994 dottorato preso la ETSAB; dal 1994 Cattedra presso la ETSAB; Professore ospite in vari atenei, tra gli altri presso UP8 (Paris 1987), OAF Oslo Arkitektforening (Oslo 1990), e ETH Zürich (1993 –1995).

Megastruttura residenziale a Gifu Committente: Gifu Prefecture Architetti: Kazuyo Sejima and Associates, Tokio, con Yamasei Sekkei, Gifu Strutture: O.R.S. Office, Tokio General contractors: Usami-Gumi (1° Str.), Gifu; Tsuchiya-Gumi (2° Str.), Gifu Kazuyo Sejima 1981 diploma presso la Japan’s Women University; nel 1987 fonda lo studio di architettura Kazuyo Sejima & Associates, Tokio; nel 1995 fonda il SANAA con Ryue Nishizawa; dal 2000 Professore ospite presso la ETH Zürich; attualmente Cattedra presso la Keio University.

Pierre de Meuron nato nel 1950; 1975 Laurea in architettura presso la ETH Zürich; dal 1978 proprio studio con Jacques Herzog; dal 1999 Cattedra presso la ETH Zürich, ETH-Studio Basel; dal 2002 Cattedra presso ETH-Studio Basel/ Institut Stadt der Gegenwart.

Committente: Régie Immobilière de la Ville de Paris Architetti: Herzog & de Meuron, Basilea Team di progettisti: Andrea Bernhard, Béla Berec (modello), Christine Binswanger, Jacques Herzog, Robert Hösl, Sacha Marchal, Mario Meier (consulente per le strutture), Pierre de Meuron Direzione lavori: Cabinet A. S. Mizrahi, Parigi

Committente: Heimag München ZF Generalbau München Architetti: Rohnke Hild und K Andreas Hild, Dionys Ottl, Tilmann Rohnke, Monaco di Baviera Collaboratori: Nina Grosshauser Strutture: Stegerer und Zuber, Monaco di Baviera [email protected] www.hildundk.de

Abitazioni in linea a Monaco Committente: Bauland GmbH München Architetti: meck Architetti, Monaco Collaboratori: Peter Fretschner, Peter Sarger, Wolfgang Amann Strutture: Ingenieurbüro Haushofer Tragwerk & Plan GmbH, Markt Schwaben [email protected] http://www.meck-architekten.de

Edifici residenziali a Parigi

Due edifici residenziali a Monaco

Andreas Hild nato nel 1961; 1988 Laurea presso la TU München; dal 1998 Hild und K Architekten in società con Dionys Ottl; dal 2001 associazioni temporanee con Tilmann Rohnke; 2003 – 2004 Professore ospite presso la HfbK Hamburg. Dionys Ottl nato nel 1964; 1995 Laurea presso la TU München; dal 1999 partner di Hild und K; dal 2001 associazioni temporanee con Tilmann Rohnke. Tilmann Rohnke nato nel 1961; 1986 Laurea presso la ETH Zürich; dal 1992 proprio studio professionale a Monaco di Baviera; dal 2001 associazioni temporanee con Hild und K.

Andreas Meck nato nel 1959; 1985 Laurea presso la TU München; borsa di studio DAAD Architectural Association London, Graduate Diploma nel 1987; dal 1989 proprio studio a Monaco di Baviera; dal 1998 Professore di Progettazione e tecnologia dell’edilizia, FH München; dal 2001 meck architekten.

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Collaboratori (es.): Matthias Goetz, Michaela Busenkell, Christoph Engler, Brigitte Moser Coordinamento progettuale (d.l.): Werner Schad Collaboratori (d.l.): Susanne Frank Strutture: Ingenieurbüro Schittig, Ingolstadt

Degelo; Professore ospite presso la EPFL Lausanne e la ETH Zürich; dal 2003 docente presso la Hochschule für Technik und Architektur, Lucerna. Heinrich Degelo nato nel 1957; studi di architettura d’interni e design industriale presso la Schule für Gestaltung, Basilea; collaboratore presso lo studio Herzog & de Meuron, Basilea; dal 1988 studio con Meinrad Morger.

Edificio residenziale a Madrid Committente: Empresa Municipal de la Vivienda Ayuntamiento de Madrid Architetti: Matos-Castillo Arquitectos, Madrid Strutture: Valladares Ingenieros, Madrid General contractor: IMASATEC.S.A, Madrid

Benjamin Theiler nato nel 1970; studi di architettura presso la ETH Zürich; partner dal 2002 presso Morger & Degelo.

Edifici residenziali in linea a Potsdam

Edificio residenziale a ballatoio a Ingolstadt

[email protected] www.becher-rottkamp.de

[email protected] Alberto Martínez Castillo nato nel 1960; dal 1985 studio associato con Beatriz Matos Castaño; dal 1987 Professore presso la E.T.S. of Architecture in Madrid. Beatriz Matos Castaño nata nel 1954; dal 1985 studio associato con Alberto Martínez Castillo; dal 1989 Professore presso la E.T.S. of Architecture e la European University C.E.E.S, Madrid.

Committente: Gemeinnützige WohnungsbauGesellschaft Ingolstadt GmbH Architetti: Beyer + Dier, Ingolstadt Collaboratori: Rosmarie Probeck Strutture: Grad Ingenieurplanungen, Ingolstadt [email protected] Franz Beyer nato nel 1961; 1981–1986 studi di architettura presso la FH München; 1986 –1989 studio di ingegneria e progettazione; 1989 –1991 proprio studio di architettura; dal 1991 studio associato con Detlef Dier.

Abitazioni in linea a Basilea Committente: Anlagestiftung Pensimo Management AG Zürich Architetti: Morger & Degelo Architetti BSA SIA, Meinrad Morger, Heinrich Degelo, Benjamin Theiler, Basilea Collaboratori: Dagmar Strasser, André Buess General contractor: Mobag AG, Allschwill [email protected] Meinrad Morger nato nel 1957; studi di architettura presso la HTL Winterthur; dal 1988 studio associato con Heinrich

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[email protected] www.meck-Architetti.de

Committente: Deutschbau ImmobilienDienstleistungen GmbH Architetti: Becher + Rottkamp, Berlino Collaboratori: Horst Schönig (capo-progetto fase definitiva), Patrick Roos (capo-progetto fase esecutiva) Strutture: HEG Beratende Ingenieure, Berlino Architetti paesaggisti: Heiner Wortmann, Lüdinghausen General contractor: Wiemer & Trachte AG, Potsdam

Andreas Becher nato nel 1960; 1988 Laurea presso la Universität-GH Paderborn; 19891991 borsa di studio Fulbright, USA: Virginia Polytechnic Institute Blacksburg, USA; fonda nel 1993 lo studio Becher + Rottkamp Architekten. Elmar Rottkamp nato nel 1963; 1987 Laurea presso la Universität-GH Paderborn; 1988 –1990 Universität Dortmund; fonda nel 1993 lo studio Becher + Rottkamp Architekten.

Andreas Meck nato nel 1959; 1985 Laurea presso la TU München; borsa di studio DAAD Architectural Association London, Graduate Diploma 1987; dal 1989 proprio studio a Monaco di Baviera; dal 1998 Professore di Progettazione e tecnologia dell‘architettura, FH München; dal 2001 meck architekten.

Complesso residenziale ad Hannover Committente: Gesellschaft für Bauen und Wohnen mbH, Hannover Architetti: Fink + Jocher, Monaco di Baviera Collaboratori: Ivan Grafl (coord. progettuale), Rüdiger Krisch, Ulrike Wietzorrek Archietti paesaggisti: Landschaftsarchitektur Diekmann, Hannover General contractor: Phillip Holzmann AG, Hannover [email protected] www.fink-jocher.de

Detlef Dier nato nel 1961; 1983 –1989 studi di architettura presso la FH München; dal 1991 studio associato con Franz Beyer; 1990 –1994 docente presso la FH München, dal 1995 docente presso la TU Stuttgart.

Dietrich Fink nato nel 1958; 1984 Laurea presso la TU München; 1987–1988 studio associato con Karlheiz Brombeiß e Nikolaus Harder; dal 1991 studio con Thomas Jocher, dal 1999 Cattedra presso la TU Berlin.

Complesso residenziale a Ingolstadt Committente: Gemeinnützige WohnungsbauGesellschaft GmbH, Ingolstadt Architetti: meck Architetti, Monaco di Baviera Progetto esecutivo e dir. lavori: con Klaus Greilich (es.) und Stephan Köppel (d.l.), Monaco di Baviera

Thomas Jocher nato nel 1952 a Benediktbeuren; 1980 Laurea presso la TU München; dal 1991 studio con Dietrich Fink; dal 1997 Cattedra presso la Universität Stuttgart.

Nikolaus Harder; dal 1991 studio con Thomas Jocher, dal 1999 Cattedra presso la TU Berlin.

Strutture: Ingenieurs bureau Zonneveld b.v, Rotterdam

Thomas Jocher nato nel 1952 a Benediktbeuren; 1980 Laurea presso la TU München; dal 1991 studio con Dietrich Fink; dal 1997 Cattedra presso la Universität Stuttgart.

[email protected] www.kcap.nl

Isolato urbano a Zurigo Committente: Credit Suisse Real Estate Management, Zurigo Architetti: Martin Spühler, Zurigo General contractor: Batigroup AG Generalunternehmung, Zurigo Strutture: Proplaning AG, Basilea www.spuehler.ch [email protected] Martin Spühler nato nel 1942; 1963 –1967 studi di architettura presso la Akademie der Bildenden Künste, Vienna; 1967 Laurea e esame di stato, Master examination award; dal 1978 proprio studio a Zurigo.

Kees Christiaanse nato nel 1953; 1988 Laurea presso la TU Delft; dal 1996 Cattedra presso la TU Berlin; dal 1989 prorpio studio a Rotterdam: Kees Christiaanse Architects & Planners KCAP; fonda nel 1990 ASTOC, Colonia; dal 2003 Cattedra presso la ETH Zürich. Irma van Oort nata nel 1965; 1991 Laurea presso la TU Delft; dal 1992 presso KCAP, dal 1998 come direttore e partner. Ruurd Gietema nato nel 1964; 2002 Laurea presso la TU Delft; dal 1996 presso KCAP; dal 2002 come Partner.

Due edifici residenziali a Berlino Committente: Wolfram Popp, Berlino Architetti: popp.planungen, Berlino Collaboratori: Gregor Siber Strutture: Johann Schneider, Berlino

Han van den Born nato nel 1958; 1987 Laurea presso la TU Delft; dal 1998 presso KCAP; dal 2002 come direttore e partner.

[email protected] www.popp-planungen.de Wolfram Popp nato nel 1957; studi da autodidatta riconosciuti presso la TU-Stuttgart con la qualifica di Dipl. Ing.; 1984– 1986 scenografo cinematografico; 1991–1994 Laurea in filosofia presso la FU-Berlin; 1996 docente presso la Bauhaus-Universität Weimar; dal 1994 studio popp.planungen, Berlino; attualmente professore ospite presso la TU-Berlin.

Edifici in linea a Monaco-Riem Committente: GEWOFAG München Architetti: Fink + Jocher, Monaco di Baviera Collaboratori: Markus Dobmeier (coordinamento progettuale), Silvia Braun, Uli Kostka, Erika Mühlthaler, Christian Ruhdorfer Architetti paesaggisti: Berger + Reitsam, Freising Strutture: Ingenieurbüro Hingerl, Monaco di Baviera [email protected] www.fink-jocher.de Dietrich Fink nato nel 1958; 1984 Laurea presso la TU München; 1987–1988 studio associato con Karlheiz Brombeiß e

Complesso residenziale a Ludwigsburg Committente: Wohnungsbau Ludwigsburg GmbH, Ludwigsburg Architetti: Hartwig N. Schneider con Gabriele Mayer, Stuttgart Coordinamento progettuale: Andreas Gabriel, Ingo Pelchen Collaboratori: Franz Lutz Strutture: Hans-Walter Jäger, Ludwigsburg [email protected] www.hartwigschneider.de

Isolato urbano a Rotterdam Committente: Stadstuinen CV, Estrade Wonen, Leyten & Partners, Woonzorg Architetti: KCAP, Rotterdam Kees Christiaanse, Irma van Oort, Hiltje Huizenga

Hartwig N. Schneider nato nel 1957; 1977–1984 studi di architettura presso la Universität Stuttgart e l‘Illinois Institute of Technology di Chicago, USA; fonda nel 1990 il proprio studio di architettura, collabora con Gabriele Schneider; 1991–1994 docente presso la Universität Stuttgart; 1998 docente presso la TU Berlin; dal 1999 cattedra presso la RWTH Aachen.

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Indice delle illustrazioni

Gli autori e l’editore ringraziano tutti coloro che, attraverso la concessione in uso delle immagini originali, dei diritti di riproduzione e la fornitura di informazioni, hanno contribuito alla realizzazione di quest’opera. Tutti i disegni contenuti in quest volume sono stati eseguiti appositamente. Le fotografie non documentate provengono dagli archivi degli architetti dall’archivio della rivista »Detail«. Nonostante i considerevoli sforzi compiuti in tal senso, non è stato possibile risalire ad alcuni degli autori delle fotografie e delle illustrazioni, i cui diritti d’autore sono tuttavia tutelati. Ringraziamo i lettori per le eventuali informazioni che vorranno trasmetterci in proposito.

• Schneider, Uwe Lukas, Monaco: p. 120 –123 • Schuster, Oliver, Stoccarda: p. 35 • Shinkenchiku-sha, Tokio: p. 81– 85 • Simon, Isabel, Berlino: p. 157 • Spiluttini, Margherita, Vienna: p. 96 –103 • Suzuki, Hisao, Barcellona: p. 114– 117 • ’t Hart, Rob, Rotterdam: p. 42, 162 • Tessaro, Manuela, Bolzano: p. 54–57 • van der Vlugt, Ger, Amsterdam: p. 93 • Vile, Philip/Haworth Tompkins, Londra: p. 11 • Walti, Ruedi, Basilea: p. 118 –119

Da pubblicazioni e riviste: Da fotografi, archivi fotografici e agenzie: • Autorengruppe Wohnungsbau: Hertelt, Raith, van Gool:, Karlsruhe: p. 29 • Blee, Sarah, Anversa: p. 39 • Dittmann & Dittmann, Ebenhausen: p. 129, 131, 133 • Fabijanic, Damir, Zagabria: p. 62– 64, 66 – 67 • Frederiksen, Jens, Copenhagen: p. 76 –77 • Halbe, Roland/artur, Colonia: p. 164, 167 • Heinrich, Michael, Monaco: p. 105–108, 110 –112, 134–135 • Henz, Hannes, Zurigo: p. 47, 48, 51, 52– 53 • Hoch, Giorgio, Zurigo: p. 142– 145, 147 • Horn, Peter C., Stoccarda: p.148 –149 • Hueber, Eduard, New York: p. 10, 37, 58–59, 61 • Hurnaus, Hertha, Vienna: p. 41 • Kaltenbach, Frank, Monaco: p. 163 • Kandzia, Christian, Stoccarda: p. 166 • Kasper, Guido, Costanza: p. 71–72, 74–75 • Kiwitt, Stephanie, Lipsia: p. 34 • Malagamba, Duccio, Barcellona: p. 86 – 88, 95 • Meyer, Stefan, Berlino: p. 155, 156 in alto, 158 • Müller, Stefan, Berlino: p. 125, 127 • Ohashi, Tomio, Tokio: p. 78 –79 • Roth, Lukas, Colonia: p. 137–141 • Scagliola, Daria, Rotterdam: p. 92 • Schittich, Christian, Monaco: p. 8, 26, 60, 109, 113

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• Benevolo, Leonardo, Die Geschichte der Stadt, Frankfurt 1983, pag. 932: pag. 18 in basso • Hartmann, Monika, Koblin, Wolfram, selber + gemeinsam planen, bauen, wohnen, München 1978, pag. 42: pag. 22 • »Highrise of Homes« SITE, New York 1982, pag. 56/57: pag. 12; pag. 42: pag. 23 • Klotz, Heinz (a cura di), Vision der Moderne, München 1986, pag. 351: pag. 21 • Le Corbusier, La ville radieuse, Paris 1964, pag. 292: pag.18 in alto; pag. 247: pag. 19 • Peichl, Gustav, Wiener AkademieReihe (a cura di), Wiener Wohnbau Beispiele, Wien 1985, pag. 58: pag. 20 • Ragon, Michel, Wo bleiben wir morgen?, München 1963, pag. 93: pag. 25 • Schader-Stiftung (a cura di), wohn:wandel. Szenarien, Prognosen, Optionen zur Zukunft des Wohnens, Darmstadt 2001, pag. 280: pag. 28 • Schulze-Fielitz, Eckhard, Stadtsysteme I, Stuttgart 1971, pag. 58: pag. 24

Fotografie introduttive in b/n: pag. 8: complesso residenziale per donne a Kumamoto, Prefettura di Kumamoto, Giappone, Kazuyo Sejima and Associates, Tokio; pag. 12: »Highrise of Homes«, SITE, New York; pag. 26: complesso residenziale a Innsbruck; Georg Driendl, Vienna

Fotografia di copertina: Isolato urbano a Zurigo Architetti: Martin Spühler, Zurigo Foto: Peter C. Horn, Stoccarda