Dottrine generali del diritto civile


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Dottrine generali del diritto civile

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FRANCESCO SANTORO-PASSARELLI PROFESSORE EMERITO DELL’UNIVERSITÀ DI ROMA LINCEO

T

DOTTRINE

GENERALI

DEL

DIRITTO CIVILE NONA EDIZIONE

RISTAMPA

NAPOLI CASA EDITRICE DOTT. EUGENIO JOVENE 2012

Edizioni: 194-1,1945,1946,1954,1957,1959,1962,1964,1966. Ristampe: 196S, 1969, 1970, 1971, 1973, 1974, 1976, 1977, 1978, 1980, 1983,1985,1986,1989,1992,2002,2007,2012.

In lingua spagnola: Dottrina! generale! del derccho civil, traduzione e riferimenti di diritto spagnolo del Prof. Agustin Luna Serrano sulla 7’ ediz. italiana, Madrid, Editorial Revista de Derecho Privado, 1964. In lingua portoghese: Teoria goral do diretto civil, traduzione di Manuel De Alarcào sull’81 ediz. italiana, con prefazione di Rui De Alarcào, Coimbra, Atlantida Editore, 1967.

Ogni copia del presente volume (Francesco Santoro-Passarelli, Dottrine generali del diritto civile, Jovene) deve essere contrassegnata dal bollino SIAE.

DIRITTI D'AUTORE RISERVATI ©Copyright 2012 ISBN-EAN 978-88-243-2085-6

JOVENE EDITORE Via Mezzocannone 109 - 80134 NAPOLI NA - ITALIA Tel. (+39) 081 552 10 19 - Fax (+39) 081 552 06 87 website: www.jovene.it email: [email protected] I diritti di riproduzione e di adattamento anche parziale della presente opera (compresi i microfilm, i CD e le fotocopie) sono riservati per tutti i Paesi. Le riproduzioni totali, o parziali che superino il 15% del volume, verranno perseguite in sede civile e in sede penale presso i produttori, i rivenditori, i distributori, nonché presso i singoli acquirenti, ai sensi della L. 18 agosto 2000 n. 248. È consentita la fotocopiatura ad uso personale di non oltre il 15% del volume successivamente al versamento alla SIAE di un compenso pari a quanto previsto dall’art. 68, co. 4, L. 22 aprile 1941 n. 633.

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Finito di stampare nel gennaio 2012 - Ink Print Service - Cercola (Na)

i

INDICE SOMMARIO

P“K-

17

Prefazione

21

Bibliografia generale

Ca pit o l o I

LE PERSONE

§ 1. — Le persone fisiche 1. Nozione giuridica di persona. Status. Capacità giuridica. Capacità giuridica dello straniero. Limitazioni della capacità giuridica. Età, sesso, salute, onore. Incapacità giuridica relativa

23

2. Esistenza della persona. Nascita. Diritti attribuiti al concepito, al nascituro non ancora concepito. Presunzione generale di concepimento. — Nome della persona. — Ubicazione. — Morte. — Incertezza dell'esistenza. Scomparsa. Commorienza. Assenza. Presunzione di morte. — Atti dello stato civile

26

3. Capacità di agire. Nozione. Requisiti. Maggiorò età. Minore età. Emancipazione. Interdizione e inabilitazione. Presupposti. Soggetti passivi. Durata dell'incapacità. Interdizione legale. — Incapacità naturale

34

4. Potestà sulla persona legalmente incapace. — Annullabilità degli atti della persona incapace

38

6

Indice sommario

§ 2. — Le persone giuridiche

5. Nozione della persona giuridica. Ragione della persona giuridica. Funzione costitutiva del riconoscimento. Necessità del substrato. Tipi di persone giuridiche. — Persone giuridiche private. Società. — Scopo. Forma del riconoscimento

pag-

39

6. Esistenza della persona giuridica. Atto costitutivo e statuto. Forma e natura dell'atto costitutivo. — Capacità giuridica. — Capacità d'agire. Organi della persona giuridica. Amministratori. Assemblea degli associati. Associato. — Nazionalità. — Denominazione. — Sede. — Morte dell'associato. Recesso. Esclusione. — Estinzione della persona giuridica. Trasformazione della fondazione. Liquidazione. Devoluzione dei beni. — Registrazione della persona giuridica .

42

7. Organizzazioni senza personalità giuridica. Associazioni non riconosciute. Comitati

48

§ 3. — Tutela della personalità 8. Tutela oggettiva della personalità. Diritti di personalità. Nome. Pseudonimo. Corpo umano. Cadavere. Immagine. Segreto epistolare. Dignità, gradi accademici, onorificenze cavalleresche. Titoli e attributi nobiliari

50

Capit o l o II LE COSE

9. Oggetto dei diritti. Beni. Cosa in senso proprio. Oggetto dei diritti reali. Oggetto degli altri diritti. Spazio. Energie naturali. Beni immateriali

55

10. Beni materiali. Beni degli enti pubblici ed ecclesiastici. Immobili vacanti. Cose in patrimonio e fuori patrimonio. Cose in commercio e fuori commercio

58

Indice sommario

7

11. Cose produttive e improduttive. Cose immobili e mobili .

Pag60

12. Cose divisibili e indivisibili. Genus e species. Cose fungibili e infungibili. Cose consumabili e inconsumabili . . . .

62

13. Cose presenti e future. Res sperata. Spes. Frutti. Frutti naturali. Spese. Frutti civili

63

.

65

15. Nozione del rapporto giuridico. Interesse. Potere e dovere. Nozione del diritto soggettivo

69

16. Contenuto del diritto soggettivo. Potestà, soggezione. Pretesa, obbligo. Proprietà. Credito. Diritto di garanzia. Responsabilità patrimoniale. Diritto potestativo. Facoltà. Poteri diversi dal d.s. — Obbligo e soggezione. Onere. — Rapporto giuridico definitivo e preliminare. Situazione giuridica. Aspettativa. — Limiti interni del contenuto del d.s. Interesse concreto. Solidarietà. — Abuso del diritto. Eccesso dal diritto

70

17. Categorie dei rapporti giuridici. R. g. pubblici e privati. Diritto soggettivo pubblico. Diritti civili e politici. Rapporti giuridici privati: di personalità; familiari; patrimoniali; assoluti e relativi; su una cosa e su un comportamento; reali; obbligatori. Oneri e obbligazioni reali

77

18. Combinazioni di rapporti giuridici. Accessorietà. Universalità di diritto. Patrimonio generale della persona. Eredità. Patrimoni di destinazione. Azienda e impresa

83

14. Combinazioni di cose. Pertinenze. Universalità di mobili

Ca pit o l o III

I RAPPORTI GIURIDICI

19. Vicende del rapporto giuridico. Costituzione del rapporto e acquisto originario del diritto. Estinzione del rapporto e perdita del diritto. — Modificazioni soggettive del rapporto. Successione. Trasmissione. Acquisto derivativo. Rapporti intrasmissibili. Successione nel debito. Moltiplicazione e

S

Indice sommario

concentrazione dei rapporti giuridici. Costituzione di rapporti derivati. Successione fra vivi e a causa di morte. Successione particolare e universale. Successione nel contratto. — Modificazioni oggettive del rapporto. Surrogazione reale. Costituzione di rapporti derivati. — Modificazioni del contenuto del rapporto. — Estinzione del rapporto. — Quiescenza e riviviscenza. Pendenza. — Rilevanza riflessa dei rapporti giuridici. Relatività

Pag-

89

Ca p it o l o IV

I FATTI GIURIDICI § 1. — Fatti e atti giuridici

20. Fatto ed evento giuridico. Fattispecie. Procedimento. Retroattività. Presupposto. — Specie dei fatti giuridici. Fatti, atti, negozi giuridici

103

21. Fatti giuridici in senso stretto. — Atti giuridici in senso stretto. Atti leciti c illeciti. Capacità d'agire e volontà .

106

22. La norma e il fatto. — Il tempo, il luogo e il fatto .

111

23. Computo del tempo. — Immemoriale .

112

24. Prescrizione. Fondamento e ragione. Oggetto della prescrizione. Diritti imprescrittibili. Imprescrittibilità del dominio. Ragione. Diritto e azione: prescrizione del diritto. Irripetibilità nel pagamento del debito prescritto. Perpetuità dell’eccezione. Corso della prescrizione. Impedimento. Sospensione. Interruzione. Durata della prescrizione. Prescrizione ordinaria. Prescrizioni brevi. Prescrizione del giudicato. Prescrizioni presuntive. Ragione. Modo della prescrizione. Immediatezza. Eccezione di prescrizione. Inderogabilità della prescrizione. Rinunzia alla prescrizione .

113

25. Decadenza. Fondamento e ragione. Interessi protetti con la decadenza. Decadenza legale, giudiziale, negoziale. Tassatività del termine nella decadenza. Impedimento iniziale. Im-

Indice sommario

pedimento definitivo. Decadenza a tutela di un interesse superiore: esclusione dell’autonomia privata. Decadenza a tutela di un interesse individuale: ambito dell'autonomia privata

9

pan-

ni

§ 2. — Il negozio giuridico 26. Nozione del negozio giuridico. Atto e volontà nel negozio. L’autonomia privata. Intento pratico. Causa e motivi del negozio. — Terminologia e sistema del codice

125

27. Soggetti e oggetto del negozio. Requisiti soggettivi. Capacità d'agire e potere d'agire. Legittimazione al negozio. Requisiti oggettivi: possibilità, liceità, determinatezza o determinabilità dell’oggetto. — Momento dei requisiti

129

28. Elementi costitutivi del negozio. Volontà concreta: disposizione o comando. — Atto, o forma del negozio. Forma libera c vincolata. Negozi dichiarativi. Negozi di attuazione. Loro diversa disciplina

134

29. Nozione della dichiarazione. Riproduzione del negozio. Dichiarazione espressa. Silenzio. Dichiarazione tacita. Negozio presunto. Dichiarazione tipica

139

30. Documentazione. Forma solenne legale. Forma solenne volontaria. Documentazione costitutiva. Ricostruzione del documento

144

31. Volontà c dichiarazione. Teoria della volontà. Teoria della dichiarazione. Teoria della responsabilità. Teoria dell’affidamento. Principio legislativo del rischio per l’affidamento

145

32. Critica della cd. divergenza fra volontà e dichiarazione. Errore ostativo. Violenza fisica. Dichiarazione non scria. Simulazione. Riserva mentale

149

33. Disciplina della simulazione. Controdichiarazione. Accordo simulatorio. Simulazione assoluta e simulazione relativa. Negozio simulato e negozio dissimulato. Efficacia del negozio

10

Indice sommario

dissimulato fra le parti. Scopo della simulazione. Simulazione e frode. La cd. presunzione assoluta di simulazione. Effetti della simulazione. Opponibilità della simulazione alle parti. Inopponibilità ai terzi subacquirenti e creditori pignoranti. Opponibilità agli altri terzi. Conflitto fra creditori. Prova della simulazione

pag-

151

34. Vizi della volontà: della volontà dell'atto e della volontà negoziale ,

156

35. Errore ostativo. Errore nella dichiarazione. Dissenso. Errore nella trasmissione. — Errore motivo: essenziale; sui motivi; di fatto e di diritto. Delimitazione fra e. ostativo ed e. motivo. Determinazione dell’essenzialità dell’errore. Casi di irrilevanza dell’errore. Casi di rilevanza dell'errore sul motivo. — Riconoscibilità e scusabilità dell'errore. — Annullabilità e rettifica del negozio .

157

36. Violenza morale. Effetto. Requisiti per la sua rilevanza. Timore di violenza. Violenza del terzo. Timore reverenziale. Stato di pericolo o di bisogno

166

37. Dolo. Provenienza del dolo. Dolo determinante e incidente. Captazione. Dolo commissivo ed omissivo. Eccezionale rilevanza della reticenza. Casi di irrilevanza del dolo .

169

38. Causa del negozio. Importanza della causa per l’autonomia privata. Negozi nominati e innominati. Oggettività e soggettività della causa. Necessità della causa. Causa dell’obbligazione e dell'attribuzione. — Negozi causali ed astratti. Significato dell’astrazione. Formalità dei negozi astratti. Astrazione materiale. Astrazione processuale. — Disposizione e accertamento. Negozio d'accertamento

172

39. Motivi del negozio. Negozio fiduciario. Negozio indiretto .

178

40. Mancanza delle causa: totale o parziale; genetica o funzionale. Illiceità della causa. Causa lurpis e soluti retentio. — Negozio illecito

183

41. Illiceità del motivo. Negozio in frode alla legge. Frode alla legge, ai creditori, al fisco

190

Indice sommario 42. Elementi accidentali del negozio. Negozio puro e negozio modale. Inammissibilità della presupposizione. Condizione, termine e onere. Negozi legittimi. Inutilità della modalità o del negozio. Attribuzioni onerabili

11 Pag-

193

43. Condizione volontaria: sospensiva o risolutiva. Retroattività. — Condizione legale. Irretroattività. — Condizione necessaria; presente o passata. — Interpretazione della condizione. Condizione positiva o negativa; potestativa, casuale o mista; meramente potestativa. — Clausola risolutiva per l’inadempimento. — Condizione impossibile o illecita. — Pendenza della condizione; avveramento; deficienza .

196

44. Termine di efficacia del negozio: iniziale o finale; impossi bile. — Termine di esecuzione del negozio

204

45. Onere o modus. Risoluzione per inadempimento. Onere im possibile o illecito

205

46. Categorie dei negozi giuridici. Negozi solenni e non solenni Limitazione della prova: legale o volontaria ....

207

47. Combinazioni di dichiarazioni. Atti prenegoziali. Negozi unilaterali unipersonali. Negozi unilaterali c atti prenegoziali pluripersonali. Atto collettivo. Atto complesso. Atto collegiale. — Negozi bilaterali e plurilaterali. Identificazione del negozio patrimoniale a più parti col contratto. Contratto e accordo. Identificazione del negozio plurilaterale col contratto plurilaterale

209

48. Combinazioni di negozi. Negozi connessi. Negozi accessori.

215

49. Negozi costitutivi, modificativi, estintivi. Rinunzia. Rifiuto. — Negozi familiari e patrimoniali. — Categorie dei negozi patrimoniali. Negozi di attribuzione, di disposizione, di obbligazione. Negozi di alienazione e di trasmissione. Atti di ordinaria e straordinaria amministrazione Atti di amministrazione e di disposizione

218

50. Negozi fra vivi e a causa di morte. La disposizione testamentaria, unico negozio a causa di morte. — Negozi onerosi e gratuiti. Ncgotium mixtum cum donatione

221

I

12

Indice sommario Pag.

51. Interpretazione del negozio. Natura e destinazione delle norme interpretative. Diversità dei negozi rispetto all’affidamento e all'interpretazione. — Interpretazione dei negozi fra vivi. Criterio interpretativo essenziale: l'affidamento. Integrazione del negozio. Mezzi negoziali d’interpretazione. Mezzi cxtranegoziali. — Interpretazione dei negozi a causa di morte. Criterio interpretativo essenziale: ricerca della volontà deH'autore . .

226

52. Effetti giuridici del negozio. Efficacia del negozio per le parti: inefficacia rispetto ai terzi. Promessa del fatto del terzo. Contratto a favore di terzi. Efficacia del negozio per le cd. parti in senso sostanziale. — Efficacia riflessa del negozio rispetto ai terzi. Negozi con efficacia obbligatoria e con efficacia reale. — Effetti diretti del negozio. Effetti essenziali. Effetti naturali. Effetti irregolari

236

53. Inefficacia del negozio. Inesistenza giuridica. Invalidità. Irrilevanza dell’errore comune. Inammissibilità del negozio

241

54. Nullità del negozio. Nullità parziale. Inefficacia del n. nullo. Inammissibilità della nullità relativa. Insanabilità del n. nullo. Sanatoria eccezionale e validità successiva. Invalidazione o nullità successiva. Validità eventuale o sospesa e temporanea. — Conversione del n. nullo. Conversione legale. Sostituzione legale dell’autonomia privata. Cd. conversione formale

245

55. Annullabilità, del negozio. Efficacia interinale del n. annullabile. Perpetuità dell’eccezione di annullabilità. Annullabilità relativa e assoluta. Annullabilità speciali. Disciplina speciale dell'incapacità d'agire. — Retroattività dell’annullamento. Limiti. — Sanabilità del n. annullabile. Prescrizione del diritto all’annullamento. — Convalida. Conferma. Esecuzione volontaria

254

56. Inefficacia in senso stretto del negozio. Inefficacia originaria o successiva per le parti e rispetto ai terzi. Efficacia riflessa del negozio nullo. Inopponibilità del negozio. Efficacia sospesa del negozio valido. Rescissione e risoluzione. Riduzione delle disposizioni lesive e revoca degli atti fraudolenti. —■ Efficacia legale del negozio

259

Indice sommario

13

§3. — La sostituzione neWAttività giuridica

57. Interesse e attività giuridica. Conferimento del potere d'agire. Autorizzazione e accettazione dell’altrui attività giuridica. — Aspetto interno ed esterno della sostituzione. Rappresentanza

266

58. Gestione nell’interesse altrui. Negozio di gestione. Gestione di affari. Attività per conto, attività in nome, attività direttamente efficace per l’interessato. Rappresentanza indiretta. Negozio di trasferimento nella gestione. — Separazione della rappresentanza dalla gestione c dal mandato. Gestioni senza mandato. Lavoro gestoriq. — Separazione dell’organo dalla rappresentanza. — Ambito della rappresentanza. Sostituzione nella dichiarazione negoziale. Ambasceria. Esclusione della rappresentanza; negozi personalissimi . .

269

59. Rappresentanza legale o necessaria. Vario significato dell'attività in nome altrui. Tutela di un interesse supcriore nella rappresentanza legale. Rappresentanza legale delle persone incapaci. Rappresentanza legale di persone capaci; nell’interesse del gruppo; nell’interesse di terzi; nell’interesse del rappresentante; nell’interesse del rappresentato

276

60. Rappresentanza volontaria. Potere di rappresentanza. Procura. Procura collettiva. Revocabilità. Estinzione della procura. Limiti di opponibilità ai terzi dell'estinzione. — Attività rappresentativa. Contemplalo domini. Pertinenza esclusiva dell’atto al rappresentante: rilevanza della capacità d’intendere e di volere, dei vizi della volontà nel negozio e degli stati soggettivi del rappresentante. Pertinenza esclusiva degli effetti al rappresentato: rilevanza della capacità d’agire, della capacità giuridica e della mala fede dello stesso. — Atti incompatibili. — Attività rappresentativa irregolare. Abuso di potere. Conflitto generico d'interessi. Contratto con se stesso. Eccesso o mancanza di potere. Tutela del terzo. Efficacia sospesa del negoziò concluso senza potere. Ratifica. — Rappresentanza eventuale nel contratto per persona da nominare. Efficacia del contratto per la persona nominata. Dichiarazione di nomina e procura o accettazione della persona nominata. Efficacia del contratto per il contraente

281 ■

J

14

Indice sommario § 4. — La prova dei fatti giuridici

61. Disciplina e funzione della prova. Nozione della prova. Prova falsa. Regole legali della prova. Importanza della prova per il diritto materiale. Prova libera. Prova legale. Prova esclusiva. Titolo dello stato. Prova legale rispetto ai terzi. Prove legali speciali

296

62. Onere della prova: disciplina legale e volontaria. Presunzione legale: relativa e assoluta. Forma e prova legale o volontaria del fatto. Funzione probatoria della ricostruzione del documento

298

63. Categorie delle prove. Prova documentale. Atto pubblico e scrittura privata. Scritture private speciali. Data della scrittura privata rispetto ai terzi. Cd. conversione dell’atto pubblico in scrittura privata. Copie. Atti di ricognizione o rinnovazione. Riproduzioni meccaniche. — Confessione: giudiziale e stragiudiziale. Limiti della prova legale nella confessione. — Giuramento: decisorio, suppletorio, estimatorio. — Prova testimoniale. Limiti di ammissione. Eccezioni. — Prova per presunzioni. Limiti

301

Indice analitico

311

Nola di aggiornamento legislativo .

327

K

___

PREFAZIONE

Un'opera di sistemazione scientifica, qual è la presente, rispecchia la dottrina del tempo in cui è compiuta. L'opera sistematica può considerarsi riuscita, se perviene a cogliere attraverso un'attenta cernita e ad esprimere in una sintesi felice le linee essenziali della dottrina del proprio tempo, nello stato di elaborazione in cui la stessa si trova. Quando quell’opera, per il suo pregio o per il concorso di circostanze favorevoli, quale soprattutto il tempo propizio in cui appare, ha la fortuna di segnare un momento nello sviluppo del pensiero scientifico e di esercitare un'influenza ampia e durevole sulla dottrina posteriore, non si può chiedere alla stessa che nelle successive edizioni cessi di essere se stessa, per diventare una altra opera, condotta sulla dottrina del tempo delle edizioni successive. La dottrina posteriore può offrire lo spunto a qualche revisione, determinare la rettifica di qualche linea, ma resta, come storicamente è, estranea alla fondazione e alla costruzione dell'opera. Si tratta di un limite costitutivo dell’opera sistematica che non può essere superato e vale per tutte le opere di questa specie. L'autore può cyrto, se ne ha la capacità, creare una nuova opera, ma non può cedere all'illusione di rinnovare la sua opera, rimaneggiandola nelle successive edizioni. Se cede ad un'illusione così pericolosa, sfigura l'opera che perde il suo significato originario, senza acquistarne uno nuovo. Già nella prefazione alla quarta edizione avvertivo la $

11 • Ihtiili» filili’

18

Prefazione

necessità di non alterare la linea della trattazione e osservavo come ciò non fosse da attribuire a scarsa sensibilità dell'autore, ma alla sua persuasione che una riforma dell'opera non l'avrebbe migliorata. Poiché tuttavia l'argomento dell'insensibilità degli autori di opere sistematiche alle critiche e alle successive elaborazioni dottrinali è ricorrente, ho voluto spiegare le ragioni per cui considero il rilievo intrinsecamente ingiusto. L'opera apparve nel 1944 come la prima trattazione sistematica di carattere generale, condotta direttamente sul nuovo codice civile. Venne così a trovarsi, per questa circostanza temporale, quasi su una linea di displuvio: la ricca elaborazione dottrinale sul codice anteriore, che aveva costituito la base del nuovo codice, veniva messa a profitto per la costruzione di un sistema, linearmente semplice, quale poteva desumersi dallo stesso codice. La fortunata circostanza spiega come l’opera sia stata tanto benevolmente accolta dalla critica e come Giuseppe Capograssi abbia potuto vedere in essa « uno sforzo di pensiero sul nuovo Codice che fa onore alla scienza e alla scuola italiana » : parole che desidero ripetere in questa prefazione, perchè costituiscono il più ambito premio dell’opera mia, per l'altezza dell’ingegno e la nobiltà dell'animo del Maestro ed Amico, così acerbamente rapito al nostro affetto.

La note intendono offrire soltanto alcune indicazioni di dottrina italiana e di giurisprudenza della Corte di Cassazione. Un'avvertenza ai meno esperti: il testo non può essere esattamente e agevolmente inteso senza ladettura delle norme citate. Capograssi ha definito esattamente il metodo caratteristico del libro. Esso richiede allo studioso, e specialmente al giovane studioso, di giungere al sistema, avvicinandosi al diritto civile « col codice alla mano, nutrendo col codice il testo, rischiarando col testo il codice, ricostruendo da se, con un lavoro innegabilmente faticoso ma suo, libro e codice ». E' così

Prefazione

19

^rendendosi conto di «quello che veramente significa capire, cioè dominare, giudicare con consapevole autonomia, scoprire sotto le apparenze i significati: abituarsi insomma a pensare » (Riv. dir. proc., 1947, I, p. 292 ss.; Opere, VI, Milano, Giuffrè, , 1959, p. 125 ss.).

Non appartengono al diritto privato, ma alla teoria generale del diritto, le dottrine, con la cui esposizione tradizionalmente si aprono le trattazioni di diritto civile, relative alla nozione del diritto, alle sue partizioni, alle fonti e alla loro interpretazione. Invece le dottrine dei soggetti e degli oggetti del diritto, pur appartenendo fondamentalmente al diritto pubblico, debbono essere comprese altresì fra le dottrine generali del diritto privato, per le loro attinenze agli istituti privatistici. Le dottrine generali esposte in questo libro sono pertanto quelle delle persone, delle cose, dei rapporti e dei fatti giuridici, fra i quali ha uno speciale rilievo il negozio giuridico. Tutto il diritto privato oggi è diritto civile. Il tentativo di ridonare vita a un diritto commerciale sistematicamente autonomo manca di base. Il codice civile vigente, regolando uniformemente i rapporti patrimoniali, qualunque sia l'attività economica per cui i rapporti sono costituiti, ha unificato il diritto patrimoniale. Una distinta considerazione dottrinale, e quindi un distinto insegnamento, del diritto commerciale, o anzi del diritto dell'attività economica professionale ed organizzata, si giustificano oggi non più con l'autonomia sistematica, cioè con la specialità di un complesso di norme, ma con la specialità dei rapporti cui dà vita quell'attività. Dedicai il libro, quando apparve nel maggio 1944, « ai miei allievi delle Università di Padova e di Napoli, che il mio affetto congiunge nell'ora della separazione e del dolore per le sventure d'Italia ». Nel dettare la dedica immaginai a capo di quella schiera di giovani, vicini e lontani, il primo di tutti, Luigi Cosai tini.

20

Prefazione

Allora egli era vivente, ma nel suo volto risoluto e precocemente austero era già l’ombra del consapevole sacrificio cui si accingeva. Ora comprendo nel ricordo e nell'affetto tutti i miei allievi, mantenendo la dedica del libro a lui, al mio allievo tragicamente scomparso per la libertà.

(BIBLIOGRAFIA

GENERALE (

Ca r n e l u t t i , Teoria generale del diritto, 3“ ediz., Roma, Seli, 1951. A. Le v i , Teoria generale del diritto, 23 ediz., Padova, Ced.un, 1953. Df . Ru g c ie r o -Ma r o i, istituzioni di diritto civile, 9" ediz., riveduta da Ma io r c a , Milano-Mcssina, Principato, s. d. (1961) (due volumi). Dosi, Istituzioni di diritto civile, 5a ediz., Torino, Giappichelli, s. d. (1951) (due volumi; 6“ ediz. del primo aggiornata da Silvio Ro m a n o , 1958). Ba r a s s i , Istituzioni di diritto civile, 4“ ediz. aggiornata, Milano, Giuffrè, 1955. Pa c c h io n i , Elementi di diritto civile, 4“ ediz., Milano, Giuffrè, 1944. Sc o t o , Istituzioni di diritto privato, 7a ediz., I, II, Napoli, Lupi, 1955. Me s s in e o , Manuale di diritto civile e commerciale, 9“ ediz., Milano, Giuffrè, dal 1957 (sei volumi). Ro t o n d i , Istituzioni di diritto privato, 8a ediz., Milano, s.c., 1965. Pu g l ia t t i , Gli istituti del diritto civile, Milano, Giuffrè, 1943. De Se m o , Istituzioni di diritto privato, 7* ediz., Firenze, Cya, 1955. Tr a b u c c h i, Istituzioni di diritto civile, 15* ediz., Padova, Cedam, 1966. Al l a r a , Le nozioni fondamentali del diritto civile, 5“ ediz., Torino, Giappichelli, 1958. Ba r b e r o , Sistema istituzionale del diritto privato, 6‘ ediz., Torino, Utct. 1962 (due volumi). Au l e t t a , Istituzioni di diritto privato, parte generale, Napoli, Humus, 1946. Au r . Ca n d ia n , Nozioni istituzionali di diritto privato, 4“ ediz., MilanoVarese, Ist. edit. cisalpino, 1960. To r r e n t e , Manuale di diritto privato, 6a ediz. aggiornata, Milano, Giuffrè, 1965. Br a n c a , Istituzioni di diritto privato, 41 ediz., Bologna, Zanichelli, 1958.

1

CAPITOLO 1

LE PERSONE § 1. — Le pe r s o n e f is ic h e

1. — Persona nel linguaggio giuridico significa soggetto di diritto(l). La nozione giuridica di persona non si identifica con quella comune, perchè uomini possono non essere persone in senso giuridico, com'è avvenuto in ordinamenti anche assai progrediti, e perche inversamente vi sono persone che non sono uomini. Tali le persone giuridiche, combinazioni di mezzi e di uomini che assurgono ad unità ad opera dell’ordinamento giuridico e quindi persone rispetto al medesimo, pur mancando dell'individualità naturale, che è caratteristica della persona fisica : sono persone soltanto giuridiche (2). Lo stato giuridico della persona fisica non è la somma dei suoi poteri o doveri o, più generalmente, dei rapporti che alla stessa fanno capo, è invece il presupposto di una sfera di capacità e quindi di una serie aperta di poteri e do-

(1) Fa l z e a , Il soggetto nel sistema dei fenomeni giuridici, Milano, Giuffrè, 1939; Ca s t ig l io n e -Hu m a n i , Contributo allo studio giuridico della persona, Roma, Ediz. italiane, 1944; Ma g n i, Soggetto e persona nel diritto, Dir. ecd., 1951, p, 1 ss. (2) De g n i , Le persone fisiche e i diritti della personalità, Torino, Utet, 1939; F. Fe r r a r a , Diritto delle persone e di famiglia, Napoli, Jovenc, 1941; Ga n c i , Persone fisiche e persone giuridiche, 2‘ ediz., Milano, Giuffrè, 1948.

Notionc giuri* dica di per* ►onn.

Status

24

Caparità giuridica.

Caparità giuridira dello straniero.

Limitazioni del-

la rapacità giuridica.

Età, sesso, eaIute, onore.

Cap. I - Le persone

veri, o di rapporti, che possono variare e variano senza che perciò cambi lo stato (1). In relazione all’appartenenza del singolo a un determinato gruppo politico o familiare si distinguono tradizionalmente altri due status, lo status civitatìs ' e lo status familiae. A ciascuno di questi stati è collegata una determinata capacità giuridica: allo stato di persona la capacità giuridica generale, allo stato di cittadinanza la s p e c i a 1 e capacità propria del cittadino, allo stato di famiglia una speciale abilitazione in ordine ai rapporti di una certa famiglia (2). In ogni caso per capacità giuridica deve intendersi l'attitudine alla titolarità di poteri e doveri giuridici (3). La capacità giuridica generale spetta nel nostro ordinamento in principio ad ogni uomo (arg. art. 1 c.c.). Tuttavia è da osservare che lo straniero, mentre non è ammesso al « godimento dei diritti politici » (capacità di diritto pubblico), è « ammesso a godere dei diritti civili attribuiti ai cittadini a condizione di reciprocità» (art. 16 prel.), il che vuol dire che la stessa capacità di diritto privato non è più riconosciuta ugualmente ai cittadini e agli stranieri, com'era per il diritto anteriore, ma a questi ultimi con gli stessi limiti stabiliti per i cittadini italiani dall’ordinamento dello Stato al quale lo straniero appartiene. La capacità giuridica è poi limitata in dipendenza di determinate qualità, di carattere naturale o sociale, dell'individuo investito di uno stato. Influiscono sulla capacità giuridica l'età, il sesso, la sa-

(1) Cicu, Il concetto di « status », Studi giuridici in onore di V. Simoncelli, Napoli, Jovene, 1917, p. 59 ss.; D’An g e l o , Il concetto giuridico di •status », Riv. it. scienze giur., 1938, p. 249 ss. (2) Sa n t o r o -Pa s s a r e l l i , Status familiae, Saggi di diritto civile, Napoli, Jovene, 1961, I, p. 421 ss.; Gr a s s e t t i, Famiglia (diritto privato), Noviss. Dig. it., VII, Torino, Utet, 1961, 49 ss., spec. n. 2. (3) Re s c ig n o , Capacità giuridica (diritto civile), Noviss. Dig. it., II, Torino, Utet, 1958, 873 ss.; Fa l z e a , Capacità (teoria generale), Enc. dir. VI, Milano, Giuffrè, 1960, 8 ss.

§ 1 - Le persone fisiche

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Iute, l'onore della persona : la capacità giuridica, in relazione al variare di tali circostanze, è limitata in determinate direzioni, così che si hanno incapacità speciali. E’ in questione la capacità giuridica negli atti detti personalissimi, quelli cioè per cui è esclusa la rappresentanza, perchè qui, con la possibilità deU’atto, è negata alla persona la possibilità di diventare soggetto del potere o del dovere che risulterebbe dall'atto, ed è precisamente ciò a cui tende la legge, al di là dall'esclusione dell'atto: in questo senso le circostanze di età di sesso di salute di onore rilevanti per la validità degli atti personalissimi riguardano anche la capacità giuridica. La stessa capacità è limitata quando al minore che non , abbia compiuto una certa età è interdetta l'assunzione dell’obbligazione di lavoro (art. 3) (1) e al minore quella degli uffici tutelari (articoli 350-1°, 355, 393; cfr. anche art. 352-5°). E’ variamente regolata quando il sesso è assunto a elemento discriminante rispetto all’assunzione dell’obbligazionc di lavoro (come dispone la legge speciale) e degli uffici tutelari (art. 352-3°), ai più importanti effetti del matrimonio e in particolare alle potestà familiari, al cosiddetto lutto vedovile (art. 89), all’assunzione in certi impieghi: sempre la disparità di trattamento giuridico dei due sessi riposa sulla diversità dell’attitudine naturale o della vocazione sociale, principalmente domestica per la donna. E’ ancora limitata la capacità giuridica quando all'interdetto e all'inabilitato, per infermità psichica o fisica, sono inibiti gli uffici tutelari (art. 350-1°), all’impotenza è collegata l’invalidità del matrimonio (articolo 123); quando le potestà familiari, i pubblici uffici, quelli tutelari, taluni uffici privati, la professione o l'arte sono interdetti o sospesi per pena accessoria conseguente di diritto, nei casi stabiliti dalla legge, ad una condanna penale (articoli 19, 20, 28 ss. c.p.; 26382, 2641); quando è ridotta la tutela della

(1) Su ppie j , Capacilà di lavoro, Enc. dir., VI, Milano, Giuffré, 1960, 48 ss.

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Incapacità giuridica relati-

>za della persona.

Nascita.

Diritti attribuiti al concepito,

Cap. I - Le persone

personalità del fallito (art. 48 ss. 1. fall.) e lo stesso non è ammesso agli uffici tutelari (art. 350-5°). Queste incapacità possono essere assolute o relative, sussistere cioè in confronto di chiunque o soltanto di determinate persone: in questa seconda ipotesi l’incapacità dipende dalla speciale posizione della persona rispetto ad un'altra persona. Si ha incapacità giuridica relativa in tutti i casi in cui una persona, per una particolare posizione in cui si trova di fronte ad altra persona, non può porre in essere un rapporto giuridico con questa, sia poi che la legge vieti l'atto costitutivo del rapporto, sia che escluda immediatamente il rapporto: esempi, impedimenti relativi di matrimonio, adozione, affiliazione, uffici tutelari; divieto di negozi fra chi esercita una potestà familiare e chi vi è soggetto; divieto di donazione fra coniugi; indegnità di succedere; incapacità di ricevere per testamento o donazione (cfr. n. 27).

2. — La_persona.comincia con la nascita (art. 1 *), che avviene all’atto della separazione del feto dal corpo materno. E' necessario che il nuovo organismo abbia vita, perchè la nascita senza qualifica è la nascita da vivo, non anche che abbia vitalità, cioè attitudine a rimanere in vita (1). L’attribuzione di diritti a favore del concepito, subordinati all'evento della nascita (art. I2), non deve far pensare ad una anticipazione della personalità sulla nascita. Infatti la legge ammette a favore del concepito soltanto l’attribuzione e la conservazione di diritti in relazione all’eventualità della nascita, ma, se questa non segue, non si determina alcuna delle conseguenze che si verificherebbero per effetto dell’estinzione di un soggetto di diritti. Deve piuttosto pensarsi alla costituzione di un centro autonomo di rapporti giuridici, in previsione ed attesa della persona. Il codice contempla altresì un organo speciale per l’am-

(1) Ca ppe l l o , Sui concetti di vita e vitalità, Riv. dir. civ., 1942, p. 224 ss.

§ 1 - Le persone fisiche

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ministrazione dei beni del concepito, se manchi il padre, il cosiddetto curatore al ventre (art. 339). La legge ammette, in casi determinati, la conservazione e l'attribuzione di diritti per l’evento della nascita anche a favore del nascituro non concepito (articoli 4623, 784’), sebbene qui manchi pur quel minimo substrato naturalistico che è nel concepimento (1). La diversità della realtà naturale si riflette però nella disciplina giuridica. Qui si verifica ugualmente il collegamento dei rapporti per la conservazione dei diritti del nascituro, ma l'attribuzione deve ritenersi differita al momento della nascita (arg. articoli 643, 784’) (2). La legge stabilisce, non solo all'effetto della successione testualmente previsto, ma più generalmente all'effetto dell’attribuzione di diritti al concepito, una presunzione di concepimento iuris tantum, cioè suscettibile di prova contraria (cfr. invece art. 232): si presume concepito al tempo dell'apertura della successione chi è nato entro i trecento giorni dalla morte della persona della cui successione si tratta (art. 462'); similmente deve presumersi concepito al tempo della donazione, ad esempio all’effetto dell'attribuzione dei frutti anteriori alla nascita del donatario (art. 7843), chi è nato entro i trecento giorni dalla donazione (3). Il nome ha funzione di mezzo d’identifica z. ione nell'interesse generale, e come tale è attribuito per legge a ogni persona; esso consta del prenome e del cognome e non può essere modificato che nei casi e con le forme sta(1) Oppo , Note sull'istituzione dei non concepiti, I, Riv. trim. dir. proc. civ., 1948, p. 66 ss.; Ca r n e l u t t i, Nu o v o profilo dell'istituzione dei nascituri, Foro it., 1954, IV, 57 ss.; Sa n t o r o -Pa s s a r e l l i, Su un nuovo profilo dell'istituzione dei nascituri, Saggi, II, p. 745 ss.; e replica polemica del Ca r n e l u t t i, Foro it., 1955, IV, lì ss.; L. Fe r r i, Alcune considerazioni sulla capacità di succedere dei nascituri, Temi, 1963, 817 ss. (2) Sul problema particolare dell'illecito e della responsabilità verso il soggetto futuro, Re s c ic n o , Il danno da procreazione, Riv. dir. civ., 1956, p. 614 ss. (3) Ca mpa g n a , Concepimento (diritto civile), Enc. dir., Vili, Milano, Giuffrè, 1961, 357 ss.

ni nascituro ancora < copilo.

l'rcnumiom liceale ili ccpiinenta

.Xtimi* ilrlln homi.

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I bicazione.

Cap. I - Le persone

biliti dalla legge (art. 6). La legge stessa stabilisce a chi e come spetti la scelta del prenome, che è sempre dativo, cioè imposto da altra persona, e del cognome dativo, imposto ai figli di persone ignote e agli affiliati, fuori dei quali casi il cognome può dirsi legittimo, perchè assunto dalla persona ope legis. Il nome trova la sua disciplina nel codice civile (articoli 144, 149:, 156’, 262, 299, 408) e nell’ordinamento dello stato civile (D. 9 luglio 1939, n. 1238, articoli 71, 72, 732, 75:, 77', 153 ss., 166; cfr. anche L'. 31 ottobre 1955, n. 1064). L’ordinamento provvede anche a localizzare la persona, tenendo conto delle sue relazioni ambientali di fatto. Le ubicazioni regolate dal codice civile, le più importanti fra quelle che la legge prende in considerazione, sono il domicilio, che è il luogo in cui la persona ha la sede principale dei suoi affari e interessi (l),e la residenza, che è il luogo di dimora abituale (art. 43) (2). Effetti sono pure riconosciuti alla dimora, che è il luogo di temporaneo soggiorno (3). A tutela dei terzi il trasferimento della residenza deve essere denunziato (4), e col trasferimento della residenza la legge presume trasferito il domicilio che sia nello stesso luogo, salvo diversa dichiarazione nella denunzia del trasferimento di residenza (art. 44, art. 31 disp. att.). Dal domicilio volontario si distingue il domicilio necessario o legale delle persone sottoposte a una potestà familiare, la moglie non legalmente separata, il minore, l’in-

(1) V. Te d e s c h i, Del domicilio, Padova, Cedam, 1936; Te mo l o , Domicilio delle religiose e legge elettorale, Foro it., 1956, I, 1729; Cass. 29 dicembre 1960, Giust. civ., 1961, I, 212; 10 gennaio 1964, Mass. Foro it., 1964, 18, 64. (2) Cass. 26 agosto 1953, Giur. it., .1954, I, 1, 646, con nota di V. Te d e s c h i; 5 gennaio 1955, Giur. it., 1955, I, 1, 1; 17 ottobre 1955, Giust. civ., 1956, 459; 9 giugno 1959, Giust. civ., 1960, I, 579; 22 maggio 1963, Mass. Foro it., 1963, 398, 1342. (3) Ca r n e l u t t i , Note critiche intorno ai concetti di domicilio, residenza e dimora nel diritto positivo italiano, Studi di diritto civile, Roma, Athenaeum, 1916, p. 3 ss.; Fo r c h ie l l i, Domicilio, residenza e dimora (diritto privato), Enc. dir., XIII, Milano, Giuffrè, 842 ss. (4) Cass. 9 giugno 1959, Giust. civ., 1960, I, 579; 14 novembre 1960, Giust. civ., 1961, I, 661.

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terdetto, che hanno il domicilio della persona cui è attribuita la potestà (art. 45). Accanto al domicilio generale, il domicilio elettivo o speciale è quello che si può, e in certi casi si deve, stabilire per determinati atti o affari, espressamente per iscritto (art. 47) (1). La persona cessa con la morte, momento finale che il codice non indica esplicitamente, come il momento iniziale, poiché si è considerata ovvia la coincidenza con la morte della fine della persona (2). Per l‘accertamento legale della morte, la presenza del cadavere è necessaria di regola (articolo 1413 ord. st. civ.), ma non sempre: nelle norme, che ammettono possa risultare la morte quando non sia possibile rin-| venire o riconoscere il cadavere (articoli 145 ord. st. civ.; 206, 211', 212, 835, 883 c. n.), e nelle altre, secondo le quali, quando! siano da ritenere perite in un naufragio marittimo o aereo tutte le persone, l'accertamento deH’infortunio fa le veci della1 constatazione di morte delle singole persone (articoli 146, 148 o. s. c.; 209, 211’, 212, 837, 838 c. n.), si può ravvisare in germe l’istituto della presunzione di morte. In connessione col momento finale della persona vanno ricordate quelle situazioni che si collegano alla possibilità che la persona abbia cessato di vivere. La prima di queste situazioni è costituita dalla scomparsa : questa si ha quando la persona abbia abbandonato il suo domicilio o la sua residenza e non si abbiano notizie di lei (art. 48 pr.) (3). La scomparsa è sufficiente perchè, essendo incerta l’esistenza della persona, questa non acquisti i diritti che acquisterebbe se fosse esistente (art. 69). E’ un’applicazione del principio che il fatto dell’esistenza dev’essere provato in relazione al momento (1) Vit u c c i, Domicilio speciale (elezione di), Enc. dir., XIII, Milano, Giuffrè, 1964, 897 ss. (2) Ca r io t a -Fe r r a r a , Il momento della morte è fuori della vita, Riv. dir. civ., 1961, I, p. 134 ss.; Ca l l e c a r i, Morte (diritto civile), Noviss. Dig. it., X, Torino, Utet, 924 ss. (3) Sa n t o r o -Pa s s a r e l l i, Disciplina della scomparsa nel nuovo codice civile, Saggi, II, p. 571 ss.

Morte.

Ilicertrxxu

«|r|.

rciiitenxa.

Scomparii.

30

Commorienza.

Assenza.

Cap. I - Le persone

dell’acquisto la regola per cui anche la sopravvivenza dev'essere provata quando l'acquisto o altro effetto giuridico dipenda dalla stessa (art. 4) : perciò, con riferimento a questa ipotesi, è inesatto parlare di una presunzione di commorienza (1). Quando è chiamata a una successi on e una persona di cui è incerta l’esistenza, vengono alla successione coloro ai quali la stessa spetterebbe in sua mancanza, salvi i diritti della persona di cui s’ignora l’esistenza, in vista di che, coloro ai quali è devoluta la successione debbono procedere all'inventario e, se non sia stata dichiarata la morte presunta della persona medesima, dare cauzione (articoli 70 a 73). Inoltre la scomparsa è sufficiente perchè possano essere adottati, quando occorrano, provvedimenti conservativi del patrimonio dello scomparso (art. 48). La scomparsa non è invece sufficiente per la modificazione della posizione giuridica di chi viene a trovarsi in tale situazione. Ragionevolmente la legge esige che la situazione appaia come stabile: allora, secondo il diverso grado di stabilità, si fa luogo alla dichiarazione di assenza o alla dichiarazione di morte presunta. L’assenza può essere dichiarata, trascorsi due anni dal giorno dell'ultima notizia dello scomparso (art. 49) (2). Divenuta eseguibile la sentenza (art. 730 c.p.c.), è ordinata l'apertura del testamento, se c'è, dopo di che, previo inventario e cauzione od altra cautela, seguono l'immissione nel possesso temporaneo dei beni di coloro cui competerebbero diritti dipendenti dalla morte dell’assente e l'esonero temporaneo d a 1 l’a d e m p i m e n t o di coloro che per effetto della morte sarebbero liberati da obbligazioni (articoli 50, 521, 55). L’immesso ha un potere di amministrazione, un potere

(1) Sa n t o r o -Pa s s a r e l l i, Commorienza, Enc. dir., VII, Milano, Giuffrè, 1960, 978 ss. (2) Ro ma g n o l i , L'istituto dell'assenza con riguardo alla problematica del soggetto giuridico, Studi in onore di E. Betti, V, Milano, Giuffrè, 1962, p. 501 ss.

2.

§ 1 - Le persone fisiche

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1

di alienazione per necessità o utilità evidente con l’autorizzazione del tribunale, un diritto totale o parziale di godimento (articoli 522, 53 , 54): in tal modo la legge contempera Ila tutela dell'interesse dell’assente, che resta titolare dei beni, con quella deH’interesse dell'immesso. Al coniuge dell’assente, che perde il diritto al mantenimento o alla contribuzione, a seconda che si tratti della moglie o del marito, può essere attribuito, oltre quanto conseguirebbe per effetto della morte dell’assente, un assegno alimentare (art. 51). La situazione cambia quando si fa luogo alla dichiarazione di morte presunta, o se viene accertata resistenza ola morte dell'assente (articoli 56 e 57). Per un definitivo regolamento dei rapporti patrimoniali, e soprattutto per una necessaria modificazione dei rapporti personali dello scomparso non toccati dalla dichiarazione di assenza, quando la scomparsa duri oltre un certo tempo o avvenga in speciali circostanze è previsto un provvedimento più radicale, che è la dichiarazione di morte presunta (1). Questa può aversi: quando siano trascorsi dieci anni dal giorno a cui risale l’ultima notizia dello scomparso (articoli 58 e 59), nel qual caso può far seguito, ma non necessariamente, alla dichiarazione di assenza; oppure quando la scomparsa sia avvenuta in particolari circostanze di g u c rra o d’infortunio e duri da un certo tempo (articoli 60 a 62; 211=, 212, 838 c.n.; 3 L. 3 giugno 1949, n. 320) (2). Di massima la dichiarazione di morte produce gli e ffetti della morte, nel limite dell’eventualità di un accertamento, relativo all’esistenza della persona, difforme dalla presunzione di morte. In relazione a tale eventualità permane la necessità dell’inventario, ma non è più dovuta (1) Gio r g ia n n i, La dichiarazione di morte presunta, Milano, Giuffrè, 1943; G. Az z a r it i , Morte presunta (dichiarazione di), Enc. forense, IV, Vallardi, Milano, 1959, 1156 ss.; Cass. 7 aprile 1952, Giur. compì. Cass. civ., 1952, II, 1, 619. (2) Fo r mic g in i, La dichiarazione di morte presunta secondo la legge 3 giugno 1949, n. 320, Giur. it., 1950, I, 2, 427 ss.; Cass. 12 giugno 1952, Foro it., 1953, I, 353. Sulla legittimazione alla domanda: Cass. 9 aprile 1964, Mass. Foro it., 1964, 209, 828. 1

PrrMimione di

morte.

32

ìS

Atti dello stato rivile.

Cap. I - Le persone

cauzione od altra cautela (articoli 63‘, 642’3). Per il resto, divenuta eseguibile la sentenza, si determina una situazione corrispondente a quella che si avrebbe per la morte della persona (articoli 63, 64‘ ) : ma la stessa è rimossa con effetto ex nunc, se viene accertata l’esistenza ola morte del presunto morto (articoli 66 e 67). Quanto al matrimonio, che è il rapporto rispetto a cui più acuta si fa sentire l'insufficienza della dichiarazione di assenza (si noti il temperamento dell’art. 1172), non si poteva certo attribuire alla dichiarazione di morte presunta lo stesso effetto irreparabile che produce la morte, cioè lo scioglimento (1). Perciò la dichiarazione produce un allentamento del vincolo, che consente al coniuge del presunto morto di contrarre un nuovo matrimonio (art. 65), analogamente a quanto dispone il codex iuris canonici (can. 1053); ma il nuovo matrimonio può essere annullato, sempre con efficacia ex nunc indipendentemente dalla buona fede dei coniugi, ad istanza di qualunque interessato, se il presunto morto risulta esistente; non invece se egli risulta morto dopo il matrimonio (articoli 68, 1174), ciò che è vero anche per il matrimonio canonico, purché intervenga la convalidazione (2). La documentazione del principio e della fine della persona, degli stati familiari, dello stato di cittadinanza, delle modificazioni della capacità della persona, è assunta dallo Stato, come funzione propria, mediante la tenuta presso ogni comune dei registri dello stato civile: di qui lo speciale valore probatorio degli atti dello stato civile (arti-

coli 452, 454, 132, 241) (cfr. n. 61) (3).

(1) G. AMORTII, Considerazioni intorno al matrimonio del coniuge dell'assente, Temi, 1949, p. 287 ss.; V. E. Or l a n d o iun., La presunzione di morte e gli effetti civili del secondo matrimonio dichiarato nullo, Temi, 1954, p. 198 ss. (2) P. Fe d e l e , Il matrimonio dello scomparso, Riv. dir. civ., 1936, p. 202 ss. (3) At t a r d i, Efficacia giuridica degli atti di stato civile, Città di Castello, Leonardo da Vinci, 1949.

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Il codice contiene soltanto le norme fondamentali della materia, la quale è minutamente disciplinata dall'ordinamento dello stato civile (D. 9 luglio 1939, n. 1238, modificato dal D. L.vo 5 maggio 1946, n. 621, e dalla L. 28 luglio 1950, n. 586; cfr. anche L. 31 ottobre 1955, n. 1064). Iregistri dello stato civile, tenuti nell'ufficio dello stato civile di ogni corpune in doppio.,originale, sono, quattro;: d i cittadinanza, di nascita, di matrimonio, di morte' (art. 14 ord. st. civ.). Essi sono (pubbliciAe pertanto 1 privati possono chiedere estratti, certificati, indagini (articolo 450). Gli atti dello stato civile sono tatti pubblici' e come tali fanno prova fino a querela di falso di ciò che l'ufficiale dello stato civile, che è il sindaco o chi ne fa legalmente le veci (art. 1 ord. st. civ.), attesta avvenuto alla sua presenza, mentre è libera la prova contraria alle dichiarazioni dei comparenti (art. 451). Le dichiarazioni dei privati occorrenti per la formazione degli atti costituiscono oggetto di un obbligo, la cui inosservanza è colpita con una sanzione amministrativa o penale (art. 196 ord. st. civ.). Gli atti assumono forma diversa, secondo che consistono nell' iscrizione dell'atto ricevuto dallo stesso ufficiale dello stato civile (art. 26 ord. st. civ.), nella trascrizione di un atto da altri formato (art. 29 o. s. c.), oppure nell’ a n n_o fazione, a margine o in calce di un atto iscritto o trascritto nei registri, di un atto da altri formato e concernente il fatto documentato o la stessa documentazione (art. 172 ss. o. s. c.): l'annotazione può essere eseguita solo nei casi ammessi dalla legge (art. 453). La sentenza di rettificazione può ordinare tanto la correzione o integrazione o cancellazione di un atto esistente, ed è allora appunto che la relativa annotazione ha per oggetto un atto concernente la stessa documentazione, quanto la formazione di un atto omesso o perduto : in ogni caso la sentenza di rettificazione va trascritta (articoli 454, 455) (1).

(1) Cicu, Azione di rettificazione dj atti di stato civile e azioni di stato, Riv. trim. dir. proc. civ., 1949, p. 765 ss.; Cass. 15 aprile 1949, sj:

111 . IHrilht t irili’

34 Capacitò di agi* re.

Nntioae.

Cap. I - Le persone

3. — La persona può essere dotata o no della capacità d'agire, che è l'attitudine all’ attività giuridica concernente la sfera giuridica propria della persona. Corrispondentemente alle forme dell’attività giuridica, possono distinguersi vari aspetti della capacità d’agire: una capacità d’agire sostanziale o processuale; oppure una capacità d’amministrare, di disporre, di obbligarsi (1). La capacità legale d’agire è in principio commisurata all'attitudine naturale alla cura dei propri interessi (articoli 2’, 414); e perciò stesso non è da confondersi col p o t e r e di agire per la tutela di interessi altrui, potere la cui investitura può essere operata dalla legge o dallo stesso interessato e in questo secondo caso cadere anche su chi sia incapace d’agire (art. 1389). D'altra parte, appunto perchè la capacità d’agire è adeguata all'idoneità alla cura dei propri interessi, si capisce come essa sia propriamente la capacità degli atti di v o 1 o nt à. Diversa o diversamente regolata è la capacità o imputabilità degli altri atti giuridici, leciti e illeciti (cfr. n. 21 in fine). Per l’illecito civile e per l’illecito penale è testualmente richiesta « la capacità di intendere e di volere », cioè di d iscernimento, nel momento in cui il fatto è commesso (art. 2046; art. 85 c.p.). L’adeguamento della capacità d’agire all’attitudine naturale non può essere assoluto, sia dove la determinazione legale è formata su una regola d’esperienza, che nel caso concreto può non trovare applicazione, come per l'età, sia dove l’adeguamento non è automatico, perchè occorre un provvedimento dell’autorità : così sorge il dualismo fra incapacità legale e incapacità naturale.

Giur. compì. Cass. civ., 1949, II, 297, con nota di G. A. Mic h e l i; 28 maggio 1960, Foro pad., 1961, I, 577. (1) Me s s in e o , La distinzione fra capacità di agire, capacità di disporre e potere di disporre, Temi, 1949, p. 607 ss.; Re s c ig n o , Capacità d'agire, Noviss. Dig. it„ II, Torino, Utet, 1958, 861 ss.; Au l e t t a , Capacità all’esercizio dell'impresa commerciale, Enc. dir., VI, Milano, Giuffrè, 1960, 72 ss.

§ 1 - Le persone fisiche

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I requisiti della capacità d'agire possono ricondursi alle tre categorie dell’età, della salute e dell'onore; nel senso che la piena capacità legale è subordinata al raggiungimento della maggiore età e alla piena attitudine alla cura dei propri interessi della persona, che non sia colpita specificamente nell'onore. Quando non esista un’incapacità legale, l’incapacità naturale è rilevante nei casi stabiliti dalla legge. La capacità di agire si acquista con la maggiore età, fissata al compimento del ventunesimo anno (art. 2); la capacità del contratto di lavoro e degli atti concernenti le opere dell'ingegno si consegue invece, avuto riguardo all’oggetto e all'importanza sociale di tali atti, anticipatamente, al compimento degli anni diciotto (articoli 3, 25802). La sostituzione del minore incapace d'agire nell’attività diretta a produrre effetti nella sua sfera giuridica è affidata ad un altro soggetto, genitore o tutore, investito dalla legge di un potere, che viene perciò detto di rappresentanza legale del minore incapace (articoli 3201, 357; cfr. anche art. 389 e articoli 47 e 48 disp. att.). II minore acquista una limitata capacità con l'emancipazióne, la quale avviene di diritto col matrimonio (e. legale) o può essere concessa dal giudice tutelare (e. giudiziale) al minore che abbia compiuto gli anni diciotto (articoli 390, 391). L’emancipato è capace di compiere da solo gli atti di ordinaria amministrazione (cfr. n. 49 in fine); con l’assistenza di un altro soggetto, il curatore, investito di tale potere dalla legge, gli altri atti (articoli 394, 395, 397): qui non si ha sostituzione, ma integrazione della volontà della persona limitatamente capace. L’emancipazione giudiziale può essere revocata (art. 398). I provvedimenti relativi all’emancipazione sono soggetti a una speciale pubblicità (art. 399; cfr. anche art. 2198 e art. 49 disp. att.). Perchè la persona maggiore d’età consegua e mantenga la capacità d’agire è anche necessario che la stessa sia idonea in concreto a provvedere ai propri interessi; altrimenti

Requisiti.

Maggiore eia.

Minore età.

Emancipazione.

Interdizione e inabilitazione.

36

Presupposti.

Soggetti passivi.

Durata dcll’incapacità.

Cap. I - Le persone

è posta in condizione d’incapacità legale, uguale a quella del minore, mediante l’interdizione giudiziale, o di capacità legale limitata, uguale a quella dell'emancipato, mediante l’inabilitazione (art. 424') (1). Si fa luogo ad interdizione nei casi di abituale infermità di mente, sordomutismo o cecità dalla nascita o dalla prima infanzia, quando una di tali infermità escluda l’attitudine alla cura dei propri interessi (articoli 414, 4153 in fine); ad inabilitazione nei. casi già indicati, oppure nei casi di prodigalità o di abuso abituale di bevande alcoliche o di stupefacenti, quando una di tali infermità o anomalie riduca, senza escludere, l’attitudine suddetta (art. 415) (2). E’ assoggettato all’interdizione il maggiore d’età o il minore emancipato, o anche il minore non emancipato nell’ultimo anno della minore età; all’inabilitazione il maggiore d’età o il minore nell'ultimo anno della minore età (articoli 414, 415, 416). Le regole sulla legittimazione alla domanda e sul processo d’interdizione o d’inabilitazione o di revoca delle medesime sono contenute nel codice civile (art. 417 ss.) e nel codice di procedura civile (art. 712 ss.) (3). L’incapacità dipendente da interdizione o inabilitazione decorre dal giorno della pubblicazione della sentenza (art. 421) o da quello posteriore del raggiungimento della maggiore età (art. 416) o invece da quello anteriore della pubblicazione del decreto di nomina di un tutore o di un curatore provvisorio (articoli 4193, 420, 4242), sempre che in quest'ultimo caso segua l’interdizione o l’inabilitazione (art. 427); dura fino al giorno del passaggio in giudicato della sentenza di revoca dell’interdizione o dell’inabilitazione, salva la successiva convalidazione degli atti posteriori alla pubblicazione della sentenza di revoca (art. 431; (1) Po c c e s c h i , Interdizione e inabilitazione, Noviss. Dig. it., Vili, Torino, Utet, 1962, 803 ss. (2) Cass. 29 aprile 1953, Mass. Foro it., 1953, 243, 1185; 15 maggio 1959, Giust. civ., 1959, I, 976. (3) Po g c e s c h i, Il processo d'interdizione e d’inabilitazione, Milano, Giuffrè, 4958.

§ 1 - Le persone tisiche

37

cfr. anche art. 422). Tutti i provvedimenti concernenti la capacità sono soggetti a una speciale pubblicità (articoli 423, 430; cfr. anche articoli 47 a 49 disp. att.). Il disonore che influisce sulla capacità d’agire risulta specificamente da quella condanna penale, cui segua come pena accessoria l’interdizione legale (articoli 19, 32, 38 c.p.). L'interdizione legale determina una piena incapacità legale come l’interdizione giudiziale, ma solo « per ciò che concerne la disponibilità e l'amministrazione dei 'beni, nonché la rappresentanza negli atti ad esse relativi » (art. 32* c.p.). Quest’incapacità legale, come si argomenta anche dalla limitazione ora accennata, non dipende dall'inettitudine della persona alla cura dei propri interessi nè tende a proteggerla, anzi la colpisce in quella prerogativa della persona che è la capacità d'agire. L’incapacità di cui si è parlato finora è quella legale, cioè precostituita dalla legge, sussistendo la quale è affatto i r r ilevante l’eventuale concreta capacità naturale. Similmente è di regola irrilevante l’incapacità naturale (art. 14251) (1). Soltanto quando manchi quella che la legge chiama « capacità d'intendere o di volere », ossia il discernimento, sicché può anche rimanere del tutto escluso dall’atto l’elemento psichico della volontà, è sancita una rilevanza normalmente condizionata deH'incapacità naturale, che ha per effetto la mera annullabilità dell'atto. Perchè la mancanza dell’elemento psichico non determini la nullità, ma soltanto l’annullabilità dell’atto, si vedrà più innanzi (n. 31). L’inettitudine ad intendere o a volere, per qualsiasi causa anche transitoria, al momento dell’atto, ha rilevanza per se nel matrimonio (art. 120; cfr. anche art. 1191), nel testamento (art. 59I2-3°), nella donazione (art. 775); gene(1) Gio r g ia n n i, La cd. incapacità naturale nel primo libro del nuovo codice civile, Riv. dir. civ., 1939, p. 398 ss.; Ca s t ig l io n e -Hu ma n i , Condizione giuridica degli incapaci non dichiarati, ivi, 1942, p. 141 ss.; G. B. Fo n a t o l i, L'incapacità d'intendere e di volere nel nuovo codice, Riv. dir. priv., 1944, I, p. 10 ss.; Re s c ig n o , Incapacità naturale e adempimento, Napoli, Jovene, 1950; P. Tr ima r c h i, L'incapacità naturale ed il negozio cambiario, Banca borsa tit. cred., 1955, I, p. 287 ss.

Interdizione le* gole.

Inruparilù turale.

nu*

38

Cap. I - Le persone

ralmente, ma allora solo come elemento di fattispecie complesse, negli altri atti giuridici : precisamente ad essa deve accompagnarsi un grave pregiudizio per l’autore negli atti unilaterali, la malafede dell'altro contraente nei contratti (articoli 4281'2, 14252; cfr. anche art. 427’) (1). 2Potestà sulla persona legalmente incavare.

Annullabilità degli alti della persona incapace.

4. — La persona legalmente incapace d’agire è assoggettata alla potestà familiare, patria o tutelare (articoli .316, 357, 358), della persona, alla quale è anche affidato il compito, già rilevato, di sostituirsi all’incapace nell’attività giuridica che lo concerne. Questa potestà è al centro di una complessa organizzazione stabilita dalla legge per la protezione deH’incapace. Invece non è assoggettata a una potestà familiare la persona limitatamente capace d’agire (cfr. tuttavia art. 90’). L’incapacità o la limitata capacità d’agire determina l’invalidità, c più specificamente l'annullabilità, degli atti posti in essere dall'incapace o comunque senza l’osservanza delle altre norme di protezione (articoli 1425, 4283’4). L'annullabilità, della quale si dirà svolgendo la teoria dell'invalidità del negozio giuridico, è di regola relativa (art. 1441’), nel senso che legittimato alla domanda di annullamento è soltanto l'incapace o chi per lui, appunto perchè l’incapacità è normalmente ordinata, come si è detto, a tutela dell’incapace (cfr. però art. 591); eccezionalmente assoluta, nel senso che legittimato alla domanda è chiunque vi ha interesse, nel caso dell’interdizione legale, in cui l’incapacità costituisce una pena per l’incapace (art. 14412). (1) Be r t a g n o n i, Pregiudizio dell'incapace e malafede della controparte, Riv. dir. comm., 1946, I, p. 481 ss.; Significato e rilevanza della incapacità di intendere e di volere secondo l'art. 428 del codice civile, Giur. it., 1946, I, 1, 13 ss.; De Lis e , Sulla rilevanza del pregiudizio per l'annullamento dei contratti conclusi dall'incapace di intendere e di volere, Dir. c giur. 1964, p. 257 ss.; Cass. 7 ottobre 1959, Giust. civ., 1960, I, 112; 23 luglio 1960, Mass. Foro it., 1960, 468, 2123; 21 febbraio 1961, Selt. Cass., 1961, 410.

§ 2 - Le persone giuridiche

§2. — Le

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pe r s o n e g iu r id ic h e

5. — Sono, come si è accennato, persone giuridiche quelle la cui unità è opera dell'ordinamento giuridico (1). Nell’ordine fisico esiste una pluralità di cose o anche di persone, nell'ordine economico e sociale questa pluralità è collegata in vista del fine unico perseguito, si ha un organismo economico, che nell’ordine giuridico assurge a unità soggettiva per l’intervento del riconoscimento dello Stato. Combinazioni di mezzi materiali o personali sono concepibili e concretamente si attuano senza l’elevazione a persona, o perchè quelle combinazioni restano c debbono restare nella sfera di disponibilità di un titolare, come l'azienda, o perchè i fini perseguiti sono realizzabili senza lo strumento di una nuova personalità, come nella comunione, in alcune forme di società, nell'associazione non riconosciuta, nel comitato. Quando invece lo scopo non solo eccede per la sua importanza e specialmente per la sua durata le possibilità dell'individuo o dei più individui che se Io propongono, ma, a giudizio degli interessati, non può essere conseguito che con una completa separazione e indipendenza di volontà e di mezzi rispetto a quelli degli stessi interessati, allora soccorre quello strumento tecnico, che l’ordinamento predispone e in concreto, secondo lo scopo e i mezzi, concede o rifiuta e che è la personalità giuridica. Con l'assunzione della personalità giuridica (2) l’organizzazione ha una volontà propria, che forma ed esprime attraverso i suoi o r g a ni/ed un patrimonio proprio, perfettamente autonomo rispetto ai patrimoni di chi ha provveduto alla formazione del fondo e all'organizzazione. Quale sia la funzione del riconoscimento risulta da quello che si è detto: l’elevazione ad unità, a soggetto non può difi) F. Fe r r a r a , Le persone giuridiche, 2a ediz. con note di F. Fe r iun., Torino, Utet, 1956. (2) G. Ar a n g io -Ru iz , La persona giuridica come soggetto strumentale, Tistampa, Milano, Giuffrè, 1952. rara

Nozione prrnonn ridica.

della giu

Rngione della perdona giuridica.

Funzione coMiluti\a del rironosciinrnfo.

40

Nercsùlà del substrato.

Tipi di persone giuridiche.

/f

Persone disile

giuri* priva*

Cap. I - Le persone

pendere che dal riconoscimento, e in questo senso è sicura la funzione costitutiva del medesimo (art. 121). Non però nel senso che questo possa bastare a creare un soggetto, quando manchi* o venga meno l’organismo destinato a portare la personalità rii cosiddetto substrato è in altri termini condizione necessaria per l’esistenza della persona giuridica, sebbene esso non sia nè concorra ad essere la causa efficiente della soggettività (1). L’importanza del substrato per 1’esistenza della persona giuridica si argomenta dalle norme che prevedono l’estinzione della persona giuridica per mancanza sopravvenuta dell'elemento personale o patrimoniale (articoli 272, 28'). Le persone giuridiche, secondo la loro struttura, si distinguono in due tipi fondamentali : le associazioni e le fondazion i,?.che talvolta, e specialmente nel diritto pubblico, assumono anche il nome di istituzioni (2). In tutte concorrono i due elementi, mezzi e uomini, e solo, a seconda del tipo, esiste fra i due elementi un diverso rapporto. —*. • • i r_ —J Mentre nell’associazione, come lo stesso nome fa intendere, sebbene i mezzi siano necessari e quindi un patrimonio non possa mancare (arg. art. 16), gli associati sono in primo piano con la loro volontà costante, che trova espressione nell’organo sovrano dell'associazione, l’assemblea; nella fondazione, sebbene non possa mancare l’opera degli uomini per il conseguimento dello scopo, sono in primo piano i beni destinati stabilmente a quello scopo da una volontà che si è esaurita e fissata, quella del fondatore, donde anche la necessità di una ingerenza dell’autorità governativa nell'attività della fondazione (articoli 25, 26, 28). Il codice civile non detta che la disciplina delle persone giuridiche private, quelle cioè che perseguono uno scopo, socialmente utile, d’interesse privato, ossia non essenziale per 1 ordinamento dal quale proviene il riconoscimento, limitan(1) Sorci A, Elemento formale ed elemento materiale della persona giuridica secondo il nuovo codice civile, Nuova riv. dir. comm., 3, 1950, II, p. 1 ss. (2) Sic a , Le associazioni nella costituzione italiana, Napoli, Jovenc, 1957.

§ 2 - Le persone giuridiche

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dosi a un rinvio per la disciplina delle persone giuridiche pubbliche (art. 11} (1). Inoltre nel titolo delle persone giuridiche è dettata la disciplina generale delle persone giuridiche private che perseguono scopi diversi dal profitto (art. 13). Persone giuridiche che, mediante rcsercizio di una impresa, perseguono uno scopo di profitto, sono le società dotate di personalità giuridica (2), ed esse trovano, insieme con le società senza personalità giuridica (3), la loro disciplina in altro luogo del codice, nel libro del lavoro: disciplina speciale adeguata al fine proprio che questi organismi si propongono. Avuto riguardo ai due tipi fondamentali indicati delle persone giuridiche, si può dire che le persone giuridiche le quali possono perseguire uno scopo di profitto sono tipicamente quelle a struttura associativa, ed è anzi tale scopo a distinguere le società dalle associazioni (4); non le fondazioni: tuttavia esistono anche istituzioni pubbliche create per l'esercizio di un’impresa (5). (1) G. Mie l e , La distinzione fra ente pubblico e privato, Riv. dir. comm., 1942, I, pp. 10 ss., 72 ss. (2) Ca s a n o v a , Società ed impresa, Nuova riv. dir. comm., 2, 1949, I, p. 1 ss.; Me s s in e o , Società c scopo di lucro, Studi di diritto delle società, Milano, Giuffrè, 1958, p. 3 ss.; As c a r e l l i , Il dialogo dell'impresa e della società, Problemi giuridici, Milano, Giuffrè, 1959, II, p. 781 ss. (3) Me s s in e o , Per l'individuazione del « soggetto collettivo » non personificato, Arch. giur., 143, 1952, p. 3 ss.; Gr e c o , L'interpretazione della legge e la personalità giuridica delle società, Riv. dir. comm., 1953, II, p. 9 ss. (nota alla sent. Cass. 28 agosto 1952). Contro Ca n d ia n , Aberrazioni in materia di società di persone, Temi, 1953, p. 267 ss.; As c a r e l l i , Personalità giuridica e problemi delle società, Problemi giuridici, Milano, Giuffrè, 1959, I, p. 233 ss. (4) Sa n t in i , Associazione o società fra artisti, Riv. trim. dir. proc. civ., 1947, p. 708 ss.; Fo r n o , Contratto innominato di mostra artistica, ivi, 1949, p. 203 ss.; Fa l z e a , Brevi note sui caratteri differenziali tra società ed associazione, Giur. compì. Cass. civ., 1947, III, p. 987 ss.; Cass. 2 marzo 1949, Giur. it„ 1949, I, 1, 275. (5) Ar e n a , Le società commerciali pubbliche, Milano, Giuffrè, 1942, e L'impresa pubblica e la sua inesistenza giuridica, Riv. soc., 1963, p. 36 ss.; M. S. Gia n n in i , Le imprese pubbliche in Italia, Riv. soc., 1958, p. 226 ss.

Società.

42 bcopo.

Forma del riconoscimento.

E»istcnza della persona giuridica. Atto costitutivo e statuto.

Forma e natura dell'atto costitutivo.

Cap. I - Le persóne

Ciò che giustifica l’elevazione dell’organizzazione a persona giuridica è la natura dello scopo; così ciò che giustifica la conservazione della personalità è il permanere dello scopo e della sua utilità e la possibilità della sua realizzazione : di qui la necessità dell’indicazione dello scopo nell’atto costitutivo e nello statuto (art. 16’); di qui l’estinzione o la trasformazione della persona giuridica per esaurimento, impossibilità, scarsa utilità dello scopo (articoli 27* e 28’). La valutazione dello scopo, oltre che dei mezzi destinati allo stesso, è affidata all’autorità amministrativa e precede il riconoscimento (art. 2 disp. att.), atto amministrativo di c o ncessione secondo taluni, che, a seconda dei casi, assume la forma del decreto presidenziale o prefettizio (art. 12). Non è invece richiesta una valutazione concreta dello scopo tipico di profitto per le società e il loro riconoscimento può considerarsi operato genericamente dalla stessa legge: infatti le società, che, avuto riguardo alla struttura voluta dai soci, possono diventare persone giuridiche, acquistano la personalità con l’iscrizione nel registro delle imprese (cfr. art. 100 disp. att.), ordinata dall’autorità giudiziaria, che deve accertare soltanto la legalità della costituzione (v. specialmente articoli 2330 e 2331 ). 6. — La volontà dei privati interessati si manifesta con l’atto costitutivo, che è quello da .cui sorge il nuovo organismo, e lo statuto, che è l’atto con cui viene regolata, normalmente dall’a u t o n o m i a privata, l’attività del medesimo. La legge stabilisce gli elementi che debbono concorrere a formare il contenuto dei due atti (art. 16), i quali debbono essere entrambi presentati all’autorità governativa per il riconoscimento (art. 2* disp. att.) (1). La legge prescrive per l’atto costitutivo la forma pubblica, ammettendo per la fondazione anche la forma testamentaria. La diversa disciplina formale attiene alla diversa natura sostanziale dell’atto costitutivo dell'asso-

(1) Cass. 25 giugno 1953, Giust. civ., 1953, 2152.

§ 2 - Le persone giuridiche

43

4

ciazione e di quello della fondazione. Il primo è un negozio fra vivi bi- o plurilaterale a titolo oneroso, simile nella struttura, a parte la diversità dello scopo, al contratto di società, la cui disciplina è da ritenersi sussidiariamente applicabile in quanto compatibile; il secondo è un negozio tipico, detto appunto negozio di fondazione (1), tra vivi o a causa di morte, sempre unilaterale, in cui la volontà di attribuzione s’intreccia alla volontà di destinazione dei beni allo scopo, e per effetto del quale si costituisce ope legis un centro autonomo di rapporti giuridici finche intervenga il riconoscimento. Differiscono dal negozio di fondazione, perchè manca nel disponente una specifica volontà di destinazione dei beni allo scopo, i cosiddetti lasciti o donazioni in favore di enti da istituire, la cui efficacia è subordinata all'osservanza della particolare disciplina stabilita dalla legge (articoli 600, 786; 22, 31 disp. att.) (2). L'essenziale unilateralità dell’atto di fondazione è confermata dalla disposizione che concede al fondatore un potere intramissibile di revoca, re adhtic integra (art. 15) (3), ciò che non sarebbe possibile se la fondazione fosse costituita con atto bilaterale. La capacità giuridica della persona giuridica non è per Cnpnrilù < «lini. il nostro ordinamento, come potrebbe essere e com e per altri ordinamenti, una capacità funzionale, attribuita cioè alla persona giuridica in funzione c nei limiti dello scopo che è la ragione della sua stessa esistenza. Si ritiene pacificamente presso di noi che anche la persona giuridica, come la persona fisica, abbia una capacità giuridica generale; soluzione verosimilmente accolta per la difficoltà pratica di determinare i limiti di una capacità funzionale, data l’utilità strumentale di

l

(1) Ro m a n e l l i , Il negozio di fondazione nel diritto privato e nel diritto pubblico, I, Natura giuridica, Napoli, Jovcne, 1935. (2) Sa l v i , Sui limiti d’applicabilità dell'art. 600 c. c„ Riv. trini, dir. proc. civ., 1950, p. 248 ss.; Co n d o r e l l i, Disposizioni modali dirette alla fondazione di enti e controllo sugli acquisti delle persone giuridiche, Raccolta di scritti in onore di A. C. Jemolo, I, 1, Milano, Giuffré, 1963, p. 243 ss.; Cass. 4 luglio 1959, Giust. civ., 1959, I, 1691; 26 ottobre 1959, ivi, 1960, I, 293. (3) Cass. 4 luglio 1959, Giust. civ., 1959, I, 1691.



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Capaciti d*agi-

Organi della persona giu-

ridira.

Cap. I ■ Le persone

rapporti anche estranei allo scopo per il conseguimento dello scopo medesimo (1). Capacità giuridica generale non significa d'altra parte capacità della totalità dei rapporti che possono far capo a una persona fisica. Ve ne sono che per la stessa indole non possono far capo a una persona giuridica, come, ad esempio,'a parte i rapporti di famiglia (cfr. tuttavia articoli 354, 402), i diritti reali di uso e di abitazione, la testamentificazione attiva. . Costituisce un limite della capacità giuridica la necessità, ad evitare la ricostruzione di una vasta manomorta, dell’autorizzazione governativa per l’efficacia (degli acquisti d’immobili e di liberalità così i’nter vivos che mortis causa (art. 17) (2). La persona giuridica è per definizione capace d’agire, poiché la personalità le è conferita appunto per svolgere l’attività giuridica occorrente per la realizzazione dello scopo: quindi non sussistono nè incapacità nè limitazioni della capacità di agire. Però la persona giuridica è capace di agire esclusivamente attraverso i suoi organi, che, a differenza dai rappresentanti della persona fisica, non sono investiti di un distinto e qualificato potere d’agire, ma attuano la stessa capacità d’agire della persona giuridica (3). Qui la fondamentale differenza fra il rapporto organico, che non è un rap(1) G Orr aa zz iaia mi n i, Se una società possa prestare garanzie per altra società, Riv. dir. civ., 1956, p. 36 ss.; Fe r r i, Fideiussioni prestate da società, oggetto sociale, conflitto d'interessi, Banca, borsa, tit. cred., 1958, II, 27; contro Me n c o n i, In tema di fideiussioni prestate da società senza connessione con l'oggetto sociale, Riv. dir. comm., 1959, II, p. 147 ss. (2) Re s c ic n o , La persona giuridica e la capacità di ricevere per testamento, Riv. dir. civ., 1964, II, p. 325 ss; Cass. 1° agosto 1958, Giust. civ., 1958, I, 2071; 30 ottobre 1959, ivi, 1960, I, 520. (3) Ma io r c a , La nozione di organo nel diritto privato, Ann. Univ. Camerino, XI, 1937, p. 62 ss.; Santi Ro ma n o , Frammenti di un dizionario giuridico, Organi, Milano, Giuffrè, 1947, p. 145 ss.; Min e r v in i , Alcune riflessioni sulla teoria degli organi delle persone giuridiche private, Riv. trini, dir. proc. civ., 1953, p. 935 ss.; Au r ic c h io , La cd. rappresentanza di persona giuridica futura, Dir. e giur., 1960, p. 541 ss.

§ 2 - Le persone giuridiche

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porto fra soggetti, e il rapporto rappresentativo, che è invece un rapporto fra soggetti. Vi sono organi deliberativi ed esecutivi, organi di formazione della volontà interna della persona giuridica, organi di mera manifestazione di una volontà formata da altri organi, organi, infine, , di formazione e manifestazione insieme della volontà, con la cui figura soltanto presenta una rassomiglianza la figura della rappresentanza, alla quale impropriamente continua a richiamarsi il codice nello stabilire i limiti dei poteri degli organi esterni della persona giuridica (art. 19). Che poi sia stabilita dalla legge la responsabilità degli amministratori secondo le regole del mandato (art. 18), non contraddice alla esclusione di un rapporto intersoggettivo fra persona e organo ; quel rapporto interno infatti intercede fra la persona giuridica e la persona fisica, come tale, investita della funzione. Se l'attività dell'organo è attività della persona giuridica e non soltanto efficace per la stessa, si comprende come sia possibile anche un’ attività illecita della persona giuridica (1), e come potrebbe ammettersi anche una capacità penale della stessa, però tuttora esclusa (arg. art. 197 c.p.). Vi sono organi comuni ai due tipi di persone giuridiche : tali gli amministratori, con funzioni interne ed esterne, assoggettati al controllo dell'assemblea nell’associazione e dell’autorità governativa nella fondazione (articoli 22 e 25); ed organi propri dell’associazione, lasscmbica degli associati (articoli 20 e 23) e il singolo associato, il quale ha d’altra parte diritti suoi propri verso l’associazione (art. 23'). La legge stabilisce i compiti essenziali dell’assemblea, il modo del sue) funzionamento, fissando tra l’altro le maggioranze occorrenti perchè la volontà di una parte degli associati possa considerarsi la volontà collegiale, i controlli sulle sue deliberazioni. La nazionalità della persona giuridica è essenzialmente diversa dalla cittadinanza della persona fisica, ma è anch’essa un vincolo di appartenenza giuridicamente rilevante (cfr.

(1) Al e s s i , Sul fondamento di una responsabilità diretta delle persone giuridiche, Studi in onore di G. Pacchioni, Milano, Giuffrè, 1939, p. 373 ss.; Ca s e t t a , L'illecito degli enti pubblici, Torino, Ist. giur., 1953.

Animi nirtrut or i

Assciiiblcn degli associati Associato.

Nazionalità.

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Drnnniinazionr.

Sede.

Morte ilell’assodato.

Recesso. Esclusione.

Estinzione della persona giu* ridica.

Cap. I - Le pèrsone

art. 16: disp. prel.): deve ritenersi che sia quella dello Stato in cui è costituito il substrato (arg. art. 2505 ss.). La persona giuridica, come la persona fisica, deve avere una denominazione, quale mezzo necessario, nell’interesse generale, alla sua identificazione (art. 16 pr.); come la persona fisica essa è localizzata, e qui la relazione ambientale presa in considerazione ed equiparata dalla legge, per gli effetti, alla residenza e al domicilio della persona fisica, è quella data dalla sede principale (arg. art. 34’) della persóna giuridica, quella dichiarata, e risultante dal registro delle persone giuridiche, o in mancanza dall’atto costitutivo, oppure la diversa sede effettiva (art. 46). I due elementi, personale e reale, della persona giuridica sono soggetti a vicende, che non influiscono sulla vita della persona giuridica, finché questa possa mantenere la sua struttura e la sua funzione. Fra queste vicende, meritevoli di rilievo sono quelle relative alla compagine degli associati. La qualità di associato è in principio intrasmissibile, stante l’intuitus personae che domina il rapporto associativo e, come la successione fra vivi, è esclusa la successione a causa di morte; la trasmissibilità può tuttavia essere stabilita dalla volontà degli associati, manifestata nell’atto costitutivo o nello statuto, come la volontà degli associati può consentire nuove aggregazioni (1). L’associato può, d’altra parte, perdere tale qualità per recesso, che è un suo atto unilaterale di volontà, o per esclusione, la quale può essere deliberata dall’assemblea, solo per gravi motivi e salvo il controllo dell’autorità giudiziaria. In tutti i casi l’associato perde ogni diritto sul patrimonio dell'associazione, che mantiene così intatti i mezzi per il perseguimento del suo scopo che non è di profitto (art. 24; diversamente articoli 2284, 2289). Quando, invece, le vicende relative ad uno dei due elementi sono tali da influire sulla struttura o sulla funzione della persona giuridica, esse diventano cause di estinzione della stessa (2).

(1) Cass. 21 luglio 1947, Giuri it„ 1948, I, 1, 186. (2) L. Co v ie l l o iun., Osservazioni in tema di estinzione delle persone giuridiche, Riv. trini, dir. proc. civ., 1949, p. 803 ss.; Sc a l f ì , Os -

§ 2 - Le persone giuridiche

47

La persona giuridica, infatti, si estingue, oltre che per le cause specificamente previste nell'atto costitutivo e nello statuto, per l'esaurimento dello scopo o per l’impossibilità del medesimo, che può dipendere, fra l'altro, dalla mancanza di mezzi patrimoniali adeguati; l'associazione inoltre per lo scioglimento disposto dall’assemblea o dall’autorità governativa oppure per sopravvenuta mancanza di una pluralità di associati (articoli 271'2, 21’, 29, 2272-4°). Eccettuati i casi di scioglimento odi soppressione, l'estinzione è dichiarata, con un provvedimento ricognitivo, dall’autorità governativa (art. 27'), che rende operante la causa di estinzione, salvo, per la fondazione, che la stessa proceda alla trasformazione, nei limiti stabiliti dalla legge (art. 28). All’atto di estinzione segue, col divieto di nuove operazioni, la liquidazione del patrimonio della persona giuridica, ormai in vita solo per quel fine, minutamente disciplinata dalle disposizioni di attuazione (articoli 29 e 30; articoli 11 a 21 disp. att.); dopo di che l’attivo netto viene devoluto ai soggetti indicati dall’atto costitutivo o dallo statuto, oppure, se si tratta di associazione, dall'assemblea, o, altrimenti, dall'autorità governativa: questa deve attribuire i beni ad enti che abbiano fini analoghi, regola che vale anche per la devoluzione dei beni dell’ente già destinati a uno scopo speciale (articoli 31, 32). In tutti i casi si tratta di una successione non ereditaria, a titolo particolare. Anche la documentazione della persona giuridica, come della persona fisica, è assunta dallo Stato quale funzione propria, mediante la tenuta presso la cancelleria del tribunale di ogni capoluogo di provincia di un pubblico registro delle persone giuridiche (art. 33'; art. 22 disp. att.). La legge stabilisce quali siano gli elementi che debbono essere indicati nella registrazione della persona giuridica e quali le vicende successive che debbono essere iscritte nel registro: la registrazione, che può essere disposta anche d’ufficio, e le iscrizioni successive

servazioni in tema di estinzione delle persone giuridiche, Temi, 1958, p. 621 ss.

jJo’.

Tmformiiione tirili fondirione.

Drvoluzionr tiri timi.

Rrjciilrazionr «trita perioni gì urhlira.

48

Cap. I - Le persone

costituiscono oggetto di un obbligo penalmente sanzionato degli amministratori o liquidatori, a parte la responsabilità personale e solidale dei primi per l’omessa registrazione (articoli 33, 34', 35; 22 ss. disp. att.). . La registrazione ha funzione meramente dichiarativa; ma l’omessa iscrizione dei limiti dei poteri degli organi esterni e dei fatti successivi li rende inopponibili ai terzi, se non si prova che li abbiano conosciuti (articoli 19, 34’). Organizzazioni

nenia personalità giuri-

dira.

7. — La legge non nega qualunque rilevanza giuridica a quelle organizzazioni di fatto, che non acquistano la personalità giuridica. Per queste organizzazioni non può parlarsi neppure di una personalità attenuata o ridotta: la personalità manca affatto (1). Queste organizzazioni sono tuttavia elevate dalla legge a centri autonomi di taluni rapporti giuridici rispetto alle sfere giuridiche di coloro che concorrono a formarle. Vi è un’ autonomia amministrativa; poiché a taluni soggetti, qualificati dalla loro posizione nell’organizzazione (amministratori, componenti, presidenti, direttori), è attribuito anche, dalla legge, un potere d’agire per gli altri (articoli 36’^e 41’); e soprattutto vi è un’autonomia patrimoniale, poiché il fondo costituisce un patrimonio di d e s t i n a z i o n e,'""preservato in confronto dei singoli, che sono tenuti alle promesse contribuzioni e non hanno nessun diritto proprio sullo stesso finchèdura la destinazione (articoli 37, 411), e dei loro creditori personali, per i quali è intangibile : il fondo costituisce la garanzia propria ed esclusiva dei creditori dell’organizzazione, ' sebbene verso costoro rispondano anche, personalmente e solidalmente, coloro che hanno agito, ma soltanto essi (articoli 38, 41 *) (2).

(1) Sul problema Gh e z z i , La soggettività delle associazioni sindacali, Riv. trim. dir. proc. civ., 1963, p. 79 ss.; per le fondazioni, Ca l c a n o , Sull'ammissibilità di una fondazione non riconosciuta, Riv. dir. civ., 1963, II, p. 172 ss. (2) Per la soddisfazione sul fondo comune anche degli associati, Cass. Il maggio 1959, Giust. civ., 1959, I, 1757.

1

§ 2 - Le persone giuridiche

49

La legge distingue due tipi: le associazioni non riconosciute (partiti, sindacati, circoli, cd. società di cultura, d'incoraggiamento) (1), strutturalmente simili alle associazioni riconosciute, e i comitati (di soccorso, di beneficenza, promotori di opere varie), strutturalmente simili alle fondazioni, poiché qui campeggia il fondo raccolto dagli oblatori (2), donde anche una responsabilità verso i medesimi degli organizzatori e amministratori (art. 40) e l’ingerenza dell'autorità governativa per una diversa destinazione del fondo (art. 42) (3).

(1) Ru b in o , Le associazioni non riconosciute, 2“ ediz., Milano, Giuffrè, 1952; Ga r r e s i , Potere di disposizione e legittimazione processuale nelle associazioni non riconosciute, Riv. trim. dir. proc. civ., 1948, p. 205 ss.; Po c g e s c h i , Le associazioni e gli altri gruppi con autonomia patrimoniale nel processo, Milano, Giuffrè, 1951, pp. 9 ss., 173 ss.; Giu l ia n o , Sulla individualità delle associazioni non riconosciute e delle società semplici, Dir. fall., 1949, I, p. 79 ss.; Ru b in o , Questioni varie in materia di associazioni non riconosciute, Temi, 1952, p. 311 ss.; Rlis c ic n o . Sindacati e partiti nel diritto privato, Jus, 1956, p. 1 ss.; La sezione del partito politico, Studi in onore di G. M. De Francesco, II, Milano, Giuffrè, 1957, p. 565 ss.; Associazione non riconosciuta e capacità di testimoniare, Riv. dir. civ., 1957, II, p. 157 ss.; La Ch in a , Considerazioni varie in tema di associazioni di latto, Riv. trim. dir. proc. civ., 1956, p. 1474 ss.; Fl a mm ia , Contributo all'analisi dei sindacati di fatto, I, Autotutela degli interessi di lavoro, Milano, Giuffrè, 1963; Bia n c a , I gruppi minori e la responsabilità dell'associazione non riconosciuta, Riv. trim. dir. proc. civ., 1963, p. 1319 ss.; Gh e z z i , La responsabilità contrattuale delle associazioni sindacali, Milano, Giuffrè, 1963; Cass. 3 luglio 1959, Mass. Foro it., 1959, 397, 2119. (2) P. Fo r c h ie l l i , Saggio sulla natura giuridica dei comitati, Riv. trim. dir. proc. civ., 1954, p. 105 ss.; No b il e , I comitali nel nuovo codice. civile, Scritti giuridici per la Casa Jovcne, Napoli, Jovene, 1954, p. 687 ss.; F. Ga l g a n o , Pe> una ipotesi sulla natura giuridica dei comitati, Jus, 1958, p. 69 ss.; Au r ic c h io , Comitati (diritto civile), Enc. dir., VII, Milano, Giuffrè, 1960, 755 ss.; Ca n n a d a -Ba r t o l i , Partecipazioni di cornimi a comitati di diritto privato senza personali'à giuridica, Studi in onore di E. Betti, V, Milano, Giuffrè, 1962, p. 77 ss.; Cass. 12 marzo 1951, Giur. compì. Cass. civ., 1951, I, 399, con nota di Pr a t is , In tema di natura giuridica ed estinzione dei comitati; 8 novembre 1957, Temi napol., 1958, I, I, con nota di Ma z .z a c a n e . (3) Cass. 16 marzo 1959, Foro it., 1959, I, 559: *tNToiio*PA5!iARKiJ.i - Dir ilio tirile

Aiaociaiioni non ricono* mute.

Comitali.

50

Cap. I - Le persone

§ 3. — Tu t e l a Tutela oggetti\a della personalità.

Diritti di Pcr’ Minulità.

Xornc.

d e l l a pe r s o n a l it à

8. — L’ordinamento giuridico stabilisce gli attributi essenziali della personalità con norme che sono di diritto pubblico (costituzionale, amministrativo e penale) e non conferiscono alla persona un potere di volontà in ordine alla spettanza degli attributi medesimi : essi costituiscono beni per il soggetto, ma n o n sono oggetto di altrettanti diritti soggettivi, e perciò non sono nè trasferibili, nè rinunziabili. Rispetto a questa tutela meramente oggettiva della personalità si pone come secondaria la tutela realizzata dall’ordinamento mediante l’attribuzione al privato di diritti s o g g e 11 i v i, i cosiddetti diritti dL personalità, ai quali deve restringersi il nostro discorso (1). La tutela, che riguarda non solo le persone fisiche, ma anche le persone giuridiche, con le limitazioni dipendenti dalla speciale natura di queste ultime, garantisce al soggetto i beni fondamentali dell’jndiy-i.duaLità e dell’invi olabilità f.i s.i c_a e morale della persona (2). Come tipico mezzo d’individuazione viene anzitutto in considerazione il nome. Non è che la persona abbia un diritto soggettivo al nome, che invece le è attribuito per legge (cfr. per le due formule art. 6): la persona, o chi, pur non portando il nome, abbia « un interesse fondato su ragioni fa-

(1) Vir g a , Libertà giuridica e diritti fondamentali, Milano, Giuffrè, 1947; Ca r n e l u t t i, Diritto alla vita privata, Riv. trim. dir. pubbl., 1955, p. 3 ss.; De Cu pis , I diritti della personalità, Milano, Giuffrè, 1959, 1961 (due tomi); Di Ma io Gia q u in t o , Profili dei diritti della personalità, Riv. trim. dir. proc. civ., 1962, p. 69 ss.; Ve r c e l l o n e , Libertà (diritto privato), Noviss. Dig. it., IX, Torino, Utet, 1963, 848 ss.; Ar e , Interesse alla qualificazione e tutela della personalità, Studi in onore di A. Asquini, V, Padova, Cedam, 1965, p. 2165 ss. (2) Me s s in e o , Problemi dell'identità delle cose e delle persone nel diritto privato, Ann. Catania, 1949-50, p. 64 ss.; Sa n t in i, I diritti della personalità nel diritto industriale, Padova, Cedam, 1959.

§ 3 - Tutela della personalità

51

miliari degne di essere protette », ha soltanto un diritto alla cessazione del fatto lesivo altrui, consistente nella infondata contestazione o nella pregiudizievole usurpazione del nome, oltre che, se vi è colpa, al risarcimento dei danni (articoli 7 e 8) (1). La stessa tutela è data allo pseudonimo, ma solo in favore della persona che l’ha assunto, quando esso « abbia acquistato l'importanza del nome » (art. 9), sì che in concreto adempia, sia pure parzialmente, alla medesima funzione indicativa di questo (2). Non sono invece contrassegni della personalità la ditta e il marchio, e la tutela degli stessi non è quindi una tutela della personalità, ma dell'impresa. Quanto al bene dell’inviolabilità fisica deve osservarsi che non esiste e non è neppure concepibile, malgrado ogni sforzo dialettico, un diritto sulla propria persona o anche su se medesimo, o sul proprio corpo, stante l'unità della persona, per la quale può parlarsi soltanto di libertà, non di potere rispetto a se medesima; e neppure esiste, per il nostro ordinamento, un diritto sul corpo altrui: è vero soltanto che l’ordinamento ammette una limitazione della libertà personale, strumentale per l’adempimento di un dovere di condotta, nei casi di soggezione a una potestà familiare, o per la prestazione di attività psico-fisiche o di altre utilità producibili dal corpo umano (3). Un atto di disposizione del proprio corpo non può ammettersi che in questo senso. (1) Co r r a d o , Diritto al nome e diritto all'onore, Riv. dir. comm., 1949, II, p. 211 ss.; De Cu pis , Uso cinematografico del nome altrui, Foro it., 1955, I, 446 ss.; Bu c c ia n t e , Sulla tutela del diritto al nome, Giust. civ., 1960, I, p. 593 ss.; Ca piz z a n o , La tutela del diritto al nome civile, Riv. dir. comm., 1962, p. 249 ss.; Cass. 21 febbraio 1962, Giur. it., 1962, I, 1, 137 ss.; 14 ottobre 1963, Foro it., 1964, I, 306. (2) De Se mo , Lo pseudonimo o « nome d'arte » con riguardo anche al diritto cambiario, Il dir. di autore, 1954, p. 447 ss.; per l'illiceità dello pseudonimo corrispondente al nome di persona esistente, Cass. 24 luglio 1953, Giust. civ., 1953, 2607. (3) F. Va s s a l l i , Del ius in corpus, del debitum coniugale e della servitù d'amore, ovverosia la dogmatica Indierà, Roma, Bardi, 1944.

P.ruilonimo.

Corpo umano.

1

52

C»l»err.

Ininupne.

Cap. I - Le persone

L'atto di disposizione di una parte da staccare dal proprio corpo non può avere che efficacia obbligatoria, finché non segua volontariamente il distacco: comunque sono vietati quegli atti che cagionino una diminuzione permanente dell’integrità fisica o siano altrimenti contrari all’ordine pubblico o a) buon costume (art. 5). Le parti staccate del proprio corpo diventano, invece, dal momento del distacco, oggetto di proprietà della persona per un modo d’acquisto originario, cui fa in un certo senso riscontro l'acquisto delle opere dell’ingegno (1). Gli atti di disposizione del proprio cadavere, stante l’estinzione della personalità, debbono ritenersi in principio ammissibili, salvo il limite della contrarietà alla legge, all’ordine pubblico o al buon costume (2). Un aspetto dell'inviolabilità morale è l’inviolabilità del r is e r b o, che la legge tutela in vari modi e il codice civile tutela relativamente all’immagine (3). E’ di tutta evidenza come non esista un diritto della persona, o dei figli o del coniuge o dei genitori, all’immagine, ma solo alla cessazione dell’ abuso, che si verifichi per l’esposizione o la pubblicazione dell’immagine fuori dei casi ammessi dalla legge o per il pregiudizio arrecato al decoro o alla reputazione della persona (nel qual caso è offeso non più il riserbo, ma l'onore della stessa), oltre il diritto, se vi è colpa, al risarcimento dei danni (art. 10; cfr.

(1) Me s s in e o , Note in tema di atti di disposizione sul corpo umano, Temi, 1956, p. 338 ss.; De Cu pis , Corpo (atti di disposizione del proprio), Noviss. Dig. it„ IV, Torino, Utet, 1959, 854 ss.; Pe s a n t e , Corpo untano (atti di disposizione), Enc. dir., X, Milano, Giuffrè, 1962, 653 ss. (2) Pe s a n t e , Cadavere, Enc. dir., V, Milano, Giuffrè, 1959, 769 ss. (3) L. Fe r r a r a , Il diritto sulla propria immagine, Roma, Facoltà di economia dell'università, 1942; Pe r e t t i -Gr iv a , In tema di diritto alla propria immagine, Riv. di”, comm., 1953, II, p. 31 ss.; Ve r c e l l o n e , Il diritto sul proprio ritratto, Torino, Utet, 1959; Cass. 31 gennaio 1959, Foro it„ 1959, I, 200, con nota di De Cu pis ; Giust. civ., 1959, I, 858, con nota di Sc h e r mi ; 29 ottobre 1963, Foro it., 1963, I, 2073 s., con nota di Ma g r o n e -Fu r l o t t i; 14 dicembre 1963, Giust. civ., 1964, I, 287, con nota di Sc r o i.

§ 3 - Tutela della personalità

53

art. 96 ss. della L. 22 aprile 1941, n. 633, sul diritto di autore). L’assenso revocabile della persona all’esposizione o alla pubblicazione, fuori dei casi stabiliti dalla legge, non è un atto di disposizione, valendo invece come attestazione che nel caso concreto non esiste un interesse al riserbo. Allo stesso modo deve interpretarsi la disposizione che esige l’adesione del destinatario di una lettera, perchè la pubblicazione da parte del mittente non costituisca violazione del segreto epistolare (art. 93 della legge) (1). La tutela data all’immagine deve ritenersi applicabile, dove la legge non provveda, a ogni altra diffusione di espressioni della personalità comprese nella sfera del riserbo (2). L’altro aspetto dell’inviolabilità morale è l’inviolabilità dell’onore (3). A parte la tutela dell’immagine contro l’abuso nella diffusione che colpisca l’onore della persona, cui si è accennato, deve, malgrado il silenzio del codice, ammettersi un potere del privato, analogo a quello concessogli per la tutela del nome, diretto alla tutela delle dignità c dei gradi accademici, ed anche delle onorificenze cavalleresche (cfr. L. 3 marzo 1951, n. 178). Però, siccome la funzione di queste distinzioni non è, come per il nome, quella d’i n d i v i d u a re, ma quella di onorare la persona, non può ammettersi che un diritto alla cessazione del fatto consistente nella contesta-

ti) G. Na v a r r a , Le lettere missive, Firenze, Cya, 1939; Di Ma io Gia OUINTO, Corrispondenza (diritto privato), Enc. dir., X, Milano, Giuffrè, 1962, 741 ss. (2) Sul controverso diritto alla riservatezza, da ultimo Giov. Pu g l ie s e , Il diritto alla « riservatezza » nel quadro dei diritti della personalità, Riv. dir. civ., 1963, I, p. 605 ss.; Aur. Ca n d ia n , Tentativo di qualificazione sistematica del preteso diritto alla riservatezza, Riv. dir. fall., 1965, I, p. 81 ss.; Cass. 20 aprile 1963, Foro it., 1963, I, 877 ss. e 1298, con nota di De Cu pis ; Giust. civ., 1963, I, 1280, con nota di Sg r o i; Foro pad., 1963, I, 513, con nota di On d e i ; Temi, 1963, 241 ss., con nota di Aur. Ca n d ia n ; Riv. dir. ind., 1963, II, 27 ss., con nota di Tr v v e r s o ; Giur. it., 1964, I, 1, 469, con nota di Pu g l ie s e . (3) De Cu pis , Condizioni morali e tutela dell‘onorc, Foro pad., 1960, I, 677 ss.

Segreto c|ii»to lare.

Dignità.

pnuli

aci'iiilt'inii'i.

onorifirenic cnvullrrixlir,

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Tìtoli catlributi nobiliari.

Cap. I - Le persone

zionc della dignità o del grado accademico o dell’onorificenza cavalleresca, non di quello consistente nell’usùrpazione. Quanto ai titoli e attributi nobiliari (già regolati principalmente dal D. 31 gennaio 1929, n. 61), poiché essi erano esclusivi, non solo doveva ammettersi un diritto alla cessazione tanto della contestazione quanto dell’usurpazione, ma di quest’ultima, a differenza dal nome, indipendentemente da un pericolo di confusione, che non era in questione, appunto perchè il titolo era un segno d’onore e non d'identificazione. Non più riconosciuti i titoli nobiliari, e mantenuti i predicati di quelli esistenti prima del 28 ottobre 1922 soltanto come parte del nome (disp. trans. XIV Cost.), vale ormai per gli stessi la disciplina di tutela del nome (1).

(1) C. A. Fo n a t o l i, I titoli nobiliari sono aboliti?, Foro civ., 1948, p. 191 ss.; Ca n s a c c h i, La « cognomizzazione » dei predicati nobiliari e la loro tutela giurisdizionale, Giur. it., 1954, IV, 193 ss.; Il riconoscimento giudiziario dei titoli nobiliari, ivi, 1964, IV, 129 ss.; Azione di reclamo di predicato, Foro pad., 1955, IV, 17 ss.; Azione di usurpazione di predicato e condizioni della sua ammissibilità, 1958, I, 59 ss.; Pe z z a n a , Il diritto allo stemma come diritto delle personalità e la Costituzione repubblicana, Riv. giur. umbro-abruzzese, 1956, p. 511 ss.; In tema di cognomizzazione di predicati nobilari, Foro it., 1961, I, 1647 ss.; Bo n Va i.s a s s in a , Questioni vecchie e nuove in tema di applicazione della XIV disp. fin. della Costituzione, Giur. cost., 1960, p. 999 ss.; Gr a s s o , Questioni in materia di predicati nobiliari, Foro pad., 1962, I, 665'ss.

J

CAPITOLO II LE COSE

9. — Come le persone sono termini del rapporto giuridico, il soggetto attivo e il soggetto o i soggetti passivi, così le cose ne costituiscono il punto d'incidenza, l'oggetto (1). Il codice muove appunto da una definizione dei beni come le cose che possono formare oggetto di diritti (art. 810). Da questa definizione risulta che vi sono cose, le quali non sono beni e quindi non possono formare oggetto di diritti. D'altra parte vi sono beni, i quali non sono cose. Le cose, per poter formare oggetto di rapporti giuridici, debbono essere beni (2): ciò vuol dire che debbono essere utili, atte a soddisfare un bisogno umano, senza di che mancherebbe persino l’interesse giuridicamente tutelabile. Per la stessa ragione occorre inoltre che siano beni suscettibili di appropriazione: le cose non appropriabili, ancorché atte a soddisfare un bisogno umano, proprio perchè comuni a tutti, come l'aria, l’acqua fluente e simili, non formano oggetto di rapporti giuridici.

(1) Ma io r c a , L’oggetto dei diritti, Milano, Giuffrè, 1939; La cosa in scuso giuridico, contributo alla critica di un dogma, Torino, Ist. giur., 1937; Pu g l ia t t i , Cosa in senso giuridico (teoria generale), Enc. dir., X, Milano, Giuffrè, 1962, 19 ss. (2) Pin o , Contributo alla teoria giuridica dei beni, Riv. trim. dir. proc. civ., 1948, p. 825 ss.; Bio n d i, I beni, 2“ ediz., Torino, Utet, 1956; Pu g l ia t t i, Beni (teoria generale), Enc. dir., V, Milano, Giuffrè, 1959, 164 ss.; Sa t t a , Cose e beni nell’esecuzione forzata, Riv. dir. comm., 1964, I, p. 350 ss.

Oggi-Ilo tiri iliritti.

Reni.

56

Cap. Il - Le cose

L'altra proposizione che vi sono beni i quali non sono cose si giustifica quando s’intenda per cosa, in senso proprio, una parte separata della materia circostante. Questa nozione è non solo conforme alla nostra tradizione, ma anche al linguaggio e al sistema del codice. Poiché questo regola le cose sulla soglia del libro della proprietà e mantiene la categoria dei diritti reali, identifica le cose, e anzi, meno esattamente, ,i beni, con le cose in senso- materiale. Oggetto ilei diInfatti la proprietà e gli altri diritti, che dalla res si chiaritti reali. mano reali, hanno sempre e soltanto per oggetto una cosa in senso proprio, una porzione della materia. Ed essi, a nostro avviso, si distinguono dagli altri diritti soggettivi appunto perciò che, pur inducendo, come ogni altro diritto, una relazione fra soggetti, investono direttamente la res, sì che di fronte al titolare la generalità degli altri soggetti soggiace soltanto ad un obbligo secondario e riflesso di astensione. Oggetto degli■ L’oggetto degli altri diritti non è mai una res, ma un altri diritti. comportamento, un' comportamento del soggetto passivo, come nel diritto di credito, o dello stesso soggetto attivo, come nei diritti potestativi. Gli altri diritti hanno per oggetto diretto un comportamento, anche se talvolta il comportamento serve a procurare una cosa al titolare del diritto : così il diritto di credito, che ha per oggetto il comportamento del debitore.(la prestazione); ma così anche il diritto potestativo, che inesattamente è stato considerato come un diritto senza oggetto (ciò che è inconcepibile), mentre ha per oggetto lo stesso comportamento del titolare, in quanto destinato a produrre effetto sulla sfera giuridica altrui. Il comportamento, come oggetto di diritto, è dunque un bene (strumentale), ma non una cosa. Una dottrina generale dell’oggetto di diritti non può formularsi, soprattutto per l’eterogeneità fra i vari possibili oggetti dei diritti. E’ invece possibile una dottrina generale delle cose, come beni nel senso già precisato, la quale prescinda dalla varietà di contenuto del singolo diritto insistente sulle stesse. Spazio. Non è cosa lo spazio, nè deve trarre in inganno una disposizione del codice che allo spazio fa riferimento (art. 840). Lo

Cosa in senso proprio.

Cap. II • Le cose

57

spazio non è oggetto, ma semplice mezzo in cui si trova l’oggetto del diritto, mezzo necessario per l’esistenza e l’esercizio di quest'ultimo; mezzo che, se è più appariscente per la proprietà fondiaria, è in realtà necessario per ogni relazione giuridica: testualmente è notevole che la citata disposizione estende in principio la proprietà del suolo al sottosuolo, ma non allo spazio sovrastante (1). Debbono invece considerarsi cose, allargando la nozione materialistica di cosa, perchè qui non siamo in presenza di porzioni della materia, ma di forze che si svolgono dalla stessa, quelle che il codice chiama energie naturali, beninteso quando abbiano valore economico (art. 814) (2). Non così le energie umane, le quali non costituiscono in nessun caso una res, perchè o sono adibite in un lavoro applicativo, c allora sono inseparabili da chi le produce e rilevano come attività, o, e questo è possibile solo per certe energie intellettuali, sono impiegate in un lavoro creativo di opere, le quali sono, esse, oggetti di diritti. Le opere dcH’ingegno, scientifiche, letterarie, artistiche, interpretative, e le invenzioni industriali (art. 2575 ss.) sono beni veramente nuovi, prodotti dallo spirito umano, importanti più di tutti gli altri, perchè da essi principalmente dipende il progresso dell'umanità: il diritto li riconosce per attribuirli a titolo originario a chi li ha prodotti (3). Queste

(1) Ma io r c a , Lo spazio e i limiti della proprietà fondiaria, Torino, Ist. giur., 1934; Tr a b u c c h i , Sulla nozione di possesso privato di spazio aereo, Giur. it., 1965, I, 1, 303 s. Conforme Cass. 8 luglio 1960, Riv. giur. edilizia, 1960, I, 656; diversamente Cass. 11 luglio 1958, Foro pad., 1958, I, 1127; 4 febbraio 1961, Riv. giur. edilizia, 1961, I, 405: 13 giugno 1962, Mass. Foro it., 1962, 440, 1463. (2) Ca r n e l u t t i, Studi sulle energie come oggetto di rapporti giuridici, Studi di diritto civile, Roma, Atenaeum, 1916, p. 177 ss.; Precedenti storici del diritto sull’energia, Riv. dir. civ., 1960, I, p. 117 ss.; Bio n d i , Energia, Noviss. Dig. it., VI, Torino, Utet, 1960, 529 ss.; Me s s i n e t t i , Energia, Enc. dir., XIV, Milano, Giuffré, 1965, 867 ss.; Cass. 20 settembre 1948, Giur. it., 1949, I, 1, 204. (3) Gr e c o , I diritti sui beni immateriali, Torino, Giappichelli, s. d. (1948); Beni immateriali, Noviss. Dig. it., II, Torino, Utet, 1958, 356 ss.; Saggio sulle concezioni del diritto di autore (monismo e dualismo),

Energie nili.

lumi-

Beni ininintcriali.

58

Cap. II - Le cose

opere si distinguono dalle cose, appunto perchè, partecipando della stessa natura spirituale dell’intelligenza creatrice o inventrice di cui sono proiezioni, sono beni immateriali, i quali non vanno confusi col corpus mechanicum (libro, quadro, disco, ecc.), che quelle opere eventualmente racchiude (1). I beni immateriali si pongono accanto ai beni materiali, perchè, come questi, costituiscono oggetti immediati di diritti assoluti, che sotto questo riguardo si comportano come i diritti reali, ma ne differiscono profondamente, e perciò non può correttamente parlarsi di una proprietà letteraria, o artistica, o industriale, appunto in dipendenza della natura profondamente diversa dell’oggetto. Udii materiali-

Beni degli enti

pubblici

c produtlixr c improilul'*• live.

Co m* immobili c mobili.

11. — Delle cose in commercio una distinzione, in ogni ordinamento giuridico, sovrasta tutte le altre, quella che ripartisce i beni in due categorie, secondo la diversa loro funzione e quindi secondo la diversa loro importanza economica e sociale in un determinato momento storico. Mentre per il codice precedente tale era la distinzione fra cose immobili e mobili, cresciuta sempre più, con lo sviluppo dell’industria, l'importanza economica dei mobili e affermatasi, d’altra parte, sempre più l’importanza non solo economica ma anche sociale dei beni idonei a produrre altri beni, il posto di quella distinzione è stato preso dall’altra fra cose produttive e improduttive. Infatti questa distinzione, destinata ad assumere una importanza sempre maggiore per una differenziata disciplina giuridica, si è già fatta strada nel codice: basti accennare. allo specifico regolamento della proprietà rurale (art. 846 ss.), all’espropriazione per abbandono di gestione dei beni produttivi (art. 838), all’autonomia conseguita dall’affitto come locazione di un bene produttivo (art. 1615 ss.), alla rilevanza assoluta dell’impresa, tipico strumento di produzione economica (art. 2082 ss.). A un processo inverso è soggetta invece la distinzione fra :ose immobili e mobili, sobriamente regolata dal nuovo codice. La distinzione si mantiene e si manterrà soprattutto per una diversità fisica, che non è senza ripercussione nell’ordine economico e nell’ordine giuridico: da un lato un commercio assai meno frequente, dall’altro una maggiore facilità d’individuazione e registrazione degli immobili danno ai trapassi immobiliari una sicurezza che manca ai trapassi mobi-

Cap. Il - Le cose

61

liari. Del resto non solo è straordinariamente cresciuta l'importanza economica dei beni mobili, ma anche ad alcune categorie di tali beni è stato possibile estendere una registrazione analoga a quella già stabilita per gli immobili: così i beni mobili registrati, navi e galleggianti, aeromobili, autoveicoli (art. 2683), che sono i beni per i quali il problema della pubblicità era più sentito, hanno potuto essere assoggettati, come già i titoli di rendita dello Stalo (articoli 2696, 2810'), a un regime che è sostanzialmente uguale al regime dei beni immobili, sì che solo sussidiariamente sono applicabili a quei beni le disposizioni relative ai beni mobili (art. 815). In tal guisa la distinzione fra beni immobili e mobili ha perduto per altro verso importanza. Con la svalutazione della distinzione si è avvertita di più l’opportunità di mantenere, delle varie categorie di immobili ammesse dal codice precedente, soltanto la categoria degli immobili che questo chiamava tali per natura; cioè il suolo e tutto ciò che vi si unisce, naturalmente o con arte, per incorporazione, nonché gli edifici galleggianti, saldamente e permanentemente legati alla riva o all’alveo (arti-1 colo 812’-’). La determinazione dei beni mobili è negativa, nel senso che sono mobili tutti gli altri beni (art. 8121), salvo (che per le energie naturali, positivamente considerate come 'beni mobili (art. 814). Fra i beni mobili materiali costituiscono una speciale categoria, per la loro utilità esclusivamente strumentale, i documenti, che sono cose rappresentative di un fatto giuridicamente rilevante: le modificazioni al loro regime dipendono dalla loro speciale accessorietà a quel rapporto giuridico la cui vicenda rappresentano (1). Altre disposizioni relative alla distinzione dei beni ora in esame il codice non ha; non vi si riferisce in particolare quel(1) Ca r r a r o , Il diritto sul documento, Padova, Ccdam, 1941; Gu id i , Teoria giuridica del documento, Milano, Giuffrè, 1950; Ca r n e l u t t i, Documento (teoria moderna), Noviss. Dig. it„ VI, Torino, Utet, 1960, 85 ss.

/tri

A a Cap. Il malgrado - Le cose rinfelic.e^qrrnulazione la dcll’art. 813, il cui senso, 62 nella quale è un’eco dell'insussistente categoria delle cose incorporali (quali sarebbero stati i diritti soggettivi, che invece, appunto perchè sono diritti, non possono essere cose), è veramente questo: che la specifica disciplina della proprietà immobiliare, in quanto dipende dalla natura dell’oggetto del diritto, vale anche e soltanto per tutti gli altri diritti reali immobiliari.

Co'*1 dhwibili e imlhi,ibili.

,‘tltix

y

«•

*Pe'

rie».

Cose fungibili e infungibili.

12, Altre distinzioni non sono enunciate dal codice, ma la dottrina le ricava dalla diversa disciplina che il codice detta in relazione ad una o ad altra qualità delle cose. | Le cose sono per il diritto divisibili o indivisibili, secondo che possano o non possano dividersi in parti omogenee e di Valore economico proporzionale all'intero: accanto all’indivisibilità dipendente dalla natura delle cose esiste un’indivisibilità stabilita dalla volontà del privato o del giudice o della legge (articoli 1316, 713, 714, 716, 717, 720, 722, 1112, 1114). Le cose possono venire in considerazione soltanto per la loro appartenenza a un genere e con riferimento al loro numero o al loro peso o alla loro misura oppure individualmente (cose determinate): il genus può essere dedotto in obbligazione, ma non costituire oggetto di un diritto su una cosa, che può sorgere solo quando sia avvenuta la specificazione, cioè l'individuazione delle cose determinate solo nel genere (articoli 1376-1378, 1465, 1257) (1). Le cose sono poi, per la loro destinazione economica, fungibili o infungibili, secondo che in genere suo functionem recipiunt (D. 12,1,2,1) o contano invece per la loro identità. Di regola le cose appartenenti ad un genus sono anche fra loro fungibili, ma possono diventare infungibili, se nel caso concreto sono state individualmente considerate (2). S’intende come (1) Ma je l l o , L'individuazione nella vendita di genere, Riv. dir. civ., 1957, I, p. 181 ss.; Accordo di individuazione e unilateralità detratto diretto alla sua esecuzione, Giur. it., 1961, I, 1, 599 ss. (2) Cass. 8 ottobre 1955, Mass. Foro it., 1955, 631, 2926.

Cap. II - Le cose

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le operazioni giuridiche le quali non consentono che il conseguimento del tantundem siano possibili solo rispetto alle cose fungibili, e per le cose infungibili siano possibili soltanto quelle operazioni che permettano la restituzione al creditore della cosa in natura (articoli 1243, 1766, 1782, 1803, 1813). La cosa creata appunto per essere fungibile, come mezzo di scambio, è il danaro (1). Diverso è il criterio al quale s'ispira la distinzione fra Co m » conuinia* bili c inconcose consumabili e inconsumabili, sebbene le cose consuma-uiihibili. bili siano normalmente fungibili. Sono consumabili le cose che con l’uso in un tratto si consumano, fisicamente od economicamente, o si trasformano, e quindi non possono essere usate che una volta; inconsumabili le altre, comprese quelle che si deteriorano a poco a poco (così l’art. 996), sì che per esse è possibile un uso ripetuto. Poiché le prime, per la ragione indicata, non si prestano ad essere godute che dal / proprietario, non sono possibili rispetto alle medesime quei diritti di godimento, reali o personali, diversi dalla proprietà, che la legge prevede: perciò, fra l’altro, l'usufrutto cede il posto, per le cose consumabili, a un diritto essenzialmente diverso, il quasi usufrutto, che consente al titolare di servirsi delle cose, restituendone il valore (art. 995). 13. — Come gli uomini, così le cose non esistono giuridicamente se non esistono in natura: cioè sono cose soltanto le cose presenti, c queste sono il solo oggetto possibile dei diritti sulle cose. Se la legge si riferisce più volte alle cose future, per ammettere di regola che esse possano costituire oggetto di un negozio giuridico (2), quest’ammissione deve intendersi (1) As c a r e l l i, La moneta, Padova, Cedam, 1928, e i vari scritti raccolti negli Studi giuridici in tema di moneta, Milano, Giuffré, 1952; Nic o l ò , Gli effetti della svalutazione della moneta nei rapporti ili obbligazione, Foro it-, 1944-46, IV, 41 ss.; Mosco, Gli effetti giuridici della svalutazione monetaria, Milano, Giuffrè, 1948; Lo ja c o n o , Aspetti privatistici del fenomeno monetario, Milano, Giuffré, 1955. (2) Sa l is , La compravendita di cosa futura, Padova, Cedam, 1935; Nicolò Lipa r i , Note in tema di compravendita di cosa futura, Riv. trini, dir. proc. civ., I960, p. 827 ss.; Pc r i .is c ie r i, La compravendita di g(r|. Ine pubblico.

Diritti cibili r politici.

Ra| porti giuri* dici primi:

di pct>oàaliij:

fratturi;

patrimoniali;

Cap. Ili - 1 rapporti giuridici

Secondo l’interesse tutelato la fondamentale distinzione è quella fra rapporti giuridici pubblici e privati. Sono pubblici i rapporti costituiti per la tutela di un interesse pubblico. cioè essenziale per l'ordinamento giuridico, privati gli altri: soggetto attivo dei primi può essere non solo un ente pubblico, ma anche il privato, cui sia attribuito, per la realizzazione di un interesse pubblico, al quale egli partecipa, un diritto soggettivo, che perciò si dice pubblico; soggetto attivo dei secondi può reciprocamente essere non solo un privato, ma anche l’ente pubblico, al quale sia attribuito un diritto soggettivo per la realizzazione di un interesse proprio dell'ente e non immediatamente della comunità impersonata nell'ente. I diritti soggettivi del privato, secondo che siano dati a tutela di un interesse privato o pubblico, si chiamano anche diritti civili o, in senso largo, politici. Sempre in base al criterio dell’interesse i rapporti giuridici privati costituiscono poi le seguenti categorie. Rapporti di personalità possono dirsi quelli per cui è attribuita al soggetto la tutela di un interesse attinente alla persona: in quali limiti siano da ammettere tali rapporti si è già detto a proposito della tutela della personalità (n. 8). Familiari sono i rapporti che assicurano la soddisfazione di un interesse della famiglia. Il potere può essere attribuito al singolo o a tutela del solo interesse della famiglia, come interesse superiore, e allora esso, secondo la terminologia adottata, è una potestà (n. 16), o invece anche una tutela di un interesse individuale, ma sempre coincidente o dipendente dall'interesse della famiglia, nel qual caso il potere costituisce un diritto soggettivo che, per la ragione accennata, può avvicinarsi al diritto soggettivo pubblico. Appunto perchè è sempre tutelato l’interesse della famiglia, come interesse superiore all’interesse individuale, i rapporti familiari, anche quando la posizione attiva sia costituita da un diritto soggettivo e l'oggetto del rapporto sia patrimoniale (esempio tipico, il rapporto alimentare), conservano la loro peculiare natura. Costituiscono l'ultima categoria dei rapporti giuridici privati i rapporti, che si chiamano patrimoniali, perchè ordinati alla soddisfazione di un interesse economico, suscettibile di

Cap. HI - I rapporti giuridici

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valutazione pecuniaria, e qui l’interesse tutelato può essere individuale o collettivo, cioè di collettività particolari. Dal punto di vista strutturale i rapporti giuridici possono variare anzitutto quanto all’elemento soggettivo, nel senso che uno dei termini soggettivi del rapporto, il termine passivo, può essere costituito o indistintamente dalle altre 1 persone o invece da una (o anche più di una) persona d eterminata. Con riferimento alla posizione attiva e all’ipotesi che questa sia costituita da un diritto soggettivo la dottrina distingue fra diritti assoluti e relativi: la stessa terminologia può essere mantenuta per la distinzione fra i rapporti giuridici (1). In relazione all'elemento oggettivo i rapporti si distinguono secondo che il loro oggetto sia immediatamente una cosa o altro bene oppure un comportamento (2). Non esauriscono la prima categoria i rapporti giuridici reali, come non esauriscono la seconda i rapporti obbligatori, sebbene gli uni e gli altri formino il gruppo più importante rispettivamente dei rapporti che hanno per oggetto immediato un bene e dei rapporti che hanno per oggetto immediato un comportamento (3). Per convincersene basta solo pensare che rientrano

(1) Santi Ro ma n o , Frammenti di un dizionario giuridico, Diritti assoluti, Milano, Giuffrè, 1947, p. 52 ss.; Sa n t o r o -Pa s s a r e l l i, Diritti assoluti c relativi, Enc. dir., XII, Milano, Giuffrè, 1964 , 748 ss.; No v a r a , La responsabilità del terzo complice neU'inadempiniento del contratto, Temi, 1951, p. 74 ss.; Ta b e t , La tutela esterna dei diritti relativi, Scritti in onore di A. Scialoja, Bologna, Zanichelli, 1953, II, p. 535 ss.; Be l l in i, Lesione e tutela extracontrattuale del rapporto personale, Riv. trim. dir. proc. civ., 1953, p. 1182 ss.; A. Fe d e l e , Il problema della responsabilità del terzo per pregiudizio del credito, Milano, Giuffrè, 1954, specialm. p. 286 ss.; Gio r d a n o , In tema d'illecito aquiliano per pregiudizio ad un diritto di credito, Banca, borsa, tit. crcd., 1954, I, p. 625 ss.; Bu s n e l l i , La lesione del credito da parte di terzi, Milano, Giuffrè, 1964. (2) Fr a n c e s c h e l l i, L'oggetto del rapporto giuridico, Riv. trim. dir. proc. civ., 1957, p. 1 ss. (3) Til o c c a , Il fondamento della distinzione tra diritti reali e diritti personali, Circ. giur., 1947, p. 36 ss.; La distinzione tra diritti reali

assoluti e reli* (ivi:

una cona o un comportamento; ru

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reali;

Cap. HI • I rapporti giuridici

nella prima categoria anche i rapporti su beni immateriali, i quali non sono assoggettati alla disciplina dei rapporti reali (1), e nella seconda anche i rapporti in cui l’oggetto è costituito da un comportamento del soggetto passivo, che però soggiaccia a un obbligo, invece che a un’ obbligazione in senso tecnico, oppure dello stesso soggetto attivo in confronto di un altro determinato soggetto (come quando si abbia un diritto potestativo o una potestà verso un’altra persona). Nei rapporti reali il potere del titolare investe, come si è già detto (n.ri 9 e 16), immediatamente la cosa, poiché il titolare è posto dall'ordinamento in condizione di farla da sé servire al suo interesse; agli altri, fuori della soggezione, incombe soltanto l’obbligo di astenersi da atti che ostacolino l’attuazione del potere del titolare sulla cosa. Perciò il diritto reale è anche un diritto assoluto (2). Il rapporto è dominato dalla figura del soggetto attivo, che ha un nome, c diverso secondo il contenuto del potere (proprietario, usufruttuario, enfiteuta, ecc.). I soggetti passivi sono in secondo piano, per il carattere secondario e riflesso, già ripetutamente rilevato, del loro obbligo, sono indifferenziati e non hanno neppure un nome proprio: solo la violazione dell’obbligo, che, incombente su tutti, può da ciascuno essere violato, porta in primo piano il violatore, sorgendo allora a suo carico un’obbligazione positiva, in senso tecnico.

e diritti di credito, Arch. giur., 138, 1950, p. 3 ss.; Ba l l a d o r e Pa l l ie r i , Diritto soggettivo e diritto reale, Jus, 1952, p. 1 ss.; Ba r b e r o , Guerra e pace fra l'« interno > e /’« esterno » del diritto soggettivo, ivi, 1952, p. 326 ss.; Cass. 19 giugno 1948, Giur. compì. Cass. civ., 1948, III, 96^ con nota di Pa l a n d r i . (1) Contro L. Fe r r a r a , Il diritto reale d'autore, Napoli, Jovene, 1940. (2) Ba r a s s i, Diritti reali e possesso, I, Milano, Giuffrè, 1952; Salv. Ro ma n o , Aspetti soggettivi dei diritti sulle cose, Riv. trim. dir. proc. civ., 1955, p. 1009 ss.; Sulla nozione di proprietà, ivi, 1960, p. 337 ss.; Gio r g ia n n i, Diritto reale (diritto civile), Noviss. Dig. it., V, Torino, Utct, 1960, 748 ss.; Ro d o t à , Note critiche in tema di proprietà, Riv. trim. dir. proc. civ., 1960, p. 1252 ss.; Pu g l ie s e , Diritti reali, Enc. dir., XII, Milano, Giuffrè, 1964, 755 ss.

I

Cap. Ili - I rapporti giuridici

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Nei rapporti obbligatori l’oggetto immediato è dato invece dal comportamento del soggetto passivo, perchè a questo comportamento è diretto il potere del soggetto attivo e solo quel comportamento è atto a servire il suo interesse. Perciò il diritto di obbligazione è anche un diritto relativo e personale: come l’obbligazione incombe su un soggetto determinato, egli solo può violarla (1). Il comportamento assume il nome tecnico di prestazione, questa deve avere carattere p a.t r im o n i a 1 e (art. 1147), e il suo contenuto può consistere in un d a r e, in un fare o in un non fare. Nel rapporto obbligatorio, per la ragione indicata, la figura più rilevata, quella da cui il rapporto trae la sua individualità, è quella del soggetto passivo: nel rapporto, che si chiama anche, secondo il lato da cui lo si consideri, rapporto di debito o rapporto di c r e d i t o, il soggetto passivo ha il nome di debitore, quello attivo il nome di creditore (2). Strutturalmente sono da ascrivere.ai rapporti obbligatori alcuni rapporti considerati di solito 'intermedi fra i rapporti reali e gli obbligatori, come quelli cui danno luogo gli oneri reali e le cosiddette, obbligazioni reali (passivamente o attivamente ob rem, propter rem) o Jambu 1 atorie (es. articoli 882, 1104) (3). Poiché oggetto di questi rapporti è un com(1) Ba r a s s i , La teoria generale delle obbligazioni, 2“ ediz., Milano, Giuffrè, 1948; Ga n c i , Le obbligazioni, parte generale, Milano, Giuffrè, 1941; Il concetto dell'obbligazione e la distinzione Ira debito e responsabilità, Nuova riv. dir. comm., 4, 1951, I, p. 22 ss.; Gio r c ia n n i , L'obbligazione, Concetti generali, I soggetti, Milano, Giuffrè, 1959; Be t t i , Teoria generale delle obbligazioni, Milano, Giuffrè, 1953-55 (quattro volumi); Sc h l e s in g e r , Riflessioni sulla prestazione dovuta nel rapporto obbligatorio, Riv. trim. dir. proc. civ., 1959, p. 1273 ss. (2) Gio r c ia n n i , Debito e debitore, Noviss. Dig. it., V, Torino, Utet, 1960, 197 ss.; Na t o l i , L'attuazione del rapporto obbligatorio, (in litografia), Milano, Giuffrè, 1961-1964. (3) To r r e n t e , Servitù ed oneri reali, Giur. compì. Cass. civ., 1946, II, p. 393 ss.; Gr o s s o , Servitù e cd. limitazioni della proprietà, Giur. it., 1946, I, 1, 472 ss.; Ba l b i , Le obbligazioni « propter rem », Torino, Giappichelli, s. d. (1950); Bio n d i , Limiti legali della proprietà; servitù, oneri reali, obbligazioni « propter rem », in rapporto all'art. 913 cod. civile, Foro it., 1950, I, 617 ss.; Dis t a s o , Diritto reale, servitù e obbli>*
127 c.c„ Giur. it., 1961, I, 2, 19 ss.; Cass. 18 gennaio 1951, Giur. it., 1952, >■ 1. 29, con nota di Bio n d i , Servitù reciproche « in (adendo », oneri reali e obbligazioni « propter rem », e Giur. compì. Cass. civ., 1951, I, 249, con nota di Gr o s s o , Tipicità delle obbligazioni « propter rem »; 21 maggio 1951, Riv. dir. comm., 1952, II, 91, con nota di De ia n a , In Iona di . o. p. r., accessorie ad un rapporto di servitù; 29 ottobre >955, Giust. civ., 1956, 428; 16 ottobre 1958, Mass. Foro it., 1958, 673, 3284. (1) Me s s in e o , Note sulla rinunzia al fondo servente a scopo liberalor>o. Scritti in onore di A. Scialoja, III, Bologna, Zanichelli, 1953, p. 395 ss.; Bio n d i , Caratteri dell'abbandono liberatorio del fondo servenle, Foro pad., 1964, I, 1123 ss.

Cap. IH - I rapporti giuridici

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Gli oneri reali, appunto perchè intralciano la proprietà fondiaria, importando un'obbligazione dipendente da un rapporto reale, senza che la stessa sorga proprio per la cosa, come avviene nelle obbligazioni reali, sono dalla nostra legge considerati con sfavore. Tollerati in via transitoria e resi sempre affrancabili quelli costituiti sotto la legislazione anteriore (censi, livelli, decime), quelli oggi ammessi costituiscono figure eccezionali giustificate dal servizio di un interesse pubblico (tributo fondiario, contributo di bonifica e simili: cfr. articoli 860, 864, 964, 1008). 18. — Nelle figure dell'onere reale e dell’obbligazione propter rem sussiste un nesso fra rapporti giuridici, uno dei quali è principale e l’altro accessorio. Ma la distinzione fra rapporti pricipali e accessori riguarda varie altre ipotesi: così i rapporti di garanzia sono accessori rispetto al rapporto obbligatorio, il rapporto di obbligazione fideiussoria a quello di obbligazione principale, il rapporto di servitù prediale al rapporto di proprietà sul fondo dominante o servente, il rapporto sul documento al rapporto documentato, o anche viceversa, come avviene nei titoli di credito. La nota comune dell'accessorietà, nella varietà di atteggiamenti della stessa nelle singole ipotesi, è che un rapporto è subordinato ad un altro rapporto e, nei limiti della subordinazione, ne segue le sorti, mentre quelle del rapporto principale sono indipendenti dalle sorti del rapporto accessorio, il quale però, come rapporto distinto, per quanto subordinato, è suscettibile di vicende proprie, atte ad influire sul nesso di accessorietà. Si produce per i rapporti giuridici una situazione analoga a quella che si verifica per il vincolo fra cosa principale e pertinenza (n. 14). Fra molte altre, di cui qui non si parla, perchè non configurabili schematicamente, una combinazione di rapporti, e più precisamente dell'una o dell’altra posizione, attiva o passiva, di tali rapporti, si ha pure quando questi rapporti costituiscono un complesso unitario rispetto ad una norma giuridica, alla quale pertanto deve farsi risalire la stessa unifi-

Combinazioni di rapporti giuridici.

ArccsForictù.

Universalità di diritto.

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Cap. Ili - I rapporti giuridici

fazione (1). Nel campo delle cose il fenomeno analogo è quello dell’universalità di mobili, la quale può dirsi, come se accennato (n. 14), università! facti, non perchè l'unificazione giuridica delle varie cose non sia opera della norma, ma perchè ivi quell’unificazione ha un substrato di fatto, corrispondente alla destinazione unitaria delle varie cose. Qui invece, trattandosi di rapporti giuridici, l’unità giuridica non può fondarsi su un collegamento di ordine fisico o materiale, e, in questo senso, tutte le volte che più rapporti giuridici costituiscono un complesso unitario rispetto a una norma, può dirsi che essi formano una università! iuris o universalità di diritto, qualunque sia il fine in .vista del quale l’unificazione avviene. L'essenza del fenomeno sta per noi nella creazione non di un patrimonio di destinazione, autonomo o separato, ma di un centro giuridico indipendente, come termine di riferimento di una serie di rapporti: processo che non è di personificazione, di creazione di un nuovo soggetto, come avviene invece per l'unificazione che dà luogo alla persona giuridica, ma a quello somiglia, poiché opera una unificazione di rapporti ed anche, eventualmente, una separazione degli stessi dagli altri che fanno capo allo stesso o agli stessi soggetti. I patrimoni di destinazione, autonomi o separati, la cui unità si esplica rispetto alle funzioni della garanzia e della ■esponsabilità patrimoniali, non esauriscono la categoria delle universalità di diritto, perchè vi sono complessi di rapporti giuridici, che, pur avendo natura patrimoniale, non si comportano unitariamente rispetto alla garanzia e alla responsabilità e perciò non possono dirsi patrimoni di destinazione, ma assumono rilievo unitario per altri effetti giuridici, riguardo ai quali costituiscono pertanto delle universalità. Intesa a questo modo, la categoria delle universalità di diritto viene ad occupare una posizione quasi di transizione fra la (1) Ba r b e r o , Le universalità patrimoniali, Milano, Giuffrè, 1936; Pu c l ia t t i , Riflessioni in tema di « università* », Riv. trina, dir. proc. civ., 1955, p. 955 ss.

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categoria delle cose e più genericamente degli oggetti di dijritto e la categoria dei soggetti (1). Il patrimonio generale della persona, fisica o giuridica, non può considerarsi universalità: proprio perchè si puntualizza nel soggetto, non costituisce in nessun caso e sotto nessun aspetto un centro a sè stante di rapporti giuridici; non già perchè manchi una considerazione unitaria dello stesso da parte della legge: gli istituti della surrogatoria, della revocatoria e del sequestro conservativo, più generalmente la figura della solvenza o meglio della solvibilità del debitore esprimono appunto una rilevanza del patrimonio della persona nel suo complesso. Un complesso di rapporti assurge invece ad universalità quando manchi un soggetto d'imputazione dei rapporti, il quale adempia alla funzione di centro unificatore dei medesimi, e tuttavia la legge ne stabilisca l’unità, o con rassicurarne l'inscindibilità nel trapasso’ a un nuovo soggetto o col tenerli uniti e distinti dagli altri rapporti dello stesso o degli stessi soggetti, in vista di una loro funzione specificar Tipica, se non esclusiva, applicazione della prima ipotesi è l’eredità, cioè il patrimonio della persona defunta (2), che la legge stessa definisce come universalità (figure affini, il patrimonio dell'assente e del presunto morto) : essa è tale nel senso che i rapporti attivi e quelli passivi che la costituiscono passano inscindibilmente all’erede o agli eredi, indipendentemente dalla volontà del defunto, operativa soltanto nei rapporti interni fra eredi e legatari (articoli 5881, 754’, 752, 756,! 671). i Rientrano invece nella seconda ipotesi tutti i patrimoni di destinazione, siano essi costituiti da rapporti che fanno capo a una pluralità di soggetti, nel qual caso sono detti pa(1) Diversamente Pu g l ia t t i, Il rapporto giuridico unisoggettivo, Diritto civile, Milano, Giuffrè, 1951, p. 534 ss. (2) Me s s in e o , L'eredità e il suo carattere di « universum itts », Riv. dir. civ., 1941, p. 363 ss.; Sa l is , Note sul concetto dell'* hereditas » concepita come « universitas », Studi sassaresi, XX, 1946, p. 1 ss.; Cicu, Legato e liberalità, Riv. trim. dir. proc. civ., 1955, p. 642 ss.

Patrimonio (te. neralc della perdona.

/

Eredità.

Patrimoni di dcitinaziono.

So

Attenda e »®' preta.

Cap. HI - I rapporti giuridici

trimoni autonomi, o invece da rapporti che fanno capo ad un solo soggetto, rispetto al quale si parla di patrimoni separati (1). L’essenza del fenomeno nei due casi è identica: in relazione a una certa destinazione specifica una pluralità di rapporti attivi e passivi, facenti capo a più persone o ad una persona, è costituita in unità e tenuta distinta dagli altri rapporti attivi e passivi delle stesse persone o della stessa persona. Quel complesso di rapporti è un p a t r i m on i o, autonomo o separato, perchè ha una funzione propria di garanzia e responsabilità in connessione con la sua destinazione, analoga alla funzione generale di garanzia e responsabilità che ha il patrimonio della persona (art. 2740): sia poi la garanzia offerta dal patrimonio autonomo o separato esclusiva, o concorra con essa, simultaneamente o sussidiariamente, la garanzia offerta dal patrimonio generale. Patrimoni autonomi sono quelli delle associazioni non riconosciute e dei comitati (n. 7), quello della società senza personalità giuridica, il patrimonio comune fra coniugi; patrimoni separati, l’eredità accettata col beneficio dell’inventario (2), l’eredità giacente (3), l’eredità devoluta per legge allo Stato, il patrimonio del concepito e del nascituro non concepito (n. 2), il patrimonio familiare, la dote, il patrimonio sottoposto a liquidazione concorsuale. Ma, come s’è accennato, l'eredità e i patrimoni affini, i patrimoni autonomi e separati non esauriscono, a nostro avviso, la categoria delle universalità di diritto. Può darsi infatti che una pluralità di rapporti sia unificata, e distinta dagli altri rapporti del soggetto, mediante la creazione di un centro indipendente d'imputazione di norme rispetto allo stesso soggetto, sebbene le norme imputate a questo centro non siano relative alla garanzia e alla responsabilità, sì che non sorge (1) Pin o , Il patrimonio separato, Padova, Cedam, 1950- Cass 14 agosto 1951, Foro it., 1952, I, 1372. (2) Mo s c a r in i, Beneficio d’inventario, Enc. dir., V, Milano, Giuffrè, 1959, 123 ss.; Vo c in o , Inventario (beneficio di) (diritto civile) Noviss. Dig. it., IX, Torino, Utet, 1963, 13 ss. (3) Ra d a e l l i , L'eredità giacente, Milano, Sei, 1948.

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un nuovo e distinto patrimonio in senso tecnico. Quelle norme hanno invece un diverso contenuto: si fa luogo a una combinazione di rapporti giuridici non più per una finalità tecnicogiuridica, come quella dei patrimoni autonomi e separati, ma quale forma giuridica di collegamenti econonomici, per una finalità specificamente economica. Allora, come questi collegamenti economici sono istituiti per un’attività economica, così dal punto di vista giuridico siamo in presenza di centri, la cui autonomia o indipendenza rispetto al soggetto si manifesta non solo nel riferimento dei rapporti giuridici, ma nella stessa attività giuridica: qui bisogna distinguere anche fra l’attività del soggetto e l’attività che, in relazione alla finalità perseguita, è da riferire al soggetto, ma attraverso il riferimento a questo centro d'imputazione. Il fenomeno è anche più vicino a quello della personificazione, rimanendone tuttavia ancora essenzialmen te diverso. Tipica espressione di questo fenomeno è l'azienda (1), in (1) Ca s a n o v a , Studi sulla teoria dell'azienda, Roma, Sufi, 1938; Azienda, Noviss. Dig. it., Il, Torino, Utet, 1958, 1 ss.; Impresa (in generale), Noviss. Dig. it., Vili, Torino, Utet, 1962, 348 ss.; Gr e c o , Profilo dell'impresa economica nel nuovo codice civile, Atti Acc. Scienze, Torino, 77, II, 1941-42, p. 364 ss.; Sa n t o r o -Pa s s a r e l l i , L'impresa nel sistema del diritto civile, Saggi, II, p. 945 ss.; Il lavoro nell'impresa, Studi in onore di A. Asquini, Padova, Cedam, 1963, p. 1 ss. (estr.); F. Fe r r a r a iun., La teoria giuridica dell'azienda, 2“ ediz., Firenze, Cya, 1949; Asouin i , Profili dell'impresa, Riv. dir. comm., 1943, I, p. 1 ss.; Gr a z ia s i , L'impresa e l’imprenditore, 2" ediz., Napoli, Morano, 1959; Santi Ro ma n o , A proposito dell'impresa e dell'azienda agricola, Riv. dir. agr., 1947, I, p. 19 ss.; Sig ia v i, La « piccola impresa », Milano, Giuffrè, 1947; La professionalità dell'imprenditore, Padova, Cedam, 1948; Ga r r ig u e s , Nozione dell’impresa, Nuova riv. dir. comm., 2, 1949, I, p. 51 ss.; T. Ra v à , La nozione giuridica di impresa, Milano, Giuffrè, 1949; Gu id is i , Disciplina giuridica dell'impresa, Milano, Giuffrè, 1950; Lineamenti del diritto dell'impresa (corso di lezioni universitarie), Giuffrè, Milano, 1961; Fa n e l l i , Introduzione alla teoria giuridica dell'impresa, Milano, Giuffrè, 1950; Nic o l ò , Riflessioni sul tema dell'impresa e su talune esigenze di una moderna dottrina del diritto civile, Riv. dir. comm., 1956, I, p. 71 ss.; Au l e t t a , Impresa e azienda, Temi napol., 1958, I, p. 20 ss.;

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Cap. Ili - I rapporti giuridici

termini economici collegamento di beni e di servizi per un fine economico, in termini giuridici collegamento di rapporti giuridici, aventi diversa natura e diverso oggetto, quindi università! iurium, non rerum (n. 14) (1). Essa appartiene a un titolare e tuttavia diventa, secondo la nostra legge, un centro indipendente d’imputazione giuridica, senza peraltro costituire un patrimonio separato, poiché ancora non si distingue un patrimonio aziendale dal patrimonio del titolare. L'azienda non può ridursi al complesso dei beni, nè può ridursi l'impresa all'attività dell’imprenditore, per precetto legislativo (articoli 2555, 2082), come generalmente si crede. Quelle nozioni ristrette sono accolte in realtà dallo stesso legislatore a determinati effetti, mentre per gli altri è evidente l'accoglimento delle nozioni comuni, secondo cui l'azienda è l'intera organizzazione e dell’azienda l’impresa è la specie più rilevante, contraddistinta dal carattere professionale e dal fine produttivo dell’attività organizzata. L’unità dell'azienda, e soprattutto dell’impresa, corrispondentemente alla qualità che le viene riconosciuta di o rganismo vivente, si rivela nella sua continuità, grazie alla quale essa è insensibile sotto molteplici aspetti alle vicende giuridiche riguardanti la persona del titolare (articoli 2112, 2557 ss., 1330, 1722-4°), e nella sua individua1 i t à, che è tutelata come entità distinta dall’individualità del titolare (articoli 2563 ss., 2598).

Va n z e t t i , Treni'anni di studi sull'azienda, Riv. dir. comm., 1958, I. pp. 32 ss.; 105 ss.; Me n c o n i , Recenti mutamenti nella struttura e nella gerarchia dell'impresa, Riv. soc., 1958, p. 689 ss.; Br a c c o , L'impresa nel sistema del diritto commerciale, Padova, Cedam, 1960; Na s i, Osservazioni su una recente teoria dell'impresa, Riv. dir. comm., 1960, I, p. 383 ss.; SlMI, Su « L'impresa nella realtà sociale e nel diritto », Dir. lav., 1961, I, p. 33 ss.; Aur. Ca n d ia n , Appunti in tema di azienda, Raccolta di scritti in onore di A. C. Jemolo, II, Milano, Giuffrè, 1963, p. 139 ss.; Fr a n c e s c h e l l i, Imprese e imprenditori, Milano, Giuffrè, 1964. (1) Cass. 18 febbraio 1949, Nuova riv. dir. comm., 2, 1949, II, 104, con nota di Ca s a n o v a ; Cass. 18 febbraio 1950, ivi, 3, 1950, II, 96, con nota di Mo s s a .

Cap. IH - I rapporti giuridici

89

La transizione alla personalità giuridica è segnata dalla società costituita per l’esercizio di un’impresa (art. 2249), nella quale convergono le due finalità dianzi indicate, la fiInalità tecnico-giuridica e la finalità economica (1).

19. — I rapporti giuridici si costituiscono, si modificano, si estinguono (2). Se la costituzione e l’estinzione riguardano l’intero rapporto, le modificazioni ne investono invece un elemento, lasciando inalterata, per definizione, ridenti t à del rapporto: questo rimane lo stesso, sebbene muti il soggetto attivo o il soggetto passivo o l’oggetto o il contenuto. Diciamo subito che è oziosa ogni discussione sulla possibilità che il rapporto rimanga identico, cambiando uno di quegli elementi. A rigore, basta il mutamento di un qualunque elemento, del soggetto attivo come del soggetto passivo, dell’oggetto come del contenuto, per escludere l’identità del rapporto modificato col rapporto preesistente alla modificazione: poiché ogni rapporto è caratterizzato da ciascuno di questi elementi. Però l’affermazione dell’identità del rapporto modificato ha un valore non speculativo, ma pratico: essa vuole indicare la compatibilità della modificazione con la continuazione del rapporto esistente, e cioè, in definitiva, con la conservazione della situazione giuridica, salva la modificazione. Con la costituzione del rapporto il soggetto attivo acquista il diritto o altro potere (3): acquisto originario, perchè si suppone che egli non subentri in un rapporto già esistente, mentre non ha poi importanza che sull'oggetto del

(1) As c a r e l l i , Il dialogo dell'impresa e della società nella dottrina italiana dopo la codificazione, Problemi giuridici, Milano, Giuffrè, 1959, II, p. 781 ss. (2) Al l a r a . La teoria delle vicende del rapporto giuridico, Torino, Giappichelli, s. d. (1950); Le fattispecie estintive del rapporto obbligatorio, Torino, Giappichelli, s. d. (1952). (3) Pu c l ia t t i, Acquisto del diritto (teoria generale), Enc. dir., I, Milano, Giuffrè, 1958, 508 ss.

Vicende

del

rapporto giuridico.

Cobtituxione del rapportuc icquitto originario del diritto.

90

Euinnoae del rappcrto perdita del diritto.

Modificazioni

«•Frettitele! rapporto.

juccnuone.

Trumusionr.

Cap. Ili • I rapporti giuridici

nuovo rapporto preesistesse o no altro rapporto: è originario l’acquisto della proprietà per occupazione tanto della res derelieta, già oggetto di un altro rapporto giuridico (1), quanto della rcs nullius, che non ha mai costituito oggetto di un rapporto (cfr. n. 10). Con l’estinzione del rapporto il soggetto attivo perde il diritto o altro potere: perdita cui non corrisponde l’acquisto di altro soggetto, appunto perchè il diritto è estinto. Ad estinzione del rapporto dà luogo, ad esempio, l’atto di abdicazione del diritto da parte del titolare, che si chiama r inunzia. Invece acquisto e perdita del diritto possono essere aspetti complementari di uno stesso evento: il diritto è perduto da un soggetto per essere acquistato da un altro soggetto. Si entra allora nell’ambito delle modificazioni del rapporto giuridico, e precisamente delle modificazioni soggettive, le quali possono riguardare la posizione attiva e la posizione passiva del rapporto. Il mutamento del soggetto nella posizione attiva o passiva del rapporto assume il nome tecnico di successione: successione nel potere, e più specificamente nel diritto (2), o successione nel dovere. Il soggetto che esce dal rapporto si chiama autore della successione o dante causa, il soggetto che vi subentra, successore o avente caus a (3). La conservazione del rapporto giuridico ha, come si è accennato, questo significato: che il successore viene a trovarsi nella stessa posizione concreta, in cui si trovava l’autore della.successione. Riguardata dal lato dell’autore, la successione fa capo a una alienazione o comunque a una trasmissione. (1) De Ciìpis , Teoria deU'acquisto per invenzione, Scritti in onore di A. Scialoja, HI, Bologna, Zanichelli, 1953, p. 171 ss. (2) Ma g n o , La successione nel diritto soggettivo, Arch. giur., 142, 1952, p. 112 ss. (3) Ca mpa g n a , Avente causa, Enc. dir., IV, Milano, Giuffrè, 1959, 598 ss.

Cap. Ili - I rapporti giuridici

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Quest'ultimo termine è più generico, comprendendo anche l’ipotesi in cui non può parlarsi di alienazione, perchè il trasferimento del rapporto coincide con l’estinzione dell’autore: quindi trasmissione, non alienazione a causa di morte. Riguardata dal lato del successore, la successione fa capo a un acquisto, che qui si chiama derivativo, in contrapposizione all’acquisto originario, corrispondente alla costituzione del rapporto: derivativo, perchè la posizione del successore nel rapporto deriva da quella dell’autore, spetta al successore come e in quanto spettava all’autore della successione. Perchè vi sia successione è necessario, ma anche sufficiente, che un soggetto subentri nella posizione di un altro nel rapporto: non occorre che la sostituzione del primo al secondo avvenga per volontà di quest’ultimo, poiché accanto alla successione volontaria esiste una successione disposta direttamente dalla legge o dall’autorità in c o n f o rm i tà della legge: successione legale a causa di morte, espropriazione. Si è detto che può esservi successione nella posizione attiva o nella posizione passiva. Ma vi sono dei rapporti attivamente o passivamente intrasmissibili. La successione nella posizione attiva è esclusa tutte le volte che il rapporto serva a soddisfare un interesse inerente alla persona del titolare o altrimenti un interesse s uperiore a quello individuale del titolare, cui il potere è personalmente commesso: tali i diritti di personalità, le potestà e i diritti familiari, ed anche alcuni diritti patrimoniali, come i diritti di uso, di abitazone e, salvo deroga, di locazione, di affitto, di mezzadria. La successione nella posizione passiva è impossibile rispetto a quei rapporti, in cui la posizione passiva è tenuta non" da un soggetto determinato, ma dalla generalità dei soggetti; cioè rispetto ai rapporti assoluti e specialmente ai'rapporti reali; è esclusa per i rapporti coi quali è subordinato un interesse inerente alla persona del soggetto passivo, ciò che avviene nei rapporti di famiglia. La trasmissibilità non può essere esclusa dall’ auto-

Acquisto vativo.

deri-

Rapporti intraBlllissibi li.

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nel

Cap. IH ■ I rapporti giuridici

nomi a privata, se non nei casi e nei limiti ammessi dalla legge (articoli 1379, 692 ss., 9651’', 980', 12602) (1). Specialmente importante e dibattuto è il problema della successione nel debito, mentre è fuori discussione la successione nel credito, ad es. per cessione del credito (art.''4260 ss.) (2). Poiché l'oggetto del rapporto obbligatorio è il comportamento del soggetto passivo, si capisce come vi sia una particolare difficoltà ad ammettere che il rapporto possa permanere malgrado il cambiamento del soggetto passivo. Però la successione nel debito è intanto una necessità nell’ipotesi di estinzione del soggetto passivo, nella quale altrimenti, a meno di non escogitare qualche altro rimedio, l’estinzione del soggetto passivo importerebbe l’estinzione del rapporto. Perciò è incontroversa la successione nei debiti alla persona defunta, che la legge stessa ordina, come vedremo poco più innanzi. Ma è da ammettere, a nostro avviso, malgrado l’indifferenza del legislatore, anche la successione nel debito fra vivi (3). Tuttavia, per l’importanza che ha in ordine al rapporto il comportamento del debitore, non solo è necessario alla successione l’assenso del soggetto attivo, ma anche è richiesta un’ e s p 1 i c i t a dichiarazione di volontà degli in-

(1) PUGLuni, L'atto di disposizione e il trasferimento dei diritti, Diritto civile, Milano, Giuffrè, 1951, p. 3 ss.; Considerazioni sul potere di disporre, ivi, p. 33 ss.; Pir a s , Sull’esercizio della facoltà di disporre, Nuova riv. dir. comm., I, 1947-48, I, p. 21 ss. (2) Gs a z ia n i, La cessione dei crediti, Studi di diritto civile e commerciale,, Napoli, Jovene, 1953, p. 151 ss.; Pa n u c c io , La cessione volontaria dei crediti nella teoria dei trasferimenti, Milano, Giuffrè, 1955; Cedibilità e cessione di diritti e di situazoni giuridiche, Enc. dir., VI, Milano, Giuffrè, 1960, 822 ss.; Cessione dei crediti, ivi, 846 ss. (3) Bic ia v i , Novazione e successione particolare net debito, Dir. e prat. comm., 1942, I, pp. 71 ss., 116 ss.; Co r r a d o , Il trasferimento del debito, Riv. dir. priv., 1943, I, p. 139 ss.; G. St o l f i , Appunti sulla cd. successione particolare nel debito, Riv. trim. dir. proc. civ., 1948, p. 733 ss.; Re s c ic n o , L'assunzione deU’obbligo altrui, Arch. giur., 141, 1951, p. 80 ss.; Studi sull'accollo, Milano, Giuffrè, 1959; Debito (successione nel), Noviss. Dig. it., V, Torino, Utet, 1960, 191 ss.; Cass. 3 gennaio 1958, Giur. it., 1958, I, 1, 311.

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Cap. Ili - I rapporti giuridici

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teressati di conservazione del rapporto preesistente con le sue caratteristiche, in particolare con le sue eccezioni per il debitore e le sue garanzie per il creditore, le quali non potrebbero sempre ricostituirsi inalterate, anche con la concorde volontà delle parti, per un nuovo rapporto; altriménti il precedente rapporto si considera estinto e ad esso si sostituisce un altro rapporto per novazione soggettiva passiva (articoli 1268 ss. e specialmente 1271’, 1272’, 1273*; 1235) (1). Se successione in senso proprio significa sostituzione di un soggetto ad un altro nello stesso rapporto giuridico, la nozione di successione però si allarga a comprendere le ipotesi in cui si ha derivazione di un nuovo rapporto dal precedente : considerato dal lato del soggetto attivo, il fenomeno successorio viene perciò a identificarsi con quello dell'acquisto derivativo. Così la nozione di successione viene mantenuta anche MoiiiPiic..ione e concentra* dove, subentrando più soggetti con poteri o doveri individuali rione dei rapal posto di uno solo, si ha una moltiplicazione del rapporto porti giuridici. giuridico, e dove, reciprocamente, subentrando un solo soggetto al posto di più, si ha una concentrazione di rapporti giuridici: in entrambi i casi si ha però derivazione di rapporti. Del pari la nozione di successione viene estesa a com- Coilituiione di rapporti de* prendere, accanto all’acquisto per trasferimento dello stesso rivali. rapporto, che perciò si chiama acquisto derivativo traslativo) (^acquisto derivativo costitutivo, che risulta dalla costituzione di un nuovo rapporto, il quale però deriva dal rapporto preesistente, perchè lo suppone e ne assorbe una parte del contenuto o comunque lo limita. Si ha acquisto derivativo costitutivo nel caso di costituzione di un diritto reale diverso dalla proprietà, e più generalmente in tutti i casi in cui impropriamente si parla di diritti su d i r i 11 i, nei quali l'oggetto non è un diritto, che, per definizione, non può essere oggetto di un altro diritto (e perciò abbiamo escluso la categoria delle cose incorporali, n. 11), (1) Cass. 3 gennaio 1958, Giur. it., 1958, I, 1, 311; 1° aprile 1960 Mass. Foro it., 1960, 164, 730.

94

Snerewione Ir3 «ivi e * raum di morte.

Cap. IH - I rapporli giuridici

ma appunto lo stesso_oggetto del rapporto preesistente, che il nuovo rapporto, da quello derivato, al tempo stesso suppone e -limita: così debbono spiegarsi il pegno e l’ipoteca dei diritti reali diversi dalla proprietà, il pegno e l’usufrutto dei crediti. Per l’acquisto derivativo costitutivo, come per quello traslativo, è vero il principio nano plus iuris ad alium transferre potest quatti ipse haberet (D. 50, 17, 54): col primo si acquista anzi dal titolare minus iuris quam ipse habet. La successione di un soggetto all’altro nel rapporto può avvenire fra vivi e a causa di morte. La necessità della successione a causa di morte, per evitare che il rapporto si estingua con l'estinzione del soggetto, spiega, con altri fattori, l'importanza che assume tale specie di successione, onde essa diventa la successione per antonomasia e il diritto successorio è il diritto della successione a causa di morte, nonché la complessità e le peculiarità storiche della successione medesima (1). La nozione della successione a causa di morte viene allargata a comprendere, con l'acquisto traslativo, non solo l'acquisto costitutivo, ma o g n i specie di acquisto a causa di morte, sia stabilito dalla volontà del defunto o dalla volontà della legge, che in questa successione ha una larga parte !e per la rilevata sua necessità e per la parte preponderante che deve avervi la famiglia: anche l’acquisto di diritti costituiti ex novo, che derivano dal patrimonio del defunto soltanto in senso economico, cioè nel senso che la loro gratuita attribuzione importa un sacrificio patrimoniale a carico di quelli che conseguono i beni del defunto, come quando la legge dispone un assegno vitalizio a favore di taluni figli naturali del defunto (articoli 580, 594).

(1) Cicu, Le successioni (parte generale), 2“ ediz., Milano, Giuffrè, 1961; Ba r a s s i, Le successioni per causa di morte, Milano, Giuffrè, 1944; Ca r io t a -Fe r r a r a , Problemi di teoria generale nel diritto ereditario, Riv. dir. civ., 1955, p. 14 ss.; Le successioni per causa di morte, I, parte generale, Napoli, Morano, 1961-62; L. Co v is e l o iun., Diritto successorio, Bari, Cacucci, 1962.

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fallo e diritto.

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Delimitazione I fra e. optali* T~ \o ed e. ino* tho.

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162

Determinazione dell'osenzialiti dell'erro-

Cap. IV - I fatti giuridici

o della persona considerata nel negozio: un significativo esempio se ne ha nel matrimonio, che è impugnabile soltanto per errore sull’identità della persona dell'altro coniuge, o per l'errore sulle qualità quando « si risolve in errore sull'identità della persona»-.! 1), questo come quello escludendo • il consenso (art. 122) (2). Impropriamente, dunque, il codice accomuna l'errore sull'identità o su una qualità identificativa, che, quando è rilevante, è ostativo, con l’errore motivo in una stessa norma (art. 1429), che si crede riferibile soltanto a quest'ultimo (cfr. infatti art. 1433). D’altra parte, solo l’errore che cada su una qualità essenziale dell’elemento negoziale, in particolare dell’ogi getto o della persona considerata, è un errore essenziale, e quindi rilevante; l’errore su una qualità secondaria è un errore accidentale, senza rilevanza giuridica. La legge indica il criterio, secondo cui deve stabilirsi se la qualità è essenziale: è essenziale la qualità dell’oggetto o della persona, che « secondo il comune apprezzamento o in relazione alle circostanze, deve ritenersi determinante del consenso» (art. 1429-2° e 3°). Così non solo si precisa che la qualità essenziale è soltanto quella determinante della volontà, sì che, se il soggetto non fosse incorso in errore su quella qualità, non si sarebbe indotto a quel negozio, ma anche si chiarisce che l’essenzialità va valutata sia secondo il tipo del negozio (« secondo il comune apprezzamento»), sia con riguardo al negozio con(1) Gr a s s e t t i , In tema di errore sulla persona nel matrimonio, Foro it., 1948, I, 549 ss.; .Te mo l o , Errore su attributi inerenti alla personalità, Temi, 1949, p, 5 ss.; Errore sulle qualità essenziali, Giur. it., 1950, I, 1, 1 ss.; Re s c ig n o , L'errore sulla nazionalità del coniuge, Riv. trim. dir. proc. civ., 1954, p. 937 ss.; Gia c c h i, Sull'* error qualitatis redundans in errorem personae », Riv. dir. matr., 1960, p. 395 ss.; Cass. 12 agosto 1949, Giur. compì. Cass. civ., 1950, I, 50, con nota di De Lu c a , Errore sulle qualità ed errore sull'identità della persona; Cass. 12 gennaio 1959, Mass. Foro it., 1959, 1255. (2) P. Fe d e l e , L'errore come causa di annullamento di matrimonio nel codice civile, Giur. it., 1950, IV, 81 ss.

I I

§2-11 negozio giuridico

163

creto («in relazione alle circostanze»), in quanto in questo una qualità normalmente secondaria sia stata determinante della volontà o viceversa. Si capisce quindi come da una parte anche l’errore su un elemento proprio del negozio concreto, quale una modalità (ad es. una condizione), dall'altra un semplice errore sulla quantità (1), se sia stata la quantità a determinare il consenso (cfr. art. 1430), debba considerarsi essenziale. In conclusione, l’errore, di fatto o di diritto, è essenziale quando sia determinante della volontà, cada poi sulla causa, come quando si attribuiscano a un tipo di negozio effetti che lo stesso non può produrre (error in negotio), o su qualità essenziali dell’oggetto o della persona considerata (e. in substantia, in qualitate, in quantitate, in pretio, ecc.), o su un elemento accidentale rispetto al tipo del negozio, ma essenziale al negozio concreto (modalità) o, trattandosi di errore di diritto, anche sui motivi. Un errore accidentale rettificabile è l’errore di calcolo (art. 1430) (2). L'errore motivo non viene in considerazione, sebbene essenziale, rispetto a certi negozi, o perchè prevale l’esigenza di conservazione del rapporto costituito, per la speciale importanza sociale del medesimo, o in dipendenza della specifica funzione del negozio: così l’errore motivo non rileva nel matrimonio (come risulta da quello che si è accennato), nel riconoscimento del figlio naturale, perchè è decisivo il requisito di veridicità (articoli ililà e rrtlifira del

\inlrnza inora

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Effrlt».

Cap. IV - I fatti giuridici

In tutti i casi la rilevanza dell’errore, ostativo o motivo, si esplica nel senso che l’errore rende invalido, e precisamente annullabile, il negozio, salva la cosiddetta rettifica, che deve ritenersi consentita all'altra parte solo in caso di errore, dalla stessa non provocato (non quindi nei casi di violenza e di dolo, contro quanto è affermato nella relazione, n. 652 pr.), e consistente nella offerta della medesima, prima che alla parte in errore possa derivare pregiudizio, di eseguire il negozio « in modo conforme al contenuto e alle modalità », quali sarebbero stati senza l’errore (art. 1432). 36. — L’insegnamento comune è che la violenza morale agisce sulla volontà negoziale, determinandola in un senso, in cui non si determinerebbe senza la violenza (1). Questo insegnamento sembra sorretto anche dalla lettera della legge, che parla di consenso estorto con la violenza (articoli 1427, 122’). Deve tuttavia osservarsi che, se non può considerarsi viziata dalla violenza morale soltanto la volontà di dichiarare ed estorta soltanto la dichiarazione (2), la violenza morale può aver bene per conseguenza il compimento da parte della vittima di un atto elusivo della violenza in cui manchi in realtà ogni volontà negoziale; ma allora l’atto non si presenta neppure come una dichiarazione di una tale volontà. Quando invece la dichiarazione sussista, essa è da ritenere non solo voluta, ma corrispondente ad una volontà ne( 1 ) G. B. Fu n a io l i , La teoria della violenza nei negozi giuridici, Roma. Athenaeum, 1927; Sa n t o r o -Pa s s a r e l l i, Violenza e annullamento del contralto, Saggi, I, p. 267 ss.; Aur. Ca n d ia n , Aspetti della violenza morale come atto che invalida il consenso, Dir. fall., 1951, I, p. 171 ss.; Sc o c n a mic l io , Note in tema di violenza morale, Riv. dir. comm., 1953, II, p. 386 ss.; Cass. 15 febbraio 1950, Foro pad., 1950, 1, 1145, con nota di Coir INO, Violenza privata e violenza politica; Fo r m ic a , Rassegna di giurisprudenza: violenza, Riv. dir. civ., 1958, II, p. 40 ss.; Ga r r e s i , La violenza nei contratti, Riv. trim. dir. proc. civ., 1962, p. 411 ss. (2) Me s s in e o , Dottrina generale del contratto, 3“ ediz., rist., Milano, Giuffrc, 1952, p. 93, nota 59.

§2-11 negozio giuridico

167

goziale, che sebbene coartata, cioè non spontanea, non manca. Questa volontà è soltanto viziata, perchè non si è liberamente determinata. Mentre la violenza fisica esclude la stessa volontà della dichiarazione, onde questa non è imputabile al soggetto e perciò è inesistente (n. 32), la violenza morale influisce sulla volontà negoziale. D'altra parte, la violenza morale, a differenza dal dolo (art. 1439 s.), reagisce sulla validità del negozio, non solo quand’è determina n t e, cioè tale da indurre la vittima a un negozio che altrimenti non avrebbe concluso, ma anche quande incidente, cioè tale da modificare il contenuto del negozio (1). La violenza morale, cui la legge annette rilevanza, consiste nella minaccia di un male ingiusto e notevole per la personaoi beni di colui contro il quale venga esercitata, o del coniuge odiun discendente odiun ascendente dello stesso (2). Anche la minaccia riguardante altre persone può, secondo il prudente apprezzamento del giudice, influire sulla validità del negozio. Ma in ogni caso la minaccia deve essere tale da fare impressione su una persona sensata, pur dovendosi aver riguardo all’e t à, al sesso, e alla c o n d i z i o n e (fisiopsichica, sociale) tanto di colui che esercita la violenza, quanto di colui che la subisce: ciò che dimostra come anche la violenza debba essere valutata secondo un criterio oggettivo ponderato, avuto riguardo cioè non alle reazioni che ha suscitate in concreto nella vittima, ma a quelle che era atta a suscitare in una persona normale, che si fosse trovata peraltro nelle stesse condizioni della vittima (3). D’altra parte, il maje minacciato, come si è detto, dev'essere ingiusto e notevole: notevole, perchè giustifichi la scelta fatta dalla vittima coll’addivenire al negozio (4); ingiusto, (1) Me s c o n i , « Metus causarli dans » e « rnetus inciderti •, Riv. dir. comm., 1952, I, p. 20 ss. (2) Cass. 6 aprile 1950, Riv. dir. lav., 1950, II, 279; 18 dicembre 1952, Foro it„ 1953, I, 662. (3) Cass. 28 gennaio 1960, Mass. Foro it„ 1960, 25, 102. (4) Cass. 18 maggio 1951, Foro it., 1951, 300, 1247.

Requisiti per la »ua rilevali-

16S

Timore di 'iolenza.

\ ìolciiza terzo.

drl

Timore revercnziale. Stalo di pericolo o di bi»o-

Cap. IV - 1 latti giuridici

perchè la minaccia dell'esercizio di un diritto non costituisce per sè atto illecito (1), purché il vantaggio al quale il titolare del diritto tende col negozio inerisca al diritto medesimo (ad es., la minaccia da parte del venditore di esercitare il diritto di riscatto non sarebbe minaccia di un male ingiusto, se esercitata per indurre il compratore a un negozio di abrogazione della condizione del riscatto mediante un ulteriore corrispettivo; costituirebbe invece violenza, quando sussistessero gli altri requisiti, se esercitata per ottenere in locazione la cosa vendu'a) (articoli 1435, 1436, 1438; cfr. articoli 122', 265', 482', 624' e 463-4", 761’, 2732) (2). Il timore, il vizio della volontà, è quello determinato dal fatto di un'altra persona e precisamente dall’ atto illecito consistente nella minaccia (per una distinzione fra violenza e minaccia cfr., peraltro, articoli 610 e 611 c. p.). Perciò la legge correttamente indica come vizio non più il metus, ma appunto la violenza. Questa però pregiudica la validità del negozio, tanto se proviene da colui al quale la dichiarazione è diretta, quanto se proviene da un terzo (art. 1434) (3), anche all’insaputa dell'altra parte, a differenza del dolo, che deve, fra l’altro, essere noto a quest’ultima (art. 1439 "). Viceversa la volontà non può considerarsi viziata quando il timore dipende non dall'altrui minaccia, ma da circostanze estranee alla volontà intimidatrice di un altro soggetto (4). Infatti la legge non ravvisa un vizio della volontà da una parte nel cosiddetto timore reverenziale (art. 1437) e dall'altra nello stato di pericolo o di necessità, oppure di bisogno, per effetto

gno.

(1) Cass. 23 marzo 1959, Mass. Foro it., 1959, 164, 894. (2) Cass. 9 settembre 1958, Foro it., 1958, I, 1239; 1° agosto 1959, Mass. Foro it., 1959, 462, 2445; 28 marzo 1960, Mass. Foro it., 1960, 152, 664. (3) Cass. 6 ottobre 1952, Giur. compì. Cass. civ., 1952, III, 230, con nota di Ga r r e s i; 8 ottobre 1954, Giur. it., 1955, I, 1, 995. (4) Sulla figura del metus ab intrinseco, Cass. 21 marzo 1963, Giur. it., 1963, I, 1, 858, con nota di Je mo l o , Metus ab intrinseco.

§2-11 negozio giuridico

169

del quale un soggetto si sia indotto al negozio (cfr. articoli 2045; 54 c.p.). Certamente lo stato di pericolo o di bisogno influisce sulla volontà del soggetto, e precisamente sulla volontà negoziale (1); e tuttavia la legge non lo prende in considerazione per se medesimo, ma in quanto sussista la m ala fede dell'altra parte, che ne abbia profittato (stato soggettivo rilevante) (2), e ricorra un vizio della causa, onde il negozio diventa rescindibile (articoli 1447, 1448) (cfr. n.ri 40, 56).

37. — A differenza dalla violenza, che la coarta, il dolo vizia la volontà negoziale, agendo sull’i n t e 11 i g c n z a mediante l’inganno e quindi inducendo in errore l’autore del negozio (3). Ma la rilevanza propria degli artifici o raggiri, in cui consiste l'atto illecito che si chiama dolo, sta in ciò, che per essi qualunque errore, purché determinante della volontà, influisce sulla validità del negozio: non solo l’errore essenziale e riconoscibile, ma anche l'errore non riconoscibile, anche l’errore sul motivo, sebbene questo non risulti dalla dichiarazione (4). Per la sua influenza sulla validità del negozio, c precisamente per renderlo annullabile, il dolo deve provenire o quanto meno essere conosciuto dall’altra parte, che da esso abbia tratto vantaggio (art. 14392), non bastando qui

(1) A. Gio r d a n o , In rema di violenza morale e di sfruttamento di imo stato di pericolo, Riv. dir. comm., 1954, I, p. 56 ss.; Cass. 24 maggio 1961, Mass. Foro it., 1961, 308, 1232. (2) A proposito degli stati soggettivi rilevanti, cui fa testuale riferimento per la rappresentanza Kart. 1391, Sa n t o r o -Pa s s a r e i .l i , La mala fede nella transazione di lite temeraria, Raccolta di scritti in onore di A. C. Jemolo, II, Milano, Giuffré, 1963, p. 755 ss., spec. nota 16. (3) Tr a b u c c h i , Il dolo nella teoria dei vizi del volere, Padova, Cedam, 1937; Dolo (diritto civile), Noviss. Dig. it., VI, Torino, Ulet, 1960, p. 149 ss.; Fo r mic a , Rassegna di giurisprudenza: dolo, Riv. dir. civ., 1960, II, p. 235 ss. (4) Cass. 28 giugno 1950, Giur. compì. Cass. civ., 1950, III, 380, con nota di Ga r r e s i .

Dolo.

Proti dolo.

170

Polo dolermi* nani* e incidente.

Captazione.

VX-

Dolo commini\n ed ornia-

mo.

Cap. IV - I fatti giuridici

la semplice riconoscibilità. Ma, appunto perchè questa limitazione della rilevanza del dolo suppone che vi sia un’altra parte, essa non sussiste rispetto ai negozi unilaterali a destinatario indeterminato: in questi negozi il dolo è rilevante, ancorché provenga da un terzo all’insaputa della persona considerata nel negozio. Il dolo, per condurre all'invalidità del negozio, dev’essere determinante, cioè tale che senza di esso il soggetto non si sarebbe indotto al negozio; il dolo incidente, quello che influisce sole sul contenuto del negozio, non ne pregiudica la validità, ma pone a carico della parte in malafede, cioè tanto di quella che abbia agito dolosamente, quanto di quella che sia stata consapevole del dolo, il risarcimento del danno, costituito dalla differenza f ra la ■ situazione creata col negozio per la vittima deh dolo, e quella più vantaggiosa che, senza il dolo, si sarebbe costituita (articoli J4391, 1440) (1). A parte, anche in questo caso, come in ogni caso di dolo o violenza, la responsabilità dell’autore dell’atto illecito per i danni altrimenti arrecati alla vittima, secondo le regole generali dell’illecito. Altra distinzione, tradizionale, è fra il cosiddetto dolus malus, che è il solo dolo cui competa questo nome, e il cosiddetto dolus bonus, cioè quello consistente negli accorgimenti o nelle astuzie o nelle blandizie per persuadere al negozio, in quanto simili accorgimenti o astuzie o blandizie siano consueti o comunque non siano considerati come illeciti: il dolus bonus è perciò affatto irrilevante (2). Rispetto alle disposizioni testamentarie il dolo assume anche il nome di captazione (3). Importante è la distinzione fra dolo commissivo ed omissivo. Il dolo che la legge prende in considerazione è di (1) Cass. 15 giugno 1959, Rcp. Foro it., 1959, Obbl. c contr., 301; 29 marzo 1963, Mass. Foro it., 1963, 221, 778. (2) Cr is c u o l i , Il criterio discretivo fra « dolus bonus » e « dolus nialus », Annali Sem. giur. Palermo, 1957, p. 173 ss. (3) Cass. 20 luglio 1962, Mass. Foro it., 1962, 585, 1950; 4 luglio 1963, ivi, 1963, 527, 1799; 22 giugno 1964, Foro it., 1964, I, 1963.

Tip §2-11 negozio giuridico

l

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regola soltanto quello commissivo, consistente in artifici o raggiri; non costituisce dolo nè la menzogna, perchè la legge, se tutela la buona fede, non tutela la credulità (arg. art. 1426), nè la reticenza (1). La contravvenzione al principio di buona fede, che, come si è detto, domina la preparazione e la conclusione del negozio, esplica la sua influenza in altre maniere, obbligando al risarcimento dei danni, o riflettendosi sull’interpretazione e sull’esecuzione del negozio, ma non ne compromette la validità (cfr. però art. 1971). Eccezionalmente la reticenza può costituire una figura di dolo omissivo nei negozi in cui grava sulla parte uno specifico onere d'informazione, in vista della funzione propria del negozio, come nel contratto d’assicurazione, nei quale le dichiarazioni inesatte o reticenti del contraente ren ( dono annullabile il contratto, se il contraente ha agito cor dolo o anche soltanto con colpa grave, e danno all'assicura tore un diritto di recesso, se non ve stato nè dolo nè colpi grave (articoli 1892, 1893). In altri negozi, per contro, lo stesso dolo non rende invalido il negozio; e s’intende come le ragioni siano quelle stesse per cui in alcuni negozi non rileva l'errore (cfr. n. 35), sebbene il dolo, per la sua illiceità, sia preso in considerazione in qualche negozio che non può essere impugnato per errore. Il dolo non influisce sulla validità del matrimonio, impugna- I bile, come si è detto, solo per violenza od errore ostativo ! (art. 122')) e di due atti, di cui sembra debba escludersi il carattere negoziale, il riconoscimento del figlio naturale, del quale, purché spontaneo, conta soltanto la veridicità (articoli 265' i ixioii«* I* urrcrlaiiienlo. giuridico in relazione alla causa. Qui è da rilevare come, malgrado il diverso atteggiarsi della causa nei singoli, negozi, il negozio adempia per sua natura una funzione d is p o s i t i v a in senso largo, cioè nel senso che gli autori del negozio regolando i loro interessi ne dispongono, in virtù del potere che è a loro conferito dalla legge: perciò il negozio è per se idoneo a modificare la situazione preesistente. Quest'attitudine si spiega anche quando le parti si siano prò- scoilo .rUr. poste col negozio di accertare retroattivamente l'incerta •"'•>»«■«>. situazione giuridica esistente: vale, in ogni caso, anche se vi sia divergenza, il regolamento dettato col negozio di accertamento, perche le parti hanno, a differenza dal giudice, un p o t e r e di disposizione, c non un potere d’accertamento in senso proprio. Possono r e n d e re certa la situazione, disponendone. « Solo eccezionalmente, in vista di circostanze particolari, compete al privato un potere d’accertarne n-

(1) Ca r n e l u t t i , Confessione e ricognizione, Riv. dir. proc. civ., 1942, I, p. 23 ss.; Be t t i , Ricognizione di debito e promessa di pagamento secondo il nuovo codice, Temi emil., 1943, p. 3 ss.; Fo r n o Promessa di pagamento e ricognizione di debito (a proposito dell'art. 1988 c. c.), Riv. trim. dir. proc. civ., 1950, p. 90 ss.; La s e r r a , Riconoscimento del debito e promessa di pagare. Dir. e giur., 1949, p. 241 ss.; Mo n t i s a n o , Confessione e astrazione processuale, Riv. dir. proc., 1951, I, p. 65 ss.; Ta m b u r r in o , Sull'inquadramento della promessa di pagamento e della ricognozione di debito tra le promesse unilaterali, Scritti in onore di A. Scialoja, III, Bologna, Zanichelli, 1953, p. 571 ss.; Cass. 20 marzo 1947, Giur. il.. 1948, I, 1, 20, con nota di Pu g l ie s e , e Giur. compì Cass. civ., 1947, II, 423, con nota di De Ma r t in i ; 9 luglio 1949, Giur. it., 1950, I, 1, 746, con nota di Fu r n o , e Riv. dir. comm., 1951, II, 1, con nota di Co r r a d o ; 9 gennaio c 11 luglio 1963, Mass. Foro it., 1963. rispettivam. 5, 15 e 547, 1882; 23 settembre 1964, ivi, 1964, 646, 2412. h't »0KHO-I**Hti 11 • Diritto ririle

i:

17S

Cap. IV - I fatti giuridici

to del fatto in senso proprio, ma l'atto compiuto nell’esercizio di questo potere è per l’appunto un atto non negoziale. L’atto di accertamento non è la fonte, ma soltanto il presupposto di una nuova situazione giuridica: così il riconoscimento del figlio naturale, che è impugnabile se non è veridico e dal quale dipende lo stato giuridico di filiazione naturale (articoli 250’ è 263) (1). Perciò non può ammettersi una contrapposizione fra negozio dispositivo e negozio d'accertamento (2).

ovivos sto (vitiatur sed non vitiat), sia la liberalità mortis causa (articoli 647’, 794) (3). Non è già che per il modus si allarghi anche ai negozi inter vivos la deroga, che per la condizione impossibile o illecita è apportata, nei negozi a causa di morte, al principio dell'unità del volere. L'inutilità del modus impossibile o illecito e quindi la validità del negozio cui esso inerisca corrispondono invece al carattere accessorio dell’onere, che ne fa una determinazione separata dalla determinazione negoziale principale.

46. — Nello studio dei vari elementi del negozio abbiamo già avuto occasione di individuare alcune categorie negoziali. Così, a proposito dell'atto, o forma del negozio, abbiamo distinti i negozi di attuazione dai negozi di dichiarazione (n. 28), e accennato alla categoria dei negozi solenni (n. 30); a proposito della causa, abbiamo distinto fra negozi nominati e innominati, causali e astratti, e’ notato come carattere comune delle varie possibili cause del negozio, al di sopra delle particolari differenze, sia che il negozio adempie a una funzione di disposizione e non di accertamentcr della situazione esistente (n. 38); in connessione con la causa e il motivo del negozio abbiamo ricordato le figure del negozio fiduciario e ( 1) Gio r c ia n n i, Il «modus» testamentario, Riv. trim. dir. proc. civ., 1957, p. 889 ss. (2) Cass. 28 luglio 1950, Foro it„ 1951, I, 921. (3) Al l a r a , SuU'impossibilità sopravvenuta del «modus», Foro pad., 1952, I, 989 ss.; Co n t u r s i -Lis i , Sopravvenuta impossibilità o illiceità di onere testamentario, Riv. dir. civ., 1955, p. 767 ss.

Onere imporri, bile o illecito.

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Categorie dei negozi giuri,

diri.

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208

Negozi zolenni e non solenni.

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ci

Cap. IV - I fatti giuridici

del negozio indiretto (n. 39), del negozio illecito e del negozio in frode alla legge (n.ri 40 e 41); infine, a proposito delle modalità del negozio, abbiamo distinto i. negozi legittimi, i negozi puri e i negozi modali (n. 42). Altre categorie di negozi ci verrà fatto di segnalare più innanzi, a proposito degli effetti del negozio, secondo la diversa efficacia dello stesso, e a proposito della sostituzione nell’attività negoziale, secondo che questa sostituzione sia consentita, e in quali limiti, o non sia consentita. Esaurito l’esame degli elementi del negozio, qui però va ripresa, per un ulteriore svolgimento, la distinzione fra negozi solenni e non solenni, ed altre distinzioni vanno fissate, anche con riferimento agli elementi del negozio, le quali non sono emerse finora per l’identificazione fin qui compiuta del negozio col suo schema generale e più semplice Si è già detto che per certi negozi particolarmente importanti la legge o la volontà privata esige ad substantiam una forma speciale (n. 30). Di qui la distinzione fra tali negozi, solenni o formali, e i negozi non solenni, cioè a forma libera, i quali costituiscono la regola per il nostro diritto (articoli 1325-4”, 1350 ss.). La forma speciale è di solito costituita, come se visto, dalla documentazione, integrativa della dichiarazione per l’esistenza del negozio. Talvolta però la dichiarazione in sè è solenne, per la speciale configurazione che le dà la legge, come nel matrimonio (art. 106 s.; cfr. più innanzi, n. 55). Il contenuto del negozio solenne non può ricavarsi da una fonte che non sia la dichiarazione negoziale, deve risultare dall' atto: non è quindi possibile in particolare un negozio solenne per relationem, che rinvìi cioè a determina— volontà --------‘ 1 ' alla dichiarazione (1). zioni della estranee Una certa forma, precisamente la scrittura, è’richiesta in taluni casi per la validità non dell'intero negozio, ma di sin(1) Di Pa c e , Il negozio « per relationem », Torino, Ist. giur. 1940; G. B. Fe r r i , In tema di formazioni progressive del contratto e di negozio formale « per relationem », Riv. dir. comm., 1964, II, p. 192 ss.; Cass. 27 luglio 1957, Mass. Foro it., 1957, 618, 3167.

$2-11 negozio giuridico

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gole plauso 1 è: ad esempio, delle clausole predisposte e favorevoli al contraente per cui sono predisposte (articoli ...1.34J3e 13422), della clausola concernente il periodo di prova o il termine finale nel contratto di lavoro (articoli TOM>*rA>.«tRUii - Diritto civile

15

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\egonpm mixtutti cttm donatile.

liitrrprrlaxMHV pw/iunullo.

'•jiuloria rrrr/intuir r »a« li.litù furrr»-

Cap. IV - I falli giuridici

tale annullabilità sia in tutto soggetta alla disciplina generale dell'annullabilità (cfr. anche art. 7803). La disposizione dei beni pignorati deve invece ritenersi, in conformità della terminologia legislativa, semplicemente inefficace rispetto ai terzi creditori, ben potendo anche la semplice inefficacia relativa essere stabilita originariamente e direttamente dalla legge. Altro carattere della nullità è la sua insanabilità: il negozio nullo non può diventare in nessun modo valido (quod inilio viliosum est, non potest tractu temporis convalescere, D. 50, 17, 29) (1). Così l'inefficacia del negozio nullo non solo e^originaria c assoluta, ma anche permanente? La regola non è tuttavia tassativa, come dovrebbe esserlo in linea di pura logica. La stessa norma, che stabilisce l’insanabilità, limita la regola, in applicazione del principio di conservazione del negozio, soggiungendo «se la legge non dispone diversamente » (art. 1423), e la sanatoria di negozi nulli è effettivamente prevista da altre norme, secondo cui la nullità della disposizione testamentaria o della donazione, da qualunque causa dipenda, non può essere fatta valere dal successore a titolo universale o particolare, che, avendo la capacità d’agire e conoscendo la causa della nullità, ha, dopo la morte del testatore o donante, confermato la disposizione o donazione, o dato volontaria esecuzione alla stessa (articoli 590, 799) (2). La disciplina, che la sanatoria ha comune del resto con la convalida del negozio annullabile, sarà esposta a proti) Cass. 13 maggio 1952, Mass. Foro il., 1952, 337, 1360; 20 ottobre 1955, ivi, 1955, 722, 3328. (2) Dr. Si mo n e , La sanatoria del negozio giuridico nullo, Napoli, Humus, 1946; Pa s e t t i , La sanatoria per conferma del testamento e della donazione, Padova, Cedam, 1953, e sullo stesso Me n g o n i, Riv. dir. comm., 1954, I, p. 81 ss.; Ar ie n z o , In tema di conferma ed esecuzione di d.t. indie, Giust. civ., 1958, I, p. 720 ss.; E. Fa d d a , In margine all'art. 590 c.c., Foro it., 1958, IV, 175 ss.; Be t t i , Convalescenza (diritto vigente), Noviss. Dig. it., IV, Torino, Utet, 1959, 789 ss.; Ga b r ie l l i , L'oggetto della conferma ex art. 590 c.c., Riv. trim. dir. proc. civ., 1964, p. 1366 ss.

§2-11 negozio giuridico

249

posito della convalida, dalla quale la sanatoria essenzialmente differisce, perchè, in luogo di consolidare gli effetti già prodottisi, determina l'efficacia del negozio, con una retroattività, che è limitata alle parti e non pregiudica in nessun caso i diritti acquistati dai terzi in contrasto col negozio nullo. Il grave problema teorico, che pone la sanatoria del negozio nullo, è di spiegare come un fatto successivo ed estraneo all'autore del negozio (dal quale potrebbe, del resto, provenire soltanto la rinnovazione del negozio (1), e cioè un nuovo negozio) possa dar valore di atto dell autonomia privata di quel determinato soggetto a un negozio per se privo di tale valore, e, beninteso, rispetto al successore da cui la sanatoria proviene, non rispetto ad altri successori. Qui soccorre quella distinzione fra negozio inesistente e negozio nullo, precedentemente stabilita. Dove sussista quella minima fattispecie negoziale, in presenza della quale la legge considera il negozio esistente, ma nullo, vi è quanto basta, perchè la legge, avuto riguardo alla causa del negozio e alla circostanza che per la morte del suo autore è ormai impossibile la rinnovazione del negozio, consenta che il negozio acquisti valore ed effetti di atto di autonomia privata del medesimo, mercè uno speciale negozio integrativo del successore, che supplisce all i ncompletezza del negozio nullo. Infatti, malgrado 1 am\pia formula legislativa, la sanatoria deve ritenersi consentita soltanto per la nullità del negozio che dipenda da incompletezza, non anche per quella che dipenda da illiceità, la quale si rifletterebbe sul negozio confermativo e lo renderebbe nullo a sua volta (2).

(1) Sa n t o r o -Pa s s a r e l i.i , L'accertamento negoziale e la iransat.imii’ Saggi, I, p. 315 s. Sulla rinnovazione del negozio nullo (a volle impropriamente qualificata conferma), mediante nuovo negozio, anche limitato a regolare le conseguenze della nullità, Cass. 30 marzo 1963, Foro il., 1963, I, 1757. (2) G. St o l t i , Sull'inammissibilità della convalida del testamento falso, Giur. compì. Cass. civ„ 1946, I, p. 396 ss.; De Simo n e , Se il te-

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Invalidazione o nullità sue* rettivi

Cap. IV - I fatti giuridici

In conclusione, si ha una riduzione legale della fattispecie originaria, compensata dalla posteriore integrazione, per la validità successiva del negozio fra il successore che l’ha sanato e il beneficiario. Del resto la legge manifesta, in certi casi e per determinate esigenze, la tendenza alla salvezza dell’esecuzione avvenuta del negozio nullo, anche indipendentemente da una posteriore sanatoria negoziale (testualmente per il contratto di lavoro l’articolo 2126 e per il contratto di società Kart. 2332'; cfr. anche articoli 2332’ e 2377’). E’ ancora, spinta al limite, un’affermazione del principio di conservazione del negozio, come atto di autonomia privata. Ciò non considera la dottrina che ravvisa invece nel fenomeno una limitazione dell’autonomia negoziale e assume, per giunta con un’arbitraria generalizzazione, 1'esistenza di rapporti negoziali o contrattuali di fatto, rilevanti come tali (1). Non può dirsi che sia simmetrico al fenomeno della validità successiva quello della invalidazione o nullità successiva, se pure tale figura sia da ammettere, ciò che è dubbio (2). stamenlo nuncupativo sia confermabile ex art. 590 c. c„ Dir. e giur., 1956, p. 319 ss.; Au r ic c h io , La conferma del testamento nullo e la sua forma. Foro it., 1956, I, 120 ss. Ipotesi particolari: Cass. 6 ottobre 1954, Giur. it., 1955, I, 1003, con nota di Sc h l e s in g e r ; 6 ottobre 1955, Mass. Foro it., 1955, 618, 2870: 20 luglio 1959, Rep. Foro it., 1959, Testamento 8; 13 ottobre 1961, Giust. civ., 1961, I, 1962. Per la sanatoria del negozio illecito, Cass. 19 ottobre 1957, Giur. it., 1958, I, 1, 318; 14 maggio 1962, Mass. Foro it., 1962, 318, 1024. (1) Opt o , Adempimento e liberalità, Milano, Cedam, 1947, pp. 372 nota 1 e 380 nota 1; C.A. Fo n a t o l i , I rapporti di fatto in materia contrattuale, Annali dell'università di Ferrara, 1952, p. 103 ss.; G. An d Re o l i , Note in tema di contratto di lavoro nullo, Riv. dir. lav., 1952, I, p. 39 ss.; Be t t i , Sui cosiddetti rapporti contrattuali di fatto, Jus, 1957, p. 353 ss.; A. Fe d e l e , Invalidità del contratto di lavoro e prestazione di fatto del lavoro, Dir. econ., 1958, p. 136 ss. (2) Santi Ro ma n o , Osservazioni sull'invalidità successiva degli atti amministrativi, Raccolta di scritti di dir. pubbl. in onore di G. Vacchelli, Milano, Giuffrè, 1938, p. 341 ss.; Ga s pa r r i , L'invalidità successiva degli atti amministrativi, Pisa, Nistri-Lischi, 1939; Ro m a n e l l i ,

§2-11 negozio giuridico

251

Per ammettere una nullità successiva bisogna infatti supporre che il negozio possa venire o venga privato successivamente di un suo elemento, mentre è ancora inidoneo• a produrre i suoi effetti, così che non corrisponda ' ’ più alla fattispecie ne• ! dalla legge: solo questa riduzione del goziale, prevista o-

Tulrla «tri Irr-

Cap. IV - I falti giuridici

gozio, per sviamento del potere, se il conflitto è conosciuto o riconoscibile dal terzo (art. 1394) (1). La seconda figura si ha invece nel caso particolare, che si designa col nome di contratto con se stesso (2). Qui il conflitto d'interessi è appariscente: il rappresentante conclude il negozio con sè o rispetto a se medesimo, agendo al tempo stesso per il rappresentato e personalmente per s è o per altro rappresentato. Il negozio è annullabile ad istanza del rappresentato (articoli 1395, 1471'-4“, 14712) (3). Il conflitto d’interessi è escluso da una specifica autorizzazione del rappresentato, oppure nel limite in cui chi ha agito non ha agito come rappresentante, in quanto il contenuto del negozio sia stato predeterminato. Allora il contratto con se stesso è valido (art. 1395' seconda parte; cfr. anche art. 1735), perchè la volontà conta per l’interesse che serve. Si ha invece eccesso o rispettivamente mancanza di potere quando l’attività in nome altrui non sia conforme al potere di rappresentanza, perchè il potere sia più ristretto o manchi affatto. Allora l’atto non è idoneo a produrre effetti per colui in cui nome è stato compiuto, perchè non è sorretto dal potere di rappresentanza; e non è neppure in massima idoneo a produrre effetti per l’agente, perchè costui non ha compiuto l'atto in suo nome. Di qui la (1) Cass. 23 gennaio 1958, Giust. civ., 1958, I, 1339 (sufficienza della conoscenza effettiva). (2) Ba l b i , La stipulazione del contratto ad opera di una sola persona, Padova, Cedam, 1936; Contratto con se stesso, Noviss. Dig. it., IV, Torino; Utet, 1959, 690 ss.; Ga l l u c c io , Contributo alla dottrina del contratto con se stesso, Napoli, Jovene, 1946; Me s s in e o , Contratto con se stesso, Enc. dir., X, Milano, Giuffrè, 1962, p. 209 ss.; Vis a l l i , Natura giuridica del contralto con se medesimo, Riv. dir. civ., 1963, II, p. 377 ss. (3) Cass. 14 marzo 1949, Giur. compì. Cass. civ., 1949, I, 437, con nota di De Ma r t in i ,- 19 giugno 1952, ivi, 1952, III, 103, con nota di U. Mie l e ; 5 marzo 1954, Foro it., 1955, I, 868; 20 luglio 1962, Foro pad... 1963, I, 298.

§ 3 - La sostituzione nell’attività giuridica

291

necessità di un intervento legislativo a tutela del terzo che ha trattato col rappresentante andato oltre il potere o anzi con un falsus procurator, intervento che si esplica in diverse guise (1). In generale, quando il negozio resta senza effetti per colui nel cui nome è stato concluso, colui che ha agito senza potere deve risarcire al terzo il danno che egli ha subito « per avere confidato senza sua colpa» nell'efficacia del negozio per il rappresentato, cioè il cosiddetto interesse contrattuale negativo (art. 1398; cfr. anche articolo 1338). In casi particolari, invece, la legge va oltre e concede al terzo la realizzazione dell’ interesse conti-attuale positivo, poiché, come si è accennato (n. 56), stabilisce, contro l’intento negoziale, che gli effetti de! negozio si verifichino, in tutto o in parte, per colui che ha agito senza potere (articoli 1890*"3; 11, 1022 1. camb.; 14 1. ass.). D’altra parte, il negozio concluso in nome altrui senza potere non è, come si è detto nè nullo, nè annullabile. Le ragioni a suffragio di questa opinione sono già state indicate. Qui è da aggiungere che la legge, anche fuori della disciplina del negozio concluso senza potere, offre un argomento per la tesi che la mancanza del potere d’agire non compromette necessariamente la validità del negozio; lo si ricava dalla norma relativa all’alienazione di cosa altrui, la quale manca del requisito del potere di disporre dell'alie-

(1) De Ma r t in i , Apparenza di procura institoria e terzi di buona fede, Giur. compì. Cass. civ., 1949, I, p. 439 ss.; Sa n t in i. L'opponibilità delle eccezioni nella cambiale firmata da « falsus procurator », Riv. dir. comm., 1953, I, p. 60 ss.; Bu t t a r o , Il « falsus procurator » e l'art. 11 della legge cambiaria, Banca, borsa tit. crcd., 1955, I, p. 310 ss.; Me s s in e o , La sorte del contratto stipulato dal rappre ematite apparente (e falsus procurator »), Riv. trim. dir. proc. civ., 1956, p. 394 ss.; To r r e n t e , h< tenta di procura apparente, Foro it., 1958, I, 391 ss.; G. St o l t i , Ancora sul pagamento al rappresentante senza potere, Banca borsa tit. cred., 1960, II, p. 235 ss.; Cass. 7 gennaio 1950, Giur. compì. Cass. civ., 1950, I, 230, con nota di Dis t a s o ; 25 febbraio 1953, Giur. it., 1953, I, 1, 902; 29 luglio 1958, Mass. Foro il., 1958, 558, 2744; 9 ottobre 1958, Foro it., 1959, I, 399; 27 maggio 1960, Foro it., 1960, I, 1508.

Efficacia t>a del negozio concinni ►rnzu potere.

292

Ratifira.

Cap. IV - I fatti giuridici

nante, e tuttavia è soltanto, ed entro certi limiti, soggetta a risoluzione (art. 1479'). Il negozio concluso in nome altrui senza potere di rappresentanza è un negozio inefficace; più precisamente un negozio con efficacia sospesa, perchè è attribuito, in ogni caso (1), all’interessato un diritto di ratifica (cfr. n. 56) (2). Si è già visto che la ratifica è un negozio integrativo, per il quale la legge stabilisce la stessa forma prescritta per il negozio principale (n. 48) (3), e col quale l’interessato rende efficace per sè l’atto che è stato concluso in suo nome, o, come si suol dire, fa propri gli effetti dell’atto (cfr. articoli 1188=, 28222) (4). La diversità della funzione della ratifica dalla procura e l'irriducibilità della funzione della ratifica a un successivo conferimento di potere, a parte l'inattendibilità di questa concezione, si argomentano, a nostro avviso, anche dal 1 imite del rispetto dei diritti nel frattempo acquistati dai terzi (5), a cui soggiace la retroattività della ratifica (6). Il diritto di ratifica è trasmissibile agli eredi, ma si estingue quando: gli autori del negozio sciolgano, ossia revochino, il negozio prima della ratifica; oppure decorra inutilmente il termine di decadenza, assegnato

(1) Anche nei negozi unilaterali, giacché non sembra sorretta da plausibili argomenti la contraria opinione di Ga r r e s i, In tema di diletto e di abuso di rappresentanza, Riv. dir. comm., 1951, I, p. 211 SS. (2) Cass. 8 gennaio 1964, Foro it., 1964, I, 797 ss. (3) Cass. 28 aprile 1947, Giur. it., 1947, I, 1, 413, con nota di Ca r r a r o ; 23 ottobre 1964, Mass. Foro it., 1964, 710, 2648. (4) Cass. 26 luglio 1952, Giur. compì. Cass. civ., 1952, II, 1, 914, con nota di Bo l o g n a ; 28 novembre 1958, Giust. civ., 1958, I, 2009. Sulla ratifica di cui all'art. 2032, Cass. 10 agosto 1949, Giur. it., 1950, I, 1, 668. (5) Cass. 7 agosto 1950, Giur. it., 1951, I, 1, 270. (6) Bio n d i, Gestione rappresentativa e ratifica, Foro it., 1954, I, 98 ss.; Cass. 6 aprile 1949, Giur. compì. Cass. civ., 1949, I, 547, con nota di De Ma r t in i ; 6 febbraio 1961, Sett. cass., 1961, 283.

§ 3 - La sostituzione nell’attività giuridica

293

dal terzo all’interessato per pronunciarsi sulla ratifica (1), dove, come si è già rilevato (n. 29), è incongrua la formula legislativa che, nel silenzio, « la ratifica s’intende negata », perchè manca affatto un atto di autonomia privata (art. 1399). Una singolare figura di rappresentanza eventuale in incertam personam noi ravvisiamo infine nel contratto per persona da nominare, di cui il codice dà una disciplina generale (art. 1401 ss.), parzialmente modificata in talune applicazioni speciali (articoli 583 c. p. c.; 660 c. n.; cfr. anche art. 1762) (2). Nel contratto per persona da nominare « una parte si riserva la facoltà di nominare successivamente la persona che deve acquistare : diritti e assumere gli obblighi nascenti dal contratto stesso» (art. 1401); e qui sta li peculiare funzione della figura. Da chi si riserva la nomini il contratto non è concluso in nome proprio, e tuttavia non è, intanto, neppure concluso in nome altrui. La pendenza della destinazione del contratto rispetto a uno dei contraenti determina di massima la prefissione di un termine, stabilito dalla legge (in tre giorni dalla conclusione del contratto) o dalla volontà delle parti, per la dichiarazione di nomina, e, se non esista una

(1) In nessun caso il terzo può recedere: Simo n e t t o , Riv. dir. comm., 1954, II, p. 381 ss.; Au r ic c h io , ivi, 1955, II, p. 37 ss.: G. St o l f i, Foro it., 1955, I, 979 ss. Diversamente, nel caso di ignoranza del terzo. Cass. 21 giugno 1955, Riv. dir. comm., 1955, II, 266, con nota critica di De Ma r t in i , e Nuova riv. dir. comm., 1955, lì, 91, con nota adesiva di Mo s s a . (2) Sc is c a , Il contratto per persona da dichiarare, Milano, Giuffrè, 1939; En r ie t t i, Il contratto per persona da nominare, Torino, Ist. giur., s. d. (1950), specialm. p. 110 ss.; Alcune osservazioni in teina di contratto per persona da nominare, Riv. dir. comm., 1953, II, p. 416 ss.; Ga r r e s i , Funzione e struttura del contratto per persona da nominare, Riv. dir. civ., 1958, I, p. 591 ss.; Contratto per persona da nominare, Enc. dir., X, Milano, Giuffrè, 1962, 129 ss.; Cass. 13 giugno 1959, Foro it., 1960, I, 1388; 14 novembre 1959, Giust. civl, 1960, I, 22.

KapprcMciiluti/u eventuale nel contralto per pcr>onn d u nominare.

Effii'uriu ilei contralto per la perdona nominata.

294

Dìrliiarxione di nomina e procura o accettazione della perdona nominala.

Efficacia del contratto per il contraente.

Cap. IV - I fatti giuridici

procura anteriore, per l'accettazione della persona nominata (1). Dichiarazione di nomina e accettazione sono negozi i nt egra ti vi e fra loro interdipendenti, perchè l’e ff i c a c i a di ciascuno è subordinata all’ esistenza dell’altro (art. 1402) (cfr. n. 48). Con la dichiarazione di nomina l’attività contrattuale per persona da nominare diventa attività in nome altrui, e perciò, grazie ad essa, gli effetti del contratto si producono per la persona nominata (2), dal momento in cui il contratto è concluso (art. 1404) (3), purché, come se detto, esista una precedente procura o intervenga l'acccttazione della persona nominata, che ha la stessa funzione della ratifica. Poiché il contratto per persona da nominare porta i n bianco il nome di questa persona, si giustifica l’esigenza legislativa che la dichiarazione di nomina, destinata a riempire di quel nome il contratto, sia resa nella forma usata, ancorché non prescritta per il contratto, forma che la legge estende anzi alla procura o all’accettazione; e che sia soggetta alla stessa pubblicità prescritta per il contratto, per la quale occorre anchè l'indicazione della procura o acccttazione della persona nominata (art. 1403). Per la mancanza d'imputazione nel contratto degli effetti a un determinato soggetto, che è il tratto essenziale in cui l’attività per persona da nominare differisce dall’attività in nome altrui, la legge, in armonia col normale intento delle parti, quando la nomina non segua nei modi stabiliti, eleva a regola generale quell’efficacia del negozio per chi l’ha concluso, che è eccezionale nella rappresentanza senza potere, disponendo che allora « il contratto produce i suoi effetti fra

(1) Cass. 27 febbraio 1963, Giur. it., 1963, I, 1, 1474. (2) Cass. 2 luglio 1953, Giust. civ., 1953, 2209. (3) Per la validità del contratto il contratto non deve pertanto essere vietato alla persona nominata (art. 13892); diversamente Cass. 30 gennaio 1951, Foro it., 1951, I, 561.

§ 3 - La sostituzione nell'attività giuridica

295

i contraenti originari » (art. 1405; cfr. anche articoli 583’c. p. c.; 660 c. n.) (1). La legge estende anzi, con una disciplina particolare, la stessa regola alla mediazione, sebbene il mediatore, per definizione, non si presenti come parte (articolo 1762) (2). L’efficacia rispetto al contraente si verifica anche se esista una precedente procura per il contratto; nel che trova conferma l’importanza decisiva per la rappresentanza della contemplatio domini.

(1) Cass. 27 ottobre 1948, Giur. compì. Cass. civ., 1948, IH, 758, con nota di De Ma r t in i , Sulla natura giuridica del c< ntratto per persona da nominare; 14 febbraio 1964, Mass. Foro it„ 1964, 81, 338. (2) En r c l t t i , Il contratto per persona da nominare, Torino, Ist. giur., s. d. (1950), p. 214 ss.; Ca r r a r o , La mediazione, 2J ediz., Padova, Cedam, 1960, p. 159 ss.; Mediazione e mediatore, Noviss. Dig. it„ X, Torino, Utet, 1964, 476 ss.; Va r e l l i , La mediazione, Napoli, Jovenc, 1953, pp. 37, 96 ss.; Ma r t o r a n o , Imparzialità e rappresentanza nella mediazione, Dir. e giur., 1956, p. 328 ss.; Cass. 24 luglio 1959, Giur. it., 1959, I, 1, 1156; Vis a l l i , La natura giuridica della mediazione, Foro it., 1961, I, 1212 ss.; Cass. 26 luglio 1960, Giur. it., 1961, I, 1, 1094.

296

Cap. IV - I fatti giuridici

§4. — La Diteiplina e funzione della prova.

Nozione prova.

Prova

Regole della

della

falsa.

legali

prova.

pr o v a d e i f a t t i g iu r id ic i

61. — La prova dei fatti giuridici, beninteso di quelli considerati da una norma di diritto civile, trova la sua disciplina nel codice civile e nel codice di procedura civile, perchè, se la prova, prima ancora che nel processo, spiega, come vedremo, la sua funzione nel diritto materiale, indubbiamente attiene soprattutto al processo. Quest’attinenza va intesa in un duplice senso, perchè al giudice dev’essere data la prova del fatto e perchè talune prove si formano soltanto nel processo. Qui deve essere esposta, nelle sue linee essenziali, quella parte del diritto probatorio, che attiene non alla teoria del processo, ma alla teoria dei fatti e rapporti di diritto materiale. Diciamo fatti e rapporti, perchè ciò a cui la prova di regola tende, in conformità dell’interesse dei singoli, è di dimostrare l'esistenza o il modo o l'inesistenza di un determinato rapporto giuridico. Però la dimostrazione dell’esistenza o del modo o dell’inesistenza del rapporto può essere data solo attraverso la prova del fatto, costitutivo, impeditivo, modificativo, estintivo del rapporto (cfr. articolo 2697). Prova è la rappresentazione o l’argomento di un fatto, positivo o negativo. Dove si ha la rappresentazione del fatto, come nel documento o nella testimonianza, si parla di prova storica; dove si ha un argomento del fatto, questo cioè dev’essere desunto da uno o più altri fatti, come nella presunzione (articolo 2727; « argomento di prova » dice Kart. 1162 c. p. c.), si parla di prova critica. Si ha falsificazione della prova, quando questa, per opera consapevole dell’autore o di un terzo, non corrisponde al fatto. Le regole legali della prova, le quali vanno dall’imposizione dell’onere della prova fino alla determinazione dei requisiti, dei limiti di ammissibilità, degli effetti delle singole

§ 4 - La prova dei fatti giuridici

297

prove, correttamente mantenute nel codice civile, costituiscono quella parte del diritto probatorio che integra il diritto materiale, poiché per esse, la prova diventa non già un elemento, come la forma nei negozi (cfr. n. 30), ma un complemento del fatto nella fattispecie. Subordinato a queste regole, e a quella della disponibilità delle prove (in applicazione del cd. principio dispositivo del processo civile), è il principio di diritto processuale del libero apprezzamento delle prove da parte del giudice (articoli 115, 116' c. p. c.). La prova legale, cioè quella che la legge, talvolta con riferimento a fatti determinati, ritiene idonea alla dimostrazione del fatto, manifesta la sua importanza per il diritto materiale soprattutto quando da essa dipenda l’efficacia o una certa efficacia del fatto, o anche l’impossibilità della prova, e quindi l’inefficacia di un fatto contrario. Si consideri, ad esempio, l’importanza della prova legale della filiazione naturale, quando non sia possibile il conseguimento dello stato di figlio naturale, per gli effetti alimentari e successori (articoli 279, 580, 592=, 593, 594). Ancora più netta è la funzione sostanziale del cosiddetto titolo dello stato. L’atto di celebrazione del matrimonio, l’atto di nascita del figlio legittimo sono non solo in principio, tale è il nostro avviso, le prove esclusive dei fatti rappresentati, ma anche rispettivamente i titoli dello stato di coniuge e dello stato di figlio legittimo, nel senso che questi stati dipendono dall’esistenza di quegli atti. D’altra parte, questi atti, f i nchè esistono, tolgono che si possa dare la prova di fatti contrari a quelli che essi rappresentano e conseguentemente rendono i fatti medesimi inefficaci (articoli 130 ss., 236 ss.) (1).

(1) Sa n t o r o -Pa s s a r e l l i, Status familiae, Saggi, I, p. 421 ss.; At Efficacia giuridica degli atti di stato civile, Città di Castello, Leonardo da Vinci, 1949; Ba r b e r o , Titolo di stalo e stato di figlio legittimo, Riv. trim. dir. proc. civ., 1952, p. 888 ss.

t a r d i,

Importanza della prosa per il diritto materiale.

Prova libera.

Prova

lettale.

Prova

esclusi*

Titolo lo.

298 Prova legale rispetto ai ter-

Prove legali speciali.

1.

della

prova: diwipiina Icgalr

volontaria.

Cap. IV - I fatti giuridici

Talvolta, invece, ad una certa prova è subordinata l’efficacia del fatto di fronte ai terzi: così la legge indica tassativamente le prove della data dell’atto giuridico contenuto in una scrittura privata, perchè la data possa considerarsi certa rispetto ai terzi e l’atto opponibile ai medesimi (cfr. articoli 2704, 1202-1°, 13802, 1524’, 2901-1°; 64 ss. 1. fall.). La disciplina delle prove che la legge detta per determinati fatti riguarda i fatti medesimi. Questa distribuzione della materia corrisponde all’attinenza delle prove speciali ai fatti da provare, secondo la loro natura, e all’interdipendenza della disciplina di tali fatti e delle prove relative. Nel codice le norme sulle scritture delle imprese soggette a registrazione sono invece collocate nel titolo delle prove (art. 2709 ss.). 62. — La prova costituisce un onere per il soggetto che è interessato a far valere gli effetti del fatto da provare e quindi ad affermarlo (cfr. n. 16) (1). Alla parte interessata all'esistenza del rapporto spetta la prova del fatto costitutivo, e alla parte interessata al modo o all’inesistenza del rapporto spetta la prova del fatto impeditivo o modificativo o estintivo (art. 2697) (2). La volontà delle parti è però abilitata a d i s t r i b u i r e diversamente, ad invertire e anche ad aggravare l'onere della prova, purché sia in questione un interesse individuale, o, come dice la legge, sia disponibile il diritto al quale la prova si riferisce e questa non sia resa e c c e s s i v am ente difficile (art. 2698) (cfr., per l'analoga disciplina della decadenza, n. 25) (3). Così si può, fra l'altro, stabilire che un futuro contratto, per il quale

(1) Mic h e l i , L’onere della prova, Padova, Ccdam, 1952. (2) Cass. 29 ottobre 1963, Mass. Foro it., 1963, 819, 2867. (3) Cass. 23 novembre 1948, Foro it., 1949, I, 652, con nota di De Cu pis ; 31 marzo 1949, Giur. compì. Cass. civ., 1949, IH, 34, con nota di Mo n t e s a n o , e Giur. it., 1950, I, 1, 261, con nota di Be t t i ; 13 luglio 1959, Giur. it., 1960, I, 1, 422; 26 ottobre 1961, Mass. Foro it., 1961, 638, 2418.

§ 4 - La prova dei fatti giuridici

299

la legge non richiede la prova documentale, debba essere provato per iscritto (art. 27251) (cfr. n. 40). Da quest’ammissione dell’autonomia privata si trae un ulteriore argomento a conferma della rilevanza sostanziale della prova, perchè il diritto alla prova, se fosse un diritto processuale, sarebbe per sè indisponibile. Una rilevazione dall’onere della' prova può essere stabilita, in relazione a determinati fatti, dalla stessa legge, in considerazione di certe situazioni t ipiche (articoli 2727, 2728’) (1). Quando la legge consente, espressamente, alla parte interessata all'inesistenza del fatto, di provare tale inesistenza, ossia di dare la prova contraria, si parla di presunzione relativa, o iuris tantum (tale è la presunzione di concepimento al tempo dell’aperta successione nell’articolo 462-; tale la cd. astrazione processuale: cfr. n. 38). Quando invece la legge non consente la prova contraria, si parla di presunzione assoluta, o iuris et de iure (tale la presunzione di concepimento durante il matrimonio nell'art. 232) (art. 2728’). In questo secondo caso, però, la norma non è più di diritto probatorio, perchè stabilisce in realtà, sia pure sulla base di una massima d’esperienza, l’equivalenza, per la produzione degli effetti, al fatto che li dovrebbe produrre, di un fatto diverso (nell’esempio su indicato l’equivalenza della nascita, nel periodo previsto dalla legge, al concepimento in matrimonio) (cfr. anche n. 29 in fine). Abbiamo visto come taluni fatti, e più specialmente taluni negozi, debbano avere una forma documentale per la loro esistenza. Allora quel fatto che è il negozio non viene ad esistenza senza la documentazione, sia questa stabilita dalla legge o dalla volontà privata: nel dubbio anzi la legge ritiene che la documentazione sia stabilita dalle parti ad substantiam (art. 1352) (cfr. n. 30).

(1) Cass. 25 giugno 1954, Giur. it, 1955, 1, 1, 666.

Presunzione leole:

rdalhu

c incoltila.

Fornii» e prova legale o volontaria del fatto.

300

Funzione prò* tutoria della ricostruzione del documento.

Cap. IV - I fatti giuridici

Altre volte la documentazione del fatto, negoziale o non negoziale, è richiesta dalla legge o dalla volontà delle parti ad probationem (arg. art. 2725’). Si è già accennato ai casi in cui il negozio « dev’essere provato per iscritto » per disposizione della legge (n. 46). Sciogliendo la riserva allora formulata, dobbiamo ora indicare le conseguenze di questa prescrizione. La documentazione non diventa un elemento del negozio, il quale esiste anche senza di essa: se manca la prova scritta, il negozio può tuttavia esse) e provato con la co n f • ssione e col giuramento, ed è anche possibile, nel caso e per l’effetto che indicheremo, la prova testimoniale dello stesso. Così è evidente la differenza della documentazione che è forma dalla documentazione che è prova, sia pure legislativamente o volontariamente prescritta, del fatto giuridico. In altri casi la differenza fra forma e prova del fatto, pur sussistendo, si riduce. Ciò accade quando una determinata documentazione è prova esclusiva del fatto. Ritorniamo alla figura, dianzi richiamata, del titolo dello stato. Se l’atto di matrimonio e l’atto di nascita sono in principio le prove esclusive del matrimonio e della filiazione legittima, perchè essi non diventano forme dei fatti documentati? Perchè la costituzione del titolo è necessaria per l’effica c i a del fatto, non per la sua esistenza. La prova, sia pure esclusiva, del fatto suppone che il fatto esista, e perciò il titolo, se manca originariamente o successivamente, deve e peraltro può essere giudizialmente costituito o ricostituito, nei modi stabiliti dalla legge, perchè il fatto abbia a produrre i suoi effetti. Invece il negozio, cui manchi il requisito formale della documentazione, non esiste, e perciò non è possibile ottenerne giudizialmente la documentazione, essendo soltanto possibile, come si è altrove accennato (n. 30), la ridocumentazione o ricostruzione del documento perduto. Appare in tal modo un'altra differenza tra forma e prova, sia pure esclusiva. La forma, si è detto, consiste nella documentazione, non nel documento; con la conse-

§ 4 - La prova dei fatti giuridici

301

guenza che la perdita del documento non influisce sull’esistenza del fatto, e più specialmente del negozio. La prova invece consiste nel documento. Se questo si perde, viene meno la prova, o quella prova, a meno che il documento s i ricostruisca. E, poiché nei negozi formali la documentazione, mentre è forma, adempie anche a una funzione di prova, s’intende che per essi la legge non solo esiga la dimostrazione dell’osservanza del requisito formale, cioè della documentazione, per la dimostrazione dell’esistenza del negozio, ma preveda, come per i fatti in cui la documentazione ha una funzione soltanto probatoria, la ricostruzione del documento perduto, indispensabile per la prova documentale del negozio. Quando la documentazione sia prescritta per l'esistenza o la prova del negozio, la prova testimoniale, consentita dalla legge soltanto nel caso in cui la parte abbia senza colpa perduto il documento (articoli 2725 c 2724-3°), tende appunto alla ricostruzione del documento. 63. — Il codice civile regola la prova documentale, la prova testimoniale, la confessione e il giuramento, prove tutte che consistono in dichiarazioni delle parti odi terzi, rappresentanti un fatto. Regola altresì la prova per contrassegni (solo nella specie considerata dall’art. 2713) e quella detta per presunzioni, prove che si ricavano invece attraverso la critica logica di altri fatti, ora preordinati, ora, nella prova per presunzioni, naturalmente costanti, e allora riservati alla prudente valutazione del giudice. La rappresentazione del fatto può essere precostituita mediante la documentazione del medesimo. Il documento può consistere in una scrittura o in una riproduzione meccanica. Il documento scritto pubblico, chiamato dalla legge atto pubblico, proviene « da un notaio o da altro pubblico ufficiale autorizzato ad attribuirgli pubblica fede nel luogo dove l’atto è formato » (art. 2699). La scrittura privata pro-

Calrgoric tifile prove.

Prova tloninicntale.

Alto pubblico e rrritlura privata.

302

Scritture prónte speciali.

Data della ►criitura privata rispetto a i imi.

Cap. IV - I fatti giuridici

viene, per effetto della sottoscrizione, dall’autore della dichiarazione che vi è contenuta (art. 2702) (1). L'atto pubblico fa prova fino a querela di falso (articolo 221 ss. c. p. c.) tanto della sua provenienza dal pubblico ufficiale quanto dei fatti che questi attesta avvenuti in sua presenza, fra l’altro delle dichiarazioni rese dalle parti, e di quelli da lui compiuti (art. 2700); e perciò è detto anche atto autentico. La scrittura privata fa prova fino a querela di falso della sua provenienza da chi figura come autore della sottoscrizione, quando questa sia o si consideri riconosci ut a in giudizio da colui contro il quale la scrittura è fatta valere, limitatamente al giudizio medesimo, oppure quando la sottoscrizione sia autenticata dal pubblico ufficiale (articoli 2702, 2703; cfr. art. 214 ss. c. p. c.); altrimenti occorre chiedere la verificazione giudiziale (art. 216 c.p.c.). Norme speciali detta il codice per alcune scritture private, come il telegramma, le carte ei registri domestici, talune annotazioni, la cui caratteristica comune è di far prova contro il loro autore, anche se non sottoscritte. Il telegramma fa prova, quando risulti che è stato consegnato o fatto consegnare all’ufficio di partenza dal mittente. Le carte, i registri e le annotazioni fanno prova, quando siano stati scritti dal creditore, e tendano ad accertare la liberazione del debitore, ancorché il documento sia presso lo stesso creditore, o invece quando siano stati scritti dal debitore, sebbene il documento sia presso di lui, nel caso che l’annotazione sulle carte o sui registri espressamente supplisca alla mancanza del documento del credito (articoli 2705-2708). La data della scrittura privata non diventa per contro certa e computabile rispetto ai terzi, come si è accennato, se non quando segua un fatto « che stabilisca i n

(1) La s r r r a , La scrittura privata, Napoli, Jovcnc, 1959.

§ 4 - La prova dei fatti giuridici

303

modo certo l’anteriorità della formazione del documento », in tutti i casi in cui dall’anteriorità dipenda l’opponibilità ai terzi dell’ atto documentato (1), salvo che si tratti di una dichiarazione unilaterale alla generalità, la cui data è accertabile con qualunque mezzo di prova, o di una quietanza, per l’accertamento della cui data il giudice può, secondo le circostanze, ammettere qualsiasi mezzo di prova (art. 2704). Quando il documento, pur essendo redatto da pubblico ufficiale, non possa valere, per difetto di qualche requisito, come atto pubblico, può valere, se ne abbia i requisiti, come scrittura privata (art: 2701): ciò che erroneamente la rubrica dell’articolo chiama conversione dell’atto pubblico (cfr. n. 54). Le norme riguardanti le copie degli atti pubblici e delle scritture private possono riassumersi nelle seguenti proposizioni. Le copie debitamente rilasciate da depositari pubblici autorizzati hanno la stessa efficacia del documento originale pubblico o privato, che riproducono, anche se manchi l’originale, purché in tal caso non presentino difetti esteriori, sussistendo i quali è invece rimesso al giudice di apprezzarne l’efficacia probatoria. A queste copie sono equiparate le copie fotografiche, purché autenticate o non disconosciute. Invece le copie altrimenti rilasciate dai pubblici ufficiali valgono solo a fornire un principio di prova scritta, che basta, ad esempio, come vedremo, per derogare al divieto della prova testimoniale (articoli 2714-2719). Gli atti di ricognizione o di rinnovazione del privato, atti con funzione meramente probatoria e quindi di

(1) Ca pr e s i, Osservazioni in tema di prova della data delle scritture private rispetto ai terzi, Riv. not., 1959, p. 675 ss.; Cass. 5 luglio 1958, Giur. it„ 1959, I, 1, 43; 22 ottobre 1959, Mass. Foro it„ 1959, 569, 3024; circa l’efficacia probatoria del bollo, postale apposto sul documento. Cass. 12 agosto 1963, Foro pad., 1964, I; 280.

Cd. ronvrriione dell'atto puh* hlico in urrit*

tura prixalu.

Cnpie,

Atti di rirojini«ione o rin* n