Un modello di prosa d'arte. L'italiano di Emilio Cecchi 9788862273237, 9788862273725

In questo lavoro l'autore si propone d'indagare la lingua di Emilio Cecchi attraverso alcuni scritti che tocca

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Italian Pages 216 [213] Year 2011

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SOMMARIO
OPERE CITATE PER ABBREVIAZIONE
INTRODUZIONE
1. GRAFIA E FONETICA
2. MORFOLOGIA
3. FORMAZIONE DELLE PAROLE
4. SINTASSI
5. RETORICA E TESTUALITÀ
6. LESSICO
CONCLUSIONI
Indice degli argomenti e delle forme
Indice dei nomi
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Un modello di prosa d'arte. L'italiano di Emilio Cecchi
 9788862273237, 9788862273725

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U n m o d e l lo D i p ro s a d ’ a rt e L’ i ta l i a n o d i e m i l i o c e c c h i

CARMELO SCAVUZZO

i ta l i a na · 6 .

PIS A · R OMA FABRIZ IO SERRA E D IT O RE MMXI

ITALIANA pe r la sto r i a de lla l i n g ua s c r itta in italia co l la na diretta da luc a serianni * 6.

U n m o d e l lo D i p ro s a d ’ a rt e L’ i ta l i a n o d i e m i l i o c e c c h i

CARMELO SCAVUZZO

PIS A · R OMA FABRIZ IO SERRA E D IT O RE MMXI

Sono rigorosamente vietati la riproduzione, la traduzione, l’adattamento, anche parziale o per estratti, per qualsiasi uso e con qualsiasi mezzo effettuati, compresi la copia fotostatica, il microfilm, la memorizzazione elettronica, ecc., senza la preventiva autorizzazione scritta della Fabrizio Serra editore, Pisa · Roma. Ogni abuso sarà perseguito a norma di legge. Proprietà riservata · All rights reserved © Copyright 2011 by Fabrizio Serra editore, Pisa · Roma. www.libraweb.net Uffici di Pisa: Via Santa Bibbiana 28, I 56127 Pisa, tel. +39 050 542332, fax +39 050 574888, [email protected] Uffici di Roma: Via Carlo Emanuele I 48, I 00185 Roma, tel. +39 06 70493456, fax +39 06 70476605, [email protected] Stampato in Italia · Printed in Italy issn 1 82 8 -6 8 9 7 isbn 978-88-62 2 7 -3 2 3 -7 isbn elettronico 9 78 -8 8 -62 2 7 -3 72 -5

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SOMMARIO Opere citate per abbreviazione

9

Introduzione

15

1. Grafia e fonetica

19

2. Morfologia

23

3. Formazione delle parole

33

4. Sintassi Stile nominale Ordine delle parole

65 81 83

5. Retorica e testualità

85

6. Lessico Parole astratte Latinismi Grecismi Avverbi e locuzioni avverbiali Voci letterarie e non comuni Voci di linguaggi settoriali Stranierismi Voci adattate Toscanismi Regionalismi Neologismi Locuzioni idiomatiche Formazioni parasintetiche

105 105 105 111 112 118 132 141 143 147 157 159 160 168

Conclusioni

175

Indice degli argomenti e delle forme

183

Indice dei nomi

203

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OPERE CITATE PER ABBREVIAZIONE Antonelli 2003 = Giuseppe A., Tipologia linguistica del genere epistolare nel primo Ottocento. Sondaggi sulle lettere familiari di mittenti cólti, Roma, edizioni dell’Ateneo ; Antonelli 2007 = Giuseppe A., Notazioni metalinguistiche nei Promessi Sposi, in Studi linguistici per Luca Serianni, a cura di Valeria Della Valle e Pietro Trifone, Roma, Salerno Editrice, pp. 237-51 ; Arcangeli 2003 = Massimo A., La Scapigliatura poetica ‘‘milanese’’ e la poesia italiana fra Otto e Novecento. Capitoli di lingua e di stile, Roma, Aracne ; Baggio 2004 = Serenella B., Prezioso e dimesso. La lingua di Arturo Loria al tempo di « Solaria », Trento, Dipartimento di Scienze filologiche e storiche ; Baldelli 1965 = Ignazio B., Varianti di prosatori contemporanei (Palazzeschi, Cecchi, Bassani, Cassola, Testori), Firenze, Le Monnier ; Baldelli 1973 = Bruno Migliorini-Ignazio B., Breve storia della lingua italiana, Firenze, Sansoni ; Baldelli 1981 = Ignazio B., Osservazioni sulla lingua e sullo stile di Cecchi, in Emilio Cecchi oggi, Atti del Convegno (Firenze 28-29 aprile 1979), a cura di Roberto Fedi, Firenze, Vallecchi, pp. 4662; Baldelli 1988 = Ignazio B., Conti, glosse e riscritture, dal secolo xi al secolo xx, Napoli, Morano ; Battaglia = Grande dizionario della lingua italiana, fondato da Salvatore B., poi diretto da Giorgio Bàrberi Squarotti, Torino, utet, 1961-2002, 21 voll. ; Beccaria 1975 = Gian Luigi B., L’autonomia del significante. Figure del ritmo e della sintassi. Dante, Pascoli, D’Annunzio, Torino, Einaudi ; Beccaria 2002 = Gian Luigi B., Sicuterat. Il latino di chi non lo sa : Bibbia e liturgia nell’italiano e nei dialetti, Milano, Garzanti ; Beccaria 2010 = Gian Luigi B., Il mare in un imbuto. Dove va la lingua italiana, Torino, Einaudi ; Bonomi 1973 = Ilaria Bisceglia B., Note sulla lingua di alcuni quotidiani milanesi dal 1900 al 1905, in « acme », xxvi, pp. 175-204 ; Brambilla Ageno 2000 = Franca B. A., Studi lessicali, a cura di Paolo Bongrani, Franca Magnani, Domizia Trolli. Introduzione di Ghino Ghinassi, Bologna, Clueb ; Bricchi 2000 = Mariarosa B., La roca trombazza. Lessico arcaico e letterario nella prosa narrativa dell’Ottocento italiano, Alessandria, Edizioni dell’Orso ; Brunetta 1993 = Gian Piero Brunetta, Storia del cinema italiano. Il cinema del regime 1929-1945, seconda edizione rivista e accresciuta, Roma, Editori riuniti, vol. ii ; Bruni 1984 = Francesco B., L’italiano. Elementi di storia della lingua e della cultura, Torino, utet ; Bruni 1999 = Francesco B., Prosa e narrativa dell’Ottocento. Sette studi, Firenze, Cesati ; Brusadin 1973 = Mauro B., Emilio Cecchi e la crisi della lingua letteraria italiana del primo Novecento, in Profili linguistici di prosatori contemporanei, introduzione di Pier Vincenzo Mengaldo, « Quaderni del circolo filologico-linguistico padovano », 4, Padova, Liviana, pp. 1-112 ; Castellani 1986 = Arrigo C., Consuntivo della polemica Ascoli-Manzoni, in « Studi linguistici italiani », xii, pp. 105-129 ; Castellani Pollidori 2004 = Ornella C. P., In riva al fiume della lingua. Studi di linguistica e filologia (1961-2002), Roma, Salerno Editrice ; Cattaneo 1963 = Giulio C., Emilio Cecchi, in La letteratura italiana. I contemporanei, Milano, Marzorati, vol. i, pp. 547-64 ; Cecchi 1953 = Emilio C., Fiorentinità, in Il Trecento, Libera cattedra di storia della civiltà fiorentina, Firenze, Sansoni, pp. 3-18 ; Cecchi 1957 = Emilio C., Ritratti e profili. Saggi e note di letteratura italiana, Milano, Garzanti ; Cecchi 1965 = Emilio C., Ricordi crociani, Milano-Napoli, Ricciardi ;  

































































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carmelo scavuzzo

Cecchi 1976a = Emilio C., Taccuini, a cura di Nicolò Gallo e Pietro Citati, Milano, Mondadori ; Cecchi 1976b = Emilio C., Roberto Longhi, in Storia della Letteratura Italiana, direttori Emilio Cecchi e Natalino Sapegno, ix. Il Novecento, Milano, Garzanti, pp. 558-62 (1a ediz. : 1969) ; Cecchi 1997 = Emilio C., Saggi e viaggi, a cura di Margherita Ghilardi, Milano, Mondadori ; Coletti 1989 = Vittorio C., Italiano d’autore. Saggi di lingua e letteratura del Novecento, Genova, Marietti ; Coletti 1993 = Vittorio C., Storia dell’italiano letterario. Dalle origini al Novecento, Torino, Einaudi ; Colussi 2007 = Davide C., Tra grammatica e logica. Saggio sulla lingua di Benedetto Croce, Pisa-Roma, Fabrizio Serra editore ; Colussi 2008 = Davide C., Note sulla prosa del primo Migliorini, in « Studi linguistici italiani », xxxiv, pp. 237-59 ; Contini 1968 = Gianfranco C., Emilio Cecchi, in id., Letteratura dell’Italia unita 1861-1968, Firenze, Sansoni, pp. 741-60 ; Contini 1970 = Gianfranco C., Varianti e altra linguistica. Una raccolta di saggi (1938-1968), Torino, Einaudi ; Contini 1974 = Gianfranco C., Esercizî di lettura, sopra autori contemporanei con un’appendice su testi non contemporanei. Nuova edizione aumentata di « un anno di letteratura », Torino, Einaudi ; Contini 1978 = Gianfranco C., Altri esercizî (1942-1971), Torino, Einaudi ; D’Achille 1990 = Paolo D’A., Sintassi del parlato e tradizione scritta della lingua italiana, Roma, Bonacci ; D’Agostino 1994 = Alfonso D’A., L’apporto spagnolo, portoghese e catalano, in SLIE, iii, pp. 791824 ; Dardano 1969 = Maurizio D., Lingua e tecnica narrativa nel Duecento, Roma, Bulzoni ; Dardano 1978 = Maurizio D., La formazione delle parole nell’italiano di oggi. Primi materiali e proposte, Roma, Bulzoni ; Dardi 1995 = Andrea D., « La forza delle parole ». In margine a un libro recente su lingua e rivoluzione, Firenze ; De Amicis 1910 = Edmondo De A., L’idioma gentile, edizione del 1905 riveduta e corretta dall’autore con una nuova prefazione, Milano, Treves ; Del Beccaro 1994 = Felice Del B., Emilio Cecchi, in Dizionario critico della letteratura italiana, diretto da Vittore Branca, con la collaborazione di Armando Balduino, Manlio Pastore Stocchi, Marco Pecoraro, Torino, utet, vol. i, pp. 570-73 ; Deli = Manlio Cortelazzo e Paolo Zolli, Dizionario etimologico della lingua italiana, seconda edizione a cura di Manlio Cortelazzo e Michele A. Cortelazzo, Bologna, Zanichelli, 1999 ; Della Valle 1991 = Valeria D. V., La lingua di Gesualdo Bufalino, in « Studi linguistici italiani », xvii, pp. 282- 94 ; De Robertis 1946 = Giuseppe De R., Scrittori del Novecento, Firenze, Le Monnier, 3a ediz. ; Durante 1982 = Marcello D., Dal latino all’italiano moderno. Saggio di storia linguistica e culturale, Bologna, Zanichelli ; Fabrizio 2008 = Claudia F., Idee linguistiche e pratica della lingua in Giovanni Gentile, Pisa-Roma, Fabrizio Serra editore ; Falqui 1970 = Enrico F., Emilio Cecchi, di giorno in giorno, in id., Novecento letterario italiano, 1. Storici e critici : da Croce a Gargiulo, Firenze, Vallecchi, pp. 209-16 ; Fanfani = Pietro F., Vocabolario dell’uso toscano, Firenze, Le Lettere, 1976 (ristampa anastatica dell’edizione del 1863) ; Fornaciari 1974 = Raffaello F., Sintassi italiana dell’uso moderno, presentazione di Giovanni Nencioni, Firenze, Sansoni (ristampa anastatica dell’edizione del 1881) ; Frenguelli 2008 = Gianluca F., Tendenze neologiche nell’italiano contemporaneo, in La lingua del sì e le sue figlie, a cura di Sabine Schwarze, Passau, Karl Stutz, pp. 33-63 ; Gabrielli 1977 = Aldo G., Il museo degli errori. L’italiano come si parla oggi, Milano, Mondadori ; Giorgini-Broglio = Novo vocabolario della lingua italiana secondo l’uso di Firenze… compilato sotto  











































































opere citate per abbreviazione

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la presidenza del Comm. E. Broglio dai signori Bianciardi, Dazzi, Fanfani … [conosciuto correntemente come Giorgini Broglio], Firenze, Galileiana, 1870-1897 ; Giusti 1863 = Raccolta completa delle poesie di Giuseppe Giusti con l’aggiunta d’altri componimenti e d’un vocabolario delle voci e locuzioni tratte dalla lingua parlata e usate dall’autore, Lugano, a spese dell’editore, vol. ii ; GRADIT = Grande Dizionario Italiano dell’Uso, ideato e diretto da Tullio De Mauro, Torino, utet, 1999-2003, 7 voll. ; Grossmann-Rainer 2004 = La formazione delle parole in italiano, a cura di Maria G. e Franz R., Tübingen, Niemeyer ; Herczeg 1967 = Giulio H., Lo stile nominale in italiano, Firenze, Le Monnier ; Herczeg 1969 = Giulio H., Il ‘futuro nel passato’ in italiano, in « Lingua nostra », xxx, pp. 63-8 ; Inf., Purg., Par. = Dante Alighieri, La Commedia secondo l’antica vulgata. Testo critico stabilito da Giorgio Petrocchi per l’edizione nazionale della Società Dantesca Italiana, Torino, Einaudi, 1975 ; Lauta 2005 = Gianluca L., La scrittura di Moravia. Lingua e stile dagli Indifferenti ai Racconti romani. Con un glossario romanesco completo, Milano, Franco Angeli ; LIZ = LIZ 4. 0. Letteratura italiana Zanichelli. CD-Rom dei testi della letteratura italiana, a cura di Pasquale Stoppelli ed Eugenio Picchi. Sistema di interrogazione DBT in collaborazione con il Consiglio Nazionale delle Ricerche, Bologna, Zanichelli, 2001 ; Lombardo 1981 = Agostino L., Cecchi e gli scrittori anglo-americani, in Emilio Cecchi oggi, cit., pp. 86-134; Longhi 1973 = Roberto L., Da Cimabue a Morandi, Saggi di storia della pittura italiana scelti e ordinati da Gianfranco Contini, Milano, Mondadori ; Lurati 2002 = Ottavio L., Per modo di dire… Storia della lingua e antropologia nelle locuzioni italiane ed europee, Bologna, Clueb ; Manni 1979 = Paola M., Ricerche sui tratti fonetici e morfologici del fiorentino quattrocentesco, in « Studi di grammatica italiana », viii, pp. 115-171 ; Manzoni 1972 = Alessandro M., Scritti linguistici, a cura di Ferruccio Monterosso, Milano, Edizioni Paoline ; Marazzini 1993 = Claudio M., Il secondo Cinquecento e il Seicento, Bologna, il Mulino ; Marri 1985 = Fabio M., Una lingua per lo sport, in Il Resto del Carlino in un secolo di storia : tra cronaca e cultura, a cura di Maria Luisa Altieri Biagi, Bologna, Pàtron, pp. 157-206 ; Mastrofini 1830 = Marco M., Teoria e prospetto o sia dizionario critico de’ verbi italiani conjugati, Milano, Giovanni Silvestri ; Mengaldo 1987 = Pier Vincenzo M., L’epistolario di Nievo : un’analisi linguistica, Bologna, il Mulino ; Mengaldo 1994 = Pier Vincenzo M., Il Novecento, Bologna, il Mulino ; Mengaldo 1996 = Pier Vincenzo M., La tradizione del Novecento. Prima serie, Torino, Bollati Boringhieri ; Mengaldo 1999 = Pier Vincenzo M., Profili di critici del Novecento, Torino, Bollati Boringhieri ; Mengaldo 2003 = Pier Vincenzo M., La tradizione del Novecento. Seconda serie, Torino, Einaudi ; Mengaldo 2005 = Pier Vincenzo M., Tra due linguaggi. Arti figurative e critica, Torino, Bollati Boringhieri ; Mengaldo 2010 = Pier Vincenzo M., Aspetti tipologici della narrativa italiana del Novecento, in Lingua storia cultura : una lunga fedeltà. Per Gian Luigi Beccaria. Atti del Convegno Internazionale di Studi (Torino, 16-17 ottobre 2008), a cura di Pier Marco Bertinetto, Claudio Marazzini, Elisabetta Soletti, Alessandria, Edizioni dell’Orso, pp. 159-77 ; Migliorini 1957 = Bruno M., Saggi linguistici, Firenze, Le Monnier ; Migliorini 1968 = Bruno M., Dal nome proprio al nome comune, ristampa fotostatica dell’edizione del 1927 con un supplemento, Firenze, Olschki ; Migliorini 1973 = Bruno M., Lingua d’oggi e di ieri, Caltanissetta-Roma, Salvatore Sciascia editore ;  

































































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carmelo scavuzzo

Migliorini 1978 = Bruno M., Storia della lingua italiana, Firenze, Sansoni (1ª ediz. : 1960) ; Migliorini 1990 = Bruno M., La lingua italiana nel Novecento, a cura di Massimo L. Fanfani, con un saggio introduttivo di Ghino Ghinassi, Firenze, Le Lettere ; riedizione di Lingua contemporanea (Firenze, Sansoni, 1938) e dei Saggi sulla lingua del Novecento (Firenze, Sansoni, 1941) ; Morgana 1992 = Silvia M., Il Friuli-Venezia Giulia, in L’italiano nelle regioni. Lingua nazionale e identità regionali, a cura di Francesco Bruni, Torino, utet, pp. 282-315 ; Mortara Garavelli 1988 = Bice M. G., Manuale di retorica, Milano, Bompiani ; Nencioni 1983 = Giovanni N., Di scritto e di parlato. Discorsi linguistici, Bologna, Zanichelli ; Nencioni 1988 = Giovanni N., La lingua dei Malavoglia e altri scritti di prosa, poesia e memoria, Napoli, Morano ; Nencioni 1989 = Giovanni N., Saggi di lingua antica e moderna, Torino, Rosenberg & Sellier ; Orvieto 1988 = Paolo O., D’Annunzio o Croce. La critica in Italia dal 1900 al 1915, Roma, Salerno Editrice ; Pampaloni 1976 = Geno P., Emilio Cecchi, in Storia della Letteratura Italiana, direttori Emilio Cecchi e Natalino Sapegno, ix. Il Novecento, cit., pp. 647-61 ; Patota 1987 = Giuseppe P., L’« Ortis » e la prosa del secondo Settecento, Firenze, presso l’Accademia della Crusca ; Patruno 2003 = Barbara P., Gli aggettivi in -evole nella lingua italiana, in « Studi di lessicografia italiana », xx, pp. 127-85 ; Pestelli 1961 = Leo P., Dizionario delle parole antiche, Milano, Longanesi & C. ; Petrocchi = Policarpo P., Nòvo dizionario universale della lingua italiana, Milano, Trèves, 1902, 2 voll. ; Picchiorri 2008 = Emiliano P., La lingua dei romanzi di Antonio Bresciani, Roma, Aracne ; Pizzoli 1998 = Lucilla P., Sul contributo di ‘Pinocchio’ alla fraseologia italiana, in « Studi linguistici italiani », xxiv, pp. 167-209 ; Poggi Salani 1992 = Teresa P. S., La Toscana, in L’italiano nelle regioni. Lingua nazionale e identità regionali, cit., pp. 402-461 ; Primo tesoro = Primo tesoro della Lingua Letteraria Italiana del Novecento, a cura di Tullio De Mauro, Torino, utet, Fondazione Maria e Goffredo Bellonci onlus, 2007 ; Puppo 1961 = Mario P., Un uso linguistico manzoniano, i sostantivi frequentativi in -ìo, in « Lingua Nostra », xxii, pp. 110-14 ; Rainer 1990 = Franz R., Appunti sui diminutivi italiani in -etto e -ino, in Parallela 4. Atti del V incontro italo-austriaco della SLI (Bergamo, 2-4 ottobre 1989), a cura di Monica Berretta, Piera Molinelli, Alda Valentini, Tübingen, Narr, pp. 207-18 ; Rigutini = Giuseppe R., I neologismi buoni e cattivi più frequenti nell’uso odierno, Firenze, Barbèra, 1905 ; Rohlfs 1966-1969 = Gerhard R., Grammatica storica della lingua italiana e dei suoi dialetti, Torino, Einaudi (si citano i paragrafi ) ; Rossi 1999 = Fabio R., Non lo sai che ora è ? Alcune considerazioni sull’intonazione e sul valore pragmatico degli enunciati con dislocazione a destra, in « Studi di grammatica italiana », xviii, pp. 145-93 ; Rossi 2007 = Leonardo R., La lingua di un romanzo di Attilio Veraldi, in Studi linguistici per Luca Serianni, cit., pp. 163-77 ; Sabatini 1985 = Francesco S., L’« italiano dell’uso medio » : una realtà tra le varietà linguistiche italiane, nel volume Gesprochenes Italienisch in Geschichte und Gegenwart, a cura di G. Holtus e E. Radtke, Tübingen, Narr, pp. 154-84 ; Scudder 1970 = Bibliografia degli scritti di Emilio Cecchi, a cura di Giuliana S., Roma, Edizioni di Storia e Letteratura ; Serianni 1981 = Luca S., Norma dei puristi e lingua d’uso nell’Ottocento, nella testimonianza del lessicografo romano Tommaso Azzocchi, Firenze, Accademia della Crusca ; Serianni 1989a = Luca S., Il primo Ottocento : dall’età giacobina all’Unità, Bologna, il Mulino ; Serianni 1989b = Luca S., con la collaborazione di Alberto Castelvecchi, Grammatica italiana. Italiano comune e lingua letteraria, Torino, utet libreria ;  

























































































opere citate per abbreviazione

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Serianni 1989c = Luca S., Saggi di storia linguistica italiana, Napoli, Morano ; Serianni 1990 = Luca S., Il secondo Ottocento : dall’Unità alla prima guerra mondiale, Bologna, il Mulino ; Serianni 1993 = Luca S., La prosa, in SLIE, i, pp. 451-577 ; Serianni 1994 = Luca S., Italiano antico, italiano anticheggiante, in Miscellanea di studi linguistici in onore di Walter Belardi, Roma, Il Calamo, pp. 695-708 ; Serianni 1996 = Luca S., La prosa di Maria Bellonci, in « Studi linguistici italiani », xxii, pp. 50-64 ; Serianni 2000a = Luca S., Annotazioni sulla lingua di Pietro Giordani, nel vol. Giordani Leopardi 1998. Convegno nazionale di studi, a cura di Roberto Tissoni, Piacenza, tip. le. co., pp. 239-69 ; Serianni 2000b = Luca S., Sulla lingua del Libro segreto di D’Annunzio, in Studi di filologia e letteratura italiana in onore di Gianvito Resta, a cura di Vitilio Masiello, Roma, Salerno Editrice, vol. ii, pp. 1087-1110 ; Serianni 2003 = Luca S., Italiani scritti, Bologna, il Mulino ; Serianni 2005 = Luca S., Un treno di sintomi. I medici e le parole : percorsi linguistici nel passato e nel presente, Milano, Garzanti ; Serianni 2006 = Luca S., Prima lezione di grammatica, Bari, Laterza ; Serianni 2009 = Luca S., La lingua poetica italiana. Grammatica e testi, Roma, Carocci ; Serianni 2010 = Luca S., Sulla componente idiomatica e proverbiale nell’italiano di oggi, in Lingua storia cultura : una lunga fedeltà. Per Gian Luigi Beccaria, cit., pp. 69-88 ; Sgrilli 1974 = Paola S., Influsso delle lingue speciali sul lessico della critica letteraria, in Italiano d’oggi. Lingua non letteraria e lingue speciali, Trieste, Lint, pp. 355-80 ; Sgroi 1990 = Salvatore Claudio S., Per la lingua di Pirandello e Sciascia. Presentazione di Giovanni Nencioni, Caltanissetta-Roma, Salvatore Sciascia editore ; SLIE = Storia della lingua italiana, a cura di Luca Serianni e Pietro Trifone, Torino, Einaudi, 19931994, 3 voll. ; Squartini 1990 = Mario S., Contributo per la caratterizzazione aspettuale delle perifrasi andare + gerundio, stare + gerundio, venire + gerundio. Uno studio diacronico, in « Studi e saggi linguistici », xxx, pp. 117-212 ; Stussi 1982 = Alfredo S., Studi e documenti di storia della lingua e dei dialetti italiani, Bologna, il Mulino ; Stussi 2005 = Alfredo S., Storia linguistica e storia letteraria, Bologna, il Mulino ; Terracini 1970 = Benvenuto T., Lingua libera e libertà linguistica. Introduzione alla linguistica storica, con un’introduzione di Maria Corti, nuova edizione, Torino, Einaudi ; Testa 1991 = Enrico T., Simulazione di parlato. Fenomeni dell’oralità nelle novelle del Quattro-Cinquecento, Firenze, presso l’Accademia della Crusca ; Testa 1997 = Enrico T., Lo stile semplice. Discorso e romanzo, Torino, Einaudi ; Tollemache 1954 = Federigo T. s. J., I deverbali italiani, Firenze, Sansoni ; Tomasin 2007 = Lorenzo T., « Classica e odierna ». Studi sulla lingua di Carducci, Firenze, Olschki ; Tomasin 2008 = Lorenzo T., Ancora su Carducci e la lingua, in « Atti e memorie dell’Accademia nazionale virgiliana di Scienze Lettere e Arti », nuova serie, lxxv (2007), pp. 265-77 ; Tomasin 2009 = Lorenzo T., « Scriver la vita ». Lingua e stile nell’autobiografia italiana del Settecento, Firenze, Cesati ; Tommaseo 1974 = Niccolò T., Dizionario dei sinonimi della lingua italiana, Milano, Vallardi (1a ediz.: 1830-1832) ; Tommaseo-Bellini = Niccolò T.-Bernardo B., Dizionario della lingua italiana, Torino, Unione Tipografico-Editrice Torinese, 1865-1879 ; ristampato a Milano, Rizzoli, 1977 (da cui si cita) ; Trifone 1984 = Dizionario politico popolare, a cura di Pietro T., introduzione di Luca Serianni, Roma, Salerno Editrice ; Vitale 1986a = Maurizio V., La lingua di Alessandro Manzoni, Milano, Cisalpino-Goliardica ; Vitale 1986b = Maurizio V., L’oro nella lingua, Milano-Napoli, Ricciardi ; Vitale 1992a = Maurizio V., La lingua della prosa di G. Leopardi : le ‘‘Operette morali’’, Firenze, La Nuova Italia ;  



























































































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carmelo scavuzzo

Vitale 1992b = Maurizio V., Studi di storia della lingua italiana, Milano, LED, Edizioni Universitarie di Lettere Economia Diritto ; Vitale 1999 = Maurizio V., Sul fiume reale. Tradizione e modernità nella lingua del Mulino del Po di Riccardo Bacchelli, Firenze, La Nuova Italia ; Vitale 2006 = Maurizio V., Divagazioni linguistiche dal Trecento al Novecento, Firenze, Cesati ; Zangrandi 2002 = Alessandra Z., Lingua e racconto nel romanzo storico italiano (1827-1838), Padova, Esedra editrice ; Zolli 1976 = Paolo Z., Le parole straniere, Bologna, Zanichelli ; Zolli 1986 = Paolo Z., Le parole dialettali, Milano, Rizzoli.  









Avvertenza : quando il rinvio ai dizionari o ai repertori non reca altra indicazione s’intende rimandare sub voce. Un asterisco posposto segnala le parole e le locuzioni che il Battaglia attesta solo in Cecchi.  

INTRODUZIONE

E

milio Cecchi (Firenze 1884-Roma 1966) non è stato soltanto un ingegno versatile e fecondo, capace di rispondere adeguatamente alle sollecitazioni che provenivano dalla sua pungente curiosità intellettuale ; è stato anche – è ben noto – un fine dicitore, ugualmente sensibile ai richiami della lingua letteraria e della vivacità colloquiale : rappresentante ed erede dello strato sottile di una tradizione umanistica che ha nell’elaborazione espressiva il segno di elezione e di aristocrazia. Nel presente lavoro ci proponiamo d’indagare la lingua di Cecchi, attraverso alcuni scritti 1 che toccano essenzialmente tre àmbiti culturali : la critica letteraria, la letteratura di viaggio e l’epistolografia. Ricadono nel primo il lungo saggio su Pascoli (PAS), 2 il libro sui grandi romantici inglesi, come si legge nella ristampa del 1981 (ROM) 3 e gli articoli di letteratura italiana contemporanea, apparsi su quotidiani e radunati in due distinti volumi (LNU e BOL). 4 Al secondo appartengono due libri che raccolgono  





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  Do qui di séguito le opere di Cecchi spogliate e le relative abbreviazioni : AM = Emilio Cecchi, America amara, Padova, Franco Muzzio, 1995 ; BOL = Emilio Cecchi, I cipressi di Bolgheri, a cura di Eugenio Montale e Vittore Branca, Firenze, Le Monnier, 1969 ; CP = Carteggio Cecchi-Praz, a cura di Francesca Bianca Crucitti Ullrich, prefazione di Giovanni Macchia, Milano, Adelphi, 1985 ; LNU = Emilio Cecchi, Libri nuovi e usati. Note di letteratura italiana contemporanea (1947-1958), Napoli, Edizioni scientifiche italiane, 1958 ; M = Emilio Cecchi, Messico, prefazione di Italo Calvino, Milano, Adelphi, 1996 [1a ediz.: 1985] ; OS = L’onestà sperimentale, carteggio di Emilio Cecchi e Gianfranco Contini, a cura di Paolo Leoncini, Milano, Adelphi, 2000 ; PAS = Emilio Cecchi, La poesia di Giovanni Pascoli, in id., Letteratura italiana del Novecento, a cura di Pietro Citati, Milano, Mondadori, 1972, pp. 1-142 ; ROM = Emilio Cecchi, I grandi romantici inglesi, Milano, Adelphi, 1981, 2 voll. : prendo in esame i primi tre libri. 2   L’opera apparve per la prima volta nel 1912 (La poesia di Giovanni Pascoli, Napoli, Ricciardi) ; fu ristampata nel 1968 : La poesia di Giovanni Pascoli con altri scritti pascoliani (1911-1962), Milano, Garzanti (cfr. Scudder 1970, pp. 31, 256). 3   È la ristampa dell’edizione del 1961 (I grandi romantici inglesi, Firenze, Sansoni, nuova ediz. riveduta e accresciuta : cfr. Scudder 1970, p. 241). L’opera era stata pubblicata la prima volta nel 1915 con un titolo diverso : Storia della letteratura inglese nel secolo xix, Milano, Treves, vol. i. Per Contini è uno dei libri « più importanti » (vd. la lettera inviata a Cecchi il 4 settembre del 1935, in OS, p. 17). In una lettera del 10 novembre del 1924, Mario Praz sollecitò Cecchi a continuare l’opera : « A quando la sua storia della Lett.ra Ingl. Contemporanea ? Spero che una volta o l’altra completerà l’opera iniziata sulla Lett. Ingl. nel Sec. xix » (cfr. CP, p. 82) ; ma l’opera non fu mai completata. Si veda la lettera di Cecchi a Contini del 7 settembre 1947, in OS, p. 75. Sull’interesse di Cecchi per gli scrittori anglosassoni cfr. Lombardo 1981. 4   Critico militante, « Cecchi è stato un giornalista principe » (così Contini 1968, p. 741). LNU riprende il nome di una rubrica settimanale (‘Libri nuovi e usati’) della « Tribuna » : dal 1921 al 1923 Cecchi vi aveva firmato i suoi articoli con lo pseudonimo di « Il tarlo » (vd. la lettera di Contini del 30 dicembre 1942, in OS, p. 53 e la nota di Leoncini a p. 144 ; la lettera di Praz dell’8 aprile 1922, in CP, p. 8 e la nota della Crucitti Ullrich, ibid. ; il poscritto di una lettera di Praz del 6 ottobre 1922, in CP, p. 38 ; cfr. anche Cecchi 1976a, p. 360). Cecchi continuò a celarsi dietro il nome del ‘tarlo’ in « Galleria », rivista mensile del « Corriere italiano », fondata da Ardengo Soffici, di vita assai breve (dal gennaio al maggio 1924). Articoli di letteratura e di varia umanità furono ospitati anche dal « Secolo » (« circa tre al mese », dal gennaio 1924 al marzo 1927 : vd. la lettera di Cecchi del 31 marzo 1924, in CP, p. 69) e dalla « Stampa » (« una volta o due al mese », dal dicembre 1923 al giugno 1927 : ibid. e si vedano le note 2, 3, 4 della Crucitti Ullrich). Dall’aprile del 1919 al giugno del 1925, Cecchi fu corrispondente del « The Manchester Guardian » (un riferimento a quest’impegno si trova nella lettera a Praz del 13 novembre del 1924 : cfr. CP, p. 85 e la nota ad l. della Crucitti Ullrich ; Scudder 1970, pp. 263-99) ; dal 1948 al 1953 collaborò all’« Europeo »  





































































































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riflessioni e memorie intrinsecamente legate ai lunghi soggiorni dell’autore negli Stati Uniti e in Messico : del 1932 è Messico (Milano-Roma, Treves-Treccani-Tumminelli), agile volumetto analizzato nella ristampa del 1996 (M) ; rispetto alla 1a edizione si notano alcune varianti, anche per l’aggiunta di capitoli e per la modificazione dei titoli. 1 Del 1939 (Firenze, Sansoni) è America amara, 2 opera corposa esaminata nella ristampa del 1995 (AM) ; qui la successione e i titoli dei capitoli sono rimasti immutati rispetto alla princeps. Nel terzo àmbito rientrano i carteggi con Mario Praz (CP) e Gianfranco Contini (OS). 3 Non molti gli studi sulla lingua di Cecchi : al saggio di Brusadin, « a tutt’oggi il più importante sul linguaggio critico e saggistico cecchiano », 4 sono da affiancare i vecchi assaggi continiani (1932), 5 i sondaggi di Baldelli 6 e soprattutto il denso capitolo di Mengaldo (Una primizia di Cecchi critico), 7 dedicato agli scritti di critica artistica che nel 1912 Cecchi riunì in un volumetto (Note d’arte a Valle Giulia). 8 Una siffatta autorevole linea di studi è concorde nel certificare che Cecchi è stato un impareggiabile scrittore. Prevedibile che in un territorio così diverso, e diversamente rappresentato, com’è quello che mi sono assegnato, l’indagine finisca col comprendere fatti grammaticali svariati e non sempre riducibili l’uno all’altro. Di più : qualche distinguo andrà fatto anche all’interno di uno stesso campo di attività. La maniera del giovanile saggio pascoliano (PAS), 9 ricca di voci dotte inserite entro una sintassi intricata, 10 va attenuandosi nelle pagine di letteratura inglese (ROM), per schiarirsi sempre più attraverso gli ar 













(cfr. Scudder 1970, p. 17, n. 41). Dal luglio del 1927 ebbe inizio la lunga collaborazione al « Corriere della Sera » (cfr. Scudder 1970, p. 16, n. 33) : articoli apparsi su questo giornale dal 1965 al 1966 si leggono in BOL. Ricordo qui che Cecchi esordì nell’ambito del movimento della « Voce », che nel novembre del 1909 per la prima volta firmò un suo articolo sulla « Critica » di Croce e che fino all’aprile del 1920 fece parte del comitato di redazione del giornale letterario « La Ronda », insieme con Riccardo Bacchelli, Antonio Baldini, Bruno Barilli, Vincenzo Cardarelli, Lorenzo Montano, Aurelio Emilio Saffi (cfr. Olga Majolo Molinari, La Stampa periodica romana dal 1900 al 1926, Roma, Istituto di Studi Romani, 1977, 2 voll., ii, pp. 721-23 ; la Cronologia a cura della Ghilardi, in Cecchi 1997, p. xxxviii). 1   L’aggiunta di « venti o trenta pagine nuove » è annunziata da Cecchi a Contini in una lettera del 2 gennaio 1946 (cfr. OS, p. 60 ; si vedano anche le lettere del 7 settembre, 24 dicembre 1947, 4 settembre 1948 : ibid., pp. 75, 80, 84). La 2a edizione accresciuta è del 1948 (Firenze, Vallecchi) ; la 3a edizione del 1958 (Nuovo Continente : Messico. America amara. Messico rivisitato, Firenze, Sansoni) : cfr. Scudder 1970, p. 229. L’opera si legge anche nelle due edizioni Adelphi (vd. sopra la n. 1 di p. 15) e in Cecchi 1997 (ivi alle pp. 1799-1821 la ricostruzione della vicenda editoriale del libro, a cura della Ghilardi). Una traduzione in tedesco di qualche capitolo di Messico (Zacatecas, Museo di Città del Messico) apparve nella rivista « Atlantis » di Zurigo (settembre 1948) : Cecchi lo segnala a Contini in una lettera del 16 dicembre 1948 (cfr. OS, p. 93 e la nota di Leoncini a p. 154). Contini (1974, p. 110) giudicava Messico « a rigore il più bel libro di Cecchi » ; « così bello, che è difficile parlarne » (vd. la lettera inviata a Cecchi il 12 novembre 1932 : cfr. OS, p. 4). Osservazioni sul libro si trovano in altre lettere di Contini : cfr. OS, pp. 11-2 ; 34. Sia Messico sia America amara radunano corrispondenze giornalistiche di Cecchi (apparse prevalentemente sul « Corriere della Sera »). 2   Genesi e storia redazionale dell’opera sono accuratamente ricostruite dalla Ghilardi (cfr. Cecchi 1997, pp. 1883-1906). Un’edizione successiva è del 1940, cui segue quella già ricordata del 1958 (cfr. Scudder 1970, pp. 143, 229). America amara si può leggere ora in Cecchi 1997, oltre che nella ristampa del 1995 (vd. sopra la n. 1 di p. 15). 3  Per quantità, le lettere offrono meno materia d’indagine rispetto a quella degli altri libri di Cecchi. 4   Parole di Pier Vincenzo Mengaldo (2005, p. 78). 5   Emilio Cecchi, o della natura (dal « Kipling » al « Messico »), in Contini 1974, pp. 98-111. 6   Dello stile di « Corse al trotto », in Baldelli 1965, pp. 24-45 ; id. 1981; id. 1988, pp. 307-10. 7 8   In Mengaldo 2005, pp. 78-91.   Roma, Nalato. 9   L’influenza di Cecchi negli studi pascoliani del Novecento è segnalata da Mengaldo (2003, pp. 69 sgg.). 10   In una lettera a Cecchi del 6 ottobre 1909, Benedetto Croce parlava di « periodo spesso aggrovigliato » (ricavo la citazione da Orvieto 1988, p. 169). Occupandosi di Corse al trotto, Giuseppe De Robertis (1946, p. 65) così scriveva : « Da vari anni Cecchi lavora a costruire la sua prosa, prima faticata e pesa e tutta in succhio, ora quasi fluente e con movenze liriche le più leggiadre ».  



















































































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ticoli e gli elzeviri, che accompagnano l’intera vita di Cecchi (LNU e BOL) e lo fanno conoscere anche al grande pubblico. Un’evoluzione di scrittura operata da un letterato di stile disuguale, un letterato celebrato, 1 tendenzialmente portato ad appoggiarsi sul sentimento oltre che sulla ragione, a rappresentare attraverso l’immediatezza e il colore delle immagini i suoi autori, a qualunque mondo essi appartengano (letterario, storico, artistico, ecc.), 2 cedendo talvolta all’esibizione compiaciuta di parole e stilemi (basterà notare qualche abbondanza nell’aggettivare). Un letterato che riserva un cantuccio del suo talento alla storia della lingua italiana, recensendo l’edizione dei Promessi Sposi a cura di Alberto Chiari e Fausto Ghisalberti 3 e interessandosi degli scritti di filologi e linguisti come Devoto, Folena, Parodi, Pasquali, Schiaffini. 4 Non solo : nel pensiero e nell’attività scientifica di Cecchi sono tanti i temi privilegiati. C’è da notare almeno l’interesse per il cinema e la critica cinematografica : sceneggiatore, regista, Cecchi lavorò alla « Cines » nel 1931, come Direttore dell’Ufficio Soggetti e Sceneggiature ; nel 1932, come Direttore della Produzione ; 5 poi quello per la storia dell’arte e la critica figurativa : si pensi alla consuetudine contratta con Roberto Longhi, col quale fu condirettore di « Rivista artistica » e mantenne « sempre un intenso rapporto di dare e avere » ; 6 infine quello per le traduzioni (Shelley, Leibniz, Chesterton, Berenson, Shakespeare) : esercizi di scrittura in cui si esaltava la sua spiccata personalità di stilista. Né andranno tralasciati gli esordi poetici con Inno del 1910, cui seguirono altre raccolte (Liriche, 1913 ; L’uva acerba, 1947). Certo, dalla prosa composita e rielaborata di PAS alla discorsività delle lettere di CP e OS il salto è davvero brusco. Un dato è palese comunque : se gli scritti sono eterogenei, uguale rimane nell’autore l’ideale di decoro espressivo, stabile la nobiltà di modi. Sotto la sua penna, ogni particolare può assumere un aspetto e un significato di ricercatezza. A volte ampio a volte misurato, il suo registro espressivo è quello di uno scrittore di tempra severa, che alla duttilità e alla robustezza dell’architettura sintattica può unire un modo di dire vernacolare, in cui si riflettono forti abitudini linguistiche contratte in famiglia. Una lingua siffatta era guardata con ammirazione da Gianfranco Contini che in una lettera del 16 gennaio 1961 così scriveva a Cecchi : « Si è presentato al mio ricordo (ma mi accade spesso) il giorno, sono ormai quasi trent’anni, che tu mi scrivesti la prima volta, per la Rivista Rosminiana ; e fui uncinato alla letteratura proprio da quello che consideravo, dormendo ormai D’Annunzio, e considero ancor oggi, il più grande prosatore d’Italia ». 7 In linea con quello di Contini, i giudizi di Eugenio Montale (per il  





































1   Cecchi fu Accademico d’Italia e dei Lincei ; nel 1936 l’Accademia d’Italia gli assegnò il Premio Mussolini (un’allusione all’avvenimento è nella lettera di Contini del 27 marzo 1936 : cfr. OS, p. 22 e la nota di Leoncini a p. 132). Su proposta di Giuseppe De Robertis, Roberto Longhi e Gianfranco Contini, il 25 gennaio del 1958 la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Firenze gli conferì la laurea honoris causa in lettere (cfr. la nota di Leoncini in OS, pp. 158-59). L’anno seguente, alcuni suoi saggi, tradotti in tedesco da Catherina Gelpke, appaiono in Castrum Peregrini, Amsterdam, H. Michiel Valeton, xxxix : cfr. Scudder 1970, p. 234. 2   È stato osservato (cfr. Contini 1974, pp. 68-9 ; Brusadin 1973, pp. 53-4 ; e soprattutto Mengaldo 2005, pp. 90-1) come in Cecchi il critico letterario e il critico d’arte usino una lingua che può essere reciprocamente sostituita. Contini (1968, p. 741) parla di critica « neoromantica e psicologicamente drammatica ». Per Mengaldo (1999, p. 13) si tratta di critica di gusto, « un sottoprodotto inconscio dell’ideologia » ; cfr. anche Mengaldo 2005, p. 90. 3   Si veda in Cecchi 1957 (pp. 159-69) il capitolo Le redazioni dei Promesi Sposi. 4   Si vedano in Cecchi 1957 (pp. 34-40 ; 288-95 ; 296-302 ; 303-10) i seguenti capitoli : Il Piovano Arlotto, Ernesto Giacomo Parodi, Storia della lingua italiana, Pasquali postumo. 5   Cfr. Cecchi 1976a, p. 490 ; Brunetta 1993, p. 6 ; la Cronologia a cura della Ghilardi, in Cecchi 1997, p. liv. 6   Mengaldo 2005, p. 79 ; cfr. ora anche Mengaldo 2010, p. 160. 7   OS, p. 112. Attestazioni di stima anche in lettere precedenti, ad esempio in quella del 25 giugno 1941 : « In  





































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quale la prosa di Cecchi è la « più importante che sia apparsa in Italia dopo quella del D’Annunzio ‘‘notturno’’ ») 1 e di Walter Binni (a cui Cecchi appare « il prosatore d’arte più sicuro dopo D’Annunzio »). 2 Proprio D’Annunzio, oltre che Croce, Cecchi avrebbe assunto come punto di riferimento nei primi passi della sua attività di scrittore. 3 Di primo acchito, la prosa di Cecchi, soprattutto quella preziosa e abbondante del critico letterario, appare distante dal gusto dei lettori dei nostri giorni. Si tratti di osservazioni sulla poesia pascoliana o del medaglione di uno scrittore, dello scritto di destinazione privata o della meditazione del viaggiatore su luci e ombre della vita americana o messicana, emerge la padronanza del mezzo linguistico, propria dello scrittore colto, che privilegia gli stilemi della prosa d’arte, ma sa anche mutare di costume quando cambia la scena, attraverso una tastiera espressiva estesa fino al fiorentino vivo e ai meccanismi tipici della comunicazione dialogica. L’antico e il moderno, l’aulico e il demotico, dunque, si mescolano di continuo : una simultaneità di forze in campo rispondente al personalissimo gusto di Cecchi. Ci induce a pensarlo un suo scritto del 1953, dal titolo di Fiorentinità ; nella chiusa si leggono parole davvero emblematiche :  













« nulla mi piace come le file di barroccini cariche di tessuti dozzinali, saponette da serve e reggipetti, assiepati intorno alle Cappelle Medicee ; in linea d’aria a pochi metri da quella presente eternità ». 4  





In questo lavoro abbiamo tentato di valutare stratigraficamente la lingua di Cecchi, individuando innanzitutto quei tratti che figurano con una certa regolarità nelle sue opere ; tali tratti, svincolati da variabili contenutistiche e stilistiche, possono attribuirsi tranquillamente all’uso linguistico cecchiano.  

fondo direi che oggi come oggi, a parte la stessa qualità dell’oggetto studiato, non c’è gusto a recensire che Lei » (OS, p. 40) ; in un’altra del 20 dicembre 1945 : « è stato un gran piacere rivedere la composizione irreprensibile della tua scrittura » (OS, p. 57). A lungo nel carteggio Contini ricorre a un rispettoso pronome di terza persona ; il passaggio dal lei al tu è ricordato in una lettera del 6 marzo 1942 : « quella promozione allocutoria di cui ti sono grato » (OS, p. 46). 1   Ricavo la citazione dall’Introduzione della Ghilardi a Cecchi 1997, p. xiii. 2   La citazione si trova in Del Beccaro 1994, p. 571. 3   Si vedano al riguardo le osservazioni di Orvieto 1988, p. 177. Ricordo qui che nel 1913 Cecchi pubblica il saggio Intorno a Benedetto Croce e Gabriele D’Annunzio, ristampato poi in Cecchi 1957 e in Cecchi 1965 : cfr. Scudder 4 1970, p. 37.   Cecchi 1953, p. 18.  



















1. GRAFIA E FONETICA

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acompresenza di aulico e demotico, a cui si accennava qui sopra, è riscontrabile già a partire dai fenomeni grafici e fonetici. Nella grafia, occasionale j per indicare la semivocale palatale in posizione iniziale (jalina, ROM, p. 34) e intervocalica (nojosa, ROM, p. 274 ; pajono, AM, p. 153 ; tettoja, AM, p. 201 ; vaje, ROM, p. 197). 1 I nessi ct e pt caratterizzano alcune voci scientifiche come cultismi grafici (vd. ad esempio AM, p. 175 : bacterii ; bacteriologia ; bacteriologiche ; streptococchi). 2 Nel plurale dei nomi in io atono, sopravvive la grafia î : esercizî (ROM, p. 100) ; genî (ROM, p. 27) ; indî (AM, p. 82) ; oratorî (M, p. 154) ; principî (AM, p. 82) ; serî (M, p. 52 ; AM, pp. 42 e 144) ; studî (AM, p. 43) ; vaticinî (AM, p. 91) ; accanto a ii : delirii (M, p. 87) ; principii (AM, p. 75) ; supplizii (M, p. 86), e alla più comune i : carriaggi (M, p. 6) ; dubbi (LNU [1954], p. 161) ; illusori e fittizi (BOL [1966], p. 169) ; mucchi (M, pp. 87-88) ; soliloqui (ROM, p. 151) ; studi (LNU [1951], p. 49 ; M, p. 26) ; supplizi (AM, p. 169). Nel plurale delle parole straniere, che prevalentemente appartengono al francese, all’inglese e allo spagnolo, Cecchi aggiunge il morfema -s, tipico di quelle lingue : canyons, M, p. 64 ; films, M, p. 26 ; gangsters, M, p. 4 ; pueblos, M, p. 3 ; réclames, M, p. 47 ; reporters, M, p. 98 ; tanks, AM, p. 341 ; ecc. Una certa libertà appare nell’uso di forme intere o apostrofate. Della lingua letteraria, ma ormai in declino, l’apostrofo nei plurali con l’ombre, nell’ossa, nell’acque, dell’elitre, grafie che riproducono fedelmente la pronuncia, secondo un’abitudine cara da sempre ai fiorentini (« Le mura de’ cortili e di certi presepi imitavano con l’ombre il casellario d’un gran sepolcreto », M, p. 74 ; « Preziosa e crudele come diamante ; e ve la sentite sgrigliolare nell’ossa, come il diamante che impercettibilmente sgrigliola sul vetro », AM, p. 114 ; « si rincorrevano nell’acque », M, p. 62 ; « il fremito dell’elitre », M, p. 125). 3 Talvolta l’elisione è omessa : « una allegria », ROM, p. 66 ; « una affermazione », ROM, p. 143 ; « la interpretazione », ROM, p. 177 ; « quaranta anni », CP [1924], p. 91 ; « venti anni », LNU [1954], p. 163 (ma « quattrocent’anni », M, p. 176) ; « alla autenticità », BOL [1966], p. 101 ; « la abbondanza », BOL [1966], p. 139 ; « la allegra e quasi lugubre disinvoltura », BOL [1966], p. 174 ; « una assistente », AM, p. 67 ; ecc. Normale il dittongo dopo palatale (barcaiuoli, AM, p. 92 ; 4 campagnuole, LNU [1952], p. 63 ; campagnuoli, M, p. 156 ; 5 famigliuola, LNU [1955], p. 201 ; figliuole, M, p. 94 ; nocciuola, AM, p. 330 ; spagnuolo, M, pp. 149, 150 ; -a, ROM, p. 35 ; ecc.). Talora il dittongo si espande analogicamente anche fuori d’accento : giuocar, ROM, p. 235 ; giuocattolo, ROM, p. 174 ; scuotevano, AM, p. 130 ; suonatore, M, p. 168 ; suonava, AM, p. 338. Un tipico letterarismo  





















































































































































































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  Serianni (1989a, p. 157, n. 2) ne segnala l’uso in Pirandello.   Nell’Ottocento si preferiva scrivere bacterio (cfr. Migliorini 1973, p. 223). Lo stesso Migliorini (1978, p. 697) ricorda come ancora nella prima edizione del Dizionario moderno Panzini lemmatizzasse dactilografia. 3   Cfr. Migliorini 1990, p. 35 ; Poggi Salani 1992, p. 447. Quanto a Cecchi, l’elisione dell’articolo determinativo femminile plurale è segnalata ora da Colussi 2007, p. 66 e n. 2. Qualche esempio (l’armi, l’altre) si trova in Loria (cfr. Baggio 2004, p. 155). 4   Dall’archivio del Primo tesoro risulta una sola forma col dittongo (D. Rea, Ninfa plebea), a fronte di 35 esempi 5 col monottongo.   In qualche caso troviamo campagnola (BOL [1966], p. 126). 2



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può considerarsi uo di cuopre (M, pp. 143, 149), cuoprono (ROM, p. 66), ricuopre (AM, p. 206), riscuoprono (AM, p. 99), scuopre (M, p. 26 ; ROM, pp. 200, 215). 1 Nei molti esempi di monottongo dopo palatale (bugliolo, AM, p. 201 ; fondigliolo, PAS, p. 81 ; fruttaiolo, M, p. 20 ; -i, LNU [1955], p. 203 ; nocciola, AM, p. 292 ; spagnolo, BOL [1965], p. 84) ma anche in risonano, BOL [1966], p. 105 ; scotersi, PAS, p. 37 ; sona, PAS, p. 36 ; tepido, AM, pp. 266, 334 ; -a, M, p. 106 ; -e, ROM, pp. 27, 150 si vedrà un riflesso del toscano parlato. 2 Della tradizione le vocali protoniche di Vergilio (« nella lingua di Vergilio », PAS, p. 90), divoto (« silenzio divoto », M, p. 168 ; « inni divoti », ROM, p. 45 ; « lezione divota », ROM, p. 62 ; « scrittori divoti », ROM, p. 70), 3 officio (« officio di poeta storico », ROM, p. 102 ; « ma le sue dimostrazioni dell’officio del metro son poco evidenti », ROM, p. 260) 4 e officioso (« con un passo quasi officioso », LNU [1957], p. 284), 5 forme destinate a cedere il passo a quelle oggi usuali. Accolta una forma toscana e letteraria come angiolo (AM, pp. 67, 341), con qualche alterato di nuovo conio (angiolotta, AM, p. 341 ; angiolotto, M, p. 154). Una patina toscaneggiante è anche in Michelangiolo (ROM, p. 198). Resultato (PAS, p. 24) e resultati (BOL [1966], p. 141) mostrano che nel Novecento l’oscillazione e/i in sillaba protonica era ancora possibile. 6 Per il fiorentino Cecchi, comunque, le forme in re- erano quelle tradizionali. 7 La preferenza per la variante fonetica fiorentina rispetto a quella letteraria fa scrivere a Cecchi ubbidire (« lo ubbidivano come capo famiglia », LNU [1953], p. 67). Alla fonetica del fiorentino rispondono anche salvatico (« zone lasciate a salvatico », BOL [1965], p. 60), 8 cemeteriale* (« il prato cemeteriale », AM, p. 192) 9 e alcune forme popolari che conservano tenacemente la palatale tipica dell’aureo Trecento : pugnitopi (« con trofei d’ellera e pugnitopi », AM, p. 60), ugna (« lima il soverchio dell’ugna », AM, p. 29) 10 e ugnelli (« spalancando gli ugnelli », M, p. 40 ; « ha rapato gli ugnelli », AM, p. 75).  































































































1   Forme di questo tipo, da Carducci usate sia in prosa sia in poesia (cfr. Tomasin 2007, p. 44 e n. 34), sono nel primo Novecento arcaismi pressoché estinti. Ricuoprono e scuoprire si trovano in Palazzeschi (I fratelli Cuccoli) : dati del Primo tesoro. 2   Forme come tepido, che Carducci usava anche in prosa (cfr. Tomasin 2007, p. 41 e n. 14), si trovano nella poesia di Praga (cfr. Arcangeli 2003, p. 87 : ivi larga documentazione poetica e prosastica) e mantengono nel corso del Novecento una buona vitalità letteraria (38 esempi risultano dall’archivio del Primo tesoro) ; Gentile ne fa uso « in un contesto solenne e commosso » (Fabrizio 2008, p. 76). Cfr. anche Brusadin 1973, p. 62. 3   Mengaldo (2005, p. 98) segnala la voce in Longhi. Stando al corpus del Primo tesoro, divoto sopravvive nella narrativa del Novecento : risultano due ricorrenze in Gadda (Novelle dal ducato in fiamme) e una in Banti (Artemisia). 4   Usata due volte da Manzoni nel Fermo e Lucia (dati LIZ), la voce è presente nella prosa carducciana (ad esempio in Mosche cocchiere : « il cui proprio officio fu di raccogliere e foggiare le parvenze superficiali o più basse della passione » : cfr. Tomasin 2007, p. 196) e, largamente, in quella dannunziana. Quanto alla narrativa del Novecento, il Primo tesoro ne archivia 2 ricorrenze in Gadda (Novelle dal ducato in fiamme), 1 in Vassalli (La chimera), 1 nella Bellonci (Rinascimento privato). 5   Il Primo tesoro offre 4 esempi novecenteschi : P. Levi (La tregua), Barbero (Bella vita e guerre altrui di Mr. Pyle, gentiluomo), Banti (Artemisia), Buzzati (Sessanta racconti). 6   Troviamo resultato, ad esempio, in Gentile (cfr. Fabrizio 2008, p. 77), in Loria (cfr. Baggio 2004, p. 153) e nello stesso Cecchi (1976b, p. 561 : « i resultati delle sue indagini »). Cfr. anche Bonomi 1973, p. 184. 7   « Accade che Firenze e almeno parte della Toscana centrale accolgano re- in certe parole che più frequentemente in italiano hanno ri- » (così Poggi Salani 1992, p. 449). Cfr. anche Mengaldo 1987, p. 52 ; id. 2005, p. 80 ; Vitale 2006, pp. 87-8 e n. 12. 8   Variante della lingua antica e letteraria, che mantiene una buona vitalità ancora nel primo Novecento : stando alla LIZ, D’Annunzio usa sia selvatico sia salvatico (risultano 22 ricorrenze della prima forma e 17 della 9 seconda). Cfr. anche il Fanfani.   Voce disusata e letteraria. 10   Abbondanti attestazioni poetiche della voce si trovano in Arcangeli 2003, p. 307.  





































1. grafia e fonetica

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L’esito di RJ è quello toscano in vaio ‘di colore che tende al nero’ (« le linci vaje », ROM, p. 197) e pentolaio (AM, p. 208). Da notare orologiaro (« Charles Willson era orefice e orologiaro », AM, p. 166). 1 Della lingua della tradizione e anche del toscano la laterale palatale di famigliari (« lettere famigliari », CP [1925], p. 96 ; « insieme ai famigliari », BOL [1965], p. 61), famigliarmente (BOL [1965], p. 75), famigliarizzano (PAS, p. 49). 2 Alla tradizione toscanista appartengono forme come artefiziato (M, p. 60) ; artifiziosamente (PAS, pp. 56 e 85) ; benefizio (LNU [1954-1955], p. 181 ; BOL [1966], p. 172) ; edifizio (AM, p. 191) ; edifizi (AM, p. 83 ; LNU, p. 318) ; sacrifizio (BOL [1966], p. 175). 3 Sorda e sonora si alternano in lacrime (ROM, p. 40) e lagrimucce (AM, p. 193). Sapore demotico hanno l’aferesi in briaco (AM, p. 308) e la sincope nel numerale composto con cento (« cenquaranta pagine », AM, p. 60). 4 Un’altra sincope è quella di salce (« i salci piangenti », AM, p. 213). Modulo ricorrente è il troncamento in sequenza sintattica : « in un bicchier d’acqua », PAS, p. 81 ; « can da pastore », AM, p. 201 ; « il dabben padre », LNU, p. 315 ; « iermattina », CP [1934], p. 118 ; « un par di schiaffi », AM, p. 218 ; 5 « per qual rete », PAS, p. 56 ; « dal qual punto di vista », AM, p. 50. 6 Molte le voci verbali apocopate : avevan, M, p. 8 ; cercar, M, p. 9 ; commetton, PAS, p. 10 ; conducevan, M, p. 164 ; guizzar, PAS, p. 42 ; par, M, p. 9 ; parevan, M, p. 161 ; posson, M, p. 6 ; render, M, p. 9 ; saltavan, AM, p. 69 ; scamparon, M, p. 94 ; siam, AM, p. 154 ; trattener, M, p. 8 ; veder, M, pp.6 e 9 ; vien, M, pp. 6 e 105 ; ecc. Isolato un esempio di apocope di a : ancor (« Difficile ritrovare, in qualsiasi terra, più diretta sopravvivenza di forme fantastiche, ancor legate alle antichissime radici della razza », M, p. 114). L’apocope sillabica si ha in gran e in piè : 7  

























































































































« c’è una gran solitudine luminosa », PAS, p. 48 ; « il casellario d’un gran sepolcreto », M, p. 74 ; « nella gran distanza », M, p. 125 ; « in una gran macchina a vapore », AM, p. 7 ; « ho avuto una gran paura che siam tutti fritti », AM, p. 154 ; « questi gran rivoluzionari », LNU [1948], p. 9 ; « della gran festa », LNU [1953], p. 94 ; « il Diario del Martini costituisce un gran quadro », BOL [1966], p. 147 ; « a piè del ceppo », ROM, p. 27 ; « e da capo a piè », AM, p. 206 ; « a piè del campanile », AM, p. 225 ;  

































































1

  Che per il Giorgini-Broglio (s.v. oriolaio) è più comune di oriolaio.   L’oscillazione familiare/famigliare dura fino ai nostri giorni. I giudizi dei dizionari ottocenteschi sul tipo famigliare si possono leggere in Colussi (2007, p. 73, n. 5). De Amicis (1910, p. 228) intitola La lingua famigliare uno dei capitoli dell’Idioma gentile. Famigliare e famigliarità si trovano in Loria (cfr. Baggio 2004, p. 190). Cfr. « Lingua Nostra », i (1939), pp. 35-8. 3   Manzoni nella quarantana opta sistematicamente per benefizio, sacrifizio e, in genere, per le forme con affricata dentale (cfr. Serianni 1989c, p. 186). 4   Cfr. Manni 1979, p. 138. Dall’archivio LIZ risulta una ricorrenza di cenquaranta in Daniello Bartoli (Ricreazione del savio). Ancora nell’Ottocento, numerali accorciati di questo tipo sopravvivevano come idiotismi : si vedano le osservazioni di Serianni (1989a, p. 94) sull’uso che ne fa Tommaseo. Cencinquanta è nelle Operette morali (cfr. Vitale 1992a, p. 71). Altri esempi si leggono in Serianni (2009, pp. 169-70), in Zangrandi (2002, p. 188) e in Picchiorri (2008, p. 175). 5   Paro per il Tommaseo-Bellini (s.vv. pajo e paro) in Toscana si usa solo nella forma « scorciata ». Allo stesso modo, il Fanfani (s.vv. pajo e paro) osserva : « pajo nell’accorciarsi fa par ». Nei Promessi Sposi, par (‘paio’) ricorre in quattro esempi (« tra un par d’ore » ; « un par d’anni » ; « è un altro par di maniche » ; « lo scritto è un altro par di maniche » : dati LIZ). « Un par di calci » si trova nel Marco Visconti di Grossi (attingo l’esempio da Zangrandi 2002, p. 111). « Un par d’occhi » si legge in Pesci rossi dello stesso Cecchi (cfr. Brusadin 1973, p. 70). 6   Ma poco prima si legge: « dal quale punto di vista », AM, p. 42. Altra forma intera è : « in fine dei conti », CP [1922], p. 15. 7   3 esempi di apocope di piede si ricavano dall’archivio del Primo tesoro : a pie’ della scala (Landolfi, A caso) ; a pie’ nudi (Gadda, Novelle dal ducato in fiamme) ; Pie’ di Marmo (Alvaro, Quasi una vita). 2

































































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« a piè della cassa », AM, p. 299 ; « a piè dei grattacieli », AM, p. 349 ; « a piè dei quattro muri », BOL [1965], p. 65.  















Non sempre rispettata la regola della prostesi vocalica davanti a s impura, quando la parola precedente finisce per consonante : 1  

« in iscacco », LNU [1954], p. 176 ; 2 « in ischemi », ROM, p. 199 ; « in Iscozia », ROM, p. 84 ; « in ispalla », M, p. 154 ; 3 « in istile », ROM, p. 269 ; « non istia », PAS, p. 35 ; « per isbaglio », M, p. 43 (ma nella stessa pagina : « in spagnolo ») ; 4 « per ischerzo », LNU [1957], p. 253 ; 5 « per iscorci », ROM, p. 255 ; « per isgorgare », ROM, p. 227 ; « per istancarsi », ROM, p. 207 ; « per istrada », LNU [1953], p. 103 ; 6 « per istrazio », PAS, p. 3.  

















































































Prostesi apparente è quella di istesso (lat. volg. ˘ISTUM ˘IPSUM) : « gli avveniva di non ritrovar che il suo istesso dolore intatto », PAS, p. 9 ; « nella quale egli ha creduto come nella virtù istessa », ROM, p. 174. 7 Istoria è forma rispettosa dell’etimologia (« la falsa istoria », ROM, p. 205). Non mancano esempi di espressione grafica del raddoppiamento fonosintattico : accavalcioni, AM, p. 318 ; appuntino, AM, p. 43 ; eppoi, LNU [1954], p. 167 ; [1955], p. 218 ; [1955], p.227 ; [1957], p. 255. Senza raddoppiamento sopratutto, M, p. 177. Caso un po’ diverso è quello di intravvede (PAS, pp. 71, 74), dovuto all’estensione di avvedere ; 8 ma troviamo anche s’intravedono, AM, p. 192. Alla tradizione letteraria toscanista appartengono la geminazione di rettorico e rettorica (« la ironica futilità dei temi avendo dissolto l’indurimento rettorico », ROM, pp. 31-32 ; « senza battere le strade oblique della rettorica, delle ironie scherzevoli, del pietismo », ROM, p. 47 ; « a cose insignificanti, rettoriche », M, p. 97) 9 e la dissimilazione di rado (« giù per uno stradale fiancheggiato d’alberi stenti e casucce sempre più rade », M, p. 65 ; « i treni sono radi », M, p. 122). 10 Antiquato neurotico (« di gelide e neurotiche mortificazioni », AM, p. 122). 11  



























































1   Propria dell’italiano letterario, oltre che del toscano popolare, la regola già nel primo Ottocento comincia a esser trasgredita (cfr. Migliorini 1978, p. 626). Nella lingua di Gentile la i- prostetica figura « con regolarità » (Fabrizio 2008, p. 79). Cfr. « Lingua Nostra », xxviii (1967), pp. 78-9 ; Serianni 1990, p. 170, n. 4. 2   Un esempio si trova in Magris (Danubio) : dati del Primo tesoro. 3   7 ricorrenze si hanno nei narratori del Novecento archiviati dal Primo tesoro : 2 Flaiano (Tempo di uccidere), 1 Banti (Artemisia), 1 Alvaro (Quasi una vita), 1 D’Arzo (Casa d’altri), 1 Morante (L’isola di Arturo), 1 Campanile (Gli asparagi e l’immortalità dell’anima). 4   6 occorrenze di isbaglio emergono dal Primo tesoro : 1 Flaiano (Tempo di uccidere), 1 Banti (Artemisia), 2 Gadda (Novelle dal ducato in fiamme), 1 Morante (L’isola di Arturo), 1 Campanile (Gli asparagi e l’immortalità dell’anima). 5   Un esempio (Bassani, Cinque storie ferraresi) è archiviato dal Primo tesoro. 6   Il corpus del Primo tesoro attesta 45 occorrenze di istrada. 7   Ancora nell’Ottocento, era variante non rara e resisteva in alcuni dialetti (cfr. Tommaseo 1974, n. 1454). Per il Giorgini Broglio è « più fam[iliare] ». 8   Intra è prefisso che non vuole raddoppiamento (intramettere, intraprendere) : cfr. Gabrielli 1977, pp. 74-5. 9   Il tipo rettorica è normale nell’Ottocento (Manzoni nel romanzo passa da retorica a rettorica : « a tutti quei passi insomma che richieggono bensì un po’ di retorica, ma retorica discreta » > « a tutti que’ passi insomma che richiedono bensì un po’ di rettorica, ma rettorica discreta », Introduzione) : si vedano le attestazioni fornite da Colussi 2007, p. 71, n. 4. L’oscillazione tra le due forme dura ancora a Novecento inoltrato (cfr. Migliorini 1973, p. 200). 10   Vitale (1992a, p. 185) segnala come nelle Operette morali Leopardi abbia in qualche caso corretto rare volte in 11 rade volte.   Neurosi è la sola forma lemmatizzata dal Tommaseo-Bellini.  

































2. MORFOLOGIA

P

revedibile la presenza dei pronomi ella (« dove ella possiede una magnifica villa », LNU [1953], p. 91) ed egli (in luogo di lui o dell’omissione) : 1  





« Ed egli non avea già bisogno di rammemorar con le parole degl’inni vedici la bella Ariuni », PAS, p. 4 ; « Se egli fosse un letterato, li spunterebbe quei versi spinosi, li accomoderebbe », PAS, p. 69 ; « Ma, veramente, è tentare di far torto alla sua grande anima di poeta nostro, pretendere che egli abbia in serbo un’anima minore, un’animula », PAS, p. 90 ; « Senza che l’attenzione di lettori sensibili e curiosi venisse mai a mancargli del tutto, il mantovano Alberto Cantoni (1841-1904) fu uno dei più trascurati tra i nostri ottocentisti minori. Romanzieri e poeti della « Scapigliatura » con i quali egli ebbe qualche cosa in comune, più agevolmente s’erano formati un pubblico », LNU [1953], p. 65 ; « Innamorata del marito come il primo giorno di matrimonio, s’è dovuta purtroppo convincere che, con tutto ch’egli le voglia bene davvero e la porti in palma di mano, di tanto in tanto però qualche cornettino glie lo mette », LNU [1953], p. 92 ; « E ciò che egli vide e raccontò, con questa paesana franchezza, senza nascondere, dove necessario, suoi sospetti e suoi dubbi, a ritrovarlo nell’odierno libretto ci appare più reale e persuasivo d’una quantità di massicci resoconti », LNU [1954], p. 161 ; « E al giovane professore avrei desiderato chiedergli, dal momento ch’egli respingeva tanto recisamente qualsiasi connessione razziale : avrei desiderato chiedergli che mi spiegasse perché allora egli si ritrovava con quel viso così nero », AM, p. 184 ; « Senza dubbio, anche da questo luogo, con i motivi amorosi, egli trasse motivi di paesaggio e d’ambiente che, trasfiguriti, s’intravedono negli scritti », AM, p. 192 ; « È in lui una compassione, una pietà profonda e disperata, anche se egli non le dia sfogo, e quasi non la lasci parlare », BOL [1965], p. 88 ; « Ma in lui la poesia e l’arte vivono anche come mito, come favola cosmica, che nella sua mente egli non si stanca di vagheggiare », BOL [1966], p. 173.  































































Della lingua letteraria il valore anaforico del dimostrativo cotesto, ai nostri giorni sentito ormai come un arcaismo vivo solo in Toscana e soprattutto nell’uso burocratico. Da notare come dal mio spoglio non risulti alcuna ricorrenza di codesto, variante tipica dell’uso fiorentino e manzoniano : 2  

« Lei è giovane, e non può capire che cosa sia avere quaranta anni, e vedere lontanare la giovanezza e tutte coteste cose », CP [1924], p. 91 ; « E malgrado ciò, cotesta roba è utilissima a vederla », LNU [1952], p. 63 ; « Fa piacere, dicevo, dà un senso di sanguigna concretezza, d’immediata umanità, a ritrovare nell’opera coteste tracce istintive », LNU [1952], p. 63 ; « Ma si raccoglievano le immancabili delusioni che susseguono ai sogni di cotesto genere », LNU [1955], p. 192 ; « I motivi […] si trovano trapiantati in cotesto clima riflesso », LNU [1955], pp. 227-28 ; « Ojetti giustamente considera se stesso fortunato […] d’aver potuto coltivare cotesto abito, cotesto metodo, acuirlo, svilupparlo, nell’ambiente più adatto », LNU [1955], p. 233 ; « La scelta di cotesti autori non è, né forse poteva essere, molto rigorosa », LNU [1957], p. 276 ; « Sembrava cotesta la dimora più luminosa e serena », LNU [1957], p. 294 ; « E ciò vale, principalmente, per quel che riguarda il tratto settentrionale di cotesta arteria malfamata », AM, p. 132 ; « Quando uno è stato in un  























































1

  Su egli e lui cfr. D’Achille 1990, pp. 313-41.   In Croce e Gentile troviamo sia cotesto sia codesto : cfr. Colussi 2007, p. 72 e n. 1 ; Fabrizio 2008, p. 78 e n. 1. Quanto ai narratori del Novecento, dall’archivio del Primo tesoro ricaviamo che codesto è decisamente prevalente rispetto a cotesto (97 contro 12 ricorrenze). Per Serianni (2006, pp. 20-1 ; la citazione a p. 20), che cita un esempio di cotesto in Asor Rosa (L’alba di un mondo nuovo), si tratta di « una suppellettile invecchiata ma non del tutto dismessa ». 2











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paese che probabilmente non vedrà più, e non c’è stato come un baule, ma tenendo aperti gli occhi e l’intelletto, è naturale che cotesto paese gli torni alla memoria », M, p. 172 ; « È naturale che cotesta letteratura giunga in gran parte dagli Stati Uniti », M, p. 173 ; « Scherzi a parte : nel Messico si assiste al riemergere d’una razza ch’ebbe una grande storia, e molto ne ha preservato, inconsciamente, in certi aspetti dell’arte e della religione. Ma cotesta storia è stata spezzata da quattrocent’anni, durante i quali nasceva tutto un nuovo universo », M, p. 176 ; « E considerata la ristrettezza e monotonia della vita coloniale, quello che più ci colpisce è la abbondanza di coteste dimensioni » BOL [1966], p. 139 ; « Ma lasciando da parte le spese belliche, cotesti resultati sarebbero venuti a costare all’Italia cinquecentomila morti », BOL [1966], p. 141 ; « Per altri pochi, come per lui, miti come cotesti, come coteste favole, sono stati e sono oggetto di meditazione », BOL [1966], p. 173 ; « Non troverete mai, nel Montale, la allegra e quasi lugubre disinvoltura, con la quale volgarmente sono proposte, anzi propagandate, catastrofiche proposizioni di cotesto genere », BOL [1966], p. 174.  







































All’italiano della tradizione, se non francamente antico, sono riconducibili l’uso di esso che rafforza il soggetto, come il latino ipse (« In tutti questi scritti si intravvede compiutamente una specie di metodo ametodico secondo il quale esso il Pascoli intende dover la critica letteraria esser fatta », PAS, p. 74) o con valore di aggettivo dimostrativo anaforico (« In essi tutti, sono ancora presenti e non inerti residui immaginativi e formali del mondo medievale e gotico », LNU [1951], p. 55) ;1 di seco, ancora normale nell’italiano dell’Ottocento (« Il miracoloso guizzar della luce del sole […] non sa star senza riflettersi in qualche posto, senza civettare un po’ seco stesso e con gli umani », PAS, p. 42 ; « la porta seco al suo castello », ROM, p. 145 ; « Era estate ; e pareva che fossero migrazioni d’api, immensi uberi d’api, dorati e fluttuanti, che provenissero dalle praterie lungo il fiume, e portassero seco l’afrore caloroso delle fienagioni », AM, p. 349) ;2 di quelli come aggettivo, davanti a vocale e s complicata (« in uno di quelli abbandoni di dolorosa felicità quasi morbida », ROM, p. 102 ; « con quelli acuti noccioli gettati », ROM, p. 115 ; « di quelli intervalli », ROM, p. 140 ; « se quelli animali non se n’andavano pei fatti loro », AM, p. 250 ; « finché la regolarità di quelli sbozzi mi fece più attento », AM, p. 313) ; 3 la preposizione sur davanti a u, presente largamente nel saggio pascoliano (« sur un dettaglio », PAS, p. 35 ; « sur uno scenario », PAS, p. 44 ; « sur un orlo fatale », PAS, p. 50 ; « sur una balza solatia », PAS, p. 51 ; « sur una complessione », PAS, p. 96 ; « sur una cantonata », PAS, p. 99 ; « sur un segreto », ROM, p. 114 ; « sur un tronco reclino », ROM, p. 128 ; « sur un corpo vuoto », ROM, p. 132 ; « sur un tono », ROM, p. 259) ; 4 le preposizioni articolate sintetiche col, coi (« col pensiero », M, p. 16 ; « col passo » M, p. 16 ; « col pellicciotto », AM, p. 32 ; « col dirigibile », AM, p. 154 ; « coi suoi giuochi innocenti », PAS, p. 48 ; « coi calzoni », M, p.  

























































































































































1

  Cfr. Serianni 2006, p. 20.   Si trova nella quarantana, ma va regredendo nella prosa del Novecento : cfr. Serianni 1989a, p. 153, n. 13 e 1989b, p. 240. Lo troviamo in Loria (cfr. Baggio 2004, p. 153). Dall’archivio del Primo tesoro si possono ricavare ancora 15 esempi : 4 Palazzeschi (I fratelli Cuccoli) ; 1 Banti (Artemisia) ; 2 Moravia (I racconti) ; 1 Dessì (Paese d’ombre) ; 1 Campanile (Gli asparagi e l’immortalità dell’anima) ; 1 Landolfi (A caso) ; 1 Tomizza (La miglior vita) ; 1 Gorresio (La vita ingenua) ; 3 Eco (Il nome della rosa). 3   Un esempio ottocentesco (Martini, La Marchesa) è segnalato da Migliorini 1978, p. 704. Cfr. Serianni 1989b, p. 274 ; id. 1990, p. 210, n. 16. 4   Di casa nei Promessi Sposi (62 ricorrenze : dati LIZ), sur è un « toscanismo d’epoca » (Mengaldo 2005, p. 80) ; si trova in Carducci (in prosa e in poesia : cfr. Tomasin 2007, p. 62, n. 137), nel Libro segreto di D’Annunzio (vd. gli esempi citati da Serianni 2000b, p. 1099), in Longhi (cfr. Mengaldo 2005, p. 98). Nel Novecento, l’uso di questa preposizione ha riscontri in Ninfa plebea di Domenico Rea : 3 ricorrenze risultano dall’archivio del Primo tesoro. Cfr. anche Vitale 1999, p. 110. 2



































2. morfologia

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70 ; « coi capelli », AM, p. 337) ; pel, pei (« pel capo », AM, p. 247 ; LNU [1953], p. 112 ; « pel momento », M, p. 142 ; « pel quale », ROM, p. 59, « pei fatti loro », AM, p. 250 ; « pei quali », ROM, p. 270). 1 Il pronome interrogativo che cosa è preferito all’ellittico cosa (« Lei è giovane, e non può capire che cosa sia avere quaranta anni », CP [1924], p. 91 ; « Ma occorre aver capito a fondo che cosa sia tormento, insonnia, allucinazione, isteria, per aver saputo creare un’opera simile », AM, p. 319). Qualche efficacia espressiva è dato riscontrare negli elativi, che possono essere d’impronta letteraria (miserrimo : « a una popolazione miserrima », LNU [1950], p. 30 ; « in qualunque altra lingua, simile trascrizione sarebbe riuscita al confronto miserrima », M, p. 150), 2 ma anche di tono colloquiale, inconsueti e carichi di enfasi (panciutissimo : « Chaplin siede a un tavolino, in compagnia d’un panciutissimo personaggio », M, p. 25 ; piaciutissimo, usato in una lettera a Praz : « Il Donne m’è piaciutissimo », CP [1925], p. 103). Bastino pochi esempi : maledettissimo (« tornerà a provarcisi con la maledettissima penna », M, p. 36) ; nichelatissimo (« un sottufficiale in khaki passeggiava su e giù per i corridoi con una automatica nichelatissima », M, p. 73) ; pelosissimo (« Era un ciuchino, non più grosso d’un can da pastore, pelosissimo e barbuto », AM, p. 201). Resistono gli avverbi di luogo costà e costì, abituali nella tradizione tosco-letteraria, ma declinanti nel corso dell’Ottocento : 3  



























































































« In ogni modo la troverai al ritorno costà », CP [1932], p. 116 ; « si spera che il soggiorno costà potrà risanarlo del tutto », OS [1945], p. 54 ; « Vedi intanto, se ti capita costà, questi supplementi », OS [1948], pp. 91-2 ; « è partito ieri per la Svizzera, e passerà costì qualche mese, in una casa di cura », OS [1945], p. 54 ; « il Fornaciari costì non trova meglio che concludere », LNU [1957], p. 273 ; « E pensare che, invece, di costì ebbero origine eventi che prepararono ed accompagnarono la morte prematura di Vittorio Fossati Bellani », LNU [1957], p. 294 ; « Ma costì si direbbe d’ascoltare una storia che germina in un’acre cecità fisiologica, per una fatalità ancora inintelligibile, senza forma », M, p. 176.  







































Tratto conservativo è l’avverbio quivi, per indicare il luogo appena menzionato (« Tutto ciò, suggerito per scarne evocazioni e, dicevamo, senza movimento, attraverso un processo addirittura opposto a quello della poesia coleridgiana. Quivi è tutto un tremolare, uno spezzarsi, un abbrividire, un ondare e rapprendersi negli arresti e nelle risoluzioni del ritmo », ROM, p. 218), 4 largamente usato da Manzoni nella ventisettana e mantenuto nella quarantana solo in quattro casi. 5 Del toscano vivo, e poi anche dell’uso scritto, l’avverbio punto (‘affatto’, ‘per nien 



1   Cecchi usa prevalentemente la forma analitica (« per il candidato democratico », AM, p. 193 ; « per il suo viatico », M, p. 108 ; « per il ventaglio della figlia », LNU [1947], p. 17, ecc.). Nell’Ottocento, le preposizioni sintetiche erano difese da un purista come il Cesari (cfr. Serianni 1981, pp. 29-30, n. 7). Le ritroviamo nelle lettere giovanili di Pirandello (cfr. Bruni 1999, p. 295, n. 8) e in Gentile (cfr. Fabrizio 2008, p. 80). 2   Esempi di miserrimo si trovano nei narratori del Novecento : 1 Alvaro (Quasi una vita), 2 Dessì (Paese d’ombre), 1 Gorresio (La vita ingenua) : dati del Primo tesoro. 3   Cfr. « Lingua Nostra », viii (1947), p. 29 ; Patota 1987, p. 95 ; Durante 1982, p. 166. Nei Promessi Sposi si legge un solo esempio di costì (« fa stare indietro con un gesto un bravo che accorreva per tenergli la staffa, e gli dice : ‘‘tu sta costì, e non venga nessuno’’ ») ; nessuno di costà. 4   Nencioni (1983, p. 235) opportunamente ricorda «il frequente equivoco di ritenerlo un sinonimo antico di qui ». Nei romanzieri del Novecento, quivi sembra essere gradito a Eco (Il nome della rosa) : dall’archivio del Primo tesoro risultano 9 esempi. Dallo stesso corpus emergono altre 5 ricorrenze : 2 Malaparte (La pelle), 1 Moravia (I racconti), 1 P. Levi (La tregua), 1 Bufalino (Le menzogne della notte). 5   Dati dell’archivio LIZ. Cfr. Vitale 1986a, p. 65, n. 221.  









































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te’) in frasi negative (« Sviluppano abilmente un genere ch’essi inventarono soltanto in parte ; benché non sia punto da escludere che in pratica, nell’accesso al pubblico e nei risultati di cassetta, essi finiscano proprio per riuscire i privilegiati », AM, p. 103) ; il superlativo con la ripetizione degli aggettivi : 2 « una diligenzuccia con le molle e le ruote alte alte, sottili sottili, e divaricate », M, p. 7 ; « Nulla mancava ; ma tutto era piccino piccino e frusto frusto », M, p. 42 ; « la testa pareva piccina piccina », M, p. 85. 3 Letterario anche affatto col valore rafforzativo di ‘in tutto e per tutto’ : 4 1































« E per l’umana gravità del tono, la larghezza del respiro, ed insieme l’improvvisa vibrazione di certi tocchi, bisogna pensare a qualcosa che, in modi affatto nuovi, regge il paragone degli antichi cronisti e storici fiorentini », LNU [1948], p. 7 ; « Vero è che molti studenti s’applicano a materie affatto pratiche e manuali », AM, p. 222 ; « L’epopea dell’oro generalmente è conosciuta e valutata in maniera affatto superficiale », M, p. 3 ; « Non bisogna obiettare che gran numero d’americani appaiono affatto estranei a questa atmosfera », M, p. 63 ; « Il divulgarsi di quella produzione si svolgeva così disordinatamente da succedere perfino che, a scrittori da considerarsi come affatto secondari, venisse talvolta ingiustamente attribuito un ruolo ed un’azione letteraria […] », BOL [1966], p. 158.  



























Traverso è usato nel senso di ‘attraverso’ : 5  

« Un dolore perfetto come quello del Leopardi si concentra, cristallizza in prismi cupamente diafani, traverso i quali i momenti supremi della vita umana appaiono una volta per sempre eternati in una luce calma e solenne », PAS, p. 80 ; « Ma chiedendomi scusa con un sorriso impacciato, da  







1   Punto, avverbio negativo, è fiorentinismo che nella quarantana subentra a mica (cfr. Serianni 1989a, p. 140) ; si trova in Nievo (cfr. Mengaldo 1987, p. 261), in Guerrazzi e in altri scrittori di romanzi (Varese, D’Azeglio, Grossi, Cantù : cfr. Zangrandi 2002, pp. 185, 187), nell’epistolario di Carducci (cfr. Cecchi 1976a, p. 134). L’eliminazione di punto « come secondo termine della negazione » figura tra gli interventi che Palazzeschi fa per ridurre il fiorentinismo delle due ultime redazioni del Codice di Perelà (Baldelli 1988, p. 319). Lo ritroviamo nello stesso Palazzeschi (I fratelli Cuccoli : « non esagero punto dicendo questo ») e in Landolfi (A caso : « non voglio punto che la mia ineluttabile morte tragga seco quella dei miei cari e sodali e congeneri ») : dati del Primo tesoro. Loria lo usa « nei suoi ultimi scritti » (Baggio 2004, p. 39). 2   Nella novella Lalla in città, Cecchi ricorre largamente a questo stilema, di casa nella prosa ottocentesca di ascendenza manzoniana : si vedano gli esempi riportati da Brusadin (1973, p. 31). 3   Per il Fanfani piccino ha valore di superlativo, quando « qualche volta si usa raddoppiato ». Piccino piccino torna più volte nei Promessi Sposi (« Renzo ammutolisce, diventa piccino piccino, vorrebbe sparire » ; « Il pover’uomo, pallido e sbigottito, cercava di farsi piccino piccino » ; « disse don Abbondio, facendosi piccino piccino » : dati LIZ). La reduplicazione di piccino ha una tradizione importante dietro di sé : dalla LIZ ricaviamo parecchi esempi, oltre a quelli manzoniani : 1 Aretino (Dialogo) 1 Grazzini (Le cene), 2 Baretti (La frusta letteraria), 1 Nievo (Novelliere campagnolo), 4 Verga (Vita dei campi, Per le vie, Novelle sparse, Eros), 1 Collodi (Le avventure di Pinocchio), 2 Fogazzaro (Malombra, Daniele Cortis), 1 De Roberto (I viceré), 2 Capuana (Profumo, Il marchese di Roccaverdina), 7 Pirandello (Il fu Mattia Pascal, La rallegrata, 2 ess., La mosca, In silenzio, Dal naso al cielo, Il vecchio Dio). Altre ricorrenze emergono dal corpus del Primo tesoro : 2 Palazzeschi (I fratelli Cuccoli), 1 Vittorini (Le donne di Messina), 1 Cassola (La ragazza di Bube), 1 Riccarelli (Il dolore perfetto), 1 Calvino (Il visconte dimezzato), 1 Tomasi (Il Gattopardo). Un esempio si trova anche in Bresciani (cfr. Picchiorri 2008, p. 218). Cfr. « Lingua Nostra », xxi (1960), p. 126. 4   L’uso di affatto positivo è segnalato in Croce da Mengaldo (1994, p. 185), in Loria dalla Baggio (2004, p. 152). Lo ritroviamo anche in romanzi del secondo Novecento, come ad esempio La vita ingenua di Gorresio (« La città è gradevole anche nei mesi che sono altrove molto caldi ma che a Cuneo città restano affatto tollerabili ») e Bella vita e guerre altrui di Mr. Pyle, gentiluomo di Barbero (« Non potevo risponder loro che il mio interesse per le notizie contraddittorie, e volte appena credibili, giunte quest’anno dall’Europa nasce da un’emozione affatto personale ») : dati del Primo tesoro. Rossi (2007, p. 169) lo rintraccia in Naso di cane di Attilio Veraldi. Cfr. anche Beccaria 2010, p. 45. 5   Presente anche in Mosche cocchiere di Carducci (« più platonico del Petrarca che non aveva veduto l’autor del Fedone se non traverso Sant’Agostino » : cfr. Tomasin 2007, p. 196) e nella Coscienza di Zeno, dov’è riconducibile al sostrato dialettale (cfr. Mengaldo 1994, p. 304).  











































































2. morfologia

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un salottino del Settecento francese il vecchio m’avviò traverso uno stanzone d’apparecchi ed attrezzi ginnastici », AM, p. 88 ; « Traverso alla groppa, dietro la sella, portava uno strano fagotto di pelliccia giallastra », M, p. 69.  







Le rare scrizioni analitiche delle preposizioni articolate appaiono nelle prose giovanili (« a l’Ulisse », PAS, p. 53 ; « su l’atto », ROM, p. 35) e si riferiscono a un uso ormai in declino, anche in poesia. 1 All’uso letterario appartiene la locuzione di fra, con cui « possiamo avere una duplice determinazione spaziale (‘provenienza da’ + ‘in mezzo a’) ». 2 Nell’esempio seguente, prevale la seconda determinazione :  















« Ma non può impedire che, di fra le commettiture delle sue argomentazioni, si scorgano certi luoghi topici su cui s’impernia il suo sistema d’idee », BOL [1966], p. 171.  



Qui andranno segnalate anche le preposizioni supercomposte contro a 3 e di su : 4  

« contro alla cornice del finestrino », AM, p. 205 ; « alzato il capo venerando di sui codici e le edizioni critiche », PAS, p. 3 ; « di sull’alba della Creazione », M, p. 81 ; « È un tratto significativo che […] il Guicciardini, di sulle prediche di fra Girolamo, stesse compilando estratti delle profezie che vi sono contenute », LNU, p. 302.  





















D’impronta tipicamente manzoniana giovine (ROM, p. 100 ; BOL [1965], p. 67), giovini (PAS, p. 34), 5 ma la preferenza di Cecchi sembra andare all’allotropo giovane (AM, pp. 184, 218 ; CP [1924], p. 91 ; LNU [1950], p. 35 ; [1957], p. 273) ; con a anche il corradicale giovanezza (CP [1924], p. 91), di gusto anticheggiante. Poco rappresentato l’indefinito qualcheduno, caro a Manzoni (« qualcheduno si lagna che, nell’insieme, la scrittura sia troppo tesa, spavalda, azzardosa », LNU [1953], p. 96). 6 Della lingua più antica il femminile singolare gesta con valore collettivo (« la gesta eroica », PAS, p. 90) e il plurale le anella 7 (« e nelle schegge dei rami si contavano nitida 



















1   Preposizioni articolate scisse si trovano ancora nelle Odi barbare di Carducci e nella quinta edizione di Myricae di Pascoli (cfr. Serianni 2009, p. 151). Esempi di Loria sono riportati dalla Baggio 2004, p. 155. 2   Serianni 1989b, p. 353. La locuzione è presente nella narrativa del Novecento ; questi gli esempi che emergono dal Primo tesoro : 1 Malaparte (La pelle) ; 7 Morante (L’isola di Arturo) ; 3 Tomasi di Lampedusa (Il Gattopardo) ; 1 P. Levi (La tregua) ; 1 Cialente (Le quattro ragazze Wieselberger). Colussi (2007) segnala la presenza di di tra in Croce (vd. gli esempi riportati a p. 122). Di tra i si trova in Loria (cfr. Baggio 2004, p. 152). 3   4 esempi di contro a si ricavano dall’archivio del Primo tesoro : Vittorini, Le donne di Messina (« contro a lui » ; « contro a Carlo ») ; Calvino, Ultimo viene il corvo (« contro a lui ») ; Montesano, Nel corpo di Napoli (« contro a voi »). 4   Presenti in Carducci, nessi come di su sono da attribuire al parlato toscano e tornano nella prosa accademica del Novecento (Nencioni 1983, p. 206 così scrive : « non ci arrischiamo più a normalizzare di sulle moderne edizioni critiche i passi latini o volgari citati entro un testo antico ») e in quella preziosa della Morante (L’isola di Arturo : « preso di sulla panca il mio libro » ; « presi di sulla tavola di cucina un pezzo di pane ») e di Bufalino (Le menzogne della notte : « torse di sul collo la faccia ») : dati del Primo tesoro. Cecchi li utilizza anche in Pesci rossi (cfr. Brusadin 1973, p. 60). Cfr. Vitale 1999, p. 110. 5   Per Durante (1982, p. 238) giovine rientra tra « le correzioni che evocano un clima prettamente toscano ». Croce « premia giovane » ; giovine ricorre « in opere della maturità » (Colussi 2007, p. 61 ; si vedano anche le attestazioni fornite nella n. 4). L’archivio del Primo tesoro, a proposito di giovine, documenta 23 esempi di narratori novecenteschi : 1 Banti (Artemisia), 4 Gadda (Novelle dal ducato in fiamme), 1 Comisso (Un gatto attraversa la strada), 1 Buzzati (Sessanta racconti), 1 Arbasino (L’anonimo lombardo), 1 Arpino (L’ombra delle colline), 7 Campanile (Gli asparagi e l’immortalità dell’anima), 3 Tomizza (La miglior vita), 2 Bufalino (Le menzogne della notte), 2 Consolo (Nottetempo casa per casa). 6   Cfr. Serianni 1989b, pp. 289-90. Nei Promessi Sposi si hanno 73 ricorrenze di qualcheduno (dati LIZ). 7   Che può considerarsi un dantismo (Inf., xxviii, 10-11 : « e per la lunga guerra,/che de l’anella fé sì alte spoglie »), presente anche nelle lettere di Carducci (cfr. Vitale 2006, p. 159) e in Bresciani (cfr. Picchiorri 2008, p. 129). Altre attestazioni da prosatori otto e novecenteschi si leggono in Arcangeli 2003, p. 140, n. 67 (da Tommaseo fino a Oriani e D’Annunzio).  





























   





















































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mente le anella concentriche che segnano gli anni delle piante », AM, p. 261). Quanto a le nocca (« Alla fine escono tutti in salvo sull’ultimo terrazzino, e si divertono a dar delle nocca sulla campana », M, p. 152), si tratta di una forma usata anche da Manzoni nei Promessi Sposi. 1 Da notare qualche metaplasmo : di declinazione (abeto, AM, p. 220), di coniugazione (azzoppite, AM, p. 344 ; scoraggiti, AM, p. 13 ; trasfigurire, LNU [1953], p. 81) e un’unica ricorrenza di chilogramma (« più di qualche chilogramma d’eroismi », ROM, p. 269), che è la forma lemmatizzata dal Tommaseo-Bellini. 2 Il femminile plurale guardarobe (« spolveravano le cassapanche nelle guardarobe dei castelli e delle sacrestie », ROM, p. 139) era ancora presente a fine Ottocento nella prosa di Emilio De Marchi. 3 Nulla appare più usato di niente, a prescindere dai contesti (« non è per nulla addomesticata », PAS, p. 51 ; « non c’è nulla di quel lucore alonare », PAS, p. 52 ; « Nulla mancava », M, p. 42 ; « E nulla farebbe pensare né a caldaie né a fornelli », AM, p. 7 ; « nulla, d’ordinario, riesce più misero », AM, p. 43 ; « La verità è che nulla è caro ad un intellettuale americano, come ignorare ciò che non gli fa comodo », AM, p. 52 ; « Nulla più grottesco del contrasto […] », AM, p. 138 ; « Nulla, frattanto, più improbo […] », AM, p. 219 ; « nulla conviene al temperamento di questo scrittore », LNU [1953], p. 98 ; « Nulla, se le cose non vanno come ci pare, vieta che mandiamo le nostre dimissioni da consiglieri », OS [1946], p. 62 ; « senza far sapere nulla », LNU [1957], p. 248 ; « senza nulla della generica e secca senilità dei saggisti », ROM, p. 64 ; « Niente altro, per tutta la giornata », AM, p. 28 ; « forse concluderebbero col non farne di niente », AM, p. 53 ; « niente di quel tipo », AM, p. 202 ; « poco o niente della paina pretenziosità », AM, p. 292 ; « poco o niente oltrepassano la portata di pettegolezzi locali », LNU [1947], p. 15 ; « cerca e cerca, non fu trovato quasi niente », LNU [1955], p. 231). L’uso di a sommo con valore di preposizione (‘sopra’) si trova nella lingua più antica : 4 « E anche a Tepozotlan intrecci di tipo moresco corrono a sommo le mura », M, p. 151. Alla lingua di tono letterario, antica e no, è riconducibile a mezzo il, 5 usato in un caso da Manzoni nella ventisettana : 6 « Ogni tanto, a mezzo il racconto, si torna alla situazione realistica », ROM, p. 137. Una concessione al linguaggio astratto si intravede nei deverbali a suffisso zero, una modalità espressiva presente anche nella poesia di primo Novecento : 7  











































































































































abbrivo ‘impulso’ (« se il suo accettamento non prendeva l’abbrivo dal robusto e cordiale successo che accolse, e che continua ad accompagnare, le opere della ‘‘prima maniera’’ », LNU [1954],  



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  « Lo percosse leggermente con le nocca ».   Nel Maestro di Vigevano di Lucio Mastronardi si trovano due esempi di chilogramma (dati del Primo tesoro). 3   Nel Demetrio Pianelli (2 esempi : « il vecchio fondo delle guardarobe di casa Chiesa » ; « ha tutte le chiavi delle guardarobe ») e in Arabella (« molte guardarobe e mobili rococò guasti dall’umido ») : dati LIZ. 4   Il corpus della LIZ ci offre esempi dalla Composizione del mondo di Restoro d’Arezzo (« a sommo li monti »). A partire da Dante (« E mostrommi una piaga a sommo ’l petto » : Purg., iii, 111) la documentazione del Battaglia (s.v. sommo, n. 26) : citati esempi di Sansedoni, Foscolo (Grazie), Arici, D’Annunzio, Pirandello, Cecchi (riportato il passo sopra indicato). 5   Si veda ad esempio la Nuova cronica di Giovanni Villani (« a mezzo il detto mese di gennaio »), il Decameron (« se al sol guarderete il qual è ancora a mezzo il cielo »), Mosche cocchiere di Carducci (« proprio a mezzo l’ultimo secolo » : cfr. Tomasin 2007, p. 188). 6   Sostituito nella quarantana con un’altra espressione : « Era restato a mezzo il passo » > « era rimasto lì fermo ». 7   Per esempio in Rébora : cfr. Baldelli 1988, p. 300. Nell’Ottocento, formazioni di questo tipo erano state disapprovate dai puristi (cfr. Serianni 1981, pp. 64-7). Sui deverbali cfr. Tollemache 1954, pp. 23-156.  



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2. morfologia

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p. 144) ; accozzo (« Il mobilio era uno strano accozzo di vecchio borghese e modernistico, come chiamano in America seggiole e tavolinetti a forma di serpe inginocchioni », AM, p. 293) ; 1 bonifica (« E, nelle zone di bonifica, arboscelli rugginosi e senza una foglia si irraggiano in un disegno geometrico, a perdita d’occhio, sull’orizzonte di polvere di vetro », M, p. 67) ; 2 frastaglio (« Dalle piccole finestre, le cui imbotti sono smisuratamente ispessite dall’arboreo frastaglio, la luce entra a fatica », M, p. 153) ; 3 rappezzo (« Che quelle goffe ruzzole di pellicola procedessero traballando, e malamente tirandosi dietro una colonna sonora fatta di rappezzi », AM, p. 148) ; riverbero (« Gli spallacci, i cinturoni, gli stivaloni, gli elmetti coloniali col riverbero verde, andavano a spreco », AM, p. 330) ; sbozzo ‘opera lasciata a metà, abbozzo’ (« Sulle prime non ci badai ; finché la regolarità di quelli sbozzi mi fece più attento », AM, p. 313) ; 4 sbuffo (« Era più buio che in cantina, con certi sbuffi d’aria fradicia come il fiato d’una bocca cariata », M, p. 165) ; scialo (« Per Natale faranno scialo », ROM, p. 41) ; scocco ‘rumore’ (« Nella gran distanza, il battere degli zoccoli e lo scocco della palla fanno l’effetto d’un lungo scoppiettare di scintille che stracciano l’aria secca ed elettrizzata », M, p. 125) ; 5 sfogo (« È in lui una compassione, una pietà profonda e disperata, anche se egli non le dia sfogo, e quasi non la lasci parlare », BOL [1965], p. 88) ; sgarro ‘scarto di tempo’ (« E quando fummo arrivati in cima alla casa, sentimmo che, con uno sgarro di pochi attimi fra l’uno e l’altro, si mettevano a suonare l’ora in tutti i toni », AM, p. 88) ; 6 squadro (« il pallore del cielo nello squadro della porta », M, p. 17) ; 7 subisso ‘grande abbondanza’ (« Sopra certi panchetti, illuminati da mozziconi di candela, era un subisso di quella sinistra vettovaglia che al Messico offrono nelle vie », M, p. 165). 8  















































































Nella morfologia verbale si segnalano le forme veggo (OS [1945], p. 55 ; CP [1924], p. 92), veggono (BOL [1965], p. 89 ; M, p. 114 ; AM, p. 155), vegga (ROM, p. 31) che nell’Ottocento (stando alla testimonianza di Marco Mastrofini) 9 e ancora nel primo Novecento si alternavano nella lingua scritta coi tipi poi impostisi ; 10 l’indicativo seggono (LNU [1953], p. 105 ; AM, p. 324) ; i perfetti detti (M, p. 77), dette (M, pp. 53, 97, 132 ; AM, pp. 163, 192 ; ROM, pp. 50, 53), dettero (ROM, p. 91) ; 11 i perfetti deboli compié (ROM, pp. 109, 267 ; M, p. 134), 12 consisté (ROM, p. 219), credei (M, p. 159), dové (AM, pp. 87, 138), precedé (AM, p. 5) ; 13 i con 





















1   Accozzi è voce già segnalata da Mengaldo (2005, p. 80) in Note d’arte a Valle Giulia, opera giovanile di Cecchi critico d’arte (1912). 2   Legittima, in proposito, la domanda che si poneva Bruno Migliorini (1990, p. 288) : « dopo la redenzione dell’Agro pontino dalla malaria, può la lingua letteraria rifiutarsi di chiamar bonifica quell’opera, e pretendere di continuare a dire bonificamento o bonificazione ? ». 3   Un’immagine simile (« Il frastaglio de’ rami ») si trova nel Piacere di D’Annunzio (dati LIZ). 4   In Giusti (1863, p. 186) si osserva che sbozzare è voce « tolta dagli scultori ». 5   La voce, nel significato di ‘risonare improvviso di una voce, di una nota, di un rumore’, è attestata dal Battaglia (s.v. scocco1, n. 2) a partire da F. F. Frugoni fino a Cecchi (citato quest’esempio). 6   Cfr. il Battaglia (s.v. sgarro1, n. 4). 7   Mengaldo 1996, p. 284 segnala squadro tra le voci cecchiane riconducibili all’influenza di Longhi (cfr. Longhi 1973, p. lxviii). Fuor di squadro si legge in Gingillino ed è così spiegato in Giusti (1863, p. 194) : « fuori della linea che la squadra indicherebbe ». 8   La voce figura tra i colloquialismi del Marco Visconti di Grossi (cfr. Zangrandi 2002, p. 252). Quanto alla narrativa del Novecento, il corpus del Primo tesoro offre alcuni esempi : 2 Banti (Artemisia), 1 Gadda (Novelle dal ducato in fiamme), 1 Buzzati (Sessanta racconti), 2 Campanile (Gli asparagi e l’immortalità dell’anima). 9   Cfr. Mastrofini 1830, vol. ii, p. 1101. 10   Cfr. Serianni 1989a, p. 60. Vegga figura anche in Croce (cfr. Colussi 2007, p. 86) e in Gentile (cfr. Fabrizio 2008, p. 81). Dall’archivio del Primo tesoro emergono un esempio di veggo (Pomilio, Il Natale del 1833) e uno di veggono (Banti, Artemisia). 11   Dette è un tipico toscanismo, che tuttavia non può dirsi estraneo agli scrittori non toscani e agli altri dialetti : cfr. Castellani 1986, pp. 111-12. Tra gli scrittori non toscani che ricorrono a dette, si può ricordare Loria (cfr. Baggio 2004, p. 234). 12   Perfetto adoperato anche da Croce (cfr. Colussi 2007, p. 87). 13   Cfr. Brusadin 1973, p. 61.  



   



















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giuntivi sien (PAS, p. 90 ; ROM, p. 129), sieno (PAS, p. 93 ; AM, pp. 11, 84, 105 passim), 1 stieno (AM, p. 123) ; le forme piene anderà (CP [1922], p. 16 ; AM, p. 43), anderanno (AM, p. 120), anderebbe (CP [1922], p. 59) ; 2 i tipi etimologici con e mantenuta anche fuori d’accento : riescirà, AM, p. 77 ; riesciranno, ROM, p. 60 ; riescirebbe, AM, p. 78 ; riescirebbero, AM, p. 56. 3 Il participio passato veduto, proprio della lingua prosastica tradizionale (AM, p. 107 ; LNU [1954], p. 137), appare minoritario rispetto a visto (M, pp. 24, 171 ; AM, p. 197 ; CP [1922], p. 41 ; OS [1945], p. 55 ; OS [1946], p. 62 ; ecc.), che si era affermato a partire dal secondo Ottocento. 4 Tipico della tradizione poetica e di qualche prosatore eletto (Carducci, De Sanctis), l’imperfetto di avere senza labiodentale è usato una sola volta nel saggio su Pascoli (« Ed egli non avea già bisogno di rammemorar con le parole degl’inni vedici la bella Ariuni », PAS, p. 4). 5 Nella proposizione temporale, sopravvive il trapassato remoto, con la funzione di marcare il valore di un’azione, avvenuta anteriormente a un’altra, anch’essa al passato (« E quando gli impiccati ebbero dato l’ultimo calcio al vento, quando le formiche ebbero mangiata l’ultima lisca del traditore, e quando anche Pancho Villa fu morto, io riflettei […] », M, p. 86 ; « Placci, che la sua buona sorella aveva soprannominato ‘‘il ministro degli Affari Inutili’’ ; e che quando fu morto, ed andarono a cercare le promesse ‘‘memorie’’, di cui tanto s’era sentito parlare […] », LNU [1955], p. 231). Alla lingua letteraria e anche al toscano vivo appartengono i participi passati a suffisso zero come calpesto, 6 ghiaccio, 7 inzuppo, peso, 8 pesto, reclino, scamoscio, 9 scarto, 10 stento, tocco 11 (« Anche costì la terra era calva e calpesta come intorno a un cantiere », AM, p.  

















































1   Peculiare della tradizione toscana, sieno è comune per tutto il corso dell’Ottocento (si trova ad esempio in Mosche cocchiere di Carducci : « e pare, o si crede da più d’uno, che di recente vi sieno stati accolti il Manzoni e il Leopardi » : cfr. Tomasin 2007, p. 194) ; per il Mastrofini (1830, vol. i, p. 62) « siano è più de’ moderni ». Qualche sopravvivenza di sieno anche nel Novecento : un esempio dalla prosa sportiva è segnalato da Marri (1985, p. 185) nel « Resto del Carlino » del 25 maggio del 1924. Sieno è in Svevo e nell’epistolario di Saba (cfr. Mengaldo 1987, p. 74, n. 42) ; « poche volte » in Gentile (cfr. Fabrizio 2008, p. 81). Croce passa da sieno a siano (cfr. Colussi 2007, pp. 87 e 283). Un buon numero di esempi risulta dal Primo tesoro (2 Palazzeschi, I fratelli Cuccoli ; 1 Banti, Artemisia ; 1 Mastronardi, Il maestro di Vigevano ; 4 Campanile, Gli asparagi e l’immortalità dell’anima ; 1 Pomilio, Il Natale del 1833 ; 1 Magris, Danubio). 2   Queste forme, preferite da Manzoni nella quarantana (cfr. Vitale 1986, p. 37), sopravvivono in qualche scrittore del Novecento : 10 esempi risultano dall’archivio del Primo tesoro (2 Mastronardi, Il maestro di Vigevano ; 5 Palazzeschi, I fratelli Cuccoli ; 2 Bontempelli, L’amante fedele ; 1 Maraini, Buio). 3   Forme siffatte sono di casa in Comisso (Un gatto attraversa la strada) : dal corpus del Primo tesoro emergono 30 ricorrenze. Un esempio (riesciva) si trova anche in Gadda (Novelle dal ducato in fiamme). Il tipo con e- in protonia è utilizzato da Croce (cfr. Colussi 2007, pp. 85-6) e Gentile (cfr. Fabrizio 2008, p. 77). 4   Un esempio di riveduto si trova in Loria (cfr. Baggio 2004, p. 234). 5   Già in declino nella prosa dell’Ottocento (cfr. Serianni 1989a, p. 204, n. 4 ; id. 1990, p. 208, n. 5 ; Picchiorri 2008, p. 88), il tipo avea, avean diventerà raro in Croce, in Gentile e nel Novecento (cfr. Colussi 2007, p. 88 ; Fabrizio 2008, p. 81) ; 10 esempi di Consolo (Nottetempo casa per casa) e uno di Gadda (Novelle dal ducato in fiamme) risultano dal Primo tesoro. 6   Si vedano le attestazioni fornite da Arcangeli (2003, p. 280 e n. 35). 7   In Loria si legge « la vena ghiaccia » : cfr. Baggio 2004, p. 249. 8   Vd. qui sotto i toscanismi (p. 148, n. 1). 9   Esempi di pelle scamoscia si leggono nel Battaglia (s.v. scamoscio, n. 1) : Tommaseo, Fanfani, Paolieri, Cecchi (citato il passo qui riportato). 10   Per il Battaglia (s.v. scarto2) è voce d’area veneta (si vedano gli esempi di Comisso, Migliorini, Pasolini, Tomizza). 11   Un antico participio è anche logoro (« un logoro maglione nocciuola », AM, p. 330), sentito ormai come aggettivo. Esempi di participi accorciati si trovano in Croce (ad es. tocca : cfr. Colussi 2007, p. 90). Cfr. Rohlfs 1966-1969, 627-629 ; Serianni 1989b, pp. 483-84.  





































































2. morfologia

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249 ; « E una tromba di vento che s’ingolfa tra le mura ghiacce le scompiglia i panni », M, p. 152 ; « Era come in quei bagni dove si salta dalla tinozza ghiaccia nella calda, col pericolo d’un accidente », AM, p. 231 ; « intabarrato nel panneggio così fosco che sembra inzuppo di sangue », AM, p. 318 ; « hanno la mano pesa », AM, p. 35 ; « una malinconia di finestre e vetrate che ricevevano un colaticcio di luce dai cortili dove sudicia e pesta si squagliava la neve », AM, p. 126 ; « sur un tronco reclino », ROM, p. 128 ; « i pulitori badano a strusciare con la pelle scamoscia sullo smalto del cofano, sui vetri e le nichelature », AM, p. 30 ; « tradusse poesie scarte, da poeti di secondo ordine », ROM, p. 158 ; « con ai piedi un’erba stenta, morsicata dai venti marini e dalla salsedine », AM, p. 213 ; « giù per uno stradale fiancheggiato d’alberi stenti e casucce sempre più rade », M, p. 65 ; « i suoni delle tastiere appena appena tocche », PAS, p. 46 ; « Sull’arco della porta, il bassorilievo di due cornucopi tempera di gracili fioriture la severità d’uno stile che appena comincia a esser tocco dallo spirito del Rinascimento », M, p. 102 ; « i due soli e veri uomini con i quali egli s’era incontrato, e dai quali la sua anima selvaggia era stata tocca », AM, p. 303).  













































































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3. FORMAZIONE DELLE PAROLE

P

asso ora in rassegna alcuni suffissi, a vario titolo notevoli, mettendo insieme forme alterate (comuni e no) e forme derivative : -abile : 1 dimenticabile (« di difesa dell’inutile, del perituro e dimenticabile », AM, p. 93) ; encomiabile (« di ciò ch’è giovevole, encomiabile e morale », AM, p. 93) ; immemorabile (« d’orologi fermi da tempo immemorabile », M, p. 140) ; insormontabile (« appare immersa in una insormontabile catalessi », AM, p. 46) ; memorabile (« uno tra i caffè più memorabili dove io sia mai entrato », AM, p. 292). -acchiare : 2 bruciacchiare (« fra l’erba bruciacchiata », M, p. 125 ; « […] le groppe d’un drappello d’elefanti si susseguivano come colline bruciacchiate », AM, p. 16) ; ridacchiare (« Ridacchiavano, mugolavano, squittivano », AM, p. 68) ; scribacchiare (« due o tre ragazzini scribacchiano appunti sul loro quadernuccio », AM, p. 17 ; « Convulsamente scribacchiavano alla lezione », AM, p. 231) ; spelacchiare (« Era in una cameruccia un vecchio Indiano, spelacchiato e bavoso », M, p. 47) ; sputacchiare (« sputacchiando succiano un verde mozzicone di canna da zucchero », M, p. 156) ; vivacchiare (« La canzone, dopo un po’ di voga, vivacchiò quel minimo che bastava per non essere del tutto dimenticata », M, p. 94). 3 -accio : 4 cappellaccio (« i cappellacci aggrondati, e cernecchi che sbucavano d’ogni parte », AM, p. 124) ; 5 frittellaccia (« rocchi e palle di carne, frittellacce, canditi che sembravano pezzi di cera vergine tutti impolverati », M, p. 165) ; legnaccia (« Nei rigagnoli delle stradette, e davanti alle ultime abitazioni fatte di legnaccia […] », M, p. 103) ; mondaccio (« Tant’è lo spavento che incute questo mondaccio letterario », M, p. 36 ; « non si può contentare tutti, in questo mondaccio », AM, p. 161) ; ombrellaccio (« ficcato in terra un palo, e legato sul palo un ombrellaccio », M, p. 123) ; tamburaccio (« E il manigoldo, che aveva sottomano un tamburaccio giallo [...] », M, p. 47) ; vociaccia (« con vociacce cavernose », AM, p. 333). -aggine : buffonaggine (« vien fuori una lirica di buffonaggine singhiozzante », ROM, p. 40) ; cascaggine (« dove, a forza di ripetere la stessa litania, a tutti fossero prese le cascaggini », AM, p. 219) ; fanciullaggine (« Circa l’inverosimile fanciullaggine negra », AM, p. 76) ; rusticaggine (« per buttarle addosso il fango d’una rusticaggine che egli esagera e falsa », ROM, p. 41) ; sguaiataggine (« Togliendo l’occhio da quelle sguaiataggini », M., p. 36) ; sofisticaggine (« Né date retta agli schizzinosi che affettano disgusto ed insofferenza per il cibo americano : sono sofisticaggini », AM, p. 120) ; spacconaggine (« la tradizione e forse la spacconaggine pioniera si mantengono più a lungo che altrove », M, p. 71). -aglia : gentaglia (« una gentaglia rissosa », M, p. 79) ; pesciaglia* ‘minutaglia di pesce’ (« La balena galleggia a mezz’aria, in uno di questi saloni, fra pesciaglia di minor conto »,  























































































































































































1

  Tipico suffisso culto che Vitale (2006, p. 157) segnala nell’epistolario di Carducci.   Esempi di verbi con suffissi attenuativi di questo tipo si possono leggere nell’epistolario carducciano (cfr. Vitale 2006, p. 156) e nella prosa di Vittorio Imbriani (cfr. Serianni 1989c, p. 240). 3   Cfr. « Lingua Nostra », ii (1940), p. 35. 4   Alterati in -accio (sognaccio, occhiacci, praticonacci, carrozzaccia) si trovano nella prosa polemica di Mosche cocchiere (cfr. Tomasin 2007, pp. 187, 195, 199). « La variante -accio è più propriamente toscana e romana, mentre la variante, meno produttiva, -azzo è settentrionale e meridionale » (Grossmann-Rainer 2004, p. 289). 5   La voce, insieme con mondaccio e vociaccia, si trova in Bresciani (cfr. Picchiorri 2008, p. 292). 2









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AM, p. 17) ; plebaglia (« le donne della plebaglia », AM, p. 326) ; 1 sodaglia ‘terreno incolto’ (« Quest’altra strada costeggiava l’oceano e un tronco di ferrovia. Prometteva bene ; ma presto cominciò ad avvallare ed arruffarsi in una desolata sodaglia », AM, p. 238) ; 2 spruzzaglia ‘insieme di spruzzi’ (« Uscito dal forno, cammina nella spruzzaglia delle pompe dei verniciatori, che gli danno una prima mano di minio », AM, p. 29). 3 -aio : carnaio (« alla barbarica maestosità dello splendido carnaio », M, p. 81) ; cipressaia (« Alla cipressaia dietro casa », M, p. 16) ; crestaia (vd. i toscanismi) ; fiaccheraio (vd. i toscanismi) ; pallaio (vd. i toscanismi) ; pentolaio (« come quelle brenne di barroccio d’ortolano o pentolaio », AM, p. 208). -aiolo : fruttaiolo (« Le scollature son profuse come pomi in una mostra di fruttaiolo », M, p. 20). 4 -ale : albale (« come il diverso splendore di un cielo albale, meridiano, serotino, notturno », ROM, p. 133) ; canonicale (« altri, dignitosi, grassi, canonicali, la zazzera ben pareggiata ed unta », M, p. 43) ; 5 dozzinale (« un istante dopo, dozzinale e ciabattone », AM, p. 219) ; 6 eternale (« di eternale significato », PAS, p. 40) ; 7 maritale (« con tutti i suoi grattacapi maritali », LNU [1954], p. 148) ; 8 marziale (« la marziale coscienza di sé », ROM, p. 48) ; 9 mattinale (« nella chiarità del vuoto cielo mattinale », PAS, p. 38 ; « un canto di uccello, di prosaico tordo nel silenzio mattinale », ROM, p. 215) ; 10 movimentale (« le suggestioni movimentali e spaziali », ROM, p. 150) ; 11 professorale (« facevano i camerieri alla mensa professorale », AM, p. 222) ; quintessenziale (« E rimane da assistere, non senza uno stupore malinconico, al controsenso d’una produzione lirica che parrebbe aspirare a forme quintessenziali », LNU [1957], p. 286) ; rusticale (« Nel dialetto, il Burns […] trovò gli elementi che fermarono sufficientemente a lungo il suo istinto rivoluzionario in una realtà poetica, redolente di vita rusticale », ROM, p. 76) ; 12 spettrale (« Ed è anche, a Citta di Messico, uno tra i caffè più memorabili dove io sia mai entrato : immenso, biancastro, spoglio, spettrale », AM,  

































































































































1   Esempi della voce si trovano in Bresciani (cfr. Picchiorri 2008, p. 287) e in Croce (cfr. Colussi 2007, pp. 80, 280). 2   Nel Battaglia (s.v., n. 1) si leggono esempi di Lastri, Fabbroni, Manzoni (Pr. Sp.), Cantù, Pascoli, Papini, Pavese. Nei Promessi Sposi si contano quattro ricorrenze della voce (dati LIZ). Una ricorrenza (Pavese, La bella estate) risulta dall’archivio del Primo tesoro. 3   Voce del lessico longhiano (cfr. Mengaldo 2005, p. 98). Questa la documentazione nel Battaglia (s.v., n. 1) : Soderini, L. Bellini, Settembrini, D’Annunzio (Coletti 1989, p. 67 la rintraccia nella Leda), Pirandello. Spruzzaglie si trova in Moravia (I racconti) : dati del Primo tesoro. 4   Osservazioni su -aiolo, come tipico « suffisso di mestiere », si leggono in Migliorini (1990, p. 244). Fruttaiolo è voce d’area toscana. Cfr. « Lingua Nostra », ii (1940), p. 78. 5   Nella predilezione per gli aggettivi in -ale, Cecchi s’incontra con D’Annunzio : dalla LIZ risulta una ricorrenza di canonicale (Novelle della Pescara, Turlendana ebro). Sull’incidenza di moduli dannunziani sulla lingua di Cecchi si vedano le osservazioni di Brusadin 1973, pp. 20-22, 37-38. 6   Una ricorrenza dannunziana emerge dalla LIZ (Trionfo della morte). 7   Tipica voce dannunziana (14 ricorrenze risultano dalla LIZ). Per l’utilizzazione di voci di questo tipo si vedano le osservazioni di Brusadin (1973, p. 47) che parla di intenti mimetici. 8   D’Annunzio, stando alla LIZ, usa la voce in 4 occasioni (Intermezzo di rime, La tredicesima fatica ; Novelle della Pescara, I marenghi ; Forse che sì e forse che no). 9   2 esempi si leggono in D’Annunzio (La Leda senza cigno ; Più che l’amore, 1 Episodio). 10   Si tratta di immagini di sapore dannunziano : vd. chiarità mattinale (Terra vergine. Campane) ; tepore mattinale (Terra vergine. Ecloga fluviale) ; luce mattinale (Il Piacere : dati LIZ). Cfr. Migliorini 1990, pp. 44, 190-91 ; Baldelli 1973, p. 343 ; Arcangeli 2003, p. 188 (attesta la voce in Camerana, oltre che in altri poeti e prosatori otto e novecenteschi) ; Baggio 2004, pp. 78-9, 204, 271. Vd. anche il francese matinal. 11   La voce non è lemmatizzata dal Battaglia. 12   Dalla LIZ risultano 3 ricorrenze dannunziane (La Chimera, Per la messe ; Novelle della Pescara, La fattura ; Mungià).  





































3. formazione delle parole

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p. 292) ; vesperale (« la malinconia vesperale delle collegiali », PAS, p. 46 ; « i canti vesperali », PAS, p. 49). 1 -ame : ciarpame (« il prato cemeteriale era sparso di ciarpame, arboscelli, e stele vetuste e sbocconcellate », AM, p. 192) ; 2 contadiname (« negli strati più rozzi del contadiname », AM, p. 326) ; 3 cristallame (« argenterie, cristallami, anelli, miniature », M, p. 141) ; cuoiame (« le civaie in una strada, il cuoiame nell’altra », M, p. 158) ; fogliame (« Cateratte di fogliame avizzito », AM, p. 249) ; ossame (« In borraccinosi paesaggi d’ossami di balena », AM, p. 17) ; pelame (« Le luci che tra il fogliame primaverile d’una foresta si sfioccano sul pelame d’un cervo », AM, p. 17) ; 4 sterpame (« Su questo sterpame malinconico », ROM, p. 40). -anza : rimembranza (« il senso d’una rimembranza sovrannaturale », M, p. 122) ; 5 trascuranza (« Non ho mai visto più cieca trascuranza della persona concreta, e maggior rispetto dell’individuo in astratto », M, p. 171). 6 -astro : 7 biancastro (« Ed è anche, a Citta di Messico, uno tra i caffè più memorabili dove io sia mai entrato : immenso, biancastro, spoglio, spettrale », AM, p. 292) ; 8 biondastro (« Una assistente, magretta e biondastra », AM, p. 67) ; bluastro (« E tirandosi sugli occhi quel coltrone bluastro e striato di nero, la città cercava di rimettersi a dormire », AM, p. 269) ; dolciastro (« il dolciastro sapore della morte », M, p. 79 ; « E di pomice sembrava il viso del ragazzo che mi vendette le prime sigarette indigene, dalla carta nera, dolciastre come la canna da zucchero », M, p. 74) ; giallastro (« Nel corral, appoggiato al muro, era un miserabile cavallo giallastro, senza più età e senza più fiato », AM, p. 334 ; « Il tenente di macchina indossava una tuta giallastra », AM, p. 5 ; « Traverso alla groppa, dietro la sella, portava uno strano fagotto di pelliccia giallastra », M, p. 69) ; grigiastro (« Questa tecnica infinitesima, in apparenza dimessa e grigiastra, fino ad ora il Vergani non era riuscito a portarla all’odierna pieghevolezza e capacità di adesione », LNU [1957], p. 261) ; nerastro (« un tratto d’ornata cortesia, e perfino una singolarissima espansività, sopra un fondo torvo, nerastro », AM, p. 278 ; « le giovani, magre e nerastre come capre », AM, p. 309) ; nobilastro (« Ed ecco la secondogenita, Elisabetta, che si sposò con un nobilastro napoletano, e non hanno prole », LNU [1953], p. 90) ; olivastro (« I soldati olivastri e camusi  





















































































































































1   Voce d’impronta dannunziana (dalla LIZ risultano 5 ricorrenze : Intermezzo di rime, Venere d’acqua dolce ; Elettra, Assisi ; Il fuoco ; Trionfo della morte). Arcangeli (2003, pp. 190-1) la attesta nella poesia degli scapigliati (Camerana). Mengaldo (1994, p. 176) ci informa che Fenoglio, per desiderio di « espressività », nella seconda redazione del Partigiano Johnny muta crepuscolare con vesperale. Un esempio (Gadda, Novelle dal ducato in fiamme) è archiviato dal Primo tesoro. 2   La voce è attestata dal Battaglia in Grazzini, D’Annunzio, Gozzano, C. E. Gadda. 3   Il Battaglia documenta la voce in Baretti, Nievo, Carducci, D’Annunzio, Pirandello, Bacchelli. 4   Nel Battaglia (s.v. pelame1) si hanno esempi di Grazzini, Corte, M. Florio, Soderini, F. F. Frugoni, Algarotti, Tramater, Ferd. Martini, D’Annunzio, Tozzi, Comisso. La voce si trova in Loria (cfr. Baggio 2004, p. 90). 5   Voce ricorrente nel romanzo storico dell’Ottocento (cfr. Zangrandi 2002, p. 162). 6   La voce, insieme con altre forme in -anza, è segnalata da Testa (1997, p. 75) nelle Confessioni di Nievo. Vitale (2006, pp. 157, 170) la rintraccia nell’epistolario carducciano. 7   Gli alterati in -astro, -ognolo, -oso rispondono anche al gusto di Loria (cfr. Baggio 2004, pp. 75, 77). 8   Aggettivi di questo tipo e, in genere, immagini coloristiche in Cecchi sono frequenti : « E l’austero accordo delle tinte : rosso sangue, turchino elettrico, grigio tortora, rammentava quello dei colori delle navi, delle macchine, e di certe bandiere », M, p. 51 ; « impostati il primo, su eleganti rapporti di bianco, marrone e carminio ; l’altro, su rapporti di grigio, verde erba e turchino squillante », M, p. 58 ; « e la luce cambiava colore a seconda della melodia : dal violetto in rosa tenero, in giallo zafferano, in azzurro glaciale », M, p. 168. Al riguardo, Brusadin (1973, pp. 36-38, 55-56) osserva come il colore in Cecchi sia una « costante lessicale », che ha significativi riscontri nella lingua di Roberto Longhi (la citazione a p. 56). Mengaldo (2005, p. 83) precisa che « a volte Cecchi si accontenta (come non farà mai Longhi !) di tinte generiche ». Si vedano anche le osservazioni di Bruni (1999, p. 147) su suffissati e aggettivi di colore nella Serao, « funzionali alla precisione descrittiva ». Quanto a biancastro, cfr. « Lingua Nostra », vii (1946), p. 17.  





















































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cambiano la guardia battendo il calcio dei fucili sulle giberne », M, pp. 110-11) ; rossastro (« E il verde aggiunge risalto alla rossastra uniformità dei visi dipinti », M, p. 19) ; verdastro (« fra gli scheggioni di pietra verdastra », M, p. 123). -ata : abbeverata (« e le stradette risuonano dello scalpitìo dei cavalli che vanno all’abbeverata », M, p. 123) ; buggerata (« Buggerata : triplice e quadruplice buggerata ! », LNU [1950], p. 34) ; camminata (« la camminata del ponte è piana e orizzontale come un pallaio », AM, p. 211) ; facciata (« La facciata è tutta intagli come una tabacchiera », M, p. 79 ; « Hai una facciata di chiesa che, in fin dei conti, non è se non una console o una scrivania di proporzioni maiuscole », M, p. 151) ; leticata (vd. qui sotto i toscanismi) ; musata (« Il ciuchino si rizzava sulle gambe di dietro, ricadeva ; e il cavallo se lo patullava con un’altra musata », AM, pp. 201, 204) ; pensata (« Picasso e De Chirico son serviti. Una pensata della forza di queste morte-secche di cristallo, non la fecero mai », M, p. 116) ; portata (« E le schermaglie, le censure, le malignità di seguaci d’altre scuole, o degli invidiosi della prefazione carducciana, poco o niente oltrepassano la portata di pettegolezzi locali », LNU [1947], p. 15). -azione : adeguazione (« l’oscuro bisogno di adeguazione poetica », ROM, p. 237) ; 1 allucinazione (« Sogni romantici, frenesie sentimentali, fantasie lascive, fermentano e ribollono nel fuoco di questa costante allucinazione », LNU [1953], p. 79) ; alternazione (« Alternazioni impetuose », ROM, p. 67) ; concretazione (« per quanto aggiunga che non siete ancora giunti a una concretazione », OS [1946], p. 60) ; confabulazione (« Confabulazione del Barbèra col signor Pietro », LNU [1954], p. 167) ; 2 dilettazione (« Nel Constable c’è una maschia e sana dilettazione negli oggetti », ROM, p. 221 ; « una latente religiosità rimasta per secoli nascosta sotto il tritume delle dilettazioni idilliche », ROM, p. 262) ; elazione ‘innalzamento, agilità’ (« In principio non riuscivo a capacitarmi da cosa potesse dipendere che, nel traversare dall’uscio alla finestra, io provavo alle gambe uno strano senso d’intralcio e pesantezza : e un senso invece di facilità ed elazione se dalla finestra tornavo al punto di prima », AM, p. 210) ; 3 grassazione ‘rapina’ (« Chi difese i depositanti, i risparmiatori, i piccoli azionisti, da questa grassazione colossale ? », AM, p. 40 ; « Villa era un contadino analfabeta, buttatosi alla macchia e alla grassazione », AM, p. 302) ; 4 illustrazione (« I componimenti poetici ancora da scrivere gli sono così presenti e pressanti che può senz’altro commetterne a un pittore l’illustrazione », PAS, p. 106) ; lievitazione (« è una lievitazione di forze oscure e profonde », AM, p. 100) ; monacazione (« adoperandoli con una tecnica banalità e un gusto monotono e tentennante da disgradare i vecchi scrittori di sonetti per nozze e per monacazioni », LNU [1957], p. 286) ; obiurgazione ‘biasimo’ (« accompagnata ogni volta dalle obiurgazioni del caso, e dai peggiori improperi contro il Giolitti », BOL [1966], p. 143) ; offuscazione (« senza possibili offuscazioni », ROM, p. 202) ; ondulazione (« questi canti stanno nella nostra memoria come una diretta eco delle Myricae, come l’ondulazione di qualche cosa di aereo e inconsistente », PAS, p. 73) ; ornamentazione (« Come l’ornamentazione geometrica sui vasi della prisca grecità », AM, p. 352 ; « nelle ornamentazioni d’un colonnato gigantesco », BOL [1965], p. 56) ; perpetrazione  



























   

























































































































































1   La voce si trova nei narratori del Novecento : 2 esempi sono archiviati dal Primo tesoro (Moravia, Il conformista ; Eco, Il nome della rosa). 2   L’archivio del Primo tesoro attesta la voce in Flaiano (Tempo di uccidere) e in Di Lascia (Passaggio in ombra). 3   Voce presente nel Fermo e Lucia (« Quella elazione d’animi aveva durato qualche tempo » : dati LIZ ; cfr. anche il Battaglia). 4   Per il Rigutini è un tecnicismo « dei criminalisti » : cfr. Serianni 1981, p. 167. Migliorini (1978, p. 489) ricorda grassatore tra le voci giuridiche penetrate nell’italiano secentesco.  

















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(« a perpetrazioni d’imbecillità spettacolosa », AM, p. 106) ; placazione ‘azione di placare’ (« Si osserva, difatti, in quelle pitture, un trapasso continuo, irrequieto, dalla espressione lineare e narrativa, alla placazione luminosa nelle sparse chiazze colorite, stese a corpo uguale », ROM, p. 132) ; remigazione ‘il remare’ (« Questa lenta remigazione potrebbe durare ore e ore », M, p. 105) ; 1 ruminazione (« con le ruminazioni di rancure e sospetti », PAS [1962], p. 136) ; stupefazione ‘sbalordimento’ (« Alternazioni impetuose di chiasso puerile, di sensualità adolescente, di pace casalinga, di stupefazione mistica », ROM, p. 67). -azzare : scorrazzare (« Gran parte della attività critica, definitrice, del Coleridge si spiegò in conversazioni, ch’erano poi soliloqui errabondi, nei quali, calzati gli stivali magici, egli scorrazzava gli altipiani dello scibile », ROM, p. 151) ; starnazzare (« Non potrei renderne meglio l’impressione, che pensando ad un enorme pollaio il quale, svegliandosi e spollinandosi, chioccola e pigola e starnazza », AM, pp. 66-7) ; strombazzare (« ciò che non toglie che l’ignoranza, la pigrizia mentale, ed in pari tempo un cerretanesco desiderio del meraviglioso, facciano sì che ogni mattina, dagli angoli dei quattro venti, si sentano strombazzare le più strepitose novità », LNU [1949], p. 23) ; svolazzare (« e fra i giunchi intorno e i pinastri svolazzava qualche uccello », M, p. 61). 2 -crazia : pantisocrazia (« Anche questo scrittore compié la parabola dal rivoluzionarismo e dalla pantisocrazia al conservatorismo », ROM, pp. 267-68). 3 -ecchiare : punzecchiare (« A punzecchiarli, a contagiarli, se così posso esprimermi, della propria umiltà, della propria incontentabilità, dei propri scrupoli », LNU [1957], p. 279) ; sonnecchiare (« Nei cantucci dei corridoi, le cameriere con le mani in grembo, sonnecchiavano sui loro sgabelli », AM, p. 7). 4 -eggiante : classicheggiante (« polene di navi, in aspetto di soavi angioli classicheggianti », AM, p. 168) ; egizianeggiante (« Fiancheggiano il cancello due neri pilastri, egizianeggianti », AM, p. 191) ; goticheggiante (« la vena nordica, goticheggiante, del Buzzati », LNU [1954], p. 138) ; latineggiante (« senza nulla della generica e secca senilità dei saggisti, sermonieri e satirici latineggianti », ROM, p. 64) ; misticheggiante (« Contro Fede e Bellezza nell’aspetto linguistico, e nel dissidio fra una latente, malaticcia sensualità e le continue aspersioni misticheggianti », LNU, p. 308) ; socialisteggiante (« a motivo delle sue opinioni antigranducali e socialisteggianti », BOL [1965], p. 61). -eggiare : biancheggiare (« Le massicciate delle ripide carrarecce biancheggiavano come letti di torrenti senz’acqua », M, p. 16) ; boccheggiare (« E l’angiolo ci boccheggiava sul capo », AM, p. 341) ; costeggiare (« Quest’altra strada costeggiava l’oceano e un tronco di ferrovia », AM, p. 238) ; curveggiare (« Se ne ha, del tutto erronea, un’impressione di continuo saliscendi ; mentre largamente curveggiando a destra e a sinistra, la camminata del ponte è piana e orizzontale come un pallaio », AM, p. 211) ; 5 drappeggiare (« […] si drappeggiano in lembi di storie familiari che in quell’aura esaltata assumono una grandiosità fosca e misteriosa », LNU [1953], p. 96 ; « Drappeggiandosi in coperte a strisce e spicchi di tutti i colori, entravano a far colazione in qualche ‘‘bar’’ », M, p. 43 ; « e da capo a piè le ricuopre e drappeggia di smisurate ragnatele », AM, p. 206) ; echeggiare (« E nel dormiveglia m’era parso che echeggiassero », M, p. 42) ; fiancheggiare (« i cipressi di  































































































































































1   Il Battaglia attesta la voce in Salvini, Carena, Cecchi (citato questo passo). Nel Mulino del Po Bacchelli usa in un caso remigante ‘rematore’ (cfr. Vitale 1999, p. 73). Cfr. anche Bricchi (2000, p. 47). 2   Si trova in Loria (cfr. Baggio 2004, p. 108). 3   Modello di società utopistica attribuito a Robert Southey (1774-1843). 4   È in Loria (cfr. Baggio 2004, p. 108). Cfr. « Lingua Nostra », ii (1940), p. 36. 5   Cfr. « Lingua Nostra », xviii (1957), p. 47.  







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San Guido li avevo soltanto intravisti dalla strada ferrata che fiancheggia la via Aurelia », BOL [1965], p. 55) ; frivoleggiare (« Nel peccato che ostenta la vivacità e i colori della gioia, nel peccato che divaga e frivoleggia, l’uomo è barato dal diavolo », AM, p. 308) ; 1 frondeggiare (« In quella natura che lentamente aveva preso a mettere e frondeggiare », ROM, p. 212) ; giganteggiare (« Giganteggiava nell’arena », M, p. 86) ; grandeggiare (« Ne grandeggia, così, una leggenda come di harem inaccessi », AM, p. 85) ; lampeggiare (« Di tanto in tanto, in questa folla, uno sguardo lampeggia », LNU [1953], p. 99) ; leopardeggiare (« Leopardeggiava. Ma, evidentemente, come leopardeggiarono tutti i giovani della generazione tra il ’60 e il ’70 », PAS, p. 7) ; 2 lingueggiare (« E il panorama dei racconti si può paragonare a uno stregoneccio di fuochi fatui, che in una sorta di girone infernale lingueggiano », BOL [1965], p. 90) ; 3 molleggiare (« lascio giudicare a lei, dall’acclusa lettera, se io non avevo ragione di ritenerla a Londra e di molleggiarmi nella mia pigrizia epistolare », CP [1922], p. 5) ; nereggiare (« A un certo punto il terreno nereggiò di vegetazione », AM, p. 238) ; satireggiare (« il Kipling satireggia assai bene gli inconvenienti di questa educazione », ROM, p. 201) ; serpeggiare (« O, durante un bombardamento notturno, quel subdolo, inaspettato serpeggiare d’un senso di morbosa, micidiale paura nell’animo di Donato, stato sempre valorosissimo », LNU [1953], p. 75 ; « Ma come il calore del sole più e più penetrava la crosta del ghiaccio, un discorso sommesso di bisbigli, sgretolii, fruscii, cominciò a serpeggiare il lago », M, p. 62) ; traccheggiare ‘indugiare’ (« Come un viandante che si vede davanti un tratto di strada nojosa e necessaria e traccheggia a un’ombra buona », ROM, p. 274) ; 4 troneggiare (« Perché non poteva esser dubbio che certe forme le quali troneggiavano sopra una sorta di basamento in muratura, fossero leoni, vivi, e un elefante », AM, p. 249) ; verdeggiare (« Dapprima squallide e ignude, poi lentamente verdeggiano, diventano boscose ed infine sono appoderate », BOL [1965], p. 60) ; volteggiare (« Volteggia intorno al letto », M, p. 43). -ellare (-erellare) : canterellare (« A casa, non fa che leggere e cantare ; e canterella anche quando legge », AM, p. 156) ; 5 girellare (« Girellando nel campo della “Goldwyn Mayer’’ », M, p. 30 ; « girellano nei cortili », M, p. 142 ; « Girellando il paese », AM, p. 341) ; 6 puntellare (« Altri, cercando di sormontarsi, si puntellavano a mo’ di lottatori, senza poter andare avanti né indietro », M, p. 37) ; saltellare (« saltellavano intorno a un’enorme caldaia da cui saliva un fumo bianchiccio », AM, p. 137) ; trotterellare (« Ma si sgranchirono presto, trotterellando in su e in giù, e si schiarivano di tanto in tanto la voce », AM, p. 200). 7 -ello (-arello, -erello) : acquarello (« schizzavano all’acquarello un pezzo di paese », AM, p. 229) ; alberello (« con edicole e alberelli da stare al fresco », M, p. 105) ; bruttarello (« È il momento che, pronubo il padre, si precisa la possibilità del matrimonio con una ricca  





























































































































































1   Per il De Amicis (1910, pp. 194-95) rientra in quella schiera di voci, poco usate, ma capaci d’esprimere sinteticamente un’idea. 2   Qualche suggestione formazioni occasionali di questo tipo dovettero esercitarla anche su Bruno Migliorini che scrive danteggiare (1978, p. 564 : « I poetastri che danteggiano »), carducceggiare e dannunzieggiare (1990, p. 44 : « Una generazione di letterati (e di quasi letterati) carducceggiò, la generazione successiva dannunzieggiò »). 3   La voce si trova in Carducci (cfr. Vitale 2006, p. 166) e in Loria (cfr. Baggio 2004, p. 108). Mengaldo (1996, p. 220) la segnala nel Notturno di D’Annunzio e (1994, p. 223) in Montale. 4   Voce usata da Giusti nel Gingillino (« quel traccheggiar la grazia al caso estremo »). Cfr. « Lingua Nostra », xix (1958), p. 41. 5   Cfr. « Lingua Nostra », ii (1940), p. 36. 6   La voce, usata da Giusti (Sant’Ambrogio : « a me che girellando una mattina » ; Storia contemporanea : « si butta a girellar per la città », dati LIZ), ha mantenuto nel Novecento una buona vitalità letteraria : 33 ricorrenze risultano dall’archivio del Primo tesoro. Si trova in Loria (cfr. Baggio 2004, p. 108). 7   Si trova in Loria (cfr. Baggio 2004, p. 108). Cfr. « Lingua Nostra », ii (1940), p. 36.  











































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ereditiera, bruttarella, e che strascica un poco una gamba », LNU [1954], p. 140) ; buggeratella ‘bagattella’ (« e ai muri e sugli scaffali son quelle fotografie ed altre riproduzioni d’arte, rilegature fiammanti e buggeratelle, per le quali una casa inglese si distingue a colpo, in qualsiasi parte del mondo », M, p. 142) ; 2 camerella (« I due primi quadri storici, nelle camerelle del finto sotterraneo, raffiguravano scene dell’Inquisizione », AM, p. 295) ; catenella (« in uno strepito argentino d’ardiglioni, pendagli e catenelle », M, p. 83) ; fatterello (« si riducono a una serie d’episodi e casuali fatterelli », LNU [1955], p. 200) ; fiammella (« Nerastre e sgretolate, le casipole stavano quatte fra l’erba, dove i primi colchici brillavano teneramente come fiammelle di vetro », M, p. 17) ; finestrella (« con i casolari del pueblo, le finestrelle », M, p. 58) ; furfantello (« con quella subdola aria di gobbetto e furfantello », M, p. 56) ; gratella (« E dentro alla sdrucciolevole gratella di ferro », AM, p. 6) ; noterella (« Appena qualche noterella », M, p. 84) ; orticello (« gli orticelli hanno siepi di cactus », M, p. 123) ; 3 ponticello (« in fondo a un ponticello », AM, p. 208) ; praticello (« L’erba dei praticelli, davanti alle abitazioni, bruciata dal freddo, seminata di stracci e popolata di gatti », M, p. 42) ; puzzarella (« Ma eccettuate le lubriche anatomie in quei tiri a bersaglio, e la puzzarella di zolfo esalante dagli opuscoli sulla Donna e il Demonio, qui non trovavo che un’eresia farsesca e pacchiana », AM, p. 236) ; scrittarello (« dapprima avviato a studi tecnici, ed autore, poco più che adolescente, di qualche scrittarello a carattere scientifico », LNU [1951], p. 49) ; 4 scrittorello (« Anche uno scrittore, uno scrittorello o semplice giornalista può arrivarci », M, p. 92) ; 5 sgobboncello (« Rozzi, ispidi, ma docili, e non di rado sgobboncelli », AM, p. 223) ; 6 sgualdrinella (« E così firmano perfino una cambialetta, per comperare dello stupefacente da fiutare tutti insieme con una sgualdrinella che è giunta da Roma », LNU [1954], p. 140) ; soldarello (« Un bifolco che avesse l’imprudenza di campare a lungo, con quei soldarelli d’ogni sabato veniva ad investire nel proprio funerale somme da principe romano », M, pp. 130-1) ; solicello (« Quando s’uscì, si videro altri due o tre cavalli che pigliavano il solicello dentro uno steccato », AM, p. 201) ; 7 stenterella (« una più giovane, con grandi occhiali, stenterella e petulante semidattilografa, in vestituccio rosa e giacchetto azzurro », AM, p. 218) ; 8 studentello (« nel campo degli intellettuali, degli studentelli, degli orecchianti e della borghesia che vuol apparire di moda », AM, p. 47) ; vecchierello (« Viani è il poeta e ritrattista degli internazionalisti delusi ma indomiti ; degli anarchici vecchierelli che farneticando seggono al sole », LNU [1953], pp. 104-05) ; vellutello (« Ogni tanto, un acquitrino si stende in verdissime superfici di vellutello, ingombre di tronchi muffiti », AM, p. 207) ; verginella (« Ritorna il Pascoli dei bambini che sognano gli angioli, delle verginelle che agucchiano e degli uccelli sapienti di metrica », PAS, p. 85). -enza (-escenza) : fosforescenza (« Si tratta, in parole povere, dei primi segni, delle prime  

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  Migliorini (1978, p. 717) ricorda la presenza di bruttarello in Carducci.   La voce non figura nel Battaglia. Vitale (2006, p. 145) la inserisce tra quelle « forse di primitivo impiego carducciano ». 3   Questo e altri diminutivi (ponticello, praticello, solicello : vd. qui sotto) presentano l’interfisso (ic) prima del 4 suffisso.   La voce è usata da Mazzoni (cfr. Migliorini 1978, p. 717). 5   Si trova in Nievo (cfr. Mengaldo 1987, p. 269). 6   La voce si caratterizza per la presenza dell’interfisso ic, necessario per derivare un diminutivo da un nome in -one (cfr. Serianni 1990, p. 211 ; Grossmann-Rainer 2004, p. 271). Vd. anche qui sotto (p. 46) calzoncini. 7   Usata da Pascoli (4 ricorrenze risultano dalla LIZ), la voce appartiene al repertorio dei crepuscolari (cfr. Mengaldo 1994, p. 196). 8   Voce di ben nota ascendenza carducciana (« La favella toscana ch’è sì sciocca / nel manzonismo de gli stenterelli », Davanti San Guido). Stenterello è una maschera fiorentina (cfr. Giusti 1863, p. 195). Cfr. ora Tomasin (2007, pp. 136-37). Un esempio (Comisso, Un gatto attraversa la strada) è archiviato nel Primo tesoro. 2













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fosforescenze di vere e proprie ispirazioni », BOL [1966], p. 104) ; inframmettenza (« scemando le inframmettenze politiche », M, p. 132) ; iridescenza (« Il che talvolta addirittura diffonde sulla sua pagina una trasparente velatura o iridescenza umanistica », LNU [1955], p. 218) ; putrescenza (« Irrimediabilmente, Paolo Castorini sprofonda nella sua ossessione, nell’infernale putrescenza delle sue manìe », LNU [1955], p. 196) ; succulenza (« dove il rosso e il turchino delle cravatte, la cioccolata e la panna del budino, il giallone delle arance sull’etichetta del barattolo di sciroppo, sono d’una tal succulenza visiva che anticipano la gioia del possesso materiale, e forse la oltrepassano », AM, p. 114). -ereccio : boschereccio (« In secondo luogo, ho l’idea che alle sue assiduità cittadine, Gabriella, sempre ridente, fosse rimasta non meno estranea che alle mie, boscherecce », M, p. 15 ; « Se ne produceva un effetto di boschereccia cupezza, da pensare alle baracche degli antichi pionieri », AM, p. 220) ; 1 giovereccio ‘conveniente’ (« Poiché il matrimonio con la ballerina siriana sarà subito annullato, Gherardo nell’ambiente dei Sequi potrà scegliere fra due o tre partiti, non meno ricchi di Magda e più gioverecci », LNU [1953], p. 93) ;2 villereccio (« in un violento dibattito da commedia villereccia », LNU [1954], p. 137). 3 -eria : barbogeria (« il cui nome (non senza un’ironica accentuazione) sempre suonò come lo stesso sinonimo della pedanteria e barbogeria », LNU [1957], pp. 272-73) ; 4 conterìa ‘perlina colorata’ (« Le botteghe esibiscono conterie e argenterie », M, p. 45) ; 5 cretineria (« sebbene sia quasi tragico trovarsi d’un tratto bloccati nel fortilizio della cretineria », M, p. 167 ; « Sarà stata roba d’innocua cretineria », AM, p. 198) ; frateria ‘comunità di frati’ (« E purché lo lascino portar fiori al suo santo, al suo idolo, non gli interessa se le fraterie vengono disciolte », M, p. 133) ; 6 quadreria (« Questo senso di solitudine e di disabitato, la lentezza del nostro procedere da un oggetto ad un altro, da parete a parete, e tanto silenzio nel confronto di tanta ricchezza visiva, davano un’impressione, più che di camminare in una quadreria, di camminare dentro al palinsesto d’un’anima », AM, p. 88) ; 7 selvaggeria ‘territorio ricco di vegetazione selvaggia ; carattere primitivo di una zona’ (« Ma rimane come un balocco di lusso, che sia stato smarrito fra gli arbusti e gli spini d’una selvaggerìa d’oltre mille miglia quadre », M, p. 11 ; « Ma le comunità negre, un po’ a margine, od anche (come a Washington) nel cuore stesso delle città, rappresentano il più inquieto e formicolante vivaio di quella selvaggeria nella quale la vita americana ancora attuffa le radici profonde », AM, p. 77 ; « Non aveva da ripulirsi di nessuna barbarie e selvaggeria », AM, p. 339). 8 -esco : 9 artigianesco (« In questi tratti, in queste situazioni vissute è un’atmosfera quasi direi artigianesca », BOL [1966], p. 128) ; bambinesco (« un senso di bambinesca dimessi 



















































































































1   Attestazioni della voce risultano dall’archivio del Primo tesoro : 1 C. Levi (L’orologio), 2 Moravia (I racconti), 1 D. Rea (Ninfa plebea). 2   Coniata sul modello di godereccio, la voce è attestata dal Battaglia in Gamerra, Tommaseo e Beltramelli. 3   Si trova nel Mulino del Po (cfr. Vitale 1999, p. 79). 4   La voce non è lemmatizzata dal Tommaseo-Bellini né dal Battaglia. 5   Voce attestata dal Battaglia in A. Neri, Tommaseo, D’Annunzio, Cecchi (citato un altro esempio), Montale. 6   La voce si trova nei Promessi Sposi. In Palazzeschi (I fratelli Cuccoli) si hanno 4 ricorrenze (dati del Primo tesoro). 7   Nell’archivio del Primo tesoro si hanno 3 esempi della voce : 2 Tomasi di Lampedusa (Il Gattopardo), 1 Man8 nuzzu (Procedura).   Cfr. « Lingua Nostra », xviii (1957), p. 43. 9   Nel Settecento, Baretti e Alfieri s’erano rivelati prolifici coniatori di neologismi in -esco (cfr. Migliorini 1978, pp. 559-60). Al Carducci parole di questo tipo non dovevano dispiacere se nelle Mosche cocchiere polemicamente scrive : « Le porcherie poi del Marini e compagni sono bubboni dell’infezione soldatesca fratesca e schiavesca del Seicento » (cfr. Tomasin 2007, p. 196).  













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tà », PAS, p. 74) ; caporalesco (« la diffusa e un po’ caporalesca fisicità e sessualità », LNU [1948], p. 5) ; carovanesco (« Tutta America è una formazione provvisoria e carovanesca », AM, p. 77) ; cerretanesco ‘ciarlatanesco’ (« ciò che non toglie che l’ignoranza, la pigrizia mentale, ed in pari tempo un cerretanesco desiderio del meraviglioso, facciano sì che ogni mattina, dagli angoli dei quattro venti, si sentano strombazzare le più strepitose novità », LNU [1949], p. 23) ; 1 chirichesco (« Ma l’aveva intuìto l’artista che scolpì questi teschi ; e non importa se per lui sarebbe stato arabo, a parlargli di effetti metafisici nel senso chirichesco », M, p. 116) ; 2 dilettantesco (« e in Pane quotidiano un’arietta dilettantesca smorza il fortore della terra e il puzzo di pipa della disoccupazione », AM, p. 144) ; elefantesco (« Le sue figure son mostruosi, elefanteschi balocchi », AM, p. 45 ; « altre obese e dalle gambe elefantesche », AM, p. 309 ; « Accanto alla sua mole elefantesca », M, p. 135) ; farsesco (« Ma eccettuate le lubriche anatomie in quei tiri a bersaglio, e la puzzarella di zolfo esalante dagli opuscoli sulla Donna e il Demonio, qui non trovavo che un’eresia farsesca e pacchiana », AM, p. 236) ; flammarionesco (« L’eroismo farraginoso e grottesco di quel romanzo, e la metafisica flammarionesca di queste poesie, non vietano a questi artisti di esser stati, più spesso, gli schietti creatori che son stati », PAS, p. 23) ; 3 gentilomesco* ‘tipico del gentiluomo’ (« con quella tecnica tenace ed allo stesso tempo elastica ; gentilomesca, ma pronta a qualsiasi espediente, della quale, se vogliamo esser giusti, gli inglesi debbono essere riconosciuti maestri », AM, p. 52) ; ragazzesco (« Arturo l’adora d’una adorazione ragazzesca », LNU [1957], p. 248) ; 4 umoresco (« Nel Don Giovanni, Brancati immaginò una città cui aveva messo nome Catania, ma che con la vera Catania non aveva che un rapporto vagamente paesistico e umoresco », LNU [1955], p. 192 ; « ai quali, non molto tempo dopo, erano seguiti i capitoli, tra il vero e proprio racconto e la divagazione umoresca, intitolati : ‘‘Basso profondo’’ », LNU [1957], p. 257 ; « Un corrido classico è quello dei Combates de Celaya, vero ‘‘cantare di gesta’’, a contrasti tragici e umoreschi », M, p. 90 ; « una visita di vecchie beghine, vero congresso di streghe, offre materia ad uno dei componimenti non altamente lirici come Luvina, ma certamente più bizzarri e umoreschi », BOL [1965], p. 93) ; 5 zingaresco (« Se ne accentuano anche qui usi di vita che hanno dello zingaresco », M, p. 72 ; « scapigliata, monella, con una sua tenerezza e oserei dire una sua volgarità ugualmente genuine, col suo petulante e sfacciato arrivismo, ed il suo romanticismo zingaresco », LNU [1953], pp. 84-85) ; zuccolesco (« L’idea di una sua novella potrà qualche volta parere vagamente pirandelliana. Lo schema d’un’altra, zuccolesco », LNU [1950], p. 45). 6 -esimo : infinitesimo (« Questa tecnica infinitesima, in apparenza dimessa e grigiastra, fino ad ora il Vergani non era riuscito a portarla all’odierna pieghevolezza e capacità di adesione », LNU [1957], p. 261).  































































































































1   Si trova in Croce (cfr. Colussi 2007, p. 229). Cerretano si legge in Cantù (cfr. Zangrandi 2002, p. 163) e in Nievo (cfr. Mengaldo 1987, p. 236). Cfr. « Lingua Nostra », xiii (1952), pp. 95-6 ; Migliorini 1957, pp. 272-77 e 1978, p. 294. 2   Riferimento a Giorgio De Chirico (1888-1978). L’abitudine di affiggere il suffisso -esco a cognomi di pittori è propria di Roberto Longhi (cfr. Mengaldo 2005, p. 98). 3   Cecchi si riferisce a Nicolas Camille Flammarion (1842-1925). Gli aggettivi da nomi propri sono ricorrenti nella prosa letteraria di primo Novecento (si vedano le osservazioni di Migliorini 1968, p. 328). 4   Migliorini (1978, p. 559) segnala la voce tra i « neologismi momentanei » di Baretti. Nel 1817 Leopardi così scrive a Pietro Giordani : « accusato di politica ragazzesca verso un amico » (Lettere : dati LIZ). La voce è usata da Bacchelli nel Mulino del Po (cfr. Vitale 1999, p. 79), da Croce (cfr. Colussi 2007, p. 229, n. 1) e da Bufalino (Le menzogne della notte : dati del Primo tesoro). 5   Un’attestazione della voce (Arbasino, L’anonimo lombardo) emerge dal corpus del Primo tesoro. 6   Probabile riferimento a Luciano Zuccoli (Calprino 1868-Parigi 1929), giornalista e romanziere.  



















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-essa : fattoressa (« Una donna di poco varcata la quarantina, accesa in volto, i capelli a crocchia, gagliarda, una vera fattoressa », AM, p. 202). 1 -ettare : ballettare (« Si vedeva la barbetta rada ballettargli lungo lo zigomo scarno », M, p. 77) ; 2 scoppiettare (« Nella gran distanza, il battere degli zoccoli e lo scocco della palla fanno l’effetto d’un lungo scoppiettare di scintille che stracciano l’aria secca ed elettrizzata », M, p. 125) ; zampettare (« Non faceva che zampettare dall’uno all’altro cavallo, fermandoglisi davanti con aria interrogativa », AM, p. 201). -etto : 3 arietta (« Nonostante un’arietta di nuova depressione, l’industria Ford si mantiene florida », AM, p. 26 ; « e in Pane quotidiano un’arietta dilettantesca smorza il fortore della terra e il puzzo di pipa della disoccupazione », AM, p. 144) ; 4 blusetta (vd. sotto le voci adattate) ; cambialetta (« E così firmano perfino una cambialetta », LNU [1954], p. 140) ; casetta (« All’ultimo piano d’una casetta di legno », AM, p. 155 ; « Ciascuno si sforzò che la sua casetta facesse la meglio figura », AM, p. 171) ; crudetto (« Ma sull’ambiente di Gressoney, di Courmayeur e sul Carducci nella cerchia della regina, sono anche frasi, crudette, di Re Umberto », LNU [1953], p. 85 ; « Ma si vede che alla morte di Lincoln l’annata fu secca e crudetta », AM, p. 18 ; « Da canonico a pugilista, la sostituzione può sembrare crudetta », AM, p. 25) ; cucinetta (« La padrona sbuca dalla cucinetta dove sta trafficando in grembiule, come una massaia », AM, p. 156) ; deschetto (« Strette negli scialli come le Marie d’una Deposizione, alcune povere donne stavano accosciate, ognuna accanto al suo deschetto », M, pp. 165-66) ; 5 elmetto (« gli elmetti coloniali col riverbero verde », AM, p. 330) ; filmetto (« Seguiva un filmetto, a fine lieto e morale, sulle avventure d’una dattilografa insidiata dal capufficio », AM, p. 197 ; « Anche qui uscivano due figuri, a vendere carta stampata, ma amena, e filmetti tascabili », AM, p. 198) ; fornelletto (« alla monotonia, anche più orrenda, del fornelletto a gas », AM, p. 119) ; giacchetto (« in vestituccio rosa e giacchetto azzurro », AM, p. 218) ; gobbetto («con quella subdola aria di gobbetto e furfantello», M, p. 56); magretto (« Si finisce col vedere un Parini tutto in marmo di Carrara, o candido stucco di bassorilievi neoclassici, con alati amorini, efebi magretti e ricciuti », LNU [1952], p. 62 ; « Una assistente, magretta e biondastra, biancovestita, recava dalla cucina una vivanda », AM, p. 67) ; marcetta (« La banda militare attacca una spavalda marcetta », M, p. 83) ; muretto (« Da qualche muretto si guardava dentro certi cortilucci, o, a così chiamarli, giardini », AM, p. 171) ; musichetta (« Una musichetta suonava sotto al portico », AM, p. 338) ; negretto (« di nuovo si ricevette il saluto dei due negretti di ghisa », AM, p. 204) ; occhietto (« e nell’intarsio delle rughe gli occhietti senza cigli luccicano fissamente come occhi di serpi », AM, p. 61) ; ometto (« Lo dànno come un ometto modesto », M, p. 94) ; paesetto (« viveva in un paesetto del Veneto », M, p. 15) ; passetti (« camminando a passetti saltellanti », M, p. 155) ; pezzetto (« Da un pezzetto dormicolavo », AM, p. 330) ; rozzetto (« Ha visto nascere la raccolta, e crescerle intorno l’interesse d’un pubblico abbastanza speciale, rozzetto anzi che no, ma vivace e numeroso », AM, p. 90) ; scaletta (« nelle strettoie della scaletta », M, p. 152) ; scialletto (« scialletti corti e ingrinziti », M, p. 159) ; servetta (« Entra Doris, servetta messicana », M, p. 43) ; stradetta  

































































































































































































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  5 esempi della voce si trovano in Palazzeschi (I fratelli Cuccoli) : dati del Primo tesoro.   Stando al corpus del Primo tesoro, la voce si trova in Cancogni (Allegri, gioventù) e in Alvaro (Quasi una 3 vita).   Sui diminutivi in -etto cfr Rainer 1990, pp. 207-18. 4   Vitale (2006, p. 145) riscontra la voce nell’epistolario carducciano. 5   La voce, presente nella ventisettana (4 ricorrenze), non figura nella quarantana ; in due casi è sostituita con panchetto (dati LIZ). Nei narratori del Novecento, interrogando l’archivio del Primo tesoro, si trovano 10 esempi : 5 C. Levi (L’orologio), 1 Buzzati (Sessanta racconti), 3 Bassani (Cinque storie ferraresi), 1 Brignetti (La spiaggia d’oro).  

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(« Nei rigagnoli delle stradette », M, p. 103 ; « e le stradette risuonano dello scalpitìo dei cavalli che vanno all’abbeverata », M, p. 123) ; 1 strofetta (« A volte, nel passeggiare, canticchia qualche strofetta », AM, p. 195) ; torcetto ‘torcia’ (« Dove son capanne o villaggi, gli orticelli hanno siepi di cactus che crescono in forma di torcetti con forti spigoli », M, p. 123) ; 2 turchinetto (« E le sue palpebre erano intrise di azzurro, d’un azzurro carico come il turchinetto da bucato », AM, p. 328) ; valletta (« Ora i cavalli riposavano al sole, in una valletta», M, p. 69) ; violetto (« Fra i pezzi principali del museo, nell’ultima stanza, era la figura d’un santo vescovo, benefattore degli indù composto nel feretro, in paramenti violetti », AM, pp. 298-99 ; « La veste violetta, come una toga necromantica, cosparsa di semi da carte di giuoco », AM, p. 319). -evole : 3 accomodevole (« ‘‘purgando’’ il partito democratico da elementi che, in questi anni, si dimostrarono poco accomodevoli, o addirittura ribelli », AM, p. 214) ; festevole (« […] a cantare le vicende festevoli dei loro pastori », PAS, p. 33) ; 4 fuggevole (« Altre volte quasi si dubita se la memoria possa davvero servirlo a tal punto, da restituirgli, intatta, la fuggevole marezzatura di quel tramonto », LNU [1953], p. 78 ; « nei tratti più fuggevoli e minuziosi », AM, p. 112 ; « per arrestarvi un’impressione fuggevole », PAS, p. 35) ; 5 giovevole (« di ciò ch’è giovevole, encomiabile e morale », AM, p. 93) ; malagevole (« Sforzature di tono, e vere e proprie cadute in un umorismo piuttosto bolso, si hanno particolarmente dove il d’Annunzio pretende di supplire alla autenticità della memoria con qualche malagevole invenzione burlesca e grottesca », BOL [1966], p. 101) ; rimarchevole (« I dipinti rimarchevoli, e alcuni addirittura belli, vanno a prezzo vile », M, p. 54 ; « facendolo scaricare con una tecnica la cui elementarità e la cui sicurezza erano certamente rimarchevoli », AM, p. 67) ; scherzevole (« senza battere le strade oblique della rettorica, delle ironie scherzevoli, del pietismo », ROM, p. 47) ; 6 sfuggevole (« per quella natura chiusa, sfuggevole del sovrano », BOL [1966], p. 146) ; spaventevole (« non mostrano il teschio o il volto spaventevole », PAS, p. 49 ; « in una terra generosa e spaventevole », AM, p. 243 ; « Hanno sentito fischiare il serpente nella spaventevole notte messicana », AM, p. 318) ; 7 strabocchevole (« Ricchi, addirittura strabocchevoli, i musei, pubblici e privati, d’arte antica e moderna », AM, p. 15). 8 Citiamo qui anche l’avverbio scherzevolmente (« volevo alludere, scherzevolmente, a un suo amore di quelle certe minuzie meno conclusive di cui si parlò in una delle ultime lettere, etc. », CP [1923], p. 43).  









































































































































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  Stradette si legge in Loria (cfr. Baggio 2004, p. 120).   Il Battaglia (s.v. torcetto1, n. 1) offre un’ampia documentazione : Ordinamenti intorno agli sponsali ed ai mortori, Vita di s. Girolamo, B. Giambullari, R. Borghini, Marini, Menzini, Alfieri, Manzoni (Pr. Sp.), Collodi, Pirandello, Cecchi (citato un altro esempio). 3   In Cecchi il suffisso appare prolifico. Luca Serianni (1993, p. 538), a proposito delle Notti romane di Alessandro Verri, osserva che « la coloritura arcaizzante si fonda sugl’ingredienti consueti, per esempio quei suffissati in -evole che erano stati cari qualche decennio prima pure al Vico ». Predilezione per questo modulo suffissale mostrano Leopardi (cfr. Vitale 1992a, pp. 157-58), Giordani (cfr. Serianni 2000a, pp. 256-57), Bresciani (cfr. Picchiorri 2008, pp. 283-84), Carducci (cfr. Vitale 2006, p. 157), D’Annunzio (cfr. Coletti 1989, p. 67 ; ivi si segnala anche la ricorsività degli aggettivi in -oso e dei sostantivi in -mento e -ura). Sui suffissati in -evole cfr. Patruno 2003. 4   Si trova in Loria : si vedano le attestazioni fornite dalla Baggio (2004, pp. 80-1). Esempi della voce risultano anche dall’archivio del Primo tesoro : 2 Ottieri (Donnarumma all’assalto), 4 Bellonci (Rinascimento privato) e 1 Siciliano (I bei momenti). 5   La voce, usata da Loria (cfr. Baggio 2004, pp. 80-1), è ricorrente nei cento romanzi del Primo tesoro : documentate 38 occorrenze. 6   Un esempio della voce è archiviato dal Primo tesoro (Maria Bellonci, Rinascimento privato). 7   Si trova in Loria (cfr. Baggio 2004, pp. 80-1). 8   Picchiorri (2008, p. 284) attesta la voce nel Bresciani. 2















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-ezza : arditezza (« nel tempo che ai giovani arridono le prime arditezze pseudointellettuali », LNU [1954], p. 152) ; assolutezza (« […] la filosofia idealistica, la quale s’è affermata negli ultimi anni, con una assolutezza […] », PAS, p. 70) ; bianchezza (« il grande corpo appariva più bianco, d’una trascendente bianchezza, e vuotato fin dell’ultima gocciola di sangue », AM, p. 323 ; « E dà risalto alla gelida bianchezza dei marmi disseminati nel parco », M, p. 75) ; bruschezza (« Ed il pubblico viene a grado a grado assuefacendosi all’audacia di certi scorci, alla bruschezza di certe spezzature, alla sommarietà di certe notazioni », LNU [1953], p. 96 ; « La cordialità del fondo, la sincera modestia non escludevano una certa campagnola bruschezza nel tratto », BOL [1966], p. 126) ; cupezza (« Se ne produceva un effetto di boschereccia cupezza, da pensare alle baracche degli antichi pionieri », AM, p. 220) ; inquietezza (« la sua feconda inquietezza », ROM, p. 187) ; 2 mutevolezza (« Nella mutevolezza dei propositi, è la sua idea più persistente », ROM, p. 166) ; nerezza (« Dalle rosee, innocenti trasparenze dell’alba sopra i nevai, all’accagliata nerezza d’un sangue delittuoso », AM, p. 327) ; pallidezza (« Muraglie e piante avevano una sorta di porosa pallidezza », M, p. 74) ; pieghevolezza (« Questa tecnica infinitesima, in apparenza dimessa e grigiastra, fino ad ora il Vergani non era riuscito a portarla all’odierna pieghevolezza e capacità di adesione », LNU [1957], p. 261) ; placidezza (« la magnifica placidezza », ROM, p. 207) ; squallidezza (« nella squallidezza circostante », ROM, p. 28) ; tozzezza (« Questa tozzezza, questa fissità, si ritrovano in tutte le creature del Wordsworth », ROM, p. 217) ; vuotezza (« nella stessa quasi assoluta vuotezza », ROM, p. 107). 3 -fero : mortifero (« la mortifera coda », M, p. 148). 4 -gero : 5 belligero (« la sua belligera compagnia », ROM, p. 49). -ibile : incorruttibile (« Lo sentivo come una sbarra, un prototipo, di soprannaturale metallo, gelido e incorruttibile, piantato nella terra molliccia », AM, p. 194) ; ineccepibile (« Ogni messinscena d’alberi, sterpi, acque, dirupi, ineccepibile fino all’ultimo grano di sabbia », AM, p. 17) ; inintelligibile (« Ma costì si direbbe d’ascoltare una storia che germina in un’acre cecità fisiologica, per una fatalità ancora inintelligibile, senza forma », M, p. 176) ; insoffribile (« Quando questo lume è diventato insoffribile e odioso, possiamo tornare con fiducia a quelle fiamme quasi celate », ROM, p. 193) ; irascibile (« e vi sostituisce una sbrigativa, irascibile giustizia e moralità », LNU [1954], p. 174). -icchiare : canticchiare (« se la ‘‘radio’’ non canticchia a far loro compagnia », M, p. 169 ; « A volte, nel passeggiare, canticchia qualche strofetta », AM, p. 195) ; dormicchiare (« Parte dormicchiavano, pigiati come alla prèdica », M, p. 37 ; « Ma con quel ronzino peloso, color caffè e latte, che ancora dormicchiava aspettando d’esser sellato, con lui sentivo che mi sarei trovato bene », M, p. 66) ; 6 mordicchiare (« Qui sta la loro enormità ed incredibilità, per noi europei ; che al massimo possiamo accettare, con velame d’estetismi, il 1









































































































































































1   Suffisso nominale prolifico nell’epistolario carducciano (cfr. Vitale 2006, p. 157) e nella prosa del Bresciani (cfr. Picchiorri 2008, pp. 282-83 e n. 239). 2   Dal Primo tesoro emergono 3 esempi della voce (1 Gadda, Novelle dal ducato in fiamme ; 2 Di Lascia, Passaggio in ombra). 3   La voce sopravvive nella narrativa del Novecento : l’archivio del Primo tesoro offre 2 esempi di De Carlo (Uccelli da gabbia e da voliera) e 1 della Ferrante (L’amore molesto). 4   Maurizio Vitale (1992b, p. 124) segnala la voce in Giovanni Filoteo Achillini ; Leopardi la usa nelle Operette morali (cfr. Vitale 1992a, p. 169), Bacchelli nel Mulino del Po (cfr. Vitale 1999, p. 70). Stando al corpus del Primo tesoro, si hanno 3 esempi di mortifero in Eco (Il nome della rosa), 1 in P. Levi (La tregua), 1 in Cardarelli (Villa tarantola), 1 in Moravia (I racconti). Su -fero cfr. « Lingua Nostra », i (1939), pp. 5, 108. 5   Cfr. « Lingua Nostra », i (1939), pp. 108-09. 6   La voce si trova nell’epistolario carducciano (cfr. Vitale 2006, p. 156).  













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levriero che mordicchia il pettine di tartaruga bionda, nella Leda senza cigno », AM, p. 258). -iccio : bianchiccio (« Si vedeva una lingua corta, paralitica, dal colore bianchiccio, patinoso », M, p. 39 ; « Salmodiando con vocine di gatto, saltellavano intorno a un’enorme caldaia da cui saliva un fumo bianchiccio », AM, p. 137 ; « Sbarrati gli occhi bianchicci, le scimmie si spulciavano, in attesa di ripartire », AM, p. 238) ; 1 colaticcio ‘sostanza che cola’ (« una malinconia di finestre e vetrate che ricevevano un colaticcio di luce dai cortili dove sudicia e pesta si squagliava la neve », AM, p. 126) ; 2 lividiccio (« e nell’alba lividiccia si vedevano sulle terrazze larve di dormenti sgrovigliarsi e sorgere da giacigli improvvisati », AM, p. 10 ; « ma da quel cielo lividiccio poteva uscire qualsiasi sorpresa », AM, p. 199) ; 3 malaticcio (« Erede malaticcio dell’erudito e misantropo conte Edvino », LNU [1955], p. 216 ; « Contro Fede e Bellezza nell’aspetto linguistico, e nel dissidio fra una latente, malaticcia sensualità e le continue aspersioni misticheggianti », LNU, p. 308) ; molliccio (« È la utilizzazione mondana della sensualità, dello spasimo, e del tenebroso e molliccio anarchismo morale dei negri », AM, p. 78 ; « Lo sentivo come una sbarra, un prototipo, di soprannaturale metallo, gelido e incorruttibile, piantato nella terra molliccia », AM, p. 194) ; nericcio (« Quanto agli alligatori, per ora, non si distingueva che un brulichìo di piastre nericce », M, p. 36 ; « Io pensavo a cotesti canali, percorsi da venti implacabili, che laminano il ghiaccio nericcio sull’asfalto, facendolo diventare duro come acciaio », AM, p. 130) ; rossiccio (« Era illuminato da due o tre lampadine di luce rossiccia », AM, p. 238) ; sudaticcio (« tutto ciò trasportato in un’atmosfera sudaticcia e facinorosa da rivoluzioni d’America Centrale », AM, p. 292) ; turchiniccio (« alla luce turchiniccia delle lampadine da notte », AM, p. 205 ; « Rastrellato di lividure turchinicce e di piaghe vermiglie, il corpo sembrava anche più bianco, e vuotato dell’ultima gocciola di sangue », AM, p. 321) ; umidiccio (« e mi pareva di sentire l’odore umidiccio delle bozze di stampa », AM, p. 213) ; verdiccio (« Tre figure di soldati federali, uno ferito a morte, con gli occhi appannati e verdicci che cercavano la bandiera », AM, p. 295). -ico : 4 agonico ‘tipico dell’agonia’ (« Era riprofondato nel suo agonico torpore », AM, p. 323) ; 5 labirintico (« abitano una labirintica località sotterranea e paludosa alla periferia di Roma », LNU, p. 316) ; 6 pachidermico (« con pachidermica lentezza », AM, p. 53) ; tubercolotico (« L’aria era intrisa di un tanfo di legno imporrato, così pungente che rammentava l’odore tubercolotico del guaiacolo », AM, p. 245). -ino : 7 angiolino (« Angiolini di marmo che recano la face capovolta», M, p. 120) ; assettatino (« Uno scricchiolio esibito in una miniatura tutta leccata e assettatina », PAS, p. 74) ; 8 automobilino (« egli si serve di un automobilino lillipuziano, color giallo », M, p. 26) ;  

















































































































































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  Cfr. « Lingua Nostra », vii (1946), p. 17 ; xviii (1957), p. 8.   Termine disusato, attestato dal Battaglia (s.v., n. 3) in Legge generale del sale, Targioni Tozzetti, Tramater, D’Annunzio, Cicognani, Cecchi. 2 esempi emergono dall’archivio del Primo tesoro (Alvaro, Quasi una vita ; Romano, Le parole tra noi leggere). 3   Voce d’impronta dannunziana (Coletti 1989, p. 67 la segnala nella Leda). 4   Suffisso d’origine greca : si vedano le osservazioni di Migliorini 1990, pp. 165, 199-212. 5   Migliorini (1990, p. 201) inserisce la voce tra le « coniazioni europee degli ultimi secoli, ignote ai Greci ». Il Deli (s.v. agonia) la fa risalire al 1945 (G. Manzini). Il Primo tesoro offre due esempi di Bevilacqua (L’occhio del 6 gatto).   Cfr. Migliorini 1990, pp. 201, 210. 7   Sui diminutivi in -ino cfr Rainer 1990, pp. 207-18. Si vedano anche le osservazioni di M. Cardini, L’ino del parlar fiorentino, in « Lingua Nostra », v (1943), pp. 35-8. 8   Una ricorrenza di questo diminutivo (da assettato ‘regolato, rifinito’) risulta dalla LIZ (Aretino, Dialogo). Forme siffatte rispondono all’intento, sovente non dissimulato, di riprodurre mimeticamente la lingua pascoliana (cfr. Brusadin 1973, pp. 64-65).  





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becerina ‘donnetta dai modi volgari’ (« Gruppi, sfilate di vispe becerine in costume da bagno », AM, p. 196) ; bonino (« I pennacchi, le corazze, gli schinieri, Dio bonino, di Cecil B. de Mille », AM, p. 92) ; calzoncini (« calzoncini bianchi alla zuava », AM, p. 330) ; cenerino (« Ancora senza foglie, gli alberi spiccano nerastri sulla nebbia cenerina che vapora dal fiume », AM, p. 154) ; 1 chermisino ‘di colore rosso vivo’ (« quel librarsi degli angeli chermisini sui cadaveri distesi », ROM, p. 184) ; 2 ciccina ‘carne d’uomo’ (« Stanno lì, con quelle ciccine fuori, imbarazzate come coscritti », AM, p. 196) ; 3 cimiterino (« Un grandioso cartello arancione e vermiglio, da un muro terminale sovrasta il cimiterino devastato », AM, p. 192 ; « Si passò uno dei soliti, vecchi cimiterini », AM, p. 202) ; ciuchino ‘asinello’ (« Era un ciuchino, non più grosso d’un can da pastore, pelosissimo e barbuto […] Il ciuchino si rizzava sulle gambe di dietro, ricadeva », AM, p. 201 ; « Il ciuchino trottava tutto indaffarato », AM, p. 204) ; 4 edizioncina (« in una misera edizioncina da trenta centesimi di dollaro », AM, p. 103) ; giallino (« con le giacche di cuoio e i famosi pantaloni di velluto giallino impiastricciati di tinte e sbaffati d’inchiostro », AM, pp. 222-23) ; matricolino (« Soltanto la sfrenatezza degli studenti matricolini può dare idea di quel che combinavano cotesti quarantenni », AM, p. 9) ; mimmino ‘bambino’ (« il nostro sguardo, rimosso dalla vesticciola di un mimmino o dal tergo di un pomero che si erano ficcati a chiudergli l’orizzonte, trova riaperta davanti a sé la linea vaporosa e sfumata del cielo », PAS, p. 36) ; 5 monachina (« aveva un cappello di paglia a monachina, su cui palpitavano grandi volanti di seta », AM, p. 137) ; montanino (« I casolari ritenevano delle comuni abitazioni coloniche nel nostro contado, ma con un’aria più montanina, con qualcosa dell’ovile del presepe », M, p. 17) ; 6 morticino ‘cadaverino’ (« E si sarebbe detto fosse il morticino stesso, sceso a pigliar qualche cosa che s’erano scordati di mettere per il suo viatico », M, p. 108) ; 7 pelatino (« Convalescenti, le raparono a cotenna, com’è l’uso. Erano tre peloncitas : tre buffe pelatine, tre zucchettine, tre raperine », M, p. 94) ; pilastrino (« sui pilastrini delle scale », AM, p. 60) ; pitturina (« la poesia diventa un frammento di diario ed insieme una pitturina di interno », ROM, pp. 62-3) ; polizzino ‘cartellino’ (« Tuffate in sinistre gelatine, vedevo nei gabinetti di bacteriologia le cavie a pancia aperta, con gli interiori lividi come cera, e il polizzino segnaletico d’uno o d’altro orribile morbo, da farmi rizzare  



























































































































1   Nel Battaglia si leggono esempi di Baldinucci, Targioni Tozzetti, Parini, Guerrazzi, Panzini, Cecchi (citato questo passo), Govoni. La voce si trova in Ungaretti (cfr. Mengaldo 1996, p. 214), in Silone (« Sul pendio sassoso e cenerino delle colline », Una manciata di more, Milano, 1954, p. 24) e, stando al corpus del Primo tesoro, in Brignetti (La spiaggia d’oro), De Carlo (Uccelli da gabbia e da voliera) e Angioletti (La memoria). In quest’ultimo, come in Cecchi, cenerino è riferito alla nebbia (« con una leggera nebbia cenerina »). 2   Il Battaglia (s.v., n. 1) offre esempi di A. F. Doni, Lippi, Milizia, D’Annunzio. Cfr. « Lingua Nostra », xxiii (1962), p. 43. 3   Voce scherzosa che il Battaglia (s.v. ciccia1, n. 5) attesta solo in Cicognani. 4   Si tratta di un pretto toscanismo che risale a Pinocchio di Collodi : si vedano in proposito le osservazioni di Coletti (1993, p. 279 : « Nel romanzo del burattino il toscanismo […] coincide col diminutivo »). Il Battaglia (s.v. ciuco, n. 6) dà esempi di Fagiuoli, Giusti, Cecchi, Silone. Due ricorrenze (Dessì, Paese d’ombre) risultano dal Primo tesoro. 5   Diminutivo di mimmo (« voce fanciullesca per bimbo » : Fanfani, s.v. mimmo) : un esempio cecchiano di questo toscanismo (« e voleva bene a Lalla – figliuola di padroni – come alla mimma sua ») è riportato da Brusadin (1973, p. 31), che a voci siffatte attribuisce « una funzione dialettica, quella cioè di neutralizzare con scatto naturale l’impianto aulico della prosa del critico letterario » (la citazione a p. 64). Il Battaglia (s.v. mimmo1, n. 5) dà esempi di Arlìa, Jahier, Pratolini. 6   La voce si trova nel Mulino del Po (cfr. Vitale 1999, p. 84). 7   Il Battaglia (s.v . morticino1, n. 1) attesta la voce in Capuana, Giacosa, Pascoli, Onufrio, Pascoli, D’Annunzio, Barilli, Cecchi. Altri 3 esempi novecenteschi emergono dal corpus del Primo tesoro : Di Lascia (Passaggio in ombra), Malaparte (La pelle), Alvaro (Quasi una vita).  





































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anche questi ultimi capelli », AM, p. 175) ; polverino (« al vasetto del polverino », M, p. 151 ; vd. qui sotto le Voci letterarie e non comuni) ; scarpino (« Scarpini dal tacco mezzo crollato e ferrati scarponi maschili », AM, p. 208) ; serpentino (« La teca è riempita d’un serpentino e convulsivo avvolgimento di membra lividose », AM, p. 319) ; stanzino (« In bui gabinetti, come stanzini da fotografia », AM, p. 17 ; « nel cantuccio di uno stanzino dove mi rasciugavo dopo la doccia », M, p. 159) ; teatrino (« la pedana d’un teatrino », M, p. 161) ; terrazzino (« Alla fine escono tutti in salvo sull’ultimo terrazzino », M, p. 152) ; tettino ‘visiera di un berretto’ (« E sulla fronte portava un tettino in celluloide, come gli operatori cinematografici e i giocatori di biliardo », AM, p. 234) ; 1 vecchina (« Le solite vecchine che cercavano ansiosamente di mescervi una ciotoletta di pulque, o di vendervi uno di quei sarapes a colori stridenti », AM, pp. 283-84) ; vitino (« Sbracciate, coi capelli tesi e unti in un vitino attillato che faceva risaltare la loro magrezza », AM, p. 337) ; vocina (« Salmodiando con vocine di gatto », AM, p. 137). -ismo : 2 anarchismo (« il loro anarchismo si contenta di minime frazioni di vita », AM, p. 45 ; « È la utilizzazione mondana della sensualità, dello spasimo, e del tenebroso e molliccio anarchismo morale dei negri », AM, p. 78) ; arrivismo (« col suo petulante e sfacciato arrivismo », LNU [1953], p. 85) ; asintattismo (« il monologo interiore, l’asintattismo, le parole libere, l’onomatopeia », AM, p. 111) ; babilonismo (« E le moli dei grattacieli non rappresentavano, secondo lui, che l’estrema enfiagione del volontarismo e babilonismo contemporaneo », AM, p. 10) ; barocchismo (« Il selvaggio barocchismo amoroso », AM, p. 99) ; borghesismo (« diranno cose comunissime e del più insipido borghesismo », AM, p. 117) ; byronismo (« reagiva al wertherismo e al byronismo con una erotica flessilità scherzosa », ROM, p. 242) ; caporalismo (« Il caporalismo m’ha sempre dato ai nervi », M, p. 167) ; cattolicismo (« riguardo al cattolicismo del Brophy », AM, p. 50) ; conservatorismo (« Anche questo scrittore compié la parabola dal rivoluzionarismo e dalla pantisocrazia al conservatorismo », ROM, pp. 267-68) ; cubismo (« E che, dalla gelida accademia, dallo squallido fotografismo, saltano a Picasso, al cubismo, all’espressionismo tedesco, al falso primitivismo uso Rivera, una volta si siano messi in testa, come dicon loro, di dipingere alla moderna », M, p. 137) ; 3 diabolismo ‘comportamento diabolico’ (« a proposito delle stramberie del padre del Narenza, o dei diabolismi dell’infame Remorsella », LNU [1953], p. 74) ; 4 didattismo (« il suo didattismo è tutto penetrato della sua particolare, cauta e sofferente psicologia », ROM, p. 64) ; 5 dilettantismo (« Lo spirito della ricerca quasi più che poetico è d’un gentile dilettantismo scientifico descrittivo », ROM, p. 207) ; espressionismo (vd. sopra cubismo) ; estetismo (« gli avrebbe piuttosto giovato d’esser corretto da un po’ d’estetismo, di parnassismo », ROM, p. 261) ; fotografismo (vd. sopra cubismo) ; gangsterismo (« qualche episodio a carattere di gangsterismo », AM, p. 48) ; illusionismo (« E dal punto di vista del godimento artistico, cui devesi pur concedere un certo illusionismo, converrebbe forse non li sviscerare poi troppo », LNU [1953], p. 88) ; lirismo (« Era un lirico che diffidava del lirismo, e si attaccava controstomaco alla realtà infima, per  

























































































































































































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  Il Battaglia attesta la voce (s.v., n. 4) in Cantù, Verga, Jahier.   Migliorini (1990, p. 167) osserva come -ismo sia prolifico di « creazioni momentanee e effimere ». L’utilizzazione polemica dei suffissati in -ismo è segnalata da Serianni (1989c, pp. 355-57). Si vedano anche le osservazioni di Trifone 1984, pp. 253-59. Sulla produttività del suffisso negli ultimi anni insiste Frenguelli 2008, pp. 37-8. 3   Non rari in Cecchi i suffissati in -ismo in sequenza : vd. ad esempio LNU [1954], p. 152 : « nel tempo che ai giovani arridono le prime arditezze pseudointellettuali, e come Clara, scuoprono la Mansfield e altri autori nuovi, l’atonalismo, il nudismo, l’esotismo, il diavolo a quattro, e si allenano per le scappate future ». 4   Il Battaglia dà esempi di Papini e G. Raimondi. Cfr. anche diabolista in « Lingua Nostra », xviii (1957), p. 43. 5   Il Battaglia attesta la voce solo in Soffici. 2

















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non aver delusioni », ROM, p. 272) ; macchinismo (« i tiranti e le pulegge del macchinismo oratorio », LNU [1953], p. 88) ; 1 medievalismo (« pedestri naturalisti, od eclettici che combinavano il medievalismo, l’orientalismo e il naturalismo », ROM, p. 267) ; militarismo (« Il militarismo che, rinunciando ai vecchi colori operettistici, nei tipi dei soldati e nelle uniformi si presenta con aspetto quasi giapponese », M, p. 110) ; naturalismo (vd. sopra medievalismo) ; nichilismo (« nel quale l’ebraica angoscia si amalgama col mistico nichilismo indiano », LNU [1954], p. 156) ; orientalismo (« va cercata per il Coleridge una formula esprimente un più capace e puro orientalismo », ROM, p. 143) ; parnassismo (vd. sopra estetismo) ; 2 pietismo (« senza battere le strade oblique della rettorica, delle ironie scherzevoli, del pietismo », ROM, p. 47) ; pionierismo (« il peso, tutt’altro che inerte, d’antiche tradizioni del pionierismo puritano », AM, p. 53) ; platonismo (« Ma invece di aprir bocca e parlare di misteriose predestinazioni e di platonismo astrale », AM, p. 117) ; praticismo (« questa poesia si incontra con la aspirazione didattica o rivoluzionaria, nel praticismo della quale può più facilmente illudersi », ROM, p. 201) ; primitivismo (vd. sopra cubismo) ; prossenetismo ‘comportamento da ruffiano’ (« Non ho mai visto, sotto etichetta legale, più equivoco miscuglio d’igiene da quarta pagina, prossenetismo e ipocrisia », AM, p. 197) ; 3 psicologismo (« senza lasciar rompere fuori rozzamente lo psicologismo e il quaccherismo più tardo », ROM, p. 224) ; puritanismo (« le cautele e i sospetti del vecchio puritanismo », AM, p. 43) ; quaccherismo ‘puritanesimo’ (vd. sopra psicologismo) ; rivoluzionarismo (vd. sopra conservatorismo) ; sadismo (« il sadismo di Steinbeck », AM, p. 105) ; seicentismo (« un seicentismo e barocchismo dell’orripilante », AM, p. 113) ; sonnambulismo (« camminano come in sonnambulismo », ROM, p. 148) ; specialismo (« cercano nello specialismo, nel tecnicismo, la poesia », ROM, p. 239) ; stalinismo (« E pretendono che ciò sia la più bella dimostrazione di come essi s’imbuscherano di tutto lo stalinismo », AM, p. 273) ; tecnicismo (vd. sopra specialismo) ; torismo ‘conservatorismo, tradizionalismo’ (« Passato dalla ideologia giacobina a un torismo da gentiluomo di campagna », ROM, p. 242) ; 4 unionismo (« quanto alla vera natura dell’unionismo americano », AM, p. 49) ; volontarismo (vd. sopra babilonismo) ; wertherismo (vd. sopra byronismo). -ista : 5 articolista (« E l’articolista non trovava meglio che presentare coteste novità dentro una cornice di ville scricchiolanti e tarlate », AM, p. 216) ; canzonettista (« sgattaiolava per un viottolo verso la città, dove la canzonettista si esibiva sul palcoscenico d’un caffeuccio », AM, p. 137) ; 6 dodecafonista (« Non senza essersi prima incapriccito di Clara, questo dodecafonista della malora scanna Rosalìa, e anche lui si affoga », LNU [1954], p. 150) ; odorista ‘raffinato intellettuale incline alle sinestesie’ (« avevo accennato a quei raffronti  

























































































































































1   8 ricorrenze della voce si contano nella Storia della letteratura italiana di Francesco De Sanctis (dati LIZ). Un esempio (Ottieri, Donnarumma all’assalto) risulta dal corpus del Primo tesoro. 2   Variante di parnassianismo e parnassianesimo, attestata dal Battaglia in Soffici e Bacchelli. 3   Un solo esempio (Sciascia) si legge nel Battaglia (s.v., n. 1). 4   Voce della politica (ingl. : toryism) che il Battaglia documenta in Dizionario universale delle arti e delle scienze, Mazzini, B. Croce, Gramsci. 5   -Ista, propriamente suffisso d’agente, non di rado in Cecchi ha valore di aggettivo : vd. ad esempio classicista (« Non è più perseguita nella preziosità dei suoi aspetti minuziosi, nei particolari strani della vita zoologica o vegetale di cui si poteva giovarsi a evitare il generico della tradizione classicista », ROM, p. 213) ; espressionista (« E nella Dietrich la voce roca e viziosa, audaci accentuazioni del gesto, fanno pensare al gusto espressionista », M, p. 31) ; impressionista (« a poco a poco si orienta nel movimento artistico ch’è succeduto alla grande pittura impressionista », LNU [1955], p. 220). 6   La voce mantiene qualche vitalità nel romanzo del Novecento : 5 occorrenze sono archiviate dal Primo tesoro (Alvaro, Quasi una vita ; Moravia, I racconti ; Cialente, Le quattro ragazze Wieselberger ; Gorresio, La vita ingenua ; Mazzucco, Vita).  





























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fra certi atteggiamenti del Magalotti, e la sensibilità dei decadenti postbaudeleriani, illuminazionisti, odoristi, etc. », CP [1922], pp. 39-40) ; 1 paesista (« come in uno di quegli abbozzi violenti, tracciati alla brava da qualche paesista di coraggio », PAS, p. 35 ; « Nessuno se non certi paesisti modernissimi trasferì la intima realtà della cosa, l’essenza vitale della cosa nell’arte così intattamente », ROM, p. 263) ; piazzista (« Gaspero Barbera fino a passati i venti anni, si occupò come commesso e piazzista presso varie ditte piemontesi », LNU [1954], p. 163) ; proibizionista (« in casa di proibizionisti », M, p. 24) ; pugilista (« Da canonico a pugilista, la sostituzione può sembrare crudetta », AM, p. 25) ; 2 ritrattista (« Viani è il poeta e ritrattista degli internazionalisti delusi ma indomiti », LNU [1953], pp. 104-05). -istico : 3 associazionistico (« quelle sperimentali note associazionistiche », ROM, p. 229) ; automobilistico (« quest’America così guizzante, ginnastica, dinamica, automobilistica », AM, p. 46) ; 4 intellettualistico (« pastoie intellettualistiche di varia natura », ROM, p. 229) ; 5 modernistico (« Il mobilio era uno strano accozzo di vecchio borghese e modernistico », AM, p. 293) ; novellistico (« Un fatto storico, nella sua coscienza, rimane frivolmente novellistico, aneddotico, pittorico, esornativo », PAS, p. 85) ; operettistico (« Il militarismo che, rinunciando ai vecchi colori operettistici, nei tipi dei soldati e nelle uniformi si presenta con aspetto quasi giapponese », M, p. 110) ; paesistico (« combina aggraziatamente una vagula malinconia con il nuovo senso paesistico, quasi fino dalle prime Ecloghe persiane », ROM, p. 45 ; « Nel Don Giovanni, Brancati immaginò una città cui aveva messo nome Catania, ma che con la vera Catania non aveva che un rapporto vagamente paesistico e umoresco », LNU [1955], p. 192) ; pragmatistico (« di quella pragmatistica violenza che gli inglesi trasportano d’istinto nella vita intellettuale », ROM, p. 246). 6 -ità : 7 anfrattuosità (« Anche le ironie, mordacità e moralità, frequentissime (e su cui torneremo), sono tenute e rimangono in sordina, fra le pieghe e le anfrattuosità di questa scrittura », LNU [1957], p. 284) ; aristocraticità (« Alla loro barbara aristocraticità », M, p. 140) ; calorosità (« La calorosità e la foga sensuale non impedirono che il Burns si sentisse turbato dalle questioni religiose sempre vive in Iscozia », ROM, p. 84) ; chiarità (« nella chiarità del vuoto cielo mattinale », PAS, p. 38) ; cordialità (« La cordialità del fondo, la sincera modestia non escludevano una certa campagnola bruschezza nel tratto », BOL [1966], p. 126) ; dimessità (« un senso di bambinesca dimessità », PAS, p. 74) ; elementarità (« facendolo scaricare con una tecnica la cui elementarità e la cui sicurezza erano certamente rimarchevoli », AM, p. 67) ; epicità (« Il concitamento lirico di Foscolo e di Carducci […] cede alla tranquillità artifiziosamente epica, epica di una epicità di riflesso », PAS, p. 85) ; fisicità (« la diffusa e un po’ caporalesca fisicità e sessualità », LNU [1948], p. 5) ; flessilità (« reagiva al wertherismo e al byronismo con una erotica flessilità scherzosa », ROM, p. 242) ; giovanilità (« Restò sempre tutto istinto, in una perpetua gio 



























































































































































1   Esplicito riferimento a Magalotti, da cui partono le attestazioni del Battaglia (ivi esempi anche di L. Bellini e Salvini). 2   Esempi della voce sono offerti dal Primo tesoro : 3 Calvino (Ultimo viene il corvo), 2 Moravia (Il conformista), 1 Chiara (L’uovo al cianuro). Cfr. Migliorini 1990, p. 171. 3   Si vedano ora le osservazioni di Colussi (2007, pp. 243-49) sull’uso che di questo suffisso aggettivale fa Croce. Cfr. Migliorini 1990, pp. 165-86. 4   La fortuna di automobilistico nel primo Novecento è ricordata da Migliorini (1990, p. 165 : « l’uso s’è pronunziato per automobilistico »). Dal Deli (s.v. auto-1) la voce è fatta risalire al 1905 (Panzini). 5   Voce presente in Croce : cfr. Colussi (2007, p. 246) e le attestazioni ivi citate. 6   Un esempio della voce (Tomasi di Lampedusa, Il Gattopardo) è archiviato dal Primo tesoro. 7   Altri astratti in -ità (morbidità, cerebralità, ecc.) sono citati da Mengaldo (2005, p. 82) che sottolinea in Cecchi la « tendenza all’astrazione intellettualistica ».  













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vanilità », ROM, p. 86) ; grandiosità (« si drappeggiano in lembi di storie familiari che in quell’aura esaltata assumono una grandiosità fosca e misteriosa », LNU [1953], p. 96) ; identità (« l’omogeneità diventa addirittura identità, prolissità, unicità », PAS, p. 79) ; intimità (« e forse si schiude a chi si curi di scendere pazientemente nell’intimità di sottintesi, di adombramenti […] », PAS, p. 69) ; liricità (« Nulla più grottesco del contrasto fra la metafisica liricità di questi suoni e la prosaica puerilità dell’azione e del racconto », AM, p. 138) ; meccanicità (« Questa meccanicità della locomozione assume più forte risalto dall’aspetto tra patriarcale e platonico della capitale », AM, p. 153) ; 2 moralità (vd. sopra anfrattuosità) ; mordacità (vd. sopra anfrattuosità) ; omogeneità (vd. sopra identità) ; perennità (« Egli fa diventar sublime una figura, comunicandole una sorta di perennità arborea », ROM, p. 263) ; placidità (« in una placidità rappresentativa », PAS, p. 68) ; pretenziosità (« Il taglio del suo vestito nocciola, la sbeccatura discreta alla tesa del cappello, avevano poco o niente della paina pretenziosità che tradisce l’uomo civilizzato appena da ieri », AM, p. 292) ; prolissità (vd. sopra identità) ; puerilità (vd. sopra liricità) ; rusticità (« Nella sua sgargiante e verniciata rusticità, l’albergo centrale del Parco ha qualcosa di stonato », M, p. 11) ; scherzosità (« scherzosità leggiadrissima », ROM, p. 74) ; senilità (« senza nulla della generica e secca senilità dei saggisti, sermonieri e satirici latineggianti », ROM, p. 64) ; 3 sessualità (vd. sopra fisicità) ; timidità (« È il riflesso d’una latente timidità mentale », AM, p. 43) ; 4 turgidità (« un romantico di turgidità feconda », PAS, p. 92) ; unicità (vd. sopra identità). -ivo : convulsivo (« La teca è riempita d’un serpentino e convulsivo avvolgimento di membra lividose », AM, p. 319) ; immaginativo (« Ma un’appercezione a un tempo più chiara e immaginativa della vita, la troviamo nel ‘‘poeta gentiluomo’’ : Mercutio, Horatio », ROM, p. 173). -izzare : 5 americanizzare (« per americanizzarli nelle midolla, se oriundi stranieri », AM, p. 24) ; democratizzare (« La interiorità è democratizzata nella tradizione protestante », ROM, p. 200) ; famigliarizzare (« le soavi creature, Maria e Rachele e le compagne, nel mistico convento sulla montagna cerulea, famigliarizzano la loro ingenuità ai pensieri della vita immortale », PAS, p. 49) ; gargarizzare ‘gorgogliare’ (« Bolle d’aria fiottavano, gargarizzando, sotto il vetro gelato », M, p. 62) ; 6 romantizzare (« Altre volte, invece, un momento poetico autentico coincide col centro vivo del poema. Ma vuole svolgersi, sistematizzarsi, romantizzarsi, tutte cose che la sua essenza gli preclude, sicché, in realtà, non fa che ripetersi, diventa una vera incapatura del poeta e dei suoi eroi », PAS, p. 57) ; 7 sistematizzare (vd. sopra romantizzare). 8  



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1   La voce si trova in Rinascimento privato della Bellonci (« fui preso da non so quale colpo di giovanilità ») : dati del Primo tesoro. 2   Si vedano le attestazioni fornite da Colussi 2007, p. 254. 3   Voce dotta, usata anche da Loria (cfr. Baggio 2004, p. 200). 4   Timidità è nella ventisettana (« All’entrare si sentì sorpreso da quella timidità che i poverelli illetterati provano in vicinanza di un signore e d’un dotto » > « All’entrare, si sentì preso da quella suggezione che i poverelli illetterati provano in vicinanza d’un signore e d’un dotto »). L’archivio del Primo tesoro documenta attraverso 11 esempi la vitalità letteraria della voce : 5 Palazzeschi (I fratelli Cuccoli), 2 Moravia (I racconti), 1 Soldati (Lettere da Capri), 1 Tomasi di Lampedusa (Il Gattopardo), 2 Pomilio (Il Natale del 1833). 5   Il suffisso è disapprovato dai puristi : cfr. Serianni 1981, p. 60. 6   In questo significato, la voce è attestata dal Battaglia (s.v., n. 1) in Cecchi e Palazzeschi. 7   Cecchi usa anche romanticizzare (« a quel modo che le ammollisce e le romanticizza l’uso di qualche rima », PAS, p. 68). 8   Riprovate dai puristi dell’Ottocento (cfr. Serianni 1989c, p. 353), voci di questo tipo si sarebbero rivelate ben resistenti; i suffissi -ista, -ismo, -izzare « dalla Rivoluzione in poi si sono adoperati a tutto spiano » (Migliorini  

























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-mento : accettamento (« Questa ‘‘seconda maniera’’ morettiana, eventualmente avrebbe potuto anche disorientare certi lettori, se il suo accettamento non prendeva l’abbrivo dal robusto e cordiale successo che accolse, e che continua ad accompagnare, le opere della ‘‘prima maniera’’ », LNU [1954], p. 144) ; 2 acquietamento (« Egli è uscito da quel pericoloso acquietamento formale », PAS, p. 8) ; adombramento (« e forse si schiude a chi si curi di scendere pazientemente nell’intimità di sottintesi, di adombramenti […] », PAS, p. 69) ; affioramento (« l’ordine psicologico, segnato dal grado diverso d’affioramento di quell’intimo organismo perenne », ROM, p. 174 ; « un affioramento dell’inconscio », ROM, p. 218) ; aggruppamento (« con la regolarità dell’aggruppamento delle terzine », PAS, p. 32) ; allineamento (« l’allineamento delle case e delle vie », M, p. 6) ; annullamento (« come il senso d’una paurosa felicità nel pregustare la pace dell’annullamento », BOL [1965], p. 89) ; arpeggiamento (« ogni tanto è inserito un arpeggiamento », ROM, p. 207) ; attendamento (« El Paso, al confine messicano, ha qualche cosa d’un attendamento », M, p. 72) ; avvolgimento (« La teca è riempita d’un serpentino e convulsivo avvolgimento di membra lividose », AM, p. 319) ; bamboleggiamento (« Delicate sciocchezze, indoliti bamboleggiamenti, rifugi puerili dello spirito profanato », ROM, p. 41) ; 3 concitamento (« Il concitamento lirico di Foscolo e di Carducci […] cede alla tranquillità artifiziosamente epica, epica di una epicità di riflesso », PAS, p. 85) ; esaltamento (« il luminoso esaltamento di una vocazione », ROM, p. 242) ; 4 impadronimento (« un impadronimento nuovo della realtà », ROM, p. 190) ; indurimento (« Un perfetto equilibrio il Pope lo consegue quando la ironica futilità dei temi avendo dissolto l’indurimento rettorico, l’elemento descrittivo si isola e galleggia in assoluta trasparenza e libertà », ROM, pp. 31-32) ; ovattamento (« C’è un senso di ovattamento dei suoni e d’oppressione al respiro, come nel clima artificiale dei giardini di piante », M, p. 102) ; panneggiamento (« Formidabile parassitario, assalta ed invade piantagioni e foreste, e da capo a piè le ricuopre e drappeggia di smisurate ragnatele, di laceri festoni, di lenzuoli mortuari che dondolano in prolissi panneggiamenti », AM, p. 206) ; pregustamento (« quasi un pregustamento della pace mortuaria », ROM, p. 53) ; rabbrividimento (« per imparare dai suoi rabbrividimenti nei giuochi delle anacrusi, delle battute sospese », ROM, p. 149) ; scintillamento (« nella scena, veramente magnetica e mesmerica, in cui la chitarra risponde alla vibrazione della voce, è una lievitazione di forze oscure e profonde, come avvolta da scintillamenti d’elettriche spore », AM, p. 100) ; 5 scoscendimento (« fra gli scoscendimenti dei galestri verdognoli », M, p. 16) ; 6 stilizza 

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1973, p. 176). Un esempio ci è offerto da un linguista illustre, Giovanni Nencioni (1983, p. 240 : « errore in cui è incorso chi lo ha accusato di una colpa da lui comunque non commessa : di avere ciceronianizzato la prosa letteraria italiana »). 1   Frequenti nell’italiano antico, i suffissati in -mento connotano in senso arcaizzante la pagina di Cecchi. Formazioni siffatte si trovano in Leopardi (esempi abbondanti da Operette morali, Zibaldone, Epistolario e Pensieri si leggono in Vitale 1992a, p. 161 e n. 22), in Carducci (cfr. Vitale 2006, p. 157), in Bresciani (cfr. Picchiorri 2008, p. 283) e in D’Annunzio. Cfr. anche Serianni 1994, p. 698 e n. 10. 2   Per il Battaglia è voce disusata. 3   Voce di matrice dannunziana (« indugiando così in questi timidi bamboleggiamenti », Novelle della Pescara, Vergine Anna : dati LIZ). Il corpus del Primo tesoro archivia un unico esempio di Ermanno Rea (La dismissione). In Croce si trova bamboleggiare (cfr. Colussi 2007, p. 227). 4   2 ricorrenze della voce si trovano in Tobino, Il clandestino (dati del Primo tesoro). 5   Mengaldo (1994, p. 147 ; 1996, p. 221) segnala la presenza della voce in Tozzi e in Montale. 6   Anche questa voce, come altre in -mento, si addice al gusto dannunziano (dal corpus della LIZ risultano 3 ricorrenze : Trionfo della morte ; Forse che sì, forse che no ; Le vergini delle rocce). Interrogando il corpus del Primo tesoro, emergono parecchi esempi : 2 Moravia (I racconti), 1 Pasolini (Ragazzi di vita), 3 Morante (L’isola di Arturo), 1 Buzzati (Sessanta racconti), 1 C. Levi (L’orologio), 1 Alvaro (Quasi una vita), 1 Pomilio (Il Natale del 1833), 1 Volponi (La strada per Roma).  























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mento (« fanno pensare agli stilizzamenti delle copertine di rivista », M, p. 54) ; succiamento (« Il vigore che le piante ne traggono, compensa quanto di linfa e respiro ad esse viene rubato in quell’implacabile abbraccio e succiamento », AM, p. 206) ; trasognamento (« con i significati che traspariscono come di dentro un velo di trasognamento », ROM, p. 68 ; « Il che non esclude che quando, nelle chiese messicane, si veggono peoni, maschi e femmine, in orazione, o direi meglio, in una specie di estasi, di trasognamento […] », BOL [1965], p. 89) ; 1 utilizzamento (« gli impediva l’utilizzamento spiegato delle idee », ROM, p. 187). -occio : grassoccio (« grassoccia, piuttosto chiassosa, portava come la mamma un nastro intorno al collo », M, p. 14 ; « da quel viso grassoccio, sorridente, infantile, che contrasta con i capelli precocemente canuti », M, p. 25 ; « Ero appena apparso sulla soglia della confraternita, che mi venne incontro un signore della mia età, grassoccio, rubicondo e complimentoso », AM, p. 191). -olare : ballonzolare (« in tutto quel ballonzolare degli americani dietro a un reticolato da tennis », AM, p. 123) ; 2 dormicolare ‘sonnecchiare’ (« Da un pezzetto dormicolavo, aggomitolato al sole come un vecchio gatto », AM, p. 330) ; 3 gironzolare (« nella folla delle comparse che gironzolano », M, p. 21) ; scodinzolare (vd. sotto uggiolare) ; tremolare (« Quivi è tutto un tremolare », ROM, p. 218) ; 4 uggiolare ‘guaire’ (« E quelli facevano come i cani, che scorgendo che il padrone s’è accorto di loro, cominciano a uggiolare dal piacere, scodinzolano e si scuotono », AM, p. 67). 5 -olo (-uolo) : 6 chiesuole (« E le schermaglie, le censure, le malignità di seguaci d’altre scuole, o degli invidiosi della prefazione carducciana, poco o niente oltrepassano la portata di pettegolezzi locali, e dispettucci nelle penombre delle chiesuole e cappelle giornalistiche e letterarie », LNU [1947], p. 15) ; 7 famigliuola (« L’orfano cresce in campagna, per la carità della rustica famigliuola presso alla quale è stato allattato », LNU [1955], p. 201) ; 8 fondigliolo ‘residuo di un liquido’ (« troveremo nel fondigliolo come una polvere di marmo versata in un bicchier d’acqua », PAS, p. 81) ; 9 formicola (« le formicole che fuggono d’ogni parte », AM, p. 335) ; 10 gocciola (« vuotato fin dell’ultima gocciola di sangue »,  











































































































1   Nella LIZ si hanno 4 ricorrenze dannunziane della voce (La Leda senza cigno, Licenza ; Pagine del Libro segreto, Avvertimento ; Pagine), che sarà adoperata anche da Tobino (Il clandestino), Ortese (Poveri e semplici) e Bufalino (Le menzogne della notte : dati del Primo tesoro). 2   La voce si trova nei romanzi del Bresciani (cfr. Picchiorri 2008, p. 287) e in Loria (cfr. Baggio 2004, p. 108). Larga documentazione nel Battaglia (s.v., n. 1), a partire da Redi. 3   Il Battaglia dà esempi di Cecchi (citato questo passo) e di Banti. 4   La voce è usata da Loria (cfr. Baggio 2004, p. 108). 5   Si vedano le attestazioni del Battaglia (s.v., n. 1 : Crusca, I Impress., Imbriani, Pascoli, Lucini, Bacchelli, C. Levi). Quanto alla narrativa novecentesca, l’archivio del Primo tesoro documenta 15 ricorrenze : 1 Pavese (La bella estate), 1 C. Levi (L’orologio), 2 Moravia (Il conformista ; I racconti), 1 Mannuzzu (Procedura), 1 D. Rea (Ninfa plebea), 4 Sgorlon (L’armata dei fiumi perduti), 1 Vassalli (La chimera), 1 Calvino (Ultimo viene il corvo), 1 Gadda (Novelle dal ducato in fiamme), 1 Mazzucco (Vita), 1 Ferrante (L’amore molesto). 6   Il suffisso diminutivo -olo è particolarmente diffuso nel bolognese e nel toscano (cfr. Serianni 1990, p. 184, n. 16). Anche in questo caso, la lista comprende sia alterati sia forme derivative (fondigliolo, ecc.). 7   Vitale (2006, p. 151) registra la voce tra gli alterati « già propri della lingua », presenti nell’epistolario carducciano. Dal Primo tesoro risulta un esempio di Tomasi di Lampedusa (Il Gattopardo) e uno di Chiara (L’uovo al cianuro) ; in Brignetti (La spiaggia d’oro) chiesuola è usata nel significato di ‘custodia’ (« La distese sulla chiesuola della bussola »). 8   In -iuola, in genere, il diminutivo di un femminile in -ia. 9   Per il De Amicis (1910, p. 147) si dice del vino e dell’aceto. Il Battaglia (s. v. fondiglio, n. 2) attesta la voce in Balducci Pegolotti, Mazzei, Soderini, Girolamo Leopardi, Tommaseo, Soffici, Pea. Cfr. « Lingua Nostra », xxiv (1963), p. 126. 10   Voce del registro famigliare (Tommaseo-Bellini), che il Battaglia (s.v., n. 1) attesta in Bracciolini, L. Bellini,  

























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AM, p. 323) ; poesiola (« una poesiola copiata dal vero », ROM, p. 41 ; « Il Betteloni che si cacciava le mani nei capelli leggendo la poesiola del Mallarmé per il ventaglio della figlia », LNU [1947], p. 17) ; 2 querciolo (« sul chiaro dei vigneti risalta il bruno dei primi quercioli radi e contorti », ROM, p. 40) ; rigagnolo (« Nei rigagnoli delle stradette », M, p. 103) ; 3 seggiola (« Il mobilio era uno strano accozzo di vecchio borghese e modernistico, come chiamano in America seggiole e tavolinetti a forma di serpe inginocchioni », AM, p. 293) ; 4 studiolo ‘stanzetta da studio’ (« Il vecchio, infatti, non si serviva più che d’uno studiolo all’ultimo piano », AM, p. 86 ; « A volte, da un finestrino sul soffitto, casca nel mio studiolo un gattucciaccio nero », AM, pp. 155-156) ; usciolo, usciuolo (« Subito si riprese, con la mano sulla gruccia d’un usciuolo », AM, p. 89 ; « Non così l’usciolo d’una sorta di confraternita, a un angolo dell’edifizio », AM, p. 191). 5 -one : animalone (« Mansueto come una pecora, ciccioso e pettoruto come una meretrice cinquantenne, l’animalone sembra tirato fuori da una specie di garage che si vede nello sfondo », AM, p. 65) ; bofficione ‘grassoccio’ (« Le stelle del burlesk erano delle magroline spellate, o delle bionde bofficione e irruenti », AM, p. 198) ; 6 bottoncione (« anche i poliziotti di servizio nei cortili, con quei bottoncioni e stelloni di metallo luccicante », M, p. 21) ; 7 cappellone (« col suo cappellone di paglia », M, p. 152) ; cavallone (« In uno degli ultimi numeri, che ho sott’occhio, egli è fotografato in groppa ad un simbolico cavallone bianco », AM, p. 65) ; ciabattone ‘trascurato’ (« Nulla, frattanto, più improbo che voler scomporre e riordinare nella descrizione una simile qualità di spettacolo : monotono nel fondo, e tumultuoso alla superficie […] e, un istante dopo, dozzinale e ciabattone », AM, p. 219) ; 8 cinturone (« Gli spallacci, i cinturoni, gli stivaloni, gli elmetti coloniali col riverbero verde, andavano a spreco », AM, p. 330) ; coltrone ‘grossa coltre’ (« La caligine lentamente si richiudeva. E tirandosi sugli occhi quel coltrone bluastro e striato di nero, la città cercava di rimettersi a dormire, finché veniva un nuovo allarme », AM, p. 269) ; 9 crocione ‘gran segno di croce’ (« tiri un crocione sopra i miei arretrati postali, e pigli nota del mio nuovo indirizzo », CP [1924], p. 81) ; falcione ‘grossa falce’ (« Chiamò uno lassù ; e con l’aiuto d’una fune e dei suoi falcioni cominciò a scalare, più lesto d’un gatto stiva 

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A. M. Ricci, Tommaseo, Collodi, Cecchi (citato quest’esempio). Un esempio di Vassalli (La chimera) e tre di Pasolini (2 da Ragazzi di vita e 1 da Una vita violenta) sono archiviati dal Primo tesoro. 1   La voce si trova in Loria (cfr. Baggio 2004, p. 122). Cfr. « Lingua Nostra », iii (1941), p. 120 ; xxviii (1967), p. 14. 2   La voce è di casa in Toscana. Un buon numero d’esempi risulta dall’archivio del Primo tesoro : 1 Flaiano (Tempo di uccidere), 1 Comisso (Un gatto attraversa la strada), 1 Cialente (Le quattro ragazze Wieselberger), 1 Ginzburg (Lessico famigliare), 1 Sapienza (Lettera aperta), 2 Magris (Danubio), 1 Starnone (Via Gemito). Stando alla LIZ, poesiola si trova anche nella Serao (Il paese di Cuccagna) e in Pirandello (La giara ; Illustratori, attori e traduttori). 3   Cfr. « Lingua Nostra », xiv (1953), p. 50. 4   La voce è segnalata in Loria dalla Baggio (2004, p. 122 : vd. la documentazione). 5   Usciolo si trova in Pesci rossi (cfr. Brusadin 1973, p. 69) e in Loria (cfr. Baggio 2004, p. 201). Uscio, usciolo e usciolino sono tutte voci presenti in Bresciani (cfr. Picchiorri 2008, p. 186) e in Bacchelli (cfr. Vitale 1999, pp. 80, 86 e n. 162). Esempi di usciolo emergono dal Primo tesoro : 1 Calvino (Il visconte dimezzato), 3 D’Arzo (Casa d’altri), 5 Gadda (Novelle dal ducato in fiamme), 1 Soldati (Lettere da Capri), 1 Morante (L’isola di Arturo), 1 Romano (Le parole tra noi leggere). Vd. anche qui sotto uscio nei toscanismi. 6   Il Battaglia dà esempi di Girolamo Leopardi, Panzini, Cecchi (citato questo passo), Baldini. 7   Il Battaglia (s.v. bottone, n. 14) riporta un altro esempio di Cecchi. 8   Per il De Amicis (1910, pp. 200-01 ; la citazione a p. 200) formazioni di questo tipo, presenti nella lingua italiana più che in altre lingue, « sono come tanti piccoli ritratti chiusi in una parola ». Giovanni Achille Cagna, esponente della scapigliatura piemontese, utilizza la voce nel titolo di un suo romanzo (Alpinisti ciabattoni, 1888). Un esempio di ciabattona nella Morante (L’isola di Arturo) è ricavabile dall’archivio del Primo tesoro. 9   In senso figurato, la voce è attestata dal Battaglia (s.v., n. 1) in F. Corsini, Giusti, Ojetti, Baldini, Cecchi (citato questo passo).  























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lato », AM, p. 247) ; fazzolettone (« Le nuore col fazzolettone legato strettamente intorno alla testa », AM, p. 216) ; giallone (« dove il rosso e il turchino delle cravatte, la cioccolata e la panna del budino, il giallone delle arance sull’etichetta del barattolo di sciroppo, sono d’una tal succulenza visiva che anticipano la gioia del possesso materiale, e forse la oltrepassano », AM, p. 114) ; grembialone (« Sotto certi alberi annosi, dal tronco storto e imporrato, a volte erano ragazze che, indossati grembialoni, schizzavano all’acquarello un pezzo di paese », AM, p. 229) ; grembiulone (« E, per quanto qualcosa già avessi sentito, mi colpì a rivederne uno, eppoi un altro ed un altro, che ingoffiti da un grembiulone bianco facevano i camerieri alla mensa professorale », AM, p. 222) ; mantellone (« nei mantelloni rossi orlati di pelo bianco », AM, p. 130) ; moccione ‘bambino’ (« In collo alla madre, qualche moccione, succiandosi il dito, sgranava gli occhi, senza raccapezzare dove fosse », AM, p. 295) ; 1 nicchione (« Una di queste esedre, in un parco, termina con due vuoti nicchioni », AM, p. 154) ; occhione (« Ma altri occhioni luccicavano all’albergo », M, p. 159 ; « E nel riflesso della luce bianca, scorgeva le grandi criniere, gli occhioni », AM, p. 231) ; panierone (« le dattilografe battono il tacco dall’una all’altra strada ombreggiata d’alberi e ingombra dei panieroni delle fioraie », AM, p. 212) ; scarpone (« Scarpini dal tacco mezzo crollato e ferrati scarponi maschili », AM, p. 208) ; scatolone (« e in braccio lo scatolone del lavoro », LNU [1948], p. 13) ; scetticone (« Ma lei giudica da scetticone », CP [1922], p. 20) ; scheggione (« Mandriani, contadini, con in spalle piccoli otri che strabuzzano, si arrampicano sulle prode, fra gli scheggioni di pietra verdastra », M, p. 123 ; « Figuriamoci con questi frammenti e scheggioni di cruda realtà », M, p. 100) ; stampone (vd. sotto le voci settoriali) ; stanzone (« i vuoti stanzoni del Seminario », M, p. 152 ; « per stanzoni che parevan granai », M, p. 161) ; stivalone (« la Pamela rossa e gli stivaloni da neve », AM, p. 130) ; unghione (« appoggiava gli unghioni un orsacchiotto dal pelame bigio e nero », M, p. 159). -oso : 2 acquoso (« Dalle vicine paludi, una profusione di mammole e fiori canditi, acquosi, che si disfanno all’aria », M, p. 79) ; angoloso (« somiglia, in montura, a quegli ufficiali ottocenteschi, angolosi, un po’ sbilicati, e con i calzoni a cavaturacciolo, che dipinse Fattori », AM, p. 304) ; annoso (« Ove il musco è nato di fresco, si pensa alle argentee fiorite delle vecce sugli altari del Santo Sepolcro. Più spesso è rugginoso ed annoso, ispido di pagliuzze », AM, p. 206 ; « Sotto certi alberi annosi, dal tronco storto e imporrato », AM, p. 229) ; azzardoso (« qualcheduno si lagna che, nell’insieme, la scrittura sia troppo tesa, spavalda, azzardosa », LNU [1953], p. 96 ; « Non è azzardoso supporre che […] », AM, p. 83 ; « Nella folla mutevole, azzardosa, senza radici, tinta d’ogni sangue », AM, p. 110) ; 3 bavoso (« Era in una cameruccia un vecchio Indiano, spelacchiato e bavoso », M, p. 47) ; bilioso (« Le sue figure son mostruosi, elefanteschi balocchi ; stranamente dipinte con biliose misture che luccicano come la chiara d’uovo su un dolce natalizio », AM, p. 45) ; borraccinoso ‘muschioso’ (« In borraccinosi paesaggi d’ossami di balena », AM, p. 17) ; 4 calamitoso (« La quale aria rattoppata e calamitosa si confaceva perfettamente al carattere dell’istituzione », AM, p. 126 ; « Uscì, il diario, in tempi calamitosi », BOL [1966], p. 139) ; cavernoso (« con vociacce cavernose », AM, p. 333) ; cavilloso (« Euripide aveva a quando  





























































































































































































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  Accrescitivo di moccio : cfr. il Battaglia. Per il Fanfani equivale a moccicoso (‘moccioso’).   Picchiorri (2008, p. 284) segnala la produttività del suffisso nel Bresciani. 3   La voce è un francesismo penetrato nel Seicento (cfr. Zolli 1976, p. 15 e il Deli). Si vedano le attestazioni fornite da Tomasin (2009, p. 183, n. 77). Un esempio (Alvaro, Quasi una vita) risulta dall’archivio del Primo tesoro. 4   Il Battaglia attesta la voce in Cicognani, Cecchi (riportato un altro esempio) e Brancati. 2



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a quando bisogno di distrarsi dai cavillosi dibattiti de’ suoi personaggi », ROM, p. 196 ; « un palleggio di profferte di sacrificio e abnegazioni, espresse in uno stile concettoso e cavilloso », LNU [1953], p. 76) ; cencioso (« Una pompa devastata e cenciosa, che tuttavia bastava a gettare sull’insieme uno sprazzo teatrale », AM, p. 337) ; 1 ciccioso ‘piuttosto grasso’ (« un erotismo entusiastico e ciccioso », LNU [1948], p. 2 ; « Mansueto come una pecora, ciccioso e pettoruto come una meretrice cinquantenne », AM, p. 65) ; 2 ciprioso (« I te quiero, te quiero, cascano dentro la macchina, come granate a mano che spacchino il finestrino, esplodendo in un profumo caldo e ciprioso, che rimane addosso come una contaminazione », AM, p. 343) ; coleroso (« d’una terra di colerosi e di briganti », M, p. 73) ; collinoso (« I fabbricati accademici, la più parte di mattone con riquadrature di pietra, sorgono fra prati un po’ collinosi nel quartiere settentrionale di Washington », AM, p. 179) ; complimentoso (« Ero appena apparso sulla soglia della confraternita, che mi venne incontro un signore della mia età, grassoccio, rubicondo e complimentoso », AM, p. 191) ; concettoso (vd. sopra cavilloso) ; cruccioso (« Formidabile parassitario, assalta ed invade piantagioni e foreste, e da capo a piè le ricuopre e drappeggia di smisurate ragnatele, di laceri festoni, di lenzuoli mortuari che dondolano in prolissi panneggiamenti, e di cirri e nembi crucciosi […] », AM, p. 206) ; fioccoso (« Le governanti spingono più in fretta le carrozzine, con dentro dormenti bamboli di lana nivea, fioccosa, dalla quale non si vede uscire che la punta del naso », AM, p. 32) ; 3 fluttuoso (« nella fluttuosa canizie del Tempo », AM, p. 206) ; forzoso (« L’errore del Wordsworth fu a così dire di natura scientifica, e consisté nell’organizzazione forzosa d’una sorta di positivismo, di psicologismo poetico », ROM, p. 219) ; grumoso (« Son due versi, che descrivono con evidenza naturalistica una fioritura atroce, somigliante la mano grumosa di sangue di un assassino », PAS, p. 48) ; immaginoso (« Più immaginosi o più ingenui, altri si illudono di rituffarsi davvero nella vita barbara, primordiale », M, p. 53) ; lanoso (« vestiti dei fiocchi lanosi del ‘‘musco spagnuolo’’ », M, p. 152) ; lividoso (« La teca è riempita d’un serpentino e convulsivo avvolgimento di membra lividose », AM, p. 319) ; nebbioso (« C’è il metafisico che comincia a storpidirsi in un panteismo nebbioso », ROM, p. 100) ; oblioso (« il Wordsworth sentiva a momenti di giuocar come un demiurgo con la creta delle figure che la sua mano d’artista in tanta spontaneità creava come obliosa », ROM, p. 235) ; patinoso (« Si vedeva una lingua corta, paralitica, dal colore bianchiccio, patinoso », M, p. 39) ; petroso (« alle lente viottole che col passo dei buoi ci accompagnavano dove la campagna diventando più spoglia e petrosa, risaltavano le scabre ossature con pochi campi a terrazza », M, p. 16) ; piegoso (« una fanciulla stava accoccolata dentro un piegoso grembiulone di seta nera », AM, p. 137) ; poroso (« Muraglie e piante avevano una sorta di porosa pallidezza », M, p. 74) ; pustoloso (« e di lassù certamente scorgevano, sulle gobbe verdi della foresta, l’oceano argenteo e pustoloso », AM, p. 245) ; riccioloso (« Ecco il mare, segnato di poche tracce ondulate, e su di esse l’intrico riccioloso lussureggiante delle schiume », ROM, p. 136) ; rugginoso (« E, nelle zone di bonifica, arboscelli rugginosi e senza una foglia si irraggiano in un disegno geometrico », M, p. 67 ; « ed altri rugginosi meteoriti da quin 





























































































































































1   Toscanismo usato da Loria con valore di sostantivo : si veda la larga documentazione della voce offerta dalla Baggio (2004, p. 55). Cfr. Brusadin 1973, p. 66. Quanto ai narratori del Novecento, 23 ricorrenze emergono dal Primo tesoro. 2   Il Battaglia fornisce esempi di Caro, D’Annunzio, Slataper, Gadda. Un esempio della voce si ricava dall’archivio del Primo tesoro (Calvino, Il visconte dimezzato : « guardandosi le gambe che erano rosa e cicciose quanto 3 basta »).   La voce si trova in Loria (cfr. Baggio 2004, pp. 77-8).  







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dici a quaranta tonnellate », AM, p. 18) ; 1 saporoso (« […] roba umile quanto si vuole, ma genuina e saporosa come questa », AM, p. 168) ; 2 sciacquoso* ‘simile a uno sciacquio’ (« e si sentiva nella stradetta un rumore sciacquoso di sandali », AM, p. 329) ; 3 scoglioso (« La strada principale d’Acapulco sale abbastanza comodamente verso una cima scogliosa da cui si domina un’altra insenatura del golfo », AM, p. 347) ; smanceroso (« E si spappolava nelle lagrimucce di smancerose e bracine letteratucole e bas-bleues », AM, p. 193) ; 4 sonnacchioso (« Per un tempo, il dragone sonnacchioso lasciò fare », M, p. 145 ; « vetuste bicocche di mattone mezzo sbocconcellate, dall’aria sonnacchiosa », AM, p. 213) ; spasimoso (« Ma vi si trova la spasimosa impossibilità della compenetrazione del naturale e del divino », ROM, p. 186) ; 5 spettacoloso (« Le risorse dell’ingegno e del coraggio di Bacchelli non appaiono per questo meno spettacolose », LNU [1954-55], p. 184 ; « A parte questi eccessi spettacolosi », AM, p. 227) ; sugoso (« ha il gusto sugoso della poesia del Chaucer e precedente », ROM, p. 73) ; superbioso (« Troppo superbiosi per adorare la divinità della Madonna », AM, pp. 226-227) ; 6 ubertoso ‘fertile’ (« Ricca d’umidità e di detriti vegetali, la terra è ubertosa », AM, p. 206) ; verminoso (« Ai lati, le baracche dei coloni negri non potrebbero essere più misere e verminose », AM, p. 207) ; vilupposo ‘aggrovigliato’ (« E se il vento dava un sussulto più forte, allora improvvisamente cambiavano aspetto, e somigliavano a viluppose capigliature di lana o di stoppa che ricadessero dalle conocchie degli alberi », AM, p. 206) ; 7 vinoso (« nei loro versi, il calore e la stanchezza delle orge vinose, delle burle pesanti, degli amori grossolani, si ravvivano e risanano ai freschi soffi dell’aria contadina », ROM, p. 78). 8 -ottare : parlottare (« Come un viandante che si vede davanti un tratto di strada nojosa e necessaria e traccheggia a un’ombra buona, al parlottare fine di un’acqua », ROM, p. 274) ; 9 scimmiottare (« le negre, anche d’infima condizione, cercano di scimmiottare decentemente nel vestiario le borghesi americane », AM, p. 208). -otto : angiolotta, angiolotto (« Un angiolo, o per esser più chiari, una bella angiolotta », AM, p. 341 ; « qualche ricciuto angiolotto », M, p. 154) ; anzianotta, anzianotto (« E le donne erano peggio degli uomini : quasi tutte anzianotte, più brutte che belle, ma simpaticone, con il tubino a mezza gola », AM, p. 200 ; « Con forniture per la Divisione del Nord, ed altri traffici e pasticci, s’era arricchito un anzianotto », AM, p. 305) ; mascherotto (« vien fuori una lirica di buffonaggine singhiozzante : un mascherotto col viso ingommato di farina e di lacrime », ROM, p. 40) ; 10 materialotto (« perché ha la mano poco sciolta, e,  













































































































































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  La voce si trova in Loria (cfr. Baggio 2004, p. 77).   Picchiorri (2008, p. 284) segnala saporoso tra le formazioni poco comuni presenti nel Bresciani. Esempi si ricavano dall’archivio del Primo tesoro : 2 Soldati (Lettere da Capri), 1 Volponi (La strada per Roma), 1 D. Rea (Ninfa plebea), 1 Tomasi di Lampedusa (Il Gattopardo), 1 Arpino (L’ombra delle colline). 3   Voce di tono letterario. Questa di Cecchi è l’unica attestazione fornita dal Battaglia. 4   L’archivio del Primo tesoro offre 2 esempi di Moravia (Il conformista) e 1 di Angioletti (La memoria). 5   Un esempio della voce è archiviato dal Primo tesoro (Moravia, Il conformista : « una commozione spasimosa »). 6   Voce dell’uso toscano che la Zangrandi (2002, p. 194) attesta nel Marco Visconti di Grossi e Picchiorri (2008, p. 185) nell’Ebreo di Verona di Bresciani. Esempi utili si ricavano dal Primo tesoro : 2 Bellonci (Rinascimento privato), 1 Sgorlon (L’armata dei fiumi perduti). 7   Voce di tono letterario, attestata dal Battaglia (s.v., n. 1) in F. F. Frugoni e Cecchi (citato quest’esempio). 8   La voce ricorre nella prosa di D’Annunzio (4 esempi si ricavano dalla LIZ : Novelle della Pescara ; Giovanni Episcopo ; Forse che sì, forse che no ; La Leda senza cigno). È usata da Loria (cfr. Baggio 2004, pp. 76, 78). 9   La voce si trova in Loria (cfr. Baggio 2004, p. 108). 10   Il Battaglia (s.v. maschera, n. 38) dà esempi di Goldoni, G. Gozzi, Tronconi, De Amicis, Papini, Gramsci. 2



















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come letterato, è materialotto », ROM, p. 52) ; pellicciotto (« In quelle ragazze platinate, che col pellicciotto e le flosce calze di seta si esibiscono fra due cartelloni stampati di rosso », AM, p. 32) ; pienotto (« corpi pienotti, ma mani affilate e gentilissime », ROM, p. 208) ; reginotta (« Fra il pubblico, davanti al filo con gli anelli, ragazze paesane sedevano come reginotte d’un torneo, vestite a colori brillanti », AM, p. 339) ; scimmiotto (« E morì perché un branco di ladroni, mescendogli da bere, lo portò in giro nelle sedi elettorali come uno scimmiotto ammaestrato », AM, p. 193) ; vecchiotto (« Quelle rosse e vecchiotte facciate di mattone, che fanno pensare alla Londra di Dickens », AM, p. 114). -tore, -trice : bestemmiatore (« il suo io giovanile, diabolico, eversore, bestemmiatore, antiromano », LNU [1953], p. 112) ; cavalcatore (« Il cavalcatore, se scende, la tigre se lo mangia », AM, p. 113) ; definitrice (« Gran parte della attività critica, definitrice, del Coleridge si spiegò in conversazioni », ROM, p. 151) ; fascinatrice (« di quell’eloquenza fascinatrice », ROM, p. 151) ; lenitrice (« si pone nel fatto contemporaneo, senza la scorta della serenità georgica e della lenitrice curiosità umanistica », PAS, p. 71) ; prestatore (« posso prestare ; e […] per le poche centinaja di libri che posseggo, io sono un prestatore generosissimo », CP [1922], p. 27) ; protettrice (« Ma per un senso di praticità protettrice degli interessi immediati della sua rate, non si curò di rendersi conto », PAS, p. 71) ; settatore ‘sostenitore, seguace’ (« i settatori dell’arte a ogni costo », BOL [1966], p. 176). 2 -tudine : beatitudine (« Ed è in ciò, sebbene barbaricamente confuso e tremebondo, ancora un omaggio e un rendimento di grazie all’eterna beatitudine dell’arte », AM, p. 85) ; magnitudine (« Esso induce un accento inconsueto di magnitudine autobiografica fin nell’ ‘‘Idillio maremmano’’ del Carducci », PAS, p. 32). 3 -ucchiare : leggiucchiare (« Come volentieri sarei tornato all’epoca di quando, nel leggiucchiare un po’ di spagnolo […] », BOL [1965], pp. 83-4). 4 -uccio : alberguccio (« E ciò vale, principalmente, per quel che riguarda il tratto settentrionale di cotesta arteria malfamata ; il quale è fitto d’albergucci, ricoveri, pensioni equivoche, agenzie ed uffici di collocamento », AM, p. 132) ; arnesuccio (« s’era combinato uno sgabuzzino dove con certi arnesucci accomodava girarrosti e orologi », AM, p. 21) ; ballerinuccia (« Col numero successivo, subentra una squadra delle solite ballerinucce », AM, p. 195) ; bambinuccia, bambinuccio (« O la bambinuccia crestaia che gira con le scarpe bucate, e in braccio lo scatolone del lavoro », LNU [1948], p. 13 ; « Nell’epidemia di tifo che devastò il Messico, dal 1892 al 1895, le figliuole, allora bambinucce, s’ammalarono tutte e tre, e per miracolo scamparon la pelle », M, p. 94 ; « e le bambinucce conducevan per mano decrepite mammane », M, p. 164 ; « Molti erano con la donna e i bambini ; quei bambinucci tanto magri e spauriti », M, p. 111) ; boccuccia (« boccuccia a forma di cuore », M, p. 152) ; borghesuccio (« Sopra un fondo selvatico, ferino, la sua è una mentalità di piccolo borghese, di borghesuccio minimo », AM, p. 76) ; botteguccia (« bottegucce d’artigiani », BOL [1965], p. 58) ; caffeuccio (« la canzonettista si esibiva sul palcoscenico d’un caffeuccio », AM, p. 137) ; cameruccia (« […] al piatto solitario e alla posata disposti con le proprie mani sul tavolino della cameruccia », AM, p. 119 ; « Era in una cameruccia un vecchio Indiano, spelacchiato e bavoso, infagottato in uno scialle, su una seggio 







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  Il Battaglia (s.v. materiale1, n. 22) attesta la voce in Lancellotti e Capponi.   La voce si trova anche in Croce (cfr. Colussi 2007, p. 152) e in Umberto Eco (Il nome della rosa : 5 ricorrenze 3 risultano dall’archivio del Primo tesoro).   Cfr. « Lingua Nostra », xviii (1957), p. 48. 4   Per Rohlfs (1966-1969, 1170) in leggiucchiare -ucchiare ha « un significato peggiorativo ». Dalla LIZ il verbo risulta documentato in Faldella, Oriani, Capuana, Pirandello, Svevo. Si trova anche nell’epistolario carducciano (cfr. Vitale 2006, p. 156). Esempi sono archiviati dal Primo tesoro : 2 Ferrero (N.), 1 De Carlo (Uccelli da gabbia e da voliera). 2













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lina presso al fuoco », M, p. 47) ; casuccia (« giù per uno stradale fiancheggiato d’alberi stenti e casucce sempre più rade », M, p. 65 ; « Dalle casucce di Xochimilco, quasi tutte a solo pianterreno ed impiastrate di calce, s’esala un acuto odore fenico », M, p. 102) ; 1 cortiluccio (« Da qualche muretto si guardava dentro certi cortilucci, o, a così chiamarli, giardini », AM, p. 171) ; cosuccia (« Sistemò prima alcune cosucce », M, p. 69) ; diligenzuccia (« In una di queste scuderie, col pavimento ingombro d’assi e travi cadute dal tetto, è una diligenzuccia con le molle e le ruote alte alte, sottili sottili, e divaricate », M, p. 7) ; dispettuccio (« E le schermaglie, le censure, le malignità di seguaci d’altre scuole, o degli invidiosi della prefazione carducciana, poco o niente oltrepassano la portata di pettegolezzi locali, e dispettucci nelle penombre delle chiesuole e cappelle giornalistiche e letterarie », LNU [1947], p. 15) ; donnuccia (« Con uno scialletto a colori vistosi, qualche donnuccia strapazzata striscia nel filo d’ombra lungo il muro », M, p. 124 ; « una donnuccia, che all’alba spalanca la porta e spolvera i santi », M, p. 131) ; 2 finestruccia (« con rade finestrucce come feritoie », M, p. 46) ; giornaluccio (« Erano famosi inviati di grandi giornali statunitensi, reporters di giornalucci di provincia, avventurieri, e dilettanti locali », M, pp. 98-99) ; lagrimuccia (« E si spappolava nelle lagrimucce di smancerose e bracine letteratucole e bas-bleues », AM, p. 193) ; latinuccio (« Se tutto ciò è vero, esso non esclude che anche alla moda debba applicarsi il latinuccio : naturam expelles furca, tamen usque recurret », AM, p. 116) ; lavoruccio (« fare un po’ di lavoruccio per la reazione », AM, p. 50) ; letteratuccio (« in più di un’occasione il virtuoso Wordsworth si ridusse a comportarsi con la ambiguità del letteratuccio », ROM, p. 243) ; lettuccio (« come un malato sul lettuccio chirurgico », AM, pp. 93-94) ; 3 libruccio (« Che non lo prediligevano unicamente come un fortunato libruccio per far ridere », LNU [1948], p. 11) ; maestruccio (« E accanto ad essi […] quanti maestri e maestrucci ‘‘ignoti’’ », M, p. 99) ; quadernuccio (« Il naso schiacciato contro il vetro, due o tre ragazzini scribacchiano appunti sul loro quadernuccio », AM, p. 17) ; quadruccio (« La parte inferiore, meno ornata, è quasi coperta da quadrucci di santi », M, p. 161) ; scaluccia (« Ma si va su per scalucce di legno come quelle delle piccionaie », M, p. 152) ; soprabituccio (« E la sparuta assemblea degli spettatori, in soprabitucci color cannella, aggiungeva per contrasto alla barbarica maestosità dello splendido carnaio », M, p. 81) ; sottanuccia (« con una sottanuccia rustica », ROM, p. 273) ; stanzuccia (« Finché, dopo altro tempo, nell’estremo della miseria, sono stabiliti definitivamente a Firenze, in una stanzuccia a dozzina », LNU [1953], p. 79) ; straduccia (« Nelle buie straducce, i tranvai passano allora a carovane », M, p. 157) ; trattoriuccia (« Per qualche mese, metteva uno come uomo di fatica in una trattoriuccia di Hermosillo », AM, p. 348) ; vestituccio (« una più giovane, con grandi occhiali, stenterella e petulante semidattilografa, in vestituccio rosa e giacchetto azzurro », AM, p. 218). -ucolo : letteratucolo (« E si spappolava nelle lagrimucce di smancerose e bracine letteratucole e bas-bleues », AM, p. 193). 4 -ulo : animula (« Ma, veramente, è tentare di far torto alla sua grande anima di poeta nostro, pretendere che egli abbia in serbo un’anima minore, un’animula », PAS, p. 90) ; 5  











































































































































































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2   Cfr. « Lingua Nostra », xxix (1968), p. 45.   Ibid.   La voce si trova in Loria (cfr. Baggio 2004, p. 122 e la documentazione ivi citata). 4   Per il Tommaseo-Bellini « dice più la meschinità che la boria ». La voce si trova in Nievo (cfr. Mengaldo 1987, p. 280) e, stando al corpus del Primo tesoro, in Quasi una vita di Corrado Alvaro (due ricorrenze). Parlando di Imbriani, Serianni (1989c, p. 239) osserva che il suffisso -ucolo « sembra avere un uso elettivo in voci d’àmbito letterario ». Tomasin (2007, p. 135) segnala in Carducci la « forte carica innovativa » di professorucoli. Cfr. anche 5 Colussi 2007, p. 281, n. 1.   La voce è segnalata da Brusadin (1973, p. 58).  



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pendulo (« la testa appiattita sulla massa circolare e la bifida lingua pendula », M, p. 117) ; stridulo (« Le linee del discorso, che siamo abituati a veder arcuarsi con ampio e calmo disegno, si arroncigliano su se stesse come saltaleoni, e scattano con stridula violenza », LNU [1953], p. 76) ; 1 vagulo (« combina aggraziatamente una vagula malinconia con il nuovo senso paesistico », ROM, p. 45). -ume : borghesume* ‘insieme dei borghesi’, in senso spregiativo (« Con il suo lavoro mal retribuito, con la sua malinconica rinuncia, né più né meno degli antichi schiavi e lei che largamente fornisce il becchime a quel pollaio di vanità sterile e presuntuosa ch’è il borghesume degli Stati Uniti », AM, pp. 123-124) ; 2 tritume ‘insieme di frammenti’ (« Sull’umido tritume dell’arborea putrescenza, stagna un funebre e fertile odore di germinazioni in fermento », M, p. 121 ; « una latente religiosità rimasta per secoli nascosta sotto il tritume delle dilettazioni idilliche », ROM, p. 262). 3 -ura : 4 bastonatura (« Perché se intorno ai piatti e ai bicchieri sbreccati vi si abbozzano e perfezionano i piani strategici di qualche imbroglio e bastonatura : molto più ingente è il consumo di chiacchiere, di vino e di ponci », LNU [1955], p. 215) ; coloritura (« con le bizzarre coloriture del loro romanticismo », LNU [1953], p. 65) ; commettitura ‘connessione’ (« Ma non può impedire che, di fra le commettiture delle sue argomentazioni, si scorgano certi luoghi topici su cui s’impernia il suo sistema d’idee », BOL [1966], p. 171) ; 5 impennatura ‘slancio’ (« In qualsiasi altra lingua fuorché lo spagnuolo, con la sua orgogliosa impennatura oratoria e la frattura verbale sensualissima », M, p. 150) ; 6 impiagatura ‘piaga’ (« E i Cristi flagellati e i Crocifissi, per la ricercata atrocia delle impiagature e la profluvie del sangue, già fanno pensare ai terribili Cristi messicani », M, p. 45) ; 7 incapatura ‘ostinazione’ (« diventa una vera incapatura del poeta e dei suoi eroi », PAS, p. 57) ; 8 lividura ‘livido’ (« Rastrellato di lividure turchinicce e di piaghe vermiglie, il corpo sembrava anche più bianco », AM, p. 321) ; marezzatura ‘aspetto sinuoso’ (« Altre volte quasi si dubita se la memoria possa davvero servirlo a tal punto, da restituirgli, intatta, la fuggevole marezzatura di quel tramonto », LNU [1953], p. 78) ; 9 rancura (« con le ruminazioni di rancure e sospetti », PAS [1962], p. 136) ; 10 sbaffatura* ‘pennellata’ (« Calavano come in un teatro i pendoni di musco ; come sbaffature d’immensi pennelli  































































































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  Pendula e stridulo si trovano in Loria, « delibati come preziosismi » (Baggio 2004, p. 81).   Il Battaglia documenta la voce solo nel passo di Cecchi qui citato. Un esempio (Consolo, Nottetempo casa per casa) è archiviato dal Primo tesoro. Cfr. « Lingua Nostra », xviii (1957), p. 44. 3   Nel Battaglia (s.v., n. 1) si leggono esempi di Soderini, L. Bellini, Trinci, G. Arduino, Mamiani, D’Annunzio, Dessì. Dall’archivio del Primo tesoro emergono 5 ricorrenze : Moravia (I racconti), Brignetti (La spiaggia d’oro), Bufalino (Le menzogne della notte), Tamaro (Per voce sola), Banti (Artemisia). 4   Relativamente alla prosa del Bresciani, l’effetto arcaizzante connesso all’uso di suffissati in -ura è sottolineato ora da Picchiorri (2008, pp. 281, 283). 5   Nel Battaglia (s.v., n. 1) si leggono esempi di Firenzuola, Vasari, Tesauro, Magalotti, Algarotti, Tommaseo, Nievo, D’Annunzio, Cicognani, Tozzi. 6   Voce letteraria, che il Battaglia (s.v. impennatura2) attesta in Cecchi (citato questo passo) e Alvaro. « Impennature degli alberi » si legge in Brignetti (La spiaggia d’oro) : dati dell’archivio del Primo tesoro. 7   Voce letteraria, attestata dal Battaglia in G. F. Bini e Cecchi (citato questo passo). 8   La voce, non lemmatizzata dal Battaglia, rivela in Cecchi una non comune capacità di giovarsi delle possibilità derivative offerte dalla lingua. Cfr. il Fanfani, s.v. incaparsi (‘ostinarsi’). Incapato (‘ostinato’) è in Bacchelli (cfr. Vitale 1999, p. 83). 9   Di ascendenza dannunziana (« Rivedo la bocca insolente di Luigi Gori, la marezzatura de’ suoi capelli biondi all’apice della fronte sfrontata », Pagine del libro segreto, Pagine : dati LIZ), la voce è attestata dal Battaglia (s.v., n. 1) anche in Targioni Tozzetti, Manzini, Bernari. 2 ricorrenze emergono dal Primo tesoro : Tomasi di Lampedusa (Il Gattopardo), Prisco (Una spirale di nebbia). 10   Voce della lingua antica e letteraria (cfr. Vitale 1999, p. 59 e n. 118). Un esempio di Gadda (Novelle dal ducato in fiamme) è archiviato dal Primo tesoro. Cfr. « Lingua Nostra », xxiv (1963), p. 45.  



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tremolavano sul cielo », AM, p. 209) ; sbeccatura ‘smerlatura’ (« Il taglio del suo vestito nocciola, la sbeccatura discreta alla tesa del cappello, avevano poco o niente della paina pretenziosità che tradisce l’uomo civilizzato appena da ieri », AM, p. 292) ; 1 velatura (« Il che talvolta addirittura diffonde sulla sua pagina una trasparente velatura o iridescenza umanistica », LNU [1955], p. 218). -uto : baffuto (« nei tipi baffuti », M, p. 154) ; cresputo ‘crespo’ (« Semprevivi dalle foglie crespute e color fuoco son coltivati sulle sepolture », AM, p. 157 ; « Bruna, i capelli cresputi, il naso un po’ all’insù, gli occhi verdolini », M, p. 14) ; 2 fogliuto (« le immagini vi crescon folte, fogliute », ROM, p. 128) ; membruto (« Alte, membrute, violente », AM, p. 116) ; pettoruto (« Mansueto come una pecora, ciccioso e pettoruto come una meretrice cinquantenne », AM, p. 65) ; 3 ricciuto (« qualche ricciuto angioletto », M, p. 154 ; « c’è una gran solitudine luminosa, sospesa sulle giovani teste lisce e ricciute », PAS, p. 48). -uzzo : pagliuzza (« in un’iride vertiginosa e abbagliante di schegge, virgole, schizzi, pagliuzze, lunule, aghi, artigli, cristalli, bacilli e treponemi, d’ogni specie di rosso », AM, p. 327 ; « Più spesso è rugginoso ed annoso, ispido di pagliuzze », AM, p. 206). Segnalo qui anche i plurialterati. Di suggestione tipicamente carducciana 4 una formazione con doppio suffisso (diminutivo e peggiorativo) come gattucciaccio, poco prevedibile e, per questo, assai efficace : « A volte, da un finestrino sul soffitto, casca nel mio studiolo un gattucciaccio nero, e così affettuoso che non so come fare a levarmelo di torno » (AM, pp. 155-156). Uguale effetto di amplificazione produce l’impiego di due suffissi sinergici in forme come cornettino e tavolinetto, che, per la loro carica espressiva, continuano a circolare nei canali comunicativi dei nostri giorni : 5 « Innamorata del marito come il primo giorno di matrimonio, s’è dovuta purtroppo convincere che, con tutto ch’egli le voglia bene davvero e la porti in palma di mano, di tanto in tanto però qualche cornettino glie lo mette », LNU [1953], p. 92 ; « Crollanti pile di libri, tavolinetti rococò, poltrone imbottite e poltrone di giunco », AM, p. 155. Ancora qualche esempio di plurialterati : figliuolino (« al quale figliuolino, come secondo nome, era stato messo quello di Giovannino », PAS, p. 119) ; giacchettina (« con la sua logora giacchettina marrone », AM, p. 130) ; giovanottello (« ragazzi e giovanottelli dei bassifondi romani », LNU [1955], p. 199) ; gocciolone ‘grossa goccia di pioggia’ (« Cominciò a cadere qualche gocciolone, tepido come brodo », AM, p. 334) ; 6 gonnellone (« L’altro, con il gonnellone di tulle e una camelia in mano », AM, p. 165) ; magrolino (« Carte geografiche ; e romantiche oleografie con ninfe magroline che in paesaggi di plenilunio fanno le bolle di sapone », AM, p. 155) ; 7 muricciolo, muricciuolo (« La salita è tutta lastricata, e si  





































































































































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  Il Battaglia attesta la voce in Giannini-Nieri e Cecchi (citato quest’esempio).   Voce letteraria, attestata dal Battaglia (s.v., n. 1) in Tommaseo-Rigutini, Pea, Cecchi, C. E. Gadda, Piovene ; usata anche da D’Annunzio (La Leda senza cigno. Licenza : « la sua coda cresputa e ondosa » : dati LIZ). Due esempi della Banti (Artemisia) e uno della Ginzburg (Lessico famigliare) sono archiviati dal Primo tesoro. 3   La voce si distingue per la presenza dell’interfisso prima del suffisso -uto (cfr. Grossmann-Rainer 2004, p. 398). 4   « La formazione più cara al Carducci è quella formata dal suffisso -uccio + -accio > -ucciaccio » (parole di Vitale 2006, p. 154, n. 5). Si vedano anche le osservazioni che De Amicis nell’Apologia del peggiorativo (1910, p. 220) fa su librucciaccio. Picchiorri (2008, p. 293) segnala nerucciaccio e ragazzucciaccio nell’Ebreo di Verona del Bresciani. Una formazione simile (versucciacci) figura tra i plurialterati usati da Imbriani (cfr. Serianni 1989c, p. 240). Vd. anche casucciaccia in « Lingua Nostra », xxix (1968), p. 45. 5   La tradizionale apertura all’alterazione negli autori fiorentini è sottolineata da Testa (1991, p. 65). 6   L’esempio di Cecchi è riportato dal Battaglia (s. v., n. 1). Goccioloni si legge in Loria (cfr. Baggio 2004, p. 202). 7   Magrolina magrolina si trova nell’Epistolario di Nievo (cfr. Mengaldo 1987, p. 280). 2



















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snoda fra due muriccioli dai quali si scorge l’interno dei cortili e delle case », M, p. 120 ; « Il mercato è costruito all’europea, in forma di tettoia sostenuta da pilastri e chiusa da muriccioli e cancelli », M, p. 158 ; « il ricordo si è già raccolto tutto sotto le navate della chiesa, al sole, sui muricciuoli del chiostro», PAS, p. 47) ; 1 opericciuola (« Questa stupenda opericciuola, neanche compiuta, è un modello del genere », LNU [1948], p. 6 ; « gustosa opericciuola narrativa », LNU [1955], p. 214) ; 2 pezzuolona ‘ampio fazzoletto’ (« Soffiatosi il naso nella famigerata pezzuolona rossa, Clemenceau se la sbrigò in due battute », AM, p. 41) ; 3 porcaccione (« Ebbene : in fine dei conti fece bene : anche quello era un modo, un povero modo, di differenziarsi dall’infinità di porcaccioni e analfabeti che scrivono in Italia », CP [1922], p. 15) ; 4 porticciuola (« I tre anelli comunicavano fra loro mediante robuste porticciuole », AM, p. 332) ; puntolino (« e il suo gergo parolibero e telegrafonico non fa che sdrucciolare sulle cadenze e sui puntolini di sospensione più sentimentali », AM, p. 107) ; 5 seggiolina (« Era in una cameruccia un vecchio Indiano, spelacchiato e bavoso, infagottato in uno scialle, su una seggiolina presso al fuoco », M, p. 47) ; seggiolone (« A veder meglio, s’arrovesciavano sui seggioloni, si mettevano a proprio agio », AM, p. 231) ; seggiolotto (« Il bambino gonfio di pappa, che dorme nel suo seggiolotto », AM, p. 165) ; trombettina (« Allora, laggiù, lontanissima, si sentì squillare una trombettina », AM, p. 200) ; uggiolina ‘vago senso di fastidio’ (« Mi sentivo in corpo anche quell’uggiolina di uno che conosce i suoi polli », M, p. 36) ; 6 usciolino (« Da un usciolino di lato […] ‘‘Padre Divino’’ entrò d’un passo svelto che da solo diceva : buon appetito », AM, p. 67) ; 7 vecchiettina (« vecchiettine sedute sull’uscio di casa », BOL [1965], p. 59) ; verdolino (« gli occhi verdolini », M, p. 14 ; « Quei tetti freddolosi e verdolini come giade cinesi », AM, p. 114) ; vesticciola (« il nostro sguardo, rimosso dalla vesticciola di un mimmino o dal tergo di un pomero che si erano ficcati a chiudergli l’orizzonte, trova riaperta davanti a sé la linea vaporosa e sfumata del cielo », PAS, p. 36) ; villinetto (« Le tendine rosa di quei villinetti in legno verniciato, sembrano celare un mistero che in altri climi circonfonde i bordelli di lusso », M, p. 63) ; viottola ‘viottolo’ (« alle lente viottole che col passo dei buoi ci accompagnavano dove la campagna diventando più spoglia e petrosa, risaltavano le scabre ossature con pochi campi a terrazza, fra gli scoscendimenti dei galestri verdognoli », M, p. 16) ; 8 viottolo (« sgattaiolava per un viottolo verso la città », AM, p. 137); zucchettina  



































































































































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  Muriccioli è segnalato da Brusadin (1973, p. 69) in Pesci rossi.   Un esempio si trova in Croce (cfr. Colussi 2007, pp. 54, 280). Mezze opericciuole si legge nell’Epistolario di Nievo (cfr. Mengaldo 1987, p. 280). Serianni (1989c, p. 240) segnala opericciuole tra i plurialterati usati da Imbriani. 3   Ancora nel primo Ottocento, l’uso oscillava tra pezzuola, fazzoletto e moccichino (cfr. Migliorini 1978, p. 645). Il Battaglia (s.v. pezzuola, n. 11) riporta questo passo di Cecchi. Cfr. « Lingua Nostra », xiii (1952), p. 39 ; Baldelli 1988, p. 173 ; Baggio 2004, p. 132 (pezzuola si trova in Loria). 4   Un esempio della voce (Petroni, La morte del fiume) è archiviato dal Primo tesoro. 5   Ricorrenze di questo plurialterato emergono dal corpus del Primo tesoro : 1 Buzzati (Sessanta racconti), 1 Brignetti (La spiaggia d’oro), 1 Maggiani (Il viaggiatore notturno), 1 Gadda (Novelle dal ducato in fiamme), 2 Cancogni (Allegri, gioventù). 6   Tipico toscanismo, che nel significato di ‘languore allo stomaco’ risale a Collodi. Il Battaglia dà anche esempi di Cecchi (citato questo passo) e Palazzeschi. Cfr. Coletti 1993, p. 279. Vd. qui sotto uggia nei toscanismi. 7   Due esempi si leggono nei Promessi Sposi (« va verso un usciolino, fa stare indietro con un gesto un bravo che accorreva per tenergli la staffa » ; « e uscirono tutt’e tre per un usciolino che metteva sulla piazzetta »). Il corpus del Primo tesoro offre 3 esempi di Cialente (Le quattro ragazze Wieselberger) e uno di Bontempelli (L’amante fedele). Vd. qui sotto uscio nei toscanismi. 8   Voce d’area toscana, attestata dal Battaglia (s.v., n. 1) in S. Bernardo volgar., Ottimo, Quintiliano volgar., Luca Pulci, Soderini, Baldovini, Manzoni (Pr. Sp.), Collodi, G. Bassani. Dal Primo tesoro emergono 3 esempi di Palazzeschi (I fratelli Cuccoli), 2 di Dessì (Paese d’ombre), 7 di Cancogni (Allegri, gioventù). 2





















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(« Convalescenti, le raparono a cotenna, com’è l’uso. Erano tre peloncitas : tre buffe pelatine, tre zucchettine, tre raperine », M, p. 94). Nei plurialterati rientrano anche alcune forme in -ognolo, suffisso di valore attenuativo : amarognolo (« e nella penombra intristita dall’odore amarognolo dello stabbio, avrei visto la grande farfalla del nastro turchino », M, pp. 17-8 ; « La polpa del mamey, che ha il colore della corniola e un odore grave e amarognolo, che ricorda quello della terracotta bagnata », AM, p. 327) ; azzurrognolo (« In alto, fra i piloni, lungo le costole e alle crociere della volta, luccicavano segnali rossi, verdi, azzurrognoli », AM, p. 6 ; « la pelle del viso tumefatto e azzurrognolo fa pensare al cuoio degli elefanti », AM, p. 61 ; « La strada verso i giardini delle Magnolie a un certo punto si stacca dalla via maestra, voltando in un sottobosco dove penetra appena una luce azzurrognola », AM, p. 207) ; 1 cenerognolo (« Nei bicchieri e vasetti di creta, ed altre stoviglie d’uso popolare, ricorrono fregi e greche, a fasce rosse, gialle, cenerognole », M, p. 114) ; 2 verdognolo (« Le luci che tra il fogliame primaverile d’una foresta si sfioccano sul pelame d’un cervo, o strisciano, lunari e verdognole, su una distesa nevosa popolata di lupi, finiscono per creare un’illusione romantica », AM, p. 17 ; « Io azzeccai un tramonto nel quale un barbarico tosone di nuvole color aragosta si spiegava contro il fondale d’un cielo verdognolo come i cieli dei nostri primitivi », AM, pp. 169-70 ; « altre ammantellate in neri scialli vedovili diventati verdognoli », AM, p. 218 ; « fra gli scoscendimenti dei galestri verdognoli », M, p. 16). Coniazioni occasionali col suffissoide -filo sono germanofila (« propaganda germanofila », AM, p. 82) e jugoslavofili (« circoli jugoslavofili », M, p. 134). Lo stesso elemento formativo appare nelle omologhe voci crociane segnalate da Colussi (2007, p. 277) : austrofilo, francofilo, prussofilo, tedescofilo. Quanto alle formazioni prefissali, ricordo anti- (anticristiano, antidiluviano, antigranducale, antimorale, antipoetico, antiromano, antiromantico), infra- (inframmettenza), micro- (micrococco, microscopio), multi- (multiforme), onni- (onniveggente), poli- (polifonia), post- (postbaudeleriano), pre- (premorale, prerivoluzionario), pseudo- (pseudointellettuale, pseudotradizioni), 3 semi- (semidattilografa, semisterilità), 4 sotto- (sottobosco, sottostrato), sovra- (sovranuotare), sub- (suburbano) : « tenuti lontani dal pregiudizio anticristiano e giacobino », ROM, p. 246 ; « motoaratrici che sembrano scheletri antidiluviani », M, p. 66 ; « a motivo delle sue opinioni antigranducali e socialisteggianti », BOL [1965], p. 61 ; « fra uno stato esclamativo, premorale, e uno stato legislativo, antipoetico e antimorale per eccellenza », ROM, p. 200 ; « il suo io giovanile, diabolico, eversore, bestemmiatore, antiromano », LNU [1953], p. 112 ; « con una concezione antiromantica », ROM, p. 266 ; « scemando le inframmettenze politiche », M, p. 132 ; « streptococchi, micrococchi e stafilococchi », AM, p. 175 ; « organismi rivelati dal microscopio », M, p. 162 ; « creature multiformi dell’arte Maya », M, p. 118 ; « Nel sistema morale di Vergani, i morti sono onniveggenti », LNU [1957], p. 259 ; « la inquieta polifonia degli ori mistici e delle lacche », ROM, p. 34 ; « con quella ruscellante polifonia delle vacue conversazioni e delle risate », LNU [1953], p. 94 ; « avevo accennato a quei raffronti fra certi atteggiamenti del Magalotti, e la sensibili 





























































































































































1   La voce figura tra gli alterati con doppio suffisso segnalati da Mengaldo (1987, p. 280, n. 26) nelle Confessioni di Nievo. 2   Il Battaglia (s.v., n. 1) dà esempi a partire da M. Villani fino a De Pisis. 3   Si vedano i numerosi composti con questo prefissoide presenti in Croce e ricordati da Colussi (2007, pp. 275-77). 4   Coniazioni scherzose di questo tipo attecchiscono in italiano a partire dal Seicento (vd. ad esempio semidottore, semifilosofo, semigigante, semilibro ricordati da Migliorini 1978, p. 487) e punteggiano le pagine della Vita dell’Alfieri (vd. ad esempio semiaccademia, semifilosofi, semiletture, semilibertà, semiriposo, semiservitù : dati LIZ).  

3. formazione delle parole

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tà dei decadenti postbaudeleriani, illuminazionisti, odoristi, etc. », CP [1922], pp. 39-40 ; « non importa se questa rettorica, invece di Apollo, Diana e Mercurio, evocava la Malinconia, la Tenerezza, la Natura e tutte le altre profumerie prerivoluzionarie », ROM, p. 206 ; « nel tempo che ai giovani arridono le prime arditezze pseudointellettuali », LNU [1954], p. 152 ; « di tutte le tradizioni e pseudo-tradizioni », AM, p. 92 ; « una più giovane, con grandi occhiali, stenterella e petulante semidattilografa », AM, p. 218 ; « Come se la famiglia anglosassone abbia più da temere dai negri che dalla propria semisterilità », AM, p. 83 ; « La strada verso i giardini delle Magnolie a un certo punto si stacca dalla via maestra, voltando in un sottobosco dove penetra appena una luce azzurrognola », AM, p. 207 ; « un’opera dalla quale un mobile sottostrato riflesso, critico, sta per isgorgare », ROM, p. 227 ; « Concreti frammenti lirici o descrittivi, continuano a staccarsi fin da ultimo a quando a quando, sovranuotando alla palude del didattismo e dello psicologismo », ROM, p. 227 ; « sull’impreveduto scenario d’una casa suburbana », ROM, p. 197 ; « in quelle povere comunità suburbane e rurali », LNU [1953], p. 106. Qui si possono citare i prefissi elativi stra- e ultra- : « spenzolata al finestrino d’uno di questi autobus di campagna, barcollanti come tanks, ammaccati come vecchie tinozze, stracarichi di gente sudata, di cappelli, di sacchi, di canestri, d’arnesi rurali, di polli rissosi, e bambini pieni di bisogni », AM, p. 341 ; « In primo luogo colpisce il prodursi di un simile fenomeno, ultralessandrino, in una lingua e letteratura ancor così giovane e rubesta », LNU [1950], p. 35. Di matrice greca e latina, oltre che di tono poetico, l’isolato composto aggettivo + participio biancovestito, 1 che stacca dal tono complessivo della descrizione e ripropone, con qualche compiacimento, un pezzo di passato rimasto nella memoria dell’autore e stimato degno d’irrompere in una scrittura di primo Novecento (« Una assistente, magretta e biondastra, biancovestita, recava dalla cucina una vivanda, e la passava a un ‘‘angiolo’’ che la presentava al ‘‘Padre’’ ; e in questo cerimoniale era come un movimento di ballo », AM, p. 67). Da notare i composti a base verbale: cacadubbi* ‘persona indecisa’ (« Tali cose era contento di riconoscere il dottor Johnson, che di poesia, ed anche poesia pura, s’intendeva più di tanti cacadubbi moderni », AM, p. 97) ; 2 conciapelli (« a seconda delle diverse qualità disputatissimi dai conciapelli », M, p. 159) ; girarrosto (« s’era combinato uno sgabuzzino dove con certi arnesucci accomodava girarrosti e orologi », AM, p. 21) ; piegabaffi ‘mascherina di tela, usata un tempo per tenere in piega i baffi ’ (« come uno che distrattamente se ne va a passeggio col piegabaffi », AM, p. 107) ; 3 pigliamosche (« Ma bastò una contrazione, un incresparsi delle squame, perché dell’impero franco-absburghese restasse quanto resta d’una polvere dorata d’insetti tra le valve della dionea pigliamosche », M, p. 145) ; pugnitopi (vd. qui sotto i toscanismi) ; scalzacane (« uno scalzacane che mi pare abbia scritto un brutto libro », CP [1922], p. 20). 4  



















































































































1   Voce della lingua letteraria, attestata nel Battaglia a partire da Dante (Purg.) fino a C. E. Gadda. Stilemi siffatti, composti di due elementi in cui il primo ha funzione di determinante, erano di casa in Gabriello Chiabrera. Tracce anche in poeti e traduttori di primo Ottocento (Pindemonte, Arici, Gherardini : cfr. Serianni 1989a, pp. 113, 220) e nella narrativa del Novecento : il corpus del Primo tesoro ci offre 3 esempi (Mastronardi, Il maestro di Vigevano ; Gorresio, La vita ingenua ; D. Rea, Ninfa plebea). Un esempio di Baldini è ricordato da Serianni (1989b, p. 666). 2   Voce del registro popolare (usata in un caso da Belli : dati LIZ). Questo del Cecchi è l’unico esempio forni3 to dal Battaglia.   Il Battaglia attesta la voce in Barilli, Baldini, Savinio. 4   Voce presente nei Promessi Sposi (« ogni scalzacane vorrà dir la sua »). Con valore di aggettivo è in Giusti (« un patriziuccio scalzacani » : cfr. il Battaglia).  



















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4. SINTASSI

D

’influsso toscano (e proprio anche dell’area settentrionale, com’è noto) l’uso dell’articolo determinativo davanti a un nome proprio di genere femminile : 1 « A dirla francamente, credo che alla Gabriella dessi soprattutto fastidio, con la mia smania di starle, zitto e incantato, sempre alle gonnelle », M, p. 15. Secondo una tendenza propria della lingua tradizionale, poetica più che prosastica, l’articolo viene omesso davanti a toponimi, che abbiano funzione di soggetto o di complemento : negli esempi qui riportati si tratta probabilmente di un calco della sintassi spagnola 2 (« ripetono che Messico è povero, tormentato, invendicato », AM, p. 271 ; « La notte a Messico scende veloce », AM, p. 346 ; « L’aria di Messico era ormai intrisa d’un nuovo elemento », AM, p. 347). In qualche caso si trova anche l’uso articolato : « la maggior parte degli Americani parlano del Messico come d’una terra di colerosi e di briganti », M, p. 73. Alla lingua poetica e all’italiano antico appartiene l’omissione dell’articolo davanti al possessivo, possibile ancora nella lingua letteraria dell’Ottocento e del Novecento : 3 « E ciò che egli vide e raccontò, con questa paesana franchezza, senza nascondere, dove necessario, suoi sospetti e suoi dubbi, a ritrovarlo nell’odierno libretto ci appare più reale e persuasivo d’una quantità di massicci resoconti », LNU [1954], p. 161 ; « In un grosso volume : Nel fiume della Storia : Riflessioni, discorsi e saggi, Riccardo Bacchelli ha raccolto e ordinato suoi scritti di materia storica e politica, e di impostazione molto varia », LNU [1955], p. 187 ; « in cui infine si sarebbero dovute leggere sue vissute impressioni », LNU [1955], p. 231 ; « le chiese perché il Pascoli non avesse mai più risposto a sue lettere scrittegli negli ultimi tempi », PAS, p. 117 ; « Raccontava suoi innocui incidenti con le guardie », AM, p. 68. L’aggettivo tutto è sporadicamente usato senza articolo, come nella lingua antica : 4 « il Coleridge simile ad un castello devastato da tutti venti », ROM, p. 220 ; « Tutta America è una formazione provvisoria e carovanesca », AM, p. 77 ; « Il Golgota senza la resurrezione : che potrebbe essere anche una formula di tutto Messico », AM, p. 317. Nella procedura espositiva di Cecchi, la coesione del testo è non di rado affidata a un pronome relativo che abbia valore di congiunzione + aggettivo dimostrativo. Il tratto, un latinismo sintattico noto come « coniunctio relativa », appartiene alla lingua della nostra tradizione letteraria : 5  

























































































« col quale gruppo potrebbe stare convenientemente anche il quarto », LNU [1953], p. 83 ; « Circa il quale ultimo punto, si vegga, ad esempio, com’è profondamente sentito il ricordo […] », LNU  









1   Per il Fornaciari (1974, p. 128) l’articolo con i nomi propri di persona è da ricondurre al « parlar familiare di Firenze ». 2   L’omissione dell’articolo determinativo coi nomi femminili di nazione e regione è segnalata da Mengaldo (1987, p. 82) nell’epistolario di Nievo. 3   Esempi dall’italiano antico si leggono in Castellani Pollidori 2004, pp. 569-70 ; dalla prosa leopardiana in Vitale 1992a, pp. 86-7 ; dai romanzi del Bresciani in Picchiorri 2008, pp. 72-3. Cfr. anche Serianni 1989a, p. 221, n. 4 ; dello stesso 1989b, p. 178. Nel Novecento, troviamo questa particolarità sintattica in Bacchelli (cfr. Vitale 1999, 4 p. 94) e in Loria (cfr. Baggio 2004, p. 231).   Cfr. Serianni 1989b, p. 300. 5   Esempi del costrutto, relativamente alle Operette morali, si leggono in Vitale 1992a, p. 94, n. 30 : vd. anche la bibliografia ivi citata.  











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[1953], p. 87 ; « Per i quali fini […], nulla conviene al temperamento di questo scrittore come togliere a soggetto delle operazioni della propria fantasia qualche figura di donna », LNU [1953], p. 98 ; « Durante il quale ventennio, non molti in Italia si occuparono di lui », LNU [1954], p. 120 ; « Il quale concetto non solamente li portava a distinguere i poeti e prosatori di più alta natura », LNU [1954], p. 128 ; « Della quale tendenza, già palese in Paura alla Scala, è maggior documento il suo ultimo volume », LNU [1954], p. 136 ; « La quale ultima è verità sacrosanta », LNU [1954], p. 164 ; « Al quale compito lo disponevano […] la versatilità del senso umoristico, e la vivacità d’uno stile che ogni giorno acquistava di sveltezza e precisione », LNU [1955], p. 191 ; « Sotto al quale ultimo riguardo, ma soltanto questo, egli ebbe qualche cosa in comune col suo amico Carlo Placci », LNU [1955], p. 231 ; « al quale figliuolino, come secondo nome, era stato messo quello di Giovannino », PAS, p. 119 ; « Il quale Ottocento, specie nella seconda metà, fu straordinariamente carico di spiriti naturalistici », PAS [1959], p. 128 ; « Dalle quali conclusioni, uno resta piuttosto allarmato », PAS [1962], p. 141 ; « Dal quale punto di vista, l’America è tutta un mosaico di teologie e mitologie, provvisorie e tremolanti », AM, p. 42 ; « Alle quali osservazioni e constatazioni non deve attribuirsi un valore automatico e inevitabile », AM, p. 42 ; « Dal qual punto di vista è da riconoscere, una volta ancora, la marcata differenza dai movimenti europei », AM, p. 50 ; « I quali motivi e le quali schermaglie perdono, tuttavia, quasi ogni interesse e ogni peso », AM, p. 82 ; « Al riguardo dei quali ultimi, poco noti, vorrei indicare una pubblicazione recente », AM, p. 352 ; « Al quale riguardo, lasciando a sé figure eccezionali come quella del Mazzini, basti citare l’esempio della famiglia Rossetti », BOL [1966], p. 151 ; « alla quale poesia egli s’è votato, e dalla quale ha ottenuto altrettanti pegni d’amore », BOL [1966], p. 173.  





































































































Costrutto ormai di tono poetico più che prosastico, il relativo cui con valore di complemento oggetto : 1  

« Sembra che un vomere, cui tragga la sicura forza di giovini buoi, fenda flessuosamente una terra fresca, che si apre al passaggio e luccica e rimbalza e manda effluvi di odore », PAS, p. 34 ; « Paulo Ucello è il pittore curioso di prospettiva e innamorato dei belli uccellini, cui gli diletta dipingere a secco sulle pareti », PAS, p. 87 ; « Frammenti poetici, epigrammi, note epistolari, ricordi di amici, ci portano respiri di questa dolce serenità, cui attraversano anche gridi de profundis come questo epitaphion autograpton », ROM, p. 161 ; « Un contadino, la cartuccera a tracolla e il fucile poggiato al solco, guida l’aratro cui traggono due vitelli toppati di nero e bianco », M, pp. 139-40.  





















A inizio di proposizione, dopo il punto e virgola, i relativi il quale e la quale, con valore di soggetto, sono talora preferiti a che : « E ciò vale, principalmente, per quel che riguarda il tratto settentrionale di cotesta arteria malfamata ; il quale è fitto d’albergucci, ricoveri, pensioni equivoche, agenzie ed uffici di collocamento », AM, p. 132 ; « Ma hanno anche l’aria d’una idea un po’ tardiva ; la quale non abbia fatto in tempo a risalire ed imbevere organicamente di sé tutta la trama », LNU [1954], p. 173. La presenza di il quale può rispondere a ragioni di variatio : « Non potrei renderne meglio l’impressione, che pensando ad un enorme pollaio il quale, svegliandosi e spollinandosi, chioccola e pigola e starnazza », AM, pp. 66-7. Nelle completive che viene talvolta omesso : 2  























1   Cui in funzione di oggetto è comune nella poesia ottocentesca e resiste in quella di primo Novecento (cfr. Serianni 2009, p. 186). « Nella prosa è raro, eccetto il caso che giovi alla chiarezza » (Fornaciari 1974, p. 116). Un esempio cecchiano del costrutto (« l’amico cui la donna trattiene ») è riportato da Baldelli (1965, p. 43). Serianni (2000, p. 267) segnala che Pietro Giordani, per desiderio di variatio, passò da che a cui nella nuova edizione del suo Panegirico allo imperator Napoleone (1846) : « in un consistente numero di casi l’innocuo pronome relativo che è sostituito da il quale (se soggetto) o cui (se oggetto) per sfuggire a un altro che più o meno contiguo ». Cfr. anche Vitale 1999, p. 95. 2   L’ellissi di che è un istituto sintattico diffuso nella lingua antica più che in quella moderna ; esempi novecenteschi (Calvino, Pavese, Sciascia) si leggono in Serianni 1989b, p. 562.  















4. sintassi

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« Si sarebbe giurato tornassero da qualche brutta impresa, giù dalla montagna », M, p. 42 » ; « Non credo si vada troppo lungi dal vero », LNU [1954], p. 117 ; « Non si creda andassi in sollucchero vedendoli tanto stracciati », M, p. 73 ; « si direbbe lo facciano apposta », AM, p. 8 ; « Il decano degli intellettuali messicani : Gerardo Murillo, non credo abbia molto guerrigliato », AM, p. 300 ; « sembrava ne fosse una specie di presenza tutelare e rituale », BOL [1966], pp. 133-134.  





































Di tono letterario, a inizio di proposizione, il che con valore di neutro sostantivato : « Il che talvolta addirittura diffonde sulla sua pagina una trasparente velatura o iridescenza umanistica », LNU [1955], p. 218 ; « Il che non esclude che quando, nelle chiese messicane, si veggono peoni, maschi e femmine, in orazione […] », BOL [1965], p. 89. Alla prosa letteraria o toscaneggiante risponde il pronome soggettivo con valore neutro, usato nel saggio su Pascoli e nei Grandi romantici inglesi 1 (« Egli è che gli elementi che hanno concorso alla formazione di questa scenetta di idillio, son elementi vivi […] », PAS, p. 38 ; « Gli è che la posizione mentale del Coleridge è veramente siffatta che […] », ROM, p. 138). Rara l’enclisi pronominale di tipo letterario, già in declino nella prosa ottocentesca. Nei due esempi rintracciati, il pronome si è in posizione enclitica nella terza singolare del presente indicativo e del presente congiuntivo : 2 « E dal punto di vista del godimento artistico, cui devesi pur concedere un certo illusionismo, converrebbe forse non li sviscerare poi troppo », LNU [1953], p. 88 ; « Tengasi conto che, agli Stati Uniti, almeno la settima parte del lavoro manuale è compiuta da negri », AM, p. 75. Talvolta, nella reggenza impersonale, si combinano proclisi (nel modale) ed enclisi (nell’infinito dipendente). 3 Ho rintracciato il fenomeno negli scritti cecchiani più antichi : « È, sì, un romantico, se si vuol servirsi di questa parola », PAS, p. 92 ; « La natura non è più presentata per enumerazioni, per inventari […] Non è più perseguita nella preziosità dei suoi aspetti minuziosi, nei particolari strani della vita zoologica o vegetale di cui si poteva giovarsi a evitare il generico della tradizione classicista », ROM, p. 213. Alla lingua più antica ci riportano suvvi, ovvero l’affissione di vi a un elemento non verbale 4 (« Davanti, per terra, i mucchi dei foglietti con stampata la canzone, e suvvi una pietra che non li porti via il vento », M, pp. 87-88 ; « La tomba è all’incrocio delle vie Greene e Fayette : un cippo di marmo col capitello a grondaia ; e suvvi scolpita la cetra, fogliami d’acanto, e il medaglione d’un ritratto ridicolo », AM, p. 192) ; e l’anteposizione del pronome atono con l’infinito negativo 5 (« Quanto più ci sforziamo per non lo vede 































































1   Nella quarantana Manzoni operò un deciso ridimensionamento dei pronomi pleonastici (cfr.Vitale 1986a, p. 27), che sopravvivono nei narratori del Novecento. Il Primo tesoro archivia un esempio per ciascuno dei seguenti autori : Bevilacqua (L’occhio del gatto), Palazzeschi (I fratelli Cuccoli), Gadda (Novelle dal ducato in fiamme), Arpino (L’ombra delle colline), Landolfi (A caso) ; 2 ricorrenze si hanno in Ferrero (N.). Qualche esempio si legge anche in Gentile (cfr. Fabrizio 2008, p. 80). 2   Già nel secondo Ottocento, l’enclisi pronominale libera appariva un costrutto destinato « a diventar stantio » (cfr. Migliorini 1978, p. 710) ; Bruni (1999, p. 149) ne segnala numerosi esempi nella prima edizione di Giacinta di Capuana. Cfr. anche Vitale 1986b, pp. 209, 481-82 e n. 104 ; Fabrizio 2008, p. 82 (si citano esempi dalla prosa di Gentile). 3   Si vedano gli esempi crociani registrati da Colussi (2007, pp. 99-100). 4   Nell’Ottocento, avverbi di questo tipo sono di casa nella prosa di Cesari e Bresciani (cfr. Picchiorri 2008, p. 165). Entrovi si leggeva nel Fermo e Lucia e nei Promessi Sposi del 1827. Cfr. Serianni 1989a, p. 94 ; id. 2009, p. 359, nn. 86-88. Qualche sopravvivenza di questo istituto sintattico anche nella narrativa del Novecento : per esempio, in Artemisia di Anna Banti si hanno 3 ricorrenze di dentrovi e 2 di sopravi (dati del Primo tesoro). 5   È uno dei tratti arcaizzanti della prosa del Bresciani (cfr. Picchiorri 2008, pp. 91-2). Cfr. Serianni 1989b, pp. 259-60. Ancora nel Novecento, il costrutto ricorre in Bacchelli (Vitale 1999, p. 96).  















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re », PAS, p. 36 ; « E dal punto di vista del godimento artistico, cui devesi pur concedere un certo illusionismo, converrebbe forse non li sviscerare poi troppo », LNU [1953], p. 88). Quanto alle locuzioni insieme a e insieme con, dal nostro spoglio sembrerebbe che la prima sia preferita nel complemento di unione (« Insieme a tutto questo », ROM, p. 267 ; « insieme all’impronta dei piedi », M, p. 23) ; la seconda nel complemento di compagnia (« insieme con una sgualdrinella », LNU [1954], p. 140). La preposizione a si stacca talvolta dall’uso moderno. La troviamo adoperata per il complemento di stato in luogo, rappresentato da un nome di nazione (« per ora, al Messico, gli operai industriali sono pochi », M, p. 174 ; « I quali motivi e le quali schermaglie perdono, tuttavia, quasi ogni interesse e ogni peso, quando ci si accosta a considerare la più vera essenza del problema etnico agli Stati Uniti », AM, p. 82) e per quello di moto a luogo (« Passato Raleigh, anche la maggior parte dei negri erano scesi qua e là alle loro sedi rurali », AM, p. 205). Della lingua antica, ma oggi solo del registro popolare dell’Italia centromeridionale, l’uso di a per indicare rapporti di parentela : 1 « il Burns si sente fratello alla margherita ch’egli ha troncato con il vomere, al topo campagnuolo di cui, arando, ha disfatto il nido », ROM, pp. 86-7. Dall’uso odierno sono distanti anche i seguenti esempi : « un fratello : Paolo, maggiore a lei, scapolo, ironico », LNU [1954], p. 147 ; « incapaci ad accogliere », AM, p. 78 ; « incapace ad investigarne », AM, p. 92. 2 Poco più di un colloquialismo può considerarsi, in alcune lettere, la posposizione di assai, che arieggia un modo popolare napoletano 3 (« ma ne ho ancora in mente quattro o cinque, che potrebbero esser belli assai », CP [1924], p. 85 ; « Vidi Pasquali a Firenze : sta bene assai », OS [1949], p. 98 ; « Io ho cercato di dargli delle indicazioni ; ma tu puoi meglio assai di me », OS [1954], p. 104). All’italiano popolare tutto, anche toscano, appartengono tratti come il ci pleonastico 4 (« Son sicurissimo che Belloc ci ebbe un piacere matto a vederla arrivare mentre lui dettava », CP [1923], p. 64) e l’uso aggettivale di meglio 5 (« Ciascuno si sforzò che la sua casetta facesse la meglio figura », AM, p. 171). Della lingua della tradizione l’uso, occasionale, dell’aggettivo con valore di avverbio : 6 « Né il Marradi spingeva la comprensione dell’anima patria più profondo della sensuale ammirazione delle belle statue e delle apriche campagne », PAS, p. 22. Qui segnalo anche un esempio di uso avverbiale di tutto : « Restò sempre tutto istinto, in una perpetua giovanilità », ROM, p. 86.  







































































































1   Cfr. Serianni 1989b, p. 337 ; Bruni 1984, p. 95. Troviamo un esempio del costrutto in Giuseppe Montesano (« t’è fratello a te » : Nel corpo di Napoli) : dati del Primo tesoro. 2   Il Battaglia (s.v., n. 1) cita esempi di incapace (‘insufficiente, inadeguato’) a in Campailla, Foscolo, Guerrazzi. Il costrutto si ritrova in Croce (« incapaci ad esprimere » : cfr. Colussi 2007, p. 121). 3   Bruni (1999, p. 140) ha rintracciato lo stilema in Fantasia della Serao (« la cameriera disse al cuoco e al cocchiere che la signora […] aveva una faccia brutta assai ») ; cfr. Serianni 1989c, p. 249. Più recentemente, lo ritroviamo in Ninfa plebea del napoletano Domenico Rea (« Io me la son vista brutta, brutta assai da quando sono nata » : dati del Primo tesoro). Un esempio manzoniano è segnalato da Serianni (1989b, pp. 215-16). 4   Il costrutto ricorre nel cosiddetto italiano dei semicolti : cfr. Sabatini 1985, pp. 160-61. Moravia lo utilizza nei Racconti romani (cfr. Lauta 2005, p. 62). Cfr. anche Baggio 2004, p. 170. 5   Ritroviamo il costrutto in Mosche cocchiere di Carducci (« Si afferma invece specificando che la meglio lirica italiana è del senso » : cfr. Tomasin 2007, p. 195). Brusadin (1973, p. 70) ricorda che espressioni come la meglio figura, utilizzate da Cecchi in Pesci rossi, sono dell’uso popolare di Roma. Cfr. Serianni 1989b, p. 212. 6   Vitale (1992a, p. 140) riporta esempi leopardiani del costrutto.  



































4. sintassi

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L’aggettivo mezzo con valore avverbiale non concorda col participio che segue, secondo un uso largamente attestato nell’Ottocento : 1 « e si vede qualche barca mezzo sommersa », AM, p. 207 ; « vetuste bicocche di mattone mezzo sbocconcellate », AM, p. 213. In alcune proposizioni modali, il sostantivo uso seguito da un nome proprio è impiegato ellitticamente (per ‘a uso di’) e ha valore di aggettivo (‘che ricorda il modo di fare’) : 2  













« insomma : non un romantico che si nutre dei succhi esauriti del romanticismo manzoniano o dei romantici idillici : uso Grossi, ma un romantico di turgidità feconda, un romantico di abbozzo, un romantico di avvenire », PAS, p. 92 ; « dalla gelida accademia, dallo squallido fotografismo, saltano a Picasso, al cubismo, all’espressionismo tedesco, al falso primitivismo uso Rivera, una volta si siano messi in testa, come dicon loro, di dipingere alla moderna », M, p. 137.  













In un caso, la proposizione che indica diversità rispetto a quanto si asserisce nella sovraordinata contiene l’avverbio diversamente ed è costruita mediante a : 3 « Diversamente a quanto succede da noi, gli scrittori non pubblicano regolarmente sui quotidiani », AM, p. 105. Risale alla lingua antica e dura fino al Novecento la reggenza diretta di avanti, per indicare l’anteriorità nel tempo : 4 « Coltiva la letteratura avanti il Chaucer », ROM, p. 56 ; « Gli ultimi anni, avanti il 1945, lessi molto », OS [1946], p. 59 ; « avanti la guerra », OS [1946], p. 73 ; « avanti le due guerre », LNU [1954], p. 168. Ai linguaggi settoriali appartiene a con valore modale : 5 « L’economia rurale a tipo collettivo », M, p. 174 ; « autore, poco più che adolescente, di qualche scrittarello a carattere scientifico », LNU [1951], p. 49. In un caso ove ha valore eccettuativo (‘a meno che’) e serve a introdurre due circostanze che sono d’impedimento a quanto è annunciato nella reggente :  











































« Per tutto questo, non analizzeremo partitamente i Poemetti del volume del 1909, ove le bellezze non eccedano la bellezza che già conosciamo e i difetti non abbian raggiunto un grado così singolare da meritare un nuovo commento », PAS, p. 79.  



Come nella ventisettana,6 anche negli scritti cecchiani mica si trova in un’espressione negativa correlata con un’avversativa :  

« Non mica che facesse bene ad oppiarsi ; ma si oppiò, forse, perché non aveva voluto subire esterne esigenze, le quali avrebbero violato anche in modo peggiore dell’indebolimento narcotico la sua libertà », ROM, p. 187.  





Un regionalismo comune a molte parti d’Italia può esser considerato parlarci per parlargli ; usato da Cecchi in una lettera, il tipo è disapprovato dai grammatici : 7 « Tu che l’hai  





1

  Cfr. Serianni 1990, p. 215, n. 16.   Cfr. il Battaglia (s.v. uso2, n. 5) che registra il secondo degli esempi qui citati. 3   Si vedano le osservazioni di Serianni (1989b, p. 613) sulle proposizioni comparative di analogia. 4   Bastino due esempi, dal Boccaccio (Corbaccio : « avanti la venuta del sole ») e dal D’Annunzio (La Leda senza cigno, Licenza : « avanti la festa del santo » : dati LIZ). Nel Novecento, lo stilema è rintracciabile nello Scialo di Pratolini (« avanti la guerra » : cfr. il Battaglia, s.v. avanti, n. 6) e in Villa Tarantola di Cardarelli (« avanti la mia 5 venuta nell’Urbe » : dati del Primo tesoro).   Cfr. Serianni 2003, pp. 98, 101 ; id. 2005, pp. 135-36. 6   Cfr., ad esempio, ix, 10 (« Non mica che ella sia la badessa né la priora ; che anzi, a quel che dicono, è una delle più giovani ») e xv, 3 (« Non mica per loro, ma per fare un piacere a me »). Cecchi (1957, p. 168), al riguardo, osservava : « La verità è che il risultato diretto della risciacquatura, consisté forse più nella caduta e sostituzione di fiorentinismi vieti e sforzati, che nel moltiplicarsi di nuovi ». 7   Cfr. Baldelli 1973, p. 320 ; Serianni 1989b, p. 253. 2















































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visto, ci hai parlato, hai avuto contatti diretti, puoi esserti fatto un’idea più precisa », OS [1946], p. 62. La concordanza a senso, quando il soggetto è un nome collettivo, era ed è ammessa anche nella lingua di tono sostenuto. 1 La presenza dell’espressione partitiva al plurale, in qualche caso, avrà sollecitato la scelta del costrutto : « La maggior parte son ricchi curiosi », M, p. 53 ; « la maggior parte degli Americani parlano del Messico come d’una terra di colerosi e di briganti », M, p. 73 ; « Non bisogna obiettare che gran numero d’americani appaiono affatto estranei a questa atmosfera », M, p. 63 ; « dei quali un miliardo sono americani », M, p. 173 ; « Non darei un soldo del critico che […] non volesse cominciare dal concedere che un’infinità di situazioni, ed anche di discorsi, in Cimbelino, sono da far ridere i polli », AM, pp. 96-97 ; « Su tre lati del chiostro protetti da una tettoja, una accanto all’altra s’aprivano una quarantina di stalle […] A quell’ora, buona metà erano lontani, incamminati dietro alla volpe », AM, p. 201 ; « Passato Raleigh, anche la maggior parte dei negri erano scesi qua e là alle loro sedi rurali », AM, p. 205 ; « Gran parte delle lapidi e delle stele risalgono a un secolo o due », AM, pp. 212-13 ; « Di essi, circa un centinaio fino ad oggi rimasero inediti », BOL [1966], p. 95. Nell’esempio che segue, la scelta del singolare per gli aggettivi giovane e rubesta parrebbe motivata dalla cristallizzazione della locuzione lingua e letteratura in àmbito accademico : « In primo luogo colpisce il prodursi di un simile fenomeno, ultralessandrino, in una lingua e letteratura ancor così giovane e rubesta », LNU [1950], p. 35. Diverso il caso di un altro esempio, che presenta due soggetti (la facilità e la frequenza), preceduti dal predicato (è significativa) al singolare (« Fra l’altro, è significativa la facilità e la frequenza con le quali pubblicazioni ottime vengono offerte a metà prezzo, poco dopo la loro comparsa », AM, p. 103) : qui il mancato accordo di numero rappresenta una modalità comune nell’italiano antico, sia poetico sia prosastico. 2 Da segnalare inoltre la proposizione concessiva introdotta dagli antiquati tutto che (o tuttoché), con tutto che 3 (« Ma questo eccesso d’impegno in fondo non nuoce, o non nuoce troppo ; perché allo stringere dei nodi, mai o ben di rado lo Janner si sbaglia nella valutazione estetica : e tutto che succinta e sommaria, essa rimette a posto ogni cosa », LNU [1949], pp. 21-22 ; « S’è dovuta purtroppo convincere che, con tutto ch’egli le voglia bene davvero e la porti in palma di mano, di tanto in tanto però qualche cornettino glie lo mette », LNU [1953], p. 92 ; « Con la sua opera, tuttoché faticosa e frammentaria, la polemica e la rivolta, che nel Lewis e nel Dreiser era schematicamente moralistica, o romanticamente sfocata, dal piano sociale si trasporta su quello autobiografico », AM, p. 108) ; la temporale introdotta da per quando (« Ma, veramente, è tentare di far torto alla sua grande anima di poeta nostro, pretendere che egli abbia in serbo un’anima minore, un’animula, per quando si mette a comporre nella lingua di Vergilio e di Orazio », PAS, p. 90) ; e la finale implicita introdotta da onde 4 (« e pur evitando il più possibile di dare definizione e valutazione proprie della rivoluzione, onde evitare, nello stesso tempo, l’accusa di complicità con lo straniero, è scambiato per un giacobino », ROM, p. 163 ; « in certo modo c’è bisogno di quei richiami d’esistenza terrena, a restituire qualche contat 







































































































1   Nell’Ottocento, il costrutto era ritenuto legittimo da Fornaciari (1974, p. 301). Sulla concordanza a senso si vedano ora le osservazioni di Beccaria 2010, pp. 24-6. 2   Cfr. Rohlfs 1966-69, 642. 3   Cfr. Durante (1982, p. 121) e Serianni (1989b, p. 601). Un esempio crociano di questa congiunzione, fuori dell’uso già nell’Ottocento, è riportato da Colussi (2007, p. 149). 4   Sull’avversione dei puristi per il costrutto cfr. Serianni 1989b, p. 584.

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to immediato con la limitatezza nostra, e di quei fragili consentimenti onde avvalorare, per contrasto, l’umanità e riposarci da tanto sublime », ROM, p. 197). Negli scritti cecchiani più antichi, il tipo tradizionale a malgrado di è preferito a malgrado con costruzione diretta 1 (« Ma, come altri disse e noi abbiamo ripetuto, a malgrado della divisione che col poeta abbiamo fatto, non è l’opera del Pascoli tale che da serie a serie presenti essenziali divari », PAS, p. 79 ; « nei moniti all’Italia, circa il suo avvenire, passano accenti di socialismo confuso, aspirazioni a fondere in una stessa onda di sentimento le teorie politiche e sociali più nemiche, a malgrado di una oscura percezione della loro inconciliabilità », PAS, p. 91 ; « poeti a malgrado dell’intento didascalico », ROM, p. 90). Isolato l’esempio di alla + sostantivo con valore di causa : « E alla luce turchiniccia delle lampadine da notte, m’accorsi che ormai nell’autobus s’era pochi », AM, p. 205. A forza di + infinito indica l’ostinazione nel fare sempre la stessa cosa : 2 « A volte sembrava di trovarsi in una confraternita dove, a forza di ripetere la stessa litania, a tutti fossero prese le cascaggini », AM, p. 219. Due esempi segnalano la presenza della paraipotassi che, a quest’altezza cronologica, può essere riguardata come un preziosismo sintattico, ormai stantio. Il tipo è quello con protasi ipotetica, una struttura che ancora nell’Ottocento è attestata in Nievo e in molti altri autori. 3 Negli esempi che seguono, Cecchi opta per una delle sue realizzazioni più tipiche, omettendo di esprimere il se nella protasi : « Non fosse ‘‘padre divino’’, e ci sarebbe un altro », AM, p. 64 ; « Non fosse che questo, e Pierre dormirebbe ancora nel limbo », AM, p. 99 ; « Fosse solamente per questo intreccio, e del film nemmeno occorrerebbe ricordarsi », AM, p. 135. Per quanto riguarda il verbo, da notare, nelle forme composte con avere, l’accordo del participio passato con il complemento oggetto, sia anteposto (« Con Magda, una ebrea siriana per lo meno della sua età, danzatrice di fama mondiale che ha conosciuta al Cairo, e di nuovo ha incontrata a Damasco », LNU [1953], p. 91 ; « Tali collezioni il Fossati Bellani aveva disposte nella sua residenza romana, che fu all’ultimo piano del palazzo Tittoni in via Rasella », LNU [1957], p. 294), sia posposto (« In nessuna parte, ho mai più trovati gelsomini di tanto profumo », M, p. 17). All’àmbito toscano, ma non solo a esso, appartengono le frasi in cui il costrutto impersonale (si + 3a persona) fa le veci della 4a persona, accompagnandosi a un soggetto plurale, espresso nel primo esempio qui riportato, sottinteso negli altri : 4 « Andavano a pranzo in città ; ed io e Cleopatra si rimaneva a casa soli », AM, p. 155 ; « pareva la musica dei baracconi quando s’era piccini », M, p. 168 ; « E alla luce turchiniccia delle lampadine da notte, m’accorsi che ormai nell’autobus s’era pochi », AM, p. 205.  

















































































1   Di tono letterario, la locuzione è usata da Manzoni nella ventisettana ; l’uso di malgrado con valore di preposizione era disapprovato dal Rigutini (« maniera tutta francese ») e, in genere, dai puristi ottocenteschi (cfr. Serianni 1981, p. 183). Ancora nel Novecento, a malgrado di si può trovare in Federigo Tozzi (Con gli occhi chiusi : « ma il disegno, a malgrado de’ suoi sforzi, era incerto e sbagliato »). 2   Il Battaglia (s.v. forza, n. 39) cita esempi del costrutto in D. Bartoli, Magalotti, Manzoni (Pr. Sp.), Baldini. 3   Cfr. Mengaldo (1987, p. 106), Zangrandi (2002, p. 98) e, da ultimo, Picchiorri (2008, p. 100). « Esili le sopravvivenze del fenomeno nella letteratura contemporanea » (Serianni 1989b, p. 534 ; id. 1990, p. 163). 4   Disapprovata dall’Ascoli (cfr. Serianni 1990, p. 124 e n. 22), questa forma verbale fu usata volentieri dai manzoniani (cfr. Migliorini 1978, p. 706, n. 3). Il costrutto è tuttavia presente in Gentile (cfr. Fabrizio 2008, p. 82) e, nell’italiano contemporaneo, anche in scrittori non toscani (cfr. Castellani 1986, pp. 124-25). La Baggio (2004, p. 47) lo segnala in Loria. L’archivio del Primo tesoro ci offre due esempi di noi si diceva : Buzzati (Sessanta racconti) e Brignetti (La spiaggia d’oro). Per la Poggi Salani (1992, p. 448) « reggono noi si fa […] e più ancora noi si faceva ». Cfr. Brusadin 1973, p. 74, n. 91 ; Serianni 1989b, p. 245 ; Tomasin 2009, p. 220.  



























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All’uso toscano è riconducibile anche fare a + infinito nel senso di ‘accingersi, gareggiare’ : 1  

« Come una ninfa dagli occhi a mandorla, che facesse a nascondersi nell’orto, una fanciulla stava accoccolata dentro un piegoso grembiulone di seta nera, e aveva un cappello di paglia a monachina, su cui palpitavano grandi volanti di seta », AM, p. 137 ; « Nelle giornate di sole, qualche donna siede a leggere o cucire, la bicicletta appoggiata a una tomba, mentre i bambini fanno a rincorrersi », AM, p. 158.  









Essere a + infinito indica l’idea di necessità : 2  

« Così non è a stupire che si sia tanto rapidamente venuta accumulando, in America, una barcollante piramide d’orrori », AM, pp. 112-113 ; « E non è a credere che ci sarebbe compenso in una produzione, che si sentì ventilare, di film di caricatura e satira politica, contro le nazioni totalitarie », AM, p. 152 ; « non è a meravigliarsi che la sua prosa […] venga presa troppo alla buona », LNU [1957], p. 260 ; « non è più a parlarsi di un vero e proprio diario », BOL [1966], pp. 179-80.  





















Allo stesso modo, avere da + infinito ha il consueto valore deontico : « Se domani ho da entrare in guardina, stasera almeno andiamo a divertirci », M, p. 168. In espressioni di tempo sopravvive l’uso assoluto di essere, che ancora nell’Ottocento il Tommaseo-Bellini attesta in modi abbreviativi come giorni sono, sere sono : 3 « Il museo storico di Santa Fé giustamente insuperbisce d’un gruppo di ceramiche indiane, decorate duemila anni sono a fregi geometrici e figure d’animali », M, p. 50 ; « La signora Roosevelt stampò, due anni sono, una bonaria autobiografia », AM, p. 161. 4 Spicca l’uso transitivo di verbi come ammalare (« In un angolo […] dipinge un gambo e una spiga di fiori, di fiori orrendi, che respirano un alito corrotto, e sembrano ammalare, d’un tratto, tutta l’atmosfera e le creature miti », PAS, p. 48) ; appropriarsi (« La tristezza puritana s’appropriava le risorse del caffè-concerto », M, p. 168) ; 5 barare (« Nel peccato che ostenta la vivacità e i colori della gioia, nel peccato che divaga e frivoleggia, l’uomo è barato dal diavolo », AM, p. 308) ; correre (« e cercavano di mettere in chiaro se la Berenice, o la Cassandra, o la Carolina, ancora correvano gli oceani », AM, p. 8 ; « Un fremito ritmico, una repressa vibrazione di danza gli correva le membra, sbocciava in punta alle dita », AM, p. 68 ; « Verso Culver City, dove sono gli studî della “Metro Goldwyn Mayer’’, le strade correvano fango fino al radiatore della macchina », M, p. 18) ; 6 famigliarizzare (« le soavi creature, Maria e Rachele e le compagne, nel mistico convento sulla montagna cerulea, famigliarizzano la loro ingenuità ai pensieri della vita immorta 























































1   Cfr. il Fanfani (s.v. fare). Il costrutto è presente nei Promessi Sposi : « Era un guazzabuglio di steli, che facevano a soverchiarsi l’uno con l’altro nell’aria, o a passarsi avanti, strisciando sul terreno, a rubarsi in somma il posto per ogni verso ». 2   Quanto ai narratori del Novecento, 2 esempi di non è a dire (Campanile, Gli asparagi e l’immortalità dell’anima ; Bellonci, Rinascimento privato) emergono dal Primo tesoro. 3   Li troviamo ad esempio in Manzoni (« La fattoressa del monastero ha maritata, pochi giorni sono, l’ultima sua figliuola » : Promessi Sposi) e in Goldoni (« ne ho veduta una quindici sere sono » : Il festino). 4   Sul finire dell’Ottocento, il costrutto è ancora possibile in Fogazzaro (« Era nel paese straniero dove intendo che ha cessato di vivere due anni sono, nel maggio del 62 », Malombra ; « Si tratta d’una lettera, proprio d’una lettera che io ho fatto vedere due anni sono alla signora Teresa », Piccolo mondo antico) : dati LIZ 5   La reggenza diretta di appropriarsi si ritrova in Pirandello (« E mentr’egli s’appropriava quest’anima, ella non poteva, non doveva appropriarsi quelle parole, quelle carezze, quei baci », Quaderni di Serafino Gubbio operatore, Quaderno : dati LIZ) e in Croce (cfr. Colussi 2007, p. 115). 6   Correre transitivo è uno dei tratti letterari presenti in Loria (cfr. Baggio 2004, p. 109) e Bacchelli (cfr. Vitale 1999, pp. 99-100). Nella lingua d’oggi è comune solo nelle locuzioni figurate (vd. ad esempio qui sotto correre la cavallina).  





































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le », PAS, p. 49) ; girellare (« Girellando il paese, ancora una volta potevo rendermi conto dell’alterazione insidiosa che s’è prodotta in pochi anni nel gusto e nella tecnica delle arti paesane », AM, p. 341) ; 1 infurbire (« Insieme a tutto questo, il Meredith corresse, ironizzò e infurbì il wordsworthiano senso della natura », ROM, p. 267) ; 2 scorrazzare (« Gran parte della attività critica, definitrice, del Coleridge si spiegò in conversazioni, ch’erano poi soliloqui errabondi, nei quali, calzati gli stivali magici, egli scorrazzava gli altipiani dello scibile », ROM, p. 151) ; serpeggiare (« un discorso sommesso di bisbigli, sgretolii, fruscii, cominciò a serpeggiare il lago », M, p. 62) ; 3 somigliare (« E se alle grandi epoche dell’oro, intorno al 1849 e al 1895, percorsa da corriere sonaglianti, da traini, carriaggi e carovane, la regione deve aver avuto l’aspetto d’una immensa fiera, oggi somiglia una tebaide », M, p. 6 ; « Son due versi, che descrivono con evidenza naturalistica una fioritura atroce, somigliante la mano grumosa di sangue di un assassino », PAS, p. 48) ; 4 svariare ‘rendere varia l’atmosfera di un paesaggio’ (« a modo di uno spicchio di pittura di genere che svaria un paesaggio », ROM, p. 214) ; ubbidire (« E con Alberto rimasero un fratello e una sorella nubile, che lo ubbidivano come capo famiglia », LNU [1953], p. 67) ; 5 viaggiare (« Fattosi conoscere, viaggiò l’Europa », M, p. 134). 6 Incontrare con la particella pronominale, nel significato di ‘imbattersi’, è usato intransitivamente (« A tutt’oggi non m’ero incontrato in un cimitero così commovente », M, p. 121). 7 Nel saggio su Pascoli, l’intransitivo pronominale partirsi è preferito all’intransitivo semplice partire : 8  





























































« verso lui che si parte », PAS, p. 51 ; « il Pascoli si parte da un dato concreto », PAS, p. 54 ; « potrebbe, se mai, partirsi […] chi volesse », PAS, p. 75.  















Nella morfosintassi, alla tradizione 9 e a un uso linguistico tipicamente dannunziano 10 corrisponde un tratto come il participio presente con funzione verbale :  

« il Carducci diventava un vero primitivo, davanti agli aspetti della natura che gli si rivelavano in  

1

  Cfr. il Battaglia (s.v., n. 2).   La documentazione del Battaglia (Brignole Sale, Tommaseo, Nieri, Gramsci) si riferisce all’uso intransitivo del verbo. 3   L’uso transitivo è della lingua antica (cfr. il Battaglia, s.v., n. 12 : si cita un esempio di Zucchelli ; il passo di Cecchi è riportato al n. 13). 4   Somigliare transitivo è della tradizione letteraria (un esempio leopardiano è riportato da Vitale 1992a, p. 125). Si trova anche in D’Annunzio (« somigliava una di quelle grandi lanterne di carta, che hanno la forma d’una testa umana », Novelle della Pescara, Contessa d’Amalfi : dati LIZ) e Croce (cfr. Colussi 2007, p. 115 e n. 1 di p. 116). 5   L’uso transitivo di ubbidire è proprio della lingua antica : si vedano ad esempio la Cronica di Compagni (« i suoi fedeli quasi non la ubbidivano ») e la Cronica di Villani (« l’ubbidivano come signore ») ; a Novecento inoltrato, il costrutto si ritrova nelle Altre novelle di Federigo Tozzi (La marchesa : « ma l’obbedivano perché sapevano che le male parole fruttavano sempre qualche regalo » ; dati LIZ). 6   Nell’Ottocento, esempi di viaggiare transitivo si possono leggere in Berchet (Lettera semiseria di Grisostomo : « viaggiò tutta la Germania ») e Oriani (Gramigne, Gigia : « Goethe viaggiò l’Italia in diligenza » ; dati LIZ). 7   Queste le attestazioni del Battaglia (s.v., n. 1) : Vangeli volgar., Campofregoso, Ariosto, Straparola, Loredano, C. Gozzi, Nievo, Pratolini. 8   Cfr. Nencioni 1989, p. 288 ; Baggio 2004, p. 110. 9   Manzoni nella quarantana sostituisce con altre espressioni alcuni participi presenti di questo tipo usati nella ventisettana (cfr. Vitale 1986a, p. 34, n. 506). Nell’Ottocento, il costrutto si addice al gusto del Leopardi (cfr. Vitale 1992a, p. 133) e del Carducci (cfr. Serianni 1990, p. 207). 10   Si vedano le attestazioni fornite da Coletti 1993, p. 311. Il costrutto è ben presente in Croce (cfr. Colussi 2007, pp. 103-04) e in Gentile (cfr. Fabrizio 2008, p. 82). Esempi novecenteschi si possono leggere anche nel Mulino del Po di Bacchelli (cfr. Vitale 1999, p. 105) e in Loria (cfr. Baggio 2004, p. 251). 2

















































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una verginità inattesa, selvaggia, respirante di forza religiosa », PAS, p. 4 ; « Son due versi, che descrivono con evidenza naturalistica una fioritura atroce, somigliante la mano grumosa di sangue di un assassino », PAS, p. 48 ; « un’opera segnante una precisa conquista del poeta », PAS, p. 79 ; « Dal cereo Carlo II, carico di gioie, impennacchiato, che, durante la peste, sta a vedersi danzare dinanzi, in un nuvolo di dentelli, la Palmer, crocchiante di seta […] », ROM, p. 43 ; « va cercata per il Coleridge una formula esprimente un più capace e puro orientalismo », ROM, p. 143 ; « secondo uno schema di fisiologia mentale dimostrante anche troppo da solo quanti residui empiristici gli rimanessero », ROM, p. 240 ; « ella, insieme all’impronta dei piedi e delle mani, ha segnato un cuore trafitto dal dardo e gocciante sangue », M, p. 23 ; « Nelle scene illustranti le ataviche superstizioni e ferocie […] », M, p. 138 ; « frontiera echeggiante d’urli di coyotes, arroventita di bivacchi indiani, ispida e nera di mandre di bisonti », AM, p. 17 ; « Esedre con sedili per leggere e meditare, edicole commemorative, fontanelle igieniche col pispino di porcellana bianca, erano a piè del campanile, riproducente quello di San Marco a Venezia », AM, p. 225.  























































Modulo non raro è quello del cosiddetto presente progressivo, rappresentato dalle perifrasi andare, stare, venire + gerundio : 1 « si può immaginare se, finito il mio viaggio, io tralasciai di ricercare il più possibile della letteratura che continuamente si vien stampando intorno al Messico », M, p. 173 ; « O come si figurano che sulla laguna vadano remeando e strimpellando i barcaiuoli e gondolieri veneziani », AM, p. 92 ; « La padrona sbuca dalla cucinetta dove sta trafficando in grembiule, come una massaia », AM, p. 156 ; « Ed il pubblico viene a grado a grado assuefacendosi all’audacia di certi scorci, alla bruschezza di certe spezzature, alla sommarietà di certe notazioni », LNU [1953], p. 96 ; « Il Tommaseo che, dopo la sua residenza a Corfù (1852), sta sprofondando nella completa cecità, può ormai soltanto dettare, e non è più a parlarsi di un vero e proprio diario », BOL [1966], pp. 179-80. Di gusto anticheggiante l’uso di potere a meno di, ancora presente nel Fermo e Lucia 2 (« e non posso a meno di far raffronti », ROM, p. 31 ; « non si può a meno di chiederci », M, p. 172 ; « Non potevo a meno di considerare che, in fondo, erano piuttosto eclettici questi eroi repubblicani », AM, p. 169 ; « E non potevo a meno di riflettere che letterati, musicisti e pittori, in tutti i paesi, sogliono parlare dei loro colleghi con molto meno cordialità e cavalleria », AM, p. 291 ; « Mentre stupivo di tanta puerilità e imbecillità, non potevo a meno di ricordarmi che, dopo tutto, non furono molto diversi i metodi della storiografia di Guglielmo Ferrero », AM, p. 77). Non di rado ricorre il costrutto d’origine francese finire per, ben acclimato già nell’italiano ottocentesco 3 (« egli finì per dimenticarsi a cercare, in una società avversa, ciò che era la negazione della sua arte e di tutto se stesso », ROM, p. 85 ; « e a rinfrescare la curiosità che continuamente esercitata su aspetti simili finirebbe per istancarsi », ROM, p. 207 ; « Le luci che tra il fogliame primaverile d’una foresta si sfioccano sul pelame d’un cervo, o strisciano, lunari e verdognole, su una distesa nevosa popolata di lupi, finiscono per creare un’illusione romantica », AM, p. 17 ; « benché non sia punto da escludere che in pratica, nell’accesso al pubblico e nei risultati di cassetta, essi finiscano proprio per riuscire i privilegiati », AM, p. 103) e destinato a soppiantare il tipo tradizionale finire con, che in Cecchi ho rintracciato in un solo caso (« finì col perdersi irrimediabilmente », ROM, p. 195). Nelle reggenze verbali da notare l’uso di colpire, dimenticarsi, far piacere, fidanzare, sfo 

















































































1

  Cfr. Squartini 1990, p. 166. Il costrutto è largamente usato da Croce (cfr. Colussi 2007, pp. 111-13).   9 ricorrenze del costrutto risultano dal corpus della LIZ. 3   Cfr. Serianni 1989a, p. 104, n. 39. 2



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garsi, sposare, toccare seguiti da a, secondo un uso ancora ammesso nell’Ottocento : « E, per quanto qualcosa già avessi sentito, mi colpì a rivederne uno, eppoi un altro ed un altro », AM, p. 222 ; « egli finì per dimenticarsi a cercare, in una società avversa, ciò che era la negazione della sua arte e di tutto se stesso », ROM, p. 85 ; « Fa piacere, dicevo, dà un senso di sanguigna concretezza, d’immediata umanità, a ritrovare nell’opera coteste tracce istintive », LNU [1952], p. 63 ; « fidanzato a Lucia, e nell’imminenza delle nozze », AM, p. 95 ; 1 « Si sfoga a creare emblemi macabri », M, p. 117 ; « Tutto quel che sapevo è che s’era sposata a un dottore », M, p. 15 ; 2 « perché ora gli toccherà a dividere con lei la presenza del padre », LNU [1957], p. 248. 3 La proposizione restrittiva dopo un verbo preceduto dalla negazione è introdotta sia da che (secondo un modello ben documentato negli scrittori classici e favorito dall’influenza del francese) :  











































« Gli è che la posizione mentale del Coleridge è veramente siffatta che non si può descriverla meglio che richiamandosi allo spirito indiano », ROM, p. 138 ; « del quale, ormai, in poesia, non dovrà sopravvivere che l’elemento sensuale », ROM, p. 146 ; « Nella mole epica del loro poema grande non vige che un contenuto autobiografico, non vibra che una sostanza lirica », ROM, pp. 247-48 ; « Nel Don Giovanni, Brancati immaginò una città cui aveva messo nome Catania, ma che con la vera Catania non aveva che un rapporto vagamente paesistico e umoresco », LNU [1955], p. 192 ; « Non ci s’intendeva che a urlare con la bocca all’orecchio », AM, p. 5 ; « Non facevano che discorrere, interminabilmente, delle navi a vela », AM, pp. 7-8 ; « non avrei visto che le due manine in croce », AM, p. 91 ; « e il suo gergo parolibero e telegrafonico non fa che sdrucciolare sulle cadenze e sui puntolini di sospensione più sentimentali », AM, p. 107 ; « Faulkner, Steinbeck, Cain, fra breve non potranno esser letti che con un glossario », AM, p. 112 ; « A casa, non fa che leggere e cantare », AM, p. 156 ; « Beceri e facchini, lì presso, si spingono e pigiano in un vasto salone terreno, dove non si spende che da uno a cinque centesimi di dollaro », AM, p. 62 ; « il Fornaciari costì non trova meglio che concludere », LNU [1957], p. 273 ; « La questione dell’integrità d’un linguaggio dialettale o vernacolo, non conta tuttavia che fino a un certo segno », LNU [1957], p. 285 ; « E l’articolista non trovava meglio che presentare coteste novità dentro una cornice di ville scricchiolanti e tarlate », AM, p. 216 ; « qui non trovavo che un’eresia farsesca e pacchiana », AM, p. 236 ; « dalla quale non si vede uscire che la punta del naso », AM, p. 32 ; « Il vecchio, infatti, non si serviva più che d’uno studiolo all’ultimo piano », AM, p. 86 ; « E forse la rivoluzione non ha consistito che nel prender coscienza di tale ritmo », M, p. 175 ;  











































































































sia da se non : 4  

« i quali non fecero se non ridurre ad eloquenza e far convergere nella pratica lo spirito delle  

1   Pirandello dice sia fidanzata a sia fidanzata con (« oltre quella già fidanzata a vostro fratello Ninì ? », I vecchi e i giovani ; « la nipote fidanzata con un ottimo giovane », Appendice alle Novelle. Chi fu ? : dati LIZ). 2   Sposare a è costrutto della lingua antica che dura fino al Novecento. Bastino due esempi pirandelliani ricavati dalla LIZ (Scialle nero, il pipistrello : « una figliuola della vedova, già in età da marito, che Sua Eminenza vorrebbe sposare a un giovine suo protetto » ; Il fu Mattia Pascal : « Or questa donna, sposata a un uomo di condizione pari alla sua ») e due esempi ricavati dall’archivio del Primo tesoro, relativamente a sposare a : « il padre lo voleva sposare a una ricchissima principessa » (C. Levi, L’orologio) ; « lo fece sposare a una sua sorella » (Calasso, Le nozze di Cadmo e Armonia). 3   Nella quarantana Manzoni sostituisce toccare di con toccare a + infinito (« E intanto mi tocca d’andar con lui ! In quel castello ! » > « E intanto mi tocca a andar con lui ! In quel castello ! » ; « A pensare che mi tocca di andar con lui, a casa sua ! » > « A pensare che mi tocca a andar con lui, a casa sua ! »), mantenendo però qualche esempio di toccare di (cfr. Serianni 1989a, p. 212, n. 11). Cfr. anche Serianni 1990, p. 213, n. 9 ; Poggi Salani 1992, p. 447. 4   Il costrutto non … se non è normale nel Decameron : « che così non fossi io mai in questa terra entrato come io mai non ci fui se non da poco fa in qua » ; mentre il costrutto non … che sembra non incontrare nell’Ottocento l’opposizione dei puristi (cfr. Serianni 1989c, p. 223, n. 14).  





   





   























   

   





   









   















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sue affermazioni », ROM, p. 39 ; « Le loro istintive qualità di creatori non si combinarono se non di rado con la forza cosciente », ROM, p. 98 ; « Non si può darne idea se non col riferirsi a un quadro di trasfigurazione religiosa », ROM, p. 137 ; « Egli non riuscì a concretarsi pienamente se non in poesia », ROM, p. 143 ; « mentre la grande poesia scuopre lei gli imperativi e non deduce sé stessa se non da una primitiva esperienza », ROM, p. 200 ; « Hai una facciata di chiesa che, in fin dei conti, non è se non una console o una scrivania di proporzioni maiuscole », M, p. 151 ; « Il sistema della libera proprietà fu primamente intaccato dalle grandi imprese, che non potevano effettuarsi se non attraverso il meccanismo economico delle società per azioni », AM, p. 39 ; « E molti artisti, di decimo ordine, non producono se non per il fatto d’imitare altri artisti », AM, p. 112 ; « che in sostanza si riducono a una serie d’episodi e casuali fatterelli, che non impegnano se non esteriormente i vari personaggi, e non hanno quasi mai risonanza emotiva », LNU [1955], p. 200.  

















































Valore eventuale ha il condizionale usato in una proposizione concessiva che, staccata da un punto e virgola rispetto al resto del discorso, appare quasi autonoma : 1  

« Fanno da piedistallo al suo busto i tre volumi dello Shakespeare, del Milton, dello Swift. Sarà un po’ troppo, direte ; sebbene, in massima, quei tre difficilmente avrebbero avuto a sdegno la sua belligera compagnia », ROM, p. 49.  





In procinto di diventare antiquato l’uso del condizionale presente per esprimere il futuro nel passato : 2  

« Il Burke che aveva sperato che la rivoluzione fiaccherebbe la Francia », ROM, p. 95 ; « Per tale motivo, ‘‘Effie’’ e la madre si misero d’accordo che la figlia, una volta lette, distruggerebbe le missive materne », BOL [1965], p. 69.  









Un tipico costrutto latineggiante come l’accusativo con l’infinito appare scarsamente rappresentato : 3  

« In tutti questi scritti si intravvede compiutamente una specie di metodo ametodico secondo il quale esso il Pascoli intende dover la critica letteraria esser fatta », PAS, p. 74.  



Alla sintassi del latino rimanda il valore assoluto del participio : 4  

« Era la poesia che visitava l’anima del poeta professore, come per istrazio il Carducci è stato chiamato, quando, alzato il capo venerando di sui codici e le edizioni critiche, usciva dalla scolastica Bologna », PAS, p. 3 ; « Gran parte della attività critica, definitrice, del Coleridge si spiegò in conversazioni, ch’erano poi soliloqui errabondi, nei quali, calzati gli stivali magici, egli scorrazzava gli altipiani dello scibile », ROM, p. 151 ; « L’errore del Wordsworth fu a così dire di natura scientifica, e consisté nell’organizzazione forzosa d’una sorta di positivismo, di psicologismo poetico, poste in relazione di dipendenza empirica e non di sviluppo genetico l’arte e l’esperienza », ROM, p. 219 ; « anche a non voler riesumare quei mitici lucchesi che Cristoforo Colombo incontrò al suo sbarco in America, appesa al collo la canestra con i piccoli busti dei Garibaldi e dei Vittorio Emanuele di gesso », LNU [1953], p. 104.  





















1

  Cfr. Serianni 1989b, p. 599.   Ancora nel secondo Ottocento, Raffaello Fornaciari ammetteva il condizionale semplice, prescrivendo l’uso del condizionale composto « quando vuolsi indicare che la cosa sperata, desiderata o credutasi nel passato, non ha avuto effetto » (Fornaciari 1974, p. 408). Si vedano le osservazioni di Nencioni (1989, pp. 296-97). Esempi di condizionale semplice si leggono in Bresciani (cfr. Picchiorri 2008, p. 88) e in Nievo (cfr. Mengaldo 1987, p. 100). Il costrutto si trova anche in Bacchelli (cfr. Vitale 1999, pp. 108-09 e n. 204). Cfr. Herczeg 1969, pp. 63-8. 3   Rohlfs (1966-1969, 706) osserva in proposito che il costrutto dalla fine del Cinquecento « va perdendo costantemente terreno ». 4   Qualche esempio del costrutto si trova in Croce (cfr. Colussi 2007, pp. 106-07). 2









4. sintassi

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e del gerundio : 1  

« E nell’arte tragica greca, l’impeto religioso eschileo e il civico equilibrio di Sofocle cedono assai presto a questa dolce e inferiore qualità di esaltazione e di abbandono, empiendosi di compiacimento agreste i cori di Euripide e molti racconti de’ suoi araldi », ROM, p. 196 ; « come un cittadino, stanco del frastuono e del selciato urbano, esce dalla porta verso le campagne, con passo fattosi lieve, scorrendogli accanto lietamente acque sotto i rami reclinati, andando gli uccelli pe’ rami », ROM, p. 196.  









Talora il verbo è omesso :  

« È il momento che, pronubo il padre, si precisa la possibilità del matrimonio con una ricca ereditiera, bruttarella, e che strascica un poco una gamba », LNU [1954], p. 140.  



Qui converrà citare la costruzione di donare e persuadere : 2  

« Con Magda, una ebrea siriana per lo meno della sua età, danzatrice di fama mondiale che ha conosciuta al Cairo, e di nuovo ha incontrata a Damasco, dove ella possiede una magnifica villa, donatale un protettore ebreo favolosamente ricco, che le ha lasciato altresì un quartierino a Parigi », LNU [1953], p. 91 ; « finché, al principio del secondo libro, persuade alle nazioni la pace perenne », ROM, p. 62.  









D’impronta fortemente letteraria l’uso del participio passato di essere invece della relativa, un uso già in declino nel corso dell’Ottocento : 3  

« O, durante un bombardamento notturno, quel subdolo, inaspettato serpeggiare d’un senso di morbosa, micidiale paura nell’animo di Donato, stato sempre valorosissimo », LNU [1953], p. 75.  



La straordinaria abilità di Cecchi nella progettazione del periodo merita più di un indugio. Ciò che qui importa segnalare è l’abbondanza dello stile, la capacità di adattarlo ai diversi soggetti : tanta sicurezza nelle soluzioni espressive nasce da un’ipotassi saldamente dominata (oltre che da un lessico mai generico e approssimativo). La sua sintassi è indicativa e dimostrativa del modello linguistico propugnato, specie nelle opere giovanili, le più ricche di stilemi anticheggianti. Tratto costante e comune di molte pagine è la complessità dell’architettura sintattica, verso la quale Cecchi ha una naturale inclinazione. Si noterà comunque che si tratta di una prosa sempre nobilmente atteggiata, con un’impronta grave di solennità, lontana da ogni forma di vuota turgidezza. Qualche esempio :  



« E strofi che ripetono idee e immagini consumate in strofi che di poco precedono, immissioni di basi ritmiche contraddittorie, ritorno di immagini passate a più riprese nei volumi vecchi, distendimento inopportuno dell’ode, il cui carattere è concitato e dialettico, in una placidità rappresentativa, dove rimettono capo le consuetudini epiche ed omeriche, la artificiosità di costruzione a circolo, sul tipo di quelle osservate nei Conviviali, intromissioni di concetti accessori a grappoli e a mannelli, abbondanza di immagini false in quella misura che la commozione del poeta è stata più febbrile e poco ha potuto sorvegliarsi, procedimenti per trapassi non mai privi di senso, ma il cui senso non è facilmente perspicuo, e forse si schiude a chi si curi di scendere pazientemente  

1   Esempi ottocenteschi (Operette morali) del costrutto si leggono in Vitale 1992a, p. 137. Abbondanti esempi crociani sono riportati da Colussi (2007, p. 107). 2   L’uso di persuadere col dativo « è nelle abitudini leopardiane » (Vitale 1992a, p. 119, n. 125). Cfr. anche Mengaldo (1987, p. 250), Zangrandi (2002, p. 82) e Vitale (1992b, p. 50, n. 2). 3   Il costrutto ricorre nel romanzo storico dell’Ottocento (cfr. Zangrandi 2002, p. 104), nelle Operette morali (cfr. Vitale 1992a, p. 135) e nel Mulino del Po (cfr. Vitale 1999, p. 107).  



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nell’intimità di sottintesi, di adombramenti, di simboli vaghi, certo, in questo libro si trovano, in dovizia che non trova l’uguale in nessun altro » (PAS, pp. 68-9).  

Il brano merita qualche osservazione : 147 parole precedono il punto fermo ; la proposizione principale certo, in questo libro si trovano è ritardata, distante dall’inizio del periodo (in cui si contano ben sette soggetti, tutti senza articolo). Una cascata di proposizioni relative (sette) è inserita prima della principale, che a sua volta è seguita da un’altra relativa. Certo, non è solo la complessa architettura ipotattica a dotare di connotazione letteraria la prosa saggistica di Cecchi ; il tono del dettato si mantiene ugualmente alto nel lessico, nell’uso compiaciuto di astratti come distendimento, placidità, artificiosità, intromissioni, intimità, adombramenti, dovizia.  





Si veda anche questo brano :  

« Dramma di tutta una poesia, di tutta un’epoca. I suoi termini si posson tracciare in filosofia, tra quella coltura positiva nella quale l’Italia veniva rifacendosi rozzamente gli elementi di una coscienza critica necessaria al suo progresso futuro, e la filosofia idealistica, la quale s’è affermata negli ultimi anni, con una assolutezza che se le ha valso l’adesione completa degli spiriti frettolosi che non hanno una possente vita tutta propria che li agiti e li obblighi a lavorare ed invenire per loro conto, non è accolta dagli spiriti più provati ed inquieti che come un elemento bisognoso di essere ridotto, in rispondenza alle necessità della tradizione latina, a maggior concretezza ed attualità ; dramma che in politica, si agita fra la persuasione irruente ed assai rettorica dell’Italia grande, anticlericale ed una, che valse certo a suscitare vasti eroismi finché l’Italia non fu fatta, ma si dichiarò insufficiente, quando dall’aspirazione si passò all’attuazione (sicché i peggiori politici dei primi anni della Terza Italia, furono per avventura coloro che sopravvivevano di quelli che cooperarono al suo risorgimento), fra questa persuasione, dico, luminosa e cieca, e i bisogni positivi di una realtà che quotidianamente si mostra favorevole al nostro accrescimento e alla nostra espansione ma pur irta di difficoltà e di pericoli ; dramma che nell’arte ha i suoi poli fra la classicità che nutrì, sull’esempio del Foscolo e del Leopardi, i nostri scrittori patriottici, e diventò attualità vera di sentimento classico, davanti alla natura, forse soltanto in Giosue Carducci, e una classicità nuova che s’intravvede, si invoca, nella quale la coscienza italiana rinata non s’adagerà più con l’equilibrio d’una vita piena e serena davanti ai semplici fatti della natura soltanto, sebbene davanti ai fatti della vita etica più profonda », PAS, pp. 70-71.  







Il passo mostra come non sia raro in questo tipo di prosa il passaggio da un registro stilistico a un altro, ossia il gusto d’inserire, entro un contesto sintatticamente complesso, una movenza tipica del discorso orale. Nel brano citato, dico rappresenta un segnale discorsivo d’immediata evidenza, un colloquialismo inusuale, che intenzionalmente contraddice il consueto gusto di Cecchi per il dettato elaborato. L’andamento sintattico complessivo è ipotattico, con prevalenza di proposizioni relative, che sono lo stilema dominante del passo : ne risulta un periodo gonfio, di sapore decisamente libresco, capace di accogliere le argomentazioni di un lungo ragionamento a catena ; alla coesione del discorso contribuiscono sia la ripresa a lunga distanza della parola-tema iniziale 1 (dram 



1   Si parla in questo caso di collegamento a catena : cfr. Herczeg 1967, pp. 125-26 ; Brusadin 1973, p. 14. Ripresa lessicale e aggettivazione ricercata e abbondante si ritrovano anche nel brano che segue : « Naturalmente, questa compenetrazione di quieta verità oggettiva e di solennità sentimentale, tutt’altro che comune nella poesia inglese ; dove la verità naturale, più spesso, si presenta non sciolta, non purificata, anzi in rozzi viluppi di impressioni superficiali, e dove il sentimento non si distilla a sentimento poetico ma, piuttosto, alimenta sfoghi di eloquenza didattica, che ricorrono, dal Milton al Wordsworth, troppo frequenti : – questa compenetrazione non sarebbe stata possibile se il Gray non era artista di tale educazione che ricorda quella dei più compiuti umanisti » (ROM, p. 55).  













4. sintassi

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ma, collocato all’inizio di due periodi successivi, garantisce la progressione sintattica), sia il già citato dico, 1 che, col riannodare le parti del discorso, tiene vigile l’attenzione del lettore sul concetto che forse più sta a cuore all’autore (la persuasione dell’Italia contrapposta ai bisogni della realtà). Quanto agli altri ingredienti, sono quelli tipici della prosa sostenuta : una doppia destinata a un lento declino (rettorica), locuzioni avverbiali di ascendenza letteraria (per avventura), latinismi non usuali (invenire), parole astratte (assolutezza, concretezza, attualità, classicità), coppie di aggettivi (provati e inquieti ; luminosa e cieca; irruente e rettorica), di nomi (accrescimento e espansione ; difficoltà e pericoli), di verbi (agiti e obblighi ; lavorare e invenire), terne (grande, anticlericale ed una), reggenze verbali insolite (sopravvivevano di quelli), iterazione di una parola (tutta). A requisiti formali non dissimili sembrano obbedire le riprese lessicali (udir mischiarsi, canto di fringuello, lettori, interesse) e la presenza di dico nei due esempi che seguono :  









« Se non che il poeta ci fa riprecipitar subito fuori, nei campi ombrati di viola … a udir mischiarsi a quel canto di fringuello che stava tanto bene solo – o forse era già di troppo saper che era proprio canto di fringuello ? nella dolcezza sonnolenta di quello svegliarsi, chi avrebbe pensato a determinarne meticolosamente la provenienza ? – ad udir mischiarsi, dico, lo squillare dei pennati sul marrello » (PAS, p. 38) ; 2 « Sherwood Anderson non s’è così allontanato dall’interesse dei lettori : dico lettori capaci d’un interesse che non sia soltanto d’ammazzare il tempo » (AM, p. 108).  















o la semplice ripetizione di una forma verbale (ripetono, aver conquistato) :  

« Ripetono anche ai sordi che, malgrado ricchezze incredibili, in parte non ancora messe in valore, in parte carpite dall’ingordigia straniera : ripetono che Messico è povero, tormentato, invendicato », AM, p. 271 ; « Si capiva che tutta la loro preghiera, il loro sacramento, era d’aver conquistato, in quella contemplazione ed identificazione : d’aver conquistato, in un denso torpore, la nera felicità, la paurosa dignità di sentirsi morte », AM, p. 319.  













Talvolta, la presenza di un connettivo elementare come e interrompe la complessa orditura sintattica, abbassando il tono del dettato. La sintassi ipotattica, propria del Cecchi, saggista e no, per un momento sembra cedere il passo a una struttura piana e di sapore colloquiale : 3  

« Ma come i suoi gemelli, è uno di quei libri su cui non si accumula la polvere. Ogni tanto si ha bisogno di rivederne una pagina, di riscontrarne un giudizio. E il colloquio con l’autore non si interrompe », LNU [1953], p. 88 ; « Nulla più grottesco del contrasto fra la metafisica liricità di questi suoni e la prosaica puerilità dell’azione e del racconto. E forse gli stessi cinesi che fecero il film s’erano avveduti di quanto il musicale commento eccedesse la trama », AM, p. 138 ; « E vengono a parlarci dei consigli e contributi dell’erudito locale », BOL [1966], p. 104.  















In una lettera a Gianfranco Contini, spicca l’uso del che con funzione di subordinante generico. 4 Nel passo che segue, la continuità sintattica con la prima frase è affidata a un che : pur non escludendo che esso possa istituire un rapporto causale, preferiamo assegnargli la funzione del latino nam, ovvero quella dialettica e illativa, diffusa nella lingua di tono medio :  



1   La presenza di dico, come anafora testuale, è segnalata da Serianni (1993, p. 525 ; 1990, pp. 126-27) in Galileo e in Carducci. Cfr. anche Brusadin 1973, p. 14, n. 17. 2   Cecchi si riferisce a una poesia dei Primi poemetti (L’alba) : « E già taceva la chiesuola / lasciando udire un canto di fringuello, / e, per i campi ombrati di viola, / lo squillar dei pennati sul marrello ». 3   Osservazioni su questo tipo di costrutto si leggono in Serianni 1996, p. 60. 4   D’obbligo il rinvio a D’Achille (1990, pp. 205-60). Esempi letterari otto e novecenteschi sono forniti da Serianni 1989b, pp. 569-70.  







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« Forse anche è diventato un po’ politico ; che non c’è niente di male se il criterio ‘‘politico’’ va di pari passo col criterio ‘‘realizzazzione’’ », OS [1946], p. 59.  





Una locuzione avverbiale tipica del parlato (come mai) 1 introduce un’interrogativa diretta, attraverso la quale Cecchi chiama in causa più davvicino il lettore, coinvolto enfaticamente entro una finzione retorica. Sembra procedere dal lettore la domanda che l’autore rivolge a sé stesso : scandita da frasi giustapposte, la formula didattica invoca una risposta sollecita e precisa. Lo stilema ricorre in un passo che a ogni piè sospinto trasuda letterarietà : se l’interrogativa si fonda sul non raro stratagemma della climax, la risposta ha i suoi tratti tipici nella ripresa lessicale (elementi), nella scelta delle parole (inappercepibili), nei costrutti (egli è che), 2 nell’andamento sintattico, tipico dello stile periodico e del ragionamento a catena, che qui e altrove sembra non aver fine.  



« Come mai tutte queste notazioni si trovan sullo stesso piano, non riescono ad aggrupparsi armoniosamente, anzi, si infastidiscono l’una l’altra, si contraddicono, si distruggono e dànno al canto quell’andatura a sbalzelloni che è caratteristica della terzina del Pascoli ? Egli è che gli elementi che hanno concorso alla formazione di questa scenetta di idillio, son elementi vivi ciascuno per suo proprio conto, ma non nati per far vita comune, e si sono incontrati solo per le necessità del soggetto che il poeta ha preso a trattare, sì che le soluzioni di continuità non hanno potuto esser tanto ben celate da restare inappercepibili, e le discontinuità son tanto più sensibili quanto gli elementi fra i quali esse si constatano son più vivaci », PAS, p. 38.  





Non di rado si utilizza l’assenza o la riduzione dei nessi coordinativi per rendere più agile il ritmo del discorso, scandito dalla rapida giustapposizione di brevi proposizioni (formate talora dal solo predicato verbale) e dal puntuale uso della punteggiatura. Colpisce, in questo caso, la sensibilità di Cecchi per una sintassi franta, aliena da artificiosi iperbati, tipica della prosa del giornalista più che di quella del critico ; una sintassi che non presenta alcun organismo gerarchico, ma si rifà allo style coupé dei francesi, sfruttando i frammenti di periodi per descrivere (verrebbe da dire : per comunicare) in modo icastico e incalzante. Il tratto comune ai periodi che seguono è la leggibilità, ottenuta sacrificando la consueta esuberanza espressiva e ricercando l’ordine lineare degli elementi :  





« Mi fece scendere nelle cucine ; si sbracciava nelle aule dove erano state le biblioteche ; mi aspettava al varco in cima a una scala ; con enfasi spalancava i cessi », M, p. 155 ; « Tutte queste cose, nel perpetuo pettegolezzo, pèrdono i verosimili contorni, escono fuori del tempo, diventano favola, assumono qualcosa di grottescamente portentoso », LNU [1955], p. 215 ; « Frattanto studia nei musei, legge, discute, a poco a poco si orienta nel movimento artistico ch’è succeduto alla grande pittura impressionista », LNU [1955], p. 220 ; « Ma ogni tanto il padre di Arturo parte per misteriosi viaggi, sta fuori settimane, a volte mesi, senza far sapere nulla. Riappare d’improvviso, riparte », LNU [1957], p. 248 ; « Nel sistema morale di Vergani, i morti sono onniveggenti, sanno tutto, partecipano a tutto, con una obiettività che ai vivi non è concessa », LNU [1957], p. 259 ; « Ho lavorato e lavoro abbastanza. Lessi molto, gli ultimi tempi della guerra. Preparo alcune cose nuove, metto a posto alcune ristampe per dare loro una forma ‘‘definitiva’’ ; insomma, ho luogo a passare occupato tutta la giornata, con molta tranquillità. Veggo i pochi amici soliti. Hai visto le riviste di Falqui ? », OS [1945], p. 55 ; « Tu che l’hai visto, ci hai parlato, hai avuto contatti diretti, puoi esserti fatto un’idea più precisa », OS [1946], p. 62.  







































   







Estrema letterarietà è infine nell’uso ripetuto della e coordinante, che ha la funzione di 1

  Cfr. Sabatini 1985, p. 166 ; Serianni 1989b, p. 508.  

2

  Cfr. Brusadin 1973, p. 75.

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accelerare l’andamento del periodo. Il modulo, frequente nel passato, rientrava tra le abitudini linguistiche di uno scrittore ricercato ed elegante come il gesuita Daniello Bartoli1 (« Sembra che un vomere, cui tragga la sicura forza di giovini buoi, fenda flessuosamente una terra fresca, che si apre al passaggio e luccica e rimbalza e manda effluvi di odore », PAS, p. 34 ; « Non potrei renderne meglio l’impressione, che pensando ad un enorme pollaio il quale, svegliandosi e spollinandosi, chioccola e pigola e starnazza », AM, pp. 66-7).  









Stile nominale La frase nominale, che già nel secondo Ottocento s’era imposta nella nostra prosa letteraria, 2 è in Cecchi una scelta stilisticamente marcata, utilizzata con una certa regolarità per rendere più sciolto il ritmo della narrazione :  

« In Versilia, la bandiera nera, la bandiera rossa ; ma in Lucchesia il Santo Volto », LNU [1953], p. 104 ; « Insomma : in fondo alla provincia, un astro della scienza, se pure un astro minore », LNU [1954], p. 157 ; « Confabulazione del Barbèra col signor Pietro, e presentazione al Manzoni, che si mostra alquanto sostenuto. Chiamata del Redaelli, editore del Manzoni […] Nuove discussioni », LNU [1954], p. 167 ; « Loro due soli, in una casa troppo vasta, cadente ; la giornata quasi tutta spesa alla pesca, od oziando sul mare », LNU [1957], p. 248 ; « Ricchi, addirittura strabocchevoli, i musei, pubblici e privati, d’arte antica e moderna […] Enormi e numerosissime le biblioteche, e munite d’ogni più perfetto strumento di catalogazione », AM, p. 15 ; 3 « Ogni messinscena d’alberi, sterpi, acque, dirupi, ineccepibile fino all’ultimo grano di sabbia », AM, p. 17 ; « Niente altro, per tutta la giornata, tutta la settimana, tutto il mese, tutto l’anno e tutta l’eternità », AM, p. 28 ; « Triste la domenica in terra puritana », AM, p. 59 ; « Crollanti pile di libri, tavolinetti rococò, poltrone imbottite e poltrone di giunco : tutto scompagnato, tutto alla rinfusa, tutto devastato », AM, p. 155 ; « Che casa strana. Senza capo né coda. Senza ore », AM, p. 156 ; « Cose rustiche, ingenue, certamente ; ma così piene d’onesto scrupolo artigiano », AM, p. 167 ; « Gruppi, sfilate di vispe becerine in costume da bagno », AM, p. 196 ; « Rozzi, ispidi, ma docili, e non di rado sgobboncelli. Scarso senso critico. Nessuna curiosità indipendente », AM, p. 223 ; « Nel salotto terreno, il pianoforte, due violini negli astucci ; e sul pianoforte quaderni di musica e il busto di Beethoven in gesso dorato », AM, p. 293 ; « Radi i casolari con intorno qualche pianta di fichi, qualche arbusto di melograno, un gelsomino », M, p. 17 ; « Nelle vie principali, botteghe con i profumi più costosi, i liquori più scelti, la biancheria più delicata. File d’automobili, ingorghi di circolazione », M, p. 78 ; « Senza più vetri le finestre, divelte le imposte ; vuote le nicchie e i tabernacoli dove un tempo erano statue », M, p. 103.  

















































































































Per l’assenza del verbo, il periodo può presentare un elevato tasso di nominalizzazione, che ha un effetto immediato nel testo : esito di un’osservazione insistita, l’accumulo di nomi provoca un innalzamento tonale, capace di scandire e insieme accelerare il tempo sintattico :  



« Un angiolo, o per esser più chiari, una bella angiolotta : spenzolata al finestrino d’uno di questi autobus di campagna, barcollanti come tanks, ammaccati come vecchie tinozze, stracarichi di  



1   Si veda, ad esempio, il seguente passo : « il misero legnetto, vinto in pochi passi dalla gagliardia del fiotto, si rende, e si contorce e aggira e travolgesi tanto che affonda » (La ricreazione del savio in discorso con la natura e con Dio : dati LIZ). Marazzini (1993, p. 288) al riguardo parla di « improvvise catene di e coordinanti, che rendono incalzanti certi punti della descrizione ». 2   Cfr. Herczeg 1967, passim e Picchiorri 2008, pp. 110-12. 3   Nella lingua di Cecchi, la funzione nominale degli aggettivi, posti ad apertura di periodo, è segnalata da Brusadin (1973, p. 106 ; si vedano anche le osservazioni di pp. 78-81).  













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gente sudata, di cappelli, di sacchi, di canestri, d’arnesi rurali, di polli rissosi, e bambini pieni di bisogni », AM, p. 341.  

Accade talvolta che la nominalizzazione sia affidata a una serie di infiniti sostantivati : 1  

« Quivi è tutto un tremolare, uno spezzarsi, un abbrividire, un ondare e rapprendersi negli arresti e nelle risoluzioni del ritmo ; un isolarsi di ciascuna linea di movimento nell’intento del massimo significato particolare ; uno sforzarsi di ciascun epiteto nell’intensità suprema del proprio colore », ROM, p. 218.  







Lo stile nominale può avere nell’ellissi del verbo il tratto caratterizzante. Nel brano che segue, la soppressione del verbo essere costituisce un esempio di scrittura brachilogica :  

« Ma non ci sono, o rare, pagine a vuoto, fabbricate, estranee alla sostanziale ragione di questo temperamento », LNU [1955], p. 212 ;  





altrove si ha l’ellissi del dimostrativo :  

« Non meno del Chatterton e del Gray, ha il gusto sugoso della poesia del Chaucer e precedente », ROM, p. 73.  



Non rare le apposizioni modali e le costruzioni che Herczeg chiama « enumerazioni appositive in funzione modale-associativa », particolarmente adatte a descrivere il profilo dei personaggi. Sono frasi in cui, se aumenta lo spessore semantico di nomi e aggettivi, appare debole quello dei verbi, ridotti perlopiù a una mera funzione di collegamento : 2  





« un solerte ‘‘inviato speciale’’, il piede sull’acceleratore, percorre tutta una regione solitaria », LNU [1954], p. 137 ; « Mi fermò una ragazza messicana, il libro da messa sotto il braccio », M, p. 42 ; « altissimi, taluni, i dorsi spioventi sotto agli scialli », M, p. 78 ; « Si sfoga a creare emblemi macabri, come quelle colossali figurazioni del serpente acciambellato, la testa appiattita sulla massa circolare e la bifida lingua pendula », M, p. 117 ; « Un contadino, la cartuccera a tracolla e il fucile poggiato al solco, guida l’aratro cui traggono due vitelli toppati di nero e bianco », M, pp. 139-40 ; « pur mentre qualche ricciuto angiolotto, spennellato d’indaco e vermiglio, l’immancabile cesto di fiori in ispalla », M, p. 154 ; « Ritte alle cantonate, nei mantelloni rossi orlati di pelo bianco, la pamela rossa e gli stivaloni da neve, le scudiere dell’Esercito della Salute scuotevano un campanello e raccoglievano l’obolo per la beneficenza natalizia », AM, p. 130 ; « Una donna di poco varcata la quarantina, accesa in volto, i capelli a crocchia, gagliarda, una vera fattoressa », AM, p. 202 ; « Logori feltri da uomo portati sulle ventitré ; spioventi e funebri grondaie da signora anziana, cariche di rose e di pizzi ; turbanti alla turca, berretti da ciclista. E vistosi rifiuti d’antiquati guardaroba, rappezzati e raccozzati all’inverosimile : blusette trapunte e scollate, spolverine che chi sa quanti viaggi avevano fatto. Scarpini dal tacco mezzo crollato e ferrati scarponi maschili », AM, p. 208 ; « Un basco nero calzato sugli occhi, un logoro maglione nocciuola, calzoncini bianchi alla zuava, stivaletti neri con spunterbo d’ottone allacciati sotto al ginocchio », AM, p. 330 ; « Spinoso come un riccio, come un ananasso, che da qualsiasi parte lo tocchi ti punge. Spregiudicato e pedante, impazientissimo eppure tenace, simpatico e al medesimo tempo scostante, bastian contrario per la pelle », LNU [1957], p. 280 ; « Magra, alta, i capelli grigi ; colletto e polsini di trina bianca sul vestito di seta nera : l’aria aristocratica fino a un che di romantico e quasi altezzoso, mentre poi si trattava della più gentile persona del mondo », M, p. 14 ; « Bruna, i capelli cresputi, il naso un po’ all’insù, gli occhi verdolini : grassoccia, piuttosto chiassosa, portava come la mamma un nastro intorno al collo : un nastro alto, celeste, che andava bene col nero dei capelli », M, p. 14.  

























































































1

  Un esempio è segnalato in Mengaldo (2005, p. 87). Il largo impiego dell’infinito sostantivato nel passaggio « dal primo al secondo Loria » è sottolineato dalla Baggio (2004, p. 251). 2   Cfr. Herczeg 1967, p. 35.  



4. sintassi

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Risponde a precisi intenti formali la frase nominale, che viene usata a mo’ di commento lapidario d’una lunga citazione, col risultato d’un singolare contrappunto di amplificazione e di sintesi. Dopo aver riportato un pezzo di Anton Maria Salvini (« Anton Maria Salvini farneticava che ‘‘il Burchiello è ripieno di gerghi ; cioè di geroglifici, sacri motti, cioè segreti e nascosti all’intelligenza del volgo ; autore mistico e misterioso, e che si può illustrare con i più bei passi scelti d’autori gravissimi’’ »), Cecchi così suggella il discorso : « Buggerata : triplice e quadruplice buggerata ! », LNU [1950], p. 34. 1  













   

Ordine delle parole Nella disposizione degli epiteti, è frequente la cosiddetta aggettivazione ‘‘a occhiale’’ (aggettivo + sostantivo + aggettivo) :  

« la trista fedeltà puritana », ROM, p. 49 ; « spiccano carnosi fiori nivei », ROM, p. 139 ; « il nero colorito indio », M, p. 128 ; « dei burocratici velluti verdi », M, p. 140 ; « nelle vaste camere terrene », M, p. 144 ; « Scialbe larve romantiche », M, pp. 144-45 ; « in un borghese orrore architettonico », M, p. 156 ; « la versicolore processione etnografica », AM, p. 18 ; « Circa l’inverosimile fanciullaggine negra », AM, p. 76 ; « il medio cervello americano », AM, p. 92 ; « piene d’onesto scrupolo artigiano », AM, p. 167 ; « in una specie di atona fatalità fisica », AM, p. 309 ; « le femminee trecce nere », AM, p. 319 ; « una morta luce argentea », AM, p. 332 ; « Sulla vergine coscia turchina dell’onda », AM, p. 351 ; « una anarchica tribù zingaresca », LNU, p. 316.  





























































































Da notare la sequenza aggettivo + aggettivo + sostantivo + aggettivo (« per una ballata di burlesche domenicali avventure borghesi », ROM, p. 60) e quella aggettivo possessivo + aggettivo + aggettivo + sostantivo (« il suo natural breve cerchio », PAS, p. 34). Ancora in tema di sintassi topologica, va menzionata la compiaciuta insistenza del Cecchi nell’anteporre il determinante al determinato, in ossequio alla lingua della tradizione letteraria :  









« la marziale coscienza di sé » (ROM, p. 48) ; « la musicale squisitezza delle sostituzioni » (ROM, p. 150) ; « usciva dalla scolastica Bologna » (PAS, p. 3) ; « la sicura forza di giovini buoi » (PAS, p. 34) ; « una opaca nota di prosaicità » (PAS, p. 50) ; « un senso di bambinesca dimessità » (PAS, p. 74) ; « come a ricordarsi le campagnuole origini del poeta » (LNU [1952], p. 63) ; « Papini ebbe sempre il romantico gusto » (LNU [1953], p. 109) ; « […] vi avevano serbata una nativa freschezza » (LNU [1954], p. 141) ; « al medesimo tempo che la naturale stanchezza e l’esperienza delle delusioni inducono, o dovrebbero indurre, a rinunciare » (LNU [1954], p. 145) ; « nel quale l’ebraica angoscia si amalgama col mistico nichilismo indiano » (LNU [1954], p. 156) ; « si reca alla serale benedizione » (LNU [1954], p. 156) ; « perché nel suo consenso a quest’arte egli potesse dimenticare il congenito sospetto d’una inventività così erratica » (LNU [1954-55], p. 186) ; « L’orfano cresce in campagna, per la carità della rustica famigliuola presso alla quale è stato allattato » (LNU [1955], p. 201) ; « Tutte queste cose, nel perpetuo pettegolezzo, pèrdono i verosimili contorni » (LNU [1955], p. 215) ; « Esso contiene il racconto delle giovanili esperienze » (LNU [1955], p. 220) ; « fino ad ora il Vergani non era riuscito a portarla all’odierna pieghevolezza e capacità di adesione » (LNU [1957], p. 261) ; « Nessuno ipocritamente vi rimpiange le casalinghe virtù del tempo che Berta filava » (LNU [1957], p. 274) ; « per disincerarsi d’una corrente diceria » (LNU, p. 306) ; « il dabben padre di Calpurnia » (LNU, p. 315) ; « Nulla più grottesco del contrasto fra la metafisica liricità di questi suoni e la prosaica puerilità dell’azione e del racconto. E forse gli stessi cinesi che fecero il film s’erano avveduti di quanto il musicale commento eccedesse la trama » (AM, p. 138) ; « La signora  































































































































1   Si vedano, in proposito, le osservazioni di Serianni che rintraccia lo stilema in Maria Bellonci (1996, pp. 59-60).

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Roosevelt stampò, due anni sono, una bonaria autobiografia » (AM, p. 161) ; « All’università di Berkeley, California, la preliminare formalità dell’intervista si compie in un salotto terreno del Faculty Club » (AM, p. 220) ; « Se ne produceva un effetto di boschereccia cupezza » (AM, p. 220) ; « avevano poco o niente della paina pretenziosità che tradisce l’uomo civilizzato appena da ieri » (AM, p. 292) ; « Dalle piccole finestre, le cui imbotti sono smisuratamente ispessite dall’arboreo frastaglio, la luce entra a fatica » (M, p. 153) ; « Non già ch’egli insinuasse allusioni o fatue vanterie » (M, p. 15) ; « risaltavano le scabre ossature con pochi campi a terrazza » (M, p. 16) ; « durante una interminabile serie di domestici affanni » (BOL [1966], p. 180). 1  











































La modificazione dell’ordine lineare delle parole dà al discorso un andamento libresco : si veda ad esempio l’inversione del soggetto, col predicato verbale in apertura di frase (« Uscì, il diario, in tempi calamitosi », BOL [1966], p. 139). 2 Talora la posposizione riguarda il soggetto non rematico (« Sembrava cotesta la dimora più luminosa e serena », LNU [1957], p. 294). Non di rado nella prosa cecchiana l’aggettivo o il participio (il primo più del secondo) sono messi in evidenza a inizio di periodo, come ha già osservato Baldelli (1965, pp. 312) :  











« Spinoso come un riccio, come un ananasso, che da qualsiasi parte lo tocchi ti punge », LNU [1957], p. 280 ; « Bruna, i capelli cresputi, il naso un po’ all’insù, gli occhi verdolini : grassoccia, piuttosto chiassosa, portava come la mamma un nastro intorno al collo », M, p. 14 ; « Nerastre e sgretolate, le casipole stavano quatte fra l’erba », M, p. 17 ; « Ricchi, addirittura strabocchevoli, i musei, pubblici e privati, d’arte antica e moderna », AM, p. 15 ; « Tuffate in sinistre gelatine, vedevo nei gabinetti di bacteriologia le cavie a pancia aperta », AM, p. 175 ; « Sbarrati gli occhi bianchicci, le scimmie si spulciavano, in attesa di ripartire », AM, p. 238.  



































Andrà segnalata inoltre qualche scelta topologica, di tono poetico più che prosastico, come la collocazione di un complemento indiretto tra con e l’aggiunto 3 (il costrutto può ritrovarsi nei romanzi dei nostri giorni) : 4  

« Mandriani, contadini, con in spalle piccoli otri che strabuzzano, si arrampicano sulle prode, fra gli scheggioni di pietra verdastra », M, p. 123 ; « A mezza costa, dalla nostra parte, era un basso quadrilatero bianco, con nel tetto un’ampia apertura, pure quadra, che dava idea della luce d’un chiostro », AM, p. 200 ; « con ai piedi un’erba stenta, morsicata dai venti marini e dalla salsedine », AM, p. 213 ;  

















e l’uso isolato di non mai (nel saggio giovanile su Pascoli) : 5  

« procedimenti per trapassi non mai privi di senso » (PAS, p. 68).  



1

  Altri esempi si trovano in Baldelli (1965, p. 31).   Altri esempi cecchiani d’inversione del soggetto, ricavati dalla Storia della letteratura inglese nel secolo xix, si leggono in Brusadin (1973, p. 89). 3   Un esempio poetico (« con nelle teste brune aridi steli » : Pascoli) è ricordato da Stussi (1982) e ripreso da Serianni (1990, p. 148). 4   Per esempio in Caos calmo di Veronesi : « con in mano il flebile lumino della ragione » ; « con in mano la padella piena di spaghetti fumanti » : dati del Primo tesoro. 5   Un esempio di Loria è ricordato dalla Baggio (2004, p. 231). 2





















5. RETORICA E TESTUALITÀ

T

utto letterario il compiacimento insistito e, forse, un po’ giocoso per la figura etimologica, artificio particolarmente sfruttato nella prosa argomentativa del saggio pascoliano. La ripresa ravvicinata della medesima radice lessicale garantisce la coesione testuale, attraverso il riecheggiamento di un modulo stilistico ben attestato nell’italiano antico : 1  

« nella lontananza tutto si compone in un aspetto eguale, frammentato di frammentarietà troppo piccola », PAS, p. 52 ; « Positivismo tanto positivo che conclude in una conclusione, d’altronde comune, fra i forti e sensitivi uomini della Romagna », PAS, p. 72 ; « Distendete il pathos della tragedia domestica del Pascoli, quale vibra con una vibrazione impossibile a isolarsi ed afferrarsi nelle Myricae », PAS, p. 74 ; « In tutti questi scritti si intravvede compiutamente una specie di metodo ametodico […] », PAS, p. 74 ; « Il concitamento lirico di Foscolo e di Carducci […] cede alla tranquillità artifiziosamente epica, epica di una epicità di riflesso », PAS, p. 85 ; « il segreto di ciascuno è sigillato sotto un sigillo sovrannaturale », LNU [1953], p. 99 ; « Arturo l’adora d’una adorazione ragazzesca, senza avere neanche il coraggio di dimostrargliela », LNU [1957], p. 248.  







































L’utilizzazione ripetuta dei verbi servire, lavorare ed essere in tempi diversi ribadisce attraverso la figura etimologica del poliptoto temporale la continuità di un’azione :  

« È ovvio che, nelle zone industriali, i negri possano servire, come hanno già servito, a quanto servirono e servono nelle regioni agricole », AM, p. 74 ; « Ho lavorato e lavoro abbastanza », OS [1945], p. 55 ; « Per altri pochi, come per lui, miti come cotesti, come coteste favole, sono stati e sono oggetto di meditazione », BOL [1966], p. 173.  















Qualche volta viene ripetuto a breve distanza un verbo all’infinito, retto da un verbo che ne attenua l’assertività : 2  

« Noi che siamo mossi principalmente dal desiderio di renderci conto di come un temperamento artistico si è organizzato ed ha vissuto, o s’è sforzato di riorganizzarsi e di vivere se, come nel caso del Nostro, la sua ventura era di nascer compiuto e quasi risolto, non daremo meno importanza a quelle opere più tarde », PAS, p. 13 ; « al medesimo tempo che la naturale stanchezza e l’esperienza delle delusioni inducono, o dovrebbero indurre, a rinunciare », LNU [1954], p. 145 ; « La scelta di cotesti autori non è, né forse poteva essere, molto rigorosa », LNU [1957], p. 276 ; « Un’intiera mitologia s’è ispirata, ed in parte continua a ispirarsi, alla prepotenza, all’intrepidezza e alla volontà di dominio della donna americana », AM, p. 118.  





















Frequente l’allitterazione. Ne do solo qualche esempio con una certa casualità. Talvolta, la ripetizione della stessa sillaba dà luogo all’assillabazione : 3  

« a poveramente fogliare e fiorire sopra un terreno avverso » (PAS, p. 70) ; « Ma per un senso di praticità protettrice degli interessi immediati della sua rate » (PAS, p. 71) ; « senza nulla della generica e secca senilità dei saggisti, sermonieri e satirici latineggianti » (ROM, p. 64) ; « Fino dal primo principio » (LNU [1955], p. 204) ; « Sinuosa, snodata, sbadata, la prosa di Palazzeschi scivola  

























1   Cfr. Dardano 1969, pp. 118-19 ; 125-27. Casi di figura etimologica nella prosa di Croce sono segnalati da Colussi 2007, p. 121. 2   Lo stilema, una tipica procedura di puntualizzazione, è stato rintracciato da Serianni (1996, p. 54) nella prosa di Maria Bellonci. 3   Esempi di allitterazione in Cecchi sono segnalati da Baldelli (1965, p. 40) e da Mengaldo (2005, p. 84).  

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e si ficca dappertutto » (LNU [1953], p. 94) ; « Tutte queste cose, nel perpetuo pettegolezzo, pèrdono i verosimili contorni » (LNU [1955], p. 215) ; « su queste questioni sono scaffalate centinaia e migliaia di volumi » (AM, p. 46) ; « con quella tecnica tenace » (AM, p. 52) ; « La campagna infoltisce e inselvatichisce » (AM, p. 205) ; « Per la suggestione concorde del colore pallente e della materia lacera e lanosa » (AM, p. 206) ; « Curiosi studenti, sempre rosei e rasati » (AM, p. 222) ; « Anche costì la terra era calva e calpesta come intorno a un cantiere » (AM, p. 249) ; 1 « Come c’era, un po’ da ogni parte, il solito corteggio e codazzo di costumi locali e gruppi d’arte e mestieri » (AM, p. 297) ; « Il fatto è che quelle offerte erano quasi tutta roba rubata » (AM, p. 321) ; « Un po’ in dentro dalla strada erano stabbi e stecconati » (M, p. 17) ; « In gambali lucidissimi, e fisciù e feltri fiammanti » (M, pp. 45-6) ; « Non troverete mai, nel Montale, la allegra e quasi lugubre disinvoltura, con la quale volgarmente sono proposte, anzi propagandate, catastrofiche proposizioni di cotesto genere » (BOL [1966], p. 174).  









































































Non poche le concessioni agli omeoteleuti e ai giochi paronimici, veri e propri bisticci dominati dal significante :  

« come se in realtà narrasse di se stesso, attraverso i segni ed i sogni dell’età lontana », PAS, p. 53 ; « I componimenti poetici ancora da scrivere gli sono così presenti e pressanti che può senz’altro commetterne a un pittore l’illustrazione », PAS, p. 106 ; « sembrano idilli e sono duelli », AM, p. 123 ; « E vistosi rifiuti d’antiquati guardaroba, rappezzati e raccozzati all’inverosimile », AM, p. 208 ; 2 « nella generale e generosa revisione del nostro Ottocento », LNU [1953], p. 65 ; « il suo solo pericolo sta in qualche scatto e scarto di violenza espressiva », LNU [1953], p. 100.  

































L’unione di due termini concettualmente antitetici (vd. ad esempio qui sotto barbara aristocraticità, dolce coltello, dolorosa felicità, gelido fuoco) provoca quel « corto circuito semantico » 3 noto come ossimoro :  





« in uno di quelli abbandoni di dolorosa felicità quasi morbida », ROM, p. 102 ; « Allora la voce della Duse c’era come il più straziante e dolce coltello nel fil delle reni », M, p. 23 ; « Alla loro barbara aristocraticità non poteva immaginarsi più bello scenario dei burocratici velluti verdi e dei mogani lucidi ed obesi sormontati d’orologi fermi da tempo immemorabile e sfingi dorate », M, p. 140 ; « e vi sostituisce una sbrigativa, irascibile giustizia e moralità, dal cui gelido fuoco i caratteri ed i significati restavano talvolta combusti e inceneriti », LNU [1954], p. 174 ; « la allegra e quasi lugubre disinvoltura », BOL [1966], p. 174.  



























Un aggettivo (discorde) e un nome (accordo) di significato opposto danno vita a una figura ossimorica, che esalta il significante attraverso la figura etimologica e la paronomasia :  

« è a Venezia in discorde accordo di azione politica con Daniele Manin », BOL [1966], p. 186.  



Vari gli stratagemmi retorici, presenti soprattutto nel Cecchi saggista. Nell’esempio che segue, la ripetizione della stessa parola (Dio, divinità, mistero) non è mai una replica integrale, ma risponde a ragioni di variatio, a cui concorrono almeno tre figure di parola (anafora, anadiplosi e climax), utilizzate per garantire la chiarezza del discorso e insieme la progressione tematica :  

« E Dio come mistero torna in cento altri luoghi delle poesie, e in questi Poemetti […], Dio fanta 

1   Possibile riecheggiamento d’un noto passo manzoniano (« d’ambo i lati calpesto rimbomba / di cavalli e di fanti il terren », Il Conte di Carmagnola, atto II, Coro, 3-4). 2   In questo caso, all’assilabazione si aggiunge l’omeoteleuto. 3   Parole di Bice Mortara Garavelli (1988, p. 245). Qualche esempio cecchiano di ossimoro, ricavato da Note d’arte a Valle Giulia, si legge in Mengaldo (2005, p. 84).  



5. retorica e testualità

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sticato, insomma ; tutt’al più come sentore : Dio ancora informe, la divinità senza volto, una divinità interrogativa : il mistero ; non mistero di questo problema della vita umana e di quest’altro, ma il mistero per il mistero : il mistero, senz’altro », PAS, p. 81.  











Ancora più enfasi è dato cogliere in un passo tipicamente argomentativo, impostato sull’iterazione eccezionale, quasi ossessiva, della parola romantico, che accompagna con regolarità la scansione dell’idea cara a Cecchi :  

« È, sì, un romantico, se si vuol servirsi di questa parola, ma non un romantico precarducciano, non un romantico che ha fatto a meno del Carducci, sibbene un romantico nato anche da una insoddisfazione intima del mondo carducciano ; insomma : non un romantico che si nutre dei succhi esauriti del romanticismo manzoniano o dei romantici idillici : uso Grossi, ma un romantico di turgidità feconda, un romantico di abbozzo, un romantico di avvenire », PAS, p. 92.  









Gli strumenti retorici non cambiano in un altro brano descrittivo, incentrato sulla parola frontiera. Sono immagini che si accumulano nel viaggiatore infaticabile, frammenti di vita da valutare al lume della ragione :  

« E sempre quel senso di convoglio, d’accampamento e di frontiera : frontiera echeggiante d’urli di coyotes, arroventita di bivacchi indiani, ispida e nera di mandre di bisonti ; frontiera che continuamente recede davanti all’ostinazione del colono e del pioniere ; finché tutte le frontiere sono ormai cadute, e l’America si trova davanti alla frontiera morale di se stessa », AM, p. 17.  









Ben rappresentata l’anafora. Do solo qualche esempio :  

« la terzina, con la regolarità dell’aggruppamento delle terzine, con il ritornare di certe immagini, di certe frasi, di certi ritornelli, di certe onomatopee », PAS, p. 32 ; « Ma l’ispirazione ha bisogno di salire ancora, e prorompe nella nota centrale, piena, dove tutto questo barbaglio, tutto questo rabbrividire, tutto questo raffreddare e infocarsi circostante, trova la sua spiegazione, la sua attualità poetica, la sua evidenza dinamica », PAS, p. 42 ; « Lo troviamo qui fra le lotte degli uomini ch’egli ama, ma non sa, ancora, se per un’intiera fede, per un’intiera adesione alla grande sperante ecclesia umana, o per un’intiera coscienza di comune infelicità e disperazione », PAS, p. 73 ; « Nelle vie principali, botteghe con i profumi più costosi, i liquori più scelti, la biancheria più delicata », M, p. 78 ; « Ciò nonostante, era ritmo, era esaltazione, era musica », AM, p. 5 ; « Niente altro, per tutta la giornata, tutta la settimana, tutto il mese, tutto l’anno e tutta l’eternità », AM, p. 28 ; « È una misura igienica. È un senso di riserbo, connaturato al temperamento anglo-sassone. È il riflesso d’una latente timidità mentale. È tutte queste cose ; e chi sa quante altre », AM, p. 43 ; « Crollanti pile di libri, tavolinetti rococò, poltrone imbottite e poltrone di giunco : tutto scompagnato, tutto alla rinfusa, tutto devastato », AM, p. 155 ; « Che visi sconsacrati. Che sguardi di freddo veleno. E che pompose basette », AM, p. 292 ; « Nel peccato che ostenta la vivacità e i colori della gioia, nel peccato che divaga e frivoleggia, l’uomo è barato dal diavolo », AM, p. 308.  





























































Quanto all’anafora di c’è, « C’è tutto : c’è l’impeto giocondo della adolescenza rossa e lieta, coi suoi giuochi innocenti, c’è una gran solitudine luminosa, sospesa sulle giovani teste lisce e ricciute, c’è quella tristezza voluttuosa di mistero propria della pubertà inconsapevole », PAS, p. 48,  





si vedano le osservazioni che Colussi (2007, pp. 109-10) fa sugli esempi crociani « di ascendenza desanctisiana ». Parole e strutture sintattiche, collocate in posizioni sostanzialmente equivalenti, obbediscono a un ideale di compostezza, tipico di ogni prosa d’impronta classicistica. La dialetticità di Cecchi può trovare realizzazione in una sequenza, enfatica, d’inizi anaforici e d’interrogative dirette :  





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« Quale contrasto possono essi offrire ad ideologie infettive e distruggitrici ? Quale effettiva resistenza può essere in un gigantesco edificio sociale, murato di sostanze carnali e morali talmente eterogenee ? Quali violenze, quali vergogne, quali spaventevoli compromessi, si nascondono in cotesta promiscuità, in cotesto innaturale miscuglio di sangui e di razze ? », AM, p. 69 ;  





   



oppure nell’ampliamento di un’interrogazione, dominata dalla correctio (espediente retorico tipico della sua tecnica), dal desiderio di spiegare più compiutamente :  

« Come mai tutte queste notazioni si trovan sullo stesso piano, non riescono ad aggrupparsi armoniosamente, anzi, si infastidiscono l’una l’altra, si contraddicono, si distruggono e dànno al canto quell’andatura a sbalzelloni che è caratteristica della terzina del Pascoli ? », PAS, p. 38.  

   

Qui segnalo la ricercata disposizione chiastica dei segmenti della frase.1 Nei primi due esempi figura anche l’anadiplosi :  

« gli sfugge continuamente, continuamente gli si conturba », PAS, p. 44 ; « per accompagnare a passo a passo, con la comprensione dovuta e la dovuta ironia, gli affetti, le preoccupazioni, gli scrupoli, le manie d’una gente massiccia e dignitosa », LNU [1954], p. 152 ; « Di tanto in tanto, in questa folla, uno sguardo lampeggia, risuona una parola », LNU [1953], p. 99 ; « Ma non seppero che applicarsi a soggetti i quali erano in sé lambiccati paradossi e indovinelli letterari », M, p. 116 ; « Ma effettivamente non si tratta di dati e notizie, sibbene di vive impressioni e immagini sorgive », BOL [1966], pp. 103-04.  



























Uno stilema ricorrente, lo ha osservato Brusadin, 2 è costituito da un avverbio di modo che arricchisce aggettivi qualificativi oppure verbi :  

« Il Coleridge che capì insuperabilmente tutto Wordsworth nel suo bene come nel male, in modo da lasciar più che altro da ripensarlo coordinatamente e rappresentarlo scorciatamente », ROM, p. 229 ; « la polemica e la rivolta, che nel Lewis e nel Dreiser era schematicamente moralistica, o romanticamente sfocata », AM, p. 108 ; « un protettore ebreo favolosamente ricco », LNU [1953], p. 91 ; « con la vera Catania non aveva che un rapporto vagamente paesistico e umoresco », LNU [1955], p. 192 ; « i quali del resto, chi ben li consideri, sono meno passivamente emotivi, meno svisceratamente sentimentali, e meno intellettualmente disarmati di quanto si crederebbe », LNU [1954], p. 144 ; « Tutte queste cose, nel perpetuo pettegolezzo, pèrdono i verosimili contorni, escono fuori del tempo, diventano favola, assumono qualcosa di grottescamente portentoso », LNU [1955], p. 215 ; « Quest’abito d’osservazione strettamente realistica », LNU [1955], p. 233 ; « Nella sua intonazione d’un grigio pacatamente luminoso, la pagina fa pensare alla parete di qualche costruzione ciclopica », LNU [1957], p. 284 ; « con i capelli precocemente canuti », M, p. 25 ; « E se i vecchi edifici sempre hanno al Messico un che di malatamente vivo […] », M, p. 102 ; « Si capisce che in questa sua poesia una profonda emozione si adatta, immagine per immagine, a poveramente fogliare e fiorire sopra un terreno avverso », PAS, p. 70 ; « Nel Cowper la persuasione di essere irremissibilmente dannato, restava irriducibile, maniacamente fissa », ROM, p. 58 ; « È costrutta (in gran parte ricostrutta) nello stile dell’architettura coloniale spagnola, che già tanto vivamente caratterizza il paesaggio della California », M, p. 45 ; « Ma hanno anche l’aria d’una idea un po’ tardiva ; la quale non abbia fatto in tempo a risalire ed imbevere organicamente di sé tutta la trama », LNU [1954], p. 173 ; « Ojetti giustamente considera se stesso fortunato […] d’aver potuto coltivare cotesto abito », LNU [1955], p. 233.  

























































































1   Brusadin (1973, p. 18) osserva, in proposito, la presenza in Cecchi di una « sensibilità di natura essenzialmente musicale » ; altri esempi a p. 89. 2   Brusadin (1973, p. 17) allo stilema attribuisce « una funzione prevalentemente ritmica » ; esempi anche a p. 44. Cfr. anche Mengaldo (2005, p. 84).  











5. retorica e testualità

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Sentimenti di disappunto possono ispirare la passionalità di alcune frasi esclamative (« Buggerata : triplice e quadruplice buggerata ! », LNU [1950], p. 34), in particolare di quelle rintracciate nelle lettere a Praz (« Dio mio che gente senza osso ! », CP [1923], p. 64 ; « ma dimmi che gatto stivalato ! », CP [1938], p. 125). Il presentativo ecco ha il consueto valore enfatico :  



   







   

   



« Ecco il mare, segnato di poche tracce ondulate, e su di esse l’intrico riccioloso lussureggiante delle schiume », ROM, p. 136 ;  





preceduto dalla congiunzione e, ecco annuncia la simultaneità di un’azione, in questo caso l’apparizione di un personaggio :  

« Ed ecco la secondogenita, Elisabetta, che si sposò con un nobilastro napoletano, e non hanno prole », LNU [1953], p. 90.  



Ma è uno dei modi più tipici di precisare e correggere :  

« L’ispirazione ritrosa se stessa, nell’ultimo verso, ma procede rinsaccata, a strattoni, nella uguale malinconia del ritmo allungato, e direi quasi immusonito », PAS, p. 43 ; « corpi pienotti, ma mani affilate e gentilissime », ROM, p. 208.  









A volte, collocato a inizio di periodo, ma assume un valore avverbiale, messo in rilievo dalla contiguità di un altro avverbio sillabicamente più consistente, chiuso tra due virgole. L’analiticità dei segni puntuativi, propria dello stile spezzato, rallenta l’andamento della sintassi: « Leopardeggiava. Ma, evidentemente, come leopardeggiarono tutti i giovani della generazione tra il ’60 e il ’70 », PAS, p. 7 ; « Ma, veramente, è tentare di far torto alla sua grande anima di poeta nostro, pretendere che egli abbia in serbo un’anima minore, un’animula », PAS, p. 90.  









Figura retorica e stilistica prediletta è la similitudine (introdotta da come), 1 che si presenta di preferenza in forma sintetica, circoscritta al nucleo tematico. Pure costituito da una sola parola, il figurante è tuttavia sufficiente a segnalare il singolare descrittivismo di Cecchi, pronto a rinunciare per un momento al consueto lessico astratto e intellettualistico, per volgersi a parole d’impronta popolare. Voci realistiche come baule, brodo, confetterie, gallina, minestra, pomi, ricotta, sorcio, tabacchiera, tinozza, se non rispondono al requisito del classico decoro, rappresentano tuttavia una scelta consapevole ed efficace, dando materia a una figuralità estesa, che sparge a piene mani modi di colorito colloquiale entro un registro stilistico ad alto coefficiente libresco. Accostamenti e confronti, specie negli esempi ricavati dai libri di viaggio, riguardano realtà diverse, ma il procedimento analogico è essenzialmente sempre lo stesso : un elemento occasionale (le prime sigarette indigene, le groppe d’un drappello d’elefanti, la camminata del ponte, ecc.) stimola una straordinaria fantasia descrittiva. Talvolta lo spunto è fornito da una percezione sensoriale (certi sbuffi d’aria fradicia).  

« la sala da pranzo, fredda come il sepolcro », CP [1924], p. 92 ; « Spinoso come un riccio, come un ananasso, che da qualsiasi parte lo tocchi ti punge », LNU [1957], p. 280 ; « Le scollature son profuse come pomi in una mostra di fruttaiolo », M, p. 20 ; « Tutta riverniciata di bianco, la facciata splende nel sole come una ricotta », M, p. 35 ; « L’animale s’arroncigliava come un drago cinese », M, p. 40 ; « Al confronto, i nostri negozi di pompe funebri ridono come confetterie », M, p. 64 ;  















1



















  La presenza di similitudini nella prosa cecchiana è già segnalata da Brusadin 1973, p. 28.



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« Di vegetazione non restano che cactus contorti come ferro battuto », M, p. 67 ; « E di pomice sembrava il viso del ragazzo che mi vendette le prime sigarette indigene, dalla carta nera, dolciastre come la canna da zucchero », M, p. 74 ; « La facciata è tutta intagli come una tabacchiera », M, p. 79 ; « E sui cespugli degli orti, altri fiori brillano come lampadine elettriche », M, pp. 103-4 ; « e anche l’acqua sulla quale si naviga è piena d’erba come una minestra », M, p. 104 ; « Schiamazza come una gallina », M, p. 152 ; « Dentro le loro raggere, le immagini dei santi scintillano, tre o quattro una sull’altra, da ogni altare ; come quei razzi che salendo esplodono in parecchi tempi », M, p. 153 ; « Era più buio che in cantina, con certi sbuffi d’aria fradicia come il fiato d’una bocca cariata », M, p. 165 ; « Strette negli scialli come le Marie d’una Deposizione », M, p. 165 ; « Quando uno è stato in un paese che probabilmente non vedrà più, e non c’è stato come un baule, ma tenendo aperti gli occhi e l’intelletto, è naturale che cotesto paese gli torni alla memoria », M, p. 172 ; « […] le groppe d’un drappello d’elefanti si susseguivano come colline bruciacchiate », AM, p. 16 ; « stranamente dipinte con biliose misture che luccicano come la chiara d’uovo su un dolce natalizio », AM, p. 45 ; « Altre facce sono invece rattrappite come chicchi di caffè tostato, ridotte a una piccolezza impossibile ; e nell’intarsio delle rughe gli occhietti senza cigli luccicano fissamente come occhi di serpi », AM, p. 61 ; « Mansueto come una pecora, ciccioso e pettoruto come una meretrice cinquantenne », AM, p. 65 ; « Da tutte le parti si sentiva, subdolo e minaccioso, un frusciare di carte, un estuare di pagine, come l’ansare d’una marea che sormonta », AM, p. 91 ; « Ma il terribile del mondo moderno è che, come un malato sul lettuccio chirurgico, i suoi minimi gesti e respiri sono spiati e registrati da infiniti obbiettivi fotografici e microfoni », AM, pp. 93-94 ; « Quei tetti freddolosi e verdolini come giade cinesi », AM, p. 114 ; « Aveva la testa sferica come quella delle bambole, neri capelli alla fratina », AM, pp. 134-35 ; « Come una ninfa dagli occhi a mandorla, che facesse a nascondersi nell’orto, una fanciulla stava accoccolata dentro un piegoso grembiulone di seta nera », AM, p. 137 ; « E morì perché un branco di ladroni, mescendogli da bere, lo portò in giro nelle sedi elettorali come uno scimmiotto ammaestrato, facendolo votare cento volte per il candidato democratico », AM, p. 193 ; « Stanno lì, con quelle ciccine fuori, imbarazzate come coscritti », AM, p. 196 ; « Le contadine, su per giù, erano arrangiate come quelle brenne di barroccio d’ortolano o pentolaio », AM, p. 208 ; « la camminata del ponte è piana e orizzontale come un pallaio », AM, p. 211 ; « Ma con un cielo spulito come vetro, pioggia non poteva essere di certo », AM, p. 213 ; « Le nonne panciute come pignatte », AM, p. 216 ; « I soliti ragazzi che scappavano di qua e di là come sorci », AM, p. 284 ; « E le sue palpebre erano intrise di azzurro, d’un azzurro carico come il turchinetto da bucato », AM, p. 328 ; « Da un pezzetto dormicolavo, aggomitolato al sole come un vecchio gatto », AM, p. 330 ; « Cominciò a cadere qualche gocciolone, tepido come brodo », AM, p. 334 ; « ragazze paesane sedevano come reginotte d’un torneo, vestite a colori brillanti », AM, p. 339 ; « Un angiolo, o per esser più chiari, una bella angiolotta : spenzolata al finestrino d’uno di questi autobus di campagna, barcollanti come tanks, ammaccati come vecchie tinozze », AM, p. 341 ; « I te quiero, te quiero, cascano dentro la macchina, come granate a mano che spacchino il finestrino, esplodendo in un profumo caldo e ciprioso, che rimane addosso come una contaminazione », AM, p. 343.  



































































































































































































Raramente a come è preferita la locuzione a mo’ di : « Altri, cercando di sormontarsi, si puntellavano a mo’ di lottatori, senza poter andare avanti né indietro », M, p. 37.  





Altre volte la similitudine è introdotta da come se :  

« come se in realtà narrasse di se stesso, attraverso i segni ed i sogni dell’età lontana », PAS, p. 53 ; « Un Giorno del Giudizio, nel quale è come se tutti sapessero tutto di tutti, nell’innocente impudore dell’al di là », LNU [1953], p. 99 ; « E dove anche ci avviene di realizzarne più intensamente e coloritamente le immagini, non le vediamo spiccare in un’aria inedita, intatta ; ma un po’ sempre come se fossero dipinte su un cartone bucato dai tarli e ingiallito e sgorato dal tempo », LNU [1957], p. 256 ; « Seminati per terra, vanghe, picconi, gabbie di lanterne : proprio come se quella gente a un tratto avesse piantato baracca e burattini, abbandonando nella fuga precipitosa fin gli strumenti di lavoro », M, p. 8.  

























5. retorica e testualità

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Da notare qualche similitudine ‘‘lessicale’’, realizzata attraverso le voci dei verbi parere, 1 sembrare e somigliare :  

« mi cacciai per una scala, e per stanzoni che parevan granai, vuoti la più parte, o con armadi cadenti, reliquiari fuori uso e robe di sbratto », M, p. 161 ; « A quelle sequele romantiche, la voce dell’organo dava qualcosa di lontano e desolato : pareva la musica dei baracconi quando s’era piccini », M, p. 168 ; « Sprizzando scintille che paiono fuochi di bengala, le mole elegantiscono i profili, levigano le superfici », AM, p. 29 ; « Paderewski, col naso a ballotta e uno spolverìo di capelli che lo facevano sembrare un ritratto alla Rembrandt, guardava in effige dalle vetrine », M, p. 72 ; « E di pomice sembrava il viso del ragazzo che mi vendette le prime sigarette indigene », M, p. 74 ; « I ginocchi sembrano graffiati da pettini di ferro », M, pp. 106-07 ; « Le vesti delle donne sembrano grossi fiori seminati dal vento fra le commessure dei sassi », M, p. 152 ; « rocchi e palle di carne, frittellacce, canditi che sembravano pezzi di cera vergine tutti impolverati », M, p. 165 ; « le due gabbie dei goals, approssimative e sconficcate, sembrano vecchie stie da pollame », AM, p. 60 ; « e al lume del fanale, la stroscia che di sotto alla persona cola sull’asfalto, sembra una pozza di sangue », AM, p. 310 ; « E su una predella che sembra una gogna, un patibolo, in qualche oscuro cantuccio vicino alla porta, aspettano come accattoni », AM, p. 318 ; « E se il vento dava un sussulto più forte, allora improvvisamente cambiavano aspetto, e somigliavano a viluppose capigliature di lana o di stoppa che ricadessero dalle conocchie degli alberi, e che dita invisibili e stregate cominciassero a spartire e a filare », AM, p. 206.  







































































Il tono s’innalza quando la similitudine si allontana dalla lingua comune e ricerca la precisione attraverso l’utilizzazione metaforica del tecnicismo :  

« Le linee del discorso, che siamo abituati a veder arcuarsi con ampio e calmo disegno, si arroncigliano su se stesse come saltaleoni, e scattano con stridula violenza », LNU [1953], p. 76 ; « E sotto alle pergole e fra i cespugli è un tenebrore in fondo al quale gli zampilli delle fontane ballano come lampi di magnesio », M, p. 144.  









Amor di precisione è dato cogliere anche in quelle similitudini (radunate in un solo periodo), che coinvolgono piante (gardenie, chicchi di caffè) e animali (capre, talpe) :  

« C’erano quelle di sangue europeo, eredi di conquistatori, bianche e fragranti come le gardenie sulla foglia bruna ; le creole un po’ frolle e dalle voci nella salmodìa piene di trèmoli ; le indiane nere come chicchi di caffè, arrostite dal sole dei campi, e fetide come capre ; e le bambinucce conducevan per mano decrepite mammane, gobbe e cieche come le talpe, e che non avrebbero saputo più dire se erano in questo mondo o nell’altro », M, p. 164.  









Talora, il nucleo narrativo si distende in un lungo confronto, che può dare alla pagina colorito epico. Un romanzo paragonato a « relitti di naufragio » minutamente descritti è una figura della somiglianza che, per il carattere universale ed eterno, appartiene all’epopea classica più che a uno scritto di viaggio :  





« Come quei relitti di naufragio che, dopo decine e decine d’anni, sono strappati da qualche tempesta più violenta al fondo sul quale giacevano fuor d’ogni memoria, e tornano a galla incrostati di conchiglie, infioccati d’alghe, trasformati in qualche cosa, a tutta prima, straordinariamente bizzarra e quasi indecifrabile ; così questo romanzo ha ripreso terra sulla riva del tempo, dove già lentamente avevano riapprodato Moby Dick, Typee, Omoo », AM, p. 94.  





Tensione espressiva è in una descrizione inserita nel resoconto di un viaggio. Oltre che 1   Sull’uso cecchiano di parere cfr. Brusadin (1973, pp. 107-08, n. 130), che si sofferma sulla costruzione paratattica del periodo nella raccolta Pesci rossi.

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ai consueti elementi cari a Cecchi (anafora e aggettivazione), il carattere letterario del brano è affidato qui allo stile giustappositivo, una modalità sintattica entrata largamente nella prosa del Novecento : 1  

« Le solite torce fumose della sera messicana. Le solite vecchine che cercavano ansiosamente di mescervi una ciotoletta di pulque, o di vendervi uno di quei sarapes a colori stridenti che, sia detto ad onore di Cedillo, sono i più falsi e repulsivi che si fabbrichino in tutto Messico. Qualche soldato che pareva mongolico. Le solite mamme col bambino appeso sul dorso come in Africa. I soliti ragazzi che scappavano di qua e di là come sorci. Il solito trionfo scintillante delle boccette d’aranciata di tutti i colori, sul banchetto dell’acquaiuolo », AM, pp. 283-84.  



Funzione prevalentemente ritmica ha nella prosa d’arte la presenza di qualche endecasillabo :  

« E per l’umana gravità del tono », LNU [1948], p. 7 ; « Era facile rendersene conto », M, p. 46.  









talvolta in sequenza :  

« Sul verde della canna ancor umida, la grassa pallidezza della cera », M, p. 113.  



La 2a singolare può esser riferita a un generico interlocutore : 2  

« come l’alga che, verde e palpitante nella umida profondità, diventa non più che un piccolo grumo di sostanza viscida e lugubre se la succidi e la vuoi recare all’aria ed al sole », PAS, p. 16 ; « Hai una facciata di chiesa che, in fin dei conti, non è se non una console o una scrivania di proporzioni maiuscole », M, p. 151 ; « Si finisce col vedere un Parini tutto in marmo di Carrara, o candido stucco di bassorilievi neoclassici, con alati amorini, efebi magretti e ricciuti ; e dee e ninfe in lievi pepli, i quali non sai quanto stiano a difendere il pudore o a dare sapiente risalto a ribelli venustà », LNU [1952], pp. 62-63 ; « Spinoso come un riccio, come un ananasso, che da qualsiasi parte lo tocchi ti punge », LNU [1957], p. 280.  























Il noi maiestatico, largamente documentato in latino, è intrinseco alla prosa saggistica :  

« Noi che siamo mossi principalmente dal desiderio di renderci conto di come un temperamento artistico si è organizzato ed ha vissuto, o s’è sforzato di riorganizzarsi e di vivere se, come nel caso del Nostro, la sua ventura era di nascer compiuto e quasi risolto, non daremo meno importanza a quelle opere più tarde », PAS, p. 13 ; « noi vediamo profilarsi nel disordine della sua arte, i due segni liminari della grande epoca che la sua arte riassume forse e rappresenta meglio d’ogni altra », PAS, p. 72 ; « Lo troviamo qui fra le lotte degli uomini ch’egli ama », PAS, p. 73 ; « sulla quale ci siamo indugiati con cura minuziosa che qui non vogliamo, senza necessità, iterare », PAS, p. 73 ; « Non esaminammo, quando sarebbe caduto in acconcio, secondo l’ordine cronologico dell’opera del Pascoli, il volume dei Canti di Castelvecchio, e non l’esaminammo di proposito », PAS, p. 73 ; « Ma, come altri disse e noi abbiamo ripetuto, a malgrado della divisione che col poeta abbiamo fatto, non è l’opera del Pascoli tale che da serie a serie presenti essenziali divari », PAS, p. 79 ; « Per tutto questo, non analizzeremo partitamente i Poemetti del volume del 1909, ove le bellezze non eccedano la bellezza che già conosciamo e i difetti non abbian raggiunto un grado così singolare da meritare un nuovo commento », PAS, p. 79 ; « Ma un’appercezione a un tempo più chiara e immaginativa della vita, la troviamo nel ‘‘poeta gentiluomo’’ : Mercutio, Horatio », ROM, p. 173 ; « Troppe volte siamo venuti qui rintracciando caratteri e tendenze generali della vita americana, per doverci trattenere intorno alle vissute ragioni di questa letteratura, dementata e percossa dal ballo di san Vito », AM, p. 109 ; « Diciamo la verità : ce ne fossero scettici di questo genere. E se dovessimo ricominciare la nostra vita, non sapremmo desiderare miglior compagno di questo famigerato pessimista e negatore », LNU [1954], p. 126.  





























































1

  Cfr. Baldelli 1982, p. 646.   Il costrutto equivale a una frase che abbia il si impersonale (cfr. Serianni 1989b, pp. 240-41).

2

5. retorica e testualità

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Altre volte il lettore viene coinvolto tramite il noi sociativo : 1  

« Si sente subito che siamo in casa di un valetudinario », ROM, p. 58 ; « Se domani ho da entrare in guardina, stasera almeno andiamo a divertirci », M, p. 168 ; « Aggiungiamo una bieca scarogna, che accompagnò il Padula per tutta la vita », LNU [1950], p. 28 ; « E non illudiamoci che solo nella bella epoca, avanti le due guerre, fossero stati realizzati notevoli successi negli scambi librari e culturali », LNU [1954], p. 168 ; « ma sappiamo che presto la moglie fa fagotto e torna a casa sua », LNU [1955], p. 195.  



























e anche in modo più diretto, attraverso espliciti appelli : 2  

« Distendete il pathos della tragedia domestica del Pascoli, quale vibra con una vibrazione impossibile a isolarsi ed afferrarsi nelle Myricae », PAS, p. 74 ; « Ma andatelo a dire agli Americani che nelle arti figurative, privi di qualsiasi lume, si attaccherebbero alle funi del cielo », M, p. 137 ; « A un pranzo, in un ritrovo, le vedrete maggiormente concedere alla propria inventiva, e fare più buon mercato del proprio conformismo », AM, p. 117 ; « Non troverete mai, nel Montale, la allegra e quasi lugubre disinvoltura, con la quale volgarmente sono proposte, anzi propagandate, catastrofiche proposizioni di cotesto genere », BOL [1966], p. 174.  





















Conoscitore consumato dei procedimenti retorici, Cecchi sa catturare sia l’attenzione sia la benevolenza del lettore : « Non mancano pedanti che arricciano il naso e sogghignano ; ma non si può contentare tutti, in questo mondaccio », AM, p. 161.  







Prevedibile che in una raffinata prosa d’arte, come quella di Cecchi, trovi ampio spazio la cosiddetta sintassi ad accumulo, in cui si esalta « la tendenza a costruire il periodo per festoni ». 3 Sono enumerazioni mai ridondanti, che al lettore di turno possono in qualche caso togliere il fiato : un certo gusto illuministico per la precisione della definizione gli fa graduare le parole (talvolta semanticamente omogenee), 4 con una predilezione per quelle rare o insolite, in genere utilizzate per il significato, talvolta combinate con giochi verbali. Ne risulta una descrizione minutamente analitica : parole e immagini giungono anche alla parasinonimia, ma sono il frutto d’una meditata elaborazione linguistica, che ha nell’ipotiposi e nella progrediente chiarificazione i connotati più preziosi :  









« il Carducci diventava un vero primitivo, davanti agli aspetti della natura che gli si rivelavano in una verginità inattesa, selvaggia, respirante di forza religiosa, smagliante di colore, piena di vita », PAS, p. 4 ; 5 « Ma la loro umanità era costretta, violentata, ribelle, rassegnata, discorde », PAS, p. 21 ; « Un fatto storico, nella sua coscienza, rimane frivolmente novellistico, aneddotico, pittorico, esornativo », PAS, p. 85 ; « Ogni messinscena d’alberi, sterpi, acque, dirupi, ineccepibile fino all’ultimo grano di sabbia », AM, p. 17 ; « Scivolando, dondolando, scendendo, rimontando, soffermandosi, affrettando, la macchina piglia forma e piglia vita, e si stacca, infine, con le sue proprie forze », AM, p. 24 ; « Donne formidabili, in pienissima attività di servizio : che s’innamorano, danzano, flirtano, si sposano, figliano, divorziano magari, e subito risposano », AM, p. 116 ; « fitto d’albergucci, ricoveri, pensioni equivoche, agenzie ed uffici di collocamento », AM, p. 132 ;  











































1

  Mengaldo (2005, p. 89) osserva che non sempre è agevole distinguerlo dal noi maiestatico.   Sul fenomeno dell’indirizzo o appello al lettore si vedano le osservazioni di Mengaldo 2005, pp. 34-5 ; 89. 3   Parole di Mengaldo 2005, p. 85. Le strutture sintattiche ad accumulo costituiscono un modulo caro a D’Annunzio (cfr. Coletti 1993, p. 312). 4   La tendenza è di chiara matrice letteraria ; si vedano le osservazioni che Serianni fa su Tommaseo (1989a, p. 95 ; id. 1990, p. 175). 5   Trattando della Storia della letteratura inglese nel secolo xix, Cattaneo (1963, p. 553) osserva : « Qualche volta questa prosa con le sue superfluità smaglianti fa pensare a D’Annunzio ». 2













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« Peste, tetano, tigna, malaria, ameba, colera ; streptococchi, micrococchi e stafilococchi, bacilli e bacterii : c’era costì da farsi belli », AM, p. 175 ; « Ed è anche, a Città di Messico, uno tra i caffè più memorabili dove io sia mai entrato : immenso, biancastro, spoglio, spettrale », AM, p. 292 ; « Ma occorre aver capito a fondo che cosa sia tormento, insonnia, allucinazione, isteria, per aver saputo creare un’opera simile », AM, p. 319 ; « Ma dentro alle tasche del pigiama, o sotto lo scialle, essi tengono in serbo delle mani sensitive, nervose, frementi, alianti, incorruttibili : vere mani da grandi di Spagna. Mani araldiche, incoronate dal serto leggiadro, come da una corona a cinque fiori », AM, pp. 326-327 ; « Un angiolo, o per esser più chiari, una bella angiolotta : spenzolata al finestrino d’uno di questi autobus di campagna, barcollanti come tanks, ammaccati come vecchie tinozze, stracarichi di gente sudata, di cappelli, di sacchi, di canestri, d’arnesi rurali, di polli rissosi, e bambini pieni di bisogni », AM, p. 341 ; « con l’effetto d’indurre, circa l’arte del Parini, a un’idea troppo limata, perfetta, cristallina, quintessenziata », LNU [1952], p. 62 ; « il suo io giovanile, diabolico, eversore, bestemmiatore, antiromano », LNU [1953], p. 112 ; « per accompagnare a passo a passo, con la comprensione dovuta e la dovuta ironia, gli affetti, le preoccupazioni, gli scrupoli, le manie d’una gente massiccia e dignitosa », LNU [1954], p. 152 ; « E tutti coloro che si sentono stanchi e sfiduciati della comune immagine d’una toscanità simmetrica, ravviata, intellettualizzata e aridamente spiritosa, son grati al Pratesi d’avere invece rappresentata una Toscana tanto più aspra, romantica, dolorosa, ma al medesimo tempo più vera », LNU [1956], p. 246 ; « Bisogna confessare sinceramente che, in Italia, c’è troppo la smania delle cose massicce, pesanti, complesse, monumentali », LNU [1957], p. 276 ; « Quivi è tutto un tremolare, uno spezzarsi, un abbrividire, un ondare e rapprendersi negli arresti e nelle risoluzioni del ritmo ; un isolarsi di ciascuna linea di movimento nell’intento del massimo significato particolare ; uno sforzarsi di ciascun epiteto nell’intensità suprema del proprio colore », ROM, p. 218 ; « Fino dai primi del ’900 s’era saputo dell’esistenza di taccuini dove il D’Annunzio andava assiduamente segnando idee, osservazioni, ispirazioni, progetti », BOL [1966], p. 94.  



















































































In qualche caso una sequenza di metafore che si originano l’una dall’altra dà luogo all’irradiazione sinonimica :  

« Finisce che, da un certo angolo visivo, quest’America così guizzante, ginnastica, dinamica, automobilistica, appare immersa in una insormontabile catalessi, in una profonda narcosi », AM, p. 46.  



Fatalmente, in tanto florilegio, spadroneggia la climax, stratagemma retorico caro a Cecchi e destinato a larga fortuna nella lingua, non solo prosastica, del Novecento. L’incalzare serrato di voci e immagini semanticamente sempre più intense suscita nel lettore un inevitabile, crescente impatto emotivo :  

« Sogni romantici, frenesie sentimentali, fantasie lascive, fermentano e ribollono nel fuoco di questa costante allucinazione », LNU [1953], p. 79 ; « qualcheduno si lagna che, nell’insieme, la scrittura sia troppo tesa, spavalda, azzardosa », LNU [1953], p. 96 ; « All’estremo della baia, i grattacieli di San Francisco cominciavano a coronarsi di luci coralline e verdastre ; e crescendo il buio, le luci prendevano più forte palpito, s’irradiavano nel cielo, scintillavano riflesse nel mare », AM, p. 251 ; « Dapprima squallide e ignude, poi lentamente verdeggiano, diventano boscose ed infine sono appoderate », BOL [1965], p. 60.  























La tecnica dell’accumulazione poggia su una sapiente selezione lessicale, che può tradursi nell’esibizione terminologica :  

« etichette a ricamo di colori smaglianti, fibbie, cinture, budrieri, arcobaleni di nastrini, e stelle, placche e medaglie, che Cadorna, Ludendorff o Foch non ne esibirono mai la metà », AM, pp. 8-9. 1  



1   Elencazioni di questo tipo sono « una delle costanti della prosa (e della poesia) futurista » (Baldelli 1988, p. 301).  



5. retorica e testualità

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Si veda ancora nel passo seguente, all’interno di una vera e propria cascata di parole, lo sfoggio di alcuni tecnicismi (lunule, bacilli, treponemi), attinti al serbatoio dei linguaggi settoriali. Sotto il rispetto scientifico, forse, non tutte le voci sono motivate ; ma, se tralasciamo la plausibilità e valutiamo piuttosto la funzionalità sincronica di questi termini, emergerà, entro una lunga elencazione di rara efficacia descrittiva e, per questo, retoricamente marcata, un luccichìo di voci sinonimiche in luogo di banali voci comuni. Cecchi si comporta da letterato, abbandonandosi al gusto dell’accumulazione indifferenziata di parole più o meno tecniche : 1  



« Come quelle figure d’operai che lavorano con la saldatura autogena in un geyser di scintille : la vedevo in una pirotecnica ruota, in un’iride vertiginosa e abbagliante di schegge, virgole, schizzi, pagliuzze, lunule, aghi, artigli, cristalli, bacilli e treponemi, d’ogni specie di rosso », AM, p. 327.  





Entro i confini dell’accumulazione rientra la dittologia, figura elocutionis ben presente in Cecchi : si tratta sia di coppie parasinonimiche (con la seconda parola si intende perlopiù variare il valore semantico della prima oppure aggiungere un significato complementare, secondo il procedimento retorico della gradatio), sia – fenomeno forse più interessante – di coppie in cui una parola stacca, « divarica », per dirla con Cecchi, 2 rispetto all’altra. L’autore in genere cede al gusto di un’amplificazione che produce l’effetto immediato di rallentare il ritmo e insieme di modificare l’andamento sintattico, scandito in coppie di parole, scelte anche per ragioni di propagazione timbrica (vd. ad esempio : acidula e lubrica ; affilato e vibratile ; nutrire e rianimare ; scricchiola e crocchia, ecc.). In qualche caso, le due parole (concettoso e cavilloso ; fastoso e sinuoso ; operosa e fruttuosa) sembrano trovare nel gioco fonico più che nel significato la loro ragion d’essere. La finalità è quella di ribadire il valore di una notazione attraverso l’efficacia di una metafora o di un’immagine inusuale. 3 Mi limito a qualche esempio :  



















acidula e lubrica (« egli passa per sfumature fino a quel tipo di eleganza acidula e lubrica », ROM, p. 48) ; aereo e inconsistente (« questi canti stanno nella nostra memoria come una diretta eco delle Myricae, come l’ondulazione di qualche cosa di aereo e inconsistente », PAS, p. 73) ; affilato e vibratile (« ed anche il lieve oscillare di un gambo o d’una foglia, per una farfalla che vi si posasse, s’iscriveva nella mia attenzione d’un tratto affilato e vibratile, come i viticci e racemi disegnati in un quadro », AM, p. 209) ; allogeno e saltellante (« Forse anche in grazia al suo cognome allogeno e saltellante », AM, p. 107) ; ampio e calmo (« Le linee del discorso, che siamo abituati a veder arcuarsi con ampio e calmo disegno, si arroncigliano su se stesse come saltaleoni, e scattano con stridula violenza », LNU [1953], p. 76) ; chiara e immaginativa (« un’appercezione a un tempo più chiara e immaginativa della vita », ROM, p. 173) ; combusti e inceneriti (« e vi sostituisce una sbrigativa, irascibile giustizia e moralità, dal cui gelido fuoco i caratteri ed i significati restavano talvolta combusti e inceneriti », LNU [1954], p. 174) ; concettoso e cavilloso (« un palleggio di profferte di sacrificio e abnegazioni, espresse in uno stile concettoso e cavilloso », LNU [1953], p. 76) ; fastoso e sinuoso (« La prosa di Bacchelli rinuncia all’agio di quel fastoso e sinuoso confluire di pensieri e d’immagini », LNU [1953], p. 76) ; fermentano e ribollono (« Sogni romantici, frenesie sentimentali, fantasie lascive, fermentano e ribollono nel fuoco di questa costante allucinazione », LNU [1953], p. 79) ; fosca e misteriosa (« si drappeggiano in lembi di storie familiari che in quell’aura esaltata  





























































1   Si vedano, in proposito, le osservazioni della Mortara Garavelli (1988, pp. 219-20) sulla tecnica espositiva 2 della cosiddetta accumulazione caotica.   Cfr. Mengaldo 2005, pp. 84 e 99. 3   Qualche esempio di questo tipo (« espressione floscia e spesso imprecisa ») è stato rintracciato nella prosa del primo Migliorini da Colussi (2008, p. 250 : « con esiti anche stilisticamente marcati prossimi alla sinestesia »).  









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assumono una grandiosità fosca e misteriosa », LNU [1953], p. 96) ; gelide e neurotiche (« In gran parte, era un panorama di corna, di scandali e divorzi ; e nei casi più puliti, di gelide e neurotiche mortificazioni », AM, p. 122) ; glabre e camuse (« sulle facce glabre e camuse », ROM, p. 42) ; grappoli e mannelli (« intromissioni di concetti accessori a grappoli e a mannelli », PAS, p. 69) ; invisibili e stregate (« dita invisibili e stregate cominciassero a spartire e a filare », AM, p. 206) ; leccata e assettatina (« Uno scricchiolio esibito in una miniatura tutta leccata e assettatina », PAS, p. 74) ; nutrire e rianimare (« la trista fedeltà puritana che poteva nutrire e rianimare sul Milton », ROM, p. 49) ; operosa e fruttuosa (« Sta per aprirsi la sua stagione operosa e fruttuosa, come vedremo dal seguito dell’autobiografia », LNU [1953], p. 81) ; pazzo e vociferante (« Sono fisionomie, specialmente di donne, pur giovani, che in una loro umiliata immobilità serbano qualche cosa di pazzo e vociferante », AM, p. 61) ; petulante e sfacciato (« scapigliata, monella, con una sua tenerezza e oserei dire una sua volgarità ugualmente genuine, col suo petulante e sfacciato arrivismo, ed il suo romanticismo zingaresco », LNU [1953], pp. 84-85) ; provvisorie e tremolanti (« Dal quale punto di vista, l’America è tutta un mosaico di teologie e mitologie, provvisorie e tremolanti », AM, p. 42) ; rattoppata e calamitosa (« La quale aria rattoppata e calamitosa si confaceva perfettamente al carattere dell’istituzione », AM, p. 126) ; robusto e cordiale (« se il suo accettamento non prendeva l’abbrivo dal robusto e cordiale successo che accolse, e che continua ad accompagnare, le opere della ‘‘prima maniera’’ », LNU [1954], p. 144) ; roco e abbronzato (« come un fremito d’elitre nel buio, o il suono roco e abbronzato di certe note della chitarra », AM, p. 347) ; s’apre e rischiara (« il paese gradatamente s’apre e rischiara », AM, p. 260) ; scricchiola e crocchia (« Dal pian terreno al mio abbaino, la casa scricchiola e crocchia al minimo gesto degli abitatori », AM, p. 155) ; secca ed elettrizzata (« Nella gran distanza, il battere degli zoccoli e lo scocco della palla fanno l’effetto d’un lungo scoppiettare di scintille che stracciano l’aria secca ed elettrizzata », M, p. 125) ; selvaggio e indifferente (« È difficile render l’impressione a veder quella computisteria fallimentare che dilagava al sole, nell’erma solitudine, nel silenzio selvaggio e indifferente », M, p. 9) ; sgargiante e verniciata (« Nella sua sgargiante e verniciata rusticità, l’albergo centrale del Parco ha qualcosa di stonato », M, p. 11) ; spulite e lustre (« Di tali pietre ne vidi spulite e lustre a perfezione », AM, p. 262) ; succinta e sommaria (« perché allo stringere dei nodi, mai o ben di rado lo Janner si sbaglia nella valutazione estetica : e tutto che succinta e sommaria, essa rimette a posto ogni cosa », LNU [1949], pp. 21-22) ; taciturna e druidica (« si produce un effetto come di taciturna e druidica malinconia e devastazione », AM, p. 206) ;1 triste e allucignolato (« Il viso triste e allucignolato poteva giustificare il soprannome », AM, p. 330) ; vaporosa e sfumata (« il nostro sguardo, rimosso dalla vesticciola di un mimmino o dal tergo di un pomero che si erano ficcati a chiudergli l’orizzonte, trova riaperta davanti a sé la linea vaporosa e sfumata del cielo, e rivede il corteggio delle nuvole sulle cime dei poggi lontani », PAS, pp. 35-36) ; verde e palpitante (« come l’alga che, verde e palpitante nella umida profondità », PAS, p. 16).  





















































































































































All’interno dell’accumulo si distingueranno anche le frequenti strutture ternarie : 2  

« da quel viso grassoccio, sorridente, infantile, che contrasta con i capelli precocemente canuti », M, p. 25 ; « un discorso sommesso di bisbigli, sgretolii, fruscii, cominciò a serpeggiare il lago », M, p. 62 ; « Incidentalmente, è curioso notare come questa superiore letteratura, d’una civiltà fondata sull’idea del benessere, della felicità materiale, della tranquillità morale e quissimili, sia la più tetra, la più disperata e sconvolta letteratura del mondo », AM, p. 46 ; « Non potrei renderne meglio l’impressione, che pensando ad un enorme pollaio il quale, svegliandosi e spollinandosi, chioccola e pigola e starnazza », AM, pp. 66-7 ; « di ciò ch’è giovevole, encomiabile e morale, trasportato in funzione d’assenza, di inerzia, d’astensione, o addirittura di difesa dell’inutile, del perituro e dimenticabile », AM, p. 93 ; « Alte, membrute, violente, a vederle andare attorno così  





















1











  Vd. qui sotto druidico (p. 123, n. 1) ; sulla storia di malinconia, tecnicismo che oggi ha « perso ogni carattere di settorialità », cfr. Serianni 2005, pp. 104-05. 2   La presenza dello stilema in Cecchi è segnalato da Baldelli (1965, pp. 28-29).  





5. retorica e testualità

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equipaggiate, sembra che le circondi ed avvolga uno strepito di sonagliere, o il rintocco dei sistri d’una cavalleria », AM, p. 116 ; « Ero appena apparso sulla soglia della confraternita, che mi venne incontro un signore della mia età, grassoccio, rubicondo e complimentoso », AM, p. 191 ; « e da capo a piè le ricuopre e drappeggia di smisurate ragnatele, di laceri festoni, di lenzuoli mortuari », AM, p. 206 ; « Ma più che una danza vera e propria, era un lento dondolarsi, un bilanciarsi e trepestare sullo spazio d’un passo », AM, p. 218 ; « ripetono che Messico è povero, tormentato, invendicato », AM, p. 271 ; « L’aria di Messico era ormai intrisa d’un nuovo elemento, più greve, oppressivo, equatoriale », AM, p. 347 ; « Le sue figure liriche sono un’apparizione, un lampo, una parola », PAS, p. 5 ; « il petto robusto dei buoi si tende, ansima, suda », PAS, p. 34 ; « l’omogeneità diventa addirittura identità, prolissità, unicità », PAS, p. 79 ; « in un mondo mostruosamente impiccolito, inzuccherato e rimbambito », PAS [1962], p. 137 ; « E le schermaglie, le censure, le malignità di seguaci d’altre scuole, o degli invidiosi della prefazione carducciana, poco o niente oltrepassano la portata di pettegolezzi locali, e dispettucci nelle penombre delle chiesuole e cappelle giornalistiche e letterarie », LNU [1947], p. 15 ; « E per l’umana gravità del tono, la larghezza del respiro, ed insieme l’improvvisa vibrazione di certi tocchi, bisogna pensare a qualcosa che, in modi affatto nuovi, regge il paragone degli antichi cronisti e storici fiorentini », LNU [1948], p. 7 ; « la pagina è quasi fredda, ingrinzita, dimessa », LNU [1950], p. 45 ; « Sinuosa, snodata, sbadata, la prosa di Palazzeschi scivola e si ficca dappertutto », LNU [1953], p. 94 ; « Ed il pubblico viene a grado a grado assuefacendosi all’audacia di certi scorci, alla bruschezza di certe spezzature, alla sommarietà di certe notazioni », LNU [1953], p. 96 ; « qualcheduno si lagna che, nell’insieme, la scrittura sia troppo tesa, spavalda, azzardosa », LNU [1953], p. 96 ; « i quali del resto, chi ben li consideri, sono meno passivamente emotivi, meno svisceratamente sentimentali, e meno intellettualmente disarmati di quanto si crederebbe », LNU [1954], p. 144 ; « Anche nelle cose che possono considerarsi più mancate, è sempre l’embrione, la traccia, il ricordo d’un motivo vitale », LNU [1955], p. 212 ; « A punzecchiarli, a contagiarli, se così posso esprimermi, della propria umiltà, della propria incontentabilità, dei propri scrupoli », LNU [1957], p. 279 ; « senza nulla della generica e secca senilità dei saggisti, sermonieri e satirici latineggianti », ROM, p. 64 ; « una affermazione miracolosa di quella spiritualità, la quale, da ora, nella stessa tradizione inglese, tutta sparsa dei triboli degli interessi pratici e dell’empirismo, si comincerà ad affermare timorosamente come svolgimento, come dialettica, come storia », ROM, p. 143 ; « Insieme a tutto questo, il Meredith corresse, ironizzò e infurbì il wordsworthiano senso della natura », ROM, p. 267.  































































































































Nel gusto per l’enfasi rientra l’uso di aggettivi, talvolta meramente esornativi :  

« il suo desiderio di poesia, era il desiderio di acque gelide e mosse, di tersi e freschi cristalli, di verzure umide », ROM, p. 60.  



Negli esempi che seguono, non è da imputare a trascuratezza dell’autore l’omissione della virgola nell’enumerazione. Si rinnova, piuttosto, una consuetudine tutta letteraria, che ha in Carducci e D’Annunzio 1 i suoi campioni più rappresentativi :  

« quella metà laboriosa, sterile e faticosa che gli insegna a sgobbare a costrurre a dedurre », PAS, p. 40 ; « I ritmi leggeri squillanti iridescenti flessuosi », PAS, p. 78 ; « Si cercherebbero inutilmente, in questo poema, tracce di schemi architettonici classici come nei poemi della rinascenza dedicati a principi e cardinali fanatici di Omero di Apollonio di Virgilio di Stazio », ROM, p. 248.  















1   Do solo qualche esempio dannunziano (Forse che sì, forse che no : « Ella imitava la danza amorosa delle almee : il pudore il timore la resistenza la languidezza l’abbandono » ; ibid. : « E a un tratto, sopra quel fluire, sembrava che le pareti si serrassero massicce minacciose inesorabili » ; Pagine del libro segreto : « sotto le mie finestre la disumanata massa umana estuava ribolliva riscoppiava come la materia in fusione »). È ben nota la definizione che di sé stesso D’Annunzio dava nelle Faville del Maglio : « nimico delle virgole come la Cicogna invisa colubris è nimica delle serpi ». Cfr. Beccaria 1971, p. 285 ; Serianni 2000b, p. 1096, n. 28. Quanto a Carducci, esempi di ellissi della virgola si possono leggere ora in Tomasin (2007, p. 141, n. 70) e in Colussi (2007, p. 47). Cfr. Brusadin 1973, p. 104 ; Serianni 1993, p. 567.  

































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Da una severa educazione letteraria, costantemente protesa alla parola più appropriata e calzante, discende il gusto di precisare e attenuare attraverso formule metalinguistiche (a così dire, a dir così, se così posso esprimermi, a così esprimerci, a così chiamare), col prevedibile uso insistito del condizionale (direi quasi, quasi direi, potrei, si direbbe, si sarebbero detti, vorrei dire). Sotto il rispetto stilistico, andrà notato il tono colloquiale di alcune espressioni (direi meglio, oserei dire, ecc.), che hanno l’ufficio di aggiustare il tiro e insieme di amplificare qualche aspetto : vale a dire le funzioni tipiche della figura della correctio, così presente nella prosa cecchiana. 1  

« L’errore del Wordsworth fu a così dire di natura scientifica », ROM, p. 219 ; « Anche nell’arte del Wordsworth, che si specializzò, a così dire, nella celebrazione della vita di coscienza », ROM, p. 199 ; « Un paesaggio, dipinto o descritto non importa, è una combinazione evocativa di stati d’animo dove corrisponde qualche cosa, a dir così, del pietrificato e dell’impenetrabile della natura », ROM, p. 195 ; « A punzecchiarli, a contagiarli, se così posso esprimermi, della propria umiltà, della propria incontentabilità, dei propri scrupoli », LNU [1957], p. 279 ; « Ed invece che in una lettura che, a così esprimerci, procedendo da sinistra verso destra, rigo per rigo, sdipani e segua la causalità degli avvenimenti, si direbbe che vada esplorato, pagina per pagina, secondo una lettura verticale », LNU [1957], p. 287 ; « Da qualche muretto si guardava dentro certi cortilucci, o, a così chiamarli, giardini », AM, p. 171 ; « L’ispirazione ritrosa se stessa, nell’ultimo verso, ma procede rinsaccata, a strattoni, nella uguale malinconia del ritmo allungato, e direi quasi immusonito », PAS, p. 43 ; « In questi tratti, in queste situazioni vissute è un’atmosfera quasi direi artigianesca », BOL [1966], p. 128 ; « Non potrei renderne meglio l’impressione, che pensando ad un enorme pollaio il quale, svegliandosi e spollinandosi, chioccola e pigola e starnazza », AM, pp. 66-7 ; « Si direbbe uno di quei paesaggi boulevardieri ed allo stesso tempo fantomatici che, col dirigibile e ogni cosa, furono dipinti dal doganiere Rousseau », AM, p. 154 ; « Ma costì si direbbe d’ascoltare una storia che germina in un’acre cecità fisiologica », M, p. 176 ; « E si direbbe che tale parete formicoli dei segni d’una vita impressavi, oltre che dalla volontà e dall’arte degli uomini, dal travaglio del tempo, dalle stagioni, dai cataclismi ; e dagli anonimi e misteriosi passaggi e mutamenti delle credenze, delle religioni e superstizioni », LNU [1957], p. 284 ; « penzolavano e oscillavano silenziosamente sullo sfondo delle tenebre quelli che si sarebbero detti cenci di bandiere, sfrangiati, sfilaccicati e di color grigio sporco », AM, p. 205 ; « Non sembri strana e gratuita questa impressione fondamentale, che vorrei dire poetica, per uno come Prezzolini si vantò sempre d’essere », LNU [1957], p. 279 ; « Il che non esclude che quando, nelle chiese messicane, si veggono peoni, maschi e femmine, in orazione, o direi meglio, in una specie di estasi, di trasognamento […] », BOL [1965], p. 89 ; « scapigliata, monella, con una sua tenerezza e oserei dire una sua volgarità ugualmente genuine, col suo petulante e sfacciato arrivismo, ed il suo romanticismo zingaresco », LNU [1953], pp. 84-85.  































































































Talvolta, nello stesso periodo figurano due diversi tipi di glossa : quella metalinguistica (come chi dicesse) e quella tipografica, costituita dal carattere corsivo riservato a parole come stroncature e stroncare :  



« Protesto contro la Sua accusa che io faccia delle stroncature per sistema ; e che, nello stroncare, io porti qualcosa, come chi dicesse, di risentimento e di eccesso fisico, e un senso pratico, carnale, insomma », CP [1922], p. 18.  





Alla naturale tendenza alla correctio risponde l’uso frequente di quasi e forse, a cui è affidata la funzione di attenuare :  

1   Sulla presenza di questo istituto stilistico nei Promessi sposi cfr. Antonelli 2007. Si vedano anche le « espressioni cautelative » rintracciate da Mengaldo (1994, p. 369) in Contini.  



5. retorica e testualità

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« la sua ventura era di nascer compiuto e quasi risolto », PAS, p. 13 ; « combina aggraziatamente una vagula malinconia con il nuovo senso paesistico, quasi fino dalle prime Ecloghe persiane », ROM, p. 45 ; « quasi un pregustamento della pace mortuaria », ROM, p. 53 ; « in uno di quelli abbandoni di dolorosa felicità quasi morbida », ROM, p. 102 ; « nella stessa quasi assoluta vuotezza », ROM, p. 107 ; « Quando questo lume è diventato insoffribile e odioso, possiamo tornare con fiducia a quelle fiamme quasi celate », ROM, p. 193 ; « l’aria aristocratica fino a un che di romantico e quasi altezzoso », M, p. 14 ; « Camerieri anziani, compassati, quasi britannici, servono lo sciampagna », M, p. 24 ; « Il militarismo che, rinunciando ai vecchi colori operettistici, nei tipi dei soldati e nelle uniformi si presenta con aspetto quasi giapponese », M, p. 110 ; « sebbene sia quasi tragico trovarsi d’un tratto bloccati nel fortilizio della cretineria », M, p. 167 ; « I quali motivi e le quali schermaglie perdono, tuttavia, quasi ogni interesse e ogni peso », AM, p. 82 ; « trasformati in qualche cosa, a tutta prima, straordinariamente bizzarra e quasi indecifrabile », AM, p. 94 ; « la pagina è quasi fredda, ingrinzita, dimessa », LNU [1950], p. 45 ; « Altre volte quasi si dubita se la memoria possa davvero servirlo a tal punto, da restituirgli, intatta, la fuggevole marezzatura di quel tramonto », LNU [1953], p. 78 ; « con un passo quasi officioso », LNU [1957], p. 284 ; « È in lui una compassione, una pietà profonda e disperata, anche se egli non le dia sfogo, e quasi non la lasci parlare », BOL [1965], p. 88 ; « le discussioni sono più leggere e sommarie, svolte quasi in punta di penna », BOL [1966], p. 167 ; « noi vediamo profilarsi nel disordine della sua arte, i due segni liminari della grande epoca che la sua arte riassume forse e rappresenta meglio d’ogni altra », PAS, p. 72 ; « Non mica che facesse bene ad oppiarsi ; ma si oppiò, forse, perché non aveva voluto subire esterne esigenze, le quali avrebbero violato anche in modo peggiore dell’indebolimento narcotico la sua libertà », ROM, p. 187 ; « E forse la rivoluzione non ha consistito che nel prender coscienza di tale ritmo », M, p. 175 ; « Forse anche in grazia al suo cognome allogeno e saltellante », AM, p. 107 ; « dove il rosso e il turchino delle cravatte, la cioccolata e la panna del budino, il giallone delle arance sull’etichetta del barattolo di sciroppo, sono d’una tal succulenza visiva che anticipano la gioia del possesso materiale, e forse la oltrepassano », AM, p. 114 ; « E forse gli stessi cinesi che fecero il film s’erano avveduti di quanto il musicale commento eccedesse la trama », AM, p. 138 ; « E dal punto di vista del godimento artistico, cui devesi pur concedere un certo illusionismo, converrebbe forse non li sviscerare poi troppo », LNU [1953], p. 88 ; « del resto, non è forse inutile rammentare, incidentalmente, che ne’ suoi anni tardi, le energie che gli restavano, il Gargiulo preferì dedicarle a nuove meditazioni ed abbozzi », LNU [1955], p. 224 ; « Forse anche è diventato un po’ politico », OS [1946], p. 59 ; « queste lettere ad Alfredo Caselli costituiscono forse uno dei più ricchi depositi e cafarnai della biografia pascoliana », PAS [1959], p. 129.  

































































































































































Se è vero che il discorso critico cecchiano può poggiare su affermazioni imperniate sulla parola impressione e su perifrasi attenuative (sembra essere, vorrei dire) :  

« l’unica impressione e conclusione veramente valida sembra essere che, nel mutare dei secoli e degli eventi, l’uomo rimane una monotona e pessima bestia », LNU [1948], p. 6 ; « Non sembri strana e gratuita questa impressione fondamentale, che vorrei dire poetica, per uno come Prezzolini si vantò sempre d’essere », LNU [1957], p. 279 ;  











è anche vero che qua e là sa essere meno soggettivistico, ad esempio quando cede alla perentorietà dell’epigramma :  

« nel peccato che divaga e frivoleggia, l’uomo è barato dal diavolo », AM, p. 308.  



Nella sintassi ad accumulo i procedimenti analogici sono stilemi largamente utilizzati. Dotato di forte personalità stilistica, Cecchi si accosta a quei moduli ritmici e sintattici di provenienza dannunziana (non so che, non so come), che Beccaria chiama « vettori dell’indicibile e dell’analogico » : 1  





1

  Beccaria 1975, p. 291.

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« Nell’Agro Romano, nella Magna Grecia, il peso dei secoli s’allevia di non so che segreta benedizione », M, p. 176 ; « I cani tirano sul guinzaglio […] Ma anch’essi, non so come straniti, scarruffati, elegantemente inselvatichiti », AM, p. 116.  









Un senso di indeterminatezza è anche nelle perifrasi una sorta di, una specie di, qualcosa di, un che di :  

« una sorta di astrazione estetizzante », ROM, p. 174 ; « una sorta di positivismo, di psicologismo poetico », ROM, p. 219 ; « una sorta di perennità arborea », ROM, p. 263 ; « una sorta di porosa pallidezza », M, p. 74 ; « una sorta di giardino zoologico in libertà », AM, p. 167 ; « una sorta di confraternita », AM, p. 191 ; « una sorta di basamento in muratura », AM, p. 249 ; « una sorta di grande liquidazione libraria », LNU [1953], p. 109 ; « una sorta di girone infernale », BOL [1965], p. 90 ; « una specie di metodo ametodico », PAS, p. 74 ; « una specie di garage », AM, p. 65 ; « una specie di atona fatalità fisica », AM, p. 309 ; « una specie di estasi, di trasognamento […] », BOL [1965], p. 89 ; « una specie di presenza tutelare e rituale », BOL [1966], pp. 133-134 ; « Nella sua sgargiante e verniciata rusticità, l’albergo centrale del Parco ha qualcosa di stonato », M, p. 11 ; « A quelle sequele romantiche, la voce dell’organo dava qualcosa di lontano e desolato », M, p. 168 ; « Tutte queste cose, nel perpetuo pettegolezzo, pèrdono i verosimili contorni, escono fuori del tempo, diventano favola, assumono qualcosa di grottescamente portentoso », LNU [1955], p. 215 ; « E se i vecchi edifici sempre hanno al Messico un che di malatamente vivo […] », M, p. 102.  









































































































Le callidae iuncturae o, per dirla con Bruno Migliorini, le « sagaci giunture », 1 attraverso l’accostamento inaspettato, 2 traggono a sé l’attenzione del lettore, anche del più distratto ; in molti casi lo sorprendono. Come nelle dittologie, anche qui, alcuni moduli pertinenti agli àmbiti dell’udito (rumore sciacquoso, silenzio selvaggio e indifferente, stridula violenza, suono roco ed abbronzato, taciturna e druidica malinconia), dell’olfatto (odore luttuoso, odore tubercolotico) e della vista (solitudine luminosa, succulenza visiva) ci colpiscono per l’uso estensivo di aggettivi propri della lingua comune (indifferente, luminosa, luttuoso, selvaggio, roco, stridula, taciturna, visiva). 3 Non solo : l’espressione taciturna malinconia rientra nella schiera delle combinazioni ricercate, in cui epiteti come innocente, inquieta, malaticcia, paurosa, singhiozzante, tutti accomunati dal tratto semantico [+ animato], sono riferiti a parole astratte (impudore, trasparenze, polifonia, sensualità, dignità, felicità, buffonaggine). Da notazioni siffatte, veri e propri esempi di antropomorfizzazione, deriva la diffusa figuralità intrinseca a molte pagine cecchiane :  









accagliata nerezza (« Dalle rosee, innocenti trasparenze dell’alba sopra i nevai, all’accagliata nerezza d’un sangue delittuoso », AM, p. 327) ; alito cariato (« raccapricciando avevo sentito fiatarmi in volto l’alito cariato della morte », M, p. 122) ; atletismo alfieriano (« un palleggio di profferte di sacrificio e abnegazioni, espresse in uno stile concettoso e cavilloso, che ci fa anche rammentare della cupa casistica di Seneca e dell’atletismo alfieriano », LNU [1953], p. 76) ; atona fatalità fisica (« […] ma accettandosi con la propria sorte in una specie di atona fatalità fisica », AM, p. 309) ; boschereccia cupezza (« Se ne produceva un effetto di boschereccia cupezza », AM, p. 220) ; buffonaggine singhiozzante (« vien fuori una lirica di buffonaggine singhiozzante », ROM, p. 40) ; caffè languido (« ci si sentiva barricati contro tutto il continente puritano, che s’appaga d’un caffè languido, scialbato di latte », AM, p. 238) ; corrusca eloquenza (« Su Albert P. Ryder, Waldo Frank dette qualche pagina di corrusca eloquenza », AM, p. 163) ; eleganza cavallara (« ma, nel suo genere, aristocraticissima, d’una eleganza cavallara », AM, p. 204) ; erma solitudine (« È difficile render l’impressione a veder  





















































1

  Migliorini 1990, p. 265.   Cecchi procede qui come per le dittologie « divaricate » (cfr. qui sopra, p. 95). 3   Per gli esempi di sinestesie vd. qui sotto, pp. 101-02. 2







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quella computisteria fallimentare che dilagava al sole, nell’erma solitudine, nel silenzio selvaggio e indifferente », M, p. 9) ; 1 fluttuosa canizie (« Da lungi, il paese sembra dormire avviluppato nella fluttuosa canizie del Tempo », AM, p. 206) ; idea portatile (« È un’idea modesta, portatile, d’intenti sbrigativi », LNU [1957], p. 276) ; infernale putrescenza (« Irrimediabilmente, Paolo Castorini sprofonda nella sua ossessione, nell’infernale putrescenza delle sue manìe », LNU [1955], p. 196) ; innocente impudore (« Un Giorno del Giudizio, nel quale è come se tutti sapessero tutto di tutti, nell’innocente impudore dell’al di là », LNU [1953], p. 99) ; innocenti trasparenze (« Dalle rosee, innocenti trasparenze dell’alba sopra i nevai, all’accagliata nerezza d’un sangue delittuoso », AM, p. 327) ; inquieta polifonia (« la inquieta polifonia degli ori mistici e delle lacche », ROM, p. 34) ; iridescenza umanistica (« Il che talvolta addirittura diffonde sulla sua pagina una trasparente velatura o iridescenza umanistica », LNU [1955], p. 218) ; malaticcia sensualità (« Contro Fede e Bellezza nell’aspetto linguistico, e nel dissidio fra una latente, malaticcia sensualità e le continue aspersioni misticheggianti », LNU, p. 308) ; nera felicità, paurosa dignità (« Si capiva che tutta la loro preghiera, il loro sacramento, era d’aver conquistato, in quella contemplazione ed identificazione : d’aver conquistato, in un denso torpore, la nera felicità, la paurosa dignità di sentirsi morte », AM, p. 319) ; odore luttuoso (« qualche cosa di simile all’odore luttuoso di fiori putrefatti, che rimane in una camera mortuaria », AM, p. 337) ; odore tubercolotico (« L’aria era intrisa di un tanfo di legno imporrato, così pungente che rammentava l’odore tubercolotico del guaiacolo », AM, p. 245) ; paina pretenziosità (« Il taglio del suo vestito nocciola, la sbeccatura discreta alla tesa del cappello, avevano poco o niente della paina pretenziosità che tradisce l’uomo civilizzato appena da ieri », AM, p. 292) ; paurosa felicità (« come il senso d’una paurosa felicità nel pregustare la pace dell’annullamento », BOL [1965], p. 89) ; porco stile (« Nei dintorni immediati, ville e villette in quel porco stile dell’arrivismo borghese ch’è uguale dappertutto », AM, p. 339) ; porosa pallidezza (« Muraglie e piante avevano una sorta di porosa pallidezza », M, p. 74) ; putre rigoglio (« Dappertutto è un putre rigoglio », M, p. 104) ; romanticismo zingaresco (« scapigliata, monella, con una sua tenerezza e oserei dire una sua volgarità ugualmente genuine, col suo petulante e sfacciato arrivismo, ed il suo romanticismo zingaresco », LNU [1953], pp. 84-85) ; rumore sciacquoso (« e si sentiva nella stradetta un rumore sciacquoso di sandali », AM, p. 329) ; sogghignante disperazione (« S’aggira nel cosidetto mondo intellettuale, portandovi attorno una sogghignante disperazione », LNU [1955], p. 195) ; solitudine luminosa (« c’è una gran solitudine luminosa, sospesa sulle giovani teste lisce e ricciute », PAS, p. 48) ; stridula violenza (« Le linee del discorso, che siamo abituati a veder arcuarsi con ampio e calmo disegno, si arroncigliano su se stesse come saltaleoni, e scattano con stridula violenza », LNU [1953], p. 76) ; succulenza visiva (« dove il rosso e il turchino delle cravatte, la cioccolata e la panna del budino, il giallone delle arance sull’etichetta del barattolo di sciroppo, sono d’una tal succulenza visiva che anticipano la gioia del possesso materiale, e forse la oltrepassano », AM, p. 114) ; teologia arrugginita (« o come una specie di ossuto don Chisciotte, corazzato di teologia arrugginita e di politica medievale », LNU [1953], p. 90) ; umiliata immobilità (« Sono fisionomie, specialmente di donne, pur giovani, che in una loro umiliata immobilità serbano qualche cosa di pazzo e vociferante », AM, p. 61) ; viluppose capigliature (« e somigliavano a viluppose capigliature di lana o di stoppa », AM, p. 206).  

























































































































































Fatale che in una prosa riccamente elaborata il parlar traslato rappresenti uno stilema dominante. Si veda, ad esempio questo passo :  

« Non mi sentirei frattanto di garantire o smentire la proprietà e legittimità del romanesco di Gadda, fortemente lardellato di spezie ed altri sapori violenti », LNU [1957], p. 285.  



Qui segnalo alcuni casi di sinestesia, che della metafora, com’è noto, amplifica il carattere, per dir così, creativo. Sono espressioni rappresentative dell’inventività di Cecchi, che 1   Dalla LIZ l’espressione risulta attestata sia in poesia (Tasso, Le sette giornate del mondo creato, 1° giorno ; A. Aleardi, Canti, Il monte Circello) sia in prosa (D. Bartoli, La ricreazione del savio).  

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abilmente sfrutta i meccanismi metaforici entro il breve spazio di una iunctura. I tradizionali confini semantici delle parole, anche di quelle comuni, sono superati e annullati, attraverso forzature che, rispondendo a uno straordinario sforzo espressionistico, assolvono la funzione di mantenere la distanza dalla lingua corrente: 1 atmosfera sudaticcia (« tutto ciò trasportato in un’atmosfera sudaticcia e facinorosa da rivoluzioni d’America Centrale », AM, p. 292) ; odore amarognolo (« e nella penombra intristita dall’odore amarognolo dello stabbio, avrei visto la grande farfalla del nastro turchino », M, pp. 17-8 ; « La polpa del mamey, che ha il colore della corniola e un odore grave e amarognolo, che ricorda quello della terracotta bagnata », AM, p. 327) ; odore umidiccio (« e mi pareva di sentire l’odore umidiccio delle bozze di stampa », AM, p. 213) ; profumo caldo e ciprioso (« I te quiero, te quiero, cascano dentro la macchina, come granate a mano che spacchino il finestrino, esplodendo in un profumo caldo e ciprioso, che rimane addosso come una contaminazione », AM, p. 343).  



























Se la prosa di Cecchi trova nel compiacimento letterario il connotato fondamentale, ha pure nell’eclettismo un elemento caratterizzante : lo testimoniano alcune strutture sintattiche, per secoli messe al bando dalla codificazione grammaticale, non classificabili qui come concessioni alla mimesi dell’oralità. Sarebbe riduttivo considerare come una possibilità occasionale il cosiddetto che indeclinato :  



« abbondanza di immagini false in quella misura che la commozione del poeta è stata più febbrile e poco ha potuto sorvegliarsi », PAS, pp. 68-9 ; « è, per lo meno, un anno che non ti ho scritto », OS [1947], p. 74 ; « La scenata del padre, il giorno che scade la cambiale, purtroppo fa impallidire tutte le emozioni dei paradisi artificiali », LNU [1954], p. 40 ; 2 « Era facile rendersene conto, la mattina che, in piccola carovana, ci avviammo ai primi villaggi sulla strada della montagna », M, p. 46 ; « Debbono esservi stagioni che la casa s’empie di ospiti », M, p. 142 ; « Un tempo che il flagello imperversa, la pubblica amministrazione bandisce un premio di pochi centesimi di peso a chi porti agli uffici comunali uno scorpione morto », M, p. 147 ; « etichette a ricamo di colori smaglianti, fibbie, cinture, budrieri, arcobaleni di nastrini, e stelle, placche e medaglie, che Cadorna, Ludendorff o Foch non ne esibirono mai la metà », AM, pp. 8-9 ; « Appunto con Murillo si camminava per questo viale di cavalli, una mattina ch’egli mi portò a casa sua ch’è in quei pressi », AM, p. 325 ; « te ne ringraziai con molta lietezza, un giorno che ci vedemmo », CP [1955], p. 143 ;  





















































qualche caso d’inconseguenza sintattica, al limite dell’anacoluto :  

« Il cavalcatore, se scende, la tigre se lo mangia », AM, p. 113 ; « Ed ecco la secondogenita, Elisabetta, che si sposò con un nobilastro napoletano, e non hanno prole », LNU [1953], p. 90 ; « Placci, che la sua buona sorella aveva soprannominato ‘‘il ministro degli Affari Inutili’’ ; e che quando fu morto, ed andarono a cercare le promesse ‘‘memorie’’, di cui tanto s’era sentito parlare, ed in cui infine si sarebbero dovute leggere sue vissute impressioni, dagli ultimi ottocentisti dell’epoca dei giganti : Ibsen, Wagner, Tolstoi, giù fino a Matisse, a Cocteau, a Claudel, ecc., ecc. ; cerca e cerca, non fu trovato quasi niente », LNU [1955], p. 231 ;  























l’ipotetica irreale nel passato di tipo misto (con il verbo dell’apodosi al condizionale e il verbo della protasi all’imperfetto indicativo) :  

« Questa ‘‘seconda maniera’’ morettiana, eventualmente avrebbe potuto anche disorientare certi lettori, se il suo accettamento non prendeva l’abbrivo dal robusto e cordiale successo che accolse, e che continua ad accompagnare, le opere della ‘‘prima maniera’’ », LNU [1954], p. 144.  



1

  Altri esempi si leggono in Brusadin 1973, pp. 44-45.   Esempi di che col valore temporale di in cui (il giorno che, la sera che, ecc.) si trovano in Sciascia (si vedano le osservazioni di Sgroi 1990, pp. 226-27). 2

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Anche un letterato della più bell’acqua come Cecchi può far ricorso occasionalmente alla ridondanza pronominale, un tratto del registro colloquiale deviante rispetto alla dominante componente libresca della sua prosa :  

« Ma questa volta gli scappa il nudo anche al Signorini », LNU [1948], p. 3 ; « Uno comincia a sospettare che al dittatore gli mancasse qualche venerdì », LNU [1948], p. 9 ; « Mi aspettavo che al mio giovane amico gli scappasse da ridere », LNU [1957], p. 273 ; « Dopo pochi giorni m’accorsi che a Murillo, in realtà, nessuno gli avrebbe mai torto un capello », AM, p. 324 ; « E al giovane professore avrei desiderato chiedergli, dal momento ch’egli respingeva tanto recisamente qualsiasi connessione razziale : avrei desiderato chiedergli che mi spiegasse perché allora egli si ritrovava con quel viso così nero », AM, p. 184.  





























Nel pluristilismo delle lettere può rientrare l’espressione fra pigliare e posare, propria del registro famigliare :  

« Ti ho fatto mandare da Sansoni, la nuova edizione riveduta e accresciuta, del mio vecchio libro del 1915 […] fra pigliare e posare, ti arriverebbe tutta stazzonata », CP [1962], p. 150.  



Del discorso orale un inserto asseverativo come proprio :  

« E nell’occasione della strage di piazza Santa Maria Novella a Firenze, che i ‘‘livornesi’’ erano proprio andati a cercarsi col fuscellino, racconta il Giusti […] », LNU [1948], p. 9 ; « benché non sia punto da escludere che in pratica, nell’accesso al pubblico e nei risultati di cassetta, essi finiscano proprio per riuscire i privilegiati », AM, p. 103 ;  











la formula fatica figuriamoci, utilizzata per tener vivo il contatto col lettore e ribadire una precedente affermazione :  

« Futile è descrivere un quadro, benché il compito sia agevolato dai richiami e concetti stilistici. Figuriamoci con questi frammenti e scheggioni di cruda realtà », M, p. 100 ;  





l’espressione parentetica se vogliamo esser giusti :  

« con quella tecnica tenace ed allo stesso tempo elastica ; gentilomesca, ma pronta a qualsiasi espediente, della quale, se vogliamo esser giusti, gli inglesi debbono essere riconosciuti maestri », AM, p. 52 ;  







la locuzione come mamma la fece (o l’ha fatta : ‘completamente nuda’), tipico colloquialismo : 1  



« una discola piuttosto acerba distesa come mamma la fece sulla spiaggia del mare », LNU [1948], p. 3 ; « sotto un cencio di camice bianco, sta come mamma l’ha fatta », M, p. 43 ;  











l’inserto fraseologico anzi che no, di origine letteraria, ma usato con intenzione faceta e presente anche in Manzoni : 2  

« Ha visto nascere la raccolta, e crescerle intorno l’interesse d’un pubblico abbastanza speciale, rozzetto anzi che no, ma vivace e numeroso », AM, p. 90 ;  





il realistico crepare :  

1   Il Battaglia (s.v. mamma, n. 11) riporta un altro esempio di Cecchi. Dal Primo tesoro la locuzione è attestata in Campanile (Gli asparagi e l’immortalità dell’anima : « I due frugolini stentavano a tener dietro alla bestia, correndo a piedi nudi sull’asfalto rovente, nudi essi stessi come mamma li aveva fatti »). 2   Nei Promessi Sposi (« lunghettamente anzi che no »). Si vedano anche le osservazioni di Picchiorri (2008, p. 146) sulla presenza del Boccaccio nella prosa del Bresciani.  









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« uno skunk era venuto a crepare a piè d’un muro », M, p. 6.  



La discorsività accomuna alcune espressioni, talora poste in clausola :  

« Son sicuro che Goya, Poe, Baudelaire, avrebbero dato qualsiasi cosa, pur d’assistere, magari travestiti da camerieri, a un pranzo fra intimi come quello », AM, p. 305 ; 1 « Croce fra sé e sé deve sorridere (se non abbia meglio da fare) », LNU [1953], p. 113 ; « Sia il lettore meditativo che il lettore soltanto curioso, troveranno da pescar bene Nel fiume della Storia », LNU [1955], p. 190.  















Quanto all’uso della tematizzazione, ben rappresentate le dislocazioni con ripresa pronominale che, sull’esempio di Manzoni e di molti altri romanzieri, 2 si erano ampiamente diffuse già nell’Ottocento. Cominciamo con la dislocazione a sinistra :  

« lettere sue per ora non ne abbiamo ricevute », OS [1945], p. 56 ; « Il raffreddore, veramente, non l’ebbi allora e l’ho adesso », PAS, p. 98 ; « Denaro, il bracciante agricolo, può darsi che non ne vede », AM, p. 214 ; « Già, nel Carolina del Sud, soldi non ha l’aria che ce ne debbano essere », AM, p. 215 ; « Letteratura, lui non ne aveva pel capo », AM, p. 247 ; « Di pazzi, il Tobino mostra di intendersene, sia come medico che come scrittore », LNU [1953], p. 99 ; « L’evoluzione statunitense verso la politica del dopoguerra, non si trattiene a delinearla dentro una regolare inquadratura storica », LNU [1954], p. 124 ; « si capisce che, in sostanza, il mostro nessuno l’ha veduto », LNU [1954], p. 137 ; « Ma ormai Giovannino l’ha morso la tarantola », LNU [1954], p. 140 ; « e qualche cosa da fare, sia pure a salari di fame, riesce a trovarla quasi sempre, finché si mette al mestiere del muratore », LNU [1955], p. 201 ; « del resto, non è forse inutile rammentare, incidentalmente, che ne’ suoi anni tardi, le energie che gli restavano, il Gargiulo preferì dedicarle a nuove meditazioni ed abbozzi », LNU [1955], p. 224 ; « La materia del libro che, sui dattiloscritti riveduti e lasciati dal Gargiulo, era stata così preparata dall’ingegnoso affetto della vedova, sarebbe stato irriverente voler sistemarla con criteri diversi », LNU [1955], p. 226 ; « Questa tecnica infinitesima, in apparenza dimessa e grigiastra, fino ad ora il Vergani non era riuscito a portarla all’odierna pieghevolezza e capacità di adesione », LNU [1957], p. 261 ; « Ma un’appercezione a un tempo più chiara e immaginativa della vita, la troviamo nel ‘‘poeta gentiluomo’’ : Mercutio, Horatio », ROM, p. 173 ; « L’ultimo ricordo di Xochimilco l’ho avuto da un trasporto funebre », M, p. 107 ; « e il gusto d’avere queste opinioni se lo paga migliaia di dollari », AM, p. 12 ; « La promessa di Roosevelt, ch’io sappia, nessuno, tanto meno in America, l’ha mai registrata pubblicamente », AM, p. 180 ; « Studentesse ne incontrai nei caffè e ristoranti cittadini », AM, p. 222 ; « Di tali pietre ne vidi spulite e lustre a perfezione », AM, p. 262 ; « i cipressi di San Guido li avevo soltanto intravisti dalla strada ferrata che fiancheggia la via Aurelia », BOL [1965], p. 55.  























































































































Più rara la dislocazione a destra : 3  

« Diciamo la verità : ce ne fossero scettici di questo genere », LNU [1954], p. 126 ; « la signorina Celenza può essere soddisfatta, per quanto abbia visto che Lei gliela sbertuccia un poco la traduzione », CP [1922], p. 41 ; « Se egli fosse un letterato, li spunterebbe quei versi spinosi, li accomoderebbe », PAS, p. 69.  

















1

  Falqui (1970, p. 215) parla di « strafottenza di talune sue chiuse, un tantino bernesca ».   Per esempio Antonio Bresciani (cfr. Picchiorri 2008, p. 98). 3   Cfr. Rossi 1999, pp. 145-93. 2





6. LESSICO Parole astratte

L

’in sistito ricorso agli astratti nella pagina di Cecchi è già stato segnalato da Ignazio Baldelli, Mauro Brusadin e Pier Vincenzo Mengaldo. 1 Mi limito qui a segnalare la ricorsività dei frequentativi in -ìo, un « modulo naturaliter impressionistico », caro a Pascoli e D’Annunzio. 2 La prosa di Cecchi mostra qualche predilezione per questi sostantivi, così presenti nel repertorio dei poeti dell’epoca. 3 Molti di essi ricadono nell’àmbito semantico dell’udito : armeggìo, M, p. 85 ; brontolìo, AM, p. 7 ; brulichìo, M, p. 36 ; 4 cigolìo, M, p. 38 ; crepitìo, M, p. 22 ; friggìo, M, p. 37 ; 5 fruscii, M, p. 62 ; luccichìo, M, p. 19 ; martellìo, M, p. 87 ; mormorìo, M, p. 153 ; mugolìo, M, p. 48 ; AM, p. 217 ; parlottìo, AM, p. 217 ; razzolìo, AM, p. 330 ; ronzìo, M, p. 87 ; saltellìo, M, p. 87 ; scalpitìo, M, p. 123 ; sciacquìo, ROM, p. 239 ; sgretolii, M, p. 62 ; spolverìo, M, p. 72 ; 6 turbinìo, M, p. 86 ; ecc.7  















































Latinismi A un influsso prepotente del latino si devono alcune forme che a quest’altezza cronologica appaiono ormai come relitti : si pensi alla grafia di antiquo (« Non da oggi ; perché si incontrano antiqui catafalchi e bizzarri macinini », M, p. 70) 8 o alla fonetica di suntuoso (« la pelle ricadeva in curve suntuose », M, p. 39). 9 I latinismi, specie quelli rari o insoliti, rappresentano un ingrediente a cui Cecchi non intende rinunciare :  













algido (« come un algido soffio », M, pp. 12-13) ; algore (« risponde col suo gelo a quell’algore soprannaturale », M, p. 116) ; aprico (« delle apriche campagne », PAS, p. 22) ; cenotafio ‘monumento sepolcrale, tomba vuota’ (« il Pascoli, appena può, vagheggia per sé una chiesetta, col cenotafio dei suoi morti », PAS, p. 114) ; 10 circonfondere ‘avvolgere’ (« Le tendine rosa di quei villinetti in legno verniciato, sembrano celare un mistero che in altri climi circonfonde i bordelli di lusso », M, p. 63) ; 11  





























1   Trattando del lessico di Corse al trotto, Baldelli (1965, p. 25) parla di « orgia di astratti ». Cfr. anche Brusadin 1973, pp. 43-44, 50 ; Baldelli 1988, pp. 285, 307-08 ; Mengaldo 2005, p. 82. 2   Pier Vincenzo Mengaldo (1996, p. 60). Cfr. « Lingua Nostra », xxii (1961), pp. 110-14. 3   Cfr. Brusadin 1973, pp. 31-32, 46 (si sottolinea l’apertura di Cecchi a modi e voci della lingua poetica coeva). 4   Voce di sapore manzoniano (9 ricorrenze nei Promessi Sposi : dati LIZ), usata da D’Annunzio in Maia (cfr. Mengaldo 1996, p. 61). 5   Il Battaglia (s.v., n. 1) dà esempi di Magalotti, Targioni Tozzetti, De Marchi, D’Annunzio, Cicognani, Cecchi (riportato questo passo). Per il De Amicis (1910, p. 180) è una delle tante voci in io tonico, che « non si sentono mai, o di radissimo, nella conversazione della gente colta fuor della Toscana ». Friggìo figura tra i numerosi esempi ricavabili dal Notturno di D’Annunzio (cfr. Mengaldo 1996, p. 62), opera apprezzata da Cecchi (vd. la lettera di Praz dell’8 aprile 1922, in CP, p. 10). Un esempio di Tobino (Il clandestino) è archiviato dal Primo tesoro. 6   La voce si trova in Loria (cfr. Baggio 2004, p. 92). 7   Voci di questo tipo rientrano nell’uso manzoniano (ad esempio nei Promessi Sposi si hanno 10 ricorrenze di mormorìo : dati LIZ) : cfr. Puppo 1961, pp. 110-14. Ricorrono abbondanti nei romanzi del Bresciani (cfr. Picchiorri 2008, p. 288). Si vedano anche le osservazioni della Baggio (2004, p. 220). 8   Altri latinismi cecchiani, grafici e no, sono segnalati da Brusadin (1973, pp. 58-59). 9   Ma in AM, p. 201 troviamo sontuosamente (« I buglioli erano sontuosamente smaltati a strisce rosse e turchi10 no cupo »).   Cfr. « Lingua Nostra », v (1943), p. 27. 11   La voce, cara a D’Annunzio (un esempio è ricordato da Migliorini 1957, p. 247, n. 3), figurava nella ventisettana (« tra il vasto ronzìo circonfuso »).  

































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combusto (« e vi sostituisce una sbrigativa, irascibile giustizia e moralità, dal cui gelido fuoco i caratteri ed i significati restavano talvolta combusti e inceneriti », LNU [1954], p. 174) ; 1 concento ‘suono gradevole’ (« aggiuntovi un carillon che mattinalmente calava concenti sull’inizio delle lezioni », AM, p. 225) ; cuspidato ‘che termina a forma di cuspide’ (« All’ultimo piano d’una casetta di legno, cuspidata come una costruzione di balocchi », AM, p. 155) ; 2 delubro ‘tempio’ (« La casa da esteta di Andrea Sperelli e il ritiro della Capponcina, sono dannunziani delubri e sacrari dedicati all’Amore », PAS, p. 114 ; « Anziché alle rituali offerte della nostra Purificazione, si pensava a un dono di antichissimi agricoltori, posato in un delubro, nel folto di un bosco», M, p. 113) ; 3 deprecare ‘imprecare’ (« E certi Americani […] si cacciano le mani nei capelli, deprecano », M, p. 174) ; 4 diruto ‘distrutto’ (« cosparso di edicole ed archi diruti », M, p. 144) ; 5 eiaculare ‘gettar fuori’ (« le cui silique, esplodendo fragorosamente, eiaculano lontano i loro semi, dai quali si estrae la stricnina », M, p. 65) ; 6 errabondo (« Gran parte della attività critica, definitrice, del Coleridge si spiegò in conversazioni, ch’erano poi soliloqui errabondi », ROM, p. 151) ; erratico ‘instabile’ (« potesse dimenticare il congenito sospetto d’una inventività così erratica e d’uno stile così laborioso ed esaltato », LNU [1954-55], p. 186) ; 7 esornativo (« Un fatto storico, nella sua coscienza, rimane frivolmente novellistico, aneddotico, pittorico, esornativo », PAS, p. 85) ; 8 esquisito (« come più modesti e non tanto esquisiti lettori », LNU [1948], p. 11) ; estuare ‘ribollire’ (« Da tutte le parti si sentiva, subdolo e minaccioso, un frusciare di carte, un estuare di pagine, come l’ansare d’una marea che sormonta », AM, p. 91) ; 9 face (« Angiolini di marmo che recano la face capovolta», M, p. 120) ; 10 facinoroso ‘sovversivo’ (« in un’atmosfera sudaticcia e facinorosa da rivoluzioni d’America Centrale », AM, p. 292). La voce ha in Cecchi anche un’utilizzazione scherzosa (« La tovaglia sarà problematica, il pollo, secco e facinoroso », AM, p. 326) ; 11  

























































































1   Comburere è uno dei tanti latinismi usati da Monti (cfr. Migliorini 1978, p. 656). Quanto alla narrativa del Novecento, il corpus del Primo tesoro ci offre 6 ricorrenze : Moravia (I racconti), Eco (Il nome della rosa), Banti (Artemisia), Testori (Il ponte della Ghisolfa), P. Levi (La tregua), Calasso (Le nozze di Cadmo e Armonia). 2   Il Battaglia (s.v., n. 1) dà esempi di Pratesi, Panzini, Cecchi (citato quest’esempio). 3   Dantismo (« con costui puose il mondo in tanta pace, / che fu serrato a Giano il suo delubro », Par., vi, 801), ricorrente nella lingua poetica (cfr. Migliorini 1978, pp. 192, 600, 683, 703). 4   Nel significato di ‘imprecare, bestemmiare’, deprecare è attestato dal Battaglia (s.v., n. 5) solo in questo passo di Cecchi. 5   Comune a D’Annunzio e Montale (cfr. Mengaldo 1996, p. 54), la voce mostra una buona vitalità nei narratori del Novecento ; l’archivio del Primo tesoro offre 9 esempi : 1 Cancogni (Allegri, gioventù), 2 Consolo (Nottetempo casa per casa), 1 Gadda (Novelle dal ducato in fiamme), 1 Pasolini (Ragazzi di vita), 1 Eco (Il nome della rosa), 1 Bontempelli (L’amante fedele), 1 Ortese (Poveri e semplici), 1 Dessì (Paese d’ombre). 6   Il Battaglia (s.v., n. 2) dà esempi di Carducci e Soffici. 7   Aulicismo presente in D’Annunzio (4 ricorrenze : dati LIZ) e Montale (cfr. Mengaldo 1996, p. 39). Si trova in Primo Levi (cfr. Coletti 1993, p. 371 ; Mengaldo 1994, p. 172) e Bacchelli (cfr. Vitale 1999, pp. 78 e 79, n. 126). Altri esempi sono archiviati dal Primo tesoro : 2 Magris (Microcosmi), 2 Siciliano (I bei momenti), 2 Calasso (Le nozze di Cadmo e Armonia), 1 Moravia (I racconti). 8   Mengaldo (2005, p. 99) segnala che ornativa è presente in Longhi, oltre che in Croce e Cecchi. 9   Dannunzianismo presente in Montale (cfr. Mengaldo 1994, p. 228 ; id. 1996, pp. 40, 86). Cfr. Migliorini 1978, p. 732. 10   Aulicismo presente nell’epistolario di Nievo (cfr. Mengaldo 1987, pp. 238, 329) e documentato dalla Bricchi (2000, pp. 97, 127) nella prosa di Dossi (La vita di Alberto Pisani) e D’Annunzio (Le vergini delle rocce). 11   I due esempi di Cecchi sono registrati dal Battaglia (s.v., nn. 1 e 2). Si vedano le attestazioni fornite dalla Baggio che segnala la voce in Loria (2004, pp. 71-2).  

















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forastico ‘poco socievole’ (« il minimo che può bastar loro per intonarsi a tale qualità di padrone raffinatissime, e tuttavia forastiche e ribelli », AM, p. 116) ; 1 gemebondo (« sfoghi gemebondi », AM, p. 68) ;2 gurgite ‘gorgo’ (« nel gurgite d’amore e di sole che scioglie i ghiacciai della terra ed empie di rombo i cieli », PAS, p. 85) ; 3 jalino ‘vitreo’ (« la vibrazione jalina delle figure commosse », ROM, p. 34) ; 4 imperituro (« di sostanza imperitura », M, p. 117) ; insueto ‘raro’ (« C’è anche, in queste Odi, un risentimento insueto nella poesia pascoliana, delle forme ritmiche del Carducci », PAS, p. 68) ; 5 iterare (« sulla quale ci siamo indugiati con cura minuziosa che qui non vogliamo, senza necessità, iterare », PAS, p. 73) ; largire (« largendo la sua ricchezza più fina nelle lettere », ROM, p. 55) ; liminare ‘che segna un confine’ (« noi vediamo profilarsi nel disordine della sua arte, i due segni liminari della grande epoca che la sua arte riassume forse e rappresenta meglio d’ogni altra », PAS, p. 72) ; 6 lubrico ‘impudico’ (« Ma eccettuate le lubriche anatomie in quei tiri a bersaglio, e la puzzarella di zolfo esalante dagli opuscoli sulla Donna e il Demonio, qui non trovavo che un’eresia farsesca e pacchiana », AM, p. 236) ; 7 lucore ‘luce attenuata’ (« non c’è nulla di quel lucore alonare che vapora su dall’ispirazione che sa di retorica », PAS, p. 52) ; 8 lunula ‘oggetto a forma falcata’ (« la vedevo in una pirotecnica ruota, in un’iride vertiginosa e abbagliante di schegge, virgole, schizzi, pagliuzze, lunule, aghi, artigli, cristalli, bacilli e treponemi, d’ogni specie di rosso », AM, p. 327) ; 9 mansuefatta ‘resa mansueta’ (« […] non è per nulla addomesticata, mansuefatta », PAS, p. 51) ; 10 marcescente ‘debole’ (« con spiragli di luce marcescente », AM, p. 17) ; memorando (« un altro debutto non meno memorando », LNU [1955], p. 192 ; « in qualche giornata memoranda », M, p. 141) ; miserando (« di generazioni cieche e miserande », M, p. 132) ; morituro (« lasciando da parte i pochi indî aborigeni, che sono una razza moritura », AM, p. 82) ; muliebre (« Ma non c’è dubbio che il tema muliebre s’impone », M, p. 75) ; multiforme (« creature multiformi dell’arte Maya », M, p. 118) ; 11  























































































































1   Il Battaglia fornisce esempi di Segneri, Beltramelli, Cardarelli, Baldini, Morante. In quest’ultima, Mengaldo (1994, p. 164) segnala forastico come uno degli « attributi idiosincratici, e perciò fascinosamente polisemici ». 2   Un esempio della Margherita Pusterla è riportato dalla Bricchi (2000, p. 54). Vitale (2006, p. 163) segnala gemebondo nell’epistolario carducciano. 3   Voce di matrice letteraria, attestata dal Battaglia in Ugurgieri, Lami, Arici, D’Annunzio, Landolfi. Cfr. Brusadin 1973, p. 58. 4   La voce è attestata dal Battaglia (s.v. ialino, n. 1) in Caro, D’Annunzio, Linati, Landolfi. 5   La voce si trova in Croce (cfr. Colussi 2007, pp. 150-51) e in Gadda (Novelle dal ducato in fiamme : « non insueta al vocabolario interno di quel prode » ; dati del Primo tesoro). 6   Voce di probabile mediazione dannunziana (« I pini alzan colonne d’ombra / intorno al sacro stagno liminare », Alcyone : dati LIZ). 7   Voce usata da Leopardi (« al mio / lubrico piè le flessuose linfe / disdegnando sottragge », Ultimo canto di Saffo). Quanto alla narrativa del Novecento, 9 esempi emergono dall’archivio del Primo tesoro : 1 Bontempelli (L’amante fedele), 1 Maggiani (Il viaggiatore notturno), 2 Eco (Il nome della rosa), 1 Pratolini (Un eroe del nostro tempo), 1 Alvaro (Quasi una vita), 1 Sanvitale (Madre e figlia), 1 Sereni (Manicomio primavera), 1 Ferrero (N.). 8   Lucor è segnalato dalla Baggio (2004, p. 94) in Loria come « dantismo dannunziano ». 9   Il Battaglia (s.v., n. 2) attesta la voce in Gozzano e C. E. Gadda. 10   Vitale (2006, p. 166) segnala la voce nell’epistolario carducciano. Mansuefare si trova nelle Operette morali (cfr. Vitale 1992a, p. 169) ; mansuefarsi in Piccolo mondo antico (cfr. Testa 1997, p. 100). Quanto alla narrativa del Novecento, 3 esempi sono archiviati dal Primo tesoro : Gadda (Novelle dal ducato in fiamme), P. Levi (La tregua), Bufalino (Le menzogne della notte). 11   Voce letteraria che Manzoni usa nel Fermo e Lucia (« Varj pure e multiformi erano e dovevano essere i  

































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murmure ‘ronzìo’ (« Le linotypes del giornale di Charleston versavano quel murmure d’api sui sepolcri, fra i rosai, le bougainville, i palmizi e i salci piangenti », AM, p. 213) ; 1 nari ‘narici’ (« Le palpitavano le nari », AM, p. 232) ; 2 nequizia ‘cattiva qualità’ (« Nessun dubbio sulla nequizia del caffè che si sorbisce in America », AM, pp. 41-42) ; 3 ottusione ‘ottundimento’ (« l’abbassamento e l’ottusione delle facoltà passionali e religiose di invenzione vitale », ROM, p. 201) ; 4 particola ‘piccola parte’ (« hanno ora la loro particola di celebrità », M, p. 99) ; perituro (« del perituro e dimenticabile », AM, p. 93) ; postremo ‘ultimo’(« il ripresentarsi dei caratteri iniziali nelle opere postreme di molti artisti », ROM, p. 99 ; « napoleonide postremo », LNU [1953], p. 104) ; 5 prece (« aprendo le sedute con preci ed altri atti di pietà », ROM, p. 94) ; 6 predace ‘incline a predare’ (« al suo sentimento predace », ROM, p. 78) ; 7 prisco ‘antico’ (« Come l’ornamentazione geometrica sui vasi della prisca grecità », AM, p. 352) ; pristino ‘precedente, originario’ (« Gli edifizi […] seguitano invece a ritenere del pristino carattere d’abitazione », AM, p. 83) ; 8 pronubo ‘che favorisce il matrimonio’ (« È il momento che, pronubo il padre, si precisa la possibilità del matrimonio con una ricca ereditiera », LNU [1954], p. 140) ; 9 putre ‘putrefatto’ (« Dappertutto è un putre rigoglio », M, p. 104 ; « Al collo le ghirlande di fiori, in un paradiso d’alberi putri e di libertà insidiosa », AM, p. 255) ; 10  

























































































motivi che conducevano gli uomini ad arruolarsi in un esercito così fatto ») e che mantiene una certa vitalità nella narrativa del Novecento (19 occorrenze emergono dall’archivio del Primo tesoro) : 2 Morante (L’isola di Arturo), 1 Bevilacqua (L’occhio del gatto), 1 Brignetti (La spiaggia d’oro), 4 Eco (Il nome della rosa), 1 Mazzantini (Non ti muovere), 1 Moravia (Il conformista), 1 Parise (Il padrone), 1 Dessì (Paese d’ombre), 2 Citati (Tolstoj), 1 Bellonci (Rinascimento privato), 3 Calasso (Le nozze di Cadmo e Armonia), 1 Starnone (Via Gemito). 1   Voce usata da Leopardi (« me non il canto / de’ colorati augelli, e non de’ faggi / il murmure saluta », Ultimo canto di Saffo) e cara a Pascoli (34 ricorrenze risultano dalla LIZ). Un esempio dannunziano (Il piacere : « l’anima esala l’Ineffabile e intende il murmure dei pensieri ») si ricava dalla Bricchi (2000, p. 132). Presente in Montale (Mengaldo 1996, p. 57 ne sottolinea la matrice pascoliana e dannunziana). « Murmure sordo delle nere api » si legge in Panzini (cfr. il Battaglia, s.v., n. 2). Quanto ai narratori del Novecento, il corpus del Primo tesoro ci dà 7 esempi : 2 Bontempelli (L’amante fedele), 1 Sciascia (Il giorno della civetta), 3 Arpino (L’ombra delle colline), 1 Mazzantini (Non ti muovere). 2   Esempi di questa voce dotta sono comuni sia in verso sia in prosa « fino al primo Novecento » (Serianni 2009, p. 358, n. 56). 3   La voce risale a B. Giamboni (av. 1292 : cfr. il Deli) ed è uno dei tanti latinismi usati da Dante nel Paradiso. Un esempio della Margherita Pusterla è registrato dalla Bricchi (2000, p. 73). L’archivio del Primo tesoro documenta la vitalità di nequizia nella narrativa del Novecento (10 occorrenze) : 4 Eco (Il nome della rosa), 1 Calasso (Le nozze di Cadmo e Armonia), 1 Sapienza (Lettera aperta), 3 Magris (1 Danubio ; 2 Microcosmi), 1 Barbero (Bella vita e guerre altrui di Mr. Pyle, gentiluomo). 4   Il Battaglia classifica la voce come antica, attestandola in G. B. Strozzi il Giovane e Redi. 5   Tra le « voci anticheggianti » usate da Contini (cfr. Mengaldo 1994, p. 192) figura postremo, che nell’italiano d’oggi è sentito come un fossile (cfr. Serianni 1989b, p. 218). Esempi poetici otto e novecenteschi si trovano in Arcangeli 2003, p. 39. Gadda lo usa nelle Novelle dal ducato in fiamme (3 esempi risultano dal corpus del Primo tesoro) ; a questo libro Cecchi dedicò una recensione nel « Corriere della Sera » del 26 giugno del 1953 (cfr. Scudder 1970, p. 207). 6   Voce della tradizione poetica, presente ancora nella prosa otto e novecentesca (cfr. Arcangeli 2003, p. 40) : la ritroviamo nelle Novelle dal ducato in fiamme di Gadda (« le preci della sera » : dati del Primo tesoro). 7   La voce è riconducibile al gusto di D’Annunzio (4 ricorrenze emergono dalla LIZ). È usata da Bacchelli nel Mulino del Po (cfr. Vitale 1999, p. 72) e da Croce (cfr. Colussi 2007, pp. 150, 152). L’archivio del Primo tesoro dà 3 esempi : 2 di Sgorlon (L’armata dei fiumi perduti) e 1 di Veronesi (Caos calmo). 8   Mengaldo (1994, p. 192) segnala la presenza della voce in Contini. 9   Latinismo usato da Manzoni (« Alla bugiarda pronuba / non sollevate il canto », La Pentecoste). Quanto ai narratori del Novecento, il Primo tesoro archivia 2 esempi (Landolfi, A caso ; Tomizza, La miglior vita). 10   Il Tommaseo-Bellini antepone alla voce la croce d’arcaismo. La LIZ ne documenta la presenza in poesia (Casti, Leopardi, Carducci, Pascoli, D’Annunzio).  























































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querela ‘lamentela’ (« La sua querela non è finita, e non finirà », AM, p. 194 ; « e querele e piagnistei è riuscito a farcene stare di tutti i colori », PAS, p. 109) ; 1 racemo ‘grappolo’ (« come i viticci e racemi disegnati in un quadro », AM, p. 209) ; 2 radiare ‘emanare fosforescenza’ (« ciottoli che radiano a stropicciarli, e fanno lume », M, p. 64) ; 3 rate ‘imbarcazione’ (« Ma per un senso di praticità protettrice degli interessi immediati della sua rate, non si curò di rendersi conto », PAS, p. 71) ; 4 redolente ‘che olezza’ (« Nel dialetto, il Burns […] trovò gli elementi che fermarono sufficientemente a lungo il suo istinto rivoluzionario in una realtà poetica, redolente di vita rusticale », ROM, p. 76) ; 5 referto (« Su certi autori atrabiliari, come per esempio il Giordani e il Guerrazzi, i referti di coloro che li praticarono, spesso e volentieri fanno a gara di veleno », LNU [1954], p. 165) ; repente ‘repentino’ (« un paesaggio deserto per la repente animazione d’un ricordo, per la suggestione di un grido d’uccello, si riempie di palpitazione cordiale », ROM, p. 222) ; 6 rorido ‘rugiadoso, fresco’ (« la Versilia doveva apparirgli più amabile e rorida », LNU [1953], p. 104) ; 7 sacello ‘cappella’ (« Fa le sue sieste aggomitolato nel sacello dei vescovi », M, p. 156) ; 8 santimonia ‘rigore morale’ (« a dispetto della santimonia ottocentesca », AM, pp. 109-10) ; 9 sepolcreto ‘cimitero’ (« Le mura de’ cortili e di certi presepi imitavano con l’ombre il casellario d’un gran sepolcreto », M, p. 74) ; 10 succidere ‘recidere’ (« come l’alga che, verde e palpitante nella umida profondità, diventa non più che un piccolo grumo di sostanza viscida e lugubre se la succidi e la vuoi recare all’aria ed al sole », PAS, p. 16) ; 11 suntuoso ‘sontuoso’ (« la pelle ricadeva in curve suntuose », M, p. 39) ; tardigrado ‘che procede con lentezza’ (« da uno stile tardigrado », LNU [1953], p. 73 ; « procedeva con movenze tardigrade », LNU [1953], p. 98) ; tremebondo (« sebbene barbaricamente confuso e tremebondo », AM, p. 85) ; 12  





































































































1   Voce della lingua poetica e letteraria che Leopardi usa nelle Operette e nei Canti (cfr. Vitale 1992a, p. 177, n. 133). Ricorre più volte nella Battaglia di Benevento (cfr. Zangrandi 2002, p. 162). Cfr. anche Migliorini 1973, p. 203 (si segnala la presenza di querela in Carducci). 2   Stando al corpus del Primo tesoro, la voce è usata da Maria Bellonci in Rinascimento privato (« drappo d’oro a racemi di perle »). 3   Cfr. il Battaglia (s.v., n. 1 : riportato questo passo di Cecchi). 4   Cecchi qui parla di D’Annunzio. Dalla LIZ risulta che la voce è usata proprio da D’Annunzio (2 ricorrenze in Maia). Cfr. anche il Battaglia. 5   La voce si trova in D’Annunzio (Canto Novo, Offerta votiva ; Alcyone, L’ippocampo : dati LIZ). Ridolente è ricordato da Migliorini (1978, p. 569) tra i latinismi pariniani. Cfr. Brusadin 1973, p. 59. 6   Voce ancora comune nella lingua poetica ottocentesca e in D’Annunzio (si vedano le attestazioni fornite da Arcangeli 2003, p. 50 e n. 9). 7   « E bella / sei tu, rorida terra » si legge nell’Ultimo canto di Saffo. La voce è usata da Bacchelli (cfr. Vitale 1999, p. 73). 5 attestazioni novecentesche risultano dal Primo tesoro : 1 Tobino (Il clandestino), 1 Eco (Il nome della rosa), 1 Nievo (Le isole del paradiso), 2 Prisco (Una spirale di nebbia). 8   Due esempi della voce si trovano in Gadda (Novelle dal ducato in fiamme : dati del Primo tesoro). 9   Voce della lingua antica e letteraria che il Battaglia (s.v., n. 1) documenta a partire da Fra Giordano, riportando (s.v., n. 2) anche questo passo di Cecchi. Cfr. « Lingua Nostra », iii (1941), p. 31. 10   L’archivio del Primo tesoro offre 3 esempi della voce : Calasso (Le nozze di Cadmo e Armonia), Malaparte (La pelle) e Vassalli (La chimera). 11   La voce è presente in Bacchelli (cfr. Vitale 1999, p. 75). 12   Voce letteraria : esempi della Margherita Pusterla e dell’epistolario carducciano sono riportati rispettivamente dalla Bricchi (2000, p. 47) e da Vitale (2006, p. 170). Tremebondo si trova in Camerana e « in numerosi altri prosatori e poeti » (Arcangeli 2003, p. 197). Quanto ai narratori del Novecento, dal Primo tesoro emergono 9 ricorrenze : 1 Alvaro (Quasi una vita), 1 Moravia (Il conformista), 1 Buzzati (Sessanta racconti), 1 Gadda (Novelle dal ducato in fiamme), 1 Tomasi di Lampedusa (Il Gattopardo), 1 Bufalino (Le menzogne della notte), 2 Parise (Il padrone), 1 Cancogni (Allegri, gioventù).  































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ubero ‘mammella’ (« pareva che fossero migrazioni d’api, immensi uberi d’api, dorati e fluttuanti », AM, p. 349) ; 1 valetudinario ‘malato’ (« Si sente subito che siamo in casa di un valetudinario », ROM, p. 58) ; 2 vaporare ‘evaporare’ (« Ancora senza foglie, gli alberi spiccano nerastri sulla nebbia cenerina che vapora dal fiume », AM, p. 154 ; « non c’è nulla di quel lucore alonare che vapora su dall’ispirazione che sa di retorica », PAS, p. 52 ; « il vaporare del disgelo al sole », ROM, p. 130) ; 3 velame (« al massimo possiamo accettare, con velame d’estetismi, il levriero che mordicchia il pettine di tartaruga bionda, nella Leda senza cigno », AM, p. 258) ; 4 venustà ‘bellezza’ (« i quali non sai quanto stiano a difendere il pudore o a dare sapiente risalto a ribelli venustà », LNU [1952], pp. 62-63) ; 5 verminoso ‘pieno di vermi’ (« le baracche dei coloni negri non potrebbero essere più misere e verminose », AM, p. 207) ; 6 versicolore ‘multicolore’ (« Si può seguire la versicolore processione etnografica », AM, p. 18) ; 7 vociferante ‘che urla, che vuole imporre la propria opinione’ (« serbano qualche cosa di pazzo e vociferante », AM, p. 61 ; « Ma come scrittori e polemisti sono vociferanti », AM, p. 35). 8  































































A parte cito le voci foneticamente semidotte :  

dovizia (« la nuova spirituale dovizia », ROM, p. 140 ; « E valgano ad esempio i canestri, nei quali gli angioli recano a dovizia anime e fiori », M, p. 154) ; dovizioso (« Quelle di famiglia doviziosa, con due o tre serve ciascuna », M, p. 163 ; « C’è da domandarsi se una disponibilità pittorica talmente doviziosa […] », AM, p. 114 ; « In confronto a queste lente e doviziose parti narrative », LNU [1953], p. 75). 9  



























1   Ubero è voce di mediazione dannunziana (Canti della guerra latina, Per la gloria : « ogni tua gleba è un ubero di vita » ; Maia, Laus vitae : « che ha forma d’ubero pieno » ; Alcyone, L’otre : « gonfio di latte, anch’io ubero parvi / più capace e men roseo » : dati LIZ) : cfr. Nencioni 1983, p. 201. Un solo esempio della voce (Tomasi di Lampedusa, Il Gattopardo : « caprette argute dai neri uberi penzolanti ») è offerto dal corpus del Primo tesoro. 2   Dal Primo tesoro risultano 2 occorrenze della voce (Arbasino, L’anonimo lombardo ; Bufalino, Le menzogne della notte). 3   Poetismo « amato da D’Annunzio » e usato da Croce (Colussi 2007, p. 136). Dalla LIZ risultano 19 ricorrenze dannunziane. Quanto ai narratori del Novecento, 17 gli esempi archiviati dal Primo tesoro : 1 P. Levi (La tregua), 1 Prisco (Una spirale di nebbia), 4 Vassalli (La chimera), 3 Gadda (Novelle dal ducato in fiamme), 1 Consolo (Nottetempo casa per casa), 2 Moravia (I racconti), 2 Bellonci (Rinascimento privato), 1 Banti (Artemisia), 1 Pavese (La bella estate), 1 Mazzucco (Vita). 4   La voce è segnalata da Colussi (2007, p. 158) tra i dantismi utilizzati da Croce. Presente nella ventisettana (« come da dietro un fitto velame »), velame si trova non di rado in D’annunzio (7 ricorrenze : dati LIZ). Dal Primo tesoro emergono 2 esempi di Eco (Il nome della rosa) e 1 di Tobino (Il clandestino). 5   Un esempio delle Vergini delle rocce è riportato dalla Bricchi (2000, p. 127). L’archivio del Primo tesoro ci offre 5 occorrenze, attestando la sopravvivenza letteraria della voce : Moravia (I racconti), Tomasi di Lampedusa (Il Gattopardo), Mastronardi (Il maestro di Vigevano), Eco (Il nome della rosa), Bellonci (Rinascimento privato). 6   Dal corpus del Primo tesoro emergono 5 esempi della voce : Gadda (Novelle dal ducato in fiamme), D. Rea (Ninfa plebea), Tomasi di Lampedusa (Il Gattopardo), Tomizza (La miglior vita), Sanvitale (Madre e figlia). 7   Voce già segnalata da Mengaldo (2005, p. 80) in Cecchi critico d’arte. Il Battaglia dà esempi di Tesauro, Bergantini, D’Annunzio, Montale, Sciascia. Cfr. anche Mengaldo 1996, p. 55. 8   Vociferare ‘parlare ad alta voce’ si trova nelle Operette morali (cfr. Vitale 1992a, p. 178) e appartiene al vocabolario dannunziano (12 occorrenze si hanno nella LIZ). Esempi novecenteschi della voce emergono dal Primo tesoro : 2 P. Levi (La tregua), 1 Landolfi (A caso), 1 Moravia (I racconti), 1 Morante (L’isola di Arturo), 1 Eco (Il nome della rosa). Vociferante si trova in Loria (cfr. Baggio 2004, p. 86). Altre attestazioni si leggono nel Battaglia (s.v., n. 1 : Livio volgar., Fr. Colonna, Monti, Gozzano ; s.v., n. 2 : Soffici e Cecchi : citato il secondo degli esempi qui riportati ; s.v., n. 3 : Einaudi). 9   Attestazioni di dovizia si leggono nella Bricchi (2000, pp. 49, 91, 127). Quanto a dovizioso, cfr. ibid., p. 91. Dal corpus del Primo tesoro risultano 11 esempi di dovizia : 3 Palazzeschi (I fratelli Cuccoli), 1 Calvino (Il visconte dimezzato), 1 Comisso (Un gatto attraversa la strada), 2 Eco (Il nome della rosa), 1 Parise (Sillabario n. 2), 1 Bellonci (Rinascimento privato), 1 Riccarelli (Dolore perfetto), 1 Angioletti (La memoria) ; 5 di dovizioso : 1 Testori (Il ponte della Ghisolfa), 3 Tobino (Il clandestino), 1 Tomasi di Lampedusa (Il Gattopardo).  





































































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Tra i latinismi semantici segnalo :  

commettere ‘affidare’ (« Gli eroi, quando vanno a morire, pregano, se mai, il sole, che li guarda come l’occhio visibile della giustizia universa, alla quale commetton di vendicarli », PAS, p. 10 ; « I componimenti poetici ancora da scrivere gli sono così presenti e pressanti che può senz’altro commetterne a un pittore l’illustrazione », PAS, p. 106) ; 1 congresso ‘incontro’ (« una visita di vecchie beghine, vero congresso di streghe, offre materia ad uno dei componimenti non altamente lirici come Luvina, ma certamente più bizzarri e umoreschi », BOL [1965], p. 93) ; 2 giovare ‘convenire’ (« Giova avvertire che […] », BOL [1966], p. 166) ; 3 togliere ‘prendere’ (« Per i quali fini […], nulla conviene al temperamento di questo scrittore come togliere a soggetto delle operazioni della propria fantasia qualche figura di donna », LNU [1953], p. 98). 4  



























Grecismi Al desiderio di dare più ampi confini al lessico è imputabile la presenza dei grecismi, componente abituale in ogni prosa elevata. Sono voci tradizionali (pinacoteca, teca), entrate stabilmente nell’uso comune e voci di connotazione cristiana (agape, ecclesia) ; altri termini (micrococchi, stafilococchi, streptococchi : vd. oltre) rivelano il desiderio di aprire ai linguaggi settoriali. Non ha attecchito nemmeno nella terminologia tecnica una formazione insolita come pantisocrazia. Tipica di un repertorio lessicale ricercatissimo è la variante onomatopeia. 5  



agape ‘banchetto in comune’ (« Ho assistito con alcuni conoscenti ad una grande agape di negri, presieduta dal famoso “Padre Divino’’ », AM, p. 63) ; 6 allogeno ‘di altra razza’ (« Forse anche in grazia al suo cognome allogeno e saltellante », AM, p. 107) ; 7 anacrusi ‘sillaba che precede la serie ritmica del verso’ (« per imparare dai suoi rabbrividimenti nei giuochi delle anacrusi, delle battute sospese », ROM, p. 149) ; 8 dinamometro ‘apparecchio adatto alla misurazione delle forze’ (« Vi sono dinamometri a forma di punching-ball, sui quali sento vibrare tremendi cazzotti », AM, p. 62) ; 9 ecclesia (« Lo troviamo qui fra le lotte degli uomini ch’egli ama, ma non sa, ancora, se per un’intiera fede, per un’intiera adesione alla grande sperante ecclesia umana, o per un’intiera coscienza di comune infelicità e disperazione », PAS, p. 73) ; 10 eone ‘secolo’ (« Biglietti di congratulazione agli eoni e ai millenni », AM, p. 261) ;  



































1   È uno degli aulicismi usati da Nievo (cfr. Mengaldo 1987, p. 236). Cfr. Bricchi 2000, pp. 36, 90, 91 ; Colussi 2007, p. 140, n. 2. 2   Per il Battaglia (s.v., n. 6) è voce disusata nel significato di ‘abboccamento, colloquio di privati su affari importanti di comune interesse’ (citati esempi di Machiavelli e Monti). 3   La voce è anche della lingua poetica leopardiana (« Noi per le balze e le profonde valli / natar giova tra’ nembi » : Ultimo canto di Saffo). 4   Voce attestata dalla Bricchi (2000, p. 91) in Dossi (La vita di Alberto Pisani) e Imbriani (Dio ne scampi dagli Orsenigo). Bruni (1999, p. 257) la segnala nel Mastro don Gesualdo (« toglievano commiato », « tolse commiato »). La voce si trova anche in Croce (cfr. Colussi 2007, p. 140). 5   Che è la forma usata da Baretti nella Frusta letteraria. 6   Nel Battaglia (s.v., n. 1) si leggono esempi di F. Buonarroti, D’Annunzio, Panzini, Beltramelli, Civinini, Cecchi, G. Bassani. Cfr. « Lingua Nostra », v (1943), p. 26. 7   Il Battaglia offre un solo esempio della voce (Panzini). Cfr. « Lingua Nostra », i (1939), p. 108. 8   Il Battaglia (s.v., n. 1) attesta la voce in Zanella e Pascoli. 9   Voce della meccanica che il Deli fa risalire al 1820 (Bonavilla). Il Battaglia la attesta in D’Alberti, Oriani e 10 Cecchi (citato questo passo).   Cfr. « Lingua Nostra », xiv (1953), p. 78.  



























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necromantico ‘relativo all’arte dell’evocazione degli spiriti’ (« La veste violetta, come una toga necromantica, cosparsa di semi da carte di giuoco […] », AM, p. 319) ; onomatopeia (« il monologo interiore, l’asintattismo, le parole libere, l’onomatopeia », AM, p. 111) ; panoplia ‘insieme di armi’ (« Alla parete di faccia è un’altra panoplia, d’un comune fucile da caccia ed una carabina a cannocchiale, d’alta precisione », AM, p. 155) ; 1 pantisocrazia (« Anche questo scrittore compié la parabola dal rivoluzionarismo e dalla pantisocrazia al conservatorismo », ROM, pp. 267-68) ; 2 pinacoteca (« Ed alcune di esse, come la Walters, risiedono in edifizi appositamente costrutti ad uso di pinacoteca », AM, p. 83) ; politeama ‘teatro imponente’ (« Ciascuno di questi saloni è ampio come il palcoscenico d’un politeama », M, p. 26) ; tauromachia ‘corrida’ (« Ci sono giochi di borsa, trattati politici e biglietti d’amore più crudeli di qualsiasi tauromachia », M, p. 85) ; teca (« la teca d’una reliquia », M, p. 153 ; « La teca è riempita d’un serpentino e convulsivo avvolgimento di membra lividose », AM, p. 319).  



















































Avverbi e locuzioni avverbiali Avverbi e locuzioni avverbiali, specie modali, testimoniano il gusto per il fondo idiomatico toscano. L’indugio sulle caratteristiche corporee (naso a ballotta, capelli alla fratina, ecc.) e sui particolari dell’abbigliamento (calzoni a cavaturacciolo, sottana a rificolona, ecc.) caratterizza un espressionismo descrittivo che ha nella sapiente selezione della locuzione l’elemento fondamentale. Di colorito toscaneggiante, i modi idiomatici, più o meno accusati, rivelano l’istintiva ammirazione per la lingua popolare : si pensi a locuzioni come a cotenna, di spolvero o ai tanti avverbi in -oni (sbalzelloni, strapponi, strasciconi, ecc.), non di rado inseriti entro un dettato connotato in direzione letteraria. Cecchi scrive con la consueta proprietà, non preoccupandosi più di tanto della frequenza d’uso del singolo modo di dire, con un atteggiamento che richiama alla memoria l’esempio di Edmondo De Amicis, propugnatore nell’Idioma gentile della « lingua che non si sa ». Andrà tuttavia osservato come il successo di pubblico conosciuto da autori come Giusti e Collodi avesse ormai sancito la popolarità di altri modi di dire di colorito toscaneggiante (a perdita d’occhio, per filo e per segno, ecc.), ben presenti nel gusto dei nostri tempi.  





avventura, per (« sicché i peggiori politici dei primi anni della Terza Italia, furono per avventura coloro che sopravvivevano di quelli che cooperarono al suo risorgimento », PAS, pp. 70-71) ; 3 ballotta, naso a (« Paderewski, col naso a ballotta e uno spolverìo di capelli che lo facevano sembrare un ritratto alla Rembrandt, guardava in effige dalle vetrine », M, p. 72) ; 4 balzelloni ‘a piccoli balzi’ (« ci mettemmo balzelloni per la steppa », M, p. 5 ; « S’andava piano, a tastoni e balzelloni », AM, p. 331) ; 5 barcolloni ‘barcollando’ (« Un prepotente attraversava barcolloni quel pavimento di groppe », M, p. 37) ; 6  





























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2   Cfr. « Lingua Nostra », v (1943), p. 26.   Vd. qui sopra p. 37, n. 3.   La locuzione ha una sua sopravvivenza letteraria nel Novecento ; risultano 7 esempi dal Primo tesoro : 3 Landolfi (A caso), 1 Cardarelli (Villa Tarantola), 1 Moravia (I racconti), 1 Bufalino (Le menzogne della notte), 1 Calasso (Le nozze di Cadmo e Armonia). 4   Il Battaglia (s.v. ballotta2, n. 2) cita il Dizionario dei sinonimi di Tommaseo-Rigutini (« C’è dei nasi che diconsi terminare in pallottola, non in palla ; e ancora più familiare e di celia : nasi a ballotta »), documentando naso a ballotta in Soffici. Un solo esempio risulta dalla LIZ (Camillo Boito, Nuove storielle vane). 5   Il corpus del Primo tesoro ci offre 7 esempi dell’avverbio : 4 Angioletti (La memoria), 1 Calvino (Ultimo viene il corvo), 1 C. Levi (L’orologio), 1 Cancogni (Allegri, gioventù). 6   Colloquialismi di questo tipo sono frequenti in Cecchi (vd. qui sotto, ad esempio, ciondoloni, gattoni, gob 



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batteria, in (« Ho visto, da una delle sue mille citazioni, che lei non ha messo tempo in mezzo a mettere in batteria anche Beerbohm », CP [1922], p. 40) ; 1 brava, alla (« come in uno di quegli abbozzi violenti, tracciati alla brava da qualche paesista di coraggio », PAS, p. 35) ; 2 buona, alla (« L’Albertazzi no : è molto ma molto più alla buona », LNU [1950], p. 44 ; « non è a meravigliarsi che la sua prosa […] venga presa troppo alla buona », LNU [1957], p. 260) ; 3 caricaturalmente (« Il mondo finanziario e diplomatico ottocentesco […] si ripresenta in quegli aspetti ‘‘umbertini’’ che anche da noi il giornalismo illustrato suole sfruttare caricaturalmente », M, p. 100) ; 4 carponi ‘con le mani e le ginocchia a terra’ (« Carponi, fuor della chiesa, intorno a un povero dallo scialle vermiglio, una gentaglia rissosa », M, p. 79 ; « gli alberi lungomare si mettono carponi », AM, p. 263) ; 5 cavalcioni, a (« Si vedeva tutta una serie, con la stessa figurina, in maniche di camicia, a cavalcioni a un cavallo pazzo », AM, p. 253 ; « l’altro Ecce Homo, seduto a gambe accavalcioni », AM, p. 318) ; 6 cavaturacciolo, calzoni a* (« somiglia, in montura, a quegli ufficiali ottocenteschi, angolosi, un po’ sbilicati, e con i calzoni a cavaturacciolo, che dipinse Fattori », AM, p. 304) ; 7 cazzotto, a ‘con poca cura’ (« Scusi se questa lettera è dattilografata un po’ a cazzotto », CP [1922], p. 41) ; 8 ciondoloni ‘in disordine’ (« Mi fermò una ragazza messicana, il libro da messa sotto il braccio ; magra, e d’una bruttezza gentile ; le calze ciondoloni lungo gli stinchi », M, p. 42) ; 9 civettuolmente (« Lungo ciascuna delle pareti laterali è allineata una dozzina di stereoscopi, civettuolmente smaltati di rosa o d’azzurro a rifilature d’oro », AM, p. 62 ; « Ma vedendo sulla ringhiera, molle e civettuolmente abbandonato, quello zampino della mecanografa […] », AM, p. 326) ; 10 controstomaco ‘controvoglia’ (« si attaccava controstomaco alla realtà infima, per non aver delusioni », ROM, p. 272) ; 11  































































































boni, inginocchioni, penzoloni, ecc.). In Pesci rossi li segnala Brusadin (1973, p. 69). Barcolloni si trova in Loria (cfr. Baggio 2004, p. 118) ; un esempio (Rigoni Stern, Il sergente nella neve : « muti, con le teste basse, camminiamo barcolloni ») è archiviato dal Primo tesoro. 1   Troviamo esempi della locuzione nella narrativa archiviata dal Primo tesoro : 1 Gadda (Novelle dal ducato in fiamme), 1 Rigoni Stern (Il sergente nella neve), 3 Gorresio (La vita ingenua), 1 Barbero (Bella vita e guerre altrui di Mr. Pyle, gentiluomo). 2   8 esempi della locuzione emergono dal corpus del Primo tesoro : 1 Banti (Artemisia), 1 Moravia (Il conformista), 1 P. Levi (La tregua), 1 Bevilacqua (L’occhio del gatto), 3 Cancogni (Allegri, gioventù), 1 Gorresio (La vita ingenua). 3   La locuzione è ricorrente nei romanzi del Novecento. Ben 26 esempi si ricavano dal Primo tesoro : 1 Cardarelli (Villa Tarantola), 2 Alvaro (Quasi una vita), 1 Moravia (I racconti), 2 D’Arzo (Casa d’altri), 1 Gadda (Novelle dal ducato in fiamme), 1 Soldati (Lettere da Capri), 1 Ottieri (Donnarumma all’assalto), 2 Tobino (Il clandestino), 1 P. Levi (La tregua), 3 Prisco (Una spirale di nebbia), 2 Cancogni (Allegri, gioventù), 3 Campanile (Gli asparagi e l’immortalità dell’anima), 1 Tomizza (La miglior vita), 2 Gorresio (La vita ingenua), 1 Sgorlon (L’armata dei fiumi perduti), 1 Magris (Danubio), 1 E. Rea (La dismissione). 4   Avverbio non lemmatizzato dal Tommaseo-Bellini né dal Battaglia. 5   42 occorrenze risultano dall’archivio del Primo tesoro. 6   Il corpus del Primo tesoro attesta 30 esempi. 7   Il Battaglia (s.v. cavaturaccioli, n. 2) documenta la locuzione calzoni a cavaturaccioli (‘troppo lunghi o mal trattenuti dalla cintura’) solo in Cecchi. 8   Cfr. il Fanfani (« d’un’impresa qualunque, che proceda confusamente e senz’ordine si dice che va a cazzotti »). 9   Dal Primo tesoro emergono 15 esempi : 1 Flaiano (Tempo di uccidere), 3 Palazzeschi (I fratelli Cuccoli), 1 Rigoni Stern (Il sergente nella neve), 1 Pasolini (Ragazzi di vita), 2 Chiara (L’uovo al cianuro), 1 Gorresio (La vita ingenua), 2 Sgorlon (L’armata dei fiumi perduti), 1 Bufalino (Le menzogne della notte), 1 Ferrante (L’amore molesto), 1 Starnone (Via Gemito), 1 Mazzantini (Non ti muovere). 10   Una sola occorrenza dell’avverbio (Moravia, Il conformista : « ostentando dispettosamente e civettuolmente la propria stanchezza ») risulta dal Primo tesoro. 11   Esempi di Moniglia e Redi si leggono nel Battaglia (s.v., n. 2).  

























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cotenna, rapare a ‘tagliare i capelli molto corti’ (« Convalescenti, le raparono a cotenna, com’è l’uso », M, p. 94) ; 1 crocchia, a ‘a cerchio’ (« Una donna di poco varcata la quarantina, accesa in volto, i capelli a crocchia, gagliarda, una vera fattoressa », AM, p. 202) ; 2 diavola, alla ‘alla disperata’ (« su quegli autobus che, ammaccati come vecchie bagnarole, corrono alla diavola barcollando », M, p. 156) ; 3 dozzina, a ‘in affitto’ (« Finché, dopo altro tempo, nell’estremo della miseria, sono stabiliti definitivamente a Firenze, in una stanzuccia a dozzina », LNU [1953], p. 79) ; 4 flessuosamente (« Sembra che un vomere, cui tragga la sicura forza di giovini buoi, fenda flessuosamente una terra fresca », PAS, p. 34) ; 5 fratina, capelli alla ‘capelli corti sulla fronte’ (« Aveva la testa sferica come quella delle bambole, neri capelli alla fratina », AM, pp. 134-35) ; 6 frivolmente (« Un fatto storico, nella sua coscienza, rimane frivolmente novellistico, aneddotico, pittorico, esornativo », PAS, p. 85) ; 7 fuggevolmente (« Egli non s’era contentato, come i più, di delibare fuggevolmente », AM, p. 87) ; 8 gattoni ‘con le mani e con i piedi’ (« edificando quartieri dove bisognasse camminare gattoni o con la cordata », AM, p. 211) ; gobboni ‘con la schiena curva’ (« e soltanto dopo la tragedia fu constatato che a bordo Haines non aveva strumenti, e che per un difetto dell’apparecchio doveva pilotare stando gobboni », AM, p. 111) ; 9 grado a grado, a (« Ed il pubblico viene a grado a grado assuefacendosi all’audacia di certi scorci », LNU [1953], p. 96) ; 10 in collo ‘fra le braccia’ (« In collo alla madre, qualche moccione, succiandosi il dito, sgranava gli occhi, senza raccapezzare dove fosse », AM, p. 295) ; 11 inginocchioni ‘con le ginocchia a terra’ (« e forse è ancora lì inginocchioni, che non s’è mosso », M, p. 76 ; « Nelle verande, donne indiane, che sembrano in camicia da notte, inginocchioni sull’acqua lavano panni », M, p. 104 ; « […] il fanciulletto inginocchioni che tenta di travasare l’oceano per mezzo d’un cucchiaino da caffè », AM, p. 91 ; « Il mobilio era uno strano accozzo di vecchio borghese e modernistico, come chiamano in America seggiole e tavolinetti a forma  



























































































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  Tosare a cotenna è locuzione registrata dal Tommaseo-Bellini (s.v. cotenna, n. 5).   Il Battaglia (s.v. crocchia3, n. 1) cita quest’esempio di Cecchi. 4 occorrenze della locuzione risultano dall’archivio del Primo tesoro : Morante (L’isola di Arturo), Sgorlon (L’armata dei fiumi perduti), Nievo (Le isole del paradiso), Riccarelli (Il dolore perfetto). 3   Il Battaglia (s.v. diavolo1, n. 24) dà esempi di Alfieri, Verga, Soffici, Baldini. 4   Il Battaglia (s.v. dozzina, n. 2) documenta la locuzione camera a dozzina, di dozzina in Carducci, Papini e Cecchi. Il Fanfani (s.v. dozzina) registra tenere a dozzina. 2 esempi emergono dal corpus del Primo tesoro : Alvaro (Quasi una vita), D’Arzo (Casa d’altri). 5   Nel Battaglia si riportano 2 esempi della voce (C. Boito e D’Annunzio). 6   Il Battaglia attesta l’uso di fratina in Beltramelli, Pea, Viani, Campana. 7   Per il Battaglia (s.v. frivolamente) è voce letteraria (citato un esempio di Piovene). 8   Dal corpus del Primo tesoro risultano 2 esempi di Landolfi (A caso) e uno per ciascuno dei seguenti autori: Bontempelli (L’amante fedele), Morante (L’isola di Arturo), Buzzati (Sessanta racconti), Ottieri (Donnarumma all’assalto), Ortese (Poveri e semplici), Campanile (Gli asparagi e l’immortalità dell’anima), Cialente (Le quattro ragazze Wieselberger), Pontiggia (La grande sera), Ferrero (N.), Mazzucco (Vita). 9   Toscanismo non comune, documentato dal Battaglia in Soffici, Viani, Cecchi (citato questo passo) e Manzini. Vd. gobbone (‘curvo’) nel Fanfani. 10   La locuzione è usata da De Amicis (1910, p. 153) : « ed ecco lo studioso della lingua che, naturalmente, a grado a grado, diventa pedante e intollerante ». Quanto ai narratori del Novecento, dal Primo tesoro emergono 3 esempi di Palazzeschi (I fratelli Cuccoli) e 1 della Bellonci (Rinascimento privato). 11   La locuzione si trova nei Promessi Sposi (7 ricorrenze risultano dalla LIZ) e nei narratori del Novecento ; 10 esempi si ricavano dal Primo tesoro : 2 Palazzeschi (I fratelli Cuccoli), 1 Calvino (Ultimo viene il corvo), 2 C. Levi (L’orologio), 1 Bontempelli (L’amante fedele), 1 Morante (L’isola di Arturo), 1 Dessì (Paese d’ombre), 1 Starnone (Via Gemito), 1 Veronesi (Caos calmo). 2















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di serpe inginocchioni », AM, p. 293 ; « Si toglieva il cappello, si metteva inginocchioni », AM, p. 339) ; 1 ingrosso, all’ (« dicendola molto all’ingrosso », LNU [1953], p. 107) ; irremissibilmente ‘irreparabilmente’ (vd. qui sotto maniacamente) ; 2 leggeramente (« il Blair, il Byron, ‘‘amateurs’’ leggeramente splenetici », ROM, p. 45) ; 3 malatamente* (« E se i vecchi edifici sempre hanno al Messico un che di malatamente vivo […] », M, p. 102) ; 4 maniacamente (« Nel Cowper la persuasione di essere irremissibilmente dannato, restava irriducibile, maniacamente fissa », ROM, p. 58) ; 5 massima, in ‘in linea generale’ (« sebbene, in massima, quei tre difficilmente avrebbero avuto a sdegno la sua belligera compagnia », ROM, p. 49 ; « Con tutto ciò resta fermo che, in massima, il Wordsworth aveva ragione pensando che nell’opera d’arte la parte più viva è trasfusa come passivamente », ROM, p. 262) ; 6 mattinalmente ‘ogni mattina’ (« aggiuntovi un carillon che mattinalmente calava concenti sull’inizio delle lezioni », AM, p. 225) ; 7 monachina, cappello a* ‘cappello di paglia, a falde larghe e annodato sotto il mento’ (« aveva un cappello di paglia a monachina », AM, p. 137) ; 8 passo a passo, a (« attese a superare, a passo a passo, la distanza che divide quel dubbioso vertice solitario dal terreno della storia », ROM, p. 142) ; pasticca, a* ‘di forma appiattita’ (« A un pranzo, in un ritrovo, le vedrete maggiormente concedere alla propria inventiva, e fare più buon mercato del proprio conformismo ; nei gioielli massicci, nei grandi anelli a pasticca, nelle telette e lustrini d’argento e d’oro, nei veli fluttuosi », AM, p. 117) ; 9 patriarcalmente ‘secondo abitudini patriarcali’ (« E la gente, incontrandosi, si dava patriarcalmente il buongiorno come nelle nostre campagne », M, p. 42) ; penzoloni (« Penzoloni le gambe da quest’altra parte del mondo », M, p. 17) ; 10 perdita d’occhio, a (« E, nelle zone di bonifica, arboscelli rugginosi e senza una foglia si irrag 























































































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  Dal Primo tesoro emergono 2 esempi di Pasolini (Ragazzi di vita).   Nei narratori del Novecento archiviati dal Primo tesoro si hanno 3 esempi : Banti (Artemisia), Angioletti (La memoria), Gorresio (La vita ingenua). 3   Avverbio della lingua antica, usato da Dante nella Vita nuova e nella Commedia (Inf., xviii, 70 : « Assai leggeramente quel salimmo ») ; da Contini in una lettera a Cecchi del 29 dicembre del 1936 (« Solo auscultando leggeramente ho l’impressione che la disperazione della ragazza […] » : cfr. OS, pp. 35-6 ; vd. anche la n. 1 di p. 137). La LIZ ci offre esempi fino a De Amicis (Amore e ginnastica : « Poi si grattò leggeramente la punta del naso con la punta dell’indice »). 4   Questo di Cecchi è l’unico esempio della voce fornito dal Battaglia. 5   Il Battaglia (s.v., nn. 1 e 2) offre esempi di Pasolini e Montale. 6   Per il Tommaseo-Bellini (s.v. massima, n. 5) massima « dice talvolta il generico ». Un esempio della locuzione è archiviato dal Primo tesoro (Tomizza, La miglior vita : « gli altri, in massima avversari politici, mostravano di star meglio »). 7   Il Battaglia classifica la voce come letteraria, attestandola in Fil. Ugolini e Cecchi (citato quest’esempio). 8   Per il Tommaseo-Bellini (s.v. monachina, n. 1) monachina ha « usi più varii » di monachetta. Il Battaglia (s.v. monachina, n. 3) registra cappello a monachina, dando un solo esempio, sempre di Cecchi. 9   Per il Fanfani pasticca è « anche quella pietra dura lavorata che si pone nel centro degli anelli legata nell’oro ». Nel Battaglia (s.v., n. 2) la locuzione è attestata solo in quest’esempio di Cecchi. 10   Avverbio ricorrente nella narrativa novecentesca ; il Primo tesoro archivia 7 esempi di Pasolini (6 Ragazzi di vita ; 1 Una vita violenta) e uno per ciascuno dei seguenti autori : Berto (Il cielo è rosso), Vittorini (Le donne di Messina), Calvino (Ultimo viene il corvo), Malaparte (La pelle), C. Levi (L’orologio), Tomasi di Lampedusa (Il Gattopardo), Dessì (Paese d’ombre), Petroni (La morte del fiume), Campanile (Gli asparagi e l’immortalità dell’anima), Tomizza (La miglior vita), Camon (Un altare per la madre), Nievo (Le isole del Paradiso), Bufalino (Le menzogne della notte), Volponi (La strada per Roma), Consolo (Nottetempo casa per casa), Barbero (Bella vita e guerre altrui di Mr. Pyle, gentiluomo), Montesano (Nel corpo di Napoli), Starnone (Via Gemito), E. Rea (La dismissione), Mazzucco (Vita). 2

















































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giano in un disegno geometrico, a perdita d’occhio, sull’orizzonte di polvere di vetro », M, p. 67) ; 1 per filo e per segno (« E aveva fatto in tempo a sapere per filo e per segno quanti altri gatti, col Re in testa, e con quali supplizi, dopo il 14 luglio, nel nome della libertà e dell’uguaglianza, avevano rimesso la pelle », AM, p. 169) ; 2 pezzi e bocconi, a ‘a poco a poco, in più tempi’ (« Il lettore ch’è abituato ad incontrare la prosa critica di Montale, un po’ come a pezzi e bocconi », BOL [1966], p. 169) ; 3 postigliona, alla ‘alla maniera dei postiglioni’ (« Davanti all’allevamento, di nuovo si ricevette il saluto dei due negretti di ghisa, vestiti alla postigliona », AM, p. 204) ; 4 prima, alla (« Ma capisco alla prima che non è l’uomo che fa per me », M, p. 20) ; 5 prime, sulle (« Sulle prime non ci badai ; finché la regolarità di quelli sbozzi mi fece più attento », AM, p. 313) ; 6 punta di penna, in ‘senza molto riflettere’ (« le discussioni sono più leggere e sommarie, svolte quasi in punta di penna », BOL [1966], p. 167) ; 7 quando a quando, a (« Euripide aveva a quando a quando bisogno di distrarsi dai cavillosi dibattiti de’ suoi personaggi, nella tranquillità naturale », ROM, p. 196 ; « Concreti frammenti lirici o descrittivi, continuano a staccarsi fin da ultimo a quando a quando », ROM, p. 227) ; 8 quattro e quattr’otto, in (« In quattro e quattr’otto, come notò il Siegfried, riusciva a diventare più americano degli americani », AM, p. 80) ; 9 rificolona, sottana a* ‘sottana a forma di palloncino’ (« le mogli con la sottana a rificolona, e i cappellini che son tornati di moda adesso », M, p. 5) ; 10  

































































1   Si deve a Collodi, e soprattutto a Giusti, la fortuna di espressioni toscane come questa (lo osserva Lucilla Pizzoli 1998, pp. 188-89 : si vedano le attestazioni fornite nella n. 47). Una conferma viene dall’archivio del Primo tesoro che offre ben 41 esempi della locuzione. 2   Attestazioni di questo modo di dire toscano si leggono in Pizzoli (1998, p. 181, n. 33 : si sottolinea il contributo di Manzoni e Collodi alla sua diffusione). La locuzione è segnalata da Brusadin (1973, p. 69) in Pesci rossi. Cfr. anche Picchiorri 2008, p. 215. Quanto ai narratori del Novecento, il Primo tesoro ci offre 21 occorrenze : 1 Banti (Artemisia), 1 Palazzeschi (I fratelli Cuccoli), 1 Malaparte (La pelle), 1 Moravia (I racconti), 1 Soldati (Lettere da Capri), 1 Pasolini (Una vita violenta), 1 Campanile (Gli asparagi e l’immortalità dell’anima), 1 Landolfi (A caso), 1 Sgorlon (L’armata dei fiumi perduti), 1 Bufalino (Le menzogne della notte), 1 Ferrante (L’amore molesto), 1 Montefoschi (La casa del padre), 2 Di Lascia (Passaggio in ombra), 3 Barbero (Bella vita e guerre altrui di Mr. Pyle, gentiluomo), 1 Magris (Microcosmi), 1 Maraini (Buio), 1 Starnone (Via Gemito), 1 Veronesi (Caos calmo). 3   Nel Battaglia (s.v. boccone, n. 9) si leggono esempi di Magalotti, Alfieri, Manzoni (Pr. Sp.), Giusti, De Sanctis (Lett. It.), Nievo, Verga, Baldini. Cfr. il Fanfani (s.v. boccone). Un esempio si trova in Loria (cfr. Baggio 2004, p. 131). 4 ricorrenze della locuzione si ricavano anche dal corpus del Primo tesoro : Barbero (Bella vita e guerre altrui di Mr. Pyle, gentiluomo), P. Levi (La tregua), Magris (Microcosmi), Montesano (Nel corpo di Napoli). 4   La locuzione è attestata dal Battaglia (s.v. postiglione, n. 6) in De Marchi, Cecchi (citato quest’esempio) e Arbasino. 5   Un esempio della locuzione si ricava dall’Idioma gentile di De Amicis (1910, p. 74) : « gl’invitati s’accorgono alla prima che non siamo assuefatti ad usarle ». 6   Manzoni utilizza la locuzione nel Fermo e Lucia (5 ricorrenze) ; un esempio sopravvive nella ventisettana e nella quarantana (dati LIZ). 7   Il Battaglia (s.v. punta1, n. 42) documenta il modo di dire in Nieri e P. Petrocchi. Nel significato di ‘con ricercatezza’, la locuzione è marcata come comune dal Gradit (s.v. punta). 8   Usata da Manzoni nella ventisettana (« a quando a quando gli conveniva tremare e battere i denti senza volerlo » ; « un susurro di gemiti, rotto a quando a quando da ululi scoppiati all’improvviso » : dati LIZ), la locuzione si trova in De Amicis (1910, p. 149 : « ora ti debbo dire alcune cose per preservarti da un senso di scoraggiamento, dal quale è probabile che tu sia preso a quando a quando »). Quanto alla narrativa del Novecento, 16 occorrenze risultano dall’archivio del Primo tesoro : 4 Gadda (Novelle dal ducato in fiamme), 1 Bontempelli (L’amante fedele), 2 Soldati (Lettere da Capri), 9 Bellonci (Rinascimento privato). 9   La locuzione si trova anche in Pesci rossi (cfr. Brusadin 1973, p. 69). Quanto ai narratori del Novecento, il corpus del Primo tesoro fornisce 18 attestazioni : 7 Pasolini (2 Ragazzi di vita ; 5 Una vita violenta), 5 Starnone (Via Gemito), 6 rispettivamente in Testori (Il ponte della Ghisolfa), Tomasi di Lampedusa (Il Gattopardo), Chiara (L’uovo al cianuro), Campanile (Gli asparagi e l’immortalità dell’anima), Landolfi (A caso), Ferrante (L’amore molesto). 10   La locuzione avverbiale è attestata dal Battaglia (s.v. rificolona, n. 1) solo in questo passo di Cecchi. Rificolo 







































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rivoltabudella, a* ‘assai violento’ (« Quasi tutte, canzoni disperate, d’amore forsennato, amore a rivoltabudella », AM, p. 342) ; 1 sbalzelloni, a ‘a piccoli balzi’ (« Come mai tutte queste notazioni si trovan sullo stesso piano, non riescono ad aggrupparsi armoniosamente, anzi, si infastidiscono l’una l’altra, si contraddicono, si distruggono e dànno al canto quell’andatura a sbalzelloni che è caratteristica della terzina del Pascoli ? », PAS, p. 38) ; 2 sbratto, di ‘di scarto’ (« mi cacciai per una scala, e per stanzoni che parevan granai, vuoti la più parte, o con armadi cadenti, reliquiari fuori uso e robe di sbratto », M, p. 161) ; 3 scappellotto, a ‘per indulgenza, per agevolazione’ (« A scappellotto, vince un concorso », LNU [1954], p. 140) ; 4 scarto, di (« Strano, quanti si fermavano alle bancarelle o agli sporti delle librerie di scarto », M, p. 79) ; 5 scorciatamente ‘in forma concisa’ (« Il Coleridge che capì insuperabilmente tutto Wordsworth nel suo bene come nel male, in modo da lasciar più che altro da ripensarlo coordinatamente e rappresentarlo scorciatamente », ROM, p. 229) ; 6 senza osso ‘senza energia’ (« Dio mio che gente senza osso ! », CP [1923], p. 64) ; 7 seppia, a ‘al color nero di seppia’ (« La fattura è ibrida ; con timidi tentativi di suggerire il volume, per mezzo di ombre a lapis e seppia », M, p. 60) ; 8 spolvero, di ‘apprezzabile alla prima impressione, in realtà superficiale’ (« si procurò una conoscenza di spolvero della vecchia scuola letteraria », ROM, p. 158) ; 9 strapponi, a ‘a strappi’ (« Giovannino ora guidava in un certo modo : a strapponi, irritato », AM, p. 240) ; 10 strasciconi ‘strascicando’ (« Se li tiravano dietro per mano, strasciconi », M, p. 111) ; 11 strattoni, a ‘a strappi’ (« L’ispirazione ritrosa se stessa, nell’ultimo verso, ma procede rinsaccata, a strattoni, nella uguale malinconia del ritmo allungato, e direi quasi immusonito », PAS, p. 43) ; 12 tastoni, a ‘alla cieca’ (« S’andava piano, a tastoni e balzelloni », AM, p. 331) ; 13 torbamente ‘torbidamente’ (« fin nel cielo d’oro, torbamente gravato », PAS, p. 48) ; 14  







   





























   

















































na, metatesi di fierucolona (vd. il rinvio del Tommaseo-Bellini), è voce fiorentina (« lanternino di carta colorata, che i ragazzi di Firenze portano attorno in cima a una canna la sera della vigilia della Natività di Maria » : Fanfani). Cfr. « Lingua Nostra », iv (1942), p. 107. 1   Locuzione attestata dal Battaglia solo in questo passo. 2   Questa la documentazione del Battaglia : Fucini, De Amicis, P. Petrocchi, Bechi. 3   Il Battaglia (s.v. sbratto1, n. 3) registra questo passo di Cecchi. 4   Scappellotto nel significato di ‘favoreggiamento’ è attestato dal Battaglia (s.v., n. 2) in Ghislanzoni, Carducci, Moretti. Il Fanfani registra passare a scappellotto nel senso di ‘entrare gratis al teatro’. A scappellotto e di scappellotto si trovano in Verga (Vagabondaggio e Don Candeloro & C.) : dati LIZ. 5   Il Battaglia (s.v. scarto1, n. 11) riporta anche quest’esempio di Cecchi. 6   Nel Battaglia si trovano esempi di Fiacchi e Giuliani. 7   Il Battaglia (s.v. osso, n. 23) attesta la locuzione in Tecchi. 8   L’espressione è attestata dal Battaglia (s.v., n. 3) in Soffici. 9   Il Battaglia (s.v. spolvero2, n. 8) documenta la locuzione, di matrice toscana, in Tommaseo, Giusti, Fanfani, De Amicis, Cecchi. 10   Nel Battaglia (s.v. strappo, n. 18) si legge un esempio di Pea. 11   Cfr. il Fanfani (‘a maniera di chi strascica’). 12   L’archivio del Primo tesoro offre 4 esempi (2 Prisco, Una spirale di nebbia ; 1 Calvino, Ultimo viene il corvo ; 1 C. Levi, L’orologio). 13   Cfr. il Fanfani (s.v. tastone : andar tastone ‘andar brancolando’). L’avverbio dimostra una certa vitalità nella narrativa del Novecento ; 20 occorrenze emergono dall’archivio del Primo tesoro : 1 Vittorini (Le donne di Messina), 1 Calvino (Ultimo viene il corvo), 6 Moravia (1 Il conformista ; 5 I racconti), 1 Cassola (La ragazza di Bube), 1 P. Levi (La tregua), 1 Arpino (L’ombra delle colline), 1 Tomizza (La miglior vita), 1 Sanvitale (Madre e figlia), 2 Eco (Il nome della rosa), 1 Pomilio (Il Natale del 1833), 1 Pontiggia (La grande sera), 1 Mannuzzu (Procedura), 1 Ferrante (L’amore molesto), 1 Barbero (Bella vita e guerre altrui di Mr. Pyle, gentiluomo). 14   Il Battaglia classifica la voce come letteraria, attestandola solo nel Tommaseo.  

























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tosto (« La vedremo tosto diventare più bella », ROM, pp. 149-50) ; tracolla, a (« Un contadino, la cartuccera a tracolla e il fucile poggiato al solco, guida l’aratro cui traggono due vitelli toppati di nero e bianco », M, pp. 139-40 ; « venditore di giornali, come mostrava la sua bolgetta a tracolla », AM, p. 134 ; « Si toglieva il cappello, si metteva inginocchioni, e l’una o l’altra gli passava una fusciacca di seta rosa a tracolla », AM, p. 339) ; 1 tralice, in ‘obliquamente’ (« si illumina in tralice uno scenario di carnevalesca devastazione », M, p. 7) ; 2 tutta prima, a (« trasformati in qualche cosa, a tutta prima, straordinariamente bizzarra e quasi indecifrabile », AM, p. 94 ; « L’allevamento era in quella costruzione, poco sopra alla villa, che a tutta prima m’aveva fatto pensare ad un chiostro », AM, p. 201) ; 3 tutt’uomo, a ‘con ogni energia’ (« La propaganda inglese lavora a tutt’uomo sull’opinione pubblica degli Stati Uniti », AM, p. 52) ; 4 uopo, all’ ‘al momento opportuno’ (« All’uopo, il capitano tedesco Mueller s’insedia nella villa, e con lui un abietto interprete e scherano, Remorsella », LNU [1953], p. 72) ; 5 ventitré, sulle ‘inclinato su un lato’ (« Col cappelluccio sulle ventitré », M, p. 21 ; « Logori feltri da uomo portati sulle ventitré », AM, p. 208) ; 6 zuava, calzoncini alla ‘calzoncini corti e larghi, stretti sotto il ginocchio’ (« Un basco nero calzato sugli occhi, un logoro maglione nocciuola, calzoncini bianchi alla zuava, stivaletti neri con spunterbo d’ottone allacciati sotto al ginocchio », AM, p. 330). 7  





































































Voci letterarie e non comuni Il lessico di Cecchi si caratterizza per la presenza di un corposo contingente di parole antiquate e desuete, il bagaglio di erudizione che ogni letterato di sensibilità rondista fatalmente si trae appresso. Sono poetismi della tradizione (aura, ermo, ecc.), antichi provenzalismi (ardiglione, sembiante), antichi francesismi (vivanda), dantismi (calla, proda, sterpi, ecc.), parole cariche di anni (rammemorare, rezzo, ritrosare, rubesto, sagliente, 1   Locuzione avverbiale comune ai narratori del Novecento archiviati dal Primo tesoro (emergono 100 occorrenze). 2   Il Battaglia documenta l’espressione in Viviani, Lastri, Guerrazzi, Cecchi, Brignetti. Il corpus del Primo tesoro ne offre 15 esempi : 1 Alvaro (Quasi una vita), 5 Moravia (1 Il conformista, 4 I racconti), 1 Gadda (Novelle dal ducato in fiamme), 1 Arbasino (L’anonimo lombardo), 1 Parise (Il padrone), 1 Brignetti (La spiaggia d’oro), 2 Cancogni (Allegri, gioventù), 1 Morazzoni (La ragazza col turbante), 1 Ferrante (L’amore molesto), 1 Starnone (Via Gemito). 3   Il De Amicis (1910, p. 247) suggerisce di « variare » con altre locuzioni (di primo tratto, di primo lancio, di primo colpo, di primo acchito). Il Primo tesoro archivia 17 occorrenze : 7 Moravia (5 Il conformista ; 2 I racconti) ; 1 Campanile (Gli asparagi e l’immortalità dell’anima), 7 Eco (Il nome della rosa) ; 2 Barbero (Bella vita e guerre altrui di Mr. Pyle, gentiluomo). 4   Per il Fanfani (s.v. uomo) « è dell’uso comune ». Cfr. la documentazione del Battaglia (s.v. uomo, n. 17) : Sozzini, Nievo, Betteloni, Ferd. Martini. Un esempio della locuzione (Palazzeschi, I fratelli Cuccoli) è archiviato dal Primo tesoro. 5   Voce libresca, da Manzoni eliminata nella quarantana (ad esempio : « e all’uopo sapeva citare a memoria, tutti i passi così della Gerusalemme Liberata, come della Conquistata » > « e a un bisogno ») : cfr Serianni 1989a, p. 140. Il Battaglia (s.v., n. 3) dà esempi di Buonarroti il Giovane, Monti, Leopardi, Lucini, Gozzano. All’uopo si trova nel Maestro di Vigevano di Lucio Mastronardi (dati dell’archivio del Primo tesoro). Cfr. Colussi 2007, p. 130. 6   Il Battaglia (s.v., n. 6) attesta la locuzione in Verga e Pirandello. Un altro esempio, ricavato da Pesci rossi, è leggibile in Brusadin (1973, p. 102). 2 ricorrenze (Rigoni Stern, Il sergente nella neve ; Bassani, Cinque storie ferraresi) emergono dall’archivio del Primo tesoro. 7   Diedrich Knickerbocker, pseudonimo dell’americano W. Irving, fece conoscere questo tipo di indumento attraverso le illustrazioni della sua History of New York (cfr. Serianni 1990, p. 106). Zuavo ci è giunto dall’ar.-berbero zwāwa, attraverso il francese zouave : il Battaglia (s.v., n. 1) documenta la locuzione in P. Petrocchi, Cecchi, Bonsanti, Pratolini, Calvino. 13 occorrenze risultano dal Primo tesoro : D’Arzo (Casa d’altri), Pasolini (Ragazzi di vita), Bassani (Cinque storie ferraresi), Volponi (La macchina mondiale), Chiara (L’uovo al cianuro), Brignetti (La spiaggia d’oro), Dessì (Paese d’ombre), Tomizza (La miglior vita), Sanvitale (Madre e figlia), Parise (Sillabario n. 2), Mannuzzu (Procedura), D. Rea (Ninfa plebea), Starnone (Via Gemito).  





































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sufolare, tenebrore, uosa, ecc.), varianti peregrine (robivecchie, scandere), prelievi dai libretti d’opera (druidico, pallente), reminiscenze e abitudini classiche (sanctificetur), voci di matrice pascoliana (fogliare) e dannunziana (acquarzente, aliante, arborato), della critica d’arte (alonare). Forme come bambolo, dimandare e noiare rientrano nel gruppo di voci da Manzoni eliminate nell’edizione definitiva dei Promessi Sposi. Un vocabolario ricco e vario, dotato anche di forza innovativa, che si manifesta nella mobilità semantica di alcune voci, piegate dalla perizia dell’artefice a esprimere valori affini o diversi. Scialbato, ad esempio, oltre che nel significato tradizionale di ‘intonacato, verniciato’, è usato in quello di ‘schiarito col latte’ : della parola lo scrittore utilizza un valore secondario, dando vita a un neologismo semantico. L’estensione del lessico si realizza attraverso l’uso di una parola, capace di soddisfare più sfumature di significato. È questo un tratto originale della scrittura di Cecchi che risponde a un personale modo di vedere. Il convincimento che la lingua sia un organismo vivo e mutevole lo induce a staccarsi dall’uso comune, a flettere i significati delle parole, a manipolarli con una certa facilità : voci come masticare, starnutare e tossire possono essere riferite ai tranvai e usate rispettivamente nel senso di ‘percorrere a fatica’, ‘emettere scoppi intermittenti’, ‘emettere rumori secchi’. Scatarrare è detto della motocicletta (vd. qui sotto i verbi parasintetici). Torrefatta è detto della pianura. Il vocabolario di Cecchi è un po’ l’affermazione della sua libertà linguistica, e anche per questo si rivela talora di non facile classificazione.  



abito ‘abitudine’ (« Quest’abito d’osservazione strettamente realistica, e tuttavia piena di dignità, di tolleranza e comprensione, ha una tradizione nobilissima. E in una delle prime pagine dei Taccuini, Ojetti giustamente considera se stesso fortunato […] d’aver potuto coltivare cotesto abito, cotesto metodo, acuirlo, svilupparlo, nell’ambiente più adatto », LNU [1955], p. 233) ; 1 accavalciare ‘accavallare’ (« e le ragazze, sui pilastrini delle scale, accavalciate le gambe, succhiano la sigaretta », AM, p. 60 ; « E nel riflesso della luce bianca, scorgeva le grandi criniere, gli occhioni, e in quella puerile indifferenza strepitosamente accavalciate le famose gambe », AM, p. 231) ; 2 acquarzente ‘acquavite’ (« Le osterie, dove i soldati vanno a rifornirsi d’acquarzente », M, p. 123) ; 3 afrore ‘odore forte’ (« Di tanto in tanto i contadini s’affacciavano al muro a provocare i tori ed aizzarli, con quelle voci basse, confidenziali e piene d’afrore : ‘‘Vaca, vaca, vaca’’ », AM, p. 334 ; « e pareva che fossero migrazioni d’api, immensi uberi d’api, dorati e fluttuanti, che provenissero dalle praterie lungo il fiume, e portassero seco l’afrore caloroso delle fienagioni », AM, p. 349) ; 4 alfana ‘cavallo’ (« come sulla groppa paziente d’una alfana », ROM, p. 268 ; « E se l’alfana restava sempre la stessa, la gualdrappa e le piume mutavano inverosimilmente », ROM, pp. 268-69) ; 5  

















































1   Voce ricorrente nelle Operette morali (cfr. Vitale 1992a, p. 172), largamente documentata dal Battaglia (s.v., n. 5 : a partire da Tesoro volgar. fino a Piovene). 2   Il Battaglia (s.v., n. 3) dà esempi di Dossi, Pirandello, Cecchi, Sbarbaro. In Pirandello accavalciare è riferito anche agli occhiali (cfr. Sgroi 1990, p. 89). 3   Acquarzente (o acqua arzente) è attestata dal Battaglia (s.v. acqua, n. 6) in Soderini, Redi, Magalotti. In sostituzione di cognac, D’Annunzio propone arzente e nelle Pagine del libro segreto scrive : « con una sguaiataggine attoscata d’acquarzente » (dati LIZ). Cfr. « Lingua Nostra », ii (1940), p. 134 ; iv (1942), p. 48. 4   Il Battaglia attesta la voce in Panzini, Ojetti, Cicognani, Pea, Cecchi, Bacchelli, Tombari, Vittorini. 11 occorrenze risultano dal Primo tesoro : 1 Palazzeschi (I fratelli Cuccoli), 1 Romano (Le parole tra noi leggere), 1 Cialente (Le quattro ragazze Wieselberger), 1 Eco (Il nome della rosa), 1 Bufalino (Le menzogne della notte), 2 D. Rea (Ninfa plebea), 1 Magris (Microcosmi), 2 Riccarelli (Il dolore perfetto), 1 Affinati (Campo del sangue). Cfr. « Lingua Nostra », viii (1947), pp. 66-8. 5   Voce tipica dei poemi cavallereschi ; il Battaglia la documenta a partire da Pulci fino a Panzini.  





















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aliante ‘svolazzante’ (« Ma dentro alle tasche del pigiama, o sotto lo scialle, essi tengono in serbo delle mani sensitive, nervose, frementi, alianti, incorruttibili », AM, pp. 326-327) ; 1 alonare ‘che costituisce un alone’ (« non c’è nulla di quel lucore alonare che vapora su dall’ispirazione che sa di retorica », PAS, p. 52 ; « il grande sfondo […] svariato appena di qualche sfumatura alonare », ROM, p. 136) ; 2 àndito ‘locale stretto di passaggio’ (« O come quando in campagna da bambini si solleva una pietra ; e sotto si vede un formicaio, con gli anditi che s’incrocicchiano », AM, p. 335) ; 3 ansare ‘respirare affannosamente’ (« Da tutte le parti si sentiva, subdolo e minaccioso, un frusciare di carte, un estuare di pagine, come l’ansare d’una marea che sormonta », AM, p. 91) ; 4 arborato ‘alberato’ (« Questa meccanicità della locomozione assume più forte risalto dall’aspetto tra patriarcale e platonico della capitale, arborata come le nostre città mediterranee », AM, p. 153) ; 5 arborazione ‘sviluppi’ (« Le suture corrono nella cupola del cranio come fosforiche arborazioni di fulmini nella volta notturna », M, p. 117) ; ardiglione ‘asta appuntita che chiude una fi bbia’ (« in uno strepito argentino d’ardiglioni, pendagli e catenelle », M, p. 83) ; 6 assiso ‘seduto’ (« assise in uno sgabuzzino che pare un ciborio, le cassiere staccano i biglietti », AM, p. 60) ; 7 attorto ‘attorcigliato’ (« il disotto delle foglie splende bianco come le spume sulle attorte colonne glauche », ROM, pp. 220-21) ; 8 aura ‘atmosfera’ (« […] si drappeggiano in lembi di storie familiari che in quell’aura esaltata assumono una grandiosità fosca e misteriosa », LNU [1953], p. 96) ; 9 baluginare ‘risplendere a tratti’ (« Al ritorno dal teatro, le automobili fantasma ancora giostravano nelle strade buie, in fondo alle quali baluginava lo scialle di qualche peone », M, p. 82) ; 10 bambolo ‘bambino’ (« Le governanti spingono più in fretta le carrozzine, con dentro dormenti bamboli di lana nivea, fioccosa, dalla quale non si vede uscire che la punta del naso », AM, p. 32) ; 11 bandone ‘lamiera di metallo’ (« Nei rigagnoli delle stradette, e davanti alle ultime abitazioni fatte di legnaccia, bandone e fango, le calle si scartocciano in spalliere di corolle abbaglianti », M, p. 103) ; 12 beghina ‘bigotta’ (« una visita di vecchie beghine, vero congresso di streghe, offre materia ad  























































































1   Voce letteraria, attestata dal Battaglia (s.v. aliante1) in Carducci e D’Annunzio. La LIZ ci offre un esempio dalle Poesie di Tommaseo (« alianti farfalle », Per giovanetta che va sposa al Brasile). 2   Mengaldo (2005, pp. 23, 81) registra la voce in Cecchi critico d’arte. Precedentemente, lo stesso Mengaldo (1996, p. 277, n. 7), nel segnalarla in Roberto Longhi, osservava come il Battaglia non avesse spogliato le opere del grande storico dell’arte. Lo spoglio s’inizierà solo dopo la pubblicazione dei primi volumi del dizionario. 3   Il Battaglia (s.v., n. 1) documenta la voce a partire da Boccaccio fino a Pratolini. Nei narratori del Novecento archiviati dal Primo tesoro si contano 91 esempi. 4   Una larga documentazione della voce si trova nel Battaglia a partire da Dante (Inf.). 5   Voce della lingua antica, documentata dal Battaglia a partire da S. Agostino volgar. fino a Cecchi (citato quest’esempio), a cui arriva, forse, per mediazione dannunziana (cfr. Mengaldo 1996, p. 211). 6   Il Battaglia dà esempi di Fazio, Salvini, Carena, Fracchia, Dessì. 7   La voce è largamente attestata nel Battaglia (s.v. assiso1, n. 1) a partire da Dante. 8   Larga documentazione nel Battaglia (s.v., n. 1) a partire da Dante. 9   Voce della lingua poetica, presente anche in Croce (cfr. Colussi 2007, pp. 134-35). 10   È uno dei termini insoliti ricordati dal De Amicis (1910, p. 70 : « paiono strani e affettati per la sola ragione che non siamo assuefatti a dirli e a sentirli »). Il Battaglia (s.v., n. 1) dà esempi di Dossi, Cecchi, Cardarelli, Baldini, Marotta, Morante. La voce si trova nella poesia di Rebora (cfr. Mengaldo 1994, p. 212). Cfr. « Lingua Nostra », viii (1947), p. 68. 11   Voce letteraria che il Manzoni nella quarantana sostituisce con bambini (« Qua e là eran sedute balie con bamboli al petto » > « con bambini al petto » : dati LIZ). Cfr. Serianni 1989a, p. 140 ; Bricchi 2000, p. 33. 12   Il Battaglia (s.v., n. 1) attesta la voce in Targioni Tozzetti, Ojetti, Soffici, Cecchi (citato questo passo), Cardarelli, Baldini, Pasolini.  

























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uno dei componimenti non altamente lirici come Luvina, ma certamente più bizzarri e umoreschi », BOL [1965], p. 93) ; 1 boccio, nel ‘che sta per svilupparsi’ (« così guastando nel boccio quella che avrebbe dovuto essere la loro istintiva e poetica intimità », LNU [1954], p. 149 ; « persuaso che all’origine di ogni male sia appunto la volontà di potenza, la febbre dell’azione, il cui prezzo fatale d’ingiustizia, di crudeltà e di sangue, avvelena nel boccio e distrugge qualsiasi benefizio », LNU [1954-1955], p. 181) ; 2 bolgetta ‘borsa’ (« Ma sedeva accanto a me un bambinuccio, cinese ; venditore di giornali, come mostrava la sua bolgetta a tracolla », AM, p. 134) ; 3 bùccolo ‘ricciolo’ (« Si profilano gesti tentacolari che hanno un puro valore di musica ; e tornano poi a riconfondersi nel comune lessico barocco, attorno alle testine degli angioli carichi di bùccoli e affogati nelle pieghe della goniglia », M, p. 162) ; 4 cafarnao ‘raccolta disordinata’ (« queste lettere ad Alfredo Caselli costituiscono forse uno dei più ricchi depositi e cafarnai della biografia pascoliana », PAS [1959], p. 129) ; 5 calla ‘sentiero, via stretta’ (« Nei rigagnoli delle stradette, e davanti alle ultime abitazioni fatte di legnaccia, bandone e fango, le calle si scartocciano in spalliere di corolle abbaglianti », M, p. 103) ; 6 calzerotto ‘calza’ (« Come a Caprera, le papaline e i calzerotti di Garibaldi », AM, p. 18) ; 7 carrareccia ‘strada di campagna’ (« Le massicciate delle ripide carrarecce biancheggiavano come letti di torrenti senz’acqua », M, p. 16) ; 8 casipola ‘casa piccola e modesta’ (« Nerastre e sgretolate, le casipole stavano quatte fra l’erba, dove i primi colchici brillavano teneramente come fiammelle di vetro », M, p. 17) ; 9 cattivare ‘conquistare’ (« Senza contare che nel Museo l’attenzione è cattivata da una quantità di cose, almeno per noi, più inconsuete », M, p. 141) ; 10 chincaglia ‘chincaglieria’ (« Ma per apprezzare siffatte chincaglie, occorre dimenticarsi del fuoco che fuse la trista materia nella quale sono intagliate », ROM, p. 44) ; 11 chioccolare ‘emettere fischi a intervalli’ (« Non potrei renderne meglio l’impressione, che pen 











































































1   Le attestazioni del Battaglia (s.v., n. 1) vanno da Giovanni dalle Celle fino a G. Raimondi. Dal Primo tesoro risultano 8 ricorrenze : 3 Bassani (Cinque storie ferraresi), 1 Arbasino (L’anonimo lombardo), 1 Starnone (Via Gemito), 1 Mazzucco (Vita), 1 Calvino (Ultimo viene il corvo), 1 Chiara (L’uovo al cianuro). 2   In boccio, anche in senso figurato, è attestato dal Battaglia (s.v. boccio1, n. 2) in Verga, De Amicis, B. Croce, Negri, Ojetti. 3   Voce disusata, documentata dal Battaglia in Mauro, Baldi, Forteguerri, Tommaseo, Dossi, Pascoli, Cicognani, Soffici, Cecchi. 4   Il Battaglia (s.v., n. 1) attesta la voce in Di Giacomo e Cecchi (riportato quest’esempio). 5   Voce non comune (dal nome di Cafarnao, città della Galilea), attestata dal Battaglia (s.v., n. 1) in Ojetti, Linati, Soffici. Cfr. Beccaria 2010, pp. 202-03. 6   Dantismo, attestato dal Battaglia (s.v. calla1, n. 1) anche in Landino, Giov. Cavalcanti, Sassetti. 7   Il Battaglia offre esempi di Foscolo, Negri, Pea. Dal Primo tesoro risultano 6 occorrenze della voce (1 Pavese, La bella estate ; 1 Ginzburg, Lessico famigliare ; 1 Cancogni, Allegri, gioventù ; 2 Gorresio, La vita ingenua ; 1 Maraini, Buio). 8   Il Battaglia (s.v., n. 1) documenta la voce in D’Annunzio, Baldini e Cassola. Dall’archivio del Primo tesoro risultano 2 esempi di Cancogni (Allegri, gioventù), 1 di Morazzoni (La ragazza col turbante), 1 di Cassola (La ragazza di Bube). 9   Larga documentazione nel Battaglia (da Cavalca fino ad Alvaro). La voce si trova nei Promessi Sposi (« In faccia all’uscio di don Abbondio, s’apriva, tra due casipole, una stradetta, che, finite quelle, voltava in un campo »). 3 occorrenze risultano dal corpus del Primo tesoro (Banti, Artemisia ; Gadda, Novelle dal ducato in fiamme ; Consolo, Nottetempo casa per casa). La voce è usata anche da Loria (cfr. Baggio 2004, p. 122). 10   La voce si trova nei Promessi Sposi (« È un saggio, disse Federigo, che Dio vi dà per cattivarvi al suo servizio »). Per il Petrocchi è fuori dall’uso (cfr. Bricchi 2000, p. 127). Molti gli esempi citati dal Battaglia (s.v., n. 1 : da Bruno fino a Pratolini). Dall’archivio del Primo tesoro risultano cattivarci (Mastronardi, Il Maestro di Vigevano) e cattivarsi (Banti, Artemisia ; Ferrero, N.). 11   Il Battaglia dà esempi di Redi, Dossi, Palazzeschi.  

























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sando ad un enorme pollaio il quale, svegliandosi e spollinandosi, chioccola e pigola e starnazza », AM, pp. 66-7) ; 1 cinabrese ‘terra di colore rosso’ (« Le scale erano di legno tinto col cinabrese », AM, p. 326) ; 2 coltura ‘cultura’ (« I suoi termini si posson tracciare in filosofia, tra quella coltura positiva nella quale l’Italia veniva rifacendosi rozzamente gli elementi di una coscienza critica necessaria al suo progresso futuro […] », PAS, p. 70 ; « Se non che il Pascoli dalla sua stessa coltura ‘‘positiva’’ fu spesso fermato sulla strada pericolosa delle personificazioni mistiche e delle amplificazioni teistiche », ROM, p. 228) ; 3 costrutto, ricostrutto ‘costruito, ricostruito’ (« È costrutta (in gran parte ricostrutta) nello stile dell’architettura coloniale spagnola, che già tanto vivamente caratterizza il paesaggio della California », M, p. 45 ; « Ed alcune di esse, come la Walters, risiedono in edifizi appositamente costrutti ad uso di pinacoteca », AM, p. 83) ; 4 crepito ‘scoppiettìo’ (« avevano qualche cosa di minerale, come il crepito di una ganga che s’incrina », M, p. 62) ; 5 crogiuolo ‘ambiente in cui s’incontrano modi di vita diversi’ (« una anarchica tribù zingaresca di nativi dalle miniere, maestri del grimaldello e del crogiuolo, mezzo pirati, assassini e farabolani, che abitano una labirintica località sotterranea e paludosa alla periferia di Roma », LNU, p. 316) ; 6 delusivo ‘che provoca delusione’ (« in canti marziali, non forbiti, talvolta delusivi », ROM, p. 273) ; 7 dementato ‘fatto impazzire’ (« Troppe volte siamo venuti qui rintracciando caratteri e tendenze generali della vita americana, per doverci trattenere intorno alle vissute ragioni di questa letteratura, dementata e percossa dal ballo di san Vito », AM, p. 109) ; 8 dimandare (« E a commuovere, di per sé, la vicenda che si svolge nel Vecchio marinaro, dimanda una antecedente persuasione mistica, certo più intensa di quella stessa che il Coleridge poteva avere », ROM, p. 136) ; 9 disgradare ‘dispiacere’ (« adoperandoli con una tecnica banalità e un gusto monotono e tentennante da disgradare i vecchi scrittori di sonetti per nozze e per monacazioni », LNU [1957], p. 286 ; « […] e che al medesimo tempo disponeva d’una facoltà di maldicenza e d’insulto da disgradare un antico umanista », BOL [1966], p. 138) ; 10  











































































1   Per il Fanfani « è voce di uso comune ». Il Battaglia (s.v., n. 1) la attesta in Pananti, Pascoli, D’Annunzio. Cfr. Migliorini 1978, p. 716. Un esempio (chioccolante) di Pavese (La bella estate) emerge dal Primo tesoro. 2   Nel Battaglia si leggono esempi di Cennini, Soderini, R. Borghini, Baldinucci, Targioni Tozzetti, Milizia, Soffici, Pea, Montale. 3   La voce ricorre qui ancora in senso intellettuale. La distinzione tra coltura dei campi e cultura intellettuale, proposta nell’Ottocento da Pietro Fanfani, non aveva incontrato all’inizio grande favore : ricavo la notizia da Migliorini 1990, p. 25, n. 36. Attestazioni di coltura ‘sapere’ (De Sanctis, Carducci, Cecchi, Labriola) si leggono in Colussi (2007, p. 57, n. 3). 4   Voce che nella prosa dell’Ottocento appare « di tono letterario e culto e d’impiego meno corrente » (Vitale 1992a, p. 63) : una larga documentazione si ha nel Battaglia (s.v. costrutto1), a partire da Dante fino a Pavese. Manzoni nei Promessi Sposi vi ricorre in due casi : « una di quelle capanne coperte di paglia, costrutte di tronchi e di rami » ; « c’era un arco trionfale, costrutto di stili per il ritto »: dati LIZ. Cfr. Baldelli 1965, p. 26 ; Colussi 2007, p. 90, n. 3. 5   Cultismo attestato dal Battaglia (s.v., n. 1) in Nievo, Pascoli e D’Annunzio. 6   In qusto senso figurato, la voce è ampiamente attestata dal Battaglia, s.v. crogiolo, n. 3 (Segneri, Beccaria, Gioberti, Carducci, Imbriani, Cicognani, Cecchi, Jahier, Montale). 7   Il Battaglia offre esempi di B. Croce, Cecchi, Moravia. 2 ricorrenze emergono dall’archivio del Primo tesoro (C. Levi, L’orologio ; Testori, Il ponte della Ghisolfa). 8   Voce letteraria che il Battaglia documenta in Iacopone, Bresciani, D’Annunzio, Bacchelli. 9   Propria della lingua antica e letteraria, e anche del toscano colloquiale e popolare, la voce fu da Manzoni eliminata nella quarantana (cfr. Serianni 1989c, p. 179). Nel Novecento, la ritroviamo in D’Annunzio e Gadda (Novelle dal ducato in fiamme : 2 esempi risultano dal Primo tesoro). 10   Voce disusata, attestata dal Battaglia (s.v. disgradare1) in Cino, Vallisneri, Nievo, Carducci, D’Annunzio. Si trova anche in Faldella, Imbriani (cfr. Bricchi 2000, pp. 105 e 107), Bresciani (cfr. Picchiorri 2008, p. 136), Longhi  





























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druidico ‘proprio dei druidi’ (« Per la suggestione concorde del colore pallente e della materia lacera e lanosa, si produce un effetto come di taciturna e druidica malinconia e devastazione », AM, p. 206) ; 1 entragno ‘viscere, intestino’ (« in colori non capricciosi, come nelle pietre della foresta presso Adamana in Arizona, che sono sanguigne e venate di giallo e verde-bile ; ed invece che legno sembrano essere state entragni », AM, p. 262) ; 2 epigrafato* ‘inciso’ (« Da cima a fondo, la casa luccicava di coppe, vasi da fiori, servizi e vassoi d’argento, tutti epigrafati », AM, p. 202) ; 3 ermo ‘solitario, remoto’ (« nell’erma solitudine », M, p. 9) ; 4 falotico ‘bizzarro’ (« Quegli spiriti falotici dentro a quei corpi belluini », AM, p. 69) ; 5 feltrato ‘felpato’ (« il passo feltrato, da ladri di polli », M, p. 42) ; 6 festonato ‘ornato di festoni’ (« E l’articolista non trovava meglio che presentare coteste novità dentro una cornice di ville scricchiolanti e tarlate, piene di lumiere e di mobili settecenteschi, festonate d’ellera e cinte di parchi », AM, p. 216) ; 7 fiottare ‘gorgogliare’ (« Bolle d’aria fiottavano, gargarizzando, sotto il vetro gelato », M, p. 62) ; 8 fogliare ‘germogliare’ (« Si capisce che in questa sua poesia una profonda emozione si adatta, immagine per immagine, a poveramente fogliare e fiorire sopra un terreno avverso », PAS, p. 70) ; 9 fortore ‘odore sgradevole’ (« E non soltanto da queste macerie, meglio identificabili, il pollaio negro nelle città americane esala tanto acre fortore », AM, p. 77 ; « e in Pane quotidiano un’arietta dilettantesca smorza il fortore della terra e il puzzo di pipa della disoccupazione », AM, p. 144) ; 10 fucinare ‘foggiare’ (« In altre, sembra essersi organata in un contenuto più maturo, fucinato alle fiamme sublimi del mito e della storia », PAS, p. 31) ; 11  









































































(Officina ferrarese del 1934 : cfr Mengaldo 2005, p. 98). Cfr. Vitale 2006, pp. 157, 162. Un esempio (disgradarne : Banti, Artemisia) è offerto dal Primo tesoro. 1   Il passo non è privo di suggestioni librettistiche : druidico è voce ricorrente nel libretto della Norma di Romani-Bellini. Il Battaglia attesta la voce in Angiolini, Gioberti, Pisacane, Carducci, D’Annunzio, Cecchi. Dalla LIZ emergono anche 2 esempi dai Canti di Aleardi. 2   Voce antiquata e letteraria, documentata dal Battaglia (s.v., n. 1) in Buonarroti il Giovane, Salvini, Monti, Arici, Bresciani, Leopardi, Carducci, D’Annunzio, Cecchi, Pancrazi. 3   Questa di Cecchi è l’unica attestazione della voce fornita dal Battaglia (s.v., n. 2). 4   Voce poetica, cara a Leopardi, « per non parlare delle reviviscenze pascoliane e dannunziane » (Nencioni 1983, p. 191). Largamente documentata nel Battaglia (s.v. ermo2), a partire da Petrarca. Il Manzoni, oltre che in poesia (« Inonorata / la Fatica mirâr, che gli ermi intorno /campi invano additava », Urania ), la usò nella ventisettana (« al di là quel prospetto di balze erme e ferrigne » : dati LIZ). Cfr. Bricchi (2000, pp. 37, 38, 132) ; Arcangeli (2003, pp. 104-05) ; Picchiorri (2008, p. 153). 5   Voce della lingua letteraria, attestata dal Battaglia (s.v., n. 1) a partire da P. Fortini. Mengaldo (1994, p. 166) la segnala per l’« alta letterarietà » in Aracoeli della Morante. Cfr. anche Vitale 1999, p. 78. 6   Il Battaglia (s.v., n. 2) dà esempi di quest’uso figurato della voce in Batacchi, Negri, Serra, Bonsanti. Feltrati, detto dei passi, si trova anche in Loria (cfr. Baggio 2004, pp. 82-3). 7   Nel Battaglia la voce è attestata in Deledda, Paolieri, Papini, Pavese. 8   Voce letteraria, largamente documentata dal Battaglia (s.v., n. 1) a partire da G. Villani ; si trova in Pascoli, D’Annunzio, Montale (cfr. Mengaldo 1996, pp. 110-11) e Loria (cfr. Baggio 2004, p. 156). Cfr. Vitale 1999, p. 65. Il Primo tesoro ci offre 5 esempi : Starnone (Via Gemito) ; Ferrante (L’amore molesto) ; D. Rea (Ninfa plebea) ; Ferrero (N.) ; Calasso (Le nozze di Cadmo e Armonia). 9   Immagine direttamente ripresa dalle Canzoni di Re Enzio di Pascoli (« E’ non sa più di stormi e cavalcate,/ e’ non sa più di timpani e di trombe,/ nel dolce tempo quando foglia e fiora,/ ch’egli tendea nei prati i padiglioni », L’imperatore : dati LIZ). Fogliare e fiorare appaiono insieme già in Compiuta Donzella (cfr. il Battaglia, s.v. fogliare2). Fogliare figura tra le parole antiche registrate da Pestelli (1961, p. 226). 10   Nel Battaglia (s.v., n. 1) si leggono esempi di Caro (al 1535 circa lo fa risalire il Deli), Soderini, B. Davanzati, Baldinucci, Bresciani, D’Annunzio, Bartolini, Pavese. Dai cento romanzi del Primo tesoro emergono altre 3 attestazioni : 2 Mazzantini (Non ti muovere) e 1 Pavese (La bella estate). La voce si trova in Loria (cfr. Baggio 2004, pp. 94, 157, 163). Cfr. « Lingua Nostra », xx (1959), p. 75. 11   L’uso figurato della voce è attestato dal Battaglia (s.v., n. 2) in Beltramelli, Linati, Savinio. 2 ricorrenze di  



















































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fusciacca ‘fascia di stoffa’ (« Si toglieva il cappello, si metteva inginocchioni, e l’una o l’altra gli passava una fusciacca di seta rosa a tracolla », AM, p. 339) ; 1 garofanato ‘che ha odore di garofano’ (« L’aria di Messico era ormai intrisa d’un nuovo elemento, più greve, oppressivo, equatoriale ; come garofanata d’un profumo di rum », AM, p. 347) ; 2 giaciglio ‘letto’ (« e nell’alba lividiccia si vedevano sulle terrazze larve di dormenti sgrovigliarsi e sorgere da giacigli improvvisati », AM, p. 10) ; 3 giostrare ‘andare velocemente’ (« Al ritorno dal teatro, le automobili fantasma ancora giostravano nelle strade buie », M, p. 82) ; 4 gironzare ‘gironzolare’ (« E in fondo ad altra strada, davanti al verde segnale d’una sezione evangelica, gironzano poliziotti a piedi e a cavallo », AM, p. 63) ; 5 glauco ‘ceruleo’ (« una gazella che, vissuta sotto rifugi di foglie, tra fiori di fuoco, anche esule porta sull’occhio castagno il velo di luce glauca delle foreste », ROM, pp. 148-49 ; « il disotto delle foglie splende bianco come le spume sulle attorte colonne glauche », ROM, pp. 220-21) ; 6 gocciare ‘versare goccia a goccia’ (« ella, insieme all’impronta dei piedi e delle mani, ha segnato un cuore trafitto dal dardo e gocciante sangue », M, p. 23) ; 7 guidalescato ‘affetto da piaghe’ (« finché un Asino guidalescato gli toccò il cuore e lo persuase al vangelo ottimista », ROM, p. 234) ; 8 guisa ‘modo’ (« Un moderno […] costruisce in tutt’altra guisa », PAS, p. 56) ; 9 imbandigione ‘banchetto, insieme di cibi’ (« Dinanzi a queste imbandigioni larvali », AM, p. 124) ; 10 imbevere ‘influenzare, ispirare’ (« Ma hanno anche l’aria d’una idea un po’ tardiva ; la quale non abbia fatto in tempo a risalire ed imbevere organicamente di sé tutta la trama », LNU [1954], p. 173) ; 11 impiastrato ‘intonacato’ (« Dalle casucce di Xochimilco, quasi tutte a solo pianterreno ed impiastrate di calce, s’esala un acuto odore fenico », M, p. 102) ; 12  

















































































fucinato risultano dal corpus del Primo tesoro (Gadda, Novelle dal ducato in fiamme ; Ottieri, Donnarumma all’assalto). 1   Il Battaglia attesta la voce in Salvini, Saccenti, Batacchi, Tommaseo, Giusti, Verdinois, Ojetti, Soffici, Papini, Bacchelli. Ben 11 ricorrenze emergono dal Primo tesoro : 4 Brignetti (La spiaggia d’oro), 3 Dessì (Paese d’ombre), 1 Gorresio (La vita ingenua), 1 Calasso (Le nozze di Cadmo e Armonia), 1 Palazzeschi (I fratelli Cuccoli), 1 Pratolini (Un eroe del nostro tempo). Cfr. « Lingua Nostra », iv (1942), p. 59. 2   Voce della lingua antica, ben documentata dal Battaglia (s.v., n. 1) : Laude, Anonimo, Boccaccio (Dec.), Crescenzi volgar., Firenzuola, Carena, Viani, Baldini. 3   La voce si trova in Loria (cfr. Baggio 2004, p. 156). 4   Il passo è registrato dal Battaglia (s.v., n. 5 : citati anche esempi di Lancellotti, Pea, Palazzeschi). 5   Nel Battaglia (s.v., n. 1) si leggono esempi di Redi, Berchet, Grossi, Cattermole Mancini, Cecchi (citato quest’esempio), Alvaro. Dal Primo tesoro risultano 4 ricorrenze della voce in Pavese (La bella estate) e 2 in Buzzati (Sessanta racconti). 6   Una larga documentazione della voce si ha nel Battaglia (s.v. glauco1, n. 1), a partire da Guido delle Colonne volgar. fino a Betocchi. 7   Il Battaglia (s.v., n. 4) attesta la voce a partire da Dante. 13 occorrenze emergono dall’archivio del Primo tesoro : 1 Nievo (Le isole del paradiso), 1 De Carlo (Uccelli da gabbia e da voliera), 1 Comisso (Un gatto attraversa la strada), 1 Bontempelli (L’amante fedele), 2 Gadda (Novelle dal ducato in fiamme), 2 Pavese (La bella estate), 1 Cassola (La ragazza di Bube), 1 Montefoschi (La casa del padre), 1 Mazzantini (Non ti muovere), 1 Sapienza (Lettera aperta), 1 Cancogni (Allegri, gioventù). 8   Il Battaglia riporta due esempi della voce (A. Cavalcanti ed E. Cecchi). 9   Germanismo della lingua antica, non comune già nell’Ottocento ; cfr. Bricchi (2000, pp. 45, 83). Si trova in Croce (cfr. Colussi 2007, p. 129). Nel Battaglia (s.v., n. 1) si leggono esempi a partire da Latini (Rettor.). 10   Voce letteraria, attestata dal Battaglia (s.v., n. 1) a partire da Giamboni. 11   Voce disusata, composta da in + l’originario bevere, ancora in uso nell’Ottocento : si vedano gli esempi di Collodi e De Marchi citati da Serianni (1989b, p. 443). Dal Primo tesoro emergono attestazioni di imbevere (Piovene, Le stelle fredde), imbevermi (Bufalino, Le menzogne della notte), imbeversi (Angioletti, La memoria). Si veda anche bevere in « Lingua Nostra », i (1939), p. 112. 12   In questo significato, la voce è documentata dal Battaglia (s.v., n. 1) in Tassoni, I. Neri, Roberti, Cecchi (citato il passo riportato sopra).  





















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impudore ‘mancanza di riserbo’ (« Un Giorno del Giudizio, nel quale è come se tutti sapessero tutto di tutti, nell’innocente impudore dell’al di là », LNU [1953], p. 99) ; 1 inaccesso ‘inaccessibile’ (« Ne grandeggia, così, una leggenda come di harem inaccessi », AM, p. 85) ; 2 laminare ‘levigare’ (« Io pensavo a cotesti canali, percorsi da venti implacabili, che laminano il ghiaccio nericcio sull’asfalto, facendolo diventare duro come acciaio », AM, p. 130) ; 3 lardellato ‘riempito, infarcito’ (« Non mi sentirei frattanto di garantire o smentire la proprietà e legittimità del romanesco di Gadda, fortemente lardellato di spezie ed altri sapori violenti », LNU [1957], p. 285 ; « scritto tutto di mano del Martini, lardellato di ritagli di giornale, copie di lettere, telegrammi ed altre pezze giustificative, il diario è nella sua stesura minuziosissimo », BOL [1966], p. 136) ; 4 lenitrice ‘consolatrice’ (« si pone nel fatto contemporaneo, senza la scorta della serenità georgica e della lenitrice curiosità umanistica », PAS, p. 71) ; 5 lontanare ‘allontanarsi’ (« Lei è giovane, e non può capire che cosa sia avere quaranta anni, e vedere lontanare la giovanezza e tutte coteste cose », CP [1924], p. 91) ; 6 masticare ‘percorrere a fatica’ (« Nel loro genere, i tranvai di Querétaro non son da meno. Vanno a benzina, e tossendo e starnutando masticano il nastro del loro piccolo binario », M, p. 156) ; 7 meriggiare ‘riposare all’aperto nel meriggio’ (« A poca distanza, sotto un albero, meriggiava un altro cavallo », M, p. 69 ; « come pecore che meriggiano in mezzo alla campagna », AM, p. 157) ; 8 missiva ‘lettera’ (« Per tale motivo, ‘‘Effie’’ e la madre si misero d’accordo che la figlia, una volta lette, distruggerebbe le missive materne », BOL [1965], p. 69) ; 9 mostreggiato ‘fornito di mostreggiature’ (« I ragazzini, quasi tutti coi calzoni alla messicana in fustagno blu mostreggiato di rosso », M, p. 70) ; 10 noiato ‘annoiato’ (« e che era assolutamente necessario si sentisse noiato fino alla nausea », AM, p. 148 ; « dilettanti che ne hanno viste di tutte e, stanchi e noiati, vanno anche a questa, come andrebbero a un balletto russo di nuovo genere », M, p. 53) ; 11  



















































































1   Voce della lingua letteraria, attestata dal Battaglia (s.v., n. 1) in Oriani e Bacchelli. Il Primo tesoro ci offre un esempio di Moravia (Il conformista). Cfr. « Lingua Nostra », ii (1940), p. 70 ; xviii (1957), p. 46. 2   Voce letteraria, attestata dal Battaglia (s.v., n. 1) a partire da Botero fino a D’Annunzio. 3   Cfr. il Battaglia, s.v., n. 2. Una ricorrenza della voce risulta dal Primo tesoro (« l’alito gelato della tempesta, dalla finestretta delle scale infletteva e laminava la fiammella » : Gadda, Novelle dal ducato in fiamme). 4   La voce, in questo senso figurato, è attestata dal Battaglia (s.v., n. 2) in C. Gozzi, F. Galiani, Monti, G. G. Belli, Cattaneo, Cantù, Carducci, B. Croce. Due esempi di Barbero (Bella vita e guerre altrui di Mr. Pyle, gentiluomo) sono offerti dall’archivio del Primo tesoro. 5   Il Battaglia (s.v. lenitore) dà 3 esempi di questa voce letteraria (Livio volgar., Carducci e Bartolini). 6   Il verbo è usato senza particella pronominale anche da Bacchelli (cfr. Vitale 1999, pp. 69, 100). Il Battaglia ne attesta l’uso a partire da L. de’ Bardi. Il cospicuo archivio del Primo tesoro testimonia la sua vitalità nella narrativa del Novecento attraverso un buon numero d’esempi : 2 Gadda (Novelle dal ducato in fiamme) ; 3 Bellonci (Rinascimento privato) ; 2 Angioletti (La memoria) ; 2 D. Rea (Ninfa plebea) ; 1 Consolo (Nottetempo casa per casa) ; 2 Fenoglio (La malora). 7   Il Battaglia (s.v. masticare1, n. 15) riporta quest’esempio di Cecchi e uno di Calvino. 8   Documentata dal Battaglia (s.v., n. 1) a partire da Esopo volgar., la voce è comune a D’Annunzio e a Montale (cfr. Mengaldo 1996, p. 54) e si trova in Aracoeli della Morante (cfr. Mengaldo 1994, p. 166). Cfr. anche Pestelli 1961, p. 146. 9   Il Battaglia (s.v., n. 1) attesta la voce in Burchiello, Carena, Nievo, Carducci, Imbriani, Ferd. Martini, F. M. Martini, Bacchelli. 35 occorrenze emergono dai cento romanzi del Primo tesoro : 1 Palazzeschi (I fratelli Cuccoli), 1 Arbasino (L’anonimo lombardo), 1 Eco (Il nome della rosa), 3 Pomilio (Il Natale del 1833), 11 Bellonci (Rinascimento privato), 11 Di Lascia (Passaggio in ombra), 1 Tomasi di Lampedusa (Il Gattopardo), 1 Morazzoni (La ragazza col turbante), 1 Nievo (Le isole del Paradiso), 2 Maraini (Buio), 1 Riccarelli (Il dolore perfetto), 1 Maggiani (Il viaggiatore notturno). 10   Il Battaglia documenta la voce in Bini e Cecchi (citato questo passo). 11   Voce della lingua antica, usata da Carducci nell’epistolario (cfr. Vitale 2006, p. 166) e da Bacchelli nel Mulino  

























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olivigno ‘olivastro’ (« su questo sfondo olivigno », ROM, p. 136) ; 1 ondare ‘propagarsi continuamente con onde’ (« Quivi è tutto un tremolare, uno spezzarsi, un abbrividire, un ondare e rapprendersi negli arresti e nelle risoluzioni del ritmo », ROM, p. 218) ; 2 pallente ‘sfumato’ (« Per la suggestione concorde del colore pallente », AM, p. 206) ; 3 parare ‘preparare’ (« una grande stanza con letto parato », PAS [1954], p. 166) ; 4 pedale ‘piede del tronco dell’albero’ (« Recinti e aiuole di varia estensione s’allargavano intorno al pedale degli alberi », M, p. 36 ; « Al pedale dei tronchi erano appoggiati grandi guanciali di neve intatta », M, p. 46) ; 5 polverino ‘sabbia assai fine usata per asciugare la scrittura fresca’ (« Al calamaio e al vasetto del polverino s’impresta così la forma del mausoleo di Napoleone », M, p. 151) ; 6 proda ‘estremità di un burrone’ (« Mandriani, contadini, con in spalle piccoli otri che strabuzzano, si arrampicano sulle prode, fra gli scheggioni di pietra verdastra », M, p. 123) ; 7 profluvie ‘flusso copioso’ (« E i Cristi flagellati e i Crocifissi, per la ricercata atrocia delle impiagature e la profluvie del sangue, già fanno pensare ai terribili Cristi messicani », M, p. 45) ; 8 quintessenziato ‘di assoluta perfezione’ (« con l’effetto d’indurre, circa l’arte del Parini, a un’idea troppo limata, perfetta, cristallina, quintessenziata », LNU [1952], p. 62) ; 9 quissimile ‘qualcosa di simile’ (« Lungo i sentieri, qualche palo con appeso un quissimile di cassetta da lettere [...] », M, p. 6 ; « Incidentalmente, è curioso notare come questa superiore letteratura, d’una civiltà fondata sull’idea del benessere, della felicità materiale, della tranquillità morale e quissimili, sia la più tetra, la più disperata e sconvolta letteratura del mondo », AM, p. 46) ; 10 rammemorare ‘ricordare’ (« Ed egli non avea già bisogno di rammemorar con le parole degl’inni vedici la bella Ariuni », PAS, p. 4) ; 11 rasciugare ‘asciugare’ (« Ma altri occhioni luccicavano all’albergo, nel cantuccio di uno stanzino dove mi rasciugavo dopo la doccia », M, p. 159) ; 12  



















































































del Po (cfr. Vitale 1999, p. 71). Manzoni nella chiusa dei Promessi Sposi sostituì noiare con annoiare. Il Primo tesoro ci offre 4 esempi di Gadda (Novelle dal ducato in fiamme). 1   Nel Battaglia (s.v. olivigno1) la voce è documentata a partire da G. Villani fino a Bacchelli. Faccia olivigna si legge in Loria (cfr. Baggio 2004, p. 70 : vd. le attestazioni). Un esempio di Comisso (Un gatto attraversa la strada) è archiviato dal Primo tesoro. 2   Voce della lingua antica e letteraria, che Mengaldo (1994, p. 354) rintraccia in Fenoglio (« al margine della campagna che ondava »). Cfr. anche il Battaglia (s.v., n. 5) e « Lingua Nostra », xx (1959), p. 77. 3   Possibile eco della Traviata di Piave-Verdi (« le rose del volto già sono pallenti », iii, 4). 4   Voce della lingua antica e letteraria : cfr. il Battaglia (s.v. parare1, n. 12 : esempi a partire da Storia de Troia e de Roma fino a C. Gozzi). Dalla LIZ si ricavano esempi di letto parato in Fortini, Ramusio, Pirandello. Letto parato si legge anche in Artemisia della Banti (dati del Primo tesoro). 5   La voce è ricordata dal De Amicis (1910, p. 131). Il Battaglia (s.v. pedale1) la documenta a partire da Iacopone fino a Dessì. 6   Il Battaglia (s.v. polverino1, n. 2) dà esempi di Garzoni, Segneri, Chiari, Bresciani, D’Annunzio, Borgese, Tozzi, Moretti. Nel Primo tesoro si ha una sola occorrenza della voce (Anna Banti, Artemisia). 7   Dantismo (« così la proda che ’l pozzo circonda », Inf., xxxi, 42). 8   Voce letteraria, attestata dal Battaglia (s.v., n. 1) in questo passo di Cecchi. In Bacchelli si legge la variante profluvio (cfr. Vitale 1999, p. 78). 9   Cfr. « Lingua Nostra », xviii (1957), p. 45. 10   Il Battaglia documenta con larghezza questa voce (Giusti, Collodi, Carducci, Guerzoni, De Amicis, Faldella, Soffici, Cecchi), che si caratterizza per la composizione dei due elementi e l’assimilazione del gruppo consonantico (quidsimile > quissimile) : cfr. Migliorini (1990, p. 73). Serianni (1990, p. 217, n. 9) la rintraccia in Figurine di Faldella. 11   Voce letteraria, documentata dal Battaglia (s.v., n. 1) a partire da Boccaccio. Usata da Leopardi nelle Operette morali (cfr. Vitale 1992a, p. 170). 9 esempi risultano dall’archivio del Primo tesoro : 1 Bellonci (Rinascimento privato), 3 Ferrero (N.), 1 Morante (L’isola di Arturo), 1 Banti (Artemisia), 1 Pomilio (Il Natale del 1833), 1 Bufalino (Le menzogne della notte), 1 Eco (Il nome della rosa). 12   La voce attraversa la lingua letteraria di ogni secolo. Quanto alla narrativa del Novecento, quattro occor 





























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recare ‘portare’ (« Una assistente, magretta e biondastra, biancovestita, recava dalla cucina una vivanda », AM, p. 67) ; recarsi ‘andare’(« dove ogni mese si recano per le loro provviste », M, p. 6) ; remeare* ‘remare’ (« O come si figurano che sulla laguna vadano remeando e strimpellando i barcaiuoli e gondolieri veneziani », AM, p. 92) ; 1 rezzo ‘ombra’ (« una sorta di giardino zoologico in libertà, popolato di fiere e serafini, e di pellirosse che al rezzo degli alberi discutono amichevolmente con giureconsulti in tricorno », AM, p. 167) ; 2 ritrosare ‘mostrare ritroso’ (« L’ispirazione ritrosa se stessa, nell’ultimo verso », PAS, p. 43) ; 3 robivecchie (« come da un gigantesco guardaroba e robivecchie, dove si trovano ammucchiati i rifiuti di tutti i secoli, di tutte le culture, di tutte le tradizioni e pseudo-tradizioni », AM, p. 92) ; 4 rubesto ‘robusto’ (« In primo luogo colpisce il prodursi di un simile fenomeno, ultralessandrino, in una lingua e letteratura ancor così giovane e rubesta », LNU [1950], p. 35) ; 5 ruinoso ‘rovinoso’ (« Pieno d’un sentore imporrato, ruinoso, splendidamente catastrofico », AM, p. 337) ; 6 ruscellante ‘che si diffonde come ruscello’ (« Il pranzo in casa Sequi, con quella ruscellante polifonia delle vacue conversazioni e delle risate, non è men bello della gran festa in casa Cuccoli », LNU [1953], p. 94) ; 7 sagliente ‘che sale, dominante’ (« e non c’è dentro che una immagine di montagna sagliente », ROM, p. 215) ; 8 salmodiare ‘cantare’ (« Salmodiando con vocine di gatto, saltellavano intorno a un’enorme caldaia da cui saliva un fumo bianchiccio », AM, p. 137) ; 9  

































































renze risultano dal corpus del Primo tesoro (Banti, Artemisia ; Moravia, I racconti ; Palazzeschi, I fratelli Cuccoli ; Tomasi di Lampedusa, Il Gattopardo). « Pianti rasciugati » si legge in Loria (cfr. Baggio 2004, p. 233). 1   Variante rara e letteraria di remare, attestata dal Battaglia (s.v. remeare1) solo in questo passo di Cecchi. 2   Nella quarantana Manzoni sostituì tristo rezzo con freddo buio (« alternando a ogni tratto una luce arrabbiata e un tristo rezzo » > « alternando ogni momento una luce arrabbiata e un freddo buio »). Un’ampia documentazione della voce si trova in Arcangeli 2003, p. 49. Un esempio (Chiara, L’uovo al cianuro) è offerto dall’archivio del Primo tesoro. Cfr. « Lingua Nostra », xxi (1960), p. 115. 3   Voce antiquata che qui Cecchi usa transitivamente. Il Battaglia lemmatizza ritrosare come verbo intransitivo, riportando un solo esempio (B. Giambullari). Il Tommaseo-Bellini antepone la croce d’arcaismo e rinvia a ritrosire. 4   Variante del più comune robivecchi, che è la forma presente nell’archivio del Primo tesoro (3 esempi : Banti, Artemisia ; Moravia, I racconti ; Morante, L’isola di Arturo). 5   Voce della lingua antica e letteraria, largamente documentata dal Battaglia (s.v., n. 1) a partire da Guidotto da Bologna. Da Dante (Inf., xxxi, 106 ; Purg., v, 125) la riprende Boiardo (cfr. Migliorini 1978, p. 300). Manzoni la elimina nella quarantana (« con una umiltà affettata, che stentava a collocarsi nei lineamenti rubesti e duri di quella faccia » > « con un’umiltà affettata, che stentava a collocarsi nei lineamenti duri di quella faccia »). Arcangeli (2003, pp. 41-2) la segnala in Boito. Si vedano le attestazioni fornite da Vitale 1999 (p. 59 e n. 119). 6   Voce della lingua poetica più che di quella prosastica. Mengaldo (1987, p. 232) la rintraccia nelle Confessioni di Nievo ; Vitale (2006, p. 169) nell’epistolario carducciano. Il Primo tesoro offre un esempio di Raffaele La Capria (Ferito a morte). La presenza di ruina nei prosatori dell’Ottocento è documentata dalla Bricchi (2000, p. 55, n. 49) ; altre attestazioni si trovano in Arcangeli (2003, pp. 161-62). Cfr. inoltre « Lingua Nostra », vii (1946), p. 80 ; Colussi (2007, p. 136, n. 1). 7   Esempi utili si ricavano dal corpus del Primo tesoro (3 Moravia, I racconti ; 1 Nievo, Le isole del Paradiso ; 1 Prisco, Una spirale di nebbia ; 1 Bufalino, Le menzogne della notte). Valeria Della Valle (1991, p. 285) indica ruscellare tra le voci non comuni usate da Gesualdo Bufalino. Fenoglio nella seconda redazione del Partigiano Johnny sostituisce allagata con ruscellante (cfr. Mengaldo 1994, p. 176). Dalla LIZ risulta un esempio pirandelliano (« davanti allo specchio d’uno sporto di bottega, che ruscellava d’un getto continuo di gocce smeraldine », Berecche e la guerra, Soffio). Cfr. anche « Lingua Nostra », i (1939), p. 85. 8   Arcaismo usato da D’Annunzio : cfr. Nencioni 1983, p. 202 ; Tomasin 2007, p. 52, n. 83. Il Battaglia rinvia da sagliente (attestato a partire da Boccaccio, Decameron) a saliente. 9   Il passo è riportato dal Battaglia (s.v., n. 1) che dà al verbo il significato di ‘cantare con voce piagnucolosa’.  

































































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saltaleone ‘molla a spirale’ (« Le linee del discorso, che siamo abituati a veder arcuarsi con ampio e calmo disegno, si arroncigliano su se stesse come saltaleoni, e scattano con stridula violenza », LNU [1953], p. 76) ; 1 sanctificetur ‘persona bigotta’ (« Era ovvio che il Pratolini evitasse di fare di Metello e dei suoi compagni altrettanti sanctificetur », LNU [1955], p. 202) ; 2 sbreccato ‘scheggiato’ (« Perché se intorno ai piatti e ai bicchieri sbreccati vi si abbozzano e perfezionano i piani strategici di qualche imbroglio e bastonatura : molto più ingente è il consumo di chiacchiere, di vino e di ponci », LNU [1955], p. 215) ; 3 scaffalato ‘raccolto in scaffali’ (« su queste questioni sono scaffalate centinaia e migliaia di volumi », AM, p. 46) ; 4 scandere ‘accompagnare con suono regolare, scandire’ (« clamore come un rombo di organo in lontananza o di acque motrici, che il sereno sciacquìo del fiume sembra già scandere qui sotto a noi », ROM, p. 239) ; 5 scialbato ‘intonacato’ (« Era un locale senza finestre scialbato a calce », M, p. 121) ; 6 sembiante ‘aspetto, volto’ (« il sembiante della defunta che, agli occhi d’Ardengo, s’irradia di bellezza sovrannaturale », LNU [1953], p. 82 ; « dove un sembiante femminile, mentre egli si trova nella casa dei pazzi, risveglia in lui il ricordo dell’amata », LNU [1953], p. 105) ; 7 sermoniere ‘predicatore’ (« senza nulla della generica e secca senilità dei saggisti, sermonieri e satirici latineggianti », ROM, p. 64) ; 8 sfriggente* ‘crepitante’ (« La luce diventava anche più viva, sfriggente », M, p. 27 ; « fanno l’effetto di malinconiche fiamme di olio vergine portate sotto un enfatico lume sfriggente di lampade ad arco », ROM, pp. 192-93) ;9  



































































Il Primo tesoro ci dà una ricca documentazione : 4 esempi di salmodiando (Ginzburg, Lessico famigliare ; Chiara, L’uovo al cianuro ; Eco, Il nome della rosa ; Bufalino, Le menzogne della notte), 2 di salmodiante (Eco, Il nome della rosa ; Pontiggia, La grande sera), 1 di salmodianti (Malaparte, La pelle), 3 di salmodiare (Eco, Il nome della rosa ; Bellonci, Rinascimento privato ; Montesano, Nel corpo di Napoli). 1   Il Battaglia (s.v., n. 1) dà esempi di Tevo, Biscioni, Bresciani, Tommaseo, Tecchi ; attestando (s.v., n. 5) le locuzioni rispondere come un saltaleone (Viani) e scattare, schizzare, scappare via come un saltaleone (Guerrazzi, Cecchi, Savinio). La Serao nella Virtù di Checchina scrive : « come mosso da un saltaleone » (dati LIZ). La voce si trova in Pea (cfr. Contini 1970, p. 269) e in Ottieri (Donnarumma all’assalto : dati del Primo tesoro). Cfr. « Lingua Nostra », viii (1947), p. 75. 2   Inserto latino attinto al Padre nostro (« sanctificetur nomen tuum » : cfr. Beccaria 2002, pp. 76-7). Il Battaglia riporta un solo esempio (Bandello). La voce è attestata nella Repubblica Romana del Bresciani (cfr. Picchiorri 2008, p. 207). Sulla diffusione e sugli adattamenti di sanctificetur cfr. Migliorini 1990, p. 68, n. 13. 3   Il Battaglia (s.v., n. 1) fornisce esempi di Tommaseo, Ojetti, Cecchi, Longhi, Bacchelli, Montale. La voce è usata anche da Loria (cfr. Baggio 2004, pp. 83, 203, 270). Dall’archivio del Primo tesoro emergono 7 attestazioni : 3 Dessì (Paese d’ombre) ; 1 Mazzantini (Non ti muovere) ; 1 Prisco (Una spirale di nebbia) ; 2 Sapienza (Lettera aperta). 4   Un esempio di Pirandello (« Il laboratorio della farmacia, dal tetto basso, tutto scaffalato, è quasi al bujo e appestato dal tanfo dai medicinali » : La mosca, Niente) è archiviato dalla LIZ. 5   Il Tommaseo-Bellini antepone alla voce la croce d’arcaismo. Cfr. il Battaglia (s.v. scandere2). 6   Voce antiquata. Nel Battaglia (s.v., n. 1) si leggono esempi di Tesauro, D. Bartoli, Bresciani, Pascoli, D’Annunzio, Sbarbaro, Volponi. Mengaldo (1996, p. 55) la inserisce nel lessico comune a Montale e D’Annunzio. Sempre in Cecchi, la voce torna in un altro passo, nel significato di ‘schiarito con il latte’ (« Dietro al fumo di tale caffè, ci si sentiva barricati contro tutto il continente puritano, che s’appaga d’un caffè languido, scialbato di latte », AM, p. 238) : cfr. il Battaglia (s.v., n. 3). Il Primo tesoro offre 6 esempi : Bassani (Cinque storie ferraresi), Prisco (Una spirale di nebbia), Dessì (Paese d’ombre), Mazzantini (Non ti muovere) Volponi (La macchina mondiale), Pomilio (Il Natale del 1833). 7   Provenzalismo, ben presente nella lingua antica (il Battaglia, s.v. sembiante2, n. 1, lo documenta a partire da Giacomo da Lentini). Si trova in Manzoni (8 ricorrenze nei Promessi Sposi : dati LIZ) e nei prosatori dell’Ottocento che « continueranno ad attingere ampiamente alla voce » (Arcangeli 2003, p. 82). Esempi novecenteschi emergono dall’archivio del Primo tesoro : 1 Gadda (Novelle dal ducato in fiamme), 2 Bufalino (Le menzogne della notte), 1 Mazzantini (Non ti muovere). 8   Voce antiquata, attestata dal Battaglia solo in Fioretto di Cronache degli Imperadori. 9   Il primo dei due esempi cecchiani qui riportati è l’unica attestazione della voce fornita dal Battaglia. Il  































































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solino ‘colletto staccabile’ (« la pelle del collo raggrinzita che sguazzava nel vasto solino di porcellana fermato da un nero piastrone di raso », AM, p. 86) ; 1 sonagliante ‘che fa risuonare i sonagli’ (« E se alle grandi epoche dell’oro, intorno al 1849 e al 1895, percorsa da corriere sonaglianti, da traini, carriaggi e carovane, la regione deve aver avuto l’aspetto d’una immensa fiera, oggi somiglia una tebaide », M, p. 6) ; 2 sormontare ‘imporsi, avere il sopravvento’ (« Altri, cercando di sormontarsi, si puntellavano a mo’ di lottatori, senza poter andare avanti né indietro », M, p. 37) ; ‘allargarsi sopra’ (« Da tutte le parti si sentiva, subdolo e minaccioso, un frusciare di carte, un estuare di pagine, come l’ansare d’una marea che sormonta », AM, p. 91) ; 3 sornuotare ‘passare sopra, distinguersi’ (« Aforismi e ‘‘proverbi’’ sornuotano su una miscela verbale », ROM, p. 72) ; 4 sovranuotare ‘galleggiare’ (« Concreti frammenti lirici o descrittivi, continuano a staccarsi fin da ultimo a quando a quando, sovranuotando alla palude del didattismo e dello psicologismo », ROM, p. 227) ; 5 sparato ‘petto della camicia’ (« Sparati e cravatte, azzurri invece che bianchi, per ovviare al luccichìo della tela inamidata », M, p. 19) ; 6 spenzolato ‘proteso verso l’esterno’ (« spenzolata al finestrino d’uno di questi autobus di campagna, barcollanti come tanks », AM, p. 341) ; 7 spulito ‘limpido’ (« Ma con un cielo spulito come vetro, pioggia non poteva essere di certo », AM, p. 213) ; 8 squammoso ‘squamoso’ (« ha cosce squammose », rom, p. 146) ; 9 stabbio ‘stalla’ (« Un po’ in dentro dalla strada erano stabbi e stecconati », M, p. 17) ; 10 starnutare ‘emettere scoppi intermittenti’ (« Nel loro genere, i tranvai di Querétaro non son da meno. Vanno a benzina, e tossendo e starnutando masticano il nastro del loro piccolo binario », M, p. 156) ; 11 stazzonato ‘stropicciato’ (« Ti ho fatto mandare da Sansoni, la nuova edizione riveduta e accre 









































































Tommaseo-Bellini rinvia da sfriggere a sfrigolare. Stando alla LIZ, sfrigge e sfriggeva si trovano in Pascoli ; sfriggere in Pirandello. Dal Primo tesoro risulta una sola occorrenza (« lo sfriggere dell’acqua » : Chiara, L’uovo al cianuro). 1   Il Battaglia (s.v. solino1) attesta la voce in Magalotti, Guadagnoli, Emiliani-Giudici, Verga, D’Annunzio, Gozzano. Solini a vela si legge in Giusti (La scritta : dati LIZ). Dal corpus del Primo tesoro risultano 3 occorrenze : Moravia (Il conformista), Arpino (L’ombra delle colline), Chiara (L’uovo al cianuro). 2   Esempi di Nievo, Papini e Boine si leggono nel Battaglia. 3   Nel significato di ‘superare’, la voce è usata da Leopardi nelle Operette morali (cfr. Vitale 1992a, p. 171). Migliorini (1990, p. 150) ricorda sormontare tra i verbi che mantengono sor-, particella poco prolifica, originatasi da super- atono. L’archivio del Primo tesoro fornisce ben 68 attestazioni. 4   In senso figurato, la voce si trova in Camerana : cfr. Arcangeli 2003, p. 173 (ivi altre attestazioni poetiche e prosastiche). 5   Il Battaglia rinvia da sovranuotare a soprannuotare. Vd. anche sovranuotante in « Lingua Nostra » xviii (1957), p. 45. 6   Il Battaglia (s.v. sparato1, n. 5) attesta la voce fino a Soldati. Un buon numero d’esempi risulta dal Primo tesoro : 1 Palazzeschi (I fratelli Cuccoli), 2 Alvaro (Quasi una vita), 2 Moravia (I racconti), 3 Bontempelli (L’amante fedele), 1 Cialente (Le quattro ragazze Wieselberger). 7   La voce si trova, tra gli altri, in Manzoni e in Loria (cfr. Baggio 2004, p. 100). Il Primo tesoro archivia numerosi esempi : 1 Montefoschi (La casa del padre), 1 Mazzucco (Vita), 1 Moravia (I racconti), 1 Cassola (La ragazza di Bube), 2 Veronesi (Caos calmo), 2 Buzzati (Sessanta racconti), 2 Starnone (Via Gemito), 1 Bellonci (Rinascimento privato), 2 Dessì (Paese d’ombre), 1 Cancogni (Allegri, gioventù), 1 P. Levi (La tregua). 8   Per il Fanfani spulire è « ridurre alla maggior liscezza o lucentezza una data superficie ». Il Battaglia (s.v. spulito2, n. 1) riporta un altro esempio di Cecchi (« Ritrovo tra Campiello e Carriola vecchie sensazioni : lo scialle di ternot della pianura dentro l’aria spulita dal vento »). « Il tramonto si spuliva » si legge in Tozzi (Gli egoisti : dati LIZ). 9   Al gusto aristocratico di Cecchi risponde questa variante della lingua antica e letteraria, presente ancora in D’Annunzio (2 ricorrenze dalla prosa e 2 dalla poesia emergono dalla LIZ). 10   Il Battaglia (s.v., n. 1) dà esempi di A. F. Doni, Diodati, Cattaneo, Carducci, Pascoli, D’Annunzio, C. E. 11 Gadda.   Il Battaglia (s.v., n. 2) riporta il passo di Cecchi.  





































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sciuta, del mio vecchio libro del 1915 […] fra pigliare e posare, ti arriverebbe tutta stazzonata », CP [1962], p. 150) ; 1 sterpo ‘arbusto selvatico’ (« Ogni messinscena d’alberi, sterpi, acque, dirupi, ineccepibile fino all’ultimo grano di sabbia », AM, p. 17) ; 2 stilettare ‘colpire mortalmente’ (« A un tratto il toro cadde di schianto sulle ginocchia, e vomitò una boccata di sangue nero. Lo stilettarono », M, p. 86) ; 3 storpidirsi ‘risvegliarsi’ (« C’è il metafisico che comincia a storpidirsi in un panteismo nebbioso », ROM, p. 100) ; 4 strabuzzare ‘essere rigonfio’ (« Mandriani, contadini, con in spalle piccoli otri che strabuzzano, si arrampicano sulle prode, fra gli scheggioni di pietra verdastra », M, p. 123) ; 5 stradale ‘strada di campagna’ (« All’incirca ce ne avevano indicata la direzione, giù per uno stradale fiancheggiato d’alberi stenti e casucce sempre più rade », M, p. 65) ; 6 stregoneccio ‘sortilegio’ (« E il panorama dei racconti si può paragonare a uno stregoneccio di fuochi fatui, che in una sorta di girone infernale lingueggiano », BOL [1965], p. 90) ; 7 sufolare ‘zufolare, fischiettare’ (« e lo sentii che sufolava fra sé e sé, lontanissimo », AM, p. 138) ; 8 tavoleggiante ‘cameriere’ (« Chi voglia pensare, scrivere, dipingere : meglio del grembiule da tavoleggiante e dell’odore di cucina uno schietto pericolo di morir di fame », AM, p. 222 ; « A un’osteria di villaggio, il tavoleggiante butterato e sbracato vi porta in tavola la porzione di pollo con cipolla », AM, p. 326) ; 9 tebaide ‘luogo desolato’ (« la regione deve aver avuto l’aspetto d’una immensa fiera, oggi somiglia una tebaide », M, p. 6) ; 10 tenebrore ‘oscurità’ (« E sotto alle pergole e fra i cespugli è un tenebrore in fondo al quale gli zampilli delle fontane ballano come lampi di magnesio », M, p. 144) ; 11 toppato ‘pezzato’ (« Un contadino, la cartuccera a tracolla e il fucile poggiato al solco, guida l’aratro cui traggono due vitelli toppati di nero e bianco », M, pp. 139-40) ; 12 torrefatto ‘bruciato dal sole’ (« E il volto dell’antico popolo azteco si mostra, con sommarietà più imperiosa, sulla torrefatta pianura di Teotihuacán », M, p. 118) ; 13  



















































































1   Il Battaglia (s.v., n. 1) attesta la voce in Rinaldo degli Albizzi, Poliziano, Fagiuoli, Cesari, Giusti, Moravia, Fenoglio. Dal Primo tesoro emergono 7 occorrenze : Gorresio (La vita ingenua), Morazzoni (La ragazza col turbante), Mannuzzu (Procedura), C. Levi (L’orologio), Tomasi di Lampedusa (Il Gattopardo), Veronesi (Caos calmo), Barbero (Bella vita e guerre altrui di Mr. Pyle, gentiluomo). 2   L’ampia documentazione fornita dal Battaglia (s.vv. stèrpo e stérpo, n. 1) parte da Dante, Petrarca e Boccaccio. Mengaldo (1994, p. 227) segnala la voce tra i termini che Montale riprende dall’Inferno. Frequente nei narratori del Novecento (79 occorrenze emergono dal Primo tesoro). 3   Nel Battaglia (s.v., n. 1) sono riportati esempi di Tesauro, Baretti, Giusti, Tommaseo, Bacchelli, Cecchi 4   Il Battaglia attesta storpidire in Landolfi. (citato questo passo). 5   Due esempi (Cicognani e Cecchi : riportato questo passo) si leggono nel Battaglia (s.v., n. 4). 6   La voce è usata da Pascoli e Pirandello (cfr. il Battaglia, s.v., n. 2) e sopravvive nella narrativa del Novecento. Questi gli esempi che risultano dal corpus del Primo tesoro : 1 Banti (Artemisia), 1 Pavese (La bella estate), 2 Sciascia (Il giorno della civetta), 2 Mastronardi (Il maestro di Vigevano), 1 Gorresio (La vita ingenua). 7   Della lingua antica e letteraria, la voce è documentata dal Battaglia in Buti, D. Bartoli, Bresciani, Zena, Bacchelli. Un esempio (Bufalino, Le menzogne della notte) risulta dal Primo tesoro. 8   Arcaismo presente nel Decameron. Dante usa la variante suffolare (suffolando, Inf., xxv, 137 ; suffolerò, Inf., xxii, 104). Il Battaglia rinvia da sufolo a zufolo. « Sufolando come un merlo » si legge in Gadda (Novelle dal ducato in fiamme) : dati del Primo tesoro. 9   Voce disusata che il Battaglia (s.v., n. 1) attesta in Carducci, Imbriani, Cagna, D’Annunzio, Cicognani, P. Solari, C.C.N.L. Dipendenti da aziende del settore turismo (1994-1998). Una sola occorrenza (Cardarelli, Villa Tarantola) risulta dal Primo tesoro. 10   Il Battaglia (s.v. tebaide1, nn. 1 e 2) attesta la voce in G. P. Maffei, Fagiuoli, Manzoni (Pr. Sp.), Verga, Gozzano, Bacchelli, Moravia, Pasolini. 11   Voce della lingua antica e letteraria, attestata dal Battaglia (s.v., n. 1) in Cavalca, Pindemonte, Sestini, Tommaseo, Pirandello, Deledda, De Pisis. Si trova anche nel Bresciani (cfr. Picchiorri 2008, p. 283). Mengaldo (1994, pp. 215, 232) ne segnala la presenza nella lingua della poesia (Boine, Betocchi). 12   Cfr il Battaglia (esempi di Tommaseo e Manzini). 13   Uguale significato ha la voce in Gadda (Novelle dal ducato in fiamme : « verso il cielo torrefatto ») : dati dell’archivio del Primo tesoro.  





















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tosone ‘manto’ (« Io azzeccai un tramonto nel quale un barbarico tosone di nuvole color aragosta si spiegava contro il fondale d’un cielo verdognolo come i cieli dei nostri primitivi », AM, pp. 169-70) ; 1 tossire ‘emettere rumori secchi’, di motore difettoso (« Nel loro genere, i tranvai di Querétaro non son da meno. Vanno a benzina, e tossendo e starnutando masticano il nastro del loro piccolo binario », M, p. 156) ; 2 trasfigurire ‘trasfigurare’ (« con una freschezza di partecipazione da indurlo più facilmente ad illudersi di nobilitare e trasfigurire il vizio, che a restarne ottusamente prigioniero », LNU [1953], pp. 80-81 ; « le sue ironie sulle mani defunte, trasfigurite e venerabili », AM, p. 90 ; « le donne cantano con le pupille al cielo, trasfigurite », AM, p. 157 ; « egli trasse motivi di paesaggio e d’ambiente che, trasfiguriti, s’intravedono negli scritti », AM, p. 192 ; « A ciò si devono talune fra le più belle e profonde pagine, e i tratti più misteriosi dello stile maturo del d’Annunzio, che dai taccuini poi si trasportarono e trasfigurirono in talune Laudi […] », BOL [1966], p. 100) ; 3 travaglio ‘usura, logoramento’ (« E si direbbe che tale parete formicoli dei segni d’una vita impressavi, oltre che dalla volontà e dall’arte degli uomini, dal travaglio del tempo, dalle stagioni, dai cataclismi », LNU [1957], p. 284) ; 4 trepestare ‘calpestare il terreno rumorosamente’ (« Ma più che una danza vera e propria, era un lento dondolarsi, un bilanciarsi e trepestare sullo spazio d’un passo », AM, p. 218) ; 5 universo ‘universale’ (« li guarda come l’occhio visibile della giustizia universa », PAS, p. 10) ; 6 uosa ‘stivale’ (« a rimettersi le uose di pelle di daino, i marziali stivaloni che aveva calzati nelle antiche marce dei pionieri, e al tempo delle guerre d’indipendenza », LNU [1954], p. 121) ; 7 valsente ‘denaro’ (« Non occorre avvertire che la cassaforte era ripulita di valsente », M, p. 9) ;8 verzicare ‘verdeggiare’ (« Ne grandeggia, così, una leggenda come di harem inaccessi ; o, come d’un qualche giardino colmo di fiori e di pomi, che verzichi e risplenda segretamente in una metropoli oppressa ed incanutita dal gelo », AM, p. 85) ; 9 verzura ‘verdura, vegetazione’ (« il suo desiderio di poesia, era il desiderio di acque gelide e mosse, di tersi e freschi cristalli, di verzure umide », ROM, p. 60 ; « nei monumenti che svariano le muraglie di verzura dei giardini principeschi », ROM, p. 97) ; 10  



























































































1   Nel senso di ‘vello di pecora o d’ariete’, la voce è attestata dal Battaglia (s.v., n. 1) in Balducci Pegolotti e Genovesi. Dal corpus del Primo tesoro risultano tre esempi di Moravia (I racconti). 2   Il Battaglia (s.v., n. 3) dà esempi di Marinetti e Bacchelli. 3   Il Tommaseo-Bellini osserva che trasfigurare « può dire, anzi dice per lo più cambiamento della ordinaria figura in meglio ; laddove trasfigurire è sempre in peggio », precisando che trasfigurire e trasfigurito sono più comuni nella lingua parlata. Riferito al viso, trasfigurito si trova in Tommaseo (Il duca di Atene) e Collodi (Le avventure di Pinocchio) : dati LIZ. Cfr. anche il Battaglia (s.vv. trasfigurire e trasfigurito). Sulla presenza dei participi in -ito nella prosa cecchiana cfr. Brusadin (1973, p. 70 : trasfigurite si legge in Pesci rossi). 4   Il Battaglia (s.v. travaglio1, n. 7) dà esempi di Leonardo e D’Annunzio. 5   Il Battaglia (s.v., n. 1) attesta la voce in M. Puccini, Cecchi (citato quest’esempio), Pavese e (riferita ad animali) in Cicognani e Stuparich. Sempre in Cecchi, Brusadin (1973, p. 66) ha rintracciato trepestando. Dal corpus del Primo tesoro risultano trepestati (Arpino, L’ombra delle colline) e trepestava (Gadda, Novelle dal ducato in fiamme). 6   Il Battaglia (s.v. universo1, n. 1) attesta la voce a partire da Cavalca. 7   Presente nel Decameron, la voce è lemmatizzata dal Tommaseo-Bellini con la croce d’arcaismo. Nei cento romanzi archiviati dal Primo tesoro, si hanno 8 esempi di uosa (1 Calvino, Il visconte dimezzato ; 1 Bevilacqua, L’occhio del gatto ; 3 Dessì, Paese d’ombre ; 1 Consolo, Nottetempo casa per casa ; 2 Barbero, Bella vita e guerre altrui di Mr. Pyle, gentiluomo). Cfr. « Lingua Nostra », iii (1941), p. 102. 8   La voce è registrata dal Fanfani. Il Battaglia (s.v., n. 1) la attesta a partire da Giamboni. Una sola occorrenza (Gadda, Novelle dal ducato in fiamme : « nascose quel valsente nel Tractatus de lapide philosophico di San Tommaso d’Aquino ») risulta dal Primo tesoro. 9   Voce della lingua antica e letteraria, che il Battaglia (s.v., n. 1) documenta a partire da Simintendi. Un esempio di Citati (Tolstoj : « verzica l’erba vecchia e la nuova ») emerge dal corpus del Primo tesoro. 10   Voce presente nei Promessi Sposi (« ogni verzura scolorita »). Quanto ai narratori del Novecento, l’archivio del Primo tesoro offre 9 esempi : 1 Volponi (La macchina mondiale), 2 Cialente (Le quattro ragazze Wieselberger), 2  







































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virgolato* ‘segnato da brevi e ondulate pennellate’ (« I ginocchi sembrano graffiati da pettini di ferro. E il torso è tutto virgolato di rosso », M, pp. 106-07) ; 1 vivanda ‘cibo’ (« Una assistente, magretta e biondastra, biancovestita, recava dalla cucina una vivanda », AM, p. 67) ; 2 voltare ‘tradurre’ (« volta in latino qualche favola del Gay », ROM, p. 59). 3  















Voci di linguaggi settoriali Numerose le voci riconducibili ai linguaggi settoriali, alcuni dei quali (architettura, botanica, medicina, moda, musica) 4 più rappresentati di altri (agraria, biologia, chimica, cinema, commercio, entomologia, filosofia, fisica, giornalismo, guerra, marineria, meccanica, mineralogia, ottica, religione, teatro, tipografia) ; e l’elenco non può dirsi completo. In tanta ricchezza di temi, colpisce la presenza di tecnicismi rari (biffato, diorama, dodecafonista, mesmerico), usati in funzione epressiva, e anche in senso figurato (ciò vale per la voce medica enfiagione, detta del volontarismo e babilonismo contemporaneo ; per le voci della meccanica pulegge e tiranti, riferite al macchinismo oratorio ; per la locuzione della musica basso continuo, sollecitata da quindicimila cavalli vapore). In qualche caso, i larghi prelievi da un settore assumono una veste più nomenclatoria (« Ciuffi di ginestre e tignamica, nocciuoli selvatici, ginepri e pinastri », M, p. 16 ; « in un’iride vertiginosa e abbagliante di schegge, virgole, schizzi, pagliuzze, lunule, aghi, artigli, cristalli, bacilli e treponemi, d’ogni specie di rosso », AM, p. 327). Distinguo le voci per settore.  















Agraria ritallare ‘rifiorire’ (« Era ancora il germoglio puritano che ritallava », ROM, p. 94) ; 5 vomere ‘lama dell’aratro’ (« Sembra che un vomere, cui tragga la sicura forza di giovini buoi, fenda flessuosamente una terra fresca », PAS, p. 34 ; « il Burns si sente fratello alla margherita ch’egli ha troncato con il vomere », ROM, pp. 86-7). 6  















Arte e architettura antefissa ‘ornamento a rilievo posto al vertice degli angoli dei tetti’ (« creature multiformi dell’arte Maya, da apparentarsi a quelle che decorano antefisse e capitelli dei templi indiani », M, p. 118) ; 7 bucranio ‘ornamento che riproduce un cranio di bue’ (« File di teste bovine impagliate mi ricordavano quei bucrani e cornuti testoni di marmo che un tempo si vedevano come insegna alle nostre macellerie », AM, p. 292) ; 8  











Bellonci (Rinascimento privato), 2 Consolo (Nottetempo casa per casa), 1 D. Rea (Ninfa plebea), 1 Morante (L’isola di Arturo). 1   In questo significato, la voce è attestata dal Battaglia (s.v. virgolato1, n. 3) solo nell’esempio qui citato. 2   La voce risale ad av. 1294 (Brunetto Latini : cfr. il Deli, s.v. vivere). Dall’archivio del Primo tesoro risultano 45 esempi. Cfr. Beccaria 2010, p. 107. 3   Il Battaglia (s.v. voltare1, n. 8) offre esempi di Botero, M. Ricci, Campanella, Algarotti, Manzoni (Pr. Sp.), Leopardi, Carducci. 4   La non comune cultura musicale di Cecchi fu favorita dalla consuetudine col musicologo e musicista Giannotto Bastianelli (cfr. Brusadin 1973, p. 39) ; a lui nel 1955 dedicò un saggio, Amici (cfr. Cecchi 1976a, p. 16, n. 1 e p. 611). 5   Appartiene all’àmbito dell’agraria una formazione siffatta, esito della contaminazione di tallare (variante metaplastica del più comune tallire ‘germogliare’) e del prefisso ri, proprio del registro famigliare e caro a Cecchi (vd. qui sotto rimpecettato). La voce non è lemmatizzata dal Battaglia né dal Tommaseo-Bellini. 6   Dall’archivio del Primo tesoro emerge un esempio della voce in Tomizza (La miglior vita) ; 3 occorrenze della variante vomero si hanno in Dessì (Paese d’ombre). 7   Cultismo : cfr. il Tommaseo-Bellini e il Battaglia. 8   Attestazioni della voce si hanno nel Battaglia (Tommaseo, D’Annunzio, C. E. Gadda). Il corpus del Primo tesoro ci offre due esempi dalle Nozze di Cadmo e Armonia di Roberto Calasso.  







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ciborio ‘piccola edicola’ (« assise in uno sgabuzzino che pare un ciborio », AM, p. 60) ; costola ‘costolone’ (« In alto, fra i piloni, lungo le costole e alle crociere della volta, luccicavano segnali rossi, verdi, azzurrognoli », AM, p. 6) ; 2 crociera ‘tipo di struttura risultante dall’intersezione delle volte’ (vd.qui sopra costola) ; 3 edicola ‘tempietto’ (« Esedre con sedili per leggere e meditare, edicole commemorative, fontanelle igieniche col pispino di porcellana bianca, erano a piè del campanile, riproducente quello di San Marco a Venezia », AM, p. 225) ; 4 esedra ‘portico in luogo aperto’ (vd. sopra edicola) ; 5 greca ‘decorazione’ (« Nei bicchieri e vasetti di creta, ed altre stoviglie d’uso popolare, ricorrono fregi e greche, a fasce rosse, gialle, cenerognole, a disegni di stelle marine ed altri animali », M, p. 114 ; « teste da crederle compagne alle sculture di Ife Uphas ; altre che paiono greche del quinto secolo », M, p. 118) ; 6 impiantito ‘pavimento’ (« Gli impiantiti di maiolica, le lumiere a specchio, gli sportelli dipinti fanno pensare al guardaroba d’un principe della galanteria », M, p. 154) ; 7 ipogeo ‘vano sotterraneo’ (« e piuttosto che in una gran macchina a vapore si crederebbe di trovarsi in un ipogeo stipato di giganteschi ed ermetici parallelepipedi grigi », AM, p. 7) ; 8 lenticolare ‘trasparente’ (« Paesaggio di diorama, scritto in tutti i dettagli con chiarezza lenticolare », ROM, p. 208) ; 9 ovolo ‘ornamento a forma di uovo in una modanatura’ (« le grasse coccole luccicano come il bronzo degli ovoli e delle pàtere nelle ornamentazioni d’un colonnato gigantesco », BOL [1965], p. 56) ; 10 pàtera ‘ornamento di forma circolare’ (vd. qui sopra ovolo) ; 11 pennacchio ‘la superficie che raccorda la base della cupola alla struttura su cui poggia’ (« Capitelli corinzi e sbilenche trabeazioni dalla sagoma azteca sostengono di buon accordo i pennacchi delle volte », M, p. 153) ; 12 sfogato ‘ampio, spazioso’ (« Lo studio del vecchio pittore era composto di tre stanze assai sfogate », AM, pp. 327-28) ; 13 trabeazione ‘il fregio e l’architrave’ (Tommaseo-Bellini : vd. qui sopra pennacchio). 14  





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1   Cultismo documentato dal Battaglia (s.v., n. 1) a partire dal Vasari. L’archivio del Primo tesoro lo attesta in Volponi (La macchina mondiale) e Tomizza (La miglior vita). 2   Il Battaglia (s.v., n. 5) offre esempi di Vasari e Sinisgalli. 3   Si veda l’esempio di Vasari (« Nelle crociere poi delle volte di detta chiesa ») riportato dal Battaglia (s.v. crociera1, n. 5). 4   Voce della lingua ecclesiastica (cfr. Migliorini 1978, p. 304) e artistica. Il Deli la fa risalire al 1485 circa (Iacopo Sannazaro). 5   Il Battaglia documenta la voce in Bibbia volgar., Milizia, Giordani, Cantoni, D’Annunzio, Ojetti, Cecchi, Comisso. 6   Il Battaglia (s.v., n. 1) dà esempi di D’Annunzio, Ojetti, Cecchi, Bacchelli. 7   Voce già segnalata da Mengaldo (2005, p. 81). Per il Fanfani è « di uso comune ». Il Battaglia (s.v. impiantito2, n. 1) dà esempi di Collodi, Ferd. Martini, Pratesi, D’Annunzio, Linati, Montale. Nei romanzi del Primo tesoro la voce appare dotata ancora di buona vitalità (si hanno 35 occorrenze). 8   Voce dell’archeologia, documentata dal Battaglia (s.v. ipogeo2, n. 1) a partire da Targioni Tozzetti. L’archivio del Primo tesoro ci offre 2 esempi di Consolo (Nottetempo casa per casa) e 1 di Montesano (Nel corpo di Napoli). 9   Già segnalata da Mengaldo (2005, p. 82), la voce è riconducibile alla lingua dei trattati d’arte. 10   Il Battaglia (s.v., n. 3) attesta la voce in Palladio, Garzoni, Sabbatini, Milizia, D’Annunzio. 11   Il Battaglia (s.v., n. 3) dà esempi di Algarotti e Milizia. Dal Primo tesoro risultano due occorrenze : Calasso (Le nozze di Cadmo e Armonia) e Consolo (Nottetempo casa per casa). 12   Nel Battaglia (s.v. pennacchio1, n. 10) sono riportati esempi di Algarotti, Milizia, Maironi da Ponte, Carducci, D’Annunzio, Cecchi (citato questo passo). 13   Voce propria del lessico di Longhi (cfr. Mengaldo 1999, p. 16 ; id. 2005, p. 98), largamente attestata dal Battaglia (s.v. sfogato1, n. 1) in Documenti per la storia dell’arte senese, Caro, Vasari, Soderini, Vallisneri, A. Cocchi, Bresciani, Fanfani, Pratolini. Un esempio di Brignetti (La spiaggia d’oro : « la stanza è sfogata, giocosa, di molti luoghi ») è archiviato dal Primo tesoro. 14   Voce dotta, attestata dal Battaglia in Fr. Martini, Milizia, Bacchelli, D’Annunzio. L’archivio del Primo tesoro ci dà un esempio di Eco (Il nome della rosa) e uno di E. Rea (La dismissione).  

















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Biologia treponema ‘genere di batterio’ (« la vedevo in una pirotecnica ruota, in un’iride vertiginosa e abbagliante di schegge, virgole, schizzi, pagliuzze, lunule, aghi, artigli, cristalli, bacilli e treponemi, d’ogni specie di rosso », AM, p. 327). 1  



Botanica cactus ‘pianta spinosa’ (« Di vegetazione non restano che cactus contorti come ferro battuto », M, p. 67 ; « gli orticelli hanno siepi di cactus », M, p. 123 ; « le forme di certi cactus », M, p. 162 ; « da qualche spunzone di cactus », AM, p. 295) ; 2 coccola ‘frutto del cipresso, bacca’ (« le grasse coccole luccicano come il bronzo degli ovoli e delle pàtere nelle ornamentazioni d’un colonnato gigantesco », BOL [1965], p. 56) ; 3 colchico ‘erba bulbosa velenosa’ (« Nerastre e sgretolate, le casipole stavano quatte fra l’erba, dove i primi colchici brillavano teneramente come fiammelle di vetro », M, p. 17) ; 4 dionea ‘pianta insettivora’ (« Ma bastò una contrazione, un incresparsi delle squame, perché dell’impero franco-absburghese restasse quanto resta d’una polvere dorata d’insetti tra le valve della dionea pigliamosche », M, p. 145) ; 5 equiseto ‘pianta erbacea’ (« E raffronti fotografici, molto istruttivi, che furono istituiti tra le forme, architettoniche e ornamentali, del barocco indiano e cinese e le forme di certi cactus, equiseti, e organismi rivelati dal microscopio », M, p. 162) ; 6 ginepro ‘genere di arbusto’ (« Ciuffi di ginestre e tignamica, nocciuoli selvatici, ginepri e pinastri », M, p. 16) ; 7 pinastro ‘pino selvatico’ (« e fra i giunchi intorno e i pinastri svolazzava qualche uccello », M, p. 61 ; vd. anche qui sopra ginepro) ; 8 scopa ‘arbusto’ (« Lunghe distese di scopa violetta in groppa alle colline », M, p. 16) ; 9 semprevivo ‘pianta con foglie carnose a rosetta’ (« Semprevivi dalle foglie crespute e color fuoco son coltivati sulle sepolture », AM, p. 157) ; 10  









































































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  Voce dotta che il Battaglia documenta in M. Capelli, C. E. Gadda, U. di Aichelburg, A. Busi.   Cultismo della botanica : il Battaglia lemmatizza cacto, dando esempi a partire da Mascheroni fino a Montale. 3   Abbondanti attestazioni si trovano nel Battaglia (s.v., n. 1) : a partire da Libro di viaggi fino a Slataper. 4   Cultismo largamente documentato nel Battaglia (Citolini, Mattioli, Domenichi, D’Alberti, Tommaseo, Pascoli, D’Annunzio, Negri, Gozzano, Govoni). 5   Nel Battaglia la voce è attestata in D’Alberti, Tramater, Bartolini ; s.v. pigliamosche, n. 2, è riportato il passo di Cecchi. 6   Il Battaglia dà esempi di Bencivenni, Durante, Ginanni, Aleardi, Linati, Govoni, Pavese. L’equiseto è pianta nota col nome di coda di cavallo : si vedano le osservazioni che Beccaria (2010, p. 188) fa su questo tipo di metafore. 7   La documentazione del Battaglia (s.v., n. 1) va da Cavalca fino a Ojetti. Esempi risultano anche dall’archivio del Primo tesoro : 2 Malaparte (La pelle), 9 Volponi (4 La macchina mondiale ; 5 La strada per Roma), 7 Tomizza (La miglior vita), 2 Siciliano (I bei momenti), 1 Maraini (Buio), 1 Alvaro (Quasi una vita), 2 Dessì (Paese d’ombre), 1 Cancogni (Allegri, gioventù), 1 Eco (Il nome della rosa), 1 Veronesi (Caos calmo). 8   Il Battaglia attesta la voce in Landino, Mattioli, Soderini, Scamozzi, Pasta, Galanti, Pascoli, Cesareo, Papini, Marrone, Montale. Sulla presenza di pinastro in Montale (A vortice s’abbatte) si vedano le osservazioni di Mengaldo 1994, p. 222. 7 ricorrenze si hanno nell’archivio del Primo tesoro : 2 Gadda (Novelle dal ducato in fiamme), 1 Cancogni (Allegri, gioventù), 2 Cialente (Le quattro ragazze Wieselberger), 2 Barbero (Bella vita e guerre altrui di Mr. Pyle, gentiluomo). 9   Il Battaglia (s.v., n. 1) documenta la voce (definita così perché coi suoi rami si fanno le scope) in Crescenzi volgar., A. Bonciani, Ramusio, Guizzalotti, Vasari, Galileo, Targioni Tozzetti, Manzoni (Pr. Sp.), Pascoli, Cecchi (citato questo passo), Luzi, Cassola. Una sola occorrenza (Cancogni, Allegri, gioventù : « attaccarono dritto la montagna lungo un vallone incassato, erto, folto di cespugli, erica, bosso, ginepro, scopa, olivo selvatico ») risulta dal Primo tesoro. 10   Il Tommaseo-Bellini (s.vv. semprevivo e sempreviva, n. 2) ricorda che il semprevivo è una ‘sorta d’erba che dagli antichi fu creduta la medesima che la barba di Giove’. L’archivio del Primo tesoro offre un esempio di Tomizza (La miglior vita). Cfr. « Lingua Nostra », xviii (1957), p. 98. 2

























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siliqua ‘frutto secco, baccello’ (« le cui silique, esplodendo fragorosamente, eiaculano lontano i loro semi, dai quali si estrae la stricnina », M, p. 65) ; 1 tignàmica ‘pianta erbacea aromatica’ (« Ciuffi di ginestre e tignamica, nocciuoli selvatici, ginepri e pinastri », M, p. 16) ; 2 veccia ‘pianta erbacea’ (« Ove il musco è nato di fresco, si pensa alle argentee fiorite delle vecce sugli altari del Santo Sepolcro », AM, p. 206). 3  















Chimica fenico ‘di fenolo’ (« Dalle casucce di Xochimilco, quasi tutte a solo pianterreno ed impiastrate di calce, s’esala un acuto odore fenico », M, p. 102) ; 4 guaiacòlo ‘etere metilico della pirocatechina’ (« L’aria era intrisa di un tanfo di legno imporrato, così pungente che rammentava l’odore tubercolotico del guaiacolo », AM, p. 245). 5  









Cinema ruzzola* ‘pizza filmica’ (« Che quelle goffe ruzzole di pellicola procedessero traballando, e malamente tirandosi dietro una colonna sonora fatta di rappezzi », AM, p. 148). 6  



Commercio esitare ‘vendere, smerciare’ (« È quanto contano di esitare in tutta la giornata », M, p. 159). 7  



Entomologia èlitra ‘ala anteriore di un insetto’ (« come un fremito d’elitre nel buio », AM, p. 347 ; « Si posavano i maggiolini sui bianchi bastingaggi [...] Scuri di colore, il corsaletto verde, e le elitre filettate di verde e d’arancio », AM, p. 350 ; « e il fremito dell’elitre fa pensare ai serpi a sonagli », M, p. 125) ; 8 maggiolino ‘insetto coleottero’ (« Si posavano i maggiolini sui bianchi bastingaggi », AM, p. 350). 9  





















Filosofia appercezione (« Ma un’appercezione a un tempo più chiara e immaginativa della vita, la troviamo nel ‘‘poeta gentiluomo’’ : Mercutio, Horatio », ROM, p. 173) ; 10  







1   Il Battaglia, s.v. siliqua1, n. 1, dà esempi di Crescenzi volgar., Mattioli, C. Felici, C. Durante, Cestoni, Magalotti, Targioni Tozzetti, Casati, D’Annunzio, Gozzano, Cecchi (citato questo passo), Gadda Conti. 2   Il Battaglia classifica tignamica come voce toscana, dando esempi di Bencivenni, Frescobaldi, Soderini, Targioni Tozzetti, Soffici, Cecchi (citato questo passo). 3   Il Battaglia (s.v., n. 1) offre esempi di Nuovi testi fiorentini, Palladio volgar., Landino, Domenichi, Muratori, Targioni Tozzetti, Manzoni (Pr. Sp.), Pascoli, Baldini. « Colgo la veccia » si legge in D’Annunzio (Alcyone, L’opere e i giorni : cfr. Serianni 1990, p. 153 e n. 46). Un esempio (Banti, Artemisia : « mendicanti rustici e villani affamati, nutriti di vecce ») è archiviato dal Primo tesoro. 4   Il Battaglia (s.v. fenico1) documenta la voce in De Roberto, D’Annunzio, Pirandello, Cecchi (citato questo passo). 5   Attestata dal Battaglia in Panzini, Gozzano, Marotta, questa voce dotta della chimica è ricordata da Bruno Migliorini (1990, p. 28, n. 42). 6   Gergalismo attestato dal Battaglia (s.v. ruzzola1, n. 2) solo nel passo di Cecchi riportato qui sopra. 7   Il Battaglia (s.v. esitare2, n. 1) offre esempi di Trattati antichi, Galileo, S. Rosselli, Rosa, Broggia, Goldoni, Alfieri, Giusti, Cecchi (citato quest’esempio). Cfr. Migliorini 1973, p. 102. 8   Cultismo che il Battaglia (s.v., n. 1) attesta in D’Alberti, Pascoli, Cecchi, Comisso. Esempi della voce risultano anche dal Primo tesoro : 1 Banti (Artemisia) ; 4 Moravia (I racconti) ; 1 Malerba (Il serpente); 2 Prisco (Una spirale di nebbia). 9   Voce documentata dal Battaglia (s.v. maggiolino1) in Tramater, Pascoli, Govoni, Moravia. Un buon numero d’esempi risulta dal Primo tesoro : 14 Prisco (Una spirale di nebbia), 3 Campanile (Gli asparagi e l’immortalità dell’anima), 1 Petroni (La morte del fiume), 1 Citati (Tolstoj), 2 Brignetti (La spiaggia d’oro), 1 Montefoschi (La casa del padre). 10   Voce presente in Croce (cfr. Colussi 2007, p. 176). Un solo esempio (Soffici) si legge nel Battaglia (s.v., n. 2). Il Migliorini (1990, p. 72) osserva che l’apperceptio leibniziana è stata adattata nella nostra lingua in appercezione,  



















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concretarsi ‘prendere forma concreta’ (« Egli non riuscì a concretarsi pienamente se non in poesia », ROM, p. 143) ; 1 intellettualizzato ‘modificato dall’intelletto’ (« E tutti coloro che si sentono stanchi e sfiduciati della comune immagine d’una toscanità simmetrica, ravviata, intellettualizzata e aridamente spiritosa, son grati al Pratesi d’avere invece rappresentata una Toscana tanto più aspra, romantica, dolorosa, ma al medesimo tempo più vera », LNU [1956], p. 246) ; 2 sorite ‘sillogismo’ (« sui sorite epigrammatici del Pope », ROM, p. 176). 3  















Fisica fosforescenza ‘scintillio’ (« Si tratta, in parole povere, dei primi segni, delle prime fosforescenze di vere e proprie ispirazioni », BOL [1966], p. 104) ; 4 magnetico ‘che attrae a sé, avvincente’ (« nella scena, veramente magnetica e mesmerica, in cui la chitarra risponde alla vibrazione della voce, è una lievitazione di forze oscure e profonde », AM, p. 100) ; mesmerico* ‘arcano’ (vd. qui sopra magnetico) ; 5 opalescenza ‘proprietà di alcuni corpi di presentarsi con aspetto lattiginoso e, talora, iridescente’ (« fanno pensare alla opalescenza dei cieli in certi toscani del quattordicesimo e quindicesimo secolo », ROM, p. 54). 6  

















Giornalismo stelloncino ‘breve articolo di giornale’ (« […] fanno sul ‘‘Nuovo giorno’’ la loro pubblicità ; che si distingue da quella d’altri periodici unicamente perché, in ogni stelloncino, è sormontata dalla parola : Peace », AM, pp. 64-5). 7  







Guerra giberna ‘custodia per cartucce’ (« I soldati olivastri e camusi cambiano la guardia battendo il calcio dei fucili sulle giberne », M, pp. 110-11) ; 8 obice ‘pezzo d’artiglieria’ (« agli obici squarciati dallo scoppio in forma di paniere da fiori », M, p. 50) ; 9 spallaccio ‘la pezza d’armatura che protegge la spalla’ (« Gli spallacci, i cinturoni, gli stivaloni, gli elmetti coloniali col riverbero verde, andavano a spreco », AM, p. 330). 10  















così come altre voci dotte che risalgono « a nomenclature speciali ». Una sola occorrenza emerge dal Primo tesoro (Landolfi, A caso : « quel metodo, cioè quel modo di appercezione o apprendimento della realtà »). 1   Per Mengaldo (2005, p. 82) è una di quelle voci che « indicano le frequentazioni filosofiche » di Cecchi. Il Battaglia (s.v. concretare, n. 3) dà esempi di De Sanctis, Carducci, Soffici, Cecchi, Stuparich. 2   Intellettualizzare si trova in Croce (cfr. Colussi 2007, p. 257). Migliorini vi ricorreva per influsso di Bally (cfr. Colussi 2008, p. 258). 3   Il Battaglia (s.v. sorite1) documenta la voce in B. Cavalcanti, Galileo, Genovesi, T. Valperga di Caluso, Mamiani, B. Croce. Cfr. « Lingua Nostra », v (1943), p. 27. 4   Per il Tommaseo-Bellini si tratta di una voce coniata « sull’anal[ogia] di appariscenza ». 5   Il Battaglia (s.v., n. 2) documenta la voce (dal nome del tedesco Mesmer) esclusivamente in questo passo del Cecchi. 6   Il Battaglia offre esempi di Bicchierai, Cecchi, Ungaretti, Soldati. 7   Il Battaglia (s.v., n. 1) dà esempi di Panzini, Moretti, Gadda Conti. Un’occorrenza della voce (Gorresio, La vita ingenua : « insistere con stelloncini e corsivi sull’uso del voi ») risulta anche dal Primo tesoro. Cfr. « Lingua Nostra », xxiv (1963), p. 12. 8   Il Battaglia documenta la voce in Cattaneo, Massaia, D’Annunzio, Gadda. Quanto alla narrativa del Novecento, l’archivio del Primo tesoro offre 15 esempi : 1 Barbero (Bella vita e guerre altrui di Mr. Pyle, gentiluomo), 7 Rigoni Stern (Il sergente nella neve), 1 Gadda (Novelle dal ducato in fiamme), 1 Arpino (L’ombra delle colline), 1 Bevilacqua (L’occhio del gatto), 1 Dessì (Paese d’ombre), 1 P. Levi (La chiave a stella), 2 Ferrero (N.). 9   Il Battaglia (s.v. obice1, n. 1) attesta la voce in Botta, Colletta, Niccolini, C. Ferrari, Garibaldi, Bacchelli. Picchiorri (2008, p. 271) ne documenta la presenza nell’Ebreo di Verona del Bresciani. Nei romanzi del Primo tesoro si hanno 12 esempi : 1 Ferrero (N.), 3 Starnone (Via Gemito), 1 Mazzucco (Vita), 4 Riccarelli (Il dolore perfetto), 1 Alvaro (Quasi una vita), 1 Gorresio (La vita ingenua), 1 Barbero (Bella vita e guerre altrui di Mr. Pyle, gentiluomo). 10   Nel Battaglia (s.v., n. 1) la documentazione va da Rinaldino da Montalbano fino a Calvino. 2 esempi  



































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Marineria polena ‘immagine scolpita sulla prua di una nave’ (« polene di navi, in aspetto di soavi angioli classicheggianti », AM, p. 168). 1  



Meccanica puleggia ‘ruota che gira attorno a un asse’, qui nel senso generico di ‘meccanismo’ (« Benché i manoscritti del D’Annunzio, allo stesso modo di quelli dello Shelley, abbiano un po’ il torto di scoprire dentro alla poesia i tiranti e le pulegge del macchinismo oratorio », LNU [1953], p. 88) ; 2 tirante ‘cavo sottoposto a tensione’, qui in senso figurato (vd. qui sopra puleggia). 3  





Medicina ameba ‘malattia infettiva’ (« Peste, tetano, tigna, malaria, ameba, colera ; streptococchi, micrococchi e stafilococchi, bacilli e bacterii : c’era costì da farsi belli », AM, p. 175) ; 4 anchilosi ‘paralisi’ (« Ma tanto per avere un’idea del lavoro letterario del Wordsworth nella sua anchilosi fredda e tenace », ROM p. 237) ; 5 atrabiliare ‘affetto da atrabile, di carattere cupo’ (« Su certi autori atrabiliari, come per esempio il Giordani e il Guerrazzi, i referti di coloro che li praticarono, spesso e volentieri fanno a gara di veleno », LNU [1954], p. 165) ; 6 bacillo (vd. sopra ameba) ; 7 bacterio (vd. sopra ameba) ; 8 catalessi ‘stato di immobilità’ (« la culla come in catalessi, nelle sue braccia », ROM, p. 147 ; « Finisce che, da un certo angolo visivo, quest’America così guizzante, ginnastica, dinamica, automobilistica, appare immersa in una insormontabile catalessi, in una profonda narcosi », AM, p. 46) ; 9 colera ‘malattia infettiva’ (vd. sopra ameba) ; 10 enfiagione ‘espansione, sviluppo anomalo’ (« E le moli dei grattacieli non rappresentavano, secondo lui, che l’estrema enfiagione del volontarismo e babilonismo contemporaneo », AM, p. 10) ; 11 laudano ‘estratto dell’oppio, usato come sedativo e analgesico’ (« E se fino ad ora la sua vita ha proceduto incerta e sbandata, ormai, sotto l’azione del laudano, diventa inafferrabile », ROM, p. 159) ; 12  



















































(Rigoni Stern, Il sergente nella neve ; Bevilacqua, L’occhio del gatto) sono archiviati dal corpus del Primo tesoro. Cfr. « Lingua Nostra », i (1939), p. 70. 1   Voce attestata dal Battaglia (s.v., n. 1) in Carena, Guerrazzi, D’Annunzio, Viani, Cecchi (citato questo passo), Monelli. Dal Primo tesoro emergono 8 ricorrenze : 1 Alvaro (Quasi una vita), 2 Calasso (Le nozze di Cadmo e Armonia), 4 Magris (Microcosmi), 1 Ferrero (N.). 2   L’uso figurato della voce è attestato dal Battaglia (s.v., n. 2) in Viani e Onofri. 3   Per il Tommaseo-Bellini è voce « degli architetti ». Si trova nella prosa dannunziana (6 ricorrenze risultano 4 dalla LIZ).   Cultismo che il Battaglia attesta in Manzini. 5   Solo un esempio di A. Cocchi è riportato dal Battaglia. 6   Il Battaglia (s.v. atrabiliare, n. 1) attesta la voce in Redi, Leopardi, Rajberti, Giusti, Fogazzaro, De Amicis, Gozzano. Un solo esempio (Siciliano, I bei momenti : « preso da malinconia atrabiliare ») è archiviato dal Primo tesoro. Cfr. Vitale 1999, p. 77. 7   Parola d’autore (coniata nel 1872 da Ferdinando Cohn : cfr. Serianni 2005, p. 119). 8   Anche batterio è parola d’autore (risale al 1838, Ehrenberg : cfr. Serianni 2005, p. 119). 9   Cultismo della medicina (cfr. Migliorini 1973, p. 108). In senso figurato, la voce è attestata dal Battaglia (s.v., n. 1) in Pascoli, Cecchi (riportato il passo di AM), Sinisgalli. Una sola occorrenza risulta dal Primo tesoro (Montesano, Nel corpo di Napoli : « ma era caduta in catalessi medianica nella vasca da bagno »). 10   Sull’evoluzione semantica di questo grecismo si sofferma Serianni (2005, pp. 102-03). 11   Voce propria del linguaggio medico, usata qui in senso figurato. Il Tommaseo-Bellini osserva che « in molti dial[etti] enfiagione non è noto, e usa gonfiezza ». Dalla LIZ risultano 5 occorrenze : Garzoni (La piazza universale), Leopardi (Lettere), De Amicis (Cuore), Tozzi (Tre croci), D’Annunzio (La figlia di Iorio). 12   Voce della farmacologia che il Battaglia (s.v., n. 1) documenta in Redi, G. Del Papa, A. Cocchi, Nievo e D’Annunzio.  

































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micrococco ‘genere di batteri’ (vd. sopra ameba) ; 1 morfinizzato ‘stordito’ (« Come se poi, subito, a nord, non si stendesse un intiero continente, morfinizzato e isterizzato d’ipocrisia politica e cupidigia bancaria, d’alcole e frustrazioni sessuali », AM, p. 314) ; 2 narcosi ‘apatia, torpore’ (« son costretto a constatare come questa musica è tutta patinata […] misteriosamente intonata a bisogni di narcosi morale », M, p. 169 ; vd. qui sopra catalessi) ; 3 paralisi ‘perdita della motilità’ (« e agitava continuamente le mani aggranchite da una paralisi », M, p. 155) ; rècipe ‘ricetta, dosaggio’ (« Zucchero e melassa, in dosi variate, entrano nel rècipe di quasi ogni cinematografia, non soltanto americana, appena essa tocchi un problema sociale », AM, p. 144) ; 4 referto (vd. sopra atrabiliare) ; 5 sclerotica ‘la parte opaca della membrana esterna dell’occhio’ (« le frange ricurve e ombrose dei cigli sembravano appiccicate con una colla nera che orlasse la sclerotica », AM, pp. 134-35) ; 6 splenetico ‘malinconico’ (« il Blair, il Byron, ‘‘amateurs’’ leggeramente splenetici », ROM, p. 45 ; « Ha ragione quando si scaglia contro la solitudine splenetica dei byroniani », ROM, p. 253) ; 7 stafilococco ‘genere di batteri’ (vd. sopra ameba) ; 8 streptococco ‘genere di batteri’ (vd. sopra ameba) ; 9 tigna ‘affezione contagiosa del cuoio capelluto’ (vd. sopra ameba). 10  



















































Mineralogia basalto ‘roccia di colore nero’ (« un’ombra di giganteschi dorsi d’isole di basalto », ROM, p. 217) ; corniola ‘minerale di colore rosso’ (« La polpa del mamey, che ha il colore della corniola e un odore grave e amarognolo, che ricorda quello della terracotta bagnata », AM, p. 327) ; 11 galestro ‘roccia di argilla scistosa’ (« fra gli scoscendimenti dei galestri verdognoli », M, p. 16) ; 12 ganga ‘materia che avvolge i minerali’ (« avevano qualche cosa di minerale, come il crepito di una ganga che s’incrina », M, p. 62 ; « Son mito allo stato naturale, fasciato di ganga ; schietto sentimento e fantasia », AM, p. 258) ; 13  































1

  Il Battaglia attesta la voce in Panzini e Cecchi (citato l’esempio qui riportato).   Il Battaglia (s.v., n. 2) attesta la voce in Marinetti, Cecchi (citato quest’esempio) e Manifesti del futurismo. 3   Voce dotta che Cecchi usa qui in senso figurato. Si veda la documentazione del Battaglia (s.v., n. 2) : Panzini, Cecchi, Montale. 4 esempi risultano dal Primo tesoro : Palazzeschi (I fratelli Cuccoli), Soldati (Lettere da Capri), Piovene (Le stelle fredde), Parise (Sillabario n. 2). 4   La voce appartiene al latino dei medici e ricorreva nell’intestazione delle ricette. Nel significato che ha in Cecchi (‘dosaggio dei componenti in un’opera artistica’), la voce è usata da Montale (cfr. il Battaglia, s.v., n. 5). 5   Voce dotta, utilizzata nell’àmbito della critica letteraria anche da Gianfranco Contini (cfr. Baldelli 1973, p. 339). 6   Voce dell’anatomia che risale al latino medioevale (cfr. Migliorini 1990, p. 203, n. 15). Il Battaglia la documenta largamente (Ottimo, G. Manfredi, Ignoto anatomista, Fasciculo di medicina volgare, Ferd. Martini, D’Annunzio, Cecchi, Pratolini). Un esempio di Moravia (Il conformista) è archiviato dal Primo tesoro. Cfr. « Lingua Nostra », xxvii (1966), p. 124 ; xxviii (1967), p. 17. 7   Il Battaglia (s.v., n. 3) offre esempi di Bersezio, Gioberti, Faldella, Papini, G. Manganelli, Arbasino, P. Isotta. 8   Il Battaglia attesta la voce in Panzini, Buzzati, E. Minetto. 9   Il Battaglia documenta la voce in Panzini, Cicognani, N. Ginzburg. 10   Una larga documentazione è offerta dal Battaglia (s.v., n. 1), a partire da Petrus de l’Astore fino a Landolfi. Dall’archivio del Primo tesoro emergono 2 occorrenze : Palazzeschi (I fratelli Cuccoli) e Barbero (Bella vita e guerre altrui di Mr. Pyle, gentiluomo). 11   Il Battaglia (s.v., n. 1) attesta la voce a partire da Cecco d’Ascoli fino a D’Annunzio. In Cecchi le voci di minerali sovente ricorrono « metonimicamente per il colore relativo » (Mengaldo 2005, p. 83 : ivi è citato color di malachita). 12   Voce attestata dal Battaglia (s.v., n. 1) in Tanaglia, Magazzini, Trinci, Lastri, Bossi, Tramater, D’Annunzio, Soffici, Calvino. 13   La voce (tedesco Gang ‘filone’, propriam. ‘cammino’) è tipica del linguaggio critico di Contini. Il senso figurato di ‘materia inutile, parte inutilizzata’ è registrato dal Battaglia (s.v. ganga1, n. 2 : viene riportato il secon2





















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malachita ‘carbonato basico di rame’ (« mobili incrostati di malachita », M, p. 141).  



1

Moda battola ‘pettorina di stoffa bianca inamidata’ (« E fra il rosso dei frak, il nero talare delle giubbe, e il bianco delle battole e dei plastroni, a me veniva in mente lo zucchetto prelatizio di Fenelon », AM, p. 204) ; 2 biffato* ‘segnato di biffe’ (« Una tuta ragionata, stringata ; biffata e luccicante di chiusure automatiche, non ancora uscita dalle pieghe », AM, p. 272) ; 3 bucherame ‘tipo di tessuto pregiato’ (« tiravano fuori dagli armadi i bucherami e gli sciamiti », ROM, p. 139) ; 4 falpalà ‘gala di stoffa increspata o pieghettata, per ornamento di gonne’ (« Le dame, reggendosi i falpalà, fuggono con piccole strida », ROM, pp. 27-8) ; 5 pamela ‘cappello di paglia a larghe tese, legato con nastri sotto il mento’ (« Ritte alle cantonate, nei mantelloni rossi orlati di pelo bianco, la pamela rossa e gli stivaloni da neve, le scudiere dell’Esercito della Salute scuotevano un campanello e raccoglievano l’obolo per la beneficenza natalizia », AM, p. 130) ; 6 sciamito ‘tessuto di seta pesante’ (vd. sopra bucherame) ; 7 soggolo ‘benda che cinge il collo e circonda il viso’ (« Ha il soggolo bianco e il velo nero », AM, p. 236) ; 8 spolverina ‘spolverino’ (« blusette trapunte e scollate, spolverine che chi sa quanti viaggi avevano fatto », AM, p. 208). 9  











































Musica atonalismo ‘sistema musicale svincolato dal principio della tonalità’ (« nel tempo che ai giovani arridono le prime arditezze pseudointellettuali, e come Clara, scuoprono la Mansfield e altri autori nuovi, l’atonalismo, il nudismo, l’esotismo, il diavolo a quattro, e si allenano per le scappate future », LNU [1954], p. 152) ; 10 basso continuo ‘parte strumentale formata dai bassi che si succedono lungo il discorso musicale’ (Battaglia ; « Ciò nonostante, era ritmo, era esaltazione, era musica ; e che musica : su un basso continuo di quindicimila cavalli vapore », AM, p. 5 ; « in Inghilterra, il senso naturale fa da basso continuo, da accompagnamento costante, all’arte e alla letteratura », AM, p. 243) ; 11  























do esempio di Cecchi). Dalla LIZ risultano solo 2 occorrenze dannunziane (Forse che sì, forse che no : « dall’aspra ganga »). 1   Variante del più comune malachite ; il Battaglia (s.v. malachite, n. 1) attesta malachita in Ojetti e Cecchi (citato quest’esempio). Il Primo tesoro documenta solo malachite (7 esempi). 2   Il passo è riportato dal Battaglia (s.v., n. 5). Della voce esistono anche le varianti batola e batolo. 3   Questo di Cecchi è l’unico esempio fornito dal Battaglia. Per il Gradit (s.v. 2biffare) la prima attestazione italiana risale al 1940. 4   Nel Battaglia si hanno esempi di Balducci Pegolotti, Marco Polo volgar., Testi fiorentini, Boccaccio (Dec.), Muratori, D’Annunzio. Cfr. Cecchi 1976a, p. 147 (si segnala la presenza della voce nel Milione) ; « Lingua Nostra », iv (1942), pp. 2-6. 5   Il Battaglia (s.v., n. 1) dà esempi di Magalotti, Fagiuoli, A. Cocchi, Pananti, De Marchi, D’Annunzio, Panzini, Alvaro. 6   Migliorini (1978, p. 549, n. 2) la ricorda tra le voci ottocentesche che si richiamano a personaggi del Settecento. Il Battaglia attesta pamela in Fucini, Cagna, Linati, Viani. Dal Primo tesoro risultano 4 ricorrenze in Cancogni (Allegri, gioventù). Cfr. « Lingua Nostra », xv (1954), p. 49. 7   Voce della lingua antica, attestata dal Battaglia (s.v., n. 1) a partire da Cielo d’Alcamo. 8   Voce utilizzata da Manzoni per il ritratto di Gertrude (« un’altra benda a pieghe circondava il viso, e terminava sotto il mento in un soggolo »). 7 esempi novecenteschi sono archiviati dal Primo tesoro : 5 Sanvitale (Madre e figlia), 1 D. Rea (Ninfa plebea), 1 Siciliano (I bei momenti). 9   4 esempi della voce si ricavano dal Primo tesoro : 3 Pasolini (Una vita violenta) e 1 Bufalino (Le menzogne della notte). 10   Voce non registrata dal Battaglia, che lemmatizza atonale e atonalità. 11   Locuzione registrata dal Battaglia (s.v. basso3, n. 1 : viene riportato il primo dei due esempi qui citati) e pre 



























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cavatina ‘aria breve, unita talvolta al recitativo’ (« le cavatine degli Allegri straccioni », ROM, p. 79) ; 1 corale ‘canto religioso’ (« La sentenza passava in un corale virile, su un nervoso, tambureggiato movimento di marcia », AM, p. 219) ; 2 dodecafonista ‘compositore di musica seriale’ (« Non senza essersi prima incapriccito di Clara, questo dodecafonista della malora scanna Rosalìa, e anche lui si affoga », LNU [1954], p. 150) ; 3 sistro ‘strumento musicale, tipico del culto egiziano della dea Iside’ (« Alte, membrute, violente, a vederle andare attorno così equipaggiate, sembra che le circondi ed avvolga uno strepito di sonagliere, o il rintocco dei sistri d’una cavalleria », AM, p. 116). 4  





















Ottica diorama ‘insieme di vedute dipinte’ (« Paesaggio di diorama, scritto in tutti i dettagli con chiarezza lenticolare », ROM, p. 208). 5  



Religione paliotto ‘rivestimento del frontale di un altare’ (« Altri, e mantiglie, a foglie e fiorami variati e fiammanti, facevano pensare a piviali, pianete, paliotti », AM, p. 293) ; 6 pianeta ‘sopravveste indossata dal sacerdote nella celebrazione della messa’ (vd. sopra paliotto) ; 7 piviale ‘ampia veste liturgica’ (vd. sopra paliotto) ; 8 talare ‘di colore simile a quello degli abiti ecclesiastici’ (« E fra il rosso dei frak, il nero talare delle giubbe, e il bianco delle battole e dei plastroni, a me veniva in mente lo zucchetto prelatizio di Fenelon », AM, p. 204) ; 9 vedico ‘che si riferisce al veda’ (« Ed egli non avea già bisogno di rammemorar con le parole degl’inni vedici la bella Ariuni », PAS, p. 4) ; 10 zucchetto ‘copricapo usato dagli ecclesiastici’ (vd. sopra talare). 11  





















Teatro velario ‘sipario teatrale’ (« Quando l’organista ebbe finito, toccò all’orchestra, e si aprì il velario », M, p. 168). 12  



sente nelle Pagine del libro segreto di D’Annunzio (« Dalle Variazioni sopra un basso continuo di Sebastiano Bach alla Sinfonia dantesca » : dati LIZ). 4 occorrenze emergono dall’archivio del Primo tesoro : C. Levi (L’orologio), Tomasi di Lampedusa (Il Gattopardo), Magris (Danubio), Barbero (Bella vita e guerre altrui di Mr. Pyle, gentiluomo). 1   Voce attestata dal Battaglia (s.v., n. 1) in Memorie per le Belle Arti, V. Bellini, Panzini, Linati. 2   Voce attestata dal Battaglia (s.v. corale3) in Tommaseo, D’Annunzio, Barilli, Negri, Cecchi. 3   Dodecafonista non figura nel Battaglia, che classifica dodecafonia e dodecafonico come neologismi della musica del Novecento. 4   Voce dotta che il Battaglia (s.v., n. 1) documenta in Bibbia volgar., Citolini, Caro, Marino, G. Argoli, Parini, Pascoli, D’Annunzio, Gozzano, Montale, Cassieri. « Il trillare dei sistri » si legge in Gorresio (La vita ingenua : dati dell’archivio del Primo tesoro). 5   Voce coniata sul modello di panorama. Cfr. « Lingua Nostra », v (1943), p. 25. 6   Per il De Amicis (1910, p. 131) rientra tra i « nomi di cose utili a sapersi ». Nel Battaglia (s.v., n. 1) si leggono esempi di Capitoli della Compagnia dei Disciplinati della Madonna di Siena, Serdonati, F. Rondinelli, Siri, Baldinucci, Batacchi, D’Azeglio, D’Annunzio, Bacchelli. Il Primo tesoro ci offre due esempi di Eco (Il nome della rosa). 7   Un’ampia documentazione della voce si trova nel Battaglia (s.v. pianeta2), a partire da Cavalca fino a De Pisis. 8   Le attestazioni dal Battaglia (s.v., n. 1) vanno dai Capitoli della Compagnia dei Disciplinati della Madonna di Siena fino a Viani. 9   Voce dotta : cfr. il Battaglia (s.v. talare1, n. 2 : citato il passo di Cecchi). 10   La voce è documentata dal Battaglia (s.v., n. 1) in Carducci, Papini, Gozzano. 11   Il Battaglia (s.v., n. 1) riporta esempi di Riccardi di Lantosca, Ojetti, Piovene. 12   Voce attestata dal Battaglia (s.v., n. 7) in Panzini, Montale, Arbasino. 5 occorrenze risultano dal Primo tesoro : 2 Bellonci (Rinascimento privato), 2 Consolo (Nottetempo casa per casa), 1 Pontiggia (La grande sera).  



























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Tipografia colonnino ‘colonna di scrittura di un testo’ (« E mi pare che, all’artista e allo scrittore, pur nella brevità di quei colonnini, si rendesse un omaggio ben esplicito e caloroso », CP [1955], p. 142) ; 1 stampone ‘prova di stampa’ (« in quanto oggi stesso avevo visto sugli stamponi del numero che a quest’ora è in macchina, il tuo articolo sulle ‘‘lettere’’ di Cardarelli », OS [1946], p. 68 ; « vidi gli stamponi del giornale », OS [1946], p. 70) ; 2 tricromia ‘procedimento di stampa che consiste nel riprodurre immagini a colori, mediante la sovrapposizione dei tre colori fondamentali : giallo, rosso e blu’ (« Ed è come guardare in uno stereoscopio ; o guardare, in queste riviste illustrate, le tricromie della pubblicità […] La città esce tutta ristampata, e direi fulgidamente candita, in una nuovissima edizione in tricromia », AM, p. 114). 3  

























Stranierismi La presenza di due libri di viaggio (M e AM) tra i testi spogliati offre al lettore l’opportunità d’imbattersi in una consistente messe di forestierismi : si può dire che le riflessioni dell’autore presentino a ogni passo voci straniere, necessarie in molti casi a una compiuta descrizione di usi e costumi dei luoghi visitati. Nella straordinaria ricchezza dello stile di Cecchi, questo tipo di parole costituisce un ingrediente non secondario : di là dai termini che da tempo hanno conquistato largo spazio in ogni genere di pubblico (boyfriend, cocktail, golf, hockey, self-control, ecc.), gli stranierismi sono anche note di colore sparse con un certa larghezza (vd. bootlegger, coyote). Andrà comunque notato come la presenza di parole prive di autorizzazione letteraria non pregiudichi il livello del registro espressivo ; esse rispondono piuttosto a un’esigenza vivissima in libri di viaggio come quelli di Cecchi : quella di farsi interpreti credibili di una realtà lontana. Gli stranierismi appartengono ai campi semantici più disparati : lo spettacolo (burlesque, cancan), lo sport (ring, rugby), la malavita (bootlegger), i frutti (mamey), gli animali (skunk), ecc. Nei composti (drug-store, punching-ball), la presenza del trattino segnala graficamente il legame che esiste tra le due parti. Episodico qualche allontanamento dalla grafia originaria (burlesk per burlesque). Vediamo solo qualche esempio.  









adobe ‘mattone cotto al sole’ (« l’adobe di terra battuta piuttosto tende a un grigio verdastro », M, p. 58) ; banderilla ‘asticciola utilizzata nella corrida’ (« Il torneo ritrovava eleganza nel gioco delle banderillas », M, p. 85) ; bar (« entravano a far colazione in qualche ‘‘bar’’ », M, p. 43) ; biscuit (« i piccoli busti di biscuit raffiguranti il parentado di Napoleone », AM, p. 86) ; bleu (« un grembiule bleu », ROM, p. 273) ; bootlegger ‘spacciatore, contrabbandiere’ (« Il pioniere è diventato gangster, bootlegger, aggiottatore », AM, p. 110) ; boyfriend (« l’innocente passatempo di fare il boyfriend », AM, p. 123) ; burlesque ‘spettacolo di varietà’ (« in paragone ai comuni burlesk ed altri spettacoli americani di ‘‘varietà’’ e di esibizione », AM, p. 78) ; cancan (« come se andassero a veder ballare il cancan », AM, p. 120) ; canyon (« Sulle montagne e nei canyons, oltre alle turchesi e all’argento, gli Indiani trovano ciottoli levigati come quelli dei torrenti », M, p. 64) ;  























































1



  Il Battaglia (s.v., n. 3) offre esempi di Cantini, D’Alberti, Carducci.   Il Battaglia (s.v. stampone1) attesta la voce in Monti, Leopardi, Faldella, Savinio. 3   Grecismo attestato dal Battaglia in Pascoli, Cecchi, Moravia. 2



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carillon (« Nessuna eco umana turba gli angelici appelli del carillon », AM, p. 60 ; « aggiuntovi un carillon che mattinalmente calava concenti sull’inizio delle lezioni », AM, p. 225) ; causeur ‘conversatore’ (« causeur più che poeta », ROM, p. 244) ; 1 cocktail (« dopo due o tre cocktails », AM, p. 117) ; console (« Hai una facciata di chiesa che, in fin dei conti, non è se non una console o una scrivania di proporzioni maiuscole », M, p. 151) ; corral ‘recinto’ (« Nel corral, appoggiato al muro, era un miserabile cavallo giallastro, senza più età e senza più fiato », AM, p. 334) ; corrido ‘componimento poetico-musicale’ (« il corrido s’apre con la data dell’avvenimento commemorato », M, p. 88 ; « Senza contare il vecchio illustratore di corridos e ballate », M, p. 139) ; cottage ‘casa rustica’ (« un gruppo di mietitori che tornano al cottage preceduti da un giulivo montone », ROM, p. 208 ; « come le case coloniche intorno a Firenze, riattate a uso ‘‘cottage’’ dagli Inglesi di troppo buon gusto », M, p. 149) ; cowboy (« cowboys da operetta », M, p. 45) ; coyote ‘lupo delle praterie’ (« era un grosso coyote, come si chiamano i lupi di queste praterie », M, p. 69) ; dandy (« verace specchio del secolo, e splendido autoritratto di dandy », ROM, p. 57) ; drugstore ‘emporio’ (« In negozi di Broadway e di Sesta Avenue, come in qualsiasi drug-store », AM, p. 103 ; « sole solette vengono al ristorante o al drug-store », AM, p. 119) ; enfant terrible (« innocuo enfant terrible », AM, p. 107) ; gangster (« nella stessa attività dei gangsters », M, p. 4 ; « Il pioniere è diventato gangster », AM, p. 110) ; garage (« l’animalone sembra tirato fuori da una specie di garage che si vede nello sfondo », AM, p. 65) ; geyser (« Come quelle figure d’operai che lavorano con la saldatura autogena in un geyser di scintille », AM, p. 327) ; gin (« Ho visto girare tanto whisky e tanto gin », M, p. 24) ; girl (« I cori di girls sono scelti del più chiaro incarnato », AM, p. 78) ; goal (« le due gabbie dei goals », AM, p. 60) ; golf (« sa appuntino quante calorie gli occorrono per il lavoro di classe o di scrittoio, e quante può riserbare al golf e ai geniali colloqui », AM, p. 43) ; hacienda ‘podere’ (« La trasformazione delle grandi haciendas », M, p. 173) ; harem (« Ne grandeggia, così, una leggenda come di harem inaccessi », AM, p. 85) ; high school (« riconosco la estetica dell’high school », AM, p. 117) ; hockey (« s’organizzano grandiose partite di hockey su pattini », AM, p. 60) ; humour (« largendo la sua ricchezza più fina nella lettere, copiose di humour », ROM, p. 55 ; « un guizzo di humour », ROM, p. 242) ; jazz (« la musica del jazz », AM, p. 78) ; khaki ‘uniforme cachi’ (« un sottufficiale in khaki passeggiava su e giù per i corridoi con una automatica nichelatissima », M, p. 73) ; linotype ‘macchina linotipica’ (« Le linotypes del giornale di Charleston versavano quel murmure d’api sui sepolcri, fra i rosai, le bougainville, i palmizi e i salci piangenti », AM, p. 213) ; mamey ‘tipo di frutto sudamericano’ (« La polpa del mamey, che ha il colore della corniola e un odore grave e amarognolo, che ricorda quello della terracotta bagnata », AM, p. 327) ; marihuana (« Ma veramente la marihuana è un’erba che dà stupori e delirii furiosi », M, p. 87) ; 2 peso (« un premio di pochi centesimi di peso », M, p. 147) ; poney (« dallo steccato il poney volta la testa dagli occhi di vetro nero », ROM, p. 208) ;  





























































































































































































































1   Dall’archivio del Primo tesoro risulta un esempio della voce (Buzzati, Sessanta racconti : « un causeur affascinante, una delle persone più intelligenti e spiritose che abbia mai conosciute »). 2   Questa di Cecchi (1932) è la prima attestazione della voce (spagnolo marijuana) : cfr. il Deli (s.v. marijuana) e D’Agostino 1994, p. 821.  







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pueblo ‘villaggio’ (« E mi son messo in cammino per traversare l’Arizona, farmi una idea dei pueblos indiani nel Nuovo Messico », M, p. 3) ; punching ball (« Vi sono dinamometri a forma di punching-ball, sui quali sento vibrare tremendi cazzotti », AM, p. 62) ; rancho ‘fattoria’ (« quando egli arriva al rancho », M, p. 64 ; « la rustica poesia del West è più presente che in tanti romanzi d’avventure, e cinematografie dei ranchos », M, p. 68) ; réclame (« nella réclame da quella delle nuove religioni a quella del sugo d’arancia », M, p. 4 ; « Appiccicate alle pareti réclames di dentifrici », M, p. 47) ; reporter (« Erano famosi inviati di grandi giornali statunitensi, reporters di giornalucci di provincia, avventurieri, e dilettanti locali », M, pp. 98-99 ; « tutti i reporters corsero a fotografarlo e a intervistarlo », M, p. 135) ; ring (« tradiscono l’abitudine del rugby e del ring », AM, p. 35) ; rococò (« tavolinetti rococò, poltrone imbottite e poltrone di giunco », AM, p. 155) ; rugby (vd. qui sopra ring) ; self-control (« si ammirava un segno del self-control anglosassone », AM, p. 122) ; service (« È il famoso, maledetto imperativo del service americano », AM, p. 93) ; skunk ‘moffetta, mammifero che vive nell’America settentrionale’ (« uno skunk era venuto a crepare a piè d’un muro », M, p. 6) ; slang ‘gergo’ (« potrà lamentarsi che il bisogno di cogliere la verità nei tratti più fuggevoli e minuziosi, induca spesso gli autori ad accettare troppe parole di vernacolo e di slang », AM, p. 112) ; squaw ‘donna indiana’ (« cesellate di rughe come squaws », AM, p. 118) ; tank ‘carro armato’ (« spenzolata al finestrino d’uno di questi autobus di campagna, barcollanti come tanks », AM, p. 341) ; teacher (« la coscienza del Wordsworth circa la propria vocazione di teacher, cioè maestro-predicatore, era fermata », ROM, p. 228) ; tulle ‘tessuto leggero’ (« L’altro, con il gonnellone di tulle e una camelia in mano », AM, p. 165) ; whisky (vd. qui sopra gin).  













































































































Voci adattate aggiotatore (‘che pratica l’aggiotaggio’, francese agioteur : « Il pioniere è diventato gangster, bootlegger, aggiottatore », AM, p. 110) ; 1 alcole (arabo al-kuhl : « Come se poi, subito, a nord, non si stendesse un intiero continente, morfinizzato e isterizzato d’ipocrisia politica e cupidigia bancaria, d’alcole e frustrazioni sessuali », AM, p. 314) ; 2 ananasso (portoghese ananas : « Spinoso come un riccio, come un ananasso, che da qualsiasi parte lo tocchi ti punge », LNU [1957], p. 280) ; 3 astracane (‘pelliccia pregiata’, francese astracan : « Il paltoncino di finto astracane », AM, p. 61) ; 4 bastingaggio (‘parapetto’, francese bastingage : « Si posavano i maggiolini sui bianchi bastingaggi », AM, p. 350) ; 5  







































1

  Il Battaglia attesta la voce solo in Cuoco.   Voce documentata dal Battaglia (s.vv. alcool e alcole, n. 1) a partire da Carena. Per il Tommaseo-Bellini (s.vv. alcool, alcoole o alcohol, n. 1) utilizzano l’arabismo « i chimici moderni […] per non dire spirito di vino ». Cfr. « Lingua Nostra », ii (1940), pp. 70 e 134 ; iv (1942), p. 85 ; xi (1950), p. 28. 3   Per il Tommaseo-Bellini (s. vv. ananas, ananasse e ananasso) è voce comune rispetto ad ananas e ananasse (a cui è anteposta la croce d’arcaismo). Ananasso è tuttora presente in Toscana (cfr. Poggi Salani 1992, p. 442, n. 41). 5 esempi emergono dall’archivio del Primo tesoro : 3 Angioletti (La memoria), 1 Alvaro (Quasi una vita), 1 Calvino (Il visconte dimezzato). 4   Per la prima attestazione di astrakan (1885) cfr. Serianni 1990, p. 105. L’esempio di Cecchi si legge nel Battaglia (s.v. astracan). 5   Voce della marineria che il Battaglia attesta in Verga, Dizionario militare, Cecchi (citato quest’esempio), Gramsci. 2 esempi si trovano in Zena (La bocca del lupo : dati LIZ). 2

















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blu (francese bleu : « I ragazzini, quasi tutti coi calzoni alla messicana in fustagno blu mostreggiato di rosso », M, p. 70) ; blusetta (‘camicetta’, diminutivo di blusa, francese blouse : « blusette trapunte e scollate, spolverine che chi sa quanti viaggi avevano fatto », AM, p. 208) ; 1 boulevardiere (‘piccolo borghese’, francese boulevardier : « Si direbbe uno di quei paesaggi boulevardieri ed allo stesso tempo fantomatici che, col dirigibile e ogni cosa, furono dipinti dal doganiere Rousseau », AM, p. 154) ; budriere (‘larga fascia di cuoio portata ad armacollo dai soldati per sorreggere la spada’, francese baudrier : « etichette a ricamo di colori smaglianti, fi bbie, cinture, budrieri, arcobaleni di nastrini, e stelle, placche e medaglie, che Cadorna, Ludendorff o Foch non ne esibirono mai la metà », AM, pp. 8-9) ; 2 carriaggio (‘grosso carro’, francese charriage : « E se alle grandi epoche dell’oro, intorno al 1849 e al 1895, percorsa da corriere sonaglianti, da traini, carriaggi e carovane, la regione deve aver avuto l’aspetto d’una immensa fiera, oggi somiglia una tebaide », M, p. 6) ; 3 cellofane (francese cellophane : « come se fossero altrettante scatole di cioccolatini incartate in cellofane », AM, p. 119) ; 4 copiglia (‘asticciola metallica, usata per impedire lo svitamento del dado di un bullone’, francese goupille : « ad applicare un bullone in un foro, o ribadire una copiglia », AM, p. 28) ; 5 coppale (‘pelle laccata’, spagnolo copal, attraverso il francese copal : « si infanatichisce per le scarpe di coppale, il grammofono, la radio », AM, p. 76) ; 6 fisciù (‘fazzoletto triangolare con cui le donne si coprivano le spalle e il petto’, francese fichu : « In gambali lucidissimi, e fisciù e feltri fiammanti, cowboys da operetta, rasi di fresco, girano per Santa Fé, con aria di patrocinatori », M, pp. 45-6 ; « i quali cercano di nascondere il colletto poco pulito sotto un fisciù », AM, p. 32) ; 7 gargotta (‘bettola’, francese gargote : « Altri s’appollaiano sugli sgabelli di dozzinali gargotte », AM, p. 63) ; 8 gazolina (‘etere di petrolio’, inglese gasoline : « Quelle Stazioni di gazolina, smaltate di giallo e celeste come giuochi di birilli », AM, p. 114) ; goniglia (‘collare in panno a fitte pieghe’, spagnolo golilla : « e tornano poi a riconfondersi nel comune lessico barocco, attorno alle testine degli angioli carichi di bùccoli e affogati nelle pieghe della goniglia », M, p. 162) ; 9 guardinfante (‘cerchi di ferro o vimini che servivano a tenere separata dal corpo la gonna’, spa 





































































































1   La vitalità di questo tipo di alterati è segnalata dal Rigutini, per il quale blusa « è così entrata nell’uso, che se ne fanno i diminutivi e vezzeggiativi blusina e blusettina ». Il Battaglia (s.v. blusa, n. 3) dà esempi di Panzini, Baldini, Pratolini. 2 esempi (Mastronardi, Il maestro di Vigevano ; Volponi, La strada per Roma) emergono dal Primo tesoro. Cfr. Mengaldo 1987, p. 213. 2   Arcaismo documentato dal Battaglia in Magalotti, L. Bellini, Abba, Dizionario Militare, D’Annunzio, Cecchi (citato questo passo). Cfr. « Lingua Nostra », xiii (1952), p. 39 ; Baldelli 1988, p. 173. 3   Esempi a partire da Machiavelli fino a Montale si leggono nel Battaglia (s.v., n. 1). 4   Dal Primo tesoro emergono 2 esempi di cellofan (Mannuzzu, Procedura ; Affinati, Campo del sangue) e 3 di cellofane (2 Prisco, Una spirale di nebbia ; 1 De Carlo, Uccelli da gabbia e da voliera). Cfr. « Lingua Nostra », iii (1941), pp. 48, 96. 5   Il Battaglia attesta la voce in Carena e Cecchi (citato questo passo). 6   Variante popolare di copale. Si vedano gli esempi del Battaglia (s.v. copale, n. 2 : Serao, Panzini, Pirandello, Ojetti, Palazzeschi, G. Bassani) e le 5 occorrenze che risultano dal Primo tesoro (Moravia, I racconti ; Bassani, Cinque storie ferraresi ; Tomasi di Lampedusa, Il Gattopardo ; Gorresio, La vita ingenua ; Mazzucco, Vita). 7   Fisciù è voce della moda entrata in italiano nel Settecento (cfr. Migliorini 1978, p. 575), destinata a uscir d’uso nel corso del Novecento (di « rancidume » parla Migliorini 1990, p. 88). Nel Battaglia sono riportati esempi di Magalotti, Conti, Casti, Pananti, Verga, Cicognani, Pea, Pratolini. Una sola occorrenza emerge dall’archivio del Primo tesoro (Landolfi, A caso : « E come linde, fresche, gentili, frangetta e fisciù, le due conversanti lavoratrici »). 8   Il Battaglia (s.v., n. 1) offre esempi di Carducci, Soffici, Govoni, Pratolini. 9   Il Battaglia attesta la voce in Lami e Cecchi (citato questo passo).  







































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gnolo guardainfante : « Le Madonne hanno il guardinfante ampio e fiorito, come le meninas di Velázquez », M, p. 45 ; « […] è difficile non appaiano la barba ben pettinata dell’Imperatore e il vaporoso guardinfante di Carlotta », M, p. 141) ; 1 guerrigliare (‘fare azioni di guerriglia’, spagnolo guerrillar : « Gerardo Murillo, non credo abbia molto guerrigliato », AM, p. 300) ; 2 ironista (‘chi usa abitualmente l’ironia’, francese ironiste : « E anche nel grasso Falstaff è un intellettuale ironista », ROM, p. 174) ; 3 lillipuziano (‘di piccole dimensioni, di statura molto bassa’, inglese lilliputian : « egli si serve di un automobilino lillipuziano, color giallo », M, p. 26 ; « Col numero successivo, subentra una squadra delle solite ballerinucce, o una ‘‘fine dicitrice’’, o una coppia di lillipuziani », AM, p. 195) ; 4 lumiera (‘lampadario’, francese lumière : « Gli impiantiti di maiolica, le lumiere a specchio, gli sportelli dipinti fanno pensare al guardaroba d’un principe della galanteria », M, p. 154) ; 5 montura (‘uniforme’, francese monture : « somiglia, in montura, a quegli ufficiali ottocenteschi, angolosi, un po’ sbilicati, e con i calzoni a cavaturacciolo, che dipinse Fattori », AM, p. 304) ; 6 paltoncino (‘cappotto corto’, diminutivo di paltò, francese paletot : « Il paltoncino di finto astracane », AM, p. 61) ; 7 peone (‘lavoratore agricolo indigeno’, spagnolo peón : « Al ritorno dal teatro, le automobili fantasma ancora giostravano nelle strade buie, in fondo alle quali baluginava lo scialle di qualche peone », M, p. 82 ; « Era impossibile che anche il più briaco peone s’immaginasse di gustare in quei baci qualcosa che non fosse il tanfo dell’avello », AM, p. 308) ; 8 plastrone (‘petto inamidato della camicia’, francese plastron : « E fra il rosso dei frak, il nero talare delle giubbe, e il bianco delle battole e dei plastroni, a me veniva in mente lo zucchetto prelatizio di Fenelon », AM, p. 204) ; 9 pomero (‘cane volpino’, tedesco Pommer : « il nostro sguardo, rimosso dalla vesticciola di un mimmino o dal tergo di un pomero che si erano ficcati a chiudergli l’orizzonte, trova riaperta davanti a sé la linea vaporosa e sfumata del cielo », PAS, p. 36) ; 10 poncio (‘bevanda fatta di liquore diluito in acqua’, inglese punch : « molto più ingente è il consumo di chiacchiere, di vino e di ponci », LNU [1955], p. 215) ; 11 sciampagna (‘vino spumante secco’, francese champagne : « Camerieri anziani, compassati, quasi  













































































































1   Voce attestata dal Battaglia in Brignole Sale, Lippi, Note al Malmantile, Rosa, Saccenti, Pananti, Leopardi, D’Annunzio. Come termine di moda, guardinfante è ricordato da Migliorini (1978, p. 491) e da Zolli (1976, p. 72). 2   « Meno usato e più tardo » rispetto a guerriglia e guerrigliero (Zolli 1976, p. 75). Esempi di Pirandello e Cecchi (riportato questo passo) si leggono nel Battaglia. 3   Il Battaglia attesta la voce in Oriani, Panzini, Papini, De Pisis, Gobetti. 4   La voce trae origine dai Viaggi di Gulliver di Swift (cfr. Migliorini 1978, p. 549). Nei romanzi del Primo tesoro si hanno 2 esempi : Piovene (Le stelle fredde) e Ferrero (N.). Cfr. « Lingua Nostra », xiii (1952), p. 27. 5   Voce antiquata che sopravvive come popolarismo nell’uso toscano moderno. Il Battaglia (s.v. lumiera1, n. 1) la documenta a partire da Giacomo da Lentini fino a Palazzeschi. Un solo esempio (Cancogni, Allegri, gioventù : « Accese la luce, quella centrale della lumiera appesa al soffitto ») è archiviato dal Primo tesoro. 6   Il Tommaseo-Bellini antepone alla voce due croci (« neologismo de’ militari »). Per il Rigutini è « di poco uso ». Si trova in Nievo (cfr. Mengaldo 1987, pp. 207-08). Quanto ai narratori del Novecento, il Primo tesoro ci dà 3 esempi : Cardarelli (Villa Tarantola), Bevilacqua (L’occhio del gatto), Gorresio (La vita ingenua). Cfr. « Lingua Nostra », xi (1950), p. 97 ; xviii (1957), p. 64. 7   Il Battaglia attesta la voce in Verga, Serao, Cicognani. 7 esempi risultano dal corpus del Primo tesoro : 1 Alvaro (Quasi una vita), 2 Pasolini (Una vita violenta), 3 Malerba (Il serpente), 1 Sapienza (Lettera aperta). Cfr. « Lingua Nostra », iv (1942), p. 60. 8   Il Battaglia (s.v. peone2, n. 1) dà esempi di Cecchi e Gadda. 9   In questo significato, la voce è attestata dal Battaglia (s.v., n. 1) solo nel passo di Cecchi. Su plastron e altri francesismi della moda cfr. Migliorini 1978, p. 737 ; id. 1990, p. 88, n. 13. 10   Nel Battaglia (s.v., n. 1) si leggono esempi di Carducci, Pratesi, P. Petrocchi, S. Ferrari, Pratolini. Dal Primo tesoro risulta una sola occorrenza (Palazzeschi, I fratelli Cuccoli : « il piglio provocatorio di un pomero in attitudine ringhiosa »). 11   Punch è un prestito che già nel Settecento è realizzato come ponce o poncio (cfr. Durante 1982, p. 255). Una larga documentazione si trova nel Battaglia (s.v. ponce, n. 1), a partire da Zucchelli fino a Montale.  













































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britannici, servono lo sciampagna. Ho visto girare tanto whisky e tanto gin, in casa di proibizionisti, che il lieve, roseo sciampagna in casa dell’attrice mi sembra, fra licenza e legge, un compenso d’ottimo gusto », M, p. 24) ; 1 tait (‘abito maschile da cerimonia’, inglese tight : « Di bassa statura, in tait », AM, p. 86) ; 2 teletta (‘elegante abito femminile’, francese toilette : « A un pranzo, in un ritrovo, le vedrete maggiormente concedere alla propria inventiva, e fare più buon mercato del proprio conformismo ; nei gioielli massicci, nei grandi anelli a pasticca, nelle telette e lustrini d’argento e d’oro, nei veli fluttuosi », AM, p. 117) ; 3 tranvai (‘tram’, inglese tramway : « Nel loro genere, i tranvai di Querétaro non son da meno », M, p. 156) ; 4 tutù (‘costume della ballerina classica’, francese tutu : « come appunto, con i loro tutù di vele candide, quelle oscillanti ballerine del mare », AM, p. 8) ; 5 volante (‘volant, balza’, francese volant : « aveva un cappello di paglia a monachina, su cui palpitavano grandi volanti di seta », AM, p. 137). 6  











































Segnalo qui la presenza di qualche calco traduzione :  

caffè-concerto (‘locale con orchestra e spettacoli vari’, francese café-concert : « La tristezza puritana s’appropriava le risorse del caffè-concerto », M, p. 168) ; 7 pezze giustificative (‘documenti che provano le spese’, francese pièces justificatives : « scritto tutto di mano del Martini, lardellato di ritagli di giornale, copie di lettere, telegrammi ed altre pezze giustificative, il diario è nella sua stesura minuziosissimo », BOL [1966], p. 136) ; 8 travedere (‘intravedere’, francese entrevoir : « di non aver travisto, in male od in bene, anche il poco che ci pareva d’aver visto », M, pp, 172-73 ; « Da credere d’aver travisto », AM, p. 69). 9  



























1   Migliorini (1978, p. 575) segnala sciampagna tra i francesismi settecenteschi. Nel Battaglia (s.v., n. 1) si leggono esempi di S. Maffei, C. I. Frugoni, Parini, Monti, Carducci, Verga, Svevo, D’Annunzio, Montale. Sciampagna si trova anche in Nievo (cfr. Mengaldo 1987, p. 210), in Guerrazzi (cfr. Zangrandi 2002, p. 258) e in Bresciani (cfr. Picchiorri 2008, p. 240). Due esempi di Tomasi di Lampedusa (Il Gattopardo) e uno di Alvaro (Quasi una vita) emergono dal corpus del Primo tesoro. Cfr. « Lingua Nostra », xviii (1957), p. 64, xxv (1964), p. 107. 2   Il Battaglia (s.v., n. 1) fornisce esempi di Pirandello, Deledda, Viani, Savinio, Tobino, Compagnone. Un esempio (Cialente, Le quattro ragazze Wieselberger : « nelle serate di gala della Filarmonica s’era ridotto ad agguantare le falde di un tait o di un frac ») è archiviato dal Primo tesoro. 3   Il Battaglia (s.v. teletta2, n. 2) dà esempi di Svevo e Cecchi (citato questo passso). 4   Voce diffusa in Toscana ; il Migliorini (1990, p. 99) la disapprovava (« i motivi morfologici sono decisamente contro tranvai »). Il Battaglia (s.v., n. 1) la attesta in Fanfani-Arlìa, Capuana, Manifesti del futurismo, Pavese. Dalla LIZ risultano esempi di De Marchi, De Amicis, Zena, Tozzi. Nella narrativa del Novecento tranvai compare non di rado ; dal Primo tesoro emergono 14 esempi : 1 Palazzeschi (I fratelli Cuccoli), 2 Vittorini (Le donne di Messina), 1 Pratolini (Un eroe del nostro tempo), 1 Pavese (La bella estate), 4 Alvaro (Quasi una vita), 2 C. Levi (L’orologio), 1 Morante (L’isola di Arturo), 1 P. Levi (La tregua), 1 D. Rea (Ninfa plebea). Cfr. Poggi Salani 1992, pp. 442, 447 e « Lingua Nostra », iv (1942), p. 69 ; x (1949), p. 88 ; xvi (1955), p. 6. 5   Esempi di Barilli e Pratolini si leggono nel Battaglia (s.v. tutù1). 4 occorrenze della voce risultano dall’archivio del Primo tesoro (Arbasino, L’anonimo lombardo ; Sanvitale, Madre e figlia ; Prisco, Una spirale di nebbia ; Mazzantini, Non ti muovere). 6   Il Battaglia (s.v. volante3) attesta la voce in Stampa periodica milanese, Marchesa Colombi, Cecchi (riportato quest’esempio). 7   Il Deli (s.v. caffè) lo fa risalire al 1891 (Vivanti). Il Battaglia (s.v. caffè, n. 4) offre esempi di Panzini, Cecchi, Slataper, Fracchia, Alvaro. Stando alla LIZ, l’espressione risulta usata anche da Faldella (Donna Folgore) e Gozzano (Poesie sparse, La ballata dell’Uno). Quanto ai narratori del Novecento, l’archivio del Primo tesoro dà 3 attestazioni (2 Moravia, I racconti ; 1 Magris, Microcosmi). Cfr. « Lingua Nostra », ix (1948), pp. 50, 52. 8   L’espressione risale al 1798 (Atti delle Assemblee della Repubblica Cisalpina) : cfr. Dardi 1995, p. 136 ; il Deli, s.v. giustificare. Esempi di carte e pezze giustificative si leggono nel Battaglia (s.v. giustificativo, n. 2 : Monti, De Marchi). 9   Nell’Ottocento, la voce era stata disapprovata dal Cesari (cfr. Migliorini 1978, p. 661, n. 4). Quanto alla narrativa del Novecento, il Primo tesoro offre 3 esempi di Gadda (Novelle dal ducato in fiamme), 1 di Brignetti (La spiaggia d’oro) e 1 di Pavese (La bella estate).  













































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Calchi sintattici, come bella epoca e passodoppio, riproducono il modello di lingue straniere e sono ormai espressioni di significato stabile, che sopravvivono fino a oggi. Nel caso di passodoppio, rispetto allo spagnolo, il calco si distingue graficamente per l’univerbazione. bella epoca (‘periodo tra fine Ottocento e prima guerra mondiale’, francese belle époque : « E non illudiamoci che solo nella bella epoca, avanti le due guerre, fossero stati realizzati notevoli successi negli scambi librari e culturali », LNU [1954], p. 168) ; passodoppio (‘danza spagnola’, spagnolo paso doble : « Ogni torero ha il suo passodoppio, che nelle corride la banda ripiglia quando il torero entra per giostrare », AM, p. 331). 1  













Toscanismi Massiccia la presenza dei toscanismi : 2 voci e locuzioni ben note e diffuse (babbo, cencio, conoscere i propri polli, desinare, ignudo, ecc.) si alternano con altre più rare, anche del registro famigliare e popolare, ascrivibili alla toscanità nativa dell’autore (cernecchio, civaia, digrumare, ette, fiaccheraio, imbuscherarsi, morta-secca, raperino, ecc.). Se voci come sgrigliolare e spunterbo pertengono alla lingua che non si sa di cui s’era occupato qualche anno prima Edmondo De Amicis, 3 alcuni modi come avere la mano pesa e rapare gli ugnelli hanno un chiaro sapore dialettale. La prassi scrittoria di Cecchi sembra ispirarsi essenzialmente a due idee : a quella che è difficile segnare con precisione i confini della lingua d’uso, e a quella, di suggestione leopardiana, che una parte di tale lingua, fatta di parole efficaci, non è contenuta nei vocabolari, nemmeno nei più diffusi. In alcuni casi, il suo intento sembrerebbe quello di far conoscere e restituire alla lingua una dizione dismessa (prendere le cascaggini) oppure una parola poco conosciuta (brenna, scarruffato), senza contare che alcune voci (crocchiare, digrumare, impresciuttito, pispino, sgrigliolare) sono degustate anche come suono. D’ascendenza pascoliana voci come agucchiare e patullare. Ellera è del linguaggio poetico di D’Annunzio. La popolarità di balocco e cantuccio è promossa anche dal modello manzoniano.  



agucchiare ‘lavorare con l’ago’ (« Ritorna il Pascoli dei bambini che sognano gli angioli, delle verginelle che agucchiano e degli uccelli sapienti di metrica », PAS, p. 85) ; 4 angiolo (« il piede d’un angiolo danzante », M, p. 153 ; « gli angioli recano a dovizia anime e fiori », M, p. 154 ; « Una assistente, magretta e biondastra, biancovestita, recava dalla cucina una vivanda, e la passava a un ‘‘angiolo’’ che la presentava al ‘‘Padre’’ », AM, p. 67 ; « Io preferisco sperare che il buon angiolo ci tenga davvero conto di tutto », AM, p. 199 ; « Un angiolo, o per esser più chiari, una bella angiolotta », AM, p. 341 ; « E l’angiolo ci boccheggiava sul capo », AM, p. 341) ; 5 appuntino (« sa appuntino quante calorie gli occorrono per il lavoro di classe o di scrittoio », AM, p. 43) ; 6  















































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  Il Battaglia dà esempi di Verga e Pasolini. Cfr. Zolli 1976, p. 75.   Nella lista andranno inseriti i numerosi toscanismi citati nelle pagine precedenti, in particolare in quelle 3 dedicate alle serie derivative.   Cfr. De Amicis (1910, pp. 173-83). 4   Voce antiquata che Cecchi leggeva in Myricae (Il giorno dei morti : « tutto il giorno hanno agucchiato, / hanno agucchiato sospirando insieme »). Largamente documentata dal Battaglia (da Buonarroti il Giovane fino a Dessì). 5   Il Battaglia rinvia ad angelo, attestando (s.v., n. 1) angiolo (« vetustissimo toscanismo » : Arcangeli 2003, p. 277) a partire da Giamboni. Quanto ai narratori del Novecento, il Primo tesoro dà 14 occorrenze : 4 Palazzeschi (I fratelli Cuccoli), 2 Bontempelli (L’amante fedele), 1 Pasolini (Una vita violenta), 1 Bufalino (Le menzogne della notte), 1 Volponi (La strada per Roma), 2 Consolo (Nottetempo casa per casa), 1 Banti (Artemisia), 1 Pratolini (Un eroe del nostro tempo), 1 Tomizza (La miglior vita). La Baggio (2004, p. 190) segnala angiolo in Loria. Cfr. « Lingua Nostra », xx (1959), p. 75. 6   Il Battaglia (s.v., n. 1) dà esempi a partire da Lorenzo de’ Medici fino a Cecchi (citato questo passo). Delle 2



















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avere la mano pesa* ‘mancare di tatto’ (« Ma come scrittori e polemisti sono vociferanti, ed hanno la mano pesa : tradiscono l’abitudine del rugby e del ring », AM, p. 35) ; 1 babbo (« La felicità ch’eran vive toccò l’estro del babbo », M, p. 94) ; balocco ‘giocattolo’ (« Ma rimane come un balocco di lusso, che sia stato smarrito fra gli arbusti e gli spini d’una selvaggerìa d’oltre mille miglia quadre », M, p. 11 ; « All’ultimo piano d’una casetta di legno, cuspidata come una costruzione di balocchi, ho affittato camera e salottino da una famiglia oriunda svedese », AM, p. 155) ; 2 bazzicare ‘frequentare’ (« Fra quelli che bazzicavano famigliarmente in casa dei Ruskin », BOL [1965], p. 75) ; 3 beccheria ‘macelleria’ (« È come entrare in una cascina modello, passando per una beccheria piena di bistecche », M, p. 35) ; 4 becero ‘uomo grossolano’ (« allo stesso modo che Malaparte può ripigliare da un canto di beceri fiorentini o pratesi », M, p. 71 ; « Beceri e facchini, lì presso, si spingono e pigiano in un vasto salone terreno », AM, p. 62) ; 5 biasciare ‘rigirare il cibo o qualche altra cosa in bocca’ (« E covano dell’occhio quel capitale, biasciando filamenti di canna », M, p. 159) ; 6 bigio ‘grigio cenere’ (« appoggiava gli unghioni un orsacchiotto dal pelame bigio e nero », M, p. 159) ; 7  





























































tre ricorrenze di appuntino che si contano nella ventisettana (dati LIZ), solo una sopravvive nella quarantana (« Il conte duca, viceversa, sa appuntino cosa bolle in pentola di tutte l’altre corti »). Due esempi (Prisco, Una spirale di nebbia) risultano dal Primo tesoro. 1   Peso (‘pesante’), participio accorciato di pesare, è registrato dal Fanfani (« uomo peso vale uomo uggioso e nojoso »). La Baggio (2004, pp. 89, 132) lo attesta in Loria. Mengaldo (2005, p. 98) lo segnala in Longhi come « cecchismo ». Pesa figura tra i « dialettalismi toscani » usati da Matilde Serao e ricordati da Bruni (1999, p. 140) : cfr. Serianni (1990, p. 116). Un’occorrenza (Palazzeschi, I fratelli Cuccoli : « la parola diveniva pesa ») risulta anche dal Primo tesoro. La locuzione avere la mano pesa è attestata dal Battaglia (s.v. peso2, n. 9) solo in questo passo di Cecchi. 2   Tra balocco e giocattolo l’uso ottocentesco è oscillante (cfr. Migliorini 1978, p. 645 ; Bruni 1984, p. 97). Un’ampia documentazione della voce si trova nel Battaglia, a partire da Lippi. Balocco è presente in Federico De Roberto, tra i toscanismi « autorizzati dall’uso manzoniano » (come osserva Stussi 2005, p. 276). Nella narrativa italiana archiviata dal Primo tesoro, si hanno 19 attestazioni : 2 Palazzeschi (I fratelli Cuccoli), 1 Banti (Artemisia), 4 Moravia (2 Il conformista ; 2 I racconti), 2 Buzzati (Sessanta racconti), 1 Vittorini (Le donne di Messina), 1 Sapienza (Lettera aperta), 1 Affinati (Campo del sangue), 7 Riccarelli (Il dolore perfetto). Cfr. Picchiorri (2008, p. 172). 3   Nei Promessi Sposi la voce ricorre in tre casi (dati LIZ); si trova anche in Grossi (Marco Visconti) e Cantù (Margherita Pusterla) : cfr. Zangrandi 2002, p. 187. Dall’archivio del Primo tesoro risultano 20 esempi : 2 Cardarelli (Villa Tarantola), 3 Arbasino (L’anonimo lombardo), 2 Mazzucco (Vita), 1 Prisco (Una spirale di nebbia), 1 E. Rea (La dismissione), 1 Sapienza (Lettera aperta), 3 Gadda (Novelle dal ducato in fiamme), 1 Volponi (La macchina mondiale), 1 Starnone (Via Gemito), 3 Pasolini (1 Ragazzi di vita ; 2 Una vita violenta), 1 Bassani (Cinque storie ferraresi), 1 Chiara (L’uovo al cianuro). 4   Il Battaglia (s.v., n. 1) documenta ampiamente la voce, a partire da A. Pucci fino a Moretti (citato anche l’esempio di Cecchi). Due esempi (Moravia, I racconti ; Rea, Ninfa plebea) sono offerti dal Primo tesoro. 5   La voce si diffonde nell’Ottocento (cfr. Migliorini 1978, p. 650). Per il Fanfani « si dice in Firenze ad uomo della più infima plebe, e senza ombra di civiltà ». Il Battaglia (s.v., n. 1) offre larga documentazione (Giusti, Collodi, Carducci, Dossi, Panzini, Deledda, Linati, Soffici, Pratolini). Vitale (2006, p. 171) segnala becero nelle lettere di Carducci. Due esempi (Magris, Microcosmi ; Bufalino, Le menzogne della notte) si hanno nel Primo tesoro. Cfr. « Lingua Nostra », vii (1946), p. 59 ; x (1949), p. 49. 6   La documentazione del Battaglia (s.vv. biascicare e biasciare, n. 1) va da Sacchetti fino a Bacchelli. La voce è registrata dal Fanfani. « Si dice dei fanciulli e dei vecchi » (Giusti 1863, p. 140). Cfr. Arcangeli (2003, p. 207), Picchiorri (2008, p. 174). 7   « Vestiti di bigio » si legge in Loria (cfr. Baggio 2004, p. 203 e le attestazioni ivi indicate). Numerosi gli esempi (23) che emergono dalla narrativa archiviata dal Primo tesoro : 1 Banti (Artemisia), 2 Moravia (I racconti), 1 Bassani (Cinque storie ferraresi), 4 Tomasi di Lampedusa (Il Gattopardo), 1 Arpino (L’ombra delle colline), 2 Bellonci (Rinascimento privato), 1 Alvaro (Quasi una vita), 2 Gadda (Novelle dal ducato in fiamme), 4 Pasolini (Una vita violenta), 1 Cialente (Le quattro ragazze Wieselberger), 1 P. Levi (La chiave a stella), 1 Maggiani (Il viaggiatore notturno), 1 Barbero (Bella vita e guerre altrui di Mr. Pyle, gentiluomo), 1 Ferrero (N.).  































































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bonino (« Dio bonino », AM, p. 92) ; bracino ‘sudicio’ (« E si spappolava nelle lagrimucce di smancerose e bracine letteratucole e basbleues », AM, p. 193) ; 2 brenna ‘ronzino’ (« mostrano la stessa virtù di quando levano a galoppo o nelle più eleganti falcate una brenna che avresti detto reggesse l’anima coi denti », M, p. 70 ; « Le contadine, su per giù, erano arrangiate come quelle brenne di barroccio d’ortolano o pentolaio », AM, p. 208) ; 3 briaco ‘ubriaco’ (« Eppoi gode troppo dei pugni che si tirano sulle facce glabre e camuse i paesani briachi », ROM, p. 42 ; « Era impossibile che anche il più briaco peone s’immaginasse di gustare in quei baci qualcosa che non fosse il tanfo dell’avello », AM, p. 308) ; 4 brìccica ‘oggetto di scarso valore, bazzecola’ (« La penna, le chiavi, taccuini, e altre bricciche, che appartennero a Burroughs, amico dei fiori e degli uccelli », AM, p. 18) ; 5 buggerata ‘fandonia’ (« Buggerata : triplice e quadruplice buggerata ! », LNU [1950], p. 34) ; 6 bugliolo ‘secchio di legno con manico di corda’ (« I buglioli erano sontuosamente smaltati a strisce rosse e turchino cupo, gli stessi colori delle coperte », AM, p. 201) ; 7 cantuccio ‘angolo interno’ (« veggo ancora il cantuccio dov’era il mio albergo », CP [1924], p. 92 ; « in un cantuccio dello scrittoio », ROM, p. 31 ; « Nei cantucci dei corridoi », AM, p. 7 ; « Quei pochissimi che, in un cantuccio, accennano un’ombra appena di mal di mare, si direbbe lo facciano apposta », AM, p. 8 ; « e col vassoio sulle braccia egli se ne va a mangiare seduto in un cantuccio», AM, p. 120 ; « Finché, da un cantuccio del coro, anonimamente, sbucò la sentenza », AM, p. 219 ; « copie ed illustrazioni meticolose di quella vita d’ogni giorno che si può sorprendere in qualsiasi cantuccio della città e della provincia », AM, p. 297 ; « Ammonticchiate in un cantuccio, erano grosse palle di pietra biancastra e porosa », AM, p. 313 ; « in qualche oscuro cantuccio vicino alla porta », AM, p. 318 ; « a versare qualche refrigerio in ogni cantuccio della sala », AM, pp. 352-3 ; « nel cantuccio di uno stanzino dove mi rasciugavo dopo la doccia », M, p. 159) ; 8 cascaggini, prendere le ‘abbandonarsi per il sonno, annoiarsi’ (« A volte sembrava di trovarsi in una confraternita dove, a forza di ripetere la stessa litania, a tutti fossero prese le cascaggini », AM, p. 219) ; 9  



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1   Il Battaglia (s.v. buono1, n. 36) riporta esempi di Goldoni, Giusti, Settembrini, Collodi, Pirandello, Palazzeschi. Vitale (2006, p. 141) segnala la voce nell’epistolario carducciano (« sii bonino »). 2   Il Battaglia (s.v., n. 3) attesta la voce in Tommaseo, Giusti, Cecchi (citato quest’esempio). 3   Il Battaglia (s.v. brenna1) dà esempi di Boccaccio, Magalotti, Menzini, Pananti, Giacosa, Soffici, Viani, Cecchi (citato questo passo), Manzini. Brenna è voce cecchiana già segnalata da Brusadin (1973, pp. 39-40). Dal Primo tesoro risultano un esempio di Landolfi (A caso) e due di Barbero (Bella vita e guerre altrui di Mr. Pyle, gentiluomo). Cfr. « Lingua Nostra », v (1943), pp. 74-7. 4   Nel Battaglia (s.v., n. 1) si leggono esempi a partire da Fra Giordano : si veda la ricca documentazione data da Arcangeli (2003, pp. 279-80). Quanto all’origine della voce, il Fanfani segnala il latino « basso » bria (‘una sorta di tazza’). Cfr. Picchiorri (2008, p. 171) e le attestazioni fornite da Colussi (2007, p. 62, n. 3). « Queste luci soffocate e briache » si legge in Landolfi (A caso) : dati del Primo tesoro. 5   Per il Fanfani è voce « d’uso comune ». Nel Battaglia (s.v., n. 1) si danno esempi di Tommaseo, Giusti, De Amicis, Soffici, Tozzi, Stuparich. 6   Per il Fanfani « usasi comunemente per bugia, fandonia o simile ». Il Battaglia attesta la voce in Pea, Palazzeschi e Bacchelli. 7   Voce di origine dialettale, attestata dal Battaglia in Balducci Pegolotti, Luca Pulci, Pirandello, Cecchi, Sbarbaro, Quarantotto Gambini. Cfr. anche il Tommaseo-Bellini (s.vv. bugliuolo e bugliolo : « vaso di legno simile al bigonciuolo, ma un poco minore ») e il Fanfani. 8   Voce cara a Cecchi e, prima di lui, a Manzoni (nei Promessi Sposi si hanno 15 ricorrenze di cantuccio e una di cantucci : dati LIZ). Cecchi trovava cantuccio anche in Pascoli (ad esempio nell’Ora di Barga). Nei romanzi del Primo tesoro la voce è ben presente (29 occorrenze). 9   Presente nel Fermo e Lucia e nella ventisettana, cascaggine non figura più nella quarantana. La voce è usata da Giusti (« quando il patrizio, a stimolar la vana / cascaggine dell’ozio e della noia / si tuffa nella schiuma oltramontana », Gingillino). Venir le cascaggini (‘annoiarsi’) è segnalato dal De Amicis (1910, pp. 238-39) tra i modi d’uso corrente in Toscana.  







































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cassetta ‘cassetto’ (« Non sto a parlare di altro lavoro, che per ora sta in cassetta, e di cui è inutile dire per adesso », OS [1946], p. 60) ; 1 cencio (« i cenci svolazzanti », M, p. 42 ; « sotto un cencio di camice bianco », M, p. 43 ; « penzolavano e oscillavano silenziosamente sullo sfondo delle tenebre quelli che si sarebbero detti cenci di bandiere, sfrangiati, sfilaccicati e di color grigio sporco », AM, p. 205) ; 2 cernecchio ‘ciocca di capelli scomposti’ (« Come tre vecchi pomeri, matterugioli, di quelli col cappottino ; i cappellacci aggrondati, e cernecchi che sbucavano d’ogni parte », AM, p. 124) ; 3 ciottoli (« Sulle montagne e nei canyons, oltre alle turchesi e all’argento, gli Indiani trovano ciottoli levigati come quelli dei torrenti : ciottoli che radiano a stropicciarli, e fanno lume », M, p. 64) ; 4 civaia ‘legumi secchi’ (« le civaie in una strada, il cuoiame nell’altra », M, p. 158) ; 5 conoscere i propri polli ‘conoscere bene l’indole di una persona’ (« Mi sentivo in corpo anche quell’uggiolina di uno che conosce i suoi polli », M, p. 36) ; 6 crestaia ‘sartina’ (« O la bambinuccia crestaia che gira con le scarpe bucate », LNU [1948], p. 13) ; 7 crocchiare ‘cigolare’ (« Dal pian terreno al mio abbaino, la casa scricchiola e crocchia al minimo gesto degli abitatori », AM, p. 155 ; « Il sordo crocchiare delle cartilagini », AM, p. 210 ; « la Palmer, crocchiante di seta », ROM, p. 43) ; 8 dabbene ‘di indole buona’ (« il dabben padre di Calpurnia », LNU, p. 315) ; 9  

















































































1   Voce che il Battaglia (s.v., n. 4) classifica come disusata e documenta in Tasso, Pananti, Carena, Manzoni (Promessi Sposi). Migliorini (1978, p. 725) osserva : « A Firenze stessa cassetta (di un mobile) comincia a cedere a cassetto ». Cfr. Poggi Salani 1992, p. 443. Sull’originaria affinità semantica di cassetto e cassetta cfr. Serianni 1989b, p. 12. 2   Il Fanfani registra questo toscanismo, che nel secondo Ottocento circolava anche nella lingua letteraria fuor di Toscana (cfr. Mengaldo 1987, p. 259 ; Picchiorri 2008, p. 176). Beccaria (2010, p. 53) osserva : « soltanto in Toscana si usa cencio, altrove si dice straccio ». Cfr. anche « Lingua Nostra », vii (1946), p. 15 ; xiii (1952), p. 42. 3   « Voce comune […] per quasi tutta la Toscana » (Fanfani). Il De Amicis (1910, p. 64) la usa nel ritratto della signora piesospinto : « la sua bizzarra pettinatura, tutta cernecchi e riccioli artefatti ». Il Battaglia (s.v., n. 1) la attesta in Lippi, Fagiuoli, Carducci, D’Annunzio, Viani, Gozzano, Bacchelli. Cernecchio si trova anche in Montale (I bambini). 4 occorrenze risultano dal corpus del Primo tesoro (Moravia, Il conformista ; Levi, La tregua ; Dessì, Paese d’ombre ; Citati, Tolstoj). Cfr. « Lingua Nostra », xiii (1952), p. 76. 4   Cfr. Baldelli 1988, p. 171. Bruni (1999, p. 296) segnala la voce nelle lettere giovanili di Pirandello. Quanto ai narratori del Novecento, 91 esempi emergono dal Primo tesoro. 5   Voce disusata che il Battaglia (s.v., n. 1) documenta in A. Pucci, Canti carnascialeschi, Soderini, Girolamo Leopardi, Parini, Carena, D’Annunzio. Civaiolo è segnalato da Migliorini (1990, p. 114) tra i nomi di mestiere, « relitti di una lunga tradizione ». Si veda anche civaiolo in « Lingua Nostra », xxiv (1963), p. 84. 6   Nencioni (1989, pp. 286-87 ; la citazione a p. 286) si sofferma sul valore evocativo di questi e altri modi idiomatici (« sequenze che in genere rimandano ad una antropologia o costume superati e arealmente ristretti »). Il Battaglia (s.v. pollo, n. 7) attesta la locuzione a partire da Firenzuola fino a Bassani. Giusti la usa in Rassegnazione e proponimento di cambiar vita (« conobbi i polli »). Un esempio di Pasolini (Una vita violenta : « conosceva i suoi polli ») è archiviato dal Primo tesoro. 7   La voce è attestata dal Battaglia (s.v., n. 1) in I. Nelli, Carena, Giusti, Nievo, Carducci, Panzini, Gozzano. Per Migliorini (1978, p. 725) « crestaia è vinto da modista ». Crestaia e modista si trovano nell’Ebreo di Verona del Bresciani (cfr. Picchiorri 2008, pp. 231-32 ; 274 ; 286). Due occorrenze novecentesche della voce risultano dal corpus del Primo tesoro : Cialente (Le quattro ragazze Wieselberger), Tomasi di Lampedusa (Il Gattopardo). 8   Crocchiava e altre onomatopee cecchiane sono segnalate da Brusadin (1973, p. 31). Una larga documentazione della voce si trova nel Battaglia (s.v., n. 1 : Cellini, D. Bartoli, Salvini, Forteguerri, Collodi, Dossi, Pascoli, Negri, Cecchi, Slataper, Alvaro, Calvino) e nel Primo tesoro che dà 13 esempi : 2 Rigoni Stern (Il sergente nella neve), 1 La Capria (Ferito a morte), 2 Dessì (Paese d’ombre), 1 Riccarelli (Il dolore perfetto), 2 Prisco (Una spirale di nebbia), 1 Ferrero (N.), 1 Mazzantini (Non ti muovere), 1 C. Levi (L’orologio), 1 E. Rea (La dismissione), 1 Bellonci (Rinascimento privato). Cfr. « Lingua Nostra », xi (1950), p. 96. 9   Secondo la testimonianza di Costantino Arlìa (cit. in Battaglia, s.v., n. 2), il significato di dabbene dipende dalla sua collocazione rispetto al nome : « ‘Uomo dabbene’ si usa in buon senso per ‘uomo probo’ ; ‘dabben’uomo’ si usa più che altro ironicamente ; e chi dice : ‘Tu se’ un gran dabben’uomo’, dice : ‘Tu se’ un gran minchione’ ». 2 esempi di dabben anteposto al nome risultano dal Primo tesoro in Gadda (Novelle dal ducato in fiamme) ; dallo stesso archivio anche 7 occorrenze di dabbene : Palazzeschi (I fratelli Cuccoli), Landolfi (A caso), Morazzoni  



































































































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desinare ‘pasto di mezzogiorno’ (« Se giungeremo poco dopo desinare », ROM, p. 58) ; digrumare ‘ruminare’ (« e cenano cammin facendo, digrumando come vacche », M, p. 157) ; 2 ellera ‘edera’ (« con trofei d’ellera e pugnitopi », AM, p. 60 ; « festonate d’ellera e cinte di parchi », AM, p. 216) ; 3 essere pane e cacio ‘essere intimi’ (« Ma con Roosevelt, ch’è molto più utile, è pane e cacio », AM, p. 49) ; 4 ette ‘particolare trascurabile’ (« facendosi puntiglio di non sgarrare d’un ette al più cerimonioso rituale borghese », AM, p. 63 ; « E la scena potrebbe essere trasferita in uno dei suoi films senza cambiarci un ette », M, p. 26) ; 5 farabolano ‘chiacchierone’ (« maestri del grimaldello e del crogiuolo, mezzo pirati, assassini e farabolani, che abitano una labirintica località sotterranea e paludosa alla periferia di Roma », LNU, p. 316) ; 6 far ridere i polli ‘comportarsi in modo ridicolo’ (« Non darei un soldo del critico che […] non volesse cominciare dal concedere che un’infinità di situazioni, ed anche di discorsi, in Cimbelino, sono da far ridere i polli », AM, pp. 96-97 ; « zibaldoni di storia dell’arte da far ridere i polli », AM, p. 107 ; « Eppoi, la tecnica criminale dei gangsters se nel vero, per l’atrocia, fa piangere i sassi, nel cinema fa ridere i polli », M, p. 34) ; 7 fiaccheraio ‘vetturino’ (« come, per esempio, ce ne sono intorno al duomo di Firenze, dove al tavolino di marmo i fiaccherai seggono gomito a gomito con gli esteti inglesi e con i poeti locali », AM, p. 324) ; 8 figuro ‘individuo poco raccomandabile’ (« Anche qui uscivano due figuri, a vendere carta stampata, ma amena, e filmetti tascabili », AM, p. 198) ; 9  







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(La ragazza col turbante), Bellonci (Rinascimento privato), Vassalli (La chimera), Barbero (Bella vita e guerre altrui di Mr. Pyle, gentiluomo), Mazzucco (Vita). 1   In Toscana il desinare è un pasto più semplice del pranzo. Esempi di dopo desinare si leggono nel Battaglia (s.v. desinare2, n. 2) : Cavalca, S. degli Arienti, Cellini, G. M. Cecchi, Sarpi, Giusti, C. E. Gadda. Cfr. Baldelli 1988, p. 171 ; « Lingua Nostra », viii (1947), pp. 70-1 ; xiii (1952), p. 38. 2   Voce non comune, usata da Lorenzo Lippi nel Malmantile racquistato (« con tutto ciò digruma allegramente, / e spesso spesso bacia il suo barlotto »). Digrumare è uno dei tanti verbi che in Toscana esprimono « facetamente l’idea del mangiare con avidità » (così il De Amicis 1910, p. 239). 3   Voce « dannunzianeggiante » (Mengaldo 2005, p. 80), largamente attestata dal Battaglia : Pier della Vigna o Mostacci o Giacomo da Lentini, Dante (Inf.), Cino, Boccaccio, Poliziano (St.), Sannazaro, Ariosto, Cellini, Marino, Angiolini, Praga, Pascoli, D’Annunzio, Viani, Montale. Cfr. Bricchi (2000, pp. 83, 91). 4   Il Battaglia (s.v. cacio, n. 2) dà esempi di Varchi, Lippi, Giusti, Nievo. Dalla LIZ la locuzione risulta usata anche da Verga (Malavoglia e Mastro don Gesualdo), Faldella (Donna Folgore) e Capuana (Profumo). 5   Voce del registro famigliare (cfr. il Fanfani), usata da Giusti (Poesie) e Collodi (Pinocchio). Manzoni la mantiene nella quarantana (« Renzo, il quale non perdeva un ette di quel discorso ») : cfr. il Battaglia (s.v., n. 2) che dà esempi anche di Buonarroti il Giovane, O. Rucellai, Baretti, Alfieri, Pananti, De Sanctis, Cagna, Tozzi, Boine. 6   Il Battaglia riporta a lemma farabolone. Farabolano è variante regionale, documentata (s.v., n. 1) in Pananti, Giusti, Bacchelli. 7   Il Battaglia (s.v. pollo, n. 7) attesta la locuzione in Cecchi e Pratolini. 3 occorrenze (Moravia, I racconti ; Cialente, Le quattro ragazze Wieselberger ; Vassalli, La chimera) emergono dall’archivio del Primo tesoro. 8   La voce deriva da fiacchere ‘vettura a cavalli’ (adattamento del francese fiacre) ed è disapprovata dal Rigutini (s.vv. fiacre, fiacchere) che preferisce vetturino. La presenza di fiacre nella lingua di primo Ottocento è segnalata da Migliorini (1978, p. 661). Il Battaglia dà esempi di Collodi, Verga, D’Annunzio, Cecchi (citato questo passo), Pratolini. La LIZ ci offre esempi di Verga (Eros) e Slataper (Il mio Carso). Una sola occorrenza (Tomasi di Lampedusa, Il Gattopardo : « fanno i fiaccherai ») risulta dal corpus del Primo tesoro. Cfr. « Lingua Nostra », xxiii (1962), pp. 55-6 ; xxiv (1963), p. 80. 9   Migliorini (1978, p. 650) ricorda figuro tra le voci che si sono divulgate nel primo Ottocento. Per il Fanfani « lo dice il nostro popolo ». Cfr. Picchiorri (2008, p. 178). 10 esempi risultano dal corpus del Primo tesoro : 1 Calvino (Il visconte dimezzato), 1 Ortese (Poveri e semplici), 1 Sgorlon (L’armata dei fiumi perduti), 1 Di Lascia (Passaggio in ombra), 2 Angioletti (La memoria), 1 Cialente (Le quattro ragazze Wieselberger), 2 Ferrante (L’amore molesto), 1 Mazzucco (Vita).  



















































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gruccia ‘maniglia’ (« Subito si riprese, con la mano sulla gruccia d’un usciuolo », AM, p. 89) ; 1 guanciale ‘cuscino’ (« Al pedale dei tronchi erano appoggiati grandi guanciali di neve intatta », M, p. 46) ; 2 ignudo ‘nudo’ (« è presente, in altre parole, il poeta ignudo e grande », PAS, p. 56 ; « zebrati di nero sul corpo ignudo », M, p. 56 ; « Dapprima squallide e ignude, poi lentamente verdeggiano, diventano boscose ed infine sono appoderate », BOL [1965], p. 60) ; 3 imbotte ‘vano della finestra corrispondente allo spessore del muro’ (« Dalle piccole finestre, le cui imbotti sono smisuratamente ispessite dall’arboreo frastaglio, la luce entra a fatica », M, p. 153) ; 4 imbuscherarsi ‘infischiarsi’ (« E pretendono che ciò sia la più bella dimostrazione di come essi s’imbuscherano di tutto lo stalinismo », AM, p. 273) ; 5 impannata ‘infisso’ (« con quella luce colante per le alte impannate sulle tavole lustre », ROM, p. 63) ; 6 imporrato ‘marcio’ (« Un’architettura imporrata sostiene dettagli e statue perfette », PAS, p. 66 ; « Sotto certi alberi annosi, dal tronco storto e imporrato », AM, p. 229 ; « L’aria era intrisa di un tanfo di legno imporrato, così pungente che rammentava l’odore tubercolotico del guaiacolo », AM, p. 245 ; « Pieno d’un sentore imporrato, ruinoso, splendidamente catastrofico », AM, p. 337) ; 7 impresciuttito ‘diventato asciutto, magro’ (« alcuni impresciuttiti vecchietti », M, p. 10) ; 8 infreddare ‘prendere un raffreddore’ (« Prendo il suo ; tu infreddi sempre », AM, p. 256) ; 9 intrampolare ‘inciampare’ (« Sbracciate, coi capelli tesi e unti in un vitino attillato che faceva risaltare la loro magrezza, intrampolavano graziosamente in immense sottane cupe a volanti, più lunghe di loro », AM, p. 337) ; 10 lesto ‘svelto’ (« Chiamò uno lassù ; e con l’aiuto d’una fune e dei suoi falcioni cominciò a scalare, più lesto d’un gatto stivalato », AM, p. 247) ; 11  



































































































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  Il Battaglia (s.v., n. 4) attesta la voce in Carena, Pirandello e Cicognani.   Voce ampiamente attestata nel corpus del Primo tesoro (103 occorrenze). Cfr. Baldelli 1988, p. 172. 3   Voce avvertita come letteraria fuor di Toscana. Nel Battaglia (s.v., n. 1) le attestazioni partono da Compagnetto da Prato e Guittone. Quanto alla narrativa del Novecento, ben 82 esempi emergono dall’archivio del Primo tesoro. 4   Il Battaglia fornisce esempi di Milizia, D’Annunzio, Ojetti, Cecchi (riportato questo passo). 5   Voce del registro famigliare, attestata dal Battaglia (s.v., n. 1) in Guadagnoli e Betteloni. 6   Voce registrata dal Fanfani (« Telajo o chiusura di legno sportellato che si mette all’apertura delle finestre per chiuderle »). Il Battaglia (s.v., n. 1) riporta esempi di Leonardo, Aretino, Sansovino, Gilio, Lippi, Passeroni, Manzoni (Pr. Sp.), Guerrazzi, Verga, Pascoli, Soffici, Caproni. Dal Primo tesoro risultano 9 esempi : 5 Banti (Artemisia), 2 Palazzeschi (I fratelli Cuccoli), 1 Calvino (Il visconte dimezzato), 1 Fenoglio (La malora). 7   La voce è documentata dal Battaglia in Buonarroti il Giovane, Fucini, Soffici, Cecchi. 8   Il Battaglia rinvia da impresciuttire a improsciuttire e (s.v. improsciuttito, n. 1) dà esempi di Pananti, D’Azeglio, Bersezio, Bandi, Verga, Cecchi, Palazzeschi. « Negli stinchi impresciuttiti del povero Geppetto » si legge in Collodi (Le avventure di Pinocchio : dati LIZ). Forme come meline impresciuttite, presenti in Corse al trotto, fanno dire a Baldelli (1988, p. 309) che in Cecchi « sapidi gusti paesani » si alternano con forme di raffinata letterarietà. 9   Per il De Amicis (1910, p. 194), rispetto a prendere un raffreddore, la voce ha il pregio di rendere il discorso più agile ed efficace. Nel capitolo La lingua che abbrevia (« c’è fra chi è breve e chi è lungo […] la stessa differenza che fra chi paga in oro e chi paga in rame » : ibid., p. 192), lo scrittore segnala nei non Toscani l’abitudine di ricorrere a diventare o fare e un aggettivo piuttosto che a un verbo intransitivo (ibid., p. 193). Nel Battaglia (s.v., n. 3) si leggono esempi di M. Villani, Sacchetti, A. F. Doni, G. M. Cecchi, Fagiuoli, G. Gozzi, Bresciani, Imbriani, Pascoli, Cecchi (citato questo passo). Infreddatura (‘raffreddore’) è uno dei toscanismi rintracciati da Mengaldo (1987, p. 256) in Nievo. « Ella era spesso infreddata » si legge nei Racconti di Moravia ; v’infredderete si trova in Bufalino (Le menzogne della notte) : dati dell’archivio del Primo tesoro. 10   Il Battaglia (s.v., n. 1) dà esempi di Redi, Tommaseo, Nieri, Fucini, Cecchi (riportato questo passo). La voce è usata da Enrico Pea (cfr. Contini 1970, p. 266). 11   « Lesto come un gatto » si legge nei Promessi Sposi. Nella quarantana, Manzoni sostituisce « salire più spedito » con « salir più lesto » : per Serianni (1989a, p. 140) si tratta di « varianti non sistematiche, che si affiancano ai tipi preesistenti ». Grande la vitalità della voce nei romanzi del Primo tesoro (risultano 88 occorrenze). 2

















































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leticare ‘litigare’ (« E avrei leticato più forte, se già avessi visto quanto non potevo vedere che in terra di Messico », M, p. 136) ; 1 leticata ‘litigata’ (« Belle leticate si fecero, in quelle sale, con i miei amici americani », M, p. 136) ; 2 malazzato ‘malaticcio, di salute precaria’ (« Curtius è malazzato », OS [1947], p. 75) ; 3 matterugiolo ‘piuttosto matto’ (« Come tre vecchi pomeri, matterugioli, di quelli col cappottino », AM, p. 124) ; 4 mazzocchio ‘ciuffo di capelli a mazzo, acconciatura femminile del capo’ (« Le maschere sono fermate intorno al collo delle figure, da una balza cilindrica a doghe nere e bianche, che ricorda il mazzocchio delle donne di Paolo Uccello e di Piero della Francesca », M, pp. 59-60) ; 5 Michelangiolo (« Ma in un Michelangiolo non è paesaggio », ROM, p. 198) ; 6 morta-secca ‘teschio’ (« Picasso e De Chirico son serviti. Una pensata della forza di queste morte-secche di cristallo, non la fecero mai », M, p. 116) ; 7 ortolano (« Le contadine, su per giù, erano arrangiate come quelle brenne di barroccio d’ortolano o pentolaio », AM, p. 208) ; 8 pallaio ‘campo per il gioco delle bocce’ (« la camminata del ponte è piana e orizzontale come un pallaio », AM, p. 211) ; 9 pannina ‘panni d’ogni tipo’ (« basta saper guardare fra i mucchi d’agli e di limoni, fra le pannine e i fasci di canna da zucchero », M, p. 115) ; 10 patullare ‘palleggiare, far saltare’ (« Il ciuchino si rizzava sulle gambe di dietro, ricadeva ; e il cavallo se lo patullava con un’altra musata », AM, pp. 201, 204) ; 11 pesticciare ‘calpestare, pestare ripetutamente i piedi’ (« pesticciando i ghiaccioli scricchiolanti e le foglie marce », M, p. 62 ; « Ritornava il parlottìo e il mugolìo, con quell’oscuro pesticciare di folla, di mandra », AM, p. 217) ; 12  















































































1   Per il Tommaseo-Bellini « vive nel pop[olo] tosc[ano] ». Dal Primo tesoro emergono 14 esempi : 6 Alvaro (Quasi una vita), 1 Brignetti (La spiaggia d’oro), 1 Moravia (I racconti), 3 Comisso (Un gatto attraversa la strada), 2 Petroni (La morte del fiume), 1 Siciliano (I bei momenti). Cfr. « Lingua Nostra », iv (1942), p. 88. 2   Il Battaglia (s.v. litigata) dà esempi di leticata in Papini e Cecchi (citato questo passo). 2 occorrenze della voce si ricavano dalla LIZ (Tozzi, Con gli occhi chiusi e Il podere). 3   Il Battaglia (s.v., n. 1) documenta la voce in Crusca iii Impress., I. Nelli, Tommaseo, Bersezio, Ojetti, Palazzeschi. Dalla LIZ emerge un esempio di Tozzi (« mi ha detto che quel vitello è mezzo malazzato », Il podere). Malazzato si legge anche nel Mulino del Po (cfr. Vitale 1999, p. 78). Una sola occorrenza (Banti, Artemisia : « fra quei corpi di malazzati e stralunati ») risulta dall’archivio del Primo tesoro. 4   « Si dice ad uomo che non ha tutto il suo senno » (Fanfani). Nel Battaglia si danno esempi di Manuzzi e Papini. 5   Voce della lingua letteraria, attestata dal Battaglia (s.v., n. 1) a partire da S. Girolamo volgar. Il Primo tesoro ci offre un esempio di Dessì (Paese d’ombre : « col mazzocchio d’olivastro e la bisaccia logora »). 6   La voce si trova più volte nella Storia della letteratura italiana di De Sanctis (12 occorrenze emergono dalla LIZ). Dal corposo archivio del Primo tesoro risultano solo 15 esempi di Maria Bellonci (Rinascimento privato). 7   Il Battaglia rinvia da morta-secca a mortesecca : si veda la documentazione (s.v., n. 1) : Tommaseo, Cecchi (citato questo passo), Crusca, Pratolini. 8   Dal Primo tesoro sono archiviati 14 esempi della voce : 2 Banti (Artemisia), 2 C. Levi (L’orologio), 3 Gadda (Novelle dal ducato in fiamme), 1 Arbasino (L’anonimo lombardo), 2 Volponi (La strada per Roma), 1 Angioletti (La memoria), 1 Comisso (Un gatto attraversa la strada), 1 Bassani (Cinque storie ferraresi), 1 Nievo (Le isole del Paradiso). Cfr. Baldelli 1988, p. 171. 9   Si vedano le attestazioni del Battaglia (s.v., n. 4 : Tommaseo, Linati, Bacchelli). Pallaio (‘giocatore di pallone’) è uno dei tanti toscanismi presenti nel Malmantile racquistato di Lorenzo Lippi (« fu pallaio, sensale, e attor di lite »). 10   La voce (« generalmente per biancheria » : Fanfani) è largamente documentata dal Battaglia (s.v., n. 1 : Balducci Pegolotti, Sercambi, Sanudo, G. M. Cecchi, Garzoni, Federici, Lalli, Beccaria, C. Arrighi, D’Annunzio, Baldini). Un esempio (Petroni, La morte del fiume : « oltre ancora due piccole case che rappresentavano il traguardo sociale d’un venditore di pannina e di un fabbricante di caffettiere di latta ») è archiviato dal Primo tesoro. 11   Voce del vocabolario pascoliano (2 occorrenze risultano dalla LIZ), che il Battaglia (s.v., n. 2) attesta anche in Jahier e Cecchi. Al Fanfani (s.v. patullarsi) la voce faceva venire in mente il virgiliano Titire, tu patulae recubans sub tegmine fagi (« è come dire : Titiro che stai costì a patullarti sotto codesto bel faggio »). Patullerei si legge in Confessioni e Battaglie di Carducci (cfr. Tomasin 2007, p. 134). 12   Il Battaglia (s.v., n. 1) nella documentazione della voce parte dalla definizione di Policarpo Petrocchi (« la 































































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piccino ‘bambino’ (« pareva la musica dei baracconi quando s’era piccini », M, p. 168) ; 1 pispino ‘rubinetto di una fontana’ (« Esedre con sedili per leggere e meditare, edicole commemorative, fontanelle igieniche col pispino di porcellana bianca, erano a piè del campanile, riproducente quello di San Marco a Venezia », AM, p. 225) ; 2 popone ‘melone’ (« Sugli altari, con i soliti castelli borchiati di scudi d’oro, le colonne rigonfiano in forma di poponi che lascino colare il seme », M, p. 160) ; 3 principiare (« Ora, la insincerità e la retorica principian da questo sdoppiamento », PAS, p. 69 ; « Il Vecchio marinaro principia come una rappresentazione di genere », ROM, p. 137) ; 4 pugnitopo ‘pungitopo’ (« con trofei d’ellera e pugnitopi », AM, p. 60 ; « vasetti di pugnitopo sulle mense », AM, p. 120) ; 5 quartierino ‘piccolo appartamento’ (« dove ella possiede una magnifica villa, donatale un protettore ebreo favolosamente ricco, che le ha lasciato altresì un quartierino a Parigi », LNU [1953], p. 91) ; 6 ragna ‘ragnatela’ (« Varcato il ponte interminabile, che fa nel cielo una sottilissima ragna, il paese gradatamente s’apre e rischiara », AM, p. 260) ; 7 ragnatelo ‘ragnatela’ (« bruttati di ragnateli e di polvere », M, p. 107 ; « e il Crocifisso sarà andato a finire tra i ragnateli e la polvere di qualche ripostiglio », AM, p. 320) ; 8 ragnato ‘consunto, sottile come ragnatela’ (« Bandiere tutte stinte, ragnate, senza più stemmi né segni », AM, p. 205) ; 9 rapare gli ugnelli* ‘per indicare l’opera di rigorosa repressione di impulsi o idee potenzialmente pericolose per la società’ (Battaglia ; « La democrazia degli Stati Uniti proclama ogni momento  











































































sciar l’orme in qua e in là »). Il corpus del Primo tesoro dà 4 esempi : Moravia (I racconti), Morazzoni (La ragazza col turbante), Ferrero (N.), Sanvitale (Madre e figlia). 2 occorrenze (Tozzi) emergono dalla LIZ. 1   Nei cento romanzi del Primo tesoro la voce è usuale (106 occorrenze), sia con valore di sostantivo (come nell’esempio di Cecchi), sia con valore di aggettivo. 2   Voce d’area senese (propr. ‘zampillo’) che il Battaglia (s.v., n. 2) attesta in Alfieri, Bresciani, Pratesi, Cecchi (riportato questo passo). Dalla LIZ emergono esempi di Dossi (L’altrieri) e Pascoli (Poemi conviviali). Cfr. « Lingua Nostra », viii (1947), p. 74. 3   Il Battaglia (s.v., n. 1) fornisce attestazioni a partire dai Testi sangimignanesi fino a Bacchelli. La voce è registrata da Vitale (1992a, pp. 184-85) tra i toscanismi delle Operette morali. Cfr. Migliorini 1978, pp. 455, 480 ; Mengaldo 1987, p. 160, n. 70 ; Baldelli 1988, p. 173 ; Vitale 1992b, p. 260, n. 178. Dal Primo tesoro sono archiviati 5 esempi : Ginzburg (Lessico famigliare), Arpino (L’ombra delle colline), Angioletti (La memoria), Pavese (La bella estate), Brignetti (La spiaggia d’oro). Cfr. « Lingua Nostra », xiii (1952), p. 39. 4   La voce, già segnalata in Cecchi da Baldelli (1965, p. 36 : « coincidenza fra letterario e provinciale »), si trova nei Promessi Sposi e rientra nei « toscanismi di più eletta tradizione letteraria, anche antica » (Vitale 1999, p. 80). Si veda anche l’esempio di Collodi citato in Serianni 1990, p. 204. 21 occorrenze emergono dal corpus del Primo tesoro : 1 Mastronardi (Il maestro di Vigevano), 5 Morante (L’isola di Arturo), 2 Landolfi (A caso), 1 Malerba (Il serpente), 1 Cialente (Le quattro ragazze Wieselberger), 1 Consolo (Nottetempo casa per casa), 6 Gadda (Novelle dal ducato in fiamme), 3 Banti (Artemisia), 1 Magris (Microcosmi). Cfr. Poggi Salani 1992, p. 447. 5   Il Battaglia (s.v. pungitopo, n. 1) documenta la voce a partire dal Ricettario fiorentino fino a Cecchi (citato questo passo) e Montale. Manzoni la usa nei Promessi Sposi (« ornato di rami verdi di pugnitopo e d’agrifoglio »). 6   La voce è diffusa anche fuor di Toscana. La Morgana (1992, p. 305, n. 12) la inserisce tra i triestinismi di Svevo ; Bruni (1999, pp. 140 e 145) ne segnala la presenza nella Serao. Quartiere (‘appartamento’) si trova nelle lettere di Nievo (cfr. Mengaldo 1987, pp. 258, 348). Il Battaglia dà esempi di Vieusseux, Manzoni, C. Arrighi, De Roberto, Pirandello, Brancati, Moravia. 4 esempi risultano dal Primo tesoro : Banti (Artemisia), Landolfi (A caso), Barbero (Bella vita e guerre altrui di Mr. Pyle, gentiluomo), Palazzeschi (I fratelli Cuccoli). 7   Voce attestata dal Battaglia (s.v., n. 2) a partire da Seneca volgar. Si trova nella poesia di Boito (cfr. Arcangeli 2003, p. 41 : ivi attestazioni otto e novecentesche). 8   Il Battaglia (s.v., n. 4) riporta esempi di Seneca volgar., Sacchetti, Filippo degli Agazzari, P. Fortini, Piccolomini, Galileo, Parini, Manzoni (Promessi Sposi), Nievo, Calandra, Pascoli, D’Annunzio, Pea, Montale. La voce è presente nelle Operette morali (cfr. Vitale 1992a, p. 185). 8 occorrenze si hanno nel Primo tesoro : 4 Prisco (Una spirale di nebbia), 2 Ferrero (N.), 1 C. Levi (L’orologio), 1 D. Rea (Ninfa plebea). 9   Il corpus del Primo tesoro offre 3 esempi della voce : Banti (Artemisia), Mazzucco (Vita), Mazzantini (Non ti muovere).  













































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i principii dell’assoluta uguaglianza. Nel fatto, ha rapato gli ugnelli ai principii suddetti », AM, p. 75) ; 1 raperino ‘rapato’ (« Convalescenti, le raparono a cotenna, com’è l’uso. Erano tre peloncitas : tre buffe pelatine, tre zucchettine, tre raperine », M, p. 94) ; 2 rivendugliolo ‘venditore al minuto di merce di modesto valore’ (« Fra l’altro, è significativa la facilità e la frequenza con le quali pubblicazioni ottime vengono offerte a metà prezzo, poco dopo la loro comparsa ; e non già da rivenduglioli di seconda mano, ma in normali librerie », AM, p. 103) ; 3 rocchio ‘polpetta di carne di forma allungata’ (Battaglia ; « rocchi e palle di carne, frittellacce, canditi che sembravano pezzi di cera vergine tutti impolverati », M, p. 165) ; 4 rottòrio ‘ cosa fastidiosa’ (« Che uggia. Che rottorio », LNU [1948], p. 9) ; 5 ruzzare ‘giocare rumorosamente’ (« I ragazzi s’inseguivano e ruzzavano sotto agli alberi », AM, p. 137) ; 6 sbaffato ‘macchiato’ (« Curiosi studenti, sempre rosei e rasati ; ma con le giacche di cuoio e i famosi pantaloni di velluto giallino impiastricciati di tinte e sbaffati d’inchiostro », AM, pp. 222-23) ; 7 sbertucciare ‘fare oggetto di critiche, di riserve’ (« la signorina Celenza può essere soddisfatta, per quanto abbia visto che Lei gliela sbertuccia un poco la traduzione », CP [1922], p. 41) ; 8 scarruffato ‘arruffato’ (« I cani tirano sul guinzaglio […] Ma anch’essi, non so come straniti, scarruffati, elegantemente inselvatichiti », AM, p. 116) ; 9 scoraggito ‘scoraggiato’ (« Già, scoraggiti, hanno tralasciato d’inseguirsi sempre più in alto », AM, p. 13) ; 10  

































































1   Questa di Cecchi è l’unica testimonianza della locuzione fornita dal Battaglia (s.v. rapare1, n. 3). Per il Fanfani si chiamano ugnelli « le unghie dei gatti, e anche da qualcuno quelle de’ polli ». Con riferimento ai gatti, ugnelli è usato da Bevilacqua (L’occhio del gatto : « ormai so tutto dei gatti, e dirò infatti negli ugnelli o artigli retrattili ») : dati del Primo tesoro. 2   Il Battaglia (s.v. raperino2) cita questo passo e riporta la definizione del Fanfani (« lo dice il popolo per vezzo a chi si è rapato o tosato i capelli o così gli porta abitualmente »). 3   Di questo toscanismo molti gli esempi che si leggono nel Battaglia (s.v., n. 1), a partire da Gelli fino a Pratolini. Cfr. il Fanfani (‘che rivende cose minute, specialmente mangereccie’). La voce è attestata nell’Ebreo di Verona del Bresciani : cfr. Picchiorri 2008, pp. 182-83. Due occorrenze (Banti, Artemisia ; Piovene, Le stelle fredde) si ricavano dal Primo tesoro. Cfr. « Lingua Nostra », xiv (1953), p. 50. 4   Per il Tommaseo-Bellini (s.v., n. 2) si dice della salsiccia compresa « in una porzione di budello di porco » ; cfr. anche il Battaglia (s.v., n. 4 : riportato il passo di Cecchi). 5   Idiomatismo che il Battaglia (s.v., n. 5) attesta in Sergardi, Pirandello, Papini, Brignetti, Soffici. Per il Tommaseo-Bellini è voce del registro famigliare volgare. 6   Il Battaglia (s.v., n. 1) dà esempi a partire da Boccaccio. Dal Primo tesoro emergono 15 occorrenze : 5 Palazzeschi (I fratelli Cuccoli), 1 Banti (Artemisia), 2 Campanile (Gli asparagi e l’immortalità dell’anima), 2 Malaparte (La pelle), 1 Pasolini (Ragazzi di vita), 1 Bellonci (Rinascimento privato), 1 Consolo (Nottetempo casa per casa), 1 Mazzucco (Vita), 1 Brignetti (La spiaggia d’oro). 7   Esempi di Pratolini e Arpino si leggono nel Battaglia (s.v. sbaffato1). 8   Voce di matrice letteraria, che il Fanfani così definisce : « dicesi del gualcire e ammaccare per modo una cosa che perda la prima forma ». In quest’accezione, la voce è usata da Giusti nello Stivale (« rimasi rotto e sbertucciato » : dati LIZ). « Nicchio sbertucciato » è tra i toscanismi di Pesci rossi segnalati da Brusadin 1973, p. 69. Il Primo tesoro ci offre un esempio di sbertucciata (Calvino, Il visconte dimezzato) e uno di sbertucciato (Bellonci, Rinascimento privato). 9   Incrocio di scar[migliato] e [ar]ruffato. Per il Fanfani è voce comune : « dicesi di chi ha i capelli non pettinati e in gran disordine ». Il Battaglia (s.v., n. 1) riporta questo passo di Cecchi. Il corpus del Primo tesoro ci offre 11 esempi : 1 La Capria (Ferito a morte), 1 Consolo (Nottetempo casa per casa), 1 Affinati (Campo del sangue), 1 Ferrero (N.), 1 Levi (L’orologio), 2 Romano (Le parole tra noi leggere), 3 De Carlo (Uccelli da gabbia e da voliera), 1 Cancogni (Allegri, gioventù). 10   Variante metaplastica di scoraggiato, usata in due casi da Manzoni nei Promessi Sposi (« Tanto che, più d’una volta, o scoraggito, dopo una trista riuscita » ; « afflitto ma non scoraggito ») : dati LIZ. Cfr. Vitale 2006, p. 86.  





































































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sdrucciolare ‘scivolare’ (« e il suo gergo parolibero e telegrafonico non fa che sdrucciolare sulle cadenze e sui puntolini di sospensione più sentimentali », AM, p. 107) ; 1 sfilaccicato ‘sfilacciato’ (« penzolavano e oscillavano silenziosamente sullo sfondo delle tenebre quelli che si sarebbero detti cenci di bandiere, sfrangiati, sfilaccicati e di color grigio sporco », AM, p. 205) ; 2 sgorato ‘che presenta macchie di umidità’ (« ma un po’ sempre come se fossero dipinte su un cartone bucato dai tarli e ingiallito e sgorato dal tempo », LNU [1957], p. 256 ; « Ove il musco è nato di fresco, si pensa alle argentee fiorite delle vecce sugli altari del Santo Sepolcro. Più spesso è rugginoso ed annoso, ispido di pagliuzze, sgorato dalle intemperie, e lordo di polvere e fanghiglia come la criniera dei bisonti », AM, p. 206) ; 3 sgrigliolare ‘stridere’ (« A Nuova York, nel cuore dell’inverno, quando fa bel tempo, l’aria è puro diamante. Preziosa e crudele come diamante ; e ve la sentite sgrigliolare nell’ossa, come il diamante che impercettibilmente sgrigliola sul vetro », AM, p. 114) ; 4 sporto ‘vetrina’ (« Strano, quanti si fermavano alle bancarelle o agli sporti delle librerie di scarto », M, p. 79) ; 5 spunterbo ‘mascherina della scarpa’ (« Un basco nero calzato sugli occhi, un logoro maglione nocciuola, calzoncini bianchi alla zuava, stivaletti neri con spunterbo d’ottone allacciati sotto al ginocchio », AM, p. 330) ; 6 stento ‘che ha sviluppo misero, faticoso’ (« con ai piedi un’erba stenta, morsicata dai venti marini e dalla salsedine », AM, p. 213 ; « All’incirca ce ne avevano indicata la direzione, giù per uno stradale fiancheggiato d’alberi stenti e casucce sempre più rade », M, p. 65) ; 7 stroscia ‘abbondante urina’ (« e al lume del fanale, la stroscia che di sotto alla persona cola sull’asfalto, sembra una pozza di sangue », AM, p. 310) ; 8  





























































1   6 esempi della voce sono offerti dal Primo tesoro : Sgorlon (L’armata dei fiumi perduti), Prisco (Una spirale di nebbia), Moravia (I racconti), Tomasi di Lampedusa (Il Gattopardo), Alvaro (Quasi una vita), Gadda (Novelle dal ducato in fiamme). Cfr. Baldelli 1988, p. 171. 2   Frequentativo di sfilacciato, sul modello del disusato filaccica (‘filaccia’) : cfr. il Battaglia (citati, s.v., n. 1, esempi di D’Annunzio, Cicognani, Papini). La voce si trova anche in Tozzi (« il colletto alto, ma non ce ne aveva né meno uno che non fosse sfilaccicato », Altre novelle, Gli orologi) : dati LIZ. 3   Questa la documentazione del Battaglia (s.v., n. 1) : Cicognani, Palazzeschi, Banti, Montale, Vocabolario pistoiese. « Villini sgorati d’umidore » si legge in Scuola di ballo di Loria (cfr. Baggio 2004, p. 269). L’archivio del Primo tesoro documenta la presenza di questo toscanismo solo in Sanvitale (Madre e figlia) : « muri sgorati ». 4   Voce onomatopeica, attestata dal Battaglia (s.v., n. 2) in Carena, Bersezio, Cecchi (citato questo passo). Per il De Amicis (1910, p. 176) sgrigliolare « è più proprio delle scarpe nuove » ; alle scarpe lo associano Pirandello (La rallegrata, « Requiem aeternam dona eis, domine ! » ; Il viaggio, Gioventù ; Cosi è, se vi pare) e Tozzi (Tre croci) : dati dell’archivio LIZ, che dà anche un esempio dannunziano : « Il suolo fumiga e sgrigliola sotto gli zoccoli » (Notturno, 2a Offerta). La voce si trova anche in Loria (cfr. Baggio 2004, p. 211). Il Primo tesoro ci offre 5 esempi di un solo autore (Dessì, Paese d’ombre). 5   Voce registrata dal Fanfani. Il Battaglia (s.v. sporto2, n. 3) la documenta in G. Chiarini, Cecchi, La RepubblicaFirenze. Un esempio di Bufalino (Le menzogne della notte : « sugli sporti delle finestre ») è archiviato dal Primo tesoro. Cfr. anche « Lingua Nostra », v (1943), p. 23. 6   Il Battaglia attesta la voce in Pratesi, Dossi, Cicognani, Cecchi (riportato quest’esempio). Un esempio di Brignetti (La spiaggia d’oro : « notare lo spunterbo, come è cucito ») risulta dal Primo tesoro. 7   Il Battaglia (s.v. stento1, n. 2) dà esempi di Einaudi, Paolieri, Montale, P. Levi (« erba stenta », come in Cecchi), Calvino. La voce si trova anche in Bacchelli (cfr. Vitale 1999, p. 86 e n. 158). 18 occorrenze si hanno nei romanzi del Primo tesoro : 2 Calvino (Il visconte dimezzato), 2 Levi (L’orologio), 2 Buzzati (Sessanta racconti), 1 Ottieri (Donnarumma all’assalto), 2 Bellonci (Rinascimento privato), 2 Mazzucco (Vita), 1 Angioletti (La memoria), 2 Moravia (Il conformista, I racconti), 1 Gadda (Novelle dal ducato in fiamme), 1 Bassani (Cinque storie ferraresi), 1 Cancogni (Allegri, gioventù), 1 Tomizza (La miglior vita). 8   La voce (propr. ‘rovescio d’acqua’ : cfr. De Amicis 1910, p. 177 ; Contini 1970, p. 270) è qui usata nel senso di ‘abbondante emissione di urina e anche la traccia lasciata sul terreno’ (Battaglia, s.v., n. 2 : è citato anche un esempio di Jahier). Cfr. il Fanfani (« La riga […] che fa chi orina »). « Una stroscia di bottoni » si legge in Brignetti (La spiaggia d’oro) : dati del Primo tesoro. Cfr. anche « Lingua Nostra », iv (1942), p. 108 ; xxii (1961), p. 16.  























   































































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succiamento ‘succhiamento’ (« Il vigore che le piante ne traggono, compensa quanto di linfa e respiro ad esse viene rubato in quell’implacabile abbraccio e succiamento », AM, p. 206) ; 1 succiare ‘succhiare’ (« campagnuoli dal viso mongolico, che sputacchiando succiano un verde mozzicone di canna da zucchero », M, p. 156 ; « venditori d’agrumi e venditori di canna da zucchero a fasci e tagliata in pezzi da succiare », M, p. 158 ; « In collo alla madre, qualche moccione, succiandosi il dito, sgranava gli occhi, senza raccapezzare dove fosse », AM, p. 295) ; 2 trina ‘merletto’ (« colletto e polsini di trina bianca sul vestito di seta nera », M, p. 14) ; 3 tritacivaie* ‘macchinetta usata per macinare i legumi secchi’ (« vedevo sulle tavole azzoppite una quantità di tritacarne o tritacivaie, identici, lucidissimi e nuovi di zecca », AM, p. 344) ; 4 ufo, a ‘a sbafo’ (« quelle bestie là dentro non mangiano a ufo », M, p. 35) ; 5 uggia ‘noia’ (« Gli eruditi, una volta ogni secolo, vanno a spolverarli, a scuoterli dall’uggia », ROM, p. 41 ; « Gli alberi nascondono il cielo ; e a mezzo del giorno è un’uggia di crepuscolo », M, p. 105 ; « Che uggia. Che rottorio », LNU [1948], p. 9) ; 6 uscio ‘soglia, porta’ (« vecchiettine sedute sull’uscio di casa », BOL [1965], p. 59 ; « e si dorme con gli usci spalancati sul giardino », M, p. 144 ; « In principio non riuscivo a capacitarmi da cosa potesse dipendere che, nel traversare dall’uscio alla finestra, io provavo alle gambe uno strano senso d’intralcio e pesantezza », AM, p. 210) ; 7 vilio ‘che richiede un prezzo basso, che costa poco’ (« Gli artisti Hopi […] pretendevano cinquanta dollari di composizioni, accurate ma convenzionali, rappresentanti cerimonie e ‘‘danze sacre’’. Più vilia era una pittrice : Tonita Peña », M, p. 57). 8  





















































































Regionalismi Ancorché ricca e magistralmente utilizzata, la tavolozza del lessico letterario doveva rivelarsi talvolta insufficiente a soddisfare il genio verbale di Cecchi, che supplisce a quel che manca prendendo a prestito i colori della voce regionale. Certo, prestiti di questo tipo sono occasionali, ma per lui diventano materia di lavoro come ogni altra componente. Cecchi non chiude la porta a nessun elemento che ritiene utile a comporre il proprio modello linguistico. 1

  Il Battaglia (s.v., n. 3) dà esempi di O. Targioni Tozzetti e Cecchi (citato questo passo).   Risale ad av. 1321 (Dante : cfr. il Deli) questo toscanismo presente in ogni secolo della nostra storia linguistica. Il Manzoni, ad esempio, usa succiare sia in poesia (« De l’inope e del ricco entro le vene / succian l’adipe e ’l sangue », Trionfo della libertà), sia in prosa (« dovette succiarsi le congratulazioni », Promessi Sposi ; « se tu non sei disposto a succiarti del baggiano a tutto pasto », ibid. ; « e come se lo succiano volentieri ! », ibid. : dati LIZ). Un esempio dall’epistolario carducciano è riportato da Vitale 2006, p. 173. La presenza di succiai in Cecchi è già segnalata da Brusadin 1973, p. 66. 3   Cfr. Baldelli 1988, p. 173 e « Lingua Nostra », xiii (1952), p. 39. 4   Il Battaglia attesta la voce solo in quest’esempio di Cecchi. Vd. qui sopra civaia. 5   Plebeismo (« per non mangiare il pane a ufo » : Promessi Sposi) che viene associato generalmente al mangiare o al bere : cfr. Mangia a ufo, in « Lingua Nostra », xxx (1969), p. 72. Un esempio novecentesco (Vassalli, La chimera) è offerto dal Primo tesoro : « con un’unica caratteristica in comune, quella di mangiare a ufo ». Ancora oggi, il modo di dire è marcato come comune (cfr. il GRADIT, s.v. 1ufo) ; sulla sua origine si vedano le osservazioni di Beccaria (2010, p. 183). 6   Tipico toscanismo (per il Fanfani equivale a ‘noia, inquietezza d’animo’) presente, tra gli altri, in Manzoni (3 ricorrenze nei Promessi Sposi : dati LIZ), in Giusti (5 ricorrenze nelle poesie), in Bresciani (cfr. Picchiorri 2008, p. 186) ; « frequente in tutto Nievo » (Mengaldo 1987, p. 261). Cfr. Vitale 1999, pp. 79-80, n. 126. Una larga documentazione (17 esempi) è offerta dal corpus del Primo tesoro : 1 Banti (Artemisia), 1 Palazzeschi (I fratelli Cuccoli), 1 Calvino (Il visconte dimezzato), 1 Tobino (Il clandestino), 2 Ortese (Poveri e semplici), 5 Romano (Le parole tra noi leggere), 1 Cancogni (Allegri, gioventù), 1 Landolfi (A caso), 2 Morazzoni (Le ragazze col turbante), 1 Bufalino (Le menzogne della notte), 1 D. Rea (Ninfa plebea). Uggia si trova anche in Loria (cfr. Baggio 2004, p. 200). 7   Ampia la documentazione del Battaglia (s.v., n. 1 : a partire da Latini, Rettor. fino a Pavese). Cfr. De Amicis (1910, p. 42) e Baldelli (1988, p. 171). 8   Il Battaglia attesta la voce in Bartolomeo da S. Concordio, Periodici popolari, Papini e Cecchi (citato questo passo). Per il Tommaseo-Bellini (s.v. vile, n. 7) vilio, riferito a merce di poco valore, rientra « nell’uso ». 2





















   











































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Indizio sicuro delle sue competenze lessicali, a vari livelli geografici, anche i regionalismi obbediscono all’irresistibile desiderio di parole rare ed espressive (vd. ad esempio paino, scartellato). Andrà comunque notato che nel primo Novecento modi di diversa provenienza come bastian contrario, guardina, scuffia, stranito erano ormai popolari anche in Toscana, e ciò per Cecchi ne legittimava la promozione a testo : si tratta comunque di un esiguo drappello di voci, incomparabilmente inferiore a quello dei toscanismi. Nei nostri testi, il regionalismo non rappresenta in nessun caso un’alternativa al toscano, più o meno nobilitato dalla tradizione, ma è un popolarismo generico (morsicato, scapaccionare, scarogna), ritenuto efficace e degno d’essere assunto anche nell’uso scritto. Evidentemente, per Cecchi nella lingua devono trovare accoglimento le parole rispondenti a ciò di cui si parla, anche quelle estranee all’uso fiorentino. È l’estensione di un atteggiamento bene interpretato qualche decennio prima da Manzoni nella parte finale della Lettera intorno al vocabolario, indirizzata al Bonghi, là dove s’insiste sulla necessità di non gettar via « come spazzatura » le voci non fiorentine, ma di « adoprarle a tempo e luogo ». 1  









bastian contrario (« Spregiudicato e pedante, impazientissimo eppure tenace, simpatico e al medesimo tempo scostante, bastian contrario per la pelle », LNU [1957], p. 280) ; 2 guardina ‘cella’ (« Se domani ho da entrare in guardina, stasera almeno andiamo a divertirci », M, p. 168) ; 3 mammana ‘donna di età avanzata che si occupa delle bambine’ (« e le bambinucce conducevan per mano decrepite mammane », M, p. 164) ; 4 morsicato ‘inaridito’ (« con ai piedi un’erba stenta, morsicata dai venti marini e dalla salsedine », AM, p. 213) ; 5 paino ‘elegante, ma di dubbio gusto’ (« Il taglio del suo vestito nocciola, la sbeccatura discreta alla tesa del cappello, avevano poco o niente della paina pretenziosità che tradisce l’uomo civilizzato appena da ieri », AM, p. 292) ; 6 piroletta ‘piroetta’ (« camminando a passetti saltellanti e con pirolette da far girare il capo », M, p. 155) ; 7 regolizia ‘liquirizia’ (« si vegga il capitolo sulle misere impastatrici di regolizia », LNU [1950], pp. 31-32) ; 8  









































1   Manzoni 1972, p. 262. Cfr. anche la Lettera al Casanova : « una società […] in fatto di lingua, ha soprattutto il fine d’intendersi tra di sé speditamente, senza sforzo, e con la maggior certezza possibile, sopra i più diversi argomenti che possano venire in taglio » (Manzoni 1972, p. 370). 2   Già nell’Ottocento l’espressione era diventata d’uso comune, perdendo l’originaria matrice piemontese (cfr. Serianni 1989a, p. 83). Dall’archivio del Primo tesoro sono estraibili 4 esempi : Buzzati (Sessanta racconti), Samonà (Fratelli), Mazzucco (Vita), Romano (Le parole tra noi leggere). 3   Voce milanese (cfr. Migliorini 1978, p. 726) che il Battaglia attesta in Di Giacomo, Cecchi, Moravia e che il Tommaseo-Bellini non registra (cfr. Migliorini 1973, p. 58). Un esempio (Alvaro, Quasi una vita : « la trattiene in guardina per qualche giorno ») è archiviato dal Primo tesoro. 4   Voce d’area centromeridionale. In quest’accezione, il Battaglia (s.v., n. 2) la attesta in Zanobi da Strata, Cecchi (è citato il passo qui riportato) e Loria. 5   Il passo di Cecchi è riportato dal Battaglia (s.v., n. 5). 6   La voce, con valore di aggettivo, è attestata dal Battaglia (s.v., nn. 1 e 3) in Nieri, Ojetti, Papini, Cecchi. Come sostantivo (‘bellimbusto’), paino figura tra i romaneschismi presenti nei romanzi di padre Antonio Bresciani (cfr. Picchiorri 2008, pp. 197-98). Migliorini (1990, p. 246) segnala paino tra i termini con cui si tentò di italianizzare viveur. 7   Voce della musica e della danza, d’area toscana e settentrionale, attestata dal Battaglia in Goldoni, Ghislanzoni, C. Arrighi, Carducci, Ojetti, Moravia. 3 esempi della Figlia obbediente di Goldoni sono offerti dalla LIZ. 8   Voce del registro famigliare e popolare, attestata dal Battaglia a partire da Francesco da Barberino fino a De Amicis e Zena. Una sola occorrenza emerge dal Primo tesoro (Riccarelli, Il dolore perfetto : « assaporò il sapore della regolizia che gli aveva regalato »).  



















6. lessico

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rimpecettato* ‘aggiustato alla meno peggio’ (« salvo a tornare il giorno appresso, e non trovare che una maceria di porcellane rimpecettate e di seggiole rotte », AM, p. 170) ; 1 scapaccionare ‘prendere a scapaccioni’ (« Il principale lo scapacciona », ROM, p. 41) ; 2 scarogna ‘sfortuna’ (« Aggiungiamo una bieca scarogna, che accompagnò il Padula per tutta la vita », LNU [1950], p. 28) ; 3 scartellato ‘gobbo’ (« altissimi, taluni, i dorsi spioventi sotto agli scialli ; altri, nani, traversi, scartellati », M, p. 78) ; 4 scuffia ‘cuffia’ (« Con ancora la scuffia pel suggeritore, c’era la pedana d’un teatrino », M, p. 161) ; 5 stranito ‘innervosito’ (« I cani tirano sul guinzaglio […] Ma anch’essi, non so come straniti, scarruffati, elegantemente inselvatichiti », AM, p. 116) ; 6 vellutello ‘strato di alghe’ (« Ogni tanto, un acquitrino si stende in verdissime superfici di vellutello, ingombre di tronchi muffiti », AM, p. 207). 7  









































Neologismi Prescindendo da serie derivative, stranierismi, idiomatismi e termini settoriali, già esaminati nelle pagine precedenti, considero come neologismi le voci inedite, o comunque insolite, rappresentative di una non comune capacità creativa. Vero è che Cecchi, come si è visto, predilige volgersi al passato, ma termini come isterizzato, nevrastenizzato, parolibero e telegrafonico, oltre a rendere vario il suo lessico, sono soprattutto significativi dell’apertura nei confronti della contemporaneità. Pure saldamente legato al ceppo della tradizione letteraria, anche qui egli non disdegna modi a essa estranei, innovando il suo repertorio, attraverso parole non registrate nei dizionari o accolte solo di recente. È il caso di piccolo borghese (presente nel Panzini del 1907 : cfr. il Deli, s.v. borgo), di cui Cecchi, rispettoso del principio retorico della variatio, chiarisce immediatamente il senso attraverso una puntuale espressione sinonimica (borghesuccio minimo). Sono interventi dettati dalla consapevolezza del letterato (verrebbe da dire : del glottologo) che le lingue sono organismi imperfetti, esposti per natura a integrazione e ampliamento ; anche per  





1   Questo di Cecchi è l’unico esempio fornito dal Battaglia. Per il Tommaseo-Bellini rimpecettare appartiene al registro famigliare : la variante impecettare mantiene una certa vitalità nell’Italia centrale. 2   Il Battaglia attesta questo denominale (da scapaccione) in Tommaseo, Capuana, Fucini, Tozzi, Calvino. In Cecchi (Taccuini) si trova anche scapaccionatura (cfr. il Battaglia). Per il Tommaseo-Bellini scapaccione è « più volg[are] » di scappellotto. 3   Per Beccaria (2010, p. 38) « non esiste (se non come regionalismo ‘‘basso’’) ». Il significato di ‘sfortuna’ ha origini triestine : nel Battaglia (s.v. scalogna, n. 2) si legge un esempio di Landolfi. Dal Primo tesoro risultano 5 occorrenze : 3 Calvino (Ultimo viene il corvo), 1 Gadda (Novelle dal ducato in fiamme), 1 Veronesi (Caos calmo). Il Deli fa risalire la voce al 1942 (Panzini). 4   Napoletanismo (da scartiéllo ‘gobba’, voce usata da Giambattista Basile ne Lo cunto de li cunti : 7 occorrenze emergono dalla LIZ) che il Battaglia attesta in Esopo volgare e Cecchi (citato quest’esempio). 5   Voce d’area settentrionale, presente anche nel romanesco (cfr. Baldelli 1988, p. 173). Il Battaglia (s.v. scuffia1, n. 1) la attesta a partire da Anonimo romano fino a Cecchi. Cfr. « Lingua Nostra », xiii (1952), p. 39. 6   Attribuito dal De Amicis (1910, p. 52) al romanesco, stranire è un regionalismo, « oggi largamente noto, specie nel participio passato stranito » (Serianni 1990, p. 186, n. 31). Dall’archivio del Primo tesoro risultano 19 attestazioni : 1 Alvaro (Quasi una vita), 3 Pasolini (Una vita violenta), 1 Ortese (Poveri e semplici), 1 Romano (Le parole tra noi leggere), 2 Ferrero (N.), 2 Mazzucco (Vita), 1 Calvino (Ultimo viene il corvo), 1 Buzzati (Sessanta racconti), 1 Arpino (L’ombra delle colline), 1 Eco (Il nome della rosa), 1 De Carlo (Uccelli da gabbia e da voliera), 1 Sgorlon (L’armata dei fiumi perduti), 1 Sereni (Manicomio primavera), 1 Maraini (Buio), 1 Mazzantini (Non ti muovere). 7   Voce d’àmbito regionale che il Battaglia documenta in quest’esempio di Cecchi e (nel significato di ‘muschio’) in D’Azeglio e Pasolini. Cfr. « Lingua Nostra », xxiv (1963), p. 91.  





























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Cecchi, come per Manzoni, « nulla vieta, anzi tutto consiglia di prendere da dove torni meglio o anche di formare de’ novi vocaboli richiesti da novi bisogni ». 1  



elegantire* ‘dare eleganza’ (« Sprizzando scintille che paiono fuochi di bengala, le mole elegantiscono i profili, levigano le superfici », AM, p. 29) ; 2 isterizzato ‘reso isterico’ (« Come se poi, subito, a nord, non si stendesse un intiero continente, morfinizzato e isterizzato d’ipocrisia politica e cupidigia bancaria, d’alcole e frustrazioni sessuali », AM, p. 314) ; 3 maiuscolato* ‘scritto con l’iniziale maiuscola’ (« La forma è ossianica, biblica, con pretese architettoniche miltoniane, stellata di termini filosofici maiuscolati », ROM, p. 101) ; 4 nevrastenizzato* ‘reso nevrastenico’ (« Ma due o tre camerieri superstiti erano nevrastenizzati dalla solitudine », AM, p. 340) ; 5 parolibero ‘che usa le parole in libertà, secondo la tecnica futuristica’ (« il suo gergo parolibero e telegrafonico non fa che sdrucciolare sulle cadenze e sui puntolini di sospensione più sentimentali », AM, p. 107) ; 6 piccolo borghese (« Sopra un fondo selvatico, ferino, la sua è una mentalità di piccolo borghese, di borghesuccio minimo », AM, p. 76) ; 7 pittografico ‘espresso mediante figurazioni’ (« dove non sono gli eccessi soliti di minuziosità topografica e pittografica », ROM, p. 256) ; 8 sbilicato* ‘inclinato da una parte’ (« somiglia, in montura, a quegli ufficiali ottocenteschi, angolosi, un po’ sbilicati, e con i calzoni a cavaturacciolo, che dipinse Fattori », AM, p. 304) ; 9 telegrafonico ‘relativo a telegrafo e telefono’ (vd. qui sopra parolibero). 10  















































Locuzioni idiomatiche L’abbondanza degli idiomatismi poggia essenzialmente sul convincimento che i diritti della lingua parlata non contrastino con le soluzioni letterarie. In più occasioni assistiamo alla promozione stilistica di modi di colorito colloquiale (ammazzare il tempo, due più due fanno quattro, essere morso dalla tarantola, far cascare le braccia, ecc.), che sembrano urtare con altri di tono più ricercato (avere luogo a fare qualcosa, cercare col fuscellino, cadere in acconcio, dare a divedere, ecc.), in una contaminazione continua tra la spontaneità della lingua corrente e la sostenutezza della parola letteraria. Un tratto costante è rappresentato dalla toscanità, che rivive a ogni passo (che è che non è, far capolino, ecc.). ammazzare il tempo (« Sherwood Anderson non s’è così allontanato dall’interesse dei lettori : dico lettori capaci d’un interesse che non sia soltanto d’ammazzare il tempo », AM, p. 108) ; 11  







1

  Ricavo la citazione dalla relazione Dell’unità della lingua e dei mezzi di diffonderla, in Manzoni 1972, p. 195.   Per il Battaglia è voce letteraria (attestata solo in questo passo di Cecchi). 3   Il Battaglia classifica la voce come letteraria e (s.v., n. 1) riporta questo passo di Cecchi. 4   Voce attestata dal Battaglia solo in Cecchi (citato un esempio da Corse al trotto e altre cose). 5   Voce che il Battaglia documenta solo in questo passo di Cecchi. Sulla prolificità dei neologismi derivativi in -izzare cfr. Dardano 1978, pp. 28-9 ; sull’ostilità dei puristi ottocenteschi verso queste formazioni cfr. Serianni 1981, pp. 57-60. 6   È uno dei tanti neologismi ascrivibili ai futuristi (cfr. Migliorini 1978, p. 718 e id. 1990, pp. 57, 142). La voce è documentata dal Battaglia a partire da Marinetti (citati esempi anche di Papini, Boine, Montale, Manifesti del Futurismo). 7   Dal Deli (s.v. borgo) l’espressione è fatta risalire al 1902 (A. Labriola). 8   Il Battaglia attesta la voce in Montale, Vittorini, Calvino. 9   La voce è attestata dal Battaglia (s.v., n. 1) solo in Cecchi. 10   Il Battaglia registra la voce, un incrocio di telegra[fico] e [tele]fonico, ma non fornisce esempi. 11   Il Battaglia (s.v. ammazzare1, n. 10) attesta la locuzione in Borsieri, B. Croce, Ojetti, Bacchelli, Moravia. Interrogando l’archivio del Primo tesoro, relativamente ad ammazzare il tempo, abbiamo ricavato 6 esempi : 1 Ma2





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andare al settimo cielo (« E andò al settimo cielo, quando in biblioteca m’incantavo alle squisite edizioni di Hawthorne, di Melville, di Poe, di O. Henry e Mark Twain », AM, p. 204) ; 1 andare a prezzo vile (« I dipinti rimarchevoli, e alcuni addirittura belli, vanno a prezzo vile », M, p. 54) ; 2 andare a rotoli (« Con tutto ciò la pensione andava a rotoli », M, p. 14) ; 3 andare in sollucchero ‘provare compiacimento’ (« Non si creda andassi in sollucchero vedendoli tanto stracciati », M, p. 73) ; 4 arricciare il naso ‘disapprovare’ (« Non mancano pedanti che arricciano il naso e sogghignano », AM, p. 161) ; 5 avere il diavolo in corpo (« Anche le piante hanno il diavolo in corpo », M, p. 65) ; 6 avere luogo a fare qualcosa ‘avere la possibilità’ (« insomma, ho luogo a passare occupato tutta la giornata, con molta tranquillità », OS [1945], p. 55) ; 7 ballo di san Vito ‘malattia che procura contrazioni dei muscoli’ (« Troppe volte siamo venuti qui rintracciando caratteri e tendenze generali della vita americana, per doverci trattenere intorno alle vissute ragioni di questa letteratura, dementata e percossa dal ballo di san Vito », AM, p. 109) ; 8 cadere, tornare in acconcio ‘venire a proposito’ (« Non esaminammo, quando sarebbe caduto in acconcio, secondo l’ordine cronologico dell’opera del Pascoli, il volume dei Canti di Castelvecchio, e non l’esaminammo di proposito », PAS, p. 73 ; « Qui torna in acconcio riferirsi a un libro ormai celebre », ROM, p. 128) ; 9 capire a volo (« Mi sentivo in corpo anche quell’uggiolina di uno che conosce i suoi polli e, davanti a certi spettacoli, capisce a volo che un giorno o l’altro, fatalmente, tornerà a provarcisi con la maledettissima penna », M, p. 36) ; 10 cerca e cerca (« Placci, che la sua buona sorella aveva soprannominato ‘‘il ministro degli Affari  



































































stronardi (Il maestro di Vigevano), 2 Barbero (Bella vita e guerre altrui di Mr. Pyle, gentiluomo), 1 Magris (Microcosmi), 1 Mazzucco (Vita), 1 Veronesi (Caos calmo). 1   Il Battaglia (s.v. settimo1, n. 5) riporta un esempio di essere al settimo cielo (Eco) ; s.v. cielo, n. 16, esempi di salire al settimo cielo (Nievo e Panzini). Un’attestazione di al settimo cielo (Palazzeschi, I fratelli Cuccoli : « il signor Celestino rideva al settimo cielo ») risulta dal Primo tesoro. 2   Un esempio di a vil prezzo (‘con spesa trascurabile’) è riportato dal Battaglia (s.v. prezzo, n. 12 : Pacichelli). 3   La locuzione con le sue varianti è documentata dal Battaglia (s.v. rotolo1, n. 7) : Alfieri, Tommaseo, Giusti, Svevo, Papini, Borgese, P. Levi. Dal corpus del Primo tesoro emergono 3 esempi : Tobino (Il clandestino), Barbero (Bella vita e guerre altrui di Mr. Pyle, gentiluomo), E. Rea (La dismissione). 4   La locuzione con le sue varianti è largamente documentata dal Battaglia (s.v. solluchero, n. 1) : RigutiniFanfani, Rovani, Carducci, Verga, Faldella, Calandra, Cecchi, G. Bassani, Arbasino. Un esempio (Gadda, Novelle dal ducato in fiamme : « ch’era solito stimarsi e andare tutto in visibilio e in sollucchero ») è archiviato dal Primo tesoro. 5   Esempi della locuzione si trovano nel Battaglia (s.v. arricciare, n. 2) : Firenzuola, Buonarroti il Giovane, Redi, I. Nelli, Manzoni (Pr. Sp.), Verga, Fogazzaro, Panzini, Pirandello, Palazzeschi, Pavese. L’archivio del Primo tesoro attesta arricciare il naso in Montefoschi (La casa del padre). 6   5 le occorrenze che risultano dal Primo tesoro : Palazzeschi (I fratelli Cuccoli), Tobino (Il clandestino), Petroni (La morte del fiume), Vassalli (La chimera), Mazzucco (Vita). Esempi della locuzione e delle sue varianti sono riportati dal Battaglia (s.v. diavolo1, n. 23) : Garzoni, Bacchelli. 7   Nel Battaglia (s.v. luogo, n. 28) si leggono esempi di Latini, Boccaccio, L. Giustinian, Ariosto, Di Costanzo, D. Sestini, B. Croce. 8   La documentazione del Battaglia (s.v. ballo, n. 5) parte proprio da Cecchi (è riportato questo passo) ; si vedano anche gli esempi di Cardarelli, Bacchelli, Pratolini. 9   Per il Tommaseo-Bellini (s.v. acconcio, n. 7) locuzioni come cadere, essere, riuscire, tornare, venire in acconcio indicano « opportunità comoda e vantaggiosa ». Esempi si leggono nel Battaglia (s.v. acconcio2, n. 1) : Ariosto, L. Salviati, D. Bartoli, C. Dati, Segneri, Manzoni (Pr. Sp.), Lambruschini, Leopardi. Venire in acconcio si trova in Massimo D’Azeglio (Ettore Fieramosca : cfr. Zangrandi 2002, p. 165) e in Bacchelli (cfr. Vitale 1999, p. 60). 10   Il corpus del Primo tesoro, interrogato relativamente a capire a volo, ci offre due attestazioni (Moravia, I racconti ; Montesano, Nel corpo di Napoli).  







































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Inutili’’ ; e che quando fu morto, ed andarono a cercare le promesse ‘‘memorie’’, di cui tanto s’era sentito parlare […] cerca e cerca, non fu trovato quasi niente », LNU [1955], p. 231) ; 1 cercare col fuscellino ‘andare in cerca di guai’ (« E nell’occasione della strage di piazza Santa Maria Novella a Firenze, che i ‘‘livornesi’’ erano proprio andati a cercarsi col fuscellino, racconta il Giusti […] », LNU [1948], p. 9) ; 2 che è che non è (« Ciò non tolse che, nel sanguinoso luglio 1915, in una azione a Salvatierra, Guanajuato, che è che non è, senza riconoscerlo, i villisti lo mettessero al muro, e lo fucilassero in un mucchio d’altri disgraziati », M, p. 95 ; « Si vide nel 1929, in America, quando tante società e tante banche, che è e che non è, chiusero gli sportelli », AM, p. 40) ; 3 correrci poco ‘mancar poco’ (« l’amore con la povera Geppina Catelli, che non era una serva vera e propria, ma ci correva poco », BOL [1966], p. 185) ; correre la cavallina ‘abbandonarsi a una vita ricca di piaceri’ (« che in gioventù corse la cavallina anche lui », LNU [1955], p. 216) ; 4 covare dell’occhio ‘custodire gelosamente’ (« E covano dell’occhio quel capitale, biasciando filamenti di canna », M, p. 159) ; 5 dar delle nocca ‘battere’ (« Alla fine escono tutti in salvo sull’ultimo terrazzino, e si divertono a dar delle nocca sulla campana », M, p. 152) ; 6 dare a divedere ‘far capire, dare a intendere’ (« né Angioletti mi dette nulla a divedere […] mentre non mi dava a divedere nessuna speciale ragione di risentimento », OS [1946], pp. 70-1) ; 7 dare del capo ‘battere la testa contro’ (« nei quali più forsennatamente dette del capo contro quella tremenda parete della morte », AM, p. 192) ; dare tutta valvola (« Allora il direttore d’orchestra dà tutta valvola agli strumenti », AM, p. 195) ; 8 due più due fanno quattro (« Alla fine del romanzo, il lettore sente, come due più due fanno quattro, che dopo tante esperienze, Clara è rimasta identica a quella che era al principio », LNU [1954], p. 151) ; 9 essere morso dalla tarantola ‘di chi si agita troppo’ (« Ma ormai Giovannino l’ha morso la tarantola », LNU [1954], p. 140) ; 10  













































































1   Nel Battaglia (s.v. cercare, n. 17) si cita un esempio di Ojetti. Un’attestazione della locuzione (Vassalli, La chimera : « una sera lo scemo non si trovava da nessuna parte e, cerca e cerca, Vincenza Borghesini l’aveva infine trovato insieme ad Antonia ») emerge dal Primo tesoro. 2   Per il Fanfani (s.v. fuscellino) « dicesi di cose spiacevoli ». Il Battaglia (s.v. fuscellino, n. 3) attesta la locuzione (‘con cura minuziosa’) a partire dal Pataffio ; nel significato di ‘attirarsi addosso’, a partire da A. Pucci ; vd. anche s.v. cercare, n. 17. 3   Locuzione del registro famigliare toscano ; usata da Manzoni (« Che è che non è, una mattina, fu sorpresa da una di quelle cameriere »), da Grossi (cfr. Zangrandi 2002, p. 111) e da Collodi (cfr. Pizzoli 1998, p. 181, n. 33 : si vedano le attestazioni) ; segnalata da Picchiorri (2008, p. 210) tra quelle « che legano Bresciani a Manzoni ». 4   Sul modo di dire si sofferma Lurati 2002, p. 176. 2 occorrenze si ricavano dal Primo tesoro (Testori, Il ponte della Ghisolfa ; Arbasino, L’anonimo lombardo). Esempi della locuzione e delle sue varianti si leggono nel Battaglia (s.v. cavallina1, n. 4 : Giusti, Cicognani, Pratolini). Cfr. « Lingua Nostra », xxx (1969), p. 123. 5   Il Battaglia (s.v. covare, n. 4) fornisce una larga documentazione dell’uso traslato di covare (‘curare, assistere’) : a partire da Seneca volgar. fino a Pavese. 6   Il Battaglia (s.v. nocca1, n. 7) dà esempi di G. Visconti, Grazzini, P. de’ Bardi, Fagiuoli, Cecchi (citato questo passo), Pavese. 7   Presente nel Fermo e Lucia, l’espressione scompare nelle edizioni successive del romanzo. Carducci la usa in Mosche cocchiere : « l’orgoglio non gli lasciò darne a divedere nulla » (cfr. Tomasin 2007, p. 191). Una larga documentazione a partire dal Novellino è offerta sia dal Battaglia (s.v. divedere), sia dalla LIZ, che archivia esempi fino a D’Annunzio (Novelle della Pescara). 8   Un esempio di a tutta valvola ‘a tutto spiano’ (Palazzeschi) è riportato dal Battaglia (s.v. valvola, n. 7). 9   Dalla LIZ emergono 3 esempi della locuzione : Berchet (Lettera semiseria), Nievo (Confessioni), Cagna (Alpinisti ciabattoni). Un esempio si ricava anche dall’archivio del Primo tesoro (Angioletti, La memoria : « due e due fanno quattro, questa, soltanto questa è la verità ! »). 10   Il Battaglia (s.v. tarantola1, n. 2) attesta il modo di dire in Bandello, Goldoni, Verga, Pirandello, Silone, Pasolini. Un esempio (Prisco, Una spirale di nebbia : « come se fosse stato punto da una tarantola ») è archiviato dal Primo tesoro.  















































   









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far capolino ‘spuntare’ (« mentre sono lì che discutono di cose del mestiere, e di certe novità che qua e là cominciano a far capolino e a dare scandalo », BOL [1966], p. 128) ; 1 far cascare le braccia ‘provocare sconforto’ (« Fa cascare le braccia, a vedere come questi gran rivoluzionari e dittatori son sempre gli stessi », LNU [1948], p. 9) ; 2 fare groppo ‘aggrovigliarsi’ (« Può capitare che la situazione di qualche racconto si complichi, faccia groppo », BOL [1965], p. 90) ; 3 fare la siesta ‘fare un breve riposo pomeridiano’ (« Fa le sue sieste aggomitolato nel sacello dei vescovi », M, p. 156) ; 4 fare mulinello ‘diffondersi in modo tumultuoso’ (« è un diluvio di musica che, ininterrottamente per due ore, fa mulinello nella nera conchiglia del teatro », AM, p. 62) ; 5 far fagotto ‘andarsene’ (« ma sappiamo che presto la moglie fa fagotto e torna a casa sua », LNU [1955], p. 195) ; 6 far piangere i sassi ‘turbare profondamente’ (« Eppoi, la tecnica criminale dei gangsters se nel vero, per l’atrocia, fa piangere i sassi, nel cinema fa ridere i polli », M, p. 34) ; festa finita (« Nulla, se le cose non vanno come ci pare, vieta che mandiamo le nostre dimissioni da consiglieri, e festa finita », OS [1946], p. 62) ; 7 gatto stivalato ‘scaltro, astuto’ (« Carissimo, la Ditta mi ha raccontato di Nunes-Toesca. Formidabile ! Di questo passo non si sa più dove si va a finire. Facesti bene a chiederne a Ditta : ma dimmi che gatto stivalato ! », CP [1938], p. 125 ; « Ma quei gatti stivalati che credono infilarsi per il falso spiraglio accademico, denunciando i legami di sangue, di schiavitù, di colore e di poesia », AM, p. 184 ; « Chiamò uno lassù ; e con l’aiuto d’una fune e dei suoi falcioni cominciò a scalare, più lesto d’un gatto stivalato », AM, p. 247) ; 8 girare alla larga (« Nessuno dei pochi che partivano si accingeva a comprare ; anzi giravano alla larga », M, p. 166) ; 9 il diavolo a quattro (« scuoprono la Mansfield e altri autori nuovi, l’atonalismo, il nudismo, l’esotismo, il diavolo a quattro, e si allenano per le scappate future », LNU [1954], p. 152) ; 10  





















































   































1   26 occorrenze della locuzione risultano dal Primo tesoro : 1 Flaiano (Tempo di uccidere), 1 Palazzeschi (I fratelli Cuccoli), 8 Calvino (Ultimo viene il corvo), 1 Pavese (La bella estate), 1 Malaparte (La pelle), 1 Tomasi di Lampedusa (Il Gattopardo), 1 Ottieri (Donnarumma all’assalto), 1 Parise (Il padrone), 1 Cancogni (Allegri, gioventù), 1 Campanile (Gli asparagi e l’immortalità dell’anima), 1 Landolfi (A caso), 1 Magris (Danubio), 1 Maraini (Buio), 2 Starnone (Via Gemito), 1 Mazzantini (Non ti muovere), 1 Mazzucco (Vita), 1 Riccarelli (Il dolore perfetto), 1 Veronesi (Caos calmo). Ampia la documentazione che ci dà il Battaglia (s.v. capolino, n. 2) : a partire da Buonarroti il Giovane fino a Pavese. 2   Far cascare le braccia è una delle locuzioni registrate da Costantino Arlìa nelle Voci e maniere di lingua viva (1895), « mai apparse in precedenti vocabolari e diventate d’uso generale » (Serianni 1990, p. 88). Un esempio (Arbasino, L’anonimo lombardo : « ma anche qui i critici che non san quello che vogliono mi fan cascare le braccia ») è archiviato dal Primo tesoro. 3   Modo di dire attestato nei romanzi del Novecento ; 5 esempi emergono dall’archivio del Primo tesoro : Flaiano (Tempo di uccidere), Rigoni Stern (Il sergente nella neve), Cassola (La ragazza di Bube), Cancogni (Allegri, gioventù), Pomilio (Il Natale del 1833). 4   4 attestazioni risultano dai romanzi del Primo tesoro : Pavese (La bella estate), Tomasi di Lampedusa (Il Gattopardo), Chiara (L’uovo al cianuro), Dessì (Paese d’ombre). 5   È una delle locuzioni ricordate dal De Amicis (1910, p. 178) nel capitolo La lingua che non si sa dell’Idioma gentile. L’esempio cecchiano è citato dal Battaglia (s.v. mulinello, n. 39). L’uso figurato di mulinello ‘insistenza ossessiva’ è registrato dallo stesso Battaglia (s.v. mulinello, n. 31) con esempi di Cicognani, Manzini, Tecchi, Bonsanti. 6   La locuzione è usata da Giusti (Gingillino e A tutti coloro che se lo meritano : dati LIZ). Il Battaglia (s.v. fagotto1, n. 6) la attesta in Magalotti, Giusti, Baldini, Pratolini. 5 esempi risultano dal Primo tesoro : 2 Fenoglio (La malora), 1 Cassola (La ragazza di Bube), 1 Dessì (Paese d’ombre), 1 Maggiani (Il viaggiatore notturno). 7   Dall’archivio LIZ risulta un’attestazione del modo di dire (Pratesi, L’eredità : « Ecco, ora è festa finita ! »). 8   Per il Tommaseo-Bellini (s.v. gatto, n. 11) gatto stivalato è « pers[ona] che ben vestita comparisce goffa ». 9   Cospicua la presenza di alla larga nei romanzi del Primo tesoro (si contano 41 occorrenze). 10   Il diverso valore metaforico del modo di dire è documentato nel Battaglia (s.v. diavolo1, n. 23 : Redi, Forteguerri, Palazzeschi, Croce) e nella LIZ (C. Gozzi, Baretti, Da Ponte, Rovani, Verga, Faldella, Pirandello). Cfr. « Lingua Nostra », xxvii (1966), p. 71.  



























   











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il giuoco non vale la candela ‘non vale la pena’ (« ma non ho la pazienza, e il giuoco non vale la candela », CP [1922], p. 16) ; 1 il tempo che Berta filava ‘un tempo lontano’ (« Nessuno ipocritamente vi rimpiange le casalinghe virtù del tempo che Berta filava », LNU [1957], p. 274) ; 2 leccarsi i baffi ‘apprezzare molto’ (« una collezione di piccole sculture e argenti votivi da leccarsi i baffi », M, p. 115) ; 3 mancare qualche venerdì ‘essere strano, stravagante’ (« Uno comincia a sospettare che al dittatore gli mancasse qualche venerdì », LNU [1948], p. 9) ; 4 né punto né poco ‘per nulla affatto’ (« In realtà, Jacob non si è prestato né punto né poco alle iterate lusinghe tedesche », LNU [1954-55], p. 181) ; 5 non fare né caldo né freddo ‘non importare niente’ (« Agli antichi non faceva né caldo né freddo che il sesto libro dell’Eneide fosse legato col cordone ombelicale all’undicesimo dell’Odissea », LNU [1954], p. 134) ; 6 non mettere né pepe né sale ‘non interferire’ (« E per rendere il tono, credo che la miglior cosa sia di tradurre qualche paragrafo, senza metterci né pepe né sale », AM, p. 161) ; 7 non sapere che pesci prendere ‘non trovare soluzioni’ (« Dicevo che il lettore, a momenti, non sa che pesci prendere », AM, p. 100) ; 8 non sentire da quest’orecchio ‘non volerne sapere’ (« Ma da quest’orecchio egli non ci sente », M, p. 21) ; 9 pagare a peso d’oro (« Ma un moro, o contentiamoci pure d’uno con l’aria di Arabo o Turco, non si vede neanche a pagarlo a peso d’oro », LNU [1951], p. 52) ; 10 passarsela malamente (« Quando mi raccontavano che se la passa malamente […] », AM, p. 105) ;  

































































1   Il Battaglia (s.v. gioco, n. 28) dà 2 esempi del modo di dire (Gobetti, Soldati). Non valere la candela si trova in Pavese (cfr. il Battaglia, s.v. candela, n. 11). 2   Il Battaglia (s.v. berta1) attesta la locuzione in Verga e Moravia. Un esempio (Petroni, La morte del fiume : « i nostri concittadini sono a casa propria in ogni parte della terra fin dai tempi che Berta filava ») è archiviato dal Primo tesoro. Cfr. Brambilla Ageno 2000, p. 396. 3   L’archivio del Primo tesoro offre 2 esempi di leccarsi i baffi (Gadda, Novelle dal ducato in fiamme ; Parise, Il padrone). Cfr. anche il Battaglia, s.v. baffo, n. 2. 4   Un esempio della locuzione (Sgorlon, L’armata dei fiumi perduti : « forse lei era stupida, o le mancava un venerdì ») è ricavabile dall’archivio del Primo tesoro. Il Battaglia (s.v. venerdì, n. 2) la attesta in D’Annunzio e Savinio. 5   Locuzione idiomatica cristallizzata che si legge nella Vita di Alfieri (cfr. Tomasin 2009, p. 221, n. 26), nell’Epistolario di Nievo (cfr. Mengaldo 1987, p. 261) e nell’Ebreo di Verona del Bresciani (cfr. Picchiorri 2008, p. 163). In Gentile si ha « lavoro poco o punto » (cfr. Fabrizio 2008, p. 83, n. 1). Ancora nel Novecento, stando all’archivio del Primo tesoro, ritroviamo poco o punto nei Fratelli Cuccoli di Palazzeschi con valore aggettivale e avverbiale (« tanto da non accorgersi del disaccordo ch’era sempre fra essi e del poco, o punto, affetto che avevano per lui » ; « Scriveva egli stesso le lettere a quelli che poco o punto sapevano scrivere »). Il modo di dire è documentato dal Battaglia (s.v. né, n. 2 : Romagnosi, D’Azeglio, Imbriani, Pirandello ; s.v. poco, n. 10 : Botta, Manzoni, Pr. Sp., Bacchelli ; s.v. poco, n. 16 : Duodo, Pascoli).Cfr. « Lingua Nostra », i (1939), p. 134. 6   6 occorrenze della locuzione emergono dal corpus del Primo tesoro (Moravia, Il conformista ; Cassola, La ragazza di Bube ; Sciascia, Il giorno della civetta ; Prisco, Una spirale di nebbia ; Landolfi, A caso ; Mazzucco, Vita). Il Battaglia (s.v. caldo2, n. 13) offre esempi di Fra Giordano, Collodi, Brancati. 7   Per Policarpo Petrocchi non mettere in una cosa né sale né pepe equivale a ‘non mischiarcisi’ (cfr. il Battaglia, s.v. pepe, n. 6). La locuzione si trova nei Cento anni di Rovani (« E chi non ci mise né pepe né sale a tradire il marito, doveva ben tradire un lacché »). 8   Un’attestazione del modo di dire (Maraini, Buio : « non sapendo che pesci prendere ») risulta dal Primo tesoro, che archivia anche 9 occorrenze della variante con pigliare. Nel Battaglia (s.v. pesce1, n. 17) si leggono esempi di Cicognani e (con pigliare) di Guerrazzi, Betteloni, C. E. Gadda. 9   La locuzione e le sue varianti sono attestate dal Battaglia (s.v. orecchio, n. 17) : Manzoni (Pr. Sp.), Carducci, S. Ferrari, Soffici, Palazzeschi. 10   2 esempi di a peso d’oro risultano dal Primo tesoro (Buzzati, Sessanta racconti ; Tobino, Il clandestino). Si veda la documentazione offerta dal Battaglia (s.v. oro, n. 25) : Fatti di Cesare, Alberti, Gelli, R. Borghini, Guadagnoli.  



































































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perder le staffe ‘perdere il controllo di sé stessi’ (« Ma fu anche allora che il mio amico dové perder le staffe », AM, p. 138) ; 1 per la pelle ‘autentico, senza riserve’ (« E di ciò la conferma ci giunge dallo stesso Croce, classicista per la pelle », LNU [1954], p. 130) ; 2 per tutto l’oro del mondo (« roba di cui il popolo non vorrebbe servirsi per tutto l’oro del mondo », M, pp. 114-115) ; 3 piantar baracca e burattini ‘abbandonare tutto’ (« come se quella gente a un tratto avesse piantato baracca e burattini, abbandonando nella fuga precipitosa fin gli strumenti di lavoro », M, p. 8) ; 4 portare in palma di mano ‘tenere in grande considerazione’ (« con tutto ch’egli le voglia bene davvero e la porti in palma di mano », LNU [1953], p. 92) ; 5 prendere l’abbrivo ‘prendere impulso’ (« Questa ‘‘seconda maniera’’ morettiana, eventualmente avrebbe potuto anche disorientare certi lettori, se il suo accettamento non prendeva l’abbrivo dal robusto e cordiale successo che accolse, e che continua ad accompagnare, le opere della ‘‘prima maniera’’ », LNU [1954], p. 144) ; 6 rimanere a mezzo (« Sono le legioni delle donne rimaste a mezzo : le donne che non hanno casa, e che sarebbero riuscite splendidamente se avessero avuto una casa », AM, p. 121) ; rimettere la pelle ‘morire’ (« E talvolta le cose sono così al naturale, che quello che fa la parte del Cristo ci rimette la pelle », M, p. 68 ; « E aveva fatto in tempo a sapere per filo e per segno quanti altri gatti, col Re in testa, e con quali supplizi, dopo il 14 luglio, nel nome della libertà e dell’uguaglianza, avevano rimesso la pelle », AM, p. 169) ; 7 saperla lunga ‘essere molto esperto’ (« Lei la sa troppo lunga, in fatto d’arte, per non vedere che troppe volte dove lei dice di veder bigio è color nero, o dove bianco è bigio », CP [1922], p. 16) ; 8 scampare la pelle ‘salvare la vita’ (« Nell’epidemia di tifo che devastò il Messico, dal 1892 al 1895, le figliuole, allora bambinucce, s’ammalarono tutte e tre, e per miracolo scamparon la pelle », M, p. 94) ; 9 scherzi a parte (« Scherzi a parte : nel Messico si assiste al riemergere d’una razza ch’ebbe una grande storia, e molto ne ha preservato, inconsciamente, in certi aspetti dell’arte e della religione », M, p. 176) ; 10  











































































1   Il Battaglia (s.v. staffa, n. 25) attesta la locuzione in Catzelu, Buonarroti il Giovane, Verga. Il Primo tesoro ci offre 3 esempi (Tomasi di Lampedusa, Il Gattopardo ; Arbasino, L’anonimo lombardo ; Ferrante, L’amore molesto). 2   Il Battaglia (s.v. pelle, n. 24) attesta il modo di dire in Tommaseo, Giusti, Bandi, Imbriani, Soffici, Palazzeschi. 2 occorrenze si ricavano dall’archivio del Primo tesoro : Gadda (Novelle dal ducato in fiamme) e Maggiani (Il viaggiatore notturno). 3   La locuzione è usata da Cecchi anche in Pesci rossi (cfr. Brusadin 1973, p. 69). Il Battaglia (s.v. oro, n. 25) la attesta in Tavola Ritonda, Esopo volgar., Fausto da Longiano, G. Gozzi, Manzoni (Pr. Sp.), Nievo, Cassola. 7 occorrenze emergono dal Primo tesoro : Pratolini (Un eroe del nostro tempo), Moravia (I racconti), D’Arzo (Casa d’altri), Buzzati (Sessanta racconti), Parise (Sillabario n. 2), Vassalli (La chimera), E. Rea (La dismissione). 4   Modo di dire proprio del registro famigliare, attestato dal Battaglia (s.v. baracca, n. 3) in Verga, Panzini, Cecchi (riportato questo passo), Baldini. Un esempio della locuzione è archiviato dal Primo tesoro (Cialente, Le quattro ragazze Wieselberger : « s’allontanò con tranquillo e fiero passo piantando lì baracca e burattini »). Cfr. Serianni 2010, p. 84. 5   La locuzione con le sue varianti è documentata dal Battaglia (s.v. palma1, n. 6) in Fazio, Dominici, Giovan Matteo di Meglio, M. Ricci, Cicognani. Il modo di dire si trova nell’Ebreo di Verona di Bresciani : cfr. Picchiorri 2008, p. 215. 6   Tre esempi della locuzione sono ricavabili dall’archivio del Primo tesoro : Gadda (Novelle dal ducato in fiamme), Fenoglio (La malora), Brignetti (La spiaggia d’oro). 7   Locuzione del registro famigliare, attestata dal Battaglia (s.v. rimettere, n. 69) in Tommaseo e Bernari. 8   La locuzione si legge nell’Ebreo di Verona di Bresciani : cfr. Picchiorri 2008, p. 215. 5 esempi sono archiviati dal Primo tesoro : Palazzeschi (I fratelli Cuccoli), Pavese (La bella estate), Pasolini (Ragazzi di vita), Starnone (Via Gemito), Maggiani (Il viaggiatore notturno). 9   Il Battaglia (s.v. scampare, n. 7) offre esempi di A. Pucci (Cent.), Borgese. 10   La locuzione con le sue numerose varianti è documentata dal Battaglia (s.v. scherzo, n. 16) : Galileo, Zappi,  























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scoprir paese ‘cercare informazioni’ (« Sulle cime di questi monti scorre un vento disordinato, irrespirabile, che respinge a ogni tentativo di fermarsi e guardare intorno per scoprir paese », PAS, p. 66) ; 1 senza capo né coda ‘disordinato’ (« Che casa strana. Senza capo né coda. Senza ore », AM, p. 156) ; 2 stare alle gonnelle ‘non staccarsi mai’ (« A dirla francamente, credo che alla Gabriella dessi soprattutto fastidio, con la mia smania di starle, zitto e incantato, sempre alle gonnelle », M, p. 15) ; 3 stringere dei nodi, allo ‘al tirar delle somme’ (« Cosicché, allo stringere dei nodi, l’unica impressione e conclusione veramente valida sembra essere che, nel mutare dei secoli e degli eventi, l’uomo rimane una monotona e pessima bestia », LNU [1948], p. 6 ; « Ma questo eccesso d’impegno in fondo non nuoce, o non nuoce troppo ; perché allo stringere dei nodi, mai o ben di rado lo Janner si sbaglia nella valutazione estetica », LNU [1949], p. 21) ; tirare all’utile (« la sua è una mentalità di piccolo borghese, di borghesuccio minimo, che tira all’utile immediato », AM, p. 76) ; tirare avanti ‘riuscire a mantenersi’ (« tirò avanti con un magro stipendio d’ispettore fiscale », ROM, p. 85) ; 4 tirare delle somme, al (« E al tirare delle somme, l’Anderson avrà sempre il merito d’avere insegnato a tenere in mano la penna ad alcuni di quelli che oggi contano », AM, p. 108) ; 5 tirare un crocione ‘non tener conto, cancellare’ (« tiri un crocione sopra i miei arretrati postali, e pigli nota del mio nuovo indirizzo », CP [1924], p. 81) ; 6 tirar l’acqua al mulino ‘badare al vantaggio’ (« […] o scrittori, infine, che, pigliandola meno dall’alto, si contentano di tirar l’acqua al mulino d’un club o d’un partito », AM, p. 41) ; 7 torcere un capello ‘fare un minimo danno’ (« Dopo pochi giorni m’accorsi che a Murillo, in realtà, nessuno gli avrebbe mai torto un capello », AM, p. 324) ; 8 tornare a galla (« e tornano a galla incrostati di conchiglie », AM, p. 94) ; 9 tradire l’abitudine (« tradiscono l’abitudine del rugby e del ring », AM, p. 35) ; volere un monte di bene (« le vuole un monte di bene », LNU [1955], p. 203) ;  





















































































Monti, Foscolo, Manzoni (Pr. Sp.), Leopardi, Carducci, Gozzano, Ungaretti. 4 occorrenze emergono dal Primo tesoro : Testori (Il ponte della Ghisolfa), Arbasino (L’anonimo lombardo), Landolfi (A caso), Gorresio (La vita ingenua). 1   Il Battaglia (s.v. paese, n. 14) attesta la locuzione in Firenzuola, P. F. Giambullari, Caro, C. Dati, Zeno, Manzoni (Promessi Sposi), Emiliani-Giudici. 2   Il Primo tesoro archivia 8 esempi del modo di dire : 1 Palazzeschi (I fratelli Cuccoli), 1 Brignetti (La spiaggia d’oro), 1 Cancogni (Allegri, gioventù), 2 Sgorlon (L’armata dei fiumi perduti), 1 Barbero (Bella vita e guerre alrui di Mr. Pyle, gentiluomo), 2 Montesano (Nel corpo di Napoli). Cfr. « Lingua Nostra », xxx (1969), p. 123. 3   Questo e altri consimili modi di dire sono registrati dal Battaglia (s.v. gonnella, n. 7) che dà esempi di Foscolo, Nieri, Pirandello e Cecchi (riportato questo passo). Nei Malavoglia si legge : « stava sempre attaccato alle gonnelle della nuora come un cagnolino ». 4   Il Battaglia (s.v. tirare1, n. 68) offre esempi di G. Gozzi, Alfieri, Manzoni (Pr. Sp.), Pea, Cassola. 5   Un esempio della locuzione (Barbero, Bella vita e guerre altrui di Mr. Pyle, gentiluomo : « tuttavia al tirar delle somme non ho avuto da pentirmi dell’incidente ») emerge dal Primo tesoro. 6   Il Battaglia (s.v. crocione1, n. 5) documenta fare un crocione (‘non pensarci più’) in Menzini, Pananti, Leopardi, Giusti, Nievo. 7   Il Battaglia (s.v. tirare1, n. 68) documenta la locuzione in Sacchetti, Monosini, Rocco, Pananti, Pavese. 2 esempi (Nievo, Le isole del Paradiso ; Arbasino, L’anonimo lombardo) sono archiviati dal Primo tesoro. 8   Ampia la documentazione fornita dal Battaglia (s.v. capello1, n. 2), a partire da Angiolieri fino a Cecchi (è citato l’esempio qui riportato). Picchiorri (2008, p. 212) attesta non torcere un capello nell’Ebreo di Verona del Bresciani. 8 esempi della locuzione sono ricavabili dal Primo tesoro : 1 Moravia (I racconti), 1 Tomizza (La miglior vita), 1 Sanvitale (Madre e figlia), 1 Eco (Il nome della rosa), 2 Sgorlon (L’armata dei fiumi perduti), 1 Magris (Microcosmi), 1 Mazzucco (Vita). 9   L’archivio del Primo tesoro, relativamente a tornare a galla, offre 3 esempi : Moravia (I racconti), P. Levi (La chiave a stella), Barbero (Bella vita e guerre altrui di Mr. Pyle, gentiluomo).  

























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volta di corriere, a ‘a giro di posta’ (« ed io ti risponderò a volta di corriere », OS [1946], p. 62 ; « e ti rimborserò a volta di corriere », CP [1925], p. 97). 1  









In tema di locuzioni, andrà notato come talora l’adesione alla nativa sicurezza e al repertorio fraseologico del toscano gli faccia preferire la locuzione verbale (in qualche caso presente nella lingua letteraria) al più elementare, equivalente verbo singolo. Qualche esempio :  

andare a spreco (« Gli spallacci, i cinturoni, gli stivaloni, gli elmetti coloniali col riverbero verde, andavano a spreco », AM, p. 330) ; andare in traccia (« Bisogna andare in traccia del suo pensiero nei resoconti giornalistici delle conferenze rapsodiche », ROM, p. 151) ; 2 avere a sdegno (« sebbene, in massima, quei tre difficilmente avrebbero avuto a sdegno la sua belligera compagnia », ROM, p. 49) ; avere (tenere) in serbo (« Ma, veramente, è tentare di far torto alla sua grande anima di poeta nostro, pretendere che egli abbia in serbo un’anima minore, un’animula », PAS, p. 90 ; « Ma dentro alle tasche del pigiama, o sotto lo scialle, essi tengono in serbo delle mani sensitive, nervose, frementi, alianti, incorruttibili », AM, pp. 326-327) ; 3 dar di frego ‘cancellare’ (« Dava di frego ; riscriveva sopra », M, p. 9) ; 4 dar di piglio (« come scolari che sentono il maestro davano di piglio a una selce con la quale lustrano quelle loro ceramiche », M, p. 47) ; 5 dare sfogo (« È in lui una compassione, una pietà profonda e disperata, anche se egli non le dia sfogo, e quasi non la lasci parlare », BOL [1965], p. 88) ; essere da meno (« Nel loro genere, i tranvai di Querétaro non son da meno », M, p. 156) ; 6 fare a gara (« Su certi autori atrabiliari, come per esempio il Giordani e il Guerrazzi, i referti di coloro che li praticarono, spesso e volentieri fanno a gara di veleno », LNU [1954], p. 165) ; 7 fare avvertito ‘informare’ (« non so ancora se tornerò o non tornerò a Firenze ; in caso ti farò avvertito », CP [1925], p. 103) ; 8  





































































1   Il Battaglia (s.v. corriere1, n. 7) fornisce un esempio di Soffici; altra documentazione si trova s.v. volta1, n. 16 (Carducci, Tarchetti, D’Annunzio, Rebora, Pavese). Quanto alla locuzione a volta di, segnalo un passo di Soldati (Lettere da Capri) ricavato dal corpus del Primo tesoro (« mi rispose, a volta di aereo, che venissi subito »). 2   Un esempio della locuzione si trova in Maria Bellonci (Rinascimento privato : « sarebbe stato come andare in traccia di lui » ; dati del Primo tesoro). 3   23 occorrenze di in serbo emergono dai romanzi del Primo tesoro : 3 Flaiano (Tempo di uccidere), 1 Banti (Artemisia), 1 Alvaro (Quasi una vita), 1 Moravia (I racconti), 1 Calvino (Il visconte dimezzato), 1 Rigoni Stern (Il sergente nella neve), 1 Soldati (Lettere da Capri), 1 Buzzati (Sessanta racconti), 1 Arbasino (L’anonimo lombardo), 1 Chiara (L’uovo al cianuro), 1 Tomizza (La miglior vita), 1 Bellonci (Rinascimento privato), 1 Sereni (Manicomio primavera), 1 Calasso (Le nozze di Cadmo e Armonia), 1 Consolo (Nottetempo casa per casa), 2 Montefoschi (La casa del padre), 1 Barbero (Bella vita e guerre altrui di Mr. Pyle, gentiluomo), 1 Siciliano (I bei momenti), 1 Mazzantini (Non ti muovere), 1 Riccarelli (Il dolore perfetto). 4   Il Battaglia (s.v. frego, n. 7) documenta la locuzione in L. Bellini, Leopardi, Guerrazzi, Nievo, Linati. Due ricorrenze si hanno nelle Poesie di Giusti (dati LIZ). 5   Il corpus del Primo tesoro offre 3 esempi : 2 Campanile (Gli asparagi e l’immortalità dell’anima) e 1 Chiara (L’uovo al cianuro). 6   Il Primo tesoro documenta la popolarità della locuzione (21 esempi) : 1 C. Levi (L’orologio), 2 Moravia (I racconti), 2 Gadda (Novelle dal ducato in fiamme), 1 Buzzati (Sessanta racconti), 1 P. Levi (La tregua), 1 Piovene (Le stelle fredde), 1 Cialente (Le quattro ragazze Wieselberger), 1 Gorresio (La vita ingenua), 1 Sgorlon (L’armata dei fiumi perduti), 1 Nievo (Le isole del Paradiso), 1 Calasso (Le nozze di Cadmo e Armonia), 4 Barbero (Bella vita e guerre altrui di Mr. Pyle, gentiluomo), 1 Siciliano (I bei momenti), 1 Starnone (Via Gemito), 1 E. Rea (La dismissione), 1 Veronesi (Caos calmo). 7   18 le occorrenze della locuzione che risultano dal Primo tesoro : 2 Malaparte (La pelle), 1 Pasolini (Ragazzi di vita), 1 Cassola (La ragazza di Bube), 1 Tobino (Il clandestino), 1 Cancogni (Allegri, gioventù), 1 Petroni (La morte del fiume), 1 Samonà (Fratelli), 1 Eco (Il nome della rosa), 1 Di Lascia (Passaggio in ombra), 1 Siciliano (I bei momenti), 2 Ferrero (N.), 1 E. Rea (La dismissione), 3 Mazzucco (Vita), 1 Riccarelli (Il dolore perfetto). 8   Il Battaglia (s.v. avvertito, n. 1) attesta la locuzione in Panzini.  



















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far ressa (« Ma quando corrono così attruppate, uguali, scodinzolanti, e sotto agli alberi fanno ressa davanti alle classi, non c’è da esitare », AM, p. 225) ; 1 mandare a memoria (« di odi che si mandano a memoria nelle scuole », LNU [1952], p. 62) ; 2 pigliar nota (« tiri un crocione sopra i miei arretrati postali, e pigli nota del mio nuovo indirizzo », CP [1924], p. 81) ; succhiare la sigaretta (« e le ragazze, sui pilastrini delle scale, accavalciate le gambe, succhiano la sigaretta », AM, p. 60) ; tenere a mente (« basterà tenere a mente che il poema grande nella età del Wordsworth è prodotto di isolamento », ROM, p. 249) ; tenere a vile (« Rintrodusse largamente l’uso dei ritornelli, che il secolo xviii aveva tenuto a vile », ROM, p. 88). 3  

































Il caso inverso è riconducibile alla vivacità cecchiana nella formazione delle parole : vd. sopra voci come elegantire, frivoleggiare, infreddare, scapaccionare.  

Formazioni parasintetiche L’innalzamento del registro è ottenuto volentieri mediante l’utilizzazione di verbi parasintetici, specie di quelli insoliti e preziosi (ammollire, ecc.). C’è lo stigma personale di Cecchi nella non comune varietà di verbi di questo tipo : si tratti dello scritto di viaggio o del saggio su Pascoli, dello studio sui romantici inglesi o del pezzo giornalistico, Cecchi esibisce con uguale, compiaciuta insistenza uno straordinario repertorio di voci. In qualche caso, è possibile che alla scelta del verbo non sia estranea la suggestione fonica delle parole. È il caso di abbrividire 4 e inchiavardare (‘fissare con bulloni’) 5 in passi dominati dalla ripercussione delle vibranti (« Quivi è tutto un tremolare, uno spezzarsi, un abbrividire, un ondare e rapprendersi negli arresti e nelle risoluzioni del ritmo », ROM, p. 218 ; « Mentre alcuni inchiavardano il motore, altri, rasente terra, su certi carrettini come quelli dei mendicanti [...] », AM, p. 29 ; « Sugli scalini della veranda, stavano inchiavardati certi arnesi barocchi per pulirsi le scarpe », AM, p. 202) ; di impiccolire, in un passo ad alta concentrazione di nasali (« in un mondo mostruosamente impiccolito, inzuccherato e rimbambito », PAS [1962], p. 137). 6 In questo campionario può rientrare l’effetto fonico di « La campagna infoltisce e inselvatichisce », AM, p. 205. 7  



























1   L’archivio del Primo tesoro offre un esempio della locuzione per ciascuno dei seguenti autori : Palazzeschi (I fratelli Cuccoli), Vittorini (Le donne di Messina), Malaparte (La pelle), C. Levi (L’orologio), Moravia (I racconti), Testori (Il ponte della Ghisolfa), Cassola (La ragazza di Bube), P. Levi (La tregua), Prisco (Una spirale di nebbia), Pomilio (Il Natale del 1833), Calasso (Le nozze di Cadmo e Armonia), Siciliano (I bei momenti), Starnone (Via Gemito). 2   Il Battaglia (s.v. memoria, n. 21) attesta la locuzione in Machiavelli, Sassetti, Moretti. Dall’archivio del Primo tesoro, limitatamente a mandare a memoria, possiamo estrarre due esempi : Campanile (Gli asparagi e l’immortalità dell’anima) e Pomilio (Il Natale del 1833). 3   Un esempio della locuzione si trova nei Promessi Sposi : « l’incarico loro era tenuto a vile anche da quelli che potevano averne terrore ». 4   Della voce il Primo tesoro offre 12 attestazioni : 4 Consolo (Nottetempo casa per casa), 1 Calvino (Ultimo viene il corvo), 2 Gadda (Novelle dal ducato in fiamme), 3 Sciascia (Il giorno della civetta), 2 Bellonci (Rinascimento privato). Cfr. « Lingua Nostra », xi (1950), p. 55. 5   Il Battaglia (s.v., n. 1) dà esempi di Salvini, Ojetti, Pea, Banti. Dal Primo tesoro risultano 7 occorrenze della voce : Morante (L’isola di Arturo), Calvino (Il visconte dimezzato), Chiara (L’uovo al cianuro), De Carlo (Uccelli da gabbia e da voliera), Bellonci (Rinascimento privato), Arpino (L’ombra delle colline), Maraini (Buio). 6   Il corpus del Primo tesoro documenta la voce in Pavese (La bella estate) e Vassalli (La chimera). 7   L’archivio del Primo tesoro offre 11 esempi di forme d’infoltire : 1 Testori (Il ponte della Ghisolfa), 1 Mazzucco (Vita), 1 Bellonci (Rinascimento privato), 6 Volponi (La strada per Roma), 1 Calvino (Ultimo viene il corvo), 1 Banti (Artemisia). Quanto a inselvatichire, De Amicis (1910, p. 194) osserva che verbi intransitivi di questo tipo, rari nel parlato, rendono più agile il discorso. 20 occorrenze risultano dal Primo tesoro (1 Tomizza, La miglior vita ; 1  





















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Do qui di seguito solo alcune delle tante formazioni rintracciate :  

abbrunato ‘vestito a lutto’ (« Gran parte delle lapidi e delle stele risalgono a un secolo o due ; ma ce ne sono recenti, e una signora anziana, abbrunata, annaffiava i fiori d’una tomba nuovissima », AM, pp. 212-13) ; 1 abbuiare (« Mentre quelli mangiano, le strade minori si spopolano ed abbuiano », AM, p. 63) ; accagliato ‘rappreso’ (« Dalle rosee, innocenti trasparenze dell’alba sopra i nevai, all’accagliata nerezza d’un sangue delittuoso », AM, p. 327) ; 2 acciambellato ‘avvolto a forma di ciambella’ (« come quelle colossali figurazioni del serpente acciambellato », M, p. 117) ; 3 acquartierato ‘alloggiato’ (« In luoghi più popolosi, sono acquartierati reparti di truppa », M, p. 123) ; 4 affittire ‘diventare più fitto, più frequente’ (« Ogni volta che, per una od altra ragione, affittiscono le ristampe di qualche vecchio autore o le pubblicazioni critiche che lo riguardano […] », LNU [1951], p. 57 ; « Il lavoro affittisce », AM, p. 29 ; « A poco a poco i caseggiati affittirono », AM, p. 242) ; aggattato* ‘raggomitolato come un gatto’ (« Ed è interpretata in questo stile perfino la scena di ‘‘Chiare, fresche e dolci acque’’ con un Petrarca aggattato in un cespuglio a spiare Laura che fa il bagno », LNU [1948], p. 3) ; 5 aggomitolato ‘raggomitolato’ (« Fa le sue sieste aggomitolato nel sacello dei vescovi », M, p. 156) ; 6 aggranchito ‘rattrappito’ (« e agitava continuamente le mani aggranchite da una paralisi, camminando a passetti saltellanti e con pirolette da far girare il capo », M, p. 155) ; 7 aggruppare ‘radunare’ (« E l’opera non strettamente poetica, non si può aggruppare agevolmente come le poesie », ROM, p. 151) ; 8 allucignolato ‘sciupato’ (« Il viso triste e allucignolato poteva giustificare il soprannome », AM, p. 330) ; 9 ammantellato ‘avvolto in un mantello’ (« E nel contrasto con tali figure barbariche e ammantel 

















































































Magris, Microcosmi ; 1 E. Rea, La dismissione ; 1 Arpino, L’ombra delle colline ; 1 Pavese, La bella estate ; 2 Moravia, Il conformista ; 1 Morante, L’isola di Arturo ; 1 Di Lascia, Passaggio in ombra ; 1 Levi, La tregua ; 2 Volponi, La macchina mondiale ; 1 Tomizza, La miglior vita ; 1 Bassani, Cinque storie ferraresi ; 1 Citati, Tolstoj ; 2 Maggiani, Il viaggiatore notturno ; 1 Piovene, Le stelle fredde ; 1 Sgorlon, L’armata dei fiumi perduti ; 1 Mazzucco, Vita). 1   Il Battaglia (s.v., n. 1) attesta la voce in Forteguerri, Manzoni (Pr. Sp.), Collodi, Carducci, Serao, Beltramelli, Pea, Cecchi (citato anche questo passo), Bacchelli. Un esempio (Bellonci, Rinascimento privato : « quello spazio abbrunato ») è archiviato dal Primo tesoro. 2   Questa la documentazione del Battaglia (s.v., n. 1) : Malpighi, Trinci, Nieri, Viani, Tozzi, Landolfi. Nel senso di ‘condensato’, la voce è attestata (s.v., n. 2) anche in D’Annunzio. Il Primo tesoro ci dà un esempio della Banti (Artemisia) : « il freddo che la penetra accaglia come latte le sue lagrime difficili ». 3   La voce è documentata dal Battaglia in Bontempelli, Cicognani, Tozzi, Cecchi, Manzini, Moravia, Pratolini. Il Primo tesoro ci offre 4 esempi : Parise (Sillabario n. 2), Moravia (I racconti), P. Levi (La tregua), Nievo (Le isole del Paradiso). 4   Il Battaglia attesta la voce in Segneri, Targioni Tozzetti, Manzoni, Di Giacomo, Bacchelli, Calvino. 5   Dal Battaglia la voce è attestata solo in Cecchi. Il participio aggattati è segnalato da Brusadin (1973, p. 70) in Pesci rossi. 6   Il Battaglia dà esempi di Crescenzi volgar., Gelli, Cantini, D. Bartoli, Vallisneri, Settembrini, Chiesa, Deledda, Pea, Slataper. Dal Primo tesoro risultano 7 attestazioni : 1 Levi (L’orologio), 1 Pasolini (Una vita violenta), 2 Arbasino (L’anonimo lombardo), 2 Calvino (Ultimo viene il corvo), 1 Siciliano (I bei momenti). 7   Il Battaglia riporta un solo esempio della voce (Collodi). 8   Manzoni mantiene la voce nei Promessi Sposi (« le s’aggruppano intorno » ; « aggruppati co’ loro antichi sostenitori ») ; in un caso la sostituisce con radunare (« s’aggruppavano alla ventura » > « si radunavano a sorte » : dati LIZ). 9   Nel Battaglia si leggono esempi di Bisticci, P. F. Giambullari, Buonarroti il Giovane, Cecchi (citato questo passo).  





































































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late, quelle accademie di marmo sembrano anche più estranee e senza senso », M, p. 75 ; « altre ammantellate in neri scialli vedovili diventati verdognoli », AM, p. 218) ; 1 ammollire ‘addolcire’ (« La malinconia del Pascoli corrode il loro impeto serrato, a quel modo che le ammollisce e le romanticizza l’uso di qualche rima », PAS, p. 68) ; 2 appoderare ‘ridurre a podere’ (« Dapprima squallide e ignude, poi lentamente verdeggiano, diventano boscose ed infine sono appoderate », BOL [1965], p. 60) ; 3 arroncigliarsi ‘avvolgersi su sé stesso’ (« Le linee del discorso, che siamo abituati a veder arcuarsi con ampio e calmo disegno, si arroncigliano su se stesse come saltaleoni, e scattano con stridula violenza », LNU [1953], p. 76 ; « L’animale s’arroncigliava come un drago cinese », M, p. 40) ; 4 arroventito ‘reso rovente’ (« frontiera echeggiante d’urli di coyotes, arroventita di bivacchi indiani, ispida e nera di mandre di bisonti », AM, p. 17 ; « Dalla sabbia macchiata di sangue, e da qualche spunzone di cactus, si capiva benissimo che il fatto accadeva in un deserto, senza un fil d’acqua, arroventito dal sole », AM, p. 295) ; 5 arrovesciare (« Al bel Riccardo Mayer della Nuora di Cicognani si arrovescia la macchina a Maccarese », LNU [1954], p. 172 ; « Buttava in aria le braccia e ogni cosa, e schiamazzando s’arrovesciava addosso alle compagne », AM, p. 69 ; « fermarono la mia attenzione due piccoli ordigni, identici, col manico orizzontale di legno, in forma d’antichi cavatappi, la punta stranamente arrovesciata », AM, p. 193 ; « A veder meglio, s’arrovesciavano sui seggioloni, si mettevano a proprio agio », AM, p. 231 ; « Se non sbaglio, fu Hildebrand a osservare che il barocco è un romanticismo architettonico, arrovesciato », M, p. 151) ; 6 attruppato ‘in gruppo’ (« Ma quando corrono così attruppate, uguali, scodinzolanti, e sotto agli alberi fanno ressa davanti alle classi, non c’è da esitare », AM, p. 225) ; 7 attuffare ‘immergere’ (« Ma le comunità negre, un po’ a margine, od anche (come a Washington) nel cuore stesso delle città, rappresentano il più inquieto e formicolante vivaio di quella selvaggeria nella quale la vita americana ancora attuffa le radici profonde », AM, p. 77) ; avvallare ‘scoscendere’ (« Quest’altra strada costeggiava l’oceano e un tronco di ferrovia. Prometteva bene ; ma presto cominciò ad avvallare ed arruffarsi in una desolata sodaglia », AM, p. 238) ; 8 avvizzito ‘diventato vizzo’ (« Cateratte di fogliame avizzito segnavano i punti dove l’ascia era arrivata più a fondo », AM, p. 249) ; 9  





































































































1   Arcangeli (2003, p. 166) attesta la voce nella poesia di Camerana. Il Battaglia (s.v., n. 1) offre esempi di Mazzini, Carducci, Di Giacomo, Panzini, Linati, Baldini, C. E. Gadda, Alvaro. 3 occorrenze emergono dall’archivio del Primo tesoro : Calvino (Il visconte dimezzato), Arpino (L’ombra delle colline), Banti (Artemisia). 2   Voce cara a D’Annunzio (il Deli la fa risalire al 1336 ca., Boccaccio). Dal corpus del Primo tesoro risultano 4 esempi : 2 Ottieri (Donnarumma all’assalto), 1 Eco (Il nome della rosa), 1 Arpino (L’ombra delle colline). 3   Esempi di Einaudi e Piovene si leggono nel Battaglia (s.v. appoderare1, n. 1). 4   Il Battaglia (s.v. arroncigliare, n. 3) attesta la voce in Lippi, Note al Malmantile, Tommaseo, Viani. Una sola occorrenza (Ferrante, L’amore molesto) emerge dal Primo tesoro : « arroncigliava sudando la massa lucida dei capelli di Amalia ». 5   Larga documentazione nel Battaglia (Fra Giordano, Targioni Tozzetti, Tommaseo-Rigutini, Papini, Viani, Tozzi, Cecchi). Cfr. Baldelli 1965, p. 26. 6   Il participio arrovesciata è rintracciato da Brusadin (1973, pp. 70, 97) in Pesci rossi. Dal Primo tesoro si ricavano 11 occorrenze (1 Eco, Il nome della rosa ; 1 Morante, L’isola di Arturo ; 3 Consolo, Nottetempo casa per casa ; 1 Mazzucco, Vita ; 1 Bontempelli, L’amante fedele ; 1 Camon, Un altare per la madre ; 1 Gorresio, La vita ingenua ; 1 Landolfi, A caso ; 1 Pontiggia, La grande sera). La voce si trova in Loria (cfr. Baggio 2004, p. 104 : ivi se ne segnala la presenza in Pirandello e D’Annunzio). 7   Il Battaglia dà esempi di Monti, Nievo, Viani, Cecchi (citato questo passo), Baldini. L’archivio del Primo tesoro attesta la voce in Campanile (Gli asparagi e l’immortalità dell’anima : « quando si visitano queste regge tutti attruppati come un piccolo gregge »). 8   Dal Primo tesoro sono ricavabili 2 esempi : Bufalino (Le menzogne della notte), Moravia (I racconti). 9   Il Battaglia (s.v., n. 1) attesta la voce in Libro della cura delle malattie, Forteguerri, Tommaseo-Rigutini, Verga, Viani, Stuparich. 27 esempi emergono dal corpus del Primo tesoro : 2 Sgorlon (L’armata dei fiumi perduti), 1 Ferrero  





































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azzoppito ‘diventato zoppo’ (« vedevo sulle tavole azzoppite una quantità di tritacarne o tritacivaie, identici, lucidissimi e nuovi di zecca », AM, p. 344) ; 1 disincerarsi ‘accertarsi’ (« per disincerarsi d’una corrente dicerìa d’ermafroditismo », LNU, p. 306) ; 2 dissuggellare ‘svelare’ (« per dissuggellare il proprio segreto », PAS, p. 51) ; 3 imbarocchito ‘di gusto barocco’ (« d’un Cinquecento assai imbarocchito l’atrio che chiude la piscina per le ragazze », AM, pp. 224-225) ; 4 imbullettare ‘fermare con bullette’ (« La vidi, col patio alle cui mura erano imbullettate pelli d’alligatori, di puma e di gatto selvatico », AM, p. 349 ; « cartelloni imbullettati ai tronchi e alle palizzate », M, p. 65) ; 5 impennacchiato ‘ornato di pennacchi’ (« Dal cereo Carlo II, carico di gioie, impennacchiato », ROM, p. 43) ; 6 inastato ‘collocato alla sommità di un’asta’ (« i gruppi di donne che a Città del Messico girano a fare la spesa, inastata la bandiera bianca », M, p. 100) ; 7 incanutito ‘reso bianco’ (« in una metropoli oppressa ed incanutita dal gelo », AM, p. 85) ; 8 incapriccirsi ‘invaghirsi’ (« non senza essersi prima incapriccito di Clara », LNU [1954], p. 150) ; 9 incastellato* ‘sovrapposto’ (« Portava automobili nuove di zecca, verniciate in tutti i colori, e incastellate una sull’altra, a due piani », AM, p. 240) ; 10 incrocicchiarsi ‘incrociarsi’ (« O come quando in campagna da bambini si solleva una pietra ; e sotto si vede un formicaio, con gli anditi che s’incrocicchiano, i granai, le uova bianche come la ricotta, le formicole che fuggono d’ogni parte », AM, p. 335) ; 11  









































































(N.), 1 Calasso (Le nozze di Cadmo e Armonia), 1 C. Levi (L’orologio), 3 Malaparte (La pelle), 1 Palazzeschi (I fratelli Cuccoli), 1 Bontempelli (L’amante fedele), 3 Testori (Il ponte della Ghisolfa), 1 Parise (Il padrone), 1 Eco (Il nome della rosa), 1 Magris (Microcosmi), 1 Mazzucco (Vita), 1 Veronesi (Caos calmo), 1 Flaiano (Tempo di uccidere), 1 Arbasino (L’anonimo lombardo), 1 Nievo (Le isole del paradiso), 1 Angioletti (La memoria), 1 Moravia (Il conformista), 1 Tomasi di Lampedusa (Il Gattopardo), 1 Cialente (Le quattro ragazze Wieselberger), 1 Mazzantini (Non ti muovere), 1 Bevilacqua (L’occhio del gatto). 1   Il Battaglia (s.vv. azzoppato e azzoppito) attesta solo azzoppato (Firenzuola, G. Gozzi, Pratolini). Dalla LIZ risultano esempi di azzoppito in Alfieri (Vita) e Collodi (Le avventure di Pinocchio) ; in entrambi gli autori, stando sempre alla LIZ, non si ha alcuna occorrenza di voci di azzoppare. Azzoppire si trova in Loria (cfr. Baggio 2004, pp. 109, 132). 2   Il Battaglia dà esempi di Ferretti e Pea. 3   La voce (propr. ‘togliere i sigilli’) nel senso più ampio di ‘aprire, spalancare’ è attestata dal Battaglia (s.v., n. 2) fino a Brancati. Il Primo tesoro ci offre 4 esempi : 2 Bufalino (Le menzogne della notte), 1 Bellonci (Rinascimento privato), 1 C. Levi (L’orologio). 4   La voce non è lemmatizzata dal Battaglia. 5   Per Mengaldo (1996, p. 292) la voce è tipica del lessico espressionistico di Roberto Longhi (« imbullettata a un telajo »). Una sola occorrenza di imbullettata (Michele Prisco, Una spirale di nebbia : « l’etichetta d’ottone della ditta fornitrice imbullettata in un angolo ») risulta dal Primo tesoro. 6   La voce è attestata dal Battaglia (s.v., n. 1) in Aretino, Sansovino, Chiabrera, Dottori, Bergantini, Carducci, Verga, Calvino. L’archivio del Primo tesoro offre 15 esempi : 2 Mazzucco (Vita), 1 Angioletti (La memoria), 3 Malaparte (La pelle), 1 C. Levi (L’orologio), 2 Bontempelli (L’amante fedele), 1 Tomasi di Lampedusa (Il Gattopardo), 1 Gorresio (La vita ingenua), 1 D. Rea (Ninfa plebea), 1 Alvaro (Quasi una vita), 1 Bellonci (Rinascimento privato), 1 Ferrero (N.). La voce si trova in Loria (cfr. Baggio 2004, p. 211). 7   Trattando dell’alterazione linguistica, Migliorini (1990, p. 45) segnala che in qualche caso inastato diventa nell’uso popolare innestato. 16 occorrenze della voce risultano dal Primo tesoro : 2 Rigoni Stern (Il sergente nella neve), 1 Dessì (Paese d’ombre), 6 Barbero (Bella vita e guerre altrui di Mr. Pyle, gentiluomo), 1 Bassani (Cinque storie ferraresi), 1 Gorresio (La vita ingenua), 1 Ferrero (N.), 1 Calvino (Ultimo viene il corvo), 1 Arpino (L’ombra delle colline), 1 Bevilacqua (L’occhio del gatto), 1 Bufalino (Le menzogne della notte). 8   Voce di tono letterario. In questo senso figurato è attestata dal Battaglia (s.v., n. 2) in Caraccio, Praga, Manzini. 9   Il Battaglia (s.v., n. 2) documenta la voce in G. M. Cecchi, Allegri, Fagiuoli, Tommaseo, Pea. 10   In questo significato, la voce è attestata dal Battaglia (s.v., n. 6) solo nel passo di Cecchi. 11   La voce fu eliminata da Manzoni nella quarantana (si veda ad esempio : « incrocicchiò le mani sul petto » > « incrociò le mani sul petto » ; « colle braccia incrocicchiate sul petto » > « con le braccia incrociate sul petto » ;  







































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incrudelire (« Dieci anni di crisi economica […] hanno sempre più incrudelito fondamentali dilemmi di questa civiltà », AM, p. 110) ; 1 incrudire ‘inasprire, incrudelire’ (« Proviene, anzitutto, da una certa primitività e rozzezza psicologica e culturale della razza ; ch’è nata dal miscuglio di vecchie stirpi, ma s’è rinverginata e incrudita nell’azione pioniera e colonizzatrice, nell’urto con la natura colossale », AM, p. 257 ; « E la dissonanza doveva presto incrudirsi », M, p. 166) ; indolcito ‘reso dolce’ (« È la pubblicità di certi panini, soffici e lievemente indolciti, che vanno benissimo per colazione e col tè », AM, p. 192) ; 2 indolito ‘intorpidito’ (« Delicate sciocchezze, indoliti bamboleggiamenti, rifugi puerili dello spirito profanato », ROM, p. 41) ; 3 infanatichire ‘diventare fanatico, appassionarsi fanaticamente’ (« infanatichito di patriottismo fino all’idiozia », LNU [1954-55], p. 184 ; « si infanatichisce per le scarpe di coppale, il grammofono, la radio », AM, p. 76) ; 4 ingoffito ‘reso goffo’ (« E, per quanto qualcosa già avessi sentito, mi colpì a rivederne uno, eppoi un altro ed un altro, che ingoffiti da un grembiulone bianco facevano i camerieri alla mensa professorale », AM, p. 222) ; 5 ingrinzito ‘sgualcito’ (« Devono essere i benestanti, i pensionati del luogo, con certi scialletti corti e ingrinziti », M, p. 159) ; 6 inquartato ‘che ha un’impresa inserita in uno dei quarti’ (« Formavano una composizione araldica : uno stemma smaltato sul fondo d’erba smeraldina, e inquartato di sole », AM, p. 229) ; 7 intabarrato ‘coperto’ (« Alberi sorgono in mezzo all’acqua, intabarrati di musco », AM, pp. 20708) ; 8 riaffittire* ‘farsi più fitto’ (« Scavalcato il fiume, la strada riaffittiva di salite e discese », AM, p. 200 ; « un borbottare di pentole malcontente, rinforzato da uno stropicciare dei piedi che di tanto in tanto riaffittiva », AM, p. 217) ; 9 rincantucciarsi ‘mettersi in un cantuccio’ (« La tragedia si spezzetta e rincantuccia in una serie d’idilli macabri », AM, p. 307) ; 10  























































































« È un sito detto Canterelli, dove s’incrocicchiano due strade » > « È un luogo detto Canterelli, dove s’incrocian due strade »), tranne in un caso (« uno scappare incrocicchiato di topacci » : dati LIZ). Cfr. anche il Battaglia, s.v. incrocicchiare, n. 9. 1   Il Primo tesoro ci offre 12 attestazioni : 3 Testori (Il ponte della Ghisolfa), 1 Flaiano (Tempo di uccidere), 1 Malaparte (La pelle), 2 Di Lascia (Passaggio in ombra), 1 Siciliano (I bei momenti), 1 Moravia (I racconti), 1 Arpino (L’ombra delle colline), 1 Buzzati (Sessanta racconti), 1 Volponi (La strada per Roma). 2   La documentazione del Battaglia parte da B. Davanzati. Presente nei Promessi Sposi del 1827 (indolcirlo, indolcita, indolcito : dati LIZ), la voce fu eliminata nella quarantana. Indolcire si trova anche nell’Ebreo di Verona di Bresciani (cfr. Picchiorri 2008, p. 285). Un solo esempio (Pasolini, Una vita violenta : « furono ricevuti subito e indolciti con tutte belle parole ») è archiviato dal Primo tesoro. 3   Voce letteraria che il Battaglia (s.v., n. 1) attesta in Aretino, S. Bargagli, D’Azeglio, Fucini, Betti. L’archivio del Primo tesoro offre due esempi della Bellonci (Rinascimento privato) e uno di Pasolini (Una vita violenta). 4   Il Battaglia (s.v., n. 1) documenta la voce in Tommaseo, Ferd. Martini, Cecchi. 5   Il Battaglia attesta la voce in Cecchi (citato questo passo) e Stuparich. Un esempio di ingoffire (De Carlo, Uccelli da gabbia e da voliera : « sembra sorprenderla di continuo e ingoffire la sua faccia da ex bambina prodigio ») emerge dal Primo tesoro. 6   Il Battaglia (s.v., n. 2) cita 2 esempi di Cecchi (riportato questo passo). Nel Primo tesoro, 4 occorrenze di ingrinzita e 1 di ingrinziva si concentrano in Una vita violenta di Pasolini. 7   Il Battaglia (s.v., n. 1) attesta la voce in Biondi, Magalotti, Bresciani, Nievo, D’Annunzio, Cecchi. 8   Il Battaglia (s.v., n. 2) dà esempi di Fogazzaro, Linati, Cecchi (citato questo passo), Savinio, Calvino. 9 occorrenze risultano dal Primo tesoro : 1 Buzzati (Sessanta racconti), 1 Mazzucco (Vita), 2 Calvino (Il visconte dimezzato), 1 Ferrero (N.), 1 E. Rea (La dismissione), 1 Riccarelli (Il dolore perfetto), 1 Alvaro (Quasi una vita), 1 C. Levi (L’orologio). 9   Il Battaglia attesta la voce solo in Cecchi (citati entrambi gli esempi). 10   La voce, usata da Giusti nel Brindisi (« e per cornaggine / si rincantuccia »), mostra una buona vitalità nel Novecento ; 27 occorrenze emergono dai romanzi del Primo tesoro : 1 Palazzeschi (I fratelli Cuccoli), 1 La Capria (Ferito a morte), 1 Barbero (Bella vita e guerre altrui di Mr. Pyle, gentiluomo), 1 Mazzucco (Vita), 1 Montefoschi (La  







































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ringagliardire ‘diventare più gagliardo’ (« Eppure, nell’insieme, quell’orrido ringagliardisce », AM, p. 313) ; 1 rinverginare ‘riacquistare il vigore originario’ (vd. qui sopra incrudire) ; 2 sbatacchiare ‘far sobbalzare violentemente’ (« Ma dai tre torelli che uno dopo l’altro si videro correre, i cavalieri furono sbatacchiati quanto a Dio piacque », AM, p. 336) ; 3 sbracato ‘trasandato’ (« A un’osteria di villaggio, il tavoleggiante butterato e sbracato vi porta in tavola la porzione di pollo con cipolla », AM, p. 326) ; 4 sbracciarsi (« si sbracciava nelle aule dove erano state le biblioteche », M, p. 155) ; scapricciarsi ‘mutare di tono’ (« La musica si scapricciava in tutti i generi : tragica, baldanzosa, flebilissima », M, p. 168) ; 5 scartocciarsi ‘aprirsi’ (« Nei rigagnoli delle stradette, e davanti alle ultime abitazioni fatte di legnaccia, bandone e fango, le calle si scartocciano in spalliere di corolle abbaglianti », M, p. 103) ; 6 scatarrare ‘espellere gas di scarico provocando scoppiettii’ (« lo scatarrare della motocicletta del Pestalozzi », LNU [1957], p. 287) ; 7 schiccarsi ‘il levare gli acini, i chicchi’ (« A volte, uno schiccarsi d’astrali grappoli e vendemmie di cristallo e d’elettro », AM, p. 137) ; 8 schiomare ‘strappare la chioma di un albero’ (« quegli ultimi cipressi dello stradone di Bolgheri vengono a trovarsi in una tale vicinanza col mare, che la continua percossa dei venti li scapiglia e li schioma », BOL [1965], p. 55) ; sfarfallare ‘muoversi con andamento leggero’ (« niente di quel tipo senza anche e senza seni che sfarfalla a Nuova York », AM, p. 202) ; 9 sfioccarsi ‘sfumarsi’ (« Le luci che tra il fogliame primaverile d’una foresta si sfioccano sul pelame d’un cervo », AM, p. 17) ; 10  





































































casa del padre), 3 Banti (Artemisia), 4 Calvino (Ultimo viene il corvo), 3 Moravia (1 Il conformista, 2 I racconti), 1 Bassani (Cinque storie ferraresi), 1 Arpino (L’ombra delle colline), 2 Buzzati (Sessanta racconti), 2 Tobino (Il clandestino), 1 Ortese (Poveri e semplici), 1 Pavese (La bella estate), 1 Malerba (Il serpente), 1 Cialente (Le quattro ragazze Wieselberger), 1 C. Levi (L’orologio), 1 Prisco (Una spirale di nebbia). 1   Manzoni nella quarantana sostituì ringagliardito con rianimato (« coll’aspetto ringagliardito » > « con l’aspetto rianimato »). 2 occorrenze della voce risultano dal Primo tesoro : Bellonci (Rinascimento privato : ringagliardita), Moravia (I racconti : ringagliardito). 2   In questo significato, la voce è attestata dal Battaglia (s.v., n. 8) in Faldella e Cecchi (citato quest’esempio). 3   Il Battaglia (s.v., n. 6) attesta la voce in De Marchi, Cecchi (citato quest’esempio), Michelstaedter. Un altro esempio cecchiano (sbatacchierò) è segnalato da Brusadin (1973, p. 66) nella Storia della letteratura inglese nel secolo xix. 17 occorrenze (4 Gadda, Novelle dal ducato in fiamme ; 1 Sapienza, Lettera aperta ; 1 Sanvitale, Madre e figlia ; 1 Prisco, Una spirale di nebbia ; 1 Campanile, Gli asparagi e l’immortalità dell’anima ; 1 Maggiani, Il viaggiatore notturno ; 2 Moravia, I racconti ; 1 Magris, Microcosmi ; 1 Fenoglio, La malora ; 1 Veronesi, Caos calmo ; 1 Volponi, La strada per Roma ; 1 Calvino, Ultimo viene il corvo ; 1 Ginzburg, Lessico famigliare) si hanno nell’archivio del Primo tesoro. 4   Il corpus del Primo tesoro ci offre 6 esempi : Moravia (Il conformista), Ferrante (L’amore molesto), Maggiani (Il viaggiatore notturno), Sciascia (Il giorno della civetta), D. Rea (Ninfa plebea), Mazzantini (Non ti muovere). 5   Voce d’area toscana (cfr. il Fanfani, s. vv. scapriccire e scapricciare e il Battaglia, s.v. scapricciare, n. 2). Colussi (2007, p. 195) la registra tra le voci di Croce « per le quali si potrà supporre il sostegno concorrente del napoletano ». 3 le occorrenze che risultano dal Primo tesoro : Ferrero (N.), Dessì (Paese d’ombre), Mazzantini (Non ti muovere). 6   Cfr. il Battaglia (s.v. scartocciare, n. 3 : citato quest’esempio). Quanto al Primo tesoro, si hanno 7 esempi : 1 Ferrante (L’amore molesto), 1 Maggiani (Il viaggiatore notturno), 1 E. Rea (La dismissione), 4 Montesano (Nel corpo 7 di Napoli).   Il Battaglia (s.v., n. 2) riporta un esempio di Arpino. 8   Il Battaglia attesta schiccare solo nel Tommaseo. 9   In quest’accezione, la voce è attestata dal Battaglia (s.v. sfarfallare2, n. 6) in C. Arrighi, De Amicis, N. Ginzburg. 10   Riferita alla luce, la voce dal Battaglia (s.v. sfioccare1, n. 4) è attestata in Cecchi (citato questo passo) e Volponi. 3 occorrenze risultano dal Primo tesoro : Arpino (L’ombra delle colline), Bellonci (Rinascimento privato), Banti (Artemisia).  



















































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spennellato ‘dipinto con un pennello’ (« qualche ricciuto angiolotto, spennellato d’indaco e vermiglio, l’immancabile cesto di fiori in ispalla », M, p. 154) ; 1 spetrarsi ‘ingentilirsi, intenerirsi’ (« La poesia dottissima, secca, freddina, e tecnicamente tanto istruttiva, infine si spetrava », LNU [1952], p. 64 ; « non sentì mai spetrarsi l’anima alla dolcezza della primavera », ROM, p. 234) ; 2 spollinarsi ‘scuotersi i pidocchi pollini di dosso’ (« Non potrei renderne meglio l’impressione, che pensando ad un enorme pollaio il quale, svegliandosi e spollinandosi, chioccola e pigola e starnazza », AM, pp. 66-7) ; 3 spulciarsi (« Sbarrati gli occhi bianchicci, le scimmie si spulciavano », AM, p. 238) ; squadernare ‘aprire un quaderno, un volume’ (« Il suonatore d’organo, quando entrò nella sala e squadernò la musica sul leggìo, fu accolto da rovesci di luce dei riflettori, e da un silenzio divoto, nemmeno fosse stato Busoni », M, p. 168). 4  

































1   Il Battaglia (s.v., n. 1) attesta la voce in Soffici e Cecchi. 5 esempi si ricavano anche dal Primo tesoro : 2 Starnone (Via Gemito), 1 Flaiano (Tempo di uccidere), 1 Bontempelli (L’amante fedele), 1 E. Rea (La dismissione). 2   Brusadin (1973, p. 59) ricorda spetrarsi tra i termini cecchiani « probabilmente mutuati da Dante ». Spetrare si trova in Croce (cfr. Colussi 2007, p. 136). Una sola occorrenza emerge dal Primo tesoro (Tomasi di Lampedusa, Il Gattopardo : « Don Fabrizio sentì spetrarsi il cuore »). 3   Un solo esempio (spollinando) è archiviato dal Primo tesoro (Anna Banti, Artemisia : « La Mariuccia, lenta e oziosa, si stava spollinando »). 4   La voce, usata da Manzoni nella ventisettana (« e andato di nuovo al banco, ne trasse un gran foglio, un proprio esemplare della grida ; e venne a squadernarlo dinanzi agli occhi di Renzo » : dati LIZ ; cfr. il Battaglia, s.v., n. 4), ha ancora una qualche diffusione nei romanzi del Novecento ; 14 ricorrenze risultano dal corpus del Primo tesoro : 1 Calvino (Ultimo viene il corvo), 1 Barbero (Bella vita e guerre altrui di Mr. Pyle, gentiluomo), 3 Prisco (Una spirale di nebbia), 2 Moravia (I racconti), 1 Romano (Le parole tra noi leggere), 1 Sanvitale (Madre e figlia), 1 Bellonci (Rinascimento privato), 1 Montesano (Nel corpo di Napoli), 1 Bufalino (Le menzogne della notte), 1 Pavese (La bella estate), 1 Gadda (Novelle dal ducato in fiamme).  































CONCLUSIONI

A

ll a fine della nostra rassegna, l’itinerario di Emilio Cecchi appare segnato dalla predilezione per alcuni temi di scrittura. Qualche variabile ci è dato riscontrare, come si è visto, quanto ai modi di scrittura : andrà osservato comunque che, pur agendo tra i poli opposti della preziosa prosa saggistica e della confidenziale lettera privata, costante rimane la sua fedeltà a una lingua che predilige la tradizione, con punte verso l’antico, specie nel lessico e nella sintassi. Ma, se è vero che gli scarti dalla lingua comune sono continui e vistosi, è anche vero che la scrittura di Cecchi è il risultato di un abile gioco letterario, capace di offrire al lettore modi e forme colloquiali, indizio d’una prosa viva e moderna : si pensi a quella quota consistente di lessico toscano direttamente riconducibile al dialetto natio. Trova così applicazione l’idea manzoniana « dell’uso popolare, in cui il linguaggio di continuo s’accresce e ritempra ». 1 C’è sì, nel giovanile studio pascoliano, la patina arcaizzante di un periodare distante dal nostro, di non facile accesso ; ma c’è anche, negli esercizi di critico militante e negli scritti di viaggio, il sapore popolare delle locuzioni idiomatiche, esibite in un dettato sorvegliato e classicamente atteggiato. Oggi, chi si accinga a leggere le pagine di Cecchi deve fare i conti con il doppio carattere di quella prosa (critica) : insieme aulica e demotica. 2 Fa storia a sé l’andamento più lineare delle lettere, lontano dalla complessa orditura classicheggiante. Tutti registri ugualmente dominati da uno scrittore raffinato e ricercato, dotato di una scrittura che ha il suo punto di forza nell’avallo della tradizione letteraria. Una scrittura variata che non lo relega entro un unico recinto sintattico e stilistico (di qui l’impressione di molteplicità che anche il lettore di oggi ne riceve) e lo colloca nella schiera di coloro che nel primo Novecento recalcitrano davanti al modello unitario proposto dal Manzoni. Alcune strutture non potrebbero essere più distanti tra loro : si va dalla stringatezza degli accostamenti asindetici agli indugi descrittivi di periodi di eccezionale lunghezza, interrotti da più subordinate in sequenza. In tema di sintassi, andrà segnalata nelle pagine argomentative e in quelle di viaggio la ricorsività delle apposizioni modali, accanto al consueto corredo di ogni scrittura di forte coloritura classicheggiante (participi e gerundi assoluti, anticipazione dell’aggettivo di relazione e del complemento oggetto, ecc.). Abbondante il ricorso alla formazione delle parole, con una spiccata predilezione per derivati come i verbi parasintetici (formati prevalentemente con a-, in-, s-) e per serie suffissali di sapore anticheggiante : basti pensare agli aggettivi in -esco (artigianesco, carovanesco, cerretanesco, ragazzesco), 3 in -evole (festevole, fuggevole, scherzevole, spaventevole), e in -oso (collinoso, concettoso, cruccioso, patinoso), o ai sostantivi in -mento (acquietamento, adombramento, ovattamento) e in -ura (commettitura, impennatura, rancura). Parallelamente, voci col suffisso alterativo -accio (cappellaccio, frittellaccia, mondaccio) e nomi collettivi con quello spregiativo in -aglia (pesciaglia, plebaglia) e -ame (ciarpame, contadiname) arieg 















1

  Parole di Cecchi (1957, p. 298).   « Classico e pur vivace » potremmo definire il linguaggio di Cecchi, prendendo a prestito le parole usate da Bruno Migliorini in riferimento alla prosa di Giosue Carducci (cfr. Tomasin 2008, pp. 265-66). 3   I luoghi di ricorrenza delle voci citate da qui in avanti sono stati indicati nelle pagine precedenti. 2





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giano modi espressivi e colloquiali. Uguale espressività è dato cogliere in una scelta episodica, come il suffisso -issimo esteso a un participio passato (piaciutissimo). In alcuni casi è rimessa in circolo una voce poco attestata o uscita d’uso (accettamento, colaticcio, disincerarsi, vilupposo), in altri la preferenza va a un pretto toscanismo (matterugiolo, moccione, rivendugliolo, uggiolina, usciolo). Da notare, accanto a fatterello, noterella, vecchierello, qualche diminutivo foneticamente non fiorentino : acquarello, bruttarella, scrittarello. Quello di Cecchi per l’alterazione è comunque un gusto ben radicato nella nostra tradizione letteraria, a partire da Boccaccio fino a Tommaseo, che nei diminutivi di Fede e bellezza ha uno dei modi più efficaci per ricalcare il toscano vivo. 1 Il termine può essere l’esito dell’inventività dell’autore (gentilomesco, incapatura) o, più raramente, corrispondere a intenti mimetici di riproduzione dell’oralità (borghesume) ; può essere un plurialterato scherzoso ed estemporaneo, di matrice dichiaratamente toscana (gattucciaccio) o una formazione di stampo classico, di breve vita (pantisocrazia). Di là dai neologismi derivativi, gli alterati sono sempre parte viva della prosa di Cecchi, 2 il banco di prova della sua creatività linguistica. L’attenzione istintiva alle risorse della lingua materna a mano a mano diventa in lui un’abitudine : a quest’abitudine, coltivata con costanza ed efficacia, si devono le innovazioni lessicali che accompagnano il corso della scrittura cecchiana. Molte notazioni coloristiche ruotano attorno alla stessa tonalità (biancastro, bianchezza, bianchiccio ; giallastro, giallino, giallone ; nerastro, nereggiare, nerezza, nericcio ; verdastro, verdeggiare, verdiccio, verdissimo, verdognolo, verdolino ; ecc.) ; 3 la sfumatura di significato, oltre che all’alterazione, è affidata volentieri a un aggettivo (« di color grigio sporco » ; « turchino cupo », « turchino elettrico »), a uno o più sostantivi (« venate di giallo e verdebile » ; « rosso sangue », « grigio tortora » ; « un barbarico tosone di nuvole color aragosta » ; « foglie crespute e color fuoco » ; « in soprabitucci color cannella » ; « che ha il colore della corniola » ; « con quel ronzino peloso, color caffè e latte ») o a un avverbio + un aggettivo (« nella sua intonazione d’un grigio pacatamente luminoso »). Andranno ricordate anche soluzioni espressive del tipo l’odore tubercolotico del guaiacolo. In Cecchi, ha osservato Mengaldo, 4 l’« invenzione coloristica non procede tanto attraverso alterazioni del colore base quanto attraverso determinazioni di questo ». La proliferazione di suffissati riferiti al colore rientra nella tendenza a precisare e insieme ad accrescere il potenziale semantico delle parole ; tendenza propria del letterato Cecchi : il quale, se nella selezione dei vocaboli agisce sovente da poeta più che da prosatore, 5 nelle variazioni di una stessa serie lessicale (camerella, cameruccia ; casetta, casuccia ; grembialone, grembiulone ; muretto, muricciolo ; stanzino, stanzuccia ; stradetta, straduccia ; vecchina, vecchiettina, vecchiotto) non esita a esibire la componente demotica. Tra i verbi denominali spiccano gl’intransitivi in -eggiare, alcuni dei quali derivati da nomi propri (leopardeggiare) hanno l’aria della parola giocosa, e quelli in -izzare (romantizzare, sistematizzare). Ma, più che la singola forma, importa l’effetto d’insieme, ottenuto attraverso l’insisti 

































































































1

  Cfr. Serianni 1989a, p. 95.   Non di rado gli alterati si addensano entro lo spazio di una frase : « Ma altri occhioni luccicavano all’albergo, nel cantuccio di uno stanzino dove mi rasciugavo dopo la doccia », M, p. 159. 3   Sulla varietà d’uso dei suffissi nella lingua letteraria tradizionale si vedano le osservazioni di Terracini (1970, p. 188) : « pare a volte che la lingua vi giochi su come con una tavolozza di colori ». Parole che si attagliano bene a Cecchi, data la straordinaria libertà d’immagini presente nella sua lingua. Cfr. « Lingua Nostra », vii 4 (1946), p. 17.   2005, p. 83. 5   Notazioni di colore si trovano nelle poesie di Carducci (cfr. Serianni 1990, p. 208) e in Loria (cfr. Baggio 2004, pp. 214, 223-26). 2

















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to ricorso agli stessi moduli suffissali : eccezion fatta per la lettera privata, si tratta d’una prosa ricca e varia, nella quale la parola rara o inconsueta fa bella mostra di sé all’interno del complesso di forme che potevano circolare nella prosa coeva. Si può ricordare in proposito come nei Taccuini l’abitudine di elencare parole insolite, rintracciate in testi più o meno antichi, riveli la non comune famigliarità di Cecchi col Tommaseo-Bellini. In linea con D’Annunzio, anche Cecchi chiede a quel dizionario l’autorizzazione a usare parole rare, ricavandone molte delle osservazioni linguistiche che punteggiano le pagine dei suoi diari. 1 La classicità può rivivere attraverso un composto come biancovestito, che ricorda forme abituali nella poesia neoclassica. Nella prosa di viaggio, come si è visto, una siffatta anticaglia morfosintattica (una giustapposizione senza connettivo testuale) non è una nota dissonante, ma s’inserisce naturalmente, aggiungendo sorpresa e colore a una compagine linguistica infarcita di elementi culti e libreschi. Sempre in tema di formazione delle parole, andrà notato come Cecchi sia distante dalla lingua comune in tante scelte linguistiche : si vedano le contaminazioni come ritallare o rimpecettato ; le locuzioni di sapore idiomatico e a elevato coefficiente espressivo (a ballotta, a cavaturacciolo, a cotenna, a monachina, a rificolona, a rivoltabudella, a scappellotto, ecc.) ; i composti belligero e mortifero di gusto neoclassico ; 2 gli avverbi qualificativi derivati in -oni, inconsueti ma di notevole efficacia rappresentativa nella descrizione di posizioni del corpo e andatura (gobboni, strasciconi, ecc.) ; 3 i verbi di sapore famigliare (dormicolare, leggiucchiare) ; i superlativi di colorito antiquato (miserrimo) o inseriti entro immagini che richiamano alla memoria la novellistica antica (« verdissime superfici di vellutello, ingombre di tronchi muffiti », AM, p. 207). Analoga distanza è dato cogliere nei relitti d’ascendenza poetica e melodrammatica (cuopre, ecc.), 4 nelle voci disusate (bambolo, bolgetta, disgradare, imbevere, sagliente, sermoniere, tavoleggiante, trasfigurire, uosa, ecc.), nei modi di dire (rapare gli ugnelli, ecc.), nelle dittologie (eleganza acidula e lubrica, viso triste e allucignolato, ecc.), nelle iuncturae (buffonaggine singhiozzante, detto di una lirica ; alito cariato, riferito alla morte ; ecc.), negli accostamenti che racchiudono un’antitesi e comunque una « divaricazione » (dolorosa felicità, idea portatile, ecc.), negli inserti latini (sanctificetur), nelle citazioni dotte (« naturam expelles furca, tamen usque recurret » : Orazio, Epistole, i, 10, 24 ; « gleba quod aestivo leviter cum spargitur imbre » : Marziale, Epigrammi, iii, 65, 7). 5 Che Cecchi senta angusti i confini tradizionali della prosa appare evidente nei prelievi dai dizionari settoriali. La sua lingua è a tratti un disinvolto scintillio di tecnicismi, di parole attinte alle cosiddette scienze esatte : si direbbe che l’intento sia quello di colpire la coscienza linguistica del lettore attraverso il virtuosismo, che sovente s’identifica in una voce pressoché sconosciuta al di fuori dei vocabolari d’àmbito specialistico o particolare. Stando al mio spoglio, sono molti i settori terminologici rappresentati (il posto d’onore tocca all’arte) : tanto florilegio ci fa dire che con Cecchi scompare defi 











































1   Cfr. Cecchi 1976a, pp. 147-48, 613. Una certa consuetudine Cecchi mostra anche col Dizionarietto morale del Tommaseo (ibid., p. 105) e col Vocabolario della Crusca (ibid., p. 175). 2   Nella Traduzione dell’Iliade di Monti troviamo ad esempio « le mortifere punte » e « al mortifero telo » (dati LIZ). 3   Prive di senso accrescitivo, formazioni siffatte sono dotate di una carica espressiva simile a quella degli alterati (cfr. Serianni 1989b, pp. 493-94 ; Lurati 2002, p. 213 ; Grossmann-Rainer 2004, p. 288). Avverbi in -oni, comuni e no, sono segnalati da Picchiorri (2008, p. 288) nei romanzi del Bresciani. 4   Cfr. Antonelli 2003, p. 91, n. 11. 5   Le citazioni latine si leggono in AM, p. 116 e M, p. 36.  











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nitivamente il pregiudizio, ancora vivo nell’Ottocento, contro la terminologia tecnica, giudicata inadatta alla dignità letteraria. 1 La presenza di una voce della geologia come ganga nella prosa accademica del Novecento non è certo esclusiva dell’uso cecchiano : 2 nuova è piuttosto la padronanza con cui la nomenclatura di settori come l’anatomia (sclerotica), la botanica (colchico, dionea, equiseto, ecc.), la chimica (guaiacòlo), la scultura (sbozzo), viene esibita nella compagine tradizionale dei libri di viaggio ; nuovo è anche il tentativo di offrire una rappresentazione della realtà più completa, più attenta ai dettagli, attraverso la referenzialità di parole estranee alla tradizione letteraria (vd. ad esempio una voce del cinema come ruzzola) ; nuova è infine la recettività della prosa d’arte nei confronti dell’uso figurato di voci mediche (enfiagione, rècipe), uso che nell’Ottocento aveva suscitato l’insofferenza puristica. C’è nel gusto per le lingue speciali quella stessa modernità delle pagine di Gianfranco Contini, 3 col quale Cecchi mantenne un lungo sodalizio. Da questa consuetudine derivarono con ogni probabilità scambievoli influssi formali. Largo spazio hanno nella scrittura di Cecchi i cultismi. Prescindendo da qualche sporadico latinismo grafico (antiquo), morfologico (il superlativo organico postremo) o semantico (giovare nel significato di ‘convenire’), spicca il corposo drappello dei latinismi lessicali, specie di quelli più crudi o appartati (jalino, racemo, ubero, ecc.), usati in modo largo e generalizzato. Oltre che al latino, Cecchi attinge efficacemente anche al greco : per definire un’assemblea di credenti (ecclesia), per indicare un insieme di armi (panoplia) o una nuova istituzione (pantisocrazia). Un’aria di ricercatezza erudita ha l’utilizzazione di eone nel senso etimologico di ‘secolo’. Tanta opulenza lessicale può trovare la voce più adeguata in un ‘‘cristianismo’’ come cafarnao, sapientemente intonato all’insieme. La componente colta affiora con evidenza nelle tante voci auliche rintracciabili a ogni piè sospinto. Certo, temi ispiratori e struttura dei libri di viaggio sono diversi da quelli dei profili di critica letteraria e diversissimi da quelli delle lettere private ; a una tale diversità si deve l’eterogeneità tonale delle sue opere. Gl’ingredienti della miscela linguistica, tuttavia, presentano qualche affinità : di là da voci come aura, attestata « anche nei territori ottocenteschi più esposti all’antico », 4 una precisa caratterizzazione linguistica è data dalla larga assunzione di cultismi d’uso poetico ; cultismi che un’autorevole tradizione grammaticale aveva sentito adatti al verso più che alla prosa. 5 È il caso di alfana, parola tipica della letteratura cavalleresca. Una voce come vaporare, usata indifferentemente in AM e in PAS o voci come lubrico, estuare, murmure, presenti nelle relazioni di viaggio (un genere escluso, quasi per statuto, dall’orizzonte dei poeti), rap 

















1   Si può osservare qui che nel Novecento un’apertura ai linguaggi settoriali è rintracciabile anche negli scritti più antichi di Giovanni Nencioni (si vedano gli esempi citati da Serianni negli « Studi di lessicografia italiana », xxv, 2008, p. 11). 2   La ritroviamo ad esempio nel Progetto per un ritratto di Niccolò Tommaseo di Contini (1978, p. 6 : « Manovale acerrimo ed eroico, esente da qualsiasi ribellione al proprio lavoro, il quale frattanto, come un’inflessibile ganga le pietre, include e avvolge da ogni parte le ‘‘scintille’’ migliori della sua anima »). Migliorini (1957, pp. 260-61) segnala l’uso metaforico della voce anche in Binni. Su ganga e altre voci geologiche presenti in Contini cfr. in particolare Sgrilli 1974 pp. 363-64 e n. 16 di p. 377 ; Mengaldo 1994, p. 191. 3   Cfr. Mengaldo 1999, pp. 50-56. 4   Parole di Serianni (2009, p. 55). Esempi prosastici ottocenteschi (Bresciani, Dossi, Imbriani) si leggono in Bricchi 2000, p. 96. 5   Secondo Girolamo Ruscelli « le voci più vicine al latino si convengon quasi sempre più al verso che l’altre che più s’allontanano da quella lingua » (ricavo la citazione da Serianni 2009, p. 47).  















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presentano costanti linguistiche, capaci d’imprimere al dettato cecchiano una singolare riconoscibilità. La ricerca di aulicità e pregnanza espressiva favorisce l’uso di alcuni dantismi (calla, delubro, proda), tutti presenti in M. Nella lista può figurare anche spetrarsi, usato in ROM e LNU. Ciò che più colpisce il lettore di Cecchi è la presenza di uno stile sostenuto, la singolare (verrebbe da dire : innata) disposizione a definire in modo nobile ogni cosa, anche gli oggetti che attengono alla quotidianità. Ricondotti, com’è giusto che sia, al contesto generale dell’epoca, i dati emersi dal presente studio dicono che la scrittura di Cecchi ricade a pieno titolo nell’esperienza linguistica di primo Novecento. Se sensazioni visive (solitudine luminosa) e sintagmi impressionistici (campi ombrati di viola ; mano grumosa di sangue) hanno largo sviluppo, specie nelle pagine di PAS, ciò si deve alla tendenza a illustrare, quasi mimeticamente, il mondo poetico di Pascoli. Le testimonianze d’uso coeve (in primis : D’Annunzio), di là da prevedibili somiglianze fatalmente ascrivibili alla vicinanza cronologica, permettono di accertare sicuri debiti linguistici che vanno ben oltre l’àmbito della denotazione : alcune voci, come gli aggettivi in -ale (eternale, mattinale) o i sostantivi in -mento (bamboleggiamento) e in -ura (marezzatura), racchiudono in sé connotazioni sovrapponibili a quelle dannunziane. All’archeologia linguistica appartiene il prezioso squammoso, che Cecchi condivide proprio con D’Annunzio. 1 Uguale sfoggio terminologico è dato riscontrare negli esotismi e nei termini stranieri. Andrà sottolineato come il lessico di Cecchi accolga volentieri adattamenti, calchi e soprattutto prestiti non adattati : una prova, questa, del mutato atteggiamento degli autori novecenteschi nei confronti delle parole straniere, e in particolare degli anglicismi, che pure presentavano terminazioni consonantiche estranee alla struttura fonomorfologica dell’italiano. 2 Un atteggiamento ben rappresentato da uno scrittore coevo, Alfredo Panzini, che nel Dizionario moderno (1905) si mostrava attento a registrare più che a biasimare i forestierismi. In questa prospettiva, le liste di proscrizione care alla tradizione lessicografica puristica appaiono ormai un genere superato. 3 Discorso a parte per la componente toscana, fatta di lessico e fraseologia colloquiali, attribuibili alla nascita fiorentina dell’autore e alla propinquità tra toscano e lingua letteraria, che legittimava la fungibilità del toscano per ogni tipo d’uso scritto. Un dato appare fuori discussione : la fedeltà alla lingua materna accompagna l’intero corso della scrittura cecchiana. 4 Dei toscanismi grammaticali, alcuni sono residui libreschi, esumati per impreziosire la trama del discorso (si pensi all’affissione del pronome vi a un elemento diverso da un verbo : suvvi) ; altri sono ben attestati nella tradizione letteraria (questo vale per il plurale l’ossa, per il dittongo di ricuopre, scuopre, ecc.) ; altri ancora, ugualmente documentati nella lingua antica, hanno il sapore del fiorentino idiotico (si  

















1   Di D’Annunzio e Cecchi la critica si è ampiamente occupata. Per Cattaneo (1963, p. 551) i due s’influenzano reciprocamente. Pampaloni (1976, p. 651) definisce il dannunzianesimo di Cecchi « modulazione autobiografica ». Orvieto (1988, p. 87) osserva che « i primi articoli pubblicati da Cecchi sul ‘‘Leonardo’’ risultano largamente permeati dal dilagante dannunzianesimo del momento ». Al D’Annunnzio ‘‘notturno’’ Cecchi dedicò un saggio (Esplorazione d’ombra), apparso nel marzo del 1939 in « Letteratura », ristampato poi in Cecchi 1957 : cfr. Scudder 1970, pp. 144, 224. 2   Nell’Ottocento, sono pochi gli autori che accolgono le parole straniere nella grafia originale. Lo fanno i poeti giocosi, ma con intenti caricaturali (cfr. Serianni 1989a, pp. 116-17). 3   Si pensi, per esempio, alle posizioni intransigenti di Pietro Fanfani e Costantino Arlìa nel Lessico della corrotta italianità (1877). Sul Panzini cfr. Serianni 1990, pp. 77-8, 100. 4   Si vedano, al riguardo, le osservazioni di Cattaneo 1963, p. 554.  













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pensi ai participi senza suffisso e al numerale cenquaranta) ; altri infine possono considerarsi un tributo un po’ affettato al toscano parlato (è il caso di bonino, risonano, ecc.). Ben altra rilevanza hanno i numerosi toscanismi lessicali, « assai più riflessi che spontanei ». 1 Inserite in pagine vincolate dal peso della tradizione letteraria e impreziosite sovente da mere riesumazioni, espressioni e voci idiomatiche non appaiono elementi dissonanti e affettati ; s’impongono piuttosto per quello che sono : un registro, talora un po’ giocoso, della lingua letteraria. Per uno scrittore incline alle movenze oratorie della prosa argomentativa, esse rappresentano la scelta espressiva di chi, pure distante dallo stile colloquiale d’impronta manzoniana, non vuole rinunciare alla promozione stilistica di qualche inserto famigliare (non sgarrare d’un ette, conoscere i propri polli, imbuscherarsi, rottòrio, ecc.). 2 La disinvoltura della parlata toscana allarga così la gamma delle possibilità espressive di Cecchi, attraverso l’utilizzazione di una sequenza iterata (piccino piccino, frusto frusto) e di un buon numero di dialettismi. Ne risulta un modello di lessico colloquiale, già in declino nella prosa di primo Novecento : termini come cernecchio, digrumare, raperino, stroscia, ecc. e locuzioni come avere la mano pesa, prendere le cascaggini, hanno mantenuto fino a oggi la loro matrice originaria, condividendo la sorte toccata ad altre voci regionali, che sono penetrate nella prosa letteraria, ma non sono riuscite a impiantarsi nell’italiano comune. Negli scrittori dei nostri giorni solo a intenti ironici potrebbe rispondere l’utilizzazione di bracino, civaia, morta-secca, tritacivaie, ugnelli, parole ormai estranee alla competenza attiva degli stessi fiorentini. 3 Sepolta nell’oblio appare una parola come vilio, che il Tommaseo-Bellini attribuisce all’uso popolare. Diverso il caso di altri termini, pure di origine dialettale, passati nella lingua corrente : ciò vale per stranito, guardina e bastian contrario. Non è diventato d’uso generale il napoletanismo scartellato ; l’uso dell’aggettivo scarto è limitato a qualche dialetto. Un certo compiacimento affiora infine nell’utilizzazione del linguaggio fonosimbolico (vd. ad esempio le onomatopee : chioccolare, attinto al vocabolario pascoliano, crocchiare, pispino) e dei neologismi (maiuscolato, ecc.). Pure prive di documentazione letteraria, voci come isterizzato e nevrastenizzato alla consapevolezza linguistica di Cecchi apparivano quello che erano : formazioni analogiche, adatte a rinnovare il nostro sistema linguistico. Quanto agli artifici retorici, il campionario è rilevante, per quantità e qualità : si va dalla figura etimologica (con due vocaboli corradicali che si susseguono nel breve giro di una frase : sigillato sotto un sigillo ; l’adora d’una adorazione ragazzesca) al prolungato poliptoto temporale (È ovvio che, nelle zone industriali, i negri possano servire, come hanno già servito, a quanto servirono e servono nelle regioni agricole) ; dall’effetto fonico dei bisticci paronimici (i segni ed i sogni ; scatto e scarto) all’ossimoro (dolorosa felicità, gelido fuoco) ; dagli appelli al lettore (le vedrete, non troverete) alle formule cautelative (se così posso esprimermi ; a così esprimerci) ; dall’accostamento audace di un nome e un aggettivo (porco stile) alle tante bine, terne e quaterne (prevalenti quelle aggettivali, asindetiche e fuori dall’ordinario), tipiche di uno scrittore che molto concede all’ornamento. Sotto la comoda etichetta delle figure retoriche rientra naturalmente la metafora, anche quella concreta (« lardellato di spezie ed altri sapori violenti », detto del romanesco di Gadda). Non rara l’umanizzazione di soggetti inanimati (« un borbottare di pentole malcontente » ; « lo sca 















































1

  Così Mengaldo 2005, p. 79.   Atteggiamento che nell’Ottocento era stato ben interpretato da personalità di prima grandezza : si pensi a De Sanctis, Carducci, Ascoli : cfr. Serianni 1990, pp. 123-126. 3   Si vedano al riguardo le osservazioni di Nencioni 1988, p. 104. 2





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tarrare della motocicletta »). Se una così intensa ricerca di suoni, colori, combinazioni può riflettersi nell’esaltazione della parola, solo di rado il concetto è obliterato dalla vivacità dell’immagine. In Cecchi il colore retorico, pur tono e non sostanza, non deprime, semmai esalta la straordinaria ricchezza delle idee.  

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Indice degli argomenti e delle forme a 68 (con i complementi di stato in luogo e di moto a luogo ; per indicare relazioni di parentela) ; 69 (con valore modale) ; nelle reggenze verbali : vd. colpire a, dimenticarsi a, far piacere a, fidanzare a, sfogarsi a, sposare a, toccare a. abbeverata 36. abbrividire 168. abbrivo 28, 165 (prendere l’a.). abbrunato 169. abbuiare 169. abeto 28. -abile 33. abito 119. abitudine, tradire l’ 166. accagliato 169. accavalciare 119. accettamento 51, 176. -acchiare 33. acciambellato 169. -accio 33, 175. accomodevole 43. acconcio, cadere in 160, 161 ; tornare in a. 161. accorciato, participio : vd. calpesto, ghiaccio, inzuppo, peso, pesto, reclino, scamoscio, scarto, stento, tocco ; vd. anche 180. accozzo 29. acquarello 38, 176. acquartierato 169. acquarzente 119. acquietamento 51, 175. acquoso 54. adeguazione 36. adobe 141. adombramento 51, 78 (-i), 175. aferesi : vd. briaco. affatto ‘del tutto’ 26. affioramento 51. affittire 169. afrore 119. agape 111. aggattato 169. aggettivazione 83. aggettivo 68 (con valore di avverbio) ; 83-4 (anteposto al nome) ; 84 (in evidenza a inizio di periodo) ; 97 (esornativo). -aggine 33.  





















aggiotatore 143. aggomitolato 169. aggranchito 169. aggruppamento 51. aggruppare 169. -aglia 33-4, 175. agonico 45. agucchiare 147. -aio 34. -aiolo 34. albale 34. alberello 38. alberguccio 57. alcole 143. -ale 34-5, 179. alfana 119, 178. algido 105. algore 105. aliante ‘svolazzante’ 119, 120. alla + sostantivo con valore di causa 71. allineamento 51. allitterazione 85-6. allogeno 111. allucignolato 169. allucinazione 36. alonare 119, 120. alternazione 36. amarognolo 62. -ame 35, 175. ameba 137. americanizzare 50. ammalare trans. 72. ammantellato 169-70. ammollire 168, 170. anacoluto 102. anacrusi 111. anadiplosi 86-8. anafora 86-8, 92. ananasso 143. anarchismo 47. anchilosi 137. andare + gerundio 74. anderà, -anno, -ebbe 30. àndito 120. anella (plur. femm.) 27-8. anfrattuosità 49. angiolino 45.

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indice degli argomenti e delle forme

angiolo 20, 147. angiolotta, -o 20, 56. angoloso 54. animalone 53. animula 58. annoso 54. annullamento 51. ansare 120. antefissa 132. anti- 62. anticristiano 62. antidiluviano 62. antigranducale 62. antimorale 62. antipoetico 62. antiquo 105, 178. antiromano 62. antiromantico 62. -anza 35. anzianotta, -o 56. anzi che no 103. apocope vocalica e sillabica 21-2. apostrofo nel plurale (l’ombre, l’ossa, ecc.) 19, 179. appercezione 135. appoderare 170. appropriarsi trans. 72. appuntino 147. aprico 105. arborato 119, 120. arborazione 120. ardiglione 118, 120. arditezza 44. arietta 42. aristocraticità 49. armeggìo 105. arnesuccio 57. arpeggiamento 51. arrivismo 47. arroncigliarsi 170. arroventito 170. arrovesciare 170. articolista 48. articolo determinativo (uso dell’a. davanti a nome femminile ; omesso con i toponimi ; omesso con l’aggettivo possessivo ; omesso con tutto) 65. artificiosità 78. artigianesco 40, 175. asindeto, coordinazione per 80. asintattismo 47. assai (posposto a un aggettivo o a un avverbio)  





68. assettatino 45. assiso 120. associazionistico 49. assolutezza 44, 79. astracane 143. -astro 35-6. -ata 36. atonalismo 139. atrabiliare 137. attendamento 51. attorto 120. attruppato 170. attualità 79. attuffare 170. aura 118, 120, 178. automobilino 45. automobilistico 49. avanti, reggenza diretta di 69. avanti, tirare 166. averci ‘avere’ 68. avere da + infin. ‘dovere’ 72. avvallare 170. avventura, per 79, 112. avverbio di modo, ricorsività dell’ 88. avvertito, fare 167. avvizzito 170. avvolgimento 51. -azione 36-7. azzardoso 54. -azzare 37. azzoppite 28 ; 171 (-o). azzurrognolo 62.  

babbo 147, 148. babilonismo 47. bacilli 95, 137 (-o). bacterio 137. baffi, leccarsi i 164. baffuto 60. ballerinuccia 57. ballettare 42. ballo di san Vito 161. ballonzolare 52. ballotta, naso a 112 ; vd. anche 177. balocco 147, 148. baluginare 120. balzelloni 112. bambinesco 40-41. bambinuccia, -o 57. bamboleggiamento 51, 179. bambolo 119, 120, 177.  

indice degli argomenti e delle forme banderilla 141. bandone 120. bar 141. barare trans. 72. barbogeria 40. barcolloni 112. barocchismo 47. basalto 138. basso continuo 132, 139. bastian contrario 158, 180. bastingaggio 143. bastonatura 59. batteria, in 113. battola 139. baule 89. bavoso 54. bazzicare 148. beatitudine 57. beccheria 148. becerina 46. becero 148. beghina 120-21. bella epoca 147. belligero 44, 177. bene, volere un monte di 166. Berta, il tempo che B. filava 164. bestemmiatore 57. biancastro 35, 176. biancheggiare 37. bianchezza 44, 176. bianchiccio 45, 176. biancovestito 63, 177. biasciare 148. biffato 132, 139. bigio 148. bilioso 54. biondastro 35. biscuit 141. bleu 141. blu 144. bluastro 35. blusetta 42, 144. boccheggiare 37. boccio, nel 121. boccuccia 57. bofficione 53. bolgetta 121, 177. bonifica 29. bonino 46, 149, 180. bootlegger 141. borghesismo 47. borghesuccio 57.

borghesume 59, 176. borraccinoso 54. boschereccio 40. botteguccia 57. bottoncione 53. boulevardiere 144. boyfriend 141. braccia, far cascare le 160, 163. bracino 149, 180. brava, alla 113. brenna 147, 149. briaco 21, 149. brìccica 149. brodo 89. brontolìo 105. bruciacchiare 33. brulichìo 105. bruschezza 44. bruttarello 38-9, 176 (-a). bùccolo 121. bucherame 139. bucranio 132. budriere 144. buffonaggine 33. buggerata 36, 149. buggeratella 39. bugliolo 149. buona, alla 113. burattini, piantar baracca e 165. burlesque 141. byronismo 47. cacadubbi 63. cacio, essere pane e 151. cactus 134. cafarnao 121, 178. caffè-concerto 146. caffeuccio 57. calamitoso 54. calla 118, 121, 179. « callidae iuncturae » 100-01, 177, 180. calorosità 49. calpesto 30. calzerotto 121. calzoncini 46. cambialetta 42. camerella 39, 176. cameruccia 57-8, 176. camminata 36. cancan 141. candela, il giuoco non vale la 164. canonicale 34.  



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canterellare 38. canticchiare 44. cantuccio 147, 149. canyon 141. canzonettista 48. capello, torcere un 166. capo, dare del 162. capolino, far 160, 163. caporalesco 41. caporalismo 47. cappellaccio 33, 175. cappellone 53. caricaturalmente 113. carillon 142. carnaio 34. carovanesco 41, 175. carponi 113. carrareccia 121. carriaggio 144. cascaggini, prendere le 147, 149, 180 ; vd. anche 33. casetta 42, 176. casipola 121. cassetta 150. casuccia 58, 176. catalessi 137. catenella 39. cattivare 121. cattolicismo 47. causeur 142. cavalcatore 57. cavalcioni, a 113. cavallina, correre la 162. cavallone 53. cavatina 140. cavaturacciolo, calzoni a 112, 113 ; vd. anche 177. cavernoso 54. cavilloso 54-5. cazzotto, a 113. cellofane 144. cemeteriale 20. cencio 147, 150. cencioso 55. cenerino 46. cenerognolo 62. cenotafio 105. cenquaranta 21, 180. cerca e cerca 161-62. cernecchio 147, 150, 180. cerretanesco 41, 175. che 66-7 (omesso nelle completive) ; 79-80 (subordinante generico).  





che 67 (il c. con valore di neutro sostantivato) ; 102 (indeclinato). che cosa invece di cosa 25. che di, un 100. che è che non è 160, 162. chermisino 46. chiarità 49. chiasmo 88. chiesuole 52. chilogramma 28. chincaglia 121. chioccolare 121-22, 180. chirichesco 41. ci ‘gli’ 69-70. ciabattone 53. ciarpame 35, 175. ciborio 133. ciccina 46. ciccioso 55. cielo, andare al settimo 161. cigolìo 105. cimiterino 46. cinabrese 122. cinturone 53. ciondoloni 113. ciottoli 150. cipressaia 34. ciprioso 55. circonfondere 105. ciuchino 46. civaia 147, 150, 180. civettuolmente 113. classicheggiante 37. classicità 79. « climax » 80, 86-7, 94. coccola 134. cocktail 141, 142. coda, senza capo né 166. colaticcio 45, 176. colchico 134, 178. colera 137. coleroso 55. collinoso 55, 175. collo, in 114. colonnino 141. coloritura 59. colpire a 74-5. coltrone 53. coltura ‘cultura’ 122. combusto 106. commettere ‘affidare’ 111. commettitura 59, 175.  





indice degli argomenti e delle forme compié 29. complimentoso 55. concento 106. concessiva, proposizione 70 (introdotta da tutto che, tuttoché, con tutto che) ; 76 (col condizionale). concettoso 55, 175. conciapelli 63. concitamento 51. concordanza 69 (mancata c. di mezzo col participio seguente) ; 70 (c. a senso ; mancata c. di numero) ; 71 (c. del participio passato con il compl. oggetto). concretarsi 136. concretazione 36. concretezza 79. condizionale presente per esprimere il futuro nel passato 76. confabulazione 36. confetterie 89. congresso ‘incontro’ 111. « coniunctio relativa » 65-6. conservatorismo 47. consisté 29. console ‘tavolo a parete’ 142. contadiname 35, 175. conteria 40. contro a 27. controstomaco 113. convulsivo 50. copiglia 144. coppale 144. corale 140. cordialità 49. cornettino 60. corniola 138. corral 142. « correctio » 88, 98-9. correrci poco 162. correre trans. 72. corrido 142. corriere, a volta di 167. cortiluccio 58. così chiamare, a 98. così dire, a 98. così esprimerci, a 98. così posso esprimermi, se 98. costà, costì 25. costeggiare 37. costola 133. costrutto 122. cosuccia 58.  















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cotenna, a 112, 114 (rapare a c.), 177. cotesto 23-4. cottage 142. cowboy 142. coyote 141, 142. -crazia 37. credei 29. crepare 103-04. crepitìo 105. crepito 122. cresputo 60. crestaia 34, 150. cretineria 40. cristallame 35. crocchia, a 114. crocchiare 147, 150, 180. crociera 133. crocione 53 ; 166 (tirare un c.). crogiuolo 122. cruccioso 55, 175. crudetto 42. cubismo 47. cucinetta 42. cui compl. oggetto 66. culti, nessi grafici 19. cuoiame 35. cupezza 44. curveggiare 37. cuspidato 106.  

dabbene 150. dandy 142. definitrice 57. delubro 106, 179. delusivo 122. dementato 122. democratizzare 50. deprecare 106. deschetto 42. desinare 147, 151. detti, -e, -ero 29. deverbali a suffisso zero : vd. abbrivo, accozzo, bonifica, frastaglio, rappezzo, riverbero, sbozzo, sbuffo, scialo, scocco, sfogo, sgarro, squadro, subisso. diabolismo 47. diavola, alla 114. diavolo 161 (avere il d. in corpo) ; 163 (il d. a quattro). dicesse, come chi 98. dico 78-9. didattismo 47.  



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di fra 27. digrumare 147, 151, 180. dilettantesco 41. dilettantismo 47. dilettazione 36. diligenzuccia 58. dimandare 119, 122. dimenticabile 33. dimenticarsi a 74-5. dimessità 49. dimostrativo, ellissi del d. nella frase nominale 82. dinamometro 111. dionea 134, 178. diorama 132, 140. dir così, a 98. direbbe, si 98. direi meglio 98. direi quasi 98. diruto 106. discorsive, espressioni 104 ; vd. anche dico. disgradare 122, 177. disincerarsi 171, 176. dislocazioni con ripresa pronominale 104. dispettuccio 58. dissuggellare 171. distendimento 78. di su 27. dittologie 79, 95-6, 177. divedere, dare a 160, 162. diversamente a 69. dodecafonista 48, 132, 140. dolciastro 35. donare, costruzione di 77. donnuccia 58. dormicchiare 44. dormicolare 52, 177. dotte, citazioni 177. dové 29. dovizia 78, 110. dovizioso 110. dozzina, a 114. dozzinale 34. drappeggiare 37. drugstore 141, 142. druidico 119, 123. due più due fanno quattro 160, 162.  

e, attacco di frase con 79. -ea, desinenza dell’ind. imperf. 3a sing. avea 30. eccettuativa, proposizione 69 (introdotta da ove) ; 75 (introdotta da che) ; 75-6 (introdotta da se non).  



-ecchiare 37. ecclesia 111, 178. ecco 89. echeggiare 37. edicola 133. edizioncina 46. -eggiante 37. -eggiare 37-8, 176. egizianeggiante 37. egli, ella 23. egli sogg. con valore neutro 67, 80. eiaculare 106. e / i in protonia 20. elazione 36. elefantesco 41. elegantire 160, 168. elementarità 49. elisione grafica omessa 19. èlitra 135. -ellare (-erellare) 38. ellera 147, 151. -ello (-arello, -erello) 38-9. elmetto 42. enclisi pronominale 67, 179. encomiabile 33. endecasillabo, funzione ritmica dell’ 92. enfant terrible 142. enfiagione 132, 137, 178. entragno 123. -enza (-escenza) 39-40. eone 111, 178. epicità 49. epigrafato 123. equiseto 134, 178. -ereccio 40. -eria 40. ermo 118, 123. errabondo 106. erratico 106. esaltamento 51. esclamative, frasi 89. -esco 40-1, 175. esedra 133. -esimo 41. esitare 135. esornativo 106. espressionismo 47. esquisito 106. -essa 42. essere 72 (e. a + infin. ‘dovere’ ; uso assoluto di e.) ; 77 (part. pass. di e. invece della relativa) ; 82 (ellissi di e. nella frase nominale).  





indice degli argomenti e delle forme esso 24. estetismo 47. estuare 106, 178. eternale 34, 179. etimologica, figura 85-6, 180. -ettare 42. ette 147, 151, 180 (non sgarrare d’un e.). -etto 42-3. -evole 43, 175. -ezza 44. facciata 36. face 106. facinoroso 106. fagotto, far 163. falcione 53-4. falotico 123. falpalà 139. famigliarizzare 50, 72-3 (trans.). famigliuola 52. fanciullaggine 33. farabolano 151. fare a + infinito ‘accingersi, gareggiare’ 72. far piacere a 74-5. farsesco 41. fascinatrice 57. fatterello 39, 176. fattoressa 42. fazzolettone 54. feltrato 123. fenico 135. -fero 44. festa finita 163. festevole 43, 175. festonato 123. fiaccheraio 34, 147, 151. fiammella 39. fiancheggiare 37-8. fidanzare a 74-5. figliuolino 60. figuriamoci 103. figuro 151. filmetto 42. -filo 62. filo e per segno, per 112, 116. finale, proposizione (introdotta da onde) 70-1. finestrella 39. finestruccia 58. finire col / finire per 74. fioccoso 55. fiottare 123. fisciù 144.

fisicità 49. flammarionesco 41. flessilità 49. flessuosamente 114. fluttuoso 55. fogliame 35. fogliare 119, 123. fogliuto 60. fondigliolo 52. forastico 107. formicola 52. fornelletto 42. forse, funzione attenuativa di 98-9. fortore 123. forza di, a + infinito 71. forzoso 55. fosforescenza 39-40, 136. fotografismo 47. frastaglio 29. frateria 40. fratina, capelli alla 112, 114. freddo, non fare né caldo né 164. frego, dar di 167. friggìo 105. frittellaccia 33, 175. frivoleggiare 38, 168. frivolmente 114. frondeggiare 38. fruscii 105. frusto 180. fruttaiolo 34. fucinare 123. fuggevole 43, 175. fuggevolmente 114. furfantello 39. fuscellino, cercare col 160, 162. fusciacca 124. galestro 138. galla, tornare a 166. gallina 89. ganga 138, 178. gangster 142. gangsterismo 47. gara, fare a 167. garage 142. gargarizzare 50. gargotta 144. garofanato 124. gattoni 114. gatto stivalato 163. gattucciaccio 60, 176.

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indice degli argomenti e delle forme

gazolina 144. gemebondo 107. gentaglia 33. gentilomesco 41, 176. germanofila 62. -gero 44. gerundio (uso e omissione del g. nella costruzione assoluta) 77. gesta, la 27. geyser 142. ghiaccio 30. giacchettina 60. giacchetto 42. giaciglio 124. giallastro 35, 176. giallino 46, 176. giallone 54, 176. giberna 136. giganteggiare 38. gin 142. ginepro 134. giornaluccio 58. giostrare 124. giovane / giovine 27. giovanezza 27. giovanilità 49-50. giovanottello 60. giovare ‘convenire’ 111, 178. giovereccio 40. giovevole 43. girarrosto 63. girellare 38, 73 (trans.). girl 142. gironzare 124. gironzolare 52. giustappositivo, stile 92. glauco 124. goal 142. gobbetto 42. gobboni 114, 177. gocciare 124. gocciola 52-3. gocciolone 60. golf 141, 142. goniglia 144. gonnelle, stare alle 166. gonnellone 60. goticheggiante 37. « gradatio » 95. grado a grado, a 114. grandeggiare 38. grandiosità 50.  



grassazione 36. grassoccio 52. gratella 39. greca 133. grembialone 54, 176. grembiulone 54, 176. grigiatro 35. groppo, fare 163. gruccia 152. grumoso 55. guaiacòlo 135, 178. guanciale 152. guardarobe (plur. femm.) 28. guardina 158, 180. guardinfante 144-45. guerrigliare 145. guidalescato 124. guisa 124. gurgite 107. hacienda 142. harem 142. high school 142. hockey 141, 142. humour 142. i / j, uso di 19. jalino 107, 178. -ibile 44. -icchiare 44-5. -iccio 45. -ico 45. identità 50. ignudo 147, 152. illusionismo 47. illustrazione 36. imbandigione 124. imbarocchito 171. imbevere 124, 177. imbotte 152. imbullettare 171. imbuscherarsi 147, 152, 180. immaginativo 50. immaginoso 55. immemorabile 33. impadronimento 51. impannata 152. impennacchiato 171. impennatura 59, 175. imperituro 107. impersonale, costrutto i. invece della 4a pers. 71.

indice degli argomenti e delle forme impiagatura 59. impiantito 133. impiastrato 124. impiccolire 168. imporrato 152. impresciuttito 147, 152. impressione 99. impudore 125. inaccesso 125. inappercepibili 80. inastato 171. incanutito 171. incapace a 68. incapatura 59, 176. incapriccirsi 171. incastellato 171. inchiavardare 168. incontrare intrans. ‘imbattersi’ 73. incorruttibile 44. incrocicchiarsi 171. incrudelire 172. incrudire 172. indolcito 172. indolito 172. indurimento 51. ineccepibile 44. infanatichire 172. infinitesimo 41. infinito 67-8 (i. negativo con pronome atono anteposto) ; 76 (accusativo con l’i.). infoltire 168. infra- 62. inframmettenza 40, 62. infreddare 152, 168. infurbire trans. 73. inginocchioni 114-15. ingoffito 172. ingrinzito 172. ingrosso, all’ 115. inintelligibile 44. -ino 45-7. inquartato 172. inquietezza 44. inselvatichire 168. insieme a / insieme con 68. insoffribile 44. insormontabile 33. insueto 107. intabarrato 172. intellettualistico 49. intellettualizzato 136. interrogativa : vd. retorica.

intimità 50, 78. intrampolare 152. intravedere / intravvedere 22. intromissioni 78. invenire 79. inzuppo 30. ipogeo 133. ipotetica, proposizione (irreale di tipo misto) 102. irascibile 44. iridescenza 40. ironista 145. irremissibilmente 115. -ismo 47-8. -issimo 176. -ista 48-9. isterizzato 159, 160, 180. istesso 22. -istico 49. istoria 22. -ità 49-50. iterare 107. jugoslavofili 62. -ivo 50. -izzare 50, 176. jazz 142. khaki 142.





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labirintico 45. lagrimuccia 58. laminare 125. lampeggiare 38. lanoso 55. lardellato 125. larga, girare alla 163. largire 107. latineggiante 37. latinuccio 58. laudano 137. lavoruccio 58. leggeramente 115. leggiucchiare 57, 177. legnaccia 33. lenitrice 57, 125. lenticolare 133. leopardeggiare 38, 176. lessicale, ripresa 78-80, 85-7. lesto 152. leticare 153. leticata 36, 153.

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indice degli argomenti e delle forme

letteratuccio 58. letteratucolo 58. lettore, appelli al 93, 180. lettuccio 58. lj > gli (famigliari, famigliarmente, ecc.) 21. libruccio 58. lievitazione 36. lillipuziano 145. liminare 107. lingueggiare 38. linotype 142. liricità 50. lirismo 47-8. lividiccio 45. lividoso 55. lividura 59. lontanare 125. lubrico 107, 178. luccichìo 105. lucore 107. lumiera 145. lunga, saperla 165. lunule 95, 107 (-a). luogo, avere l. a fare qualcosa 160, 161. ma 89. macchinismo 48. maestruccio 58. maggiolino 135. maggiore a 68. magnetico 136. magnitudine 57. magretto 42. magrolino 60. maiuscolato 160, 180. malachita 139. malagevole 43. malamente, passarsela 164. malatamente 115. malaticcio 45. malazzato 153. maledettissimo 25. malgrado di, a 71. mamey 141, 142. mamma la fece (o l’ha fatta), come 103. mammana 158. maniacamente 115. mansuefatta 107. mantellone 54. marcescente 107. marcetta 42. marezzatura 59, 179.

marihuana 142. maritale 34. martellìo 105. marziale 34. mascherotto 56. massima, in 115. masticare 119, 125. materialotto 56-7. matricolino 46. matterugiolo 153, 176. mattinale 34, 179. mattinalmente 115. mazzocchio 153. meccanicità 50. medievalismo 48. meglio ‘migliore’ 68. membruto 60. memorabile 33. memorando 107. memoria, mandare a 168. meno, essere da 167. mente, tenere a 168. -mento 51-2, 175, 179. meriggiare 125. mesmerico 132, 136. metafore 95, 101-02, 180. metalinguistiche, formule : vd. così chiamare, così dire, così esprimerci, così posso esprimermi, dicesse, dir così, direbbe, direi meglio, direi quasi, oserei dire, potrei, quasi direi, sarebbero detti, vorrei dire ; vd. anche 180. metaplasmi di coniugazione : vd. azzoppite, scoraggiti, trasfigurire ; m. di declinazione : vd. abeto. mezzo, a m. il 28 ; 165 (rimanere a m.). mica 69. Michelangiolo 20, 153. micro- 62. micrococco 62, 111 (-cocchi), 138. microscopio 62. militarismo 48. mimmino 46. minestra 89. miserando 107. miserrimo 25, 177. missiva 125. misticheggiante 37. moccione 54, 176. modali, apposizioni 82. modernistico 49. molleggiare 38. molliccio 45.  











indice degli argomenti e delle forme monacazione 36. monachina 46, 115 (cappello a m.), 177 (a m.). mondaccio 33, 175. montanino 46. montura 145. moralità 50. mordacità 50. mordicchiare 44-5. morfinizzato 138. morituro 107. mormorìo 105. morsicato 158. morta-secca 147, 153, 180. morticino 46. mortifero 44, 177. mostreggiato 125. motocicletta 119. movimentale 34. mugolìo 105. muliebre 107. mulinello, fare 163. mulino, tirar l’acqua al 166. multi- 62. multiforme 62, 107. muretto 42, 176. muricciolo (-uolo) 60-1 ; vd. anche 176. murmure 108, 178. musata 36. musichetta 42. mutevolezza 44.  

narcosi 138. nari 108. naso, arricciare il 161. naturalismo 48. nebbioso 55. necromantico 112. negretto 42. nequizia 108. nerastro 35, 176. nereggiare 38, 176. nerezza 44, 176. nericcio 45, 176. neurotico 22. nevrastenizzato 159, 160, 180. nicchione 54. nichelatissimo 25. nichilismo 48. niente / nulla 28. nobilastro 35. nocca (plur. femm.) 28 ; 162 (dar delle n.). nodi, allo stringere dei 166.  

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noi 92 (maiestatico) ; 93 (sociativo). noiare 119. noiato 125. nominale, frase 81-2 ; 83 (a commento di una citazione). non mai 84. non so che 99-100. non so come 99-100. nota, pigliar 168. noterella 39, 176. novellistico 49.  



obice 136. obiurgazione 36. oblioso 55. occhietto 42. occhio, covare dell’ 162. occhione 54. -occio 52. odorista 48-9. offuscazione 36. -ognolo 62. o in protonia 20. -olare 52. olivastro 35-6. olivigno 126. -olo (-uolo) 52-3. ombrellaccio 33. omeoteleuto 86. ometto 42. omogeneità 50. ondare 126. ondulazione 36. -one 53-4. -oni 177. onni- 62. onniveggente 62. onomatopeia 111, 112. opalescenza 136. operettistico 49. opericciuola 61. orecchio, non sentire da quest’ 164. orientalismo 48. ornamentazione 36. orologiaro 21. oro, pagare a peso d’ 164 ; 165 (per tutto l’o. del mondo). orticello 39. ortolano 153. oserei dire 98. -oso 54-6, 175. ossame 35.  

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indice degli argomenti e delle forme

ossimoro 86, 180. osso, senza 117. -ottare 56. -otto 56-7. ottusione 108. ovattamento 51, 175. ovolo 133. pachidermico 45. paese, scoprir 166. paesetto 42. paesista 49. paesistico 49. pagliuzza 60. paino 158. paliotto 140. pallaio 34, 153. pallente 119, 126. pallidezza 44. palma, portare in p. di mano 165. paltoncino 145. pamela 139. panciutissimo 25. panierone 54. panneggiamento 51. pannina 153. panoplia 112, 178. pantisocrazia 37, 111, 112, 176, 178. paraipotassi 71. paralisi 138. parare 126. parlottare 56. parlottìo 105. parnassismo 48. parolibero 159, 160. paronomasia 86, 180. participio assoluto 76. participio passato (in evidenza a inizio di periodo) 84. participio presente con funzione verbale 73-4. particola 108. partirsi ‘partire’ 73. passetti 42. passo a passo, a 115. passodoppio 147. pasticca, a 115. pàtera 133. patinoso 55, 175. patriarcalmente 115. patullare 147, 153. pedale 126. pelame 35.

pelatino 46. pelle 165 (per la p. ; rimettere la p. ; scampare la p.). pellicciotto 57. pelosissimo 25. pendulo 59. pennacchio 133. pensata 36. pentolaio 34. penzoloni 115. peone 145. perdita d’occhio, a 112, 115-16. perennità 50. perituro 108. perpetrazione 36-7. persuadere, reggenza dativale di 77. pesa, avere la mano 147, 148, 180 ; vd. anche 30. pesciaglia 33-4, 175. pesci, non sapere che p. prendere 164. peso ‘unità monetaria del Messico’ 142. pesticciare 153. pesto 30. petroso 55. pettoruto 60. pezze giustificative 146. pezzetto 42. pezzi e bocconi, a 116. pezzuolona 61. piaciutissimo 25, 176. pianeta 140. pianura 119. piazzista 49. piccino 154, 180. piccolo borghese 159, 160. piegabaffi 63. pieghevolezza 44. piegoso 55. pienotto 57. pietismo 48. pigliamosche 63. pigliare e posare, fra 103. piglio, dar di 167. pilastrino 46. pinacoteca 111, 112. pinastro 134. pionierismo 48. piroletta 158. pispino 147, 154, 180. pittografico 160. pitturina 46. piviale 140. placazione 37.  





indice degli argomenti e delle forme placidezza 44. placidità 50, 78. plastrone 145. platonismo 48. plebaglia 34, 175. plurale 19 (dei nomi in -io ; delle parole straniere) ; vd. anche anella, guardarobe, nocca. plurialterati 60-2. poco, né punto né 164. poesiola 53. polena 137. poli- 62. polifonia 62. poliptoto temporale 85, 180. polisindeto, coordinazione per 80-1. politeama 112. polizzino 46-7. polli, conoscere i propri 147, 150, 180 ; far ridere i p. 151. polverino 47, 126. pomero 145. pomi 89. poncio 145. poney 142. ponticello 39. popone 154. porcaccione 61. poroso 55. portata 36. porticciuola 61. post- 62. postbaudeleriano 62. postigliona, alla 116. postremo 108, 178. potere a meno di + infin. 74. potrei 98. pragmatistico 49. praticello 39. praticismo 48. pre- 62. prece 108. precedé 29. predace 108. pregustamento 51. premorale 62. preposizioni 24-5 (p. articolate sintetiche) ; 27 (scrizioni analitiche delle p. articolate) ; vd. anche a, contro a, di fra, di su, diversamente a ; incapace a ; maggiore a. prerivoluzionario 62. prestatore 57. pretenziosità 50.  













prima, alla 116. prime, sulle 116. primitivismo 48. principiare 154. prisco 108. pristino 108. proclisi 67. proda 118, 126, 179. professorale 34. profluvie 126. proibizionista 49. prolissità 50. pronominale, ridondanza 103. pronubo 108. proprio 103. prossenetismo 48. prostesi vocalica davanti a s complicata 22. protettrice 57. pseudo- 62. pseudointellettuale 62. pseudotradizioni 62. psicologismo 48. pueblo 143. puerilità 50. pugilista 49. pugnitopi 20, 63, 154 (-o). pulegge 132, 137 (-ia). punching ball 141, 143. punta di penna, in 116. puntellare 38. punto avverbio negativo 25-6. puntolino 61. punzecchiare 37. puritanismo 48. pustoloso 55. putre 108. putrescenza 40. puzzarella 39. quaccherismo 48. quadernuccio 58. quadreria 40. quadruccio 58. qualcheduno 27. qualcosa di 100. quale, il e la (a inizio di proposizione) 66. quando a quando, a 116. quartierino 154. quasi direi 98. quasi, funzione attenuativa di 98-9. quattro e quattr’otto, in 116. quelli davanti a vocale e s complicata 24.

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indice degli argomenti e delle forme

querciolo 53. querela 109. quintessenziale 34. quintessenziato 126. quissimile 126. quivi 25. rabbrividimento 51. racemo 109, 178. raddoppiamento fonosintattico, indicazione e mancata indicazione del 22. radiare 109. rado 22. ragazzesco 41, 175. ragna 154. ragnatelo 154. ragnato 154. rammemorare 118, 126. rancho 143. rancura 59, 175. raperino 147, 155, 180. rappezzo 29. rasciugare 126. rate 109. razzolìo 105. recare 127. recarsi 127. rècipe 138, 178. réclame 143. reclino 30. redolente 109. referto 109, 138. reginotta 57. regolizia 158. remeare 127. remigazione 37. repente 109. reporter 143. ressa, far 168. retorica, interrogativa (introdotta da come mai) 80. rettorica, -o 22, 79. rezzo 118, 127. rj > j 21. riaffittire 172. riccioloso 55. ricciuto 60. ricostrutto 122. ricotta 89. ridacchiare 33. riescirà, -anno, -ebbe, -ebbero 30. rificolona, sottana a 112, 116 ; vd. anche 177.  

rigagnolo 53. rimarchevole 43. rimembranza 35. rimpecettato 159, 177. rincantucciarsi 172. ring 141, 143. ringagliardire 173. rinverginare 173. ritallare 132, 177. ritrattista 49. ritrosare 118, 127. rivendugliolo 155, 176. riverbero 29. rivoltabudella, a 117, 177. rivoluzionarismo 48. robivecchie 119, 127. rocchio 155. rococò 143. romantizzare 50, 176. ronzìo 105. rorido 109. rossastro 36. rossiccio 45. rotoli, andare a 161. rottòrio 155, 180. rozzetto 42. rubesto 118, 127. rugby 141, 143. rugginoso 55-6. ruinoso 127. ruminazione 37. ruscellante 127. rusticaggine 33. rusticale 34. rusticità 50. ruzzare 155. ruzzola 135, 178. sacello 109. sadismo 48. sagliente 118, 127, 177. salce 21. sale, non mettere né pepe né 164. salmodiare 127. saltaleone 128. saltellare 38. saltellìo 105. salvatico 20. sanctificetur 119, 128, 177. santimonia 109. saporoso 56. sarebbero detti, si 98.

indice degli argomenti e delle forme sassi, far piangere i 163. satireggiare 38. sbaffato 155. sbaffatura 59-60. sbalzelloni 112, 117 (a s.). sbatacchiare 173. sbeccatura 60. sbertucciare 155. sbilicato 160. sbozzo 29, 178. sbracato 173. sbracciarsi 173. sbratto, di 117. sbreccato 128. sbuffo 29. scaffalato 128. scaletta 42. scalpitìo 105. scaluccia 58. scalzacane 63. scamoscio 30. scandere 119, 128. scapaccionare 158, 159, 168. scappellotto, a 117, 177. scapricciarsi 173. scarogna 158, 159. scarpino 47. scarpone 54. scarruffato 147, 155. scartellato 158, 159, 180. scarto 30, 180. scartocciarsi 173. scarto, di 117. scatarrare 119, 173. scatolone 54. scetticone 54. scheggione 54. scherzevole 43, 175. scherzevolmente 43. scherzi a parte 165. scherzosità 50. schiccarsi 173. schiomare 173. sciacquìo 105. sciacquoso 56. scialbato 119, 128. scialletto 42. scialo 29. sciamito 139. sciampagna 145-46. scimmiottare 56. scimmiotto 57.

scintillamento 51. sclerotica 138, 178. scocco 29. scodinzolare 52. scoglioso 56. scopa 134. scoppiettare 42. scoraggiti 28, 155 (-o). scorciatamente 117. scorrazzare 37, 73 (trans.). scoscendimento 51. scribacchiare 33. scrittarello 39, 176. scrittorello 39. scuffia 158, 159. sdegno, avere a 167. sdrucciolare 156. seco 24. seggiola 53. seggiolina 61. seggiolone 61. seggiolotto 61. seggono 29. seicentismo 48. self-control 141, 143. selvaggeria 40. sembiante 118, 128. sembra essere 99. semi- 62. semidattilografa 62. semisterilità 62. semprevivo 134. senilità 50. sepolcreto 109. seppia, a 117. serbo, avere (tenere) in 167. sermoniere 128, 177. serpeggiare 38, 73 (trans.). serpentino 47. servetta 42. service 143. sessualità 50. settatore 57. sfarfallare 173. sfilaccicato 156. sfioccarsi 173. sfogarsi a 74-5. sfogato 133. sfogo 29, 167 (dare s.). sfriggente 128. sfuggevole 43. sgarro 29.

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indice degli argomenti e delle forme

sgobboncello 39. sgorato 156. sgretolii 105. sgrigliolare 147, 156. sguaiataggine 33. sgualdrinella 39. sien, sieno 30. siesta, fare la 163. sigaretta, succhiare la 168. siliqua 135. similitudini 89-91 (introdotte da come), 90 (introdotte da a mo’ di e come se), 91 (‘‘lessicali’’ con i verbi parere, sembrare, somigliare). sincope : vd. cenquaranta, salce. sinestesie 101-02. sinonimica, irradiazione 94. sintassi, complessa architettura della 77-9, 93-5 (s. ad accumulo). sistematizzare 50, 176. sistro 140. skunk 141, 143. slang 143. smanceroso 56. socialisteggiante 37. sodaglia 34 sofisticaggine 33. soggetto, inversione del 84. soggolo 139. soldarello 39. solicello 39. solino 129. sollucchero, andare in 161. somigliare trans. 73. somme, al tirare delle 166. sommo, a ‘sopra’ 28. sonagliante 129. sonnacchioso 56. sonnambulismo 48. sonnecchiare 37. soprabituccio 58. sopratutto 22. sopravvivere di 79. sorcio 89. sorda, consonante s. si alterna con la sonora (lacrime / lagrimucce) 21. sorite 136. sormontare 129. sornuotare 129. sorta di, una 100. sottanuccia 58. sotto- 62. sottobosco 62.  

sottostrato 62. sovra- 62. sovranuotare 62, 129. spacconaggine 33. spallaccio 136. sparato 129. spasimoso 56. spaventevole 43, 175. specialismo 48. specie di, una 100. spelacchiare 33. spennellato 174. spenzolato 129. spetrarsi 174, 179. spettacoloso 56. spettrale 34-5. splenetico 138. spollinarsi 174. spolverina 139. spolverìo 105. spolvero, di 112, 117. sporto 156. sposare a 75. spreco, andare a 167. spruzzaglia 34. spulciarsi 174. spulito 129. spunterbo 147, 156. sputacchiare 33. squadernare 174. squadro 29. squallidezza 44. squammoso 129, 179. squaw 143. stabbio 129. staffe, perder le 165. stafilococchi 111, 138 (-o). stalinismo 48. stampone 54, 141. stanzino 47, 176. stanzone 54. stanzuccia 58, 176. stare + gerundio 74. starnazzare 37. starnutare 119, 129. stazzonato 129-30. stelloncino 136. stenterella 39. stento 30, 156. sterpame 35. sterpi 118, 130 (-o). stieno 30.

indice degli argomenti e delle forme stilettare 130. stilizzamento 51-2. stivalone 54. storpidirsi 130. stra- 63. strabocchevole 43. strabuzzare 130. stradale 130. stradetta 42-3, 176. straduccia 58, 176. stranito 158, 159, 180. strapponi 112, 117 (a s.). strasciconi 112, 117, 177. strattoni, a 117. stregoneccio 130. streptococchi 111, 138 (-o). stridulo 59. strofetta 43. strombazzare 37. stroncare 98. stroncature 98. stroscia 156, 180. studentello 39. studiolo 53. stupefazione 37. sub- 62. subisso 29. suburbano 62. succiamento 52, 157. succiare 157. succidere 109. succulenza 40. sudaticcio 45. sufolare 119, 130. sugoso 56. suntuoso 105, 109. superbioso 56. superlativo : vd. maledettissimo, miserrimo, nichelatissimo, panciutissimo, pelosissimo, piaciutissimo ; 26 (s. con l’aggettivo ripetuto) ; vd. anche frusto, piccino. sur davanti a u 24. svariare trans. 73. svolazzare 37.  



tabacchiera 89. tait 146. talare 140. tamburaccio 33. tank 143. tarantola, essere morso dalla 160, 162. tardigrado 109.



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tastoni, a 117. tauromachia 112. tavoleggiante 130, 177. tavolinetto 60. teacher 143. teatrino 47. tebaide 130. teca 111, 112. tecnicismo 48. telegrafonico 159, 160. teletta 146. tempo, ammazzare il 160. temporale, proposizione (introdotta da per quando) 70. tenebrore 119, 130. terne 79, 96-7. terrazzino 47. tettino ‘visiera’ 47. tigna 138. tignàmica 135. timidità 50. tinozza 89. tipografica, glossa 98. tiranti 132, 137 (-e). tmesi 84. toccare a 75. tocco 30. togliere ‘prendere’ 111. toppato 130. torbamente 117. torcetto 43. -tore, -trice 57. torismo 48. torrefatta 119, 130 (-o). tosone 131. tossire 119, 131. tosto 118. tozzezza 44. trabeazione 133. traccheggiare 38. traccia, andare in 167. tracolla, a 118. tralice, in 118. tranvai 119, 146. trapassato remoto nella proposizione temporale 30. trascuranza 35. trasfigurire 28, 131, 177. trasognamento 52. trattoriuccia 58. travaglio 131. travedere 146.

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indice degli argomenti e delle forme uosa 119, 131, 177. -ura 59-60, 175, 179. uscio 157. usciolino 61. usciolo (-uolo) 53 ; vd. anche 176. uso ‘a uso di’ 69. utile, tirare all’ 166. utilizzamento 52. -uto 60. -uzzo 60.

traverso prep. ‘attraverso’ 26-7. tremebondo 109. tremolare 52. trepestare 131. treponemi 95, 134 (-a). tricromia 141. trina 157. tritacivaie 157, 180. tritume 59. trombettina 61. troneggiare 38. trotterellare 38. tubercolotico 45, 176. -tudine 57. tu interlocutore generico 92. tulle 143. turbinìo 105. turchinetto 43. turchiniccio 45. turgidità 50. tutta prima, a 118. tutto con valore di avverbio 68. tutt’uomo, a 118. tutù 146.



vagulo 59. valetudinario 110. valletta 43. valsente 131. valvola, dare tutta 162. vaporare 110, 178. « variatio » 66, 86, 159. vecchierello 39, 176. vecchiettina 61, 176. vecchina 47, 176. vecchiotto 57, 176. veccia 135. vedico 140. veduto / visto 30. vegga, -o, -ono 29. velame 110. velario 140. velatura 60. vellutello 39, 159. venerdì, mancare qualche 164. venire + gerundio 74. ventitré, sulle 118. venustà 110. verdastro 36, 176. verdeggiare 38, 176. verdiccio 45, 176. verdissimo 176. verdognolo 62, 176. verdolino 61, 176. verginella 39. verminoso 56, 110. versicolore 110. verzicare 131. verzura 131. vesperale 35. vesticciola 61. vestituccio 58. viaggiare trans. 73. vile, andare a prezzo 161 ; tenere a v. 168. vilio 157, 180. villereccio 40.  

ubbidire invece di obbedire 20 ; 73 (trans.). ubero 110, 178. ubertoso 56. -ucchiare 57. -uccio 57-8. -ucolo 58. ufo, a 157. uggia 157. uggiolare 52. uggiolina 61, 176. ugna 20. ugnelli, rapare gli 147, 154-55, 177 ; vd. anche 20, 180. -ulo 58-9. ultra- 63. -ume 59. umidiccio 45. umoresco 41. unghione 54. unicità 50. unionismo 48. universo 131. uo 19 (dopo palatale ; fuori d’accento) ; 20, 177 e 179 (in cuopre, ricuopre, ecc.) ; 20 e 180 (monottongato, per influenza del toscano parlato). uopo, all’ 118.  













indice degli argomenti e delle forme villinetto 61. vilupposo 56, 176. vinoso 56. violetto 43. viottola 61. viottolo 61. virgola, omissione della 97. virgolato 132. vitino 47. vivacchiare 33. vivanda 118, 132. vociaccia 33. vociferante 110. vocina 47. vogliamo esser giusti, se 103. volante ‘balza’ 146. volo, capire a 161.

volontarismo 48. voltare 132. volteggiare 38. vomere 132. vorrei dire 98, 99. vuotezza 44. wertherismo 48. whisky 143. zampettare 42. zi invece di ci (benefizio, ecc.) 21. zingaresco 41. zuava, calzoncini alla 118. zucchettina 61-2. zucchetto 140. zuccolesco 41.

201

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Indice dei nomi Il rinvio è alla pagina o alla nota. Sono esclusi i nomi che figurano nelle citazioni e quelli presenti nella lista delle opere citate per abbreviazione. Sono entro parentesi quadre i rinvii impliciti (ad esempio, non a Manzoni ma ai Promessi Sposi, non a D’Annunzio ma a dannunziano, ecc.).

A

bba, Giuseppe Cesare 144. Achillini, Giovanni Filoteo 44. Affinati, Eraldo 119, 144, 148, 155. Aichelburg, Ulrico di 134. Alberti, Leon Battista 164. Albizzi, Rinaldo degli 130. Aleardi, Aleardo 101, 123, 134. Alfieri, Vittorio 40, 43, 62, 114, 116, 135, 151, 154, 161, 164, 166, 171. Algarotti, Francesco 35, 59, 132, 133. Alighieri, Dante [27], 28, 63, [106], 108, [110], 115, 120, [121], 122, 124, [126], 127, 130, 151, 157, [179]. Allegri, Alessandro 171. Alvaro, Corrado 21, 22, 25, 42, 45, 46, 48, 51, 54, 58, 59, 107, 109, 113, 114, 118, 121, 124, 129, 134, 136, 137, 139, 143, 145, 146, 148, 150, 153, 156, 158, 159, 167, 170-72. Angioletti, Giovanni Battista 46, 56, 110, 112, 115, 124, 125, 143, 151, 153, 154, 156, 162, 171. Angiolieri, Cecco 166. Angiolini, Luigi 123, 151. Antonelli, Giuseppe 98, 177. Arbasino, Alberto 27, 41, 110, 116, 118, 121, 125, 138, 140, 146, 148, 153, 161-63, 165-67, 169, 171. Arcangeli, Massimo 20, 27, 30, 34, 35, 108, 109, 123, 127-29, 147-49, 154, 170. Arduino, Giovanni 59. Aretino, Pietro 26, 45, 152, 171, 172. Argoli, Giovanni 140. Arici, Cesare 28, 63, 107, 123. Arienti, Sabadino degli 151. Ariosto, Ludovico 73, 151, 161. Arlìa, Costantino 46, 146, 150, 179. Arpino, Giovanni 27, 56, 67, 108, 117, 129, 131, 136, 148, 154, 155, 159, 168-73. Arrighi, Cletto 153, 154, 158, 173. Ascoli, Graziadio Isaia 71, 180. Asor Rosa, Alberto 23.

Bacchelli, Riccardo 16, 35, 37, [40], 41, 44, [46],

48, 52, 53, 59, 65, 67, 72, 73, 76, [77], 106, 108, 109, 119, 122, 124-26, 128, 130, 131, 133, 136, 140, 148-51, 153, 154, 156, 160, 161, 164, 169. Baggio, Serenella 19-21, 24, 26, 27, 29, 30, 34, 35, 37, 38, 43, 50, 52, 53, 55, 56, 58-61, 65, 68, 71-3, 82, 84, 105-07, 110, 113, 116, 121, 123, 124, 126-29, 147, 148, 156, 157, 170, 171, 176. Baldelli, Ignazio 16, 26, 28, 34, 61, 66, 69, 84, 85, 92, 94, 96, 105, 122, 138, 144, 150-54, 156, 157, 159, 170. Baldi, Bernardino 121. Baldini, Antonio 16, 53, 63, 71, 107, 114, 116, 120, 121, 124, 135, 144, 153, 163, 165, 170. Baldinucci, Filippo 46, 122, 123, 140. Baldovini, Francesco 61. Balducci Pegolotti, Francesco 52, 131, 139, 149, 153. Bally, Charles 136. Bandello, Matteo 128, 162. Bandi, Giuseppe 152, 165. Banti, Anna 20, 22, 24, 27, 29, 30, 52, 59, 60, 67, 106, 110, 113, 115, 116, 121, 123, 126, 127, 130, 135, 147, 148, 152-57, 167-70, 173, 174. Barbero, Alessandro 20, 26, 108, 113, 115-18, 125, 130, 131, 134, 136, 138, 140, 148, 149, 151, 154, 161, 166, 167, 171, 172, 174. Bardi, Lippo Pasci de’125. Bardi, Piero de’ 162. Baretti, Giuseppe 26, 35, 40, 41, 111, 130, 151, 163. Bargagli, Scipione 172. Barilli, Bruno 16, 46, 63, 140, 146. Bartoli, Daniello 21, 71, 81, 101, 128, 130, 150, 161, 169. Bartolini, Luigi 123, 125, 134. Bartolomeo da S. Concordio 157. Basile, Giambattista 159. Bassani, Giorgio 22, 42, 61, 111, 118, 121, 128, 144, 148, 150, 153, 156, 161, 169, 171, 173. Bastianelli, Giannotto 132. Batacchi, Domenico Luigi 123, 124, 140.

204

indice dei nomi

Beccaria, Cesare 122, 153. Beccaria, Gian Luigi 26, 70, 97, 99, 121, 128, 132, 134, 150, 157, 159. Bechi, Giulio 117. Belli, Giuseppe Gioacchino 63, 125. Bellini, Lorenzo 34, 49, 52, 59, 144, 167. Bellini, Vincenzo 123, 140. Bellonci, Maria 20, 43, 50, 56, 72, 83, 85, 108-10, 114, 116, 125, 126, 128, 129, 132, 140, 148, 150, 151, 153, 155, 156, 167-69, 171-74. Beltramelli, Antonio 40, 107, 111, 114, 123, 169. Bencivenni, Zucchero 134, 135. Berchet, Giovanni 73, 124, 162. Berenson, Bernard 17. Bergantini, Giovanni Pietro 110, 171. Bernari, Carlo 59, 165. Bersezio, Vittorio 138, 152, 153, 156. Berto, Giuseppe 115. Betocchi, Carlo 124, 130. Betteloni, Vittorio 118, 152, 164. Betti, Ugo 172. Bevilacqua, Alberto 45, 67, 108, 113, 131, 136, 137, 145, 155, 171. Bicchierai, Alessandro 136. Bini, Carlo 125. Bini, Giovanni Francesco 59. Binni, Walter 18, 178. Biondi, Giovan Francesco 172. Biscioni, Anton Maria 128. Bisticci, Vespasiano da 169. Boccaccio, Giovanni 69, [75], 103, 120, 124, 126, 127, 130, 139, 149, 151, 155, 161, 170, 176. Boiardo, Matteo Maria 127. Boine, Giovanni 129, 130, 151, 160. Boito, Arrigo 127, 154. Boito, Camillo 112, 114. Bonavilla, Aquilino 111. Bonciani, Antonio 134. Bonghi, Ruggiero 158. Bonomi, Ilaria 20. Bonsanti, Alessandro 118, 123, 163. Bontempelli, Massimo 30, 61, 106-08, 114, 116, 124, 129, 147, 169-71, 174. Borgese, Giuseppe Antonio 126, 161, 165. Borghini, Raffaello 43, 122, 164. Borsieri, Pietro 160. Bossi, Luigi 138. Botero, Giovanni 125, 132. Botta, Carlo 136, 164. Bracciolini, Francesco 52. Brambilla Ageno, Franca 164. Branca, Vittore 15.

Brancati, Vitaliano 54, 154, 164, 171. Bresciani, Antonio 26, 27, 33, 34, 43, 44, 51-4, 56, 59, 60, 65, 67, 76, 103-05, 122, 123, 126, 128, 130, 133, 136, 146, 150, 152, 154, 155, 157, 158, 164-66, 172, 177, 178. Bricchi, Mariarosa 37, 106-11, 120-24, 127, 130, 151, 178. Brignetti, Raffaello 42, 46, 52, 59, 61, 71, 108, 118, 124, 133, 135, 146, 153-56, 165, 166. Brignole Sale, Anton Giulio 73, 145. Broggia, Antonio 135. Brunetta, Gian Piero 17. Bruni, Francesco 25, 35, 67, 68, 111, 148, 150, 154. Bruno, Giordano 121. Brusadin, Mauro 16, 17, 20, 21, 26, 27, 29, 34, 35, 45, 46, 53, 55, 58, 61, 68, 71, 78-81, 84, 88, 89, 91, 97, 102, 105, 107, 109, 113, 116, 118, 131, 132, 149, 150, 155, 157, 165, 169, 170, 173, 174. Bufalino, Gesualdo 25, 27, 41, 52, 59, 107, 109, 110, 112, 113, 115, 116, 119, 124, 126-28, 130, 139, 147, 148, 152, 156, 157, 170, 171, 174. Buonarroti, Filippo 111. Buonarroti il Giovane, Michelangelo 118, 123, 147, 151, 152, 161, 163, 165, 169. Burchiello, Domenico 125. Busi, Aldo 134. Buti, Francesco di Bartolo da 130. Buzzati, Dino 20, 27, 29, 42, 51, 61, 71, 109, 114, 124, 129, 138, 142, 148, 156, 158, 159, 164, 165, 167, 172, 173.

C

agna, Achille Giovanni 53, 130, 139, 151, 162. Calandra, Edoardo 154, 161. Calasso, Roberto 75, 106, 108, 109, 112, 123, 124, 132, 133, 167, 168, 171. Calvino, Italo 15, 26, 27, 49, 52, 53, 55, 66, 110, 112, 114, 115, 117, 118, 121, 125, 131, 136-38, 143, 150-52, 155-57, 159, 160, 163, 167-74. Camerana, Giovanni 34, 35, 109, 129, 170. Camon, Ferdinando 115, 170. Campailla, Tommaso 68. Campana, Dino 114. Campanella, Tommaso 132. Campanile, Achille 22, 24, 27, 29, 30, 72, 103, 11316, 118, 135, 155, 163, 167, 168, 170, 173. Campofregoso, Antonietto 73. Cancogni, Manlio 42, 61, 106, 109, 112, 113, 118, 121, 124, 129, 134, 139, 145, 155-57, 163, 166, 167. Cantini, Lorenzo 141, 169. Cantoni, Alberto 133. Cantù, Cesare 26, 34, 41, 47, [107], [108], [109], 125, 148.

indice dei nomi Capelli, M. 134. Capponi, Gino 57. Caproni, Giorgio 152. Capuana, Luigi 26, 46, 57, 67, 146, 151, 159. Caraccio, Antonio 171. Cardarelli, Vincenzo 16, 44, 69, 107, 112, 113, 120, 130, 145, 148, 161. Cardini, Massimiliano 45. Carducci, Giosue 20, 24, 26-8, 30, 33, 35, 38-40, [42], 43, [44], 51, [52], [57], 58, [60], 68, 73, 79, 97, 106, [107], 108, 109, 114, 117, 120, 122, 123, 125, 126, [127], 129, 130, 132, 133, 136, 140, 141, 144-46, 148, [149], 150, 153, [157], 158, 161, 162, 164, 166, 167, 169-71, 175, 176, 180. Carena, Giacinto 37, 120, 124, 125, 137, 143, 144, 150, 152, 156. Caro, Annibal 55, 107, 123, 133, 140, 166. Casati, Gaetano 135. Cassieri, Giuseppe 140. Cassola, Carlo 26, 117, 121, 124, 129, 134, 163, 16468. Castellani, Arrigo 29, 71. Castellani Pollidori, Ornella 65. Casti, Gian Battista 108, 144. Cattaneo, Carlo 125, 129, 136. Cattaneo, Giulio 93, 179. Cattermole Mancini, Eva 124. Catzelu, Dominico de 165. Cavalca, Domenico 121, 130, 131, 134, 140, 151. Cavalcanti, Andrea 124. Cavalcanti, Bartolomeo 136. Cavalcanti, Giovanni 121. Cecchi, Giovanni Maria 151-53, 171. Cecco d’Ascoli 138. Cellini, Benvenuto 150, 151. Cennini, Cennino 122. Cesareo, Giovanni Alfredo 134. Cesari, Antonio 25, 67, 130, 146. Cestoni, Giacinto 135. Chesterton, Gilbert Keith 17. Chiabrera, Gabriello 63, 171. Chiara, Piero 49, 52, 113, 116, 118, 121, 127-29, 148, 163, 167, 168. Chiari, Alberto 17. Chiari, Pietro 126. Chiarini, Giuseppe 156. Chiesa, Francesco 169. Cialente, Fausta 27, 48, 53, 61, 114, 119, 129, 131, 134, 146, 148, 150, 151, 154, 165, 167, 171, 173. Cicognani, Bruno 45, 46, 54, 59, 105, 119, 121, 122, 130, 131, 138, 144, 145, 152, 156, 162-65, 169. Cielo d’Alcamo 139.

205

Cino da Pistoia 122, 151. Citati, Pietro 15, 108, 131, 135, 150, 169. Citolini, Alessandro 134, 140. Civinini, Guelfo 111. Cocchi, Antonio 133, 137, 139. Cohn, Ferdinando 137. Coletti, Vittorio 34, 43, 45, 46, 61, 73, 93, 106. Colletta, Pietro 136. Collodi, Carlo 26, 43, 46, 53, 61, 112, 116, 124, 126, 131, 133, 148-52, 154, 162, 164, 169, 171. Colonna, Francesco 110. Colussi, Davide 19, 21-3, 27, 29, 30, 34, 41, 49-51, 57, 58, 61, 62, 67, 68, 70, 72-4, 76, 77, 85, 87, 95, 97, 107, 108, 110, 111, 118, 120, 122, 124, 127, 135, 136, 149, 173, 174. Comisso, Giovanni 27, 30, 35, 39, 53, 110, 124, 126, 133, 135, 153. Compagnetto da Prato 152. Compagni, Dino 73. Compagnone, Luigi 146. Compiuta Donzella 123. Consolo, Vincenzo 27, 30, 59, 106, 110, 115, 121, 125, 131-33, 140, 147, 154, 155, 167, 168, 170. Conti, Antonio 144. Contini, Gianfranco 15-8, 79, 98, 108, 115, 128, 138, 152, 156, 178. Corsini, Filippo 53. Corte, Claudio 35. Crescenzi, Piero de’ 124, 134, 135, 169. Croce, Benedetto 16, 18, 23, 26, 27, 29, 30, 34, 41, 48, 49, 51, 57, 61, 62, [67], 68, [70], 72-4, 76, [77], 85, [87], 106-08, 110, 111, 120-22, 124, 125, 135, 136, 160, 161, 163, 173, 174. Crucitti Ullrich, Francesca Bianca 15. Cuoco, Vincenzo 143.

D’Achille, Paolo 23, 79.

D’Agostino, Alfonso 142. D’Alberti di Villanuova, Francesco 111, 134, 135, 141. D’Annunzio, Gabriele 18, 20, 24, 27-9, 34, 35, 38, 40, 43, 45, 46, 51, [52], 55, 56, 59, 60, 69, 73, 93, 97, 105-11, 114, 119-23, 125-40, 144-47, 150-54, 156, 162, 164, 167, 169, 170, 172, 177, 179. Da Ponte, Lorenzo 163. Dardano, Maurizio 85, 160. Dardi, Andrea 146. D’Arzo, Silvio 22, 53, 113, 114, 118, 165. Dati, Carlo Roberto 161, 166. Davanzati, Bernardo 123, 172. D’Azeglio, Massimo 26, 140, 152, 159, 161, 164, 172.

206

indice dei nomi

De Amicis, Edmondo 21, 38, 52, 53, 56, 60, 105, 112, 114-18, 120, 121, 126, 137, 140, 146, 147, 14952, 156-59, 163, 168, 173. De Carlo, Andrea 44, 46, 57, 124, 144, 155, 159, 168, 172. De Chirico, Giorgio 41. Del Beccaro, Felice 18. Deledda, Grazia 123, 130, 146, 148, 169. Della Valle, Valeria 127. Del Papa, Giuseppe 137. De Marchi, Emilio 28, 105, 116, 124, 139, 146, 173. De Pisis, Filippo 62, 130, 140, 145. De Robertis, Giuseppe 16, 17. De Roberto, Federico 26, 135, 148, 154, De Sanctis, Francesco 30, 48, 116, 122, 136, 151, 153, 180. Dessì, Giuseppe 24, 25, 46, 59, 61, 106, 108, 114, 115, 118, 120, 124, 126, 128, 129, 131, 132, 134, 136, 147, 150, 153, 156, 163, 171, 173. Devoto, Giacomo 17. Di Costanzo, Angelo 161. Di Giacomo, Salvatore 121, 158, 169, 170. Di Lascia, Maria Teresa 36, 44, 46, 116, 125, 151, 167, 169, 172. Diodati, Giovanni 129. Domenichi, Lodovico 134, 135. Dominici, Giovanni, Beato 165. Doni, Anton Francesco 46, 129, 152. Dossi, Carlo 106, 111, 119-21, 148, 150, 154, 156, 178. Dottori, Carlo de’ 171. Duodo, Pietro 164. Durante, Castor 134, 135. Durante, Marcello 25, 27, 70, 145.

Eco, Umberto 24, 25, 36, 44, 57, 106-10, 117-19, 125, 126, 128, 133, 134, 140, 159, 161, 166, 167, 170, 171. Ehrenberg, Christian Gottfried 137. Einaudi, Luigi 110, 156, 170. Emiliani-Giudici, Paolo 129, 166.

Fabbroni, Giovanni 34.

Fabrizio, Claudia 20, 22, 23, 25, 29, 30, 67, 71, 73, 164. Fagiuoli, Giovan Battista 46, 130, 139, 150, 152, 162, 171. Faldella, Giovanni 57, 122, 126, 138, 141, 146, 151, 161, 163, 173. Falqui, Enrico 104. Fanfani, Pietro 30, 117, 122, 133, 146, 161, 179.

Fausto da Longiano 165. Fazio degli Uberti 120, 165. Federici, Cesare 153. Felici, Costanzo 135. Fenoglio, Beppe 35, 125-27, 130, 152, 163, 165, 173. Ferrante, Elena 44, 52, 113, 116-18, 123, 151, 165, 170, 173. Ferrari, Costante 136. Ferrari, Severino 145, 164. Ferrero, Ernesto 57, 67, 107, 114, 123, 126, 136, 137, 145, 148, 150, 154, 155, 159, 167, 170-73. Ferretti, Paolo 171. Fiacchi, Luigi 117. Filippo degli Agazzari 154. Firenzuola, Agnolo 59, 124, 150, 161, 166, 171. Flaiano, Ennio 22, 36, 53, 113, 163, 167, 171, 172, 174. Flammarion, Nicolas Camille 41. Florio, Michelangelo 35. Fogazzaro, Antonio 26, 72, [107], 137, 161, 172. Folena, Gianfranco 17. Fornaciari, Raffaello 65, 66, 70, 76. Forteguerri, Niccolò 121, 150, 163, 169, 170. Fortini, Pietro 123, 126, 154. Foscolo, Ugo 28, 68, 121, 166. Fracchia, Umberto 120, 146. Francesco da Barberino 158. Frenguelli, Gianluca 47. Frescobaldi, Leonardo 135. Frugoni, Carlo Innocenzo 146. Frugoni, Francesco Fulvio 29, 35, 56. Fucini, Renato 117, 139, 152, 159, 172.

Gabrielli, Aldo 22.

Gadda, Carlo Emilio 20-2, 27, 29, 30, 35, 44, 52, 53, 55, 59-61, 63, 67, 106-10, 113, 116, 118, 121, 122, 124-26, 128-32, 134, 136, 145, 146, 148, 150, 151, 153, 154, 156, 159, 161, 164, 165, 167, 168, 170, 173, 174, 180. Gadda Conti, Piero 135, 136. Galanti, Giuseppe Maria 134. Galiani, Ferdinando 125. Galilei, Galileo 79, 134-36, 154, 165. Gamerra, Giovanni de 40. Garibaldi, Giuseppe 136. Garzoni, Tommaso 126, 133, 137, 153, 161. Gelli, Giovanni Battista 155, 164, 169. Gelpke, Catherina 17. Genovesi, Antonio 131, 136. Gentile, Giovanni 20, 22, 23, 25, 29, 30, 67, 71, 73, 164. Gherardini, Giovanni 63.

indice dei nomi

207

Ghilardi, Margherita 16-8. Ghisalberti, Fausto 17. Ghislanzoni, Antonio 117, 158. Giacomo da Lentini 128, 145, 151. Giacosa, Giuseppe 46, 149. Giamboni, Bono 108, 124, 131, 147. Giambullari, Bernardo 43, 127. Giambullari, Pier Francesco 166, 169. Giannini, Giovanni 60. Gilio, Giovanni Andrea 152. Ginanni, Francesco 134. Ginzburg, Natalia 53, 60, 121, 128, 138, 154, 173. Gioberti, Vincenzo 122, 123, 138. Giordani, Pietro 41, 43, 66, 133. Giordano da Pisa 109, 149, 164, 170. Giovan Matteo di Meglio 165. Giovanni dalle Celle 121. Giuliani, Giambattista 117. Giusti, Giuseppe 29, 38, 39, 46, 53, 63, 112, 116, 117, 124, 126, 129, 130, 135, 137, 148-51, 155, 157, 161-63, 165-67, 172. Giustinian, Leonardo 161. Gobetti, Piero 145, 164. Goldoni, Carlo 56, 72, 135, 149, 158, 162. Gorresio, Vittorio 24-6, 48, 63, 113, 115, 121, 124, 130, 136, 140, 144, 145, 166, 167, 170, 171. Govoni, Corrado 46, 134, 135, 144. Gozzano, Guido 35, 107, 110, 118, 129, 130, 134, 135, 137, 140, 146, 150, 166. Gozzi, Carlo 73, 125, 126. 163. Gozzi, Gasparo 56, 152, 165, 166, 171. Gramsci, Antonio 48, 56, 73, 143. Grazzini, Anton Francesco 26, 35, 162. Grossi, Tommaso 21, 26, 29, 56, 124, 148, 162. Grossmann, Maria 33, 39, 60, 177. Guadagnoli, Antonio 129, 152, 164. Guerrazzi, Francesco Domenico 26, 46, 68, [109], 118, 128, 137, 146, 152, 164, 167. Guerzoni, Giuseppe 126. Guidotto da Bologna 127. Guittone d’Arezzo 152. Guizzalotti, Stefano 134.

Knickerbocker, Diedrich 118. Labriola, Antonio 122, 160.

Herczeg, Giulio 76, 78, 81, 82. Iacopone da Todi 122, 126.

Machiavelli, Niccolò 111, 144, 168. Maffei, Gian Pietro 130. Maffei, Scipione 146. Magalotti, Lorenzo 49, 59, 71, 105, 116, 119, 129, 135, 139, 144, 149, 163, 172. Magazzini, Vitale 138. Maggiani, Maurizio 61, 107, 125, 148, 163, 165, 169, 173. Magris, Claudio 22, 30, 53, 106, 108, 113, 116, 119,

Imbriani, Vittorio 33, 52, 58, 60, 61, 111, 122, 125, 130, 152, 164, 165, 178. Irving, Washington 118. Isotta, Paolo 138.

Jahier, Piero 46, 47, 122, 153, 156.

La Capria, Raffaele 127, 150, 155, 172. Lalli, Giambattista 153. Lambruschini, Raffaello 161. Lami, Giovanni 107, 144. Lancellotti, Secondo 57, 124. Landino, Cristoforo 121, 134, 135. Landolfi, Tommaso 21, 24, 26, 67, 107, 108, 110, 112, 114, 116, 130, 136, 138, 144, 149, 150, 154, 157, 159, 163, 164, 166, 169, 170. Lastri, Marco 34, 118, 138. Latini, Brunetto 124, 132, 157, 161. Lauta, Gianluca 68. Leibniz, Gottfried Whilelm 17. Leonardo da Vinci 131, 152. Leoncini, Paolo 15-17. Leopardi, Giacomo [21], 22, 41, 43, 44, 51, [65], [68], 73, [77], 107-09, [110], [111], 118, [119], 123, 126, 129, 132, 137, 141, 145, [154], 161, 166, 167. Leopardi, Girolamo 52, 53, 150. Levi, Carlo 40, 42, 51, 52, 75, 112, 114, 115, 117, 122, 130, 140, 146, 150, 153-56, 167-69, 171-73. Levi, Primo 20, 25, 27, 44, 106, 107, 110, 113, 116, 117, 129, 136, 146, 148, 150, 156, 161, 166-69. Linati, Carlo 107, 121, 123, 133, 134, 139, 140, 148, 153, 167, 170, 172. Lippi, Lorenzo 46, 145, 148, 150-53, 170. Longhi, Roberto 17, 20, 24, 29, 35, 41, 106, 120, 122, 128, 133, 148, 171. Loredano, Gian Francesco 73. Lorenzo de’ Medici 147. Loria, Arturo 19-21, 24, 26, 27, 29, 30, 35, 37, 38, 43, 50, 52, 53, 55, 56, 58-61, 65, 71-3, 84, 105-07, 110, 113, 116, 121, 123, 124, 126-29, 147, 148, 15658, 170, 171, 176. Lucini, Gian Pietro 52, 118. Lurati, Ottavio 162, 177. Luzi, Mario 134.

Macchia, Giovanni 15.

208

indice dei nomi

137, 140, 146, 148, 154, 161, 163, 166, 169, 171, 173. Maironi da Ponte, Giovanni 133. Majolo Molinari, Olga 16. Malaparte, Curzio 25, 27, 46, 109, 115, 116, 128, 134, 155, 163, 167, 168, 171, 172. Malerba, Luigi 135, 145, 154, 173. Malpighi, Marcello 169. Mamiani della Rovere, Terenzio 59, 136. Manfredi, Girolamo 138. Manganelli, Giorgio 138. Manni, Paola 21. Mannuzzu, Salvatore 40, 52, 117, 118, 130, 144. Manuzzi, Giuseppe 153. Manzini, Gianna 45, 59, 114, 130, 137, 149, 163, 169, 171. Manzoni, Alessandro 20-2, [24], 25, [26], 27, 28, 30, 34, [36], [40], [42], 43, [50], 61, [63], 67, [68], [69], 71-3, [74], 75, [86], [98], 103, 104, [105], 107, 108, [110], [114], 116, 118-20, [121], 122, 123, 12630, [131], 132, 134, 135, 139, [147], [148], 149-52, 154, 155, 157, 158, 160-62, 164-66, [168], 169, 171, [172], 173-75, [180]. Maraini, Dacia 30, 116, 121, 125, 134, 159, 161, 163, 164, 168. Marazzini, Claudio 81. Marchesa Colombi 146. Marinetti, Filippo Tommaso 131, 138, 160. Marini, Giovanni Ambrogio 43. Marino, Giovan Battista 140, 151. Marotta, Giuseppe 120, 135. Marri, Fabio 30. Marrone, Tito 134. Martini, Fausto Maria 125. Martini, Ferdinando 24, 35, 118, 125, 133, 138, 172. Martini, Francesco di Giorgio 133. Marziale, Marco Valerio 177. Mascheroni, Lorenzo 134. Massaia, Guglielmo 136. Mastrofini, Marco 29, 30. Mastronardi, Lucio 28, 30, 63, 110, 118, 121, 130, 144, 154, 160-61. Mattioli, Pierandrea 134, 135. Mauro, Giovanni 121. Mazzantini, Margaret 108, 113, 124, 128, 146, 150, 154, 159, 163, 167, 171, 173. Mazzei, Lapo 52. Mazzini, Giuseppe 48, 170. Mazzoni, Guido 39. Mazzucco, Melania Gaia 48, 52, 110, 114, 115, 121, 129, 136, 144, 148, 151, 154-56, 158, 159, 161, 163, 164, 166-72.

Mengaldo, Pier Vincenzo 16, 17, 20, 24, 26, 29, 30, 34, 35, 38, 39, 41, 46, 49, 51, 58, 60-2, 65, 71, 76, 77, 82, 85, 86, 88, 93, 95, 98, 105-08, 110, 111, 120, 123, 125-28, 130, 133, 134, 136, 138, 144-46, 148, 150-52, 154, 157, 164, 171, 176, 178, 180. Menzini, Benedetto 43, 149, 166. Mesmer, Franz Anton 136. Michelstaedter, Carlo 173. Migliorini, Bruno 19, 22, 24, 29, 30, 34, 36, 38-41, 45, 47, 49, 50, 61, 62, 67, 71, 95, 100, 105, 106, 109, 122, 126-29, 133, 135-39, 144-46, 148, 150, 151, 154, 158, 160, 171, 175, 178. Milizia, Francesco 46, 122, 133, 152. Minetto, Ezio 138. Monelli, Paolo 137. Moniglia, Giovanni Andrea 113. Monosini, Angelo 166. Montale, Eugenio 15, 17, 38, 40, 51, 106, 108, 110, 115, 122, 123, 125, 128, 130, 133, 134, 138, 140, 14446, 150, 151, 154, 156, 160. Montano, Lorenzo 16. Montefoschi, Giorgio 116, 124, 129, 135, 161, 167, 172. Montesano, Giuseppe 27, 68, 115, 116, 128, 133, 137, 161, 166, 173, 174. Monti, Vincenzo 106, 110, 111, 118, 123, 125, 141, 146, 166, 170, 177. Morante, Elsa 22, 27, 51, 53, 107, 108, 110, 114, 120, 123, 125-27, 132, 146, 154, 168-70. Moravia, Alberto 24, 25, 34, 36, 40, 44, 48-52, 56, 59, 68, 106, 108-10, 112, 113, 116-18, 122, 125, 127, 129, 130, 135, 138, 141, 144, 146, 148, 150-54, 156, 158, 160, 161, 164-74. Morazzoni, Marta 118, 121, 125, 130, 131, 150, 154, 157. Moretti, Marino 117, 126, 136, 148, 168. Morgana, Silvia 154. Mortara Garavelli, Bice 86, 95. Mostacci, Iacopo 151. Muratori, Ludovico Antonio 135, 139.

Negri, Ada 121, 123, 134, 140, 150.

Nelli, Iacopo Angelo 150, 153, 161. Nencioni, Giovanni 25, 27, 51, 73, 76, 110, 123, 127, 150, 178, 180. Neri, Antonio 40. Neri, Ippolito 124. Niccolini, Giovanni Battista 136. Nieri, Idelfonso 60, 73, 116, 152, 158, 166, 169. Nievo, Ippolito 26, 35, 39, 41, 58-62, 65, 71, 73, 76, 106, 111, 116, 118, 122, 125, 127, 129, 137, 145, 146, 150-52, 154, 157, 161, 162, 164-67, 170, 172.

indice dei nomi Nievo, Stanislao 109, 114, 115, 124, 125, 127, 153, 166, 167, 169, 171.

Ojetti, Ugo 53, 119-21, 124, 128, 133, 134, 139,

140, 144, 152, 153, 158, 160, 162, 168. Onofri, Arturo 137. Onufrio, Enrico 46. Orazio, Flacco Quinto 177. Oriani, Alfredo 27, 57, 73, 111, 125, 145. Ortese, Anna Maria 52, 106, 114, 151, 157, 159, 173. Orvieto, Paolo 16, 18, 179. Ottieri, Ottiero 43, 48, 113, 114, 124, 128, 156, 163, 170.

P

acichelli, Giovanni Battista 161. Palazzeschi, Aldo 20, 24, 26, 30, 40, 42, 50, 61, 67, 110, 113, 114, 116, 118, 119, 121, 124, 125, 127, 129, 138, 144-50, 152-57, 161-66, 168, 171, 172. Palladio, Andrea di Pietro, detto 133. Pampaloni, Geno 179. Pananti, Filippo 122, 139, 144, 145, 149-52, 166. Pancrazi, Piero 123. Panzini, Alfredo 19, 46, 49, 53, 106, 108, 111, 119, 135, 136, 138-40, 144-46, 148, 150, 159, 161, 165, 167, 170, 179. Paolieri, Ferdinando 30, 123, 156. Papini, Giovanni 34, 47, 56, 114, 123, 124, 129, 134, 138, 140, 145, 153, 155-58, 160, 161, 170. Parini, Giuseppe 46, [109], 140, 146, 150, 154. Parise, Goffredo 108-10, 118, 138, 163-65, 169, 171. Parodi, Ernesto Giacomo 17. Pascoli, Giovanni 15, [16], [18], [24], 27, 30, 34, 39, 46, 52, 67, [79], 84, [85], 105, 108, 111, [119], 12123, 128-30, 134, 135, 137, 140, 141, [147], 149-52, [153], 154, 168, [175], 179, [180]. Pasolini, Pier Paolo 30, 51, 53, 73, 106, 113, 115, 116, 118, 120, 130, 139, 145, 147, 148, 150, 155, 159, 162, 165, 167, 169, 172. Pasquali, Giorgio 17. Passeroni, Gian Carlo 152. Pasta, Andrea 134. Patota, Giuseppe 25. Patruno, Barbara 43. Pavese, Cesare 34, 52, 66, 110, 121-24, 130, 131, 134, 146, 154, 157, 161-67, 168, 169, 173, 174. Pea, Enrico 52, 60, 114, 117, 119, 121, 122, 124, 128, 144, 149, 152, 154, 166, 168, 169, 171. Pestelli, Leo 123, 125. Petrarca, Francesco 123, 130. Petrocchi, Policarpo 116-18, 145, 153, 164.

209

Petroni, Guglielmo 61, 115, 135, 153, 161, 164, 167. Piave, Francesco Maria 126. Picchiorri, Emiliano 21, 26, 27, 30, 33, 34, 43, 44, 51-4, 56, 59, 60, 65, 67, 71, 76, 81, 103-05, 116, 122, 123, 128, 130, 136, 146, 148-51, 155, 157, 158, 162, 164-66, 172, 177. Piccolomini, Alessandro 154. Pier della Vigna 151. Pindemonte, Ippolito 63, 130. Piovene, Guido 60, 114, 119, 124, 138, 140, 145, 167, 169, 170. Pirandello, Luigi 19, 25, 26, 28, 34, 35, 43, 53, 57, 72, 75, 118, 119, 126, [127], 128-30, 135, 144-46, 149, 150, 152, 154-56, 161-64, 166, 170. Pisacane, Carlo 123. Pizzoli, Lucilla 116, 162. Poggi Salani, Teresa 19, 20, 71, 75, 143, 146, 150, 154. Poliziano, Angelo 130, 151. Pomilio, Mario 29, 30, 50, 51, 117, 125, 126, 128, 163, 168. Pontiggia, Giuseppe 114, 117, 128, 140, 170. Praga, Emilio 20, 151, 171. Pratesi, Mario 106, 133, 145, 154, 156, 163. Pratolini, Vasco 46, 69, 73, 107, 118, 120, 121, 124, 133, 138, 144-48, 151, 153, 155, 161-63, 165, 169, 171. Praz, Mario 15, 16, 25, 89, 105. Prisco, Michele 59, 109, 110, 113, 117, 127, 128, 135, 144, 146, 148, 150, 154, 156, 162, 164, 168, 171, 173, 174. Pucci, Antonio 148, 150, 162, 165. Puccini, Mario 131. Pulci, Luca 61, 149. Pulci, Luigi 119. Puppo, Mario 105.

Quarantotto Gambini, Pier Antonio 149. Raimondi, Giuseppe 47, 121.

Rainer, Franz 33, 39, 42, 45, 60, 177. Rajberti, Giovanni 137. Ramusio, Giovanni Battista 126, 134. Rea, Domenico 19, 24, 40, 52, 56, 63, 68, 110, 118, 119, 123, 125, 132, 139, 146, 148, 154, 157, 171, 173. Rea, Ermanno 51, 113, 115, 133, 148, 150, 161, 165, 167, 169, 172-74. Rebora, Clemente 28, 120, 167. Redi, Francesco 52, 108, 113, 119, 121, 124, 137, 152, 161, 163.

210

indice dei nomi

Restoro d’Arezzo 28. Riccardi di Lantosca, Vincenzo 140. Riccarelli, Ugo 26, 110, 114, 119, 125, 136, 148, 150, 158, 163, 167, 172. Ricci, Angelo Maria 53. Ricci, Matteo 132, 165. Rigoni Stern, Mario 113, 118, 136, 137, 150, 163, 167, 171. Rigutini, Giuseppe 60, 71, 112, 161, 170. Rinaldino da Montalbano 136. Roberti, Giovanni Battista 124. Rocco, Antonio 166. Rohlfs, Gerhard 30, 57, 70, 76. Romagnosi, Gian Domenico 164. Romani, Felice 123. Romano, Lalla 45, 53, 119, 155, 157-59, 174. Rondinelli, Francesco 140. Rosa, Salvatore 135, 145. Rosselli, Stefano 135. Rossi, Fabio 104. Rossi, Leonardo 26. Rovani, Giuseppe 161, 163, 164. Rucellai Ricasoli, Orazio 151. Ruscelli, Girolamo 178.

S

aba, Umberto 30. Sabatini, Francesco 68, 80. Sabbatini, Niccolò 133. Saccenti, Giovanni Santi 124, 145. Sacchetti, Franco 148, 152, 154, 166. Saffi, Aurelio Emilio 16. Salviati, Leonardo 161. Salvini, Anton Maria 37, 49, 83, 120, 123, 124, 150, 168. Samonà, Carmelo 158, 167. Sannazaro, Iacopo 133, 151. Sansedoni, Alessandro 28. Sansovino, Francesco 152, 171. Sanudo, Marin 153. Sanvitale, Francesca 107, 110, 117, 118, 139, 146, 154, 156, 166, 173, 174. Sapienza, Goliarda 53, 108, 124, 128, 145, 148, 173. Sarpi, Paolo 151. Sassetti, Filippo 121, 168. Savinio, Alberto 63, 123, 128, 141, 146, 164, 172. Sbarbaro, Camillo 119, 128, 149. Scamozzi, Vincenzo 134. Schiaffini, Alfredo 17. Sciascia, Leonardo 48, 66, 102, 108, 110, 130, 164, 168, 173. Scudder, Giuliana 15-8, 108, 179. Segneri, Paolo 107, 122, 126, 161, 169.

Serao, Matilde 35, 53, 68, 128, 144, 145, 148, 154, 169. Sercambi, Giovanni 153. Serdonati, Francesco 140. Sereni, Clara 107, 159, 167. Sergardi, Ludovico 155. Serianni, Luca 19, 21-30, 33, 36, 39, 43, 47, 50-2, 58, 60, 61, 63, 65-71, 73-6, 79, 80, 83-5, 92, 93, 96, 97, 108, 118, 120, 122, 124, 126, 135, 137, 143, 148, 150, 152, 154, 158-60, 163, 165, 176-80. Serra, Renato 123. Sestini, Bartolomeo 130. Sestini, Domenico 161. Settembrini, Luigi 34, 149, 169. Sgorlon, Carlo 52, 56, 108, 113, 114, 116, 151, 156, 159, 164, 166, 167, 169, 170. Sgrilli, Paola 178. Sgroi, Salvatore Claudio 102, 119. Shakespeare, William 17. Shelley, Percy Bysshe 17. Siciliano, Enzo 43, 106, 134, 137, 139, 153, 167-69, 172. Silone, Ignazio 46, 162. Simintendi, Arrigo 131. Sinisgalli, Leonardo 133, 137. Siri, Vittorio 140. Slataper, Scipio 55, 134, 146, 150, 151, 169. Soderini, Giovanvettorio 34, 35, 52, 59, 61, 119, 122, 123, 133-35, 150. Soffici, Ardengo 15, 47, 48, 52, 106, 110, 112, 114, 117, 120-22, 124, 126, 135, 136, 138, 144, 148, 149, 152, 155, 164, 165, 167, 174. Solari, Pietro 130. Soldati, Mario 50, 53, 56, 113, 116, 129, 136, 138, 164, 167. Southey, Robert 37. Sozzini, Alessandro 118. Squartini, Mario 74. Starnone, Domenico 53, 108, 113-16, 118, 121, 123, 129, 136, 148, 163, 165, 167, 168, 174. Straparola, Gianfrancesco 73. Strozzi il Giovane, Giovan Battista 108. Stuparich, Giani 131, 136, 149, 170, 172. Stussi, Alfredo 84, 148. Svevo, Italo [26], 30, 57, 146, 154, 161. Swift, Jonathan 145.

T

amaro, Susanna 59. Tanaglia, Michelangelo 138. Tarchetti, Iginio Ugo 167. Targioni Tozzetti, Giovanni 45, 46, 59, 105, 122, 133-35, 169, 170.

indice dei nomi Targioni Tozzetti, Ottaviano 120, 157. Tasso, Torquato 101, 150. Tassoni, Alessandro 124. Tecchi, Bonaventura 117, 128, 163. Terracini, Benvenuto 176. Tesauro, Emanuele 59, 110, 128, 130. Testa, Enrico 35, 60, 107. Testori, Giuseppe 106, 110, 116, 122, 162, 166, 168, 171, 172. Tevo, Zaccaria 128. Tobino, Mario 51, 52, 105, 109, 110, 113, 146, 157, 161, 164, 167, 173. Tollemache, Federigo 28. Tomasi di Lampedusa, Giuseppe 26, 27, 40, 49, 50, 52, 56, 59, 109, 110, 115, 116, 125, 127, 130, 140, 144, 146, 148, 150, 151, 156, 163, 165, 171, 174. Tomasin, Lorenzo 20, 24, 26, 28, 30, 33, 39, 40, 54, 58, 68, 71, 97, 127, 153, 162, 164, 175. Tombari, Fabio 119. Tomizza, Fulvio 24, 27, 30, 108, 110, 113, 115, 117, 118, 132-34, 147, 156, 166-69. Tommaseo, Niccolò 21, 27, 30, 40, 52, 53, 59, 60, 73, 93, 112, 117, 120, 121, 124, 128, 130-32, 134, 140, 149, 152, 153, 159, 161, 165, 170-73, 176. Tozzi, Federigo 35, 51, 59, 71, 73, 126, 129, 137, 146, 149, 151, 153, 154, 156, 159, 169, 170. Tramater (Vocabolario della Società tipografica T.) 35, 45, 134, 135, 138. Trifone, Pietro 47. Trinci, Cosimo 59, 138, 169. Tronconi, Cesare 56.

Ugolini, Filippo 115.

Ugurgieri, Ciampolo di Meo degli 107. Ungaretti, Giuseppe 46, 136, 166.

Vallisneri, Antonio 122, 133, 169.

Valperga di Caluso, Tommaso 136.

211

Varchi, Benedetto 151. Varese, Carlo 26. Vasari, Giorgio 59, 133, 134. Vassalli, Sebastiano 20, 52, 53, 109, 110, 151, 157, 161, 162, 165, 168. Veraldi, Antonio 26. Verdi, Giuseppe 126. Verdinois, Federico 124. Verga, Giovanni 26, 47, [111], 114, 116-18, 121, 129, 130, 143-47, 151, 152, 161-65, [166], 170, 171. Veronesi, Sandro 84, 108, 114, 116, 129, 130, 134, 159, 161, 163, 167, 171, 173. Verri, Alessandro 43. Viani, Lorenzo 114, 124, 128, 137, 139, 140, 146, 149-51, 169, 170. Vieusseux, Giovan Pietro 154. Villani, Giovanni 28, 123, 126. Villani, Matteo 62, 73, 152. Visconti, Gaspare 162. Vitale, Maurizio 20-2, 24, 25, 27, 30, 33, 35, 37-44, 46, 51-3, 57, 59, 60, 65-8, 72, 73, 76, 77, 106-10, 122, 123, 125-27, 129, 137, 148, 149, 153-57, 161. Vittorini, Elio 26, 27, 115, 117, 119, 123, 146, 148, 160, 168. Vivanti, Anna Emilia 146. Viviani, Vincenzo 118. Volponi, Paolo 51, 56, 115, 118, 128, 131, 133, 134, 144, 147, 148, 153, 168, 169, 172, 173.

Zanella, Giacomo 111.

Zangrandi, Alessandra 21, 26, 29, 35, 41, 56, 71, 77, 109, 146, 148, 161, 162. Zanobi da Strata 158. Zappi, Giambattista Felice 165. Zena, Remigio 130, 143, 146, 158. Zeno, Apostolo 166. Zolli, Paolo 54, 145, 147. Zucchelli, Antonio 73, 145. Zuccoli, Luciano 41.

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* Febbraio 2011 (cz2/fg13)

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I T A LIAN A pe r la sto r i a della l ingua s c r itta in italia col la na diretta da luc a serianni * 1. M. L. Altieri Biagi, Fra lingua scientifica e lingua letteraria, 1998, pp. 272. 2. P. Trifone, L’italiano a teatro. Dalla commedia rinascimentale a Dario Fo, 2000, pp. 180. 3. G. Antonelli, Tipologia linguistica del genere epistolare nel primo Ottocento. Sondaggi sulle lettere familiari di mittenti colti, 2003, pp. 274. 4. D. Colussi, La grammatica e la logica. La lingua e lo stile di Benedetto Croce, 2007, pp. 368. 5. C. Fabrizio, Idee linguistiche e pratica della lingua in Giovanni Gentile, 2008, pp. 108. 6. C. Scavuzzo, Un modello di prosa d’arte. L’italiano di Emilio Cecchi, 2011, pp. 216.