Diario della rivoluzione e a piedi per tutta la Francia 8897109721, 9788897109723

Engels e Marx non erano uomini di solo pensiero. Engels in particolare ebbe modo di mettersi in evidenza anche dal punto

191 30 8MB

Italian Pages 174 [164] Year 2019

Report DMCA / Copyright

DOWNLOAD PDF FILE

Table of contents :
Pagina vuota
Pagina vuota
Pagina vuota
Pagina vuota
Recommend Papers

Diario della rivoluzione e a piedi per tutta la Francia
 8897109721, 9788897109723

  • 0 0 0
  • Like this paper and download? You can publish your own PDF file online for free in a few minutes! Sign Up
File loading please wait...
Citation preview

FRIEDRICH

ENGELS Diario della

RIVOLUZIONE

e A piedi per tutta la Francia A cura di Bruno Matti

shake edizio ni

Friedrich Engels

DIARIO DELLA RIVOLUZIONE A PIEDI PER TUTTA LA FRANCIA

A cura di Bruno Maffi In Appendice

Karl Marx, Bilancio della rivoluzione tedesca

shake edizio ni

© 2019, ShaKe Edizioni ShaKe Edizioni vicolo Calusca 10/E- 20123 Milano Finito di stampare a cura di POE Promozione srl presso lo stabilimento di Legodigit srl - Lavis (TN)

978-88-97109-72-3

Collegati al sito www.shake.it Audio, video, multimedia, news ed e-commerce per acquistare comodamente da casa

PRESENTAZIONE di Bruno Matti

Nel corso dell'ottobre 1848, fuggito da Colonia in seguito ai fatti del tardo settembre, precipitosamente scorrazzato oltre frontiera d'ordine del regio democraticissimo governo belga, a disagio in una Parigi ancora intrisa del sangue di migliaia di proletari caduti nel giugno sotto il piombo del democraticissimo governo repubblicano, Friedrich Engels si mette in cammino a piedi diretto a Berna, fèr­ mandosi a godere il paesaggio, a gustare i vini, ad ammirare la belle France ma anche a maledire l'idiotismo di un contadiname geloso del suo privato orticello e, per odio verso il proletariato rivoluziona­ rio, pronto a inginocchiarsi di fronte a Napoleone il piccolo; Appro­ dato infine a Ginevra, si scuote di dosso il torpore della «pidocchiosa Svizzera» registrando le sue impressioni di viaggio in una calligrafia minuta e regolare come i tratti dei suoi microscopici disegni. Nel maggio 1849, al primo annunzio di una sommossa popolare nel na­ tivo Bergisch, lo stesso Friedrich Engels - «età: 26-28 anni; profes­ sione: commerciante; religione: evangelica (parla molto in fretta ed è miope)» - corre a Elberfeld, suggerisce un piano strategico di esten­ sione e concentrazione della lotta nella Prussia Renana, riceve il mandato con pieni poteri di organizzare la difesa della cittadina da quella stessa borghesia che poco dopo lo prega con bel garbo di levare i tacchi, prima che, non sia mai, proclami la «repubblica rossa»; ini­ ziatasi tra fiumi di retorica democratica la «campagna per la costitu­ zione tedesca», 1 batte in lungo e in largo il Baden e il Palatinato per 1 Per i fatti di Elberfeld cfr. pp. 142 ss. e note relative. La «campagna per la cos­ tituzione del Reich tedesco» ebbe inizio prima a Dresda, poi nel Palatinato e nella Prussia Renana, infine nel Baden, dopo che alla fine di aprile e definitivamente ai primi di maggio la Prussia aveva rifiutato la corona imperiale offertale dall'Assem­ blea di Francoforte e si era rimangiata l'accettazione a fior di labbra dalla costi­ tuzione votata il 28 marzo: insurrezioni isolate, governi provvisori, eserciti locali fecero via via la loro comparsa, per finire tutti, nel loro voluto isolamento e nella

7

ridestare i borghesucci immersi nel sonno di una gravità pensosa a destra del Reno, o di una gioviale e non metaforica ebbrezza a sini­ stra, finché cede al prurito di menare le mani e fare un pizzico di scuola di guerra nel reparto irregolare di Willich, e vive con esso il malinconico tramonto sui campi di battaglia della rivoluzione tede­ sca. Ultimo con Willich e il suo co,po franco a passare la frontiera elvetica, si scrolla ancora una volta di dosso il to,pore della repubbli­ chetta «birra-e-tabacco», rispettabile e timorata di Dio e della legge, scrivendo le sue memorie di esperienza vissuta in attesa di salpare per altri e meno insocievoli lidi (salperà per Londra da Genova sotto gli occhi della «polizia più organizzata del mondo», quella dell'ormai costituzionale regno di Sardegna, awiato, et pour cause, a partorire un nuovo Stato borghese modello nella veste di regno d'Italia). Questi due «quaderni di ricordi», l'uno (Von Paris nach Bem) rimasto inedito vivente l'autore, l'altro apparso col titolo Die deut­ sche Reichsverfassungskampagne nei numeri 1, 2 e 3, gennaio-mar­ zo 1850, della «Neue Rheinische Zeitung. Politisch-oekonomische Revue, redigirt von Karl Marx», 2 ma iniziato fin dall'agosto dell'anno precedente, e una piccola raccolta di lettere e testimonianze contem­ poranee, formano il presente volumetto, destinato a far da contrap­ punto e complemento all'antologia di articoli dalla originaria «Neue

loro costituzionale mediocrità e indecisione, sotto il pur tutt'altro che eroico rullo compressore dell'esercito prussiano spalleggiato dalla Baviera, dal WUrttemberg e da tutte quante le teste più o meno coronate di Germania. Il suo epilogo si ebbe il 12 luglio col passaggio in Svizzera degli ultimi reparti regolari e irregolari dei paesi insorti; la sua pietra tombale, il 23 dello stesso mese con la capitolazione e il suc­ cessivo massacro di Rastatt. Dopo la guerra dei contadini cinquecentesca, la Reichsverfassungskampagne impose alla Germania una terribile emorragia di forze popolari (e proletarie) giovani e incorrotte. 2 Per il diario Von Paris nach Bern, cfr. nota a p. 19; per gli antefatti, cfr. i primi testi riprodotti in Appendice. La «Neue Rheinische Zeitung. Politisch-oekonomi­ sche Revue, redigirt von Karl Marx» cominciò ad uscire presso l'editore Schubert & Co., Hamburg - New York, nel gennaio 1850 e cessò le sue pubblicazioni nel novem­ bre dello stesso anno, al sesto «fascicolo» (doppio), un po' per difficoltà finanziarie, un po' per angherie poliziesche in Germania. Vi apparvero le prime tre parti de l.R lotte di classe in Francia dal 1848 al 1850 di Marx, La campagna per la costituzione tedesca e La guerra dei contadini di Engels, nonché numerosissimi saggi, recen­ sioni, rassegne di entrambi, e saltuari scritti di Eccarius, Blind e W. Wolff. Come si vede nell'Appendice a questo volumetto, Engels si era messo a scrivere i suoi «schiz­ zi» nell'agosto 1849 a Vevey e aveva già fatto alcuni passi in cerca di un editore, quando Marx lo sollecitò a raggiungerlo in Inghilterra; e le lettere mostrano, se proprio ce ne fosse bisogno, che i giudizi sull'intera vicenda e i suoi protagonisti grandi e piccoli sono anteriori alla emigrazione e alle sue roventi polemiche, na­ scendo dal ceppo del Manifesto e in genere della concezione materialistica della storia, e collimando con tutto il «filo rosso» della «Neue Rheinisclie Zeitung» del 1848-49. 8

Rheinische Zeitung» 1848-1849 pubblicata in questa collana col ti­ tolo: Karl Marx e Friedrich Engels, Il Quarantotto. 3 È un personaggio vivo e pugnace, gagliardo e un tantino free-lan­ cer nelle apparenze esterne, lirico e sarcastico, cordiale e sprezzante, pronto così allo slancio passionale come all'invettiva feroce, armato di un'agile penna e di un moschetto arrugginito come poteva darglie­ lo un inefficiente governo prowisorio, ma espressivo di una vocazio­ ne militare posta al servizio della ferma consapevolezza che i conflitti sociali sono momenti di una guerra, ora nascosta ed ora scoperta, mai sospesa; gli occhi aperti sul mondo e sugli uomini con interesse curioso e gusto del pittoresco, ma sempre fissi, come l'ago di una bussola costituzionalmente incapace di impazzire, verso il nord di una visione generale e definitiva dei processi storici; amante del ri­ schio e perfino dell'awentura, ma come dure selci sulle quali affilare «l'arma della critica» - è un personaggio di questo genere che balza fuori da queste pagine deliziose, arieggianti Heine da un lato, antici­ panti il Trockij guerriero e polemista dall'altro; e, sotto la sua penna di scrittore nato e di militante rivoluzionario per sempre divenuto, lo sfondo della belle France fra la Senna e la Loira e della bacchica ter­ ra palatina dolcemente digradante verso il Reno si anima di quei fug­ gevoli episodi, di quegli omini di parata, di quelle anonime forze ma­ teriali e di quegli inani fantasmi ruotanti nella testa di chi si illude di guidarle essendone guidato, ognuno dei quali serve di conferma (senza nulla perdere della sua freschezza) a una concezione materia­ listico-dialettica della storia che priva della parte di protagonista le prime donne, per affidarla, scandalo ed orrore!, al buttafuori. Perché stupendo è certo il tenero giaciglio sul quale riposa Parigi l'odalisca, e gradevole l'incontro con gli uomini e le donne che vi con­ sumano sopra la quotidiana fatica; ma il nominato Friedrich Engels che prima ci si bea, e poi ne scrive, sa altrettanto bene quanto il no­ minato Karl Marx - il quale non ci si bea affatto e meno che mai ne scrive -, che dietro quel velo iridescente si è svolto e tornerà a svolger­ si il dramma di una titanica lotta fra due classi - e anonime ne sono state e ne saranno le dramatis personae; sa altrettanto bene che gli uomini della milizia popolare badense e palatina, gli uni con scritto in fronte: «Serio è l'uomo», gli altri con gli occhi accesi dall'aver con­ quistato il primo diritto rivoluzionario della loro terra - il «diritto di alzare il gomito» -, sono le ombre proiettate sullo schermo europeo di un dramma minore al quale manca come personaggio agente e ri-

' Qui sempre citato con la semplice indicazione Il Quarantotto (Firenze, La Nuova Italia, 1970) e da consultare per i richiami alle diverse fasi della rivoluzione tedesca ed europea [di prossima pubblicazione presso Shake Edizioni].

9

solutivo il proletariato e il cui sanguinoso epilogo non ha perciò nep­ pure la vivida luce della sconfitta subita in campo aperto e sopporta­ ta a fronte alta. Ed è al fondo di questi due eventi che, dopo aver dipinto il grande e policromo affresco degli episodi e delle figure di superficie col malizioso e un tantino beflàrdo gusto dell'illusionista, si tratta per Engels di arrivare, con lo stesso rigore di un saggio di alta teoria o di un corpus di formulazioni programmatiche. Nella Francia del dopo-giugno 1848 e nella Germania delle due primavere 1848 e 1849, il buttafuori della storia aveva portato in avanscena - non poteva fàr diverso, ma fu una disgrazia - il perso­ naggio più inconsistente, oscillante e contraddittorio del mondo contemporaneo, quello d'altra parte più tronfio, pretenzioso e con­ vinto di giocare un ruolo autonomo: la piccola borghesia urbana e" rurale, con i suoi riflessi morali filistei e i suoi riflessi politici demo­ cratici. Non si dica: «È il protagonista dell'anno tale e del paese tal'al­ tro; sarebbe stato diverso nell'anno x e nel paese y». Gli uomini dei registri anagrafici cambiano, il colore della loro pelle muta, il costu­ me del loro parlare e gestire si modifica come la loro localizzazione geografica: ma lo schierarsi delle classi in un certo atteggiamento nelle fasi alterne della vicenda storica mostra una costanza che esclude il fortuito e rispecchia il duro imperio di una legge. Sedendo­ si a tavolino per redigere le memorie della campagna militare 1849 o del viaggio francese del 1848, Engels ritorna al passato con gli occhi rivolti all'avvenire: non registra un fatto pittoresco e occasionale, ma tira una lezione che non insegnerebbe nulla se cambiasse ogni volta non l'ordine dei fattori, ma i fattori stessi e quindi la loro somma. La magniloquenza delle proclamazioni emancipatrici prima di scendere (o di fàr scendere) in piazza, e la loro precipitosa apostasia dopo che la «piazza» ha infine mostrato con segni inconfondibili di voler com­ battere per sé scavalcando i suoi mentori, le lacrime di commozione spremute da un cuore gonfio di slanci umanitari durante la «rivolu­ zione bella» (quella in cui tutti si abbracciano) e la rabbiosa caccia alle streghe durante la «rivoluzione brutta» (quella degli incolti, del mob, della canaglia), le pose eroiche quando si tratta di mettere in moto le braccia e le gambe altrui e il se,vile accucciarsi ai piedi degli ex «tiranni» quando le forze scatenate non si fermano alla barriera di un non plus ultra borghese-democratico, la voluttà di se,vire il forte che pare vincente e la libidine di maramaldeggiare il perdente, losco­ prirsi compagni di strada dei proletari in odio ai grossi borghesi di­ voranti i piccoli e il riscoprirsi più borghesi dei grossi borghesi in odio ai proletari lanciatisi alla distruzione di qualunque bottega, la «magnanima caccia ai posti sotto la non meno magnanima insegna 10

della "concentrazione di tutte le forze democratiche del paese" per la sua salvezza» (la frase, beninteso, è di Engels), gli eterni principi squa­ dernati in difesa della «proprietà e di Bentham» e la proprietà e Ben­ tham santificati a salvaguardia degli eterni principi, il guardare avanti sull'onda del «progresso» per tornare indietro verso un passato defun­ to da piccoli bottegai, agricoltori ed artigiani (nonché uomini di catte­ dra e di pulpito); è la piccola borghesia tedesca e dell'anno di grazia 1848 a recitare lo spettacolo, o quella di sempre? E la «guerra contadi­ na» (in Engels come in Marx le parole sono sempre forti e impopolari.) che, girovagando per le valli della Senna e della Loira il viandante e futuro soldato anticipa come terzo atto inevitabile imposto ad una ri­ voluzione proletaria, è un fàntasma ipotetico fermentato in una pro­ vincia viticola qualunque, o la vide lucidamente venire, prima del 1917 e dopo, perfino lanciando l'ineluttabile NEP4 - dunque, in una rivoluzione che al contadino aveva dato e stava per dare tutto il possi­ bile - Vladimir Lenin? Il rancore della pulce schiacciata dall'elefante può, in date situazioni, fàre dei piccolo borghese un utile compagno di strada del proletario in armi; ma - il marxismo lo sa in anticipo l'attaccamento geloso all'«interesse privato» di una miserevole zolla, di una squallida bottega, di un focolare gemiltlich, di una partecipa­ zione garantita agli utili dell'azienda-nazione, farà di lui, passata la sbornia dei giorni di abbracci, il più fèroce dei nemici. E, ironia della dialettica storica, pugnalando alle spalle l'ex compagno di strada, il piccolo borghese non si accorgerà di pugnalare se stesso, lungo disteso sotto il rullo compressore del grande capitale magari alleato alla nobil­ tà fondiaria e alla burocrazia civile e religiosa, È questo il succo del '48 tedesco (su scala maggiore, per la pre­ senza del vigoroso terzo incomodo proletario, del '48 francese) e delle sue repliche in ogni tempo e paese. O lo si capisce, o i due «diari di viaggio» di Engels si leggono, mettendosi in pace la coscienza, come i Reisebilder di Heine; amabilissima lettura, ma politicamente e so­ cialmente infèconda. È caratteristico che, proprio nel vivo di una campagna di guerra (se ci si scusa il bisticcio) nata morta, perché diretta secondo i canoni di una semiclasse, il marxismo - e appunto con la penna di Engels - ab­ bia dato forma alla propria concezione degli aspetti militari dell'evento rivoluzionario, da esso inseparabili quanto la dittatura, il terrore e gli «inte,venti dispotici» nell'economia. L'indecisione, l'inconsistenza,

4 Si veda in particolare il discorso Sull'imposta in natura. O vogliamo ricordare anche le prime righe del Testamento?

11

l'incapacità di ricorrere alle misure estreme, la gelosia del proprio orti­ cello privato, l'individualismo, l'atomizzazione, questi tratti permanen­ ti della piccola borghesia, giungono alla loro espressione parossistica, quindi più rovinosa, nell'atto in cui l'insurrezione contro l'ancien regi­ me (sia esso fèudale o grande-borghese) deborda dai limiti della som­ mossa locale e dei dibattiti in sede parlamentare, per trasformarsi (ed è inevitabile, prima o poi, che si trasformi) in guerra guerreggiata. E, su questo terreno, che è quello in cui tutto, in definitiva, si decide, la colle­ zione di insuccessi politici di cui la piccola borghesia, i suoi politici e i suoi ideologi adornano i loro blasoni si converte - e nel più breve volge­ re di tempo - in collezione di disastri, di battaglie nemmeno combattu­ te, di eserciti nemmeno organizzati, di precipitose