Amore e Psiche. Un'interpretazione nella psicologia del profondo 9788834009475


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Amore e Psiche. Un'interpretazione nella psicologia del profondo
 9788834009475

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PSICHE E COSCIENZA ,

Collana di testi e documenti per lo studio della psicologia del profondo

ERICH NEUMANN AMORE E PSICHE ' UN INTERPRETAZIONE NELLA

PSICOLOGIA DEL

PROFONDO

Titolo originale dell'opera

AMOR UND PSYCHE EINE

TIEFENPSYCHOLOGISCHE

DEUTUNG

(Walter· Verlag)

Traduzione di

VITTORIO TAMARO

© 1971, Walter·Verlag, Olten. © 1989, Casa Editrice Astrolabio . Ubaldini Editore, Roma.

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Brich Neumann

AMORE e

PSICHE Un'interpretazione nella psicologia del profondo

ROM A

ASTROLABIO MCMLXXXIX

ST U D I O

APULEIO

La favola di Amore e Psiche

Traduzione di Massimo Bontempelli

Amore e Psiche

Vi erano in una città un re e una regina . Questi avevano tre bellissime figliuole. Ma le due più grandi, quantunque di aspetto leggiadrissimo, pure era possibile celebrarle degnamente con pa­ role umane ; mentre la splendida bellezza della minore non si po­ teva descrivere, e non esistevano parole per lodarla adeguatamen­ te . Infatti molti cittadini e molti stranieri che la fama della mira­ bile visione faceva accorrere ininterrottamente, rimanevano a bocca aperta dalla maraviglia per la inarrivabile bellezza, e metten­ do davanti alle labbra la destra, e accostando il dito indice al pol­ lice dritto, la veneravano come si fa nei templi, quasi fosse addi­ rittura Venere in persona. E già si era sparsa nelle città vicine e nelle regioni confinanti la fama che la dea generata dal ceruleo abisso del mare e nutrita dalla rugiada degli spumeggianti flutti fosse scesa in terra e si aggirasse fra le adunanze del popolo, e che certo da un nuovo germe di stille celesti non più i mari ma la terra avesse fatto germogliare un'altra Venere adorna del fiore verginale. Così la fama andava crescendo sempre più di giorno in giorno, si spandeva, si diffondeva già nelle vicine isole e anche in moltis­ sime regioni della terra. Già molti dei mortali accorrevano per vedere la nuova maraviglia del secolo compiendo lunghi viaggi e traversando mari profondissimi. Nessuno più navigava verso Pato, nessuno verso Cnido, e neppure alla stessa Citera in cospetto della dea Venere . I sacrifici si differivano, i templi si spogliava­ no del loro splendore, si passava senza far caso davanti ai templi, si trascuravano le cerimonie; senza corone erano i simulacri , disa-

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domi gli altari e bruttati di fredda cenere. Si dicevano preghiere alla fanciulla e si voleva implorare la maestà di una dea così gran­ de nel volto umano di quella. Nelle mattutine passeggiate della vergine si propiziava il nome di Venere assente con vittime e han· chetti, e ormai il popolo , quando ella si aggirava per le piazze , il popolo tutto la pregava intrecciando corone e buttando fiori al suo passaggio. Ma questa irriverente attribuzione di onori celesti al culto di una fanciulla mortale accese di violento sdegno la ve­ tace Venere la quale squassando indignata il capo fremente d'in­ dignazione così si diceva : " Ecco che io antica genitrice delle cose della natura, origine prima degli elementi, alma Venere di tutto l'orbe, io sono costret­ ta a dividere con una fanciulla mortale l'onore degli altari , e il mio nome, venerato nel cielo, è profanato con volgarità terrene . E dovrò anche sopportare, con umiliazione della mia divinità, di essere sostituita con una equivoca venerazione, e che una fanciul­ la mortale porti in giro la mia immagine. Invano quel pastore, la cui fede e il cui giudizio approvò il sommo Giove, invano ante­ pose la mia bellezza alle più grandi Dee. Ma questa, chiunque sia, non godrà a lungo dell'attribuzione degli onori a me dovuti : perché io farò che si debba penti re di questa illecita bellezza " . Chiama subito il suo alato e alquanto temerario figliuolo, quello che , disprezzando coi suoi cattivi costumi la pubblica disciplina, armato di fiaccole e saette, va di notte qua e là per le case altrui corrompendo le mogli di tutti , e commette impunemente tante azioni vergognose, e insomma non fa nulla di buono. E costui, già insolente e sfrenato per natura, ella conduce a quella città, e gli mostra Psiche, come si chiamava quella fanciulla, e raccontatagli per filo e per segno il fatto di quella bellezza rivale, gemendo e fremendo di indignazione gli dice: " Ti scongiuro pei vincoli del materno affetto, per le soavi fe­ rite delle tue saette, per le dolci bruciature di questa tua fiacco­ la, concedi una piena vendetta a tua madre, punisci severamente quella bellezza tanto insolente, e conduci a termine questo solo e unico compito: fa ' che questa vergine si accenda di amore ar­ dentissimo per l 'uomo più malvagio che la fortuna abbia condan­ nato nell'onore, nel patrimonio, nella libertà, e infine al punto che in tutto il mondo non se ne possa ritrovare un altro uguale e

Amore e Psiche

Il

così miserabile". Così disse, e baciato a lungo ardentemente il fi­ glio stretto al suo seno, si avviò alle vicine spiagge del mare ti­ fluente, e camminando sulla superficie spumosa dei flutti vibran­ ti, si immerse nel fondo asciutto del mare. Come voleva , quasi che lo avesse ordinato, non indugiò l'ossequio del mare: le ven­ gono incontro le figlie di Nereo cantando in coro ; e l'ispido Por­ tuono dalla barba cerulea, e Salacia col seno carico di pesci ; e il piccolo Palemone che guidava un delfino ; e le schiere dei Tritoni saltellanti per tutto il mare : uno suona dolcemente una conchiglia armonica, un altro ripara la dea, con una coperta di seta, dai rag­ gi molesti del sole, un altro mette uno specchio sotto gli occhi della dea, altri vengono su con un cocchio tirato da due cavalli . Ecco l'esercito che scortava Venere in viaggio verso l'Oceano . Frattando Psiche, con la bellezza di cui anch'ella è conscia, non raccoglie alcun frutto dalla sua grazia. Mirata da tutti, da tutti è loda ta, ma nessuno, né re, né di stirpe reale, né plebeo, si av­ vicina a chiederla in isposa. Ammirano, sì , tutti la divina bellez­ za, ma tutti l'ammirano come una statua scolpita abilmente. Da tempo le due sorelle maggiori, la cui modes ta bellezza nessun po­ polo aveva reso famosa, promesse a pretendenti regali , avevano consegui to ormai nozze felici ; ma Psiche, vedova vergine rimasta in casa, piange la sua disperata solitudine; inferma di corpo, af­ flitta d'animo, finisce con odiare in sé quella bellezza tanto am­ mirata da tutte le genti . Così l'infelicissimo padre della sfortuna­ ta figliuola, sospettando un odio celeste e temendo l'ira degli dèi , interroga l'antichissimo oracolo del dio Milesio e da questo Nu­ me grandissimo implora nozze e marito per la vergine sgradita. Ma Apollo, quantunque fosse il greco e ionico fondatore di Mileto, così rispose con responso latino : " Sulla rupe di un alto monte, o re, poni la fanciulla, ornata con l'abbigliamento del letto di morte. Non isperare un genero nato di stirpe mortale, ma un crudele, feroce, e viperino male che con l'ali volando sopra l'etere, tormenta, e ferisce ogni cosa con la fiamma e col ferro. Per lui trema lo stesso Giove, da lui sono i numi atterriti, ne hanno orrore i fiumi e le tenebre Stigie " . Il re, felice un tempo , ora triste e dolente, si rimette i n cammino verso la sua casa e spiega alla consorte i comandi dell'infausto re­ sponso. Per alcuni giorni si rompe in gemiti, si piange, si fanno

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lamenti. Ma incalza il tetro adempimento del funesto responso . Si prepara alla infelicissima vergine l'abbigliamento delle nozze ferali, la luce della teda già si va smorzando nella cenere e nel­ l'atta fuliggine, il suono della tibia nuziale si muta nella lamente­ vole melodia della Lidia e il lieto canto dell'imeneo si estingue in un lamentoso ululato, mentre la fanciulla promessa, con lo stesso velo nuziale si terge le lagrime. E tutta la cittadinanza la­ mentava il triste fato che ha colpito quella casa, e subito si ordi­ na la chiusura dei tribunali in segno di pubblico lutto . Ma la necessità di ubbidire ai morriti celesti premeva la misera Psiche a subire al più presto la pena destinata. Ultimate pertanto le solenni cerimonie del talamo ferale con grande tristezza, si mette in moto, seguito da tutto il popolo, quel funerale d 'una persona viva, e acco mpagna Psiche piangente non alle nozze ma alle esequie. E mentre gli stessi genitori, colpiti da tanta sventura, esitano a mandare a effetto quest'azione incredibile, la loro stessa figlia li incoraggia con queste parole: " Perché affliggere con tante lagrime la vostra vecchiaia? Perché stancate il vostro cuore, che è mio, con tanti lamenti? Perché sfigurate con lagrime impotenti il vostro volto che è venerando? Perché macerate coi vostri occhi i miei occhi? Perché vi picchiate il petto, perché le sacre mammel­ le? Ecco il premio che ve ne viene dalla mia famosa bellezza. Troppo tardi vi risentite del colpo fatale che vi ha dato l'ignobile invidia. Quando popoli e paesi mi celebravano con onori divini, quando mi chiamavano con voce concorde una nuova Venere, al­ lora dovevate lamentarvi, allora piangere, allora prendere il lutto come se fossi già morta. Ora m'accorgo, ora vedo che io sono rovinata proprio da quel nome di Venere. Conducetemi e mette­ temi sullo scoglio designato dall'oracolo. Ho fretta di andare in­ contro a queste nozze , ho fretta di vedere quel mio nobile ma­ rito. Perché tardo, perché ho ritegno verso colui il quale deve venire, che è nato per la rovina del mondo intero?". Così disse la vergine, poi tacque, e con passo sicuro si unì alla processione del popolo che le si mise dietro. Vanno alla rupe de­ signata dell'alto monte, e sulla sommità abbandonano tutti la fan­ ciulla predestinata, e qui, lasciate, avendole spente con le lacrime, le tede nuziali con cui avevano accompagnata la fanciulla, si av­ viano a testa bassa verso casa. I miseri genitori di lei, schiacciati

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da tanta sciagura, insieme nelle tenebre della chiusa casa si vota­ rono a perpetua notte. Ma Psiche, paurosa tremante, mentre pian­ ge sulla cima della rupe, una mite aura di Zéfiro sente spirare mollemente che le fa svolazzare le vesti, ne gonfia i lembi, poi la solleva insensibilmente e col suo placido soffio la porta via per il pendio dell'alta rupe, la fa scivolare dolcemente per posarla tra i cespugli fioriti d'una valle segreta. Psiche si trovò coricata in un luogo tutto morbido d'erba, in un letto di rugiadosi cespugli , soavemente : si calmò il turbamen­ to del suo animo, e dolcemente si addormentò. Si leva con animo sgombro, ristorata da un breve sonno. Scorge un bosco fitto di alberi alti e grossi, vede una fonte trasparente di acqua cristallina, e nel mezzo del bosco, presso la fonte, scorge una reggia edifica­ ta da mani umane ma con arti divine. Già fin dall'entrata ti av­ vedi che si tratta dell'abitazione splendida e lieta di un qualche dio. Colonne d'oro sostengono gli alti soffitti di cedro e d'avorio lavorati finemente; e tutte le pareti sono ricoperte di bassorilievi d'argento con bestie d'ogni genere, e animali in atto di accorrere verso chi entra . Certo un uomo maraviglioso , anzi un semidio, se non addirittura u11 dio, dovette scolpire nell'argento animali co­ me quelli, con la finezza della grande arte. Anche i pavimenti di scolpito marmo prezioso staccano in pitture di svariate guise. Somma e sempre nuova gioia di coloro che camminano su tali gemme e monili ! Le altre parti della casa incalcolabilmente pre­ ziosa, disposte per lungo e per largo, hanno pareti d'oro compatto, rilucono e lampeggiano di un loro splendore perché la casa faccia essa stessa giorno anche quando non voglia il sole : allo stesso modo stanze, portici, e perfino i battenti delle porte sfolgorano. Tutti gli altri oggetti corrispondono allo splendore della casa, tanto che davvero sembra essere stato costruito quel palazzo ce­ leste dal grande Giove per i suoi appuntamenti coi mortali. Psiche, allettata dalla delizia di un luogo come quello, si av­ vicinò, e fatta più sicura oltrepassò la soglia : non sapeva dove metter gli occhi guardando or una cosa ora l'altra, quando scorge in altra parte della casa granai cos truiti con arte mirabile e pieni zeppi di grandi tesori. Non vi è nulla che qui non si trovi. Ma la cosa più maravigliosa tra tante ricchezze, questa era, davvero straordinaria, che da nessuna catena, nessuna porta, nessun guar-

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diano quel forziere di tutto il mondo era custodito . Mentre osser­ vava incantata queste cose, ode una voce senza corpo che le dice: "Perché, signora, stupisci di tante ricchezze? Tutte queste cose sono tue. Entra in questa stanza e ristora la tua stanchezza su questo letto. Chiedi un bagno come ti piace meglio . Noi, di cui senti le voci, ti serviremo con cura , e poi , appena ti sarai riposa­ ta, ti porteremo vivande regali". Psiche, udendo quelle voci senza aspetto, capì che erano un felice avvertimento della divina provvidenza . Prima col bagno, poi col sonno, poi con un altro bagno, cacciò la stanchezza, e su­ bito vide poco discosta una tavola fatta a semicerchio che capì essere una mensa con la cena necessaria a rifocillarsi. Vi si sedette volentieri. Allora le sono prontamente recate copiose porzioni di vino nettareo, di svariati cibi, e nessuno li serviva , ma erano mossi da un portentoso spirito. Non riusciva a vedere nessuno, ma udiva soltanto le voci che le giungevano attorno, e aveva per serve sole voci. Dopo i sontuosi cibi qualcuno entrò e prese a cantare non visto, e un altro a sonare la cetra, che nemmeno si vedeva . Poi la voce concorde d'un coro modulato colpisce le sue orecchie, e sebbene nessuno apparisse, pure era manifesto che era un coro. Terminati questi svaghi , invitata dalla sera, Psiche va a dor­ mire. È già notte inoltrata quando un dolce suono arriva alle sue orecchie. Allora, temendo in tanta solitudine per la sua verginità, si impaurisce e inorridisce, e tanto più teme ogni male perché non sa. Ed ecco che già le si accosta l'invisibile marito, sale sul letto, ha fatto di Psiche sua moglie; e levatosi prima di giorno se ne va. Subito voci pronte nella stanza curano la novella sposa della distrutta virginità. Queste cose si ripeterono cosl per qual­ che tempo. E come è naturale, quelle cose nuove finirono per darle diletto quando vi si abituò, e il suono della voce sconosciuta le era conforto nella solitudine. Frattanto i genitori di lei invec­ chiavano per il continuo dolore e le lagrime. La fama si divulgò, e le sorelle di lei vennero a sapere ogni cosa : e subito, afflitte e a lutto, lasciarono la loro casa e accorsero a trovare i loro geni­ tori per recare a loro un po' di conforto. Quella notte il marito parlò così alla sua Psiche, alla quale, eccetto che negli orecchi, ogni diritto era negato agli occhi e alle

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mani : " Psiche dolcissima, ama t a consorte, la fortuna crudele ti minaccia di un grave pericolo ; perciò ti consiglio di badare a quel che fai con assai attente precauzioni . Le tue sorelle, turbate dal­ l 'idea della tua morte, cercando le tue tracce, verranno presto a questa rupe. Se mai udrai i loro lamenti non rispondere, anzi non le guardare addirittura : procureresti a me un grave dolore, e a te una estrema disgrazia". Ella acconsentì, e promise che avrebbe fatto come voleva il marito; ma appena dileguata la notte, e con essa il marito, tutto il giorno la misera si consumò in lagrime e lamenti, ripetendosi che ora davvero era finita del tutto, chiusa in un beato carcere e priva della consuetudine con gli uomini, e alle sorelle che piangevano su di lei non poteva apportare una consolazione, e neppure vederle. Non si ristorò né con bagni né con cibo né con altro sollievo, e piangendo a dirotto se ne andò a dormire. Il marito si coricò più presto del solito, l'abbracciò tutta mol­ le di pianto e le disse: " Tu m'hai promesse queste cose, Psiche? Che cosa potrò aspettarmi da te, ormai, io tuo marito? Che cosa sperare? E tutto il giorno e tutta la notte, e neppure fra gli am­ plessi coniugali cessi di piangere. Fa' dunque quello che vuoi, e cedi al tuo animo che ti comanda cose dannose. Ti ricorderai del mio avvertimento soltanto poi, quando sarà troppo tardi, e te ne pentirai " . Allora lei, ora pregando ora minacciando di uccidersi, riesce a strappare al marito di consentire al suo desiderio, di poter vedere le sorelle, di lenire il loro dolore. Così quello accondiscese alle preghiere della novella sposa, e le çoncesse inoltre di poterle regalare di qualunque cosa volesse, oro e gioielli ; ma l'ammonì più volte, incutendole spesso paura, di non cercar di sapere l'a­ spetto del marito indotta dal pericoloso çonsiglio delle sorelle, se non voleva cadere da tanta altezza per una curiosità irriverente, e perdere per sempre i suoi amplessi . Ella col cuore più leggiero, e piena di gratitudine pel marito, disse: " Preferirei morire cento volte, anziché essere privata di questo tuo dolcissimo connubio. Perché chiunque tu sia, ti amo e mi sei caro più di ogni altra cosa, più della mia stessa anima, e non ti contrapporrei allo stesso Cu­ pido. Ma ti voglio pregare ancora di una cos a : che tu comandi a quel tuo servo Zéfiro che mi porti qui le mie sorelle con lo stesso mezzo " ; e parl ando dolce e soave, e stringendosi a lui con tutto

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il corpo, aggiunse alle carezze queste parole : " Amor mio, maritino mio, anima dolce della tua Psiche " . Il marito cedette malvolen­ tieri alla forza e alla potenza di Venere, e promise di fare ogni cosa ; poi, approssimandosi il giorno, svanì dalle mani della sposa . Le sorelle, che si erano informate della rupe e del luogo ove era stata abbandonata Psiche, vi si recarono sollecite, e qui si misero a piangere ininterrottamente, a percuotersi il petto, e in tal modo che dei loro continui gemiti le rocce e il sasso un solo grido echeggiarono. Chiamavano per nome la misera sorella, fino a che, propagatosi per la china il suono acuto delle lamentevoli voci, Psiche accorse forsennata e trepida fuor della casa. " Perché vi struggete " , gridò, " con pietosi e inutili lamenti ? Colei che piangete è qui, eccola ! Lasciate le lugubri voci, è tempo che asciu­ ghiate le vostre guance madide di lagrime, perché ormai potete abbracciare quella che avete pianto " . Quindi, data una voce a Zéfiro, gli ingiunge il comando del marito. Quello ubbidì subito all'ordine, e le trasporta con lievissimi buffi di vento in un viag­ gio senza pericolo. Allora si abbandonano ai mutui abbracci, si baciano e si ribaciano, e calmate le lagrime tornano a lagrimare di gioia . " Entrate ora allegramente sotto il nostro tetto, nella nostra casa, e consolate le anime addolorate accanto alla vostra sorella". Parlando così, mostra le ingentissime ricchezze della casa d'oro, vuole che tendano l'orecchio alla numerosa famiglia delle voci domestiche, e poi le ristora lautamente con un bellissimo bagno e con una cena sontuosa degna degli dèi ; tanto che alla fine, sazie di tutto quel ben di dio, nel fondo del cuore cominciarono a nutri­ re invidia . In ultimo una di loro si ostina a chiedere curiosa e insistente, chi sia il padrone di quelle ricchezze celesti, e chi è e come è il marito. Ma Psiche non viola a nessun patto l'ingiunzio­ ne del marito, ma lo tiene gelosamente chiuso nel cuore; e inven­ tando una bugia , dice che sia uno giovane e bello, con le guance appena adombrate di una crespa pelurie, occupato la maggior par­ te del tempo nelle cacce per i campi e le montagne; e per non tra­ dire la segreta verità continuando in un discorso come quello, le caricò d 'oro lavorato con arte e di monili gemmati ; dopo di che. chiamato Zéfiro, gli comanda di riaccompagnarle. La cosa fu eseguita in un attimo, e le brave sorelle, tornando a casa, accese subitamente in modo infame di una divorante in-

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vidia, si andavano dicendo vicendevolmente molte cose maligne. Una, poi, esclamò : "O cieca, crudele, iniqua Fortuna ! Ti sei data un gran gusto a fare in modo che noi, nate dagli stessi genitori , avessimo a subire una diversa sorte: che noialtre, che siamo le pitl grandi, date come serve a mariti stranieri, bandite dalla casa pa­ terna e dalla patria, viviamo lungi dai genitori come in esilio; e quella invece, che è la più piccola, che un ultimo parto mise fuori da un ventre già esausto, abbia potuto ottenere tante ricchezze e per marito u n dio, lei che non sa neppure usare con criterio di tutta la sua grande ricchezza. Hai veduto, sorella, quanti gioielli si trovano in quella casa, e di che genere, quali splendide vesti, che gemme scintillan ti, e quanto oro si calpesta addirittura dap­ pertutto? E se poi ha anche un marito bello come racconta, non ve n 'è un'altra al mondo più felice. E forse, perdurando nell'abi­ tudine di vivere insieme, e rafforzato l'affetto, il marito, che è un dio, farà anche di lei una dea. Così è, per Ercole ! Questo vuoi dare a intendere e crede . Ecco che sta sempre fisa in alto e, per quanto donna, ha un'aria di divinità, e intanto ha voci per ancelle e comanda perfino ai venti. E io, disgraziata, ho avuto in sorte un marito più vecchio di mio padre, e poi più calvo di una zucca, più timido assai di una fanciulla, e che tien gelosamente chiusa tutta la casa a furia di sbarre e di catenacci". E l'altra prese a dire : " E io che sopporto un marito curvo e piegato dal male alle articolazioni, e che perciò assai di rado col­ tiva il mio amore; e intanto debbo strofinargli le dita storte e du­ re come il marmo, rovinandomi queste mie delicate mani con fetidi calmanti, stracci sporchi e cataplasmi puzzolenti, e non più nella posa affabile della sposa, ma in faccende di medico . E tu pure, sorella mia, mi sembra che sopporti certe cose con più ser­ vilità che pazienza, permetti che ti dica francamente quello che sento; ma io non posso sopportare più oltre che una così grande fortuna sia capitata ad una che ne è indegna . Ricordi infatti come ci ha trattate con superbia e arroganza, come ci palesò il suo animo ostentatamente gonfio di smodata millanteria, come ci ha mostra­ to, di tante ricchezze, poco e malvolentieri, e subito seccata della nostra presenza comandò che fossimo cacciate e soffiate via fi­ schiate dal vento . lo non sono una donna, com'è vero che respi­ ro, se non la farò cadere da tante ricchezze nella miseria. Ma se

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anche a te, come a me, cuoce l 'offesa, cerchiamo tutte e due un progetto efficace. Intanto queste cose che portiamo non le mo­ striamo ai nostri genitori e a nessun altro, come se non sapessi­ mo proprio nulla del suo stato. Mi pare che sia già troppo aver veduto quelle cose che ci dispiace di aver visto, per non dover ri­ ferire ai nostri genitori e a tutti un così beato elogio di lei . In­ tanto non sono felici quelli le cui ricchezze nessuno conosce. Ella si accorgerà che noi non siamo le sue serve, ma le sue sorelle mag­ giori . E ora andiamo ai nostri mariti e ai nostri poveri lari, e pensiamoci su con calma, in modo che, ammaestrate! da più ponde­ rate riflessioni, torniamo più forti a punire la superbia". La malvagia risoluzione parve buona alle due infami, e nasco­ sti tutti quei doni così preziosi e strappandosi i capelli come se fossero addolorate, graffiandosi il viso fingono nuovi pianti. E cosl ingannano anche i genitori, inasprendo il loro dolore; poi, gonfie di gelosia tornano alle proprie case, macchinando contro la sorella innocente uno scellerato inganno, anzi un delitto. Frattan­ to quel marito che Psiche non conosce , l'ammonisce di nuovo così nei suoi notturni discorsi : "Non ti accorgi che grande peri­ colo ti sovrasta? La Fortuna ti osteggia da lontano, e se non stai in guardia con molta fermezza, ti salterà addosso in ·un baleno. Quelle perfide lupacchie ti stanno preparando con ogni studio ignobili insidie, la peggiore delle quali è di persuaderti a cercar di veder il mio aspetto, che come ti ho già detto, non lo vedrai più, per poco che tu arrivi a scoprirlo. Perciò, se d'ora in poi quelle perfidissime lamie verranno armate di cattive intenzioni , e so che verranno, tu non rivolgere loro nessun discorso, e se non riuscirai a farlo per la tua naturale innocenza e per la gentilezza del tuo animo, non accettare almeno in nessun modo di sentir parlare di tuo marito né di rispondere . Presto noi accresceremo la nostra famiglia , perché questo tuo utero infantile ci porta un fanciullo, divino se coprirai i nostri segreti col silenzio, e se li profanerai, mortale". A questa notizia Psiche brillò di letizia, e plaudiva alla gioia d'una discendenza divina, si esaltava per la gloria della futura promessa, e si rallegrava della dignità del nome di madre. Numera ansiosa i giorni che si succedono e i mesi che devono passare, si maraviglia del principio del peso ignoto, e come da una piccola

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puntura provenga un così grande accrescimento del fertile utero. Ma già quelle pesti , quelle nerissime Furie, spirando veleno di vipera e impazienti, navigavano frettolose con infame sollecitudine. Allora un 'altra volta il fuggitivo marito ammonisce la sua Psiche : "L'ultimo giorno, e l 'estrema sventura, e l'infame sesso e il san­ gue nemico ha già preso le armi, ha mossi gli accampamenti, ha schierato l 'esercito, ha fatto echeggiare l'allarme, ha già snudata la spada, le tue infami sorelle ti vogliono colpire alla gola. Ahimè, Psiche dolcissima , da quanta rovina siamo minacciati ! Abbi pietà di te e di me, salva con religiosa moderazione la casa, il marito e te e questo nostro fanciullo dalla disgrazia di una imminente ro­ vina. Quelle 5cellerate femmine, che dopo un odio mortale e dopo aver calpes tati i vincoli del sangue non è giusto chiamare sorelle, non le udire e non le vedere, quando, come Sirene, sporgendosi fuor dello scoglio, faranno echeggiar le rupi con le loro voci di malaugurio". Psiche risponde con parole interrotte da singhiozzi : "È un pezzo ormai, a quanto mi pare, che hai potuto renderti conto delle prove della mia fedeltà e del mio ritegno a parlare, e anche adesso non sarà altrimenti, e la fermezza del mio animo avrà la tua ap­ provazione . Ordina soltanto al nostro Zéfiro che obbedisca al co­ mando, e invece del tuo sacro aspetto vietato, concedimi almeno di vedere le mie sorelle . Per questi tuoi capelli lunghi e profu­ mati, per queste tue tenere guance e lisce come le mie, per il tuo petto fervido di non so qual calore ( cosl possa io un giorno cono­ scere almeno in questo fanciullo il tuo aspetto) concedi il premio dell'amplesso fraterno che ti chiedo pregandoti come un dio, sup­ plicandoti ansiosa, dà questa gioia al cuore della tua Psiche che ti è tanto devota. Né voglio più conoscere il tuo volto; non mi spaventano più le tenebre notturne: ora la mia luce sei tu " . Con queste parole e con molli amplessi incantato, il marito, asciugan­ dole le lagrime coi suoi capelli, promise che avrebbe fatto tutto, e subito dileguò, prima della luce del giorno nascente. La coppia delle due sorelle che avevano tramato l'intrigo, sen­ za neppure far visita ai genitori, si dirige veloce su di una nave verso quella rupe, e senza aspettare il vento che le trasportasse, con insolente temerità si spingono su per l 'altura. Ma Zéfiro, non dimentico dell'ordine reale, per quanto malvolentieri, le accolse

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nel grembo di uno spirante venticello e le depose a terra. E quelle, insieme, si precipitano nella casa, e abbracciata la loro preda, coprono ipocritamente con lieto volto il tesoro della loro frode covata nel fondo e si mettono in tal modo ad adularla: " Psiche, tu non sei più una bambina, sei già madre. In questa tua borset­ ta porti un tesoro, e puoi immaginare quanto grande anche per noi . Con quanta gioia rallegrerai la nostra casa ! O noi beate che ci divertiremo a nutrire il bambino d 'oro. Ché se corrisponderà alla bellezza dei suoi genitori, come di certo deve, nascerà un vero Cupido". Così, fingendo tenerezza, conquistano a poco a poco l'animo della sorella. Ella le fa sedere per riposarsi della stanchezza del viaggio, le cura con le vaporose acque dei bagni, e le ricrea in un bellissimo triclinio, fra tante meraviglie, con cibi squisiti e succu­ lenti . Comanda che una cetra suoni : e suona; che le tibie si fac­ ciano sentire : ed esse echeggiano ; che canti un coro: si canta. Tutte queste cose, senza che sia visibile alcuno, addolciscono gli animi dei presenti con soavi melodie . Né tuttavia la malvagità del­ le scellerate femmine con la dolcezza soave del canto si acquetò, ma rivolgendo il discorso alla trappola predisposta del tradimento, si mettono a interrogarla alla larga chi sia suo marito, dove sia nato, da che gente provenga. Allora lei, troppo semplice, dimenti­ catasi del primo discorso, inventò un'altra menzogna, e disse che suo marito, nativo della vicina provincia , era un negoziante ric­ chissimo , ormai di età avanzata e cosparso di qualche capello ca­ nuto. E senza più indugiare in questo discorso, caricatele nova­ mente di splendidi doni, le consegnò all'aerea vettura. Ma mentre tornavano a casa, sollevate dal tranquillo soffio di Zéfiro, si vanno parlando così : " Che ne dici , sorella, della mo­ struosa menzogna di quella sciocca? Allora era un adolescente che portava una barba appena fiorita di lanuggine, ora di mezza età, lucido di calvizie. Chi sarà mai quest'uomo che in cosl breve tem­ po si è mutato di botto in vecchio ? E non ti sembra che si debba dedurre, sorella mia, che questa pessima donna o ha inventata una bugia o non conosce l 'aspetto di suo marito? Comunque sia la verità, bisogna cacciarla via quanto prima da quelle ricchezze . Se poi ignora l'aspetto di suo marito, h a senz'altro sposato u n dio, e un dio porta con quella gravidanza . Certo che se costei sarà

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chiamata ad essere madre d'un fanciullo divino, io vado subito a impiccarmi a una buona corda. Intanto torniamo dai nostri geni­ tori, e cominciamo da ora con questo discorso, a intessere gl'in­ ganni più diversi". Così irritate, rivolte secche parole ai genitori, passarono una notte agitata dall 'insonnia più torbida . Alla mattina corrono di­ filate alla rupe, e di qui, col solito aiuto del vento volano celer­ mente. Con lagrime strizzate a furia di sfregarsi le palpebre, chia­ mano la fanciulla con queste astute parole : " Tu devi essere mol­ to felice e beata dell'ignoranza di un grandissimo male, e non ti dai pensiero del pericolo che ti sovrasta; ma noi, invece, che ve­ gliamo sulle tue cose con sempre vigile zelo, siamo tristemente impressionate per la tua rovina . Abbiamo saputo in modo sicuro, e pur partecipando al tuo dolore e alla tua sventura non riuscia­ mo a nasconderlo, che un immane serpente, che striscia annodato in molte spire, e gli sanguina il collo di un mortale veleno, e tie­ ne spalancata una gola enorme, si corica con te celatamente ogni notte. Devi ora ricordarti del responso di Pitho, che ti predisse di essere destinata alle nozze di una truce belva. E molti coloni che vanno a caccia nei dintorni, e molti paesani lo hanno veduto tornare dal pasto sul far della sera , e nuotare nei guadi del fiume VICinO. " Sono tutti convinti che non ti starà a tirar su ancora per molto tempo a furia di bocconcini squisiti, ma che non appena il tuo utero avrà portato a termine la tua gravidanza, divorerà te dotata di un frutto più delicato. Ora sta a te decidere : se vuoi dar retta alle sorelle angustiate per la tua vita preziosa, ed evitare la morte vivendo con noi sicura da ogni pericolo, o essere seppel­ lita nelle viscere della spietatissima belva. Se poi ti diverte la so­ litudine di questa campagna parlante, e il coito fetido e pericoloso di una Venere clandestina e gli amplessi di un serpente avvelenato, noialtre buone sorelle, abbiamo fatto almeno il nostro dovere " . Allora la misera Psiche, come che era semplice e ingenua, è presa dallo spavento a queste parole tanto dolorose; e uscita di mente, si scordò di ogni ammonimento del marito e delle sue promesse, e si buttò da se stessa a capofitto nella rovina ; tutta tremante e pallida come se non avesse più una goccia di sangue, incespican­ do nelle parole, mormorò con un filo di voce :

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"Fate bene, care sorelle, a compiere quest'atto doveroso· di pietà, e veramente non mi sembra che abbiano inventata una menzogna coloro che tali cose vi confermano. Difatti io non ho mai veduto com'è fatto mio marito, anzi non ho mai saputo ad­ dirittura chi sia. lo tollero un marito che sento parlare soltanto la notte, uno che non so chi sia, che sfugge la luce, e sono d'accordo con voi che lo dite a ragione una belva . Egli mi incute il terrore del suo aspetto e mi minaccia grandi sciagure se ho la curiosità di guardarlo in faccia . Ora , se voi potete recare un aiuto efficace alla sorella in pericolo, aiutatela subito perché sarà inutile questo pri­ mo benefizio qualora si trascurasse il resto " . Allora quelle scelle­ rate, ghermito l'animo nudo attraverso le porte ormai aperte, but­ tata via la maschera della nascosta macchinazione, sguainano le spade della frode e danno addosso ai pavidi pensieri della fan­ ciulla. Alla fine l 'altra così dice : " Poiché il vincolo comune ci spin­ ge a far in modo che per la tua salvezza tu non abbia davanti a te il benché minimo pericolo, ti mostreremo, dopo avervi riflettu­ to a lungo, una via, che è la sola che ti possa portare a salvamento . Nasconderai segretamente un rasoio acutissimo, che prima ren­ derai più affilato strofinandolo sulla palma della mano, dalla par­ te del letto in cui sei solita coricarti, e una buona lucerna, piena d'olio, scintillante di chiara luce, porrai in un ripostiglio ben chiu­ so. Dissimula accortamente questi preparativi, e quando lui , ol­ trepassato l'ingresso per entrare nella tua stanza, sarà salito sul letto, aspetta che sia corica to, e avviluppato dal primo grave son­ no . Ti sarà manifesto dal suo russare che è profondamente assopi­ to. Tu allora scivola dal letto, a piedi nudi, e metti avanti i passi lentamente e cautamente, fermandoti a tratti, libera la lucerna dalle cieche tenebre del suo ripostiglio, e stando attenta a vederci bene, va avanti con la mano levata, e con quell'arma a doppio taglio, risolutamente, taglia netto il nodo fra la cervice e il capo al maligno serpente. Non ti mancherà il nostro aiuto . Dopo che avrai compiuta la tua salvezza con la morte di quello, ti daremo una mano a portar via tutte queste cose , e ti uniremo, te umana. " a un uomo . Infiammato il cuore della sorella, già ardente, con queste paro­ le infocate, la lasciarono subito, temendo assai anche per se stesse

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le conseguenze di una così cattiva azione . Spinte al di sopra della rupe dal soffio del solito vento, di là si danno a fuga precipitosa, e salite subito sulla nave filano via . Ma Psiche, lasciata sola, non è più sola, ma agitata da minacciose Furie che la squassano a so­ miglianza del lamentoso flusso del mare. E per quanto avesse già presa quella deliberazione, e fosse già pronta a compierla, è ancora incerta sul da farsi, esita, ed è sbattuta fra i diversi sentimenti della sua sventu ra. Si affretta, vuoi rimandare; è pronta, esita tentenna, si adira, e infine, nella stessa persona odia la belva e ama il marito. Era già scesa la notte, il marito era sopraggiunto, e dopo aver combattuto le battaglie di Venere era piombato in un sonno profondo . Allora Psiche, debole naturalmente di corpo e di spirito, facen­ do forza al suo destino crudele, si decide, toglie la lucerna, affer­ ra il rasoio, diventa virilmente audace. Ma non appena, all'appari­ re del lume, si rischiararono i segreti del talamo, scorge la più mite di tutte le fiere, la belva più dolce, Cupido in persona, il bel­ lissimo dio che dormiva soave, al cui apparire anche il lume della lucerna rallegrato diede -una fiammata, e i l rasoio dalla lama affi­ lata splendette . Allora Psiche, naturalmente atterrita da una vi­ sione così bella, non si potè padroneggiare; tremante, smarrita e pallida come morta, cadde in ginocchio mentre tentava di na­ scondere il ferro che avrebbe voluto ficcarsi nel cuore, e lo avreb­ be fatto se il ferro, come spaventato di un delitto così grande, non le fosse scivolato dalle temerarie mani e non fosse caduto in terra. Stanca, perduta, si sente rinascere a guardare assorta la bel­ lezza di quel volto divino. Vede la leggiadra chioma della testa d'oro, madida di ambrosia, il collo di latte e le guance purpuree graziosamente incorniciate dalle ciocche dei capelli sciolti, sparsi sul petto e sulle spalle, � sfolgoranti al punto che perfino il lume della lucerna vacillava. Per le spalle dell'alato dio ali rugiadose biancheggiano di sfavillante splendore e per quanto le ali fossero ferme, alle estremità tremolano e palpitano piumoline di continuo scherzose. Il resto del corpo era liscio e bello, che Venere non po­ teva pentirsi di averlo partorito. Ai piedi del letto era posato l'ar­ co, la faretra e le saette, benigne armi del grande dio. Psiche , con l'animo preso da curiosità insaziabile, le contem­ pla e le tocca , ammira le armi di suo marito, toglie fuori della fa·

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retra una saetta e mentre con la punta del pollice ne tenta la punta aguzza, ecco si punge abbastanza profondamente per un movimento un po' brusco della mano tremante, tanto che piccole gocce di roseo sangue le irrorano la pelle. Così Psiche , senza vo­ lerlo, incappò nell'amore di Amore. Allora, vieppiù infiammata del desiderio di Cupido, china su di lui, con le labbra schiuse per baciarlo, gli lancia ripetutamente baci forti e ardenti, e teme di svegliarlo. M a mentre eccitata da tanto piacere il suo animo pia­ gato delira, quella lucerna , o per infame perfidia, o per malvagia invidia, o perché anch'essa bruciava di toccare e quasi di baciare un tal corpo, schizzò fuori dal lucignolo una stilla d 'olio ardente sopra l'omero destro del dio. O audace e temeraria lucerna, vile serva di amore, tu bruci lo stesso dio di tanto fuoco, tu che certo devi essere stata inventata da qualche amante che voleva posse­ dere anche la notte le cose che per tanto tempo ha bramate. Così, bruciato, balzò su il dio, e scoperto il risultato della fede tradita, volò via tacito in un baleno, dalle mani e dai baci dell'infelicissi­ ma consorte. Ma Psiche, subito, afferratasi con ambe le mani alla sua gamba destra, appendice miseranda di una suprema ascensione, lo seguì per l'ultima volta penzoloni per piaghe nuvolose, fino a che, stan­ ca, scivolò a terra . Ma l'innamorato dio non l 'abbandonò caduta a terra , e volando a un cipresso vicino, dall'alta cima di esso così parlò a lei , i n tono grave e commosso: " Eppure io, ingenuissima Psiche, immemore dei comandi di mia madre Venere, che mi ave­ va ordinato di abbandonarti a un matrimonio infimo, in balia del­ le brame di un uomo miserabile e abbietto, io volai a te come amante. L'ho fatto con leggerezza, lo so, e proprio io, l'arciere che tutti conoscono, mi ferii col mio stesso dardo e ti feci mia sposa, perché poi tu, s'intende, mi credessi una belva e col ferro tagliassi il mio capo che porta questi occhi innamorati di te . E sì che io ti ho consigliata ripetutamente e ti ho messa in guardia amorosamente . Ma quelle tue egregie consigliere di una decisione così rovinosa, mi daranno subito una soddisfazione. Quanto a te, ti punirò soltanto con la mia fuga " . A queste parole levò le ali in alto e volò via . Psiche intanto, prostrata al suolo, guardando il volo del mari­ to quanto lontano lo poté seguire, si affliggeva con profondi la-

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menti . Ma non appena il remeggio dell'ali ebbe portato via il ma­ rito e la lontananza dello spazio lo ebbe reso invisibile, ella si slan­ ciò per lo scosceso margine del vicino fiume. Ma il mite fiume, certo in onore del dio , capace di incendiare perfino le acque, e temendo per sé, la depose subito con u n'onda innocua sopra la riva fresca d'erbe . Proprio allora Pan, dio rustico, sedeva per caso presso il ciglio del fiume, tenendo fra le braccia Eco, dea monta­ nina, e le insegnava a modulare i suoni più svariati; presso la sponda saltellavano le caprette brucando lascive qua e là la chio­ ma verde del fiume. Il dio caprino, che non era all 'oscuro, chissà come, della sua sventura, chiamò a sé la sfinita e piagata Psiche e così la conforta con miti parole : " Graziosa fanciulla, io sono, è vero, un rozzo pecoraio , ma per la mia lunga vecchiaia ho il vantaggio di una lunga esperienza. Se non mi sbaglio, per quella divinazione che conoscono gli uomini saggi, da questo tuo cammi­ nare incerto e di tratto in tratto vacillante, dal pallore del tuo viso e dai tuoi continui sospiri, e infine da questi tuoi occhi la­ grimosi, tu sei travagliata da un grandissimo amore. Ma dammi retta, e non cercare di finirti precipitandoti giù o procurandoti in altro modo la morte. Lascia i lamenti e i pianti , e piuttosto onora con le preghiere Cupido che è il più grande degli dèi e cerca di propiziartelo blandendolo di ossequi poiché egli è un delicato e lussurioso adolescente". Così parlò il dio pastore. Psiche non gli rispose motto, ma fatto cenno di adorare il soccorrevole nume, proseguì il suo cam­ mino. Aveva errato faticosamente per un buon tratto di strada , e per un sentiero sconosciuto , mentre declinava il giorno, arrivò a una città nella quale aveva governo il marito di una sua sorella. Saputo ciò, Psiche vuole che sia annunziata la sua presenza alla sorella. È introdotta subito, e compiuti gli scambievoli abbracci di saluto, a lei che le domandava la causa della sua visita rispose : " Ti ricordi del consiglio che mi avete dato dopo avermi persuasa che sotto il mentito nome di marito si coricava con me una belva, e prima che divorasse me misera in un boccone io dovessi ucci­ derla con un rasoio a doppio taglio? Ma appena, come ci erava­ mo messe d'accordo, mirai il suo volto con la complice lucerna, ecco scorgo un meraviglioso e addirittura divino spet tacolo : il fi­ glio di Venere, Cupido in persona, assopito in un soave sonno. E

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mentre mossa dallo spettacolo di una bellezza così grande, freme­ vo di immensa voluttà, ma tormentata per non paterne ·godere, certo per un malauguratissimo caso la scoppiettante lucerna schiz­ zò olio sulla sua spalla . Scosso subito dal sonno pel dolore, appe­ na mi vide armata di ferro e di fuoco : 'Tu ' , mi gridò, 'per questa tua feroce scelleratezza, vat tene subito via dal mio letto, e portati via le tue cose: io sposerò tua sorella, e qui fece il tuo nome, in legittime nozze' . Poi ordinò subito a Zéfiro che mi portasse oltre i confini della sua casa " . Psiche non aveva ancor finito il discorso che la sorella, spinta dagli stimoli d'una insana libidine e di una maligna invidia, in­ gannando il marito, con un'acconcia menzogna come se avesse avuto notizie della certa morte dei genitori, salì subito su una nave, e navigò difilata a quella rupe. Spirava un forte vento, ma ella, avida di una cieca speranza, diceva tuttavia: " Eccomi, Cupi­ do, ecco la tua degna sposa ; e tu Zéfiro prendi la tua padrona " . E con un grandissimo salto si buttò a capofitto giù. Ma nemmeno morta poté pervenire a quel luogo : perché balzando il suo cor­ po qua e là, per le sporgenze delle rocce, come meritava offrì delle sue viscere lacerate un facile pasto agli uccelli che vi si buttaro­ no sopra e alle belve : e così morì . Né tardò la seconda vendetta con la meritata pena . Infatti Psiche, ripreso il suo cammino erra­ bondo, pervenne ad un'altra città dove l'altra sorella dimorava , nella stessa condizione della prima . Allo stesso modo trasse in inganno anche quella, fraternamente, ed ella, emula della sorella in quelle sciagurate nozze , accorse verso la rupe e dovette cadere in una morte uguale. Frattanto Psiche, intenta a cercare Cupido, errava di paese in paese. Quello, dolorante per la ferita dalla lucerna, giaceva la­ mentandosi nello stesso talamo della madre. Allora il gabbiano, il bianchissimo uccello che sfiora con le ali i flutti marini, s'im­ merse prestamente nel grembo profondo dell'Oceano. Qui, ap­ punto, facendosi vicino a Venere che si lavava nuotando, le rivelò che il figliol suo, scottato, lamentandosi per il dolore acuto d'una feri ta, giaceva in pericolo di salu te, e già per le bocche di tutti i popoli si sparlava della famiglia di Venere con dicerie e calunnie d'ogni colore, perché " quello con una meretrice in montagna, tu pei flutti marini vi siete ritirati , e perciò non esiste più voluttà,

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non grazia, non leggiadria, ma tutto è incolto e rozzo e orrido; non vi sono più nozze legittime, non più amicizie solide, non amore dei figli, ma enorme ripugnanza e fastidio, e sterili rela­ zioni " . Queste cose quel chiacchierone e curioso uccello sussur­ rava alle orecchie di Venere, screditando la stima del figlio. Ma Venere, incolleri ta, dà in questa esclama.zione: " Dunque quella buona pasta di mio figlio si tiene un'amica? Svelami, su, tu che solo mi servi con amore, svelami il nome di colei che sedusse un fanciullo innocente, o che si trovi nella schiera delle Ninfe, o nel numero delle Ore, o nel coro delle Muse, o nel numero delle mie Grazie " . Ma quell'uccello linguacciuto non si tacque, anzi con­ tinuò: " Non so, signora ; ma credo che sia innamorato perduta­ mente di una fanciulla che, se ben mi ricordo, si chiama Psiche " . Allora Venere montata su tutte le furie, esclamò: "Ah sì , egli ama dunque Psiche, una rivale della mia bellezza, un'emula del mio nome : certo quel mio ragazzo mi deve aver preso per una mezzana, perché quella fanciulla l'ha conosciuta perché gliel'ho mostrata io " . Strillando così, emerge prontamente dal mare e si dirige su­ bito al suo talamo dove trova , come aveva sentito, il figlio mala­ to, e gridando con quanto fiato aveva, prima di aver varcata la porta, diceva: "Che bel rispetto per i tuoi natali, e per la tua bel­ lezza! Prima di tutto hai calpestato gli ordini di tua madre, anzi della tua padrona, che ti aveva comandato di castigare la nemica mia buttandola in un amore volgare, e per giunta ancora, ragazzo , ti sei unito coi tuoi lascivi e immaturi amplessi a una mia nemica che devo sorbirmi come nuora. Ma tu devi esserti messo in capo, ridicolo corruttore e maleduca to, di essere tu solo atto a generare e che io per la mia età non sia più buona a concepire. Ti faccio invece sapere che io partorirò un altro figlio molto migliore di te, e anzi, perché tu senta una maggiore umiliazione, adotterò uno dei miei schiavi e a lui darò coteste tue ali , e la fiaccola e l'arco e 1e saette perfino, insomma tutti i miei arnesi che io ti avevo dato non per farne questo bell'uso. I beni di tuo padre non ti sono stati dati davvero per combinare di queste cose. "Già ti sei portato male fin dalla prima puerizia, sei manesco, e hai colpito senza riguardo tante volte i tuoi maggiori, e la stessa madre tua, me stessa, dico, e ogni giorno ti sei palesato un parri-

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cida ; e mi hai colpito tante volte, e come se fossi una vedovella mi hai messo in ridicolo dappertutto, e non hai il più piccolo ti­ more per quel fortissimo e grandissimo guerriero del tuo padrigno . Non è vero forse? Tu sei solito, per farmi dispetto, cercargli del­ le fanciulle per andarci a letto. Ma ti farò pentire io di questi scherzi, e queste nozze te le farò diventare acide e amare. E ora che devo fare io, così schernita ? Dove vado? Come reprimerò que­ sta tarantola ? Posso andare a chiedere aiuto alla mia nemica Tem­ peranza che qualche volta ho offeso per la lussuria di costu i ? Mi vengono i brividi al pensiero di un colloquio con quella rozza e misera femmina . Ma ad essa mi devo rivolgere, non posso fare altro, perché castighi questo buffone, che gli spacchi la faretra, lo disarmi delle frecce, gli sciolga l'arco, gli spenga la fiaccola, e costringa il suo corpo ai più severi rimedi . Allora mi parrà di es­ sere vendicata di ogni ingiuria quando le sue chiome, che con tante carezze di queste mani ho fatto splendenti come l 'oro, sa­ ranno rasate, e le piume, che profumai di nettare tenendole su questo grembo , saranno tagliate " . Parlò così e s i precipitò fuori furibonda , e con una bile da Venere . Ma Cerere e Giu none le corsero dietro, e vedendola così le domandarono perché fosse tanto adirata, e perché guastasse la venustà dei suoi fulgidi occhi con quel cipiglio truce. Ma quella rispose : "Capitate proprio a proposito a mettere al colmo del­ l'esasperazione questo mio petto infiammato. Ma vi prego di cer­ carmi con tutte le vostre forze quella fuggitiva e alata Psiche . Certo non sono un mis tero per voi la famosa favola della mia casa e le imprese di mio figlio che non merita questo nome " . Allora quelle, non ignare delle cose accadute, presero a blandire così la furia di Venere : " Ma che cosa ha commesso di grave tuo figlio, signora ? Perché ti ostini a contrariare i suoi amori e vuoi perdere quella che lui ama ? Che delitto è il suo, se ha dato i favori del suo amore a una leggiadra fanciulla ? Sembra che tu non sappia che è un maschio, e giovane; o forse non ti rendi conto della sua età? O perché porta tanto graziosamente i suoi anni ti sembra sempre fanciullo ? Ma tu, madre e donna assennata, vorresti sem­ pre mettere il naso nei passatempi di tuo figlio e incolparlo di lussuria , e criticarne gli amori, e riprovare le tue arti e le tue gioie nel tuo bellissimo figliuolo? Qual dio o qual uomo potrà

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d'ora in poi sopportare che tu spanda dappertutto fra i popoli gli amori, se tu impedisci gli amori in casa tua, e chiudi la fab­ brica pubblica dei vizi delle donne? " . Così quelle, per paura delle saette, cercavano di fare una difesa che non dispiacesse a Cupido, per quanto fosse assente. Ma Venere , indignata perché trattavano scherzosamente le ingiurie fatte a lei, passò davanti a loro altezzo­ samente e con passo concitato prese la via del mare. Psiche frattanto andava errando di qua e di là, giorno e notte, in cerca del marito, e tanto più inquieta quanto più desiderosa se non di placare l'irato con carezze di moglie, di propiziarselo almeno con preghiere di schiava . Scorse un tempio sulla cima d'un monte scosceso, e " Chissà ", disse, " che non si trovi là, il mio signore ? " . Si diresse subito verso quel luogo affrettando il passo che, sebbene stanco per le continue fatiche, la speranza in­ citava e il desiderio. Aveva già varcato rapidamente i più alti gio­ ghi e si avvicinò ai sacri silenzii . Qui vide mannelli di spighe di frumento, e altre intrecciate in corone, e spighe d'orzo. Vi erano anche falci e ogni sorta di strumenti della mietitura, ma tutti spar­ si qua e là alla rinfusa e, come accade nel calore del giorno, get­ tati da mani stanche. Psiche si mise diligentemente a metterle in ordine, tutte bene a posto, pensando che non doveva trascurare i templi e i riti di qualsiasi dio, ma ottenere la benigna miseri­ cordia di tutti. L'alma Cerere la vide che si prendeva cura di queste cose con premura e con diligenza, e subito accorrendo esclamò: " Ahimè, misera Psiche! Venere adirata va in traccia di te ansiosamente per tutto il mondo, e ti vuole addirittura morta reclamando ven­ detta con tutte le forze della sua divinità. Ma come tu ora, come ti stai ad occupare delle mie cose e pensi ad altro che alla tua salvezza ? " . Allora Psiche, cadendole ai piedi e bagnando con lagri­ me dirotte le orme della dea, spazzava coi suoi capelli la terra, e profferendo mohe e svariate preghiere, la scongiu rava : " Per questa tua fruttifera mano, io ti supplico, per le liete cerimonie delle messi, per i taciti misteri delle ceste, per gli alati carri dei tuoi dragoni schiavi, per i solchi della terra sicula, per i tuoi in­ domabili cavalli e la terra tenace, per le vie profonde delle nozze illuni di Proserpina, per il ritorno della figlia e il suo rinvenimento luminoso, per tutte le cose che nel silenzio nasconde il sacrario di

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Eleusi attica, porgi aiuto alla povera anima di Psiche che ti sta supplicando. Fa' che io mi nasconda per pochi giorni fra -cumuli di spighe fino a che l 'ira terribile di una dea così grande si miti­ ghi col tempo, o almeno le mie forze stanche di tanta fatica si ri­ storino con un intervallo di quiete " . Cerere rispose: "Sono commossa dalle tue preghiere lagrimose, e ti porterei volentieri aiuto, ma non voglio incorrere nello sfa­ vore della mia parente con la quale sono amica da tanto tempo, e che del resto è una buona donna . Allontanati subito da questo tempio, e credi che è meglio per te non essere trattenuta e protetta da me " . Psiche, respinta contro ogni sua speranza, doppiamente triste, mentre tornava indietro, nel bosco ceduo di una valle sot­ tostante, scorge un tempio costruito con arte ingegnosa , e non volendo trascurare la benché dubbia via d'una migliore speranza, ma ottenere la clemenza di un dio qualsiasi, si avvicina alle sacre porte. Vede doni preziosi e vesti con iscrizioni d'oro appese ai rami degli alberi e alle porte, attestanti una grazia ricevuta, e il nome della dea cui erano dedicate. Allora piegò le ginocchia, e circondando con le mani l 'ara ancor tiepida, cosl prega dopo esser­ si deterse le lagrime: " Sorella e consorte del potente Giove, sia che tu abiti nei ve­ tusti santuari di Samo che porta l 'onore della tua nascita, dei tuoi vagiti e del tuo allevamento, sia nella eccelsa Cartagine che venera te vergine corrente pel cielo su un carro tirato da leoni, rendendo adorne le beate sedi; sia che proteggi le famose mura degli Argivi, presso le sponde dell'I naco, che ti ricorda quando andasti sposa al Tonante, tu che tutto l 'Oriente venera come por­ tatrice del giogo maritale, che tutto l 'Occidente chiama Lucina, sii nelle mie sventure Giunone salvatrice, e me sfinita da tanti tra­ vagli e sofferenze, libera dal terrore dell'imminente pericolo. Per­ ché so che tu sei solita venire in aiuto spontaneamente ai pericoli delle donne incinte " . Giunone con l'augusta solennità del suo no­ me, si presenta subito a lei che la supplicava in questo modo e le dice: " Come vorrei, ti assicuro, porgere il mio cenno alle tue preghiere! Ma la mia dignità non mi permette di proteggere qual­ cuno contro il volere di Venere, mia nuora, che amai sempre come una figlia. Me lo proibisce anche l a legge che vieta di accogliere gli schiavi fuggitivi, contro il volere dei padroni " .

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Psiche, atterrita da quest'altro rovescio della fortuna, sentendo di non poter più raggiungere l 'alato marito, depose ogni speran­ za di salvezza e così interrogò i suoi pensieri : " Ormai che cosa mi resta più da tentare per i miei affanni, che cosa posso chiedere più in aiuto, se neppure poterono giovarmi i suffragi delle dee che pure erano vogliose di darmi aiuto ? Dove potrò, stretta in tanti lacci, muovere i miei passi, e sotto quali tetti, in quali tene­ bre nascosta potrò sfuggire agli occhi fatali della potente Venere? Perché non prendi una risoluzione coraggiosa e non rinunzi a ogni barlume di speranza, e non ti rechi spontaneamente alla tua si­ gnora per cercare di mitigare, con un ossequio sia pure tardivo, gli impeti crudeli della sua ira ? E chi sa che tu non trovi in casa della madre quello che vai cercando ansiosamente da tanto tem­ po ? " . Così, preparata a una sottomissione di dubbio risultato, an­ zi a certa morte, andava rimuginando le prime parole di una pre­ ghiera supplichevole. Ma Venere , rinunziando alle alternative delle ricerche sulla terra si era rivolta al cielo. Comanda che le sia apprestato il carro che Vulcano artefice aveva costruito diligentemente con finissima arte e che le aveva offerto prima di sposarla come primo dono nuziale : magnifico per minuto lavoro di lima da sfigurarne lo stesso oro. Tra le molte che stanno intorno alla camera della pa­ drona, si fanno avanti quattro candide colombe, e con graziosa andatura, piegando il collo variopinto, vanno sotto il giogo di gemme. Volano gioiose portando su la padrona. Seguono il carro della dea stormi di passeri che fan mille giri intorno tra u n gran cinguettio e annunziano ii passaggio della dea con soavi modula­ zioni e richiami. Vaniscono le nubi e il cielo si apre alla sua figlia, e il sommo etere si rallegra di accogliere la dea, né l 'incontro delle aquile e degli sparvieri rapaci intimorisce la corte di Venere sovrana. Subito si dirige alle rocche regali di Giove e dice con modi spicci di aver bisogno dell'opera di Mercurio, il dio sonoro. Il ceruleo sopracciglio di Giove non nega. Allora, accompagnata da Mercurio, Venere scende esultante dal cielo e gli dice subito que­ ste parole : " Fratello mio d'Arcadia, tu sai che la tua sorella Ve­ nere non ha mai fatto nulla senza la presenza di Mercurio, e sei informato che da qualche tempo non mi riesce di rintracciare una

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ancella che si va nascondendo . Non rimane altro che tu annunzi con un pubblico bando che io do un premio a chi la trova. Sbri­ gati dunque a eseguire il mio ordine e indica chiaramente i con­ notati da cui qualcuno la possa riconoscere perché, chiunque sia incappato nel delitto di una occultazione illecita, non si possa di­ fendere dicendo che non lo sapeva "; e cosl dicendo gli porge un libretto dove era scritto il nome di Psiche e tutto il resto. Fatto questo, se ne torna a casa. Mercurio u bbidì senza por tempo in mezzo . Si mise a correre dappertutto tra la gente, ed eseguì il bando che gli era stato ordi­ nato : " Se qu alcuno riesce a prendere mentre fugge, oppure indi­ care dove è nascosta una figlia di re vagabonda, ancella di Venere, che ha nome Psiche, si abbocchi con Mercurio banditore dietro le mete Murcie, e riceverà, come premio della denuncia, da Venere in persona sette soavi baci, e uno molto più dolce con una gustosa intromissione della lingua". A questo proclama di Mercurio, la brama di un premio così grande aveva messo a gara lo zelo di tutti i mortali. Proprio questo finì di vincere ogni esitazione di Psiche. Mentre si avvicinava alle porte della padrona , le corse in­ contro una delle servitù di Venere, di nome Consuetudine, e su­ bito, con quanta voce aveva in corpo si mise a gridare: "Final­ mente, cattiva serva, hai imparato che hai una padrona ? O fra le svergognatezze che ti distinguono fingi anche di non sapere quan­ te fatiche abbiamo sostenuto per cercarti ? Ma va bene, perché ora mi sei caduta nelle mani e ormai sei rimasta afferrata fra le tena­ glie dell'Orco, e ti sarà data immediatamente la pena di un'assen­ za così lunga". E senza riguardo, messale la mano nei capelli, la trascinava, mentre ella non accennava a fare la minima resistenza. Appena Venere se la vide trascinare alla sua presenza, scoppiò in una so­ notissima sghignazzata, come suoi fare la gente adirata, e scoten­ do il capo e grattandosi l'orecchia destra, esclamò: "Finalmente ti sei degnata di venire a salutare tua suocera. O sei venuta piut­ tosto a rivedere tuo marito che si trova in pericolo per la tua ferita ? Ma sta' sicura che io ti riceverò come si conviene ad una buona nuora " . E: " Dove sono " , dice, " le mie ancelle Sollecitudine e Tristezza ? " . Le chiamò e ad esse l'affidò perché la .torturassero. Quelle eseguirono l 'ordine della padrona, e dopo aver piagata la

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misera Psiche con l a flagellazione e torturata con ogni tormento , la riportarono ai cospetto della padrona . Allora Venere, scoppian· do di nuovo in una risata : " Ecco " , disse, " che ora mi vorrà im­ pietosire facendomi considerare il suo ventre gravido per cui sarò nonna felice di una illustre progenie. Felice me, che infatti nel fiore degli anni sarò chiamata nonna e il figlio d'una serva sarà chiamato nipote di Venere . Ma come sono sciocca io, a mettere in mezzo senza ragione mio figlio. Queste nozze, fra persone di di­ versa condizione, e per di più fatte in campagna senza testimoni e senza il consenso paterno, non possono dirsi legittime, e per questo nascerà da te un bastardo, seppure ti permetterò di portare a termine il parto " . Detto ciò si scaglia contro di lei e le straccia i n più parti la veste e strappandole i capelli e squassandole la testa, la batte aspramente. Poi, preso del frumento, dell 'orzo, del miglio, papa­ veri e ceci e lenticchie e fave, li mescola insieme e li confonde in un sol mucchio e poi così le dice : "Tu mi sembri una serva tanto brutta che in nessun modo potrai meritare che qualcuno ti tenga se non per la diligenza del servizio. Perciò proverò io la tua capacità. Separa in tanti mucchi tutti questi semi, disponili per ordine e separa questi grani uno per uno. Prima di sera l 'opera dev 'essere termina t a " . Assegna tole tutto quel mucchio di semi si recò a una cena nuziale. Ma Psiche non istende neppure la mano a quella mole confusa e inestricabile, e resta attonita in silenzio, sbigottita dalla enormità della commissione . Allora la formica , la piccola abitatrice dei campi, ella che sapeva quanto era grande e difficile quella fatica, ebbe pietà della compagna del gran dio, e in odio alla crudeltà della suocera si mise a correre premurosamen­ te qua e là convocando e radunando la famiglia tutta delle formi­ che del vicinato : " O alunne celeri della terra madre di tutto, ab­ biate pietà della consorte di Amore, di una leggiadra fanciulla , e porta te soccorso les te e veloci a lei che si trova in pericolo " . Si precipitano le une sopra le altre, onde di fitte moltitudini, e con grandissimo zelo, a una a una, grano per grano spartiscono tutto il cumulo e, divisi e distribuiti i vari generi , scompaiono celer­ mente alla vista . Sul far della notte Venere ritorna dal convito nuziale madida di vino e odorante di balsami, col corpo cinto di splendide rose .

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E vista la diligenza meravigliosa del lavoro : " Non è tuo " , disse, "o tristissima, non è tuo questo lavoro ma di colui al quale per tua disgrazia, anzi per sua , sei piaciuta " e gettatole un tozzo di pan nero va a dormire. Frattanto Cupido, solo, era rigorosamente confinato in una camera nell'interno della casa sia perché non ag­ gravasse la ferita con eccessi lussuriosi, sia perché non s'imbattes­ se nella sua amata . Così dunque, divisi e separati sotto lo stesso tetto, gli amanti trascorsero la terza notte. Ma appena l'Aurora sopravvenne sui suoi cavalli , Venere chiamata Psiche le disse que­ ste cose : " Vedi quel bosco che si stende lungo il fiume che scorre là di fronte, le cui sponde e i cui profondi gorghi sovrastano il fonte vicino? Là vagano incustodite pascolando pecore bellissime che hanno lana d 'oro fiammante. Ti ordino di portarmi subito un fiocco di quella lana preziosa, strappandolo ad ogni costo " . Psiche si mise in cammino di buona voglia , non per obbedire ed eseguire quelle cose, ma per mettere alla fine una tregua ai suoi mali precipitandosi per i dirupi del fiume. Ma una verde can­ na del fiume, percorsa da soave musica, ispirata divinamente dal lieve sussurro di una dolce auretta, così cominciò a vaticinare : " Psiche, che sei stata provata così duramente e da tante sciagure, non profanare le mie acque sacre con la tua pietosa morte. Non è questa l 'ora di avvicinarsi alle pecore, che sono spaventose bel­ ve, perché di solito s'inferociscono di truce rabbia accaldate dal­ l'ardore del sole, e con aguzze corna e fronti dure come sassi ta­ lora si avventano sui mortali con morsi avvelenati e li rovinano; ma dopo che il sole di mezzodì avrà spento il caldo, e il soffio del fiume avrà ammansito con la sua frescura le pecore, potrai na­ sconderti bene sotto questo altissimo platano che beve con me l'acqua. Appena sedata la furia delle pecore che si saranno messe tranquille, scuoti il fogliame del vicino bosco e raccogli la lana d'oro che rimane attaccata dappertutto, lungo il torto tronco delle piante " . Così l 'umana e semplicetta canna additava alla dolentissima Psiche la sua salvezza. Né quella, con tal premura ammaestrata, esitò a seguire questo consiglio di cui non si doveva pentire, ma messa in pratica ogni cosa, le fu facile il furto, e riempitosi il grembo di morbida lana biondeggiante d'oro, la porta a Venere . Ma neppure il rischio di questa seconda fatica meritò lode presso

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la padrona ; l a quale, accigliata, sorridendo amaramente, così dis­ se : "Neanche di questo fatto mi sfugge il nascosto autore. Intanto ti metterò ancora scrupolosamente alla prova, se tu sei veramente dotata di un forte animo e di singolare prudenza. Vedi tu il ver­ tice di quel monte scosceso che sovrasta quell'altissima rupe da cui scorrono le fosche acque di una nera fonte, e che poi, racchiu­ se nel ricettacolo della valle vicina irrigano le paludi dello Stige e alimentano le roche correnti di Cocito ? Per l'appunto di là, dalla profonda scaturigine di quella fonte devi attingermi acqua fredda in questa piccola urna, e portarmela subito " . Così dicendo le porse un vasetto di cristallo lavorato, minacciandola ancora di mali più gravi . Ella, accelerando premurosa il passo, si diresse all'alta vetta del monte, perché qui avrebbe trovato di certo la fine della sua vita infelicissima . Ma appena arrivò nella prossimità del soprad­ detto monte, vide la mortale difficoltà della smisurata impresa . Difatti un'alta rupe d'immane grandezza scabra e inaccessibile, da mezzo le aperture delle rocce riversava l'orrida fontana che, sca­ turita da quei meandri precipitosa, scivolava per la china e si ingolfava per un passaggio sotterraneo in un angusto canale per poi scrosciare nella vicina valle. Qua e là per le cave rocce striscia­ no feroci draghi col collo teso, gli occhi fissi in una veglia inson­ ne e le pupille aperte perpetuamente alla luce. Ma le acque vo­ cali si difendevano da se stesse. Perché ripetutamente andavano gridando : " Vattene ! " e "Che fai ? " : " Bada " e " Che tenti? " : " Sta' accorta ! " e " Fuggi ! " e " Morrai ! " . Psiche trasmutata dalla stessa impossibilità, era divenuta di pietra, e quantunque presen­ te col corpo, coi sensi tuttavia era lontana e seppellita addirittura sotto la mole dell'inestricabile pericolo, priva anche della estre­ ma consolazione delle lagrime. Ma l'affanno di un'anima innocente non isfuggì agli occhi su­ blimi della buona provvidenza. Perché l 'aquila rapace, il regale uccello del sommo Giove, spiegate ambe le ali, si avvicinò al­ l'improvviso e, memore dell'antico onore, quando per scelta di Cupido aveva sollevato a Giove il Frigio coppiere, portando op­ portunamente aiuto e onorando il nume del dio durante il trava­ glio della moglie, abbandonò le vie eccelse di Giove e volando in­ nanzi alla fanciulla le disse : " T u , così ingenua e inesperta di que-

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ste cose, credi di poter arrivare a involare una sola goccia della santissima ma terribile fonte ? E non sai che queste sono le acque Stigie, tremende agli dèi e allo stesso Giove? Non . siete soliti giu­ rare solennemente, voi per i numi degli dèi e gli dèi per la po­ tenza dello Stige? Ma dammi questa anforetta! " . Gliela strappa di mano, l a ghermisce rapido e, librate le ali fragorose, remeggia ampio a destra e a sinistra, fra le mascelle irte di feroci denti e le vibranti lingue tricuspidi dei draghi raccoglie le acque che por­ gevansi volenterose, perché essa potesse tornarsene illesa; e ad­ ducendo che ne doveva cercare per comando di Venere e che era indispensabile provvedersene, poté avvicinarsi e averne in gran copia. Così Psiche, ricevuta con gioia l'urna piena , si affrettò a portarla a Venere . .Ma neppure questa volta poté soddisfare il desiderio della cru­ dele dea . Perché, minacciando maggiori e peggiori prove, le ri­ volse così la parola con un ghigno malvagio : " Veramente mi sembri oramai una grande e onnipotente maliarda se sei riuscita a eseguire i m1e1 ordini con tanta diligenza . Ma dovrai pensare ancora a un'altra cosa, bambina mia. Tieni questo vasetto - e glielo porse - e prendi subito la strada degl'Inferi proprio alla casa ferale dell'Orco. Allora consegnerai il vasetto a Proserpina , e : 'Venere ti prega', le dirai , 'che tu le mandi un poco della tua bellezza che le basti almeno per un giorno. Perché quella che ave­ va l'ha consumata usandola tutta a curare il figlio malato ' . Ma non tornare troppo tardi perché io, ornata appunto di quella, devo andare a un'assemblea degli dèi " . Psiche allora sentì davvero d'essere spinta all'estremo della sua sciagura e abbandonata ogni illusione si convinse che era mandata manifestamente a morte. Era costretta ad andare coi suoi piedi al Tartaro e agli dèi Mani . Senza esitare di più , si di­ resse a un'altissima torre per buttarsi di 'là a capofitto. Ma la torre proruppe in inaspettate parole e disse : " Perché cerchi di uc· ciderti gettandoti giù ? Perché ti vuoi dare vinta senza riflettere neppure a quest'ultimo pericoloso travaglio ? Perché, se lo spiri­ to sarà separato una volta dal tuo corpo, andrai lo stesso nel pro­ fondo Tartaro, ma di là non potrai tornare a nessun patto. Ascol­ tami. " Lacedemone , nobile città deli'Acaia , non è lontana da qui; de-

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vi cercare Tenaro, al confine di essa, e nascosto in luoghi fuori di mano. Qui è lo spiraglio di Dite e attraverso porte spalancate si mostra l'inaccessibile via , alla quale ti affiderai non appena oltre­ passata la soglia, e quindi per la via più breve ti dirigerai alla reg­ gia dell'Orco. Ma non devi andare per quelle tenebre a mani vuo­ te, ma devi portare, una per ogni mano, due focacce impastate con miele e vino, e anche nella bocca portare due oboli. Quando avrai già compiuto gran parte della mortifera via , incontrerai un asino zoppicante che porta un carico di legna, e un vetturale ugual­ mente carico, che ti pregherà di porgergli alcuni pezzi di legna del carico che cade; ma tu, senza rivolgergli neppure la parola, passa oltre. Giungerai allora al fiume dei morti a cui è preposto Ca­ ronte, che subito esigerà il prezzo del passaggio per trasportare all'altra riva i passeggeri in una barchetta tutta rattoppata. Anche tra i morti esiste l 'avarizia, e quel famoso Caronte, il padre del­ l 'inferno, un dio così grande, non fa nulla per nulla: ma chi muore povero deve procurarsi il denaro pel viaggio, e se per caso non disponga subito della moneta, nessuno lo lascerà morire. A questo squallido vecchio darai per la traversata una delle monete che por­ ti, ma in modo però che l� prenda egli stesso con la sua mano dalla tua bocca. Intanto, mentre traverserai il pigro fiume, un vec­ chio a fior d 'acqua, tendendoti la scarna mano, ti supplicherà di condurlo teco nella barca, ma tu non ti lasciare smuovere da una pietà che là non è lecita. " Passato il fiume, va' un poco avanti; certe vecchie tessitrici che tessono una tela ti pregheranno di dar loro una mano, ma a te non è lecito toccarle. Devi sapere che tutte queste cose e mol­ te altre ancora provengono dall'insidia di Venere p erché t u lasci cadere dalle mani una focaccia. E non credere che perdere una semplice focaccia sia danno da poco : sappi che perdutane una, questa luce ti sarà per sempre negata. Perché c'è un cane enorme, dotato di tre teste grandissime, immane e spaventevole, latrante con fauci tonanti, che atterrisce invano i morti cui non può fare più alcun male, che fa sempre la guardia davanti alla soglia e ai foschi atri di Proserpina, custode della vuota dimora di Dite. Ammansito questo con la facile offa di una focaccia, passerai ol­ tre ed entrerai sino a Proserpina che ti accoglierà lieta e benigna. Ella ti esorterà a sederti comodamente e li mangiare lautamente.

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Ma tu siedi per terra e mangia un po ' di pane comune che avrai ordinato ; poi, riferita la ragione della tua venuta, prendi quello che ti porgerà e al ritorno placa nuovamente la ferocia del cane con l'altra focaccia . Poi, data all 'avaro nocchiero l 'altra moneta, trapassato il fiume, ricalca le orme di prima e torna all'armonia delle stelle del cielo. Ma sovrattutto ti consiglio di stare attenta a questo: non ti azzardare ad aprire e neppure a guardare dentro il vasetto che porterai ; non aver curiosità di osservare il tesoro nascosto della divina bellezza " . I n tal modo l a provvida torre adempì a l suo officio di profetes­ sa. Senza indugio, Psiche si diresse al Tenaro, e presi secondo i riti le monete e le focacce, si calò per il meato. Oltrepassò il de­ bole asinaio in silenzio, diede la moneta al traghettatore, non cu­ rando il desiderio del morto a fior d'acqua, disprezzò le fraudo­ lenti preghiere delle tessitrici, e sopita l 'orrenda rabbia del cane col boccone di una focaccia, penetra nella casa di Proserpina . E neppure accettò il morbido sedile dell'ospite che gliel 'offriva, né il lauto cibo, ma sedutasi ai suoi piedi, e tutta umile contentan­ dosi di un tozzo di pan nero, riferl i'ambasciata di Venere e su­ bito prese il vasetto riempito segretamente e chiuso. Fatti tacere i latrati del cane con l 'inganno dell'altra focaccia , diede al noc­ chiero la moneta che le era rimasta e risall dall'Inferno molto più lesta di prima. Aveva ricuperat a la candida luce, cui fece atto di adorazione . Ma per quanto frettolosa di portare a termine il ser­ vizio, le vinse l'animo una temeraria curiosità e si disse: " Sciocca che sono! Io che porto la bellezza degli dèi non me ne prenderò neppure un pochi no per piacere al mio bellissimo aman te? . E detto così dischiuse il vasetto. No, dentro non v'era nulla di tutto questo, niente bellezza, ma un sonno infernale e veramente degno dello Stige, che, tolto il coperchio, la invade subito di una spessa nebbia di torpore che le si diffonde in tutte le membra e s 'impadronisce di lei e la fa cadere lunga sulla strada. Giaceva immobile e non era diverso dalla morte il suo sonno. Intanto Cupido, guarito della ferita che si era chiusa, non tollerando piì1 la lunga assenza della sua Psiche , scivolò fuori da un'altissima finestra della camera dove era stato chiuso, essendosi rinvigorite le ali col lungo riposo , e con velo­ cissimo volo accorre presso la sua Psiche. Le toglie d'intorno ac"

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curatamente i l sonno che nasconde di nuovo nel vasetto, sveglia Psiche con l a puntura innocua di una freccia e: " Ecco " , dice, " che per l a seconda volta tu, poverina, ti sei perduta per la stessa curiosità. Ma intanto eseguisci l'incarico che ti fu dato da mia ma­ dre; al resto penso io". Detto questo, l'amante si levò lieve sull'ali , e Psiche riporta a Venere il dono di Proserpina . Frattanto Cupido, che si consumava per troppo amore, con volto rattristato dallo spavento che gli metteva la repentina co­ stumatezza di sua madre, ritorna alle sue imprese, e con le celeri ali si leva alla sommità del cielo e supplica il grande Giove espo­ nendogli la sua causa. Allora Giove gli mette l a mano sulla guan­ cia, l'accosta alla sua, lo bacia, e gli dice così : " Per quanto tu, mio figlio e signore, non abbia mai avuto riguardo all'onore che mi è decretato per riconoscimento degli dèi, e anzi questo mio petto dal quale sono ordinate le leggi degli elementi e i corsi delle stel­ le tu abbia sempre ferito con frequenti colpi, bruttandolo così con parecchie avventure di terrena libidine, e abbia danneggiato la mia considerazione e la mia fama con turpi adulteri contro le leggi , e contro la stessa legge Giulia e la morale pubblica, tra­ sformando il mio sereno aspetto in serpenti , fuochi, fiere, uccelli, bestie da gregge, nondimeno, memore della mia clemenza e perché t'ho portato in braccio, farò di tutto, purché tu sappia guardarti dai tuoi rivali; e sç in questi tempi trovi qualche fanciulla che si distingue per bellezza fra le altre, ricompensami con quella del favore che ti faccio". Così detto comanda a Mercurio di riunire subito tutti gli dèi a concilio, e se qualcuno dei celesti si fosse assentato, far noto che sarebbe incorso nella multa di diecimila nummi. Per la qual mi­ naccia la sala delle adunanze celesti si riempì in un baleno, e Gio­ ve, dall'alto seggio dove era seduto, così parlò: " O dèi iscritti all'albo delle Muse, voi tutti sapete che questo giovinetto l 'ho ti­ rato su con le mie mani . lo ho dunque pensato di moderare con un freno i calorosi impeti della sua prima gioventù, perché basta ormai con la cattiva reputazione che si è fatta per le storielle quo­ tidiane degli adulteri e delle corruttele d'ogni genere . Bisogna evi­ targli ogni occasione, e frenare la sua lussuria di primo pelo con i vincoli del matrimonio. Egli si è scelta una fanciulla e le h a tolta la verginità . Se la tenga, la possegga, e abbracciata Psiche goda

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sempre del suo amore " . Poi, volgendosi a Vene re disse: " Non ti cbntristare di queste cose, figlia mia, e non temere per la tua gran­ de prosapia e per il tuo stato a causa di questo matrimonio con una mortale. Perché io farò che le nozze non siano impari, ma legittime e i n piena regola col diritto civile " . E su bi to comanda che, per mezzo di Mercurio, Psiche sia presa e condotta in cielo. Le tende un bicchiere di ambrosia, e: " Bevi " , dice, " Psiche, e sii immortale, e mai si separi dal tuo laccio Cupido, ma queste noz­ ze siano per voi eterne". Si apparecchia, senza por tempo in mezzo, un sontuoso ban­ chetto nuziale. I l marito aveva preso posto sul letto più alto e te­ neva abbracciata Psiche nel suo grembo. Cosl anche Giove con la sua Giunone; e quindi, per ordine, tutti gli dèi. Il bicchiere di nettare, che è il vino degli dèi, era servito a Giove da quel rustico fanciullo suo coppiere, ma agli altri da Libero; Vulcano cuoceva la cena, le Ore adornavano tutto di rose e di fiori, le Grazie spar­ gevano balsami, le Muse levavano i loro canti. Apollo cantò ac­ compagnandosi con la cetra, e Venere bella, con passo armonico danzò a quella musica soave, e la scena era stata da lei cosl dispo­ sta : che le Muse cantassero in coro e dessero fiato alle tibie, e Sa­ tiro e Pan cantassero accompagnandosi con la zampogna. Così Psiche sposò Cupido, e nacque da essi, quando fu maturo il parto, una figlia che noi chiamiamo Voluttà.

ERICH NEUMANN

Eros e Psiche Saggio sull 'evoluzione psichica femminile

Eros e Psiche

La nostra interpretazione segue le otto parti in cui il racconto di Eros * e Psiche si suddivide . Psiche, una principessa di celestiale bellezza , viene venerata come una dea. Gli uomini trascurano il culto di Afrodite e accorrono da lei in pellegrinaggio . Questo pro­ voca la mortale gelosia di Afrodite, che chiede a suo figlio Eros di vendicarla e di annientare Psiche facendola innamorare del " più miserabile degli uomini ". I genitori di Psiche, la quale, benché bella, non è amata , in­ terrogano l 'oracolo al fine di trovarle un marito e ricevono la se­ guente terribile risposta: " Sulla rupe di un alto monte, o re, poni la fanciulla ornata con l'abbigliamento del letto di morte. Non isperare un genero nato da stirpe mortale, ma un crudele, feroce, e viperino male che con l 'ali volando sopra l'etere, tormenta, e ferisce ogni cosa con la fiamma e col ferro. Per lui trema lo stesso Giove , da lui sono i numi atterriti, ne hanno orrore i fiumi e le tenebre Stigie " . Gli infelici genitori obbediscono all'ordine dell'oracolo e con­ segnano Psiche al mostro per le nozze funebri. Da questo momen­ to, dopo che inaspettatamente Psiche non viene uccisa bensl ra­ pita da Zéfiro, incomincia la felice esistenza con l 'invisibile sposo, Eros, che l 'ha scelta per moglie. Segue l 'irruzione delle sorelle invidiose nell'idillio di Eros e Psiche. Nonostante l 'ammonimento di Eros, Psiche presta ascolto alle sorelle e decide di sorprende­ re di notte il mostro - così le sorelle le hanno descritto il ma" Per la trasposizione dei nomi degli dèi dalla forma latina a quella greca, vedi la nota dell'autore a pag. 1 1 7 . [N. d. T. ]

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rito - e di ucciderlo. Al centro della parte successiva si situa l'azione di Psiche che, contravvenendo al divieto, riconosce alla luce della lampada la divinità di Eros, ma con ciò contemporanea· mente, destatolo all 'improvviso e feritolo con una goccia d'olio bollente, lo perde, come egli ammonendola aveva predetto. Nei capitoli successivi assistiamo alla ricerca dell'amato perduto, al contrasto tra Psiche e la collera di Afrodite e all'adempimento dei compiti imposti dalla dea. Alla fine Psiche è sconfitta : apre il vasetto di Persefone e cade in un sonno simile a morte. Nel­ l'ultimo capitolo Psiche viene salvata da Eros e accolta nell'Olim­ po come sua sposa immortale. Lo sfondo del racconto è costituito dal conflitto tra Psiche e Afrodite . Psiche è talmente bella da essere venerata come la stessa Afrodite. Tra i mortali si dice " che la dea generata dal ceruleo abisso del mare e nutrita dalla rugiada degli spumeggian­ ti flutti fosse scesa in terra e si aggirasse fra le adunanze del po­ polo " . Ma ancor più oltraggiosa per A frodi te è la credenza, pre­ gna di profondo significato simbolico, " che certo da un nuovo germe di stille celesti non più i mari ma la terrà avesse fatto . germogliare un 'altra Venere adorna del fiore verginale " . Secondo questa singolare credenza Psiche non è più un'incarnazione di Afrodite, fatto che la dea avrebbe ancora potuto tollerare, ma " un 'altra Venere " , nuovamente procreata e nuovamente nata. Senza dubbio questa 'nuova credenza' allude alla nascita di Afro­ dite, che secondo il mito sorge dal fallo reciso di Urano e affon­ dato nel mare. Psiche , la " nuova Afrodite " , nasce sl da " stille celesti " , ma queste adesso si congiungono con la terra. Che questa 'nuova credenza' non sia opera arbitraria della no­ stra interpretazione, ma abbia a che fare con il centro del mito di Psiche, risulterà chiaramente nel corso del nostro lavoro. L'emergere, fin dall'inizio, del conflitto Afrodite-Psiche tradisce la sua centralità nel racconto. La nascita di Psiche è un evento secolare, e lo stesso sovverti­ mento del rapporto degli uomini con Afrodite, narrato dalla fa­ vola, mostra un'assoluta corrispondenza con il grido risuonato alla fine dell 'antichità : " il grande Pan è morto " . " Già molti dei mortali accorrevano per vedere la nuova maraviglia del secolo compiendo lunghi viaggi e traversando mari profondissimi. Nes-

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suno più navigava verso Pafo, nessuno verso Cnido, e neppure alla stessa Citera in cospetto della dea Venere . I sacrifici si diffe­ rivano, i templi si spogliavano del loro splendore, si passava sen­ za far caso davanti ai templi, si trascuravano le cerimonie ; senza corone erano i simulacri, disadorni gli altari e bruttati di fredda cenere. Si dicevano preghiere alla fanciulla . . . " Afrodite reagisce a questo evento ricordando la propria natu ­ ra divina. Presenta se stessa come " antica genitrice delle cose della natura " e come "origine prima degli elementi " il cui " no­ me, venerato nel cielo, è profanato con volgarità terrene " , e nella sua vanità si mostra come una donna offesa e gelosa, pronta alla vendetta più vile e malvagia . Per Afrodite si tratta di una compe­ tizione di bellezza, come lei stessa comunica " gemendo e fremen­ do di indignazione " a suo figlio Eros, che secondo i suoi piani dovrà essere Io strumento della sua vendetta. Non si può fraintendere la brillante e raffinata narrazione di questa situazione interpretandola come un quadro di maniera. Si tratta invece di qualcosa di molto più profondo . Afrodite e suo figlio Eros, che lei supplica " pei vincoli del materno affetto " e ba­ cia " a lungo ardentemente . . . stretto . al suo seno " , formano una coppia divina di misteriosa potenza . È la Grande Madre che, per distruggere la hybris umana, si unisce con il proprio prediletto fi­ glio divino al libero arbitrio delle potenze celesti, di fronte alle quali l 'umano non è che "volgarità terrena " destinata a morire. Questo significa che dalla favola di Psiche emerge la costellazione fondamentale della tragedia greca . La malvagia bellezza di questa coppia immortale esercita un fa­ scino al quale nessun lettore del racconto può sottrarsi. Eros, lo sfrenato e temerario fanciullo le cui frecce non risparmiano nean­ che la propria madre Afrodite e il proprio padre Zeus, questo ' insolente' che gioca impunemente con fiamme e saette, dovrà distruggere Psiche con l'arma sua e di Afrodite, con l 'amore . " Fa' che questa vergine si accenda di amore ardentissimo per l'uomo più malvagio che la fortuna abbia condannato nell'onore, nel pa­ trimonio, nella libertà, e infine al punto che in tutto il mondo non se ne possa ritrovare un altro uguale e così miserabile " . La dea onnipotente , la Grande Madre, la cui immagine originaria in­ clude in sé un potere stregonesco e magico che giunge fino a tra.

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sformare gli uomini in animali, dispiega la sua mortale magia d'amore con l 'ambigua spudoratezza di una donna divinamente spietata e davvero senz 'anima . La sua divina bellezza, la sua va­ nità e la sua smoderata passione si uniscono al noncurante e gio­ cosamente mortale potere di Eros , che getta gli . uomini in una indescrivibile miseria. Dopo aver espresso il desiderio di vedere il bel fiore virginale dell'umanità femminile, Psiche, consumata dal più ardente amore per un uomo abominevole e mostruoso, Afrodite si avvia " alle vicine spiagge del mare rifluente, e cammi­ nando sulla superficie spumosa dei flutti vibranti, si immerse nel fondo asciutto del mare. Come voleva, quasi che lo avesse ordi­ nato, non indugiò l 'ossequio del mare " . Segue l'incantevole e co­ lorato quadro di Afrodite in viaggio verso l'Oceano circondata da schiere di Tritoni, uno dei quali suona soffiando in una conch iglia, un altro protegge la dea dai raggi del sole con una coperta di se­ ta, mentre un terzo le mette davanti uno specchio per farvi ri­ flettere la sua bellezza. Questo è il prologo in cielo. Sulla terra invece " . . . Psiche, con la bellezza di cui anch'ella è conscia, non raccoglie alcun frutto della sua grazia " . Rimasta sola, senza amore e senza sposo, " finisce con odiare in sé quella bellezza tanto ammirata da tutte le genti " , e il padre, interpellato l 'oracolo di Apollo circa le nozze e lo sposo della figlia, riceve la terribile risposta che conosciamo. Qui comincia l 'importante capi­ tolo delle " nozze feral i " . Nonostante si situi in modo fiabesco e appena tratteggiato nel prologo del dramma, esso conduce diret­ tamente alla situazione mi tologica fondamentale della vicenda . " L'abbigliamento delle nozze ferali " , la luce della fiaccola nuzia­ le che va spegnendosi sotto la cenere, il mutarsi del suono del flauto nuziale in una lamentosa melodia e del canto dell'imeneo in un triste ululato - tutto ciò ricorda il rituale matriarcale del­ le nozze di morte che precede il lamento per Adone ; nel mondo fiabesco dell 'Afrodite alessandrina emerge un frammento del­ l 'antica epoca mitologica. Qui risuona l'antico motivo primordiale della sposa votata alla morte, motivo che potrebbe anche esser intitolato " la Morte e la Fanciulla " ; si manifesta così un fenomeno fondamentale della psi­ cologia femminile-matriarcale. Dal punto di vista del mondo matriarcale ogni matrimonio è

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un rapimento di Kore, il fiore virginale, da parte di Ade, il vio­ lento aspetto ctonio dell'ostilità maschile. Ogni rito nuziale è sot­ to questo aspetto un'esposizione in solitudine mortale sull'alta cima di un monte e un 'attesa dell'uomo-mostro al quale la sposa viene consegnata. II velo della sposa è sempre il velo del mistero, e le nozze, come nozze di morte, sono un archetipo centrale dei misteri femminili. Le nozze sventurate che compaiono in molti miti e racconti sotto forma di sacrificio della fanciulla al mostro, al drago, al mago o allo spirito demoniaco, rappresentano nello stesso tempo per l'esperienza dell'essere femminile anche uno hieros gamos. n carattere violento che l'avvenimento assume per la donna è l'espressione dell'identificazione - tipica della fase matriarcale ­ dell'elemento ostile con l ' uomo. È per esempio insufficiente in­ terpretare l'assassinio delle Danaidi , che uccisero i loro mariti - tranne uno - nella prima notte di nozze, come resistenza del­ la donna al matrimonio e al dominio patriarcale dell'uomo in esso. Questa interpretazione è indubbiamente corretta, ma vale soltanto per l 'ultima fase di uno sviluppo le cui origini risalgono molto più indietro nel tempo . La situazione fondamentale dell'essere femminile è, come ab­ biamo già sottolineato in altro luogo, l'originario rapporto di iden­ tità tra madre e figlia. Per questo motivo l 'avvicinarsi dell'uomo preannuncia sempre e in ogni caso un destino di separazione, e se le nozze sono sempre un mistero, sono però anche un mistero di morte. Come ha ben compreso la cultura matriarcale, il matri­ monio, a causa dell'essenziale conflitto tra il maschile e il femmi­ nile, è per l'uomo innanzitutto un rapimento, un 'appropriazione, un'azione violenta. Occupandoci di questo profondo strato mitologico e psicolo­ gico, dobbiamo dimenticare le forme culturali in cui si è svilup­ pata la relazione tra uomo e donna e ritornare perciò al feno­ meno primordiale dell 'incontro sessuale. Non è difficile vedere che il significato di questo incontro è, e non può non essere, molto diverso per l 'essere maschile e per quello femminile. Ciò che per l'essere maschile è aggressione, vittoria, violenza e soddi­ sfazione del desiderio - basta gettare uno sguardo sul mondo animale e avere il coraggio di riconoscere la presenza di questo

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strato anche nell'uomo - per l 'essere femminile è invece destino, trasformazione e profondo mistero della vita. Non è un caso che il simbolo centrale della verginità sia il fiore, la cui naturale bellezza incanta l'uomo. Nella sua interpre­ tazione della figura di Persefone, Kerényi 1 ha richi!lmato l 'atten­ zione su questo destino di morte della fanciulla Kore e sulla so­ spensione tra l'essere e il non essere al confine dell'Ade. Per noi è importante chiarire questa condizione mitologica da un punto di vista psicologico . Estremamente significativo appare il fatto che il compimento del matrimonio, la perdita della vergi­ nità , venga sentito come una ' deflorazione' . Per l'essere femmi­ nile quest'atto stringe in un nesso veramente misterioso fine e inizio, cessazione dell'esistenza ed entrata nella piena realtà della vita. Soltanto alla donna, perlomeno fino a quando rimane aperta la possibilità di accedere ai fondamenti archetipici della vita, è concesso di vivere insieme verginità, compiuta femminilità e ma­ ternità nascente e di cogliere in questo passaggio le profondità della propria esistenza . Per buone ragioni questo atto è origina­ riamente sentito dall'uomo come numinoso e inquietante. Per questo in molti luoghi e in ogni tempo esso è stato sottratto all'ambito della vita privata per essere compiuto secondo un or­ dine rituale. Se teniamo presente quanto proceda velocemente nelle condi­ zioni di vita primitive il processo di invecchiamento della donna e quanto velocemente, a causa delle dure prestazioni di lavoro, si consumino le forze di una madre dalla prole numerosa, diven­ terà allora particolarmente evidente quanto sia decisivo nella vita della donna il passaggio da fanciulla-fiore a madre-frutto . Il peso del passaggio dallo stato di fanciulla a quello di donna è reso più grave quando, come spesso accade, a una giovinezza libera da preoccupazioni segue la vita scandita e regolare dell'età adulta e del matrimonio. Dobbiamo qui prendere in esame l 'obiezione secondo la quale spesso, nelle società primitive, non si può parlare di ' deflorazio­ ne' , visto che una sessualità vaga e disinibita fa parte fin dal­ l'inizio dei giochi dell'infanzia e che perciò l'importanza che noi sembriamo dare all'occasione del matrimonio è esagerata, se non completamente fuori luogo.

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Il fatto è che, come abbiamo già sottolineato, quando parliamo del 'matrimonio' non intendiamo un semplice avvenimento fisio logico, bensì un archetipo e un'esperienza archetipica . L'esperienza della situazione originaria delle nozze di morte può certo coinci­ dere con la prima consumazione del matrimonio, con la deflora­ zione, ma ciò è tanto poco necessario quanto per esempio che la situazione originaria del parto coincida con l'esperienza effettiva . Che moltissime donne consumino il matrimonio o portino a ter­ mine la gravidanza senza compiere la relativa ' esperienza ' - co­ me per altro ci è dato spesso di osservare con stupore nel caso della donna moderna - non modifica affatto questa situazione nel suo carattere di archetipo e di figura fondamentale della realtà psichica femminile. Il mito è però sempre la rappresentazione in­ conscia di tali decisive situazioni esistenziali, ed esso riveste per noi tanta importanza anche perché nelle sue confessioni non oscu­ rate dalla coscienza possiamo cogliere le esperienze umane fonda­ mentali nella loro autenticità. Nella poesia, che nella sua forma più alta è animata dalle stesse immagini primordiali del mito, possono affiorare figure e formu­ lazioni nelle quali si ripresentano le affermazioni del mito, e un'interpretazione mitologica è felicemente confermata quando si scopre che in una poesia risuona la stessa musica primordiale del mito. Proprio questo accade nella poesia di Rilke " Alcesti " , dove il poeta, risalendo molto oltre il motivo dell'amore coniugale, ri­ porta alla luce lo strato primordiale delle nozze di morte. Secondo il racconto tradizionale, ad Admeto fu concesso di scambiare la propria morte con la morte di un altro uomo. Quan­ do però venne la sua ora, la madre, il padre e l 'amico non furono disposti a dare la loro vita per la sua, mentre sua moglie Alcesti, chiamata da Omero " divina tra le donne " e celebrata per il suo amore coniugale, accettò spontaneamente di morire per lui. L'Alcesti classica della Grecia patriarcale, come l'egiziana Iside in lutto per Osiride, era la ' buona moglie' , e la sua morte - che non getta una luce particolarmente favorevole sul marito patriar­ cale, tranquillo nell'accettare ed esigere questa morte - diventa comprensibile se si considera che perfino per Eùl:ipide la vita di un uomo aveva molto più valore di quella di una donna . 2

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Nella poesia di Rilke accade però qualcosa di diverso, e questo semplicemente perché l'intuizione mitologica del poeta colloca l 'evento nel giorno delle nozze. . . . e chi venne fu lei , esile forse più di prima, e lieve e mesta nella sua veste nuziale. Gli altri non sono che la strada a lei che viene, viene . . . (e subito sarà tra le braccia che s'aprono al dolore ) . Ma Admeto attende ed ella non a lui si volge. Parla al dio che la comprende, e tutti la comprendono nel dio . Nessuno è a lei compenso. Io solamente. Io lo sono. Perché nessuno è al fine come me . Cosa resta a me di quello ch'ero qui, cosa resta oltre il morire? Lei non t'ha detto nel mandarti a noi che quel giaciglio che di là ci aspetta è d'oltretomba ? Io già presi commiato , io presi ogni commiato. Nessun morente più di me, che vengo perché tutto, sepolto sotto quello che è il mio sposo, svanisca, si dissolva. Prendimi dunque: prendimi per lui .

(Trad. di G. Pintor)

Sulle prime può sembrare che l'interpretazione di Rilke sia un'arbitraria licenza poetica, ma a una considerazione più attenta si manifesta qui di nuovo la profonda plastica legalità della poe­ sia, la cui libertà è a suo modo vincolata e niente affatto arbi­ traria. La nostra attenzione è richiamata dal fatto che secondo gli studi recenti Alcesti aveva un gran numero di culti ed era originariamente una dea. 3 La piena concordanza tra la poesia mo­ derna e il motivo mitologico della sposa-di-morte risuona chia­ ramente non appena apprendiamo che questa dea Alcesti è una Kore-Persefone, una dea della morte e del mondo infero, il cui sposo Admeto era originariamente lo stesso invincibile Ade,4 e che essa appartiene alla sfera della grande dea matriarcale Ferea,

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regnante nell'epoca greca arcaica. Solo nel corso del mutamento storico la dea Alcesti divenne l' 'eroina' e il suo divino sposo il mortale re Admeto, un tipico esempio di personalizzazione se­ condaria in cui l'originario elemento archetipico è ridotto a un livello personale. Senza dubbio anche Rilke arrivò a conoscere il mito in questa forma personalizzata. Ma cosa fece il poeta , o meglio, cosa gli accadde ? Alcesti si trasforma nella sua poesia in sposa, anzi in sposa-di-morte, in Kore-Persefone, e l'evento che l'afferra tra­ scende la sfera personale, trascende suo marito, il re Admeto, e si svolge tra lei e il dio, Ade, cioè a dire l' Admeto del mondo infero, il suo sposo originario. La poesia recupera così la configurazione mitologica rimasta celata nel corso del tempo . Nell'anima del poeta l 'immagine ar­ chetipica si scuote di dosso i mascheramenti imposti dal tempo e dai processi storici, ed emerge di nuovo nella sua antica forma mitica. In una poesia su Euridice, Rilke propone in altra forma il mo­ tivo archetipico della morte e della fanciulla. Euridice viene dalla morte, deve essere da Orfeo riguadagnata alla luce e alla vita, ma nel suo vero essere, nella sua verginità, nel suo essere " simile a un bocciolo " , secondo l'espressione di Kerényi, e con ciò però anche nel suo inviolabile " essere in se stessa " , ella appartiene già alla perfezione della morte. Era in se stessa, e il suo dono di morte le dava una pienezza . Come u n frutto di dolce oscurità ella era piena della grande morte e così nuova da non più comprendere. Era entrata a una nuova adolescenza e intoccabile : il suo sesso era chiuso come i fiori di sera, le sue mani così schive del gesto delle nozze che anche il contatto strenuamente tenue della mano del dio, sua lieve guida, la turbava per troppa intimità.

(Trad. di G. Pintor)

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L'efficacia archetipica delle nozze di morte della fanciulla si estende così dalla preistoria matriarcale, passando per il sacrifi­ cio rituale della fanciulla e la rituale consumazione del matrimo­ nio, fino ai tempi moderni . E le nozze di morte occupano un posto centrale anche nella favola di Psiche, sebbene esse siano presentate dapprincipio come vendetta di Afrodite. Abbastanza stranamente, e incomprensibilmente se dirigiamo la nostra attenzione soltanto sulla sua ingenuità e sul suo can­ dore, Psiche si pone di fronte a questa situazione di morte in profonda e inconscia consonanza con il mistero del femminile . Essa non sceglie un atteggiamento di lotta, di protesta, di fuga e di ostinata resistenza, quale sarebbe stato quello di un lo ma­ schile in una situazione corrispondente, ma al contrario accetta il suo destino. Con chiaroveggenza assoluta Psiche intuisce il signi­ ficato nascosto dell'evento - del resto solo in questo passo del racconto emerge che questo. significato è stato svelato agli uo­ mini - e dichiara : " Quando popoli e paesi mi celebravano con onori divini, quando mi chiamavano con voce concorde una nuo­ va Venere, allora dovevate lamentarvi, allora piangere, allora prendere il lutto come se fossi già morta " . Ella riconosce spon­ taneamente l a hybris e la sua punizione - una hybris, benin­ teso, dell'umanità tutta e non della sua propria persona - e si dichiara pronta al sacrificio con le straordinarie parole di accetta­ zione del destino; e cosl la fanciulla Psiche, abbandonata sull'alta rupe, è d'un colpo sottratta al popolo in lutto e ai suoi genitori : " Ho fretta di andare incontro a queste nozze, ho fretta di vedere quel mio nobile marito. Perché tardo, perché ho ri­ tegno verso colui il quale deve venire, che è nato per la rovina del mondo intero ? " . Segue quindi i l capovolgimento improvviso, la sorpresa, ciò che sulle prime procura l 'impressione più forte di una comme­ dia fiabesca, la terza fase : Psiche nel paradiso di Eros . La consumazione del matrimonio, presentato nel grande sfarzo mitico delle nozze di morte, ha luogo in un milieu che molto più tardi ci è stato reso familiare dai racconti delle Mille e una notte. Tutto è tratteggiato con grazia rococò . " È già notte inol-

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trata quando un dolce suono arriva alle sue orecchie. Allora, temendo in tanta solitudine per la sua verginità , si impaurisce e inorridisce, e tanto più teme ogni male perché non sa . Ed ecco che già le si accosta l 'invisibile marito, sale sul letto, ha fatto di Psiche sua moglie e leva tosi prima di giorno se ne va " . Se ali 'inizio vien detto che " quelle cose nuove finirono per darle diletto quando vi si abituò, e il suono della voce scono­ sciuta le era conforto nella solitudine " , poco dopo Psiche di­ chiara: " Preferirei morire cento volte, anziché essere privata di questo tuo dolcissimo connubio. Perché chiunque tu sia, ti arno e mi sei caro più di ogni altra cosa, più della mia stessa anima, e non ti contrapporrei allo stesso Cupido " . E tuttavia questa estasi paradisiaca in cui lei balbetta : " Amor mio, maritino mio, anima dolce della tua Psiche " , è un'estasi di oscurità. È una con­ dizione di non-sapere e non-vedere in cui Psiche può solo toc­ care e udire l'amato ma non vederlo; pure, Psiche è contenta , o sembra esserlo, e rimane a vivere in questa felicità paradisiaca . Ma ogni paradiso ha il suo serpente, e anche la notturna esi­ stenza paradisiaca di Psiche non può durare in eterno. Il ser­ pente di questo paradiso è impersonato dalle sorelle di Psiche, l'irruzione delle quali provoca la catastrofe che anche qui coin­ cide con la cacciata dal paradiso. Sulle prime può sembrare trattarsi del semplice e noto motivo fiabesco delle sorelle invidiose, ma i motivi fiabeschi sono in realtà tutt 'altro che 'semplici', e a un esame più attento rive­ lano una molteplicità di strati e di aspetti significativi. In contrasto con il pressante ammonimento di Eros, ha luogo l'incontro di Psiche con le sorelle, che spinte dall'invidia medi­ tano di distruggere la sua felici tà. Il modo per realizzare il piano corrisponde nuovamente a un motivo notissimo: il fatto deter­ minante non è l'assassinio del marito, ma che Psiche venga per­ suasa a rompere il tabtl e a far luce sul mistero, in questo caso vedere il marito. Questo è infatti il divieto che l 'ignoto marito le ha imposto; Psiche non può vederlo , non può sapere " chi egli sia " . È il sempre ricorrente " non cercare di sapere " , l'ordine di non entrare nella " carnera chiusa " , la cui violazione provocherà la rovina di Psiche. Come sono però caratterizzate queste sorelle, e qual è il loro

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significato nell'andamento della storia di Psiche? Lasciamo da parte i superficiali tratti favolistici personali e cerchiamo di rico­ noscere il loro contenuto più profondo . Le sorelle, felicemente sposate secondo quel che si suppone, odiano i loro mariti dal profondo dell'anima - per quanto si possa parlare di anima nel caso di esseri descritti come furie e sono pronte ad abbandonarli immediatamente. Entrambe vi­ vono in un matrimonio che è un simbolo della schiavitù patriar­ cale, un tipico esempio di ciò che chiamiamo " la schiavi ttl della donna nel patriarcato " . Esse sono " date come serve a mariti stra­ nieri"; una a un marito che descrive come più vecchio di suo padre , più calvo di una zucca e ancora più timido di una fan­ ciulla. Dunque con lui deve sotto ogni riguardo recitare il ruolo della figlia , mentre l 'altra deve addossarsi il ruolo non meno sgradevole di medico . Entrambe le sorelle sono radicalmente ostili agli uomini e rappresentano, come possiamo anticipare sintetica­ mente, una tipica posizione del ma triarcato. Questa tesi può essere dimostrata facilmente. Sarebbe un erro­ re considerare l 'ovvio motivo dell'invidia quale ultima e defini­ tiva posizione delle sorelle, sebbene esso abbia il suo posto nel­ l'interpretazione della situazione generale. Il sintomo più chiaro dell'atteggiamento matriarcale, ostile agli uomini, delle sorelle è la loro caratterizzazione del marito di Psiche. Quando le sorelle parlano degli " amplessi di un serpente avve­ lenato " e dicono che il mostro divorerà Psiche e il bambino nel frattempo infatti Psiche è rimasta incinta - si manifesta qui qualcosa di più che la semplice invidia sessuale di donne insoddi­ sfatte. La loro delazione - esse infatti confessano la verità in modo delatorio ed equivocante - deriva dal disgusto sessuale di una psicologia ma triarcale violentata e offesa . Le sorelle riesco­ no a evocare nella stessa Psiche questo strato matriarcale incon­ scio di ostilità verso gli uomini , così che essa entra nel conflitto, formulato con queste semplici parole : " nella stessa persona odia la belva e ama il marito " . Per rafforzare questo rapporto già tra­ sparente con il matriarcato e con le Danaidi trucidatrici dei loro mariti , le sorelle convincono Psiche non a fuggire bensì a ucci­ dere il marito sconosciuto e a tagliargli la testa con un coltello , un antico simbolo di castrazione trasferita nella sfera spirituale.

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Il maschio ostile, l a donna quale vlttlma dell'uomo-mostro, l'uc­ cisione dell'uomo e la castrazione quali simboli di difesa o di do­ minio del matriarcato - come toccano queste cose Psiche, quale significato e scopo hanno nel mito dello sviluppo di Psiche? Nella loro ostilità verso l 'uomo, le sorelle agiscono in netto contrasto con la tenera dedizione e offerta di sé di Psiche, che ha consegnato completamente la propria sessualità - perché di questo solamente si tratta - a Eros. La comparsa delle sorelle matriarcali produce un primo movimento nella vita di Psiche con Eros, descritta nel modo più suggestivo come un paradiso di pia­ cere. Secondo noi le figure delle sorelle rappresentano le tenden­ ze matriarcali represse o del tutto inconsce di Psiche, e la loro irruzione produce in lei un conflitto. Dal punto di vista psico­ logico le sorelle fanno parte dell'aspetto ' ombra' di Psiche . Ma la loro pluralità rivela che esse affondano le loro radici in strati transpersonali. L'apparizione delle sorelle dà per la prima volta a Psiche una certa autonomia nella sua relazione con Eros . D'un tratto perce­ pisce la sua esistenza con Eros come un 'beato carcere' e ha no­ stalgia degli uomini e della compagnia umana . Mentre fino allora era sospinta in una corrente di estasi inconscia , adesso diventa cosciente del carattere fantasmatico e irreale del suo paradiso di piacere e, a contatto con il suo amante, incomincia a prendere co­ scienza della propria femminilità , facendogli ' scenate' e irretendo l'irretitore con sussurri amorosi . Per poter comprendere l a reale funzione e il vero significato dell'irruzione delle sorelle-ombra , dobbiamo prescindere comple­ tamente dall'in trigo. Per quanto paradossale possa suonare, le so­ relle rappresentano una componente della coscienza femminile che determina l 'intera futura evoluzione di Psiche e che senza della quale essa non sarebbe ciò che è, cioè la psiche femminile. Nella sobillazione anti-maschile e omicida delle sorelle matriarcali è presente, nonostante la sua forma negativa , una sincera opposi­ zione della natura femminile nei confronti della situazione e del comportamento di Psiche e l'inizio di una più alta consapevolezza femminile. Non è che le sorelle rappresentino questa consapevo­ lezza, esse sono soltanto la sua incerta e perciò negativa prefigura­ zione. Se però Psiche è in grado di raggiungere questo stadio più

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alto, ciò le riesce solo perché si sottomette innanzitutto alle diret­ tive matriarcali negative delle sorelle. Solo violando 'il tabù che Eros le ha imposto, solo cioè lasciandosi sedurre dalle sorelle, essa entra in conflitto con Eros, conflitto che, come mostreremo più avanti, è il fondamento della sua propria evoluzione. Qui, co­ me nella storia biblica, prestare ascolto al serpente porta alla cac­ ciata dal paradiso e a un più alto livello di coscienza . Non è infatti la sua vita nel paradiso di piacere di Eros una vita estatica ma in realtà priva di ogni dignità? Non è una condi­ zione di cieca, quantunque incantata, schiavitù, contro la quale un'au tocoscienza femminile - e tale è l'atteggiamento matriar­ cale del femminile - deve protestare e contro la quale deve a ra­ gione sollevare tutti gli argomenti avanzati dalle sorelle? Quella di Psiche è un 'esistenza notturna avvolta dall 'oscurità , un'estasi dei sensj che può essere senza dubbio descritta come un esser fa­ gocitati da un demone , da un mostro. Eros, in quanto seduttore invisibile, è davvero tutto ciò che l'oracolo di Apollo - al quale peraltro si richiamano le sorelle - ha affermato di lui, e Psiche è davvero la sua vittima .* Il principio fondamentale del matriarcato proibisce il rapporto individuale con l 'uomo, e questi è accettato soltanto come potere anonimo rappresentante la divinità. Nel caso di Psiche questa ri­ chiesta di anonimato è certo soddisfatta, ma nello stesso tempo è capitata a Psiche la profonda e incancellabile onta di diventare * L'esistenza di Psiche nell'oscuro paradiso di Eros è un'interessante variante dell'inghiottimento dell'eroe da parte del mostro-drago-balena. La prigionia nel­ l'oscurità è certo qui mascherata dalla presenza del piacere, eppure anche questa situazione è archetipica e non eccezionale. Il pericolo dell'inghiottimento è mol­ to spesso mascherato dalla tentazione offerta dal regressivo paradiso di piacere che, come nella casetta di panpepato della favola di Hansel e Gretel, nasconde il mostro divorante: qui il drago-Eros, nella favola la strega. Come nel viaggio marino notturno l'eroe solare maschile accende il lume nel ventre del mostro e quindi si taglia una via d'uscita dall 'oscurità, anche Psiche evade dall'oscura prigione munita di lume e coltello. Ma nel mito solare maschile l'azione ostile c omicida dell'eroe sta in primo piano, e anche dove è conoscenza, essa uccide c 'smembra' il suo oggetto, il drago. Nella sua variante femminile, invece, questo bisogno di conoscere resta legato al più grande bisogno di amare. Anche là dove l'eroina Psiche è costretta a ferire, fa questo sempre all'in terno del legame con il ferito, non cessando di cercare una trasformazione conciliante .

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proprietà del maschio, di cadere in suo potere. Dal punto di vi­ sta del matriarcato c'è una sola possibile risposta a quest'onta: uccisione e castrazione dell'uomo ; e questo è ciò che le sorelle chiedono a Psiche. Che esse però non provochino soltanto una certa regressione, ma che siano anche apportàtrici di un più alto principio femminile, risulta chiaramente dal simbolismo con il quale il mito illumina nel vero senso della parola la situazione inconscia di Psiche. Nel suo contrasto con Eros , Psiche si oppone sempre al suo invito a troncare i rapporti con le sorelle; con una misteriosa ostinazione che contraddice la sua apparente dolcezza, si rende impermeabile ai pur così insistenti ammonimenti di Eros e conti­ nua a mantenere i rapporti con loro. Nel corso di questo conflit­ to essa pronuncia le parole che offrono la chiave di comprensio­ ne del suo stato interiore: « Né voglio più conoscere il tuo volto ; non mi spaventano più le tenebre notturne: ora la mia luce sei tu! " . Proprio nel momento i n cui Psiche sembra accettare l'oscurità, cioè l 'inconsapevolezza della sua situazione, e con apparente to­ tale abbandono della propria coscienza individuale chiama l'igno­ to e invisibile amante « mia luce " , affiora all'improvviso nelle sue parole un sentimento rimasto fino allora nascosto. Psiche parla negativamente della paura delle tenebre e del desiderio di conoscere il suo amante. In questo modo esorcizza la propria pau­ ra di ciò che sta per accadere rivelandola nello stesso tempo, e ri­ velando anche la propria inconscia consapevolezza. Psiche era te­ nuta prigioniera nell 'oscurità, e ora la spinta verso la luce e la conoscenza è diventata imperiosa ; essa ha però anche il presenti­ mento che un grande pericolo incomba su di lei . Proprio per questo sono così toccanti le parole con cui Psiche tenta di esor­ cizzare la realtà delle tenebre chiamando Eros, che stringe fra le braccia , « mia luce". Se comunque è alla fine pur vero che Eros è la luce che la illumina e che le mostra il cammino attraverso tutti i pericoli , questo Eros che la guida non è però il fanciullo adolescente che l'abbraccia nel buio e tenta con tutti i mezzi a sua disposizione di trattenerla dal pertu rbare l 'oscuro paradiso del loro amore. Psiche, come mostra con il massimo vigore lo sviluppo della storia , non è affatto soltanto " candida " e " dolce " ; al contrario,

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il comportamento delle sorelle, la loro protesta e la loro ostilità corrispondono a una voce presente in lei stessa . La componente matriarcale della sua anima, in rivolta contro l 'impossibilità della situazione in cui Eros la tiene prigioniera, è risvegliata in lei dall 'esterno dalle sorelle, e la spinge all 'azione. È per questo che in Psiche sorge il conflitto : " nella stessa persona odia la belva e ama il marito " , e solo per questo le sorelle possono riuscire a sedurl a . Psiche non conosce il vero aspetto di Eros, ma mentre finora la contraddizione belva-amante era certo presente nel suo inconscio senza però essere penetrata nella sua coscienza, ora l 'in­ tervento delle sorelle la rende cosciente dell'aspetto mostro-belva. Con ciò Psiche entra in aperto conflitto con la sua cosciente rela­ zione d'amore, in cui Eros era soltanto suo 'marito' . Per questa ragione le è impossibile conservare la sua precedente condizione esistenziale priva di consapevolezza . Deve conoscere il vero aspet­ to del suo partner e così viene alla luce l 'ambivalenza, il conflitto tra una Psiche che odia la belva e l 'altra che ama il marito, e que­ sto conflitto la porta ad agire. Munita di lampada e coltello Psiche si avvicina all'amante igno­ to e illumina tolo riconosce in lui Eros. Sulle prime Psiche tenta , senza riuscirei, di uccidersi con il coltello che doveva servire per uccidere il 'mostro'. Quindi, mentre contempla l'amante, si feri­ sce con una delle sue frecce, s'infiamma di desiderio per lui e. mentre lo bacia, una goccia di olio bollente schizza fuori dalla lampada e brucia e ferisce Eros svegliandolo . Vedendo che Psiche ha disobbedito al suo ordine, egli vola via e scompare. Cosa accade a Psiche, che spinta dalle forze matriarcali ostili all'uomo si avvicina al letto munita di lampada e coltello per uccidere il presunto mostro, e che adesso riconosce essere Eros? Se ricos truiamo la grandezza mitica di questa scena , che il deli­ cato lavoro in filigrana di Apuleio sminuisce e quasi travisa, ab­ biamo allora di fronte a noi un dramma di grande profondità e violenza , una trasformazione psichica di straordinario significato. Si tratta del risveglio di Psiche in quanto psiche, del fatale mo­ mento in cui la donna emerge per la prima volta dalle tenebre del suo inconscio e dalla severità del vincolo matriarcale e, in­ contrando l'uomo individualmente, ama , cioè riconosce Eros . Questo amore di Psiche è però di un tipo particolare, e solo se

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noi comprendiamo il nuovo di questa situazione amorosa, pos­ siamo comprendere anche ciò che essa significa per l'evoluzione del femminile rappresentato da Psiche. La Psiche che si avvicina al giaciglio di Eros non è più la crea­ tura languidamente irretita e stordita dal piacere che vive nel­ l 'oscuro paradiso del sesso e del desiderio ; risvegliata dall'irruzio­ ne delle sorelle, Psiche diventa consapevole del pericolo in cui si trova, ed è ora con tutto lo spietato spirito guerriero del ma­ triarcato che va a uccidere il mostro, l'uomo-belva che con que­ ste nozze di morte l'ha strappata alla terra e l'ha rapita nelle te­ nebre. Ma al chiarore della luce nuovamente accesa , con la quale illumina l 'inconscia oscurità della sua precedente esistenza, rico­ nosce Eros. Psiche ama . Alla luce della sua nuova consapevolez­ za essa apprende attraverso una terribile trasformazione che non esiste separazione tra belva e marito. Colpita dal fulmine d'amo­ re, Psiche volge il coltello contro il proprio cuore o , diversamen­ te, si ferisce con una freccia di Eros. Con ciò abbandona tanto l'aspetto infantile e ignaro della propria realtà quanto quello matriarcale e ostile all'uomo. Solo in un'esistenza cupa e senza luce Psiche può scambiare il suo amante per una belva e per un drago violentatore, e solo in quanto creatura infantile e ignoran­ te - ma anche questo è un lato di oscurità - può pensare di amare un " più nobile marito " distinto dal drago. Illuminata dal­ l'irruzione dell'amare, Psiche riconosce Eros come suo amante e come dio, che riunisce in sé connessi l'aspetto superiore e l'aspet­ to inferiore. Psiche si ferisce con una freccia di Eros e sanguina . " Così Psiche, senza voler lo, incappò nell 'amore di Amore " . Mentre al­ l'inizio le nozze di morte significano un'esperienza di rapimento e violenza, ciò che invece esperisce qui Psiche è in certo qual mo­ do una seconda deflorazione , la deflorazione reale, attiva e vo­ lontaria che essa compie in se stessa . Psiche non è più soltanto vittima, ma amante attiva . È innamorata e presa da Eros , che ora l'ha afferrata come forza che viene da dentro e non come uomo fuori di lei . L'Eros uomo dorme e non sa nulla di ciò che Psiche fa e di ciò che le accade. E qui la narrazione incomincia a rivelare una genialità psicologica che non ha eguali . L'atto d'amore con cui Psiche si dà spontaneamente a Eros ·

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è insieme un sacrificio e una perdi ta . Essa non rinuncia allo stadio matriarcale della sua femminilità; il paradosso di questa situazio­ ne consiste invece nel fatto che in quest'atto d'amore e attraverso di esso Psiche realizza l 'autentica natura dello stadio matriarcale sollevandolo a un livello amazzonico . La Psiche che scopre il vero aspetto di Eros e infrange il tabù della sua invisibilità, non sta più di fronte al maschile come la vecchia Psiche ingenua e infantile, ma non è neanche soltanto afferrante e afferrata ; essa è invece così mutata nella sua nuova femminilità, che perde il suo amante, e anzi lo deve perdere . In questa situazione amorosa di una femminilità che diventa coscien­ te attraverso l'incontro e il confronto, conoscenza, sofferenza e sacrificio costituiscono un'identità . Quando sboccia l'amore pro­ vocato dalla visione di Eros, nasce in Psiche un Eros non più identico all'Eros fuori di lei che sta dormendo . Questo Eros in­ teriore, immagine del suo amore, è in realtà una più alta e invisi­ bile forma di quello che giace nel sonno di fronte a lei . È l 'Eros adulto appartenente alla Psiche consapevole e adulta, non più solo infantile . Ma questo più grande e invisibile Eros di Psiche è destinato necessariamente a entrare in conflitto con la sua piccola e visibile incarnazione che rivela il suo aspetto alla luce della lampada e che si brucia con la goccia d'olio. Mentre l'Eros celato nell'oscurità poteva ancora essere l'incarnazione di ogni im­ magine di Eros presente in Psiche, l'Eros divenuto visibile è la finita realtà divina del fanciullo figlio di Afrodite . * Quindi, non dobbiamo dimenticarlo, lo stesso Eros non voleva una simile Psiche ! Egli l 'ammonisce, la implora insistentemente di rimanere nel paradiso-tenebra , e la minaccia dicendole che lo perderà per sempre se vorrà scoprire il suo aspetto . L'inclinazio­ ne inconscia verso la consapevolezza - qui verso la consapevo­ lezza nella relazione d'amore - era in Psiche più forte di ogni altra cosa, più forte persino del suo amore per Eros - così per­ lomeno avrebbe potuto dire il maschile Eros. Ma a torto ; infatti ,., Per Psiche è però necessario proprio unificare la struttura ambivalente di Eros visibile anche nelle figure di E ros e Anteros, e trasformare l'Eros inferio­ re in quello superiore. t interessante notare che già il papiro magico egiziano conosce il duplice Eros, quello di Afrodite e quello di Psiche: " ·!Tic; Aq>poiH-tT]c; ,

KaL -tiic; 'l'vxiic; "Epw-ta "_s

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l a Psiche dello stato paradisiaco era certo sottomessa a Eros e sua schiava nell'oscurità, e però non lo amava. Qualcosa in lei , che può essere indicato negativamente come aggressività matriarcale o positivamente come desiderio di una presa di coscienza della sua natura femminile, premeva imperiosamente per emergere dal­ l'oscurità . Psiche ama davvero soltanto quando conosce, quando riconosce Eros. La perdita dell'amato in questo momento fa parte delle pii1 profonde verità di questo mito ; è il momento tragico in cui ogni anima femminile entra nel suo proprio destino. Eros viene ferito dall 'azione di Psiche ; la goccia d'olio che lo brucia , lo sveglia e lo sospinge via lontano è in tutti i sensi causa di sofferenza. Per lui, divinità maschile, l'amata era deliziosa quando egli la posse­ deva nell 'oscu rità, compagna notturna, segregata dal mondo, esi­ stente solo per lui e per di più senza intromissione alcuna nella sua vita diurna, nella sua realtà e divinità. La sua schiavitù e il suo esser da lui ' divorata' erano ancor più accentuati dall'ostina­ zione di Eros a rimanere celato dietro il proprio anonimato di­ vino. Questa infantile fanciulla dalla " naturale innocenza e genti­ lezza d'animo " - ecco un tipico fraintendimento maschile, se mai ce n'è uno - si avvicina al dormiente con lampada e coltello per ucciderlo ; la sua disponibilità a perderlo deve bruciare e fe­ rire Eros ancor più dolorosamente . Psiche esce dall 'oscurità ed entra nel suo destino come donna che ama ; poiché è Psiche, essendo cioè una natura psichica , quel­ l 'oscura esistenza paradisiaca non la soddisfa e non la può soddi­ sfare . * Ma solo nel momento in cui Psiche non incontra più Eros soltanto nella veste di oscuro accalappiatore, ma lo vede egli in fin dei conti l'ha invece sempre vista - lo incontra vera­ mente e dunque proprio in questo momento di perdita e di alie­ nazione essa lo ama e riconosce consapevolmente Eros. * Si ripete qui su un piano diverso l'azione matriarcale dell'amazzone che sacrifica la sua femminilità, il seno, non solo per intraprendere da uomo la lotta contro l'uomo per l'indipendenza, ma anche per rafforzare con questo sacrificio la grande divinità del matriarcato. (L'Artemide efesina 'dai molti seni' porta una mantellina di seni, che sono i simboli dei seni sacrificati dalle amazzoni, se non quelli stessi).6

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Con ciò Psiche compie su un piano più alto e in concordanza con la propria esigenza di presa di coscienza il sacrificio matriar­ cale dell'amante. Affrancandosi con il rasoio e la lampada - che qui sostituisce la fiaccola di Ecate e delle altre divinità matriar­ cali - dal suo comando e superando così la propria sottomissio­ ne, Psiche toglie a Eros il suo potere divino su di lei . Psiche ed Eros stanno l'una di fronte all'altro in un rapporto di ugua­ glianza . Ma essere di fronte significa sempre esser separati. L'uni­ tà originaria uroborica dell'abbraccio nell 'oscurità è superata , e l'azione eroica di Psiche porta nel mondo dolore, colpa e solitu­ dine. L'azione di Psiche corrisponde infatti all'azione dell'eroe che separa gli antenati per recare la luce della coscienza , dove poi gli antenati sono in questo caso gli stessi Eros e Psiche durante la loro esistenza nel paradiso di tenebre . Solo in apparenza, però, l'azione di Psiche è un'azione maschi­ le simile a quella dell'eroe. C'è infatti una fondamentale e decisi­ va differenza : quest'azione corrisponde, certo, al necessario svi­ luppo della coscienza, ma non è un'azione omicida , infatti l 'amo­ re di Psiche sboccia proprio grazie a essa. E mentre il maschile si sviluppa dall'azione omicida dell'eroe alla conquista del mon­ do, e lo hieros gamos con l'anima costituisce solo una parte della sua vittoria, 7 i'l successivo sviluppo di Psiche non è nient'altro che il tentativo di superare, attraverso lotte e sofferenze, la sepa­ razione provocata dalla sua azione. Psiche vuole nuovamente unir­ si a Eros su un nuovo piano di amore e piena consapevolezza, e vuole ricondurre a totalità in una nuova unione ciò che necessa­ riamente e fatalmente aveva dovuto essere sacrificato. Cosl la sua azione mette in mr to un processo evolutivo che non riguarda la sola Psiche ma inevitabilmente anche Eros. Eros, com'egli stesso racconta , fu subito ferito dalla propria freccia, il che significa che egli amava Psiche dall'inizio, mentre Psiche, che si ferisce nel corso della sua azione, ama Eros soltan­ to da questo momento. Ciò che però Eros chiama il " suo amore " e il modo in cui egli la vuole amare si trovano in conflitto con Psiche e la sua azione. Grazie al coraggio con cui affronta la pro­ pria evoluzione e con cui è pronta a sacrificarlo pur di conoscerlo, Psiche caccia Eros e se stessa dal paradiso uroborico dell'incon-

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scio. Solo attraverso l 'azione di Psiche Eros patisce le conseguen­ ze della freccia d'amore con la quale egli stesso si è ferito . * È opportuno i n questo contesto prestare attenzione al simbo­ lismo della goccia d'olio bollente che brucia Eros e al cui riguar­ do è scritto: " O audace e temeraria lucerna, vile serva d'amore, tu bruci lo stesso dio di tanto fuoco " . Quel che qui apporta sof­ ferenza non è un 'arma tagliente come la freccia, bensì il nu tri­ mento della lampada, ciò che porta luce e conoscenza. L'olio, in quanto essenza del mondo vegetale ed essenza della terra, con il quale di conseguenza viene unto il signore della terra, il re , è un simbolo assai diffuso. Qui esso è però il fondamento della luce e perciò deve scottare e bruciare. Anche nella vita psichica il fuoco della passione, la fiamma dei sentimenti sono sempre il fondamen­ to dell'illuminazione, cioè di una coscienza illuminata che sorge dalla combustione della materia prima e la moltiplica. Mentre Psiche, attraverso la sua opera di illuminazione, giunge al riconoscimento di Eros e alla presa di coscienza del proprio amore, Eros viene solo ferito - e per nulla illuminato - dal­ l 'atto d'amore e di separazione di Psiche. In lui si compie solo una parte del necessario processo, l 'ardere della materia prima e l 'esser bruciato da essa. Egli è sopraffatto dalla sofferenza amo­ rosa e l'azione di Psiche lo fa precipitare dall'ebbrezza dell'unione felice nel tormento della sofferenza. Ma questa trasformazione è involontaria ed egli la esperisce passivamente. Quando gli dèi amano i mortali provano solo desiderio e pia­ cere. La sofferenza era da sempre lasciata alla parte mortale, al­ l 'uomo, che i l più delle volte veniva annientato dall'incontro con l a divinità, mentre il partner divino passava sorridente a nuove, e per gli uomini fatali, avventure. Qui però le cose vanno diversa­ mente, perché Psiche, simbolo mitico dell'anima femminile-umana nonostante la sua identità individuale, si comporta attivamente. Eros, come abbiamo visto all'inizio, era un fanciullo, un ra­ gazzo, il figlio prediletto della sua grande madre. Egli ha aggirato l'ordine di Afrodite e ha amato Psiche invece di renderla infeli* Non è nostro compito occuparci dello sviluppo che qui ha luogo della fi­ gura mitica di Eros, il quale in origine era contemporaneamente meno e più che un dio.

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ce - ma ha egli davvero eluso l'ordine, non l'ha nonostante tut­ to resa infelice, non l'ha costretta al matrimonio con -un mostro, con " il più malvagio degli uomin i " ? In ogni caso egli non si è liberato dalla dea-madre, ma l 'ha soltanto ingannata di nascosto . Secondo le intenzioni di Eros tutto questo doveva accadere nel­ l'oscurità e nella segretezza, lontano dagli sguardi della dea. La sua relazione con Psiche era progettata come una delle tante av­ venture degli dèi greci , che evitavano la luce della pubblicità significativamente sempre rappresentata dalle divinità femminili . Questa situazione, con tutti i vantaggi che essa ha per Eros, viene distrutta da Psiche . Psiche dissolve la participation mistique con il suo partner e fa precipitare se stessa ed Eros nel destino di separazione rappresentato dall'irrompere della coscienza . L'amo­ re come espressione della totalità femminile non è possibile nel­ l'oscurità, soltanto come processo inconscio; il vero incontro con un'altra persona include la presenza della coscienza, e con ciò pe­ rò anche l'aspetto della sofferenza e della separazione. L'azione di Psiche provoca così tutte le sofferenze legate al­ l'individuazione, neHe quali una persona ha esperienza di se stessa di fronte a un partner che è altro da lei e non soltanto a lei con­ nesso. Psiche ferisce se stessa e ferisce Eros, e le loro simili fe­ rite decretano la dissoluzione della loro originaria unione i ncon­ scia. Ma solo grazie a questo doppio ferimento sorge l'amore, il cui senso sta nell'unire nuovamente ciò che è stato separato; solo grazie a esso sorge la possibilità di un incontro, condizione del­ l'amore tra due individualità. Si ripete sul piano individuale ciò che nel Simposio platonico veniva presentato come origine mi­ tica dell'amore : la rottura dell 'unità originaria e l 'amore come nostalgia, desiderio di unire nuovamente ciò che è stato separato. Scrive Bachofen : 8 " La forza che conduce nuovamente a unità ciò che è stato separato è il dio nato dall'uovo, dagli orfici chia­ mato Metis, Phanes, Ericopaeus, Protogonos, Herakles, Thronos , Eros, dai lesbii Enorides e dagli egiziani Osiris . . . " . Se però lì il femminile è I 'uovo e il recipiente, mentre il maschile è il nasci tu­ ro che rompe l'unità originaria, qui è esattamente l'inverso. Eros, l'Eros di Afrodite, tiene Psiche prigioniera nell 'oscuro abbraccio dell'uovo primordiale, e Psiche, con coltello e lume, infrange la perfezione di questa esistenza aurorale per ripristinare su un pia-

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no celeste l'unità originaria attraverso le sue gesta e le sue soffe­ renze. Con l'azione di Psiche finisce nel modo archetipico l 'età mitica in cui il rapporto tra i sessi dipendeva soltanto dal potere supe­ riore degli dèi, al quale gli uomini erano fatalmente affidati, e comincia l 'epoca degli amori umani in cui la psiche umana prende in piena coscienza le decisioni riguardanti il proprio destino. Questo ci porta però ad affrontare l'avvenimento che costitui­ sce lo sfondo di questo mito, cioè il conflitto tra Psiche, la " nuova Afrodite " , e Afrodite, la Grande Madre. La rivalità era cominciata allorquando gli uomini avevano pre­ so a trascurare il culto e i templi di Afrodite, rapiti dalla contem­ plazione della bellezza di Psiche. La stessa pura contemplazione della bellezza si pone in contrasto con il principio rappresentato da Afrodite. Anche Afrodite è bella e rappresenta la bellezza, ma la sua bellezza è soltanto un mezzo in vista del fine. Il fine è in apparenza il desiderio e l'ebbrezza del sesso, in realtà è invece la fertilità. Afrodite è la Grande Madre, l ' " origine prima degli elementi " il cui adirato celarsi, come la babilonese Ishtar e la greca Demetra, condanna il mondo alla sterilità. " Dopo che la sovrana Ishtar s 'inabissa, il toro non monta più la vacca, l 'asino non si china più sull'asina , l'uomo non si china più sulla donna nella strada : l'uomo dorme nella sua dimora, la donna dorme sola " . 9 Quando Kerényi dice: 1 0 " A frodite è altrettanto poco dea della fertilità che Demetra o H era " , egli considera il termine 'dea della fertilità ' solo negativamente per poi respingerlo. Ma tutte e tre, in quanto " origine prima degli elementi " , rappresentano aspetti della Grande Madre, il cui potere matriarcale consiste nell'esser creatrice della vita e della fertilità degli esseri viventi; e per que­ sto, e solo per questo, essa ricopre il suo ufficio originario d'in­ vestitura del re in forza della propria regalità . Perciò Afrodite, sebbene come dea rappresenti un eterno aspetto dell'essere, tut­ tavia è soltanto un aspetto dell'archetipo della Grande Madre. La bellezza, la seduzione e il desiderio propri di Afrodite sono un gioco divino, proprio come il colore del fiore che, nonostante sia al di là della sua bellezza, serve l'originario disegno materno della specie. Che comunque l'alleanza rappresentata da Afrodite ed Eros

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abbracci anche la bellezza e la grazia delle relazioni umane, è ri­ velato dalle parole del gabbiano secondo cui il mondo è irritato perché Eros e Afrodite si sono allontanati, uno su un monte con una meretrice , l 'altra inabissandosi nei flutti, " e perciò non esi­ ste più voluttà, non grazia, non leggiadria, ma tutto è incolto e rozzo e orrido ; non vi sono più nozze legittime, non più amicizie solide, non amore dei figli, ma enorme ripugnanza e fastidio, e sterili relazioni". Con linguaggio ancor più eloquente si esprimono Hera e De­ metra quando Afrodite s'infuria contro l'amore di Eros : " Qual dio o qual uomo potrà d'ora in poi sopportare che tu spanda dappertutto fra i popoli gli amori, se tu impedisci gli amori in casa tua, e chiudi la fabbrica pubblica dei vizi delle donne? " . Eccita­ zione del desiderio e dominio della " fabbrica pubblica dei vizi delle donne " sono gli attributi della Grande Madre incarnati da Afrodite, e il conflitto con Psiche fa vedere nel modo più eviden­ te in che misura l' 'antica Afrodite' rappresenti ancora questo aspetto. L'indignazione di Afrodite comincia quando tra gli uomini, che avrebbero dovuto servirla, celebrarne la divina potenza e sot­ toporsi ai suoi influssi - quando in questa sfera di " volgarità ter­ rena " accade qualcosa di assurdo : la contemplante venerazione della " nuova Afrodite " . Elena è ancora la sua fedele servitrice, vi­ sto che eccita il desiderio e fomenta la guerra, il fatale movimen­ to dell'eroismo maschile che Afrodite ama in Marte. Infatti il potere fallico di Marte è legato alla sfrenatezza sanguinaria e da sempre strettamente congiunto alla sfrenatezza sessuale. In Elena, come in Afrodite, si verifica la nefasta mescolanza di incanto, ma­ gia e distruzione, fenomeni che fanno parte del fascino della Grande Madre, la quale è anche una madre di fato e di morte. Che cos'è allora Psiche , questa " nuova Afrodite " , bella ma non desiderata dagli uomini, creatura mortale eppure contemplata e venerata come una dea e inoltre desiderata dal divino Eros? Psiche interviene nella sfera degli dèi e crea un nuovo mondo . Con la sua impresa, il femminile come elemento psichico umano entra in conflitto con la Grande Madre e il suo aspetto di fecon­ dità, al quale l 'esistenza femminile matriarcale era stata sotto­ messa. Psiche non si rivolta però solo contro la Grande Madre,

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contro Afrodite, la potentissima dominatrice dell'esistenza femmi­ nile, ma anche contro il suo amante maschile, contro Eros. Com'è difficile la posizione dell'umana Psiche in questo conflitto con le potenze divine ! Come totalmente senza speranza appare la sua situazione, in cui il principio vitale femminile-umano osa contrap­ porsi a un archetipo divino! Con l'autosacrificio della sua azione Psiche rinuncia a tutto ed entra nella solitudine di un amore in cui rinuncia, in modo a un tempo cosciente e inconscio, all'attrazione della sua bellezza che porta al sesso e alla fecondità. Nell'attimo in cui riconosce Eros , Psiche stabilisce il principio dell'incontro d'amore e dell'individua­ zione accanto a quello dell'attrazione seduttiva e della fertilità della specie. In questo contesto possiamo comprendere meglio l' 'antefatto' mitologico secondo il quale Afrodite nasce dall'unione del cielo generante e del mare, mentre Psiche, la " nuova Afrodite " , dal­ l'unione del cielo e della terra. Mentre il mare ricorda tutto l'ano­ nimato caratteris tico dell'inconscio collettivo, la terra rappresenta simbolicamente la più alta forma ' terrestre'. Questo vuoi dire che Afrodite mette in relazione le potenze anonime superiori e in­ feriori ; come forza anonima e universale essa unisce l'uno con l'altro il maschile e il femminile. Con Psiche ha fatto la sua comparsa nel mondo una realtà umano-terrestre del medesimo principio rappresentato da Afrodite. Umano-terrestre è detto però unicamente nel senso del principio dell'individualità e - in ulti­ ma analisi - di individuazione . Oltre al principio d'amore mate­ riale-psichico rappresentato da Afrodite quale dea della reciproca attrazione degli opposti, emerge il principio d'amore di Psiche, che associa a questa attrazione conoscenza, ampliamento della co­ scienza e sviluppo psichico . Con Psiche nasce dunque un nuovo principio d'amore in cui l'incontro tra il maschile e il femminile diventa il fondamento dell'individuazione. Mentre per Afrodite quale principio naturale l 'unione del femminile e del maschile non presenta nessuna differenza fondamentale, nell'uomo e negli animali, dai serpenti e i lupi fino alle colombe , la relazione tra Eros e Psiche , in seguito al superamento di questo stadio attra­ verso l'azione di Psiche, incarna la psicologia dell'incontro in cui un amante, in quanto essere singolo, arriva a realizzare la propria

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esistenza attraverso questo amore , che include in sé sofferenza e separazione. Per la prima volta l'amore individuale rappresentato da Psiche si ribella contro il principio collettivo del piacere e dell'ebbrezza rappresentato da Afrodite. La povera Psiche - per quanto pa­ radossale ciò possa suonare - deve ancora conquistare il suo amante, anzi deve ancora farlo diventare una realtà effettiva . Il prediletto figlio di Afrodite deve diventare un amante, deve es­ sere prima salvato dalla sfera transpersonale del dominio della Grande Madre e trasposto nella sfera personale e umana di Psiche . Bisogna dunque vedere se Psiche sia più forte di A fro­ dite e se le riesca di conquistare Eros. In questa situazione Afrodite diventa la madre cattiva, la ma­ trigna della favola , la strega. Indignata, così rimprovera Eros : " Hai calpestato gli ordini di tua madre, anzi della tua padrona , che ti aveva comandato di castigare ia nemica mia buttandola in un amore volgare " . Essa si rivela una 'madre terribile' quale nessun testo di psicologia potrebbe descrivere in modo più grot­ tesco, e fa risuonare tutti i registri della madre indignata che teme di vedersi sottratto da una nuora il figlio tenuto rinchiuso in un legame incestuoso . II culmine della sua indignazione è rag­ giunto quando chiama Eros "parricida " ; bisogna inoltre ricordare che all 'inizio, quando dice di voler rovinare Psiche, aveva scon­ giurato questo figlio " pei vincoli del materno affetto", e Io ave­ va " baciato a lungo ardentemente " e " stretto al suo seno " . Natu­ ralmente Afrodite ricorda che egli deve tutto a lei e a lei soltanto. e giura di prendersi un altro figlio . E allo psicologo suona assolu­ tamente familiare la scena successiva quando, presa da gelosia e vanità, grida : "Felice me, che infatti nel fiore degli anni sarò chiamata nonna e il figlio d'una serva sarà chiamato nipote di Venere " . Perché allora, si domanderà giustamente, Afrodite diventa Ma­ dre Cattiva e non Grande Madre, perché si affermano tutti i tratti personalistici del romanzo familiare invece dei tratti mito­ logici della Grande Madre, come ci si sarebbe potuto aspettare? Nella favola vige di regola il principio della 'personalizzazione secondaria ' , 1 1 secondo il quale, nel corso dell 'evoluzione della co­ scienza , fenomeni un tempo transpersonali e archetipici compaio-

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no in forma personale nel quadro di una storia individuale e di una situazione vitale umana. Per la posizione della favola di Psi­ che all'interno di questo sviluppo è importante il fatto che la psiche umana osi affrontare come io attivo le potenze transper­ sonali e per giunta con successo. La rafforzata posizione della persona umana - qui quella femmini'le - comporta un minor potere o un'impotenza di ciò che prima era potentissimo. Se il racconto di Psiche termina con la divinizzazione dell'umana Psi­ che, a questo corrisponde inversamente una umanizzazione di Afrodite, così come soltanto l'umanizzazione di Eros attraverso la sofferenza rende possibile l'unione con Psiche. Quando Afrodite scopre che il maschile, suo figlio, fino allora a lei sottomesso, ha abbandonato la sua funzione di figlio predi­ letto, di strumento e di seguace e si è affermato autonomamente come amante, si apre allora un conflitto all'interno della sfera femminile e comincia una nuova fase nello sviluppo di Eros. Psi­ che, il principio femminile umano, si contrappone alla Grande Madre, che fino allora aveva determinato con il proprio figlio i destini degli amori umani . Stabilendo la libertà della coscienza femminile nell'autonomia dell'incontro amoroso, Psiche respinge quell'amore privo di luce caratterizzato dall 'ebbrezza, dal piacere, dall'anonimato e dalla fecondità che aveva preso nella sua rete ogni essere vivente. Con Afrodite Psiche respinge però anche queli'Eros che teme il potere di Afrodite e tutt'al più lo aggira di nascosto, ma che non ha il coraggio di affermare la propria autonomia stando accanto alla sua amata . Respingendo sia Afro­ dite sia Eros, Psiche entra senza volerlo né saperlo in una forma di lotta eroica femminile che instaura una nuova epoca umana. Afrodite si rivolge nella sua collera a Demetra e Hera, le quali però non sono disposte a stare né dalla sua parte né da quella di Psiche, che pure le scongiura di aiutarla. Nella disputa acce­ sasi nella sfera del femminile, alla quale loro stesse apparten­ gono, le due dee rimangono neutrali . Sostanzialmente esse stanno dalla parte di Afrodite e la loro triade è contro Psiche, ma sono trattenute dal timore dj Eros . Quando Psiche interrompe la sua fuga da Afrodite - che è i n realtà una ricerca di Eros - e si consegna alla dea, essa è pronta a una " certa morte ".

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Al centro del piano di Afrodite per distruggere Psiche cl sono quattro imprese da portare a termine. Risolvendo questi quattro strani compiti e compiendo la difficile opera al servizio di Afro­ dite, Psiche diventa un Eracle femminile ; sua suocera reci ta lo stesso ruolo della matrigna di Eracle. In ambedue i casi il de­ stino è determinato dalla figura della madre cattiva, in ambedue i casi però questo destino porta a compiere azioni eroiche e glo­ riose . Per noi è essenziale notare come il cammino del femmi­ nile si differenzi da quello del maschile. I compiti imposti a Ps iche da Afrodite sembrano sulle prime senza senso e senz'ordine. Ma l'in terpretazione resaci possibile dalla comprensione del simbolismo dell' inconscio indica sorpren· dentemente l 'esatto contrario. * Il primo compito, separare e disporre per ordine un grande mucchio di orzo, miglio, papaveri, piselli, lenticchie e fagioli, ci è reso familiare dalla favola di Cenerentola e da molte altre fa­ vole.12 La cinica frase con cui Afrodite assegna questo compito a Psiche: " Tu mi sembri una serva tanto brutta che in nessun modo potrai meritare che qualcuno ti tenga se non per la dili­ genza del servizio. Perciò proverò io la tua capacità " , è degna di una pescivendola e, da un punto di vista umano, suona di una rozzezza e meschinità difficilmente superabili. Non è per indignarci moralisticamente che ricordiamo questo, ma perché in questi tratti, sottolineati dalla narrazione, possiamo avvertire la profondità del conflitto in questione. Ciò che ci in­ teressa non è la caratterizzazione di una femminilità ripugnante, bensl l 'odio di una dea e sovrana minacciata nel fondo stesso della sua essenza. Il compito imposto a Psiche, la cui soluzione è da lei chiara* La nostra interpretazione dell'impresa di Psiche è il risultato di un lavoro collettivo. Esso si svolse nel quadro di un seminario tenuto a Tel-Aviv, in cui l'autore espose la "psicologia del femminile " della quale fa parte il capitolo su Psiche. Questa interpretazione si avvalse di preziosi contributi recati dai parte· cipanti a un corso sulla favola di Psiche tenutosi al C. G. Jung-lnstitut di Zurigo. Vorrei qui ringraziare i partecipanti, la cui collaborazione ha reso possibile l'interpretazione di questa parte del racconto, che in un primo momento mi era parsa incoerente. Vorrei ringraziare anche il Professore e la Signora Jung per alcune opportune osservazioni sul mio manoscritto.

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mente ritenuta impossibile, consiste nell 'ordinare e nel separare una gran quantità di semi diversi mescolati tra loro. Questo muc­ chio è in primo luogo il simbolo di una uroborica mescolanza del­ l'elemento maschile, cioè di una promiscuità tipica dello stadio palustre di Bachofen . * Chi adesso viene ad aiutare Psiche non sono le colombe, gli animali di Afrodite che molti secoli più tar­ di accorreranno ad aiutare Cenerentola, bensì le formiche, il po­ polo dei Mirmidoni, le "alunne celeri della terra madre di tutto " . Cosa significa che Psiche riesce con l 'aiuto delle formiche a mettere ordine nella promiscuità maschile ? Kerényi u ha ri­ chiamato l 'attenzione sul carattere umano primordiale del popolo delle formiche nato dalla terra, così come sul loro rapporto con l 'autoctonia, vale a dire con l 'origine terrestre degli esseri viventi e degli uomini in particolare. Qui, come sempre, gli animali soccorrevoli sono simboli del mondo istintivo, e se consideriamo, come sappiamo dai sogni, che le formiche sono un simbolo legato al sistema neurovegeta­ tivo, ci è più chiaro perché queste potenze ctonie nate dalla terra siano capaci di ordinare i semi maschili della terra . Psiche con­ trappone alla promiscuità di Afrodite un istintivo principio ordi­ natore. Mentre Afrodite si attiene alla fertilità dello stadio palu­ stre, rappresentato anche da Eros nella figura del drago e del mostruoso serpente.. fallico, Psiche ospita in se stessa un principio inconscio grazie al quale è in grado di scegliere, selezionare, coor­ dinare e valutare, orientandosi cosl nella confusione dell'elemento maschile. In contrasto con la posizione matriarcale di Afrodite, secondo la quale il maschile è anonimo, e deve per principio es­ serlo, come dimostrano ad esempio i riti di lshtar e molti mi­ steri, Psiche possiede già nell'adempimento del primo compito un'attitudine selettiva . Persino in questo stadio oscuro l'assiste un istinto ordinatore che illumina la sua situazione con la " luce della natura " . I n questo senso l'opera di selezione deve essere interpretata in modo ancor più universale. Il mucchio di semi, frutti e grani

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* L' 'eterismo' di Bachofen deve essere compreso come uno strato psichico

una fase, cioè come la fase uroborica determinata dalla relazione d'identità, e non come un dato storico o sociale.

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che Psiche deve ordinare è nello stesso tempo il caos di feconde disposizioni e possibilità presenti nell'essere femminile concepito secondo l'ottica di Afrodite. L'azione selezionatrice di Psiche mette ordine in esso rendendolo così atto a passare dalla poten­ zialità alla realtà. Qui opera già in Psiche un terrestre e incon­ scio principio spirituale che lavora al suo servizio e la predispone a metter ordine nella materia informe . Questo significa che l 'evoluzione di Psiche non procede in con­ trasto con l 'inconscio e con l'istinto, con le " potenze telluriche " . Si tratta, certo, di un'evoluzione verso l a coscienza, la luce e l'in­ dividuazione, ma, a differenza della corrispondente evoluzione maschile, questa mantiene il cordone ombelicale con la propria base inconscia . * Anche la ' neutralità' di Hera e Demetra può essere compresa in questo senso. Il conflitto tra Psiche e Afrodite avviene nel­ l'ambito del femminile. Non è il conflitto tra un individuo, uomo o donna che sia , e l'elemento femminile-materno dal quale si cerca di separarsi o contro il quale ci si oppone totalmente. Ab­ biamo già sottolineato che Psiche si comporta in modo 'femmi­ nile ', e il racconto dà a riguardo molte più indicazioni di quante possano essere qui riportate. La sua ingenuità così come il tipo di scenate che fa a Eros, il suo tubare amoroso così come la sua facilità a cadere in preda della disperazione sono assolutamente femminili ; ma ancor più di tutto questo è l 'indefettibilità - cer­ to non maschile-rettilinea e tuttavia straordinariamente tenace del suo amore e della sua volontà elasticamente irremovibile. Non dobbiamo dimenticarci chi la disperata Psiche incontra per primo, dopo esser stata abbandonata da Eros e dopo il suo tentativo di suicidio impedito dal fiume, che le aveva cosi dimo­ strato l 'impossibilità di una regressione. Come accade spesso in questo racconto, un tratto secondario, apparentemente idillico e di maniera, risulta invece pregno di profondo significato mitolo­ gico . " Proprio allora Pan, dio rustico, sedeva per caso presso il ciglio del fiume, tenendo fra le braccia Eco, dea montanina, e le insegnava a modulare i suoni più · svariati " . Egli, " per quella * È significativo che nelle favole e nel mito uno sviluppo simile sia proprio di 'idioti' e bambini . Anche loro sono spesso aiutati da animali.

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divinazione che conoscono gli uomini saggi " , riconosce immedia­ tamente la sua situazione, ed è da lui che Psiche apprende lo scopo per il quale continua a vivere e che determina il corso de­ gli eventi. " Piuttosto onora con le preghiere Cupido che è il più grande degli dèi e cerca di propiziartelo blandendolo di ossequi poiché egli è un delicato e lussurioso adolescen te " . Pan, il dio dell'esistenza naturale, reso esperto dalla sua " lun­ ga vecchiaia " , " rozzo pecoraio " in confidenza con la terra e il mondo animale, amante della vita e di tutti gli esseri viventi, consiglia Psiche con tutta la saggezza della sua età veneranda. Il suo insegnamento è questo: Eros è il più grande degli dèi, e tu, Psiche, sii femminile e conquistalo. Non è casuale che egli abbia Eco fra le sue braccia, l'irraggiungibile amata che si tra­ sforma per lui in musica e con la quale egli intrattiene un eterno dialogo amoroso. Egli è saggio, affettuoso, naturale, il vero men­ tore di Psiche. La sua figura rimane certo sullo sfondo, e tutta­ via, come 'vecchio saggio', egli determina l'evoluzione di Psiche. I compiti imposti a Psiche da Afrodite sembrano sulle prime solo pericoli mortali, ideati dalla dea perfida e ostile per annien­ tare Psiche. Il consiglio di Pan , secondo cui Psiche dovrebbe conquistare Eros, introduce un senso in ciò che sembra non aver­ ne . Solo grazie a queste parole del vecchio saggio i compiti di Afrodite diventano azioni di Psiche . Solo perché Pan apre gli occhi a Psiche sul significato nascosto dei compiti apparentemente arbitrari di Afrodite, gli eventi prendono una direzione, che è quella verso Eros, e il passare di Psiche di compito in compito diventa un cammino. La seconda e ancor più strana impresa che Afrodite esige da Psiche consiste nel portarle un fiocco di lana di quelle " pecore bellissime che hanno lana d'oro fiammante " . Qui è il sussurro di una canna a suggerirle la soluzione. Che cos'è il compito imposto da Afrodite? Come riesce Psi­ che a risolverlo ? Qual è il suo significato, e qual è il ruolo della semplice canna? Le pecore, o meglio i montoni, della cui lana Psiche deve por­ tare un fiocco ad Afrodite, sono descritti dalla canna come forze magiche e distruttive. Le parole della canna rivelano abbastanza chiaramente il legame dei montoni con il sole, anche se noi non

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conoscessimo dall'Egitto, dal mito del vello d'oro e da molti altri esempi simbolici il significato solare del montone .14 Psiche viene messa in guardia dall 'avvicinarsi a gueste terribili pecore, " che sono spaventose belve, perché di solito s 'inferoci­ scono di truce rabbia accaldate dall'ardore del sole, e con aguzze corna e fronti dure come sassi talora si avventano sui mortali con morsi avvelenati e li rovinano " . I montoni solari, simboli della forza distruttiva maschile, corrispondono al principio di morte negativo e maschile così come è sentito dal matriarcato. Afrodite destina la femminile Psiche a vittima di questo princi­ pio distruttivo maschile, di questo sole divorante i cui raggi­ capelli sono la lana del montone solare, imponendole il compito cinico e beffardo di disarmare e rapinare questa forza maschile. Perché qui, come spes.so accade nelle favole, il significato è na­ scosto nel compito di strappare un capello, una ciocca ecc. Que­ sta 'castrazione' simbolica deve essere inoltre interpretata come simbolo di impossessamento e potenziamento, e di ' depotenzia­ mento' _.5 Così è per Dalila che taglia i capelli a Sansone, l'eroe solare, e per l 'eccidio commesso dalle Danaidi secondo un'antica ingiunzione amazzonica . Psiche sembra così condannata a essere distrutta dal potentis­ simo principio maschile, dovendo morire per la devastante calura meridiana di questa forza solare maschile. Il violento potere so­ lare del montone d'oro simboleggia una forza spirituale archeti­ picamente schiacciante, di fronte al cui maschile impeto distrut­ tivo il femminile soccombe. La potenza archetipica di questo mortale principio spirituale è quella dell' " uroboros patriarcale " nel suo aspetto negativo, a contatto del quale il femminile è de­ stinato a bruciare come Semele con Zeus, oppure impazzire come le figlie di Minia 16 che invano resistono a Dioniso. Solo una to­ tale apertura nei confronti di questo principio spirituale che volge il suo lato creativo verso il femminile, permette a quest'ultimo di sopravvivere. Allora però resta catturato dal maschile, con tutti i benefici e tutti i pericoli che un tale impossessamento implica. I montoni sono invece l 'aspetto negativo del principio maschi­ le, la cui aggressione mortale è il simbolo dell'irruzione distrut­ trice delle potenze inconsce nella psiche. Sul piano personale que­ sto si manifesta sin dall 'inizio nella tendenza suicida di Psiche.

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Psiche non s i sente all'altezza del conflitto con i l mondo arche­ tipico, con la natura degli dèi. Si sente schiacciata da un peso troppo grande. Solo attraverso una progressiva integrazione e au­ torealizzazione l'umana Psiche può essere in grado di resistere a questo assalto. Così anche in occasione di questo compito Psiche sembra sulle prime costretta a rinunciare. Ma l'aiuta la canna, il capello della terra collegato alle pro­ fondità dell'acqua, all'elemento opposto del fuoco-montone, e dal­ l'acqua la canna riceve la sua forza elastica e flessibile. Con la sua saggezza vegetativa e naturale simile a quella di Pan, que­ sta canna le sussurra : aspetta, sii paziente. Le cose mutano. Il tempo porta consiglio. Non sempre è mezzogiorno, e non sempre il maschile è mortale. Non bisogna agire con violenza. Arriva un tempo in cui il sole non è più allo zenit e tramonta, in cui la calura non è più tremenda e pericolosa . Arriva la sera e poi la notte, quando il sole rincasa, quando il principio maschile si av­ vicina al femminile e Helios va " verso il cuore della sacra tene­ brosa notte, verso la madre, la sposa legi ttima e gli amati fi. 11 g l.101 l , . Quindi, al calar del sole, si forma una situazione favorevole in cui è possibile prendere senza pericolo i crini d'oro dai montoni solari . Questi crini-raggi sono sia fisicamente sia psichicamente le forze feconde maschili, e il femminile, come Grande Madre positiva, è la grande tessitrice che intreccia i fili di semi solari nella rete della natura.18 A questo corrisponde negativamente l 'azione di Dalila che ruba i capelli a Sansone mentre questi dor­ me, spossato dagli amplessi . Anch'essa è una figura femminile notturna dietro la cui forma personalizzata, così come dietro San­ sane, si nascondono figure mitologiche .* La rovina del femminile voluta da Afrodite viene dunque evi­ tata dalla canna ; il femminile deve soltanto interrogare il pro­ prio istinto per entrare, al calar del sole, in una relazione feconda con il maschile, ossia in una relazione d'amore. Cosl viene supe­ rata la situazione in cui maschile e femminile si fronteggiano in mortale ostilità. " Come femminilità negativa essa è l'Anima distruttiva; ma è anche la letale madre di Canaan in lotta con il principio di YHWH e con la coscienza.

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La saggezza della canna si dimostra superiore alla penetrante conoscenza del principio spirituale maschile, ardente e letale. Que­ sta saggezza femminile fa parte della "coscienza matriarcale " 19 che, col suo modo paziente, vegetativo e notturno, prende " ciò di cui ha bisogno " alla potenza mortale dello spirito solare ma­ schile . Non si espone all'annientante violenza del montone ; se il femminile volesse strappare ciò che gli è necessario affrontandolo direttamente, sarebbe destinato a soccombere. Ma la sera, quan­ do il solare spirito maschile ritorna nelle profondità femminili, allora il femminile trova il fiocco d'oro, il fecondo seme di luce. Anche qui , insomma, la soluzione del problema non consiste in una lotta, bensl nell'instaurarsi di un contatto fecondo tra ma­ schile e femminile.. Psiche è un perfetto rovesciamento di Dalila. Non sottrae a un uomo disarmato e indebolito la sua forza al fine di ucciderlo, come la Madre Terribile e la figura a lei vicina dell'Anima negativa. Ma non ruba neanche, come Medea, con astuzia e violenza il vello d'oro, bensl trova in una situazione pacifica ciò che del maschile le è necessario, senza con questo nuocergli in alcun modo. Secondo la nostra interpretazione i primi due compiti imposti da Afrodite hanno entrambi a che fare con la soluzione di un problema 'erotico' ; e stranamente Afrodite, che non h a presen­ tato questi compiti come 'problema erotico' ma semplicemente come la cernita di un mucchio di semi e la ricerca di un fiocco di lana d'oro, attribuisce in effetti la soluzione di tali compiti all'intervento di Eros. " Sorridendo amaramente, cosl disse : 'Nean­ che di questo fatto mi sfugge il nascosto autore' " . Eppure do­ vrebbe ben sapere che Eros giace malato e suo prigioniero. È come se, malgrado tutto, esista un contatto nascosto tra Afro­ dite e Psiche, grazie al quale Afrodite comprende non solo il carattere 'erotico' dei compiti da lei imposti, ma anche quello delle soluzioni di Psiche. Sulle prime il terzo compito non sembra inserirsi in alcun modo in questo contesto. Afrodite chiede a Psiche di riempire un recipiente di cristallo con l'acqua della fonte che alimenta lo Stige e il Cocito, i fiumi del mondo infero. La soluzione di questo compito sembra assolutamente impossibile . La più alta cima dell'immensa montagna da cui scaturisce la sorgente, già di

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per sé inaccessibile a Psiche, le sbarra inoltre la strada con ser­ penti eternamente svegli, e l'acqua stessa della sorgente l'ammo­ nisce mormorando : " Fuggi ! " e " Morrai ! " . Compare però come deus ex machina l'aquila di Zeus che aveva rapito Ganimede e che, memore dell'aiuto prestatole allora da Eros, viene a salvare Psiche. Questa impresa è una variante del motivo della ricerca del­ l'acqua della vita , la preziosa sostanza difficilmente conquistabile. Non è detto da nessuna parte quali proprietà possieda quest'ac­ qua, e anzi non si accenna neanche al fatto che sia un tipo di acqua particolare. Per questi motivi possiamo supporre che il segreto non stia nella qualità dell'acqua , bensì nella specifica dif­ ficoltà a attenerla. La caratteristica essenziale di questa sorgente è che essa unisce ciò che sta più in alto e ciò che sta più in basso; è un fiume circolare uroborico che alimenta le profondità del mondo infero per poi risalendo sgorgare dali' altissima cima dell'enorme montagna. Il compito stabilito da Afrodite è di pren­ dere in un recipiente l'acqua della sorgente che simboleggia il fiume dell'energia vitale, un Oceano e un Nilo su fiabesca scala ridotta. Afrodite ritiene impossibile venire a capo di quest'im­ presa, perché per lei la corrente vitale non è catturabile, è pe­ renne movimento, eterno mutamento, generazione , nascita e mor­ te. La qualità fondamentale di questa sorgente sta proprio nel suo essere incontenibile. Così Psiche viene posta, come recipiente femminile, di fronte al compito di catturare la corrente, di dare forma e quiete a ciò che è informe e fluente . Come vaso dell'in­ dividuazione , come mandala-u rna , deve trarre dalla fluente ener­ gia vitale una configurazione unitaria, deve dare forma alla vita. Qui risulta con tutta evidenza che oltre al significato generale di incontenibile energia dell'inconscio, il fiume della vita ha in relazione a Psiche un ulteriore specifico significato simbolico . Come ciò che riempie il mandala-urna, questo fiume è generativo­ maschile, come la forza archetipicamente feconda di innumerevoli divinità fluvia li di tutto il mondo. In relazione alla psiche fem­ minile è la potentissima forza numinosa-maschile di ciò che pe­ netra per fecondare, cioè dell' 'uroboros patriarcale' . Il problema insolubile che Afrodite pone a Psiche e che Psiche risolve con­ siste nell 'imbrigliare questa forza senza esserne distrutta .

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Per meglio comprendere questo contesto dobbiamo in pnmo luogo interpretare i singoli simboli presenti nel testo. Che cosa significa che l 'aquila rende possibile l 'adempimento di questo compito ? Perché l 'aquila, questo simbolo maschile del­ lo spirito, appartenente a Zeus e al mondo aereo, e perché pro­ prio l ' ' aquila di Ganimede' che rapisce nell'Olimpo il favorito di Zeus? Qui sembrano intrecciarsi molti motivi , ma tutti ser­ vono a chiarire la situazione di Psiche nel suo conflitto con Afrodite. S'impone soprattutto il parallelo tra Ganimede e Psiche . En­ trambi sono creature amate dagli dèi, ed entrambi sono rapiti nell'Olimpo come compagni terrestri-celesti dei loro amanti di­ vini . Già qui abbiamo un primo sentore della simpatia di Zeus per Psiche, che alla fine della storia risulterà decisiva. Egli si schiera dalla parte di suo figlio Eros, da un lato per il suo sen­ timento maschile che ben conosce l 'estasi amorosa, dall'altro però anche per protesta contro l'atteggiamento ostile della grande di­ vinità femminile, che prima come Hera con lo sposo e poi come Afrodite con il figlio cerca di limitare la libertà dell'amore. Non è casuale che l 'amore omosessuale di Zeus e Ganimede si collochi accanto all'amore di Eros e Psiche in modo da soccor· rere quest'ultimo. In altro luogo abbiamo dimostrato che le cop­ pie maschili omoerotiche e omosessuali iniziano la lotta di libe· razione contro il dominio della Grande Madre. E anche qui si tratta per Eros di liberarsi del suo ruolo di figlio-amante, per poter entrare in una relazione libera e autonoma con Psiche. Non è senza legame con le vicende precedenti che in occasione di questo terzo compito il lato spirituale maschile, il cui simbolo principale è l'aquila, intervenga in aiu to di Psiche. Il secondo compito consisteva, in base alla nostra interpretazione, nel 'con­ tenimento' dell'ostile elemento maschile, nell'irretimento erotico di ciò che, come 'uroboros patriarcale' , avrebbe potuto essere di­ struttivo. Grazie a questa riconciliazione con il maschile, Psiche può entrare in rapporto con il mondo spirituale maschile del­ l 'aquila di Ganimede. Mentre nel primo compito le forze istin­ tive della natura avevano eseguito , selezionando e ordinando, un lavoro in certa misura ' inconscio ' , nel secondo compito Psiche è riuscita a evitare la violenta aggressione dello spirito maschile nel

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pieno delle sue forze e a ghermirgli ciò che le era necessario e utile, il fiocco di lana dorata. Nel terzo compito avviene un altro passo avanti. Il principio spirituale che interviene in suo aiuto, l'aquila che come spirito maschile adocchia la preda e la ghermi­ sce, permette a Psiche di raccogliere qualcosa dell'impetuoso fiu­ me della vita e di dargli una forma. Nell'aquila che tiene il reci­ piente è rappresentata nel modo più profondo la spiritualità or­ mai già maschile-femminile di Psiche, la quale in un atto solo ' riceve' come una donna, cioè in quanto recipiente accoglie e con­ cepisce, e nello stesso tempo afferra e comprende come u n uomo. La potenza circolare di questo fiume della vita, sentita dalla psi­ che femminile come al contempo feconda e schiacciante, appar­ tiene anch'essa allo stadio che prefigura ciò che noi chiamiamo 'uroboros patriarcale ' . Mentre la sua luminosità accecante e di­ struttiva è simboleggiata dal montone solare, questo fiume circo­ lare rappresenta l'incontenibilità e la soverchiante energia della sua natura . I l principio maschile dell'aquila permette a Psiche di riceverne una parte senza essere distrutta. Come prima viene preso un fiocco di lana dalla pienezza della luce, qui viene portata via dell'acqua dalla pienezza della cor­ rente. Entrambe le situazioni significano, su piani diversi , che Psiche riceve il maschile, lo accoglie e gli dà forma senza venir annientata dalla potenza schiacciante del numinoso. Essendo nata dalla terra, Psiche può ricevere e dar forma soltanto a una parte dell'infinito da lei afferrabile ; ma questo è anche ciò che le com­ pete e che la rende umana . È proprio su questa capacità di limi­ tazione plasmatrice di forme che si fonda, del resto, il principio di individuazione da lei rappresentato. Quando avevamo qualifi­ cato come 'uroboros patriarcale' la disordinata pienezza seminale del primo compito, la maschile luminosità distruttiva del secondo e la violenta energia fecondante del terzo , intendevamo indicare in modo sintetico lo schiacciante potere numinoso del maschile. Ma vedendo le cose più da vicino si potrebbe dire che tutte e tre queste manifestazioni sono aspetti di Eros e del drago-mostro. Fecondazione, lucentezza accecante e forza dinamica sono infatti tre stadi della sua attività, tre forme della sua natura. Alla luce di queste considerazioni la scomparsa di Eros acqui­ sta un nuovo e misterioso significato. Secondo una prima inter-

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pretazione, Eros scompare perché Psiche ha trasgredito il suo ordine ; a un livello ulteriore egli ritorna dalla madre : questo infatti simboleggia il legame di Eros con il cipresso, l 'albero della Grande Madre sul quale egli se ne sta come un uccello, e il suo ritorno nel palazzo di Afrodite . Ma a un livello interpretativo più profondo ci rendiamo conto che Eros scompare perché Psiche, con la sua lampada, non poteva riconoscerlo per ciò che egli veramente è. L'andamento della vi­ cenda mostra che Eros rivela a Psiche la sua vera figura solo progressivamente, nel corso della propria evoluzione . La sua ma­ nifestazione dipende da lei, egli si trasforma con Psiche e attra­ verso Psiche. Con ognuna delle sue imprese ella coglie, senza saperlo, una nuova categoria della realtà di Eros. Le imprese di Psiche alla ricerca di Eros sono una graduale presa di coscienza di se stessa, ma anche una graduale compren­ sione di Eros. È proprio perché questo avviene gradualmente e perché riesce a non esser annientata dalla schiacciante potenza del numinoso, rappresentata anche da Eros, che Psiche diventa a ogni impresa più forte e più adeguata alla potenza e alla figura divina di Eros. Il compito assegnato ironicamente a Psiche da Afrodite come compito di individuazione, viene risolto con l'aiuto dell'aquila, dello spirito maschile inconscio. Questa è la cosa sorprendente nell 'evoluzione di Psiche : la sua è una evoluzione verso la co­ scienza che si compie sempre con coscienza . E tuttavia l 'inter­ vento delle forze inconsce è più rimarchevole che nello sviluppo di una coscienza maschile, mentre minore è l'attività autonoma di Psiche come io particolare rispetto agli eroismi maschili, quali ad esempio quelli di Eracle o di Perseo. Per questo l'attività pro­ pria della sua totalità inconscia, alla quale Psiche si sottomette, è tanto più stringente e persuasiva. È caratteristico delle 'i mprese di Psiche' che la sottolineatura della relazionalità, cioè di un aspetto di Eros, sia legata a una presenza via via sempre più rilevante dell'elemento spirituale ma­ schile, che è dapprima inconscio ma che infine assume una più netta disposizione cosciente. Poiché bisogna interpretare la vicenda in termini soggettivi, bisogna cioè per esempio comprendere gli animali soccorrevoli

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come forze presenti m Psiche, allora Psiche risulta attiva anche quando le azioni vengono compiute dalle forze in lei presenti . An­ che quando, come nel processo creativo, sono le potenze inte­ riori e non l 'lo il principio dinamico, con un certo diritto attri­ buiamo le azioni e le opere all 'individuo nel quale queste forze operano. Il cammino d'individuazione di Psiche è un processo di pla­ smazione delle forze uroboriche fino allora prive di forma. Al­ l'inizio, sotto la malìa dell 'Eros-drago, Psiche vive in uno stato di totale incoscienza ; vive nello stadio palustre di Bachofen nel quale il ciclo uroborico si svolge nelle tenebre, non violato da coscienza alcuna, non disturbato né deviato da illuminazione al­ cuna. È ' vita' in sé, vita di un 'esistenza condotta nella totale oscurità , paradiso di piacere del drago, in cui tutto sfocia sem­ pre di nuovo nel buio dell'inconscio. L'azione di Psiche ha spez­ zato definitivamente questo circolo . Hanno fatto irruzione luce e consapevolezza, e relazione individuale e amore hanno preso il posto del pi acere anonimo e dell'oscuro abbraccio della mera istintualità. Se noi riconosciamo nell'evoluzione di Psiche un avvenimento archetipico, la costellazione Psiche-Eros può essere allora consi­ derata come archetipo della relazione tra uomo e donna . La fase dello sprofondamento di Eros e Psiche nell'oscuro paradiso del­ l'inconscio corrisponde alla situazione uroborica iniziale dell'esi­ stenza psichica. È la fase dell'identità psichica in cui tutte le cose sono tra loro connesse, fuse e mescolate in modo inestricabile,20 come nello stato della participation mystique. La vita psichica si trova in una fase di oscurità, cioè di mescolanza inconscia e di inconscia produzione, di amplesso e di fecondazione. Il simboli­ smo di una Psiche congiunta a Eros nell'oscurità corrisponde per­ fettamente proprio a questa totale interrelazione dei contenuti nell'inconscio collettivo. L'azione di Psiche , come abbiamo visto, provoca una nuova 'situazione psichica ' . Amore e odio, maschile e femminile, luce e oscurità , conscio e inconscio entrano in conflitto l'uno con l'al­ tro. Nasce la fase della separazione dagli antenati e del principio di contraddizione. La luce della coscienza irrompe con il suo po­ tere anali tico e separante nella precedente situazione e trasforma

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l'identità inconscia nella relazione polare degli opposti ; questa opposizione era però presente nell 'inconscio di Psiche già prima della sua azione, e anzi questa era stata causata da quella. Mentre l 'abbraccio di Eros e Psiche nell'oscurità rappresenta l'attrazione elementare epperò inconscia degli opposti, imperso­ nale donatrice di vita ma non ancora umana , l'irruzione della luce rende visibile Eros, porta cioè a manifestazione il fenomeno dell 'amore psichico e generalmente umano, come la forma umana e superiore dell'archetipo della relazione . Soltanto dopo il compi­ mento dell'evoluzione di Psiche, che avviene nel corso della ri­ cerca dell'invisibile Eros, l'archetipo della relazione giunge alla sua più alta manifestazione, in cui un divino Eros si unisce a una divina Psiche. L'amore individuale di Psiche per Eros, amore che esce dal­ l'oscurità indifferenziata, non è solo un elemento fondamentale, ma è il fondamentale elemento di individuazione femminile. L'in­ dividuazione femminile e lo sviluppo spirituale del femminile av­ vengono sempre attraverso l'amore, e proprio qui sta il signifi­ cato principale del mito di Psiche. L'elemento nuovo che si afferma con l 'indipendenza dell'amore di Psiche e che Afrodite ritiene impossibile è che una donna può essere " veramente dotata di un forte animo e di singolare pru­ denza " . Afrodite non crede proprio che un essere femminile possa possedere questi attributi maschili . Vale a ragione per Psiche stessa ciò che è stato detto della sua azione apportatrice di luce: " con la sua audacia essa trasfor­ ma la natura del suo sesso " . Ma la particolarità del percorso di PsiChe consiste in realtà nel fatto che essa raggiunge il suo scopo non direttamente bensì indirettamente, e compie la sua impresa sì con l'aiuto del maschile, ma non in modo maschile. Infatti, anche là dove è costretta a esprimere il lato maschile della sua natura, Psiche rimane fedele alla propria femminilità. Questo si manifesta forse più chiaramente nell'ultimo compito impostale da Afrodite. Nelle favole e nei miti le prove sono quasi sempre tre ; nel caso di Psiche invece se ne aggiunge significativamente una quar­ ta, e quattro è il simbolo della totalità. Mentre i primi tre com­ piti, come abbiamo visto, erano stati portati a termine da ' soc-

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corritori' di Psiche, cioè dalle forze interne del suo inconscio , in quest'ultimo compito Psiche deve sbrigarsela da sol a . Fino a que­ sto momento i suoi soccorritori appartenevano al mondo vegetale e al mondo animale ; questa volta è aiutata dalla torre, simbolo della cultura umana. In occasione dei primi tre compiti Psiche aveva avuto a che fare, come ha tentato di mostrare la nostra interpretazione, con il principio maschile. Nella quarta e ultima prova essa entra direttamente in conflitto con il principio femmi­ nile fondamentale, con Afrodite-Persefone. Quel che Afrodite pretende da Psiche non è né ptu né meno che un viaggio negli inferi. E mentre prima la sostanza preziosa che Psiche doveva andare a prendere era da ricercare sulle più alte vette, ora questa si trova nella profondità più abissale, presso Persefone stessa. Finora abbiamo dovuto interpretare i compiti al fine di poter comprendere il significato dei soccorritori, ma questa volta dob­ biamo fare il percorso inverso. La torre è un simbolo dalle molteplici stratificazioni. Come mandala-recinto è femminile, come la fortezza e la città e come la montagna, il cui equivalente culturale è la torre a scalini e la torre tempio, la piramide ; non è u n caso che la corona murale sia la corona della grande divinità femminile. Ma la torre è an­ che fallica, un fallo terrestre come l 'albero, la roccia e il muro. A prescindere da questo duplice significato sessuale, la torre è un edificio, qualcosa di eretto da mani umane, un prodotto del lavoro collettivo e spirituale umano. Così essa è un simbolo della cultura umana e della coscienza umana e per questo viene chia­ mata " torre che guarda lontano " . Questa torre mostra a Psiche come, i n quanto essere singolo, femminile e umano, possa aver ragione della mortale alleanza del­ le dee, che come Afrodite, Hera e Demetra governano la sfera divina superiore, mentre come Persefone governano quella divina inferiore. In questo viaggio estremo Psiche è per l a prima volta da sola . Nessun animale la può aiutare, niente e nessuno può sostituirsi a lei in questo viaggio. Tutta sola Psiche percorre questo sentiero eroico di rinascita per amore di Eros, armata dell'istruzione della torre e con la

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disperata ostinazione di ritrovare, a dispetto di tutte le difficol tà. il suo amato . Se il compito dell'aquila era di portare qualcosa di umano su un piano divino, adesso quello di Psiche è di por­ tare qualcosa di sotterraneo e infero nel mondo . Non c'è bisogno di entrare nei particolari del viaggio verso Persefone ; il pagamento dell 'obolo a Caronte e l 'offerta di una focaccia a Cerbero sono motivi tradizionali , non specifici della storia di Psiche . Lo stesso vale del previsto comportamento di Persefone. Il non poter accettare del cibo nel mondo infero è un motivo archetipico del viaggio nell'Ade (troviamo dei paralleli per esem­ pio in America) , e dunque in nessun modo specifico del viaggio di Psiche. Ci sembra invece di ravvisare qualcosa di diverso nel divieto di soccorrere il guardiano di un asino, il fantasma che sta affogando e le tessi triei. Forse si tratta anche qui di motivi tradizionali, ma sembra che essi abbiano lo stesso un particolare significato per Psiche. È questo l 'ordine che la torre impartisce a Psiche: " la pietà . . . non è lecita " . Se, come tenteremo ancora di specificare, tutte le im­ prese di Psiche, e in particolare il suo viaggio negli inferi, cor­ rispondono a un rito di iniziazione, questo ordine contiene la richiesta di una ' fermezza dell'lo' caratteristica di ogni inizia­ zione. Mentre in ambito maschile questa fermezza si manifesta come resistenza al dolore, alla fame, alla sete ecc . , in ambito femminile si presenta significa tivamente come resistenza alla pie­ tà. Si tratta anche qui della fermezza di un lo dotato di forza di volontà e concentrato esclusivamente sullo scopo da raggiun­ gere, fermezza che troviamo in numerosi altri miti e favole, dove risuona il divieto di voltarsi o di ascoltare. Questa fermezza del­ l'lo è una virtù in massimo grado maschile, ma è anche qualcosa di più : è infatti il presupposto della coscienza e dell'attività co­ sciente in generale. Il pericolo della distrazione provocata dalle relazioni , dunque dal mondo di Eros, è l 'ostacolo proprio del femminile riguardo alla fermezza dell 'lo. È l'incapacità, o meglio, la difficol tà di sospen­ dere l 'esigenza di aderenza e di relazione con le cose vtcme in nome di uno scopo astratto e lontano; una difficoltà che ogni

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psiche femminile alle prese con il processo d'individuazione deve saper superare. È allora assolutamente giusto affermare che questi pericoli fanno parte delle 'insidie' escogitate da Afrodite . Se ci ricordia­ mo che la Grande Madre possiede anche l'aspetto dell'elargizione e conservazione della vita, nel conflitto tra Afrodite e Psiche ve­ diamo che essa mostra soltanto il suo lato nega tivo. La Grande Madre rappresenta infatti sempre la natura e la specie in opposi­ zione alle esigenze dell'individuo, 2 1 e da questo punto di vista anche l'a tteggiamento compassionevole della Buona Madre può esser vietato sul piano individuale. L'universale componente relazionale è una parte così essenzia­ le della struttura collettiva della psiche femminile, che R . Briffault la ritiene il fondamento di ogni comunità e cultura umane, da lui fatte derivare dai gruppi di donne con il loro legame tra madri e figli. 22 Ma questo tipo di rapporto non è individuale bensì col­ lettivo, e sottostà alla Grande Madre nel suo aspetto di sostenta­ trice di vita, di dea della fertilità alla quale non importa l 'indi­ viduo e l'individuazione, bensì il gruppo e la pienezza del 'cre­ scete e moltiplicatevi' . Per questo motivo l 'ordine di resistere alla pietà comporta per Psiche una lotta contro la natura femminile . Originariamente il gesto di aiuto rivela sempre una participation mystique, che pre­ suppone o crea una identità e non è perciò priva di pericoli . Essa può per esempio condurre a uno stato di possessione da. parte di colui al quale si è prestato aiuto. Tra i tanti esempi si può ricor­ dare quello delle Mille e una Notte, dove l 'eroe raccoglie alla strega il suo carico ed ella per 'riconoscenza' gli si siede sulle spalle senza che egli se la possa scrollare di dosso. S 'inscrive nello stesso contesto quello che Lévy-Bruhl narra dei popoli primitivi : 23 questi infatti non si mostrano ' riconoscenti' nei confronti dei loro salva tori o soccorritori, per esempio nei confronti dei medici, e anzi presentano sempre ulteriori richieste. In un certo senso il salvatore continua a essere responsabile della vita che ha salvato, come se fosse la propria . L'aiuto stabilisce una comunione, come mangiare insieme, essere invitati da un 'al­ tra persona, accettare dei doni . Per questo Psiche deve rifiutare l'invito di Persefone, altrimenti cadrebbe in suo potere. Sorvolia-

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mo adesso sugli altri dettagli ,., e volgiamo la nostra attenzione al vero problema di quest'ultima prova di Psiche. La spedizione di Psiche nel regno infero di Persefone è un viaggio eroico che, se ha successo , rassomiglia al notturno viaggio marino del sole attraverso l'oscu rità degli inferi. I compiti prece­ denti in parte sembravano insolubili, in parte sa rebbero potuti diventare fatali , come ad esempio l'avvicinamento agli animali so­ lari nell'ora di mezzogiorno. In ogni difficile impresa eroica v'è la nascosta presenza della morte, ma nell'impresa più ardua si ri­ chiede con la morte e il mondo infero una lotta diretta . Ali 'inizio di ogni prova Psiche cade in preda a una profonda disperazione nella quale il suicidio le sembra l 'unica soluzione possibile . Questo strano impulso trova adesso , in questo contesto, una più esauriente spiegazione. A suo tempo le nozze di morte alle quali era stata destinata non erano state sorprendentemente consumate, ed erano state sostituite dall 'oscuro paradiso di Eros. Ma la consumazione delle nozze di morte, come aveva proclamato l'oracolo di Apollo, è una delle necessità archetipiche della rela­ zione di Psiche con Eros. Mentre finora Psiche non era consape­ vole di questa realtà, manifestatasi soltanto nella sua ricorrente inclinazione al suicidio, il suo viaggio da Persefone significa che adesso deve guardare in faccia la morte con piena coscienza . Ma, alla fine del suo processo evolutivo, Psiche affronta questa situa­ zione estrema essendo ormai un essere trasformato : non pi\1 una fanciulla inesperta, ma un essere che ama, che sa e che è passato attraverso difficili prove. Psiche può intraprendere questo ' viaggio estremo ' soltanto do­ po aver acquisito, attraverso le sue imprese, una consapevolezza che trascende il suo sapere iniziale esclusivamente istintivo. Grazie all'u nione con le forze simboleggiate dalle formiche, dalla canna e dall 'aqu ila, Psiche può far proprio quell'atteggiamento della co­ scienza rappresentato dalla " torre che guarda lontano " . Per il ,., Le te ss i t r i c i sono un ben noto simbolo d e l la Grande Madre; l'asinaio è now come Oknos, il cui significato mitologico è stato messo in luce da Bachofen; e il fantasma del morto che chiede a Psiche di essere aiutato può essere facilmente interpretato come il pe r i col o di esser possed u t i da un morto. d allo spirito degli antenat i .

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fatto che adesso è cosciente del suo scopo e il suo Io ha conqui­ stato stabilità e fermezza, Psiche non è più disposta a seguire le semplici esigenze naturali della sua indole ed è in grado di indo­ vinare l'astuzia delle potenze ostili. Il ritorno alla terra le riesce perché ha assimilato la forza ascendente spirituale-maschile del­ l'aquila, che la rende adesso capace di risalire dall 'oscurità e di vedere le cose dall 'alto. Il simbolo della torre, opera dell'uomo, allude al fatto che questo ora non è più soltanto una forza istin­ tiva, bensì un saldo possesso. Psiche va da Persefone mandata da Afrodite, passa dunque dalla dea del mondo superiore a quella del mondo infero; en­ trambe rappresentano l'unica Grande Madre, ostile a Psiche. In questa situazione emerge chiaramente come non mai l'affinità ar­ chetipica di Afrodite e Persefone. Del resto anche nel culto en­ trambe si mostrano sempre come due aspetti della Grande Madre. La scissione dell'archetipo originario in distinte divinità con­ duce a culti individuali. La celebrazione di tutte le divinità fem­ minili nell'aspetto di un 'unica divinità, come accade per esempio nell'inno a Iside di Apuleio, non è, come erroneamente si ritiene, il risultato di una tarda concezione sincretistica, bensì soltanto il tardo riflesso di un 'autentica connessione originari a . Questo fat­ to non si limita, da un punto di vista archetipico , a una sola cultura o ambito culturale. Nel Libro tibetano dei morti 24 si in­ segna che le divinità benevole e quelle avverse sono due aspetti dell'Uno, e questa è la verità. Essa può essere provata tanto per la Babilonia e l'India quanto per l'Egitto e la Grecia . " I tratti notturni di Afrodite sono profondi, anche se la tra­ dizione classica li passava sotto silenzio almeno dove non si trat­ tasse di notte d'amore, ma di notte di morte. Ciò nondimeno ci viene una volta rivelato che in Delfi si onorava anche u n'Afrodite 'dei sepolcri ' , Epitymbidia. Nella Magna Grecia meravigliosi mo­ numenti ci mostrano direttamente come la dea degli Inferi Per­ sefone possa apparire afroditica e come fosse inteso in modo senti­ tamente religioso l'insegnamento dei Pitagorici che vi sono due Afroditi : una celeste e una sotterranea. Afrodite aveva anche il suo aspetto di Persefone e precisamente dove si sapeva questo, nella città greca di Taranto, si chiamava ' regina' " . 25 Sebbene le prove imposte a Psiche da Afrodite possono essere

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interpretate soltanto avendo presente come sfondo i misteri eleu­ sini e il rapporto Demetra-Kore, da noi discusso in un altro con­ testo, è necessario offrire alcune indicazioni almeno riguardo al luogo dell'avvenimento. L'impresa di Psiche consisteva nel forzare l 'ambito matriarcale e nel raggiungere, nel suo amore illuminato per Eros, quella sfe­ ra psichica che, in quanto " esperienza del femminile attraverso l'incontro amoroso " , è la condizione dell 'individuazione femmini­ le. Già le ostili sorelle-ombra erano state da noi riconosciute come potenze matriarcali. Ma con l 'intervento di Afrodite il conflitto veniva spostato dal piano personale a quello transpersonale. Kore-Persefone e Afrodite-Demetra sono i due grandi poli dei misteri centrali del femminile, dei misteri eleusini, la cui connes­ sione con la favola di Psiche dovrà attirare ancora la nostra at­ tenzione. Nella sua ultima impresa Psiche si trova collocata tra questi due poli. Già nelle prime tre imprese era evidente che Psiche era spinta verso la catastrofe dalla originaria concezione del matriarcato. Dietro l 'impossibilità di venire a capo dei compiti a lei imposti c'era la carat teristica concezione matriarcale di un maschile nega· tivo di fronte al quale Psiche, come aveva sperato Afrodi te , · non sarebbe stata all'altezza. Questo principio negativo si era rivelato poi nelle forme della promiscuità maschile, del maschile letale e del maschile incontenibile. I l tentativo di Afrodite di annientare in questo modo Psiche raggiunge il suo culmine nella quarta prova. Per prima cosa dobbiamo comprendere il significato del vaset­ to di unguento che Psiche deve andare a prendere da Persefone . I l compito è imposto da Afrodite, nemica mortale di Psiche; l 'unguento di bellezza che Psiche deve andare a prendere è proprie­ tà di Persefone ; quando Psiche apre il vasetto, cade in un sonno mortale. La nostra interpretazione si basa su questi tre fatti. L'unguento di bellezza rappresenta secondo noi l 'eterna giovi­ nezza di Persefone, l 'eterna giovinezza della morte. È la bel lezza di Kore, la bellezza del sonno simile a morte. Questo ci è noto dalle favole della Bella addormentata nel bosco e di Biancaneve, e anche là è provocato dalla Madre Cattiva o dalla vecchia strega . È la bellezza della bara di vetro verso la quale dovrebbe regredire Psiche, bellezza frigida e sterile di una persistente verginità che

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non conosce l 'amore per un uomo, come pretende il matriarcato . Questa bellezza dell'esistenza inconscia dona al femminile una perfezione naturale, caratteristica dello stato di fanciul la. Se però è conservata eternamente, diventa una bellezza di morte, una bel­ lezza di Persefone che è inumana in quan to la sua esistenza di­ venta uguale alla perfezione divina, igna�a di destino, sofferenza e conoscenza. Questa è la segreta mira di Afrodite , di trasforma­ re Psiche in una 'morta ' , di farla regredire alla condizione di Kore-Persefone, condizione che Psiche abitava prima del suo in­ contro con Eros. La seduzione sta qui nel narcisismo che minaccia di sopraffare Psiche. Secondo la volontà di Afrodite, Psiche dovrebbe, da donna che ama Eros e che da lui era stata rapita , ridiventare fanciulla, rinchiusa in un amore narcisis tico come in una bara di vetro, che guarda solo se stessa ed è dimentica della sua vera femminilità. (, Mettere nelle mani di Psiche l 'unguento di bellezza di Perse­ fone è un'astuzia degna proprio di Afrodite e della sua conoscen­ za della natura femminile. Quale donna potrebbe resistere a que­ sta tentazione, e come potrebbe resistere proprio una Psiche ? Psiche 'fallisce', se noi caratterizziamo gli eventi che incomin­ ciano con l 'apertura del vasetto come fallimento di Psiche . Essa, non curandosi del consiglio della torre, come prima di quello di Eros, apre il vasetto e cade in un sonno mortale. Adesso sembra andare perduto tutto ciò che fino a quel momento aveva fatico­ samente conquistato att raverso un lungo percorso di azioni e pa­ rimenti . Psiche cade preda di un sonno mortale, ritornando così da Persefone, come Euridice dopo che Orfeo si era voltato. In que· sto modo essa viene sopraffatta dal lato mortale della stessa Afro­ dite, si trasforma in Kore-Persefone, riportata negli inferi non da Ade, il maschile sposo di morte, ma dalla vittoriosa Grande Ma­ dre che adesso si mostra nella sua veste di madre di morte. Come però l 'intrigo di Demetra contro Ade non aveva avuto pieno successo perché Kore si era già legata a Ade e aveva man­ giato la melagrana, simbolo della fecondità, così risulta vano il ,., Un ese m pi o m i tologico di una tale regressionc lo Euridice della già citata poesia di R i l ke.

troviamo nella

morte di

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tentativo di Afrodite di far regredire Psiche nello stadio matriar­ cale. Psiche infatti è gravida , e il suo essere ingravidata da Eros è, come risulterà alla fine, il simbolo del suo profondo legame in­ dividuale con lui . A Psiche non interessa la fecondi tà della natu­ ra - unica preoccupazione di Afrodite - bensì la fecondità del­ l 'incontro individuale. Appare evidente che l'indipendenza di Psiche incomincia nel periodo della sua gravidanza . Mentre nel­ l'ambito del matriarcato la gravidanza porta a un ricongiungimen­ to di madre e figlia, * qui il risveglio del processo di indipenden­ za , che incomincia con la gravidanza, la spinge verso la relazione individuale con Eros, verso l'amore e la consapevolezza. Il lieto fine che segue, con Eros che arriva e desta Psiche, non è, come potrebbe dapprima sembrare, un tipico avvenimento este­ riore mosso da un 'deus ex machina', ma è invece pregno di pro­ fondo significato e, se in teso rettamente, la più geniale peripezia di questo racconto mitico così ricco di genialità. Che cosa ha provocato il ' fallimento' di Psiche, perché lei falli­ sce proprio adesso, alla fine, dopo aver superato così tante pro­ ve ? È soltanto l 'incresciosa, irresistibile curiosità e vanità femmi­ nile che le impedisce di portare a termine la sua impresa al ser­ vizio dei bisogni cosmetici della dea, e che le fa aprire il vasetto dal quale dipende l 'intero suo destino? Perché Psiche fallisce, dotata com 'è del giusto orientamento del saggio consiglio della torre, così rinsaldata nell'lo e nella coscienza da aver potuto af­ frontare con successo il viaggio negli inferi impostole da Afrodite? Psiche fallisce, deve fallire, perché è una psiche femminile. Ma proprio il suo fallimento, senza che lei lo sappia, le procura la vittoria . Difficilmente si potrebbe immaginare una forma più affasci­ nante di femminile lotta contro il drago. In altra sede abbiamo detto che il modo femminile di sconfiggere il drago è quello di accettarlo ; ciò avviene qui nella forma sorprendente e nondimeno massimamente efficace del 'fallimento' di Psiche. Psiche ha percor­ so una via cos tellata di imprese eroiche - noi l 'abbiamo seguita

re ne

,., L� i ndic.1zioni di Kerényi nel suo studio sui misteri deus i n i

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devono

esse.

com pletate da u n 'interpretazione psicologica che metta in rilievo la concezio· mat riarcale di questi

m i s teri femm ini l i .

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in tutti i suoi passaggi - e ha sviluppato una coscienza così acuta e radicale da perdere per essa il suo amato. Ma adesso, alla fine. a un passo dalla fine, trascura l'avvertimento della coscienza ma­ schile della torre e si tuffa nel pericolo chiamato Afrodite-Perse­ fone. E tutto questo per niente, per quasi niente, tutto questo soltanto per piacere a Eros. Quando Psiche ha tra le mani l 'unguento di bellezza della dea e decide di aprire il vasetto e di usare per sé l 'unguento, dovrebbe essere perfettamente consapevole del pericolo che questo compor­ ta. La torre l'aveva avvisata con sufficiente insistenza. E tuttavia decide di non dare alla Grande Madre quel che ha così faticosa­ mente acqu isito, e lo ruba . Ritorna così su un piano diverso il motivo della bellezza con il quale era cominciata la storia . Quando, a causa della sua bellezza . Psiche era stata chiamata la nuova Afrodite e aveva suscitato l'ammirazione degli uomini e la gelosia della dea, essa aveva vi­ sto questo dono come una sventura . Ma adesso, solo per rendere ancor più grande la sua bellezza, è pronta a prender spontanea­ mente su di sé la più grande sventura . Questa trasformazione è avvenuta per amore di Eros, e interviene, senza enfasi e grave­ mente al contempo, in favore di una conoscenza che non è priva di tragicità. Psiche è una mortale in lotta con una dea, e questo è già abba­ stanza grave ; ma anche il suo amante è un dio: come potrà tener­ gli testa? Psiche proviene dalla sfera terrestre e vuole diventare pari al suo divino amante. È come se, in modo femminile, troppo femminile e tuttavia non totalmente all 'oscuro della psicologia del suo partner, lei dicesse a se stessa : le mie imprese, le mie sof­ ferenze possono commuoverlo, possono strappargli l'ammirazio­ ne, ma l'anima da sola non può bastare. Una cosa è sicura : nessun Eros potrà resistere a una Psiche spalmata di una bellezza divina . E così ruba l'unguento che concede quella bellezza che unisce Persefone a Afrodite. E ora che la sciagura è avvenuta e il sonno mortale, il cui significato abbiamo creduto di poter interpretare nel senso della regressione, è sceso su di lei - non è casuale che Kore venga rapita nella valle che porta il nome del papavero 27 sembra essersi avverato il pericolo di regressione che avevamo rav­ visato in Psiche. -

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Perché allora Eros arnva a salvarla proprio adesso, e perché non siamo disposti ad ammettere che questo sia un lieto fine es trinseco allo sviluppo della storia e affermiamo invece che è par­ te significa tiva ed essenziale del tutto ? Mentre all'inizio Psiche ha sacrificato la sua convivenza para­ disiaca con Eros al suo sviluppo spirituale, adesso è altrettanto disposta a sacrificare tutte le sue conquiste spirituali pur di otte­ nere l'immortale bellezza di Persefone-Afrodite , e piacere a Eros. Con ciò sembra certo ' regredire', ma in realtà non regredisce in qualcosa di antico, per esempio in uno stato matriarcale, ma, pre­ ferendo la bellezza alla conoscenza, si ritrova nuovamente in ar­ monia con il femminile della propria natura . E poiché fa questo con amore e per Eros, questa componente ' antica' e 'femminile' entra in una nuova fase. Non è più la ritenuta bellezza virginale che non guarda nulla se non se stessa , ma non è neanche la bel­ lezza seducente di Afrodite che ha di mira solo il ' disegno della natura'. È la bellezza dell'amante che vuoi essere bella per l 'ama­ to, per Eros, e per nessun altro. Altrove abbiamo mostrato che la centroversione , come tenden­ za alla totali tà, si esprime originariamente in un generale senti­ mento corporeo 2� e che nello stadio primitivo il corpo rappre­ senta la totalità , il Sé. Il rapporto con la totalità corporea com­ pare in ciò che erroneamente e negativamente viene chiamato 'narcisismo', un mettere in risalto la propria bellezza e il proprio essere un tutto. Questa fase, che nello sviluppo maschile è sop­ pressa e sostituita da un'altra costellazione, nella donna si conser­ va permanentemente, e questo perché la sua relazione originaria con il Sé rimane in genere più salda e più profonda . Prendendo a questo punto una decisione così paradossale, Psiche si ricollega al proprio centro femminile, al proprio Sé. Re­ sta salda nel suo amore e nel suo incontro individuale con Eros, ma allo stesso tempo manifesta la sua femminilità originaria in op­ posizione alla ragione totalmente maschile. Il modo maschile con il quale aveva dovuto affrontare le prove viene sostituito da quel­ lo femminile, e ci sembra sia proprio per questo che Psiche , sen­ za saperlo e senza volerlo, ottiene il perdono di Afrodite-Perse­ fone . Qui sta secondo noi l'intimo motivo che spi nge Afrodite a por termine improvvisamente alla sua ostilità e ad accettare

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la divinizzazione di Psiche annunciata da Zeus , visto che del re­ sto abbastanza spesso Afrodite si era opposta alla volontà di Zeus. Ma una Psiche che fallisce, che per amore di un uomo rinuncia a tutti i principi, non tiene conto di ammonimento alcuno e rin­ nega ogni ragionevolezza, proprio una tale Psiche deve alla fine incontrare il favore di Afrodite, la quale adesso può ritrovare nella nuova Afrodite una parte di se stessa. Ma questo fallimento di Psiche , vero paradosso femminile, spinge lo stesso Eros a entrare in azione, trasforma il fanciullo in uomo e l'amante bruciato e fuggitivo in salvatore. Secondo la nascosta simmetria di questo mito, Psiche ristabilisce con il suo fallimento ciò che aveva distrutto facendo fuggire Eros. Mentre allora, spinta da qualcosa che le sembrava odio, fece luce corren­ do il pericolo di perdere Eros, adesso, spinta da un motivo che le sembra chiamarsi amore, è pronta a ' far buio' per conquistare Eros. E in questa situazione in cui , nuova Kore-Persefone, dorme di nuovo in una bara di vetro, Psiche dà a Eros la possibilità di incentrarla su un piano diverso, come salvatore ed eroe . Con il sacrificio del lato maschile che, com'era necessario, ave­ va prima provocato la separazione, Psiche entra in una situazio­ ne nella quale, proprio attraverso la sua impotenza e il suo biso­ gno di salvezza, libera Eros dalla sua prigionia. Indubbiamente Psiche è consapevole del pericolo a cui si espo­ ne aprendo il vasetto. Ma qui ella festeggia di nuovo, e questa volta su un piano più alto, le nozze di morte con Eros. Psiche muore per lui, è pronta a sacrificare per lui se stessa e tutto ciò che ha conquistato ; infatti, e questo è il profondo paradosso della situazione, aprendo il vasetto diventa divinamente bella nella morte. La naturale innocente bellezza e perfezione della fanciulla che muore nelle nozze di morte con l'uomo, diventa qui la bel­ lezza consapevole, psichica e spirituale di una Psiche che muore per Eros e spontaneamente sacrifica per lui tutta se stessa . Con questo però il principio divino incontra qualcosa di asso­ lutamente unico e nuovo. Attraverso il sacrificio mortale di Psiche, l'amante divino si trasforma da fanciullo ferito in uomo e salva­ tore, perché in Psiche egli trova qualcosa che esiste soltanto nella sfera intermedia dell'elemento terrestre e umano, posta tra il cielo e il mondo infero : il mis tero femminile de11a rinascita at tra-

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verso l'amore. Con nessuna dea Eros può sperimentare e conoscere il mi racolo che gli capita con l 'umana Psiche, il fenomeno di un amore consapevole, pronto ad affrontare la morte e, forte come la morte, pronto ad accogliere l 'amato come sposo di morte. Partendo di qui possiamo comprendere anche l'alleanza tra Zeus ed Eros che provoca l'assunzione in cielo di Psiche . La suprema istanza maschile si piega di fronte all'umano e al femminile, che ha dimostrato al divino la propria uguale dignità attraverso la propria superiorità nell'amore. Il fallimento di Psiche non è allora un passivo sprofondare nel­ la regressione, bensì un capovolgimento dialettico della sua estrema attività nell 'abnegazione. Attraverso la perfezione della sua femminilità e del suo amore, Psiche provoca l 'espressione della perfetta mascolinità di Eros. Rinunciando all'amore essa ottiene la redenzione proprio dal compimento dell'amore. Con la redenzione portata da Eros, Psiche ha completato le sue quattro prove e con ciò ha concluso il viaggio iniziatico attra­ verso i quattro elementi . È però degno di nota il fatto che la fem­ minile Psiche non debba semplicemente passare 'attraverso' gli elementi, come l 'iniziato maschile dei misteri di Iside, ma debba appropriarsene e assimilarli , attraverso le proprie azioni e le pro­ prie sofferenze, nella forma delle soccorrevoli forze della natura : le formiche appartenenti alla terra, la canna appartenente al­ l'acqua, l 'aquila di Zeus appartenente all'aria e infine l 'infuocata figura divina dello stesso Eros redentore. Rimane ancora un punto che chiarisce il significato profondo del fallimento di Psiche rispetto alla struttura complessiva del mito. Anche qui possiamo ammirare l 'intima architettura della vicenda che, sebbene si nasconda dietro l 'arabesco idillico-fiabe­ sco, mostra a uno sguardo attento il suo vero profilo. Non è insomma casuale che sia proprio l a terra il luogo in cui avviene il fallimento di Psiche e in cui ella apre il vasetto, il qua­ le evoca tutte le possibili associazioni con il fatale vaso di Pan­ dora. Psiche decide di aprire il vasetto solo dopo esser riuscita a trovare la via del ritorno dal regno di Persefone ; ma ciò si­ gnifica che in questo momento si trova sul proprio suolo terrestre, umano, a metà strada tra il cielo di Afrodite e il mondo infero di Persefone.

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Se avesse aperto il vasetto negli inferi, nel regno di Persefone , sarebbe senza dubbio accaduta una irrimediabile sciagura . Ma adesso che Psiche è torna ta dagli inferi " verso il celeste coro delle stelle " , e che il tesoro è stato portato via, la situazione è sostanzialmente mutata . Ella ha in suo possesso ciò che ha rice­ vuto da Persefone : le appartiene di diritto. Invece di consegnare ad Afrodite ciò che ha acquisito, se ne appropria e, come un Prometeo femminile, lei, l'umana Psiche, tiene per sé la preziosa sostanza della regina degli inferi . Come essere umano e come in­ dividuo Psiche prende quel che propriamente spetta all'archetipo, alla dea , e agisce come l'eroe, che incorpora sempre nell'ambito della personalità umana il tesoro originariamente posseduto e cu­ stodito dal drago dell'inconscio. Se però l'intero percorso di Psiche deve essere interpretato come un processo d'iniziazione femminile, occorre allora interrogarsi sul ruolo di Afrodite in questa vicenda. L'Afrodite della nostra favola non è più la grande dea della grecità classica. È qualcosa di più e qualcosa di meno. Di più perché in lei risplende la grande immagine demonica della Madre Terribile del mito arcaico ; di meno perché manifesta dei tratti personalistici che ricordano più una realtà familiare umana forma­ ta da madri terribili che non una realtà divina. Noi sappiamo che la Grande Madre può presentarsi anche co­ me figura del Sé femminile. Ci dobbiamo perciò domandare se Afrodite sostenga qui la parte del Sé, o meglio, fino a che punto il Sé si serva per il suo scopo dell'archetipo della Grande Madre. * Nella vita dell'eroe maschile, da noi analizzata in altra occasio­ ne, 29 incontriamo la relazione del Sé con l'archetipo dei genitori in una situazione simile. L'archetipo negativo dei genitori si pre­ senta molto frequentemente in conflitto con l'eroe, ed è spesso personalizzato come 'padre cattivo' o ' madre cattiva', ma anche nella forma archetipica della divinità negativa e persecutrice. I l più noto esempio d i questa costellazione è il rapporto tra Hera ed Eracle . Ma come Hera sprona l'eroe verso il suo eroismo, nello * Lo stesso problema lo ritroviamo nel mito di Demetra e Kore, dove Gea favorisce senza dubbio il rapimento di Kore; si deve dunque riconoscere un antagonismo tra Gea e Demetra.

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stesso modo Afrodite spinge Psiche a compiere le sue imprese. Visto sotto questo aspetto, l'archetipo 'cattivo e persecutotio' si capovolge in quello che mette in moto il processo evolutivo e fa­ vorisce l 'individuazione. Questo significa che per Psiche non c'è soltanto un'unità nega­ tiva di Afrodite-Persefone, ma anche l'unità superiore, sebbene ancora senza nome, di una Grande Dea che la guida nella forma di Sophia-Sé . Un aspetto di questa divinità è rappresentato da Afrodite che, come Madre Terribile, la sospinge sulla via della propria individuazione. Qui si manifesta il conflitto tra il punto di vista maschile e il punto di vista femminile del grande archetipo femminile, con­ flitto che appartiene allo sfondo psichico del romanzo di Apuleio. Afrodite-Fortuna è come mala sorte e Madre Terribile la heimar­ mene, il fato, di questo periodo , in contrasto con Iside che, come Buona Madre e Sophia, è la dea della 'buona sorte' trasformata dal mistero. Il femminile si presenta a una psicologia ma­ schile segnato da questa opposizione, e così anche all 'Apuleio del capitolo finale sull'iniziazione al rito di Iside. Ma per Psiche , questa incarnazione della psicologia femminile, le cose cambi ano . La concezione unitaria del grande archetipo femminile, con­ cezione che appartiene alle originarie esperienze della donna e che era ancora rappresentata dal cielo degli dèi con le sue dee in op­ posizione tra loro, nel mondo patriarcale si dissolve. La scissione in Madre Buona e Madre Cattiva porta nel patriarcato a una grande rimozione nell'inconscio del lato femminile negativo. Ma inoltre, proprio perché questa scissione in un femminile cattivo e in uno buono riuscì. solo parzialmente, la divinità femminile fu del tutto esiliata dal) cielo, come nelle religioni monoteistiche patriarcali . La divinizzazione dell'umana Psiche rappresenta una specie di movimento contrario a questo processo di decadenza della dea . L'esperienza di Psiche dell'unità del grande archetipo fem­ minile non è però la primitiva esperienza degli opposti congiunti ancora nell'unità numinosa-uroborica , bensì è l'esperienza di una totalità che è il prodotto del processo d'individuazione dell 'essere femminile. Con questo bisogna sottolineare che il rnito di Psi­ che è archetipicamente, e in questo senso storicamente, esempla-

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re, ctoe annuncia uno sviluppo futuro che non è dato di riscon­ trare nell'individuo dell'antichità. Così la stessa Psiche non acqui· sta coscienza dell'esperienza unitaria del grande archetipo femmi· nile, anche se è proprio questa esperienza a stare dietro alla sua evoluzione come vera realtà operante . Abbiamo visto che in Afrodite la figura della Madre Cattiva si presenta fusa con quella del Sé femminile, che come Sophia conduce all 'individuazione. Ma il rapporto tra Grande Madre, psi­ cologia del matriarcato, ruolo delle sorelle e Sé femminile deve essere ulteriormente chiarito e interpretato, anche se non è qui possibile discutere l'intero problema dell'originaria relazione fem­ minile e del rapporto tra madre e figlia . La personalità femminile deve passare nel suo sviluppo attra­ verso un numero di fasi, ognuna delle quali è caratterizzata da una determinata realtà archetipica . Lo sviluppo procede dalla si­ tuazione originaria, con la sua grande identità di madre-figlia-Sé­ io, al matriarcato nel quale, malgrado una più grande libertà e autonomia dell 'lo, l'archetipo della Grande Madre è pur sempre ancora dominante, e, passando per l ' ' uroboros patriarcale', al pa­ triarcato, in cui il dominio dell'archetipo della Grande Madre viene sostituito da quello del Grande Padre. Questa situazione del patriarcato - a noi occidentali particolarmente nota è caratte­ rizzata da un passare in secondo piano della psicologia femminile e delle sue dominanti e da una quasi completa determinazione dell'esistenza femminile da parte della coscienza maschile e dei suoi valori. Alla fase collettiva del patriarcato con la sua subordinazione del femminile, succede quella dell' 'incontro', in cui il maschile e il femminile si confron tano con gli stessi diritti su un piano individuale. Nella fase dell 'individuazione il femminile si affranca infine anche dall 'influenza dell 'incontro con il maschile ed è gui­ dato dall'esperienza del suo Sé come Sé femminile. * I l S é rappresenta l a totalità e non soltanto tende, nella cen-

'' Questa mente alla nuova fase vello nella fasi c dalle

rappresentazione schematica dello sviluppo non corrisponde natura(. realtà, nella quale non esiste uno sviluppo rettilineo. Inoltre una non rimpiazza semplicemente la precedente, ma forma un nuovo li. struttura psichica. che fino allora era statn determinata dalle altre loro leggi.

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troversione,30 alla formazione dell'Io e della coscienza, ma conduce oltre a ciò all'individuazione in cui il . Sé viene sperimentato come centro di un tutto . Quando le forze inconsce di una fase che deve essere superata si oppongono all ' Io e al processo d 'individuazio­ ne, allora ha sempre luogo un conflitto tra l 'inconscio come Grande Madre che tende a conservare la situazione data e il Sé che tende allo sviluppo della totalità. Una fondamentale difficoltà della psicologia femminile sta ora nel fatto che il femm inile deve svilupparsi in direzione del maschile e oltre di esso, e il maschile rappresenta la coscienza contrapposta all'inconscio. Con ciò entra in conflitto con la Gran­ de Madre, l'archetipo femminile dell'inconscio, e con la relazione femminile originaria quale si presenta nel mito di Demetra e Kore. Questo sviluppo in conflitto con la Grande Madre non deve però portare a un violentamento della natura femminile da parte del maschile e della sua psicologia , né deve far perdere al femminile il contatto con l'inconscio e con il Sé femminile. La difficoltà di distinguere tra il carattere progressivo del Sé e il carattere regressivo della Grande Madre fa parte dei problemi essenziali della psicologia femminile. 31 Nello sviluppo di Psiche la psicologia del matriarcato è rap­ presentata dalle sorelle, le quali simboleggiano il legame sororale del gruppo femminile e nello stesso tempo la sua ostilità nei con­ fronti dell'uomo come persona singola . L'ostilità del matriarcato nei confronti dell'incontro con l'uomo e dunque dell 'amore deve essere superata, e il patriarcato rappresenta un necessario stadio di transizione anche per lo sviluppo femminile ; ma la 'prigionia nel patriarcato', la psicologia dell ' 'harem ', è una regressione ri­ spetto all'indipendenza matriarcale del femminile. Per questo mo­ tivo è presente un elemento essenziale e positivo nell'opposizione delle potenze matriarcali alla prigionia del femminile nel patriar­ cato, così come all 'assoggettamento da parte dell'Eros-drago. In questo senso la ' regressione' nel matriarcato ha spesso un significato evolutivo, come possiamo osservare anche nel caso del­ Ia psicologia della donna moderna. Anche se queste forze ma­ triarcali rappresentano una parte ombra del femminile, la loro assimilazione può condurre, come nel caso di Psiche , a una nuova integrazione e a un ampliamento della personalità.

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Questo tuttavia si avvera solo quando le potenze sono assi­ milate in favore di una personalità ancora sconosciuta e ampliata, nel senso dunque di un avvicinamento alla totalità psichica, e non quando ci si arrende a una parte ombra distruttiva e regres­ siva , quale ad esempio quella rappresentata dalle sorelle nella favola di Psiche. La negatività delle sorelle si manifesta già nel­ l'intenzione negativa della loro coscienza nei confronti di Psiche, e diventa assolutamente evidente quando consideriamo la storia del loro sviluppo successivo , se la loro fine può chiamarsi svi­ luppo. In questo episodio , che si presenta come vendetta di Eros e Psiche contro le sorelle, si nascondono significativi elementi psicologici e mitologici. A costo di correre il rischio di essere so­ spettati di un eccesso interpretativo, vogliamo richiamare l 'atten­ zione su queste connessioni , che tuttavia possono esser messe pie­ namente in luce solo at traverso un 'esposizione generale delle fasi dell'evoluzione femminile. La morte delle sorelle provocata da Eros è un tipico esempio della distruzione del femminile a opera dell' ' uroboros patriar­ cale' . Inconsciamente le sorelle sono possedute dall'amante di Psi­ che almeno quanto lei, se non di più . Esse lo ritengono quasi subito un dio e giustamente associano a lui il paradiso di piacere che Psiche realmente sperimenta con Eros. Il fascino di questo amante divino è massimamente 'personalizzato ' , infatti il palazzo, l 'oro, i gioielli si presentano qui come attrazioni terrene ; ma die­ tro di loro resta viva la forza del fascino sovrapersonale di Eros . Non dobbiamo dimenticare la situazione di queste sorelle, che languiscono nella cattività patriarcale dei loro matrimoni ricopren· do i ruoli di figlia e di madre-infermiera . La loro invidia e il loro maligno odio-gelosia nei confronti di Psiche, così come la loro entusiastica disponibilità ad abbandonare tutto per gettarsi nelle braccia di Eros , non sono prive, nonostante ogni comicità, di un segreto aspetto tragico, La loro fine è assolutamente mitica . Nella loro accesa allucinazione esse precipi tano da una rupe, dalla clas­ sica rupe della sposa di morte sulla quale era salita Psiche , e si sfracellano. Nell'inquietante giustizia del mito, le accecate sorelle testimoniano nella loro follia la verità di tutte le cose negative che avevano comunicato a Psiche sul suo invisibile amante, e in modo oscuramente tragico sostituiscono Psiche nel suo destino

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di morte. Per loro Eros è davvero il divorante mostro maschile. l'orrida belva dell'oracolo pitico. Al di là della loro coscienza omicida esse sono possedute da Eros come le menadi dionisiache e precipitano dalla rupe in preda alla follia amorosa : vere figure parallele di quelle donne che opponendosi a Dioniso sono da lui inconsciamente possedute e muoiono travolte da una follia me­ nadica. Nel corso della sua evoluzione Psiche si è invece liberata tanto delle potenze matriarcali che le avevano trasmesso l'impulso rivoluzionario, quanto dell 'irretimento nel paradiso di piacere che Eros le aveva offerto come uroboros patriarcale. A Psiche fu ne­ gato l'aiuto del femminile - di Demetra-Hera -, ed essa ha dovuto percorrere la via maschile , che ha intrapreso con pugnale e lampada, fino alla dolceamara conclusione. Con l'invisibile assi­ stenza di Pan ha superato le prove matriarcali imposte da Afro­ dite ; questo però significa che nel suo incontro con Eros si è inoltrata fino agli strati del suo inconscio in cui regnano le po­ tenze e le figure maschili . Il mondo delle potenze maschili si estende nell'inconscio femminile molto oltre quello che chiamiamo 'Animus '.32 Da una parte abbraccia forme che eccedono il 'puramente maschile' 33 per diventare uroboriche , dall'altra accoglie nel proprio ambito figure extraumane. Animali come il serpente, ma anche il toro, l'ariete, il cavallo ecc., simboleggiano nel femminile l'ancora primitivo po­ tere fecondante dello spirito maschile, e gli uccelli , dalla colomba spirituale all'aquila di Zeus, sono ugualmente simboli di tale po­ tere spirituale, come insegnano riti e miti di tutti i popoli . La fecondità maschile nel mondo vegetale, per esempio come frutto mangiato, è archetipicamente tanto efficace quanto la forza inor­ ganica delle pietre o del vento, che come ogni principio fecondo ha sempre in sé anche l'elemento spirituale. Con il suo lato produttivo e distruttivo, questo anonimo principio spirituale maschile, che noi chiamiamo uroboros patriar­ cale, rappresenta una forza psichica che opera ai confini del mon­ do-Animus del femminile e oltre di esso. Con le prime tre imprese Psiche ha messo in moto la cono­ scenza che attiva le forze positive maschili della sua natura . Ma oltre a ciò essa ha trasformato queste forze inconsce accorse in

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suo aiuto i n un 'attività cosciente e così h a liberato il proprio lato maschile. Questa via consapevolmente percorsa dall'lo in op­ posizione alla Grande Madre è la tipica via dell'eroe maschile, alla fine della quale Psiche dovrebbe essersi trasformata in una Nike. Un successo assai problematico, come dimostrano destini femminili corrispondenti . Perché pagare un tale vittorioso svi­ luppo maschile a prezzo dell'attrazione erotica , cioè dell'attra­ zione per Eros, sarebbe un risultato catastrofico per una psiche femminile, le cui azioni erano state compiute in funzione del­ l'amore e dunque di Eros . Questo esito è impedito da quel che abbiamo interpretato come ' fallimento di Psiche' . Dopo aver preso coscienza della propria componente ma­ schile e averla realizzata , Psiche, divenuta completa attraverso lo sviluppo del suo lato maschile, fu in grado di affrontare la tota­ lità della Grande Madre nel suo doppio aspetto di Afrodite-Per­ sefone. La fine di questo confronto fu la paradossale vittoria­ sconfitta del fallimento di Psiche, grazie alla quale Psiche non soltanto ha riconquistato Eros trasformato in un uomo, ma nello stesso tempo si è anche ricongiunta al centro del suo Sé fem­ minile. A questo punto Psiche è accolta nell'Olimpo, ivi condotta da Hermes , divinizzata e unita per sempre a Eros. Hermes eser­ cita qui l a sua vera· funzione di psicopompo, di guida delle ani­ me . All'inizio, quando era al servizio di Afrodite, non era nien­ t'altro che messaggero degli dèi, la figura secondaria e caricatu­ rale del mondo degli dèi romano. Ma adesso che Psiche ottiene l'immortalità che le spetta, anche Hermes riconquista la sua for­ ma mitica originaria, in cui si manifesta nuovamente la sua au­ tentica efficacia ermetica come guida dell'anima femminile. Con l'accoglimento di Psiche nell'Olimpo come sposa di Eros, il mito porta alla luce uno sviluppo epocale del femminile e dell'umanità in generale. Dal punto di vista femminile questo significa che la capa­ cità d'amare dell'anima è divina e che la trasformazione attra­ verso l'amore è un mistero che divinizza. Questa esperienza della psiche femminile acquista un peso particolare di fronte ai valori di fondo dell'antico mondo patriarcale, dove l'esistenza collettiva femminile era sottoposta al dominio del principio della fecondità .

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L'umanità ha conquistato il suo posto nell'Olimpo, ma ha fatto questo non nella veste del divinizzato eroe maschile, bensì in quella dell'anima capace d'amore. L'umano-femminile è con ciò introdotto nell'Olimpo come individuo e, nella sua perfezione conquistata attraverso il mistero dell'amore, sta accanto all 'arche­ tipo del genere umano e degli dèi . E, in modo abbastanza para­ dossale, ha raggiunto questo suo posto tra gli immortali proprio at traverso la sua mortalità. Solo l'esperienza della mortalità, solo il passaggio dalla morte alla rinascita e alla resurrezione attra­ verso Eros rende Psiche divina, in un mistero di trasformazione che la conduce oltre l'inumanità del solamente divino, così co­ m'era concepito dagli antichi. In questo contesto siamo in grado di affrontare un ultimo problema, quello del figlio nato dall'unione di Psiche con Eros. Questo figlio, la cui crescita accompagna l'intera storia di evo­ luzione e sofferenza di Psiche, fa la sua comparsa nel racconto proprio nel momento in cui comincia a destarsi l'indipendenza di Psiche. Dopo la prima visita delle sorelle, Eros comunica a Psiche la sua gravidanza e pronuncia le misteriose parole : " Pre­ sto noi accresceremo la nostra famiglia, perché questo tuo utero infantile ci porta un fanciullo, divino se coprirai i nostri segreti col silenzio, e se li profanerai, mortale " . Cosa può significare questa frase? La prendiamo forse trop­ po sul serio se crediamo di doverla interpretare? È comunque certo che Psiche ha dato alla luce un fanciullo divino e, come appare fin dall'inizio, non ha serbato in alcun modo il segreto, se questo sarebbe dovuto consistere nell'invisibilità di Eros. Poi­ ché dobbiamo dunque escludere questa interpretazione, doman­ diamo allora: qual è il segreto che Psiche non deve profanare? Il 'segreto' che non deve essere 'profanato ', il vero e indi­ cibile mistero consiste nell'intima fedeltà di Psiche a Eros, nella fedeltà dell'umana Psiche verso il misterioso e ' impossibile' amore per il suo partner divino e verso l'essenziale trasformazione che questa relazione provoca in lei . Visto infatti con occhi profani, questo amore è non solo dal punto di vista di Afrodite, ma da tutti i punti di vista, u n assurdo e un paradosso, qualcosa di proibito e di impossibile insieme. Il vero segreto è custodito da Psiche anche contro lo stes.so Eros e la sua resistenza, perché

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l'indicibile segreto del suo amore è esprimibile soltanto attraverso la vita stessa di Psiche , attraverso le sue azioni e la sua meta­ morfosi . Sebbene Psiche riveli tutto ciò che può essere rivelato, il nucleo più intimo del suo amore continua a operare dentro di lei, custodito nella sua segretezza . Perfino lo stesso Eros è in grado di riconoscerlo solo attraverso l'autosacrificio di Psiche , perché la sua comprensione dell'amore e del suo autentico mi­ stero si accende in lui e diventa un 'esperienza vitale soltanto at­ traverso l'amore di Psiche . Mentre finora egli aveva avuto espe­ rienza dell'amore solo nell'oscurità, come gioco divertente e come assalto del desiderio al servizio di Afrodite e in accordo con essa, adesso, attraverso le peripezie di Psiche, lo percepisce come un cammino personale che attraverso il dolore conduce alla tra­ sformazione e all 'illuminazione. Nozze di morte, esistenza nel paradiso dell'inconscio, lotta con il drago, calvario delle prove, viaggio negli inferi e conquista della preziosa sostanza, fallimento come seconda morte (che spes­ so nel mito si presenta sotto forma di prigionia) ,34 redenzione, hieros gamos, resurrezione, rinascita sotto forma divina e nascita del figlio. Non sono questi motivi archetipici semplicemente iso­ lati, bensì l'intero canone di archetipi, che non solo ricorre nei miti, nelle favole e nei misteri, ma presenta anche in sistemi religiosi, come ad esempio la Gnosi, sempre nuove varianti della sua struttura fondamentale. Questo percorso misterico non con­ siste solo di azioni e imprese, ma anche di conoscenza, di gnosi. Ma qui esso si manifesta in una forma specifica diversa, quale conosciamo soltanto nei misteri eleusini. Non è un mistero incen­ trato sul Logos, bensì sull 'Eros . Conformemente a ciò, e contro le aspettative di Eros/5 il figlio dato alla luce da Psiche è una fanciulla . Nel suo amore per Eros, Psiche non rappresenta soltanto qualcosa di diverso da Afrodite o da un 'altra dea, ma porta alla luce un elemento di novità assolu ta. Con il trionfo dell'amore di Psiche e il suo ingresso nell'Olimpo si è compiuto un evento che ha influenzato per millenni l 'umanità occidentale. Da duemila anni, infatti, il misterioso fenomeno dell'amore sta al centro della vita psichica e della cultura, dell'arte e della religione . Passando per la mistica monacale cristiana e l'amore dei troubadours, per

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Dante e Beatrice fino all'eterno femminino del Faust, questa realtà della psiche non ha mai smesso di operare nella nostra cultura. Ha apportato salvezza e sventura, ma fino ad oggi è stato un fermento essenziale della vita psichica e spirituale del­ l'Occidente. Questo amore di Psiche per il suo amante divino è un capo­ · saldo della mistica d'amore di ogni tempo, e il fallimento di Psiche, il suo autoabbandono finale e il dio che proprio allora sopraggiunge per salvarla, tutto questo corrisponde alla fase cul­ minante dell'estasi mistica in cui l'anima si affida alla divinità. Per questo motivo è detto che " . . . noi chiamiamo Voluttà " la figlia messa al mondo da Psiche. Ma nel linguaggio celeste, ed è una creatura celeste quella che la divinizzata Psiche parto­ risce in cielo , questa figlia è la gioia mistica universalmente de­ scritta come il frutto della più alta unione mistica : " Certamente gioia, e tuttavia al di là del piacere " .36 La nascita del 'fanciullo divino' e il suo significato ci sono noti non solo dalla mitologia, ma ancor più dall 'esperienza del processo d 'individuazione.37 Mentre la nascita del fanciullo divino significa per una donna un rinnovamento e una divinizzazione del suo lato Animus-spirito, la nascita della fanciulla divina è un evento ancor più centrale, che riguarda il Sé femminile e la sua totalità. È una delle profonde ed emozionanti intuizioni del mito di Psiche che la sua fine coincida con la nascita di questa figlia, voluttà-gioia-beatitudine. I l racconto della nascita celeste di que­ sta figlia, che si lascia dietro le spalle il mito stesso, evoca un momento centrale dell'intima esperienza femminile che si sottrae alla descrizione e quasi alla comprensione, sebbene emerga sempre come decisiva esperienza limite della psiche e della vita psichica . Abbiamo ripetutamente sottolineato che l a favola di Eros e Psiche racchiude u n mito, un evento archetipico perfetto e in sé compiuto . Proprio perché si tratta di un evento archetipico, il suo significato deve essere interpretato. in senso u niversalmente umano e non in senso personalistico, dunque non come qualcosa che accade in una donna qualunque o in u n uomo qualunque, bensì come un ' avvenimento esemplare'. Non è qui possibile illustrare la differenza psicologica tra l'ar-

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chetipo-Psiche e quello dell 'Anima nell'uomo o quello del Sé femminile nella donna. Alcuni accenni possono bastare. Non è casuale si parli di 'anima' dell'uomo come della donna, * e non è casuale che la psicologia analitica chiami 'psiche' la totalità della coscienza e dell 'inconscio. Questa psiche-totalità della per­ sona deve essere caratterizzata tanto nell'uomo quanto nella don­ na in senso femminile, perché essa sente ciò che trascende la vita psichica come numinoso, come 'esterno' e come ' totalmente altro'. Per questo motivo la figura del mandala, che compare nell'uomo e nella donna come totalità della psiche, nel suo sim­ bolismo è femminile come cerchio e sfera, oppure uroborica come ciò che racchiude in sé gli oppos ti . Dove si fa esperienza di questa psiche, la struttura simbolica­ mente maschile dell'lo e della coscienza sembra, sia nell'uomo che nella donna, così relativizzata e ridotta che il carattere fem­ minile della vita psichica risulta predominante. Cosl la nascita mistica della divinità nell'uomo non avviene come nascita del­ l 'Anima, cioè di una struttura parziale della vita psichica , ma come nascita della totalità, cioè della psiche. * * L a fanciulla nata dall'unione d i Eros e Psiche rappresenta qual­ cosa che trascende la vita psichica, è una realtà del sentimento, una situazione metapsichica che nasce dall'unione della psiche umana con il suo partner divino. Questo mette ancora una volta in evidenza il significato secolare della divinizzazione di Psiche . La mortale Psiche s i trova in questa situazione: essa sembrava consegnata a un ostile mondo archetipico di potenze femminili . Eros dipendeva da queste potenze l a cui incarnazione era Afro­ dite, mentre Zeus, l 'archetipo paterno, stava in disparte, inattivo. Da un punto di vista psicologico questo significa che il mondo dell'inconscio, nella sua costellazione inumana e prevalentemente ostile agli uomini, dominava gli accadimenti umani, e che l a po­ tenza che mette in relazione gli uomini con questo mondo, Eros, era in una condizione di completa passività. La vita psichica umana era consegna t a nelle mani degli dèi . * In contrasto con l' 'immagine dell'anima' nell'uomo e nella donna. ** Questa variazione della definizione dell'Anima in C. G. Jung mi sembra una necessaria conseguenza delle sue esperienze del processo d'individuazione.

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Ma nel mito di Psiche la presenza attiva di quest'ultima è tal­ mente grande che tutte le azioni e le metamorfosi partono da lei ; essa compie la sua impresa decisiva mentre Eros dorme, e porta a termine le sue opere mentre Eros giace ferito nel palazzo della madre. Lei , la creatura terrestre, riesce a integrare nella pro­ pria persona i quattro elementi terrestri della propria natura e riesce così a opporsi a tutti gli intrighi dell'inconscio e della sua sovrana. La forza in teriore di Psiche è così grande, così grande la sua capacità di integrazione acquisita attraverso amore e soffe­ renza , che essa può fronteggiare 'da. pari a pari' il potere disgre­ gante degli archetipi. Tutto ciò non prende tuttavia la forma di un'opposizione prometeico-maschile al divino, ma avviene in un rapimento erotico-divino che la rivela legata ancor più profonda­ mente al centro del divino, come manifestazione afroditica del divino stesso. Mentre prima, come ci vien mostrato da un'antica immagine,38 Afrodite montava su Psiche, cioè l 'archetipo della Grande Madre dominava Psiche, adesso Psiche viene divinizzata grazie alla forza del suo amore e condotta nell'Olimpo da Hermes . Con il suo ingresso nell'Olimpo ha inizio una nuova epoca . Psiche diviniz­ zata significa che l'umano, esso stesso divino, è pari agli dèi ; l 'eterna unione della dea Psiche con il dio Eros vuoi dire invece che il rapporto dell'umano col divino non soltanto è eterno, ma esso stesso di natura divina. La t rasformazione psichica del divino, la trasmigrazione degli dèi in ciò che chiamiamo la psiche umana ha il suo inizio arche­ tipico con questa apoteosi di Psiche. Abbastanza stranamente la favola di Psiche descrive uno svi­ luppo che, fuori dell'ambito cristiano, senza rivelazione e senza , chiesa, totalmente pagano e tuttavia oltrepassante il paganesimo, simboleggia la trasformazione e la divinizzazione della psiche . Ci sono voluti mille e cinquecento anni prima che fosse possibile parlare nuovamente, in condizioni completamente nuove, di una t rasformazione e di una divinizzazione della psiche umana . Sol­ tanto dopo che la . scomunica medievale dell'aspetto femminile­ terrestre della vita psichica, scomunica che aveva espresso un mondo spirituale troppo unilateralmente orientato verso valori celesti-maschili, incominciò a tramontare , si poté arrivare a una

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riscoperta del divino nella natura terrestre e nell'anima umana . Così nell 'epoca moderna è incominciato un nuovo sviluppo del femminile, così come, con la nascita della psicologia del profon­ do, comincia a essere riconoscibile nell 'Occidente una nuova for­ ma di sviluppo e di trasformazione della psiche. Tutti questi sviluppi sono realizzazioni di quel che è prefigu­ rato su un piano archetipico nel mito di Psiche e della sua divi­ nizzazione. Così non ci sembra privo di profondo significato il fatto che questo lavoro su Eros e Psiche appaia proprio in un momento in cui la Chiesa cattolica con il dogma dell'assunzione fisica di Maria in cielo, ripete, rinnova e conferma quel che è accaduto nell 'Olimpo pagano con Psiche . * L'archetipo di Psiche unita a Eros insieme al figlio della gioia ci sembra una delle più alte forme in cui si è manifestato in Occidente il simbolo della conjunctio. È la forma giovanile di Shiva unito alla sua Shakti . L'ermafrodito dell'alchimia è una forma tarda e minore di questa immagine, perché, come ha fatto notare Jung, egli rappresenta effettivamente una forma mostruo­ sa, in netto contrasto con la coppia divina formata da Eros e Psiche. Dal punto di vista del femminile, Psiche congiunta per sempre a Eros è il Sé femminile congiunto alla divinità maschile. Qui l'accento cade sul lato di Psiche che vive la figura trascendente di Eros come aspetto numinoso del Logos redentore, grazie al quale essa può raggiungere l'illuminazione e la divinizzazione. Concettualmente semplificando, questo significa che Psiche ha esperienza dell'eros come conoscenza attraverso l'amore . Dal punto di vista del maschile, Psiche unita a Eros è ugual­ mente l 'unione della psiche in guanto totalità della personalità maschile - come ci è nota ad esempio dall'archetipo del man­ dala - con la manifestazione trascendente maschile-divina del Sé. Ma per il maschile l'accento cade meno su Psiche che sul divino '' Alla Trinità del cristianesimo corrisponde qui la 'dualità trinitaria' di Zeus ed Eros, il quale, nel più alto stadio della sua manifestazione, come Eros alato. possiede il carattere tanto del Figlio quanto dello Spirito Santo; invece la fi­ gura di Psiche è analoga a quella di Maria. Non è qui il caso di occuparci del significato psicologico della differenza tra questa tetrade antico-ellenistica e quella l"ristiana moderna. [ I I dogma dell'Assunzione fu stabilito nel 1950 ] .

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Eros. Qui la trasformazione del lato maschile del Logos conduce a un principio di amore divino che si congiu nge alla psiche pro­ vocando così illuminazione e divinizzazione. Concettualmente sem­ plificando, questo significa che il maschile ha esperienza dell 'eros come amore attraverso la conoscenza. L'intreccio di queste due figure divine e delle esperienze mi­ stiche costituisce l 'archetipo della conjunctio di Eros e Psiche. L'aureola che brilla su di loro, e nello stesso tempo il frutto più profondo della loro unione, il cui riflesso terrestre è la volut­ tà , è il loro figlio divino, la celeste· beatitudine della gioia. Se noi consideriamo globalmente l'evoluzione di Psiche, è chia­ ro, e dovrebbe risultare evidente dalla connessione tra la favola di Psiche e il romanzo di Apuleio di cui essa è una parte, che questa favola mitologica rappresenta un avvenimento misterico. Qual è questo avvenimento misterico e che posto occupa nel­ l'Asino d'oro di Apuleio? Noi veniamo a conoscenza 39 degli elementi essenziali del mi­ stero dall'iniziazione di Lucio-Apuleio al rito di lside, con la quale termina il romanzo . La cerimonia consiste in una morte volontaria e in una reden­ zione dalla morte attraverso la grazia : nel viaggio nel regno di Persefone e nel ritorno da esso. Il suo centro sta nella visione e nella venerazione degli dèi inferi e celesti, e comincia signifi­ cativamente con il viaggio negli inferi e il passaggio attraverso i quattro elementi. (Per il momento tralasciamo di considerare l'ultimo stadio, quello della trasformazione in Helios) . Le corrispondenze con il mito di Psiche sono così evidenti da spingerei a supporre che Apuleio abbia introdotto di proposito la favola nell'Asino d'oro. I l nostro ultimo problema riguarda la posizione della storia di Psiche rispetto al rito di iniziazione de­ scritto nel romanzo. Qui non è possibile evitare di svolgere alcune considerazioni sulla psicologia matriarcale e patriarcale, perché è il loro conflitto a rendere intellegibile il mito di Psiche. La favola, in contrasto con lo stile patetico e sacrale del rito di iniziazione, descritto con tutta la pompa e lo splendore della terminologia misterica, si in­ serisce con uno stile profano. In certo qual modo è concepita come un prologo folkloristico.

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Nell'Asino d'oro la favola di Eros e Psiche viene raccontata da una vecchia donna a una giovane fanciulla. Il giorno delle sue nozze questa fanciulla era stata strappata " dal grembo di sua madre " da banditi che volevano estorcere un riscatto ai suoi ge­ nitori. Il motivo del rapimento e delle nozze di morte, così come quello dell'iniziazione femminile, è percepibile nella caratteristica forma velata di Apuleio. La favola di Psiche, raccontata dalla vecchia alla giovane sposa rapita per consolarla, è una iniziazione al destino femminile che passa necessariamente per un cammino di sofferenza; infatti Psi­ che può ricongiungersi all'amato soltanto dopo sciagure e soffe­ renze . Che questa vecchia venga dalla Tessaglia, la regione delle streghe e di Ecate, cioè la regione della Grande Dea Madre della Grecia arcaica, della Ferea,40 allarga lo sfondo di riferimento e illumina la profondità mitica dei misteri matriarcali . Soltanto Bachofen è stato capace d i raggiungere nuovamente una qualche comprensione di questo contesto. Egli certo forzò anche questo racconto nel suo schema interpretativo e trattò il testo in modo assolutamente arbitrario, andando così incontro a un inevitabile fraintendimento. Ciò nonostante egli ha riconosciuto il senso del racconto e il suo carattere misterico. " L'anima fem­ minile, dapprima al servizio di Afrodite, dominata dalla materia. a ogni passo condannata a una nuova e inattesa sofferenza, infine condotta negli abissi melmosi della materia, risorge poi a una nuova e più potente esistenza, passando da una vita posta sotto il dominio di Afrodite a una vita psichica . La fase inferiore pro­ duce un carattere tellurico, quella superiore un carattere uraniano. In Psiche la stessa Afrodite tocca lo stadio lunare , il più alto che la materialità della donna possa raggiungere. Accanto a lei compare Eros come Lunus " .� 1 Bachofen non riesce a vedere il conflitto tra Psiche e Afrodite così come l' indipendenza femminile manifestata dal mito di Psi­ che. Il grande scopritore e ammiratore del matriarcato rimane infatti imprigionato in una concezione platonico-cristiano-patriar­ cale e considera il principio psichico-femminile soltanto come uno stadio subordinato allo spirito solare-maschile. Un'interpretazione platonizzante come quella di Bachofen , non prendendo in considerazione i particolari del testo e del mito,

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può riconoscere nel racconto di Psiche soltanto una molto gene­ rale 'via di purificazione' dell'anima . Bachofen qualifica i detta­ gli come " motivi fiabeschi " (come se con ciò d'altro potrebbe trattarsi che di tratti archetipici ) , e si perde così in vaghe gene­ ralità. Una tale interpretazione non prende in considerazione pro­ prio ciò che è specifico di questo mito tramandatosi in una forma tarda, la psicologia femminile in esso contenuta, le sue crisi e le sue decisioni, il tipo specifico di attività femminile . Quando per contro noi crediamo di poter ritrovare nella favola di Psiche un mito femminile, vogliamo dire che in essa vediamo un tardo e più alto stadio di iniziazione femminile quale cono­ sciamo nei misteri . eleusini. Dal punto di vista psicologico tanto i misteri eleusini quanto quelli di Iside sono misteri matriarcali, che si differenziano in modo sostanziale dal mistero maschile-patriarcale . Mentre questo è legato all'attiva lotta eroica dell'Io e si basa sul mistero fonda­ mentale che suona : " io e il padre siamo uno " ,u i misteri femmi­ nili primordiali hanno una struttura diversa . Essi sono misteri della nascita e della rinascita e si manifestano in tre forme diffe­ renti : come nascita del Logos-figlio della luce ; come nascita della figlia, del nuovo Sé ; come rinascita dalla morte. Dovunque troviamo questo elementare simbolismo femm inile , siamo in presenza, psicologicamente parlando, di misteri matriar­ cali, indipendentemente dal fatto che gli iniziati siano uomini o donne. Mentre i misteri maschili partono dalla priorità dello spirito e considerano la realtà del mondo fenomenico e della materia come una creazione dello spirito, i misteri femminili partono dalla priorità del mondo fenomenico materiale, dal quale soltanto è generato lo spirituale. In questo senso i misteri patriarcali sono celesti, quelli matriarcali ctonii; negli uni è messa in risalto la creat rice numinosità dell'invisibile, negli altri la creatrice numi­ nosità del visibile. Essi sono complementari e solo insieme pos­ sono farci avvicinare all'intera verità del mistero. Non è affatto indi fferente da un punto di vista psicologico se un uomo è iniziato a misteri matriarcali o una donna a misteri patriarcali, o viceversa. L'iniziazione del maschile ai misteri ma­ triarcali avviene in due modi fondamentalmente diversi , che por-

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tano a uno sviluppo psichico completamente diverso da quello provocato dal mis tero patriarcale basato sulla relazione padre­ figlio. Il primo modo consiste nell'identificazione con il figlio gene­ rato, che però è un ritorno al mistero dell'archetipo della madre ; il secondo consiste nell'identificazione con il femminile, identifi­ cazione legata a una rinuncia del maschile. (Qui non è necessario preoccuparsi di stabilire se questa perdita venga simboleggiata in una castrazione reale, nella tonsura, nel bere una medicina che rende impotenti o nell'indossare una veste femminile ) . Se noi adesso ritorniamo al mistero di lside e a Lucio ,* ci rendiamo conto che la solificazione, la trasformazione in Sole­ Luce-Dio , è nello stesso tempo una trasformazione nel figlio di Iside, in Horus-Osiride oppure Arpocrate , che viene generato e rigenerato dalla grazia della Grande Madre. In ogni caso è il fem­ minile ad assumere la guida con la redenzione di Lucio attra­ verso lside e l'iniziazione ai suoi misteri . Se dietro la trasforma­ zione di Lucio in asino e dietro le sue sofferenze c'era la mal­ vagia dea del destino, adesso è la buona dea del destino che come Sophia-Iside, la più grande delle dee, s 'impadronisce di lui e lo conduce alla redenzione. Così, in modo impercettibile e quasi invisibile, questo evento si riallaccia alla favola di Psiche . Anche nella favola gli avvenimenti sono determinati dall'attività del partner femminile, cioè da Psiche. Le metamorfosi di Eros, Eros come drago, Eros come mostro e marito, Eros dormiente e in­ fine Eros dio che salva Psiche e la desta all 'esistenza più alta : tutti questi stadi non sono raggiunti dall'attività dello stesso Eros, ma attraverso le imprese e le sofferenze di Psiche. È sempre lei quella che intraprende, soffre, realizza e porta a compimento, e in fondo anche la manifestazione del divino, di Eros, è determi­ nata dall'attività amorosa e conoscitiva della parte femm inile, del­ l'umana Psiche. ,., Qui non vogliamo né possiamo esaminare in che misura l'Asino d'oro espri­ ma qualcosa circa l'autenticità o inautenticità dell'esperienza di iniziazione di Apuleio, se cioè il romanzo con cui abbiamo a che fare sia caratteristico soltanto della psicologia di quell'epoca, in cui 'ognuno' poteva 'ovunque' essere iniziato. oppure se le affermazioni di Apuleio alludano a un autentico processo psicolo­ gico di trasformazione.

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Nell'Eros della favola di Psiche come nel Lucio dell'iniziazione a lside il corso degli eventi non deriva dall'attività dell'lo ma­ schile ma dall'iniziativa del femminile . In entrambi i casi l 'anda­ mento delle cose, nel bene e nel male, viene indirizzato da questo principio femminile sinanche in opposizione a un lo maschile ri­ luttante e passivo. Tali sviluppi, però, in cui la 'spontaneità della psiche' e la sua vitale capacità direttiva decidono in modo deter­ minante della vita del maschile, ci sono noti dalla psicologia del­ l'uomo creativo come dalla psicologia del processo di individua­ zione. In tutti questi processi in cui ' Psiche guida' e il maschile segue, * l'Io depone il proprio ruolo di guida ed è guidato dalla totalità . Negli sviluppi psichici che risultano incentrati sul non­ Io, sul Sé , siamo in presenza nello stesso tempo di processi crea­ tivi e di processi di individuazione. Mentre nella favola di Psiche il mito dell'individuazione fem­ minile conduce all'unione suprema del femminile con l'amante di­ vino, il romanzo di Apuleio, come per integrare questa iniziazione femminile con una maschile, termina con l'introduzione di Lucio al mistero di lside , in cui la Grande Madre si rivela come Sophia e come Eterno Femminino. Quando Apuleio prega : " Santa e perpetua salvatrice del genere umano, tu che sei sempre larga di favori ai mortali, largisci un dolce affetto di madre alle sventure dei miseri . . . Te onorano i celesti, ti venerano gl 'Inferi , tu fai roteare il mondo , fai compa­ rire il sole, reggi l'universo, calchi il Tartaro. A te rispondono le stelle, per te ritornano le stagioni, giubilano i numi, servono gli elementi " , e quando così conclude : " tenendo nascosto e cu­ stodito in perpetuo entro i segreti del mio petto il tuo volto di­ vino, non tralascerò dal rappresentarme'lo sempre presente " , udia­ mo la grandiosa prefigurazione del canto composto da Goethe nel Faust , in cui risuona la voce e l'immagine di Psiche : Allo sguardo che vi salva rivolgete il vostro sguardo,

;·,

Questi sviluppi sono meglio conosc i u t i dove il

struttura parziale del la psiche. l 'A n i m a .

da

maschile

è

guidato da

u na

un aspetto parziale della sua totalità direttiva.

Eros e Psiche

113

o pentite anime miti, per mutarvi in gratitudine nel destino dei beati . A servirti ti si offra più alto ogni spirito! Vergine, Madre, Regina, Dea, resta benigna !

(Trad. di F. Fortini)

Conclusione La storia di Eros e Psiche tramanda taci nell 'Asino d'oro non è proprietà intellettuale di Apuleio. Quel che venne presentato in forma di favola da Apuleio, nato nel 1 24 d.C., è in realtà di un 'epoca molto anteriore. * Come i n quasi tutte le favole, anche i n questa è presente del materiale mitologico che venne escluso dal corpo mitologico ' uf­ ficiale' da parte della cultura dominante. Ma la singolarità della favola di Psiche va molto oltre il fatto di racchiudere in sé un mito, come per esempio è il caso della favola egiziana di Bata, che ha conservato tramandandolo il mito originario di lside e Osi­ ride. Il fascino del racconto di Apuleio sta nel fatto che esso, oltre a una ricchezza di tratti e di nessi mitologici, rappresenta uno sviluppo al centro del quale si situa l'affrancamento del­ l 'individuo dal mondo mitico primordiale e la liberazione della psiche. Gli studi degli ultimi decenni hanno richiamato l'attenzione su una gran quantità di possibili e reali fonti e influenze conflui­ te probabilmente nella favola di Psiche . Questa discussione ci interessa però solo secondariamente . Quel che importa allo psicologo non è tanto l'origine e la storia delle singole parti confluite nel tutto, quanto l'unità significativa del '' La notizia di Fulgenzio, secondo cui Apuleio avrebbe preso a prestito la favola dallo scrittore greco Aristofonte di Atene, ci aiuta tanto poco quanto il fatto che le opere d'arte dell'epoca classica mostrano avere familiarità con la storia. 43

1 16

Conclusione

tutto in relazione alle sue parti. L'altro compito egli lo lascia at filologi e agli storici delle religioni. Ma come spesso il significato del sogno può essere chiarito at­ traverso l 'amplificazione delle sue parti, così la comprensione della nuova sintesi del materiale tramandato può essere d'aiuto per la comprensione del significato complessivo. Non è né sor­ prendente né troppo illuminante che la ricerca comparata abbia scoperto nella favola di Psiche una gran quantità di motivi fia­ beschi, 44 poiché questo significa che gli stessi motivi archetipici ricorrono in luoghi diversi. Perciò è per noi irrilevante la questio­ ne se si tratti di una migrazione o di una spontanea rinascita di questo motivo. È stato detto che in questo racconto " il destino dell'anima umana purificata attraverso molteplici prove è narrata secondo il modello delle allegorie platoniche " . 45 Questo giudizio contiene certo una banale verità, ma nella sua generalizzazione è tanto sbagliato quanto la confusione tra simboli e allegorie platoniche. L'indirizzo interpretativo che tenta di far originare la favola di Psiche esclusivamente dal 'platonismo' di Apuleio deve essere re­ spinto, come per altro ogni interpretazione che non riconosca la complessità e l'originalità del mito di Psiche . Non v 'è però dubbio che una tradizione proveniente da Platone abbia avuto importanza nella formazione del mito di Psiche , e di questo dovremo occu­ parci ancora in seguito. È ugualmente fuorviante parlare di uno " scopo morale " del­ l 'Asino d'oro, che " nel racconto di Psiche non sarebbe ancora emerso chiaramente " . 46 Anche qui, come in altre circostanze, l 'in­ tuizione di Bachofen 47 ha riconosciuto e interpretato contesti del racconto della massima importanza. Certo , la nostra interpreta­ zione concorda con la sua solo in alcuni punti , perché essa non è più limitata dai condizionamenti cristiano-morali di Bachofen e prende le mosse dalle acquisizioni della psicologia del profondo. Ma a parte questo, bisogna riconoscere a Bachofen il merito di aver visto per primo nella storia di Psiche un tratto importante dello sviluppo psichico-femminile. Non possiamo non ricordare a questo riguardo lo splendido passo del Mutterrecht, 48 in cui Bachofen paragona Eros a Dioni­ so e fa derivare fondamentali situazioni della psicologia femmini-

Conclusione

le dalla

relazione Psiche-Dioniso, e l 'ampia

Grabersymbolik 49 sul mito di Psiche .

sezione

117

della sua

Un significativo contributo alla conoscenza della parte, la cui sintesi rappresenta il mito di Psiche nella forma in cui si è a noi tramandato, viene offerto invece da R. Reitzenstein * 50 con l'at­ testazione dell 'esistenza di una dea orientale Psiche . In un papiro magico egiziano egli scoprì la figura di Eros nella forma di fan­ ciullo e dio vivente, chiamato " abitante del palazzo dell'ardente desiderio e signore del bel giaciglio " , così come " drago alato ". Questo è tanto significativo quanto la scoperta di una dea Psiche che " dà moto e animazione all'universo e un giorno, quando Hermes la conduce, sarà apportatrice di gioia " . Il partner di que­ sta Psiche è un onnisciente drago-mos tro. Il riferimento alla Gnosi del tempo di Apuleio è proficuo, seb­ bene anch'esso, come vedremo, non ci porti molto lontano. Reitzenstein richiama l'attenzione sull 'idea gnostica secondo la quale dio si unisce in modo invisibile e tuttavia assolutamente sensuale con l'anima dell'eletto, che riceve da lui il seme dell'im­ mortalità. In mezzo a tutte le difficoltà e le tentazioni l'anima deve mantenersi fedele a questo invisibile sposo, per poter vera­ mente contemplare Dio dopo la morte del corpo e celebrare con lui le nozze celesti. 52 A ragione Reitzenstein cita Filone 53 dicendo che " nel mistero di Bacco la condizione estatica di rapimento spi­ rituale è definita come un esser rapiti da Eros " , e fa notare che ancora oggi esiste per esempio in Egitto l'idea della sposa del sar, * Nella nostra interpretazione non abbiamo parlato di Cupido (o Amore) e Psiche, come vuole il testo di Apuleio che mescola così elementi romani e greci , bensì di Eros e Psiche, e abbiamo condotto questa ritraduzione in greco in mo­ do uniforme. Non è stato per pedanteria filologica, che per questo testo sarebbe particolarmente inopportuna, che abbiamo trasposto i nomi degli dèi nella loro forma greca. Da un punto di vista letterario, il frivolo pantheon tardo-romano di Apuleio con il quale ha a che fare Psiche dà al racconto un fascino che noi certo non vogliamo disconoscere. Ma nella nostra interpretazione, che sottolinea proprio i tratti mitici, è più appropriato parlare dei misteri eleusini di Demetra piuttosto che di Cerere, e chiamare la dea argiva Hera piuttosto che Giunone. Ancor più importante di questo è che le nostre associazioni circa la Grande Dea Femminile sono legate ad Afrodite e non a Venere, e che in questo mito l'aman­ te e sposo di Psiche - contrariamente anche alla minimizzante raffigurazione St non è Amore o Cupido, ma il grande dio Eros. di amorino dell'antichità -

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Conclusione

uno spmto con il quale una fanciulla viene unita realmente in matrimonio. Al medesimo contesto appartengono gli stati di pos­ sessione, conosciuti nella demonologia di ogni tempo . * Questo però significa che noi abbiamo a che fare con un evento archetipico che si svolge tra il femminile e un invisibile spirito maschile, evento che opera in ogni esperienza mistica e che può essere rintracciato in tutte le 'fonti' citate. A uno sguardo più attento la somiglianza di queste 'fonti' con il mito di Psiche è controbilanciata da un numero altrettanto se non più grande di differenze e, senza che qui lo si possa dimostra­ re, risulta che la somiglianza è per lo più archetipica, mentre la differenza è appunto specifica . Questo vale ad esempio per il pa­ rallelo posto da Reitzenstein tra la favola di Psiche e il mito gno­ stico, in cui Psiche viene rapita dal principe delle tenebre, ma viene alla fine salvata dalla pleromatica divinità suprema . n dualismo archetipico della gnosi iraniana è qualcosa di com­ pletamente diverso dalla doppia struttura di Eros nel mito della favola di Psiche, che presenta in realtà una situazione esattamente antitetica, ossia una sintesi di quegli opposti che determinano l'esperienza di Eros. La stessa cosa potrebbe dirsi riguardo all'ipo­ tesi di Reitzenstein di un mito orientale di Psiche, secondo il quale Psiche avrebbe ucciso Eros e avrebbe intrapreso il suo viag­ gio negli inferi per portargli l'acqua della vita. Non solo questo mitologema orientale, a noi noto dalla storia di Ishtar e Tammuz, non ha niente a che fare con la favola di Psiche, ** ma gli accen­ ti sono posti in senso esattamente inverso. Anche se un mi tolo­ gema orientale di questo tipo avesse influenzato la favola di Psiche, essa, e questo è il punto decisivo , è stata elaborata in modo com­ pletamente diverso. Lo stesso vale per il tentativo di Kerényi di mettere in relazione con Psiche " la dea con la coppa " . 56 Se egli giustamente stabilisce u n parallelo tra la coppia Arianna-Teseo­ Dioniso e la dea con la coppa e il suo compagno, e interpreta la coppa come ciò che deve trovare compimento attraverso il ma,., Cfr. anche l'interessante dramma di Ansk i : Il Dyhuk, Tra due mondi, incen­ trato su una tale possessione d'amore. * '' La terracotta egiziana di Psiche ed Eros che Reitzenstein 54 e dopo Ji lui Kerényi 55 vogliono interpretare come una raffigurazione di Psiche che uccide Eros, non mostra nulla di simile!

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schile, questo atteggiamento passivo e bisognoso di redenzione è l'esatto contrario di ciò che sta al centro del mito di Psiche, e cioè l 'attività di Psiche che conquista da sé la propria salvezza . Come abbiamo mostrato, questo 'bisogno di compimento' può essere attestato soltanto per la situazione finale. Ma proprio que­ sta situazione mistica è essa stessa archetipica e non ha perciò nessun bisogno di una 'deduzione' storico-religiosa. Se tra il mito di Psiche c il mitologema orientale esiste solo una relazione assai vaga , molto più stretta è invece quella tra l'antica favola greca di Psiche e la tarda versione mitologica di Apuleio. Anche se non conosciamo nessun testo di questa favo­ la, sappiamo con certezza dalle numerose raffigurazioni presenti nell'arte classica che Eros non solo causa sofferenza a una Psiche spesso rappresentata come farfalla (psiche significa infatti farfal­ la) , ma lui stesso è tormentato da Psiche esattamente neHo stesso modo. 57 Questo dimostra però l'antichità di alcuni motivi fonda­ mentali del nostro mito di Psiche, che non sono invece emersi nel summenzionato mi tologema orientale. La concezione secondo la quale l'anima umana non soltanto è passivamente purificata, ma impone a ttivamente la medesima purificazione all'amante Eros, è prefigurata nella favola antica e raggiunge la sua forma compiu­ ta nel mito di Psiche . Non è soltanto Psiche a percorrere un cam­ mino di trasformazione ; il suo destino è indissolubilmente intrec­ ciato a quello di Eros . Ma questo rende il mito di Psiche un mito della relazione tra uomo e donna. Seguire la storia mitologica di questo Eros va molto al di là delle nostre competenze . Non è però un caso che essa sia sem­ pre legata ai misteri matriarcali. Eros, come figlio di Afrodite, viene paragonato a Horus, �� e questo dimostra la sua connessio­ ne con il grande ambito dei misteri ma triarcali, dominato dalla fi­ gura di Iside, madre di Horu s . Inoltre gli studi più recenti 59 suppongono che l'antico Eros greco sia il successore del giovane dio cretese pre-greco, corrispondente a giovani divinità maschili come Adone e Attis , strettamente legati alla Grande Madre. L'ori­ gine cretese di Eros ci riporta anche allo strato pre-patriarcale e dunque matriarcale della civiltà mediterranea, le cui radici si perdono nella preistoria . 60 Ci resta da affrontare, come ultimo importantissimo fenomeno

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appartenente a questo contesto, l 'Eros introdotto nel Simposio da quella Diotima che Socrate presenta apertamente come sacer­ dotessa dei misteri femminil i . ·� Nel suo studio sul " Grande De­ mone del Simposio " , Kerényi 62 ha magistralmente interpretato questo Eros e il mistero che lo riguarda. Lo scopo del mistero è " procreare e partorire nel bello " , è partorire "un misterioso fan­ ciullo che rende pregni della sua presenza tanto i l corpo quanto l'anima " , una gravidanza che testimonia la presenza e l 'attività di Eros. Il compimento di questa gravidanza, la fine dell'indi­ genza di Eros, è il " partorire nel bello ". La forma suprema di questa nascita è, come Socrate apprende dalla matriarcale sapien­ za di Diotima, la nascita di sé nella " rinascita dell'iniziato come essere di vino ". Non c'è dubbio che se Apuleio, i n quanto platonico, intese l'iniziazione di Diotima al mistero di Eros nel senso suggerito da Kerényi , dovette collegarlo ai misteri iniziatici di lside, ai misteri eleusini e all'antica favola che narrava della sofferente Psiche. Ol­ tre a ciò possono aver agito su di lui influenze gnostiche e orien­ tali. Ciò che però continua sempre a sorprenderei in questa favola mitologica è proprio la sua unitarietà e l'unitarietà della psicologia femminile che essa esprime c che non si può far completamente derivare da nessuna fonte privilegiata . Essa può esser compre­ sa soltanto sulla base di un'antica ' psicologia matriarcale', un at­ tivo strato psichico documentabile in un gran numero di miti, riti e misteri. Se noi adesso ci domandiamo retrospettivamente come mai la favola di Psiche, un cardine della psicologia femminile, sia stata non solo tramandata ma in parte anche composta proprio da un uomo, siamo ora maggiormente in grado di darci una risposta. Diverse correnti della psicologia matriarcale provenienti dall'epo­ ca pre-patriarcale dell'antichità sono in effetti confluite in essa. Attraverso i misteri di lside l'Egitto ha esercitato sui misteri ini­ ziatici dell 'Ellenismo una grande influenza, mentre i misteri eleu­ sini così come i misteri greci e pre-greci di Eros , provenienti dalla cultura mediterranea matriarcale e pre-greca , hanno influenzato '' Dobbiamo a Bachofen anche la conoscenza del legame tra la Diotima di Mantinea e l'ambito culturale pelasgico·matriarcale, dunque pre-ellenico. 61

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anche Platone e i l platonico Apuleio attraverso Diotima d i Man­ tinea . Anche i miti e i misteri di Afrodite non sono greci , bensì appartengono all 'ambito culturale dell'Asia minore dominato dal­ la Grande Madre, della quale tutte le dee greche rappresentano aspetti parziali. Il mitologema orientale della Grande Madre con il suo giovane figlio, come ad esempio . quello di Ishtar, sono anch'essi matriarcali, e i miti gnostici, con il loro mondo arche­ tipico spirituale-celeste, rivelano chiaramente la lotta di un'ascen­ dente ideologia maschile-patriarcale contro l 'antico dominio del­ l 'archetipo della Grande Madre. 63 Queste condizioni culturali oggettive diventarono per Apuleio, come per molti uomini del suo tempo, un'esperienza soggettiva attraverso la sua iniziazione ai misteri di lside, che egli descrive nell'Asino d'oro, dove la psicologia matriarcale diventa un'espe­ rienza del maschile. Ma oltre a ciò, l 'esperienza d'iniziazione religiosa diventò per Apuleio un 'esperienza personale perché egli era uno di quegli uo­ mini creativi che, come il femminile, devono partorire, e perché era uno di quelli che " Psiche guida " .

Bibliografia 1 Jung-Kerényi, Prolegomeni allo studio scientifico della mitologia, Bo­ ringhieri, Torino 1 97 2 . 2 H. ]. Rose, Handbook of Greek Mythology, Londra 1950, p . 1 4 1 . 3 P . Philippson, Origini e forme del mito greco, Boringhieri, Torino, 1 98 3 , p. 163 4 P. Philippson, op. cit . , p. 159. 5 R. Reitzenstein, Das Miirchen von Amor und Psyche bei Apuleius, Berlin 1 9 1 2 , p. 80. 1938, Zu­ 6 C. Picard, " Die Ephesia von Anatolien " , Eranos Jahrbuch rigo 1 939. 7 E . Neumann, Storia delle origini della coscienza, Astrolabio, Roma 1978. 8 J. J. Bachofen, Versuch iiber die Griibersymbolik der Alten, p. 93 sgg . . ed. Bernouilli-Klages. 9 " Die Hi:illenfahrt der lschtar " , in A. Ungnad , Die Religion der Babylonier und Assyrier. 1° K . Kerényi , Figlie del Sole, Einaudi , Torino 1949, p. 127. 11 E . Neumann, op. cit. 1 2 Friedlander, Darstellung aus der Sittengeschichte Roms, 9-10 Aufl . O. Weinrich, Bd. IV, Abschn. x , Das Miirchen von Amor und Psyche. 1 3 K. Kerényi , " Urmensch und Mysterien " , Eranos Jahrbuch xv; trad. i t . in K. Kerényi, Miti e misteri, Boringhieri , Torino 1 97 9 . 1 4 K . Kerényi, Figlie del Sole, cit. 15 E. Neumann, Origini, cit. 16 Aelian, Varia Hist. m 42. 17 Stesicoro, citato in K. Kerényi. Figlie, cit . , p. 34. 18 K . Kerényi , Figlie, cit. Neumann, " La luna e la coscienza matriarcale " , m La psicologia 19 E. del femminile, As trolabio, Roma 1 97 5 . 20 E . Neumann, Origini, cit. 21 E . Neumann, Origini, cit. 22 R. Briffault, The Mothers, Londra e New York 1937 , 3 voll. 23 Lévy-Bruhl, L'anima primiNva , Einaudi, Torino 1 9 48. -

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Bibliografia

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Il libro tibetano dei morti, Ubaldi ni, Roma 1 97 7 . K. Kerényi, Figlie, cit. , p. 1 30. Jung-Kerényi, op. cit. Jung-Kerényi , op. cit. E. Neumann, Origini, cit. E. Neumann, Origini, cit. ·10 E. Neumann, Origini, cit. 3 1 E. Neu mann, " Die mythische Welt und der Einzelne " , Eranos }ahrbuch

XVII. 32

C. G. Jung, L'Io e l'Inconscio, Boringhieri , Torino 1 967. E . Neumann, " La luna e la coscienza matriarcale " , cit. 34 E. Neumann, Origini, cit. 35 O. Weinrich, in Friedlander, op. cit. 36 Teiobundo-Upanishad B. 37 C. G. Jung - R. Wilhelm, Il segreto del fiore d'oro, Boringhieri, Torino 198 1 . - Jung-Kerényi, op. cit. C. G. Jung, Psicologia e alchimia, Astrolabio, Roma 1 950. C. G. Jung, Gestaltungen des Unbewusten. 38 R. Reitzenstein, Das Miirchen, cit. 39 Dibelius, Die Isisweihe bei Apuleius und verwandte Initiationsriten , Sitzungsbericht der Heidelberger Akademie der Wissenschaften, 1 9 1 7 . 40 P . Philippson, op. cit. 41 J . J. Bachofen, Versuch, cit. 42 E. Neumann, Origini, cit. 43 E. Rhode, Der Griechische Roman und seine Vorliiufer, p. 37 1 n . 44 Friedlander-Weinrich, op. cit. 45 F. Ilmer, Einleitung S. m z. Apuleius, Der Goldene Esel, PropylaenVerlag. 46 F. Ilmer, S. xv, op. cit. 47 J. J. Bachofen, Versuch, cit. 48 J. J. Bachofen, Das Mutterrecht, Benno Schwabe 1948 n, p. 585. 49 J. J. Bachofen, Versuch, cit . , p. 94. 50 R. Reitzenstein, Die Gottin Psyche, Sitzungsbericht der Heidelberger Akademie der Wissenschaft 1 9 1 7 . 5 1 Jahn, Bericht uber einige auf Eros und Psyche bezugliche Kunstwerke, 185 1 . R. Pagenstecher, Eros und Psyche, 1 9 1 1 . - R. Reitzenstein, Eros und Psyche in der altiigyptischen Kleinkunst, 1 9 1 4 . 52 R. Reitzenstein, Die Gottin Psyche, p. 2 5 . 53 Filone, De vita cont . , 473 M. 54 R. Reitzenstein, Die Gottin Psyche. 55 K. Kerényi, " Die Gottin mi t der Schale ", trad. i t. in K. Kerényi, Miti e Misteri, Boringhieri, Torino 1 979. 56 K. Kerényi, op. cit. . 57 J ah n, op. ctt. 58 A. W. Persson, The Religion of Greece in Prehistoric Times, Univ . of California 1 942, p. 1 19. 59 A. W . Persson, op. cit. , p. 1 5 1 . ·13

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Bibliografia

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60 G. R . Levy, The Gate o/ Horn . G. Thomson, Studies in Ancient Greek Society, The Prehistoric Aegean. 61 ]. J. Bachofen, Das Mutterrecht, n p. 844 sg. 62 K. Kerényi , Der Grosse Daimon des Symposion, Albae Vigiliae X I I I . 63 E. Neumann, Origini, cii. .

Indice

Apulei o

La favola di Amore e Psiche

pag.

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Erich Neumann

Eros e Psiche. Saggio sull 'evoluzione psichica femminile

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Conclusione

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Bibliografia

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Finito di stampare nel febbraio 1989 presso la tipografia " Arti Grafiche Moderne " per conto della Casa Editrice Astrolabio - Ubaldini Editore. Roma.