Albrecht Dürer teorico dell'architettura. Una storia italiana 8822247655


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Albrecht Dürer teorico dell'architettura. Una storia italiana
 8822247655

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ACCADEMIA T OSCANA DI SCIENZE E LETTERE «LA COLOMBARIA»

«STUDI>> CLXXXI

GIOVANNI MARIA FARA

ALBRECHT DÙRER TEORICO DELL'ARCHITETTURA UNA STORIA ITALIANA

FIRENZE LEO S. OLSCHKI EDITORE

MCMXCIX

ISBN 88 222 4765 5

a mia madre, ' con un po di ritardo

«Virtus namque manet Dureri, atque inclita fama, Splendebunt donec sidera clara polo» Willibald Pirckheimer, Elegia in obitum A/berti Dureri, 1528.

«Ii gran Durer fu pria da Norimbergo Che tal arte trovò, e al lui essempio Studian tutti !or opre conformare» Giovanni Paolo Lomazzo, Rime, 1587.

AVVERTENZA

Le traduzioni dalla lingua di Durer sono state condotte, se non altri­ menti specificato, da chi scrive. Le trascrizioni dal tedesco antico che pre­ cedono le traduzioni sono ancora di chi scrive per quanto riguarda i trattati pubblicati nel XVI secolo, mentre, per quelle dai manoscritti, si è seguito la lezione stabilita da Hans Rupprich, alla quale si è sempre fatto riferimento nella nota corrispondente. Le illustrazioni a corredo dello studio sono segnate con numeri arabi, le xilografie del trattato dureriano di architettura militare con nuovi numeri romani.

-8 -

PREMESSA

Di solito, quando si pensa ad Albrecht Diirer, subito si tende a ram­ mentarne i dipinti e il gran numero delle incisioni. Ad una riflessione più attenta, si recupera la sua attività di teorico della pittura e delle propor­ zioni umane. Più di rado, infine, viene ricordato autore di un trattato di architettura militare. Oggetto di questo studio è il trattato di architettura militare. Se ne è data una trascrizione, condotta su un esemplare della editto pn"nceps, e, a fronte, la prima versione italiana. Un lungo saggio, che non vuole essere soltanto una semplice introduzione, precede la trascrizione e la versione, e dà il titolo a tutto il volume. Credo vada un poco spiegato. Si fa riferimen­ to a Diirer teorico dell'architettura in genere, e non soltanto di quella mi­ litare, poiché si

è

tentato di inserire il trattato nell'ambito più vasto dell'at­

tività dell'artista. Per comprenderlo, infatti, lo si è dapprima avvicinato alle altre due opere teoriche, dedicate alla geometria e alle proporzioni umane; in seguito sono stati considerati altri interessi architettonici diireriani che avevano preceduto la stesura del trattato. Un metodo di ricerca a prima vi­ sta abbastanza logico, ma non molto seguito. Per riassumere, si

è cercato di

recuperare all'attenzione degli storici dell'arte un particolare momento del­

la carriera di un grande artista, per lungo tempo esclusivo campo di ricerca dei militari. Uno dei desideri di chi scrive è proprio quello, un giorno, di riuscire a mettere ordine e a dare un senso al gran numero di studi d'architettura di Diirer. Non solo, certo, quelli dei trattati, ma anche quelli dispersi sulle incisioni, dipinti in alcune tavole, e presenti in molti disegni e co­ dici (e quindi dall e digressioni sugli ordini architettonici all'architettura per le città, all'arco trionfale di Massimiliano, agli excerpta sui templi vi­ truviani, alle regole di costruzione dei tetti nelle abbazie) . n lettore do­ vrà allora considerare questo libro come un primo tentativo di avvicinare una tanto vasta materia. Ecco che credo di averne così spiegato la prima patte del titolo. La seconda parte, molto semplicemente, vuole rendere evidente il profondo legame che univa Diirer all'Italia e all'arte degli ita-9-

PREMES S A

liani. Lo Schlosser, nella Kunstliteratur, aveva paragonato l'attività di teorico di Albrecht alla consistenza di un piccolo ponte gettato da una realtà ancora tardo-gotica verso la forma ideale classico-italiana. L'architettura militare svolse un ruolo importante nell'irrobustire questo ponte, sul quale passeranno poi generazioni di artisti. Infatti, come nella pittura, così anche nella scienza delle fortificazioni gli italiani avevano raggiunto un'altezza classica, che non poteva fare a meno di impressio­ nare ancora una volta Di.irer. Nel corso del saggio si è cercato di rendere evidente, attraverso nuovi e necessari riscontri, la natura di tale legame. Inoltre, qui da noi, durante il Cinquecento, il trattato conobbe una spe­ ciale fortuna, probabilmente favorita dalla presenza, fin dal1535, di una preziosa versione latina. Si può arrivare a sostenere, ed è ciò che io ho fatto, che gli italiani leggessero Di.irer teorico delle fortificazioni perché ne riconoscevano subito l'inconfondibile origine italiana. Ecco, allora, che la storia italiana della seconda patte del titolo va intesa anche come la possibile lente attraverso cui guardare tutta la vicenda del trattato. Una lente, lo ammetto, probabilmente molto particolare, ma che serve a comprendere con una buona approssimazione tutta la storia di Di.irer teorico dell'architettura. Infine, mi sia consentito di fare alcune considerazioni generalissime sulle difficoltà e i problemi che si incontrano nello studiare un così gran­ de artista, sul quale, da molti secoli ormai, un gran numero di uomini, e alcuni di essi molto importanti, ha scritto. La prima sensazione è quella di avere a che fare con una bibliografia oramai incontrollabile, sulla quale, probabilmente, ben presto sarà umanamente impossibile riuscire ad avere una visione abbastanza chiara e netta. La monumentale Durer-Bibliogra­ phie di Matthias Mende, del 1971, comprendeva l02 71 voci. Ebbene, non ho un'idea precisa, ma credo che nello spazio di circa trenta anni le voci siano aumentate più o meno di un terzo. Naturalmente ciò non è avvenuto in tutte le direzioni. Per esempio, dalla lettura di questo stu­ dio, si può desumere che si è continuato a prendersi poca cura del trat­ tato di architertura militare. Eppure, anche in presenza di un interesse specifico, ho dovuto fare i conti con il problema di una tanto imponente bibliografia. Uno dei criteri che ho adottato è stato quello, abbastanza ov­ vio, di selezionare gli studi precedenti. Fra questi, credo di poter dire che hanno rivestito un interesse particolare - oltre, come è naturale, a tutte le testimonianze di Di.irer- le opere di Emi! Reicke, Hans Rupprich, ed Erwin Panofsky, nel nostro secolo veri e propri custodi della memoria di.ireriana. Se solo una patte, anche minima, dell'insegnamento di così grandi uo-10 -

PREMESSA

mini trasparirà dalla lettura delle pagine seguenti, ritengo che avrò soddi­ sfatto una delle principali aspirazioni che mi ero posto quando ho deciso di intraprendere un tale studio. Alcune persone hanno notevolmente contribuito a questo volume, ed è mio desiderio qui ringraziarle. n professore Francesco Adorno, presidente dell'Accademia Toscana di Scienze e Lettere ORER, 197 1 ), e due brevi saggi sul trattato (RE.rrzENSTEI N, 1 97 1 a, pp. 1 7 8- 1 92; RE.rrzEN STEIN , 1 97 1 b, pp. 3 55-362). Nonostante questi contributi mancava a tutt'oggi sia un'e­ dizione critica moderna cui f� riferimento per il tranato, sia uno studio sistematico su Di.irer teorico delle fortificazioni che metta in luce le influenze che può aver subito. Per una bibliografia degli scritti su Dilrer architetto militare si veda MENDE, 1 97 1, pp. 483 -488. Gli studi successivi più impattanti, invero molto pochi, sono sUlti segnalati nel corso dd presente saggio. ' Si tratta di quattro volumi che contengono più di 700 fogli e pezzi di carta di vario tipo, composti in date diver.;e, e versioni manoscritte per alcune parti dei trattati. Interposti ad essi vi sono anche pochi fogli non autotografi, ma comunque da Dilrer conservati fra le sue catte per­ sonali. I volumi dei manoscritti, passati fra le catte di Pirckheimer alla molte di Albrecht, sono giunti in Inghilterra in seguito alla vendita del nucleo centrale della biblioteca di Pirckheimer compiuta dagli lmhoff di Norimberga nel maggio 1 63 6. L'acquirente, per la somma di 3 50 Reich­ thaler, fu Thomas Howard, il duca di Arundd, l'ambasciatore britannico alla corte di Vienna (si veda, per le varie vicissitudini della vendita, HOWARTH, 198�. pp. 1 54-1 55, e Thomas Howard.. . , 1 985, p. 40) . In seguito alla vendita della collezione Arundel, alla fine dd Seicento, i volumi ma­ noscritti, oramai in Inghilterra, furono acquistati da Hans Sloane, grazie al quale giunsero alla British Library (Add. 5228, 5229, �230, n3 1 ) . Dalla metà dell'Ottocento in poi, la British Li­ brary è diventato il luogo di elezione per coloro che desiderano studiare Diirer teorico dell'arte. n primo a far menzione, sia pure molto rapida, di questi codici fu William Bell nel 1 859, seguito da Albett von Zahn nel 1 866 e nel 1 868. Hans Rupprich, all'interno della sua opera dedicata ai manoscritti dUreriani, ne ha dato la trascrizione corretta e completa, cui fanno riferimento tutti gli studiosi di Dilrer. I fogli in relazione al trattato di fortificazione sono contenuti nel codice Add. 5229, ai fogli 1 -49 e 62v. Rupprich ( 1 956- 1 %9, III, pp. 3 85-422) ha diviso le varie parti in base agli argomenti di cui si compone il trattato. I fogli vengono datati fra la fine del 1 525, cio< subito dopo la pubblicazione della Underweysung, e la metà dd 1 527, cio< circa tre mesi prima della pubblicazione dell'opera. Nel foglio 22r compare l'intestazione di una lettera di Dù­ rer con la data 16 giugno 1 5 2 7 , che rivela come, in un tempo così avanzato, lavorasse ancora alla stesura del tra!Ulto. Nel corso dd testo, quando mi è sUllo possibile, ho cercato di rilc:vare le dif­ ferenze e le incongruenze rispetto alla versione a sUlmpa.

-15-

L UN TRATTATO ciN ATIESO•

Ferdinando, la cui arme occupa il frontespizio5 (xii. 1). Fratello dell'impe­ ratore Carlo V, regnava sui territori di Austria e Ungheria, all'epoca diret­ tamente confinanti con le province europee dell'impero turco di Solimano il Magnifico. Di solito questo fatto viene usato, con qualche esagerazione, per spiegare la natura presunta del volume. Si tende cioè a considerarlo uno scritto d'occasione, strettamente legato all'incombente pericolo turco. In realtà Albrecht, come altri tedeschi del tempo, aveva, già da molti anni , una chiara percezione della minaccia dell'Oriente ottomano. Nel 1 522 due suoi amici, il consigliere imperiale Wolf von Rogendorf6 e il matematico e ingegnere militare Johann Tschertte,7 fanno parte di una commissione in­ caricata di studiare i necessari adeguamenti difensivi di Norimberga in pre­ visione del pericolo di invasione da parte dei turchi. La rovinosa sconfitta subita a Mohacs il 29 agosto 1 526 dall'esercito ungherese per mano di quello di Solimano, e la conseguente dieta imperiale che viene convocata ad Augusta l'anno successivo, sono i due eventi che accompagnano la ste­ sura del testo e la composizione delle tavole dell'opera di Diirer. Per certi versi si può anche sostenere che il trattato si inserisca fra gli altri scritti di­ rettamente collegati alla minaccia turca pubblicati in quel tempo in Germa­ nia e dedicati proprio a Ferdinando (si pensi, per esempio, alla Oratio pro­ treptica del 1 527 del consigliere imperialeJohannes Cuspinianus, con la de­ scrizione della strage di Mohacs e del triste destino toccato alle genti d'Un­ gheria). La dedica a Ferdinando del trattato trova dunque giustificazione nel clima di attesa della possibile invasione turca (che origina anche, nel 1 529, le due famose prediche di Lutero stampate a Wittemberg: Vom kn'e­ ge widder die Tiircken, in aprile, e Eine Heerpredigt wzdder den Tiircken, in ottobre).8 Albrecht vuole fornire validi strumenti di difesa a Ferdinando, i cui territori sono direttamente minacciati dalla potenza di Solimano. Que­ sta interpretazione trova conferma nelle parole con cui inizia l'opera:

Nach dem sich itzt pey

' Per

unsem

zeyten fil

fremder s a ch begeben, gedunckt

uno studio sull'arme (xii. Il, con la sua dettagliata spiegazione,

si veda NEUBECKER,

1 97 1 . Anche nd congedo dal lettore Diirer si rivolge a Ferdinando (c. Fijv ) .

• Wolf von Rogendorf, insieme al fratello Wilhelm, è ricordato d a Diirer n d diario dd viag­ gio nei Paesi Bassi. I due fratelli lo invitano a pranw durante il suo secondo soggiorno ad An­ versa, nd settembre dd 1 520, e Albrecht intaglia il loro stemma su una tavoletta di legno (Do!tER, 1995 , p. 8 1 ). L'unico esemplare dcll'incisione viene conservato presso il Germanisches National­ museum di Norimberga (STRAUSS, 1 980, n. 1 9 3 ) .

7 Per ulteriori approfondite notizie s u Johann dice, p. 79. s

Tschertte, s i veda

LtJTHER, 1 909, p p . 1 07 - 1 8 9 .

- 1 6-

il paragrafo

I dcll'appen­

l. UN TRATTATO • I N ATTESO.

mich von nÒten sein zii bedencken, wie befes tigung gepaut, daratill sich Kt'inig, Fùrsten, Herrn, und Stett verwaren mòchten; nit allein das ein Christ vor dem an­ dem beschutzet sonder auch die lender, so dem Tùrcken gelegen sind, sich vor des selben gewalt und geschoE erreten mòchten (c. Aij) [Poiché ora, nel nostro tempo si manifestano molte cose prima sconosciute, mi sembra necessario riflette­ re su come una fonificazione deve essere costruita, con cui possano difendersi re, principi, signori e città; non solo perché un cristiano sia protetto da un altro, ma, piuttosto, che anche i paesi che si trovano vicino al Turco, siano difesi dalla sua potenza e dai suoi proietti]. n grande pericolo turco può essere stato l'evento che ha spinto Dii.rer alla pubblicazione del trattato sulle fortificazioni prima di quello sulle pro­ porzioni del corpo umano. n contenuto dell'opera, però, rivela una matu­ razione lenta, che occupava già da tempo il suo animo. Gli interessi architettonici e militari di Diirer risalgono a diversi anni addietro. Già in documenti del 1 5 1 7 risulta svolgere il mestiere di architet­ to, fornendo pareri e progetti sulla costruzione del tetto della chiesa del convento di Gnadeberg 9 Fra il 1 5 1 7 e il 1 5 1 8 viene pubblicata la prima edizione della grande xilografia dell'Arco tnòn/ale, che segna un notevole punto di partenza negli interessi artigliereschi di Diirer, cui seguiranno, su­ bito dopo, l'acquaforte del Grande cannone (fig. 3 2 ), e, nel 1 5 2 1 , la visita ad Anversa al laboratorio del fonditore imperiale Hans Poppenreuther. Queste esperienze confluiranno nell'ultima parte del trattato, con la xilo­ grafia del cannone e dell'argano. Nel 1 5 1 9, poi, durante un breve viaggio compiuto in Svizzera insieme a Willibald Pirckheirner e Martin Tucher, Diirer registra in uno schizzo a penna le forti impressioni che gli hanno su­ scitato la potenza delle nuove artiglierie: la vecchia fortezza di Hohena­ sperg sta ineluttabilrnente crollando sotto l'incalzare dei colpi d'artiglie­ ria 10 (fig. 1 ). Non se ne dimenticherà mai più: il libro sulle fortificazioni inizia proprio con il ricordo delle distruzioni della guerra, che accadono

9 Altre notizie sugli interessi d'architettura di Diin:r sono contenute nd paragrafo l'appendi,.,, p. 80.

II

dd­

IO fl foglio (fig. 1), a penna e inchiostro marrone SU carta grezza , illustra un fartO stOriCO ralrnente accaduto di cui Diin:r era stato appunto testimone, ovvero !'�o della fortezza di Hoh enas pe rg da parte delle truppe della lega sveva guidate da Georg Frundsberg. Il disegno mostra nna fortezza assediata che sorge su un alto promontorio, le cui mura sono però costruite secondo una maniera antica; sono cioé verticali, non scarpate, e dJ poco spessore. Quindi non in grado di difendersi dalla potenza di fuoco delle moderne artiglierie, come lo stesso Albrecht at­ tentamente osserva: sul lato sinistro si può infatti vedere lo sbrecciarsi dei muri in seguito ai vio­ lenti colpi degli assedianti. A questo proposito si vedano anche le inten:ssanti riflessioni sul dise­ gno in rapporto al tranat o contenute in RurzENSTEIN, 1 97 l a , pp. 178-180.

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I. UN TRAITATO c i N AITESO•

«davanti ai nostri occhi». Esiste inoltre un'affinità di contenuto fra il trat­ tato di geometria e quello di architettura militare, fatto che è stato in genere ignorato dalla critica. Srudi di Dtirer sull' architetrura si possono riconoscere in entrambi i trattati. Alla Underweysung appartengono le dissenazioni in­ troduttive sulla geometria euclidea, lo srudio degli ordini architettonici, dei monumenti e delle colonne monumentali, la costruzione delle lettere, la mi­ surazione delle distanze e la messa in prospettiva degli oggetti. n secondo trattato, invece, è dedicato alla difesa delle città e alla costruzione di fortez­ ze; ma può anche essere letto come un'applicazione delle regole di geome­ tria enunciate nell'opera precedente. Ciò che Dtirer scinde in due opere di­ stinte, verrà poi unito nei trattati posteriori di architettura militare, com­ prensivi quasi sempre di una parte geometrica introduttiva. In alcuni casi, lo vedremo chiaramente più avanti, certi argomenti vengono analizzati in ambedue i trattati. Ad esempio Dtirer non fornisce, nell'opera sulle fortifi­ cazioni, alcuna pianta della torre di avvistamento posta sulla cinta esterna della chiusa fortificata tra la montagna e il mare: un tema simile era già stato affrontato diffusamente, con schemi e misure, nd precedente corso di geo­ metria. Anche argomenti di carattere più strettamente militare, come la fu­ sione delle palle di cannone, vengono discussi nella UndeTWeysung, rivdan­ do così un altro inaspettato elemento di vicinanza fra i due trattati. n trattato Etfiche undem.cht zu befestigung der 5tett, 5chlosz und /lecken è l'ultima delle opere teoriche ad essere stampata quando Dtirer è ancora vivo. Pubblicato soltanto sei mesi prima della morte, possiede un non pic­ colo privilegio: è stato ancora Albrecht, poco prima di morire, a emendarne il testo e a curarne la stampa. Cosa che, ad esempio, non è avvenuta per il trattato sulle amate proporzioni umane; è stato stampato posrumo, il 3 1 ot­ tobre 1 5 28, e Dtirer ha fatto in tempo a correggere soltanto il primo libro. Nonostante ciò, secondo Jan Bialostocki, uno dei più importanti studiosi di Dtirer, il libro di architettura militare è soltanto un «inatteso trattato sulla fortificazione delle città, dei borghi e dei villaggi>>. 11 Definizione incomple­ ta (il trattato non si occupa solo della fortificazione delle città e dei borghi di antica costruzione, ma affronta estesamente anche il problema della co­ struzione di fortezze e città fortificate di nuova fondazione dislocate sul ter­ ritorio), e superficiale: come si è accennato e si cercherà di dimostrare, non si tratta di un'opera «inattesa», bensì rappresenta il concreto punto d'arri­ vo di un percorso nell'architettura iniziato diversi anni prima. L'ultima opera grafica di Albrecht, la grande xilografia in due legni se-

Il

BIAWSTOCIU, 1 960, col. 4 5 7 .

- 18 -

I. UN TRATTATO c!NATTESO•

parati che rappresenta l'assedio di una città difesa secondo le teorie esposte nel trattato (fig. 37), è una conseguenza dell' «inattesa» teoria delle fortifi­ cazioni. Siglata con il monogramma e la data 1 527 in un cartiglio posto in basso al centro nel secondo legno, in alcuni vecchi esemplari del trattato si trova inserita nel volume, in fondo al testo. 12 Nel trattato, comunque, non è descritta alcuna manovra di assedio. Nelle pagine manoscritte della Bri­ tish Library compare, invece, un riferimento alla possibilità, per il difenso­ re, di schierare in formazione il proprio esercito per un eventuale contrat­ tacco, come viene raffigurato nella xilografia.13 Nella xilografia, inoltre, vie­ ne illustrata una città difesa da un enorme torrione, con delle casematte iso­ late dislocate nel fossato, una soluzione che Diirer non prende mai in considerazione né nel testo a stampa, né nelle pagine manoscritte della Bri­ tish Library. La xilogra.fia, quindi, è un'opera grafica a se' stante, coeva al trattato, ma non unita a questo da un rapporto di stretta dipendenza fra il testo e l'immagine, benché nel contenuto possa far pensare alla tecnica del­ l'assedio, che nei trattati successivi dedicati all'architettura militare verrà considerata parte integrante della tecnica difensiva (alla quale forse Diirer, se fosse vissuto più a lungo, e non avesse sentito su di sé la cupa «Velocità della morte>> di cui si lamentava Pirckheimer, avrebbe, da competente qua­ le si dimostra in questa xilografia, dedicato parte del suo testo sulle forti­ ficazioni). Molto probabilmente la xilografia aveva una vita autonoma ri­ spetto al trattato; per certi versi ne anticipava la diffusione, mostrando in una veloce sintesi grafica alcune delle più importanti soluzioni ideate nel volume, e cioè i grandi torrioni rotondi, e le casematte isolate nei fossati, anche in quelli circolari. n tema dell'assedio, poi, è particolarmente conge­ niale all'animo di Albrecht, ed era già stato da lui affrontato. In uno dei riquadri dell'Arco trionfale di Massimiliano aveva illustrato, sullo sfondo di una delle imprese dell'imperatore, anche l'assedio di una città. Nel 1 5 1 9, durante il viaggio in Svizzera con gli amici Pirckheimer e Tucher, è testimone dell'assedio della fortezza di Hohenasperg (fig. 1 ). Nessuno di questi precedenti è però confrontabile con la xilografia, che per svolgersi compiutamente in orizzontale necessita addirittura dello spazio di due le­ gni separati, e segna il ritorno ad uno dei medium più amati, ma che era stato destinato, negli ultimi anni, alla sola illustrazione dei trattati. Diirer, che non ha costruito nessuna delle fortificazioni progettate, e che quindi non è riuscito a vederle alla prova, descrive un fatto che poteva soltanto

12

Si veda BARTRUI.l, 1995 , n. 4 9. IJ Codice Add. 5229, f. 49r; WAETWLDT, 1 9 1 6 ,

- 19 -

p.

28; RUPPRICH, 1 956-1%9, III,

p.

420.

I

UN TRATTATO •INATTESO.

immaginare: l'assedio di una città difesa da uno dei suoi enormi torrioni. L'evento si svolge in uno spazio longitudinale lunghissimo, in cui le singole parti sono scandite come nella successione di un racconto. Se uniamo ideal­ mente i due legni, cosa che è del tutto legirtima dato che l'uno è la naturale prosecuzione dell'altro, e li osserviamo da destra a sinistra, notiamo, in uno spazio compreso fra un gruppo di alberi in primo piano e un altro gruppo di alberi sullo sfondo alternato a qualche rara abitazione, e scosso e disfatto dalla potenza delle artiglierie, i cui lampi arrivano fino al cielo, in questo spazio dunque, che è piatto e stranamente calmo, notiamo il lento incedere dell'esercito assediante. Prima le ultime truppe, un po' ritardatarie, poi i carri con le vettovaglie e i cannoni, poi ancora l'esercito, il gran numero degli assedianti, disposto per linee parallele, come richiedono le modalità di tutti gli assedi dell'età moderna fino a Vauban. Infine, a ridosso del fos­ sato della fortificazione, scorgiamo una trincea scavata specularrnente al fossato stesso e le batterie dei cannoni degli assedianti. Da questo punto in poi, e abbiamo già percorso il primo legno e all'incirca un terzo del se­ condo, Durer illustra la sua difesa. Un'antica città, di cui possiamo scorgere l'alto campanile della cattedrale, la facciata di una chiesa, alte torri e molte abitazioni a ridosso di un ormai vetusto circuito di mura, si affida per la sua difesa, in maniera quasi simbolica direi, alla protezione di uno degli enormi torrioni progettati nel trattato. Nessun dubbio che i difensori si salveranno e sconfiggeranno le truppe assedianti: nel pieno svolgersi della battaglia l'o­ pera non ha ancora subito alcun danno. Dall'alto della piattaforma le arti­ glierie difensive sparano senza sosta su quelle attaccanti, mentre una parte dei difensori, probabilmente «gente devota e coraggiosa», come si racco­ manda in più luoghi del trattato, fiduciosa nelle possibilità di difesa del grande torrione, si appresta a contrattaccare per sconfiggere defmitivamen­ te il nemico. In primo piano, in entrambi i legni, persone accovacciate assi­ stono, quasi meravigliate, alla scena, come se ne dovessero poi rendere te­ stimonianza.

-

20

-

II Wll..LIBALD PIRCKHEIMER

Se la vicenda artistica di Diirer può essere letta come una grande fuga, una fuga dalle consuetudini di bottega che aveva appreso dal maestro Michad Wolgemut negli anni ddia sua adolescenza, per dirigere il proprio sguardo e le proprie ricerche al di là delle Alpi, verso una nuova teoria e concezione dd­ l'arte, il principale responsabile di questa fuga è stato il patrizio norimberghe­ se Willibald Pirckheimer. E con lui i suoi amici umanisti, che Diirer frequenta per migliorare la condizione di semplice pittore, e da cui viene teneramente considerato, e, dopo la morte, lodato, tradotto, quasi mitizzato.1 Sopra tutti, però, vi è Willibald con la sua grande biblioteca, la sua smi· surata erudizione, la naturale capacità di parlare e tradurre il greco e il la­ tino, lo sconfinato amore per lo studio. Diirer, nd suo immenso sforzo di raggiungere gli italiani, ha bisogno di una guida, un amico che lo sostenga, e gli indichi la strada. Ne ha così bisogno, che non si vergogna di scriverlo, nella lettera a Pirckheimer dd 7 febbraio 1 5 06 da Venezia: Dorum pit jch ewch vnderdenlich, jr wolt mirs verczeihen, wan jch hab kein anderen frewnt awff der erden den ewch . Jch gib jm awch kein glawben, daz jr 2 awff mich cziimt, wan jch halt ewch nit anderst den viir ein vater [Perciò vi pre· go umilmente di perdonarmi, dato che non ho nessun altro amico sulla terra all'infuori di voi. Io non posso credere che voi siate in collera con me, poiché non riesco a considerarvi altro che un padre].

Questo padre particolare, ispiratore di molte delle scdte e inclinazioni di Albrecht3 nasce ad Eichstiitt il5 dicembre 1470 da una nobile e influen·

III

' Per ulteriori notizie ddl'appmdice, p. 8 1 .

sul

Npporto

fN Di.irer

e

gli uma.nisti dd

tempo,

l RUPPRIC H, 1 956· 1 %9, l, p. 43 . ' Sull'amicizia fra Di.irer e Pirckheimer, i to;ti fondamentali sono: 1930; RuPPRICH, 1 97 1 ; F.cxEXr. VON IMHOFF, 1 97 1 .

-21-

si veda il paragnlfo

REIOCE,

1 928; RUPPRICH,

II. W I L L I B A L D P!RC K H E I M ER

te famiglia norimberghese. Circa sei mesi dopo Diirer nasce a Norimberga in una casa retrostante la dimora patrizia dei Pirckheimer, in cui la famiglia abiterà fino al 1475. Non sappiamo con precisione a quando risalga l'inizio dell'amicizia, che durò per tutta la vita, non conoscendo periodi di scarse relazioni. Hans Rupprich, nel 1930, ha ipotizzato una frequentazione fra i due durante il primo soggiorno di Albrecht in Italia, a cavallo fra il 1 494 e il1495, quando anche Willibald si trovava a Pavia.4 In realtà, come ha os­ servato Strauss, 5 sembra assai difficile che i due si siano frequentati in Ita­ lia: né Pirckheimer ricorda Albrecht nelle lettere indirizzate al padre, né le opere di Diirer che si possono riferire al primo soggiorno veneziano rive­ lano l'influenza di Willibald, che invece può essere intravista in così tante realizzazioni successive. La prima opera di Diirer collegabile con certezza all a persona di Pirckheimer è il ritratto a punta d'argento conservato al Kupferstichkabinett di Berlino, databile al 1503 circa, in cui Willibald compare di profilo (fig. 3 ).6 n disegno rivela già un certo grado di intimità fra di loro: è quindi corretto far coincidere l'inizio di questa amicizia a qual­ che anno prima, probabilmente con il contemporaneo ritorno dei due dal­ l'Italia, nell'estate del 1495. n ricordo della fondamentale influenza di Pirckheimer sull'amico ci viene offerto da un elevato numero di fonti e testimonianze contempora­ nee. Nella Norimberga in cui vivevano erano considerati, rispettivamente, l'uomo più istruito dell'Impero e il nuovo Apelle germanico. Un testimo­ ne attendibile come Camerarius, nell'introduzione all a versione latina dei primi due libri sulle proporzioni umane, rende omaggio a Willibald ricor­ dando il particolare rapporto che Io univa ad Albrecht. Ancora ad inizio Seicento, Konrad Rittershausen, in una biografia di Pirckheimer, sente il bisogno di raccontare che fra i due correva una «quotidianam vitae con< RUPPR!CH, 1 930, pp. 20-24 , 68 -69. ll testo o fondamentale per la ricostruzione del lungo soggiorno di Willibald in Italia, che si svolge fra l'autunno del 1488 e l'estate del 1495 , prima a Padova c poi a Pavia.

5 STRAUSS, 1 974, l, p. 2 1 4 .

' Prima del ritratto di Berlino Diircr eseguì, con molta probabilità, anche s e dell'iden­ tificazione non possiamo esserne assolutamente certi, un altro ritratto di Pirckheimer. Si tratta della xilografia che compare nella carta Er dd Trilogrum ammae di Ludovicus de Prus­ sia, stampato a Norimberga, presso Anton Koberger lil padrino di battesimo di Oi.irer) il 6 marzo 1498. Il volto d'uomo ritratto nella xilografia, che serve ad illustrare la localizzazione delle facoltà mentali nel cervello, sembra proprio quello di Willibald, che riconosciamo quasi identico nelle successive opere di Diirer. Una testa imponente, adeguata al corpo della per­ sona. Una «magnifica testa di bulldog», come Lo definì felicemente Erwin Panofsky, commen­ tando il più noto dei ritratti dell'amico che Albrecht abbia mai eseguito, la celebre incisione del 1 5 24 (fig. 4 ) . -

22

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Il. WILLIBALD PIRCKHEIMER

suetudinem».7 Ad ogni modo, i primi a preoccuparsi di rendere evidente, anche al di là dei confini della loro città, il sodalizio spirituale che li univa, furono proprio i due amici. Teatro del loro esperimento due trattati di Diirer, il corso di misurazione e il testo sulle proporzioni umane, e la tra­ duzione latina, ad opera di Pirckheimer, dei XapaKtllpEç di Teofrasto, stampata a Norimberga nel settembre del 152 7. Albrecht dedica a Willi­ bald le sue opere teoriche, riconoscendo e rendendo evidente il debito che ha nei suoi confronti. Dalla lettura delle dediche, si capisce che Wil­ libald

è

stato, nei lunghi anni che hanno preceduto la pubblicazione delle

opere, il costante e ideale referente di Albrecht, colui che per primo lo ha introdotto allo studio di quei problemi che da più di un secolo agitavano la scena artistica italiana. n nobile amico ricambia, a sua volta, dedican­ dogli ciò che sapeva fare meglio, cioè la versione latina di un «lepidum libellum» scritto in greco. n sentimento più alto di questa amicizia, co­ munque, fu raggiunto subito dopo la morte di Diirer. L'evento sconvolse in profondità l'animo di Pirckheimer. Nell'archivio di Norimberga si con­ serva fra le sue carte l'abbozzo di una lettera al consigliere imperiale Ul­ rich Vambiihler in cui si può misurare la ferita che la morte di Albrecht produsse nel suo animo. Sull'onda dell'emozione, aggiunse, in conclusio­ ne del testo sulle proporzioni umane, di cui stava curando l'edizione po­ stuma, una

Elegia in obitum A/berti Dureri (c. Z[iiiij]r/v). Dopo aver sep­

pellito Albrecht nel cimitero di San Giovanni - «quicquid Alberti Dureri mortale fuit, sub hoc conditur tumulo» recita l'epigrafe sopra la tomba­ si preoccupò di onorare anche tutto ciò che di immortale l'amico aveva saputo compiere, e per così tanto tempo, sotto i suoi occhi. Come per in­ canto, la pesantezza con cui era solito esprimersi, naturale residuo di una vasta erudizione, si scioglie in un caldo sentimento di compassione, del tutto inusitato nella sua austera persona. Anche coloro che vennero dopo non rimasero insensibili al fascino del breve componimento. Ioachimus Camerarius lo riprodusse in conclusione della versione latina dei libri sul­ le proporzioni umane. All'inizio del Seicento, quando si decise di racco­ gliere in un volume la parte più significativa della vasta produzione lette­ raria di Pirckheimer, a ideale contrappunto della riproduzione della cele­ bre incisione nella quale Diirer aveva ritratto l'amico nel 1524 (fig. 4), si inserì l'elegia con cui Willibald lo aveva ricordato. Anche nella disciplina delle fortificazioni l'artista sapeva di potersi rivo!-

p.

7 K. RITrERsHAUSEN, Commentanus

16.

d vrla Blliba/dl Prrckhetmerl, in

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23

-

PlRCKHEIMERUS, 1 6 1 0 ,

I I . W I L L I B A L D PIRCKHEIMER

gere all'amico urnanista. Un'educazione militare faceva parte del bagaglio di nozioni con cui si era soliti istruire i nobili dell'epoca. Per quanto ne sappia­ mo, Pirckheimer si misurò per la prima volta con la guerra all'età di circa trenta anni Nel maggio del 1499 venne nominato comandante del contin­ gente norimberghese nella guerra scoppiata fra l'imperatore Massimiliano e la confederazione svizzera. Alcuni contemporanei definirono il conflitto particolarmente atroce e mortale; Nauklerus, nella sua Weltchronik del 1 5 16, ricorda, con una certa esagerazione, che vi morirono così tanti uomini come non accadeva da più di cento anni in qualunque guerra in ogni paese.8 Sul ruolo sostenuto da Willibald durante il conflitto abbiamo la forruna di possedere una sua accurata testimonianza. Molti anni più tardi, infatti, intor­ no al 1 526, si preoccupò di scrivere su questa esperienza un dettagliato re­ soconto in latino, diviso in due libri. n primo libro è una storia generale della Svizzera e dei soldati svizzeri, mentre il secondo è il racconto minuzioso di rutte le varie vicissirudini sofferte dal contingente norimberghese durante la guerra. L'opera, il cui manoscritto si conserva alla British Library, venne pubblicata soltanto molti anni dopo la morte dell'autore, nel 1610, per cura di Konrad Rittershausen.9 Dopo questa esperienza, che rappresenta la prima occasione in cui potè prendere effettivamente coscienza degli effetti delle moderne armi da fuoco, Willibald assun se varie volte l'incarico di coman­ dante delle truppe e di responsabile della difesa di Norimberga. Uno dei più intensi risultati della quotidiana consuetudine di vita fra Dii­ rer e Pirckheimer era rappresentato dalla possibilità, per l'artista, di poter ac­ cedere alla biblioteca dell'amico, fra le più importanti dell'epoca. Nonostante la pesante dispersione che si è abbattuta sui volumi una volta nella raccolta, sappiamo che fra quelli di interesse architettonico e militare figuravano il Vi­ truvio, la Hypnerotomachia Poliphrli di Francesco Colonna, la Summa del Pa­ cioli, il Liber elementorum di Euclide nell'edizione veneziana del 148 2 , il Bello Judaico di Giuseppe Flavio nell'edizione veronese del 1480, e un libro di Ul­ rich von Hutten del 1518 per esortare alla guerra contro i rurchi.10 Oltre a questi testi, possiamo ragionevolmente supporre che vi fossero anche altre opere sugli stessi argomenti, come il De re aedi/icatoria di Leon Battista Alber.

8 Per un'accurata ricostruzione ddla guerra svizzera e dd suo impatto nella società tedesca dd tempo, si veda RElcKE, 1 920, pp. 1 3 3 - 1 89. 9 B. PiRcKHEIMERUS, Historid belli JuitenJis JlVe helvetic: duobuJ llbm deJcripta, a cura di K. Rittershausen, in PiRCKHEIMERUS, 1 6 1 0, pp. 63-92 . Per un'edizione moderna in tedesco si veda: PiRCKHEIMER, 1 988.

IO La più completa disamina della biblioteca di Pirckheirner, con l'denco che è stato sibile ricostruire dei libri che ne facevano patte, è ancora quella di 0FFENBACHER, 1938.

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pos ·

IL WILLIBALD P!RCKHEIMER

ti, il Divina proportione del Pacioli, e il Libro della arte della guerra di Niccolò Machiavelli, che, lo vedremo in seguito, Albrecht dimostra di conoscere . Possedere e curare una biblioteca rapp resentava una tradizione nella fami­ glia di Pirckheimer; le tre superstiti lettere indirizzate al padre durante il lungo periodo di studi in Italia trattano, in gran parte, di notazioni e ricerche di libri per la biblioteca patema l 1 In una lettera a Celtis del 1504 , si vanta di posse ­ dere tutti i testi greci impressi fino ad allora in Italia. 1 2 Konrad Rittershausen si preoccupa di elogiare a lungo le magnifiche raccolte di libri e manoscritti pos­ seduti da Pirckheimer; in un'occasione arriva ad affermare che di tutti i volwni stampati allora in Italia, Willibald faceva in modo di non tralasciame l'acqui­ sto. 1 3 Di.irer, che aveva libero accesso alla raccolta, trascorse parte della pro­ pria vita a miniare i frontespizi dei libri dell'amico; 14 ma credo si debba so­ prattutto rilevare che la possibilità di frequentare la biblioteca di Willibald lo influenzò profondamente nella stesura delle sue opere teoriche. Talvolta il nobile amico si preoccupò di intervenire direttamente durante la preparazio­ ne dei trattati. A Norimberga si conserva ancora una sua versione manoscritta autografa della dedica a Ferdinando del testo sulle fortificazioni. 1 5 Nella casa e nella biblioteca di Pirckheimer un «albergo dei dottD> secondo il poeta Conradus Celtis - poteva succedere di incontrare alcune persone a conoscenza delle nuove teorie della fortificazione alla moderna che si andavano allora maturando in Italia. Fra queste Lorenz Beheim , per un lungo periodo in Italia alla corte del papa Borgia e in seguito cano­ nico di Bamberga, 16 e il condottiero Galeazzo da Sanseverino, sulla cui persona ci soffermeremo in seguito. -

11 Si trana eli due lettere da Padova dd 1491 ed una da Pavia del 1 4 94. Per il testo completo dell e lettere si veda REicKE · REIMANN, 1 940, nn. 1 - 3 . 1 2 OFi'EENBA CHER, 1938. p. 243 . 1 3 K. RfrrERsHA USEN, cit. , in P!RCKHEIMEJtUS, 1 6 1 0, p. 1 4 . l < Sulle miniature dei libri d i Pirckheimer esegui t e da Durer, si v eda : RosENTHAL, 1 92 8 ; Io , 1 930. 1 5 Della dedica a Ferdinando ci sono rimaste tre versioni manoscritte: quella di Pirckeimer, una di Durer, e un'altra di mano sconosciuta (RUPPRICH, 1 956- 1 969, I, pp. 1 2 1 - 1 2 2 ) . 1 6 Lorenz Beheirn nas ce a Norimberga verso la fin e del 1457. S u o pa d re è un fonditore di cannoni. Compie i suoi studi fra il 1473 e il 1 482 a lngolstadr e Lipsi.a. Fra il 1482 e il 1483 entra a servizio di Rodrigo Borgia, e vi rimane fino alla morte di questi, awenuta a Roma il 1 8 agosto del 1503 . Si trattiene quindi presso Rodrigo nel periodo in cui Borgia è ancora un cardinale, e, soprattutto, dopo la sua elezione a papa, awenuta, prendendo il nome eli Alessan dro VI, 1 ' 1 1 agosto del 1 4 92 . Duran t e la permanenza alla corte vaticana Behetin modifica le sue originarie funzioni, che erano quelle eli un maggiordomo maestro eli casa, e si rivela anche un esperto eli fortezze e maestro di artiglieria. In seguito ritorna in Germania, e dopo un soggiorno di circa un anno a Norimberga, viene nominato, nel 1505, canonico eli Bamberga, carica che COnse!Va fino al 1520, un anno prima della sua morte, awenuta a Bamberga l' I l aprile 1 52 1 . Si veda: REICKE, 1 906 ; ScHAPER, 1 960.

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IL W I L L I B AL D PlRC K H E I M ER

L'amicizia fra Beheim e Pirckheimer è testimoniata da un ragguarde­ vole numero di lettere, dediche di lib ri, e comunioni di studi e interessi. In una lettera di Lorenz a Willibald , I 7 datata 25 agosto 15 1 1 , è affrontato il problema della costruzione di una torre posta nell'angolo saliente del circuito urbano di Ulm . La soluzione proposta dal canonico, pur nella sua brevità, può essere considerata una sintesi delle conoscenze fottifica­ torie fra Quattro e Cinquecento, gli anni , cioè, della sua permanenza a Roma. Alcuni suggerimenti di Lorenz , in relazione all a presenza di case­ matte nel fossato e all a forma delle cannoniere, con schizzi sui margini della lettera, troveranno un 'eco significativa in soluzioni analoghe ap­ prontate da Durer nel trattato. Durante il pontificato di Alessandro VI si lavora alacremente alle rocche di Subiaco, Tivoli, Civitella, Civita Ca­ stellana, Osimo, Nepi, Civitavecchia e al Castel Sant'Angelo di Roma, e Lorenz può largamente istruirsi in questa parte dell 'architettura, tanto da diventare così largo di consigli nella lettera a Pirckheimer. Probabil­ mente Beheim , a Roma, conobbe Antonio il Vecchio da Sangallo in quel tempo impegnato in lavori al Castel Sant'Angelo . IB È stata pure ipotizzata una sua frequentazione di Leonardo: 19 Beheim , infatti, ha avuto una par­

te non piccola nell'educazione di Cesare Borgia, il quale è stato per alcuni anni protettore di Leonardo. Una volta ritornato in patria ne seguì, anche dall a lontana Bamberga, le alterne fortune.2 0 Nel febbraio del 1 5 02 , poi, Alessandro VI si reca, insieme al figlio Cesare e a sei cardinali, a Piombi­ no, ad esaminare i lavori di fortificazione , dei quali è in procinto di in te­ ressarsi Leonardo; 21 non è inverosimile che anche Beheim abbia parteci ­ pato alla missione. Durer conobbe Beheim attraverso Pirckheimer. Probabilmente i due si incontrarono a Norimberga nel 1 5 04 , quando il canonico, di ritorno da Ro­ ma, vi si ferma per circa un anno. Albrecht lo ricorda in due lettere da Ve-

17 REICKE · REIMANN, 1 956, n. 195. La letten1 ò scritta parte in latino e parte in tedesco an­ tico, con rare parole in italiano («casamatta», «terra» , tdOSSIDt ) . L'uso dd tedesco da parte di Be­ heim è una rarità, dato che tutte le altre settan ta lettere rimaste, indirizzate a Pirckheimer, sono per la maggi or parte scritte in latino, con qualche inserto in italiano. 1 8 Sul ruolo di Antonio il Vecchio da Sangallo a Castd Sant'Angdo, si veda SPAGNESI, 1 995 , pp. 9-28, con bibliografia. 1 9 REJCKE, 1 905 , p. 593 ; SPAGNESI, 1 995 , nota 46 di p. 28. lO In due lettere a Pirckheimer, rispettiv amente dd l marzo (RE!CKE - R.EIMANN, 1 940, n. 154), e dd 23 maggio 1 5 07 (ivi, n. 170), Beheim informa l'amico ddla triste sorte di Cesare Borgia, prima imprigionato e poi morto. Ndia lettenl dd 23 maggio , Lorenz n e fornisce pure l'oroscopo. 2 1 PASTOR, 1 925, p. 464. Sull'attività piombinese di Leonardo si veda ora A. FARA, 1 999 , pp. 5 1 - 1 1 3 . -

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I l . WI L L IBALD PlRC K H E I M E R

nezia; 22 Lorenz, a sua volta, nelle moltissime rniss ive a Pirckheirner si inte­ ressa della salute di Dii r er, dei suoi guadagni in terra veneta,23 o di parti­ colari curiosi come la lunghezza della sua barba,24 e una volta addirittura spedisce pure l'oroscopo dell'artista.25 Nell'ottobre del 15 1 7 Albrecht, di passaggio da Barnberga, si trattiene per alcuni giorni a casa di Beheirn .

22 Lettere a Pirckheimer d d 2� aprile e d d 1 8 agosto 1 � 06 (si veda il paragrafo pendice, p. 83 ). " Lettera dd 1 3 febbraio 1 � 07 (RElCKE · REIMANN . 1 940, n. 1�0). 24 Lettere dd 7 , 8, e 1 9 marzo D07 (ivz. nn . D � . D6. 1 6 1 ) . " Lett era d d 23 maggi o 1 � 07 (zvl. n . 170)

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IV

ddl'ap·

III

GALEAZZO DA SANSEVERINO, LUCA PACIOLI E L'ITALIA

Il cammino artistico di Dii rer era cominciato, sotto la benevola guida paterna, all'insegna del normale percorso di apprendimento di un artista tedesco della fine del Quattrocento. Dopo i primi anni presso la bottega di orafo del padre, il 30 novembre 1 4 86, il giorno di sant'Andrea, entra a servizio dal pittore norimberghese Michael Wolgemut, presso cui impara le tradizionali tecniche del disegno e della pittura. 1 Di questo periodo con­ serva negli anni un affettuoso ricordo, che culmina con il ritratto del vec­ chio maestro, datato 1 5 1 6 , conservato al Germanisches Nationalrnuseum di Norimberga. Sulla tavola, in alto a destra e a lettere dorate su sfondo verde, compare la scritta: >) . Dopo gli esordi norimberghesi, seguendo i consigli del padre, nell'apri­ le del 1490 Diirer parte per un lungo viaggio di formazione, durato quattro anni , attraverso la Germania, la Svizze ra e, probabilmente, i Paesi Bassi. Ri­ torna in patria nel giugno del 1 4 94 per sposare Agnes Frey, assecondando così un altro desiderio paterno. Alla fine dell'anno, inaspettatamente, si re­ ca di sua volontà a Venezia, 3 dove rimane per alcuni mesi. 1 Noùzie fornite dallo stesso Dii rer in una breve Famiilmchromk dd 1n4, giunta a noi in 9 uattro cop i� manoscritte antiche, ma non autografe, conservate a Bamberga, Norirnberga e Go­ tha. Si veda RUPPRI CH, 1 956· 1 969, I, pp. 2 7 · 3 4 . l lvi, p. 209. 3 Che alla base di questo improvviso viaggio in Italia ci sia una volontà autonoma, e non un altro consiglio paterno, sembrerebbe confermato anche dalla lettura delli! Famiilenchronik. In -

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I J I . G. DA S A N S E V E R! N O , L. P A C I O L I E L ' ITALIA

Sappiamo molto poco delle sue frequentazioni italiane di questo pe­ riodo. Fino alla fine del secolo scorso, addirittura, veniva messo in dub­ bio perfino il fatto che fosse stato in Italia in questi anni. Una serie di acquerelli eseguiti durante i tragitti di andata e ritorno dall'Italia sono le testimonianze artistiche più importanti del breve soggiorno. G li ac­ querelli con la veduta del castello di Trento, o della fortezza veneziana arrampicata sulle vette di un paesaggio alpino, sono i primi indizi rive­ latori di una costante disposizione dell'animo di Diirer. Una disposizione volta a registrare con attenzione le architetture che lo circondano, e il modo con cui queste sono inserite nel paesaggio. Vanno letti tenendo presente anche ciò che è venuto dopo: il ricordo dell'assedio della fortez­ za di Hohenasperg (fig. 1 ) , un disegno a punta d'argento dei castelli sul Reno, nello sketchbook del viaggio nei Paesi Bassi, un tardo e meraviglio­ so disegno conservato nella Biblioteca Ambrosiana di Milano (fig. 2 0 ) . Voglio dire che g l i acquerelli del primo viaggio in Italia rappresentano anche la prima istintiva e attenta curiosità dell'artista verso l'architettura delle fortificazioni in rapporto al paesaggio; un motivo che si ripeterà nel tempo. Ritornato in patria nel 1 4 95 , probabilmente ancora fortemente suggestionato dall'ambiente artistico italiano, instaura un rapporto con il coetaneo Willibald Pirckheimer, anche lui di ritorno da un lungo pe­ riodo di studio nelle università italiane. Unendosi in amicizia con Pirc­ kheimer, Diirer cerca (o crede) di ricreare un ambiente italiano in patria. Questa scelta sarà condizionante quanto quella di aver deciso di recarsi per la prima volta in Italia. Da questo momento in poi legherà indisso­ lubilmente i destini della sua arte a quei problemi che agitavano da più di un secolo l'ambiente artistico italiano, e di cui Pirckheimer ne era ve­ nuto a conoscenza durante il lungo soggiorno in Italia, e tramite i molti libri della sua biblioteca. Alla fine del 1 5 05 ritorna in Italia, anche grazie all 'aiuto economico del­ l'amico Willibald. Credo che il suo secondo soggiorno in Italia sia anche uno dei momenti di maggior comunione spirituale fra i due. Le superstiti lettere di Albrecht dall'Italia, tutte indirizzate a Pirckheimer, lo testimonia­ no. Pubblicate in parte per la prima volta nel 1 7 8 1 , sono i resti di un nau-

questo breve scritto, infatti, non si fa il minimo accenn o a questo viaggi o , come dd resto neppure a quelli ben più importanti dd 1 5 05 -07 di nuovo in Italia, e dd 1 520-2 1 nei Paesi Bassi. Ciò ac­ cade proprio in virtù della natura familiare dell ' opera, che si occupa essenzialm en te dd ciclo dell e nascite e delle morti all'interno della famiglia, e dei maggiori avvenimenti che la vedevano tutta coinvolta. I soggiorni italiani di Albrecht sono iniziative autonome, che non coinvolgono la

famiglia.

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I I I . G. DA S A N SEVERI N O , L P A C I O L I E L ' ITALIA

fragio, quello che rimane dell'her Diir er, insieme alla grande tavola della

Festa del Rosario e pochi altri dipinti, a un consistente gruppo di disegni, e a un libro di Euclide oggi conservato nella Herzoglichen Bibliothek di Wolfenbiirtd.4 Nd tentativo di ricostruzione dell'animo diireriano, quelle poche lettere, dieci in turto, sono per noi importanti quanto alcuni dei di­ pinti più famosi o delle incisioni più riuscite. Sono un filo teso fra i pensieri di un grande artista e dd suo amico e protettore che lo aspetta a Norirn­ berga.5 Percorrendo questo filo possiamo imbatterci in una arcinota descri­ zione di Giovanni Bellin i ,6 nella lenta e faticosa nascita di un capolavoro, la pala della Festa del Rosanò, nell'inesauribile desiderio di apprendimento che animava le ricerche di Dii rer. Camerarius, che aveva avuto il privilegio di conoscerlo, credeva che l'unica parvenza di difetto che gli si potesse im­ putare fosse quella di voler sempre investigare, anche dentro se stesso, spesso più dd dovuto.7 È per questo motivo che Diire r, intorno al 1 3 ot­ tobre dd 1 5 06, decide di recarsi a Bologna, da uno sconosciuto maestro, a imparare la «segreta prospettiva». Ancora oggi, non sappiamo con certezza chi sia stato questo maestro. Sappiamo però che il desiderio innato di Dii ­ rer di voler accedere alle più nascoste teorie artistiche degli italiani, lo per­ seguita fino alla morte. In alcune circostanze dovette accontentarsi della co­ noscenza mediata di Pirckheimer e della lettura di libri che spesse volte non lo soddisfacevano. In altre circostanze provò la stupida frustrazione di non poter soddisfare i suoi desideri di conoscenza, come quando, ad esempio, nell'estate dd 1 5 06 , arrivò troppo tardi al capezzale dd Mante-

4 n

viaggio

in

!ta!U. sconvolse profondamente l' animo di Diire r. Come

scrisse wolfflin :

«Aumentò cenamente allo ra in Dilrer, in modo straordinario, il gusto per ho vita. Egli ac quisì ho visione di un'umarutà che possed eva una dignità superiore, si esprimeva per m=o di grandiosi gesti e si poteva credere capace di una vita più intensa. Scomparvero in lui la gravità e l ' imba­ razzo p ro p ri dell 'esistenza nordica. L'occhio si apri ulteriormente, acquisendo uno sguardo rag­ giante. Si dischiu..se un mondo di nuovi movimenti e si aprirono sconosciute regioni ddlo spirito• (WOLFFL IN , 1 987 , p. 1 65 ) . Le lettere a Pirckheimer sono L. testimonianza più diretta dell'attuarsi di questo meraviglioso cambiamento. Nella missiva dd 1 3 ottobre 1 5 06 , scrive: «< wy win mich noch der sunen friren. Hy pin jch ein h er , doheirn ein schmarotzer» [«i, l o studente norimber­ ghese Christoph Scheurl. Sul significato e sulla probabile collocazione cronologica dd b�e sog­ giorno ferrarese si veda ora G. M. FARA, 1 999 , pp. 1 24- 126.

" LoNGHI, 1 979, p . 14. " Sui circuiti murari di

Padova e TrM..o , i l ruolo d i Fra' Giocondo, e le fl u = su Durer si veda il paragrafo vn dell'appendice, p. 8 5 .

- 47 -

probabile

in ­

I L TRATTATO

IV

murario destinata alla Lingua d'Italia. Realizz a to per volontà del Gran Maestro italiano Fabrizio del Carretto, un uomo della generazione di Leo ­ nardo e Fra' Giocondo, manifesta una certa analogia con quelli descritti da DUrer nel trattato, e, per la sua datazione fra il 1 5 1 5 e il 1 5 1 7 , si deve con­ siderare un loro importante precedente. 1 6

2 . (ITIÀ FORTII-lCATE D I NUOVA FONDAZIONE E FORTEZZE

Idee di DUrer in relazione alla progettazione di città fortificate si pos­ sono rintracciare in alcune parti del codice Add. 5229 della British Library. A cavall o di due fogli è schizzata la pianta di una città fortificata circolare con una fortezza centrale, nella quale ha sede la residenza del re, circondata da uno spazio in cui devono vivere i soldati, i servitori, gli artigiani e tutti coloro che possono essere di qualche utilità (fig. 8 ) . Un complesso sistema difensivo esterno, articolato secondo una successione di terrapieni rivestiti e fossati circolari, protegge la città e la fortezza. 17 Il carattere di elaborazio­ ne progettuale del disegno - momento in cui l'artista non è ancora giunto ad un 'espressione definitiva del proprio pensiero - viene confermato dalla nota manoscritta autografa sul foglio di sinistra: «Diese befestigung mag man gefiert auch machen» 1 8 [«Questa fortificazione si può fare anche qua­ drata]». Anche in altri fogli del codice sono prospettate entrambe le solu­ zioni: . 2 1 Coloro che scrivevano di for­ tificazioni in Italia nella seconda metà del Cinquecento, invece, dovevano inaugurare, in armonia con la disciplina di cui si interessavano, un nuovo approccio a Di.irer: della sua arte, giudicata in base al criterio della funzio­ nalità, e inserita in un primo tentativo di analisi storica, si cercava di dame per la prima volta un 'interpretazione globale; ne conseguiva che il Maggi, oltre ad annoverare Di.irer fra i teorici dell'architettura militare dei quali, fino ad allora, erano state stampate le opere, ne discuteva anche le teorie in base al loro effettivo utilizzo e vantaggio per i contemporanei costruttori di fortezze, e le rielaborava infine all'interno di nuovi sistemi di difesa n Un tale atteggiamento portava con sé, bisogna sottolinearlo, un 'implicita ipoteca sulla fortuna del nostro trattato. Mentre un pittore, se ne avesse avuto necessità, avrebbe potuto, in ossequio alle disposizioni senza tempo

1 9 Danide Barbaro chiude il suo libro dedicato alla prospettiva con la descrizione dell o stru­ mento con lo sportello, e intagliando una xilografta che è una chiara derivazione da quell a con­ tenuta nd corso di misurazione di Durer ( 1 569, p . 1 9 1 ) . Nd manoscritto dd libro dd Barbaro, conservato alla Biblioteca Marciana di Venezia, sulla tavola relativa all o strumento dGreriano compare, in alto al centro, sotto al monogramma, la data 1 5 3 0 , come nella versione latina dd 1 5 3 2 dd corso di misurazione, e non quella dd 1 5 2 5 dell ' edizione originale tedesca.

20 Cos imo Bartoli, sul retro dd frontespizio dd suo Del modo di miSurare le dùtantre, stam ­ pato a Venezia nel 1 5 64 , inserisce I:}ij rer nella lista «degL scrittori , de quaL si è servito», accanto ai nomi venerati di Euclide, Archimede, Tolomeo, Vitruvio; fra i moderni, oltre a Dilrer, ricorre solo il nome di Leon Battista Alberti, dd quale il Bartoli era stato il traduttore in volgare. 21

Sc HI.OSS ER

MAGNINO, 1 964 , p . 2 7 3 .

z z L a conoscenza d el Maggi del trattato

di architettura militare è basata, pe r sua stessa am ­ missione ( MA= t - CASTRIOITO, 1 5 64 , c. 5 8 r ) , sulla traduzione latina fatta da Camerarius, e stam­ pata da Christian Wcchd a Parigi nd 1 5 3 5 . Nella sua analisi si sofferma soprattutto sull e propo· ste di Albrecht relative alla fortificazione di una città antica . La conclusione non è però molto favorevole: «Questa sorte di fortifica rione a me in vero molto non S> ; e non gli sfugge l ' importanza della sua opera sulle fortificazioni: in un passo del Trattato pone Diirer

ai vertici dell'arte militare, a precedere una lunga fila di ingegneri italiani contemporanei 34 Tre anni più tardi , nelle Rime, nella sezione dedicata agli

Per esempio quando tratta dell ' uomo alto dieci teste, Lomazzo non segue fedelmente la descri­ zione fat t a da Dii rer, m a ne inverte alcune parti; ciononostante, fornisce una versione del t u t t o fedele a l t e s t o d i Alb recht , q u an d o se ne s e rv e . Confrontando la v e rs i o n e latina d i Camerarius e quella tedesca di Di.irer con il testo di Lom azzo non si giunge ad una conclusione; le schema t i ­ che costruzion i so n o state t radotte in maniera puntuale e precisa da Camerarius: Lomazzo, n e l suo abbozzo di t raduzione senza illustrazioni, può essersi s e rv i t o sia dell 'uno c h e dell ' altro. Però, nel g ran n umero d i ricordi di Albrecht che il t eorico lombardo offre ancora al lettore, ricordi che in genere non ci fanno p ropendere per una conoscenza degli o riginali tedeschi o delle t raduzioni latine, in due occasioni , n elle Rime e nel Trattato, sembre rebbe possibile rav­ visare un riferimento alle versioni di Camerarius . Nel primo testo Lomazzo SI sofferm a in un insolito elogio d1 D u rer ritrattista ( LoMAnO , 1 5 8 7 , p . 400 ) , che semb rerebbe modellato pro­ p rio su un p reciso app rezzamento d i Camerarius; n d sesto l i b ro del Tra/lato, riferendosi al te­ sto sulle p roporziçm i umane, lo chiama «la simmetria di Alberto Du rero» ( LoMAZZO , 1 97 3 1 97 4 , I l , p . 2 8 8 ) . E questa la traduzione del fron tespizio dell'opera sulle proporzioni nella ver­ sione latina dd 1 5 3 2 : nel t itolo dell'originale tedesco, invece, non compare alcun riferimen t o a ll a simmetria. 11 Come è già stato notato, è «difficile sopravval ut are il nesso tra Lomazzo e DUrem ( Tavole .. , 1 997 , p. 1 5 , nota 8 ) . Ancora non è stato condotto uno studio sistematico sui rapporti fra questi due artisti. Anche G uido Ludovico Luzzara, in un saggio del 1 92 8 , analizza soltanto le citazioni di Di..i rer e di sue opere che compaiono nel Trattato, senza ricordare gli al t ri scritt i d e l Lomazzo. Anche PANOFSKY ( 1 92 1 1 , ACKERMANN ( 1 964 ) , e KEIL ( 1 98 5 1 si sono so ­ prattutto preoccupati di mettere in evidenza i l debito, c h e i n alcuni c a s i sfiora i l plagio, dd t eo ­ ri c o lombardo n e i confronti di I:>u r e r , i n relazione al l a cos t ruziOne di differen t i tipi di uomini e donne. La conoscenza di DUrer da parte di Lomazzo, accompagnata sempre da osservazioni acute e degne di riflessione, non si ferma però all 'anatomia uman a ; come si è appena detto, com ­ p rende il ricordo di tutte le opere teonche di Albrec h t , e di Wl gran numero delle sue più note incisioni. Possiamo anche qui ricordare che il Lomazzo, per primo, corregge ti Vasari in rdazione al luogo di nascita di I:>urer. Non è una cosa di poco como: se infatt i Vasan, ncUe Vite, afferma che Durer è originario di Anve = . ed è stato discepolo di Martin Schongauer, il Lomaz­ zo accerta soltanto la seconda pane di questa notizia, e, sia nd Tra/Ialo, che nelle Rlme, che nell 'Idea, corregge giustamente l 'affermazione vasariana, e indica in Norimberga la vera patria di Alb recht .

(Le) del Lomazzo

" LoMAZzo , 1 5 87 , p . 5 3 8 . Si tratta del dipinto u n a volta i n S a n Giovanni i n Conca, a Mi lana, ed oggi nella pinacoteca di B rera (Pmacotcca , 1 989, n. 1 4 4 ) . Ringrazio G iovanni Agosti per avermi gen tilmente segnalato il passo dd Lomazzo.

34 Il passo è il seguente: «La pubLca [edificazione] consiste in tre: in illfensione, in oportu­ nità et in religione. La p rima ci insegna a far le torri, le mura, le fortezze, i cavalieri e simili, nella

- 76 -

V FORT U N A C I N Q U EC E N T ESCA DEL TRATTATO IN I T A L I A

architetti, ritorna sull'argomento, sottolineando la precedenza cronologica del testo di Albrecht rispetto agli altri trattati eli architettura militare, e adombrando una vicinanza densa eli significato con il Busca: Con l 'Architetto militar Vitello [Ferrante Vitelli] l Ch' à ness u n altro non ce­ deva un punto, l Era il gran Busca, ch 'in Savoia giunto l De l ' arte sua scemava fuori il bello, l Il Soldato [ Giacomo Soldati] fra loro sedea snello, l Perchè l ' un a

c o n l ' altra egli ha congiunto. l E à si gran colmo c o ' ! s u o studio è aggiunto, l Che non è chi à ragion s'agguagli a quello. l Il gran Durer fù pria da Norimbergo l Che

t al arte trovò, e al lui essempio l Studian tutti !or opre conformare. l Dunque à

costor, di cui hor carte vergo , l Miri ciascun ; ch'opre lodevol fare l Brama, che questi io sol lodo e contempio . 3 5

Giovan Paolo Lomazzo, pur nella varietà degli interessi, appare legato a Diirer teorico delle proporzioni più che dell'architettura militare. Per trattare eli fortificazioni gli mancava l'esperienza; pur ricordando il trattato non si avventura mai in una qualsiasi analisi delle soluzioni in ess o conte­ nute. Sulle forme degli uomini e le regole della pittura, invece, si era edu­ cato fin dalla gioventù. Probabilmente ci voleva un vecchio pittore cieco perchè si prestasse finalmente attenzione, sia pure in modo parziale e fram ­ mentario, alle diffi cili costruzioni dei tipi umani proposte da Albrecht . Solo un pittore cieco poteva affaticarsi dietro la loro apparente ripetitività e inu­ tilità. Lomazzo, al contrario del grande Michelangelo (che, secondo il Con­ divi, non riceveva alcun giovamento dalla lettura della teoria sulle propor­ zioni eli Diirer) , a seguito della sua cecità trovò proprio la pazienza e il gran tempo necessari per procedere nell'esplorazione del corpo umano delineata da Diirer. Anche quando lo accusa di essersi appropriato delle teorie eli Vin cenzo Foppa/6 in realtà non fa altro che riconoscere nella sua opera un inconfonelibile carattere italiano.

qual p a rt e so n o d e gni di memoria Alberto Durero, Giovan Maria Olgiato [G iovann i M a ri a 01giati] , il capitano Giacobo Fusti, det t o il Scarioto [ Giacomo F us t i detto il Castriono] , il San Mar­ tino [ G iovan ni &llucci deno il S an Marin o ] , Baldassa r Lanzi [ Baldassa r re Lanci ] , il Vitelli da Città di Castello [ Ferrante Vitelli ] , il cavalier Paciotto [ Francesco Paciotto l , Rocco Guer[r] in i , il fratino da Morcò [ G iorgio Palearo d e t t o il F r at i n o ] , il So l d a t i [ G iacomo Sol dat i ] e G abrio Bu­ sca» ( LoMAZZo , 1 97 3 - 1 97 4 , I l , p p . � 64 - 5 6� ) . 35

LoMAZZO ,

1 � 8 7 , p. 1 39.

"' LoMAZZO , 1 97 3 - 1 97 4 , J . p . 2 4 0 . -

77

-

VI

APPENDICE

I. ]ohann Tschertte. Johann Tscheme è un intimo amico di Dilier. Probabil­ mente stringe amicizia con lui proprio in occasione della sua permanenza a Norim ­ berga nel 1 5 2 2 . Di quest 'ann o è una sua lenera a Dii rer (RUPPRICH, 1 956- 1 969, l , pp. 94 -95 ) , l'unica rimasta, nella quale, dopo averlo invitato a pranzo, gli mostra la risoluzione di un problema di geometria di cui avevano probabilmente parlato la sera precedente. Gli spiega come, partendo da un triangolo con tre lati diseguali, si può ortenere un quadrato della stessa area. Albrecht, a sua volta, intaglia per Tscheme l'arme di famiglia (STRAuss, 1 980, n . 1 97 ) . Johann svolse la sua carriera di architeno militare per Ferdinando, nei territori dell'Austria, della Boemia e del­ l'Ungheria dal 1 524 fino alla morte nel 1 5 5 2 . Fra il 23 senembre e il 1 4 onobre del 1529 è uno dei difensori di Vienna assediata dall'esercito di Solimano. D ricordo della vinoriosa difesa ci è giunto artraverso un resoconto di Peter Stem von La­ bach e una xilografia di Niclas Meldemann . Johann Tscheme compare in entram­ be le opere. Nella xilografia di Meldemann è ritrarto a cavall o , accanto alla chiesa di San Pancrazio, mentre impartisce ordini per la difesa. Come risulta dalla visione di Meldemann , che sembrerebbe abbastanza fedele, le mura di Vienna non sono ancora di aspeno moderno: p robabilmente era mancato il tempo per adeguare le difese della cinà. Comunque, nella parte rivolta a levante, compare, a protezione del vecchio circuito di mura, un torrione semicircolare in cui è ravvisabile un 'eco delle soluzioni proposte da Diirer nel trattato. Altri elementi di forte sapore dure­ riano sono ravvisabili anche in altre fortificazioni austriache del tempo, e sono già stati messi in evidenza (DoNIN, 1 95 1 , p. 2 12 ; LANrx;RAF, 1 96 1 , pp. 8 - 1 0) . La pre­ senza di Tscheme in Austria in questi anni ha sicuramente facilitato la diffus ione e la realizzazione di alcune soluzioni di Dilier. Nel trattato egli si rivolge spesso ai hiegsleut e ai werckleut, cioè a coloro che fanno la guerra di mestiere, e a coloro che sono pratici nell'arte del costruire. Si può pensare che si riferisca anche a Tscheme, che deve esse re così considerato fra i naturali destinatari dell'opera . Tschertte, inoltre, intratteneva rapporti anche con il miglior ami c o di Diirer, l ' u ­ manista norimberghese Willi b ald Pìrckheimer, sulla cui persona mi soffermerò diffus a mente più avanti. Ci sono rimaste, nel carteggio di Pìrckheimer, quattro let­ tere di Tscheme e una, assai famosa per i riferimenti a Diirer (edita per la prima volta nel 1 67 5 ) , di Willi b ald. Le lettere di Tscheme sono del 1 5 24 - 1 526, quella di -

79

-

VI. APPENDICE

Pirckheimer della fme del 1529 inizio del 1530 (LEISCHING, 1 900; RuPPRICH , 1 956- 1 969, I, pp. 269, 273 -275 , 283 -288, con una successiva precisazione crono­ logica nel terzo volume, p. 459). Tschertte informa Pirckheimer delle ultime noti­ zie sui turchi, manifesta interesse per l'imminente pubblicazione della Underwey­ sung eli Di.irer, ringrazia per l'invio eli una copia delle Geographicae enarrationer eli Clauelio Tolomeo nell'edizione curata da Willibald, pone il problema della proie­ zione in piano eli una sfera. Pirckheimer, invece, scrive con parole commosse della morte dell'amico (Dm f�l mium !roifcl)tn bm bicfm maurcn; cin ictlic�c òr(1m fcl)ùr� bicf •

. � uc� foll ma n Ne lccrm fdbcr Dir ;�rifcf)cn Il cm g nncu r finili mit qua ba: ba cf �camm crcuiJil'C\lP oDcr llM �:Dr au� maurm;alfo Dae quabrat obcr m anghchc fclllcr ba !ll'afcl)m l>clcibcn.�lfo ijl Nfcr qrunD ll'itcr auff llcm ftnl llammt jlrm foll i n aU f(l)ll cr mali llnnD fil: m n.td) t1,mcm IXriun�\tm fd�aicf' auff �cnlfm ; !.Darumb �o ic� &u ne� (lcruac� auc� auffgcriOèn cin lmi l'afcr f•l:ùcf) ('unt>m lang;bar.1ufi icf)oUcbmg 1 bac folgcn mb ;ù llifcr pa�cv gc �roa, mqfm wrrN. Xil. IV - Triangolo di riduzione dei muri di scarpa [ in alto] . Scala metrica di riferimento [in basso a destra] .

- 197 -

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Pianta delle murarure dd primo tipo

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torrione, a un livello inferiore.



VI . Dcgno.

l undra Hri l i sfl tihrary,

Codice

di torrione con l'indicazione delle Add. 5229, 4 r.

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Fig. 6 Albrecht Diirer, Alzato del primo tipo di torrione, 1 5 2 7 . Disegno. Er]angen, Univcrsit9.ts�iblio�hek. n r. 1 62. Fig. 7 Albrecht Dilrer, Pianta delle murature della pane interna dd secondo tipo di tornone, 1 527 . Disegno. Erlangen, UniversitiitsbibUothek, nr. 1 6 1 .

Fig.

8

·

1525 - 1 527. Disegno. Londra, British Fig. 9 · Albrecht Durer, Pianta di città fortificata circolare al suo interno [in alto] . 1 52 5 - 1 527. Disegno. Dresda, Sich­ R- 1 4 7 , 1 111 r.

Albrecht Diirer. Pianta di cit tà fortificata circolare,

Library. Codice Add. 5229, 35v-36r. [in basso] . con uno studio per edifici

sische

Landesbihliothek, Codice

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Fig. 12 Albrecht Diirer, Studio per lo spazio u rbano della città fortificata residenza del re, 1 52 5 - 1 527. Dise�no. Londm, British Lihrary, Cod. Add. 5229, 1 7v- 1 8r. Fig. 13 - Niccolò Macchiavclli, Pianta del ca···� , ...)7 ,..1' -

•••

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l4 Fig. 33 Leonardo da Vinci, Sistemi di alzo per le artiglierie, circa 1 502. Disegno. Milano, Biblioteca Ambrosiana. Codice Atlantico, 76v. Fig. 34 Albrccht Diircr, Studi per il martinetto dd Cllllnone, 1 5 25 - 1 527. Disegno. Londra, British Library, Codice AJJ. 5229, 47r.

J5

36 Fi1. JJ;

Albrecht Durer, Cannone, 1 52 5 - 1 527. Disegno. Dresda, Siichsische LandesbibUothek, Codice R-

147, 1 8 1 v.

Fi1. 36

Girolamo Ma�gi, Copia da Albrecht Dtirer dd cannone.

179. Disegno. Firenze, Biblioteca Nazionale Centrale, Ms. Palat. 464.

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2. l ...



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