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Italian Pages 247 [208] Year 2008
SULLE TRACCE DELLE ISTITUZIONI DI GIUSTINIANO NELL’ALTO MEDIOEVO
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STUDI E TESTI ———————————— 446 ————————————
Francesca Macino SULLE TRACCE DELLE ISTITUZIONI DI GIUSTINIANO NELL’ALTO MEDIOEVO I manoscritti dal VI al XII secolo
CITTÀ DEL VATICANO BIBLIOTECA APOSTOLICA VATICANA 2008
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Descrizione bibliografica in www.vaticanlibrary.va
Stampato con il contributo dell’associazione American Friends of the Vatican Library
–––––– Proprietà letteraria riservata © Biblioteca Apostolica Vaticana, 2008 ISBN 978-88-210-0837-5
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ai miei genitori
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INTRODUZIONE
intr odu zion e
intr odu zion e
La tradizione manoscritta delle Istituzioni di Giustiniano dal sesto al dodicesimo secolo non presenta difficoltà simili a quella del Digesto né spinosi problemi filologici come quella del Codice1. La grande legislazione dell’imperatore Giustiniano (aa. 527-565), com’è noto, comprese le costituzioni imperiali, riunite in un primo Codex Iustinianus (a. 529) e poi nel Codex repetitae praelectionis (a. 534), una amplissima raccolta giurisprudenziale, i Digesta (a. 533), e appunto le Institutiones, un manuale scolastico dedicato ai principali istituti di diritto privato e promulgato anch’esso con forza di legge nel 5332. A queste tre parti si aggiunsero poi le novellae constitutiones (aa. 535-565), cioè le costituzioni via via emanate da Giustiniano dopo la promulgazione del secondo Codice e ben presto riunite in raccolte non ufficiali. La compilazione giustinianea raggiunse l’Italia grazie alla pragmatica sanctio emanata nel 554 su richiesta di papa Vigilio3 e anche attraverso Ravenna4, mentre il resto delle ex province dell’Impero romano si fermò alla ‘codificazione’ teodosiana del 438, compendiata nelle varie leggi romano-barbariche come la Lex Romana Wisigothorum o la Lex Romana Burgundionum5. Ognuna delle parti della legislazione di Giustiniano ha avuto una sua storia e fortuna peculiare nel corso dei secoli successivi: per quanto riguarda le Istituzioni, durante l’alto medioevo esse non sono scomparse, come per esempio il Digesto, e si può dire che le relative testimonianze 1 La tradizione dei testi del diritto romano nel medioevo è oggetto di una bibliografia sterminata, soprattutto storico-giuridica. Per tutti gli argomenti che si affronteranno, si vedano principalmente e per tutti CALASSO, Medio Evo del diritto (si avverte che questa e tutte le altre abbreviazioni bibliografiche usate si trovano sciolte nell’indice delle opere citate, pp. 183-202), ASTUTI, Lezioni; WEIMAR, Die legistische Literatur; CORTESE, Il diritto nella storia medievale, I e II; LANGE, Römisches Recht im Mittelalter; ASCHERI, I diritti del Medioevo italiano, parti prima e seconda, tutti con ampia bibliografia. 2 Questo carattere di manuale introduttivo (dotato però di forza di legge) è sottolineato anche dalla costituzione di promulgazione delle Istituzioni, diretta da Giustiniano alla cupida legum iuventus. Esso venne ulteriormente ribadito dalla costituzione Omnem del Digesto, in cui veniva riformato il curriculum degli studi di diritto e lo studio delle Istituzioni veniva destinato al primo anno assieme a quello dei primi quattro libri del Digesto; v., per tutti, DE FRANCISCI, Sintesi, pp. 589-590, e BONINI, Introduzione, pp. 53-54. 3 Si veda almeno ARCHI, Pragmatica sanctio. 4 Vedi NICOLAJ, Documenti e libri legales a Ravenna, p. 765. 5 Vedi CORTESE, Il diritto nella storia medievale, I, cap. II, e p. 109.
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INTRODUZIONE
manoscritte, anche frammentarie, punteggiano quasi tutto il periodo che va dalla recezione nella parte occidentale dell’Impero della compilazione giustinianea – di fatto, appunto, limitata alla sola Italia – fino al rinascimento giuridico e alla nascita della scuola di Bologna. Si è consolidato così nella storiografia il disegno di un percorso delle Istituzioni relativamente agevole, che dall’età tardoantica sarebbe arrivato senza troppi scossoni ai manoscritti glossati di età preirneriana e irneriana approdando infine ai libri universitari; e sullo sfondo di questo disegno si sono poi imposte alcune posizioni storiografiche che hanno finito col diventare quasi dogmi. La stagione delle grandi edizioni del Corpus iuris civilis6 coincise con la nascita della querelle sulla continuità dello studio, e magari dell’uso, del diritto romano nel medioevo, disputata, a cominciare da Savigny nella sua monumentale Geschichte des römischen Rechts im Mittelalter7, fra quanti ravvisarono un’ininterrotta tradizione di studio e di scuola incentrata sui testi della codificazione di Giustiniano e quanti, invece, negarono l’esistenza di questa tradizione prima dell’età del rinascimento giuridico. In tale questione le Istituzioni ebbero un ruolo di primo piano, proprio per il loro duplice carattere di manuale generale e introduttivo e insieme di testo normativo; il dibattito coinvolse molti studiosi di grandissimo nome, e naturalmente produsse un ampio spettro di posizioni, alle cui estremità si collocarono Hermann Fitting da un capo, con le sue ricostruzioni troppo ottimistiche8, e Max Conrat (e più decisamente Jacques Flach) dall’altro, con la negazione di qualsiasi traccia di studio scientifico, o pseudo-scientifico, del diritto romano nell’alto medioevo 9. 6 Dopo un primo lavoro preparatorio del 1823, condotto in collaborazione con altri
studiosi (SCHRADER et al., Prodromus corporis iuris civilis), Eduard Schrader pubblicò un’edizione delle Istituzioni nel 1832; l’edizione ‘classica’ e tuttora utilizzata apparve nel 1867 a opera di Paul Krüger; nel 1891 Theodor von Dydyñski pubblicò un primo (e rimasto unico) volume di Beiträge zur handschriftlichen Überlieferung der justinianischen Rechtsquellen, dedicato appunto alle Istituzioni e concepito come integrazione al Prodromus di Schrader. 7 SAVIGNY, Geschichte. 8 Per esempio nei suoi studi del 1876, Juristische Schriften des früheren Mittelalters, e del
1888, Die Anfänge der Rechtsschule zu Bologna; le teorie di Fitting furono accolte, in Italia, anche da Nino Tamassia. 9 Questa posizione storiografica costituisce il filo rosso della fondamentale opera di CONRAT, Geschichte der Quellen und Literatur des römischen Rechts im frühen Mittelalter, del 1891. Ancora più radicale di Conrat nel negare recisamente l’ipotesi della continuità era stato Jacques Flach nel suo trattato Études critiques sur l’histoire du droit romain au moyen âge avec textes inédits, del 1890. Successivamente è prevalsa una posizione forse più equili-
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INTRODUZIONE
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Accantonata questa disputa, tuttavia, la storiografia più moderna ha rivolto la sua attenzione soprattutto alla tradizione dei ben più problematici Codice e Digesto, relegando in secondo piano le Istituzioni10 e attestandosi, per quanto le concerne, su due punti cardine. Il primo è che, grazie alla loro semplicità, esse furono conosciute, studiate e utilizzate durante tutto il medioevo11: sebbene in definitiva siano state accettate le conclusioni di Max Conrat, infatti, nelle trattazioni manualistiche vengono sì rilevate la generale mancanza di cultura giuridica romanistica nell’alto medioevo e la scarsità di manoscritti antichi delle Istituzioni, ma poi sembra quasi darsi per scontato che queste fossero non solo conosciute (come ovviamente erano, anche se in molti casi, forse, poco più che di nome), ma anche studiate e oggetto di insegnamento12. brata, per esempio in CALASSO, Medio Evo, p. 267 e seguenti, che propone una disamina dell’intera questione, e in ASTUTI, Lezioni, pp. 304-309. Nonostante il grande séguito conquistato dalle tesi di Conrat (accolte per esempio dai grandissimi Federico Patetta ed Hermann Ulrich Kantorowicz), tuttora si riscontrano di tanto in tanto accenni forse troppo ottimistici sulla sopravvivenza dello studio del diritto durante l’alto medioevo, come per esempio in SANTINI, Il sapere giuridico, o, per quanto riguarda l’esistenza di scuole, nei lavori di Ugo Gualazzini dedicati all’insegnamento del diritto durante l’alto medioevo. Il merito più grande di questa controversia fu peraltro quello di stimolare una felicissima stagione di studi: per le Istituzioni, basti ricordare la serie di fondamentali contributi di Federico Patetta, ora raccolti nei suoi Studi. 10 Mi riferisco naturalmente a una trattazione d’insieme dedicata ai manoscritti delle
Istituzioni, perché su singoli aspetti (legati soprattutto al contenuto, e in particolar modo alle glosse) la produzione scientifica storico-giuridica è stata abbondantissima, e singoli manoscritti sono stati toccati anche in studi paleografici. Le più recenti panoramiche d’insieme dedicate alle Istituzioni sono comparse all’interno di due contributi, in RADDING — CIARALLI, Corpus Iuris, passim ma in part. p. 307, incentrato soprattutto su nuove proposte di datazione (in genere più bassa) per alcuni manoscritti, e in KAISER, Epitome Iuliani, pp. 693-695, che riassume velocemente alcuni momenti della tradizione delle Istituzioni, pur se con qualche imprecisione. Del recentissimo libro di Charles M. RADDING e Antonio CIARALLI, The Corpus Iuris Civilis in the Middle Ages. Manuscripts and Transmission from the Sixth Century to the Juristic Revival, Leiden — Boston 2007 (Brill’s Studies in Intellectual History, 147), ho avuto notizia solo quando il presente lavoro era già in bozze. 11 Vedi, per esempio, nel bel manuale di DE MARINI — LANZA, Critica testuale, p. 125: «le Istituzioni sono l’unico testo giustinianeo che si conservò nella forma originale ed integrale, e per tutta l’epoca intermedia appaiono conosciute studiate e commentate […] furono sempre la parte privilegiata della compilazione giustinianea, quella intorno alla quale si preferì raggruppare lo svolgimento teorico e scientifico sui diversi argomenti», o anche in WEIMAR, Die legistische Literatur, p. 132: «Institutionen und Novellen waren in Italien während des ganzen Mittelalters bekannt gewesen» e p. 162: «die Institutionen waren während des ganzes Mittelalters in Italien bekannt und wurden benutzt». 12 In questo senso è sintomatico quanto riportato in vari luoghi del manuale di ASTUTI, Lezioni: a pp. 63-64 «le Institutiones, per le loro doti di semplicità e chiarezza, furono la parte del Corpus iuris più conosciuta ed usata durante tutta l’età romano-barbarica, sia
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INTRODUZIONE
Il secondo punto apparentemente fermo è che le Istituzioni costituirono una fonte sempre viva di diritto, in particolare per la Chiesa, che, come è noto e si ripete, viveva a legge romana. Forse però i manoscritti delle Istituzioni hanno ancora qualcosa da dire a una lettura d’insieme che li consideri come testimoni di un genere testuale (e quindi grafico) del tutto particolare e nello stesso tempo tenga conto anche della storia della prassi giuridica, che alla storia di questo filone testuale è strettamente legata13. La visione tradizionale di un percorso lineare delle Istituzioni dall’età tardoantica al rinascimento giuridico può essere in parte corretta: dallo studio dei manoscritti emerge che, dopo la fine del VI secolo e fino all’inizio dell’XI secolo, delle Istituzioni vengono copiati soltanto alcuni stralci e anche la presenza di estratti all’interno di collezioni canonistiche appare decisamente circoscritta; così che lo stesso secolo XI, nel quale finalmente compaiono i primi testimoni integrali delle Istituzioni, segna il momento di una vera riemersione anche per questa come per le altre parti della codificazione giustinianea. Dal momento della riscoperta nell’XI secolo fino a tutto il XII, inoltre, i manoscritti delle Istituzioni (adesso sì ben più numerosi) sembrano appartenere a diverse tipologie, piuttosto lontane dal modello bolognese che inizia a fare capolino solo verso la fine del secolo XII, e questo potrebbe portare ad approfondire, almeno per quanto riguarda lo studio
nelle scuole di grammatica e di retorica, ove si insegnavano i primi elementi del diritto, sia in quelle ove il diritto era oggetto di un insegnamento autonomo, per quanto rivolto a fini essenzialmente pratici, sia anche nella prassi forense e giudiziaria, che le utilizzò largamente come fonte normativa di facile e sicura interpretazione»; a p. 324: «gli apparati esegetici al Codice e alle Novelle [...] sono molto più scarsi e modesti di quelli alle Istituzioni: il che si spiega probabilmente con la meno larga e frequente lettura scolastica, cui il manuale elementare era invece destinato ex professo»; nella parte dedicata alle «considerazioni conclusive sopra l’insegnamento e la cultura giuridica nel periodo preirneriano» (pp. 407-421), tuttavia, lo studioso osserva che nell’alto medioevo non esistono scuole né tradizione di diritto romano, e che le glosse di quel periodo non sono vere interpretazioni giuridiche, ma restano rivolte alla semplice intelligenza letterale del testo. Va notato comunque che tale questione della sopravvivenza dello studio del diritto si inserisce nel più generale problema dell’insegnamento tout court durante l’alto medioevo. 13 È il tipo di approccio praticato e insegnato da anni da Giovanna Nicolaj; già messo a frutto in NICOLAJ, Cultura e prassi (1991), è stato metodologicamente definito in EAD., Ambiti di copia (2000-2001), che enuclea in una densa sintesi (definita «‘scaletta’», p. 479), in cui si trovano anche riferimenti ai manoscritti delle Istituzioni, i principali nodi di sviluppo dei testi giuridici (di diritto romano e dei vari diritti barbarici) dal V al XII sec., e infine in EAD., Documenti e libri legales a Ravenna, che offre nuovi punti di vista per la storia della sorte della compilazione giustinianea nell’alto medioevo e per la soluzione di questioni relative soprattutto a Digesto, Codice e Authenticum.
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INTRODUZIONE
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delle Istituzioni, il quadro classico di una dicotomia fra scuola di Bologna e ‘scuole minori’14 nel XII secolo, fornendo così un possibile, ulteriore appoggio all’ipotesi di posticipazione di una gerarchia fra le scuole stesse15. Scopi e limiti della ricerca Questo lavoro16 si propone dunque di offrire un’analisi dei manoscritti delle Istituzioni fino al XII secolo e un tentativo di ricostruzione della circolazione del loro testo, con alcune ipotesi e proposte. Appunto perché lo scopo della ricerca è quello di cercare e proporre spunti e piste per ricostruire la storia della circolazione del testo delle Istituzioni nell’alto medioevo, vengono prese in considerazione tipologie diverse di tradizione testuale, dall’estratto alla citazione alla summa, soprattutto per quei tempi in cui il testo non è ancora riemerso nella sua interezza. Per lo stesso motivo si è scelto di escludere una trattazione specifica del contenuto (di preminente interesse storico-giuridico) degli apparati di glosse contenuti in vari codici delle Istituzioni e dei loro diversi strati preaccursiani17; la glossa viene considerata invece nei casi in cui suggerisce elementi e indizi per precisare gli ambiti di circolazione del testo. Allo stesso modo, la ricerca non è stata estesa all’analisi delle relazioni fra i manoscritti delle Istituzioni sul piano della critica testuale. Una ricognizione filologica dei codici delle Istituzioni sarebbe infatti di grande importanza, magari in vista di una nuova edizione che prendesse in considerazione anche i manoscritti non recensiti da Krüger, ma non 14 La definizione di «scuole minori» è di CORTESE, Il diritto nella storia medievale, II, cap. III. 15 Questa ipotesi, legata alla proposta di un ripensamento della cronologia dell’attività di Irnerio, che renderebbe plausibile il primato bolognese solo a partire dalla seconda metà del XII secolo, è avanzata in NICOLAJ, Documenti e libri legales a Ravenna, pp. 774-777. 16 Esso costituisce la rielaborazione e l’ampliamento della mia tesi di Dottorato di ri-
cerca in “Scienze del testo e del libro manoscritto” dell’Università degli Studi di Cassino, ed è stato completato grazie anche a un soggiorno di studio presso il Max-Planck-Institut für europäische Rechtsgeschichte di Francoforte. 17 La bibliografia sulle glosse alle Istituzioni, come anche a tutte le altre parti della codificazione giustinianea, è abbondantissima: dopo i classici di PESCATORE, Glossen, e BESTA, L’opera d’Irnerio, basti il riferimento ai seguenti studi fondamentali: KANTOROWICZ, Studies; TORELLI, Glosse d’Irnerio; ID., Glosse di Bulgaro; ID., Iacobo e Ugo; ID., Linee di massima; CAPRIOLI et al., Glosse preaccursiane; CAPRIOLI, Schedario; DOLEZALEK, Gloses; ID., Martinus; ID., Research; FRANSEN, Gloses.
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INTRODUZIONE
rientra nei limiti e nelle prospettive del presente lavoro, che non vuole essere onnicomprensivo ma si propone semplicemente di disegnare un quadro degli ambiti di circolazione e d’uso delle Istituzioni nell’alto medioevo. Scheda di descrizione dei manoscritti Il modello di scheda di descrizione dei codici è stato pensato appositamente per la tipologia di manoscritti oggetto del presente lavoro. Dopo i dati identificativi (sede di conservazione e segnatura), viene data in ordine cronologico la principale bibliografia su ciascun codice, che senza pretendere di essere esaustiva raccoglie la storiografia principale e gli altri contributi espressamente utilizzati. Seguono datazione e localizzazione delle singole testimonianze, indicate epigraficamente nella scheda ma, dove necessario, discusse nei vari capitoli. Un paragrafo dedicato ai principali elementi codicologici e alla storia dei manoscritti introduce alla descrizione del manoscritto, prima interna (elenco delle opere contenute nei codici, con incipit ed explicit) e di séguito esterna. La descrizione esterna, relativa solo all’unità contenente le Istituzioni nel caso di manoscritti compositi, è strutturata nelle voci: Organizzazione del testo e decorazione (con le informazioni relative alla divisione delle Istituzioni in libri, alla numerazione dei capitoli, alla presenza delle rubriche e dell’arbor consanguinitatis: questa parte è relativa soltanto alle Istituzioni; la voce contiene anche l’indicazione di iniziali decorate; iniziali dei titoli; iniziali minori); Scrittura (senza minuzie descrittive, ma con indicazione delle mani principali); Glosse e note (che comprende anche eventuali integrazioni e correzioni; in questa parte, la voce riguarda le sole Istituzioni, mentre le note di possesso sono segnalate dovunque presenti). Queste voci si trovano accorpate nei casi in cui i manoscritti sono frammentari e non permettono ampie osservazioni. *
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La lista di persone che a vario titolo mi hanno aiutato, e che per questo desidererei ringraziare, è lunga; qui vorrei soprattutto esprimere la mia gratitudine al prof. Marco Palma, mio relatore di dottorato all’Uni-
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INTRODUZIONE
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versità di Cassino, che con grande disponibilità mi ha seguito durante l’elaborazione della tesi, e al dott. Martin Bertram, che con i suoi suggerimenti mi ha permesso di migliorare il lavoro (fermo restando, naturalmente, che la responsabilità degli inevitabili errori è esclusivamente mia). Un ringraziamento tutto speciale rivolgo infine alla mia Maestra, la prof. Giovanna Nicolaj, nei confronti della quale il mio debito e la mia gratitudine sono difficili da esprimere a parole.
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ELENCO DEI MANOSCRITTI DELLE ISTITUZIONI FINO AL XII SECOLO1 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8. 9. 10. 11. 12. 13. 14. 15. 16. 17. 18. 19. 20. 21. 22. 23. 24. 25. 26. 27. 28. 29. 30. 31. 32.
Verona, Biblioteca Capitolare, XXXVIII (36) Verona, Biblioteca Civica, 3035 (olim 163.3) + Verona, Biblioteca Capitolare, CLXXIIIA Leipzig, Universitätsbibliothek “Albertina”, Hänel 8 + 9 (olim 3493 + 3494) Berlin, Staatsbibliothek zu Berlin, Preussischer Kulturbesitz, lat. fol. 269 (olim Rosnyanus) * London, British Library, Add. 47676 (olim Holkham, Library of the Earl of Leicester, 210) Vercelli, Biblioteca Capitolare, 122 Bamberg, Staatsbibliothek, Jur. 1 (olim D.II.3) Torino, Biblioteca Nazionale Universitaria, D.III.13 (olim h.VI.4) Montecassino, Biblioteca del Monumento Nazionale di Montecassino, Compactiones, XI, Iuridica, nr. 1 Poppi, Biblioteca Comunale Rilliana, 206 Roma, Biblioteca Nazionale Centrale “Vittorio Emanuele II”, Sess. 110 Bamberg, Staatsbibliothek, Jur. 2 (olim D.II.4) * Paris, Bibliothèque Nationale de France, lat. 4421 Köln, Historisches Archiv der Stadt Köln, Best. 7010 (W), 328 * Bruxelles, Bibliothèque Royale de Belgique (Koninklijke Bibliotheek van België), IV.384 * Paris, Bibliothèque Nationale de France, lat. 18229 Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, Pal. Lat. 771 * Warszawa, Biblioteka Uniwersytecka, 2 (olim 223) Wien, Österreichische Nationalbibliothek, 2215 (olim Lunael. Q. 107) München, Bayerische Staatsbibliothek, Clm 4592 Firenze, Biblioteca Medicea Laurenziana, Ashburnham 1560 (olim 1483) Torino, Biblioteca Nazionale Universitaria, D.V.19 (olim H.II.5) * London, British Library, Harley 4967 Klosterneuburg, Stiftsbibliothek, 643a Klosterneuburg, Stiftsbibliothek, 643b Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, Vat. Lat. 8782 Bamberg, Staatsbibliothek, Jur. 3 (olim D.II.5) Milano, Biblioteca Ambrosiana, C. 29 inf. * Gotha, Forschungsbibliothek, Memb. I 143, f. 3r-v Leipzig, Universitätsbibliothek “Albertina”, Hänel 1 (olim 3504) Wien, Österreichische Nationalbibliothek, 2261 (olim Salisb. 354) München, Bayerische Staatsbibliothek, Clm 3509 (olim Aug. Civ. 14)
1 I manoscritti visti solo in microfilm o in riproduzione fotografica sono segnalati con un asterisco.
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ELENCO DEI MANOSCRITTI
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A questo elenco va aggiunto un manoscritto, oggi perduto, appartenuto al monastero cistercense di Seissenstein e risalente forse al X sec.2; presumibilmente perduto è anche il codice 80 di Kaliningrad, Kaliningradskaja Oblastnaya Biblioteka (ex Königsberg, Staats- und Universitätsbibliothek, olim Bbb 10.II)3, come mi hanno informata per lettera i responsabili della biblioteca. Non sono stati inseriti nel catalogo i seguenti manoscritti, già attribuiti dalla storiografia al XII secolo, perché risalenti invece al XIII: – Dijon, Bibliothèque Municipale, 480 (olim 281)4. Si tratta di un manoscritto frammentario, che deve essere senz’altro assegnato al XIII secolo, come ho potuto verificare grazie alla cortesia della conservatrice responsabile della sezione Patrimoine della biblioteca di Dijon, Madame Danielle Ducout, che mi ha inviato a titolo gratuito una riproduzione fotografica del frammento e che qui ringrazio. – Gotha, Forschungsbibliothek, Memb. I 143, Fragment 1 (ff. 1r-2v) 5. – Orléans, Bibliothèque Municipale, 2506. – Seo de Urgel, Biblioteca Capitular, 20347. – Warszawa, Biblioteka Uniwersytecka, 38.
Inoltre, è stato escluso Vercelli, Biblioteca Capitolare, 174, che secondo DOLEZALEK, Verzeichnis, s.v., conterrebbe anche un estratto dalle Istituzioni, in coda alla Capitularium Collectio Ansegisi. Ho esaminato direttamente il manoscritto, ma le Istituzioni non vi sono contenute; deve essersi trattato quindi di un lapsus, assolutamente comprensibile da parte dell’autore di un estesissimo – e sempre utile – repertorio.
2 Per il quale vedi SCHRADER et al., Prodromus corporis iuris civilis, pp. 66-67, DYDYÑSKI,
Beiträge, p. 98, e TORELLI, Scritti, pp. 40 e 45 nt. 3 Si vedano: DYDYÑSKI, Beiträge, p. 29 nr. 53, TORELLI, Scritti, pp. 40 e 46 nt., DOLEZA-
LEK,
Verzeichnis, s.v.
4 Il manoscritto è datato al XII secolo da: SECKEL, rec., p. 380 nr. 6, TORELLI, Scritti, pp.
40, 41, 46 nt., DOLEZALEK, Verzeichnis, s.v. 5 Il manoscritto, che io ho esaminato in riproduzione fotografica, è datato al XII secolo in DOLEZALEK, Verzeichnis, s.v. L’altro frammento contenuto nel medesimo codice Memb. I 143 della Forschungsbibliothek di Gotha, a f. 3r-v, risale invece al XII secolo: vedi nr. 29. 6 Il manoscritto, da me esaminato in microfilm, è datato al XII secolo da TORELLI,
Scritti cit., pp. 41 e 46 nt. (seguìto anche da DOLEZALEK, Verzeichnis, s.v.). 7 Il manoscritto, da me esaminato in microfilm, è datato alla fine del XII sec. in DOLEZALEK, Verzeichnis, s.v. 8 Il manoscritto, consistente in un frammento di un solo foglio e da me esaminato in
riproduzione fotografica, è datato al XII secolo in: DYDYÑSKI, Beiträge, p. 102, TORELLI, Scritti, p. 46 nt., DOLEZALEK, Verzeichnis, s.v.
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CAPITOLO I
LA TARDA ANTICHITÀ E L’ETÀ CAROLINGIA Dopo la promulgazione della legislazione giustinianea, dovette essere cospicuo il numero dei manoscritti delle sue varie parti diffusi in tutte le regioni dell’Impero, a cominciare da quegli esemplari ufficiali che lo stesso Giustiniano volle che fossero inviati nelle città sedi di scuole di diritto1. Con la riconquista bizantina di Ravenna e poi con la pragmatica sanctio del 554, come si è accennato, la nuova codificazione fu estesa all’Occidente, il che significò l’arrivo dei libri del Corpus in Italia2.
capitolo i
la
tarda
antichità l’età carolingia
e
A differenza di Codice e Digesto, dei quali sopravvivono molti frammenti, peraltro provenienti da diverse zone dell’Impero3, soltanto un frammento delle Istituzioni risale all’età tardoantica. Si tratta del notissimo frammento palinsesto di Verona (nr. 1), databile alla fine del sec. VI o al principio del VII, la cui localizzazione è incerta. Il codice delle Istituzioni di cui questo frammento faceva parte venne smembrato nel IX secolo, probabilmente su iniziativa dell’arcidiacono Pacifico4, per restaurare un altro manoscritto antico, il famoso Sulpicio Severo in semionciale sottoscritto dal lector dello scriptorium veronese Ursicino nel 5175, ma non prima che ne fosse approntata una copia (cfr. infra, nr. 2). La funzione del codice cui appartenne il frammento probabilmente non fu normativa o pratica: esso non sembra provenire da un esemplare ufficiale, è scritto infatti in un’onciale ben formata ma priva di caratterizzazioni, «non più ‘cancelleresca’»6, cioè non nella tipizzazione B-R,
1 Vedi per esempio MOR, Il Digesto nell’età preirneriana, pp. 87-89. Per la promulgazione delle Istituzioni, vedi per tutti BONINI, Introduzione, pp. 47-57. 2 Vedi però le osservazioni di NICOLAJ, Documenti e libri legales a Ravenna, p. 765, sui tempi dell’arrivo delle varie parti della codificazione giustinianea a Ravenna. 3 Un panorama recente ed esaustivo in CAVALLO — MAGISTRALE, Libri e scritture, pp. 48-
54. 4 Di cui sono presenti annotazioni nel codice restaurato, ai ff. 88r e 90v; vedi CLA IV, nr. 495, e VENTURINI, Ricerche paleografiche, pp. 145-146. 5 CLA IV, nr. 494; VENTURINI, Ricerche paleografiche, p. 67. 6 NICOLAJ, Ambiti di copia, p. 483.
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ELENCO DEI MANOSCRITTI
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quella «scrittura della legge»7 strettamente legata alle codificazioni ufficiali dell’Impero e quindi anche all’ultima, quella giustinianea8; la mancanza di qualsiasi tipo di annotazione, non soltanto in questi fogli palinsesti ma anche nei frammenti del IX secolo (nr. 2), che probabilmente sono copia diretta dell’intero manoscritto, mette d’altro canto in discussione l’allettante ipotesi che possa trattarsi di un esemplare di studio. Sembrerebbe comunque più convincente pensare a una funzione di acquisizione e conservazione di un testo importante nella cultura romana: le Istituzioni di Giustiniano infatti riassumono la fase classica della giurisprudenza romana9 e in particolare sono costruite sulla falsariga delle Institutiones di Gaio, anche esse possedute dalla biblioteca veronese10. Questa funzione di recupero e conservazione non appare affatto estranea alle attività dello scriptorium della cattedrale di Verona; in quest’ottica non è impossibile pensare che le Istituzioni siano state copiate proprio a Verona11, centro di antichissima e ininterrotta tradizione12, perché fossero recuperate in quanto opera della classicità oltre che parte della più grande legislazione tardoantica; e per esse piacerebbe ipotizzare forse anche un antigrafo ravennate 13. Nel periodo protomedievale (secoli VII-VIII) non si hanno tracce della legislazione giustinianea e delle Istituzioni in particolare (e quindi nessun manoscritto), se non per qualche riecheggiamento, per esempio all’interno dell’Editto longobardo14.
7 Ibid., p. 481. 8 Vedi CAVALLO — MAGISTRALE, Libri e scritture, pp. 48-54, in part. pp. 52-53; ma vedi poi
anche NICOLAJ, Ambiti di copia, pp. 480-481, che fa risalire l’uso di questa tipizzazione già alla codificazione teodosiana. 9 Tutte le fonti utilizzate dai compilatori delle Istituzioni di Giustiniano sono tratte dalla giurisprudenza classica: vedi AMBROSINO, Il metodo di compilazione. 10 CLA IV, nr. 488; vedi LOWE, Il codice veronese di Gaio. 11 Elias Avery Lowe, pur assegnando al frammento una «origin uncertain» (CLA IV, p.
27), non esclude che alcuni testi giuridici, fra cui questo, possano essere veronesi (ibid., p. XX). 12 Il «primo, più antico e illustre dei centri scrittorii italiani», «la cui biblioteca vanta una ininterrotta tradizione che risale sicuramente al principio del secolo VI»: CENCETTI, Lineamenti, p. 108. 13 A Verona, infatti, dovevano trovarsi diversi libri di provenienza ravennate: per esempio, in età longobarda, Bobbio riceve da Verona alcuni vetusti manoscritti originari di Ravenna, vedi ZIRONI, Il monastero longobardo di Bobbio, pp. 55-56. 14 Ha individuato nell’Editto il ricorso alle leggi visigotiche di ascendenza teodosiana, alle Istituzioni, al Codice e alle Novelle TAMASSIA, Le fonti.
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CAPITOLO I
I tre manoscritti databili alla prima età carolingia (Verona, BCiv., 3035 + Verona, BCap., CLXXIIIA: nr. 2; Leipzig, UB, Hänel 8 + 9: nr. 3; Berlin, SBB, lat. fol. 269: nr. 4)15 pongono una serie di questioni relative soprattutto alla determinazione dei loro ambiti di produzione e del loro significato nel contesto storico di appartenenza; testimoni di una generale rinascita dell’interesse per il diritto romano, essi sono i protagonisti di un capitolo della storia delle Istituzioni che apparentemente resta chiuso in sé stesso, perché strettamente legato alla rinascenza culturale e politica carolingia e all’élite ecclesiastica che ha coadiuvato i programmi carolingi. L’ordinamento giuridico franco era a base fortemente germanica, ma la temperie culturale e politica si era aperta a una ripresa di antichità romane sin dagli ultimi decenni dell’VIII secolo, per effetto della politica ecclesiastica che aveva iniziato a coinvolgere già la casa dei Pipinidi; allo stesso tempo, la Chiesa continuava a vivere, si ripete, secondo la prassi romanica: ciò, tuttavia, poteva attuarsi in via appunto di prassi, e non comporta automaticamente che vi fosse un ricorso diretto e un uso concreto delle fonti16. In particolare per quanto riguarda le Istituzioni, questo recupero in epoca carolingia sembra avvenire non tanto in prospettiva tecnico-giuridica o esclusivamente storico-antiquaria17, quanto piuttosto in prospettiva politico-istituzionale e storica e in relazione al disegno di una
15 Il panorama di riferimento dei codici giuridici prodotti in età carolingia è in NICOLAJ, Ambiti di copia, pp. 485-489. 16 E, nell’ambito del diritto laico, soprattutto delle fonti giustinianee: ricordiamo ancora che la legislazione di Giustiniano venne promulgata, per quanto riguarda l’Occidente, soltanto in Italia, e che gli altri regni romano-barbarici rimasero di diritto teodosiano. 17 Infatti, forse è eccessivo affermare con MOSCHETTI, Frammenti 1953, p. 509, che an-
che nelle terre di diritto germanico «lo studio del diritto romano, e in particolare delle Istituzioni, non è mai venuto meno», o che le Istituzioni venissero copiate a Verona nel IX secolo da un antigrafo tardoantico perché servivano alla pratica (ibid., p. 503), dal momento che non solo i pochi frammenti rimasti sono del tutto privi di annotazioni di studio coeve, ma non c’è nessuna prova che le Istituzioni fossero utilizzate nella vita pratica del diritto; più equilibrate le osservazioni (riferite in generale al diritto romano e non specificamente alle Istituzioni) di GAUDEMET, Survivances romaines, p. 173: «le droit romain prend ainsi dès l’époque carolingienne l’allure d’un droit savant, paré du prestige nouveau que lui vaut le rétablissement de l’empire, mais dont les résonnances dans la pratique sont plus assourdies» e poi di MCKITTERICK, Some Carolingian Law-Books, p. 16: «the citation of Roman law seems more important in theory than in practice. The actual position of Roman law and its effectiveness as living law remained rather weak; its greatest strength lay in its attractiveness to the Franks as a learned law, the law of Rome, an attraction enhanced no doubt by the revival of the notion of the Roman Emperor in the West».
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ELENCO DEI MANOSCRITTI
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«restaurazione» dell’Impero18 a Occidente, affidata dalla cultura ecclesiastica italiana alla dinastia carolingia, i cui membri venivano presentati come i successori degli antichi imperatori romani 19. Rispetto alle altre parti del Corpus, le Istituzioni, viste sotto il profilo di trattazione generale di diritto romano, si prestavano particolarmente bene al «richiamo ideale» della continuità e persistenza delle leggi romane in quanto leggi dell’Impero, pur se in concreto e nella pratica venivano applicate normazioni particolaristiche20; d’altra parte, proprio per la loro natura e a differenza del Codice o dell’Epitome Iuliani, esse offrivano minori possibilità di uso concreto. Una possibilità ulteriore, da considerarsi a latere delle riflessioni svolte, è che il relativo successo conosciuto dalle Istituzioni in questo periodo sia legato anche al secondo, importante versante della rinascenza carolingia, oltre a quello politico e ‘costituzionale’: cioè alla contemporanea rinascita retorico-letteraria e al fiorire degli studi classici, incoraggiati in primo luogo da quell’Alcuino che, per essere stato educato in Northumbria da un allievo di Beda il Venerabile, rappresentava il tramite fra la tradizione di cultura eminentemente grammaticale delle Isole e la corte di Carlo Magno. In questa diversa ottica, le Istituzioni, in forma di discorso diretto pronunciato in prima persona dall’imperatore e redatte in un latino più disteso, meno tecnico e fratto rispetto per esempio alle costituzioni compendiate del Codice, potevano ben essere considerate anche come una delle opere della classicità. Che dunque soprattutto le Istituzioni potessero essere oggetto di un interesse di tipo politico-ideologico o latamente culturale, più che tecnico e rivolto alla pratica, e che quindi fossero oggetto di attenzione negli ambienti più legati alla ‘rinascita’, e in particolare in ambienti italiani,
18 Si veda CORTESE, Il diritto nella storia medievale, I, cap. V e in part. pp. 193-199, 201207; NICOLAJ, Ambiti di copia, parla a p. 487 di un «momento di cultura giuridica mossa da intenti antiquarii e politici, di restaurazione e di richiamo ideale, e però sul piano pratico e sociale troppo precoci e quindi destinati a interrompersi». 19 BESTA, Fonti, nel capitolo La istituzione del sacro romano impero e le sue conseguenze
rispetto al sistema delle fonti del diritto (pp. 201-205) parla di un’atmosfera politica di restituzione dell’antichità e del dovere di continuare e rispettare l’opera degli antichi avvertito dai loro successori. 20 Sugli ordinamenti giuridici dell’età carolingia e sulla sorte della compilazione giustinianea vedi CORTESE, Il diritto nella storia medievale, I, cap. VI. Per un quadro dei riferimenti testuali al diritto romano e dell’utilizzazione di nozioni giuridiche romane nell’età carolingia si veda da ultimo IMBERT, Les références.
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CAPITOLO I
parrebbe essere suggerito anche dai frammenti veronesi del secolo IX (nr. 2)21. Conservati in parte alla Biblioteca Capitolare di Verona, in parte alla Biblioteca Civica della stessa città22, essi facevano parte di un unico codice (le mani sono diverse, ma coeve e tutte riferibili all’ambiente grafico veronese; impaginazione e rigatura sono identiche), che conteneva in origine tutto il testo delle Istituzioni (i frammenti infatti conservano porzioni di testo provenienti da tutti e quattro i libri dell’opera) e che venne copiato nello scriptorium della schola sacerdotum capitolare, per iniziativa dell’arcidiacono Pacifico23, dall’antigrafo del VI secolo di cui sopravvive il citato frammento di Verona (nr. 1). La cattedrale di Verona e il suo scriptorium furono immersi in una forte influenza franca: i sovrani carolingi se ne preoccupavano24 e la stessa Verona era caratterizzata da un’atmosfera per così dire cosmopolita25; è inoltre cosa notissima che lo scriptorium fosse all’avanguardia nella recezione delle novità grafiche legate alla riforma; lì dovevano essere arrivati diversi materiali giuridici tardoantichi, com’è testimoniato dalla presenza di altri palinsesti del VI secolo26, ma, a quanto pare, soltanto delle Istituzioni venne ordinata una copia prima dello smembramento del codice tardoantico.
21 Studiati dettagliatamente da MOSCHETTI, Frammenti 1953; l’Autore aveva in preparazione un’edizione completa dei frammenti (cfr. ibid., pp. 442, 508), apparsa postuma nel 2006 a cura del figlio Cesare Moschetti (MOSCHETTI, Frammenti 2006). 22 A questi frammenti devono essere ora aggiunti anche alcuni frustuli, che erano stati utilizzati per rinforzare alcune parti di un manoscritto liturgico del XV sec., proveniente da Verona e conservato adesso alla Beinecke Rare Book and Manuscript Library della Yale University con la segnatura 744: vedi BABCOCK — CAHN, A New Manuscript, e l’edizione di questi frammenti, a cura di Cesare Moschetti, in MOSCHETTI, Frammenti 2006, pp. 97 ss. 23 MOSCHETTI, Frammenti 1953, p. 444 e pp. 499-508; per la figura di Pacifico e per la sua attività di direzione dello scriptorium della cattedrale vedi in generale VENTURINI, Ricerche paleografiche, ma anche, da ultima, LA ROCCA, Pacifico di Verona, in particolare pp. 2 e nt., 15, 19-20, 54-55, e ivi anche la nota di Stefano ZAMPONI: Pacifico e gli altri. Nota paleografica in margine a una sottoscrizione, pp. 229-244, in part. pp. 238-240. 24 Nell’820 Ludovico il Pio conferma i beni della cattedrale e cita la schola sacerdotum
ceterumque clericorum; nell’825 Lotario, con il capitolare olonese, indica Verona (e quindi la scuola della cattedrale) come punto di riferimento per gli studenti provenienti da Mantova e Trento: vedi LAZZARINI, Scuola calligrafica veronese, p. 11, e CENCETTI, Lineamenti, p. 108; per il capitolare olonese, si veda la sintesi di CORTESE, Il diritto nella storia medievale, II, pp. 10-13. 25 Vedi per esempio i personaggi che compaiono in ChLA2 LV, nr. 2 dell’anno 809. 26 Per fare soltanto qualche esempio: Verona, BCap., LXII (60), frammento del Codice
di Giustiniano (CLA IV, 513); BCap., XV (13), il famoso Gaio Veronese (CLA IV, 488), ecc.
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ELENCO DEI MANOSCRITTI
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Che questa iniziativa veronese possa in qualche modo considerarsi paradigmatica del tipo di recupero di cui le Istituzioni furono oggetto in età carolingia sembra confermato dal fatto che, a giudicare dai frammenti ora conservati, del tutto privi di annotazioni coeve, dopo essere stato copiato il codice non venne utilizzato 27. Legato allo stesso tipo di recupero e al medesimo clima di rinnovato interesse per la veneranda legislazione giustinianea è anche il coevo manoscritto conservato a Leipzig (nr. 3)28, il famoso (e famigerato)29 testimone della Lex Romana Curiensis (detta anche Rhaetica Curiensis o Sancti Galli o Utinensis)30. Anch’esso originario della Verona di Pacifico, il codice è un composito organizzato di due unità pressoché coeve31 e contiene l’Epitome Iuliani con le sue varie appendici, il Brevis libellus de rebus Ecclesiae e la Lex Romana Curiensis: la scelta dei testi indica con chiarezza l’ambiente ecclesiastico come ambito di produzione e di destinazione del libro. All’interno della prima unità si trovano inoltre alcuni excerpta dai titoli 2-10 del settimo libro del Codice di Giustiniano, molto corrotti, e un estratto dalle Istituzioni (inizio del titolo de vi bonorum raptorum, I. 4,2
27 Secondo LOWE, Codices rescripti, p. 485, Codice e Istituzioni dovevano sembrare ormai «utterly useless» nella Verona dei secoli VIII e IX. 28 Il codice è minuziosamente descritto da KAISER, Epitome Iuliani, pp. 106-121; ivi anche ampia bibliografia. 29 Sulle vicissitudini legate alla storia di questo manoscritto, che sarebbe stato illegalmente acquistato da Gustav Hänel intorno al 1870 e portato da Udine a Lipsia, vedi PATETTA, Il manoscritto udinese, e ID., L’esodo del “Codex Utinensis”, nonché i veloci richiami di MEYER-MARTHALER, Lex Romana Curiensis, p. XXI e nt., e di KAISER, Epitome Iuliani, p. 106 nt. All’interno della coperta del codice si trova tuttora incollata una nota manoscritta che recita testualmente «Diese Handschrift soll nach G. R. Hänels Wunsch niemals verschickt oder ausgeliehen sondern nur im Local der Unis-Bibliothek benutzt werden», secondo quanto disposto nel testamento dello studioso (cfr. PATETTA, Il manoscritto udinese, p. 8). Durante o appena dopo la seconda guerra mondiale, il codice venne smarrito: vedi MEYER-MARTHALER, Lex Romana Curiensis, p. IX, che ipotizza che esso fosse stato distrutto o trafugato; la stessa notizia si ritrova in GAUDEMET, Le Bréviaire d’Alaric, p. 49, e CORTESE, Il diritto nella storia medievale, I, p. 248 nt.; il codice era certamente di nuovo presente nella biblioteca universitaria di Lipsia tra la fine degli anni ’60 e l’inizio degli anni ’70 (esso è infatti presente in DOLEZALEK, Verzeichnis, s.v.). 30 Ed. MEYER-MARTHALER, Lex Romana Curiensis. 31 Secondo Bernhard Bischoff, infatti, la prima rimonterebbe al primo terzo del IX
secolo, mentre la seconda è databile agli anni attorno all’850 e fu probabilmente concepita come continuazione della prima unità, mutila: vedi MEYER-MARTHALER, Lex Romana Curiensis, p. XVIII e nt.
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CAPITOLO I
pr.-1), che reca un testo sorprendentemente buono32 e, di nuovo, manca di qualsiasi annotazione. Considerando il tipo di testi che il codice contiene, verrebbe quasi da pensare che esso sia stato messo insieme a formare una raccolta di tutto il diritto vigente nella Rezia curiense33; il testo della Lex Romana Curiensis, che sembra condividere l’archetipo con un manoscritto originario probabilmente di Coira34, dovrebbe essere arrivato in Italia proprio con i Franchi35 – i quali promuovevano queste raccolte dei cosiddetti ‘diritti nazionali’36 –, e forse non solo in relazione ai legami che intercorrevano fra la Rezia curiense e l’arcivescovado di Milano37, ma anche per la risalente e notevole presenza nella stessa Verona di un’élite di origine alamannica, sia ecclesiastica sia secolare 38. Anche sul piano paleografico, alcune delle mani che compaiono in questo manoscritto mostrano qualche affinità con le precaroline della zona alamannica; del resto, i legami culturali che sin dall’età longobarda 32 È troppo azzardato pensare che anche questo estratto dalle Istituzioni, come gli altri frammenti di questa prima età carolingia, possa aver avuto un antigrafo tardoantico, magari lo stesso da cui provengono i fogli palinsesti di Verona (nr. 1) e che proprio Pacifico aveva fatto smembrare? In ogni caso, un paio di lezioni destano il sospetto che l’interesse principale di chi ha trascritto il testo non fosse esattamente quello della sua comprensione. Può non essere significativo che un imprudens iuris del testo giustinianeo (4,2,1) diventi qui un impudens iuris, ma certamente passare da una rem mobilem vel se moventem (ibidem) a una immobilem rem vel se moventem sposta decisamente i termini del discorso. Può essere interessante inoltre notare come nel testo sia penetrata una glossa esplicativa: verso la fine del brano, lì dove il testo giustinianeo recita etiam in invasionibus quae circa res soli fiunt, ut omni rapina homines abstineant, nel manoscritto tra le parole ut e omni si trova l’espressione ex hac causa soli id est terre. 33 Si veda infatti VISMARA, Le fonti, p. 23: «[fino all’XI secolo] la Rezia si manterrà un’isola romana con cultura tipicamente ecclesiastica», e p. 25: « nella Rezia curiense [...] il diritto teodosiano conforme al Breviario di Alarico regola i rapporti civili, mentre la Chiesa si attiene per la propria vita al diritto giustinianeo della Epitome Iuliani». 34 Sankt Gallen, Stiftsbibliothek, 722, risalente all’VIII-IX secolo: cfr. MORDEK, Bibliotheca capitularium, p. 661. 35 CORTESE, Il diritto nella storia medievale, I, p. 248. 36 Vedi NICOLAJ, Ambiti di copia, p. 486. 37 Vedi CORTESE, Il diritto nella storia medievale, I, p. 248; vedi anche MEYER-MARTHALER,
Römisches Recht in Rätien, p. 19.
38 Si veda HLAWITSCHKA, Franken, Alemannen, Bayern und Burgunder, passim ma so-
prattutto pp. 36 e 43; anche dalla cartina a pp. 40-41 risulta evidente la forte e maggioritaria presenza alamannica a Verona. Peraltro i primi comites carolingi di Verona, dalla conquista franca fino almeno alla metà del sec. IX (Vulfuinus, proveniente forse proprio da San Gallo, e poi Hadumar, Hucpald, Waradus e Walpert: v. ibid., rispettivamente pp. 292-293, 195-196, 203-204, 282-283 e 278-279) sono tutti di origine alamannica, come anche i vescovi che si susseguirono sulla cattedra veronese (ibid., p. 32 e nt.).
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ELENCO DEI MANOSCRITTI
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intercorrevano fra Verona e la zona gravitante attorno al lago di Costanza sono testimoniati anche dalla presenza di alcuni codici di provenienza veronese nei monasteri di Reichenau e San Gallo39. Un caso molto particolare e problematico è invece quello rappresentato dal frammento delle Istituzioni contenuto in un fascicolo inserto nel notissimo manoscritto della Staatsbibliothek zu Berlin, lat. fol. 269 (nr. 4). Il codice risale all’inizio del IX secolo e contiene uno «zibaldone»40 di materiali romanistici usati in ambito ecclesiastico: l’Epitome Iuliani e alcune opere i cui nuclei potrebbero risalire all’età giustinianea (il Dictatum de consiliariis, la Collatio Romanarum et Mosaicarum legum o Lex Dei41, la Collectio de tutoribus); la successione delle opere all’interno del codice nel suo insieme (escludendo il fascicolo inserto contenente i frammenti di Istituzioni e Digesto: Epitome Iuliani, prima parte del Dictatum de consiliariis, Lex Dei, seconda parte del Dictatum de consiliariis, appendici varie all’Epitome Iuliani) suscita l’impressione che questo manoscritto sia la copia unitaria di un insieme di fascicoli disordinato 42. Il fascicolo in questione (ff. 183-190), pressoché coevo al resto del manoscritto o forse leggermente anteriore (fine dell’VIII secolo), è inserito all’interno della Lex Dei; esso contiene la parte finale delle Istituzioni (a partire da I. 4,18,5, nel primo foglio) e l’inizio del Digesto (primi sette titoli; mancano però non soltanto le parti iniziali in greco, ma anche tutta la parte introduttiva in latino: l’elenco dei titoli, le costituzioni Deo auctore, Omnem e Tanta, l’indice degli autori). Il manoscritto è stato oggetto dell’interesse di tutti gli studiosi della storia del diritto romano nel medioevo per la straordinaria presenza del frammento del Digesto43. L’improvvisa e isolata comparsa di questo testo a interrompere per un istante un silenzio di secoli ha sollevato un’enor39 Per Reichenau, vedi per esempio ZIRONI, Il monastero longobardo di Bobbio, p. 98; per San Gallo SCHMUKI et al., Cimelia Sangallensia, pp. 16-19. 40 Così NICOLAJ, Ambiti di copia, p. 487. 41 Edizioni: MOMMSEN, Mosaicarum et Romanarum legum collatio; FIRA, II, pp. 544-
589. Per la tradizione di questa operetta, vedi LOSCHIAVO, La Legge, pp. 72-86, in part. p. 78 per questo testimone, e da ultimo KAISER, Epitome Iuliani, pp. 167-171. 42 Per le perturbazioni nell’ordine delle opere vedi SCHULZ, Manuscripts, pp. 324-328, e
da ultimo KAISER, Epitome Iuliani, in part. pp. 55-67 e 39-102, che per la parte relativa all’Epitome Iuliani ipotizza l’esistenza di due diversi antigrafi, combinati in questo manoscritto. 43 La presenza delle Istituzioni è stata invece quasi ignorata. In sostanza, l’unica notazione significativa è che, sulla base di un’omissione in I. 4,18,5, si può dedurre che probabilmente è stata saltata una riga dell’antigrafo e che questa riga conteneva 28 lettere: RÖHLE, Das Berliner Fragment, pp. 137-138.
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CAPITOLO I
me quantità di problemi, fra i quali spiccano quelli relativi all’individuazione delle circostanze e dei luoghi della trascrizione e dell’unione del fascicolo al resto del codice. La trascrizione del frammento del Digesto avvenne, secondo Ennio Cortese, perché, in mancanza delle parti iniziali del Digesto nell’antigrafo, il copista del fascicolo non aveva capito che le Istituzioni erano terminate44; l’opinione di Federico Patetta è invece che il possessore del manoscritto, di fronte al frammentario antigrafo dell’attuale fascicolo, pensò che si trattasse di un’ulteriore appendice alla Lex Dei per l’identità delle iscrizioni dei titoli, lo copiò e lo inserì45 all’interno della Collatio stessa46. Robert Röhle parla semplicemente di fascicolo penetrato in un testo estraneo all’atto della legatura, segnalato da un lettore successivo con l’apposizione di due segni di richiamo ai ff. 183r e 191r47. La copia e l’inserzione nel manoscritto berlinese avvennero quindi per caso o per effetto di fraintendimenti da parte di chi si trovò sotto mano il fascicolo o il suo antigrafo; sembra difficile accettare l’affermazione di Röhle, secondo il quale la copia avvenne per scopi didattici48, dal momento che non solo il Digesto non veniva di certo insegnato (né studiato) nell’alto medioevo, ma anche l’aspetto del manoscritto, che non presenta nessuna annotazione esplicativa, non offre alcuna conferma a questa ipotesi. I problemi più spinosi sono posti infine dalla localizzazione di questo frammento. È necessaria innanzitutto una breve premessa sull’antigrafo. Questo – in uno o più volumina?49 – era probabilmente un codice tardoantico,
44 CORTESE, Il diritto nella storia medievale, I, p. 239 e nt. 45 Rendendosi così responsabile dei due distinti momenti della trascrizione del fasci-
colo e della sua inserzione materiale nel codice. 46 Si veda PATETTA, Sul frammento delle Istituzioni e delle Pandette; sembra che il copista non capisse bene quello che scriveva, cf. per esempio le forme erronee gigestorum sive pandigtarum libris e institutionem sive clementorum a f. 183v, dalle quali PATETTA, ibid., p. 281, deduce che egli non conoscesse né Digesto né Istituzioni; ASTUTI, Tradizione, p. 184, condividendo l’interpretazione di Patetta, parla di «riproduzione meramente meccanica» del testo. 47 RÖHLE, Das Berliner Fragment, pp. 130-131, seguìto da KAISER, Epitome Iuliani, p.
39. 48 RÖHLE, Das Berliner Fragment, pp. 137 e 146. 49 Dell’esistenza di due antigrafi diversi per il testo delle Istituzioni e quello del Digesto
è convinto RÖHLE, ibid., pp. 137-138 e 146; a favore dell’ipotesi di un antigrafo unico PATETTA, Sul frammento delle Istituzioni e delle Pandette, p. 279 e 281; CORTESE, Il diritto nella storia medievale, I, p. 239 nt.; ASTUTI, Tradizione, p. 203.
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ELENCO DEI MANOSCRITTI
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in onciale ormai svanita50, localizzato quasi unanimemente nell’Italia settentrionale; in particolare, Giovanna Nicolaj ha recentemente proposto e sostenuto l’ipotesi di un antigrafo ravennate51. Generalmente si pensa che questo antigrafo fosse frammentario, soprattutto sulla base della mancanza, nel frammento berlinese, delle parti iniziali del Digesto. Le modalità di copia però sono tutt’altro che chiare, e le spiegazioni sinora fornite dagli storici giuristi lasciano ancora qualche perplessità, per esempio: posto, come credo, che l’antigrafo fosse con ogni verosimiglianza tardoantico, è difficile ammettere l’idea di una ‘edizione’ ufficiale di Istituzioni e Digesto in un unico volume; così come, d’altro canto, appare arrischiato pensare che lo sgrammaticato e frettoloso52 copista di questo fascicolo abbia combinato insieme due diversi antigrafi. Anche se certamente la questione non verrà risolta qui, un elemento colpisce: subito dopo la fine delle Istituzioni, il Digesto inizia direttamente con il primo frammento del primo libro, omettendo dunque, come già accennato, il ‘protocollo’ formale di pubblicazione, e cioè le costituzioni e gli indici così come sono tràditi, per esempio, dal celeberrimo manoscritto, probabilmente di cancelleria e ufficiale53, delle Pandette fiorentine. Le Istituzioni e i primi quattro libri del Digesto, d’altra parte, si trovano uniti nel curriculum di studi delineato da Giustiniano proprio in una delle costituzioni proemiali del Digesto stesso (cost. Omnem, 2): questa ‘coincidenza’ potrebbe suggerire l’idea, certo azzardata, che l’antigrafo del frammento berlinese possa essere stato un solo manoscritto tardoantico, non ufficiale e non frammentario bensì ridotto, 50 PATETTA, Sul frammento delle Istituzioni e delle Pandette, p. 279; ASTUTI, Tradizione, p. 203; CORTESE, Il diritto nella storia medievale, I, p. 239 nt.; PESCANI, La posizione del R, pp. 671-690; RÖHLE, Das Berliner Fragment, pp. 142-144. Di opinione diversa MOR, Il Digesto nell’età preirneriana, pp. 114-122, che pensa a un antigrafo in precarolina dell’Italia settentrionale. Va però sottolineato che una serie di errori di copia (soprattutto i frequenti scambi e/c, g/c, t/i) fanno proprio pensare a un’onciale in cui fosse ormai difficile distinguere i tratti sottili. 51 L’ipotesi di un antigrafo ravennate è sostenuta dapprima in forma dubitativa in
NICOLAJ, Ambiti di copia, p. 488, e poi più decisamente in EAD., Documenti e libri legales a Ravenna, p. 779: «non può che derivare dall’originale ravennate tardoantico»; va notato che l’espressione «Italia greca» usata per primo da PATETTA, Sul frammento delle Istituzioni e delle Pandette, p. 279, potrebbe far riferimento semplicemente alla zona di Ravenna; da ultimo KAISER, Epitome Iuliani, pp. 406 e 414, ipotizza un antigrafo orientale del VI secolo (che quindi potrebbe essere l’originale inviato a Ravenna da Costantinopoli). 52 L’impressione di una trascrizione eseguita in fretta è stata sottolineata da PESCANI,
La posizione del R, p. 671. 53 Vedi NICOLAJ, Ambiti di copia, pp. 481-482, ed EAD., Documenti e libri legales a Ravenna, p. 791 fig. 2.
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CAPITOLO I
magari addirittura ad usum scholarum; e forse si può pensare a una prima scuola di diritto a Ravenna, per la preparazione dei quadri dell’amministrazione prima ostrogota e poi, con la riconquista, bizantina54. E sul filo delle congetture e per inciso, se fossero fondate le ipotesi avanzate intorno al manoscritto tardoantico della Biblioteca Capitolare di Verona (nr. 1), di cui i frammenti veronesi del IX secolo (nr. 2) sarebbero copia diretta, e intorno all’estratto copiato nel codice di Leipzig (nr. 3), si profilerebbe la possibilità che tutti i testimoni delle Istituzioni di età carolingia considerati fin qui derivino da un filone manoscritto tardoantico di origine ravennate, direttamente, come nel caso del manoscritto di Berlino e, forse, del codice di Lipsia, o attraverso una copia intermedia di età tardoantica, come nel caso dei frammenti veronesi. Non è possibile però tentare di verificare la fondatezza di questa suggestione tramite un riscontro di tipo testuale, perché dei tre manoscritti carolingi delle Istituzioni nessuno riporta la stessa o le stesse porzioni di testo degli altri. Va poi aggiunto che, naturalmente, qui non si intende dire che l’operazione di copia di questi manoscritti sia stata unitaria, perché graficamente e codicologicamente, insomma sul piano formale, il divario fra questi prodotti librari è molto ampio: da una parte i bei codici veronesi, che profumano di scriptorium d’antica tradizione, dall’altra un manoscritto confusionario, copiato in fretta e male. Si intende invece prospettare una via, se non proprio di trasmissione, almeno di sopravvivenza dei testi giustinianei, via che si svolge da Ravenna verso Verona e l’Italia nord-orientale attraverso l’Emilia orientale e che passa per le élite ecclesiastiche, nel clima di recupero e riproposizione degli orizzonti dell’Impero tardoantico; e in tale clima spunta anche il riuso del diritto imperiale romano da parte della canonistica, come si vedrà più avanti. Tornando ora al problema della localizzazione del frammento berlinese, la storiografia ha proposto diverse possibili zone di origine, dall’Italia settentrionale alla Francia meridionale alla Rezia curiense 55. Robert Röhle asserisce la derivazione del manoscritto da uno scriptorium della Borgogna e segnatamente da Autun: ma l’esame della scrit-
54 Vedi RICHÉ, Éducation et culture, pp. 64 e 115. 55 Vedi la bibliografia citata da LOSCHIAVO, La Legge, p. 78 ntt.; si aggiungono ora
KAISER, Epitome Iuliani, pp. 39-102 e 387-415, e NICOLAJ, Documenti e libri legales a Ravenna, pp. 779-781, a maggior definizione dell’ipotesi già avanzata in EAD., Ambiti di copia, pp. 487-488 (v. infra).
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ELENCO DEI MANOSCRITTI
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tura non conforta in maniera decisiva l’ipotesi56; inoltre, l’ortografia del frammento berlinese è scorrettissima: anche supponendo una copia su dettatura57 con le conseguenti, giustificabili grafie fonetiche (ma v. infra), bisogna tener conto che le sedi episcopali di Borgogna (e quindi anche lo scriptorium di Autun) erano molto vicine ai carolingi e furono presumibilmente tra i primi centri di diffusione della riforma ortografica propugnata dalla loro politica ecclesiastica. L’analisi delle stesse grafie fonetiche, frequentissime nel frammento58, non è sufficiente a individuare la Borgogna come luogo d’origine del manoscritto: per esempio, l’uso scorretto dell’aspirazione, l’uso di g invece che di c soprattutto in posizione anteconsonantica, lo scambio frequente b/v sono fenomeni comuni a tutta la Romània; anzi, è presente la grafia Fiorentinus, che proprio per la trasparente etimologia del nome da flos, floris non mi pare tanto rientrare nella tipologia di errore di copia “scambio l/i” (raro nel manoscritto, forse limitato solo a Calus invece di Gaius, che è evidentemente errore di copia da onciale), quanto corrispondere sul piano fonetico allo sviluppo fl > fi (come in fiore, fiamma, soffiare: nesso di consonante più /l/) che, soprattutto in posizione iniziale, è elemento distintivo dell’italiano rispetto alle altre lingue romanze e in primo luogo rispetto a francese e ladino59. Peraltro, bisogna tenere in debito conto anche la storia della trasmissione dei testi: non si può sostenere l’esistenza in un dato luogo di una copia di un testo senza tradizione come il Digesto in mancanza di forti elementi a conforto; esso non aveva scavalcato le Alpi nemmeno nell’età giustinianea (infatti la Gallia era rimasta terra di diritto teodosiano), e la stessa osservazione che l’antigrafo fosse in onciale tende a limitare fortemente la possibilità che possa trattarsi di una copia eseguita in Francia60. 56 Si confronti per esempio il f. 183r del codice berlinese con i facsimili di manoscritti di origine burgunda riprodotti in CLA VI, nrr. 715, 718, 723; si vedano soprattutto le forme della t e dell’h, che nel nostro frammento non è regolarmente inclinata a sinistra — peraltro questa caratteristica, posta alla base di un presunto “tipo h” di precarolina, non è sembrata sufficiente a CENCETTI, Lineamenti, p. 98, per l’identificazione di un tipo —. 57 PESCANI, La posizione del R, p. 678 nt. 58 Il testo dei frammenti di Istituzioni e Digesto è estremamente scorretto; gli errori di
ortografia e le grafie fonetiche, non distinti fra loro, sono elencati da RÖHLE, Das Berliner Fragment, p. 134 e note corrispondenti, e KAISER, Epitome Iuliani, pp. 392-393. 59 Vedi BRUNI, L’italiano, p. 267. 60 Le stesse obiezioni possono essere mosse a KAISER, Epitome Iuliani, che è tornato da
ultimo sul manoscritto al quale dedica una lunghissima descrizione (pp. 39-102); dopo aver giustamente osservato che il fascicolo contenente Istituzioni e Digesto deve essere attribuito alla stessa zona di origine del manoscritto in cui è inserito (che l’Autore giudica senza
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CAPITOLO I
L’ipotesi finora più convincente sembra quella, avanzata da Giovanna Nicolaj, che il codice vada riferito alla zona di Nonantola61; questo si accorderebbe bene anche con quanto accennato sopra circa la fondamentale unitarietà dell’operazione culturale di recupero del diritto romano: sono testimoniati stretti contatti fra Nonantola e Verona62, e a Nonantola vennero copiate anche la Collectio Dionysio-Hadriana63 e la Lex Romana Wisigothorum64, che conoscono una tradizione assieme alle Istituzioni.
dubbio di origine gallica), si pone sulla scia di Röhle ipotizzando che il frammento sia originario dell’area burgunda; l’analisi paleografica di ogni singola lettera e abbreviazione che egli propone alle pp. 44-51 e 389-393, però, si limita ad allargare di molto quella già fornita in RÖHLE, Das Berliner Fragment, pp. 132-133, senza apportare nuovi elementi decisivi. In particolare al frammento di Istituzioni e Digesto è poi dedicato un intero capitolo del suo libro («Epitome Iuliani, Institutionen und Digesten in Burgund — Zum Berliner Institutionen- und Digestenfragment», pp. 387-415), in cui l’Autore giunge alla conclusione che il codice è originario dello scriptorium di Flavigny e che l’antigrafo (un codice orientale del VI secolo) doveva trovarsi nello stesso luogo. In favore di un’origine gallica del manoscritto si pronuncia dubitativamente anche BISCHOFF, Katalog, p. 76. 61 Vedi dapprima NICOLAJ, Ambiti di copia, pp. 487-488, poi più dettagliatamente EAD., Documenti e libri legales a Ravenna, pp. 779-781, sulla scia del suggerimento di PESCANI, La posizione del R, dell’esistenza di un anello carolingio nella trasmissione del Digesto; a questi interventi si rimanda per la bibliografia. Per la scrittura nonantolana vedi: CENCETTI, Scriptoria e scritture; PALMA, Nonantola e il Sud; BISCHOFF, Manoscritti nonantolani dispersi. Per la scrittura del frammento, si confronti la scrittura del codice O.I.II della Biblioteca Capitolare di Modena, datato all’801 (facsimile dei ff. 20v-21r in AVITABILE, La minuscola carolina a Nonantola, tav. 4: ho potuto consultare questa tesi di laurea dell’a.a. 1964-1965 grazie alla cortesia della prof. Giovanna Nicolaj). 62 Per esempio proprio nell’abbazia di Nonantola si ritira Pacifico di Verona, e durante la prima metà del IX secolo sono testimoniate controversie in materia di confini fra il monastero nonantolano e i comites di Verona Hucpald e Waradus (HLAWITSCHKA, Franken, Alamannen, Bayern und Burgunder, pp. 203-204 e 282). 63 Roma, Biblioteca Nazionale Centrale “Vittorio Emanuele II”, Sess. 63: vedi PALMA,
Sessoriana, p. 37 nr. 72, e BISCHOFF, Manoscritti nonantolani dispersi, p. 111. 64 Del manoscritto contenente la Lex Romana Wisigothorum e databile alla seconda metà del IX sec. sopravvive un frammento a Klagenfurt, Bibliothek des Kärnter Geschichtsvereins, 10/2: vedi MENHARDT, Ein Bruchstück; BISCHOFF, Manoscritti nonantolani dispersi, pp. 120, 124 e fig. 12; adesso KAISER, Epitome Iuliani, pp. 105, 461 e 638.
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1 Verona, Biblioteca Capitolare, XXXVIII (36) (tav. I) Bibliografia. SCHRADER et al., Prodromus, pp. 57-58 nr. 91, 77, 127, 137; FITTING, Anfänge, p. 56 e nt.; CONRAT, Geschichte, p. 57; DYDYÑSKI, Beiträge, p. 88 nr. 246; PATETTA, Sopra alcuni manoscritti, p. 8 nt.; VENTURINI, Ricerche, pp. 25, 33 nt., 54, 55, 56, 62, 63, 64, 66, 67, 68, 76, 124, 146; CLA IV, nr. 495; DE FRANCISCI, Sintesi, p. 599; MOSCHETTI, Frammenti 1953, pp. 502-550; WENGER, Quellen, p. 609; ASTUTI, Lezioni, p. 315; ASTUTI, Tradizione, p. 184; CALASSO, Medio Evo, p. 84 nt.; CENCETTI, Lineamenti, pp. 67, 108, 170; LOWE, Codices rescripti, pp. 485, 515 nr. CXIII; SANTINI, Il sapere giuridico, pp. 116, 156, 158, 178; SPAGNOLO, I manoscritti, pp. 88-89; NICOLAJ, Ambiti di copia, p. 483 e nt.; RADDING — CIARALLI, Corpus Iuris, p. 285; KAISER, Epitome Iuliani, pp. 406-408; MOSCHETTI, Frammenti 2006, pp. 45-46.
sec. VI-VII, Italia settentrionale Membr., 3 ff. palinsesti di mm 250 × 220, numerati 57, 64 e 113 all’interno di un codice del VI sec. (sottoscritto il 1 agosto 517: è il famoso testimone in semionciale della Vita di san Martino di Sulpicio Severo, cfr. CLA IV, nr. 494); i ff. 57 e 64, capovolti, sono solidali e privi di scriptio superior, mentre il f. 113, sciolto, è stato parzialmente riscritto (su tutto il recto e le prime 14 linee del verso) nel IX secolo; scrittura disposta su una colonna di 30 linee, rigatura a secco. Il manoscritto di cui i fogli facevano parte fu smembrato e utilizzato per restaurare il codice nel quale essi si trovano ora inseriti, probabilmente per iniziativa dell’arcidiacono Pacifico (annotazioni di sua mano ai ff. 88r e 90v). (ff. 57, 64, 113)
Iustiniani Institutiones, frammenti Il f. 64v-r contiene l’indice dei titoli fino al titolo I. 3,5 (de successione cognatorum). Il f. 57v-r contiene la fine della costituzione di promulgazione Imperatoriam dal § 5 (inc.: ab imperiali illuminatum est) e il primo titolo del primo libro (expl.: aut gentium aut civilibus). Il f. 113r-v contiene gli ultimi otto paragrafi del secondo titolo del primo libro (expl.: quarum causa statutum est ignorentur); il recto è ora illeggibile, anche con l’ausilio della luce di Wood, a causa di macchie che coprono anche la scriptio superior.
La scrittura è un’onciale priva di caratterizzazioni, con scarsissime abbreviazioni; la scrittura distintiva è la capitale rustica (titolo del primo libro, f. 57v). Nessuna glossa.
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CAPITOLO I
2 Verona, Biblioteca Capitolare, CLXXIIIA + Verona, Biblioteca Civica, 3035 (olim 163.3) + Yale University, Beinecke Rare Book and Manuscript Library, 744 (tav. II) Bibliografia. VENTURINI, Ricerche paleografiche, p. 76; MOSCHETTI, I frammenti veronesi, pp. 442-444; CALASSO, Medio Evo, p. 84 nt.; ASTUTI, Lezioni, p. 315; ASTUTI, Tradizione, p. 185; DOLEZALEK, Verzeichnis, s.v.; SANTINI, Il sapere giuridico, pp. 116, 156, 178; SPAGNOLO, I manoscritti, pp. 239-240; NICOLAJ, Ambiti di copia, p. 487 e nt.; KAISER, Epitome Iuliani, pp. 758, 879; BABCOCK — CAHN, A New Manuscript; MORETTI, A Document, p. 97 e nt.; MOSCHETTI, Frammenti 2006, con riproduzione completa.
sec. IX/1, Verona Verona, B.Cap., CLXXIIIA: membr., ff. II (cart.) + 1 + I (cart.), mm 286 × 211; legatura moderna di restauro in cartone. Verona, B.Civ., 3035: membr., 76 frammenti provenienti da 20 fogli della misura originaria di mm 335 × 227, ora montati su pergamena moderna in un codice di restauro di ff. II (cart.) + 20 + III (cart.) e di mm 375 × 285; i 20 fogli ricostruiti sono intercalati da altrettanti fogli membranacei di restauro; legatura moderna di restauro. Yale University, Beinecke Rare Book and Manuscript Library, 744: 25 altri frammenti sono stati utilizzati per rinforzare alcuni fogli di questo manoscritto liturgico del XV secolo, proveniente dal monastero di San Zeno Maggiore di Verona. Scrittura disposta su due colonne di 30 linee con inizio sopra la prima riga, rigatura a secco; rimangono alcune tracce di una numerazione dei fascicoli realizzata con numero romano al centro del margine inferiore dell’ultimo foglio verso (numeri .VIII. e .X. ai ff. IXv e XIIIv del codice 3035 della Biblioteca Civica di Verona). La storia del manoscritto è ricostruita dettagliatamente da MOSCHETTI, Frammenti 1953, riedito in ID., Frammenti 2006. (Verona, B.Cap., CLXXIIIA) Iustiniani Institutiones, 1,5,1 in. — 1,6,2 me. (ed. in MOSCHETTI, Frammenti 2006, pp. 49-52)
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(Verona, B.Civ., 3035) Iustiniani Institutiones, frammenti (ed. in MOSCHETTI, Frammenti 2006, pp. 53-96) Le porzioni di testo conservate sono le seguenti: 1,17 fi.; 1,19 in.; 1,20 pr.; 1,20,3 in.; 2,1,35 me. — 2,3,3 me.; 2,7,2 fi. — 2,9,1 me.; 2,20,23 fi. — 2,20,33 fi.; 3,6,11 in. — 3,8, pr.; 3,11,6 me.; 3,12, pr. me.; 3,13,1 me.; 3,14, pr. — 3,19,13 fi.; 3,24,4 me. — 3,26,10 me.; 4,3,16 me. — 4,4,7 me.; 4,5,2 me. — 4,6,5 in.; 4,6,24 me. — 4,6,32 in.; 4,6,33 in. — 4,7,3 in.
(Yale University Library, MS 744) Iustiniani Institutiones, frammenti (ed. in MOSCHETTI, Frammenti 2006, pp. 97-107) Le porzioni di testo conservate e identificabili provengono tutte dal III libro e sono: 3,9,5 fi.; 3,9,8 in.; 3,9,12 fi.; 3,10, rubrica; 3,11,1 in.; 3,11,3 me.; 3,19,24 fi.; 3,20,1 fi.; 3,20,4 me.; 3,21 in.; 3,22,2 fi.; 3,23 pr. in.; 3,23 pr. fi.; 3,23,1 me.; 3,23,2 me.; 3,23,3a in.; 3,24,2 in.
Organizzazione del testo e decorazione. I titoli sono numerati e corredati delle rubriche, scritte talvolta in capitale rustica, talvolta in carolina; la prima linea del testo dei vari titoli è spesso scritta in onciale. I segni di paragrafo presenti sono stati aggiunti successivamente, in inchiostro rosso o scuro. Le iniziali dei titoli sono talora decorate e colorate in rosso, giallo e verde (es. ai ff. IIr e IIv del codice della Biblioteca Civica di Verona: titoli 2,2 de rebus incorporalibus e 2,3 de servitutibus), talora ingrandite e colorate (es. al f. Xr dello stesso codice: titolo 3,17 de stipulatione servorum), spesso soltanto ingrandite (es. ai ff. IIIv e Xv dello stesso codice, titoli 2,8 quibus alienare licet vel non e 3,19 de inutilibus stipulationibus). Scrittura. Carolina. Si possono identificare almeno quattro mani, tre nei frammenti conservati alla Biblioteca Civica di Verona e una nell’unico foglio conservato alla Biblioteca Capitolare della stessa città. Delle tre mani dei frammenti della Biblioteca Civica, la mano A è caratterizzata da un modulo di scrittura piuttosto grosso, da una marcata inclinazione verso destra e dalla forma della g, di modello semionciale; la mano B presenta una minore inclinazione verso destra, usa un legamento et molto verticalizzato e chiude l’occhiello della g; la mano C è invece più minuta, armoniosa, con maggiore slancio delle aste verticali e dall’asse completamente diritto. La quarta mano, che si trova nel frammento della Capitolare, pur se distinta è molto affine alla mano B dei frammenti della Civica. Il panorama gra-
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CAPITOLO I
fico rappresentato da questa varietà di scritture corrisponde perfettamente a quello testimoniato dal codice Hänel 8 di Lipsia (cfr. infra, nr. 3).
Glosse e note. Sono presenti diverse correzioni interlineari in inchiostro più scuro di quello utilizzato per il testo, dovute a una mano coeva a quelle che scrivono il testo. Le poche glosse sono opera di un’unica mano e risalenti alla fine del XII o inizio del XIII secolo.
3 Leipzig, Universitätsbibliothek “Albertina”, Hänel 8 + 9 (olim 3493 + 3494) (tavv. III, IV) Bibliografia. HAENEL, Lex Romana Visigothorum, pp. LXXXIII-LXXXIV; HAENEL, Epitome Iuliani, pp. VIII-X nr. 7; CONRAT, Geschichte, pp. 39, 54, 57-59, 130, 148, 192, 202, 257, 286; PATETTA, Il Breviario Alariciano, pp. 4, 17-18, 29 e nt., 32; PATETTA, Sull’anno della promulgazione, pp. 551-552 nt.; MOMMSEN, Codex Theodosianus, pp. CII, CCCXXVII, CCCLVI; HELSSIG, Katalog, pp. 272-275; PATETTA, Il manoscritto udinese; PATETTA, L’esodo del “Codex Utinensis”; DE FRANCISCI, Sintesi, p. 677 nt.; MOR, Per la storia dei libri giustinianei, pp. 2122; CALASSO, Medio Evo, pp. 86, 304; ASTUTI, Tradizione, pp. 181, 197; ASTUTI, Lezioni, pp. 311, 314, 328, 329-330; MEYER-MARTHALER, Lex Romana Curiensis, pp. IX, XI, XV-XXII; GAUDEMET, Bréviaire, p. 49; VISMARA, Edictum, p. 174 e nt.; MEYER-MARTHALER, Römisches Recht in Rätien, p. 19; MORDEK, Kirchenrecht und Reform, pp. 131 nt., 157 nt.; MOSCATI, Carteggio, pp. 63, 64 e nt., 206 e nt., 303 e nt., 309 e nt., 312; CORTESE, Storia, p. 136 e nt.; SANTINI, Il sapere giuridico, pp. 118, 138, 139, 141, 147, 148, 179; RADDING — CIARALLI, Corpus Iuris, pp. 291, 293, 303, 305, 306, 307; LOSCHIAVO, La Legge, p. 83 nt.; KAISER, Epitome Iuliani, 106-121 e passim.
prima unità: sec. IX/1, Verona seconda unità: sec. IX med., Verona (?) I due manoscritti erano originariamente uniti a formare un codice composito di due unità. La prima unità è composta dal codice Hänel 9 e dai primi 72 fogli del codice Hänel 8; la seconda unità è costituita dai ff. 73-150 del codice Hänel 8. L’excerptum dalle Istituzioni è aggiunto alla fine della prima unità (quindi attualmente si trova all’interno del codice Hänel 8). Codice Hänel 9 Membr., ff. II (cart.) + 27; è presente una paginazione a matita da p. 1 a p. 54. Fascicolazione: 15 (ff. 1-5 = pp. 1-10; quaternione mutilo dei primi tre fogli); 2-38 (ff. 6-21 = pp. 11-42); 46 (ff. 22-27 = pp. 43-54; quaternione mutilo degli ultimi due fogli); numerazione dei fascicoli presen-
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te al centro del margine inferiore dell’ultimo foglio verso (sono presenti gli originari fascicoli 3-6 del libro ora diviso nei due codici Hänel 8 e 9). Tutte le caratteristiche esterne corrispondono a quelle del codice Hänel 8. Codice Hänel 8 Membr., ff. I (cart.) + 150 + I (cart.); è presente una paginazione a matita che parte dal nr. 55 (f. 1r) per ricongiungere il testo con quello del codice Hänel 9 e arriva fino a p. 354; mm 365 × 255; p. 198 bianca. Fascicolazione: 1-98 (ff. 1-72 = pp. 55-198); 108 (ff. 73-80 = pp. 199-214; primo fascicolo della seconda unità); 11-158 (ff. 81-120 = pp. 215-294); 167 (ff. 121-127 = pp. 295-308; quaternione mutilo del terzo foglio); 17188 (ff. 128-143 = pp. 309-340); 197 (ff. 144-150 = pp. 341-354; quaternione mutilo dell’ultimo foglio). Numerazione dei fascicoli presente in entrambe le unità, al centro del margine inferiore dell’ultimo foglio verso (nella prima unità sono presenti gli originari fascicoli 10-15 e 18-20 del libro ora diviso nei due codici Hänel 8 e 9; del manoscritto costituente la seconda unità sono presenti i primi dieci fascicoli); inizio fascicoli dal lato pelo, regola di Gregory rispettata; scrittura disposta su due colonne di 30-31 linee con inizio sopra la prima riga, rigatura a secco. Legatura moderna. Provenienza: Gustav Hänel, che lo acquistò intorno al 1870 dalla Biblioteca Capitolare di Udine. I Epitome Iuliani, lacunosa, con varie appendici (Hänel 9, pp. 1a-54b) Epitome Iuliani, 30,8-61,9 inc. Extra suam aecclesiam degat ultra annale spatium, nisi forte per imperialem iussionem hoc fuerit factum … expl. … sed nec copulato sibi saecundo marito ante annualem tempus poterit dotem dare ultra tercia partem substanciè suè.
(Hänel 8, pp. 55a-196a) Epitome Iuliani, 90,29-145,9; 166,24-177,32 e appendici inc. Existimaverit. .CCXXXVII. Huius constitucionis observacio in his contractibus locum habet …
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CAPITOLO I
expl. … sive scripta sive non scripta vel ex integro vel ex parte liberam habeant potestatem. Fra le attuali pp. 150 e 151 sono caduti tre fascicoli, e mancano dunque le costituzioni 322-512. Si noti che, fra le appendici all’Epitome Iuliani, alle pp. 186a-192a sono presenti anche estratti dal settimo libro del Codice di Giustiniano. L’elenco dettagliato delle appendici è in KAISER, Epitome Iuliani, pp. 109-113.
II (Hänel 8, pp. 196a-197a) Iustiniani Institutiones, 4,2, pr. — 1 inc. De vi bonorum raptorum. Qui res alienas rapit tenetur quidem etiam furti … expl. … etiam in invasionibus quae circa res soli fiunt, ut omni rapina homines abstineant. L’estratto dalle Istituzioni, scritto da una mano che compare solo in questo punto del manoscritto, si trova alla fine della prima unità del codice (pp. 196a-197a, corrispondenti ai ff. 71va-72ra); la scrittura si arresta a metà circa della prima colonna di p. 197, il resto della pagina e p. 198 sono lasciate in bianco. Verso la fine, si rileva la presenza di una glossa esplicativa penetrata nel testo.
III (Hänel 8, pp. 199a-225a) Appendice A all’Epitome Iuliani inc. .I. Vicarios Asianè Frigiae in duas dividitur provincias, idest in Frigiam Salutarem et in Frigiam Pagacianam … expl. … et omnibus pateat qualem pro utilitatem eorum providentiam gerimus et subscriptio imperialis divinitas servet pro multos annos parens karissime atque amantissime et questor legi. Dat(a) .III. id. aug. CPL. Imperatoris domni nostri Tyberii Constantini perpetui Augusti anno .VIII. et PCL. eius anno tercio et FLS. novi Tyberii Marc. felicissimo Cesaris anno primo.
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IV (Hänel 8, p. 225a) Edictum Theoderici, capp. 85-87 Servus sollicitatus ab altero vel furto ablatus si scientes alii susceperint tantum de his susceptis conveniri et eos sedere debent sed etiam ad poenalem actionem furti detenendi sunt. Qui servum alienum invito domino apud se tenuerit furtim est actione pulsandus. In fuga positus servus nec vindi nec donari potest.
V (Hänel 8, pp. 225a-232b) Privilegia concilii Vizaceni inc. In Christi nomine incipit capl. Iustiniani imperatoris sacra privilegia concilii Vizaceni (segue indice, e alla colonna b): Incip(iunt) sacra Iustini Imper(atoris) privilegia concilii Vizaceni et ut nullus episcoporum audeat navigari sine consensum privatis. Imperator Iustinus Augustus spes in dominum viro beato archiepiscopo Vizacene provintiae … expl. … sin autem emptore non inveniat tunc predium quod optimum est creditori suo reddat et accionem qua adstrictus est liberetur ubi autem emptori suo predii invenit careat creditori pecuniam. Dat(a) .XVI. k(a)l(endas) ian(uarias).
VI (Hänel 8, pp. 232b-243b) Constitutiones de rebus ecclesiasticis (Brevis libellus de rebus Ecclesiae) inc. Incipiunt constitutiones domni Iustiniani imp. pro diversis capitulis episcoporum monach(orum) cler(icor)um vel ea que ad pias pertinent causas ecclesiae. Incip(iun)t Cap(itu)l(a). HR .I. Ut non liceat monasterio alienare (segue indice) Incipiunt constitutiones de rebus Ecclesiae. .I. Imperator Iustinianus omnibus prefectis Ala-
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mannicus Goticus Francicus Augustus. Nulli liceat monasterium alienare … expl. … et si diaconissa fuerit simili modo res eius ecclesiae conpetebunt. Expliciunt constitutiones imperatoris Iustiniani pii Augusti de rebus ecclesiaesiasticis [sic] data diversis temporibus prefectis preturiorum.
VII (Hänel 8, pp. 243b-354b) Lex Romana Curiensis, mutila inc. In nomine sanctae Trinitatis incipiunt capitula libri primi legis. .I. De constitutionibus principum. (segue indice del primo libro) Incipit Teudosiani legis liber primus. .I. De constitutionibus principum et edicti Imp(e)r(atorum). Constantinus Augustus ad Lusidaniis data .VII. k(a)l(endas) aug(ustas). Interpretatio quaecumque leg. sine die et csls. fuerint prolate non valeant … expl. XVII. Quicumque homo qui puella ad uxorem [..]prehendere debet et adv[…] sponsum aliqua occas[ione] talis advenerit ut ipsa die ad ipsas nuptias esse non possint sui parentes vel sui amic[…]ella addo[…]
Organizzazione del testo e decorazione. L’estratto dalle Istituzioni non presenta alcun tipo di decorazione, se non la rubrica, in un tentativo di scrittura distintiva, scritta in inchiostro nero. Scrittura. Carolina. La prima unità è scritta da almeno tre mani principali, più diverse altre che compaiono brevemente alle pp. 193b-197a (a una di queste mani è dovuta l’aggiunta del brano delle Istituzioni). Il codice Hänel 9 è scritto tutto da una prima mano A; il codice Hänel 8 è scritto dalla mano B (pp. 55a-150b) e dalla C (pp. 151a-193a), alle quali si aggiungono almeno altre tre mani alle pp. 193b-197a. La seconda unità è dovuta a una sola mano principale. Le scritture usate dalle diverse mani e la loro varietà corrispondono a quelle testimoniate anche dal manoscritto, pure veronese, di cui sopravvivono diversi frammenti a Verona e a Yale (cfr. supra, nr. 2).
Glosse e note. Nella prima unità del codice sono presenti alcune correzioni e glosse marginali, alcune di mano di Pacifico di Verona (MEYERMARTHALER, Lex Romana Curiensis, p. XXI; KAISER, Epitome Iuliani, p. 116). L’estratto dalle Istituzioni è privo di qualsiasi annotazione.
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4 Berlin, Staatsbibliothek zu Berlin, Preussischer Kulturbesitz, lat. fol. 269 (olim Rosnyanus) (tav. V) Bibliografia. HAENEL, Epitome Iuliani, pp. IV-VI nr. 4; KRÜGER, Institutiones, p. V; MOMMDigesta, pp. XXXXIII-XXXXV, LXIII; MOMMSEN, Mosaicarum et Romanarum legum collatio, pp. 109-110; FITTING, Anfänge, p. 56 e nt.; CONRAT, Geschichte, pp. 57, 72, 87, 130, 137, 140, 166, 36; DYDYÑSKI, Beiträge, p. 9 nr. 12; PATETTA, Sopra alcuni manoscritti, p. 8 nt.; PATETTA, Sul frammento delle Istituzioni e delle Pandette; PATETTA, Adnotationes Codicum domini Justiniani, p. XL; KANTOROWICZ, Entstehung, pp. 34, 78, 232; VOLTERRA, Uso delle Sententiae, p. 117; ARANGIO-RUIZ, Storia, p. 298; MOR, Per la storia dei libri giustinianei, p. 12; MOSCHETTI, I frammenti veronesi, pp. 443, 504; WENGER, Quellen, pp. 545-548, 593-594, 609; GENZMER, Kodifikation, pp. 356-357; DE FRANCISCI, Sintesi, pp. 599, 600; TORELLI, Scritti, p. 34; SCHULZ, The Manuscripts, p. 314; CALASSO, Medio Evo, p. 84 nt.; ASTUTI, Lezioni, p. 26, 315-316; ASTUTI, Tradizione, pp. 184, 197, 202-203, 214; RÖHLE, Das Berliner Fragment; PESCANI, Posizione di R; CORTESE, Alle origini della scuola di Bologna, p. 23 nt.; SANTINI, Il sapere giuridico, pp. 117-118, 177-179 e passim; BISCHOFF, Katalog, p. 76; FINGERNAGERL, Die illuminierten lateinischen Handschriften, pp. 56-57; NICOLAJ, Ambiti di copia, p. 487 e ntt.; RADDING — CIARALLI, Corpus Iuris, pp. 285, 291, 293, 305, 306, 307; LOSCHIAVO, La Legge, pp. 77 nt., 78; KAISER, Epitome Iuliani, 39-102, 387-415 e passim; NICOLAJ, Documenti e libri legales a Ravenna, pp. 779-781.
SEN,
sec. IX in., Nonantola? Codice unitario (ff. 1-182 e 191-202) nel quale è stato inserito un fascicolo eterogeneo (ff. 183-190). Membr., ff. VI (cart.) + 202 (secondo la cartulazione presente nel manoscritto, i fogli sono in numero di 203; in realtà è stato saltato il numero 157); ff. 19v, 156v (dalla l. 8), 157r-v, 202v bianchi, mm 275 × 192. Fascicolazione: 1-68 (1-48), 76 (49-54), 8-258 (55-198), 264 (199-202); i fascicoli 3, 4, 9, 14-19 sono numerati secondo le lettere dell’alfabeto (dalla A alla R) all’angolo esterno del margine inferiore dell’ultimo foglio verso (tranne il fascicolo 15, segnato N al centro del margine inferiore del primo foglio recto); sui margini inferiori dell’ultimo foglio verso dei fascicoli 5, 6, 7 sono visibili tracce di richiami, quasi del tutto rifilati; i fascicoli 1, 2, 8, 10-13, 20-23, 25-26 non recano attualmente tracce di segnature o richiami; al margine inferiore dell’ultimo foglio verso dell’attuale fascicolo 24 (il fascicolo estraneo) è visibile una traccia di segnatura, forse la lettera L. Inizio fascicoli dal lato pelo, regola di Gregory rispettata. Scrittura disposta su una colonna di ca. 29-30 linee nella prima unità e 35 linee nella seconda unità con inizio scrittura sopra la prima riga; rigatura a secco. Legatura moderna. Dal 1570 circa il manoscritto appartenne a Pierre Pithou; per via eredita-
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CAPITOLO I
ria pervenne alla Bibliothèque de Rosny, e venne acquistato dalla Königliche Bibliothek di Berlino nel 1837. I (ff. 1r)
inno a s. Giovanni Battista con notazione musicale (aggiunto nel sec. XI) inc. Hic est vir magnus propheta … expl. … in laudem Christi cantemus honore dicentes.
II (ff. 1v-19r)
indici dell’Epitome Iuliani e della Lex Dei (con numerazione continua) index capitulorum Iuliani (l’ultimo è DXCII, de episcopis et monachis) index capitulorum Lex Dei (da DXCIII a DCCXXXII) Un dettagliato elenco del contenuto del manoscritto, soprattutto per l’Epitome Iuliani e le sue appendici, si trova in KAISER, Epitome Iuliani, pp. 52-55.
III (ff. 20r-149v)
Iuliani Epitome fino al cap. 564 inc. KAP. .I. Si heres legata solvere noluerit et in Digestis et in constitutionibus … expl. … propriis facultatibus cum officio suo fisco prestabit. Dat(a) .VII. k(alendas) iul(ias) p(ost) c(o)ns(u)l(atum) Velisaria anno quarto ind(ictione) hoctava.
IV (ff. 149v-155v)
Novellae varie f. 149v f. 151v f. 152v f. 153r f. 153v
Summa Novellae 134 Novella 34 Summa Novellae 65 Novella 114 Novella 153
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ELENCO DEI MANOSCRITTI
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f. 155r Novella 138 f. 155v Summa Novellae 121
V (ff. 155v-156r, l. 7) Dictatum de consiliariis, estratti inc. Kap. .DXC. Si merserit de clericis vel monachis vel ascitris … expl. … novellas duas constitutiones circa centesima decima relatas.
VI (ff. 157v-182v)
Lex Dei fino 16,8,2 inc. Incipit Lex Dei quam Deus precepit ad Moysen. Kap. .DXCII. expl. … libertinus vel li-
VII (f. 183r-v)
Iustiniani Institutiones, 4,18,5-12 e subscriptio inc. eos qui homines hoccidendi causa cum telo ambolant … expl. … Deo propitio adventura est. Domini nostri Iustiniani perpetuo Agusti Institutionem sive clementorum compositorum per Tribonianum virum excelsum magistrum et exquestorem sacri Palacii iurisquae doctissimum et Theofilum virum magnificum magistrum iurisperitum et antecessorem huius almè Urbis et Dorotheum virum magnificum quaestorum iurisperitum et antecessorem Beritensium inclute civitatis liber .IIII.
VIII (ff. 184r-190v)
Digestum vetus, frammenti (D. 1,1,1 — 1,5,24; 1,6,8 — 1,7,3) inc. De iusticie iure. Ulpianus libro primo Institucionum. Iuri operam daturum prius nosse oportet unde nomen iuris descendat …
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CAPITOLO I
expl. … in eiusdem fiunnt potestate tamquam nepotes. Paulos l(i)b(ro) quarto ad Sabinom. Si consul vel preses filius.
IX (f. 191r)
Lex Dei, 16,8,2 — 16,9,3 inc. -bertina patronum … expl. … inmunitatem ipse tribuit.
X (ff. 191r-193r)
Dictatum de consiliariis, continuazione, fino alla fine inc. si autem queratur … expl. … que est circa .CV. constitutio. Explicit de consiliariis feliciter.
XI (ff. 193r-194r)
Collectio domini Iuliani antecessoris inc. Item collectio domni Iuliani antecessoris … expl. … contrarietatem discernere. Explicit.
XII (ff. 194r-200v)
Summae Novv. 134 e 117
XIII (ff. 200v-202r)
Passio sancti Gorgonii martiris (aggiunta nel sec. XII/1) inc. Passio sancti Gorgonii martiris. Magnum summopere studium in perquirendis… expl. … colligenda canes et lupi.
Organizzazione del testo e decorazione. Il testo delle Istituzioni è scritto di continuo, senza divisione in paragrafi; alla fine del frammento è presente la subscriptio in scrittura distintiva onciale, scritta su 8 linee in inchiostro alternativamente rosso e nero. Del Digesto sono presenti le
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rubriche dei primi due titoli soltanto, poi è stato lasciato lo spazio in bianco; sono conservate tracce della numerazione greca. Scrittura. Precarolina del tipo di Nonantola. Le mani che compaiono nell’unità principale sono quattro: la prima scrive l’indice dei capitoli ai ff. 1v-19r, la seconda scrive i ff. 19v-38v, la terza scrive i ff. 38v-150r, la quarta i ff. 150r-200v. La seconda mano usa una precarolina di modello librario, serrata e piuttosto disordinata; la terza mano è più corsiva, con le lettere molto spazieggiate; la quarta mano usa una bella scrittura libraria.
Il fascicolo contenente le Istituzioni e il Digesto presenta una scrittura molto simile a quella usata dalla terza mano dell’unità principale, ma di modulo molto più minuto. Glosse e note. Nessuna annotazione coeva è presente ai margini del testo delle Istituzioni e del Digesto. Le correzioni al margine, effettuate sulla base di una collazione con il testo della Florentina, sono presumibilmente di mano di Pierre Pithou. Ai ff. 183r e 191r sono presenti due segni di rimando a segnalare l’interruzione del testo della Lex Dei e la sua ripresa; una mano di età moderna (forse quella di Pithou?) aggiunge a f. 183r respondet hec nota ei quae est ad finem Legis Dei e a f. 191r haec nota repondet ei quae adiecta est initio quaternionis inserti huic codici qui continet finem Institutionum et initium Digestorum.
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CAPITOLO II
LA RIEMERSIONE DELLE ISTITUZIONI E I CODICI PREIRNERIANI capitolo ii
Dopo la parentesi carolingia, legata a precisi orizzonti culturali e politici e ad ambienti ben determinati, le Istituzioni tornano alla luce solo nell’XI secolo, all’interno di manoscritti che si possono dividere in due gruppi o filoni.
la
Il primo è un esiguo filone di ambito certamente ecclesiastico, rappresentato da due manoscritti (nr. 5 e nr. 6) che contengono le Istituzioni o parte di esse insieme con una composizione di testi (fonti romanistiche di diritto della Chiesa, parti di leggi cosiddette ‘nazionali’) che sembra rispondere a un modello tutto altomedievale, come quello che in età carolingia era stato rappresentato dal manoscritto di Leipzig, UB, Hänel 8 + 9 (nr. 3).
riemersione delle istituzioni e i codici pre irneriani
Il primo manoscritto appartenente a questa tipologia è oggi il codice London, BL, Add. 47676 (nr. 5), scritto in beneventana del tipo cassinese e risalente ai primissimi anni del secolo XI1, che contiene la famosa Collectio Gaudenziana, formata da estratti di diritto romano (dall’Epitome Iuliani, dal Codice di Giustiniano e dalle Istituzioni), del diritto romano-barbarico della Lex Romana Wisigothorum (nella forma della Epitome Aegidii) e di diritto visigoto (Lex Wisigothorum e i Fragmenta Gaudenziana, 14 capitoli di diritto visigoto scoperti ed editi sulla base di questo codice da Augusto Gaudenzi)2. Pur essendo appunto un codice miscellaneo, che per la scelta dei testi che contiene appare legato a una tipologia di manoscritti giuridici di modello più risalente, esso riveste straordinaria importanza per quanto riguarda la tradizione delle Istituzioni, sia a causa della sua antichità sia perché è il primo testimone, in ordine cronologico, a contenere, sia pure in forma abbreviata3, tutto il testo dell’opera. La forma in cui compare il 1 Secondo LOEW, Beneventan Script, I, p. 338, il manoscritto sarebbe da attribuire alla fine del X secolo. 2 Si veda GAUDENZI, Un’antica compilazione, pp. 202-205. 3 Questa riduzione delle Istituzioni appare un fenomeno unico nell’ambito della tradi-
zione dell’opera: l’Abbreviatio Institutionum contenuta infatti nel manoscritto di Torino,
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testo delle Istituzioni, infatti, non è tanto un’epitome, come è stata spesso definita, quanto piuttosto una versione con molti tagli e qualche semplificazione che riducono l’opera a circa metà del testo originario, secondo un procedimento di riduzione comune anche a diversi degli altri testi accolti nella Collectio Gaudenziana. Il manoscritto della Collectio Gaudenziana è stato oggetto di grande attenzione da parte della letteratura storico-giuridica4. La questione principale affrontata dalla storiografia è stata quella dell’origine della Collectio; non sussistono dubbi infatti sull’origine italo-meridionale del manoscritto5. Wolfgang Kaiser6 propone l’ipotesi che quest’ultimo non sia un apografo di qualche raccolta precedente, facendo coincidere quindi datazione e localizzazione della Collectio Gaudenziana con quelle del codice che la contiene, che in questo caso costituirebbe un importantissimo testimone della conoscenza e di una certa capacità di rielaborazione delle fonti di diritto romano nell’Italia meridionale7. Si ripropone così la questione dei possibili percorsi di una sopravvivenza di testi del diritto giustinianeo nell’Italia meridionale non bizantina8; il problema principale, infatti, è: si tratta di sopravvivenza, appunto, o di circolazione di testi, dai ducati costieri, da terre d’oltremare a diritto visigoto,
BNU, D.V.19 (nr. 22), oltre a essere sensibilmente più tarda, costituisce piuttosto un primo passo, non casualmente di origine francese, verso la pratica delle summae. La cosiddetta epitome Institutionum presente nella Collectio Gaudenziana è stata messa in relazione con una qualche scuola giuridica o con l’ambiente di palatia dove sarebbero stati conservati i libri legum Romanorum da SANTINI, Il sapere giuridico, p. 110; si tratta di un’ipotesi suggestiva, che però non è sostenuta da prove sufficienti. 4 Insieme con la Lectio legum, la Collectio Gaudenziana è tra i due «maggiori pasticci della letteratura giuridica altomedievale» (CORTESE, Il diritto nella storia medievale, I, p. 249). Dopo il lavoro dello scopritore GAUDENZI, Un’antica compilazione, si vedano per tutti: CONRAT, Geschichte, pp. 166-168, 277-284; BESTA, Fonti, p. 176; ASTUTI, Lezioni, pp. 333337; ID., Tradizione, p. 180; MOR, Per la storia dei libri giustinianei, pp. 441-509; CORTESE, Il diritto nella storia medievale, I, p. 242 e nt., 249-253, nonché i vari accenni contenuti nei diversi contributi di PATETTA, ora raccolti negli Studi; si veda anche da ultimo KAISER, Epitome Iuliani, passim alle pp. 655-846. 5 Deve infatti essere frutto di un lapsus l’indicazione presente in DOLEZALEK, Verzeichnis, s.v., che dà l’Italia del nord come luogo di origine del codice. 6 Epitome Iuliani, pp. 838-839; l’Autore riporta anche l’intero status quaestionis sulla collezione, nonché un puntuale elenco del contenuto del codice che la contiene alle pp. 670692. 7 Lo stesso KAISER, Epitome Iuliani, fornisce interessanti paralleli sul versante documentario a p. 846. 8 Si veda TRIFONE, Il diritto giustinianeo nel mezzogiorno, p. 7, che considera la Collectio
Gaudenziana come prova della sopravvivenza della legislazione giustinianea nel mezzogiorno.
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CAPITOLO II
dal nord Italia (Paolo Diacono)? La questione è complicatissima da dipanare, anche solo in relazione alla provenienza dei testi riuniti nella Collectio Gaudenziana: per esempio, il testo della Lex Romana Wisigothorum contenuto in questo codice è vicino a quello del IX secolo di Klagenfurt, originario di Nonantola9; o ancora, per quanto riguarda le Istituzioni, sono presenti alcune significative varianti testuali: per esempio, a f. 34va, in corrispondenza del testo di I. 3,14, pr., il testo di questo codice è veluti mutui datione, ligatis veluti mutui obligatione; l’edizione di Krüger riporta la lezione veluti mutui datione comune anche al Digesto, mentre B(amberg, Jur. 1) e T(orino, D.III.13) portano la lezione veluti mutui obligatione10. Il secondo manoscritto avvicinabile alla prima tipologia che ci sembra di poter enucleare per l’XI secolo è conservato a Vercelli, BCap., 122 (nr. 6)11; originario dell’area romana12, esso risale probabilmente alla prima metà del secolo XI13 ed è composto da una unità principale e da un fascicolo aggiunto all’inizio del codice. Benché più tardo, anch’esso corrisponde in pieno alla tipologia e all’orizzonte culturale che già si sono visti caratterizzare alcuni codici di età carolingia, come per esempio il manoscritto di Leipzig (nr. 3), o, ancora di più, il codice lat. fol. 269 di Berlino (nr. 4). L’unità principale contiene infatti l’Epitome Iuliani con varie appendici, il Dictatum de consiliariis, la Lex Dei e diversi excerpta, di cui alcuni tratti dalla Summa Perusina, dall’epitome egidiana del Breviarium Alarici e dalle opere di Isidoro di Siviglia14. Se si eccettuano gli estratti di varia 9 Cfr. supra, p. 28 nt. 64. 10 Anche KAISER, Epitome Iuliani, nota questa lezione e ne riporta altre a pp. 695-703. 11 Le più recenti e ampie descrizioni in CIARALLI, Produzione manoscritta, pp. 83-90, e
KAISER, Epitome Iuliani, pp. 122-146. 12 CIARALLI, loc. cit., ha identificato la scrittura del codice come romanesca. 13 Il codice è stato recentemente attribuito alla seconda metà dell’XI secolo da RADDING
— CIARALLI, Corpus Iuris, p. 305, e poi di nuovo da CIARALLI, Produzione manoscritta, p. 88. Io propenderei piuttosto per i primi decenni del secolo, seguendo PATETTA, Sopra alcuni manoscritti, p. 44 nt.; quest’ultima datazione è ora accettata anche da KAISER, Epitome Iuliani, p. 124. In passato il manoscritto era stato variamente datato: esauriente resoconto della letteratura in CIARALLI, Produzione manoscritta, pp. 86-88. 14 Sulla base della presenza delle etimologie tratte da Isidoro per la spiegazione delle parole presenti nel Codice, KAISER, Epitome Iuliani, avanza cautamente a p. 145 il suggerimento che il manoscritto possa aver avuto qualcosa a che fare con la scuola; considerati però l’aspetto generale del codice, la presenza di un apparato decorativo elaborato (almeno nelle intenzioni), l’uso di una scrittura tipizzata, la mancanza di glosse, appare difficile pensare a una destinazione di questo tipo.
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provenienza, la composizione di testi del codice vercellese lo mette in stretto rapporto con quello di Berlin, SB, lat. fol. 269 (nr. 4)15, naturalmente per la parte unitaria di quest’ultimo (escluso quindi il fascicolo berlinese contenente i frammenti di Istituzioni e Digesto). Il fascicolo aggiunto del codice di Vercelli è coevo e originario del medesimo scriptorium del resto del manoscritto16: la scrittura è infatti molto simile a quella usata dalla mano A dell’unità principale del codice, soprattutto nei fogli finali, e anche rigatura e impaginazione sono identiche; il fascicolo, quindi, probabilmente non proviene da un altro codice preesistente ma è stato confezionato appositamente per essere aggiunto al corpo principale del codice, forse perché questo era acefalo. Il fascicolo aggiunto contiene vari testi di diversa estensione, fra cui alcuni excerpta giuridici tratti dalla Lex Salica, dal Codice giustinianeo e dalle Istituzioni17; l’estratto dalle Istituzioni, consistente nella costituzione di promulgazione Imperatoriam e molto scorretto dal punto di vista ortografico e grammaticale, è copiato in fine del fascicolo. La presenza di un excerptum delle Istituzioni insieme con estratti dal Codice di Giustiniano, all’interno di un manoscritto di origine romana, introduce al nodo centrale della riemersione delle Istituzioni nell’XI secolo; sempre a Roma, infatti, riconduce il primo manoscritto (Bamberg, Jur. 1 [nr. 7]) appartenente alla seconda tipologia emergente nell’XI secolo, quella dei testimoni integrali del testo, e il legame con il Codice di Giustiniano appare caratterizzare parecchi testimoni di un filone di trasmissione delle Istituzioni che si spinge fino al XII secolo e che, come si vedrà, sembra disporsi lungo una direttrice che va da Roma alla Toscana orientale all’Italia settentrionale padana. I manoscritti integrali delle Istituzioni fra XI e XII secolo appaiono infatti legati fra loro da suggestivi indizi e coincidenze, che inducono a ipotizzare la possibilità che la riemersione del testo integrale delle Istituzioni sia avvenuta a partire da un unico punto di origine, come già ebbero ad accennare Federico Patetta e Alberto Alberti sulla base dell’esame dei primi strati di glosse18. Ciò parrebbe essere in parte suggerito anche
15 Si vedano SCHULZ, Manuscripts, e da ultimo KAISER, Epitome Iuliani, passim. 16 Così giustamente osserva anche KAISER, ibid., pp. 123-124. 17 Sempre KAISER, ibid., a p. 146 suggerisce con prudenza la possibilità che i compilatori del codice abbiano avuto a disposizione esemplari (interi?) della Lex Salica e delle Istituzioni. Come l’Autore stesso sottolinea, si tratta però di un’ipotesi ancora in attesa di essere adeguatamente verificata. 18 PATETTA, Sopra alcuni manoscritti, p. 58; ALBERTI, Ricerche, p. 105.
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CAPITOLO II
dalla circostanza, segnalata per esempio da Peter Weimar19, che non sembrano emergere significativi divari testuali nella tradizione del testo delle Istituzioni; è ovvio infatti che un testo che attraversa tanti secoli di storia non può non presentare problemi (basti vedere l’introduzione all’edizione di Paul Krüger), ma per valutare la consistenza di tali problemi basterebbe confrontare la situazione testuale delle Istituzioni con quella, incomparabilmente più complicata, del Codex Iustinianus. Ma vediamo con ordine. Come accennato, la seconda tipologia che compare nell’XI secolo è quella che si potrebbe definire del ‘Libro delle Istituzioni’: essa è rappresentata da un gruppo di manoscritti di formato piccolo-medio che tendenzialmente (a meno di composizione, che può anche essere di poco posteriore) nascono per contenere tutto e solo il testo delle Istituzioni giustinianee. L’inizio di questa nuova era è inaugurato dal famoso codice conservato a Bamberg, Jur. 1 (nr. 7), risalente all’inizio del secolo, studiatissimo sia sul piano storico-giuridico sia paleografico, e importante perché segna la prima riemersione del testo integrale delle Istituzioni, da localizzarsi con ogni probabilità a Roma20. Il manoscritto fu portato a Bamberg presumibilmente dall’imperatore Enrico II, che lo donò alla cattedrale21; rimane incerto se il codice sia stato prodotto per lo stesso Enrico II o se abbia fatto parte già della biblioteca del suo predecessore Ottone III22. Niente si può aggiungere ai risultati stabiliti dalla ricchissima bibliografia, se non forse l’impressione che il presumibile antigrafo tardoantico, in onciale, sembra aver lasciato qualche influenza in un certo arcaismo e in una percettibile tendenza al tondeggiamento della scrittura, che risulta altrimenti estranea allo standard della tipizzazione romanesca della minuscola carolina, e anche nel formato del codice, tendente al 19 WEIMAR, Die legistische Literatur, p. 162: «die Handschriften der Glossatoren stimmen im wesentlichen mit dem antiken Text überein». 20 Già Elias Avery Lowe aveva attribuito il manoscritto al territorio di Roma: LOEW,
Beneventan Script, p. 265; si veda ora SUPINO MARTINI, Roma e l’area grafica romanesca, pp. 41, 127 e nt., che ha identificato la scrittura della prima mano del codice come romanesca. Va segnalato che secondo FERRARI, Manoscritti e testi, p. 108, il codice potrebbe essere stato scritto a Napoli. 21 Si veda BISCHOFF, Italienische Handschriften, p. 176. 22 MÜTHERICH, The Library, in part. p. 18; la studiosa attribuisce il manoscritto al X se-
colo, ma secondo BISCHOFF, loc. cit., la scrittura è troppo avanzata per essere attribuita agli anni di impero di Ottone III (983-1002).
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quadrato. Benché poi il testo portato da questo venerando testimone non sia certamente dei migliori (le parti in greco vengono tralasciate dalla prima mano, che lascia in bianco lo spazio per inserirle, mentre la seconda mano le trascrive senza comprenderle) e presenti parecchie grafie fonetiche, la strana abbondanza di ipercorrettismi potrebbe suggerire, almeno per la prima parte del codice, il tentativo di confezionare un prodotto di alto livello. I due manoscritti successivi a riportare (almeno originariamente) il testo integrale delle Istituzioni sono i celebri testimoni di Torino, BNU, D.III.13 (nr. 8) e Montecassino, Compact. XI, Iur. 1 (nr. 9). Il primo è databile intorno alla metà dell’XI secolo, il secondo potrebbe essere di qualche tempo più tardo23; essi sono accomunati dal punto di vista testuale24 e possono essere localizzati probabilmente in Italia centrale, fra Lazio e Toscana. Il codice di Torino (nr. 8) è considerato importantissimo nella letteratura storico-giuridica per la presenza di un apparato molto stratificato di glosse25, risalenti in parte all’età giustinianea con suggestive corrispondenze alla parafrasi di Teofilo26. Poiché il primo fascicolo era caduto, il manoscritto venne integrato nel XIII o XIV secolo con un fascicolo proveniente da un altro codice delle Istituzioni, databile fra la fine del sec. XI e l’inizio del XII, tipologicamente molto affine agli altri dello stesso periodo (cfr. infra)27. L’origine centro-italiana, e forse più probabilmente toscana, del manoscritto è suggerita dalla scrittura, che appare armoniosa e di grande modulo, dalla forma notevolmente arrotondata – caratteristiche che la 23 La storiografia aveva tradizionalmente assegnato a questi due manoscritti, come anche a Bamberg, Jur. 1 (nr. 7), una datazione oscillante fra IX e X secolo, ma si tratta di datazioni che devono essere riviste; si veda in generale il lavoro di RADDING — CIARALLI, Corpus Iuris. 24 Si veda PATETTA, Sui frammenti di Montecassino, p. 262. 25 Sui diversi strati di glosse della parte più antica del manoscritto, si vedano per tutti
PATETTA, Sopra alcuni manoscritti; BESTA, Fonti, pp. 111-112; i lavori di ALBERTI, soprattutto Glossa Torinese e Ricerche; CORTESE, Il diritto nella storia medievale, II, p. 25 e ntt. 26 Per queste corrispondenze vedi FERRINI, La glossa torinese, e SCHELTEMA, L’enseigne-
ment, nonché da ultimo FALCONE, I prestiti. 27 La scrittura delle righe che congiungono il testo delle due unità dell’attuale manoscritto torinese potrebbe essere francese. Sembrerebbe inoltre esistere qualche filo di congiunzione fra questo manoscritto e l’altro, pure conservato alla Biblioteca Nazionale Universitaria di Torino con la segnatura D.V.19 (nr. 22) e di pressoché certa provenienza francese, soprattutto per le glosse: vedi per esempio ALBERTI, Ricerche, p. 105; GOURON, Le «grammairien enragé», p. 464.
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avvicinano alla carolina riformata di area lucchese o aretina di questo periodo –, e da alcune grafie fonetiche e glosse volgari presenti nel testo, che potrebbero ricondurre appunto alla Toscana: oltre alle glosse segnalate da Alberto Alberti28, si può ricordare qui la notevole forma piscio per pensio, in cui la grafia sc è quella comunemente usata per l’esito tipicamente toscano del nesso /sj/, cioè la fricativa /Ø/, prima della sonorizzazione che darà vita al volgare pigione (pronunciato naturalmente /pi´òone/)29. Per quanto riguarda il manoscritto di Montecassino, oggi frammentario (nr. 9), già da Max Conrat e Federico Patetta30 fu avanzata l’ipotesi che potesse trattarsi dell’esemplare delle Istituzioni arrivato a Montecassino al tempo dell’abate Desiderio (aa. 1056-1085), che, secondo una famosa notizia riportata da Pietro Diacono, aveva appunto fatto copiare le Istituzioni e il Codice di Giustiniano per la biblioteca del monastero31. Esso è anche il primo dei testimoni integrali delle Istituzioni a presentare una traccia significativa della presenza del Codice giustinianeo: ai margini degli attuali ff. 9v e 10r si trovano infatti trascritte tre costituzioni tratte dal quarto titolo del secondo libro del Codice (C. 2,4,21; C. 2,4,23; C. 2,4,24). Questo collegamento con il Codice costituirà un filo rosso di diversi manoscritti di XI e principio del XII secolo, e lascerà tracce anche in età successiva. Il codice è scritto in una minuscola un po’ pesante, più squadrata rispetto alla scrittura del manoscritto di Torino (nr. 8); anche per questo testimone si potrebbe pensare a un’origine centro-italiana, forse più spostata verso l’area laziale: già Paola Supino Martini aveva accennato alla possibilità che Montecassino, ai tempi del suo forte legame con la Roma della riforma32, avesse potuto ricevere dall’area romana, fra l’altro33, anche alcuni testi di diritto civile34. Può essere interessante a questo proposito notare la presenza, a f. 13r del codice, della glossa (coeva alla scrittura del testo) lavandario alla parola fulloni di I. 3,24,1: la
28 ALBERTI, Glosse volgari. 29 Vedi BRUNI, L’italiano, pp. 269-270; ROHLFS, Fonetica, pp. 403-406. 30 CONRAT, Geschichte, p. 63; PATETTA, Sui frammenti di Montecassino, p. 259. 31 LOEW, Beneventan Script, I, p. 81. 32 SUPINO MARTINI, Roma e l’area grafica romanesca, p. 46. 33 Ibid., pp. 148-149. 34 Ibid., p. 128.
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parola lavandarius è attestata per la prima volta a Farfa, all’inizio dell’XI secolo35. *
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Al periodo fra la fine dell’XI e l’inizio del XII secolo risale un gruppo di manoscritti che incarnano perfettamente la tipologia, sopra indicata, del ‘Libro delle Istituzioni’: di piccolo formato, dalla mise en page molto simile, contengono tutto e solo il testo delle Istituzioni e, per le loro caratteristiche grafiche, possono essere ricondotti all’area centro-italiana; in particolare, alcuni di loro indirizzano più precisamente alla regione toscana orientale36. Per esempio, il manoscritto di Poppi, Biblioteca Comunale, 206 (nr. 10) è sorto in ambiente toscano, forse aretino37, con l’intervento e forse per iniziativa di Pietro detto d’Arezzo38, che figura come correttore e scrive qualche glossa39. Caso unico fra tutti i testimoni delle Istituzioni, la copia è eseguita da ben dieci persone, che offrono un ampio ventaglio di atteggiamenti della scrittura, una piccola minuscola a volte più posata e d’impronta libraria, a volte ricca di tratti di origine documentaria40; tale ampio spettro grafi35 CORTELAZZO — ZOLLI, Dizionario etimologico, s.v. 36 Per la presenza nella Toscana dell’XI-XII secolo di una notevole cultura giuridica, e
in particolare per la conoscenza del diritto romano, vedi il classico BESTA, Il diritto romano. 37 NICOLAJ, Alle origini della minuscola notarile, p. 65 e nt. 22. 38 Di questo significativo personaggio, dopo l’accenno di BESTA, Il diritto romano, pp.
87-88, si è occupata in svariati luoghi la stessa Giovanna Nicolaj: vedi NICOLAJ, Alle origini della minuscola notarile, pp. 65 e 69; EAD., Cultura e prassi, pp. 75-113; EAD., Ambiti di copia, pp. 491-492; EAD., Documenti e libri legales a Ravenna, pp. 770-773. 39 NICOLAJ, Cultura e prassi cit., p. 93. Oltre alle glosse individuate da Nicolaj, sono presenti altre annotazioni di mano di Pietro ai ff. 8r (integrazione di necessarium alla parola heredem di I. 1,6,1), 14v (correzione di un saut du même au même e integrazione del testo omesso a I. 1,12,7: nepotem vero vel neptem manumittere), 20v (glossa sciendum est quanticunque sint nepotes locum unius filii habeant a I. 1,25, pr.), 27r (glossa interlineare a conseruit [sic] di I. 2,1,32: i. seminavit, e variante giusta al margine: alias consevit), 34v (glossa a I. 2,9,3: idest aut promissione adquirant vel ex donatione). Per altre glosse non sono riuscita a stabilire con certezza se la mano fosse quella di Pietro. Le glosse e le annotazioni di Pietro sono edite da CRESCENZI, La glossa di Poppi, come mano A; a questa però vengono attribuite anche le glosse di una seconda mano, coeva a quella di Pietro: la differenza fra le due è percettibile, soprattutto nel modulo e nell’armoniosità della scrittura. Si può notare che le note dovute a queste due mani sono precedute da un puntino rosso che funge da richiamo alla parola del testo a cui esse si riferiscono. 40 Questi diversi atteggiamenti, partendo da uno standard medio di minuscola usuale senza caratterizzazioni di sorta (per la maggior parte delle mani), vanno dalla spiccata re-
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CAPITOLO II
co corrisponderà alle varie scritture degli altri manoscritti appartenenti a questa tipologia. Caratterizzato da una bella minuscola tondeggiante, non distante nella morfologia delle lettere da alcune realizzazioni documentarie dello stesso Pietro di Arezzo41, ma con più spiccate regolarità e armonia dall’evidente ispirazione libraria, è il codice della famosa Glossa di Casamari, il Sess. 110 (nr. 11), che la storiografia ha sempre localizzato nella zona laziale o campana, quindi probabilmente nella stessa abbazia di Casamari42, addentrandosi però solo di sfuggita nella verifica di questa posizione43. Per le considerazioni svolte, si preferisce tuttavia pensare a un’origine più settentrionale del manoscritto. Torna a puntare alla Toscana il codice di Bamberg, Jur. 2 (nr. 12): non solo la scrittura corrisponde al panorama grafico testimoniato dal manoscritto di Poppi, ma alcune aggiunte, presenti a f. 75v, rimandano decisamente a quella zona: in una prima aggiunta, coeva alla scrittura del testo, è nominata Poggibonsi, mentre la seconda aggiunta, databile intorno al 1191, attesta quantomeno una risalente circolazione toscana.
golarità e dal tondeggiamento della mano C a realizzazioni di scritture più peculiari, come p. es. quelle delle mani E e G, soprattutto di quest’ultima. Si può notare qui che la mano F presenta il vezzo di allungare artificiosamente nel margine inferiore le aste discendenti dell’ultima riga della pagina; questa caratteristica si ritroverà anche in altri manoscritti (vedi Bamberg, Jur. 2 [nr. 12] e Firenze, Ashburn. 1560 [nr. 21]), di epoche diverse ma accomunati dalla presenza di uno stesso estratto dal Codice copiato subito dopo le Istituzioni. 41 Cfr. per esempio il documento nr. 467 del fondo SS. Fiora e Lucilla dell’Archivio Capitolare di Arezzo, di cui vedi il facsimile in NICOLAJ, Alle origini della minuscola notarile, tav. XI. 42 Alla quale il manoscritto apparteneva prima di passare alla biblioteca di Santa Croce in Gerusalemme a Roma e quindi nel fondo Sessoriano della Biblioteca Nazionale Centrale; per la storia dei manoscritti sessoriani, vedi PALMA, Sessoriana. 43 Gli storici giuristi (BESTA, Fonti, p. 331; PATETTA, Sopra alcuni manoscritti, p. 58;
ALBERTI, Ricerche, p. 105) hanno concentrato la loro attenzione essenzialmente sulla glossa, riconducendola a quel territorio verosimilmente sulla base della presenza, in una delle mani che chiosano il codice, di una serie di caratteristiche grafiche tipiche anche della scrittura meridionale (il legamento ri e il legamento di ti assibilato; tuttavia questi due tratti corsivi non sono infrequenti anche nelle regioni del centro-nord: NICOLAJ, Ambiti, p. 495, sottolinea che proprio la legatura ri viene usata in ambiente di pratici e nella zona toscoemiliana fino ai primi decenni del XII secolo); anche ADORISIO, Dinamiche librarie cistercensi, pp. 91-92, aveva ricondotto il Sess. 110 alla stessa Casamari, ma da ultimo, tornando sul manoscritto (scheda nr. 11 in CATALDI — CORATTI, Una spiritualità operosa, p. 98), ne ha indicato l’origine nell’Italia centrale in genere.
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ELENCO DEI MANOSCRITTI
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Questo codice è strettamente legato al coevo e simile parigino lat. 442144 (nr. 13) per la presenza del titolo 9,13 del Codice45, copiato in entrambi i manoscritti di séguito alla fine delle Istituzioni dalla stessa mano che scrive queste ultime, senza altro segno distintivo se non un’iniziale semplice. Questa aggiunta compare, con le medesime modalità, anche in altri tre manoscritti appartenenti a una generazione successiva46, spingendo in pieno XII secolo una traccia di tradizione legata al Codice giustinianeo. Si può notare di sfuggita che i tre manoscritti che portano il titolo per intero (nrr. 15, 18, 21) presentano lo stesso errore nell’ultima parola del testo (sanctimus47 in luogo di sancimus) e, cosa in genere non sottolineata, che nel Par. lat. 4421 e nel codice di Bruxelles sono presenti anche altri estratti dal Codice, di cui uno in comune (C. 2,19,2). La ragnatela di legami fra i manoscritti delle Istituzioni di questo periodo si estende anche alle glosse, e coinvolge anche la parte aggiunta all’inizio del codice di Torino (nr. 8), che peraltro, per scrittura e aspetto generale della pagina, sembra rientrare pienamente nella tipologia in esame48. Tutti gli indizi e i legami che accomunano i manoscritti dalla metà dell’XI secolo all’inizio del XII suggeriscono insomma di ipotizzare anche per le Istituzioni quella stessa «pista» – che da Roma passa per la
44 Per una datazione del manoscritto di Parigi al secondo quarto del XII secolo vedi RADDING — CIARALLI, Corpus Iuris, p. 305. 45 Titolo de raptu virginum seu viduarum necnon sanctimonialium; l’inserzione di questo estratto può essere stata motivata dalla menzione, a I. 4,18,8, della comminazione della pena capitale a chi commettesse questo reato. 46 Bruxelles, IV.384 (nr. 15); Firenze, Ashburnham 1560 (nr. 21); Warszawa, 2 (nr. 18). Anche alcuni manoscritti posteriori al XII secolo contengono lo stesso estratto dal Codice: vedi DOLEZALEK, Repertorium, p. 123; lo studioso osserva che forse questa aggiunta era usuale nella zona franco-settentrionale e anglonormanna, però i manoscritti più antichi che riportano il titolo sono di probabile origine italiana (per esempio, lo stesso DOLEZALEK, Verzeichnis, s.v., indica in Italia l’origine di Bamberg, Jur. 2 [nr. 12]). 47 Nella forma sanccimus in Paris, lat. 4421 (nr. 13). 48 La grande vicinanza tra le glosse presenti in questi manoscritti viene frequentemente
rilevata nei lavori di PATETTA: p.es. Sopra alcuni manoscritti, pp. 28, 50, 63 e passim; ID., Manoscritti di Bamberga, pp. 264-270, in cui l’Autore parla di «strettissima relazione» delle glosse del manoscritto Jur. 2 di Bamberg (nr. 12) con quelle dei fogli aggiunti di Torino (nr. 8), e di casi di «concordanza quasi letterale» fra le glosse dello stesso codice di Bamberg e quelle del Sess. 110 della Biblioteca Nazionale di Roma (nr. 11); vedi ibid., p. 269, per glosse comuni ai manoscritti bamberghese e torinese.
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CAPITOLO II
Toscana orientale e si dirige al nord padano – proposta da Giovanna Nicolaj per la riemersione del Codice di Giustiniano49. Codice e Istituzioni si trovano infatti usati dalla prassi sin dalla seconda metà del secolo XI sia a Roma sia in Toscana50, e tra Roma e la Toscana si muove il già menzionato Pietro d’Arezzo51: a lui sono dovuti, oltre alle glosse e correzioni nel codice delle Istituzioni di Poppi (nr. 10), come si è già visto, anche la trascrizione di un intero manoscritto e l’inizio della copia di un altro esemplare del Codice di Giustiniano52. La singolarità del fatto che il testo delle Istituzioni di Poppi sia scritto da ben dieci persone trova riscontro anche nel manoscritto di Pistoia contenente il Codice, in cui Pietro trascrive la prima parte, e che in tutto è scritto da otto persone53: forse non è possibile pensare già a una ‘scuola’, nel senso istituzionale del termine54, ma di certo l’impronta di Pietro su questo momento della storia dei testi giustinianei, Codice e Istituzioni, fa pensare molto55. Per concludere, ai primi decenni del XII secolo risale probabilmente56 il famoso e studiatissimo manoscritto Köln, HA, Best. 7010 (W), 328 (nr. 14), contenente le Istituzioni e l’Epitome Iuliani, oltre a un certo numero di altre operette di ambito pratico-scolastico (piccoli trattati sulle azioni, retoricamente presentati come costituzioni di Giustiniano57); per la parte relativa alle Istituzioni il codice è inoltre corredato da
49 NICOLAJ, Documenti e libri legales a Ravenna, p. 773. Per le Istituzioni, con argomentazioni meno stringenti, vedi anche SANTINI, Il sapere giuridico, pp. 122-123. 50 Per tutti vedi NICOLAJ, Cultura e prassi, pp. 35-37, 84-86. 51 Si veda EAD., Ambiti di copia, p. 492, e Documenti e libri legales a Ravenna, p. 770,
secondo la quale, prima di stabilirsi ad Arezzo, Pietro era stato datario del papa Alessandro II (lo stesso che cita le Istituzioni in una sua sinodo: cfr. infra, p. 102 e nt. 32). 52 Si tratta dei codici di Pistoia, Archivio Capitolare, C. 106, e Paris, BNF, lat. 4516, sui quali vedi CIARALLI, Sul manoscritto pistoiese. Per l’identificazione del primo scrittore del manoscritto pistoiese e del copista di tutto il manoscritto parigino (che sono la stessa persona secondo Ciaralli) con Pietro d’Arezzo, vedi NICOLAJ, Documenti e libri legales a Ravenna, p. 771 e nt. 53 CIARALLI, Ancora sul manoscritto pistoiese cit. 54 NICOLAJ, Documenti e libri legales a Ravenna, p. 777. 55 Non mi azzardo a toccare la questione della possibile identificazione di Pietro d’Arez-
zo con Pepo baiulus proprio di Codice e Istituzioni; basti il rimando ai lavori di Nicolaj già citati alla nota 38 e alla bibliografia ivi indicata. 56 Per l’opportunità di una datazione più bassa rispetto a quella tradizionale, che collo-
cava il manoscritto alla fine dell’XI sec., vedi RADDING — CIARALLI, Corpus Iuris, pp. 306, 308, che datano il codice alla prima metà del XII secolo. 57 Editi da KLENZE, Justinianische Constitutionen.
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ELENCO DEI MANOSCRITTI
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un apparato di glosse che sono state messe in relazione con la scuola longobardistica di Pavia58. L’interesse per la processualistica e i legami con i testi del diritto longobardo localizzano il manoscritto, secondo Cortese59, in quel «medesimo ambiente scolastico lombardo» a cui punterebbero le operette sopra ricordate; il codice di Colonia potrebbe così rappresentare la punta settentrionale della riemersione delle Istituzioni lungo la direttrice Roma – Toscana orientale – Italia settentrionale a cui si faceva cenno sopra. Non è tuttavia esclusa del tutto, a mio parere, la possibilità di situare diversamente l’ambito di produzione del codice di Colonia: sul piano grafico, penso infatti a un comune bacino di scritture nel quale, per fare solo un esempio, i ff. 1r-22v di Colonia (prima parte delle Istituzioni) potrebbero trovare un lontano antecedente nella scrittura della mano E del manoscritto di Poppi (nr. 10)60; sul piano contenutistico, d’altro canto, un interesse molto precoce per la dottrina delle azioni e una cultura giuridica che si estende dal versante longobardistico a quello romanistico costituiscono i tratti più salienti di alcuni successori e allievi di Pietro di Arezzo, fra i quali spicca Guglielmo61.
58 Già da Hermann Fitting nel 1891: vedi FITTING, Die Institutionenglossen des Gualcausus; per la scuola di Pavia e per i legami fra questa e la glossa di Colonia, vedi per tutti l’introduzione di VACCARI, Diritto longobardo, soprattutto p. 20, e DIURNI, Expositio; si veda anche la sintesi di CORTESE, Il diritto nella storia medievale, II, pp. 13-24 e 26-27, con bibliografia. 59 Ibid., p. 27. 60 CIARALLI, Produzione manoscritta, pp. 92-95, ha invece identificato la scrittura dei ff.
1r-22v come romanesca, proponendo quindi, ma in forma molto dubitativa, una provenienza del manoscritto dall’area romana. 61 Si vedano: NICOLAJ, Alle origini della minuscola notarile, pp. 69-70; EAD., Cultura e prassi, pp. 91-93; EAD., Gli acta giudiziarî, p. 14.
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*5 London, British Library, Add. 47676 (olim Holkham, Library of the Earl of Leicester, 210) (tav. VI)
Bibliografia. GAUDENZI, Compilazione; PATETTA, Capitula ex lege iustiniana, p. 12; PATETTA, Il Breviario Alariciano, pp. 18-20; CONRAT, Geschichte, pp. 42, 166, 277-284; PATETTA, Per la storia del diritto romano nel Medio Evo, pp. 5, 11; PATETTA, Sui frammenti di diritto germanico; BESTA, Irnerio, p. 13 nt.; PATETTA, Adnotationes Codicum domini Justiniani, p. XI nt.; MOMMSEN, Codex Theodosianus, p. CI; KANTOROWICZ, Entstehung, p. 52, 233-234; GENZMER, Kodifikation, p. 360; ASTUTI, Lezioni, pp. 47, 333, 335-336; ASTUTI, Tradizione, pp. 180, 182, 183; MOR, Per la storia dei libri giustinianei, pp. 11, 12, 14-15; CENCETTI, Lineamenti, p. 124; VISMARA, Fragmenta Gaudenziana, pp. 3-4; VISMARA, Le fonti, p. 14; Catalogue of Additions, p. 46; MORDEK, Bibliotheca capitularium, pp. 104, 250, 758, 809-810; CORTESE, Storia, p. 136 e nt.; LOWE, Beneventan Script, I, p. 338; II, p. 52; SANTINI, Il sapere giuridico, pp. 110, 137, 140; CORTESE, Il diritto nella storia medievale, I, pp. 242 e nt., 248-253; KAISER, Epitome Iuliani, pp. 655-846 e passim (erroneamente cit. 46676).
sec. XI in., Italia meridionale Composito di due unità (prima unità: ff. 1-156, primi 20 fascicoli di cui l’ultimo mutilo; seconda unità: ff. 157-164, ultimo fascicolo). Membr., ff. I (cart., di restauro) + II (cart.) + 164 + I (cart., di restauro), mm 285 × 210. Fascicolazione: 1-198 (1-152), 204 (153-156), 218 (157164); i primi diciannove fascicoli sono segnati con numero romano al centro del margine inferiore dell’ultimo foglio verso; inizio fascicoli lato pelo, la regola di Gregory è rispettata. Scrittura disposta su due colonne di ca. 22 linee, con inizio scrittura sopra la prima riga; rigatura a secco. Legatura moderna. Provenienza: chiesa di Santa Maria di Ravello; Marino Freccia (1534); sir Thomas Coke, Earl of Leicester (1715). I (ff. 1ra-88ra)
Ordo mellifluus inc. In Christi nomine incipit ordo mellifluus in expositione legum Romanarum ex constitutione imperiali promulgatè a domno Iustiniano piissimo Augusto …
(ff. 9vb-44va) Iustiniani Institutiones
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ELENCO DEI MANOSCRITTI
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La cosiddetta epitome delle Istituzioni (in realtà, una versione del testo originale ridotta di circa la metà) appartiene alla prima pars dell’Ordo mellifluus, come dimostra la numerazione continua (anche se piuttosto irregolare: dopo il capitolo numerato .XLVIII., infatti, la numerazione ricomincia da .XLV. e arriva fino a .LX.; dopo il numero .LX. si trovano di séguito i numeri .XLI., .LXII. e .XLIII. e dal numero .XLIII. fino al numero .L.; i capitoli sono dunque in totale 74). Mescolati ai capitoli tratti dalle Istituzioni, si trovano estratti da altre fonti: a f. 12va il capitolo numerato .XXXVI., dopo un estratto da I. 1,9, riporta un excerptum di Ep. Iul. 110-111; a f. 18vb il (primo) capitolo numerato .XLV. e a f. 19rb il capitolo numerato .XLVII. (entrambi scritti da altra mano) riportano un estratto dal Breviario Alariciano nella forma dell’epitome egidiana (4,13,1); a f. 33va il capitolo numerato .LVIII. è tratto da Ep. Iul. 493. inc. .XXXI. Ingenuus hic est qui statim ut natus est liber est … expl. … alioquin diligentior eorum sententia vobis ex latioribus Digestorum sive Pandectarum libris Deo propitio adhibentur. Explicit pars prima.
(ff. 44va-88ra) pars secunda inc. Incipiunt capitula partis secunde. Domni Iustiniani perpetuo Augusto Institutionum sibi elementorum compositorum per Tribunianum virum excelsum magistrum ex questorem sacri Palatii iurisque doctissimum et Theofilum virum magnificum magistrum iuris peritum et antecessorem Urbis Romae et Dorotheum virum magnificum quèstorem iuris peritum et antecessorem Berithensium inclite civitatis. Incipiunt capitula secunde partis. (segue indice fino a f. 48vb). Domni Iustiniani perpetui Augusti Institutio. I. De vidua. Si mater… expl. … quantum de iusto pretio fraudatur est, tantum duplum restituat venditori.
II (ff. 88rb-156vb)
Breviarii Alarici Epitome Aegidiana Gli estratti dal Codice Teodosiano occupano i ff. 88rb-120rb; seguono le novelle teodosiane e post-teodosiane (ff. 120rb128rb), il Liber Gai (ff. 128rb-133va), le Pauli Sententiae (ff.
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134rb-155rb), gli estratti dai codici gregoriano ed ermogeniano (ff. 155rb-156vb). inc. Incipiunt tituli legum ex corpore Theodosiani brebiter succincti Theodosii liber. Leges nescire nulli liceat … expl. … Ut neuter in coniugio fiat locupletior et ut verbis inter se obligari possint.
III (ff. 157ra-164va) Epitome Iuliani, estratti Gli excerpta sono tratti da Ep. Iul. 114, 161, 259, 324, 325, 373, 378, 392. In questa seconda unità del codice (fascicolo XXI) il testo è privo di incipit ed explicit, non ci sono titoli né altre indicazioni, salvo i numeri delle costituzioni e dei capitoli di ognuna. inc. Constit. .XXXIIII. kap. .CXIIII. de legitima portione parentibus relinquenda. Omnes tam masculi quam femine decedentes … expl. … huius constitutionis capitula valere sancimus tam in futuris temporibus.
IV (f. 164va-b)
copia di litterae attribuite a Gregorio I papa (Jaffé, nr. 1366) inc. Gregorius episcopus omnibus episcopis … l’explicit, parzialmente rifilato, è illeggibile da microfilm.
Organizzazione del testo e decorazione. Nell’Ordo mellifluus (che contiene gli estratti dalle Istituzioni), i titoli sono numerati e quasi sempre accompagnati dalle rispettive rubriche (per le quali è stato comunque sempre lasciato lo spazio). L’ornamentazione del manoscritto è piuttosto ricca. Per la parte contenente l’Ordo mellifluus (ff. 1-88ra): colonna incipitaria a f. 1ra, in capitale raddoppiata e colorata; iniziali decorate a f. 1ra (In Christi nomine), a f. 1vb (In nomine), a f. 2ra (Legis interpretationem); iniziali figurate a f. 48vb (Si mater, inizio della seconda parte dell’Ordo mellifluus: S figurata in forma di due corpi di uccelli, forse gru), a f. 68vb (Quicumque: Q figurata in forma di testa umana, forse femminile); a f. 80ra (Quicumque: Q figurata in forma di testa umana sbarbata), a f. 87vb (Qui arras: Q figurata in forma di testa femminile). Le iniziali minori sono toccate di colore.
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ELENCO DEI MANOSCRITTI
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Per la parte dell’Epitome egidiana (ff. 88rb-156vb): iniziali decorate a f. 88rb (Leges, inizio del primo libro del Teodosiano), a f. 89vb (Si causa, inizio del secondo libro), a f. 105rb (Si mater, inizio del quinto libro), a f. 108rb (Hoc est nemo, inizio del sesto libro), a f. 108va (Si quis cum aliorum hostibus, inizio del settimo libro), a f. 110vb (Hoc est ut in loco, inizio del nono libro); iniziali figurate a f. 95vb (Cum inter, inizio del terzo libro: C figurata in forma di teste di uccelli), a f. 101ra (Hoc est quod, inizio del quarto libro, H figurata in forma di uccello e serpente), a f. 108va (Amabentes [sic, per amanuenses] cancellarii, inizio dell’ottavo libro: A figurata in forma di leone e uccello in lotta), a f. 134rb (Omnem pactum, inizio del primo libro delle Pauli Sententiae: O figurata in forma di testa maschile con barba) e f. 143r (Qui ab hostibus: Q figurata in forma di testa maschile con barba). Le novelle teodosiane e post-teodosiane (ff. 120rb-134rb) presentano una decorazione più semplice.
Scrittura. Beneventana dell’XI secolo incipiente; nella prima unità sono presenti una mano principale (responsabile anche delle sporadiche correzioni) e una seconda mano che interviene brevemente ai ff. 18vb e 19rb; la seconda unità (fascicolo 21) è scritta da un’unica mano, responsabile anche delle aggiunte, che si distingue dalla prima per la forma del legamento ri e della x, e che in qualche caratteristica (come appunto la forma della x) si avvicina alla mano che interviene ai ff. 18vb e 19rb. La mano principale della prima unità è caratterizzata dalla a ancora aperta e sporadicamente in forma onciale, anche all’interno di parola (es. l’ultima parola di f. 27rb, exeat); dalla doppia forma della c, sia semplice sia crestata (soprattutto nel caso della doppia c, in cui la prima è semplice, la seconda crestata), dalla e cedigliata, dall’ampia legatura sp; dalle legature ri, rit, ni, li. Le scritture distintive utilizzate sono la capitale (es. colonna incipitaria a f. 1ra) e l’onciale (si noti che a f. 148vb, ll. 13-14, la R onciale presenta il tratto mediano molto orizzontale).
La copia della falsa bolla papale a f. 164a-b è in scrittura beneventana più tarda. Glosse e note. Il testo è completamente privo di glosse; nella seconda unità si trovano, ai margini dei ff. 157v, 158r, 159v, 160r, 161v, 162v, 164r, alcune aggiunte della stessa mano che scrive il testo principale, per lo più rifilate; altre aggiunte sono presenti nell’intercolumnio (ff. 158v, 161r, 163r). Le poche correzioni sono della stessa mano che scrive il testo. Di tanto in tanto si trovano degli spazi lasciati in bianco, che però non corrispondono a interruzioni del testo: a f. 5va è stato lasciato in bianco uno spazio di circa 16 lettere; a f. 24vb è stato lasciato in bianco uno spazio di 3 righe; a f. 34ra è stato lasciato in bianco uno spazio di 9 righe; a f. 63vb uno spazio di 3 righe.
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CAPITOLO II
Al margine inferiore sinistro del f. 25v è visibile la parte finale di una nota, illeggibile per la rifilatura. Al margine inferiore di f. 47r è presente un’esercitazione di scrittura consistente nelle prime sei lettere dell’alfabeto, tracciate faticosamente da una mano di base beneventana ma di scarsa competenza grafica. Al centro del margine inferiore di f. 1r si trova la nota di possesso M. Frecze 1534; al margine inferiore destro dello stesso foglio: T. Coke (sir Thomas Coke, Earl of Leicester, che acquistò il manoscritto nel 1715); al margine inferiore sinistro di f. 163v è presente una seconda sottoscrizione di Marino Freccia: Debit(a) elemosina pro isto libro maiori / ecclesie Ravellensi, a qua habui et accepi. Marini Frecze p(atricii). 1534.
6 Vercelli, Biblioteca Capitolare, 122 (tav. VII) Bibliografia. SCHRADER et al., Prodromus, pp. 317 nr. 134, 324; BLUME, Iter Italicum, p. 84; BLUME, Bibliotheca, p. 7; HAENEL, Epitome Iuliani, pp. VII-VIII nr. 7; FLACH, Études, p. 80; MOMMSEN, Mosaicarum et Romanarum legum collatio, pp. 110-111; CONRAT, Geschichte, pp. 47, 54, 59, 87, 130, 192, 313, 628-629, 631; CONRAT, Eine alte Ueberlieferung; PATETTA, Adnotationes Codicum domini Iustiniani, pp. XL-XLI, XLVII nt.; PATETTA, Per la storia del diritto romano nel Medio Evo, pp. 7-8; DYDYÑSKI, Beiträge, pp. 87-88 nr. 244; PATETTA, Capitula ex lege iustiniana, p. 4; PATETTA, Il Breviario Alariciano, pp. 28, 30 nt., 45 nt.; PATETTA, Glosse e somme di costituzioni; PATETTA, Summa Perusina, pp. 27-28; PATETTA, Sopra alcuni manoscritti, p. 8 nt.; PATETTA, Un nuovo manoscritto dell’ “Epitome Iuliani”, pp. 270-271; PATETTA, Sui frammenti di diritto germanico, 870; MOMMSEN, Codex Theodosianus, p. CCCLIV; CONRAT, Arbor iuris, pp. 3 nt., 6, 8, 9 nt.; SCHULZ, The Manuscripts, p. 314; WENGER, Quellen, pp. 545-548; ASTUTI, Lezioni, pp. 26, 324, 332; ASTUTI, Tradizione, pp. 185, 197; ARANGIORUIZ, Storia, p. 298; SCHADT, Die Darstellungen, pp. 79, 109; DOLEZALEK, Repertorium, pp. 76, 441-442; MOSCATI, Carteggio, pp. 105, 189 e nt., 205 e nt., 293 e nt.; CORTESE, Storia, pp. 137, 139; CORTESE, Il diritto nella storia medievale, I, pp. 12-13 e nt., 83, 253; SANTINI, Il sapere giuridico, pp. 118, 122, 141, 142, 148, 166, 179; NICOLAJ, Ambiti di copia, p. 491 e nt.; RADDING — CIARALLI, Corpus Iuris, pp. 285, 292, 293, 303, 305, 306; LOSCHIAVO, La Legge, pp. 78-79 e nt.; CIARALLI, Produzione manoscritta, pp. 73, 83-90 e figg. 3, 4; KAISER, Epitome Iuliani, 122-146 e passim.
sec. XI/1, Roma o dintorni Composito di due unità coeve (ff. 1-7; ff. 8-186); l’estratto dalle Istituzioni si trova nel fascicolo aggiunto all’inizio del manoscritto. Membr., ff. I (membr.) + 186 + I, mm 320 × 250; f. 1r bianco. Fascicolazione: 17 (1-7), 2-238 (8-183), 243 (168-186); segnatura e richiami assenti, tranne
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che al margine inferiore di f. 87v, dove si trova il numero romano .X., incorniciato e preceduto dal nesso qR; inizio fascicoli dal lato pelo, regola di Gregory rispettata; scrittura disposta su due colonne (tranne che ai ff. 32v-40r, a piena pagina) di 28-30 linee, con inizio scrittura sopra la prima riga; rigatura a secco. Legatura moderna della Biblioteca Capitolare. Scoperto da Friedrich Bluhme nel 1822. I (ff. 1va-3vb)
descrizione dei luoghi di sepoltura dei dodici apostoli inc. Incipit nomen regionum et civitatem in quibus sanctorum apostolorum corpora requiescunt. Iohannis Baptista filius Zacharie ex tribu Levi … expl. … et post annos .CXX. sub Traiano principe crucifixus est et in postremo sepultus est.
II (ff. 3vb-5vb)
Expositio quattuor Evangeliorum inc. Incipit expositio .IIII.or evangeliorum. Primis querendum est omnium librorum tempus, locum, persona … expl. … sic et unusquisque non fert fructum nisi pluri manserint in Christo.
III (ff. 5vb-6rb)
glosse al Codice di Giustiniano (cfr. PATETTA, Glosse e somme di costituzioni, pp. 225-258) inc. Lex est sive ad legendo sive ab eligendo. Lex est constitutio populi et maiorum … expl. … pro filio suo quem in potestate habeat contra leges fecerunt.
IV (ff. 6rb-6vb)
Lex Salica, 22-23 inc. De vulneribus. Si quis voluerit alium occidere et culpus eum fallierit …
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CAPITOLO II
expl. … ita conpona veluti eum de ferramento vulnerasset, idest .DC. den(arios) qui fac(iunt) sol(idos) .XV. cul(pabilis) iud(icetur).
V (ff. 6vb-7vb)
Iustiniani Institutiones, costituzione di promulgazione Imperatoriam inc. In nomine domini nostri Iesu Christi. Imperator Cesar Flabius Iustinianus Alamannicus Gothicus Francicus Germanicus Uguandalicus Africanus pius felix inclitus victor ac triumphator semper Augustus cupide legunt iubentutis. Imperatoria magestatem. Non solum armis decoratam … expl. … vobis credendis gubernare. Dat(a) .X. kal(endas) dec(embres) d(omi)n(o) Iustiniano p(er)p(etuo) tertio coss.
VI (ff. 8ra-156ra)
Epitome Iuliani Ai ff. 8ra-13vb si trova l’indice dell’Epitome Iuliani, seguìto ai ff. 13vb-15rb dall’indice della Lex Dei, con numerazione continua. inc. Incipit constitutio prima Novellarum Iustiniani perpetui Augusti de Greco in Latino translatas per Iulianum virum eloquentissimum antecessorem civitate Constantinopolitane. Cons(titutio) prima. expl. … ascendentes autem usque ad tertium gradum vocantur. D(a)t(a) k(alendis) mag. pc. imp. Iust. pp. ann. .XII.
VII (ff. 156ra-159rb) Appendici all’Epitome Iuliani, senza soluzione di continuità f. 156ra-vb ff. 156vb-157ra f. 157ra-va ff. 157va-158vb
Nov. 34 Summa Nov. 65 Nov. 114 Nov. 143
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ELENCO DEI MANOSCRITTI
f. 159ra-rb f. 159rb
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Nov. 138 Summa Nov. 121
VIII (f. 159va)
Dictatum de consiliariis, estratto inc. KP. .DXCI. De consiliariis domno Iuliani ant(ecessoris) dictatum. Si emerserit de clericis … expl. … circa centesima decima relatas.
IX (f. 159va-vb)
Summa Perusina, 5,71,4 e 5,71,1 inc. Lex .IIII. .DXCIII. Constitutio metridiati … expl. … restituitur illi.
X (f. 159vb)
Breviarii Alarici Epitome Aegidii, 8,5,1 inc. .DXCV. De donation … expl. … quod si donator quartam sibi non reservaberit donatio non valebit.
XI (f. 159vb)
Collatio legum, 14,2,3 inc. .DXCIII. Si servus sciente domino alienum servum substraxerit… expl. … in metallum datur. Explicit.
XI (f. 159vb)
glossario inc. Seva idest crudele, prestolatur idest expectatur … expl. … perniciosas idest nocivas, siscitantes idest interrogantes.
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CAPITOLO II
XII (ff. 160ra-161ra) Giona di Orléans, De institutione laicali, 8 inc. De incestis. Cum omnis inlicitus concubitus incestus sit, multo magis … expl. … et apostolico anathemate percellatur.
XIII (ff. 161v-162r)
Arbor consanguinitatis (cf. SCHADT, Die Darstellungen, p. 79)
XIV (f. 162r)
Edictum Rothari, 153 L’aggiunta, scritta a piena pagina, è di mano di Ambrosius iudex; per l’identificazione di questo personaggio vedi PATETTA, Adnotationes Codicum domini Justiniani, p. XLI nt., e da ultimo CIARALLI, Produzione manoscritta, p. 89. inc. Omnis parentela usque in septimo generumculo … expl. … quomodo nos dicimus. Ambrosius iudex hunc legem scrisi in hoc libro. SS.
XV (ff. 162va-186ra) Lex Dei inc. Incipit legem Dei quod precepit Dominus ad Moysen. KP. .I. Moyses Dei sacerdos hac dicit. Si quis percusserit … expl. … ad agnatos legitima hereditas pertineri.
XVI (f. 186ra-vb)
Interpretationes da Isidoro di Siviglia, Etymologiae, libro V inc. Interpretatio. Quare in Codico dicitur familie herciscunde. Respondeo … expl. … emptorem suum viventem eum dimitti non debet.
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XVII (f. 186rb)
Isidoro di Siviglia, Etymologiae, V,27,4 inc. Et poene in legibus quod sunt … expl. … servitutem et mortem.
XVIII (f. 186rb-186vb)
Excerpta vari inc. Miseratio Dei occulta est, ideo sine intermissione flere necesse est … expl. … melius est vocare ad holera cum caritate quam ad vitulum saginatum cum odio.
Organizzazione del testo e decorazione. I fogli contenenti l’estratto dalle Istituzioni non presentano rubrica né alcun accenno di decorazione. Nel resto del manoscritto, sono presenti cornici a colonne (ff. 1v, 2r, 160r) e una grande varietà di decorazioni per la K iniziale dei singoli capitoli dell’Epitome Iuliani, che a volte appare anche figurata in forma di animali (es. ff. 16vb, 17vb). La scrittura distintiva è la capitale rustica. Scrittura. Il fascicolo contenente il proemio delle Istituzioni è scritto in una minuscola molto pesante e di modulo grande, identificata come romanesca da CIARALLI, Produzione manoscritta, p. 88 e nt., probabilmente della stessa mano che scrive i ff. 8ra-170va (vedi soprattutto i fogli finali). Una seconda mano scrive i ff. 170va-186vb; è meno regolare della prima, ma ne condivide l’aspetto pesante. Glosse e note. Il testo del proemio delle Istituzioni è privo di qualsiasi annotazione. Il resto del codice presenta diversi interventi marginali, di vario tipo, dettagliatamente analizzati in KAISER, Epitome Iuliani, pp. 132-145. Ai margini del manoscritto (non nei due fogli che riportano l’estratto dalle Istituzioni) si trovano frequentemente disegni a penna, piuttosto rozzi, raffiguranti soprattutto uccelli (p. es. ai ff. 13v, 15r, 44r, 115r, 121r, 158v).
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CAPITOLO II
7 Bamberg, Staatsbibliothek, Jur. 1 (olim D.II.3) (tavv. VIII, IX) Bibliografia. ROSSHIRT, Beiträge, p. 107; SCHRADER, Prodromus, pp. 36 nr. 1, 76, 122-123, 136; FITTING, Anfänge, pp. 31 nt., 56; TAMASSIA, Bologna e le scuole imperiali, p. 23 nt.; FLACH, Études, pp. 56, 61, 65, 66-67; CONRAT, Geschichte, pp. 53, 57, 70, 118-119, 161, 163, 166, 340-345; DYDYÑSKI, Beiträge, p. 10 nr. 13; PATETTA, Sopra alcuni manoscritti, pp. 8, 46, 83; PATETTA, Manoscritti di Bamberga, pp. 264-266; PATETTA, Sui frammenti di Montecassino, p. 262; PATETTA, Sul frammento delle Istituzioni e delle Pandette, p. 282 nt.; LEITSCHUH — FISCHER, Katalog, pp. 511-512; KANTOROWICZ, Entstehung, pp. 260-261 nt.; LOWE, Beneventan Script, I, p. 265; GENZMER, Kodifikation, pp. 356 nt., 359-360; TORELLI, Scritti, pp. 40, 45 nt.; ASTUTI, Tradizione, pp. 184, 205; WENGER, Quellen, p. 209; WEIGAND, Naturrechtslehre, p. XIII; DOLEZALEK, Martinus, p. 249 nt.; DOLEZALEK, Verzeichnis, s.v.; BISCHOFF, Italienische Handschriften, p. 176; CAPRIOLI et al., Glosse preaccursiane, pp. 7, 17; HOFFMANN, Buchkunst und Königtum, p. 232 e tav. 96; SUPINO MARTINI, Roma e l’area grafica romanesca, 41, 127 e nt., [310] e tav. XXV; MÜTHERICH, The Library, p. 18; MÜTHERICH, Die Brüsseler Handschrift, p. 113, 114, 115; FERRARI, Manoscritti e testi, p. 108; CORTESE, Alle origini della scuola di Bologna, p. 19 nt.; SANTINI, Il sapere giuridico, pp. 96, 143, 167 nt., 178 (con errata indicazione del contenuto: «Codex»); CORTESE, Il diritto nella storia medievale, II, p. 25 e nt.; HOFFMANN, Bamberger Handschriften, pp. 17-18, 24, 34, 94, 139-141; CORTESE, Storia, p. 139; ERRERA, Arbor actionum, pp. 108 nt., 109 nt.; RADDING — CIARALLI, Corpus Iuris, passim; CIARALLI, Produzione manoscritta, pp. 73, 78-83, 91 e fig. 2; KAISER, Epitome Iuliani, pp. 204 nt., 252 nt., 413 nt., 756 nt., 758 nt., 877.
sec. XI in., Roma o dintorni Certamente unitario come ‘progetto’ e quanto a tempi e luoghi di produzione, il manoscritto tuttavia presenta una distinzione interna piuttosto evidente fra la parte scritta dalla prima mano (ff. 1v-40v) e la parte scritta dalla seconda mano (ff. 41r-124r), tanto da lasciar pensare a un lavoro iniziato da una persona più esperta e portato a termine da qualcun altro. Membr., ff. 124 + I (cart.), mm 243 × 183. Fascicolazione: 1-128 (1-96), 13-1410 (97-116), 158 (117-124); i primi cinque fascicoli sono numerati con lettera dell’alfabeto capitale circondata di puntini al centro del margine inferiore dell’ultimo foglio verso. Inizio fascicoli dal lato pelo, regola di Gregory rispettata. Scrittura disposta su una colonna (tranne che ai ff. 1v-2v, su due colonne) di 24 linee con inizio scrittura sopra la prima riga, rigatura a secco. Legatura della biblioteca della cattedrale di Bamberg. Provenienza: Dombibliothek di Bamberg, (dove aveva segnatura D.32). Il codice fu scoperto da Rosshirt nel 1819.
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I (f. 1ra-b)
Gregoriani Sacramentarii notitia de septem gradibus La lista dei giudici palatini (trascritta in HOFFMANN, Bamberger Handschriften, pp. 140-141), su due colonne, è aggiunta in un foglio originariamente lasciato in bianco da una mano molto disordinata e di grande modulo, coeva alla scrittura delle Istituzioni, che è la stessa ad aggiungere a f. 124r (ma su una sola colonna) il brano di Paolo Diacono relativo alla legislazione giustinianea. Di questa mano si possono notare: il segno abbreviativo per —ur a forma di 2, il nesso et, il legamento ni (scriptionibus); a f. 124v si trovano anche i legamenti mi e na. Una seconda mano, sempre della prima metà del secolo XI, aggiunge dopo la lista due excerpta dal primo libro del Codice (C. 1,17,2,18 e C. 1,17,2,21, trascrizione sempre in HOFFMANN, Bamberger Handschriften, p. 140), e nel margine superiore un passo di Pietro Crisologo sull’aequitas (anche questo trascritto in HOFFMANN, ibidem). inc. De nominibus septem graduum quomodo apud Grecos et Latinos nominantur. Primicerius idest primus manualis chere grece latine manus dicitur … expl. … superponuntur omnibus scriptionibus que ab imperatore processerint. Est autem […]
II (ff. 1v-124r)
Iustiniani Institutiones La costituzione di promulgazione si trova a f. 2vb, dopo l’indice dei titoli (ff. 1va-2va). inc. In nomine domini nostri Iesu Christi. Imperator Cèsar Flavius Iustinianus Alèmmannicus Gothicus Francicus Germanicus Atticus Alanicus Vuandalicus Africanus pius felix inclitus victor ac triumfator semper Augustus cupidè legum iuventuti. Imperatoriam maiestatem non solum armis decoratam … expl. … Deo propitio adventura est. P. explicuit Deo gratias.
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CAPITOLO II
III (f. 124r)
Capitolare di Ottone I dell’anno 971 Il capitolare è scritto, secondo Armando Petrucci citato da CIARALLI, Produzione manoscritta cit., p. 80 nt., da una mano italiana coeva alla scrittura principale del codice; Hartmut Hoffmann ha invece collegato la scrittura di questa aggiunta alla scuola di Magonza della fine del X secolo. inc. Capitulare Ottonis magni Rom(anorum) imperatoris Augusti, dat(um) Papie anno incarn(ationis) Dom(ini) .DCCCCLXXI. Si inter ècclesias … expl. … et ècclesiè vel homini cui iustitia pertinet res suè reddantur.
IV (f. 124v)
Paolo Diacono, Historia Langobardorum, I, 25 inc. Iustinianus Augustus Romanum Imperium felici sorte regebat, qui et bella prospere gessit … expl. … Agian Sophian idest Sanctam Sapientiam nominavit, ut in totis terrarum spatiis huic simile non possit invenire.
Organizzazione del testo e decorazione. Le Istituzioni sono precedute dall’indice dei titoli, numerati; è presente la suddivisione in libri con incipit ed explicit (ff. 4r, 27r, 69v, 99v); prima dell’incipit del primo libro è conservata la data della costituzione di promulgazione, in rosso e in scrittura distintiva: data .X. kalendas dec(embres) domno Iustiniano perpetuo tertio consule. Le rubriche sono presenti. I titoli del primo libro sono numerati a partire dal quarto (f. 7r, .IIII. de ingenuis. R.), quelli del secondo sono tutti numerati; del terzo non sono numerati il titolo terzo (de senatusconsulto Tertuliano) e il ventiquattresimo (de locatione et conductione); del quarto non è numerato l’ottavo (de noxalibus actionibus). Segni di paragrafo e arbor consanguinitatis assenti. La I iniziale del protocollo della costituzione di promulgazione a f. 2vb (In nomine Domini) è corredata da un trattino orizzontale che la rende simile a un signum crucis; iniziali decorate a f. 2vb (Imperatoriam), f. 4r (Iustitia, inizio del primo libro), f. 27r (Superiori, inizio del secondo libro). La decorazione della seconda parte del manoscritto è più semplice: iniziale decorata a f. 70r (Intestatus, inizio del terzo libro; l’ini-
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zio del quarto libro a f. 100v ha solo un’iniziale semplice), iniziale figurata a f. 103v (Qui res alienas, inizio di I. 4,2: la Q è figurata come un volto barbuto). Le iniziali dei titoli sono ingrandite e colorate, le rubriche sono in scrittura distintiva (capitale rustica). Lo stesso sistema viene utilizzato in tutto il manoscritto, sebbene la decorazione nel suo insieme sia meno accurata nei fogli scritti dalla seconda mano. Scrittura. Il testo delle Istituzioni è scritto da due mani. La prima (ff. 1v-40v) scrive una minuscola di grande modulo, tendente a una certa rotondità, identificata da Paola Supino Martini come romanesca. Caratteristiche notevoli sono: la tendenza all’inclinazione verso destra; le aste ascendenti a spatola; la d sia diritta sia di forma onciale; l’h con il secondo tratto curvo; i legamenti st, rt, mi, ni; la e con cediglia e raramente il dittongo ae; il nesso et, i nessi nt ed us in fine rigo.
L’impressione data dall’aspetto generale della scrittura della prima mano è di artificiosità e quasi di arcaismo: la stessa mano, infatti, ha un andamento molto più leggero e meno ‘solenne’ nei fogli contenenti l’indice (che è un elemento paratestuale, non il verbo della legge), scritto in modulo più piccolo; verso la fine della parte scritta da questa mano, inoltre, si assiste a una perdita di controllo della scrittura, che diventa più disordinata e comincia ad abbondare di tratti corsivi (soprattutto i legamenti mi e ni). La seconda mano principale (ff. 41r-124r) scrive in una minuscola non tipizzata. La scrittura della seconda mano è diritta, non tondeggiante, con scarso sviluppo delle aste. Si possono notare la forma dell’h, con il secondo tratto curvo, e l’uso pressoché esclusivo della d diritta.
Glosse e note. Il testo delle Istituzioni è corredato di glosse coeve, sia interlineari sia marginali, concentrate nei primi cinque fascicoli del manoscritto e in parte edite da Eduard Schrader (Prodromus, pp. 228-229) e Max Conrat (Geschichte, pp. 118-119 e 163-165). Le annotazioni marginali sono rare e scarne, mentre quelle interlineari sono piuttosto elementari e spesso denotano mancanza di cultura giuridica: solo a titolo di esempio, a f. 3v l’espressione Gai nostri del § 6 del proemio è chiosata in interlinea idest Iulii Cèsaris; la spiegazione di exactissima (scil. interpretatione, I. 1,1,2) a f. 4r è amplissima largissima. Le glosse sono scritte da una mano principale e dopo f. 40v praticamente scompaiono (secondo CIARALLI, Produzione manoscritta, pp. 82-83 e nt., potrebbe trattarsi della stessa mano che scrive il testo principale); interventi sporadici di altre mani ai ff. 3r, 100r, 119v.
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CAPITOLO II
Nella parte del codice scritta dalla prima mano sono molto frequenti piccole correzioni su rasura e integrazioni di singole parole; la maggior parte di questi interventi è della stessa mano che scrive il testo. In qualche caso gli interventi peggiorano il testo o ne deformano il significato: a f. 11v si trova una correzione interlineare che capovolge il senso del testo originario (I. 1,10, pr.: ut iussum parentis precedere debeat); a f. 15v viene offerta in sopralinea una variante senza senso (I. 1,12,4: codicillis prestitis e in sopralinea vel —tas); un altro intervento ingiustificato di correzione e integrazione si trova infine a f. 17v (I. 1,13,5: l’originaria espressione idest sine inquisitione diventa idest sine inquisitione ).
Rare note e prove di penna successive, quasi tutte dovute a una mano forse del XIII secolo che scrive in inchiostro rossiccio (per esempio ai ff. 8v, 65v, 66r, 102v, 103v, 109r). 8 Torino, Biblioteca Nazionale Universitaria, D.III.13 (olim h.VI.4) (tavv. X, XVI) Bibliografia. SCHRADER et al., Prodromus, pp. 55-57 nr. 90, 77, 127, 136, 229-230, 239; FERRINI, La glossa torinese; FITTING, Anfänge, pp. 32 nt., 52-54, 56, 74-75 e ntt., 86, 87 nt.; TAMASSIA, Bologna e le scuole imperiali, p. 23 nt.; FLACH, Études, pp. 61, 62-66; DYDYÑSKI, Beiträge, pp. 82-84 nr. 233; CHIAPPELLI, Il manoscritto torinese; PATETTA, Sopra alcuni manoscritti, pp. 8 e nt., 9, 14, 26-28, 45, 49, 52 nt., 55 nt., 56 nt., 57 nt., 58 nt., 59 nt., 60 nt., 61 nt., 62 nt., 63-69, 70 nt., 72 nt., 74 nt., 76 nt., 81 nt., 82 nt., 83 nt.; PATETTA, Il Breviario Alariciano, p. 27 nt.; PATETTA, Sui frammenti di Montecassino, p. 262; PATETTA, Manoscritti di Bamberga, pp. 267, 269, 270; PATETTA, Opere attribuite ad Irnerio, pp. 135, 140; PATETTA, La scuola giuridica costantinopolitana, p. 7; ALBERTI, Glossa torinese; ALBERTI, Glosse volgari; MOR, Il Digesto, pp. 89, 95, 139; TORELLI, Scritti, pp. 40, 45 nt.; DE FRANCISCI, Sintesi, pp. 599, 677; ASTUTI, Lezioni, pp. 64, 315, 316, 321; ASTUTI, Tradizione, pp. 184, 205; MOR, Per la storia dei libri giustinianei, pp. 12, 13 e nt., 19-20; CALASSO, Medio Evo, pp. 285-286; ARANGIO-RUIZ, Storia, p. 390; SCHELTEMA, L’enseignement, pp. 43-46; GOURON, Science juridique, p. 36; SCHADT, Die Darstellungen, pp. 44-45, 56, 98, 166 nt.; CAPRIOLI et al., Glosse preaccursiane, pp. 8, 18; CORTESE, Storia, p. 139 e nt.; CORTESE, Alle origini della scuola di Bologna, p. 19 nt.; SANTINI, Il sapere giuridico, pp. 96, 122-123, 179; CORTESE, Il diritto nella storia medievale, II, p. 25 e nt.; ERRERA, Arbor actionum, pp. 40 nt., 109 nt.; FALCONE, I prestiti; RADDING — CIARALLI, Corpus Iuris, passim; KAISER, Epitome Iuliani, pp. 252 nt., 758 nt., 879; MACINO, Alcune glosse, pp. 51-55.
prima unità: sec. XII in., Italia centro-settentrionale seconda unità: sec. XI med., Italia centrale (Toscana?) Composito di due unità (ff. 1-8; ff. 9-94), messe insieme almeno nel XIV secolo, secondo la scrittura di alcune righe che servono di raccordo
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per il testo fra le due unità. Membr., ff. II (cart., di restauro) + I (membr.) + 94 + I (membr.) + II (cart., di restauro): la prima carta di guardia membranacea, numerata 1, è coeva alla seconda unità del codice; è stata erasa e al recto sono visibili solo tracce di alcune glosse nonché, sullo specchio di scrittura principale e di mano più tarda (forse del sec. XIV), le note Cedant arma toge, concedat aurea lingue (Cic. off. 1,22, Quint. Inst. XI,1,24) e inprope qui trans[…] auctores; al verso è leggibile parte dei titoli tredicesimo e quattordicesimo del primo libro delle Istituzioni, da —te in patris tui potestatem recassuri sunt (I. 1,3,13) a heredis institutionem posse dari (1,14,3); dell’ultima carta di guardia membranacea, numerata 96, la scrittura è quasi del tutto illeggibile, anche se è evidente che si tratta della continuazione del testo (I. 4,1,16 — 4,2,2; è visibile la rubrica de vi bonorum raptorum); essa è scritta, su due colonne di ca. 33 linee ciascuna, in una textualis italiana forse del sec. XIV, ed è priva di glosse. Dimensioni: mm 295 × 220 (prima unità), mm 310 × 220 (seconda unità). Fascicolazione: gli attuali fascicoli, di restauro, sono tutti binioni e comprendono le carte di guardia antiche: 1-244 (I + 94 + I); tracce della fascicolazione originaria della seconda unità sono costituite dai richiami presenti al centro del margine inferiore del verso dei ff. 13, 20, 28, 34, 42, 48 (qui non c’è un richiamo, bensì il numero romano .VIII., sempre al centro del margine inferiore dell’ultimo foglio verso; il manoscritto antico è quindi mutilo dei primi due fascicoli), 56, 88. La fascicolazione originaria della parte antica, ricostruibile in base ai richiami, è dunque: 14 (9-13), 27 (14-20), 38 (21-28), 46 (29-34), 58 (35-42), 66 (43-48), 7-118 (49-88), 127 (89-95). Inizio fascicoli dal lato pelo, regola di Gregory rispettata. Scrittura disposta su una colonna di 34 linee nella prima unità e 22 nella seconda, con inizio sopra la prima riga; rigatura a secco. Legatura moderna di restauro (1937). (ff. 2r-95v)
Iustiniani Institutiones, lacunose Il testo conservato è il seguente: 1,12,10-1,14,3; 1,18,fi.1,25,13; 1,27,3 fino alla fine del titolo; 2,1-2,7,3; 2,8,3; 2,9,22,16,1; 2,16,8-2,19,b; 2,20,2 fino alla fine del titolo; 2,23,72,25; 3,1-3,24,5; 3,25,9-3,29; 4,1,16. (prima unità) inc. Imperatoriam magestatem non solum armis decoratam … expl. … alia tutela que et ipsa legitima vocatur. Nam si quis filium.
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CAPITOLO II
Le linee di raccordo fra le due parti del codice, aggiunte successivamente, vanno dalle parole aut filiam alle parole patrem emancipatus (I. 1,18-I. 1,19). (seconda unità) inc. Post obitum eius sui iuris efficeretur … expl. … nullo modo competere posse adversus furem furti actionem.
Organizzazione del testo e decorazione. Del sistema di divisione in libri rimangono solo tracce (a f. 16r il secondo libro è preceduto dall’inscriptio che normalmente precede il primo libro, dopo la costituzione di promulgazione delle Istituzioni; a f. 52r si trova l’incipit del terzo libro: incipit liber tertius feliciter). A f. 65v è riportata l’arbor consanguinitatis, che parte da Adamo (cf. SCHADT, Die Darstellungen, pp. 45, 56, 98). Nella prima unità i titoli sono corredati dalle rubriche; nella seconda sono presenti sia le rubriche sia la numerazione dei titoli. La scrittura distintiva della seconda unità del codice è la capitale (p. es. a f. 54r, Incipit liber tertius feliciter in una sorta di capitale quadrata), talora una maiuscola mista. I dispositivi di scansione del testo offerti dall’uso di scritture distintive e dal sistema decorativo delle iniziali sono utilizzati in maniera non uniforme. Nella prima unità la decorazione è limitata alle iniziali in rosso (f. 2r Imperatoriam, f. 2v Iustitia: le I sono semplici, ingrandite, in rosso), alle rubriche in rosso, alle iniziali semplici dei titoli leggermente ingrandite e in rosso, alle iniziali minori toccate di rosso. La scrittura distintiva (prima riga del testo a f. 2r, Imperatoriam magestatem) è una maiuscola mista toccata di rosso. Nella parte più antica, costituente la seconda unità del codice, la decorazione delle iniziali è piuttosto indifferenziata in relazione alle diverse sezioni del testo, come si è accennato, e non è possibile individuare una gerarchia uniforme. Iniziali figurate a f. 91r, inizio di I. 3,27 (Post genera contractuum): P figurata con corpo di cane rampante che tiene fra le zampe anteriori l’occhiello della lettera (quest’ultimo decorato a girari su sfondo rosso) come se fosse una palla, e a f. 92r, inizio di I. 3,28 (Expositis generibus): la parola Ex è costituita da un corpo di aquila che divora un altro uccello, su sfondo rosso. Iniziali decorate a f. 11v (Pupilli, I. 1,22: la P è decorata e colorata in giallo, marrone, rosso), f. 16r (Domni nostri, incipit dell’inscriptio premessa al secondo libro: la D è decorata e colorata in giallo, marrone, rosso), f. 27v (Iure civili, I. 2,6: la I è decorata a intrecci nastriformi
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delineati in rosso), f. 54r (Intestatus, incipit del libro terzo: la I è decorata a intrecci nastriformi e colorata di giallo, rosso, marrone), f. 70v (In summa, I. 3,8: la I è colorata in rosso e decorata con un intreccio all’interno), f. 71r (Ius bonorum possessionis, I. 3,9: la I è decorata, con ‘corona’ e coda). Tutte le iniziali dei titoli sono in rosso e alcune sono arricchite di girari a penna: f. 33v (Testamentum, I. 2,10), f. 35v (Supradicta, I. 2,11), f. 40v (Heredes, I. 2,14), f. 44v (Testamentum, I. 2,17), f. 46v (Heredes, I. 2,19), f. 52r (Potest, I. 2,24), f. 59v (Si nemo, I. 3,2), f. 62v (Lex duodecim tabularum, I. 3,3), f. 64r (Per contrarium, I. 3,4), f. 64v (Post suos heredes, I. 3,5), f. 76v (Nunc transeamus, I. 3,13), f. 80r (Et stipulandi, I. 3,16), f. 80v (Servus, I. 3,17), f. 81r (Stipulationes, I. 3,18), f. 86v (Consensu, I. 3,22), f. 87r (Emptio et venditio, I. 3,23), f. 89r (Locatio et conductio, I. 3,24), f. 90r (Mandatum, I. 3,26), f. 93v (Cum expositum sit, inizio del libro quarto);
altre presentano una particolare ricchezza di questi motivi decorativi a girari: f. 65v (Hoc loco, I. 3,6), f. 68v (Nunc de libertorum bonis, I. 3,7), f. 74r (Est et alterius, I. 3,10), f. 74v (Accessit, I. 3,11), f. 76v (Erant ante, I. 3,12);
altre iniziali sono arricchite di qualche elemento in più: f. 45v (Quia, I. 2,18, con due anelli intrecciati all’interno dell’occhiello della Q), f. 81v (Omnis res, I. 3,19: la O è arricchita da un fiore all’interno, a penna e su sfondo rosso), f. 86r (Olim scriptura, I. 3,21: la O è arricchita da un fiore all’interno).
In diversi casi compare il motivo della stella a cinque punte: a f. 77r, inizio di I. 3,14 (Re contrahitur), la R è semplicemente raddoppiata e colorata, ma all’interno dell’occhiello è presente una stella a cinque punte; a f. 78v, inizio di I. 3,15 (Verbis obligatio), la V è decorata con intrecci su uno sfondo rosso, sul quale è presente una stella a cinque punte; a f. 85r, inizio di I. 3,20 (Pro eo qui promittit), la P è decorata e colorata in rosso, con una stella a cinque punte all’interno dell’occhiello.
A f. 92v la decorazione della T iniziale di Tollitur autem obligatio (inizio di I. 3,29) è rimasta incompleta (è stata tracciata a penna ma non colorata). Scrittura. La prima unità è scritta da una sola mano in una minuscola ben formata e di piccolo modulo, simile a quelle dei codici Bamberg, Jur. 2 (nr. 12) e Paris, BNF, lat. 4421 (nr. 13); spicca una notevole legatura a ponte st.
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CAPITOLO II
Il testo contenuto nelle due unità viene collegato tramite alcune righe a f. 9v, in scrittura databile probabilmente al XIV secolo. La seconda unità è scritta in una minuscola caratterizzata da un notevole tondeggiamento; le mani sono almeno due (a f. 89r, in corrispondenza del passaggio a I. 3,23,3a, cambio di mano e di fascicolo). Sono da notare la forma della g e dell’h; la d è sempre diritta; le aste ascendenti terminano con un bottoncino; l’abbreviazione di s, anche all’interno di parola, è realizzata con una sorta di virgola sovrapposta; a f. 29v compare la legatura a ponte st con festone di gusto cancelleresco; per ae sono presenti sia la e cedigliata sia (più raramente) il dittongo.
Da f. 54r il testo originario viene ripassato, all’inizio con una certa discrezione e non su tutti i fogli, ma dopo f. 61v con notevole confusione: da f. 64v in pratica il testo viene riscritto (dalle tracce della scrittura sottostante si vede che l’inchiostro era quasi svanito). I ff. 72v-73r, 84r, 88r non sono ripassati; da f. 90r il testo originario è ripassato da una mano forse del sec. XIII. Glosse e note. Il manoscritto contiene la celebre Glossa di Torino (ed. Alberti). Essa consiste di annotazioni di vario genere e di differenti epoche: glosse marginali del tipo grammaticale-retorico (es. il rilevamento di differentiae ai ff. 51r, 57r, 60r, 61r…), annotazioni di natura apparentemente scolastica (sembrerebbero tali quelle introdotte da bene dixit, es. a f. 1v), e glosse interpretative e più tecniche (per esempio le raccolte dei passi paralleli); sono presenti naturalmente anche glosse interlineari, queste ultime prevalentemente di tipo grammaticale. La grande varietà di quest’apparato (che ovviamente nasce in modo anarchico e non previsto nell’allestimento del manoscritto) si coglie anche nei diversi modi di presentazione grafica delle glosse: in forma triangolare, incorniciate, in forma tabellare, crittografate, in forma di regulae iuris (precedute dall’abbreviazione REG)…
Le mani di glossa sono molto numerose e di diverso grado di competenza grafica; le più interessanti sono: una mano che scrive in modulo piccolissimo, una mano dalla bella legatura a ponte st, una mano beneventana (che compare soltanto nella prima unità del codice, ai ff. 1-2 e poi a f. 8v dove aggiunge la rubrica di I. 1,13), una mano con aste quasi cancelleresche (f. 79v). Il lavoro di commento sul codice appare ininterrotto dall’età della scrittura del testo principale fino a tutto il XIV sec.: in diversi punti del manoscritto le glosse antiche sono state lavate o raschiate e riscritte da mani ben più tarde (per esempio ai ff. 16r e 17r), o alcuni gruppi di glos-
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se sono stati numerati in un secondo momento con le lettere dell’alfabeto (f. 31v e seguenti). Saltuariamente sembra comparire l’opera di un correttore: per esempio a I. 1,12, pr. (f. 7v) viene aggiunto in sopralinea un superius che nella copia era saltato; forse su questa parte di testo è stata operata una collazione, come suggerirebbe anche il fatto che all’interno dello stesso titolo, in corrispondenza della preposizione a nella frase dictum est autem postliminium a limine et post (I. 1,12,5), vi sia un segno di richiamo e al margine la nota: hic finitur ·y· +. A f. 83v l’incipit del § 13 di I. 3,19 (Post mortem suam) è in scrittura distintiva, e al margine la nota male est factum. non est capud capituli. Al margine interno di f. 16v e al margine esterno di f. 26r prove di penna, almeno del XIII secolo, consistenti nelle prime sette lettere dell’alfabeto; altre prove di penna ai ff. 20v, 48v, 83v, 84v; al margine superiore di f. 57r la nota dominus Egidius, di mano del sec. XIII. Al margine esterno di f. 45r un disegno a penna, forse a partire da una L decorata; al margine inferiore di f. 90v due disegni, rappresentanti rispettivamente una testa umana e una testa di animale mostruoso; disegnini raffiguranti un’ala ai margini esterni dei ff. 92v e 95r. 9 Montecassino, Archivio dell’Abbazia, Compactiones, XI, Iuridica, nr. 1 (tav. XI) Bibliografia. SCHRADER et al., Prodromus, pp. 229, 316 nr. 127, 324; KRÜGER, Institutiones, p. V; FITTING, Anfänge, pp. 31 nt., 56; TAMASSIA, Bologna e le scuole imperiali, p. 23 nt.; FLACH, Études, pp. 61, 67-68; CONRAT, Geschichte, pp. 49, 63, 125, 163, 328, 468, 552; DYDYÑSKI, Beiträge, pp. 77-78 nr. 218; PATETTA, Sopra alcuni manoscritti, pp. 8 nt., 46-47; PATETTA, Sui frammenti di Montecassino; TORELLI, Scritti, pp. 40, 45 nt.; ASTUTI, Lezioni, p. 315; ASTUTI, Tradizione, p. 185; WENGER, Quellen, p. 609; DOLEZALEK, Repertorium, pp. 70, 280; SANTINI, Il sapere giuridico, p. 96; ERRERA, Arbor actionum, p. 109 nt.; RADDING — CIARALLI, Corpus Iuris, pp. 285, 293, 303, 304, 305, 307; KAISER, Epitome Iuliani, p. 878.
sec. XI med.- XI/2, Italia centrale (Lazio?) 23 fogli frammentari, scoperti nelle legature di diversi manoscritti da Bluhme nel 1822. Membr., mm 250 × 185; segnatura e richiami assenti; regola di Gregory rispettata; scrittura disposta su una colonna di 27-28 linee con inizio scrittura sopra la prima riga, rigatura a secco. Alcuni fogli sono quasi illeggibili (es. ff. 4r, 7v, 12r, 14r, 16v, 20r, 21v, 22r, 23v).
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(ff. 1r-23v) (f. 1r-v)
CAPITOLO II
Iustiniani Institutiones, frammenti I. 2,5,3 — 2,6,7 inc. potest; ad alium nullo modo ius suum transferre … expl. … ut a possessore usucapiatur. Quod autem ad
(ff. 2r-7v)
I. 2,10,12 — 2,16,2 (i titoli 2,14 de heredibus instituendis e 2,15 de vulgari substitutione sono invertiti) inc. sed et unum testamentum pluribus codicillibus … expl. … quodammodo sunt testamenta, alterum
(f. 8r-v)
I. 2,22,1 — 2,23,1 inc. pars aut tota exhausta sit legatis … expl. … qui fideicommissis ius diceret
(ff. 9r-10v)
I. 2,23,9 — 3,1,2 inc. an expediat sibi restitui … expl. … sui aut heredes existimantur ut
(f. 11r-v)
I. 3,1,13-15 inc. natulis [sic] patri ab adoptivo patre emantipati … expl. … proneptes in locum patris sui
(ff. 12r-17v)
I. 3,23,1 — 3,29,2 inc. extimaverit sub ac condicione staret … expl. … quanti queque earum res erit
(ff. 18r-19v)
I. 4,1,3-16 inc. furtum manifestum extendendum est … expl. … tunc licentia ei concedatur ut advesus [sic]
(f. 20r-v)
I. 4,3,9 — 4,6,5 inc. [occiderit]. Qui in eo anno integer aut preciosus … expl. … rem eius qui in civitate esset usu ceperit
Organizzazione del testo e decorazione. Sono sopravvissute tracce della divisione del testo in libri (f. 10v: explicit liber .II. Incipit liber .III.); rimangono anche tracce della numerazione dei titoli o capitoli (a f. 4r:
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Kp. .XIII. De exereditacione [sic] liberorum; a f. 5v: Kp. .XIIII. de vulgari substitucione; a f. 6r: Kp. .XIIII. [di nuovo!] de heredibus substituendis; questi ultimi due titoli sono invertiti). Sono presenti le rubriche, in scrittura distintiva capitale rustica, scritte in inchiostro nero e ritoccate in marrone (stesso colore dell’inchiostro usato per la scrittura), fino a f. 7v; da questo punto in poi le rubriche mancano, ma in luogo di ciascuna rimane lo spazio che era stato predisposto per aggiungerla. Manca la divisione in paragrafi. Non è possibile sapere se il manoscritto contenesse l’arbor consanguinitatis, perché il titolo I. 3,6 de gradibus cognationum non è conservato. Le iniziali dei titoli sono figurate o decorate e colorate in nero e rosso. Iniziali figurate a f. 5v (Potest autem, I. 2,15): iniziale figurata zoomorfa (due serpenti, di cui uno costituisce l’occhiello della P e l’altro si avviluppa intorno all’asta); a f. 9v (Potest autem, I. 2,24): iniziale figurata zoomorfa (tutta la lettera P è formata dal corpo di una gru con il collo piegato a formare l’occhiello); a f. 14v (Mandatum, I. 3,26): iniziale figurata con due ruote, decorate a motivi floreali; a f. 16r (Post genera, I. 3,27): iniziale figurata zoomorfa (due uccelli). Iniziali decorate a f. 2r (Supradicta diligens observacio, I. 2,11): iniziale decorata a motivi floreali e zoomorfi (pesce); a f. 3r (Non tamen omnibus, I. 2,12); a f. 4r (Non tamen, ut omnimodo, I. 2,13); a f. 6r (Heredes instituere, I. 2,14); a f. 10r (Ante Augusti tempora, I. 2,25): iniziale decorata con motivi zoomorfi (serpenti) e intrecci nastriformi; a f. 12v (Locacio, I. 3,14); a f. 13v (Societatem, I. 3,25): iniziale decorata con motivi fitomorfi; a f. 17r (Expositis, I. 3,28); a f. 17v (Tollitur, I. 3,29): iniziale decorata con motivi floreali e zoomorfi (serpente). Iniziale semplicemente ingrandita e colorata a f. 8v (Nunc transeamus, I. 2,23); iniziali decorate in modo piuttosto semplice a f. 22v (Si iudex, I. 4,5) e f. 23r (Superest, I. 4,6).
A f. 18 le iniziali minori sono ritoccate in marrone. Scrittura. Minuscola dal modulo piuttosto grande, non dissimile dalla scrittura della seconda unità del manoscritto D.III.13 di Torino (nr. 8), ma un po’ più quadrata. Il testo sopravvissuto è scritto da quattro mani principali. La prima mano si trova a f. 1r-v. Le sue caratteristiche principali sono: la forma della h con il secondo tratto che non appoggia sul rigo, ma è tondo e rivolto verso sinistra; le aste alte con un trattino di coronamento obliquo, la s arricchita di un bottone; la g aperta, la d nelle due forme, la y con il puntino soprascritto. Sono usate le legature ct ed st, il nesso et anche in fine di parola, il dittongo ae e talvolta la e cedigliata, l’abbreviazione tipica di —us realizzata con una sorta di apostrofo anche all’interno di parola o per indicare l’abbreviazione della sola s. La seconda mano scrive i ff. 2-11. Essa è più serrata e meno fluida, ancora meno tonda, più inclinata a destra; le aste alte sono ripassate, la g è aperta, il secondo
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CAPITOLO II
tratto della h appoggia sul rigo e anzi è coronato da un trattino rivolto verso destra. La terza mano scrive i ff. 12-22. Usa un inchiostro più scuro e una penna più sottile, è di aspetto più librario e artificioso (p.es. le legature ct ed st sembrano molto studiate, il tondeggiamento generale è più insistito e in particolare il secondo tratto della h quasi si chiude in un cerchietto). La quarta mano, che compare ai ff. 22 e 23, non presenta nessun accenno di tipizzazione ed è piuttosto rozza.
Glosse e note. Sono presenti alcune glosse interlineari, di contenuto soprattutto filologico, e diverse glosse marginali di vario tipo; alcune sono state edite in SCHRADER et al., Prodromus, p. 229. La maggior parte delle glosse (a partire da f. 6v) è coeva alla scrittura del testo principale. Ai ff. 9v e 10r sono aggiunte, da una mano coeva, alcune costituzioni del titolo de transactionibus del Codice di Giustiniano (C. 2,4). A f. 9v l’aggiunta si trova sul margine inferiore, capovolta rispetto al testo delle Istituzioni e separata da una linea, e contiene tutto il testo di C. 2,4,24; a f. 10r sono presenti due aggiunte: nel margine superiore tutto il testo di C. 2,4,21; in quello inferiore, e capovolto, tutto il testo di C. 2,4,23. Ai ff. 13v e 17v si trovano glosse coeve, della stessa mano che trascrive le citazioni dal Codice (a f. 13v è illeggibile ma si vede che è incorniciata, a f. 17v: sed et id quod exa…/ia causa debetur / … otest in stipula/tionem deduci / et per acceptilatio/nem disolvi), a f. 18r-v si trovano glosse, purtroppo poco leggibili, di un’altra mano, sempre coeva, che in vari punti scrive annotazioni interlineari di tipo lessicale.
A f. 2r si trova una glossa posteriore, quasi illeggibile, risalente al XIII o forse anche al XIV secolo. Due mani operano correzioni, una coeva (che usa un inchiostro dello stesso colore marroncino di quello usato per il testo), una di poco posteriore, che scrive con inchiostro più scuro. Sotto l’iniziale decorata Mandatum, a f. 14v (inizio di I. 3,26), la mano coeva aggiunge la nota k. at. (?) e un altro k. prima di Tua gratia, sempre a I. 3,26, pr. (f. 15v), e opera quest’ultima e altre integrazioni, per esempio a f. 17v (I. 3,29, pr.) omnis hobligatione.
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10 Poppi, Biblioteca Comunale Rilliana, 206 (tav. XII) Bibliografia. CAPRIOLI et al., Glosse preaccursiane, pp. 8, 17; NICOLAJ, Alle origini della minuscola notarile, pp. 65, 69; CRESCENZI, La glossa di Poppi; NICOLAJ, Cultura e prassi, 93 e ntt.; CORTESE, Tra glossa, commento e umanesimo, p. 459 nt.; CORTESE, Alle origini della scuola di Bologna, p. 19 nt.; CASAMASSIMA, I manoscritti di Poppi, p. 90 e tavv. CIX, CX; ERRERA, Arbor actionum, p. 109 nt.; RADDING — CIARALLI, Corpus Iuris, pp. 305, 307.
sec. XI ex. — XII in., Toscana (Arezzo?) Unitario; i ff. 3-4 costituiscono un’aggiunta successiva per integrare parte del testo, che era stata erasa. Membr., ff. III (cart.) + 98 + III (cart.), mm 225 × 148; fascicolazione: 18+2 (1-10), 2-128 (11-98); richiami presenti al margine inferiore interno dell’ultimo foglio verso; inizio fascicoli dal lato pelo, regola di Gregory rispettata (tranne che nel caso del bifoglio inserto nel primo fascicolo); scrittura disposta su una colonna di 30 linee con inizio sopra la prima riga, rigatura a secco. Legatura moderna. Provenienza: conte Fabrizio Orsini Rilli (timbro su f. 1r). Il bifoglio inserto è scritto in inchiostro nerissimo da una mano italiana del XIII secolo su una stretta colonna di 28 linee con rigatura a secco e inizio scrittura sopra la prima riga. La costituzione Imperatoriam è preceduta dal protocollo nella forma piuttosto scorretta In nomine domini nostri Iesu Christi. Imperator Cesar Flavius Iustinianus Alamannicus Codicus Germanicus Wandalicus Africus pius felix inclitus victor ac triumphalis semper Augustus cupi iuventuti. Manca la parola Imperatoriam, per la quale è stato lasciato lo spazio (evidentemente si intendeva aggiungerla in rosso e/o in scrittura distintiva); sono presenti in rosso l’incipit del primo libro e la rubrica del secondo titolo. Il testo è diviso in paragrafi e sono presenti glosse, spesso siglate M(artinus), di una delle mani di glossa che si ritrovano in tutto il codice. (ff. 1v-92v)
Iustiniani Institutiones (fino I. 4,16,3) Il f. 1r, quasi illeggibile, contiene una lista di spese, ordinata secondo i giorni della settimana, di mano del XIII secolo; a f. 1v si trova la costituzione di promulgazione Imperatoriam maiestatem (corr. su magestatem), senza protocollo; f. 2r è palinsesto e riscritto da una mano probabilmente del XIII secolo; contiene un trattato di aritmetica:
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CAPITOLO II
inc. De numero tractatum. videndum est quid sit numerus et qualiter dividatur et quot digiti sunt in numero … expl. … dividatur convenienter. A f. 2v inizia il testo del primo libro: Incipit liber primus de iustitia et iure. Iusticia est …; i ff. 3-4, inseriti successivamente, contengono la costituzione Imperatoriam e il primo titolo del primo libro; a f. 5r il testo continua con il secondo titolo. expl. … libertisque eos in ius vocare quam si id ab ipso pretore postulaverint et impetraverint et si quis aliter. Il titolo viene completato da una mano moderna, che aggiunge la nota mancano due titoli, ripetuta al recto della prima carta di guardia subito successiva.
Organizzazione del testo e decorazione. Sono presenti gli incipit e gli explicit dei singoli libri (ff. 2v, 23r, 55r, 87r); sono presenti le rubriche dei titoli, mentre i segni di paragrafo sono aggiunti, in maniera non sistematica, da una mano più tarda, che usa un inchiostro molto scuro; segni di paragrafo coevi si trovano sporadicamente nei fogli scritti dalle mani A, B, D; regolarmente e toccati di rosso nei fogli della mano C. Al loro posto, i fogli della mano F presentano la lettera k. È presente una titolatura corrente, consistente nell’abbreviazione l(iber) al centro del margine superiore del verso e nel numero romano di libro nella stessa posizione sul recto, da f. 23v a f. 28r; da f. 55v a f. 60r; da f. 80v a f. 84r. I titoli numerati sono I. 3,3 (mano E), I. 3,7 (mano F); I. 3,8-9 (mano G). L’arbor consanguinitatis è assente. Il modo di decorazione delle iniziali e l’uso della scrittura distintiva risultano asistematici non solo confrontando i fogli scritti dalle diverse mani, ma anche all’interno delle porzioni di testo che ciascuna di esse scrive. L’iniziale della costituzione di promulgazione (Imperatoriam, f. 1v) è ingrandita e leggermente decorata; l’iniziale del primo libro (Iusticia, f. 2v) è decorata; l’iniziale del secondo libro (Superiore, f. 23r) è decorata con intrecci; l’iniziale del terzo libro (Intestatus, f. 55r) manca; l’iniziale del quarto libro (Cum expositum, f. 80r) è semplicemente ingrandita e colorata. A f. 1v la prima riga della costituzione Imperatoriam è in scrittura distintiva (maiuscola mista) e in inchiostro rosso. Le iniziali dei titoli sono semplici, in rosso, e spesso arricchite di semplici motivi ornamentali.
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ELENCO DEI MANOSCRITTI
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Tra le molte iniziali di titoli che presentano qualche elemento di decorazione, sono particolarmente da notare: a f. 16r l’iniziale del titolo de legitima agnatorum tutela (I. 1,15, Quibus) è arricchita da una sorta di elaborato signum crucis nell’occhiello della Q; a f. 22r l’iniziale del titolo de suspectis tutoribus et curatoribus (I. 1,26, Sciendum) è figurata in forma di corpo di uccello; a f. 30r l’iniziale del titolo de usu et abitationibus (sic) (I. 2,5, Eisdem) è decorata con foglie intrecciate; a f. 32r l’iniziale del titolo de donationibus (I. 2,7, Est etiam) è decorata con foglie intrecciate.
Le iniziali minori sono toccate di rosso. Scrittura. Il testo delle Istituzioni è scritto da ben dieci mani. La mano A scrive i ff. 1v-2v e 5r-10v (primo fascicolo dell’unità principale); la mano B scrive i ff. 11r-34v (fascicoli 2-4); la mano C scrive i ff. 35r-42v (fascicolo 5); la mano D scrive i ff. 43r-58v (fascicoli 6-7); il fascicolo 8 è scritto da tre mani: la mano E scrive i ff. 59r-61r; la mano F scrive i ff. 61r-62v; la mano G scrive i ff. 63r-66v (termina il testo del titolo 3,12 a l. 27 e lascia il resto della pagina in bianco); la mano H scrive i ff. 67r-74v (fascicolo 9); la mano I scrive i ff. 75r-82v (fascicolo 10); la mano J scrive i ff. 83r-98v (fascicoli 11-12).
Le dieci mani usano minuscole di piccolo modulo, tipologicamente affini anche se variamente atteggiate. Le scritture usate dalle mani A, D, H, I, J sono molto simili fra loro e tendenzialmente piuttosto rotonde, come anche quella usata dalla mano B che però presenta qualche tratto documentario (es. la forma della x e della t), e quella della mano E che si caratterizza per una maggiore regolarità e un qualche calligrafismo; le mani C, F, G sono più compresse lateralmente; la mano F presenta una particolarità nell’allungamento artificioso delle aste discendenti dell’ultima riga.
In qualche caso la scrittura è stata successivamente ripassata (per esempio ai ff. 34v-35r). Glosse e note. Il manoscritto contiene la cosiddetta Glossa di Poppi (ed. Crescenzi). Essa consiste di moltissime note interlineari e marginali presenti in tutto il codice (anche se, come di consueto, le annotazioni si diradano verso la fine del libro), dovute a diverse mani ed epoche diverse; almeno due mani sono coeve alla scrittura del testo principale; le loro annotazioni sono precedute da un puntino rosso che funge da richiamo alla parola del testo a cui esse si riferiscono. Le glosse dovute a queste due mani sono assegnate nell’edizione di Crescenzi alla mano A; in realtà, la differenza fra le due mani è percettibile, soprattutto nel modulo e nell’armoniosità della scrittura. Una delle due mani è stata identificata da Giovanna Nicolaj con quella del notaio Pietro d’Arezzo. Molte glosse sono in forma triangolare; alcune delle glosse delle due mani più antiche, riconoscibili dalla presenza dei puntini rossi, sono state erase (per esempio a f. 24v). A f. 32v è
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CAPITOLO II
presente una glossa crittografata; a f. 40r sono state aggiunte al margine due autentiche (precedute dalla sigla CN).
Sono presenti correzioni, integrazioni e varianti al margine di mano di Pietro d’Arezzo (ai ff. 8r, 14v, 27r), nonché altre correzioni di altre mani, per esempio a f. 87r (la lezione qui in civitate est viene corretta in qui in civitate esset [I. 4,6,5] con l’apposizione di un segno di richiamo che collega est alla lezione esatta esset al margine) e f. 88v (la lezione mixtam causam habere videntur viene corretta con la stessa modalità in mixtam causam optinere videntur [I. 4,6,20]); alcune integrazioni sono operate da una mano più tarda (es. alle ll. 4-7 di f. 11r). L’unico segno speciale usato è il nesso NOTA (es. ai ff. 65r, 88v, 98r; in quest’ultimo caso la N è figurata in forma di albero). Ai margini del manoscritto si trovano di tanto in tanto disegni a penna, raffiguranti figure umane (ai ff. 21r e 22r una testa di uomo barbuto e ricciuto; a f. 22v uomo con una mantellina; a f. 31v un uomo steso su un letto; ai ff. 46r e 63r una testa maschile ricciuta) e animali (ai ff. 20v, 22r, 32v una testa di uccello).
11 Roma, Biblioteca Nazionale Centrale “Vittorio Emanuele II”, Sess. 110 (tav. XIII) Bibliografia. Bibliografia completa del manoscritto dal 1739 al 1980 in JEMOLO et al., Bibliografia, pp. 83-84. Bibliografia successiva: scheda di A.M. ADORISIO in CAVALLO, I luoghi della memoria, pp. 88-89 nr. 51; ADORISIO, Dinamiche, pp. 18, 38, 91, 95, 101; CAPRIOLI et al., Glosse preaccursiane, pp. 8, 18; TRASSELLI, Per la storia, p. 91 tav. 1; SANTINI, Il sapere giuridico, pp. 96, 122-123, 179; CORTESE, Il diritto nella storia medievale, II, p. 26 e nt.; ERRERA, Arbor actionum, p. 109 nt.; RADDING — CIARALLI, Corpus Iuris, pp. 305, 307; CATALDI — CORATTI, Una spiritualità operosa, pp. 38, 46, 57, 98 nr. 11 (scheda di A.M. Adorisio).
sec. XII in., Italia centrale Composito fattizio di sei unità; il libro delle Istituzioni costituisce l’ultima unità. Membr., di ff. I (cart., di restauro) + 148 + I (cart., di restauro): la cartulazione presente nel manoscritto arriva fino al numero 147, perché il f. 52 è stato erroneamente numerato 51 (e in séguito 51bis); qui si segue il numero reale dei fogli; f. 70r bianco con prove di penna; mm 205 × 139. La fascicolazione del codice, così come si presenta adesso, è nel suo insieme la seguente: 13 (1-3), 26 (4-9), 3-48 (10-25), 510
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ELENCO DEI MANOSCRITTI
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(26-35), 62 (36-37), 7-98 (38-61), 1010 (62-69), 11-128 (70-85), 137 (86-92); 1410 (93-102); 156 (103-108); 169 (109-117); 17-198 (118-141); 207 (142148). La prima unità è costituita dai fasc. 1-3, la seconda dai fasc. 4-6, la terza dai fasc. 7-9, la quarta dal fasc. 10, la quinta dal fasc. 11, la sesta dai fasc. 13-20. Fascicolazione della sesta unità: 17 (86-92); 210 (93-102); 36 (103-108); 49 (109-117); 5-78 (118-141); 87 (142-148). Inizio fascicoli dal lato pelo tranne che per i fasc. 2-4, la regola di Gregory è rispettata (la presenza di tre fascicoli che iniziano dal lato carne dipende proprio dalla rigorosa realizzazione del vis-à-vis: il primo fascicolo, che inizia come di consueto dal lato pelo, è infatti mutilo dell’ultimo foglio e presenta dunque un lato carne al primo foglio recto del fascicolo successivo. La composizione regolare torna dopo il fascicolo quarto, che inizia invece dal lato carne ed è anch’esso mutilo dell’ultimo foglio). Segnatura e richiamo assenti, scrittura disposta su una colonna di 39 linee con inizio sopra la prima riga, rigatura a secco. Legatura moderna di restauro. Provenienza: monastero di Casamari nei pressi di Veroli; di lì il manoscritto passò al fondo di S. Croce in Gerusalemme a Roma e quindi alla Biblioteca Nazionale Centrale “Vittorio Emanuele II” di Roma.
I (ff. 1r-17v)
frammento di opera teologica (sec. XIII) inc. Baptizatur mortem crucis et sepulturam Domini representat immersione sua … expl. … dixit enim: ora monstrate et omnes, non unus pro omnibus.
II (ff. 18r-37v)
frammento di opera teologica (sec. XIII) inc. Non alium statuatis nuntium qui pro vobis offerat munus a Moyse statutum … expl. … qui tibi illustratione sui luminis prerogativam contulit bonitatis et in ipso stabilitatem in odorem suavitatis. Amen.
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CAPITOLO II
III (ff. 38r-61v)
Vita di san Pacomio nella traduzione di Dionigi il Piccolo (sec. XIII) inc. Prologus in vita sancti Pachomii. Pio venerationis vestre proposito qua valui facultate respondi, sancti Pachomii vitam sicut in Greco reperta est fide translationis exsolvens … expl. … omnium vero cibus in uno loco paretur atque consumatur. Induantur autem noctibus lebitones lineos precincti lumbos, habeantque singuli meloten.
IV (ff. 62r-69v)
Epistulae di Ildeberto di Lavardin, vescovo di Tours (sec. XIII) inc. Conversione et conversatione tua letatur et exultat anima mea … expl. … vides itaque, frater mi, quatus [sic] in te coniuret auctoritatum concursus, quam multa te pulsent capitula. Provide.
V (ff. 70v-85v)
Passio sanctarum XI milium (sec. XII), BHL 8437 inc. Incipit passio sanctarum virginum .XI. milium. Regnante domino nostro Iesu Crusqw cum post resurrectionem et ascensionem eius conversis ad eum cunctis finibus terrè … expl. … benigno et misericordi Domino honor et gloria et graciarum accio, in secula seculorum amen. Explicit revelatio divinitum revelata famulè Dei Elisabet de .XI. milibus virginum aliisque martyribus inter eas passis. Dopo la fine della Passio (a l. 8 di f. 85v) si trova (alle ll. 1620) il seguente incipit in scrittura distintiva: Incipit cantus in natali earum cantandus ad vesperam super psalmos feriales. Ant(iphona): sanctum est verum lumen. R(esponsio): equitatui .v. Egiptum in Evangelium. Ant(iphona). Una mano posteriore riempie le sette righe lasciate libere con una specie di indovinello matematico, o filastrocca mnemonica: unum
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ELENCO DEI MANOSCRITTI
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prima, secunda decem, dat tertia centum / quarta dabit mille, milia quinta decem / centum milia sexta, dat septima milia mille. / [segue una linea poi depennata: Virtutem nullus amat nisi qui sequitur, et qui sequitur virtutes cum Deo manet et ipse cum eo] / mille dat octava milies deciesque / centies nona dat miliesque mille / milies mille mila dat decimaque.
VI (ff. 86r-148v)
Iustiniani Institutiones (fino a I. 4,18,5) inc. In nomine domini nostri Iesu Christi. Cesar Flavius Iustinianus Alamanicus Coticus Francus Germanicus Atticus Vuandalicus Africanus pius felix inclitus victor ac triumphator semper Augustus cupide legum iuventuti. Incipit proemium. Imperatoriam maiestatem … expl. … Zenophono an ita scripsit.
Organizzazione del testo e decorazione. È presente la divisione in libri con incipit ed explicit. I titoli, tutti corredati di rubrica e suddivisi in paragrafi o capitoli, non sono numerati tranne che a I. 1,13 (in cui comunque la numerazione è erronea: .XII.; la numerazione antica presenta anche in altri casi il numero dei titoli ridotto di un’unità rispetto alla numerazione moderna; questo accadeva probabilmente perché la rubrica del primo titolo di ogni libro veniva intesa come titolo generale del libro). L’arbor consanguinitatis è assente. Iniziali decorate delle parole iniziali di ogni libro: f. 85r Imperatoriam; f. 95r Superiore; f. 115v Intestatus; f. 133r Cum. I titoli presentano le iniziali semplici in rosso; le iniziali minori sono ritoccate in rosso. Scrittura. Il testo delle Istituzioni è scritto da una sola mano in minuscola ben formata e tondeggiante, leggermente inclinata verso destra. Da segnalare le due forme della d (onciale e minuscola), la g con occhiello inferiore talora aperto talatra chiuso, la presenza del legamento et; il dittongo ae è talvolta realizzato con il nesso, spesso è ridotto alla e semplice, raramente è usata la e con cediglia; è presente la nota tironiana per est, il nesso qs nell’abbreviazione di quis (es. siquis a f. 104r), l’abbreviazione —rum anche per il genitivo plurale femminile, la presenza del segno interrogativo (es. f. 123r). Sono notevole la forma dell’h e il segno abbreviativo per —us, consistente in una sorta di virgola, quasi una C rovesciata. Il legamento st è sempre presente, quello ct raramente.
Glosse e note. Glossa di Casamari (ed. Alberti).
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CAPITOLO II
Sono presenti annotazioni interlineari e marginali di almeno quattro mani diverse, coeve o appena posteriori alla scrittura del testo e riferibili ad ambienti di pratici del diritto (presenza di legamenti corsivi, tra cui spiccano quelli di ti e ri), più frequenti nella prima parte del libro. La mano A è la più antica: scrive una citazione di Cicerone, parecchi passi del Digestum vetus e una citazione del VII libro del Codice; la glossa n. 1 fa riferimento ai rathoricis (sic), né mancano glosse sinonimiche. La mano B (caratterizzata dal legamento corsivo ri) è di poco posteriore: essa pure riporta passi del Digestum vetus e spesso corregge il testo o ne integra le omissioni; anche in questa seconda mano di glossa si può rilevare un’impostazione didattica (le annotazioni sono spesso introdotte da espressioni come ideo dixit quia, scilicet, id est, intelligendum est); le glosse di mano B presentano una certa analogia con quelle più antiche della glossa del ms. Torino, BNU, D.III.13 (nr. 8). La mano C è contemporanea della B, mentre le glosse di mano D sono più recenti; per lo più interlineari, esse sono in molti casi identiche a quelle dei fogli più recenti del citato codice torinese; spesso si presentano in forma di continuationes titulorum; l’impressione data dalle glosse di mano D è di nuovo quella di annotazioni molto scolastiche, che comprendono sinonimi, definizioni di argomento non giuridico come quella di fabula, curiosità antiquarie, come Quirino: Romulo, quiris est virga, que sceptrum dicitur, etimologie ricostruite secondo il procedimento tipico dell’antichità, come noverca dicimus quasi nova princeps paterne domus, richiami frequenti alle auctoritates delle arti liberali (Ciceronis diffinitio, ut Ysodorus dicit). Una quinta mano, più tarda, dal modulo molto minuto, aggiunge al margine le citazioni dei passi corrispondenti delle altre fonti giustinianee (è interessante notare che il Digesto viene indicato con una D maiuscola tagliata con un segno obliquo e talvolta quasi disarticolata, in una forma che costituisce la tappa intermedia verso la sigla ff.); vi sono poi poche glosse di altre mani di varie epoche.
A f. 143r una mano coeva e molto simile a quella del testo principale integra in sopralinea le parole tutorio curatorio in I. 4,10, pr. Una mano che usa un inchiostro più scuro di quello del testo opera piccole correzioni in tutto il codice. È presente il nesso NOT(—a, —abile). Sono presenti diverse probationes calami e altre note sparse, più tarde. Nota di possesso al margine superiore di f. 85r: Liber Casemarii (sec. XIV).
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ELENCO DEI MANOSCRITTI
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12
Bamberg, Staatsbibliothek, Jur. 2 (olim D.II.4) (tav. XIV) Bibliografia. SCHRADER et al., Prodromus, pp. 37 nr. 3, 76, 123, 136, 232-233; FITTING, Anfänge, p. 56; FLACH, Études, pp. 61, 62 e nt.; CONRAT, Geschichte, pp. 63, 162; DYDYÑSKI, Beiträge, pp. 10-11 nr. 14; PATETTA, Glosse e somme di costituzioni, p. 256 nt.; Patetta, Manoscritti di Bamberga, pp. 264, 266-268; PATETTA, Opere attribuite ad Irnerio, pp. 128, 136, 151 nt.; LEITSCHUH — FISCHER, Katalog, pp. 512-514; TORELLI, Scritti, pp. 40, 45 nt.; ASTUTI, Tradizione, p. 185; WENGER, Quellen, p. 209; DOLEZALEK, Martinus, p. 249 nt.; WEIGAND, Naturrechtslehre, pp. XIII, 32, 68; DOLEZALEK, Verzeichnis, s.v.; CAPRIOLI et al., Glosse preaccursiane, pp. 7, 17; DOLEZALEK, Repertorium, pp. 64, 123; SANTINI, Il sapere giuridico, pp. 143, 180; RADDING — CIARALLI, Corpus Iuris, pp. 285, 293, 303, 305, 307; KAISER, Epitome Iuliani, pp. 756 nt., 877.
sec. XII in., Italia centrale (Toscana?) Unitario. Membr., ff. I (cart.) + 75 + I (cart.), f. 43r bianco (probabilmente perché destinato a ospitare l’arbor consanguinitatis), 5 righe erase a f. 49v, mm 262× 160. Fascicolazione: 1-98 (1-72), 103 (73-75; binione mutilo dell’ultimo foglio), segnatura e richiami assenti, tranne che a f. 40v (ultimo foglio del quinto fascicolo: numero .V. al centro del margine inferiore); inizio fascicoli dal lato pelo; regola di Gregory rispettata; scrittura disposta su una colonna (tranne l’indice dei titoli delle Istituzioni a f. 1r e l’indice dei titoli dei libri 39-50 del Digesto ai ff. 74v-75v, disposti su due colonne) di 40 linee con inizio sopra la prima riga, rigatura a secco. Legatura della Dombibliothek di Bamberg, da cui il manoscritto proviene e dove aveva la segnatura D.31.
I (ff. 1v-73v)
Iustiniani Institutiones, precedute a f. 1r dall’indice dei titoli, aggiunto su due colonne alla fine del sec. XII inc. Imperatoriam maiestatem non solum armis decoratam … expl. … Deo propitio adventura est.
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CAPITOLO II
II (ff. 73v-74v)
Codex Iustinianus, 9,13 inc. Raptores virginum honestarum vel ingenuarum … expl. … locum habere sanctimus [sic].
III (f. 74v, ll. 9-14)
un crittogramma e due formule, probabilmente di maledizione, aggiunte da una mano piuttosto rozza, che non compare altrove nel manoscritto + x.f.c.x. t f.c.n.i.l.x + auro tauro alie pisco ema pie dix(it) / pecreas de te non si cuncta coram me / norris t(e)lio torris norris nelip + garo garuba paricida mane et illa mane / et illa paricida usque ad morsu canis rabiosi.
IV (ff. 74v-75v)
indice dei titoli del Digestum Novum, scritto dalla stessa mano (databile alla fine del XII secolo) che copia a f. 1r l’indice delle Istituzioni inc. Primus liber incipit .XXXVIIII. de operis novi nunciatione. R. expl. De verborum significatione. De diversis regulis iuris antiquis. R. R. R. R.
V (f. 75v)
aggiunte varie Le prime 4 righe, non completamente leggibili, contengono una formula di querela e sono scritte da una mano non libraria, coeva alla scrittura del testo delle Istituzioni: viris nobilisimi viri nobilisimi f[…]nsulibus consules Podiobonizi salutem. Cum perenni servitium / as breram [?] rogando humiliter deprecamur quo… quem vestrum civem Rolandum nomine a quedam nostrum castellanum / Petrum nomine iniuste abstulit conven[…] reddi faciatis ut ipse nostrum cum suis amicis nullum litigium exinde / faciad.
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ELENCO DEI MANOSCRITTI
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Segue la copia di una sentenza del 1191, relativa a una causa svoltasi in Toscana (edita per intero in PATETTA, Manoscritti di Bamberga, p. 268 nt.): inc. In nomine Domini amen. Veniens ante presentiam vicarii serenissimi imperatoris Henrigi … expl. … .M.C.Nonagesimo primo .VII. idus octub(ris) in die decima. Segue poi l’attestazione, della stessa mano degli indici di Digesto e Istituzioni, di un altro negozio riguardante forse lo stesso Ildebrandinus che era fra i protagonisti della causa terminata con la sentenza trascritta in questa stessa pagina: Ildebrandinus comodavit locavit codicem suum Matheo pro .VIII. s(olidis). Niccolaus promisit ipsum codicem ei resti/tuere et si in aliquo deteriorabitur (corr. da deteriorabetur) ad dictum domni Petri et Dietiguardi ei promisit emendare quod si facere / distulerit centum s(olidos) ei Niccolarius bonorum Bononinorum ei pro toto codice se soluturum promisit; testes Petrus / Dietiguardi et Albertus de Fermo.
Organizzazione del testo e decorazione. Non c’è un incipit delle Istituzioni, è però presente l’incipit del primo libro di séguito all’escatocollo della costituzione di promulgazione, a sottoscrizione del proemio a f. 2r: Dat(a) .XI. kalendas decembris Constantinopoli domino nostro Iustiniano perpetuo Augusto .IIII. const. domini nostri Iustiniani sacratissimi Augusti Institutionum vel ementorum [sic] Incipit liber primus; ai ff. 13r, 37r, 56v incipit ed explicit degli altri libri. È presente una titolatura corrente consistente nel numero di libro al centro del margine superiore dei fogli recto, spesso rifilato. Le rubriche sono scritte in nero e in scrittura distintiva onciale; in qualche caso sono state erase e riscritte in rosso o semplicemente aggiunte, sempre in rosso. Dalla metà del libro terzo le rubriche mancano, e sono state aggiunte successivamente. I titoli sono numerati a f. 2r (de iure naturali gentium et civili .II.), f. 3r (de ingenuis, KP .IIII.), f. 6v (.XI. de adoptionibus), f. 8r (.XIII. de tutelis); da questo punto in poi la numerazione è regolare e spesso si trova l’indicazione K(a)P(itulum); a partire dalla metà del libro terzo, in concomitanza con la scomparsa delle rubriche, cessa anche la numerazione dei titoli. La divisione in paragrafi è presente, manca l’arbor consanguinitatis, benché sia stato lasciato in bianco il f. 43r che avrebbe dovuto contenerla. Le iniziali dei libri sono decorate, piuttosto semplicemente, a f. 1v (proemio, Imperatoriam), f. 2r (inizio del primo titolo del primo libro, Iusticia); l’iniziale del libro secondo a f. 13r è semplice, mentre quella del
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CAPITOLO II
libro terzo (f. 37r) è in inchiostro nero e leggermente decorata; le iniziali dei titoli sono ingrandite, spesso colorate, talvolta arricchite di motivi decorativi; le iniziali minori sono toccate di colore rosso o verde. Scrittura. Tutto il testo delle Istituzioni è scritto dalla stessa mano in una minuscola di piccolo modulo e tendente al tondeggiamento, tipologicamente affine alle scritture dei codici di Poppi, 206 (nr. 10) e Paris, BNF, lat. 4421 (nr. 13). Il titolo del Codice ai ff. 73v-74v è copiato dalla stessa mano di seguito alle Istituzioni, senza nessuna distinzione se non un’iniziale semplice. Si possono notare: g con l’occhiello inferiore sia aperto sia chiuso, d diritta, h con il secondo tratto curvo, e con cediglia, legamento ct allungato orizzontalmente, nesso et, nota tironiana. Una particolarità condivisa con altri codici della stessa tipologia è quella di avere spesso le aste discendenti dell’ultima riga artificiosamente allungate nel margine inferiore.
Glosse e note. I margini di ff. 1v-5r sono occupati da una glossa scritta a mo’ di apparato (ogni glossa è preceduta da un segno di paragrafo toccato di rosso) da una mano forse del XIII secolo, che è la stessa ad aggiungere i passi paralleli; da f. 5v in poi le glosse sono pochissime e sono segnalati soltanto i passi paralleli; da f. 8r non compaiono più glosse di alcun tipo, se non alcune sporadiche annotazioni di mani diverse. Un’integrazione di una mano coeva a quella del testo si trova a f. 5v (I. 1,10,3, omissione per saut du même au même); sono molto frequenti le integrazioni di singole parole, della stessa mano del testo. *13 Paris, Bibliothèque Nationale de France, lat. 4421 (tav. XV) Bibliografia. SCHRADER et al., Prodromus, pp. 42-43 nr. 30, 76, 125-126, 136, 230; KRÜGER, Codex, p. IX; FITTING, Anfänge, pp. 31 nt., 56; TAMASSIA, Bologna e le scuole imperiali, p. 23 nt.; FLACH, Études, pp. 68-69, 129-130, 131-144; CONRAT, Geschichte, pp. 54, 63, 163, 165, 629; DYDYÑSKI, Beiträge, pp. 45-46 nr. 96; PATETTA, Sopra alcuni manoscritti, pp. 8 nt. 1; 47; PATETTA, Opere attribuite ad Irnerio, p. 129; TORELLI, Scritti, pp. 40, 45 nt.; ASTUTI, Lezioni, pp. 315, 323; ASTUTI, Tradizione, p. 185; CRESCENZI, La glossa di Poppi, p. 635; SANTINI, Il sapere giuridico, p. 180; ERRERA, Arbor actionum, p. 109 nt.; RADDING — CIARALLI, Corpus Iuris, pp. 279, 283, 285, 293, 305.
sec. XII in., Italia centro-settentrionale Unitario. Membr., ff. 84; segnatura e richiami assenti; scrittura disposta su una colonna di 32 linee.
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ELENCO DEI MANOSCRITTI
89
I (ff. 1r-83v)
Iustiniani Institutiones inc. Imperatoriam magestatem … expl. … Deo propitio adventura est.
II
(f. 83v-84v)
Codex Iustinianus, 9,13 inc. Raptores virginum honestarum … expl. … locum habere sanccimus.
III (f. 84v)
Codex Iustinianus, estratti Dopo il titolo 9,13 si trovano altri estratti dal Codice, molto corrotti: C. 3,1,8; C. 2,19,12 (presente anche nel manoscritto di Bruxelles, IV.384 [nr. 15]); C. 2,3,30,4; C. 4,1,3; C. 4,19,4; C. 2,1,3; C. 2,18,22; C. 4,35, 13, preceduti dalla regula iuris: In omnibus controversiis ad id quod intenditur aut negare aut confiteri oportet.
Organizzazione del testo e decorazione. Sono presenti gli incipit e gli explicit dei singoli libri in scrittura distintiva capitale rustica (ff. 14v, 42r, 64r); delle rubriche è presente solo quella del titolo de iustitia et iure (I. 1,1), in scrittura distintiva; i segni di paragrafo sono aggiunti successivamente. Manca l’arbor consanguinitatis. Iniziali decorate a f. 1r (inizio del primo libro, Imperatoriam: I decorata con intrecci) e a f. 42r (inizio del terzo libro, Intestatus: I decorata con intrecci). Iniziali semplici o solo arricchite di semplici motivi decorativi a f. 14 (inizio del secondo libro, Superiore) e 64v (inizio del quarto libro, Cum expositum). Le iniziali dei titoli sono ingrandite e probabilmente colorate; alcune sono un po’ più elaborate (es. f. 50v In summa quod ad bona libertorum, I. 3,8; f. 75v Ex maleficiis servorum, I. 4,8). In queste e anche nell’iniziale del primo titolo del quarto libro è ricorrente un intreccio a forma di 8 nel corpo delle lettere. Scrittura. Il codice è scritto da una sola mano che usa una minuscola di modulo minuto, tondeggiante e regolare, simile alle scritture usate in Poppi, 206 (nr. 10) e Bamberg, Jur. 2 (nr. 12).
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CAPITOLO II
Glosse e note. Le glosse sono molto rare (alcune sono state edite da FLACH, Études, pp. 129-130, e da CONRAT, Geschichte, pp. 165-166); quelle più antiche, coeve alla scrittura del testo, possono essere attribuite tutte alla stessa mano. La prima compare a f. 9r, al margine di I. 1,12,10 (pene dicit quia cogere posset si ad meliorem vocaretur hereditatem); le altre si trovano a f. 49v, al margine di I. 3,7,1 (cum neminem liberorum relinqueret naturalium), al margine superiore di f. 74v (septimi libri codicis […] qui bonis cesserint; questa glossa è parzialmente rifilata), a f. 79r al margine di 4,14 (glossa alla parola replicatio: replicatio ei dabitur ex posteriore pacto). Glosse di una mano diversa e probabilmente posteriore sono presenti ai ff. 70v e 71v.
Una mano coeva opera correzioni in tutto il codice. Integrazioni a I. 1,25,2 (omissione per saut du même au même: qui rei publice causa absunt); I. 2,3,3 (omissione per saut du même au même: nisi qui habet predium . Si quis); I. 3,15,2 (omissione per saut du même au même: sane quidem exactam diligentiam adhibuisse); I. 3,25,4 (omissione per saut du même au même: cum aliquis renuntiaverit societati solvitur societas); I. 4,1,11 (omissione per saut du même au même: ut alius rem tuam exciperet); I. 4,6,26 (omissione per saut du même au même: iussu magistratuum nostrorum conveniatur ); I. 4,6,28 (mandati, depositi, , communi dividundo); I. 4,7,4b (omissione per saut du même au même: versum sit agitur, , ante dispicere).
Al principio del tit. 4,1 viene operata un’integrazione errata (obligationibus ex maleficio dispiciamus). Una collazione con un altro esemplare delle Istituzioni è confermata anche dalla variante (errata) riportata a f. 26v in corrispondenza di I. 2,11, pr., in cui alla parola induxit viene aggiunta l’annotazione vel indulxit. Della stessa mano del testo sembrerebbero due correzioni calligrafico-ortografiche, entrambe segnalate con un richiamo: al margine di f. 57v viene riscritto un idem (quello presente nel testo è pasticciato), al margine di f. 68v viene riscritta la parola putat(ur), che nel testo compare come puta(ur).
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ELENCO DEI MANOSCRITTI
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L’unico segno speciale che compare nel manoscritto è una N maiuscola corredata da un segno di richiamo, corrispondente a quello aggiunto a una parola nel testo (ff. 52v, 55r).
14 Köln, Historisches Archiv der Stadt Köln, Best. 7010 (W), 328 (olim Wallraf X.8)*** (tav. XVII) Bibliografia. KLENZE, Justinianische Constitutionen; HAENEL, Epitome Iuliani, pp. XII-XIII nr. 9; CONRAT, Glossa di Colonia; FITTING, Anfänge, pp. 56 e nt., 65, 86; TAMASSIA, Bologna e le scuole imperiali, p. 23 nt.; FLACH, Études, pp. 25, 27, 30, 34, 61, 69-70, 80, 99; CONRAT, Geschichte, pp. 68, 333-340, 360-362, 583-596, 629, 640; FITTING, Institutionenglossen; DYDYÑSKI, Beiträge, p. 31 nr. 58; PATETTA, Sopra alcuni manoscritti, pp. 8, 9, 27, 47, 53 nt.; 56 ntt.; 57 ntt.; 58 nt.; 69 ntt.; 74 nt.; 78 nt.; 79 nt; 82 nt.; PATETTA, Per la storia del diritto romano nel Medio Evo, p. 27; PATETTA, Sull’introduzione del Digesto, p. 4 nt.; PATETTA, Opere attribuite ad Irnerio, pp. 85 e nt.; 86, 127; KANTOROWICZ, Entstehung, pp. 87, 100-101, 103; BESTA, Fonti, pp. 332-333; GENZMER, Kodifikation, pp. 375, 398; LEICHT, Ravenna e Bologna, p. 287; TORELLI, Scritti, pp. 40, 46 nt., 82; MOR, Per la storia dei libri giustinianei, p. 12; GUALAZZINI, Scuola, p. 22; WENGER, Quellen, p. 609; ASTUTI, Lezioni, pp. 316, 322; ASTUTI, Tradizione, p. 205; GUALAZZINI, Insegnamento, p. 92; DIURNI, Expositio, p. 107; SCHADT, Die Darstellungen, pp. 44, 56, 372 e Abbildung 7; CAPRIOLI et al., Glosse preaccursiane, pp. 7, 18; FOWLER-MAGERL, Ordo, pp. 33-35, 155; CORTESE, Storia, p. 142; CORTESE, Alle origini della scuola di Bologna, p. 18 nt.; SANTINI, Il sapere giuridico, pp. 96, 180; ERRERA, Arbor actionum, pp. 40 nt., 109 nt., 114; RADDING — CIARALLI, Corpus Iuris, pp. 285, 293, 294, 305, 306, 308; CIARALLI, Produzione manoscritta, pp. 73, 92-95 e fig. 5; KAISER, Epitome Iuliani, pp. 236 nt., 382, 803-804, 877; TREDE, Die juristischen Handschriften, pp. 89-91.
sec. XII/1, Italia centro-settentrionale Unitario. Membr., ff. I (cart.) + I (membr., numerato a) + 108 (il primo foglio del manoscritto è numerato a; per comodità, qui si segue la cartulazione moderna presente nel codice), f. 60v bianco, f. 108v bianco tranne che per due linee in crittografia; mm 305 × 180; fascicolazione: 18-2 (1-6; il terzo bifoglio dell’originario quaternione è caduto, lasciando due lacune nel testo), 2-38 (7-22), 410 (23-32), 512 (33-44), 64 (45-48), 712 (49-60), 8-138 (61-108); rimangono tracce della segnatura dei fascicoli ai ff. 6v e 14v, e un richiamo a f. 100v; inizio fascicoli dal lato pelo, regola di Gregory rispettata tranne che fra gli attuali ff. 2v-3r e 4v-5r, a causa *** Desidero ringraziare di cuore la dott. Letha Böhringer, archivista dello Stadtsarchiv di Colonia, per avermi agevolato in tutti i modi l’accesso all’archivio e la consultazione del manoscritto.
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CAPITOLO II
della suddetta caduta di un bifoglio nel primo fascicolo; scrittura disposta su una colonna di 42-45 linee con inizio sopra la prima riga; rigatura a secco. Legatura moderna in cuoio. Provenienza: Wallraf, professore di Colonia (1748-1824). I (f. ar)
Iustiniani Institutiones, 4,18,8 — fine inc. Armis in tertiam partem bonorum publicatio imponitur … expl. … Deo propitio adventura est.
II (f. ar-v)
trattato de actionibus in forma di costituzione attribuita a Giustiniano inc. Imperator Iustinianus omnibus sub Romano Imperio degentibus. Notum sit vobis, patres conscripti … expl. … ego putans bona instantia uti ad contradicendum pervenio nec causa.
III (ff. 1r-59r)
Iustiniani Institutiones inc. Imperatoriam maiestatem non solum armis decoratam … Nel primo libro si trovano due lacune, da I. 1,5,3 fi. a I. 1,8,2 fi. e da I. 1,12,6 med. a I. 1,16,3, a causa della caduta di due fogli nel primo fascicolo. expl. … Deo propicio adventura est. Amen.
IV (ff. 59r-60r)
trattato sui libelli accusationum in forma di costituzione attribuita a Giustiniano inc. Notum fieri volumus, patres conscripti, ne aliter reus respondeat actori libellum accusationis mittenti …
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ELENCO DEI MANOSCRITTI
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expl. … debet opponere aliquam exceptionem. Subito sotto, in scrittura più minuta, si trova un’aggiunta coeva di 12 linee, con la formula relativa all’actio mutui (cf. KLENZE, Justinianische Constitutionen, p. 262 nt. 1): inc. Actio mutui. Dico me tibi mutuasse olim solidos .X. …; expl. … iure iurando nichilominus dirimatur.
V (ff. 61r-107r)
Iuliani Epitome inc. Si heres legata solvere noluerit. Primum quidem in Digestis et in constitucionibus … expl. … celsitudo tua effectui mancipari observarique precipiat. Explicit Deo gratias. Amen.
VI (ff. 107r-108r)
trattato de actionibus inc. Si quis sua manu conscripserit vel alterius manu subscripserit sive in suo testamento … expl. … et in tanta quantitate iudex auctor est.
Organizzazione del testo e decorazione. Le Istituzioni sono suddivise in libri, con incipit ed explicit (ff. 7v, 26r, 44r; a f. 1v l’incipit del primo libro è aggiunto successivamente). A f. 44r, in scrittura distintiva capitale toccata di rosso, l’explicit del libro terzo e l’incipit del quarto sono accompagnati dall’inscriptio delle Istituzioni, in una forma piuttosto scorretta: Domini nostri Iustiniani Imperatori [sic] Augusti Institutionum sive elementorum et compositorum per Tribunianum virum magnificum magistrum et questore sacri Palatii et Neophilum et Dorotheum viros magnificos illustres et antecessores. Explicit liber .III. feliciter, incipiunt capitula libri .IIII. Le rubriche sono presenti, i titoli sono suddivisi in paragrafi e non sono numerati, tranne che a ff. 29r (I. 3,3) e 35r (I. 3,13 e 3,14), dove il numero di titolo è accompagnato anche dall’indicazione kap. La lettera k si trova brevemente usata in luogo del segno di paragrafo anche all’inizio del libro secondo, a partire da f. 27r. A f. 31r è presente l’arbor consanguinitatis, dalla ricchissima decorazione (cf. SCHADT, Die Darstellungen, pp. 44, 56 e figura 7); accanto al tronco dell’arbor si trovano i versi esametri: sanguinis as metas / docuit
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CAPITOLO II
quas nube repletas / Grecus conventus, sapiat Romana iuventus / hinc Guualcausus ego nullius dicta timebo. Le Istituzioni presentano iniziali riccamente decorate ai ff. 1r (Imperatoriam, inizio della costituzione di promulgazione), 7v (Superiore, inizio del secondo libro), 14v (Testamentum, inizio del titolo de testamentis ordinandis, I. 2,10), 26r (Intestatus, inizio del terzo libro), 44r (Cum expositum, inizio del quarto libro), 48v (Superest, inizio del titolo de actionibus, I. 4,6); iniziali figurate ai ff. 1v (Iustitia, inizio del titolo de iustitia et iure, I. 1,1), 1v (Ingenuus, inizio del titolo de ingenuis, I. 1,4), 18r (Potest, inizio del titolo de vulgaris institutione [sic], I. 2,15, e Liberis, inizio del titolo de pupillari institutione [sic], I. 2,16), 30v (Hoc loco, inizio del titolo de gradibus cognationis, I. 3,6); le rubriche dei titoli e la prima linea di questi sono in scrittura distintiva (capitale); le iniziali dei titoli sono decorate con motivi astratti, le iniziali minori sono toccate di colore. La ricchezza decorativa decresce sensibilmente verso la fine del testo delle Istituzioni. L’Epitome Iuliani presenta una grande I iniziale decorata a f. 61r (In Digestis, subito dopo l’inizio dell’opera) e iniziali semplici di tutti i capitoli. Scrittura. Il codice è scritto da diverse mani che utilizzano minuscole minute e regolari. Il testo delle Istituzioni è scritto da tre mani diverse: la prima (ff. 1r-22v) è di modulo molto minuto, la seconda (ff. 23r-34v e 43r-59r) è più quadrata e verticalizzata, la terza (ff. 35r-42v) suscita l’impressione di uno schiacciamento dall’alto. Glosse e note. Il manoscritto contiene la celeberrima Glossa di Colonia alle Istituzioni (ed. Conrat, Fitting), consistente di annotazioni non molto numerose, prevalentemente in forma triangolare o a clessidra, e di distinctiones in forma tabellare. È molto frequente il nesso NOTA. L’Epitome Iuliani è accompagnata da quasi nessuna chiosa.
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CAPITOLO III
LA PRESENZA DELLE ISTITUZIONI NELLE COLLEZIONI CANONISTICHE ALTOMEDIEVALI capitolo iii
le istituzioni nelle collezio ni altomedieval i
Con i primi esempi di collezioni canonistiche contenenti estratti dalle fonti di diritto romano si ritorna all’età carolingia e da questa si riparte. La presenza di estratti dalle Istituzioni all’interno di collezioni canonistiche costituisce un fenomeno un po’ diverso rispetto a quello di brani delle Istituzioni copiati in manoscritti di produzione quasi sicuramente ecclesiastica ma contenenti materiali giuridici, perlopiù secolari, di vario genere e provenienza1, perché queste collezioni fanno capo a un ambito di produzione e fruizione ben determinato e sono concepite (almeno in via di principio) come raccolte di fonti del diritto effettivamente vigente e applicato dalla Chiesa2. La storiografia sembra avere accettato come dato acquisito che la Chiesa, vivendo a legge romana3, conoscesse e utilizzasse sin dall’alto medioevo l’Epitome Iuliani e le Istituzioni; ma fra le due parti della compilazione giustinianea, solitamente appaiate, bisogna fare una distinzione, perché la presenza delle Istituzioni nelle collezioni canonistiche precedenti alla riemersione completa del testo nell’XI secolo è di gran lunga inferiore a quella dell’Epitome Iuliani, e anche dopo il recupero integrale del testo giustinianeo le tracce delle Istituzioni all’interno del filone canonistico rimangono piuttosto scarse.
1 P.es., come si è detto, il codice di Leipzig, Hänel 8 + 9 (nr. 3), contiene testi di diritto romano (Epitome Iuliani, parte di un titolo delle Istituzioni) e di diritto romano-barbarico (un excerptum dell’Editto di Teoderico, la Lex Romana Curiensis); il più tardo Vercelli, BCap., 122 (nr. 6) contiene testi di diritto barbarico (dalla Lex Salica) e diritto romano giustinianeo (Epitome Iuliani, estratti dal Codice e dalle Istituzioni) e pregiustinianeo (la già citata Lex Dei). 2 Un primo orientamento nello studio delle fonti del diritto della Chiesa durante il me-
dioevo in CALASSO, Medio Evo, capp. VI, VII, IX della Parte prima e III della Parte seconda, e ASTUTI, Lezioni, cap. VIII; v. anche i classici MAASSEN, Quellen des canonischen Rechts; TARDIF, Sources du droit canonique; FOURNIER — LE BRAS, Histoire des collections canoniques, I e II. 3 Su questo v. da ultimo la sintesi di CORTESE, La “mondanizzazione” del diritto canoni-
co. Il «mito» dell’uso del diritto romano da parte della Chiesa, in ogni caso, «va un po’ sgonfiato» per NICOLAJ, Ambiti di copia, p. 490.
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CAPITOLO III
Il primo e il più importante fra i codici canonistici di età carolingia che contengono estratti dalle Istituzioni è il manoscritto conservato presso la Bibliothèque Nationale de France a Parigi con la segnatura lat. 12448. Esso risale probabilmente alla fine del sec. IX4, è originario dell’Italia settentrionale, e contiene la Collectio Dionysio-Hadriana, donata dal papa Adriano a Carlo Magno nel 774 e recepita ufficialmente nell’assemblea di Aquisgrana dell’8025. Contiene inoltre frammenti della Collectio Novariensis (canoni dei concili arelatense, arausico, agatense e toletano, tratti dallo Pseudo-Isidoro), vari altri testi canonistici, diverse lettere tratte dal Registrum di Gregorio Magno6 e infine, ai ff. 79r-123v, la cosiddetta Lex Romana canonice compta7, o meglio, secondo un altro titolo riportato nel manoscritto, i Capitula Romanae legis ad canones pertinentia, di cui è codex unicus. La famosissima Lex Romana canonice compta è un’antologia composta di 371 estratti ordinati in 324 capitoli; ben 211 estratti sono presi dall’Epitome Iuliani, 123 dai libri II-VIII del Codice di Giustiniano, men-
4 Recentemente CIARALLI, «Universali lex», pp. 124-125 e nt. 11, dopo aver riportato le varie datazioni che in passato sono state proposte per il Par. lat. 12448, ha affermato che il codice è composito di due parti, di cui una del IX sec. e l’altra (quella contenente la Lex Romana canonice compta) risalente al X; certamente le mani sono atteggiate differentemente nelle due unità del manoscritto, ma non necessariamente distano fra loro di un lasso di tempo così notevole: anche in altre raccolte canonistiche dello stesso periodo e della stessa zona è possibile riscontrare una varietà di mani, di cui alcune dal modulo piccolo e dall’aspetto ordinato (come nell’unità codicologica attribuita da Ciaralli al IX sec.) e altre invece più sgraziate, dall’aspetto lievemente contorto, come la mano principale che scrive il testo della Lex Romana canonice compta. Un esempio per tutti è costituito dal codice di Milano, Biblioteca Ambrosiana, G 58 sup., che contiene gli Excerpta Bobiensia, per i quali v. oltre. 5 La Collectio Dionysio-Hadriana, diffusissima nell’alto medioevo, è una versione della Collectio Dionysiana, composta in età tardoantica da Dionigi il Piccolo, che, arricchita di alcuni testi, divenne un testo fondamentale per la Chiesa franca: v. FOURNIER — LE BRAS, Histoire des collections canoniques, I, pp. 94-98. Come è noto, la Chiesa d’età carolingia, coerentemente con la strategia politica e culturale generale, restaura il suo diritto antico, quello di tradizione romana rappresentato in primo luogo dalla Collectio Dionysiana (ibid., pp. 10-31); e restaura tradizioni e regole antiche, a partire da quelle dei concili generali, in opposizione alle tendenze particolaristiche prevalse soprattutto in Gallia e nella tradizione insulare dei penitenziali (ibid., pp. 91-107). 6 Gli excerpta riportati in questa sezione sono tratti dai libri II, VIII, IX, X, XI, XII, XIII
del Registrum. I primi sette estratti, ai ff. 131va-132ra, sono identici a quelli presenti nel manoscritto di Oxford, Bodleian Library, Laud Misc. 421 (cfr. infra). 7 Ed. MOR, Lex Romana canonice compta; bibliografia in KÉRY, Canonical Collections,
pp. 17, 32, 161-162, alla quale vanno aggiunti KAISER, Epitome Iuliani, pp. 493-522, e FOWLER-MAGERL, Clavis Canonum, pp. 70, 73.
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ELENCO DEI MANOSCRITTI
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tre solo 22 estratti provengono dalle Istituzioni8; compaiono poi anche altri excerpta da fonti varie (due capitoli dell’Editto di Teoderico, citati come testi del Codice di Giustiniano; capitoli tratti dal capitolare cosiddetto olonese emanato da Lotario nell’825, dalla pragmatica sanctio e da alcune novelle). In particolare per quanto riguarda le Istituzioni, va rilevato che il loro ruolo appare assai ridotto, non soltanto rispetto all’Epitome Iuliani, ma addirittura anche in confronto all’apparentemente ben più tecnico e ‘difficile’ Codice9, e limitato alla funzione, piuttosto teorica, «di presentare […] i principii generali del diritto e di fornire la fisionomia base dei vari istituti»10. Nel manoscritto, tra l’altro, gli estratti dalle Istituzioni sono corredati da pochissime annotazioni piuttosto elementari (come per esempio le indicazioni del contenuto o la suddivisione del lungo titolo delle Istituzioni de rerum divisione [I. 2,1], ai ff. 108va-111ra, con piccoli titoli ai margini: de litore maris, de ripis, ecc.). Una serie di glosse più nutrita riguarda invece i gradi di parentela e si trova ai ff. 99v-100r, ai margini del titolo de nuptiis delle Istituzioni (I. 1,10): è evidente che lo scarno lavoro di prima esegesi si è concentrato sugli argomenti più vicini all’interesse ecclesiastico, mentre, per esempio, i titoli relativi alla stipulatio
8 Dalle Istituzioni sono ripresi i seguenti estratti: libro primo, excerpta dai titoli 1, 2, 3, 4, 8, 9, 10, 12; libro secondo, excerpta dai titoli 1, 2, 6, 14,5-12; libro terzo, excerpta dai titoli 6, 16, 20; libro quarto, excerpta dai titoli 1, 2, 3, 4, 8, 9, 18. Il compilatore attingeva dunque a un esemplare integro dell’opera. 9 Per valutare la reale incidenza delle Istituzioni nell’ambito delle fonti del diritto romano recepite dalla Chiesa, e per individuare meglio la loro specificità rispetto proprio all’Epitome Iuliani e al Codice di Giustiniano, mi sembra utile ricordare quanto affermano FOURNIER — LE BRAS, Histoire des collections canoniques, I, p. 33, a proposito dell’influenza della codificazione giustinianea sul diritto della Chiesa: «dans les Institutes (533) et le Digeste (533), Justinien réunit, légalise des fragments […] des jurisconsultes romains. L’Église n’y tient, évidemment, aucune place: mais à partir du XIe siècle, surtout, elle tirera de tout cet ensemble de règles un grand profit»; peraltro le Istituzioni trattano del diritto privato, e pare che, se il diritto romano era il diritto della Chiesa come istituzione e corpo collettivo, i singoli ecclesiastici fossero soggetti alle proprie leggi ‘nazionali’ (ibid., p. 46 nt.). 10 MOR, Lex Romana canonice compta, p. 11; rimane tuttavia controverso che ciò accadesse perché si era smarrita la «notizia dell’ufficialità dei libri Institutionum» (ibidem). Quest’ultima affermazione di Mor rientra nel dibattito se le Istituzioni nell’alto medioevo siano state considerate come fonte normativa a tutti gli effetti o come semplice manuale dei principi dell’antico diritto romano, posizione quest’ultima che aveva trovato in Enrico Besta il suo più autorevole sostenitore (p. es. BESTA, Fonti, p. 176: «ottenebrato il loro carattere legislativo, ebbero fortuna soprattutto come un manuale scolastico»). Va precisato comunque che Mor, a distanza di tempo, corresse il suo punto di vista: v. il suo contributo Per la storia dei libri giustinianei, alle pp. 11-12.
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CAPITOLO III
(ai ff. 107r-108r) sono privi di qualsiasi annotazione marginale o interlineare. La compilazione della Lex Romana canonice compta è avvenuta quasi certamente nell’Italia settentrionale, e risale agli anni fra l’825 (data del capitolare olonese) e l’883 ca., data intorno alla quale l’opera sarebbe stata inserita nella Collectio canonum Anselmo dedicata11. Un’ipotesi molto suggestiva è che la Collectio Anselmo dedicata non attinga direttamente alla Lex Romana canonice compta ma a una fonte a questa comune, che sarebbe anche all’origine dei cosiddetti Excerpta Bobiensia del manoscritto ambrosiano G. 58 sup. (i quali, significativamente, non contengono estratti dalle Istituzioni, ma soltanto dall’Epitome Iuliani e dal Codice di Giustiniano), e che potrebbe identificarsi con una leggendaria raccolta di materiali romanistici, intitolata appunto Lex Romana, la quale sarebbe circolata nell’Italia settentrionale in età carolingia12; vista però la quasi identità degli estratti romanistici presenti sia nella Lex Romana canonice compta sia nella Collectio Anselmo dedicata, sembrerebbe più semplice e prudente pensare, con Fournier e Le Bras13, che la Lex Romana canonice compta e gli Excerpta Bobiensia abbiano avuto una fonte comune, mentre la Anselmo dedicata abbia tratto il suo materiale romanistico dalla Lex Romana canonice compta, magari attraverso una raccolta intermedia. 11 Altra grande e famosa raccolta canonistica in 12 libri, la cui tradizione manoscritta si divide fra codici italiani del X sec. e codici transalpini dell’XI-XII sec., nella quale il diritto secolare è rappresentato da 242 capitoli, di cui due tratti dal capitolare olonese dell’825 e gli altri da Epitome Iuliani, Codice e Istituzioni: v. FOURNIER — LE BRAS, Histoire des collections canoniques, I, pp. 235-243; FOWLER-MAGERL, Clavis Canonum, pp. 70-74. 12 Sull’esistenza di questa perduta raccolta, che sarebbe alla base di tante collezioni altomedievali, fra le opinioni diametralmente opposte, rappresentate agli estremi p.es. da SANTINI, Il sapere giuridico, pp. 107-108, che parla di una «amplissima raccolta originaria» di regulae iuris, dalla quale deriverebbero il libro di Ashburnham, la Collectio Britannica, il Libro V delle Exceptiones Petri, l’appendice di Cambridge al Libro di Tubinga, la Lex Romana canonice compta, gli Excerpta Bobiensia, la Collectio Anselmo dedicata e l’Ordo mellifluus, e dall’altra parte da KAISER, Epitome Iuliani, p. 854, che esclude recisamente l’esistenza di una fonte comune a Lex Romana canonice compta, Excerpta Bobiensia e Collectio Anselmo dedicata, ragionando però in termini filologici forse troppo rigidi e non tenendo conto del carattere di opere aperte tipico di tali collezioni, la posizione più ragionevole sembra essere quella adottata da CALASSO, Medio Evo, pp. 295-296, GAUDEMET, L’apport du droit romain, p. 175, CORTESE, Il diritto nella storia medievale, I, pp. 244-247 e più recentemente ID., La “mondanizzazione” del diritto canonico, pp. 129-130, i quali non escludono la possibilità che una raccolta di questo tipo (dalla quale abbiano attinto almeno la Lex Romana canonice compta e gli Excerpta Bobiensia) sia effettivamente esistita. 13 FOURNIER — LE BRAS, Histoire des collections canoniques, I, pp. 117-118. Questa posizione coincide con quella espressa da MOR, Di una perduta compilazione, pp. 21-22, e da FOWLER-MAGERL, Clavis Canonum, p. 73.
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ELENCO DEI MANOSCRITTI
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Se si accoglie questa interpretazione, risulta evidente come il momento più significativo nella storia della riemersione e circolazione del testo delle Istituzioni, per quanto concerne l’ambito delle raccolte canonistiche, sia proprio l’età carolingia. Infatti, è lecito pensare che gli estratti dalle Istituzioni raccolti dalla Lex Romana canonice compta e poi recepiti nella Collectio Anselmo dedicata, vista la grandissima diffusione di questa seconda opera al di qua e al di là delle Alpi, proprio a partire di qui si trasmettano, con rimaneggiamenti vari, nelle collezioni successive. La presenza di estratti di diritto romano in queste collezioni, legata alla circolazione dei testi giustinianei nell’Italia del nord testimoniata dai manoscritti di Verona, Lipsia, Berlino già presentati, sembra corrispondere in pieno al revival romanistico carolingio da parte di ambienti ecclesiastici a cui si è accennato sopra14, la cui valenza soprattutto politica è stata recentemente di nuovo sottolineata da Cortese15; l’ispirazione colta di tale recupero è per esempio ravvisabile anche nello stato del testo riportato dalla Lex Romana canonice compta del Par. lat. 12448, in cui il livello della lingua è molto alto e le parti in greco sono attentamente riprodotte. E tale via sembra soprattutto segnata ancora una volta dalla Chiesa italiana, come propongono gli indizi ricavabili sia dai manoscritti sia, contestualmente, dalla comparsa di pochi ma significativi richiami al diritto romano in lettere dei pontefici Leone IV, Niccolò I e Giovanni VIII16. Il manoscritto della Lex Romana canonice compta (Par. lat. 12448) è certamente originario di uno dei centri principali di diffusione di queste collezioni, che sembrano potersi localizzare nell’Italia nord-occidentale: nell’area milanese doveva trovarsi un centro di produzione di raccolte canonistiche17 (e all’archipraesul Anselmo di Milano, attivo negli anni 882-896, riconduce la Collectio Anselmo dedicata)18, e alcuni testi presenti nel manoscritto riportano a Novara19 e a Ivrea20.
14 Vedi cap. I, pp. 18-19. 15 CORTESE, La “mondanizzazione” del diritto canonico, pp. 124-128. 16 Vedi per tutti LEICHT, Il diritto a Roma, pp. 563-567. 17 Si v. i lavori di Simona Gavinelli, in particolare per il ruolo di Milano GAVINELLI, Tra i codici della Queriniana, pp. 31-33. 18 Si v. FOURNIER, L’origine de la collection, e FOURNIER — LE BRAS, Histoire des collections canoniques, I, pp. 235-243. 19 Naturalmente, i frammenti della Collectio Novariensis: v. GAVINELLI, Il calamo e la spada, p. 23. 20 Un gruppo di estratti del Par. lat. 12448 (dal Liber pastoralis di S. Ambrogio, dalla Regula pastoralis di Gregorio Magno) richiama alcuni testi contenuti nel manoscritto Ivrea
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CAPITOLO III
Alla fine del IX secolo21, e quindi ancora all’età carolingia, risale anche il manoscritto Laud Misc. 421 della Bodleian Library di Oxford, proveniente dalla biblioteca della cattedrale di Würzburg, che delle Istituzioni riporta il solo titolo de gradibus cognationis (I. 3,6,1-9, con il titolo errato de gradibus constitutionis), seguìto da brevi estratti dalle Etymologiae di Isidoro di Siviglia (IX,v,3 e 9-10) relativi ugualmente ai gradi di parentela. Il codice contiene una collezione canonistica strettamente legata al codice Par. lat. 12448 sia per la parte relativa alla Collectio Dionysio-Hadriana e alle aggiunte a quest’ultima (fra cui i frammenti della Collectio Novariensis)22, sia per alcuni estratti dal Registrum di Gregorio Magno23, sia anche per la presenza, in appendice proprio al frammento delle Istituzioni, di un’arbor consanguinitatis simile a quella contenuta nella Lex Romana canonice compta, identificata da Max Conrat con quella originale24. Il codice oxoniense sembra dunque esprimere le medesime istanze culturali che caratterizzano la produzione di collezioni canonistiche nell’Italia settentrionale carolingia, e la presenza dell’estratto dalle Istituzioni appare in questo senso un dato omogeneo alle caratteristiche di quella produzione (diritto antico della Chiesa, testi di Gregorio Magno, più o meno sporadici richiami al diritto romano).
XXI (68), una sorta di «vademecum progettato per delineare i doveri del vescovo sulla scorta dell’autorità patristica», per il quale v. GAVINELLI, Il vescovo Giuseppe di Ivrea, p. 181. 21 Qui si concorda con la datazione proposta da BISCHOFF, Die Würzburger Schreibschule, p. 58, accettata anche da MORDEK, Kirchenrecht und Reform, p. 10 nt. In passato CONRAT (Geschichte, p. 631; Eine alte Ueberlieferung, p. 155) e COXE (Catalogi, coll. 307-309) avevano attribuito il codice all’XI secolo; MAASSEN (Bibliotheca, pp. 183-185; Quellen des canonischen Rechts, p. 443 nr. 49, pp. 452, 513) e PATETTA (Sopra alcuni manoscritti, pp. 42 nt., 84) lo assegnarono al X. 22 MAASSEN, Quellen des canonischen Rechts, p. 452. 23 Gli estratti dal Registrum (X,19; XII,4; VII,19; XIII,8; IX,10; XI,64) ai ff. 156rb-157vb
del manoscritto di Oxford sono identici per forma e successione a quelli presenti ai ff. 131va-132ra del codice parigino. Anche la grande attenzione per gli scritti gregoriani è tipica delle collezioni canonistiche di età carolingia: si può ricordare che papa Adriano, oltre che la Collectio Dionysiana, aveva fatto preparare per Carlo Magno anche un estratto dalle lettere di Gregorio Magno: v. FOURNIER — LE BRAS, Histoire des collections canoniques, I, p. 97. 24 E pubblicata in CONRAT, Arbor iuris; cf. anche SCHADT, Die Darstellungen, pp. 44-45; per l’arbor contenuta nel codice oxoniense, cf. ibid., pp. 43 nt., 45-46, 130 nt.
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ELENCO DEI MANOSCRITTI
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Il manoscritto, che faceva parte del patrimonio antico della biblioteca della cattedrale di Würzburg25, è stato localizzato nella Germania occidentale da Bernhard Bischoff26 – e in effetti la biblioteca di Würzburg si distingue per una notevole presenza di codici canonistici di età carolingia27 –; ma, proprio per la composizione di testi che esso contiene, forse non è del tutto da escludere che possa essere di origine italo-settentrionale e che sia stato portato a Würzburg in tempi molto risalenti, e magari, chissà, da quello Stefano gramaticus di Novara che nella seconda metà del X secolo trascorre alcuni anni a Würzburg e che certamente ha avuto tra le mani un’altra raccolta canonistica del IX secolo, il manoscritto Novara, Biblioteca Capitolare, XXX (15), che contiene, di nuovo, le due collezioni Dionysio-Hadriana e Novariensis28. Peraltro, ferma restando l’importanza dell’attribuzione di Bischoff, l’idea della possibilità di una localizzazione diversa dalla Germania occidentale potrebbe essere suggerita anche dalla facies grafica del codice, scritto da diverse mani che usano per lo più una carolina regolare e priva di particolari stilemi da ricondurre ad ambiti determinati, tanto che, per esempio, le mani che compaiono ai ff. 119-157 potrebbero benissimo essere italiane. Sia che il codice di Oxford sia stato prodotto in Italia, sia che abbia un’origine transalpina, la presenza del titolo 3,6 delle Istituzioni non sembra comunque rivestire particolare significato riguardo alla questione della tradizione e circolazione dell’opera stessa: come si è visto, negli ambienti ecclesiastici italiani esistevano raccolte di estratti romanistici, e le collezioni di origine italiana ebbero una precoce fortuna anche al di là delle Alpi29. Va notato poi che il titolo delle Istituzioni riportato in questo manoscritto è uno dei pochi che davvero interessavano la Chiesa, per la quale il problema del computo dei gradi di parentela era assai importante, soprattutto perché legato ai divieti matrimoniali30, e questo determinò un durevole fortuna dei titoli delle Istituzioni a esso relativi. Nel X secolo, infatti, il titolo de nuptiis viene citato, probabilmente da una delle 25 Entrato poi in possesso dell’arcivescovo di Canterbury William Laud (1573-1645), esso fu da lui donato alla Bodleian Library di Oxford fra il 1635 e il 1640: v. HOFMANN, Die Würzburger Dombibliothek, pp. 76-79. 26 BISCHOFF, Die Würzburger Schreibschule, p. 58. 27 HOFMANN, Die Würzburger Dombibliothek, p. 56. 28 GAVINELLI, Il calamo e la spada, p. 23. 29 Vedi FOURNIER — LE BRAS, Histoire des collections canoniques, I, pp. 242-243. 30 Su questo punto v. da ultimo CORTESE, La “mondanizzazione” del diritto canonico, pp.
146-147.
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CAPITOLO III
collezioni canonistiche che abbiamo visto circolare nell’Italia settentrionale, da Attone di Vercelli, e il titolo de gradibus cognationis compare in alcuni manoscritti del X e XI secolo31, sempre riconducibili ad ambienti di Chiesa, all’interno di altre opere come le Etymologiae di Isidoro e il Decretum di Burcardo di Worms; ancora nell’XI secolo, il titolo de gradibus cognationis è oggetto di attenzione e discussione da parte dei riformisti Pier Damiani e papa Alessandro II32. Comunque, come si vede, la tradizione delle Istituzioni all’interno delle raccolte del diritto della Chiesa fino alla riemersione del testo integrale di esse nell’XI secolo risulta molto esigua, addirittura inferiore a quella del Codice giustinianeo, sulla base delle testimonianze manoscritte. Sembrerebbe dunque che il loro ruolo debba essere di molto ridimensionato anche nell’ambito della storia della recezione del diritto romano tra le fonti del diritto canonico. Anche nel periodo successivo alla ricomparsa del testo integrale delle Istituzioni, soltanto in parte le citazioni e gli estratti all’interno della produzione canonistica della seconda metà dell’XI secolo appaiono ricollegabili a questo ultimo e definitivo recupero. Va specificato con la massima chiarezza che il discorso che segue riguarda soltanto le Istituzioni. Infatti, il fervore della riforma che porterà il nome di gregoriana e lo scontro della Chiesa con l’Impero, com’è noto, ebbero un importante ruolo nel recupero degli antichi libri giustinianei e quindi nella genesi del rinascimento giuridico33: la produzione canonistica si intensifica34, ed è questo il momento in cui il diritto romano irrompe nelle collezioni canonistiche35, a séguito di ricerche e scavi nelle biblioteche e negli archivi romani36. 31 Cf. SCHADT, Die Darstellungen, p. 43 nt. 32 SAVIGNY, trad. BOLLATI, I, pp. 443-445; le citazioni di Pier Damiani si trovano
nell’epistola De parentelae gradibus, relativa alla famosa disputa del 1045: vedi MGH, Die Briefe der deutschen Kaiserzeit, IV, Die Briefe des Petrus Damiani, hrsg. von Kurt REINDEL, Teil 1, München 1983, nr. 19 pp. 179-199, e CORTESE, Il diritto nella storia medievale, I, p. 384 e nt. Alessandro II (1061-1073) cita invece il titolo delle Istituzioni in una synodo habita in Lateranensi consistorio, convocatis ad hoc opus episcopis et clericis atque iudicibus diversarum provinciarum, per dirimere la stessa questione dei gradi di parentela: PL 146, coll. 1379C-1383A, Jaffé-Loewenfeld 4500; la sinodo viene poi recepita nella Collectio canonum di Anselmo di Lucca (XI,92) e nel Decretum di Graziano (C. XXXV qu. V c. 2). 33 Su questo, vedi da ultimi NICOLAJ, Cultura e prassi, p. 31; CORTESE, Il diritto nella storia medievale, I, pp. 360-388. 34 Cfr. SUPINO MARTINI, Roma e l’area grafica romanesca, p. 46. 35 GAUDEMET, L’apport du droit romain, p. 181. 36 Vedi FOURNIER — LE BRAS, Histoire des collections canoniques, II, pp. 7-14; a questa operazione di riscoperta negli antichi giacimenti romani pensa NICOLAJ, Cultura e prassi,
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ELENCO DEI MANOSCRITTI
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Finalmente anche il Digesto e l’Authenticum compaiono nelle grandi opere canonistiche dell’ultimo ventennio del secolo, le collezioni di Anselmo di Lucca (omonimo nipote di Anselmo di Baggio / Alessandro II e suo successore sulla cattedra episcopale di Lucca)37, di Deusdedit38 e di Ivo di Chartres39. Ma, per quanto riguarda le sole Istituzioni, nelle prime due collezioni esse figurano in misura minima: Anselmo di Lucca, oltre ai passi tratti da I. 3,6 contenuti nella sinodo di Alessandro II già menzionata, riporta un solo estratto dal primo titolo del secondo libro, lo stesso che viene poi ripreso da Deusdedit, rendendo plausibile l’ipotesi della prosecuzione di un filo ininterrotto e tutto interno alla produzione canonistica. Diverso il discorso per la Collectio Britannica e le successive raccolte ivoniane: ben venticinque estratti dalle Istituzioni compaiono infatti nella Collectio Britannica, plausibilmente composta o fatta comporre da Ivo di Chartres in occasione del suo viaggio a Roma negli anni 1093 e 109440; in questo caso, la presenza delle Istituzioni, insieme con le altre parti della legislazione giustinianea, è probabilmente da situare nella fase romana della riemersione delle Istituzioni di cui è testimone per esempio il codice Bamberg, Jur. 1 (nr. 7). Nel clima creato dalla riforma della Chiesa e dal suo scontro con l’Impero, fiorisce anche una produzione libellistica di parte imperiale che utilizza le fonti di diritto romano per puntellare le pretese degli imperatori contro quelle dei pontefici41. Insieme con altre fonti romanistiche, anche le Istituzioni si trovano citate in questa produzione, in particolare nei falsi privilegi d’investitura
pp. 35-37, per l’uso del Codice di Giustiniano nella documentazione romana degli anni ’70 dell’XI secolo. 37 Per la collezione di Anselmo di Lucca vedi FOURNIER — LE BRAS, Histoire des collections canoniques, II, pp. 25-37. 38 Ibid., pp. 37-53. 39 Ibid., pp. 55-114. 40 Della Collectio Britannica è codex unicus il manoscritto London, BL, Add. 8873, risa-
lente all’inizio del XII secolo; gli estratti dalle Istituzioni si trovano ai ff. 56v-65v. La collezione è stata oggetto di uno studio completo da parte di EWALD, Papstbriefe (1880); da ultimo sul contenuto della collezione, e in particolare sui frammenti del Digesto in essa contenuti vedi FIORI, Collectio Britannica, con bibliografia, e infine CORTESE, La “mondanizzazione” del diritto canonico, pp. 136-137. La bibliografia più recente è raccolta da FOWLERMAGERL, Clavis Canonum, pp. 184-187. 41 Vedi per tutti CORTESE, Il diritto, I, cap. X; i testi sono raccolti in MGH, Scriptores, Libelli de lite imperatorum et pontificum saeculis XI et XII conscripti, Hannoverae 1891.
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CAPITOLO III
cosiddetti Hadrianum, Maius e Cessio42 e nella Defensio Heinrici IV regis di Pietro Crasso43. Le citazioni dalle Istituzioni nell’Hadrianum sono tratte da I. 1,2,4644; quelle presenti nella Cessio sono tratte da I. 4,18,345; quelle presenti nel Maius sono tratte da I. 1,2,6, mescolato con I. 1,2,5 e I. 1,2,846, e dalla costituzione di promulgazione Imperatoriam maiestatem47. La Defensio Heinrici è ben più ricca di citazioni romanistiche, soprattutto da Codice ed Epitome Iuliani; le molto più scarse citazioni dalle Istituzioni sono tratte dalla costituzione di promulgazione Imperatoriam maiestatem48, da I. 2,9,649 (quest’ultima citazione costituisce piuttosto un rimaneggiamento del testo giustinianeo), da I. 3,1,1-250 e 351, da I. 4,18,352 e 653 (quest’ultima citazione è erroneamente attribuita al Codice di Giustiniano). Come è evidente, si tratta di citazioni piuttosto scarne, corrispondenti a porzioni di testo note da tempo (cost. Imperatoriam) o che circolavano nelle raccolte canonistiche a partire dalla Collectio Anselmo dedicata, e che quindi non presuppongono una circolazione autonoma del testo delle Istituzioni54.
42 Ed. MÄRTL, Die falschen Investiturprivilegien. 43 Ed. L. VON HEINEMANN in MGH, Libelli de lite cit., pp. 432-453. 44 Ed. MÄRTL, pp. 144-145 righe 49-53. 45 Ibid., p. 168 righe 83-86. 46 Ibid., p. 181 righe 25-32. 47 Ibid., p. 200 righe 347-349, p. 201 righe 355-356. 48 Ed. VON HEINEMANN, p. 439. 49 Ibid., p. 443. 50 Ibid. pp. 443-444. 51 Ibid., p. 444. 52 Ibid., p. 452. 53 Ibid., p. 441. 54 Cf. MÄRTL, Die falschen Investiturprivilegien, p. 49.
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CAPITOLO IV
LE TIPOLOGIE DEL PIENO XII SECOLO capitolo iv
le
tipologie
del pieno xii secolo
Il quadro offerto dai manoscritti delle Istituzioni databili al pieno XII secolo è quello di una diffusione ormai generalizzata di questa parte della compilazione giustinianea; i testimoni sono numerosi e appartengono, in linea di massima, a varie tipologie, corrispondenti probabilmente a differenti ambiti di produzione. I manoscritti di questo periodo, molto studiati dalla storiografia giuridica, soprattutto in relazione alle glosse, e qui considerati in una veloce panoramica d’insieme, sembrano delineare alcune direttrici peculiari della storia delle Istituzioni prima dello stabilizzarsi e della istituzionalizzazione della scuola di Bologna. Il raggruppamento di massima che si propone per i codici del XII secolo costituisce solo un primo tentativo e una proposta di partenza per la sistemazione delle testimonianze superstiti in filoni necessariamente ampi. Un primo gruppo è costituito da alcuni codici, localizzabili genericamente in Italia, che sembrerebbero legati al vecchio modello del ‘Libro delle Istituzioni’: di piccolo formato e con la scrittura disposta a piena pagina, contengono le sole Istituzioni1 e sono spesso privi di apparati significativi di glosse; in generale, suscitano l’impressione di una tipologia ormai vecchia e in decadenza. Anche in alcuni di questi manoscritti si rileva l’aggiunta di pochi passi tratti dal Codice, già presente in alcuni testimoni immediatamente precedenti (secolo XI ex. — XII in., vedi nrr. 12 e 13). Alla prima metà del secolo risalgono presumibilmente i codici Bruxelles, IV.384 (nr. 15) e Paris, lat. 18229 (nr. 16). Il primo contiene il testo integrale delle Istituzioni e alcuni gruppi di estratti di natura giuridica, la maggior parte dei quali è tratta dal Codice di Giustiniano; come si è già accennato, questo testimone è accomunato ai manoscritti della biblioteca universitaria di Varsavia, 2 (nr. 18) e della Laurenziana di Firenze, Ashburnham 1560 (nr. 21) per la presenza, di 1 Uno di questi codici, il monacense Clm 4592 (nr. 20), è composito di tre unità risalenti a epoche diverse. L’unità in cui si trovano le Istituzioni non contiene altri testi.
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CAPITOLO IV
séguito alle Istituzioni, del titolo 9,13 del Codice di Giustiniano: i tre codici mostrano quindi un legame sicuro con i manoscritti risalenti all’inizio del secolo; in particolare, il testimone di Bruxelles è legato al Par. lat. 4421 (nr. 13) non solo per la presenza di C. 9,13, ma anche per quella di un altro estratto dal Codice giustinianeo (C. 2,19,12). Ancora, alcuni di questi manoscritti recano tracce di uso da parte del mondo dei pratici del diritto: ai margini del codice di Bruxelles e del più tardo Pal. Lat. 771 della Biblioteca Apostolica Vaticana (nr. 17) si trovano alcuni segni cruciformi, che richiamano decisamente la forma di signa notarili: forse è troppo poco per pensare magari a una diversificazione di modelli in relazione ad ambiti differenti d’uso, o legati alla prassi ovvero legati alla nascente riflessione ‘scientifica’ sul diritto, ma la coincidenza che nel codice Par. lat. 18229 (nr. 16) si trovi, a interrompere il testo delle Istituzioni, l’aggiunta di un completo formulario per la redazione di un documento di testamento secondo il diritto romano dà certamente da pensare; comunque, solo spingendo ulteriormente la ricerca nella direzione degli ambiti di produzione e uso dei manoscritti giuridici, si potrebbe forse giungere a qualche ipotesi in questo senso. I manoscritti appartenenti a questa prima tipologia e risalenti presumibilmente alla seconda metà del XII secolo sono i già citati Pal. Lat. 771 (nr. 17), Warszawa, 2 (nr. 18), Firenze, Ashburnhnam 1560 (nr. 21), più i due codici di Vienna, ÖNB, 2215 (nr. 19) e Monaco di Baviera, Clm 4592 (nr. 20). Le caratteristiche codicologiche (dimensioni assolute, mise en page) di tutti questi manufatti sono omogenee; sul piano grafico, se le scritture del nr. 17 e del nr. 18 sono declinate in maniera quasi opposta (tozza e pesante la minuscola del Pal. Lat. 771, armoniosa e leggera la scrittura del codice di Varsavia), sono invece affini le piccole minuscole dei nrr. 21, 19 e 20, che peraltro presentano maggiori somiglianze fra loro sia per aspetto generale della pagina sia per il semplice apparato decorativo. Per il manoscritto di Firenze, Ashburnham 1560 (nr. 21), uno dei testimoni più autorevoli del testo delle Istituzioni2, Federico Patetta3 ha pensato a un’origine francese, che però, viste le caratteristiche grafiche e l’evidente aderenza a un modello piuttosto diffuso in Italia, forse non è del tutto sicura: penso tuttavia che sia meglio lasciare aperta la questione, tenendo conto anche del legame, rilevato dallo stesso Patetta, che 2 Il manoscritto è stato considerato tale già da DYDYÑSKI, Beiträge, p. 78 nr. 222, e poi da PATETTA, Sopra alcuni manoscritti, pp. 39-43. 3 Ibidem.
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ELENCO DEI MANOSCRITTI
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unisce le glosse di questo e di un altro codice, il torinese D.V.19 (nr. 22), che è probabilmente da localizzare in terra francese. *
*
*
Un secondo gruppo di manoscritti delle Istituzioni risalenti al XII secolo può essere infatti riferito a centri scrittorî o a ‘scuole’ non italiane; pur essendo spiccatamente differenti fra loro, questi codici sono accomunati dal fatto di riferirsi probabilmente a modelli un po’ antiquati (non a caso, tutti presentano il testo delle Istituzioni scritto a piena pagina): è noto che alcuni codici giuridici non ‘aggiornati’ – naturalmente, rispetto al modello preminente di libro universitario che si afferma a Bologna – emigrarono dall’Italia in epoche abbastanza remote 4. Fuori d’Italia, inoltre, il diritto romano si diffonde da principio al séguito di quello canonico5, e quei centri scrittorî e scuole che si intravvedono dietro ai manoscritti delle Istituzioni localizzabili in Francia, in Inghilterra e in Austria appaiono per molti versi legati in maniera particolare alla canonistica. Non stupisce che proprio le Istituzioni, i totius legitimae scientiae prima elementa (cost. Imperatoriam, 4), abbiano un ruolo di primo piano in questo passaggio della scienza romanistica in terre che non avevano mai conosciuto il diritto giustinianeo. Questa è appunto la cornice del citato manoscritto di Torino, BNU, D.V.19 (nr. 22). La sua assegnazione alla Francia, e in particolare alla zona del Delfinato, è dovuta ad André Gouron6, che ha attribuito l’operazione di copia del codice, ma anche la composizione di alcune operette in esso contenute, al magister Aubert di Béziers, un pratico che si definisce Lombardus e la cui attività si colloca negli anni fra 1153 e 11757.
4 Si v. le osservazioni in merito alle due diverse redazioni della glossa accursiana alle Istituzioni in ASTUTI, L’edizione critica, p. 328. 5 Cf. CORTESE, Il diritto nella storia medievale, II, pp. 103-104, a proposito delle scuole di
diritto che sorgono nel XII secolo in Francia: «si può dir che il diritto romano sia venuto spesso a rimorchio del canonico: come peraltro starebbe a dimostrare il caso di Pepo […] molto più celebre in Francia che in Italia». 6 GOURON, Le «grammairien enragé». 7 ID., Science juridique, p. 27. Un profilo completo del personaggio in ID., Le «grammai-
rien enragé».
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CAPITOLO IV
Ricordiamo, per inciso, che la conoscenza delle Istituzioni in Francia risale già alla fine del secolo XI e all’inizio del XII8, e potrebbe essere stata acquisita dai pratici francesi proprio in Italia 9. Il manoscritto contiene il testo completo delle Istituzioni assieme a un’ampia antologia di diritto romano e canonico, che comprende anche vari trattatelli (alcuni, come si è accennato, forse composti dallo stesso Aubert) dal sapore molto scolastico. All’interno di questa raccolta spiccano un’Abbreviatio Institutionum10, che sembra un primo passo verso la pratica delle summae, che avrà grande séguito in terra francese, e le misteriose Exceptiones Petri11. Il manoscritto Harley 4967 della British Library (nr. 23) è originario dell’Inghilterra, e contiene le Istituzioni, il cui testo è scritto in una minuscola influenzata dalla coeva scrittura documentaria12, insieme con piccole opere attribuibili alla scuola canonistica anglo-normanna 13. L’introduzione in Inghilterra del diritto romano, sempre in endiadi con quello canonico, è legata al nome del magister Vacario, un lombardo che si trasferì nell’isola intorno al 1143 con l’arcivescovo di Canterbury Teobaldo e che è l’autore del Liber pauperum14, una silloge di pezzi romanistici tratti principalmente dal Codice di Giustiniano e dal Digesto: su questa silloge, appaiata proprio alle Istituzioni, pare che si fondasse l’insegnamento giuridico di Oxford15. Infine, l’Austria. Il manoscritto delle Istituzioni conservato a Klosterneuburg, CCl 643a (nr. 24) è originario certamente di un centro scritto8 Si v. per tutti ASTUTI, Lezioni, p. 311, e in generale i lavori dello stesso Gouron citati in bibliografia. 9 GOURON, Science juridique, pp. 31-32. 10 Ed. PATETTA, Abbreviatio Institutionum. 11 Su quest’opera, si veda per tutti CORTESE, Il diritto nella storia medievale, II, pp. 45-
55, con discussione delle varie posizioni storiografiche sulle questioni relative alla sua origine; per un’ipotesi sull’origine delle Exceptiones che potrebbe spiegare anche i modi del passaggio delle Istituzioni dalla Toscana alla Francia, con riferimento al ruolo rivestito da Pepo/Pietro in questo passaggio v. NICOLAJ, Cultura e prassi, pp. 101-112, con relativa bibliografia, e da ultimo EAD., Documenti e libri legales a Ravenna, pp. 770-771. 12 Per il panorama grafico d’oltre Manica successivo alla conquista normanna, v.
CENCETTI, Lineamenti, pp. 176 e 211. 13 Il contributo fondamentale su questa scuola è KUTTNER — RATHBONE, Anglo-Norman Canonists; v. anche CORTESE, Il diritto nella storia medievale, II, p. 104 e nt., e LANGE, Römisches Recht im Mittelalter, pp. 57-58. 14 Sulla biografia di Vacario e sul Liber pauperum v. ibid., pp. 246-254, e CORTESE, Il diritto nella storia medievale, II, pp. 104-105 nt. 2. 15 LANGE, Römisches Recht im Mittelalter, p. 58.
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ELENCO DEI MANOSCRITTI
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rio locale, nella stessa Klosterneuburg o forse ad Admont, un importante monastero riformista che, nella seconda metà del XII secolo, sembra dedicarsi in maniera rilevante alla produzione canonistica 16. Il codice è scritto nella minuscola, già ben avviata alla tipizzazione gotica, che appare caratteristica di molti manoscritti del XII secolo conservati e forse originari di Klosterneuburg17 e contiene, oltre alle Istituzioni, una Materia Institutionum vergata in una minutissima scrittura da glossa18; esso faceva parte del patrimonio della biblioteca di Klosterneuburg sin dal 133019. Lo stesso tipo di scrittura, ma in più anche un’organizzazione della pagina e un apparato decorativo pressoché identici, accomunano a questo anche il manoscritto in due tomi Admont, 23 e 4320, risalente agli anni ’70 del secolo21, che contiene il Decretum di Graziano e parte della Collectio Admontensis, un’importante collezione canonistica22 in cui compaiono anche fonti pregrazianee ed estratti di diritto romano, soprattutto da Codice, Novelle e Istituzioni23. Oltretutto, una parte della Collectio Admontensis è imparentata con le Exceptiones Petri e con le opere a queste ultime collegate (libri di Tubinga e di Graz)24, e a questo proposito è stata rilevata una certa influenza che le scuole giuridiche francesi avrebbero esercitato sulla produzione in terra austriaca25. Le somiglianze potrebbero però anche essere dovute
16 STELZER, Gelehrtes Recht in Österreich, p. 22. 17 Si v. per esempio la ricca esemplificazione di HAIDINGER, Verborgene Schönheit, so-
prattutto alle pp. 15-20 e le Abbildungen 8, 9, 11, 14, 15. 18 Questa aggiunta richiama analoghe presenze in altri manoscritti del XII secolo avanzato, come il già citato codice 643b di Klosterneuburg (nr. 25) e il Vat. Lat. 8782 (nr. 26). 19 Come è testimoniato dal catalogo medievale della biblioteca di Klosterneuburg redatto dal magister Martinus: i numeri 5 e 20 della lista (rispettivamente: Item instituciones Iusti[ni]ani e Item instituciones imperatorum) si potrebbero identificare con i due manoscritti 643a (nr. 24) e 643b (nr. 25): v. STELZER, Gelehrtes Recht in Österreich, pp. 226-231. 20 Si v. WINROTH, The Making, tav. I, e ibid., pp. 23-26. 21 Per la datazione e la localizzazione dei due manoscritti v. EHEIM, Die Handschriften,
pp. 129-130 e 132-133. 22 Per la quale v. in generale STELZER, Gelehrtes Recht in Österreich, pp. 25-44. Il resto
della Collectio Admontensis è contenuto nel manoscritto 48 della medesima biblioteca di Admont, un composito in cui la collezione si trova ai ff. 1va-20va. 23 Gli estratti dal Codice di Giustiniano si trovano in entrambi i manoscritti, quelli dalle
Istituzioni e dalle Novelle nel solo codice 48; v. anche CORTESE, Il diritto nella storia medievale, II, p. 49 nt., e, per gli estratti dalle Istituzioni, DYDYÑSKI, Beiträge, p. 95 nr. 267. 24 Cf. STELZER, Gelehrtes Recht in Österreich, p. 32. 25 Ibid., pp. 21-44.
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CAPITOLO IV
all’identità della sorgente originaria di questo particolare profilo di studi giuridici, cioè i filoni italiani preirneriani o non irneriani. La presenza di manoscritti giuridici originari dell’Italia, o i cui antigrafi venivano dall’Italia, è ben testimoniata sia per Klosterneuburg26 sia per Admont: proprio il citato codice 48 della biblioteca di questo monastero, contenente il Decretum di Graziano, è originario dell’Italia (tranne naturalmente l’unità codicologica iniziale, che costituisce parte della Collectio Admontensis). Tra i vari modi in cui questi testimoni (o i loro antigrafi) possono essere arrivati così per tempo in Austria, converrà annoverare anche la possibilità che siano stati portati da qualcuno tornato in patria dopo gli studi condotti in Italia: si sa, infatti, di contatti non solo con Bologna, ma anche con Padova27. In questo senso, il codice di Klosterneuburg, 643a, potrebbe rappresentare il frutto della rielaborazione di modelli italiani da parte della scuola scrittoria locale. Quantomeno un modello di origine italiana pare essere alla base di un altro manoscritto delle Istituzioni conservato nella Stiftsbibliothek di Klosterneuburg, il CCl 643b (nr. 25); sulla base del catalogo medievale del magister Martinus28, si è supposto che anch’esso, come il CCl 643a, fosse in possesso di quella biblioteca sino almeno dal 1330. A prima vista il codice non sembrerebbe avere un’origine locale, come il CCl 643a (nr. 24): esso è scritto da due mani principali, delle quali la prima usa una minuscola fortemente regolare, calligrafica e un po’ verticalizzata, la seconda invece una scrittura meno stilizzata e non troppo dissimile da quelle adoperate nei piccoli manoscritti per i quali si è proposta una comune origine italiana (cfr. supra, pp. 105-106). La morfologia di alcune lettere della prima mano richiama vagamente alcune realizzazioni presenti nel Vat. Lat. 8782 (nr. 26), scritto da diverse persone e che, come si vedrà meglio più avanti, sembra costituire un prodotto di scuole italiane non bolognesi. Tuttavia non mi sentirei di attribuirlo con qualche sicurezza a quest’ultimo ambito di produzione: se è possibile rintracciare qualche somiglianza nella scrittura, l’aspetto generale della pagina suggerisce un’impostazione del tutto diversa (non a caso, nel CCl 643b [nr. 25] la 26 Per i manoscritti del XII e XIII secolo v. HAIDINGER, Verborgene Schönheit, pp. 74-76 e Abbildungen 103, 104, 109, 108, 101. 27 STELZER, Gelehrtes Recht in Österreich, pp. 148-165. 28 Cfr. supra, nota 19.
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ELENCO DEI MANOSCRITTI
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mise en page prevede una sola colonna di scrittura) e dalla forte vocazione libraria. Potrebbe forse trattarsi di un manoscritto, originario di qualche centro di area germanica, per il quale non viene usato il tipo grafico consueto della zona ma magari ci si ispira alla scrittura del modello. *
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Un terzo raggruppamento possibile potrebbe riguardare quei manoscritti che testimoniano attenzione alla dottrina delle azioni e apertura verso il diritto longobardo. Questi sono i principali tratti distintivi rilevati da Ennio Cortese nell’arcipelago di scuole che circondano Bologna e dallo studioso definite «scuole minori»29, anche se, per questo periodo, una certa difficoltà a pensare a una gerarchia di scuole è stata recentemente messa in rilievo da Giovanna Nicolaj30, e l’attenzione al diritto longobardo non è ancora una caratteristica esclusivamente extrabolognese31. Questi tratti si ritrovano in due manoscritti del XII secolo avanzato, localizzabili in Italia settentrionale, che sembrerebbero avere (sul piano contenutistico) un lontano antecedente nel manoscritto Köln, HA, Best. 7010 (W), 328 (nr. 14). Il primo in ordine di importanza è il codice Vat. Lat. 8782 (nr. 26), dal momento che appunto contiene le Istituzioni (e alcuni estratti dal Codice di Giustiniano) assieme sia a trattati sulle azioni32 sia a testi di diritto longobardo (la Lombarda)33 e normanno (le Assise di Ruggero II)34, e in più perché forse può essere localizzato, quantomeno in una fase della sua storia molto vicina a quella della sua produzione, proprio 29 CORTESE, Il diritto nella storia medievale, II, cap. III. 30 NICOLAJ, Documenti e libri legales a Ravenna, pp. 776-777. 31 NICOLAJ, Gli acta giudiziarî cit., p. 18. 32 Cioè l’Ordo iudiciorum di Bulgaro e il trattato de actionibus denominato (dal suo in-
cipit) Quoniam eorum desideriis, attribuito da GOURON, Primo tractavit de natura actionum Geraudus, al giurista provenzale Géraud che lo avrebbe composto intorno al 1135 (ibid., p. 209), ma che potrebbe anche essere stato opera del Guglielmo notaio e giudice aretino allievo di Pietro di Arezzo: v. NICOLAJ, Gli acta giudiziarî, p. 14. Su questo trattato v. anche FOWLER-MAGERL, Ordo iudiciorum, p. 35, ed EAD., Ordines iudiciarii, p. 74. Anche il già visto manoscritto di Klosterneuburg 643b (nr. 25) contiene un trattato de actionibus, lo Iuris civilis instrumentum di Anselmo dell’Orto, per il quale v. CORTESE, Il diritto nella storia medievale, II, pp. 122-123. 33 Si v. BLUHME in MGH, Leges IV, pp. XCVIII-CXVIII e 607-640. 34 Edite da BRANDILEONE, Il diritto romano, e ora da ZECCHINO, Le Assise di Ruggiero II.
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CAPITOLO IV
in un centro padano, come sembrerebbe attestare la presenza, in diversi punti del manoscritto, del monogramma per RODEGIUM (Rovigo). Esso è scritto da diverse mani; le Istituzioni, su due colonne, sono dovute a una mano che usa una scrittura tondeggiante e di modulo minuto, mentre la Lombarda e le Assise normanne sono scritte da altre due mani in minuscole più verticalizzate e tipizzate in senso librario. Una scrittura simile a quella usata per le Istituzioni nel Vat. Lat. 8782 si trova anche nel codice Bamberg, Jur. 3 (nr. 27), un manoscritto piuttosto confusionario in cui all’interno del testo delle Istituzioni si trovano inseriti, a caso e probabilmente per mera disattenzione, brani tratti dai Libri Feudorum35, dai Quaestiones ac monita36, e addirittura dall’Infortiatum, cioè della parte del Digesto riemersa per ultima. La presenza dell’Infortiatum potrebbe sollevare qualche perplessità per un’eventuale attribuzione del manoscritto a un ambiente di scuole extrabolognesi, mentre non farebbe nessuna difficoltà la presenza dei Libri Feudorum: da queste scuole infatti era sorto dapprima l’interesse per il diritto feudale37; ma il panorama generale fino al secolo XII inoltrato appare ancora molto fluido e ricco di aperture e scambi fra i vari centri di studio del diritto romano. *
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Anche altri manoscritti delle Istituzioni del XII secolo sembrano essere originari di centri italiani eccentrici rispetto all’orbita di Bologna, pur non presentando elementi contenutistici tali da poter essere attribuiti a una determinata scuola. Il codice della Biblioteca Ambrosiana di Milano C. 29 inf. (nr. 28) contiene le Istituzioni e parte del Codice teodosiano38. Scritto in Italia39 35 In una delle versioni più antiche del testo, secondo l’editore LEHMANN, Consuetudines
feudorum, pp. 26-27, dovute al giudice pavese Ugo di Gambolato vissuto all’inizio del secolo XII. 36 Raccolta di elementari quaestiones sul diritto romano, longobardo, salico: v. CORTESE,
Il diritto nella storia medievale, II, pp. 20-21. Ed. BORETIUS in MGH, Leges, IV, p. 590.
37 Prima che Pillio rivendicasse la materia feudale alla scienza romanistica: cf. CORTESE, Il diritto nella storia medievale, II, pp. 159-166. 38 I frammenti del Teodosiano furono scoperti ed editi nel 1824 da Walther Friedrich von Clossius, v. CLOSSIUS, Theodosiani Codicis genuina fragmenta; si v. anche PATETTA, Il Breviario Alariciano; SCHERILLO, Un manoscritto del Codice Teodosiano; MOSCATI, Carteggio ed EAD., Nuovi studi. 39 L’origine italiana è sostenuta da Theodor Mommsen e Federico Patetta, v. Theodosiani Libri XVI, ed. MOMMSEN, I, pp. LXXXIV, CCCLII-CCCLIII, e PATETTA, Il Breviario Ala-
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ELENCO DEI MANOSCRITTI
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entro la metà del XII secolo40, il codice presenta il testo delle Istituzioni redatto su due colonne in una minuscola rotonda e molto aggraziata ed è corredato da poche glosse, di cui qualcuna in comune con il manoscritto di Torino, D.V.19 (nr. 22). Grosso modo contemporaneo e sempre di origine italiana doveva essere un codice delle Istituzioni di cui sopravvive ora soltanto un foglio, legato all’interno del Memb. I 143 della Forschungsbibliothek di Gotha (nr. 29). Il testo delle Istituzioni, scritto su due colonne in una minuscola di modulo piccolo e dall’aspetto peculiare, non doveva essere completo in questo testimone: nel foglio conservato, infatti, che contiene parte del quarto libro dell’opera, sono trascritti solo i titoli 3, 5, 8 e 9 del quarto libro delle Istituzioni, e non è rispettato l’ordine consueto. Va notato inoltre che il frammento non è corredato da glosse. *
*
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I primi manoscritti delle Istituzioni presumibilmente attribuibili all’ambiente bolognese – codici di formato piuttosto grande, con il testo redatto su due colonne – compaiono soltanto negli ultimi decenni del secolo XII. Il primo in ordine di tempo è il codice Hänel 1 di Lipsia (nr. 30), che contiene soltanto le Istituzioni ed è scritto da due mani principali, delle quali la prima, tipologicamente più evoluta, sembra avvicinarsi a quella antiqua bolognese indagata a fondo da Gianfranco Orlandelli41. Gli altri due sono codici compositi con altre parti del Corpus iuris civilis. Nel manoscritto viennese, ÖNB 2261 (nr. 31), l’unità codicologica contenente le Istituzioni è stata rilegata assieme ad altre due unità, risalenti al XIII secolo, contenenti rispettivamente l’Infortiatum e l’Authenticum, cioè quelle parti della codificazione giustinianea riemerse solo con Irnerio e quindi strettamente legate alla scuola di Bologna.
riciano, pp. 38-39, mentre secondo Gustav Hänel il codice è stato scritto in Francia, v. HAENEL, Lex Romana Visigothorum, pp. XLIX, LVII. 40 Benché risalenti alla prima metà del secolo, i codici nrr. 28 e 29, per i quali non è
possibile ipotizzare un ambito specifico di produzione, vengono presentati qui a chiudere la rassegna dei manoscritti delle Istituzioni del sec. XII attribuibili a centri non bolognesi. 41 V. ORLANDELLI, Rinascimento giuridico, e i seguenti saggi, ora raccolti negli Scritti
dello studioso: Ricerche; ‘Littera nova’ e ‘littera antiqua’; Il codice scolastico bolognese. La scrittura di questo codice corrisponde a quella delle mani italiane del codice 873 della stessa biblioteca universitaria di Lipsia, per il quale v. da ultimo NICOLAJ, Documenti e libri legales a Ravenna, pp. 787-788, e MACINO, Alcune glosse sul documento, p. 56 nt.
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CAPITOLO IV
La storia delle Istituzioni fino al XII secolo si chiude idealmente con il codice di Monaco di Baviera Clm 3509 (nr. 32), un composito contenente tutte le opere comprese, a partire dal XIII secolo, nel Volumen parvum, l’ultimo volume dell’ ‘edizione’ bolognese42: in esso l’unità contenente le Istituzioni (la più antica; le altre unità sono almeno dell’inizio del Duecento) è stata rilegata assieme all’Authenticum, ai Libri Feudorum e infine ai Tres Libri del Codice. Mentre le propaggini delle altre, più antiche, tipologie di manoscritti delle Istituzioni si allungano fino al XIII secolo43, questa nuova composizione di testi inaugura per le Istituzioni un nuovo destino.
42 V. CORTESE, Il diritto nella storia medievale, II, p. 167. 43 P.es. il filone più antico, rappresentato da manoscritti che recano il testo delle Istitu-
zioni redatto a piena pagina, viene continuato dai codici Admont, Stiftsbibliothek, 421; Orléans, Bibliothèque Municipale, 250; Wien, ÖNB, 2142.
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ELENCO DEI MANOSCRITTI
*15 Bruxelles, Bibliothèque Royale de Belgique (Koninklijke Bibliotheek van België), IV.384 (tav. XVIII) Bibliografia. DOLEZALEK, Verzeichnis, s.v.; CAPRIOLI et al., Glosse preaccursiane, pp. 7, 17.
sec. XII/1, Italia Apparentemente unitario. Membr., ff. 67: dal microfilm non è chiaro se l’ultimo foglio del manoscritto, contenente un testo di argomento teologico scritto su due colonne probabilmente nel XIV secolo, faccia parte dell’unità principale del codice o sia stato utilizzato come carta di guardia; mancano i ff. 15-31 e la caduta deve essersi verificata in un periodo abbastanza recente, dal momento che DOLEZALEK, Verzeichnis, s.v., indica in 92 il numero dei fogli e che al margine inferiore di f. 14v si trova una nota del 1967 che segnala la caduta di 17 fogli: ff. 15-31 manquent (14.XI.67); del resto, la cartulazione del manoscritto è moderna e anch’essa salta da 14 a 32. Dimensioni: mm 230 × 145; segnatura e richiami dei fascicoli assenti; scrittura disposta su una colonna di 37-38 linee, inizio scrittura sopra la prima riga, rigatura a secco. Acquistato nel 1965 a Milano. I (ff. 1r-65r)
Iustiniani Institutiones, 1,1-2,4,2; 3,1,2a- fine inc. In nomine domini nostri Iesu Christi incipit. Imperator … Intitulatio dell’imperatore in scrittura distintiva, illeggibile da microfilm; segue la costituzione Imperatoriam maiestatem. expl. … Deo propicio adventura est.
II (ff. 37v-38v)
Codex Iustinianus, estratti Dopo la fine del titolo de gradibus cognationis delle Istituzioni (I. 3,6), si trova la rubrica De vetere iure enucleando et de auctoritate iurisprudentium qui in Digestis referuntur (C.
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CAPITOLO IV
1,17), seguìta da Hoc apertissime (C. 1,17,2,18); subito dopo si trovano, privi di rubriche (per le quali era stato comunque predisposto lo spazio) e molto corrotti, C. 4,32,28, pr.-1; C. 4,65,6; C. 4,65,11; C. 4,65,19; C. 4,65,33; poi, con la rubrica de allubionibus et de paludibus et de pascuis translatis ad alia [sic], C. 7,41,3 pr.-2 e in seguito, ma senza rubrica, C. 8,53,16; C. 8,53,25 pr.-1; C. 8,53,29; C. 8,54,4. Alla riga 5 di f. 38v riprende il testo delle Istituzioni a partire dall’interruzione, cioè dalla rubrica de successione libertorum (I. 3,7).
III (ff. 65r-66r)
Codex Iustinianus, 9,13 inc. Imperator Iustinianus Augustus Ermogeni magister [sic]. Raptores honestarum virginum vel ingenuarum … expl. … locum habere sanctimus.
IV (f. 66r)
Codex Iustinianus, estratti C. 7,14,13; C. 7,16,39; C. 2,19,12 (presente anche negli excerpta del Codice del ms. Paris, BNF, lat. 4421, nr. 13).
V (f. 66r)
excerpta vari e regulae iuris Mulier que in domo clericorum apparuerit suspectuosa illa non est sicut mulier illa non est sicut concubina set sicut meretrix, illi inliciti liberi qui ex eadem nascuntur non erunt legitimi set spurii vocabuntur. Qui adquisierit fisi iuribus vendicetur. .VI. [Si] ante qui ad successionem vocantur pupilli mortui, si defuncto eius patre tutorem ei secundum leges non [peti]erint intra annum, omnem eius sive ab intestato sive iure substitutionis successionem si inpubes moritur eis denegendam.
VI (f. 66v)
arbor consanguinitatis
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ELENCO DEI MANOSCRITTI
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Organizzazione del testo e decorazione. È presente la suddivisione in libri con gli incipit e gli explicit, in scrittura distintiva e probabilmente rubricati (f. 11r, f. 50v; l’explicit del primo libro e l’incipit del secondo dovevano trovarsi nella parte caduta del manoscritto; l’explicit dell’opera, a f. 65r, non è segnalato, ma era stato lasciato lo spazio per una rubrica). È da notare che dopo l’incipit del libro terzo, a f. 50v, viene ripetuta l’inscriptio delle Istituzioni: Domini nostri Iustiniani perpetui Augusti Institutionum seu elementorum compositorum per Tribunianum virum magnificum magistrum et questorem sacri palatii et Theophilum et Protheum [sic] viros magnificos illustres et antecessores. Sono presenti le rubriche, in scrittura distintiva maiuscola mista, e i segni di paragrafo (questi ultimi aggiunti successivamente), nonché una titolatura corrente, probabilmente anch’essa posteriore, consistente nel numero di libro, in numeri romani al centro del margine superiore del recto di ciascun foglio. È presente l’arbor consanguinitatis. Iniziali decorate a f. 11r (Superiore libro, incipit del secondo libro) e a f. 50v (explicit del libro terzo: Cum expositum sit, ma la lettera decorata è una D e la C, di forma quadrata, è stata aggiunta in seguito per correggere l’errore). Le iniziali dei titoli delle Istituzioni sono semplicemente ingrandite e colorate, come anche, a f. 65r, l’iniziale di C. 9,13 (Raptores); l’iniziale di C. 7,14,13, primo degli excerpta del Codice che seguono C. 9,13 a f. 65r (Ingenium [sic] se contendendo), è invece completata da un tratto orizzontale che la rende simile a un segno di croce. Scrittura. Minuscola della prima metà del XII secolo, con lievissima inclinazione verso destra. Sono da notare: la g con l’occhiello inferiore sia aperto sia chiuso, l’h con il secondo tratto curvo, la presenza non costante della s di forma maiuscola in fine di parola, la d in due forme, la f che scende sotto il rigo, i legamenti st e ct (quest’ultimo non è più un legamento, ma ne rimane una traccia in un tratto superfluo che parte dall’asta della t e si volge verso sinistra).
Il testo delle Istituzioni, di C. 9,13 e degli altri estratti dal Codice è scritto da una sola mano. La scrittura, evidentemente un po’ svanita come si può notare anche dal microfilm, è stata ripassata da una mano più tarda in diversi punti, a partire sin dal primo foglio. Glosse e note. Sono presenti fittissime glosse marginali e interlineari, molte in forma triangolare ma anche a clessidra (f. 8v); l’aspetto generale è quello di un manoscritto molto usato e studiato. Diverse glosse hanno anche una propria rigatura; addirittura una glossa triangolare al margine esterno di f. 35v è guidata da un’apposita rigatura a triangolo. A
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CAPITOLO IV
partire da f. 7r si trovano ai margini anche parecchie distinctiones in forma tabellare. I margini inferiori di f. 39r-v sono tutti occupati dalle glosse di una mano certamente avvezza alla scrittura documentaria, molto interessante, che nel margine inferiore di f. 40r aggiunge anche una distinctio.
Come di frequente, le annotazioni tendono a diradarsi verso la fine del manoscritto; ma a f. 42r, quando si passa alle obbligazioni (da I. 3,13 in poi), la glossa torna ad essere quasi frenetica e a invadere tutti gli spazi disponibili. L’arbor consanguinitatis a f. 66v è accompagnata da glosse di mano posteriore. Ai margini compaiono talvolta anche disegnini di uccelli (per esempio ai ff. 42r e 45r) e segni variamente cruciformi (per esempio a f. 48r), che potrebbero ricordare (come anche nel Pal. Lat. 771, nr. 17) signa di notai.
*16 Paris, Bibliothèque Nationale de France, lat. 18229 (olim Notre Dame, F. 10.114) (tavv. XIX, XX) Bibliografia. SCHRADER et al., Prodromus, p. 45 nr. 51; DYDYÑSKI, Beiträge, p. 46 nr. 98; TORELLI, Scritti, pp. 40, 46 nt.; DOLEZALEK, Verzeichnis, s.v.; SCHADT, Die Darstellungen, p. 44; CAPRIOLI et al., Glosse preaccursiane, pp. 8, 17; ERRERA, Arbor actionum, pp. 41 nt., 183 e nt., 184, 185.
sec. XII/1, Italia Membr., ff. IV + 82 + III; il f. 8 è numerato 7bis; segnatura e richiami assenti, scrittura disposta su una colonna di 35 linee con inizio della scrittura sopra la prima riga, rigatura apparentemente a piombo. Provenienza: Paris, Notre Dame (segnatura sul margine inferiore di f. 2r). I (ff. 2r-82v)
Iustiniani Institutiones inc. In nomine domini nostri Iesu Christi. Imperator Iustinianus Flavius Alamanicus Gothigus Germanicus Anticus Alamanicus Anticus Quandalicus Africanus pius felix inclitus triumphator ac victor semper Augustus cupide legum iuventuti. Imperatoriam magestatem non solum armis decoratam … expl. … De eo [sic] propicio adventura est.
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ELENCO DEI MANOSCRITTI
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Dopo la fine del testo delle Istituzioni, di mano presumibilmente coeva, sono aggiunti i seguenti micro-testi: 1) § erba blascolam acorinam bona est et multum valet. 2) In nomine Patris et Spiritus sancti amen. Elisabet p(er)ep(er)it [sic] Iohannem, Mariam Salvatorem in me/stitia et dolore. Puer exi foras quia Christus te vocat. 3) Inante portam Gallilee iacebat Petrus tremabat focabat flagellabat ons[…] / et dixit Petrus Domine habeo febres febrorum, tange Petrum et sal[…] / dixit Petrus Domine quis istas parabolas potest tenere in cordibus suis […] /criptas habere non habebit istud malum et dicit Dominus fiat fiat.
II (f. 35v)
formulario per la redazione di un documento di testamento secondo il diritto romano A f. 35v, dopo la rubrica k. .XXI. de ademptione legatorum, il testo delle Istituzioni viene interrotto alla l. 13 e, di altra mano di modulo più piccolo, molto simile alla mano del testo, segue il formulario su 13 ll.: Quia humani ingenii naturalis infirmitas plures res memorie diu comendare non potatur, ideo maiores nostri ad litteras (corr. su allitteras) earum notas divina quadam inspectione pervenerunt ut per eas earumque notas homines in posterum prodesse meminerint et sic fatilis perpetuaque habetur notitia. Quapropter ego R. tabellio rogatus sum a Ticio testatore quatenus litteris nostris recordationis comprehenderem quomodo et quo ordine per nuncupationem, idest testamentum, sua¹ omnia bona disposuit et iudicavit. Presentibus itaque .VII. testibus quorum nomina subter leguntur et me suprascripto notario suprascriptus Ticius hec dixit et iudicio confirmavit: “volo et iudico ut Meuuius et Gaius sint mihi heredes; item Sempronio fundum meum Cornelianum do lego; item fidei vestre committo ut Octavo Terminali equum meum cum lorica (corr. da corica) voluntate mea detis. Museus (?) item mastrucam meam mortis suspitione dono. Et si hoc meum testamentum, quod absit, qualibus iuris solempnitate defecerit, vim codicillorum obtinere volo”. Al margine, della mano di glossa più frequente in tutto il manoscritto, si trova un elenco di regulae iuris.
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CAPITOLO IV
III (f. 44va)
Materia Institutionum (?) A f. 44r, dopo la fine del titolo de gradibus cognationis, sono scritte tre righe del titolo successivo de successione libertorum; il verso, originariamente lasciato in bianco, è stato riempito su due colonne da due mani diverse. inc. Iustitia nichil est aliud quam ipsa dispositio in omnibus rebus que quicquid constituit iuste recteque disponit … expl. … si plures sic possidentes estis, singulis ex re sua acquirit.
IV (f. 44vb)
componimento poetico in rima inc. Si duo nomina feda per omnia non posuisses / et mihi clarior et tibi carior emicuisses … expl. … elige otia queque negotia nostra minatur / nec popularia nec laquearia solicitatur.
Organizzazione del testo e decorazione. È presente la divisione in libri con incipit ed explicit (ff. 2v, 14r, 38v, 61r). A f. 2v si trova la rubrica incipiunt capitula lib(rorum) domini Iustiniani sanctissimi Augusti Institutionum seu elementorum incipit cap(itulum) primum de iustitia et iure; a f. 14r colpisce la forma dell’incipit del secondo libro: Explicit liber primus, incic(it) [sic] liber .II. de rerum divisione et adquisitione. Le rubriche dei titoli sono presenti (tranne a f. 2v, in cui la rubrica de iure naturali et gentium et civili di I. 1,2 manca ed è aggiunta successivamente al margine; a f. 29v la rubrica quibus modis testamenta infirmantur di I. 2,17 manca ed è stata successivamente inserita nella forma quibus modis testamentum rumpitur); alcune di esse sono in scrittura distintiva maiuscola mista; i titoli dei primi tre libri sono spesso numerati e/o definiti cap(itula); i titoli del quarto libro non sono numerati. Del primo libro sono numerati i titoli 7 e 13. Del secondo sono numerati i titoli 6 (a f. 20r, ma con numerazione sbagliata: .VII.), 7-14 (solo il titolo 2,13 porta un numero sbagliato: .XII.), 16, 19-21, 25 (numerato però .XXII.; questo errore fa pensare a una lettura errata del .V. presente nell’antigrafo). Del terzo libro sono numerati i titoli 3, 4 (per il quale viene ripetuto il numero .III.; anche qui si può supporre una lettura sbagliata), 12-14, 20-27.
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ELENCO DEI MANOSCRITTI
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Sono presenti segni di paragrafo coevi più altri aggiunti da un’altra mano; a f. 4r il titolo de iure personarum (I. 1,3) è diviso in due paragrafi, indicati però con Lx. (Lex?); da f. 19v a f. 31v (con un’unica ricomparsa a f. 49v), mescolata con i segni di paragrafo, si trova anche usata la lettera k. Da f. 48r a f. 50r si trova una titolatura corrente consistente nel numero di libro (.III.) al centro del margine superiore del recto; a f. 45r è presente l’arbor consanguinitatis. Le iniziali dei libri sono semplicemente ingrandite e colorate; solo la prima parola di ogni libro è in scrittura distintiva (maiuscola mista); le iniziali dei titoli sono colorate e ingrandite, le iniziali minori toccate di colore. Scrittura. Il testo delle Istituzioni è scritto da due mani. La prima (ff. 2r-24v; 52r-67v) usa una minuscola di modulo piccolo, è regolare e molto tondeggiante. Fra le sue caratteristiche si possono notare: la preferenza per la d diritta; la d di forma onciale compare raramente e presenta l’asta quasi del tutto ripiegata verso sinistra; la h ha il secondo tratto curvo; il legamento st è sempre presente, ct mai; per et (sia congiunzione sia desinenza) sono usati sia il nesso sia la nota tironiana; il dittongo ae è reso sia con e cedigliata sia con e semplice; l’abbreviazione per con è sempre realizzata con c e titulus soprascritto.
La seconda mano (ff. 25r-51v; 68r-82v), meno regolare della prima, è meno tondeggiante e dà l’impressione di essere schiacciata dall’alto; la morfologia delle lettere è però uguale a quella della scrittura della prima mano; si distingue la d di forma onciale, che è più frequente e presenta l’asta raddrizzata. Glosse e note. Sin dal primo foglio sono presenti rade glosse interlineari e marginali di una mano di poco posteriore alla scrittura del testo principale; alcune sono in forma triangolare e compaiono anche distinctiones in forma tabellare; si trovano anche altre glosse successive, alcune parecchio posteriori (per esempio a f. 6v). Sono frequenti le integrazioni della stessa mano del testo; a volte alcune righe del testo sono erase e riscritte da una delle mani di glossa (per esempio a f. 23r). Fra i segni speciali, sono presenti il nesso NOTA e, di tanto in tanto, una R al margine. Al margine inferiore esterno di f. 2r si trova la vecchia segnatura Notre-Dame 114; a f. 75v una prova di penna tarda. Al margine esterno di f. 8r è disegnato a penna un profilo umano con berretto simile a un basco.
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CAPITOLO IV
17 Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, Pal. Lat. 771 (tav. XXI) Bibliografia. SCHRADER et al., Prodromus, pp. 323 nr. 162, 324; DYDYÑSKI, Beiträge, p. 74 nr. 205; PATETTA, Sopra alcuni manoscritti, pp. 25, 42 nt., 50, 71 nt., 79 nt., 82 nt., 83-84; TORELLI, Scritti, pp. 40, 46 nt.; ASTUTI, Lezioni, p. 323; CORTESE, Norma, I, p. 80 nt.; II, p. 28 nt; SANTINI, Il sapere giuridico, p. 113.
sec. XII, Italia Unitario. Membr., ff. I (cart.) + I (membr.) + 92 + III (cart.), mm 215 × 135. Fascicolazione: 1-68 (1-48), 79 (49-57), 8-118 (58-89), 123 (90-92); il settimo fascicolo era originariamente un quaternione nel quale è stato inserito, forse non a caso in corrispondenza dello spazio lasciato in bianco per inserirvi l’arbor consanguinitatis, il f. 55, solidale a un tallone fra ff. 50 e 51; segnatura e richiami assenti; inizio fascicoli dal lato pelo, regola di Gregory rispettata (tranne che fra i ff. 54v e 55r); scrittura disposta su una colonna di 36 linee con inizio sopra la prima riga, rigatura a secco. Legatura moderna in cattive condizioni. Provenienza: appartenuto a Giannozzo Manetti, quindi a Ulrich Fugger e infine alla biblioteca palatina di Heidelberg (antica biblioteca dell’università, donata nel 1622 al papa da Massimiliano I di Baviera). (ff. 1r-92v)
Iustiniani Institutiones inc. Incipit liber Constitutionum compositus a Tribuano questore sacri Palatii et Theophilo et Dorotheo iussu imperatoris Iustiniani. Imperatoriam maiestatem non solum armis decoratam … expl. … Deo propitio adventura est. Explicit liber quartus constitutionis.
Organizzazione del testo e decorazione. Sono presenti gli incipit e gli explicit dei singoli libri (ff. 1v, 16r, 47v, 92v) e le rubriche dei titoli (con la denominazione di capitulum a f. 16r) in scrittura distintiva maiuscola mista; a f. 60r manca la rubrica, successivamente aggiunta in nero, Quibus modis contrahitur obligatio (I. 3,14). Il f. 54v è stato lasciato quasi completamente in bianco (dopo appena 5 linee di scrittura), probabilmente per inserirvi l’arbor consanguinitatis.
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ELENCO DEI MANOSCRITTI
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Iniziale decorata a f. 1r (Imperatoriam: la I iniziale è colorata in rosso, il resto della parola è in maiuscole rosse su sfondo nero); mancano le iniziali dei libri successivi al primo, per le quali era stato lasciato lo spazio (f. 16r, incipit del secondo libro: in questo caso è stato lasciato in bianco lo spazio per tutta la parola Superiori, che è stata aggiunta a penna in seguito; f. 47v, incipit del terzo libro: della parola Intestatus manca l’iniziale, mentre il resto è in rosso e in lettere maiuscole; notevole il nesso —tus; f. 71v, incipit del quarto libro, in cui mancano le parole Cum expositum, aggiunte a penna in seguito); le iniziali dei titoli sono colorate in rosso, ingrandite e ornate con motivi decorativi; ai ff. 11v-13r alle iniziali dei titoli è stato aggiunto uno sfondo marrone; le iniziali minori sono toccate di rosso; una particolarità è rappresentata dalla iniziale S rovesciata ai ff. 6v e 77v. Scrittura. Minuscola del XII secolo dall’aspetto alquanto pesante; il corpo delle lettere è tendenzialmente diritto ma non squadrato, il modulo non è grande, l’interlinea è scarsa. La a ha la schiena diritta, ma non quando si trova da sola (come nella preposizione a); la d è presente nelle due forme: sembra leggermente più frequente la forma diritta, mentre quella onciale è caratterizzata dall’asta molto breve e spessa; l’h ha il secondo tratto curvo; l’occhiello della g è sia chiuso sia aperto; la f scende sotto il rigo; la s finale è prevalentemente di forma maiuscola; è presente la y con il puntino; la legatura a ponte ct è rara e il tratto di unione è appena accennato, come se costituisse una specie di residuo o ricordo; la cediglia (p. es. nell’abbreviazione di què) ha forma di foglietta: la congiunzione et è realizzata sia con la nota tironiana sia con il nesso; quest’ultimo è molto tondeggiante.
Il testo è scritto da almeno due mani principali; la seconda, tipologicamente affine alla prima ma più svelta e di modulo più piccolo, compare da f. 55r. Glosse e note. Sono presenti poche glosse, di almeno quattro mani diverse, sia interlineari sia marginali, soprattutto di tipo grammaticale (spiegazioni introdotte da idest, per esempio a f. 3v) e logico (estensione della ratio di una norma a una diversa fattispecie, per esempio a f. 20r); alcune sono incorniciate (f. 27v), alcune sono di forma triangolare (f. 57v). Almeno due delle mani di glossa adoperano una scrittura usuale piuttosto incerta, di modulo grande e con i tratti disarticolati. A f. 61r compare una mano sicuramente documentaria. È presente la sigla M(artinus) a f. 1v. Sono aggiunte alcune autentiche, distinte dalla sigla CN (constitutio nova; per esempio ai ff. 5r, 7r). Sin dall’inizio del manoscritto compare una mano, coeva o appena posteriore a quella del testo, che integra le numerose lacune lasciate in
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CAPITOLO IV
bianco dallo scriba principale; piccole correzioni su rasura sono presenti sin dall’inizio del manoscritto, per esempio a f. 6r; a f. 76v, in corrispondenza di I. 4,3,1, è stato lasciato uno spazio in bianco ma non c’è lacuna nel testo e manca qualsiasi intervento della mano che solitamente opera le integrazioni. Al verso della prima carta di guardia membranacea, di mano moderna, la nota Maneti 161. Institutiones Iustiniani. A f. 92v, dopo la fine del testo delle Istituzioni, di mano più tarda: finito libro gratias Deo referamus. Prove di penna ai ff. 61v, 62r, 65r. Lungo tutto il manoscritto, ai margini si trovano frequentemente disegnini, generalmente piuttosto rozzi, eseguiti a penna, raffiguranti rapaci (per esempio a f. 6r: rapace che beve da una coppa; f. 26r), una testa di cane (f. 71v), motivi decorativi (per esempio a f. 88v), oggetti vari (ff. 89v, 90r – una faretra –, 92r – una freccia). Compaiono anche due signa notarili a f. 13r e f. 22r.
*18 Warszawa, Biblioteka Uniwersytecka, 2 (olim 223) (tav. XXII) Bibliografia. DYDYÑSKI, Beiträge, pp. 100-101 nr. 278; TORELLI, Scritti, pp. 40, 46 nt. (erroneamente: olim 226); DOLEZALEK, Verzeichnis, s.v.; ERRERA, Arbor actionum, p. 174 nt.
sec. XII, Italia? Unitario. Membr., ff. 75 + II, f. 73v bianco, mm 245 × 165, segnatura e richiami assenti; scrittura disposta su una colonna di 35 linee. Appartenuto al Collège de Clermont di Parigi, poi a Meermann
I (ff. 1r-72r)
Iustiniani Institutiones (acefale, iniziano dalle ultime parole del primo titolo) inc. Preceptis aut gentium aut civilibus. De iure naturali et civili gentium. Ius naturale est … expl. … Deo propitio adventura est.
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ELENCO DEI MANOSCRITTI
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II (ff. 72v-73r, ll. 1-8) Codex Iustinianus, 9,13 (mutilo: arriva fino a C. 9.13.1.3a) inc. Raptores virginum honestarum … expl. … sive volentibus sive nolentibus.
Organizzazione del testo e decorazione. Sono presenti gli incipit e gli explicit dei singoli libri in scrittura distintiva maiuscola mista (ff. 11rv, explicit del libro primo, seguìto dall’elenco, preceduto dalla parola capitulum in scrittura distintiva ma privo di numerazioni, dei titoli del libro secondo e dalla rubrica – non in scrittura distintiva – Incipit liber .II. de rerum divisione; f. 35v; f. 55r). I titoli sono accompagnati dalle rubriche, e alcuni, definiti cap(itulum), sono numerati: a f. 6r Capit. .XII. de tutelis (che nella numerazione moderna è il titolo 13 del primo libro; questo stesso errore è presente nel manoscritto Sess. 110 [nr. 11]); a f. 15v Cap. .I. de rebus incorporalibus (che nella numerazione moderna è il secondo titolo del secondo libro; ma probabilmente qui viene computato un numero in meno perché la rubrica del primo titolo è usata come rubrica dell’intero libro. Lo stesso motivo potrebbe essere alla base dell’‘errore’ nel Sess. 110, in cui però il titolo numerato è soltanto uno); a partire da quest’ultimo sono numerati (II e III) i titoli de servitutibus e de usufructu; quest’ultimo viene seguito da una rubrica item de usu nudo (invece che de usu et habitatione), e la numerazione scompare fino al Cap. .VII. de donationibus (f. 18v); il titolo quibus alienare licet aut non non è numerato; a f. 20r si trova (di nuovo!) Cap. VII per quas personas adquiritur; da f. 21r Cap. .X. de testamentis ordinandis, Cap. .XI. de testamento militari, .XII. Cap. quibus non est permissum testamentum; a f. 23r il titolo de liberis heredibus instituendis vel exheredandis è privo dell’indicazione Cap. e del numero; da qui in poi entrambi non si trovano più usati. Come si vede, la numerazione dei titoli è estremamente asistematica. A f. 41r, prima di Illud certum est, a metà circa del titolo de gradibus cognationum (3,6,10), viene lasciato lo spazio per una rubrica (illeggibile da microfilm) e l’iniziale del paragrafo viene trattata come l’iniziale di un titolo: probabilmente è una perturbazione dovuta al fatto che quella posizione era destinata ad ospitare l’arbor consanguinitatis nell’antigrafo. Sono presenti segni di paragrafo coevi, manca l’arbor consanguinitatis. Iniziale decorata e parzialmente figurata a f. 11v, incipit del secondo libro (Quoniam): il trattino obliquo della Q è rappresentato da un drago.
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CAPITOLO IV
Iniziali decorate a f. 35v, incipit del terzo libro (Intestatus) e f. 55r, incipit del quarto libro (Cum expositum). Iniziali dei titoli ingrandite e colorate, talvolta arricchite di semplici motivi decorativi. La prima parola di C. 9,13 a f. 72v (Raptores) non ha l’iniziale, ma era stato lasciato lo spazio per inserirla. Scrittura. Minuscola regolare, dall’aspetto leggero e armonioso. Si possono notare le seguenti caratteristiche: non è usata la s maiuscola in fine di parola o di rigo; la d è soprattutto onciale con asta molto corta; la g non presenta sempre l’occhiello inferiore chiuso; il tratto corto dell’h è tondeggiante e non appoggia sul rigo; le aste ascendenti e discendenti sono molto corte; il dittongo ae è reso con e cedigliata o semplice; è sempre usato il nesso et; del legamento ct rimane solo un ricordo nel tratto superfluo che parte dall’asta della t rivolto verso sinistra, mentre il legamento st è sempre usato.
Le Istituzioni sono scritte da un’unica mano; il titolo del Codice è scritto da una mano più svelta e di modulo più piccolo a f. 72, fino a legitimo copulent matrimonio quam nullo modo nullo (C. 9,13,1,2), ed è completato dalla stessa mano che scrive alcune glosse negli ultimi fogli delle Istituzioni a f. 73, da tempore datur a nostra serenitate (continuazione di C. 9,13,1,2) fino alla fine del testo. Glosse e note. Ai ff. 1r-v sono presenti glosse coeve, di mano non libraria, e glosse posteriori (probabilmente del sec. XIII), ma dopo una annotazione, di mano posteriore alla scrittura del codice, a f. 3r, il manoscritto non è più glossato (se non per singole parole ai ff. 20r e 21v) fino a f. 66v, dove compare una glossa incorniciata, della stessa mano che scrive parte di C. 9,13 a f. 73r e che aggiunge altre glosse incorniciate ai ff. 70v e 71v, più una glossa non incorniciata a f. 71r. La differenza fra i due tipi di glossa (incorniciata e non) è evidente: in quest’ultimo caso, per esempio, la glossa non incorniciata ha infatti un’impostazione didattica, contiene uno spunto grammaticale e la spiegazione (un po’ confusa) di un istituto: hec pena huius pene vel pene dixit quia in petitione hereditatis venuntur fructus, in peticione vero singularum soli fructus; le glosse incorniciate, per esempio quelle dei ff. 66v e 70v (rispettivamente: hodie remittitur omnis datio tutoribus et curatoribus. Tutela et cura puplicum officium, procuratio vero privatum e moribus enim introductum est inter virum et uxorem factam donationem non valere, nisi morte fuerit confirmata) sono invece più tecniche e concise. Compaiono frequentemente integrazioni e correzioni, tutte di una stessa mano non libraria. Integrazioni a I. 1,23,6 (pupillus vel infans sit), a I. 2,17,5 (irrita sunt, ), a I. 2,20,30 (licet enim sed emptus sit), a I. 2,25,2
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ELENCO DEI MANOSCRITTI
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(omissione per saut du même au même: per fideicommissum hereditas codicillis adicere), a I. 3,1,9 (omissione per saut du même au même: qui mortis tempore in potestate fuerit, solus), a 4,1,16 (omissione per saut du même au même: adversus eum qui rem subripuit), più integrazioni di singole parole di tanto in tanto, per esempio a f. 51v. Una correzione sbagliata a f. 11r, in corrispondenza di I. 1,26,3 (continere corretto in contempnere); a f. 50v, espunzione tramite sottolineatura di una glossa penetrata nel testo di I. 3,23,5 (deceptus a venditore emit [furtum earum committit quia vel qui rem alienam invito domino contractat. furtum com-] habebit actionem); a f. 56v, sempre della stessa mano, anche correzione interlineare di una singola parola.
L’unico segno speciale che compare nel manoscritto è il nesso NOTA, piuttosto frequente. A f. 1r, sul margine superiore, una nota di possesso di mano moderna: Collegii Parisiensis Societatis Jesu (Collège de Clermont a Parigi).
19 Wien, Österreichische Nationalbibliothek, 2215 (olim Lunael. Q. 107) (tav. XXIII) Bibliografia. DYDYÑSKI, Beiträge, p. 93 nr. 261; Tabulae, II, p. 33; DOLEZALEK, Verzeichnis, s.v.
sec. XII, Italia Composito: l’unità principale è costituita dal libro delle Istituzioni, ff. 2-75; poiché questo è acefalo e mutilo, per restituirne il testo caduto sono stati aggiunti nel XV secolo i ff. 1 e 76, contenenti rispettivamente l’inizio delle Istituzioni fino a I. 1,1,4 e la fine a partire da I. 4,18,2; dopo f. 76 si trova una striscia di pergamena solidale a f. 75 ma originariamente bianca (attualmente il recto è occupato da indici di passi del Corpus iuris civilis, scritti dalla mano principale delle glosse alle Istituzioni, il verso contiene ancora glosse e inoltre annotazioni di mani ed epoche diverse); il f. 77, a due colonne e non numerato, contiene parte di un trattato teologico (incipit: materialis, stella spiritualis, stella intellectualis, stella rationalis …; explicit a f. 77vb: … predicatorum quiescebat sed nunc colonie requiescunt) e la storia di san Paolo eremita (incipit: de sancto
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CAPITOLO IV
Paulo primo heremita. Paulus primus heremita fervente Dicii persecutione …; explicit: … adest quedam iuvencula corpore pulcherrima); essa risale probabilmente al XIV secolo ed è stata utilizzata presumibilmente come carta di guardia. Membr., ff. 76 + I (membr.), mm 235 × 165; fascicolazione dell’unità contenente le Istituzioni: 17 (2-8; si tratta di un quaternione mutilo del primo foglio, il cui testo viene restituito da f. 1), 2-98 (972), 103 (73-75; si tratta probabilmente di un originario quaternione che ha perduto il bifoglio centrale e i fogli 7 e 8, mentre del 6 rimane solo un tallone solidale al 3, presumibilmente privo di scrittura. Il testo delle Istituzioni doveva terminare nel bifoglio centrale del fascicolo, il testo mancante viene restituito nel f. 76); segnatura dei fascicoli realizzata con numero romano al centro del margine inferiore dell’ultimo foglio verso (ff. 24v: .III.; 40v: .V.; 64v: .VIII.; tracce anche a f. 48v, ma la numerazione è stata rifilata. La numerazione dei fascicoli indica che il manoscritto iniziava con le Istituzioni); inizio fascicoli dal lato pelo, regola di Gregory rispettata; scrittura disposta su una colonna di 32 linee con inizio sopra la prima riga, rigatura a piombo. Legatura di assi di legno ricoperte in pelle (ora inserita in una cartellina cartacea). Provenienza: monastero di Mondsee. (ff. 1r-76v)
Iustiniani Institutiones inc. In nomine Domini nostri Iesu Christi Imperator Cesar Flavius Iustinianus Alamannicus Italicus Goticus Germanicus Francus Atticus Wandralicus Affricanus pius felix inclitus victor et triumphator semper Augustus cupide legum iuventuti salute. Imperatoriam maiestatem … expl. … Deo propicio adventura sunt. Institutionum liber explicit. Il f. 1, inserito per reintegrare il testo del primo foglio del manoscritto originario, arriva fino all’espressione Dicendum est igitur de iure privato quod est (I. 1,1,4); il f. 76 termina il testo a partire dall’espressione interdictione vel deportacione vel metallo (I. 4,18,2).
Organizzazione del testo e decorazione. La suddivisione in libri è segnalata dagli incipit ed explicit (ff. 14r, 39v, 59v); prima dell’incipit del secondo libro, su due colonne, si trova l’indice dei titoli. Rubriche dei titoli presenti; numerazione dei titoli (definiti cap.) presente, ma asistematica, nel libro primo, in cui sono numerati i titoli terzo, sesto (anche se con il numero .V.), settimo, ottavo e nono (numerati esattamente) e poi il tredicesimo, numerato però .XII. (anche in questo codice sono
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ELENCO DEI MANOSCRITTI
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dunque presenti tracce di oscillazione nella numerazione dei titoli); dopodiché la numerazione in titoli o capitoli scompare, almeno per quanto riguarda le rubriche effettivamente inserite nel testo: infatti, lungo i margini dei fogli, perpendicolarmente al testo principale e talvolta rifilato, in corrispondenza dei punti dove andavano inserite le rubriche, si trova scritto il titolo da una mano che non è quella del testo ma ha un’impostazione molto meno libraria; in un paio di casi (a f. 5v, titolo 1,10 de nuptiis contrahendis e f. 6v, titolo 1,11 de adoptionibus) questo titolo scritto al margine porta la numerazione, che però non viene inserita nella rubrica. A partire dai titoli del libro secondo, la mano che scrive questi titoli al margine cambia e non c’è più traccia di numerazione. Segni di paragrafo successivi; titoli correnti successivi (forse del XIV sec., recano l’indicazione del numero di libro); manca l’arbor consanguinitatis. Le iniziali dei libri sono ingrandite, colorate semplicemente in rosso e arricchite di qualche motivo decorativo consistente soprattutto in foglie (f. 14r, inizio del secondo libro, Superiore libro; f. 39v, inizio del terzo libro, Intestatus, f. 59v, inizio del quarto libro, Cum expositum); le iniziali dei titoli sono ingrandite e colorate di rosso, le iniziali minori sono toccate di rosso. Scrittura. Minuscola piccola, tondeggiante, ben sviluppata. Le aste ascendenti hanno un trattino di coronamento; la d è presente nelle due forme, onciale e diritta; la g ha l’occhiello sia chiuso sia aperto; la h ha il secondo tratto curvo; la s finale è alternativamente maiuscola e minuscola; è presente il legamento st, mentre di ct rimane solo un ricordo; è usata la e con cediglia; et è realizzata o con un nesso molto tondeggiante (questa forma si trova quasi sempre in fine di parola, come desinenza) o con nota tironiana (raramente utilizzata come desinenza); l’abbreviazione di con— è realizzata sia con il segno abbreviativo a forma di c rovesciata sia con c e titulus sovrapposto; sono usati gli apici sulla doppia i e il trattino in fine rigo per gli a capo.
Il testo è apparentemente scritto da una sola mano principale, che sembra deviare inconsapevolmente dal modello librario man mano che procede nel lavoro, diventando meno tondeggiante e di modulo più piccolo. Glosse e note. Glosse interlineari (soprattutto all’inizio) e marginali (in tutto il manoscritto), di epoche diverse; le annotazioni coeve sono rarissime. Si trovano ancora parecchie glosse triangolari, che sembrano soprattutto massime generali o regulae iuris, spesso introdotte dall’espressione NOTA quod; alcune sono in forma di clessidra e alcune sono incorniciate. Sono presenti rare distinctiones in forma tabellare, come rarissime sono le autentiche (per esempio a f. 4v). La mano di glossa più
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CAPITOLO IV
frequente compare in tutto il codice, scrive in inchiostro marrone e sembrerebbe del secolo XIII/1. Il Digesto è indicato con una D tagliata dai tratti staccati gli uni dagli altri. Va notato che le annotazioni diventano quasi frenetiche ai ff. 50v-51r, in corrispondenza del titolo 3,15 de verborum obligatione. Fra le sigle, la più frequente è M(artinus), usata dalla mano principale di glossa, ma compaiono anche Y(rnerius), Yr(nerius), B(ulgarus), P(lacentinus); va osservato però che la maggior parte delle annotazioni marginali non riporta nessuna sigla. Una mano che adopera una scrittura usuale, dai tratti disarticolati, interviene di tanto in tanto per qualche piccola correzione.
20 München, Bayerische Staatsbibliothek, Clm 4592 (olim Benedictoburanus, 92) (tav. XXIV) Bibliografia. SCHRADER et al., Prodromus, p. 62 nr. 116; DYDYÑSKI, Beiträge, p. 35 nr. 71; TORELLI, Scritti, pp. 40, 46 nt.; DOLEZALEK, Verzeichnis, s.v.; WEIGAND, Naturrechtslehre, pp. 29, 34, 46, 73, 107; GOURON, Science juridique, p. 40; MORDEK, Kirchenrecht und Reform, pp. 52, 162 nt., 258, 537; FOWLER-MAGERL, Ordines, p. 21 nt.; CAPRIOLI et al., Glosse preaccursiane, pp. 8, 18; GLAUCHE, Pergamenthandschriften aus Benediktbeuern, pp. 145-151; ERRERA, Arbor actionum, p. 174 nt.; KÉRY, Canonical Collections, pp. 75, 83, 163.
prima unità: sec. XII, Italia seconda unità: sec. XIII, Italia? terza unità: sec. IX/1, Salzburg Composito di tre unità: il libro delle Istituzioni costituisce la prima unità. Membr., di ff. II (cart.) + 119 + II (cart.) + 87: la numerazione moderna arriva fino a 207, perché i ff. 43 e 51 sono numerati rispettivamente 42a e 49a; il bifoglio cartaceo inserito fra la seconda e la terza unità è pure numerato, 118-119; qui si segue la numerazione reale dei fogli, escluso il bifoglio inserto. Dimensioni: mm 240 × 160. La fascicolazione del codice, così come si presenta adesso, è nel suo insieme la seguente: 1-98 (1-72), 105 (73-77: questo fascicolo è un ternione mutilo del primo foglio), 11-148 (78-109), 1510 (110-119), bifoglio cartaceo (120121), 163 (122-124), 177 (125-131), 18-208 (132-155), 21-226 (156-167), 239 (168-176), 2410 (177-186), 258 (187-194), 267 (195-201), 278 (202-209). La prima unità è costituita dai fasc. 1-10, la seconda dai fasc. 11-15, la terza, dopo il bifoglio cartaceo, dai fasc. 16-27. Prima unità: segnatura e
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ELENCO DEI MANOSCRITTI
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richiami assenti; inizio fascicoli dal lato pelo, regola di Gregory rispettata, tranne che fra i ff. 75v e 76r; scrittura disposta su una colonna di 33 linee (da f. 73v in poi le linee sono 39) con inizio sopra la prima riga, rigatura a secco. Legatura antica di assi di legno rivestite in pelle con tracce di un fermaglio. Provenienza: monastero di Benediktbeuern. I (ff. 1r-77v)
Iustiniani Institutiones inc. In nomine domini nostri Iesu Christi. Imperator Cesar Gothicus Francus Alticus Alanicus Felix inclitus victor ac triumpha [sic] legum iuventuti. Imperatoriam magestatem non solum armis decoratam … expl. … Deo propitio adventura est. AMYN. Seguono la definizione (di altra mano, ma dello stesso inchiostro del testo): iuditium est actum trium personarum publica auctoritate ad lites decidendas indultus e una specie di regula iuris (di altra mano, posteriore, con inchiostro più chiaro): Cum res posse dari de qua sit desinit actum / Ait ubi precedens fortassit pactio vincit / (e di altra mano, ma con lo stesso inchiostro): Tunc dare si poterit nec dat mora facta videtur / Quod si non actum tamen est utrumque petetur.
II (ff. 78ra-119rb)
Bernardo di Pavia, Summa decretalium, XIII secolo, due colonne inc. Incipit summa B(ernardi) episcopi Faventini super decretalibus ab compilatis. Gloria patris est filius sapiens, profectus discipuli gloria magistri … expl. … ei autem qui est alpha et w bonorum omnium de nostris scriptis gratias referamus. / Hec ego Bernardus genuit quem clara Papia / mitto sed emendet socii rogo vestra sophia / qui decretales ad opus commune redegi / sub titulis summam nunc Christo dante peregi.
III (ff. 119rb-119vb) Formulae varie, sec. XIII: la prima è la formula per una sentenza in un caso fittizio di controversia fra una
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CAPITOLO IV
badessa e le consorelle; seguono (a f. 119va, in cui la scrittura è però svanita), formule per gli appelli; una seconda mano prosegue con altri formulari giudiziari alla colonna b. inc. Nobis in iudicio residentibus et cognoscentibus super his que vertebantur … expl. … et ultra lugenda nequaquam committere. Seguono: l’aggiunta di mano coeva ut C. de illis presbiteris; un’aggiunta di mano diversa con inchiostro sbiadito: Pars prior officia creat Ecclesieque ministros / altera pars testes et cetera iudiciorum / tercia de rebus et iura prepositorum / dat formam rite nubere quarta docet / ultima de viciis et penis tractat eorum. Questa unità è seguita da un bifoglio cartaceo, bianco, ma numerato con il resto del codice (secondo la numerazione presente, ff. 118 e 119).
IV (ff. 120r-207v)
Collectio 400 capitulorum, secolo IX in., una colonna inc. [indice su due colonne] Semper et econtra. .CCXVI. de peregrinando et econtra. .CCXVII. … [f. 122v, una colonna] Incipit de ordine inquisitionis causarum. Innocentius de causis inquit in quibus solvendi ligandique auctoritas … expl. … iudicio cum servo meo et ancill[…]ae cum disceptarent adversum me.
Organizzazione del testo e decorazione. È presente la divisione in libri con incipit ed explicit (ff. 13v, 40r, 62r); manca una numerazione dei titoli o capitoli, mentre sono presenti le rubriche e una divisione in paragrafi coeva; a f. 47r si trova l’arbor consanguinitatis (di altra mano rispetto a quella del testo). La scrittura distintiva è una maiuscola mista, usata per l’intitulatio dell’imperatore e per la prima riga del testo. Iniziali riccamente decorate e colorate in rosso, verde, giallo, blu, bianco a f. 1r (Imperatoriam, inizio del proemio), f. 40r (Intestatus, inizio del terzo libro); l’iniziale del libro secondo (f. 13v, Superiore) è figurata in forma di drago e colorata in verde, rosso, blu, bianco. A f. 62r (Cum expositum, inizio del quarto libro) l’iniziale è semplicemente ingrandita e colorata in rosso, con semplici decorazioni sempre in rosso. Le iniziali dei titoli sono ingrandite e colorate in rosso, a volte arricchite da sempli-
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ci decorazioni. Alcune titoli hanno l’iniziale decorata: f. 18r (I. 2,2, titolo de rebus incorporalibus, Quèdam), f. 28v (I. 2,15, titolo de vulgari substitutione, Potest). Scrittura. Minuscola tendenzialmente tondeggiante, poco regolare e sorvegliata. Si segnalano: la forma della g, con occhiello inferiore per lo più chiuso, ma talvolta anche aperto; l’h con il secondo tratto curvo; la d alternativamente nelle due forme diritta e onciale; la s finale minuscola e solo talvolta maiuscola; la e cedigliata; la nota tironiana per et; le legature st e ct.
Il testo delle Istituzioni è scritto presumibilmente da una sola mano, che usa penne diversamente temperate e varia frequentemente il modulo della scrittura. Glosse e note. Il testo è accompagnato da glosse di diverse epoche, di cui le più antiche sono dovute a due mani, una coeva che aggiunge note sin dal primo foglio, e una seconda, di poco posteriore, le cui annotazioni, in scrittura molto minuta, consistono soprattutto di spiegazioni varie (non necessariamente tecnico-giuridiche), distinctiones in forma tabellare, frequentissime glosse in forma triangolare. Sono presenti anche glosse di mani più tarde. Le sigle sono quasi del tutto assenti. Come di consueto, verso la fine le annotazioni si diradano. Il Digesto viene indicato con d. o dig. dalle mani coeve alla scrittura del testo, con ff. da quelle successive. Fra i segni speciali compaiono spesso la R circondata di puntini (regula), e il nesso NOTA. A differenza che in altri manoscritti di questo periodo, le citazioni dei passi paralleli non compaiono costantemente su tutti i margini e non sono tutte della stessa mano. A f. 1r, fra la seconda e la terza riga dell’intitolazione di Giustiniano, si trova la nota di possesso, di mano moderna: Monasterii Benedictoburani. Di tanto in tanto compaiono elementari disegni a penna ai margini; una stellina a cinque punte è disegnata a f. 63v.
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CAPITOLO IV
21 Firenze, Biblioteca Medicea Laurenziana, Ashburnham 1560 (olim 1483) (tav. XXV) Bibliografia. DYDYÑSKI, Beiträge, p. 78 nr. 222; PATETTA, Sopra alcuni manoscritti, pp. 3745, 49-50, 60 nt., 62 ntt., 63 nt., 67 nt., 68 nt., 69-73, 78 ntt., 84 nt.; PATETTA, Manoscritti di Bamberga, pp. 266, 267; PATETTA, Opere attribuite ad Irnerio, pp. 106, 127-129, 137; TORELLI, Scritti, pp. 41, 46 nt., 81; ASTUTI, Lezioni, p. 323; DOLEZALEK, Verzeichnis, s.v.; SCHADT, Die Darstellungen, pp. 44, 46, 56; CAPRIOLI et al., Glosse preaccursiane, pp. 7, 17; DOLEZALEK, Repertorium, pp. 66, 191; SANTINI, Il sapere giuridico, pp. 96 nt., 114; ERRERA, Arbor actionum, p. 174 nt.
sec. XII/2, Italia? Unitario. Membr., ff. V (cart.) + 99 + V (cart.), f. 99v bianco con prove di penna; mm 198 × 137. Fascicolazione: 17 (1-7: il fascicolo è mutilo del primo foglio, ridotto a un frustulo incollato su un tallone di restauro in pergamena), 2-128 (8-95), 134 (96-99); richiami della stessa mano del testo presenti al centro del margine inferiore dell’ultimo foglio verso, segnatura moderna dei fascicoli a lapis, nell’angolo superiore destro del primo foglio recto; inizio fascicoli dal lato pelo, regola di Gregory rispettata. Scrittura disposta su una colonna di 30 linee con inizo scrittura sopra la prima riga, rigatura alla mina quasi impercettibile. Legatura moderna. I (ff. 1r-97r)
Iustiniani Institutiones (acefale: da I. 1,1,2) Del primo foglio del manoscritto rimane un frustulo, che al recto mostra parte delle prime parole delle prime tre righe dell’intitolazione del proemio, in rosso ma non in scrittura distintiva, e al verso la parte finale delle ultime parole delle prime due linee; —itate e prima (cost. Imperatoriam maiestatem, 3: mandavimus, ut nostra auctoritate nostrisque suasionibus componant institutiones: ut liceat vobis prima legum cunabula…). inc. Statim ab initio rudem adhuc et infirmum animum … expl. … Deo propitio adventura est. Finiunt institutiones.
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II (ff. 97r, l. 2-98r)
Codex Iustinianus, 9,13,1 pr.-2 inc. Raptores virginum honestarum vel ingenuarum … expl. … peccandi locus relinquitur, quia hoc ipsum.
III (ff. 98v-99r)
Exordium Institutionum ed Exordium ordinis iudiciorum (mutilo), di altre due mani, su una colonna di 40 ll., in scrittura minutissima Gli ultimi due fogli del manoscritto sono pressoché illeggibili, perché macchiati da muffa e umidità. Nel Repertorium, p. 66, Dolezalek dà l’incipit dei due scritti: Liber iste Institutionum seu elementorum per l’Exordium Institutionum, Inter cetera studiorum genera ars boni et equi per l’Exordium ordinis iudiciorum.
Organizzazione del testo e decorazione. Sono presenti gli incipit e gli explicit dei libri (ff. 15v, 47v, 74r); le rubriche sono scritte in rosso e talora in scrittura distintiva maiuscola mista, mancano le rubriche dei titoli 1,9 de patria potestate (f. 5v), 1,13 de tutelis (f. 8v) e 4,7 quod cum eo, qui in aliena potestate est, negotium gestum esse dicitur (f. 83v); i segni di paragrafo sono stati aggiunti successivamente, ma non in maniera sistematica, qualche volta ritoccati in rosso; ai ff. 9v-10r (titolo 1,14 qui dari tutores testamento possunt) i paragrafi sono indicati con la lettera k., della stessa mano del testo e in nero. Dopo I. 3,6,9, a f. 55v è presente l’arbor consanguinitatis. Il testo di C. 9,13 viene trascritto immediatamente dopo la fine delle Istituzioni, senza altra forma di distinzione se non un’iniziale semplice, e similmente la fine dell’estratto (mutilo) non è segnalata in alcun modo e il resto di f. 98r è lasciato in bianco. Iniziali decorate a f. 15v (Superiore, inizio del secondo libro), f. 47v (Intestatus, inizio del terzo libro), f. 55r (Illud, inizio di 3,6,10 dopo l’arbor), f. 74r (Cum expositum, inizio del quarto libro). Le iniziali dei titoli sono ingrandite e colorate alternativamente in rosso e blu, in alcuni casi sono leggermente ornate (es. a f. 9v, Dari autem, inizio del titolo qui dari testamento tutores possunt, I. 1,14); spesso la prima parola dei titoli è in scrittura distintiva maiuscola mista.
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CAPITOLO IV
Scrittura. Minuscola di modulo piccolo, dall’aspetto contrastato, avanzata verso la gotica, simile alla scrittura dei codici München, Clm 4592 (nr. 20) e Wien, ÖNB 2215 (nr. 19). Una caratteristica particolare della scrittura di questo codice è che le aste discendenti dell’ultima linea della pagina sono spesso molto allungate verso il basso (per esempio ai ff. 37v, 42v, 46r, 54r, 54v, 55r, 59v, 61v, 70v, 76r, 80v, 81r, 85r, 91v, 94v); addirittura nel caso di f. 46r le aste discendenti sono non soltanto allungate, ma anche arricciolate alle estremità. Della legatura ct rimane solo un residuo (vedi per esempio i ff. 78v-79r).
Le Istituzioni e il testo di C. 9,13 sono scritti dalla stessa mano. I due testi ai ff. 98v-99r sono scritti da due mani simili a quelle delle glosse coeve alla scrittura del codice. Glosse e note. Glosse marginali e interlineari, edite in parte da Patetta. Le glosse non sono sistemate in apparato; si possono distinguere: parecchie glosse coeve alla scrittura del testo, spesso comuni con quelle del manoscritto Torino, BNU, D.V.19 (nr. 22; esse consistono soprattutto di estratti dalle altre parti del Corpus e principalmente dal Digesto, citato come in Digestis o in d.; molto frequentemente sono spiegazioni piuttosto semplici dei vari istituti, es. affinitas est …; occupare est …; testamentum est …; compaiono anche due citazioni dalle Etymologiae di Isidoro); allegazioni di passi paralleli, sempre di una stessa mano e lungo tutto il manoscritto (per esempio, ai ff. 30v-33r sono presenti solo le allegazioni); una serie di annotazioni più tarde, forse del sec. XV (le mani di quest’epoca sono almeno due; una di esse occupa tutti i margini inferiori e parte di quelli laterali dei ff. 34v-35r e 65r), nonché altre annotazioni sparse di altre mani e di diverse epoche. Dalla mano di glossa coeva vengono inserite due autentiche, introdotte dalla consueta sigla CN per constitutio nova a f. 37r e da CON a f. 50r.
La scrittura della mano di glossa coeva è tipologicamente molto affine a quella del testo principale, anche se si distingue per le aste ascendenti alte e per la forma molto slanciata della legatura st (si tratta però in entrambi i casi di caratteristiche della scrittura non libraria, che come tali possono trovarsi negli interventi marginali ma non nel testo principale); potrebbe trattarsi della stessa mano del testo o di un’altra di identica educazione grafica (cfr. ad esempio la forma della legatura ct). Sporadicamente si riscontrano interventi di integrazione (per esempio ai ff. 1v, 28v, 81r). Al margine inferiore esterno di f. 68v è presente una prova di penna coeva, di mano elementare. A f. 99v si trovano prove di penna tarde (XIV e XV secolo). Ai margini di diversi fogli del manoscritto compare una R maiuscola, circondata di puntini o di piccoli motivi decorativi e tagliata, probabil-
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mente a segnalare una regula iuris nel testo (per esempio ai ff. 11r, 12r, 14v, 39v, 89v); il nesso NOTA compare ai ff. 15r, 79r, 84v; al margine inferiore di f. 35r è disegnata una piccola croce; a f. 86r un profilo umano.
22 Torino, Biblioteca Nazionale Universitaria, D.V.19 (olim h.II.5) (tav. XXIX) Bibliografia. MOMMSEN, Codex Theodosianus, p. CCCXXIX; SCHRADER et al., Prodromus, pp. 54-55 nr. 85, 77, 137, 145-149, 232-233; SAVIGNY, trad. Bollati, III, pp. 53-74; FERRINI, La Glossa torinese, pp. 7-8, 9; FITTING, Juristische Schriften, pp. 16-24; TARDIF, Sources du droit canonique, pp. 194-196, 215; FITTING, Anfänge, p. 32 nt.; FLACH, Études, pp. 32, 43, 190 e nt.; CONRAT, Geschichte, pp. 57, 162, 320-331, 516, 537-538, 620-623, 637; DYDYÑSKI, Beiträge, p. 85 nr. 234; PATETTA, Recensione a Flach, p. 114; PATETTA, Sopra alcuni manoscritti, pp. 16, 19, 28-37, 38, 39, 41, 43, 47-49, 50, 52 nt., 59 nt., 60 ntt., 61 ntt., 62 ntt., 63 nt., 64 ntt., 65 ntt., 66 ntt., 67 ntt., 68 nt., 69 ntt., 70 ntt., 71 ntt., 73 nt., 74 ntt., 75 ntt., 76 ntt., 77 ntt., 78 ntt., 81-82, 83 ntt., 84 nt.; PATETTA, Il Breviario Alariciano, p. 27 nt.; PATETTA, Per la storia del diritto romano nel Medio Evo, pp. 12, 23; PATETTA, Opere attribuite ad Irnerio, pp. 126 nt., 127-130, 136-137, 140; BESTA, Irnerio, pp. 90-91; PATETTA, Il manoscritto 1317 di Troyes, p. 15; SECKEL, Beiträge I, p. 196 nt.; SECKEL, Editionen, pp. 231-232; CONRAT, Arbor iuris, pp. 6, 8, 9 nt.; BESTA, Fonti, p. 331; MOR, Questioni preliminari, pp. 223-224; MOR, Il Digesto, pp. 111-112; KANTOROWICZ, Les origines, p. 600; MOR, Exceptiones, pp. VIII, 1, 2-4, 46; KANTOROWICZ, Studies, pp. 40 nt., 55, 224 nt.; TORELLI, Scritti, pp. 40, 46 nt., 189-190; ASTUTI, Lezioni, pp. 378, 406; ASTUTI, Tradizione, p. 183; SANTINI, Ricerche, pp. XXVI, 40, 51, 75, 80, 83, 95, 96 e nt., 98 e nt., 99, 105, 106, 108, 113, 117, 127 nt., 128 nt., 132, 161, 164, 165, 168, 202; DOLEZALEK, Verzeichnis, s.v.; GOURON, Science juridique, pp. 37, 39 e nt., 41 e nt., 42, 56, 105; SCHADT, Die Darstellungen, pp. 44, 79 nt., 93-94, 103 nt., 107 nt.; CAPRIOLI et al., Glosse preaccursiane, pp. 8, 18; MOSCATI, Carteggio, pp. 194 nt., 202 nt.; MOSCATI, Ivrea, Bibl. Cap. 17 (XXXV), p. 264 nt.; GOURON, Enseignement, p. 192; GOURON, Le «grammairien enragé»; SANTINI, Il sapere giuridico, pp. 96, 111, 113, 140, 164, 176-178, 180-182; ERRERA, Arbor actionum, pp. 168 nt., 169 nt.; KÉRY, Canonical Collections, p. 257.
ca. 1160, Francia meridionale Unitario. Membr., ff. I (cart., di restauro) + I (membr.) + 100 + II (membr.) + I (cart., di restauro), mm 225 × 165, fasc. 1-118 (1-88), 1212 (89-100); segnatura e richiamo assenti, tranne a f. 9r (numero romano .II. al centro del margine superiore del primo foglio recto). Inizio fascicoli dal lato pelo, regola di Gregory rispettata. La scrittura è disposta prevalentemente su una (ff. 1v-46v; f. 88v; ff. 91r-98v) o due colonne (ff. 47r-48v; 49v-88r; 89r-90v; 99r-100v) di 41 linee con inizio scrittura sopra la prima riga; f. 1r (contenente l’indice dei titoli delle Istituzioni) è su tre
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CAPITOLO IV
colonne, f. 49r (inizio delle Exceptiones Petri) ha invece il proemio scritto su una colonna (ll. 1-12), l’indice dei capitoli su tre colonne (ll. 13-35), l’inizio del testo del primo libro su due colonne (da l. 36); f. 55r (inizio del secondo libro delle Exceptiones), alle ll. 1-17 ha l’indice dei titoli su tre colonne; nel caso dei ff. 58v e 62v (che contengono rispettivamente gli indici dei capitoli dei libri terzo e quarto) la colonna b è ulteriormente divisa in due colonne. Questo stesso modo di organizzare gli indici viene utilizzato a f. 66v (indice del cosiddetto quinto libro delle Exceptiones); rigatura a piombo. Legatura moderna di restauro. Presumibilmente, il manoscritto si trova in Italia almeno dal XVI sec. (vedi la nota alla prima carta di guardia membranacea, in cui è citato un personaggio bolognese). I (ff. 1r-46v)
Iustiniani Institutiones Il testo è scritto a una colonna, preceduto dall’indice dei titoli su tre colonne. inc. Imperator Cesar Flavius Iustinianus Alamannicus Wandalicus Goticus Francus Germanicus Anticus Alanicus Affricanus pius felix inclitus victor ac triumphator semper Augustus cupide legum iuventuti. Imperatoriam maiestatem non solum armis decoratam … Alla fine della costituzione di promulgazione, sullo stesso f. 1v, Explicit epistola Iustiniani imperatoris Cesaris Flavii Iustiniani Alamannici Wandalici Gotici Franci Germanici Antici Alanici Affricani pii felicis incliti victoris ac triumphatoris semper Augusti. Institutionum seu elementorum legalium liber primus incipit. De iustitia et iure. Iustitia … expl. … Deo propicio adventura est. Imperatoris Cesaris Flavii Iustiniani Alamannici Wandalici Gotici Franci Germanici Antici Alanici Affricani pii felicis incliti victoris ac triumphatoris semper Augusti Institutionum seu elementorum legalium liber quartus explicit. Deo gratias.
II (f. 46v, ll. 36-41) definizione di decretale inc. Consideremus que sit huius nominis … expl. … ex his regitur et gubernatur Ecclesia.
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ELENCO DEI MANOSCRITTI
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III (ff. 47ra-48vb)
indice delle causae del Decretum di Graziano inc. In prima causa Gratiani agitur de symoniacis … expl. … parentibus assensum suum prebentibus.
IV (f. 48vb, ll. 38-41) definizioni di professio, purgatio, neophitus (sic) inc. Professio est quae voce et scripto … expl. … in fide novus vel noviter plantatus.
V (ff. 49r-66vb)
Petri exceptiones legum Romanarum inc. Petri viri disertissimi in libris de legibus prologus incipit. Cum de pluribus diversisque causarum generibus … expl. … hoc ipso dolo facit quod petit. Explicit liber quartus.
VI (ff. 66vb-72va)
prima appendice alle Exceptiones Petri, rubricata come libro V I capp. 38-49 sono stati editi da FITTING, Juristische Schriften, pp. 151-157. Questo sedicente libro quinto è tratto soprattutto dal Decretum di Graziano; gli ultimi due capitoli sono tratti rispettivamente dalla Historia Anastasii bibliothecarii Romane Ecclesie (titolo: de libris legalibus, inc. Removit Iustinianus Augustus…) e da Paulus Cassinensis in Historia Langobardorum (capitolo dedicato alla compilazione giustinianea). inc. Incipiunt capitula libri quinti (segue indice, ff. 66vb67ra) (f. 67ra) Incipit liber quintus. De postulantibus. I. In Digestis, titulo de postulando. Infames non possunt esse procuratores … expl. … in unum volumen redactas, codicem Novellarum appellari sancivit. Explicit liber quintus.
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CAPITOLO IV
VII (ff. 72va-75ra)
seconda appendice alle Exceptiones Petri, rubricata come libro VI Questa seconda appendice è fondamentalmente una raccolta di regulae. Le due appendici si trovano, sempre come libri V e VI delle Exceptiones, ma invertite, anche in un altro manoscritto (Paris, Bibliothèque Nationale de France, lat. 4709). inc. Incipit liber sextus regularum Institutionum, Codicis, Digestorumque Novellarum. In communione vel societate nemo compellitur invitus detineri … expl. … affinis testis non debet admitti. Explicit.
VIII (ff. 75ra-78rb)
Isidoro di Siviglia, Etymologiae, V, 1-27 inc. Incipiunt capitula libri Hisidori de legibus (segue indice, f. 75ra, ll. 15-33) (f. 75ra, l. 34) Incipit liber Hisidori de legibus. Moyses gentis Hebraice primus omnium … expl. … ut illi non fruerentur quod hominibus per naturam concessum est. Explicit liber Hisidori de legibus.
IX (f. 78rb, ll. 26-44) ricette alchemiche, inedite 1) Sic fit cuprum auro simile. Primum bulliatur in forti aceto diu et post ibi biduo iaceat. Inde in alio aceto preforti frigido iuxta ignem ponatur ut caleat, et non tamen bulliat; demum fumus fiat de pluma gallinè, et ibi teneatur cuprum donec fumus adhereat illi, et post reponatur in aceto et sic alternatim fiat donec multum de fumo heserit, demum fricetur et tunc mundissimum aurum apparebit nec cognoscetur nisi incidatur. Accipe dolsam allii et minus sulfuris et t(er)e simul in ere et distempera cum vino spisse et ibi intingue anulum sepe argenti et tociens sicca ad ignem, donec auri colorem habeat. 2) Ut mollias cristallum ut secari possit. Accipe hirtum qui nondum concubuerit et ieiunet tribus diebus et aliis tribus diebus continuis pasce eum de edera sola in cupa ubi possis habere urinam eius et collige eam in his diebus; postea fac eum minuere et sanguini misce urinam eius et mitte ibi cri-
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ELENCO DEI MANOSCRITTI
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stallum iacere per aliquot dies. Si calculosus inde biberit, liberabitur a lapide in renibus nato. Sotto il testo è presente un’aggiunta di due linee e mezza: Insuper et vermiculus qui dicitur muus, quo vel cuius sanguine apposito marmora ad opus templi Salomonis frangebantur.
X (f. 78va)
De tribus generibus Romanae linguae Tria genera sunt Romane lingue, prisca, salia, Latina. Prisca a vetustate dicitur, salia vero a salibus, idest sacerdotibus, Latina quoque a Latino rege dicta est.
XI (ff. 78va-79va)
20 capitoli di contenuto giuridico Questa raccolta di definizioni si ritrova anche fra le glosse delle Exceptiones contenute in questo manoscritto e in Praha, Knihovna Metropolitní Kapitoly, I.LXXIV. I titoli dei capitoli sono: de obligationibus, quid sit fiscus, de hereditate, de testamentis, de gradibus cognationis, de contractu, de usufructu, de pactis, de iudiciis, de actionibus, de iudicibus, de eodem, de furto, de coniugio, de stipulatione, de mandato, quid passus, de iniuriis (dopo questo capitoletto segue una tabella dei numerali a due linee – nella superiore i romani, nell’inferiore gli arabi), de accusatione simoniè, si mulier accusare possit. Gli ultimi due capitoli sono tratti dal Decretum di Graziano, C. 5 q. 3. inc. De obligationibus. Omnium obligationum summa … expl. … accusatio publicorum iudiciorum et lesè maiestatis et simoniè èque proponuntur.
XII (ff. 79va-84rb)
Libellus de verbis legalibus inc. Incipit prologus in libellum de verbis legalibus. Introducendis ad Romanarum noticiam legum primo sciendum est … expl. … Servius partis appellatione utrumque sig(..)tari ait.
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CAPITOLO IV
XIII (ff. 84va-85vb)
De significatione verborum legalium inc. De significatione verborum legalium. Ius civile est èquitas constituta … expl. … paranimphus custos sponse.
XIV (ff. 86ra-87rb)
21 capitoli di diritto romano, in forma di quaestiones I titoli di questi pezzi in forma di quaestiones sono: de actione peculii, de eodem, de actione usucapionis, de actione pecunie, de actione debiti, de exceptionum generibus, de actione occupationis, de actione in rem, de actione pignoris, de actione non implete vs, de actione casus, de prescriptione fori, de data dilatione, de actione commodati, de eodem, de actione domus ed., de actione in factum, de petitione dotis, de testibus in iudicio, de eodem, de eodem. inc. De actione peculii. Aliquis contraxit cum servo … expl. … vel ceteri quos canones et lex prohibet.
XV (ff. 87rb-88rb)
21 capitoli di diritto canonico I titoli di questi capitoli sono: de accusatione episcoporum, de accusatione clericorum, de accusatione sacerdotum, de causa inter presbiteros et laicos, de presbiteris uxoratis, de presbiteris singularum ecclesiarum, quod nullus presbiter duas ecclesias habeat, de dandis ecclesiis vel auferendis, de eucharistia preparata, quod dos ecclesie ad episcopum pertinet, de dedicatione ecclesie, de motione altaris, de violatione ecclesie, de sepultura in ecclesia, de pec. pro sepultura, de metropol. consuetudine, quando missa dicatur, quod pro crismate accipiendo presbiteri nichil dent, de imaginibus et picturis in ecclesia, de cimiteriis ecclesiarum, de diocesi episcoporum. inc. De accusatione episcoporum. Urbis Romane episcopus Zephirinus … expl. … et quid egerit vacuum et irritum habeatur.
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ELENCO DEI MANOSCRITTI
143
XVI (f. 88v)
Cicerone, De officiis I, 33-40, a una colonna inc. Tullius in libro de officiis. Optima hereditas a patribus traditur liberis omnique patrimonio prestantior … expl. … neque a multis intelligi possunt. Ab his est diligentius declinandum.
XVII (f. 89ra-b)
definitiones di diritto canonico, a due colonne e senza rubriche inc. Vespere sabbati. Dicitur hoc vespere huius vesperis significare illud tempus in quo canitur officium … expl. … avunculi vero et avunculorum filii cognati sunt et non agnati.
XVIII (f. 89va-b)
raccolta di professiones I capitoli sono rubricati: professio Romani pontificis, professio imperatoris, professio metropolitani in susceptione pallii, professio Romani legati. inc. Professio Romani pontificis. Profiteor diligencius et vivacius omnia … expl. … Deo teste et iudice prestiti sacramentum quod et conservare promitto.
XIX (ff. 90ra-90vb)
capitula di diritto canonico, tratti dal Decretum di Graziano I vari capitoli sono rubricati: iudices sunt alii arbitrarii alii ordinarii, Alexander secundus (due capitoli), Urbanus secundus, Nicholaus, Urbanus secundus, Gregorius, ex l. capit., ex concilio Toletano quarto, Gratianus. inc. Iudices sunt alii arbitrarii, alii ordinarii … expl. … tunc detracto eis officio, curiè tradendi sunt.
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CAPITOLO IV
XX (ff. 91r-95r)
Abbreviatio Institutionum, preceduta da un Prologus in Institutiones Iustiniani inc. Incipit prologus in Institutiones Iustiniani. In initio Institutionum Iustiniani quattuor inquirenda sunt… prolixa constrinxi, utiliora hic posui. Explicit. Incipit abbreviatio Institutionum Iustiniani. Iusticia est constans… expl. … adipiscendè possessionis causa comparata est quedam retinende quedam recuperande. Segue, da f. 95r fino a f. 96r, il trattato De verbis quibusdam legalibus (inc. De verbis quibusdam legalibus. Ius civile duobus modis dicitur …), senza nessuna soluzione di continuità con l’Abbreviatio. Probabilmente, come suggerito da Patetta nella sua edizione dell’Abbreviatio, si tratta di un capitolo di quest’ultima.
XXI (f. 96v)
Arbor consanguinitatis (cf. SCHADT, Die Darstellungen, pp. 93-94, 107 nt.)
XXII (f. 97r)
de gradibus consanguinitatis (recte: de gradibus cognationis, I. 3,6) inc. De gradibus consanguinitatis ex libro .III. Institutionum Iustiniani. Hoc loco necessarium est exponere … expl. … idest avie frater et soror.
XXIII (ff. 97v-99rb)
definitiones I ff. 97v e 98r-v, a una sola colonna, contengono glosse e commenti relativi alle Istituzioni e specialmente ai primi titoli; f. 99r, a due colonne, contiene soprattutto definizioni di parole giuridiche, come molte altre parti del manoscritto. inc. Iusticia est constans et perpetua voluntas … expl. … res pro parte venditur vel in solidum, idest ex toto.
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ELENCO DEI MANOSCRITTI
145
XXIV (ff. 99v-100v)
Tractatus de iure et eius speciebus inc. Tractatus de iure et eius speciebus. Humanum genus duobus regitur … expl. … et differentiam qua ab invicem discernuntur assignavimus. Finis.
Organizzazione del testo e decorazione. Sono presenti gli incipit e gli explicit del proemio e dei singoli libri (ff. 1v, 2r, 9v, 23v, 36r); sono presenti l’indice dei titoli, le rubriche, la numerazione dei titoli, la divisione in paragrafi. L’arbor consanguinitatis manca all’interno delle Istituzioni, ma se ne trovano due in altre parti del manoscritto: una a f. 50r (all’interno delle Exceptiones) e una a f. 96v, prima dell’estratto da I. 3,6. Iniziali decorate a f. 1v (Imperatoriam, inizio della costituzione di promulgazione), f. 2r (Iusticia, inizio del primo libro), f. 9v (Superiore libro, inizio del secondo libro), f. 23v (Intestatus decedit, inizio del terzo libro), f. 36r (Cum expositum, inizio del quarto libro); le iniziali dei titoli sono colorate e decorate con piccoli motivi ornamentali; l’iniziale del titolo 2,6 de usucapionius et longi temporis successionibus (f. 12v, Iure civili) è decorata. Le iniziali minori sono colorate. I colori utilizzati sono il rosso, il blu, il verde. Scrittura. Tutto il codice è scritto da un’unica mano in minuscola molto regolare e dal modulo minuto. La forma della d è preferibilmente quella diritta; l’occhiello inferiore della g è aperto; compaiono spesso lettere di forma maiuscola.
Glosse e note. Le glosse marginali alle Istituzioni (edite da Bollati), della stessa mano che scrive il testo principale, sono presenti da f. 1v a f. 15r (fino al titolo 2,11 de militari testamento escluso) e sono chiaramente organizzate: infatti esse sono di forma triangolare, incorniciate alternativamente in rosso e verde. Sul piano contenutistico si tratta di semplici spiegazioni, mentre mancano allegazioni e notabilia. L’unica sigla che compare è P(etrus?) a f. 4v: ne reperiatur uterque coniunx in eiusdem potestate vel, quod melius, quia fratres essent. p. e f. 10r: nullius id est nec hominis nec Dei nec universitatis et occupari potest. p. Fino alla fine delle Istituzioni sono invece presenti rare e brevi glosse interlineari, delle quali dà un saggio PATETTA, Sopra alcuni manoscritti, pp. 47 e seguenti: le glosse sono di tono spiccatamente scolastico, offrono interpretazioni letterali e abbozzi di etimologie, secondo metodi ‘grammaticali’ e non tecnico-giuridici.
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CAPITOLO IV
Sulla prima carta di guardia pergamenacea si trova la nota, di mano moderna (forse XVI sec.) Alexandro Maggio patritio Bononiensi Hieronymus Spinulli dalla Rocca di Calve; al margine inferiore di f. 54r una nota quasi del tutto illeggibile, forse in antico francese; al margine inferiore di f. 16v una prova di penna.
* 23 London, British Library, Harley 4967 (olim Plut. 6/VI A) (tav. XXVII)*** Bibliografia. Catalogue of the Harleian Manuscripts, pp. 233-234; DYDYÑSKI, Beiträge, p. 64 nr. 177; DOLEZALEK, Verzeichnis, s.v.
sec. XII, Inghilterra Composito membr.; le Istituzioni sono contenute nella prima unità (ff. 5-76; f. 76r bianco con prove di penna, f. 76v bianco). Fascicolazione della prima unità: 1-98 (5-76); segnatura dei fascicoli realizzata con numero romano al centro del margine inferiore dell’ultimo foglio verso e con richiamo al margine inferiore interno dello stesso foglio (tranne che ai ff. 60v e 68v). Inizio fascicoli dal lato pelo, regola di Gregory rispettata. Scrittura disposta su una colonna di ca. 35 linee con inizio scrittura sopra la prima riga, rigatura a piombo. Provenienza: biblioteca della cattedrale di Worcester. I (ff. 5r-19r)
Pietro di Blois, Speculum iuris canonici inc. Prometheus in Caucasi montis cacumine religatus … expl. … et ulterius non audietur nisi dispensatio contrafaciat u. c. ii. q. v. qu. de causa c. xi. q. iiii. c. penultimo.
*** Di questo manoscritto ho esaminato la prima unità (ff. 5-76) poiché ne ho avuto a disposizione una riproduzione solo parziale. Tale unità è preceduta da quattro fogli membranacei contenenti alcuni testi di natura giuridica: parte di C. 4,21 e di un trattato sulle azioni, una Lectura Institutionum di Giovanni Bassiano, e i Flores legum, una serie di definitiones di diritto romano opera di un canonista della scuola anglo-normanna (vedi DOLEZALEK, Verzeichnis, s.v.).
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ELENCO DEI MANOSCRITTI
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II (ff. 19r-73v)
Iustiniani Institutiones inc. § In nomine domini nostri Iesu Christi. Institutionum liber primus incipit. Imperator Flavius Iustinianus Alamanicus Gotticus Francus Germanicus Atticus Alanicus Wandalicus Affricanus pius felix inclitus victor ac triumphator semper Augustus Cesar cupide legum iuventuti salutem. Imperatoriam maiestatem… expl. … Deo propitio adventura est. Explicit liber Institutionum.
Organizzazione del testo e decorazione. Sono presenti tutti gli incipit e gli explicit, in rosso (ff. 19r e 19r: l’incipit del primo libro è ripetuto; f. 27v, 45v, 60v, 73v), le rubriche (manca la numerazione dei titoli) e i segni di paragrafo, nonché una titolatura corrente consistente nell’indicazione del numero di libro ai margini superiori di tutti i fogli. Manca l’arbor consanguinitatis. Le lettere iniziali dei primi tre libri delle Istituzioni sono decorate (ff. 19r, 27v, 45v), mentre l’iniziale del libro quarto (f. 60v) è solo ingrandita e colorata. Le iniziali dei titoli sono ingrandite, a volte con accenni di decorazione. Scrittura. Lo Speculum iuris canonici di Pietro di Blois e le Istituzioni sono scritti dalla stessa mano, in una minuscola inglese del XII secolo molto vicina alla coeva scrittura documentaria. Glosse e note. Il testo delle Istituzioni è corredato da un apparato abbastanza modesto di glosse; i ff. 31r-56v non presentano quasi nessuna annotazione.
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CAPITOLO IV
24 Klosterneuburg, Stiftsbibliothek, 643a (tav. XXVIII) Bibliografia. SCHULTE, Rechtshandschriften, pp. 598-600 nr. 65; SECKEL, rec., p. 382 nr. 19; TORELLI, Scritti, pp. 41, 47 nt., 55; WEIGAND, Naturrechtslehre, pp. 33, 68, 84-87; DOLEZALEK, Verzeichnis, s.v.; CAPRIOLI et al., Glosse preaccursiane, pp. 7, 18; ERRERA, Arbor actionum, pp. 156 nt., 157 nt., 187 nt.; STELZER, Gelehrtes Recht in Österreich, pp. 226-231.
sec. XII/2, Austria (Admont, Klosterneuburg?) Unitario (l’attuale f. 1 non fa parte del codice, ma deve essere stato aggiunto molto per tempo, come attesta la scrittura), originariamente parte di un manoscritto più ampio (il recto di f. 2 porta il numero 58). Membr., ff. II (membr.: la prima carta di guardia proviene da un codice liturgico del XIII-XIV a due colonne; la seconda da un codice forse più tardo con notazione musicale) + 97 + I (membr.: la carta di guardia posteriore è a due colonne e presenta lo stesso tipo di scrittura del resto del codice); tra i ff. 2 e 3 è inserito un foglietto contenente su due colonne l’indice dei titoli delle Istituzioni, di mano del XIII sec.; mm 310 × 210. Fascicolazione: 1-128 (2-97); segnatura dei fascicoli realizzata con numero romano al centro del margine inferiore dell’ultimo foglio verso, tranne che ai fascicoli settimo, decimo e undicesimo, dove peraltro la segnatura potrebbe essere caduta per la rifilatura del margine inferiore, come ai fascicoli quarto, ottavo e nono in cui è visibile solo qualche tratto di essa; inizio fascicoli dal lato pelo, regola di Gregory rispettata; scrittura disposta su una colonna di 30 linee con inizio sopra la prima riga, rigatura a piombo. Legatura del XV-XVI sec. in assi di legno ricoperte in pelle, con resti di un fermaglio. Il codice è stato posseduto dalla biblioteca di Klosterneuburg sin dal 1330.
I (f. 1r-v + 1ar)
Pactum Anagninum, a. 1176 Il pactum (edito in MGH, Leges II, pp. 147-149; Diplomata X,3, pp. 161-165) è scritto su una colonna di 33-36 ll.; dopo f. 1 è stata inserita una striscetta di pergamena, numerata 1a, con la parte finale del testo (ultime 12 righe); il f. 1av è bianco.
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ELENCO DEI MANOSCRITTI
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inc. Dominus Imperator F. sicut dominum papam A. in catholicum et universalem papam recepit. Ita ei debitam reverentiam exibebit … expl. … similiter quod absit si dominus imperator premoriatur dominus papa et successor eius et cardinales et Ècclesia Romana iamdictam pacem firmiter observabunt B. felici imperatrici uxori eius et Hainrico regi filio eius et omnibus de Teutonico regno et ceteris adiutoribus suis sicut prescriptum est.
II (f. 2r)
Materia Institutionum La Materia è scritta su una colonna di 51 righe in scrittura minutissima, che sembrerebbe omologa a quella del testo quanto a epoca e zona, ma ovviamente è una scrittura da glossa e non libraria. inc. § Incipit liber domini Iustiniani sacratissimi principis Institutionum seu elementorum. Institutionum ideo vocatur [in sopralinea: nominatur]: reducit nos qn. quattuor sint positiones hominum: status, situs, acubitus et acubatus. Et status firmior est … expl. … sed si fecerit testamentum pater naturalis et legitimos filios habeat, untiam et dimidiam sue hereditatis ei relinquere potest.
III (ff. 2v-97v)
Iustiniani Institutiones inc. (R) In nomine Domini nostri Iesu Christi. Imperator Caesar Flavius Iustinianus, Mamanicus Cothicus Francicus Germannicus Alcies Alannicus Africanus Pius felix inclitus victor ac triumphator semper nunc cupide legum iuventuti. Inperatoriam magestatem non solum armis decoratam … expl. … Deo propicio adventura est. Explicit liber Institucionum.
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CAPITOLO IV
IV (f. 97v)
Trattato sul sillogismo inc. Omnis sillogismus categoricus simplex debet in se habere propositionem as. et con. … expl. … leges et regulas primo loco disponemus. (segue un segno di richiamo a otto esempi di sillogismo scritti al margine)
Organizzazione del testo e decorazione. Sono presenti gli incipit e gli explicit dei singoli libri, in rosso, ai ff. 3r (dopo la costituzione di promulgazione, incipit del primo libro), 16r (qui è da notare che, come primo titolo del secondo libro, viene dato de acquisitione singularum rerum, lo stesso che si trova nel codice di Bamberg, Jur. 3 [nr. 27]), 44v (l’incipit del terzo libro viene aggiunto in séguito dalla stessa mano, di poco più tarda e dall’impronta cancelleresca, che scrive anche alcune rubriche), 73r. Dopo gli incipit dei libri secondo e terzo sono trascritti gli indici dei titoli numerati. È presente una titolatura corrente in rosso, consistente nell’indicazione L(iber) al centro del margine superiore del verso di ciascun foglio e numero romano di libro al recto. Le rubriche sono presenti, spesso in scrittura distintiva maiuscola mista; alcune mancano e sono state aggiunte in seguito; non sempre viene usato l’inchiostro rosso (per esempio a f. 9v la rubrica Quibus modis ius potestatis dissolvitur del titolo I. 1,12 è in inchiostro nero). I titoli sono suddivisi in paragrafi ma non sono numerati; manca l’arbor consanguinitatis. Le iniziali dei libri non sono particolarmente decorate: a f. 2v l’iniziale di Imperatoriam è ingrandita, colorata, leggermente decorata; a f. 45r l’iniziale di Intestatus è divisa, decorata con puntini ma non colorata; a f. 73r l’iniziale di Cum expositum è colorata e decorata con un semplice motivo a intreccio. Le iniziali dei titoli sono semplici, in rosso. Scrittura. Il testo delle Istituzioni è scritto da due mani principali. La prima usa una minuscola squadrata e tendenzialmente inclinata a destra; la seconda (da f. 50r) è meno squadrata, più diritta e pesante. La scrittura è sensibilmente tipizzata in senso librario. La prima mano usa la d nelle due forme, con preferenza per quella diritta, la s finale minuscola, la r a forma di 2 prima dell’abbreviazione di —rum, ma non in generale dopo la o; aggiunge trattini di coronamento alle aste ascendenti; usa la legatura st ma non ct; realizza il dittongo ae alternativamente con e semplice, dittongo ed e cedigliata; usa entrambe le abbreviazioni di con— (segno abbreviativo a ricciolo e c con titulus soprascritto), il nesso et e la nota tironiana.
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ELENCO DEI MANOSCRITTI
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La seconda mano è caratterizzata da un contrasto molto maggiore; è più calligrafica (cf. p.es. il nesso et), diritta; usa molto la s maiuscola in fine rigo, la d soprattutto diritta, la e con cediglia. La legatura ct, assente nella scrittura del testo, è talvolta usata nelle rubriche, dove assume una forma molto artificiosa.
Glosse e note. Glosse interlineari e marginali, non fitte, in inchiostro marroncino (fino a f. 26r; in seguito l’inchiostro è più nero ma la mano è la stessa, e ancora più avanti i due toni di inchiostro si alternano: ciò suggerisce che chi ha scritto le glosse abbia lavorato a più riprese, anche tornando sopra a quello che aveva già scritto), di una sola mano che è probabilmente la stessa che scrive la Materia Institutionum a f. 1. Le annotazioni sono copiate ordinatamente lungo tutto il manoscritto, con la consueta tendenza a diradarsi verso la fine; le glosse vere e proprie sono precedute da un segno di paragrafo (anche se in qualche caso il copista sbaglia, copiando come glossa un’integrazione presente nell’antigrafo), a differenza delle allegazioni di passi paralleli (in cui la sigla per il Digesto è la D tagliata); sono molto rare le distinctiones in forma tabellare, ma si trova ancora qualche glossa di forma triangolare (ai ff. 26v, 27r, 28r, 28v, 50v); glosse incorniciate ai ff. 38r (definizione di peculium), 60v (definizione di clausula), 96v; una glossa di forma circolare a f. 57v; una curiosa glossa incorniciata dentro il disegno di una nave a f. 88r. A f. 7v si trova la celebre glossa Nuptiarum quedam, priva di sigla, mentre la prima glossa corredata di sigla (M[artinus]) compare a f. 44r; qualche altra glossa è siglata R(ogerius), per esempio a f. 84v. Glosse di un’altra mano, forse di poco posteriore, sono presenti a f. 11r e f. 12v; una terza mano di glossa compare a f. 94v. Alla mano principale delle glosse sono dovute piccole integrazioni e correzioni (p.es., rispettivamente ai ff. 56r e 23r); a f. 10r un’integrazione probabilmente presente nell’antigrafo a correggere un saut du même au même viene fraintesa come glossa e copiata al margine, poi corretta con l’annotazione Glosa non est e corredata di segno di richiamo al testo. La seconda mano di glossa opera integrazioni ai ff. 12v, 16v, 20r, 24v, 25r, 46v, 48v, 62v, 79r. Una curiosa integrazione è presente a f. 52v: prima delle parole Illud certum est (I. 3,6,10) viene inserito un segno di richiamo e, incorniciata, in capitale rustica e toccata di rosso, la pseudo-rubrica De successione libertorum inter se ad invicem. Note di possesso di mano moderna a f. 1r (Can. Reg. Claustroneoburg. Bibliothecae inscripto 31 Octob. 1656) e f. 50r (liber sancte Marie virginis in Neuburga claustrali).
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CAPITOLO IV
Tra i segni speciali, oltre alla R per regula iuris, è presente il nesso NOTA. Alcuni segni di richiamo sono particolarmente accattivanti: un fiore a f. 44v, un piccolo sole con lineamenti umani stilizzati a f. 46v.
25 Klosterneuburg, Stiftsbibliothek, 643b (olim j. 191) (tav. XXIX) Bibliografia. SCHULTE, Rechtshandschriften, pp. 600-603 nr. 66; CONRAT, Geschichte, pp. 156, 543 (erroneamente cit. «Göttweig 643b»); SECKEL, rec., p. 382 nr. 20; SECKEL, Distinctiones, p. 311 nt.; WEIGAND, Naturrechtslehre, pp. 33, 67-68, 76, 87, 95, 115; TORELLI, Scritti, pp. 41, 47 nt.; GOURON, Science juridique, pp. 34 nt., 86; FOWLER-MAGERL, Ordo, p. 175; CAPRIOLI et al., Glosse preaccursiane, pp. 7, 18; ERRERA, Arbor actionum, pp. 153-155 nt., 157 nt.
sec. XII, Austria (Klosterneuburg?) Composito: la prima unità è costituita dai primi cinque fogli (numerati nel codice secondo la numerazione romana, proseguendo la cartulazione delle guardie), contenenti lo Iuris civilis instrumentum di Anselmo dell’Orto, la Materia Codicis e la Materia Institutionum; la seconda è costituita dal libro delle Istituzioni. Membr., ff. I (cart.) + I (membr.) + 5 + 110 + I (cart.); la seconda carta di guardia, pergamenacea, ora capovolta, contiene all’attuale recto alcune note in scrittura araba e al verso parte di un trattato sulle azioni (sec. XIV), nonché due note di possesso (cfr. infra). Fra le due carte di guardia, quella cartacea e quella membranacea, è inserita una striscia di pergamena con l’elenco dei titoli delle Istituzioni. Dimensioni: mm 320 × 215. Fascicolazione dell’unità contenente le Istituzioni: 1-88 (1-64), 97 (65-71; il fascicolo è mutilo del primo foglio), 10-138 (72-103), 147 (104-110; il fascicolo è mutilo dell’ultimo foglio); segnatura e richiami dei fascicoli presenti al centro del margine inferiore dell’ultimo foglio verso, tranne che a f. 71v, che ha il margine inferiore tagliato; anche dei ff. 46-47, 50-53, 58-59, 62, 71-72, 82-84, è stata tagliata gran parte del margine inferiore (ca. cm 10 × 18): è andata così perduta gran parte della glossa. Inizio fascicoli dal lato pelo, regola di Gregory rispettata tranne che fra i ff. 64-65; scrittura disposta su una colonna di 21 linee con inizio sopra la prima riga, rigatura a piombo. Legatura in cartone e cuoio del monastero. All’interno del codice è conservata una lettera di mano di Willem Matthias d’Ablaing, che chiede
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ELENCO DEI MANOSCRITTI
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notizie riguardo all’esistenza nel codice della glossa Nuptiarum quedam e soprattutto chiede se essa porta la sigla di Martino (la glossa è in effetti presente nel manoscritto, ma è priva di sigla). Il manoscritto appartiene al monastero di Klosterneuburg sin dal XIV secolo. I (ff. Ira-IVva)
Anselmo dell’Orto, Iuris civilis instrumentum, acefalo Questo trattato e la Materia Codicis e la Materia Institutionum, che lo seguono, sono scritti da mani del XII sec. avanzato, che usano scritture da glossa, di modulo molto minuto, su due colonne. Il Digesto viene abbreviato con la D tagliata. inc. Accionum alie sunt civiles, alie pretorie, alie in personam, alie in rem, alie mixte, alie bone fidei, alie stricti iuris … expl. … De concussione. Hoc crimen extra ordinem coercetur et datum est. restituitur, ut D. de concussione l. I.
II (f. Vra-rb)
Materia Codicis inc. Codicis nomen generaliter ad omnia volumina patens liber principalium constitutionum ob excellentem auctoritatem quasi proprium vendicavit. Sic urbs, sic poeta, cum sint communia naturaliter, accipiuntur per excellentiam personaliter. Hic liber … expl. … in hoc ergo libro more scriptorum quedam premittit et prohemii locum habent et constitutionum potestatem prohemii quia in his dicit de qua re tractaturus sit et per quos et quomodo et hec dicendo reddit lectorem benivolum docilem et attentum. constitutionum potestatem habent quia ex tantum Codicem precipiunt recitandas.
III (f. Vrb-vb)
Martino Gosia, Materia Institutionum inc. Liber iste Institutionum sive elementorum nomen habet. Institutionum dicitur habita ratione ad humani corporis statum. Eius enim cum sint plures positiones, ut statio, accubitatio, sessio …
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CAPITOLO IV
expl. … inde fit ut equitas aliquando iuri repugnet, non iuri de equitate constituto sed de bono publico. Veluti restitutio de equitate introducta [continua sul margine inferiore del f. successivo, il primo delle Istituzioni] repugnat usucapioni de bono publico introducte, et sic differentur. Hec diffinitio, scilicet ars boni et equi, omni iure competit. M.
IV (ff. 1r-110v)
Iustiniani Institutiones inc. In nomine Domini nostri Iesu Christi. Domini Iustiniani sacratissimi principis perpetui Augusti liber .I. Institutionum incipit. Imperatoriam maiestatem … expl. … Deo propicio adventura est. Domini Iustiniani sacratissimi principis Institutionum sive elementorum per Tribunianum magistrum sacri Palatii et Theophilum et Dorotheum viros magnificos liber quartus de obligationibus que ex delicto nascuntur explicit.
Organizzazione del testo e decorazione. Sono presenti tutti gli incipit e gli explicit dei singoli libri (ff. 1r, 20r, 56r, 84v, 110v). Al margine superiore di ciascun foglio recto si trova una titolatura corrente consistente nel numero romano di libro. Le rubriche sono presenti in diverse forme: scritte in inchiostro rosso od oro, in scrittura distintiva maiuscola mista o in minuscola; mancano la numerazione dei titoli e la divisione in paragrafi. Presumibilmente il codice conteneva l’arbor consanguinitatis, o quantomeno lo spazio per inserirla, nel primo foglio del fascicolo nono, poi caduto: infatti fra i ff. 64v e 65r il testo salta dalla fine di I. 3,6,9 fino alle parole pronepos autem tertio gradu sit cognatus et abnepos (parte finale di I. 3,6,11), che è all’incirca la quantità di testo contenuta in una pagina; probabilmente l’arbor si trovava (o era destinata a trovarsi) al recto del foglio perduto, dal momento che l’interruzione a f. 64v corrisponde a una cesura del testo e la scrittura si interrompe alla l. 16. Iniziali decorate e colorate in rosso e oro a f. 1r (Imperatoriam, inizio del proemio) e f. 84v (Cum expositum, inizio del quarto libro); l’iniziale del libro secondo a f. 20r è semplicemente ingrandita e colorata in rosso e oro; l’iniziale del libro terzo a f. 56r è semplicemente ingrandita e divisa, colorata solo in rosso. Le iniziali dei titoli sono ingrandite e colorate in rosso od oro; a f. 80v l’iniziale del titolo de mandatis (I. 3,26) è colorata in verde. Le iniziali minori sono colorate in rosso o in oro.
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ELENCO DEI MANOSCRITTI
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Scrittura. Minuscola regolare, tipizzata in senso librario. Il testo delle Istituzioni è scritto da due mani dall’impostazione identica; la seconda, che compare a f. 57r in corrispondenza di un nuovo fascicolo, è meno rettangolare, più minuta e tonda (ma la morfologia delle lettere è la stessa della prima mano), non ha la tendenza a comprimersi lateralmente, quanto piuttosto ad allargarsi a danno dei margini (i quali comunque non sono più tanto occupati dalle glosse, poiché come di consueto queste verso la fine del manoscritto sono molto più rade che all’inizio), sicché si passa da una larghezza dello specchio di scrittura di ca. 100 mm (f. 8r) a ca. 130 mm (f. 79r). Glosse e note. A partire dal primo foglio, sono presenti glosse interlineari e marginali; molte di quelle marginali sono siglate M(artinus). Il codice è stato predisposto per ricevere la glossa, dal momento che ai margini ha una rigatura apposita; le annotazioni però non sono fittissime. Le glosse sono scritte da una mano principale che usa una scrittura dal modulo non particolarmente minuto, meno controllata rispetto a quella solitamente usata dalle mani che scrivono un apparato per intero (come per esempio in Wien, ÖNB, 2261 [nr. 31]) e molto affine a quella usata per scrivere i trattatelli nella prima unità del manoscritto. La densità maggiore di glosse si riscontra in corrispondenza dei titoli sulle obbligazioni (soprattutto quando si parla di stipulatio) e sulle azioni. A f. 60v viene aggiunta al margine un’autentica. Una mano coeva che scrive in inchiostro più scuro opera integrazioni e correzioni su rasura ai ff. 17v (I. 1,25), 24r (I. 2,1,34); alcune integrazioni di omissioni per saut du même au même sono operate dalla stessa mano del testo, per esempio a f. 48v. Note di possesso alla seconda carta di guardia anteriore (Can. Reg. Claustroneoburgensi Bibliothecae iure inscriptus 11 Sept. 1656) e ai ff. IIIr, 54r e 109r (Liber Sancte Marie Virginis in Neuburga claustrali).
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CAPITOLO IV
26 Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, Vat. Lat. 8782 (tavv. XXX, XXXI) Bibliografia. BRANDILEONE, Il diritto romano, pp. 89-91; FITTING, Anfänge, p. 66 nt.; FLACH, Études, p. 23; CONRAT, Geschichte, p. 49; PATETTA, Sopra alcuni manoscritti, pp. 21-24, 46, 50, 59 nt., 60 nt., 61 nt., 62 nt., 63 nt., 66 nt., 67 nt., 69 nt., 71 nt., 74-80, 81 nt., 82 nt., 83 nt., 84 nt.; PATETTA, Manoscritti di Bamberga, p. 267 nt.; PATETTA, Opere attribuite ad Irnerio, p. 126 nt., 127, 128, 130, 136, 137; PATETTA, La Summa Codicis, p. 77; SECKEL, Editionen, p. 323; KANTOROWICZ, Kritische Studien, p. 88; KANTOROWICZ, Studies, pp. 71, 225 nt., Addition, nr. 322; TORELLI, Scritti, pp. 41, 47 nt., 67, 101, 103-104, 107, 110 nt., 115, 117, 119, 121 nt., 122 nt., 123 nt., 131 nt., 133 nt., 138 nt., 140-144, 155, 156, 161, 162, 163, 169 nt., 190, 196 nt., 201 nt., 205, 206, 209 e nt; ASTUTI, Lezioni, p. 323; CORTESE, Norma, I, p. 80 nt.; II, pp. 142 nt., 146 nt., 293 nt.; WEIGAND, Naturrechtslehre, pp. 29, 46, 49, 68; DI FRANCO LILLI, La biblioteca, pp. 93-94; DOLEZALEK, Verzeichnis, s.v.; CAPRIOLI, Schedario, p. 99 nt.; FOWLER-MAGERL, Ordo, pp. 35, 165, 166; ZECCHINO, Le Assise di Ruggiero II, p. 23; CAPRIOLI et al., Glosse preaccursiane, pp. 7, 18; DOLEZALEK, Repertorium, pp. 74, 76 nt., 434-435; SOETERMEER, Utrumque ius, p. 249 nt.; SANTINI, Il sapere giuridico, pp. 96 nt., 113, 154, 180; ERRERA, Arbor actionum, pp. 111 nt., 132 nt., 174-180 nt., 189 nt.; CORTESE, Il diritto nella storia medievale, II, pp. 322 nt., 323 nt.; ROGGERO, Per guadiam et fideiussorem, pp. 257-259; MACINO, Alcune glosse, pp. 57-60; RITA, Le requisizioni librarie.
sec. XII/2, Italia settentrionale Unitario. Membr., ff. I (cart., di restauro) + II (cart.) + 96 + II (cart.) + I (cart., di restauro), mm 308 × 216, fascicolazione: 1-128 (1-96); richiamo presente nell’ultimo foglio verso di tutti i fascicoli tranne che del sesto; nei fascicoli I-IV è presente anche una numerazione realizzata con le lettere dell’alfabeto al margine inferiore interno dell’ultimo foglio verso; inizio fascicoli dal lato pelo, regola di Gregory rispettata; scrittura disposta su due colonne di ca. 40 linee fino a f. 94va, poi di 51-55 linee; il f. 95r è a tre colonne di 62-70 linee; inizio scrittura sopra la prima riga, rigatura a secco. Legatura moderna. Il manoscritto appartenne a Celso Cittadini (stemma a f. 1r), quindi alla biblioteca di S. Pantaleo in Roma; di lì passò alla Biblioteca Vaticana in età napoleonica. Il codice è stato restaurato il 10 luglio 1993.
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ELENCO DEI MANOSCRITTI
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I (ff. 1r-46v)
Lombarda inc. Incipit liber primus legis Longobardorum. De maleficiis et publicis criminibus. Rex Rothar. Si quis contra animam regis cogitaverit … expl. … Imperator Otto. Diaconorum, episcoporum, presbiterorum filios notarios, sculdasios, comites, iudices fieri omnibus modis prohibimus. Liber Longobardorum explicit.
II (f. 47ra, ll. 1-17)
componimento poetico sui legislatori del Liber Papiensis (Versus libri Papiensis), che raccoglie i versi premessi ai vari editti nei manoscritti (vedi BLUHME in MGH, Leges IV, p. CIII) inc. Rothar iura dedit, que lector prima videbit … expl. … affirmans signo iurat et hoc alio.
III (ff. 47ra-48vb)
Codex Iustinianus, excerpta dai libri 1-7 inc. Imperator Constantinus Augustus ad populum. Habeat unusquisque licentiam sanctissimo catholico … expl. … non alias ad solutionem urguentur nisi debitum fuerit.
IV (ff. 49r-91ra)
Iustiniani Institutiones inc. In nomine domini nostri Iesu Christi. Imperator Cesar Flavius Iustinianus Alamannicus Gotticus Francus Germanicus Atticus Vandalicus Africanus pius felix inclitus victor ac triumphator semper Augustus cupide legum iuventuti. Imperatoriam magestatem non solum armis decoratam … expl. … Deo propitio adfutura est.
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CAPITOLO IV
V (ff. 91rb-94va)
Assise di Ruggero II inc. Dignum et necessarium est, o proceres, si quod de nobis et universi regni nostri statu … expl. … ferens iudicium pro simplicitate animi manifesta, regie misericordie et providentie subiacebit.
VI (ff. 94va-95rc)
Bulgaro, Ordo iudiciorum inc. De arbitris. Karissimo amico et domino .A. Dei gratia sancte Romane Ecclesie cancellario .B. in Christo salutem et eorum que iuris sunt archana participem. Vestre serenitatis apices … expl. … et imprudentiam male iudicium condempnabitur quatinus videbitur equum religioni iudicis iudicantis de ea re.
VII (ff. 95va-96vb)
Tractatus de actionibus (Quoniam eorum desideriis) inc. De actionibus. Quoniam eorum desideriis, quibus difficile videtur naturam accionum in Romane legis codicibus diffusarum agnoscere, satisfacere cupio … expl. … in Faviana quoque et Pauliana actione, per quam que in fraudem creditorum alienata sunt revocantur, fructus quoque restituitur.
Organizzazione del testo e decorazione. Sono presenti l’explicit del primo libro e l’incipit del secondo; il passaggio da secondo a terzo libro è segnalato solo dall’iniziale decorata, mentre tra terzo e quarto libro non vi sono tracce esterne di separazione. Manca l’explicit dell’opera. Sono presenti le rubriche ma non la numerazione dei titoli; questi ultimi sono divisi in paragrafi (seguiti da iniziale semplice toccata di rosso). I titoli non sono numerati e manca l’arbor consanguinitatis. Iniziale figurata a f. 49r (Imperatoriam: la I è rappresentata da un albero molto frondoso, con un uomo nudo che si arrampica fra i rami, disegnato a penna e che si estende nel margine); iniziale decorata a f. 70ra (Intestatus, inizio del terzo libro); mancano le iniziali dei libri se-
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ELENCO DEI MANOSCRITTI
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condo (f. 55vb) e quarto (f. 80vb), per le quali era stato però lasciato lo spazio. Le iniziali dei titoli sono in rosso, le iniziali minori sono precedute da un segno di paragrafo toccato di rosso. Scrittura distintiva maiuscola gotica. Scrittura. Il codice è scritto da diverse mani, che utilizzano minuscole più o meno tipizzate in senso librario; alcune di esse, per esempio la mano che scrive la Lombarda e quella che scrive le Assise, sono confrontabili con la scrittura del manoscritto di Klosterneuburg, CCl 643b (nr. 25); la mano che scrive quasi tutto il testo delle Istituzioni è paragonabile invece alla scrittura del manoscritto di Bamberg, Jur. 3 (nr. 27). La Lombarda (ff. 1r-48v) è scritta tutta da una sola mano, alla quale pure si devono i ff. 47r-48v (componimento sui legislatori barbarici ed estratti dal Codice). La prima mano usa una scrittura diritta, stretta, di impronta libraria; la d è quasi sempre di forma onciale, la s in fine parola e fine rigo è quasi sempre maiuscola, la g ha una forma particolare, squadrata e molto spesso con un artificioso allungamento verso il basso del tratto a chiusura dell’occhiello inferiore; le aste alte sono coronate da un trattino sottile obliquo; et è realizzato sempre con la nota tironiana, anche quando è desinenza; delle legature a ponte st e ct, la prima è costantemente usata e si presenta molto alta e stretta; la seconda, che peraltro non compare regolarmente, è molto calligrafica.
Le Istituzioni (ff. 49r-91ra) sono di una seconda mano, che utilizza una minuscola più tondeggiante e di modulo più piccolo; da f. 65ra, l. 2, fino a f. 65va (tutta la colonna) essa viene interrotta da una terza mano, molto stretta e verticalizzata, che scrive anche quasi tutto il fascicolo decimo (ff. 73r-79rb, l. 22) e i ff. 84v-86ra, l. 21. A f. 89r c’è un ulteriore cambio di mano: l’ultima, di stampo ancora più librario, termina le Istituzioni e scrive le Assise normanne (fino a f. 94va). I trattatelli sulle azioni trascritti ai ff. 94va-96vb sono della stessa mano nitida e di modulo molto piccolo che appone glosse a tutto il codice e soprattutto alle Istituzioni. Glosse e note. Sin dal primo foglio sono presenti glosse alla Lombarda, per lo più marginali ma anche qualcuna interlineare, dovute a diverse mani coeve e consistenti in richiami a luoghi paralleli, distinctiones, glosse in forma triangolare; in esse il diritto romano viene utilizzato moltissimo, sia per il metodo sia per il richiamo a specifici istituti. Una delle mani che glossano la Lombarda è caratterizzata da una scrittura di modulo minutissimo e ricorre anche nel resto del manoscritto, soprattutto ai margini delle Istituzioni. Le annotazioni sono molto fitte e compaiono molti segni speciali e sigle: fra i segni è particolarmente fre-
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CAPITOLO IV
quente il nesso N(o)T(a); ricorre molto spesso la sigla di Giovanni Bassiano (Io., in cui la I taglia verticalmente l’occhiello della o). Nessuna annotazione è presente agli excerpta dal Codice (ff. 47r-48v). Sin dall’inizio delle Istituzioni (f. 49r) sono invece presenti folte glosse, dovute a due mani principali: una, più rara, scrive in inchiostro sbiadito una serie di annotazioni tipiche del modello altomedievale di apparato alle Istituzioni (glosse grammaticali, definizioni etc.); la seconda, che interviene anche nel resto del codice, è quella, già presente nei margini della Lombarda, che usa una scrittura estremamente minuta e nitida (è da notare che nella prima linea delle annotazioni dovute a questa mano le aste superiori sono molto slanciate), in inchiostro molto scuro, e tappezza i margini dello stesso tipo di note e distinctiones che si trovano ai margini della Lombarda. Si può notare che in particolare il titolo de actionibus (I. 4,4, da f. 83r) è corredato da glosse fittissime. Al margine esterno di f. 73v è trascritta una summula a D. 38,16 (incipit: Antiquitus). Fra le sigle è molto frequente quella di Giovanni Bassiano, compaiono anche quella di Irnerio (Y., ff. 58r e 63v) e di Martino (M., a f. 63v). Nessuna annotazione è presente alle Assise normanne. Ai margini dei ff. 15r, 19r, 27v, 29r sono disegnate in rosso delle stelle a cinque punte; al margine superiore di f. 5v un disegno di mano moderna raffigurante un’altalena. Al margine inferiore di f. 1r si trova lo stemma di Celso Cittadini; ai margini inferiori dei ff. 31v e 39v il nesso per RODEGIUM (Rovigo). A f. 91ra, di mano moderna, è presente la nota Finis Institutionum.
27 Bamberg, Staatsbibliothek, Jur. 3 (olim D.II.5) (tav. XXXII) Bibliografia. SCHRADER, Prodromus, pp. 36-37 nr. 2, 76, 123, 136, 239; SAVIGNY, Geschichte, II, p. 245; CONRAT, Geschichte, pp. 162 nt., 640; DYDYÑSKI, Beiträge, p. 11 nr. 15; LEHMANN, Consuetudines feudorum, pp. 27 nt., 30, 80, 127, 128, 135; PATETTA, Manoscritti di Bamberga, pp. 264, 268-269; PATETTA, Il manoscritto 1317 di Troyes, p. 11; LEITSCHUH — FISCHER, Katalog, pp. 514-515; SECKEL, Distinctiones, pp. 339-340; TORELLI, Scritti, p. 40, 46 nt.; ASTUTI, Tradizione, p. 185; WEIGAND, Naturrechtslehre, pp. 19, 80, 115; SCHADT, Die Darstellungen, pp. 44, 56; CAPRIOLI et al., Glosse preaccursiane, pp. 7, 17; ERRERA, Arbor actionum, p. 174 nt.
sec. XII, Italia settentrionale
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Unitario. Membr., ff. I (cart.) + 72 + I (cart.), mm 335 × 225, fascicolazione: 1-98 (1-72); segnatura e richiami assenti; inizio fascicoli dal lato pelo, regola di Gregory rispettata; scrittura disposta su due colonne di 34 linee con inizio sopra la prima riga, rigatura a secco. Legatura della Dombibliothek di Bamberg, da cui il manoscritto proviene e dove aveva la segnatura D.26. I (f. 1r)
arbor consanguinitatis e altro schema, strutturato come distinctio in forma tabellare, per il computo dei gradi di parentela
II (f. 1v)
indice dei titoli delle Istituzioni Su tre colonne; l’elenco dei titoli (capitula) di ciascun libro è preceduto dall’indicazione del loro numero.
III (ff. 2r-72v)
Iustiniani Institutiones fino a I. 4,17,6: l’ultimo foglio, che conteneva la fine delle Istituzioni ed era presumibilmente sciolto e aggiunto all’ultimo fascicolo, è andato perduto inc. Inperatoriam maiestatem non solum armis decoratam … expl. … verbi gratia qui lapides finales furatus est.
IV (f. 12va-vb)
Infortiatum, parafrasi del testo greco di D. 27,1,13,1-2 SECKEL, Distinctiones, pp. 339-340, trascrive questo testo e osserva che il compilatore di questa parafrasi non segue la traduzione di Burgundione di Pisa, deducendone che forse il manoscritto risale all’inizio del XII sec., quando questa traduzione non esisteva ancora. Il brano è inserito nel bel mezzo di I. 1,25,16 dopo le parole qualitercumque dati fuerint tutores, senza nessun segnale che permetta di individuarlo
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CAPITOLO IV
come estraneo (solo successivamente tutto il passo è stato sottolineato con un inchiostro più chiaro di quello del testo). inc. Antiqua lex hoc continebat, ut ille quia tutelam vocabatur … expl. … per hoc invenies libro vigintisexem Digestorum titulo in Modestini Greco Tutores. Subito dopo riprende il testo delle Istituzioni, dalle parole si intra centesimum lapidem
V (f. 42va-b)
Quaestiones ac monita, excerptum All’interno del titolo delle Istituzioni 3,5 (de successione cognatorum), dopo le parole species est agnationis (I. 3,5,4), della stessa mano e distinto solo da un segno di paragrafo, è trascritto un brano delle Leges Langobardorum nella versione dei Quaestiones ac monita. inc. Incipiunt intentiones unde per legem longi potest fieri pugna. Prima si alicui fiunt missum crimen … expl. … quod infra treuiam vel post osculum pacis aliquem interfecisset per cap. Enricus.
VI (ff. 42vb-43ra)
Libri Feudorum, estratto Dopo l’excerptum dai Quaestiones ac monita, di nuovo senza nessuna soluzione di continuità, alla colonna b, segue un brano dei Libri Feudorum. inc. Qualiter usus beneficii tenendus sit de marcha vel comitatu vel ducatu … expl. … et ille vel heres eius sine hereditate mortuus fuerit quam beneficium si moritur aperitur totum quod fecit vacari debet. La parte restante di f. 43r rimane vuota, a f. 43v prosegue il testo delle Istituzioni dalle parole tantum igitur cognati sunt. L’inserzione del testo estraneo viene segnalata con tratti al margine da una mano successiva (inchiostro differente).
Organizzazione del testo e decorazione. Divisione in libri con incipit ed explicit rubricati, ai ff. 13va, 37rb-va, 57rb. La forma degli incipit
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ed explicit è abbastanza peculiare e testimonia di una certa trasandatezza del testo: a f. 13va domni Iusticia [sic] p(er)p(etui) A(ugusti) Institucionum seu elementorum compositorum per Tribunianum virum magistrum magnificum questorem sacri Palacium et Theophilum et Derotheum viros illustres antecessores Institutionum liber primus explicit, incipit secundus de rerum singularium adquisitione; a f. 37rb-va Domni Iusticia(ni) [sic] p(er)p(etui) A(ugusti) Institucionum seu elementorum compositorum per Tribunianum virum magnificum et Theophilum et Derotheum explicit liber secundus, incipit tercius de adquisitione rerum universalium alias de successionibus ab intestato; a f. 57rb Domni Iusticia(ni) p(er)p(etui) A(ugusti) Institucionum seu elementorum compositorum per Tribunianum virum magnificum magistrum questorem sacri Palacii Theopfilum [sic] et Dorotheum viros illustres antecessores Institucionum liber tercius explicit incipit quartus de obligacionibus ex maleficio. Titoli correnti al margine superiore del verso di ciascun foglio, recanti in numeri romani il numero di libro. Fino a f. 66rb sono presenti le rubriche (tranne che a f. 21va, titolo per quas personas nobis adquiritur, I. 2,9; f. 50ra, titolo de divisione stipulationum, I. 3,18; f. 54ra, titolo de societate, I. 3,25), in séguito mancano e sono state aggiunte, in inchiostro nero, da una mano successiva; il testo è diviso in paragrafi; i titoli non sono numerati se non a f. 10vb (.XXII. quibus modis tutela finitur). Le due arbores consanguinitatis di f. 1r sono un’aggiunta successiva. Iniziali decorate con figure zoomorfe e colorate di rosso, blu e giallo a f. 2ra (Imperatoriam, inizio della costituzione di promulgazione), f. 57rb (Cum expositum, inizio del quarto libro); a f. 13v l’iniziale del secondo libro manca; al suo posto, in un secondo tempo, è stata disegnata con inchiostro nero una bella iniziale decorata e parzialmente figurata, ma si tratta di una P e la lettera doveva essere una S (Superiore libro); manca l’iniziale del libro terzo a f. 37va. Le iniziali dei titoli sono ingrandite e colorate, talvolta leggermente decorate, in alcuni casi decorate in maniera ricca e spesso con motivi zoomorfi. Per esempio a f. 10ra, titolo 1,20 de Atiliano tutore (Si cui omnino); f. 13ra, titolo 1,26 de suspectis tutoribus et curatoribus (Sciendum est); f. 20ra, titolo 2,7 de donacionibus (Est et aliud genus); f. 23va, titolo 2,11 de militari testamento (Supra diligens dicta [sic: recte Supradicta diligens]); f. 48va, titolo 3,14 quibus modis re contrahitur obligatio (Contraitur); f. 55va, titolo 3,27 de obligacionibus quasi ex cotractu [sic] (Post genera); f. 59va, titolo 4,3 de lege Aquilia (Damni iniuria).
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CAPITOLO IV
In qualche caso si trovano iniziali decorate in corrispondenza di partizioni interne ai titoli, per esempio a f. 21ra (I. 2,8,2, Nunc admonendi sumus). Alcune iniziali di titoli mancano. Per esempio ai ff. 40ra (I. 3,2), 43va (I. 3,6), 47rb (I. 3,10), 47va (I. 3,11), 48ra (I. 3,12), 61vb (I. 4,5), f. 62rb (I. 4,6).
A partire dal titolo 4,7 a f. 66rb le iniziali dei titoli mancano. Le iniziali minori sono toccate di rosso fino a f. 65r. Scrittura. Minuscola non troppo regolare, tendente a un certo tondeggiamento, confrontabile con la scrittura del testo delle Istituzioni nel manoscritto Vat. Lat. 8782 (nr. 26). La d è presente nelle due forme, diritta e onciale; l’h ha il secondo tratto curvo; viene usata la s maiuscola in fine di parola e di rigo, ma non costantemente; è presente il legamento st ma non ct, la congiunzione et è sempre realizzata con la nota tironiana, l’abbreviazione da con è costituita dalla c con titulus soprascritto.
La mano principale è una, che ha lavorato a più riprese con inchiostri diversi e penne temperate diversamente; viene interrotta da una seconda mano per 18 righe a f. 4vb e per 17 righe a f. 6rb. Glosse e note. Fino a f. 14r sono presenti glosse interlineari e marginali di diverse mani ed epoche, prive di sigle. Le mani più notevoli sono: una mano che usa una scrittura minutissima, con inchiostro molto scuro, e compare sin dal primo foglio; una mano coeva alla scrittura del testo, che usa un inchiostro di colore più sbiadito e scrive anche qualche distinctio in forma tabellare e alcune glosse di forma triangolare; il Digesto è abbreviato con la D tagliata. Spesso compare ai margini una R con titulus soprascritto (probabilmente per regula). Dopo f. 14r le glosse, soprattutto quelle marginali, sono rarissime.
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ELENCO DEI MANOSCRITTI
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28 Milano, Biblioteca Ambrosiana, C. 29 inf. (tav. XXXIII) Bibliografia. SCHRADER, Prodromus, pp. 53 nr. 81, 77; CLOSSIUS, Theodosiani Codicis genuina fragmenta; DYDYÑSKI, Beiträge, p. 79 nr. 226; MOMMSEN, Codex Theodosianus, pp. LXV, LXXXIII-LXXXIV, LXXXVII-LXXXVIII, CCCLII-CCCLIII; PATETTA, Il Breviario Alariciano, pp. 31, 38-39; PATETTA, Opere attribuite ad Irnerio, pp. 127, 128; PATETTA, Per la storia del diritto romano nel Medio Evo, p. 26; PATETTA, Sopra alcuni manoscritti, pp. 37, 50, 60 nt., 67 nt., 69 nt., 82; TORELLI, Scritti, pp. 40, 46 nt.; SCHERILLO, Un manoscritto del Codice Teodosiano; WENGER, Quellen, p. 539; ASTUTI, Lezioni, p. 323; ARANGIO-RUIZ, Storia, p. 358; GAUDEMET, Théodosien, coll. 1224-1225, 1227; GOURON, Science juridique, p. 22 nt.; MOSCATI, Nuovi studi, pp. 16-17 e nt., 20-21, 22, 38-39, 71-74; CAPRIOLI et al., Glosse preaccursiane, pp. 8, 18; MOSCATI, Carteggio, pp. 28, 52-56, 67, 104, 125 nt., 134 e nt., 148, 165, 168-170, 180-182, 187, 192, 199, 200, 204 nt., 256; MOSCATI, Ivrea, Bibl. Cap. 17 (XXXV), pp. 274-275 e nt.
prima unità: sec. XI in., Italia seconda unità: sec. XII in., Italia? Composito di due unità (ff. 1-80; ff. 81-158), le Istituzioni sono contenute nella seconda unità. Membr., ff. I (cart., di restauro) + II (membr.) + 158 + I (cart., di restauro); ff. 140r-v, 157r, 158v bianchi; mm 258 × 178. La prima unità è formata da quaternioni regolari, 1-108 (1-80), segnati con numero romano al centro del margine inferiore del primo foglio recto; è presente anche una seconda segnatura, più tarda, realizzata con numero romano al centro del margine inferiore dell’ultimo foglio verso. Fascicolazione della seconda unità: 1-78 (81-136), 8-94 (137-144), 108 (145-152), 116 (153-158); fascicoli numerati da 1 a 11 con numero romano al centro del margine inferiore dell’ultimo foglio verso; l’attuale fascicolo 17 non è segnato e l’attuale fascicolo 18 è numerato 8 al centro del margine inferiore del primo foglio recto; l’attuale fascicolo 21 è mutilo del quinto foglio (ridotto a tallone) e dell’ottavo, che però sembra essere finito incollato sotto la risguardia. Inizio fascicoli dal lato pelo, regola di Gregory rispettata; scrittura disposta su due colonne (tranne f. 113v, a una colonna di 15 linee seguìta dall’arbor consanguinitatis) di 37 linee con inizio scrittura sopra la prima riga, rigatura a secco. Legatura antica (posteriore al sec. XIII, secondo l’età della scrittura dei frammenti di pergamena usati per rinforzarla) in cattive condizioni. Il codice fu acquistato nel XVI sec. da Federico Borromeo. Restaurato nel 1992.
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CAPITOLO IV
I (ff. 1r-48v)
Cicerone, De officiis inc. M. Tullii Ciceronis de officiis liber primus incipit. Quamquam te, Marce fili, annum iam audentem Cratippum … expl. … multo fore cariorem si talibus monumentis preceptisque letabare. Marci Tullii Ciceronis de offitiis libri tres expliciunt.
II (ff. 49r-67r)
Cicerone, Orationes in Catilinam inc. In Lucium Catilinam incipit liber primus feliciter. Quousque tandem abutere, Catilina, patientia nostra? … expl. … quo adiuvet defendere et per se ipsum prestare possit. In Lutium Catilinam liber .IIII. explicit feliciter.
III (ff. 67r-71r)
Cicerone, Pro Marcello inc. Pro Marcello. Diuturni silentii, patres conscripti, quo eram his temporibus usus … expl. … quod fieri iam posse non arbitrabar, magnus hoc tuo facto cumulus accesserit.
IV (ff. 71r-75v)
Cicerone, Pro Quinto Ligario inc. M. Tullii Ciceronis incipit pro Quinto Ligario. Novum crimen Cèsar et ante hunc diem non auditum … expl. … tantum te admonebo si illi absenti salutem dederis presentibus te his daturum. Pro Quinto Ligario explicit.
V (ff. 75v-80v)
Cicerone, Pro rege Deiotaro inc. Incipit pro rege Deiotaro. Cum in omnibus causis gravioribus C. Cèsar initio dicendi …
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ELENCO DEI MANOSCRITTI
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expl. … quorum alterum optare illorum crudelitas est, alterum conservare clementiae tuae.
VI (ff. 81r-139v)
Iustiniani Institutiones inc. Imperatoriam maiestatem non solum armis decoratam … expl. … Deo propitio adventura est. Explicit liber quartus Institucionum.
VII (ff. 141r-156v)
Codex Theodosianus, fino a C. Th. 2,4,6 inc. Domino filio Theodosio Augusto et Aonici Achillio Glabrioni Fausto v.c. consulibus Anicius Achillius Glabrio Faustus v.c. et illustr. tercio exprefecto … expl. … sed mox apud iudicem sine ulla temporum mora que per hoc videtur auferri causam suam proponat. Et.
VIII (ff. 157v-158r)
Rhythmus in assumptione virginis Mariae, con notazione musicale Il Rhythmus è scritto sulla rigatura usata per il Teodosiano; il quinto foglio del fascicolo 21 è ridotto a un tallone: probabilmente il testo del Teodosiano terminava lì. inc. Laudes claras canticorum sacer corus … expl. … regno donet et coronet nos in fine sine fine sitos trono glorie. Amen.
Organizzazione del testo. Mancano gli incipit e gli explicit dei singoli libri, ma era stato predisposto lo spazio per aggiungerli. Le rubriche mancano, tranne che a f. 113ra (de gradibus cognationis, I. 3,6), f. 120va (de possessoribus [sic, in luogo di de bonorum possessionibus], I, 3,9), f. 130rb (de litterarum obligatione, I. 3,21); in qualche caso (per esempio ai ff. 83r, 86v, 92v, 105v, 110v, 117r) sono scritte in modulo microscopico da qualche parte della pagina, in inchiostro nero. Lo schema per l’arbor
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CAPITOLO IV
consanguinitatis a f. 113v è rimasto incompleto (compaiono solo i nomi di tritavus, tritava, abpatruus). Iniziali decorate e colorate di rosso, blu, verde a f. 81r (Imperatoriam), f. 108v (inizio del libro terzo: Intestatus decedit). Le iniziali dei titoli sono ingrandite e colorate in blu, rosso, verde e giallo. Nei fogli contenenti il Codice Teodosiano, le iniziali sono semplicemente colorate in rosso, quelle delle partizioni principali del testo sono ingrandite e leggermente decorate, sempre in rosso. Scrittura. Tralasciando il Rhythmus in assumptione virginis Mariae, aggiunto all’inizio del XIII sec. ai ff. 157v-158r, le mani principali della seconda unità, contenente le Istituzioni, sono due: la prima scrive il testo delle Istituzioni (ff. 81-138), la seconda il Codice Teodosiano (ff. 141156). La scrittura della prima mano è una minuscola di modulo molto minuto, rotonda e non spezzata. Sono costantemente presenti le legature a ponte di ct e st; l’occhiello della g è talora chiuso talaltra aperto; il segno abbreviativo per la nasale è piuttosto ondulato; la d è in due forme, e nella forma onciale l’asta non si piega mai a sinistra; f scende sotto il rigo; il nesso et è molto rotondo; la nota tironiana per et è priva di trattino mediano; frequente la e con cediglia; la r in fine rigo o in nesso è spesso maiuscola.
La scrittura della seconda mano, sebbene molto simile a quella della prima, si differenzia per la forte tendenza dell’asta della d onciale a piegarsi verso sinistra e per la mancanza della legatura a ponte ct, mentre la legatura st è piuttosto rara. Glosse e note. Sono presenti poche annotazioni marginali alle Istituzioni, alcune della stessa mano del testo, alcune in forma triangolare e incorniciate; al margine di f. 86v è presente il nesso N(o)T(a); scarse anche le glosse interlineari, di natura soprattutto grammaticale. Nessuna glossa è presente al testo del Codice Teodosiano. Al verso della seconda carta di guardia membranacea si trovano, di mano moderna, l’indicazione del contenuto e la nota Emptus Mediolani iussu Ill.mi Card. Federici Borrh. Ambros.ae Biblioth. fundatoris. Al margine superiore esterno di f. 157v: Hanc prosam attuli de Mont Agut [per questo toponimo sono state proposte le identificazioni con Aguntum in Austria (Clossius) e Montaigu in Francia (Hänel)] in festo s. Katerine anno .MCCXII. abscent. Domini. Prove di penna a f. 158v e, al margine inferiore destro, nota di mano moderna: Emptus a Iuliano.
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* 29 Gotha, Forschungsbibliothek, Memb. I 143, Fragment 2 (f. 3) (tav. XXXIV) Bibliografia. DYDYÑSKI, Beiträge, p. 20 nr. 38; DOLEZALEK, Verzeichnis, s.v.
sec. XII, Italia Membr., 1 f. rilegato con un altro frammento delle Istituzioni, proveniente da un manoscritto del XIII secolo, all’inizio del codice Memb. I 143 di Gotha; scrittura disposta su due colonne di 40 linee con inizio scrittura sopra la prima riga. (f. 3r-v)
Iustiniani Institutiones, frammenti (I. 4,3,11-fine; I. 4,5; I. 4,8; I. 4,9, pr.) inc. qui supersunt. Liberum autem est … expl. … in hiis que contra naturam moventur locum habet. Ceterum
Organizzazione del testo e decorazione. Sono presenti le rubriche, in minuscola toccata presumibilmente di colore; le iniziali dei titoli sono ingrandite e colorate. Scrittura. Minuscola; il testo delle Istituzioni è scritto da una sola mano, di nessuna ambizione libraria. Glosse e note. Il frammento non conserva alcuna glossa, se non tre o quattro annotazioni interlineari.
30 Leipzig, Universitätsbibliothek, Hänel 1 (olim 3504) (tav. XXXV) Bibliografia. DYDYÑSKI, Beiträge, pp. 31-32 nr. 59; HELSSIG, Katalog, p. 263; TORELLI, Scritti, pp. 40, 46 nt.; DOLEZALEK, Martinus, p. 250 nt.; WEIGAND, Naturrechtslehre, pp. 34, 46, 68, 84, 95, 98; CAPRIOLI et al., Glosse preaccursiane, pp. 8, 17; ERRERA, Arbor actionum, p. 174 nt.
sec. XII, Bologna?
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CAPITOLO IV
Unitario. Membr., ff. II (cart.) + 39 + II (cart.), ff. 38v-39r bianchi, f. 39v bianco con prove di penna e disegni a penna; mm 330 × 205; fascicolazione: 1-48 (1-32), 57 (33-39); richiami presenti al margine inferiore interno dell’ultimo foglio verso dei fascicoli; inizio fascicoli dal lato pelo, regola di Gregory rispettata; scrittura disposta su due colonne di 46 linee (ma verso la fine anche di 49 e 50) con inizio scrittura sopra la prima riga, rigatura a secco. Legatura in pergamena. Provenienza: Gustav Hänel; Bibliothèque de Rosny (nr. 2389); Pierre Pithou. I (ff. 1ra-37vb)
Iustiniani Institutiones inc. In nomine domini nostri Iesu Christi. Imperator Cesar Flavius Iustinianus Alamanicus Gothus Francus Atticus Alanicus Gandalicus Affricanus pius felix inclitus victor ac triunfator semper Augustus. R. Incipit liber Insti(tutionum) primus. Imperatoriam magestatem … expl. … Deo propitio adventura est.
II (f. 38ra-b)
brano relativo al beneficium competentiae inc. Nec marito nedum successorem vel alii debitores … expl. … si improba satisdationis exactione par(iter) marito vexaretur.
Organizzazione del testo e decorazione. Sono presenti gli incipit e gli explicit dei singoli libri (l’incipit del libro primo si trova a f. 1ra ed è ripetuto a f. 1rb, dopo la costituzione di promulgazione; explicit ed incipit successivi a f. 7rb, f. 20ra, f. 29va-b). La scrittura distintiva usata per le prime parole dei libri primo e secondo è una maiuscola gotica, scritta con lettere alternativamente nere e rosse; le prime parole dei libri terzo e quarto sono in una scrittura distintiva più dimessa e tradizionale, in nero toccato di colore e in maiuscola mista. Le rubriche e i segni di paragrafo (questi ultimi non tutti coevi) sono presenti, mancano la numerazione dei titoli e l’arbor consanguinitatis. Bellissime iniziali decorate con motivi geometrici e zoomorfi e di colore rosso, blu, giallo e verde all’inizio dei libri primo (f. 1ra, Imperatoriam) e terzo (f. 20ra, Intestatus); le iniziali dei libri secondo (f. 7va,
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ELENCO DEI MANOSCRITTI
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Superiore) e quarto (f. 29vb, Cum expositum) sono più piccole ma sempre riccamente decorate. Le iniziali dei titoli sono semplici e in rosso; alcune sono più elaborate (per esempio a f. 5rb, all’inizio del titolo 1,16 de capitis diminutione, la E di Est autem è figurata come un corpo di pesce). A partire da f. 6r (titolo 1,22 quibus modis tutela finitur) le iniziali dei titoli scompaiono, per ricomparire ai ff. 22va-23rb (dal titolo 3,5 de successione cognatorum al 3,7 de successione libertorum) e poi a f. 26ra (3,18, de stipulationum divisione): da questo punto in poi le iniziali dei titoli sono ancora ingrandite e in rosso, ma presentano qualche accenno in più di decorazione (per esempio sono divise o presentano dei piccoli ornamenti). Le iniziali minori sono toccate di rosso o di giallo. Scrittura. Minuscola del XII sec. pieno, scritta da due mani principali, delle quali la prima sembrerebbe tipologicamente più evoluta e vicina alla antiqua bolognese. La prima mano scrive solo il primo fascicolo in una minuscola sottile e minuta, dal marcato tondeggiamento; le sue caratteristiche più notevoli sono: la d prevalentemente di forma onciale, l’h con il secondo tratto curvo, l’uso della s maiuscola non specializzato per la fine di parola o di rigo, la presenza del legamento st ma non di ct, l’uso costante della e semplice per il dittongo ae, l’uso costante della nota tironiana per et anche come desinenza, l’abbreviazione di con realizzata con c e titulus, la mancanza di segni di a capo. La seconda mano (da f. 9r in poi) è tipologicamente affine alla prima ma meno calligrafica e più serrata; come la prima, usa l’abbreviazione di con realizzata con c e titulus; a differenza della prima, oltre alla nota tironiana usa anche il nesso et e accanto alla e semplice usa la e cedigliata; spesso aggiunge i segni di a capo, ma non in maniera costante; particolarmente da notare la forma della g, spesso con l’occhiello aperto e dalla forma sinuosa, e l’abbreviazione —rum molto calligrafica.
Il brano sul beneficium competentiae aggiunto a f. 38r è di mano presumibilmente del sec. XIV. Glosse e note. È presente un apparato ‘casuale’, costituito di glosse interlineari e marginali di mani diverse; la mano più presente (f. 1r) è coeva alla scrittura del testo ed è caratterizzata da aste cancelleresche (con ricciolo ripiegato verso sinistra) e abbreviazione —rum molto elaborata; una seconda mano sembrerebbe la stessa che scrive il testo principale. La prima mano scrive a f. 3r e a f. 3v rispettivamente le celebri glosse Nuptiarum quedam e Affinitas, senza corredarle di sigla, e aggiunge ai ff. 3v-4r alcune autentiche introdotte da In aut. in scrittura distintiva (naturalmente semplificata e di piccolo modulo) e con tocchi di
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CAPITOLO IV
colore; altre autentiche sono aggiunte da mani più tarde e introdotte dalla consueta sigla CN. A partire da f. 3r compare, piuttosto sporadicamente, una mano del XIII sec. che scrive in inchiostro più scuro e che potrebbe essere la stessa che opera parecchie integrazioni. La prima glossa siglata (M.) compare a f. 9r ed è di una delle mani più tarde (XIII sec.); la seconda glossa siglata si trova a f. 15v (sempre M., però di mano più antica, coeva alla scrittura del codice); a partire da f. 24r una mano, probabilmente del XIII sec., che scrive in inchiostro molto scuro aggiunge diverse glosse, molte delle quali siglate P(lacentinus); a f. 27r di nuovo una glossa siglata M., della stessa mano che scrive le glosse siglate P. Come di consueto, verso la fine le glosse si diradano e rimane solo l’allegazione dei passi paralleli. Al margine superiore di f. 1r si trova una Materia Institutionum; i passi paralleli sono aggiunti da due mani principali, di cui una usa l’abbreviazione ff. per il Digesto, l’altra la D tagliata; ai ff. 1r, 10r e 18v sono presenti distinctiones in forma tabellare, mentre glosse triangolari si trovano per esempio ai ff. 2r, 3v, 4r, 14v, 19r, 19v, 20r, e sono scritte da mani diverse, anche tarde. A partire da f. 1v una mano del XIII sec. che scrive in inchiostro più scuro opera in tutto il manoscritto l’integrazione di singole parole o brevi espressioni; le lacune più notevoli colmate da questa mano si trovano ai ff. 5r, 18v, 22r-27v; le integrazioni sono scritte a volte su rasura, per esempio a f. 37v. Tra i segni speciali compare frequentemente il nesso NOTA; ai ff. 34v35r si trovano alcune R circondate da puntini (regula iuris). Segnatura di Pierre Pithou a f. 1r (©" ošdeVn glýkion ‚" patrædo" ošdeV tokhvwn gænetai P. Pithou); prove di penna e disegni a penna a f. 39v. Nella parte del codice scritta dalla seconda mano sono molto frequenti piccoli disegni a penna, solo in qualche rarissimo caso ornati di un tocco di colore rosso. I soggetti preferiti sembrano essere teste e profili umani, sia maschili sia femminili, e di animali reali o fantastici, ma non mancano oggetti vari: a f. 3r una breve glossa è incorniciata dal busto di un uomo barbuto; a f. 3v sono disegnati un busto femminile e un profilo di uccello; a f. 7r una testina femminile e la testa di un animale mostruoso; a f. 8r un uccello e una testa di cervo; a f. 9r una testina barbuta; a f. 10r il disegno di un vestito; a f. 10v una lontra; a f. 11r la testa di un gallinaceo o rapace; a f. 11v una testina femminile; a f. 13v una glossetta incorniciata dal disegno di un serpente che si morde la coda; a f. 14r un profilo maschile e la testa di un uccello; a f. 17r una testina barbuta e una mano; a f. 18v una mano che regge uno scettro alato (il cui disegno si ritrova anche a f. 27r); a f. 29r due teste di draghi che sputano fuoco, una mano che tiene un ramoscello e una
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stellina a cinque punte. A f. 26v si trovano i disegni di una mano che tiene una penna e di una mano che tiene un rotolo di pergamena.
Alcuni disegni del manoscritto sono particolarmente interessanti e sembrano costituire una serie: a f. 15 r è disegnato il busto di un uomo sbarbato che indossa un cappello simile a un basco e tiene in mano qualcosa che sembra un calamaio; lo stesso personaggio è raffigurato al margine esterno di f. 25r, di spalle al testo e stavolta nella posa di puntare il dito; nella stessa posa si trova di nuovo a f. 28r, ma in questo caso punta il dito verso un altro uomo sbarbato e con i capelli ricci, che a sua volta era già stato disegnato, nell’atto di sollevare una coppa, a f. 25r, sotto il personaggio con il cappello; quest’ultimo compare di nuovo a f. 29v, raffigurato nell’atto di parlare.
31 Wien, Österreichische Nationalbibliothek, 2261 (olim Salisb. 354) (tav. XXXVI) Bibliografia. Tabulae, II, p. 44; DYDYÑSKI, Beiträge, p. 90 nr. 249; SECKEL, Distinctiones, p. 347; TORELLI, Scritti, pp. 40, 46 nt.; DOLEZALEK, Verzeichnis, s.v.; CAPRIOLI et al., Glosse preaccursiane, pp. 8, 18; CAPRIOLI, Schedario, p. 127 nt.; ERRERA, Arbor actionum, pp. 175 nt. 176 nt., 177 nt., 178 nt., 181 e nt., 182 nt., 184 e nt., 185 e nt., 188 nt., 190 e nt., 192 nt., 193 nt., 200 nt., 201 nt., 202 nt. e tav. I.
prima unità: sec. XII/2, Italia (Bologna?) seconda e terza unità: sec. XIII/1, Italia Composito di tre unità; il libro delle Istituzioni costituisce la prima unità. Membr., ff. 295: il foglio numerato 1 è in realtà una carta di guardia membranacea, contenente un testo teologico (o canonistico?) su due colonne: inc. (f. 1ra) condempnetur excomunicato [sic] ad interesse alias nichilominus …; expl. (f. 1va) … ut commissa defleat et flenda ulterius non committat; nella cartulazione moderna del codice, inoltre, viene saltato il numero 133; qui si segue il numero reale dei fogli. Anche il foglio numerato 296 (che dovrebbe essere 295) è in realtà una carta di guardia membranacea, e sembra provenire dallo stesso manoscritto da cui è stata tolto il f. 1: inc. (f. 295ra) singulis annis cum suis suffraganeis …; expl. (f. 295vb) … ut non solum in qualibet cathedrali ecclesia, sed etiam. Il f. 25v è stato lasciato in bianco per inserire l’arbor consanguinitatis. Dimensioni: mm 415 × 245. La fascicolazione del codice nel suo insieme è la
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CAPITOLO IV
seguente: prima unità 1-58 (2-41), 62 (42-43); seconda unità 7-278 (44211), 285 (212-216); terza unità: 29-378 (217-288), 386 (289-294). Nella prima unità l’ordine dei fogli del primo fascicolo è perturbato; la sequenza giusta è ff. 2, 5, 3, 4, 7, 8, 6, 9); richiami presenti al margine inferiore dell’ultimo foglio verso; inizio fascicoli dal lato pelo, regola di Gregory rispettata; scrittura disposta su due colonne di 57 linee con inizio sopra la prima riga, rigatura a secco. Legatura in assi di legno rivestite in pelle, ora ricoperte da una cartellina di cartone. Provenienza: Salzburg. I (ff. 2ra-43va)
Iustiniani Institutiones inc. In nomine Domini nostri Iesu Christi. Imperator Cesar Flavius Iustinianus Alamannicus Guandalicus Gothicus Francus Germanicus Inaticus [sic] Affricanus pius felix inclitus victor ac triumphator semper Augustus cupide legum iuventuti. Incipit liber primus Institutionum. Imperatoriam maiestatem … expl. … Deo propitio adventura est. Domini nostri Iustiniani perpetui Augusti Institutionum sive elementorum compositorum per Tribunianum virum excelsum magistrum et questorem sacri Palatii iurisque doctissimum et Theophilum magnificum magistrum iuris peritum et antecessorem huius alme urbis et Dorotheum virum magnificum questorem iuris peritum et antecessorem explicit liber quartus feliciter Deo gracias. Amen. Dopo l’explicit del quarto libro, alla l. 6 di f. 43va, tutto il resto della pagina è lasciato in bianco
II (ff. 44ra-216vb)
Infortiatum L’unità contenente l’Infortiatum è scritta da una mano non molto posteriore a quella che scrive la prima unità (tende alla verticalizzazione, presenta un lieve accenno di spezzatura); la scrittura è disposta su due colonne di 54 linee ciascuna (il modulo è quindi leggermente più grande). I singoli libri sono suddivisi con incipit ed explicit; sono presenti le rubriche, le iniziali dei libri sono decorate e colorate in rosso e
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blu; a f. 119v (inizio del libro XXXII) l’iniziale di Ulpianus è figurata in forma di drago e viene usato anche il colore giallo; le iniziali dei titoli sono talvolta decorate con motivi astratti; le iniziali dei singoli frammenti sono semplici, ingrandite e colorate alternativamente in rosso e blu. Sono presenti glosse della stessa mano che scrive l’apparato alle Istituzioni. Anche qui vige lo stesso sistema di distinzione delle glosse (cfr. infra), ma in generale le annotazioni sono più scarse rispetto alle Istituzioni e ci sono fogli interi con i margini puliti. inc. Soluto matrimonio quemadmodum dos petatur. Ulpianus libro. Dotis causa semper et ubique precipua est … expl. … etiam quod filius qui in hostium potestate erat postliminio non sit reversus.
III (ff. 217ra-294vb) Authenticum L’unità contenente l’Authenticum è coeva a quella che contiene l’Infortiatum, anche la scrittura è molto simile. Le collationes sono indicate da un sistema di titoli correnti ai margini superiori, mentre le singole costituzioni sono segnalate ai margini con l’abbreviazione CO. .n.; sono presenti le rubriche e i segni di paragrafo, seguiti da iniziale semplice in blu. Le iniziali delle collationes sono decorate, alcune sono figurate in forma di animali fantastici; le iniziali delle singole costituzioni sono leggermente decorate e ingrandite. È interessante notare che le glosse all’Authenticum attribuite a Irnerio (secondo il sistema distintivo comune alle glosse presenti nelle altre due unità del manoscritto, cfr. infra) sono costituite soprattutto di spiegazioni piuttosto elementari, tali da apparire davvero come l’esito di un primo approccio e di prime riflessioni su un testo appena riemerso. inc. In nomine domini nostri Iesu Christi. Incipit liber domini Iustiniani sanctissimi principis auctenticorum. De heredibus et Falcidia. R. Si heres legata solvere noluerit. R. Constitutio imperatoris Iustiniani Augusti. Preoccupatis nobis … expl. … tua igitur gloria què per presentem legem in perpetuum valituram tranquillitas nostra sancxit per omnia custodiri provideat.
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CAPITOLO IV
Organizzazione del testo e decorazione. È presente la divisione in libri con incipit ed explicit (ff. 9ra, 22rb-22va, 34ra, 43va); per le prime parole di ciascun libro è usata una scrittura distintiva maiuscola gotica molto compressa lateralmente, colorata di rosso e blu. Sono presenti le rubriche e i segni di paragrafo in rosso; i titoli non sono numerati, manca l’arbor consanguinitatis ma è stato lasciato in bianco il f. 25v per inserirla. L’iniziale della costituzione di promulgazione (Imperatoriam, f. 2ra) è figurata in forma di due draghi affrontati; iniziali decorate a f. 9ra (Superiorem, inizio del secondo libro), f. 22va (Intestatus, inizio del terzo libro), f. 34ra (Cum expositum, inizio del quarto libro). I colori utilizzati sono il rosso, il giallo, il blu. Le iniziali dei titoli sono ingrandite e colorate alternativamente in rosso e blu, le iniziali minori sono in blu. Scrittura. Il testo delle Istituzioni è scritto da una sola mano in una minuscola minuta ed estremamente tondeggiante, regolare e armoniosa. L’aspetto generale è quello di una scrittura molto serrata orizzontalmente, con interlinea scarsissima e aste ascendenti e discendenti ridotte. La d è prevalentemente di forma onciale e presenta l’asta quasi completamente ripiegata verso sinistra, tutte le aste che poggiano sul rigo sono completate da un tratto verso destra; le abbreviazioni sono pochissime. La h ha il secondo tratto talmente curvo e ripiegato verso sinistra da rendere la lettera simile alla b; la s finale di parola e di linea si presenta sia maiuscola sia minuscola.
Glosse e note. Le glosse di questo manoscritto, presenti sin dal primo foglio e come di consueto più rade verso la fine, sono dovute a una mano principale (databile probabilmente all’inizio del XIII sec.) e appaiono divise in due tipologie distinte. La prima è costituita da annotazioni dall’aspetto abbastanza comune, precedute da un segno di paragrafo e guidate da una rigatura apposita, consistenti soprattutto in richiami a luoghi paralleli, mentre le glosse vere e proprie sono piuttosto rare e spesso portano la sigla M(artinus). Il margine superiore di f. 2r è occupato dalla Materia Institutionum di Martino, e anche qualche glossa interlineare porta la sigla M. Le glosse che non portano la sigla di Martino sono per lo più anonime, come la celebre Nuptiarum quedam a f. 3v, ma sporadicamente compaiono anche altre sigle, come P(lacentinus?) ai ff. 8r, 23v, 26v (la glossa siglata P. a f. 43r è di altra mano) e B(ulgarus) ai ff. 10v, 11r, 19r.
La seconda tipologia è costituita da un nutrito gruppo di glosse di forma triangolare, quasi tutte siglate Y(rnerius) e corredate di un singolare sistema decorativo: esse presentano l’iniziale colorata e arricchita di qualche elemento decorativo e sono racchiuse in una sorta di cornice, o
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delimitazione, pure colorata e ornata di fiori o motivi astratti. Dal punto di vista contenutistico, si tratta soprattutto di massime o regulae iuris. L’intervento di altre mani di glossa è molto limitato (per esempio ai ff. 4v, 13v, 43r). Della stessa mano del testo, alcune correzioni di omissioni per saut du même au même ai ff. 14v, 15v, 27r. A f. 43r, di mano moderna, la nota Expliciunt Institutiones. Sono presenti alcuni piccoli disegni a penna ai ff. 9v (un profilo maschile con barba), 18v (una testa umana), 43r (una testa maschile con barba, che indossa un cappello a punta ornato da una piuma).
32 München, Bayerische Staatsbibliothek, Clm 3509 (olim Aug. civ. 14) (tav. XXXVII) Bibliografia. DYDYÑSKI, Beiträge, p. 36 nr. 73; SECKEL, rec., p. 384; TORELLI, Scritti, pp. 41, 47 nt., 55-93 passim, 102-163 passim, 169-211 passim; DOLEZALEK, Verzeichnis, s.v.; CAPRIOLI, Schedario, pp. 91 nt., 104 nt., 127 nt., 136 nt.; ; ERRERA, Arbor actionum, pp. 142 nt., 156 nt., 157 nt., 320 nt.
prima unità: sec. XII/2, Italia (Bologna?) seconda e terza unità: sec. XIII, Italia quarta unità: sec. XIII, Francia Composito di quattro unità; le Istituzioni sono contenute nella prima unità. Membr., ff. I (membr.) + 304; f. 25r bianco, probabilmente per inserirvi l’arbor consanguinitatis; ff. 200r, 201r-v, 202r-v bianchi; mm 340 × 220. La fascicolazione del codice nel suo insieme è la seguente: prima unità (Istituzioni): 1-58 (1-40), 64 (41-44); seconda unità (Authenticum): 6-78 (45-60), 85 (61-65), 9-128 (66-97), 135 (98-102), 14-218 (103-166), 227 (167-173), 234 (174-177), 24-258 (178-193), 264 (194-197), 275 (198-202); terza unità (Libri Feudorum) 28-2916 (203-234), 304 (235-238); quarta unità (Tres Libri) 31-388 (239-302). Nella prima unità, segnatura e richiami coevi assenti; inizio fascicoli dal lato pelo, regola di Gregory rispettata; scrittura disposta su due colonne (tranne ai ff. 44r-44v, in cui le colonne sono tre) di ca. 50 linee con inizio sopra la prima riga, rigatura a secco. Legatura moderna in assi di legno e pelle. Provenienza: Stadtbibliothek di Augsburg.
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CAPITOLO IV
I (ff. 1ra-44rb)
Iustiniani Institutiones inc. In nomine domini nostri Iesu Christi. Imperator Cesar Flavius Iustinianus Alemanicus Godicus Francus Aticus Alanicus Guandalicus Africanus pius felix inclitus victor semper Augustus cupide legum iuventuti. mperatoriam maiestatem … expl. … ex latioribus Degestorum libris adventura. Amen.
II (f. 44rb-vb)
Exordium Institutionum Questo testo è trascritto di séguito alle Istituzioni da una mano diversa e dall’impostazione meno libraria, ma con lo stesso inchiostro. inc. Sicut liberalium artium disciplina priorum elementorum necessariam traditionem desiderat, ita iuris civilis doctrina institutionum precepta deposcit, quas sacratissimus legislator Iustinianus velud prima elementa legitime scientie iuventuti legum cupide proposuit … expl. … sed virtutis diffinitionem per alia verba ascribit; non enim propria diffinitionem habere potatur. Seguono, aggiunte a mo’ di glossa, alcune regulae iuris.
III (ff. 45ra-199vb)
Authenticum (XIII sec.) inc. In nomine Domini nostri Iesu Christi amen. De heredibus et Falcidia. Imperator Iustinianus aa. Iohanni pp. scd. Constitutio prima. ccupatis nobis circa totius rei publicè curam … expl. … ad nos referre que eis videntur et presenti uti ad tuam celsitudinem. Dopo f. 200r, privo di scrittura, a f. 200v è trascritto l’indice dell’Authenticum.
IV (ff. 203r-238r)
Libri Feudorum (XIII sec.)
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ELENCO DEI MANOSCRITTI
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inc. (R) Qui feudum dare possunt et qualiter acquiratur. uia de feudis tractaturi sumus, videamus primo … expl. … que ipsorum inhibitionibus debent comprimi homines penitus conquiescant.
V (ff. 239-302v)
Tres Libri Codicis (XIII sec., Francia) inc. De iure fisci. Si prius quam fisci rationibus … expl. … pena mulctabit et officium .XXX. librarum auri vexatione gracietur. Explicit .XII. liber Codicis. Ai ff. 303r-304r, forse originariamente utilizzati come guardie (ma la numerazione moderna li inserisce nel corpo del codice), si trova una specie di indice incrociato delle Istituzioni e dei Tres Libri. Il f. 303v è rimasto bianco.
Organizzazione del testo e decorazione. Divisione in libri con incipit ed explicit (ff. 1ra, 7va, 21ra, 34ra); rubriche presenti, segni di paragrafo aggiunti successivamente; numerazione dei capitoli assente (tranne che a f. 40rb, dove si trova la rubrica .VIIII. si quadrupedes fervore et feritate pauperiem fecerit; e a f. 40va, .XI. de satisdationibus); la prima parola dei titoli è colorata e in scrittura distintiva. Manca l’arbor consanguinitatis ma il f. 25r è stato lasciato in bianco, probabilmente per ospitarla. Mancano le iniziali dei libri ai ff. 1ra, 7vb, 21ra, 34ra. Fino a f. 16v quasi tutte le iniziali dei titoli sono decorate, quali con disegni o figurate, quali invece solo con colori (tra i quali spicca il giallo) e motivi decorativi. Le iniziali figurate si trovano a f. 1rb (I. 1,1, Iusticia, con l’iniziale figurata in forma di uccello colorato in rosso, giallo, blu), f. 1va (I. 1,2, Ius naturale, con l’iniziale figurata in forma di uomo nudo con cappello a punta e penna sul cappello), f. 3va (I. 1,10, Iustas autem nuptias, con l’iniziale figurata in forma di uccello), f. 5rb (I. 1,15, Quibus autem in testamento, con il tratto obliquo della Q figurato in forma di leopardo), f. 12v (I. 2,10, Testamentum, con l’iniziale figurata in forma di uccello).
Alcune iniziali dei titoli mancano, per esempio a f. 6va (titolo de satisdatione tutorum, I. 1,24). A partire da f. 17r le iniziali dei titoli sono semplicemente colorate in rosso e da f. 19r mancano del tutto; torna un’iniziale decorata e colorata a f. 25va (I. 3,7 de successione liberorum [sic]); a f. 26ra-rb le iniziali dei titoli de asignatione libertorum (I. 3,8) e
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CAPITOLO IV
de bonorum possessionibus (I. 3,9) sono rispettivamente decorata (con motivi fitomorfi) e figurata (uccello), ma senza colore; dopo queste, di nuovo le iniziali dei titoli spariscono fino a f. 30rb (de fideiussoribus, I. 3,20) e f. 30va (I. 3,21 de litterarum obligatione e I. 3,22 de consensu obligationu [sic]), per poi non ricomparire più. Le iniziali minori sono in rosso. Scrittura. Il testo delle Istituzioni è scritto da una sola mano in una minuscola minuta e tondeggiante, regolare e armoniosa. Le aste ascendenti e discendenti sono estremamente brevi; la d è usata indifferentemente nelle due forme, diritta e onciale; la g ha l’occhiello inferiore per lo più chiuso, ma qualche volta anche aperto; l’h ha il secondo tratto molto curvo; viene spesso usata la nota tironiana per et anche in fine di parola, ma non regolarmente; l’abbreviazione di con è realizzata con il segno abbreviativo a forma di c rovesciata, ma anche con titulus soprascritto alla c; il dittongo ae è espresso con e cedigliata, e semplice e dittongo; la s finale si trova soprattutto in forma maiuscola ma rare volte anche minuscola; è presente la legatura st, ma non ct.
La mano che scrive l’Exordium alle Istituzioni a f. 44rb-vb è molto simile a quella delle glosse. Glosse e note. All’inizio del manoscritto è presente un apparato di glosse evidentemente previsto (i margini sono amplissimi), ma non completo perché dopo i primi fogli non ci sono più annotazioni e quando ricompaiono sono dovute a diverse mani ed epoche e sono scritte in modo molto disordinato. Sono aggiunte le autentiche, parecchie in forma triangolare. I margini del manoscritto sono pieni di piccoli disegni a penna e colorati, sia rappresentanti motivi decorativi di volute di foglie, sia con figure umane e animali. Due uomini in lotta a f. 3r; un volto femminile, sembrerebbe sempre lo stesso, ai ff. 4v, 11r, 12v, 14v; un padre e un figlio – con il fumetto exaudi fili – a f. 16v; una testa maschile, sembrerebbe sempre la stessa, ai ff. 17r, 22r, 30v, 32v, 36r, 42v; una testa maschile con cappello a punta a f. 17r; una figura maschile intera a f. 21r; un uomo con scudo e spada levata, colorato in rosso, a f. 28v; un uccello dalla cui bocca esce una glossa incorniciata a f. 30v; una testa di toro e una testa di drago a f. 31v; una mano che regge un ramo frondoso a f. 33v; un bellissimo disegno di cavallo a f. 34v; sempre a f. 34v il disegno di una coppia che litiga, poi di nuovo una coppia che sembra discutere mentre l’uomo fa cadere dalla mano alcune monete che vengono raccolte in un recipiente da un altro uomo, con il mantello colorato di rosso, disegnato più in basso nel margine; sempre sullo stesso margine, ancora più in basso, il disegno di un uomo che porta una scala; un uomo che brandisce una lancia a f. 35v; nello stesso foglio il disegno di due
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teste maschili che cantano o gridano – è presente lo stesso segno che si usa oggi nei fumetti per indicare convenzionalmente la fuoriuscita della voce; due figure maschili a mezzobusto che gesticolano a f. 36v; un cane ritto sulle zampe posteriori a f. 42v.
Talvolta i disegni sembrano illustrare il testo: a f. 18v una figura intera con i vestiti colorati in rosso tiene una pergamena con la scritta heredis institutio capud et funda: con notevole realismo, quest’ultima parola (presumibilmente fundamentum) è tagliata perché nel disegno la pergamena non è completamente svolta; a f. 36r, ai margini del titolo de iniuriis (I. 4,4) si trovano i disegni di una figura intera, stesa e con le mani legate, e di due personaggi in azione dei quali uno alza un bastone sull’altro; sempre allo stesso foglio, una figura femminile intera e con tocchi di colore tiene in mano un cartiglio che recita: defendi enim uxores a viris equum est.
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CONCLUSIONE
L’esame dei manoscritti delle Istituzioni fino al XII secolo ha portato alla formulazione di alcune ipotesi e una conclusione. Dopo l’età tardoantica, rappresentata oggi dal solo codice frammentario di Verona risalente alla fine del VI secolo, le Istituzioni ricompaiono in età carolingia, in concomitanza con la rinascita dell’Impero in Occidente e con un recupero di fonti romanistiche da parte della Chiesa italiana. Tuttavia, questa fioritura appare piuttosto limitata, visto che soltanto alcune parti dell’opera vengono copiate e non vi sono testimonianze di un loro utilizzo nella prassi giuridica. Le tracce delle Istituzioni in quest’epoca sembrerebbero segnare una via da Ravenna a Verona e genericamente il nord-est, passando per l’Emilia orientale (Nonantola), e una via da Milano e genericamente la Lombardia al nord-ovest. Passata la stagione carolingia, bisogna attendere l’XI secolo inoltrato per ritrovare nuovamente traccia delle Istituzioni; prima dell’XI secolo, infatti, la presenza di estratti nelle collezioni canonistiche o la sporadica comparsa del solo titolo de gradibus cognationis in manoscritti contenenti opere di interesse ecclesiastico assume i contorni della prosecuzione di un filo di tradizione risalente alle grandi raccolte carolinge. Nell’XI secolo, la ricomparsa delle Istituzioni si può localizzare in una zona che va dal Lazio alla Toscana e di lì si dirige verso nord, e soprattutto riguarda trascrizioni integrali del testo: le caratteristiche esterne dei manoscritti di quest’epoca inducono a ipotizzare l’esistenza di una sorta di modello per il ‘Libro delle Istituzioni’, modello che sembra sopravvivere anche nel secolo seguente. Nel XII secolo, quando il testo delle Istituzioni è ormai riemerso nella sua interezza e la diffusione dell’opera si allarga anche al di fuori dell’Italia, è possibile riscontrare l’esistenza di alcune tipologie di manoscritti, forse corrispondenti ad ambiti diversi di interessi pratici, culturali, scolastici, e quindi di produzione e di uso: fra questi ambiti, l’ultimo a potersi individuare, in ordine di tempo, appare proprio quello bolognese. Quanto alla conclusione, dall’insieme di queste osservazioni sembra potersi ricavare l’impressione di una qualche marginalità delle Istituzioni, in confronto con le altre parti della legislazione di Giustiniano, nella storia del diritto romano nell’alto medioevo: in contrasto con l’opinione tradizionale di una ininterrotta e diffusa circolazione del loro testo dalla tarda antichità alla nascita della scuola di Bologna.
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INDICE DELLE OPERE CITATE
indice
delle
opere citate
indice
delle
opere citate
ADORISIO, Dinamiche librarie cistercensi = Antonio Maria ADORISIO, Dinamiche librarie cistercensi: da Casamari alla Calabria. Origine e dispersione della biblioteca manoscritta dell’abbazia di Casamari, Casamari 1996 (Bibliotheca Casaemariensis, 1). ALBERTI, Glossa di Casamari = Alberto ALBERTI, La glossa di Casamari alle Istituzioni di Giustiniano, Milano 1937 (Orbis Romanus. Biblioteca di testi medievali, 9). ALBERTI, Glossa Torinese = Alberto ALBERTI, La “Glossa Torinese” e le altre glosse del ms. D.III.13 della Biblioteca Nazionale di Torino, Torino 1933. ALBERTI, Glosse volgari = Alberto ALBERTI, Di alcune glosse volgari contenute nella Glossa torinese alle Istituzioni di Giustiniano (MS. D.3.13 della Biblioteca Nazionale di Torino), Torino 1933. ALBERTI, Problemi = Alberto ALBERTI, Problemi relativi alla Glossa torinese. La datazione e il luogo d’origine, in Rivista di storia del diritto italiano 7 (1934), pp. 33-134; ed. separata Bologna 1934. ALBERTI, Ricerche = Alberto ALBERTI, Ricerche su alcune Glosse alle Istituzioni e sulla “Summa Institutionum” pseudoirneriana, Milano 1935 (Pubblicazioni dell’Istituto di scienze giuridiche, economiche, politiche e sociali dell’Università di Messina). AMBROSINO, Il metodo di compilazione = Rodolfo AMBROSINO, Il metodo di compilazione delle Istituzioni giustinianee, in Atti del Congresso internazionale di diritto romano e di storia del diritto, Verona 27-28-29 — IX — 1948, a cura di G. MOSCHETTI, I, Milano 1953, pp. 133-180. ARCHI, Pragmatica sanctio = Gian Gualberto ARCHI, Pragmatica sanctio pro petitione Vigilii, in Festschrift für F. Wieacker zum 70. Geburtstag, hrsg. von O. BAEHRENS — M. DIESSELHORST, Göttingen 1979, ora in ID., Scritti di diritto romano, III, Milano 1981 (Pubblicazioni della Facoltà di Giurisprudenza, Università di Firenze, 42), pp. 1971-2010. ASCHERI, I diritti del Medioevo italiano = Mario ASCHERI, I diritti del Medioevo italiano. Secoli XI-XV, Roma 2000 (Università, 193: Argomenti di storia medievale). ARANGIO-RUIZ, Storia = Vincenzo ARANGIO-RUIZ, Storia del diritto romano, Napoli 19947 (prima ed. 1937). ASTUTI, L’edizione critica = Guido ASTUTI, L’edizione critica della glossa accursiana, in Atti del Congresso internazionale di diritto romano e di storia del diritto, Verona 27-28-29 — IX — 1948, a cura di G. MOSCHETTI, I, Milano 1953, ora in ID., Tradizione romanistica e civilità giuridica europea. Raccolta di scritti, a cura di G. DIURNI, I, Napoli 1984 (Ius nostrum, 1), pp. 263-276. ASTUTI, Lezioni = Guido ASTUTI, Lezioni di storia del diritto italiano. Le fonti. Età romano-barbarica, ristampa della I edizione (Padova 1953) con appendice di aggiornamento, Padova 1968.
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INDICE DELLE OPERE CITATE
ASTUTI, Tradizione = Guido ASTUTI, Tradizione dei testi del Corpus Iuris nell’alto medioevo, in ID., Tradizione romanistica e civiltà giuridica europea. Raccolta di scritti, a cura di G. DIURNI, I, Napoli 1984 (Ius nostrum, 1), pp. 173-235. AVITABILE, La minuscola carolina a Nonantola = Lydia AVITABILE, La minuscola carolina a Nonantola, tesi di laurea dattiloscritta, Università degli Studi di Roma “La Sapienza”, a.a. 1964-1965. BABCOCK — CAHN, A New Manuscript = Robert G. BABCOCK — Walter CAHN, A New Manuscript from the Abbey of San Zeno at Verona, in Yale University Library Gazette 66 (1992), pp. 105-116. BESTA, Fonti = Enrico BESTA, Fonti: legislazione e scienza giuridica dalla caduta dell’Impero romano al secolo decimoquinto, in P. DEL GIUDICE (dir.), Storia del diritto italiano, I-II, Milano 1923-25 = Frankfurt am Main — Firenze 1969. BESTA, Il diritto romano = Enrico BESTA, Il diritto romano nella contesa tra i vescovi di Siena e Arezzo, in Archivio storico italiano, 5a s., 37 (1906), pp. 61-92. BESTA, L’opera d’Irnerio = Enrico BESTA, L’opera d’Irnerio. Contributo alla storia del diritto italiano, I, Torino 1896 = Bologna 1980. BISCHOFF, Italienische Handschriften = Bernhard BISCHOFF, Italienische Handschriften des neunten bis elften Jahrhunderts in frühmittelalterlichen Bibliotheken ausserhalb Italiens, in Il libro e il testo. Atti del convegno internazionale, Urbino, 20-23 settembre 1982, a cura di C. QUESTA e R. RAFFAELI, Urbino 1984 (Pubblicazioni dell’Università di Urbino. Atti dei congressi, 1), pp. 169-194. BISCHOFF, Katalog = Bernhard BISCHOFF, Katalog der festländische Handschriften des neunten Jahrhunderts (mit Ausnahme der wisigothischen), I, Wiesbaden 1998 (Veröffentlichungen der Kommission für die Herausgabe der mittelalterlichen Bibliothekskataloge Deutschlands und der Schweiz). BISCHOFF, Manoscritti nonantolani = Bernhard BISCHOFF, Manoscritti nonantolani dispersi dell’epoca carolingia, in La Bibliofilia 85/2 (1983), pp. 99-124. BISCHOFF, Südostdeutschen Schreibschulen = Bernhard BISCHOFF, Die südostdeutschen Schreibschulen und Bibliotheken in der Karolingerzeit, I, Wiesbaden 19602. BISCHOFF — HOFMANN, Libri Sancti Kyliani = Bernhard BISCHOFF — Josef HOFMANN, Libri Sancti Kyliani: die Würzburger Schreibschule und die Dombibliothek im 8. und 9. Jahrhundert, Würzburg 1952 (Quellen und Forschungen zur Geschichte des Bistums und Hochstifts Würzburg, hrsg. von Theodor Kramer, Band VI). BISCHOFF, Die würzburger Schreibschule = Bernhard BISCHOFF, Die wurzbürger Schreibschule des VIII. und IX. Jahrhunderts, in BISCHOFF — HOFMANN, Libri Sancti Kyliani, pp. 1-59. BLUME, Bibliotheca = Friedrich BLUME, Bibliotheca librorum manuscriptorum Italica, Göttingen 1834. BLUME, Iter Italicum = Friedrich BLUME, Iter Italicum, erster Bd., Archive, Bibliotheken und Inschriften in den Sardinien und Österreichischen Provinzen, Berlin und Stettin 1824. BONINI, Introduzione = Roberto BONINI, Introduzione allo studio dell’età giustinianea, Bologna 19793 (Studi e materiali per gli insegnamenti storico-giuridici).
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ELENCO DEI MANOSCRITTI
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BRANDILEONE, Il diritto romano = Francesco BRANDILEONE, Il diritto romano nelle leggi normanne e sveve del Regno di Sicilia, con introduzione di B. CAPASSO e col testo delle Assise normanne, Torino 1884. BRUNI, L’italiano = Francesco BRUNI, L’italiano. Elementi di storia della lingua e della cultura, Torino 1987. CALASSO, Medio Evo = Francesco CALASSO, Medio Evo del diritto, I, Le fonti, Milano 1954. CAPRIOLI et al., Glosse preaccursiane = Severino CAPRIOLI — Victor CRESCENZI — Giovanni DIURNI — Paolo MARI — Piergiorgio PERUZZI (a cura), Glosse preaccursiane alle Istituzioni. Strato azzoniano. Libro primo, Roma 1984 (Istituto Storico Italiano per il Medioevo. Fonti per la storia d’Italia, 107). CAPRIOLI, Schedario = Severino CAPRIOLI, Per uno schedario di glosse preaccursiane. Struttura e tradizione della prima esegesi giuridica bolognese, in Per Francesco Calasso. Studi degli allievi, Roma 1978, pp. 75-166. CASAMASSIMA, I manoscritti di Poppi = Emanuele CASAMASSIMA (dir.), I manoscritti della Biblioteca Comunale di Poppi (secoli XII-XVI). Un esperimento di catalogazione, revisione del catalogo di G. BARTOLETTI e I. PESCINI, presentazione di G. SAVINO, Milano 1993 (Inventari e cataloghi toscani, 42). CATALDI — CORATTI, Una spiritualità operosa = Una spiritualità operosa. Testimonianze dell’opus cistercense a Casamari e nelle sue filiazioni, a cura di Riccardo CATALDI — Alberto CORATTI, Casamari 2004. Catalogue of Additions = The British Library Catalogue of Additions to the Manuscripts 1951-1955, I, Descriptions, London 1982. Catalogue of the Harleian Manuscripts = A Catalogue of the Harleian Manuscripts in the British Museum, with Indexes of Persons, Places, and Matters, III, London 1808 = Hildesheim — New York 1973. CAVALLO — MAGISTRALE, Libri e scritture = Guglielmo CAVALLO — Francesco MAGISTRALE, Libri e scritture del diritto nell’età di Giustiniano, in G.G. ARCHI (cur.), Il mondo del diritto nell’epoca giustinianea. Caratteri e problematiche, Ravenna 1985 (Biblioteca di Felix Ravenna, 2), pp. 48-54. CAVALLO, I luoghi della memoria = Guglielmo CAVALLO (dir.), I luoghi della memoria scritta. Manoscritti, incunaboli, libri a stampa di Biblioteche Statali italiane, Roma 1994. CENCETTI, Lineamenti = Giorgio CENCETTI, Lineamenti di storia della scrittura latina, ristampa a cura di G. GUERRINI FERRI con indici e aggiornamento bibliografico, Bologna 1997. CENCETTI, Scriptoria e scritture = Giorgio CENCETTI, Scriptoria e scritture nel monachesimo benedettino, in Il monachesimo nell’alto medioevo e la formazione della civiltà occidentale. Settimane di studio del Centro italiano di studi sull’alto medioevo, IV/1, Spoleto 1957, pp. 187-219, ora in ID., Scritti di paleografia, a cura di G. NICOLAJ, Dietikon Zürich 1995, pp. 171-224. CHIAPPELLI, Il manoscritto torinese = Luigi CHIAPPELLI, Il manoscritto torinese delle Istituzioni, in Zeitschrift der Savigny-Stiftung für Rechtsgeschichte. Romanistische Abteilung 11 (1890), pp. 308-310.
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INDICE DELLE OPERE CITATE
CIARALLI, Produzione manoscritta = Antonio CIARALLI, Produzione manoscritta e trasmissione dei testi di natura giuridica fra XI e XII secolo: due esempi, in Juristische Buchproduktion im Mittelalter, hrsg. von V. COLLI, Frankfurt am Main 2002 (Studien zur europäischen Rechtsgeschichte, 155). CIARALLI, Sul manoscritto pistoiese = Antonio CIARALLI, Ancora sul manoscritto pistoiese del Codex (Arch. Cap. C 106). Note paleografiche e codicologiche, in Scrittura e civiltà 10 (1986), pp. 173-225. CIARALLI, «Universali lex» = Antonio CIARALLI, «Universali lex». Il Codex Iustinianus nei documenti veronesi tra XI e XII secolo, in Medioevo. Studi e documenti 1 (2005), pp. 112-160. ChLA2 = Chartae Latinae Antiquiores. Facsimile Edition of the Latin Charters, 2nd series. Ninth Century, ed. Guglielmo CAVALLO — Giovanna NICOLAJ, L-LXV, Dietikon — Zürich 1997-2004. CLA = Elias Avery LOWE, Codices Latini Antiquiores: A Palaeographical Guide to Latin Manuscripts Prior to the Ninth Century, voll. I-XI e Suppl., Oxford 19341971 = Osnabruck 1982-1988. CLOSSIUS, Theodosiani Codicis genuina fragmenta = Walther Friedrich von CLOSSIUS, Theodosiani Codicis genuina fragmenta ex membranis bibliothecae Ambrosianae Mediolanensis nunc primum edidit W.F. Cl., Tubingae 1824. MOMMSEN, Mosaicarum et Romanarum legum collatio = Collectio librorum iuris anteiustiniani in usum scholarum, ediderunt Paulus KRUEGER, Theodorus MOMMSEN, Guilelmus STUDEMUND, III, Fragmenta Vaticana, Mosaicarum et Romanarum legum collatio, recognovit Th. MOMMSEN, Consultatio veteris cuiusdam iurisconsulti, Codices Gregorianus et Hermogenianus, Alia minora, edidit P. KRUEGER, Berolini 1890. CONRAT, Arbor iuris = Max CONRAT (COHN), Arbor iuris der früheren Mittelalters mit eigenartiger Komputation, Berlin 1909. CONRAT, Eine alte Ueberlieferung = Max CONRAT (COHN), Eine alte Ueberlieferung von Institutionentext, in Zeitschrift der Savigny-Stiftung für Rechtsgeschichte. Romanistische Abteilung 12 (1891), p. 155. CONRAT, Geschichte = Max CONRAT (COHN), Geschichte der Quellen und Literatur des römischen Rechts im frühen Mittelalter, Leipzig 1891 = Aalen 1963. CONRAT, Glossa di Colonia = Max CONRAT (COHN), La glossa di Colonia alle Istituzioni. Pubblicazione del testo con introduzione e note, in Archivio giuridico 34 (1885), pp. 105-125. CONRAT, Römisches Recht = Max CONRAT (COHN), Römisches Recht im frühesten Mittelalter. Fragment einer zweiten Ausgabe der “Geschichte der Quellen und Literatur des römischen Rechts im früheren Mittelalter”, aus dem Nachlaß herausgegeben von Herrn Dr. H. U. KANTOROWICZ, in Zeitschrift der Savigny-Stiftung für Rechtsgeschichte. Romanistische Abteilung 34 (1913), pp. 13-45. CORTELAZZO — ZOLLI, Dizionario etimologico = Manlio CORTELAZZO — Paolo ZOLLI, Dizionario etimologico della lingua italiana, Bologna 1979 (seconda edizione su CD-ROM: Bologna 1999). CORTESE, Il diritto nella storia medievale = Ennio CORTESE, Il diritto nella storia medievale, I, L’alto medioevo, Roma 1995; II, Il basso medioevo, Roma 1995.
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CORTESE, Alle origini della scuola di Bologna = Ennio CORTESE, Alle origini della scuola di Bologna, in Rivista internazionale di diritto comune 4 (1993), pp. 749. CORTESE, La “mondanizzazione” del diritto canonico = Ennio CORTESE, La “mondanizzazione” del diritto canonico e la genesi della scienza civilistica, in La cultura giuridico-canonica medioevale. Premesse per un dialogo ecumenico, a cura di E. DE LEÓN e N. ÁLVARES DE LAS ASTURIAS, Milano 2003 (Pontificia Università della Santa Croce, Monografie giuridiche, 22), pp. 123-155. CORTESE, Norma = Ennio CORTESE, La norma giuridica. Spunti teorici nel diritto comune classico, I-II, Milano 1962-1964 (Ius nostrum, 6,1-2). CORTESE, Storia = Ennio CORTESE, Teoria generale e scienza del diritto, a) Storia, in Enciclopedia del Diritto, 44, Milano 1992, pp. 135-162. CORTESE, Tra glossa, commento e umanesimo = Ennio Cortese, Tra glossa, commento e umanesimo, in Studi Senesi 104 (3a serie, 41), fasc. 3 (1992), pp. 458503. COXE, Catalogi = Henry O. COXE, Catalogi codicum manuscriptorum bibliothecae Bodleianae, II, 1, Laudiani, Oxonii 1858. CRESCENZI, La glossa di Poppi = Victor CRESCENZI, La glossa di Poppi alle Istituzioni di Giustiniano, Roma 1990 (Istituto Storico Italiano per il Medioevo. Fonti per la storia d’Italia, 114). DE FRANCISCI, Sintesi = Pietro DE FRANCISCI, Sintesi storica del diritto romano, Roma 19684 (prima ed. 1948). DE MARINI — LANZA, Critica testuale = Franca DE MARINI — Carlo LANZA, Critica testuale e studio storico del diritto, Torino 20013. DI FRANCO LILLI, La biblioteca = Maria Clara DI FRANCO LILLI, La biblioteca manoscritta di Celso Cittadini, Città del Vaticano 1970 (Studi e testi, 259). DIURNI, Expositio = Giovanni DIURNI, L’Expositio ad Librum Papiensem e la scienza giuridica preirneriana, Roma 1976 (Biblioteca della Rivista di storia del diritto italiano, 23). DOLEZALEK, Gloses = Gero DOLEZALEK, Les gloses des manuscrits de droit: reflet des méthodes d’enseignement, in Manuels, programmes de cours et techniques d’enseignement dans les Universités médiévales. Actes du Colloque International de Louvain-la-Neuve (9-11 septembre 1993), éd. par J. HAMESSE, Louvain-laNeuve 1993 (Publications de l’Institut d’Études Médiévales. Textes, Études, Congrès. Université Catholique de Louvain, 16), pp. 235-255. DOLEZALEK, Martinus = Gero DOLEZALEK, Der Glossenapparat des Martinus Gosia zum Digestum Novum, in Zeitschrift der Savigny-Stiftung für Rechtsgeschichte. Romanistische Abteilung 84 (1967), pp. 245-349. DOLEZALEK, Pecia = Gero DOLEZALEK, La pecia e la preparazione dei libri giuridici nei secoli XII-XIII, in Luoghi e metodi dell’insegnamento nell’Italia medievale (secoli XII-XIV), Atti del convegno internazionale di studi, Lecce — Otranto 6-8 ottobre 1986, a cura di L. GARGAN e O. LIMONE, Galatina 1989 (Saggi e ricerche, 3), pp. 201-217. DOLEZALEK, Repertorium = Gero DOLEZALEK, Repertorium manuscriptorum veterum Codicis Iustiniani, unter Mitarbeit von L. MAYALI, I, Frankfurt am Main
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ner Stadt-Archivs enthaltenen Erzeugnisse mittelalterliche Rechtsliteratur, als Entgegnung gegen Flach besprochen und neu herausgegeben, Berlin 1891. FITTING, Juristische Schriften = Hermann FITTING, Juristische Schriften des früheren Mittelalters, Halle 1876 = Aalen 1965. FITTING, Turiner Institutionenglosse = Hermann FITTING, Ueber die sogenannte Turiner Institutionenglosse und den sogenannten Brachylogus, Halle 1870 = Amsterdam 1967. FLACH, Études = Jacques FLACH, Études critiques sur l’histoire du droit romain au moyen âge avec textes inédits, Paris 1890. FOURNIER, L’origine de la collection = Paul FOURNIER, L’origine de la collection «Anselmo dedicata», in Mélanges Paul Frédéric Girard. Études de droit romain dédiées à M. P. F. Girard à l’occasion du 60e anniversaire de sa naissance, Paris 1912 = Aalen 1979, I, pp. 475-498, ora in ID., Mélanges de droit canonique, éd. par Th. KÖLZER avec avant-propos par J. GAUDEMET, II, Aalen 1983, pp. 189212. FOURNIER — LE BRAS, Histoire des collections canoniques = Paul FOURNIER — Gabriel LE BRAS, Histoire des collections canoniques en Occident dépuis le Fausses Décrétales jusqu’au Décret de Gratien, I-II, Paris 1931-1932 (Bibliothèque d’Histoire du Droit, 1-2) = Aalen 1972. FOWLER-MAGERL, Clavis canonum = Linda FOWLER-MAGERL, Clavis Canonum. Selected Canon Law Collections before 1140. Access with Data Processing, Hannover 2005 (Monumenta Germaniae Historica. Hilfsmittel, 21). FOWLER-MAGERL, Ordines iudiciarii = Linda FOWLER-MAGERL, Ordines iudiciarii and libelli de ordine iudiciorum (from the Middle of the Twelfth to the End of the Fifteenth Century), Turnhout 1994 (Typologie des sources du Moyen Âge occidental, 63). FOWLER-MAGERL, Ordo = Linda FOWLER-MAGERL, Ordo iudiciorum vel ordo iudiciarius. Begriff und Literaturgattung, Frankfurt am Main 1984 (Repertorien zur Frühzeit der gelehrten Rechte. Ius commune, Sonderhefte, 19). FRANSEN, Gloses = Gérard FRANSEN, Les gloses des canonistes et des civilistes, in Les genres littéraires dans les sources théologiques et philosophiques médiévales. Définition, critique et exploitation, Actes du colloque international, Louvain-laNeuve, 25-27 mai 1981), Louvain-la-Neuve 1982 (Publications de l’Institut d’Études Médiévales, Université Catholique de Louvain, 5), pp. 133-149. GAUDEMET, Survivances romaines = Jean GAUDEMET, Survivances romaines dans le droit de la monarchie franque du Vème au Xème siècle, in Tijdschrift voor Rechtsgeschiedenis 23 (1955), pp. 149-206, ora in ID., La formation du droit canonique médiéval, London 1980 (Variorum Collected Studies Series, 111), II. GAUDEMET, Le Bréviaire d’Alaric = Jean GAUDEMET, Le Bréviaire d’Alaric et les epitomes, Mediolani 1965 (Ius Romanum Medii Aevi, pars I, 2 b aa b). GAUDEMET, L’apport du droit romain = Jean GAUDEMET, L’apport du droit romain aux institutions ecclésiales (XIe — XIIe s.), in Chiesa, diritto e ordinamento della ‘societas christiana’ nei secoli XI e XII, Atti della nona Settimana internazionale di studio, Mendola, 28 agosto — 2 settembre 1983, Milano 1986 (Pubblicazioni
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dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, Miscellanea del Centro di Studi Medioevali, 11), pp. 174-201. GAUDEMET, Théodosien = Jean Gaudemet, Théodosien (Code), in Dictionnaire de droit canonique, VII, Paris 1965, coll. 1215-1246. GAUDENZI, Un’antica compilazione = Augusto GAUDENZI, Un’antica compilazione di diritto romano e visigoto con alcuni frammenti delle leggi di Eurico, tratta da un manoscritto della Biblioteca di Holkham, Bologna 1886. GAVINELLI, Tra i codici della Queriniana = Simona GAVINELLI, Tra i codici della Biblioteca Civica Queriniana: un percorso di lettura, in Libri e lettori a Brescia tra medioevo e età moderna, Atti della giornata di studi, Brescia, Università Cattolica, 16 maggio 2002, a cura di V. GROHOVAZ, Brescia 2003 (Annali Queriniani. Monografie, 3), pp. 9-38. GAVINELLI, Il calamo e la spada = Simona GAVINELLI, Il calamo e la spada: la cultura dei vescovi della ‘Lombardia’ occidentale tra X e XI secolo, in Il codice IIV.115 della Biblioteca Capitolare di Ivrea, Atti del convegno internazionale di studi, Ivrea, Seminario Vescovile, 15-16 settembre 2000, a cura di S. BALDI, Torino 2003 (Biblioteca dell’Istituto per i beni musicali in Piemonte, 6), pp. 9-30. GAVINELLI, Il vescovo Giuseppe di Ivrea = Simona GAVINELLI, Il vescovo Giuseppe di Ivrea nel circuito culturale carolingio, in Paolino d’Aquileia e il contributo italiano all’Europa carolingia, Atti del Convegno Internazionale di Studi, Cividale del Friuli — Premariacco, 10-13 ottobre 2002, a cura di P. CHIESA, Udine 2003 (Libri e biblioteche, 12), pp. 167-190. GENZMER, Kodifikation = Erich GENZMER, Die iustinianische Kodifikation und die Glossatoren, in Atti del congresso internazionale di diritto romano (Bologna e Roma, XVII-XXVII aprile 1933), I, Bologna, Pavia 1934, pp. 345-430. GLAUCHE, Pergamenthandschriften aus Benediktbeuern = BAYERISCHE STAATSBIBLIOTHEK, Die Pergamenthandschriften aus Bendiktbeuern: Clm 4501-4663, neu beschrieben von Günther GLAUCHE, Wiesbaden 1994 (Katalog der lateinischen Handschriften der Bayerischen Staatsbibliothek München, Series Nova, 3). GOURON, Enseignement = André GOURON, L’enseignement du droit civil au XIIe siècle: de la coutume à la règle, in Manuels, programmes de cours et techniques d’enseignement dans les universités médiévales, Actes du Colloque international de Louvain-La-Neuve (9-11 septembre 1993), éd. par J. HAMESSE, Louvain-LaNeuve 1994 (Publications de l’Institut d’Études Médiévales. Textes, Études, Congrès. Université Catholique de Louvain, 16), pp. 183-199, ora in ID., Juristes et droits savants, VII. GOURON, Juristes et droits savants = André GOURON, Juristes et droits savants: Bologne et la France médiévale, Aldershot 2000 (Variorum Collected Studies Series, 679). GOURON, Le «grammairien enragé» = André GOURON, Le «grammairien enragé»: Aubert de Béziers et son oeuvre (Ms. Turin, Bibl. Naz. D.v.19), in Index. Quaderni camerti di studi romanistici 22 (1994) = Omaggio a Peter Stein, pp. 447471, ora in ID., Juristes et droits savants, XVIII.
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GOURON, Primo tractavit de natura actionum Geraudus = André GOURON, Primo tractavit de natura actionum Geraudus: Studium Bononiense, glossateurs et pratique juridique dans la France méridionale, in Chiesa, diritto e ordinamento della ‘societas christiana’ nei secoli XI e XII, Atti della nona Settimana internazionale di studio, Mendola, 28 agosto — 2 settembre 1983, Milano 1986 (Pubblicazioni dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, Miscellanea del Centro di Studi Medioevali, 11), pp. 202-219. GOURON, La science = André GOURON, La science du droit dans le Midi de la France au Moyen Age, London 1984 (Variorum Collected Studies Series, 196). GOURON, Science juridique = André GOURON, La science juridique française aux XIe et XIIe siècle: diffusion du droit de Justinien et influences canoniques jusqu’à Gratien, Mediolani 1978 (Ius Romanum Medii Aevi, pars I, 4, d-e). GUALAZZINI, Insegnamento = Ugo GUALAZZINI, L’insegnamento del diritto in Italia durante l’alto medioevo, Mediolani 1974 (Ius Romanum Medii Aevi, pars I, 5 b aa). GUALAZZINI, Ricerche = Ugo GUALAZZINI, Ricerche sulle scuole preuniversitarie del medioevo. Contributo di indagini sul sorgere delle università, Milano 1943 (Monografie sulla storia dell’Ateneo, 1). GUALAZZINI, Scuola = Ugo GUALAZZINI, La scuola giuridica reggiana nel medioevo con Appendice di documenti e testi, Milano 1952. HAENEL, Epitome Iuliani = Iuliani Epitome Latina Novellarum Iustiniani, ad XX librorum manuscriptorum et principalium editionum fidem recognovit, prolegomenis adnotatione addendis quibus compendia Epitomes a Boherio Sennetoniis fratribus Pesnoto edita, tabulae synopticae capitulorum omissorum et translatorum continentur, instruxit Gustavus HAENEL, Lipsiae 1873. HAENEL, Lex Romana Visigothorum = Lex Romana Visigothorum, ad LXXVI librorum manuscriptorum fidem recognovit, septem eius antiquis epitomis, quae praeter duas adhuc ineditae sunt, titulorum explanatione auxit, annotatione, appendicibus, prolegomenis instruxit Gustavus HAENEL, Lipsiae 1849. HAIDINGER, Verborgene Schönheit = Alois HAIDINGER, Verborgene Schönheit. Die Buchkunst im Stift Klosterneuburg, Katalog zur Sonderausstellung 1998 des Stiftsmuseums Klosterneuburg, Klosterneuburg-Wien 1998. HELSSIG, Katalog = Rudolf HELSSIG, Katalog der lateinischen und deutschen Handschriften der Universitätsbibliothek zu Leipzig, III, Die juristische Handschriften, Leipzig 1905. HLAWITSCHKA, Franken, Alemannen, Bayern und Burgunder = Eduard HLAWITSCHKA, Franken, Alemannen, Bayern und Burgunder in Oberitalien (774-962), Freiburg im Breisgau 1960 (Forschungen zur oberrheinischen Landesgeschichte, Band 8). HOFFMANN, Bamberger Handschriften = Hartmut HOFFMANN, Bamberger Handschriften des 10. und des 11. Jahrhunderts, Hannover 1995 (Monumenta Germaniae historica. Schriften, 39). HOFFMANN, Buchkunst und Königtum = Hartmut HOFFMANN, Buchkunst und Königtum im ottonischen und frühsalischen Reich, I-II, Stuttgart 1986 (Monumenta Germaniae historica. Schriften, 30,1-2).
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philosophisch-historischen Classe der kaiserlichen Akademie der Wissenschaften, 35). MÄRTL, Die falschen Investiturprivilegien = Claudia MÄRTL, Die falschen Investiturprivilegien, Hannover 1986 (Monumenta Germaniae Historica. Fontes iuris Germanici antiqui in usum scholarum separatim editi, 13). MCKITTERICK, Some Carolingian Law-Books = Rosamond MCKITTERICK, Some Carolingian Law-Books and their Function, in EAD., Books, Scribes and Learning in the Frankish Kingdoms, 6th-9th Centuries, Aldershot 1994 (Variorum Collected Studies Series, 452). MEIJERS, Sommes = Eduard Maurits MEIJERS, Sommes, lectures et commentaires (1100 à 1250), in Atti del Congresso internazionale di diritto romano (Bologna e Roma, 17-27 aprile 1933), I, Bologna, Pavia 1934, pp. 431-490. MENHART, Ein Bruchstück = Hermann MENHARDT, Ein Bruchstück der Lex Wisigothorum aus einer dem Codex Holkhamensis 210 verwandten Handschrift, in Zeitschrift für Rechtsgeschichte 59, Germanistische Abteilung 46 (1926), pp. 360-364. MEYER-MARTHALER, Lex Romana Curiensis = Elisabeth MEYER-MARTHALER, Die Rechtsquellen des Kantons Graubünden, A, Alträtisches Recht, 1: Lex Romana Curiensis, Aarau 1959 (Sammlung schweizerischer Rechtsquellen, 15). MEYER-MARTHALER, Römisches Recht in Rätien = Elisabeth MEYER-MARTHALER, Römisches Recht in Rätien im frühen und hohen Mittelalter, Zürich 1968 (Schweizerische Zeitschrift für Geschichte, Beiheft 13). MOMMSEN, Codex Theodosianus = Theodosiani Libri XVI cum constitutionibus Sirmondianis, pars prior: Prolegomena, edidit adsumpto apparatu P. KRUEGERI Theodorus MOMMSEN, Berolini 1905 = Hildesheim 2002. MOR, Di una perduta compilazione = Carlo Guido MOR, Di una perduta compilazione di diritto romano ad uso del clero, fonte degli «Excerpta Bobiensia» e della «Lex Romana canonice compta», in Archivio giuridico 95 (1926), pp. 20-26, ora in ID., Scritti, pp. 271-278. MOR, Exceptiones = Carlo Guido MOR, Scritti giuridici preirneriani, II, Exceptiones legum Romanarum, Milano 1938 (Orbis Latinus. Biblioteca di testi medievali, 10). MOR, Il Digesto nell’età preirneriana = Carlo Guido MOR, Il Digesto nell’età preirneriana e la formazione della «Vulgata», in Per il XIV centenario del Digesto e del Codice giustinianeo, Pavia 1935, pp. 559-967, ora in ID., Scritti, pp. 83-234. MOR, Lex Romana canonice compta = Carlo Guido MOR, Lex Romana canonice compta. Testo di leggi romano-canoniche del sec. IX pubblicato sul ms. parigino Bibl. Nat. 12448 (con introduzione e due tavole delle fonti), Pavia 1927 (Pubblicazioni della R. Università di Pavia, Facoltà di Giurisprudenza. Studi nelle scienze giuridiche e sociali, 13). MOR, Per la storia dei libri giustinianei = Carlo Guido MOR, Per la storia dei libri giustinianei nell’età preirneriana, in Atti del Congresso internazionale di diritto romano e storia del diritto italiano, Milano 1951, pp. 441-509, ora in ID., Scritti, pp. 11-23.
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MOR, Scritti = Carlo Guido MOR, Scritti di storia giuridica altomedievale, Pisa 1977. MORDEK, Bibliotheca capitularium = Hubert MORDEK, Bibliotheca capitularium regum Francorum manuscripta. Überlieferung und Traditionszusammenhang der fränkischen Herrschererlasse, München 1995 (Monumenta Germaniae historica, Hilfsmittel 15). MORDEK, Kirchenrecht und Reform = Hubert MORDEK, Kirchenrecht und Reform im Frankenreich. Die Collectio Vetus Gallica, die älteste systematische Kanonessammlung des Fränkischen Gallien. Studien und Edition, Berlin — New York 1975 (Beiträge zur Geschichte und Quellenkunde des Mittelalters, 1). MORETTI, A Document = Pietro MORETTI, A Document for the Formation of Mythic History of Verona (Yale MS 744), in New Studies on Yale Manuscripts from the Late Antique to the Early Modern Period, ed. by R.G. BABCOCK, New Haven, Connecticut, 2005, pp. 91-111. MOSCATI, Carteggio = Laura MOSCATI, Il carteggio Hänel — Baudi di Vesme per l’edizione del Codice Teodosiano e del Breviario Alariciano, Torino 1987 (Biblioteca della Rivista di storia del diritto italiano, 27). MOSCATI, Ivrea, Bibl. Cap. 17 (XXXV) = Laura MOSCATI, Ivrea, Bibl. Cap. 17 (XXXV) e l’editio princeps teodosiana del Cujas, in Rivista di storia del diritto italiano 61 (1988), pp. 263-283. MOSCATI, Nuovi studi = Laura MOSCATI, Nuovi studi sul Codice Teodosiano: tre scritti inediti di Carlo Baudi di Vesme, in Atti dell’Accademia Nazionale dei Lincei, Memorie, Classe di Scienze morali, storiche e filologiche, 8a s., vol. 27 fasc. 1 (estratto: Roma 1983). MOSCHETTI, Frammenti 1953 = Guiscardo MOSCHETTI, I frammenti veronesi del sec. IX delle Istituzioni di Giustiniano, in Atti del Congresso internazionale di diritto romano e di storia del diritto, Verona 27-28-29 — IX — 1948, a cura di G. MOSCHETTI, I, Milano 1953, pp. 439-509. MOSCHETTI, Frammenti 2006 = Guiscardo MOSCHETTI, Frammenti veronesi del secolo IX delle Istituzioni di Giustiniano, Roma 2006. MÜTHERICH, Die Brüsseler Handschrift = Florentine MÜTHERICH, Die Brüsseler Handschrift MS 9219 aus dem Aachener Münster, in Litterae Medii Aevi. Festschrift für Johanne Autenrieth zu ihrem 65. Geburtstag, hrsg. von M. BORGOLTE und H. SPILLING, Sigmaringen 1988, pp. 109-116 e Tafeln 1-6. MÜTHERICH, The Library = Florentine MÜTHERICH, The Library of Otto III, in The Role of the Book in Medieval Culture, Proceedings od the Oxford International Symposium, 26 September — 1 October 1982, ed. by P. GANZ, II, Turnhout 1986 (Bibliologia. Elementa ad librorum studia pertinentia, 4), pp. 11-25. NICOLAJ, Alle origini della minuscola notarile = Giovanna NICOLAJ, Alle origini della minuscola notarile italiana e dei suoi caratteri storici, in Scrittura e civiltà 10 (1986), pp. 49-82. NICOLAJ, Ambiti di copia = Giovanna NICOLAJ, Ambiti di copia e copisti di codici giuridici in Italia (secoli V-XII in.), in A Ennio Cortese, scritti promossi da D. MAFFEI e raccolti a cura di I. BIROCCHI, M. CARAVALE, E. CONTE, U. PETRONIO, Roma 2001, vol. III, pp. 478-496 (già apparso in Le statut du scripteur au
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moyen âge. Actes du XIIe colloque scientifique du Comité international de paléographie latine, Cluny, 17-20 juillet 1998, réunis par M.-C. HUBERT, E. POULLE, M.H. SMITH, Paris 2000 [Matériaux pour l’histoire, 2], pp. 127-144). NICOLAJ, Cultura e prassi = Giovanna NICOLAJ, Cultura e prassi di notai preirneriani. Alle origini del rinascimento giuridico, Milano 1991 (Ius nostrum, 19). NICOLAJ, Documenti e libri legales a Ravenna = Giovanna NICOLAJ, Documenti e libri legales a Ravenna: rilettura di un mosaico leggendario, in Ravenna da capitale imperiale a capitale esarcale, Atti del XVII Congresso internazionale di studio sull’alto medioevo, Ravenna, 6-12 giugno 2004, Spoleto 2005, pp. 761-799. NICOLAJ, Gli acta giudiziarî = Giovanna NICOLAJ, Gli acta giudiziarî (secc. XIIXIII): vecchie e nuove tipologie documentarie nello studio della diplomatica, in La diplomatica dei documenti giudiziari (dai placiti agli acta — secc. XII-XIV), Atti del X Congresso Internazionale della Commission Internationale de Diplomatique, Bologna, 12-15 settembre 2001, a c. di G. NICOLAJ, Città del Vaticano — Roma 2004, pp. 1-24. PALMA, Nonantola e il Sud = Marco PALMA, Nonantola e il Sud. Contributo alla storia della scrittura libraria nell’Italia dell’ottavo secolo, in Scrittura e Civiltà 3 (1979), pp. 77-88. PALMA, Sessoriana = Marco PALMA, Sessoriana. Materiali per la storia dei manoscritti appartenuti alla biblioteca romana di S. Croce in Gerusalemme, Roma 1980 (Sussidi eruditi, 32). PATETTA, Adnotationes Codicum domini Justiniani = Adnotationes Codicum domini Justiniani (Summa Perusina), edente Friderico PATETTA. Praefatio, in Bullettino dell’Istituto di Diritto Romano 12 (1900), pp. V-LXXXII = ID., Studi, pp. 241-318. PATETTA, Capitula ex lege iustiniana = Federico PATETTA, Contributi alla storia del diritto romano nel Medio Evo. I. Capitula ex lege iustiniana. Una compilazione di diritto romano ad uso del clero nel secolo nono, in Bullettino dell’Istituto di Diritto Romano 3, fasc. V-VI (1891), pp. 1-24 = ID., Studi, pp. 1-24. PATETTA, Di un nuovo manoscritto del Codice Epitomato = Federico PATETTA, Di un nuovo manoscritto del Codice Epitomato, in Bullettino dell’Istituto di Diritto Romano 7, fasc. IV-VI (1895), pp. 203-224 = ID., Studi, pp. 219-240. PATETTA, Abbreviatio Institutionum = Abbreviatio Institutionum et excerpta de verbis quibusdam legalibus ex cod. ms. Taurinensi D.V.19, additis excerptis cod. Vaticani Reg. 455, a c. di Federico PATETTA, Bononiae 1891. PATETTA, Glosse e somme di costituzioni = Federico PATETTA, Contributi alla storia del diritto romano nel Medio Evo, II, Glosse e somme di costituzioni del codice Giustinianeo nel ms. Vercellese dell’ “Epitome Iuliani”, in Bullettino dell’Istituto di Diritto Romano 4, fasc. V-VI (1892), pp. 254-259 = ID., Studi, pp. 126-131. PATETTA, Il Breviario Alariciano = Federico PATETTA, Il Breviario Alariciano in Italia, in Archivio giuridico 47, fasc. 1-3 (1891), pp. 3-45 = ID., Studi, pp. 601-643. PATETTA, Il manoscritto 1317 di Troyes = Federico PATETTA, Il manoscritto 1317 della biblioteca di Troyes, in Atti dell’Accademia delle Scienze di Torino 32 (1896-1897), pp. 3-19 = ID., Studi, pp. 561-577.
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ELENCO DEI MANOSCRITTI
197
PATETTA, Il manoscritto udinese = Federico PATETTA, Come il manoscritto udinese della così detta “Lex Romana Raetica Curiensis” e un prezioso codice sessoriano siano emigrati dall’Italia, in Atti della R. Accademia delle Scienze di Torino 46 (Adunanza del 12 Marzo 1911), pp. 3-17 = ID., Studi, pp. 957-971. PATETTA, L’esodo del “Codex Utinensis” = Federico PATETTA, L’esodo dall’Italia del “Codex Utinensis” e la sua rivendicabilità, in Atti della R. Accademia delle Scienze di Torino 47 (Adunanza del 5 Maggio 1912), pp. 3-27 = ID., Studi, pp. 973-997. PATETTA, La scuola giuridica costantinopolitana = Federico PATETTA, La scuola giuridica costantinopolitana del secolo XI e la scuola di Bologna. Appunti, in Studi giuridici dedicati e offerti a Francesco Schupfer nel 35. anno del suo insegnamento, II, Torino 1898, pp. 3-13 = ID., Studi, pp. 579-589. PATETTA, La Summa Codicis = Federico PATETTA, La Summa Codicis e le Questiones falsamente attribuite ad Irnerio. Replica al Prof. Ermanno Fitting, in Studi Senesi 14/1-2 (1897), pp. 3-101 = ID., Studi, pp. 457-555. PATETTA, Manoscritti di Bamberga = Federico PATETTA, Contributi alla storia del diritto romano nel Medio Evo, IV, Sopra alcuni mss. delle Istituzioni nella Biblioteca di Bamberga, in Bullettino dell’Istituto di Diritto Romano 4, fasc. V-VI (1892), pp. 264-270 = ID., Studi, pp. 136-142. PATETTA, Opere attribuite ad Irnerio = Federico PATETTA, Delle opere recentemente attribuite ad Irnerio e della scuola di Roma, in Bullettino dell’Istituto di Diritto Romano 8 (1895), pp. 39-154 = ID., Studi, pp. 341-456. PATETTA, Per la storia del diritto romano nel Medio Evo = Federico PATETTA, Per la storia del diritto romano nel Medio Evo. A proposito dell’opera di M. Conrat, Geschichte der Quellen u. Liter. des röm. Rechts im früh. M. A. 1er Band, 1891, in Rivista italiana per le scienze giuridiche 12, fasc. II-III (1892), pp. 3-27 = ID., Studi, pp. 1616-185. PATETTA, Recensione a Flach = Federico PATETTA, Recensione a A. Flach, Études critiques sur l’histoire du Droit Romain au M.A. avec textes inédits, Paris 1890, in Rivista italiana di scienze giuridiche 11 (1891), pp. 113-118 = ID., Studi, pp. 187-192. PATETTA, Sopra alcuni manoscritti = Federico PATETTA, Contributi alla storia del diritto romano nel Medio Evo, II, Nota sopra alcuni mss. delle Istituzioni di Giustiniano, con appendice di glosse inedite, in Bullettino dell’Istituto di Diritto Romano 4, fasc. I-II (1891), pp. 5-84 = ID., Studi, pp. 41-120. PATETTA, Studi = Federico PATETTA, Studi sulle fonti giuridiche altomedievali, Torino 1967. PATETTA, Sui frammenti di diritto germanico = Federico PATETTA, Sui frammenti di diritto germanico della collezione gaudenziana e della Lectio Legum, in Archivio giuridico 53, fasc. 1-2 (1894), pp. 3-40 = ID., Studi, pp. 861-898. PATETTA, Sui frammenti di Montecassino = Federico PATETTA, Contributi alla storia del diritto romano nel Medio Evo, III, Sui frammenti del ms. delle Istituzioni di Montecassino, in Bullettino dell’Istituto di Diritto Romano 4, fasc. V-VI (1892), pp. 259-264 = ID., Studi, pp. 131-136.
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INDICE DELLE OPERE CITATE
PATETTA, Sul frammento delle Istituzioni e delle Pandette = Federico PATETTA, Contributi alla storia del diritto romano nel Medio Evo, IX, Sul frammento delle Istituzioni e delle Pandette nel ms. Berlinese lat. Fol. 269, in Bullettino dell’Istituto di Diritto Romano 4, fasc. V-VI (1892), pp. 278-284 = ID., Studi, pp. 150156. PATETTA, Sull’anno della promulgazione = Federico PATETTA, Sull’anno della promulgazione dell’Editto di Teodorico, in Atti dell’Accademia delle Scienze di Torino 28 (1892-1893), pp. 535-553 = ID., Studi, pp. 645-663. PATETTA, Sull’introduzione del Digesto = Federico PATETTA, Sull’introduzione del Digesto a Bologna e sulla divisione bolognese in quattro parti, in Rivista italiana per le scienze giuridiche 14, fasc. I (1892), pp. 3-20 = ID., Studi, pp. 201-218. PATETTA, Sull’introduzione della collezione d’Ansegiso = Federico PATETTA, Sull’introduzione in Italia della Collezione d’Ansegiso e sulla data del così detto Capitulare Mantuanum duplex attribuito all’anno 787, in Atti della R. Accademia delle Scienze di Torino 25 (1890), pp. 3-12 = ID., Studi, pp. 719-728. PATETTA, Summa Perusina = Federico PATETTA, Contributi alla storia del diritto romano nel Medio Evo, III, Summa Perusina, in Bullettino dell’Istituto di Diritto Romano 3, fasc. V-VI (1891), pp. 27-29 = ID., Studi, pp. 27-29. PATETTA, Un nuovo manoscritto dell’ “Epitome Iuliani” = Federico PATETTA, Contributi alla storia del diritto romano nel Medio Evo, V, Un nuovo manoscritto dell’ “Epitome Iuliani”. Quaestiones in schola Bulgari disputatae, in Bullettino dell’Istituto di Diritto Romano 4, fasc. V-VI (1892), pp. 270-273 = ID., Studi, pp. 142-145. PESCANI, Posizione del R = Pietro PESCANI, La posizione del R nella tradizione della «Litera Bononiensis», in Atti del secondo Congresso internazionale della Società italiana di Storia del diritto, II, Firenze 1971, pp. 671-690. PESCATORE, Glossen = Gustav PESCATORE, Die Glossen des Irnerius, Greifswald 1888 = Frankfurt am Main 1968. RADDING — CIARALLI, Corpus Iuris = Charles M. RADDING — Antonio CIARALLI, The Corpus Iuris Civilis in the Middle Ages: A case study in historiography and medieval history, in Zeitschrift der Savigny-Stiftung für Rechtsgeschichte. Romanistische Abteilung 117 (2000), pp. 274-310. RICHÉ, Éducation et culture = Pierre RICHÉ, Éducation et culture dans l’Occident barbare (6e — 8e siècle), Paris 19622 (Patristica Sorbonensia, 4). RITA, Le requisizioni librarie = Andreina RITA, Le requisizioni librarie in età napoleonica; cronologia e fonti romane, Città del Vaticano 2008 (Studi e testi), in corso di pubblicazione. RÖHLE, Das Berliner Fragment = Robert RÖHLE, Das Berliner Institutionen- und Digestenfragment Ms. lat. fol. n. 269, in Bullettino dell’Istituto di Diritto Romano 71 (1968), pp. 129-173. ROHLFS, Fonetica = Gerhard ROHLFS, Grammatica storica della lingua italiana e dei suoi dialetti, I, Fonetica (Historische Grammatik der italienischen Sprache und ihrer Mundarten, I, Lautlehre, Bern 1949), tr. it. di S. PERSICHINO, Torino 1966.
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ELENCO DEI MANOSCRITTI
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ROSSHIRT, Beiträge = Conrad Franz ROSSHIRT, Beiträge zum römischen Rechte und zum römisch-deutschen Criminalrechte, I. Heft, Heidelberg 1820. SANTINI, Il sapere giuridico = Giovanni SANTINI, Il sapere giuridico occidentale e la sua trasmissione dal VI all’XI secolo, in Rivista di storia del diritto italiano 67 (1994), pp. 91-204. SANTINI, Ricerche = Giovanni SANTINI, Ricerche sulle «Exceptiones legum Romanarum». Contributo alla storia dei «libri legales» e delle «scuole giuridiche» di età preirneriana, Milano 1969 (Seminario giuridico dell’Università di Bologna, 53). SAVIGNY, Geschichte = Friedrich Carl von SAVIGNY, Geschichte des römischen Rechts im Mittelalter, I-VII, Heidelberg 1834-18512 = Bad Homburg 1961. SAVIGNY, trad. BOLLATI = Federico Carlo de’ SAVIGNY, Storia del diritto romano nel Medio Evo, trad. it. Emanuele BOLLATI, Torino 1854-1857. SCHADT, Die Darstellungen = Hermann SCHADT, Die Darstellungen der Arbores Consanguinitatis und der Arbores Affinitatis. Bildschemata in juristischen Handschriften, Tübingen 1982. SCHELTEMA, L’enseignement = Herman Jan SCHELTEMA, L’enseignement de droit des antécesseurs, Leiden 1970 (Byzantina Neerlandica. Series B, Studia, 1). SCHERILLO, Un manoscritto del Codice Teodosiano = Gaetano SCHERILLO, Un manoscritto del Codice Teodosiano: Cod. Ambros. C. 29 inf., in Studia et documenta historiae et iuris 6 (1940), pp. 408-412. SCHMUKI et al., Cimelia Sangallensia = Cimelia Sangallensia. Hundert Kostbarkeiten aus der Stiftsbibliothek St. Gallen, beschrieben von Karl SCHMUKI, Peter OCHSENBEIN und Cornel DORA, St. Gallen 1998. SCHRADER et al., Prodromus = Heinrich Eduard Siegfried SCHRADER — Walther Friedrich VON CLOSSIUS — Gottlieb Lukas Friedrich TAFEL, Prodromus corporis iuris civilis a Schradero, Clossio, Tafelio professoribus Tubingensibus edendi, Berolini 1823. SCHULTE, Rechtshandschriften = Johannes Friedrich SCHULTE, Die Rechtshandschriften der Stiftbibliotheken von Göttweig Ord. S. Bened., Heiligenkreuz Ord. Cisterc., Klosterneuburg Can. Regul. Lateran., Melk Ord. S. Ben., Schotten in Wien Ord. S. Ben., in Sitzungberichte der philosophisch-historischen Classe der kaiserlichen Akademie der Wissenschaften 57 (Wien 1867), pp. 559-616. SCHULZ, Manuscripts = Fritz SCHULZ, The Manuscripts of the Collatio legum Mosaicarum et Romanarum, in Symbolae ad jus et historiam antiquitatis pertinentes Julio Christiano van Oven dedicatae (Symbolae van Oven), ed. M. DAVID, B.A. VAN GRONINGEN, E.M. MEIJERS, Leiden 1946, pp. 313-332. SECKEL, Beiträge = Emil SECKEL, Beiträge zur Geschichte beider Rechte im Mittelalter, I, Zur Geschichte der populären Literatur des römisch-canonischen Rechts, Tübingen 1898. SECKEL, Distinctiones = Emil SECKEL, Distinctiones glossatorum. Studien zur Distinktionen-Literatur der romanistischen Glossatorenschule, verbunden mit Mitteilungen unedierten Texte, in Festschrift der Berliner Juristischen Fakultät für Ferdinand von Martitz, Berlin 1911, pp. 277-436, rist. separata Graz 1956.
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INDICE DELLE OPERE CITATE
SECKEL, Editionen = Emil SECKEL, Über neuere Editionen juristischer Schriften aus dem Mittelalter, in Zeitschrift der Savigny-Stiftung für Rechtsgeschichte. Romanistische Abteilung 21 (1900), pp. 212-338. SECKEL, rec. = Emil SECKEL, recensione a DYDYÑSKI, Beiträge, in Kritische Vierteljahresschrift für Gesetzgebung und Rechtswissenschaft 36 (1894), pp. 378-386. SOETERMEER, Utrumque ius = Frank SOETERMEER, Utrumque ius in peciis. Aspetti della produzione libraria a Bologna fra Due e Trecento, Milano 1997 (Orbis academicus, 7). SPAGNOLO, I manoscritti = I manoscritti della Biblioteca Capitolare di Verona. Catalogo descrittivo redatto da don Antonio SPAGNOLO, a cura di S. MARCHI, Verona 1996. STELZER, Gelehrtes Recht in Österreich = Winfried STELZER, Gelehrtes Recht in Österreich. Von den Anfängen bis zum frühen 14. Jahrhundert, Wien-Köln-Graz 1982 (Mitteilungen des Instituts für österreichische Geschichtsforschung, Ergänzungsband 26). SUPINO MARTINI, Roma e l’area grafica romanesca = Paola SUPINO MARTINI, Roma e l’area grafica romanesca (secoli X-XII), Alessandria 1987 (Biblioteca di Scrittura e Civiltà, 1). Tabulae = Tabulae codicum manu scriptorum praeter Graecos et Orientales in Bibliotheca Palatina Vindobonensi asservatorum, edidit Academia Caesarea Vindobonensis, II, Cod. 2001-3500, Vindobonae 1868, rist. anast. Tabulae codicum manu scriptorum praeter Graecos et Orientales in Bibliotheca Palatina Vindobonensi asservatorum, edidit Academia Caesarea Vindobonensis, nova editio photomechanice impressa notulis marginalibus aucta, I-II, Cod. 1-3500, Graz 1965. TAMASSIA, Bologna e le scuole imperiali = Nino TAMASSIA, Bologna e le scuole imperiali di diritto, in Archivio giuridico 40, 1-2 (1888), ora in ID., Scritti, pp. 13-47. TAMASSIA, Le fonti = Nino TAMASSIA, Le fonti dell’Editto di Rotari, Pisa 1889, ora in ID., Scritti, pp. 183-260. TAMASSIA, Scritti = Nino TAMASSIA, Scritti di storia giuridica, II, Padova 1967. TARDIF, Sources du droit canonique = Adolphe TARDIF, Histoire des sources du droit canonique, Paris 1887. TORELLI, Glosse d’Irnerio = Pietro TORELLI, Glosse preaccursiane alle Istituzioni. Nota prima: glosse d’Irnerio, in Studi di storia e diritto in onore di Enrico Besta per il XL° anno del suo insegnamento, vol. IV, Milano 1939, pp. 229-277, ora in ID., Scritti, pp. 43-94. TORELLI, Glosse di Bulgaro = Pietro TORELLI, Glosse preaccursiane alle Istituzioni. Nota seconda: glosse di Bulgaro, in Rivista di storia del diritto italiano 15 (1942), pp. 3-71, ora in ID., Scritti, pp. 95-166. TORELLI, Iacobo ed Ugo = Pietro TORELLI, Glosse preaccursiane alle Istituzioni. Nota terza: Iacobo e Ugo, in Rendiconto delle sessioni della Accademia delle scienze dell’Istituto di Bologna, Classe di scienze morali, s. IV, 8 (1944-45), pp. 90-153, ora in ID., Scritti, pp. 295-315. TORELLI, Linee di massima = Pietro TORELLI, Linee di massima per la pubblicazione delle glosse preaccursiane, in Rendiconto delle sessioni della Accademia
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ELENCO DEI MANOSCRITTI
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delle scienze dell’Istituto di Bologna, Classe di scienze morali, s. IV, 7 (1943-44), pp. 66-77, ora in ID., Scritti, pp. 31-42. TORELLI, Scritti = Pietro TORELLI, Scritti di storia del diritto italiano, Milano 1959. TRASSELLI, Per la storia = Franca TRASSELLI, Per la storia dei manoscritti Sessoriani, in Nuovi Annali della Scuola speciale per Archivisti e Bibliotecari 6 (1992), pp. 67-100. TREDE, Die juristischen Handschriften = Juliane TREDE, Die juristischen Handschriften des Stadtsarchiv Köln, Köln 2005. TRIFONE, Il diritto giustinianeo nel mezzogiorno = Romualdo TRIFONE, Il diritto giustinianeo nel mezzogiorno d’Italia, in Atti del Congresso internazionale di diritto romano (Bologna e Roma, 17-27 aprile 1933), 1, Bologna, Pavia 1934, pp. 1-15. VACCARI, Diritto longobardo = Pietro VACCARI, Diritto longobardo e letteratura longobardistica intorno al diritto romano, Mediolani 1966 (Ius Romanum Medii Aevi, I, 4 b ee). VENTURINI, Ricerche paleografiche = Teresa VENTURINI, Ricerche paleografiche intorno all’arcidiacono Pacifico di Verona, Verona 1929. VISMARA, Edictum = Giulio VISMARA, Edictum Theoderici, Mediolani 1967 (Ius Romanum Medii Aevi, pars I, 2 b aa a). VISMARA, Le fonti = Giulio VISMARA, Le fonti del diritto romano nell’alto medioevo secondo la più recente storiografia (1955-1980), in Studia et documenta historiae et iuris 47 (1981), pp. 1-30. VISMARA, Fragmenta Gaudenziana = Giulio VISMARA, Fragmenta Gaudenziana, Mediolani 1968 (Ius Romanum Medii Aevi, pars I, 2 b bb b). VOLTERRA, Uso delle Sententiae = Edoardo VOLTERRA, Sull’uso delle Sententiae di Paolo presso i compilatori del Breviarium e presso i compilatori giustinianei, in Atti del Congresso internazionale di diritto romano (Bologna e Roma, 17-27 aprile 1933), 1, Bologna, Pavia 1934, pp. 33-165. WEIGAND, Naturrechtslehre = Rudolf WEIGAND, Die Naturrechtslehre der Legisten und Dekretisten von Irnerius bis Accursius und von Gratian bis Johannes Teutonicus, München 1967 (Münchener theologische Studien, 3, Kanonistische Abteilung, 26). WENGER, Quellen = Leopold WENGER, Die Quellen des römischen Rechts, Wien 1953 (Österreichische Akademie der Wissenschaften, Denkschriften der Gesamtakademie, 2). WEIMAR, Die legistische Literatur = Peter WEIMAR, Die legistische Literatur der Glossatorenzeit, in Handbuch der Quellen und Literatur der neueren europäischen Privatrechtsgeschichte, I, Mittelalter (1100-1500). Die gelehrten Rechte und die Gesetzgebung, hrsg. von H. COING, München 1973 (Veröffentlichung des Max-Planck-Institut für europäische Rechtsgeschichte), pp. 129-260. WINROTH, The Making = Anders WINROTH, The Making of Gratian’s Decretum, Cambridge 2000 (Cambridge Studies in Medieval Life and Thought, Fourth Series).
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INDICE DELLE OPERE CITATE
ZECCHINO, Le Assise di Ruggiero II = Ortensio ZECCHINO, Le Assise di Ruggiero II. I testi, Napoli 1984 (Pubblicazioni della Facoltà giuridica dell’Università di Napoli, 185). ZIRONI, Il monastero longobardo di Bobbio = Alessandro ZIRONI, Il monastero longobardo di Bobbio. Crocevia di uomini, manoscritti e culture, Spoleto 2004 (Istituzioni e società, 3).
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INDICE DEI MANOSCRITTI* * I manoscritti schedati sono evidenziati in neretto; in corsivo sono indicate le pagine relative alla loro trattazione, in neretto corsivo le pagine delle schede di descrizione.
ADMONT, Stiftsbibliothek − 23: p. 109 − 43: p. 109 − 48: pp. 109 ntt. 22 e 23, 110 − 421: p. 114 nt. 43 BAMBERG, Staatsbibliothek − Jur. 1: pp. 14, 44, 45, 46-47, 6468, 103 − Jur. 2: pp. 14, 50 nt. 40, 50, 51 nt. 46 e 48, 71, 85-88, 89, 105 − Jur. 3: pp. 14, 112, 150, 159, 160164 BERLIN, Staatsbibliothek zu Berlin, Preussischer Kulturbesitz − lat. fol. 269: pp. 14, 18, 23-28, 37-41, 44, 45 BRUXELLES, Bibliothèque Royale de Belgique (Koninklijke Bibliotheek van België) − IV.384: pp. 14, 51 e nt. 46, 105106, 115-118
− Memb. I 143, Fragment 2: pp. 14, 15 nt. 22, 113 e nt. 40, 169 IVREA, Biblioteca Capitolare − XXI (68): pp. 99-100 nt. 20 KALININGRAD, Kaliningradskaja Oblastnaya Biblioteka − 80: p. 15 KLAGENFURT, Bibliothek des Kärnter Geschichtsvereins — 10/2: pp. 28 nt. 64, 44 KLOSTERNEUBURG, Stiftsbibliothek − 643a: pp. 14, 108-109, 110, 148152 − 643b: pp. 14, 109 ntt. 18 e 19, 110-111 e nt. 32, 152-155, 159 KÖLN, Historisches Archiv der Stadt Köln − Best. 7010 (W), 328: pp. 14, 5253, 91-94, 111
CITTÀ DEL VATICANO, Biblioteca Apostolica Vaticana − Pal. Lat. 771: pp. 14, 106, 118, 122-124 — Vat. Lat. 8782: pp. 14, 109 nt. 8, 110, 111-112, 156-160, 164
LEIPZIG, Universitäsbibliothek “Albertina” − 873: p. 113 nt. 41 − Hänel 1: pp. 14, 113, 169-173 − Hänel 8 + 9: pp. 14, 18, 21-23, 26, 32-36, 42, 44, 95 nt. 1
DIJON, Bibliothèque Municipale − 480: p. 15
LONDON, British Library − Add. 8873: p. 103 nt. 40 − Add. 47676: pp. 14, 42-44, 54-58 − Harley 4967: pp. 14, 108, 146147
FIRENZE, Biblioteca Medicea Laurenziana − Ashburnham 1560 (olim 1483): pp. 14, 50 nt. 40, 51 e nt. 46, 105, 106-107, 134-137 GOTHA, Forschungsbibliothek − Memb. I 143, Fragment 1: p. 15
MILANO, Biblioteca Ambrosiana − C. 29 inf.: pp. 14, 112-113 e nt. 40, 165-168 − G. 58 sup.: pp. 96 nt. 6, 98
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INDICE DEI MANOSCRITTI
MODENA, Biblioteca Capitolare − O.I.II.: p. 28 nt. 61 MONTECASSINO, Biblioteca del Monumento Nazionale di Montecassino − Compactiones, XI, Iuridica, nr. 1: pp. 14, 47, 48-49, 73-76 indi ce dei man oscr
MÜNCHEN, Bayerische Staatsbibliothek − Clm 3509: pp. 14, 113, 177-181 − Clm 4592: pp. 14, 105 nt. 1, 106, 130-133, 136
itti
NOVARA, Biblioteca Capitolare − XXX (15): p. 101
indi
ORLÉANS, Bibliothèque Municipale − 250: pp. 15, 114 nt. 43
ce dei man oscr itti
OXFORD, Bodleian Library − Laud misc. 421: pp. 96 nt. 6, 100101 PARIS, Bibliothèque Nationale de France − lat. 4421: pp. 14, 51, 71, 88-91, 105, 106, 116 − lat. 4516: p. 52 e nt. 52 − lat. 4709: p. 140 − lat. 12448: pp. 96-98, 99 e nt. 20, 100 − lat. 18229: pp. 14, 105, 106, 118121 PISTOIA, Archivio Capitolare − C. 106: p. 52 e nt. 52 POPPI, Biblioteca Comunale Rilliana − 206: pp. 14, 49-50, 52, 53, 77-80, 88, 89 PRAHA, Knihovna Metropolitní Kapitoly − I.LXXIV: p. 141 ROMA, Biblioteca Nazionale Centrale “Vittorio Emanuele II” − Sess. 63: p. 28 nt. 63
− Sess. 110: pp. 14, 50, 51 nt. 48, 80-84, 125 SANKT GALLEN, Stiftsbibliothek − 722: p. 22 nt. 34 SEO DE URGEL, Biblioteca Capitular − 2034: p. 15 TORINO, Biblioteca Nazionale Universitaria − D.III.13: pp. 14, 44, 47-48, 51 e nt. 48, 68-73, 75, 84 − D.V.19: pp. 14, 42-43 nt. 3, 47 nt. 27, 107-108, 113, 136, 137-146 VERCELLI, Biblioteca Capitolare − 122: pp. 14, 42, 44-45, 58-63, 95 nt. 1 − 174: p. 15 VERONA, Biblioteca Capitolare − LXII (60): p. 20 nt. 26 − XV (13): p. 20 nt. 26 − XXXVIII (36): pp. 14, 16-17, 20, 22 nt. 32, 26, 29 − CLXXIIIA: pp. 14, 17, 18, 20-21, 26, 30-32, 36 VERONA, Biblioteca Civica − 3035 (olim 163.3) : pp. 14, 17, 18, 20-21, 26, 30-32, 36 WARSZAWA, Biblioteka Uniwersytecka − 2: pp. 14, 51 e nt. 46, 105, 106, 124-127 − 3: p. 15 WIEN, Österreichische Nationalbibliothek − 2142: p. 114 nt. 43 − 2215: pp. 14, 106, 127-130, 136 − 2261: pp. 14, 113, 155, 173-177 YALE, University Library − 744: pp. 20 nt. 22, 30-32, 36
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INDICE DELLE TAVOLE
tav. I
Verona, Biblioteca Capitolare, XXXVIII (36), f. 64r
tav. II
Verona, Biblioteca Civica, 3503, f. XVr
tav. III
Leipzig, Universitätsbibliothek, Hänel 8, f. 67v
tav. IV
Leipzig, Universitätsbibliothek, Hänel 8, f. 71v
tav. V
Berlin, Staatsbibliothek Preussischer Kulturbesitz, lat. fol. 269, f. 183r
tav. VI
London, British Library, Add. 47676, f. 18v
tav. VII
Vercelli, Biblioteca Capitolare, 122, ff. 160v-161r
tav. VIII
Bamberg, Staatsbibliothek, Jur. 1, f. 36v
tav. IX
Bamberg, Staatsibibliothek, Jur. 1, f. 53v
tav. X
Torino, Biblioteca Nazionale Universitaria, D.III.13, f. 9r
tav. XI
Montecassino, Biblioteca del Monumento Nazionale, Compactiones XI, Jur. 1, f. 5v
tav. XII
Poppi, Biblioteca Comunale Rilliana, 206, ff. 20v-21r
tav. XIII
Roma, Biblioteca Nazionale Centrale “Vittorio Emanuele II”, f. 89r
tav. XIV
Bamberg, Staatsbibliothek, Jur. 2, f. 6r
tav. XV
Paris, Bibliothèque Nationale de France, lat. 4421, f. 34v
tav. XVI
Torino, Biblioteca Nazionale Universitaria, D.III.13, f. 7v
tav. XVII
Köln, Historisches Archiv der Stadt Köln, Best. 7010 (W), 328, f. 35r
tav. XVIII
Bruxelles, Bibliothèque Royale de Belgique, IV.384, f. 66r
tav. XIX
Paris, Bibliothèque Nationale de France, lat. 18229, f. 12r
tav. XX
Paris, Bibliothèque Nationale de France, lat. 18229, f. 35v
tav. XXI
Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, Pal. Lat. 771, f. 13r
tav. XXII
Warszawa, Biblioteka Uniwersytecka, 2, f. 72r
tav. XXIII
Wien, Österreichische Nationalbibliothek, 2215, f. 5r
tav. XXIV
München, Bayerische Staatsbibliothek, Clm 4592, f. 15r
tav. XXV
Firenze, Biblioteca Medicea Laurenziana, Ashburnham 1560, f. 85r
tav. XXVI
Torino, Biblioteca Nazionale Universitaria, D.V.19, f. 91r
tav. XXVII
London, British Library, Harley 4967, f. 19r
tav. XXVIII
Klosterneuburg, Stiftsbibliothek, CCl 643a, ff. 30v-31r
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206
indi ce delle tavo le
indi ce
INDICE DELLE TAVOLE
tav. XXIX
Klosterneuburg, Stiftsbibliothek, CCl 643b, f. 54v
tav. XXX
Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, Vat. Lat. 8782, f. 13v
tav. XXXI
Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, Vat. Lat. 8782, f. 49r
tav. XXXII
Bamberg, Staatsbibliothek, Jur. 3, f. 6v
tav. XXXIII
Milano, Biblioteca Ambrosiana, C. 29 inf., f. 139v
tav. XXXIV
Gotha, Forschungsbibliothek, Memb. I 143, f. 3r
tav. XXXV
Leipzig, Universitätsbibliothek, Hänel 1, f. 13r
tav. XXXVI
Wien, Österreichische Nationalbibliothek, 2261, f. 9v
tav. XXXVII
München, Bayerische Staatsbibliothek, Clm 3509, f. 6v
delle tavo le
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INDICE GENERALE
Introduzione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
7
Elenco dei manoscritti delle Istituzioni fino al XII secolo . . . . . . . . . . . .
15
Capitolo I La tarda antichità e l’età carolingia
16
.........................
Capitolo II La riemersione delle Istituzioni e i codici preirneriani
...........
42
Capitolo III La presenza delle Istituzioni nelle collezioni canonistiche altomedievali . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
95
Capitolo IV Le tipologie del pieno XII secolo
...........................
105
Conclusione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
182
Indice delle opere citate
....................................
183
Indice dei manoscritti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
203
Indice delle tavole . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
205
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