231 22 164KB
Italian Pages 23 Year 1903
CORRADO GOVONI
VAS LUXURIAE
Vas Luxuriae è la seconda sezione de Le fiale, prima raccolta pubblicata da Corrado Govoni nel 1903. Questa sezione è costituita da ventidue sonetti a carattere erotico. Data l'estrema licenziosità dei contenuti, Vas Luxuriae venne sacrificato da Govoni dietro consiglio dell'editore e sostituita da un'altra sezione: Giallo crisantemo e violetto pasquale, molto più innocua della precedente. Bisognerà aspettare il 1983 perchè Le fiale, inclusive di Vas Luxuriae, vengano pubblicate in una ristampa anastatica per le edizioni Galeati di Imola.
a coloro che non sono ipocriti.
MAGDALENA Maria da le trecce.
O magnifica donna di Magdàla, dotta ne le lussurie più segrete; tu, che l’alcova da le bianche sete inebrii del balsamo che esala il tuo bel corpo, come da una fiala, e le giovini amanti rendi inquiete con un sol sguardo ove l’ardente sete de la carne agognata batte l’ala; io ti penso così: nuda sul letto in una positura sapiente, con dolce e inesprimibile languore contro il saturo ventre e contro il petto stringendoti libidinosamente il biondissimo Cristo Redentore.
1
GIUDITTA
I "In cospetto del re libidinoso snoderò le mie trecce rilucenti, e lenta con un gesto voluttuoso e irresistibile le trasparenti gonne succingerò, coi movimenti lascivi del mio labro insidioso facendogli agognare il dilettoso morso dei nitidi ed acuti denti. S’abbia pure il mio corpo delizioso, una sol volta, e la mia bocca sana donde cola la mirra e l’idromele, Oloferne il gran mostro obbrobrioso, credendomi una pubblica puttana, ma il popolo sia salvo d’Israele."
II E tu godesti, o re, le ignude e belle membra, con gran delizia sul tuo letto molte volte abbattendole a diletto con le braccia avvinghiate tra le ascelle; e fino a sazietà le grasse e snelle coscie palpeggiasti e il largo petto, mordendo con frenetico diletto le sue bianche e durissime mammelle. Però, poiché dormivi, ella, leggera, il ferro da la serica parete calava con la mano giustiziera; e mentre l’alba languida spuntava, rigagnoli di sangue tra le sete il tuo collo lascivo gorgogliava...
2
FRINE "Vi pare, Signori, che questa sia carne da essere giustiziata?"
Coricata sul letto di sciamito giace la giovanissima puttana, e aspetta che la schiena sovrumana venga a calcarle il forte ermafrodito. Le splende al collo grasso e ammorbidito una doppia e pregevole collana; de la chioma la lucida fiumana mordele un rettile di crisolito. Da la sua carne ignuda e lussuriosa esce un’olezzo come di rosai e di volatilizzata maggiorana, e nella vulva piccola e pelosa, che la tregua non domanda mai, le freme tutta la lascivia umana.
3
CRISE leggendo Pierre Loüys.
O Crise bianca, ne la nera alcova calca le tue giovani impazienti; sopra i bei corpi molli e adolescenti qualche ignota lascivia tu prova. Dei baci di libidine la piova stampa su quelle bocche, coi tuoi denti mordi quelle mammelle turgescenti, e finito l’amplesso e tu ’l rinnova. Goditi senza cura del domani instabile le fresche e deliziose carni de le tue amiche lusinghiere, poi che tu sai che ne le tue mani dopo un giorno appassiscono le rose, e tutto è vanità fuor che il piacere.
4
TAIDE haueua straordinarii modi di allettamenti.
O tu la più famosa meretrice conosciuta ne l’antichità; tu che i robusti maschi d’ogni età attiravi a la carne allettatrice, che la fresca e la stanca danzatrice deliranti a le tue nudità, chiamavano di nuove oscenità l’espertissima loro imperatrice; oh potessi nel tuo forte amplesso, saziandomi d’ebbrezze sconosciute, scordare queste gracili e malate nostre donne moderne senza sesso, che, da un uomo soltanto possedute, svengono sopra i letti dissanguate.
5
LAIDE non cuiusvis hominis...
I - Desiderio Davanti allungo specchio di rame, le treccie morbidissime scioglieva Ella dal rosso e serico legame, e con mani convulse le scoteva; e la veste di fino bucherame, che le gentili membra difendeva col suo impenetrabile velame sul tappeto istoriato distendeva. E a calmare la voglia prepotente de la carne di femine eleggeva l’auleda da la vulva sovrumana; l’auleda giovanissima languente a l’invito sognato, e che accorreva come cerva assetata alla fontana.
II - Alcova Giù dal tondo soffitto screziato, una lucerna bronzea vibrava un debole chiarore che esaltava la nerezza del letto di broccato e del denso volume scompigliato de la tua chioma, o Laide, che lisciava la bellissima auleda che aspettava delirando il tuo bacio di peccato. Dentro meravigliosi bracieri incrostati di gemme e di turchine, bruciavano l’ammomo e il terebinto; e sparse sopra i serici origlieri, molli tra le tue coscie alabastrine, morivano le rose di Corinto.
6
III - Delirio "O mia bionda amica prediletta hai cosparso la chioma d’unguenti, e rasato il tuo ventre che m’alletta più di quello d’efebi adolescenti, con la sua vulva piccolina e stretta più gustosa di bocche turgescenti; hai immerso nel latte la perfetta grazia de l’anche nitide e roventi? Chiudi adunque la porta, o innamorata tenera, e getta il velo che nasconde il tuo giovine corpo a la mia brama, e vieni ne l’alcova profumata a stancar le mie carni sitibonde, poi che la notte è lunga e il Dio chiama."
IV - Bacio di libidine "Ti segnerò la tua gola divina, docile colombella, coi miei denti, Clori che ai miei lascivi strisciamenti ti delizii candida e supina. La tua chioma lucida e corvina squasserò con le mani sapienti, e la groppa, con strette violenti, da la pieghevolezza serpentina. Come il tuo petto s’agita al contatto de le mie dure coscie furiose che ti fanno languire di piacere! Oh come il dolce calice scarlatto t’inturgidisce a le libidinose carezze de le labbra fattucchiere!"
7
V - Sazietà nei pervertinienti del senso giunga una sodisfazione a placar come un ferro incandescente. G. P. LUCINI
Dai dolcissimi amplessi estenuate dormono le due femine divine con le chiome lunghissime avvinghiate a le braccia ed a l’anche alabastrine. Dormono dolcemente, sodisfate di morsi interminabili, supine e ignude con le coscie scostate a protender le coppe coralline. Sopra il letto morirono le rose e nel grande bacino scintillante svanirono gli aromi cordiali; ma le vulve dolcissime e pelose emanano un odore inebriante, come due scotolette naturali...
8
CLEOPATRA
I - Maga "Io son maestra de le oscenità che non conosce alcuna cortigiana, sono l’irresistibile sovrana de le più deliziose voluttà. Sono la maga che a sazietà sorbisce da la vulva di puttana rossa come una rossa melagrana, il seme con libidinosità. La mia bocca à dei filtri saporosi e dei tumidi labri porporini, simili a petali di sensitiva; ha dei denti appuntiti e vigorosi, piccolissimi e rari gelsomini, ed una lingua ruvida e lasciva.
II - Il mio ventre Il mio ventre è l’alcova del piacere a cui corrono i maschi violenti, insaziantemente a compiacere la mia fame di lunghi abbracciamenti. La mia vulva è un ardente braciere di lussuria che chiede gli unguenti densissimi e copiosi de l’etère e degli ermafroditi adolescenti. Amo pure i guerrieri impetuosi e membruti che lasciano i segnali dei loro amplessi su la mia vita; ma preferisco i baci voluttuosi de le giovani leslie virtuali che sul letto m’abbattono sfinita.
9
III - La mia vulva ...o tentar rosso e goloso del sesso. G. P. LUCINI
Se sciolgo i miei capelli risplendenti sul mio ventre e sui fianchi flessuosi, i miei capelli tortili serpenti, densi lunghissimi ed insidiosi, le mie nudità impazienti essi coprono dei meravigliosi loro veli, e di caldi pulsamenti fremono i due miei seni golosi. Ho le braccia carnose e affusolate, più candide e più liscie de l’avorio, e l’ascelle pelose ed incavate, ed il mio caro pube saccheggiato e un prezioso e rorido ciborio che trabocca d’odore di peccato."
IV - Nel bagno Così parla Cleopatra ed il cresputo ventre tuffa ne l’acqua cristallina lasciva a quella sua carne divina, morbida come tenero velluto. O carezze de l’onde, o riflettuto riso de la sua bocca porporina! O movenza di coscie serpentine sotto il liquido specchio compiaciuto! La regina delira e la fiumana scioglie dei suoi capelli portentosi che le formano un soffice origliere, e poi chiama la bella pompeiana che porti i lini rustici odorosi, col liquore incitante nel bicchiere.
10
V - Spasimo I capelli son sciolti a l’origliere e le candide membra in una trina preziosissima stringono. Un braciere scintilla; ed è scostata la cortina. Carezza con le mani lusinghiere, lentamente, ridendo la regina, de l’efebo le forme battagliere ne la mente: ed è l’ora ormai vicina. Ma oh quanto indugia! Ed ella, già scarlatta, oscenamente incurva il tozzo torso e singhiozza di voglia insoddisfatta: poi si getta bocconi e delirante attaccando al guanciale un fiero morso, squassa ed avvinghia il letto, spasimante.
11
FAME DI CARNE ad una signora.
I O Signora da gli occhi sfolgoranti e da la carne morbida e in fiore, deh concedi i tuoi labri provocanti al poeta che langue d’amore! Concedimi i tuoi seni palpitanti ch’io ne succhi il prezioso liquore, donami le tue coscie avvinghianti ch’io ne gusti il sovrumano sapore! Oh potessi una notte solamente averti mia, e milioni di carezze prodigare al tuo corpo flessuoso: goderti deliziosamente, facendoti svenire da l’ebbrezze nel mio letto di cedro odoroso.
II Con lenta voluttà ti scioglierei su la tua liscia schiena sospirata i tortili serpenti medusei de la chioma foltissima e intricata; e con la mia bocca prelibata le tue natiche ti morderei, ricercando ne l’anca immacolata i gemelli e famosi tuoi nei. Come una cortigiana spudorata carica di sapienza lussuriosa, ignuda e bianca ti possederei, e poi per appagar l’insaziata fame de la mia carne vigorosa, tra le mie coscie ti scannerei.
12
LUCREZIA BORGIA formidabile Taide vaticana. COLAUTTI
I O Lucrezia biondissima, sapiente più di Locusta in mescere veleni, più morbida d’un giovine serpente nel torcere le tue paffute reni; o dotta in cavalcare gli impazienti corsieri ed i quieti palafreni, io vorrei con la mia mano furente palpare la tua gola ed i tuoi seni. Vorrei la tua schiena incandescente mordere, e in una lotta disperata goderti fino a la sodisfazione: quindi, stanco, voluttuosamente leccare la tua vulva contornata da un foltissimo e lucido tosone.
II Vorrei la tua bella chioma bionda, come una grande face sfolgorante che arda di tutti gli ori di Golgonda, brandire con la mano spasimante; vorrei da la tua bocca stretta e fonda come un’alcova, il sangue gorgogliante spremere e spargerne tutta la monda carne de la tua gola singhiozzante; e dopo tanti morsi e tanti baci e gli amplessi indicibili e tenaci d’una lunga ed intiera notte, mentre tu giaceresti morta di piacere, addormentarmi sopra l’origliere opulento e fragrante del tuo ventre.
13
III Ed ora dove sei, o incestuosa figlia del papa lurido ed abbietto, o tu, che nella stanza misteriosa sopra il corpo d’un drudo giovinetto provavi una lascivia sanguinosa e lo scannavi con un tuo stiletto; dove sei, o Madonna lussuriosa non mai sazia di coito diletto? È vero: ancor la fama di te suona e il poeta t’invoca sul suo letto, regina de la fornicazione; ma ohimè! tu più non sporgi la persona tra un vaso di gardenia e di mughetto, al desertato e memore balcone!
14
INDICE
1
Magdalena
2
Giuditta I. II.
3
Frine
4
Crise
5
Taide
6
Laide I. Desiderio II. Alcova III. Delirio IV. Bacio di libidine V. Sazietà
9
Cleopatra I. Maga II. Il mio ventre III. La mia vulva IV. Nel bagno V. Spasimo
12
Fame di carne I. II.
13
Lucrezia Borgia I. II. III.