Studi sulle guerre Mitridatiche 351507418X, 9783515074186

Bei dieser detailreichen Quellenuntersuchung zu den mithridatischen Kriegen handelt es sich nicht um eine durchgehende D

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SOMMARIO
INTRODUZIONE
PARTE I. MITRIDATE E APULEIO SATURNINO
§ 1 Il tramonto degli Ariaratidi
§ 2 Ragioni profonde della guerra Mitridatica
§ 3 L’espansionismo di Mitridate
PARTE II. DALLA MISSIONE DI SILLA A QUELLA DI AQUILIO
§ 4 La nomina di Ariobarzane
§ 5 La missione di Silla e il processo a Emilio Scauro
§ 6 La missione di Manio Aquilio
PARTE III. LE VITTORIE DI MITRIDATE
§ 7 Mitridate e gli Italici
§ 8 La fine di Ariarate IX
§ 9 Punti di vista su Manio Aquilio
§ 10 Indizi e punti oscuri nella morte di Manio Aquilio
PARTE IV. LE FONTI DEL MITHRIDATEIOS DI APPIANO
§ 11 Appiano e Tito Livio
§ 12 Appiano e Rutilio Rufo
§ 13 Appiano e le Memorie di Silla
§ 14 Appiano e le Historiae di Sisenna
§ 15 Appiano e Posidonio
PARTE V. ATENE E ARISTIONE
§ 16 Aristione o Atenione?
§ 17 Posidonio e Atenione
§ 18 Atene, Mitridate e Delo
PARTE VI. DOPO DARDANO
§ 19 Le tassazioni sillane
§ 20 La guerra di Licinio Murena
§ 21 La Cappadocia dalla morte di Silla al consolato di Lucullo
§ 22 Le fonti di Appiano su Murena, Lucullo e Pompeo
§ 23 Considerazioni conclusive
SCHEMA CRONOLOGICO
ABBREVIAZIONI
BIBLIOGRAFIA
INDICE DELLE PRINCIPALI FONTI CITATE
a) Autori
b) Iscrizioni
INDICE DEI NOMI DI PERSONA E DI LUOGO
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Studi sulle guerre Mitridatiche
 351507418X, 9783515074186

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Attilio Mastrocinque

Studi sulle guerre Mitridatiche HISTORIA Einzelschriften 124

Franz Steiner Verlag Stuttgart

ATTILIO MASTROCINQUE STUDI SULLE GUERRE MITRIDATICHE

HISTORIA ZEITSCHRIFT FÜR ALTE GESCHICHTE REVUE D’ HISTOIRE ANCIENNE JOURNAL OF ANCIENT HISTORY RIVISTA DI STORIA ANTICA

EINZELSCHRIFTEN HERAUSGEGEBEN VON MORTIMER CHAMBERS/LOS ANGELES HEINZ HEINEN/TRIER FRANÇOIS PASCHOUD/GENEVE HILDEGARD TEMPORINI/TÜBINGEN GEROLD WALSER/BASEL

HEFT 124

FRANZ STEINER VERLAG STUTTGART

1999

ATTILIO MASTROCINQUE

STUDI SULLE

GUERRE

MITRIDATICHE

FRANZ STEINER VERLAG STUTTGART

1999

Die Deutsche Bibliothek –CIP-Einheitsaufnahme [Historia / Einzelschriften] Historia : Zeitschrift füralte Geschichte. Einzelschriften. – Stuttgart : Steiner Früher Schriftenreihe Reihe Einzelschriften zu: Historia H. 124. Mastrocinque, Attilio: Studi sulle guerre Mitridatiche.

Mastrocinque, Attilio:

Studi sulle guerre Mitridatiche / Attilio Mastrocinque. Steiner, 1999 (Historia : Einzelschriften; H. 124)

– 1999

– Stuttgart :

ISBN 3–515–07418-X

ISO 9706

Jede Verwertung des Werkes außerhalb der Grenzen des Urheberrechtsgesetzes ist unzulässig undstrafbar. Dies gilt insbesondere fürÜbersetzung, Nachdruck, Mikroverfilmung odervergleichbare Verfahren sowie fürdieSpeicherung inDatenverarbeitungsanlagen. © 1999 byFranz Steiner Verlag Wiesbaden GmbH, Sitz Stuttgart. Gedruckt auf säurefreiem, alterungsbeständigem Papier. Druck: Druckerei Proff, Eurasburg. Printed in Germany

SOMMARIO SOMMARIO

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INTRODUZIONE

7

PARTE I. MITRIDATE E APULEIO SATURNINO

§ 1 Il tramonto degli Ariaratidi § 2 Ragioni profonde della guerra Mitridatica § 3 L’ espansionismo di Mitridate

PARTE II. DALLA MISSIONE DI SILLA A QUELLA DI AQUILIO

§ 4 La nomina diAriobarzane § 5 La missione di Silla e il processo a Emilio Scauro § 6 La missione di Manio Aquilio

PARTE

III. LE

VITTORIE DI MITRIDATE

§ 7 Mitridate e gli Italici § 8 Lafine diAriarate IX § 9 Punti di vista su Manio Aquilio § 10 Indizi e punti oscuri nella morte di Manio Aquilio

PARTE IV. LE FONTI DEL MITHRIDATEIOS DI APPIANO

§ 11Appiano § 12 Appiano § 13 Appiano § 14 Appiano § 15 Appiano

e Tito Livio e Rutilio Rufo e le Memorie di Silla e le Historiae di Sisenna e Posidonio

PARTE V. ATENE E ARISTIONE

§ 16 Aristione o Atenione? § 17 Posidonio e Atenione § 18 Atene, Mitridate e Delo

PARTE VI. DOPO DARDANO

§ 19 Le tassazioni sillane § 20 La guerra di Licinio Murena § 21 La Cappadocia dalla morte di Silla al consolato di Lucullo

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11 18 24 29

29 32 37 41

41 44 47 54 59

59 62 64 69 72 77

77 79 87 91

91 94 99

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Sommario

§ 22 Lefonti di Appiano su Murena, Lucullo e Pompeo § 23 Considerazioni conclusive

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SCHEMA CRONOLOGICO

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ABBREVIAZIONI

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BIBLIOGRAFIA

117

INDICE DELLE PRINCIPALI FONTI CITATE

119

a) Autori b) Iscrizioni

INDICE DEI NOMI DI PERSONA E DI LUOGO

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INTRODUZIONE degli studi sull’epoca di Mitridate VI Eupatore non ha certo conosciuto unacontinuità regolare. Si puòdire che dal tempo in cui ThéodorReinach, negli ultimi duedecenni del secolo scorso, aveva pubblicato i suoi tuttora fondamentali studi sull’epoca di Mitridate, si è dovuto aspettare circa unsecolo, perché gli studi inmateria fossero ripresi connuovo vigore. Certamente nel frattempo la scienza storica era progredita grazie agli studi sulle città greche del mar Nero, sull’epigrafia dell’Asia Minore, sulla numismatica delle città greche e soprattutto sulla politica romana tra la fine del II secolo e il fatidico 63 a.C., che, con la morte del re pontico, segnò la fine delle grandi guerre di Roma per l’ affermazione del suopredominio. A partire dalla monografia del McGing, del 1986, gli studi mitridatici hanno conosciuto un nuovo momento di auge. In particolare, negli ultimi anni sono uscite duegrosse monografie suMitridate e il suotempo, unadel Ballestreros Pastor, che, come aveva fatto un secolo prima il Reinach, fornisce una sintesi di tutte le problematiche e un quadro organico della storia, e la monografia del de Callatay, che affronta in maniera globale ed esaustiva le questioni della numismatica deiregni e delle città nell’ epoca in questione. C’è da dire che dopo un secolo di studi si sono fatti molti passi avanti rispetto al Reinach, ma in qualche (raro) caso si è fatto anche un passo indietro. Il principale passo indietro è costituito dalla diffusa diffidenza nei confronti della numismatica da parte degli storici. Infatti, in seguito adunalunga quérelle tra il Simonetta e il Mørkholm, si eraperduta ogni speranza difondare sulla numismatica la cronologia degli anni cruciali cheprecedono lo scoppio della guerra Mitridatica. Maora, grazie soprattutto al lavoro deldeCallataÿ, credo si possa ritornare a credere nei dati forniti dalle monete, e in questo senso spero di poter contribuire anch’io con alcune precisazioni. Dopo la pubblicazione dei tre importanti libri di McGing, Ballestreros Pastor e de Callataÿ, cui si aggiungono le recenti sintesi di storia dell’espansione romana in Oriente del Sherwin-White, del Gruen, del Ferrary e del Kallet-Marx, credo di essere libero dall’ incombenza di fornire un panorama complessivo della storia e delle problematiche, perpoter concentrare l’ attenzione su alcuni problemi specifici, dei quali non si avvertiva chiaramente la natura (in qualche caso non se ne conosceva l’ esistenza) o che nonerano stati adeguatamente trattati. In particolare, credo che l’ esame sincronico degli avvenimenti in Italia e nel mondo greco possa dare ancora

La storia

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Introduzione

dei frutti e possa permettere di chiarire meglio alcuni punti della storia nell’ uno e nell’ altro versante del Mediterraneo. Per altro verso, credo che

l’ analisi delle fonti possa essere ulteriormente precisata, perché solo dopo aver chiarito i caratteri e le tendenze presenti negli storici che utilizziamo, sarà possibile esprimere unparere sui fatti e valutare l’ operato deiprotagonisti della storia. Soprattutto il libro Mitridatico diAppiano, cheperlunghe sezioni storiche è per noi fonte unica, merita di essere confrontato con gli altri autori percapire le tendenze politiche che caratterizzano la suaversione della storia. Infatti Appiano nonpuòessere utilizzato come se fosse un neutrale registratore dei fatti, visto che daun’indagine comparativa con gli altri autori che hanno trattato il medesimo periodo storico emerge come Appiano avesse usato unafonte molto tendenziosa. Ad esempio, per valutare l’ operato di Mitridate, di Manio Aquilio, di Silla o di Lucullo, noiusiamo i dati forniti dall’organico racconto diAppiano e, in misura molto minore, le notizie sparse tra le epitomi liviane, le biografie plutarchee, i riassunti delle storie di Pompeo Trogo, i frammenti di Diodoro o di qualche altro autore. Manonsempre i dati di cui disponiamo sono fedeli resoconti di ciò che è avvenuto, perché, prima di tutto, essi rappresentano una selezione degli avvenimenti, e tale selezione non è affatto casuale, ma rispecchia soprattutto le tendenze degli autori tardorepubblicani che perprimi hanno redatto storie di quel periodo, quali Silla, Rutilio Rufo, Sisenna, Posidonio, per arrivare a Tito Livio. Se, adesempio, dobbiamo ricostruire la storia delprimo decennio del I secolo e utilizziamo l’ epitome di Pompeo Trogo redatta da Giustino, e nontroviamo nemmeno un cenno della vittoriosa campagna di Silla in Cappadocia, nonpossiamo non tener conto del fatto che in Pompeo Trogo erano confluite notizie attraverso unafonte favorevole a Caio Mario. Ma la questione più importante è che spesso i dati che emergono dagli autori antichi contengono già dei giudizi su quei fatti e sui protagonisti dei medesimi. Non si tratta di avvenimenti, ma di avvenimenti giudicati e di giudizi sugli avvenimenti. Per esempio, si è sempre ritenuto che Mitridate fosse, sostanzialmente, la parte lesa e che avesse aperto la guerra con Roma per avere subito molti torti, si è ritenuto che il legato romano che condusse le trattative che determinarono la guerra, Manio Aquilio, fosse un arrogante e un incosciente. Tuttavia, se un ampio confronto tra Appiano e gli altri storici permette di stabilire che Appiano è di gran lunga la fonte piùfavorevole a Silla, non si potrà sfuggire alla conclusione che i nostri giudizi su Manio Aquilio, unodei fedelissimi di Caio Mario, dovranno essere riconsiderati, come pure dovremo riconsiderare il vittimismo di Mitridate, ricorrente nei discorsi a lui attribuiti dalla tradizione (soprattutto in Giustino e in Appiano) e sempre presente nella descrizione appianea delle sue trattative con i Romani. In realtà, in Appiano Mitridate risulta una vittima dei magistrati

Introduzione

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romani della fazione mariana, mentre Silla riconosce il buon diritto del re e gli attribuisce l’unico torto dinonessersi affidato completamente al Senato. Tale buon diritto, di fronte alle regole da tempo imposte da Roma in Asia, avrebbe potuto facilmente essere negato, perle frequenti invasioni deiregni confinanti compiute da Mitridate nei primi tre decenni del suo regno. Il buon diritto di Mitridate era tale nell’ottica di Silla, che, costretto dalla guerra con i Mariani, dovette imporre al re sconfitto condizioni di pace molto miti, che poi nonpoterono essere ratificate dal Senato. Con la sola eccezione di Strabone, la storia delle guerre mitridatiche, quale noi la conosciamo, è una storia concepita da autori che erano condizionati dalle lacerazioni politiche delle guerre civili: essi dovevano esaltare o giustificare l’ operato diqualcuno, oppure dovevano condannare l’ operato di altri, cioè dei nemici politici. Probabilmente lo stesso Posidonio nonera del tutto al di sopra delle parti, se non altro per la sua incondizionata ammirazione perPompeo. La figura diMitridate, alla fine, trasse vantaggio dalle divisioni politiche rispecchiate a livello storiografico, prima di tutto perché ogni generale romano che lo vinse era indotto a magnificare la sua potenza, al fine di dare maggior peso alla sua vittoria, e poi perché nel quadro delle fazioni politiche romane egli trovò sempre qualcuno più benevolo degli altri alla sua causa. E le fazioni politiche esercitarono sempre unanotevole pressione anche sulla produzione storiografica coeva o di poco posteriore. Concludo con un ringraziamento al prof. Heinen, che ha presentato questo volume agli “Historia-Einzelschriften” ; e ringrazio la Fondation Hardt e il suo direttore, prof. Paschoud, per avermi permesso di portare a compimento il mio lavoro durante un breve ma proficuo soggiorno a Vandoeuvres.

Attilio Mastrocinque

PARTE I MITRIDATE E APULEIO SATURNINO

§ 1 IL TRAMONTO DEGLI ARIARATIDI

La tradizione relativa alla giovinezza di Mitridate VI Eupatore e ai suoi primi anni (ca. 121 – ca. 114 a.C.) di regno ci presenta un re dinamico, ambizioso e senza scrupoli. Dopo essersi sbarazzato della madre e del fratello, egli ben presto mirò ad espandere la sua influenza sulla vicina Cappadocia, ove regnava la dinastia filoromana degli Ariaratidi. A tale scopo il giovane sovrano del Ponto si legò con uninfluente barone cappadoce, Gordio, il quale peranni fu destinato adessere la sualonga manus in Cappadocia. Giustino1 racconta che Mitridate si era servito di questo nobile, Gordio appunto, pereliminare Ariarate VI, re diCappadocia; a questo re succedette il giovane Ariarate VII, figlio del sovrano assassinato e di una sorella di Mitridate, chiamata Laodice. Nicomede III di Bitinia approfittò per primo della debolezza delregno di Cappadocia nel momento della successione al trono, e, grazie alle sue milizie, ne assunse il controllo; ma alla fine Mitridate intervenne e cacciò tutti i presidii bitinici. Laodice, cheaveva deciso di unirsi in matrimonio con Nicomede2, fuggì di fronte all’ avanzata del fratello, re del Ponto. Questi si atteggiò a protettore diAriarate VII, imponendogli però difar rientrare dall’esilio Gordio, l’ assassino di suopadre. Il giovane re di Cappadocia rifiutò e si preparò alla guerra contro il potente zio. Nel corso di unabboccamento avvenuto nello spazio tra i dueschieramenti pronti allabattaglia, Mitridate estrasse unpugnale educcise il nipote, ponendo così fine alla dinastia degli Ariaratidi di Cappadocia, edevitando la guerra. Mitridate mise sultrono unodeisuoi figli, unbimbo diotto anni, al quale fece assumere il nome dinastico diAriarate (IX), sotto la tutela di Gordio. I Cappadoci, nonsopportando il dominio mitridatico, fecero appello alfratello delre scomparso, Ariarate VIII, il quale però fupresto cacciato daMitridate e morì poco tempo dopo. Nicomede, temendo l’ e spansionismo pontico, mandò a Roma la moglie Laodice con un bel giovane, che fu presentato al Senato cometerzo figlio diAriarate VI, il quale inrealtà aveva avuto solo duefigli. Mitridate rispose alla mossa inviando, a suavolta, una 1XXXVIII.1– 2.

2Un’iscrizione delfica, databile al 102/1, registra un’offerta delreNicomede e della regina Laodice, figlia diMitridate, ciò chepermette didatare il matrimonio diLaodice a

prima del 102/1: OGIS 345;

cf.

G.DAUX, Notes

de chronologie delphique. Le roi

III et la reine Laodice, in “BCH” 57, 1933, pp.77–82; F.DECALLATAY, L’ histoire des guerres mithridatiques vue par les monnaies, Louvain-La-Neuve Nicomède

1997, p.268.

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Parte

I – Mitridate e Apuleio Saturnino

legazione a Roma, guidata da Gordio, per convincere il Senato che il cosiddetto Ariarate IX erafiglio diAriarate V,morto nel 130 combattendo a fianco dei Romani contro il ribelle Aristonico3. Il Senato però si accorse degli intrighi dei duere e decise di proclamare la libertà della Cappadocia, vale a dire di trasformarla in unarepubblica. Questi sono i fatti. La cronologia della morte di Ariarate VII può essere fissata circa nel 101 a.C., e vediamo rapidamente sulla base di quali argomenti. Nella successione deiregni diAriarate VI Epifane, Ariarate VII Filometore e Ariarate IX Eusebès vi sono due date sicure, l’ iniziale e la finale: il primo salì al trono alla morte del padre, scomparso combattendo contro Aristonico nel 130 a.C.4, e l’ ultimo morì in Tessaglia nell’ 875. La durata dei rispettivi periodi di regno può essere ricavata dalle serie di numerali che compaiono al rovescio delle dracme di Cappadocia, i quali nonsi possono interpretare che come gli anni diregno dei sovrani6. La serie

3 Menzogna facilmente smascherabile perché Ariarate V era morto nel 130 e il preteso figlio aveva solo otto anni nel 101. D’ altra parte Mitridate nonpoteva spacciare il bambino per figlio di Ariarate VI, perché a Roma era presente Laodice, la vedova di Ariarate VI, che avrebbe testimoniato contro in maniera inconfutabile. 4 Iustin.XXXVII.1.2; cf. Eutrop.IV.20 (Ariarate aiutò P.Licinio Crasso, che fu al comando dal 131 al 130) e TH.REINACH, Mithridates Eupator König von Pontos, tr. ted., Leipzig 1895, rist. 1975 p.81. O.MØRKHOLM, The Classification of Cappadocian Coins, in “NC” 9, 1969, p.27, spiega l’ abbondante emissione dell’ ultimo anno di regno di Ariarate V (che negli studi precedenti venivano attribuite ad Ariarate IV) con un protrarsi delle emissioni a suo nome, dopo la sua morte, sotto la reggenza di Nisa, che avrebbe occupato il regno perqualche anno; mal’ ipotesi nonè sufficientemente fondata.

5App., Mithr. 35, oveAriarate IX è chiamato col suonomeoriginario, Arkathias; su questo fatto cf. infra, § 8. Sui termini cronologici cf. B.SIMONETTA, The Coins of the Cappadocian Kings, Fribourg 1977, p.30. La cronologia proposta dal DECALLATAŸ, pp.200–9 (100 ca. – 85 ca.) per il regno di Ariarate IX muove dal presupposto che Arkathias nonfosse Ariarate IX. 6Cf. TH.REINACH, Trois royaumes de l’Asie Mineure, Paris 1888, p.2 (ove confluisce l’ articolo Essai sur la numismatique des rois de Cappadoce, in “RN” 1886, pp.301–355 e 452–483, part. p.302), il quale nota che, mentre la Bitinia e il Ponto coniavano secondo gli anni diere locali, i re diCappadocia usavano gli annidiregno personali; B.SIMONETTA, The Coins of the Cappadocian Kings, Fribourg 1977 (che qui ripubblica, con qualche aggiunta, il saggio Notes on the Coinage of the Cappadocian Kings, in “NC” 1961, pp.9–50); B.C.MCGING, Theforeign Policy of Mithridates VI Eupator King of Pontus, Leiden 1986, pp.172–5. Nell’ iscrizione SEG I, 466, si menziona l’ anno 5 del regno di Ariarate VI, ciò che sta ad indicare che i re di Cappadocia computavano il tempo sulla base dei loro anni di regno; cf. L.ROBERT, Noms indigènes d’Asie Mineure, I, Paris 1963, pp.479–481. O.MØRKHOLM, Some Cappadocian Problems, in “NC” 1962, pp.407–8; ID., Some Cappadocian Die-Links, in “NC” 4, 1964, pp.21–23, ha notato che per emettere alcuni rovesci di Ariarate V (Ariarate IV, secondo il Simonetta) recanti i numeri E e ΓΛ

§ 1 – Il tramonto degli Ariaratidi

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di numerali diAriarate VI arriva fino al 15, quella diAriarate VII fino al 16 e quella diAriarate IX fino al 157. Trascurando Ariarate VIII, che forse non (= 5 e 33) era stato usato unmedesimo conio di dritto, e che parimenti si ha identità di conio di dritto per alcune emissioni di Ariarate VI con rovesci degli anni A e EI (= 1 e 15) e un’altra identità peralcuni rovesci degli anni Γ e ΓΛ (= 3 e 33); inoltre la maggiore usura del conio di dritto impiegato per l’ e missione con Γ rispetto all’ emissione con ΓΛ parrebbe indicare che quest’ ultima avesse preceduto la prima. Sulla base di questi incroci di conio lo studioso danese ha sostenuto che i numerali sulle emissioni di Cappadocia nonrappresentano sempre gli anni di regno dei sovrani, masolo in alcuni casi (cf. ID., The Coinages of Ariarathes VII andAriarathes IX of Cappadocia, in Essays in Greek Coinage presented to S. Robinson, Oxford 1968, pp.242, 249). Secondo il MCGING, p.174, è improbabile che i numerali indicassero in alcuni casi gli anni di regno, in altri casi qualcos’ altro e la loro interpretazione come anni diregno combacia bene con quanto sappiamo da altre fonti. Anche DECALLATAŸ, pp.186–209, puraccettando molte delle obiezioni del Mørkholm, riconosce nei numerali gli anni di regno dei sovrani. Questo autore, p.187, cf. p.192, haevidenziato che, se 3 incroci diconio delle dracme di Ariarate VI creano problemi, molti altri incroci collegano emissioni di anni vicini tra loro (il numerale A è legato a B, I ad IA, IB a ΙΓ, ΔΙ a EI); inoltre ha rilevato che le dracme usurate con numero Γ, di cui si è detto, nonrivelano il difetto di conio presente in quelle con EI, le quali pertanto possono essere considerate posteriori. Resta il problema degli altri incroci di conio, che ancora nonhatrovato unasoluzione adeguata. Quest’ ultima è molto semplice: per realizzare i conii si dovevano preparare prima le matrici, le quali sembra fossero spesso inmetallo duro, col quale si imprimeva l’impronta sulconio incandescente; daunamatrice si poteva ottenere piùdiunconio: cf. L.BREGLIA, Numismatica antica. Storia e metodologia, Milano 1964, pp.37–39, ove bibliografia. Se i conii usurati venivano eliminati, nonc’ era motivo di eliminare le matrici dopo aver realizzato il primo conio; conesse si poteva ottenere, anche a distanza di anni, unconio nuovo; questo spiega anche il problema dell’ usura dei conii nelle emissioni di Ariarate VI negli anni 3 e 33. Che le matrici (o anche i conii stessi) venissero conservate e riutilizzate è provato dal fatto che con lo stesso conio di dritto risultano battute dracme con rovesci sia di Ariarate Eusebès sia di Ariarate Epifane (O.MØRKHOLM, A further Comment on the Coinages of Ariarathes VIII and Ariarathes IX, in “NAC” 4, 1975, pp.122–3; sulle attribuzioni cf. infra). Il MØRKHOLM, The Coinages of Ariarates VI and Ariarates VII of Cappadocia, in “SNR” 57, 1978, p.151, ha inoltre evidenziato un problema che riguarda una singola officina monetale che batté moneta dell’ anno 6 di Ariarate VI, per poi continuare con emissioni di Ariarate VII con i numerali 7, 8 e 9. 7Il 15° anno di Ariarate IX è conosciuto danonmolto tempo attraverso unesemplare delCabinet desMédailles, unodell’ American Numismatic Society (SIMONETTA, pp.36 e 39) e uno dagli scavi di Asvan, a Nord-Est di Malatya (A.MCNICOLL, The Asvan Hoard: Coins of two Cappadocian Monarchs, in “Anat.Stud.” 23, 1973, p.184); in precedenza si arrivava fino al numerale 13, sulla base del quale si immaginava che il regno di questo dinasta fosse iniziato intorno al 99 a.C. Il DECALLATAŸ, pp.202 e 272, fa iniziare le emissioni di Ariarate IX nel 100/99 sulla base della suainterpretazione del Σ ehe compare nel campo delle dracme riattribuite dal Mørkholm a questo re, le quali recano all’ esergo il numerale Γ = 3. Il Σ, secondo il de Callataÿ, sarebbe l’ anno 200 dell’era bitinica, cioè il 98/7, maquesto è impossibile, perché le emissioni collegate da legami di conio con questa (che ha il simbolo Σ) recano il numerale B = 2 all’ esergo e nel campo il simbolo T, che certo nonpuòessere l’ anno 300 dell’era bitinica.

14

Parte

I – Mitridate e Apuleio

Saturnino

riuscì nemmeno a proclamarsi re e che, eventualmente, nonregnò che per breve tempo, contemporaneamente adAriarate IX8, otteniamo un’approssimativa successione cronologica di questo tipo:

Ariarate VI (15 anni): 130– 116 a.C. Ariarate VII (16 anni): 116–101 a.C. Ariarate IX (15 anni): 101–87 a.C.

In realtà però nonsono attestati tutti gli anni di regno dei re cappadoci, e inparticolare diAriarate IX, perché evidentemente inqualche annononfu battuta moneta. La ragione di ciò, o una delle ragioni di ciò, può essere ricercata nel fatto che in alcuni anni egli nonpoté comportarsi come re di Cappadocia9. Per Ariarate IX gli anni di regno conosciuti (e le relative datazioni) sono i seguenti: Anni

Cronologia

l10

101 100

2 3 4 5

99 98 97 96 95 94

Anni

12 13

15

Cronologia

93 92 91 90 89 88 87

8Cf. SIMONETTA, The Coins of the Cappadocian Kings, p.36. Il MØRKHOLM, in Essays Robinson, pp.241–258; ID., in “NAC” 4, 1975, pp.115–129; e il DECALLATAY, pp.195– 202, gli attribuiscono alcune emissioni monetali (con due numerali, A, B, secondo il Mørkholm, cui il de Callatay aggiunge le emissioni con ritratto simile e numerali Δ, E). Il SIMONETTA, o.c., p.31, però continua adattribuire queste monete, come aveva fatto in precedenza, ad Ariarate VI Epifane. Sulla dracme in questione compare, al rovescio, il nome di Ariarate Epifane oppure quello di Ariarate Eusebès; secondo il Mørkholm, Ariarate VIII si sarebbe chiamato Epifane, e Ariarate IX Eusebès avrebbe poi emesso moneta col ritratto di questo Epifane; secondo il deCallatay invece questo re si sarebbe chiamato sia Epifane che Eusebès edavrebbe regnato dal 99 al 98 (p.271). Sia l’unache l’ altra ipotesi sono insostenibili. In ogni caso, daIustin.XXXVIII.2.1– 2 sembra possibile inferire che l’ eventuale regno di Ariarate VIII fu molto breve. 9O forse anche perché non c’ era bisogno di moneta (sul significato dell’ assenza temporanea di emissioni cf. MCGING, p.175; ID., The Date of the Outbreak of the third Mithridatic War, in “Phoenix” 38, 1984, pp.14–15; T.COREY BRENNAN, Sulla’s Career in the Nineties: Some Reconsiderations, in “Chiron” 22, 1992, pp.126–7 e 131) o perché tutte le monete relative a determinati anni sono andate perdute. Queste due ultime ipotesi sono però altamente improbabili, visto che si conoscono migliaia di esemplari di dracme di Cappadocia e che le frequenti guerre e le tensioni internazionali richiedevano pressoché sempre l’ emissione di moneta.

§ 1 – Il tramonto

degli Ariaratidi

15

Ariarate VII figura fra i re amici di Mitridate nel monumento delio eretto dal sacerdote Helianax nel 102/1 a.C.11; probabilmente infatti a quella data egli si trovava sotto la protezione dello zio, re del Ponto, mentre la crisi che condusse alla guerra e alla suamorte risale alla fine del 102 o agli inizi del 101, anno che dev’essere considerato anche il primo delregno di Ariarate IX. I numerali delle dracme delrivale e successore diAriarate IX, Ariobarzane I, sono certamente gli anni delsuoregno, visto che arrivano fino al 32, avendo egli regnato effettivamente dall’epoca della propretura di Silla (ca. 10MØRKHOLM, in Essays Robinson, pp.242–252; cf. ID., in “NAC” 4, 1975, pp.109– 138, ha attribuito ad Ariarate IX ungruppo di tetradracme e dracme precedentemente attribuite ad Ariarate V [l’ attribuzione del Mørkholm era già stata avanzata dallo Imhoof-Blümer, contestato dal REINACH, Trois royaumes de l’Asie Mineure, Paris 1888, pp.39–40 (= “RN” 1886, pp.339–340)]. Gli argomenti del Mørkholm, basati soprattutto sull’ analisi di alcuni tesoretti monetali, sono convincenti, soprattutto per le emissioni con ritratto infantile e chioma a riccioli sciolti, di stile “mitridatico” (“Mint A, Series I” di Mørkholm, cf. per es. Essays Robinson, Plate 30. Series I, 1–2, 4–5, I, 3), le quali recano i numerali A, B, Δ ed E = 1, 2, 4, 5 (Δ ed E erano noti anche nelle attribuzioni tradizionali, seguite dal Simonetta, il quale legge un B all’ e sergo di due dracme di Ariarate IX; il MØRKHOLM, in Essays Robinson, p.244, n.3, sostiene invece che si tratti di una E = 5, ma più recentemente, sulla base di un’indagine sui pezzi, si è dichiarato incerto fra B edE: ID., in “NAC”4, 1975, p.112). Il numerale Γ = 3 compare sudracme e tetradracme, attribuite dalMørkholm adAriarate IX (le tetradracme però raffigurano unre adulto, di stile seleucidico, connaso aquilino e collo taurino, il quale nonhanulla a che fare con i ritratti di Ariarate IX, e che ancora nonè stato spiegato adeguatamente; cf. SIMONETTA, p.37). Le dracme conritratto molto giovanile e riccioli chiusi sono ancora più problematiche, poiché il Mørkholm (Afurther Comment, p.122) ha individuato tre dracme connumerale B, emesse conlo stesso conio didritto, unaconrovescio a nomedi Ariarate Eusebès, due a nome di Ariarate Epifane (che il Simonetta attribuiva ad Ariarate VI Epifane, morto nel 116, mentre l’ anno B di Ariarate IX cadeva nel 100); come s’era detto nella nota 8, il Mørkholm identifica questo Epifane con Ariarate VIII, il nemico di Ariarate IX Eusebès, il quale, paradossalmente, dopo avere eliminato Ariarate VIII, fece emettere monete a proprio nome, marecanti il ritratto del nemico sconfitto (il SIMONETTA, The Coins of the Cappadocian Kings, pp.11 e 37, sostiene invece che le due dracme sono di Ariarate VI e di Ariarate V, e che i due conii sono simili manonidentici). Inoltre, l’esistenza diunnumerale K = 20 (SIMONETTA, p.28, n.1, contro i dubbi di MØRKHOLM, Afurther Comment, p.125) sulle dracme con ritratto dai riccioli chiusi è ammissibile solo per il lungo regno di Ariarate V, non per quello, relativamente breve, di Ariarate IX. Del resto, gli studi sulle identità di conio condotti dal Mørkholm hanno dimostrato (nonostante le intenzioni dell’ autore) che due monete di Cappadocia battute con lo stesso conio didritto, maconconii di rovescio diversi, non devono sempre e necessariamente essere considerate come cronologicamente congruenti. 11Sul monumento: F.CHAPOUTHIER, Le sanctuaire des dieux de Samothrace, “Exploration archéologique de Délos” XVI, Paris 1935; sulla cronologia: G.DAUX, Notes de chronologie delphique, in “BCH” 57, 1933, p.82.

16

Parte

I – Mitridate e Apuleio

Saturnino

95 a.C.) alla campagna di Pompeo in Asia Minore, probabilmente all’ inizio del 64 a.C.12, vale a dire 32 anni, e visto che i suoi ritratti sono quelli di un uomo sempre più vecchio con l’ aumentare dei numerali al rovescio13. Come si può vedere da uno schema cronologico relativo agli avvenimenti storici correlati ai numerali delle emissioni di Ariobarzane14 (messe in parallelo con quelle di Ariarate IX), si riscontra una rispondenza fra le espulsioni del re filoromano e le interruzioni nelle sueemissioni, edaltresì fra i suoi ritorni in Cappadocia e le riprese delle emissioni. Ariobarzane

Avvenimenti

101 100

legazione pontica a Roma Cappadocia libera

99/8

Mario minaccia Mitridate

Ariarate

1 2 3 4

IX

101 100 99 98

12Val.Max.V.7 ext.2; cf. A.N.SHERWIN-WHITE, Ariobarzanes, Mithridates, and Sulla, in “CQ” 27, 1977, p.180 (che non esclude, per l’ abdicazione di Ariobarzane in presenza di Pompeo, gli anni 64 e 62). Il COREY BRENNAN, Sulla’s Career in theNineties, cit., pp.129–130, evidenzia come quest’ ultimo avvenimento poté avvenire nel corso dell’ intera campagna pompeiana, dal 66 al 62, con l’ e sclusione del 63, quando il generale fu in Siria e Giudea (a p. 131 l’ autore opta peril 64/3, cioè perla primavera del 64; ed inoltre discute sui possibili sistemi calendariali per computare l’ inizio del regno dei re cappadoci, perché nonè chiaro se gli anni diregno indicati nelle dracme partissero dal giorno esatto in cui il re prese il potere, o dal giorno della cerimonia ufficiale di intronizzazione, coincidente conunafesta religiosa). Sulla spedizione di Silla cf. infra. Il MATTINGLY, L.Julius Caesar, Governor of Macedonia, in “Chiron” 9, 1979, pp.66–7, ha datato l’ ascesa al trono di Ariobarzane II alla primavera del 64. Con ogni probabilità Ariobarzane abdicò durante la conferenza di Amiso, dell’ inverno 65/4, quando Pompeo distribuì regni e onori ai dinasti anatolici alleati, ridefinendo l’ assetto politico generale degli Stati microasiatici (Plut., Pomp. 38; Strab.XII.3.1 = 540– 1). Questa datazione spiega il fatto che le emissioni di Ariobarzane furono scarsissime nell’ ultimo anno di regno: DE CALLATAY, p.211. 13Cf. SIMONETTA, Remarks on some Cappadocian Problems, in “NC” 1964, p.86; G.TAYLOR, The Coin Portraits of Ariobarzanes I, in “NCirc” 76.12, 1968, pp.372–3; ID., A Find of Cappadocian Silver, in “Berytus” 20, 1971, p.45; S.BRENDALL, A Coin of Year I of Ariobarzanes I of Cappadocia, in “NCirc” 76.11, 1968, p.337; MCGING, p.174;

o.c., p.120. 14Lo schema si basa sullo studio del SIMONETTA, The Coins of the Cappadocian Kings, pp.39–42. La cronologia assoluta da noi indicata è, in unacerta misura, approssimativa, perché non è detto che l’ anno I di Ariobarzane, per fare un esempio, partisse dal 1 gennaio e arrivasse al 31 dicembre. R.D.SULLIVAN, The Dynasty of Cappadocia, in ANRW, II.7.2, tavola cronologica dopo p.1136, propone datazioni a mio avviso errate: Ariarate VII: 111–99; Ariarate VIII: 99–97; Ariarate IX: ca.100 – ca.86. COREY BRENNAN,

§ 1 – Il tramonto degli Ariaratidi

97 96 95 2 94 3 93 92 5?15 91 (6?16) 90 1

1117

13 14 15 16

18

21 22 23 24 25

2618

27 28

89 88 87 86 85 84 83 82 81 80 79 78 77 76 75 74 73 72 71 70 69 68

Ariobarzane nominato dal Senato; Ariobarzane contrapposto a Gordio 96/5 Ariobarzane è cacciato daTigrane 95 Silla reinsedia Ariobarzane

90 (inizio) espulsioni diNicomede e diAriobarzane. 90 (seconda metà) Aquilio li reinsedia 89 Mitridate invade l’ Asia

17

5

97

12

96 95 94 93 92 91 90

13

15

89 88 87

85/4 Curione reinsedia Ariobarzane

83–1 campagne di Murena

81 Ariobarzane

ricondotto

daGabinio

79 riottiene tutta la Cappadocia 78 è cacciato daTigrane

15L’ esistenza di questo numerale è legata a duesoli esemplari: SIMONETTA, p.40; DE CALLATAŸ, p.210, n.103 (ove esso nonè neppure inserito nel quadro delle emissioni del re filoromano), e p.275, n.88; dunque se Ariobarzane emise moneta durante il 5° anno, egli lo fece perunperiodo brevissimo, o, in ogni caso, poté far coniare poche monete. 16L’ esistenza di questo numerale probabilmente è illusoria, cf. DECALLATAY, p.210, n.103, e p.275, n.88. 17 O.MØRKHOLM, in Essays Robinson, p.258; DE CALLATAŸ, p.210, n.104, e p.273. 18A.MCNICOLL, The Asvan Hoard: Coins of two Cappadocian Monarchs, in “Anat.Stud.” 23, 1973, pp.181– 186; DECALLATAŸ, p.210, n.109.

18

Parte

29

67

30 31 32

66 65 64

I – Mitridate e Apuleio Saturnino

67 cacciato daMitridate, saccheggi di Tigrane 64 abdica in presenza di Pompeo

§ 2 RAGIONI PROFONDE DELLA GUERRA MITRIDATICA

La questione di Cappadocia era di fondamentale importanza pergli equilibri politici dell’Asia Minore, perché la scomparsa di una dinastia che, soprattutto dopo la pace di Apamea, aveva avuto un certo peso nella strategia politico-militare, e l’ annessione al Ponto di un così vasto reame avrebbero significato la rottura della balance ofpower che il Senato aveva saputo conservare perdecenni, anche a costo di danneggiare gli interessi di unalleato fedele come Eumene II di Pergamo. Questo spiega l’ apprensione e l’ agitazione di Nicomede III. E Roma come reagì? Il nostro quadro in proposito non si ferma alla testimonianza di Giustino, come finora hanno creduto tutti gli storici moderni, mariceve nuova luce daunframmento di Diodoro Siculo che era stato sempre datato edinterpretato in modo errato. Si tratta di Diodoro XXXVI.15.1, in cui si legge quanto segue: “Giunsero a Roma legati del re Mitridate, portando con sè una gran quantità di denaro per corrompere il Senato. Saturnino, pensando di trovare un argomento contro il Senato, mostrò unagrande tracotanza nei confronti della legazione. Per istigazione dei senatori che promettevano di aiutare i legati, le vittime delle ingiurie mossero un’accusa contro Saturnino peril trattamento oltraggioso nei loro riguardi.”. Diodoro continua dicendo che Saturnino supplicò il popolo perchè temeva di essere condannato a morte daunacorte composta da senatori; ma il popolo fece pressione sui senatori ed egli fu scagionato ed anche rieletto tribuno della plebe. La cronologia di questi fatti è fornita dalla rielezione di Apuleio Saturnino a tribuno, la quale si riferisce al tribunato del 100 e si data dunque al luglio del 101 a.C.19 19L’episodio narrato da Diodoro è stato datato molto spesso al 103 a.C. (con riferimento alla questione di Paflagonia e Galazia, che erano state invase da Mitridate): ED.MEYER, Geschichte des Königsreiches Pontos, Leipzig 1879, p.92; REINACH, Mithridates, p.88; D.MAGIE, Roman Rule in Asia Minor, II, Princeton 1950, p.1093, n.57; G.BLOCH, J.CARCOPINO, Histoire romaine, II.1: Des Gracques à Sulla, Paris 19523, pp.353, 422; E.OLSHAUSEN, Mithradates VI und Rom, in ANRW, I, Berlin-New York 1972, p.810; ID., in RE., Suppl.V (1978), c.423. Pensano al 102 a.C. i seguenti autori: C.G.NICCOLINI, L.Appuleio Saturnino e le sue leggi, in “SIFC” 5, 1897, p.446; T.R.BROUGHTON, The Magistrates of the Roma Republic, I, New York 1952, p.578;

§ 2 – Ragioni

profonde della guerra Mitridatica

19

L’arrivo dei legati di Mitridate a Roma dovrebbe datarsi intorno ai primi mesi del 101 e coincide esattamente con la cronologia della morte di Ariarate VII20 e del conseguente invio a Roma dei legati bitinici e pontici per sostenere, rispettivamente, il preteso figlio di Ariarate VI e il preteso

figlio diAriarate V.Conciò abbiamo determinato gli scopi della legazione di cuiparla Diodoro e diventa chiaro il motivo dell’ opera dicorruzione nei confronti dei senatori21, che per chiudere gli occhi di fronte all’ imbroglio

delrepontico sarebbero stati benpagati. Si potrebbe pertanto proporre uno schema cronologico degli avvenimenti nella seguente forma:

104–3 ca. 103/2

buona stagione del 102 inverno 102/1 primi mesi del 101

primavera-estate luglio 101

101

matrimonio di Laodice e Nicomede22 intervento mitridatico in Cappadocia Ariarate VII è vivo e filomitridatico morte diAriarate VII legazione pontica a Roma; inizia il regno diAriarate IX processo a Saturnino Saturnino è eletto tribuno

H.HILL, The Roman Middle Class, Oxford 1952, pp.125–6; T.J.LucE, Marius and the Mithridatic Command, in “Historia” 19, 1970, p.170; E.GABBA, Le origini della guerra sociale e la vita politica romana dopo l’89 a.C., in “Athenaeum” 32, 1954 = Esercito e società nella tarda repubblica romana, Firenze 1973, p.234; ID., Mario e Silla, in ANRW, I, p.780; A.N.SHERWIN-WHITE, Roman foreign Policy in the East 168 B.C. to A.D. 1, London 1984, p.105; G.AMIOTTI, Il processo a L.Appuleio Saturnino, in Processi e politica nel mondo antico, “CISA” XXII, Milano 1996, pp.145–52. Propongono il 102 o il 101: E.S.GRUEN, Roman Politic andthe Criminal Courts, Cambridge 1968, p.168, e F.DE CALLATAY, p.271. Per una datazione al 101: A.H.GREENIDGE, A.M.CLAY, Sources for Roman History, 133– 70 B.C., Oxford 1960, pp.101–2; MCGING, pp.71–2; F.COARELLI, Sualcuni proconsoli d’Asia tra lafine del II e gli inizi delI secolo a.C. e sulla politica di Mario in Oriente, in Epigrafia e ordine senatorio, I (“Tituli” 4), Roma 1982, p.449; J.MALITZ, Die Historien des Poseidonios, München 1983, p.379; M.C.ALEXANDER, Trials in the Late Roman Republic, 149 B.C. to 50 B.C., Toronto 1990, p.39; cf. anche SHERWIN-WHITE, l.c., male motivazioni della legazione pontica non sono state individuate consicurezza neppure daquesti autori. Recentemente K.STROBEL, Mithridates VI. Eupator von Pontos, in “Ktema” 21, 1996, pp.70– 1, ha collegato la legazione con il conflitto tra Mitridate e Ariarate VII. 20Le emissioni dell’ultimo anno di regno di Ariarate VII furono probabilmente molto scarse, visto che sono attestate solo daduedracme, battute conlo stesso conio di dritto, recanti il numerale 16; cf. recentemente DECALLATAY, pp.192–3. 21Unbel parallelo viene fornito daSall., lug. 13, laddove si racconta come Giugurta, dopol’assassinio diIempsale, avesse inviato a Romai suoi legati perfar accettare la nuova situazione al Senato; essi colmarono di doni e di denaro gli ospiti del re e i senatori, i quali cambiarono rapidamente il loro atteggiamento ostile in benevolenza. Sulla corruzione in questo periodo cf. K.VON FRITZ, Sallust andtheRoman Nobility, in “TAPhA” 74, 1943, pp.159– 160. 22Iustin.XXXVIII.3, parlando del primo intervento mitridatico in Cappadocia, per

20

Parte

I – Mitridate e Apuleio

Saturnino

La linea della maggioranza dei senatori forse era ancora quella dei decenni precedenti, tendente al disimpegno in Asia Minore, disimpegno spesso ben compensato da ricchi doni dei dinasti che ne traevano vantaggi23. Intorno al 90 a.C. Mitridate rinfacciò alla legazione romana guidata da Manio Aquilio tutto il denaro che aveva versato ai Romani, sia pubblicamente che privatamente, cioè alla repubblica e a privati influenti e corrotti24.

Il frammento di Diodoro fa intendere che alla fine Saturnino riuscì ad avere la meglio, sia nel processo sia nei comizi elettorali, e pertanto è da attribuire in unacerta misura all’ azione politica di lui e del suoalleato Caio Mario la decisione romana di proclamare la libertà della Cappadocia, contro le aspettative e le ambizioni di Mitridate. Siamo nel momento in cui Mario controllava saldamente la situazione politica, grazie soprattutto alla sua elezione al consolato e alla lex Servilia Glauciae che riattribuiva ai cavalieri la quaestio de repetundis25. Saturnino, legato politicamente a Caio Mario, assunse una posizione dura nei confronti degli ambasciatori pontici, ponendosi nella linea di fermezza edincorruttibilità che avevano contraddistinto Mario nei rapporti con Giugurta26. Lo stesso Mario, nel 99 – inizi 98, nel corso di unincontro con Mitridate, manterrà un tono fermo e minaccioso per intimare al re di ubbidire agli ordini di Roma27. Nel90 sarà la volta diunaltro collaboratore di Mario, Manio Aquilio, che dimostrerà fermezza e coraggio davanti al espellere i presidii bitinici, dice testualmente: “sed iam Laodice per pactationem se Nicomedi in matrimonium tradiderat”; questo nondeve essere inteso che nel momento in cui Mitridate intervenne, Laodice si erafidanzata conNicomede, mache ella, in base ad un accordo, si era già sposata precedentemente col re di Bitinia. Cf. J.SEIBERT, Historische Beiträge zudendynastischen Verbindungen in hellenistischer Zeit, Wiesbaden 1967, p.117. Dal testo di un’iscrizione delfica del 102/1 (cf. supra, nota 1) i due risultano già sposati; tale iscrizione è quasi contemporanea a quella delia del monumento di Helianax, da cui risulta che Ariarate VII era legato a Mitridate. Pertanto il matrimonio di Laodice, che sancì l’ ingerenza bitinica in Cappadocia, era avvenuto prima dell’ intervento mitridatico che pose Ariarate sotto l’ influenza pontica. 23I casi più clamorosi di disinteresse romano per gli sviluppi politici dell’Asia Minore erano stati quello relativo all’ usurpazione di Oroferne inCappadocia (App., Syr. 47–48) e quello relativo alla spartizione della Paflagonia fra Nicomede III e Mitridate VI intorno al 106/5– 105/4 (Iustin.XXXVII.4.3– 9). 24Cass.Dio XXXI, fr.99. 25La Lex Servilia è attribuita al 104– 103 (cf. GRUEN, Roman Politic and the Criminal Courts, pp.166–7) o al 100 (cf. per es. GABBA, Le origini della guerra sociale,

in Esercito e società, p.233, n.89). 26Sall., lug. 5, 31, 63 (ove Mario è definito come lubidinis et divitiarum victor, tantummodo gloriae avidus), 84–85. 27Plut., Mar. 31–32.

§ 2 – Ragioni profonde

21

della guerra Mitridatica

potente sovrano delPonto28. Perla verità, uomini legati a Mario già nel 102 avevano cominciato a prendere in mano la conduzione degli affari esteri in Anatolia, con la missione di M.Antonio in Cilicia, il quale aveva avuto l’ incarico di reprimere la pirateria29. Antonio e, ancor più il suo questore C.Norbano30 erano uomini legati a Mario31. Nel 100 o, piùprobabilmente, nel 99 fu votata la cosiddetta lex depiratis persequendis, che in realtà era una legge sulle competenze e sui compiti dei governatori di Macedonia e d’Asia32, la quale, sebbene varata poco dopo la morte di Saturnino, continuava sulla linea interventista inaugurata dal proconsolato di Antonio in periodo di netto predominio politico mariano, anche se cercava di porre limiti alla discrezionalità dei governatori33. Se poi consideriamo i fasti della provincia d’Asia dall’inizio del secolo fino allo scoppio della guerra Mitridatica, ci accorgiamo che pressoché tutti i governatori romani avevano legami conMario: nel 99–98 fu proconsole L.Valerio Flacco (cos. 100), che Rutilio Rufo definiva un servo di Mario” 34; probabilmente nel 9735 fu



28Cf. infra, § 6. 29Cic., De orat. I.82; De leg.Man. 33; Liv., Per. 68; Iul.Obs.44; Trog., Prol. 39; Plut., Pomp. 24; (meno certa è l’ allusione a questa guerra in Tac., Ann. XII.62); CIL I22, 2662; cf. IGR IV, 1116; I.Délos IV.1, 1700; cf. D.MAGIE, Roman Rule in Asia Minor, Princeton 1950, p.1161, n.12. Recentemente J.L.FERRARY, Recherches sur la législation de Saturninus et de Glaucia I. La lex depiratis deDelphes et de Cnide, in “MEFRA” 89, 1977, pp.625–627, hasostenuto che le operazioni di Antonio furono circoscritte all’ anno 102, mentre in precedenza si pensava che esse avessero occupato anche l’ inizio del 101. 30Cic., De orat. II.200. 31Cf. E.BADIAN, Caepio and Norbanus. Notes on the Decade 100–90 B.C., in “Historia” 1957 = Studies in Greek and Roman History, Oxford 1968, p.47, il quale suppone (pp.57–8) che dopo il 95 Antonio si sia staccato daMario. 32 M.HASSALL, M.CRAWFORD, J.REYNOLDS, Rome and the

eastern Provinces at the

End of the second Century B.C., in “JRS” 64, 1974, pp.195 ss., part. p.209. Per la datazione al 99 a.C.: A.GIOVANNINI, E.GRZYBEK, La lex depiratis persequendis, in “MH” 35, 1978, pp.33–47; fine 100– inizi 99: G.V.SUMNER, The “Piracy-Law” from Delphi and the Law of the Cnidos Inscription, in “GRBS” 19, 1978, pp.211 ss.; diversa datazione

e interpretazione in FERRARY, art.cit.

33F.COARELLI, Su alcuni proconsoli d’Asia, cit., p.451; cf. pp.437–9, fa notare che nel 99 sarebbe stato governatore d’Asia il mariano L.Valerio Flacco, collega di Mario nel consolato del 100. Il COARELLI, pp.440 e 450, rileva giustamente come i fasti della provincia d’Asia provino il coinvolgimento e l’ interesse di Mario e della suafactio negli

sviluppi politici dello scacchiere anatolico. 34Ap. Plut., Mar. 28 = fr. 4 Peter = FGH 815, F 4. 35Per le datazioni, che sono basate per lo piùsuipotesi, unodei sistemi cronologici più accreditati è quello del BADIAN, Notes on Provincial Governors from the Social War down to Sulla’s Victory, in “Proc. African Class. Ass.” 1958 = Studies, pp.71– 104, che propone:

L. Valerio Flacco Q.Mucio Scevola

95–94

94

22

Parte

I – Mitridate e Apuleio

Saturnino

governatore Q.Mucio Scevola, che nel 92 (o forse piuttosto nel 94), a differenza del suo legato Rutilio Rufo, non subì alcun danno dal famoso processo orchestrato da Mario ai danni di Rufo; infatti una nipote di Scevola aveva sposato, intorno al 95, il figlio di Mario36, e quindi fra i due L.Gellio Publicola 93–92 C.Giulio Cesare 92–91 C.Cassio 90–89/8 Poi c’è il sistema del BROUGHTON, II, pp.7–27; III, 145–6, 212 (ove l’ autore fa proprie molte datazioni sostenute dalSUMNER, Governors ofAsia in theNineties B.C., in “GRBS” 19, 1978, pp.147– 153; cf. anche B.A.MARSHALL, The Date of Q.Mucius Scaevola’s Governorship of Asia, in “Athenaeum” 54, 1976, pp.117– 130; R.M.KALLETMARX, Asconius 14–15 Clark andthe Date of Q.Mucius Scaevola’s Command inAsia, in “CPh” 84, 1989, pp.305– 12), che integrerei volentieri con il proconsolato di L.Valerio Flacco nel99–98 (F.COARELLI, Sualcuni proconsoli d’Asia tra lafine delII e gli inizi del I secolo a.C. e sulla politica di Mario in Oriente, in Epigrafia e ordine senatorio, I (“Tituli” 4), Roma 1982, pp.437–9, in mododaavere: L.Valerio Flacco (cos. 100) 99–98 Q.Mucio Scevola 97 L.Valerio Flacco (cos. 86) 95–94 L.Gellio Publicola 93 C.Giulio Cesare 92–90 L.Lucilius L.f. 90 C.Cassio 89 La datazione delproconsolato (d’Asia o diCilicia) di Gellio sembra la piùsicura; anche l’ anno 97 sembra assegnato a Scevola fondatamente, mentre ritengo necessario datare al 90 l’ incarico di Cassio, ciò che costringe a retrodatare almeno di un anno Lucilio, nonché a ridurre al solo 92 il periodo di Cesare, anche se, a questo punto, credo che diventi preferibile la cronologia proposta dal PASSERINI (Caio Mario come uomo politico, in “Athenaeum” 12, 1934, pp.210, 215–6; cf. GABBA, Esercito e società, p.236; COARELLI, o.c., p.445), che pone nel 101 o nel 100 il proconsolato di Cesare. La cronologia di C.Labeone, L.Pisone e M.Hypsaeus (cf. I.v.Priene, 121, 11.21–4; cf. SUMNER, o.c., pp.152–3) non è precisabile; C.P.JoNES, Diodoros Pasparos and the Nikephoria of Pergamon, in “Chiron” 4, 1974, p.203, n.133, ritiene che l’ ordine in cui sono nominati questi personaggi nonfosse cronologico, magerarchico, e che nonsia necessario datarli prima delle guerre Mitridatiche; per Pisone viene proposta l’ identificazione conL.Calpurnio Pisone Frugi, pretore nel74, e perM.Hypsaeus conun legato diSilla (Val.Max.IV.6.3). 36Cic., Pro Balbo 49; De or. I.66; III.8; Brut. 211; AdAtt. XII.49.2; XIV.8.1; cf. Plut., Mar. 35; cf. BADIAN, Q.Mucius Scaevola and the Province of Asia, in “Athenaeum” 34, 1956, pp.111–2; ID., Caepio and Norbanus, in Studies, p.44; E.S.GRUEN, Political Prosecutions in the 90’s B.C., in “Historia” 15, 1966, p.43, n.67; LUCE, Marius andthe Mithridatic Command, p.172. Nel70 fu emesso undenario a nome di (Fufio) Kaleno e (Mucio Scevola) Cordo, raffigurante al dritto Honos e Virtus, due divinità particolarmente legate all’ ideologia mariana: CRAWFORD, nr. 403. Sulla datazione del processo a Rutilio Rufo cf. R.M.KALLET-MARX, TheTrial of Rutilius Rufus, in “Phoenix” 44, 1990, pp.122–39, il quale hasostenuto chequesto processo avvenne nel 94.

§ 2 – Ragioni profonde

della guerra Mitridatica

23

uomini politici nondoveva certo esserci ostilità; dopo Scevola fu governatore L.Valerio Flacco37, il quale sarà tra i capi della riscossa mariana nell’87, e nell’ 86 sarà scelto da Cinna come consul suffectus, alla morte di Mario; intorno al 92 fu governatore C.Giulio Cesare, la cui sorella sposò Caio Mario38, costui inoltre aveva operato alla fine del II secolo per insediare in Africa i veterani di Mario39; infine la provincia fu governata, dal 90 all’89/88, da C.Cassio, che collaborò senza esitazione con il legato filomariano Manio Aquilio. Degli altri governatori noti, L.Gellio Publicola (se veramente governò l’ Asia e nonla Cilicia) e L.Lucilio, sappiamo troppo poco per poter parlare delle loro tendenze politiche. In ogni caso, dal 102 circa al momento dell’ apertura della guerra risulta che molti magistrati romani impegnati negli scacchieri anatolici fossero stati in qualche modo legati a Mario, al quale possiamo attribuire la regia della politica estera nei confronti di Mitridate nel primo decennio del I secolo40. Certamente in Anatolia operarono anche personaggi nonlegati a Mario, come Silla nel 95, la cui missione in Anatolia però, come vedremo, non fu esente da polemiche e darisvolti giudiziari dopo il rientro in Roma. La politica di fermezza sostenuta dai Mariani era probabilmente collegata agli interessi deimercanti, degli affaristi, deipublicani e, in generale, del ceto equestre romano, che aveva tutto da guadagnare nel caso di un’espansione territoriale della provincia d’Asia e di un controllo politicomilitare più forte negli scacchieri orientali. La crisi apertasi nel 101 aveva luogo nel periodo di massima fioritura dei commerci romano-italici in Oriente41, quei commerci che la spedizione di M.Antonio in Cilicia e la lex de piratis persequendis cercarono finalmente di tutelare di fronte all’ insicurezza che da decenni regnava sui mari42.

37Sul suo governatorato: Cic., Pro Flacc. 55–61; COARELLI, o.c., p.437, che lo data

al 92 a.C.

38Plut., Mar. 6; Caes. 5. 39Cf. BROUGHTON, III, p.104, ove rinvio alle fonti e alla bibliografia. 40Il LUCE, Marius and the Mithridatic Command, suppone che Mario volesse arrivare, attraverso la missione di Aquilio, alla guerra con Mitridate per risollevare la sua posizione politica, messa in crisi dalla repressione del moto di Saturnino. A mio

avviso però, se la guerra scoppiò anche a causa della linea dura inaugurata daMario, ciò nonsignifica che Mario avesse voluto far scoppiare la guerra e nonpiuttosto impartire a Mitridate unalezione nello stile di quella che untempo era stata destinata adEumene II. Riserve sull’ interpretazione del Luce sono state espresse dal SHERWIN-WHITE, Roman foreign Policy, pp.119–20, e dal DECALLATAŸ, p.278. 41Cf. J.HATZFELD, Les trafiquants Italiens dans l’ Orient hellénique, Paris 1919, pp.31 ss.; GABBA, Le origini della guerra sociale, in Esercito e società, p.235. 42Cf. M.ROSTOVZEV, Storia economica e sociale dell’ impero romano, tr.it., Firenze 1933, p.9; H.HILL, The Roman Middle Class in the Republican Period, Oxford 1952,

p.125;

GABBA,

1.c.

24

Parte

I – Mitridate e Apuleio Saturnino

§ 3 L’ESPANSIONISMO DI MITRIDATE Nel 101 ormai Roma era in grado di riprendere le redini della politica internazionale anatolica, dopo le vittorie di Mario su Giugurta (104), sui Teutoni (102) e sui Cimbri (101). Gli anni fra il 113 e il 101 avevano visto Roma impegnata nello scacchiere italiano dalla calata dei Cimbri e dei Teutoni e in quello africano dal problema di Giugurta, mentre in Oriente i medesimi anni avevano visto fiorire l’ espansionismo di Mitridate in Asia Minore e nel Ponto43. Egli aveva annesso al suoregno il littorale marittimo adOvest fino adEraclea, a Est fino alla Colchide e alla piccola Armenia44, aveva annesso il regno del Bosporo e la Crimea45, ottenendo l’ alleanza militare di potenti principi sciti46, e aveva legato a sè Apollonia47 e molte altre città greche della costa del MarNero48. Il suoregno si era ingrandito 43D.G.GLEW, Mithridates Eupator andRome: a Study of theBackground of thefirst Mithridatic War, in “Athenaeum” 55, 1977, p.386, ha sottolineato come gli insuccessi militari dei Romani in questo periodo fossero stati di tale gravità da togliere ogni efficacia all’ azione diplomatica romana in Asia Minore; A.N.SHERWIN-WHITE, Roman Involvement in Anatolia, 167–88 B.C., in “JRS” 67, 1977, pp.62–75; cf. ID., Roman foreign Policy in the East 168 B.C. to A.D. 1, London 1984, pp.93– 101, ha ricostruito il quadro della politica romana in Asia Minore dall’ epoca di Pidna alla morte di Attalo III, dalquale emerge unsostanziale disimpegno, senonproprio undisinteresse perl’Anatolia; neppure dopo la guerra contro Aristonico si notano interventi energici, né, tanto meno, si prospetta l’ ipotesi di unricorso alla forza per imporre la volontà del Senato; secondo il SHERWIN-WHITE (Roman Involvement, p.71) inoltre, il problema cimbrico non può essere considerato, dasolo, la causa del disinteresse romano di fronte all’ e spansionismo mitridatico nell’ ultimo decennio del II secolo, perché anche nel decennio successivo, quando Roma fu libera da preoccupazioni militari, la politica del disimpegno, volto unicamente al mantenimento dello status quo, non fu sostanzialmente modificata (la liberazione della Cappadocia e della Paflagonia potrebbe essere considerata “the last evasive decision in the old style”). In Roman foreign Policy, p.110, il Sherwin-White riconosce nella spedizione di Silla in Cappadocia il “break with the ineffectual protests andeffective acquiscence toward Mithridates of the past decade”. Il GRUEN, TheHellenistic World and the Coming of Rome, II, Berkeley-Los Angeles-London 1984, p.609, scrive: “Establishment of Roman suzerainty in Hellenic Asia Minor and the Aegean came very late in this story andwith nosign of premeditation”. 44Strab.XII.3.1 = 540; 3.28 = 555; XI.2.18 = 498. 45SIG3 709; Strab.VII.3.17 = 306; 4.3–6 = 308, 310–312; Iustin.XXXVII.3.1– 2; XXXVIII.7. 4–5; cf. L.BOFFO, Grecità difrontiera: Chersonasos Taurica e i signori del Ponto Eusino (SIG3 709), in “Athenaeum” 67, 1989, pp.211–59; 369–405. 46Cf. H.HEINEN, Mithridates Vl. Eupator unddie Völker des Nördlichen Schwarzmeerraums, in “Hamburger Beiträge zur Archäologie” 18, 1991, pp.151–65. 47CHR.M.DANOV, Eine neue Inschrift aus Apollonia Pontica, in “JÖAI” 30, 1936, Beibl., pp.89 ss. 48 Cf. M.ROSTOVTZEFF, in CAH, IX,

pp.43 ss.

pp.225 ss., e, recentemente, MCGING, cap.II,

§ 3 – L’ espansionismo di Mitridate inoltre grazie all’ annessione della Paflagonia

e di parte

25 della Galazia49.

A

poco erano valsi gli interventi di Roma o dei Bitini, perché nel 101 ormai Mitridate controllava quasi tutte le coste del Mar Nero e le regioni più ricche dell’Anatolia settentrionale. Inoltre la suainfluenza e il suoprestigio erano cresciuti nel mondo greco, e in particolare presso gli Ateniesi50 e i Rodii51.

Ma fatalmente

Mitridate trovò sulla sua strada Caio Mario e i suoi alleati politici, personaggi ambiziosi, che si erano prefissi di restaurare l’ onore di Roma attraverso le armi e la virtù e che si vantavano di essere inaccessibili alla corruzione. In seguito alle vittorie sui Cimbri e suiTeutoni, Mario aveva dedicato il cosiddetto templum Honoris et Virtutis Marianum52, duedivinità collegate a Marte53, le quali rappresentavano gli ideali civili e patriottici del generale. Dopo il caso di Saturnino e dei legati pontici, l’ episodio piùclamoroso nella storia delle relazioni fra Mitridate e il movimento mariano fu la missione di Mario stesso in Galazia e Cappadocia nel 99–98 a.C. Il racconto plutarcheo diquesta missione54 è introdotto daunaserie diconsiderazioni ostili all’ uomo politico (Mario sarebbe partito, col pretesto di sciogliere 49lustin. XXXVII.4.3– 9. 50Dediche delie di Mitridate o in onore di Mitridate: OGIS 368–369; F.DURRBACH, Choix d’ inscriptions de Délos, Paris 1921, 219–222; sui legami con Delo stabiliti da Mitridate V cf. L.ROBERT, Monnaies et textes grecs. II Deux tétradracmes de Mithridate VEvergète, roi duPont, in “JS” 1978, pp.151–163; conle riserve diDECALLATAY, p.70, n.10.

51Cic., Verr. II.2.159: statua onorifica di Mitridate a Rodi; cf. L.ROBERT, Recherches épigraphiques, in “REA” 62, 1960, 345, n.4. Su unavittoria agonistica di Mitridate a Chio cf. M.SEGRE, Mitridate e Chio, in “Il mondo classico” 2, 1932, pp.129–32. 52A.DEGRASSI, Fasti ed elogia (Inscr.It. XIII.3), nr. 17; Cic., Pro Sest. 116; Pro Planc. 78; Vitr. III.2.5; VII, praef. 17. 53Esistevano precedentemente duetempli attigui diquesti dei, dedicati nel233 e nel 205 presso porta Capena, vicinissimi al tempio di Marte; cf. G.WISSOWA, Religion und Kultus der Römer, München 19122, pp.149–152; G.DUMÉZIL, La religione romana arcaica, tr. it., Milano 1977, pp.348–9. Sui ludi di Honos e Virtus a Tarracina: CIL X, 8260. 54Plut., Mar. 31; cf. Cic., AdBrut. I.5.3; nell’ iscrizione delia bilingue ILLRP 243, è stato integrato il nome di Mario, che in tal modo comparirebbe come legatus, e si sono collegati il testo e il monumento che esso supportava con la missione di Mario in Cappadocia; cf., per es., A.PASSERINI, Epigrafia mariana, in “Athenaeum” 17, 1939, pp.70–73 (= Studi su Caio Mario, Milano 1971, pp.216–220); J.VAN OOTEGHEM, Caius Marius, Namur 1964, pp.42–3, 256; recentemente F.COARELLI, Su alcuni proconsoli a.C. e sulla politica di Mario in Oriente, in I d’Asia tra lafine del II e gli inizi dell secolo Epigrafia e ordine senatorio, I (“Tituli” 4), Roma 1982, p.445, n.52, ha fatto notare come il gruppo statuario congalatomachia che stava sopra la base iscritta nonpossa che riferirsi a Mario e alle sue vittorie suCimbri e Teutoni.

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Parte

I – Mitridate e Apuleio

Saturnino

unvoto alla Madre degli Dei, pernonassistere al ritorno inpatria diMetello e per cercar di aizzare alla guerra Mitridate, sul quale ambiva a trionfare e del quale desiderava le ricchezze), che ritornano anche in Diodoro55 e derivano probabilmente da Posidonio o da un altro autore non particolarmente benevolo verso la causa dei Mariani56. Tuttavia la frase celebre pronunciata da Mario davanti al re del Ponto doveva essere, in origine, riportata in uncontesto favorevole a Mario, il quale avrebbe detto: «Cerca, o re, di essere superiore ai Romani o fa in silenzio ciò che ti è ordinato». Fu questa la prima volta, aggiunge Plutarco, che il re sentiva un romano parlare con franchezza (parresìa). La medesima fonte filomariana probabilmente aveva ispirato anche unbrano di Pompeo Trogo57, nel quale viene narrata la spartizione della Paflagonia fra Nicomede III e Mitridate (forse pochi anni prima della fine del II secolo58), seguita da una missione di ambasciatori romani che tentò di ripristinare la situazione precedente, ma invano, perché Mitridate, credendosi ormai pari a Roma – cum se iam parem magnitudini Romanorum crederet – , sostenne che già suo padre aveva ereditato la Paflagonia, mentre Nicomede si tenne la sua parte di territori affidandoli adunfiglio che fu ribattezzato Pilemene, nome tradizionale dei dinasti di Paflagonia. In questo modo, conclude Trogo, i legati tornarono a Roma scherniti – sic ludibrio habiti legati Romam revertuntur -. Fu dunque Mario il primo romano che seppe imporsi con fermezza ed autorità su Mitridate e a fargli intendere che egli ancora non era pari a Roma.

Non sappiamo a quali ordini avrebbe dovuto ubbidire Mitridate, secondo l’ intimazione di Mario59. Come si è visto, sembra che nel 99 Ariarate IX emise moneta, e questo indica che Mitridate nonlasciò libera la Cappadocia, come voleva il Senato, pertanto forse le minacce diMario si riferivano alla questione di Cappadocia. 55XXXVII.29.2. 56Cf. M.SORDI, La legatio in Cappadocia di C.Mario nel 99–98 a.C., in “RIL” 107, 1973, pp.370–9 (che, come fonti di questo passo plutarcheo, non esclude le opere di Rutilio Rufo e di Cornelio Silla); sull’ ambizione di Mario adottenere uncomando nella guerra che sarebbe scoppiata contro Mitridate cf. T.J.LucE, Marius andthe Mithridatic Command, in “Historia” 19, 1970, pp.161– 194. 57Iustin.XXXVII.4; cf. SORDI, o.c., pp.372–3. 58La datazione al 107 ca., sostenuta dal Reinach su base numismatica, è stata confutata dal DECALLATAŸ, p.77, perché sostenuta sulla base di monete false; il de Callataÿ inoltre ha rilevato la presenza simultanea di due monogrammi in alcune emissioni di Nicomede III e di Mitridate VI, la quale, proprio per la sua eccezionalità, potrebbe testimoniare un breve periodo di intesa fra i due re, che il DECALLATAŸ, pp.266–7, situa tra il 106/5 e il 105/4. 59Il LUCE, o.c., p.168, sostiene che verso la fine del 99 Roma nonaveva dato nessun ordine

a Mitridate.

§ 3 – L’ espansionismo di Mitridate

27

Concludendo, si potrebbe dire che si giunse alla guerra Mitridatica a causa di due fattori: da una parte le ambizioni di potere e di gloria ed insieme gli interessi economici di Mario e dei suoi seguaci, sostenuti da un’ideologia che mirava a giustificare e a consolidare la loro leadership attraverso il valore militare, l’ intransigenza di fronte ai tentativi di corruzione e alle velleità espansionistiche dei re ellenistici; d’altra parte, il secondo fattore era costituito dall’ espansionismo pontico e in particolare dalla tenace ambizione mitridatica di annettere la Cappadocia60. I due fattori, che per molteplici ragioni non avevano potuto sommarsi fino allo scorcio delII secolo, perla prima volta vennero a congiungersi e a scontrarsi nel 101 a.C. Tale ricostruzione è corroborata dalla cronologia che si è qui proposta per la morte di Ariarate VII nell’ inverno 102/1, per l’ ascesa al trono diAriarate IX nel 101 e dall’ interpretazione della legazione pontica a Roma, legata a questi avvenimenti.

60Memnon, FGH 434, F 1.22, riconosceva nella questione di Cappadocia la causa

della guerra.

PARTE II

DALLA MISSIONE DI SILLA A QUELLA DI AQUILIO § 4 LA NOMINA DI ARIOBARZANE

Ciò che accadde dopo la liberazione della Cappadocia ordinata dal Senato ci è narrato da Pompeo Trogo nei seguenti termini: “Ma i Cappadoci, rifiutando il dono della libertà, dissero chenonpotevano vivere senza unre; e così dal Senato fu posto come loro re Ariobarzane. In quel tempo era re d’Armenia Tigrane, dato in ostaggio ai Parti parecchio tempo prima, e recentemente da questi rimesso sul trono paterno (...). Senza che egli si accorgesse dioffendere i Romani, fu spinto daMitridate, attraverso Gordio, a far guerra all’ i nerte Ariobarzane, e per sgombrare ogni sospetto di inganno, Mitridate gli diede in sposa sua figlia Cleopatra. Ariobarzane, appena arrivò Tigrane, prese le sue cose e andò a Roma; e così nuovamente la Cappadocia ritornò in mano a Mitridate, grazie a Tigrane. Nello stesso tempo, morto Nicomede, anche suofiglio, chiamato pure lui Nicomede, fu scacciato dalregno adopera diMitridate; egli venne a Roma come supplice e il Senato decretò che entrambi i re fossero rimessi sul trono, e a tale scopo furono mandati come legati Manio Aquilio e Manlio Malthino” 61.Ulteriori elementi emergono daldiscorso che Trogo attribuisce a Mitridate all’ inizio della sua campagna militare contro i Romani62. Da esso risulta che il re riteneva di avere diritto alla Cappadocia in quanto vincitore, evidentemente in seguito all’uccisione di Ariarate VII; che i Romani imputavano a lui le azioni compiute da Gordio o da Tigrane; che Roma aveva concesso la libertà alla Cappadocia perfare offesa a lui e che Gordio nonaveva potuto diventare re di Cappadocia, nonostante i Cappadoci lo avessero voluto63, solamente per il fatto che egli era suo amico. Appiano riferisce i medesimi fatti, macon qualche differenza: “Contro Nicomede, figlio di Nicomede, figlio di Prusia, designato dai Romani a regnare sulla Bitinia, in quanto regno avito, Mitridate inviò conunesercito 61Iustin.XXXVIII.2.8– 3.4. 62Iustin.XXXVIII.5.6– 9. 63Percontro, Strabone (XII.2.11 = 540) afferma che Ariobarzane era stato eletto fra i nobili di Cappadocia, e conseguentemente scelto come re dai Romani; sutale elezione e sul carattere della nobiltà cappadoce cf. R.D.SULLIVAN, Near Eastern Royalty and Rome, 100–30 B.C., Toronto 1990, pp.55–6.

30

Parte

II – Dalla missione di Silla a quella di Aquilio

Socrate, detto Chrestòs, fratello dello stesso Nicomede; e Socrate prese per sè il regno di Bitinia. Nello stesso tempo Mithraos e Bagoas cacciarono l’ Ariobarzane ricondotto dai Romani in Cappadocia e vi reinstallarono Ariarate. I Romani però decisero diriportare nelle rispettive sedi Nicomede e Ariobarzane e perquesto li fecero accompagnare daalcuni legati, sotto la guida di Manio Aquilio” 64.L’intervento di Aquilio si data al 90 a.C., poco tempo prima dell’inizio della guerra Mitridatica, mentre la successione al trono di Bitinia da parte di Nicomede IV si data all’ incirca nel 94 a.C.65 D’ altra parte, la cacciata di Nicomede IV ad opera di Socrate dev’essere avvenuta qualche anno dopo la successione al trono (verosimilmente tra la fine del 91 e gli inizi del 90)66. La differenza principale tra il testo di 64App., Mithr. 10–11. 65Cf. recentemente DECALLATAŸ, p.79, sulla base dell’ esame dei ritratti sulle monete e dei monogrammi dei rovesci; p.275 (ove propone la datazione été 94 ?”). 66Il REINACH, Mithridates, p.105 e n.3, colloca la successione di Nicomede “ IV al

III circa 3 anni prima dell’ aggressione di Socrate Chrestòs perché, dopo l’ ascesa al trono, il re di Bitinia sposò Nisa e generò due figli (in realtà, come rileva il SHERWIN-WHITE, Roman foreign Policy, p.112, n.56, egli generò sicuramente unafiglia: Suet., Caes. 49.3; mentre nonè certa la paternità delfiglio nominato daSall., Hist. 4, fr.69.9, nel discorso di Mitridate, il quale cercava di sostenere la legittimità del figlio in oggetto, ma poteva solamente sottolineare la legittimità del titolo di regina portato dalla madre Nisa; ipotesi sulle fortune delfiglio illegittimo al tempo di Cesare in TH.REINACH, Trois royaumes de l’Asie Mineure, Paris 1888, pp.139–43). Anche accogliendo le obiezioni del Sherwin-White al Reinach, nonè possibile datare l’ insurrezione di Socrate a breve distanza dall’ascesa al trono di suofratello, perché quest’ultimo, prima di essere cacciato, sposò una sorella del padre, che morì poco dopo, poi sposò Nisa, figlia di Ariarate VI, dalla quale ebbe unafiglia; inoltre, Socrate, prima di prendere il potere, si era recato a Roma per reclamare il regno davanti al Senato, poi aveva ucciso sua sorella a Cizico, ed era passato in Eubea (Gran. Licinian. XXXV.88– 95, pp.23–4 Criniti; cf. B.SCARDIGLI, Grani Liciniani reliquiae, Firenze 1983, pp.106–9), ed infine si recò alla corte di Mitridate. Pertanto dev’essere trascorso parecchio tempo tral’ ascesa al trono di Nicomede e la sua cacciata ad opera del Chrestòs. Il DECALLATAŸ, pp.79–80, ha individuato ungruppo ditetradracme bitiniche datate agli anni 205–209 dell’erabitinica (93/2– 89/8 a.C., facendo cominciare l’era nel 297/6) che si distinguono, sia nei dritti che nei rovesci, dalle emissioni di Nicomede IV, per cui l’ autore le attribuisce a Socrate Chrestòs, ma è impossibile ammettere che Socrate abbia regnato cinque anni; e del resto, i ritratti sulle tetradracme bitiniche non permettono di distinguere con sicurezza Nicomede III daNicomede IV e questo da Socrate. Lo stesso autore, pp.276–7, ritiene cheSocrate siarimasto in lotta col fratello nel93/2 edinfine lo abbia cacciato nell’ estate del91, questo anche sulla base delfatto chel’ oratore Ortensio avrebbe tenuto un’orazione in favore di Nicomede poco prima del settembre del 91, mail testo di Cicerone (De or. III.229) afferma semplicemente: pro Bithyniae rege dixit, il che potrebbe riferirsi a Socrate o, meglio, a Nicomede; tuttavia, poiché con l’espulsione del re approvato da Roma (cf. App., Mithr. 7) Socrate si era contrapposto apertamente al volere del Senato, è da credere che non tanto in quell’ occasione ci fosse stato bisogno di orazioni in Senato, quanto piuttosto nel momento in cui Socrate si era recato a Roma perrivendica-

padre Nicomede

§ 4 – La nomina di Ariobarzane

31

Appiano e quello di Giustino consiste nel fatto che solo quest’ ultimo parla di Tigrane, che fu insediato sul trono d’Armenia (nel 96 o, più probabilmente, nel 95). Pertanto l’ invasione della Cappadocia da parte di Tigrane (Giustino) è un episodio diverso dalle operazioni di Mithraos e Bagoas (Appiano)67: l’ una si data poco dopo il 96– 9568, le altre poco prima della legazione condotta daAquilio nel 90. Evidentemente l’ epitome di Giustino deve avere accorciato il racconto trogiano, per cui non è escluso che quest’ ultimo riferisse particolari eliminati da Giustino, ma che noi troviamo in altri autori, in Appiano in particolare. Il fatto più rilevante è che in Appiano69 nonAquilio e Maltino, ma Silla, durante il suo proconsolato in Cilicia, fu incaricato dai Romani di intervenire in Cappadocia per ridare il trono adAriobarzane. Poiché daPlutarco sappiamo che Silla dovette debellare anche un contingente di Armeni prima di imporre Ariobarzane sul trono di Cappadocia70, è chiaro che quel contingente era stato mandato da Tigrane. È pertanto notevole che l’ epitome trogiana tace dell’ impresa di Silla per passare direttamente a quella del filomariano Manio Aquilio. Si danno pertanto due ipotesi: o Giustino ha soppresso il racconto relativo a Silla presente nell’ originale trogiano, forse perché ad esso era dedicato poco spazio; oppure già in Trogo nonsi faceva parola dell’ impresa sillana in Cappadocia. La prima ipotesi implica però che Giustino avesse frainteso o falsato il racconto diTrogo, attribuendo adAquilio e Maltino un’impresa compiuta daSilla. Mala tendenza filomariana già notata in Trogo potrebbe dare ragione sia dell’ inconsistenza dell’ eventuale notizia trogiana su Silla, sia del totale silenzio a vantaggio diAquilio.

re il trono. Inoltre le fonti suggeriscono che la cacciata di Nicomede (al pari di quella di Ariobarzane) fosse avvenuta repentinamente e nonavesse richiesto unconflitto di anni. 67Il SHERWIN-WHITE, Roman foreign Policy, p.111, n.54, ritiene che Giustino abbia confuso l’ intervento di Mithraos e Bagoas con quello di Tigrane, riferendo entrambi al 91 ca. R.M.KALLET-MARX, Hegemony to Empire. The Development of the Roman Imperium in the Eastfrom 148 to 62 B.C., Berkeley-Los Angeles-Oxford 1995, p.357, ritiene che debbano identificarsi gli interventi in Cappadocia di cui parlano Appiano e Giustino; parimenti L.BaLLESTREROS PASTOR, Mitrìdates Eupàtor, rey del Ponto, Granada 1996, pp.74 e 79, data l’ intervento di Tigrane in Cappadocia subito prima della guerra

Mitridatica. 68La numismatica fornisce unulteriore elemento utile alla ricostruzione del quadro storico: nel 95 Mitridate fece battere una serie di dracme, vale a dire un numerale inconsueto per il Ponto (ove si usavano le tetradracme), manormale per la Cappadocia; cf. DECALLATAŸ, pp.203, 209, 273–4. Tale emissione è probabilmente un sintomo dell’ ingerenza del re pontico in Cappadocia. 69Mithr. 57. 70 Plut., Sulla 5. Il BALLESTREROS PASTOR, l.c., per spiegare il fatto che Silla combattè con le truppe armene deve ricorrere adipotesi infondate, allo scopo didatare l’ intervento di Tigrane in Cappadocia alla fine degli anni 90.

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Parte

II – Dalla missione di Silla a quella di Aquilio

§ 5 LA MISSIONE DI SILLA E IL PROCESSO A EMILIO SCAURO

La missione di Silla in Cappadocia, che talora è ritenuta dai moderni un episodio di scarso rilievo, fu invece oggetto di differenti valutazioni e di polemiche da parte dei contemporanei. Da Plutarco71 sappiamo che al suo ritorno, Silla fu accusato daMarcio Censorino, unnoto seguace di Mario72, di aver ricevuto denaro daunregno amico e alleato (Ariobarzane?), mentre Firmico Materno, probabilmente sulla scorta di Sallustio, parlava dispoliatae provinciae crimen73. Plutarco aggiunge che per il suo comportamento altero nel corso diunincontro conunlegato dei Parti presso l’E ufrate, Silla fu daalcuni lodato e daaltri criticato. Anche la conduzione delle operazioni militari del romano fu oggetto di differenti valutazioni: Frontino74 riferisce un episodio poco onorevole per Silla, il quale, mentre stava combattendo contro Archelao, generale di Mitridate, imbarazzato dalle difficoltà del terreno e dal gran numero dei nemici, avrebbe proposto la pace, ma poi, prendendo vantaggio dall’ opportunità della tregua, riuscì a fuggire. Al contrario, Sidonio Apollinare75 menziona Silla accanto ai grandi vincitori romani dell’ Oriente ellenistico per avere vinto Tigrane e avergli imposto pacem ac regna, regna che si identificano con quello di Cappadocia attribuito daSilla al filoromano Ariobarzane. Esaminiamo ora brevemente la cronologia di questa missione. Essa è stata fissata dal Sherwin-White al 94 a.C.76, sulla base del fatto cheTigrane 71 L.c.

72Cf. per es. App., B.c. I.327; 401; 414–416. 73Firm.Mat., Mathesis I.7.28, cf. Sall., Hist., pp.XVI, XX Maurenbrecher. 74Strat. I.5.18. Nonè escluso inoltre che le dediche delie a Silla (ILLRP 349–350) non risalissero a questo periodo; cf. T.COREY BRENNAN, Sulla’s Career in the Nineties: Some Reconsiderations, in “Chiron” 22, 1992, p.104. 75VII.79–82, il cui testo è riportato nella nota seguente. 76Ariobarzanes, Mithridates, and Sulla, in “CQ” 27, 1977, pp.173–183. In passato prevaleva la datazione al 92, sulla base di Vell.II.15.3 (pretura nel 91) e Liv., Per. 70 (propretura tra il 96 e il 93). Nel 1959 E.Badian aveva proposto la datazione della pretura di Silla al 97 e della propretura in Cappadocia al 96, sulla base del fatto che Plutarco (Sulla 5) afferma che “subito” dopo il servizio negli eserciti Silla intraprese il cursus honorum, ottenendo la pretura, dopo un primo insuccesso elettorale dovuto al fatto che la plebe lo avrebbe voluto edile, ed organizzatore di giochi sovvenzionati anche dal re Bocco di Mauritania, amico di Silla (E.BADIAN, Sulla’s Cilician Command, in “Athenaeum” 37, 1959, pp.279–303 = Studies, pp.157–178; recentemente si sono pronunciati perquesta cronologia anche P.A.CAGNIART, L.Cornelius Sulla in the Ninties: a Reassessment, in “Latomus” 50, 1991, pp.295–303; A.KEAVENEY, Deux dates contestées de la carrière de Sylla, in “LEC” 48, 1980, pp.149–159; ID., Roman Treaties with Parthia circa 95 – circa 64 B.C., in “AJPh” 102, 1981, p.195; ID., Sulla’s Cilician Command: the Evidence of Apollinaris Sidonius, in “Historia” 44, 1995, pp.29–36;

§ 5 – La missione di Silla e il processo a Emilio Scauro

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salì al trono nel 96–95, poi verosimilmente annetté la Sofene77 e venne a confinare con la Cappadocia, poi cacciò Ariobarzane, costringendo conseguentemente il Senato a fare intervenire Silla; l’ attività bellica del quale non si dovrebbe datare però al 95 o al 93, anni definiti dalla tradizione liviana come tranquilli78, bensì al 94 o, meno probabilmente, al 9279. Il Sherwin-White rinuncia sostanzialmente a fondare la cronologia di questi avvenimenti sulle sequenze di anni presenti sulle dracme di Cappadocia, per il fatto che esse sono state oggetto di discussioni e di polemiche fra i Mitrìdates Eupàtor, rey del Ponto, Granada 1996, p.74). Successivamente G.V.SUMNER, Sulla’s Career in the Nineties, in “Athenaeum” 56, 1978, pp.395–6, ha abbassato la cronologia della pretura di Silla al 95 per datare al 98 la sua edilità, richiesta dal popolo; tale argomento non è però molto affidabile, perché Silla diede sì gli spettacoli coi leoni, ma non come edile, bensì come pretore: Plin., N.h. VIII.21; cf. Sen., De brev.vitae 13.6, ed è probabile che egli non avesse mai rivestito l’ edilità: cf. I.CALABI, I Commentarii di Silla comefonte storica, in “Mem.Acc.Lincei” Serie VIII.3,5, 1951, p.267. M.SORDI, La legatio in Cappadocia di C.Mario nel 99–98 a.C., in “RIL” 107, 1973, p.376, e A.N.SHERWIN-WHITE, Ariobarzanes, Mithridates, and Sulla, p.175, hanno poi sottolineato come le fonti parlino del ritorno, non del primo insediamento, di Ariobarzane grazie a Silla: Liv., Per. 70 (reductus est); Plut., Sulla 5 (Ἀ ρι ο βαρ ζ ά νην κ αταγαγεῖ ν), e come le truppe armene affrontate allora daSilla fossero quelle lasciate da Tigrane, il cui avvento al trono si data al 96–95 (nel 71–70 egli regnava da25 anni: Plut., Luc. 21). La presenza di truppe armene in Cappadocia intorno al 95 permette di escludere un’identificazione tra la cacciata di Ariobarzane da parte di Tigrane, di cui parla Giustino, e la sua cacciata da parte dei due generali Mithraos e Bagoas, di cui parla Appiano (Mithr. 10), a proposito delle operazioni diManio Aquilio, ehe riportò Ariobarzane sul trono, nel 90 a.C. P.ARNAUD; Sylla, Tigrane et les Parthes. Unnouveau document pour la datation de la propréture de Sylla: Sidoine Apollinaire, Paneg. Aviti, v 79–82, in “REA”93, 1991, pp.55–64, havalorizzato la testimonianza di Sidon.Apoll. VII.79–82: Vae mihi! qualis eram, cumper mea iussa iuberent / Sulla, Asiatogenes, Curius, Paulus, Pompeius / Tigrani, Antiocho, Pyrrho, Persae, Mithridati / pacem ac regna, fugam, vectigal, vincla, venenum. Il richiamo al veleno permette di riconoscere con certezza che il nemico sottomesso da Pompeo era Mitridate (invano il KEAVENEY, Sulla’s Cilician Command, cit., cerca di dimostrare che si trattava di Tigrane, ciò che permetterebbe di collegare Silla conMitridate), percui la vittoria suTigrane è attribuita sicuramente a Silla. T.COREY BRENNAN, Sulla’s Career in the Ninties: some Reconsiderations, in “Chiron” 22, 1992, pp.103– 158 (part. 154–6), probabilmente ha fornito la soluzione migliore suggerendo che il proconsolato di Silla si fosse protratto perqualche anno, dopo la pretura del 97, perterminare intorno al 93 o 92. L.BALLESTREROS PASTOR,

77Strab.XI.14.15 = 532; XII.2.1 = 535. 78Iul.Obs. 54. 79Il SHERWIN-WHITE, Roman foreign Policy, pp.109– 110, si è successivamente pronunciato per una datazione al 92 (sulla base di un’ interpretazione delle dracme di Cappadocia e di Vell.II.15.3, secondo il quale la pretura di Silla si daterebbe un anno prima dell’ inizio della guerra sociale, cioè dell’ inverno 91/90. Main tal modo si rischia di dover datare la pretura di Silla al 91 e la propretura al 90–89, quando egli serviva come legato nella guerra sociale).

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II – Dalla missione di Silla a quella di Aquilio

numismatici e si limita ai dati forniti dalle fonti letterarie. In realtà, come abbiamo visto, non è saggio rinunciare a servirsi di uno strumento preziosissimo come la numismatica80, visto che i problemi che essa solleva possono essere risolti. E pertanto la cronologia della nomina diAriobarzane da parte del Senato nel 97, che il Sherwin-White81 propone con molta incertezza, dev’essere considerata con maggiore fiducia. La numismatica infatti indica che Ariarate IX, figlio di Mitridate, fece cessare le sue emissioni nel corso del 97, probabilmente perché allora si aprì la contesa per il trono fraAriobarzane e Gordio; mentre le emissioni diAriarate IX ripresero soltanto nel 90, qualche tempo dopo cheAriobarzane era stato cacciato dai generali Mithraos e Bagoas, che agivano per conto di Mitridate, e che avevano riportato sul trono lo stesso Ariarate IX82. Questo era avvenuto poco prima dell’ intervento di Aquilio (che, a sua volta, precede di poco l’ apertura della guerra, nell’89), databile nel90. Perle operazioni di Silla in Cappadocia, che coincidono con l’ annoin cui Ariobarzane poté cominciare il suoregno, bisogna rettificare lievemente la datazione al 94, proposta dal Sherwin-White, perché Ariobarzane regnò 32 anni ed abdicò davanti a Pompeo nel 64 o nel 62. Mala cronologia della fine del suoregno nel 62, e dunque dell’ascesa al trono nel 93, renderebbe improponibile la seriazione delle emissioni monetali in parallelo congli avvenimenti storici. Al contrario, l’ inizio della serie nel 95 permette di armonizzare molto meglio i dati numismatici con quelli storici83. Possiamo dunque ritenere che Silla fosse stato pretore nel 97, e poi governatore di Cilicia dal 96 in poi, per lo meno fino al 95/4. La suacampagna in Cappadocia si data al 95 e l’ ascesa al trono diAriobarzane intorno alla fine di questo medesimo anno. Mitridate, avendo promosso la duplice espulsione di Nicomede e di Ariobarzane, interruppe un lungo periodo di prudenza nei rapporti con Roma. L’espulsione di Ariobarzane segue una breve fase di assenza di emissioni, sia da parte sua che dello stesso Ariarate IX, nel 91, la quale potrebbe indicare unmomento di crisi e diincertezza nel regno di Cappado-

80Cf. ora in DECALLATAŸ, p.206, la giustissima rivendicazione della numismatica quale indicatore per la cronologia di questa fase storica. 81O.c., p.182. 82 App., Mithr. 10.

83Concordo pertanto con la cronologia proposta dal DECALLATAŸ, pp.209 e 273. Oltre alla coincidenza fra l’ anno32° del re filoromano e il 64 a.C. (nel 63 Pompeo era in Siria e in Giudea, e non poteva presenziare all’ abdicazione di Ariobarzane; cf. supra, nota 12), vasottolineata lacoincidenza – rilevata dalDECALLATAŸ, p.273 – tral’emissione dell’ anno 11° e la legazione di Curione, che reinsediò Ariobarzane; le abbondanti emissioni degli anni 13° e 14°, coincidenti con le campagne di Murena, come sottolinea il DECALLATAŸ, pp.333–4; ma anche l’a ssenza di emissioni degli anni 19° e 20° si spiegano alla luce del fatto che, dopo la morte di Silla, circa nel marzo del 78, Tigrane cacciò Ariobarzane dal suo regno.

§ 5 – La missione di Silla e il processo a Emilio Scauro

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cia. L’iniziativa di Mitridate, contemporanea alla cacciata di Nicomede dalla Bitinia, rappresentava unanuova sfida all’ ordine imposto dal Senato, e pertanto dev’essere avvenuta nel momento in cui Roma era impegnata

dall’ apertura della guerra Sociale, della quale il re pontico probabilmente approfittò. Tenendo conto di questo e del fatto che Ariarate IX non emise moneta nel 91, come negli anni precedenti, si è indotti a datare le ingerenze di Mitridate in Cappadocia e in Bitinia nell’ inverno 91/90. Probabilmente in connessione con questa nuova fase di espansionismo pontico inCappadocia si pongono i rapporti trail princeps senatus M.Emilio Scauro e Mitridate. Sappiamo che Scauro fu accusato da Vario di avere preso denaro daMitridate, mauscì assolto84. Risulta inoltre che Q.Servilio Cepione incriminò Emilio Scauro ob legationis Asiaticae invidiam85, e che il tribuno Druso aveva qualche cosa a che fare in relazione al processo86. Il 84Val.Max. III.7.8. 85Si era pensato adun’ambasceria di Scauro stesso avvenuta qualche tempo prima del 91: E.S.GRUEN, Political Prosecutions in the 90’s B.C., in “Historia” 15, 1966, p.56; cf. MCGING, p.77. Il BADIAN, Q.Mucius Scaevola and the Province of Asia, in “Athenaeum”34, 1956, pp.117–22; Sulla’s Cilician Command, in “Athenaeum” 37, 1959, p.302, datava la legazione di Scauro al 97–96, interpretandola come una reazione senatoriale alla politica orientale di Mario (la quale favoriva lo sfruttamento dei provinciali daparte dei publicani e proponeva una linea dura nei confronti di Mitridate). Recentemente il SHERWIN-WHITE, Roman foreign Policy, p.106, n.44, haproposto (riprendendo un’ipotesi di G.BLOCH, M.Aemilius Scaurus, in “Mélanges d’Hist. Ancienne” 25, 1909, pp.30–3) di identificare questa legazione con quella, di cui parla Iustin.XXXVIII.2.1, che sarebbe stata sbeffeggiata da Mitridate e da Nicomede in relazione alla loro invasione della Paflagonia. E.S.GRUEN, Political Prosecutions, p.56, aveva rilevato però che difficilmente Scauro sarebbe stato scelto come legato verso la fine del II secolo, perché nel 104 egli era stato incriminato da Domizio Aenobarbo (Ascon., p.21 Cl.; Val.Max.VI.5.5), e nel 103–102 incriminò, a suavolta, C.Memmio e Flavio Fimbria (Val.Max.8.5.2). Recentemente M.C.ALEXANDER, The Legatio Asiatica of Scaurus: Did it take Place?, in “TAPhA” 111, 1981, pp.1–9, ha sostenuto convincentemente che Asconio non si riferiva ad unalegazione di Scauro (che a quell’epoca era vecchio e zoppo), maalla famosa attività

di P.Rutilio Rufo, legato di Mucio Scevola. 86Ascon., p. 21 C. Il nome di Vario suggerirebbe unadatazione verso la fine degli anni 90, quando fu varata la lex Varia, all’ inizio della guerra sociale, legge che però non avrebbe nulla a che fare con l’ accusa mossa a Scauro, secondo GABBA, Le origini della

guerra sociale, in Esercito e società, p.247, e MCGING, p.122. E.S.GRUEN, The lex Varia, in “JRS” 55, 1965, pp.62–63, hainvece mostrato la verosimiglianza della duplice accusa mossa a Scauro: sia di essersi fatto corrompere (Val.Max.III.7.8), che di avere aiutato gli Italici (Ascon., p.22 C.), accusa che sarebbe stata avanzata da Cepione davanti ad un’assemblea presieduta daltribuno Vario nel 90. L’ anno precedente invece, quando era stato tribuno Livio Druso, lo stesso Cepione nonera stato in grado di portare a compimento l’ accusa di corruzione (Ascon., p.21 C.). Quanto alla fonte di Valerio Massimo, T.F.CARNEY, The Picture of Marius in Valerius Maximus, in “Rh.Mus.” 105, 1962, pp.289–337, pensa alle Memorie di Scauro stesso. Cf. inoltre T.J.LucE, Marius and the

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II – Dalla missione di Silla a quella di Aquilio

di Livio Druso ci riconduce al 91 a.C. e alla vigilia della guerra Sociale; l’ intervento di Vario parimenti indirizza verso unadatazione agli inizi della guerra Sociale. L’ accusa di corruzione e il processo87 che l’ illustre

tribunato

senatore dovette subire fanno intendere che la politica del Senato romano mostrò a Mitridate tutte le sue debolezze. Forse fu proprio in seguito ai contatti con Scauro che Mitridate ritenne possibile tentare una nuova impresa in Cappadocia, scacciando Ariobarzane; e forse la nuova iniziativa espansionistica del re pontico determinò o acuì a Roma le reazioni dei nemici di Scauro. Scauro manteneva una posizione politica ambigua, visto che, pur essendo unodeimassimi esponenti della classe senatoria, aveva anche legami con Mario e con i Mariani88. Neppure la posizione del suo accusatore Servilio Cepione risulta lineare, visto che era passato dalla fazione senatoriale a quella equestre antisenatoria89 e che non è chiaro se egli avesse incriminato Scauro in accordo con la fazione mariana o se lo avesse fatto per ragioni personali90. Adogni modo, è certo che la Roma degli anni 90 doveva avere offerto a Mitridate un’idea digrande instabilità politica, visto che il decennio fu reso celebre soprattutto dai processi a sfondo politico e

Mithridatic Command, in “Historia” 19, 1970, p.171. Sulla buona intesa fra Scauro e Livio Druso cf. E.BADIAN, Caepio and Norbanus. Notes on the Decade 100–90 B.C., in “Historia” 1957 = Studies, p.40. 87Attualmente si ritiene che non si trattasse di un processo per ambitus (cf. G.V.SUMNER, The Orators in Cicero’s Brutus: Prosopography and Chronology, Toronto 1973, p.117; M.C.ALEXANDER, Trials in the Late Roman Republic, 149B.C. to 50 B.C., Toronto 1990, pp.50– 1, nr.96), maquesto nontoglie che Scauro fosse stato accusato, nel medesimo periodo, di avere ricevuto denaro daMitridate. 88Plin., N.h. XXXVI. 116, lo definisce Mariani sodalicii rapinarum provincialium sinus; mentre Sall., lug. 15, 25, lo presenta come unabile faccendiere. Tuttavia Cic., De prov.cons. 8.19, dovendo scegliere quali dei molti nemici ebbe Mario, nomina proprio Scauro, Crasso e i Metelli. Scauro, peraltro, aveva sposato una Metella, che, quando rimase vedova, sposò Silla (Plut., Sulla 6; cf. F.MÜNZER, in RE III, s.v. Caecilia Metella (134), c.1235); egli inoltre fu teste d’accusa contro Norbano: Cic., De or. II.197. La collaborazione fra Mario e Scauro è datata dal GRUEN, Political Prosecution, in “Historia” 15, 1966, p. 58, e Roman Politics and the criminal Courts 149– 78 B.C., Cambridge Mass. 1968, p.193, agli anni 90 (già nel 100 Scauro aveva cooperato con Mario contro Saturnino: Ps.Aur.Vict., De vir.ill. 72.9, mail fatto nonè molto significativo, visto che in quell’ occasione pressoché tuttà la classe dirigente romana cooperò con Mario: Cic.,

Pro Rab. 21). 89Cic., Brut. 223; la transizione di Cepione alla fazione antisenatoriale è datata al 97–96 dal BADIAN, Caepio and Norbanus, in Studies, p.42. Sulla sua opposizione alla legge agraria di Saturnino nel 100: Rhet. ad Her. I.21. 90Il BADIAN, Studies, p.55, ritiene che Cepione avesse agito nell’ interesse di Mario, mentre il GRUEN, Lex Varia, pp.62–64, è dell’ idea che fra Cepione e Scauro ci fosse un’inimicizia personale (cf. Ascon., p.22 C.: Q.Caepio vetus inimicus Scauri).

§ 6 – La missione di Manio Aquilio

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dalla lotta fra le fazioni91. Nonera facile capire con chi egli avrebbe dovuto fare i conti: se con il gruppo dei senatori delle famiglie più influenti, cioè con quella che alcuni studiosi chiamano la “fazione dei Metelli”, oppure conMario e i suoi alleati. L’instabilità raggiunse il culmine verso la fine del decennio, quando i socii italici entrarono nel gioco politico, in quanto alleati dell’ una o dell’ altra fazione. È probabile che il processo contro il princeps senatus Emilio Scauro avesse completato l’ opera di discredito della potenza romana agli occhi del re pontico, sia per la corruzione cui forse si dimostrò accessibile l’ autorevole senatore, siaperil processo stesso che egli dovette subire.

§ 6 LA MISSIONE DI MANIO AQUILIO Mitridate ritenne giunta l’ ora di una nuova fase espansionistica. Già si è detto che, secondo Appiano, due generali chiamati Mithraos e Bagoas cacciarono nuovamente Ariobarzane e reinstallarono Ariarate92. Probabilmente questi due erano alti dignitari cappadoci o armeni, che agivano sicuramente negli interessi di Mitridate. Sia Appiano che Trogo93 riferisconoinoltre chenello stesso tempo Mitridate aveva convinto Socrate Chrestòs, fratellastro diNicomede IV diBitinia, adaggredire e spodestare quest’ ultimo. Roma, conseguentemente, inviò duelegati, Manio Aquilio e Manlio Mancino (Giustino lo chiama Mallius Malthinus), i quali riuscirono a rimettere sui rispettivi troni Nicomede IV e Ariobarzane. Memnone94 afferma che prevalse la volontà del Senato, anche se Mitridate non voleva; Appiano95 fornisce invece il seguente racconto:

91Cf., fra la vasta bibliografia, BADIAN, Caepio and Norbanus, cit.; LUCE, Marius andthe Mithridatic Command, cit.; GRUEN, Roman Politics andthe Criminal Courts, cit. 92App., Mithr. 10. Il SHERWIN-WHITE, Roman foreign Policy, p.111, n.54, ritiene improbabile che i due fossero generali di Mitridate, il quale formalmente cercava di rimanere estraneo ad ogni ingerenza in Cappadocia, come prova il fatto che i Romani poco tempo dopo gli richiesero di collaborare nel reinsediamento di Ariobarzane. La numismatica, per altro verso, mostra che la quantità delle emissioni di Mitridate non subì variazioni di rilievo fino alla primavera dell’89, cioè al momento dell’ apertura della guerra; cf. DECALLATAŸ, p.282; ciò indica che Mitridate nel 90 non si aspettava di iniziare la guerra con Roma; al contrario, le emissioni delle città della provincia d’Asia e del regno di Bitinia subirono un notevole incremento in corrispondenza con la missione di Manio Aquilio: DECALLATAŸ, l.C. 93App., l.c.; Iustin.XXXVIII.3.3– 4; cf. anche Liv., Per. 76. Eutr.V.5 e Memnon, FGH434, F 1, 22.5 parlano solo della cacciata di Nicomede IV. 94Memnon, 1.c. 95Mithr. 11.

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II – Dalla missione di Silla a quella di Aquilio

“I Romani però decisero diriportare nelle rispettive sedi Nicomede e Ariobarzane e li fecero accompagnare perquesto daalcuni legati, sotto la guida diManio Aquilio, ordinando a Lucio Cassio96 di collaborare nella missione, il quale era governatore dell’Asia intorno a Pergamo e aveva unpiccolo esercito, e ordinando la stessa cosa al medesimo Mitridate Eupatore. Macostui noncollaborò, perchè rimproverava i Romani a causa della Cappadocia e del fatto che recentemente era stato privato da loro della Frigia, come è esposto nella ‘ Storia Ellenica’. Cassio e Manio, con l’esercito diCassio e conaltre forze galate e frigie reclutate, ricondussero NicomedeinBitinia e Ariobarzane in Cappadocia.” Manio Aquilio, console nel 101 e trionfatore sugli schiavi ribelli di Sicilia, era il figlio dell’ omonimo creatore della provincia d’Asia; sicuramente era molto legato a Caio Mario, il quale si era prodigato, insieme a

M.Antonio, per la suaassoluzione nel processo intentatogli in relazione al proconsolato del 99 in Sicilia97. Nonè escluso inoltre che il legato Mallio Maltino, nominato da Giustino, vada identificato con il legato Mancino nominato da Appiano98, visto che Mallius/Mallios (insieme a Maellios) è unavariante di Manlius e che Mancinus è uncognome usato dai membri della gens Manlia. È probabile inoltre che questo legato possa identificarsi con T.Manlio Mancino99, il tribuno della plebe che propose al popolo di affidare la guerra giugurtina a Caio Mario100 e che osteggiò il trionfo di Metello Numidico, rivale di Mario101. Maanche se tralasciamo la problematica identificazione di questo personaggio, resta certo che la legazione romana fuguidata daunfautore diMario, il quale evidentemente trala fine del91 e gli inizi del90 teneva le redini della politica romana difronte alla crisi mitridatica. È probabile che si riferisca a questa fase della vicenda unframmento di Cassio Dione102, secondo il quale Mitridate, all’ arrivo dei legati romani, non si mosse, marispose alle accuse accusando a sua volta e soprattutto mostrando loro quanto denaro aveva versato alla repubblica romana e a singoli privati; maNicomede, sentendosi forte perl’ appoggio promesso dai

96Il suo prenome era, in realtà, Caio, cf. SIG3 741, 1.2; F.MÜNZER, in RE III, s.v. Cassius (10), c.1680; BROUGHTON, II, pp.34, 38, n.6. 97Cf. per es. Cic., De or. II.196; Liv., Per. 70 (BROUGHTON, II, p.3). 98Iustin.XXXVIII.3.4; cf. Trog., Prol. XXXVIII; App., Mithr. 19. 99Sull’ identificazione cf. l’ apparato critico dell’ Appiano diViereck-Roos; e inoltre BROUGHTON, II, p.39, n.19; GABBA, Le origini della guerra sociale, in Esercito e società, p.237, n.104; BADIAN, Caepio andNorbanus, in Studies, p.67, n.112; contra: T.J.LucE, Marius and the Mithridatic Command, pp.188–9, che distingue Mancino da Maltino, sulla base diunaricorrenza epigrafica (CIL IX, 5073) delcognome Maltinus. Il MÜNZER, in RE XIV, s.v. Manlius (59), c.1190, invece preferisce la forma Maltinus, che egli introdurrebbe anche nel testo sallustiano relativo al tribuno Manlio fautore di Mario. Sall., Iug. 73.7. 101Gell. VII. 11.1–2. 102Cass.Dio XXXI, fr.99.

100

§ 6 – La missione di Manio Aquilio legati romani,

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e avendo bisogno di denaro, invase i territori di Mitridate. Il

solo Appiano103 riferisce che i legati convinsero Nicomede a compiere quell’ invasione perché pretendevano denaro da lui per l’ aiuto fornitogli e perché i banchieri al seguito dei Romani, che avevano anticipato il denaro,

lo spingevano a procurarsi rapidamente la somma dovuta facendo bottino nel regno del Ponto. Mitridate, puravendo un esercito pronto, si ritirò, per fornire una giusta causa alla guerra, e poi inviò Pelopida come ambasciatore presso i comandanti romani; costui chiese il loro aiuto in forza dell’amicizia vigente fra Mitridate e Roma. I legati di Nicomede presenti alla riunione lamentarono la recente aggressione daparte di Socrate e denunciarono i preparativi bellici di Mitridate, volti a sostenere una guerra contro Roma. Pelopida accettò l’ arbitrato dei Romani sulla questione di Socrate,

machiese nuovamente il loro aiuto contro Nicomede, o almeno il permesso perché Mitridate si difendesse dall’ aggressione. I legati romani sarebbero allora rimasti imbarazzati di fronte al buon diritto di Mitridate, ma poi avrebbero risposto in modo ambiguo dicendo: “Nonvorremmo che Mitridate subisse alcunchè di spiacevole da parte di Nicomede, ma non tollereremo che sia fatta guerra a Nicomede; infatti riteniamo che non sia vantaggioso (οὐ γαρ ἡγού µεθα Ῥ ωµαίοις σ υ µφέρε ιν) per i Romani che Nicomede venga danneggiato”. Mitridate si sentì oltraggiato e per questo inviò il figlio Ariarate IX a cacciare Ariobarzane dalla Cappadocia. Poi Pelopida ritornò presso i comandanti romani a denunciare i loro torti e le loro responsabilità, preannunciando che una legazione pontica li avrebbe accusati di fronte al Senato, davanti al quale si sarebbero dovuti difendere; inoltre li diffidò dall’ intraprendere qualsiasi iniziativa prima che il Senato avesse deciso in merito. Pelopida chiuse il suo discorso esortando come segue Aquilio e gli altri comandanti romani: “Impedite a Nicomede di attaccare i vostri amici (e se farete ciò vi prometto che il re Mitridate combatterà con voi contro gli Italici), oppure sciogliete l’ apparente amicizia connoi, oppure lasciateci andare a Romaperungiudizio”. Mai Romani ordinarono che Mitridate nonattaccasse Nicomede e abbandonasse la Cappadocia, dove avrebbero nuovamente ricondotto Ariobarzane; a Pelopida intimarono di lasciare immediatamente il campo e di non portare altre ambascerie se nonquella cheil re avrebbe sottostato agli ordini. La trattativa, giunta aduna chiusura totale, nonpoté che sfociare nella guerra. La tradizione liviana differisce radicalmente da Appiano su questo punto, perché Eutropio104, epitomatore di Livio, afferma che la richiesta di 103Mithr. 11–16; anche al cap. 56 si ripete l’ accusa di corruzione dei legati, accusa

ribadita daMitridate nelle trattative di Dardano. 104V.5: Mithridates...primo Nicomeden, amicum populi Romani, Bithynia voluit expellere, senatuique mandavit, bellum se ei propter iniurias, quas passus fuerat, illaturum. A senatu responsum est Mithridati, si idfaceret, quod bellum a Romanis et

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II – Dalla missione di Silla a quella di Aquilio

vendicarsi su Nicomede per la sua aggressione fu rivolta da Mitridate al Senato, il quale avrebbe risposto che un attacco contro la Bitinia avrebbe significato la guerra con Roma; per questo il re pontico si sarebbe rivolto contro Ariobarzane. Pure Cassio Dione105 afferma che Mitridate deputò a Roma, chiedendo che Nicomede venisse convinto a comportarsi secondo giustizia nei suoi confronti, oppure che gli fosse permesso didifendersi; ma gli fu risposto in tono minaccioso di restituire la Cappadocia adAriobarzanee dinonmandare altre legazioni senonquella checonfermava l’ubbidienza del re alle decisioni di Roma. Al di là della contraddizione fraAppiano e Livio, che sarà discussa più avanti, risulta chiaro che sia i legati romani che il Senato avevano assunto unalinea dura nei confronti di Mitridate, quella linea che da anni era stata propugnata daCaio Mario. Ciò avveniva mentre Roma stava affrontando la guerra Sociale. Le emissioni di Cappadocia rispecchiano fedelmente l’ andamento di questi avvenimenti, perché l’ anno 91 a.C. corrisponde all’ anno 5° di Ariobarzane, mentre gli anni 90–89 sono gli anni 12°-13° di Ariarate IX. Si dovrà dunque ritenere cheall’inizio del90, inconseguenza delle operazioni di Mithraos e Bagoas, Ariarate iniziò il suo 12° anno di regno effettivo, interrotto però, qualche mese dopo, dalla venuta diAquilio, che ricondusse Ariobarzane; il 6° anno di regno di quest’ ultimo occupò dunque la fine del 90, durante la quale pare che egli nonabbia emesso moneta, o che ne abbia emessa pochissima. Ariarate IX emise moneta cappadoce anche durante il suo 13° anno diregno, vale a dire nell’89, daquando suopadre Mitridate lo rimise sul trono, come ritorsione dopo l’ incursione di Nicomede rimasta impunita, fino alla vigilia della guerra, quando fallirono le ultime trattative condotte daPelopida conAquilio, Oppio e Cassio. Concludendo, possiamo affermare che Giustino conserva tracce di una tradizione filomariana, ciò che probabilmente spiega il suo silenzio sulla missione di Silla, il quale vinse Tigrane e mise sultrono Ariobarzane nel 95. Appiano risulta invece fortemente ostile al legato filomariano Aquilio, al quale vengono attribuite responsabilità che Livio e Dione attribuivano anche al Senato. Infine, la cronologia dell’offensiva di Socrate in Bitinia nell’ inverno del 91/90, contemporanea alla cacciata di Ariobarzane, permette di spiegare la spregiudicata intraprendenza di Mitridate in concomitanza con l’ apertura della guerra Sociale.

ipse pateretur. Quare iratus Cappadociam statim occupavit et ex ea Ariobarzanen, regem et amicum populi Romani, fugavit. 105XXXI.99. Secondo il SHERWIN-WHITE, Roman foreign Policy, p.113, n.61, la tradizione che chiama in causa il Senato sarebbe semplicemente erronea.

PARTE III LE VITTORIE DI MITRIDATE § 7 MITRIDATE E GLI ITALICI Secondo il racconto appianeo106, le diplomazie romana

e pontica, giunte ad

una impasse insormontabile, cedettero la parola alle armi: Aquilio, Mancino, il governatore d’Asia Cassio e quello di Cilicia Oppio107 radunarono un esercito di 40.000 uomini, Nicomede schierò, in loro appoggio, 56.000 soldati, mentre Mitridate disponeva di 250.000 fanti, 40.000 cavalieri e 400 navi. Il testo di Appiano è corrotto lì dove parla (alla fine del cap.17) dell’ O limpiade durante la quale iniziò la guerra: il numerale riportato dai codici è 170, che gli editori di Appiano hanno corretto in 173. Tuttavia meglio sarebbe correggere in 172 (anni 92/91– 89/88), perché il SherwinWhite108 ha dimostrato che l’ apertura delle ostilità e le prime battaglie spettano all’ anno 89, non all’88, come si riteneva in precedenza. Infatti da Appiano109 si apprende che Silla ottenne, con il sorteggio delle province, 106Mithr. 17–18. 107App., Mithr. 17, lo definisce στρ ατηγό ς, masignificativamente riferisce che gli fu affidato il controllo strategico della Cappadocia contro Mitridate, esattamente come a Silla (proconsole di Cilicia) era stata affidato un compito in Cappadocia alcuni anni prima; Posidon., FGH 87, F 36.50 (in Athen.V.213 A) lo definisce στρατηγό ς Π α µφυλίας; Gran.Lic. XXXV.75, p.20 Criniti, lo definisce legatus; egli è proconsul in Liv., Per. 78. Sulle monete bronzee emesse a nome di Q.Oppius Pr., che il CRAWFORD, nr.550; e il BADIAN, Q.OPPIVS.PR, in “ANSMN” 29, 1984, pp.99– 102, attribuivano all’ex governatore di Cilicia liberato in seguito al trattato di Dardano, cf. ora DECALLATAŸ, p.327, che data tali monete alla fine della repubblica. 108N.S.SHERWIN-WHITE, The Opening of the Mithridatic War, in Φ ι λίας χά ρι ν. Miscellanea di Studi Classici in onore di E.Manni, VI, Roma 1980, pp.1979 ss.; ma già in E.BADIAN, Rome, Athens andMithridates, in “AJAH” 1.2, 1976, pp.109– 110 (sostanzialmente il medesimo articolo è in Assimilation et resistence à la culture grécoromaine. VI Congr. intern. Et. Class., Madrid 1974, Bucarest-Paris 1976, pp.501 ss.) era dimostrata la datazione all’89 dell’ apertura delle ostilità. Il Badian suggerisce la correzione 172, mentre il SHERWIN-WHITE, p.1987, n.15, preferisce la lettura 173, che è δας, in tutte le edizioni del Mithridateios, perché Appiano usa il plurale Ὀ λυ µπι ά riferito alla stagione dei giochi. BALLESTREROS PASTOR, Mitrìdates Eupàtor, pp.109– 115, cerca di ritornare alla datazione all’88. La cronologia fornita daGiustino (XXXVIII.8.1: 23 anni dopo l’ ascesa al trono di Mitridate) è palesemente errata. 109Mithr. 22.

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III – Le vittorie di Mitridate

l’Asia e la conduzione della guerra Mitridatica durante il suo consolato dell’88, e visto che il sorteggio precedeva l’ elezione stessa dei consoli110, risulta chegiànell’89 si sapeva cheinAsia erascoppiata la guerra e cheuno dei consoli dell’88 avrebbe dovuto andare ad affrontarla a partire dalle Calende di gennaio111.

Il Sherwin-White conseguentemente ha rilevato

come il momento scelto da Mitridate per aprire le ostilità non fosse così sbagliato come si credeva in passato, visto che nell’89 la guerra Sociale era ancora in corso e che egli pertanto avrebbe potuto sfruttare la debolezza

romana. Infatti il re del Ponto fu chiamato in aiuto dagli insorti qualche mese dopo l’ inizio della guerra Mitridatica112. Il sorteggio delle province dovrebbe essere avvenuto qualche tempo prima delle elezioni, e pertanto la rottura delle trattative dovrebbe spettare, grosso modo, alla primavera o, al più tardi, all’ inizio dell’ estate dell’89. È probabile che anche la conquista della provincia romana d’Asia fosse avvenuta nell’89, perché Appiano e Giustino113 sostengono che le città d’Asia godettero di un’esenzione dal tributo di cinque anni, i quali non possono che essere calcolati a partire dall’89, perarrivare all’85, quando Silla riprese il controllo della provincia e pretese dalle città il pagamento del tributo quinquennale. I molti mesi che separano l’ apertura delle ostilità dal massacro degli Italici, avvenuto verso l’ inizio dell’ 88114, spiega anche il mutato atteggiamento di Mitridate nei confronti degli Italici stessi, che dapotenziali alleati divennero nemici da eliminare al pari dei Romani. Nel corso dei mesi che precedettero i cosiddetti Vespri d’Asia la guerra Sociale si era progressivamente sopita e gran parte dei socii aveva ottenuto la cittadinanza romana. Gli Italici residenti in Asia Minore, sebbene ancora non fossero stati iscritti fra i cittadini romani dalmagistrato, erano virtualmente Romani; mentre nella primavera dell’89, anche se era stata approvata la lex Iulia de civitate alla fine del 90, la loro pacificazione con Roma nonera ancora avvenuta. E nonè escluso che nelle trattative conMitridate avessero svolto un ruolo importante proprio gli Italici residenti in Asia115. Le due fonti – 110Che aveva luogo poco prima del solstizio d’estate, cf. App., B.c. I.78. 111Cf. per es. Cic., De prov.cons. 15.37; sulla lex Sempronia deprovinciis del 123 a.C.: G.ROTONDI, Leges publicae populi Romani, Milano 1912, p.311. 112Posidon., FGH 87, F 36.50; Diod.XXXVII.2.11. 113App., Mithr. 62; Iustin.XXXVIII.3.9. Il DECALLATAŸ, p.287, harafforzato questa datazione (egli data la conquista della provincia romana d’Asia alla fine dell’89 o agli inizi dell’88) sulla base del fatto che l’era mitridatica di Pergamo, attestata dalle emissioni di questa città, arriva fino al quarto anno, che coincide con l’85, per cui durante tutto l’88 Pergamo aveva emesso moneta mitridatica. 114La datazione all’88 deriva da Cic., De imp.Cn.Pomp. 7; cf. KALLET-MARX, Hegemony, p.154 e n.108. E.BADIAN, Rome, Athens and Mithridates, in “AJAH” 1.2, 1976, p.111, data il massacro degli Italici prima della metà dell’88 a.C. 115Ciò è supposto dal GABBA, Le origini della guerra sociale, in Esercito e società

nella tarda repubblica romana, p.249.

§ 7 – Mitridate e gli Italici

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entrambi di origine posidoniana116 – relative alla legazione degli Italici presso Mitridate si collocano, rispettivamente, A) in un momento in cui i ribelli si trovavano in difficoltà e in cui il re ancora non controllava la situazione in Asia (Diodoro)117, e B) in un momento in cui era già stato perpetrato il massacro degli Italici in Asia (Posidonio)118. Si possono pertanto dare due soluzioni: o ci furono due legazioni diverse, una circa nell’ estate dell’89 (legazione A) e unacirca nell’ inverno 89/88 (legazione B), oppure la legazione fuunasola, maunadelle dueversioni attraverso cui la conosciamo è imprecisa. In quest’ ultimo caso la scelta andrà sicuramente in favore della “versione A”, perché l’ altra è riferita in un frammento di Posidonio che è pieno di errori e di incongruenze 119e, perdi più, si trova in un discorso del tiranno Atenione infarcito di fanfaronate (vi si trova menzione di unalegazione di Cartagine, la quale damezzo secolo nonesisteva più). Pertanto, a meno che non ci fossero state più legazioni, è da credere che il massacro degli Italici fosse avvenuto dopo – parecchi mesi dopo – le trattative120. I Vespri d’Asia

non impedirono però che alcuni Italici irriducibili passassero a militare nelle file dell’ esercito mitridatico di Archelao (86 a.C.)121. Nonostante Roma avesse concesso la cittadinanza ai socii e nonostante Mitridate avesse massacrato decine di migliaia di Italici resident inAsia, c’ erano dunque ancora Italici nemici di Roma disposti a passare al servizio del re pontico. Le ragioni di ciò vanno ricercate in Italia, e in particolare a Roma e in Campania, nella dinamica delle fasi finali della guerra Sociale e della prima guerra civile sillana. Fra i proscritti da Silla dopo la battaglia di Porta Collina spiccavano numerosi nobiles campani122. Poiché l’ area campana era stata prevalentemente filomariana, è da presumere che nel momento in cui Mario e i Mariani prendevano la strada dell’esilio alcuni Italici e soprattutto alcuni Campani che avevano molto da temere dal dominio sillano avessero scelto di passare al soldo di Mitridate. Tali ribelli venivano a trovarsi, nel corso dell’87, in una condizione non molto diversa da quella degli ultimi Italici nemici di Roma che erano stati 116Su Diodoro e Posidonio cf. infra, § 17. 117Diod.XXXVII.2.11. 118 Posidon., F 36, 50. 119Cf. infra, cf. § 17. 120Su questa cronologia relativa cf. recentemente MCGING, p.122. 121Front., Strat. II.3.17; sul riferimento alla battaglia di Cheronea o a quella di Orcomeno cf. bibliografia in GABBA, o.c., p.324, n.369. Su un tesoretto monetale

contenente anche monete pontiche, rinvenuto in Abruzzo cf. M.THOMPSON, The new Style Silver Coinage of Athens, 1961, pp.504–6. 122App., B.c. I.60, 271; Cic., Brut. 45, 168; cf. GABBA, Ricerche sull’esercito

professionale romano da Mario ad Augusto, in “Athenaeum” 29, 1951 = Esercito e società, pp.154– 157.

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III – Le vittorie diMitridate

esclusi dalla concessione della cittadinanza e che solo grazie alla fazione mariana ottennero la cittadinanza, dopo il rientro in patria di Mario dall’ esilio123. Dunque i soldati italici presenti a Cheronea e/o a Orcomeno vanno identificati con alcuni degli ultimi insorti del bellum sociale o con alcuni dei nemici di Silla fuggiti dopo Porta Collina. E l’ una ipotesi non esclude l’ altra.

§ 8 LA FINE DI ARIARATE IX Nel racconto appianeo, che è il più esaustivo e dettagliato che abbiamo, manca qualche elemento importante. Infatti, non si capisce perché, dopo che il re delPonto era stato oltraggiato, come si ricava daAppiano, i legati romani armarono unesercito così imponente per arrecargli ulteriore danno. Nel 95 Silla con poche truppe romane e con un contingente di ausiliari aveva imposto Ariobarzane in Cappadocia, nel 90 Aquilio non sembra avesse incontrato molte difficoltà nel riportare quel medesimo re sul suo trono, nell’89 invece Aquilio fece scendere in campo qualcosa come 96.000 uomini per la medesima impresa. Il fatto è che in precedenza Mitridate aveva sempre agito per interposta persona: nel 101 si era servito di suo figlio, ribattezzato Ariarate, nel 97–96 aveva favorito l’ elezione delprincipecappadoce Gordio, nel95 aveva spinto Tigrane adoccupare la Cappadocia, nel 91/0 si era servito di Mithraos e Bagoas per reinsediare suo figlio Ariarate, nel 90, infine, eranuovamente ricorso al sotterfugio delfiglio; ma dopo che Aquilio si rifiutò per l’ ennesima volta di dare soddisfazione alle richieste pontiche, Mitridate nonaveva piùalcun bisogno diprestanomi per controllare la Cappadocia, e pertanto la invase col suoesercito. L’elemento importante che manca inAppiano è l’ annessione della Cappadocia al regno delPonto. Questo fatto, che i moderni nonavevano maiindividuato, spiega l’ i mponente dispositivo bellico romano-bitinico schierato da Aquilio e dagli alleati per riportare sul trono Ariobarzane, e spiega anche quale fu la ragione formale per cui scoppiò la guerra. Vi sono duecontroprove di ciò: l’ anno 14° del regno diAriarate IX non è attestato dalle sue emissioni monetali, e il fatto è notevole perché esso corrisponde all’88 a.C., anno in cui Mitridate estese il suo controllo politico-militare sututta l’ Anatolia occidentale e subuona parte della Grecia. La seconda prova viene da una famosa iscrizione efesia124, risalente alla fine dell’86 o agli inizi dell’85, in cui viene rievocata nei seguenti termini la sottomissione della città da parte di Mitridate: “ ...avendo Mitridate, re di 123Gran.Licin. XXXV, 29–30, p.16 Criniti; App., B.c., I, 68, 310; cf. Liv., Per. 80. 124 SIG3 742.

§ 8 – La fine di Ariarate IX

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Cappadocia, rotto i trattati e avendo riunito le sue forze, cercò di impadronirsi del territorio che non gli spettava affatto...”. I commenti moderni in margine al titolo “re di Cappadocia” hanno avuto unbel dire che il Ponto non era altro che la Cappadocia pontica e che molte fonti letterarie definiscono come Cappadoci il re Mitridate e i suoi sudditi, mase nell’88 a.C. la Cappadocia avesse avuto ancora Ariarate IX come re, Mitridate nonavrebbe piùpotuto fregiarsi del titolo in questione. Le ultime notizie che abbiamo diAriarate IX vengono daPlutarco125, il quale ricorda come Mitridate avesse spodestato i Romani dalla provincia d’Asia e i re di Bitinia e di Cappadocia dal trono, e come poi, insediatosi a Pergamo, egli avesse distribuito signorie e comandi ai suoi amici; nel frattempo Ariarate cercava di sottomettere la Tracia e la Macedonia con un grande esercito ed Archelao sottometteva l’Egeo. In Appiano le stesse operazioni di Archelao sono riferite nel cap. 28, mentre l’ invasione della Macedonia è ricordata al cap. 35 ed attribuita ad Arkathias, figlio di Mitridate. È molto probabile che Appiano abbia riferito correttamente l’ episodio all’87, visto che esso si inserisce nel periodo in cui Silla assediava il Pireo e Atene, mentre Plutarco, che espone in maniera riassuntiva le conquiste mitridatiche, apparentemente lo pone insieme a fatti che spettano all’88. Pertanto è nell’87 che possiamo datare la presenza diAriarate IX in Macedonia. La monetazione diquesto re fornisce unatestimonianza preziosissima, poiché, dopo l’ 88, in cui non ci furono (a quanto risulta) sue emissioni, si ha una piccola emissione nell’87, attestata da quattro dracme126. L’ anno 15° di Ariarate IX, corrispondente all’87 a.C., risulta essere l’ ultimo del suo regno. In Appiano127 si legge che Arkathias, figlio di Mitridate, dopo avere sottomesso la Macedonia, si ammalò in Tessaglia e morì poco dopo a Tiseo. Il Reinach128 aveva identificato Arkathias con Ariarate IX sulla base dei racconti paralleli di Appiano e di Plutarco, ma negli ultimi decenni si è imposta una diversa linea interpretativa, che distingue i duepersonaggi129, soprattutto sulla base del fatto che Arkathias in Appiano130 è indicato come comandante di truppe dell’ Armenia Minore 125Sulla 11.

126 Cf. SIMONETTA, pp.36– 39; DE CALLATAY, pp.184, 201 (il quale fornisce una ricostruzione storica abbastanza diversa dalla nostra, soprattutto perché rifiuta l’ identificazione tra Arkathias e Ariarate IX e quindi abbassa diunanno la morte e tutti gli anni di regno del re cappadoce). 127Mithr. 35. 128Mithridates, pp.154; 448, n.3. 129MAGIE, Roman Rule, p.1105, n.41; LUCE, Marius and the Mithridatic Command, p.165, n.25; SHERWIN-WHITE, Ariobarzanes, Mithridates, and Sulla, in “CQ” 27, 1977, p.181, n.43; COREY BRENNAN, Sulla’ s Career in the Ninties..., in “Chiron” 22, 1992, pp.127– 8; DE CALLATAŸ , p.188. 130Mithr. 17–18.

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III – Le vittorie di Mitridate

e nondella Cappadocia, in relazione alla fase di apertura delle ostilità. In realtà, se accettiamo la tesi secondo cui Mitridate annetté la Cappadocia e depose Ariarate IX, necessariamente consegue che Appiano ci fornisce il nomeverodelredeposto: Arkathias, chericompare inrelazione all’invasione della Macedonia. La fonte di Appiano era dunque bene informata, e non chiamava il figlio di Mitridate col nome dinastico di Cappadocia, macol nome originario. La testimonianza di Plutarco è invece in accordo con l’ esistenza diun’emissione monetale a nomediAriarate nell’87. Le dracme dell’ anno 15° sono note danonmolto tempo. Il Reinach131 invece attribuiva all’ ultimo anno di regno di Ariarate IX l’ emissione di unatetradracma di tipo pontico, con Pegaso al rovescio, leggenda Β ΑΣΙ ΛΕΩΣ ΑΡ Ι Α ΡΑΘΟΥ Ε ΥΣΕ ΒΟΥΣ Φ Ι ΛΟ Π ΑΤ ΟΡΟΣ, e monogramma , emissione che il Reinach attribuiva alla zecca di Amfipoli, sulla base delle caratteristiche del tondello della moneta e delpossibile scioglimento del monogramma come ΑΜΦΙ. Su quest’ ultimo punto, relativo alla zecca, non è facile seguire il Reinach, perché le dracme dell’ anno 15 presentano un monogramma che compariva già nelle emissioni dell’ anno 13, e questo monogramma verosimilmente va interpretato come la sigla del responsabile della zecca, non certo della città sede della medesima132; inoltre, daMemnone133 risulta che Amfipoli cadde in manoal generale pontico Taxille dopola presa diAtene, cioè neiprimi mesi dell’86, quando Ariarate eragiàmorto. È probabile che le dracme di Ariarate siano state battute in Cappadocia, sia perché in una ricompare un simbolo di zecca presente già nell’ anno 13134, sia per gli incroci di conio con le emissioni dell’ anno 13, sia perché unesemplare è stato rinvenuto negli scavi di Asvan, a Nord-Est di Malatya, sulla riva orientale dell’Eufrate (Sofene), insieme a untesoretto di dracme di Ariobarzane135.

In ogni caso, risulta cheAriarate emise moneta come re di Cappadocia nell’87, in unperiodo in cui suopadre si fregiava delmedesimo titolo. Ciò

non può che significare ribellione al volere del padre136. Quest’ ultimo probabilmente, dopo avere privato il figlio del suo regno, gli aveva attri-

131Trois royaumes de l’Asie Mineure, Paris 1888, pp.53; 193 (già in Essai sur la numismatique des rois de Cappadoce, in “RN” 1886, pp.352–3). 132I1DECALLATAŸ, p.202, rileva inoltre cheil preteso monogramma diAmfipoli non risulta maiusato nelle emissioni sicuramente attribuite a questa città. 133 FGH 434, 22.

134 DECALLATAŸ , p.184. 135A.MCNICOLL, The Asvan Hoard: Coins of two Cappadocian Monarchs, in “Anat.Stud.” 23, 1973, p.184; cf. H.B.MATTINGLY, L.Julius Caesar, Governor of Macedonia, in “Chiron” 9, 1979, p.166. 136Il REINACH, o.c., p.354, sembra adombrare l’ ipotesi di una ribellione laddove

scrive che in Macedonia Ariarate/Arkathias “parait avoir voulu

neté indépendante”.

se tailler unesouverai-

§ 9 – Punti di vista suManio Aquilio

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buito un incarico militare nell’ Armenia Minore, e ciò spiega perché quest’ ultimo nell’89 fosse a capo di truppe reclutate in questa regione, e nonin Cappadocia. Poi Mitridate gli aveva affidato l’ armata che avrebbe dovuto conquistare la Macedonia e poi andare a ricongiungersi con le forze di Archelao in Attica. Probabilmente furono i Cappadoci stessi a preferire Ariarate IX a Mitridate, ciò che potrebbe spiegare le emissioni in Cappadocia a nome del giovane re. Ma la ribellione fu stroncata sul nascere, perché il giovane si ammalò e morì. Appiano tace a proposito delle modalità di questa morte, probabilmente perché la sua fonte non aveva ulteriori informazioni137, madaPlutarco138 veniamo a sapere che quando Pompeo, forse alla fine della sua campagna, conquistò in Armenia Minore il Kainòn Phrourion, vi trovò gli archivi segreti delre pontico, dai quali si apprese che Mitridate aveva fatto morire col veleno suo figlio Ariarate. Questo è dunque l’ ultimo elemento che mancava alla nostra ricostruzione, dalla quale emerge che i Cappadoci pretesero di avere unloro re e di non sottostare a Mitridate; Ariarate probabilmente era d’accordo con loro, per cui egli, tacitamente o apertamente, si ribellò alla decisione paterna di deporlo dal suotrono, e questo gli costò la vita.

§ 9 PUNTI DI VISTA SU MANIO AQUILIO

Il libro Mitridatico di Appiano, essendo la nostra fonte principale sulla guerra Mitridatica, ha fatalmente condizionato molto i giudizi dei moderni su molti aspetti della storia, e in particolare su uno dei personaggi-chiave nell’ apertura delle ostilità, Manio Aquilio, il figlio dell’ omonimo trionfatore suAristonico e organizzatore della provincia d’Asia. Egli aveva vinto nel 101 gli schiavi rivoltosi di Sicilia condotti da Atenione, poi era stato governatore di Sicilia ed aveva subito un processo per peculato, processo dal quale era uscito assolto grazie agli appelli di Mario e ai discorsi ad effetto del suoavvocato M.Antonio139. Nel 90 gli fu affidata la missione di ricondurre sul trono Ariobarzane e, dopo un primo tentativo riuscito, si scontrò alla fine con l’ opposizione armata di Mitridate, il quale aprì la guerra vincendo sia Nicomede che tutti i comandanti romani. Il quadro morale di quest’ uomo, quale risulta dal racconto diAppiano, è completamente negativo. Insieme con i colleghi di legazione e con i due governatori Cassio e Oppio, egli spinse Nicomede a compiere un’incursione nel regno del Ponto, e in proposito Appiano scrive: “Poiché gli infra, § 14. 138Pomp. 37. 139Cf. BROUGHTON, II, p.3. Sulla cronologia cf. E.BADIAN, The Death of Saturninus, in C hiron” 14, 1984, p.142. 137 Cf.



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III – Le vittorie di Mitridate

ambasciatori insistevano, Nicomede, siccome aveva accettato di dare una gran somma ai generali e agli ambasciatori peril loro aiuto edera ancora in

debito, e siccome aveva preso a interesse molto denaro dai Romani del seguito e da loro era pressato, controvoglia invase la terra di Mitridate” 140. Di fronte poialle rimostranze dellegato pontico Pelopida, Aquilio e gli altri comandanti romani si comportarono in modo ingiusto, arrogante e ipocrita, che Appiano descrive come segue: «Mentre Pelopida ripeteva queste cose, da molto tempo i generali romani avevano deciso di aiutare Nicomede e così ascoltarono la controparte per dare unarisposta. Ciò che aveva detto Pelopida e l’ alleanza conMitridate ancora in vigore li facevano vergognare e permolto tempo essi nonseppero come rispondere; dopoessersi trattenuti fino a quel punto, infine risposero con astuzia in questo modo: “Non vorremmo che Mitridate subisse alcunché di spiacevole da parte di Nicomede, manontollereremo che sia fatta guerra a Nicomede; infatti riteniamo che non sia conveniente per i Romani che Nicomede venga danneggiato” »141.

Dopo che Mitridate ebbe reagito all’ ingiustizia romana cacciando Ariobarzane dalla Cappadocia, Pelopida ritornò presso il consesso presieduto da Aquilio perrinfacciargli le sueresponsabilità e, fra le altre cose, disse: “Voi dunque siete responsabili di fronte alla repubblica dei Romani di ciò che è avvenuto in Cappadocia; infatti Mitridate si è comportato così perchè voi ci avete disdegnato e ci avete risposto in maniera capziosa. Manderà una legazione contro divoi al vostro Senato, davanti al quale vi annuncia che vi dovrete presentare perdifendervi, e nonfate alcuna mossa prima deltempo, nè date inizio a una guerra sì grande senza il parere della repubblica romana” 142. Ma i Romani proibirono di mandare altre legazioni, eccetto quella che venisse ad annunciare l’ accettazione degli ordini; poi “non aspettarono che il Senato e il popolo decidessero su una tale guerra”, ma passarono alla mobilitazione generale in Asia Minore143. Nell’ inverno dell’ 89/88 Mitridate portò a compimento la conquista della provincia romana d’Asia e si fece consegnare vivo Oppio dai Laodiceni, e così poté condurlo in giro come zimbello damostrare a tutti, e in proposito Appiano scrive che Oppio veniva “preceduto perridicolo dailittori. Mitridate nonlo toccò e lo condusse ovunque senza catene per mostrare il generale dei Romani prigioniero”. Poco tempo dopo a Mitridate fu consegnato dai Mitilenesi anche Aquilio, che viene definito da Appiano nel seguente modo: Il maggiore responsabile diquesta legazione e diquesta guerra, che



140App., Mithr. 141App., Mithr. 142App., Mithr. 143App., Mithr.

11. 14. 15. 16– 17.

§ 9 – Punti di vista suManio Aquilio

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fupreso, legato e condotto in giro sopra unasino proclamando agli spettatori che era Manio, fino a che, a Pergamo, Mitridate nongli fece colare oro liquido in bocca, come insulto alla corruzione dei Romani” 144. Le colpe di

Aquilio vengono poi ribadite nel resoconto appianeo dei preliminari della pace di Dardano, quando il generale mitridatico Archelao avrebbe pronunciato queste parole Il re Mitridate, o Silla, (...) vi ha fatto guerra a causa della tracotanza di “ altri comandanti e farà pace grazie al tuo valore...”; mentre Silla, nella suarisposta, avrebbe detto, tra le altre cose: “Se

Mitridate era stato oggetto di ingiustizia, doveva mandare unalegazione in merito” 145. Quest’ ultimo punto contraddice quanto era stato detto nel cap. 16 a proposito deldivieto diinviare altre legazioni, imposto daicomandanti romani, e costituisce pertanto un’implicita condanna dell’ operato di Aquilio e compagni, ed unadiscolpa di Mitridate. Durante le trattative di Dardano Mitridate avrebbe nuovamente lamentato di fronte a Silla le colpe deicomandanti romani e avrebbe aggiunto: “E tutte queste cose le hanno fatte perdenaro, prendendolo di volta in volta da mee daquelli (Nicomede e Ariobarzane); infatti, o Romani, se c’è unacosa per cui chiunque di voi incolperebbe chicchessia, quella è l’ avidità di guadagno”; mentre Silla, nella suareprimenda, avrebbe fra l’ altro replicato: “Manio ti diede la Frigia dopo avere ricevuto doni in cambio, la qual cosa costituisce un’i ngiustizia da parte di entrambi. Ed anche tu sei d’accordo che l’ hai ricevuta ingiustamente da un atto di corruzione146. Presso di noi

144App., Mithr. 20–21. 145App., Mithr. 54. 146Qui Appiano ha confuso Manio Aquilio con l’ omonimo padre: B.C.MCGING, Appian, Manius Aquillius, and Phrygia, in “GRBS” 21, 1980, p.38; cf. KALLET-MARX, Hegemony, p.252, n.117. Manio Aquilio (padre), di fronte alle pretese di Nicomede e di Mitridate sulla Frigia, mise la regione all’ asta e Mitridate se la aggiudicò; poiAquilio fu accusato di peculato e prosciolto, sebbene colpevole; poitrionfò nel 126: Cic., Divinatio in Caec. 69; Pro Flacco 39; App., B.c. I.22. Nel 123– 122, dopo la cassazione dell’ operato di Aquilio, Nicomede e Mitridate cercarono di corrompere i senatori per ottenere la Frigia, ma Caio Gracco denunciò tale corruzione: Gell. XI. 10. Il COARELLI, Su alcuni proconsoli d’Asia tra lafine del II e gli inizi del I secolo a.C. e sulla politica di Mario in Oriente, in Epigrafia e ordine senatorio, I (“Tituli” 4), Roma 1982, pp.440–445, ha sostenuto che Appiano attesta una transazione relativa alla Frigia ad opera di Manio Aquilio figlio, il quale avrebbe concesso la regione a Mitridate in occasione di un suo (ipotizzabile) proconsolato in Asia nel 104 a.C.; tale concessione avrebbe suscitato il processo per corruzione in cui intervennero Antonio e Mario (non si tratterebbe, in questo caso, di accuse relative al governo della Sicilia), mentre all’epoca del proconsolato di Mucio Scevola (attribuito al 94 a.C.) la Frigia sarebbe stata tolta a Mitridate e dichiarata libera. Credo che l’ ipotesi di un fraintendimento ad opera di Appiano sia molto piùsemplice ed“economica”, considerato anche il fatto che Appiano abbonda in errori e fraitendimenti nel riportare i nomi di persona, specialmente quelli romani; cf. ad es. Syr. 23 (Pausimakos al posto di Pausistratos); 26 (Regoulos al posto di Regillos); 27

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III – Le vittorie di Mitridate

Manio è stato accusato di altri atti illeciti compiuti per denaro, e il Senato li ha cassati tutti” 147. Daltesto diAppiano emerge unacondanna senza appello deilegati e dei generali romani, e soprattutto diAquilio, colpevoli di corruzione, avidità di denaro, ipocrisia, tracotanza, irresponsabilità, frode nei confronti del Senato. Mitridate risulterebbe più oggetto che autore di ingiustizia, e la sua colpa principale risulterebbe quella di essersi preparato alla guerra con Roma a causa deirancori accumulati fin daltempo in cui il Senato lo aveva privato della Frigia. Il suo sembrerebbe essere stato un “bellum prope iustum” 148.

Sostanzialmente le ricostruzioni storiche proposte dai moderni si sono sempre basate, con più o meno convinzione, sul racconto appianeo149. Tuttavia, dalle altre fonti emerge una versione abbastanza differente dei fatti, e soprattutto ungiudizio molto differente suManio Aquilio. Prima di tutto, in Livio e nella tradizione liviana nonAquilio e gli altri ufficiali romani, mail Senato portò a compimento la trattativa con Mitridate imponendogli l’ ultimatum chefece precipitare la guerra150. Anche l’ accusa di avere iniziato il conflitto senza attendere la decisione del Senato e del popolo è di dubbio fondamento, perché, come Silla ricordò a Dardano151, era necessario cheAquilio riconducesse Ariobarzane dopo che Mitridate lo aveva cacciato. Il mandato senatoriale di Aquilio era chiaro e semplice: ricondurre Ariobarzane sul trono. L’errore dei comandanti romani riguar(Eudoros al posto di Eudamos); 33 (Myndis al posto di Minnion); 17 (Akinios Manios al posto di Manios Akilios); 39 e 42 (Manios al posto di Manlios); B.c. I.178–9; 182; 188; 199 (Sextos loulios Kaisar al posto diLoukios loulios Kaisar, inbase adunaconfusione fra il console del 90, Lucio, e quello del 91, Sesto); Mithr. 11 (L.Cassio al posto di C.Cassio); 68, 70 (Vario al posto di Mario). 147App., Mithr. 56–57. 148Cf. il caso riferito da Cic., De prov.cons. 2.4. 149Cf. per es. REINACH, Mithridates, p.114; F.Geyer, in RE XV, s.v. Mithridates (12), cc.2168–9; E.BADIAN, Roman Imperialism in the Late Republic, Oxford 19682, pp.56–9; E.WILL, Histoire politique dumonde hellénistique, II, Nancy 19822, pp.474–5. Secondo il MAGIE, Roman Rule, p.209 e OLSHAUSEN, Mithridates VI. undRom, in ANRW, I, Berlin-New York 1972, p.813, dietro le mosse di Aquilio c’ era la regia imperialistica di Roma. P.J.CuFF, Appian’s Romaica: a Note, in “Athenaeum” 61, 1983, p.157, attribuisce adAppiano cognizioni sulla corruzione deimagistrati romani, e di Aquilio in particolare, malo stima incapace diformulare in modoappropriato il legame fra le colpe dei magistrati e le guerre d’oltremare. Di gran lunga la migliore trattazione moderna sulla legazione di Aquilio è quella del KALLET-MARX, Hegemony, pp.250–7, il quale ha proposto unacritica del racconto appianeo, rilevando come la tradizione (l’ autore pensa a Rutilio Rufo, il cui pensiero sarebbe arrivato adAppiano attraverso Posidonio) avesse fatto di Aquilio il capro espiatorio dell’ insuccesso romano in Oriente. 150Cf. supra, § 6. 151App., Mithr. 57.

§ 9 – Punti di vista suManio Aquilio

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dava il modo in cui agire (essi sottovalutarono le forze pontiche e sbagliarono il dispiegamento delle loro armate), nonil fatto di avere agito.

Appiano152 ricorda semplicemente che Aquilio, Cassio e Oppio furono sconfitti daigenerali mitridatici, i quali si dimostrarono superiori pervalore e capacità militari; Pompeo Trogo153 invece sottolinea il fatto che Mitridate aveva raccolto un esercito da tutto l’ Oriente, con il quale senza fatica schiacciò l’ esercito romano della provincia d’Asia. Memnone154 evidenzia

ancor meglio il coraggio con cui Aquilio affrontò le forze soverchianti del nemico: “Mitridate...marciò attraverso la Paflagonia alla testa diunesercito di 150.000 uomini. Manio, quando gli alleati di Nicomede s’erano dispersi al solo nome di Mitridate, conpochi Romani prese posizione contro Menofane, generale di Mitridate”. Intorno alla morte di Aquilio c’ erano opinioni molto differenti, che rispecchiavano giudizi antitetici sul personaggio medesimo. Se, da una parte, Plinio155 concorda con Appiano riferendo la versione più ignominiosa della morte del consolare, secondo cui gli sarebbe stato versato oro fuso in bocca, come contrappasso della suaavidità, e Valerio Massimo156 lo incolpa di avere servito il re e di non essersi suicidato; dall’ altra Cicerone157 afferma che egli fu ucciso a colpi diverga, e Diodoro, verosimilmente sulla scorta di Posidonio, narra che Aquilio fu consegnato a Mitridate dai Lesbii di Mitilene, ma poi prevenne il castigo suicidandosi – ciò che Diodoro definisce praxis heroiké – e così guadagnò fama di coraggio158. 152 Mithr. 19.

153Iustin.XXXVIII.3.8. 154FGH 434, F 1.22.6–7. 155N.h. XXXIII.48. Il KALLET-MARX, Hegemony, p.253 e n.120, sottolinea come questa tradizione sia molto isolata. 156IX.13.1: cumsibi gloriose extingui posset, Mithridati maluit turpiter servire. 157De imp.Cn.Pomp. 11; Tusc. V.5. 158Diod.XXXVII.27; sulla dipendenza da Posidonio cf. per es. H.STRASBURGER, Posidonios on Problems of the Roman Empire, in “JRS” 55, 1965, p.42 e n.28, ove bibliografia, cui si aggiunga P.TREVES, La cosmopoli di Posidonio e l’ impero di Roma, in La filosofia greca e il diritto romano. Atti Coll. Roma 1973, Roma 1976, pp.27–65. Il REINACH, Mithridates, p.121, n.2, rileva che Diodoro definisce “giovane” Aquilio, il quale tale non era, e che probabilmente il suicidio fu a torto attribuito a lui, mentre doveva riguardare suo figlio o qualche altro romano catturato insieme a lui (cf. Vell.Pat.II.18, secondo cui insieme ad Aquilio furono catturati altri romani); nello stesso senso: J.MALITZ, Die Historien des Poseidonios, München 1983, p.340, n.118. L’ ipotesi è molto improbabile perché va contro il testo tradito, deve ipotizzare che la fonte di Diodoro desse rilievo all’ atto di un personaggio sconosciuto, che casualmente aveva lo stesso nome del consolare, e inoltre trascura l’ esistenza del giudizio di Valerio Massimo, secondo cui Aquilio avrebbe dovuto suicidarsi. A me pare evidente che si tratta di una tradizione che ha inventato il suicidio eroico di Manio per cancellare la memoria della sua infame prigionia. G.AMIOTTI, La tradizione sulla morte di Manio

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Parte III – Le vittorie di Mitridate

Cicerone dava di Aquilio un giudizio del tutto positivo, infatti, nelle Tusculanae159, parlando degli uomini virtuosi che vanno talora incontro all’infelicità (non omnes bonos esse etiam beatos) cita i casi di M.Atilio Regolo, quello di Q.Servilio Cepione160 e quello di Manio Aquilio. Livio161 rinviava a Cicerone circa il resoconto dell’ assoluzione di Aquilio, il quale nonvoleva supplicare i giudici, mail suo avvocato M.Antonio gli stracciò le vesti permostrare a tutti le ferite di guerra. Cicerone dunque sottolineava la sua temperanza e il suo valore. I denarii emessi a nome del figlio o del nipote di Manio (71 a.C.) recano l’ immagine del console che uccide uno schiavo ribelle (allusione alla suavittoria riportata in Sicilia nel 101, chegli valse il trionfo)162. Pertanto intorno al 71 a.C. il giudizio corrente su Aquilio doveva essere positivo. La minaccia espressa da Mitridate, secondo cui i legati e i generali romani avrebbero dovuto rendere conto delle loro azioni di fronte al Senato, erainfondata. Infatti, nonsolo Aquilio conservò unafama di virtù, ma certamente anche Oppio, che fu liberato alla fine della guerra, conservava unaposizione autorevole, se è vero che gli abitanti diAfrodisia e di Plarasa, in Caria, probabilmente agli inizi dell’84, lo scelsero come patrono per far valere di fronte ai Romani i loro meriti all’ inizio del conflitto163. L’immagine che di Aquilio emerge dal testo appianeo è certamente partigiana. Perfortuna disponiamo di altri elementi utili perunavautazione più equilibrata del suo operato. Nell’89 Mario e gli equites assistettero ad una forte rimonta della cosiddetta fazione dei Metelli e, più in generale, Aquilio, in “Aevum” 53, 1979, pp.72–77, ritiene che fino alla fine della guerra non si fosse saputo niente della sorte di Aquilio (secondo Granio Liciniano, XXXV.75, p.20 Criniti, le condizioni della pace di Dardano avrebbero imposto a Mitridate anche il rilascio di Aquilio) e che dopo di allora sorse la tradizione che parlava del suicidio, favorevole a Mitridate, che così veniva scagionato, e la tradizione relativa all’ oro fuso, che risalirebbe a Rutilio Rufo, ostile a Manio Aquilio. 159V.5.14; cf. Min.Fel., Oct. 5; 37. 160Console nel 106, accusato di avere spogliato untempio a Tolosa e di essere stato sconfitto daiCimbri adArausio, maritenuto innocente dagli aristocratici (cf. Cic., Brut. 35, 135). Era il padre del Cepione di cui si è detto al § 5. 161 Per. 70. 162M.H.CRAWFORD, Roman Republican Coinage, Cambridge 1974, nr. 401. Il nome

del magistrato monetale, inciso sul denario, è Mn. Aquilius, Mn. filius, Mn. nepos; secondo il Crawford si tratterebbe del nipote, macredo che nonsi debba affatto scartare l’ ipotesi del figlio, che orgogliosamente menzionava sia il padre, trionfatore sugli schiavi ribelli, che il nonno, trionfatore su Aristonico e creatore della provincia d’Asia. 163Cf. le due iscrizioni di Afrodisia edite da J.REYNOLDS, Aphrodisias and Rome, London 1982, nr. 2, e soprattutto 3. E.BADIAN, Q.OPPIVS.PR, in “ANSMN” 29, 1984, pp.99–102, part. p.100, ritiene che Oppio, in seguito alla sualiberazione, si fosse legato a Silla.

§ 9 – Punti di vista suManio Aquilio

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della fazione ottimate senatoriale. La lex Plautia iudiciaria164 restituì al Senato il controllo delle corti giudicanti nelle quaestiones, ed una corte senatoria condannò Vario165, mentre le elezioni consolari videro il successo di due uomini legati ai Metelli: Cornelio Silla e Q.Pompeo Rufo166. La decisione, presa circa nell’ estate 89, di assegnare ad uno dei consoli la guerra Mitridatica indica che a Roma si sapeva benissimo che in Asia la situazione stava precipitando, o che era precipitata, e pertanto è difficile credere che il Senato fosse rimasto estraneo alle fasi finali della trattativa con Mitridate. Dunque la responsabilità di Aquilio e dei suoi collaboratori non deve essere stata (nell’ottica dei Romani) quella di avere provocato la guerra attraverso trattative condotte con poco spirito di giustizia (trattative di cui fu responsabile anche il Senato), ma quella di non avere atteso che Roma inviasse unesercito consolare peraffrontare Mitridate. Probabilmente però il Senato e l’ opinione pubblica romana non si aspettavano che la linea di fermezza avrebbe condotto alla guerra, e pertanto nonapprezzaronola scarsa diplomazia usata daAquilio, e l’ intera fazione politica di Mario ne pagò le conseguenze alle elezioni dell’89, che videro il successo della “fazione metellana”. Certo, i fatti d’Asia Minore forse non furono che un elemento fra i tanti che determinarono la sconfitta elettorale di Mario, il quale riuscì dopo mesi di lavoro politico adottenere l’ appoggio del tribuno Sulpicio, attraverso il quale si fece attribuire dalpopolo la conduzione della guerra Mitridatica, quando già Silla aveva lasciato Roma con l’ e sercito alla volta dell’Asia. Nella parte I avevamo visto che le ragioni profonde della guerra Mitridatica vanno ricercate nell’ espansionismo di Mitridate daunaparte e nella politica dei Mariani dall’altra. Ciò non implica che Roma e Mitridate volessero la guerra, ma il rafforzamento militare e la determinazione delle due parti favorirono lo scoppio delle ostilità. Passarono più di dieci anni dall’ affermazione della linea dura dei Mariani all’ attacco mitridatico, il quale fu determinato dafattori estranei ai rapporti romano-anatolici. Mitridate si mosse solo quando seppe che Roma combatteva la guerra sociale, e Roma fu costretta a reagire. La nota teoria del Gruen, secondo cui l’ i mperialismo romano nonprocedette secondo unpiano preciso, in questo caso è confermata. 164Sulla cui datazione cf. E.BADIAN, Quaestiones Variae, in “Historia” 18, 1969, pp.461–475. 165Cic., Brut. 305. Vario, con la sua legge, aveva permesso di colpire soprattutto i nobiles vicini a Livio Druso; cf. E.GABBA, M.Livio Druso e le riforme di Silla, in “ASNP” 33, 1964 = Esercito e società, pp.389–390; GRUEN, Roman Politics and the criminal Courts, pp.216–9. 166Cf. GABBA, o.c., p.392, che annovera tra i Metellani anche P.Sulpicio Rufo, il tribuno che poi passò tra le fila dei Mariani comando della guerra Mitridatica.

e fece attribuire dal popolo a Mario il

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III – Le vittorie di Mitridate

§ 10 INDIZI E PUNTI OSCURI NELLA MORTE DI MANIO AQUILIO Nelcapitolo 37 della biografia plutarchea diPompeo si legge chequando fu scoperto l’ archivio segreto di Mitridate nel Kainòn phrourion (nella secondametà del 65) si sarebbe rinvenuto anche, secondo Teofane di Mitilene167, un appello con cui Rutilio Rufo istigò Mitridate a compiere il massacro degli Italici in Asia. Plutarco aggiunge che secondo molti autori si trattava diunamalignità diTeofane, inventata perodio verso Rutilio o piuttosto per ingraziarsi il suo patrono Pompeo, il cui padre era stato descritto nelle storie di Rutilio come unlestofante. Nessun autore moderno, al pari degli antichi, ha mai dato credito alla testimonianza di Teofane. Lo Jacoby168 ha supposto che Teofane avesse preso spunto dalfatto che Rutilio si salvò dal massacro a Mitilene, travestito da greco169. L’impunità di Rutilio poté essere interpretata daTeofane come prova del suo tradimento. Certamente Mitridate non aveva bisogno del consiglio di Rutilio per decidere il massacro, il quale doveva essere inteso dal re come unpactum sceleris che legasse a lui le città greche. E neppure si vedono le ragioni per cui Rutilio avrebbe dovuto odiare a tal punto gli Italici residenti inAsia dadesiderare il loro sterminio. C’è però un punto oscuro nella vicenda di Rutilio, in cui la tradizione

presenta elementi assolutamente inverosimili: si tratta proprio della salvezza ottenuta da Rutilio grazie al suo travestimento da greco. Rutilio era un consolare edex legato del popolarissimo governatore d’Asia Mucio Scevola, e Mitilene nonera unacittà in cui unromano del genere avrebbe potuto mimetizzarsi. Forse oggi a NewYork o a Parigi unostraniero puòfacilmente mescolarsi alla popolazione e non venire riconosciuto, ma nell’88 a Mitilene tutti sapevano chi eraRutilio, dove viveva, che cosa faceva; anzi, probabilmente lo sapevano gran parte dei Greci d’Asia Minore170, e lo sapeva, conseguentemente, anche Mitridate. La storiella del travestimento è una pia menzogna, che fa parte del bagaglio “agiografico” relativo al consolare in esilio. Nonv’è dubbio invece che se Rutilio si salvò, lo dovette adunascelta precisa e deliberata deiMitilenei, e nonè escluso che lo stesso Mitridate fosse d’accordo, considerato il fatto che egli permise la celebra167FGH 188, F 1. 168FGH IIB, Kommentar, p.616. 169Cic., Pro Rabir.10.27; sulla sua presenza

a Mitilene cf.

anche Cass.Dio,

fr.

97.3–4. 170Val.Max.II.10.5 ricorda che quando Rutilio giunse esule in Asia Minore, tutte le città gli mandarono delegati ad accoglierlo, per cui il suoesilio assunse l’ aspetto di un trionfo.

§ 10 – Indizi e punti oscuri nella morte di Manio Aquilio

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zione delle feste in onore di Mucio Scevola da parte delle città greche171. Mitridate cercò sempre l’ accordo con una delle fazioni che a Roma si combattevano: si legò agli insorti italici contro Roma, poi aiutò Silla contro i Mariani, poi si alleò coi Mariani di Sertorio contro Lucullo; nonè dunque escluso che nell’88 egli si fosse lasciata aperta la strada a futuri accordi con la fazione antimariana cui faceva capo Rutilio Rufo. Teofane eraunmitileneo e doveva conoscere bene la storia recente della suacittà, specialmente quella dell’epoca cruciale dell’ apertura della guerra Mitridatica, quando la città si schierò molto risolutamente dalla parte di Mitridate172, meritando il duro castigo inflittole daLucullo (completato poi nell’80 da M.Minucio Termo), per volere di Silla, alla fine della guerra173. Mitilene riacquistò la libertà grazie a Pompeo, il quale volle fare con ciò cosa grata all’ amico Teofane174. È nel contesto della liberazione e del riscatto di Mitilene che Teofane poté aver fatto valere qualche (preteso) documento che alleggerisse le responsabilità dei Mitilenei, incolpando Rutilio. A partire dalla fine della prima guerra Mitridatica, dall’ inverno 85/ 4, furono molte le città greche cheraccolsero documenti perprovare la loro fedeltà a Roma durante la guerra, o almeno l’ apporto di aiuti alla causa romana da parte di qualcuno dei loro cittadini175; Mitilene poté fare altrettanto qualche anno dopo, al tempo di Pompeo. 171Cic., In Verr. II.2.21, 51. 172Cf. anche App., Mithr. 52. 173Plut., Luc. 4 (qui, parlando di Lucullo che intende punire moderatamente i Mitilenesi, si dice ἐ φ᾽ οἷ ς πε ρὶ Μανίον ἐ ξή µαρτον, che in molte traduzioni viene inteso nel senso che Mitilene aveva parteggiato per Mario, mentre Plutarco probabilmente intendeva dire il contrario, e certamente nonsi riferiva a Mario, maa Manio Aquilio; cf. J.VAN OOTEGHEM, Lucius Licinius Lucullus, Namur 1959, p.36 e n.3); suMinucio Termo: Liv., Per. 89; Suet., Caes. 2. Le (eventuali) responsabilità di Rutilio Rufo non poterono essere chiamate in causa per alleggerire il bagaglio delle colpe dei Mitilenei quando Silla decise le sorti di ciascuna città d’Asia, nell’ inverno 85/84, perché Rutilio era in buoni rapporti con Silla, mentre Aquilio non doveva avere goduto della stima del generale. Non è escluso invece che Smirne, dove Rutilio andò a risiedere dall’85 a.C. (Cass.Dio, fr.97.1), avesse acquisito meriti di fronte a Silla proprio grazie ai consigli dell’ e sule romano: Tac., Ann. IV.56.2; cf. R.G.LEWIS, Sulla and Smyrna, in “CQ” 41, 1991, pp.126–9. 174Plut., Pomp. 42; Vell.Pat.II.18.3: Mytilenaeorum perfidia...qui M.’ Aquilium aliosque Mithridati vinctos tradiderunt, quibus libertas in unius Theophanis gratiam postea a Pompeio restituta est = FGH 188, T 4. 175Lettera di C.Cassio contenente lodi perCheremone di Nisa: SIG3 741; lettere di Q.Oppio ad Afrodisia-Plarasa con apprezzamenti sul comportamento filoromano della città e accettazione di patrocinare la suacausa davanti ai Romani: J.REYNOLDS, Aphrodisias and Rome, London 1982, nr. 2–3. Lettera di Silla a Taso: C.DUNAND, J.POUILLOUX, Recherches sur l’ histoire et les cultes de Thasos, II, Paris 1957, pp.37–45, nr.175; su Smirne: Tac., Ann. IV.56.2. Lettera di Silla ai Tecniti dionisiaci di Cos: M.SEGRE, Due

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III – Le vittorie diMitridate

Manio Aquilio fu catturato dai Mitilenei e consegnato a Mitridate; probabilmente ciò avvenne in concomitanza con il massacro degli Italici in Asia176, quando a Mitilene si trovava anche Rutilio Rufo177, il quale invece non subì alcun danno dalla persecuzione mitridatica. Che quest’ ultimo fosse stato un fautore del massacro è del tutto inverosimile, ma, per altro verso, ci sono tutte le premesse perché egli avesse favorito, o almeno avesse visto di buon occhio la cattura di Aquilio. Infatti Aquilio era tanto amico di Caio Mario quanto Rutilio ne era nemico178; d’altra parte Mario aveva avuto molta responsabilità nel processo e nella condanna di Rutilio nel 94 (tradizionalmente datato al 92)179 e questa fu una delle ragioni per cui Mario veniva posto in pessima luce nelle Storie di Rutilio180. Manio Aquilio doveva pertanto essere considerato da Rutilio un rappresentante illustre e potente dell’ odiata cricca mariana181. Nonè dunque escluso che Teofane avesse trovato nelle carte segrete di Mitridate qualche documento riguardante la responsabilità o la connivenza di Rutilio nella cattura di Manio Aquilio. lettere di Silla, in “RFIC” 1938, pp.253 ss. = ID., Iscrizioni di Cos, I, Roma 1993, nr.7. Circa Stratonicea e Tabae abbiamo duesenatoconsulti che si rifanno, a loro volta, anche alle decisioni di Silla: SHERK, RDGE, nr.17– 18; cf. J. e L.ROBERT, La Carie, II, Paris 1954, pp.96–102; M.CRAWFORD, J.REYNOLDS, Rome and Tabae, in “GRBS” 15, 1974, p.289–93. Anche in App., Mithr. 47 c’è menzione di unalettera di Mitridate a Chio che dovette essere esibita nel corso della definizione dell’ assetto politico e fiscale dell’ Asia da parte di Silla e poi del Senato. Cf. infra, nota 350. 176Il BADIAN, Rome, Athens and Mithridates, in “AJAH” 1.2, 1976, p.110, pensa invece che dal discorso posidoniano (FGH 87, F 36, 50) di Atenione si possa evincere che Aquilio fu catturato prima del massacro, visto che Aquilio fu ucciso qualche tempo dopo la cattura. Ma in quel discorso si dice anche che i Romani d’Asia stavano come supplici ai piedi delle statue degli dei, e pertanto il massacro era già avvenuto, mentre ancora si attendeva di uccidere i supplici (cf. App., Mithr. 22–23). Unadurata inverosimile della resistenza dei supplici nei santuari è ipotizzata da M.D.CAMPANILE, Città d’Asia Minore tra Mitridate e Roma, in Studi ellenistici, VIII, a cura di B.Virgilio, PisaRoma 1996, p.163 (Cheremone di Nisa sarebbe rimasto nell’asilo dall’88 fino all’85, quando Efeso si ribellò a Mitridate). Il massacro dei supplici deve avere seguito di pochi mesi la strage degli Italici. 177La presenza di entrambi i consolari romani a Mitilene è stata ben rilevata dal KALLET-MARX, Hegemony, p.253. 178Sull’ inimicizia di Rutilio per Mario: Plut., Mar. 28. 179Cass.Dio, fr.97.1. Il KALLET-MARX, The Trial of Rutilius Rufus, in “Phoenix” 44, 1990, pp.122–39, ha sostenuto che questo processo avvenne nel 94. 180Plut., Mar. 28 = Rutilio, fr.4 Peter = FGH 815, F 4: Mario ottenne il consolato del 100 grazie alla corruzione. Forse l’ostilità fra Mario e Rutilio risaliva all’ epoca della guerra giugurtina, cf. Sall., lug. 52–3; 86.4; Plut., Marius 10; BADIAN, Caepio and Norbanus, in Studies, p.39. 181Cf. il giudizio di Rutilio su Valerio Flacco, collega di Mario nel consolato del 100, definito da Rutilio come un “servo” di Mario: Plut., Mar. 28 = fr. 4 Peter = FGH

815, F 4.

§ 10 – Indizi e punti

oscuri nella morte

di Manio Aquilio

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Concludendo, possiamo dire che Mitridate fu un opportunista anche nella scelta delmomento peraprire le ostilità: nell’89, quando Roma ancora combatteva contro gli Italici, dei quali egli ricevette subito una legazione. Grazie alla situazione favorevole, egli annetté la Cappadocia e depose il figlio Ariarate IX, provocando l’ intervento massiccio delle forze romanobitiniche. Il tentativo di ripristinare la monarchia cappadoce diAriarate IX venne frustrato dall’uccisione del giovane Ariarate adopera di Mitridate. Il giudizio di condanna e di biasimo nei confronti diAquilio caratterizza solo la versione di Appiano, mentre in epoca tardo-repubblicana prevalevano giudizi molto favorevoli su di lui. La sua cattura a Mitilene forse era stata favorita daRutilio Rufo.

PARTE IV LE FONTI DEL MITHRIDATEIOS DI APPIANO § 11 APPIANO E TITO LIVIO Analizzando la tradizione appianea relativa a Manio Aquilio abbiamo evidenziato come lo storico di Alessandria fosse il portavoce della tradizione più ostile ad Aquilio che ci sia pervenuta. E ora è venuto il momento di riprendere l’ analisi delle tendenze della sezione sillana del libro Mitridatico, perché, come vedremo, il giudizio su Aquilio fa parte di una serie di valutazioni in cui Appiano risulta sempre la fonte più favorevole a Silla all’ interno del complesso della tradizione che ci è pervenuta. Potremmo quasi parlare di una“regola” che funziona sempre: messo a confronto con altri autori antichi, Appiano risulta regolarmente più filosillano182. Questo fatto ovviamente nonè senza importanza per la determinazione delle fonti dei primi 63 capitoli183 del Mithridateios. Ma prima di tutto passiamo in rassegna le principali ipotesi che i moderni hanno avanzato circa tali fonti. Secondo il Reinach esse andrebbero identificate con Livio184, eccetto che per la narrazione dei negoziati fra Pelopida e Aquilio, che in Livio hanno per protagonista anche il Senato e chefarebbero trasparire, inAppiano, untono antiromano chemale si addice a Livio, e potrebbero derivare daunafonte greca, adesempio daPosidonio. Le ragioni per cui si dovrebbe chiamare in causa Livio per la gran parte della narrazione sono le seguenti: c’è accordo fra Livio e Appiano sulle cifre delle perdite dei dueeserciti nella battaglia di Cheronea e – in parte – di Orcomeno185, e delle persone fatte uccidere da Mitridate in base a sospetti186. Inoltre si notano parallelismi circa la vendita dei beni sacri a 182E conseguentemente piùantimariano, maquesto è unfattore meno rilevante. 183Lasciando daparte i primi 10 capitoli, dedicati alla Bitinia, derivati – direttamente o indirettamente – daPolibio. 184 REINACH, Mithridates, pp.434; 448, il quale segue il parere di R.JORDAN, De fontibus Appiani in bellis Mithridaticis enarrandis, Diss. Göttingen 1872. Secondo i moderni (cf. W.ENSSLIN, Appian und die Liviustradition zum ersten Bürgerkrieg, in “Klio” 20, 1926, pp.415–65; GABBA, Appiani Bellorum civilium liber primus, Firenze 19672, pp.XXVIII e XXXI) Livio sarebbe la fonte di Appiano nel primo libro delle Guerre civili, in relazione alla guerra civile sillana. 185App., Mithr. 45 = Eutr.V.6.3; Oros.VI.2.5; e App., Mithr. 49 = Eutr.V.6.3. 186App., Mithr. 48 = Oros.VI.2.8.

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Parte

IV – Le fonti del Mithridateios di Appiano

Roma per finanziare la spedizione di Silla187; circa i prodigi avvenuti a Rodi e Patara durante l’ assedio mitridatico di Rodi188; circa il ritrovamento del Palladio intatto dopo la distruzione di Ilio adopera dei soldati fimbriani189, e circa la morte di Flavio Fimbria190. In realtà, le divergenze fra Livio e Appiano sono piùrilevanti e numerose di quanto non si sia fin qui prospettato. Il ruolo del Senato nelle trattative

checondussero all’ apertura della guerra è unelemento fondamen-

tale che vede Livio divergere in modo inconciliabile daAppiano, nonsolo

nelresoconto delle trattative diAquilio, maanche in quello deipreliminari della pace di Dardano, ove i discorsi di Silla presuppongono la totale estraneità delSenato dall’ ultimatum chedeterminò la guerra. Probabilmente il giudizio liviano sulla figura di Manio Aquilio nondoveva essere una condanna senza appello come quella che si legge in Appiano, infatti Livio191, rifacendosi a Cicerone, sottolineava le virtù del trionfatore sugli schiavi siciliani a proposito delprocesso cheegli sostenne vittoriosamente dopo il suoproconsolato in Sicilia. Appiano diverge daLivio anche circa il ruolo e le imprese di Fimbria, colui che fece uccidere il console Valerio Flacco, inviato in Asia dai Mariani per combattere Mitridate. Appiano192 parla di Fimbria in questi termini: “un uomo affidabile nel comando, di nome Fimbria, di rango senatoriale, accompagnò come volontario Flacco, che era inesperto di guerra”. Livio invece lo definisce legatus di Flacco193, mentre probabilmente egli aveva funzioni diquestore, comeriferisce Strabo-

La fonte di Appiano ha probabilmente manipolato la storia delle vicende di Fimbria, mettendo quest’ ultimo alle prese con un questore195, mentre doveva essere egli stesso il questore. Appiano è del tutto isolato all’ interno di una tradizione vasta e solida, che attribuisce a Fimbria un ruolo ufficiale nell’esercito del console Flacco. La ragione della posizione appianea risponde alla legge della tendenza filosillana, perché in questo modo la tradizione seguita da Appiano scagiona completamente Silla dall’ avere accerchiato unesercito romano, dall’ avere deposto e indotto al suicidio il suo comandante, Fimbria per l’ appunto, e dall’avere posto ai ne194.

187App., Mithr. 22 = Oros.V.18. 188App., Mithr. 27 = Iul.Obs. 56. 189App., Mithr. 53 = Aug., Civ.Dei III.7; Iul.Obs. 56, 25. 190App., Mithr. 60 = Liv., Per. 83. 191 Per. 70. 192Mithr. 51. 193Liv., Per. 82; Oros.VI.2.9; cf. Ps.Aur.Vict., De vir.ill. 70.1; Cass.Dio fr.104.1 Boiss. Vell.Pat.II.24.1 dice che egli erapraefectus equitum. 194Strab.XIII.1.27 = 594. A.W.LINTOTT, The Offices of C.Flavius Fimbria in 86–5 B.C., in “Historia” 20, 1971, pp.696–701, hamostrato che la tradizione straboniana è la piùcredibile (sulla base delconfronto conCic., Pro Rosc. Amer. 33). 195 Mithr. 52.

§ 11 – Appiano e Tito Livio

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suoi ordini, con metodi estremamente drastici, tutti i soldati fimbriani. Anche se colpevole della morte del console196, Fimbria era un ufficiale romano197, oltre che un senatore, e Silla, che da Roma era stato privato di ogni autorità, lo aveva deposto sottraendogli l’intero esercito. Tutto ciò assumeva unpeso bendiverso, dalpunto divista formale, se Fimbria avesse comandato quell’esercito come privatus. Le vittorie di Fimbria sugli eserciti di Mitridate sono poi accennate sommariamente daAppiano198, mentre esse dovevano avere ben altro spazio nelle storie liviane199. L’assedio posto da Fimbria a Mitridate presso Pitane è menzionato in maniera cursoria da Appiano, il quale tace di un episodio che certo non faceva onore a Silla e al suo questore Licinio Lucullo; l’ episodio, riferito anche da Livio200, riguardava proprio 196Colpa stigmatizzata fortemente da Appiano: “Egli, essendo un privato che era venuto come per invito di un amico, uccise il console dei Romani e il comandante di questa guerra. Gli tagliò la testa e la gettò in mare, lasciò insepolto il resto del corpo e si presentò come comandante conpieni poteri dell’esercito” (Mithr. 52). Nonè daescludere che Silla stesso avesse immediatamente evidenziato anche di fronte ai Greci d’Asia minore la necessità di cacciare il responsabile della morte di Valerio Flacco; infatti ciò gli avrebbe procurato nonpoche simpatie presso le città. Sappiamo che probabilmente Valerio e sicuramente altri membri della sua famiglia erano considerati patroni di Colofone: K.TUCHELT, Frühe Denkmäler Roms in Kleinasien, I, Tübingen 1979, pp.160– 164; cf. supra, nota 32 e nota 34. Critica all’ ipotesi moderna di unaccordo segreto tra Flacco e Silla in BALLESTREROS PASTOR, Mitrìdates Eupàtor, pp.161– 2. Sul ruolo di Silla e delle sue Memorie nella connotazione negativa di Fimbria cf. D.MULROY, The early Career of P.Clodius Pulcher: a Re-Examination of the Charges of Mutiny and Sacrile-

ge, in “TAPhA” 118, 1988, pp.159–60. 197Secondo Memnon, FGH 434, F 1.24.1–3, Flacco, in seguito alle tensioni sorte con Fimbria, fu ucciso daduesoldati adirati con lui; poi il Senato, anche se dispiaciuto per il fatto, nominò Fimbria console. Memnone peraltro attribuisce a Flacco la colpa di essere ingiustamente severo con i soldati, e a Fimbria il merito di avere splendidamente battuto i migliori generali di Mitridate. M.JANKE, Historische Untersuchungen zu MemnonvonHerakleia, Würzburg 1963, p.70, ipotizza che i dueassassini fossero L.Fannio e L.Magio, che successivamente operarono nell’e sercito di Mitridate per conto di

Sertorio. 198Mithr. 52: “Combattè pure non indegnamente alcune battaglie con un figlio di Mitridate e inseguì lo stesso re fino a Pergamo e poi, quando questi fuggì daPergamo a Pitane, lo attaccò e lo circondò con un fossato, finchè il re non fuggì sulle navi a Mitilene”. 199Liv., Per. 82–83 e Oros.VI.2.10, che ricordano la vittoria di Fimbria a Miletopoli. 200Cf. Oros.VI.2.10 (si L.Lucullus civilibus discordiis curam reipublicae praetulisset eumque mari coartare obiecta classe voluisset); cf. parimenti Plut., Luc. 3, che riferisce tre spiegazioni del comportamento di Lucullo: 1 egli anteponeva la causa sillana all’ interesse della Repubblica; 2 egli nonaiutò Fimbria perché era l’uccisore del suo comandante ed amico; 3 egli pensava di riservare Mitridate per la sua personale campagna militare e per i suoi trionfi.

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IV – Le fonti del Mithridateios di Appiano

quest’ ultimo, il quale, puressendo in grado di chiudere senza scampo il re dal mare e di farlo prigioniero con la suaflotta, tuttavia nonaiutò Fimbria, evidentemente perché Fimbria era a capo delle forze mariane ostili al suo generale, il quale già aveva posto fine alla guerra col nemico. Pertanto è chiaro che le concordanze sopra menzionate fra Appiano e Livio dipendono dall’usodi unafonte comune, che deve essere identificata con le Memorie di Silla, usate direttamente o attraverso unafonte intermedia. Come giustamente osserva il Badian201, Silla fu l’ unico a scrivere circa le guerre da lui medesimo condotte contro Mitridate, come Cesare fu l’unico a scrivere sul bellum Gallicum. Per questo è pressoché necessario ritenere che i resoconti dei fatti, soprattutto delle battaglie sillane che ebbero luogo in Grecia e in Asia derivassero, in ultima analisi, dalle Memorie di Silla. Ma, per altro verso, alcune importanti divergenze tra Livio e Appiano circa le varie trattative e circa le imprese di Fimbria sono tante e di tale portata dafarci escludere che il primo fosse la fonte principale del secondo.

§ 12 APPIANO E RUTILIO RUFO Esiste unaseconda teoria, secondo la quale unafonte storica importante per il Mithridateios di Appiano sarebbero state le Memorie di Publio Rutilio Rufo. La teoria, formulata già dal Reinach202, riguarda in particolare la storia del complotto ordito ai danni di Mitridate da dueborghesi di Lesbo (forse di Mitilene) e da due di Smirne203, due città che ospitarono Rutilio durante il suo esilio204. La tesi del Reinach è plausibile, anche se è darilevare che Rutilio Rufo funse da mediatore con Fimbria per conto di Silla nell’ 85205, poi rifiutò l’ aiuto di Silla stesso per rientrare in Roma e preferì l’ esilio a Smirne206; dunque è possibile che Rutilio avesse informato Silla delle vicende di Mitilene e Smirne durante il suo soggiorno al campo del generale romano, il quale poi, nel corso dell’ inverno 85/84, si informò dettagliatamente della condotta di ciascuna città d’Asia Minore perdecidere punizioni e premi da assegnare207, e pertanto è da credere che Silla fosse a conoscenza di tutti i fatti che conosceva anche Rutilio, anzi, forse doveva avere unavisione più 201Waiting for Sulla, in “JRS” 1962 = Studies, p.210. 202Mithridates, pp.418–9. 203App., Mithr. 48. 204Su Mitilene cf. supra, § 10; su Smirne: Cic., Pro Balb. 11, 28; Cass.Dio, fr.97.1. 205 App., Mithr. 60; cf. REINACH, p.418. 206Quintil.XI.1.12; Cass.Dio, fr.97.1. 207App., Mithr. 61; cf. le iscrizioni citate in nota 175.

§ 12 – Appiano e Rutilio Rufo

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ampia ancora delle vicende d’Asia Minore. Dunque non è escluso che anche le notizie appianee sulla congiura ordita da Lesbii e da Smirnei derivassero (direttamente o meno) dalle Memorie diSilla, il quale, eventualmente, avrà tratto le notizie dalla viva voce di Rutilio. Si è detto che la storia delle guerre sillane derivava, direttamente o meno, dalle testimonianze di Silla, tuttavia in Appiano si trovano anche i resoconti dettagliati delle battaglie condotte da Nicomede e dai generali romani all’ inizio della guerra; in particolare il resoconto della battaglia che vide impegnato Manio Aquilio è straordinariamente preciso, visto che ricorda i nomi dei generali pontici, la località in cui avvenne e perfino l’ ora dello scontro208, oltre che le perdite e le conseguenze. La fonte diAppiano doveva avere usato i resoconti di qualcuno che fu presente a quelle battaglie. In questo caso è possibile che si trattasse dello stesso Rutilio (direttamente utilizzato, o attraverso una fonte intermedia), che a Lesbo avrebbe potuto essere informato deifatti daqualche reduce al seguito diAquilio, ma non è neppure escluso che si trattasse di un autore greco. Quest’ultima ipotesi potrebbe essere riproposta anche a proposito della lunga e dettagliata descrizione dell’ assedio di Rodi209. La fonte di tale descrizione potrebbe essere Posidonio, la cui patria (adottiva) eraproprio Rodi. Madi Posidonio si parlerà più avanti. Per ora è sufficiente notare come Appiano avesse seguito una fonte principale, che trattava di tutte le battaglie della guerra sillana, fonte che va identificata, direttamente o meno, con le Memorie di Silla, e unao piùfonti secondarie che sono state bene integrate nella trama del racconto appianeo. A.N.Sherwin-White210 e R.M.Kallet-Marx211 recentemente hanno riproposto la tesi dell’uso di Rutilio circa i capitoli appianei dedicati alle trattative e alle provocazioni diAquilio e Cassio nei confronti di Mitridate. Rutilio infatti doveva essere ostile ad Aquilio e pertanto poteva avere presentato nei suoi scritti una versione molto negativa dell’ operato degli ufficiali romani nel corso del 90 e dell’89. Su questo punto è necessario approfondire le ragioni che potevano avere spinto la fonte di Appiano a presentare quella particolare versione dei fatti che, come abbiamo visto, contrasta nettamente con Tito Livio. Secondo il Sherwin-White212, la tradi208App., Mithr. 19: “Neottolemo e l’ armeno Nemanes, presso la località detta Protopachion, nell’ ora settima, sorpresero Manio in ritirata...”. 209App., Mithr. 24–27. 210Roman foreign Policy in the East, London 1984, pp.117–8; cf. MCGING, p.74;

I Greci e il massacro degli Italici nell’88 a.C., in “Aevum” 54, 1980, p.138, n.55. 211Hegemony, p.253, secondo il quale Rutilio nonfu usato direttamente da Appiano, ma attraverso le Storie di Posidonio; cf. parimenti MALITZ, pp.21; 90–6; 324; 332– 40; 360– 1; 368; 394–408. 212Roman foreign Policy, p.113, n.61. G.AMIOTTI,

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IV – Le fonti delMithridateios di Appiano

zione liviana sarebbe erronea, mentre

il Desideri213 è propenso adammet-

tere la verosimiglianza della tradizione liviana, vale a dire della corresponsabilità del Senato nelle trattative che sfociarono nella guerra. Come già

abbiamo visto, quest’ ultima è anche la nostra linea interpretativa, la quale ci induce, a maggior ragione, a chiederci da parte di chi e perché è stata manipolata la storia di quelle trattative. Cuiproderat?

§ 13 APPIANO E LE MEMORIE DI SILLA

La ragione fondamentale che ci induce ad identificare nelle Memorie di Silla la fonte ultima (non dico la fonte diretta e nemmeno la fonte unica) cui risaliva Appiano sta nel fatto che proprio Silla, e nonaltri, aveva necessità di presentare una versione dell’ apertura della guerra e della pace da lui stesso conclusa a Dardano, la quale lo scagionasse dall’accusa di avere concluso troppo presto la guerra e soprattutto di nonavere punito Mitridate in maniera adeguata. Silla aveva fatto la pace e fatto grazia al nemico mentre Fimbria lo stava vincendo, poi col denaro preso daMitridate (oltre che dai templi greci e dalle città dell’Asia) andò a far guerra al legittimo governo di Roma: era dunque lui che aveva bisogno di mistificare la storia

perdiscolparsi. Appiano presenta unaversione deifatti che attribuisce tutta la responsabilità del conflitto al filomariano Aquilio e ai suoi colleghi, una versione che scagiona largamente Mitridate dalla responsabilità dell’aggressione e che, conseguentemente, giustifica il trattamento mite riservato dalgenerale vincitore al re in occasione della pace di Dardano. Plutarco214 riferisce che i suoi stessi soldati rimproverarono Silla per l’ accordo con Mitridate e che il comandante disse loro che così facendo aveva evitato il pericolo che i Fimbriani si unissero a Mitridate contro di lui. Floro, cheprobabilmente rispecchia anche quiil punto di vista diLivio, scrive che Silla avrebbe potuto concludere definitivamente la guerra se non avesse voluto trionfare in fretta piuttosto che realmente su Mitridate215. Sallustio forse attribuiva a Silla addirittura il presentimento che Mitridate avrebbe ripreso, col tempo, la guerra216. 213P.DESIDERI, Posidonio e la guerra mitridatica, in “Athenaeum” 51, 1973, pp.267–

268.

214Sulla 24. 215Flor.I.40.3.11: et debellatum foret, nisi deMithridate triumphare cito quamvere maluisset. 216Sall., Hist. I.32, p.15 M.: quis rebus Sulla suspectis maximeque ferocia regis Mithridatis in tempore bellaturi; secondo il Maurenbrecher (nella sua edizione delle Historiae sallustiane, enarratio, p.11) il frammento si riferisce al momento in cui Silla pose fine alla guerra con Mitridate per passare in Italia a combattere contro i Mariani, anche se era certo che Mitridate avrebbe poi ripreso la guerra.

§ 13 – Le fonti del Mithridateios di Appiano

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Il re del Ponto, anche se deluso pernonavere ottenuto la Paflagonia217, in possesso del suoregno, e nonpagò il fio a Roma proprio grazie a Silla, il quale nonsolo aveva fretta di ritornare in Italia a muover guerra ai Mariani218, ma aveva anche bisogno, per affrontare la guerra civile, del denaro e delle navi che Mitridate gli consegnò. Appiano giustifica totalmente Silla per avere posto fine alla guerra con Mitridate e lo giustifica anche peravere depredato i piùimportanti santuari greci dei loro tesori: “Silla, privo di navi, quando dalla patria i suoi nemici non gli inviavano né denaro né alcun altro aiuto in quanto nemico, avendo già messo mano al denaro a Delfi, Olimpia edEpidauro, dando in cambio ai templi la metà delterritorio diTebe che spesso si eraribellata, impaziente di spostare il suo esercito fresco e intatto contro la fazione dei suoi nemici, assentì alla pace” 219. Appiano inoltre sottolinea la tenacia e la costanza di Silla nel momento in cui “Cornelio Cinna e Caio Mario, suoi nemici, decretavano a Roma che egli era nemico di Roma, distruggevano la sua casa e le suefattorie e uccidevano i suoi amici” 220.Tale osservazione faceva parte di unalettera che Silla stesso inviò al Senato all’ inizio della seconda guerra civile, quando elencò i suoi meriti e i torti subiti, esattamente negli stessi termini221. La lettera conogni probabilità erariportata nelle Memorie del dittatore. Circa la eccessiva premura nel concludere la pace già si è detto come le varie tradizioni antiche siano tutte più critiche, rispetto ad Appiano, nel giudicare l’ operato di Silla; e, ancor più, circa l’ uso dei tesori sacri dei templi va sottolineato con forza come Appiano sia lontanissimo dallo spirito ostilmente antisillano presente in Diodoro (che deriva da Posidonio), secondo il quale Silla usò le ricchezze di Delfi, Epidauro e Olimpia dicendo che avrebbe vinto la guerra civile se gli dei lo avessero aiutato222, e secondo il quale Silla rese suo alleato Mitridate e ne ebbe la flotta, concui mosse verso l’ Italia223. Ancora piùostile a Silla è la verve che ritroviamo in Plutarco224, il quale riferisce un aneddoto relativo ad un prodigio che sfacciatamente Silla interpretò come se Apollo delfico fosse stato contento di vedersi privare dei suoi tesori. Plutarco poi paragona il

rimase

217 App.,

Mithr. 56.

220 App.,

Mithr. 51.

218App., Mithr. 54 e gli altri autori già citati. 219App., Mithr. 54. Paus.IX.7.5 afferma semplicamente che il denaro ricavato da Olimpia, Epidauro e Delfi fu dato ai soldati e che gli dei furono risarciti con i territori tolti ai Tebani. 221App., B.c. I.77. 222Diod.XXXVIII/XXXIX.7. 223Diod.XXXVIII/XXXIX.6. 224Sulla 12. In Appiano Silla ha già spogliato i templi quando apre le trattative con Mitridate, Plutarco parla dei ladrocini nel contesto della narrazione dell’ assedio di Atene, Diodoro li collega con la guerra civile con i Mariani.

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IV – Le fonti del Mithridateios di Appiano

comportamento empio di Silla conlapietas diFlaminino, di Manio Acilio e di Emilio Paolo, i quali erano comandanti legittimi, a capo di soldati modesti e ubbidienti. Per di più, Plutarco225 afferma che Mitridate cercò di venire a patti con Silla proprio per paura di Fimbria. In Appiano226 poi l’ iniziativa delle trattive di pace sarebbe stata presa da Mitridate, mentre secondo Memnone227 l’ iniziativa sarebbe stata di Silla; la prima versione ovviamente è più favorevole a Silla, mentre la seconda aprirebbe la strada all’ accusa di tradimento daparte di Silla, il quale, proprio nel momento in cui Fimbria stava vincendo definitivamente Mitridate, aprì le trattative di

pace.

Plutarco228 riferisce pure che furono rivolte accuse a Silla per gli accordi preliminari di pace raggiunti con Archelao, e che egli si difese da tali accuse nelle Memorie. Appiano attribuisce a Silla la seguente conclusione di una requisitoria contro i crimini di Mitridate tenuta davanti ad Archelao: “Di fronte a queste cose era giusto che egli ottenesse unapunizione implacabile daparte nostra, maaccetto per amor tuo (scil. diArchelao) che egli ottenga il perdono da parte dei Romani qualora realmente si penta” 229. Per noi è del tutto inatteso e inspiegabilmente banale il motivo del perdono qui addotto: probabilmente Silla non aveva potuto trovare motivi migliori. Le condizioni poste daSilla a Mitridate perottenere la pace prevedevano la liberazione di generali, ambasciatori deportati e prigionieri, la consegna dei disertori, degli schiavi fuggitivi, l’ abbandono dei presidii e delle fortezze creati fuori dalsuoregno, il versamento delle indennità diguerra; e Silla chiuse la suaproposta dipace conunaconsiderazione che hail sapore del senno dipoi: “se (il re) si accontenta diregnare soltanto sulregno avito, spero di persuadere i Romani a deporre l’ira nei suoi confronti” 230. Gli accordi diDardano infatti nonfurono mairatificati dalSenato, e pertanto le parole di Appiano probabilmente rispecchiano il modo retrospettivo di giudicare quegli accordi daparte di Silla, che scriveva le sueMemorie negli anni in cui deteneva il potere in Roma, dopo la guerra civile, in un’epoca in cui nonvoleva, o nongli conveniva insistere perché la pace fosse siglata dal Senato. Il comportamento di Silla alla fine della suacampagna orientale dovette destare molte perplessità a Roma, anche peril fatto che egli aveva concesso a Mitridate il titolo di amico e alleato dei Romani e ai Cappadoci 10.000 225Sulla 23. 226 Mithr. 54. 227Memnon, FGH 434, F 1, 22.10. 228 Sulla 23. 229 App., Mithr. 55. 230App., Mithr. 55.

§ 13 – Appiano le Memorie di Silla

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plettri di terra in Eubea231. Anche l’ amicizia fra Silla e Archelao dovette suscitare qualche perplessità, perlo meno presso la corte pontica232. Questo generale mitridatico viene presentato daAppiano con grande onore: è lui, ad esempio, l’eroe che al Pireo seppe tener testa lungamente a Silla, è lui che a Cheronea dimostrò il maggior valore tra i nemici, è lui che condusse saggiamente le trattative di pace. La benevolenza con cui egli è trattato dipendeva, in ultima istanza, dall’amicizia con cui Silla lo accolse e dalla collaborazione instauratasi fra i duedopo le vittorie sillane. Appiano233 riferisce che Silla cercò velatamente di indurre Archelao a tradire il suo re al fine di ottenere da Roma untrattamento simile a quello riservato a Massinissa, ma che Archelao rifiutò sdegnato l’ offerta del Romano. Qui lo storico ha accorciato in modo abbastanza maldestro il racconto che leggiamo per intero in Plutarco e che deriva, in entrambi gli autori, dalle Memorie di Silla. Plutarco234 ricorda che Archelao avrebbe proposto a Silla di accordarsi con Mitridate per andare a far guerra ai Mariani, e che Silla propose, a suavolta, che fosse Archelao a tradire il suo re; al che il generale pontico si dichiarò indignato della proposta, ma Silla ribatté che se egli, servo di Mitridate, nontradiva, come avrebbe potuto lui, generale romano, tradire la sua città? L’ aneddoto è tanto edificante quanto strumentale alla causa di Silla, che doveva respingere l’ accusa di tradimento. Esso è lontanissimo dallo spirito che animava Plutarco nel suo confronto tra Flaminino o altri generali legittimi, e Silla, che legittimo non era e che nonaveva piùalcuno scrupolo a tradire la causa di Roma facendo concessioni a Mitridate. A questo punto credo che siamo in grado di cogliere le ragioni percui la fonte diAppiano haattribuito ogni responsabilità nell’ apertura della guerra adAquilio e agli altri comandanti e legati: essa aveva bisogno di riconoscere quanto più possibile il buon diritto di Mitridate per giustificare la punizione lieve che a quest’ ultimo fu imposta a Dardano. Il presunto antiromanesimo che talora si è riconosciuto in Appiano in realtà deriva in questo caso dalla cattiva coscienza di Silla. L’ipotesi secondo cui alla base del racconto appianeo ci sarebbe la Storia Romana di Rutilio Rufo si dimostra inaffidabile a proposito della 231Plut., Sulla 23. 232Sui sospetti di tradimento nutriti da Mitridate nei confronti di Archelao in relazione alle trattative che quest’ ultimo aveva condotto con Silla: App., Mithr. 64, secondo cui Archelao si sarebbe rifugiato presso Murena, nell’83 ca.; la tradizione liviana (Oros.VI.2.12) sosteneva invece che Archelao già in precedenza si fosse rifugiato presso Silla con moglie e figli. 233 Mithr. 55.

234Sulla 23. In questa sede non abbiamo modo di trattare adeguatamente, né tanto meno di risolvere, il problema della storicità e del significato deipourparlers fra Silla ed Archelao

e del possibile

tradimento

di quest’ultimo.

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Parte

IV – Le fonti del Mithridateios di Appiano

sistemazione sillana della provincia d’Asia. Rutilio, nella suaStoria Romatrattato ampiamente la prima guerra Mitridatica, da un microasiatico. Di lui è ben noto l’ affetto nei confronti delle osservatorio città greche d’Asia Minore, affetto calorosamente ricambiato dai Greci235. È dunque impossibile che egli fosse la fonte di Appiano, il quale è pressoché l’ unico autore che attribuisce ai Greci d’Asia la responsabilità del massacro degli Italici236. Al contrario, Livio237 riconosceva in loro soltanto gli esecutori riluttanti degli ordini di Mitridate. Nel Mithridateios Appiano238 riporta il discorso di Silla davanti ai rappresentanti delle città greche convenuti a Efeso nell’ inverno 85/4: si tratta di unadurissima requisitoria contro l’ ingratitudine, l’infedeltà e la sconsideratezza dei Greci. A conclusione del discorso, Silla impose unapesantissima multa alle città infedeli, multa che ammontava, secondo Plutarco239, a 20.000 talenti, il decuplo dei 2.000 talenti cheMitridate aveva versato in seguito allapace diDardano240. E conquel denaro Silla condusse poi la guerra civile contro Roma. Era Silla che avrebbe dovuto giustificare perché aveva trattato molto piùduramente i Greci diquanto nonaveva fatto conMitridate, e perquesto, ancora unavolta, riconosceremo nelle Memorie del comandante la fonte, diretta o indiretta, diAppiano. Invece l’ opera diRutilio Rufo, il quale aveva rifiutato di rientrare a Roma grazie ai successi di Silla e aveva passato gli anni della vecchiaia a Smirne241, nonpuòessere considerato la fonte della versione appianea deiVespri d’Asia e delle ultime fasi della guerra.

na, doveva avere

Infine, nonsi potrà omettere l’ interessante raffronto traAppiano e Plutarco circa il ruolo dellegato Bruttio Sura242. Appiano243, dopo avere menzionato 235FGH 815, T 5. 236KALLET-MARX, Hegemony, pp.154–7, nota che la restante tradizione (eccetto Cic., Pro Flacc. 60– 1) nonattribuisce il massacro all’ odio dei Greci per Roma, maalla necessità di ubbidire al re; cf. Cic., De imp.Cn.Pomp. 7 e 11.R.BERNHARDT, Polis und römische Herrschaft in der späten Republik (149–31 v.Chr.), München-New York 1983, pp.33–64, sottolinea giustamente che le città passarono a Mitridate in base a valutazioni di convenienza, piùche per odio o amore. G.AMIOTTI, I Greci e il massacro degli Italici nell’88 a.C., in “Aevum” 54, 1980, pp.132–9, rileva che nel massacro furono implicati i Greci e non le altre popolazioni. J.THORNTON, Misos Rhomaion o phobos Mithridatou? Echi storiografici di un dibattito diplomatico, in “Mediterraneo Antico” 1, 1998, pp.271–309, nota che la necessità di ubbidire fu usata come scusante agli occhi dei Romani. 237Cf. Oros.VI.2.2. 238 App., Mithr. 62. 239Plut., Sulla 25. 240Plut., Sulla 22. 241Val.Max.VI.4.4; Oros.V. 17.12; Suet., Degramm. 6; Cic., Pro Balb. 28; Brut. 85. 242Legato proquaestore (cf. Plut., Sulla 11) di C. Sentius dal 93 all’87: BROUGHTON, II, pp.15–16; sulle monete coniate a suo nome: B.V.HeAD, Historia numorum, London

§ 14– Appiano e le Historiae di Sisenna

69

la calata di un esercito mitridatico in Grecia, al comando di Metrofane, scrive: “Bruttio, sopraggiunto dalla Macedonia con unpiccolo esercito, si scontrò per mare con lui, colò a picco un’imbarcazione non precisata e un’emiolia e uccise tutto il relativo equipaggio, sotto gli occhi di Metrofane. Questi fuggì impaurito e Bruttio non potè raggiungerlo perché quello era aiutato da un vento favorevole, ma catturò Sciato, che serviva da cassaforte del bottino dei barbari, crocifisse alcuni dei loro schiavi e tagliò le mani agli uomini liberi. Rivoltosi contro la Beozia, si unirono a lui altri 1000 cavalieri e fanti venuti dalla Macedonia, e presso Cheronea per tre giorni impegnò battaglia conArchelao e Aristione, e l’ esito dello scontro fu complessivamente pari ed incerto”. Plutarco invece sostiene che Bruttio Sura avrebbe affrontato Archelao in tre battaglie e l’ avrebbe fatto fuggire, ma,quando già la Grecia erapronta ad abbandonare Mitridate, Lucullo gli ordinò di lasciare a Silla la conduzione della guerra244. È evidente che la versione plutarchea potenzialmente minimizza i meriti di Silla, mentre quella appianea tende a sminuire i meriti di Bruttio a vantaggio di Silla.

§ 14 APPIANO E LE HISTORIAE DI SISENNA

Si era notato in precedenza che difficilmente nelle Memorie di Silla potevano trovare spazio dettagliati racconti delle battaglie condotte daAquilio o da Nicomede, o sull’ assedio di Rodi; si aggiunga ora che altrettanto vale

per tutti i discorsi attribuiti daAppiano adAquilio, a Pelopida e ai legati di Nicomede prima dello scoppio delle ostilità. Si potrebbe pensare che Appiano abbia bene integrato fra loro le Memorie di Silla e altre fonti storiche, maè pure possibile che egli si fosse servito diunastoria ispirata all’ opera di Silla, ma che abbracciava tutta l’ epoca della guerra, narrando sia i fatti d’Asia che quelli di Grecia. Tale fonte era posteriore a Silla, non solo perché ne usò le Memorie, ma anche perché riuscì a riunire molte notizie relative a fasi diverse e adavvenimenti in aree diverse, ciò che deve avere richiesto tempo e soprattutto una scelta di fonti documentarie e orali più vasta di quella disponibile durante la vita di Silla. Tuttavia è più probabile che tale fonte fosse anteriore, piuttosto che posteriore, alle vittorie di Pompeo su Mitridate, poiché in Appiano non c’è traccia delle notizie che 1911, p. 241; DECALLATAŸ, p.299 (anche a proposito di un’emissione di tetradracme di Taso a suo nome) cf. l’ iscrizione di Tespi: A.PLASSART, Décrets de Thespies, in Mél. Picard = “RA” 1949, pp.830–2. 243Mithr. 29. 244Plut., Sulla 11. Qui Plutarco non attingeva alle Memorie di Silla: I.CALABI, I Commentarii di Silla come fonte storica, in “Mem.Acc.Lincei” Serie VIII.3,5, 1951, pp.281–2.

Parte IV – Le fonti del Mithridateios di Appiano

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furono scoperte daPompeo negli archivi segreti di Mitridate, e in particolare nonc’è notizia dell’ uccisione diAriarate-Arkathias daparte di suopadre non solo laddove Appiano accenna alla sua morte per malattia, ma anche nella requisitoria di Silla a Dardano, nella quale vengono enumerate tutte le barbarie e tutti i crimini perpetrati dal re245. A quanto ne sappiamo, le uniche dueopere storiche prodotte dopo Silla e prima deitrionfi orientali di Pompeo furono quella di Cornelio Sisenna e quella di Posidonio. In favore di unafonte latina potrebbe militare un’espressione appianea presente nel discorso di Silla ai Greci convenuti a Efeso verso l’ i nizio dell’84; allora il generale avrebbe fatto grazia alle città traditrici “Per riguardo nei confronti della vostra stirpe e del nome greco”, laddove è possibile che φε ι δοῖ γέ νους καὶ ὀ νόµατος Ἑ λληνικοῦ ricalchi il latino parcendo Graeco nomini. L’ importanza di Sisenna è stata giustamente sottolineata dal Badian246, ehe haribadito come a Sisenna si dovesse la prima opera di grande respiro e sostanzialmente affidabile247 sull’età delle guerre civili e della campagna orientale di Silla248. Essa era stata apprezzata dallo stesso Sallustio, il quale ne lamentava però la partigianeria filosillana249 e forse necriticava i silenzi a proposito delle azioni gloriose di un personaggio “scomodo” come il mariano Sertorio250. In Appiano avevamo evidenziato i silenzi in margine alle azioni gloriose di un altro mariano: Fimbria. Sisenna era tanto favorevole a Silla dagiudicarne positivamente la dittatura251, e la suarisulta l’unica presa di posizione in tal senso, mentre tutti gli altri autori antichi presentano unagenerale riprovazione di quella dittatura252. Dai frammenti di Sisenna si puòdedurre che nelle sueHistoriae si dava poca importanza all’ intervento del divino nella storia, e in particolare ai sogni253, i quali invece rivestivano molta importanza in altri autori, e soprattutto in Silla, 245App., Mithr. 35 e 58. Nel cap. 112 Appiano afferma che Mitridate uccise tre dei suoi figli; essi sono i figli Mitridate (cap. 64), Macare (cap. 102) e Xiphares (cap. 107). Appiano dunque riconfermerebbe, anche nel capitolo conclusivo, la sua ignoranza dell’ avvelenamento di Arkathias; tuttavia questo argomento deve essere usato con prudenza, perché Macare propriamente nonfu ucciso, macostretto al suicidio. 246Studies, pp.22–214; sulle Historiae di Sisenna cf. l’ importante articolo di E.CANDILORO, Sulle Historiae di L.Cornelio Sisenna, in “SCO” 12, 1963, pp.212–226. 247Cf. il giudizio positivo di Cicerone, Brut. I.228; De Leg. I.7; sulla sua prolissità: Fronto, Ep. ad Antoninum I.2, p.134 van denHout. 248Vell.Pat.II.9.5: opus belli civilis Sullanique; cf. CANDILORO, o.c., pp.216–7, che indica come termini cronologici della storia trattata da Sisenna il 91 e il 78. 249lug. 95.2. 250Sall., Hist. I.88 Maurenbrecher; cf. CANDILORO, p.220, n.30. 251 Fr. 132 P.

252Cf. CANDILORO, p.220; U.LAFFI, Il mito di Silla, in “Athenaeum” 45, 1967, pp.275–6. 253Fr. 5 P. = Cic., De div. I.99; su questo aspetto cf. CANDILORO, pp.218 e 221.

§ 14– Appiano e le Historiae di Sisenna

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che nelle sue Memorie scriveva di non ritenere nulla altrettanto sicuro e di fede quanto le apparizioni nei sogni254. Il racconto appianeo in effetti risulta concepito in unostile prammatico, nella tradizione tucidideopolibiana, che non concede molto all’ i ntervento del divino, e soprattutto agli elementi tanto cari ai tragediografi, quali le apparizioni o i sogni. Nell’I llyriké di Appiano255 si accenna alle incursioni di Celti e Illiri in Macedonia, ad un loro sacco di Delfi, alla loro sconfitta ad opera di Lucio Cornelio Scipione Asiagheno; il quale, alla fine, sarebbe stato da loro corrotto con oro delfico. Appiano conclude ricordando come uno storico italico sosteneva che a causa di questo fatto la guerra civile raggiunse il suo livello più acuto. Questo storico è stato identificato con Cornelio Sisenna, autore di netta tendenza filosillana, il quale probabilmente intendeva così scagionare il gesto rivoluzionario di Silla, che nell’88 aveva aperto la guerra civile256, ma forse intendeva anche distogliere l’ attenzione dalle depredazioni sillane dei templi greci, e di Delfi in particolare. E dunque probabile che anche all’ epoca in cui redigeva il libro illirico, Appiano avesse avuto sul suotavolo di lavoro le Storie di Sisenna. L’ opera di Sisenna sembrerebbe dunque avere le caratteristiche che avevamo attribuito alla fonte diAppiano: tendenza nettamente filosillana e ampio usodelle Memorie di Silla, carattere prammatico, silenzi sulle vittorie dei nemici politici, ignoranza dei segreti mitridatici scoperti daPompeo degno

254Plut., Luc.23; cf. Sulla 6 (= fr.8 P.); 17 (= fr.16 P.); 27 (= fr.18 P.); 37 (= fr.21 P.); App., B.c. I.492; Cic., De div. I.33, 72 (= fr.9 P.). 255App., Illyr. 5; cf. G.DAUX, Delphes aux IIe et au Ier siècl e, Paris 1936, pp.392–7. 256M.SEGRE, Il sacco di Delfi e la leggenda dell’ a urum Tolosanum”, in “Historia” “ e n.44, ove si accenna ad altre 3, 1929, pp.633–641, part. 636; CANDILORO, pp.222–3 ipotesi di identificazione. A.J.REINACH, Delphes et les Bastarnes, in “BCH” 34, 1910, pp.314 e n.1; 330, pensava a Cremuzio Cordo; cf. E.GABBA, Appiani Bellorum civilium liber primus, Firenze 19672, p.221. Sulla disperata ricerca di una cronologia per la campagna di Scipione cf. KALLET-MARX, Hegemony, pp.361–4. Tale campagna avvenne dopo la scorreria dei Traci a Delfi (Olimpiade 174 = 84/3 – 81/80 a.C.: Euseb., Chron., II, p.133 Schoene; cf. Plut., Numa 9) e alla vigilia della guerra civile sillana (83 a.C.), ciò che aprirebbe un’unica possibilità: Scipione intervenì nei Balcani all’ inizio del suo consolato dell’83, prima che Silla movesse verso l’ Italia. Si ricordi che Cinna, nell’84, morì mentre stava portando un esercito in Epiro (fonti in BROUGHTON, II, p.60), il che dimostra l’ importanza che i Mariani attribuivano al controllo dei Balcani settentrionali nella loro strategia. Diversamente, A.PIGANIOL, La date du troisième incendie de Delphes, in “REA” 39, 1937, p.109, ritiene che Scipione fosse stato il successore di C.Sentio (che operava insieme a Bruttio Sura) già nell’87; ma il BADIAN, Notes on Provincial Governors from the Social War down to Sulla’s Victory, in Studies, p.80, ritiene che P.Gabinio avesse potuto essere il successore di Sentio; F.PAPAZOGLU, Quelques aspects de l’ histoire de la province de Macédoine, in ANRW, II.7,1, p.310, ritiene che il successore fosse stato Silla.

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IV – Le fonti del Mithridateios di Appiano

negli archivi pontici257. L’uso prevalente di questo storico potrebbe anche spiegare perché in Appiano manchi una storia delle origini del regno mitridatico, mentre è presente unabreve storia della Bitinia, di derivazione polibiana. In Sisenna infatti difficilmente poteva trovare spazio unaarchaiologia pontica.

§ 15 APPIANO E POSIDONIO Circa le fonti delMithridateios, abbiamo visto come la tesi liviana sia stata sostenuta dal Reinach e quella rutiliana riproposta dallo Sherwin-White; resta oradaesaminare la teoria che nericonosce in Posidonio diApamea la fonte principale. Questa teoria era stata avanzata nel secolo scorso da B.H.Steringa Kuyper258 e più recentemente riproposta, con più ampi argomenti, daP.Desideri259 e ribadita dalMalitz260. Le ragioni percui si potrebbe riconoscere in Posidonio la fonte diAppiano sono daricercare, secondo il Desideri, nel discorso sillano in occasione delle trattative di Dardano (Mithr. 54–58), discorso in cui il generale svelò come le buone ragioni formali diMitridate sottendessero uncomportamento ipocrita e unavolontà di aggredire Roma, e denunciò la barbarie dei Pontici, responsabili di massacri, ruberie e sovvertimenti dell’ ordine sociale. InAppiano, inoltre, si ritrova la ricorrente denuncia della corruzione e del malgoverno dei magistrati romani nelle province, di fronte ai quali il Senato viene riconosciuto come l’ organo capace di ristabilire la giustizia (Mithr. 54 e 57). Un simile modo di concepire il rapporto fra Roma e il mondo greco-ellenistico era tipico di Posidonio, come si evince soprattutto dai libri XXXIII– XXXVII di Diodoro. In altre parole, la funzione positiva dell’ impero romano, riconosciuta da Posidonio, con le riserve circa l’ amministrazione provinciale, sarebbe riconosciuta, nei medesimi termini, daAppiano. Seguendo questa ipotesi di lavoro, possiamo rintracciare qualche altro argomento favorevole alla tesi posidoniana. Da Appiano emerge che la guerra Mitridatica scoppiò a causa del risentimento di Mitridate verso Roma, che lo aveva privato della Frigia e della Cappadocia (Mithr. 12–13; 15). Questo genere di ricerca della causa profonda delle guerre entro 257Sisenna nel 67 fu uno dei legati di Pompeo nella guerra contro i pirati, e morì a Creta nel corso di questa guerra: App., Mithr. 95; Cass.Dio XXXVI.18.1; cf. CANDILORO, Sulle Historiae di L.Cornelio Sisenna, pp.213–4. 258De fontibus Plutarchi et Appiani in vita Sullae enarranda, Traiecti ad Rhenum 1882, p.69. 259Posidonio e la guerra Mitridatica, in “Athenaeum” 51, 1973, pp.3–29 e 237–

269.

260Cf. supra, nota 211.

§ 15 – Appiano e Posidonio

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motivazioni di carattere psicologico era caratteristico di Polibio, il quale riconobbe nel risentimento degli Etoli nei confronti di Roma la ragione di fondo della guerra conAntioco III261. Potremmo quindi aspettarci ragionevolmente di trovare analoghe argomentazioni storiche in un continuatore di Polibio quale fu Posidonio262. Anche il ragionamento imperialistico di Aquilio in Appiano (Mithr. 14), secondo cui il diritto internazionale era ridotto al sympheron di Roma riconduce al filone di storiografia prammatica, che risale al modello tucidideo (cf. il discorso dei Melii). Nel paragrafo dedicato a Rutilio Rufo si era detto che il resoconto appianeo dell’ assedio diRodi poteva derivare daPosidonio, che fu scolarca stoico a Rodi. È dunque possibile che Appiano abbia usato in qualche occasione l’ opera storica di Posidonio. Infatti nulla ci obbliga a credere che egli abbia seguito unafonte unica, e pertanto l’ uso di Posidonio è possibile per alcuni capitoli appianei. Se però si riconoscesse in Posidonio la fonte principale, si andrebbe incontro adalcune gravi difficoltà. Il filosofo fu al seguito di Pompeo nella guerra contro i pirati e in quella contro Mitridate; pertanto egli avrebbe potuto leggere i documenti degli archivi pontici, che invece sono ignoti alla fonte di Appiano. Molto importante è poi il diverso giudizio su un personaggio chiave come Aquilio inAppiano e in Diodoro. Infatti si è visto come quest’ ultimo (Diod.XXXVII.27, da Posidonio) sostenesse che Aquilio si era suicidato per non cadere nelle mani di Mitridate e che la sua fu una praxis heroiké, dalla quale a lui derivò fama di coraggio. Evidentemente è difficile far risalire a Posidonio la versione storica più filosillana che possediamo del bellum Mithridaticum primum, cioè quella appianea. Posidonio guardava a Pompeo come ad un magistrato romano esemplare, che egli aveva seguito nelle suecampagne in Oriente e delquale probabilmente celebrò l’ opera civilizzatrice intrapresa dopo la vittoria sui pirati263. Ma Pompeo, pur essendo stato inizialmente uno degli uomini di Silla, all’ epoca dell’ ultima guerra Mitridatica era riuscito adottenere, beffando Lucullo, il comando della guerra in Anatolia, grazie al favore dei populares, degli equites e deipublicani, e nonostante l’ ostilità degli ultimi autorevoli sillani, come Ortensio e Catulo264. Del resto, già nel 70 Pompeo 261Pol.III.7. Gli Etoli, già alleati di Roma nella guerra contro Filippo V, furono daFlaminino di alcune città tessale da loro rivendicate. 262FGH 87, T 12a. Sulla propensione posidoniana per l’ approfondimento degli aspetti psicologici insiti nei movimenti politico-sociali cf. R.TURCAN, Mithras platonicus, Leiden 1975, pp.5–7. 263H.STRASBURGER, Posidonios on Problems of the Roman Empire, in “JRS” 55, 1965, pp.40–44 (a p.43 presuppone che il racconto appianeo, Mithr. 92–96, relativo alla

privati

di Pompeo derivasse, direttamente o meno, daPosidonio). 264Cic., De imp.Cn.Pomp. 51–52; 59–60; Plut., Pomp. 30; circa gli equites: Cic.,

guerra piratica

o.c., 2; 4.

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IV – Le fonti del Mithridateios di Appiano

aveva restituito al popolo molti dei diritti che Silla aveva abolito, e in particolare i diritti e le prerogative deitribuni della plebe265; in tal modo nel 67 egli deve avere raccolto i frutti della sua politica, grazie al plebiscito rogato dal tribuno Manilio, la lex Manilia che gli conferiva unamplissimo imperium266. Pertanto, se Posidonio era un ammiratore di Pompeo, difficilmente avrebbe potuto accogliere le molte partigianerie filosillane presenti in Appiano. Anzi, Diodoro, probabilmente sulla scorta di Posidonio, racconta come Silla avesse attirato a tradimento gli equites alle feste di Cibele e li avesse fatti massacrare dagli Italici267; ciò che potrebbe indicare quanto poca simpatia Posidonio nutrisse per Silla. Tra Appiano e Posidonio emerge poi un contrasto apparentemente insanabile a proposito dell’ ingresso di Atene nell’ orbita di Mitridate. Ecco quanto narra in proposito Appiano: “Archelao mosse con unagrande flotta e con molte vettovaglie, e sottomise con la forza e la violenza Delo, che si era rivoltata contro Atene, e altri luoghi. Qui uccise 20.000 uomini, per lo più Italici, e acquisì i territori in favore degli Ateniesi. E con questo Archelao li indusse all’ amicizia menando per il resto gran vanto circa Mitridate, che veniva portato alle stelle; per mezzo dell’ ateniese Aristione fece condurre ad Atene i tesori sacri da Delo, facendoli scortare da una guardia di circa 2.000 uomini, servendosi dei quali Aristione si fece tiranno della suapatria e uccise subito alcuni Ateniesi in quanto filoromani, altri ne 265G.ROTONDI, Leges publicae populi Romani, Milano 1912, p.369. 266Su questa impostazione della questione: F.P.Rizzo, Lefonti per la storia della conquista pompeiana della Siria, Palermo 1963, pp.7–11; cf. anche P.TREVES, La cosmopoli di Posidonio e l’ impero di Roma, in Lafilosofia greca e il diritto romano. Atti Coll. 1973, Roma, Acc.Naz.Lincei, Quad.221, 1976, p.44, n.19. 267Diod., fr.15; cf. F.R.WALTON, Aneglected historical Text, in “Historia” 14, 1965, 244–251, il quale è propenso a riconoscere nel frammento un erroneo riferimento alla seconda guerra civile sillana, al posto della prima, perché il frammento allude poi a notizie di attacchi dei barbari ai confini, che avrebbero posto fine alla discordia civile. Pensare a Mitridate nonè possibile, perché la guerra tra Mario e Silla scoppiò parecchio tempo dopo la notizia dell’ apertura della guerra in Asia, mentre il frammento diodoreo afferma che tali notizie erano state inventate da Silla stesso per por fine alle discordie (ciò cheè incompatibile conla realtà della guerra Mitridatica). A mioavviso, l’ aneddoto contenuto nel frammento, il quale è sicuramente pieno dierrori, deriva daqualche opera storica greca, forse qualche raccolta di stratagemmi (sull’ uso di raccolte di prodigi, stratagemmi, aneddoti da parte di Plutarco cf. W.VON CHRIST, Geschichte der griechischen Litteratur, München 1920, p.522; sull’usodi raccolte di prodigi nella vita di Silla cf. I.CALABI, I Commentarii di Silla come fonte storica, in “Mem.Acc.Lincei” Serie VIII.3,5, 1951, pp.251 e 269). Il tema del colpo di stato compiuto nel corso di unafesta religiosa è ricorrente nella storiografia greca, cf. Thuc.VI.56 (Armodio e Aristogitone); Polyaen.V.1.1 (Falaride); Her.III.39 e 120; Alexis, fr.2; Polyaen.I.2.32 (Policrate); Polyaen.II.34 (Deinias di Fere a Crannone); Strab.VI.3.2 = 278 (complotto dei Partenii spartani); cf. A.BRELICH, Guerre, agoni e culti nella Grecia arcaica, Bonn 1961, passim.

§ 15 – Appiano e Posidonio

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spedì a Mitridate; e fece queste cose dopo avere studiato la filosofia epicurea.” (Mithr. 28). Secondo Posidonio (FGH 87, F 36) invece, colui che prese il potere si chiamava Atenione, ed era peripatetico; e Delo non fu attaccata daArchelao, madaApellicone. Ci sono però alcuni elementi che rendono il contrasto fra i dueautori meno netto: sia Posidonio cheAppiano introducono considerazioni molto pessimistiche sulruolo politico svolto da certi filosofi, e menzionano il caso dei Pitagorici, perpoi sostenere che tali filosofi si diedero alla filosofia perché erano deimiserabili e dei falliti nelle altre attività della vita. Inoltre va detto che il testo del frammento di Posidonio, riportato da Ateneo, è estremamente corrotto e che, per altro verso, il succinto racconto appianeo si riferisce solo adunaparte dei fatti narrati da Posidonio. Anche ammettendo tutto questo, resta pur sempre impossibile ritenere che Appiano derivasse direttamente dal testo di Posidonio, o che quest’ ultimo ne fosse la fonte principale. Se ci atteniamo alla tesi della sostanziale dipendenza di Appiano dalle Memorie di Silla, probabilmente attraverso il tramite di Sisenna, ne dedurremo che sulpassaggio diAtene al campo mitridatico Posidonio dipendeva da fonti di qualità nettamente inferiore, le quali probabilmente vanno identificate con i resoconti di qualche soldato dell’ esercito sillano che partecipò all’ espugnazione diAtene. Concludendo la nostra analisi, ricordiamo che la fonte della sezione sillana del Mithridateios era nettamente favorevole a Silla, del quale essa rispecchia l’ apologia della tanto discussa pace di Dardano, del duro trattamento imposto alle città greche, delle depredazioni dei templi panellenici e della soppressione diFimbria. La fonte ultima diAppiano erano le Memorie di Silla, forse utilizzate attraverso l’opera delfilosillano Cornelio Sisenna.

PARTE V ATENE E ARISTIONE

§ 16 ARISTIONE O ATENIONE?

La tradizione relativa alla scelta di campo ateniese nell’88 a.C. si compone diduefiloni: daunaparte vi è il lungo e dettagliato racconto diPosidonio (F 36), riportato daAteneo (V.212 ss.), relativo al tiranno Atenione, e dall’ altra ci sono le più sintetiche notizie sulla tirannide di Aristione, presenti nel resto della tradizione: soprattutto in Appiano (Mithr. 28; 39), Pausania (I.20.5–7), Strabone (IX.1.20 = 398), Plutarco (Sulla 12–14; Numa 9; Luc. 19) e nelle tetradracme e negli aurei ateniesi emessi a nome di Aristione e del re Mitridate268. Conseguentemente, i moderni hanno cercato di riconoscere in questi due filoni della tradizione due diverse fasi della storia, oppure vi hanno riconosciuto la medesima storia; in altri termini, si è ritenuto cheAtenione edAristione fossero duetiranni che si susseguirono al potere269 oppure che fossero la stessa persona270, coincidente con l’ Aristione delle emissioni monetali.

268M.THOMPSON, The new Style Silver coinage of Athens, 1961, p.368; nr.1143–6 (per la datazione cf. D.M.LEWIS, Chronogy of Athenian New Style Coinage, in “NC” 1962, pp.276 ss.). 269Gli argomenti in favore della distinzione fra i due tiranni sono stati raccolti soprattutto daB.NIESE, Straboniana. VII. Die letzten Tyrannen Athens, in “Rh.Mus.” 42, 1887, pp.574–81, e da U.WILAMOWITZ, Athenion undAristion, in “SBAW” 1923, pp.39– 50. Alcuni fra i molti sostenitori di questa tesi sono: U.WILCKEN, in RE II.1, s.v. Aristion (15), c.901; II.2, s.v. Athenion (3), cc.2038–9; F.JACOBY, FGH 87, Komm., p.187; H.BENGTSON, Griechische Geschichte, München 19694, p.508, n.2; W.S.FERGUSON, Hellenistic Athens, London 1911, p.447, n.1; J.DAY, An economic History of Athens under Roman Domination, New York 1942, p.100; H.BERVE, Die Tyrannis der Griechen, I, München 1967, p.414; E.CANDILORO, Politica e cultura in Atene da Pidna alla guerra Mitridatica, in “SCO” 14, 1965, pp.146–7; J.DEININGER, Der politische Widerstand gegen Romin Griechenland, 217–86 v.Chr., Berlin-New York 1971, p.256; CHR.HABICHT, Zur Geschichte Athens in der Zeit Mithridates’ VI, in “Chiron” 6, 1976, pp.131–4; ID., Athen. Die Geschichte der Stadt in hellenistischer Zeit, München 1995, p.304; E.BADIAN, Rome, Athens and Mithridates, in “AJAH” 1.2, 1976, pp.114–5 (con qualche dubbio); R.BERNHARDT, Polis und römische Herrschaft in der späten Republik (149–31 v.Chr.), München-New York 1983, pp.47–48; J.-L.FERRARY, Philellénisme et impérialisme, Roma 1988, pp.435; 477–8; G.R.BUGH, Athenion and Aristion, in “Phoenix” 46, 1992, pp.108–23; R.M.KALLET-MARX, Hegemony to Empire. The Development of the Roman

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Parte

V – Atene e Aristione

Per poter prendere posizione fondatamente bisogna valutare tutti gli elementi in nostro possesso, anche perché, dopo i fondamentali saggi del Niese (1887) e del Wilamowitz (1923), nessuno ha più affrontato gli argomenti di fondo pro e contro l’ identificazione diAtenione edAristione. Alla base della duplicazione dei tiranni di Atene sta, come vedremo, una sopravvalutazione del valore storico del frammento di Posidonio e un’errata interpretazione di Strabone IX.1.20 = 398, il quale afferma che durante la guerra Mitridatica ad Atene il re pontico impose τυ ρά ννους..., οὓς ἐ βούλετο, dei quali Aristione fu il più potente (τὸν δ ἰ σχύσ αντα µά λι στα). Il plurale τυ ρ ά ννους è stato inteso come se si trattasse di una ᾽ successione di tiranni, come Cipselo e Periandro, o Pisistrato e Ippia, mentre è evidente che tyrannoi erano genericamente tutti i capi e i magistrati ateniesi coinvolti nel regime filomitridatico, fra i quali ci doveva essere certamente anche Apellicone271, di cui parla il frammento di Posidonio. Si trattava sostanzialmente di quei magistrati che Silla poi condannò a morte272.

La tradizione è compatta nell’ affermare che fu Aristione a far sì che Atene scegliesse il partito mitridatico: Plutarco dice che quando Silla giunse in Grecia (87 a.C.) solo Atene gli era ostile, perché costretta dal tiranno Aristione273; Appiano274 afferma che Aristione, dopo la sottomis-

Imperium in the East from 148 to 62 B.C., Berkeley-Los Angeles-Oxford 1995, p.210; W.THEILER, Poseidonios. Die Fragmente, II, Berlin-New York 1982, p.126; BALLESTREROSPASTOR, Mitrìdates Eupàtor, pp.129–30. 270Questa tesi risale al XVI secolo; cf. FERRARY, Philellénisme, p.477; più recentemente cf. l’ e dizione di J.KAIBEL di Athen. V.212; G.F.HERZBERG, Die Geschichte Griechenlands unter der Herrschaft der Römer, I, Halle 1866, pp.346 ss.; R.WEIL, Das Bündniss der Athener mit Mithradates, in “MDAI(A)” 6, 1881, pp.315 ss.; REINACH, Mithridates, pp.133–4 e n.2; F.GEYER, in RE XV.2, s.v. Mithridates, (12), c.2171; H.A.ORMEROD, in CAH, IX, p.244; M.LAFFRANQUE, Poseidonios historien, un épisode significatif de la première guerre de Mithridate, in “Pallas” 11, 1962, p.111 e n.16; EAD., Poseidonios d’Apamée, Paris 1964, p.143, n.134; C.NICOLET, Mithridate et les ambassadeurs de Carthage, in Mél. d’arch. et d’hist. off. à A.Piganiol, II, Paris 1966, pp.807–8; M.F.BASLEZ, Délos durant la première guerre de Mithridate, in Delo e l’Italia, a cura di F.Coarelli, D.Musti e H.Solin, Roma (“Opusc.Inst.Rom.Finl.” II) 1982, p.57; J.MALITZ, Die Historien desPoseidonios, München 1983, pp.341–3; I.G.KIDD, Posidonius, II, The Commentary, Cambridge 1988, pp.884–7. 271 Come ammetteva lo stesso NIESE, p.578, n.1; cf. GEYER, l.c.; K.REINHARDT, Poseidonios, München 1921, p.33, n.1 (che propone il parallelo con i trenta tiranni). 272App., Mithr. 39. 273Plut., Sulla 12. L’ insistenza sul fatto che Atene era soggiogata da un tiranno serviva anche a parziale discolpa degli Ateniesi di fronte ai Romani vincitori. Poco tempo dopo l’uccisione di Aristione e degli altri “tiranni” furono emesse tetradracme attiche con il simbolo dei Tirannicidi; cf. HABICHT, o.c., pp.135– 142 (ove si data l’ emissione all’ 84/3); H.B.MATTINGLY, Some Third Magistrates in the Athenian New

§ 17– Posidonio e Atenione

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sione di Delo adopera diArchelao, portò adAtene i tesori dell’isola e, con l’ aiuto di 2.000 soldati mitridatici, divenne tiranno di Atene. Se ci fosse stato giàAtenione, e se quindi Atene fosse già stata sottoposta alla tirannide filomitridatica, Aristione non avrebbe avuto alcun bisogno di tanti soldati per imporsi. Pausania275 afferma parimenti: “C’ era un ateniese, Aristione, di cui Mitridate si serviva come ambasciatore presso le città greche; costui convinse gli Ateniesi276 a preferire Mitridate ai Romani”. Nessun autore parla di untiranno chiamato Atenione, e unanimemente la prima tirannide filomitridatica e l’ alleanza diAtene con il re vengono attribuite adAristio-

ne.

§ 17 POSIDONIO E ATENIONE

Il racconto di Posidonio, anche tenendo conto del suo tono parodistico ed ironico, è per molti aspetti inaccettabile per la ricorrenza di incongruenze ed errori, parecchi dei quali sono indipendenti dall’ intento parodistico, ma sono imputabili all’ uso di fonti inattendibili. Dell’ antologia di inesattezze solo una parte è stata rilevata dagli storici moderni, i quali troppo spesso

hanno preso sul serio molte affermazioni posidoniane palesemente erronee. Atenione sarebbe stato figlio di un omonimo Atenione, che aveva studiato filosofia peripatetica, e, dopoessere riuscito a farsi iscrivere illegalmente nelle liste dei cittadini277, insegnò sofistica a Messene e Larissa e fu poi considerato anche lui unperipatetico (F 36, 48 e 51–52). La reduplicazione fra Atenione peripatetico padre e Atenione peripatetico figlio, anche se noninammissibile, appare molto sospetta. Posidonio afferma che Atenione era stato mandato come ambasciatore presso Mitridate, del quale era divenuto uno deiphiloi, cioè degli ufficiali del regno, e godeva della fiducia delre, dicui portava l’ immagine incisa in unanello278. Daquesti elementi, combinati conquanto afferma Pausania, si

Style Coinage, in “JHS” 91, 1971, p.92, e BADIAN, o.c., p.109 (con datazione all’82/1). È noto il nome di un altro tiranno mitridatico: Epigono, che resse Colofone: Plut., Luc. 3. 274Mithr. 28. 275 I.20.5. 276Plutarco (Sulla 12) invece afferma che li costrinse. 277Secondo J.P.MAHAFFY, The Silver Age of the Greek World, Chicago-London 1906, pp;121–2, n.2, Atenione sarebbe stato il soprannome attribuito ad Aristione da Posidonio per sottolineare la suaiscrizione illegittima nelle liste anagrafiche. 278Sulle gemme con ritratto di Mitridate cf. P.J.MARIETTE, Traité des pierres gravées, II, Paris 1750, nr.84; J.J.WINCKELMANN, Description des pierres gravées dufeu baron Stosch, Firenze 1760, p.415, nr.38; J.BOARDMAN, M.L.VOLLENWEIDER, Catalogue of the Engraved Gems and Finger Ring in theAshmolean Museum, Oxford 1978, nr.317; G.M.A.RICHTER, Engraved Gems of the Romans, London 1971, nr.649–50. Cf. l’ anello

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V – Atene e Aristione

ricava che costui era da molto tempo alla corte pontica e pertanto la sua qualifica di ambasciatore, ammesso che sia storica, si riferiva a qualche missione di molto antecedente279. Ma con ogni probabilità Posidonio ha confuso l’ ambasceria di Atenione daparte di Mitridate con un’ambasceria daparte diAtene. Atenione dunque agiva inqualità diphilos e ambasciatore di Mitridate presso la sua città natale, Atene. Era unaprassi molto diffusa presso le monarchie ellenistiche quella di servirsi dei buoni uffici di philoi greci presso le loro città d’origine e presso altre città in cui essi fossero conosciuti, al fine di ottenerne l’ alleanza o la sottomissione280. Se rinunciamo a considerare Atenione quale ambasciatore di Atene presso Mitridate, possiamo meglio comprendere il fatto che egli avesse inviato lettere adAtene promettendo la cancellazione deidebiti281, il ritorno con ritratto di Tolemeo X donato a Lucullo: Plut., Luc. 2; sull’uso delle gemme con ritratto del re o della regina nel culto dinastico seleucidico cf. C.B.WELLES, Royal Correspondence in the Hellenistic Period, New Haven 1934, nr.36, 11.14–15; cf. [M.HOLLEAUX,] L.ROBERT, Nouvelles remarques sur l’ édit d’ Ériza, in “BCH” 54, 1930, pp.262–7. Plut., Luc. 22 menziona il retore Amficrate, che andò via daAtene in esilio e fu accolto alla corte di Tigrane d’Armenia, grazie alla regina Cleopatra, figlia di Mitridate: si tratta, per certi aspetti, di un parallelo alla vicenda di Aristione che lasciò Atene alla volta del Ponto. 279Del resto, Atenione nonaveva piùcasa adAtene, visto che fu ospitato dauntale Dies: Posidon., F 36, 49. 280Alcuni esempi: Demodamas milesio, philos di Seleuco I e Antioco I, ambasciatore a Mileto: Athen. XV.30 = 682 D–E; OGIS 213; A.REHM, Didyma, II, Berlin 1958, nr.480; Ippostrato milesio, philos di Lisimaco, ambasciatore a Mileto: SIG3368; Callias nisirio, philos o fiduciario di Filippo V, ambasciatore a Nisiro: SIG3 572; Agesandro rodio, philos di Antioco III, ambasciatore presso varie città dell’Egeo: cf. A.MASTROCINQUE, Manipolazione della storia in età ellenistica: i Seleucidi e Roma, Roma 1983,

pp.120– 1. 281Si doveva trattare di una chreôn apokopé (cf. App., Mithr. 58), magari resa indolore da donativi di denaro pontico. Il FERGUSON, Hellenistic Athens, cap.X, part. pp.426–430, ha formulato la teoria secondo la quale alla fine del II secolo (103 a.C.) la costituzione ateniese sarebbe stata modificata in senso oligarchico, in modo dafavorire il controllo del potere da parte del nuovo ceto di ricchi emerso in seguito ai traffici sviluppatisi nel II secolo a Delo e al Pireo; nel quadro della ricostruzione del Ferguson gli indebitati andrebbero ricercati nei ceti inferiori della società e fra i creditori vi potevano essere anche dei Romani; cf. W.S.FERGUSON, The Oligarchic Revolution at Athens of the Year 103/2 B.C., in “Klio” 4, 1904, p.14, n.2. E.BADIAN, Rome, Athens and Mithridates, in “AJAH” 1.2, 1976, pp.105–6, ha invece sviluppato una teoria del tutto diversa, secondo la quale non c’è fondamento per la tesi della rivoluzione oligarchica di fine II secolo, mentre le testimonianze epigrafiche attestano una competizione tra i leaders politici nell’ impegno economico dimostrato nelle leitourgiai di pubblica utilità, le quali comportavano l’ acquisizione di posizioni di prestigio fra i cittadini; i debitori andrebbero pertanto ricercati, secondo il BADIAN, o.c., pp.107–8, tra i personaggi di spicco della politica ateniese del primo decennio dei I secolo, quali Medeios, Sarapione, Teodoto, Callifrone. Contro la tesi del Ferguson cf. anche S.V.TRACY, Athens in 100 B.C., in “HSCPh” 83, 1979, pp.213–35, part. 220–5.

§ 17 - Posidonio e Atenione

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della democrazia, della concordia e una pioggia di doni mitridatici. Anche l’accoglienza degna di un dio, tributata dagli Ateniesi ad Atenione (Posid., F 36, 49) si spiega alla luce del fatto che egli era philos di Mitridate e suo ambasciatore (non ambasciatore di Atene). Il discorso di Atenione agli Ateniesi (F 36, 50-51, tramandato da Ateneo) pullula di errori, che certo non sono soltanto imputabili all’intento parodistico di Posidonio. Nel descrivere i trionfi mitridatici e le umiliazioni subite dai Romani, Q.Oppio è definito στρατηγὸς Παµφυλίας. Tutti i governatori mandati in Asia Minore meridionale erano sempre stati formalmente insigniti del titolo di governatori “di Cilicia”, anche se certamente avevano le loro basi operative in Pamfilia282. Probabilmente Oppio non faceva eccezione, e quindi il titolo di “governatore di Pamfilia” non va considerato un termine tecnico, oppure va considerato come un’inesattezza posidoniana. Atenione, nel suo discorso, accenna al massacro degli Italici, ma poi asserisce che presso Mitridate si trovavano ambasciatori dei popoli italici oltre che dei Cartaginesi - per un’alleanza che avrebbe dovuto portare alla distruzione di Roma. Diodoro283 afferma invece che Mitridate non aveva ancora assoggettato l’Asia quando giunse la legazione degli Italici. Già si è visto (§ 7) che la versione diodorea è preferibile, perché non è molto logico che i legati degli Italici fossero alla corte di Mitridate poco dopo i Vespri 282 Gran.Lic. X X X V .7 5 , p.20 Criniti, definisce Oppio leg a tu s; egli è p ro co n su l in Liv., P e r . 78. B r o u g h t o n , II, p.42, ritiene che Oppio fosse governatore di Cilicia. Sul titolo ufficiale dei governatori dell’Asia Minore meridionale cf. la cosiddetta lex d e p ira tis p e rs eq u e n d is: M . H a s s a l l , M . C r a w f o r d , J . R e y n o l d s , R om e an d the eastern P rov in ces a t thè E nd o f the s ec o n d Century B .C ., in “JR S ” 64, 1974, pp. 195 ss., part. p.209: τήν τε Κ ιλικία ν ... ἐπαρχείαν στρατηγικὴν πεποιηκέναι; il proconsolato di Cilicia ricoperto da Siila, di cui si è parlato nel § 5: App., Mithr. 57: Κιλικίας άρχω ν; App., B .c . 1.77: Κιλικίας ἡγούµενος; Auct., D e vir.ill. 75: p r a e to r C ilic ia m p rov in ciam h ab u it; circa il proconsolato di Dolabella (80– 79): C ic., In Verr. II.1.44: D o la b e lla e p ro v in cia C ilicia constituta e s t; Marcio Rex (67): Cass.Dio X X X V I.15.1; 17.2; Sall., H ist. V .14, p . 194 M. A . N . S h e r w in -W h it e , R om e, P am p h ilia an d C ilicia, 133– 70 a .C ., in “JR S ” 66, 1976, p.9, crede che proprio nell’89– 88, a causa dell’inasprirsi della crisi mitridatica, si fosse sdoppiato il comando dei territori sotto controllo romano attraverso la costituzione di una provincia di Pamfilia (la Cilicia era soltanto teatro di operazioni militari, non territorio governato da Roma). Errata è forse anche la menzione dell’invio di grandi eserciti pontici in Tracia e Macedonia nel discorso posidoniano di Atenione (FGH 87, F 36 § 50), poiché Atenione tenne il discorso nell’88, mentre App., Mithr. 35 data l ’episodio all’87 (datazione che, come si è visto, parrebbe confermata dalla numismatica); cf. N .S .S h e r w in -W h it e , The O pening o f the M ithridatic W ar, in Φ ιλίας χάριν. M iscellan ea di Studi C la ssici in o n o re di E .M anni, V I, Roma 1980, pp. 1994– 5. Tuttavia è anche vero che in Plut., Sulla 11, l’episodio parrebbe datato genericamente nell’88. Nell’88 arrivò solo il piccolo esercito affrontato da Sura. 283 X X X V II.2 .1 1.

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V – Atene e Aristione

d’Asia. Un’ altra contraddizione tra il frammento posidoniano riportato da Ateneo e le Storie di Diodoro, emerge dalfatto che queste ultime284 parlano del suicidio di Manio Aquilio a Mitilene, mentre il frammento posidoniano allude alla disonorevole prigionia dell’ illustre romano presso Mitridate. Considerato che Diodoro probabilmente attingeva da Posidonio, sarà da ritenere che Diodoro e Ateneo non dipendevano dal medesimo testo di Posidonio. L’anacronistico accenno alla legazione di Cartagine, la quale era stata distrutta nel 146285, è stato spiegato con molto ingegno dai moderni286. Prima di tutto però bisogna capire checosa volesse direAristione conle sue parole: egli non intendeva evocare un’alleanza di qualche popolazione africana o di un gruppo di coloni italici, ma evocava la Cartagine di Annibale e diAsdrubale. None dunque il caso di “spiegare” un’espressione che nonvapresa sul serio, la quale altro nonè che unafanfaronata messa in bocca, conpoco senso storico, al demagogo ateniese. Poco credito meritano anche le altre affermazioni diAtenione, secondo cui percolpa dei Romani i templi e i ginnasi rimanevano chiusi, il popolo nonsi riuniva piùnel teatro e sulla Pnice287, i tribunali non funzionavano, i misteri eleusini non si

284Diod.XXXVII.27. 285Il fatto che Cartagine fosse solo un campo di rovine era a quell’ epoca quasi proverbiale, cf. Plut., Mar. 40. 286A.AUDOLLENT, Carthage romaine, Paris 1901, p.39, riteneva che si trattasse di un inganno di Atenione per indurre Atene adallearsi con Mitridate. M.LAFFRANQUE, Poseidonios historien, unépisode significatif de la première guerre deMithridate, in P allas” 11, 1962, p.110, pensa che Cartagine fosse unametafora perindicare l’ Africa. Il“GABBA, Le origini della guerra sociale e la vita politica romana dopo l’89 a.C., in “Athenaeum” 32, 1954 = Esercito e società, p.248, n.130, e la CANDILORO, Politica e cultura, pp.151– 3, pensano ai popoli dell’ Africa settentrionale che avevano rapporti, soprattutto commerciali, con il mondo ellenistico orientale. C.NICOLET, Mithridate et les ambassadeurs de Carthage, in Mél. d’arch. et d’hist. off. à A.Piganiol, II, Paris 1966, pp.807– 14, pensa alla Carthago che stava rinascendo in seguito ai progetti coloniali graccani o alla Nova Carthago iberica. Il MALITZ, p.351, e G.ZECCHINI, La cultura storica di Ateneo, Milano 1989, p.243 e n.22, giustamente intendono l’ espressione posidoniana come unamillanteria attribuita adAtenione. È interessante notare come nel discorso appianeo di Pelopida a Manio Aquilio e ai legati e comandanti romani prima dell’ apertura del conflitto venisse minacciata unagenerale sollevazione antiromana, oltre che fra gli Italici, anche in Grecia e in Libia: App., Mithr. 16. Nonè facile capire che cosa Appiano e la suafonte intendessero far dire al legato pontico Pelopida: poteva trattarsi della Cirenaica, che nel 96 Tolemeo Apione aveva lasciato a Roma per testamento, ma non si può escludere un’allusione alla possibilità che qualche nuovo Giugurta sorgesse in Africa perguidare

unmoto antiromano.

287Strab.IX.1.20 = 398 afferma esattamente il contrario, sostenendo che Atene, sotto il predominio romano, e prima della guerra Mitridatica, godeva dell’ autonomia, dell’ e leutheria e della demokratia.

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celebravano e i filosofi tacevano288. Neppure è credibile che, dopo aver preso il potere, Atenione condannasse in tribunale gli oppositori “portando egli stesso i voti” 289. Il frammento dice che il filosofo fu eletto στρ ατηγὸς ἐπὶ τῶν ὅ πλων, mentre il nome della carica era στρ ατηγὸς ἐπὶ τὰ ὅ πλ α 290. Alla fine della descrizione delle persecuzioni degli oppositori e della carestia di Atene, Posidonio parla delle operazioni di Apellicone a Delo, ove costui fu mandato da Atenione per riprendere il controllo dell’isola e portarne via i tesori sacri. Apellicone sarebbe stato scaltramente battuto dai Romani guidati daOrobio, che alla fine avrebbe innalzato untrofeo e posto la seguente iscrizione sull’altare: “La tomba custodisce questi stranieri defunti, i quali combattendo per Delo persero la loro vita in mare291, allorquando gli Ateniesi devastarono la sacra isola mettendo a disposizione del re dei Cappadoci il loro Ares.” Quinonsi puònonaccorgersi, o fingere di non accorgersi che Posidonio ha scambiato per unepigramma trionfale unepigramma funerario dedicato agli Italici trucidati daforze filomitridatiche292.

Del tutto inverosimile è poi l’ affermazione (F 36, 53) secondo cui gli Ateniesi, che furono sconfitti a Delo da Orobio, avrebbero portato varie 288Sulla base di questo accenno, certamente esagerato, si sono formulate varie ipotesi: la CANDILORO, Politica e cultura, pp.154; 169–71, ad esempio, ritiene che i Romani fossero intervenuti nell’ organizzazione delle scuole filosofiche; ma di un tale intervento si ha notizia solo per l’ epoca pre-adrianea; J.H.OLIVER, The Diadoche at Athens under the Humanistic Emperors, in “AJPh” 98, 1977, p.161, ipotizza una chiusura delle scuole filosofiche sotto il governo di Medeios, intorno al 90 a.C.; cf. BADIAN, Rome, Athens and Mithridates, p.114; il FERRARY, Philellénisme, pp.438–9; 442–4; 470– 1, rileva invece come le iscrizioni nonconfermino la notizia posidoniana, e come siano inverosimili le ipotesi moderne di unachiusura delle scuole filosofiche (nel 90 a.C. C.Aurelio Cotta andò adAtene, ove seguì, all’ Accademia, le lezioni di Filone, e nel Kepos quelle di Zenone: Cic., De nat.deor. I.21.59; cf. Brut. 306) o di una loro subordinazione a scolarchi romani, mentre invece era reale il declino di molte scuole, dovuto più che altro alla concorrenza di altri centri culturali, soprattutto microasiatici. Quanto alle ingerenze romane denunciate daAtenione, R.M.KALLET-MARX, Hegemony, pp.204–5, ha sottolineato quanto raramente il Senato e i governatori romani si fossero intromessi nella vita pubblica di Atene. 289 Cf. WILAMOWITZ, p.42: “Unsinn” . 290Cf. TH.CHR.SARIKAKIS, The Hoplite General in Athens, Diss. Princeton 1951; D.J.GEAGAN, The Athenian Constitution after Sulla, “Hesperia” Suppl. XII, Princeton 1967, pp.18–31. È possibile che sia errato anche il particolare (Posidon., F 36, 51) secondo cui Atenione sarebbe stato eletto stratego nel teatro, visto che le elezioni degli strateghi avevano luogo sulla Pnice; cf. GEAGAN, o.c., p.19. Poco prima Atenione stava dicendo che il popolo nonsi riuniva piùnel teatro e sulla Pnice. 291Allusione ad una battaglia navale? Cf. CANDILORO, Politica e cultura, 157. 292Il NIESE, p.576, n.2, ha notato la cosa, della quale gli altri commentatori sembrano nonessersi accorti.

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macchine d’assedio, fra le quali la cosiddetta helepolis, gigantesco macchinario inventato daDemetrio Poliorcete, totalmente inutile contro unacittà priva di mura, come Delo293. Un’ altra inconsistenza si rileva al § 52, un’inconsistenza che permette di aprire uno spiraglio sull’origine delle notizie presenti nel frammento: Posidonio afferma che Atenione “si impadronì anche dei beni di molte persone edaccumulò tante ricchezze dapoter colmare molti pozzi”. Fino a prova contraria, le ricchezze nonsi tengono, e nonsi tenevano nei pozzi. La cosa diventa però comprensibile nel momento dell’ espugnazione della città, quando ciascuno doveva nascondere quanto di prezioso possedeva. Allorquando le truppe di Silla si scatenarono nel saccheggio, trovarono nelle case perfino la carne umana che gli Ateniesi si apprestavano a mangiare, a causa della fame294. In quell’occasione i soldati devono avere trovato anche qualche tesoro nascosto in fondo ai pozzi295. Se pensiamo che l’informatore al quale attinse Posidonio fosse un soldato sillano, romano o greco, diventa chiaro perché Aristione fosse chiamato Atenione; infatti Appiano296 riferisce che i medesimi soldati sillani, nell’85/4, circondarono l’ accampamento di Fimbria, al quale per scherno riservarono il soprannome diAtenione. Atenione era il nome delre degli schiavi ribelli di Sicilia (102– 100 a.C.), edevidentemente il suonome fu applicato per scherno ai capi degli eserciti nemici, specialmente se capi sostenuti dagli strati bassi della popolazione. Infatti il medesimo soprannome di Atenione fu attribuito anche a Sesto Clodio, fratello di Publio Clodio297. Seguendo questa ipotesi sull’origine delle informazioni presenti nel 293Paus. III.23.3: οὔσης ἀτε ι χίστου τῆς Δή λου; cf. Cic., De imp.Cn.Pomp. 18, 55; la città fu fortificata da Valerio Triario: Phlegon, FGH 257, F 12 (sotto l’ anno 69/8); cf. H.B.MATTINGLY, M.Antonius, C.Verres and the Sack of Delos by the Pirates, in Φ ι λίας ριν. Miscellanea di Studi Classici in onore di E.Manni, IV, Roma 1980, pp.1491–3 χά (che rifiuta la cronologia fornita da Flegonte e pone le operazioni di Triario nel 73); J.MALITZ, Die Historien des Poseidonios, München 1983, p.356. La BASLEZ, Délos, pp.52–3, ritiene che la helepolis servisse perattaccare unapalizzata. 294App., Mithr. 38. Sui tesoretti monetali rinvenuti adAtene, composti soprattutto da monete degli anni 88–86: F.S.KLEINER, The 1926 Piraeus Hoard and Athenian Bronze Coinage ca. 86 B.C., in “AD”28; 1973, pp.169–86, part. p.179; M.OIKONOMIDESCARAMESSINI, The 1973 Piraeus Hoard of Athenian Bronze Coins, in “AAA” 9, 1976, pp.220–3, part. p.223; cf. CHR.HABICHT, Athen. Die Geschichte der Stadt in hellenistischer Zeit, München 1995, pp.308–9. 295Il fenomeno della tesaurizzazione nei pozzi è stato evidenziato dall’archeologia; cf. Il tesoro nel pozzo. Pozzi deposito e tesaurizzazione nell’a ntica Emilia. Cat. della mostra, Modena 1994. 296Mithr. 59. 297Cic., AdAtt. II.12.2; cf. C.NICOLET, Mithridate et les ambassadeurs de Carthage, p.808. La BASLEZ, Délos, p.57 ritiene che Aristione avesse un nome doppio: Atenione Aristione.

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frammento, diventa comprensibile anche la confusione tra un filosofo epicureo (l’ Aristione di Appiano) e uno peripatetico, confusione derivante probabilmente dalla presenza di uno studioso di Aristotele fra i capi del partito mitridatico ateniese, quale fuApellicone. Il frammento posidoniano, oltre agli errori, presenta parecchi problemi testuali. Nel § 50 è detto che gli Italici sfuggiti al massacro grazie a travestimenti o grazie alla protezione degli dei, τὰς ἐξ ἀρχῆς πατρίδας ζουσι , ove probabilmente, con espressione infelice, si vuol πά λιν ὀνοµά dire che essi rinnegarono la cittadinanza romana recentemente acquisita298. Il filosofo continua dicendo che πᾶσα δὲ πό λις accoglieva il re con onori divini, laddove si dovrà intendere probabilmente πᾶσαι δὲ πόλε ι ς 299.Dopo il resoconto della conquista del potere, Posidonio aggiunge (§ 52) che Atenione τοὺς εὖ φρονο ῦ ντας τῶν πο λιτῶν...ἐ κ ποδὼν ε ὐθὺς ἐ ποι ή σατο, espressione che parrebbe riferirsi al bando imposto ai filoromani; masubito dopo Posidonio dice che il demagogo impose presidii alle porte perché molti Ateniesi cercavano di scappare di nascosto e che mandò cavalieri ἀφρακτι κοί(altrimenti ignoti300) a uccidere o imprigionare i fuggitivi. Del tutto inattesa giunge poi l’ affermazione posidoniana secondo cui Atenione convocò molte assemblee e favorì i sentimenti filoromani (τὰ Ῥ ωµαίων φρονεῖν προσε ποι ε ῖ το). Qui forse non è nemmeno il caso di correggere il testo301, né, tanto meno, di spiegarlo nel senso che Atenione, per prudenza, nonintendeva ancora rompere con Roma302. Dopo il massacro degli Italici e il passaggio di eserciti mitridatici in Tracia e Macedonia (§ 50 del 298Cf. CANDILORO, Politica e cultura, p.150; secondo G.AMIOTTI, I Greci e il massacro degli Italici nell’88 a.C., in “Aevum” 54, 1980, p.137, si trattava soprattutto di Italici provenienti dacittà greche dell’Italia meridionale. 299La CANDILORO, o.c., p.151, riconosce invece nell’ espressione un riferimento a

Stratonicea, il che è però altamente improbabile; cf. SHERK, RDGE, nr.18. 300G.R.BUGH, Athenion and Aristion, in “Phoenix” 46, 1992, pp.115–7, pensa ai catafratti; se egli avesse ragione, dovremmo pensare adun’altra assurdità posidoniana, del genere di quella relativa all’ helepolis impiegata daApellicone per espugnare Delo. 301J.TOULOUMAKOS, ZuPoseidonios, fr. 36 (= Athenaios 5, 214 a–b), in “Philologus” 110, 1966, pp.138–42, che aggiungerebbe τοὺς ληφθέντας, pensando che Atenione, nel corso delle assemblee, accusasse i fuggitivi di essere filoromani (“Athenion behauptete, daß die Gefangengenommenen römerfreundlich gesinnt wären”); cf. W.THEILER, Poseidonios. Die Fragmente, II, Berlin-New York 1982, p.127. 302Cf. P.VAN BENEDEN, Poseidonios von Apamea, fr. 36 (Athenaios V, 214 a–b), in “Philologus” 113, 1969, pp.151–6 (che intende l’ espressione nel senso che Atenione “behauptete, in vieler Hinsicht mitdenRömern gleicher Meinung zusein”); J.DEININGER, Der politische Widerstand gegen Rom in Griechenland, 217–86 v.Chr., Berlin-New York 1971, p.254, n.34; CHR.HABICHT, Zur Geschichte Athens in der Zeit Mithridates’ VI, in “Chiron” 6, 1976, p.132, n.31; R.M.KALLET-MARX, Hegemony, p.209; BALLESTREROSPASTOR, Mitrìdates Eupàtor, p.129 (Atenione sarebbe stato un tiranno prudente con Roma, Aristione un nemico radicale).

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frammento posidoniano), provincia romana, non era possibile che Atenione, avendo già fatto schierare Atene dalla parte delre, avesse fatto in modo che gli Ateniesi fossero formalmente filoromani. Questo avrebbe dovuto accadere mentre adAtene erastato eletto arconte eponimo, come sembra, lo stesso Mitridate303... Probabilmente sarebbe più saggio porre l’ espressione posidoniana tra duecruces interpretum. Nel § 52 viene ripetuta tre volte la medesima notizia, secondo cui Atenione avrebbe mandato nel territorio soldati a dare la caccia ai fuoriusciti, prima tali soldati sono definiti come cavalieri, poi come briganti, poi come opliti, e per due volte è ripetuto che il tiranno faceva torturare i fuoriusciti che venivano catturati. Pertanto si è pensato all’ uso di più testi (o epitomi) posidoniani da parte di Ateneo304. Anche la notizia relativa al cibo che veniva misurato dal tiranno per i cittadini305 è ripetuta nel § 52 e nel § 53. Nel § 53 il participio ἐ κπέµψας resta sospeso, poiché la frase manca del verbo principale. A questo punto, dall’ attribuzione di questo frammento a Posidonio potrebbe derivare un giudizio abbastanza severo sul metodo storico del filosofo. Tuttavia è lecito chiedersi se veramente Ateneo avesse davanti a sè l’ opera di Posidonio, e non piuttosto una libera rielaborazione di essa, o appunti tratti da Posidonio, o da un autore che diceva di avere attinto a Posidonio. A ipotesi di tal genere indurrebbero non solo le molte cruces testuali, ma anche il contrasto che emerge tra il frammento e Diodoro, a proposito del momento in cui giunse la legazione degli Italici a Mitridate e a proposito della fine di Manio Aquilio.

303Cf. HABICHT, Zur Geschichte Athens in der Zeit Mithridates’ VI, pp.127–135. Polis und römische Herrschaft in der späten Republik (149–31 v.Chr.), München-New York 1983, p.49 (cf. KALLET-MARX, Hegemony, p.209, n.64), obietta allo Habicht che Posidonio non parla di tale elezione. Tale obiezione è sintomatica per valutare quale grado di affidabilità si attribuisca al frammento di Posidonio. 304 Cf. WILAMOWITZ, p.48; JACOBY, Komm., pp.185– 7; TOULOUMAKOS, p.140; MALITZ, p.341 e n.125 (incerto se attribuire adAteneo o alla suafonte l’opera epitomatoria delle storie posidoniane). Contra: THEILER, Poseidonios, II, pp.126–7; I.G.KIDD, Posidonius, Il, The Commentary, Cambridge 1988, pp.879–82 (secondo il quale non si tratta di duplicazioni, madi episodi diversi). G.R.BUGH, Athenion andAristion, in “Phoenix” 46, 1992, pp.108–23, ritiene che Ateneo, nella suaepitome dei passi posidoniani relativi ai duetiranni, avesse attribuito erroneamente adAtenione azioni di Aristione. 305Sulle competenze annonarie dello strategòs epì ta hopla cf. GEAGAN, o.c., pp.21– R.BERNHARDT,

23.

§ 18– Atene, Mitridate e Delo

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§ 18 ATENE, MITRIDATE E DELO Sulla base del solo frammento 36 di Posidonio, sulla cui attendibilità si può fare poco conto, risulta insostenibile la tesi diunatirannide diAtenione, che avrebbe preceduto la tirannide diAristione, e che sarebbe durata solo pochi mesi. Edè anche imprudente fondare suquesto frammento unaqualsivoglia teoria generale sull’ atteggiamento delle principali scuole filosofiche di fronte alla crisi mitridatica306, visto che, secondo Appiano, Aristione (=

Atenione) era epicureo, e visto che il tiranno filomitridatico di Adramittio era un accademico307. Aristione-Atenione era filomitridatico perché era philos di Mitridate, non perché apparteneva ad una qualsivoglia scuola

filosofica.

I sostenitori della distinzione fra i duetiranni sono costretti adattribuire breve durata alla tirannide di Atenione, perché Appiano attesta che Aristionegiunse daDelo conle truppe mitridatiche diArchelao nell’87 a.C. Ma,in realtà, l’ A tenione posidoniano che convince gli Ateniesi a schierarsi con Mitridate non è diverso dall’ Aristione di Pausania e di Appiano, che, venuto daDelo con le forze diArchelao in qualità di ambasciatore del re, si fece tiranno diAtene. L’Atenione posidoniano, che misurava poco grano e orzo per i cittadini e che dava loro cibo adatto a galline più che a uomini, si identifica con l’ A ristione308 plutarcheo e appianeo, il quale, durante l’ assedio sillano, fece patire la fame al suopopolo e che, richiesto di unpo’ di grano dalla grande sacerdotessa, le diede pepe309. 306Per es., il NIESE, p.579, afferma che Posidonio parla da nemico dei Peripatetici antiromani; il FERGUSON, Hell.Ath., pp.338–9, distingue i Peripatetici e gli Epicurei antiromani dagli Accademici e dagli Stoici filoromani; suunalinea analoga: DEININGER, Widerstand, p.245. Il FERRARY, Philellénisme, pp.436; 477, avanza riserve circa le

interpretazioni di questo genere, evidenziando soprattutto il declino generale delle scuole filosofiche ateniesi in questo periodo, e in particolare della scuola stoica (che ormai aveva il suocentro culturale a Rodi) e diquella peripatetica. Nell’83 ca. Mitridate inviò a Licinio Murena unalegazione composta dafilosofi greci: Memnon, FGH434, F 1.26, e ciò dimostra come il re stimasse questo genere di sapienti. 307Strab.XII.1.66 = 614. Ciò nonostante molti filosofi accademici erano filoromani, cf. CANDILORO, o.c., pp.167–8; FERRARY, Philellénisme, p.472. Per altro verso, l’ epicureo Fedro nonfu toccato dall’ epurazione sillana, ciò che indica come egli nonfosse ostile a

Roma; cf. MALITZ, p.344 e n.142. 308 Come riconosce lo stesso WILAMOWITZ, p.43; cf. MALITZ, p.343; BUGH, p.114; infatti nonè possibile che l’ Atenione, cui si attribuiscono pochi mesi di tirannide, abbia tanto rapidamente ridotto la città alla fame. Il MALITZ, p.343, rileva inoltre che Ateneo, che attingeva daPosidonio, nonnomina Aristione nell’elenco dei filosofi dadetestare, evidentemente perché nel testo posidoniano che stava usando a costui era dato il nome di Atenione. 309Plut., Sulla 13, che riferisce come il prezzo del grano fosse salito a 1.000 dracme

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V – Atene e Aristione

Il frammento posidoniano si chiude (§ 53) con le operazioni felicemente condotte daOrobio, comandante deiRomani, contro Apellicone, il quale era stato inviato daAtenione per asportare i tesori degli dei. Già si è detto però come l’ epigramma per la vittoria di Orobio fosse in realtà unepitafio pergli Italici morti combattendo contro gliAteniesi, alleati deiPontici. Una serie di iscrizioni delie, oltre adunadaTeno, fa conoscere untale L.Orbius, nonché alcuni membri della sua famiglia, i quali furono fra i più influenti mercatores italici a Delo negli anni intorno al 100 a.C.310. L’identificazione di questo L.Orbius con l’ Orobios del frammento è stata però rifiutata311, perché si è attribuita grande importanza al fatto che Posidonio parla di costui come diunostrategòs, che dovrebbe corrispondere apraetor. Considerato però il grado di attendibilità del frammento, nulla osterebbe a che strategòs indicasse genericamente un capo, anche un capo improvvisato degli Italici a Delo. La ribellione di Delo era stata certamente organizzata dagli Italici ivi residenti, forse perché essi ritennero opportuno prendere in mano il controllo dell’isola nel momento in cui Mitridate stava massacrandotutti gli Italici, conla connivenza delle città greche, e nelmomento in cui le lettere diAtenione-Aristione stavano preparando gli animi degli Ateniesi a scegliere l’ alleanza pontica312. L’accoglienza riservata daAtene all’a micus di Mitridate prova che la città era ben disposta verso il re già prima del discorso di Atenione313. La cronologia relativa dell’ episodio di Delo che sembrerebbe emergere dal frammento posidoniano314 è inaccettabile, perché pone le operazioni a Delo dopo la carestia e la fame in Atene, vale a dire dopo l’ assedio sillano. Appiano invece data i fatti di Delo prima cheAristione si facesse tiranno di

il medimno (sull’ entità di tale prezzo cf. L.MORETTI, Undecreto diArsinoe in Cirenaica, in “RFIC” 104, 1976, pp.396–77). 310DURRBACH, Choix, nr.146, ove rinvio alle altre testimonianze. 311Cf. soprattutto DURRBACH, pp.235–6; cf. P.ROUSSEL, Délos colonie athénienne, e av. Paris 1916, p.324; J.-M.BERTRAND, Rome et la Méditerranée orientale au ler siècl J.-C., in Rome et la conquceete dumonde méditerranéen, 264–27 av. J.-C., II, a cura di C.Nicolet, Paris 1978, p.795. Precedentemente si identificava Orobio con L.Orbius: TH.MOMMSEN, in CIL III, Suppl. I, 7224; A.SCHULTEN, De conventibus civium Romanorum, Berlin 1892, p.56; FERGUSON, Hell.Athens, pp.445–6; J.HATZFELD, Les Italiens résidant à Délos mentionnés dans les inscriptions de l’ île, in “BCH” 36, 1912, pp.123; 173–4; W.A.LAIDLAW, A History of Delos, Oxford 1933, pp.261–2; recentemente: BASLEZ,Délos, pp.53–4; BALLESTREROS PASTOR, Mitrìdates Eupàtor, p.133. 312II FERRARY, Philellénisme, p.478, n.139, sostiene che Delo si era ribellata al governo di Atenione, ma tale interpretazione non è strettamente necessaria, poiché la testimonianza di Appiano parla soltanto di unaribellione di Delo adAtene. 313 Cf., in

questo senso, BASLEZ, Délos, p.52. 314Forse più per l’ imprecisione del racconto che per un’impostazione cronologica

errata.

§ 18– Atene, Mitridate e Delo

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e accenna ai medesimi tesori sacri di cui parla anche il frammento E dunque possibile ricostruire gli avvenimenti di Delo come segue: all’ inizio dell’88 Delo era certamente filoromana316, e probabilmente era già sotto il controllo degli Italici, ribelli adAtene (Appiano); Aristione era un ateniese divenuto philos di Mitridate (Posidonio) e per questo si era dimostrato la persona più adatta per condurre l’ ambasceria pontica presso gli Ateniesi (Pausania), destinata a convincerli a schierarsi con il re. Aristione-Atenione giunse adAtene nei primi mesi dell’88, come ambasciatore di Mitridate (Pausania, Posidonio) e fu eletto stratego nel corso delle elezioni del maggio o giugno di quell’ anno (Posidonio)317; Atene

posidoniano315.

qualche tempo dopo egli inviò Apellicone per ridurre all’ ubbidienza Delo, ma questi fu sconfitto da Orobios/Orbius (Posidonio). Nei primi mesi dell’87 Archelao intervenne con la suaflotta nelle Cicladi edaiutò Aristione a prendere Delo, uccidendo 20.000 Italici (Appiano, Strabone ed anche l’ epitafio riportato da Posidonio)318; il tesoro conservato nell’isola fu trasferito ad Atene da Aristione, il quale, grazie alla scorta di 2.000 soldati pontici, prese il potere in unaforma piùtirannica (Appiano), probabilmente perché l’ arrivo di Silla rendeva meno salda la fedeltà degli Ateniesi nei confronti di Mitridate e raffreddava gli entusiasmi filopontici. Aristione detenne il potere con durezza sempre maggiore dal momento in cui i

315§ 53: “Nonrapinò soltanto i beni dei cittadini, maanche quelli degli stranieri, e le mani anche sulle ricchezze del dio a Delo”. 316Come attesta la statua in onore di Q.Pompeo Rufo, console dell’88: BASLEZ, Délos, p.55 (le cui deduzioni storiche tratte dall’ esistenza di statue di M.Antonio e di C.Giulio Cesare sono alquanto ipotetiche). Si ricordi che in quello stesso periodo stava avvenendo il massacro degli Italici in Asia. 317Cf. HABICHT, Zur Geschichte Athens in der Zeit Mithridates’ VI, p.128. 318Strab.X.5.4 = 486 asserisce che i generali di Mitridate intervennero a Delo insieme al tiranno; Plut., Sull. 11, stabilisce unacontemporaneità fra la partenza di Silla dall’Italia (marzo 87) e le operazioni di Archelao nelle Cicladi; cf. BASLEZ, Délos, p.57. Giustamente il WILAMOWITZ, p.41, ritiene che la storia posidoniana di Apellicone a Delo allungò

precedesse la storia appianea di Aristione. App., Mithr. 29, attesta, per quest’epoca, anche scontri navali fra Bruttio Sura e il generale mitridatico Metrofane. Se prestiamo fede al testo dell’ e pitafio riportato da Posidonio, dobbiamo porre lo scontro navale, in cui Orobio fu sconfitto, dopo che Atene si era schierata con Mitridate (perché in esso è detto che gli Ateniesi si erano impegnati militarmente come alleati di Mitridate). Secondo Strab.X.5.4 = 486 e Paus.III.23.3, Delo fu rasa al suolo dai Mitridatici; cf. però le considerazioni prudenziali sull’entità delle distruzioni espresse da ROUSSEL, Délos, pp.325–6; e da BASLEZ, Délos, p.58, ove ulteriore bibliografia. Circa le tracce di incendi riferibili a questo momento o agli attacchi dei pirati cilici dopo la prima Mitridatica cf. N.K.RAUH, The sacred Bond of Commerce. Religion, Economy, and Trade Society at Hellenistic Roman Delos, Amsterdam 1993, p.69 e n.189. Nello stesso periodo veniva devastata anche Taso: C.DUNAND, J.POUILLOUX, Recherches sur l’ histoire et les cultes de Thasos, II, Paris 1957, p.51.

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V – Atene e Aristione

Romani scesero in campo, soprattutto durante l’ assedio sillano di Atene,

fino al 1 marzo dell’86, quando Silla, espugnata la città, lo catturò insieme a tutti gli altri capi filomitridatici; durante l’ assedio il tiranno era stato ribattezzato per scherno col nome diAtenione. Concludendo questa V parte dellavoro, possiamo dire diavere mostrato come il frammento di Posidonio suAtene e Atenione sia talmente pieno di errori e di problemi testuali da nonpermettere di fondare su di esso alcuna deduzione storica di rilievo, e, in particolare, di delineare gli atteggiamenti politici delle scuole filosofiche. Probabilmente la descrizione posidoniana derivava da resoconti dei soldati che avevano assediato Atene e avevano dato ad Aristione il soprannome di Atenione. Inoltre si è mostrato come Aristione fosse ambasciatore di Mitridate e non di Atene e come l’ instaurazione della tirannide adAtene fosse stata contestuale alla sottomissione di Delo e all’ inizio della campagna di Silla.

PARTE VI DOPO DARDANO

§ 19 LE TASSAZIONI SILLANE

Le tasse e le multe imposte daSilla alle città della provincia d’Asia dopola pace diDardano furono riscosse inmaniera irregolare. Infatti daAppiano319

si ricava con chiarezza che nonfurono i publicani adincassare le somme stabilite dal generale, mai suoi soldati e i suoi emissari, con metodi estremamente rudi ed impietosi. Si è sostenuto320 che Silla avesse agito in tal modoperché aveva poche simpatie peri publicani, chefavorivano il partito mariano. Giustamente il Brunt321 haobiettato che la scelta di Silla nonera tanto legata all’ostilità contro i publicani, quanto alla situazione di necessità in cui egli si trovava, anche perché i publicani dovevano essere stati vittime delmassacro dell’88. C’è daaggiungere chesarebbe molto ingenuo pensare che Silla avesse riscosso le multe per versarle all’ erario romano. Tutt’al più, questa poteva essere una remotissima possibilità, nelle sue intenzioni. Prima ditutto egli doveva pagare i suoi soldati, e senza lesinare, peraverli fedeli; e poiegli avrebbe dovuto pensare all’ eventualità didover corrompere a suon di oro ed argento gli eserciti dei suoi nemici. Sallustio322, a proposito di quest’epoca, scriveva fondatamente che: omnium

partium decus in mercedem corruptum erat; parimenti Plutarco323, in un passo di stile sallustiano, dopo avere denunciato le spoliazioni dei templi greci, afferma che i generali romani del tempo di Mario e Silla nonerano giunti al potere grazie alla virtù, magrazie alla forza, ed erano costretti a comperare il favore dei solati con grandi somme di denaro, che poi quelli spendevano in piaceri e lussi; il maggiore responsabile di tale degenerazio319Mithr. 62–63; cf. anche Plut., Sulla 25; Luc. 4. 320H.HILL, TheRoman Middle Class in theRepublican Period, Oxford 1952, p.69; cf. H.A.ORMEROD, in CAH,IX, p.260; T.R.S.BROUGHTON, Roman Asia Minor, in T.FRANK, AnEconomic Survey of Ancient Rome, IV, Baltimore 1938, pp.518–9. 321P.A.BRUNT, Sulla and the Asian Publicans, in “Latomus” 15, 1956, pp.17 ss.; VANOOTEGHEM, Lucullus, p.34; C.NICOLET, L’ o rdre équestre à l’ époque républicaine (312–43 av. J.-C.), I, Paris 1966, pp.352–3. Cf. MAGIE, Roman Rule, II, pp.1116–7, n.17, che ha sottolineato la provvisorietà dei provvedimenti di Silla tra l’85 e l’ 83. 322Hist. I.13, p.7 M. 323 Sulla 13.

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VI – Dopo Dardano

ne è indicato da Plutarco in Silla, che “per corrompere ed attrarre dalla propria parte i soldati chemilitavano nelle file avversarie, procurò edelargì aipropri tutto ciò chevolevano; perindurre poigli altri a tradire e i propri a condurre vita dissoluta, gli occorreva molto denaro”. Le fonti relative alle guerre Mitridatiche e alla seconda guerra civile sillana riportano parecchi episodi dicorruzione o ditentata corruzione degli eserciti romani, sia per opera di altri comandanti romani, sia per opera dei Mitridatici. Plutarco, ad esempio, riferisce che all’ epoca dell’ assedio di Cizico fu inviato un ufficiale pontico con molto denaro per cercare di corrompere i soldati diLucullo, e convincerli a disertare324. Quando Silla si accampava vicino adunesercito romano fedele ai Mariani, avveniva sempreunadefezione massiccia in suofavore dalle fila avversarie: ciò avvenne inAsia conl’ esercito diFimbria325 e poiin Italia conl’ esercito diL.Cornelio Scipione326. Livio spiega qual era il segreto di Silla: egli mandava emissari a convincere i soldati dell’ altro campo327; in tali trattative certamente il denaro svolgeva unruolo determinante, come pure lo svolgeva nelle leve di soldati volontari eseguite dailuogotenenti di Silla, Metello Pioe Pompeo in primis, i quali, come permiracolo, si crearono all’ improvviso piccoli eserciti disposti a combattere contro Roma328. Silla non si accontentò dell’ indennità di guerra di Mitridate – 2.000 talenti, che certo nonversò all’ erario – e neppure delle somme che aveva estorto ai maggiori santuari della Grecia per darle alle suemilizie329 e per far guerra al governo mariano330, mavessò in ogni maniera le città d’Asia Minore per ottenere rapidamente i 20.000 talenti che gli servivano, ed incassò inoltre somme di denaro da alcune città che da lui comperarono clandestinamente le esenzioni fiscali331. 324Plut., Luc. 11. Col denaro Mitridate cercava anche di guadagnare la fedeltà dei magistrati delle città greche, cf. Memnon, FGH434, F 1, 40. 325Secondo App., Mithr. 59, Fimbria, perarginare le defezioni, cercò dicorrompere col denaro alcuni soldati. 326App., B.c. I.85; Plut., Sulla 28; Sall., Hist. I.91 M.; Liv., Per. 85; Vell.II.25.2; Flor.II.9.19; Diod.XXXVIII-XXXIX.16 (che sottolinea come l’esercito di Scipione fosse stato corrotto dal denaro di Silla). 327Liv., Per. 85: exercitus consularis (di Scipione), sollicitatus per emissarios a Sylla milites, signa adSyllam transtulit. 328Cf. App., B.c. I.80. 329Paus.IX.7.5. 330Diod.XXXVIII/XXXIX.7. 331Cic., De off. III.87; cf. KALLET-MARX, Hegemony, p.272. Cicerone attesta che Silla ricevette deldenaro e che unSenatoconsulto proclamò libere tali città, masuccessivamente il Senato cassò le precedenti decisioni e le città ridiventarono tributarie. Probabilmente questo fu il caso di Smirne, la cui sottomissione a Mitridate è attestata dalla monetazione (TH.REINACH, Trois royaumes del’Asie Mineure, Paris 1888, pp.195-

§ 19 – Le tassazioni sillane

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I soldi perpagare le multe e le tasse furono raccolti dalle città ricorrendo a prestiti adusura332. Coloro che avevano prestato tali ingenti somme erano, tutti o quasi, affaristi romani333. Con ciò siamo in grado di comprendere altri risvolti misteriosi del successo di Silla nella grande guerra civile. Per prima cosa, risulta che gli affaristi e gli usurai appartenevano, direttamente o meno, al gruppo degli equites, tradizionalmente favorevole a Caio Mario; ma l’ opportunità di guadagni rapidi e facili inAsia Minore deve averne attirati molti a “lavorare” sotto l’ egida di Silla, anche a dispetto dei loro schieramenti politici tradizionali. Conquesta operazione Silla nonsolo si procurò infretta tesori immensi, manello stesso tempo evitò chequei medesimi affaristi, potenzialmente favorevoli al governo mariano di Roma, impiegassero il loro denaro contro dilui. Anzi, tali affaristi potevano trasformarsi addirittura in

suoi fautori, perché, se Silla fosse stato sconfitto, o non si fosse almeno rappacificato con Roma, il loro denaro investito in Asia avrebbe potuto andare perduto, o essere privato del rendimento pattuito. Gli usurai che operavano presso le città microasiatiche erano tanto potenti a Roma che la loro ostilità a Lucullo334 ne determinò l’ eclissi politica, perché egli aveva ridotto gli interessi sui prestiti, e determinò contemporaneamente l’ ascesa inarrestabile di Pompeo, che arrivò a portar via a Lucullo il comando della guerra Mitridatica. Silla fece in modo che coloro che sceglievano di passare al suopartito diventassero partecipi di ungrosso e redditizio investimento, di unascommessa congrandi prospettive diguadagno. Oltre agli usurai e alle città che comperarono esenzioni fiscali da Silla, ci furono amministratori di grandi

6; B.V.HEAD, Historia numorum, London 1911, p.593; DECALLATAY, pp.289–90), ma che parimenti ottenne da Silla attestazioni di lealtà verso Roma (Tac., Ann. IV.56, secondo cuigli Smirnei fecero valere inSenato, nel26 d.C., unatestimonianza diSilla – L.Sullam testem adferebant – in cui si ricordava come gli Smirnei si fossero privati dei loro vestiti perdarli all’esercito romano), che però si riferivano soprattutto alle guerre contro Antioco III e contro Aristonico (Ael.Aristid., Epist.de Smyrn. 41.766; cf. R.G.LEWIS, Sulla andSmyrna, in “CQ”41, 1991, pp.126–9); pertali ragioni è verosimile che Smirne avesse ottenuto daRoma la libertà, e soprattutto l’ immunitas. Tuttavia da Cic., ProFlacc. 71, si ricava cheSmirne, a differenza diApollonis, godeva neiconfronti diRomadiunostatus analogo a quello diPergamo e Tralles, le quali avevano partecipa-

to al massacro degli Italici (sulla gravità delle condizioni di Pergamo cf. C.P.JoNES, Diodoros Pasparos andtheNikephoria of Pergamon, in “Chiron” 4, 1974, pp.190–205). La benevolenza di Silla si puòdunque conciliare con l’ i ngerenza romana attestata da Cicerone grazie alla notizia relativa ai privilegi fiscali comperati col denaro e successivamente (dopo Silla, senza dubbio) abrogati dalSenato. 332Cf. soprattutto Plut., Luc. 20; App., Mithr. 63. 333 Cf. Plut., Luc. 24. 334Plut., Luc. 20, ove si ricorda che per pagare i 20.000 talenti pretesi da Silla le città si erano indebitate fino adunammontare di 120.000 talenti.

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V – Atene e Aristione

santuari che scommisero sulla vittoria di Silla e gli diedero il denaro dei loro templi. Così fecero probabilmente il sacerdote di Amfiarao ad Oropo335 e i responsabili del tempio diDiana Tifatina, in Campania336. Dopo la vittoria, Silla seppe adeguatamente ricompensare sia i sacerdoti compiacenti, sia i santuari stessi, donando loro terreni e garantendone l’ immunità fiscale.

§ 20 LA GUERRA DI LICINIO MURENA Anche dall’ interpretazione storica della campagna pontica di Murena (83– 81 a.C.) si possono ricavare elementi interessanti per comprendere la strategia politica e militare diSilla. Prima ditutto però bisognerà esaminare il carattere delle fonti relative a questa campagna. Il capitolo 59 del Mithridateios di Appiano si chiude con queste parole: “Così finì la prima guerra fra Mitridate e i Romani”. Ciò non significa, però, che dopo questo capitolo lo storico abbia abbandonato la sua fonte sillana; infatti i capitoli 60–62, che riguardano la fine di Flavio Fimbria e le decisioni prese da Silla nei confronti delle città della provincia d’Asia, hanno il medesimo tono dei precedenti, visto che Fimbria è posto in pessima luce (avrebbe causato all’Asia tanti mali quanti ne aveva causati Mitridate), mentre di Silla, che avrebbe agito quale proconsole d’Asia, si sottolinea il rispetto per il diritto alla sepoltura anche per unnemico come Fimbria, ciò che invece a Roma i Mariani negavano ai nemici messi a morte. Silla, dopo avere scritto al Senato fingendo di non sapere di essere stato proclamato nemico dello Stato, punì le città filomitridatiche e premiò quelle fedeli, conferendo ad alcune anche il titolo di amicae populi Romani337. Alla fine è riportato il discorso del generale ai rappresentanti delle città d’Asia, nel quale egli parla a nome di Roma, di cui elogia la politica, per evidenziare la colpa delle città traditrici. Il capitolo 63 segna il passaggio daunafonte adun’altra. Il tono concui Appiano descrive i mali abbattutisi sulle città multate da Silla e su quelle attaccate dai pirati è nettamente pessimistico; ambiguo è il giudizio sulla 335SIG3 747 = RDGE, 23; cf. M.ROSTOVZEV, Storia economica e sociale dell’ impero romano, tr.it., III, Firenze 1933, p.10. 336Vell.Pat.II.25.4; App., B.c. I.38; CIL X, 3828 = ILS 251; ILS 3240; IG XIV, 1297, I, 11.26–7; A.FERRUA, Il tempio di Diana Tifatina nella chiesa di S.Angelo in Formis, in “RPAA” 28, 1954–55, pp.55–62; E.GABBA, Aspetti economici e monetari del soldo militare dal II sec. a.C. al II sec. d.C., in Les “dévaluations” à Rome, Roma 1978, pp.217–25 = Del buon uso della ricchezza, Milano 1988, p.113. 337Tale titolo fupoiconfermato davari senatoconsulti emessi al tempo delpredominio sillano; cf. infra, nota 350.

§ 20 – La guerra di Licinio Murena

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partenza di Silla, che si lasciava alle spalle due province in rovina, per andare a combattere la sua seconda guerra civile in Italia. Del disinteresse di Silla per gli attacchi dei pirati Appiano dà le seguenti due spiegazioni: “Silla, o perchè voleva lasciare che i colpevoli fossero vessati, o perchè si voleva muovere in fretta verso la guerra civile a Roma, fece vela con il grosso dell’esercito”. Appiano poi chiude la sua sezione sillana con le parole: “Ciò che riguarda Silla è scritto nelle ‘Guerre civili’ ; poi si apre il capitolo 64: “Qui inizia la seconda guerra fra i Romani e”Mitridate”, la quale, secondo il Mithridateios, è la guerra di Murena. Il Reinach338 rilevava che, a partire dalla seconda guerra contro Mitridate, Appiano non segue più la fonte principale usata in precedenza, ma passa a usare Nicolao Damasceno. La ragione percui si dovrebbe pensare a questo storico d’età augustea consiste nel fatto che sia inAppiano339 che in Nicolao340 è presente il racconto del solenne banchetto di Mitridate, durante il quale furono proposti premi per i migliori nel canto, nelle battute di spirito, nel mangiare e nel bere. Anche Plutarco341 parla di unbanchetto del genere, per ricordare che, secondo alcuni, il soprannome Dioniso sarebbe derivato a Mitridate dal fatto che beveva moltissimo vino. Neppure è certo che la cena di cui parla Appiano sia la stessa di cui parla Nicolao, perché quest’ ultimo ne fa cenno nel libro CIII; per altro verso, sappiamo che nel libro CVII egli trattava gli anni 81– 78342, e dunque è probabile che si trattasse di un banchetto più antico di quello appianeo, avvenuto nell’81. Adogni modo, l’ ipotesi del Reinach risulta fondata subasi fragili. La sezione dedicata daAppiano alla campagna di Murena nonpuòdirsi filomitridatica, visto che si apre con il racconto relativo a Mitridate, figlio omonimo di Mitridate Eupatore, mandato da quest’ ultimo a regnare sui Colchi e sui Bosporani e poi imprigionato a tradimento e ucciso dal padre, nonostante i suoi meriti durante la guerra contro Fimbria. Nella sezione pompeiana poi (cap. 107) viene riferito quanto spietatamente edempiamente Mitridate uccise l’ innocente figlio Xiphares di fronte alla madre. Ma il fatto più notevole è che Appiano diventa per la prima volta ostile nei 338Pp.447 e 449. Giustamente il Reinach osserva che Appiano menziona nel cap.67 i Colchi ed altri popoli fra quelli che per la prima volta Mitridate avrebbe avuto ai suoi ordini, mentre nel cap.15 li aveva già menzionati come suoi alleati nella prima guerra; e tale incongruenza appianea derivava, secondo il Reinach, dall’uso di duefonti diverse. 339Mithr. 66. 340FGH 90, F 73. 341Plut., Quaest.Conv. I.6.2 = 624A–B. Era un’antica consuetudine dei re persiani quella di bere molto vino nel corso di determinate ricorrenze; cf. Athen.X.45 = 434 D: l’ epitaffio sulla tomba di Dario I ricordava la sua capacità di bere grandi quantità di vino; Duride (FGH 76, F 5): i re di Persia si ubriacavano e danzavano nel giorno del sacrificio a Mitra. 342 F 75.

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Parte

VI – Dopo Dardano

confronti di un ufficiale di Silla, Licinio Murena, la cui campagna contro Mitridate, intrapresa per istigazione del disertore Archelao343, è presentata sotto unapessima luce: egli avrebbe saccheggiato i tesori sacri di Comana, si sarebbe fatto gioco di Mitridate quando i legati pontici si appellarono al trattato di Dardano, disubbidì agli ordini dell’ ambasciatore del Senato che gli intimava di non aggredire Mitridate (anche se in privato quello stesso ambasciatore gli diede benaltri ordini344), e alla fine fu sconfitto e messo in fuga dal re pontico345, al quale viene ascritta una “vittoria splendida e rapida, avvenuta di slancio” 346. In questa sezione appianea Mitridate è presentato come unre astuto, ma sostanzialmente leale nei confronti di Roma, mentre i Romani figurano come ipocriti e sleali. Memnone di Eraclea riporta la medesima battuta sarcastica di Murena ai messi di Mitridate chepretendevano l’ applicazione del trattato di Dardano, ai quali egli disse che “non vedeva nessun trattato”347.Infatti il Senato nonratificò maigli accordi di Dardano348, evidentemente perché lo stesso Silla nonvoleva che fossero ratificati, perché troppo generosi nel confronti del nemico, il quale poi non li aveva nemmeno rispettati, tenendo per sè una parte della Cappadocia349. Per contro, Silla, dopo la vittoria sui Mariani, fece ratificare dal Senato tutte le suedecisioni concernenti le città d’Asia e di Grecia350. La nuova fonte di Appiano risulta particolarmente attenta al punto di vista pontico, anche se non può certo definirsi filomitridatica. E poiché il 343La tradizione liviana (Oros.VI.2.12) sosteneva che Archelao già in precedenza si fosse rifugiato presso Silla con moglie e figli. 344App., Mithr. 65: “Murenati torno in Frigia e Gelazia carico di grande bottino, colà Calidio, mandato daRoma a causa delle lamentele di Mitridate, nongli consegnò nessun decreto del Senato, magli disse, in modo che tutti sentissero, che il Senato gli ordinava di lasciar stare unre che aveva accettato gli accordi. Detto questo, egli fu visto parlare al solo Murena, il quale non abbandonò il suo impeto ed ancora attaccò il territorio di Mitridate”. 345App., Mithr. 64–65. 346 Mithr. 66. 347App., Mithr. 64; Memnon, FGH 434, F1, 26, il quale usa il medesimo verbo προτε ίνω (“mettere innanzi”, “far valere” il trattato) che ricorre in Appiano. È improbabile però che i due autori derivino dalla stessa fonte, perché in Memnone Murena risulterebbe inviato dal Senato in Asia Minore, e le sue battaglie con Mitridate non si sarebbero affatto concluse conundisastro, come inAppiano, maconunostallo. Forse la fonte di Memnone è vicina alla versione ufficiale romana delle campagne di Murena, versione ritoccata in funzione del trionfo a lui concesso. 348App., Mithr. 67. 349App., Mithr. 64; 66–67; cf. infra. 350 SHERK, RDGE, nr.18 (Stratonicea); nr.17 (Tabae); C.DUNAND, J.POUILLOUX, Recherches sur l’ histoire et les cultes de Thasos, II, Paris 1957, pp.37–45, nr.175–6 = SHERK, RDGE, nr.20 (Taso); RDGE, nr.23, 11.52–57 (Oropo); RDGE, nr.70, 11.11–18 (Chio); cf. RDGE, nr.19 (Cormi).

§ 20 – La guerra di Licinio Murena

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Mithridateios costituisce la fonte principale anche per la campagna di Murena, i moderni hanno recepito, nella sostanza, il punto vista espresso da Appiano, facendo di Murena una sorta di bandito che aggrediva il regno pontico e calpestava i trattati per pura bramosia di ricchezze e di gloria351. In realtà, questo è soltanto il punto di vista dei Pontici, mentre i Romani vedevano le cose in unadimensione ben diversa. Infatti, nonostante fosse stato alla fine sconfitto e cacciato, Murena ottenne l’ onore del trionfo a Roma352. Questo prova che egli aveva agito in conformità agli ordini di Silla, il quale lo aveva lasciato inAsia coni soldati dell’esercito fimbriano, poco adatti per combattere in Italia contro i Mariani, ma perfettamente idonei per tenere sotto scacco l’ infido Mitridate in Anatolia. Che Murena agisse secondo le direttive di Silla è provato anche dal fatto che dopo le trattative in presenza di C.Calidio, senatore filosillano353 giunto dall’Italia in seguito alle rimostranze di Mitridate, Murena riprese le sue ostilità contro Mitridate. Calidio, secondo il racconto appianeo, avrebbe intimato pubblicamente a Murena dinonattaccare Mitridate, mapoigli avrebbe dato istruzioni diverse inprivato. E probabile che, attraverso Calidio, Silla abbia ordinato al suo legato di continuare la guerra, unaguerra che però ufficialmente egli doveva condannare. Già si è visto come gli stessi soldati di Silla si fossero indignati in seguito agli accordi di Dardano; per le due legioni fimbriane, poi, quegli accordi dovevano costituire un’onta edunavergogna, proprio perché erano avvenuti mentre il loro generale, Fimbria, stava vincendo definitivamente Mitridate. Pertanto Murena avrebbe potuto più facilmente mantenere la disciplina tra le sue truppe turbolente se avesse ripreso la guerra contro i Pontici.

351Cf. per es. REINACH, p.297: “in seinem hitzigen Kopfe spukte die Sucht nach Triumphen, und da der Friede von Dardanos weder schriftlich abgefaßt, noch von zuständiger Seite genehmigt war, hielt er sich zurWiederöffnung der Feindseligkeiten für vollkommen berechtigt”; SHERWIN-WHITE, Roman foreign Policy, p.151, ritiene che Murena agisse, a dispetto delle direttive diSilla, perpuraambizione digloria; similmente D.G.GLEW, Between the Wars: Mithridates Eupator and Rome, 85– 73 B.C., in “Chiron” 11, 1981, pp.115–6. Unacorretta impostazione della questione si trova solo in KALLET-MARX, Hegemony, p.263: “Murena’s attack is universally condemned by moderns as an irresponsible provocation; on the contrary, it mayhave represented the best hope of saving face for his commander and of forcing Mithridates to adhere to the agreement that he wasundermining”. 352Cic., De imp. Cn. Pomp. 8; Pro Mur. 11. 353App., Mithr. 65; cf. SHERWIN-WHITE, Roman foreign Policy, p.150. Conosciamo un tribuno della plebe Q.Calidio, che propose la legge perché Metello Numidico, nemico di Mario, fosse richiamato dall’esilio: Cic., Pro Planc. 69; Val.Max.V.2.7 e le altre fonti citate in BROUGHTON, II, p.5.

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VI – Dopo Dardano

La pace di Dardano non aveva certo rappresentato un accordo fra galantuomini, ma era stato un patto fra due briganti. Infatti Mitridate, sapendo che Silla era impegnato nella guerra civile, ritenne di poter tenere impunemente unaparte della Cappadocia354, contro i patti di Dardano. La monetazione di Ariobarzane fornisce unapreziosa testimonianza delle difficoltà in cui si trovò questo re filoromano negli anni che seguirono la partenza di Silla. Infatti perl’ 85 a.C. (anno 11° diregno) sono noti solo due esemplari di dracme, mentre per l’ anno successivo non risulta che il re abbia emesso moneta355. Dopo la missione di Curione, che aveva ridato il suotrono adAriobarzane, Mitridate aveva dato respiro solo perpoco tempo a questo re filoromano, e benpresto estese il suocontrollo sulla Cappadocia. Solo grazie alle campagne di Murena, dall’83, la zecca diAriobarzane riprese a funzionare a pieno regime. Nell’ 81, dopoche Silla si eraaffermato definitivamente a Roma, fu inviato Aulo Gabinio con l’incarico di riconciliare Mitridate con Ariobarzane, ma ancora una volta il re pontico si fece beffe dei Romani e si tenne una parte di Cappadocia, col pretesto del matrimonio di sua figlia con Ariobarzane356, o con il figlio di Ariobarzane357.

Se cerchiamo diporci nell’ottica deiRomani, e specialmente dei Sillani impegnati nella guerra civile, la campagna di Murena diventa assolutamente necessaria; infatti le trattative di Dardano, come si è già visto, erano sembrate scandalose agli stessi soldati di Silla, e nel momento in cui il generale ribelle ritornava in Italia con le navi e con il denaro ricevuti dal massacratore degli Italici che ancora regnava in Cappadocia, quelle trattative rischiavano di diventare unostacolo insormontabile tra Silla e i membri delSenato e dell’ aristocrazia che avrebbero potuto abbandonare i Mariani e riconciliarsi con lui. Il trionfo concesso a Murena prova che costui aveva agito conformemente alle direttive di Silla. Contro l’ interpretazione della campagna di Murena come opera di unavventuriero depone anche il fatto che egli aveva assunto inAsia il titolo di imperator358 e che a Lanuvio, sua 354App., Mithr. 64; cf. Mithr. 66, secondo il quale Mitridate tenne per sè una parte della Cappadocia con il pretesto che essa sarebbe stata il prezzo imposto adAriobarzane per avere ottenuto la mano di una delle sue figlie. La storicità di questo dato è stata contestata dal GLEW, Between the Wars, pp.110–4, sulla base di App., Mithr. 58, ove si dice che dopo Dardano Mitridate si era accontentato del regno dei padri. Contra però KALLET-MARX, Hegemony, p.262, n.8; DE CALLATAŸ, p.331 e n.53. Ariobarzane emise moneta in quel periodo, anche se privato di unaparte del suoregno. 355Cf. supra, § 1. 356 App., Mithr. 66. 357Cf. REINACH, Trois royaumes, p.63. 358Cauno: R.BERNHARDT, Zwei Ehrenstatuen in Kaunos für L.Licinius Murena und seinen Sohn Gaius, in “Anadolu” 16, 1972, pp.117– 122 (Bull.ép. 1976, nr.660); Rodi: SIG3745; Messene: IG V.1, 1454 (Murena evergete). Murena fondò duecittà dando loro il suo nome: CHR.HABICHT, NewEvidence on the Province of Asia, in “JRS” 65, 1975,

§ 21 – La Cappadocia

dalla morte

di Silla al consolato di Lucullo

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città d’origine, egli era molto popolare359. Seguendo gli avvenimenti in Asia e in Italia, risulta cheMurena avesse impegnato inLicia le suelegioni, le duelegioni di Fimbria360, mentre Silla ancora nonaveva rotto definitivamente le trattative conRoma. Solo verso la fine della primavera o all’ inizio dell’ estate dell’83, dopo il fallimento deicolloqui coni dueconsoli, Silla si convinse che non c’ era più spazio per accordi e che bisognava aprire le ostilità con i Mariani361; piùo meno contemporaneamente Murena iniziò la suacampagna contro Mitridate, la quale era per Silla estremamente opportuna, se voleva evitare di confrontarsi anche con l’ esercito mariano d’Asia, ed impedire che si aprisse un fronte orientale, analogamente a quanto sarebbe avvenuto in Occidente, con i Sertoriani in Iberia.

§ 21 LA CAPPADOCIA DALLA MORTE DI SILLA AL CONSOLATO DI LUCULLO

La serie delle emissioni di dracme di Cappadocia nonha finito di fornirci elementi utili per la ricostruzione del quadro storico. Esse registrano un’interruzione negli anni 17°, 19° e 20°, corrispondenti agli anni 79 e 77– 76 a.C.; l’ anno 18° di Ariobarzane (78 a.C.) è rappresentato da una sola dracma362. Appiano363 riferisce

che nel 79 Mitridate conservava unaparte di Cappadocia e che questo era unostacolo perché il Senato ratificasse la pace di Dardano, così finalmente la cedette nella sua interezza ad Ariobarzane. Questo fatto potrebbe essere rispecchiato dalla sporadica emissione del 78 a.C. (probabilmente dell’ inverno 79/8). Poi Mitridate inviò a Roma una legazione per comunicare che aveva ubbidito a tutti gli ordini romani, mai legati giunsero poco dopo la morte di Silla (avvenuta circa nel marzo del p.65,1.15 (una città deiMourenioi, nella dioikesis di Sardi); Memnon, FGH434, F 1.26 (Likineia in Cappadocia; il nome deriva da una correzione di Th.Reinach al testo di Fozio, che ha Ekineian). Sulle attività della flotta di Murena contro i pirati in favore delle città greche cf. KALLET-MARX, Hegemony, pp.274–5. Appiano tace su queste attività di Murena e sulla spedizione di Servilio Vatia contro i pirati e i predoni, motivo

per cui difficilmente si potrà ipotizzare che Appiano avesse usato Posidonio, specie se ammettiamo, con H.STRASBURGER, Posidonios on Problems of the Roman Empire, in “JRS” 55, 1965, pp.40–44, che il filosofo avesse celebrato le imprese di Pompeo contro i pirati, e che quindi nelle sue opere si trattasse ampiamente la questione della pirateria. 359Cf. F.COARELLI, Alessandro, i Licinii e Lanuvio, in L’a rt décoratif àRome, Roma 1981, pp.229– 84 = F.COARELLI, in Revixit ars, Roma 1996, pp.408–410 (da cui si cita). 360Strab.XIII.1.17 = 631: sottomissione della Tetrapoli di Cibira. 361Per la cronologia cf. B.SCARDIGLI, Sertorio: problemi cronologici, in “Athenaeum”51, 1971, p.241, ove bibliografia. 362 Cf. DE CALLATAŸ , 363 Mithr. 67.

p.339

en.129.

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VI – Dopo Dardano

78) e si ritennero offesi perché i consoli non li ammettevano in Senato. Evidentemente non sussisteva la volontà di ratificare quel trattato che era stato voluto solo da Silla, in condizioni di necessità. Come ritorsione, Mitridate spinse suogenero Tigrane adinvadere la Cappadocia, e ciò spiega bene l’ interruzione nella monetazione diAriobarzane nel 77–76, dopo che questo re era stato cacciato nel corso del 78. Il fatto cheAriobarzane nonabbia emesso moneta nel 77–76 indica che Mitridate, abbandonata ogni speranza di ottenere la pace, decise di opporsi con fermezza ai Romani, edoperò in modo che il re filoromano di Cappadocia fosse privato del suo regno. La terza guerra Mitridatica (se consideriamo che la seconda fu la campagna di Murena) ebbe luogo dunque non solo per volontà di Roma, maanche per volontà di Mitridate. La ripresa delle emissioni di Cappadocia nel 75 merita attenzione, perché è evidente che se Ariobarzane rimise in attività la zecca, poté farlo grazie ad un intervento romano364, di cui però non abbiamo notizia dalle fonti antiche. Ad ogni modo, il fenomeno è un’indizio di tensione, la medesima tensione che si coglie nel discorso sallustiano di Aurelio Cotta, nel quale si ricorda come i Romani erano costretti a mantenere eserciti in Asia e in Cilicia per controllare le immense forze di Mitridate. Poiché Ariobarzane fece emettere moneta anche nel 74, quando Mitridate presidiava la Cappadocia, significa che le emissioni erano avvenute in qualche regione che sfuggiva al controllo pontico. Il 74 è l’ anno del consolato di C.Aurelio Cotta e di L.Licinio Lucullo, nonché l’ anno dell’inizio della guerra contro Mitridate. Per la verità, gli storici moderni365 sono divisi sulla datazione dell’inizio della guerra al 74 o 364TH.LIEBMAN-FRANKFORT, Lafrontière orientale dans la politique extérieure de la République romaine, Bruxelles 1969, p.220, afferma che l’ evacuazione della Cappadocia daparte delle forze mitridatiche avvenne prima cheLucullo attaccasse Cabira, nel71

a.C.

365La venuta di Cotta e Lucullo in Asia Minore si colloca, al più presto, nella seconda metà del 74; cf. VANOOTEGHEM, Lucullus, pp.57–61. La datazione della morte di Nicomede IV al 75 (R.MERKELBACH, Hat der bithynische Erbfolgekrieg imJahr 74 oder 73 begonnen?, in “ZPE” 81, 1990, pp.97–100; DECALLATAŸ, pp.341–2, che propone, sulla base diargomenti diversi daquelli delMerkelbach, unadatazione all’ inverno 96/5; sull’ interpretazione delle emissioni bitiniche degli anni 223–224 era bit. = 75/4 – 74/3 come emissioni postume: DECALLATAŸ, p.69) nonè determinante per fissare l’ apertura delle ostilità nel 74 o nel 73; contro la diffusa teoria (cf. per es. REINACH, Mithridates, OOTEGHEM, p.315, chechiama la terza guerra Mitridatica “Bitynische Erbfolgkrieg”; VAN Lucullus, pp.51–2; DECALLATAŸ, p.342) secondo cui la guerra sarebbe scoppiata proprio a causa dell’ annessione della Bitinia, cf. MCGING, p.144. Infatti per Mitridate la situazione non cambiava se, al posto di un regno accanitamente filoromano, veniva a costituirsi una provincia romana. La datazione dell’ inizio della guerra nel 73 è sostenuta, tra gli altri, dal MAGIE, Roman Rule, II, pp.1205 s., dal MCGING, The Date of the Outbreak of the Third Mithridatic War, in “Phoenix” 38, 1984, pp.12– 18; dal SULLI-

§ 21 – La Cappadocia dalla morte di Silla al consolato di Lucullo

101

al 73, vale a dire o all’ anno del consolato o a quello del proconsolato di Lucullo. Le fonti366 datano l’ evento al suoconsolato, mentre il solo Velleio Patercolo367 parla del proconsolato. Appiano fornisce un’ importante indicazione cronologica: Mitridate aprì la guerra invadendo la Bitinia all’ inizio della primavera, manon chiarisce se si tratta della primavera del 74 o del 73. Ulteriori elementi si ricavano daPlutarco368, dalquale apprendiamo che nel 74, prima di ottenere la provincia di Cilicia, Lucullo dovette aspettare la morte di L.Ottavio (che, inviato nel 74 come governatore di Cilicia, era morto poco dopo la sua partenza); e dovette aspettare che Cetego si convincesse adappoggiare la suarichiesta di permutare la provincia Cisalpina (che gli era stata assegnata) con quella di Cilicia. Da Cicerone369 pare si possa ricavare che Lucullo era ancora a Roma quando erano già stati designati i consoli del 73, cioè nel luglio-agosto del 74. Tutto ciò depone in favore di unadatazione alla primavera del73 perl’ apertura delle ostilità da parte di Mitridate. Da Plutarco risulta che Lucullo, nel 74, era ansioso di assumere il comando della guerra che, secondo tutte le previsioni, sarebbe scoppiata sicuramente; per questo si fece assegnare la Cilicia, mentre qualche tempo dopo gli fu affidato proprio il comando della guerra, senza che nessuno si opponesse o facesse resistenza. Doveva essere intervenuto allora un elemento nuovo e decisivo, tale da eliminare ogni incertezza, elemento che probabilmente va identificato con il trattato fra Mitridate e Sertorio370, nel quale va riconosciuta la causa immediata dello scoppio della guerra. Se è vero che Lucullo era ansioso di assumere il comando della guerra, è probabile che sia partito poco dopo avere ottenuto il comando della Cilicia, portando con sè unesercito abbastanza piccolo. Per questo è dacredere agli autori antichi, i quali affermano che Lucullo intraprese la guerra durante il suo consolato. Quando Mitridate seppe dell’ arrivo di Lucullo, inviò i generali Diofanto e Mitharos a rinforzare le piazzeforti di Cappadocia per impedire un and Rome, 100–30 B.C., Toronto 1990, p.46, e dal DE p.69; sulla datazione al 74 cf., tra gli altri, BROUGHTON, II, pp.106– 8; H.B.MATTINGLY, M.Antonius, C.Verres and the Sack of Delos by the Pirates, in Φ ι λίας ριν. Miscellanea di Studi Classici in onore di E.Manni, IV, Roma 1980, p.1492. χά Bibliografia in VANOOTEGHEM, Lucullus, p.57, n.3. 366App., Mithr. 71; Liv., Per. 93–94 ed Eutrop.VI.6. 367Vell.Pat.II.33.1 (e forse Cic., Acad. II.1). 368Plut., Luc. 6. 369Cic., Pro Cluent. 137 (sed quaero a vobis num istam legem ex isto senatus consulto L. Lucullus consul, homo sapientissimus, tulerit, numanno post M. Lucullus et C. Cassius, in quos tum consules designatos idem illud senatus decreverat. Non tulerunt...); cf. VAN OOTEGHEM, p.60; SHERWIN-WHITE, p.165, n.25. 370 SHERWIN-WHITE, p.164. VAN, Near Eastern Royalty

CALLATAY,

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VI – Dopo Dardano

attacco da parte di Lucullo371. Evidentemente questo avveniva quando ancora nonera iniziata la guerra e Mitridate si sentiva minacciato su due fronti. Nonsappiamo invece sela mossa diMitridate sia stata la risposta ad un’avanzata di Lucullo verso Nord, e nonè escluso che Ariobarzane fosse ritornato allora in Cappadocia, conl’ appoggio di Lucullo. Nelfrattempo Cotta si erafatto assegnare la Bitinia, dove si trovava al momento dell’ attacco mitridatico, mentre Lucullo si trovava in Frigia372, sulle rive del fiume Sangario373. Sulla base di questi elementi possiamo supporre che Lucullo, tra la seconda metà del 74 e la primavera del 73, abbia operato in Anatolia centro-meridionale, partendo dalla PamfiliaCilicia. È da ritenere che egli abbia ricevuto il comando della guerra Mitridatica dopo che erapartito. Ariobarzane si dimostrò alleato fedelissimo diLucullo durante la spedizione romana nel cuore delPonto374, fornendo all’esercito romano preziosi rifornimenti. Il re cappadoce potrebbe essere annoverato fra i clienti stranieri della fazione sillana, poiché egli doveva il suo trono soprattutto a Silla, a Murena e a Lucullo, il quale, per altro, gli concesse, come ricompensa dell’ aiuto, la piazzaforte di Tomisa, in Sofene, che controllava il passaggio dell’ Eufrate375. Certamente il Cappadoce intrattenne rapporti amichevoli anche con Pompeo376, il principale antagonista politico di Lucullo, che ne prese poi il posto al comando della guerra contro Mitridate. Mentre era ancora in vita, il vecchio re cedette il trono al figlio omonimo, certamente per favorire il passaggio indolore e sicuro del potere; non è escluso tuttavia che il passaggio delle consegne fosse anche utile al regno peril fatto cheil re uscente erastato fedele a Silla e a Lucullo, mentre il suo successore, Ariobarzane II, avrebbe potuto, meglio dilui, allacciare rapporti proficui conla nuova fazione dominante a Roma, quella diPompeo.

371Memnon, FGH 434, F 1, 27.

372 Plut., Luc. 8.

373Memnon, FGH434, F 1, 27.1. Secondo il MAGIE, Roman Rule, pp.326 e 1207, n.12, egli si sarebbe trovato o ai confini trala Frigia Epiktetos e la Bitinia, o neipressi di

Gordio. 374App., Mithr. 81; Plut., Luc. 17; Memnon, FGH 434, F 1, 29.9. 375Strab.XII.2.1 = 535. Tomisa, in Sofene, costituiva il punto strategico più importante per attraversare l’ Eufrate; cf. TH.FRANKFORT, La Sophène et Rome, in “Lato-

mus” 22, 1963, p.186. 376Anche se non si può dare credito ad App., Mithr. 105, secondo cui Pompeo avrebbe assegnato ad Ariobarzane la Sofene e la Gordiene; cf. REINACH, Mithridates, p.393, n.1; MAGIE, Roman Rule, p.1238, n.44; FRANKFORT, o.c., pp.186– 190.

§ 22 – Le fonti di Appiano suMurena, Lucullo e Pompeo

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§ 22 LE FONTI DI APPIANO SU MURENA, LUCULLO E POMPEO continuato a seguire la fonte filosillana dei primi sessanta capitoli, avrebbe valutato piùpositivamente le operazioni di Murena, pur senza approvarle, e non avrebbe sottolineato il comportamento ambiguodi Calidio (che era destinato a fare carriera grazie al “partito” di Silla). Per di più, sembra che la descrizione storica appianea non derivi da un osservatorio romano, mapiuttosto daunosservatorio anatolico. Nelcap. 68 Appiano afferma che “sotto la guida di Pompeo tutte le terre... furono attribuite ai Romani col pretesto e con lo slancio della guerra Mitridatica”: difficilmente unasimile considerazione poteva trovarsi in unafonte romana.Nelcap. 77 Appiano scrive cheTriario compì unastrage frai cittadini di Apamea che cercavano rifugio nei templi: un’impresa evidentemente poco gloriosa peril luogotenente di Lucullo. L’episodio del tentativo di uccidere Lucullo perpetrato dallo scita Olkabas (cap. 79) nonesclude la possibilità che costui nonavesse avuto alcuna colpa e fosse stato offeso ingiustamente dai Romani, mentre Plutarco377 non ha dubbi sulla sua perfidia: dunque Appiano è meno filoromano. La descrizione appianea del primo scontro ingaggiato presso Cabira evidenzia solo il successo di Mitridate (cap. 80) e non conosce la riscossa finale determinata dall’ intervento di Lucullo, che viene enfatizzata daPlutarco378. Per contro, nel cap. 78 sono menzionati gli atti di valore compiuti dai cittadini di Temiscira e di Amiso, assediati dalle forze di Lucullo379. La fonte consultata daAppiano sapeva quali bestie feroci i Temiscirii avevano lanciato nei cunicoli scavati daiRomani perminare le mura, sapeva il nome del comandante mitridatico che controllava i valichi verso Cabira, sapeva che costui era di stirpe regale e che prima di disertare aveva fatto segnalazioni con i fuochi al suo re (cap. 79). Dati di questo genere difficilmente potevano trovarsi nella storia universale di Nicolao Damasceno, storico della corte di Erode, e difficilmente anche in uno storico romano. Nella sezione pompeiana (cap. 107– 111) Appiano usaunafonte cui era ben noto ciò che avvenne nel campo e alla corte diMitridate durante le sueoperazioni nelregno delBosporo; essa conosceva gli intrighi dicorte, le malattie del re, gli umori dei vari reparti mitridatici e le trame segrete intessute ai danni

Se Appiano avesse

377Plut., Luc. 16; cf. Frontin., Strat. II.5.30. 378Plut., Luc. 15. 379Cf. § 83. Per contro, la versione più favorevole a Lucullo, cioè la biografia plutarchea, riferisce che i soldati rimproveravano a Lucullo di essere troppo blando con le città e di nonabbandonarle prontamente al saccheggio (Plut., Luc. 14). In altre parole, se i Romani si attardavano adassediare le città, il fatto nonera dovuto al valore con cui esse si difendevano, maadunascelta precisa di Lucullo.

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VI – Dopo Dardano

del vecchio e indomabile dinasta, delquale vengono stigmatizzati i progetti chimerici e la crudeltà, ma insieme viene apprezzata la grande dignità di fronte alla sventura. Appiano attingeva adunautore che scriveva in greco, visto che nel cap. 67 dice che a Roma i probouloi nonammettevano in Senato la legazione di Mitridate (78 a.C.); tali probouloi erano evidentemente i consoli380, che solo un autore abituato alle costituzioni greche, più che a quella romana, poteva chiamare con tale nome. Nel cap. 105 Appiano rende il termine latino provincia con strategia, invece che con eparcheia, forse perché la sua fonte era più familiarizzata con le amministrazioni dei regni ellenistici che con il sistema delle province romane. Nel medesimo capitolo si dice: E molti cambiamenti avvennero fino al tempo di Cesare Augusto, sotto il quale anche questo regno (la Cappadocia), come gli altri, divenne una “ provincia”. Parimenti, nel cap. 121 la storia del regno del Bosporo e dei potentati di Asia Minore è ricostruita fino all’ epoca di Augusto e alla loro riduzione a province romane. È possibile che Appiano avesse trovato queste precisazioni in un autore che trattava la storia fino all’ epoca augustea, proprio perché scriveva in epoca augustea. La fonte principale di Appiano era dunque particolarmente interessata ai fatti delle città e degli eserciti pontici, che conosceva molto bene, era redatta in greco, talora definiva le istituzioni romane con termini caratteristici delle città e deiregni ellenistici e registrava lo svolgimento della storia fino all’età augustea. Tale fonte principale potrebbe essere identificata con Strabone, che scrisse i suoi Historikà Hypomnemata in epoca augustea, verosimilmente tra il 29 e il 25 (o 21) a.C.381 Strabone doveva essere assai bene informato sulla storia dell’esercito e dell’ amministrazione pontica, visto che suo nonno era un ufficiale, che aveva consegnato a Lucullo 15 fortezze382 e un suo prozio era stato governatore mitridatico dei Colchi383.

380SHERWIN-WHITE, Roman foreign Policy, p.151, n.10. Per altro verso, Appiano conosceva benissimo le cariche magistratuali romane: cf. Syr. 15, a proposito del numero di littori assegnati ai consoli e ai pretori; cf. B.GOLDMANN, Einheitlichkeit und Eigenständigkeit der Historia Romana des Appians, Hildesheim – Zürich – NewYork 1988, pp.86–87. Nei cap. 84 e 86 Appiano usa il termine barbari per designare i soldati di Tigrane, forse seguendo unafonte greca, oppure scegliendo egli stesso tale termine; mentre è del tutto improbabile che lo trovasse in unafonte romana. 381Cf. recentemente G.MADDOLI, Strabone e l’Italia antica. Dalla genesi della Geografia alla problematica dei libri V e VI, in Strabone e l’ Italia antica, a cura di G.Maddoli, Conv. Acquasparta 1987, Napoli 1988, p.18; D.AMBAGLIO, Gli Historikà Hypomnemata di Strabone. Introduzione, traduzione italiana e commento deiframmenti, “Mem.Ist.Lombardo” 39, 1990, p.390. C’è da dire però che Strabone, nei libri XIIXV, usa di solito il termine strategiai per designare i distretti amministrativi dei regni anatolici, ed eparcheiai (strategikai) per designare le province romane. 382Strab.XII.3.33 = 557–8. A Strabone come fonte di tutto il Mithridateios aveva

§ 22 – Le fonti diAppiano suMurena, Lucullo e Pompeo

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Strabone aveva conosciuto in famiglia molti ufficiali del regno di Mitridate e da loro avrebbe potuto apprendere moltissimi dettagli della storia delle guerre Mitridatiche. Del resto, nella ricostruzione appianea dell’ assedio di Cizico (cap. 75) la colpa della disfatta ricade su Mitridate, mentre i suoi ufficiali gli avrebbero saggiamente consigliato di allontanarsi da quella città, sacra alla deaKore. Nella descrizione della fuga generale delle truppe dalcampo pontico di Cabira, Appiano (cap. 81) riferisce con precisione l’ ira dei soldati i quali credettero – a ragione o a torto – che gli ufficiali si apprestassero a fuggire, poi riferisce il fallito tentativo di fermarli daparte del re, il quale riuscì a stento a trovare uncavallo per scappare. È da notare che spesso Plutarco deriva le sue notizie da una fonte diversa da quella usata daAppiano. Infatti Plutarco384, seguendo forse il poeta Archia385, precisa che nella ressa generale, a Cabira, furono uccisi Dorilao e il sacerdote Ermeo, mentre a Mitridate sarebbe stato fornito un cavallo dall’ eunuco Tolemeo. QuiPlutarco è contraddetto daStrabone386, il quale afferma chefra i suoi antenati c’ eraanche Dorilao, il quale, divenuto gran sacerdote di Comana pontica, spinse il regno a ribellarsi a Mitridate, mafu scoperto e punito insieme alla suafamiglia. Un’altra discordanza fra Plutarco387 e Strabone388 emerge a proposito della morte di Metrodoro, ambasciatore di Mitridate presso Tigrane. Pertanto Plutarco nonseguiva di regola Strabone, che invece puòessere considerato come possibile fonte di Appiano. La fonte diquesta sezione delMithridateios, come pure della seguente, dedicata alla campagna di Pompeo, aveva un certo interesse antiquario, etnografico e mitologico, a differenza dalla fonte della sezione sillana. Appiano infatti descrive con precisione il sacrificio offerto daMitridate a Zeus Stratios sulla cima diunamontagna; gli alimenti chevennero usati per le libagioni risultano gli stessi di cui parla Strabone a proposito deiriti dei magi cappadoci389. Poi Appiano accenna (cap. 67) alle origini mitiche degli Achei e dei Colchi in relazione alla guerra diTroia, tema chepoi riprende

nelsecolo, scorso, P.OTTO, Strabos Geschichtswerk, “Leipziger Studien” Suppl. XI, 1889; contra: REINACH, Mithridates, pp.446–7. 383Strab. XI.2.18 = 499.

pensato,

384Plut., Luc. 17.

385 Cf. TH.REINACH, De Archia poeta, Paris 1890, p.53. 386Strab.XI.3.33 = 557. Cf. anche Strab.X.4.10 = 477–8, sul suo antenato Dorilao, generale vissuto al tempo di Mitridate V, e sul figlio di costui, Lagetas, ufficiale di

Mitridate VI.

387Luc. 22. 388XIII.1.53 = 610. 389App., Mithr. 66. Sull’ uso di olio, latte e miele nei riti dei magi di Cappadocia: Strab.XV.3.14 = 733.

106

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VI – Dopo Dardano

piùdiffusamente nella sezione pompeiana dell’opera (cap. 102). Parlando di un’isoletta presso Lemno (cap. 77), ricorda che colà veniva mostrato l’ altare di Filottete e altri cimeli della guerra di Troia; nel cap. 78 ricorda che la città di Temiscira derivava il suo nome da una delle Amazzoni, mentre nelcap. 103parla delle donne guerriere catturate daPompeo tragli Albani e gli Iberi, considerate Amazzoni; nelcap. 83Appiano accenna alla leggenda di Autolico a Sinope; nella sezione pompeiana, al cap. 101, ricorda le varie teorie sulla possibile parentela degli Iberi caucasici con quelli europei, e poi l’origine del nome Bosporo, derivato dal passaggio di Io in forma di mucca; nel cap. 103 afferma che Pompeo marciò alla volta della Colchide seguendo le tracce degli Argonauti, deiDioscuri e diEracle, e pervedere i luoghi delle sofferenze di Prometeo; poiriferisce unateoria relativa alla natura delvello d’orodiAietes, teoria fondata sulla conoscenza dell’usodiraccogliere polvere d’oroponendo pelli dipecora nei fiumi, ed infine descrive il corso delfiume Kyrtos. Al pari di Appiano, Strabone nella Geografia390 parla delle origini mitiche degli Achei, raccontando che essi erano originari di Orcomeno di Beozia, stabilitisi nel Ponto dopo la conquista di Troia; in unaltro passo391 egli riferisce l’ opinione di altri autori, secondo i quali gli Achei sarebbero stati i discendenti diAchei Ftioti, diTessaglia, venuti al seguito di Giasone. Dei Colchi il geografo392 riferisce che, secondo alcuni autori, essi sarebbero stati imparentati congli Egiziani. Anche Strabone393, al pari diAppiano, parla dell’oracolo di Autolico e dell’ origine del mito del vello d’oro. L’unico contrasto cheparrebbe emergere traStrabone e Appiano riguarda la campagna di Pompeo in Armenia, che il geografo394 situa prima della spedizione romana nel Caucaso, e lo storico dopo395. Nonè escluso chetale contrasto derivi dalla contaminazione di Strabone conun’altra fonte, maè piùprobabile che si trattasse di unriassunto inesatto daparte di Appiano, perché la versione di Strabone doveva essere comune a tutti gli storici, come provano la tradizione liviana396, Plutarco397 e Cassio Dione398.

390IX.2.4 = 416. Sull’ etnografia straboniana cf. recentemente E.CH.VAN DERVLIET, L’ éthnographie de Strabon: idéologie ou tradition?, in Strabone. Contributi allo studio della personalità e dell’opera, I, a cura di F.Prontera, Perugia 1984, pp.27–86. 391XI.2.12 = 495. 392XI.2.17 = 498. 393XII.3.11 = 546; XI.2.19 = 499. 394Strab.XI.3.5 = 501. 395Mithr. 103–4; cf. REINACH, Mithridates, p.447. 396Eutrop.VI.12.2– 14.1; Oros.VI.4.6– 9. 397Plut., Pomp. 34. Forse l’errore di Appiano derivava dal fatto che la spedizione

nelCaucaso aveva preso le mosse dall’ Armenia, mentre in Armenia minor eraavvenuta la vittoria suMitridate, vittoria dopo la quale Appiano colloca la spedizione caucasica. 398XXXVI.50– 51.

§ 22 – Le fonti di Appiano suMurena, Lucullo e Pompeo

107

Se la fonte di Appiano non era favorevole a Valerio Triario e a Licinio Murena, non si può dire che fosse sfavorevole all’ altro grande Licinio, lontano parente di Murena399, Licinio Lucullo. Ma se Appiano non è ostile a Lucullo, non si puòdire che gli sia particolarmente favorevole, visto che da altre fonti emerge in genere un quadro molto più encomiastico. A tale proposito possono essere esaminati alcuni brani del libro Mitridatico. Nel cap. 72 si racconta che durante le prime fasi dell’ assedio di Cizico Lucio Magio, ex fimbriano passato al servizio di Mitridate e fautore dell’ alleanza tra il re e Sertorio, prese segretamente accordi con Lucullo e convinse Mitridate a permettere che Lucullo si attestasse sul monte di Adrastea, facendo sperare al re chei soldati Fimbriani avrebbero disertato e sarebbero passati nel campo mitridatico. Plutarco400 racconta invece che dopo la fuga da Cizico, Mitridate mandò l’ ammiraglio Aristonico con molto denaro a cercare di corrompere i soldati romani; macostui, tradito dagli uomini del suo seguito, fu consegnato a Lucullo; anche Memnone401 attribuisce ai soldati fimbriani l’ intenzione di disertare, ed aggiunge che essi uccisero l’ emissario mandato loro daMitridate. Secondo Appiano, dunque, Lucullo nonebbe alcun merito nella presa della posizione strategica chepoipermise la vittoria, mentre in Plutarco il merito va tutto a lui402. Plutarco usava una fonte in cui si cercava in ogni modo di evidenziare quanto insubordinati ed infidi fossero i soldati romani, e quanto fosse bravo Lucullo nel mantenere fra loro la disciplina403. Uno dei frammenti degli Historikà hypomnemata 399Le loro famiglie avevano rapporti molto stretti con Lanuvio; cf. COARELLI, art.cit.; sulla gens Licinia cf. J.S.ARKENBERG, Licinii Murenae, Terentii Varrones, and Varrones Murenae, in “Historia” 42, 1993, pp.326–51; 471–91. 400Luc. 11. 401Memnon, FGH 434, F 1, 28. Circa il tipo di monete usate per l’ opera di corruzione, H.B.MATTINGLY, M.Antonius, C.Verres andthe Sack of Delos bythe Pirates, in Φ ι λίας χά ριν. Miscellanea di Studi Classici in onore di E.Manni, IV, Roma 1980, pp.1505–7, ha ipotizzato che si trattasse di pezzi d’oro con i tipi di Amiso e Dia di Bitinia (Dioniso / cista e tirso) ed iscrizione osca, come l’ esemplare, comunemente attribuito alla guerra Sociale, conservato al Cabinet desMédailles. 402 SCARDIGLI, o.c., p.267. 403Plut., Luc. 7: i Fimbriani sono debosciati, avidi, insubordinati e insolenti; 8: i soldati vorrebbero abbandonare Cotta al suodestino peravidità del bottino pontico; 14: i consiglieri suggerirono a Lucullo di temporeggiare, egli invece decise di invadere coraggiosamente il Ponto; i soldati volevano saccheggiare subito Amiso e Temiscira, maLucullo li trattenne (App., Mithr. 78 attribuisce invece il ritardo al valore con cui le città pontiche si difesero); 17: i soldati (che, secondo Memnon, FGH434, F 1, 30, erano Galati) non catturarono Mitridate in fuga perché si attardarono a raccogliere i suoi tesori, e noncatturarono Callistrato, capo dei servizi segreti pontici, perché lo uccisero portandogli via l’oro che aveva addosso. Le parti più ostili nei confronti dei soldati di Lucullo sono quelle relative alla fine della suacampagna, quando l’esercito si rifiutò di combattere (particolarmente Luc. 35).

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VI – Dopo Dardano

di Strabone404 afferma che i soldati romani, dopo la vittoria diTigranocerta, provavano vergogna e deridevano se stessi per aver fatto ricorso alle armi contro degli schiavi, quali erano i nemici che avevano affrontato. È evidente che la versione di Strabone tendeva a sminuire i meriti di Lucullo, che non avrebbe vinto un esercito di veri uomini, ma di schiavi imbelli. Tale tendenza a sminuire le imprese del generale romano è presente, come si è visto, anche nel Mithridateios. Se perle prime fasi della guerra di Lucullo Appiano usòunafonte meno lusinghiera nei confronti delgenerale romano rispetto alla tradizione plutarchea, invece per la descrizione degli assedii di Amiso e Sinope e per la campagna di Tigranocerta (cap. 83; 85) Appiano sembra avvicinarsi alla tradizione encomiastica presente in Plutarco, soprattutto perché, oltre a riferire i vari aneddoti relativi al romano, Appiano attribuisce a lui ogni merito nell’ espugnazione di Sinope, che, secondo Memnone, sarebbe invece caduta in seguito aduntradimento405. Quanto a Pompeo, il Mithridateios parrebbe ispirato adunatradizione a lui favorevole, come prova l’ e spressione usata nel cap. 104: “era grande la fama della giustizia e della lealtà di Pompeo presso i barbari, e confidando in lui anche il padre Tigrane venne, senza neppure farsi preannunciare, per affidarsi in tutto e per tutto alla giustizia di Pompeo”. Tuttavia è difficile che la fonte principale cheAppiano consultava fosse particolarmente benevola nei confronti di questo generale, perche nel cap. 97 la spiegazione del suo soprannome Magnus viene accompagnata da considerazioni poco lusinghiere nei suoi confronti: “A nessuno mai erano stati dati prima di lui tutti questi poteri. Forse per questo egli è chiamato il Grande; infatti la guerra con Mitridate era già stata portata a termine dai generali che lo avevano preceduto”. Dunque Pompeo non fu grande per le sue vittorie, poiché la guerra era già stata decisa dai suoi predecessori, ma per il suo imperium. Ma poi, al cap. 121, Appiano si contraddice affermando che Pompeo fu detto il Grande per le sue vittorie orientali, anche se in realtà il soprannome risaliva all’81 a.C. Valutazioni poco entusiaste e sostanzialmente riduttive dell’ operato di Lucullo e di Pompeo potevano essere bene appropriate nell’ opera di uno storico come Strabone, che aveva aderito apertamente al regime augusteo406.

Concludendo questa parte, possiamo affermare che le tassazioni sillane imposte ai Greci servirono per pagare i soldati e corrompere gli eserciti nemici. Il denaro era stato in gran parte prestato dagli affaristi romani, che 404FGH 91, F 9 = Plut., Luc. 28. 405Memnon, FGH 434, F 1, 37. 406Strab. VI.4.2; cf. AMBAGLIO, o.c., p.394.

§ 23 – Considerazioni conclusive

109

si legarono fatalmente a Silla. Le campagne di Murena servirono a tenere impegnati i soldati di tendenza mariana e a cancellare l’ onta del trattato di Dardano. La campagna di Lucullo iniziò nel 74 in Cilicia; la guerra con Roma scoppiò a causa del trattato fra Mitridate e Sertorio, avvenuto nella buona stagione del 74, e le ostilità furono aperte daiPontici nella primavera del 73. Il libro Mitridatico di Appiano, dal cap. 64 in poi segue una fonte greca attenta alle vicende dei regni anatolici e a vari dettagli storicoantiquari. Essa non è particolarmente benevola verso Murena, Triario, Lucullo e Pompeo. Con ogni probabilità tale fonte sono le Storie di Strabone.

§ 23 CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE

Il compito dello storico non è quello di condannare o approvare le azioni dei protagonisti della storia, quanto piuttosto quello di capire come la storia è stata narrata dagli storici delpassato. L’elemento piùinteressante consiste nel capire quale fu l’ atteggiamento dei primi autori che si interessarono ai fatti medesimi, cioè gli autori contemporanei o di poco posteriori. Questi autori, nel caso delle guerre mitridatiche, come nel caso di molti altri avvenimenti del passato, furono in genere coinvolti in quella medesima storia che poi raccontarono, oppure ebbero a che fare, nel bene o nel male, con i protagonisti dei fatti che stavano narrando. Per altro verso, questi autori sono stati usati da tutti coloro che poi, nei tempi successivi, hanno riscritto la storia, perché nessuno poteva prescindere dagli storici contemporanei o di poco posteriori ai fatti. Si ha l’ impressione che gran parte della tradizione che ci è pervenuta (cioè la narrazione di Appiano) sulla prima guerra Mitridatica derivi dall’ autoritratto di Silla, vale a dire dalle sue Memorie, che erano volte a giustificare le sueazioni piùdiscutibili e adesaltare le sueimprese militari. Da questo autoritratto la figura di Mitridate traeva giovamento, venendo a costituire la parte lesa, mentre i Greci d’Asia Minore e i magistrati romani filomariani finivano per essere incolpati oltre misura. Questo era il prezzo da pagare perché le azioni di Silla apparissero giuste. Pertanto gli storici moderni che hanno scambiato per storia quella che era soltanto ideologia sillana non hanno capito che stavano considerando i fatti attraverso una lente deformante. La figura di Mitridate ha poi beneficiato dalla condanna di Murena presente inAppiano. L’usodi unafonte ostile a questo generale romano ha fatto sì che si dimenticasse che egli combatté la pirateria e che cercò di restituire la Cappadocia al re filoromano che il Senato aveva imposto e che il trattato di Dardano aveva riconfermato. Forse la suasconfitta finale fece

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VI – Dopo Dardano

sì che le sue colpe fossero aumentate, anche se, in realtà, egli aveva agito seguendo le direttive del suo comandante: Silla. Parimenti, sul versante opposto dei Mariani, il tanto denigrato Manio Aquilio aveva operato secondole direttive del Senato. E questo dimostra quanto la storiografia antica, e specialmente quella romana, fosse impietosa nei confronti dei comandanti sconfitti.

Perquanto riguarda le campagne diLucullo e diPompeo, possiamo dire che l’ opera dello storico moderno ha sempre trovato giovamento nella molteplicità delle voci presenti nella tradizione antica. Ad esempio, nel caso di Lucullo si ha la versione poco entusiastica di Appiano da porre a fronte della versione celebrativa che sta alla base della biografia plutarchea. In realtà, anche nel caso di Silla si disponeva di unaversione plutarchea da contrapporre ad Appiano, ma la diffusa convinzione che Plutarco avesse usato soprattutto le Memorie di Silla fece sì che nonsi notasse come la vita di Silla sia la biografia piùnegativa in tutte le Viteparallele. Come si puòvedere, anche perunperiodo storico benconosciuto come quello delle guerre Mitridatiche, abbiamo difficoltà a cogliere la natura vera degli avvenimenti piùimportanti. Noili conosciamo attraverso i punti di vista di uno o più autori contemporanei, quali Silla, Rutilio Rufo, Posidonio, Sisenna, Archia, Teofane. Conoscendo quali sono state le tendenze deformanti noi possiamo correggere un po’ le nostre opinioni, ma certamente non si puòdire neppure che la verità storica stia a metà strada tra una tendenza deformante e la tendenza contraria. A dimostrare questo fatto potrebbe bastare la constatazione che noi disponiamo quasi esclusivamente di autori che risalgono a tradizioni romane o filoromane, mentre non conosciamo nessuna versione dei fatti di parte mitridatica. Ben diversa sarebbe la storia delle guerre Mitridatiche se disponessimo solo di tradizioni risalenti a storici delle corti ellenistiche. Ma, come sempre, bisogna essere contenti di fare piccoli passi.

SCHEMA CRONOLOGICO OCCIDENTE

ORIENTE

121 uccisione di C.Gracco

121– 119 Mitridate VI sale al trono, affiancato dalla madre e dal fratello 116 la Frigia maior diventa provincia. Gordio elimina Ariarate VI; gli succede Ariarate VII

113 Cn. Papirio Carbone è sconfitto dai

114–112 Mitridate, liberatosi di madre e fratello, prende saldamente le redini del

Cimbri

112 Giugurta uccide Aderbale e molti Italici

111 inizia la guerra con Giugurta 109 Q.Cecilio Metello conduce la guerra conGiugurta. I Cimbri sconfiggono M.Giunio Silano 107 Cassio Longino sconfitto daCimbri e Teutoni. C.Mario conduce la guerra giu-

gurtina 105 i Combri sconfiggono Q.Servilio Cepione 104 Mario trionfa su Giugurta. Inizia la guerra servile in Sicilia

potere

110–106 ca. Mitridate si afferma in Crimeae nel regno del Bosporo

105 ca.? spartizione della Paflagonia tra e Nicomede ca. 104– 103 Nicomede occupa la CappaMitridate

docia

ca. 103 Mitridate caccia Nicomede dalla Cappadocia

102 Mario sconfigge i Teutoni 102 Campagna di Antonio contro i pirati 101 Mario sconfigge i Cimbri. La lex Inverno 102/1: morte di Ariarate VII Servilia Glauciae affida ai cavalieri la 101 inizia il regno di Ariarate IX quaestio de repetundis. Legazioni pontica e bitinica a Roma per sostenere i pretendenti al trono di Cappadocia. Saturnino è assolto e rieletto tribuno. Aquilio sconfigge gli schiavi in Sicilia 100 Metello Numidico in esilio. Uccisione di Saturnino e Gaucia

98 Metello rientra a Roma

100 la Cappadocia è dichiarata libera dal

Senato

99–98 Mario a Pessinunte e in Cappadocia

97 il Senato designa Ariobarzane come re

112

Schema crologico

94 (o 92?) processo ed esilio di Rutilio Rufo

91 tribunato di M.Livio Druso. Fine 91: scoppia la guerra sociale

90 Fine anno: la lex Iulia concede la cittadinanza agli Italici fedeli o che avessero deposto le armi 89 prosegue la guerra sociale. A Silla, console designato, è affidata la guerra con Mitridate. Gli Italici inviano una legazione a Mitridate 88 unplebiscito affida la guerra a Mario. Silla occupa Roma. Mario fugge in esilio

87 Silla parte per la Grecia. Mario rientra e, conCinna, riprende il controllo diRoma.

Fine delle ostilità con gli Italici

86 13 gennaio: morte diMario. L. Valerio

Flacco è inviato a combattere Mitridate

84 uccisione di Cinna 83 Silla sbarca a Brindisi e dà inizio alla

guerra civile

82 vittoria di Silla a Porta Collina. Morte

di Mario il giovane. Sertorio passa in Iberia

diCappadocia, maMitridate sostiene Gordio come candidato al regno 95 Tigrane sul trono di Armenia. Egli caccia dalla Cappadocia Ariobarzane, che viene reinsediato da Silla. Ariobarzane inizia a regnare 94 Nicomede IV Filopatore sale al trono in Bitinia fine 91 – inizi 90 Mithraos e Bagoas cacciano Ariobarzane; Socrate caccia Nicomede IV

90 Aquilio reinsedia Nicomede barzane

e Ario-

89 Primavera-estate: Mitridate vince gli eserciti romano-bitinici e invade l’ Asia Minore. Annessione della Cappadocia 88 Inizi: strage degli Italici in Asia. Asse-

diodiRodi. Maggio/giugno: Aristione elet-

to stratego adAtene. Orobio batte Apellicone a Delo. Seconda metà 88?: strage

degli Italici nei templi 87 Archelao sottomette le Cicladi. Tirannide di Aristione. Successi diBruttio Sura. Silla assedia Atene. I Cappadoci battono moneta di Ariarate IX. Morte di Arkathias (Ariarate IX) 86 Marzo: Silla saccheggia Atene. Silla vince due eserciti mitridatici a Cheronea (primavera) e Orcomeno (autunno). Fimbria sostitusce Valerio Flacco e vince Mitridate a Miletopoli 85 Autunno: Silla passa in Asia Minore. Trattato di Dardano. Fimbria, assediato da Silla, si suicida. Inverno 85/4 Curione reinsedia Ariobarzane. Silla depreda le città greche d’Asia 84 Silla passa in Grecia 83 Licinio Murena riapre le ostilità con Mitridate, che manda ambasciatori al Senato. Tigrane si impadronisce del regno seleucidico 82 campagna di Murena contro Mitridate; missione di Calidio; altra campagna di Murena e sua sconfitta

113

Schema crologico

81 riforme sillane 80 legazioni pontiche chiedono la ratifica della pace 78 morte di Silla. I legati pontici non ottengono la pace dal Senato

76 Pompeo si collega con Metello Pio nella guerra contro Sertorio

81 Ariobarzane, ricondotto daGabinio, si riconcilia con Mitridate. Trionfo di Murena.

79

Mitridate restituisce

parte della Cappadocia

ad Ariobarzane

78–75 guerra di Servilio Vatia contro i

pirati

77

Ariobarzane cacciato

daTigrane

75

morte di Nicodeme IV; la Bitinia diventa provincia romana. Provincializzazio-

nedella Cirenaica

buona stagione del 74: accordo

fra Mitridate e Sertorio; fine 74 (?): Lucullo rein73 rivolta di Spartaco

72 uccisione di Sertorio. Pompeo debella i sertoriani in Iberia 71 sconfitta di Spartaco 70 Pompeo reintegra i poteri dei tribuni

della plebe

sedia Ariobarzane

73 primavera: Mitridate invade la Bitinia e l’Asia. Battaglia di Calcedonia. Assedio di Cizico 72 Lucullo sconfigge la flotta pontica. 72/71 Lucullo conquista le città pontiche. M. Terenzio Varrone Lucullo conquista le città della costa occidentale del marNero 71 battaglia di Cabira

69 Lucullo vince Tigrane a Tigranocerta 68 ammutinamento dell’e sercito di Lu-

cullo. Mitridate rientra nel Ponto 67 Ariobarzane cacciato da Mitridate, il quale sconfigge Valerio Triario; saccheggi di Tigrane in Cappadocia. Pompeo debella i pirati 66 Pompeo sconfigge Mitridate a Nicopo-

li

65

63 Consolato di Cicerone

campagna di Pompeo sul Caucaso. Scoperta dell’ archivio segreto pontico. Inverno 65/4: Pompeo distribuisce regni e comandi ai dinasti anatolici 64 inizi: Ariobarzane abdica; il Ponto diventa provincia romana. Campagna di Pompeo in Siria 63 Pompeo sottomette la Giudea. Ribellione di Farnace in Crimea, suicidio di Mitridate

ABBREVIAZIONI “AAA” “ Ἀρχαιολογικὰ Ἀνάλεκτα ἐξ Ἀθηνῶν” “AD” “ Ἁρχαιολογικὸν Δελτίον” “AJAH” “ American Journal of Ancient History” “AJPh” “American Journal of Philology” “Anat.Stud.” “Anatolian Studies” ANRW Aufstieg und Niedergang d er Rö mischen Welt. Festschrift J.Vogt, herausgegeben von H.Temporini und W.Hase, Berlin-New York 1972– “ANSMN” “American Numismatic Society. Museum Notes” “ASNP” “Annali della Scuola Normale Superiore di Pisa” “BCH” “Bulletin de correspondence hellénique” CAH Cam bridge Ancient History CIL Corpus Inscriptionum Latinarum “CISA” “Contributi dell’Istituto di Storia Antica dell’Università Cattolica del Sacro Cuore” “CPh” “Classical Philology” “CQ” “The Classical Quarterly” FGH Die Fragm ente d er griechischen H istoriker, Berlin-Leiden 1923— “G RBS” “Greek, Roman and Byzantine Studies” “HSCPh” “Harvard Studies in Classical Philology” I.D élos Inscriptions de D élos, Paris 1950IG Inscriptiones G ra eca e, Berlin 1890— IGR R. Cagnat et alii, Inscriptiones G raecae ad res Rom anas pertinentes, Paris 1911-27 “JH S” “Journal of Hellenic Studies” ILLRP Inscriptiones Latinae liberae rei p u b lica e, curavit A.Degrassi, Firenze 1963 “JÒAI” “Jahreshefte des òsterreichischen archàologischen Instituts” “JR S ” “Journal of Roman Studies” “JS ” “Journal des Savants” “LEC” “Les Études Classiques” “MDAI(A)” “Mitteilungen des deutschen archàologischen Institutes (Athenische Abteilung)” “MEFRA” “Mélanges de l’École Frammise de Rome (Antiquité)” “NAC” “Numismatica e Antichità Classiche. Quaderni Ticinesi” “NC” “Numismatic Chronicle” “NCirc” “Numismatic Circular” OGIS Orientis G raecis Inscriptiones S electae, a cura di W.Dittenberger, Leipzig 1903– 1905 “RA” “Revue Archéologique” RDGE R .K .S h e r k , Roman Documents from the G reek East, Baltimore 1969 RE Real-Encyclopä die der klassischen Altertumswissenschaft, a cura di C.Pauly – G.Wissowa e W .Kroll, Stuttgart 1892–

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SEG

SIG¦3¿

“SIFC” “SNR” “TAPhA” “ZPE”

Abbreviazioni

“Revue des Études Anciennes” “Rivista di Filologia e di Istruzione Classica” “Rheinisches Museum” “Rendiconti dell’ Istituto Lombardo” “Revue Numismatique” “Rendiconti della Pontificia Accademia di Archeologia” “Sitzungsberichte derbayerischen Akademie derWissenschaften” “Studi Classici e Orientali” Supplementum epigraphicum Graecum Sylloge Inscriptionum Graecarum, a cura di W.Dittenberger, 1915– 1924¦3¿ “Studi Italiani di Filologia Classica” “Schweizerische Numismatische Rundschau” “Transactions of the American Philological Association” “Zeitschrift für Papyrologie undEpigraphik”

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D.MAGIE, Roman Rule inAsia Minor, Princeton 1950 J.MALITZ, DieHistorien desPoseidonios, München 1983

The Coinages of Ariarathes VII and Ariarathes IX of Cappadocia, Essays in Greek Coinage presented to S. Robinson, Oxford 1968, pp.241–58

O.MØRKHOLM,

TH.REINACH, TH.REINACH, J.REYNOLDS,

in

Trois royaumes de l’Asie Mineure, Paris 1888 Mithridates Eupator König vonPontos, tr. ted., Leipzig 1895 Aphrodisias and Rome, London 1982

andSulla, in “CQ”27, 1977, p ID., Roman Involvement inAnatolia, 167–88 B.C., in “JRS” 67, 1977, pp.62–75 ID., Roman Foreign Policy in the East 168 B.C. to A.D. 1, London 1984 ριν. MiscellaN.S.SHERWIN-WHITE, The Opening of the Mithridatic War, in Φ ι λίας χά nea di Studi Classici in onore di E.Manni, VI, Roma 1980, pp.1981–92 B.SIMONETTA, The Coins of the Cappadocian Kings, Fribourg 1977 M.SORDI, La legatio in Cappadocia di C.Mario nel 99–98 a.C., in “RIL” 107, 1973, pp.370–9

A.N.SHERWIN-WHITE, Ariobarzanes, Mithridates,

J.VAN OOTEGHEM, Lucius Licinius Lucullus, Namur

1959

INDICE DELLE PRINCIPALI FONTI CITATE a) Autori Ael.Aristid., Ep.de Smyrn. 41.766

93, n.331 49, n.146 94 I.38 43, n.122 I.60 44, n.129 I.68 I.77 65 I.80 92, n.328 I.85 92, n.326 71 Illyr. 5 Mithr. 1–10 72 33, n.76; 34; 37 10 30 10–11 37–8; 47–8 11 39; 72 11–16 48; 73 14 48 15 82, n.286 16 41; 45–6; 48 17–8 38; 51; 63 19 49 20–21 41–2; 60, n.187 22 63 24–27 60, n.188 27 45; 74–5; 77–9; 87–9 28 68–9; 89, n.318 29 12; 45, 70 35 84 38 77–8 39 59, n.185 45 56, n.175 47 59, n.186; 62, n.203 48 59, n.185 49 60; 65 51 55, n.172; 60; 61, 52 n.196 e 198 60, n.189 53 49; 65–6 54 66–7 55 65, n.217 56 31 57

App., B.c. I.22

58 54–8 58 59 60 60–2 61 62 62–3 63 64

70; 80, n.281 72 98, n.354 84; 94 60, n.190 94 62, n.207 42, n.113; 68 91 93, n.332; 94–5 67, n.232; 95–6; 98,

65 66 67 68 71 72 77 78 79 80 81 83 85 97 101 102 103 103–4 104 105 107 107–11

96–7 95–6; 98, n.354 e 356 96, n.349; 99; 104 103 101, n.366 107 103; 106 106; 107, n.403 103 103 102, n.374 103, n.379; 106; 108 108 108 106 106 106 106 108 102, n.376; 104 95–6 103 70, n.245 104; 108 104, n.380 20, n.23

112 121 Syr. 15 47–48

Ascon., p. 21 C. Athen.X.45

= 434 D

n.354

35

95, n.341

Ps.Aur.Vict., De vir.ill. 70.1 60, n.193

120

Indice delle principali fonti citate

Frontin., Strat. I.5.18 32 54, n.149; 55, n.173; II.3.17 56, n.179; 62, n.204 43, n.121 fr.99 20; 38–9 Fronto, Ep. adAntoninum I.2 70, n.247 Gell.XI.10 fr.104 60, n.193 49, n.146 106 Gran. Licinian. XXXV.29– 30 44, n.123 XXXVI.50–51 Cic., AdAtt. II.12.2 84 41, n.107; 81, n.282 XXXV.75 AdBrut. I.5.3 25, n.54 XXXV.88– 95 30, n.65 Brut. 168 43, n.122 Iustin.XXXVII.1.2 12, n.4 223 36 20, n.23; 25, XXXVII.4 n.49; 26 228 70, n.247 De leg. I.7 70, n.247 11–2 XXXVIII.1–2 20, n.22; 29–31 De imp.Cn.Pomp. 2 73, n.264 XXXVIII.2–3 4 37; 38, n.98 73, n.264 XXXVIII.3.3– 4 51 42, n.114; 68, n.236 XXXVIII.3.8 7 8 97, n.352 42, n.113 XXXVIII.3.9 29 11 51, n.157; 68, n.236 XXXVIII.5.6– 9 73, n.264 51–2 Liv., Per. 70 32–3, n.76; 52, n. 161; 73, n.264 60, n.191 59–60 Per. 78 De off. III.87 92, n.331 41, n.107; 81, n.282 De or. III.229 30, n.65 Per. 80 44, n.123 Per. 82 Divin.in Q.Caec. 60, n.193; 61, n.199 49, n.146 Per. 83 Pro Balb. 11,28 60, n.190; 61, n.199 62, n.204 Per. 85 Pro Cluent. 137 92, n.327 101 101, n.366 Per. 93–4 Pro Flacc. 39 49, n.146 68, n.236 60–1 27, n.60 Memnon, FGH 434, F 1.22 37; 51; 66 93, n.331 22 71 Pro Mur. 11 97, n.352 61, n.197 24 Pro Rabir. 10, 27 54, n.169 87, n.306; 96; 99, 26 n.358 Pro Rosc.Amer. 33 60, n.194 Tusc. V.5 51–2 27 102, n.371 e 373 Verr. II.2.51 55, n.171 28 107 II.2.159 25, n.51 102, n.374 29 Diod.XXXVI.15.1 18–20 30 107, n.403 XXXVII.2.11 42, n.112; 43; 81 37 108 XXXVII.27 51; 73; 82 Min.Fel., Oct.5 51, n.159 26 XXXVII.29.2 37 51, n.159 Nicolaos Dam., FGH 90, F 73 95 XXXVIII/XXXIX.6 65 XXXVIII/XXXIX.7 65; 92, n.330 F 75 95 XXXVIII-XXXIX.16 92, n.326 Oros.VI.2.2 68, n.237 fr.15 74 59, n.185 VI.2.5 Duris, FGH 76, F 5 95, n.341 59, n.186 VI.2.8 Eutrop.V.5 39–40 VI.2.9 60, n.193 V.6.3 59, n.185 61, n.199–200 VI.2.10 VI.6 101, n.366 VI.2.12 67, n.232; 96, n.343 VI.12.2– 14.1 106, n.396 106, n.396 VI.6–9 77; 79 Firm.Mat., Mathesis I.7.28 Paus.I.20.5–7 32 Flor.I.40.3.11 III.23.3 64 84, n.293; 89, n.318 II.9.19 IX.7.5 92, n.326 65, n.219; 92, n.329

Cass.Dio fr.97

121

Indice delle principali fonti citate

Phlegon, FGH 257, F 1284, n.293 Plin., N.h. XXXVI.116 36, n.88

XXXVIII.48 51 80, n.278 Plut., Luc. 2

3 4 6 7

8

10 11 14 15 16 17

19 20 22 23 24 35

Mar. 28 31–32

79, n.273

55, n.173; 91, n.319 101 107, n.403 102, n.372; 107, n.403 61, n.200 92; 107 103, n.379; 107, n.403 103 103 102, n.374; 105; 107, n.403

77 93, n.332 e 334 80, n.278; 105

71, n.254 93, n.333

107, n.403

56, n.178 e 180–1 20; 25–6 Numa 9 77 106 Pomp. 34 37 47; 54 38 16, n.12 42 55, n.174 Quaest.Conv. 1.6.2 95 Sulla 5 31–3 11 45; 69; 89, n.318 12 65–6; 78–9 13 87; 91–2 77 12–14 22 68, n.240 23 66–7 64 24 25 68; 91, n.319 28 92, n.326 Pol.III.7 73 Posidon., FGH 87, T 12a 73 F 36 41, n.107; 42, n.112; 43; 75; 77–90 Rutil., FGH 815, T 5 68 fr. 4 Peter = FGH 815, F 4 21; 56, n.180–1 Sall., Hist. I.13 91

I.32 I.88

I.91

IV.69.9 lug. 63

64

70

92, n.326 30, n.65

20 38, n.100 70 95.2 Sidon.Apollin.VII.79– 82 32; 33, n.76 Sisenna, fr.5 P. 70 Strab.VI.4.2 = 288 108 IX.1.20 = 398 77–8; 82, n.287 IX.2.4 = 416 106 X.4.10 =477–8 105, n.386 X.5.4 = 486 89, n.318 XI.2.12 = 495 106 XI.2.17 = 498 106 XI.2.18 = 499 105 XI.2.19 = 499 106 XI.3.5 = 501 106 XII.1.66 = 614 87 XII.2.1 = 535 102, n.375 XII.2.11 = 540 29, n.63 16, n.12 XII.3.1 = 540–1 XII.3.11 = 546 106 XII.3.33 = 557–8 104–5 XIII.1.17 = 631 99, n.369 XIII.1.27 = 594 60, n.194 XIII.1.53 = 610 105 XV.3.14 = 733 105 Hist., FGH91, F9 108 Sulla, fr.8 P. 71 fr.9 71 fr.16 71 fr.18 71 fr.21 71 73

Tac., Ann. IV.56.2

55, n.173 e 175; 93,

n.331 Theophanes, FGH 188, T 4

55, n.174 54 Trog., Prol. XXXVIII 38, n.98 Suet., Caes. 49.3 30, n.65 Val.Max.II.10.5 54, n.170 35 III.7.8 V.7 ext.2 16, n.12 51 IX.13.1

F1

Indice delle principali fonti citate

122

70, n.248 32, n.76; 33, n.79 51, n.158; 55, n.174 60, n.193

Vell.II.9.5 II.15.3 II.18 II.24.1 II.25.4 III.33.1

94

101, n.366

b) Iscrizioni “Anadolu” 1972, 117 ss.98, n.358 Choix d’inscriptions

88 de Délos, 146 25, n.50 219–222 94 CIL X, 3828 Didyma, II, Berlin 1958, nr.480 80, n.280 DUNAND, POUILLOUX,

Recherches sur l’ histoire et les cultes de Thasos, II, nr.175

nr.176 I.v.Priene, 121

IG V.1, 1454 XIV, 1297

ILLRP 243

ILS 251

55, n.175; 96, n.350 96, n.350 22, n.35 99, n.358 94 25, n.54 94

3240

94

345

11,

“JÖAI” 1936, Beibl., pp.89 ss “JRS” 1974, pp.195 ss. 21 99, n.358 1975, p.65 80, n.280 OGIS 213

368–9 RDGE 17–8

24

n.2

25, n.50 56, n.175; 96, n.350 18 85, n.299; 96, n.350 19 96, n.350 20 96, n.350 23 94 96, n.350 70 “REA” 62, 1960, 345 25, n.51

REYNOLDS,

Aphrodisias

andRome, nr. 2–3

SEG I, 466

52, n.163; 55, n.175

12, n.6 SEGRE, Iscrizioni di Cos, I, nr.7 55–6, n.175 80, n.280 SIG¦3¿ 368 572 80, n.280 709 24 38, n.96; 55, n.175 741 44–5 742 99, n.358 745 94 747

INDICE DEI NOMI DI PERSONA E DI LUOGO (I Romani sono indicati secondo il nomen) Abruzzo 43, n.121 Accademia 83, n.288; 87, n.306 Achei 105–6 Mn.Acilio Glabrione 50, n.146; 66 Adramittio 87 Adrastea (monte di) 107 Africa 23; 82, n.286 Afrodisia 52; 55, n.175 Agesandro 80, n.280 Aietes 106 Albani 106 Amazzoni 106 Amficrate 80, n.278 Amfipoli 46 Amiso 16, n.12; 103; 107, n.401 e 403;

108

Amfiarao 94 Anatolia 21; 23; 24, n.43; 44; 73; 97 Annibale 82 Antioco I 80, n.280 Antioco III 73; 80, n.280; 93, n.331 M.Antonio 21; 23; 38; 47; 49, n.146;

52; 89, n.316 Apellicone 75; 78; 85; 89 Apollo 65 Apollonia 24 Apollonis 93, n.331 L.Apuleio Saturnino 18–21; 23, n.40; 25 Mn.Aquilio (cos.129) 49, n.146 Mn.Aquilio 8; 17; 20; 23; 29–31; 33, n.7634; 37–41; 44; 47–53; 55, n.173; 56; 59–61; 63; 67; 73; 82; 86; 110 Mn.Aquilio (Mn.f.Mn.n.) 52 Arausio 52, n.160 Archelao 32; 45; 47; 66–7; 69; 74–5; 79;

87; 89; 96

Archia 105; 110 Argonauti 106 Ariarate IV Eusebès 12, n.4 Ariarate V Eusebès Filopatore 12; 15,

n.10; 19

Ariarate

VI Epifane 11–4; 19; 30, n.66

Ariarate VII Filometore 12–5; 16, n.14;

19; 20, n.22; 27; 29

Ariarate VIII 13–4; 16, n.14 Ariarate IX Eusebès (cf. anche Arkathias)

11–6; 26–7; 30; 34–5; 37; 39–40; 44–7; 57; 70 Ariobarzane 15–7; 29–34; 36–40; 44; 46– 7; 49–50; 98– 100; 102 Ariobarzane II 16, n.12; 98; 102 Aristione

(cf. anche Atenione) 69; 74;

Aristotele Arkathias

85

77–9; 82; 84–90 Aristogitone 74, n.267 Aristonico 12; 24, n.43; 93, n.331; 107

(cf. anche Ariarate IX) 12, n.5; 45–6; 70 Armenia 24; 31; 80, n.278; 106 Armenia Minore 45; 47; 53–4; 106, n.397 Armodio 74, n.267 Asdrubale 82 Asia 9; 17; 21–3; 37, n.92; 38; 42–3; 47; 52, n.162; 53–4; 55, n.173; 56, n.176; 49, n.146; 51–4; 55, n.173; 56; 60; 61, n.196; 62; 64; 68–9; 89, n.316; 91–2; 94; 96; 98– 100 Asia Minore 16; 18; 20; 24, n.43; 48; 61, n.196; 62–3; 92; 96, n.347; 104; 109 Asvan 13, n.7; 46 Atene 25; 45–6; 65, n.224; 74–5; 77–90 Atenione (re degli schiavi) 84 Atenione (padre del seguente) 79 Atenione (cf. anche Aristione) 43; 47; 56, n.176; 75; 77–90 M.Atilio Regolo 52 Attalo III 24, n.43 Attica 47 C.Aurelio Cotta 83, n.288; 100; 107, n.403 Autolico 106

Bagoas 30– 1; 33, n.76; 34; 37; 40; 44 Balcani 71,n.256

Indice dei nomi di persona e di luogo

124

Beozia 69 Bitinia 11; 12, n.6; 20, n.22; 25; 29; 35; 37; 39, n.104; 40; 45; 59, n.183; 72; 100, n.365; 102, n.373 Bocco 32, n.76 Bosporo 24; 95; 104; 106 Bruttio Sura 68–9; 71, n.256; 81, n.282; 89, n.318 Cabira 100, n.364; 103; 105 C.Calidio 96, n.344; 103 Q.Calidio 97, n.353 Callias 80, n.280 Callifrone 80, n.281 Callistrato 107, n.403 L.Calpurnio Pisone Frugi 22, n.35 Campania 43; 94 Capena (porta) 25, n.53 Cappadocia 8; 11–20; 24, n.43; 25–7;

29–35; 37– 40; 41, n.107; 44–8; 57; 66; 72; 83; 96; 98– 102 Cartagine 43; 81–2 C.Cassio 22, n.35; 38; 40; 47; 50, n.146; 51; 55, n.175; 63

C.Cassio Longino (cos.73) 101, n.369 Caucaso 106 Q.Cecilio Metello Numidico 26; 38; 97, n.353 Q.Cecilio Metello Pio 92 Celti 71 Cetego cf. Cornelio Cheremone di Nisa 55, n.175; 56, n.176 Cheronea 43, n.121; 44; 59; 69 Chio 25, n.51; 96, n.350 Cibele 74 Cibira 99, n.360 Cicladi 89 Cilicia 21; 22, n.35; 23; 34; 41; 100–2;

109

Cimbri 24–5 Cipselo 78 Cirenaica 82, n.286 Cisalpina 101

Cizico 30, n.66; 92; 105; 107 Cleopatra 80, n.278 P.Clodio Pulcher 84 S.Clodio 84 Colchi 95; 104–6

Colofone 61, n.196; 79, n.273 Comana 96 Cormi 96, n.350 P.Cornelio Cetego 101 L.Cornelio Cinna 23; 65; 71, n.256 Cn.Cornelio Dolabella 81, n.282 L.Cornelio Scipione Asiagheno 71; 92 L.Cornelio Silla 8; 9; 12; 22, n.35; 23;

24, n.43; 26, n.56; 31–4; 40–2; 44–5; 49–50; 53; 55; 56, n.175; 61–71; 73– 5; 78; 81, n.282; 84; 87– 100; 102–3; 109– 10

L.Cornelio Sisenna 72, n.257 Cos 55, n.175 Crannone 74, n.267 Cremuzio Cordo 71, n.256 Crimea 24 Curione vedi Scribonio

39, n.103; 49–50; 52, n.158; 64; 66–8; 70; 72; 75; 96; 97, n.351; 98– 9; 109 Dario I 95, n.341 Deinias di Fere 74, n.267 Delfi 20, n.22; 65; 71 Delo 15; 25, n.50; 32, n.74; 74–5; 79; 80, n.281; 83–4; 85, n.300; 87–90 Dardano

Demetrio Poliorcete 84 Demodamas 80, n.280

Dia 107, n.401 Diana Tifatina

Dies 80, n.279 Diofanto 101 Dioniso 95 Dioscuri 106

94

Cn.Domizio Aenobarbo 35, n.85 Dorilao (il vecchio) 105, n.386 Dorilao 105

Efeso 44–5; 56, n.176; 68; 70 Egeo 45; 80, n.280 Egiziani 106 L.Emilio Paolo 66 L.Emilio Regillo 49, n.146 M.Emilio Scauro 35–7 Epicurei 87, n.306 Epidauro 65 Epigono 79, n.273

Indice dei nomi di persona

Epiro 71, n.256 Eracle 106 Eraclea 24 Ermeo 105 Erode 103 Etoli 73 Eubea 30, n.66 Eudamos 50, n.146 Eufrate 46; 102 Eumene II 23, n.40 Falaride 74, n.267 L.Fannio 61, n.197 Fedro 87, n.307 Filippo V 73, n.261; 80, n.280 Filone 83, n.288 Fimbriani 64; 107 C.Flavio Fimbria 35, n.85; 60–2; 64; 70;

75; 84; 92; 94–5; 97; 99

Frigia 38; 49, n.146; 50; 72; 96, n.344;

102

Frigia Epiktetos 102, n.373 Fufio Kaleno 22, n.36 A.Gabinio 98 P.Gabinio 71, n.256 Galazia 25; 96, n.344; 107, n.403 L.Gellio Publicola 22, n.35; 23 Giudea 16, n.12; 34, n.83 Giugurta 19, n.21; 20; 24; 82, n.286 C.Giulio Cesare (governatore dell’Asia) 22, n.35; 23; 89, n.316 C.Giulio Cesare 30, n.66; 62 L.Giulio Cesare 50, n.146 C.Giulio Cesare Augusto 104 Gordiene 102, n.376 Gordio 11;17; 29; 44 Grecia 44; 61; 68–70; 78; 82, n.286; 92;

e di luogo

Ippia 78 Ippostrato

80, n.280 Italia 64, n.216; 65; 71, n.256; 89, n.318;

97

Italici 35, n.86; 42–4; 54–7; 74; 81; 85;

88–9; 93, n.331

Iulia (lex) 42

Kainòn phrourion 47; 54 Kepos 83, n.288

Kore 105 Kyrtos 106

C.Labeone 22, n.35 Lagetas 105, n.386 Lanuvio 98; 107, n.399 Laodice 11; 12, n.3; 19; 20, n.22 Laodicea 48 Larissa 79 Lemno 106 Lesbo 51; 62–3 Libia 82, n.286

Licia 99 L.Licinio Lucullo 8; 55; 61; 69; 73; 80, n.278; 93; 100–4; 107– 10 M.Licinio Lucullo 101, n.369 L.Licinio Murena 17; 34, n.83; 67, n.232; 87, n.306; 94–99; 102–3; 107; 109 Likineia 99, n.358 Lisimaco 80, n.280 M.Livio Druso 35–6; 53, n.165 L.Lucilio 22, n.35; 23 Q.Lutazio Catulo

73

Helianax 15; 20, n.22 Honos 22, n.36; 25 M.Hypsaeus 22, n.35

Macare 70, n.245 Macedonia 21; 45; 47; 71; 81, n.282; Madre degli Dei 26 L.Magio 61, n.197; 107 Malatya 13, n.7; 46 Manlio Maltino 29; 31; 37–8 Manlio Mancino 37–8 T.Manlio Mancino 38 Cn.Manlio Vulsone 50, n.146

Iberi 106 Iempsale 19, n.21 Illiri 71 Io 106

Macedonia 45–6; 69 Manilia (lex) 74 C.Manilio 74 C.Marcio Censorino 32

96; 109

125

MarNero 24

85

126

Indice dei nomi di persona

Q.Marcio Rex 81, n.282 Mariani 9; 23; 26; 43; 53; 60; 65; 67; 71,

n.256; 92; 94; 96–7; 99; 110 C.Mario 8; 20–7; 23–7; 32; 36–8; 40; 43– 4; 47–53; 55, n.173; 56; 65; 74, n.267; 91; 93; 97, n.353

Marte 25 Mauritania 32, n.76 Medeios 80, n.281; 83, n.288 Mediterraneo 8

Melii 73 C.Memmio 35, n.85 Menofane 51 Messene 79; 98, n.358 Metella 36, n.88 Metelli 36–7; 52–3

Metrodoro 105 Metrofane 69; 89, n.318 Mileto 80, n.280 Miletopoli 61, n.199 Minnion 50, n.146 M.Minucio Termo 55 Mitharos 101 Mithraos 30– 1; 33, n.76; 34; 37; 40; 44 Mitilene 48; 51; 54–7; 61, n.198; 62; 82 Mitra 95, n.341 Mitridate V 25, n.50; 105, n.386 Mitridate VI Eupatore 7; 9; 23; 41; 54;

57; 61; 64–5; 73; 95; 102–3; 105; 106, n.397; 107–9 conquiste 18, n.19; 24–5; 45; 48; 51; 60; 69; 74; 82–3; 101 crimini: 11; 47; 66; 70; 72; 95 ingiustizie subite: 8; 48–50; 52; 63; 72–3 pace con Roma 65–8; 92; 96; 98 rapporti con Atene 74–5; 77; 79–81; 83; 86–90 rapporti con la Bitinia 18–9; 29–30; 34–5; 37–40; 48; 101 rapporti con la Cappadocia 11; 15; 18–20; 26–35; 37–40; 44–8; 50–1; 72; 98– 102 rapporti con i Greci 15; 51; 54–6; 62–3; 68; 94 rapporti con gli Italici 41–4; 54; 56– 7; 74; 86; 88 rapporti col Senato 12; 18–20; 26;

e di luogo

37; 40; 48; 52–3; 59–60; 63–4; 96–7; 104

rapporti con Sertorio 101; 109 Mitridatiche (guerre) 92; 110 Prima: 7; 27; 41–2; 53; 55; 65; 62;

73; 78; 82, n.287; 94; 97; 109 Seconda 94– 100; 109 Terza 64; 100–8; 110 Quarta 69–70; 73; 93; 102–3; 105–6; 110 Mitridate (figlio dell’ Eupatore) 61, n.198; 70, n.245; 95 Mourenioi 98, n.358 Q.Mucio Scevola 22, n.35; 35, n.85; 49, n.146; 54–5 Mucio Scevola Cordo 22, n.36 Nemanes 63, n.208 Neottolemo 63, n.208 Nicomede III Evergete 18; 20, n.22–3;

26; 29; 30, n.66 IV Filopatore 17; 29–30; 34– 5; 37–41; 47–9; 63; 69 Nisa (reggente di Cappadocia) 12, n.4 Nisa (moglie di Nicomede IV) 30, n.66 Nisiro 80, n.280 C.Norbano 21; 36, n.88 Nova Carthago 82, n.286 Nicomede

Olimpia 65 Olkabas 103 Q.Oppio 40; 47–8; 51–2; 81 L.Orbius (cf. anche Orobio) 88–9 Orcomeno 43, n.121; 44; 59 Orobio (cf. anche Orbius) 83; 88–9 Oroferne 20, n.23 Oropo 94; 96, n.350 Q.Ortensio Ortalo 30, n.66; 73 L.Ottavio 101

Paflagonia 20, n.23; 24, n.43; 25–6; 51;

65

Palladio 60 Pamfilia 41, n.107; 81; 102 Partenii 74, n.267 Patara 60 Pausistratos 49, n.146 Pelopida 39–40; 48; 59; 69; 82, n.286

Indice dei nomi di persona Pergamo 42, n.113; 45; 61, n.198; 93,

n.331

Periandro 78 Peripatetici 87, n.306 Pidna 24, n.43 Pireo 45; 80, n.281 Pisistrato 78 Pitagorici 75 Pitane 61 Plarasa 52; 55, n.175 Plautia (lex) 53

Pnice 82; 83, n.290 Policrate 74, n.267 Cn.Pompeo Magno 9; 16; 33, n.76; 34;

54–5; 69; 71; 73–4; 92–3; 99, n.358; 102; 105–6; 108– 10 Q.Pompeo Rufo 53; 89, n.316 Ponto 11; 12, n.6; 21; 31, n.68; 39; 45; 47; 65; 72; 80, n.278; 88; 97; 102; 107, n.403; 109

e di luogo

127

C.Sentio 68, n.242; 71, n.256 Q.Sertorio 61, n.197; 70; 101; 107; 109 Servilia Glauciae (lex) 20 Q.Servilio Cepione (cos.106) 52 Q.Servilio Cepione 35–6; 52, n.160 P.Servilius Vatia Isaurico 99, n.358

Sicilia 38; 49, n.146; 52; 60; 84 Silla cf. Cornelio Silla Sinope 106; 108 Siria 16, n.12; 34, n.83 Smirne 55, n.173; 62–3; 68; 92–3, n.331 Sociale (guerra) 35–6; 40; 42–3; 107, n.401

Socrate Chrestòs 30; 37 Sofene 33; 46; 102 Stoici 87, n.306 Stratonicea 56, n.175; 85, n.299; 96, n.350 P.Sulpicio Rufo 53

Porta Collina 43–4 Prometeo 106 Protopachion 63, n.208 Prusia II 29

Tabae 56, n.175; 96, n.350 Tarracina 25, n.53 Taso 89, n.318; 96, n.350 Taxille 46

T.Quinzio Flaminino 66–7; 73, n.261

Tecniti dionisiaci 55, n.175 Temiscira 103; 107, n.403 Teno 88 Teodoto 80, n.281 Teofane di Mitilene 54–6; 110 Tessaglia 12; 45 Teutoni 24–5 Tigrane 17–8; 29; 31–2; 33, n.76; 40; 44; 80, n.278; 100; 104, n.380; 105 Tigranocerta 108 Tirannicidi 78, n.273 Tiseo 45 Tolemeo Apione 82, n.286 Tolemeo X 80, n.278 Tolemeo 105 Tolosa 52, n.160 Tomisa 102 Tracia 45; 71, n.256; 81, n.282; 85 Tralles 93, n.331 Troia 105–6

Rodi 25, n.51; 60; 63; 69; 73; 87, n.306 Roma 16; 18–20; 24; 26; 29; 30, n.66; 34– 40; 42; 48–51; 53; 55; 56, n.176; 57; 61–2; 64–8; 72–3; 78, n.273; 79; 80, n.281; 81–3; 85; 87, n.307; 88; 90; 92– 104 P.Rutilio Rufo 21–2; 26, n.56; 35, n.85; 50, n.149; 54–7; 62–3; 67–8; 110 Sangario 102 Sarapione 80, n.281 Sardi 98, n.358

Sciato 69 C.Scribonio Curione 17; 34, n.83 Sempronia (lex) 42, n.111 C.Sempronio Gracco 49, n.146 Senato 12; 17–8; 19, n.21; 24, n.43; 29; 30, n.66; 34–6; 39–40; 48; 50; 53; 56, n.175; 59–60; 61, n.197; 64–6; 72; ; 83, n.288; 93, n.331; 96; 99– 100; 104; 109– 10

Tebe 65

L.Valerio Flacco (cos.100) 21; 22, n.35;

56, n.181

128

Indice dei nomi di persona e di luogo

L.Valerio Flacco (cos.86) 22, n.35; 23;

Xiphares 70, n.245; 95

C.Valerio Triario 84, n.293; 103; 107;

Zenone 83, n.288 Zeus Stratios 105

60–1 109

Q.Vario Hybrida 35–6; 50, n.146; 53 Vespri d’Asia 42–3; 68; 81–2 Virtus 22, n.36; 25

HISTORIA-EINZELSCHRIFTEN

Herausgegeben vonHeinz Heinen, François Paschoud, Kurt Raaflaub, Hildegard Temporini und Gerold Walser

1. Gerold Walser: Caesar unddie Germanen.

Century A.D.andRoman Imperial Monetary Policy, A. D. 253–68. (vergriffen) 1915–4 24. John Pinsent: Military Tribunes andPlebe-

Isokrates. Eine historisch-philologische Untersuchung. 1958. IX, 170 S., kt. 0251–2 3. Wolf Steidle: Sallusts historische Monographien. Themenwahl und Geschichtsbild

25. Hans

Studien zur politischen Tendenz römischer Feldzugsberichte. 1956. XI, 104 S., kt. ISBN 3–515–00250–2 2. Edmund Buchner: Der Panegyrikos des

(vergriffen)

0252–9

4. Ulrich Kahrstedt: Die wirtschaftliche Lage Großgriechenlands inder Kaiserzeit. 1960.

VII, 133 S., 1 Faltkte., kt. 0253–7 Timpe: Untersuchungen zur Kontinuität des frühen Prinzipates. 1962. VIII, 133 S., kt. 0254–5 6. Hatto H.Schmitt: Untersuchungen zurGeschichte Antiochos’ des Großen undseiner Zeit. 1964. XII, 320 S. m. 9 Ktn., 1 Taf., kt. 0255–3 7. Gerold Walser, Hrsg.: Neuere Hethiterforschung. 1964. VII, 144 S., 17 Abb., 6 Taf., kt. 0256–1 8. Joseph Vogt: Sklaverei undHumanität. Studien zur antiken Sklaverei und ihrer Erforschung. (vergriffen) (siehe auch Nr.44) 0257-X 9. Eberhard Ruschenbusch: Solonos nomoi. DieFragmente dessolonischen Gesetzeswerkes mit einer Text- und Überlieferungsgeschichte. Unveränderter Nachdruck 1983 der Ausgabe von 1966. X, 140 S., kt. 0258–8 10. Jakob Seibert: Historische Beiträge zuden dynastischen Verbindungen in hellenistischer Zeit. 1967. 138 S., kt. 0259–6 11. Robert E. A. Palmer: The King and the Comitium. A Study of Rome’s Oldest Public Document. 1969. XIII, 55 S., 5 Taf., kt.0260-X 12. Richard Alexander Baumann: TheDuumviri in the Roman Criminal Law and in the HoratiusLegend. 1969. IV, 35 S., kt. 0261–8 13. Donald W. Knight: Some Studies in Athenian Politics in the Fifth Century B. C. 1970. IV, 44 S., kt. 0262–6 14. Joachim Szidat: Caesars diplomatische Tätigkeit im Gallischen Krieg. 1970. VIII, 162 S., kt. 0263–4 15. Kenneth Hugh Waters: Herodotos on Tyrants and Despots. A Study in Objectivity. 0264–2 1971. VI, 100 S., kt. 16. Charles W.Fornara: TheAthenian Board of Generals from 501 to 404. 1971. X, 84 S., kt. 0265–0 17. Justus Cobet: Herodots Exkurse und die Frage nachderEinheit seines Werkes. 1971. X, 207 S., kt. 0266–9 18. Gerold Walser, Hrsg.: Beiträge zur Achä-

5. Dieter

menidengeschichte. 1972. VI, 107 S., kt.

0267–7

19. Peter J. Bicknell: Studies in Athenian Politics and Genealogy. 1972. VIII, 112 S., kt.

0268–5 Heinen: Untersuchungen zurhellenistischen Geschichte des 3. Jahrhunderts v. Chr. ZurGeschichte derZeit des Ptolemaios Keraunos undzumChremonideischen Krieg. 0269–3 1972. XII, 229 S., 2 Ktn., kt. 21. Edmund F. Bloedow: Alcibiades reexa0270–7 mined. (vergriffen) 22. Derek J. Mosley: Envoys and Diplomacy in Ancient Greece. 1973. X, 97 S., kt. 1194–3 23. Philip Tyler: The Persian Wars of the 3rd

20. Heinz

ianConsuls: The Fasti from444 Vto 342 V. 1899–9 1975. VIII, 83 S., kt.

Armin Gärtner: Beobachtungen zu Bauelementen in der antiken Historiographie, besonders bei Livius und Caesar. 1869–7 1975. VI, 182 S., kt. 26. George John Stagakis: Studies inthe Homeric Society. (vergriffen) 1988-X

27. GaryA.Crump: Ammianus

Marcellinus as a 1984–7

Military Historian. (vergriffen)

28. John Nicols: Vespasian and the partes Flavianae. 1978. X, 186 S., kt.

2393–3

29. Robert B. Kebric: In the Shadow of Macedon: Duris of Samos. 1977. XII, 99 S., kt.

2575–8 30. Getzel M. Cohen: The Seleucid Colonies: Studies inFounding, Administration nization. (vergriffen)

andOrga-

2581–2 31. Joachim Szidat: Historischer Kommentar zuAmmianus Marcellinus BuchXX-XXI. Teil

I: Die Erhebung lulians. 1977. 200 S., kt.

2642–8

32. EevaRuoff-Väänänen: Studies ontheItalian Fora. 1978. X, 81 S., kt.

2761-0

1978. XIV, 145 S., 3 Taf., kt.

2773–4

33. Jack M.Balcer: The Athenian Regulations forChalkis. Studies inAthenian Imperial Law. 34. Daniel Gillis: Collaboration with the

Persians. 1979. VIII, 87 S., kt. 2786–6 35. Ralf Urban: Wachstum und Krise des Archäischen Bundes. Quellenstudien zurEntwicklung des Bundes von 280 bis 222 v. Chr. 2861–7 1979. IX, 236 S. m. 3 Ktn., kt. 36. Thomas S. Burns: The Ostrogoths. Kingship 2967–2 and Society. 1980. IX, 144 S., kt. 37. Peter Funke: Homónoia undArché. Athen unddiegriechische Staatenwelt vomEndedes Peloponnesischen Krieges biszumKönigsfrieden (404/3 –387/6 v. Chr.) 1980. XI, 197 S., kt. 3007–7 38. Joachim Szidat: Historischer Kommentar zuAmmianus Marcellinus BuchXX-XXI. Teil II:DieVerhandlungsphase. 1981. VII, 104 S. m. 3474–9 2 Ktn., kt. 39. Giovanni Brizzi: I sistemi informativi dei Romani. Principi e realtà nell’età delle conqui-

ste oltremare (218 -168 a. C.). 1982. XIX, 282 S., kt. 3628–8 40. Heinz Heinen / Karl Stroheker / Gerold Wals-

er, Hrsg.: Althistorische Studien. Hermann Bengtson zum 70. Geburtstag dargebracht vonKollegen undSchülern. 1983. VII,257S. m. 7 Taf., kt.

3230–4

41. Herbert Graßl: Sozialökonomische Vorstellungen inderkaiserzeitlichen griechischen

Literatur(1.-3. Jh. n. Chr.). 1982. VII, 231 S., 3667–9 kt. 42. Klaus M.Girardet: DieOrdnung derWelt: Ein Beitrag zurphilosophischen undpolitischen Interpretation von Ciceros Schrift De legibus. 3687–3 1983. VIII, 260 S., kt. 43. Karl-Heinz Schwarte: Der Ausbruch des Zweiten Punischen Krieges. Rechtsfrage und Überlieferung. 1983. XV, 108 S., kt. 3655–5 44. Joseph Vogt: Sklaverei undHumanität. Studien zur antiken Sklaverei und ihre Erforschung. Ergänzungsheft zur2. erw. Aufl. (Historia-Einzelschriften, Heft 8). 1983. VII, 78 S., 4 Taf., kt. 3877–9

45. Robert J. Buck: Agriculture andAgricultural Practice in Roman Law. 1983.. 59 S., kt.

4040–4

46. Gerold Walser: Summus Poeniunus. Beiträge zurGeschichte des Großen St. Bernhard-

Passes in römischer Zeit. 1984. 140 S. m. Katalog m. 43 Abb., 18 Taf., kt. 4183–4 47. Joseph Geiger: Cornelius Nepos and An-

cient Political Biography. 1985. 128 S., kt. 4414–0 48. Gerold Walser: ViaperAlpes Graias. Beiträ-

ge zurGeschichte des Kleinen St. Bernhard-

Passes in römischer Zeit. 1986. 97 S. m. 58 Abb. auf 40 Taf., kt. 4541-4 49. Jack Martin Balcer: Herodotus & Bisitun. Problems in ancient Persian historiography. 1987. 166 S. m. 7 Taf., kt. 4790–5 50. Herbert Benner: DiePolitik des P. Clodius Pulcher. Untersuchungen zur Denaturierung des Clientelwesens inderausgehenden römischen Republik. 1987. 189 S., kt. 4672–0 51. Giuseppe Zecchini: Il Carmen de bello Actiaco. Storiografia e lotta politica inetà augustea. 1987. 109 S., kt. 4887–1 52. John F. Drinkwater: The Gallic Empire. Separatism and Continuity in the North-Western Provinces of the Roman Empire, A. D. 4806–5 260–274. 1987. 276 S., kt. 53. Gerold Walser, Hrsg.: Die Einsiedler Inschriftensammlung und der Pilgerführer durch Rom(Codex Einsidlensis 326). Facsimile, Umschrift, Übersetzung

undKommentar.

4912–6 1987. 230 S. u. 8 Taf., kt. 54. Edwin S. Ramage: TheNature andPurpose of Augustus’ “Res Gestae”. 1987. 168 S., kt.

55. Peter

4892–8

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